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Wednesday, September 18, 2024

GRICE ITALICO A/Z M M1

  

Grice e Macedo: la ragione conversazionale e l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Macedo was a philosopher and a friend of Aulo Gellio. Macedo. Keywords: Livio. Macedo.

 

Grice e Machiavelli: l’implicatura conversazionale del principe di Livio– Machiavelli at Oxford – filosofia toscana – filosofia fiorenina – scuola di Firenze -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Firenze, Toscana. Grice: “While Strawson prefers ‘The Prince,’ my favourite Machiavelli is the dialogo, discorso, ovvero dialogo intorno della lingua –“ Grice: “The full title makes it sound slightly analytic – ‘whether it should be called ‘florentine, Italian, or tooscana’ I mean, a stipulation!” -- Grice: “Like me, we can call Machiavelli a philosopher of language – the trend being very Florentine between Machiavelli and Varchi.” -- possibly Italy’s greateset philosopher – Noto come il fondatore della scienza politica moderna, i cui principi base emergono dalla sua opera più famosa, Il Principe, nella quale è esposto il concetto di ragion di stato e la concezione ciclica della storia. Questa definizione, secondo molti, descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia il letterato più del termine machiavellico, entrato peraltro nel linguaggio corrente ad indicare un'intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata e, proprio per questa connotazione negativa del termine, negli ambiti letterari viene preferito il termine "machiavelliano".  L'ortografia del cognome è, purtroppo, ambigua: la versione "Macchiavelli", quella della statua a lui dedicata agli Uffizi, in attesa di chiarimenti dell'Ufficio Culturale del museo o dell'Accademia della Crusca, andrebbe considerata ugualmente corretta in lingua italiana. L'analisi della firma del filosofo, riportata qui accanto, farebbe propendere per la "c" singola[senza fonte]. «Nacqui povero, ed imparai prima a stentare che a godere.»  (N. Machiavelli, Lettera a Francesco Vettori.) Niccolò Machiavelli (scritto anche Macchiavelli sulla statua a lui dedicata all'ingresso degli Uffizi) nacque a Firenze, terzo figlio, dopo le sorelle Primavera e Margherita e prima del fratello Totto; figlio di Bernardo e di Bartolomea Nelli. Anticamente originari della Val di Pesa, i Machiavelli sono attestati popolani guelfi residenti almeno dal XIII secolo a Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre Bernardo era tuttavia di così poca fortuna da esser considerato, non si sa quanto veritieramente, figlio illegittimo: dottore in legge, risparmiatore per carattere o per necessità, ebbe interesse agli studi di umanità, come risulta da un suo Libro di Ricordi che è anche la principale fonte di notizie sull'infanzia di Niccolò. La madre, secondo un suo lontano pronipote, avrebbe composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio Niccolò. Cominciò a studiare latino con un certo Matteo, l'anno dopo si dedicava allo studio della grammatica con Poppi, all'aritmetica  e l'anno seguente affrontava le prove scritte di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca paterna: la I Deca di Tito Livio e quelle di Flavio Biondo, opere di Cicerone, Macrobio, Prisciano e Marco Giuniano Giustino. Adulto, maneggerà anche Lucrezio e la Historia persecutionis vandalicae di Vittore Uticense. Non conobbe invece il greco, ma poté leggere le traduzioni di alcuni degli storici più importanti, soprattutto Tucidide, Polibio e Plutarco, da cui trasse importantissimi spunti per la sua riflessione sulla Storia. S'interessò alla politica anche prima di avere degli incarichi istituzionali, come dimostra una sua lettera, la seconda che di lui ci è pervenutala prima è una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, affinché si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia dei Pazziindirizzata probabilmente all'amico Ricciardo Becchi, ambasciatore fiorentino a Roma, nella quale egli si esprime in modo critico contro Girolamo Savonarola.  Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata teorica e speculativa. Si apre la seconda fase segnata dal forzato allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica attiva. «Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri, la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata, parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel fine ambiguo sorriso»  (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli)  Caterina Sforza Riario, ritratta da Lorenzo di Credi. Niccolò aveva già presentato al Consiglio dei Richiesti, la propria candidatura a segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un candidato savonaroliano. Pochi giorni però dopo la fine dell'avventura politica e religiosa del frate ferrarese, Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto il 15 giugno dal Consiglio degli Ottanta, elezione ratificata dal Consiglio maggiore, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo segretario della Repubblica, Marcello Virgilio Adriani, che il Giovio asserisce essere stato suo maestro.  Per quanto i compiti delle due Cancellerie siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei Dieci di libertà e pace, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, ianche questa ulteriore responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il «Segretario fiorentino».  Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura italiana di Carlo VIII, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla riconquista di Pisaresasi indipendente dopo che Piero de' Medici l'aveva data in pegno al re di Francia- e alleata di Venezia che, intendendo impedire l'espansione fiorentina, aveva invaso il Casentino, occupandolo a nome dei Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura Paolo Vitelli, e la mediazione del duca di Ferrara Ercole I, iriconsegnò il Casentino a Firenze, autorizzandola altresì a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a Pontedera, dove erano acquartierate le milizie del signore di Piombino, Jacopo d'Appiano, alleato di Firenze.  In maggio scrisse il Discorso della guerra di Pisa per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire, perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli, vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti sarìa impossibile che reggessero».  Il 16 luglio 1499 si presentò a Forlì alla contessa Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro e madre di Ottaviano Riario, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo vaghe promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di Luigi XII e dovette ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e temporeggiò finché la malaria non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo a togliere l'assedio. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento, quello che «era il più reputato capitano d'Italia» fu decapitato.  Nessuna prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle critiche di un cancelliere di Lucca, fu che «o per non havere voluto, sendo corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore, o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo». Conquistato il Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi soldati a risolvere l'impresa di Pisa le cui mura furono bensì abbattute nel luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi, lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il commissario fiorentino Luca degli Albizzi, che fu rilasciato solo dietro riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la Repubblica, che decise di mandarlo in Francia, insieme con Francesco della Casa, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di Pisa. Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise raggiunsero la corte francese a Nevers, presentando al re e al ministro, cardinale di Rouen, le rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono Luigi a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la Repubblica avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei francesiche richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti accampati in Lunigiana e minacciavano la rottura dell'alleanzamise i legati fiorentini, privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla ribellione di Pistoia e dalle iniziative che frattanto aveva preso in Romagna Cesare Borgia, i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi contro gli interessi fiorentini.  Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti con la Franciascriveva da Tours il 21 novembree guardarsi dalle macchinazioni del papa: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia, Machiavelli poteva finalmente ritornare a Firenze. Quella lunga permanenza nella corte francese verrà dislocata negli opuscoli De natura Gallorum, dove i francesi verranno descritti come «humilissimi nella captiva fortuna; nella buona insolenti più cupidi de' danari che del sangue vani et leggieri più tosto tachagni che prudenti», con una bassa opinione degli Italiani, e nel successivo Ritratto delle cose di Francia, dove, spostandosi su un piano d'analisi prettamente politica, finisce col fare della Francia l'esemplare dello stato moderno. Soprattutto egli insiste sul nesso fra la prosperità della monarchia e il raggiunto processo di unificazione nazionale, sentito come la lezione peculiare delle "cose di Francia".  Cesare Borgia «Questo signore è molto splendido e magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna»  (Machiavelli, Lettera ai Dieci) La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce della Francia quando tentava d'impadronirsi di Bologna, si volse contro Piombino, entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di Luigi. Fra una missione a Pistoia e un'altra a Siena, Niccolò ebbe tempo di sposare. Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sei figli: Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido, Piero e Baccina. Padrone di Piombino il 3 settembre 1501, il Borgia, per mezzo del suo sodale Vitellozzo Vitelli s'impadronì di Arezzo, dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle terre di Valdichiana, di Cortona, di Anghiari e di Borgo San Sepolcro e di lì passò a investire Camerino e Urbino, chiedendo nel contempo di intavolare trattative con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio, aveva rinnovato gli accordi con la Francia. lo stesso giorno della caduta della città nelle mani di Cesare, partirono per Urbino Machiavelli e il vescovo di Volterra, Francesco Soderini, fratello di Piero: ricevuti, si sentirono ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita, insieme con le altre terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi è il breve scritto dell'anno successivo, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, nel quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani  «fecero giudizio differente per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati giudico ben giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii ma io non approvo che gli Aretini, simili ai Veliterni ed Anziani non siano stati trattati come loro. I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia pericolosissima.»  Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte risoluzioni, come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu resa vitalizia la carica di gonfaloniere, affidata a Pier Soderini, che appariva uomo accetto tanto agli ottimati che ai popolani. La prima missione che egli affidò a Machiavelli fu quella di prendere nuovamente contatto col Borgia il quale, formalmente capitano delle truppe pontificie e finanziato da quello Stato, intendeva tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della sua famiglia, stringendo un nuovo patto col Luigi XII e ottenendone libertà d'azione nei suoi piani di espansione, non solo nei confronti di signorotti quali gli Orsini, i Baglioni e il Vitelli, già suoi alleati, ma anche contro lo stesso Bentivoglio di Bologna. Seguendo la tradizionale politica di alleanza con la Francia, Firenzepur diffidando del Valentinointendeva confermargli la sua amicizia, per non essere investita dai suoi aggressivi disegni.  Machiavelli giunse a Imola dal Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze non aveva aderito all'offerta di amicizia propostale dagli Orsini e dai Vitelli, congiurati a Magione contro il duca Valentino, e ne ricevette in cambio un'offerta di alleanza, alla quale Niccolò, affascinato dalla figura di Cesare Borgia, guardava con favore più di quanto non facesse il governo fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta la durata di quei tre mesi di campagna militare e, due ore dopo l'uccisione a tradimento di Vitellozzo e di Oliverotto da Fermo, ne raccolse le parole «savie e affezionatissime» per i Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per avventarsi contro Perugia e Città di Castello. Firenze, a questo punto, decise di mandare presso il Borgia un ambasciatore accreditato, Jacopo Salviati, così che il nostro Segretario lasciò il campo di Città della Pieve per fare ritorno a Firenze. Vitellozzo Vitelli, ritratto da Luca Signorelli. «Vitellozo, Pagolo et duca di Gravina in su muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavagli; et Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto aflicto se fussi conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la virtù dello huomo et la passata sua fortuna, qualche ammirationeArrivati adunque questi tre davanti al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello ricevuti con buono volto Ma, veduto il duca come Liverotto vi mancava adciennò con l'occhio a don Michele, al quale lLeverotto era demandata, che provedessi in modo che Liverotto non schapassi Liverotto havendo facto riverenza, si adcompagnò con gli altri; et entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo alloggiamento del duca, et entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca fatti prigioni venuta la nocte  al duca parve di fare admazare Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo insieme, gli fe' strangolare Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale Orsino, l'arcivescovo di Firenze et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale nuova, a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel medesimo modo strangolati»  (Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini). La morte di Alessandro VI privò Cesare Borgia delle risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per mantenere il ducato di Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle vecchie signorie, mentre Venezia s'impadronì di Imola e di Rimini. Dopo il brevissimo pontificato di Pio III, Machiavelli fu inviato a Roma per il conclave che il 1º novembre elesse Giulio II. Raccolse le ultime confidenze del Valentino, del quale pronosticò la rovina imminente, e cercò di comprendere le intenzioni politiche del nuovo papa, che egli sperava s'impegnasse contro i Veneziani, le cui mire espansionistiche erano temute da Firenze. O la sarà una porta che aprirà loro tutta Italia, o fia la rovina loro. A Roma gli giunse la notizia della nascita del secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come la neve, ma gli ha il capo che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da che somiglia voi parmi bello», gli scrive la moglie Marietta. E Machiavelli, che lungamente in questo scorcio di tempo aveva frequentato la casa del cardinal Soderini, al quale forse prospettò già il suo progetto di costituire una milizia nazionale che sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, s'avvia per Firenze.  In Francia  Ingresso a Genova di Luigi XII, Le fortune della Francia in Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad opera dell'armata spagnola di Gonzalo Fernández de Córdoba. Firenze, alleata di Luigi XII, e timorosa delle prossime iniziative della Spagna, del papa e della nemica tradizionale, la Siena di Pandolfo Petrucci, era interessata a conoscere i progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere in viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la coniettura e iudizio tuo». Machiavelli e a Milano per conferire con il luogotenente Charles II d'Amboise, che non credeva in un attacco spagnolo in Lombardia e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.  Raggiunse la corte e l'ambasciatore Niccolò Valori a Lione il 27 gennaio, ricevendo uguali rassicurazioni dal cardinale di Rouen e da Luigi stesso. In marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a Piombino da Jacopo d'Appiano, per sondare la posizione di quel signorotto. È di questo tempo la stesura del suo primo Decennale, una storia dei fatti notevoli occorsi degli ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se invoca Apollo nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende Firenze:  «L'imperador, con l'unica sua prole vuol presentarsi al successor di Pietro al Gallo il colpo ricevuto duole; e Spagna che di Puglia tien lo scetro va tendendo a' vicin laccioli e rete, per non tornar con le sue imprese a retro; Marco, pien di paura e pien di sete, fra la pace e la guerra tutto pende; e voi di Pisa troppa voglia avete. Onde l'animo mio tutto s'infiamma or di speranza, or di timor si carca tanto che si consuma a dramma a dramma, perché saper vorrebbe dove, carca di tanti incarchi debbe, o in qual porto, con questi venti, andar la vostra barca. Pur si confida nel nocchier accorto ne' remi, nelle vele e nelle sarte; ma sarebbe il cammin facile e corto se voi el tempio riapriste a Marte»  (Decennale primo, vv 529-549) I tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a Ponte a Cappellese il 27 marzo 1505, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai loro confini. Machiavelli andò a Perugia l'11 aprile per conferire col Baglioni, ora alleato con gli Orsini, con Lucca e con Siena, poi a Mantova, per cercare invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio a Siena. In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse spunto per presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino. Rimasti diffidenti i maggiorenti della cittàche temevano che un esercito popolare potesse costituire una minaccia per i loro interessima appoggiato dal Soderini, Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di soldati, istruiti «alla tedesca», e finalmente, Firenze puo vedere la prima parata di una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella successiva conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa di Prato del 1512. Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre 1505, la Spagna, con Ferdinando II d'Aragona, aveva preso definitivamente possesso del Regno di Napoli. I piccoli stati della penisola attendevano ora le mosse di Giulio II, deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel luglio, il papa chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva muovere al signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio, che era alleato, come Firenze, dei francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei Fiorentini. Si trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa del papa al quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a Nepi. Giulio II gli dimostrò di godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare truppe in suo aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua voltadopo però che fossero arrivati quelli di re Luigie seguì papa Giulio che, con la sua corte curiale e pochi armati se n'andava a Perugia, ottenendo, il 13 settembre, la resa senza combattimento di Giampaolo Baglioni che, con stupore e rimprovero del Machiavelli e, un giorno, anche del Guicciardini, non ebbe il coraggio di opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte papale, dopo aver atteso a Cesena fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo questi, dei Fiorentini di Marcantonio Colonna, entrò trionfante a Bologna l'11 novembre. Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò ancora dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i Nove ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo, responsabili militari della Repubblica.  In Germania  Massimiliano I d'Asburgo Il nuovo anno si apre con le minacce del passaggio in Italia del «Re dei Romani» Massimiliano, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio sulla penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore del Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza della Repubblica: fu inviato a questo scopo l'ambasciatore Francesco Vettori e lo stesso Machiavelli. Giunse a Bolzano, dove Massimiliano teneva corte,  e le lunghe trattative sull'esborso preteso da Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria.  Da questa esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il Rapporto delle cose della Magna, compost il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il Discorso sopra le cose della Magna e sopra l'Imperatore, del settembre 1509, e il più tardo Ritratto delle cose della Magna, una rielaborazione del primo Rapporto. Rileva la grande potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati non spendono perché tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in publico».  Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai minori delle nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta la Italia [...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a uno imperadore molti più denari che a uno altro principe». Tanta forza potenziale, che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore, è limitata dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una realtà simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire l'imperatore, «perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi potente, è domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia di sorte da potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi il re di Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne qualcuno li ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede».  La conquista di Pisa Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa, Firenze mandò Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati prelevati da San Miniato e da Pescia all'assedio della città irriducibile. Riunite altre milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno; poi, il 4 marzo del 1509, andò prima a Lucca a intimare a quella Repubblica di cessare ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si recò a Piombino, incontrando gli ambasciatori di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove truppe, in maggio era presente all'assedio: Pisa, ormai stremata, trattava finalmente la pace. Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove fu firmata la resa e l'8 giugno poté entrare in Pisa con i commissari Niccolò Capponi, Antonio Filicaia e Alamanno Salviati. Un ben più vasto incendio era intanto divampato nell'Italia settentrionale: stipulata un'alleanza a Cambrai, Francia, Spagna, Impero e papato si avventavano contro la Repubblica veneziana che a maggio cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in giugno, anche Verona, Vicenza e Padova, consegnate a Massimiliano. Firenze, da parte sua, doveva finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo acconto in ottobre, Machiavelli era a Verona per consegnare il saldo a Massimiliano, che era stato però costretto alla ritirata dalla controffensiva veneziana, resa possibile dalla rivolta popolare contro i nuovi padroni. E Machiavelli commentava dei «due re, che l'uno può fare la guerra e non vuol farla, l'altro ben vorrebbe farla e non può», riferendosi a Luigi e a Massimiliano che se n'era tornato in Germania a chiedere soldati e denari ai principi tedeschi.  Atteso inutilmente il ritorno dell'Imperatore, se ne tornò a Firenze. Venezia si salvò soprattutto grazie alle divisioni degli alleati: mentre Luigi XII aveva tutto l'interesse di ridurre all'impotenza Venezia per avere le mani libere nella pianura padana, Giulio II la voleva abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne contrasto alle proprie ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della Francia ma non nemica del papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e Machiavelli fu mandato a Blois, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo.  Machiavelli confermò l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la Repubblica potesse impegnarsi in una guerra contro Giulio II, in grado di volgere contro Firenze forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una mediazione che evitasse il conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla responsabilità di un impegno nel quale era difficile trarre un guadagno. Dovette tornare a Firenze il 19 ottobre, convinto che la guerra fosse ineluttabile. Le vittorie militari non furono sfruttate da Luigi XII e la sua indizione di un concilio a Pisa, che condannasse il papa, provocò l'interdetto di Giulio II contro Firenze. Il 22 settembre 1511 Machiavelli era ancora in Francia, ottenendo dal re soltanto un breve rinvio del concilio: dalla Francia andò a Pisa e riuscì a ottenere il trasferimento del concilio a Milano.  Il ritorno dei Medici a Firenze Le fortune di Luigi XII volgevano al tramonto: sconfitto dalla nuova coalizione guidata dal papa, era costretto ad abbandonare la Lombardia, lasciando Firenze politicamente isolata e incapace di resistere alle armi spagnole. Pier Soderini fuggì a Siena, i Medici rientrarono a Firenze: disfatto il vecchio governo, il 7 novembre anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico, il successivo 10 novembre fu confinato e multato della grande somma di mille fiorini e il 17 gli fu interdetto l'ingresso a Palazzo Vecchio.   Giuliano de' Medici duca di Nemours Il nuovo regime processò Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi, accusati di aver complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli a morte. Anche Machiavelli è sospettato: arrestato il 12 febbraio 1513, fu anche torturato (gli fu somministrata la corda o, com'era chiamata allora a Firenze, la "colla"). Scrisse allora a Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di Nemours due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma scherzosa, la sua condizione di carcerato:  «Io ho, Giuliano, in gamba un paio di geti e sei tratti di fune in sulle spalle; l'altre miserie mie non vo' contalle, poiché così si trattano i poeti  Menon pidocchi queste parieti grossi e paffuti che paion farfalle, né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle o in Sardigna fra quegli arboreti quanto nel mio sì delicato ostello»  Giulio II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'11 marzo il cardinale de' Medici con il nome di Leone X: era la fine dei pericoli di guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere, Machiavelli cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore Francesco Vettori e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo podere dell'Albergaccio, a Sant'Andrea in Percussina, tra Firenze e San Casciano in Val di Pesa.  L'esilio dalla politica. «Il Principe» Qui, tra le giornate rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter mano al suo libro più famoso, il De Principatibus, dal solenne titolo latino ma scritto in volgare e perciò divenuto ben più noto come Il Principe. Lo dedica dapprima a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel 1516, a Lorenzo de' Medici, figlio di Piero "fatuo"; ma il libro uscì solo postumo, nel 1532. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere quel «redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma da un Medici si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività cui era stato relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia.  Sperava che l'amico Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo desiderio che questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento «che io sono stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la fede, io non debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bontà mia ne è testimonio la povertà mia». Delle ombre della sua povertà, ma anche delle sue luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più famosa lettera della nostra letteratura:   L'Albergaccio di Machiavelli a Sant'Andrea in Percussina «Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus»  (Lettera a Francesco Vettori) Ritornato il 3 febbraio 1514 a Firenze, continuò a sperare a lungo che il Vettori, al quale spedì il manoscritto del Principe, lo facesse introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto dipendeva dalla volontà del papa, e Leone non era affatto intenzionato a favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i pensieri delle cose grandi e gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose antiche, né ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti dolci». Si era infatti innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei né tanto laudarla né tanto amarla che la non meritasse più».  La guerra, ripresa in Italia dalla discesa del nuovo re di Francia Francesco I, si concluse nel settembre 1515 con la sua grande vittoria a Marignano (oggi Melegnano) contro la vecchia «Lega santa»: Leone X dovette accettare il dominio francese in Lombardia e la stipula a Bologna di un concordato che riconosceva il controllo reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote Lorenzo, capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo invano dedicava Machiavelli il suo Principe: la sua esclusione dalla gestione degli affari di Firenze continuava. Si diede a frequentare gli «Orti Oricellari», latineggiamento che indica i giardini del Palazzo di Cosimo Rucellai, dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come Luigi Alamanni, Jacopo da Diacceto, Jacopo Nardi, Zanobi Buondelmonti, Antonfrancesco degli Albizi, Filippo de' Nerli e Battista della Palla. Qui vi lesse probabilmente qualche capitolo di quell'Asino, poemetto in terzine che voleva essere una contaminazione fra l'Asino d'oro di Apuleio e la Divina Commedia dantesca, ma che lasciò presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedicò i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. Machiavelli si era già cimentato, quando ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali: una imitazione dell'Aulularia di Plauto e una commedia, Le maschere, ispirata a Nebulae di Aristofane, sono tuttavia perdute. Al 1518 risale il suo capolavoro letterario, la commedia Mandragola, nel cui prologo egli inserisce un accenno autobiografico  «scusatelo con questo, che s'ingegna con questi van pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perch'altrove non have dove voltare el viso; ché gli è stato interciso mostrar con altre imprese altra virtue, non sendo premio alle fatiche sue.»  Intorno a quest'anno vanno collocate la traduzione dell'Andria di Terenzio e stesura della novella di Belfagor arcidiavolo o Novella del demonio che pigliò moglieil suo titolo preciso è attualmente stabilito in Favolail cui tema di fondo è la visione pessimistica dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio interesse a danno, se necessario, di quello di ciascun altro.  Il ritorno alla vita politica Lorenzo de' Medici morì, lasciando il governo di Firenze al cardinale Giulio. Costui, favorevole a Machiavelli, lo incaricò della stesura di una storia della città sotto lauta retribuzione. Machiavelli, galvanizzato dall'incarico, diede alle stampe nel 1521 l’Arte della guerra, dedicandola allo stesso cardinal Giulio. Nello stesso anno fu inviato in missione diplomatica a Carpi presso il governatore Francesco Guicciardini di cui, pur avendo opposte visioni della Storia, divenne buon amico. Nel 1525 cercò di guadagnare il favore di papa Clemente VII offrendogli le Istorie fiorentine. Nel frattempo giunsero la revoca ufficiale dell'interdizione dalla vita pubblica e l'affidamento di missioni militari in Romagna in collaborazione col Guicciardini. I  Medici furono cacciati da Firenze e venne instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si propose come candidato alla carica di segretario della repubblica, ma venne respinto in quanto ritenuto colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente VII. La delusione per Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente, cominciò a peggiorare vistosamente fino alla morte. Abbandonato da tutti, fu sepolto nel corso di una modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia nella basilica di Santa Croce. La città di Firenze fece costruire un monumento nella basilica stessa; esso raffigura la Diplomazia assisa su un sarcofago marmoreo. Sulla lastra frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par elogium (Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome).  Pensiero Machiavelli e il Rinascimento Con il termine machiavellico si è spesso indicato un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari, capace di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore negli interessi propri e del suo popolo. Ciò si accompagna a un travaglio personale che Machiavelli sentiva nella sua attività quotidiana e di teorico, secondo una tradizione politica che già in Cicerone affermava: "un buon politico deve avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere amicizie clientelari per avere un'adeguata scorta di voti".  Con Machiavelli l'Italia ha conosciuto il più grande teorico della politica. Secondo Machiavelli la politica è il campo nel quale l'uomo può mostrare nel modo più evidente la propria capacità di iniziativa, il proprio ardimento, la capacità di costruire il proprio destino secondo il classico modello del faber fortunae suae. Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e ragion di Stato che impone talvolta di sacrificare i propri princìpi in nome del superiore interesse di un popolo. La politica deve essere autonoma da teologia e morale e non ammette ideali, è un gioco di forze finalizzate al bene della collettività e dello stato. La politica, svincolata da dogmatismi e princìpi teorici, guarda alla realtà effettuale, ai "fatti": "Mi è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa piuttosto che alla immaginazione di essa". Si tratta di una visione antropocentrica che si richiama all'Umanesimo quattrocentesco ed esprime gli ideali del Rinascimento. Nel “Dialogo intorno alla nostra lingua” dà un giudizio severo su Alighieri. Alighieri è rimproverato di negare la matrice fiorentina della lingua della Commedia. Il passo assume i caratteri dell'invettiva contro Aligheri, accusato di aver infangato la reputazione di Firenze:  «Alighieri il quale in ogni parte mostrò d'esser per ingegno, per dottrina et per giuditio huomo eccellente, eccetto che dove egli hebbe a ragionare della patria sua, la quale, fuori d'ogni humanità et filosofico instituto, perseguitò con ogni spetie d'ingiuria. E non potendo altro fare che infamarla, accusò quella d'ogni vitio, dannò gli uomini, biasimò il sito, disse male de' costumi et delle legge di lei; et questo fece non solo in una parte de la sua cantica, ma in tutta, et diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria dell'exilio, tanta vendetta ne desiderava. Ma la Fortuna, per farlo mendace et per ricoprire con la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente prosperata et fatta celebre per tutte le province, et condotta al presente in tanta felicità et sì tranquillo stato, che se Alighieri la vedessi, o egli accuserebbe sé stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia, vorrebbe essendo risuscitato di nuovo morire.»  Poi, durante un altro scambio immaginario con Aligheri, Mhiavelli rimprovera il carattere "goffo", "osceno", addirittura "porco" del registro utilizzato nell'Inferno:  «Aligheri mio, io voglio che tu t'emendi, et che tu consideri meglio il “parlare” fiorentino et la tua opera; et vedrai che, se alcuno s'harà da vergognare, sarà più tosto Firenze che tu: perché, se considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi versi non hai fuggito il goffo, come è quello:  "Poi ci partimmo et n'andavamo introcque";  non hai fuggito il porco, com'è quello:  "che merda fa di quel che si trangugia";  non hai fuggito l'osceno, com'è:  "le mani alzò con ambedue le fiche";  e non avendo fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver fuggito infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella»  Autografo delle Historiae Fiorentinae Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo anche violenza, se necessario, alla legge morale.  Non a caso il Principe, nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo, a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è rassegnazione nel Principe, né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La storia è il prodotto dell'attività politica dell'uomo per finalità terrene esclusivamente pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività, nella situazione politica e nel pensiero del tempo si identifica con la persona del principe.  Di conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi protagonisti, ai pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di decisione e di coraggio. L'obiettivo è creare o conservare lo stato, una creazione individuale legata alle qualità e alla sorte del suo fondatore: la fine del principe può determinare la fine del suo stato, come capitò ad esempio a Cesare Borgia. Il Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la scoperta che la politica è una forma particolare autonoma di attività umana, il cui studio rende possibile la comprensione delle leggi da cui è perennemente retta la storia; da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una vigorosa concezione della vita, incentrata unicamente sulla volontà e sulla responsabilità dell'uomo. Una errata interpretazione del Novecento fece del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola nazione ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del Settecento, mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino (es. nazione fiorentina o, nel senso più generico di popolo, moltitudine). Tuttavia, Machiavelli propugna un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia; così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di una civiltà italiana, Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che spezzava in due la penisola.  Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea dell'unità italiana, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma la figura ideale del principe nuovo. Machiavelli dunque intraprese un viaggio che identificò come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della "nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento culturale).  Il principe o De Principatibus. Niccolò Machiavelli nello studio, Stefano Ussi, Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati, quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una figura rispettata e conosciuta in loco).  Altro elemento caratteristico del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere amato che temuto o e converso" La risposta corretta si concretizzerebbe in un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo, fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".  Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia "volpe" che "leone", in modo da potersi difendere dalle avversità sia tramite l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo un solo atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una minaccia violenta o di astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli viene associata la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo, nemico della libertà. Inoltre gli viene erroneamente associata la frase "il fine giustifica i mezzi", che invece mai enunciò. Questo perché la parola "giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre Machiavelli non vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base ad un altro metro di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a conseguire il fine politico, l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello Stato.  Machiavelli nella stesura del Principe si rifà alla reale situazione che gli si presentava attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto deciso, forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei mezzi giustificati da un fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe che voglia portare alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo schiava, dovrà seguire. Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti: egli stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe che finalmente vorrà impugnare le armi. Alle accuse di sola illiberalità od autoritarismo, si può dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De Principatu Civili", ritratto di un principe nascente dal e col consenso del popolo, figura ben più solida del Principe nato dal consesso dei "grandi", cioè dei grandi proprietari feudali. Non esiste un unico tipo di principato, ma per ognuno troviamo un'ampia trattazione di pregi e dei difetti.  Controversie sul Principe «Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue»  (Ugo Foscolo, Dei sepolcri) La gelida obiettività e un certo cinismo con cui Machiavelli descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente spietato che un capo di Stato deve mettere in atto, colpì i critici. Così, da una parte vi è la linea di pensiero tradizionale, secondo la quale "Il Principe" è un trattato di scienza politica destinato al governante, che tramite esso saprà come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante della stabilità dello stato. Dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo cui il trattato di Machiavelli, che era originariamente un repubblicano, ha come vero scopo quello di mettere a nudo, e quindi chiarire, le atrocità compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per attuare le precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si dimostra necessario. Il principe è visto anche come figura assai drammatica, la quale, per il bene dello stato stesso, non si può permettere di lasciare spazio al proprio carattere, diventando così quasi un uomo-macchina. Secondo alcuni, Machiavelli venne in realtà accusato da subito di nicodemismo, e:  «...di non aver mirato ad altro, in quel libro, che a condurre il tiranno a precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui graditi...»  (Attribuita a Niccolò Machiavelli[28]). Machiavellismo § L'antimachiavellismo e il repubblicanesimo. Gli esponenti di questa seconda interpretazione (la cosiddetta "interpretazione obliqua", diffusa dal XVII secolo, e avanzata per la prima volta da Alberico Gentili spirandosi a Reginald Pole, poi ripresa da Traiano Boccalini e in seguito Baruch Spinoza)[31], furono numerosi soprattutto in ambito illuminista (anche se venne rifiutata da Voltaire), che vedeva in Machiavelli un precursore della politica laica e del repubblicanesimo: la sostennero, dal Settecento, Jean-Jacques Rousseau[33], Vittorio Alfieri[34], Giuseppe Baretti, Giuseppe Maria Galanti[36], gli enciclopedisti (in primis Denis Diderot[3 Opere: Discorso 8] e Jean Baptiste d'Alembert), Foscolo e Parini[, e ha avuto diffusione soprattutto nell'Ottocento, prima e durante il Risorgimento[26]; ne è un esempio quello che Foscolo scrive nei "Sepolcri": «Io quando il monumento / vidi ove posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue». Forse alcuni di essiad esempio, per quanto riguarda Foscolo, è un'ipotesi alternativa di Spongano e riportata anche da Mario Pazzagliaritenevano anche che, pur essendo Il principe un'opera fatta per i tiranni e i governanti, fosse utile lo stesso per svelare al popolo gli intrighi del potere, ritenendo valida l'interpretazione obliqua, qualunque fossero le intenzioni di Machiavelli.  In generale, per i sostenitori di questa lettura, Il principe avrebbe, come le satire (ad esempio Una modesta proposta di Jonathan Swift), uno scopo opposto a quello apparente, come avverrà anche per alcuni scritti di epoca romantica (Lettera semiseria di Grisostomo di Giovanni Berchet o alcune Operette Morali di Giacomo Leopardi).  In epoca più recente, tuttavia, nella maggioranza dei critici è prevalsa la prima interpretazione, quella tradizionale, dal quale risalta la libertà e concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di Machiavelli, che non descrive mondi utopici, ma il mondo reale della politica dei suoi tempi,e la sua concezione anticipatrice del realismo politico e della cosiddetta realpolitik. L'interpretazione obliqua è stata riproposta in modo minoritario, ad esempio in alcuni monologhi del drammaturgo e attore Dario Fo. Il modello linguistico prescelto da Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui modelli letterari; lo scopo, esplicito soprattutto nel Principe, di scrivere qualcosa di utile e chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di immediata evidenza. Il lessico impiegato dall'autore si rifà a quello boccacciano, è ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti, provengono per lo più dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini. La concretezza è una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed essenziale, tratto dalla storia sia antica che recente, è sempre preferito al concetto astratto.  In generale si parla di uno stile "fresco", come lo ebbe a definire il filosofo Nietzsche in Al di là del bene e del male, con un riferimento particolare all'uso della paratassi, a una certa sentenziosità delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito di un maggior rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti che, se espressi con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto difficili da decifrare, e riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità espositiva. Opere Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di Pisa, Parole da dirle sopra la provvisione del danaio, Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, De natura Gallorum, Ritratto delle cose di Francia, Ritratto delle cose della Magna, Il Principe, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, Dell'arte della guerra, La vita di Castruccio Castracani da Lucca, Istorie fiorentine, )Riedizione Istorie fiorentine, Venezia, 1546. Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua, Decennali Mandragola, commedia teatrale Belfagor arcidiavolo, Epistolario, L'asino, Edizioni critiche in pubblico dominio:  Legazioni, commissarie, scritti di governo. Fredi Chiappelli. Laterza, Roma-Bari. Drammaturgie minori Clizia, Andria, traduzione-rifacimento dell'Andria di Terenzio Onori Nel 2009 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus Nella cultura di massa Il suo nome, modificato in "Makaveli", venne usato dal rapper statunitense Tupac Shakur tper firmare molte sue canzoni e un album uscito postumo. Niccolò Machiavelli viene proposto anche nel videogioco Assassin's Creed 2 e il seguito Assassin's Creed: Brotherhood, in veste di Assassino. Proprio in quest'ultimo assume un ruolo particolarmente importante, insieme ad altri personaggi dell'Italia rinascimentale. Niccolò Machiavelli è, assieme a John Dee, il principale antagonista della serie di romanzi fantasy I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale (come capo dei servizi segreti francesi), scritta da Michael Scott. Nella mostra "Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo" (Roma, Complesso del Vittoriano, Salone Centrale, promossa dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e dalla sezione italiana di Aspen Institute, la sezione "Machiavelli e il nostro tempo: usi e abusi" presenta, tra altre "opere", Figurine Liebig, pacchetti di sigarette, schede telefoniche, trading card, cartoline, francobolli, giochi da tavolo e videogiochi dedicati a Machiavelli. Nella serie I Borgia di Neil Jordan è interpretato da Julian Bleach. Machiavel è una band belga, catalogabile sotto il genere progressive rock. Il nome della band è un chiaro omaggio a Niccolò Machiavelli. Nella serie I Medici è interpretato da Vincenzo Crea, Edizione nazionale delle opere Edizione Nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli, Salerno Editrice di Roma:  Il principe, Mario Martelli, corredo filologico Nicoletta Marcelli,  Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Francesco Bausi, L'arte della guerra. Scritti politici minori, Giorgio Masi, Jean Jacques Marchand, Denis Fachard,  Opere storiche, Alessandro Montevecchi, Carlo Varotti,  ITeatro. Andria-Mandragola-Clizia, Pasquale Stoppelli,  Scritti in poesia e in prosa, Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Filippo Grazzini, Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi,  ILegazioni, Commissarie, Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo Melera-Morettini,  Legazioni. Commissarie. Scritti di governo. Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina,  Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo Melera-Morettini.  La famosa frase "Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso come esempio di machiavellismo, è del critico letterario Francesco de Sanctis, con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli espresso nel Principe. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua Storia della letteratura italiana, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci è un piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha gittato nell'ombra le altre sue opere. L'autore è stato giudicato da questo libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un codice di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi, e il successo loda l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina. Molte difese sonosi fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi all'autore questa o quella intenzione più o meno lodevole. Così n'è uscita una discussione limitata e un Machiavelli rimpiccinito".  Celebrazioni per il V centenario del Principe di Machiavelli, Accademia della Crusca, Opera di Santa Maria del Fiore, Libri dei battesimi: Niccolò Piero e Michele di m. Bernardo Machiavellidi Santa Trinita, nacque a dì 3 a hore 4, battezzato a dì 4  Dal Villani, nella sua Cronica. In Discorsi di Architettura del senatore Giovan Battista Nelli,La sua trascrizione del De rerum natura è nel manoscritto Vaticano Rossiano  L. Canfora, Noi e gli antichi, Milano Giovio, Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat a Marcello Virgilio graecae atque latinae linguae flores accepisse»  R. Ridolfi, Lettera Riccardo Bruscagli, "Machiavelli". Il Senato romano fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, "La sua vicinanza a Pier Soderini, vexillifer perpetuus, si accentua progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo indotto dal timore di un potere esecutivo più forte e irrispettoso di una lunga tradizione di libertà repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo, Ante res perdita, post res perditas: dalle dediche del Decennale primo a quella del Principe, Interpres: rivista di studi quattrocenteschi:Roma: Salerno,.  Lettera. È un'ipotesi del Ridolfi, cDiscorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, «Giovanpagolo, il quale non stimava essere incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a' prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro. Ed avessi fatto una cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella potesse dependere»  Nella sua Storia d'Italia, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli  Ritratto delle cose della Magna, in «Tutte le opere storiche, politiche e letterarie. Lettera ai Dieci, Il carcere, la tortura e il ritiro all'Albergaccio, su viv-it.org. Ottenendo un giudizio evasivo: cfr. la lettera del Vettori Lettera a Francesco Vettori,  David Quint, Armi e nobiltà: Machiavelli, Guicciardini e le aristocrazie cittadine, Cadmo, Studi italiani. De credulitate et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra.  Il machiavellismo, su dizionariostoria.wordpress.com. Machiavellismo, Treccani, 2Citata in Niccolò Machiavelli, Periodici Mondadori, A. Gentili, De legationibus. R. POLE, Apologia ad Carolum V Caesarem de Unitate Ecclesiae  che talvolta elogiarono però anche alcuni consigli pragmatici dati al principe, come quello della religione come instrumentum regnii; ad esempio Voltaire, nel capitolo Se sia utile mantenere il popolo nella superstizione, del trattato sulla tolleranza, afferma l'utilità, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il popolo  La fortuna di Machiavelli nei secoli, su windoweb «Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma, essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la libertà nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia come proprio eroe, ben evidenziò il suo intento segreto; e la contraddizione insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico è stata finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia vietò severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo... in fondo, quanto scritto la ritrae fedelmente. il libro dei repubblicani fingendo di dare lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli. Rousseau, Il contratto sociale. Dal solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e là ricavare alcune massime immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe in luce (a chi ben riflette) molto più per disvelare ai popoli le ambiziose ed avvedute crudeltà dei principi che non certamente per insegnare ai principi a praticarne... all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra Tito Livio, ad ogni sua parola e pensiero, respira libertà, giustizia, acume, verità, ed altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e nell'autore s'immedesima, non può riuscire se non un fuocoso entusiasta di libertà, e un illuminatissimo amatore d'ogni politica virtù» (Del principe e delle lettere,)  «Con quel libro, se la sapessimo tutta, egli si pensò forse di pigliare, come si suol dire, due colombi ad una fava: presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta e naturale una caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinché si risolvessero a non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare insidiosamente i Medici a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il collo, seguendo i fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in quella sua dannata opera.»  G. Galanti, Elogio di N. Machiavelli cittadino e segretario fiorentino  Alessandro Arienzo, BORRELLI, Anglo-American Faces of M., Voce "Machiavellismo" dell'Encyclopedie  Franco Ferrucci, Il teatro della fortuna: potere e destino in Machiavelli e Shakespeare, Fazi Editore, Mario Pazzaglia, Note ai Sepolcri, in Antologia della letteratura italiana, cfr. l'inizio del Dialogo di Tristano e di un amico.  Introduzione a: ORIANI, M. //repubblica/rubriche/la-parola news/realpolitik Realpolitik  Video di Fo che parla di M. (trasmissione tv Vieni via con me, su youtube.com. Il Principe di M. e il suo tempo. Catalogo della mostra, Roma Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La  su M. è sterminata. Tentativi di redigerla sono stati realizzati da Achille Norsa, Il principio della forza nel pensiero politico di M., seguito da un contributo bibliografico, Milano Silvia Ruffo Fiore, M.: an annotated bibliography of modern criticism and scholarship, New York‑Westport‑London 1990; Daria Perocco, Rassegna di studi sulle opere letterarie del Machiavelli, in "Lettere italiane", Cutinelli‑Rendina, Rassegna di studi sulle opere politiche e storiche di M., in "Lettere italiane", Nell'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha pubblicato in 3 volumi l'opera Machiavelli: enciclopedia machiavelliana. Di seguito una selezione di studi. Gilbert, M. e la vita culturale del suo tempo, Bologna, Il mulino, LEFORT, Le travail de l'oeuvre M., Paris, Gallimard, Marchand, M.: I primi scritti politici Nascita di un pensiero e di uno stile, Padova, Antenore, Riccardo Bruscagli, Niccolò Machiavelli, Firenze, La Nuova Italia editrice, Roberto Ridolfi, Vita di M., Firenze, Sansoni, CHABOD, Scritti su M., Torino, Einaudi, John Greville Agard Pocock, Il momento machiavelliano: il pensiero politico fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, Il mulino, Dionisotti, MACHIAVELLERIE, Torino, Einaudi, SASSO, M.: Il pensiero politico;  La storiografia, Bologna, Il mulino (Napoli); Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell'età moderna, Roma-Bari, Laterza, Gennaro Sasso, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, I-IV, Milano-Napoli, Ricciardi, Viroli, Il sorriso di Niccolò, storia di M., Roma-Bari, Laterza, Cutinelli-Rendina, Chiesa e religione in Machiavelli, Pisa, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, Ugo Dotti, Machiavelli rivoluzionario: vita e opere, Roma, Carocci, Bausi, M., Roma, Salerno editrice, INGLESE, Per M.: l'arte dello stato, la cognizione delle storie, Roma, Carocci, Corrado Vivanti, Niccolò Machiavelli: i tempi della politica, Roma, Donzelli, Andrea Guidi, Un segretario militante. Politica, diplomazia e armi nel Cancelliere M., Bologna, il Mulino, Pedullà, M. in tumulto. Conquista, cittadinanza e conflitto nei 'Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio', Roma, Bulzoni,. William J. Connell, Machiavelli nel Rinascimento italiano, Milano, FrancoAngeli,  Attilio Scuderi, Il libertino in fuga. M. e la genealogia di un modello culturale, Roma, Donzelli, Ciliberto, Niccolò Machiavelli. Ragione e pazzia, Roma-Bari, Laterza,. Altri contributi A. Montevecchi, Machiavelli, la vita, il pensiero, i testi esemplari, Milano E. Janni, Machiavelli, Milano S. Zen, Veritas ecclesiastica e M., in Monarchia della verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium (La Ricerca Umanistica, Cosimo Scarcella, Machiavelli, Tacito, Grozio: un nesso "ideale" tra libertinismo e previchismo, in "Filosofia", Torino, Mursia, M. Gattoni, Clemente VII e la geo-politica dello Stato Pontificio  in Collectanea Archivi Vaticani, Città del Vaticano 2002 F. Raimondi, Machiavelli, in La politica e gli stati, Roma 2004 Pasquale Stoppelli, La Mandragola: storia e filologia. Roma, Bulzoni, Figorilli, M. moralista. Ricerche su fonti, lessico e fortuna. Napoli, Liguori editore, A. Capata, Il lessico dell'esclusione. Tipologie di Virtù in Machiavelli', Manziana, 2008. Giuliano F. Commito, IUXTA PROPRIA PRINCIPIA Libertà e giustizia nell'assolutismo moderno. Tra realismo e utopia, Aracne, Roma, Ferri, L'opinione pubblica e il sovrano in M., in «The Lab's Quarterly», Pisa. Giuseppe Leone, Silone e Machiavelli: una scuola... che non crea prìncipi, Centro Studi Silone, Pescina.  Machiavelli i Guicciardini, Lublin, Marietti, "M.: l'eccezione fiorentina", Fiesole, Cadmo, Marietti, Machiavel, Paris, Payot et Rivages, Enzo Sciacca, Principati e repubbliche. Machiavelli, le forme politiche e il pensiero francese del Cinquecento, Tep, Firenze 2005 Frédérique Verrier, Caterina Sforza et M. ou l'origine du monde, Vecchiarelli, Cutinelli-Rendina, Introduzione a Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, Lettera a Francesco Vettori Letteratura italiana Francesco Guicciardini Teoria della ragion di Stato Istorie fiorentine Barbara Salutati Machiavellismo. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  M. in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Niccolò Machiavelli, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,.M., su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. M. su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Niccolò Machiavelli, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Niccolò Machiavelli, su Find a Grave. Liber Liber. openMLOL, Horizons Unlimited Progetto Gutenberg. Audiolibri di M. su LibriVox.  di Niccolò Machiavelli, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Goodreads.   Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.Discografia nazionale della canzone italiana, Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi. M. su Internet Movie Database, IMDb.com.  M. su filmportal.de.  Antonio Enzo Quaglio, Machiavelli, Niccolò, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fabrizio Franceschini, M. Enciclopedia dell'italiano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, -. il Principe, ediz. Istorie fiorentine, ediz. Le opere minori di Machiavelli, su machiavelli.letteraturaoperaomnia.org. Opere di M. con giunta di un nuovo indice generale delle cose notabili, Milano, per Silvestri, Rassegna bibliografica degli studi machiavelliani: una ricognizione dei contributi scientifici dedicati al Machiavelli negli ultimi decenni. Grice: “L. J. Cohen told me that he once asked for the MS of The Prince at his college – and they told him: ‘We cannot find it!’ --. Niccolò di Bernardo dei Machiavelli. Niccolò Machiavelli. Marchiavelli. Keywords: Livio, storia romana – H. P. Grice on the history of England – Livio, storia romana –la storia romana come fonte d’essempi nella filosofia romana --il principe, Macchiavelli fascista – l’ossessione dal duce per Machiavelli, la dottrina fascista dello stato machiavellico, impiegatura Machiavelli. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Machiavelli," per il club anglo-italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Macrobio: l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Ambrosio Teodosio Macrobio.  MACROBIO AMBROSIO MACROBIO TEODOSIO adere al Platonismo. E praefectus praetorio Hispaniarum, proconsole d’Africa, praepositus sacri cubiculi, gran ciambellano. È ignota la patria di Macrobio. Certamente Macrobio dove essere legato da stretti rapporti alla famiglia dell’oratore Simmaco, a un figlio o nipote del quale dedica un saggio. Scrive un commento al Sogno di Scipione di CICERONE, che ci è giunto intero, e i Saturnalia, lacunosi. Dal saggio "De differentiis et societatibus graeci latinique verbi", Delle differenze e concordanze del verbo greco e del latino," restano soltanto estratti, nulla può risultare sull’argomento. Nel "Commento", dedicato al figlio Eustachio, cerca d’interpretare in senso platonico il saggio di Cicerone, accumula molta erudizione e perciò spesso si occupa di argomenti che poco hanno da fare col suo oggetto. I frequenti riferimenti al "Timeo" e le lodi del Platonismo -- Platone e Plotino sono chiamati, i principi della filosofia -- fa supporre che Macrobio si sia servito di un commento platonico a quel dialogo, probabilmente di quello di Porfirio, derivato in ultimo dal commento di Posidonio.Si è anche pensato a una fonte latina intermedia e sulla questione sono state presentate svariate ipotesi.In ogni caso, anche se non si giunge a considerare Macrobio come un semplice trascrittore di una o due opere altrui, che non mette nulla di suo, si può sospettare che non abbia letto i numerosi autori che cita, Posteriori al Commento sembrano i Saturnali in 7 libri, scritti prima della pubblicazione del commento virgiliano di Servio, pure dedicati al figlio Eustachio, al quale volle presentare i risultati dei suoi studi di autori di cui generalmente riprodusse le parole. Però cerca di organizzare tali temi fingendo di riprodurre le conversazioni che, durante banchetti fatti in occasione delle feste dei Saturnali, avevano tenuto persone insigni per cultura su argomenti svariatissimi. Quest'opera, che e espressione del genere letterario dei simposio o convito iniziato da Platone, contiene materiali molto diversi, sia per il significato delle questioni trattate, che per l’importanza delle notizie riferite. Macrobio cita numerose fonti, ma non è sicuro che le conosca direttamente tutte, tanto più che non nomina quelle di cui deve essersi servito più largamente, Plutarco ("Questioni conviviali") e Aulo Gellio. I libri più significativi sono quelli IV-VI, che riguardano VIRGILIO, di cui si esalta la universale e profonda sapienza su ogni argomento. Le dottrine filosofiche che M. espone nel commento al Scipione di Cicerone si conformano al Platonismo di Plotino. Il divino o il buono, causa prima e origine di tutti gl'esseri, che trascende il pensiero e il linguaggio umano, e l’intelletto (nous o mens) che include in sè la idea o il modello originali della cosa.L’intelletto è poi identificato alla monade o unità prima pensata col neo-Pitagorismo, non come numero, ma come la sorgente e l’origine dei numeri. L’intelletto, a sua volta, genera l’anima cosmica, identificata a GIOVE, che è principio di vita per tutte le cose corporee che essa forma imprimendo nella materia l’immagine dell'idea.Così una sola luce divina illumina tutte le cose, connesse tra loro da vincoli reciproci e ininterrotti. Nei corpi del cielo e delle stelle il principio animatore è una pura attività razionale.Nella filosofia psicologico, M. dice che nell’uomo ad essa anima si uniscono l'anima sensitiva e l'anima vegetativa, che sole si trovano negl'esseri inferiori. Rispetto alla esistenza dell'anima, prima e dopo la sua unione col corpo, alla sua discesa dal cielo e alla ascesa ad esso, È pp alla reminiscenza, alla sorte che l’attende dopo la morte.Macrobio si conforma alle dottrine che il Neo-Platonismo deriva dalla tradizione pitagorico-platonica e che appartenevano al patrimonio comune della coscienza dell’età sua. Anche per M. il corpo è un sepolcro dell'anima (soma sema), sicchè la filosofia deve insegnare all'uomo a liberare l’una dai vincoli dell’altro.Perciò, riprendendo la teoria plotiniana delle virtù, Macrobio pone su quelle politiche (dell’uomo nella vita sociale) la virtu purgativa, che lo purificano dal contagio del corpo, che sono proprie di chi vuole immergersi nella contemplazione filosofica, quelle di chi ha raggiunto tale scopo, liberandosi completamente dalle passioni e al di sopra di tutte, la virtù contemplativa dell’intelletto. Il commento ha così trasmesso al pensiero medioevale la conoscenza di numerose teorie platoniche e neo-platoniche, fra le quali ha particolare importanza l’identificazione dell'idea a un pensiero divino. Ambrogio Teodosio Macrobio. Macrobio raffigurato in una miniatura del Medioevo Ambrogio Teodosio M. (in latino: Ambrosius Theodosius Macrobius) è un filosofo Italiano. Studioso anche di astronomia, sostenne la teoria geo-centrica. Una pagina dei Commentarii in Somnium Scipionis di M.. Della vita di Macrobio non si sa molto e quel poco che è stato tramandato dai suoi contemporanei non è del tutto affidabile. Così è dubbio se vada identificato con il M. che fu proconsole d'Africa o col Teodosio prefetto del pretorio d'Italia, Africa e Illirico, identificazione oggi condivisa dalla maggior parte degli studiosi. Due cose appaiono però certe agli storici moderni: che M. nacque nell'Africa romana e che non professasse il Cristianesimo (come creduto nel corso del Medioevo), ma fosse pagano.  Opere  Lo stesso argomento in dettaglio: Saturnalia (M.). I Saturnalia, la sua opera principale, sono un dialogo erudito che si svolge in tre giornate, raccontate in sette libri, in occasione delle feste in onore del dio Saturno. L'opera ha un carattere enciclopedico ed è centrata principalmente sulla figura di VIRGILIO, anche se i suoi contenuti spaziano dalla religione alla letteratura e alla storia fino alle scienze naturali. M. contribuì significativamente all'esegesi dell' “Eneide” e dell'opera di Virgilio più in generale. Inoltre è grazie a lui se ci sono pervenuti frammenti di vari autori famosi, tra i quali spiccano Ennio e Sallustio, e se si è mantenuto il ricordo di autori meno conosciuti come Egnazio e Sueio. Nei Commentarii in Somnium Scipionis, partendo dal Somnium Scipionis di Cicerone, scrive un commentario in due libri, dedicato al figlio Eustazio. In questi due libri emerge il pensiero filosofico neoplatonico: Dio, che è origine di tutto ciò che esiste, crea la mente (noûs), che crea l'«anima del mondo; a sua volta l'anima del mondo, a poco a poco, volgendo indietro lo sguardo, essa stessa, incorporea, degenera fino a diventare matrice dei corpi. M. compose anche un'opera grammaticale dedicata al verbo greco e latino, De verborum graeci et latini differentiis vel societatibus (titolo da preferire al più diffuso de differentiis vel societatibus graeci latinique verbi, basato sia su fonti grammaticali come Apollonio Discolo, Gellio, e una fonte utilizzata anche da Carisio e Diomede. L'opera nella sua forma originale non si è conservata ma ne restano ampi estratti, i più importanti dei quali sono quelli realizzati nel IX secolo molto probabilmente ad opera di Giovanni Scoto Eriugena. Un altro gruppo di estratti, più limitato ma testualmente molto valido, è conservato in alcuni fogli di un manoscritto bobbiese scritto fra il VII e l'VIII secolo. Infine l'operetta macrobiana è stata ampiamente utilizzata da un trattato grammaticale sul verbo latino, composto forse in area orientale e tramandato anch'esso da un codice di provenienza bobbiese. Tutte queste testimonianze ci consentono di farci un'idea piuttosto precisa del contenuto della perduta trattazione macrobiana, che sembra destinata, più che ad una utilizzazione scolastica, a fornire esempi e discussioni erudite sul sistema verbale latino, utile soprattutto per un lettore colto, in possesso di una buona formazione linguistica. Va inoltre notato come questa sia in pratica l'unica opera latina dedicata esplicitamente ad un'analisi sistematica del sistema verbale latino, che trova qualche analogia solo in alcune sezioni della grammatica di Prisciano. Ampie parti dell'opera furono citate in un manoscritto del IX secolo attribuito a Scoto Eriugena. Durante il Medioevo Macrobio fu identificato come cristiano e per questo poté godere di una buona reputazione, che gli permise di essere letto, studiato e citato dai più illustri filosofi come Pietro Abelardo. Le sue opere furono copiate dagli amanuensi nei monasteri e così non venne dimenticato, ma, terminato il Medioevo, in un primo tempo non venne considerato dagl’umanisti, che poi invece lo ripresero. Non ha avuto tuttavia grande considerazione nel XV secolo, poiché, al Neoplatonismo, la maggior parte degli studiosi preferiva le opere di Platone stesso. L'appartenere ad un periodo così tardo della storia antica non gli ha mai giovato e solo oggi si sta riprendendo lo studio delle sue opere in modo più approfondito, pur con meno intensità rispetto al Medioevo. In effetti gli studiosi oggi non analizzano tanto l'opera di Macrobio per conoscerne e apprezzarne il pensiero, ma cercano più che altro di dargli una datazione e un'identità. Codice teodosiano. ^ P. De Paolis in Lustrum, n. 28, 1986. ^ Cicerone, De re publica, lib. VI. ^ Macrobio Ambrogio Teodosio, su romanoimpero.com. Bibliografia (LA) Ambrogio Teodosio Macrobio, In Somnium Scipionis, (Venetiis..., Per Augustinum de Zannis de Portesio : ad instantia Do. Lucam Antonium de Giunta, 1513 Die xv. Iunii). M., Commento al sogno di Scipione, testo latino a fronte, Saggio introduttivo di Ilaria Ramelli, traduzione, bibliografia, note e apparati di Moreno Neri, Milano, Bompiani, 2007. Macròbio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Alessandro Olivieri, MACROBIO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ambrosius Theodosius Macrobius, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata (LA) Opere di M. su Musisque Deoque.  Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro. Modifica su Wikidata Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (FR) Pubblicazioni di Ambrogio Teodosio Macrobio, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Macrobio a Ravenna Archiviato il 10 aprile 2018 in Internet Archive., su patrimonioculturale.unibo.it V · D · M Grammatici romani V · D · M Platonici. Portale Antica Roma   Portale Biografie   Portale Filosofia   Portale Letteratura   Portale Lingua latina Categorie: Scrittori romani Grammatici romani Funzionari romaniScrittori del V secoloRomani del V secoloNeoplatonici. Macrobio is best known as the author of Saturnalia, a semi-philosophical dialogue that covers a wide range of topics, although its principal one is the poetry of Virgil. However, there are also some reflections on religion and matters of psychology. More interesting philosophically is a commentary he wrote for his son on the Dream of Scipio by Cicerone – an extract from his Republic). In it Macrobio explores the nature of the soul, mainly from the point of view of the Accademy. The ssoul’s immortality and divine nature are discussed in the light not only of philosophy but also in that of the science of his day. Ambrogio Teodosio Macrobio. Keywords: Macrobio. The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Màdera: l’implicatura conversazionale della carta del senso – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Varese). Filosofo italiano. Varese, Lombardia. Grice: “I like Madera; especially because he uses words I love, like ‘sense’ – ‘la carta del senso’ and soul – anima --.” Insegna a Milano. Ha insegnato a Calabria e Venezia.  È membro dell'Associazione italiana di psicologia analitica, del Laboratorio analitico delle immagini (LAI, associazione per lo studio del gioco della sabbia nella pratica analitica), e fa parte della redazione della Rivista di psicologia analitica. Fonda i Seminari aperti di pratiche filosofiche di Venezia e di Milano e PhiloPratiche filosofiche a Milano.  Studia Jung. Define la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso "analisi biografica a orientamento filosofico", formando la Società degli analisti filosofi. Fondat l'”Analisi Biografica A Orientamento Filosofico”, pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare il metodo psico-analitico, nata agli inizi Professoree oggi praticata in diverse città.  La pratica dell'analista filosofo si rivolge alle dimensioni “sane” ed è volta alla ricerca di senso dell'esistenza dell'analizzante. L’orientamento filosofico è inteso come ricerca di senso che, a differenza della filosofia come modo di vivere dell’antichità, parte dalla biografia storicamente, culturalmente e socialmente incarnata. Questo è un tentativo di risposta alla crisi delle istituzioni tradizionalmente riconosciute come orientanti l’esistenza; l'analista filosofo si propone di riformulare su base biografica i processi formativi integrandoli con le psicologie del “profondo”. L’aver cura “terapeutica” dell’insieme della personalità e della vita dei gruppi è stato da sempre vocazione della filosofia, riproposta come contenitore di diversi approcci e discipline delle scienze umane, dalla psicoanalisi alla pedagogia. Il senso è inteso come il fattore terapeutico fondamentale.  L'analisi biografica a orientamento filosofico non si occupa della cura delle psicopatologie, a meno che l'analista filosofo non sia anche uno psicoterapeuta, psicologo o psichiatra.  Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all'analista non solo la competenza professionale ma anche l'indirizzo vocazionale della sua vita alla filosofia, dedicandosi agli esercizi filosofici personali e comunitari.  L'ambito di esperienze e teorie da cui deriva riunisce l'eredità delle psicologie del profondo, la filosofia intesa nel suo valore terapeutico e come stile di vita, la pedagogia del corpo e le pratiche di meditazione, la psicologia sistemica, il metodo autobiografico e biografico, la narrazione delle storie di vita in una prospettiva sociologica.  Saggi: “Identità e feticismo” (Moizzi, Milano); “Dio il Mondo” (Coliseum, Milano); “L'alchimia ribelle” (Palomar, Bari); ““Jung. Biografia e teoria,” Mondadori, Milano, “L'animale visionario,” Saggiatore, Milano); “La filosofia come stile di vita,  Mondadori, Milano, Ipoc, Milano, Il piacere di vivere, Mondadori, Milano, "Che cosa è l'analisi biografica a orientamento filosofico", in Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Jung come precursore di una filosofia per l'anima”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica. La carta del senso” Psicologia del profondo e vita filosofica, Cortina, Milano,,  Ipoc,  Una filosofia per l'anima. All'incrocio di psicologia analitica e pratiche filosofiche, Ipoc, Milano   Jung. L'opera al rosso, Feltrinelli, Milano. Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Mimesis, Milano  “Che tipo di sapere potrebbe essere quello della psicoanalisi?”, in Psiche. Rivista di cultura psicoanalitica,  “Dalla pseudo-speciazione al capro espiatorio", in, Tabula rasa. Neuro-scienze e culture, Fondazione Intercultura, Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Le pratiche filosofiche nella formazione, Adultità, Guerini, Milano Bartolini P., Mirabelli C., L’analisi filosofica: avventure del senso e ricerca mito-biografica, Mimesis, Milano-Udine  Campanello L., "L'analisi biografica a orientamento filosofico e le cure palliative”, in Tessere reti per una buona morte, Rivista Italiana di Cure Palliative, Campanello L., Sono vivo ed è solo l'inizio, Mursia, Milano  Daddi A. I., Filosofia del profondo, formazione continua, cura di sé. Apologia di una psicoanalisi misconosciuta, Ipoc, Milano,  Daddi A. I., “Principio Misericordia, perfezionismo morale e nuova etica. La proposta màderiana per l'Occidente del terzo millennio”, in Rassegna storiografica decennale, Limina Mentis, Monza,  Diana M., Contaminazioni necessarie. La cura dell'anima tra religioni, psicoterapia, counselling filosofici, Moretti, Bergamo, Galimberti U., Dizionario di psicologia. Psichiatria, psicoanalisi, neuro-scienze, voce “Biografico, Metodo”, Feltrinelli, Milano  Gamelli I., Mirabelli C., Non solo a parole. Corpo e narrazione nella formazione e nella cura, Cortina, Milano  Janigro N., La vocazione della psiche, Einaudi, Torino  Janigro N., Psicoanalisi. Un’eredità al futuro, Mimesis, Milano  Malinconico A., "Dialettica di redazione (ancora in tema di analisi biografica a orientamento filosofico)", in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Malinconico A., Psicologia Analitica e mito dell’immagine. Biblioteca di Vivarium, Milano  Montanari M., “Per una filosofia del profondo”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Montanari M., La filosofia come cura, Mursia, Milano  Montanari M., Vivere la filosofia, Mursia, Milano  Moreni L., “Intervista a tre analisti filosofi”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Sull’analisi biografica a orientamento filosofico  Analisi biografica e cura di sé  Una nuova formazione alla cura  Psiche e città. La nuova politica nelle parole di analisti e filosofi  Quattordici punti sull’analisi biografica a orientamento filosofico.  Romano Màdera. Madera. Keywords: la carta del senso, “profondo” “la grammatica profonda” “la grammatical del profondo” Tiefe Grammatik – implicatura del profondo, implicatura del superficiale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Madera” – The Swimming-Pool Library. Madera.

 

Grice e Maffetone: l’implicatura conversazionale – filosofia campanese – filosofia napoletana – scuola di Napoli -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice: “I like Maffetone; he tries, like I do, to defend Socrates against Thrasymacus; in the proceedings, he provides his view on the foundations of Italian liberalism – and has recently explored the topic of what he calls ‘il valore della vita.’” Si laurea a Napoli. Ha contribuito al dibattito scientifico sui temi di bioetica e etica dell'economia e della politica, alla Rawls,, tentando di ricostruire i principi del liberalismo applicandoli al contesto dell’economia. Insegna a Roma. Presidente della Fondazione Ravello.  Saggi: “I fondamenti del liberalismo” (Laterza, Etica Pubblica, Il Saggiatore); “La pensabilità del mondo” (Il Saggiatore, “Rawls” (Laterza). “Un mondo migliore. Giustizia globale tra Leviatano e Cosmopoli, “Marx nel XXI secolo,” Luiss University Press. Radio Radicale. Sebastiano Maffettone. Maffetone. Keywords: contrattualismo. Rawls on Grice on personal identity. Keywords: quasi-contrattualismo conversazionale, i due contrattanti – il contratto come mito – contratto – marxismo, comunismo, laburismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maffetone” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Magalotti: l’implicatura conversazionale – di naturali esperienze – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “I like Magalotti – very philosophical” – Grice: “When a philosopher is a count, we don’t say that he was a professional philosopher, but not an amateur philosopher either – ‘philosopher’ does!” – Grice: “I like his ‘saggi’ on ‘natural experience’ – he is being Aristotelian: there is natural experience and there is trans-natural experience – and there is supernatural experience!” Appartenente all’aristocrazia, figlio del prefetto dei corriere pontifici. Studia a Roma e Pisa, dove e allievo di VIVIANI e MALPIGHI. Segretario di Leopoldo de' Medici, segretario dell'Accademia del Cimento, fondata da de’ Medici. Fa parte anche dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia dell'Arcadia, Dall'esperienza al Cimento nacque i “Saggi di naturali esperienze, ossia le relazioni dell'attività dell'Accademia del Cimento”. Passa al servizio di Cosimo III de' Medici  iniziando così un'attività che lo porta a una serie di viaggi per l'Europa (raccolse in diverse opere le sue vivaci e brillanti relazioni di viaggio). Ottenne il titolo di conte e la nomina ad ambasciatore a Vienna. Si ritira alla villa Magalotti, in Lonchio. Si dedica alla filosofia, con particolare attenzione per la filosofia naturale di Galilei Opere:   “Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo, pastore arcade” “Delle lettere familiari del conte M. e di altri insigni uomini a lui scritte, Firenze,  Diario di Francia, M.L. Doglio, Palermo, Sellerio. “La donna immaginaria, canzoniere, con altre di lui leggiadrissime composizioni inedited” (Lucca); “Lettere del conte M. gentiluomo fiorentino dedicate all'Ecc.mo e Clar.mo Sig. Senatore Carlo Ginori Cav. dell'Ordine di S. Stefano, Segretario delle Riformagioni e delle Tratte, Lucca. Lettere contro l'ateismo, Venezia. Lettere odorose, E. Falqui, Milano. Lettere scientifiche. “Lettere” (Firenze). “Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del cimento sotto la protezione del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia, Milano. “Scritti di corte e di mondo” Enrico Falqui, Roma. “Varie operette del conte Lorenzo Magalotti con giunta di otto lettere su le terre odorose d'Europa e d'America dette volgarmente buccheri”  Roma.Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Cimento sotto la protezione del serenissimo principe Leopoldo di Toscana e descritte dal segretario di essa Accademia (Firenze: per Giuseppe Cocchini all'Insegna della Stella); “La donna immaginaria canzoniere del celebre conte M. ora per la prima volta dato alla luce e dedicato alle nobilissime dame italiane” (Firenze: Bonducci); “Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade” (Firenze: per Gio. Gaetano Tartini, e Santi Franchi); “Il sidro poema in due canti di Filips tradotto dall'inglese in toscano dal celebre conte M. ora per la prima volta stampato con altre traduzioni, e componimenti di vari autori” (Firenze: appresso Andrea Bonducci); Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond, Opere slegate: precedute da un carteggio tra Magalotti e Saint-Évremond, tradotte in toscano” (Roma: Edizioni dell'Ateneo). Scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Elogio storico nell'edizione de La donna immaginaria canzoniere del conte M. con altre di lui leggiadrissime composizioni inedite, raccolte e pubblicate da Gaetano Cambiagi, In Lucca: nella stamperia di Gio. Riccomini, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, POMBA,  M., Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia” (Bari, G. Laterza). Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca, Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia  Lettere scientifiche ed erudite  Comento sui primi cinque canti dell'Inferno di Dante, e quattro lettere del conte M. Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade  Lettere scientifiche ed erudite  La donna immaginaria  Novelle  (il volume contiene anche opere di altri autori) Gli amori innocenti di Sigismondo conte d'Arco con la Principessa Claudia Felice d'Inspruch.   DICE poldo di Toscana . Lettera III. SopralaLuce.AlSignorVincenzo Vi Sopra ildetto del Galido, il Vino Signor Carlo Dati. Lettera V. 111 P relazione 13 28 un composto d'umore e di luce. Al 48 394 refazione medesimo . Lettera II. . Fiore. Al Serenissimo Principe L e o . Delveleno dellaVipera.AlSignorOt 78   ne d'osservar la Cometa l'anno 1664. Leltera VII. Donde possa avvenire , che nel giu dicar degli odori cosi sovente si prenda abbaglio. Al Signor Cavaliere Giovanni Battista d'Ambra. Lettera re Giovanni Battista d'Ambra.Lette Descrizione della Villa di Lonchio.Al Strozzi. Lettera X. Intorno all'Anima de'Bruti,Al Padre secondo. Al Padre Lettore Don A n giolo Maria Quirini. Lettera XIII. 262  INDICE 395 . : 126 Sopra un effetto della vista in occasio Al Sigoor Abate Oilavio Falconieri. . Sopra gli odori . Al Signor Cavalie Signor Marchese Giovanni Battista Sopra un passo di Tertulliano.Al Pa Sopra un passo del Concilio Niceno Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XIV. . Monsignor Leone Strozzi . Lettera XVII.. . 170 252 ra IX. VIII, Іоо Letiore Don Angiolo Maria Quirini. Lettera XI. dre Lettore Don Angiolo Maria Q u i rini.Lettera XI. Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XV. 85 157 279 Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XVI. 282 Sopra un intaglio in un diamante. A 289 300 7   Conte Ferrante Capponi . Lettera XIX. Sopra la lettera B , e perchè ella s'a doperi cosi spesso nel principio de  396 INDICE. Sopra un passo di S. Agostino.Al Si gnor Abate Lorenzo Maria Gianni. Lettera XVIII . . Sopra il Cascii . Al Signor Cavaliere Cognomi. Al Signor Tommaso Buo naventuri . Lettera X X . FINE. SilAJilUsCEn il poeta per una lelva, per la quale tutta  notte aggiratosi, la mattina in su falba si trova a piè  <l'uQa colliuciui. Kipoaatosi alquanto ^ •! per voler   aalire f quando y fattuegli incontro una lonza, un leone e  una lupa, h costretto a rifuggirsi alla selva. In questo  gli apparisce Fombra di VIRGILIO , il cui ajuto è da esso  caldamente implorato contro alla lupa, dalla quale il  maggior pencolo gli soprastava. Virgilio discorre lunga*  mente della pessima natura di quella 6era, onde cam«  porne lo strazio , offerendogli sè per guida | a tener altra a Canto   via lo conforta. Dante accetta Tofferta di Virgilio « e te-  nendogli dietro ti mette in cammino.   V. I. Nel mezzo del cammin tee.   Keir età di 35 anni. Ciò non t'aTguìtee per congetture;  ma provasi manifestameute da un luogo del tuo Convivio,  nella aposizione della canzone: Le dolei rime eTamor, eh* io eolia;   dove 9 dividendo il cono della vita umana in quattro  parti, che tutte (anno il numero d'anni 70 « resta, che  la metà del suo corso, secondo la mente del poeta, sia  ne' 35 . Che poi questo primo verso debba intendersi  letteralmente, cioò del numero degli anni, e non alle-  goricamente, come alcuni vogliono: si dimostra da un  luogo deir Inferno , caut. XV, nel quale domandato il  poeta da Ser Bnmetto di sua venuta, esso gli risponde,  V. 49;   Lassù di sopra in la vUa serena  * JUrpos* io lui • mi smarrì *n una valle ,   1 Avanti (he Vetà mia fosse piena:   riferendoli a questa selva» nella quale racconta essersi  smarrito nel mezzo del commin del suo vivere.   V, per una selva oscura.   Forse questa selva ^ oltre al senso letterale, che fa  giuoco al poeta per 1* intraduzione del suo viaggio , ha  sotto di s^ ((ualche senso allegorico • dei quale sono ar-  ricchite molte parti di questo primo canto ; e vuol per  avventura s guilicare la selva degli eiTori , per entro  la quale assai di leggieri si perde l' uomo nella sua  FRIICO.    3   a<h>1etccnu; e cìie iia *1 vero nel topraccitato luogo del  •uo CoFwivio ti leggono queite formali parole ; È adunque  dà f opere, che y ticcome quello, che mai non fosse stato in  una città , non saprebbe tener le vie -, senza l' insegnamento  di colui , che le ha usate : ro/1 V adolescente » che entra nella  teloa erronea di questa vita , non saprebbe tenere il buon co/m-  mino y se da suoi maggiori non gli fosse mostrato ; nè il mo-  strar vatrebbe, se alli loro coaiafidamenti non fosse obbediente,   V. 8. Ma per trattar del ben ecc.   Del frutto, il qual ti ritrae dalla meditaiione di quel  miserabile stato pieno di pene e di rimordiinenti , mediante  la quale s' arriva alla caDtemplaaione d' Iddio , che è la  fine propostasi dal poeta. V. 1 3. Ma po* eh* »* fui appiè ecc.   Il colle è forse inteso per la virtù , la qual si solleva  dalla bassezza della selva.   V. l6 vidi le sue spalle   VestUe già de* raggi del pianeta ecc.   Il senso letterale è aperto , volendo dire , che la cima  del colle era di già illustrata da' raggi del nascente sole.  Ma forse, che sotto questo senso n' è chiuso un altro ^  pigliando il sole per la grazia illuminante , la quale all' u-  sctr Dance dalla selva degli errori cominciava a trape-  lare con qualche raggio nella sua mente.   V. ao. Che nel lago del cuor ecc.   Por che voglia insinuare , nella passione della paura  commuoversi e fortemente agitarsi il sangue nelle due  cavità del cuore, dette volgarmente ventricoli; de' quali,     4 Canto   prrò eh’ e' parla in lingolare , pigliando la parte pel  tutto , vuol forae dir principalmente del destro , che del  sinistro i maggiore. ALIGHIERI lo chiama lago , credendosi  forse che il sangue che v’ è , vi stagni , non essendo in  que’ tempi alcun lume della circolazione. Qui però cade  molto a proposito il considerare un luogo maraviglioso  del Petrarca nella seconda canzone degli occhi, finora,  che io sappia, non avvertito da altri; nel quale dice  cosa intorno alla circolazione da far facilmente credere,  eh* egli quasi quasi se l’indovinasse, arrivandola, se non  con l'esperienza, con la propria speculazione. Dice dun-  que così :   Dunque eh' i’ non mi sfaccia ,   Si frale oggetto a s\ possente fuoco  Non i proprio valor , che me ne scampi ,   Ma la paura un poco ,   Che 7 sangue vago per le vene agghiaccia ,  insalda ’l cor , perchè più tempo avvampi.   Non ha piti dubbio-, eh* e’ si parrebbe forte appassio-  nato del poeta, che volesse ostinarsi a dire, che il sen-  timento di questi versi suppone necessariamente la notizia  della circolazione del sangue ; la quale , a dir vero , so  fosse stau immaginata , non che ricooosciuu dal Petrarca,  non ha del verisimile , eh’ ella si fosse morta nella sua  mente, ma, da lui conferita e discorsa con altri, per la  grandezza del trovato avrebbe mossa fio d' allora la cu-  riosità de’ medici e de’ notomisti a procacciarne i riscontri  con resperienze. E ben degno di qualche maraviglia il  vedere , come , il poeta altro facendo , e forte altro in-  tendendo di voler dire , gli è venuto detto cosa , che  spiega mirabilmeote quesu dottrina; poiché, se ben si    considera il lento de' lopraddetti Tersi , ^ tale : Ma il  cuore rìsalda un poco, cioè ritorna al suo esser di fluidezza il sangue , il quale nel vagar per le vene s'ag-  ghiaccia dalla paura , e ciò a fine di farlo arder misera-  mente più lungo tempo.   Puoss' egli dilucidar più chiaramente Teffetto, che opera  nel sangue il ripassar cb* egli fa per la fornace del cuore,  dove si liquefi, s'allunga, s'assottiglia, e si stempera,  caso che nel vagar per le vene lontane o per paura,  come in questo caso nel PETRARCA, o per qualsivoglia  altra cagione si fosse punto aggrumato e stretto; onde  poi, novellamente fuso, e corrente divenuto, potesse  ripigliare il nuovo giro ed allungar la vita (la qual tanto  dura, quanto dura il sangue a muoversi), e si a render  più luogo r incendio amoroso del poeta?   Ma ciò, per chiaio ch'ei sia ed aperto, ò tuttavia  assai oscuramente detto in paragone d'un luogo, del Da-  vanzati nella sua Lezione delle monete. Il luogo ò il se-  guente : Jl danojo è il nerbo della guerra, e della repuhhlica , dicono di gravi autori, e di jolenni* Ma a me par  egli più acconciamente detto il secondo sangue; perchè,  siccome il sangue , eh' è il rugo e la sostanza dei cibo  nel corpo naturale, correndo per le vene gì-osse nelle mi-  nute , annaffia tutta la carne , ed ella il si Bee , com* arida  terra bramata pioggia, e rifà, e ristora, qucaUunque di tei  per lo color naturale s'asciuga, e svapora: così il danajo,  eh* è sugo e sostanza ottima della terra , come dicemmo ,  correndo per le borse grosse nelle minute , tutta la gente  rineaneuina di quel danajo, cheti spende, evaviacontl-  nuatnente nelle cose , che la vita consuma , per le quali  nelle medesime borse grosse rientra , e cos't rigirando man-  tiene in vita il corpo civile delta repubblica. Quindi assai 6    Canto    éi leggler ti tomprende , eh* ogni ttato vuol una quantità  di moneta, che rigiri^ come ogni corpo una quantità di  sangue , che corra»   Che dunque diremo di queit* autore ? Nuli* altro ceiv  tamente , te non che , dove i profeMori delle mediche  facoludi non giunsero, se non dopo un grandissimo  guasto d* inomnerabili corpi, egli senz'altro coltello che  con la forza d'un perspicacissimo ingegno penetrò nel  segreto di questo aumiirabile ordigno, c tutto per filo e  per segno ritrovò raltisstmo magistero di quei movimenti,  che noi vita appelliamo*   V. 31 . £ qual è quei, che con Una af annata ecc.   MaravigUosa similitudine.   V. 35. CoA /'animo miò , eh* ancor fuggiva ecc.   Rara maniera d'esprimere una paura infinita. Bocc.*,  Novella 77. Allora , quasi come se *l mondo sotto i piedi  venuto le foste meno , le fuggi Canitno , e vinta cadde ro-  paa '/ battuto della terre.   V. 3 o* Si che 7 piè fermo ecc.   Solamente camminandosi a piano : dicansì quel che  vogliono 1 commentatori, in ciò manifesraniente conviensi  dalla dimostrazione e dall' esperienza. £ vero, che il piè  fermo retu sempre Ìl più basso. Onde convien dire, che  Dante non avesse ancor presa l'erta, il che si convince  anche più manifestamente da quel che segue :   V. 3 i. £d ecco, quoti al cominriar dell’ erta»   La voce quoti vuol significare ( e tanto più accompa-  gnau con l'altra al cominciar t che denota futuro), che  PRIVO. 7   Verta era ben vicina, ma non cominciata; c pure in fin  allora avea camminato , adunque a piano. Nè li opponga  quello, ch’egli dice ne* veni innanzi, y. l3.   Ma po’ eh’ i fui appii d" un colle giunto ;   poiché appiè d'un colle li dice anche in qualche distanza;  anzi t' e’ doveva comodamente vedergli le spalle, v. l 6 .   Guarda’ in alto e vidi le sue spalle ,   tornava meglio eh’ e’ ne fosse alquanto lontano. Molto  meno dà dilEcoltà il seguente v. 6 l.   Mentre eh’ i’ rovinava in basso loco;   dicendo: dunque se ora egli scende, mostra, che dianzi  saliva. Saliva , ma dopo aver prima fatto il piano , per  lo qual camminando il pie fermo sempre era il più basso.  Del resto il leone e la lonza non poteron impedirgli il  salire : solamente la lupa gli fe’ perder la speranza dell’ al-  tezza, cioè di condurti in cima del colle. Di qui avvenne  eh’ egli prete a rovinare in basso loco,   V. 3a. Una lonza ecc.   Una pantera. Per essa , come animai sagacissimo , in-  tende veritimilmente la lussuria.   V. 36. Ch’i’ fui, per ritornar, pUi volte, volto.   Bisticcio. Tibullo ti fe’ lecito anch’ egli per nn^ volta  un simile scherzo , Ub. IV , corm. VI , v. 9 .   Sic bene compones : ulli non ille puellat  Seruire.     8 Canto   £ Properzio te ne volle aacor etto cavar la voglia,  elcg. Xin, Ub. I, V. 5.   Vum tiU Jecepiiì augfiur fama puellis ,   CtTtus et in nuìlo quaeris amore moram.   V. 39 quando V amor divino   Mone da prima quelle cose belle-   Direi, che per la motta di quelle cose belle non inten-  dette altro il poeta, che rattuazione dell* idee, o tì vero  lo tpartimento dell* idea primaria nell* idee tecondarie ,  che è il diramamento dell* uno nel diverto tignificato nel  triangolo platonico. In tomma la creazione dell* univerto,  allora quando formò il mondo temibile tutta a timile al  mondo archetipo o intelligibile creato ab eterno nella  mente divina.   £ non è inveritimile, che ALIGHERI abbia voluto toccare  quetta dottrina platonica, nella quale, come appare ma-  oifettamente da altri luoghi della tua Commedia, e prin-  cipalmente nell* XI del Paradito , egli era vertatittimo ,  donde ti raccoglie e 1* intento amor delle lettere e la  pertpicacia del tuo finittimo intendimento , mentre in un  aecolo coti barbaro pot^ aver notizia delle opinioni pla-  toniche , quando i principali autori di quella tcuola o  non erano ancor tradotti dal greco idioma , o t*egli era-  no, grandittima penuria vi aveva de* codici tcritti a penna  dove vederli e ttudiarli. Na t* io ben m'avvito, tal dot-  trina Incavò egli a capello da BOEZIO, del qual aurore il  poeta fu ttudioiittimo , dicendo nel tuo Convivio queite  formali parole : Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia  mente» che s'argomentava di tonare » provvide ( poi ne*l  ai/o, nè Taltrui consolare valeva ) ritornare al modo» che   F ni u o.    9   alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi; e ansimi ad  allegare e leggere quello , non conosciuto da molti , libro  di Boezio ) ìlei quale » cattivo e discacciato , consolato si  aveva. Quivi adunque potè egli facilmente apprendere a  intender Puniverso aotto il nome di bello , e ti per la  moMa delle cose belle intender la mossa del mondo  archetipo disegnato ab eterno nella mente d'iddio. 1 versi *  di BOEZIO sono i seguenti: lib. Ili de consol. etc.^ metro 1\.   O qui perpetua mundum radane guhemés»   Terrarutn caeUque salar , qui te/apus ab aeuo  Ire iuhes , stabilisque nianeru das cuncta moueri ;  Quent non extemae pepulerunt fingere caussae  Materiae fluitantis opus uerum insita sutnmi  Forma boni, liuore carens : tu cuncta superno  Ducis ab exeinplo : pulcrum pulcherrimus ipse  Mundum mente gerens , similiqtte imagine formans ,  Perfectasque iubens perfectum absoluere partes.   In numeris elemento ligas , ut frigora fiamtnis y  Arida conueniant liquidis : ne purinr ignis  Fuolet , aut mersos deducane pondera terras.   Tu triplicU mediam naturae cuncta mouentem  Connectens animam per consona membra resoluis, etc.   Che poi per la motta intenda l'attuazione delle idre  mondiali, ciò si convince apertamente da un luogo ma-  raviglioso del suo canzoniere nella canzone :   Amor y che nella mente mi ragiona;   dove parlando della sua donna dice cV ella fu T idea, che  Iddio si propose quando creò il uiondo sensibile, il qual  atto di creare vien quivi espresso con la voce mosse.     IO    Canto   Però qual donna sente sua beliate ,   Biasmar , per non parer queta ed umile ^   Miri costei , eh' esemplo è d’umiltate»   Questuò colei, che umilia ogni perverso.   Costei pensò , chi mosse l* universo.   Altri forse intenderà (tutto che i comentatorì in questo  luogo se la passino assai leggìensente ) per la mussa di  quelle cose belle, la mossa data ai pianeti per gli orbi  loro; ma trattandosi d"una mossa data dall" amor divino,  panni assai più degna opera la creazione dell'universo,  che r imprimere il moto a piccol numero di stelle. Dire  dunque , che il sole nasceva con quelle stelle , eh* eran  con lui quando Iddio creò il mondo : cioè eh' egli era  in Ariete , nella qu^d costellazione fu creato secondo  Vopiniooe di molti.   V. 41 * a bene sperar vera cagione.   Di quella fera la gaietta pelle ,   L*ora del tempo , e la dolce stagione.   Può aver doppio significato : primo in questo modo ,  cioè : 51 che Vara del tempo , e la dolce stagione tu erano  cagione di bene sperare la gaietta fera di quella pelle;  cioè, Si che l'ora della mattina e la stagione di prima^  vera (avendo detto che il sole era in ariete) mi davano  buon augurio a rincer l'incontro di quella fiera, e a  riportarne la spoglia. £ in quest' altro : Sì che aggiunto  all' ora e alla bella stagione l' incontro di quella fiera  adorna di sì vaga pelle non poteva non isperar felici  successi. Così rincontro d'uno o d' un altro animale  recavasi anticamente a buono o a tristo augurio.   F R I M O. (I   V. 45. Za vista, che m'apparve étun leone.   Il leone è preio dal poeta per limbolo della superbia.   V. 4^. £d una lupa eco.   L'ararizia.   V. Si. £ molte genti fe' già viver grame.   Ciò si può intender di coloro , l'aver de' quali è  ingordamente assorbito ddl' avwo , e per gli avari me-  desimi, che ai consumano in continui affanni per l'insa-  ziabditi della lor cupidigia, onde chiama la lupa bestia  senza pace.   V, 53 . Con la paura, eh’ uteia di sua vista.   Qui paura con bizzarra significazione vale spavento in  significato attivo, ed è forse l'unico esempio che se ne  trovi. Cosi l'addiettiva pauroso è preso attivamente, Infer.  cant. 3 , V. 8 H.   Temer si dee di sole (fucile cote ,   eh’ hanno potenza di far altrui male ,   Deir altre no , che non son paurose.   Cioè non danno paura ; ma questo non è tanto sin»  gulare , quanto il sostantivo paura in significato di ter-  rore, e f.tcllmente se ne troveranno esenipj simili cosi  ne'Crecif come nei Latini. Uno al presente me ne sov-  viene, ed ò di Tibullo, eleg. IV, lib. Il , v. q,   Stare uel insanis cautes obnoxia uentit ,   Naufraga quae uatii tunderet unda maris !   V. 60 dove il sol tace.   Verso l'onibra della selva.  Canto   V. 63 . Chi per lungo silenzio parta fioro.   Quriti è Virgilio, «otto la periona del quale pare,  che debba intendersi il lume della ragion naturale risve-  gliato nella mente del poeta dalla teologia figurata per  ranima di Beatrice de* Portinan in vita amata da Dante.   V. 63 parta fioco.   Dal sento delle parole par, che Dante •* accorgesse ,  che Virgilio era fioco dalla semplice vista, ma a bea  considerare non è così. Perchè allora eh' egli scrisse questo  verso avevaio già udito favellare, onde può ben dire  qual era la sua voce, oltre al dire eh* e* Paveva veduto.  Che poi lo faccia fioco , ciò è furila per tacciar la bar-  barie di quel secolo , in cui allorché Dante si pose a  cercar lo suo volume, cioè a leggere e studiar TEneide,  nino altro era che la cercasse o studiasse , onde poteva  dirsi Virgilio starsene muto ed in silenzio perpetuo.   V. 70. Nacqui suh JuliOt ancorché fosse tardi.   Dice esser nato sotto Giulio Cesare ancorché fosse  tordi, cioè ancorché esso Giulio Cesare rispetto al nascer  di Virgilio fosse tardi, cioè indugiasse qualche tempo  ad aver Tassoluto imperio di Roma, onde si potesse con  verità dire che la geme nascesse sotto di lui. £ vera-  mente Virgilio nacque avanti a Cristo anui 70, agridi  d'ottobre , e per conseguenza avanti che Giulio Cesare  fosse imperatore.   V. 90. Ch" ella mi fa tremar le vene e i polsi,   piglia i polsi universalmente per Parterìe, le quali  eo\ loro strigoersi e dilatarsi con contraria corrisponden-  za alla sistole e alla diastole del cuore continuamente    R I li O.    i 3   dibatt^nfti. E qui è da notare ravvedutezza deì poet  mentre dice, che gli tremavano le vene ancora, come  quegli che beni»iÌmo sapea , che per non andar mai  diigiunte dall* arterie, in una violente commozione di  queite, non può far di meno che quelle ancora tanto  quanto non •'alterino.   V. 91. A te convien tenere altro viario.   Quasi dica; ben li può luituria e tuperbia vincere,  ma superare avarizia, ciò è all* umane forze impossibile.   V. 100. Molti son gii animali 1 a cui t’ammoglia.   Molti vizj veogon congiunti con Tavanzia.   V. lOi. ... in finckè’l veltro ecc.   Questi è messer Cane della Scala veronese , onde la  sua patria, dice Dante, che sari tra Feltro e Feltro, perchè  tra Monte Feltro dello Stato d' Urbino e Feltro del Friuli  si ritrova in mezzo Verona. Fu messer Cane uomo d'alto  affare in que' tempi, e d'animo grande e liberale; ed  essendo desideroso, che la sua generosità fosse per opera  conosciuta, intraprese ad onorare e soccorrer tutti coloro,  che di gran saliere fosser dotati, fra quali ricoverò anche  il nostro poeta, allorch'e'fu di Faenze cacciato co* Chi~  bellini intorno all'anno i 3 oS.   V. io 3 * terra , nè peltro»   Peltro^ stagno raffinato con lega d’argento vivo. Qui  per metallo in genere , onde il scntimeaio è questo ;   V. io 3 . Questi non ciberà terra , nè peltro ,   Questi non si ciberà , cioè non sarà signoreggiato da  ambizione di stato > uè da cupidigia d'avere.     14 Canto triuo.   V. ic 6 . Di queìF umile Italia»   Vinile y atteso il tuo miserabile stato in que* tempi per  rintestioe discordie, ond' ella era sempre infestata.   V. 111. Là onde invidia prima ecc.   O sia la prima invidia di Lucifero contro Iddio in  Ciclo, o contro l'uomo nel paradiso terrestre, o pure:   V. IH. Là onde invidia prima dipartiìla\   Là onde da prima inridia la diparti , preso quel prima  avverbialmente.   V. iiS. Che la seconda morte ciascun ^rida.   Allude al desiderio , che hanno i dannati della morte  deir anime loro dopo quella de* corpi per sourarsi alla  crudeltà de' tormenti, onde S. Luca, cap. aa, io persona  di quelli : Monies cadile super noi, et colles operile nos.   V. lai. Anima fia ecc.   Beatrice de' Portinarì , la quale , siccome à detto di  sopra , fn io vita ardentissimamente amata dal poeta.   In questo, che segue nel primo canto, si consuma un  giorno intero , eh' è il primo del viaggio di Dante.   INFERNO.    CANTO SECONDO.    ARGOMENTO.    Si fa dall’ ioTOcar le muae e l'ajuto della propria  mente. Dipoi acconta , com' egli peniando all' impreia  di tal viaggio . cominciò a •gomrntoraeoe , e a motirare  a Virgilio eoo molte ragioni, di' e' non era dovere, ch'ei  ti mettewe ]>er niun conto a cimento >1 pericoloio. Dopo  di che narra, come Virgilio lo ripreie della tua viltà;  e con dirgli, ch'egli veniva in tuo aoccorto mandatovi  da Beatrice, tutto di buon ardire lo iraarrito animo gli  rinfranca, ond'egli ti ditpone al tutto di volerlo teguitare.   V. 4 . ATapparetfhiava a sostemr la putirà ,   Si del cammino , e ti delta pittate.   Il Boti, il Vellutello, ed altri comentatori tpiegano  qneito luogo coti ; M'apparecchiava a tiiperar le ilitE-  cultà del viaggio, e tollerar la noja della pietà, di' eraii  per farmi quei crudeliitimi tirar) , ond’ era per veder  tormentare l’anmie de’ dannati. Io però ardirei proporrej6 Canto   un* alfr.i roiuMcrazionc , le a sorte Dante avesse piut-  tosto voluto dire, eh’ ci •'apparecchiava a sostcoer la  {guerra della pirtare , cioè a ftf forza al suo animo per  non prender pietà de’ peccatori, avvegnaché U crudeltà  de’ «upplizj. fosse per muovergli un certo naturai affetto  di comjiafsione , al quale ciafcun uomo fi seme ordina-  riamenTc incitare per la miseria altrui. £ veramente il  senso letterale pare , che favorisca mirabilmente questo  sentimento ; poiché , s’ei s’apparecchiava a sostener la  guerra della pietà, cioè la guerra, ch’era per Wgli la  pietà , segno è eh' e* non voleva lasciarsi vincer da  quella, ma si resistere e comb.ucere con la considera-  rione, che quegl' infelici erano puniti giustamente, anzi,  come dicono t teologi, citra meritumt mentre avendo offeso  una Maestà inBnita, e sì infinita venendo a esser la loro  colpa, questa non può con pene finite soddisfarsi. Dico  finite quanto all' intensione , non quanto all* estensione ,  la quale non ha dubbio , che durerà eternamente. E chi  porrà ben mence ad altri luoghi dell’Inferno, ne troverà  di quelli, che armano di piu salde conjetture il sentimento  da me addotto in questo passo. Tale è quello dell’Inferno,  canto XIII, dove, dopo il primo ragionamento dì Pier  delle Vigne , Dante dice a Virgilio, eh* c’ seguiti a do-  mandare all* anima del suddetto Piero qualche altro  dubbio, imperocché a lui non ne dà Tanimo, tanto si  sente strignere dalla pietà del suo infelice stato, v.   OntV io a lui : dimandai tu ancora   Di quel, che credi ^ ch‘ a me soddisfaccia ;  eh* i non potrei: tanta pietà in accora.   E piià apertamente si vede questo star su la difesa, che  fa Dante contro l’ importuna pietà de* dannati, la qual tenta di vincerlo al canto XXIX dell’ Inferno , quando  arrivato in tu ruldina costa di Malebolge dice cosi, v. 43^   Lamenti saeltaron me diversi ,   Che di pietà ferrati avean gli strali :   Ond" io gli orecchi con te man coperti.   Il qual terzetto par, che esprima troppo maraviglio-  samente un fierissimo assalto dato dalla pietà all’ animo  del porta , e la difesa di quello con turarsi gli orecchi.  £ non solamente si troverà difendersi dalla pietà , ma  sovente incrudelire contro di essi, negando loro conforto  e compatimento. Così Inf. cant. XXXIII , richiesto da  Branca d’Oria, che gli distaccasse d' insieme le palpebre  agghiacciate , non volle farlo , v. 148.   Ma distendi ora mai in guà la mano ,   Aprimi gli occhi I ed io non gliele aperti,   E cortesia fu lui tesser villarto.   E Inf. XIV , vedendo Capaneo disteso sotto la pioggia  di fuoco, dice stargli il dovere, v. ^t.   Ma , com' io dissi lui , li tuoi dispetti  Sono al suo petto assai debiti fregi.   Io però confesso di non aver per anche si fatta pra-  tica SU questo poema , eh' e' mi sovvengano così a un  tratto tutti i luoghi, ov’ e' favella di pietà in questa prima  Cantica dell’ Inferno; e considero eh’ e’ mi se ne può  addurre taluno ora non pensato da me , il qual mostri  così chiaro il contrario, eh’ e' metta a terra tutto il pre-  sente ragionamento. E considero , che altri potrebbe ri-  spondermi , che il far dimandare da Virgilio Pier delle  Vigne , e ’l coprirsi gli orecchi con le mani posson     i8 Canto   ambedue etter effetti dell' cuer Taiiimo del poeta troppo  vinto dalla pietà, e non dall' eaier a lei repugnante ; ma  io non piglio per aaiunto di provare , che egli si picchi  di non calerti mai piegato a pietà de' dannati , anzi che  in molti luoghi confeita la aua caduta , qual è quella ,  Inf. canto V, v. 70.   Poscia eh' i' thhi il mio dottore udito  Nomar le donne antiche e cavalieri ,   Pietà mi vinse , e fui quasi smarrito.   Nel qnal luogo non meno ti pare la perdita del poeta,  che il contratto antecedente; mentre, te egli non ti fotte  potto in animo di non latciarti andare alla compattione,  non avrebbe indugiato fin allora ad arrenderli , avendone  avuta occatione molto prima , cioè tubito eh' ei vide la  miteria dei peccatori carnali. Ivi, v. 3S.   Or incomincian le dolenti note  A [armisi sentire : or son venuto ,   Xà dove molto pianto mi percuote.   Ma egli Ita forte il più eh' el potette : però , allora  ch'egli ebbe riconoteiuto quivi tanti valoroti uomini, e  coti alte donne , piegò l'aaimo alla compattione ; ond'egli  dice , eh' ei fu quoti smarrito , cioè ti perdè d' animo ,  vedendoti vinto il pretto. Per lo che concludo, che, te  bene da quetto e da muli' altri luoghi ti comprende la  vittoria della pietà , ciò non toglie il vigore alla ipoti-  zinne del preiente patto , potendo benitiimo ilare in-  lieme l'un e l'altro : cioè che Dante ti ditponeiie a  toitener la guerra della pietà , cioè a non compatire i  dannati ; e poi , come di animo gentile ed umano , di  quando in quando cedette. V. 8. O mente , che scru/etti ciò eK io vidi ecc.   Dopo ÌDTOcate le Muse, invoca la sua memoria, chia-  mandola mente che tcriite ciò eh' egli vide ; cioè, in cui  a' impretaero le tpecie degli oggetti vedati.   V. IO. Io cominciai;   Vi a’ intende a favellar di qncato tenore , e queata è  maniera uaitatiaaima di Dante per iafuggir la proliaaità  dell' introduaioni de' ragionamenti ; coal ed io a lui ed  egli a me ; cio^ diaai e diaac , ed infiniti altri aimili faci-  lisaimi ad intenderai.   Y. l 3 . Tu dici, de di Silvie lo parente,  CoirutlUile ancora , ad immortale  Secolo andò , e fu tentibilmente.   Tu dici. Tu hai laaciato aerino nella tna ENEIDE, che  ENEA padre di Silvio , eaaendo ancora nel corrunibil  corpo, andò a aecolo immortale , cioè diaceae airinferno,  e ciò non fu per aogno o per eataai , ma aenaibilmente ,  cioè in carne e in oaaa.   V. 16. Però se I avversario d'agni male   Cortese fu , pensando I alto effetto ,  Ch'uscir dovea di lui, e ’l chi, e 'I guale   L’avversario d* ogni male è Iddio, e ‘I chi , Romolo fon-  dator di Roma , e 'I quale , e le aue alte qualità ; onde  il aenao de' aeguenti terzetti è tale : Se Iddio , penaando  la aerie delle coac , che doveano farai per Enea c la aua  aucceaaione, conaentì l'andata e '1 ritotoo di lui dall'Iu-  ferno : ciò non parrà punto di atrano a qualunque abbia  punto d'intendimento, conaiderando eh' egli fu eletto per  .vutore di Roma e del romano imperio.     20    C AVTO   V. 22. La qual* e *l quale ecc.   La qual Roma, e '1 qual imperio.   V. 14. U* siedv il xuff<//or del «o^ior Piero.   Qui Piero per Pontefice , onde il maggior Piero viene  a eMer Cristo , e non S. Piero , come vogliono ì coni»  mentatori; perchè s'e* parlaste di S. Piero, non direbbe  del maggiore y il qual ti dice solo comparativamente ad  altri minori ; il che toma appunto bene , però eh* e* parla  di Cristo, il quale rispettivamente a $. Piero può vcrar  mente chiamarti il maggiore*   V. aS. Per quest* andata, onde li dai tu vanto ecc.   Onde cotanto T esalti fra gli uomini per ralcissimo  privilegio concedutogli.   V. a6. Intese cose che furon cagione   Di sua vittoria , e del papale ammanto.   Allude alla predizione fatta da Anchise ad Enea nel  sesto deir Eneide ; per la quale egli intese la sua vitto-  ria, da cui dopo lunga serie di avvenimenti fu stabi**  lito in Roma il papale ammauto , cioè l'imperio sacro.   V. a8. Andovvi poi lo Vas delezione ecc.   S. Paolo, quando fu rapito al terzo cielo. £ veramente  ne recò conforto alla nostra fede con l'oculata tettimo-  niaaza delle cose credute da essa. E notiti che Dajite  da principio di questo suo discorso, fatto qui a Virgilio,  non si ristrinse a dir solo di quelli, i quali ancor viventi  pass;u*ono all* Inferno, ma di ciascuno, il quale, sendo  ancor corruttibile, andò a secolo immortale. Laonde non  solamente di Enea, ma del celeste viaggio di S, Paolo  ancora saggiamente piglia a ragionare.  ai   V. 34. Perchè se del venire C tn ahhanJono ecc.   M* abbandono oon vuol dire, d* io mi tgomento di ve«  iiire , come spiegano tutti i couieou , ma come chiosa  il Rifiorito : Perchè s* ì mi lascio andare a venire , assai  dubito del ritorno,   V. 37. E qual è quei che disvuoi ecc.   Ci mette con mirabil similitudine davanti agli occhi  i contrasti d' un' anima, che dal male al ben operar si  rivolge.   V. 41. Perchè» pensando consumai t impresa y  Che fu nel cominciar cotanto tosta.   S'accorge Dante d'averla un po' corsa» allora che nel  primo canto, senza pensar nè che, nè come, s'impegnò  ad andar con Virgilio, dicendo, v. i 3 o.   Poeta t i ti richieggio   Per quello Iddio, che tu non conoscesti,  jicciò eh* i' fugga questo male e ptggio.   Che tu mi meni là dov* or dicesti ,   Si eh* i vegga la porta di S. Pietro ,   E color, che tu fai cotanto mesti.   Onde ora confessa , che , sbigottito dalle suddette con>  siderazioni, l'amor dell'impresa, da principio con sì lieto  animo incominciata , era per tali pensieri consumato e  svanito.   V. 43. Se io ho ben la tua parola intesa ,   Rispose del magnanimo quell ombra ,  Vanima tua è da viltate offesa.   Rispose Virgilio : Con queste tue riflesiioni , s' io 1 * ho  ben'imesa, in loitanza tu ba* paura*     Cauto   V. Ss. I* tra tra color elle son tospeti,   Nel Limba , dove nè godono , nè dolgonti ranìme.   V. 53 . E donna mi chiamò beata e bella.   Beatrice , la quale , ticcome è detto nel IV canto , è  poeta per la grazia perSciente o consumante, secondo i  teologi dicono, anzi per la stessa teologia; e ciò, secondo  nota il Cello nella Lezione duodecima topra F Inferno,  per due cagioni : Una, perchè, siccome non ci è scienza,  la quale più alto ne levi nostro mortale intendimento  all’ altissima contemplazione d' Iddio e della teologia ,  così non avea Dante, mentre eh’ e’ visse, trovato oggetto ,  che più gli facesse scala all’ intelligenza delle celestiali  cose, che, siccome scrive io più luoghi, le sublimi virtù  e l’altre doti esimie dell' anima di Beatrice. L'altra ca-  gione , per la quale sotto il nome di Beatrice intenda  allegoricamente la teologia, è per mantener la promessa,  ch'egli avea fatta nella sua Vita Nuova; dicendo, che,  se Iddio gli avesse dato vita, avrebbe scritto di lei più  altamente, che aveste scritto altr' uomo di donna mortale.  Il che veramente ha egli molto bene osservato, avendola  posta in così bella e maravigliosa opera per la scienza  maestra in divinità.   V. 54. Tal che di comandar i la richiesi-  La richiesi. In pregai, ch'ella alcuna cosa mi comandasse.   V. 55. Lucevan gli occhi suoi più che la stella.  Più che’l sole.   V. 60. E durerà quanto 7 moto lontana.   Lontana, dal verbo lontanare. Quanto il molo lontana.  Quanto il moto s' allontana dal tempo presente : cioè la  tua fama durerà quanto dura il tempo.     a3   Piglia moto per tempo ella peripatetica , definendo  Ariatotile il tempo : Tempus tJt aumenu mottu seoundwa  prius et poiierUu.   V. 6i. L’ amico mìo, e non della ventura.   Dante , il quale per aver amato di puriaaimo amore  le bellezze dell' anima mia, e non le doti eaterne, che  la fortuna coraparte a' corpi terreni e corruttibili , fu  veramente amico di me , cio^ di quel eh' era mio , e non  {Iella ventura , e non della bellezza, per la quale altri di  lui men faggio m’ averà riputata felice e ben avventurata.   V. 63. Nella diterta piaggia i impedito   Si nel cammin , che volto , e per paura.   Impedito dalla lupa, e volto indietro per paura di cita.   V. 64. E temo eh' e' non ria già zi smarrito,   Ch’ io mi sia tardi al soccorso levata.   Dubito, che postano i vizj aver già preto in lui tanto  piede , che l'ajuto celeste non giunga in tempo.   V. 67. Or muovi ecc.   Muoviti , vanne : così il Petrarca :   Or muovi , non smarrir t altre compagne.   V. 71. Vegno di loco, ove tornar disio.   Toma egualmente bene al senso letterale e allegorico ,  cioà e a Beatrice e alla teologia, il desiderio di ritornare  in cielo ; il che imitando per avventura il Petrarca nella  canzone :   Una donna più bella asstù che ’l sole ;  disse della teologia :     34    Cakto  costei batte t ale   Per tornar all* antico suo ricetto.   V. 72. Amor mi mosse ecc.   É Vamor d* Iddio , pel qual e' desidera che ciascun  nomo ti salvi, e questo è il eeoso allegorico o vero se-  condo la lettera ; la mosse la dolce memoria di quell* aniur  eh* eli* avea portato nel mondo a Dante , ond* ella il  chiamò, v. 61 , L'amico mio.   V. 73 dinanzi al Signor mio»   Avanti a Dio.   V. 74. Di te mi loderò sovente a lui.   Gran promessa, dicono alcuni, fa qui Beatrice a Vir-  gUio 1 non intendendo questi tali qual utile possa ritor-  nare dair adempimento di essa a uu* anima divisa per  sempre dalla comunicazione della grazia e della beatitu-  dine. Dice in contrario il Vellutello , che Beatrice con  tal promessa promette a Virgilio in premio quello, che  da lei dare, e da lui ricevere in quello stato si potea  maggiore ; ma non dice poi , perchè , nè di ciò adduce  alcuna prova. Na il Cello nella Lezione sopraccitata spa-  ne, che anche all* anime perdute si può (come dicono t  teologi ) giovare con levar loro qualche parte di cagione  di dolore, e in fra gli altri mudi in questo, che sentendo  elleno celebrar le lor memorie o esser qualche compas-  iione di loro in altrui, elle pigliano alquanto di conforto  ( » ei però può chiamarsi tale ) di non si vedere abban-  donate al tutto da ogn* uno , e tiiassituonieuic quelle, le  quali non son dannate per fallo alcimo enorme e brut-  to, ma solo per non aver avuto cognizione della fede cmtiana , come VIRGILIO. Diremo dunque « cYie non »ia  ota d'ogni conaoUziune tal promeMa di Beatrice.   V. ^ 6 . O donna di virtù , sola , per cui   L'umana spezie eccede ogni contento  Da quel Ciel , ch'ha minor li cerchi sui.   Qui piglia itrettUaimamentc Beatrice nel «eoso allego-  rico; e dice, che per ewa, cioè per la teologia, fuomo  supera , ed è più nobile di tutte le creature contenute  dal ciel della luna;, essendo, che sopra di quello si dà  subito neir intelligenza movente Torbe lunare , la qual  •enza dubbio sì per pregio , si per eccellenza di chia-  rissimo intendimento è alT uomo superiore. £ che Dante  portasse opinione delT intelligenze moventi secondo la  dottrina d' Aristotile, è manifesto per quel clT ei dice in  altro luogo di esse. Par. cant. Vili , v. 37.   r’oiy che intendendo il terzo Ciel movete.   Ciò potrebbe anche intendersi in quest* altro senso :  O scienza, per cui l'uomo eccede, cioè trasvola con T in-  telletto dalle sublunari cose alle celestiali e divine.   V. 80. Che Vuhhidir , se già fosse , m'à tardi.   Che se io Tavessi obbedito in questo punto stesso , che  m'hai comandato, pure la mia obbedienza mi parrebbe  tarda: tale e sì fatto è il desiderio, che ho di eseguire i  tuoi cenni. Or venga qualunque si pare, e mi poni da altri  poeti forme così maravigliose e piene di si forte espressiva.   Y. 91. Jo son fatta da Dio , sua mercè» tale ^   Che la vostra miseria non mi tange ,   Nè fiamma cTesto incendio non m* assale. l6 Canto   Io lono , la Dio mercè , talmente fatata per Tacque  della gloria, che la vostra miseria, cioè die T infeliciti  di voi altri ioaprai , non mi tocca , nè fiamma deir in-  cendio de' dannali non m' assale. E notili, die quella dei  aoapeai la chiama raiirria, non conaiaiendo in arnao do-  lorifico, ma in pura afflizione di apirito per la diiperata  viaion d' Iddio; dove quella de' dannau la chiama fiamma,  perchè tormenta poaitivamente il aenao.   V. 94. DoTina e gentil nel Ciel, che si compiange  Di questo impedimento , ov" io ti mando ,  Si che duro giudicio lassù frange.   Quella donna , il cui nome è taciuto dal poeta , è  inteaa generalmente da' commentatori per la prima grazia  detta da' maeatrì in divinità grada data; la quale, perchè  viene per mera liberalità divina, è anche detta preve-  niente, dal prevenir di' dia fa il merito dell' azioni umane.  Queata dunque addirizzando la volontà del poeta nel buon  proponimento d'uacir della aelva del peccato, e di aalire  il monte Bgurato per la virtù e per la contemplazione,  piega e rattempera il rigoroso giudicio d'iddio; onde  dice: che dal compiangerai di quella donna per l'itupe-  dimento, che trova della lupa, il buon voler del poeta,  duro giudizio laaaù frange, cioè muove Iddio a conipaa-  aione , vedendo, che gli manca più il potere, che il volere;  onde merita d'aver in ajuto la aeconda grazia deiu illu-  minante , la quale ( ipongono i commentatori ) da Dante  è chiamata Lucia , dalla luce , eh' ella n'infonde nell'ani-  ma Questa seconda grazia chiama finalmente la terza ,  detta perficiente o coniumante , espressa per Beatrice o  per la teologia; dalla quale vien condizionata la niente  umana alla contem) dazione della divina etienza : il che     SECOSDO.   Ottimamente li conacguiice col mental TÌaggio dell* In-  ferno e del Purgatorio , cioè a dire con la meditazione  di quelle pene ; •! come avviene al noetro poeta , il qual  per tal cammino li conduce alla fruizione del Paradiio ,  e ai alla contemplazione d' Iddio.   V. 97. Questa chiese Lucia in suo dimemdo,   £ disse , Ora abbisogna il tuo fedele  Di te , ed io a le lo raccoaiando.   Lucia nimica di ciascun crudele  Si mosse , e venne al loco , dov V era :  Che mi sedea con l'antica Rachele.   Questa donna, cioè la grazia preveniente, richieee con  tua dimanda Lucia , cioè la grazia illuminante , che aju-  tatte il tuo fedele , cioè Dante ; il quale in altro luogo  dice di tè , eh* egli fu fedele a creder quella, in che la  grazia illuminante TammartlTava: e Lucia ti mette tubilo  a chiamar Beatrice, la qual ti sedea con l'antica Rachele;  e ciò per tignificare, che la teologia è indivitibil compa-  gna della contemplazione, poiché Rachele (che in verità  fu moglie di Giacob ) nel vecchio teitamento ti piglia  per la vita contemplativa.   V. Io 3 . Disse: Beatrice, loda di Dio vera.   Che non soccorri quei , che t'amò tanto ,  Ch' uscio per te della volgare schiera ?   Disse , cioè Lucia Disse. Loda di Dio vera. Chiama  la teologia e la grazia vera lode d' Iddio , forte perchè  dalla prima comprende l'uomo gli ecceUi attributi di  quello, ond* avvien a intiniiarne conceui più adeguati  di qualunque altra lode, che privi del lume di lei tlamo  capaci di udirne; e dalla teconda ti nvuùfctu raltiiiiiuo  pregio delle tue miaericordie.     a8 Canto   V. ic5. eh’ uscio per le /iella volgare schiera.   Per te toma bpne nel temo allegorico e nel letterale ;  poiché Dante non t|nccò meno al tuo tempo per la pro-  fonda notitia della tacrata teienza, che per le rime e per  gli altri parti , a' quali tollerò il tuo nobilittimo ingegno  Tecceitivo amor di Beatrice.   V. ic8. Su la fiumana, ove'l mar non ha vanto ^   Qui il Fioretti , non rinvenendoti qual tia qiietta fiu-  Dtana , poitilla in queata forma : Che fiumana ? ieslia.  Ma noi , per ora latciando il Fioretti nella tua tfacciata  ignoranza , terberemo ad altro luogo la tpotizionc di  quetto verto.   V. 109. Al mondo non fur mai ecc.   Dice Beatrice , che al mondo non fu mai pertona coti  aoUecita a cercare il tuo bene e fuggire il tuo male ,  com' ella dopo tale avvito del grave pericolo di Dante  fu pretta a venir laggiù dalla tua tedia beata.   V. 114. Ch'onora te, e quei, ch’udito V hanno.   Perché le poetie di Virgilio non tolamente onoran  lui, che l’ha fatte, ma qualunque ne diviene ttudioto;  onde ditte di té medeiimo nel primo canto , T. 86.   Tu se’ solo colui , da cui io tolsi  Lo hello stile , che m’ ha fatto onore.   V. lao. Che del bel monte il corto andar li tolse.   Ti fe' ritornare indietro , quando poco di viaggio ti  rimaneva per condurti alla cima del bel monte , cioè al  tommo della virtù o della contemplaiione.    39    V. i 39- Or va, eh" un tot volere è efamendue.   D’amendue noi ; il tuo cT andare , il mio di venire.   V. 143. Entrai per lo cammino alto , e tilvettro.   Spoogono i commentatori alto, cioè profondo. Io però  m'aRerrei al parere del Manetti nella tua ingegnoaa ope-  retta circa il silo, forma, e misura delf Inferno di Dante,  dove intende alio nel ano proprio tignificato, cioè d’ele-  vato e aublime ; con ciò aia coaa che egli pone Teotrata  deir Inferno in aur un monte aalvatico , per entro il cui  aeno ruoli eh’ e’ ai cominci immediatamente a acendere.  Ma di ciò non fia mio intendimento al preaente di fa-  vellare I potendo ciaacuno in queato ed in ogn’ altra par-  ticolarità del aito e della forma della atupenda architet-  tura di queato Inferno aaaai ampiamente aoddiafarai con  ana breve lettura del aoprammentovato autore.     INFERNO.    CANTO TER20.    ARGOMENTO.    ]\^0STiiA in qaetto terzo canto (*) c Tettersi condotto  per lo canunino alto e ailreitro alla porta dell* Inferno»  la cui Menzione comincia ex abrupto al principio del  canto» come l'ei leggeue. Di poi, acendendo per J' in-  terne vie del monte, arrivato in quella concaviti o ca-  verna della terra, che è quali come un veitibolu dell' In-  ferno, ed è immediatamente sopra il primo cerchio, cioè  sopra il Limbo, vede quivi Tanime degli teiaurari, cioè  di coloro, che mentre vissero non furon buoni ni per  aè , nè per altri , ninna buona o rea cosa operando.  Questi dice eh’ hanno per tormento il correr perpetua-  mente in giro dietro un' insegna che tutti li guida , c    (*> Dira qvslceia di riè che dir« il CrlU con r«atorità dal  iigliolo a dal nisota dì Dante, cha dal prima vcr.o dal quinta  canta comincia la narrationa dal paama. Calli, Uh. X..3a Cauto   chr in cotal cono ton punti e fieramente trafitti da tafani  e da moaclie. Attraversato quello spazio poi destinato  alla girevoi carriera di quegf infelici , dice essersi con-  dotto al fiume d’ Acheronte , e quivi aver veduto venir  Caronte per l'anime de' dannati, e dopo, euer tramortito  in su la riva di quello.   V. I. Per me si va ecc.   Si finge, che parli essa porta. Ferme, il senso it Per  entro me.   Y. 4 . Giustizia mosse ‘I mio aito fattore.   Veramente il motivo di fabbricar P Inferno venne dalla  giustizia, la qual si dovi far di Lucifero e degli angeli  suoi seguaci.   V. 5. Feeemi la divina potestafe.   La rowaui sapienza , e 'I primo Amore.   La Santissima Trinità, della quale spiega le persone  per gli attributi: il Padre per la potenza, per la sapienza  il Figliuolo, per l’amore lo Spirito Santo.   V. 7 . Dinanzi a me non far cose create,   Se non eterne ecc.   Seguita a parlar la porta per esso Inferno; e dice, che  avanti a lui non fu altra specie di creature se non eterne.  Per queste intendono assai concordemente i commentatori  la natura angelica ; la quale, siccome dovette esser punita  per la sua ribellione , cosi par molto verisiiuile , che il  carcere d' Inferno fosse fabbricato dopo il peccato degli  angeli; e sì dopo la loro creazione. Che poi Dante se  li chiami eterni, cioè in ritguardo dell'eternità avvenire.       33   p«r la qaal dureranno, onde i teologi U chiamano eterni  a pitrte post^ o, come ad altri dì essi è piaciuto di no«  minarli, sempiterni, a distinzione delT eterno a parte ante,  il che si conviene solamente a Dio.   Na siami qui lecito il metter in campo una mia con-  siderazione , la qual mi dichiaro , eh' io non intendo di  proferire altrimenti, che ne’ puri termini del potrebb* es-  sere , a fine di sottoporla al savio accorgimento di quello ,  al quale è unicamente indirizzata questa mia deboi fatica.   10 discorro così : L’ Inferno ( secondo Dante ) fu creato  col mondo , e ’l mondo fu creato in istante.   V. la. Perch* io : Maestro, il seruo lor m è duro.   Onde io ( vi s’ intende , dissi ) : O Maestro , il senso  lor m* è duro. Duro , cioè aspro , e non , com* altri vo~  gliono, oscuro. Perchè leggendo Dante l’ immutabil de-  creto di non uscire della porta d’ Inferno , a ragione di  bel nuovo s’ intimorisce.   V. i3. Ed egli a me, tome persona accorta i  Qui si convien lasciar ogni sospetto.   Da questa risposta di Virgilio si conferma il detto di  sopra , che Dame non disse essergli duro , cioè oscuro ,   11 senso deir iscrizione dell’ Inferno, ma duro, cioè aspro,  spaventoso ; perchè Virgilio non piglia ora a chiosargli  la suddetta iscrizione , ma lo conforta a francamente  entrarvi. Così la Sibilla ad Enea nel VI , v. a6i.   Nunc aiwuis opus, Aenea ^ nane pectore firmo.   Ma io di qui avanti non mi fermerò a conciliare i  luoglìi simili di questo canto col sesto delP Eneide, come  benissimo noti , a chi scrivo, le non dove m'occorra di     34 Canto   fare apiccare l'eccellenia di alcuna di queati col para-  gone di quelli.   V.i8 il ien étW intelletta.   La viltà e la cognoicenaa d'iddio.   V, ai. Quivi sospiri , pimti , e ahi guai.   Ne* tre arguenti terzetti par , che Dante abbia voglia  di auperar Virgilio nell' eipreaiione della niiieria de’ dan-  nati. S'ei ae lo cavi o no , giudichilo chi farà confronto  di quello luogo con quello del VI dell’ Eneide, v. SS^,  Bine txauJiri gemi/us , et saeua sonare.   V. iq. Sempre 'n queW aria , sema tempo , tinta.   I comineo latori apirgano eoa): Tinta senza tempo, eioh  lenza variazione di tempo al contraria dell' aria noatra,  la qual ai tigne a tempo come la notte , e ai riachiara  da' raggi del aopravvegnrnte iole.   La Cruaea legge diagiuntamentr, Ària senza tempo, fintai  onde il Rifiorito apiega quel senza tempo, eterna, quaai  che il aentimento aia tale, aria eterna, e tinta. Coi) nel  canto che aegue la chiama eterna , v. i6.   JVon avea pianto , ma che di sospiri.   Che l'aura eterna facevan tremare,   Cooiidero di pii), che l'epiteto di eterna in quello  luogo del terzo canto corria[>oude al perpetuo aggirarli  delle voci de' dannati , v. a8.   Farevan un tumulto , il qual s'aggira  Sempre in quell' aria , senza tempo , tinta ;   poiclià , a’ e' a'aggira eternamente , torna molto brne il  dire, che eterna aia l'aria, nella quale s'aggira. £ poi    nè meno può dirti, che rana deir Inferno aia tìnta senza  tempo , cioè ( come tpongono i commentatori ) eterna-  mente , perchè ancorché Dante dica di etta , Inferno ,  cant. IV, r. io.   Oscura , profonda era , t nebulosa  ’ Tanto , che , per ficcar lo viso al fondo ,   r non vi disccrnea alcuna cosa,   Ciò non toglie , eh' ella in alcuni luoghi non fotte di  continuo illuminata dal fuoco , come nel terto girone  de’ violenti , ed in queito medetimo degli teiaurad, dove  te non altro vi balenava , v. i33-   La terra lagrimota diede vento ,   Che balenò una luce vermiglia.   V. 3l. £d io, eh' avea d'errar la tetta tinta.   Cinta d’errore, adombrata dall'ignoranza di ciò ch’io  ndiva.   V. 35. Che visser sansca infamia , e sanxa lodo.   Che in queito mondo , nulla mai virtuoiamente ope-  rando, non latciaron di tè alcuna memoria.   V. 37 . Mischiate tono a quel cattivo coro   Degli jingeli , che non furon ribelli ,   Ni far fedeli a Dio , ma per te foro.   £ opinione , che nel fatto di Lucifero fotte una terza  Lizione d' angeli , la qual nè t'accottaiie a Lucifero , nè  ti dichiaraite per Iddio, ma ti teuetie neutrale. Di  queiti parla il poeta , e in pena della loro irreiolutezza  li mette con gli teiauratì.  Canto   V. 4 o> Cacciarla eie! , per non tster men belli:  Nè lo profondo Inferno gli riceve ,   Ck‘ alcuna gloria i rei avrebber d elli.  n tentimcnto ì tale; Pel Cielo ton troppo brutti, per  rinferno aon troppo belli ; coti ti atanno in quel mezzo,  ciof nel veaubolo di euo Inferno. Notiti ben , eh' egli  dice, V. 41.   Nè lo profondo Inferno gli riceve ;  volendo dire per Io profondo Inferno, coli, dove ti tormentano i rei > i quali avrebbono alcuna gloria cT averli  in lor compagnia. Non come dicono gli i|>otitori.' ti  glorierebbero per vederti puniti del pari con etti , che  non commitero altro peccato , che d’etterti indiflfereoti  tenuti, ma alcuna gloria v'avrebbero, perchè agli occhi  loro la piccola macchia di tale indifferenza non varrebbe  ad appannare il lustro di loro eccella natura, dalla quale  ritrarrebbe alcun taggio della gloria , e ti della celette  beatitudine.   V. 47. E la lor cieca vita è tanto batta ,   Che ’nvidioti ton i ogn altra torte.   Non tolaniente di quella de' beati, ma in un certo modo  di quella de' peccatori. Tanto è riera, cioè vile ed oscura  la lor misera vita, onde dice, che misericordia e giusti-  zia gli sdegna , quella che di loro non è avuta , questa ,  che per cosi dir li disjirezza con distinguerli sì di luo-  go, come di pene da’ peccatori. E credo, che P intendi-  mento del poeta sia J* inferire , che la maggior pena di  costoro èia vergogna di non esser almeno stati da tanto,  poich’ a perder s’aveano, di perdersi, come suol dirsi,  per qualche cosa. Ond' egli arrabbuno e mordonsi le  ■lani di noo aver avnto tanto «pirito da irritar almmend  la divina giuttisia, la quale in « fatta guisa punendoli)  par loro , eh* ella « per così dir y non gli •cimi , e ai li  Timproveri e facciasi beffe della lor dappocaggine.   V. Sa 9Ìdi un insegna y   Che y girando , correva tanto ratta ,   Che d’ogni posa mi pareva indegna*   Mette costoro rutti sotto un* istessa bandiera a dinotare  la simigUanaa dell* indegna lor vita. Li fa correre per giu-  stamente punir Tozio e Taccidia del tempo, eh* e* vissero.   V. S 4 . Che ^ogni cosa mi pareva indegna.   Spiega il Vellntello, eh* egli erano indegni d* alcun  riposQ. Il Buti: Correva quest* insegna t che mai non mi  parca si dovesse posare , e forse meglio. Non credo però ,  che nè Tuno, nè Taltro la colga. 11 Daniello e'I Bonanni  •e la passano senza dirne altro. In quanto a me direi :  che la mence del poeta sia stata di pigliar in questo  luogo indegno per incapace, o altra cosa equivalente ; e  nel resto io credo, che Dance abbia forse voluto dar da  strologare a* grammatici toscani ; come fece Ennio a* La-  tini in quello indignas turres, dove da Girolamo Colonna  r indignas viene spiegato per magnaSy e dal medesimo  vien allegato in conformazione di ciò un luogo di Servio,  il quale spiegando quel verso di Virgilio nelP Egloga X  indigno cum GaUus amore periret , spone indignutn per  magnum, e quell* altro pur di Virgilio nelle Ceiri:   Verum haec sic nobìs grauia atque indigna fuere.   Nel quale Giulio Cesare Scaligero spiega indigna y  cioè inefiabile , e per trasUto , immensoCarto   V. 59 - Guardai, e vidi l’ombra di colui.   Che fece per viltatt il gran rifiuto.   Intende di Piero d«l Murrone , che fu Papa Cele-  stino V , il quale , tra per la tua sempliciti e l'altrui  sottigliezza , s* indusse a rinunziare il papato. Questi fu  ne' tempi di Dante, onde non debbe tacciarsi d' iinpietà  il poeta, sapone nell’ Inferno l'anima di colui, che non  essendo per anche dal giudizio mai non errante di Santa  Chiesa annoverato tra' santi , come poi fu , poteva leci-  tamente credersi soggetto ad errare, e si interpretarsi in  sinistro i (ini delle sue per altro santissime operazioni.   V, 63. ji Dio spiacenti , ed a’ nemici sui.   Corrisponde a quel eh' ha detto di sopra , eh’ e' non   eran nè di Dio, nè del Diavolo.   * •   V. 64 . che mai non fur vivi.   Morde acutamente con questa forma di dire la perduta  loro vita.   V. 65. Erano ignudi , e stimolati molto.   Stimolati, risguarda anche questo la lor pigrizia.   V. yS per lo fioco lume.   Traslazione mirabile di quel eh* è proprio della voce,  per esprimer con maggior forza quel che s' appartiene  alla vista. Similmente nel primo canto , v. 60 , per si-  gnificare l'ombra della selva disse, dove'l sol tace:  qui con non minor vaghezza un lume assai languido lo  chiama fioco.   V. 83. Un vecchio bianco, per antico pelo.   Forma assai rara e nobilissima per esprimer la canizie  del vecchio Caronte. Gridando : Guai a coi anime prave :   Non isperale mai veder lo cielo ecc.   Coinime mirabilmente otaervato, ioduceme mollo mag-  giore ipavento , l' imrodur Caronte minacciante l'anime  nell' atto d'accottarti alla riva, che introdurlo muto verao  di eaae , aiccome la Virgilio , il quale non lo fia parlar*  ae non con Enea.   V. 88 viva ,   Partili da codesti , che son morti.   Kon diaae da codette , che aon morte , perché come  anime eran vive ; ma diaae , da codesti , cioè uomini ,  de’ quali ti potea veramente dire, eh' e' foatcr morti.   V. 91 . Disse; Per altre vie, per altri porti   Verrai a piaggia , non qui , per passare :  Più lieve legno eonvien , che ti porti.   Intendono i commentatori,, che Caronte predica a Dante  la tua aalvazione , e che però gli dica, che egli arriverà  • piaggia per altre vie , per altri porti , intendendo del  porto d' Oatia poato vicino alla foce del Tevere , dove  finge il Poeta , che l'anime imbarchino per l' itola del  Purgatorio ; e che queato più lieve legno aia il vat-  tello con cui vien Vangelo a caricarle , di cui Furg.  cani, n, V. 4 ^’-   e quei s‘en venne a riva   Con un vasello snelletto , e leggiero ,   Tanto che t acqua nulla n inghiottiva.   Il Rifiorito però aaviamente contiderando (aecondo io  pento ) quanto era cota impropria il porre in bocca d'un  Demonio coti fatto vaticinio , mi tpiega queato patto in     40 Canto   diverto lentimento. Prende egli altri porti in quetro  luogo per altra condotta, cioè per altri die ti portino,  e per lo più lieve legno intende l'angelo , che pattò Dante  aJdormentato dall' altra riva , tenta che egli te n' accor-  geue. Il che toma aitai meglio al rihuto che fa di lui  Caronte ; mentre di lì a poco li vede verificato quel  eh’ egli dice, cioè che egli per altra via verrà a piaggia,  ticcome vedremo più a batto.   V. 94. £ ‘I Duca a lui ecc.   E Virgilio ditte luì.   V. 99 ave' di fiamme ruote.   Ave' con Tapottrofo per avea, non ave terta pertona  del meno nel preiente del verbo avere, come hanno  alcuni tetti.   V. 104 e‘l teme   Di lor temenza, e di lor nasciiuenti.   Gli avi e padri. Quelli tono il seme di lor semenza ,  quelli di lor nascimenti, perchè da etti immediatamente  nacquero. Coti il Rifiorito.   V. Ili qualunque s'adagia.   Qualunque ti trattiene , non qualunque » accomoda  nella barca , come tpone il Daniello , che tarebbe alato  tpropotito.   V, li». Come t Autunno si levan le foglie,   L’una appretto delF altra , infin che 'I rama  Rende alla terra tutte le sue spoglie.   Similitudine tratu da Virgilio nel VI , v. 309.   Quam multa in tyluit autwnni frigore prima  Lapta cadunt jolia etc. ;  ma adattata asiai meglio da Daate, nel cui InTerno niuna  deir anime era eacluia dall'imbarco, liccome niuna delle  foglie riman tu Palbero ; al contrario di quel di Virgilio,  nel quale tutti coloro, che non eran sepolti, erano lasciati  in terra. E poi elf i grwdemente nobilitata col prose-  guimento di essa fino al restare spogliato del ramo , pa-  ragonato al restar voto il lido j dove Virgilio la regge  solamente nella prima parte del cader delle foglie , e  dell' imbarcarti fanime ; passando poi subito a quella  degli uccelli , che passano oltramare.   V. 1 18. Cori seis vanno tu per f onda bruna.   Bellissima ipotipoti , e che mette sotto agli occhi il  camminar della nave.   V. lao. Anche di qua nuova tchiera t'aduna.   Di quelli, che continuamente e per ogni stante di tempo  muojon dannati.   V. laS. Che la divina giuttizia gli tprona.   Si che la tema ti volge in detto.   Chiese innanzi Dante a Virgilio : perché quell* anime  paressero si volonterose di passare il fiume , v. qi.   Maettro , or mi concedi ,   Ch’ io tappia , quali tono , e qual cottume  Le fa parer di Irapattar ri pronte.   Ora gliene rende la ragione, mantenendogli nello stesso  temp^ la promessa, che glien' avea fatta in quc* versi 76.   le cote li fien conte.   Quando noi fermerem li nottri patti  Su la tritta riviera d Acheronte.    4     4a Canto   £ dice , che ciò accade , perché la divina giustizia le  sprona ai, che la tema §i volge in diblo. l*^eIU epoai/ione  di queato paaao i coumieotatori a* aggirano per diverae  strade t non mancando di quelli, che ae la paaaano eoo  la mera apiegaaione allegorica, lo però , fìntanto che non  trovi meglio da aoddiafarmi, atarù nella mia npinionet la  qual è : che Dante abbia preteao d'eaprimere un terri-  bile effetto delia diaperazion de' dannati , per la quale  paja ior nuir anni di precipitarai ne' tormenti , ed empier  in ai fatto modo l'atrociià delia divina giuatiziat la quale,  secondo loro , è sì vaga della loro ultima uiìaeria. Coai  abbiamo veduto di quelli i che oda rabbia, oda gelo-  sia, o da altra violenta paaaione ai tono indotti a darai  morte volontaria per un diadegnoao guato di aaziare il  fiero animo di donna o di principe contro di loro ade-  gnato. Cosi Inf. cant. i3. Pier delle Vigne, segretario  dì Federigo imperatore, dice essersi per un aioiile guato  data la mone , v.   L*anÌMO mio per disdrgnoso gusto ,   Credendo col morir fuggir disdegno ,   Ingiusto fece we , contro me giusto^   Un a’imil disperato affetto ai vede raramente eapreaio  da Seneca nel coro dell' atto primo drlT Edipo , dove  parlando in persona de' Tebanì ridotti all* ultima diapera-  aione per quell' orribile peauleoza, fa dir loro cosi : v. 88.   Prostrata iacet turba per orai,   Oratque mori : solum koc facilee  Tribuere Dei. Delubro petunt;   Jlaud ut uoto nuinina placent,   Sed iuuat ipsos satiare Deot.Ancora il Boccaccio fa proromper la diaperata Fiani-  metta in una aiiuil bettemmUf tacciando gli Dii dell* in-  gordigia , ch'egli hanno, di rovinar coloro, die da esai  aono inaggtormeote odiati. Fiam. lib. 1 . Ma gl* Iddìi a  coloro , co* cfuali essi sono adirati , benché della lor salme  porgano segiu> , nondimeno gli privano del conoscimento  debito. E COSI ad un* ora mostrano di fare il lor dovere «  e saziano f ira loro»   V. 117. Quinci non passa mai anima buona»   Tutte ranime, che di qua pattano , aon dannate; però  tu Dante puoi ben comprendere la ragione , ond* egli  ai motte a rigeuard dalla tua nave.   V. i 3 o. Finito questo, la bufa campagna   TVemà forte, che dello spavento  La mente di sudore ancor mi bagna.   La terra lagrimosa diede vento ,   Che balenò una luce vermiglia ,   La quai tu vinse ciascun sentimento:   E caddi, come Vuom, cui sonno piglia,   Quetto luogo è a mio credere oteurittitno , e tengo  per fermo , che a volerne capire il vero tignificato , aia  necettario intenderlo affatto a roveteio di quel di' egli  ò arato letto e apiegato 6nora. Poiché dicono i commen-  tatori, che la luce vermiglia fu l'angelo, il qual venne,  e addormentò Dante col terremoto, e coti addormentato  lo prete e lo pattò all' altra riva. Io qui non domanderò  loro, com' e' tanno, che Dante fotte pattato dall* angelo  e non pintcotto da Virgilio o da qualche demonio , potto  che egli non ne dica da per tè nulla, dicendo tolaiueute  nel principio del IV canto , che, coin' e' fu desto, ti  44 Canto   ♦roTÒ «Ter pasiato i! fiume Acheronte. Tuttavia, perché  di ciò ftimo, che §e ne potsa addurre qualche probabi)  conjettura , mi riitrignerò domandare : «e la luce vermi>  glia naace dal vento esalato dalla buja campagna nel auo  tremare ( intendo tempre di star tu la fona della lettera,  che col tegreto dell' allegoria benÌMÌmo ao guarirti di  questi e d'altri maggiori inveritimili ) , come ti può mai  intender per etta vermiglia luce un angelo venuto dal  cielo ? E poi qual nuova virtù hanno i tuoni e baleni  di far addormentar le persone ? O qual necessità v'era  d'addormentar Dante ? E per averlo addormentato e pat-  tato dormendo, qual grande avvenimento ti cav' egli da  questo tonno ? Il Vellutello è stato a tocca e non tocca  d* indovinarla, facendo nascere non il baleno dal terre-  moto , ma il terremoto dal balenare ; ma non ha poi  •piegato come ciò post* estere , stante il sentimento dei  versi seguenti: i33.   La terra lagrimota diede vento ^   Che balenò una luce vermiglia*   Spiega il Landini; Che, cioè il qual vento balenò una  luce vermiglia. Dunque se fu il vento, che balenò , non  fu il baleno , che fe' tremar la campagna e spirare il  vento; e per conseguenza, se il baleno fu parte dell' aria  infernale, non ti può dire, eh' e' fosse l'angelo. Io però  credo, che con pochissimo la lezione del Vellutello si  farebbe diventar ottima , cioè con legger quel Che per  Perchè, o Perciocché, o Conciossiacusachè ; si che il  •enso fosse ; La buja campagna tremò , la terra lagri-  mosa diede vento ; Perchè ? Ecco : Perchè balenò una  luce vermiglia. Cosi toma quello, eh' io diceva da prin-  cipio, che a capire e a voler dar qualche sentimento aquetto luogo era necenarìo intenderlo a roretcio di  quello , eh' egli era inteso universalmente ; cioè dove gli  altri intendevano il baleno per effetto del terremoto e  del vento , intender il vento ed il terremoto per effetto  di esso baleno. In tal modo non i più veritimile , anzi  torna mirabilmente l' interpretare il baleno per la venuta  deir angelo; il quale, oltre a quello, che n’accennò Ca-  ronte quando disse, v. 91.   Per altre vie , per altri porti   y errai a piaggia , non qui , per passare ,   Più lieve legno convien , che ti porti.   si rende molto credibile, che foste più tosto egli, cioè  l’angelo , che Virgilio , o un demonio , il quale passasse  Dante, si per la gloria della luce, che balenò agli occhi  del poeta, ti perchè estendo il passar Dante di là dal  fiume opera soprannaturale e miracolosa, molto maggior  dignità è farla operar per un angelo, che per un’anima  o per uno spirito ; e ti finalmente perchè altre volte ,  quando è stata da superare qualche gran difficoltà, come  alla porta della città di Dite , dice espresso , che venne  un angelo a farla aprire. Che poi alla venuta dell’ an-  gelo la buja campagna tremaste, è nobilissimo accidente,  e proporzionata corritpondenia alla grandezza dell’ avve-  nimento. Lo stesso sappiamo esser avvenuto , quando  v’arrivò Tanima di Cristo Signor nostro per liberare i  tanti del vecchio testamento; come ti legge in S. Mattea  al cap. XXVII e al cap. XXVIII più strettamente; dove,  scrivendo la venuta d’un grandissimo terremoto , ne dà  per cagione la scesa iTun angelo ; Et ecce terraemotus  factus est ntagnus ; Angelus enim Domini descendiS de  taelo. Dove notisi, che quell' zaùn ha la stessa forza, che Canto   io intendo dare a qnel che, cioè di perchè o di percioc-  ché , o di conciossiacotoché , arnia clic interroghi, nè ciò  aenia molti eaempj di prosa e di versi , come si può  vedere al Vocabolario, e più difltusamente appresso al  Cinonio.   Un simil costume si vede anche osservato da' poeti  gentili, come eh' e' lo conobbero benissimo adattato alla  dignità de’ celesti personaggi. Servio : Opinio est sub  oduentu Deorum moueri tempia. Seneca , nell’ Edipo ,  atto 1.*, scena prima, dove Creonte ragguaglia lo stesso  Edipo della risposta dell’ Oracolo , v, ao.   Vt sacrata tempia Phoehi supplici intraui pede ,   Et pias , nutnen precatus , rile summisi manus ;  Gemina Parnassi niualis mrx trucem sonitum dedit ,  Imminens Phoeboea laurus treiimie, et mouu doutuau   E Virgilio , Eneide , lib. Ili , v. 90.   Vix ea fatus eram , tremere omnia uisa repente  Limina, laurusque Dei, totusque moueri  Mons circum , et nugire adytis cortina reclusis.   Precede questo alF Oracolo d'Apollo ; luogo imitato da  Callimaco nel principio delf inno in lode della stessa  Deità , V. I.   *Oso« S Ttt’nóAAswoc iaiiaaro Só^iroq   ‘Ola, f ZXov TÒ fiéXaipoo' enàf , inàif , Sant dXtSpót,   Come s'e' egli mai scosso questo ramo £ alloro sacro ad Apolline;  Come s' e’ scossa questa spelonca l Fuara profani: fuora:   Lo Scoliaste dice, che ciò avvetiiva per la venuta dello  Dio. Le sue parole sono : itetdfigovvTOt Tov dfov. Come t"e’ icotto quitto ramo, come i e' scossa questa spelonca!  Non , Quanto s' è scosso questo ramo ree. ; come traalata  il traduttore di Callhnaco, lenza ponto avvertire, che Io  Scolialte greco l’ ha inteio in lenio di coinè e non di  quanto: Olov 5 rà ’II^A.X«vo{ ) 'Atri Toó o2at, Siro(.  Or reggili le l’ interprete doveva mai tradurre otog  ovvero Sicmf per quantus; e pur era un lolenne tradut-  tore , e che li piccava iniioo di icrivere veni greci.  Virgilio nel VI fa lervire un limile avvenimento a no-  bilitar la venuta della Sibilla nelf Inferno , v. iS5.   Ecce autem primi sub lumina solit , et ortut ,   Sub pedibus mugire solum, et juca coepta numeri  St/luarum , tùtaeque canet ululare per umbram ,  Aduentante Dea : Procul , o procul ette profani.   Coll Claudiano de Rap. Froterp. , lib. 3 , alla venuta di  Plutone, V. iSa.   Ecce rrpens mugire fragor , confligere turres ,  Pronaque uibratis radicibus oppida uerti.   Che poi Dante non dica apertamente dell’ angelo ,  ciò è fatto ( come awertiice il Boti nel Comento lopra  il canto IV) con grandiiiimo accorgimento i poichò egli  non potea dire le non quel tanto, eh’ ei vide; e te dice,  che la luce vermiglia lo fe’ tramortire , vincendogli cia-  •cun tentimento, e che in questo fu panato di là dal  fiume , sarebbe stato molto improprio , eh* egli ci aveste  dato conto di quel eh’ accade durante questo suo sveni-  mento. Dico svenimento , non sonno , al contrario di  tutti gli tpositori , i quali , mi maraviglio , come in cosa  tanto manifesta abbiano preso un sì grosso equivoco.  Dice Dante , che la luce vermiglia gli vinse ciascun     48 Canto   lentimento, cadde come Tuoma preio dal loono. Dunque,  a' ei piglia la limilicudme da colui, che cade addormen-  tato, ^ troppo chiaro, ch'egli cadde per altra cagione;  che non li piglia mai il paragone dalla iteiia cola para-  gonata. Qual freddura larebbe mai queita ? Caddi addor-  mentato, come cade quegli, che l' addormenta’ Tramortito  bensì; e ciò ■' intende molto bene, come polla derivare  dallo ipavento del terremoto, e dall’ abbagliamento della  luce vermiglia ; ma non già il lonno , il quale è ami  •cacciato , come vedremo nel principio del leguente  canto, e non luaingalo per un tuono. Un caio asiai limile  li legge in Daniele al cap. X , dove egli icrive di lè  medesimo, che la vennta deir angelo, che avea combattuto  col re di Persia, avea ripieno di tale spavento quelli  eh' erano col profeta, che l'erano fuggiti; ond'egli, vinto  in ciascun sentimento e abbattuta ogni lua virtù , rimase  solo a veder la visione ; yidi auttm ego Daniel solus  uisionem. Porro uiri , jui erant mecwn non uiderunt , ted  terror nimiue irruit super eoe, et fugeruni in aiscondilum;  ego autem relictut solus nidi uisionem grandem lume , et  non remansit in me fortitudo, ted et species mea immutala  est in me , et emareui, nec habui quiiquam uirium. E poi  diremo noi. Dante esser caduto morto, per quel eh' ei  dice al canto V dell’ Inferno , v. 140.   E caddi , come corpo morto cade ?   Dunque con qual ragione or , di' e' piglia la similitu-  dine dal cadere d'uno, che l'addormenta, dir vorremo,  eh' egli si cadesse addormentato ? Nè meno volle Dante  cavarci di questo dubbio della venuta dell' angelo , fa-  cendosela narrare a Virgilio, siccome nel IX del Purga-  torio li fa dir, che Lucia Io prese dormendo, v. Sa.  Dianzi ntìf alba i cKe precide il giorno ,   Quando f anima tua dentro dorniia ,   Sopra li fiori , onde laggiuso è adorno ,   Venne uno donna , e ditte : /' ton Lucia ;  Latcialemi pigliar cotlui, che dorme :   Si t agevolerò per la tua via.   avendo fone in ciA mira non tanto alla varietà e alla  bizzarria, quanto (come avvertUce io Smarrito ) a lalvar  la modeitia, per la quale non vuol coti pretto farti  bello d'un tì alto favore; riapetto , che manca poi nel  Purgatorio , dove la tua anima per la meditazione del-  r Inferno era divenuta piti monda , e ti pili vicina a  pervenire all' altittima contemplazione d' Iddio.   Veduto del concetto principale di quetto luogo , è  ora contegnentemente da vedere con brevità d'alcune  cote, che rimangono, per aver una piena intelligenza  anche de’ pai-ticolari tentimenti.   V. i3o. Finito quetto , la huja campagna   Tremò ri forte, che dello tpavenlo  La mente di tudore ancor mi bagna.   Qui mente per fantaiia; e 'I tento à; La fantatia, ri-  membrando l'alto tpavento, ancor ancora muove tudore,  il qual bagna me, e non \a mente, come t'accordano con  gran bontà a intendere il Vellntello e 'I Daniello. Coti  ancora vediamo quell' azione , liati dell' anima , o degli  tpiriti, che i' etprime con quetto vocabolo di fantatia,  per allungare al palato, e romper Pagrezza de’ frutti acerbi  gagliardamente immaginati , muover taliva.   V. i33. La terra iagrimota diede vento ere.     So Canto terzo.   Qurito è confuroie la volgare opioionei che crede il  terremoto produrti da aria terrata nelle vitcere della  tetra ; la qual opinione tappiamo ettere tlata leguitata  da Dante , come ti raccoglie da un luogo del XXI del  Purgatorio ; dove in perenna di Staiio rende la ragione  de' terremoti, che t'odono intorno alla falda di quella mon-  tagna con quetti versi 55 e aeg.   Trema forse quaggiù poco , od assai ;   Ma per venSo , che irs terra sì nasconda.   Non h dunque gran fatto , che , portando egli quetta  credenza, dica, che nel terremoto della buja campagna  otc) vento di terra, volendo inferire di quell' ana, che  nello tcotimento , e forte nell' aprimento della suddetta  campagna ti sprigionava.   INFERNO.    CANTO QUARTO.    ARGOMENTO.  Raccolta , eom’ an tuono Io f«ce ritornare in ,  e come trovò aver pattato il (ìamc Acheronte dalP al-  tra riva, la qual fa orlo al catino de!!' Inferno, chiamato  da lui valle dolorosa d'abiuc. Dice poi , d'eticre tcrio  nel primo cerchio <^’ etto Inferno , che è il Limbo. Di-  manda a Virgilio della venuta di Critto in quel luogo ,  ed ode la tua ritpotta. Quindi patta a veder 1' anime  de* bambini innocenti , e dopo quelle di coloro , che  visterò secondo il lume delle virtò morali ; e con la motta  per discender nel secondo cerchio , termina il canto.   V. 1 . Rufptmi t alto tonno nella lesta   Un greve tuono , ti eh' i" mi riscossi ,  Come persona, che per forza è desta.   Statuì dio della similitudine presa da chi dorme; onde  chiama sonno quello , che in realtà era tmarrimento di  spiriti , e svenimento. Chiamalo alto , a differenza del    Digitized by Google    Sì Canto   «ODDO naturale: anzi, a fine d'eeprimerlo alùiiiraot dice,  che un greve tuono a gran pena lo ritcofte , rome ai  rìacuote persona, che per forza è desta* £d ecco retta la  comparazioDe fin all' ultimo^ dopo averla fatta operar  con grandisiimo artifizio in tutte le «uè parti. Il tuono  potrebbe a prima viata parere non eaaere auto altro,  che il rumore degli alilaaimi pianti, e delle mìaere atrida  de* danoati, chiamate da Dante poco pid abbaaao tuono.   J tu la proda a mi trovai   Della valle d * abisso dolorosa ,   Che tuono accoglie d* infiniti guai.   Goal di aopra nel terzo canto , t. 3o , rasaomiglia i  gemiti degli aciauratì allo apìrar del turbo : qui , ove ai  aeote il pieno del triato coro dell' Inferno li rasaomiglia  al tuono. Potrebbe forse anclie dirai , che questo tuono  venne dall' aria del terzo cerchio della piova, dove aon  puniti i golosi ; non essendo punto fuor di ragione il  credere, che insieme con la gragnuola venisiero aoche  de* tuoni , siccome veggiamo accadere nella noatr* aria ,  il che nell* Inferno ajuu a far crescer la peoa e lo apa>  vento de* peccatori. Considero dall* altro canto , che in  sì gran lontananza , qual è quella del terzo cerchio ,  volev* essere un gran tuono per esser sentito da quei ,  eh* erano in su la riva d* Acheronte. Ma bisogna ancora  considerare, che quivi non tuona all* aria aperta, come  fa a noi , ma nel chiuso della valle ' d* abisso sotto la  volta della terra, che rintrona e rimbomba per ogni  banda, e sì lo strepito vien portato , come per cana>  le, all* orecchie di Dante ; e a chi farà rifiessione , a  qual distaiza arrivi la voce d* uno , che parli aoche  pianamente per una canoa forata, forse non parrà tanto gUAKTo. 53   HiTerUtroile queito pensiero. Senxa che delle campane alla  campagna aperta, dov' elle abbiano il vento in favore,  •'odono dieci o dodici miglia lontano^ e rartiglierie tirate  alta marina di Livorno s'odono talvolta Hn di Firenze,  che per retta linea aWà ben cinquanta miglia di lonta*  nanaa. Più coerentemente però al costume non meno ,  che alla grandezza della fantasia di Dante, si dirà, che  il tuono non fu altro, che quello incominciato nel canto  antecedente , di cui nel ritornare il poeta in s^ , udendo  lo strascico, non rinvenendosi (come accade a chi dor-  me, e molto meno a chi è svenuto) quanto tempo fosse  stato fuori de* sensi , lo credette ( stando assai bene io  sul verisimile ) un altro tuono. E di vero, per passare il  fiume su l'ali d'una potenza soprannaturale, non vi volea  cosi lungo tempo , che giunto su l'altra riva non potesse  ancora udire il rintuono di quel tuono stesso, che scop-  piò col baleno , allorché Dante si ritrovava al di là dal  fiume ; maravigliosa osservanza di costume. Si desta na-  turalmente, perchè già il miracolo della sua trasmignv  «ione era fornito, e udendo in quello tuonare, mostra  di credere d'essere stato desto dal tuono , come farebbe  ognuno, che si abbattesse a destarsi in quel eh* e' tuona.   V, 1. Rupptmi tolto tonno ecc.   Questo luogo si vede imitato, o per meglio dire stem-  perato dal Bocc. Itb. I. Fiam, Fù it grave la doglia del  €uore t quella aspettante , thè tutto il corpo dormente  ritrosie , e ruppe il forte sonno.   V. XI. Tanto che per ficcar lo viso al fondo.   Per invece di quantunque , ed opera graziosissima-  mence. Il senso è : Tanto che , quantunque io ficcassi lo     54 C A H F o   viso al fondo. Piglia ficcar la viltà per Guare gli occhi ;  maniera aliai biiiarra.   V. i5. r tarò primo, e tu sarai teconio.   Queite parole di Virgilio aono aliai chiare quanto alla  lettera; ma vuol fon' anche lignificare euer egli nato  il primo a entrar a deicriver l' Inferno , lì come fece  nel VI dell' Eneide , e Dante dover eiiere il lecondo.  A chi lia riuicito più felicemente queito viaggio, aitai  leggiermente ai può comprendere dal paragone.   V. 15 . Ed egli a me; V angoscia delle genti.   Che son quaggiù , nel viso mi dipinge  Quella pietà, che tu per tema tenti.   Spiega r effetto dell' impallidire per la lua cagione ,  che è il compatimento de' mortali affanni de' peccatori :  forma di dire veramente poetica, anzi divina.   V. ai che tu per tema tenti.   Che tu interpreti per effetto di timore.   V. a3. Cosi ti mise, e coti mi fe' ‘ntrare   Ne! primo cerchio , che V abisso cigne.   Qui incominciamo a icender dal piano dell' atrio dell' In-  ferno , cavato lotto la volta della terra , dove abbiamo  veduto eiier puniti gli iciaurati , e corrervi il fiume Ache-  ronte. Entran dunque nel primo cerchio, che è il Limbo.   V. a5. Quivi , secondo che per ascoltare ,   Non uvea pianto , ma che di sospiri.   S* intende nel primo verto : Secomlo che ti potea  comprendere; cioè. Secondo che per l'udito ti potea quakto. ss   Mcrorre ; poiché gli occhi non icrvivano a ditccrnerlo ,  mercé dell’ aria oicura, profonda, e nebuloia d' abliao.  Ma che vale eccetto , aalvo , fuorché , aolaniente , pid  che. Forae da magit quatti de* Latini; onde con tal par-  ticella vuol lignificare , che non v’ era maggior pianto  eh’ un leniplice lamentar di aoipiri , lecondo che l’anime  del Limbo non erano tormentate (dirò coli) nel corpo,  ma lolamente nell’ animo , per la privazione d’ Iddio.  Queito viene apiegato mirabilmente nel verio arguente a 8 .   E ciò avvenia di duol senza martiri.   V. 33 innanzi che più ondi.   Andi leconda peraona dell’indicativo preaente del verbo  Ando diauaato , dalla railice uiata andare. •   V. 34 e t' egli hanno mercedi.   Non basta, perch" e' non ebher batletmo;  Ch‘ e' porta della fede , che tu credi.   Qui mercedi lo iteaao che meriti; nè qurata è l’unica  volta, che Dante l’ ha preao in tal lignificato. Farad,  cant. XXXII, V. ^ 3 .   Dunque , senza merci di /or costume ,  iMcate son , per gradi diferenti.   Parla dell’ anime, che in quello, che tono create, h.mno  da Iddio , lenza lor merito o demerito , maggiore o mi-  nor dote di grazia. Chiama il batteaimo porta della Fede.  Coll vien chiamato da’ maeitrì in diviniti lanua Sacra-  mentoruia,   V. 37. E s' e’ fuTon dinanzi al Cristianesmo ,   Non adorar debitamente Iddio.     56 Canto   Parla de* gentili innocenti» cbe furono avanti alla ve-  nuta di Cristo ; i quali » ancorché non peccaiiero , anzi  adorassero la Divinili, non Tadoraron debitamente, cioè  secondo il verace concetto , che si dee aver d* Iddio , e  secondo il legittimo culto prescritto dalla Legge mosaica;  ma lo riconobbero o nel Sole, o nella Luna, o nelle Sta-  tue , e sì Tadororono con riti profani ed abbominevoU.   V. 41 e soi di tatuo efesi.   Che senza speme vivemo in disio.   Vi •* intende siamo. Cioè , e soì di tento , o vero » e  sol io CIÒ siamo efesi.   Questa dice Virgilio esser la sola pena di quei del  Limbo , Ira* quali ha riposto sé ancora ; Aver vivo il  desiderio, e morta la speranza.   V. 47* per ooler esser certo   Di quella fede, che vince ogni errore.   Per aver un riscontro della verità della nostra fede.   V. 49. Uscinne mai alcuno, 0 per suo merto,   O per altrui , che poi foste beato ?   Credeva Dante ( che non v* é dubbio ) U liberazione  degli antichi Padri operata da Cristo nella sua resurre-  zione ; pure da eh* egli avea sì bell* occasione di chia-  rirsi del vero , e con ottimo fine d* armarsi contro qua-  lunque titubaziooe gli potesse venire di così alto mistero,  non si potè tenere di domandar Virgilio , s* e* n* era  uscito mai alcuno. E notisi , com* egli dissimula bene il  suo animo : domanda prima di quel che sa , che non è ,  e che nulla gl* importa il sapere, cioè s* e* n* uscì alcuno  per suo proprio merito , per farsi strada a domandar»     di quel, che gli preme aMaÌMÌmo Tesier fatto certo, lenza  che Virgilio potaa ombrarvi sopra od accorgersene.   V. Sa. Rispose : I* era nuovo in questo sfato ,  Quando ci vidi venire un possente ,   Con segno di vittoria incoronato.   Era di poco venuto Virgilio nel Limbo , quando ci  vide venir Cristo nostro Signore , che mori intorno a  quarantott* anni dopo la morte di esso Virgilio; il quale,  perocché si non conobbe Cristo , però non lo nomina.  Dice solo , eh* ci ci vide venire un possente incoronato  di palma. Possente dalle maraviglie, che gli vide ope«  rare in quel luogo , traendone sì gran novero d* anime ,  ond* a ragione si persuadeva , quegli non poter esser  altri , che un grandissimo , e potentissimo principe.   V, 6o. £ con Rachele , per cui tafito fe\   Vuol dire del lungo servizio di XIV anni reso a Laban  padre della fanciulla, per averla in isposa.   V. 64. JVon lasciavam rondar , perch' e* dicessi.   Ancorch* e* favellasse , badavamo a ire. Lo stesso con«  cetto lì ritrova replicato al XXIV, v, i del Purgatorio,  ma con dicitura così bizzarra , che ben duuostra la ric«  chezza della gran mente del poeta.   . Nè 7 dir l'andar , nè l'andar lui più lento  Ratea { ma ragionando andavam forte*   V. 66. La selva dico di spiriti spessi.   Qui selva per moltitudine : metafora assai f<untgliare  Dante. Così nel piiiuo di questa cantica selva chiamò   6     S8 Canto   gli errori giovanili, per entro la quale dice etieni egli  amarrito , e più apertamente nella »opraccitata apoiizione  della canzone :   Le dolci Time d amor , eh' io eolia ,   dice amarrirviii l’uomo all' entrare della tua adolezcenza.  Ancora nel primo libro , cap. XV della tua Volgare  Eloquenza, rispetto ai diversi idiomi, che si parlavano  allora in Italia, chiama quell’ opera Italica telva; e selva  finalmente chiama in primo luogo una moltitudine di  spiriti. Così abbiamo nelle scritture : Secar decurtus aqua-  rum plantauU dominus uineam iuttorum. Qui molto giudi-  ziosamente, trattandosi d'anime dannate, piglia la metafora  più ruvida di «/va. della quale, avvegnaché si sia servito  ancora S. Bernardo, è tuttavia da notare una doppia  limitazione. La prima, eh’ egli parla in quel luogo delle  anime, o più verisimilmenle delle diverse adunanze de’  nuovi cristiani, non già di quelli della circoncisione, i  quali erano toccati a S. Pietro, ma di quelli venuti corì  nudi e crudi dal paganesimo , onde oltre T esser forse  tutti per ancora e male istruiti nella fede, e peggio  riformati ne’ costumi , ve ne potevano esser molò de’ re-  probi. La seconda, che in questo luogo selva è pro-  priamente metafora di metafora, non pigliando il santo  per piante di questa selva le anime a dirittura, ma più  tosto le varie adunanze delle anime , velate prima tali  adunanze sotto l’altra metafora di vigne, per viti delle  quali vengono a intendersi le anime particolari, e di  ciascheduna di queste vigne cosi numerose ne forma,  per dir cosi, le piante d’una vastissima selva, che è la  metafora secondaria, come si vede manifestamente dalle  seguenti parole , che sono poco dopo il mezzo del sermone XXX su U Cantica ; Merito et Paulo inter gentet  tam ingens tylua eredita ett uinearum. Anclir appresso  gli Arabi si trova usata la stessa figura, come si può  vedere da quest* esempio d' Harireo Basrense nel suo   primo • Le sue parole sono le seguenti :   dLJLsNwc   jivervio io dunque penetrato nelt interna densissima teha  per saper la cagione di quei pianti. Nè altro intende per  sehat che una grandusima calca di gente, che s'affollava  d'intorno a un ceno romito per udirlo predicare.   V« 67. Non era lungi ancor la nostra via   Di qua dal sommo; quancT 1 vidi un foco,  CK ejairpm'o di tenebre vincia.   Credo, eh’ ei chiami sommo l'erta, per la quale d«l  piano di sopra , dove corre Acheronte , erano calati nel  Limbo; e credo, eh' ei voglia dire, ch'egli erano caiu-  minati ancor poco per la pianura di esso , quando ei  vide un fuoco , che illuminava un emisferio di tenebre.  Questo fuoco non si rinviene molto chiaraiuente, dov'egli  fosse, e come ei si stesse; nè i commentatori si fermano  troppo a esplicarlo. Pure dal chiaiuarlo col nome di lu-  miera, e dal lume, eh* aveva a rendere non meno fuori  che dentro alle mura de) castello, m'induco volentieri a  credere , eh* ella fosse una (ìsunnia librata in alto nell* aria,  come vergiamo alle volte alcune meteore di fuoco, le  quali durano a vedersi nello stesso luogo, inhn tanto  che dura la lor materia a ardere , e prestar alimento alla      bo C A K T O   6(unina , pfT cui •! rcndon vi«ibili. Nè è da star attaccato  alla fona delle parole, dicendo, che, te quetto fuoco  illuacrava un eniieferio di tenebre, bitognava, eh’ ei fotte  in terra, poiché alando in aria veniva ad lUuttrare una  porzione maggiore della mezza tfera: poiché Dante in  quetto luogo debbe intenderti come poeta , e non come  geometra; né è veritimile, eh’ ei pigli itte allora le tette  per miturare il giro dell’ aria illuminata.   V. 73. O tu, eh' onori tee.   Parole di Dante a VIRGILIO.   V, y(j V onrata nominanza >   Che di ior suona sii ne la tua vita ,  Grazia acquista nel ciel , che gli avanza.   La fama e ’l pregio , che riman di loro nella tua vita,  cioè nella vita mortale , la qual tu godi ancora , o Dante ,  impetra loro quetta grazia dal Cielo.   V. 81. L’ombra sua torna , eh' era dipartita.   Partitti allora dal Limbo Virgilio , quando a’ preghi  di Beatrice andò a trovar Dante nella telva oteura.   V. 84. Sembianza avean né trista, né lieta;  e però conlacevole al loro alato nè di gioja, nè di  tormento.   V. 91. Peroeehb eiaseun mero si eonviene   Nel nome, ehe sonò la voee sola;  Tannami onore , e di ciò fanno bene.   Mi fanno onore , e fanno bene a farmelo ; perchè a  tutt’ e quattro ti conviene il nome , che la voce d’ un •olo diede a me» cio^ in quello di pòeta. In «ustanza:  fanno bene a onorarmi, perchè siamo tutti poeti, e f o-  nore , che è fatto ad uno , toma sopra tutti.   Y. 94. Cast vidi adunar la bella scuola   Di quel signor dell’ altissimo canto,   D' Omero , dal quale hanno cavato tanto i poeti , e  in particolare i quattr(\ posti qui da Dante.   V. 9y. Da eh’ ehber ragionato insieme alquanto,  Volsersi a me con salutevol cenno :   £ ’l mio maestro sorrise di tanto.   Qui non accade strologar molto quello , che Virgilio  a costoro dicesse , vedendosi manifestamente ( tanto è  artifizioso questo terzetto), eh' egli li ragguagliò dell* esser  di Dante, del suo poetico spirito, e della sua profondis-  sima scienza- Ciò si discuopre dalla cortesia del saluto,  eh* essi gli fecero , e dal sorrider , che ne fece Virgilio ;  poiché quel sorrise di tanto altro sicuramente non vuol  signiBcare , che di questo , cioè di tcmto che fu fatto.  Nè quei grandissimi spiriti si sarebbero mossi a far tanto  di onore a Dante , se da Virgilio non ne fosse loro stata  fatta un* assai onorevol testimonianza, della quale essendo  frutto il cenno salutevole, esso ne sorride per compiacenza  di vedere , quanto fossero «tate autorevoli le sue parole.   V. ICO. E più d’onore assai ancor mi fenno ;   C/f ei si mi fecer della loro schiera,   St eh’ V fui sesto tra cotanto senno.   Cosi n andammo insino alla lumiera,  Parlando cose , che ’l tacere è bello ,   Si co/u era' i parlar, colà dop’ era.     6j Cauto   A chi noD aTCMC ancora Bnito d’ intendere quel , che  VIRGILIO ditcorreHe con Omero, e con gli altri tre,  Dante con questi tenerti finiace di dichiararlo , volendoci  in austanza dire, che da quello, che diaae di ane lodi  Virgilio, fu di comun conaentiuiento giudicato degno  d' eaaer nirsao nella prima riga, e ai annoverato tra' mag-  giori poeti , eh* abbia avuto il mondo. Più dilhcile iin.  presa stimo , che sia I' indovinare quello , eh’ e’ discor-  ressero in sesto , poiché Dante si fu accoppiato con esso  loro, non aprendosi egli ad altro, se non di' e' parlaron  cose , delle quali A bello il tacere , com' era bello il  parlare colà , dov' egli era. I commentatori hanno avuto  in tal veocrazione quest' arcano , eh' e' non si son pur  anche ardili e spiarlo con l' immaginazione. A me quadra  molto un pensiero sovvenuto al sottibssimo ingegno del  Rifiorito. Stima egli, che tutto il discorso fosse in lodar  Dante, e perchA mostra, che ancor egli favellasse, men-  tre dice , v. io3.   andammo infino alla lumiera.   Parlando cose , che ‘l tacer è hello.   Il suo parlare non fu per avventura altro , che recitare  qualcuna delle sue canzoni , secondo che da que' poeti  ( siccome s' usa per atto di gentilezza ) ne fu richiesto.  E ciò non solamente torna bene al costume , ma ( che  più si dee attendere ) al sentimento de' versi ; essendo  verissimo, che orala modestia fa diventar bello il tacere  quello, che allora bellissimo era a parlare.   V. Ila. Centi v' eran , con occhi tardi e gravi,   Di grand' autorità ne’ lor sembianti :  Parlttvan rado , e con voci soavi. Quello tertetto paò lerrir di norma a qualunque pi>  glia, deicrtvendo, a rappreiencare il coitnme di gran  perionaggio.   V. il5. Traemmoei co/l dalF un de' canti   In luogo aperto , luminoso , ed alto ;   Si che veder si potén tutti quotili.   Dal dire, eh' e' li trauero da un canto del caatello,  ai convince manifeicamente , eh' ei non era murato a  tondo, come alcuni si persuadono, e fra gli altri il Vel-  lutello : tanto pid eh' e' non si può nè anche dire , che  il castello era tondo bensì, ma che v' erano diverse  piazze o strade , le quali venivano a formar degli angolii  poiché non pare, che Dante figuri questo castello per  altro , che per un dilettevol prato intorniato di mura ; e  s' ei potè mettersi in luogo da poter veder tutti quanti ,  chiara cosa è , eh' e' non vi doveva essere impedimento  di mura, o di case, o d'altri edifizj. A tal che questo  canto, dond' e' si trassero Dante e Virgilio , mostra , che  la pianu delle mura non dovea esser circolare. Molto  meno è veriiimile , eh' elleno abbracciaiser il foro della  valle, come è opinione cfalcuni, i quali si lon falsamente  immaginati, che tutto il piano dello scaglione del Limbo  fosse diviso , come in due armille concentriche , una ester-  na e maggiore, dove non arrivasse il lustro della lumiera,  e quivi stessero l' anime degl' innocenti morti senza bat-  tesimo sospirando continuameote , onde dice , v. a6.   ffon avea pianto , ma che di sospiri ,   Che laura eterna facevan tremare.   minore l'altra ed interna , ed illustrata dalla lumiera , è  questa facesse prato al castello de' Savj e degli Eroi. £     64 Canto   invrrUimile I dico , tal optDÌone. Prima , perchè in pro>  porzione dell* altr* anime del Limbo y piccolisaimo è U  numero di quelle* che sono ammesse per tspecialissima  grazia dentro al delizioso castello ; per lo che* rimanendo  loro un luogo sì vasto , vi sarebbero seminate più rade  che per un deserto. Secondo* perchè in qualunque luogo  del prato si fosser tratti Dante e VIRGILIO posto die nel  centro non potessero starvi per essere sfondato * e ter-  minar ivi la sboccatura del secondo cerchio * sarebbe  •tato impossibile discemer tutti quanti* a non supporre*  eh* e* sì fosser ridotti tutti in un mucchio vicino all* en-  trata * perchè da distanza assai minore , che non è quella  del solo semidiametro di questo prato * a farlo cale * qual  se lo figurano costoro , si smarrisce di vista un uomo dì  statura ordinaria. Direi dunque * che il castello fosse da  una porle del piano o pavimento del Limbo * e che per  avventura nè meno arrivasse con le mura in su la sboc-  catura del secondo cerchio- E che sia *1 vero* usciti  eh* e’ ne furono*, dice Dante, eh* e* tornarono nelf aura*  che trema* cioè in quella, dove sospirano i padani in-  nocenti, che l'aura eterna farevan tremare. Che se per  lo contrario il castrilo fosse stato abbracciato dall* armilla  esteriore* per discender nel secondo cerchio, non oc-  correva, eh’ c* ritornassero in quella, dove l’aria tre-  mava. Kè vale il dire* che per aria tremante si può in-  tender anche l'aria del secondo cerchio; perchè la sua  agitazione (si come vedremo nel seguente canto) era  altro che un semplice tremare, dicendo il poeta di questo  cerchio, v. a8.   J* venni in lungo <t ogni luce muto ,   Che mugghiai come fa mar per tempesta,   S" e* da contrari venti è combattuto.    Ecco dunque, che il catCello era tutto dentro all* orlo  del Limbo io su la mano , tu la qual camminavano : e  torna ottimamente allo scemarti la sesta compagnia in  due , essendo Omero , Orazio , Ovidio e Lucano rimasti  dentro al castello , e Dante e Virgilio essendone usciti  o per altra porta, o per la medesima, ood* erano en-  trati , ma voltando all* altra mano , e incamminandosi per  altra via da quella, ond' erano venuti. Così si condus-  sero, dov' era il passo per discendere nel secondo cer-  chio ; si come vedremo nel canto seguente.     INFERNO.    CANTO QUINTO.    ARGOMENTO.    Xl }>eccato , che ii punisce in questo secondo cerchio ,  è la lussuria, come il più compatibile all' umana fragilità,  c per avventura il meno grave. Fmge il poeta di tro-  vare al primo ingresso Flinos giudicante 1' anime. Di poi  passa più oltre , e vede la pena de' peccatori carnali ,  la qual dice essere un furiosissimo , e perpetuo nodo di  vento , il qual rapisce , e porta seco voltolando in giro  queir anime. Virgilio gliene dà a conoscere alcune , che  erano già state al suo tempo , ma di Francesca da Ra-  venna intende dalla sua propria bocca la cagione della  sua morte , e insieme di quella di Paolo suo cognato ,  con r ombra del quale si raggirava per 1' aria del se-  condo cerchio. Cori discesi del cerchio primajo   Giù nel secondo , che men luogo cinghia,  E Scatto più dolor, che pugne a guajo.    Digitized by Google    68 Canto   ^ Discesi ; Io Dante diacesi. Men luogo cinghia ; si di-  mostra peripatetico f ponendo il luogo, distinto dall* esteiH  sione della cosa locata. Quindi è , eh* ei dice il pavi-  mento del secondo cerchio cignere, abbracciare, occupar  minor luogo, in sostanza girar meno del primo, secondo  che per lo digradar della valle gii\ verso il centro si  discendeva. Così veggiamo ne* teatri dalla lor sommità i  gradi infmo all' iullmo venire , successivamente ordinati ,  sempre risirignendo il cerchio loro. C ben vero , che  quanto meno luogo cinghia, contiene in sè altrettanto  più di dolore, che non fa il primo. Poiché, dove quello  per esser solo dolor della mente , svapora in sospiri ,  questo, che alFligge il senso, pugne a guajo , cioè arriva  a trar guai , pianti e lamenti dolorosissimi.   Y. 4. 5 rauvs Afinos orriòilMente « e ringhia.   Qui orribilmente ha forza di esprimere P orrida resi-  denza , il tribunale formidabile , la fiera accompagnatura  de* ministri , e forse il ferocissimo aspetto dell* infernal  giudice. Bocc. Fdoc. Kb. 6 , 42. Quivi ancora si veggono  tutti i nostri Iddìi onorevolissimamente sopr ogn altra  figura posti. Dove notisi , che per 1 * avverbio onorevolis^  simamenie ci dà ad intendere la preminenza del luogo ,  quanto la ricchezza degli ornamenti sacri , ed ogni altra  nobile accompagnatura pertinente al culto degli Dii sud-  detti. Ringhia: accresce lo spavento, dicendosi il ringhiare  de* cani , quando irritati, digrignando i denti « e quasi  brontolando, mostrano di voler mordere.   V. 6. Giudica , e manda , secondo eh* awvinghia.   Qui avvinghiare per cignere. Ciò che Ninos ai ci-  gneise , viene spiegato appresso. Vede qu«l luogo Inferno è da essa.   Da in luogo di Per, ed esprime attitudine , proprietà,  c convenevolezza. Cioè qual luogo d'infemoèprr essa,  o vero convenevole ad essa. Veggasi di ciò il Cinonio.   V. li. Cignesi con la coda tante volte ^   Quantunque gradi vuol ^ rAe sia messa.   Conosce il poeta T obbligo, ch'egli ha d* uscire il piti  eh* ci può dall’ ordinario , rispetto al luogo , e a* perso-  naggi , eh’ egli ha alle mani. Quindi va trovando maniere  strane ed inusitate di significare ì loro concetti ; come  in questo luogo fa, che Minos si cinga tante volte la  coda, quanti gradi hanno a collocarsi gid 1 * anime con-  dannate. Quantunque per quanto , nome indeclinabile.  Bocc. introd. n. i. Quantunque volte , graziosissime donne ^  meco pensando riguardo ecc.   V. i3. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:   Vanno ^ a vicenda y ciascun al giudizio:  Dicono , e odono , e poi son giù volte.   In questi tre versi è compresa un* esattissima e pun>  tualissima forma di giudizio.   V. a3. Vuoisi cosi colà » dove si puote   Ciò che si vuole ; e più non dimandare.   Le stesse parole per appunto furono usate da Virgilio  a Caronte nel canto terze, v. 9 S.   V. a 8 . t venni in luogo d* ogni luce muto.   Notisi , come stando sempre su la medesima bizzarra  traslazione d* attribuire il proprio della voce al proprio  della vista , va continuameDte crescendo» Nella selva ,     ~e Casto   dove r oicurit.\ e T ombra erano accidentali per l' im-  pedimento de' rami e delle foglie , diwe aolamcnte tacerai  la luce , V. 6o.   Mi ripigneva là , dove 'I sol tace.   Nell* atrio dell' Inferno dà al lume aggiunto di JSoco , ac-  cennando io tal guiaa , non eaier ciò per accidente > tua  per natura ; cauto HI , v. 75.   Com’ io discerno per lo fioco lume.   Qui finalmente , dove a' ò innoltrato nel profondo della  valle, muto lo chiama; e vuol denotare, che le tenebre  di queato cerchio non aono accidentali , nè a tempo ,  nè aaaottigliate da qualche apruzaolo di languidiaaima luce,  ma apeaae , folte , oatiuate , ed eterne.   V. 3l. Za bufera infernal , che mai non retta.  Mena gli spirti con la tua rapina:  Voltando , e percuotendo gli moietta.   Il Buti definiace eoa! : Bufera è aggiramento di venti ,  lo qual finge l’ autore , che sempre sia nel secondo cerchio  dell" Inferno. A chi pareaac queata voce o poco nobile ,  o troppo atrana, ricordiai , che ai parla d' un vento in-  fernale , e che merita maggior lode il cercar la forza  dell' eapreaaione , che 1' ornamento delle parole ; ed è  queata una pittura , che non richiede vaghezza di colo-  rito , ma forza; e tanto piti è bella, quanto è meno  liaciata ; estendo il naturale coti risentito , che non può  bene imitarsi , te non è fatto di colpi , e ricacciato ga-  gliardo di sbattimenti. Questa bufera adunque leva e  mena gli spiriti con due movimenti. Con uno gli aggira  secondo il corto della tua corrente, che va turno torno    ^UIHTO. 71   al cerchio ; con F altro ( e ciò fallo con la sua rapina ,  cioè col tuo grandissimo impeto ) li va voltolando in  lor medesimi. Cosi veggiamo la pillotta e '1 pallone , i  quali, se vengono spinti lentamente per Taria, son por-  tati con un solo moto ^ che è secondo la linea della di-  rezione del lor viaggio , ma dove urtino in muro , od  in legno, osi, cadendo in terra, ribalzino mcontanente,  ne concepiscono un altro , Bglio di quel novello impeto ,  che gli aggira intorno ai proprio asse.   V. 34. Quando giungon dinanzi alla mina ;   Qmvi le strida t il compianto t e*l lamento'.   Bestemmian quivi la virtù divina.   Qual sia questa rovina, i commentatori non lo dicono ,  o se lo dicono, io confesso di non intendere quello che  dicono. Crederei, che per rovina intendesse T autore il  dirupamento della sponda, giù per la quale egli era ve-  nuto ; e che questa fosse la foce , d' onde metteise il  vento , il quale foue cagione di maggiore sbatiimento a  quelle pover* anime , che vi passavano davanti. A simi-  litudine d* un legno o d'altro corpo , cui la corrente d'un  fiume ne meni a galla , il quale, se s* abbatte a passare,  dove sbocca un torrente, o altra acqua, che caschi con  impeto da grand'altezza, questa se se lo coglie sotto ^  lo tuffa e rìtufia per molte fiate , e in qua e in lè con  mille avvolgimenti T aggira , e strabalza , in fin tanto  eh' ei non è uscito di quella dirittura , e non ha ritro-  vato il filo della nuova corrente. Di dove, e come possa  quivi nascer questo vento , vedremo allora , che si dirà  della fiumana dell' eterno pianto, di cui nel canto se-  eondo mi rìserbai a discorrere in altro luogo*     71    ClISTO   V. 40. E (ome gli stornei ne portan F ali   Nel freddo tempo a schiera larga e piena ;  Così quel fiato gli spiriti mali.   Brllisùma iimiUtudlne , e cavata ( «ì come la «cgitcnte  poco appretto delle gru) con finitsimo accorgimento da  animali tenuti in niun pregio , e per ogni conto vilittimi.   V. 43. Di qua , di là , di giù , di tu gli mena :  Nulla speranza gli conforta mai  Non che di posa , ma di minor pena.   Eipretiione felicistima ed inarrivabile di quel tormento ,  e che vince quati il vedere ttetto degli occhi.   V. 48. Cori viiF io venir , traendo guai ,   Ombre portate dalla detta briga.   Qui briga vai lo ttetto che noja, fattidio, travaglio;  e briga preto nello ttetto significato d’ agitamento di  venti. Farad, can. Vili , v. 67.   £ la bella Trinacria , che caliga   Tra Pachimo e Petoro sopra '/ golfo ,   Che riceve da Euro maggior briga.   cioè sopra ’l golfo , eh’ è più battuto dallo scirocco.   V. Si. Genti, che faer nero ri gastiga^  Corrisponde al detto di sopra, v. 18.   I' venni in luogo iT ogni luce muto.   E cerumente la pena de’ carnali è pena data loro dall’ aria ,  poiché l’aria col solo agitarsi si li tormenta.   V. 54. Pu Imperadrice di motte favelle.   Ebbe imperio sopra nazioni , che parlavano diversi  idiomi. Modo usato altre volte da Dante : distinguere , o  denotare i paeii dalle lingue , che vi ai parlano. Infer.  cant. XXXIII , V. 79.   Ahi Pila , vituperio delle genti   Del bel patte là, dove 'I ri tuona.   V. 55 . A vizio di Lutturia fu ri rotta.   Che ’l libito fe' licito in tua legge ,   Per torre ’l biatmo , in che era eondoita.   Aaaai è nota la legge della diioneatà promulgata da  Semiramide , per cui ella penaò di aottrarai all' infamia  de’ suoi vituperj.   A vizio di Lutturia fu ri rotta.   Forma di dire assai singolare.   V. 60. Tenne la terra , che ’l Soldan corregge.   Dice il Daniello , che Dante in questo luogo piglia  un equivoco ; e che abbia voluto dire, Semiramide aver  regnato in Egitto, ingannato dal nome di Babilonia, con  cui nel suo tempo chiamavasi volgarmente il Cairo , allora  signoreggiato dal snidano , non rinvenendosi dell' altra  Babilonia fabbricata da Semiramide nell’ Astiria. Di questo  errore pretende scusarlo con fargli nome di licenza lecita  a pigliarsi da' poeti grandi, tra' quali gli dà per compa-  gno Virgilio in un certo patto , non so già quanto a pro-  posito , e con quanta ragione. Se io avesti a esaminarmi  per la verità dell' intenzione , che io credo , che abbia  avuto Dante ; direi forte ancor io , come il Daniello :  tanto più che in que' tempi non ti aveva coti esatta no-  tizia della geografia, che sia sacrilegio l'ammettere, che  un poeta anche grandissimo abbia preso un equivoco in-  torno a una città, nella quale era facilittimo l’equivocare,   6     74 Cauto   intrndendoii allora comuneniente per Babilonia quella  d'Egitto; ticcome oggi per Lione templicemente ('inten-  derebbe sempre quello di Francia, e per Vienna quella  di Germania; e quanto a questo, che Babilonia vi fosse  in Egitto, e che fosse la stessa, che dagli Europei si  chiama oggi il Cairo , l' afferma Ortelio.   Il Boccaccio nel Decamerone, di tre volte, che nomina  il Soldaoo , intende sempre quello d' Egitto ; e Dante  stesso nell' XI del Farad. , t. loo.   E poi cht per la sete del martiro  Alla presenza del Soldan superba ,   Predici) Cristo , e gli altri , che 7 seguirò.   Farla di S. Francesco , il quale i certo , che parla del  Soldano d' Egitto , e non di quello di Bagadet. Il Fe-  trarca dice anch' egli nel Sonetto; L'avara Babilonia ecc.  non so che di Soldano. 1 commenti l' intendono per quel  d' Egitto ; e il Gesualdo , se non erro , lo cava da una  sua epistola , nella quale fa menzione delle due Babilo-  nie , d' Egitto e d' Assiria.   Ma chi volesse anche sostenere, che Dante non abbia  errato , potrebbe farlo con dire , che per Soldano intese  quegli stesso , che nel suo tempo signoreggiava la vera  Babilonia di Semiramide , essendo la voce Soldano nome  di dignità, e perciò convenevole ad ogni principe; e da  Cedreno si raccoglie essere stata comune ancora ai Co-  liifi di Soria , particolarmente dove parla di uno di essi,  che ebbe guerra con Alessio Comneno. Siccome e con-  verso il Soldano d' Egitto aveva titolo di Cohffa , prima  che dal Saladino fosse unito l'un, e l'altro titolo insieme,  quando egli di semplice Sultano , eh' egli era , diventò  Fun e l'altro, avendo ucciso il ColilTa nell' andar a pigliar    Digitized by Google    9 0 IRTO. 7$   da lui lecoudo il lolito l' ioicgne di Soldano. Fu anche  Soldano titolo d' ufTizio coinè ai cava da quoto luogo  del Ponti 6 cale romano citato dal Meunio ; Circa Ponti-  fiiem , aliquando ante , aliquando poit , equilabat Mare-  icallus , siile Soldanus Curiae.   lila per vedere adeiao , con quanta poca ragione il  Daniello tacci Virgilio d’un timigliante equivoco , laiciaio  di riapondere a quello eh’ ei dice , che egli nel Sileno  confondeaae la favola d* lai e di Filomena , e nel terzo  della Georgica acambiaaae Caatore da Polluce , nel che  vien Virgilio difeao molto giudiziosamente dalla Cerda ,  vediamo il terzo equivoco notato dal aoprammentovato  apositore di Dante ne’ seguenti versi dell' Egloga del  Sileno , T. 74 .   Quid loquar? aut tcyllam Nisi? aut quamfama secuta est.  Candida surtinctam latrantihus inguina monstris,  DutUhias ue rosse rales, et gurgite in allo,   Ah, timidos nautas canibus lacerasse marinis ?   Qui dice il Daniello , senza allegarne alcuna ragione ,  che Virgilio equivoca da Scilla hgliuola di Forco e  d'Ecate, o, cum’ altri vogliono, di Creteide, a quella  figliuola di Niso re di Megara. Io credo però di ritro-  varla , e dubito che si possa dir del Daniello nella spo-  sizione di questo luogo di Virgilio, quello che di Virgilio  disse il Berni nell' imitazione di cpiell’ altro d’ Omero ;   Perch’ e' m hem detto , che Virgilio ha preso  Un granciporro in quel verso d Omero,   Chi egli , con reverenza , non ha inteso.   Noteremo dunque di passaggio , come bisogna , che  quest’ autore si sia cieduto , che Virgilio parli d’ una     76 C A H T O   loU Scilla , e che a queita attribuendo i moitri marini , e  r ingordigia degli altrui naufragi , liaii dato ad intendere ,  eh' egli abbia voluto dire di quella di Forco 1 ond* egli  nota r equivoco in quelle parole :   Quid loquar ? aux tcyllam Nisi ?   Sapendo, che Scilla figliuola di Niao fu cangiata in uc-  cello , e fu , come altri vogliono , appiccata alla prora  della nave dell’ amato Minoi) e finalmente gettata in  mare, e non mai trasformata, come quella di Forco, in  moitro marino. Ma la verità ai à, che Virgilio intese di  parlare dell' una e dell' altra Scilla; e, toccando di pas-  saggio quella di Niso, si ferma a discorrer più diffusa-  mente dell' altra di Forco , come dalla lettura del luogo  è assai facile a comprendere ; ma forse il Daniello non  s’ avvide di questo passaggio , e trovandosi inaspettata-  mente nella favola di Scilla di Forco, la credette vestita  a quella di Niso , equivocando egli medesimo nell' equi-  voco immaginato di Virgilio.   V. 61. L'altra è colei, che e’ aneUe amorosa,   E ruppe fede al centr di Sicheo.   Didone , seguendo in ciò anch' egli 1 ' orribile anacro-  nismo , ed accreditando T infame calunnia d' impudiciaia  datale da VirgUio. Eneide IV, v. SSa.   IVon servata fides eineri promissa SUhaeo.   V. 64. Siena vidi, per cui tanto reo  Tempo ti volse.   Tocca di passaggio, e con maniera nobilissima la guerra  de’ Greci , e l' ultime calamità de’ Trojani,      V. 69. CK amar di nostra vita dipartille.   Della morte delle quali fu cagione Amore illecitOi   V. 7». i' cominciai ; Poeta , volentieri   Parlerei a que‘ duo , che ’nsieme vanno ,   E pajon st al vento esser leggieri.   Gli accoppia ioaieme , perchè iniieme avevano peccata.  S’accorae, ch’egli erano leggieri al vento , dalla facUitè ,  anzi dalla furia, con la quale il vento li portava; e  ciò molto convenientemente, atteao il loro gravitaimo  peccato , eaaendo atati per affinità al atrettamente con-  giunti, come più abbaaao udiremo.   V. 78. Per quell' amor, eh' ei mena, t quei verratmo.   Per quell' amore , eh' e' ai portarono , il qual fu ca-  gione di queato loro eterno infelice viaggio. Efficaciaaima  preghiera , e convenientiaaima a due amanti , acongiurarli  per lo acambievole amore.   Y. 80 O anime afannate.   Aggiunto di mirabil proprietà, e aenza dubbio il più  proprio , che dar mai ai poaaa ad anime tormentate da  ai latta pena. '   V. 8a. Quali colombe dal disio chiamale   Con f ali aperte e ferme al dolce nido  Volan per F aere dal voler portale.   Grazioiiaaima aimilitudine , e piena di tenero e com-  paaaionevole affetto. Nè traendola Dante da coti gentili  animali , quali anno le colombe , vien a intaccar punto  della lode , che le gli dette poc’ anzi , per aver para-  gonato gli apiriti di queito cerchio agli atomelli e alle     ^8 Cauto   gru, 1’ una e l’altra ignobile «pezie d'uccelli, poicliè in  ciueato luogo ha maggior obbligo di far calzar la similitu-  dine all' andar di compagnia, che facevano i due amanti,  il che ottimamente si ha dalla comparazione delle co-  lombe , che ad avvilire con un paragone ignobile quegli  spiriti in generale, come fece da principio. Del resto gli  ultimi due versi di questo terzetto posson aver due sen-  timenti, l’un e l’altro bello. Il primo è: Con Vali aperte  * ferme al dolce nido volan per Vaere , cioè volan per  l’aere con l’ali aperte o ferme, cioè diritte al dolce nido;  o vero volano al dolce nido con l’ali aperte e ferme ,  descrivendo in cotal guisa il volo delle colombe, quando  con l'ali tese volano velocissimamenie senza punto dibat-  terle, e in questa maniera di volare par che si ratb-  giiri un certo non so che pid di voglia e di desiderio  di giugnere.    V. 88. O animai graziosa e benigno ,   Che visitando vai per V aer perso  Noi, che tignemmo'l mondo di sanguigno.   Ninna cosa odono o parlano pid volontieri gli annuiti  che del loro amore. Quindi è , che quest’ anima chiama  Dante grazioso e benigno per atto di gentilezza usatole  in darle campo , raccontando i suoi avvenimenti , di dar  alquanto di sfogo al dolore. Per V aer perso. Il perso è  un colore oscuro , di cui lo stesso Dante nel suo Con-  vivio sopra la canzone Le dolci rime ecc. dice esser com-  posto di rosso e di nero , ma che vince il nero ; e Inf.  caut, VII, V. io3.   L' acqua era buja molto più , che persa.    Digitized by Google     QUINTO. 79   V. 90. Noi che lignemmo il mondo di ttmguigno.   Scherza in la contrarietà di queiti due colori ; Fai  visitando per F aria di color perso noi , che , per eaiere  arati ucciai in pena del noatro Callo , tignemsno il mondo  di color di aangue.   V. 94. Uh Jttel , che udire , e che parlar ti picKe :  Noi udiremo , e parleremo a vui.   Non ì gran coaa (dice aaaai giudiiioaamente il Landino) ,  che coatei a’ indovinaaae di quello , che Dante deaide-  rava d' udire. Una , perché di niun' altra coaa , fuori  che de’ auoi avrenimenti , potea ragioneTolmente cre-  dere , eh* egli aveaae curioaità di domandarla ; 1' altra ,  perché il coatume degli amanti é creder, che tutti ab-  biano quella voglia, che hanno eaai d' udire e parlare  de’ loro amori , tanto che aenza forai molto pregare non  fanno careatla di raccontarli anche a chi non ai cura  aiperli. Che riapondeaae la donna pid tosto che l’ uomo,  ciò é molto adattato al coatume della loro loquacità e  leggerezza.   V. 96. Mentre che ’/ vento , come fa , si tace.   n ripoaarai del vento non é coaa impropria , anzi é  accidente confacevole alla natura di quello , dimoitran-  doci r eaperienza , che egli non aoffia con aibilo con-  tinuato , al come corrono i fiumi , ma a volta a volta  ricorre, come fanno Tonde marine. Oltre che non aa-  rebbe inveriaimile il dire , eh’ ei ai fermaaae per divina  diapoaizione , acciocché Dante potesse ammaestrarsi nella  considerazione di quelle pene , e riportar frutto dal suo  prodigioso viaggio. Per questa ragione vediamo nel canto  IX spedito un angelo a fargli spalancar le porte della     8o Canto   cittì di Dite, e altrove molt’ altre graxie tingolariuime,  le quali la bontà divina gli concedè, per condurlo final-  uiente alla contemplazione della aua euenza.   V. 97. Siede la terra , dove nata fui ,   Su la marina , dove ‘I Pò diicende  Per aver pace co' teguaci tui.   Bavenna ; poco lontano dalla quale il Po inette nel-  r Adriatico. Discende per aver pace co’ sui seguaci. Ma-  niera veramente poetica. Dicono alcuni , per aver pace ,  cioè per trovar pace in mare della guerra, ch'egli ha  nel auo letto da' fiumi tuoi teguaci ; perocché , fecondo  che quelli tgorgano in lui , lo conturbano e P agitano ,  onde ti può dire, che gli facciano guerra. Ma te Dante  volette ttar tu l’allegoria di quella guerra, non li chia-  merebbe legnaci ; poiché , fintante che uno è teguace  d’ un altro , non gli fa guerra, e , facendogli guerra, non  |i può chiamar più teguace. Diremo dunque , eh' ei vo-  glia dire , che il Po co' tuoi teguaci diiceode in mare  per ripoiare dal lungo corto , eh' ei fa , per giugnervi ,  a fine di unirai come parte al tuo tutto , eitendo queita  unione la lola pace , alla quale tutte le creature tono  d.a inviiibil mano guidate. Veduto della patria , è ora  da vedere chi folte coitei, che favella con Dante; per  Io che è da taperii , che quetta è Francetea figliuola di  Guido da Polenta tignor di Ravenna ; la quale , eitendo  ttata dal padre mariuta a Lanciotto figliuolo di Malatctta  da Rimici , uomo valoroto in vero , e nella teienza e  inaeitria dell’ armi eiercitatittimo , ma zoppo e deforme  d' atpetto troppo più che ad appajar la grazia e la de-  licatezza di conci non era convenevole, fu cagione, che  ella t' invaghiate di Paolo tuo cognato , il quale non meno grazioio , e arvenente del corpo , che leggiadro  dell’ animo e de' coatumi , del di lei amore ferventiiii-  mamence era preao4 Ora arvenne ^ che , mentre , tcam-  bievolmence amandosi , in gran piacere e tranquillità si  Tiveano , indistintamente usando , appostati un giorno  da Lanciotto , furono da esso colti sul fatto, e d'un sol  colpo uccisi miseramente.   V. ICO. jimor , eh’ al cor gejuU ratto s' apprende.  Prete costui della bella persona ,   Che mi fu tolta, e '/ modo ancor m' offende.   Platone nel Convivio , tra le lodi , che dà Agatone ad  Amore , dice eh’ egli i ancora delicatissimo , argumentan-  dolo da questo , eh’ egli i ancor più tenero e gentile della  Dea Ati , cioè della calamità , la quale esser mollissima  a delicatissima / argomentò Omero dal vedere , che ella ,  schifando di toccar co’ piè terra , si tiene per t ordinario  in tu le lette degli uomini. Iliad. T, v. 93.   .... Tvt pio 9 * ateahol sróStc iv fàp in' ovSit  nlAra^as , <2 A A’ apa f/j'S xai^ óvfpóv xpoara fiaùani.   Ma amore non solamente non mette mai piede in terra , o  in tu le teste , le quali , a dire il vero , non sono molto  toffei , ma di tutto V uomo la parte più gentile calpesta ,  e sceglie per tua abitazione. Negli animi dunque , e ne’  temperamenti degli uomini, e degli Dii pone il tuo trono  Amore ; nè ciò fa egli alla cieca , e senza veruna distin-  zione ■ in ogni sorta <t animo la sua tede locando , ma  quelli solamente , che in fra tutti gli altri p'ut gentili  tono , e pieghevoli con delicatissimo gusto va ritcegliendo.   suStò 9 fizaiipii(;ipfits 6 pi^a tixpiipiusnpi *Epura  Xtc araAòc óv qdp iirì TÙt fiaivit, ovff tiri npavietr.     8a Cahto   ( S, larn iravv fiaX«ut<i) cy roif fMi^xararoig  TS* S*T»T> KoÀ fiaivti Koì oisut' iw )'àf> v6$at KOÌ  XM àiiUpixfn rhf Sixqffiv iSpvxau,’  »ai oò» av f{>7( ir xóacui rati dXÀ,’ ^ riti   iv vKXtipòv vio( i;^ot<rv >* ’^XP dxtp^^iToi' ^ 9’ àt  ftoAouiùy, oÌKÌ(ixcu.   £'l Petrarca nel toaetto : Come't ccmdido piiecc., ri-  cavando con maniera più morbida lo ateaao originale, fini  di copiarlo anche nella parte tralasciata da Dante , che  rijguarda 1' avversione , che Amore ha ordinariamente  agli animi rosai e dori , dicendo :   Amor , che tolo i cuor leggiadri invesca ,   Nè cura di mostrar sua forza altrove.   E nella canaone; Amor, se vuoi, eh' io tomi ecc. , par-  lando con Amore, tocca leggiadramente in ogni sua parte  il sopraccitato luogo di Platone , dicendo dell’ impeWo,  eh' egli ha non meno sopra gli Dii , che sopra gli uo-  mini , con questi versi :   £ s’ egli è ver , che tua potenza sia  Nel Ciri s) grande , come si ragiona ,   E neir abisso ( perchè , qui fra noi  Quel che tu vali e puoi ,   Credo, ehe’l senta ogni gentil persona).   V. loi. Prese costui della bella persona che mi fu tolta. Lo prese del bellissimo corpo che mi fu spogliato  dalla morte , e ’l modo ancor m’ offende , perchè mi fu  ' data violentemente, e mentre mi suva tra le braccia  del caro amante.  V. io3. jimor , eh' a nullo amalo amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte,  che, come vedi, ancor non m' abbandona,   Belliiiiina repetizione : Àmor , eh' al cuor gentil ratto  s' apprende, prese cosuù come gentile. Amor, eh' a nullo  amalo amar perdona, prese me come amata. Mi prese del  costui piacer, del piacer di costui. Costui nel secondo caso senza il suo segno si trova spesse volte usato dagli  autori. Veggansene gli esempi presso il Cinonio. Questo  lungo può aver doppio significato. Hi prese del piacer di  costui, cioè del gusto, del piacimento , della gioja d’amar costui. E mi prese del piacer di costui, cioè del piacer  che io faceva a costui, e questo corrisponde ottimamente  al detto poco innanzi : Autor , eh' a nullo amato amar  perdona ; mostrando non tanto essersi innamorata per  genio , quanto per vaghezza d' accorgersi di piacere e  d’esser amata, e per cert’obbligo di gentil corrispondenza.   V. io6. Amor condusse noi ad una morte.   Arroge forza con la terza replica , e con grandit-  aim' arte diminuisce il suo fallo , rovesciando sopra di  amore tutta la colpa. Tib. lib. l .° el. VII , v. aq.  Non ego te laesi prudens : ignosce fatemi,  lussi! amor. Contro quis ferat arma Deos ?   E'I Boccaccio, giornata IV, nov. I, conducendo GuU  scardo alla presenza del Principe Tancredi , non gli sa  porre in bocca nè altra, nè piò forte difesa per iscusar  sè , che r incolpare amore, il quale, cioè Tancredi,  tome il vide quasi piangendo disse : Guiscardo , la mia  benignità verso te non uvea meritato l'oltraggio e la     84 Casto   vtrgogna, la quale nelle mie cose fatta m' hai; eiccome io  oggi vidi con gli occhi miei. Al quale Guiscardo niun  altra cosa ditte te non questo. Amor può troppo più che nè io ni voi pottiamo.   V. IO/. Caina attende chi'n vita ci spente.   Calila è la g)iiaccia, dove nel canto XXXII vedremo  euer paniti coloro , che bruttaron le mani col sangue  de’ lor congiunti. Dice dunque , che questa spera detta Caina sta aspettando LANCIOTTO marito di lei , e fratello  di PAOLO , che fu il loro uccisore.   V. Ila O latto ,  Quanti dolci pentier , quanto detto  Menò costoro al dolorato patto !   Tenerissima riflessione , e propria d* animo gentile ,  ma che non s’ abbandona a soperchia vilU col dimostrar  dolore. E qui notisi , come Dante per ancora sta forte  all’ assalto della pietA , la cui guerra si propose di voler  sostenere al principio del secondo canto, v. l.   Lo giorno te n andava , e f aer bruno  Toglieva gli animai , che tono in terra dalle fatiche loro; ed io sol uno m’apparecchiava a tottener la guerra  fi del cammino , e sì della pietose.   £ che ciò sia’l vero, dopo eh’ ei non potò pid rattener  le lagrime , dice , che in questo pietoso oflìcio egli era  insieme, v. 117, tristo e pio-, dove mette in considerazione, se quel tristo si potesse in questo luogo intendere  per iscellerato , malvagio , empio , e non per malcontento,  mesto , e maninconoto , come vien preso universalmente ,  e (1 come io con gli altri concorro a credere etier re-  ritirailmeote alata l' intenzione del poeta. Pure nel primo significato abbiamo nel Inf. triatitiimO) r. 9I.   Tra qutJt’ iniqua e trutitiima copia  Correvan genti ignude e spaventate.   E di vero tristo in aendmento d’ empio (a un belliatimo  contrapposto con pio , venendo a estere il poeta in un  medesimo tempo empio per compiagner la giusta e dovuta miseria de’ dannati , del cbe nel XX di questa can-  tica si fa riprender acremente da Virgilio, e gli la dire,  che è sciocchezza averne pietà , e somma scelleraggine  aver sentimenti contrarj al divino giudicio, che li pu-  nisce, V. a 5 .   Certo V piangea poggiato a un de' rocchi  Del duro scoglio , zi che la mia scorta  Mi disse : Ancor se' tu degli altri sciocchi ?   Qui vive la pietà-, quandi è ben morta.   Chi è più scellerato di colui,   Ch' al giudicio divin passion porta ?   Driaza la letta , drizza ; e vedi , a cui ecc. E pio poteva dirsi il poeta , per non poter vincere la  naturai violenza di quell' affetto, che contro a tua voglia  lo cottrìgneva a lacrimare ; dove pigliando tristo in si-  gnificato di metto, avendo di già detto', eh' ei lacrimava,  vi vien a esser superfluo ; e non solamente tristo, ma  pio ancora ; chiarissima cosa estendo , che chi piange  r altrui miseria , n' ha rammarico e compatimento.   V. lao. Che conosceste i dubbiosi desiri ?   Pubiioti per non esserti ancora l’ un F altro diKoperd. 86 Canto   V. I3I. Ed ella a me; nerrun maggior dolore.  Che ricordarsi del tempo felice nella miseria, e dà sa il tuo dottore.   Quella lentenaa h di Boezio nel lecondo libro de  Consol. proia IV, Le lue parole iodo : In omni aduer si-  tate fortuna» infelùissimum genus inforlunii est , fuisse  felieeiu. Tanto che questa volta per il tuo dottore non  debbo intendersi VIRGILIO, come, dal Daniello in fuora,  quasi tutti gli altri si sono ingannati a credere , ma lo  stesso BOEZIO, la cui sopraccitata opera Dante nel suo  esilio aveva sempre tra mano , e leggeva continuamente ;  onde nel suo Convivio scrive queste formali parole. Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia mente , che i ar-  gomentava di sanare , provvide ( poi nè 'I mio , I altrui  consolare valeva ) ritornare al modo , che alcuno sconso-  lato avea tenuto a consolarsi ; e misimi ad allegare e  leggere quello, non conosciuto da molti, libro di BOEZIO,  nel quale, cattivo e discacciato , consolato si aveva.   V. ia4- Ho , s‘ a conoscer la prima radice   Del nostro amor tu hai cotanto affetto ,  farò , come colui , che piange , e dice.   Sed si tantus amor casus cognoscere nostros ,   Et breuiter Troiae supremum audire laborem. Quamquam animus meminisse horret, luctuque refugit ,  Incipiam. £n. lib. Il , v. io e seg.   V. i» 7 - Noi leggiavamo un giorno per diletto   Di Lancillotto , come amor lo strinse.   Qui, prima di passar più avanti, giudico, che sia bene  chiarir l’intelligenza del rimanente di questo canto , con riportar la atoria di Lancellotto cavata da' romanzi fran-  zcsi dal libro di Lancilolto Du Lac, e riferita in quella  dottiatiuia acrittura di Lucantonio Bidol6 , nella quale  in un dialogo fìnto in Lione tra Aleaaandro degli liberti e Claudio d’Erberé gentiluomo franzeae apiega inge-  gnoaamente varj luoghi diSicili de' tre noatri autori  Dante , il Petrarca , e '1 Boccaccio. Farla Claudio Dovile dunque eapere > eome avendo Galeaui figliuolo  della iella Geanda acquitlalo per sua prodezza trenta  reami , s ave a posto in cuore di non voler <t essi coronarsi ,  se prima a quelli il regno di Logres dal Re Arius posse-  duto aggiunto non aveste ' £ per ciò , avendolo egli man-  dato a Sfidare , furono le genti deir uno e dell' altro più  volte alle mani. Dove Lancilolto avendo in favore di Artus futa maravigliose pruove contro di Galeaui , e avuto un  giorno fra gli altri l'onore della battaglia , fu da esso  Galealto pregato, che volesse andare quella sera alloggiar  seco; promettendogli, se ciò facesse , di dargli quel dono,  che da lui addomandato gli faste. Accetta Lancilolto con  quel patto l’invito , e poi la mattina seguente , partendoti  per ritornare alla battaglia dichiarò il dono, che da Ga-  lealio desiderava : il quale fu di richiedere , e pregare esso  Gale alto , che quando egli combattendo fatte in quella  gionuila alle gerui del re Artu superiore , e certo d averne  a riportare la vittoria , volesse allora andare a chieder  merci ad esso Re , e in lui liberamente rimetterti. La qual  cosa avendo Galeallo fatta , non solamente ne nacque tra  Lancillotto e Galealto grandissima dimestichezza e amistà ,  ma ne divenne ancora etto Galealto , per cosi cortese e  magnanimo alto , molto del Re Artu , e della Regina Gi-  nevra tua moglie familiare. Alla quale per tal pubblico PUI5T0 Amor, eh a null’amato amar perdona, mi prese del costui piacer it forte,  che, come vedi, ancor non m’abbandona.   Qui ribadisce :   Questi, che mai da me non fia diviso.   Nel che ti ponga niente a quante volte e in quanti  modi rioforra V espressioni d'un ferventissimo ed ostinato  amore , e con quant' arte s’ingegna d’attrar le lacrime e sviscerar la pietà verso que luiserissimi amanti. V. i3y. Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse.   Il libro ) e Tautor , che lo scrisse , fece tra Paolo e Francesca la parte, che fece Galeotto tra Lancillotto e  Ginevra; onde l’Azzolino nella sua Satira contro la lussuria. In somma rime oscene, e versi infami dell’altrui castità sono incantesimo, e all’onestade altrui lacciuoli ed amU   Tal eh* io ti dico , e replico il medesimo. Se stan cotali usanze immote e fisse, la poesia diventa un ruSianesùno.  E questo è quel , eh apertamente disse il Principe satirico in quel verso. Galeotto “ il libro , e ehi lo scrisse. Qui è da notare incidentemente, come alcuni hanno  voluto dire, che il cognome di Principe Galeotto, attri-  buito al Centonovelle del Boccaccio , possa da questa  storia esser derivato; perchè, dicono essi, ragionandosi  in codesto libro del Boccaccio di cose per la maggior Cauto quinto.   parte alle gii dette di Ginevra e di Francesca simiglianti, pare  che quel cognome di principe Galeotto  meritamente te gli convenga. In questa guisa inferir  volendo , estere il Decamerone il principal libro di tutti  quelli , che contengono in loro cose attrattive alla carnale concupiscenza; che tanto è a dire, quanto dargli  titolo di Primo Ruffiano, o vero di principe de' ruffiani. Na di ciò reggati più particolarmente il Ridolfi nel soprammentovato dialogo, ove parlando assai diffusamente  di tal opinione ti sforza di mostrare , essere molto veru  simile a credere tal disonesto cognome, come anche  quello di Decamerone estere stato posto al Centonovelle più tosto d’altri, che dal BOCCACCIO; il quale nel proemio  della quarta giornata avere scritte le tue novelle senz’alcun titolo apertamente si dichiara. Quel giorno più non vi leggemmo ovante. Aocenna con nobil tratto di modestia l’ inferrompimento  della lettura, ed in conseguenza il passaggio da’ tremanti  baci agli amorosi abbracciamenti. Il conte Lorenzo Magalotti. Villa Magalotti. Magalotti. Keywords: di naturali esperienze, ‘naturali esperienze’ --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magalotti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Maggi: l’implicatura conversazionale -- implicatura ridicola – filosofia lombarda – filosofia bresciana – scuola di Brescia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pompiano). FIlosofo italiano. Pompiano, Brescia, Lombardia. Grice: “I like his portrait” – Grice: “My favourite of his essays is on the ridiculous; but his most specifically philosophical stuff is the ‘lectiones philosophicae’ and the ‘consilia philosophica.’” La famiglia aveva possedimenti e anche un negozio di farmacia. Il padre Francesco, uomo di lettere, fu il suo primo maestro.  Studia a Padova con Bagolino e frequenta attivamente gli ambienti culturali della città. Si laurea e insegna filosofia. Degl’Infiammati, strinse amicizia con Barbaro, Lombardi, Piccolomini, Speroni, Tomitano, Varchi, entrò quindi a far parte del circolo di Bembo, frequentando insigni filosofi come Paleario, Lampridio e Emigli. Conobbe Pole, Vergerio, Flaminio e Priuli. Il dibattito sulla questione della lingua e sui temi estetici legati soprattutto all'interpretazione della Poetica aristotelica condusse alla preparazione di un commento allo scritto di Aristotele che, iniziato da Lombardi, fu proseguito, concluso e fatto pubblicare da M., con altra sua opera dedicata ad ORAZIO, a Venezia: le “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotations”, dedicato a Madruzzo. Lascia Padova per entrare al servizio del duca Ercole II d'Este come precettore del figlio Alfonso e, insieme, per insegnare filosofia a Ferrara. Si conservano appunti delle sue lezioni sulla Poetica. Anche della vita culturale della città estense  fu protagonista, divenendo  principe dell'«Accademia dei Filareti», che vanta membri come Bentivoglio, Calcagnini, Giraldi e Cinzio, oltre a essere amico degli umanisti PIGNA, PORTO, e RICCI, che gli diede pubblicamente merito di essere stato «il primo interprete della Poetica di Aristotele».  “Mulierum praeconium” o “De mulierum praestantia” e dedicata ad Anna d'Este, la figlia di Ercole e di Renata di Francia, che nello stesso anno fu tradotta “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne.” Comprende anche una Essortatione a gli huomini perché non si lascino superar dalle donne, attribuita a Lando, che si pone come corollario dell'orazione di M.  Alla chiusura temporanea dell'Università, ritorna a Brescia, partecipando alle riunioni dell'Accademia di Rezzato, fondata da Chizzola. Abita nella quadra della cittadella vecchia, in contrada Santo Spirito. Sposa Francesca, figlia del nobile Paris Rosa,. A Brescia sede nel Consiglio Generale e fu incluso nell'elenco dei consiglieri comunali della città destilla reggenza delle podestarie maggiori del territorio. Fu destinato alla Podestaria di Orzinuovi, ma vi rinunciò, come rinunciò anche alla podestaria di Salò, e partecipò alle sedute del Consiglio Generale. Altre saggi “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne, Brescia, Turlini “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotationes, Venetiis, Valgrisi; De ridiculis, in Horatii librum de arte poetica interpretatio, Venetiis, Valgrisi, “Lectiones philosophicae” Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms.  Expositio in libros de Coelo et Mundo, Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms,  Expositio de Coelo, de Anima, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Quaestio de visione, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Espositio super primo Coelo, Piacenza, Biblioteca Passerini-Landi, ms Pollastrelli, Mulierum praeconium, Modena, Biblioteca Estense, ms Estensis latinus. Oratio de cognitionis praestantia, Ferrariae, apud Franciscum Rubeum de Valentia, Consilia philosophica, Vincentii Madii et Jo. Bap. Pignae in favorem serenissimi Ferrariae ducis in ea praecedentia, Archivio di Stato, Casa e Stato,  Modena. Note  In Sardi, Estensis latinus 88, Modena, Biblioteca Estense.  G. Bertoni, «Giornale storico della letteratura italiana», C.. Fahy, Un trattato sulle donne e un'opera sconosciuta di Lando, in «Giornale storico della letteratura italiana»,  Bruni, Speroni e l'Accademia degli Infiammati, in «Filologia e letteratura», XIWeinberg, Trattati di retorica e poetica, III, Roma-Bari, Laterza,  Bisanti,  interprete tridentino della Poetica di Aristotele, Brescia, Geroldi, Giorgio Tortelli, “Quattro M. in cerca d'autore”, in «Quaderni del Lombardo-Veneto», Padova, Vincenzo Maggi, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vincenzo Maggi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Maggi. Maggi. Kewyords: implicatura ridicola, Eco, il nome della rosa, Cicerone, il tragico, filosofia tragica, pessimismo, l’eroe tragico, Nietzsche, la tragedia per musica – I curiazi, catone in Utica – tragedia per musica --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maggi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Magi: l’implicatura conversazionale nell’uso delle parole – il mistico – I mistici – la scuola di mistica fascista – il veintennio – filosofia marchese -- filosofia italiana – filosofia fascista -- Luigi Speranza (Pesaro). Filosofo italiano. Pesaro, Marche. Grice: “A fascinating philosopher – “journey around the world in ten words,’ a gem!” --  Insegna a 'Urbino. Si dedica alla psicologia “trans-personale”. Fonda il Centro di Filosofia Comparativa (cf. ‘implicatura comparativa’) e “Incognita” a Pesaro, tesoreggiando ‘l’intelligenza del cuore’ e il principio dell’interiorità. Scrisse “I 36 stratagemmi” (Il Punto d'Incontro; dal, BestBUR). Il suo “Il Gioco dell'Eroe. Le porte della percezione per essere straordinario in un mondo ordinario” vede un clamoroso successo. “I 64 Enigmi. L'antica sapienza  per vincere nel mondo” (Sperling & Kupfer )è segnalato  al primo posto dei libri più attesi. Lo stato intermedio tratta l’argomento rimosso dei nostri tempi: la morte, e abbraccia l'orizzonte ampio degli ambiti cari agli autori: filosofia, mistica, psicologia transpersonale, esperienze ai confini della morte. Esce un aggiornamento ampliato del Gioco dell'Eroe con il sottotitolo “La porta dell'Immaginazione”. Vgetariano dichiarato., si focalizza sui modelli mistici per approfondirne, oltre la portata metafisica e auto-realizzativa, i concetti di efficacia ed efficienza: nel libro I 36 stratagemmi declina il taoismo nei suoi aspetti di strategia psicologica; nel saggio "Le arti marziali della parola" in La nobile arte dell'insulto (Einaudi) evidenzia come l'arte del combattimento diventi arte retorica e dialettica. Nei saggi Il dito e la luna, La via dell'umorismo e Il tesoro nascosto mostra il rilievo della comunicazione metaforica e umoristica. Elabora e sviluppa la dimensione della psicologia trans-personale all'interno del Gioco dell'Eroe, disciplina da lui creata e imperniata sulla capacità umana dell'immaginazione. Altre saggi: “Il dharma del sacrificio del mondo” (Panozzo); “La filosofia del linguaggio eterno” (cf. Grice: ‘timeless’ meaning, versus ‘timeful’?). Urbino, “Quaderno indiano,” Scuola superiore di filosofia comparativa di Rimini, “Il dito e la luna,” Il Punto d'Incontro); I 36 stratagemmi (Il Punto d'Incontro, BestBur); Sanjiao. I tre pilastri della sapienza, Il Punto d'Incontro, Einaudi, Uscite dal sogno della veglia. Viaggio attraverso la filosofia della Liberazione, Scuola superiore di filosofia comparativa di Rimini,  La Via dell'umorismo (Il Punto d'Incontro); La vita è uno stato mentale. Ovvero La conta dei frutti delle azioni nel mondo evanescente, Bompiani,  Kauṭilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra). Arte della guerra e della strategia” (Il Punto d'Incontro, "Lo yoga segreto del perfetto sovrano"; “Il gioco dell'eroe” (Il Punto d'Incontro); “I 64 Enigmi, Sperling); Lo stato intermedio,, Arte di Essere,. Il tesoro nascosto. 100 lezioni sufi, Sperling); Il gioco dell'eroe. La porta dell'Immaginazione” (Il Punto d'Incontro, 101 burle spirituali, Sperling); Recitato un cameo, nel ruolo di se stesso, nel film Niente è come sembra, di F. Battiato, a fianco di Jodorowsky. Jodorowsky scrive in seguito la presentazione  di La Via dell'umorismo.Blog.  «Fondai a Rimini il Centro di Filosofia Comparativa”. Per spaziare in temi altissimi con una narrazione transdisciplinare. Attraverso immaginazione, religioni, filosofie, arti e scienze».  Incognita. Advanced Creativity  Il Secolo XIX  (Onofrio) " 'Incognita' di Pesaro. Diario di viaggio nell'Oltre, un'immersione interiore al di là dello spazio-tempo"31  Il Secolo XIX  (R. Onofrio) "Advanced Creativity Mind School. Per capire l'entrata nell'epoca del post-umano" Per il titolo del suo album Dieci stratagemmi, Battiato si è ispirato a I 36 stratagemmi di M. Il sottotitolo, "Attraversare il mare per ingannare il cielo" è il primo stratagemma dei trentasei che compongono che il libro.  Stralcio della quinta puntata (youtube)  Modelli strategici. Corriere della Sera, (Camurri)  wuz  Panorama (Mazzone)  wuz  Panorama (Allegri)  Il Secolo XIX Onofrio) "Aprite le porte all'Immaginazione, c'è un mondo oltre la quotidianità" M., I 64 Enigmi, Sperling & Kupfer, Milano: «Diversi anni fa, in un’intervista, mi chiesero perché sono vegetariano. La mia risposta fu molto sintetica (e la penso ancora così): Non mangio animali. Non riesco a digerire l'agonia».  La Repubblica (Michele Serra); Il Riformista (Luca Mastrantonio); Il Venerdì di Repubblica (Schisa)  Il Gioco dell'Eroe, Il Punto d'Incontro,. Libro/CD con prefazione di Battiato  Il Gioco dell'Eroe Gianluca. Scena del film ove compaiono e A. Jodorowsky (yout ube)  La Via dell'umorismo, Il Punto d'Incontro, Vicenza, La Stampa (Il Premio è stato conferito dalle autorità della Repubblica di San Marino con la motivazione: «Lo scrittore che ha costruito attraverso la sua produzione e l'attività del Centro di Filosofia Comparativa di Rimini ponti di comunicazione tra le antiche saggezze d'Oriente e d'Occidente, attualizzandone, in teoria e in pratica, il loro messaggio filosofico, psicologico e spirituale per l'uomo contemporaneo»). Gl’altri premi sono stati conferiti a: Battiato (Musica), Jodorowsky (Teatro), F. Mussida (Arti visive), S. Agosti (Cinema), M. Gramellini (Giornalismo), Gabriele La Porta (Televisione).  Sito ufficiale di Gianluca Magi (in cinque lingue) Incognita ◦ Advanced Creativity "Psicologia transpersonale. Che cos'è?" Video Lectio brevis  riflessionisul Senso della vita su riflessioni. Gianluca Magi. Magi. Keywords: l’uso delle parole, il mistico, ‘implicatura comparativa’ mistico, scuola di mistica, l’uso di ‘scuola’ mistica --  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Magnani: l’implicatura conversazionale della linea e il punto – filosofia lombarda – scuola di Pavia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannazzaro de’ Burgondi). Filosofo italiano. Sannazzaro de’ Burgondi, Pavia, Lombardia. Grice: “I like Magnani; he has written about conceptual change, which I enjoyed!” -- Grice: “I like Magnani; his treatise on the philosophy of geometry is brilliant!” --  essential Italian philosopher, not to be confussed with Tenessee Williams’s favourite actress, Anna Magnani --. Insegna a 'Pavia, dove dirige il Computational Philosophy Laboratory. Dedicatosi allo studio della storia e della filosofia della geometriai, i suoi interessi si sono poi rivolti all'analisi della tradizione neopositivista e post-positivista. Si è poi dedicato al tema della scoperta scientifica e del ragionamento creativo. Studia tematiche riguardanti il ragionamento diagnostico in medicina in collegamento con il problema dell'abduzione, presto diventato fondamentale nella sua ricerca. La sua attenzione si è anche indirizzata verso il cosiddetto model-based reasoning. Fonda una serie di conferenze sul Model-Based Reasoning. Trattai problemi di filosofia della tecnologia e di etica, rivolti anche al tema trascurato in filosofia dell'analisi della violenza.  I suoi interessi di ricerca includono dunque la filosofia della scienza, la logica, le scienze cognitive, l'intelligenza artificiale e la filosofia della medicina, nonché i rapporti fra etica e tecnologia e tra etica e violenza. Ha contribuito a diffondere il problema dell'abduzione. La sua ricerca storico-scientifica ha riguardato principalmente la filosofia della geometria. Dirige la Collana di Libri SAPERE. Opere: “Conoscenza come dovere. Moralità distribuita in un mondo tecnologico” “Filosofia della violenza” “Rispetta gli altri come cose. Sviluppa una teoria filosofica dei rapporti fra tecnologia ed etica in una prospettiva naturalistica e cognitiva. Note  Web Page del Dipartimento di Studi Umanistici  Computational Philosophy Laboratory Web Site  [Cfr. le varie pagine dedicate a questi convegni in//www-3.unipv/webphilos_lab/cpl/index.php Computational Philosophy Laboratory], Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Filosofia, Pavia, Pavia (Italia)]  Sun Yat-sen Award   Cerimonia  Book Series SAPERElesacademies. org. Edizione cinese:   Philosophy and Geometry  Morality in a Technological WorldAcademic and Professional Books Cambridge University Press  Abductive Cognition  Understanding Violence  The Abductive Structure of Scientific Creativity  Author Web Page  Handbook of Model-Based Science  Logica e possibilità, su RAI Filosofia, su filosofia.rai. Filosofia della violenza, su RAI Filosofia, su filosofia.rai. Grice: “Philosophy of geometry, so mis-called – I call it the theory of the line and the point – always amused me since Ayer misunderstood it in 1936! Hoesle and Magnani prove that it’s less geometrical than you think!” --  Lorenzo Magnani. Magnani. Refs. Luigi Speranza, "Grice e Magnani," per il Club Anglo-Italiano -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Grice e Magni: l’implicatura conversazionale – filosofia lombarda – scuola di Milano – filosofia milanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I love Magni – He has gems like ‘Petrus is Petrus’ – I’m talking about his “Principia et specimen philosophiae” – The titles for the chapters are amusing, and he refers to ‘ratio essendi’ – and other stuff – *Very* amusing --.”Figlio dal conte Costantino Magni e da Ottavia Carcassola, si trasferì a Praga. Entrò nei cappuccini della provincia boema a Praga. Insegna filosofia entrando, grazie al suo insegnamento, nelle grazie dell'imperatore. Presto fu eletto Provinciale della Provincia austro-boema dell'ordine e divenne apprezzato consigliere dell'imperatore e di altri principi europei. Il re Sigismondo III gli affidò la missione cappuccina nel suo paese. Ferdinando II lo inviò in missione diplomatica in Francia. Fu uno dei consiglieri del duca Massimiliano I di iera. Dopo la battaglia della Montagna Bianca, sostenne l'arcivescovo di Praga Ernesto Adalberto d'Harrach nella cattolicizzazione della popolazione e nelle riforme diocesane. Prese parte in nome dell'imperatore ai negoziati con il cardinale Richelieu sulla successione ereditaria al trono di Mantova. Divenne consulente teologico nei negoziati per la pace di Praga e missionario apostolico per l'elettorato di Sassonia, Assia, Brandeburgo e Danzica. Riprodusse a Varsavia di fronte al re e alla corte l'esperimento di Torricelli usando un tubo riempito di mercurio per produrre il vuoto.  Riuscì a convertire il conte Ernesto d'Assia-Rheinfels e sua moglie.  Dopo che l'Praga venne affidata ai Gesuiti, entrò in contrasto con i gesuiti, che lo fecero arrestare a Vienna. Rilasciato dalla prigione per intervento dell'Imperatore e tornò a Salisburgo, dove morì quello stesso anno. Frutto della sua polemica con i protestanti è “De acatholicorum credendi regula judicium” in cui sostene che senza l'autorità della Chiesa, la Bibbia da sola non era sufficiente come regola di fede per i cristiani. Trata lo stesso argomento in “Judicium de acatholicorum et catholicorum regula credenda”, le cui debolezze argomentative scatenarono la contro-offensiva dei protestanti. Si occupa di metodologia, logica, epistemologia, cosmologia, metafisica, matematica e scienze naturali. Rifiuta i principi aristotelico-scolastici, ispirandosi alle dottrine di Platone, Agostino e Bonaventura. Altre saggi: “Apologia contra imposturas Jesuitarum,” “Christiana et catholica defensio adversus societatem Jesu,” “Opus philosophicum,” “Commentarius de homine infami personato sub titulis Iocosi Severi Medii,”:Concussio fundamentorum ecclesiae catholicae, iactata ab Herm. Conringi, “Conringiana concussio sanctissimi in christo papae catholici retorta,” “Echo Absurditatum Ulrici de Neufeld Blesa” “Epistola de responsione H. Conringii” “Epistola de quaestione utrum Primatus Rom. Pontificis, “Principia et specimen philosophiae, Acta disputationis habitae Rheinfelsae apud S. Goarem, “Organum theologicum”; “Methodus convincendi et revocandi haereticos”; “De luce mentium”; “Judicium de catholicorum ei acatholicorum regula credendi, “De atheismo Aristotelis ad Mersennum,  Demonstratio ocularis, loci sine locato: corporis successiuè moti in vacuo, Bologna, Benatij. Vedi la voce nella Enciclopedia Italiana. J. Cygan, “Vita prima”, operum recensio et bibliographia, Romae, “Opera Valeriani Magni velut manuscripta tradita aut typis impressa, «Collectanea Franciscana», A. Catalano, La Boemia e la ri-conquista delle coscienze. Harrach e la Contro-Riforma, Roma, Storia, M. Bucciantini, La discussione sul vuoto in Italia: Discussioni sul nulls, M. Lenzi e A. Maierù, Firenze,  Olschki, A. Napoli, La riforma ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della Congregazione de Propaganda Fide, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Biblioteca Francescana, Milano. Relatio veridica de pio obitu R. P. Valeriani Magni, Lione, Ludwig von Pastor, Storia dei papi, Roma, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Bihl, G. Leroy. Ad universam Philosophiam. De Ordine &Jl)lo Dottrimt. Oftii Theophilc nullum entium affitmiri de alio ente,  fed fingula negari de singulis quae verd affirmantur de entibus non lunt entia, sed habitudines, quae intercedunt entia. Ego enim illa duntaxat nunc upaui entia, qu3e  per al iquam potentiam pofluni efTe, 6c intelligi, feorfum  abomni alioente. Harum habitudiuum, ut docui, aliae funtiden: itatise (Tentiae, ut, “Petrus est Petrus”. Alias identitatis rationis, ut “Petrus est Paulo idem m ratione naturae humanae. Demum aliac funt efle aut principium, aut ter-  n)inumalicuius motus – vt: “Petrus generat”, “Paulus generatur”. Ex quibus duntaxat potest demonstrari et existentia, et natura entium.Verum non sunt negligendae reliquae: Ille,enim, qua: referent identitatem essentiae sive affirmatam, sive negatam, inuoluunt Frequenter  niotum nostrae rationis a cognitione imperfecta, ad perfectionem: v.g huius propositionis, “Homo est animal rationale”. Praedicatum licec  sit identicum subiecto, ipsum tamen explicat diftin&ius. Qux autem consistunt in identitate rationis, sive affirmata, sive negata, coordinant cognoscimentum et praedicamenta, & in omni di-  £lione, iudicio, ac ratiociatione praetendunt terminos, qui ab identitate rationis, communi pluribus entibus, denominantur universales. Et licet eiusmodi identitatesr ationis non inferantur syllogismo, sed  cognoscantur sola collatione, seu comparatione terminorum, cognitorum aut immediate aut mediante illatione: tamen hae habitudines  tum fubeunt illationem, cum ex identitate rationis affirmata, aut negata de duobus principijsali cuius motus, infertur proportionalis identitas rationis, inter terminus illorum motuum, v.g. Quae est ratio entitatis inter Petrum et Paulum, ea eft mter filios Petri et Pauli. Quoniam vero in primo libro de per se notis, per didboncm connexam ordinavi in cognoscimento, & praedicamentis entia per se nota: coordinationem graduum entitatis, nomino cognoscimentum, &   A per iu*  X   2 Vakriani M.   per iudicium conncxum exhibui in clau^diftin &asomnes entiurn per se notorum pra:cipuos motus per se notos, quorumillos. quos  quifquc confcit in se, ennarraui (atis accurats, inlibro demeicon-  lcicntia: fupercft, ad complementum appararus philosophici. exhibere illas propoauioncs. quarum veritasnon dependeat abentium cxi-  ftentiajeda rarionc a?tcrn^ > & incommutabili, cuius modi debent cf-  fe i!la?,qutfin syllogismo denominancuc maiores: Minores enimper se nota propoliciones, exararaz in cra#atu de per se noris , habenc ve-  rit3tem,pendulam ab exifteruia Ennum; v. g. Luna mouetur, qua? , fi  corrumpatur,inducit Falfiratem iliius propofitionis, Ac vero hxc: Id,  quod mouctur, neceiIari6 movetur ab alio : eft vera,tametfi corrum-  pancuromnia mouentia & mobilia.   Harum vero propofitionum incommutabilium funt innumera nequecft vllaclfYerentia motus, quaenon sibi vendicetpropiias vericate'S mcommutabiles: puta has.Id, quod Loco-movetur 5 neccessari6 Loco movetur ab alio: ld, quod alteratur, necelTari6 alteratur ab alio; U>  qnod generatur, neceflano generatur ab alio. Veium hae omnes deriuanc (ibi incommutabilitatem ab hac: Id quod mouetur, neccessariu  mouecur ab aho>oporcetergo congercre invnum craclacumillasim-  fnutabilium,quas nulla ipccialis pars philosophiae pcrcra&ac, quatenuSjvbiv.g. ventum ficad tra&a cum de generatione. Ha?c, fd, quod geiif ratur, neceflario generatur ab alio demonftracurperhanc : id,  <juod mouetur, necefl.ui6 mouetur abalioj quae supponatur dcmon-  (trata m ipfo vestibulo Philosophia?,ica vc non fic opus in vllo ratiocir  nco repetere demonftiacionem fadtam. Hiccrgotra&atus comple&iturhas propositiones ajternas, & ir>» commucabiles>in quas neccirario refoluancur omnes lllacioncs. quas  habebir,& habere poteft vniucrfa philosophia: has nuncupaui Axiomata, & licniiTec denominarc Maximas, veluc, quac influanc vim iliatiuam propofitionibus maioribus. Exordioraucemtraclatum ab habitudinibus idcmitatis elTentiar, deinde profequar illas,quac funt efle pi incipium & ccrminum motus,  casvero, quae funt ex idcncitareracionis, poftrcmo loco commemorabo.nimirum ilIas, quacafficiunc motum: mocum, in quam, icalem cx  quo duntaxar argumentor entium exiftencias & nacuras. Scd veiitus, nemeusftylustibi vfquequao^ue probccur, voloprius  ^cxcufareilla. qu^forcaflis exiftimabisnofacii congrua fini,mjcintcdo Obijciturprimo loco oblcuritas, quxfuperec vulgarem conditionem, j4xiowata S  ncm rhilofophantiura. Respondeo, quod obscurafas obuenit vcl ab  obie&o, ve! a ftylo (cribentis. Meum stylum audafter dico tam darum  quam quicflepoifitnatioenimfcribendicum clarirate est mihi & rco-  peccisfima, et familiaris.cxcerum grarulor philosophiae obfcuriracem  ab obie&o,quae aiceac plerofque ab hoc ftudio, qui Reipublica: vnlius  opera,& aecace impendent in agro>in mechamcis^in bcllo & iimilibus Laudatur pasfim rraditio do&rinae per quarftiones , quae rnouentuc  de (uL,ie&o alicuius fcicnciae>placecque numerata partino earum.Hanc  methodum refolutiuam Ego non adhibeo, fed compofiriuam : Haec  enim exordicur a nonslimis & prarcendens lucem eacenus partam, reuelat semper obfcuriora : qui verdmouec quxftionem,obijcit tene-  bras,quas fubmoueac,(olucndo qua^ftionem propofiram.   Uli,qui per qusftiones cradunt lcientiam,ducunt argumenta ex om-  nibus locis diale£ticis:Ego proiequor lineam mocus , tfnde dunraxac  infero enrium exiftencias,tSc nacuras,ijsargumcncis, quadola poflunt  efle dcmonftrariua,quarue,adnumerata Diale&icis , digniratem pro-  priam peflundant Memineris vero, Theophile, argumentum, quod  inihi est demonstrativum, alicui fortasfis vixerit probabile:(untenim  plerique, quibus opus fu pharmaco magis quam syllogismo. Quoniam vero motiu func fubordinati > demonltrationes anrece-  dentesnancifcuntur,maiorem certitudinem , & euidentiam a lubfe-  ouentibus:fcilicer > exiftencia,& natura primi mouentis confirmatur^  iecundis,alijfque fubfequentibus.   Hxc conditio ratiocinancis ex motu,e(t oppofita illi,quae ducitur ex  nacura Quanti difcreci f 6c continui, nam in Mathematicis vix  aliqua demonftrationum anteccdentium pendec a iubfequenti-  bus.   Tibiver6,legentimeostra£htus , occurent frequenter nonnulla  amcnegle&a , qiu? tuo iudicio debuiflenc dici; ied fcuo mehorrere  confufionera,vcl minimam,mareriaium>quas fuis locis deftinaui rra-  £Undas;Ide6,Licet fciam mulcum lucis acceflurum rci , quam expo-  no.fi eo loci cognofcacur aliquid,alio loco referuarum , ramen id fe-  pono,& pra:ftoloL loco congruo do&rinam,qua: no debec anticipari.   Nil pono moieitius obueniet cibi m m ea Philofophia, quam quod  fcpono obiediones manifeftas,dn#as ab exiftencia reru contra con-  clufionnsillacasa racionibusanernis,v.g.infero mouentem non pcfle  quietcece in termino trafeuntcqui fu fibi iCqualis in entitate.Cui co-  clufioni videcur aduerfan expeucua omniu generaciu fibi fimile in na- A i wraj, - r" — ta....\....^x   V zlcriam M. tttra^fed (tperpendasfolutiones eiufmodi obiedlionurnj facile intelli-  ges eas^fi anteuertantur , neceflai io (us deque conuerfuras vmuerlam  Philosophiam, fine quarlira evidentia. Ponofi vim a.gumenti con-  clufionisillataealTequans facile inteliigcsrcrum exiftennas, &naturas  dependcrea rationeaetcrna.a.rumpra in fyllogifmo.&fupponeslatere  aliquid in entibus concretis,vndecaptas occafionem errorrs.   Confulcoabftineoa quamplurimis, quce alioqum magna conten-  tionecontrouertuncurintei Philofophos , fi tamenhzc ncghgentu  non detrahatfcientia^quamprxtendo : Commemoroadexempkira  differentiam interdiftin&iones formalem*rationis ratiocinat*e,&mo-  dalem.Eiufmodi enim contenrione.splunbus feculis agirarae, non ha-  bent momentum ad veritatcm quaefuam,quod pofcat dispucationern zuternam. Non infero ex conclusionibus primo illatis, reliquas omnes, qur  inferripoflunt ed illas duntaxatj quae cx ponunt natura mcntis, quoi  fub»jciturratiocinio : immopleraquc rranfilio, quxexdcmonftrati*  non obfciueprodcuntinlucem.   s : DemumnouerismenondocererespervocabuIa,fed res, confue-  ta oratione declaratas, significo per vocabuU vfitata,fi Hippetant , vci  adhibeo aha ad placitum meum. Capvt ir.   -dxiomata ex identiutt ejfentiali.   Ursauternpr^miffisaggredior habitudincs identitatfs eflenti».  A Afeddebeopnusaflignarcrationem communem omnibus cnti'   bus quatenus hxc dodnna fit vniuetfal.ffima, Nofti Theophile. fpecierum. quascognolcituri adhibcmus . jffiW  eflc lenfib.les a . as imag.nabiles.ali.. intelligib.tes/ enlib.lcs refeW  aliquod lenfib.le.non lolum quod aftu exiftat.fed & quod fi, p S n  t.ffimum fent.ent.: At vero imaginab.les. &,nrelh#b,lcs r-fe r ..m . J   nutum, magmantis &intcllige. Hisnonrolumentia ^uexiftem  praefenua.fed abient, a,pr^erita,futura,poffib,), a , ac dcmum ab ft ra   Exphcaturuserg Rationem communem omnibusentibus eim  affignaredebeo. quxaffirmetur deentibuspr. sentibus affirmVk  dc pwtcri^affirmabitur defuturis , affirmaretur de poflibSus^f!   Tcnirenc     X     jixiomata S  venirent ad a£tum,qu#ue affiimatur de his, qux inrelliguntur, abftra-  hendoabimentione praeteritorum praefentiumjfuturorum^ ac pofli-  bilium.   Dicoigitur Ensefleid, quod exerceta&um eflendi, vt v.g amans  c(l id,quod exercet adtum amandi: Ctrm cogito Theophilum, coguo  id ; quod cxercet a&um eflendi Theophilum. Leo exercet a&umel-  fendi Leonem & quodlibet entium exercct a&urn eflendi feipfum,fe-  cundum praecifam entitatem vniufcuiufque, ita vt Ego , quinon fuin  Theophilus, non poflim exercere a&um eflendi Theophilum: nec Leo  poteft exercereadtum eflendi hominem. Qnaproprer ratio , communis omnibus entibus, abftrahit ab omni fpeciali exercitio entitatis : ita  vt nuila fit,aut poflit intelligi communis omnibuscntibus , quam quae  nuuraliter concipuur ab omnjbus , quaeue habetur in ipfo communi  vocabulo.£«i:nimirum.id.quodaaumeflendi autexercet, autexer-  cuit,aut exercebit,aut potelt exercere,concipitur vt Ens, quod aut eft,  aut fuit,aut ent,auc efle poteit. Seclufa (citra negadonem ) omni praecisa rationeentitatis vllius. Itaque id, quod non exercet actum eflendi, non est ens. Pneterita non (unt.fed fuerunt entia. Futura non sunt/ederuncemia. PofTibilianonlunt/ edpofluntefle entia, &confequentcmil ho-   r»meflens. Ens vero abftraftum ab intentione praefentis, prarteriti , futuri, &C  posfibi!is,denotat praedicata cflentialia Entis,mter , quae nil eflentiali-  us ipfo exercitio eflendi.   Porio Gntiopponicur Non Ens,quodeft inintelligibile noncom-  teIle&o Ente: quienimdormiensnilomnium cogitat, non ideoin-  tclligit Non-Ens,quia nil entitim intclligat. Qm autem , int?Heclo  Ente,intelligitnilcfletefidui,tiensccirecab aaueflendi , isdemum  intclHgit, feucogitatNon-Ens.   Quaproptcr dico, Rationem, communem oronibus enubus, elie  Rationcm Non-Entis, fi, poiitiua intelleaione, intellicatur sublata: scilicet Non Ens est ens coguatum, vt ceflauit ab a&ueflendt vel qua -  tenusnonvcnita4 aaumexiftcndi. VerumNon-ens habetfuasd.t-  fcrentias,& quidcm plures.has pcr ordinem narrabo , exorfus a mim-  ma Nonentitatcvfquead maximam.   Lapis, cxpeiscaloris,noneft calidus, arpotcftcalcre, fceatenusdi-  <icorcaiidiKin pocentia. Eflcensin potcntia cft minimus gradu*     m    M.   Nan-E ntitatis:nam id,dequo negatur caIor,eftens,tametfi Non-ca*  lor fit Non- Ens:non tamen lapidi cfl mcrum Non-Ens, quandoqui-  dem lapis potcft efie cahdus. Lapis non eft vifiuus colorati,nec poteft efle vifiuus : Non eflr vifi-  uum.nccpofleefle vifiuum,eft Non Ens:at verd h*c negatio pocen*  i\x vifiua? , eft de lapide^qui eft pns;ita vt, lapidem non efle vjfiuum,  non fic mcrum Non-Ens. Socrates ccrto certius generabit filium; quifilius eft Non-homo:  non tameneftfic Non-homo.vtfunt Non homines illi , qui nonerunt. Sed est homo futurus. At vero sunt alh , qiuceflcpoflunt.ncc ta-  menerunc;quotfunt animantium,quotex hominibus,qui poflent gc-  nerarcfilios. ncctaracngcncrabtint? Haccnon funtcntia fucuta, fed  denominantur posfibilia,qua: magis recedunt ab entitatc, quam quod sunt futura. Entibus possibilibus proxime accedunt entia prastcrita : h*c enim  fic non funt,vt nequeant efle ; nec tamen deficiunc ab omni encitatc,  quandoquidem fuerunt aliquando.   Denique illa quae neqne (unt,ncque erunt ; neque fuerunt, nec esse  pofliint videntur esse mera non entia.-puta corpus re&ilincum bian-  gulareiid enim imposfibilc eft eflc, fuifle,aut fore.   Non-cntium autem quaedam intelliguntur oppofica negatiue alicui  cnti prxcifo,ac fignato. Vnicum vero Non-Ens incclligicur oppolitum negative omnibus entibus absolutc confideratis Si ribi oppono  ncgatiu Non-Ens,id Non entitatis,nuncupatur Non-Theophiius-  Cuiulmodi fonr Non-Pcti us, Non-hic Leo, et a!ia innumcia. Non-  nsautcm oppofuuiuomnibusenribus.abfolutcconfidcratis nun  cupatur nihil. Porro intell.gereaut confiderare prxfata Non ! Entia  cftcautelaamulnphcibus, grauis fimifquecrroribus. proucnicoiibus  ex confufa sub.eaione, & predicationc huiulccmodi Non-Ennunv  a quibus tibi caucbis haud d.fficulcer, f, nouucris accurat8 . qu* (uh *  lungo. ^ * iUU V.x est aliqua differentia non cnritntis, qaamnon folcamus aut Lapis non est, fc J potcft eflc calidus,' d nuncupatut E W in potcn-   cun L d U P m g Td. eft ' ""P 0  linsi posfibncfc.   Anti-    Jlxionuts 7   Antichristus efl furuius , dicitur Ens fumrum.  Filiusi ; em non cognituri mulierem, dicitur ensposfibile. Abraham fuit homo dieitur Ens praereritum. Corpus reiiilineum biangulare dicitut Ens abfolute imposfibile  Non-Theoph:Ius dicitur Negatio vniuscntis.  Nihil, dicitur, Ncgario omnium entium.   Porr6 nil horum por eftcfFc< aut subjectum aut praedicatum reale,  fi exciptas ens in potentia , & ens imposfibile secundum quid:Iapis e-  nim, quiaftirmaturcaIidusinpotentia, quiue abfolute negaturvift-  uus.  Eft ens.   Cetctum nil cntis eitquod fubijcias reliquis Non-entibus, quod  per singular exempla demonstro.  Anti-Christus est futurus. Anti-Christus stat loco subiecti, qui in eadem propofulone supponitur Non- ens,cum aiTeratur futurus. quocirca fubiedtum illius propofitionisnon est ens. Eadem est conditio huius. Filius Petri, non cognituri mulierem, est possibilis. Scilicet subjectum illius propofuionis non est ens, sed poteftetfe  ens, vt fupponitur, haec etiam Abraham fuit Homo: Habet fubiectumj quod fuppomturnoncfie, fed fusse Ens : dc-   naum ifta:   Corpus reSiIineum biangulare eft imposfibile , non fu bijcit en<\  cum in ipfa propositione afteratur non folum Non ens.led Sc cfie im-  posfibi)e,quod fu cns:Cauebis crgo ubi a multiplici er rore,fi lupra di-  dum confuetum modum enuntiandi ndh:beas conlcius,ennumerata  fubie&a di&arum propofitionum non erte entis. His ergo eatenus explicaris, staruo primas propositiones universalissimas formatascx Ente& Non ente, abftradasab omni difte-  rentiaentitatis.   Vidcote'1 heophiIum,&tuaccuratcin fpecT:us enuntias v.gde te  ip(o,quodfis coloratus, quod fiscerta figura determinatus, quae propositiones non sum illatae l et tamen dependent a te, ut a termino simpliciterdiiao.quiaccurareinfpeaus de se enuntiar prasrata, et aha  eiufmodi. Verum hoc loco non ccnfidero habitndmcs, quarinter-  ccdunr terminos realiter diftinaos, sed eas duntaxat, quas nos comminifcimur inter ens, relatum ad lemet ipsum, et ad non ens, cumcnim priroum, quod obiediue cadit in mentcrn nostram, fitcns, ftlfl  M. fit Ens, fiid simpliciter dictum, seu apprehensum, referarur ad femet ipsum, fefe pertinacifiime enuntiat, acrepetit Ens. Unde habemus hanc propositionem. “Ens est ens.” Qux est prima omnium per se notarum incommutabilium, non solum quia non sit lllata sed etiam quia non sit enuntiata, aut exarata abaho termino simpliciore, a nobis accurate in(pe&o. Ex hac propositione habetur haec. “Non ens est non ens.” Quae est notisima, citra ullam illationem: ignorarem tamen illam fi nelcirem hanc Ens eft ens.   Porro quod ensfit ens,^£quipollere videtur huic. Ens est se ipsum. Hinc vero fubinfero alias propositiones:Vnam ex eo, quod ens est  ensi in numeras ex eo, quod ens sit se ipsum vfic ergo argumentor;  Hoc, “Ens est ens.” Ens vero est impossibile, fit Non-ens: Ergo hoc ens non est Non ens. Hoc Ens est se ipsum: ld autem, quod est se ipsum, impossibile est sit ullum aliorum entiu. Ergo hoc ens non est ullum aliorum entium, scilicet: Hoc: “Ens non  est ens”, nunc upatum A.nequc ens nunc upatum E, neque vJlum aliud,  ex omnibus,quae exiftunt. Quoniam vero enri, vniuerfalisfime confiderato, licet fubfumere  quotquot funt entium cxiftentium6c exindeformare propofitiones,  & ilIanones, prasfatis analogas, uno exemplo commonstro, ut ld fiat. “Theophilus est Thcophilus.” “Theophilus est se ipsum.” Hmc fic argumentot “Theophilus est Theophilus” Id quod eft Theophilus imposfibile eft. sit simul non Theophilus. Ergo Theophilus non est simul non Theophilus.” “Theophilus est se ipsum.” Id, quod est se ipsumi impossibilc est, sit vllum ahorum cntium. Ergo Theophilus non est vllum nlioium cncium.   Scilicet Theophilus non ctl Pctius; non hic Lco, non hic lapis, non vllumaliorurn cntium. Quoddixidc Theophilo, idv erificatur de quocunquc alioente,  quo Axiomata quomodo libet confidermo. v.g. Ens ad tu est enfac5 Hi ; est re ipsum. Ens m porcnua,cft cns in porcntia, elUe iplum. i. urrens elt curtens, est se ipsum. Quin iramo aufim diceie Non ens eft non-ens.est se ipsum. Sic enim argurnentor Non-Ens est non-ens At Non-ens est impossibile fu Eus Ergo Non ens non est Ens. Non Theophilus est non Theophilus, At non Theophilus est impossibilc quod sit non-ens, aliud anon Theophilo. Ergo Non-Theophilus non est non-ens, aliud a non-Theophilo. Neque bexiftimes harum propositionum luillum ef cvsum in Philosophuv. tu iple ex pericris freqnent! flimum, £ximiumque solatium ex-c-  uidentiflima incommutabiluatehuiul modi propohuonum: faepius enim infertur condufio tam recondita, tantique momenti in PHILOSOPHIA, vt trepidi exhibeamus noftrum aflinfum. Verum conie&i   incam necessitatem qucc nos compellat, aut aflentiri illatfe conclusionem, aut negare ens esse se ipsum, inttepidi aflentimur illatae conclufioai. Ni> Haenimeftillatio, quae vimillatiuaranon fibi derivet ab hacptopofuione. “Ens est ens.” Id uno syllogismo ostendo  Luna loco movetur Id, quod-loco mauetur, neceflari61oco-inoiieturabaHo:  Ergo luna Loco movetur ab alio. Quod Locob meueatur, cernisoculocorporali, quod vcro Ens loco-motum incommutabiluer moueatur ab alio.cernis oculo mentali. lraque pr^bueris assensum duabus illis prasmiflis, & tamen trepides af-  feiuui conclusioni, cogeris praebere affcnfum, fi animaduertas, ex negata conclusione, et conceflis premissis necessario sequi, Lunam simul  moveri et non moveri. Quod moveatur supponitur in minore: quod  loco morum neceflario moucaturabalio,concediiurin maiore. Ac impossibile est junam moueri Localiter, & non moueri locabiliter, si  non sit possubiIe, Ens simul esse ens, & Non-ens.id sctb est impossibilccum ens necessario sit ens.   Hoc confirmatio cuiuscunque illationis dicitur a Philofophis probatio pet impossibile  Itaqueens quod cunquc simpliciter dictum fefc ex erit in propositionem hanc identicara. I o VtUrUni Mtgni   Ens est Ens; Ens est se ipsum Ex quibus citra illationem habemus has, “Non ens est non ens.” Non-Hns.eft fe ipsum   I:x quibus qualitcrcunqjtc ratiocinando habcmus has,  Ensnondt Non Ens  Non Ens non eit ens Habes ergo Theophilo ex rarione, comrauni omnibus entibus, unam primam, vniuet falisfimamque propolirionem, incommutabilem, per se notam, ex qua ratiocinando intuli alias. At vero nulla cearumillationumfunr reales, quandoquidemhabitudo, aut affirmata,  aut neg3ta, non est realis. Negata non est realis, quia non negatuc habitudo vlla, sed ipsum Ensdealio ente: Habitudo autem non est affirmata non est realis.-nam termininon sunt realiter distin- ens cthpraratae enim habitudines affirmatae, funt habitudines identitatis,  inquibusens, vt fubijcitur, non diueifificatur afe , vt praedicatur. lllx enim propolirones , quas in Logica denominavi identicas, non fuiil i eales, immo nec sunt propofuioncs, sed dnftiones. Ut enira  is, qui dicit, fecernit ens dictum a rdiquis entibus, fic qui statuit lllud ipsum Ens clTe se ipsum et: non esTc ullum aliorum entium, concipic ens catenus cognitum, velut sit indiuisum in fe,& d uifum ab alijs, jicl  vero nolTe de aliquo cnte, est dicere ens illud. Non tamen inuoluo dictioni mdicium, fcdaio, iudicium de illis propositiombus non esse realcjecquidem icio eiufmodi affirmationes & negationes elle notitias intellectuales entium,cognitorum infra intelledioncm ed hanc  distinctionem reieruo in alium locum. Grice e Grice, Grice ha Grice, Grice izz Grice, Grice hazz Grice. Valeriano Magni. Magni. Keywords: implicatura. Luigi Speranza, “Grice e Magni: ‘Paolo e Paolo: assiomi e principi metafisici” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Maierù: la ragione conversazionale – filosofia lazia -- filosofia itailana -- Luigi Speranza per il gruppo di gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza (Roma). Filosofo italiano. Roma, Lazio. Lessico intellettuale europeo – Terminologia logica della tarda scolastica – centro di studio del C. N. R., Ateneo Roma. Secondo le norme del lessico intellettuale europeo il saggio di M. è stato sottoposto all'approvazione di MAURO (si veda) e GREGORY (si veda). M esprime la sua gratitudine al prefetto della biblioteca apostolica vaticana e ai direttori delle biblioteche angelica, Casanatense, nazionale centrale Vittorio Emanuele II e Universitaria Alessandrina di Roma; Ambrosiana di Milano; dell’archiginnasio di BOLOGNA; Padova; Marciana di Venezia; Corpus Christi, Cambridge; della Biblioteka Jagielloriska di Cracovia; della Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek di Erfurt; della Bodleian Library di Oxford; della Bibliothèque Nationale di Parigi; della Oesterreichische Nationalbibliothek di Vienna. Deve alla loro cortesia se lei è stato possibile utilizzare i fondi manoscritti o a stampa sui quali è stato condotto il lavoro. Ringrazia di cuore MINIO-PALUELLO (si veda), che lui ha fornito preziose indicazioni relative alla traduzione boeziana degl’elenchi sofistici; Pinborg, che ha messo a mia disposizione le notizie da lui raccolte su Maulevelt; MAURO (si veda) e Dazzi, che hanno avuto la bontà di leggere e discutere con M. il manoscritto. E ancora Zafarana, Crapulli, Bagliani, e Stabile. Un ringraziamento particolare vada a GREGORY (si veda), che ha indicato M. un metodo e lui ha aiutato costantemente e conctetamente durante la preparazione, la stesura e la stampa del saggio. Senza i suoi consigli e il suo incoraggiamento non avrei potuto superare le non poche difficoltà incontrate. Spera che i risultati non siano del tutto inadeguati alla fiducia accordatami. Roma. Nel corso dell’esposizione sono utilizzati i seguenti simboli: CP a D', ‘G’, ‘1°, ‘5 variabili proposizionali; ~ “non,” segno della negazione (~p, P); ‘3° «se... allora», segno dell’implicazione (p > q); «e», segno della congiunzione. In genere è omesso. pq si legge: “p e q”; «0 », segno della disgiunzione (pvg); = « equivale », segno dell’equivalenza (p = g). Per quanto riguarda le citazioni di testi, si noti: dei testi tratti da manoscritti o da antiche edizioni sono state normalizzate le grafie secondo l’usus scribendi del latino classico; si è unificato l’uso delle parentesi per tutti i testi (compresi quelli ricavati da recenti edizioni); le parentesi acute, ( )m indicano sempre integrazione. Le parentesi quadre, [ ], indicano espunzione, o includono una frase o un rimando utile alla comprensione del passo in esame. Gli studi dedicati alla storia di quella parte della filosofia del linguaggio detta ‘dialettica’ dimostrano che l’insieme delle dottrine fiorite nella storia non può essere ricondotto, puramente e semplicemente, al patrimonio ereditato dagl’antichi romani. Possiede una propria autonomia e una fisionomia ben definita. È vero però che ciò che i filosofi hanno elaborato non è spiegabile senza tener conto dell’eredità degl’antichi. Proprio per questo, qualsiasi tentativo di delineare una storia anche parziale dei concetti di filosofia del linguaggio deve prendere le mosse da un esame di quanto i filosofi hanno ricevuto dall’antichità. Ricorderemo quindi, brevemente, i filosofi italiani e i testi di logica antica noti nel medioevo italiano. Cfr. Bonner, Medieval logic: an outline of its development, Chicago, Moody, Truth and consequence in logic, Amsterdam; Bochenski, A history of formal logic, trans. and ed. by I. Thomas, Notre Dame, Ind; W. and M. Kneale [citato da H. P. Grice], The development of logic, Oxford – originally, ‘The Growth of Logic,’ an Oxford seminar. Si tralascia qui di ricordare e discutere opere come quella di Prantl, Geschichte der Logik im Abendlande, Leipzig, utile per le notizie che fornisce ma superata nell’imposizione. Di essa esiste una traduzione parziale con il titolo Storia della logica in]. Maestro di logica per eccellenza è Aristotele. La sua autorità è incontrastata. Con le sue affermazioni i filosofi fanno i conti anche quando si è ormai operato un notevole distacco dalle posizioni aristoteliche. Il complesso di opere aristoteliche che va sotto il nome di organon -- e cioè, “Categorie”, “De interpretatione” – su cui H. P. Grice ha datto seminari publici a Oxford con J. L. Austin e J. L. Ackrill e J. O. Urmson --, primi analitici, secondi analitici, topici ed elenchi sofistici – ma non la Retorica o la Poetica, o Dell’anima --, a mano a mano che è conosciuto nelle sue varie parti, è utilizzato e assimilato grazie a un’assidua ‘lettura’ nelle scuole, especialmente al primo studio europeo a BOLOGNA, fondato in 1201.  La storia della filosofia del linguaggio è, per molti aspetti, la storia della penetrazione e dell’utilizzazione delle opere dello Stagirita. Accanto alle dottrine aristoteliche sono da ricordare quelle del “Portico,” -- stoico-megariche. Esse hanno operato in modo meno scoperto, grazie alla mediazione di BOEZIO (si veda), soprattutto, specie per quanto riguarda la dottrina delle proposizioni ipotetiche e dei sillogismi ipotetici, del resto sviluppate anche, nell’ambito della scuola del ‘Lizio’ aristotelica, da Teofrasto e Eudemo. Ma per comprendere l’ ‘evoluzione’, p unita longitudinale della filosofia del linguaggio e la posizione storica di certi problemi è necessario tener conto, oltre che dei contributi dei due grandi filoni della filosofia del linguaggio ricordati, anche di altri autori e testi che hanno avuto notevole importanza per la conoscenza e lo studio delle dottrine. Innanzi tutto, oltre alle opere retoriche, vanno segnalati i “Topica” di CICERONE (si veda). Poi, il “De Interpretatione” attribuito ad Apuleio di Madaura che, con le sue due parti dedicate rispettivamente allo studio dell’enunciato e [del Occidente -- condotta da LIMENTANI (si veda), Firenze).[Sta in Apuler Mapaurensis Opera quae supersunt, De pbilosophia libri, Liber De interpretatione, ed. Thomas, Leipzig. Per questo testo si veda Sullivan, Apuleian Logic. The Nature, Sources, and Influence of Apuleius's De interpretatione, Amsterdam] 11 sillogismo categorico, è stato a lungo il manuale su cui si sono formati i filosofi. Ancora, l’Isagoge di Porfirio, dedicato ai predicabili o quinque voces -- genere, specie, differenza, proprio e accidente -- che, nelle traduzioni di VITTORINO (si veda) e BOEZIO (si veda), è stato sempre ben noto e diffuso e ha fornito ai filosofi la formulazione del problema degl’universali, che infatti prende le mosse dalle parole del proemio. Inoltre, le opere enciclopediche di Marciano Capella (De Nuptiis), Isidoro (Etymologiarum sive Originum), dedicate alla sistemazione delle nozioni fondamentali delle arti liberali e che riservano quindi una parte alla grammatica, la dialettica e la retorica, riprendendo dottrine aristoteliche mediate prevalentemente dal De interpretatione attribuito ad Apuleio, almeno per quelle che si trovano in esso; il Liber de definitionibus di Vittorino; le opere di Boezio, siano esse le traduzioni di tutto l’Orgaron di Aristotele o di Porfirio, siano commenti alle opere di Aristotele (uno alle Categorie, Si veda la trad. di Boezio in Categoriarum supplementa, Aristoteles latinus, ed. L. Minio-Paluello adiuv. Dodd, Bruges; i frammenti della trad. di Vittorino; v. la posizione del problema degl’universali. Martrani Minner Fericis Capellae De nuptiis Philologiae et Mercurii, ed. Dick, Leipzig; Cassiopori Senatorris Institutiones, ed. Mynors, Oxford; Isidori Episcopr Etymologiarum sive Originum, ed. Lindsay, Oxford. L’opera è edita tra quelle di Boezio in P. L. In Categorias Aristotelis libri quatuor, P.L. Per l’ipotesi dell’esistenza d’un secondo commento cfr. P. Hadot, Un fragment du commentaire perdu de BOEZIO sur les Catégories d’Aristote dans les codex Bernensis, Archives d’histoire doctrinale et littéraire] due al De Interpretatione?) o a Porfirio (due commenti), o, ancora, ai Topica di CICERONE (si veda), siano monografie (Introductio ad syllogismos categoricos, De syllogismo categorico, De syllogismo bypothetico, De differentiis topicis, De divisione). Sono opere che fissano una terminologia (che alla lunga soppianta quella di CICERONE e di Apuleio e s'impone definitivamente) ed offrono ampio materiale per l’approfondimento delle dottrine di filosofia del linguaggio. Infine, un’opera anonima, Categoriae X, uscita forse dai circoli temistiani (MINIO PALUELLO l’ha edita di recente sotto il titolo di PARAFRASI TEMISTIANA nell’ARISTOTELE LATINO, ‘lanciata’ da Alcuino, il quale forse per primo l’attribuì ad Agostino, con un’edizione dedicata a Carlo Magno. Sono da ricordare ancora i Principia dialecticae attribuiti ad Agostino, il De doctrina christiana e il De ordine certamente di Agostino, più per lo stimolo fornito dall’autorità d’Agostino allo studio della dialettica, della quale egli sottolinea spesso l’importanza in quelle opere, che per un effettivo contributo dottrinale (esso, comunque, è di matrice del PORTICO. Anic Mani Severini BoertHm Commentarii in librum Aristotelis IIEPI EPMHNEIAXZ, rec. Meiser, ed., Lipsiae; Anrcrr Manti Severini Boethii In Isagogen Porphyrii Commenta, rec. Schepps-Brandt, Vindobonae-Lipsiae. In Topica di CICERONE commentariorum, P.L. 64, 1039D-1174B. 1? Introductio ad syllogismos categoricos, P.L.; De syllogismo categorico libri duo; De syllogismo bypothetico; De differentiis topicis; Liber de divisione. Cfr. Ryk, On the Chronology of BOEZIO Works on Logic, Vivarium. Cfr. Anonymi Parapbrasis Themistiana, PsEUDO-AUGUSTINI Categoriae decem, ed. L. Minio-Paluello, Aristoteles latinus, Bruges. Cfr. P.L.; cfr. ora De doctrina christiana, recensuit et praefatus est Green, Vindobonae. Cfr. P.L. Questo patrimonio di testi e di dottrine non e tutto utilizzato nei vari periodi. Mentre la cultura filosofica è dominata prevalentemente dai manuali ricordati, e segnatamente dall'opera di Isidoro, Alcuino, per scrivere la sua Didlectica, utilizza un corpo di testi comprendente Isagoge, Categoriae X, De Interpretatione dello ps. Apuleio e il primo commento di BOEZIO al De interpretatione. Nel successivo si diffondono, oltre all’opera pseudo-agostiniana Categoriae X che lascia in ombra quella originale di Aristotele (pure non ignota), il De Interpretatione dello ps. Apuleio, l’Isagoge, il De interpretatione di Aristotele, i Topica di CICERONE e il De dialectica dello ps. Agostino. Intanto, cominciano a diffondersi gl’altri commenti di BOEZIO e tutta l’opera di Boezio (traduzioni, commenti, monografie) s’afferma decisamente: la 1? Cfr. praefatio a De interpretatione vel Periermenias, ed. L. Minio- Paluello-G. Verbeke, Aristoteles latinus, Bruges-Paris; il De dialectica di Alcuino è in P.L. Una prima sistemazione dei dati relativi alla diffusione di questi testi è in A. VAN pE Vyver, Les étapes du développement philosophique, Revue belge de philologie et d’histoire. Per la diffusione delle Categorie d’Aristotele, cfr. gli studi di Minio-Paluello: The Genuine Text of BOEZIO Translation of Aristotle’s Categories, Studies; The Text of the Categoriae: the Latin Tradition, The Classical Quarterly; NOTE SULL’ARISTOTELE LATINO MEDIEVALE, Rivista di filosofia neoscolastica. Oltre alla praefatio alle Categoriae vel Praedicamenta, ed. L. Minio-Paluello, Aristoteles latinus. Cfr. L. Minro-Paluello, praefatio a De interpretatione. Per la diffusione del De interpretatione, cfr. Isaac, Le Peri Hermeneias en Occident de BOEZIO ed AQUINO. Histoire littéraire d'un traité d’Aristote, Paris] sua influenza dura praticamente incontrastata. In questo periodo si rafforza e consolida una tendenza, affiorata già nei secoli precedenti, a raccogliere in un solo manoscritto più opere destinate a coprire un ampio arco di dottrine logiche e perciò poste a base dell’insegnamento. Un gruppo di tre opere, Isagoge, Categorie di Aristotele e De interpretatione, circola stabilmente insieme; ad esso si affiancano le opere di Boezio, e soprattutto le monografie De divisione, De differentiis topicis, De syllogismo categorico e De syllogismo bypothetico che, insieme alle tre opere ricordate, costituiscono i septem codices posti da Abelardo alla base delle sue esposizioni di logica. Altre opere, come il De Interpretatione dello ps. Apuleio e i Topica di CICERONE, sono oggetto di lettura. Ad esse si e intanto affiancato il Liber sex principiorum, esposizione di sei categorie -- principia: azione, passione, quando, dove, situazione, abito) che integra quella di Aristotele, che ad alcuni di questi temi non ha fatto molto spazio. Il Liber risulta composto da uno o due frammenti di un’opera riguardante la expositio delle Categorie di Aristotele dovuta ad un anonimo autore. Intanto nelle scuole cominciano a penetrare le altre opere di Aristotele tradotte da BOEZIO e tutte tradotte di nuovo dal î  Cfr. per tutti, L. Minro-Paluello, Les traductions et les commentaîres aristoteliciens de BOEZIO, Studia Patristica, e Chenu, La théologie, Paris  (Aetas Boetiana). Cfr. Perrus AsarLarpus, Dialectica, the Parisian Manuscript by Rijk, Assen. Ch; L. Minio-PALUELLO, Magister Sex Principiorum, Studi Medievali. Per la storia della cultura IN ITALIA nel Duecento e primo Trecento. Omaggio ad ALIGHIERI (si veda). Il testo (AnonvMI Fragmentum vulgo vocatum Liber sex principiorum) è in Categoriarum supplementa,; si veda 13 e — mem greco specialmente ad opera di Veneto; Abelardo ha conoscenza degl’elenchi sofistici e dei primi analitici; i topici (già però in parte noti ad Abbone di Fleury, Gerberto d’Aurillac e Notkero) e gl’elenchi sono utilizzati da Adamo Parvipontano nell’Ars disserendi; Giovanni di Salisbury per primo dà notizia dei Secondi analitici, venuti in circolazione ma non ancora normalmente in uso a Chartres. Tutte queste opere sono già oggetto di lettura a Parigi. Si ricostituisce allora il corpus delle opere logiche di Aristotele, con o senza aggiunta di altre opere. Si denomina ars nova il complesso di opere aristoteliche di recente acquisizione -- Primi e Secondi analitici, Topici ed Elenchi --, mentre con l’espressione quivi la praefatio dell'editore; l’opera è in capitoli. Uno tratta della forma, cinque delle prime cinque categorie ricordate, uno dell’habitus, uno de magis et minus. Su Veneto, cfr. i contributi di L. Minio-Paluello: Giacomo VENETO Grecus, Canonist and Translator of Aristotle, Traditio. Note sull’Aristotele latino medievale, Filosofia scolastica; Veneto e l’aristotelismo latino, in Venezia e l'Oriente fra tardo medioevo e rinascimento, a cura di PERTUSI (si veda), Firenze. Cfr. M.T. Beonio BroccHieri Fumacatti, La logica di Abelardo, Firenze. Cfr. Mio-ParueLto, Note sull’Aristotele latino medievale, Rivista di filosofia neoscolastica, Cfr. Minro-PaLueLro, Adam of Balsham «Parvipontanus » and his Ars Disserendi, Mediaeval and Renaissance Studies», Joannis SarissERIENSIS Episcopi CarnoTENSIS Metalogicon, rec. Webb, Oxonii. Sui programmi di studio a Chartres e a Parigi cfr. Isaac; in generale, cfr. GRABMANN, Aristotele, Mediaeval Studies, ora in Mittelalterliches Geistesleben, Miinchen. Cfr. Minio-PaLueLLO, Magister Sex Principiorum: il ars vetus si designano i testi in uso da tempo, anche se, in seguito, l’espressione viene usata dai filosofi a designare prevalentemente le tre opere: Isagoge, Categorie, De interpretatione, alle quali risulta quasi sempre aggiunto il Liber sex principiorum. Queste sono, in sintesi schematica, le linee storiche dell’acquisizione del patrimonio logico da parte dei filosofi. Ma essi, mediante un assiduo studio e commento dei testi, giunsero ben presto a elabotare gl’elementi fondamentali di un corpo di dottrine. Due contributi dottrinali sono decisivi in tal senso. Da una parte, la dottrine della GRAMMATICA RAZIONALE O FILOSOFICA, raccolte da Donato nelle Artes grammaticae e da Prisciano negli Institutionum grammaticarum libri, sono oggetto di studio e di commento, diventano testi di scuola e vengono distribuiti secondo criteri scolastici. Di Donato si legge l’Ars zizor, l’Ars maior -- libri primo e secondo dell’ Ars maior -- e il Barbarismus -- libro terzo dell’Ars maior. L’opera di Prisciano è divisa in Priscianus maior (comprendente i libri I-XVI degli Institutionum grammaticarum libri) e Priscianus minor (libri XVII-XVIII). Tra i commentatori di Prisciano corpus aristotelico ricostituitosi circola in due forme, la FORMA ITALIANA (o italo-germanica), senza l’aggiunta di opere di Boezio, l’altra francese, che ha in più il De divisione e il De differentiis topicis di Boezio. Cfr. Aristoteles latinus, codd. descripsit Lacombe, in societatem operis adsumptis Birkenmajer, Dulong, Aet. Franceschini, pars prior, Roma. Prosi Donati Serva qui feruntur De arte grammatica libri, ex rec. Mommsenii, in Grammatici latini, ex rec. Keilii, Lipsiae: Ars minor, Ars maior, Prisciani GrammaTICI CAESARIENSIS Inustitutionum Grammaticarum libri XVIII, ex rec. Hertzii, in Grammatici latini, cit., Lipsiae. Cfr. Roos, Die Modi significandi des Martinus de Dacia. For- occupano un posto di rilievo Guglielmo di Conches e Pietro Elia. Ma l’approfondimento delle dottrine grammaticali è stato possibile grazie alla filosofia di Aristotele mediata da Boezio (compreso il Boezio degli opuscoli teologici). Il secondo contributo è rappresentato dall’inserimento delle nuove opere di Aristotele e soprattutto degli Elenchi sofistici nell'ambito degl’interessi logico-linguistici in sviluppo. Gli Elenchi, commentati a Costantinopoli da Michele di Efeso, tradotti e commentati da Giacomo Veneto, rappresentano in Occidente il contributo di Aristotele e della tradizione greca e bizantina mediata dal Chierico Giacomo alla chiarificazione dei problemi che traggono la loro origine dall'uso equivoco delle parole nel discorso. Essi sono il primo dei testi nuovi di Aristotele ad entrare in Occidente, e innanzi tutto IN ITALIA, per poi passare in Francia, dove e già in atto lo sviluppo delle dottrine logico-linguistiche, e quindi nel resto d’Europa. Lungo tutto questo arco, da un lato l’analisi delle parti del discorso proposto dalle grammatiche di Donato e di Prisciano, dall’altro l'indagine sui termini di cui si compone l’enunciato, quale è nel De interpretatione e nei commenti boeziani ad esso, contribuirono a individuare alcuni temi, che vanno da quello della vox a quello della SIGNIFICAZIONE (SEGNO) e della consignificatio, dall’indagine sui rapporti tra piano della realtà, piano mentale e piano [schungen zur Geschichte der Sprachlogik, Beitràge zur Geschichte der Philosophie, Miinster W.-Kopenhagen. Cfr. Minio-Paluello, Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino; Rrjk, Logica modernorum. A Contribution to the History of Terminist Logic, On the Theories of Fallacy, Assen; un bilancio del contributo grammaticale e del contributo proveniente dalla dottrina delle fallacie si trova in In, Logica modernorum, Il, i: The Origin of the Theory of Supposition, Assen] linguistico  a quello, più complesso, tra oratio ed enuntiatio da un lato e realtà SEGNATA – SIGNIFICATA -- e intelletto che compone e divide i concetti espressi dalle parole, dall’altro. Fino all’articolazione dei termini componenti l’enunciato in categoremi o parti significative, soggetto e predicato, e sincategoremi, particelle consignificative o operatori. Dottrine semantiche ed enucleazione di strutture rilevanti da un punto di vista sintattico sono ben presto sistemate in appositi trattati de proprietatibus terminorum, detti anche parva logicalia in relazione alle dottrine propriamente aristoteliche rappresentanti per eccellenza la logica, e che nel nuovo genere della letteratura logica, le summulae, fanno seguito ai trattati nei quali le dottrine aristoteliche sono riassunti per la scuola. Ma, contemporaneamente, ci si dedicò allo studio dell’inferenza logica, elaborata a partire dagli stessi testi aristotelici — Primi analitici e Topici — e da elementi del PORTICO. Si comincia a parlare delle conseguentiae e si avvia la costituzione di dottrine della logica degl’enunciati che trovarono posto in trattati autonomi. Questo corpus di dottrine, appartenenti sia alla logica o CALCOLO DEI PREDICATI che alla logica degli enunciati, è designato con l’espressione logica moderna, o logica modernorum, mentre logica antiqua è detto l’insieme di logica vetus e di logica nova. I trattati più significativi nei quali si concretizza la logica modernorum sono i seguenti [Cfr. In Arist. Periermenias; e ancora DE Rijk, Logica modernorum, Cfr. I.M. BocHENSKI, De consequentiis Scholasticorum earumque origine, Angelicum; ma si vedrà con profitto di BòHNER, anche Does Ockbam know of Material Implication, Franciscan Studies, ora in Collected Articles on Ockbam, ed. Buytaert, Louvain-Paderborn. Una prima sistemazione in BòHNER, Medieval Logic, Proprietates terminorum: studiano i vati categoremi, e comprendono: de suppositionibus o dottrina della funzione di un termine che occorre in una proposizione in luogo della cosa di cui si parla. Essa si articola in varie specie; — de armpliatione; — de restrictione; — de appellatione; — de copulatione; — de relativis, studio della supposizione del pronome relativo, condizionata dal rapporto che esso ha col termine (antecedens) al quale è ordinato. Queste dottrine hanno molto spesso, al di fuori delle surzzzulae, sistemazione in trattati autonomi; Tractatus syncategorematum: è lo studio delle particelle consignificative, o operatori logici. Essi sono talora espliciti, talora impliciti in un categorema. Omnis è un semplice sincategorema. “Differt” è un *categorema* che ha un importo sincategorematico. Lo studio dei categoremi comprendenti un sincategorema trova spesso posto nei trattati de esponibilibus. Ma sincategoremi e categoremi aventi un importo sincategorematico condizionano la supposizione dei termini che ad essi seguono, confondendoli. Si hanno così anche alcuni trattati de termiinis confundentibus. Tutti i trattati dedicati ai sincategoremi hanno avuto alterna fortuna. Spesso sono stati assorbiti nei Sophismata, raccolta di problemi vertenti su proposizioni che richiedono particolari analisi proprio a causa dei sincategoremi e termini con importo sincategorematico in esse presenti di: e L.M. De Ryk, Logica modernorum. Cfr. anche, per una valutazione in termini di logistica di alcuni temi, Prior, The Parva logicalia  in Modern [Griceian] Dress, Dominican Studies; WersnerpL, Curriculum of the Faculty of Arts at OXFORD (H. P. GRICE), Mediaeval Studies, ha fatto il punto sulla questione (cfr. anche: Developments in the Arts Curriculum at OXFORD. De consequentiis, dedicati alla dottrina dell’inferenza logica e in genere alla logica degli enunciati; De obligationibus: analizzano e sistemano le regole della disputa scolastica, che hanno avuto origine dal quotidiano esercizio della disputa sulla traccia, probabilmente, dei luoghi dialettici; De insolubilibus, dedicati all'esame di proposizioni antinomiche secondo la tradizione del paradosso del bugiardo. La discussione è condotta con l’aiuto di dottrine sematiche e serve a precisare il significato di una proposizione; De veritate propositionis: è un genere di trattato che si ricollega agli insolubilia e ripone in discussione il significato della proposizione; trattati de probatione propositionis, trattati de sensu composito et diviso. Quanto la logica debba a influenze bizantine e arabe è ancora oggetto di indagine. Ma due fatti sembra siano definitivamente acquisiti. Il primo è che di nessuna delle opere; ma si veda M. GrABMANN, Die Sophismataliteratur mit Textausgabe eines Sophisma des Boetius von Dacien. Ein Beitrag zur Geschichte des Einwirkens der aristotelischen Logik auf die Ausgestaltung der mittelalterlischen philosophischen Disputation, Beitràge zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Cfr., per una presentazione generale, Brown, The Role of the Tractatus de obligationibus, Franciscan Studies. Secondo Birn, The Tradition of the Logical Topics: Aristotle to Occam, Journal of the History of Ideas, queste dottrine hanno avuto origine dai Topici. Cfr., per alcune note storiche, Prior, Some Problems of self- reference in Buridan, The British Academy; RiJk, Somze Notes on the Mediaeval Tract] comprese nell’Organon di Aristotele, fatta eccezione per i Secondi analitici, esiste una traduzione dall'arabo, né risulta sia mai esistita, mentre, per quanto riguarda i Secondi analitici, perduta la versione boeziana, essi sono tradotti dal greco da Giacomo Veneto e poi da anonimo. Solo dopo Giacomo Veneto, Gerardo da CREMONA (si veda) ne fece una traduzione dall’arabo. Ma tutto Aristotele, con eccezione di poche parti, giunse ai latini prima dal greco che dall’arabo. È questo un elemento in più a testimonianza che i rapporti culturali con l'Oriente greco non furono mai interrotti. Per questo canale passa anche il commento agl’elenchi, tradotto dal greco e attribuito ad Alessandro d’Afrodisia, peraltro perduto în greco (il testo greco del commento agli Elenchi pervenutoci è di Michele di Efeso. IN LATINO restano alcuni frammenti del commento di Alessandro --  e il commento ai Secondi analitici di Alessandro d’Afrodisia, del quale parimenti manca il testo greco, entrambi tradotti da Giacomo Veneto. L'altro fatto è che l’Isagoge alla logica di Avicenna, unico trattato logico dello Shifa tradotto in latino, e la Logica di al-Ghazali circolarono ed ebbero influenza, insieme con le opere di De insolubilibus, with the Edition of a Tract, Vivarium. Roure, La problématigue des propositions insolubles suivie de l’édition des traités de Shyreswood, Burleigh et Bradwardine, Archives d’histoire doctrinale. Un bilancio puntuale delle traduzioni dal greco in latino è in L. Minio-Paluello, Aristotele dal mondo arabo a quello latino, in L’Occidente e l'Islam nell'alto medioevo, CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO, Spoleto, oltre che nel già cit. Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino. Cfr. Minro-Paruetto, Note sull’Aristotele latino medievale. Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino] Averroè e degli altri filosofi arabi, in una direzione ben precisa: se della determinazione delle intenziones o concetti, e quindi È ; ; - ; h; scorso considerato a livello mentale, e della discussione di problemi appartenenti alla metalogica. Filosofi e testi della logica modernorum Il periodo di storia della logica oggetto d’indagine in questo lavoro è limitato ai secoli XIV e XV. Ma l’esigenza di rendere conto dei precedenti, o del formarsi di alcune dottrine, ci ha condotto spesso a tener presente non solo opere del secolo XIII, ma anche i testi, disponibili in edizioni, del secolo XII. Diamo qui di seguito uno sguardo sommario ai filosofi e ai testi utilizzati. Ci si è limitati alla Dialectica di Garlandus Compotista , alle opere di Abelardo (Introductiones Cfr. la Logica di Avicenna in AviceNNAE perbypatetici phi i medicorum facile primi Opera in lucem redacta È pon rota potuit per canonicos emendata, Venetiis mandato ac sumptibus haeredum nobilis viri domini Octaviani Scoti per Bonetum Locatellum Bergomensem, ff. 2ra-12vb; la Logica di AL-GHAZALI è in C.H. LoHR, Logica Algazelis, Introd. and Critical Text, « Traditio. ma si tenga presente anche il Liber de intellectu di ax-Kinpi (o Liber introductorius in artem logicae demonstrationis collectus a Mabometh discipulo ALquinpi philosophi) ed. in Nacy, Die philosophischen Abbandlun- gen des Ja “qb ben Ishàq al-Kindî, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Di recente ha sottolineato l’importanza dello studio delle intertiones, e quindi dell’influenza araba, J. Pinporc nella rec. a RiJk, Logica modernorum, Vivarium, Dialectica, Edition of the Manuscri i i I ; pts with an Introduct the Life and Works of the Autor and on the Contents of dhe: Passent Work by Rijk Ph. D., Assen, dialecticae, Logica Ingredientibus, Logica Nostrorum ®, Dialectica), all’Ars disserendi di Adamo di Balsham, detto il Parvipontano, a quanto ha pubblicato Rijk nella Logica modernorum: sia nel primo volume, dedicato alla penetrazione e ai commenti agli Elenchi sofistici (Glose in Aristotilis Sopbisticos elencos, Summa Sophisticorum elencorum, Tractatus de dissimilitudine argumentorum, Fallacie Vindobonenses, Fallacie Parvipontane), nonché ai testi editi nello stesso volume sotto il titolo Frustula logicalia ma relativi al secondo commento di BOEZIO al De interpretatione; sia nella seconda parte del secondo volume, nel qual esono edite alcune sumzzzulae (i testi utilizzati sono, nell’ordine: Excerpta Norimbergensia, Ars [Sono la prima parte (comprendente Editio super Porphyrium, Glossae in Categorias, Editio super Aristotelem De interpretatione, De divisionibus) degli SCRITTI DI LOGICA, ed. PRA (si veda), Firenze. La seconda parte, Super Topica glossae, fa parte della Logica Ingredientibus, e sarà citata in modo autonomo. La Logica Ingredientibus è edita da Geyer, Abaelards philosophische Schriften, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster W. 1919-27 (la numerazione delle pp. con- tinua da un fasc. all’altro); ad essa si ricollegano le Glosse super Periermenias XII-XIV, ed. da L. Minto-PALUELLO, Twelfth Century Logic. Texts and Studies, Roma; la Logica Nostrorum petitioni sociorum, è edida da GEYER, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster (la numerazione delle pp. continua quella della Logica ‘Ingredientibus’). 48 Perrus Asaearpus, Didlectica, cit. (cfr. n. 21). 59 Apam Barsamiensis Parvipontani Ars Disserendi (Dialectica Alexandri), in Minio-ParueLto, Twelfth Century Logic. Texts and Studies, Roma. Cfr. De Ryxk, Logica modernorum.; i testi elencati sono, nell'ordine: Glose in Aristotilis Sophisticos elencos; Summa Sopbisticorum elencorum; Tractatus de dissimilitudine argumentorum; Fallacie Vindobonenses; Fallacie Parvipontane. Emmerana, Ars Burana, Tractatus Anagnini, Tractatus de univocatione Monacensis, Introductiones Parisienses, Logica Ut dicit, Logica Cum sit nostra, Dialectica Monacensis, Tractatus de proprietatibus sermonum. Ma si utilizzano anche le Fallacie Londinenses e le Fallacie Magistri Willelmi®, che in realtà trattano temi riguardanti gli Elenchi sofistici); sono stati presi in esame e utilizzati anche i testi che Rijk riporta ampiamente nella prima parte del secondo volume (Ars Meliduna, Summe Metenses) e quanti altri testi egli utilizza al fine di ricostruire le origini della logica terministica confluita nelle summulae. Queste costituiscono il tramite naturale tra l’insegnamento di Abelardo e le summulae, secondo quanto ha suggerito Grabmann e ha dimostrato Rijk. I testi, tutti anonimi, delle summulae edite sono datati dallo studioso olan- [Cfr. De Rijk, Logica modernorum, II, ii, Texts and Indices, Assen: Excerpta Norimbergensia; Ars Emmerana; Ars Burana; Tractatus Anagnini; Tractatus de univocatione Monacensis; Introductiones Parisienses; Logica Ut dicit; Logica Cum sit nostra; Dialectica Monacensis; Tractatus de proprietatibus sermonum; Fallacie Londinenses e Fallacie Ma- gistri Willelmi. Cfr. Rijk, Logica modernorum, Ars Meli duna e Summe Metenses. Cfr. GrABMANN, Handschriftliche Forschungen und Funde zu den philosophischen Schriften des Hispanus, des spàteren Papstes Johannes XXI, « Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor. Abteilung, Miinchen, e soprattutto Bearbeitungen und Auslegungen der aristotelischen Logik aus der Zeit von Abaelard bis Hispanus. Mitteilungen aus Handschriften deutscher Bibliotheken, Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor. Klasse, Berlin, e Kommentare zur aristotelischen Logik im Ms. lat. Fol. 624 der Preussischen Staatsbibliothek in' Berlin. Ein Beitrag zur Abaelardforschung, Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor. Klasse, Berlin] dese al periodo che va dalla seconda metà del secolo XII alle prime due decadi del secolo XIII (sono collocati agli inizi di quest’ultimo secolo solo il Tractatus de proprietatibus sermonum e le Summe Metenses. i | Per i secoli successivi, ci si è limitati ad esaminare i testi appartenenti alla tradizione delle summulae o singoli trattati rientranti nella tradizione della logica modernorum. Così sono state prese in considerazione le Sumule dialectices la cui attribuzione a Ruggero Bacone è stata rimessa in discussione, e dello stesso Bacone le opere, certamente autentiche, Summa de sophismatibus et distinctionibus e Compendium studii theologiae; quest ultimo ha notevoli affinità con le Sumule dialectices ricordate. Sono state, naturalmente, consultate sia le Introductiones in logicam  che i Syncategoremata di Shyreswood (f dopo Cfr. Rogeri Baconi Surzmza gramatica nec non Sumule dialectices, nunc primum edidit Steele, in Opera bactenus inedita Rogeri Baconis, OXONII. ; | Già P. Grorieux (Répertoire des Maîtres en théologie de Paris, Paris) aveva collocato l’opera tra quelle dubbie; v. ora L.M. De Rj, Logica modernorum, che avanza il nome del domenicano Roberto Bacone. R. SreeLE, nell’Introduction all’ed. cit.,fa riferimento al Compendium per sostenere l’autenticità. Roceri Baconi Liber de sensu et sensato nec non Summa de sophismatibus et distinctionibus, nunc primum edidit R. Steele, in Opera bactenus inedita Rogeri Baconis, Oxonii. FrarrIs Roceri Bacon Compendium studii theologiae, ed. H. Rash- dall, Aberdoniae. L'edizione è in GraBmann, Die Introductiones in logicam des Shyreswood, Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, philos-histor. Abteilung, Miinchen; si veda ora SHERWOOD'S Introduction to Logic, transl. with-an Intr. and Notes by Kretzmann, Minneapolis Minn. In O’DonneLt, The Syncategoremata of Sherwood; le Sumemulae logicales, il Tractatus exponibilium e il Tractatus syncategorematum di Pietro Ispano, divenuto papa col nome di Giovanni XXI; per le Surzzzulae logicales di Lamberto di Auxerre, abbiamo utilizzato i cenni che ha fornito Prantl nella sua Geschichte der Logik im Abendlande. Di Vincenzo di Beauvais si è consultato lo Speculum doctrinale, che raccoglie tanta parte dell’insegnamento grammaticale e logico del tempo. D’AQUINO, gli opuscoli “DE MODALIBVS” e “DE FALLACIIS.” Tutte queste opere si collocano intorno alla metà del secolo, con la sola eccezione del Compendium di Bacone. Alle esposizioni e ai commenti al corpus tradizionale degli scritti Mediaeval Studies; cfr. SHERWO0D'S Treatise on Syncategorematic Words, trans. with an Intr. and Notes by Kretzmann, London. Perri Hispani Summulae logicales, quas e codice manu scripto Reg. Lat. edidit Bochefiski, Taurini. In Muttatry, The Summulae logicales of Peter of Spain, Notre Dame Ind. In Perri Hispani Summulae logicales cum VersorI Parisiensis clarissima expositione. Parvorum item logicalium eidem Petro HisPANO ascriptum opus, Venetiis Apud Jacobum Sarzinam; cfr. ora PETER OF Spain, Tractatus syncategorematum and Selected Anonymous Treatises, trasl. by Mullally, with an Intr. by Mullally and Houde, Milwaukee Wisc.; le pp. saranno fornite di volta in volta. Per la datazione dell’opera, cfr. ora Rik, Note on the Date of Lambert of Auxerre’ Summule, Vivatium; per il testo, v. LampERTO DI AuxERRE, Logica (Summa Lamberti), prima ed. a cura di F. ALESSIO (si veda), Firenze. Vincentit BeLLovacensIs Speculum doctrinale, Duaci (ed. anastatica Graz). Useremo il testo che sta in BocHENSKI, Sancti Thomae AQUINO DE MODALIBVS opusculum et doctrina, « Angelicum. In AQUINO, Opuscula philosophica, ed. SPIAZZI (si veda), Taurini-Romae] logici si farà riferimento solo occasionalmente, e anche in tal caso si farà riferimento solo alle expositiones di Alberto Magno e alle In librum primum priorum Analyticorum Aristotelis quaestiones, attribuite a Duns Scoto e certamente databili al tempo del doctor subtilis; si utilizzeranno inoltre le In libros Elenchorum quaestiones, certamente di Duns Scoto. I filosofi e i testi presi in esame possono essere distinti in tre gruppi. Va considerata innanzi tutto l’opera dei logici inglesi nel suo complesso. Essa rappresenta il contributo più originale € più coerente allo sviluppo e alla sistemazione delle dottrine logiche medievali. Di Occam, sulla cui personalità è qui inutile soffermarsi tanto è universalmente riconosciuta la sua importanza nella storia della logica, si sono esaminate, nell ordine, l’Expositio aurea in artem veterem, la Summa logicae (nell edizione del Bohner per la parte da lui pubblicata Be per il resto nell'EDIZIONE VENEZIANA), il Tractatus logicae minor Le expositiones di ALsERTO Macno delle opere logiche d’Aristotele stanno nei primi 2 voll. di Opera, cd. Borgnet, Parisiis. _ In Opera omnia, I, ed. Wadding, Lugduni Sumptibus Laurentii Durand. n Ivi. n © Cfr. GuiieLmi pe OccHam Expositio aurea et admodum utilis super Artem veterem, cum questionibus ALBERTI PARVI DE SAXONIA. Impensis Benedicti Hectoris Bononiensis artis impressorie solertissimi Bononieque Impressa s. pp. Ockuam, Summa logicae. Pars prima. Pars secunda et tertiae prima, ed. by Ph. Bohner, St. Bonaventure N.Y-Louvain-Paderborn (la numerazione delle pp. continua da un volume all’altro; perciò non sarà indicato il volume da cui è tratta la cit.). Macistri GuieLMI (!) OccHam Summa totius logice, VENEZIA per Lazarum de Soardis e l’Elementarium logicae, da collocare dopo il Tractatus logicae minor)". Avversari di Occam sono Burleigh e Riccardo di Campsall. Il primo e maestro a Parigi. Compose molti trattati di logica: sono expositiones della logica antigua, oppure opere legate più propriamente alla tradizione della logica modernorum. Di queste ultime sono state prese in esame le due redazioni incomplete del De puritate artis logicae e il trattato De probationibus, sulla cui attribuzione al nostro maestro sono stati di recente avanzati dubbi. Il secondo — fellow del Balliol, poi del Merton  ricordato come maestro [m È in Buyraert, The Tractatus logicae minor of Ockbam, Franciscan Studies; per la datazione di de sta e della seguente opera di Occam, cfr. ivi, pp. 51-53. In Buvraert, The Elementarium logicae of Ockbam, « Franciscan Studies: poiché non citeremo le ultime pp. della seconda parte, la numerazione delle pp. non dà luogo a confusione tra le due parti; omette- sue mp l'indicazione del volume e dell’annata della rivista. er le notizie biografiche relative ai maestri inglesi che seguono, Empen, A Biographical Register of the arida of OXFORD to (Di 1500, 3 voll., Oxford; per il nostro autore, cfr. MARTIN, Burley, in Oxford Studies presented to Callus, Oxford, Rio. NI ties E Ockham and Some Mertonians [LIKE H. P. GRICE], Mediaeval Sudies, e Repertorium ivi ferergicig, Mertonense, De puritate artis logicae Tractatus longior. With a Revised Edition of the Tractatus brevior, ed. by Bshner, St. Bonaventure N.Y.-Louvain- na e 1955. È contenuto nel ms. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibli Amplon. Q. 276, ff. 6ra-19va; l’indice del ms. è in Tesio, Lea klung der Sprachtheorie im Mittelalter, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Pinborg avanza dubbi sull’autenticità dell’opera] reggente nelle arti e come sacre theologie professor — scrive, fra l’altro, una Logica valde utilis et realis contra Ocham e delle Questiones super librum Priorum analeticorum: di entrambi utilizzeremo quanto ha pubblicato Synan. La generazione successiva annovera Guglielmo Heytesbury: fellow del Merton, e tra i fellows fondatori del Queen's, e poi ancora fellow del Merton, è ricordato come maestro in teologia; e due volte cancelliere di Oxford. Compone la sua opera maggiore, le Regulae solvendi sophismata, e i Sophismata. Di lui si ricorderanno le Regulae, il De sensu composito et diviso, il De veritate et falsitate propositionis (questi testi sono Cfr. Synan, Richard of Campsall, an English Theologian, « Mediaeval Studies, Introduction alle Questiones (di cui alla n. seguente); v. WersHEIPL, Repertorium Mertonense. Rispettivamente: Svnan, The Universal and Supposition in a Logica Attributed to Richard of Cempsall, in Mediaeval Thinkers. A Collection of bitherto unedited Texts, ed. O'Donnell, Toronto; e The Works of Richard of Campsall, I: Questiones super librum Priorum analeticorum. Ms. Gonville and Caius 688, ed. by Synan, Toronto. Cfr., oltre a Empen, op. cit., ad L: J.A. WrrsHerPL, Ockbam and Some Mertonians (in part.: il suo testamento), e Repertorium Mertonense. Cfr. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek, ms. Amplon. F. 135, f. 17r: Explicit quidem tractatus optimus datus OXONIE a mag. Hytthisburi; cfr. W. ScHum, Beschreibendes Verzeichniss der Amplonianischen Handschriften-Sammlung zu Erfurt, Berlin. Cfr. A. Mater, Die Vorliufer GALILEI, Roma. Gregorio da RIMINI (si veda) cita i Sophiswata di Heytesbury nel suo commento alle Sentenze. stati editi a Venezia, e il trattato De propositionum multiplicium significatione, conservato in un solo manoscritto. Billingham, poi, e maestro nelle arti e reggente e fellow del Merton. Di lui si sono studiati lo Speculumz puerorum sive Terminus est in quem e il De sensu composito et diviso Wyclif compose una Summula de logica e tre trattati che vanno sotto il nome di Logice continuacio: sono stati tutti pubblicati da Dziewicki nell'edizione delle opere latine di Wyclif sotto il titolo Tractatus de logica. Condiscepolo di Wyclif al Merton e Strode, maestro nelle arti, poeta e uomo politico: la sua Logica [Cfr. GuiLeLMI HENTISBERI Tractatus de sensu composito et diviso. Regulae eiusdem cum suphismatibus. Tractatus HENTISBERI de veritate et falsitate propositionis. Conclusiones eiusdem. Impressum VENEZIA per Bonetum Locatellum sumptibus Octaviani Scoti. I capitoli delle Regulae saranno citati autonomamente. Essi sono: De insolubilibus, De scire et DVBITARE, De relativis, De incipit et desinit, De maximo et minimo, De tribus praedicamentis. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. lat. VI, 160 (= 2816), ff. 252ra-253vb. 87 Cfr. Maierù, Lo «Speculum puerorum sive Terminus est in quem» di Billingham, «Studi Medievali», A ERMINI (si veda); notizie biografiche; testo dello Speculum puerorum sive Terminus est in quem; testo parziale del De sensu composito et diviso (dall’unico ms. noto, Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. 14715), ivi, appendice. J. WycLir, Tractatus de logica, Now First Edited from the Vienna and Prague Mss. by Dziewicki, London  (First repr. New York-London-Frankfurt): la Logica occupa le pp. 1-74 del vol. I; il tr. I Logice continuacio è ivi, pp. 75-120; il tr. II Logice continuacio è ivi, pp. 121-234; il tr. III Logice continuacio occupa i voll. IT-III dei Tractatus de logica. Cfr. Dictionary of National Biography, ed. L. Stefen-S. Lee, London, ad /., e EMDEN, op. cit., ad I. in sei trattati (uno dei quali dedicato alle Conseguentiae) è tutta conservata nel ms. Bodleian, Canon. 219”. Un autore del quale non si sa altro se non che e inglese” è Maulevelt: i più antichi manoscritti delle sue opere, diffuse prevalentemente nell’Europa, sono della metà del secolo XIV”. I trattati qui presi in esame sono Per il testo dei trattati ancora inediti ci serviamo del ms. Oxford Bodleian Library, Canon. 219, ff. 13ra-52vb: la successione dei trattati nel ms. non è quella voluta dall'autore; qui si darà solo l'indicazione dei ff, non del trattato. Per il testo delle Conseguentiae ci serviamo della seguente ed.: Stroni Consequentie cum commento ALEXANDRI SERMONETE. Declarationes GAETANI in easdem Consequentias. Dubia Magistri PAULI PERGULENSIS. Obligationes eiusdem Stropi. Consequentie RicarDI DE FERABRICH. Expositio GAETANI super easdem. Consequentie subtiles HENTISBARI. Questiones in Consequentias Strodi perutiles eximii artium doctoris domini ANtoNI FracHantiani Vicentini. Impressa fuerunt VENEZIA que in hoc volumine continentur per Lagarum de Soardis, sumptibus Heredum nobilis viri domini Octaviani Scoti civis Modoetiensis et Sociorum 1517 Die 8 Aprilis. Risulta dai sgg. ms.: Erfurt, Amplon. Q. 255 « Explicit tractatus fallaciatum lectus Lovanii per mag. Thomam Anglicum dictum Manlevel (f. 27), e Amplon. Q. Hec questiones fuerunt compilate per Manlevel Anglicum doctorem solempnem. Non serve molto alla identificazione del nostro autore quanto si legge in PRANTL (che ricorda il Tractatus obligationum di Martin Molenfelt, per il quale cfr. Murtaty, The « Summulae logicales); F. EHRLE, Der Sentenzentommentar Peters von Candia des pisaner Papstes Alexander V., Miinster, che identifica Tommaso con Martino; GraBMann, Handschriftliche Forschungen und Funde; K. MicHarsri, Le criticisme et le scepticisme dans la philosophie, « Bulletin international de l'Académie polonaise des Sciences et des Lettres», Classe d’hist. et philos., Cracovie, ora in La philosophie au XIVE siècle. Six études, herausg. und eingel. von K. Flasch, Frankfurt. Ma cfr. J. Pinpore, Die Entwicklung der Sprachtheorie ..., cit., p. 146 n. 23; il Pinborg mi ha comunicato le notizie di cui a questa e alla seguente n. con lettera del 18.8.70. Cfr. Gottinga, Universitàtsbibliothek, ms. Theol. 124. De suppositionibus e De terminis confundentibus. Un’adeguata datazione può essere proposta dopo un accurato esame delle sue opere. Per la scuola parigina sono state invece considerate le opere di tre autori: Buridano, Alberto di Sassonia, e Inghen. Buridano e rettore dell’università. Delle sue opere  utilizzeremo il Compendium logicae (il Tractatus de suppositionibus sarà citato L'incipit del trattato De suppositionibus è: Expedit ut terminorum acceptio lucide cognoscatur, e l’explicit: Utrum istae propositiones de virtute sermonis sint verae hoc patebit in libro de Consequentiis et sic sit finis huius operis causa brevitatis »; del trattato De terminis confundentibus l'incipit è: «Affectuose summariam cognitionem terminorum vim confundendi habentium, l’explicit: «consequentia negatur quia ante- cedens est verum et consequens falsum. Il secondo trattato rinvia al primo, ma i codici consultati presentano varianti a questo proposito: il Vat. lat. 3065, f. 26ra, ha: aliquae regulae positae sunt in tractatu de suppositionibus sic incipiente: Intentionis praesentis in hoc tractatu etc. », e ciò è anche (meno «in hoc tractatu etc. ») nell’Amplon. Q. 30, f. 141r; il ms. Cracovia, Biblioteka Jagiellotfiska, ha invece (f. 295v): « incipiente: Expedit etc. », mentre i mss. Cracovia 2178 (f. 43v) e 2591 (f. 80r) omettono l’incipit, pur conservando il rinvio al De suppositionibus. Il trattato De suppositionibus, a sua volta, ha un rinvio all’altro: de quibus patebit [così i mss. Cracovia 2178, f. 40v, e 2591, f. 75v; il Vat. lat. 3065, f. 68ra, ha patuit] in libro de terminorum Confusione ». Maulevelt parla dunque di tre trattati (De suppositionibus, De terminis confundentibus, De conse- quentis) che potrebbero essere parti di un'unica opera logica, o surzzza. Utilizzeremo il testo dei due trattati secondo il ms. Vat. lat. 3065 (De ter minis confundentibus, ff. 25vb-28ra, e De suppositionibus, ff. 65vb-68rb), per il quale cfr. il mio Lo « Speculum puerorum ..., cit., pp. 312-314.  Cfr. Joannis BuripaNI Perutile Compendium totius logicae cum praeclarissima sollertissimi viri JOANNIS DORP expositione. Impressum Venetiis per Petrum de Quarengiis Bergomensem. Anno domini 1499, die XI Maij, s. pp. I '''+—m_—1__——___r o_o T_—1-P-P1_1_.u nell’edizione della Reina #), i Sophismata®, le Consequentiae”; si ricorderanno anche i Capitula a lui attribuiti dal ms. Vat. lat. 3065%. Alberto di Sassonia e anch’egli rettore a Parigi, quindi, e rettore dell’università di Vienna e poi vescovo di Halberstadt: ricorderemo le sue Quaestiones in Ochami logicam, la Logica!” e i Sophismata. Inghen, professore a Parigi e rettore, primo rettore dell’università di Heidelberg, ha lasciato molte opere, ma qui saranno utilizzati solo i Textus dialectices. Le opere di questi filosofi, per la diffusione avuta in tutta Europa, servono a caratterizzare [Burano, Tractatus de suppositionibus, prima ed. a cura di Reina, « Rivista critica di storia della filosofia. Burani Sopbismata, per felicem balligault parisius impressa [...] die 20 Novembris 1493, s. pp. (ma con paginazione a mano nell’esemplare utilizzato). Burani Consequentiae. Impressus parisius per Anthonium caillaut, s. a., s. pp. 9 Ms. cit., ff. 105-107vb; per essi cfr. G. FepERICI VESCOVINI, Sw alcuni manoscritti di Buridano, Rivista critica di storia della filosofia. Per le quali cfr. l’ed. dell’Expositio aurea di Occam. Arsertuci Logica. Perutilis Logica excellentissimi Sacre theologie professoris magistri ALsERTI DE SAXONIA ordinis Eremitarum Divi Augustini. Impressa Venetiis ere ac sollertia Heredum Domini Octaviani Scoti Civis Modoetiensis et sociorum. Anno a Christo ortu. Die XII. mensis Augusti. 101 Cfr. ArseRTI De SaxonIa Sopbismata nuper emendata. Impressum est Parisiis hoc opusculum [...] Opera ac impensa Magistri felicis Baligault Anno ab incarnatione dominica, s. pp. (ma l'esemplare utilizzato ha la paginazione a mano).Stanno in Parvorum logicalium liber continens perutiles Perri HispAnI tractatus priorum sex et [MARsILII dialectices documenta, cum utilissimis commentariis perCONRADUM PSCHLACHER [...] congestis, Viennae Austriae, Johannes Singrenius. I trattati di INGHEN sono: Tractatus suppositionum, ivi, ff. 146v-166r; Tractatus ampliationum, ivi, ff. dottrine ampiamente conosciute e accettate. Non più di un cenno è riservato al Tractatus exponibilium di Pietro d’Ailly (} !%. Il terzo gruppo di FILOSOFI è quello ITALIANO. Pietro di Mantova [si veda], studente a Padova, lettore di filosofia a BOLOGNA. Pietro ha lasciato una Logica di notevole interesse. Gli altri filosofi o vissero a cavallo tra il secolo XIV e quello successivo, come Paolo Veneto. Poiché tuttavia le loro opere testimoniano che IN ITALIA l'insegnamento della logica e impartito spesso su testi di filosofi inglesi o derivati da questi, essi sono posti accanto ai filosofi del secolo XIV quali loro legittimi epigoni. NICOLETTI (si veda), noto come Paolo Veneto, studia, fra l’altro, a Oxford e insegna in varie università italiane e soprattutto a Padova; citeremo 168v-173v; Tractatus appellationum, ivi, ff. 175v-179v; Textus de statu, f. 180; Tractatus restrictionum, ivi, ff. 181v-182r; Tractatus alienationum, ivi, f. 182v; Prima Consequentiarum pars, ivi, ff. 184r-193r; Secunda Consequentiarum pars, ivi, ff. 194v-208v. Al titolo Textus dialectices seguirà solo l'indicazione dei ff. 103 Cfr. MacistRI PetrI DE ArLLvAco Tractatus exponibilium, Parisius Impressus a Guidone Mercatore. In campo gaillardi. Id. Octobris, s. pp. (ma l'esemplare consultato ha la paginazione a mano). Petrus MANTUANUS, Logica. Tractatus de instanti, Padova, Johann Herbort; l’ordine dei trattati è diverso dai mss. alle stampe; l’ed. utilizzata è s. pp., ma l'esemplare che ho consultato ha una paginazione a mano; la segnatura della Bibl. Vat. è Ross. 1769; cfr. la bibliografia in Lo «Speculum puerorum »..., cit., p. 299 n. 16. La più completa trattazione d’insieme del pensiero di NICOLETTI è ancora quella di F. MomicLiano, NICOLETTI e le correnti del pensiero filosofico del suo tempo, Torino; pet il soggiorno ad Oxford, cfr. B. NarpI, Letteratura e cultura veneziana del Quattrocento, in La civiltà veneziana del Quattrocento, Firenze, dove si afferma che NICOLETTI rimane a Oxford almeno 3 anni, e si le sue opere: Logica parva, Logica magna, Quadratura. Paolo da PERGOLE (si veda) e  discepolo di NICOLETTI a Padova e resse la scuola di Rialto a Venezia; la sua Logica segue da vicino la Logica parva del suo maestro; il trattato De sensu corpositio et diviso dipende dall'omonimo trattato di Heytesbury !°; i Dubiz sono legati ai temi delle Consequentiae di Strode. Altro discepolo di NICOLETTI e il vicentino Gaetano da THIENE (si veda),  professore a Padova, che ha legato il suo nome soprattutto al commento delle opere di Heytesbury (Regulae e Sophismata). Si ricorda di lui l’Expositio delle Consequentiae di Strode. Il domenicano Battista da FABRIANO (si veda) riporta il seguente documento. Die 31 Augusti 1390: Fecimus studentem fratrem Paulum de Venetiis in nostro studio Oxoniensi de nostra gratia speciali cum omnibus gratiis quibus gaudent ibidem studentes intranei. Item eidem concessimus quod tempore vacationum Lundonis possit libere morati. Cfr. ora A.R. PerreraH, A Biograpbical Introduction to NICOLETTI, « Augustiniana. Pauri VENETI Logica, [Venezia, Cristoforo Arnaldo], s. pp. AI titolo Logica parva seguirà solo l’indicazione del trattato. Pauri Veneti Logica magna. Impressum Venetiis per diligentissimum virum Albertinum Vercellensem Expensis domini Octaviani Scoti ac eius fratrum opus feliciter explicit Anno D. 1499 Die 24 octobris. Macistri Pauri VenETI Quadratura. Impressum Venetiis per Bone- tum Locatellum Bergomensem iussu et expensis Nobilis viri Octaviani Scoti civis Modoetiensis. Anno ut supra. Cfr. B. NARDI, op. cit., pp. 111-118. Cfr. Pau or PercuLA, Logica and Tractatus de sensu composito et diviso, ed. Brown, St. Bonaventure N.Y.-Louvain-Paderborn 1961. Si tenga presente anche I. Bon, Paul of Pergula on Suppositions and Consequences, « Franciscan Studies », XXV (1965), pp. 30-89. Cfr. per l’ed. dei Dubia, n. 90. Cfr. su Gaetano da Thiene: P. Silvestro DA VaLsanziBIo, Vita e dottrina di Gaetano da Thiene, Padova 1949; per l’ed. dell’Expositio (che citeremo col titolo Super Consequentias Strodi), cfr. n. 90. professore di filosofia e teologia a Padova, Siena, Firenze e Fer- rara, cominciò la sua carriera accademica un decennio dopo Gaetano da Thiene; compose, fra l’altro, una Expositio del De sensu compositio et diviso di Heytesbury. Il senese SERMONETA (si veda), « magister artium et medicinae », figlio del medico Giovanni, insegnò a Perugia, poi a Pisa (per quattro anni) e finì la sua carriera a Padova; ricorderemo i suoi due scritti di logica: Super Consequentias Strodi!5 e Expositio in tractatum de sensu composito et diviso Hentisberi!*, Un’Expositio dello stesso trattato De sensu composito et diviso scrisse anche il carmelitano senese Bernardino di LANDUCCI (si veda)), che divenne generale del suo ordine.Cfr. J. Quérrr-J. Ecuarp, Scriptores Ordinis Praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, p. 847; G. Brorto-G. ZonTA, La facoltà teologica di Padova,  Padova. Cosenza, Biographical and Bibliographical Dictionary of Italian Humanists and of the World of Classical Scholarship in Italy, Boston, ad L’ed. dell’Expositio è in Tractatus de sensu composito et diviso magistri GuLieLMI HENTISBERI cum expositione infrascriptorum, videlicet: Magistri ALEXANDRI SERMONETE (impressum Venetiis per Jacobum Pentium de Leuco, a. d. 1501, die XVII julii), Magistri BERNARDINI PETRI DE LANDUCHES, Magistri PauLi PercuLENSIS et Magistri Bapriste DE FABRIANO. Si veda ora L. GAR- can, Lo studio teologico e la biblioteca dei Domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova, Battista da Fabriano. Cfr. J. FaccioLATI, Fasti Gymnasii Patavini, I, Patavii; A. FagroNI, Historiae Academiae Pisanae, Pisis; Ermini, Storia dell’università di Perugia, Bologna 1947, p. 501. Cfr. l’ed. cit. inn. 90.  Cfr. l’ed. cit. in n. 113. Cfr. l’ed. del testo in n. 116; si vedano per le notizie biografiche: J. TritHEMIUS, Carmelitana Bibliotheca sive illustrium aliquot Carmelitanae religionis scriptorum et eorum operum catalogus magna ex parte auctus auctore P. Petro Lucio BeLGA, Florentiae apud Georgium Marescottum Contemporaneo del Landucci dovette essere il lodigiano POLITI, artium doctor: alunno di MARLIANI (si veda), insegna calculationes a Pavia! e compose vati trattati di logica: un De sensu composito et diviso, una declaratio della Logica parva di NICOLETTI e una Quaestio de modalibus, che sarà qui utilizzata, scritta al tempo di BORGIA (si veda). VETTORI (si veda), di Faenza, insegn a BOLOGNA, medicina a Padova e poi di 1593, pp. 20-21; C. ne VrrLiers, Bibliotheca Carmelitana, I, Aurelianis (ed. anast. Romae), nr. LXV, Bassani Porti Quaestio de modalibus, Venetiis apud Bonetum Locatellum 1505; l'incipit è (ivi, f. 2ra): « Excellentissimi doctoris magistri Bassiani Politi Laudensis quaestio de numero modorum facientium sen- sum compositum et divisum. Quaestio est difficilis in materia de modalibus, utrum tantum sex [....] », l’explicit è (ivi, f. 4rb): iam patet ex dictis quid sit dicendum. Finis »; cfr. ivi la lettera dedicatoria a Rodrigo Carvajal, dalla quale risulta che fu alunno di Gerolamo Marliani, vivente quando l’au- tore scriveva (insegnò a Pavia nel 1486-87 e nel 1507: cfr. Memorie e docu- menti per la storia dell'università di Pavia [...], Pavia 1878, ad I.), figlio di Giovanni Marliani (per il quale cfr. M. CLaceTT, Giovanni Marliani and Late Medieval Physics, New York 1941. Sul Politi cfr. C. DionisortI, Er- molao Barbaro e la fortuna di Suiseth, in Medioevo e Rinascimento. Studi in onore di B. Nardi, Firenze. Cfr. Quaestio de modalibus, cit., f. 3va: « Pro cuius declaratione prae- suppono mihi unum fundamentum Petri Mantuani in primo capitulo De instanti anno elapso dum Papiae calculationes profiterer per me fortissimis rationibus comprobatum »; il suo Tractatus proportionum introductorius ad Calculationes Suiset è edito insieme con la Quaestio ai ff. 4va-8vb. 120 Quaestio, cit., f. 3va: «[...] stante fundamento diffuse declarato in tractatu nostro De sensu composito et diviso », e f. 4rb: « Hoc autem diffuse declaravimus in tractatu nostro De sensu composito et diviso ». 121 Ivi: «[...] optime poteris sustentare definitionem Pauli de supposi- tione absque aliqua limitatione, ut diffuse contra modernos declaravimus super Logica patva ». 12 Ivi, f. 3va: « Alexandro nunc summo pontifice ».] nuovo a Bologna !*; ha lasciato molte opere di medicina e due opere logiche, composte entrambe al tempo in cui insegnava logica a Bologna: la prima è Collectaneae in suppositiones Pauli Veneti, la seconda è Opusculum in Tisberum de sensu composito et diviso; utilizzeremo solo quest’ultima. Non di tutti questi trattati si troverà qui un’analisi appro- fondita, ma ad alcuni si farà solo un riferimento.La struttura della summzula, o summa, ha subìto una notevole evoluzione. Essa risulta composta di alcuni trattati che riassumevano le dottrine dell’Isagoge e dell’Organon (in questo caso, l’esposizione del De interpretatione occupa il primo posto) ai quali seguivano altri trattati sulle proprietates terminorum. Con la Summa logicae di Occam cade la distinzione tra elementi della logica antiqua ed elementi della logica moderna. La materia è ristrutturata, secondo un criterio ‘naturale’, in parti che studiano l’elemento più semplice o termine, la proposizione, e il sillogismo o strutture logiche complesse. Questo criterio naturale non corrisponde alla distinzione tra logica elementare o degli enunciati e logica o CALCOLO DEI PREDICATI. Ma con il De puritate artis logicae di Burleigh si fa un passo [Cfr. S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna. Cfr. per entrambe: BenEDICTI VICTORII BononiensIS Opusculum in Tisberum de sensu composito ac diviso cum eiusdem collectaneis in suppo- sitiones Pauli Veneti. Expositio Benedicti Victorii Bononiensis ordinariam logicae Bononiae publice profitentis feliciter explicit. Laus deo. Finis. Bononiae. Cfr. Bonner, Medieval Logic] avanti. L’opera, si è detto, ci è pervenuta in due redazioni. Se il tractatus longior risulta di due trattati (de proprietatibus terminorum e de propositionibus et syllogismis bypotheticis) e risente ancora del criterio naturale che presiede alla Summa logicae di Occam, il tractatus brevior avrebbe dovuto risultare di parti dedicate alle regulae generales -- e cioè consequentiae, syncategoremata e suppositiones --, all’ars sophistica -- dottrina delle fallaciae --, all’ars exercitativa -- o de obligationibus -- e all’ars demonstrativa -- o sillogismo. Nel iractatus brevior, dunque, la distribuzione della materia non obbedisce più che a criteri puramente logici, ponendo in primo piano la logica degli enunciati. Ma per avere un quadro più completo delle modificazioni subite dall'impianto dei manuali di logica, è opportuno accennare ancora alla struttura di due opere. Le Regulae solvendi sophismata di Heytesbury sono una surzzza !” (ma vanno anche sotto il nome di Logica), ma della summa tradizionale conservano ben poco. Si articolano infatti in capitoli dedicati agli insolubilia, al de scire et dubitare, alla supposizione del relativo (de relativis), alla expositio de incipit et desinit, ai problemi de maximo et minimo e a quelli, compresi nel capitolo de tribus praedicamentis, relativi al moto locale, quantitativo (de augmentatione) e qualitativo (de alteratione). Più tradizionale la distribuzione della Logica di Strode. In un primo trattato Strode ricapitola la materia dei seguenti libri: De interpretatione (con in più la trattazione delle proposizioni ipotetiche), Isagoge, Categorie e Primi analitici, nel secondo si toccano i seguenti argomenti: termine, proposizione, de obligationibus (è, [Cfr, l’Introduction del Bonner a W. BurLEIGH, op. cif., pp. VI-XI. 127 Op. cit., f. 4va: traderem brevi summa» e «Et in sex capitula nostram dividens summulam [...] ». 128 Così, secondo ScHum, op. cit., p. 88, è nel cit. ms. Erfurt, Amplon. F. 135. questo, un trattato dedicato, come avverte l’autore, ai « principia logicalia » e che deve servire ad introdurre i giovani « in tracta- tus graviores» !®); seguono gli altri quattro trattati: conseguentiae de suppositionibus et exponibilibus, obligationes, insolubilia. i Si può notare che in queste opere nuove esigenze e nuovi problemi si fondono con esigenze tradizionali d’insegnamento. Ma emerge sempre più l’affermarsi della logica degl’enunciati o consequentiae rispetto alla logica dei termini, giacché la logica dei termini è sottoposta a verifica mediante consequentiae. Ciò è stato già rilevato a proposito della suppositio, ma trova ora nuove conferme soprattutto nella dottrina della probatio propositionis. La logica elementare, specie nella probatio, è il presupposto indispensabile di tutta l’articolazione del discorso e delle analisi proposte. Contemporaneamente, anche a livello di organizzazione di un corpus di dottrine logiche, la consequentia va a prendere il primo posto. Si è ricordata la collocazione che essa ha nel tractatus brevior De puritate artis logicae di Burleigh. Ma si pensi che, spesso, il sillogismo è considerato, come dev'essere, un tipo di conseguentia (Riccardo di Campsall parla di consequencia sillogistica e Alberto di Sassonia ha de consequentiis syllogisticis) fino a giungere con SERMONETA (si veda), all’affermazione del primato delle consequentiae rispetto ai sillogismi. Le corseguentiae sono communissima pars libri Priorum, aut ad ipsum isagogicon. Tutto ciò è testimonianza di un lavoro che lungo i secoli Fa Cfr. Logica, cit., f. 19vb: «Et haec dicta de principiis logicalibus ad iuvenum introductionem in tractatus graviores sufficiant ». 19 Bonner, Medieval Logic, cit., pp. 29-31. 131 Cfr. Questiones ..., cit., 12.34, p. 205. { sa” Logica, IV, 7: De consequentiis syllogisticis hoc est de syllogismis, . 28vb. È 133 Cfr. Super Consequentias Strodi, cit., f. 2ra: Ad secundum dico libellum hunc esse communissimam partem libri Priorum aut ad ipsum isagorgicon, et per consequens immediate postponi debere ad librum ha avuto di mira l’identificazione di strutture logiche sulle quali fosse possibile operare. Ma è ben noto che la logica è, nel medio- evo, una delle arti del trivio e HA PER OGGETO IL LINGUAGGIO  (è quindi una scientia sermocinalis) come la grammatica e la retorica, differendo però da la GRAMMATICA e la RETORICA perché DIALETTICA mira a discernere le proposizioni vere da quelle false, mentre la grammatica e la retorica insegnano, rispettivamente, a SERVIRSI del linguaggio con correttezza – LA GRAMMATICA -- e con eleganza – LA RETORICA. A sua volta, IL LINGUAGGIO-OGGETTO  d’indagine è una lingua storica, il LATINO. È da chiedersi perciò fino a che punto i risultati dello sforzo compiuto per identificare strutture linguistiche sulle quali fosse possibile operare validamente da un punto di vista logico autorizzino a parlare di logica formale; o, in altri termini, se le strutture siano autentiche forme, siano trattate SENZA FAR RIFERIMENTO AL SIGNIFICATO delle parole e al senso delle espressioni. Quando si cerca una risposta, la difficoltà maggiore s'incontra nel fatto che la proposizione studiata ha un ineliminabile importo esistenziale, per cui elementi extra-logici -- ontologici, gnoseologici -- finiscono per condizionare la trattazione della logica. È tuttavia utile indicare alcuni elementi che documentano il progressivo affermarsi di una concezione formale della logica. Oltre alla distinzione, troppo nota, tra materia e forma di un argomento, ricordiamo che Buridano considera la copula est “formale propositionis;” essa cioè è l’elemento Periermenias et anteponi ad librum Topicorum, Elenchorum et Posteriorum. Patet hic ordo, quia de consequentia hic tamquam de subiecto agitur, quae communiot est omni specie argumentationis seu syllogismo simpliciter, de quo agitur in libro Priorum ». Cfr. Moopy, Truth and Consequence ..., cit., p. 10. 134 Cfr. R. CarnaP, Sintassi logica del linguaggio, tr. it. A. Pasquinelli, Milano 19662, p. 33. 135 Cfr. Tractatus de suppositionibus, cum copula debeat esse formale propositionis; Reina legge: «esse (verbum) formale », ma l'integrazione è superflua. Ma v. BURIDANO, Consequentiae, cit., tei] formale della proposizione categorica o atomica; che Alberto di Sassonia parla di “formale propositionis” per le ipotetiche: sono tali le particelle sincategorematiche (come “si” – sillogismo ipotetico; “vel:, sillogismo disgiuntivo) che fungono da connettivi tra proposizioni atomiche in modo da formate proposizioni molecolari; che Heytesbury usa il termine forzza per indicare una struttura logica, considerata solamente dal punto di vista operativo, nella quale le variabili stanno per proposizioni. Il progressivo, cosciente affermarsi del primato della logica degl’enunciati va dunque di pari passo con l’individuazione di forme logiche. Infine, in un testo in cui si discute della diversità delle logiche, proprie delle varie scienze, all’interno dell’unica (universalis) logica comune a tutte le scienze, e quindi della diversità della rationalis logica fidei e della logica naturalis, Holcot scrive. Sed quid est dicendum: estne logica Aristotelis formalis, an non? Dico, quod si non vis I, 7 (distingue tra materia e forma della proposizione o della consequentia e precisa quali elementi siano da considerare spettanti alla forma). 156 Cfr. Sophismata, cit., II, 8° «Non Socrates currit vel non curtit », f. [4lra]: «[...] quia formale, scilicet nota disiunctionis, in utraque affirmatur », e  « Non aliquis homo currit si aliquod animal currit », f. [4lra-b]: «[..] eo quod in illo sensu negatio cadit supra formale propositionis, scilicet supra notam conditionis. 157 Cfr. cap. VI, app. 2, nn. 8 e 9 (in entrambi i casi si tratta della proposizione copulativa. 158 Cfr. HoLcor Opus questionum ac determinationum super libros Sententiarum, Lugduni 1518, I Sent., q. 5J: « Eodem modo rationalis logica fidei alia debet esse a logica naturalis. Dicit enim Commentator secundo Metaphysicae commento XV quod quaedam logica est universalis omnibus scientiis, et quaedam propria unicuique scientiae; et si hoc est verum, a multo fortiori oportet ponere unam logicam fidei, et similiter alia logica utitur obligatus certa specie obligationis, et alia libere respondens secundum qualitatem propositionum. Modo philosophi non viderunt aliquam rem esse unam et tres; ideo de ea in suis regulis mentionem non fecerunt. Sunt igitur in logica fidei tales regulae: quod omne absolutum praedicatur in singulari de tribus, et non in plurali; alia, quod unitas tenet suum consequens, ubi non obviat relationis oppositum. Et ideo, concessis praemissis dispositis Terminologia logica della tarda scolastica 43 vocare logicam formalem nisi illam, quae tenet in omni “agi sicut dicit Commentator primo Physicorum commento XXV: er- mo concludens per se debet concludere in omni materia, tune patet, quod non. Si vis vocate logicam formalem illam, quae per naturalem inquisitionem in rebus a nobis sensibiliter a non capit instantiam, dico quod sic » !®: secondo Holcot, la logica aristotelica è logica naturale, e la sua validità non trova eccezione nell’ambito della nostra esperienza. Essa è quindi formale nell'ordine della natura. Ma la logica aristotelica non è una logica universale valida in ogni materia (non è applicabile, ad tr pio, al dato rivelato, come al problema della trinità) e in tal senso non è logica formale. Forse altri testi potranno ts mentare meglio e chiarire con quale coscienza i maestri Fa ev si servissero dei propri strumenti scientifici, e quindi della logica Ma sembra incontestabile che qui s’affaccia 1 esigenza di una logica formale, la cui validità si estenda ad ogni campo del sapere e non dipenda dalle particolarità della materia trattata, De sia cioè condizionata dai princìpi di questa, ma ubbidisca solo ai propri princìpi. Prima di concludere, è il caso di spendere qualche parola per presentare questo lavoro e per collocarlo in rapporto ai temi ora accennati. na . Ciascuno dei capitoli nei quali esso si articola è dedicato ie studio di un termine o gruppo di termini, e quindi di una dot- in modo et in figura, negatur conclusio, quia in conclusione obviat cera oppositio; sicut si arguitur sic: haec essentia est pater, haec essentia t.- filius, ergo filius est pater; et utraque praemissarum est vera, et app: ispositio tertiae figurae ». . de" Ivi (continuaz. del testo della n. prec.). Il passo è gar w F. Horemann, Holcot. Die Logik in der Theologie, in Lo ssd Mediaevalia, 2: Die Metaphysik im Mittelalter. Vortrige des si mi nalen Kongresses fiir mittelalterliche Philosophie (Kéln 31 Aug.-6 Sept. 9 herausg. P. Wilpert-W.P. Eckert, Berlin 1963, p. 633. 44 Alfonso Maierà trina, che ha un certo rilievo nel quadro dell’insegnamento logico della tarda scolastica. L’ordine con cui si succedono i capitoli non è quello strettamente alfabetico. Il criterio alfabetico si compone con quello dell’affermarsi cronologico delle dottrine. La combinazione dei due criteri ha portato a una disposizione che, pur salvando la varietà dei temi trattati, forse conferisce una certa unità all’esposizione. Le dottrine, proprie della logica modernorum, relative ai termini e alle proposizioni hanno trovato una particolare sistemazione in due specie di trattati che corrispondono a diversi punti di vista. Uno è quello fornito dal de sensu composito et diviso: si pensi al trattato di Heytesbuty). L’altro corrisponde a quello della probatio propositionis -- quale si trova, ad esempio, nello Speculum di Billingham. Si è dato un certo rilievo a questi temi per due motivi. Primo, perché sembra siano le dottrine verso le quali confluiscono le altre. Si vedano i rapporti tra appellatio e senso composto e senso diviso, tra ampliatio e propositio modalis, tra suppositio confusa, descensus e probatio, tra propositio modalis e probatio, tra la dottrina della probatio e quella del senso composto e del senso diviso: è una fitta rete di nessi che corre da un tema all’altro. Secondo, perché i due punti di vista, in certo senso concorrenti, finiscono per unificatsi. Il de sensu composito et diviso è in genere analizzato per mezzo della dottrina della probatio dai filosofi italiani. Il rapporto tra di essi costituisce uno dei temi più interessanti della filosofia scolastica del linguaggio. I capitoli appellatio, ampliatio-restrictio, e copulatio affrontano una problematica che, pur presente nella tarda scolastica, non ha ricevuto un impulso notevole in quel periodo. Essi infatti svolgono una tematica caratterizzante: le prime discussioni sulle proprietates terminorum. Segue un capitolo che studia un aspetto della suppositio. La dottrina della suppositio rappresenta il frutto più maturo dei parve logicalia e apre la strada allo studio dei termini dal punto di vista della logica degli enunciati. Qui se ne tratta un capitolo particolare, la confusio, al quale i logici della tarda scolastica fanno continua- mente riferimento e che mostra la tendenza a una nuova organizzazione della dottrina in un quadro più ampio. Seguono capitoli dedicati alla propositio modalis, alla probatio propositionis, al sensus compositus e al sensus divisus, che dovrebbero meglio documentare la capacità di analisi dei filosofi alle prese con un linguaggio storico e informale come IL LATINO mentre aspirano a fondare un linguaggio scientifico, ideale, o formale. Quanto di tutto ciò la logica derivi dalle dottrine grammaticali si vedrà nei singoli casi. Rijk, nella sua Logica modernorum fa un primo bilancio dei termini che la logica fa propri RICAVANDOLI DALLA GRAMMATICA FILOSOFICA O RAZIONALE. Di essi ricordiamo suppositio, appositio, appellatio, IMPLICATIO, IMPLICITVM-EXPLICITVM, incongruu. Ma bisogna aggiungere che la logica necessariamente fa leva sulle dottrine grammaticali nella sua indagine sulle strutture linguistiche  del LATINO. Si pensi allo studio delle parti del discorso, in particolare del NOME con i suoi casi (si veda la funzione dei casi obliqui in contrapposizione al caso rectus), e del verbo e del tempo di esso. Del pronome relativo e l’ANAFORA, la CATAFORA, l’ENDOFORA, e l’ESSOFORA, in rapporto al problema della supposizione, la prae-suppositio, e l’implicatura. Si pensi al rapporto tra forma avverbiale e forma causalis o nominale del modo; e, ancora, a quanto siano presenti le dottrine delle costruzioni sintattica – SINTASSI, SEMANTICA, PRAMMATICA -- grammaticali, indipendenti, nella vox attiva o vox passiva, e dipendenti (dictu72) e, in particolare, all’importanza che esse rivestono per l’esame del senso composto e del senso diviso. Si vedrà se, e quale, utilità possa venire alla discussione di problemi affrontati dai filosofi del linguaggio  del nostro tempo, come H. P. GRICE, dalla lettura di testi del genere. Segnaliamo soltanto alcuni punti nei quali il confronto risulta immediatamente interessante: 140 Op. cit., I, pp. 20-22; ma cfr. tutta la prima parte del secondo volume della stessa opera. la dottrina dell’impositio richiama alla mente la critica della dottrina del nome avanzata da ‘Vitters.’ La consignificatio temporis è negata’ da Russell. La dottrina della copula e della predicazione può essere esaminata alla luce dell’ONTOLOGIA – come rama della metafisica, come ha fatto D.P. Henry, sequendo H. P. GRICE – “Semantics and METAPHYSICS,” Part II to his “Studies in the Way of Words”. Per quanto riguarda i modali. Si veda l'esame dei particolari egocentrici e degli atteggiamenti enunciativi operata da Russell. Si tratta solo di alcuni argomenti e punti di contatto che permettono però di notare come il ripropotsi, a distanza di tanti secoli, degli stessi temi sottolinei quanto siano insoddisfacenti le formulazioni e le soluzioni finora affacciate, se la ricerca intorno ad essi continua con impegno. Cfr. Ricerche filosofiche, ed. it. a cura di M. TRINCHERO (si veda), Torino: ad es., $ 40, pp. 31-32. 14 Cfr. A Inquiry into Meaning and Truth, tr. it. di L. Pavolini col titolo Significato e Verità, Milano. Cfr. Henry, The De Grammatico of AOSTA: The Theory of Paronymy, Notre Dame Ind.., che utilizza C. LEJEWSKI, On Lesniewski's Ontology, « Ratio; per i particolari egocentrici, e per gli atteggiamenti enunciativi. APPELLATIO. Appellatio »—mpoonyopia nell'antichità. Il valore primo e fondamentale dei termini appellatio e appellare è, rispettivamente, atto di NOMINARE (DESSINARE) o semplicemente ‘nome’, e ‘nominare’, ‘designare’ DESSINARE. DISENNARE. Ma appellatio rende la “rpoonvopia”, fra l’altro, in due contesti: quello aristotelico o LIZIO delle “Categorie” e quello del PORTICO delle dottrine grammaticali. In rapporto al testo aristotelico e all’insegnamento DEL PORTICO si sono costituite due tradizioni. Di esse la più antica, e più ampiamente testimoniata, è senza dubbio la seconda. Un primo cenno si trova nel spagnuolo Quintiliano, il quale, discutendo del numero delle parti del discorso, si chiede se npoonvopia sia da considerare una specie di nome o una autonoma parte del discorso -- in questo secondo caso, NOMEN è quella parte del discorso indicante una qualità propria, individuale, esempio: ‘SOCRATE,’ o GRICEVS, STRAWSONIVS e PEARSIVS -- mentre appellatio è la parte del discorso indicante una qualità comune, esempio: ‘uomo’ -- e se il termine “npoonvopia” sia da rendere indifferentemente con “vocabulum” o [Cfr. Thesaurus linguae latinae, appellare, appellatio. Cfr. però L. ApAmo, BOEZIO e VITTORINO traduttori e interpreti dell’« Isagoge» di Porfirio, «Rivista critica di storia della filosofia, il quale rileva che Vittorino rende « prevalentemente “xamyopeiv” con “appellare,” xaxmyopla con “appellatio”, xatnYyopobpevos con appellativus. appellatio, oppure se “vocabulum” debba essere distinto da appellatio, indicando il primo termine i nomi comuni di corpi, visibili e tangibili, e il secondo i nomi comuni di cose invisibili e non tangibili. Come è noto, per i grammatici filosofici della tarda antichità il NOMEN può essere PROPRIVM *o* APPELATIVO. Un NOME PROPRIO DESIGNA  i nomi di persona (o animale – H. P. GRICE, “Bellerophon rode Pegasus”). IL NOME APPELLATIVO i nomi comuni: la dottrina del PORTICO è qui evidentemente ripresa. In questo contesto è frequente il richiamo, esplicito [Institutiones oratoriae, ed. Radermacher, Lipsiae. Paulatim a philosophis ac maxime Stoicis PORITCO auctus est numerus (sc. partium orationis), ac primum convinctionibus articuli adiecti, post praepositiones: nominibus appellatio, deinde pro-nomen, deinde mixtum verbo participium, ipsis verbis adverbia. noster sermo articulos non desiderat ideoque in alias partes orationis sparguntur, sed accedit superioribus interiectio. alii tamen ex idoneis dumtaxat auctoribus VIII partes secuti sunt, ut ARISTARCO et aetate nostra PALEMONE, qui vocabulum sive appellationem nomini subiecerunt tamquam speciem eius, at ii, qui aliud nomen, aliud vocabulum faciunt, novem. nihilominus fuerunt, qui ipsum adhuc vocabulum ab appellatione diducerent, ut esset vocabulum corpus visu tactuque manifestum ‘domus lectus’, appellatio, cui vel alterum deesset vel utrumque ‘ventus caelum deus virtus’. adiciebant et adseverationem,ut ‘eheu’, et tractionem ut ‘fasciatim’: quae mihi non adprobantur. vocabulum an appellatio dicenda sit tpoonyopla et subicienda nomini necne, quia partvi refert, liberum opinaturis relinquo. Ma appellatio vale nomen per Quintiliano: cfr. ivi, XII, 10, 34, vol. II, p. 408: res plurimae carent appellationibus. Più generalmente, per il valore del termine APPELLATIO IN RETORICA, cfr. H. Lausserc, Handbuch der literarischen Rbetorik. Eine Grundlegung der Literaturwissenschaft, Miinchen, Registerband. Stoicorum veterum fragmenta, ed. Arnim, Lipsiae, $ 21 Diocles Magnes apud Diog. Laért. VII, 57: toù Sì Xbyov tori pépn Evie, die gno Avoyévne TE Èv TD Tepi pwviig xa Kpbatrrog * $voua, mpoonvopia, pfua, oiviecos, &pipov e $ 22: Diocles Magnes apud Diog. Laért. VII, 58: tot Sì mpoonyopla pév, xatà tèv Atovivnv, pépos Xbyov omuatvov xouviy Toubenta, olov “Uvapwroc”, “Immoc”. dvopa SE tot pepog Abyov SnXoiy idtav mowrtnta, olov Atoyévng, Zwxpktng. Presso il PORTICO tpoonyopia è parte del discorso accanto a $vopua, non una sottoclasse di esso, come sarà PER I LATINI. per i latini.] o implicito, alla distinzione tra vocabulum e appellatio. La tradizione aristotelica è legata a due passi delle Categorie. Aristotele pone la definizione dei termini denomi- [Prisciano però ripete la dottrina originale. In Grammatici latini. Secundum stoicos PORTICO vero V sunt eius (sc. orationis) partes: nomen, appellatio, verbum, pronomen sive articulus, coniunctio. nam participium connumerantes verbis participiale verbum vocabant vel casuale, e aggiunge,  in Grammatici latini. Sic igitur supradicti philosophi [del PORTICO] etiam participium aiebant appellationem esse reciprocam, id est dvTavaNALO TOY mpoomyoplav, hoc modo: LEGENS EST LECTOR et LECTOR LEGENS, CVRSOR EST CURRENS et CVRRENS CVRSOR, AMATOR EST AMANS et AMANS AMATOR, vel nomen verbale vel modum verbi casualem. La lettura di alcuni passi dei grammatici mostra quanto fosse articolata la discussione relativa a appellatio in rapporto al nome (per altre occorrenze, cfr. Thesaurus linguae latinae, appellatio):  DiomEDIS Artis grammaticae libri III, ex rec. H. Keilii, I, in Grammatici latini, cit., I, Lipsiae. Dopo aver definito il NOMEN  pars orationis cum casu sine tempore rem corporalem aut incorporalem proprie communiterve significans, aggiunge. Sed ex hac definitione SCAURO dissentit. separat enim a nomine appellationem et vocabulum. et est hotum trina definitio talis: appellatio quoque est communis similium rerum enuntiatio specie nominis, ut HOMO VIR femina mancipium leo taurus. item vocabulum est quo res inanimales vocis significatione specie nominis enuntiamus, ut arbor lapis herba toga et his similia. Ma cfr. Appellativa nomina sunt quae generaliter communiterque dicuntur. haec in duas species dividuntur, quarum altera significat res corporales, quae videri tangique possunt (i altera incorporales, quae intellectu tantum modo percipiuntur, verum neque videri nec tangi possunt; Ex CWarISsII arte grammatica excerpta. Nomina aut propria sunt aut appellativa e Appellatio dicitur quidquid praeter proprium nomen est. appellativa nomina sunt quae generaliter communiterque dicuntur. haec in duas species dividuntur. alia enim significant res corporales, quae videri tangique possunt, et a quibusdam vocabula appellantur, ut HOMO arbor pecus. Alia quae a quibusdam appellationes dicuntur et sunt incorporalia, quae intellectu tantum modo percipiuntur, verum neque videri nec tangi possunt, ut est VIRILITA – H. P. GRICE, “HORSENESS” --, pietas iustitia. ea nos appellativa dicimus »; PrIScIANO, in Grammatici latini. Quidam autem IX dicebant esse partes orationis, appellationem addentes separatam a nominibus, alii autem  nativi o paronimi (distinguendoli da quelli univoci e da quelli aequi-voci) nel seguente modo, secondo la traduzione di Boezio. De-NOMI-nativa vero dicuntur quaecumque ab aliquo solo differentia casu secundum nomen habent appellationem [tv xatà tobvoua mpoo- myopiav éxe], ut a grammatica grammaticus, et a fortitudine fortis . Sono partonimi quei termini che hanno appellazione, cioè traggono la loro funzione di NOMINARE e quindi la loro forma lingui- [...], alii XI [....]. his alii addebant etiam vocabulum et interiectionem apud Graecos. Proprium est nominis substantiam et qualitatem significare. hoc habet etiam appellatio et vocabulum. Ergo tria una pars est orationis. Hoc autem interest inter proprium et appellativum, quod appellativum naturaliter commune est multorum, quos eadem substantia sive qualitas vel quantitas generalis specialisve iungit; Donato, Ars grammatica, in Grammatici latini. Nomen unius hominis, appellatio multorum, vocabulum rerum est. sed modo nomina generaliter dicimus. Qualitas nominum bipertita est, aut enim propria sunt nomina aut appellativa [...]. appellativorum nominum species multae sunt. alia enim sunt corporalia alia incorporalia; POMPEO Commentum Artis Donati, ex rec. H. Keilii, in Grammatici latini,  Lipsiae. Qualitas nominum principaliter dividitur in duas partes. omnia enim nomina apud Latinos aut propria sunt aut appellativa. Sunt nomina appellativa quae appellantur corporalia, sunt quae incorporalia, e ConsENTII Ars grammatica, ex rec. H. Keilii. Qualitas nominum in eo est, ut intellegamus, utrum nomen quod positum fuerit appellativum sit, an proprium. appellativa enim nomina a genere et specie manant. Appellativa autem nomina, quae a genere et specie manare diximus, plures differentias habent. nam vel rem corporalem vel incorporalem significant. Della distinzione nomen-appellatio-vocabulum resta traccia nei commenti a Prisciano: cfr. quello di Guglielmo di Conches, (in Rijg, Logica modernorum), quello d’ELIA (si veda) e la glossa Promisimus (ivi, p. 260). 6 Cat. 1, la 12-15 (l’espressione messa in parentesi è alla r. 13); transì. Boethii, « Aristoteles latinus; cfr. STEINTHAL, Sprachwissenschaft bei den Ròmern, Berlin. Nur ist allerdings xxtnyopia bei Aristoteles nicht véllig gleichbedeutend mit rpoonyopia und Uvopa, so wenig wie xamnyopeiv] stica, da un altro termine, che può essere detto principale o primitivo – RYLE, “FIDO”-FIDO -- , con la sola differenza, rispetto ad esso, della terminazione, o suffisso. Invece, dopo aver precisato che le sostanze prime significano l’individuo (q68e qu, hoc aliquid), Aristotele afferma: In secundis vero substantiis videtur quidem similiter ad appellationis figuram [o sub appellationis figura, sub figura appellationis: o oynua tig mpoonyoplas] hoc aliquid significare, quando quis dixerit HOMINEM HOMO hominem vel animal. Non tamen verum est, sed quale aliquid [motéy 7v] significat (neque enim unum est quod subiectum est quem- admodum prima substantia, sed de pluribus homo dicitur et ani mal). Non autem simpliciter qualitatem significat, quemadmodum album (nihil enim significat album quam qualitatem), genus autem et speciem circa substantiam qualitatem determinant (qualem enim quan- dam substantiam significant). Secondo Aristotele, mentre i nomi delle sostanze prime designano la realtà individuale, un nome di una SOSTANZA SECONDA desi- [dasselbe ist wie rpoonyopevtw; sondern xatmyopia in der hier gemeinten Bedeutung entspricht noch eher dem platonischen Ausdrucke èrwwwyia. Wahrend nimlich évopa, Wort, nur das lautliche ovuforov, Zeichen, der Sache ist, und in npoonyopia die Anwendung dieses dvoua auf die mit demselben bezeichnete Sache liegt: ist xatnyopta das Wort, insofern es nicht bloss Zeichen ist, sondern zugleich das Bezeichnete in sich fasst, d. h. das Wesen und die Bestimmung der Sache aussagt und insofern Be- griff ist ». È da notare che PrISCIANO (in Grammatici latini) dà come DE-NOMI-NATIVO il SOSTANTIVO rispetto all’AGGETTIVO [cfr. H. P. GRICE, “FIDO IS SHAGGY”] (es. SAPIENS SAPIENTIA), che è il contrario di quanto si può vedere in Aristotele (del quale si veda anche Cat.). Per principale: cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., 168A; per primitivo: cfr. Martino DI Dacia, Modi significandi, in Opera, ed. Roos, Hauniae (cfr. PriscIano, in Grammatici latini. Transl. Boethii, « Aristoteles latinus; la prima variante è in apparato critico, la seconda è corrente. 9 Cfr. Cat.; transl.] gnano il genere e la specie. PRIMA SOSTANZA: ‘quest'uomo’ o ‘questo cavallo’ e SOSTANZA in senso proprio. LA SECONDA SOSTANZA, ‘uomo’ o ‘animale’, pur utilizzando gli stessi nomi che designano le sostanze prime (‘quest’'UOMO’ e ‘UOMO’), in realtà designano di esse le qualità comuni. Sono — precisano i filosofi — degl’UNIVERSALI. E l’UNIVERSALE, secondo la definizione aristotelica, è ciò che è predicabile di più. Così, questo testo si presta ad essere accostato da un lato alla definizione di NOMEN appellativum – SOSTANTIVO COMUNE --, poiché nome appellativo è il nome comune, e ciò che in grammatica è detto ‘COMUNE’ in dialettica è detto ‘universale’; dall’altro, al primo testo dello stesso Aristotele, giacché, se ad esempio grammaticus deriva da grammatica, e grammatica è una qualità, come album deriva da albedo e designa principalmente una qualità, sarà lecito chiedersi, per un verso, se LA SOSTANZA SECONDA va considerate nella categoria della qualità e, per un altro verso e soprattutto, se, e come, ‘gramma-] Boethii, Aristoteles latinus. Cfr. Copulata tractatuun parvorum logicalium (ed. Colonia) che fa derivare la dottrina dell’appellatio da questo passo (in BòHNER, Medieval Logic). Cat., De interpr. Cfr. Introductiones Parisienses, Quidam terminus COMMUNIS SIVE UNIVERSALIS SIVE APPELLATIVVS [“shaggy”]; Cfr. Occam, Summa logicae. Et ita omnia illa nomina communia, quae vocantur secundae substantiae, sunt in praedicamento qualitatis, accipiendo esse in praedicamento pro eo, de cuius pronomine demonstrante ipsum praedicatur qualitas. Omnia tamen illa sunt in praedicamento substantiae, accipiendo esse in praedicamento pro illo, de quo significative sumpto praedicatur substantia. Unde in ista propositione: ‘Homo est animal’, vel: ‘Homo est substantia’, ‘homo’ non supponit pro se, sed pro suo significato. SI ENIM SUPPONERET PRO SE, HAEC ESSET *FALSA*: ‘Homo est substantia’, et haec VERA: ‘Homo est qualitas’. Sicut si haec vox ‘homo’ supponat pro se, haec est FALSA: ‘Homo est substantia’, et haec VERA: ‘Homo est vox et qualitas’. Et ita secundae substantiae non sunt nisi quaedam nomina et qualitates praecise significantes substantias. Et propter hoc, et non propter aliud dicuntur esse in praedicamento substantiae. Si noti però] tico” o ‘bianco’ possano designare una sostanza. All’impostazione del problema contribuiscono due dottrine, cioè la definizione di NOMEN data da Prisciano. Proprium est nominis significare substantiam et qualitatem. O, come leggeno i filosofi substantiam cum qualitate, e l’affermazione boeziana relativa alla costituzione degli esseri. In una sostanza diversum est esse et id quod est. L’ id quod est è la sostanza completa, ed è tale grazie a un esse, a una forma, che è un quo est, ciò grazie al quale la sostanza diviene quello che è, ciò di cui la sostanza partecipa. La dottrina grammaticale del nome, substantia et qualitas », si presta ad essere interpretata alla luce della dottrina boeziana, per la quale la sostanza, designata dal nome, è un composto, un quod est, e si costituisce in virtù di un quo est, una forma. Ci si chiede: ciò è vero di tutti i nomi, non solo dei denominativi e dei nomi di sostanza seconda, ma anche dei nomi di sostanza prima. E come si può articolare nella PREDICAZIONE tale distinzione: ponendo a soggetto la substantia, secondo la terminologia grammaticale, o il suppositum, secondo la termi- [che Boezio, In Arist. Periermenias, forma nomi di qualità dai nomi di individui. Alia est enim qualitas singularis, ut Platonis vel Socratis, alia est quae communicata cum pluribus totam se singulis et omnibus praebet, ut est ipsa humanitas. Age enim incommunicabilis Platonis illa proprietas PLATONITAS, SOCRATITAS, GRICEITAS, STRAWSONITAS, PEARSITAS, appelletur. eo enim modo qualitatem hanc PLATONINATE – Platonitatem -- ficto vocabulo nuncupare possimus, quomodo hominis qualitatem dicimus humanitatem. È il problema posto nel De grammatico d’AOSTA. Prisciano, op. cif., II, 18 (cfr. la prec. n. 5); per l’uso, cfr.CHENU, La théologie au douzième siècle, Paris (è qui ripreso e parzialmente modificato l’articolo Grammaire, Archives d’histoire doctrinale. Cfr. Girson, La philosophie au moyen dge, Paris CHENU), e a predicato ciò che vien detto rispettivamente la qualitas  il significatum. I filosofi hanno sviluppato questi temi, mentre nei secoli successivi le dottrine fissate vengono tramandate in modo sostanzialmente immutato. La storia della teoria dei paronimi o denominativi (o derivati) è stata di recente ricostruita da Henry che ha studiato il De grammatico d’Aosta. Riprendiamo qui le linee generali della dottrina anselmiana e seguiamo lo sviluppo del problema. È noto che Boezio pone tre condizioni perché si abbiano i termini denominativi: Tria sunt autem necessaria, ut denominativa vocabula constituantur. Prius ut re participet, post ut nomine, postremo ut sit quaedam nominis TRANS-FIGURATIO, ut cum aliquis dicitur a FORTITUDINE FORTIS, est enim quaedam fortitudo qua fortis ille participet, habet quoque nominis partecipationem, fortis enim dicitur. At vero est quaedam transfiguratio, fortis enim et fortitudo non eisdem syllabis terminantur. ALBERTO Magno, I Sent., d. 2, a. 11, sol. (cit. in CHENU, Duo sunt attendenda in nomine, scilicet forma sive ratio a qua imponitur, et illud cui imponitur; et haec vocantur a quibusdam significatum et suppositum, a grammaticis autem vocantur qualitas et substantia. L’influenza di Porfirio è stata determinante per una impostazione del problema in termini di predicazione: cfr. Moody, The Logic of William of Ockbam, London, in part. p. 74. 19 MartINno DI Dacia, /.c.; ma cfr. Cassionoro, Irstitutiones, cit., II, iii, 9, p. 113: denominativa, id est derivativa [....] ». 20 Cfr. Henry, The « De grammatico » ..., cit., pp. 79-101 (per la ricostruzione storica del problema: in questo saggio sono sistemate le ricerche precedenti dell’autore), e The Logic of St. Anselm, Oxford. In Cat. Arist., cit., 168A-B. L’analisi delle tre condizioni in HenRry, The « De grammatico » A fondamento di questa interpretazione è la dottrina boeziana della costituzione dell’essere mediante la partecipazione a una forma, e quindi al nome che la designa: il denominativo si ricava dal nome della forma, e si differenzia da questo soltanto nella parte terminale. Con ciò non è ancora risolto il problema, se il nome ottenuto significhi principalmente la forma o il soggetto al quale inerisce. Altrove, però, lo stesso Boezio afferma che ALBUM [SHAGGY] è detto denominative di un corpo e perciò può essere predicato del nome di corpo, ma non è possibile che la definizione di album o SHAGGY, e tutto ciò che essa contiene, possa essere predicata del subiecium, cioè del nome che funge da soggetto. Diverso è il caso di animal, detto di homo: animal non solo può essere predicato di homo, ma, essendo esso posto nella definizione di homo, la definizione di animal può essere predicata di homo. Vengono così a configurarsi due tipi di predicazione secondo Boezio: una predicazione secundum accidens, e si ha quando si predica del subiectum ciò che è in subiecto, e una predicazione de subiecto (o in eo quod quid) o essenziale – H. P. GRICE, IZZING, NOT HAZZING --, e si ha quando una parte della sostanza è predicata della sostanza stessa. Questo secondo modo di predicazione ha luogo quando le sostanze seconde sono dette di sostanze prime (non solo, in tal caso, è predicabile il nome, ma anche la ratio o definitio del nome. Ma quando un denominativo è predi- [Cosa siamo soggetto (“FIDO”) e predicato (“SHAGGY”) è detto da Boezio, In Arist. Periermenias. Termini autem sunt nomina et verba, quae in simplici propositione praedicamus, ut in eo quod est Socrates disputat, “Socrates” (FIDO) et disputat (IS SHAGGY) termini sunt. et qui minor terminus in enuntiatione proponitur, ut Socrates (FIDO), subiectus dicitur et ponitur prior; qui vero maior, praedicatur et locatur posterior, ut disputat (IS SHAGGY)»; cfr. HeNRY, The Logic of St. Anselm. Boezio, In Cat. Arist.; cfr. HENRY, The Logic of St. Anselm] cato di un subiectum, la PREDICAZIONE attiene al nome, non alla ratio o definitio del nome. Si vede bene, dunque, che altro è il modo in cui uomo (SHAGGY) è detto di Socrate (FIDO), o ‘animale’ di uomo, altro è il modo in cui album (SHAGGY) è detto di una sostanza qualsiasi. E poiché album (o grammaticus o SHAGGY) non è il nome della qualità (albedo, grammatica, SHAGGINESS, HORSENESS, PLATONITAS), ma di un quale, cioè di un soggetto cui la qualità inerisce (è nome cioè non della sua razio, ma del subiectum), bisogna precisare in che modo esso denoti il subiectum. Anselmo nel De grammiatico fa porre così il problema dal Discepolo. De grammatico peto ut me certum facias utrum sit substantia an qualitas. I termini usati sono quelli della definizione del nome data da Prisciano, ma posti in disgiunzione -- substantia an qualitas. Ben presto però, nel corso della discussione tra Maestro e Discepolo, si cerca di spiegare come grammaticus sia substantia ET qualitas. Per comprendere la risposta data dal Maestro nel testo di Anselmo, si consideri innanzi tutto l’analisi che egli fa di homo: Nempe nomen hominis per se et ut unum significat ea ex quibus constat TOTVS VEL OGNI  homo. In quibus substantia principalem locum tenet, quoniam est causa aliorum et habens ea, non ut indigens illis sed ut se indigentia. Nulla enim est differentia substantiae sine qua substantia inveniri non possit, et nulla differentiarum eius sine illa potest existere. Quapropter quamvis omnia simul velut unum totum sub una significatione uno nomine appelletur ‘homo’, sic tamen principaliter Boezio, In Cat. Arist., cit., 191A-B. All’origine della distinzione tra definizione nominale e definizione essenziale è Anal. post. II, 10 (93b 29 sgg.) secondo  ScHnoLtz, Storia della logica, tr. MELANDRI (si veda) Milano. Cfr. De Grammatico, in S. Anselmi Opera omnia, ed. Schmitt, I, Edimburgi; Anselmo stesso c’informa che il problema e molto dibattuto al suo tempo. Tamen quoniam scis quantum nostris temporibus DIALECTICI certent de quaestione a te proposita hoc nomen est significativum et appellativum substantiae: substantia est homo et homo substantia. Si legga di seguito la risposta fornita al Discepolo per quanto riguarda grammaticus: Grammaticus (SHAGGY) non significat hominem et grammaticam ut unum, sed grammaticam (SHAGGINESS) per se et hominem per aliud significat. Et hoc nomen quamvis sit appellativum hominis, non tamen proprie dicitur eius significativum; et licet sit significativum grammaticae, non tamen est eius appellativum. Appellativum autem nomen cuiuslibet rei nunc dico, quo res ipsa usu loquendi appellatur. Secondo Anselmo, dunque, ciò che distingue l’uso di homo e di grammaticus è che il primo per se et ut unum significat ea ex quibus constat homo, il secondo non significat hominem et grammaticam ut unum, sed grammaticam per se et hominem per aliud significat; il primo è un nome di sostanza e quindi, boezianamente,  praedicatur de subiecto: esso significa e nomina la sostanza -- est significativum et appellativum substantiae --, cioè, ancora boezianamente, esso può essere predicato di un sudiectum non solo come nomen, ma anche quanto alla ratio o definitio del nomen. Il secondo è nome di un composto di sostanza e accidente, composto denominato dall’accidente che inerisce alla sostanza: non qualitas, quindi, ma quale. Il suo nome è predicabile del subiectum-composto, non lo è la sua definitio, 0 ratio: la praedicatio secundum accidens importa che ciò che è predicato non costituisca sostanzialmente un unum aliquid con la sostanza cui inerisce e da cui dipende sostanzialmente. Cfr. AristoTELE, De interpr. 11, 21a 7-15; transl. Boethii, « Aristoteles latinus. Eorum igitur quae praedicantur et de quibus praedicantut, quaecumque secundum accidens dicuntur vel de eodem vel alterum de altero, haec non erunt unum; ut homo (FIDO) albus (SHAGGY) est et musicus, sed non est idem musicus et albus. Accidentia enim sunt utraque eidem. Perciò altra è la significazione, altra la funzione nominativa di grammaticus. Esso significa per se l’accidente, ma nomina il subiectum, l’uomo che ha la grammatica; il subiectum è significato obliquamente, o secondariamente, per aliud, ma è propriamente nominato. L’accidens è significato primariamente, ma non è nominato. Vengono così differenziandosi due funzioni proprie del nomen: una è la significatio, l’altra è l’appellatio. Anselmo usa poco questo ultimo termine, ma usa molto appellativus, appellare. La prima è ordinata al significato, l’altra al REFERENTE (DESIGNATUM, DENOTATUM); e l’appellatio è qui lontana anticipazione della teoria della supposizione. Nelle sue opere, Anselmo prospetta, fra l’altro, la possibilità di considerare il rapporto tra i nomi come humanus SHAGGY e humanitas SHAGGINESS; poiché tuttavia tra di essi non corre un vero e proprio rapporto di paronimia, egli non ne affronta l’analisi. La considerazione di casi come questo avrebbe però permesso di dare al problema un respiro più ampio, come si vede in Occam. Qualche decennio dopo AOSTA, Abelardo riprende il problema in un contesto in cui la presenza di Prisciano si è fatta più determinante. Va notata, innanzitutto, la distinzione che Abelardo scorge tra il diverso valore di qualità in Aristotele e [Nec si album musicum verum est dicere, tamen non erit album musicum unum aliquid. Secundum accidens enim MUSICUM ALBUM, quare non etit ALBUM MUSICUM. Quocirca nec citharoedus bonus simpliciter, sed animal bipes; non enim secundum accidens »; cfr. Henry, The Logic of St. Anselm. Un cenno in tal senso in BòunER, Medieval Logic; ma cfr. D.P. Henry, The Early History of « Suppositio; sonlin Stadics, ripreso in The Logic of St. Anselm; ev appendice 2, n. 1. Henry rende significatio per se con meaning e  appellatio con reference (cfr. The « De grammatico »). Per appellatio in AnseLMo, cfr. De Grammatico. Cfr. Epistola de incarnatione Verbi, in Opera omnia, Romae; ma v. Henry, The « De grammatico ». in Prisciano: mentre per Aristotele qualità denota tutto ciò che è considerabile sotto la categoria della qualità, Prisciano ritiene che qualità sia nome di tutte le forme: omnium formarum nomen accipitur. Ciò permette di considerare qualsiasi forma, quindi anche le forme sostanziali, come qualità, e spiega come si siano moltiplicati i nomi astratti per indicare le forme (es. deus/deitas), e si sia posto il problema di ciò che li differenzia dai corrispondenti nomi concreti. Per quanto riguarda più direttamente il problema dei paronimi, è da dire che Abelardo include questi termini tra i nomina sumpta, i quali si distinguono dai nomina substantiva perché sono detti delle cose semplicemente per significare la forma che ad esse inerisce: essi #0 determinano la sostanza delle cose, ma denotano ciò che è affetto da una certa qualità. 32 AseLARDO, Dialectica, Cfr. CHENU, pet quanto riguarda i nomi divini.Ma già Anselmo parla di nomen sumptum (cfr. Henry, The Logic of St. Anselm, cit., p. 64; s. ANSELMO, Epistola de incarnatione Verbi, cit., p. 13; cfr. glossa Promisimus, in De Rx, Logica Modernorum, Il, i, cit., p. 262. Per AseLARDO, cfr. Logica ‘Ingredientibus'. Sunt autem omnia denominativa vocabula sumpta, non autem omnia sumpta sunt denominativa. Sumpta autem vocabula ea dicimus, quae simpliciter propter adiacentem formam significandam reperta sunt, ut “rationale”, “album”, “FAT,” “SHAGGY.”. Non enim ‘rationale’ dicit animal rationale vel ‘album’ corpus album, sed simpliciter ‘rationale’ ponit affectum rationalitate, ‘album’ affectum albedine, non etiam substantiam rei, quid sit, determinat. Sumptorum veto tria sunt genera, quia quaedam cum nomine formae in materia vocis ex toto conveniunt, ut “grammatica” o Letizia nomen mulieris cum grammatica nomine scientiae o stato d’animi. Quaedam vero penitus a nomine formae differunt, ut studiosus a virtute, quaedam autem cum per principium conveniant, per finem disiuncta sunt, ut fortis fortitudo, quae cum in primis syllabis conveniant, in ultimis differunt. Et haec tantum sumpta, quae scilicet principio conveniunt cum nomine formae et fine differunt, denominative esse determinat. Denominativa dicuntur subiecta illa quae habent appellationem ab aliquo, hoc est vocabulum quodcumque significans ex forma adiacente secundum nomen, id est similitudinem nominis ipsius formae, ut iam est expositum. Cfr. Dialectica. Sicut autem nomina quaedam substan- [Ci si chiede quindi in quale categoria vadano considerati i nomina sumpta, e si risponde: quando contingit idem vocabulum res diversorum praedicamentorum significare, secundum principalem significationem in praedicamento ponendum est, ut album quod albedinem principaliter significat, propter quam maxime repertum est atque ubique eam tenet, quam etiam praedicare dicitut; e ancora: Cum enim tradat grammatica omne nomen substantiam cum qualitate significare, album quoque, quod subiectam nominat substantiam et qualitatem determinat circa eam, utrumque dicitur significare. Sed qualitatem quidem principaliter, causa cuius impositum est, subiectum vero secundario.] tiva dicuntur, quae rebus ipsis secundum hoc quod sunt data sunt, quaedam veto sumpta, quae scilicet secundum formae alicuius susceptionem imposita sunt, sic et definitiones quaedam secundum rei substantiam, quaedam vero secundum formae adhaerentiam assignantur. Cfr. AseLarDOo, Logica ‘Ingredientibus’. Il tentativo di ricondurre le parti del discorso studiate dal grammatico alle categorie aristoteliche è già in Distributio omnium specierum nominis inter cathegorias Aristotelis, ed. Piper, che ha attribuito il trattato a LABEONE (cfr. P. Pier, Die Schriften Notkers LABEONE und seiner Schule, I, Freiburg i.B.-Tibingen, e in « Zeitschrift fiir deutsche Philologie. Ma il sec. IX è il terminus ante quem per la composizione del trattato secondo il De Rx: cfr. On the Curriculum of the Arts of the Trivium at St. Gall Vivarium Cfr. Dialectica, cit., p. 113; v. anche ivi, At vero in his definitionibus quae sumptorum sunt vocabulorum, magna, memini, quaestio solet esse ab his qui in rebus universalia primo loco ponunt, quarum significatarum rerum ipsae esse debeant dici; duplex enim horum nominum quae sumpta sunt, significatio dicitur, altera vero principalis, quae est de forma, altera vero secundaria, quae est de formato. Sic enim ‘album? et albedinem quam circa corpus subiectum determinat, primo loco significare dicitur et secundo ipsius subiectum quod nominat. Alle pp. 596 sg. della Didlectica, AseLARDO si chiede se la definizione « formatum albedine », sia di 4/bum in quanto voce oppure della sua significatio, e poiché sembra ovvio che sia definizione della significatio, chiede ulteriormente se sia della significatio [Richiamando quanto si è detto della soluzione anselmiana e confrontando ad essa quella proposta da Abelardo, si può rile- vare una stretta analogia tra le due posizioni: per Anselmo, come per Abelardo, il termine denominativo significa principal mente la qualità o forma da cui è tratto, e secondariamente il subiectum che nomina. Il termine NOMINARE di Abelardo ha lo stesso valore dell’appellare di Anselmo. Non è venuto alcun contributo originale tardo alla interpretazione del problema dei paronimi.] prima (albedo) o seconda, e mostra le difficoltà dell’uno e dell’altro caso. Conclude però a proposito della significatio prima. Dicatur itaque illa definitio albedinis esse non secundum essentiam suam, sed secundum adiacentiam acceptae. Unde et eam praedicari convenit et de ipsa albedine secundum adiacentiam, hoc modo: omne album est formatum albedine, et de omnibus de quibus ipsa in adiacentia praedicatur, e per la significatio seconda: Potest etiam dici definitio eadem esse huius nominis quod est album, non quidem secundum essentiam suam, sed secundum significationem, nec in essentia sua de ipso praedicabitur, ut videlicet dicamus hanc vocem album esse formatam albedine, sed secundum significationem, se scilicet consignificando, ac si (si)c diceremus: res quae alba (HORSE, PLATO) nominatur est formata albedine (HORSENESS, PLATONITAS) Cfr. De Rik, Logica modernorum, Vincenzo DI BeauvEAIS si limita a richiamare la differenza tra il procedimento aristotelico della derivazione del paronimo (da fortitudo, fortis) e quello di Prisciano (da fortis, fortitudo): cfr. n. 6; PreTRo Ispano, Summulae logicales, ripete la dottrina d’Aristotele e di Boezio, impostando il problema in termini di predicazione; così, riprende anche la distinzione dici de subiecto - esse in subiecto, che ricorda quella boeziana praedicari de subiecto-praedicari in subiecto. Eorum vero, quae dicuntur de subiecto, omnia praedicantur nomine et ratione, ut homo de Socrate et de Platone. Eorum autem, quae sunt in subiecto in pluribus quidem, neque nomen neque ratio de subiecto praedicatur, ut haec albedo (SHAGGINESS, PLATONITAS, HORSENESS) vel hoc album (SHAGGY, PLATO, HORSE). In aliquibus autem nomen nihil prohibet praedicari aliquando de subiecto, rationem vero praedicari est impossibile, ut album de subiecto praedicatur, ratio vero albi de subiecto numquam praedicabitur. Le Sumzyle dello Ps. BACONE riprendono la terminologia e i problemi noti: dezominativum, sumptum (è il concreto, mentre astratto è il termine dal quale suzzitur il concreto); diversità del [Ma Occam ha fornito un’analisi esemplare del nostro problema, inquadrandolo in quello più vasto del rapporto tra nomi concreti e nomi astratti, dal momento che poi con Duns Scoto, i nomi astratti formati sulla base di nomi concreti si erano moltiplicati sempre più. Andavano quindi analizzate tutte le possibilità di rapporti tra nomi concreti e nomi astratti in modo da poter individuare i paronimi e indicarne correttamente le valenze significative. Secondo Occam, quattro sono i tipi di nomi concreti e di corrispondenti nomi astratti; in tre casi però il nome astratto e il nome concreto sono sinonimi, in quanto le forme astratta e concreta non importano cose differenti. Innanzi tutto sono sinonimi le forme astratte e concrete della categoria di sostanza (homo-humanitas), della categoria di quantità (quantum-quantitas) o che riguardano la figura e sono riconducibili alla quantità (curvum-curvitas), e della categoria di relazione (pater-paternitas). Non c’è alcuna distinzione, infatti, nell'unità dell’indi- [procedimento del logico aristotelico e del grammatico di Prisciano. I nomi concreti sono tali perché significant rem in concrecione et inclinacionem ad subjectum, sive ad materiam in qua est accidens, quia album idem est quod res alba, res enim nominat subjectum sive materiam in qua est albedo. Ma è bene ricordare che non tutti i concreti sono denominativi, giacché, oltre a quelli che designano la forma accidentale in congiunzione al suo subiectum, ci sono i concreti che designano la forma sostanziale in unione con la sua materia. Cfr. Summa logicae. Stricte dicuntur illa synonyma, quibus omnes UTENTES INTENDUNT (users intend) uti simpliciter pro eodem; et sic non loquor hic de synonymis. Large dicuntur illa synonyma, quae simpliciter significant idem omnibus modis, ita quod nihil aliquo modo significatur per unum, quin per reliquum eodem modo significetur, quamvis non omnes UTENTES CREDANT ipsa idem significare, sed decepti existimant aliquid significari per unum, quod non significatur per reliquum. Isto secundo modo intendo uti in isto capitulo et in multis aliis de hoc nomine synonyma, o cognomina. Un’esposizione molto chiata in Moopv, The Logic of William of Ockbam, Occam, Sura logicae] -viduo, tra la realtà di esso e il principio formale che lo fa essere quello che è, né si può supporre che la quantità, la figura, la relazione siano cose distinte dalla sostanza quanta, o che ha figura, o che sia in relazione. Alla domanda: che cosa significa dunque la forma astratta humanitas rispetto alla forma concreta homo, Occam risponde che la prima designa tutto ciò che designa la seconda, ma in modo differente, giacché humanitas equivale a homo in quantum o qua homo, cioè alla forma reduplicativa del nome. Infatti il nome astratto rende reduplicativa ed esponibile la proposizione in cui è posto. Sono, inoltre, sinonimi i nomi la cui forma astratta equivale a quella concreta con in più un sincategorema, o un avverbio, e simili. Sono, infine, sinonimi i nomi la cui forma astratta è un nome collettivo e quindi designa molte cose simul sumptae, mentre la forma concreta può essere verificata pro uno solo (populus-popularis). Ma, oltre a questi casi, vi sono nomi astratti che non sono sinonimi dei corrispondenti nomi concreti, e costituiscono il quarto tipo. Essi sono di tre specie: innanzi tutto, si dà il caso che la forma astratta abbia supposizione per un accidente o forma che inerisca a un subiectum, e il concreto abbia supposizione per il subiectum dell’accidente o forma predetta: così, ALBEDO sta per l’accidente, album per il subiectum, cioè per IL CORPO BIANCO  (il contrario si ha per ignis-igneus: ignis, che è la forma astratta — sostantiva, meglio — sta per il subiectum, e igneus, che è la forma concreta — aggettivale — sta per l’acci- [4 Ivi, pp. 22 sgg.; per la expositio in generale, cfr. cap. VI, $ 4; per la reduplicativa in part., cfr. Moopy, op. cit., p. 63. 4 Occam, Summa logicae: l’autore insiste sul carattere arbitrario -- ad placitum instituentis -- della utilizzazione di un termine in luogo di più altri. Possunt enim utentes, si voluerint, uti una dictione loco plurium. Sicut loco istius totius ‘omnis homo’, possem uti hac dictione “A?, et loco istius totius ‘tantum o qua homo’, possem uti hoc vocabulo ‘B’, et sic de aliis.]  dente); inoltre, il termine concreto in molti casi può stare per una parte di una cosa e la forma astratta — sostantiva — per il tutto (homo sta per il tutto in « anima non est homo », mentre humanus sta per una parte in anima est humana. L’anima infatti è una parte dell’uomo, o viceversa: anima sta per una parte, ANIMATVM per il tutto; infine, talora il concreto e l’astratto stanno per cose distinte, per le quali non valgono i rapporti accidens-subiectum, parte-tutto, già esaminati, ma valgono altri rapporti: quello tra causa ed effetto (homo che indica la causa, e humanus che indica il prodotto dell’azione dell’uomo), tra luogo e ciò che sta in esso (Anglia, Anglicus), tra signum e significatum (la differenza essenziale nell'uomo non è l’essenza, ma è segno di una parte dell’essenza, la razionalità. Orbene, denominativi in senso stretto sono i concreti inclusi nella prima specie di concreti e astratti non sinonimi, mentre in senso largo sono denominativi tutti i concreti che non siano sinonimi della corrispondente forma astratta. Terminus autem denominativus ad praesens potest accipi dupliciter, scilicet stricte, et sic terminus incipiens, sicut abstractum incipit, et non habens consimilem finem et significans accidens dicitur terminus denominativus, sicut a ‘fortitudine’ ‘fortis’, a ‘iustitia’ ‘iustus’. Aliter dicitur large terminus habens consimile principium cum abstracto sed non consimilem finem, sive significet accidens sive non; sicut ab ‘anima’ dicitur ‘animatus’. In Expositia aurea ..., cit., ad l., però OccaMm aveva affermato: denominativum multipliciter accipitur, scilicet large, stricte et strictissime: la prima accezione (large) è esemplificata, fra l’altro, proprio con animatus (occorre come esempio della secunda differentia dei nomi concreti e astratti non sinonimi, cfr. Summa logicae; la terza accezione strictissime è quella aristotelico-boeziana; la seconda è così formulata. Secundo modo dicitur denominativum cui correspondet abstractum differens sola terminatione importans rem in alio formaliter inhaerentem et ab eo totaliter differente, et isto modo dicitur materia formata a forma. Si noti, infine, che sempre nell’Exposito aurea, la trattazione dei denominativi è limitata al richiamo degli elementi boeziani e alla riconduzione [Ma Occam va più oltre nell'esame di questo problema. Vi sono dei nomi che sono detti absoluta, che significano primo tutto ciò che significano -- quidquid significatur per idem nomen, aeque primo significatur. Tali sono tutti i nomi della categoria di sostanza e i nomi astratti della categoria della qualità. I nomi non assoluti sono detti connotativi. Nomen connotativum est illud, quod significat aliquid primario et aliquid secundario. Dei nomi connotativi è possibile, a differenza dei nomi assoluti, dare una definitio quid nominis, cioè una definizione nominale, che esprime ciò che è importato dal nome; di album, ad esempio, la definizione nominale è aliquid HABENS [HAZZES] albedinem: orbene, secondo Occam, album significa primariamente ciò che nella definizione nominale è al nominativo -- nell’esempio, aliquid -- e significa secondariamente ciò che nella definizione nominale è al caso obliquo: albedo . Nomi connotativi sono tutti della praedicatio denominativa alla praedicatio univoca o alla PREDICATIO ÆQVIVOCA. Al testo di Occam fa seguito un lungo passo che a un primo giudizio sembra richiamare elementi di Buridano, incluso tra le lettere maiuscole F e M. così: «F. Quamvis ista dicta venerabilis inceptoris clarissima sint ut notatur hic per venerabilem nostrum expositorem magistrum Guilielmum de Ocham. M; esso è dovuto all’editore, frate Marco da BENEVENTO (si veda). Summa logicae, cit., p. 33. #1 Cfr. ivi, p. 35, e Moopy, op. cit., p. 56, il quale rileva che la differenza essenziale, della categoria di sostanza, è invece termine con- notativo. 4 Summa logicae, cit., p. 34. 4 Così il Moopy, op. cit., p. 55, e L. Baupry, Lexigue philosophique de Ockbam, Paris, s.v. connotativum; si veda sw. connotatum una citazione dal II Sent., q. 26, O: Illud quod ponitur ibi (sc. in definitione nominali) in recto est significatum principale et quod ponitur in obliquo est connotatum: il termine connotativo connota ciò che significa secondariamente; e s.v. significare, la quarta accezione. Ma cfr. Bacone, Compendiumi. Deinde diligenter considerandum est ulterius, quod nomen inpositum alicui rei soli extra animam, potest i termini concreti non sinonimi dei corrispondenti astratti, e quindi tutti i denominativi (assumendo il termine in senso stretto o in senso largo), e, più generalmente, tutti i termini contenuti nelle categorie diverse da quella di sostanza, compresi i nomi concreti della categoria della qualità. La terminologia, e quindi la soluzione, occamista non è diffusa al tempo del maestro [Dopo di lui, Strode ritiene, semplicemente, che connotare vale secundario significare, mentre multa simul significare extra animam, et hec vocantur in philosophia cointellecta, et apud theologos connotata ». 50 Ivi, pp. 34-35. 51 Cfr, BurLEIGH (Super artem veterem Porphyrii et Aristotelis, VENEZIA) che distingue semplicemente (sotto Denominativa vero, nel commento alle Categorie) due tipi di nomi concreti: il concretum substantiale e il concretum accidentale. Di essi, solo il secondo è denominativo. Iste terminus homo est concretum substantiale, quia sibi correspondet aliquod abstractum, scilicet humanitas, et non praedicatur denominative; ideo dico quod omne denominativum est concretum sed non e contra; nam concretum quoddam est accidentale et quoddam substantiale. Concretum accidentale est denominativum, sed concretum substantiale non est denominativum respectu illius cuius est substantiale. Srrope, Logic. Item, terminorum quidam dicuntur abstracti et quidam concreti. Abstracti sunt illi qui ultra illud pro quo supponunt non connotant aliquid inhaerere sibi, ut hic: li ‘homo’, li ‘albedo’. Sed concreti sunt illi qui connotant illis pro quibus supponunt aliquid inhaerere, ut fere omnia adiectiva, ut ‘album’, ‘nigrum’ et alia adiectiva, ut alibi magister declaravit. E? sic patet differentia inter suppositionem, significationem et connotationem, vel inter supponere, SIGNIFICARE et connotare. Supponere nam est pro aliquo capi ut subiectum et praedicatum in propositione. Sed SEGNARE vel  SIGNIFICARE est aliquid repraesentare. Connotare vero est secundario significare, ut li ‘album’ non significat principaliter, sed supponit pro substantia quam etiam significa et connotat sibi inbaerere albedinem; v. anche ivi, f. 15vb:  terminus qui principaliter significat substantiam, ut ‘lignum’ vel ‘lapis’, dicitur ex dicuntur esse substantiae vel in praedicamento substantiae; sed qui connotant qualitatem, ‘album’, ‘nigrum’, sunt in praedicamento qualitatis, qui quantitatem, in praedicamento quantitatis. Butidano e Wyclif accostano sempre a comnotare l’avverbio accidentaliter: per l’uno ciò che è ‘connotato’ è ‘appellato’ dal [Burano, Compendium logicae, cit., III, sotto Denominativa vero:Circa quam est primo notandum quod triplicia sunt denominativa: quaedam sunt denominativa voce tantum, quaedam significatione tantum, quaedam voce et significatione simul; esempi del primo sono homo-bumanitas, che sono sinonimi: et alia denominativa reperiuntur in terminis essentialibus et absolutis, e continua. Sed denominativa significatione tantum sunt concreta habentia abstracta cum quibus non conveniunt in principio vel non differunt in fine litteraliter vel syllabaliter sed comnotant aliud accidentaliter pro quo sua abstracta supponunt principaliter, ut li ‘studiosus’ est denominativum significatione tantum respectu huius abstracti ‘virtus’, quia li ‘studiosus’ connotat accidentaliter vittutem pro qua supponit li ‘virtus’. Sed denominativa voce et significatione simul sunt concreta habentia abstracta cum quibus quantum. est ex parte vocis conveniunt in principio litteraliter vel syllabaliter et differunt ab eis in fine et connotant illud accidentaliter pro quo supponunt sua abstracta principaliter, ut li ‘album’ dicitur denominativum voce et significatione simul respectu huius abstracti albedo; quest’ultima specie sono i denominativi veri e propri, i quali secundum illud nomen habent appellationem, id est connotant illudaccidentaliter pro quo supponunt sua abstracta principaliter. WycLir, Tractatus de logica, Terminus substancialis est terminus qui significat naturam rei sine conmotacione accidentalis proprietatis; ut iste terminus, homo, significat essenciam humanam sine connotacione extranea. Sed terminus accidentalis est diccio significans essenciam rei, connotando accidentalem proprietatem: sicut iste terminus, albus, significat substanciam et similiter albedinem, que est proprietas extranea ab essencia, que est substancia. Terminorum alius est concretus, alius abstractus. Terminus concretus est terminus significans rem que indifferenter potest contrahi ad supposicionem simplicem vel personalem; sicut iste terminus, homo, significat in proposicione tam personaliter pro persona; quam eciam simpliciter pro natura. Sed terminus abstractus significat pure essenciam rei sine connotacione aliqua ad suppositum cui inest, sicut iste terminus deitas, bumanitas, albedo, CANITAS etc. Et sic ex omnibus terminis concretis possunt abstracta capi. La definizione di termine denominatus o denominativo non fornisce elementi notevoli. Si veda invece im. Miscellanea philosophica, ed. Dziewicki, London. Nota primo quod “abstractum” in terminis vocatur terminus qui termine concreto, come si vedrà; per l’altro l’accidente è il significato primario del termine. I paronimi costituiscono dunque una classe particolare di nomi, che pongono all’attenzione del logico il problema del rapporto tra significatio e appellatio. Ma che cosa un nome significhi, che cosa nomini, e se la funzione nominativa del nome sia primaria o del tutto secondaria, sono domande che i filosofi si pongono per *tutti* i nomi, non solo per i paronimi. Viene così in primo piano la considerazione del momento istitutivo del nome, dell’atto, cioè, per il quale il nome è costituito come « vox significativa. Si constata che all’origine del nome sta l’esigenza di designare le cose e che quindi la vox diviene significativa innanzi tutto perché l’uomo possa parlare delle cose usando segni fonici in luogo delle cose stes- [significat formam substancialem vel accidentalem primarie; sed concretum est terminus qui formam et suppositum cuius est talis forma significat. Suppono quod cuilibet termino significati est dare primarium significatum.Pro i ntellectu tamen, nota quod primarium significatum alicuius termini est significatum ad quod intellectus tali audito immediate fertur intelligendus; ex quo sequitur quod omnis terminus communis significans habet duplex significatum, scilicet primarium et 2ndarium; sequitur quod omnis terminus habens predicatum debet principaliter sumi pro significato suo primario. Exempli gracia, cum proponitur, Homo est animal, INTELLECTVS AVDIENTIS hanc proposicionem non fertur super Socrates nec Platone, sed absolute super significato primario, quod est species humana que est humanitas. Si autem proponitur cum predicata humanitate, videndum est si predicatum limitat ipsum subiectum racione primarii significati vel secundarii. Et sic revertitur nobis illa antiqua regula et famosa: Talia sunt subiecta qualia permittuntur ab eorum predicatis [cfr. De Ryx, Logica modernorum, II, i, cit., p. 561]. Exemplum ad significatum primarium. Hec est re- gula vera: “Homo communicatur multis, eo quod predicatum non potest com- [e 5; si constata anche, d’altra parte, che la vox resta significativa anche in assenza della cosa da nominare e che quindi le due funzioni del nome non sono strettamente interdipendenti. Altro è il significato, altro il referente del nome. Delle occasioni che si offrono ai filosofi nei testi in uso nelle scuole come luoghi per dibattere questi problemi, dobbiamo richiamarne due: una è rappresentata dal secondo passo delle Categorie d’Aristotele e dalla sua utilizzazione nella definizione delle fallacie’. L’altra è la definizione che Prisciano dà di NOMEN. Esaminiamo brevemente i risultati in questo paragrafo. Ricordiamo che un’ampia documentazione per lo studio di questi temi è fornita da Rijk nella sua Logica modernorum. Come avvio allo studio di questi temi si tenga presente l’insegnamento di Abelardo, il quale, esaminando la dottrina della petere significato primario huius termini 40mz0, cum Socrates non communicatur multis, licet Socrates sit illa humanitas que communicatur multis”. Exemplum, scilicet significati secundarii, homo currit et predicatum limitat subiectum ad significatum secundarium, cum non potest competere significato primario, eo quod humanitas, sive species humana, non potest currere, nisi sit currens. Et suppono quod significatum termini concreti accidentalis primarium est accidens sive forma talem substanciam denominans; ut huius termini, album, significatum primatium est albedo substanciam albisans. Similiter huius termini iustumz, est iusticia subiectum iustificans. Ista supposicio tenet per primam Aristotelis auctoritatem allegantem. Album solam qualitatem significat; quod intelligitur primarie; sed substanciam cui inest albedo secundarie. Et cum omne denominans, ut huiusmodi, sit prius denominato, ut huiusmodi, sequitur quod a principali debet capere suam primariam significacionem sed omnem etsi non sequitur quod album omnem substanciam significaret quod factum est. La prospettiva diversa di Wyclif rispetto a quella di Occam è condizionata dalla soluzione REALISTICA – e non NOMINALISTICA --  al problema degli universali. Per la distinzione tra significatum primarium e significatum secundarium, cfr. ancora m., Tractatus de logica, I, cit., in part. pp. 7 e 76-77 (si veda p. 77: «[...] tripliciter contingit signum significare secundarie quodlibet designandum, ecc.). 55 Cfr. cap. IV, $ 1. 56 In particolare, cfr. la prima parte del secondo volume] impositio, o institutio voluntaria, che è quell’atto libero dell’uomo che attribuisce a una vox una significatio, distingue molto chiaramente la funzione propria della vox significativa  di essere signum, e quindi di generare o constituere intellectum, e la funzione, secondaria secondo Abelardo, di designare le realtà estra-mentali, detta, quest’ultima, nominatio o appellatio. Nel procedimento istitutivo della vox, l’inventor ha guardato a fondo nella natura delle cose: su questo stretto rapporto, in sede di institutio, tra natura delle cose e nomen, si fonda la funzione secondaria della vox. Perciò i nomi dicono riferimento (nominant, appellant) alla realtà attualmente significata, perché tale è una quaedam imponentis intentio, e cioè tale è la volontà dell’inventor. Nel caso di distruzione della realtà esterna (“Roma”, il nome di Roma), però, il nome perde il suo potere appellativo -- la significatio rei --  mentre sussiste la « significatio intellectus. La prima è appunto funzione secondaria, la seconda è funzione primaria della vox; e proprio perché la prima è funzione che viene meno rebus deletis, essa è irrilevante ai fini della determinazione della significatio vera e propria. La significatio si allontana così dalla nominatio. Questa distinzione abelardiana tra significare e appellare- nominare è netta, specie nella discussione sugli universali, giacché in questa indagine non ha peso la nominatio. Per quanto riguarda, poi, la distinzione tra sostanze prime e sostanze seconde, Abelardo glossa l’espressione aristotelica sub 5 Cfr. Logica ‘Ingredientibus’, qui vocabulum invenit, prius rei naturam consideravit, ad quam demonstrandam nomen imposuit; Logica ‘Nostrorum. Impositor (Compositor: Geyer) namque nominum rerum naturas secutus est: così legge Rijk, Logica modernorum. Logica ‘Ingredientibus’. Rerum quippe significatio transitoria est, intellectus vero permanens; cfr. BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI; De Ru] figura appellationis » così: «ex similitudine nominationis ». Il Maestro Palatino, cioè, ritiene che, mentre le sostanze prime nominano le «res subiectae » « ut personaliter discretae », cioè in quanto distinte l’una dall’altra, le sostanze seconde sembra significhino anch'esse le cose come distinte, ma in realtà il modus nominandi dell’uno e dell’altro tipo di sostanze differisce: le seconde infatti  sunt impositae propter qualitatem substantiae, e nominano le cose ut convenientes, in quanto cioè le cose nominate dalle prime convengono in certo modo tra loro. Abelardo perciò afferma che generi e specie, cioè le sostanze seconde, sono in sensibilibus positae per appellationem, extra vero per significationem: essi infatti nominano le cose sensibili e in certo senso le significano, ma non le significano in guanto cose sensibili, dal momento che se queste perdessero le loro forme attuali, sarebbero ancora nominate da generi e specie; perciò la significatio di essi non è esaurita dalle realtà sensibili, che non sta in queste. Anche per le sostanze seconde (anzi, a maggior ragione per esse) vale quindi la distinzione tra significatio e appellatio-nomi- [Logica “Ingredientibu»’, In secundis vero. In primis videtur et est, sed in secundis videtur similiter, ut scilicet significent rem subiectam ut personaliter discretam, sed non est verum. Et unde videtur similiter, supponit: ex figura appellationis, id est ex similitudine nominationis. Similes namque sunt secundae substantiae cum primis in eo quod casdem res quae discretae sunt, nominant, sed in modo quidem nominandi differuntur, quia primae, in quantum hoc aliquid sunt, nominant eas, id est ut personaliter discretas et ab omnibus differentes, secundae vero easdem appellant ut convenientes. Sed wmagis. Secundae non significant res suas ut hoc aliquid, sed potius ut quale aliquid, quia cum primae substantiae maxime propter discretionem substantiae sint impositae, secundae impositae sunt propter qualitatem substantiae. Logica ‘Nostrorum. genera et species quaedam, non omnia, in sensibilibus sunt posita, hoc est sensibilia habent nominare, et ponuntur extra sensibilia, id est res habent significare et non cum aliqua forma quae sensui subiaceat, quia si res omnes formas quae sensui subiacent, amittefent, non ideo minus a genere et specie nominari possent. Sunt igitur] [natio, tanto più, in quanto la convenienza su cui si fondano non può essere esaurita dalla denotazione di una singola res subiecta. Questo stesso tema è affrontato da alcuni dei primi commenti agli Elenchi sofistici nella discussione della figura dictionis, che dai grammatici viene definita: « proprietas constandi ex dictionibus sive ex sillabis tantum: la stessa vox, ad esempio homo, proprio perché può denotare più individui, sembra che significhi la sostanza individuale, mentre in realtà la significa soltanto sub figura appellationis, cioè, non la significa in senso proprio, ma la nomina; CIÒ CHE È SIGNIFICATO IN SENSO PROPRIO È L’UNIVERSALE – cf. Speranza, “Platone e il problema del linguaggio” – Grice, “Meaning and Universals” --. I testi che affrontano il problema fanno tutti riferimento, esplicito o implicito, a Categorie genera et species in sensibilibus posita per appellationem, extra vero per significationem Cfr. Fallacie Parvipontane, cit., p. 586. 6 Cfr. Glose in Aristotilis Sophisticos elencos, cFigura dictionis secundum appellationem est quando aliqua vox eadem figuracione appellat plura et ex hoc videtur significare hoc aliguid. Ut hoc nomen ‘homo’ appellat Socratem et Platonem eadem figura et ex hoc videtur quod significet Socratem et Platonem; non tamen est verum; Summa Sophisticorum elencorum, cit., pp. 334-335, e TRACTATVS DE DISSIMILITVDINE ARGVUMENTORVRA, che dipende dalla Summa riportandone perfino un esempio; Fallacie Vindobonenses. Ex similitudine appellationis, ut hoc nomen ‘homo’ videtur significare hoc aliguid, [non: add. Rijk, ma sembra vada espunto] quia appellat hoc aliquid, idest INDIVIDVVM, sed non significat hoc aliquid, immo significat aliquid, idest VNIVERSALE. Il testo non ha in questo caso un riferimento esplicito alle Categorie, ma la terminologia risente delle discussioni sul passo ricordato. In Fallacie Parvipontane non occorre il termine appellatio nella discussione della figura dictiones, ma si sofferma che il sesto modo di questa fallacia è quello in cui si confonde hoc aliguid con quale quid. Ut autem hoc facilius intelligatur, sciendum quod dictiones determinate significantes dicuntur hoc aliguid significare, ut propria nomina et prono-] [C'è da aggiungere che in questi testi si trova talora un riferimento al nomen appellativum, che è appunto il nome comune, o l’universale. Nell’Ars disserendi di Adamo Parvipontano, appellatio ha un ruolo di primo piano e denota la funzione del nominare. Essa è propria del termine comune, usato come comune, il cui corrispettivo, o designato, è detto appellatum. L’appellatio dà luogo a sofismi O IMPLICATURE (entanglements), se non se ne precisa opportunamente di volta in volta la portata. Ma è bene seguire lo svolgimento del pensiero dell’autore. Adamo nella sua opera si propone di illustrare quanti e quali siano i generi del discorso, e quali i fini dell’arte che li studia. I generi del discorso — insegna — sono due: l’uno si realizza attraverso interrogazione e risposta, nella disputa, l’altro si realizza senza di queste, nella esposizione. Il fine è insegnare come discorrere e come intendere ciò che è comunicato attraverso il discorso nelle discipline filosofiche. Constatato che ogni discorso parte ab interrogatione vel enuntiatione, che entrambe hanno due parti, il de quo si parla, e il quid de eo o ciò che si dice £, e che ciascuno di questi può essere considerato da due punti di vista, qualiter de quo o cosa designata, e qualiter quid o termini designanti, Adamo comincia il suo studio dal de quo o soggetto, precisando che la designazione di esso può essere chiara o oscura, mina. Dictiones autem indeterminate significantes dicuntur quale quid significare, ut nomina generum, nomina specierum. Indeterminate caratterizza il termine communis o universalis che ha confusio. Ma cfr. Logica ‘Cum sit nostra’, per i rapporti tra confusio e quale aliquid.Cfr. Glose..., cit., p. 222 (a proposito di De sopb. el. Cfr. L. Minio-PaLueLLO, Introduction a ADAM or BALSHAM PARVIPONTANUS, Ars disserendi; ci serviremo dell’introduzione del Minio- Paluello per l’esposizione dello schema dell’Ars. 6? Cfr. Ars disserendi] e'che la designazione oscura può avere duplice origine: o perché si applica a differenti cose, o perché il designatume è difficile da cogliere. Passando ad esaminare le designazioni sofistiche, egli distingue quelle incomplexe, cioè consistenti di una sola vox, e quelle complexe, consistenti di più voces. Le prime possono aver luogo per aequivocatio, per univocatio, o con termini collettivi. Le seconde possono aver luogo, se il sofisma è causato da un solo termine, in quattro modi, di cui qui ci preme ricordare solo l’aequivocatio e l’indistinctio. Se il sofisma sorge dal rapporto tra più termini, in molti modi, di cui ricordiamo solo il termine collettivo. All’esame di ognuno di questi livelli di sorgenti di sophismata Adamo fa seguire una esposizione delle regole che permettono di dominare le difficoltà. In tutti i casi ricordati, il Parvipontano fa ricorso al termine appellatio, per caratterizzare l’origine del sofisma, e una volta a nominatio. Per la designazione sofistica incomplessa: — l’aequivocatio è definita eadem diversotrum non eadem ratione appellatio, cioè ha luogo quando si ha la stessa appellatio di più cose non allo stesso titolo, in quanto il nome usato non conserva, nei vari casi, la ratio, la significatio, o definitio grazie alla quale l’appellatio è stata data — l’univocatio invece è eadem 9 Cfr. ivi, pp. 18 sge. 20 Ivi, pp. 25-31 (eguivocatio), pp. 31-32 (univocatio), pp. 32-33 (termine collettivo). 71 Ivi, pp. 42-44 (aequivocatio), pp. 44-46 (indistinctio), pp. 62 sgg. (termine collettivo). 72 Ivi, p. 26; definizione alternativa è: Aequivocatio est eadem diversorum huius aliter quam illius appellatio. equivoce enim dicuntur omnia quorum duplex significatio [GRICE, VICE e VICE], ma anche: Ex quibus igitur que aequivoce dicantur comperiri difficile, duo: plurium pluribus ignorabilis differentia nec tamen nulla; plurium modus appellationis pene idem nec tamen idem; cfr. Rik, Logica modernorum, dove sono esaminati alcuni casi di  ratione diversorum eadem appellatio » ”: essa si differenzia dall’aequivocatio perché non causa, di per sé, sophisticam duplicitatem come si ha in quella; l’univocatio perciò non è un vero e proprio principio sofistico, e si può vedere meglio ciò nei commenti agli Elenchi sofistici ispirati al Parvipontano; l’uso dei termini collettivi dà luogo a sofisma quando si ha « plurium ut non unius appellatio: nel caso della proposizione contraria non sunt concedenda, il sofisma sorge dal fatto che contraria (termine incomplesso) designa due realtà opposte, e si può dubitare se si parla dei due contrari separatamente o di entrambi considerati insieme. Per la designazione sofistica complessa in cui il sofisma sorge dal fatto che un termine è applicato a designare differenti cose, l’aequivocatio ha luogo in tutti i modi in cui si può avere nella prima classe; l’indistinctio è definita: cum quod ipsa verbi variatione distingui solet, in quibusdam non distingui contingit, ed è così distinta dalla aequivocatio: Differt autem ab equivocatione indistinctio quod illa ex diversorum est eadem nominatione, hec ex unius indistincte variata (sc. nominatione). DI si può notare che nominatio prende il posto di appellatio in questo caso. Infine, per la designazione sofistica complessa in cui il sofisma sorge dall’uso di un nome collettivo in connessione con altri termini, Adamo pone le stesse condizioni poste nella prima classe e fornisce l'esempio, duo contraria non sunt con- equivocatio secondo Adamo, e op. cit., II, i, p. 495, n. 1, dove ratio è resa con definition. Apamo DI BarsHam, Ars disserendi, cit., p. 32. 75 Ivi, p. 32 (22 rec.). % Per ulteriori considerazioni, cfr. RiJk, op. cit., I, p. 75. TI Apamo DI BarsHam, Ars disserendi, cit., p. 32. 8 Ivi, p. 45; nella proposizione « verisimilis falsi probatio falsi similis non est», verisimilis può riferirsi a probatio oppure a falsi; di qui l’îndistinctio, giacché non è chiaro quale caso abbia verisimzilis.] cedenda », nel quale il termine incomplesso contraria è sostituito dal termine complesso duo contraria. Il valore di appellatio nel testo di Adamo può essere ulteriormente chiarito da altre occorrenze: appellationum novitas, appellatio permanens, appellatio secundum accidens e così via; tutte confermano che l’accezione fondamentale è parallela a quella di nominatio. Si è detto che appellatio è funzione propria del termine comune in quanto comune. Ciò fa sì che, data l’ampiezza della possibilità di designazione di esso, appellatio s'accompagni sempre nel testo all’indicazione di una pluralità (pluriumz, diversorum) nei confronti della quale va operata una precisazione, una determinazione limitativa. I seguaci del Parvipontano sviluppano questo elemento elaborando la dottrina dell’ampliatio e restrictio dell’appellatio, in alcuni trattati di arte sofistica. L’anonimo autore delle Fallacie Parvipontane definisce l’aequivocatio in rapporto all’appellatio, così come si è visto nel testo di Adamo. Aequivocatio est eadem diversorum non eadem ratione; è un caso di congiunzione (altro esempio: «duo et tria sunt quinque – 2 + 3 = 5. Si quos autem appellationum talium perturbet novitas, sufficiat eis eorum que distinximus sine nominibus cognitio, ne incognite distinctis incognita etiam nomina adhibentem horreant. appella- tionum autem novitatem non horrebit appellatorum tam frequentem usum quam necessariam disciplinam perpendens ». 82 Ivi, p. 36 (28 rec.): «Advertatur autem secundum ea que predicta sunt non ex omni translatione equivocationem contingere, sed ex qua permanentem appellationem fieri accidit et que eius sit ad quod transfertur ». 83 Ivi, p.4(2? rec.): « quoniam secundum accidens est huiusmodi certorum appellatio. contingit autem et hoc his que secundum acci- dens fiunt appellationes frequenter, ut cum dicitur ‘pater istius est albus’. Cfr. l’indice analitico dell’ed. cit. curata dal Minio-Paluello, per avete un quadro completo dell’uso di appellatio. Terminologia logica della tarda scolastica 77 appellatio; l’univocatio è compresa sotto l’equivocatio e e questa può essere intesa in senso lato « quando (sc. est) ex variata appellatione sive ex variata suppositione [...]»: in questo caso, suppositio è concorrente di appellatio; ma suppo- sitio vale qui subiectio, cioè è funzione del termine che è soggetto grammaticale in una proposizione *; appellatio, accostata a suppo- sitio, ne assume in certo senso il valore: infatti ora appellatio è proprietà del termine posto in una proposizione. Univocatio quindi viene definita:manente cadem significatione variata nominis suppositio; quia, etsi vatiatur suppositio, manet tamen eadem significatio » ®. L’anonimo autore precisa che si hanno tre specie di umivocatio: « Prima est quando aliqua dictio sumitur ad agendum de se vel de suo significato »; esempi sono: « ‘magister’ est nomen » e « ‘homo’ est species »; « Secunda species est quando aliqua dictio transsumitur modo ad agendum de aliqua rerum alicuius maneriei, modo de tali manerie rerum, ut cum dicitur: ‘homo est dignissima creaturarum’. Potest enim sic intelligi ut fiat sermo de aliquo appellatorum huius nominis ‘homo’; potest etiam intelligi ut fiat sermo de tali manerie rerum; maneries vale ‘universale natura’ o ‘forma’ di una specie”; si noti l’uso di appellata per designare i subiecta di homo”; Tertia species est quae consistit in ampliatione et restrictione alicuius dictionis, quemadmodum accidere solet in nominibus appellativis ®: 85 Fallacie Parvipontane; essa è duplice: alia est principalis et per se, alia ex adiuncto ». 86 Ivi, p. 561: «Item. Univocatio ex dissimili acceptione unius termini accidit; sed equivocatio eodem modo habet accidere; quare ratione simili- tudinis univocatio sub equivocatione continetur ». 87 Ivi, p. 562. 88 Cfr. De Rijk, op. cif., II, i, p. 532. 89 Fallacie Parvipontane, cit., p. 562. % Cfr. De RyK, op. ciz., II, i, p. 588. 9! Cfr. appendice 1 a questo capitolo. ® Fallacie Parvipontane, cit., p. 562. 78 Alfonso Maierù il nomen appellativum è condizionato nella sua funzione di sog- getto dal tempo del verbo, di modo che può avere appellatio rispetto a cose presenti, passate o future”, Il Tractatus de univocatione Monacensis, che mostra parecchie somiglianze con le Fallacie Parvipontane, definisce l’univocatio e la distingue dall’eguivocatio come segue. Est igitur univocatio manente eadem significatione variata nominis appellatio, quando scilicet aliqua dictio variat appellationem. (Nota) quod equivocatio consistit in variata nominis significatione, univo- catio consistit in variata nominis appellatione 9. Se risulta chiaro che urivocatio è proprietà che appartiene ai termini in base alla loro funzione significativa”, è altrettanto chiaro che, confrontando questo testo e quello delle Fallacie Parvipontane, sempre più suppositio e appellatio appaiono ter- mini concorrenti; nel nostro Tractatus si parla di ampliatio e restrictio dell’appellatio”. Nelle Fallacie magistri Willelmi, la univocatio è ripresa sotto la figura dictionis e definita: eiusdem dictionis in eadem significatione et terminatione varia appellatio », e si aggiunge; « Et notandum quia variatur univocatio usu et accidente consi- gnificatione. Accidit enim ex hiis appellationem restringi vel ampliari » 9. Anche questo testo conferma l’uso ormai accertato 9 Cfr. ivi, e De RiJx, op. cit., II, i, pp. 494-497 e 528-533; cfr. anche cap. II, $ 2. % De Ru, op. cit., II, i,p. 533. 95 Tractatus de univocatione Monacensis, cit., p. 337. % Cfr. De RIJK, op. cit., II, i, p. 496. 9 Cfr. cap. II, $ 2. 98 Fallacie magistri Willelmi, cit., p. 691. Nelle Fallacie Londinenses, cit., p. 665, si legge: « In tertia acceptione (sc. figure dictionis) dicitur appellatio dictionis, scilicet quedam proprietas que inest dictioni ex eo quod supponit unum vel plura». Il contesto indica che qui suppositio ha il valore tecnico più tardi comune (cfr. p. 668, e De Rjx, op. cit., II, i, p. 541); appellatio perciò è inglobato nella suppositio. Terminologia logica della tarda scolastica 79 di appellatio come funzione della « vox significativa » capace, nella proposizione, di ampliazione e restrizione. Il contributo dato dai grammatici alla dottrina dell’appellatio è rintracciabile in alcuni commenti a Prisciano, là dove occorre la definizione di rozen (« substantia et qualitas »). Guglielmo di Conches distingue quattro gruppi di nomi: Nomina igitur vel significant substantias vel ea que insunt substantiis vel quedam figmenta animi vel modos loquendi; substantias, ut hec nomina ‘Socrates’, ‘homo’; vel ea que insunt substantiis, ut ‘albedo’, ‘nigredo’; figmenta animi, ut hec ‘yrcocervus’, ‘chimera’; modos lo- quendi de rebus, ut ‘omnis’ 9. I nomi del primo gruppo sigrificano l’intelligibile, o essenza di qualcosa ‘9, ma rorzinano le realtà individuali, anche se nel testo non si fa alcun esplicito riferimento all’esistenza di esse!%; ciò non è vero solo dei nomi appellativi (ad es. di horzo) ma anche dei nomi propri (Socrates) !. Per i nomi del secondo gruppo, Guglielmo distingue tra ® Il testo del commento di Guglielmo di Conches, secondo il ms. Fi- renze, S. Marco 310, è ampiamente riportato dal De Ru, op. cit., II, i; il passo cit. è a p. 223. . 100 Ivi, p. 224: « Significat ergo hoc nomen ‘homo’ et similia appellativa substantiam, et non aliquam. Quod igitur ab hac voce significatur, ita ut significatur potest intelligi, non tamen esse. Unde dicimus quod solum intelli- gibile significat et non actuale » (cfr. le considerazioni del De Ryx, ivi, 1227), i 101 La p. 224: « Quamvis igitur ‘boo’ significet communem qualitatem omnium hominum et non ipsos homines, tamen nominat ipsos homines et non ipsam qualitatem. Unde dicimus quod aliud significat et aliud nominat » (per il riferimento all’esistenza, cfr. n. 100 e quanto ne dice De Ru, ivi, ; 227), Ù 102 la p. 224: «[...] hoc proprium nomen significat substantiam ita quod aliquam individuam, et significat propriam illius qualitatem [...]. Nomi- nat vero eandem substantiam quam significat, sed non qualitatem»; ma cfr. il testo di Boezio] forma astratta e forma concreta del nomen, albedo e album: pet entrambi Guglielmo stabilisce cosa significhino, cosa nomini. no: « [...] ‘albedo’ significat solam qualitatem, hoc commune acci- dens. Nominat tamen sua individua, ut ‘hec albedo est albedo» 18. Più articolato è il discorso per 4/b4m, e ci riporta a quanto sap- piamo dei paronimi: [...] ‘album’ idem accidens signific sl a i AR nto € denti at quod et albedo’, sed aliter, ; ‘at inherentiam illius accidentis et subiecti, quod hoc nomen albedo non facit. Ergo hec duo nomina non in re significata differunt, sed in modo significandi 1%; e alla domanda, se album significhi sostanza e qualità, risponde: pg: ita, sed secundario, quia cum determinet inherentiam acci- ale et subiecti, quia certum est quia sola substantia est subiectum accidentium, secundario, idest innuendo, significat  substantiam 15, | Della terza classe di nomi Guglielmo afferma che « figmenta animi [...] quoddam significatum animi significant et nomi- nant », mentre di quelli della quarta afferma che « nec substan- tiam (nec) qualitatem significant nec aliquid nominant » !%, ; Guglielmo, dunque, precisa per ogni specie di nome cosa significano, cosa nominano. Ciò è particolarmente importante per i nomi delle prime due classi. La funzione del nome in quanto designa qualcosa (zozzinatio) è identica a quella che nei testi precedenti, abbiamo visto, era chiamata appellatio. In Guglielmo essa assume sfumature che, a lungo andare, confluiranho nella dottrina della suppositio; in particolare, per quanto riguarda i nomi della prima classe, Guglielmo afferma che essi, nella propo- 193. Ivi, 1% Ivi. ist, iuziio 6 A Ivi; cfr. anche p. 225: « Adiectiva igitur nomina nominant illas substantias quibus insunt accidentia que significant, ut ‘4/44’ rem cui inest albedo ». 106 Ivi; p. 225, Terminologia logica della tarda scolastica 81 sizione, possono designare se stessi o la specie!: si tratta di quelle funzioni che saranno chiamate « appellatio materialis » e « appellatio manerialis 0 simplex » ‘!® e che saranno dette più tardi « suppositio materialis » e « suppositio simplex ». Di diverso avviso è Pietro Elia, il quale, nella Sumzza super Priscianum, commentando la definizione che Prisciano dà di nomen, riferisce le opinioni dei suoi contemporanei: dai raggua- gli di Pietro Elia, si può ricavare che ormai la dottrina di Pri- sciano si è incontrata con quella di Boezio (« quod est », cioè «res existens », e « quo est» o forzza) e che Prisciano viene spiegato con Boezio !”. Dopo aver esposto una prima opinione, secondo la quale tutti i nomi significano sostanza e qualità !, perfino omnis e nichil!!!, e una seconda, che sembra essere quella di Guglielmo di Conches !, ne enuncia una terza, per la quale ogni nome significa una substantia, oppure modo substantie: i nomi propri e appellativi significano la sostanza, giacché sono 107 Ivi, p.224: «Sed quamvis proprie nominat (sc. ‘homo’) ipsa indi- vidua, aliquando tamen ex adiuncto nominat speciem quam significat — ut hic: ‘bomo est species” —; aliquando se ipsum tantum, ut hic: ‘homo est nomen? ». 18 Cfr. De Ru, ivi, p. 526; cfr. la glossa Promzisimus; v. quanto si dirà più avanti a proposito del testo del ms. Vienna, lat. 2486. 19 Il De RiJk riporta ampi passi dal ms. Paris, Arsenal 711: cfr. ivi, p. 231: «Hoc autem est illud quod plerique dicunt, scilicet quod omne nomen significat gu0 (quod: De Rijk) est et id quod est, ut hoc nomen (‘bomo’) significat id quod est, idest rem que est homo, et illud quo est, scilicet humanitatem qua est homo, quoniam homo ab humanitate est homo ». 110 Ivi: « Et rursus hoc nomen ‘albedo? significat rem pro substantia que est albedo, et facere album sive albedinem, ut fingam vocabulum, pro forma. Et hoc idem de cetetis nominibus dicunt ». ill Ivi: «Quidam tamen nimis ridiculose dicentes quod ‘omnis’ significat formam que debet dici omnitas, fingentes nomen ad similitudinem huius quod est ‘buzzanitas’. De hoc nomine quod est ‘richil’ dixerunt quod signi- ficat rem que non est pro substantia et nichilitatem pro forma ». 112 Ivi, pp. 231-232. 82 Alfonso Maierù stati trovati dall’imzpositor per parlare delle sostanze !5; gli altri nomi, che sono nomi di accidenti, significano non la sostanza, ma « modo substantie » !: così pure i sincategoremi e i « figmen- torum nomina » !5. A quest’ultima opinione sembra aderire ELIA (si veda) !!, In altri commenti a Prisciano vengono riprese alcune dottrine nelle quali le correlazioni significatio (primaria) —forma e signifi- catio (secondaria)—substantia (o subiectum d'una qualitas) si van- no sempre più accentuando, di modo che appellatio cessa di valere nominatio per limitarsi a designare una natura universale, o anche l’intellectus di essa. Così, le Glosule in Priscianum del ms. Colonia 201 affermano che il nome nozzinat la substantia per via dell’imzpositio ricevuta, ma significat la qualità !”, giacché la qualitas è in realtà la « causa [Dicunt ergo quod nomina propter substantias primo reperta sunt. Qui enim nomina primo imposuit, ad loquendum de substantiis ea invenit ». 114 Ivi: «Sed postea dilatata est locutio, ita scilicet ut non solum de substantiis, verum etiam de ceteris rebus vellent homines loqui. Imposuerunt itaque accidentibus nomina quibus de illis agerent, sed positio eorum est secuta positionem nominum prius impositorum propter substantias. Data sunt itaque nomina accidentibus sed ita ut quamvis significarent illa acci- dentia, tamen modo substantie significarent et in natura communi vel propria (vel) ut in natura communi vel propria. Scis quid est modo substantie signi- ficare: significare aliquid sine tempore et in casuali inflexione communiter vel proprie, vel quasi communiter vel quasi proprie ». 115 Ivi: i sincategoremi (omzzis, neullus) «[...] nichil significant sed tantum consignificant, ut ‘omnis’ consignificat quoniam universaliter et ita quod sine tempore in casuali inflexione et quasi communiter. Nichil enim commune pluribus designat, sed quasi commune aliquid significaret plura complectitur [...]. Hec vero habent alia nomina huiusmodi, ut ‘quis’, ‘nichil et figmentorum nomina, ut ‘hircocervus” et ‘chimera’, ita scilicet quod nichil possit obici contra ». 16 Ivi, p. 234. 17 Ampi passi ivi: cfr. p. 228, n. 1: nomen substantiam tantum inventionis nominum » !!, dal momento che la pluralità di qua- lità, cioè di forme, è la vera causa della pluralità di nomi. Il commento anonimo a Prisciano, contenuto nel ms. Vienna, lat. 2486, fornisce elementi, decisivi nel senso indicato, commen- tando le espressioni « significare substantiam » e « significare qualitatem ». Per la prima, l’anonimo autore riferisce un’opinione secondo la quale ogni nome significa sostanza e qualità: «[...] ‘homo’ significat essentiam que est horzo et istam proprietatem, scilicet humanitatem; et ‘albedo’ significat rem albam et aliquam proprietatem, scilicet albere vel facere album. Et sic omnia alia »!!. Per la seconda, si afferma: «Significare qualitatem est de notare de quo genere rerum aliquid sit vel de qua manerie. ‘Album’ bene denotat de quo genere rerum aliquid sit, scilicet quod ‘album?’ dicitur nomen corporum et quod semper intelligituralbum corpus » !®. Le espressioni « rem albam » del primo passo e « nomen corporum » del secondo non devono trarre in inganno: non si tratta di un significare che denoti realtà esterne, ma di un rinvio alla realtà specifica, astratta, universale, cioè alla forma che è oggetto dell’intelletto (intelligitur), come ben indicano i termini essentia, genus, maneries occorrenti nei testi. C'è uno slittamento della nominatio, 0 significazione secondaria, o appellatio, verso il piano mentale, comunque intralinguistico. Ciò trova ulteriore conferma nella dottrina secondo la quale se albume, posto a parte praedicati; nominat, quia ei fuit impositum, qualitatem vero significat non nuncupative, immo representando et determinando circa substantiam propter quam tamen notandam substantie fuit impositum »; perciò, continua il testo, ogni nome ha due significazioni: « [...] unam per impositionem in substantia, alteram per representationem in qualitate ipsius substantie [...]. Similiter ‘album? per impositionem significat corpus — idest nuncupative, quia qui dixit: «dicatur hec res alba”, non dixit: “substantia et albedo dicantur alba”; in quo notatur impositio —, albedinem vero significat per representationem ut principalem causam. Riportato ivi, p. 241. 120 Ivi, pp. 242-243. 84 Alfonso Maierù significa una qualità, posto però 4 parte subiecti significa una essenza !!, La prima parte di questa affermazione testimonia di una particolare interpretazione dell’appellatio come proprietà del predicato, il quale come tale « appellat formam » o « ratio- nem », come si vedrà; di modo che la dottrina dell’appellatio, se fa leva sul momento istitutivo della vox, dice riferimento alla realtà estramentale attualmente indicata; e se fa leva, invece, sul mo- mento ‘significativo’ (nel senso più forte), dice riferimento alla qualità o forma che è causa del nome. La glossa Promisimus, infine, riprendendo la distinzione tra nomi propri e nomi appellativi presente in Prisciano, analizza i rapporti tra significatio, appellatio e nominatio, riporta varie opi- nioni sullo sfondo della quadripartizione dei nomi di Guglielmo di Conches, e precisa che, secondo un’opinione, il « significare substantiam et qualitatem » è del nome proprio come del nome comune o appellativo !2; per un’altra opinione, invece, solo i nomi propri hanno appellatio-nominatio della sostanza significata, non della qualità, mentre i nomi appellativi hanno appellatio, e appellant i loro appellata in linea di diritto, ma non li nominant di fatto !*. Per quanto riguarda i nomi astratti della categoria [Modo opponitur eis de hoc quod dicit Boetius: “album michil significat nisi qualitatem”. Ita exponunt quod intellexit: quando po- nitur ex parte predicati, tunc significat qualitatem. Sed bene potest poni in subiecto; et tunc significat aliquam essentiam ut ‘album est corpus’: tunc ‘album’ quoddam corporeum significat ». 12 Dal ms. Oxford, Bodl. Laud. lat. 67, citato ivi, p. 258: «Et eorum que significant substantiam quedam determinant qualitatem circa substan- tiam, sive communem, ut ‘homo’, sive propriam, ut ‘Socrates’, que ‘Socra- titas” a Boetio appellatur [cfr. n. 13]. Concedunt ergo quod utrumque istorum nominum ‘homo’, ‘Socrates’ significat substantiam et qualitatem; neutrum tamen eorum plura, licet alterum sit substantia et alterum qualitas, que sunt plura, tamen significare substantiam et qualitatem non est significare plura ». 13 Ivi: «Nomen proprium nominat, idest appellat, cam substantiam quam significat, sed nullam qualitatem. De nulla enim qualitate agitur per Terminologia logica della tarda scolastica 85 della qualità, essi, — si dice, ed è dottrina più comune — sigri- ficant ma non appellant '*. I nomi concreti della categoria della qualità, infine, « nominant, idest appellant » le sostanze cui ineri- scono gli accidenti, e significant primariamente la qualità. Per questa seconda opinione, dunque, i nomi astratti signifi- cano, i nomi concreti della categoria di qualità significano e nomi- nano-‘appellano’, i nomi propri significano-nominano-‘appellano’ l'individuo ma non significano una qualità, i nomi comuni signi- ficano e ‘appellano’, e talora nominano. Il valore di appellare non coincide con quello di nomzizare, come si è constatato finora: l’ap- pellare dei nomi appellativi non dice necessariamente rinvio al referente estralinguistico, ma, sulla scia di quanto si è visto negli altri commenti a Prisciano, rinvia solo agli appellata, al correlativo mentale designato dal termine. Ci sono, anche da un punto di vista grammaticale ormai, gli elementi per una considerazione della funzione appellativa di un nome, all’interno di una proposizione, che sia condizionata appunto dalla struttura logico-linguistica della proposizione stessa. Già con i Tractatus Anagnini la dottrina dell’appellatio, alla proprium, ut hoc nomen ‘Socrates’ et significat et appellat hunc hominem. Appellativum vero significat substantiam et omnem appellat, sed non omnem, cui convenit proprietas designata per ipsum, scilicet humanitas, nominat, sed quamlibet substantiam cui ipsum convenit appellat, quia pro uno- quoque eorum habet poni. Ut hoc nomen ‘boro? significat hominem et omnem appellat et quemlibet hominem, sed nullum determinate ». 14 Ivi: «De hoc vero nomine ‘albedo’ dicunt quod solam qualitatem significat, scilicet a/bedinem, sed nullam appellat, tamen omnem significat ». 125 Ivi, p. 259: « Nominant autem, id est appellant, adiectiva substantias illas quibus insunt accidentia illa que eis significantur, ut ‘albus’ principa- liter significat qualitatem (substantiam: De Rijk) determinando eam inesse, secundario subiectum albedinis et illud nominant ». 86 Alfonso Maierù fine del secolo XII, non ha più una funzione centrale, ma il suo posto è occupato dalle dottrine della sigrificatio e della suppositio. L’autore, anonimo, richiamandosi alla distinzione tra nomi propri e nomi appellativi ‘%, caratterizza l’appellatio come proprietà di un termine di aver riferimento ai suoi appellata: in questo senso occorre a proposito della supposizione di un termine in presenza della dictio ‘alius’ '? e a proposito della supposizione conseguente all’uso comune (« de communi usu loquentium »), e in partico- lare discutendo « de nominibus articularibus », o nomi di dignità e cariche pubbliche, che, assunti al caso obliquo, hanno appellatio ristretta !8, Appellatio dunque occorre nella discussione più gene- rale dell’ampliatio e restrictio d'un termine, di cui si dirà nel seguente capitolo !?, Ma tra la fine del secolo XII e la prima metà del secolo XIII circa fiorì quel genere letterario noto col nome di sumzzulae; in esse la dottrina dell’appellatio, pur non svolgendo un ruolo cen- trale nella trattazione dei « parva logicalia », appare ormai matura da un punto di vista logico: l’appellatio non è più considerata come proprietà del nome in quanto tale, ma proprietà di un ter- mine in una proposizione, cioè in un contesto sincategorematico, in una struttura sintattica logicamente rilevante, nell’ambito della quale si precisano le possibilità operative dei termini. Se ancora nella Logica ‘Cum sit nostra’ il riferimento sintat- tico non è decisamente affermato e sussiste una considerazione del nome assunto nella sua atomicità !*, il discorso si fa più com- pleto e interessante negli altri trattati. 126 Tractatus Anagnini, cit., cfr. ad esempio pp. 301 e 316-317. 127 Ivi, p. 271: «[...] tunc precedens terminus restringitur ad suppo- nendum illa que cadunt sub appellatione sequentis termini », e ancora: « sub appellatione sequentis termini », nello stesso contesto. 128 Ivi, pp. 274-275: « nomina articularia sumpta per obliquum restrin- gunt appellationem, ut ‘video regem’, ‘loquitur de rege’ ». 129 Cfr. cap. II, $ 2. 130 Logica ‘Cum sit nostra’, cit., p. 449: «Et est appellatio sermonis Terminologia logica della tarda scolastica [Le Introductiones Parisienses, dopo aver definito i termini suppositio, significatio, consignificatio, definisce così l’appellatio: Appellatio, ut solet dici, est presentialis convenientia alicuius cum aliquo; vel: quedam proprietas que inest termino ex eo quod pro presenti significat, ut solet dici. Ut hoc nomen ‘Antichristus’ non appellat Antichristum, immo subponit et significat !, Perché un termine abbia appellazione, si richiede la conside razione della struttura proporzionale (convenientia) e il riferimento al tempo presente. Manca, nel testo, qualsiasi cenno all’appellatio come funzione del predicato !°. } Anche il Tractatus de proprietatibus sermonum definisce l’ap- pellatio indicando come elemento caratterizzante la connotazione temporale del tempo presente ‘*, che deve aver luogo in un con- testo proposizionale !*. E poiché l’appellatio è inferiore alla suppo- predicabilis significatio sine tempore [...]. Vel: appellatio est proprietas ter- mini communis quam habet secundum quod comparatur ad sua singularia, que comparatio inest ei secundum quod appellat. Ut cum dicitur: ‘homo est animal’, iste terminus ‘homo? habet comparationem ad singularia, que com- paratio inest ci secundum quod appellat Socratem vel Platonem »: interes- sante il rilievo relativo alla predicabilità, ma il prosieguo del discorso mostra qual è il vero interesse del nostro testo. Si noti che la suppositio è definita «substantiva rei designatio, idest significatio termini substantivi»; è chiaro, dall’analisi di homo contenuta nel primo testo, che suppo- sitio e appellatio non si escludono. 131 Introductiones Parisienses, cit., p. 371. 132 Seguono (ivi, pp. 371-373) sei regole relative all’ampliatio e alla restrictio di suppositio e appellatio. 133 Tractatus de proprietatibus sermonum, cit., p. 722: « Appellatio est proprietas que inest voci ex eo quod assignet aliquem mediante verbo pre- sentis temporis. Per hoc patet quod ille terminus tantummodo appellat qui vere potest sumi cum verbo presentis temporis; ille vero nil appellat qui vere non potest sumi cum verbo presentis temporis, ille scilicet qui nil potest significare presentialiter. Appellare est assignare aliquem. Unde terzzinum appellare nil aliud est quam terzzinum convenire alicui, hocest esse assignare alicui me- diante verbo presentis temporis ». 88 Alfonso Maierù sitio, in quanto è un capitolo di essa !%, l’appellatio può essere anche definita come la coartatio (o restrictio) della suppositio mediante il verbo di tempo presente !%, La Dialectica Monacensis, agli elementi già rilevati della conno- tazione temporale in un contesto proposizionale, aggiunge che 4p- pellare è accidentale per il termine, e che la funzione del termine che appellat è quella di essere predicato !”. Ancora, le Suzzzze Metenses caratterizzano in modo molto chiaro l’appellatio come suppositio del termine « pro iis qui sunt », « pro existente », a differenza della supposizione, che è funzione del termine non legata ai « presentia supposita » !*. 135 Ivi: «[...] cum suppositio et appellatio se habeant quasi superius et nferius [...]». 136 Ivi, pp. 722-723: « Quoniam (autem) variatur per verbum presentis emporis vel preteriti vel futuri, et cum talis variatio sit suppositio coartata et talis suppositio coartata per verbum presentis vel preteriti vel futuri dicatur appellatio. Dialectica Monacensis, cit., p. 616: « Dicitur autem terminus appel- lare id de quo vere et presentialiter et affirmative potest predicari. Ut patet in hoc termino ‘bomzo’, qui appellat Sortem, Platonem, et omnes alios presen- tes. Et notandum quod terminus communis hoc quod appellat, supponit. Sed non convertitur, quia multa supponit que non appellat. Iste enim ter- minus ‘bozz0? supponit Cesarem et Antichristum, non tamen appellat cos, eoquod. non sunt presentes. Unde accidentale est termino appellare id quod modo appellat, quia iste terminus ‘hozz0” appellat Sortem cum ipse est, cras non appellabit ipsum dum ipse non est, sed tamen supponit ». La supposi- zione è comunque superior all’appellazione; di essa si afferma: «[...] ter- minus communis pet se sumptus supponit pro omni quod potest participari formam eius:[...] », dove è presente un riferimento alla forzz4 (natura uni- versale) come residuo delle interpretazioni dell’espressione: « substantia et qualitas ». 1388 Cfr. Summe Metenses, cit., p. 458: «Quoniam appellatio est nota corum. que accidunt termino inquantum est in propositione, ideo viso de suppositione termini videndum est de appellatione eiusdem et de diffe- rentia que est inter appellationem et suppositionem. Sciendum tamen quod appellatio termini est suppositio eius pro iis qui sunt. Unde appellata dicuntur presentia supposita; suppositio est tum pro existente tum pro non Terminologia logica della tarda scolastica 89 Questa caratterizzazione è prevalente nel secolo XIII, e non solo nelle varie sumzzzulae, ma anche in testi come lo Speculum doctrinale di Vincenzo di Beauvais !*. Lamberto di Auxerre ricorda quattro accezioni di appellatio, ma afferma che il valore principale resta « acceptio termini pro supposito vel suppositis actu existentibus » !°. Pietro Ispano a sua volta definisce senz'altro: « Appellatio est acceptio termini pro re existente », il che rende questa funzione del termine diversa dalla significatio e dalla suppositio !!. La necessità dell’attuale esistenza della cosa appellata fa sì che Pietro attribuisca l’appellatio non solo ai nomi comuni, ma anche ai nomi propri quando designano una realtà esistente ‘4°. Bisogna però distinguere due casi existente. Et ex hoc patet differentia inter appellationem et supposi- tionem [...]. Non autem terminus appellat nisi pro eo qui vere est. Et propterea manifestum est quod multos appellavit quos modo non appellat, et multos postea appellabit; item multos appellabat (appellat: De Rijk) quos modo non appellat nec postea appellabit ». 139 Vincenzo DI BEAUVAIS, op. cit., 240: « Appellatio vero dicitur quae- dam proprietas quae inest termino, eo quod ille potest accipi pro aliquo supposito actu existente. Unde differt a suppositione, eo quod suppositio est indifferens respectu entium, et non entium [...]: unde suppositio communior est quam appellatio »; per la distinzione tra nomi comuni o appellativi e nomi propri, cfr. ivi, 95-98. 140 In PRANTL, Appellatio dicitur quatuor modis: propria nominatio, proprietas nominum, acceptio termini pro supposito sub suo significato, acceptio termini pro supposito vel pro sup- positis actu existentibus... Quarto modo est principalis intentio... ». 141 Summulae logicales, cit., 10.01, p. 102; continua così il testo cit.: «Dico autem “pro re existente”, quia terminus significans non ens nihil appellat, ut “Caesar” vel “Antichristus”, et sic de aliis. Differt autem appellatio a suppositione et significatione, quia appellatio est tantum de re existente, sed suppositio et significatio sunt tam de re existente quam non existente, ut “Antichristus” significat Antichristum et supponit pro Anti- christo, sed non appellat, “homo” autem significat hominem et supponit de natura sua tam pro hominibus existentibus quam non existentibus et ap- pellat tantum homines existentes ». 14 Ivi, (10.02): « Appellationum autem alia est termini communis, ut 90 Alfonso Maierù riguardo all’appellatio del termine comune: se il termine ha sup- posizione semplice (se cioè sta per l’essenza comune d’una cosa), allora « idem significat, supponit et appellat »; se invece ha sup- posizione per i suoi inferiora, esso significat la natura comune, supponit per quegli inferiora per i quali viene quantificato e ap- pellat gli inferiora esistenti !9. L’uso dei termini appellatio, appellare da parte di Guglielmo di Shyreswood merita un discorso più ampio. Innanzi tutto, va precisato che secondo Guglielmo appellatio è la generale predica- bilità del nome in una proposizione che abbia il tempo presente !*. Ma il maestro ci informa che, secondo alcuni (guidar), il predi- cato ha appellatio mentre il soggetto ha suppositio 5. Ora, la “homo”, alia termini singularis, ut “Socrates”. Terminus singularis idem significat, supponit et appellat, quia significat rem existentem, ut “Petrus” ». 143 Ivi, 10.03, pp. 102-103: «Item, appellationum termini communis alia est termini communis pro ipsa re in communi, ut quando terminus habet simplicem suppositionem, ut cum dicitur “homo est species” vel “animal est genus”; et tunc terminus communis idem significat, supponit et appellat, ut “homo” significat hominem in communi et supponit pro homine in communi et appellat hominem in communi. Alia est termini communis pro suis inferioribus, ut quando terminus communis habet personalem supposi- tionem, ut cum dicitur “homo cutrit”. Tunc “homo” non significat idem, supponit et appellat, quia significat hominem in communi et supponit pro particularibus et appellat particulares homines existentes. Introductiones în logicam, Appellatio autem est presens convenientia termini i.e. proprietas, secundum quam significatum termini potest dici de aliquo mediante hoc verbo: est [...]. Appellatio autem (sc. est) in omnibus substantivis et adiectivis et participiis et non in pronominibus, quia non significat formam aliquam, sed solam substantiam » (abbiamo tenuto presente le correzioni suggerite in KNEALE, op. cit., pp. 246 sgg., al testo che il Grabmann ha fissato nell’ed. cit.), e p. 82: « Appellatio autem inest termino, secundum quod est predicabilis de suis rebus mediante hoc verbo: est »; cfr. DE Rik, op. cit., II, i, pp. 563 sgg. In questo senso il BocHENSKI, A History of Formal Logic, cit., p. 176, intende appellare come ‘nominare’ le cose presenti. GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, op. cif., p. 82: « Dicunt igitur quidam. quod terminus ex parte subiecti supponit et ex parte predicati appellat ». Terminologia logica della tarda scolastica 9i supposizione può essere duplice: « aut secundum actum aut secundum habitum; della supposizione abituale (che ha ri- scontro nella supposizione naturale di Pietro Ispano 19), scrive: « Secundum autem quod est ‘** in habitu dicitur suppositio signifi- catio alicuius ut subsistentis. Quod enim tale est, natum est ordinari sub alio »; la supposizione attuale è definita « ordinatio alicuius intellectus sub alio » !: un termine, in quanto tale, è naturalmente capace di fungere da soggetto e in tal caso ha supposizione abituale; se è usato in una proposizione, esso è attualmente ‘ordinato’ a un predicato, ed ha supposizione attuale. Ciò premesso, Guglielmo commenta così l’opinione dei quidam: Et sciendum, quod ex parte subiecti supponit (sc. terminus) secundum utramque diffinitionem suppositionis (sc. actualem et habitualem), ex parte autem predicati supponit secundum habitualem suam diffinitio- nem. Scieridum etiam quod terminus ex parte subiecti appellat suas res, sed non secundum quod est subiectum. Ex parte autem predicati appellat. Secundum autem quod predicatum, comparatur ad subiectum suum per aliquam suarum rerum et secundum hoc appellat 199. Sembra di poter ricavare dal testo le seguenti affermazioni: la supposizione attuale non importa l’appellatio; la supposizione abi- tuale, propria del termine in quanto tale, importa l’appellatio; l’appellatio è perciò proprietà del termine in quanto tale: il sog- getto appellat in forza della sua ineliminabile supposizione abi tuale, il predicato appellat in quanto esso ha solo supposizione abituale; e poiché il predicato significa una forma che inerisce alla substantia del soggetto, il termine predicato designa solo una 16 Ivi, p. 74. . o 147 Summulae logicales, cit., 6.04, p. 58; cfr. DE Ru, op. cit., II, i, pp. 566 sgg.; cfr. anche cap. II, nn. 67 e 69. : 188 Nel testo di GueLIELMO DI SHYRESWOOD, op. cit., p. 74, si legge sunt, che è riferito insieme a suppositio e copulatio. 149 Ivi. 150 Ivi, p. 82. 92 Alfonso Maierù 151 x n forma e appellat secondo che è ordinato al soggetto, e grazie al soggetto; il predicato è quindi assunto nella sua intenzione e aa; - ; inerisce’ al soggetto che riceve estensione dalla copula !2. Da quanto si è detto, appare evidente che la dottrina della appellatio proposta da Guglielmo è ancora legata all’analisi gram- maticale della relazione che intercorre tra nome appellativo e realtà designata. Ma resta vero ancora, per Guglielmo, che il nome, per sua natura (de se), «supponit pro presentibus » !* cioè ha la funzione, che gli deriva, come si sa, dalla sua impositio, di nominare le cose presenti: è questa la ragione per cui l’appel- latio è legata, come a sua « conditio sine qua non », alla connota- zione temporale della copula di tempo presente. 151 Cfr. ivi, p. 78: «Queratur, utrum dictio, que predicatut, predicet solam formam et si stet simpliciter aut non. Et videtur, quod non. Si enim ita esset, vere diceretur: quedam species est homo sicut dicitur: homo est species. Dicendum, quod hoc non sequitur. Omne enim nomen significat solam formam et non absolute, sed inquantum informat substantiam deffe- rentem ipsam et sic aliquo modo dat intelligere substantiam. Nomen ergo in predicato dat intelligere formam, dico, ut est formam substantie subiecti. Et ideo cum illa substantia intelligatur in subiecto, non intelligetur iterum in predicato. Unde predicatum solam formam dicit ». Si ricordi che significatio è definita (ivi, p. 74): « presentatio alicuius forme ad intellectum »: forma è una natura universale; per il De Rij€, op. cit., II, i, p. 563, n. 3, l’espres- sione « significatum termini » del primo testo della n. 144 vale « the universal nature the term signifies ». 12 Così il De Rug (ivi, p. 564) intende il passo di Guglielmo: di contro ai « quidam » che appaiono sostenitori della teoria dell’identità per quanto riguarda la copula (soggetto e predicato hanno la stessa estensione, indicata dalla copula), Guglielmo è sostenitore della teoria dell’inerenza (per la quale cfr. Moopy, Truth and Consequence..., cit., pp. 32 sgg., e cap. III). sa Cfr. GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, op. cif., p. 85: «Et dico, quod ille terminus: homo supponit pro presentibus de se, quia significat formam in comparatione ad suas res. Hec autem comparatio tantum salvatur in existen- tibus. Solum enim est suum significatum forma existentium et proprie pro hiis supponit de se »; per forma, e significatum, cfr. n. 151; per l’interpre- tazione proposta, cfr. KNEALE, op. cit., pp. 247-248. Terminologia logica della tarda scolastica 93 Di contro alla dottrina che interpreta l’appellatio come una specie di suppositio, e precisamente quella specie che vale in rela- zione al tempo presente, dottrina che deriva dall’affermarsi della suppositio come teoria generale del termine nella proposizione in sostituzione dell’appellatio (ben illustrata dal De Rijk'*), sopravvive nelle sumzzzulae l’interpretazione dell’appellatio come proprietà del termine derivante dalla primitiva impositio: essa è documentata dall’Ars Meliduna, dalle Sumule dialectices attribuite a Ruggero Bacone, ma anche nel Compendium studii theologiae di Ruggero Bacone. Se, per parte sua, l’Ars Meliduna afferma ancora le tesi dell’appellatio come risultato immediato dell’institutio 9, della 154 Cfr. Logica modernorum. Causa institucionis vocum fuit manifestacio intel- lectus, idest ut haberet quis quod alii intellectum suum manifestaret [....]. Notandum tamen quod institucio vocum non fuit facta ad significandum, sed tantum ad appellandum, quippe cum appellacio vocum magis sit necessaria ad loquendum de rebus subiectis quam significacio. Quod autem ad appel landum fuerint voces institute, satis probabiliter coniectari potest ex illa inposicione vocis que fit cum puero nomen inponitur: ibi enim non queritur quid significabit illud nomen vel quo nomine puer significabitur sed pocius quid appellabitur. Amplius autem ex hoc quod ubicunque proprie ponuntur nomina in supposito semper ponuntur ad agendum de appellatis tantum, ut dicto quoniam horzo currit. Appellant ergo nomina res illas propter quas supponendas fuerunt instituta. Verba quoque similiter, saltem casualia, idesi participia. Licet autem ad appellandum tantum fuerint institute voces, tamen preter appellacionem habent etiam significacionem, sed hanc ex appellacione contraxerunt sive ex institucione facta ad appellandum ». Discutendo della significazione dei nomi, l’autore c’informa che, secondo una tesi, essi signi ficano le forme ideali, per cui « desinente re appellata, manet vocis signifi- catio » (ivi, p. 295); ciò ricorda da vicino quanto scrive GIOVANNI DI Sa LIsBURY, Metalogicon, cit., IV, 35, p. 205: « [...] temporalia uero widentur quidem esse, co quod intelligibilium pretendunt imaginem. Sed appellatione uerbi substantiui non satis digna sunt que cum tempore transeunt, ut nun- quam in eodem statu permaneant, sed ut fumus euanescant; fugiunt enim, ut idem (sc. Plato) ait in Thimeo, nec expectant appellationem »; cfr 94 Alfonso Maierù necessità del riferimento al presente e della priorità logica della significatio e della suppositio rispetto all’appellatio, giacché il nome conserva quelle quando perde questa in seguito alla distru- zione della cosa ‘appellata’ !*, il discorso diventa più articolato negli altri due testi. L’autore delle Sumzule scarta sia la dottrina della suppositio come proprietà del soggetto !”, sia quella dell’appellatio come proprietà del predicato: l’appellatio è ordinata agli appellata e perciò è proprietà del soggetto come del predicato, giacché en- trambi sono ordinati agli appellata; e poiché i termini che hanno appellazione sono usati nella loro valenza significativa, ogni 4ppel- latio è personale (‘personale’ indica che il termine è usato a deno- tare le realtà significate) e si può articolare a somiglianza della supposizione personale ‘*. L’autore, inoltre, ricorda due opinioni Timaeus a Calcidio translatus commentarioque instructus, ed. T.H. Waszink, « Plato latinus », IV, Londini et Leidae 1962, p. 47. Cfr. MurraLry, The « Summulae logicales » ..., cit., pp. lviti-lix. 156 Ars Meliduna, cit., p. 316: «Significat enim hoc nomen ‘Cesar’ adhuc illud individuum quod olim significavit. Neque enim nomen re (ce)dente significationem amisit quam prius habuerit, sed appellationem, — que est per verbum presentis temporis vera attributio sive copulatio. Unde et semper exigit rem existendi. Distat ergo inter suppositionem, signi- ficationem, appellationem, quia duo prima precedunt tertium, ut in hoc nomine ‘Antichristus’; semper etiam post ipsum manent, ut in hoc nomine ‘Cesar’; ipsa vero simul. Significat itaque ‘Cesar’ individuum, non quod modo sit individuum, sed quod est vel fuit vel erit. Et ita significat individuum quod non est nec tamen (erit) aliquod individuum. Sicut supponit vel, secundum alios, significat boro qui non est et tamen quilibet homo est, quia significatio dictionis appellationem ampliat ». 157 Sumule dialectices, cit., p. 268: «[...] quarto modo dicitur supposicio ‘proprietas termini subjecti’, sive subjecti in quantum alii supponit et subicitur in oracione »; quindi è scartata la tesi che intende la suppo- sitio come « substantiva rei designacio » (ivi). 1588 Ivi, p. 277: «[...] dicitur quod appellacio est termini predicabilis sine tempore significatio (significato: Steele). Quod est falsum: quia appel- lacio dicitur per comparacionem ad appellata que respicit. Cum igitur subjectus terminus equaliter respiciat appellata, sic terminus predicatus erit appellacio Terminologia logica della tarda scolastica 95 relative al riferimento temporale del nome che ha appellatio: una, più diffusa, sostiene che il termine comune denota tutti i suoi (possibili) appellata, senza alcun riferimento temporale (su questa affermazione, legata all’analisi del momer appellativum, fa leva la dottrina dell’ampliatio e della restrictio); l’altra, invece, intende l’appellatio del termine come riferita al presente, giacché « ter- minus est solum nomen presencium » !’. Questa seconda è l’opi- nione condivisa dall’autore delle Sumzzle; fra i vari argomenti addotti a sostegno di essa, uno è ricavato dalla dottrina della ampliatio: se il termine avesse appellazione per il presente come pet il passato e il futuro, l’ampliazione non avrebbe senso !, e conclude: Dicendum est igitur quod terminus est solum nomen presencium vel existencium, nomen dico significacionis [...]. Quare terminus de se solum concernit presencia, et supponit pro illis de sui materia; pet naturam autem verbi de preterito et futuro, vel habenti materiali eorum ut verba ampliandi, poterunt stare pro preteritis et futuris!9!, All’obiezione, che si può formulare contro la tesi che so- stiene essere elemento caratterizzante dell’appellatio il riferimento al tempo presente, che cioè il nome, a differenza del verbo, non connota il tempo, e quindi non è giustificato alcun riferimento subjecti sicut predicati. Cum igitur omnis appellacio sit respectu significacio- num, omnis appellacio erit personalis. Sicut autem supposicio personalis dividitur sic appellacio potest dividi; alia discreta, alia communis etc., et competunt eadem exempla tam a parte subiecti quam a parte predicati »; cfr. Duplex tamen est sentencia de appellacionibus, quia quidam dicunt quod terminus appellat de se appellata presencia, preterita et futura, et est communis entibus et non-entibus. Alii dicunt quod terminus est solum nomen presencium et nichil est commune enti et non-enti, sive preterito, presenti, et futuro, secundum quod dicit Aristoteles in primo Metaphysice ». 160 Ivi, p. 280. 161 Ivi. 96 Alfonso Maierù temporale ‘2, l’autore risponde che il nome, di per sé, né significa né consignifica il tempo, ma, piuttosto, l’imzpositio che è all’ori- gine del nome è in relazione alla « res praesens » da nominare, e la significatio che ne consegue non può prescindere da ciò !9, Dalla stessa posizione muove Ruggero Bacone nel Corzpen- dium: in polemica con Riccardo Rufo di Cornovaglia, nega che il nome designi un « esse habituale » indifferente alla connotazione temporale e quindi valido per presente, passato e futuro!” e si richiama all’originaria imzpositio del nome che esige la presenza della cosa designata. E all’obiezione che il nome « significat sine tempore », risponde che ciò è detto « quantum ad modum significandi, non quantum ad rem », che anzi, usare un termine per designare una realtà non più esistente o non esistente è usarlo equivocamente e, in fondo, dare ad esso una nuova impositio !£; e ancora: una vox petde la sua significatio una volta distrutta la « res signata »; se dunque una vox significa una realtà non più presente, lo fa perché riceve una nuova imzpositio 19. 16 Ivi, p. 283: «His suppositis, est dubitacio super jam dicta quod nomen significat sine tempore, igitur hujusmodi termini ‘homo’ ‘Sor’, cum sint nomina, non determinant sibi tempus aliquod, nec appellata magis presencia quam preterita vel futura ». 163 Ivi: «[...] inponitur enim nomen rei presenti et appellato presenti. Oportet enim quod sit presens et ens actu cui nomen inponatur. Set hoc dupliciter: aut ens actu et presens in rerum natura, ut ‘homo’ ‘asinus’, aut secundum animam, ut ‘chimera’ et hujusmodi ficta apud intellectum et cognicionem ». 14 Compendium ..., cit., p. 55. 165 Ivi, p. 54: «Nunquam enim homines, quando inponunt nomina infantibus vel animalibus suis, respiciunt nisi ad res presentes sensui, et ideo non abstrahunt a presenti tempore, nec ab actuali »; cfr. Ars Meliduna, in n. 155. 16 Ivi, p. 57: «Sic possumus inponere illis nomina, set alia inposi- cione et alia quam illa que entibus fit, et equivoce; ut Cesar potest per nouam inposicionem significare Cesarem preteritum vel futurum vel mortuum, set equiuoce enti et non enti ». 167 Ivi, p. 60: in part.: «Si enim non est pater, non est filius, nec Terminologia logica della tarda scolastica 97 I testi ora esaminati rappresentano indubbiamente i documenti d’una sopravvivenza di tesi tradizionali, talora riprese polemica- mente (da Bacone) contro l’affermarsi di quella considerazione dell’appellatio che abbiamo detto sintattica: il termine può essere considerato nel momento della sua utilizzazione in una proposi- zione, e in tal caso ha appellatio quando la supposizione di esso è rapportata al presente. Una tale considerazione è possibile grazie al sostituirsi della dottrina logica della suppositio, come dottrina generale del termine nella proposizione, a quella del- l’appellatio, che, muovendo da premesse prevalentemente gram- maticali (nomen appellativum), si era affermata prima come dot- trina del rapporto intercorrente tra il momzen comune e i suoi appellata e poi come dottrina del zomzen condizionato dal tempo del verbo nella proposizione; i due modi di considerare l’appel- latio sono esemplificati, fra l’altro, dalle due opinioni che abbiamo visto nel testo delle Suzzule dello ps. Bacone. Ma, insopprimibile, rimane l’esigenza di rapportare il nome al suo momento istitutivo, quando si pongono le premesse del- l’appellatio e della significatio; la tesi del decadere della vox dalla sua significatio quando vien meno la « res appellata » sostenuta da Ruggero Bacone finisce, però, per distruggere la possibilità non solo d’un discorso logico, ma d’un qualsiasi discorso. Niente di nuovo, rispetto a quanto si è detto, si trova nella tradizione dei commenti ad Aristotele fioriti nel secolo XIII !8. e contrario: set signum et signatum sunt relatiua, ergo perempto signato, non erit vox significatiua ». 18 Si veda, ad esempio, ALserto Magno, Praedicamentorum liber I, in Opera, I, cit., pp. 157b (i derominativa) e 158b: «Et quod dicitur appellationem (quae dicitur quasi ad pulsum, et componitur ab 4 praepo- sitione et pello, pellis) notat, quod alienum pulsum sit ad id quod deno- minatur, sicut et nomen proprium appellatio vocatur proprie, quia ex col- lectione accidentium ad id significandum appulsum est. Nomen enim com- mune propter hoc dicitur appellativum, eo quod in eo multa pelluntut in unum, et ideo est commune multorum ». Ma si veda, per questi riferi- [La trattazione della dottrina dell’appellatio qual è svolta dai maestri del secolo XIV presuppone la conoscenza dei problemi finora esaminati, da quello dei patonimi a quello del « nomen appellativum » a quello, ancora, che è posto dalla domanda se l’appellatio sia una proprietà del predicato e se rimandi a una forma o natura universale. Di Occam si è parlato a proposito dei patonimi; si è visto che la sua dottrina è punto di arrivo di una tradizione di analisi, puntualizza lo status dei problemi e fissa una terminologia. Per quanto riguarda l’appellatio, il « Venerabilis Inceptor » ne precisa il significato una prima volta in rapporto a suppositio, una seconda distinguendo due accezioni di appellare. Ecco il primo passo, tratto dalla Sumzmza logicae: Est [...] sciendum, quod ‘suppositio’ accipitur dupliciter, scilicet large et stricte. Large accepta non distinguitur contra pes arena sed appellatio est unum contentum sub suppositione. Aliter accipitur stricte, secundum quod distinguitur contra appellationem !9, Il secondo passo si legge nell’Elementarium logicae: ‘Appellare’ autem et ‘appellatio’ dupliciter accipitur; uno modo pro significare plura, per quem modum dicuntur quaedam nomina esse nomina appellativa, non praccise quia significant sed quia significant plura. Ideo nomina propria non sunt nomina appellativa [...]. Aliter accipitur appellare pro termino exigere vel denotare seipsum debere sub propria forma, id est ipsummet praedicari in aliqua alia propo- sitione. Et sic solebant (dicere) quod praedicatum appellat suam for- mam et subiectum non appellat suam formam. Nel primo testo Occam afferma che « appellatio est unum menti e per altri, Miztellateinische Worterbuch, s.w. appellatio e appel- lativus. 169 Summa logicae, cit., pp. 175-176. 0 Elementarium logicae, cit., pp. 217-218. i Terminologia logica della tarda scolastica 99 contentum sub suppositione » nel senso che essa è un capitolo della supposizione !; appellatio invece si contrappone a suppo- sitio solo se si intende che questa è proprietà del soggetto e quella del predicato: a chiarire il secondo valore giova il testo del- l’Elementarium. La prima accezione di appellatio, appellare è legata alla dottrina del « nomen appellativum », la seconda invece caratterizza l’appellatio come proprietà del predicato che « appel- lat suam formam ». Ma cosa valga questa espressione si ricava da altri passi: nella Sumzzza logicae l’espressione vale: « ipsum (sc. praedicatum) et non aliud » !2, nell’Elementarium essa è glossata con « praedicatum ipsum non mutatum seu variatum nec alio sibi addito » !#: dal punto di vista logico, una proposizione il cui predicato « appellat suam formam » è vera quando lo stesso ter- mine, non mutato, cioè assunto per tutto ciò che esso importa dal punto di vista della sigrificatio, è predicato « de illo, pro quo subiectum supponit, vel de pronomine demonstrante illud praecise, pro quo subiectum supponit » ! facendo una proposizione vera; così, perché sia vera la proposizione « album fuit nigrum », è necessario che sia stata vera una volta la proposizione: « hoc est nigrum ». Ora, non è richiesto in tali proposizioni che ciò valga anche per il soggetto !5: è noto infatti che il verbo condiziona ciò che segue ad esso, non ciò che precede, e che il soggetto di una proposizione con verbo di tempo o comunque di valote di- verso dal semplice presente ha supposizione per ciò che è o pet ciò che può essere (o per ciò che fu, o sarà), mentre il predicato ha 171 Per Pu. Bonner (Ockbam's Theory of Signification, « Franciscan Studies», VI [1946], pp. 143-170, ora in Collected Articles on Ockham, cit.: v. in part. p. 230, n. 51) e il De RiJ€ (op. ciz., II, i, p. 564) è quel capitolo che riguarda la supposizione di un termine in relazione a cose esistenti; ma cfr. nn. 186 e 187. 172 Summa logicae, cit., p. 195 (l’espressione occorre anche a p. 242). 173 Elementarium logicae,  Summa logicae, cit., p. 195. 175 Elementarium logicae, cit., p. 218. 100 Alfonso Maierà supposizione, nel suo valore specifico, per il tempo e il valore indicato dal verbo !. Nella dottrina dell’appellatio di Riccardo di Campsall vanno distinte due fasi: la prima è quella che emerge dalle Questiones super librum Priorum analeticorum, la seconda si riscontra nella Logica. Nel primo testo, appellare occorre sia in concorrenza con sup- ponere, almeno in un caso in cui si tratta della suppositio del predicato !”, sia nell'espressione « predicatum appellat suam for- mam », che è usata come medium di argomentazione 18. l’autore non fa riferimento ad alcuna connotazione temporale in questi con- testi, e l’esclude esplicitamente là dove definisce il nome comune o appellativo come quello che « significat naturam communem habentem supposita » !?: qualora non avesse un « suppositum presens » o  412 Alfonso Maierù In conclusione, Wyclif conosce due grandi generi di probazio: una legata ai termini mediati, l’altra, meno formalizzata, che si ricollega forse a una tradizione vicina a quella testimoniata dai Tractatus Anagnini”. Infine, è importante rilevare che i maestri di formazione pari- gina, ma anche Occam, non conoscono altro tipo di probatio che non sia la expositio: da questo, che è il più diffuso, comin- ceremo l’esame dei singoli modi di ‘prova’ della verità delle proposizioni. 4. L’« expositio » I termini exponere, expositio hanno una loro storia ante- riore all’uso che ne fanno i logici nel medioevo, sia nel campo blema possit pluribus modis concludi. Ad quod dubium sine verbis respon- deo quod particularis affirmativa et universalis negativa de subiectis non transcendentibus ad minus quadrupliciter probari possunt: a priori, a poste- riori, aeque et indirecte; ut ista propositio: ‘homo currit’ a posteriori potest probari sic: ‘hoc currit et hoc est homo, igitur homo currit*; a priori sic: ‘omne animal currit, homo est animal, igitur homo currit’; ab aeque sic: ‘risibile vel animal rationale curtrit, igitur homo currit*; indirecte sic: quia contradictoria istius significantis principaliter quod homo currit est falsa, igitur ista est vera ‘homo cutrit’ ». C'è da notare che il procedimento a priori, quale qui esposto, ricorda molto da vicino l'operazione contraria alla resolutio che Billingham chiama compositio; quello 4 posteriori, stando all’esempio addotto, si identifica con la resolutio stessa; la probatio ab aeque non contiene alcun accenno all’expositio, che è invece presente in Wyclif; infine, la probatio indirecta è identica alla probatio indirecta ex opposito di Wyclif. La dipendenza di Pietro da Wyclif non è proprio docu- mentabile, come si vede: va piuttosto detto che una stessa tradizione è giunta ai due autori, probabilmente da fonte inglese; in Wyclif l'utilizzazione di questa quadruplice probatio è puntuale e normale, mentre Pietro, per quanto mi risulta, non va oltre questo cenno. 5 Manca in Wyclif ogni riferimento alle « probatio per habitudinem Terminologia vogic. delta tarda scolastica 413 della retorica ® che in quello delle tecniche di approccio agli auctores oggetto di lectio ®. Il Mullally nota che l’origine del termine va ricercata nell’esigenza di chiarire i vari sensi del di- scorso, compito che già Cicerone assegnava alla dialettica 2. L’affer- mazione torna nel medioevo *, in un contesto in cui si discute del compito che spetta al commentatore di Prisciano; in verità, l’esi- genza stessa della expositio, a tutti i livelli, ha la sua origine nel bisogno di chiarire, illustrare, mostrare qualcosa mediante discorso. Nel secolo XII troviamo in testi di logica due usi di expomere: uno, relativo alla vox che « exponitut per significationem alterius predicabilium » che ha una lontana parentela con la probatio officialiter, come si dirà nel $ 6; cfr. Tractatus Anagnini, cit., pp. 285 sgg. 9 Per la retorica, cfr. LausBERG, op. cif., pp. 700 sg., sv. exponere ed expositio. 61 Cfr. Boezio, In Arist. Periermenias, I ed., cit., p. 132; II ed. cit., p. 157: expositor è il ‘commentatore’; e p. 7: « Cuius expositionem nos scilicet quam maxime a Porphyrio quamquam etiam a ceteris transferentes Latina oratione digessimus »; Cassionoro, Institutiones, cit., I, VIII 16, p. 32: «[...] nequaquam vobis modernos expositores interdico ». Per la distinzione tra autentici, disputatores, introductores e expositores cfr. E. R. Curtius, Europdische Literatur, Bern 19619, p. 264.  MutLaLty, The « Summulae logicales » ..., cit., pp. lxxiv sgg., in part. p. lxxiv n., cita Cicerone, Bruto, xLI, 152: «[...] latentem explicare defi- niendo, obscuram explanare interpretando [....] ». Il MuLLaLty, ivi, cita anche De doctrina christiana di S. Agostino, III, dove le ambiguità verbali sono chiarite con l’applicazione di regole grammaticali.  GucLieLMo DI ConcHes, De philosophia mundi, P. L. 172, 101-102: «Antiqui vero glosatores [...] in expositione accidentium erraverunt. Quod ergo ab istis minus dictum est dicere proposuimus, quod obscure exponere, ut ex nostro opere causas inventionis predictorum aliquis querat et diffinitionum Prisciani expositiones [...] » (il passo è cit. dal De Rixk, Logica modernorum, Il, i, cit., p. 110, che segue il testo corretto da E. JeaunEAU, Deux rédactions des gloses de Guillaume de Conches sur Priscien, « Recherches de théologie ancienne et médiévale », XXVTI [1960], p. 218). 414 Alfonso Maierà vocis » #, l’altro relativo alla propositio 9. Questo secondo solo, opportunamente precisato, diviene corrente nella logica medievale. Che a questo stadio l’accezione sia generica, si può constatare anche in Abelardo #; ma ben presto essa si fa più rigorosa. La propositio in tal caso è detta exporibilis. Ma poiché essa è tale in virtù di una vox 0 dictio, è necessario individuare quali dictiones rendano esponibile la proposizione. Si afferma quindi che le dictiones aventi tale proprietà sono quelle sincategorematiche o aventi un importo sincategorematico. Pietro Ispano, nel Tractactus exponibilium, così definisce la propositio exponibilis: Propositio exponibilis est propositio habens obscurum sensum expo- sitione indigentem propter aliquod syncategoreuma in ea implicite vel explicite positum vel in aliqua dictione [....] mentre Buridano afferma: expositio non est nisi explanatio significationis syncategoreu- matum $, La ricerca dell’identificazione dei termini esponibili è operata % Glose in Arist. Sopb. el., cit., p. 212: «Figura dictionis secundum significationem est cumz una vox exponitur per significationem alterius vocis, ut hec vox ‘quid’ exponitur per quale vel quantum, quia iste voces non videntur differre in significatione, tamen differunt » (cfr. anche De RK, op. cit., II, i, p. 500, n.). 6 Introductiones dialetice secundum Wilgelmum, ms. Vienna lat. 2499, f. 27r, cit. in De Rik, op. cit., II, i, p. 132: «Sed quocumque modo ipsi exponant istam propositionem: ‘quoddam animal est homo’, absurdum est eam dici regularem, quia absurdum est ut illud quod prorso continetur ab aliquo in ordine predicamenti, de continenti regulariter predicetur »: si tratta semplicemente della conversione della proposizione. $ Cfr. cap. V, n. 74; v. anche KneaLE, The Development of Logic, cit., pp. 212-213. ST Op. cit., p. 104. 6 Consequentiae, cit., III, 1; cfr. cap. IV, n. 147. Terminologia logica della tarda scolastica 415 nel contesto proposizionale, giacché è fatta in vista di chiarire il senso dell’intera proposizione f, con l’aiuto delle dottrine gram- maticali, oltre che della tradizione aristotelico-boeziana. L’Ars Meliduna individua in particolare le dictiones exclu- sivae” e i quantificatori”, ma non usa la terminologia del- l’expositio, mentre il quinto dei Tractatus Anagnini, che tratta de quinque dictionum generibus (distributive, infinite, aggettive, esclusive, relative) ? e che può essere considerato un trattato de syncategorematibus come ce ne saranno nel secolo XIII”, usa il termine exponere collocandolo in un contesto che è importante perché vi si distingue la « propositio que exponitur » e quella «per quam exponitur », anche se la terminologia è in concor- renza con quella della resolutio””. Tra quelle dictiones che l’anonimo autore chiama distributive sono individuati i compa- rativi, e tra quelle dette aggettive, i superlativi 9, la cui analisi 6 L’Ars Meliduna, cit., p. 329, trattando della contraddizione, afferma che dictiones come tantum, praeter, nisi, adbuc modificano il consueto rap- porto tra le contraddittorie secondo il noto schema del ‘quadrato’ delle proposizioni, e perciò richiedono un’attenzione particolare che tenga conto dell'intero contesto della proposizione condizionato da quelle dictiones. © Ivi, p. 333. © Ivi, p. 322. © Op. cit., p. 297 (argumentum del 5° trattato). 73 Come ad es. il trattato Syrncategoremata di SHYRESWOOD, cit. © Op. cit., p. 317: «Nos autem admittimus eas et dicimus quod frequenter ca que exponitur est incongrua et illa per quam exponitur, con- grua, ut ‘Romanus est fortissimus Grecorum’, hec est incongrua; hec autem: ‘Romanus est unus Grecorum et est fortior omnibus Grecis aliis a se’, hec est congrua. Similiter ea que exponitur est congrua, sed ea per quam exponitur est incongrua, ut “Socrates et Cesar sunt similes’, hec est congrua; sed hec est incongrua: ‘Socrates est talis qualis est Cesar”. Sed fottasse nulla illarum resolutionum est congrua] ha origine grammaticale” ma ha giustificazioni aristoteliche ®. Nel secolo XIII Guglielmo di Shyreswood, fra l’altro, analizza l’expositio dei verbi incipit e desinit. Ma Pietro Ispano, nel testo citato, così enumera i termini o dictiones (signa, nel testo) che rendono esponibile una proposizione: Pro quo notandum est quod ea, quae faciunt propositionem expo- nibilem, sunt in multiplici differentia. Nam quaedam sunt signa exclu- siva, ut «tantum», « solum »; quaedam exceptiva, ut « praeter », « nisi »; quaedam reduplicativa, ut « inquantum », « secundum quod »; quaedam important inceptionem vel desinitionem, ut « incipit », « desinit »; quaedam important privationem finis, ut « infinitum »; quaedam important excessum, ut nomina comparativi et superlativi gradus; quedam important distinctionem, ut « differt », « aliud ab », et sic de aliis; quaedam important specialem modum distributionis, ut « totus », « quilibet », et sic de aliis. Unde propter ista, propositio redditur obscura et indiget expositione, et ideo dicuntut facere propo- sitionem exponibilem 8, Alla metà del secolo XIII, dunque, i principi dell’expositio sono già stabilmente fissati, come testimonia l’opera di Pietro Ispano. © Il MuttLALLy, op. cit., p. lxxvi, rinvia, per i comparativi, a PRISCIANO, op. cit., III, 1 e 8, in Grammatici latini, II, cit., pp. 83 e 87. 78 ARISTOTELE, in Cat. 5, 3b 33-4a 9, afferma che la sostanza non è suscettibile di più o meno, mentre ivi, 8, 10b 26-30 afferma che lo è l’accidente. Cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., ad I, e De differentiis topicis, cit., 1178C: «Namque ad comparationem nihil nisi accidens venit, hoc enim solum recipit magis et minus ». Ma v. m., In Isag., II ed. cit., p. 253: «Quae uero secundum accidens differentiae sunt insepatabiles, ut aquilum esse vel simum vel coloratum aliquo modo, et intentionem suscipiunt et remissionem [...] ». 79 Syncategoremata, cit., pp. 75-78. 80 Tractatus exponibilium, cit., p. 104. In luogo di desinitionem, l’ed. legge definitionem. Il trattato mostra l’expositio dei vari termini: esclu- sivi (pp. 104-108), eccettivi (pp. 108-110), reduplicativi (pp. 110-114), incipit e desinit (pp. 114-118), infinitus (pp. 118-122), comparativi e [ Il secolo XIV però riprende la dottrina, ne riesamina i fonda- menti e ne fissa rigidamente le regole operative. Innanzi tutto, vengono riesaminati i termini che rendono esponibile la proposizione. Nel Tractatus de suppositionibus, Buri- dano afferma che delle voces incomplexae, o semplici dictiones (di- stinte dalle voces comzplexae o orationes), che significano sempre in stretta dipendenza dai concetti ®!, alcune hanno puro valore di categoremi, cioè significano le cose concepite mediante concetti, e perciò possono essere soggetto o predicato nella proposizione; altre hanno puro valore sincategorematico perché significano solo quei concetti che sono le operazioni mentali, come 707, vel, ecc.; altre, infine, sono miste: o perché, oltre ai concetti che significano im- mediatamente e da cui traggono la funzione sincategorematica, significano le cose concepite ma zor possono essere soggetto o predicato, o perché hanno insieme funzione di categorema e di sincategorema ®©. In altre parole, alle voces incomplexae possono corrispondere concetti incomplessi o complessi *; questi ultimi, sincategoremi come fat? o categoremi con sincategorema come chimaera, vacuum, rendono esponibile la proposizione, nel senso che i loro molteplici significati devono essere resi espliciti « per orationes illis aequivalentes in significando » *. La proposizione superlativi (pp. 122-124), differt e aliud (pp. 124-126), fotus (pp. 126-128), quaelibet e quantumlibet (p. 128). 81 Sul rapporto tra concetti e discorso mentale da un lato, voces e orationes dall’altto in Buridano, cfr. REINA, Il problema del linguaggio in Buridano, I, cit., pp. 412-413. 8 Tractatus de suppositionibus, cit., pp. 187-188; cfr. REINA, op. cit., I, p. 405. 83 Tractatus de suppositionibus, cit., p. 189, e v. Sophismata, 1, £. [Sra-vb], dove si afferma che tutto il racconto della guerra di Troia (« conceptus valde multipliciter complexus ») è stato significato con la vox incomplexa «Iliade », come «vacuum » sta per «locus non repletus cor- pore », che implica tre concetti: locus, repletio, corpus. 8 Tractatus de suppositionibus, cit., pp. 189 e 190 (duodecima regula). 27 418 Alfonso Maierù exponibilis, una volta operata l’expositio, è propositio exposita; le proposizioni ad essa corrispondenti sono le exporentes: tra la prima e le altre c'è equivalenza e la regola fondamentale sul piano operativo è la seguente: « Sunt [...] consequentiae formales per exponentes syncategorematum ab exponentibus ad expositam aut ab exposita ad aliquam exponentium » £. Abbiamo fatto precedere il discorso su Buridano a quello su Occam perché Buridano, posteriore a Occam, esplicitando il rap- porto vox incomplexa - conceptus complexus, aiuta a capite Occam (anche se la posizione dei due filosofi è diversa: alla stretta subot- dinazione del linguaggio al pensiero in Buridano, fa riscontro in Occam la « concezione del rapporto fra discorso mentale e di- scorso vocale come rapporto fra due ordini paralleli di segni, ri- spetto ad un unico ordine di significati » *), il quale tiene il discorso più sul piano dei rapporti formali e operativi. Nel capitolo « De propositionibus aequivalentibus hypothe- ticis » Occam scrive: [...] quaelibet categorica, ex qua sequuntur plures propositiones cate- goricae tamquam exponentes, hoc est exprimentes quid ista propo- sitio ex forma sua importat, potest dici propositio aequivalens propo sitioni hypotheticae ®. Si tratta di proposizioni apparentemente categoriche: sono le proposizioni exclusivae®, exceptivae ®, reduplicativae” o inclu- 85 Burmano, Consequentiae, cit., INI, 1. 86 REINA, op. cit., I, p. 413 (cfr. Occam, Summa logicae, cit., p. 179: suppositio materialis, simplex, personalis, per concetti e per voces) e pp. 411-412 (suppositio materialis solo per i termini vocali e scritti secondo Buridano). Summa logicae] denti termini connotativi e relativi (come sizzilis) o collettivi”, oppure il relativo gui”, o termini privativi (es. coecus) e infiniti (immateriale), o i termini designanti «figmenta animi » (es. chimaera)*; incipit e desinit*, il verbo fit": tutte queste propo- sizioni hanno una loro expositio, ad opera di exponentes di cui numero e forma variano di caso in caso”. Diamo un esempio per tutti: per la verità di « Socrates est albus » è necessario che siano vere: « Socrates est » e « Socrati inest albedo » ®. Alle proposizioni ricordate, Occam aggiunge le universali co- struite con i distributivi utergue, neuter”; di tutte, poi, dà le regole della conversione !%, S'è detto che il secolo XIV stabilisce una volta pet tutte le regole operative nell’ambito dell’asserita equivalenza tra la pro- 9 Ivi, pp. 252-255 (per i connotativi, v. cap. I, $ 2). 92 Ivi, pp. 260-261. 9 Ivi, pp. 255-257 (De propositionibus in quibus ponuntur termini privativi et infiniti), e c. 13, p. 258 (De propositionibus in quibus ponuntur termini privativi non aequivalentibus terminis infinitis): la differenza sta in ciò che le prime hanno due exponentes, mentre le seconde « plures habent exponentes quam duae ». 9 Ivi, pp. 258-260. 95 Ivi, pp. 280-285. 96 Ivi, pp. 286-287. 97 È detto dei privativi non equivalenti ai nomi infiniti, ivi, p. 258: « De talibus autem non potest dari certa regula, quia secundum varietatem termi- norum talium propositiones, in quibus ponuntur, diversimode debent exponi ». A maggior ragione differisce l’expositio da tipo a tipo di pro- posizione. 98 Ivi, p. 253: «[...] ad veritatem talis propositionis requiruntur duae propositiohes, quae possunt vocari expomentes ipsius, et una debet esse in recto et alia in obliquo. Sicut ad veritatem istius: ‘Sortes est albus’, requiritur, quod haec sit vera: ‘Sortes est’, et quod haec sit vera: ‘Sorti inest albedo’ » (cors. mio). 99 Ivi, p. 254; esclude però le universali costruite con omzis. che invece saranno incluse dagli altri autori] posizione exponibilis e le proposizioni exponentes, per cui la congiunzione delle exponentes IMPLICA, ed è IMPLICATA da, l’exponibilis. Ma anche a questo proposito va ricordato qualche tentativo precedente. L’Ars Meliduna, analizzando le ipotetiche compositae, considera come terza specie di esse le propositiones IMPLICITE, che hanno luogo con il relativo !%: la proposizione che implicat et continet vim alterius propositionis  è detta IMPLICANS, l’altra è detta IMPLICITA (cf. IMPLICITVM); mentre, quanto ai rapporti d’inferenza tra le due, si afferma che alla proposizione IMPLICITA segue la sua simplex, quella proposizione que remanet sublata relativa particula et verbo quod ei redditur; ad esempio: si Socrates est aliquid quod cutrit, Socrates est aliquid. Ma all’implicita può seguire illa quam implicat nel rispetto dell’habitudo terminorum, cioè dei rapporti tra i termini in essa posti. L’analisi, condotta con l’ausilio della consequentiae, non giunge tuttavia a riconoscere le strutture dell’equivalenza vera e propria. Un tentativo ancora è nel secondo dei Tractatus Anagnini. Sotto il titolo de equipollentiis cathegoricis si discute, fra l’altro, di un argomentare secundum inferentiam, quando sia presente in rapporto inferenziale uno di questi termini: ‘idem’, alie habent aliquid implicitum per relativam particulam. IMPLICITA dicitur propositio que preter principalem significationem, — idest preter significationem que ex principalibus attenditur —, tamen implicat et continet vim alterius propositionis. Ut ‘Socrates est aliquid quod currit’ IMPLICAT istam: ‘aliquid currit’; et ‘homo qui est albus, est animal quod currit’ has duas: ‘homo est albus’, ‘animal currit’. Unde magis proprie diceretur ista IMPLICANS, ille IMPLICITE. Et generaliter: numquam ad IMPLICITAM sequitur illa quam IMPLICAT, nisi hoc operetur habitudo terminorum. Ut ‘si liquid est homo qui est Socrates, aliguid est homo.’ Sed non: ‘si aliguid quod est Socrates est homo, aliquid est Socrate»; quia non coaduniatur hic consecutio habitudine terminorum ». ‘indifferens’, ‘differ, ‘scitur’, ‘prete’, ‘nisi, ‘nunò’, ‘incipit’, ‘desinit’ »!*. Si tratta di un tentativo, in cui il procedimento proprio della expositio s’inttavvede solo nel caso dei termini incipit e desinit. Ma  la dottrina è già fissata: basti per tutti Pietro Ispano. Tuttavia si raggiunge il massimo di chiarezza e di formalizzazione, definendone le regole sul piano operativo. Burleigh ne dà una formulazione molto chiara. Discutendo della expositio di termini come tantum, solum, incipit ecc., Burleigh ne richiama le regole fondamentali: la proposizione exponibilis aequipollet, cioè equivale, e quindi IMPLICA ed è IMPLICATA, dalla congiunzione delle sue exponentes; perciò (si ricordi la regola fornita da Buridano) dall’exposita ad aliquam exponentium » vale la conseguenza, giacché da tutta la copulativa (e l’exposita ne è l'equivalente) a ciascuna parte è valida l’infe- renza (pg 2 p, oppure pq 2 q)!”, ma non viceversa; mentre la falsità di una parte è sufficiente alla falsità del tutto !®, Alberto di Sassonia considera proposizioni equivalenti alle ipotetiche quelle che contengono dictiones exclusivae (tantum, solus, solum, unicus ecc.), exceptivae (praeter, praeterquem, nisi 1% Op. cit., p. 240. 105 Ivi, p. 241: «Item. ‘Socrates incipit esse; ergo Socrates nunc primo est’. Item: ‘Socrates nunc ultimo est; ergo Socrates desinit esse. De puritate artis logicae. Item notandum pro regula, quod omnis propositio exclusiva aequipollet copulativae factae ex suis expo- nentibus »; per la proposizione exceptiva, cfr. p. 165, e così via; p. 171: «[...] exceptiva et exclusiva non sunt simpliciter categoticae sed sunt implicite hypotheticae; valent enim copulativam factam ex suis exponen- tibus ». 107 In part. l’exclusiva implica la sua praeiacens: op. cit., p. 138: « Con- tra. Omnis exclusiva infert suam praeiacentem; ergo cum ista ‘Pater est’, sit praeiacens huius: “Tantum pater est’, oportet quod sequatur: Tantum pater est, ergo pater est ». 198 Ivi, p. 243: «Item notandum pro regula, quod ad hoc, quod copulativa sit vera, requiritur quod utraque parts sit vera, et ad hoc ut copulativa sit falsa, sufficit, quod altera pars sit falsa.]  ecc.), reduplicativae (inquantum, secundum quod) e quelle che contengono incipit e desinit. Il discorso è molto particolareggiato per ciascun caso, discutendosi ogni volta dei vari valori delle dictiones sincategorematiche, delle regole di ciascuna proposizione, dei sofismi che di solito vengono formulati in ordine ad un certo tipo di proposizione; noi ci limiteremo a riprenderne le linee generali. La proposizione exclusiva ha esposizione per mezzo di una copulativa composta di due categoriche, una affermativa, l’altra negativa: « ‘tantum homo currit’, exponitur sic: homo currit et nihil aliud ab homine currit ». Tutta la copulativa è detta da Alberto exponens dell’esclusiva e per essa valgono le regole, già viste, che reggono la copulativa !”, Alberto, inoltre, parla di expo- sitio propria e impropria: la prima si ha quando l’expomens è data nella forma tradizionale e regolare, la seconda quando l’una o l’altra parte dell’exporens contiene elementi non appropriati: ad esempio, della proposizione « Socrates est tantum albus », il cui predicato è un termine connotativo, si ha questa expositio impropria: « So- crates est albus et Socrates non denominatur aliquo alio acci- dente ». La seconda proposizione categorica non è regolamentare, e tutta la congiunzione è falsa. L’expositio propria invece è questa: « Socrates est albus et Socrates non est aliud ab albo », che è vera 159, 19 Arserto DI Sassonia, Logica, cit., III, 6, f. 20ra: et ista copulativa dicitur exponens istius exclusivae, et utraque illarum (sc. pro- positionum, affirmativa et negativa) sequitur ad illam [...]. Ex isto sequitur quod quaelibet pars categorica quae est pars exponens exclusivae sequitur ad exclusivam: propter quod quaelibet pars copulativae sequitur ad ipsam copulativam cuius est pars ». 110 Ivi, f. 20rb; oltre che in tal caso, Alberto pone expositio propria € impropria « quando dictio exclusiva additur termino significanti totum inte- grale » come è domus (f. 20va, 8% regola); quando la stessa dictio « additur termino significanti numerum », (ivi, 92 regola), o « additur termino communi distributo habenti plura supposita » (ivi, 10° regola). Terminologia logica della tarda scolastica 423 Anche la proposizione exceptiva ha esposizione per mezzo di due categoriche, una affermativa, l’altra negativa, che costitui- scono una propositio copulativa!!. Così « omnis homo praeter Socratem currit » ha la seguente expositio: « Socrates non cutrit et omnis homo alius a Socrate currit », mentre di « nullus homo praeter Socratem cuttit » l’expositio è: « Socrates curtit et omnis homo alius a Socrate non currit » !, Inoltre, ogni exceptiva ha una praeiacens, che si ottiene da essa (« dempta [....] dictione exceptiva et parte extra capta, residuum dicitur praeiacens exceptivae » !!5): il rapporto dell’exceptiva con la praeiacens è regolato nel modo seguente: « Si praeiacens exceptivae est vera, exceptiva est falsa. Unde si ista est vera: ‘omnis homo cutrit’, ista est falsa: ‘omnis homo praeter Socratem currit’ » 14, Anche la reduplicativa ha esposizione per mezzo di una copu- lativa !5: il numero dei membri di essa varia però a seconda del numero dei termini dissimili in essa presenti !!°. 111 Ivi, III, 7, f. 21va: «Ex hoc patet quod omnis exceptiva aequi- valet uni copulativae in significando compositae ex una affirmativa et alia negativa: diversimode tamen, sicut iam patuit, exponendo exceptivam affirmativam et exceptivam negativam ». 12 Ivi. 113 Ivi, f. 21vb; v. GuLieLMo DI SHyREswooD, Syrcategoremata, cit., p. 62: «Item si praejacens est in toto vera, exceptiva est falsa et e con- verso »; anche un’altra accezione di praeiacens è fornita da ALBERTO: Ulterius sciendum est quod copulativa composita ex duabus categoricis, cui copulativae propositio exceptiva aequipollet in significando, dicitur praeiacens exceptivae ». u4 Ivi. 115 La controprova è fornita dal caso in cui la negazione « praecedit reduplicativam et verbum principale », giacché allora « fit propositio con- tradictoria reduplicativae »; così la proposizione « aequivalet uni disiuncti- vae », e cioè ha «probatio per causas veritatis »: ivi, III, 8, f. 22va; cfr. $ 8 di questo capitolo. 116 Se la proposizione ha tre termini dissimili (es. « homo in quantum animal est sensibilis »), ha quattro proposizioni esponenti («[...] ad veri- 424 Alfonso Maierù Marsilio dà molto spazio all’expositio nella seconda parte delle sue Conseguentiae. In undici capitoli discute delle proposizioni includenti termini exceptivi (praeter, nisi e praeterquam)!", le dictiones exclusivae (tantum, solum) "® le reduplicativae (inquan- tum, prout, secundum eam rationem e simili)!, incipit'? e desinit'*, o signa alietatis (differt, aliud, non idem, alterum e simili) ‘2, infinitum'*, aggettivi di grado comparativo e superla- tivo !4, signa collectiva (omnis)!®, totus !%, ita e sicut'?. Di tutte Marsilio fornisce l’esposizione mediante proposizioni in congiunzione, nel modo ormai noto !*. tatem istius requiritur veritas unius copulativae, compositae ex quattuor propositionibus; v.g. istius copulativae: ‘homo est animal, et homo est sensibilis, et omne animal est sensibile, et si est aliquod animal illud est sensibile’ », ivi, f. 22va); se la proposizione ha due termini simili (« homo in quantum homo est risibilis »), quattro sono le esponenti (« requiritur quod haec sit vera: ‘homo est homo’, et quod homo sit risibilis, et quod omnis homo sit risibilis, et si aliquod est homo quod illud sit risibile », ivi, f. 22va); se invece tutti i termini sono simili (« ens in quantum ens est ens»), « propter coincidentiam propositionum solum habet tres exponentes, seu unam copulativam pro exponente, compositam ex tribus propositionibus [....]: requiritur quod ens sit ens et omne ens sit ens, et si aliquid est ens quod illud sit ens». Per incipit e desinit, cfr. C. WiLson, Heytesbury. Medieval Logic and the Rise of Mathematical Physics, Madison Wisc. 19602, p. 41. 117 In Textus dialectices. de comparativis. de superlativis. De exceptivis sit haec regula: a qualibet istarum ad suas exponentes simul sumptas vel e converso est bona formalis consequentia: Terminologia logica della tarda scolastica 425 C’è da aggiungere che, per le proposizioni esclusive, Marsilio esige che la praeiacens costituisca il primo membro della congiun. zione di proposizioni mediante la quale si opera l’expositio !?. Naturalmente, il rapporto tra l’exclusiva e la praeiacens è definito in modo diverso rispetto a quello che vige, secondo Alberto di Sassonia, tra l’exceptiva e la sua praeiacens: « quando arguitur ab exclusiva ad suam praeiacentem consequentia est bona » 199. Anche Pietro d’Ailly, epigono della scuola parigina, dedica un trattato alle proposizioni esponibili !#, nel quale non si discosta molto dalla tradizione di Buridano, Alberto e Marsilio. quia ibi arguitur ab aequivalente ad aequivalens »; così per gli altri casi. La proposizione negativa è in genere prodata « per disiunctivam de partibus contradicentibus partibus copulativae ». 129 Ivi, f. 197r: «Et propositio quae remanet deposita dictione exclusiva vocatur ptaeiacens [...]. Prima est affirmativa, ut ‘tantum animal est homo”, quae exponitur per copulativam bimembrem cuius prima pars est praeiacens et secunda universalis negativa. 130 Ivi, £. 197v. 131 Cfr. op. cit.; sono sei capitoli: cap. I, f. [2v]: i termini privativi, negativi o infiniti sono esponibili, ma «[...] de talibus non possunt poni regulae generales vel, supposito quod possent poni, nimis longum esset et nimis tediosum, et etiam cognito quid nominis talium dictionum, facile est exponere propositiones in quibus ponuntur » (contro Buridano: cfr. n. 84); afferma: «[...] illud dictum non erat verum generaliter, scilicet, omnes propositiones in quibus ponuntur termini relativi vel cognotativi (!) aequi- valent propositionibus hypotheticis [...] » (f. [3r]); ff. [3v-4r]: la proposi- zione universale è esponibile se il quantificatore è ufergue o neuter, non lo è se il quantificatore è omnis, o nullus, o quilibet; cap. II De exceptivis, ff. [6r] sgg.; cap. III De exclusivis, ff. [14r] sgg.; cap. IV De reduplicativis, ff. [21r] sgg., e in part., f. [21v]: «Sed tamen apparet mihi proprie dicendum quod in propositione proprie reduplicativa reduplicatio nec est pars subiecti nec est pars praedicati, sed se tenet ex parte formae proposi- tionis, ideo denominat propositionem reduplicativam; et ita potuissem dixisse de dictione et de propositione exceptiva quando locutus sum de dictione proprie exceptiva in secundo corollario primae dubitationis princi- palis secundi capituli, quamvis autem probabiliter dixerim oppositum »; cap. V De incipit et desinit, ff. [24r] sgg., e in part., f. [25r]: «Ex hoc La logica inglese posteriore a Occam ha sviluppato queste dottrine, soprattutto in tre direzioni: da Sutton, Burleigh e Occam !° è stata elaborata la dottrina dell’expositio dei relativi, che poi ha ricevuto una buona sistemazione nel terzo capitolo delle Regulae di Heytesbury; all’expositio de incipit et desinit sono stati dedicati vari trattati, fra cui quello che costituisce il quarto capi- tolo delle Regulae di Heytesbury; alla trattazione dell’expositio del comparativo e del superlativo si è riallacciata in particolare la dottrina de maximo et minimo, di cui ancora una volta Heytesbury ha offerto un esempio d’un notevole livello nel quinto capitolo delle sue Regulae (ma va tenuto presente che in esso la termino- logia propria dell’expositio non è frequente !*). In questo contesto, vengono introdotti nuovi temi, nell’analisi dei quali sono applicate le regole dell’expositio: sono i temi propri della filosofia della natura che caratterizzano il secolo XIV come secolo che ‘precorse’ (si prenda l’espressione con la precauzione usata dalla più recente storiografia) il secolo di Galileo, discutendo il ‘limite’ di una potenza attiva o passiva, o il primo ‘quando’ di un processo di trasformazione. Il metodo applicato nell’analisi di questi e analoghi problemi è quello logico-calculatorio, cioè una sintesi di procedimenti logici e di procedimenti propri della filo- sequitur corollarie quod quaelibet propositio de incipit vel desinit exponitur pet unam copulativam compositam ex una de praesenti et alia de praeterito vel de futuro, sed tamen per aliam exponitur propositio de incipit et per aliam propositio de desinit [...]»; cap. VI, altri verbi: fit (factum est, fiet) ed equivalenti, ff. [29r-30v]; in part. il termine che segue questi verbi « appellat suam formam » (f. [30r]). 13 WersHEIPL, Developments in the Arts Curriculum..., cit., p. 159. 133 Per i tre capitoli ultimi delle Regul4e di Heytesbury, cfr. C. WiLsoN, op. cit., pp. 29 sgg.; per il De relativis, cfr. un cenno nel mio articolo Il «Tractatus de sensu composito et diviso» di G. Heytesbury, « Rivista critica di storia della filosofia. Salvo errore, in De maximo et minimo occotte una sola volta il termine exponitur al f. 31vb; ma cfr. n. 48. Terminologia logica della tarda scolastica 427 sofia della natura (calculationes): il risultato più celebre è il Liber calculationum di Riccardo Swineshead. Ma, contemporaneamente, su di un piano più propriamente logico-formale, Billingham viene inquadrando l’expositio in un contesto che sistema, come si è detto, tutta la trattazione della « probatio propositionis ». Il termine exporibilis è definito come quello che ha « duas exponentes vel plures cum quibus convertitur » !*. È importante rilevare che, mentre gli autori esaminati, specie quelli di forma» zione parigina e lo stesso Occam, danno una notevole importanza alle proposizioni exclusivae, exceptivae e reduplicativae, Billingham dà invece importanza a proposizioni contenenti altri termini quali omnis !, primum e ultimum'*, maximum e minimum, compa- rativo !* e superlativo !’, incipit e desinit, e ai termini exceptivi ed exclusivi, come a differt, aliud e aliter, riserva solo un cenno !4, e alle reduplicative neppure quello. Tutto ciò testimonia di un interesse spostato verso gli argomenti di filosofia della natura che fiorivano ad Oxford in quel tempo. Billingham non sviluppa nel senso delle tecniche ‘calculatorie’ questi temi, ma la scelta è indicativa di un clima culturale. Strode, nella Logica, discute dei termini exporibiles, trattando, di seguito, le proposizioni exclusivae (con un cenno alle exceptivae), le universali, semper totum infinite immediate, incipit e desinit, differt, i gradi positivo, comparativo e superlativo (e a questo pro- posito precisa che i termini maximum e minimum, primum e ultimum, intensissimum e remississimum, velocissimum e tardis- [Cfr. Speculum] simum, propinquissimum e remotissimum, utilizzati dalla filosofia della natura, sono superlativi e perciò esponibili) e le reduplica- tive 42. Anch’egli definisce la proposizione esponibile in rapporto alle exponentes: Nam dicuntur exponentes cum duae propositiones simul inferunt aliquam propositionem formalem, vel plures, sic quod consequens sit determinatio antecedentis cum hoc quod nulla illarum per se sufficiat istam inferre, et ad utramque istarum tam coniunctim quam divisim ex exposita valet consequentia, per quod excluduntur tam singularia quam causae veritatis 193, Questa definizione può essere così illustrata: a) le exponentes sono due proposizioni che in congiunzione (sirz4!) fungono da antecedente in un’inferenza logica rispetto a un’altra proposizione (exposita); b) in modo tale che l’inferenza non valga da una exponens al consequens; c) mentre l’exposita può fungere da ante- cedente rispetto alla congiunzione o a una delle due exporentes (« tam coniunctim quam divisim ») !#. L’accenno all’esclusione dei singularia si giustifica per il fatto che il contesto riguarda l’expositio delle universali, e l’autore nega che l’expositio di esse possa essere fornita dai suoi singularia!S: infatti scrive: 14 Op. cit., ff. 24ra-26vb; per i superlativi elencati, cfr. ivi, f. 26ra. 18 Ivi, f. 24va. 14 Strode scrive: « sic quod consequens sit determinatio antecedentis »; la determinatio consiste in ciò che, da un punto di vista formale, la con- giunzione di più proposizioni (cui l’expesit4 equivale) non infertur da una di esse: ciò è precisato nel testo. Ma forse non è da escludere che l’autore intenda di più: si ricordi che si ha conseguentia formalis secondo Strode quando il conseguens è «de intellectu antecedentis » (cfr. Moony, Truth and Consequence..., cit., p. 71). 145 Op. cit., f. 24va: «Solebant tamen antiqui dicere quod univetsalis exponitur per sua singularia, quod tamen non dico servando quid nominis de li ‘exponi’ »; ma cfr. ivi, f. 21ra: «Mobiliter supponit cum ratione illius sufficienter contingit propositionem in qua ponitur concludi ex una copulativa facta ex omnibus suppositis vel, nt verius dicatur, ex omnibus]  [ ‘omnis homo currit’ sic exponitur: homo currit et nihil est homo quin ipsum, vel quod non, curtat, ergo etc. »!4; l’expositio non può essere data neanche mediante induzione: « iste homo currit et iste homo currit et iste homo curtit » all’infinito, «ergo omnis homo currit »; ma sappiamo che la proposizione universale può essere probata mediante inductio !. Tralasciamo per il momento il riferimento alla dottrina delle causae veritatis che verrà chiarito più avanti.Wyclif affronta la trattazione dei termini exponibiles, precisando che la proposizione esponibile è equivalente ad una congiunzione di proposizioni !9. Nella Logica, egli tratta delle proposizioni exclusiva !9, excep- tiva, universale affermativa‘, delle proposizioni includenti uno dei termini differt, aliud, non idem'®, incipit o desinit'*. Nella Logice continuacio, l'esame della expositio emerge a vario titolo nei tre trattati di cui essa si compone. Nel primo trattato si discute della universale affermativa ‘5. eius singularibus, et etiam cum constantia debita eorum suppositorum con- tingit omnes singulares et illarum quamlibet ex tali propositione concludere, et primus modus dicitur probatio vel inductio, ut iste: ‘homo currit et iste et sic de singulis et isti sunt omnes homines, ergo omnis homo currit [...] » (testo già cit. nel cap. IV, $ 5), e f. 22ra: « Probatur etiam quod illa ‘omnis homo currit’ non formaliter inducitur ex omnibus suis singularibus sine tali medio [...] » (il medium, o constantia, è la proposizione «isti sunt omnes homines »). 146 Ivi, f. 24va. 147 Cfr. cap. IV, n. 194. 14 Cfr. $ 8. 149 Cfr. Tractatus de logica] ; va notato che Wyclif conserva, a differenza di Strode, la probatio per singulares. Essa può essere provata nei quattro modi già esaminati (4 priori, a posteriori, ex opposito, expositorie). Per quanto riguarda l’expo- sitio della universale, l’autore precisa: « pro regula est tenendum quod quelibet universalis affirmativa exponenda debet exponi per suam subalternam, et universalem negativam convenientem in subiecto, sed de contradictorio predicato » !8: cioè di « omnis homo est animal » le exporentes sono « homo est animal » (subal- terna) e « nullus homo est quin sit animal » (universale negativa). Avverte però l’autore che l’expositio vatia a seconda del quantifi- catore, del soggetto (che può essere un solo termine o più ter- mini), del verbo (di tempo presente, o passato, o futuro, oppure ampliativo), del predicato (che può contenere, ad esempio, un relativo implicativo, come nella proposizione « omnis pater generat individuum de sua substancia cui est similis in specie. Anche per la universale negativa Wyclif pone la quadruplice probatio !8, ma, di esse, la « probatio ex equo » non è data per mezzo di exponentes, bensì « per suam simpliciter conversam vel quomodo- libet aliter equipollens » !. In modo analogo, la probatio della particolare affermativa è data in quattro modi !9, Nel secondo trattato Wyclif affronta « ex professo » il tema dell’expositio, che infatti resta qui caratterizzante, nel senso che vengono talora accantonati, o meglio presupposti, gli altri modi di probatio. L’autore tratta, nell’ordine, dell’expositio delle proposi- [Quadrupliciter ergo contingit exposicionem huiusmodi variari; vel racione signi, vel racione subiecti compositi vel simplicis, vel racione verbi, vel racione predicati »; in part. racione verbi (con la ripresa dell’ampliatio), pp. 94-97; racione predicati, p. 98. 158 Ivi, pp. 100-106. 159 Ivi, p. 105; ma vedi p. 106: «Exponentes autem talium universalium non inveni, quamvis cum diligencia sum scrutatus ». 160 Ivi, pp. 107-115 (ex equo, cioè « ex sua simpliciter conversa », p. 115). Terminologia logica della tarda scolastica 431 zioni con i termini differt, aliud (e aliter, sic) !%; o exclusivae !® e exceptivae 8, con i termini incipit e desinit'#*, o con le espres- sioni per se — per accidens!©, con infinitum e inmediate'%; delle proposizioni includenti aggettivi di grado comparativo !” o con termini de plurali (tali sono, ad esempio, « quattuor sunt duo et duo »; « duo homines sunt homo ») !9. Nel terzo trattato, egli discute delle reduplicative ! ancora sulle comparative !”°. Di tutti questi casi egli fornisce un’analisi ampia e dettagliata, con esempi (sophismata) dai quali si traggono conclusiones che riecheggiano (specie a proposito de incipit et desinit, de maximo et minimo ecc.) le discussioni di filosofia della natura correnti a Oxford. Non riteniamo di doverci soffermare su questi temi. Segnaliamo soltanto che, in fondo, Wyclif nella Logice continuacio torna sui principi enunciati nella Logica svolgendo la trattazione con più ampio respiro. In Italia, Pietro di Mantova fa un discorso del tutto analogo a quel che abbiamo visto fare dagli altri maestri, per quanto attiene alla expositio delle proposizioni universali, exclusivae, exceptivae, reduplicativae, o contenenti i termini infinitus, totus, aeternaliter, ab aeterno, semper, differt, aliud, non idem, o com- parativi e superlativi, o immediate !". Anche per Pietro l’expositio 9 e ritorna [Tractatus de logica,  (« de maximo et minimo »). 171 Cfr. Codices Vaticani latini. Codd. 2118-2193, rec. A. Maier, Romae 1961, pp. 31-33 (l’ordine dei trattati, come s’è detto, è diverso nelle edizioni 432 Alfonso Maierù è operata per mezzo di una congiunzione di proposizioni e per essa valgono le regole della copulativa !?, L’expositio è dottrina fondamentale nelle opere di Paolo Ve- neto, ed egli ne tratta a più riprese: nel quarto trattato della Logica parva!®, nella prima parte della Logica magna, e sia nel primo trattato, dove si discute dei termini esponibili, resolubili e officiabili *, sia nei trattati dal quarto al diciottesimo sche trattano delle dictiones che richiedono l’expositio '%, ma anche nel trattato diciannovesimo, dove si parla della expositio dei termini modali in forma avverbiale !%, sui quali torneremo; infine, in più luoghi della Quadratura!”. Le regole che presiedono alla expositio sono così sintetizzate da Paolo: [1] Ab omnibus exponentibus simul sumptis ad suum expositum est bona consequentia, et e converso. [...]. [2] Ab omni exponibili ad quamlibet suarum exponentium est bona consequentia, sed non e e nei manoscritti); v. n. 331 per incipit e desinit. 1?2 Logica, cit., f. [22rb]: «Et valet consequentia ab ista exposita ad istam copulativam et ad quamlibet eius partem principalem, et e converso ab ista copulativa ad illam expositam et non a qualibet parte istius copu- lativae et principali ad istam expositam valet consequentia »; f. [28vb]: « Oppositum tamen arguitur quod ab exclusiva ad suas exponentes est bonum argumentum [...] » ecc. 173 Nell’ordine, viene qui discussa l’expositio dell’universale affermativa (non della negativa, che è probata dupliciter, « aut per sua singularia aut per suum contradictorium »), dei comparativi (positivo « comparabiliter sumptus », cioè in comparazione di eguaglianza, comparativo [es. fortior] e superlativo), differt, aliud e non idem, le exclusivae, exceptivae, reduplica- tivae, immediate, incipit et desinit, totus, semper, ab aeterno, infinitum. 174 Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb. 115 Si tratta, nell'ordine, di exclusivae, exceptivae, reduplicativae e sicut, comparativo e superlativo, de maximo et minimo, totus, semper et aeter- num, infinitum, immediate; v. n. 337 per incipit et desinit. 176 Ivi, I, 19, f. 7ira-vb, ma anche nel trattato quarto della Logica parva, cit. 177 Soprattutto nella prima parte, ma anche nelle altre. Terminologia logica della tarda scolastica 433 converso nisi gratia materiae Ex cuiuslibet exponentis contra- dictorio sequitur contradictorium expositi, sed non e converso Paolo da Pergola affronta gli stessi temi trattati da Paolo Veneto e perciò non ci dilungheremo oltre. Per concludere, notiamo che l’expositio non è un’operazione logica che riconduca i termini mediati a quelli immediati. Ad essa è più appropriata la descrizione fornita da Occam, e già ricordata, secondo la quale i termini connotativi devono essere ricondotti a quelli assoluti: ma quest’ultimi sono appunto termini mediati. Nella expositio, inoltre una delle exponentes è negativa: ciò per- ché i termini exporibiles sono caratterizzanti e quindi, in certo senso, limitanti la proposizione: petciò essi hanno un certo im- porto negativo, che va esplicitato. 5. La « resolutio» L’operazione logica che realizza pienamente l’esigenza di ricon- durre i termini mediati a quelli immediati è detta resolutio. Essa, infatti, meglio d’ogni altra si riallaccia alla dottrina aristotelica già ricordata, per la quale la proposizione mediata ha il suo prin- cipio di dimostrazione in quella immediata, e in particolare in quella prima e più nota a noi secondo il senso !°. Ma i termini che designano questa operazione, cioè resolutio e resolvere, non hanno avuto un’accezione tecnica per molti secoli. Impiegati per designare la risoluzione della proposizione o del sillogismo nei loro termini, come si è visto !, nel secolo XII essi vengono usati in concorrenza con expositio, exponete. Lusi si È 178 Logica parva, cit., III. 179 Logica] già accennato, avviene nei Tractatus Anagnini!®, nei quali, c'è peraltro da aggiungere, si parla di resolutio con una frequenza che non abbiamo riscontrato per expositio. Nel terzo trattato, a pro- posito della dictio ‘qui’, considerando che, quando essa è pre- sente, la proposizione è apparentemente categorica (dal momento che equivale a più categoriche avendo in sé ‘implicita’ un’altra proposizione), l'anonimo autore parla di resolutio della prima « in copulativas »; nello stesso contesto, parla di una « resolutio in adiectivis » diversa da quella che ha luogo « in substantivis », cioè della resolutio che una proposizione includente un relativo ha quando contiene un aggettivo o un sostantivo come predicato, e della possibilità che questa resoluzio sia impedita !*. Nel trattato 182 Cfr. n. 74. 183 Tractatus Agnagnini, Iudicium predictarum impli- citarum potest haberi ex resolutione ipsarum in copulativas. Debet autem talis fieri resolutio ut loco relativi ponatur antecedens et loco antecedentis ponatur relativum pronomen cum coniunctione. Unde istas concedimus: ‘aliquis bomo qui desiit esse, non est’, quia copulativa vera est: ‘aliguis homo desiit esse et ipse non est®. Hanc autem iudicamus incongruam: ‘gli- quis homo qui non est, desiit esse’; ponit enim aliquem hominem non esse, quod falsum est. Secundum predictum iudicium omnes iste videntur incon- grue: ‘Socrates erit album quod est nigrum’; ‘Socrates erit senex qui est puer. Omnes istas dicuntur esse nugatorias et ita resolvuntur: ‘Socrates erit album quod est nigrum’: idest album est nigrum et Socrates erit illud. — Predictam resolutionem implicitarum non recepimus et dicimus aliter faciendam resolutionem in adiectivis, aliter in substantivis. Et predictas ita resolvimus: ‘Socrates erit album quod est nigrum’ idest quod est vel erit album est nigrum et Socrates erit illud; similiter ‘Socrates erit senex qui est puer® idest qui est vel erit senex, est puer et Socrates erit illud. — Verumtamen dicimus quod hee voces que sola significatione sunt adiectiva, possunt resolvi sicuti pure substantiva et secundum hoc ista erit incongrua: ‘Socrates erit senex qui est puer. — Quandoque inpeditur resolutio pre- dictarum implicitarum in copulativas vel propter signum universale vel propter defectum recti vel propter aliquid aliud. Propter signum univer- sale, ut cum dicitur. ‘omnis homo qui currit, movetur® vel ‘omnis homo currit qui movetur; hec non potest resolvi; nam si diceremus: ‘omnis Terminologia logica della tarda scolastica 435 quinto, resolvere occorre a proposito della presenza in una propo- sizione di un termine infinito (ad es. zon albus)!*, o di solus!9, per indicare l’esplicitazione di quel che in tali casi la proposizione implica. Anche nel secolo XIII il valore di resolvere resta generico, e può essere equivalente di exporere !. Ma è nel secolo XIV che il significato di questo termine viene restringendosi e specializzan- dosi. Per la verità, ciò non è riscontrabile né in Occam o Burleigh, né in Buridano, Alberto di Sassonia e Marsilio, ma solo nei testi degli autori inglesi fioriti intorno alla metà del secolo, e in quelli degli italiani. Billingham, nello Speculuzz, scrive: Terminus resolubilis est quilibet terminus communis, sicut nomen vel participium, qui habet aliquem terminum inferiorem se secundum homo currit et ipse movetur®, esset non latina, quia ad dictionem confuse positam non potest fieri relatio per relativum postpositum in alia c(1)ausula. Similiter: ‘exaudio precem que fit ab illo’, ista non potest resolvi, quia non dicimus: ‘prex fit ab illo et ego exaudio eam? ». 184 Ivi, p. 313: « Sciendum etiam est de nominibus infinitis [...]. Ut cum dicitur: ‘Socrates fuit non-albus’, non est sic resolvendum ‘Socrates fuit non-albus’ idest: Socrates fuit et non fuit albus, sed sic resolvendum est: Socrates fuit aliguando et tunc non fuit albus ». 185 Ivi, p. 319: «Nos autem dicimus quod talis locutio potest esse congrua et vera, etiam dictione transsumptive posita, quia non sic resol- vimus ‘solum flumen currit idest: non alia res currit, sed ‘solum flumen currit, idest non alia res fluit. — Dubitatur de hac dictione ‘solus’, quam exclusionem habeat quando adiungitur nomini proprio pertinenti ad non existentia cum verbo pertinenti ad existentia et ad non existentia. Quidam eas non recipiunt, immo dicunt eas positas propter resolutionem, ut ‘solus Cesar non est’, idest Cesar non est et non aliud non est ». 18 GueLIELMo DI SHyreswoon, Syncategoremata, cit., p. 65: «Quod patet si comparetur affirmativa conclusionis ad affirmativam praemissae et negativa ad negativam, cum tam praemissa quam conclusio resolvitur in affirmativam et negativam ». 436 Alfonso Maierù praedicationem; et tunc resolvitur quando capitur inferius eo in eius probatione, et componitur quando capitur superius eo !87, Un termine si dice resolubile, secondo Billingham, quando nella probatio si fa ricorso ai suoi inferiora; ciò non è vero solo dei nomi e dei participi, ma anche dei verbi (« Consimiliter fit reso- lutio verborum ad substantiva, ut: ‘homo currit, ergo homo est currens’, et e contra compositio ») !8*. Tale probatio per inferiora è la resolutio, propriamente parlando; il ricorso ai termini supe- riores è detto compositio !9. Per quanto riguarda la resolutio, il discorso si sposta di con- seguenza sul rapporto tra i termini inferiori e superiori, spesso affrontato nei trattati de consequentiis. Billingham ne tiene conto e riprende le seguenti regole: 1) « ab inferiori ad suum superius sine aliqua dictione habente vim negationis valet consequentia »; ad esempio è valida la conseguenza « homo cuttit, ergo animal currit ». Ma l’inferenza vale talora anche « cum dictione habente vim negationis » quali sono i termini esponibili, il « non » e i ter- mini privativi e infiniti; così è valida l’inferenza: « tantum homo currit, ergo tantum animal cutrit »; 2) « Ab inferiori ad suum su- perius cum constantia subiecti et cum dictione habente vim nega- tionis post superius et inferius tenent consequentia »; 3) « Ex prima regula sequitur alia, quod negato superiori negatur inferius, quia sequitur: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo homo currit’, quia ex opposito consequentis sequitur oppositum antecedentis. Nam sequitur: ‘non homo cutrit et hoc est homo, ergo hoc non currit’ » 19, Secondo Billingham, la prima regola regge il sillogismo expo- [Speculum..., cit., pp. 340-341; ma cfr. pp. 367-368, e passim, dove resolvere e resolutio hanno valore generico. 188 Ivi, p. 342. 189 Cfr. n. 45, e capp. VII, nn. 36 e 37. 190 Speculum..., cit., pp. 341-344. Terminologia logica della tarda scolastica 437 sitorius affermativo; la seconda, il sillogismo expositorius nega- tivo: entrambi questi sillogismi sono alla base, secondo il maestro oxoniense, di ogni disputa, anzi della possibilità stessa della dimo- strazione, giacché essi sono fundamentum di ogni altro sillo- gismo !9. Il richiamo all’espressione « syllogismus expositorius » merita qualche cenno che ne chiarisca il significato. Essa è già in uso nel secolo XIII!?. Nel secolo XII, invece, l’Ars Meliduna ha l’espressione « sillogismus expositionis »: richiamandosi all’auto- rità di Aristotele, il testo afferma: «Per sillogismum exposi- tionis fatetur Aristotiles probari posse sillogismos tertie figure, ubi duo dicuntur de tertio » e aggiunge: «Et dicitur  me- rito talis sillogismus expositionis, quia quodammodo exponitur medium per suum inferius ». Ma dagli esempi addotti si può rica- vare che non si tratta del nostro sillogismo ‘*. Più probabile che 191 Ivi, pp. 341-342: «Super quam regulam fundatur syllogismus expo- sitorius in tertia figura [...] et iste syllogismus est fundamentum omnium syllogismorum affirmativorum. Super quem syllogismum fun- dantur alii syllogismi negativi, quo syllogismo expositorio affirmativo vel negativo negato, non erit ulterius disputatio, nec potest arguens aliquid pro bare nec improbare aliquid esse; quod si arguat per syllogismum in modo regulato et negatur illud, et tunc statim veniet ad syllogismum expositorium ». 192 Cfr. ad es., M. Fernanpez Garcia, Lexicon scholasticum philoso- pbico-theologicum, Ad Claras Aquas 1910 (basato sulle opere di Duns Scoto), pp. 667a-668a, dove esso è definito come quel sillogismo che ha per medium un terminus discretus; cfr. anche rs. Duns Scoto, In librum primum priorum Analyt. Arist. quaestiones, cit., q. XI, ff. 289b-290b. 193 Ars Meliduna, cit., pp. 381-382; infatti il testo, tra i due passi, con- tiene quanto segue: «Exempli gratia: ‘omne animal est res, omne animal est substantia, ergo quedam substantia est res’. Quod conclusio vera sit potest ostendi ostenso utramque extremitatum de hoc inferiori medii Socrate probari per tertium modum prime, hoc modo: ‘omne animal est res, Socrates est animal, ergo Socrates est res’; similiter ‘omne animal est substantia, Socrates est animal, ergo Socrates est substantia’ ». Basti esami- nare questi esempi alla luce di quanto detto e di quanto diremo appresso. 438 Alfonso Maierù si avvicini al sillogismo expositorius quello che l’Ars Meliduna chiama inmiediatus, « cuius maior propositio est inmediata », con preciso riferimento al rapporto inferius-superius'*. Guglielmo d’Occam nella Suzzzza logicae scrive: [...] syllogismus expositorius est qui est ex duabus praemissis singu- laribus dispositis in tertia figura, quae tamen possunt inferre conclu- sionem tam singularem quam particularem seu indefinitam, sed non universalem, sicut nec duae universales in tertia figura possunt inferre universalem 195, A chiarimento di questa definizione Occam precisa che le due premesse singolari non richiedono soltanto che il soggetto sia un termine singolare, ma che la realtà designata da esso non sia di fatto più cose distinte '%, Per Occam il sillogismo espositorio è di per sé evidente, per cui, se un argomento può essere ricondotto ad esso, questo argomento è corretto !”. Un'ultima osservazione Nel testo aristotelico richiamato (Anal. pr. I 6, 28a 23 sg.) a expositio corrisponde Exeo oppure txtiderdar. 1% Ivi, p. 383: « Alius mediatus, alius inmediatus. Inmediatus dicitur cuius maior propositio est inmediata, idest terminos habens inmediatos, scilicet tales quorum alter non potest de altero probari per medium demonstrativum, idest per tale medium quod sit causa inferioris et inferius superioris ». 15 Summa logicae, cit, p. 367. 16 Ivi, p. 368: «Est igitur dicendum quod syllogismus expositorius est, quando arguitur ex duabus singularibus in tertia figura, quarum singu- larium subiectum supponit pro aliquo uno numero quod non est plures res nec est idem realiter cum aliquo quod est plures res », e p. 306: « Est tamen advertendum, quod ad syllogismum expositorium non sufficit arguere ponendo pro medio pronomen demonstrativum vel nomen proprium ali- cuius rei singularis. Sed cum hoc oportet, quod illa res demonstrata vel importata per tale nomen proprium non sit realiter plutes res distinctae. Est autem probatio sufficiens, quia syllogismus expo- sitorius est ex se evidens nec indiget ulteriori probatione. Et ideo multum errant, qui negant talem syllogismum in quacumque materia [...] », e p. 306: « Eodem modo, quando aliquis discursus potest reduci ad talem syllogismum va fatta in merito alla definizione di Occam: egli afferma che il sillogismo espositorio ha luogo nella terza figura (il termine medio, in tal caso, è soggetto in entrambe le premesse), nella quale i sillo- gismi non hanno mai una conclusione universale (neppure quando hanno due premesse universali), ma possono avere solo una con- clusione singolare, particolare o indefinita. Billingham recepisce questa dottrina, come si può rilevare con- frontando quanto abbiamo riferito sopra con quanto è detto da Occam: per lui, infatti, il sillogismo espositorio è fundamentum di tutta l’argomentazione (e ciò perché, come afferma Occam, esso è « per se evidens»); le premesse sono costituite di termini inferiori ai termini comuni e perciò non possono essere che sin- golari. Billingham però si discosta da Occam perché estende a tutte le figure il sillogismo espositorio '*, ma, ancora come Occam, proibisce ch’esso possa concludere con una proposizione universale (e non potrebbe essere diversamente: la conclusione non può mai essere più ampia delle premesse, secondo il noto adagio scolastico « amplius quam praemissae conclusio non vule »); infatti egli fa ricorso alla resolutio solo per la probatio della inde- finita affirmativa (e della particularis affirmativa, « quae semper convertitur cum indefinita affirmativa ») !?: essa deve essere pro- vata « per duo demonstrativa », giacché « non est indefinita quin habet vel habere potest demonstrativum sibi correspondens, nec e contra » 2°, Le due derzonstrativae fungono da premesse del sillogismo, la indefinita (o particularis) da conclusione. E va rile- expositorium vel per conversionem vel per impossibile vel per propositiones acquivalentes assumptas, non est fallacia accidentis ». ù 1 198 Speculum..., cit., p. 342: « Potest tamen syllogismus sr esse in qualibet figura: item in prima figura: ‘hoc currit et homo est ! si] ergo homo cutrit’; exemplum secundae figurae: ‘homo est hoc et anim: est hoc, ergo animal est homo? ». 19 Ivi, p. 351. 200 Ivi, p. 350. 440 Alfonso Maierù vato che questo distingue l’expositio e la resolutio: la « propo- sitio exponibilis » è convertibile con le sue exporentes in con- giunzione, mentre le proposizioni immediate non sono convertibili con la « propositio resolubilis ». Questa è dottrina comune a tutti i logici in questo periodo 2, Quanto alla indefinita negativa, essa può essere probata o mediante il sillogismo espositorio negativo, o mediante una con- 201 BrLLincHaM, Speculum, cit., p. 344: «Terminus exponibilis est qui habet duas exponentes vel plures cum quibus convertitur, Et in hoc differt a resolubili, quia licet sequitur formaliter [...], non sequitur e contra; sed in exponibilibus bene sequitur sic et e contra»; STRODE, Logica, cit., £.18vb: «Regula tamen est quod a resolventibus ad resolutum est bona consequentia; sed non oportet quod valeat e contra; si (!) pro omnibus expo- mentibus ad earum expositam consequentia tenet generaliter et e con- tra [...]» (cfr. anche f. 24va); WwcLte, Tractatus de logica, I, cit., p. 83: «Ex istis elicitur talis regula, quod universalis proposicio exposita convet- titur cum suo antecedente debite exponente, licet non universaliter. Sed quandoque proposicio resolutorie vel officialiter proposita, cum suo ante- cedente, gracia materie, convertitur [...] »; PreTRo DI MANTOVA, Logica, cit, f. [76vb]: «[...] semper a resolventibus ad resolutam arguitur componendo et valet consequentia et non e contra de forma »; PAoLo VENETO, Logica parva, cit., III: a quanto riferito sopra (v. n. 178), va aggiunto: «[4] A resolventibus ad resolutum est consequentia bona, sed non e converso [....]. [5] Ab officiantibus ad officiatum est consequentia bona, sed non e con- verso [...]. [6] A descriptione ad descriptum est bona consequentia, et e converso [...] », e ancora, ., Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb: « Ex istis elicitur talis regula, quod universalis propositio exposita convertitur cum suis exponentibus sumptis simul, sed propositio resolutorie vel officiabiliter probata cum suo antecedente resolutorie vel officiabiliter ipsum inferente non convertitur nisi gratia terminorum [...] », e I, 20, f. 73vb: « Et in hoc est differentia inter propositionem exponibilem, descriptibilem, resolubilem et officiabilem: quia propositio exponibilis cum suis exponentibus convertitur, propositio descriptibilis cum suis descriptionibus convertitur, sed propo- sitio resolubilis non convertitur cum suis resolventibus: Ita similiter propositio officiabilis non convettitur cum suis officiantibus; propterea, si ab officiantibus ad officiatam est bona consequentia, non oportet quod e contra sit bonum argumentum.] sequentia, il cui antecedens sia la corrispondente proposizione uni- versale negativa 2°, Strode ha una dottrina del tutto analoga a quella di Billin- gham: la resolutio o resolutio per duo demonstrativa non è altro che il « syllogismus expositorius », che è in funzione del termine comune °*; la resolutio è la probatio della proposizione indefi- nita o particolare, anche se nella proposizione sono presenti altri termini che richiederebbero un altro genere di probatio (tali sono verbi ampliativi o di tempo passato e futuro, incipit, intelligitur, e i termini privativi ?*). I fondamenti del sillogismo espositorio sono quelli posti da Billingham; ma, oltre alle regole di infe- renza che definiscono i rapporti tra termini inferiores e superiores, Strode richiama altre regole, fondate sull’autorità di Aristotele: una afferma che quando un termine è predicato di un soggetto che sia suo inferior, tutto ciò che si dice del predicato si dice del soggetto; l’altra afferma che, se in un sillogismo il medio è un pronome dimostrativo, gli altri due termini debbono costituire soggetto e predicato nella conclusione; c'è da aggiungere che Strode chiama anche ‘resolutorius il sillogismo espositorio nega- 22 Cfr. Speculum.  Logica, cit., f. 18vb: « Similiter tenet iste modus arguendi, ut: ‘iste Socrates hoc non est, et iste Socrates est homo, igitur homo hoc non est’; ‘haec non est vera et haec est aliqua propositio, igitut aliqua propositio non est vera’. Et iste modus arguendi vocatur syllogismus expositorius vel resolutio propositionis ratione termini sui communis; omnis nam terminus communis non impeditus est sic resolubilis per duo pronomina », e f. 21rb: «Et con- similiter respectu cuiuscumque casus scripti; nam cum talis terminus ‘omnis’ praecedit, ad resolvendum propositionem in qua ponitur ille, deleatur ille, et loco illius ponatur pronomen demonstrativum sui suppositi cum affirmatione eiusdem in recto de illo pronomine et erit syllogismus expo- sitorius ». Resolvere è usato anche per indicare la prova dell’officiabile; perciò l’aggiunta per duo demanstrativa per la resolutio (cfr. ivi, f. 18vb). 20 Ivi, f. 19ra: «Debet .amen ad concludendum particularem vel indefinitam de verbo ampliativo quandoque aliter capi constantia quam in illis mere de praesenti, ut ista: ‘homo cu*rebat’, sic resolvitur: ‘hoc cur- 442 Alfonso Maierù tivo 2°; resolutorius ed expositorius sono quindi sinonimi, come confermano i Dubia di Paolo da Pergola 2%. rebat et hoc est vel fuit homo, ergo homo currebat’. Similiter ‘puer fuit senex’, sic resolvitur: ‘hoc fuit senex et hoc est vel fuit puer, ergo puer fuit senex”. Et consimiliter sic dicitur de futuro, ut ‘senex erit puet’, sic resolvitur: ‘hoc erit puer et hoc est vel erit senex, ergo senex erit puer?. Similiter ‘coecus potest videre’, sic resolvitur: ‘hoc potest videre de- monstrando aliquem hominem, et hoc est vel potest esse coecus, etgo coecus potest videre’. ‘Socrates incipit currere’ sic resolvitur: ‘hoc incipit currere, et hoc est vel incipit esse Socrates, ergo etc... ‘Album desinit sedere’ sic resolvitur: ‘hoc desinit sedere, et hoc est vel desinit esse album, ergo etc.’. ‘Chimaera intelligitur: hoc intelligitur, et hoc est vel intelligitur esse chimaera, ergo etc.’ ». 205 Consequentiae, cit., f. 26va-b: « Si tamen ex uno termino formaliter infertur alter, et non e converso, respectu cuiuscumque verbi tam a parte subiecti quam a parte praedicati in recto, terminus inferens dicitur inferior et illativus dicitur superior, de quibus datur ista regula: ab inferiori ad suum superius sine aliqua dictione habente vim negationis nec confundendi praeposita est bona consequentia, quae fundatur super multa dicta Porphytii et Aristotelis, scilicet de quocumque dicitur inferius, ut species, de eodem dicitur superius, ut genus. Item Philosophus in Praedicamentis dicit: quando alterum de altero praedicatur ut de subiecto, id est de inferiori, quicquid dicitur de illo quod praedicatur dicitur de isto quod subicitur, quod intelli- gitur de directa praedicatione. Item confirmatur regula per rationem [...]. Et super hac regula fundatur syllogismus qui vocatur expositorius, cuius praemissae sunt mere singulares, cum quibus habet omnis indefinita vel particularis resolvi, ut: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo homo currit’, et sicut in tertia ita et in prima figura, ut ‘hoc est currens et homo est hoc, ergo homo est currens’, et sicut in prima etiam in secunda. Et hoc est quod dicit Philosophus secundo Priorum quod medio existente hoc aliquid, id est, pronomine demonstrativo, necesse est extrema coniungi, id est consti- tuere conclusionem. Et nota quod similiter est syllogismus resolutorius negativus, ut ‘hoc non currit, et hoc est homo, ergo homo non currit?. — Et notandum quod in omni tali syllogismo oportet quod solummodo illud quod demonstratur in maiori demonstretur in minori, et sic iste modus syllogizandi tenet ab inferiori ad suum superius sine negatione er sine termino confundente. Sed iste modus negativus tenet per istam regulam: ab inferiori ad suum supetius cum negatione postposita inferiori et superiori Terminologia logica della tarda scolastica 443 Wyclif, sia nella Logica?” che nella Logice continuacio ”*, tratta dei termini resolubiles, o comuni e mediati, che vanno probati per mezzo dei termini immediati ?”. La resolutio è ricon- ducibile al sillogismo expositorius, e Wyclif nota che, sebbene esso sia più comune nella terza figura, si può avere in tutte le figure purché la cosa denotata dal pronome hoc sia, diciamo con espressione occamistica, una numero ”°, La resolutio è « probatio cum debita constantia superioris de inferiori. Similiter tenet cum quacumque dictione habente vim confundendi postposita » (cors. mio). 206 PaoLo pa PercoLA, Dubia, cit., f. 66va: «In hac secunda parte principali huius tractatus tria [...] agere propono [...]. Secundo, syllogismum resolutorium suis conditionibus limitabo. Tractatus de logica, cit., I, p. 4, e ancora p. 6: « Termini resolubiles sunt termini communes qui possunt resolvi usque ad terminos singulares; ut isti termini, anizzal, homo, etc. ». 208 Ivi, p. 82: «Sunt enim, quantum ad propositum pertinet, aliqui ter- mini resolubiles: ut termini communes, puta nomina, verba, adverbia, et par- ticipia habencia signa ipsius inferiora [...] ». 209 Ivi, p. 68: «Et semper terminus mediatus, si sit resolubilis, debet probari per terminum immediatum, ut iste: homo currit, sic resolvitur: Hoc currit: et hoc est homo, igitur homo currit. Alia proposicio: Cras ero episcopus, sic resolvitur: tunc ero episcopus: demonstrando crastinam diem per ly “tunc”; et tunc erit cras: igitur, etc. Ista proposicio: alicubi Deus est, sic probatur: ibi Deus est, et “ibi” est alicubi; ergo etc. Et ista pro- posicio: aligualiter ego moveor, sic probatur: Taliter, vel sic, ego moveor; et “taliter” est aliqualiter; ergo, etc. ». 210 Ivi, p. 37: « Et notandum quod in qualibet figura potest fieri syl/o- gismus expositorius. In prima figura sic: boc est homo, et Sor est hoc: ergo, Sor est homo. In secunda figura, sic fiet syllogismus expositorius: virtus est hoc, et bonitas est hoc; ergo, virtus est bonitas. In tercia figura sic fiet syllogismus: boc diligit Deum, et hoc est homo; ergo, homo diligit Deum. Et iste syllogismus expositorius in tercia figura est maxime usitatus. Et sciendum quod oportet bene notare rem pro qua supponit hoc pronomen hoc in syllogismo expositorio; quia si fuerit diversa supposicio in antecedente et consequente, tunc syllogismus non valet: ut hic: hoc est Petrus (demon- strando naturam humanam) et hoc est Paulus (demonstrando eandem na- turam): ergo Petrus est Paulus. Hoc argumentum non valet [...] ». 444 Alfonso Maierù a posteriori » della particolare affermativa: si tratta però di una « probatio a posteriori inferiori », distinta da quella probatio che l’autore chiama « a posteriori totaliter separato » (0 « demonstra- cio 4 signo, vel demonstracio quia »)?!, Anche la particolare negativa ha « probatio a posteriori », ma « inferendo talem parti- cularem negativam ex singulis »; gli esempi addotti tuttavia sono vere e proprie resolutiones??, Nel caso di proposizioni come « chimera non intelligitur a te », Wyclif introduce un altro modo di probatio (si ricordino i modi 4 priori, a posteriori, ex equo e indirecte), che è detta captio ?*; anche questo è un modo di « pro- batio » 4 posteriori 4. 211 Ivi, pp. 107-108: « Secundo modo probatur particularis a posteriori, et hoc dupliciter: vel a posteriori totaliter separato, vel a posteriori infe- riori. Exemplum primi: în corpore quod videtur a me sunt subiective opera ciones vitales; ergo: corpus quod videtur a me est vivum. Et illa probacio est famosa aput philosophos natutales, et vocatur demonstracio 4 signo, vel demonstracio quia. Exemplum secundi est tale: hoc currit, et hoc est homo, ergo homo currit. Et isti modi probandi innituntur sophiste, de quo datur talis regula: Quod ad particularem affirmativam aut sibi equivalentem infe- rendam resolutorie oportet maiorem esse singularem proposicionis inferende et minorem esse singularem de subiecto sinonimo cum priori, et verbo ac predicato proporcionalibus verbo et subiecto proposicionis principaliter inferende. Verbi gracia, inferendo istam, homo currit, sic arguitur: hoc currit, et hoc est homo; ergo, homo currit. Secundus modus probandi est a posteriori, ut inferendo talem particularem negativam ex singulis; de quibus utendum est arte con- simili, sicut dictum est de inductione particularis affirmative. Ut, homo non est papa, quia hoc non est papa, et hoc est homo, igitur etc. Homo non fuit ad bellum troyanum, quia hoc non fuit ad bellum troyanum, et hoc est vel fuit bomo; igitur, etc. ». 213 Ivi, p. 118: «Sed forte contra illud arguitur inducendo quintum modum probandi proposicionem, qui capcio dicitur. Nam tu intelligis istam proposicionem: aliguid quod non intelligitur a te est, cum intelligere potes quod claudit contradiccionem. Intelligis ergo subiectum huius proposicionis, et per consequens eius primarium significatum; et cum solum primarie significat aliguid quod non intelligitur a te, sequitur quod tu intelligis aliquid quod non intelligitur a te. Sic enim probatur quod #4 scis aliguam proposi- Terminologia logica della tarda scolastica 445 Pietro di Mantova discute del sillogismo espositorio, del quale scrive: «in quolibet syllogismo expositorio terminus qui est medius est terminus discretus aut aggregatus ex termino com- muni et discreto » 25, ma non parla di sillogismo risolutorio; nelle edizioni, si può leggere solo il seguente titolo d’una parte: De eodem syllogismo resolutorio, sotto il quale è trattata la dottrina della resolutio. Pietro, a questo proposito, afferma: « quaelibet propositio cuius primus terminus est resolubilis reso- lubiliter tentus non verbalis, probari debet per duo demonstra- tiva » 2!6; cioè all’espressione « terminus discretus aut aggregatus ex termino communi et discreto » del testo precedente, corti- sponde qui l’espressione « duo demonstrativa », e poiché « non quilibet terminus discretus est immediatus, nec quilibet terminus demonstrativus est immediatus » ?”, la probatio della proposi- zione resolubile non può essere opera d’un qualsiasi sillogismo espositorio, ma solo di quello che abbia come premesse propo- sizioni immediate: il sillogismo sarà allora ‘resolutorio’, caso particolare del sillogismo espositorio. Per i sillogismi espositori, si precisa ch’essi possono aver luogo in tutte le figure, e che concludono validamente se affer- tivi, mentre alcune accortezze richiede la conclusione nei sillo- cionem esse veram quam non scis esse veram, capiendo talem proposicionem scitam a te: aligua proposicio est vera quam non scis esse veram. Sed dicitur quod conclusio intenta est impossibilis. Ulterius dicitur quod modus probandi per capcionem est modus probandi a posteriori; nam posterius est me scire illam proposi- cionem: aligua proposicio est vera quam nescio esse veram sic significantem, quam me scire aliquam proposicionem esse veram quam nescio esse veram. Ideo ille modus probandi, sicut quilibet alius significabilis, continetur sub aliquo predictorum ». 25 Logica] gismi negativi, specie se in quarta figura 2!5, Analogamente, il sillo- gismo ‘resolutorio’ concluderà secondo le stesse regole in tutte le figure, dal momento che, ripetiamo, non è altro che il sillo- gismo espositorio applicato alla probatio delle proposizioni resolubili, Il termine resolubile è definito: terminus communis aut discretus non demonstrativus terminus, quo contingit aliquem terminum immediatum notiorem reperire eandem rem significan- tem per quem concludi potest » ?. La proposizione in cui il termine è posto si dice probabilis®!. Pietro precisa anche che nel resolvere le parti del discorso diverse dal verbo, il termine notior è tale a posteriori, mentre nel caso dei verbi il termine è notior a priori, ed è il verbo esse 2. Pietro chiama resolvenda o composita la proposizione mediata, e resolvens la proposizione immediata grazie alla quale si opera la probatio; una volta effettuata la resolutio, la proposizione me- diata è resoluta 3. 218 Ivi, f. [73ra-b]. 219 Ivi, f. [76va], sotto il citato titolo «De eodem syllogismo resolu- torio »: «Ostendemus nunc quas propositiones etiam concludere possint expositorii syllogismi, et praemittamus quod terminorum secundum quos et per quos probari possunt propositiones [....] ». 20 Ivi, f. [76va-b]. 21 Cfr. n. 30, [4]. 22 Op. cit., f. [76vb]: « Refert tamen in resolvendo et alias partes ora tionis, quia in resolvendo alias partes orationis a verbo, capitur terminus qui est notior a posteriori; in resolvendo vero verba capitur terminus qui est notior a priori, scilicet verbum substantivum »; per i termini e le propo sizioni immediati a priori o a posteriori, cfr. il testo di f. [76va], in n. 39; per quanto riguarda il resolvere verbum, esso è definito (f. [77vb]): «est notius verbum exprimere, scilicet substantivum et eius correspondens parti- cipium »; ci si chiede anche (f. [77rb-vb]): «utrum quodlibet verbum adiectivum sit resolubile in verbum substantivam et suum participium ». 23 Ivi, f. [76vb] (continuaz. del passo della n. preced.): « Huius enim resolvendae ‘hoc currit’ resolvens est haec: ‘hoc est currens’. Ideo bene Terminologia logica della tarda scolastica 447 La resolutio vale come probatio delle proposizioni affermative indefinita, particolare e singolare, purché il primo termine sia reso- lubile 24; nelle corrispondenti negative vere la resolutio è lecita solo quando il termine, in virtù del quale è operata la resolutio, ha supposita, altrimenti bisogna assegnare, come medium di prova, le contraddittorie di esse 5. Paolo Veneto conserva ancora un valore piuttosto generico dei termini resolvere, resolutio, con riferimento al relativo impli- cativo qui, che equivale a et (0 vel) e ille”, e alla resolutio di sequitur tamquam a priori: ‘hoc est cutrens, igitur hoc currit’, et ideo a resolvente ad resolvendam vel compositam in verbis valet argumentum de forma et non e contra. In aliis autem partibus orationis non valet de forma a resolvenda vel composita ad resolventem nec e contra, sed de forma bene valet a resolventibus ad resolvendam. Convenit autem inter verba resol- venda et alias pattes orationis, quia semper a resolventibus ad resolutam arguitur componendo, et valet consequens, et non e contra de forma»; cfr. anche f. [78rb]: « non valet argumentum de forma a composita ad resoì- ventem, sed bene e contra a resolventibus ad compositam tam in verbis quam in aliis ». 24 Ivi, f. [80ra]: « De indefinita autem sive particulari et singulari te- neatur quod ipsa est probanda a primo termino a quo in ea potest sumi pro- batio. Ex quo sequitur quod est diligenter advertendum quod non quaelibet indefinita sive particularis probari potest per duo demonstrativa, [...] et ideo illa ‘tantum animal est homo’ per duo demonstrativa non habet probati quia sumeretur falsum ». 25 Ivi, ff. [79va-b], e [79vb-80ra]: « Pro omnibus igitur propositionibus negativis veris resolubiliter probandis dicatur quod, si termini ratione quorum probandae sunt supposita habeant, sunt resolubiliter probandae, sed si suppo- sitis carent capiendae sunt contradictoriae concludendo istas esse veras indi- recte eo quod contradictoriae sunt falsae, et ita conceduntut conclusiones ibi illatae secundum istam regulam probandae »; per suppositurm, cfr. cap. IV, nn. 62 e 99. 26 Quadratura, cit., II, 22, f. 34va: « Patet consequentia, quia relativum non confusum est resolubile in pronomen relativum et notam copulationis, aut in pronomen relativum et notam disiunctionis », e f. 34vb: «Nulium relativam nominis confuse limitatum est in pronomen relativum et notam copulationis universalite(r) resolubile », ecc. 448 Alfonso Maierù qualsiasi verbo nel presente del verbo esse 2. Ma, naturalmente, prevale l’uso tecnico dei termini. Scrive nella Logica magna: [...] est sciendum quod omnis terminus communis pro aliquo suppo- sitivus, et omne verbum praeter verbum substantivum praesentis tem- poris et numeri singularis, est resolubilis; omnis enim propositio in qua subicitur huius(modi) terminus habet probari per duo pronomina demonstrativa sibi correspondentia 28, C'è però da notare che, in concorrenza col termine resolubilis, Paolo usa talora resolutorius?. La «probatio resolutorie » è propria, secondo il nostro autore, delle proposizioni indefinita e particolare, e della singolare che non abbia come soggetto un pronome dimostrativo 2°. Le corrispondenti negative possono esse- re provate in tre modi: o resolutorie, o assumendo la contradit- dittoria e dalla falsità di questa ricavando la verità di quella, 21 Ivi, II, 37, f. 40rb: «Omne verbum praeter verbum substantivum praesentis temporis est resolubile in verbum substantivum »; «[...] su- biectum enim huius: ‘omnis homo currit’, supponit pro omni homine qui est solum ratione resolutionis illius verbi ‘cutrit’ in ‘sum, es, est’, sed aeque bene resolvuntur illa verba ‘erit’, ‘fuit’ in ‘sum, es, est’, sicut illud verbum “currit’ », ecc. Ciò in un contesto in cui si discute « de suppositione termi norum respectu verborum praeteriti ac futuri temporis ». 28 Op. cit., I, 1, 4, f. 13rb. 29 Ivi, f. 13va: « Exempla de adverbiis resolutoriis, ut: ‘aliqualiter est” resolvitur isto modo  Logica parva. Qualiter propositiones illative probentur prae- senti doctrina dignoscitur satis plene. Et primo namque a resolutione est inchoandum, qua indefinitae, particulares et singulares de subiecto non prono- mine demonstrativo rationabiliter inferuntur. Quaelibet ergo talis est taliter inferenda, ut pro antecedente sumantur duo demonstrativa, in quorum primo praedicetur praedicatum resolvendae et in secundo subiectum: verbi gratia, ‘homo currit’ sic resolvitur: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo homo currit’ »; la Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb, afferma che tale probatio è propria della indefinita, e non menziona le altre proposizioni. Terminologia logica della tarda scolastica 449 o mediante la universale negativa corrispondente ?!, Il sillogismo che ha come premesse due proposizioni dimostrative è detto expositorius o demonstrativus: può essere affermativo o negativo e ha luogo solo nella terza figura °°. È evidente che il sillogismo demonstrativus è riconducibile alla probatio mediante demonstra- tiva, ma Paolo Veneto non insiste nel collegare le due dottrine né nella Logica parva, né nella Logica magna. Paolo da Pergola, nella Logica, considera « propositio resolu- 21 Ivi, f. 13va, scrive: « Indefinita vel particularis negativa potest tripli- citer probari: uno modo per duo demonstrativa quemadmodum est (haec) indefinita affirmativa ut ‘homo non currit: hoc non currit et hoc est homo, igitur homo non cutrit’. Secundo modo potest probari recurrendo ad eorum contradictoria ipsa probando vel improbando, quo facto statim patebit veritas indefinitae vel particularis negativae. Tertio modo potest probari per univer- salem negativam sibi subalternantem, ut ‘aliquid non currit’ probatur sic: ‘nihil currit, igitur aliquid non currit’ ». 232 Ivi, II, 13, f. 175vb: «Et iuxta tertiam reductionem est notandum quod syllogismus expositorius non potest fieri nisi in tertia figura. Et ratio, quia ad syllogismum expositotium requiritur antecedentia duarum demon- strativarum (ex demonstratarum) inferentium propositionem mediatam; modo hoc non potest fieri in aliis figuris. Si enim dicitur in secunda figura: ‘animal est hoc et homo est hoc, ergo homo est animal’, consequentia bona est et formalis, sed non syllogismus demonstrativus propter causam dictam. Similiter si dicetur: ‘hoc currit et homo est hoc, ergo homo currit’, syllogismus expo- sitorius vocari non debet, sed syllogismus irregularis, optima consequentia formalis existens. Eodem modo est dicendum de negativis .[...]. Numquam tamen est dicendum quod aliquis horum sit syllogismus expositorius vel demonstrativus; ubi autem syllogismus demonstrativus non ita stricte sume- tur, potest sine periculo dici quod in qualibet figura talis reperitut sicut exemplificatum est. Verumtamen est advertendum de pronomine demonstra- tivo ne supponat pro aliquo communi, quia tunc impediret syllogismum demonstrativum, aut quia esset terminus communis, aut quia ratione eiusdem suppositio mutatur, sicut hic: ‘hoc est pater et hoc est filius (demonstrando essentiam communem), igitur filius est pater’ ». Salvo errore, il « syllo- gismus expositorius »» non è menzionato nella Logica parva, né, nelle due opere logiche fondamentali, è messo in relazione alla resolutio.] bilis » sia l’indefinita e la particolare, che la singolare non dimo- strativa 2; le loro corrispondenti negative possono essere provate sia resolutorie, sia « per suum contradictorium » 4, in modo ana- logo a quanto ha affermato Pietto di Mantova. Nei Dubia, invece, Paolo affronta la trattazione del sillogismo ‘resolutorio’, del quale si afferma che è « fundamentum omnium syllogismorum ». Perché si abbia un tale sillogismo sono neces- sarie, tra le altre, le seguenti condizioni: Quod si syllogismus (in rapporto alle quattro proprietà: che risulti di tre termini; « quod semper minor fit in recto »; « quod conclusio sit omnino confor- mis maiori »; « quod sit in figura: nam in omni figura potest fieri syllogismus resolutorius »); Et won in modo (« quia si esset in aliquo 19 modorum non esset syllogismus resolutorius per immediata procedens, sed per mediata »); Et medium sit hoc aliquid et non quale quid (« Id est, sit terminus demonstrativus pro uno solo supponibilis et non pro pluribus [...] »). La reso- lutio deve avvenire «per immediata apud sensum vel intel- lectum » 5, Da questi elementi risulta che il « syllogismus resolutorius » altro non è che il tradizionale « syllogismus expositorius ». Ma risulta anche, dal richiamo a ciò ch’è immediato rispetto al senso o all’intelletto, confermato quanto s'è detto, che cioè esso va ricon- dotto alla dottrina aristotelica dei Secondi analitici. 23 Op. cit., p. 45: «Resolubilis est triplex, scilicet indefinita, patticu- laris, singularis non demonstrativa simpliciter quae probantur sumendo duo pronomina demonstrativa simpliciter, primum conforme subiecto propositionis resolubilis et secundum in recto ut patet in exemplis. Particularis vero indefinita, et singularis negativa possunt probari dupliciter, primo resolutorie et hoc ubi subiectum pro aliquo suppo- nit, ubi vero pro nullo supponit non potest probari resolutorie quia minor est falsa, debet igitur tunc aliter probari scilicet per suum contradicto- rium [...]». 25 Op. cit., ff. 68vb-69ra, Terminologia logica della tarda scolastica 451 6. I termini « officiales » Quanto alla grafia dei termini occorrenti in questo paragrafo, va precisato che la tradizione manoscritta del secolo XIV ha officialis, officialiter e così via, mentre manoscritti e stampe del secolo XV hanno officiabilis** e così via. Noi scriveremo gene- ralmente officialis, e useremo come equivalente italiano ‘offi- ciabile’. Officialis deriva da officium: quest’ultima termine vale sia ‘funzione’, sia ‘compito’ e ‘fine’ ”. Il nostro officiaiis non va confuso con quei termini « officiales » che designano dignità e cariche pubbliche #*, anche se il valore nei due casi è analogo: alcune persone hanno un officiuz: nella società, alcuni termini hanno un officium nella proposizione e nel discorso; si può, anzi, seguire un graduale passaggio dal primo al secondo valore del termine: i maestri hanno un loro officium??, le arti hanno un 236 Ma si vedano i mss.: Vat. lat. 3038, f. 8r: « Et sicut dictum est de prae- dictis officiabilibus vel officialibus [...] » (il testo è quello di BILLINGHAM, Speculum..., cit., p. 367, in apparato alla r. 34), e Cambridge, Corpus Christi College 378, f. 42r (cit. in n. 185 del cap. VII). 237 Cfr. LAauSBERG, op. cit., p. 765. 238 Nei Tractatus Anagnini, cit., p. 274 (cfr. cap. II, n. 56); cfr. anche Occam, Summa logicae, ‘angelus’ est nomen mere absolutum, saltem si non sit nomen officii sed tantum substantiae ». Secondo M.-D. CrÙenu (Tbhéologiens et canonistes, in Études d’histoire du droit cano- nique dediées è Gabriel Le Bras, II, Paris 1965) il termine officium in S. Tommaso deriva da Ismoro, Etyz., cit., VI, xix, 1, per il quale le funzioni dell'anima sono officia che si esercitano nell’unità d’una natura (p. 838): ministerium, in sinonimia, assicura la sacralizzazione dell’officium, sia per i teologici che per i canonisti, in ecclesiologia come in liturgia (ivi). 239 Cfr. di RosceLLINO, la lettera ad Abelardo (in J. ReINERS, Der Nomi nalismus in der Friibscholastik, « Beitrige zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters », VIII, 5, Miinster i. W. 1910, p. 80): « Quia igitur suscepto habitu doctoris officium mendacia docendo usutpasti, utique monachus esse cessasti, quia beatus Hieronymus monachum, monachus ipse, diffiniens: ‘Monachus’ inquit ‘non doctoris sed plangentis habet officium, qui se vel 452 Alfonso Maierù loro officium?, le arti sermocinales studiano gli officia delle vatie dictiones *!, Per le Summe Metenses e per il Tractatus de proprietatibus sermonum, officium è proprietas dictionis o sermonis, mundum lugeat et domini pavidus praestoletur adventum’», e GoFFREDO DI Fontames, Quodl. XII, q. 6, ed. J. Hoffmans, Louvain 1932: « Utrum liceat doctori praecipue theologiae recusare quaestionem sibi positam [...] »; la risposta è che il maestro in teologia è « doctor veritatis habens officium publicum docendi » (pp. 105 e 107); nella disputa scolastica, l’opponens e il respondens hanno « diversa officia » (Tractatus Anagnini, cit., p. 260). 20 Cfr. Cassioporo, Institutiones, cit., II, I, 1, p. 94: «officium eius (sc. grammaticae) est sine vitio dictionem prosalem metricamque compo- nere »; e ms. Oxford, Bodl. Library, Laud. lat. 67, f. 6ra (cit. dal De RiJk, Logica modernorum, II, i, cit., p. 165): « Officium eius (sc. dialetice) est docere, argumenta invenire ad probandam questionem propositam et de eisdem iudicare »; considerare l’officium è un topos delle introduzioni alla dialettica nel sec. XII (DE Rtjk, op. cit., II, i, p. 148); cfr. ms. Vienna, lat. 2486, f. 17r (in De RK, op. cit., II, i, p. 235, sotto Quod officium): « Offi- cium uniuscuiusque artis est quod convenit opifici secundum ipsam artem » e ancora: « huius artis officium est considerare proprietatem litterarum in sil- labis, proprietatem sillabarum in dictionibus, proprietatem dictionum et uniuscuiusque accidentis earum in sintasi »; Summa Sophisticorum elen- corum, cit., p. 267: «Officium eius (sc. opificis agentis ex arte) est sic disputare ut videantur circa propositum ea esse que non sunt ». 21 Cfr. ms. Chartres 209, f. 37rb (in R.W. Hun, op. cit., I, p. 227): del verbo est si dice: « quantum ad officium quod exercet in oratione in ui substantiui consideramus [...] » e « aliud est agere de uocibus per se consi- deratis, aliud de eisdem ad uim et officium quod habent in oratione posite relatis »; Fallacie Parvipontane, cit., p. 569: « Et notandum quoniam nomina supponentia verbum duplex habent officium. Supponit enim quandoque nomen pro aliquo suorum appellatorum, quandoque pro nullo ». ABELARDO (Introductiones dialecticae, cit., pp. 73-74) parla di officium delle voces, ma anche delle litterae; per l’officium del verbo est, si veda, cap. III, n. 26. 22 Cfr. Summe Metenses, cit., p. 474: «Est ergo locus sophisticus in dictione qui provenit ex proprietatibus dictionis. Que sunt significatio, consi- gnificatio, officium, transumptio, constructio, ordinatio, prolatio, terminatio eic.», e Tractatus de proprietatibus sermonum, cit., p. 707: «[...] utile vi- detur instituere tractatum de sermonibus et diversitate proprietatum et Terminologia logica della tarda scolastica 453 mentre le « dictiones officiales » sono quelle « quarum constructio est deservire partibus aliis » %. La caratterizzazione del termine officiabile come quello che ha il compito di ordinare il discorso o determinate un contesto presuppone l’analisi sintattica delle strutture della proposizione. Poiché il compito di ‘costanti’ e ope ratori nella logica medievale è svolto dai sincategoremi ?#, questi saranno i termini officiabili per eccellenza per lungo tempo, dalle Summe Metenses* a Guglielmo di Shyteswood #9 e Ruggero Ba- officiorum que considerantur iuxta sermonem. Que sunt copulatio, appellatio, suppositio, et multa alia de quibus dicemus inferius ». Si noti la differenza tra i due testi: nel primo, officium è elencato tra le proprietates, nel secondo officia è in endiadi con proprietates: ma si può supporre un passaggio dalla posizione del primo testo a quella del secondo. Cfr. anche DE Rijk, Soze Notes on the Mediaeval Tract De insolubilibus..., cit., p. 100 (v. cap. II, n. 91) e p. 112: « Sequitur de secunda specie insolubilium. Que provenit ex officio vocis vel ex his que circumstant vocem. Que sunt tria: significatio, suppo- sitio, appellatio. Unde videndum quod, quando ex aliquo officio quod est in voce vel circumstat vocem, provenit insolubile, id est cassandum, si sit accidentale. Cfr. Summe Metenses: tra queste dictiones sono anno- [verate  pva). exponentium sui oppositi. Nec dicuntur exponentes nisi significantur copulative, nec causae veritatis nisi significantur disiunctive. Secondo Strode, dunque, le causae veritatis sono opposte alle exponentes. Queste operano in congiunzione -- significantur copulative -- , quelle in disgiunzione – disiunctive. Per le causae veritatis valgono quindi le regole della disgiunzione (p > p v q – “She is in the kitchen; therefore, she is in the kitchen or in the bedroom”), mentre per le exporentes valgono le regole della congiunzione (pq 2 p – “She likes peaches and cream; therefore, she likes peaches”). Strode se ne serve per la probatio delle negative dell'esclusiva, eccettiva e reduplicativa, ma anche delle proposizioni in cui compaiono i termini incipit e desinit. Quanto a quest’ultimo caso, va rilevato che Heytesbury aveva assegnato alle proposizioni contenenti incipit o desinit una duplice expositio, tra cui si doveva scegliere di volta in volta quella più conveniente al problema in esame *%; i due modi dell’expositio non costituivano però una disgiunzione di proposizioni in congiunzione. Strode, invece, as- 54 Logica, cit., f. 19rb; cfr. anche f. 24rb: «Et hoc est generaliter (notandum): cum aliqua propositio habet exponentes, eius contradictorium habet causas veritatis ». 35 Ivi, f. 26va: «Ista tamen ‘Socrates non est asinus in quantum est homo? et consimiles debent dici reduplicativae et habent (probari) per causas veritatis oppositas exponentes reduplicativae, sicut convenienter dictum est de exclusivis et exceptivis », ma cfr. f. 24rb, dove si assegnano le causze veritatis anche all’opposta dell’esclusiva negativa. 36 De incipit et desinit, cit., f. 23va: « Incipere dupliciter solet exponi: videlicet per positionem de praesenti et remotionem de praeterito, ut quod in praesenti instanti est et immediate ante instans quod est praesens non fuit; aut per remotionem de praesenti et positionem de futuro, ut quod in praesenti instanti non est, et immediate post instans quod est praesens erit. Desinere etiam dupliciter potest intelligi, scilicet vel per remo- tionem de praesenti et positionem de praeterito, ut quod in praesenti instanti non est, et immediate ante instans quod est praesens fuit; vel per positionem de praesenti et remotionem de futuro, ut quod in praesenti instanti est et immediate post instans quod est praesens non etit ». Cfr. agg analoghe in GueLieLMO DI SHyrEswooD, Syncategoremata, segna piuttosto la disgiunzione di due congiunzioni di proposizioni (pq v rs), e cioè le causae veritatis 7. La stessa cosa fa Marsilio, ma solo limitatamente al caso in cui il verbo incipit « affirmatur de subiecto singulari substantiali » (ad es. di Socrates) Tra i filosofi italiani, Pietro di MANTOVA (si veda) si serve della probazio per causas veritatis per l'esclusiva ®, l’exceptiva mere negativa” Logica, cit., f. 25ra: «Incipit communiter debet exponi per posi- tionem de praesenti et remotionem de praeterito, ut: ‘hoc nunc est et immediate ante hoc instans quod est praesens hoc non fuit, ergo hoc incipit esse’; vel per remotionem de praesenti et positionem de futuro, ut: ‘hoc munc non est et immediate post hoc instans quod est praesens hoc erit, ergo hoc incipit esse’. Et e converso modo debet exponi li ‘desinit’, ut dicunt, per remotionem de praesenti et positionem de futuro, ut: ‘hoc nunc non est et immediate ante instans quod est praesens fuit’, vel per positionem de praesenti et remotionem de futuro, ut: ‘hoc nunc est et immediate post instans quod est praesens non erit’. Sed ego dico quod tales potius debent dici causae veritatis et non exponentes, ut patet in praecedenti. In istis ergo servetur haec regula, quod non oportet aliquam propositionem de incipit et desinit exponi nisi ut propositio simplex et singularis numeri. WycLIr, nel porre il problema, non esplicita il riferimento alle «causae veritatis », per cui è difficile intendere se si sia staccato dal modo di Heytesbury; cfr. Tractatus de logica. Sor incipit esse, sic exponitur: Sor nunc est, et ipse immediate ante hoc non fuit: igitur etc. Vel sic: Sor iam primo est et ipse inmediate ante hoc non fuit: ergo, Sor incipit esse », e p. 191: « Et hoc est quod solet dici: hoc verbum, incipit, debere disiunctim exponi per remocionem de presenti et posi- cionem de futuro; vel per posicionem de presenti et remocionem de prete- rito; ut, si Sor munc est effectus et non prius fuit, tunc incipit esse. Vel si non est in instans quod est presens, et inmediate post illud erit, tunc incipit esse. Et sic de desinit ». 328 Cfr. Textus dialectices, cit., f. 201r. 329 Logica, cit., f. [29ra-b]: exclusiva in numero plurali affir- mativa habet duas causas veritatis, quarum una est gratia alietatis et alia est gratia pluralitatis: verbi gratia, ‘tantum 12 sunt apostoli dei’ altero illorum modorum verificari potest: ‘12 sunt apostoli dei et nulla non 12 sunt apostoli dei’, vel sic: ‘12 sunt apostoli dei et non plura quam 12 sunt apostoli dei’. Unde talis propositio exclusiva in numero plurali non debet exponi quia propositio exponibilis copulative significat et non veri- 480 Alfonso Maierù e le proposizioni de incipit et desinit. Paolo Veneto avvia il processo mediante il quale questa forma di probatio diventerà con Paolo da Pergola un procedimento autonomo, fissando nella Logica parva la seguente regola (che, si noti, segue quelle relative alla probatio mediante expositio, resolutio, officiatio, descriptio, e a senso composto e senso diviso): « ab una causa veritatis ad propositionem habentem illam causam ficatur disiunctive (ex distiunctive), et ab exposita ad quamlibet suarum exponentem est bonum argumentum formale, sed talis propositio neque verificatur copulative neque ab ista exclusiva ad quamlibet esponentium valet consequentia: convertitur enim cum tali disiunctiva cuius quaelibet pars principalis est copulativa, igitur etc.». Come si può notare, la probatio qui è data mediante la disgiunzione di due copulative. Ai ff. [41vb- 42ra], invece, Pietro di Mantova scrive: «Sed ista ‘a te differt omnis asinus’ habet duas causas veritatis, quia primus terminus in ea mediatus est resolubilis et exponibilis. Ideo ista significat disiunctive sic: ‘a te differt quilibet asinus, id est a te differens est quilibet asinus’ resolvendo, vel exponendo sic: ‘omnis qui est asinus est tecum et nullus asinus es tu, igitur a te differt quilibet asinus’, et hoc est verum et ideo illa est vera ‘a te differt quilibet asinus’»: in questo passo l’accezione di « causae veritatis » sembra essere generica. 35 Ivi, f. [33va]: «I...] exceptiva mere negativa non habet exponi, sed habet causas veritatis disiunctive, et regula superius data de exposi- tione exceptivae vera est de exceptivis non mere negativis ». 31 Ivi, £. [47rb-va]: « Incipit solet sic exponi: ‘Socrates in instanti quod est praesens est et non immediate ante instans quod est praesens fuit veli Socrates in instanti quod est praesens non est et immediate post instans quod est praesens erit, igitur Socrates incipit esse’. Sed haec consequentia non valet quia in primo esse mundi [...]; et quod illa disiunctiva sit vera patet quia eius prima copulativa est vera in illo casu », f. [47va-b]: « Ideo dicitur quod illae dictiones ‘incipit’ et ‘desinit’ et huiusmodi non habent exponi sed habent causas veritatis», e f. [48ra]: « Aliquando autem li ‘incipit’ non habet illas causas veritatis per positionem de praesenti et remotionem de praeterito vel negationem de praesenti et positionem de futuro, sed aliquando habet easdem causas veritatis quas li ‘desinit’, quia illae convertuntur: ‘Socrates incipit non esse’ et ‘Socrates desinit esse’ »; cfr. WiLsoN]mest bona consequentia » *. In questo contesto, le causae veritatis sono assegnate alla proposizione « denominata ab ablativo conse- quentiae »: data la proposizione « homine currente risibile cutrit », poiché l’ablativo assoluto può essere risolto in una proposizione condizionale (« si homo currit »), o temporale (« dum homo cur- rit »), o causale (« quia homo currit »), la proposizione origi- naria sarà vera quando almeno una delle proposizioni alle quali x equivale l’ablativo assoluto è vera**. Ma, ancora nella Logica parva, si afferma che la proposizione esclusiva negativa ha « duas causas veritatis, oppositas exponentibus exclusivae affir- mativae » **. Nella Logica magna, invece, si fa ricorso alla pro- batio per causas veritatis, oltte che per l’esclusiva negativa *5, anche per la reduplicativa negativa 9 e per incipit e desinit *", in modo analogo a quanto afferma Pietro di Mantova. Infine, 332 Logica parva, Logica magna, cit., I, 5, f. 35va. 336 Ivi, I, 8, f. 4irb: «Si autem (sc. negatio) cadit in totum et super reduplicationem, non habet exponi sed solum habet causas veritatis quae sunt contradictoriae exponentium reduplicativae sibi oppositae »; nella Logica parva, cit., IV, invece, aveva scritto: « Negativa vero reduplicativa, cuius negatio praecedit notam reduplicationis, non est exponenda sed pro- banda per suum contradictorium ut saepe dictum est». 337 Mentre nella Logica parva, cit., IV, l’autore ritiene che « dupliciter exponitur », nella Logica magna, cit., I, 18, f. 65va, dopo la discussione di molte opinioni, scrive: « Propositio ergo respectu huius verbi ‘incipit’ vel ‘desinit’ exponi non habet, sed habet causas veritatis quarum quaelibet propositionem de incipit vel desinit potest inferre, et disiunctiva ex eisdem cum ipsa propositione convertitur. Unde haec propositio ‘hoc incipit esse’ habet duas causas veritatis, quarum una est copulativa duarum demonstra- tivarum, unius de praesenti affirmativae et reliquae de praeterito negativae cum determinatione huius dictionis ‘immediate’, ut: ‘hoc nunc est et hoc immediate ante instans quod est praesens non fuit’, Secunda causa veritatis eiusdem est una copulativa talium duarum, unius de praesenti negativae et alterius de futuro affirmativae cum consimili determinatione, ut: ‘hoc 31 482 Alfonso Maierà Paolo da Pergola scrive: « Probabilis per causas veritatis est illa propositio quae habet multas causas veritatis disiunctive sumptas, sicut incipit, desinit et ablativus in consequentia » 38: per quanto riguarda incipit e desinit, non c'è bisogno di altri rife- rimenti dopo quanto si è detto. L’« ablativus in consequentia » ci riporta alla Logica parva di Paolo Veneto, dal quale il Pergolese, al solito, dipende *’, Tuttavia egli allarga il discorso, riservando questo tipo di probatio alle contraddittorie di ciò che può essere provato non solo mediante expositio, ma anche mediante reso- lutio, descriptio e officiatio, e in genere a tutte le proposizioni negative: Nota quandocumque propositio probatur copulative, sive resolubiter sive exponibiliter sive officiabiliter sive descriptibiliter, eius contra- dictorium est probabile per causas veritatis, scilicet per disiunctivam compositam ex partibus contradictoriis #9, nunc non est et hoc immediate post instans quod est praesens erit’. Similiter haec propositio ‘hoc desinit esse’ habet duas copulativas causas veritatis, quarum una componitur ex duabus categoricis, una de praesenti negativa et alia de praeterito affitrmativa, cum hac determinatione ‘imme: diate’; ut: ‘hoc mune non est et hoc immediate ante instans quod est praesens fuit’. Secunda causa veritatis ipsius est una copulativa composita ex duabus talibus, quarum una est affirmativa de praesenti et reliqua nega- tiva de futuro cum simili determinatione, ut: ‘hoc nunc est et hoc immediate post instans quod est praesens non erit’. Vel, si tibi placet, potes dare causas veritatis cum prioribus convertibiles breviores, ut: ‘si hoc nunc est et immediate ante munc non fuit, hoc incipit esse’; et: ‘si tu non es albus et immediate post nunc eris albus, tu incipis esse albus’. Eodem modo dico de li ‘desinit’. Non ci addentriamo qui nella determinazione dell’atteggiamento che Paolo Veneto tiene rispetto a Pietro di Mantova. Logica, cit., p. 79. 33 Si noti che manca ogni cenno alle « causae veritatis » per la esclu- siva negativa (ivi, pp. 57-60); nella trattazione De consequentiis, però, si trova la regola riferita da Paolo Veneto nella Logica parva (ctr. ivi, p. 98). 30 Ivi, p. 84; e ancora (ivi): « Si vero est mediata (sc. propositio) debes videre an sit affirmativa vel negativa; si est negativa, debes cam probare per causas veritatis, aut per contradictorium, aut per singulares, ut supra Terminologia logica della tarda scolastica 483 Il riferimento all’expositio è stato ampiamente illustrato; altret- tanto chiaro risulta il cenno alla resolutio, officiatio, descriptio quando si pensi, come si è detto, che in tutti questi casi la pro- batio è data mediante congiunzione di proposizioni, la cui nega- zione è una disgiunzione di proposizioni negative. dictum est ». Questo passo può essere chiarito ricordando che BILLINGHAM (Speculum..., cit., p. 357) ha assegnato l’oppositum per la probatio di dimostrativa e universale negative o con soggetto infinito, e per l’indefinita negativa ha assegnato una probatio disiunctive: cioè universale negativa o due dimostrative (quest'ultime sono il sillogismo espositorio nega- tivo); che PaoLo Veneto (Logica megna, cit., I, 1, 4, £. 13va) ha assegnato tre modi di probatio alla indefinita o particolare negativa: sillo- gismo espositorio negativo, contraddittoria, universale negativa, e che per la universale negativa (ivi, f. 14ra) ha assegnato il contraddittorio; Wyclit e Pietro di Mantova hanno svolto quel discorso che abbiamo richiamato nel $ 3. Qui Paolo da Pergola, parlando in generale della proposizione mediata negativa, richiama tutti questi vari modi di probatio accanto a quella « per causas veritatis. Il trattato contenuto nei ff. 6ra-19va del ms. Amplon. Q. 276 della Wissenschaftliche Allgemeinbiblio- thek di Erfurt! si compone di varie guaestiones, per ciascuna delle quali si adduce una lunga serie di argomenti (cominciando in genere, dalla parte negativa: videtur quod non), ai quali si risponde (in oppositum) spesso dopo aver formulato una determi- natio brevissima, magari di una sola proposizione; ma talota si ri- sponde di volta in volta dopo ciascun argomento. L’autore — chiunque sia — si preoccupa di fornire una casi- stica delle difficoltà che possono sotgere nell’obiettare, e nel rispondere alle obiezioni, contro i sophismata?. Il trattato si colloca quindi tra quelli che intendono offrire sussidi ai prota- gonisti della disputa scolastica. E poiché le difficoltà nascono sempre dall’uso dei termini cui si fa ricorso, la trattazione verte necessariamente sul valore dei termini e sui modi di ‘provare’ le proposizioni che li contengono. 1 Cfr. Introduzione, n. 79. Il microfilm del ms. di cui mi sono servito non è eccellente; manca il fotogramma del f. 14r; il f. 15 del ms. dev'essere corroso in una delle col. 2 Ms. Amplon. Q. 276, f. 6ra: «Quoniam in(n)ata est nobis via a communibus ad propria, ideo nos de modo opponendi contra sophismata cen E PA primo de communi modo opponendi et respondendi dicamus. Gli argomenti trattati possono essere così riassunti: 1) ci si chiede se l’inductio sia un modo valido di probare la propo- sizione universale 3; 2) a) se la « probatio per contradictorium » sia bora, e cioè valida ‘ e b) se la « probatio a destructione consequentis », o anche la « pro- batio ex opposito conclusionis inferendo oppositum praemis- sae » sia valida 5; 3) ci si chiede « de probationibus incidentibus in multiplicibus, ut in aequivocis »: « an sufficiat cognoscere aliquod multiplex in uno significato » 9; ma la quaestio si articola in varie questioni: a) «an aliquod nomen sit aequivocum » 7; b) « an... significatio dictionis sit eius forma accidentalis » 8; c) « utrum sufficiat probare multiplex in uno probato significato vel non, et ad illud persuadendum oportet inquirere utrum aequivocum significet per modum copulationis sua significata aut per modum disiunctionis » 9; d) «an nomen aequivocum possit distribui pro omnibus suis significatis sive pro quolibet singulari cuiuslibet significati simul a signo universali sibi addito » 1%; e) « an sit contradictio in aequivocis » !!; f) «an propositiones habentes terminum aequivocum debent dici una vel plures » !2; 4) a) sulla base di quanto si è detto ci si chiede poi « an copulativa sit una »!5, e 3 Ivi. 4 Ivi, f. 6va 5 Ivi, £. 7vb. 6 Ivi, f. 8vb. 7 Ivi, «quod non est, videtur»: f. 8vb; «Quod umne nomen sit aequivocum sic videtur »: f. 10ra. 8 Ivi, f. 10vb. 9 Ivi, f. 11rb. Cfr. ps. Duns Scoro, In librum I priorum Analyticorum Aristotelis quaestiones, cit., q. x, ff. 230b-231b: Utrum terminus aequivocus contineat sua significata per modum copulationis. 10 De probationibus, cit., f. 11vb. 11 Ivi, f. 12rb. 12 Ivi, f. 12vb. 13 Ivi, f. 14va. 486 Alfonso Maierù b) « an sit (contradictio in copulativis) » 14; 5) analogamente, a) « quaeritur an disiunctiva sit una vel plures » 55; b) « an sit contradictio in disiunctivis » ‘6; ” 6) « quaeritur an haec propositio ‘homo albus currit’ sit una (vel plures) » 17; i 7) «an falsitas implicationis falsificet propositionem » 18; 8) «an una negatio possit negare plures compositiones » 19; 9) infine, si discute de incipit et desinit: « Quaetitur de expositione et significatione istorum verborum ‘incipit’ et ‘desini’. Primo quaeratur quid significent, secundo utrum suum significatum ipso (?) esse syncategorema vel categorema »: a) «De primo sic quaeritur, utrum significent motum vel muta- tionem » 2; b) « Deinde quaeritur an si(n)t syncategoremata » 8; c) «quid ponitur in huius(modi) praedicationibus (?) proposi tionibus, et videtur quod hoc quod dico ‘incipit’ et ‘desinit’ » 2; d) « (D)einde quaeritur de negatione istorum, et primo utrum habeant intellectum negationis secundum quod possunt con- fundere, dato quod aliquo modo sit ibi negatio » 8; e) « utrum possi(n)t confundere ratione istius negationis » #; f)  j; op- pure 7 D LC, .v.#), e non viceversa !. I sersus di una proposi- zione in disgiunzione sono causae veritatis di essa: basta perciò che sia vero uno dei sensus perché sia vera l’intera proposizione. Così non è per i sersus in congiunzione, poiché in tal caso è necessario che siano veri tutti i sensus perché si abbia la verità vede in ciò un’accettazione della dottrina occamistica della suppositio simplex da parte di Heytesbury. l De propositionum multiplicium significatione, cit., ff. 252vb-253ra: « Unde et si arguitur sic: praecise tot scis quot sunt aliqua quae Plato scit esse, ergo non scis plura quam sunt aliqua quae Plato scit esse, non valet argumentum. Nam per id antecedens non probatur id consequens nisi pro altero sensu [...]»: si tratta della singolare negativa; il procedimento è analogo a quello di cui alla n. 9; ancora, ivi, f. 253ra: « Si tamen arguitur sd istam probandam, sic incipiatur: talis propositio sic praecise significans potest esse quod rex sedet et quod nullus rex sedet? (...) tunc ista est impos- sibilis, igitur non potest esse sicut ista significat, et ista significat praecise quod potest esse quod rex sedet et quod nullus rex sedet, igitur non potest esse quod potest esse quod rex sedet et quod nullus rex sedet: neganda est consequentia; nam consequens id, ut praedictum est, suos sensus copu- lative significat, quorum tamen alter sequitur ex isto antecedente»; per la proposizione in esame, cfr. n. 18; il modo della probatio richiama il procedimento della probatio officialiter. Probare occorre un’altra volta al f. 252va, nella discussione della universale; A Ivi, f. 252va: «Ex quo etiam apparet, cum cuiuscumque proposi- tionis copulative solum significantis contradictorium disiunctive significet quod cuiuscumque multiplicis plures sensus copulative solum significantis contradictorium disiunctive significat opposito modo quo etiam talis univer- salis multiplex significat copulative ». Terminologia logica della tarda scolastica 495 della proposizione cui la congiunzione equivale '. Anche l’espres- sione causae veritatis ha dunque il valore noto; nel caso speci fico, designa solo i sensus in disgiunzione !*. Questo è il primo dei casi esaminati nel trattato. Seguono poi il caso in cui la proposizione universale affermativa non significa tutti i suoi sersus in forma universale, ma uno di essi in forma universale e un altro in forma particolare ‘5; la proposi- zione particolare affermativa o negativa !; la proposizione singolare affermativa o negativa !”. L’autore passa quindi ad esaminare le ipotetiche, e comincia dalla proposizione de copulato extremo!*. Si discute poi della [Nam si copulative significaret, ad eius veritatem cuiuslibet sui sensus veritas requiretetur » (è detto della particolare, cfr. n. 16). 14 Cfr. ivi: «[...] est fallacia consequentis arguendo a propositione habente plures sensus disiunctive ad unum sensum», e f. 253va: « Ca] arguitur a propositione plures causas veritatis habente ad unam istarum, ideo est fallacia consequentis ». L'espressione causae veritatis occorre ancora altre tre volte, ai ff. 252va, 253rb, 253va. 15 Ivi, f. 252vb: «Quaedam tamen universales sunt multiplices, non tamen sensu; quaedam enim sunt universales multiplices quae in uno sensu sunt universales et in alio particulares vel singulares existentes [...] ». Se affermativa, tale proposizione significa i suoi sensus in disgiunzione; se negativa, in modo opposto, e quindi in congiunzione (ivi). 16 Ivi: «Patet igitur quod quaelibet particularis affirmativa multiplex, et etiam negativa quae in quolibet suo sensu est particularis, suos sensus disiunctive significat », e: « Nam ad hoc quod verificetur particularis aliqua sufficit quod verificetur aliquis eius sensus ». 17 Ivi: «Consimiliter etiam de singularibus est dicendum pro parte. Negativa autem singularem (!) singulari affirmative disiuctive significanti [segue vuoto di circa sci lettere] copulative significare suppono ». 18 Ivi, f. 253ra: «Consimilis etiam responsio est ad propositiones hypotheticas multiplices, ut sunt propositiones de disiuncto et de copulato extremo, copulativae, disiunctivae, temporales, conditionales: non potest esse (una) responsio. Unde primo est sciendum quod quaelibet affirmativa 496 Alfonso Maierùà copulativa !. Sia data la proposizione [1] « tantum Socrates est homo et aliquod istorum et plures homines sunt »; essa può essere intesa come composta di due proposizioni, delle quali una risulti una proposizione de copulato extremo. Gli ele- menti che possono essere presi in considerazione sono perciò i se- guenti: [2] « tantum Socrates est homo »; [3] « aliquod istorum et plures homines sunt »; [4] «tantum Socrates est homo et aliquod istorum »; [5] « plures homines sunt ». La [3] e la [4] sono proposizioni de copulato extremo, ciascuna delle quali ha in comune con l’altra l'elemento « aliquod istorum » (l’extremzuze copulato è il soggetto nella [3], il predi- cato nella [4]). I sersus della [1] possono essere dati indif- ferenter dalla congiunzione della [2] e della [3], o dalla congiunzione della [4] e della [5]. Poiché non si ha motivo di preferire una congiunzione di sersus all’altra, la [1] signifi- cherà i suoi sersus mediante una disgiunzione, il cui primo multiplex et hypothetica quae est particularis, indefinita vel singularis ut praemissum est, suos sensus disiunctive significat. Unde et ista: ‘potest esse quod potest esse quod rex sedet et nullus rex sedet [...]». Si noti che l’autore include le proposizioni de copulato extremo tra le ipotetiche; l’esempio addotto è quindi una proposizione de copulato extremo, propria- mente categorica (del resto, non avrebbero altrimenti senso le indicazioni circa la quantità della ‘ipotetica’. Negata, la proposizione in esame significa i suoi ‘sensi’ oppositis modis copulative (ivi). La conclusione di questa discussione è: «Idem etiam de propositionibus multiplicibus de disiunctis extremis et affirmativis» (ivi). 19 Ivi, sotto: «Pro copulativis est tunc sciendum ex suarum partium principalium captione solum significans copulative, sive utraque eius pars copulative sive utraque disiunctive, sive una eius pars disiunctive et alia copulative significet illis duobus modis quibus et istae partes significant copulative, et cuiuslibet talis contradictorium oppositis modis quibus istae partes significant disiunctive significabit ». Terminologia logica della tarda scolastica 497 membro sarà la congiunzione della [2] e della [3] e il secondo membro sarà la congiunzione della [4] e della [5] ?°. Anche nel caso della proposizione [6] « Socrates currit vel Plato currit et Socrates non curtrit », si possono avere interpretazioni diverse: la si può cioè intendere come una congiunzione di proposizioni, formata da [7] « Socrates currit vel Plato currit », e da [8] « Socrates non curtrit », oppure come una disgiunzione di proposizioni formata da [9] « Socrates currit », e da [10] « Plato currit et Socrates non cutrit ». Poiché l’una o l’altra interpretazione si addice a simili propo- sizioni (« indifferenter copulativae vel disiunctivae possunt esse »), i sensus della [7] saranno espressi da una disgiunzione, di cui un membro sarà una congiunzione e l’altro ancora una disgiun- zione . La negazione premessa alla disgiunzione dei sensus della [7] (e così della [1]) darà luogo a una congiunzione di proposi- zioni negative 2. Heytesbury esamina ancora proposizioni il cui dictum può essere inteso multipliciter®, proposizioni che hanno vari sersus in funzione di un pronome relativo in esse presente che può riferirsi a due diversi antecedentes”, e conclude la discussione 20 Ivi, f. 253ra-b; le [1]-[5] sono indicate da Heytesbury con le lettere dalla « alla e; l’analisi è già nel testo, dunque. 21 Ivi, f. 253rb. 2 Ivi: «Ex quo satis patet eius contradictorium istis duobus modis significare copulative ». 3 Ivi: «[...] est sciendum quod sunt quaedam propositiones multi- plices quarum est dictum multiplex, a quibus ad suum dictum arguendo fallit processus [...]»; esempio è: «non scis propositionem falsam esse propositionem veram vel propositionem falsam sciri a te ». 2 Ivi, f. 253rb-va; esempio è: «aliquid differt ab animali quod non differt ab animali»: antecedens del relativo quod può essere sia animal sia aliquid; esso significa disiunctive (causae veritatis). 32 498 Alfonso Maierù con un'analisi dei sersus delle proposizioni comprendenti una condizionale ®. 25 Ivi, f. 253va-b. Sono di vario genere (ivi, f. 253va): « Quaedam tamen sunt conditionales quae indifferenter copulativae vel conditionales, et quaedam disiunctivae vel conditionales, possunt esse. In entrambi i casi significano i loro sensus disiunctive, mentre le contradicentes significano i loro sensus copulative. I termini “compositio” e “divisio rendono “oivdeois” e “Sraipeote” occorrenti nelle opere aristoteliche, principalmente in due contesti: quello del De interpretatione, dove, a proposito dell’enunciato, che risulta di più termini, si dice che la verità e la falsità sono attinenti alla compositio, o affermazione di un termine dell’altro, e alla divisio, o separazione di un termine dall’altro; e quello del De sopbisticis elenchis, dove si parla delle fallacie secundum compositionem e secundum divisionem. Ci soffermeremo sulla seconda delle dottrine aristoteliche, ma non è inutile un rapido esame preliminare dei valori che i due termini e i corrispondenti aggettivi assumono [Non ci occupiamo della Suxipeoig platonica (cfr. ad es. FEDRO). Per i valori degli stessi termini in RETORICA, cfr. LAUSBERG. De interpr.; cfr. transl. Boethii, Aristoteles latinus: circa compositionem enim et divisionem est falsitas veritasque »; cfr. anche 6, 17a 25-26, transl. Boethii, ivi, p. 9: « Adfirmatio vero est enuntiatio alicuius de aliquo, negatio vero enuntiatio alicuius ab aliquo », e Metaph. VI 4, 1027b 19 sgg. e XI 11, 1067b 26; in part. per obvieowe cfr. Top. VI 13, 150b 22 e 14, 151a 20.31. 4 Cft..6.2; 500 Alfonso Maierùà nei testi logici. Dei due termini, compositio è privilegiato rispetto all’altro, per il maggior numero di accezioni con le quali occorre. Nel suo Tractatus syncategorematum Pietro Ispano fornisce una sistematica esposizione dei vari modi in cui può essere inteso il termine compositio *. Compositio può essere rerum o modorum significandi: compositio rerum è quella della forma con la ma- teria, dell’accidente con il suo subiectum, delle facoltà con l’essenza (potenze dell’anima con l’anima), delle parti integrali tra loro in un tutto (nella linea, le parti della linea rispetto al punto e della superficie rispetto alla linea), della differenza con il genere nella costituzione della specie 5. La corzpositio modorum significandi può essere o di una qualità con la sostanza, espressa dal nome $, o di un atto con la sostanza ed è espressa dal verbo”. La compo- sitio di un atto con la sostanza può essere duplice: si può inten- dere l’atto in quanto « habet inclinationem ad substantiam, secun- dum quam inclinationem dicitur de altero », cioè in quanto l’atto è considerato « ut distans », ed è il verbo di modo finito; ma può intendersi l’atto « unitus » alla sostanza, in quanto « privatus ista inclinatione, et sic est in participio » ®. La « compositio actus ut distantis » è ancora duplice: può essere in rapporto con una « substantia exterior », come nel caso della proposizione « Socrates 4 Cfr. op. cit., pp. 483 sgg. Ma si veda anche la traduzione inglese di J.P. Mullally (PETER OF SPAIN, Tractatus syncategorematum..., cit., pp. 17 sgg.). Si confronti quanto dice Pietto Ispano con la triplice distinzione di compositio (rei, intellectus, sermonis) di Dialectica Monacensis, cit., p. 569. 5 PetrI HIsPANI, Tractatus syncategorematum, cit., p. 484B. Per la com- posizione degli accidenti con il subiectum, si veda il Liber sex princi- piorum, cit., p. 35: «Forma vero est compositioni contingens, simplici et invariabili essentia consistens. Compositio etenim non est, quoniam a natura compositionis seiungitur [...] ». 6 PerrI HISPANI, op. cit., p. 484B. 7 Ivi, p. 484C. 8 Ivi, p. 485F. currit »°, o può essere in rapporto con una « substantia intra », x quando il soggetto è sottinteso, come nel caso di « currit » !°. In tutti questi casi, si può dire che il concetto di compositio, in quanto fa riferimento agli elementi di cui esprime un rapporto, rientra nella categoria di relazione !!. Opposta alla composizione è la negatio !?. Particolarmente importante è la « compositio actus ut distantis » perché sta alla base del costituirsi della proposi- zione 5. Il caso più semplice è quello del verbo est: esso « consi- gnificat compositionem », ma poiché rispetto agli altri verbi esso è natura prius giacché « in eis intelligitur » !, tutto quello che di esso si dice vale per gli altri verbi. Alla radice di questa interpre- tazione sta un passo già ricordato di Aristotele 5, ampiamente sviluppato dalla grammatica speculativa !. Che il verbo est, e 9 Ivi, p. 491D. 10 Cfr. ivi, e p. 486D: «Quod autem in verbo fit compositio actus ut distantis, patet per hoc quod actus significatus per verbum semper significatut ut de altero; cum nam dico “‘cutrit’, oportet intelligere substantiam determi- natam, de qua dicatur ‘curtit’, ut praedicatum de subiecto ». 11 Si veda ivi, p. 484A: «Sciendum ergo quod compositio ad aliquid est, quia compositio est compositorum, et compositio et composita sunt compositione composita quare compositio in praedicamento relationis erit ». Cfr. anche H. Roos, Das Sophisma des Boetius von Dacien « Omnis homo de necessitate est animal» in doppelter Redaktion, « Classica et Mediae- valia », XXIII (1962): la « necessitas habitudinis terminorum » (p. 190) non è altro che « necessitas compositionis » (pp. 191-192). 12 Perri HisPANI op. cit, p. 490D: «Cum secundum diversitatem compositionis (ex compositionem) diversificetur negatio, ideo post composi- tionem, dicendum est de negatione »; ma cfr. L.M. DE Rjk, On the Genuine Text of Peter of Spain's «Summule logicales», II, cit, p. 89: «natura divisionis non potest cognosci nisi cognoscatur natura compositionis ». 13 PerRI HISPANI, op. cit., pp. 487A sgg. 14 Ivi, p. 483F. 15 De interpr. 3, 16b 22-25 (cfr. cap. ILI, n. 8). 16 Cfr. ad esempio Tommaso DI ERFURT, Gramzzatica speculativa, in Duns ScotI Opera omnia, I, cit., xxvii, $ 1, f. 59b: «[...] Verbum habet quendam modum significandi, qui vocatur corzpositio, de quo antiqui 502 Alfonso Maierù quindi ogni altro verbo, significhi quella compositio che è rapporto fra due termini nella proposizione è dottrina comune; non altret- tanto comune è la dottrina che suo opposto sia la regatio. Si legga Guglielmo di Shyreswood: Sequitur de hac dictione ‘non’, et videtur quod debeat esse verbum quia significat divisionem et haec, ut videtur, opponitut compositioni denotatae per hoc verbum ‘est’, et sic debet esse verbum sicut et ipsum; contraria enim ejusdem sunt generis. Et dicendum quod haec ratio peccat dupliciter, tum quia haec dictio ‘non’ cum significet divi- sionem tantum — haec dictio ‘est’ non significat compositionem tan- tum ut dictum est prius et sic non significant contraria — tum etiam quia compositio denotata sive consignificata per hoc verbum ‘est’ non opponitur ei quod est ‘non’, quia compositio est modus significandi dependenter, ratione cujus exigit sibi nominativum et hoc est illud quo propositio est unum ex suis partibus. Cum autem huic consentit Grammatici mentionem expresse non fecerunt, quem tamen modum moderni Verbo attribuunt, moti ex dicto Philosophi I. Perihermenias, cap. 3. ubi dicit quod hoc Verbum est, significat quandam compositionem, quam sine extremis non est intelligere; et tamen hoc Verbum, est, in omni Verbo inclu- ditur, tanquam radix omnium, ideo compositio omni Verbo inhaeret, per quam Verbum distans a supposito, ad suppositum principaliter inclina tur [...]» (ma cfr. xviii, $ 10, f. 53b, dove l’autore, trattando della figura, afferma che essa « sumitur a proprietate rei » e che le proprietà comuni in rebus sono tre, « proprietas simplicis, proprietas compositi, et proprietas de- compositi », e continua. Ab his tribus proprietatibus imponit Logicus tres voces, ad significandum scilicet Terminum, Propositionem, et Syllogismum, licet aliter sumatur simzplicitas, compositio, et decompositio in nomine figurae simplicis, compositae et decompositae, quam in Termino, Propositione, et Syllogismo. In Propositione enim et Syllogismo sumitut compositio secun- dum distantiam circa diversa significata diversarum vocum cadens. Sed in nomine compositae, et decompositae figurae, sumitur compositio secundum distantiam vocum circa idem significatum eiusdem dictionis cadens »). Cfr. anche Martino DI Dacia, Modi significandi, cit., nr. 112, p. 53: «Huic autem modo significandi essentiali generali iungitur alter modus significandi immediatior qui dicitur compositio, et ille complectitur ab omni verbo. Et est compositio modus significandi sive intelligendi uniens exttemum distans cum altero extremo »; R. BACcONE, Surzza gramatica, cit., p. 80. Terminologia logica della tarda scolastica 503 anima, asserit et est affirmatio; cum autem dissentit, deasserit et est negatio. Est ergo compositio hujus verbi ‘est’ sicut subjectum affirma- tioni et negationi et opponitur negatio ejus quod est ‘non’ affirma- tioni et non compositioni, nisi affirmatio vocetur compositio, et hoc est aliud a compositione hujus verbi, ut dictum est !. In breve, la compositio è anteriore all’affermazione e alla nega- zione, e perciò la particella zor non si oppone a compositio; ma se si assume compositio nel senso di affirmatio, la negazione non vale divisio, e si ha una contrapposizione. L’equivalenza tra com- positio e affirmatio, divisio e negatio è affermata da Boezio !* ad I? Cfr. Syncategoremata; ma cfr. anche: Sed vi- detur adhuc quod quando ‘est’ est tertium adjacens, non sit ibi praedicatum, sed solum compositio [...] » (cfr. W. or SHERWwooD'°s Introduction to Logic, cit., p. 27, n. 25), e Introductiones in logicam, cit., p. 33: « Sed (sc. verbum) consignificat compositionem, quae est copula et omne aliud verbum sic con- significat per naturam illius. Cfr. MARTINO DI DACIA, Quaestiones super librum Peribermeneias, in Opera, cit., q. 12 « Utrum eadem compositio in numero est in affirmativa et in negativa », pp. 246-247: « Ad quaestionem dico, quod certum est, quod quaestio nostra non est de compositione, quae est actio intellectus, qua componit unum cum altero. Nam talis compositio solum est in affirmativa. Sed tantummodo quaerit de illa compositione, quae est modus intelligendi et datus verbo pro modo significandi, et de tali dico, quod ipsa est eadem numero affirmativa et negativa [...] ». 18 Cfr. In Arist. Periermenias, II ed., cit., p. 49: «Igitur quotiens huiusmodi fuerit compositio, quae secundum esse verbum vel substantiam constituat vel res coniungat, adfirmatio dicitur et in ea veri falsique natura perspicitur. et quoniam omnis negatio ad praedicationem constituitur igitur quoniam id quod in adfirmatione secundum esse vel constitutum vel coniunctum fuerit ad id addita negatio separat, vel ipsam substantiae consti- tutionem vel etiam factam pet id quod dictum est esse aliquid coniunctio- nem, divisio vocatur». Ma già in Boezio è l’affermazione dall’anteriorità della compositio intellectuum (e conseguentemente verborum, che su quella si modella) rispetto all’affirmatio e alla negatio (ivi, p. 75): «Nunc vero quoniam in intellectibus iunctis veritas et falsitas ponitur, oratio vero opi- nionis atque intellectus passionumque animae interpres est: (quare) sine conpositione intellectuum verborumque veritas et falsitas non videtur existere. quocirca praeter aliquam conpositionem nulla adfirmatio vel ne- 504 Alfonso Maierù Abelardo ”, da Occam® a Billingham® e Strode?, Burleigh, poi, afferma in generale che il sincategorema è « dispositio com- positionis » * e, in particolare, che i sincategoremi possono essere riferiti o alla « compositio materialis », cioè alla proposizione intesa materialiter (in quanto sta per se stessa), o alla « compo- sitio formalis », cioè alla proposizione assunta nella sua valenza significativa *. Ma si ricordi che tutta la discussione sulla propo- sizione modale verte sulla questione se il 7z0dus determini o non determini la compositio o l’inhaerentia costituente la proposi- zione #5. Se la compositio fonda la proposizione tanto che « omnis pro- gatio est » (cors. mio). 19 Cfr. Introductiones dialecticae, cit., p. 75: « Compositionem vocat af- firmationem quia ostendit coniungi praedicatum subiecto. Divisionem vocat negationem quia dividit praedicatum a subiecto ». Ma come Boezio, anche AseLARDO ritiene che la compositio intellectuum sia anteriore all’affirmatio e alla negatio (Logica ‘Ingredientibus’): «Sed tamen consigni- ficat (sc. ‘est’), id est cum aliis significat quandam comzpositionem, id est quendam compositum intellectum sive affirmativum sive negativum, et per compositionem tantum compositionem intellectus accipimus. Cfr. Prooemium libri Periermenias (in Expositio aurea, cit.): « Nam in compositione et divisione est veritas vel falsitas » e «sine compositione et divisione, hoc est, sine affirmatione et negatione non sunt vera nec falsa ». 2 Speculum..., cit., p. 338: «Terminus est in quem resolvitur propo- sitio, ut praedicatum et de quo praedicatur, apposito vel diviso esse vel non esse, id est in propositione affirmativa vel negativa [...] », e il ms. Venezia, Bibl. s. Marco, Z. lat. 277 (= 1728), f. 2r, espone (cit. ivi, p. 323): « com- posito vel diviso, esse vel non esse, idest in propositione negativa vel affir- mativa ». 2 Cfr. Logica, cit., f. 13rb: « Et dicuntur sola verba significare cum tem- pore, quia ipsa sola sunt instrumenta quibus mediantibus [anima est] anima est apta pro certo tempore componere vel dividere, id est affirmare vel negare ». 23 Cfr. De puritate artis logicae, cit., p. 221. 2 Ivi, pp. 141, 224-225, 227, 235, ecc. 25 Cfr. cap. V, $ 3: compositio e inbaerentia sono sinonimi per le Sumzze Metenses e Guglielmo di Shyreswood (n. 46). Terminologia logica della tarda scolastica 505 positio est compositio » *, la proposizione composita però è la proposizione ipotetica: così per lo ps. Apuleio ”, per Ars Me- liduna*, per Averroè ?, per Alberto Magno Un'altra accezione meno stretta di compositio è quella che denota l’unione di più voces costituenti un’oratio, non necessa- riamente una enuntiatio o propositio 8; in tal caso il termine è equivalente del boeziano comzplexio ®, e terminus compositus sta a designare anche l’unione di nome e aggettivo #. Ma compositio 2% L.M. De Rijk, On the Genuine Text of Peter of Spain's « Summule logicales », III, cit., p. 46 (è il commento a Pietro Ispano di Robertus Anglicus). 2 Cfr. Peribermeneias, cit., 2, p. 177 (v. cap. V, n. 26); cfr. SULLIVAN, Apuleian Logic, cit., pp. 24-30. 28 Op. cit., p. 352: « Deinceps ad compositas ypotheticas transeamus. Compositarum, prout hic accipitur ‘composita’, quatuor sunt genera ». 2 Cfr. AristoTELIS Opera cum AverROIS commentariis, I, i, Venetiis 1562 (ed. anastatica Frankfurt a. M. 1962), De interpretatione I, 721: « Ora- tio [...] est vel simplex vel composita Composita vero est, quae ex duabus constat orationibus simplicibus ». 3 Liber I Peribermeneias, in Opera, I, cit., p. 410b: enuntiatio simplex- composita o hypothetica. 3 Cfr. PETER or SPAIN, Tractatus syncategorematum..., cit., p. 20 (pro- posizione imperfetta). 32 Cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., 169A: «Sine complexione enim di- cuntur quaecunque secundum simplicem sonum nominis proferuntur, ut homo, equus: his enim extra nihil adjunctum est. Secundum complexionem dicuntur quaecunque aliqua conjunctione copulantur, ut aut Socrates aut Plato, vel quaecunque secundum aliquod accidens conjunguntur »; e 181A (il testo è nella n. 6, cap. III). Si noti però che cormzplexio vale anche conclusio e ‘dilemma’ in Cicerone (cfr. KNEALE, op. cit., p. 178). 3 BrLLincHAM, Speculum..., cit., p. 351: « Sic cum terminis compositis, ut ‘homo albus currit: hoc cutrit et hoc est homo albus, igitur etc.’ »; il termine compositus nell'esempio è homo albus. Cfr. Pretro DI MANTOVA, Logica, cit., f. [66vb]: «nomen compositum » è « vox incomplexa » risul- tante di più parti: « Verumtamen quia consuevimus scire quid vocabulum significaret extra compositionem, cum veniunt duo vocabula in compositione, vocabulum illud resultans dicimus significare aut connotare illud quod istae duae dictiones significant per se sumptae antequam intrarent compositionem » 506 Alfonso Maierù designa anche l’unione di termini significativi nella proposizione o nel periodo #. Un’accezione più tecnica di compositio, ma poco diffusa, è quella che denota il procedimento logico della probatio quando si procede dai termini superiori: così in Billingham *, e forse i precedenti sono da rintracciare nei Tractatus Anagnini* e nelle Summulae di Pietro Ispano ”. Nella dottrina della conoscenza (in particolare del giudizio), compositio si oppone a resolutio e designa o, platonicamente, il processo dal molteplice all’unità oppure, aristotelicamente, il pro- cesso dal semplice al complesso *. (esempio può essere respublica); invece, nota il Mantovano (ivi, f. [65ra]): quilibet conceptus mentalis est simplex, ita quod nulla est pars orationis in mente quae sit composita, quia tunc partes orationis significarent sepa- rate ». HevrEsBury, De sensu composito et diviso, cit., f. 3a-b, ha terminus aggregatus (es. « duo homines »). * HevTesBury, De scire et dubitare, cit., f. 14vb: «[...] et quod illa propositio significat praecise iuxta compositionem terminorum », e f. 15va: et quod haec propositio ‘hoc est homo? significat primo et principa- liter iuxta compositionem terminorum »; STRODE, Conseguentiae, cit., f. 32ra: « Sed omnes istae regulae debent intelligi generaliter cum significant praecise ex compositione suarum partium primarie praecise significantium ». 35 Cfr. cap. VI, n. 55. 3% Tractatus Anagnini, cit., p. 225: «Contra hoc quidam dicunt: illud quod est superius cognitione, etiam fit pars in constitutione inferioris, perhi- bentes speciem constate ex genere et substantialibus differentiis. Hoc verbo quidem simplices abducti dicebant genus esse quasi materiam, differentias vero quasi formas ex quibus iunctis constitueretur species. Sed dicit Magister Adam: “omne significatum dictione est simplex et incompositum”; et dicit ‘componitur’, idest diffinitur, ‘constitutio’ pro diffinitio, ‘constitutio specie? pro diffinitio speciei. Item, compositio illa, secundum quam redu- cuntur inferiora ad sua superiora, opposita est illi compositioni, secundum quam superius reducitur ad sua inferiora »; il procedimento, caratterizzato da Billingham come compositio, è il primo, se per reducere si intende ‘ricon- dutre’, ‘riportare’ logicamente. 3 Cfr. GarceAU, « Iudicium »..., cit., pp. 268-269; cfr. n. 5 al cap. VI Terminologia logica della tarda scolastica 507 Per quanto riguarda, infine, la terminologia impiegata nella trattazione del senso composto e del senso diviso, notiamo che vengono usate le seguenti espressioni: fallacia compositionis - fallacia divisionis, o semplicemente compositio (o coniunctio)- divisio; sensus compositionis - sensus divisionis; sensus compositus- sensus divisus®. 2. Aristotele Le fallaciae del ‘senso composto’ e del ‘senso diviso’ sono illustrate da Aristotele negli Elenchi sofistici, ai capitoli 4° e 20 #!. Incluse tra gli errori dipendenti dal linguaggio usato (rapà TÙv Mew, secundum locutionem, o dictionem) esse sono stretta. mente connesse, tanto da rappresentare l’una il reciproco dell’altra. Infatti, si ha fallacia in senso composto quando si congiungono termini che vanno tenuti divisi, e si ha fallaci in senso diviso quando si dividono termini che vanno presi in congiunzione tra loro. Perciò, nel corso del capitolo 20, Aristotele  sugge 39 La schedatura del De sensu composito et diviso di HevresBurY ha dato i seguenti risultati: oltre a sensus compositus e sensus divisus, l’autore usa, per designare senso composto e senso diviso: compositio e divisio (ivi, ff. 2ra, 2rb tre volte, 3va, 4ra), fallacia compositionis et divisionis (f. 3ra-b) e ancora: «sensus divisus significat divise » (f. 2vb), « diversitas compo- nendi vel dividendi » (f. 2ta), « componere vel dividere » (f. 3rb); usa inoltre compositio per indicare l’unione di più termini che segua un altro termine, ad esempio possibile (f. 2rb, 2va tre volte); «simplex compositio » — « duplex compositio » (f. 3rb). Per le occorrenze nelle Regulae, cfr. n. 147. 4 De soph. el. 4, 165b 26 e 166 a 23-38. 41 Ivi 20, 177a 33-b 34. . 4 Ivi, 177a 34-35; transl. Boethii (rivista in base alle indicazioni fornitemi da L. Minio-Paluello con lettera del 23.12.71) in Boezio, Elenchorum sophi- sticorum Aristotelis interpretatio, P. L. 64, 1029C (si tratta della traduzione boeziana elaborata sul greco dal Lefèvre d’Etaples): « Manifestum autem et eas, quae propter compositionem et divisionem, quomodo solvendum, nam 508 Alfonso Maierù risce di assumere in congiunzione i termini che, intesi divisi, dànno luogo alla fa/lacia in senso diviso e, viceversa, di assumere divisi i termini che, congiunti, dànno luogo alla fa/lacia in senso composto. I medievali hanno poi fatto propria la raccomandazione aristotelica: ripetono spesso «ubi peccat compositio, ibi solvit divisio », e viceversa ‘, e trattano insieme le due fallaciae come due complementari possibilità di errore. Gli esempi con i quali Ari- stotele dà una prima illustrazione del senso composto sono: a) « possibile est sedentem ambulare, et non scribentem scribere »; b) « discit nunc litteras, si quis didicit quas scit »; c) « quod unum solum potest ferre, plura potest ferre » *. È evidente che l’errore si divisa et composita oratio aliud significat cum concluditur, contratium dicendum »; ma v. anche De sopb. el. 23, 179a 11-14; transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1032B. 4 Cfr. Glose in Aristotilis Sophisticos elencos, cit., p. 246: « Conpo- sitio est solvenda per divisionem, et divisio per conpositionem »; Fallacie Parvipontane: Ubi enim fallit divisio, ibi solvit compositio, et econverso »; Vincenzo DI BEAUVAIS, op. cit., 277: «Iuxta quod dicit Ari- stoteles, ubi fallit compositio, ibi soluit divisio, et e converso » e «ad haec omnia docet Aristoteles simul soluere, scilicet ut si concludatur divisim, di- cendum est quoniam coniunctim concessum fuit, et e converso »; Ps. BACONE, Sumule dialectices, cit., p. 342: «Nemo enim debet dubitare quin fal- lacia composicionis decurrat super hanc maximam, ‘si conjunetim ergo divisim’, divisio super hanc maximam, ‘si divisim ergo conjunctim’; ergo (in) fallacia composicionis conceditur composicio et probatur divisio, et in fallacia divisionis e contrario »; ALBERTO M., Liber I Elenchorum, in Opera, IL, cit., p. 547b: « Adhuc autem notandum, quod licet semper simul sint compositio et divisio in oratione quantum ad hoc quod si compositio fallit, divisio solvit, et e converso [...]»; ALBERTO DI Sassonia, Logica, cit., V, 4, f. 40rb: «omnis syllogismus peccans per fallaciam compositionis solvitur pet divi- sionem et e converso »; BILLINGHAM, De sensu composito et diviso, in Spe- culum..., cit., p. 387, ma cfr. n. 97. % De sopb. el. 4, 166a 23-32; transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1010D- 1011A. Teniamo presente anche le osservazioni di COLLI (si veda) in ARISTOTELE, Organon, trad. it. e note, Torino. Per il terzo esempio, il Colli rinvia a PLaToNE, Euthyd., 294A. Terminologia logica della tarda scolastica 509 nasce in tutti i casi dal porre in congiunzione termini che vanno presi separatamente: la prima proposizione va intesa così: ‘chi sta seduto può camminare, chi non scrive può scrivere’, mentre, assumendo congiunti i termini sedentem-ambulare, scribentem- scribere, si cade in errore; la seconda va interpretata: ‘intende le lettere, giacché ha imparato ciò che ora conosce’ e non: ‘intende le lettere, giacché ha ora imparato ciò che conosce’, congiungendo didicit-nunc; la terza: ‘chi può portare un solo oggetto, può portarne più’ uno per volta, non contemporaneamente. Gli esempi che Aristotele utilizza per il senso diviso sono: a) « quod quinque sunt duo et tria, paria et imparia, et quod majus aequale, tantumdem enim est majus et adhuc amplius »; b) « ego posui te servum entem liberum »; c) « quinquaginta virum centum heros liquit Achilles » 4. In questo caso, gli enunciati vanno così interpretati. Il primo: 5 è uguale a 2 e 3, e il 2 e il 3 sono rispet- tivamente pari e dispari; non è vero che 5 è uguale a 2 e 5 è uguale a 3 (separatamente) e quindi che 5 è insieme pari e dispari; né è vero che qualcosa è maggiore ed uguale a qualcos'altro, che seguirebbe se si ritenesse che 5 è uguale a 3 e che 5 è uguale a 2 (mentre è maggiore di entrambi) per il fatto che 5 è uguale a 3 e a 2. Il secondo: ‘io ho fatto di te che eri schiavo un uomo libero”, mentre non è corretto intendere (separatamente) ‘io ti ho fatto schiavo e io ti ho fatto libero’. Il terzo: ‘di cento uomini il divino Achille lasciò cinquanta’, ma non separando la parola virum da centum e congiungendola a quinquaginta. Nel capitolo 6, poi, dove tutte le fallacie sono ricondotte all’« ignoratio elenchi » ‘, Aristotele afferma che composizione e divisione derivano dal fatto che il discorso, nonostante l’appa- 4 De sopb. el. 4, 166a 33-38; transl. Boethii in BoEzio, op. cit., 1011A; il secondo esempio, che ha riscontro in TERENZIO, Andria (v. 37: «Scis: feci ex seruo ut esse libertus inihi »), probabilmente deriva da una commedia greca; il terzo, forse da un poema perduto. 4 De sopb. el.] renza, non è lo stesso se inteso in un modo o nell’altro, e perciò i due sensi vanno distinti alla ricerca di quello corretto ”, Infine, nel capitolo 20, dove mostra la soluzione da dare a questo tipo di fallacia, Aristotele dà un altro buon numero di esempi di enunciati, nei quali l’interpretazione in un senso o nel- l’altro conferisce al tutto un valore diverso. Ricordiamo tre di essi che hanno avuto una certa fortuna nel medioevo. Il primo: « Putasne quo vidisti tu hunc percussum, illo petcussus est hic? et quo percussus est, illo tu vidisti? », donde appare la differenza tra il dire « videre oculis percussum » e il dire « oculis percussum videre » (‘vedere, con gli occhi, colui che è percosso’ e ‘vedere, colui che è percosso con gli occhi’): esso avrà fortuna nel secolo XIII, in concorrenza con il secondo esempio del senso composto sopra riportato. Il secondo è: « Putasne malum sutorem bonum esse? sit autem quis bonus, sutor malus, quare sutor malus » ® e mostra la difficoltà che nasce dal fatto che attributi opposti sono con- giunti con lo stesso nome; il calzolaio, buon uomo e cattivo arti- giano, non può essere ciabattino buono e cattivo insieme. Il terzo esempio è: « Putasne ut potes, et quae potes, sic et ipsa facies? non citharizans autem habes potestatem citharizandi, 47 Ivi, 168a 26-28; cfr. anche 7, 169a 25-26. nei 20, 177a 36-38 e b11; transl. Boethii in Borzio, op. cit., 1029D- # Ivi, 177b 14-15; transl. Boethii in BorzIo, op. cif., 1030A. L’esempio occorre anche in De inferpr. 11, 20b 35-36, dove si discute della liceità di affermare « unum de plutibus vel plura de uno » e quindi di operare un’in- ferenza valida da due proposizioni in congiunzione tra loro con predicati differenti e identico soggetto (ma è da notare che la transl. Boethii, « Ari- stoteles latinus », II, 1-2, cit., p. 24, ha citharoedus dove Aristotele ha oxvTEÙS) a una proposizione con soggetto immutato e predicati in congiun- zione tra loro. fa Terminologia logica della tarda scolastica 511 citharizabis igitur non citharizans » 9; esso si ricollega al primo degli esempi del senso composto sopra ricordato. La dottrina di Aristotele, per quanto riguarda il nostro argo- mento, è tutta qui. Un contributo potrebbe ticavarsi dalla discus- sione dei sillogismi modali a premesse in senso composto o in senso diviso, ma le due pagine della logica aristotelica non sono acco- stabili immediatamente 5. Per l’una, come per l’altra, saranno i maestri medievali a fornire analisi più precise e puntuali. 3. Da Boezio alla fine del sec. XII La prima patte della Logica modernorum di De Rijk è, come s'è detto, uno studio sulla dottrina dei sofismi nel medioevo fino al secolo XII incluso. I risultati cui l’autore è giunto sono i seguenti: a) la prima fonte per la dottrina dei sofismi nell’alto medioevo è Boezio, che ne fornisce alcuni elementi nel secondo commento al De interpretatione © e nell’Introductio ad syllogismos categoricos *. Ma tra i sofismi esaminati da Boezio in questi testi non figurano quelli secondo la composizione e la divisione; De soph. el. 20, 177b 22-25; transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1030A. 51 Cfr. BocHENSKI, La logigue de Théophraste, cit., che registra a p. 136 (« Index des termes techniques grecs ») solo Statpeote, che però occorre, alle pp. 63 sg. e 114, a proposito della ‘scala ontologica’ platonica, dalla quale trae origine il sillogismo aristotelico, e del rapporto tra i termini di questo. 52 In Arist. Periermenias, II ed., cit., pp. 129-134, cit. in De Rgk, Logica modernorum, I, cit., pp. 25-27; le fallaciae ricordate sono quelle secundum aequivocationem, secundum univocationem, secundum diversam partem, se- cundum diversum relatum, secundum diversum tempus, secundum diversum modum: cfr. ivi, pp. 27-28. 5 Op. cit., 778B-780A e 803B-D; cfr. DE Rik, op. cit., I, pp. 4041. 5 Cfr. il prospetto in cui sono confrontati i risultati raccolti dai due testi boeziani in De Rik, op. cit., I, pp. 42-43. Ma cfr. Frustula logicalia, cit, p. 616: «Queritur cur Boetius non enumeravit divisionem et coniunctionem et amphiboliam, que magis proprie impediunt propositionum dividentiam 512 Alfonso Maierù b) sulla traccia di Boezio si muovono le varie Glosule in Periber- meneias fino ad Abelardo 5; c) il primo cenno in Abelardo al sensus per divisionem e al sensus per compositionem quale indicato dagli Elenchi sofistici è nella Logica ‘Ingredientibus’, a proposito delle modali: la modale in senso composto è modale de Sensu, la modale in senso diviso è modale de re *; d) Adamo Parvipontano nell’Ars disserendi enumera i sofismi ex coniunctione ed ex disiunc- tione, corrispondenti al senso composto e al senso diviso di Aristo- tele”, segno di una più decisa penetrazione degli Elenchi sofistici nelle scuole medievali. Ma è con i primi commenti agli Elenchi sofistici prodotti dalla scuola di Alberico di Parigi e poi con i commenti dei Parvipon- tani che si hanno le prime esposizioni sistematiche del senso com- posto e del senso diviso, tanto che esse penetrano anche nelle esposizioni del De interpretatione, là dove Boezio aveva intro- dotto le fallaciae 8. Noi cercheremo di ripercorrere brevemente il cammino della dottrina utilizzando i testi editi dal De Rijk. Le Glose in Aristotilis Sophisticos elencos dànno un’analisi abbastanza elementare del testo aristotelico, e riferiscono opinioni di maestri precedenti. La conpositio è definita « [....] proprietas orationis secundum quam ea que divisim data sunt, coniunctim accipiuntur, ut ‘iste veronensis valet bunc panem et hunc, ergo vale duos panes’. Non sequitur, quia datum est istum veronensem quam que enumerat ». Cfr. n. 58. 55 Cfr. De Rijx, op. cit., I, pp. 44-48. $ Op. cit., p. 489, e Glosse super Periermenias..., cit., p. 13; cfr. De Rijk, op. cit., I, pp. 57 sgg., dove si discute della conoscenza che Abelardo aveva degli Elenchi sofistici. 5 Op. cit., pp. 63 e 65; cfr. De Ru, op. cit., I, pp. 72 sgg. 5 Cfr. Frustula logicalia, cit., p. 613, pp. 616 sg. (cfr. n. 54) e p. 619: « Videntur tamen quedam esse que impediunt contradictionem, que Boetius non ponit, scilicet divisio, compositio, accentus, amphibologia ». Terminologia logica della tarda scolastica 513 valere hunc et hunc panem divisim, sed non coniunctim » 9. Ciò che distingue la compositio e la divisio è questo: quando la seconda è vera e la prima è falsa, si ha il sophismza conpositionis, quando la conpositio è vera e la divisio è falsa, si ha il sophisma divisionis®. I modi o le specie di composizione sono tre, per il nostto testo: « quandoque conponimus plura uni, ut ‘iste vero- nensis valet bunc et bunc pane; quandoque unum pluribus, ut ‘Socrates et Plato habet unum caput’; quandoque plura inter se, ut ‘possibile est album esse nigrum’ vel ‘hic et hic veronensis valet istum et istum panem’ »®®. Nel testo si introduce una distinzione importante: senso composto (corpositio) e senso diviso (divisio) possono avere oti- gine in voce, cioè nella struttura linguistica della frase, o secur- dum intellectum, cioè nella diversa intelligenza della frase stessa °°. Apprendiamo che Maestro Giacomo Veneto riteneva che oggetto dell’analisi del logico sia la struttura della frase ® giacché il logico in essa individua le difficoltà o deficienze che dànno luogo ai sofismi. Un esempio di questo modo di considerare il senso composto e il senso diviso può essere il seguente, relativo al senso compo- sito: « ‘omne non-scribens potest scribere, sed Socrates est non- scribens, ergo potest scribere, ergo Socrates scribit’ » dove « datum est Socratem scribere cum potentia (sc. potest scribere) et postea divisum est a potentia, cum intulit: ‘ergo Socrates scribi » *. 5 Op. cit., p. 209. 9 Ivi. s Ivi. 6 Ivi, p. 246 (a De sopb. el. 20, 177b1): « Due sunt species divisionis et conpositionis, (una) secundum intellectum, et altera secundum vocem ». 6 Ivi, p. 209: « Magister vero Iacobus dicit conpositionem et divisionem tantum esse in voce, et non secundum intellectum. Est autem conpositio secundum ipsum quando aliguid conponitur cum aliquo et postea accipitur divisim et seorsum ». # Ivi. 33 514 Alfonso Maierù Il nostro autore, per la verità, almeno in due luoghi riconosce che Aristotele tratta della corpositio e della divisio « secundum vocem », e sottolinea il primato dell’oratio che esprime l’intel- lectus ©. Questi rilievi sono importanti perché permettono di no- tare come i maestri medievali mirassero a trasferire sul piano lin- guistico il discorso sui sofismi, in modo da trovate su questo piano accorgimenti formali atti a evitare errori. Un altro testo, quasi contemporaneo alle Glose, cioè la Surzzza Sophisticorum elencorum, critica questa tesi e il tipo di analisi in vocibus o in sermonibus o în terminis % e sostiene che il so- fisma in senso composto (compositionis) o in senso diviso (divi sionis) ha origine in intellectibus, nel fatto cioè che una propo- sizione si presta ad essere interpretata secondo diversi punti di vista. Si richiama l’attenzione, ad esempio, sulla proposizione « possibile est sanum esse egrum », la quale, intesa in senso diviso, è vera, in senso composto è falsa, senza che la diversa considerazione implichi modificazioni nella struttura linguistica 65 Ivi, p. 222 (a De sopb. el. 6, 168a 26): « Ad quod dicendum quod Ari- stotiles loquitur hic de conpositione et divisione que fit secundum vocem et non secundum intellectum. Et conpositio et divisio secundum intellectur continetur sub oratione, quia oratio continet amphibologiam et conpositionem et divisionem » (cors. mio), e p. 246 (a De soph. el. 20, 177b1; continua il testo cit. in n. 63): « Sed cum dicit Aristotiles: “quod est secundum divisionem, non est duplex”, tunc loquitur de divisione vocis, quia alia vox est divisa et alia conposita ». % Op. cit., p. 313: «Quidam enim dicunt quod hec conpositio fit in intellectibus; quidam alii dicunt quod tantum fit in vocibus [...]. Illi qui dicunt quod fit in sermonibus vel in vocibus [...]», e p. 314: «Et ideo sciendum est quod secundum illos qui dicunt sophisma conpositionis tantum esse in terminis [....]» (cors. mio). ' Ivi, p. 315: «Hec autem sententia, scilicet quod compositio dicatut tantum in terminis, nobis non placet. Sed dicimus quod fallacia compositionis fit in intellectibus, et hoc videlicet quod plura significantur vel intelliguntur in aliqua oratione »; lo stesso vale per la divisio, pp. 317 sgg. Terminologia logica della tarda scolastica 515 della frase ®. Lo stesso testo ammette, però, che i sostenitori della tesi opposta evitavano l’errore in senso composto o in senso diviso ricorrendo ad accorgimenti riguardanti la disposi- zione dei termini nell’enunciato ®. L’opposizione del nostro anonimo autore, in realtà, non vale a negare una linea di tendenza che riconosce nella constructio, nella ‘sintassi’, cioè nella diversa disposizione dei termini nel- l’enunciato, l’unica possibilità di fissare regole stabili per il rico- noscimento dell’un senso e dell’altro. Semmai, le sue critiche sotto- lineano la necessità di un’analisi approfondita, i cui risultati val- gano a fugare ogni dubbio. Et ideo sciendum est quod secundum illos qui di- cunt sophismata conpositionis tantum esse in terminis, fit illa talis conpo- sitio duobus modis, aut scilicet quando prius coniungimus duas voces et postea separamus, scilicet cum relinquimus unam et concludimus aliam, ut superius diximus [è il caso di « potest scribere » nell’antecedente e « scribit » nella conclusione], aut quando prius aliquod adverbium iungimus cum aliquo verbo, postea illud idem iungimus cum alio verbo, ut in supradictis para- logismis patuit [è il caso, ad esempio, di « verum est nunc Socratem fuisse conclusum, ergo nunc verum est quod Socrates fuit conclusus »]. Et etiam sciendum est quod secundum istos nulla orationum predictarum est multiplex. Unde non est dividendum, sed dicendum quod alia est conposita et alia divisa. Ut in istis est: ‘veruzz est nunc Socratem fuisse percussum’, hec est composita: ‘ergo verum est quod Socrates fuit percussus nunc’, hec divisa ». 70 Sulla scia della Summa, almeno per quanto ci riguarda, si muovono le Fallacie Vindobonenses, cit.: analoga è la caratterizzazione della fallacia in base all’intelligere (p. 508: «Fallacia compositionis est quando compo- sitio est falsa, et divisio vera, ut ‘omnia individua predicantur de uno solo’. Si velis intelligere coniunctim, falsum est. Si vero divisim, verum est, idest quod unumquodque individuum predicatur de uno solo. Fallacia divisionis est quando divisio est falsa et compositio vera, ut ‘duo et tria sunt quinque?. Si velis intelligere divisim, falsum est; si vero coniunctim, verum est»), come è analoga la distinzione dei paralogismi secundum habundantiam e secundum defectum (cfr. la Summa, cit., p. 320: « Item. Vel alii paralogismi qui fiunt secundum habundantiam et defectionem, de quibus dubium est sub [Più interessante la trattazione della compositio e della divisio contenuta nelle Fallacie Parvipontane. Precisato che senso com- posto e senso diviso sono pertinenti alla substantia vocis, cioè alla ipsa vox, mentre accentus e figura dictionis spettano agli accidentia vocis, compositio e divisio sono così descritte: Compositio itaque est fallax coniunctio aliquorum que voce et intellectu dividi debelre)nt vel intellectu tantum. ‘Fallax coniunctio’ dicitur ideo quia nisi sit fallacia, non est compositio. Hoc enim nomen ‘compositi’ prout hic sumitur, nomen fallacie est; ‘voce et intellectu ideo dicitur quia compositionum alia fit voce et intellectu, ut hec: ‘possibile est album esse nigrum’, alia intellectu tantum, ut hec: ‘ista navis potest ferre centum homines”. Divisio est fallax divisio ali- quorum que voce et intellectu coniungi deberent". Riteniamo che ciò che è detto di compositio valga anche di divisio, anche se non risulta esplicitamente dal testo. Compositio e divisio sono dunque i nomi delle fallacie, la prima delle quali è una congiunzione erronea, la seconda una divisione erronea di termini: congiunzione e divisione erronee che hanno la loto radice non solo nella vox ma anche in intellectu, o addirittura soltanto nel- l'intelletto ??; con ciò il testo assume una posizione media tra chi qua specie fallaciarum reducantur », e le Fa/lacie Vindobonenses, cit., p. 509: «Item fiunt paralogismi secundum compositionem. (Qu)orum quidam viden- tur fieri secundum superhabundantiam, quidam (secundum) defectum »: ma il rilievo è già in DE Ry. Più oltre (ivi, pp. 608-609) ci si chiede quale differenza vi sia tra la fallacia «secundum plures interrogationes ut unam» e compositio e divisio: « Eadem enim est oratio sophistica ex compositione et divisione et secundum hanc fallaciam. Verbi gratia: ‘quingue duo sunt et tria’. Sub hac forma proponuntur plures propositiones velut una. Potest etiam intelligi composita, similiter et divisa. Et videntur adtendi omnes iste fallacie secun- dum idem quod secundum copulationem terminorum. Et tamen adtendenda est differentia quia compositio vel divisio fit secundum coniunctionem vel disiunctionem vocis cum coniunctione vel disiunctione intellectus; fallacia Terminologia logica della tarda scolastica 517 sosteneva che la radice del sofisma è la vox e chi sosteneva ch'è l’intellectus. i; 3 L’anonimo autore presenta poi un’accurata analisi dei vari ‘modi’ sofistici propri del senso composto e del senso diviso. Essi sono undici: cinque sono comuni ai due sensi, tre del senso com- posto, tre del senso diviso. Esaminiamo i primi cinque modi comuni. Primus [...] est quando aliqua dictio ita sumi potest ut sit su- biectus vel predicatus per se vel determinatio predicati ?3. La proposizione « possibile est album esse nigrum » può essere interpretata in modo da considerare possibile soggetto e il resto predicato, o viceversa, e meglio, che il dictum « album esse nigrum » sia soggetto e possibile sia predicato: in tal caso, la proposizione è in senso composto (« erit oratio composita ») e falsa; oppure, si può intendere che possibile sia « determinatio pre dicati », cioè che a/bum sia soggetto e « possibile est esse nigrum » sia predicato; qui possibile determina solo il predicato determi. nando la copula est, e non è uno degli estremi della proposizione: essa interponitur, la proposizione è in senso diviso e vera”. Secundus modus est quando aliqua dictio ita sumi potest ut sit predicatus cuiusdam cathegorice vel determinatio consequentis cuiusdam ypothetice ”. Data la proposizione « Socratem esse animal si Socrates est homo autem secundum plures interrogationes ut unam facere fit secundum modum proponendi qui fit tanquam una proponatur, cum plures propo- nuntur. Unde non adtenditur secundum vocem ideoque extra dictionem dicitur esse hec fallacia; la prima interpretazione intende la proposizione come un « sermo de dicto », la seconda come « sermo de re»; v. cap. V. 75 Ivi, p. 577. 318 Alfonso Maierùà est necessarium », si può intendere che mecessarium sia predi- cato del dictum di « si Socrates est homo, Socrates est animal »: in tal caso la proposizione, composta di un soggetto (che è il dictum di una ipotetica) e di un predicato, è categorica, è in senso composto e vera; ma può intendersi che wecessarium determini solo il conseguente dell’ipotetica « si Socrates est homo, Socrates est animal » in modo tale che antecedente sia «si Scenes est homo » e conseguente sia tutto « Socratem esse animal est neces- sarium »: in questo secondo caso è in senso diviso e falsa ”. PA foce fee si qa aliqua propositio ita sumi potest ut È lusdam ypothetice copulate vel i i cuiusdam condicionalis 7, 7 iabnianicaii Sia data la proposizione « Cesar est animal et Cesar est substan- tia, si Cesar est homo »: se la si intende come proposizione copu- lativa, le sue due proposizioni componenti congiunte da ef sono « Cesar est animal », « Cesar est substantia si Cesar est homo »; in tal caso la proposizione è in senso diviso e falsa; se invece la si intende come una proposizione condizionale tuo antece- dens è « si Cesar est homo » e suo consequens è « Cesar est animal et Cesar est substantia »: qui « Cesar est animal» è parte del conseguens: la proposizione è in senso composto e vera ®, Quartus modus est quando dictio di i A ; istrahi potest ad di diversorum potest esse determinativa”9, si VSS IRE Nella proposizione « quicquid est verum semper est verum », l’av- verbio semper può intendersi in congiunzione col primo est o col secondo est: se si intende « quicquid est semper verum est verum.] la proposizione è in senso composto e vera; se si intende « quic- quid est verum, semper est verum », è in senso diviso e falsa ®0. Quintus modus est quando aliqua dictio non posita intelligitur apponenda, vel semel posita intelligitur repetenda 8; Nella proposizione « Socrates videt solem ubi sol est » si può sot- tintendere existens, e se si congiunge a Socrates (« Socrates existens videt solem ubi sol est ») si ha senso composto falso ©, se invece si congiunge con solerz (« Socrates videt solem existentem ubi sol est »), si ha senso diviso vero. Invece nella proposizione « tu es vel eris asinus » si può intendere ripetuto un termine: se è da ripetere #4, si ha la proposizione « tu es vel tu eris asinus » che è una disgiunzione in senso diviso e vera (è vera la prima proposizione che la compone); se è da ripetere 4sir4s, si ha « tu es asinus vel eris asinus » che è una proposizione « de disiuncto predicato », in senso composto e falsa ®. I modi propri del senso composto e del senso diviso sono dati nel testo in parallelo e mostrano come un senso sia il reci- proco dell’altro. Primus [...] modus qui est compositionis proprius, est quando aliqua predicantur de aliquo divisim que volumus fallaciter de eodem predicari coniunctim; Primus modus qui est proprius divisionis, est quando aliqua coniunctim predicantur que fallaciter volumus divisim predicari de illo *. 80 Ivi, p. 579. 81 Ivi. 8 In realtà, si può chiedere a chi vada riferito existens, se a Socrates, o a sol in «ubi sol est»; dalla conclusione del paralogismo seguente si ri- cava che va riferita a Socrates: « Potest enim intelligi hec dictio ‘existenten’, et sic propositio vera est; vel hec dictio ‘existens’, et sic propositio falsa est. Fit ergo secundum hoc talis paralogismus: ‘Socrates videt solem ubi sol est, sed ubicumque Socrates videt, ibi sol est, ergo Socrates est ubi sol est’ » (ivi). 83 Ivi. 84 Ivi, p. 580. 520 Alfonso Maierùà L'esempio che illustra il modo del senso composto è: « hec ypo- tetica est simplex et est propositio, ergo est simplex propositio » nel consequens noi congiungiamo erroneamente due termini («& siva» plex propositio ») che andavano tenuti divisi. Per il modo del senso diviso il testo fornisce quest’esempio: « iste homo est albus monachus et iste homo est monachus, ergo iste homo est albus »: nella conclusione noi predichiamo albus di homo erroneamente separato (‘diviso’) dal termine monachus ®. i Secundus modus secundum compositionem est quando aliquid attri- buitur pluribus gratia cuiuslibet eorum et postea assumitur tam uam attribuatur eis gratia eorum simul; Secundus modus secundum Siivi stonem est quando aliquid attribuitur aliquibus gratia eorum simul postea autem sumitur ac si attributum sit eis gratia singulorum *, i Anche qui gli esempi illustrano come il modo della composizione e quello della divisione siano reciproci. Per il senso composto: « individua predicantur de uno solo, sed ista duo Socrates e Plato sunt individua, ergo predicantur de uno solo »; è evidente che « predicari de uno solo » è proprio di ciascuno individuo non di più insieme. Viceversa, per il senso diviso: « isti duo hatiliies desinunt esse, si aliquis desinit esse, ipse moritur, ergo isti duo moriuntur »; desinere esse qui è predicato di duo homines insieme considerati, mori è predicabile solo di ciascuno singolarmente preso: posto perciò che solo uno dei due uomini muoia, è vero che «isti duo homines desinunt esse », ma non che « tei duo moriuntut » , Tertius modus qui est secundum compositionem, est quando aliquid attribuitur alicui respectu diversorum temporum, postea fallaciter infertur ac si attributum sit illud respectu unius temporis tantum 88; Tertius modus qui proprius est divisionis, est quando aliqua negando sive affirmando attribuuntur alicui coniunctim, postea vero separatim inferuntur ®, Anche in quest’ultimo caso si ha, come nei due precedenti, una diversità di predicazione. « Socrates fuit in diversis locis, ergo verum fuit Socratem esse in diversis locis » e « album fuit nigrum, ergo verum fuit album esse nigrum » sono esempi che illustrano come ciò che è predicato va inteso divisimz secondo una diversa verificazione temporale e non coriunctim, cioè con simultanea verificazione; sono perciò esempi del senso composto. « Socrates non potest esse albus et niger, ergo Socrates nec potest esse albus nec potest esse niger »: la negazione qui riguarda la contempo- ranea predicabilità di due contrari, non la predicabilità anche ‘divisa’ di essi; è un esempio di senso diviso”. Questa lunga analisi dei vari modi — che trova riscontro in parte nei Tractatus Anagnini* ed è presupposta dalle Fallacie 89 Ivi, p. 582. 90 Ivi, pp. 581-582. 9 Op. cit., pp. 331-332: si esaminano congiuntamente compositio e divisio. Il testo annuncia « septem principales modos » (p. 331), ma s’inter- rompe dopo il sesto. I primi due modi corrispondono ai primi due modi comuni delle Fallacie Parvipontane (ivi: per il primo modo è dato l'esempio «album possibile est esse nigrum »; il secondo segue il primo senza solu- zione di continuità ed ha il seguente esempio: « necessarium est Socrates esse animal, si Socrates est homo »); il terzo modo (« deceptio proveniens ex diversa transsumptione partium orationis », ivi) può essere così illustrato: data « quodlibet animal est de numero hominum », se si intende che est è il predicato e tutto il resto costituisce il soggetto, la proposizione è vera e vale « quodlibet animal de numero hominum est », cioè vive; se invece « quod- libet animal » è soggetto, est la copula, « de numero hominum » il predicato, allora è falsa. Manca il quarto modo. Il quinto è « deceptio proveniens ex diversa determinatione orationis ad orationem, dictionis ad dictionem » (ivi, pp. 331-332): dato l'esempio « decem et octo homines sunt decem et octo asini », se si intende come se fosse « decem et octo homines sunt totidem asini », la proposizione è falsa; se invece si sostantivizza decemz, essa vale  Londinenses® — va tenuta presente perché rappresenta un ten- tativo serio di fissare, nella struttura della proposizione, elementi per individuare l’origine degli errori e quindi fornire la solu- quanto « decem res sunt decem homines et octo asini» ed è vera. Infine: « Sextus modus est deceptio proveniens ex diversa coniunctione vel disiunc- tione: data «verum est Platonem et Ciceronem et Socratem esse duo », se la congiunzione “et” è sempre copulativa -- cioè congiunge proposizioni --, l’enunciato è falso. Se una sola volta è copulativa, l’enunciato è vero e il senso è: ista duo enuntiabilia sunt duo. Questi modi non hanno riscontro nei modi comuni delle Fallacie Parvipontane, anche se l’ultimo ricorda il procedimento del quinto delle Fa/lacie (dove però è data la disgiun- zione) e il penultimo quello del quarto: ma gli esempi appartengono a una tradizione diversa. ® Op. cit., pp. 657 sgg., ha tredici modi, di cui sette comuni e tre propri alla composizione e alla divisione. Cominciamo dai modi propri: essi ripe tono, talora migliorandola, la formulazione delle Fallacie Parvipontane (in particolare, cfr. p. 661: « Secundus trium propriorum modorum composi- tioni provenit ex eo quod aliquid in una propositione predicatur collective et post predicatur distributive. Secundum hoc sic paralogizatur: ‘Socrates et Plato habent quatuor pedes, ergo sunt quadrupedes’ », dove formulazione ed esempio illustrano meglio lo spirito del modus, e p. 662: «Tertius et ultimus propriorum modorum divisioni provenit ex eo quod in una propo- sitione aliquod verbum copulatur ratione unius instantis, in conclusione ratione plurium », che è formulazione che allinea bene al corrispettivo modo del senso composto il terzo del senso diviso). Dei modi comuni, il primo, il secondo e il sesto corrispondono rispettivamente al primo, secondo e quarto delle Fallacie Parvipontane (ivi, pp. 657-658, 660-661). Il terzo modo [Tertius modus septem communium provenit ex eo quod sub eadem forma vocis incidunt due propositiones ipotetice ») si articola in una tri- plice suddivisione, di cui il primo elemento (pp. 658-659) è accostabile al terzo modo comune delle Fal/acie. Gli altri due elementi sono: « Secundus subdivisorum provenit ex eo quod sub eadem forma vocis incidunt due propositiones ipotetice, quarum una est conditionalis, reliqua disiuncta » e « Tertius subdivisorum provenit ex eo quod sub eadem forma vocis incidunt due propositiones ipotetice, quarum una est copulativa, reliqua disiuncta » (ivi, p. 659). I rimanenti modi comuni sono: «Quartus septem modorum communium provenit ex eo quod aliqua dictio potest determinare aliquam orationem totalem vel partem illius »: data la proposizione «omne animal Terminologia logica della tarda scolastica 523 zione di essi. Se è vero che, come riconosce il De Rijk 2, le analisi grammaticali hanno contribuito allo sviluppo della logica nel secolo XII più di quanto non abbia fatto la dottrina delle fallacie, è da ritenere che la stessa analisi dei sofismi, almeno per quanto ci riguarda, è condotta con criteri che hanno origine gram- maticale. In conclusione, nel secolo XII le strutture linguistiche in cui si concretizzano le fallacie del senso composto e del senso diviso vengono sottoposte ad attenta analisi”. Un testo delle Sentenze di Pietro di Poitiers (} 1205) è illuminante per quanto riguarda un orientamento che si fa luce: quello di individuare attraverso la stessa disposizione dei termini in una proposizione il senso com- posto o il senso diviso: rationale vel irrationale est homo », ome può distribuire « animal rationale vel irrationale » e la proposizione è falsa, o solo « animal rationale » e la proposizione è vera (p. 660). « Quintus septem modorum communium pro- venit ex eo quod oratio potest subponere verbo vel pars orationis »: data la proposizione « verum est Socratem esse hominem et Socratem non esse hominem », si può intendere che soggetto sia « Socratem esse hominem et Socratem non esse hominem » che è il dictum di « Socratem esse hominem et Socrates non sunt homo », e la proposizione è vera; se invece Socratem ogni volta che occorre è soggetto, il dictuz già formulato deriva da « Socrates est homo et Socrates non est homo » e la proposizione è falsa (ivi). « Septimus et ultimus septem modorum communium provenit ex eo quod aliqua dictio potest intelligi preponi vel postponi »: in « album est omnis homo », album può essere il predicato di « omnis homo est albus » e la proposizione è vera, oppure la proposizione può valere: «hoc album est omnis homo » e in tal caso è falsa (p. 661). Tutti questi modi, salvo qualche analogia, non hanno un preciso riferimento in quelli dei testi precedentemente esaminati. 9 Cfr. Logica Modernorum, cit., II, i, p. 491. % Oltre ai testi esaminati, cfr. l'Ars Meliduna, cit., che ha un cenno alla fallacia secundum compositionem et divisionem (p. 351; a pp. 334-335 È un esame delle difficoltà che sorgono dall’uso dei numerali, cui si fa ricorso da Aristotele in poi: «duo et tria sunt aliqua, aliqua sunt quinque, ergo aliqua sunt duo et tria», ecc.); per le Sumzzze Metenses, cit., cfr. p. 477. 524 Alfonso Maierù Et assignant hic compositionem et divisionem, sicut si dicatur: Iste potest videre clausis oculis, id est oculis qui sunt clausi, per divisionem verum est; si oculis clausis, id est quod simul sint clausi et videat per compositionem falsum. Si tamen ex parte subiecti dicatur: clausis oculis potest iste videre, magis est sensus divisionis, et verum est Ita etiam de impenitentia finali potest iste penitere, sed si peniteat iam non erit finalis, et ideo his positis in predicato magis erit sensus compositionis et falsitati propinqua est locutio 9. Il tentativo fatto dai vari maestri è stato quello di analizzare la proposizione per vedere quale senso fosse corretto attribuirle. Ma ora si mette in rilievo che a seconda che alcune dictiones stiano a parte subiecti o a parte praedicati fanno meglio senso diviso o senso composto. Questo principio si tradutrà più tardi in regole precise: si individueranno strutture che permetteranno di valutare facilmente il senso della proposizione e quindi la sua verità o fal- sità. Si tratterà di regole convenzionali, arbitrarie, ma che hanno grande importanza. Il periodo che va ad Occam non apporta notevoli novità nella dottrina del senso composto e del senso diviso. Ciò va detto anche di Buridano e di Alberto di Sassonia, che i i , pure vissero quando una vera svolta veniva operata nella | trattazione di questo tipo di fallacie. Il discorso degli autori, ora, si muove in genere sulla traccia del testo aristotelico e solo qua e là affiora una notazione di un qualche interesse. i Vediamone qualcuna in via preliminare. 95 Perri PrcravensIs Sententiae, II, 17, edd. PS Moore-J.H. Garvi DIG 5 È -J.H. Garvin- 1% Dee: Notre Dame Ind. 1950, pp. 128-129, cit. in De RuK, op. cit., , Ds 175. % Il rilievo è già in Wirson, William Heytesbury..., cit., pp. 12-13. Terminologia logica della tarda scolastica S25 Sappiamo che Aristotele suggeriva di risolvere la fallacia della composizione intendendo divisi i termini e viceversa, ma ora si tileva che non ogni composizione o divisione dà luogo a fallacia. L’affermazione tradizionale va dunque intesa in senso restrit- tivo: là dove c’è fallacia della composizione, la soluzione è la divisio, e viceversa”. Un altro tema che talora affiora è quello della riduzione del senso composto e del senso diviso ad altre fallacie, per il quale si è visto che Aristotele offre la traccia con la riduzione all’« igno- rantia elenchi ». Ma alla fine del secolo XII in quei commenti a Boezio editi dal De Rijk sotto il titolo Frustula logicalia si sosteneva che Boezio non aveva accennato alla comzpositio e alla divisio perché intendeva comprenderle sotto l’aeguivocatio, da intendere in senso lato”. Invece Pietro Ispano, Tommaso 9? Cfr. Tommaso D'Aquino, De fallaciis, cit., nr. 657, p. 230; Occam, Elementarium logicae, cit., pp. 121 e 123. È per lo meno equivoco ciò che si legge nei Tractatus Anagnini, cit., p. 330: «[...] quas (sc. fallacias composi- tionis et divisionis) ideo mixtius tractamus quia ubicumque est fallacia com- positionis potest esse fallacia divisionis, et e converso »; si vedano invece Fallacie Vindobonenses, cit., p. 508: « Et est sciendum quod ubicumque est compositio, ibi est divisio, et e converso; sed non ubicumque est fallacia compositionis est fallacia divisionis, nec e converso », e Dialectica Monacensis, cit., p. 574: «[...] numquam in eodem paralogismo debent assignari hee ambe fallacie, sed altera tantum »; così va intesa la Surzzza Sopb. el., cit, p. 313: «iEt notandum est quod ubicumque est conpositio, ibidem est divisio. Sed quando compositio facit fallaciam, tunc est sophisma composi- tionis; quando autem divisio facit fallaciam, sophisma est divisionis ». E si legga Occam: « Circa quas non est curiose disputandum an sint una fallacia vel plures, aut quis vocandus sit sensus compositionis et quis divisionis. Hoc enim parum vel nihil prodest ad alias scientias intelligendas » (Tractatus logicae minor, cit., p. 86). 98 Op. cit., p. 617: «Comprehenderat (sc. Boetius) enim sub equivo- catione amphibologiam, coniunctionem et divisionem, quorum sophismata habent fieri secundum termini alicuius diversam acceptiorem », e p. 619: « Ad quod dicendum quod ‘eguivocatio’ laxo modo accipitur a Boetio, ut dicatur: equivocatio idest proprietas secundum quam aliquid significat plura equivoce 526 Alfonso Maierùà d'Aquino !, Duns Scoto !" e Occam ‘® pongono il problema del rapporto tra arzphibologia e compositio et divisio, anche se lo stesso Occam finisce per considerarlo problema non rilevante dal punto di vista della logica applicata !®. Ma in questo periodo la discussione sul senso composto e sul senso diviso trova il suo centro nella identificazione del tipo di ‘molteplicità’ che occorre in queste fallacie e delle ‘cause’ che la determinano. Già le Glose distinguevano le « fallaciae in dictione » secondo una triplice molteplicità: attuale per l’anfibologia e l’equivocità, potenziale per composizione e divisione (e, sarà specificato in seguito, per l’accento), fantastica per la « figura dictionis » !*, forse seguendo il commento d’Alessandto (senza dubbio l’Afro- disio), ora perduto ‘9. Tutti gli autori che se ne occupano nei secoli XIII-XIV !% confermano che la molteplicità potenziale ha luogo nel senso composto e nel senso diviso. Per quanto riguarda le cause, i testi ne identificano due in rapporto a tutte le fallacie: causa apparentiae e causa non existen- principaliter; et in hoc sensu amphibologia, compositio, divisio, accentus sunt equivocatio. Summulae logicales, cit., 8.10, p. 95. 100 Op. cit., nr. 656, p. 230. 101 In libros Elenchorum quaestiones, cit., q. xix, $ 2, p. 240b. 102 Cfr. Summa logicae, III, iv, 8, cit., f. 99rb (dove si discute delle modali), e Tractatus logicae minor, cit., p. 87 (trattando dell’alternativa pro- posizione categorica—proposizione ipotetica). 103 Elementarium logicae, cit., p. 121 (a proposito delle modali); v. n. 97. 10 Op. cit., p. 222. 105 Ma v. ALEXANDRI quod fertur in Aristotelis Sophisticos elenchos com:- mentarium, ed. M. Wallies, « Commentaria in Aristotelem Graeca », II, m, Berolini 1898, p. 22; cfr. PreTRo IsPANO, Surzmzulae logicales, cit., 7.08, p. 67. 106 Cfr. Dialectica Monacensis, cit., p. 569; Pietro IsPANO, op. cito; ALserto M., Liber I Elenchorum; VINCENZO DI BEAUVAIS, op. cit., 276; Tommaso D'Aquino, op. cit., nr. 656, p. 230; Duns Scoro, op. cit., q. xix, in part. p. 241; Buripano, Compendium logicae, cit., VII, 2. Terminologia logica della tarda scolastica 527 tiae (o defectus, o deceptionis, o falsitatis); esse possono facil- mente essere ricondotte a una definizione scolastica di fallacia che troviamo in Pietro Ispano: « fallacia est apparentia sine existen- tia » !”. Nel caso del senso composto e del senso diviso, si cerca di individuare la causa della confusione tra i due sensi (« causa apparentiae ») e il principio dell’errore (« causa non existentiae », « causa defectus »). Ma la discussione sulle cause chiarisce come vada intesa la molteplicità potenziale chiarendo i vari punti di vista dai quali può essere considerato il discorso fallace. Molteplicità potenziale si ha quando le dictiones o voces occor- renti nell’enunciato sono materialmente le stesse, ma dànno luogo a diversi significati. L'identità materiale (o ‘sostanziale’) delle voces è « causa apparentiae », la pluralità dei sensi, o pluralità formale, o attuale !%, è « causa non existentiae ». Tuttavia detta pluralità formale è spesso ricondotta al diverso pronuntiare ', alla diversa prolatio !!° opunctuatio!!! che inter- 107 Op. cit., 7.03, p. 66. 108 Cfr. Dialectica Monacensis, cit., p. 570; GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, Introductiones in logicam, cit., pp. 89-90; Pietro ISPANO, op. cit., cit., 7.25, p. 74, e 7.28, pp. 75-76; Ps. Bacone, Sumule dialectices, cit., pp. 334-337; ALserTo M., op. cit., p. 548a; Tommaso D'AQUINO, op. cif., nr. 657, p. 230; Occam, Tractatus logicae minor, cit., p. 86; BurIpANO, op. cit., VII, 3. Si notino, in particolare, nel testo di Tommaso d’Aquino, le equivalenze potentialiter-materialiter, formaliter-actualiter, e si legga BuRIDANO (op. cit., VII, 2): «Multiplicitas potentialis dicitur cum vox, existens eadem se- cundum materiam et diversa secundum formam, habet multas significationes ». 19 Arserto M., op. cit., p. 545b: « Divisa sic pronuntianda est [...]. Composita autem oratio sic pronuntiatur [...] »; v. n. 113. Per la pronun- tiatio nella retorica classica, cfr. CICERONE, DE INVENTIONECiceRoNnE, De inventione: pronuntiatio est ex rerum et verborum dignitate vocis et corporis moderatio; ma cfr. LAusBERG, op. cit., p. 787. V. anche ps. BAcoNE, Sumule dialectices, cit., p. 331. 110 Cfr. Dialectica Monancesis, cit., p. 569: «ex modo proferendi »; Ps. Bacone, Sumule dialectices. -it., pp. 331 e 337. Il Occam, Suzzrza logicae, cit., III, iv, 8, f. 99ra: « Causa non existentiae est diversitas punctuationis », e Elemzentarium logicae, cit., p. 121. 528 Alfonso Maierù viene nella utilizzazione pratica dell’enunciato !!, Alberto di Sassonia, invece, definisce: « Causa autem defectus est diversitas constructive orationis earundem (sc. dictionum), sicut patet in illa ‘quidquid vivit semper est’ » !!. Il riferimento alla constructio!!* indica che alla base di questa dottrina può esserci una preoccupazione di origine grammaticale, che più chiara- mente traspare, presso lo stesso Alberto e presso altri autori, pro- prio nella descrizione della compositio e della divisio: una oratio è composita quando « dictiones ordinantur secundum situm magis debitum », ma è divisa quando « dictiones ordinantur secundum situm minus debitum » !5, mentre altti maestri non privilegiano la compositio rispetto alla divisio 9 (ma il riferimento alla construc- [12 Cfr. ALBERTO M., op. cif., p. 535a-b: « Modi autem arguendi [...] sunt duo, scilicet secundum apparentiam acceptam in dictione, secundum quod dictum est idem quod voce litterata et articulata pronuntiatum est sive pro- latum: [...] omne enim quod dicendo profertur, hoc vocatur dictio: unde hoc modo et oratio dictio est: forma enim dictionis hoc modo accepta pro- latio est: et quae una continua prolatione profertut, una dictio: et quae pluribus, plures est dictiones ». 113 Logica, cit., V, 4, f. 40va. 114 Per i rapporti tra comstructio, congruitas e perfectio come proprietà del discorso secondo Martino di Dacia, cfr. PinBoRG, op. cit., pp. 54-55. 115 Così Pietro IsPANO, op. ci., 7.25, p. 74; cfr. Aquino, op. cit., nr. 657, p. 230; SASSONIA, op. cit., V, 4, f. 40rb, parla di «magis apte construi » e «minus apte construi » rispettivamente per sensus compositus e sensus divisus. . 116 Cfr., ad esempio, SHyreswooD, Introductiones in lo- gicam, cit., p. 89: «Est [...] compositio coniunctio aliquorum, que magis volunt componi. Divisio est separatio aliquorum, que magis volunt dividi » (si ricordi che in altro senso Guglielmo privilegia la compositio: cfr. n. 17);- VINCENZO DI BeAUVAIS, op. cit., 277, dove distingue composizione e divi sione essenziale e composizione e divisione accidentale e precisa che l’oratio è composta in rapporto alla composizione essenziale e divisa in rapperto alla divisione essenziale e, se falsa, è resa vera rispettivamente dalla « div'-io Terminologia logica della tarda scolastica 529 tio è rintracciabile in testi della fine del secolo XII !!?). Per chiarire la natura di tale posizione, esaminiamo l’esempio addotto da Alberto: è il noto sofisma « quicquid vivit semper est ». Ci si chiede con quale verbo più propriamente semper vada congiunto, e si risponde ch’esso va congiunto con est: dun- que, congiunto con es fa senso composto, congiunto con vivit fa senso diviso. Che gli avverbi « de natura sua habent determi nare verbum », come scrive Pietro Ispano !!, è dottrina gramma- ticale; se ne conclude che semzper « potius determinabit verbum principale quam minus principale » !'9, cioè es? piuttosto che vivit. Guglielmo di Shyreswood ricorda che secondo Prisciano « adverbia magis proprie habent precedere suum verbum »!2: di qui dunque i cenni al « situm magis debitum » che troviamo accidentalis » e dalla « compositio accidentalis »; BurIDANO, op. cit., VII, 3. 117 Per un verso cfr. la Diglectica Monacensis, cit., p. 569; « Est itaque quedam compositio sermonis que nil aliud est quam constructio sive ordi- natio alicuius sermonis componibilis vel incomponibilis ad alterum cum quo videtur potius quam cum alio coniugi, sic tamen se habens quod ab illo possit dividi et ordinari cum alio cum quo videtur minus coniugi et ordinabile. Divisio autem est separatio alicuius ab aliquo cum quo natum est ordinari secundum debitum sicut qui debet esse in partibus illius orationis. Ex hoc patet quod ista oratio que multiplex est ex compositione et divisione, quan- tum est de se, sensum compositionis semper habet actualiter et principaliter, sensum vero divisionis protestate »; pet l’altro cfr. le Fallacie  magistri Willelmi, cit., p. 687: « Fallatia secundum compositionem est quando infer- tur coniunctim ex divisim dato tamquam coniunctim dato. Dicitur autem in dictione quia fallit ex proprietate dictionis, scilicet compositione, cum sit compositio dictionum constructio innitens compositioni. Fallatia secundum divisionem est cum infertur ex coniunctim dato quasi divisim dato. In dictione dicitur esse quia fallit ex proprietate dictionis, ut ex divi- sione, cum sit divisio dictionum constructio innitens divisioni. Ideoque secundum divisionem nominatur hec fallatia ». 118 Op. cit., 7.25, p. 74. 119 Ivi. 120 Introductiones in logicam, cit., p. 91; cfr. PRISCIANO, op. cit., XV, 39, in Grammatici latini, nei testi. Ma sem di i i bra un’indebita estensione caratterizzare senso È pra il testo più illuminante tra quelli sfogliati in ordine al ‘Porto tra queste analisi e la dottrina grammaticale dell: constructio sono le « quaestiones » di Duns Scoto sugli Ele, chi sofistici. La sua analisi è tutta impregnata delle dista È delle esigenze derivanti da un’impostazione in linea con la ram. matica speculativa. In essa trovano posto e sistemazione o i temi della pronuntiatio, prolatio e punctuatio che abbiamo vi accennati e utilizzati dagli altri autori. i Di cit., VII, 3, primo modo. Occam, nella Sunzza logicae, cit A » 99ra), per questo sofisma fa riferimento solo alla diversa puachia: Tractatus logicae minor, cit. 86. i È sotto il pri : ‘-, p. 86, i due esempi sono dati di segui ae polo continua poi affermando che, se c'è una lea compositus în quo dis composto e diviso, essa è che «ille sensus est di duo siiae di ictio componitur cum alia dictione; et ille est divisus ictio cum nulla alia immediata sibi componitur » (p. 119): in un’altra, non si ‘compone’ i tra, ; npone’ con una terza dictio nella si izi cfr. l'esame dei modi, più avanti (nn. 133 e 134), COCAINA 531 Terminologia logica della tarda scolastica Conviene perciò seguire il suo discorso fin dall’origine. Distinta una triplice molteplicità !2, egli afferma che la molte- plicità potenziale si ha « quando est ibi identitas vocis secundum materiam, et non secundum formam » ‘, e che la forza non è altro che la prolatio 4. « Causa apparentiae » della fallacia in senso composto e in senso diviso è: « unitas materialium cum similitudine orationis compositae ad divisam [...] et e converso in divisione »: non si tratta soltanto della materiale identità delle dictiones, ma anche di una diversa somiglianza dell’un modo all’altro che sulla materiale identità si innesta; questa diversa somiglianza si fonda sui diversi « modi proferendi compositim vel divisim », che sono di specie differenti '”. Ora, precisa l’autore, « [...] modus profe- rendi est quidam modus significandi Logicalis, per quem unus intellectus ab alio distinguitur » !%. Accanto ai modi significandi grammaticali, che stanno a base della constructio !”, Duns Scoto pone dunque i modi significandi logicales che fondano la diversità dei ‘sensi’ (inzellectus) anche là dove è una stessa constructio. Essi 12 Op. cit., q. xix, $ 4, f. 24la. 13 Ivi. 14 Ivi: «Actualis multiplicitas est, quando est ibi identitas vocis secundum materiam, et formam, quae est prolatio ». 15 Op. cit., q. xxiv, $ 5, f. 247a: « Unde dicendum, quod unitas mate. rialium cum similitudine orationis compositae ad divisam, est causa appa- rentiae in compositione, et e converso, in divisione. Et licet istae simili- tudines radicaliter proveniant ex unitate materialium: istae tamen simili- tudines super modos proferendi compositim, vel divisim fundantur, qui tamen sunt specie differentes ». Perciò le due fallacie non vengono unifi- cate dall’autore (cfr. q. xxiii, f. 245: «Utrum compositio et divisio sint duae fallaciae distinctae specie »). 126 Ivi, q. xxvi, $ 4, f. 249a. 127 Ivi: « Ad rationes. Ad primam dicendum, quod si maior intelligitur solum de modis significandi Grammaticalibus, qui sunt principia construendi unam dictionem cum alia, tunc falsa est maior. Sed si intelligatur, quod omnis diversitas in oratione, vel provenit ex diversitate significati, vel modorum significandi Logicalium, tunc vera est, et minor falsa ». sa Alfonso Maierù sono infatti « ex parte nostra » !® e si traducono in una diversa prolatio e in un diverso punctuare, che non toccano la con- structio in quanto tale !®. Ma la constructio operata dai « modi significandi » grammaticali dà luogo (naturalmente, si potrebbe dire) al senso composto, mentre il senso diviso interviene facendo quasi violenza alla natura delle dictiones e alla loro disposizione nella orazio: 0, meglio, il « modus proferendi » che sta alla base del senso composto è più rispettoso della constructio che non il « modus proferendi » che fonda il senso diviso; ciò risulta dal- l’esame dei tre modi, concretizzati in tre esempi, che Duns Scoto assegna alla composizione e alla divisione !, 128 Ivi, $ 2, f. 248b: « Dicendum, quod diversitas modi proferendi est ex parte nostra. Sed quod oratio sic prolata, hoc significet, et sub alio modo proferendi significet aliud, hoc non est ex patte nostra ». 129 Ivi, q. xxi, $ 6, f. 243a, discutendo del rapporto tra molteplicità attuale e molteplicità potenziale: «Est tamen intelligendum, quod licet determi nata (ex terminata) prolatio determinet orationem multiplicem secundum actualem multiplicitatem, et potentialem, sicut accidit in compositione, et divisione, una tamen multiplicitas ab alia differt. Nam determinata pio: latio orationis multiplicis secundum potentialem multiplicitatem, punctuando ad alterum potest ipsam determinare, manente semper eodem ordine vocum. Sed determinata prolatio, manente eodem ordine vocum, punctuando, non determinat orationem multiplicem secundum actualem multiplicitatem ad alterum sensum, sed ipsa transpositio terminorum. Si enim dicatur Pugnantes vellem ma accipere, ly pugnantes, non pet punctuationem ad alterum sensum potest determinati. Per il primo modo (sedentem ambulare est possibile), cfr. ivi, q. xvi, $ 3, ff. 248b-249a: « Sed ulterius oportet videre, quis modus profe: rendi facit sensus compositum et divisum. Et dicendum est, quod continua prolatio eius, quod est sedentem, cum hoc quod est ambulare, causat sensum compositum. Iste autem modus proferendi possibilis est in ora- tione, nam sic modi significandi Grammaticales ad invicem dependentes terminantur et quae nata sunt coniungi coniunguntur. Iste autem sensus accidit orationi praeter aliquam violentiam, ideo iste sensus magis appropriatur orationi. Sensus autem divisionis accidit ex discontinua prolatione earundem partium. Et quia quae nata sunt coniungi ad invi- Terminologia logica della tarda scolastica [Sembra che queste precisazioni possano illuminare testi che, mancando di espliciti riferimenti, altrimenti risulterebbero oscuri 15, cem, separantur, ideo iste sensus minus appropriatur orationi, unde accidit ei cum quadam violentia »; per il secondo modo (quingue sunt duo et tria), ivi, q. xxx, $ 1, f. 25la: «Ad primam quaestionem dicendum, quod Coniunctio, vel copulatio, per se copulat inter terminos: per accidens autem inter propositiones. Et huius ratio est: nam cum Coniunctio sit pars orationis, habet modos significandi secundum quod cum aliis partibus orationis consttui potest; sed non construitur, nisi cum illis, inter quae copulat, oportet igitur ista habere modos significandi sibi proportionabiles, qui sint principium constructionis; ergo non copulat inter orationes. Sed tamen, quia terminos inter quos copulat accidit partes unius orationis esse, vel diversarum, ideo dicitur copulare inter terminos, vel inter orationes. Magis tamen proprie potest dici, quod coniunctio posset copulare inter terminos unius orationis, vel inter terminos diversarum orationum »; per il terzo modo (quod unum solum potest ferre plura potest ferre), ivi, q. xxxiii, $ 3, f. 253a: «Circa tamen modos intelligendum est, quod tot sunt modi secundum compositionem, et divisionem, quot modis componere contingit, quae nata sunt componi, et illa ad invicem dividere, resultante diversitate sententiae. Sed ad videndum quae nata sunt componi, intelli- gendum est, quod Priscianus dicit, in maiori volumine, quod omnis deter- minatio, et omnia Adiectiva Nominaliter, vel Adverbialiter designata, praeponuntur aptius suis substantivis, ut fortis Imperator fortiter pugnat, et ratio potest esse, nam Adiectiva de se quasi infinita sunt, et ideo per sua Substantiva determinantur. Dicit etiam Priscianus, quod licet omnia postponere, exceptis monosyllabis, ut nunc, turc, et huiusmodi, sed hic videtur esse dicendum, quod quando determinatio componitur cum deter- minabili subsequenti, tunc dicitur oratio composita; et quando ab eodem removetur, dicitur divisa: sed huic modo dicendi repugnat iste paralogismus, Ex quinquaginta virorum centum reliquit divus Achilles, nam si praedicta oratio dicetur composita, quando ly wvirorum componitur cum ly Quir- quaginta, tunc propositio est falsa, cum tamen ille paralogismus sit para- logimus divisionis, et tunc dicitur esse vera in sensu composito, sed tunc dicendum est, quod haec est littera, Quinguaginta ex centum virorum, etc. vel quod paralogismus ille est compositionis, ponitur tamen inter paralo- gismos divisionis, etc. ». 131 In particolare, cfr. Ps. BACONE, op. cif., pp. 334-336 e 341-342, oltre al testo di Occam, in n. 117. * 534 Alfonso Maierù Accenniamo, per concludere, ai modi posti da ciascun autore. Pietro Ispano assegna due modi al senso composto e due al senso diviso ‘©, mentre le Sumzyle attribuite a Bacone forniscono due modi per il senso composto e due per il senso diviso, e ne aggiun- gono per ciascun senso un terzo in forma dubitativa !8. Il testo 12 Op. cit.: « Compositionis duo sunt modi. Primus modus provenit ex co, quod aliquod dictum potest supponere pro se vel pro parte sui, ut haec: “sedentem ambulare est possibile” [...]. Et sciendum quod soleat huiusmodi orationes dici de re vel de dicto. Quando enim subiicitur pro se, dicitur de dicto, quando subiicitur pro parte dicti dicitur de re. Et omnes istae propositiones sunt compositae quando dictum subiicitur pro se, quia praedicatum competentius ordinatur toti dicto quam parti dicti. Secundus modus ‘provenit ex eo quod aliqua dictio potest referri ad diversa, ut “quod unum solum potest ferre, plura potest ferre” » (ivi, 7.27, p. 75); «Divisionis duo sunt modi. Primus provenit ex eo quod aliqua coniunctio potest coniungete inter terminos vel inter propo. sitiones ut hic: “duo et tria sunt quinque” » (ivi, 7.29, p. 76); « Secundus modus provenit ex co quod aliqua determinatio potest refetri ad diversa, ut tu vidisti oculis percussum”. Haec est duplex ex eo, quod iste ablativus “oculis” potest referri (ad) hoc verbum “vidisti”, vel (ad) hoc participium “percussum” » (ivi, 7.30, p. 76). 133 Op. cit: «Et sunt duo modi secundum hunc locum (sc. fallaciam compesicionis); primus, quando aliquid componitur cum uno et cum divi- ditur “non componitur cum alio, ut ‘possibile est sedentem ambulare’ Edi et universaliter, omnis oracio que est ex modo nominali dicitur esse secun- dum quod est de re et dicto [...]» (p. 335); «Secundus modus est quando aliqua diccio componitut cum uno et cum dividitur potest cum alio componi, ut ‘quicumque scit litteras nunc didicit illas [...}'» (ivi); «[..] 3.48 modus est quando determinacio componitur cum uno, et cum dividitur componitur cum alio subintellecto » (p. 336); « Primus est modus (sc. fallaciae divisionis) quando aliquid dividitur ab uno et non compo- nitur cum alio, ut ‘quecumque sunt duo et tria sunt paria et imparia [...] » (ivi); « Secundus modus est quando aliqua determinacio dividitur falso ab uno et componitur cum alio posito in oracione, ut ‘deus desinit nunc esse’ » (altro esempio è « quadraginta virorum centum reliquit  dives Achilles ») (p. 337); «In hoc tamen paralogismo dicitur esse 3.48 modus divisionis, quia cum dividitur determinacio ab aliquo actu posito in ora- cione componitur intellecto, set hoc forte non facit composicionem de Terminologia logica della surda scolastica 535 delle Suzzule è riecheggiato abbastanza da vicino dalla esposi- zione di Alberto Magno, il quale attribuisce tre modi alla compo sitio e tre modi alla divisio !*. Vincenzo di Beauvais, che segue qua hic loquimur, et propter hoc est ibi primus modus » (ivi). 14 Cfr. op. cit., pet il senso composto: «[...] primus provenit, quia aliqua dictio in oratione est composita cum aliquo, et tamen non dividitur id quod est in oratione: et tales sunt hae duae orationes, ut posse sedentem ambulare, et posse non scribentem scribere; « Secundus modus provenit ex hoc quod aliquid componitur cum aliquo in oratione eadem posito, et dividitur etiam ab aliquo posito in eadem oratione: et hujus exemplum est, discere nunc litteras, siquidem didicit quas scit [...]» (pp. 545b-546a); « Tertius modus est, quando componit cum aliquo in oratione posito, sed sub intellectu in eadem oratione; et hujus exemplum est quod dicitur, quod unum solum potest ferre, plura potest ferre: sensus enim compositionis est secundum quod continua et composita est prolatio inter haec duo, 747 solu:, cum hoc verbo infinitivo, ferre, sic, quod potest ferre unum solum, ita quod nihil amplius plura potest ferre: sic enim composita est et falsa: et sic dictio exclusiva respicit infinitivum ferre: quia quod sic unum solum potest ferre, et nihil amplius, non potest ferre plura: quia sic dictio exclusiva ponit formam suam circa hunc terminum, unu, et excludit id quod est oppositum uni ab infinitivo super quod ponitur posse vel possibile: et ideo quod sic unum solum potest ferre, non potest plura ferre. Si autem discontinua et divisa sit prolatio inter haec duo, unu solum, tunc dictio exclusiva excluditur ab isto termino, unutt, et conjungitur cum participio subintellecto quod est ens vel existens solum, potest ferre: et hoc est verum: et ideo divisa est vera, composita falsa » (p. 546a); per il senso diviso: «Primus ergo modus erit, quando aliquid dividitur ab aliquo in oratione posito, et cum nullo componitur in eadem oratione posito: et de hoc duo sunt exempla sic, quinque sunt duo, et tria: et formatur sic: quaecumque sunt duo et tria, sunt quinque: duo et tria sunt duo et tria: ergo duo sunt quinque, et tria sunt quinque, quod falsum est. Adhuc alia oratio: quaecumque sunt duo et tria, sunt paria et imparia: quinque sunt tria et duo: ergo quinque sunt paria et imparia. Adhuc autem penes eumdem modum accipitur et haec oratio, quae est majus esse aequale et formatur sic: quod est majus, est tantumdem et amplius: sed quod est tantumdem, est aequale, et quod est amplius, est inae- quale: ergo quod est tantumdem est aequale et inaequale. — Cum autem in his orationibus sit multiplicitas in hoc quod eadem oratio secundum 736 Alfonso Maierù da presso Aristotele, ammette tre modi di paralogizzare per il senso composto e tre per il senso diviso '5. Tommaso d’Aquino conosce tre modi che valgono sia per il senso composto che per il senso diviso, i quali però non aggiungono niente di nuovo al materiam in omnibus his divisa et composita non eadem significat, sed aliud, in omnibus his significat divisa et composita. Exemplum autem ; juod est quando aliquid in eadem oratione componitur cum aliquo, et ii ab isto componitur cum aliquo in eadem oratione posito, ut ég0 te posui cane entem liberum: et est in hac oratione multiplicitas, ex eo quod oc participium, erfemz, potest componi cum hoc nomine, servum, et si est oratio composita et vera: vel dividi ab illo et componi cat e nomine, liberum, et sic est divisa et falsa: et hoc juxta secundum oa compositionis. — Exemplum autem ejus quod est tertius modus co » sitionis (scilicet quod divisum ab aliquo in oratione posito ine cum aliquo non in eadem oratione posito, sed sub subjecto intellecto) i hoc: quadraginta virorum, centum reliquit divus Achilles: et est h multiplicitas ex eo quod haec dictio, certurz, potest componi cum res termino, viror4m, et tunc est adjectivum ejus et est casus genitivi: et Sic Rae est composita et vera sub hoc sensu, centum virorum ita orco cigno quadraginta. Vel iste terminus, centum, potest addi ad hunc um, reftguit, et tunc componitur cum hoc termino subintellect st: est virorum, et sic est divisa et falsa sub hoc sensu, quod de prezà qua aginta virorum, centum reliquit divus Achilles, quod est impossibile. sti ergo sunt modi compositionis et divisionis. Ma l’aut a Di gere chiarisce ulteriormente il meccanismo del senso composto pei ee pag: Si autem quaeritur penes quid accipiantur modi compo- onis et divisionis? Satis patet per praedicta: quia divisum ab aliquo i oratlone posito: aut non componitur cum aliquo in eadem a » sic est primus modus: aut componitur cum aliquo: et si componitur, ta "gn cum aliquo in oratione posito, aut non posito, sed subintel- lecto. primo modo est secundus modus, altero autem modo tettius t: in pine quam in divisione ». > sn pat ei senso composto: « Primus fit eo quod parti È og soin 1 intellectae, potest ordinari cum diversis verbis, bre sie > si ile est ambulare, possibile est ut ambulet; possibile agi ipa cun ser re “N ut stano ambulet. Minor mul- i ; , est vera; distingui niter de re vera, de dicto (ex dicta) falsa. Secandas inte rn Terminologia logica della tarda scolastica 537 testo dei suoi predecessori !*. Anche Duns Scoto assegna tre modi, come si è visto, e sono comuni ai due sensi !”; ma Guglielmo adverbium possit componi cum uno verbo, vel ab illo dividi, et componi cum alio, ut hic: Quod scit aliquis nunc didicit; sed magister litteras nunc scit; ergo nunc didicit, non valet [...]»; «Tertius fit, eo quod nota exclusionis possit componi cum diversis verbis, ut hic: Quod unum solum potest ferre, non potest plura ferre»; per il senso diviso: «[...] uno modo, eo quod dictio copulativa vel disiunctiva potest copulare dictiones, vel orationes; secundum quem sic paralogizatur: Quaecunque sunt duo et tria, sunt paria et imparia; quinque sunt duo et tria, ergo etc. Secundo modo, eo quod participium possit coniugi cum diversis nominibus, ut hic: Ego posui te servum entem liberum; entem potest coniungi huic nomini servum, et sic est vera composita, quia priori nomini natum est plus com- poni; vel ab eodem dividi, sic est falsa divisa. Tertio modo hoc idem con- tingit, quando aliquod nomen cum alio nomine potest coniungi vere, vel ab codem dividi false; ut hoc nomen centurz in exemplo Aristotelis, cenzum quinquaginta virorum reliquit Achilles. Iteque secundum divisionem potest fieri paralogismus, quoties a coniunctim dato, infertur divisim; et e converso secundum compositionem sic: Iste est bonus, et est clericus; ergo est bonus clericus, et e converso potest argui similiter secundum divisionem ». 1386 Op. cit.: «Primus modus est quando aliquo dictum potest suppo- nere verbo vel ratione totius vel ratione partis: si ratione totius supponat, erit oratio composita, si ratione partis, erit oratio divisa » (nr. 658, p. 230): corrisponde al primo modo del senso composto di Pietro Ispano, fa leva sull’esempio base: « possibile est album esse nigrum », e richiama la distin- zione della modalità de dicto dalla modalità de re; «Secundus modus pro- venit ex eo quod aliquando praedicatum, in quo pluta adunantur per coniunetionem copulativam vel disiunctivam, potest attribui subiecto co- niunctim vel divisim. Si coniunctim, est oratio composita; si divisim, oratio est divisa» (nr. 659, p. 230): anche qui, l'esempio è classico, ma è dato al negativo: «quinque non sunt duo et tria»: la discussione verte sull’interpretazione del rapporto tra soggetto e il predicato «duo et tria»; «Tertius modus est, quando una dictio potest coniungi diversis dictionibus in locutione positis: erit autem tunc secundum hoc composita oratio, quando coniungitur cum dictione cui magis apparet, vel apta nata coniungi; divisa (diversa: Spiazzi) vero, quando ab ea disiungitur. Sicut in hoc paralogismo patet: Quod potest unum solum ferre, plura potest ferre [...]» (nr. 662, p. 231). 137 Op. cit. gli esempi sono: (a) «sedentem ambulare est possi-  d’Oc i i lea atti due modi comuni al senso composto e al senso n Pe gl 5 stessi occorrono anche nei trattati di Burleigh editi er !. Alberto di Sassonia, invece, torna ai tre modi, ma 5 adem aut aliquibus eisde i b ‘m replicata vel repetita, eadem dicti i cum una vel pluribus » (Elezentarium logicae, cit., pp. 119-120; di. Tresa 139 Per il pri i imo modo con i termini i . i modali, cfr. D i i i di do 9 . De puritate ar, ass per il secondo modo con et, cit, ivi, a 242: « fa pio, oa pini tra pg inter duos terminos ia $ 5 est locutio, ex eo d i : I, IG È quod potest inc bag cà propositiones. Et haec distinetio e rit deg a mitrigria Ma iena secundum quod copulant inter terminos È ergono meine 8 secundum quod copulat inter propositiones sic rotta» sig con vel, cfr. ivi, p. 243: «Et est sciendum faod “gu Legea cp ‘vel? ponitur inter duos terminos, uiciea csbieg 3 hei potest disiungere inter terminos vel inter proposi. ri Arg Propositiones, sic est disiunctiva, si disiungat inter ‘minos, e disiuneto extremo. Et h: istincti ;ecun Lernia la le d j laec distinctio est s o eri Le Secundum quod disiungit inter duos = O nis, si !s divisionis; secundum quod disiungit i, Li ionis; quod disiungit intel » SIC est sensus compositionis »; e con si, cfr. la dieci hi e Terminologia logica della tarda scolastica 539 anche questi sono comuni ai due sensi !°. Più interessante l’esposizione di Buridano, il quale, dopo tre modi comuni ai due sensi che ben rispecchiano quelli dei testi finora ricordati ‘4, esamina altri tre modi, anch'essi comuni: la negatio può cadere sull’intera proposizione categorica, è « negatio negans » e rende composta e falsa la proposizione, o può cadere sul soggetto soltanto, è « negatio infinitans » e rende divisa e vera la sofisma « Socrates dicit verum si solum Plato loquitur », ivi, p. 250, e del sofisma « omnis homo, si est Sortes, differt a Platone », pp. 42 sg. 14 Il primo riguarda le modali (cfr. Logica, cit., V. 4, f. 40va: « oratio respectu alicuius modi »); il secondo riguarda le proposizioni che « ratione alicuius coniunctionis vel adverbii » possono essere intese come proposi- zioni categoriche o ipotetiche (ivi, f. 40vb); il terzo sorge «ex co quod in aliquibus propositionibus aliqua dictio ex diversis coniunctionibus ad diver- sas dictiones eiusdem orationis causat diversos sensus, sicut de illa: ‘quicquid vivit semper est’ » (ivi, f. 41ra). 141 « Primus modus est per hoc quod una determinatio potest coniungi cum utroque duorum determinabilium et separari ab altero, vel unum detet- minabile cum utraque (ex utroque) duarum determinationum, ut in illa oratione: ‘quaecumque scit litteras nunc didicit illas’ [...], et in hac oratione ‘quicquid vivit semper est [...]. Similiter in illa: ‘quadraginta virorum centum reliquit divus (ex dives) \Achilles®. In hoc autem modo sensus compositus vocatur quando illa dictio coniungibilis diversis  coniungitur cum illo ad quod habet situm magis convenientem et divisus (ex divisis) vocatur quando separatur ab illo ad quod habet situm magis convenientem, ut quando coniungitur cum illo ad quod habet situm minus convenientem. Secundus modus est per hoc quod diversi termini possunt coniunctim esse unum subiectum vel unum praedicatum, vel possunt divisim unum esse subiectum et alterum praedicatum, ut in hac oratione ‘sedentem ambu- lare est possibile’. Potest enim totum dictum subici et modus praedicari et e converso, et est sensus compositionis; vel potest una pars dicti subici et alia praedicari et quod modus se teneat ex parte copulae, et est sensus divisus et propositio divisa [...]. Tertius modus ponitur prout plures termini possunt simul coniunctim subici vel praedicari in una proposi- tione categorica, et possunt etiam divisim subici vel praedicari, et aequi- valent tunc uni propositioni hypotheticae, ut in hac propositione: ‘quinque sunt duo et tria’ [...]» (op. cit., VII, 3). sia Alfonso Maierù proposizione (è il quarto modo) !®; la negatio negans può cadere sull’intera proposizione ipotetica, e rende la proposizione co: ‘ posta e falsa, o può cadere solo sulla prima categorica e la pro “ sizione allora è divisa e vera (quinto modo) !*; infine data lino. tetica « homo est asinus et equus est capra vel deus est Îae può avere una disgiuntiva, e la proposizione tutta è composta e vera, oppure una congiuntiva, ed è divisa a falsa (sesto modo) !4, Buridano, il quale non esclude che possano darsi altri modi ritiene che questi siano i principali !5, i 5. La logica inglese da Heytesbury a Billingham La trattazione del senso composto e del senso diviso nel secolo XIII e fino ad Alberto di Sassonia è caratterizzata da due elementi: a) innanzi tutto, come si è detto, un accostamento diretto al testo aristotelico, scavalcando la mediazione delle summulae o dei commenti agli Elenchi sofistici fioriti alla fine del secolo XII: questo accostamento è rivelato dai ‘modi’ presi in esame della maggior parte degli autori che sono riconducibili in genere ad esempi occorrenti in Aristotele; b) in secondo luogo, da un’ana- lisi condotta con i mezzi forniti dalla grammatica speccilerive; ed è singolare che se nel solo Duns Scoto, tra gli autori esaminati, le dottrine vengono in luce sistematicamente, l’uso di certa termi: nologia e certe interpretazioni vadano ricondotte alle dottrine della lasagne speculativa nelle quali trovano la loto giustificazione, L. sie sea come in Occam e Buridano, esse sono in via di Nel secondo quarto del secolo XIV in Inghilterra alcuni logici 12 Ivi, 13 Ivi. 14 Ivi. 145 Ivi. Terminologia logica della tarda scolastica 541 impostano diversamente il problema. Emergono sugli altri Gu- glielmo Heytesbury prima e Riccardo Billingham poi. Entrambi dedicano un trattato ai problemi del senso composto e del senso diviso. Ma Heytesbury ne parla a lungo anche nel secondo capi- tolo delle Regulae solvendi sophismata, cioè il De scire et dubitare, e s'è detto che le Regulae vanno datate al 1335 ‘9, di modo che, a questa data, Heytesbury aveva elaborato la sua dottrina, almeno per quanto riguarda un capitolo fondamentale !. È probabile che 14 Cfr. Introduzione. Ma nei vari capitoli delle Regulae, cit., è presente la dottrina del senso composto e del senso diviso: cfr. De insolubilibus, f. Tra: « Sed ista obiectio et ratio nimis cavillatoria est, et bene potest dici sophistica, quia vadit solummodo ad verba et non ad intellectum, cum intelligantur omnia superius posita i sensu diviso; arguit autem iste cavillator contra ista in sensu composito: nimis enim esset prolixum in verbis tantum instare, ut nihil diceretur quod cavillatorie non posset impugnari. Ideo non tantum ad verba nuda, sed ad sententiam referas argumentum et videbis quam potenter concludit »; De relativis, f. 21rb: «‘Tam incipit aliquis punctus moveri qui per tempus quod terminatur ad instans quod est praesens quiescet, ergo iam incipit aliquis punctus moveri et ille per tempus termi natum ad instans quod est praesens quiescet’: notum est quod non valet consequentia, quia antecedens est verum in casu et consequens impossibile. Unde universaliter hoc nomen relativum relatum ad terminum stantem confuse tantum non habet sic exponi. Arguitur enim in huiusmodi exposi- tione a sensu composito ad sensum divisum », e f. 21va, a proposito di casi col verbo apparet (altri casi con apparet in De scire et dubitare, f. 14va); De incipit et desinit, f. 26rb: «Ad aliud cum arguitur quod Socrates in aliquo instanti desinet esse antequam ipse desinet esse, optime respondetur distinguendo illam penes compositionem et divisionem. Sensus divisus est iste: ‘in aliquo instanti antequam Socrates desinet esse, Socrates desinet esse’, et ille sensus claudit opposita. Sersus compositus est iste: ‘Socrates desinet esse in aliquo instanti antequam desinet esse’; in isto sensu tenendo totum illud aggregatum a parte praedicati, satis potest concedi illa propo- sitio »; De maximo et minimo, f. 31va-b: « Sed arguitur forte quod primum est falsum quia non est possibile quod 4 punctus sic movendo ita cito tangat punctum ultra 4 sicut 5, ergo 4 non poterit ita cito tangere aliquem punctum ultra 6 sicut %. Huic dicitur concedendo conclusionem, et ex ista non 542 Alfonso Maierù in Inghilterra le Regulae siano state al centro di discussione al loro apparire; è certo però che del De scire et dubitare è stato fatto un adattamento incentrato sulla dottrina del senso composto e del senso diviso, adattamento che, sotto il titolo (che è l’incipit) Termini qui faciunt 8, ha avuto una certa fortuna nelle scuole !9. Viene da chiedersi quale dei due trattati di Heytesbury sia anteriore all’altro, se le Regulae o il De sensu composito et diviso: la fortuna arrisa al secondo capitolo delle Regu/ae, che non si spiega se fosse stato disponibile l’altro trattato, farebbe pensare all’antecedenza della composizione delle Regulae; l’altro trattato, in tal caso, sarebbe stato composto per l’esigenza di sistemare tutta la materia nel corso della discussione nell’ambito universi- tario. Ma questa è solo un’ipotesi e non abbiamo elementi suffi- cienti a confortarla. È un fatto però che, oltre ai termini modali, vengono in primo piano in questa discussione i termini che riguar- sequitur quin ita cito sicut 4 poterit tangere , poterit ipsum etiam tangere aliquem punctum ultra è, quia ista significat sensum divisum et alia concessa denotat compositionem », e ivi, f. 3lvb: « antecedens nam significat secundum divisionem, consequens autem secundum compositionem » (cors. mio). 148 Cfr. appendice 1 a questo capitolo. Ma è da tener presente che anche il primo capitolo delle Regulae, cioè il De insolubilibus, ha avuto fortuna: cfr. WersnereL, Repertorium Mertonense, cit., pp. 212-213; il primo testo citato dal Weisheipl è l’expositio che ne fa Johannes Venator: cfr. il mio Lo « Speculum »..., cit., p. 313 n. 67. 149 Il trattato fra l’altro è in due codici, Padova, Bibl. Univ. 1123 e Worcester, Cath. F. 118, che contengono, nella prima parte, una succes- sione di piccoli trattati che potrebbero aver costituito un corpus di manuali per principianti negli studi di logica, corpus formatosi nella seconda metà del sec. XIV in Inghilterra (il ms. padovano è inglese); il cod. di Worcester porta l'intestazione « Sophistria secundum usum Oxonie », mentre il rilievo per il codice padovano è dovuto al compilatore del catalogo manoscritto (cfr. c. 341). Il confronto fra il contenuto dei due codici merita un’analisi più approfondita. Il WersHEIPL, The Development..., cit., p. 159, rileva che al De scire et dubitare, comunque, si affiancano discussioni analoghe a Oxford: si ricordi fra l’altro, la discussione di John Dumbleton (primo libro della Surzzza) sull’intensio e remzissio della credenza, ecc. Terminologia logica della tarda scolastica 543 dano ‘atti dell'anima’, come si vedrà in seguito; che termini modali e verbi designanti « actus animae » sono ferzzini officiales secondo la dottrina della probatio propositionis !°; che il De sensu composito et diviso di Billingham tratta prevalentemente dei zer- mini officiales!!; che in un adattamento anonimo !° dell’altro trattato di Billingham, lo Speculum, la dottrina della probatio dei termini officiales è ricondotta a quella del senso composto e del senso diviso, come non è nello Speculum di Billingham. : Tutto ciò fa pensare che i temi del De scire et dubitare di Heytesbury, più che non quelli del De sensu composito et diviso, abbiano avuto fortuna in Inghilterra per la dottrina che ci riguarda, a meno che non si postuli l’esistenza, in ambiente universitario, anteriormente a Heytesbuty e a Billingham e quindi ai manipolatori dei loto trattati, di un testo o di un dibattito che abbia condizionato e convogliato lo svolgimento successivo delle elaborazioni relative al senso composto e al senso diviso sui termini che saranno poi detti officiales !*. In tal caso però il De sensu composito et diviso di Heytesbury con la sua ricca articolazione resterebbe sempre più un fatto isolato che non trova precedenti, se non quelli lontani (e non sappiamo quanto noti in ambiente oxoniense) del seco- lo XII. Forse per sciogliere questo nodo sono necessarie altre indagini sui manoscritti. Ciò che caratterizza le analisi del senso composto e del senso diviso proposte in ambiente oxoniense rispetto a quelle dei secoli precedenti e dei contemporanei che operano in continente! è 150 Cfr. cap. VI, $ 6. 151 Vedi più avanti, p. 556. 152 Cfr. Cambridge, Corpus Christi College ms. 378, ff. 34v-45v; per esso v. il mio Lo « Speculura »..., cit., pp. 302 e 323-324. 5 153 L’ipotesi è stata già avanzata in Lo « Speculum »..., cit., pp. 389 390 n. 128, sulla base d’un primo confronto tra i testi di Heytesbury e di Billingham. ; i : d 154 Quando Occam scrisse il Tractatus logicae minor e l’Elementarium (nel quale ultimo dà ampio spazio alla dottrina delle fallaciae) era in con- 544 Alfonso Maierà l’abbandono sia del testo aristotelico — che non viene più seguito da vicino e costituisce così solo il lontano punto di partenza della discussione — sia dell’impostazione mutuata dalla gramma- tica speculativa, quale abbiamo trovato in Duns Scoto: resta, di questa, un’esigenza che ormai la logica ha fatto propria da tempo, e cioè l’attenzione alla ‘struttura’ della proposizione esaminata; non sono però più rodi significandi o proferendi a fornire la intel- lectio dei vari sensus della proposizione, ma la ‘posizione’ occu- pata dalle varie dictiones. Il tema ha avuto uno sviluppo note- vole grazie alla discussione sulle proposizioni modali, come abbia- mo visto nel capitolo quinto, ma ora viene esteso a tutta la trattazione del senso composto e del senso diviso, e, più general- mente, diventa punto cruciale delle analisi logiche di questo periodo, giacché è su di esso che si incentra, come si è detto, anche la discussione della probatio propositionis. Un altro elemento caratterizzante è il controllo dei rapporti tra senso composto e senso diviso effettuato mediante corseguentia che, accennato qua e là in precedenza!5, viene esaltato nell’analisi proposta da Heytesbury. Ci siamo già occupati in altra sede del trattato di Heytesbuty !%; tinente da tempo (v. Introduzione. Quanto ai rapporti d’inferenza dell’un senso dall’altro, già ABELARDO, Glosse super Periermenias, rilevava a proposito delle proposizioni con possibilis: «Et videtur semper affirmatio ‘possibilis’ de sensu inferre affirmativam de rebus; sed non convettitur. E contratio autem negationem ‘possibilis’ de rebus inferre negationes de sensu», e p. 32: « Cum autem affirmative de ‘possibili’ de sensu inferant affirmativas de rebus (sed non convertitur) et negative de rebus negativas de sensu (sed non convertitur) [...]». Cfr. Occam, Elementarium logicae, cit., p. 123: «Est autem sciendum quod, licet talium orationum sint semper distincti sensus, tamen saepe unus sensus infert alium ita quod saepe impossibile est quod unus sensus sit verus sine alio [...]». Gli altri testi pongono paralogismi (figure sillogistiche), non conseguentiae. 156 Cfr. Il « Tractatus de sensu composito et diviso » di Guglielmo Heyte- sbury, « Rivista critica di storia della filosofia] a questa esposizione rimandiamo per problemi particolari e ci limitiamo qui a richiamare gli elementi fondamentali che carat- tetizzano l’opera !7. Il maestro individua otto modi del senso composto e del senso diviso. Essi sono classificati in base ad elementi sincate- gorematici o che hanno importo sincategorematico. Il primo ha luogo con i termini ampliativi o modali 8: si ha senso diviso quando il ‘modo’ viene a trovarsi tra le parti del dictum e, se verbo, è in forma personale; si ha senso composto quando il modo precede il dictum e sta 4 parte subiecti: il modo in tal caso, se verbo, è impersonale !9. Il secondo modo ha luogo con i verbi dotati di « vis confun- 157 Sarebbe da discutere lo stato del testo, anche in ordine ai commenti che esso ha avuto in Italia, ma è questione che ci porterebbe troppo lontano. Ci limitiamo qui a utilizzare l’edizione veneziana del 1494, che raccoglie le opere di Heytesbury. Nel prossimo paragrafo, parlando dei maestri italiani, diremo qualcosa circa il testo ch’essi avevano presente, almeno per quanto riguarda la distinzione dei vari modi. 158 De sensu composito et diviso, cit., f. 2ta-b: « Et primus modus sicut in principio fuit exemplificatum est mediante hoc verbo ampliativo ‘pos- sum’ vel quocumque consimili ampliativo, sicut ‘convenit’, ‘verum’, ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’ et sic de aliis, quibuscumque similibus accidit compositio et divisio ». 159 Ivi, f. 2rb: «Et sciendum est quid sit sensus compositus et divisus respectu primi modi, sicut et respectu aliorum modorum, et generaliter respectu quorumcumque modorum positorum, et primo cum hoc verbo ‘potest’ sive fuerit suus modus, qualis est ille terminus ‘possibile’, ‘necesse’, ‘necessario’ vel ‘de necessitate’ et sic de talibus. De quibus sciendum est quod quando aliquis ipsorum invenitur in aliqua prmpositione absque alio relativo implicativo sequenti [v. il 3° modo], tunc est sensus divisus et tunc tenetur illud verbum ampliativum in tali proposittone personaliter [...]. Sed quando illud verbum ‘potest’ vel suus modus totaliter praecedit in aliqua propositione, tunc est sensus compositus et tunc sensus compositus significat identitatem instantaneam possibilem respectu istius compositionis sequentis illum terminum ‘possibile’ et tunc tenetur ibi talis terminus dendi » 1: si ha senso composto quando il verbo precede gli altri termini, e senso diviso quando tale verbo non è il primo nella proposizione 181, ì Il terzo modo si verifica con il pronome relativo !£. Il caso più semplice è quello del pronome gui: esso può avere expositio in et ille; se ha expositio, la proposizione categorica equivale a una ipotetica, cioè alla congiunzione di due proposizioni catego- riche; se non ha expositio, la proposizione resta categorica. Si ha senso composto nel secondo caso, senso diviso nel primo !£, ampliativus impersonaliter [...] »; v. cap. V, $ 7. 10 Ivi, £ 2rb: «Secundus modus est mediante termino habente vim confundendi, sicut sunt huiusmodi verba: ‘requiro’, ‘indigeo’, ‘praesuppono’ incipio’, ‘desidero’, ‘cupio’, ‘volo’, ‘teneo’, ‘debeo?’, ‘necessarium’, ‘semper’, ‘in aeternum’, ‘aeternaliter’, ‘immediate’, et sic de aliis ». ” del Nel primo caso non è lecito il descersus dal termine confusus ai suoi inferiora, mentre nel secondo il termine non confusus ha supposizione dreraioit Ma Heytesbury non si sofferma su tutto ciò. ; "Ivi: « Tertius modus est mediante termino relativo ‘qui’, ‘quae’ quod’, qualiscumque?, ‘quicquid’, et hoc maxime respectu termini com- munis stantis confuse tantum, sicut sic arguendo: immediate post hoc erit instans quod immediate post hoc erit, ergo immediate post hoc erit instans et illud immediate post hoc etit ». ; 163 Ivi, £. 2va-b: «Nota hic duas regulas pro relativis. Prima est quod illud relativum ‘qui’, ‘quae’, ‘quod’ vel ‘quid’, quandoque exponitur per unam coniunctionem ‘et’ et per illud relativum ‘ille’, ‘illa’, ‘illud’, et ali- quando non exponitur, quando ipsum praecedit negatio vel terminus includens negationem, [2] et quando refert terminum stantem confuse tan- tum, [3] et quando praecedit verbum principale, sicut patet in proposi tionibus antedictis in tertio modo. — Secunda regula est, quod quando relativum ponitur in eadem categorica, supponit sicut suum antecedens ut ‘omnis homo est animal quod est rationale’, sed relativum positum in alia categorica variat suppositionem, ut ‘omnis homo est animal et illud est rationale’: quia terminus relativus numquam debet sic exponi dum refertur ad terminum communem stantem confuse tantum (cfr. [2]), sive post negationem (cfr. [1]), sive post terminum distributum immediate positum, quod fit quando propositio est in sensu composito. [...]: tunc est sensus divisus quando illud relativum subsequitur verbum principale. Li] Terminologia logica delli tarda scolastica 547 Il quarto modo si ha con i termini infinitus e totus che, quando precedono tutta la proposizione, hanno valore sincategorematico, altrimenti hanno valore di categoremi: nel primo caso la proposi- zione è in senso diviso, nel secondo in senso composto !*. Il quinto modo si ha con la congiunzione ef !9 posta fra ter- mini che stanno 4 parte subiecti o 4 parte praedicati 16. essa fa senso composto quando dalla proposizione originaria non è possi- bile inferire una congiunzione di proposizioni, senso diviso nel caso contrario o quando sia possibile inferire una proposizione contenente uno dei due termini senza l’altro col quale in origine stava in congiunzione !. Il sesto modo si verifica quando occorre la congiunzione tune est sensus compositus quando illud relativum praecedit verbum princi- pale (cfr. [3]), et hoc sive illud relativum sumatur in recto sive in obliquo ». 16 Ivi, f. 2rb: « Quartus modus est mediante termino quandoque categorematice sumpto quandoque syncategorematice, cuiusmodi est terminus ‘infinitus, -ta, -tum’, TOTVS, -ta, -tum’; et ad hunc modum possunt reduci isti termini prius positi adverbialiter, scilicet ‘semper, ‘in aeternum?’, ‘aetet- naliter? et sic de aliis » (l’autore li ha posti anche nel secondo modo, n. 160); f. 2vb: «Unde generaliter quando iste terminus ‘infinitum’ vel aliquis huiusmodi terminus syncategorematice praecedit  totaliter propositionem ita quod istum non antecedit aliquis terminus qui est determinatio respectu istius termini stantis syncategorematice, tunc est sensus divisus [...]»: se ne inferisce che nel caso contrario si ha senso composto (ma cfr. f. 3ra: «[...] sed quando aliquis terminus determinabilis respectu istius praecedit ipsum quando ponitur a parte subiecti, tune tenetur categorematice, sicut quando ponitur a parte praedicati [...]»). 165 Ivi, f. 2rb: « Quintus modus mediante illa copula coniunctionis ‘et’, sicut sic arguendo: isti homines sunt Romae et Ausoniae, igitur isti homines sunt Romae ». 166 Si ricava dagli esempi che occorrono ivi, ff. 3ra-b. 167 Ivi, f. 3ra: « Respectu notae huius coniunctionis ‘et’, si fiat compo- sitio vel divisio, faciliter potest cavillari, quia differentia faciliter apparet inter sensum compositum et divisum»; è infatti uno dei modi più tradi zionali. L'ultimo caso ha riscontro nel testo della n. 165. sa Alfonso Maierà vel'®: si ha senso diviso quando è possibile interpretare la pro- posizione originaria come una disgiunzione di proposizioni cate- goriche, e senso composto quando ciò non è possibile !9, Il settimo modo ha luogo con le determinazioni ita o sicut in quanto esse hanno il potere di limitare ‘a un certo tempo’ (passato, presente, o futuro) la supposizione dei termini se- guenti !”; se una proposizione è preceduta da una tale determina- zione e non è « de simplici subiecto et de simplici praedicato » 17, si da senso composto; se invece la determinazione manca, si ha 1 Nel primo elenco dei modi, questo appare come settimo (ivi, f. 2rb): « Septimus modus mediante ista disiunctione ‘vel’, ut patet in hoc sophi- sma(te): ‘omnis propositio vel eius contradictoria est vera’ ». Ma nell’espo- sizione dei modi esso è discusso come sesto (£. 3rb). 19 L’autore non fornisce molti elementi. Precisa tuttavia, nell’ambito della validità delle regole della disgiunzione note dalla logica degli enun- ciati (ivi, £. 3rb): si vero fuerit post distributionem vel negationem vel aliquem terminorum habentem vim negationis distribuendi vel confun- dendi, tunc [non] fallit argumentum tamquam ab inferiori ad suum supe- rius cum negatione vel distributione, quia universaliter disiunctus est supe- rior quam aliqua eius pars; ideo non sequitur: tu differs ab asino, ergo tu differs ab homine vel ab asino » (differo è termine confundens). 170 È sesto nella prima elencazione dei modi; ivi, f. 2rb: Sextus modus est mediante illa determinatione ‘ita’ vel ‘sicut’, ut “ita erit’, ‘ita fuit, ‘ita est’, ‘sicut est’, ‘sicut fuit’, ‘sicut erit’, ut sic arguendo: ita est quod Socrates erit tantus sicut Plato, ergo Socrates erit tantus sicut Plato, vel e contra ». I Ivi, f. 3rb: «Quando arguitur componendo vel dividendo mediante hac determinatione ‘ita est’, ‘ita fuit’, ‘ita erit’, ‘ita potest esse’, vel respectu termini distributi, vel respectu duplicis compositionis, vel negationis, vel alicuius habentis talem vim cuiusmodi est iste terminus ‘necesse’, frequenter fallit ille modus, ut sic arguendo: ita erit quod tu es omnis homo existens in ista domo, igitur tu eris omnis homo existens in ista domo [...]. Respectu tamen compositionis simplicis, de simplici subiecto et de simplici praedicato, bene valet consequentia: ita erit quod tu eris episcopus, ergo tu eris episcopus [...], et causa est, qui ad idem instans refertur determinati et illa propositio, sed non est sic de aliis ». Sembra quindi che, per Heytesbury, quando la proposizione che segue la determinazione ha lo stesso tempo della determinazione, è valida l’inferenza, se invece il tempo della proposizione è senso diviso, giacché in tal caso soggetto e predicato, la il tempo del verbo non è al presente, si comportano come in qualsiasi propo- sizione di verbo ampliativo. eda) L’ottavo modo è proprio dei verbi che designano atti dell dia letto o della volontà !?; alcuni di essi sono elencati nel secon " modo tra i termini aventi «vis confundendi» . Essi hanno quia i capacità di ‘confondere’ i termini seguenti, ma oltre fa ciò ue il potere di far sì che il dictum seguente « appellat se pi Si ha senso diviso quando il verbo sta tra = parti del Ing Um; se invece totalmente lo precede '® o lo segue !, allora si ha senso composto. Mo Le A questi otto modi Heytesbury fa seguire in una p 14 cazione un nono modo, che poi tralascia nella span pren zione, perché ritiene sia da considerare sotto la E e ca niîs », ma che avrà fortuna presso i commentatori del seco ; Ecco il testo: Nonus modus, mediante termino nie poso a ser legni | 5 > a i i de futuro ad eundem termim r respectu verbi de praeterito vel d i eun È È - a parte praedicati; respectu eiusdem verbi qui modi possunt redu i i i eno diverso da quello della determinazione, l’inferenza non è valida (così alm i o i 1 n * DIRCI n Se ruta « Octavus modus mediantibus terminis pe reni volusitatisi sive intellectus significantibus, sicut sempe en oc verl ; ‘haesito”, ‘credo’, ‘volo’, ‘desidero’, ‘appeto’ et sic de aliis ». s 173 Cfr. n. 160. 17 Cfr. cap. I. | 3 RE 5 De sensu composito et diviso, cit., f. 3va: « [...] et tunc est So È pins ue divisus in istis propositionibus, nre ed pr gen i i jat inter huiusmodi casi intellectus seu voluntatis media i | È : infinitivi modi [...]. Sed quando huiusmodi verbum praecedit totaliter, tunc t sensus compositus [....] ». . . : ha 176 Questa precisazione è solo nel De scire et dubitare, cit., f. 13rb (è pic attenuata nel trattato De sensu composito et diviso?), ma è Ra a incertezza dall'autore: cfr. il mio Lo « Speculum »..., cit., pp. 389- 9 ni Alfonso Maierù ad compositionem vel divisionem, sed magis est fallacia figurae dictio- nis, ut ‘album erit nigrum, ergo nigrum erit album’: non sequitur 1”, Per tutti i modi, Heytesbuty precisa che l’inferenza dal senso composto al senso diviso, o viceversa, non vale a meno che ciò non sia possibile « gratia terminorum » 19: così, per l’ottavo modo, quando occorre il pronome hoc in una proposizione il cui verbo sia scio, senso composto e senso diviso sono equivalenti 1? De sensu composito et diviso, cit., f. 2rb: il testo ha 4 parte praeteriti invece di 4 parte praedicati. 178 Per il primo modo, cfr. ivi, f. 2va :« Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum, ubi sensus divisus verificetur per huiusmodi succes- sionem respectu diversarum partium temporis cuius compositio est possibi lis pro instanti, consequentia non valet. Sed respectu terminorum in quibus huiusmodi compositio est possibilis per instans nec aliunde per aliquam rela- tionem implicativam aliud denotatur per sensum divisum quam per sensum compositum, vel e contra, valebit consequentia »; per il secondo modo, ivi: « Arguendo a sensu composito ad sensum divisum mediante aliquo termino habente vim confundendi terminum sicut prius est dictum, generaliter conse- quentia non valet »; per il terzo modo, ivi: «Item respectu terminorum relativorum non valet consequentia a sensu composito ad sensum divisum communiter, nisi fuerit gratia materiae » (ma un discorso più complesso si vedrà nei commenti); per il quarto, ivi, £. 2vb: «[...] respectu terminorum qui sumuntur aliquando categorematice, aliquando syncategorematice, infe- rendo sensum compositum ex sensu diviso fallit consequentia »; per il quinto, ivi, f. 3ra: «Sed satis possunt faciliter aliqui respondere dicendo quod non valet consequentia arguendo a sensu diviso ad sensum compo- situm seu e converso mediante illa nota coniunctionis ‘et’ post terminum distributum. Similiter cum ista coniunctio ‘et’ copulat duos terminos a parte subiecti positos quorum unus est distributus alius non, difficilis est responsio (ma la differentia fra i due sensus faciliter apparet: cfr. n. 167); per il sesto, cfr. n. 169; per il settimo, cfr. n. 171; per l’ottavo, ivi, f. 3va: «In omnibus (sc. exemplis) nam est sensus divisus impertinens sensui compo- sito et e converso et proptetea est consequentia mala [...] » e «[...] potest igitur dici quod non valet consequentia huiusmodi arguendo a sensu diviso ad sensum compositum nisi gratia terminorum ». 551 Terminologia logica della tarda scolastica i ALE i drianii giacché è irrilevante che il termine immediato (hoc) preceda o segu ; 179 verbo !?. Ho E: E° î Il trattato di Heytesbury non è privo di ge sog testo che abbiamo esaminato !°, e non sempre gli eleme La valgono a chiarire la portata delle affermazioni del ce (slide i i in ciò sia ir i i trina. Ma aiutano in ciò s : fissarne con chiarezza la dot i . e a quanto sappiamo delle dottrine precedenti (per bm o a le proposizioni cum dicto, specie le moda li, e i ta ig pe tutto, mentre per quanto riguarda i relativi ca der ci sun i che però no! Y- h, Occam, Sutton ‘*, 1 e s'è detto, a Burleigh, pe a Lnccvis in termini di senso composto e La diviso), s mi ro Wo Siae zan] i sedi de scire — ha Su tutti i modi, l'ottavo — ge in Heytesbury la trattazione più estesa nel De sensu sonpasie Ù i i sta - ivi. Itre a quella delle Regulae). Questi verbi, cui è i ap i ione 12, nel secolo XIV rice- pre riservata una particolare attenzione "*, cer vono, come si è detto, un’accurata analisi. Nella Logica » i ini i i insieme i verbi scio, dubito, volo e i termini modali sono trattat izi ivisione: si ha senso composto i i e e alla divisione: si np ordine alla composizione e ( cl cina uno di questi termini precede il resto ar Line pa i i i tra gli elemen i ivi ndo il termine sta le del ice i 5 in fine della proposizione (cioè dictura; quando invece sta in tin mana icati izione s assi a parte praedicati), la proposi? id Art probata in senso composto o in senso A i iu Cit., pp. 254-255. 19 ivi, f. 3va, e Il «Tractatus »..., cit., PP. 4? sala 180 iaia a e e alla successiva eliminazione del nono ;i basta scorrere i rilievi fatti nelle note precedenti. 181 . VI, n. 132. : nu: . dr 182 ‘n dall'Ars Meliduna, cit., p. 348, dove i verbi | piso | A sono detti verbi « quorum significatio proprie ce si - sg i Strope, Logica, cit., f. 19ra: « Et ideo quando in dun ga orum: ‘scio’, “dubito”, ‘volo’ et terminus rogge peo grin : ; ° i i ici Opos: i iti dictum, dicitur talis pr s A iragiorg pg sorde » ‘possibile est album esse nigrum’. F posito, ut ‘scio Socratem currete’, pos » 952 Alfonso Maierù più che al posto occupato dai verbi indicanti atti dell'anima e dai modi, bada, come si è visto !#, alla supposizione che essi conferi» scono ai termini sui quali operano: nel senso composto causano supposizione semplice, nel senso diviso supposizione personale. La stessa tesi di Strode è sostenuta dall’anonimo adattamento dello Speculum contenuto nel ms. 378 del Corpus Christi di Cambridge: si ha senso composto quando uno dei detti termini (e sono zerzzini officiales) precede il resto della proposizione, senso diviso quando sta per i termini del dictum; quando sta in fine, allora indifferenter si può avere senso composto o senso diviso 185, quando mediat accusativum et infinitum verbi in propositione, ut ‘album possibile est, vel potest esse nigrum’, dicitur sensus divisus. Sed quando finaliter sequitur, dubitandum est arguentem, an velit tenere talem propo- sitionem arguens in sensu composito vel in sensu diviso, sicut in ista ‘omnem hominem esse animal est necessarium’. Si sumatur in sensu compo- sito, conceditur quod sic tunc debet probati: talis propositio est necessaria, scilicet ‘omnis homo est animal’, praecise significans quod omnis homo est animal, ergo omnem hominem esse animal est necessatium. Et si capiatur in sensu diviso, debet probari ut universalis, scilicet per singularia vel pet exponentes, quarum quaelibet est falsa »; cfr. anche ff. 19rb e 26vb. 14 Cfr. capp. V, $ 7, e VI, $ 6. 185 Op. cit., f. 42r-43r: «Termini officiabiles sunt omnes termini fa- cientes sensum compositum et solum talis propositio in sensu composito est officiabilis. Et termini facientes sensum compositum sunt omnia signa mo- dalia, ut ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’ et ‘necessarium’, et omnia verba significantia actum mentis, ut ‘scire’, ‘nolle’, ‘credere’, ‘imaginari’, ‘percipere’, ‘dubitare’, ‘haesitare’, ‘demonstrate’ et similia. Unde quando aliquis istorum terminorum totaliter praecedit dictum propositionis facit sensum compositum (tantum 4dd. inferl.), ut ‘scio deum esse’, ‘possibile est hominem esse animal’. Sed quando aliquis istorum terminorum intermediat dictum propositionis, scilicet (ponitur) inter accusativum casum et infini- tivum modum, tunc facit sensum divisum tantum, ut ‘hominem possibile est cuttere’. Sed quando aliquis istorum terminorum finaliter  subsequitur dictum propositionis, tunc ista propositio potest indifferenter sumi in sensu composito vel in sensu diviso, ut ‘hominem cutrere est possibile’. Omnis propositio in sensu composito est officiabilis, ut ista ‘necesse est deum esse’ sic officiatur: talis propositio est necessaria ‘deus est” propter eius Terminologia logica della tarda scolastica 553 Il trattato Termini qui faciunt, a proposito degli stessi termini (modali e verbi designanti atti dell'anima), scrive « [...] quando aliquis praedictorum terminorum vel consimilium praecedat tota- liter dictum propositionis vel finaliter subsequitur, tunc ii illa propositio in sensu composito », e aggiunge: « sed quando - quis dictorum terminorum mediat dictum propositionis, id est ponitur in medio inter accusativum casum et modum infinitum, tunc illa propositio est totaliter accepta in sensu diviso »!; ica - SAR la stessa tesi ritroviamo nell’anonimo trattato Termini cu. quibus ®8. Il trattato De sensu composito et diviso di Riccardo Billin- gham è da ricondurre a queste ultime discussioni. be L’autore si interessa a quello che considera il primo modo primarium significatum ‘deum esse’, igitur necesse est deum esse. Li Lay propositio in sensu diviso est resolubilis, si primus e sit reso! - ni vel exponibilis, si primus terminus sit exponibilis. tì um prim: ; - ‘hominem possibile est currere’ sic resolvitur: hoc possibile est nn fa hoc est homo, igitur etc. Exemplum secundi: ‘omnem esi pe est currere’ sic exponitur: hominem possibile est currere et nih | est homo quem vel quam non est possibile currere, igitur etc. Unde propositio è rg diviso debet probari per primum terminum mediatum in illa i proposi ros : Il primo termine sul quale la probatio si opera può essere impedito Si A DI s° «Sed nota quod primus terminus. probabilis impeditur sex mo; 1 ni modo, per propositionem hypotheticam, ut ‘si homo currit, “1 currit?. Secundo modo, per propositionem modalem in sensu composito, ut pe cutrere est impossibile’. Tertio modo, per exceptivam et per exe cp ut ‘omnis homo praeter Socratem currit?. Quarto modo, in propositione p cr ralis numeri, ut ‘duo homines habent duo capita’. Quinto modo, pa 5 relativum ponitur a parte praedicati et refertur ad terminum stantem discre e vel determinate, ut ‘homo currit qui est albus?. Sexto modo; per ig tionem negativam, quae debet probari per eius oppositum, ut n us e currit’ A_ parte l’ultimo modo, ben noto agli altri sostenitori E" pro pei i primi cinque non sono ricordati come impedienti la probatio del primo mine: ma essi richiamano regole del senso composto note in past (1° e 2°, 4°) o al tempo dell’autore (5°); per il terzo modo, cfr. il cap. IV. 186 Cfr. appendice 1. 187 Cfr. appendice 2. 554 Alfonso Maierà e che ha luogo con i termini officiales: modali e verbi signifi- canti actum mentis! Degli altri modi, egli ricorda quello che può essere luogo con e?! o con vel!9, Ma, per quanto riguarda il primo modo, egli afferma categoricamente ! che si ha senso composto quando il termine comune è preceduto da un termine officiabile e senso diviso quando il termine comune segue il termine officiabile ‘2, giacché la probatio propositionis può essere fatta solo in base al primo termine della proposizione !?, Per il resto, il trattato non contiene novità né a proposito della dottrina che qui ci interessa, né per quanto attiene alla probatio della pro- posizione quale la conosciamo. i È necessario rilevare, concludendo queste note, che la dot- trina della probatio si è così impadronita di quella del senso com- posto e del senso diviso, che in Heytesbury si presentava come una sistemazione dei vari capitoli della logica di quel tempo-in funzione di un preciso punto di vista. Questo predominio della probatio sul senso composto è sul senso diviso dopo Heytesbury permetterà, come vedremo, ai maestri italiani di spiegare il testo . de [Voco autem officiale omnem terminum verbalem significantem actum mentis, ut ‘imaginor’, ‘intelligo’, ‘scio’, ‘credo’, ‘dubito’ ‘significat’, ‘supponit’ et huiusmodi, quae communiter verba non sunt vera actus singulis simplicis sicut sunt huiusmodi verba ‘percutio’, ‘vendo’, ‘do’ et huiusmodi »; ma si veda, per i modali, ivi e Speculur, cit., pp. 345-346. o Ms. Paris, B.N., lat. 14715, f. 82ra: « Penes secundum modum com- positionis et divisionis fiunt per o" (notam?) copulationis ut ‘quinque sunt duo et tria’, quae falsa est ». DE Cfr. ivi, f. 82ra: «Similiter in sensu diviso cum disiunctione, ut contingit hoc esse, igitur contingit hoc esse vel non esse; tu scis 4 vel b igitur tu scis 4; haec significat 4 esse, igitur significat & esse vel £ non esse »: Evidentemente Billingham, che non si rifà al trattato di Heytesbury, adotta uno schema tradizionale in due o tre modi, al quale si riferisce, 191 BILLINGHAM polemizza contro chi sostiene che si abbia senso composto anche quando l’officiabile segue gli altri elementi della proposizione: cfr op. cit., pp. 389 sgg. ° 192 Ivi, pp. 387-389. 19 Cfr. Speculum..., cit., p. 373. —1 Terminologia logica della tarda scolastica 553 di Heytesbury con le nuove regole, in modo da eliminare ogni incertezza dall’opuscolo del maestro. 6. I trattati italiani dei secc. XV-XVI In Italia la dottrina che studiamo ha avuto due forme, legate a due diverse tradizioni. La prima (per la quale basti ricordare Paolo Veneto), è quella più diffusa nella logica inglese, incen- trata sui termini officiales; l’altra — della quale esamineremo, nell'ordine, i testi di Paolo da Pergola, Battista da Fabriano, Alessandro Sermoneta, Bernardino di Pietro Landucci e Bene- detto Vettori — segue invece da vicino il resto di Heytesbury, che in Italia ha avuto enorme fortuna. Paolo Veneto tratta ex professo del senso composto e del senso diviso nel trattato 21 della prima parte della Logica magna. Riconosciuto che la dottrina « ortum trahit a terminis officia- bilibus » !*, egli respinge la tesi di coloro che assumono la proposi- zione in senso composto quando il modus! precede il dictum o lo segue e in senso diviso quando esso sta tra le parti del dictum '6, ma respinge anche la tesi di chi (come Pietro di Man- tova) ritiene che si ha senso composto solo quando il modus pre- cede il dictum, mentre quando esso sta tra le parti del dicturz 0 lo segue si ha senso diviso !”. Per parte sua si schiera con coloro che 14 Logica magna, cit., I, 21, f. 76rb. 195 Si ricordi (cfr. cap. VI, n. 279 e il cap. V, sulle proposizioni modali), che Paolo Veneto ammette varie specie di ‘modi’; cfr. ivi, f. 76rb-va: « Pro quo est notandum quod omnes illi modi superius explicati, puta nominalis, verbalis, participialis et adverbialis, sensum compositionis et divisionis expri- mere possunt, sed qualiter est difficultas ». 196 Ivi, f. 76va: « Dicunt quidam quod universaliter quandocumque modus simpliciter praecedit orationem infinitivam vel finaliter subsequitur eandem, sensus compositus firmiter nominatur, ut ‘possibile est Socrates currere’, “Socratem currere est possibile’; sed quando mediat dictum, sensus divisus vocatur, ut ‘Socratem possibile est currere’ ». 197 Ivi: « Alli dicunt quod quando modus simpliciter praecedit est sensus 256 Alfonso Maierù ritengono che il modus posto in fondo fa sì che la proporzione sia assunta indifferenter in senso composto e in senso diviso: Dico ergo aliter tenendo medium istorum, quod quandocumque modus simpliciter praecedit dictum categoricum vel hypotheticum facit sensum compositum, et quando mediat verbum dicti et primum extremum tenetur in sensu diviso; sed quando finaliter subsequitur idem potest indifferenter sumi in sensu composito et (in) sensu diviso 18, Li Quando è in senso composto, la proposizione è officiabile in ragione del termine officiabile che precede o segue il dictum (la proposi- zione, con l’officiabile che segue il dicturz, aequipollet ‘9 a quella con l’officiabile che precede); ma quando è in senso diviso essa è resolubile. Ma bisogna fare attenzione: quando la proposizione in senso diviso ha il zzodus «a patte praedicati », se un termine comune precede il verbo di modo infinito, la probatio comincia dal termine comune; ma se il verbo è preceduto solo da un termine immediato, la probatio comincia dall’officiabile anche quando questo sia preceduto da un termine comune posto comunque dopo compositus ut prius, sed quando mediat vel finaliter subsequitur est sensus divisus, ut “4 scio esse verum’ et ‘4 esse verum est scitum a me. Cfr. PieTRO DI MANTOVA, Logica, cit., f. [105va]: «Item, praemittamus quod verba pertinentia ad actum mentis faciunt sensum compositum et sensum divisum. Faciunt autem sensum compositum cum totaliter praecedunt dictum propositionis, ut ‘scio hominem currere’; sensum autem divisum faciunt cum inter partes dicti mediant aut totaliter sequuntur: ideo haec est in sensu diviso ‘hominem scio currere’, aut ‘hominem cutrere scio’ » (è il trattato De scire et et dubitare, e la giustificazione è che questi verbi operano la e a sui termini seguenti, non su quelli precedenti; si veda cap. VII, 198 ; i " Ried ale Logica magna, cit., I, 21, f. 76va; in luogo di surzi, In sensu composito est falsa (sc. propositio ‘creantem esse deum est necessarium’) quia tunc aequipollet huic ‘necessarium est creantem esse deum’ et officiabilis, sicut illa valet: propositio est necessaria ‘crean: est deus’ sic primarie significando, quod falsum est ». i Terminologia logica della tarda scolastica 557 il verbo di modo infinito ?°, Degli officiabili, i termini modali nella forma verbale fanno senso composto se sono presi imper- sonalmente, senso diviso se presi personalmente ?", mentre la loro forma avverbiale, che è esponibile, si comporta in tutto come la forma nominale ?®. La proposizione interpretabile in senso composto e in senso Est ergo pro toto notandum quod quando talis modus finaliter subsequitur et tenetur in sensu diviso, si verbum infinitivi modi terminus mediatus praecedit, ab ipso incipiatur probatio propositionis. Si autem fuerit terminus immediatus, a modo incipiatur probatio propositionis per offi- ciantes, non obstante quod ipsum praecesserit terminus mediatus existens post verbum, verbi gratia dicendo: ‘hoc esse creans est necessarium’, illa propositio officiabilis est sicut illa cui aequipollet: ‘hoc necessarium esse est creans’. Sed dicendo: ‘hoc creans esse est necessarium’, propositio illa est resolubilis respectu istius termini ‘creans’, sicut illa ‘hoc creans necesse est esse’. Ita ergo quod si dicerem ‘deum esse creantem est necessarium’, primus terminus probabilis est li ‘deum’ et secundus est li ‘necessarium’. Sed si dicerem: ‘deum cteantem esse est necessarium’, primus terminus est li ‘deum’ et secundus li ‘creantem’, dato adhuc quod sit appositum verbi infinitivi ». È da notare che, allo stesso proposito (senso diviso con modo in fine), l’autore ha sostenuto che la proposizione « creantem esse deum est necessarium » è resolubile grazie al termine creanferz, così: « hoc esse deum est necessarium et hoc est creans, ergo creantem esse deum est necessarium », e che la proposizione « hoc esse deum est necessarium » va officiata (« Et in sensu diviso similiter, quia debet officiari immediata facta resolutione primi termini [...]», ivi). 201 Ivi, f. 76vb: «Verumtamen est notandum quod huiusmodi verba ‘potest’ et ‘contingit’ non habent huiusmodi distinctionem. Quandocumque nam personaliter sumuntur faciunt sensum divisum, ut ‘antichristus potest esse’, aut ‘Socrates contingit currere’; sed quando impersonaliter sumuntur, tune faciunt sensum compositum, ut ‘potest esse quod antichristus sit, vel currat”, ‘contingit hominem currere’ aut ‘contingit quod Socrates legit, vel disputat’ etc. Quaecumque igitur dicta sunt de terminis officiabilibus possunt etiam in terminis modalibus exponibilibus confirmari, ita quod quando modus praeponitur facit sensum compositum, ut ‘necessario omnis homo est animal’, quando mediat inter subiectum et praedicatum facit sensum divisum, ut ‘omnis homo necessario est animal’; sed quando finaliter subsequitur potest 558 Alfonso Maierù diviso può essere vera o falsa in entrambi i sensi: ma è necessario distinguere questi sensi, a meno che la proposizione non sia vera in entrambi 2°. Regola generale è la seguente: « A sensu composito ad sensum divisum et e converso non valet argumentum » 24, anche se in casi particolari l’inferenza può essere valida 25, I maestri che commentano il testo di Heytesbury ne espon- gono la dottrina in sette o otto modi 2%: in genere i modi 5 e 6 di Heytesbury sono trattati in uno solo, il quinto 2”, mentre c'è oscillazione a proposito dell’ultimo modo appena accennato da Heytesbury: alcuni ne trattano, altri no ?®, indifferenter sumi in sensu composito vel diviso, ut ‘omnis homo est animal necessario’ », . i Ivi, f. 76va: « Dico quod quaelibet istarum (sc. propositionum) et con- similium cum proponitur est distinguenda secundum compositionem et divi- sionem nisi in utroque sensu fuerit vera ». 24 Logica parva, cit., III, e Logica megna, cit., I, 21, f. 76vb: «Ex ista sententia infero istam conclusionem, quod a sensu composito ad sensum divisum cum termino officiabili frequenter fallit argumentum [....]. Similiter a sensu diviso ad sensum compositum non valet talis forma arguendi [...] ». ca Ivi, f. 74va: «Et si ex his concluderes quod sensus compositus con- vertitur cum sensu diviso, dico quod verum est quando utrobique modus est primum probabile [...]. Sed quando modus non utrobique est primus ter- minus, tunc sensus compositus non convertitur cum sensu diviso [...] ». Si tratta, in tal caso, dell’equivalenza (convertitur) tra i due modi. 206 Invece di « Unde octo vel novem modis accidit [...] » del f. 2rb del- l'edizione 1494 del testo di Heytesbury, il ms. Roma, Bibl. Casanat. 85, f. 8rb, il ms. Venezia, Bibl. Marciana, Z. lat. 277 (= 1728), f. 12v, e l’ed. 1501 col commento di Sermoneta, cit., f. 3rb, leggono « Unde septem vel octo modis [...] ». ar Il testo del 1501, cit., f. 12rab: « Quintus modus mediante illa copula coniunctionis ‘et’ et ‘vel’ [...] »; il ms. Marciano, al f. 12v, pone solo la « copula coniunctionis ‘et’ » e non accenna a vel; ma a f. 14r tratta di e£ e al f. 14v, di seguito, di vel. 208 I mss. Casanat. e Marciano non hanno l’ottavo modo (il nono di Heytesbury) né, dei commenti, lo hanno quelli di Paolo da Pergola e di Benedetto Vettori, come si vedrà. Terminologia logica della tarda scolastica 559 Il primo di questi commenti è quello di Paolo da Pergola. Il maestro discute sette modi e di ciascuno considera analitica- mente gli elementi differenzianti l’un senso dall’altro e i casi in cui l’implicazione di un senso da parte dell’altro è lecita. Il primo modo ha luogo con i termini modali (« sive sumantur nominaliter, sive verbaliter, sive adverbialiter »), e si ha senso composto quando il modo « praecedit vel subsequitur dictum pro- positionis », e, se è verbo, esso ha forma impersonale; quando invece il modo (se verbo, in forma personale) « mediat inter partes dicti seu extremorum » si ha senso diviso ?”. In tre modi differiscono senso composto e senso diviso: innanzi tutto, il senso composto esige, a differenza del senso diviso, che i termini della proposizione abbiano una verifica istantanea; inoltre, la proposizione in senso composto richiede che si possa formulare la corrispondente proposizione de inesse insieme con la proposizione modale senza che ne segua alcun incon- veniente, ma ciò non è richiesto dal senso diviso 210. infine, il senso composto va provato officialiter, mentre il senso diviso va provato secondo che richiede il primo termine della propo- sizione ?!!, Dall’uno all’altro senso, e viceversa, vale l’inferenza solo quan- do si verificano le seguenti tre condizioni: che anche il senso diviso come il senso composto richieda una verifica istantanea (l’esem- pio addotto ha il verbo potest)”; che il relativo implicativo qui, Cfr. PaoLo pa PercoLA, De sensu composito et diviso, cit., p. 149. 210 Ivi; forse è un po’ forte intendere l’espressione « ponere in esse » come formulare la proposizione de inesse corrispondente, ma cfr. n. 239. 21 Ivi. 212 Cfr. gli autori seguenti. Credo che questo sia il senso della frase di Paoto (op. cit., p. 150): «Prima, quod compositio sit verificabilis pro instanti et non exigat tempus limitatum. Ideo non sequitur: Tu potes pro- ferre A propositionem, ergo potest esse quod tu proferas A propositionem ». Qui compositio non vale senso composto (ché altrimenti avremmo una ripe- tizione di ciò che si sa) ma vale ‘complesso’ dei termini che costituiscono una quando è presente nella proposizione, non denoti altro nel senso composto e altro nel senso diviso; che i termini occorrenti non siano repugnantes o opposti (es. iustus-iniustus)?, Nel secondo modo, con i termini confundentes, si ha senso composto quando il termine comune ha supposizione confuse tantum e senso diviso quando ha supposizione determinata: poiché la supposizione determinata è verificabile mediante disgiun- zione, ciò che differenzia l’un senso dall’altro è che nel senso diviso si ha la verifica con disgiunzione che nel senso composto non si può avere. Perciò dall’uno all’altro senso e viceversa non vale l’inferenza, almeno da un punto di vista formale, anche se può valere « gratia terminorum » ?!, Il terzo modo ha luogo con i pronomi relativi. Senso com- posto e senso diviso possono aversi in due modi: innanzi tutto, si ha senso composto quando occorre nella proposizione qui (relativo implicativo) e senso diviso quando in luogo di qui si ha et ille; ma in entrambe le proposizioni può occotrere lo stesso pronome qui: in tal caso il senso composto si ha quando il pronome precede il verbo principale ed è unito al suo antece- dente; quando invece esso segue il verbo principale, si ha senso diviso 2! Nel primo caso, il senso diviso costituisce una ptoposi- zione ipotetica di contro al senso composto che è proposizione categorica; nel secondo caso il senso diviso è « magis distributus » rispetto al senso composto. Perciò, nel primo caso l’inferenza tra i due sensi vale solo eccezionalmente ?!5; nel secondo, l’infe- proposizione o un dictum, e quindi sta per la proposizione stessa in senso composto o in senso diviso. Cfr. StropE, Logica, cit., f. 23vb: «[...] ali quando verbum requirit instans pro supposito, id est pro quo debet propo- sitio probari vel verificati, et aliquando tempus ». 213 PaoLo DA PERGOLA, op. cit., p. 150. 214 Ivi: il testo ha solo « [...] non valet argumentum de forma », ma pare che ciò importi che può valere « gratia materiae ». 215 Ivi. 216 Ivi, p. 151: «A resolutione de gui in et et ille, illa, ilud valet argu- Terminologia logica della tarda scolastica 561 renza vale dal senso diviso al senso composto, e non viceversa CA Il quarto modo, che si verifica con totus e infinitus, è spiegato da Paolo con gli stessi elementi forniti da Heytesbury: si ha senso diviso quando uno di essi precede tutti gli altri; se invece segue il verbo principale, o è preceduto da un altro termine, si ha senso composto. La differenza fra i due sensi è quella che deriva dalla funzione di categorema o di sincategorema che i due termini pos- sono avere, e dall’uno all’altro senso e viceversa non vale Vin- ferenza 28, . Il quinto modo ha luogo con et o vel (oppure 442): si ha senso composto quando i termini congiunti da e? o vel stanno collective e senso diviso quando stanno divisive; oppure: senso composto è quando i termini in congiunzione o in disgiunzione stanno dalla stessa ‘parte’ della proposizione (cioè dalla parte del soggetto o del predicato), senso diviso quando stanno in parti diverse. La differenza tra l’un senso e l’altro è data dal fatto che il senso com- posto richiede la verifica di tutti i termini della congiunzione 0 della disgiunzione insieme, mentre il senso diviso comporta la verifica di ciascun termine per sé (e quindi anche di uno in assenza degli altri). Perciò, infine, dal senso composto al senso diviso DO viceversa non vale la consequentia”?. Per quanto riguarda în particolare la disgiunzione, poiché da un elemento di essa all’in- tera disgiunzione vale l’inferenza (« hoc est homo, ergo hoc est homo vel asinus »), Paolo da Pergola avverte che questa non ha luogo quando la disgiunzione è preceduta da un termine distri- mentum quinque conditionibus observatis. Prima quod non referatur ante- cedens stans confuse tantum. ...]. Secunda quod non praecedat terminus distributus. Tertia quod verbum principale non sit negatum. (tesa FA Quarta quod non praecedat terminus qui indifferenter potest teneri catego- rematice et syncategorematice. Quinta quod non praecedat terminus modalis de sensu composito ». 217 Ivi. 218 Ivi, pp. 151-152. 219 Ivi, p. 152. 562 Alfonso Maierù butivo o avente importo distributivo (« tu differs ab asino, ergo tu differs ab homine vel ab asino »: non vale) ?®, Il sesto modo si ha con la determinazione ita fuit ?!, ita erit, ita potest esse: una proposizione è in senso composto quando è preceduta dalla determinazione (e il verbo in tal caso è di tempo presente, come si ricava dagli esempi), altrimenti è in senso diviso (e il verbo non è di tempo presente, ma ha il tempo che ha la determinazione del senso composto). Il senso composto importa che la determinazione restringa la proposizione al tempo o al modo indicato dalla determinazione, mentre il senso diviso consi- dera la proposizione absolute 2. Dal senso composto al senso diviso l’argomentazione non vale quando intervengono altri ele- menti sincategorematici 2*; se invece è « in terminis simplicibus », l’argomentazione vale dall’un senso all’altro senso e viceversa ?*. Infine, il settimo modo si ha con i termini mentali: quando il termine mentale precede o segue il dictum della proposizione, si ha senso composto (come per il primo modo), quando esso sta tra le parti del dictuzz si ha senso diviso. Nel senso composto, essendo il dictum determinato dal termine mentale, i termini del dictum sono disposti alla confusio e alla appellatio rationis 3, ciò che non avviene per il senso diviso. Per quanto attiene ai rapporti fra i due sensi, l’autore elenca nove regole, delle quali la sesta, la settima e l’ottava riguardano 220 Ivi, p. 153. 221 L’editore legge Il/la fuit (ivi). 22 Ivi. 223 In tre casi secondo l’autore: « Primo cum termino distributo »; « Se- cundo mediante termino confundente confuse tantum. Tertio respectu duplicis compatationis » (ivi, p. 154). 224 Ivi: « Sed in terminis simplicibus et sine distributione et sine termino confundente confuse tantum respectu simplicis comparationis, a sensu com- posito ad sensum divisum, et e contra valet argumentum ». 25 Ivi: «[...] sensus compositus est aptus natus ad confusionem et ap- pellationem rationis, dummodo terminus fuerit capax; divisus hoc non exigit simpliciter ». Per l’appellatio rationis, cfr. cap. I, $ 6. a Terminologia logica della tarda scolastica 563 i sillogismi 6 e la nona dà raccomandazioni per l’utilizzazione del settimo modo nella disputa e nei casus obligationis ?: pet- ciò tralasciamo queste ed esaminiamo le prime cinque. Prima regula est ista, a sensu composito ad sensum divisum et e contra non valet argumentum [...] nisi in tribus casibus; primo, cum termino demonstrativo simpliciter sumpto ut: Hoc scio esse ve- rum, ergo scio hoc esse verum [...]. Secundo, cum prunomini de- monstrativo additur determinatio palam convertibilis cum praedicato. Ideo bene sequitur: Hoc album scio esse album, ergo scio hoc album esse album, et e converso. Tertio cum pronomini demonstrativo additur determinatio palam superiori praedicato ut: Hoc coloratum scio esse album, ergo scio hoc coloratum esse album 28. Ma questi tre casi non valgono con i termini dubito, credo, ima- ginor, suspicor, apparet 2. Per quanto riguarda le regole successive, bisogna premettere che Paolo distingue, con Heytesbury, « termini omnino noti » (come ens, aliguod, hoc), « termini medio modo noti » (substantia, corpus, homo, Socrates), e «termini omnino ignoti » (come le variabili A, B, C). La seconda regola è la seguente: « A termino magis noto ad minus notum vel omnino ignotum in terminis mentalibus non valet argumentum, nec a minus noto ad magis notum » 2°, Le regole tre e quattro ? riguardano proposizioni contenenti termini omznino ignoti: si tratta di problemi de scire et dubitare (quando si può dire che una proposizione è scita, dubitanda, ne- ganda ecc.), che non esaminiamo in questa sede. Infine, la quinta regola è la seguente: « A sensu diviso ad sensum divisum de forma non valet argumentum »: ad esempio, 226 Ivi, pp. 156-158. 21 Ivi, p. 158. 228 Ivi, pp. 154-155. 29 Ivi, p. 155. 230 Ivi. 231 Ivi, pp. 155-156. 564 Alfonso Maierù non vale « A scio esse verum, ergo verum scio esse A », giacché non si tratta di conversione semplice della proposizione; la con- versa di « A scio esse verum » secondo Paolo è « scitum esse verum est A»? Il testo di Paolo dipende strettamente da quello di Heytesburye ne rappresenta una lettura attenta alle minime pieghe del discorso, condotta secondo il criterio della « probatio proposi- tionis » (in particolare nel primo modo), che però non è spinto, mi pare, fino a forzare l’originale carattere del testo. Ciò che Paolo viene esplicitando si irrigidisce però in piatte formule scolastiche, che del resto ben rispondono alla intenzione dell’autore, il quale vuole fornire, come dice nella dedica a Pettus de Guidonibus, una tavola o prontuario ordinato della materia, già nota e diffusa in modo disordinato, come strumento cui ricorrere per evitare i sofi- smi con l’ausilio di regole certe ?*. La seconda expositio del testo di Heytesbury che esaminiamo in questa sede è dovuta a Battista da Fabriano. Egli premette all'esame dei singoli modi alcune osservazioni. Innanzi tutto, « [...] arguendo a sensu composito ad sensum divi- sum aut e converso ut plurimum et frequenter consequentia non tenet » 24: la proposizione in senso composto e quella in senso diviso non si implicano reciprocamente, né l’una in qualche modo implica l’altra, da un punto di vista generale. Inoltre, non è possibile dare un’unica descrizione del senso composto e del senso diviso, essendo i modi più di uno; quindi, ad esempio, non si può caratterizzare la proposizione in senso composto come quella in cui il modo precede o segue il dictum e la proposizione in senso diviso come quella in cui il modo sta tra le parti del dictum: infatti non tutte le proposizioni in senso 232 Ivi, p. 156. 233 Cfr. ivi, p. 149. 234 BarTISTA DA FABRIANO, Expositio..., cit., f. 4ra. composto o in senso diviso hanno un modo e un dicturz. Quindi è necessario fornire, per ogni modo, una descrizione appro- priata dei due sensi ”5. L’osservazione è impottante, specie se si tiene presente che lo stesso Paolo Veneto impostava ancora la determinazione dei due sensi sulla posizione del termine officia- bile nella proposizione. Battista da Fabriano ricava il rilievo dal- l’esame dei vari modi di Heytesbuty. I modi esaminati sono otto. Rispetto al trattato di Paolo da Pergola, Battista considera in più il modo caratterizzato dai termini connotativi. In breve, seguiremo l’esposizione di Battista, sottolineandone gli elementi di novità. Nel primo modo (con i termini modali), la forma verbale del modo (ad es. potest) assunta personaliter fa senso diviso ?*, assun- ta impersonaliter fa senso composto #”; la forma nominale (possi- bile, impossibile) fa senso composto quando precede o segue il dictum, se cade « inter partes dicti » fa senso diviso 8. Le diffe- renze fra i due sensi sono quelle stesse elencate da Paolo da Per- gola”? e sostanzialmente allo stesso modo è fissata qui la possi- 235 Ivi, f. 4ra-b. 236 Ivi, f. 4va: «[...] personaliter quando (sc. potest, non potest) construuntur cum recto a patte ante », cioè quando il verbo è preceduto dal nominativo (rectus). 237 Ivi: «Sed ista verba sumuntur impersonaliter quando non recipiunt suppositum per rectum, sed totaliter cadunt super adaequatum significatum alicuius propositionis ». 238 Ivi. 239 Ivi, f. 4vb: « Prima, quia propositio in sensu diviso universaliter pro- batur secundum exigentiam termini mediati praecedentis, si quis fuerit talis, de sensu composito autem probatur officiabiliter. Secunda est, quia propositio de sensu diviso cum li possibile non ponitur in esse sed de sensu composito cum li ‘potest’ vel ‘possibile’ ponitur in esse, sicut ista: ‘possibile est te esse Romae? aut ‘potest esse quod tu sis Romae’; istae duae debent poni in esse, id est, si possibile est te esse Romae et ponatur: ‘tu es Romae’, nullum sequitur impossibile; et similiter, si potest esse quod tu curras, et ponatur in esse quod tu curras, hoc admisso, nullum sequitur]  bilità di inferenza da un modo all’altro 9. Nel secondo modo, con i termini confurndentes, il senso com- posto si ha quando il termine confundibilis segue quello confun- dens; quando invece il termine confundibilis precede quello confun- dens si ha senso diviso #!, Le differenze fra i due sensi sono fornite qui molto più chiaramente che nel testo di Paolo da Pergola: impossibile. Et hoc modo intelligitur: possibili posito in esse nullum sequitur impossibile. Sed de sensu diviso non ponitur in esse, ut ‘album potest vel possibile est esse nigrum’ non ponitur in esse, quia de facto album possibile est esse nigrum et tamen, si ponatur in esse, sequitur impossibile [cioè « album est nigrum»], ut patet. Similiter de ista ‘sedentem possibile est cur- rere’: si ponatur in esse, sequitur impossibile, videlicet ‘sedens currit?. Tertia differentia est, quia propositio in sensu composito cum li ‘possibile’ vel ‘potest’ requirit verificationem instantaneam respectu compositionis se- quentis, hoc est requirit compositionem sequentem posse verificati pro instanti mediante ista nota ‘est’, ut patet, sed de sensu diviso hoc non requirit, sed significat successionem respectu diversarum partium temporis respectu illorum terminorum positorum in illo dicto ». 20 Delle regole di BATTISTA, la quinta (ivi, f. 5vb) riassume le tre condi- zioni di validità poste da Paolo; la prima (ivi, f. Sra), la terza (ivi, f. 5va) e la quarta (ivi, f. 5va-v) sottolineano separatamente la mancanza delle stesse condizioni. Nuova è la seconda regola (ivi, f. Srb-va): «Secunda regula: arguendo a sensu composito ad divisum cum li ‘possibile’ vel ‘potest’ in terminis compositis non valet consequentia formaliter et simpliciter. Unde non sequitur: ‘possibile est te esse omnem hominem, ergo tu potes esse omnis homo’ ». 241 Ivi, f. 6rb; ma Battista caratterizza la differenza tra i due sensi servendosi di varie formule (ivi): «[...] est sensus compositus in hoc modo cum terminus communis stat confuse tantum sequens aliquem istorum termi- norum vel, melius, sensus compositus est cum terminus communis stat con- fuse tantum vel immobiliter, sensus vero divisus est cum terminus capax confusionis stat determinate vel mobiliter; nam dicendo: ‘promitto tibi omnem denarium’, haec est in sensu composito quantum ad hunc modum, et terminus communis non stat confuse tantum; vel dicatut quod sensus compositus est cum terminus confundibilis ab his terminis sequitur aliquem horum termi norum, divisus vero cum terminus confundibilis praecedit vel cum idem terminus stat determinate. differt sensus compositus a diviso quantum ad istum modum dupliciter. Primo, quia ista de sensu composito est probabilis ratione termini facientis sensum compositum, sed illa de sensu diviso ratione termini praecedentis. Secundo, quia propositio de sensu diviso requirit verificationem disiunctivam vel copulativam, ut ‘denarium promitto tibi’ aut ‘omnem denarium tibi promitto’, illa vero de sensu compo- sito non requirit talem verificationem, ut ‘promitto tibi denarium’ non requiritur quod promittam tibi 4 denarium vel quod promittam tibi & denarium, et ita de aliis similiter 2. I due sensi sono « ad invicem impertinentes » e perciò non è lecita l’inferenza dall’uno all’altro *, a meno che i termini che insieme a quello confundens formano la proposizione non siano singolari e semplici, giacché in tal caso la supposizione non varia, sia che il termine segua sia che preceda il verbo confundens. Così sono lecite le conseguentiae: « incipio videre Socratem, ergo So- cratem incipio videre », « promitto tibi 5 denarium, ergo b dena- rium tibi promitto » ?f. Nel terzo modo, con il pronome relativo, si può avere senso composto in tre forme: quando l’antecedens del relativo ha supposizione « confusa tantum » (es. « promitto tibi denarium quem tibi promitto »), quando il relativo è congiunto all’antecedens che sia distributum (cioè quantificato da omnis) senza che tra antecedens e relativo sia posto il verbo principale (« omnis homo qui est albus curtit »), o quando il verbo principale è preceduto dalla negazione (« chimaera quae currit non movetur »). Quando non si verifica nessuno di questi casi, si ha senso diviso (es. « ali- 242 Ivi, f. Grb-va. 243 Ivi, f. 6va. Aggiunge l’autore (ivi): « Et notandum quod ‘indigeo’, ‘requiro’, ‘praesuppono’ et huiusmodi non confundunt confuse tantum nisi cum gerundio. Unde si dicatur: ‘indigeo oculo”, li ‘oculo’ stat distributive, sed dicendo: ‘indigeo oculo ad videndum’, li ‘oculo’ stat confuse tantum immobiliter ». 24 Ivi, f. 8va. 568 Alfonso Maierù quis homo qui est albus currit »)?5. Tenendo presente che il pronome qui in una proposizione in senso composto non può essere risolto in ef e ille e che il pronome relativo, posto nella stessa categorica, ha la supposizione del suo artecedens, mentre, posto in una categorica diversa da quella che contiene l’antecedens (si tratta quindi di una proposizione ipotetica composta di due categoriche), ha supposizione determinata e « replicat totam com- positionem sui antecedentis » (così, data « omnis homo est animal et illud est rationale », la seconda categorica vale « animal quod est omnis homo est rationale », di modo che illud ha supposi- zione determinata ma replicat [cioè richiama] tutta la compositio precedente) 24, argomentando dal senso composto inteso nella prima forma al senso diviso non vale la conseguentia perché l’antecedente è vero e il conseguente è falso 2”; argomentando dal senso composto inteso nella seconda forma al senso diviso la con- sequentia non vale”, ma vale se si argomenta dal senso diviso al senso composto ?*; argomentando dal senso composto nella terza forma al senso diviso, « non valet consequentia de forma licet valeret quandoque gratia materiae » 9. Per quanto riguarda il quarto modo (con infinitus e totus) l’autore non fornisce altro rispetto a quanto sappiamo ?! se non 245 Ivi, ff. &va-b e 9vab. 26 Ivi, f. 8vb. 27 Ivi, ff. 8vb-9ra. 248 Ivi, f. 9ra. a Ivi, f. 9rb: « Arguendo tamen e converso in omnibus his, conse- quentia est bona, quia in his quicquid significat sensus compositus significat sensus divisus, et plus, ut dictum est ». 250 Ivi, f. Iva. 251 Senso composto è quando il termine è categorema, cioè quando è a parte praedicati, o a parte subiecti, ma preceduto da una determinatio (ivi, ff. 9vb e 11ra); dall’un senso all’altro e viceversa non vale la consequentia (ivi, ff. 10ra e 11rh). Terminologia logica della tarda scolastica 569 la determinazione chiara della differenza fra senso composto e senso diviso: Et differt valde sensus compositus a diviso mediante hoc termino ‘infinitus, ta, tum’. Primo, quia in sensu composito significat aliquod certum et determinatum esse sine principio et sine fine [...]. Sed in sensu diviso syncategorematice significat, quocumque finito dato vel dabili, dari maius in quacumque proportione [...]. Est enim una alia differentia, quia syncategorematice est signum confusivum et re(d)dit totam propositionem exponibilem. Unde haec est exponibilis ‘infinitus est aliquis numerus’ et praedicatum stat confuse tantum, ut patet. Sed haec ‘aliquis numerus est infinitus’ non est exponibilis sed resol- vitur, et praedicatum stat determinate ??; Differt  sensus compo- situs a diviso cum isto termino ‘totus’ etc., quia in sensu diviso reddit propositionem exponibilem, in sensu composito est ferminus reso- lubilis. Item in sensu diviso convertitur cum universali et est terminus confusus, sed in sensu composito neutrum sibi convenit, ut patet. Item differunt in significato, quia in sensu diviso et syncategorematice ‘totus’ idem est quod ‘quaelibet pars’ [...] sed in sensu composito significat ens integrum et perfectum cui nihil deest, ut patet ex usu loquendi et accipiendi hos terminos 25, î Dall’uno all’altro senso l’inferenza non vale; né si dica che argo- mentazioni come « infinita sunt finita, ergo finita sunt infinita » sono consequentiae valide perché si procede «a conversa ad convertentem »; risponde il maestro: « Dicatur quod nulla illarum est bona conversio, cum continue in una tenetur idem terminus categorematice et in alia syncategorematice » 25, Il quinto modo, come è noto, ha luogo con le congiunzioni et e vel: si ha senso composto quando i termini congiunti da una delle due particelle stanno collective e senso diviso quando i ter mini stanno divisive ; ciò significa che, mentre le proposizioni; a deest il testo aggiunge est. 254 Ivi, f. 1lva. 25 Ivi. 570 Alfonso Maierù in senso diviso equivalgono, rispettivamente, a una congiun- zione di proposizioni se si tratta della particella ez, e a una disgiunzione di proposizioni se si tratta di vel *, le proposizioni in senso composto richiedono che la verifica della congiunzione o della disgiunzione avvenga rispettivamente coniunctim o di- visim?". Ecco alcuni esempi. Le proposizioni « Socrates et Plato sunt duo homines » e « omnis numerus est par vel impat » sono in senso composto perché non equivalgono a « Socrates est duo homines et Plato est duo homines » e a « omnis numerus est par vel omnis numerus est impar »; le proposizioni « tu es homo et albus », «tu es homo vel asinus » sono in senso diviso perché equivalgono, rispettivamente, alle proposizioni molecolari « tu es homo et tu es albus », « tu es homo vel tu es asinus », per le quali valgono le regole operative della congiunzione e della disgiun- zione. Se però il complesso di termini congiunti dalle suddette particelle è preceduto da un « signum confusivum », distributivo o negativo (es. differt, aliud), le proposizioni sono in senso com- posto e le regole della congiunzione e della disgiunzione non sono applicabili 8. Per quanto riguarda il sesto modo, le notizie date da Battista 256 Ivi, f. 1lvb: «Et ex his patet differentia inter sensum compositum et divisum quoad hunc modum, quoniam in sensu diviso copulatum aequi- pollet copulativae et disiunctum disiunctivae, sed in sensu composito non. Patet etiam alia differentia, quia in sensu diviso a copulato ad quamlibet eius partem et a qualibet parte disiuncti ad totum disiunctum valet conse- quentia, sed in sensu composito non valet ». 251 Ivi, f. 1lva per la congiunzione ef: « Sensus veto compositus requirlt verificationem totius copulati collective et non divisive », f. 11vb pet vel: « Sensus vero compositus [....] requirit [...] quod verificetur totum disiunctum collective ». 28 Ivi, f. 12ra-b. Infine, l’autore si chiede se, poste le particelle 4 parte subiecti, i termini congiunti o disgiunti siano tutti distribuiti oppure solo il primo; es. «omnia duo et tria sunt quinque », « omnis homo vel asinus est asinus »: cfr. ivi, f. 12rb-va. Terminologia logica della tarda scolastica 571 sono analoghe a quelle fornite da Paolo, comprese le regole riguardanti la validità dell’inferenza dall’un senso all’altro, con la sola aggiunta della non validità nel caso sia presente un relativo implicativo ?. È da notare però la precisazione relativa al valore della copula est della proposizione che nel senso composto segue la determinazione: « Universaliter [...] in omnibus huiusmodi propositionibus li ‘est’ non significat tempus quod iam e(s)t prae- sens, sed tempus quod tunc in illo instanti ad quod fit limitatio fuit praesens vel erit praesens. Il verbo “est”, cioè, PERDE LA CONNOTAZIONE TEMPORALE AD ESSO PROPRIA, e conserva il solo valore sincategorematico, lasciando che la connotazione temporale sia affidata al tempo del verbo posto nella determinatio. Anche per il settimo modo l’autore ritiene la dottrina tradizionale: con i termini designanti atti dell'anima la proposizione è in senso composto quando il verbo, sive praecedat sive sequatur, determina il dictum, e allora la proposizione va provata in funzione del verbo che causa senso composto; è in senso diviso quando il verbo sta tra le parti del dictum ed è da probare in funzione del primo termine della proposizione stessa. Perciò le proposizioni esprimenti i due sensi sono « valde ad invicem imper- tinentes et raro vel numquam convertibiles » 24, a meno che la consequentia dall'uno all’altro senso non valga « gratia materiae et terminorum. L’ottavo modo è qui per la prima volta discusso. Facendo leva sulla distinzione tra termini substantiales e connotativi o acci- dentali, ricavata da Occam?, l’autore afferma che l’ottavo 259 Per le regole, cfr. ivi, ff. 13rb-14va; per il relativo, ivi, f. 13vb. 260 Ivi, f. 13rb. 261 Cfr. capitolo III, e capitolo IV, $ 2. 22 Op. cit., f. 14vb. 263 Ivi. 264 Ivi, f. 15va. 265 Summa logicae, cit., pp. 33-36; v. cap. I, $ 2. 572 Alfonso Maierù modo ha luogo con i termini accidentali o connotativi, e aggiunge che, se questo modo è meglio assimilabile alla fallacia « figurae dictionis » o dell’accidente, se ne discute nel senso composto e nel senso diviso perché quei termini, posti 4 parte praedicati, hanno « appellatio rationis » se costruiti con i verbi designanti atti del- l'intelletto, e « appellatio temporis » se sono costruiti con il verbo al tempo passato o futuro *. Si ha senso composto quando il termine connotativo ha appellatio (« animal fuit album », « co- gnosco venientem »), se il termine non ha appellatio la proposi- zione è in senso diviso (« album fuit animal», « venientem cognosco ») ?”, L’inferenza dall’un senso all’altro non vale, se non talora « gratia materiae » 24. Né è da dire che la consequentia vale, ad esempio, nel caso di « album erit hoc » perché si consi- dera « hoc erit album » come conversa della prima: infatti la 266 BATTISTA DA FABRIANO, op. cit., f. 17rb-va: « Iste est octavus et ultimus modus. Et fit mediantibus terminis accidentalibus vel connotativis positis quandoque a parte praedicati quandoque a parte subiecti respectu verbi de praeterito aut de futuro aut verbi concernentis actum mentis vel intel- lectus », e f. 17va-b: « Notandum tertio quod appellatio temporis est acceptio termini habentis respectum ad solum tempus importatum per verbum, ut “hoc erit album’: li ‘album’ respicit solum tempus futurum et ad hoc (ex huc) ut ista sit vera requiritur quod aliquando erit ita quod hoc est album; sed in illa ‘album erit hoc”, li ‘album’ stat ampliative et supponit divisive pro eo quod est vel erit album et non requiritur quod erit ita quod est album; et similiter dicatur respectu verbi de praeterito. Appellatio autem rationis est acceptio termini limitati a termino praecedente concernente actum intellectus, ut ‘cognosco venientem’: ibi est appellatio rationis [est], quia terminus se- quens terminum concernentem actum intellectus supponit pro suo significato sub ratione tali; unde ipsa significat quod cognosco aliquid sub ratione venientis; sed sic non significat illa ‘venientem cognosco’, sed quod illa(m) rem cognosco et illa est veniens, et ideo patet quod valde differunt »; il cenno alla «fallacia figurae dictionis » e alla «fallacia accidentis » è al f. 17va. 267 Ivi, f. 17va. 268 Cfr. in part. ivi, f. 18rb. Terminologia logica della tarda scolastica 573 conversione della prima proposizione è: « hoc erit quod est vel erit album » ?9. Ancora più analitica l'esposizione di Alessandro Sermoneta rispetto a quelle esaminate; di essa ricordiamo gli elementi nuovi e caratteristici. Scopo dell’opuscolo di Heytesbury, secondo Ales- sandro, è quello di facilitare la soluzione dei sofismi e di aiutare ad evitare gli errori, giacché compito di quella parte della dialet- tica che si chiama sofistica (o sopbistaria) non è quello di far sì che gli altri cadano in errore, quanto quello di evitare gli errori ?°°. L’opuscolo perciò è da pospotre a quello dei Primzi analitici !: questo mostra la corretta formazione del sillogismo, il nostro trat- tato mostra le deceptiones; infine, esso fa parte della dialettica ??, Del senso composto e del senso diviso non è possibile dare una descrizione univoca — ritiene Sermoneta ”* con Battista da Fa- briano — giacché i modi sono otto, e può succedere — aggiunge Alessandro — che una stessa proposizione, considerata secondo vari modi, può essere ora in senso composto, ora in senso diviso 7°. Primo modo. Quando un termine modale « totaliter praecedit 269 Ivi, f. 17vb. 270 SERMONETA, Expositio..., cit., f. Sva: Non enim inventa est ut aliis concludamus falso, sed ut deceptiones vitemus ». zm Ivi. 22 Ivi: «Ad tertium dicitur quod utilitas huius non parva est sicut et totius dialecticae cuius est pats [...]. Item a progenitoribus nostris ars artium et scientia scientiarum dicta est; ad omnium nam methodorum prin- cipia viam habet [...]» (cfr. Prerro Ispano, Surzzzulae logicales, cit., 1.01, p. 1). 23 Op. cit., f. Svb. 214 Ivi: «Secundo est notandum quod ex quo octo modis causatur sensus compositus et divisus, non inconvenit ut respectu diversorum termi- norum potentium causare sensum compositum et divisum una et eadem propositio sit de sensu composito et diviso sicut ista. ‘tu potes esse hic et Romae in 4 instanti’: est enim de sensu diviso primi modi et de sensu composito quinti modi merito li ‘et’ ». 574 Alfonso Maierù aut finaliter subsequitur dictum propositionis, fit sensus compo- situs, quando vero mediat inter pattes dicti erit de sensu diviso » 5; in particolare il verbo potest, assunto personaliter, fa senso diviso, assunto imzpersonaliter fa senso composto ?”. Le differenze fra i due sensi costruiti con potest e possibile e le loro negazioni sono queste: la proposizione in senso composto è offi- ciabile, quella in senso diviso resolubile o esponibile; la prima « requirit verificationem instantaneam » ?*, la seconda non la richiede; da ciò segue, in terzo luogo, che la prima « de possi- bili » può essere « posita in esse », ma non così la seconda ”?, La discussione delle obiezioni fornisce ulteriori chiarimenti: il modo necessario, che, essendo avverbio, dovrebbe essere exponibilis %, in realtà equivale al modo wecesse e petciò fa senso composto, mentre possibiliter non equivale a possibile e quindi è esponibile e non fa senso composto ?8!; né fanno senso composto e senso diviso verum e falsum**: evidentemente, Sermoneta non ritiene che questi due termini siano propriamente modali. 25 Ivi, f. 6ra. 26 Ivi, f. 6rab. 201 Ivi, f. 6rb. 218 Ivi, ma cfr. ff. 6vb-7ra: «[...] per verificationem instantaneam in proposito non intelligimus quod praedicatum requirat mensuram instantis, sed ponatut in esse id quod importatur per propositionem; et ideo concedit magister quod possibile est te moveri, quia licet motus non mensuretur in instanti, tamen debet poni in esse hoc totum in hoc instanti, veritas haec, scilicet, quod tu moveris: non tamen quod sit ita, sed quod sibi non repugnat pro tali instanti verum esse te moveri» (nella risposta alla quarta obie- zione non esaminata da noi). 299 Ivi, f. 6rb. 280 Cfr. capitolo VI, $ 6. 281 Obiezione e risposta in SERMONETA (si veda): Ad secundum dicatur quod non inconvenit li ‘verum’ et ‘falsum’ non facere sensum compositum et divisum nisi in voce aut in scripto, non tamen proprie, cum intellectus hoc non faciat; et ratio est, quia li ‘verum’ non ponit neque aliud dicit quam si non poneretut; ideo, Terminologia logica della tarda scolastica 575 L’inferenza dal senso composto al senso diviso e viceversa non vale generalmente 28. Secondo modo. Con un termine corfundens, « sensus compo- situs fit quando terminus communis confunditur confuse tantum a tali termino praecedente [...]. Sensus vero divisus fit cum sequantur huiusmodi signa terminum ab eis confundibi- lem [...] » 4. Le differenze tra i due sersus sono quelle note 28, così come ci è nota l’imzpertinentia dei due sensus e quindi che la consequentia non è lecita ?*. Terzo modo. Dopo aver precisato, secondo la tradizione, qual è il senso composto e quale il senso diviso con i relativi e le diffe- renze fra i due sensi ?”, Sermoneta fornisce un lungo elenco di « documenta de mente He(nti)sberi », in cui ricapitola la dottrina e le condizioni di verità, anche in rapporto agli altri modi: Primum, quod sensus compositus causatur mediante hoc relativo ‘qui’ cum antecedens stat confuse tantum. Ex quo sequitur quod tunc non valet argumentum a sensu composito ad divisum, scilicet cum relativum resolvitur. Probatur, quod a termino stante confuse tantum ad eundem quia omnis propositio infert suum dictum fore verum, ut scribitur in Postpraedicamentis; et ad oppositum negatur assuntum, nec terminum modalem dixerunt logici mobilitare, nisi cum est aptus natus facere sensum compositum et divisum ». Tralasciamo le altre due obiezioni. 283 Ivi, f. 6rb; al f. 7ra-va l’autore elenca « quattuor documenta » tratti da Heytesbury e un corollario, relativi alle condizioni di validità caso pet caso, che sostanzialmente niente aggiungono a quanto hanno affermato i commenti già esaminati. 284 Ivi, f. 7vb. 285 Ivi, f. 7vb-8ra; i verbi careo, indigeo, requiro, ecc. « faciunt con- fundere confuse distributive mobiliter cum absque gerundiis ponuntur in propositione, ut ‘careo pecuniis”. Quando vero cum gerundiis collocantur, confuse tantum, ut ‘indigeo oculo ad videndum; cfr. il testo di Battista da Fabriano, di cui alla n. 243). 286 Ivi, ff. 7vb e 8rab. 287 Ivi, 9va. 576 Alfonso Maierù stantem determinate non valet argumentum [...] 28; Secundum docu- mentum est quod sensus compositus fit cum immediate hoc relativam ‘qui’ additur termino distributo, sic scilicet quod non mediat inter relativam et terminum distributum verbum principale; divisus vero cum resolvitur relativum actualiter aut cum inter ter- minum distributum, scilicet antecedens, et relativum cadit verbum principale, ut ‘omnis homo qui est asinus currit’. Ex hoc sequitur non valere argumentum arguendo a sensu composito ad divisum; patet, quia tunc maior est distributio in sensu diviso quam in composito 9; ‘Tertium documentum, quod etiam causatur sensus compositus mediante hoc relativo ‘qui’ cum principale verbum negetur, sive relativum prae- cedat sive non; divisus autem cum resolvitur relativum 29; Quartum documentum: sensus compositus fit cum hoc termino relativo ‘qui’ quando coniungitur termino potente stare categorematice et syncate- gorematice, sive immediate coniungatur sive non, dummodo praecedat talis terminus stans syncategorematice; divisus vero cum resolvitur relativum aut non praecedit talis terminus ipsum relativum 2. Quin- tum documentum: sensus compositus fit cum praedicto relativo ‘qui’, cum praecedit terminus modalis faciens propositionem de sensu com- posito; divisus vero cum ipse modus aut verbum termini modalis facit ipsam de sensu diviso aut cum actu resolvitur relativum 22; Sextum documentum: sensus compositus fit cum hac determinatione ‘ita erit’, ‘ita fuit’, ‘sic est’, ‘sic fuit et cum hoc relativo ‘qui’ simul, divisus vero cum non ponitur li ‘ita erit’ etc. 29. Di questi sei docuzzenta, i primi tre riprendono le tre forme del senso composto di Battista da Fabriano, e gli altri tre ricol- legano questo modo al primo, al quarto e al sesto. Niente di nuovo aggiunge Sermoneta per i modi quarto RE 288 Ivi, f. 9vb. 289 Ivi; in luogo di distributo, il testo ha distributivo. 290 Ivi, f. 10ra. DI Ivi. 22 Ivi, f. 10rb; al secondo au2, il testo aggiunge si. 29 Ivi. 294 Ivi, f. 1lrb-vb (differenze tra senso composto e senso diviso, non validità della conseguentia dall'uno all’altro senso, discussione di difficoltà). Terminologia logica della tarda scolastica DIT quinto ?5 e sesto 2%, Al settimo modo, invece, dedica una lunga analisi della quale ci limitiamo a ricordare qualche punto: si ha senso composto quando un verbo designante atti dell'anima determina il dictum della proposizione; ciò avviene, secondo Sermoneta, sia quando il termine precede il dictu72 sia quando esso lo segue (e ciò è secondo l’intenzione di Heytesbury)?; si ha senso diviso solo quando il termine sta tra le parti del dictumz ?*; ma se il verbo cade su di un solo termine (« cognosco Socratem ») o su di un incomplexum che significhi un complexum (« scio 4 propositio- nem »), si ha senso composto quando il verbo precede e senso diviso quando segue ??. Tre sono le differenze tra i due sensi: innanzi tutto, i verbi in questione « [...] confundunt confuse tan- tum terminum capacem confusionis cum faciunt sensum compo- situm, sive se teneant in dicto propositionis a parte subiecti sive a parte praedicati; unde ‘scio quod homo est animal’: tam li ‘homo’ quam li ‘animal’ confunduntur; in sensu vero diviso non confunditur nisi illud quod se tenet a parte praedicati, ut ‘alte- rum istorum scio esse verum’: solum li ‘verum’ confunditur »; inoltre, « [...] in sensu composito terminus supra quem cadit talis terminus faciens sensum compositum appellat suam formam, et non in sensu diviso »; ma esse acquistano luce dalla differenza fondamentale, cioè: « de sensu composito propositio est officia- biliter probanda aut descriptibiliter, de sensu vero diviso secun- dum exigentiam primi termini probanda est » ®°. Perciò, continua Sermoneta, « arguendo a sensu composito ad divisum aut e 295 Ivi, f. 13ra-vb (come sopra). 296 Ivi, ff. 14rb-15ra. 297 Ivi, f. 16rb: «ut arguitur velle magister »; Sermoneta però ricorda: «Ali vero dicunt: solum cum dictum praecedit talis terminus fit sensus compositus [...] » (ivi). 298 Ivi. 299 Ivi, f. 16rb-va. 300 Ivi, f. 16va. 37 578 Alfonso Maierù contra in his terminis non valet argumentum: probatur merito differentiae ratione appellationis formae et confusionis in sensu composito quae non servatur in diviso » *. Ma poiché appel- latio e confusio non hanno luogo (« esse non possunt ») quando il soggetto della proposizione è il pronome hoc non accompagnato da un aggettivo che lo determini (« absque aliquo determinabili »), vale l'argomento dal senso diviso al composto e viceversa perché ciò che si intende con la proposizione in senso composto si intende con la proposizione in senso diviso, e quindi le due proposizioni si equivalgono (« convertuntur »)®*%; ciò si ha anche quando oc, posto a soggetto della proposizione, è accompagnato da un deter- minabile, purché il determinabile sia « palam convertibile cum praedicato » oppure superius ad esso ®%, Per quanto riguarda, infine, l’ottavo modo, che ha luogo con i termini connotativi, si deve rilevare che Sermoneta limita la possibilità del senso composto e del senso diviso ai casi in cui i termini connotativi siano posti in una proposizione che abbia il verbo di tempo passato o futuro, o participi equivalenti, oppure abbia incipit o desinit: si ha senso composto quando il connotativo segue il verbo e ha « appellatio temporis », e senso diviso quando il connotativo precede il verbo, « cum a parte ante non appel- let » 4; nessun accenno si fa qui ai verbi designanti atti mentali (che secondo Battista da Fabriano fanno sì che il termine conno- tativo che segua il verbo abbia « appellatio rationis ») giacché di questo Alessandro ha già parlato nel settimo modo, come si è visto. La trattazione del senso composto e del senso diviso svolta 301 Ivi, f. 16va-b. 302 Ivi, ff. 16vb-17ra. 303 Ivi, f. 17ra. Seguono altre regole (ff. 20va-22vb), che riesaminano i vati temi toccati da Heytesbury. da Bernardino di LANDUCCI (si veda)è la più sistematica tra quelle finora esaminate: essa utilizza e discute i trattati di logica dei maestri più rinomati IN ITALIA al suo tempo, ed accenna almeno due volte alle opinioni di SERMONETA (si veda), che designa come quidam doctor, di modo che può essere considerata come il punto di arrivo di una tradizione di interpreti della dottrina del senso composto e del senso diviso. Secondo Landucci, il trattato fa parte degli Elenchi sofistici e perciò esso non è da porre dopo i Primi analitici, come vuole il Sermoneta *”, Inoltre, l’autore fa sua la tesi secondo la quale non è possibile dare una descrizione univoca di ‘senso composto’ e di ‘senso diviso’, giacché di volta in volta diverse sono le raziones che presiedono alla individuazione dei vari modi ®%. 305 Lanpucci, Expositio..., cit.: autori espressamente ricordati, oltre ad Aristotele, Averroè e Heytesbury, sono Strode, Pietro di MANTOVA (si veda), NICOLETTI, e Paolo da PERGOLA (si veda). Si legga il seguente passo relativo alla discus- sione circa la capacità di omnis di distribuire tutto il disiuzcium o il copulatum’ «a parte subiecti: Ad hoc dubium inventi sunt plures modi respondendi. Primus est Petri Mantuani, qui tenet quod totum disiunctum et totum copulatum sit subiectum. Secundus est Pauli Veneti, cuius opinio in diversis operibus est diversificata: nam Sophismate nono tenet quod prima pars solum sit subiectum, et in Quadratura tertio dubio secundi principalis, et in Logica magna et etiam in Parva tenet quod totum disiunctum vel copulatum sit subiectum, attamen solum prima pats est distributa, et illa appellatur ab eo subiectum distributionis. Tertius modus est Hentisberi, Sophismate septimo, qui dicit quod talis propositio est distinguenda eo quod subiectum potest esse totum disiunctum aut una pars tantum, quapropter utramque partem sustentando respondetur ad argumenta probantia quod non distribuatur totum ». 306 Cfr. ivi, f. 2rb (posizione del trattato della suzzzza della logica) e f. 3vb (per la « verificatio instantanea »): cfr. nn. 307 e 325. 307 Ivi, f. 2rb: «Circa secundum dicit quidam doctor quod iste libellus est pars libri Priorum et quod immediate postponendus est ad illum librum, quod quidem, salvo meliori iudicio, non puto esse verum [...]. Ideo puto aliter esse dicendum, videlicet quod iste libellus sit pars libri Elencho- rum [...] ». 308 Ivi, f. 2vb. 580 Alfonso Maierù L’esame degli otto modi segue uno schema costante: in una prima parte si descrivono il senso composto e il senso diviso e se ne mostrano le differenze, in una seconda vengono poste le regole dell’inferenza dall’uno all’altro senso, in una terza ven- gono poste obiezioni (con le relative risposte) a ciò che è detto nelle prime due parti. In questa sede noi trascureremo quanto Landucci afferma circa i modi terzo ®”, quarto *°, quinto ®!, sesto ®!° e ottavo (con « appellatio temporis » soltanto) ?: in essi infatti l’autore non prospetta nulla di nuovo rispetto a quanto già sappiamo dai com- menti precedenti. Diverso è il caso dei modi primo, secondo e set- timo, che sono simili tra loro, e nei quali si propone un discorso unitario che mira a fissare per ciascuno di essi caratteristiche tali che lo distinguano dagli altri due. Il primo modo ha luogo con i termini modali. Ora, il termine modale è così descritto da Landucci: « Terminus modalis est terminus determinativus alicuius dicti et connotativus alicuius passionis propositionis, non habens vim faciendi tale dictum appel- lare formam » *!*. I modi sono i quattro classici, più veruzz e falsum: Landucci non accetta la definizione di Occam secondo cui qualsiasi termine che possa predicarsi di un dictum è da con- siderare modus?*5; egli ritiene invece che solo quei modi che determinino una proposizione connotandone una qualche carat- teristica siano termini modali. Termini come scitum, dubium, intellectum, cognitum non sono modali perché, oltre ad avere ciò che è proprio dei modali, fanno sì che il dictum « appellet for- 309 Ivi, ff. 9vb-12vb. 310 Ivi, ff. 12vb-15rb. 311 Ivi, ff. 15rb-17vb. 312 Ivi, ff. 17vb-20rb. 313 Ivi, f. 23vb-24vb. 314 Ivi, f. 3ra. 315 Cfr. cap. V, $ 6. Terminologia logica della tarda scolastica 581 mam » 355: essi rientrano propriamente nel settimo modo, come ve- dremo. Senso composto e senso diviso così sono caratterizzati: Ideo sensus compositus in primo modo causatur quando terminus modalis totaliter praecedit aut finaliter subsequitur totum dictum totius propositionis in qua ponitur, aut finaliter subsequitur (!); sensus vero divisus causatur quando terminus modalis mediat inter partes propinquas totius dicti; unde partes propinquas dicti appello totum quod regitur a parte ante et a parte post respectu verbi illius dicti, id est a verbo orationis infinitivae vel coniunctivae [...] 317. Ma Landucci, dopo aver precisato che questa è l’opinione di Heytesbury, Paolo Veneto e Paolo da Pergola !, ricorda le opi- nioni di Strode*? e Pietro di Mantova ° e conclude: « Istarum opinionum unaquaeque est sustentabilis et nulla est demonstrativa, et ideo eligat scholaris illam quae sibi magis placet » ®!. 316 Op. cit., f. 3ra-b « [...] et non habet vim faciendi appellare formam tale dictum, quod dico ad differentiam istorum terminorum ‘scitum’, ‘du- bium’, ‘intellectum’ et ‘cognitum’, quia, licet possunt determinare dictum propositionis et ‘connotare passionem, non tamen sunt termini modales primi modi, ex eo quia habent vim faciendi tale dictum appellare formam ». 37 Ivi, f. 3rb. 318 Ivi: «Prima opinio est communis tenens quod diximus, et est opinio etiam Hentisberi, Pauli Veneti in Logica parva et Pauli Pergulensis in hoc tractatu [...] ». 319 Ivi: «Secunda est opinio Sttodi in Consequentiis suis, qui ponit quod quando modus totaliter praecedit est in sensu composito et quando mediat est in sensu diviso; sed quando finaliter subsequitur, tunc est distin- guenda, quia potest capi in utroque sensu ». 320 Ivi: «Tertia est opinio Petri de Mantua in capitulo de modalibus, ponentis modum praecedentem facere sensum compositum, mediantem vero et subsequentem facere sensum divisum, et hoc potest etiam elici ex tractatu soppositionum, ubi ipse tenet in octava regula quod termini modales non habent vim confundendi nisi terminos sequentes, et ideo quando finaliter subsequuntur non confundunt aliquem terminum, et per consequens tunc faciunt sensum compositum. Le differenze fra senso composto e senso diviso sono quattro; le prime due sono generali. Per la prima, la proposizione in senso composto va provata in funzione del termine modale, mentre la proposizione in senso diviso va provata « ratione primi termini, dummodo talis terminus fuerit mediatus » #2; per la seconda, nella proposizione in senso composto il termine modale confundit tutti i termini comzunes presenti nel dictumz; non è così nel senso diviso, giacché la confusio non si esercita sui termini che precedono il modus *. Le altre due differenze riguardano potest, non potest e possibile, impossibile. Precisato che potest fa senso composto quando è usato impetsonalmente e senso diviso quando è usato personalmente **, Landucci pone la terza differenza, per la quale la proposizione in senso composto (« cum dicto praesentis temporis » soltanto, cioè con il verbo del dictum all’infinito pre- sente) richiede una « verificatio instantanea », che non è richiesta dalle proposizioni in senso diviso. Cosa sia da intendere con « verificatio instantanea » è un problema che Landucci si pone. Rifiutata la tesi di Sermoneta (« quidam doctor »)®5 e di chi 322 Ivi, f. 3va, e continua: « Voco autem terminum mediatum omnem terminum excepto pronomine demonstrativo singularis numeri; pronomen vero demonstrativum singularis numeri appello terminum immediatum, et quando ponitur pro subiecto in propositione, talis propositio dicitur imme- diata, ut haec: ‘hoc est homo’ demonstrato Socrate. Et notanter dico ‘singu- laris numeri’, quia in numero plurali est terminus mediatus et communis, ut vult Paulus Venetus in Logicula »; cfr. cap. VI, n. 41. 32 Ivi, f. 3va. 324 Ivi (ciò vale anche per contingit; tra i modi è incluso anche il verbo oportet, e di tutti e tre i verbi è detto: « personaliter vel impersonaliter sumpta »: f. 3ra). 325 Ivi, ff. 3vb-4ra: « Unde requirere verificationem instantaneam diversi diversimode exponunt. Nam quidam doctor dicit quod propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit huiusmodi verificationem, ut puta ista: ‘possibile est te moveri’, non quia praedicatum seu res importata per prae- dicatum mensuretur instanti, quia motus non mensuratur instanti ex quo est de numero successivorum, sed quod ponantur in esse id quod Terminologia logica della tarda scolastica 583 ritiene che la verifica istantanea di una proposizione esige che « sua de inesse sibi correspondens pro infinito modico tempore possit verificati » *5, egli così spiega la frase: propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit verifi- cationem instantaneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod arguendo a sua de inesse de praeterito vel de futuro ad suam de inesse de praesenti cum tali determinatione ‘ita fuit’, seu ‘ita erit’ si sit de futuro, consequentia valeat, ut, verbi gratia, haec propositio de sensu composito ‘possibile est te esse Romae’ requirit verificationem instan- taneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod arguendo ab ista de praeterito ‘tu fuisti Romae’ vel sibi consimili ad talem de praesenti ‘tu es Romae’ cum ista determinatione ‘aliquando fuit ita quod’, consequentia valeat; et quia huiusmodi consequentia valet, scilicet: ‘tu fuisti Romae, ergo aliquando fuit ita quod tu es Romae’, ideo illi de sensu composito correspondet veritas instantanea; ideo illa est vera, immo est necessaria, quia omnes tales propositiones de sensu composito verae sunt necessariae, et eodem modo dicatur de futuro; et si talis consequentia non valeret de praeterito aut de futuro, tunc illa propo- sitio de sensu composito non posset esse vera, immo esse(t) impossibi- lis. Vel dicatur, et brevius, quod propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit verificationem instantaneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod sua de inesse de praesenti, si sit in mundo, sic adaequate significando sit possibilis, et si sit illa de sensu composito de negationibus praedictorum terminorum ‘potest’ et ‘possibile’, requi- importatur per propositionem, ut puta veritas illius propositionis seu signi ficatum, ut sit sensus quod in hoc instanti tu movearis, non tamen quod sit ita, sed sibi non repugnat pro tali instanti verum esse te moveri. Sed iste doctor iudicio meo volens istam differentiam declarare intricavit se et nescivit eam exprimere, et dictum eius est falsum. Nam quaero: per verificationem instantaneam aut ipse intelligit quod sua propositio de inesse sit vera in instanti, aut quod suum significatum sit verum in instanti, aut quod sibi non repugnet esse verum in istanti. Modo quo- cumque intelligat, sequitur quod omnis propositio vera requirit verificationem instantaneam, quod est falsum et contra Hentisberum in tractatu De incipit et desinit, ubi ponit quod aliqua est propositio quae pro sui veritate requirit tempus limitatum; unde omnis propositio vera, est vera in instanti, quod probo [...] »; cfr. il testo di SERMONETA (si veda) in n. 278. 326 Ivi, f. 4ra. 58 rit quod sua de inesse, id est indicativa illius dicti, absque negatione sit impossibilis etc. #7, La verifica è risolta dunque dall’autore in prima istanza in una operazione logica complessa, nella quale sia posta come antecedente una corseguentia e come conseguente la proposizione in senso composto; in seconda istanza in una consequentia nella quale sia posta come antecedente l’affermazione della possibilità della proposizione de iresse e come conseguente la proposizione in senso composto, ad esempio, la verifica di « possibile est album esse nigrum » nel secondo caso va data così: « ‘album est nigrum’ est possibile sic adaequate significando, ergo possibile est album esse nigrum », dove sia l’antecedente che il conseguente sono falsi. La quarta differenza afferma che per i suddetti modi (potest, possibile e non potest, impossibile) la proposizione in senso com- posto esige che se è posta ir esse, cioè « si accipiatur sua de inesse sibi correspondens » come spiega Landucci, allora « nullum sequitur inconveniens », petché «si talis propositio de sensu composito sit vera, sua de inesse sibi correspondens, si sit in mundo, erit possibilis »; ciò invece non è vero per il senso diviso, giacché la proposizione può essere vera e la sua de inesse essere impossibile: così « album potest esse nigrum » è vera, ma la sua de inesse « album est nigrum » è impossibile ®8. Quanto alla liceità dell’inferenza dall’un senso all’altro, Lan- ducci afferma che con potest e possibile non vale l’inferenza dal senso diviso al senso composto né «e contra negative » quando un verbo o participio richiede « tempus limitatum pro veritate talis propositionis » (cioè non vale: «tu potes pertransire hoc spatium, ergo possibile est te pertransire hoc spatium »: prima regola) *; né vale dal senso composto al senso diviso « vel e contra 327 Ivi, f. 4rb. 328 Ivi, f. 4rb-va. 329 Ivi, f. Ava. Terminologia logica della tarda scolastica 585 negative » con gli stessi modi «in terminis compositis seu distributis a parte praedicati » (esempio: non vale « possibile est te esse omnem hominem, ergo tu potes esse omnis homo »: secon- da regola); né, sempre nello stesso caso, vale dal senso diviso al senso composto « aut e contra negative cum terminis per se aut per accidens repugnantibus » (« album potest esse nigrum, ergo possibile est album esse nigrum »: terza regola)*!; né dal senso composto al senso diviso (« et e contra negative ») con il relativo implicativo (« possibile est antichristum esse hominem qui est, ergo antichristum potest esse homo qui est»: quarta regola) *°. Più generalmente (quinta regola) con tutti i termini modali non vale de forza l’inferenza dall’un senso all’altro e vecevetsa, date le differenze che sussistono tra senso composto e senso diviso, purché nella proposizione siano posti termini co- muni 53, Il secondo modo ha luogo con i termini che hanno « vis con- fundendi », cioè « mediantibus terminis potentibus confundere confuse tantum vel distributive mobiliter vel immobiliter » #4, pur- ché essi « non connotent passionem propositionis nec faciant appel- lare formam » *5: la prima precisazione distingue il secondo modo dal primo, mentre la seconda lo distingue dal settimo *%. Né si 330 Ivi, f. Sra. 331 Ivi, f. 5rb; e: «Unde voco terminos per se repugnare oppositos contrarie (ut ‘album’ et ‘nigrum’), contradictorie (ut ‘homo’ et ‘non-homo?), privative (ut ‘caecus’ et ‘videns’), relative (ut ‘dominus’ et ‘servus’); etiam generaliter illos terminos appello per accidens repugnare qui non opponuntur proprie aliquo istorum modorum, tamen non possunt de eodem affirmative verificari, ut 4 locus et 4 locus, et esse adaequate in 4 et esse adequate in © instanti » (f. Srb-va). 332 Ivi, f. Sva. 333. Ivi, f. Svb. 334 Ivi, f. 7vb. 335 Ivi, 336 Ivi, f. 8ra: «Et notander dixi a principio: ‘dummodo tales termini 586 Alfonso Maierù dica, aggiunge LANDUCCI (si veda), che tali precisazioni sono superflue giacché una stessa proposizione può essere in primo modo o in secondo, o in secondo e in settimo, per diversi motivi *. L’autore, pur definendo probabilis questa opinio, titiene che i modi vadano tenuti ben distinti **: se così non fosse, il secondo modo inclu- derebbe il primo e il settimo come suoi casi particolati, ed Heytesbury avrebbe dovuto cominciare dal secondo la sua tratta- zione, come invece non ha fatto’; fra l’altro, avverbi come necessario e contingenter fanno senso composto nel secondo modo, anche se sono modali, e solo impropriamente si dice che lo fanno nel primo, così come impropriamente connotano una passio della proposizione #°;. sono infatti esponibili, non officiabili, come si è tante volte ripetuto. Le differenze fra i due sensi sono così formulate: Prima est, quoniam propositio de sensu diviso ad hoc quod sit vera requirit verificationem in suppositis termini communis cum descensu copulativo vel disiunctivo; propositio veto de sensu composito non, quia uterque descensus sibi repugnat [...]. Secunda differentia est, quoniam propositio de sensu composito ut plurimum probanda est ratione termini confundentis, sed sua de sensu diviso non [...] #4. non sint connotativi’ etc., ut pet hoc differat secundus modus a primo; dixi etiam: ‘non facientibus appellare formam’, ut pet hoc differat a septimo ». 337 Ivi. Una posizione analoga a quella respinta aveva sostenuto SERMO- NETA nell’introduzione alla sua Expositio: « Ad hoc respondetur quod, licet haec opinio sic arguens sit probabilis, tamen magis consonum videtur veritati secundum mentem Hentisberi ipsum [!, cioè i modi 1°, 2° e 7°] separari quam non [....]». 339 Ivi, f. 8ra-b: «Etiam si secundus modus non separaretur ab illis, tunc Hentisber errasset in isto suo tractatu, quoniam secundus modus esset communior et subalternans primum et septimum: sed communiora sunt praemittenda in doctrina, teste Aristotele et Commentatore in primo Physi- corum t.c. LVII et etiam tertio Physicorum t.c. II, ergo Hentisber debuisset tractatum suum incipere a secundo modo et non fecit, ergo errasset ». 30 Ivi, f. 8rb. MI Ivi. Terminologia logica della tarda scolastica 587 Esse riaffermano che la proposizione in senso diviso è probata mediante descensus, mentre la proposizione in senso composto, richiedendo la probatio in funzione del termine confundens, sarà exponibilis oppure officiabilis. Di qui la regola generale fornita da Landucci: « Arguendo a sensu composito ad sensum divisum aut e contra in isto secundo modo non valet consequentia » #%, Il settimo modo ha luogo con i verbi che riguardano atti della mente: ma questi verbi possono designare atti della volontà (volo, nolo, malo, cupio, desidero, opto, odi) o operazioni del- l'intelletto: «absque formidine » come scio, teneo, cognosco, concedo, nego, o «cum formidine » come dubito, credo, ima- ginor, suspicor, apparet e simili 8. Questi verbi possono cadere su di un « complexum verbale », cioè un dictum all’accusativo e l’infinito o con quod e il con- giuntivo, o sopra un « terminum incomplexum » (Socrates, « a pro- positio »): nel primo caso, se uno di essi precede o segue il dicturm fa senso composto, se sta tra le parti del dictu72 fa senso diviso; nel secondo caso, se esso precede il termine, si ha senso composto, se segue a questo, si ha senso diviso *4. Il senso composto e il senso diviso differiscono perché il primo ‘confonde’ i termini comuni seguenti capaci di ‘confu- sione’ e fa sì che il dictum o il termine seguente « appellat for- mam », e il secondo non fa ciò *5; inoltre, la proposizione in senso composto è officiabilis, la proposizione in senso diviso non lo è #4, 342 Ivi, f. 8rb-va. 34 Ivi, f. 20rb-va. 34 Ivi, f. 20va. 35 Ivi, f. 20vb; e ancora (ivi): «Quid autem s[c]it appellatio formae puto notum esse ex Logica parva, quoniam ille terminus appellat formam qui repraesentat suum significatum sub conceptu proprio ». 34 Ivi: Landucci precisa che il primo termine della proposizione in senso 588 Alfonso Maierù Di qui le regole generali: [1] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum aut e contra in praedictis terminis non valet consequentia #7; [2] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum et e contra in praedictis terminis ubi praedicatum sit iste terminus ‘hoc’ et subiectum, in sensu diviso, non sit terminus pet se notus non valet consequentia [...] 4, si foret ter. minus per se notus bene valeret consequentia *’; [3] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum ubi subiectum fuerit terminus pet se notus absque aliquo determinabili, et praedicatum fuerit hoc pro- nomen ‘hoc’, consequentia est bona, et e contra, mediante verbo import- tante scientiam vel certitudinem [...]; notanter vero dixi ‘cum verbo importante scientiam’, quia cum isto verbo ‘dubito’ non valet conse- quentia 59, Tralasciando le regole non riguardanti strettamente l’inferenza, concludiamo ricordando le due regole relative a hoc quando è sog- getto della proposizione: l’inferenza è valida dall’un senso all’altro e viceversa se il pronome è « absque aliquo determinabili » 5, oppure « cum suo determinabili palam convertibili cum praedicato aut palam superius ad ipsum » #*. L’operazione compiuta da Landucci, come si può rilevare, è consistita nel fissare criteri distintivi in modo da giustificare pienamente l’articolazione dei modi proposta da Heytesbuty; egli ha mirato a precisare la dottrina tradizionale che aveva unificato modali (primo modo) e verbi designanti atti dell’anima (settimo) sotto lo stesso motivo della probazio officialiter, e ha identificato composto dev'essere immediato perché essa possa essere « probata officiabi- liter »; così è nel caso di « ego scio hominem esse animal ». 347 Ivi, ff. 20vb-21ra. 38 Ivi, f. 21ra. 349 Ivi, f. 21rb. 350 Ivi. 351 Ivi, f. 21vb. 352 Ivi, f. 22ra. Terminologia logica della tarda scolastica 589 motivi precisi che non permettono la riduzione al secondo modo del primo e del settimo. Di diverso orientamento è la trattazione di Benedetto Vettori: più vicina al testo di Heytesbury nel ritenere l’articolazione in otto modi con la distinzione del quinto (con et) dal sesto (con vel) e con la mancata inclusione del nono, accennato e non sviluppato dal maestro inglese, relativo ai termini connotativi, la discussione del Faventino si svolge su di una linea generale che non ritiene niente della impostazione dei quattro commenti finora esaminati e sembra anzi in diretta polemica con la matura esposizione di Landucci, le cui tesi in certo senso vengono capovolte. Nell’esame di questo trattato, ci limiteremo a segnalare questi motivi di dissenso all’interno della tradizione più comune e che servono a chiarire l’origine e la destinazione di certe precisa- zioni, specie di Landucci: otterremo così un quadro più chiaro dell'esame finora condotto. L'esposizione si articola in lezioni, e sono otto in tutto; di esse una è introduttiva, mentre la sesta discute insieme i modi cinque e sei. Nella prima lezione Vettori chiarisce il suo atteggiamento in questo trattato. Innanzi tutto afferma che il senso composto e il senso diviso possono essere considerati o « secundum se et absolute », oppure « unius per rispectum ad alterum ». Conside- rata in se stessa, la nozione di senso composto è fondata sulla nozione di verità o falsità istantanea (quindi sulla verifica istan- tanea) della proposizione corrispondente al dictu7z, che ha una sua determinazione ad opera di un modo; perciò la proposizione in senso composto « de modo non exponibili vel verbo concer- nente actum mentis » è officiabilis, giacché tale probatio « explicat 353 VertORI, Opusculum in Tisberum..., cit., lect. I, 1: « Et sic notitia sensus compositi secundum se causatur ex notitia instantaneae veritatis vel falsitatis propositionis significantis dictum vel determinatum a modo reddente sensu(m) compositum. propositionem significantem dictum categoricum propositionis officiandae, cuius praedicatum denotatur inesse subiecto secundum idem tempus imperceptibile [...] » **. Considerato in se stesso, il senso diviso a sua volta può essere mostrato (potest ostendi) in due modi: «aut explicatione propositionis, aut expositione eiusdem » #5; perciò la nozione di esso è legata alla explicatio o alla expositio; la explicatio di « tu non potes pertransire 4 spa- tium » è: «tu non habes potentiam ad pertranseundum 4 spa- tium », che è falsa; mentre la expositio (0 resolutio, dice Vettori) esige che sia vera in un tempo percettibile la proposizione « hoc possibiliter currit »; per questo si suol dire che il senso diviso deve « verificari temporaliter » 3%, Considerati poi l’uno in rapporto all’altro, i due sensi rien- trano nella dottrina della conseguentia come specie nel genere ?7. Da queste considerazioni deriva la determinazione del posto da assegnare al trattato tra i libri logici: in quanto i due sensi sono considerati in sé, la nozione di senso composto e di senso diviso è legata alla conoscenza della proposizione e in tal senso è « pars determinationis libri Periermenias »; in quanto essi sono consi- derati in rapporto tta loro, il trattato va posto immediatamente dopo il trattato delle conseguenze ** e immediatamente prima dei Primi analitici. 1 fini del trattato possono essere interno o esterno alla logica; fine interno è la soluzione dei sofismi, fine esterno è servire a tutte le scienze *?. Per quanto riguarda le cause del senso composto e del senso diviso, è da tenere presente che ‘causa materiale’ è il 354 Ivi. Si ricordi come è data la probatio officialis: « Talis propositio est..., quae praecise significat ..., ergo...  « dictum verbale » o un suo equivalente, giacché compositio e divisio sono proprietà logiche di cui la prima inferi cioè esige l’istantanea verifica della proposizione, e l’altra la verifica tem- porale, e si sa che la verifica è proprietà delle proposizioni o dei dicta soltanto *. Inoltre, il modo, o il termine comzponens vel dividens, dà nome e definizioni al dictum composto o diviso *! e quindi la capacità di confondere (virtus confusiva), propria del termine che è modo, opera o su tutto il dictuzz o solo su di una parte di esso e fa senso composto e senso diviso *°: perciò la virtus confusiva del modo ne è la causa formale; e poiché la confusio è opera dell’intelletto (« est de operatis ab intellectu »), senso composto e senso diviso sono legati all’apprebensio, della capacità di un termine di ‘confondere’ un dictumz, da parte dell’in- telletto *4, il quale così ne è causa efficiente. Di qui seguono due affermazioni di notevole importanza: innanzi tutto, senso com- posto e senso diviso non hanno luogo senza la confusio del termine; inoltre, non hanno luogo senza il riferimento all’intelletto (sine intellectu)**. Come si può notare, la seconda affermazione ripren- de il vecchio tema del rinvio all’intelletto, del resto già presente in Heytesbury, per il quale senso composto e senso diviso sono molto simili quanto alla struttura linguistica (vox) ma omzzino impertinentes quanto all’intelletto, in ordine alla verità e alla falsità e « quoad formam arguendi » #7, Ma sulla prima affermazione si fonda tutta la struttura del trattato di Vettori. Egli si chiede infatti, subito dopo, se si possa 36 Ivi, lect. I, 2, supponitur primo, e prima conclusio. 361 Ivi, supponitur secundo. 362 Ivi, supponitur tertio. 363 Ivi, secunda conclusio. 364 Ivi, supponitur quarto. 365 Ivi, tertia conclusio. 366 Ivi. 357 HeyTEsBuRY, De sensu composito et diviso, cit., f. 2ra. 592 Alfonso Maierà dare un’unica definizione di senso composto e senso diviso. Ricordata l'opinione che abbiamo visto essere propria di Battista da Fabriano, Sermoneta e Landucci, egli la rigetta come « falsa imaginatio »*8; egli afferma che, non essendo il concetto di senso composto e senso diviso « mere aequivocus », esso può fungere da concetto comune e indifferenziato (indifferens) rispetto ai con- cetti propri causati dai vari modi 9, Ora, la ratio communis pro- pria di questo concetto è quella che si è detto: non c’è senso composto e senso diviso « sine virtute confusiva » + Da questa affermazione seguirebbe che la proposizione « pos- sibile est Socratem esse istum hominem » non è in senso com- posto perché nessuna parte del dicturz ha confusio, € che la pro- posizione « possibile est Socratem esse hominem » è in senso diviso giacché solo una parte del dictum ha confusio: entrambe, invece, secondo la dottrina tradizionale, dovrebbero essere in senso composto perché il modo precede totaliter il dictum; se- guirebbe inoltre che la congiunzione e?, la disgiunzione vel e il relativo implicativo, non avendo capacità di confondere, non farebbero senso composto e senso diviso, e quindi i modi tre, cin- que e sei non sarebbero tali”. Per rispondere a ciò, Vettori afferma ancora una volta che un termine fa senso composto quando ‘confonde’ o tutte le parti del dictum o almeno la principale, cioè il soggetto, e fa senso diviso quando confonde la parte più remota, cioè il predicato; perciò, continua Vettori, alcuni termini che non hanno tale capacità, non possono fare senso composto 0 senso diviso, ma possono causare corzpositio e divisio (giacché altro è compositio, altro senso composto, e così via); tali sono tutti termini elencati da Heytesbury ad eccezione di quelli del primo e dell’ottavo modo, VETTORI (si veda), dubitatur primo. 39 Ivi. ; . ; 370 Ivi (in particolare il secondo corollario al primo dubbio). 371 Ivi, dubitatur secundo. Terminologia logica della tarda scolastica 593 dei quali si parla communiter quando si tratta di senso composto e di senso diviso *; perciò non « ex diversa applicatione modi ad dictum » nascono le diversità tra i due sensi, ma dalla diversa confusio *: ci sono proposizioni, il cui modo (in forma nominale) precede il dictum, che non sono officiandae perché il soggetto di esse non è confuso (es. in « possibile est Socratem currere » solo il predicato è ‘confuso’), e perciò sono in senso diviso (come « Socratem possibile est currere » e « Socratem currere est possi- bile »; ma, mentre quella è explicanda, queste sono resolubiles); proposizioni come « possibile est hominem esse Socratem » sono invece in senso composto perché il soggetto è confuso e quindi sono da probare officiabiliter o exponibiliter. Ora: se non c'è confusio e il modus precede tutto il dictum, si avranno propo- sizioni compositae, non in senso composto, e se il modus sta tra le parti del dicturz, si avranno proposizioni divisae, non in senso diviso; le compositae « possunt probari vel explicative, ut in sensu diviso, vel officiabiliter aut expositive ut in sensu com- posito » 3, Ciò premesso, egli accetta le osservazioni relative alle propo- sizioni « possibile est Socratem esse istum hominem » e « possibile est Socratem esse hominem »; ritiene inoltre che ez, vel e qui facciano compositio e divisio, ma non senso composto e senso 372 Ivi, supponitur primo; in part: «Quia autem stat aliquos esse terminos non habentes vim assignatam, ideo ab actione sensus compositi vel divisi auferuntur, licet ex eisdem causetur compositio vel divisio in propositione: hi igitur erunt qui assignantur a Tisbero in littera, praeter hos de primo et octavo, quibus communiter utimur in locutione sensus compositi vel divisi [...]». È evidente qui il riferimento alla tradizione, per la quale modali e verbi designanti atti di volontà (1° e 8° modo) fanno senso composto e senso diviso essendo officiabili; l’autore non accenna, infatti, al secondo modo, che per Heytesbury è appunto «cum terminis confundentibus ». 373 Ivi, supponitur  secundo. 374 Ivi, supponitur tertio. 38 Alfonso Maierù 594 diviso. Egli è cosciente che quest’affermazione nega la dottrina di Heytesbury e degli altri logici e perciò la dà come sua IDE personale ?. Egli continuerà così a parlare di “senso composto’ e di ‘senso diviso” secondo la terminologia tradizionale, anche in quei casi in cui avrebbe dovuto semplicemente parlare di Lp e divisio, e continuerà a descrivere i modi nella maniera tradi- zionale. N Tralasciando i modi terzo, quarto, quinto e sesto, cl soffet- miamo brevemente sui quattro rimanenti, limitandoci ad esami- nare la caratterizzazione fornita da Vettori. a Primo modo. Ha luogo quando i termini ampliativi o, bageg si operano su di un dictum verbale o un suo «prec Ss a senso composto quando il modo precede ° segue i ic n mentre quando sta tra le parti del dictum si ha ce De È, il termine modale, sia quando è officiabile che quando cp ; nibile, è sempre in primo modo 8; i verbi potest e contingi 375 Ivi, in fine: «Et sic his habitis facilis est responsio ad gup dum corollarium, concedendo id » Laren gra soir pa er) pro aliis autem tribus negatur notam cor n be hdi i implicativim non facere compositionem vel divistonem, quan ipa e nullum illorum facere sensum compositum La cap cum nullum horum habeat vim confusivam, ut pro egg ir 3 Gu hoc arguatur fere omnia in tertio articulo esse contra core Lodi logicos, concedatur. Ideo volui haec dixisse Reni prop: hear noster habeat quod obicere, et hoc de tertio articulo et per q hodierna Pad; A her 376 Ivi t. rimo. . . 377 da n è ia la tesi di Strode e di -_ ko; Lei magna), relativa alla distinzione da fare quando il modo s gr ps 318 Ivi, fertio, fra cui: «Ex quo sequitur è pen lic nomen sensus compositi in propositionibus modalibus ut = uerunt q cai SI cfr. ad es. il Landucci, per il quale in questo caso si e unta modo; cfr. anche il testo del VETTORI, 0p. cit. lect. III, i ‘ubi sl fis ; prima conclusio, dove si ripropone il problema per g men pira si risponde: « Termini modales adverbialite= sumpti componuni Terminologia logica della tarda scolastica 595 assunti impertsonalmente fanno senso composto; personalmente, senso diviso; il dictum vero segue alla proposizione vera: « deum esse » è dictum di « deus est »; quindi, vera questa, segue che è vero quello e non viceversa; triplice è la differenza tra i due sensi: a) il senso composto ha verificazione istantanea, sia perché tutta la compositio è determinata dal modo, come vuole Heytesbury, sia perché tutte le parti della comzpositio sono ‘con- fuse’ dal modo, come si è detto, mentre il senso diviso richiede, a sua volta, una successione temporale, sia perché il modo determina una parte del dicture, sia perché è confuso solo il pre- dicato; b) il senso composto è officiabile o esponibile, mentre il senso diviso « probatur ratione termini mediati »; c) la terza dif- ferenza proviene « ex parte illativae positionis »; cioè la proposi- zione in senso composto implica una proposizione nella quale il modo sia affermato della proposizione de inesse corrispondente al dictum (es. « necesse est hominem esse animal, ergo haec est necessaria ‘homo est animal’ ») e ciò non è possibile per il senso diviso (non vale l’inferenza: « homo contingenter est animal, ergo haec est contingens ‘homo est animal’ ») 1, Secondo modo. Si ha con un termine che ha « vis confundendi » (confuse tantum, mobiliter o immobiliter) nei riguardi di un proprie et per se in primo modo », e ciò contro Heytesbury, che « ratione suae confusionis vel immobilitationis » li tratta nel secondo modo. 379 Ivi, lect. II, 1, quarto. 380 Ivi, quinto; continua: «Ex quo patet error nostri aemuli conce- dentis esse id ad quod esse verum sequitur suam propositionem esse veram. Jam enim scripsimus circa notitiam insolubilem aliquam propositionem esse falsam, cuius dictum adaequate est verum, ut haec ‘Socrates dicit falsum’, posito quod nihil aliud dicat, et tunc ipsa est falsa, et Socratem dicere falsum est verum ut sequens, ergo etc. Et hoc idem militat contra ponentes obiectum scientiae-vel dubitationis esse significabile complexe et non ipsa conclusio [...] »; quest’ultima è la posizione di Gregorio da Rimini (ma cfr. cap. I, appendice 1). 381 Ivi, sexto. dictum © d'un suo equivalente *: termini aventi la capacità di “confondere” sono di tre specie: alcuni esercitano mediate tale capacità (così omnis nella proposizione universale affermativa, e non causa « compositio »), altri la esercitano immediate (come le « dictiones exclusivae », e non causano « compositio »); altri infine la esercitano sia immediate che mediate, purché non siano im- pediti da altro sincategorema: di essi, alcuni « confundendo immo- bilitant », altri no; fra i primi, sono incipit, desinit, promitto, debeo, obligor, necesse, necessario € impossibiliter; fra i secondi, scio, credo, volo, cupio, immediate **; si ha senso composto quando sono ‘confusi’ quei termini che possono esserlo: se si ha confusio mobilis, la verità o falsità della proposizione è mostrata dalla dalla verità o falsità del descersus a una proposizione « de di- siuncto exttemo »; se si ha confusio immobilis, la verità o falsità sarà provata mediante descensus alla equivalente proposizione in senso diviso; si ha senso diviso quando un termine comune della proposizione non è confuso perché antecede il termine confundens: la verità o falsità di essa sarà provata con descensus dal termine comune non confusus, descensus che non è possibile col senso com- posto **. Di qui deriva l’analisi dei rapporti tra primo e secondo 382 Ivi, lect. III, 1, conclusio. 383 Ivi, supponitur primo: cfr. LANDUCCI, OP. cit., f. 7vb. 34 VerTORI, op. cit., lect. III, 1, supponitur tertio, e cfr. supponitur quarto: « Et ex hoc supponitur quarto quid nominis sensus compositi et divisi in secundo modo. Sensus enim compositus tunc est, cum vis terminorum confundentium confusiva et per consequens vel illius immobilitativa est in terminum communem, ratione cuius veritas vel falsitas datae compositionis, si ex confusione et mobilitatione est, habetur verificata vel falsificata proposi- tione de disiuncto extremo compositioni correspondente ut descensus; et si compositio fuerit ex immobilitatione consequente aliqualem confusionem termini, erit verificata vel falsificata propositione exprimente descensum illius termini communis in divisa propositione compositae correspondente, ad mo- dum quo ea(n)dem declarat compositionem ex vi immobilitationis termini factam. Et sic sensus divisus erit, cum vis illorum terminorum confundentium modo: il secondo modo è superior al primo, che è inferior a quello (« Le. ] differentiam secundi modi compositionis a primo esse sicut superioris a suo inferiori ») #9; ciò è contro l’opinione di Landucci (« Senensis quidam » scrive Vettori), ma alla obiezione di Lan- ducci, che non si capisce perché, se così fosse, Heytesbury avrebbe cominciato il suo trattato dal primo modo anziché dal secondo Vettori risponde che questo si deve al fatto che comunemente si parla di senso composto e senso diviso a proposito dei termini che denotano la possibilità, inclusi perciò nel primo modo *%, Accostiamo subito a questi due l’ottavo modo. I verbi desi- gnanti atti della mente sono di due specie: alcuni designano un atto interiore (intelligere, scire, velle), altri designano un atto este- non transcendit in terminum communem per praecedentiam illius ad ipsos ratione cuius veritas vel falsitas datae propositionis divisae habetur ES descensu illius termini communis repugnante eidem in sensu composito.» L'esempio addotto per il secondo caso del senso composto è « niecessatio: omnis homo est animal »: l’autore non illustra come va operato il descensus in questo caso; si limita a ribadire che «[...] datae propositionis veritas habetur verificato vel falsificato descensu attributo illi termino i S diviso extraneo eidem in sensu composito ». sana sa Ivi, supponitur septimo; continua così il testo: «Quilibet enim terminus qui ratione sui significare posse esse vel non posse esse facit sensum compositum in primo modo cum quilibet talis habeat vim confun- dendi tantum ratione suae confusionis, faciet sensum compositum vel divisum in secundo modo et non e contra; patet enim aliquem esse terminum com- ponentem vel dividentem in secundo qui nullatenus significat posse esse vel non posse esse et sic a ratione compositionis primi modi secluditur ». Tuttavia vii [..] supponitur sexto, quod licet quilibet terminus ‘cdimponena vel dividens in primo modo possit ratione suae confusionis componere vel divi cà in secundo modo, aliqua tamen est propositio in sensu composito vel ; iviso in primo quae nec est composita vel divisa in secundo modo, ut hi ‘necesse est Socratem esse istum hominem’ et ‘Socratem necesse est fees istum hominem?. Et hoc patet per quid nominis sensus compositi o divisi in secundo modo » (cfr. n. 384) sith 386 Ivi, sotto supponitur septimo. 598 Alfonso Maierà riore (video, tango, audio)". Solo i primi fanno senso composto e senso diviso in questo modo **. Tali verbi possono cadere su di un termine incomplexus, o su di un dictum complexum (di qui la distinzione tra probatio descriptibilis e officialis); se cadono su di un complexum, o dictum categoricum, perdono ogni «vis appellationis formae », giacché « appellare formam est restringere terminum ad sui definitionem, sed dictum categoticum nullam habet definitionem, igitur non appellabitur appellatione formae » 39; del resto, solo con un complexum si ha senso com- posto e senso diviso ?, e precisamente si ha senso composto quando il verbo precede o segue il dictuz, mentre se sta tra le parti del dictum si ha senso diviso 32. il primo ha probatio offi- cialis, il secondo va provato secondo il termine mediato precedente, se è presente nella proposizione ®”. Per concludere, esaminiamo l'impostazione che Vettori dà del settimo modo, che ha luogo — egli dice — con le determi nazioni ita est, ita fuit, ita erit. Egli così procede: dei termini am- pliativi, alcuni significano la possibilità (« consignificant posse esse vel non posse esse ») e appartengono al primo modo; altri invece consignificano il tempo, sia se sono considerati in sé (al tempo passato o futuro), sia se considerati nella forma di participio 387 Ivi, lect. VIII, 1, supponitur primo. 388 Ivi, supponitur secundo. 389 Ivi, supponitur tertio. : , 39 Ivi, supponitur quarto; continua: «Hoc idem patet quia sequitur tamquam ab eodem idem: ‘tu intelligis hominem esse animal, ergo hominem esse animal intelligis’, quod non contingeret si dictum illud formaliter appellaretur, sicut hic non sequitur: ‘tu (ergo textus) hominem intelligis, ergo intelligis hominem’, ut patet intuenti ». 391 Ivi, supponitur quinto. 392 Ivi, supponitur sexto. . 33 Ivi, supponitur septimo, e conclude: «Et scias istam differentiam non causare omnimodam impertinentiam inter hos sensus, quia aliquibus conditionibus observatis sensus illi erunt pertinentes [...] ». i — Adam est praeteritus, antichristus est futurus: il participio è detto distractivus; considerando che ampliatio est dilatatio verbi, vel ratione sui, vel ratione participii distractivi ultra propriam sui consignificationem ad plures scilicet temporis differentias », può accadere che unì verbo ampliato possa essere restrictus di fatto « ad unam temporis differentiam  tra quelle richieste dall’amzpliatio; così avviene nel nostro caso, giacché ita, (e solo per accidens l’espressione « aliquando fuit ita ») limita a un istante del tempo connotato la verità della proposizione #9, e quindi l'aggiunta di if4 a un dictum è causa formale del senso composto in questo settimo modo ?, Di qui deriva che il senso composto si ha con l’aggiunta di ifa che restringe l’arzpliatio del tempo del verbo nella proposizione a un istante del tempo con- notato dal verbo che fa parte della deterzzinatio, e che è il passato o il futuro; il senso diviso è dato dalla proposizione senza deter- minazione e col verbo ampliato -- es. senso composto: aliquando fuit ita quod Socrates EST albus, senso diviso: Socrates FUIT albus. Di qui ancora risulta che il senso diviso sta al senso composto come il più ampio al meno ampio. Nel primo caso quella compositio che è il senso diviso ha verità verificabile nel tempo 3% Ivi, lect. VII, 1, conclusio, e praemittitur primo. praemittitur secundo; cfr. anche: Quantum ad primum prae- supponitur primo quid nominis restrictionis. Unde restrictio est acceptio termini in propositione pro paucioribus quam in propositione ampliata. Dico ‘acceptio termini in propositione’, ut denotetur restrictionem non fieri extra propositionem: est enim species suppositionis, quae est proprietas termini proportionaliter capti. Dico ‘pro paucioribus quam’ etc., ut deno- tetur terminum discretum non posse restringi [...]. Supponitur  secundo quod terminum restringi ad pauciora in propositione potest dupliciter intel- ligi: vel ad pauciora scilicet supposita personaliter termino attributa, vel ad pauciora, id est, ad pauciores temporis differentias connotatas per verbum cui accidit ampliatio vel ratione sui vel ratione participii ampliativi, et haec erit restrictio ampliationis cui committatur compositio septimi modi ». 39 Ivi, 1, praemittitur tertio. 397 Ivi, praemittitur quarto.  (« Veritas [...] compositionis divisae proportionatae illi de sensu composito est temporalis et non istantanea [...] »), nel secondo invece è istantanea (« [...] veritas limitatur ad certum instans proportionatum propriae connotationis verbi restricti »: propor- zionato, cioè, al passato o futuro, secondo i casi) **. 398 Ivi, supponitur septimo. Il testo del trattato “Termini qui faciunt” si trova in due manoscritti: PADOVA, Biblioteca Universitaria 1123, ff. 10va-11vb, e Worcester, Cathedral Library, F. 118, f. 30v sgg. Ho esaminato il ms. Padovano. Il testo, ANONIMO, ha, al f. 10va, Incipit :termini qui faciunt” e, al f. 11vb, Expliciunt termini qui faciunt. Il trattato quindi trae il suo titolo dall’incipit. Anche a una prima lettura si può rilevare che ci si trova di fronte non a un’opera originale, ma ad un adattamento di un capitolo delle Regulae solvendi sophismata di Heytesbury, intitolato “De scire et dubitare”. Il materiale del capitolo di Heytesbury è qui organizzato in modo da offrire in primo piano la descrizione del senso composto e del senso diviso, alla quale seguono VI casus con le relative risposte. Nel suo testo, invece, Heytesbury vuole chiarire le difficoltà relative all’uso di scire, dubitare, ecc.; per far ciò, egli formula gli stessi VI casi; passa quindi a descrivere senso composto e senso diviso. Infine risolve i casus. Heytesbury e il suo anonimo manipolatore si propongono fini diversi. A conferma della dipendenza del trattato “Termini qui faciunt” dal testo di Heytesbury diamo di seguito in sinossi i passi più importanti dell’uno e dell’altro (si noti la successione dei fogli dei passi riportati: si constaterà quanto diversa sia la collocazione dei brani paralleli nel testo di Heytesbury e nel nostro trattato. Ms. Padova, Bibl. Un. 1123 (f. 10va) Termini qui faciunt propositiones aliquando sumi in sensu composito et aliquando in sensu diviso et sunt isti et consimiles: scie, dubitare, imaginari, nolle, velle, ‘perci- pere’, CREDERE, ‘intelligere’, POSSIBILE, impossibile, ‘contingens’, NECESSARIUM, et alii consimiles. Unde notandum est quod quando aliquis praedictorum terminorum vel consimilium praecedat totaliter DICTUM PROPOSITIONIS vel finaliter subsequitur, tunc sumitur illa propositio in sensu composito, ut illa ‘Scio deum esse’, ‘Dubito Socratem currere’, ‘Possibile est album esse nigrum’, ‘Hominem esse album est impossibile’. Et significant tales propositiones sic: Scio deum esse, id est scio QVOD deus est. Credo Socratem cutrere, id est: credo QVOD Socrates currit; ‘possibile est album esse nigrum’, id est: “Hoc est possibile: quod album est nigrum, et sic de aliis. Sed quando aliquis dictorum terminorum mediat dictum propositionis, id est ponitur in medio inter ACCUSATIVVM CASUM et, modum infinitum, tunc illa propositio est totaliter accepta in sensu diviso. Et tales sunt istae: ‘4 scio esse verum’, ‘SOCRATEM percipio currere’, ‘album possibile est esse nigrum’ etc. Et istae significant sic: ‘4 scio esse verum’, id est illud quod est 4 scio esse verum; ‘Socratem percipio currere’, id est: illud quod est Socrates percipio [De scire et dubitare. Ad cuius evidentiam est notandum quod aliquando accipiuntur propositiones quaedam in sensu composito quibus consimiles sumuntur in sensu diviso quae non convertuntur cum illis acceptis in sensu composito. Item sciendum quod huiusmodi propositiones maxime fiunt per terminos actum vel habitum animae importantes, aut posse esse vel non posse esse, seu esse necessario vel non esse, vel impossibile esse vel non esse. Eiusmodi sunt isti termini: scire, dubitare, intelligere, imaginari, percipere, velle, nolle, possibile’, ‘impossibi- le’, necesse et sic de aliis multis. Quod autem cum his terminis fiant tales propositiones satis apparet iuxta communem modum loquendi [H. P. GRICE, “ORDINARY LANGUAGE”], ut cum dicitur: ‘scio 4 esse verum’ et ‘4 scio esse verum’. Propositiones istae multum sunt similes, sed non convertuntur. Una enim accipitur in sensu diviso et alia in sensu composito sicut et hic. Aliquam propositionem dubito esse veram’ et ‘dubito aliquam propositionem esse veram, intelligo vel imaginor aliquem punctum esse medium huius corporis’ et ‘aliquem punctum intelligo vel imaginor esse medium huius corporis. Et ita apparet quod multae sunt propositiones similes sicut istae iam praemissae et  aliae huiusmodi quae non convertuntur, cum una accipiatur in sensu currere; ‘album possibile est esse nigrum’, id est illud quod est album possibile est esse nigrum postea, vel sic: de re quae est alba potest fieri res nigra, et sic est de aliis. Ad istam conclusio- composito et alia in sensu diviso, quia sensus compositus rato vel numquam convertitur cum sensu diviso, sed in maiori parte quantumcumque sint similes sunt tamen sibi invicem impertinentes sicut inferius patebit. Item tamquam pro regula est observandum quod cum aliquis istorum terminorum vel similium praecedit totaliter dictum alicuius propositionis seu sequitur finaliter, tunc talis propositio accipienda est in sensu composito, sicut sic dicendo: ‘scio 4 esse verum’; tota illa propositio accipitur in sensu composito, et tunc convertitur cum hac propositione ‘scio quod 4 est verum’, et ex hoc sequitur quod talis propositio ‘a est verum’ vel aliqua propositio significans quod a est verum est scita a me. Multi tamen sunt termini prius accepti qui non multum competenter sequuntut finaliter huiusmodi dictum propositionis, quia improprie diceretur: ‘4 esse verum scio”, ‘aliquam propositionem esse veram scio’. Aliqui tamen istorum competenter possunt sequi huiusmodi dictum finaliter. Convenienter nam dicitur: ‘4 esse verum est possibile’, ‘hominem currere est possibile', ‘hominem esse asinum est impossibile’: sive igitur totaliter praecedit talis terminus dictum huiusmodi sive sequatur finaliter, erit totalis propositio dicta accepta in sensu composito. Prima supponatur  nem probandam arguitur sic, et primo supponitur ista propositio: suppono quod omnis propositio, de qua consideras quam non scis esse veram nec scis esse falsam, sit tibi dubia. Deinde ponitur iste casus, quod tu scias quod 4 sit altera istarum duarum propositionum ‘deus est vel ‘homo est asinus’ et lateat te quae istarum s[clit 4... (f. 11ra) Ad eandem conclusionem probandam arguitur sic, et ponitur iste casus, quod tu scias quod a s[cJit unum istorum contradictoriorum: ‘rex sedet’ et ‘nullus rex sedet’, ita quod tu scias quod quodcumque istorum sit verum quod illud sit 4 et e contra, nescias tu tamen quae istarum sit 4, sicut nec scias quae ista- rum scit vera; isto casu posito, facio tibi istam consequentiam. Tertio ad eandem conclusionem arguitur sic, et ponitur quod Socrates sit coram te et scias tu bene quod ‘hoc est hoc demonstrando Socrate et nescias tu quod hoc est Socrates, scias tamen bene quod ista propositio ‘hoc est Socrates’ significat praecise quod hoc est Socrates, tunc isto posito sequitur quod ista propositio ‘hoc est Socrates’ est tibi dubium quod quaelibet propositio de qua considerat aliquis quam ille nescit esse veram nec scit esse falsam sit dubia eidem. Deinde ponatur quod tu scias quod 4 sit altera illarum: ‘deus est’, ‘homo est asi- nus’, quarum unam scias esse ve- ram et necessariam, scilicet istam ‘Deus est’, et aliam scias esse falsam et impossibilem, scilicet istam ‘homo est asinus’, et te lateat quae illarum sit 4. Item arguitut ad idem sic. Ponatur quod tu scias quid sit ve- rum istorum, demonstratis istis contradictoriis tibi dubiis: ‘rex se- det’, ‘nullus rex sedet’, sic quod scias quod, quodcumque istorum sit 4, quod ipsum sît verum, et quod solum ipsum sit 4 et e con- tra, et cum hoc scias quod 4 est verum istorum, nescias tamen quid istorum sit 4 sicut nescis quid istorum sit verum. Istis po- sitis, fiat haec consequentia... Item ad idem arguitur sic. Po- natur quod tu scias quod hoc sit hoc, demonstrato Socrate, et ne- scias tu quod hoc sit Socrates, scias tamen quod haec propositio ‘hoc est hoc’ significat  praecise quod hoc est hoc, et etiam quod ista propositio: ‘hoc est Socrates” significat prae(f. 12vb)-cise quod hoc est Socrates. Sit enim Socrates coram te quem scias esse homi- nem et nescias ipsum esse Socra- tem, quc posito cequitur quod Terminologia logica della tarda scolastica 605 Quarto arguitur [sic] ad ean- dem conclusionem sic, et ponatur quod Socrates sit coram te, scias tu bene quod ipse est Socrates vel Plato, nescias tamen quis istorum ipse sit, scias tu bene quod ista propositio ‘hoc est Socrates” signi- ficat praecise quod hoc est Socra- tes, tunc ista propositio ‘hoc est Socrates’ est tibi dubia... Quinto arguitur ad eandem conclusionem probandam sic, et ponitur quod tu scias quid demon- sttetur per subiectum huius pro- positionis: ‘hoc est homo” et quod aliquid scias esse hominem et nihil dubitas esse hominem et quod tu scias istam propositionem ‘hoc est homo’ sic significantem praecise quod hoc est homo, tunc ista propositio ‘hoc est homo” est scita a te esse vera vel scita a te esse falsa... (f. 1lva) Sexto arguitur ad pro- bandum (!) conclusionem sic: po- natur quod 4, è, c sint tres propo- sitiones quarum duae primae, sci- licet 4, d sint scitae a te, tertia sit c dubia; et dubitantur sic istae propositiones vel removean- tur a te, ita quod nescias quae istarum s[clit 4 nec quae d nec quae c nec quae sit tibi dubia. Isto posito, arguo sic: aliqua ista- rum est scita a te et quaclihet haec propositio ‘hoc est Socrates” est tibi dubia... Item posito quod scias quod hoc sit Socrates vel Plato, nescias tu tamen an hoc sit Socrates nec scias an hoc sit Plato, et tunc erit ista propositio tibi dubia: ‘hoc est Socrates’... Item suppono quod tu scias quid demonstretur per subiectum huius propositionis: ‘hoc est homo” et scias quod illa propositio signi- ficat praecise sicut termini illius preetendunt, et quod scias aliquid esse hominem et nihil dubites esse hominem; quo posito, sequitur quod ista propositio: ‘hoc est homo’, sit scita a te esse vera vel quod illa sciatur a te esse falsa... Item sint 4, d, c tres proposi. tiones, quarum duae sint scitae a te, scilicet 4 et 2, et tertia, scili- cet c, sit tibi dubia, et nescias quae illarum sit 4 vel b, et simi- licter lateat te (f. 13ra) quae illa rum sit tibi dubia. Istis positis, sequitur quod aliqua illarum pro- positionum sit scita a te, quia tam a quam È sciuntur a te per casum, et sequitur etiam quod quaelibet illarum sit tibi dubia... 606 istarum est dubia, ergo conclusio... Septimo arguitur ad eandem conclusionem sic: tu scis quod hoc est Socrates et dubitas an hoc sit Socrates eodem demonstrato, ergo illud est scitum a te et tibi dubium; et antecedens arguitur sic, et ponatur quod heri vidisti Socratem et neminem alium, et scias tamen bene quod adhuc ille homo quem heri vidisti est So- crates, et sit Socrates hodie coram te et lateat te quod iste est So- crates, tunc sic: tu scis quod iste homo est Socrates; hoc arguitur sic, quia demonstrato isto homine quem heri vidisti, scis bene quod iste est Socrates, sed neminem heri vidisti nisi istum hominem, ergo demonstrato isto scis bene quod iste est Socrates et dubitas an iste idem sit Socrates per ca- sum, igitur sequitur conclusio. Alfonso Maierù Item tu scis quod hoc est So- crates et dubitas an hoc sit Socra- tes, eodem demonstrato; propter quod ponatur quod heri videris Socratem et scias adhuc quod ille homo quem heri vidisti est So- crates, et videas Socratem modo, et lateat te an sit Socrates, sed credas quod ille homo quem nunc vides sit Plato, et non videas ali- quem nisi Socratem; istis positi scis quod hoc est Socrates d monstrato illo quem heri vidisti, quia absque haesitatione conce- deres quod hoc est Socrates, de- monstrato illo quem heri vidisti, quia scis bene quod ille quem heri vidisti est Socrates demon- strato illo quem heri vidisti. Scias nam gratia exempli quod neminem vidisti heri nisi illum qui est So- crates, et tunc sequitur quod tu scis quod hoc est Socrates, de- monstrato illo quem heri vidisti, et eodem demonstrato dubitas an hoc sit Socrates, quia, demonstrato illo quem iam vides, dubitas an hoc sit Socrates, et idem est quem iam vides et heri vidisti, igitur eodem demonstrato scis quod hoc est Socrates et dubitas an hoc sit Socrates. Appendice 2 IL TRATTATO TERMINI CUM QUIBUS E PAOLO DA PERGOLA. Kristeller in “ITER ITALICVM” dà notizia di due trattati de sensu composito et diviso di Paolo da PERGOLA (si veda), nessuno dei quali corrisponde a quello che abbiamo utilizzato nella esposizione precedente e che ha l’incipit: “Cum saepe numero cogitarem.” Del primo di essi, contenuto nel ms. Sessoriano 301 della Biblioteca Nazionale di ROMA, KRISTELLER (si veda) dà questo incipit: “Quoriam ignoratis.” Il secondo, invece, si troverebbe nel ms. Casanatense 85; l'incipit è: “Termini cum quibus.” Il ms. Sessoriano contiene in realtà il trattato a noi noto, ma esso non è segnalato da Kristeller. L’incipit fornito dallo studioso è quello di un altro trattato che nel codice precede il nostro testo. Ecco l’indice del ms. Sessoriano: 1) ff. 1ra-54vb: (Pauli Veneti Logica parva) (manca il primo trattato e metà del secondo): inc.: ef ita non immobilitant. Ideo bene sequitur: scio omnem propositionem, et iste sunt omnes propositiones, ergo scio istam et istam et sic de singulis (cfr. l’ed. veneziana del 1567 « apud Hieronymum Scotum », tr. II De suppositionibus, cap. V, p. 22, 30); expl.: secundum quod mei in exordio primitus asserendo promisi (nell’ed. cit. manca l’ultimo paragrafo: merito-promisi; nel ms. segue, di mano posteriore) E7 sic est finis. FINIS. 1 Cfr. Iter Italicum, II, London-Leiden 1967, p. 122. 2 Ivi, p. 97. 608 Alfonso Maierù 2) ff. S4vb-SSvb: Incipit tractatus brevis magistri Pauli Pergulensis de sensu composito et diviso ad medium inveniendum in silogismo (ma cfr. Codices vaticani latini, II, 679-1134, rec. Pelzer, Romae, Vat. lat. 1109, ff. 144v-145r, dove il testo è attribuito a Marinus de CASTIGNANO (si veda) sotto il titolo Tractatus de inventione medii. Pelzer per lo stesso testo rinvia al Vat. lat. 3037, ff. 151r-154r); inc.: Quoniam ignoratis principiis et ea que sequuntur ignorari habent ab his qui perfecte scire cupiunt; expl: Et sic sepe hec legendo multa alia exempla per temetipsum per regulas ante positas inveniri poteris. Finis. Explicit utilis tractatus ad medium in silogismo inveniendum; 3) ff. 55vb-58vb: (Pauli Pergulensis De sensu composito et diviso: ) Item de sensu diviso et composito tractatus eiusdem. Inc.: Cum sepe numero cogitarem; expl.: que hic scripsi plurima ex te repperies (cfr. l’ed. M. A. Brown cit., pp. 149-158; l’explicit ha riscontro nell’ap- parato); 4) £.59r: versus memoriales. Il manoscritto, del sec. XV, cartaceo, di ff. 59, a due colonne, è dovuto a due mani diverse: la prima, fino al f. 54vb, al punto indicato; la seconda, dal f. 54vb alla fine. Il secondo testo segnalato dal Kristeller occupa i ff. 55va-58rb del ms. Casanatense 3, ed è anonimo. L'attribuzione di esso a Paolo da Pergola è stata forse ricavata dal ms. Marciano, lat. VI, 248 (= 2878); questo codice infatti ha, ai ff. 92va-93vb, un trattato de sensu composito et diviso, incipit: Termini cum quibus, attri- buito al Pergolese (ma ai ff. 89ra-92rb ha il De sensu composito et diviso, incipit: Cum saepe numero cogitarem, che una mano poste- riore a quella che ha copiato il testo ha espressamente attribuito al Pergolese: si veda il margine superiore del f. 89r). In realtà il testo 3 Per la descrizione del codice, cfr. Catalogo dei manoscritti della Biblio- teca Casanatense, I, compilato da Moneti, Muzzioli, Rossi, e Zamboni, Roma. 4 Cfr. J. VALENTINELLI, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, IV, Venetiis 1971, p. 160; il ms. è segnalato dal KRISTELLER, 0p. cit., Tk p. 226 del ms. Casanatense e quello del ms. Marciano differiscono, nono- stante abbiano lo stesso incipit, giacché il primo è notevolmente più lungo del secondo. Diamo di seguito i due testi, segnalando in nota, del più breve, i punti di raccordo con l’altro; si vedrà che esso è derivato da quello maggiore e, così come ci è pervenuto, sembra un riassunto frettoloso del primo. Per stabilire il testo più lungo ci siamo serviti del ms. Casana- tense e del ms. 1123 della Biblioteca Universitaria di Padova, che lo contiene ai ff. 9va-10va 5: anche in questo caso esso è anonimo. Il ms. Padovano è più antico e perciò è stato preso a testo base di questa edizione. Ma Brown ricorda sotto lo stesso incipit anche i testi anonimi contenuti nei mss. Oxford, New College 289, f. 36r sgg. e Worcester, Cathedral F. 118, f. 55b sgg., che non abbiamo preso in esame. I* Termini cum quibus sumuntur propositiones aliquando in sensu composito, aliquando in sensu diviso, sunt isti: scire, dubitare, ima- 5 Una prima analisi del contenuto del ms. è nel mio Lo « Speculum »..., cit., pp. 308-309. 6 Cfr. Introduction a PAuL or PeRGULA, Logica..., cit., p. XI. * P = Padova. Biblioteca Universitaria, ms. 1123, ff. 9ba-10va; C = Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 85, ff. 55va-58ra. In questo apparato non sono segnalate le trasposizioni e le varianti come ergo | igitur, iste / ille. Ho letto P in microfilm negativo; si rilevano inter- venti in inchiostro più intenso sul testo, non so se dovuti alla stessa mano dello scriba, o a mano differente; essi non saranno tutti segnalati: noteremo eo) le cancellature, e le aggiunte in margine o in interlinea (indicate con Pe). 1 termini] Incipiunt termini qui cum quibus Termini P_2 composito +et C 39] -ginari’, ‘percipere’, ‘nolle’, ‘velle’, ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘necessarium’ et ‘contingens’. Et sumuntur propositiones in sensu composito quando aliquis praedictorum terminorum praecedit totaliter DICTVM PROPOSITIONIS, ut ‘scio 4 esse verum’, vel finaliter subsequitur, ut ‘album esse nigrum est impossibile’. Et ista propositio ‘scio 4 esse verum’, et aliae consimiles quae sumuntur in sensu composito, sic significat: Scio quod 4 est verum. Et ista propositio ‘impossibile est album esse nigrum’ et sic singulis. Sed sumuntur propositiones in sensu diviso quando aliquis istorum terminorum mediat dictum propositionis, id est ponitur inter accusativum casum et infinitum modum, verbi gratia ‘4 scio esse verum’, ‘album possibile est esse nigrum’, ‘aliquam propositionem du- bito esse veram’. Et tales propositiones quae sumuntur in sensu diviso sic significant: ‘a scio esse verum’ sic significat: illud quod est 4 scio esse verum; ‘album possibile est esse nigrum’ sic significat: illud quod est album possibile est esse nigrum. Et ideo tales propositiones sumptae in sensu diviso et in sensu composito sunt quasi sibi invicem impertinentes, et in sensu diviso valet talis consequentia: ‘illud quod est 4 scio esse verum, ergo 4 scio esse verum’; et ista consequentia simpliciter est bona: ‘hoc scis esse verum et hoc est 4, ergo 4 scis esse verum’. Sed arguendo in sensu composito non valet consequentia, ut hic: ‘tu scis hoc esse verum et hoc est 4, ergo tu scis 4 esse verum’, quia antecedens est verum et conse- quens falsum posito casu possibili: posito quod 4 convertatur cum ista ptopositione ‘homo currit’ et posito quod tu videas hominem currere, sed quod tu nescias pro certo an sit homo vel non, isto posito, antece- dens est verum, videlicet ‘tu scis hoc esse verum’, quia ista convertitur cum ista ‘tu scis quod homo currit’ et ista est vera, ergo et alia; et altera pars antecedentis est vera, videlicet quod ‘hoc est 4°; et consequens falsum, videlicet ‘tu scis 4 esse verum’, quia convertitur cum ista: ‘tu scis hominem currere’, quia per casum est tibi dubium si sit homo vel non. Sed ad concludendum propositionem in sensu composito oportet 3 possibile+et C 6 totaliter] totum C 10 propositio om P 11 sin- gulis] similibus C. sed om C sumuntur-+autem C 12 istorum] praedicto- rum C 13 accusativum] aliquem (2) C_ 16 significat+quod C 17-18 sicnigrum om P__ 20 suntom C etom C 21 illud] id C 23 sed+con- similiter C 25 tu om C quia om C_ 27 posito] pono P__28 nescias] nesceas P__ 31 4] verum P homo C_ 32 videlicet] quod C 34 non+ Terminologia logica della tarda scolastica 611 accipere utramque praemissarum in sensu composito, sic: ‘scio quod hoc est verum et scio quod tantum hoc est 4, ergo scio 4 esse verum?. Posito quod 4 sit altera istarum: ‘deus est’ vel ‘homo est asinus’, et bene scias quod 4 sit altera istarum, et sit ista gratia exempli ‘deus est’, et lateat te quae istarum est 4 et consideres tu de istis, et scias istas significare praecise primarie, isto posito sequitur ista conclusio: 4 scis esse verum, et tamen tu non scis 4 esse verum. Antecedens probo sic: hoc quod est 4 scis esse verum, demonstrando istam ‘deus est’, ergo a scis esse verum. Ista consequentia est bona, quia consimilis modus arguendi in sensu diviso valet, et antecedens est verum, quia istam scis esse veram ‘deus est’ et ista est hoc quod est 4, ergo hoc quod est 4 scis esse verum, et tamen tu non scis 4 esse verum; probo, quia non scis quod 4 est hoc verum ‘deus est’, quia latet te per casum an 4 sit ista ‘deus est’ an ‘homo est asinus’, nec tu scis 4 esse aliquod aliud verum per casum, ergo tu non scis 4 esse verum; ideo conceditur conclusio. Et si arguitur sic: ‘4 scis esse verum, ergo tu scis 4 esse verum’, negatur consequentia, quia ista possunt stare simul: 4 scis esse verum, et tamen tu non scis aliquod 4 esse in rerum natura. Probatur sic. Ponatur quod « sit ista propositio ‘deus est’ et quod tu scias istam, et quod tu non ctedas aliquod 4 esse in rerum natura, tunc antecedens est verum ‘4 scis esse verum’; probatur: illud quod est 4 scis esse verum, ergo 4 scis esse verum; antecedens probo: istam ‘deus est’ scis esse veram, et haec est illud quod est 4, igitur hoc quod est 4 scis esse verum, et tamen tu non scis aliquod 4 esse in rerum natura. Alia conclusio est ista de primo casu: tu dubitas 4 esse verum et tamen nullum 4 dubitas esse verum; prima parts patet per ca- sum et secundam partem probo, videlicet nullum 4 dubitas esse verum: quia nullum istorum dubitas esse verum demonstrando istam ‘deus est” vel ‘homo est asinus’, et quodlibet 4 est alterum istorum, ergo nullum 4 dubitas esse verum; consequentia patet et antecedens homo C 34-35 oportet-praemissarum] requiritur quod utraque praemis- sarum sumatur C_ 37 posito] supposito C 38 ista+gratia P—39te+ta- men C add et delPest]lsitC =40isto+casuC 41siclsiC 42de monstrando-est’ del Pe 46 quia+tu C 48 an+haec C 49 verumi om C 53 scis] sis C esse-+verum C 55 tu om C 56 probatur] probo C 57 istam] ista C 58 illud] hoc C 59 natura+quia per casum tu non credis quod aliquod 4 sit in rerum natura C 61 4+est tibi P per casum] ex casu C 63 dubitas-verum] est tibi dubium CU istam] 612 Alfonso Maierà sequitur ex casu. Ideo conceditur conclusio et negatur ista conse- quentia: ‘tu dubitas 4 esse verum, ergo tu dubitas 4 vel 4 est tibi dubium’, quia antecedens est verum (‘tu dubitas 4 esse verum’, quia per casum tu nescis an 4 sit ista ‘deus est’ vel ‘homo est asinus’, ergo tu dubitas 4 esse verum) et consequens falsum, quod tu dubitas a, quia suum contradictorium est verum: ‘tu non dubitas 4°; probatur, quia non dubitas illud quod est 4, quia non dubitas istam ‘deus est’ et haec est 4, ergo tu non dubitas hoc quod est 4. Similiter ista consequentia non valet: ‘tu dubitas 4 esse verum, ergo 4 est tibi dubium’, quia antecedens est verum, ut probatum est, et consequens falsum, videlicet ‘a est tibi dubium’, quia ista non est tibi dubia ‘deus est’, et ista est 4, igitur 4 non est tibi dubium. Ista conclusio est possibilis et sequens ex casu: 4 est scitum 4 te et tamen tu dubitas 4 esse verum: antecedens probatur, quia 4 est ista ‘deus est’ et ista est scita a te, ergo 4 est scitum a te, et conse- quens probatur ut prius. Item sequitur: tu dubitas 4 esse verum et tamen tu non dubitas aliquod 4; prima pars probatur ut prius et secundam partem probo, quia tu non dubitas illud quod est 4, igitur tu non dubitas 4, quia tu non dubitas istam ‘deus est’ et haec est 4, ergo tu non dubitas illud quod est 4; ideo conceditur conclusio et conceditur ista: tu scis 4 et tamen tu non scis 4 esse verum. Prima pars patet, quia tu scis hoc quod est 4, ergo tu scis 4; secundam partem probo, quia tu non scis an 4 sit ista ‘deus est’ an ista ‘homo est asinus’, ergo tu non scis 4 esse verum. Similiter ista est vera: 4 est scitum a te et tamen non est scitum a te 4 esse verum. Et ista est vera: 4 scis esse verum et tamen nullum verum scis esse 4, quia hoc verum non scis esse 4 demonstrando ‘deus est’, nec hoc verum ‘homo est animal’ et sic de singulis, ergo nullum verum scis esse 4; nec aliquid scis esse 4, quia aliquam propositionem nescis esse 4, ergo aliquid non scis esse 4; nec 4 scis esse 4, quia 4 est ista ‘deus est’ et tu nescis istam esse 4, igitur 4 nescis esse 4, et tamen haec est falsa ‘4 nescis istasC 64 velletC  68estozP. 69sit]scitP 72 quia2+tu C 73 hoc] illud C 74 ista] haec C 75 dubium] dubia P est? om P verum-+ergo 4 est tibi dubium quia antecedens est verum C 79 probatur] probo C.81probatur] proboC = utormP = 85haeclistaC 88 4+et G 89 non scis] nes(c)is C an?] vel C 92 tamen om P 93 de- monstrando+istam C verum+ demonstrando C 97 a+nec 4 scis esse idem sibi ipsi 4 quia illud quod est 4 nescis esse 4 C 98 ipsi+a esse idem sibi ipsi’. “A èsse verum est tibi dubium’: si concedatur, tunc sic: ista propositio ‘4 esse verum est tibi dubium’ convertitur cum altera istarum «deus est” esse verum est tibi dubium” vel “‘homo est asinus’ esse ve- rum est tibi dubium” et quaelibet illarum est falsa, ergo verum conver- titur cum falso: conceditur consequentia et negatur antecedens; ante- cedens probo sic: ‘4 esse verum est tibi dubium’ convertitur cum ista «deus est” esse verum est tibi dubium”, quia 4 est ista ‘deus est’, ergo si haec sit vera ‘4 esse verum est tibi dubium’, haec foret vera “‘deus est’ esse verum est tibi dubium”: negatur quod istae duae propositiones convertuntur. Contra: subiecta convertuntur, copulae et praedicata convertuntur et propositiones sunt eiusdem qualitatis et quantitatis, ergo convertun- tur. Dicendum quod regula non est generaliter vera, quia oportet addere quod termini pro eisdem praecise supponant in una sicut in alia. Nam ista consequentia non valet: ‘quilibet homo est unus solus homo, ergo omnis homo est unus solus homo’, et tamen subiecta convertuntur, praedicata et copulae convertuntut etc. et propositiones non convertuntur, et causa est, quia in ista ‘quilibet homo est unus solus homo’ li ‘homo’ supponit pro masculis tantum et in alia ‘omnis homo est unus solus homo’ li ‘homo’ supponit tam pro masculis quam pro feminis, et ideo non convertuntur. Ideo, si conceditur ista ‘4 esse verum est tibi dubium’, contra: nullum istorum esse verum est tibi dubium demonstrando istam ‘deus est’ vel ‘homo est asinus’, a est alterum istorum, ergo 4 esse verum non est tibi dubium: syllogismus in quarto modo primae figurae; si negatur, contra: prima est universalis negativa et minor est parti- cularis affirmativa particularem negativam concludentes, et conclu- ditur directe, igitur etc. Pro isto negatur quod maior est universalis negativa, quia hoc totum ‘nullum istorum est verum’ est subiectum ad li ‘est’ et est affirmativa, et negatur quod concluditur directe, quia 4 est ista deus est et hoc est falsum quod tu nescis istam esse idem sibi ipsi C 103 antecedens! om C 104 probo] probatur C 109 convertuntur--et C. 111 quod+ista € 115 convertunturl+et P om C et2+tamen C 117-118 omnis-homo? om P__ 119 feminis] femellis €121 esse verum om C 122 vel+istam Casinustet C_ 123 dubium+con- sequentia est C 124 minor] secunda C est? om C 126 igitur + syllo- gismus C isto+dicitur quod C est] sit C 128 et!+etiam € conclu- quia conclusio non fit ex maiori extremitate et minoti tantum, sed de illis duabus et de parte medii termini; ideo non concluditur directe. Capio istas quattuor propositiones: ‘homo est homo’, ‘homo est risibilis’, ‘homo est asinus’, ‘homo est rudibilis’; capio tunc illas duas ‘homo est asinus’ et ‘homo est rudibilis’; munc istae duae proposi- tiones convertuntur et una istarum est vera et alia falsa, ergo verum convertitur cum falso; consequentia patet et antecedens probo, quia ista convertuntur cum aliquibus, ergo convertuntur; consequentia patet, quia ex opposito consequentis sequitur oppositum antecedentis, quia sequitur: istae propositiones non convertuntur, ergo non con- vertuntur cum aliquibus; ideo si conceditur consequens, tunc arguitur sic: ex consequente sequitur quod ista convertuntur, ergo significant praecise idem, ergo convertuntur inter se, ergo sequitur conclusio probanda, quod aliquae propositiones convertuntur et tamen una est vera et alia falsa. Capio istas tres propositiones: ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus est’, quarum quaelibet significat praecise quod deus est, et arguo sic: istae propositiones convertuntur, ergo quaelibet istarum convertitut cum cum duabus istarum, sed omnis una est vera et omnes duae istarum sunt falsae, ergo verum convertitur cum falso. Ad primum argumentum dicitur quando arguitur sic: istae duae propositiones convertuntur cum aliquibus, ergo convertuntur, negatur consequentia; nec sequitur: 1sta ‘homo est risibilis” convertitur et ista ‘homo est asinus’ convertitur, ergo istae convertuntur. Eodem modo respondendum est ad omnes tales conclusiones, quia si talis modus arguendi sit bonus, tunc istae conclu- siones sequentes sunt verae, et omnes tales quarum una est ista ‘hoc est aequale’ et ‘hoc est aequale’, demonstrato uno cui ipsum primo ditur] concludatur €129 ex] de C 130 duabus] duobus P_131 ho- mo%est 07: C 132 risibilis] risibile est C asinus+et C rudibi- listet C duas+ propositiones C 133 nunc] et tunc arguo sic C 134 alia+est C 135 quia om C 136 ista] istae propositiones C consequentia] consequentiam C 137 patet] probo C 139 arguitur] arguo C 140 quod 07 C 141 idem+consequentia patet per definitio- nem istius termini converti tunc ultra ista significant praecise idem C ergo?+a primo C 142 propositiones+inter se Cet tamen] quarum C 144 deus est*+deus est deus est deus est in mg C 146 ergo om P quaelibet istarum] una vera illarum C 147 una+illarum C 149 dicitur om € duae propositiones om C 151 risibilis im mg Pe om C 152: tales om C 153. conclusiones! +consimiles C 154 sunt] essent C 130 est inaequale, ‘ergo ista sunt aequalia’, negatur consequentia, et etiam ista ‘hoc est simile et hoc est simile, ergo ista duo sunt similia’, negatur consequentia ista, et etiam ista: ‘hoc est immediatum et hoc est imme- diatum, ergo ista sunt immediata’: non valent huiusmodi consequentiae, quia dicunt quidam quod numquam convertuntur aliquae proposi- tiones nisi quando quaelibet illarum convertitur cum qualibet illarum alia a se ipsa. La Contra istam responsionem arguitur sic, et capio istas duas copu- lativas “ ‘deus est’ et ‘homo est’ ”, “ ‘prima causa est’ et ‘risibile est’ ”; tunc arguo sic: istae duae copulativae convertuntur et istae duae copu- lativae sunt istae quattuor propositiones, ergo istae quattuor propo- sitiones convertuntur. Pro isto negatur quod istae quattuor propo- sitiones sunt istae duae copulativae, sed istae quattuor propositiones cum istis duabus notis et etiam cum actu animae sunt istae duae copulativae, quia si conceditur quod aliquae propositiones convertuntur, quarum non quaelibet convertitur cum qualibet istarum alia a se ipsa, sequitur talis conclusio, quod quattuor propositiones convertuntur et nullae tres, et sint istae quattuor: ‘homo est’, ‘risibile est’, ‘homo est asinus’ et ‘homo est rudibilis’, tunc istae quattuor propositiones con- vertuntur, quia ‘homo est’ et ‘risibile est” convertuntur et aliae duae convertuntur, ergo istae quattuor propositiones convertuntur, et tamen nullae tres convertuntur, quia istae tres non convertuntur ‘homo est’, ‘risibile est’ et ‘homo est asinus’. Similiter sequitur quod centum pro- positiones convertuntur; tamen nullae viginti, et sic de aliis quod numquam videtur esse verum. gti Ideo pro secundo dicitur, captis illis tribus propositionibus: ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus est’, conceditur quod quicquid convertitur cum una illarum convertitur cum duabus illarum, et hoc accipiendo illas duas divisim; et tunc quando arguitur: duae illarum coniunctae sunt falsae, negatur, sed bene coniunctim sunt unum falsum et propositio falsa et tres tamen illarum non sunt propositio; et non sequitur: ista ‘deus est’ convertitur cum ista et cum ista, ergo convertitur cum duabus illarum, negatur consequentia, et causa quare consequentia non valet hoc] homo C 155 primo om €157 duo om C 161 qualibet] quae- libet P 168 istae? interl Pe 169 et om C 171 quaelibet+illarum EC 172 et+tamen C 173 tres+et nullae tres P__ quattuor+propositiones C est!1+homo homo est P est? om P 175 convertunturl+probatur C 176 istae om Cpropositiones] species P 182 conceditur] concedo C quod om P 185 et? om C 187 cum?] tamen C cum3+cum Cest quia, licet ista ‘deus est’ significet praecise sicut unam illarum per se et certum sicut alia per se, non tamen praecise significat sicut illae duae significant, ideo non valet consequentia. Album possibile est esse nigrum, et tamen impossibile est album esse nigrum: prima pars probatur sic: hoc quod est album possibile est esse nigrum, ergo album possibile est esse nigrum; et tamen impos- sibile est album esse nigrum: probatur, nam ista est impossibilis ‘album est nigrum’ et ista praecise significat album esse nigrum, ergo impossibile est album esse nigrum. Similiter eodem modo possunt probari conclusiones subsequentes, videlicet: non currentem possibile est currere, et tamen impossibile est non currentem currere. Et etiam: sedentem possibile est ambulare, et tamen impossibile est sedentem ambulare. Similiter: falsum possibile est esse verum, et tamen impos- sibile est falsum esse verum. Similiter: impossibile possibile est esse, et tamen impossibile est impossibile esse possibile; possibile est Socratem scire hoc 4 et possibile est Socratem scire hoc 5 et omne quod est hoc 4 est impossibile et omne quod est hoc d est impossibile, et tamen impossibile est Socratem scire aliquod impossibile: sit 4 ista ‘homo est asinus’ et 4 ista ‘nullus deus est’, quarum utraque sic signifi- cat praecise, et pono quod utraque illarum cras erit vera et quod Socrates sciat tunc utramque illarum, possibile est Socratem scire utrumque istorum, demonstrando per li ‘istorum’ 4 et 5, et quodlibet istorum est falsum, et tamen impossibile est Socratem scire aliquod falsum: pono casum praecedentem: isto posito sequitur: possibile est Socratem scire quodlibet istorum, et quodlibet istorum est falsum, ut patet per casum, et tamen impossibile est Socratem scire aliquod falsum, quia ista est impossibilis ‘Socrates scit aliquod falsum’ quae praecise significat Socratem scire aliquod falsum, ergo impossibile est Socratem scire aliquod falsum. Possibile est hoc 4 esse nigrum et omne quod est hoc 4 est album, et tamen impossibile est album esse nigrum; sit tunc album aliquod album quod cras erit nigrum, tunc sequitur conclusio. Socrates scit aliquid esse quod non scit esse: probo, et pono quod aliquid sit 188 quare+illa C 189 unam] una C 190 certum (?)] tunc non C 195 nam om C 197 similiter+et C 198 probari+omnes C 199 etiam+non C 206 impossibile!] possibile C—aliquod om C impos- sibile2] possibile C 209 sciat] sciet C 212 sequitur om C 213-214 per casum] ex casu C 214 tamen 07m C ista] haec C 219-220 sit- nigrum om P 221 probo et in mg Pe pono] posito C aliquid] ali- 220 Terminologia logica della tarda scolastica 617 quod Socrates non sciat esse, et quod Socrates sciat illud bene, tunc capio istam propositionem ‘aliquid est quod Socrates non scit esse’; ista est vera, ut apparet; tunc arguitur sic: Socrates scit istam ‘aliquid est quod non scit esse’, quae praecise significat aliquid esse quod Socrates non scit esse, igitur Socrates scit aliquid esse quod non scit esse. Si conceditur consequentia, tune sic: Socrates scit aliquid esse quod non scit esse, ergo aliquid scit esse quod non scit esse: negatur consequentia, quia arguitur a termino stante confuse tantum ad eundem terminum stantem determinate. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram quam non scis esse veram: pono quod aliqua propositio sit vera quam non scis esse veram et quod bene scias istam; tune, posito casu: tu scis istam propositionem ‘aliqua propositio est vera quam tu non scis esse veram’, ergo tu scis qualiter ista praecise signi- ficat, sed illa praecise significat unam propositionem esse veram quam non scis esse veram, ergo scis aliquam propositionem esse veram quam non scis esse veram. Pono quod non sint plures propositiones in mundo quam istae duae ‘rex sedet’ et ‘nullus rex sedet’, quarum utraque est tibi dubia et consideres de istis et scias istas esse propositiones contradicentes inter se, et scias cum toto casu quod nulla contradictoria inter se contradicentia sunt simul vera, isto posito, sequuntur conclusiones: tu scis aliquam istarum esse veram et tamen nullam istarum scis esse veram. Prima pars probatur sic: tu scis aliquam illarum esse veram, quia tu scis quod ista sunt contradictoria ‘rex sedet’ et ‘nullus rex sedet’ et tu scis quod omnium contradictoriorum alterum est verum, ergo alterum illorum est verum, ergo scis aliquam istarum esse veram; et tamen nullam istarum scis esse veram: probatur sic, quia istam ‘rex sedet’ non scis esse veram, nec istam ‘nullus rex sedet’ scis esse quis P 222 sciat!] sit P illud om C bene+aliquod esse C 224 esse+tunc C apparet] patet C arguitur] arguo C Socrates scis in mg Pe 225 quod+Socrates C 226 Socrates! inter Pe aliquid esse in mg Pe 228 esse?+Socrates C 232 istam] illud C tunc] isto C 233 casu tu scis] capio C 234 tu! om C veram] tu scillam add et del P__ 234-235 ergo-unam] quae praecise significat C 235 sed-significat in #g P° 237 non-veram] etc C 240 istas] ista C pro positiones contradicentes] contradictoria contradicentia C 243 scist+ali- qua illarum P 244 Prima-veram om P 245 contradictoria+demon- strando Cet interl P° 246 alterum] illorum est alterum illorum adé et del P 247 ergo!-verum om P aliquam] aliqua C 248 sic om 245 618 Alfonso Maierù veram, et non sunt plures istarum, ergo nullam istarum scis esse veram. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram et tamen nullam propositionem scis esse veram. Prima pars probatut ut prius, et secundam partem probo, quia illam ‘rex sedet’ non scis esse veram, nec istam ‘nullus rex sedet’ scis esse veram, et non sunt plures istarum, ergo nullam propositionem scis esse veram. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram, ut probatur, et tamen quaelibet propositio est tibi dubia: probo, quia ista ‘rex sedet’ est tibi dubia, et ista ‘nullus rex sedet’ est tibi dubia, et non sunt plures illarum, ergo quaelibet propositio est tibi dubia. Et simi- liter, nulla propositio est scita a te: probatur, quia ista ‘rex sedet’ non est scita a te, nec ista ‘nullus rex sedet’ et non sunt plures istarum, ergo nulla propositio est scita a te. Et sic probantur conclusiones aliae consimiles. IT* Incipit tractatus de sensu composito et diviso Magistri Pauli Pergulensis. Termini cum quibus sumuntur propositiones aliquando in sensu composito, aliquando in sensu diviso sunt! isti, scilicet scire, dubitare, intelligere’, ‘imaginari’, ‘percipere’, ‘velle’, ‘nolle’, ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’, ‘necessarium’ et consimiles. Et sumuntur propositiones in sensu composito quando aliquis isto- rum praecedit totaliter dictum propositionis, ut ‘scio esse verum’, vel sequatur finaliter, ut ‘album esse nigrum est impossibile’. Et ista propositio ‘scio 4 esse verum’ et alia consimilis quae sumuntur in sensu composito sic significant quod ista propositio est scita a me sic significando: 4 est verum, et ista ‘impossibile est album esse CU 254 scis-veram om C 259 sunt înterl Po 261 suntom P_ 262 probantur+omnes C 263 consimiles+Expliciunt termini cum quibus P Expliciunt termini cum quibus deo et mariae virgini gratias amen (+die 112 lulij in meg) C. * Ho letto il ms. in microfilm. Ho cercato di limitare gli interventi a quei casi che chiaramente li esigevano; i risultati della lettura proposta, co- munque, non sono confortanti. 1 ssunt 775. 250 255 260 Terminologia logica della tarda scolastica 619 nigrum’ sic significat quod ista propositio est impossibilis sic signi- ficando: album est nigrum. Sed propositiones quae sumuntur in sensu diviso sunt quando aliquis istorum terminorum mediat dictum proposi tionis et ponitur inter accusativum casum e(t) istum modum mediatum, ut ‘4 scio esse verum’, ‘album possibile est esse nigrum’, ‘aliquam propositionem dubito esse veram’; et istae propositiones sic significant: ‘a scio esse verum’, id est, istam propositionem quae est 4 scio esse veram; ‘album potest esse nigrum’, id est, de re quae est alba potest fieri res quae est nigra; ‘aliquam propositionem dubito esse veram?, id est, aliquam propositionem quam ego dubito esse veram. Ideo tales propositiones sumptae in sensu diviso sunt (f. 92vb) particulares et in hoc sensu tenet talis consequentia: hoc 4 scio esse verum, ergo 4 scio esse verum. Sed? ad concludendum3 propositionem in sensu composito requi- ritur quod utraque pars ipsarum sumatur in sensu composito, sicut: ‘scio quod hoc est verum et quod hoc tantum est verum, ergo scio a esse verum’. Supposito quod 4 sit altera istarum ‘deus est’ vel ‘homo est albus’ et bene scias quod 4 est altera istarum, et 4 est ista, gratia exempli, ‘deus est’, sed lateat te tamen quae illarum sit a, et consideres tu * de istis, et scias tu 5 ipsas sic[ut] praecise significare et tamen hoc supposito quod omnis propositio de qua considerat aliquis quod modo scit esse veram neque scit esse falsam quam scit de natura illi eidem (sit dubia), illo casu posito sequitur conclusio ista: 4 scis esse verum et non scis aliquod 4 esse verum, ergo 4 scis esse verum: conse- quentia est bona et consimilis modus arguendi valet in sensu diviso, et antecedens est verum quia ‘deus est’ scis istam esse veram, ut patet per casum an 4 sit ista ‘deus est’, neque tu scis 4 aliquod esse verum ut in casu supponitur, ergo tu non scis 4 esse verum: conceditur conclusio et sic $ arguitur: 4 scis esse verum et tamen? 4 non scis esse verum in rerum natura. Alia conclusio sequens ex eodem casu est ista: tu dubitas 4 esse verum et nullum 4 dubitas esse verum. Prima pars patet per casum, et quod nullum « est tibi dubium probatur sic: nullum illorum est Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 34. excludendum 725. ut 75. ut 775. 6 scic m25. ? cum r25. U è Wa 620 : Alfonso Maierù tibi dubium, demonstrando istas duas propositiones: ‘deus est’ et ‘homo est album’, sed quodlibet 4 est alterum istorum, igitur quod- ‘homo est (f. 93ra) album’, sed quodlibet 4 est alterum istorum, igitur quodlibet 4 est tibi dubium. Consequentia patet, et antecedens sequitur ex casu: igitur conceditur conclusio et negatur consequentia ista, videlicet: dubitas @ ergo® 4 est tibi dubium. Ista® consequentia est tibi possibilis et sequens ex isto casu: ‘4 est scitum a te et dubitas (quod) 4 est verum’. Secunda pars conclusionis satis patet, et quod 4 est scitum a te probatur: quia hoc quod est 4 est scitum a te, ergo 4 est scitum a te. Consequentia patet, quia talis consequentia valet in sensu diviso; et antecedens probo: quia ista ‘deus est’ est scitum a te et ista ‘deus est’ est hoc quod est a, ergo 4 est scitum a te: conclusio conceditur. . Item sequitur: tu dubitas 4 esse verum et tu non dubitas aliquod 4, igitur scitur quod tu scias 4 et tu non scias 4 esse verum, et illa ‘a est scitum a te’ et ‘4 non est scitum a te esse verum?, et illa ‘a scis esse verum’ et ‘nullum verum scis esse verum 4°, ‘non aliquid scis esse 4°, ‘non 4 scis esse 4’. ‘A est verum’! et ‘4 est tibi dubium’ convertitur cum alterà istarum: “deus est’ esse verum est tibi dubium”, “‘homo est albus’ esse verum est tibi dubium”, ergo convertitur cum falso; negatur quod “‘4 est verum’ tibi est dubium” convertitur cum altera istarum: “deus est’ esse verum est tibi dubium”, “‘homo est albus’ esse verum est tibi dubium”. Contra: si 4 est forte ista ‘deus est’, igitur si haec est vera: “ ‘4 est verum’ est tibi dubium”, haec forte est vera: “ ‘deus est’ esse verum est tibi dubium”. Negatur consequentia, quia istae duae propositiones (non) convertuntur. Contra: (f. 93rb) subiecta verbum (?) convertitur et possi- bile et praedicata manent eadem et propositiones sunt eiusdem qualitatis et quantitatis, igitur convertitur; argumentum non valet, quia istae duae propositiones non convertuntur: ‘quilibet homo est unus solus homo” et ‘omnis homo est nullus solus homo’, et tamen subiecta convertuntur et copulae et praedicata sunt eadem, (et) etiam propositiones sunt eiusdem qualitatis et quantitatis. Et !! si concedatur “ 4 est verum’ est tibi dubium”, contra: nullum istorum esse verum est tibi dubium; 8 vel ws. 9 Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 78. 10 Cfr. Ivi, 1. 99, Ivi, 1 120. Terminologia logica della tarda scolastica 621 concedo istas duas propositiones: ‘deus est homo” et ‘homo est asinus’, et 4 est alterum istorum, sic esse verum non est tibi dubium: negatur consequentia. Contra: 4 est syllogismus in quarto primae figurae; quod non dicitur quod hoc totum materialiter supponat istum est verum est subiectum in minori, tamen idem totum est praedicatum in maiori et ideo non est syllogismus in quarto primae. Capio !? istas quatuor propositiones: ‘homo est’, ‘animal rationale est et ‘homo est asinus’ !3, ‘homo est risibilis’, et capio istas duas pro- positiones ‘homo est’ et ‘homo est asinus’ et arguo sic: istae duae convertuntur, et una istarum est vera et alia falsa, igitur etc.; patet conse- quentia. Quia istae convertuntur probo, quia ex copulato sequitur oppo- situm, quia sequitur: ista non convertuntur, igitur non convertuntur cum aliquibus; et arguo ex consequente sic: ista convertuntur, ergo significant praecise idem; consequentia patet per definitionem istius termini ‘converti’, et ultra: convertuntur inter se, igitur a primo sequitur conclusio probanda, id est, aliquae sunt propositiones convertibiles inter se, quarum una est vera et alia falsa (f. 93va). Capio istas tres proposi- tiones ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus (est), quarum una ex !* hoc numero praecise significat quod deus est; tunc istae propositiones convertuntur, igitur quaelibet propositio quae convertitur cum una istarum conver- titur cum duabus istarum et omnes duae istarum sunt propositiones falsae et omnis una istarum vera est propositio, ergo vera convettitur cum falsa. Ad! primum istorum arguitur: istae convertuntur, ergo conver- tuntur. Quidam responderunt negando consequentiam, quia sequitur, ut dicunt: convertuntur, igitur praecise 6 idem significant; et etiam!” eodem modo respondent ad omnes tales consequentias consimiles, sci- licet: hoc est aequale et hoc est aequale, demonstrato uno ante ipsum est inaequale, ergo ipsa sunt consimilia: negarent consequentiam et etiam: hoc est simile (et hoc est simile), igitur ista sunt similia, quia dicunt quod numquam est concedendum quod aliquae propositiones convertantur nisi quaelibet illarum et quaelibet alia a se ipsa conver- 12 Cfr. Ivi, 1, 131. 13 albus 775. 14 est 775. 15 Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 148. 16 precisse 775. 7 etiam et rys. 622 Alfonso Maierù tantur, dum dicunt quod non sunt concedenda, aliqua sunt contra- dictoria. Contra istam regulam atguitur sic: istae duae copulativae “deus est’ et ‘homo est’”, “‘capra est’, et ‘animal (est)””, istae quatuor propo- sitiones !8 (sunt) istae duae copulativae, igitur quatuor convertantur et tamen quaelibet istarum et non quaelibet alia a se ipsa convertitur. Pro !? isto negatur: quatuor propositiones sunt istae duae copulativae, quia, si conceditur, aliquae propositiones convertuntur. Similiter talis conclusio, quod quatuor propositiones convertuntur et nec? sex nec xx etc. tamen istae (f. 93vb) repios quia accipiuntur duae propositio- nes convertibiles et demum aliae duae convertibiles et nunc quod nullae tres istarum sunt convertibiles et eodem modo est de viginti et centum et mille quod non unus videtur etc. Ideo pro isto argumento negatur ista consequentia: convertitur cum omnibus istis tribus, igitur conver- tuntur cum duabus istarum, quia nullae tres istarum sunt propositiones ut intelligibiles et falsae. Contra: ‘deus (est) nam convertitur cum ista et cum ista, ergo 8! convertitur cum istis, cuius consequentia negatur continue, et haec est causa quia non valet, quia licet ista ‘deus est’ significat praecise sicut istae videtur (?) per se et iterum significat sicut ista alia per se, non praecise significat sicut istae duae, ideo conclusio non valet: album 2 possibile est esse nigrum et impossibile est album esse nigrum; prima pars probatur, scilicet ® quod est album potest esse nigrum, igitur album possibile est esse nigrum; et impossibile est album esse nigrum: nam ista est impossibilis: ‘album est nigrum’, quae praecise significat album esse nigrum, igitur impossibile est album esse nigrum etc. a tractatus de sensu composito et diviso parvus et utilis. en. 18 propositiones quatuor 775. 19 Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 167. 20 nec add ms. 21 conclusio (?) w25. 2 Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 192, 23 sic licet 775. I numeri rinviano alle singole pagine, il numero in tondo indica che il termine ricorre una sola volta; il numero in tondo seguito dall’abbreviazione ‘n.’ indica che il termine ricorre una sola volta e soltanto nelle note (es. 110 n.); il numero in corsivo indica che il termine ricorre più di una volta nel testo, o nel testo e nelle note (es. 120); il numero in corsivo seguito dall’abbreviazione ‘n.’ indica che il termine ricorre più di una volta soltanto nelle note (es. 130 x.); — il trattino unisce numeri di pagine alle quali si fa un rinvio dello stesso tipo (esempi: 174 n.). 140-150, 151 n.154 n., 155-165, 166 n- NOMI DEI FILOSOFI I E DEI TESTI ANONIMI Abbone (Fleury), Abelardo, v. Pietro Abelardo Adamo di Balsham (Parvipontano)  Adamo, L., Agostino, Aurelio, ps. Agostino Alberico di Parigi Alberto Magno Alberto di Sassonia Albertuccius, v. Alberto di Sassonia Albertus Parvus, v. Alberto di Sassonia Alcuino Alessandro d’Afrodisia, Alessio Ammonio Anselmo d’Aosta ps. Apuleio di Madaura Aristarco Aristotele Arnim Ars Burana Ars Emmerana Ars Meliduna Avetroè Avicenna Bacone, Roberto, v. Koberto Bacone Bacone, Ruggero, v. Ruggero Bacone Battista da FABRIANO (si veda) Baudry Becker-Freyseng Beonio Brocchieri Bernardo di Chartres Bianchelli Billingham, R., v. Riccardo Billincham Bird, O. 20 n. Birkenmajer, A. 16 n. BochefiskiBohnerBOEZIO (si veda) Boh, I. 35 n. FIDANZA (si veda) Borgnet Braakhuis Brandt, Brotto, Brown Buridano, G., v. Giovanni Buridano Burleigh, W., v. Gualtiero Burleigh Busse Buytaert Campsall, R. di, v. Riccardo di Campsall Carisio Carnap. Casari Cassiodoro Chenu CICERONE (si veda) Clagett Colli (si veda), Consenzio, Copulata tractatuum parvorum logicalium”, Cosenza Crisippo Curtius Pra (si veda) Deman “Dialectica Monacensis” Dick Diocle Magnesio Diodoro Crono Diogene di Babilonia Diogene Laerzio Diomede Dionisotti Dodd Donato Dorp Giovanni Dorp Diurr Dulong  Du Marsais Dumbleton Giovanni Dumbleton Duns Scoto Giovanni Duns Scoto Dziewicki Echard Eckert Ehrle Elie Emden Ermini Eudemo Fabroni. Facciolati Fallacie Londinenses, “Fallacie Magistri Willelmi” “Fallacie Parvipontane, Fallacie Vindobonenses, Federici Vescovini, Fernandez Garcia Filone megarico Flasch Fornari Fracanzano Franceschini Frustula logicalia Gaetano da Thiene Galili Garceau Gargan Garlandus Compotista Garvin Geach Gerberto d'Aurillac Gerardo da CREMONA (si veda) Gerolamo Geyer Ghazali-al Giacomo Veneto Gilson Giovanni XXI, v. Pietro Ispano Giovanni Buridano Giovanni Dorp Giovanni Dumbleton Giovanni Duns Scoto Giovanni Duns Scoto Giovanni di Salisbury Giovanni Versor Giovanni Wyclif Glorieux Glose in Aristotilis Sophisticos elencos Glosule in Priscianum, v. Glosule super Priscianum maiorem Glosule super Prisciamum maiorem Goffredo di Fontaines Gohlke Goichon Grabmann Green Gregorio da RIMINI (si veda) GRICE, H. P., Gualtiero Burleigh Guglielmo di Champeaux Guglielmo di Conches Guglielmo Heytesbury Guglielmo d’Occam Guglielmo di Shyreswood Guglielmo Sutton Hadot Henry Hentisber, v. Guglielmo Heytesbuty Hertz Heytesbury, W., v. Guglielmo Heytesbury Hoffmann, Hoffmans Holcot v. Roberto Holcot Houde Hunt Introductiones dialetice secundum Wilgelmum Introductiones Parisienses Isaac Isidoro di Siviglia Jeauneau Johannes Venator Jolivet Keil Kindi-al Kneal Kneale [CITATO DA H. P. GRICE] Kretzmann [solo filosofi] Kristeller Lacombe Lamberto d’Auxerre LANDUCCI (si veda)  Bernardino di Pietro Lausberg Leclercq Lee Lefèvre d’Etaples Lejewski Lesniewski Liber sex principiorum Licht Limentani Lindsay Logica ‘Cum sit nostraLogica Ut dicit’ Lohr Lukasiewicz Maier, Maierù Manthey Marciano Capella Marco da BENEVENTO (si veda) Marinus de CASTIGNANO (si veda) Mario VITTORINO (si veda) Marliani, Gerolamo Marliani, Giovanni Marsilio di Inghen Martin Martino di Dacia Martino Molenfelt Mates Maulevelt, T., v. Tommaso Maulevelt Mazzetti McCall Meiser MELANDRI (si veda) Menghus Blanchellus, v. Bianchelli Michele di Efeso Michalski MINIO-PALUELLO (si veda) Molenfelt, M., v. Martino Molen- felt Momigliano Mommsen Moneti Moody Moore Morgan Mullally Muzzioli Mynors Nagel Nagy NARDI (si veda) NICOLETTI (si veda) Norberg, Notkero Labeone Occam, G., v. Guglielmo d’Occam Ockham, W., v. Guglielmo d’Occam O’Donnel Offredi Otto Palemone Paolo da PERGOLA (si veda) Parvipontano, v. Adamo di Balsham (Parvipontano) Pasquinelli Pavolini Pelzer Perreiah Pertusi Petrus Lucius, Licht, P. de Pietro Abelardo Pietro d’Ailly Pietro Elia Pietro Ispano (Giovanni XXI) Pietro Lombardo Pietro di MANTOVA (si veda) Pietro di Poitiers Pinborg, Piper Platone Politi Pompeo Porfirio Prantl PRETI (si veda) Price Prior Prisciano Probo Promisimus (glossa) Pschlacher Quétif Quintiliano Radermacher Ralph di Beauvais Rashdall Reina Reiners Riccardo Billingham Riccardo di Campsall Riccardo di Ferabtich Riccardo Rufo di Cornovaglia Riccardo Swineshead Rijk Roberto Bacone Roberto Holcot Robertus Anglicus Rodolfo Strode Roos, Roscellino Rossi (si veda) Roure Ruggero Bacone ps. Ruggero Bacone Russell Sanuto Scauro Schepps Schmitt Scholtz Schum SERMONETA (si veda) SERVIO (si veda) Sherwood, W. of, v. Guglielmo di Shyreswood Silvestro da Valsanzibio, Ofm. Cap. Simone di Dacia Simone di Faversham Speranza, Luigi, Spiazzi Steele Stefen Steinthal Strode, R., v. Rodolfo Strode : Sullivan Summa Sophisticorum elencorum Summe Metenses Suppes, Sutton, W., v. Guglielmo Sutton Swiniarski Synan Tarski Teofrasto Terenzio Termini cum quibus (trattato) Termini qui faciunt (trattato) Thomas Tisberus, v. Guglielmo Heytesbury Aquino Tommaso di Erfurt Tommaso Maulevelt Tractatus Anagnini Tractatus de dissimilitudine argumentorum Tractatus de proprietatibus sermonum Tractatus de significatione terminorum Tractatus de univocatione Monacensis Trinchero Tritheim (Trithemius) Ugo di S. Vittore Valentinelli Venator, J., Johannes Venator Verbeke Versor, J., v. Giovanni Versor Vettori, B. Viano Villier Vincenzo di Beauvais Vyver Van Wadding Wallies Waszink Webb Weigel Weisheipl Wilpert, P. Wilson Wittgenstein Wright Zamboni Zonta INDICE DEI MANOSCRITTI Cambridge, Library of Corpus Christi Cracovia, Biblioteka Jagiellotiska Erfurt, Wissenschaftliche Allgemein- bibliothek, Amplon Gottinga, Universitàtsbibliothek, Theol. Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. Padova, Biblioteca Universitaria Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. Roma, Biblioteca Casanatense, Roma, Biblioteca Nazionale Centrale « Vittorio Emanuele II », Sessoriano Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, lat. TERMINI GRECI aSivatov v. impossibile &hndég v. verum àvayxatov  v. necessarium àvarviimés resolutorius àErovyv àbprotos, v. Uvoua, pnua amoderere probatio anépavorg enuntiatio àmbpaor (def.) negatio artogpatimde, v. \byoc Updpov Buatpeore divisio Sua) verv resolvere Suvatév possibile Exdeows expositio txtidectar expositio ivbeybpevov contingens Evbotov probabile inwvopia uatagao (def. affirmatio satapatixòe, v. MbYoc xatmyopeiv  appel lare xatmyopia praedicamentum, appellatio Mextéy dicibile Mic mapà tiv Méeuv dictio, locutio eros: -<). dmopartixoe A. xatagatimòe puépog Xbyov oratio puépos, v. Adyog Bvopa.; -B. &bprotov  nomen $poc . (def.) terminus mov tu quale aliquid Tong idia, xow qua- litas mpoonvopetv 51 n.; v. appellare Tpoonvopia .; -t. dvravariaotog ; -oyMua mig npoonyopias appellatio, vocabulum mpéodeois appositio rpoconuatvev consignificare Tporaowe dueros ; «al età tporov Tpotkoen praemissa, propositio pipa ; -f. &bprotov verbum onpaivev signi ficare obuBorXov nota 636 cvurépacpa conclusio oivéecpos civdeoe compositio oyfua, v. mpoonvopla  v. li hoc aliquid tpérog (def.) modus okotg dictio quo quvh vox TERMINI LATINI ablativus  a. consequentiae a. in consequentia absolute, v. supponere Absolutus, v. modalis, nomen, suppositio, terminus abstractum, def. abstracta-concreta ex omnibus terminis concretis possunt abstracta capi, v. terminus accentus acceptio, def. a. terminorum a. vocis a. disiunctim o copulative (per copulativam propositionem) accidens a. sive forma a. Subiectum accidentia adiacentia a. vocis secundum a. v. adiectivum, determinare, dicere, fallacia, falsum, nomen, praedicare, praedicatio, significare, terminus accidentalis, v. compositio, concre- tum, divisio, forma, nomen, pro- prietas, suppositio, terminus Accipere 219 n.; a. in sensu compositionis 359 n.; a. coniunctim-divisim 615; a. significative 219 n.; v. definitio, denominativum, modus, usus Accusativus 347 n., 552 n., 553, 602, 610, 619 Adaequate, v. significare Adaequatus, v. significatio, signifi- catum Adiacere, v. accidens, appellatio, esse Adiacentia, v. coniungere, copulare, copulatio, definitio, praedicare, VOx Adiectivatio 212 Adiectivum, def. adiectiva nominaliter vel adverbiali- ter designata 533 7.; a. accidentis 171, 213 n.; a. nominis 336; a. verbi 336; v. substantivatum Adiectivus, v. determinatio, dictio, nomen, participium, terminus, verbum, vocabulum Adf-, v. aff- Adp-, v. app- Adverbialis, v. determinatio, modus 638 Adverbialiter, v. adiectivum, capere, significare, sumere, terminus Adverbium 48 n., 192 n., 211, 212 n., 227 n., 268 n., 294 n., 333 n, 334, 335, 336, 337, 338 n., 343 n., 346 n., 348 n., 353 n., 354 n., 359, 369 n., 386-388, 391, 443 n., 453 n., 462, 515 n., 529, 537 n, 539 n.; adverbia componentia et personalia 212 n.; adverbia impersonalia 212 n.; adverbia localia 212 n.; a. negativum 203 n.; adverbia numeralia 253, 271 n., 284 n., 303 n; adverbia resolutoria 448 n.;_ a. temporale 212 n., 237 n., 336; a. demonstrandi 406 n.; a. hortandi 336; a. negandi 460 n.; a. optandi 336; a. qualitatis 212 n.; a. quantitatis 212 n.; a. similitudinis 270 n.; a. determinativa compositionis 359 n; v. verbum Adversarius 491 n. Aequivoca (nomina) 146, 485 Aequivocatio, def. v. fallacia Aequivocus, v. nomen, praedicatio, terminus, aequivoca Affirmare 321, 479, 504 n., 521 Affirmatio 197 n., 203 n., 321, 330, 354 n., 441 n., 499 n., 503, 504 n., 544 n.; v. qualitas, xxt&gaote Alienare 179 Indice dei termini latini Alienatio, def. 185 n.; inoltre 109, 185 Alîetas, v. signum Amphibolia 511 n.; v. amphibologia Amphibologia 512 n., 514, 526; ». amphibolia Ampliare 78, 94 n., 107, 139, 145, 146 n., 149, 151, 152, 162, 168 n., 169, 175, 177 n., 179 n., 186 n., 188 n., 189, 190 n., 364 n.; a. copulative aut disiunctive, aut disiunctim aut copulatim 188 n.; v. amplificare, verbum, vis Ampliatio, def. 170, 182, 186, 190, 599; inoltre 19, 44, 76-78, 86, 95, 139, 145, 146, 147, 148 n., 149 n,, 151, 152, 153, 154, 157, 162, 165, 168-170, 172, 175, 177 n., 178, 179 n., 182, 184 n., 185, 186, 188, 189 n., 192, 231 n., 232, 328, 346 n., 430 n., 599; a. respectu suppositorum 170; a. respectu temporis 170; v. amplificatio, appellare, appellatio, restrictio Ampliative, v. stare, supponere Ampliativus, v. participium, praedi- catum, terminus, verbum Amplificare 175 n., 176 n.; v. ampliare Amplificatio 175, 176 n.; v. ampliatio Analysis 396 n. Antecedens (opp. consequens) 19, 101 n., 235, 237 n., 239, 243 n, 278 n., 286-n., 292 n., 389 n, 393 n., 399 n., 428, 440 n,, 441, 443 n., 448 n., 449 n,, 461 n, 490 n., 493, 494 n., 497, 518, 541 n., 542 n., 606, 610-614, 620 (v. oppositum); Indice dei termini latini a. exponens 440 n.; a. (pronominis relativi) 285 n., 293, 434 n., 546 n., 561 n., 567, 568, 575, 576 Apparentia, v. causa Appellare, def. 87 n., 88 n.; -a. du- pliciter accipitur 98; -a. = esse commune 102, 103 n.;-a. = prae- dicare 103 n.; inoltre 47, 49 n., 50 n., 53 n., 57, 58, 70, 71 n, 72 n., 84, 85, 87 n., 88, 89 n., 90, 91, 92, 93 n., 95 n., 98, 99, 100, 101 n., 102, 103 x., 105, 106, 107 n., 108 n., 111-113, 116, 119, 128 n., 129 n., 130 n., 132 n., 151, 153 n., 168, 179 n., 225 n., 228, 342 n., 343 n., 393 n., 394 n., 578, 579 n., 598; a. ampliationem 118 n., 119; . complexionem 110; a. non complexionem, sed formam lil n.; . conceptus 262 7#.; a. formam, def. 598; inoltre 84, 98, 99, 101 n., 106, 107, 109, 110, 115, 116, 117 n., 119, 175 n, 426 n., 549, 577, 580, 581 n., 585, 586 n., 587, 598 (+. dictio, praedi- catum); a. hoc aliquid 72 n.; a. individua 101 n.; a. rationem 84, 107, 113, 114, 116 n., 260, 261 n.; a. propriam rationem-omnes rationes 108 n.; a. substantiam 85 n. (v. nominare); a. significatum formale 113; unum totum sub una significatione uno nomine a. 56; res appellata 93 n., 97, 105 n.; v. instituere, institutio, rpoomnyopetv Appellatio, def. 49 n., 86 n., 87, 89, p D PPDpp ap pp 639 90 n., 94 #., 101, 103, 118, 207 n.; -a. dicitur quattuor modis 89 n.; -a. dupliciter accipitur 98; -a. = proprietas praedicati 109 n.; inoltre 19, 44, 45, 47-49, 50 n., 58, 59 n., 68,70, 71-74, 75, 76-79, 80, 82, 83, 84, 85, 86-93, 94 n., 95, 97-99, 100, 101 n., 102-105, 106, 108 n., 109, 111, 112, 114- 116, 117, 118, 126 n., 128 n., 129, 130 n., 131, 132 n., 133, 135, 139, 147, 148 n., 149, 150 n., 151 n., 152, 153, 155 n., 157, 161 n,, 163 n., 164 n., 168, 172, 175, 182, 203 n., 221, 260 n., 347, 453 n, 572, 578; . alia discreta alia communis 95 n.; . manerialis 0 simplex 81; materialis 81; personalis 95 n.; reciproca 49 n.; . variata 47; . ampliationis, def. 119 n.; inoltre 118, 193; . dicti 124, 127-130, 150, 151 n, 349 n., 356; . dictionis 78 n.; a. enuntiabilis 129, 344; » . formae, def. 119; inoltre 109, 116 n., 118, 120, 121, 122, 132 n,, 173, 578, 587 n., 598; . rationis, def. 107, 113, 572 n.; inoltre 108 n., 110, 114, 116 n., 120, 260 n., 562, 572, 578; . rationis vel conceptus 107 n.; . suppositi 134; . temporis, def. 118 n., 572 n; inoltre 118, 572, 578, 580; termini 88 n.; a. alia termini communis, alia ter- mini singularis 89 n.; 640 a. termini communis, alia pro ipsa re in communi, alia pro suis infe- rioribus 90 n.; vocum 93 n.; . per modum adiacentis, per mo- dum non adiacentis 106 n.; a. pro formali significato, def. 111; a. pro ratione 111; sufficientia appellationis 135 n.; ex figura appellationis 71 n.; sub figura appellationis 51, 71, 72; ex similitudine appellationis 72 n.; habere appellationem ab aliquo 59 n; v. restringere, tpoonvopia Appellativum, v. appellativus Appellativus 47 n., 58, 98 n.; appelativum 79 n., 97 n.; v. nomen, terminus Appellatum 73, 76 n., 77, 85, 86, 89, 93 n., 94, 95, 97, 101, 128, 131, 132 n., 133-137, 148, 156, 160 n., 168, 174 n., 223 n., 452 Di appellata dicuntur praesentia suppo- sita 88 n.; a. praesens 96 n.; appellata praesentia, praeterita, fu- tura 95 n., 96 n.; appellata actualiter entia, tria habi- tualiter entia 136; sufficientia appellatorum 135, 136, 167 n. Apponere 136, 157, 166 n., 167 n., 168 n., 170, 171, 203 n., 204 n,, 209 n., 223 n., 225 n., 259, 331 n., 344 n., 368, 519 Appositio 45, 176 n., 344; appositiones id est praedicata 352 n.; v. tphodeore Appositum, v. appositus P » Indice dei termini latini Appositus=ex parte praedicati posi- tus 157; appositum 160 n., 557 n.; a parte appositi 160 n.; ex parte appositi 159 w., 160 n.; esse in apposito 209 n.; v. terminus Aptitudo 241 n.; v. nomen Arguens 437 n., 552 n. ‘Arguere cavillatorie 491 n.; v. forma, modus Argumentare, v. modus Argumentatio 41 n., 395 #., 401 n. Argumentum, def. 398, 400; izoltre 290, 295 n., 386, 394 n., 398, 399-401, 415 n., 432 n., 440 n.,, 443 n., 447 n., 452 n., 461, 468 n., 480 n., 493 n., 494 n., 541 n,, 548 n., 558, 560 n., 562 n., 563, 575, 576, 578, 579 n., 614, 620, 622; a. notius ac probabilius 399; solutio argumentorum 386 n.; v. enthymema, exemplum, inductio, syllogismus Ars: -a. logica 218 n. (v. logica); . nova 15; . vetus 16; . disputandi 399 (v. disputare); inveniendi 395 n.; . iudicandi 395 n. (v. iudicare); . resolvendi 395 n. (v. resolvere); . anche officium, sermocinalis Articularis, v. nomen Articulatio, v. vox Articulatus, v. vox Articulus 48 7., 49 n., 297 n. Ascendere 244 Ascensus, def. 239; inoltre 233 n., 239 n., 240 Assumere 439 n. Assumptio 398 n., 399 7. 2 pp ps so po Indice dei termini latini Attribuere 339 n., 520 n.; a. coniunctim 521; a. coniunctim vel divisim 537 n. Attributio 208 n.; v. subiectus Auctores 413 Authentici 413 n. Calculationes 427 Capere: -c. adverbialiter-nominaliter 466 n.; c. exponibiliter 372 n.; c. modaliter 464 n.; v. abstractum Captio 444; v. modus Casuale, v. casualis Casualis 45, 338 (v. inflexio, mo- dus); casuale 303 n. Casus 172 n., 549 n.; v. accusativus, genitivus, nominativus, rectus, obligatio, obliquus, verbum Categorema 215 n., 226 n., 228, 454 n., 486; categoreuma 229 7. Categorematice, v. stare, sumere, te- nere Categorematicus 226 n. Categoreuma, v. categorema Categoria, v. praedicamentum Categorica 355 n., 420, 422 n., 482 n., 517, 538 n., 546 n.; c. implicita 129 n.; c. simpliciter 421 n.; c. de inesse 403 n.; v. dictum, propositio Causa: -c. apparentiae, def. 531; inoltre 280 n., 526, 527, 531 n.; c. deceptionis 527; c. defectus, def. 528; inoltre 527; c. falsitatis 208 n., 475 n., 476 n, 527; 41 641 c. non existentiae, def. 527 n.; inol- tre 526, 527; c. veritatis, def. 473 (v. probare, probatio, propositi); -causae ve- ritatis sufficientes 476 n.; izoltre 428, 429, 472-475, 476 n., 477-482, 488, 494, 495, 497 n.; v. institutio, inventio Causalis, v. consequentia Cavillator 541 n. Certificabile 402 n.; v. probabile Coartare 139, 161, 163 n., 166 n., 169 n., 195 n. Coartatio, def. 165 n.; inoltre 88, 139, 152, 159, 161; ». restrictio Coartatus, v. suppositio Cohaerere, v. modus Cohaerentia 343; c. praedicati ad subiectum 342; v. nota Cointellectum, v. connotatum Collective 256, 561; ». praedicare, stare, tenere, verificare Commune, v. communis Communis 221 (v. appellare, dictio, esse, nomen, ratio, suppositio, ter- minus, vox); natura humana c. 370 n.; commune, def. 221 n.; inoltre 221 n., 370 n.; naturaliter commune, def. 221; via a communibus ad propria 484 n. Comparatio 87 n., 92 n., 293 n, 416 n., 562 n.; c. aequalitatis 266 n.; c. secundum excessum 266 n.; v. distributio Comparativus 266 n., 270 n., 277, 284 n., 286 n., 293 n., 303 n., 416, 424 n.; v. terminus 642 Complexio 110 n., 111 n., 197, 505; v. appellare, dicere Complexivus, v. conceptus Complexum, v. complexus Complexus: -complexa, incomplexa (designatio sophistica) 74 (v. con- ceptus, dictum, incomplexum, ter- minus, vox); complexum 259, 371, 455, 462-464, 465, 467, 468, 469, 471, 577, 581, 598; v. connexum Componere 97 n., 198 x., 394 n., 407 n., 436, 440 n., 447 n., 482 n., 503 n., 504 n., 507 n., 513, 530 n., 533, 534 n.-537 n., 538 n., 548 n., 591, 594 n., 597 n.; c. = definire, 506 n.; v. adverbium, diversitas Componibilis, v. terminus Composita, v. compositus Compositio, def. 502 n., 512, 513 n., 516 n., 528 n.; inoltre 159 n., 167 n., 198, 199 n., 214, 225 n., 230 n., 319, 334, 335-337, 344 n., 346, 347, 349, 350, 351, 353 n., 354 n., 365 n., 369 n., 403 n, 407 n., 436, 456, 486, 490 n, 499, 500, 501, 502-508, 512 n., 513, 514, 515 n., 516, 521 n,, 522 n., 524-526, 528, 529 n., 531 n., 532 n., 534 n., 535, 536 n., 541 n., 542 n., 545 n., 547 n,, 548 n., 550, 554 n., 558 n., 559 n., 566 n., 568, 591, 592-597, 599; . accidentalis 529 n.; . contingens 349; . duplex 507 n.; . formalis 486 n., 504; . indicativa vel infinitiva 370; . materialis 486 n., 504; . necessaria 336; . simplex 507 n., 548 n.; nnonanann Indice dei termini latini c. actus ut distantis 501; c. intellectus 503 n., 504 n.; c. rerum o modorum significandi 500; c. sermonis 529 n.; c. terminorum 506 #.; c verborum 503 #.; c. secundum distantiam 502 7.; secundum compositionem 381, 499, 523 n.; via compositionis 396 n.; v. adverbium, consignificare, deno- minare, determinare, determinatio, dictio, disponere, dispositio, falla- cia, forma, locutio, modalis, mo- dus, necessitas, oratio, paralogi- smus, propositio, sensus, sophisma, oUvieog Compositum, v. compositus Compositus 499; composita 366, 420, 505 n.; compositum 198, 501 x.; v. conditionalis, copulativa, dictio, intellectus, minor, modalis, nomen, oratio, prolatio, propositio, sen- sus, sermo, subiectum, terminus Comprobare 395 n. Comprobatio 395 n. Conceptus 394 7.; c. complexivus 214; c. complexus 417 n., 418; c. mentalis 220 n., 506 n.; v. appellare, appellatio, ratio Concludere 43, 229 n., 275 n, 412 n., 428 n., 429 n.,, 441 n,, 446 n., 447 n., 461 n., 508 n.,, 515 n., 541 n., 610; c. copulative-disiunctive 274 n.; c. directe 613, 614; c. divisim 508 n.; c. formaliter 275 n. Indice dei termini latini Conclusio, def. 398, 400; inoltre 43 n., 45, 186 n., 210 n., 241 n., 329 n., 397, 410 n., 431, 435 n, 437 n., 439, 442 n., 445 n., 450, 457, 485, 505 n., 522 n., 541 n, 603, 604-606, 611, 612, 614-617, 618, 619, 620, 622; v. cuprépacpo Concretum, def. 68 n.; c. accidentale 66 n.; c. substantiale 66 7.; v. abstractum, terminus Conditio 375, 376, 380; conditiones contrariae, contradicto- riae, subalternae et subcontrariae 371 n.; v. modalis, necessarium, nota Conditionalis 460 #., 518; c. necessaria 380; c. de dicto et composita, de re et divisa 381; v. consequentia, nota, propositio Conditionatim, v. descendere Confundere 149, 164, 177 n., 192 n., 210 n., 217, 222, 223, 230 n., 255 n., 260 n., 261, 265 n., 285 n., 286 n., 291 n., 474 n., 486, 548 n., 577, 581 n., 582; c. confuse distributive 265 n., 266 n., 283, 285 n.; c. confuse distributive mobiliter 302 n., 303 n., 575 n.; c. confuse tantum 251, 252, 259 n., 267 n., 268, 284 n., 285, 286 n., 287, 291 n.-293 n., 294, 302 n., 304, 459, 562 n., 567 n.,575, 577, 585, 595; c. confuse tantum —immobiliter 303 n., 304 n.; c. confuse tantum mobiliter 303 #., 304 n.; 643 c. distributive 265, 266, 284 n. 293 fi; c. distributive mobiliter 303 n.; c. distributive mobiliter vel immo- biliter 585; c. immobiliter 233 7., 595; c. immobiliter vel mobiliter 233 #.; c. mobiliter 233 n., 595; c. necessitate signi 233 n.; c. sine distributione 260 n., 283 n.; c. sine distributione confuse tantum 283 n.; potestas confundendi 260 n.; v. immobilitare, signum, syncatego- rema, terminus, virtus, vis Confundibile 284 n.; c. non confusum-confusum 284 n.; v. terminus Confuse 217, 447; minus c. 233 n.; v. confundere, consignificare, copu- lare, dictio, negare, significare, stare, supponere, tenere, vis Confusio, def. 224; inoltre 73 n., 155, 157, 217, 221, 222-224, 231, 232, 234, 243, 247, 250, 254 n, 255 n., 258, 261 n., 272, 273, 276, 277, 284 n., 295, 300, 302, 306, 556 n., 562, 577, 578, 582, 391-593, 595 n., 596 n., 597 n.; . immobilis 596; . mobilis 596; . necessitate modi 233 n.; . necessitate rei 233 n.; auferre confusionem 223 7.; v. modus, terminus

Confusivus, v. signum, virtus, vis Confusum, v. confusus Confusus 217, 222; confusum 261 n.; ononn 644 v. confundibile, copulatio, relativum, suppositio, tempus, terminus, vox Congruitas 528 n.; c. intellectus 403 n.; Congruus, ». intellectus, locutio, pro- positio Coniunctim 428, 508 n., 513, 537 n., 539 n., 570; v. accipere, attribuere, descensus, intelligere, praedicare, subicere Coniunctio 49 n., 196 n, 197, 198 n., 202 n., 227 n., 355 n., 453 n., 503 n., 505 n., 507, 511 n., 512, 516 n., 522 n., 525 n., 533 n, 534 n., 539 n., 546 n., 550 n;

c. copulativa 147 n., 294 n.; c. copulativa vel disiunctiva 196 n., 537 1 c. disiunetiva 147 n.; . expletiva 330 n.; v. copula, nota, vis Cadunpee 203 n., 207 n., 393 n, 504 n., 505 n., 515 n., 532 n, 534 n., 535 n., 537 n., 539 n 576 n.; c. in adiacentia-in essentia 203 n.; c. intransitive 205 n.; coniunctae (prop.) 615 Connexum 371; v. complexum, modus Connotare: -c. = secundario signifi- care 66; inoltre 66 n., 104, 106, 111, 177 n., 183 n., 215 n, 388 n, 505 n., 599 n.; c. accidentalem proprietatem 67 n.; . accidentaliter 67; c. passionem propositionis 388 n., 389 n., 581 n., 585; c. qualitatem 66 n.; c. tempus 144 n. Connotatio 66 n., 67 n., 144; o D Indice dei termini latini . extranea 67 n.; . accidentalis proprietatis 67 n.; . temporis 144 n.; . verbi restricti 600 Connotativum 65 n.; v. nomen, ter- minus Connotatum 65 #.; connotata = cointellecta 66 n. Conpraedicativum 230 n. Consequens 42 n., 235, 238 #., 239, 243 n., 278 n., 286 n., 292 n, 389 n., 393 n., 428, 443 n, 461 n., 493, 494 n., 518, 520, 541 n., 542 n., 610-612, 614, 621; v. determinatio, fallacia, modus, necessitas, oppositum, probatio Consequentia 18, 20, 39, 40, 41 n., 42 n., 107, 234, 235, 236 n., 239, 241 n., 243 n., 246, 253 n., 254, 258, 273 n.275 n., 278 n., 282, 284 n., 286 n., 345 n., 377 n, 381, 389 n., 420, 425, 428, 432, 436, 440, 442 n., 447 n., 449 n., 469, 472, 474 n., 477, 480 n, 481, 490 n., 493 n., 494 n, 541 n., 544, 548 n., 550 n., 561, 564, 566 n., 567, 568, 569, 570 n., 571, 572, 575, 576 n., 583, 584, 587, 588, 590, 610-615, 617, 620, 621, 622; . formalis 418, 424 n., 428 n.; . materialis 235; . necessaria 377; . rationalis, conditionelis, causalis 236; c. syllogistica 40; v. ablativus, inferentia, necessitas, nota Consignificare, def. 144 n.; -c. est polisemis (!) 143; inoltre 61 n., 82 n., 139, 141 n., 142, 143, popopno noann Indice dei termini latini 144 n., 181 n., 198, 224, 225, 226 n., 228, 454 n., 503 n., 504 n., 598; c. compositionem 501; c. tempus 140 n., 141 n.; c. tempus sine differentia 181 n., 215 n.; c. tempus confuse-determinate 209; tempus consignificatum in verbo 159; v. copulare, denotare, rpoconualvev Consignificatio:  -c = secundaria  si- gnificatio 140 n., 153; -c = modus significandi 190 n.; izoltre 17, 78, 87, 140, 142 n., 143, 144, 146, 147 n., 161, 166 n., 167 n., 168 n., 169, 171, 172, 215 n., 452 n; c. varia 143; c. temporis 46, 140, 141 n., 181; c. verbi 159 n., 190 Consignificativas 226; v. dictio Consignificatum, v. consignificatus Consignificatus, v. tempus; consignificatum 140 w., 159 n. Constantia, def. 236, 237 n., 274 n.; inoltre 148, 234, 236, 237, 273, 274, 429 n., 441 n., 443 n. (0. copulatim); . debita 274 n., 275 n., 429 n.; . debita singularium 275 n.; . debita suppositorum 275; . sufficiens 236; . sufficiens suppositorum 274 n.; . singularium 275 n.; . singularium vel suppositorum 274 n.; c. suppositorum 273 n.; c. subiecti 274 n., 436 Constitutio (=definitio) 506 n. Constringere 190 n. Constructio 338 n., 341 n., 452 n.,, onpanonn 645 453, 515, 528, 529 n., 530, 531, 332, 333: ns c. specialis 262 n.; quantum ad constructionem 338; secundum constructionem 339, 341; v. modalis, modus Construere 531 n., 553 n. Contingens 328; v. compositio, mo- dalis, èvBeydpuevov Continuitas subiecti cum praedicato 167 n. Contractus, v. falsitas, veritas Contradictio 444 n., 485, 486, 512 n.; v. oppositio Contradictorium, v. probare, probatio Contradictorius, v. conditio Contrahere 151 n. Convenientia 87 Copula 41 n., 109 n., 179 n., 181 n., 184 n., 186 n., 204 n., 214 n., 227 n., 229 n., 230, 247 n., 270 n., 291 n., 321, 336 n., 346, 355 n., 363 n., 365 n., 503 n., 613, 620; . principalis 270 n.; . simplex 363 n.; . verbalis 365 n.; . vocalis 214 n.; c. coniunctionis ‘et* 547 n., 558 n.; a parte copulae 355 n.; ex parte copulae 321, 539 n.; v. determinatio, modus, officium, syn- categorematicus Copulare: +c. = adiacenter signifi care 211; -c. = significare simul esse 196 n.; inoltre 154 n., 195 n., 198 n., 202, 203 n., 205, 207, 208, 209 n., 210 n., 211 n., 212 n, 213, 399 fi 305 n, 922 1 533 n., 537 n., 538 n., 550 n.; c. intransitive=consignificare 205 n.; c. confuse 212 n.; onnn 646 . confuse et distributive 212 w.; confuse tantum 212 n.; . determinate 212 n.; . discrete 212 n.; . personaliter 212 w.; . simpliciter 212 n.; in adiacentia, in essentia 203 n.; . tempus confuse-determinate 209 w.; . modus, officium, significare, ter- minus Copulatim 188, 189 n.; c. cum medio (o cum constantia) 274; v. ampliare, descendere, descensus Copulatio, def. 207, 209-212, 213; inoltre 19, 44, 91 n., 94 n., 153 n, 195-199, 201, 202, 203 n., 204 n., 205, 206, 208-212, 213, 214, 260 n., 453 n., 533 n.; . sive impositio 195 n.; . confusa 211; . confusa distributiva 211; . confusa tantum 211; . determinata 211; . distributiva 211 n.; . distributiva immobilis 211 n.; . intransitiva 205 n.; simplex aut personalis 212 n.; . adiacentiae 205 n.; . essentiae 203, 205 n.; . terminorum 516 n.; . verbi 210 n.; . secundum actum, secundum habi- tum 210 n.; v. nota, officium, significare, vis Copulativa (prop.) 422 n., 432 n., 472, 473 n., 480 n., 486, 489 n, 491 n., 497, 615 (v. propositio); c. composita 423 n., 424 n., 482 n. Copulative 188, 189 n.; v. acceptio, ampliare, concludere, descendere, graonnnnnnn 00NnAnnnann5a0NnnN Indice dei termini latini descensus, probare, significare, supponere, tenere, verificare Copulativus, v. coniunctio, descensus, dictio, verificatio Copulatum, v. copulatus Copulatus, v. descensus, terminus; copulatum 208 n., 211 w., 570 n., 579 n., 621; c. ex terminis de praedicamento ‘ubi’et ‘quando’ 271 n. Deceptio, v. causa Declarabile 402 n.; v. probabile Decompositio 502 n. Deducere ad inconveniens 411 n. Defectus, v. causa Definire 396 n., 413 n., 451 n, 467 n.; v. componete Definitio 55, 56, 57, 60 n., 61 n, 74, 91, 210 n., 379, 387, 409, 410, 413 n., 598; d. sive descriptio 468 n.; d. nominalis 65 n.; d. quid nominis 65, 105; definitiones non secundum essentiam sed secundum adiacentiam acceptae 61 n.; definitiones quaedam secundum rei substantiam, quaedam secundum formae adhaerentiam assignatae 60; v. constitutio, probare Definitivus, v. oratio Demonstrare 268 n., 289 n., 398 n., 442 n., 443 n., 449 n., 459 n, 604-606, 611, 613, 614, 619, 621; v. adverbium, officium Demonstratio 397 #.; d. a signo 444; d. quia 444 Demonstrativa (prop.) 411 n.; v. propositio Indice dei termini latini Demonstrative, v. tenere Demonstrativum 409 n., 439, 445, 447 n., 449 n.; v. pronomen, re- solutio, resolvere Demonstrativus, v. scientia, syllogi- smus, terminus Demonstratum 133 #. Denominans-denominatum 69 n. Denominare 97 n., 230 n., 355 7, 422, 425 n., 481; d. compositionem 353 #.; v. denominans Denominatio 121 w., 405 n. Denominative 55, 59 n., 382 n. Denominativum, def. 50; -d. multi- pliciter accipitur 64 n.; -triplicia sunt denominativa 67 n.; inoltre 54 n., 59 n., 61 n., 64 n., 66 n, 67 n.,97 n.; v. derivativum Denominativus, v. praedicatio, termi- nus, vocabulum Denominatum, v. denominans, ter- minus Denotare 98, 115, 116, 117, 186 n., 202 n., 214, 229 n., 260, 360 n., 378, 502, 550 n., 590, 599 n.; d. sive consignificare 502 Derivativum 54 n.; v. denominativum Descendere 228, 235, 240, 241, 244, 253, 254, 256, 260, 262 n., 264 n.; d. conditionatim et disiunctim 278 n.; d. copulatim 278 n.; d. copulative 241 #., 290, 299 n.; d. disiunctim 241 n., 242 n.; d. disiunctive 241 n., 242 n., 299 n.; d. nec  copulative nec disiunctive 251 n.; . difformiter 264 n.; . uniformiter 264 n.; . ad singulare 246 n., 272; . ad supposita 260; ALALALA 647 d. ad universale 272; d. per disiunctivam propositionem 278 n.; v. propositio Descensus, def. 235; -d. est quadru- plex 238; inoltre 44, 232, 233-236, 237, 238, 240-242, 244, 245, 246, 249, 251, 253, 254, 257, 261, 262 n., 263, 264, 267 n., 272, 273, 274 n., 275, 278, 279, 281, 289, 301, 304, 546 n., 587, 596, 597 n.; d. coniunctim 290; d. copulatim 241, 299 n.; d. copulative 241, 257, 473; d. copulativus, def. 238; inoltre 239, 586; d copulatus, def. 238; d. disiunctim 241, 255, 300; d. disiunctive 241, 473; d. disiunctivus, def. 238; inoltre 239, 586; d. disiunctus, def. 238; inoltre 239; d. insufficiens, def. 240; inoltre 239, 240; d. sufficiens, def. 239; inoltre 240; d. difformiter et non uniformiter 282; d. ad inferiora 233, 468; d. ad singulatria 260 n.; d. de copulato extremo 281; v. immobilitare Describere 402 n., 462, 467, 469, 470 n.; v. propositio Descriptio, def. 468; inoltre 395 n., 440 n., 462 n., 467-469, 470, 471, 480, 482, 483; v. definitio Descriptibilis, v. probatio Descriptibiliter, v. probare Descriptivus, v. oratio 648 Descriptum 440 n., 469 n.; v. pro- positio Designare 85 n., 103 n., 107 n, 134 n., 198 n., 202 n., 375; v. adiectivum Designatum 74 Desinere 478 n., 482; ». incipere, propositio Desinitio 416 Determinabile 112, 185, 539 n., 578, 588; d. subsequens 533 n.; d. superius 184; v. terminus Determinare 145, 365 n., 371, 373 #., 403 n., 465, 471, 486 n., 529, 532 n., 551 n.; d. compositionem 336, 353 n.; d. inhaerentiam accidentis et subiecti 80; d. inhaerentiam praedicati cum su- biecto 335; d. qualitatem 60; d. qualitatem circa substantiam 84 n.; d. qualitatem agendi 343 n.; d. verbum 336; v. adverbium, vis Determinate, v. consignificare, copu- lare, stare, supponere Determinatio 163, 178 n., 185, 187 n., 192, 229, 291 n., 333, 344 n., 363 n., 375, 376, 428, 481 n., 482 m., 484, 530 n, 534 n., 539 n., 547 n., 548 n., 563, 568 n., 571, 576, 583, 599; d. adiectiva 159; d. adverbialis non modalis 358 n.; determinationes adverbiales-nomina- les 334; d. intrasumpta-extrasumpta 375; d. superior 184; Indice dei termini latini . compositionis 350; . consequentis 517; . copulae 355, 357 n.; dicti 390; inhaerentiae 333; . obliqui 159; . praedicati 339, 343, 517; . subiecti 230 n., 339; . verbi 348 n.; . modus, propositio Determinatuii, v. determinatus Determinatus, v. ratio, significatio, suppositio, tempus, terminus; determinatum 178 n., 261 n., 530 Dialectica, def. 400, 573 n.; -d.= scientia disputandi ex probabilibus 399 n.; v. officium Dialecticus 398 #.; dialectici 56 n., 144 n., 225 n. Dicere: - secundum accidens d. 57; . cum modis 331 n.; . de dicto 351 n.; . de re 351 n.; . non proprie 268 n.; secundum complexionem 505 n.; . sine complexione 505 n.; v. modus, subiectum Dicibile 125, 126 n.; v. Mextév Dictio 63 n., 67 n., 72, 73 n., 77, 78 n., 86, 92 n, 94 n., 126, 134 n, 135 n., 140 n., 147, 162, 177 n., 197, 208, 212 n., 223 n., 228, 248, 249 n., 251, 259, 266 n., 267, 274 n., 276, 277, 287 n., 29%, 320, 321, 381 n., 415, 416, 417, 422, 425 n., 432, 434, 435 n., 436, 442 n., 443 n., 452, 453 n, 454 n., 467 n., 480 n.,, 481 n.,, 502, 505 n., 517 n., 518, 519, 521 n., 522 n., 523 n., 524, 527, 528 n.-530 n., 531, 532, 534 n., SÌ Pe pe RE pd e aaa apaoa Indice dei termini latini 535 n., 536 n., 537 n.-539 n., 544; adiectiva 110 n., 166 n.; adiectiva appellat suam formam 110 n. (v. appellare); . communis generis 297 n.; . composita cum aliquo 535 n.; confuse posita 435 n.; confuse significans 223; . consignificativa 225 n.; . copulativa vel disiunctiva 537 n.; . determinans compositionem 335; d. exceptiva 277, 290, 292, 303, 404 n., 421, 425 n. (v. exceptivus); d. exclusiva 249 n., 276 n., 277, 291, 295 n., 303, 415, 421, 422 n., 424, 475 n., 535 n., 596 (v. exclu- sivus); dictiones modales 277, 334; . officialis 453, 454 n. (v. officium); . reduplicativa 303, 422, 424; . significans actus mentales 459; . significativa 208; . substantiva 110 n., 111 n.; . syncategorematica 229 n., 251, 283 n., 336; extra dictionem 517 n.; v. appellatio, fallacia, figura, forma, locutio, proprietas, significatio, subiectus, HE, puo Dictum, def. 123 n.; inoltre 45, 118, 123, 124, 125, 126 n., 127, 128, 129, 130 n., 151, 335, 347- 352, 354-356, 357 n., 358, 360, 361, 362, 363-367, 368, 369, 370, 371, 372, 374, 382, 389, 390, 455, 461, 462, 463 n., 464 n, 465, 467, 497, 518, 523 n. 534 n., 537 n., 539 n., 545, 549, 551, 352, 355, 356, 259; 560 n., 562, 564, 565, 571, 574, 575 n., 577, 580-582, 584, 587, pp AAALALAALA DAALALALA 649 589, 591-595, 596, 598, 599, 603; . vel significatum 124 n.; . categoricum 471, 556, 590, 598; complexum 598; . hypotheticum 471, 556; . multiplex 497 n.; . singulare 354 n., 361; . verbale 591, 594; . propositionis, def. 123 n.; inoltre 124 n., 125, 341 n., 354 n., 359, 371, 490 n., 552 n., 553, 556 n, 559, 574, 577, 581, 602, 603, 610, 618, 619; v. appellatio, conditionalis, determi- natio, dicere, expositio, minor, mo- dalis, oratio, propositio, sermo, significatum, subicere, supponere Differentia 583 n., 598 n.; d. substantialis 506 n.; d. temporis 112, 181, 182, 184, 187. n., 189, 214; v. ratio Discrete, v. copulare, stare, supponere Discretio 376; d. substantiae 71 n.; d. terminorum 393 Discretum, v. discretus Discretus, v. appellatio, suppositio, terminus; discretum 220 n.; dupliciter sumi- tur d. 220 n. Discontinuitas orationis 167 n. Disiunctim 188, 189 7; d. cum medio 274; v. acceptio, ampliare, descendere, de- scensus, exponere Disiunctio 196 n., 512, 516 rn. 522 n., 548 n., 554 n.; v. modus, nota, significare Disiunctiva (prop.) 425 n. » 472, 650 475 n., 480 n., 482, 489 n., 497; v. propositio Disiunctive 180, 189 n., 477, 480 n., 495 n.; v. ampliare, concludere, descendere, descensus, probatio, significare, supponere, tenere, veri- ficare Disiunctivus, v. coniunctio, descen- sus, dictio, verificatio Disiunctum, v. disiunctus Disiunctus 548 n. (v. descensus, tet- minus); disiunctum 570 n., 579 n. Disiungere 393 n., 537 n., 538 n. Disponere compositionem 335 Dispositio 227, 335; d. compositionis 336, 504; d. tertiae figurae 43 n.; v. modus Disputare 218 x., 452 n.; d. ex probabilibus 399; v. ars, determinatio, disserere Disputatio 218 n., 437 n.; d. realis 394 n. Disputatores 413 n. Disserere idem est quod disputare 400 n. Distinctus, v. significatio, suppositio Distrahere 178; v. terminus Distractivus 599 Distribuere 211 w., 233 n., 242, 243, 254, 255 n., 259, 279 n., 286 n.,, 287, 291 n-293 n., 295, 485, 548 n., 579 n.; habere naturam distribuendi 259; v. modus, vis Distributus, v. suppositio, terminus Distributio 100 n., 108, 210 n., 224, 241, 254, 259, 295, 363 n., 474 n., 493 n., 548 n., 562 n., 576; d. per comparationem 259 n.; Indice dei termini latini v. confundere, modus, subiectum Distributive, v. confundere, copulare, negare, praedicare, stare, sumere, supponere, tenere, vis Distributivus 234 n.; modo distributivo 262 n.; v. copulatio, signum, suppositio, syn- categorema Diversitas componendi vel dividendi 507 n.; v. relativum Dividere 504 n., 507 n., 513, 515 n., 533 n.-537 n., 548 n., 591, 594 n., 597 n.; v. diversitas Divise, v. significare Divisim 428, 508 n., 513, 537 n., 539 n., 570; v. attribuere, conclu- dere, inferre, intelligere, praedicare Divisio, def. 516 n., 528 n., 529 n; inoltre 167 n., 337, 499, 501 n., 502, 503, 504 n., 507, 508, 511 n., 512 n., 513, 514, 516, 521 n. 522 n., 524-526, 528, 529 n, 531 n., 532 n., 534 n., 535, 536 n., 541 n., 545 n., 547 n., 550, 554 n., 558 n., 591, 592, 593, 594; d. accidentalis 528 n.; secundum divisionem 381, 499, 523 n., 529 n., 537 n., 538 n., 542; v. fallacia, locutio, modus, oratio, paralogismus, propositio, sensus, sophisma, Suatpeous Divisive 253, 561; v. accipere, stare, tenere, verificare Divisus 499; v. conditionalis, minor, modalis, oratio, prolatio, proposi- tio, sensus, sermo, terminus Duplicitas sophistica 75 Elenchus, v. ignorantia Enthymema, def. 401 n.; inoltre 400 n., 401 n. Indice dei termini latini Enuntiabile 125-129, 130 n., 154, 522 n., 551 n.; enuntiabilia insolubilia 126 n.; v. interrogabile, nomen, praedicamen- tum, subiectum, verbum Enuntiare 49 n., 126, 133 n., 330 Enuntiatio 18, 49 n., 55 n., 73, 125, 126, 229 n., 230 n., 330, 341 n., 352 n., 354, 499 n., 505; e. simplex-composita (hypothetica) 505 n.; enuntiationes simpliciter 351, 352 n.; e. de inesse 345 n.; v. modus, pars, verbum, vis, ambpavare, Mdyoc Esse: -e. actuale 177 n., 178 n.; e. commune 177 n.; e, intelligibile 178 n.; e. potentiale 178 n.; ‘est’ secundum adiacens 198, 199, 203, 213, 237; ‘est’ tertium adiacens 198, 199, 200, 203, 204 n., 205 n., 213, 503 n.; v. appellare, modus, ponere, praedi- camentum, praedicare, significare, subiectum, verbum Exceptiva (prop.) 373 n., 423 n, 432 n., 479, 480 n.; v. propositio Exceptivus 553 n.; v. dictio, signum, terminus Excludere 454 n. Exclusio 297 n., 435 n.; v. nota Exclusiva (prop.) 373 n., 432 #., 479 n., 480 n., 481; v. propositio Exclusivus 553 n.; v. dictio, signum, terminus Exemplum 400 n., 401 n. Existentia, v. causa Expletivus, v. coniunctio, propositio Explicare 402 n.; v. propositio 651 Explicatio 590 Exponens (exponentes) 192 n. 250 n., 259, 275 n., 287 n., 292 n., 369, 409, 418-422, 424 n., 428, 430, 432, 433, 473 n., 475, 478, 479 n., 480 n., 481, 552 n. Exponere 84 n., 113 n., 179 n, 180 n., 186 n., 259, 270 n, 286 n., 287 n., 340 n., 342 n, 343, 402 n., 403 n., 407 n., 409 n., 410 n., 412, 413, 414 n., 415, 419 n., 422, 423 n., 425 n., 426 n., 428 n., 429, 430, 433, 435, 437, 462, 464 n., 475 n., 476 n., 479 n- 481 n., 541 n., 546 n., 553 n. 582 n.; e. disiunctim 479 n.; e. de re, de sensu 340; v. antecedens, probare, propositio Exponibile, v. exponibilis Exponibilis 255 n., 330 n., 383, 402 n., 420 n., 574 (v. modus, propositio, terminus); exponibile 19, 40, 402 n., 432 Exponibiliter, v. capere, probare, stare, tenere, terminus Exposita (prop.) 421, 428, 432 n., 440 n., 480 n.; v. propositio Expositio, def. 414; inoltre 39, 63 n., 185 n., 198 n., 259, 266 n., 273, 276, 287, 409 n., 410, 412, 413, 415, 416, 418, 419, 421, 423, 425, 426, 427, 428, 429433, 434, 438 n., 440, 456, 467, 477 n, 478, 480, 482, 483, 486, 487, 541 n., 542 n., 546, 564, 590, 594 n.; e. propria, impropria 422; e. de re, de dicto 343; v. syllogismus, &xdeowe Expositive, v. probare 652 Expositor 65 n., 413 #. Expositorie, v. probare Expositorius 442; ». syllogismus Expositum 407 n., 432, 433; v. pro- positio Extrapraedicamentale 126 n. Extremitas maior, minor 614; e. propositionis 393 n.; v. extremum Extremum 227 n., 496, 502 n, 538 n., 556, 559; e. propositionis 187 n., 355 n.; e. propositionis categoricae 227 n.; v. descensus, extremitas, propositio Fallacia, def. 527; inoltre 39, 72 n., 507, 508, 516, 517 n., 525 n., 529 n., 531 n., 538 n., 543 n; . accidentis 439 n., 572 n.; . aequivocationis 454 n.; . secundum aequivocationem 511 n.; . compositionis, def. 515 n.; inoltre 507, 508 n., 514 n., 525 n., 534 n.; f. secundum compositionem, def. 529 n.; f. consequentis 472, 473, 474 n, 476 n., 477 n., 49 n., 495 n.; f. divisionis, def. 515 n.; inoltre 507, 508 n., 525 n., 534 n.; f. secundum divisionem, def. 529 n.; f. figurae dictionis 550, 572 n. (v. figura); f. secundum univocationem 511 n.; f. secundum diversam partem (rela tum, tempus, modum) 511 n.; f. secundum plures interrogationes ut unam 517 n.; v. modus Fallere 508 #. Falsificare 486, 490 n. neh Indice dei termini latini Falsitas 476 n., 486, 499 n., 503 n., 504 n., 524, 589 n., 596 n., 597 n.; f. contracta 353 n.; f. contracta fallibilis, infallibilis 353 n; f. simpliciter 353 n.; v. causa, improbare, notitia Falsum 338 n., 339 n.; f-verum 345 n., 346 n.; f-verum = accidentia propositionis 345 n.; v. modalis Figmenta animi 79, 80, 419 Figura 43 #., 72 n., 450, 502 n. (». appellatio); f. simplex, composita, decomposita 502 n.; f. (syll.) 396 n., 439 n., 443 n,, 449 n.; f. prima 437 n., 439 n., 442 n, 443 n., 613, 621; £. secunda 439 n., 442 n., 443 n, 449 n.; f. tertia 437, 438 n., 442 n., 443 n, 449 n. (v. dispositio); f. dictionis, def. 72 n., 78; inoltre 72, 78 n., 146 n.,, 152, 208 n,, 414 n., 516, 526, 549, 572 (v.° fallacia) Forma 15 n., 42, 59, 71 n., 81 n, 82, 88 n., 92 n., 98, 103, 104 n, 106 n., 109 n., 110 n., 149 x, 158, 163 n., 165 n., 170, 171 n, 199, 284 n., 493 n., 506 n., 535 n.; quo est 81; " stauendì 558 n., 591; . compositionis 396 ds: £ dictionis 528 n.; f. accidentalis dictionis=significatum eius? 485; f. loquendi 350; mmm Indice dei termini latini . praedicati 103 n., 457 n.; . propositionis 418, 425 n.; . resolutionis 396 n.; . subiecti 457 n.; . termini 106, 137; . vocis 522 n., 531; . sive ratio a qua imponitur (no- men) 54 n.; materia formata a forma 64 n.; de forma 440 n.; ratione formae 163 n.; sub propria forma 98, 360 n.; v. accidens, appellare, appellatio, de- finitio, nomen, praedicare, praedi- catum, significare, sumere, termi- nus, valere, vox Formale 42 n.; f. propositionis 41 n., 42; f. in propositione 319; formalia syllogismi 396 7. Formalis, v. compositio, consequen- tia, formale, logica, principium, significatio, significatum, suppositio Fundamentum 199, 200, 203 n., 204, 206; v. subiectum Futuritio 177 n. Ph Ph ihr i Genitivus 536 n. Gerundius 567 n., 575 n. Glossatores 413 n. Gradus, v. comparativus, positivus, superlativus Grammatica, v. officium Habitualis, v. suppositio, suppositum Habitudo 100 n., 101 w., 258, 454 n., 460 n.; h. terminorum 379, 395 n., 420; v. necessitas, probatio Habitus, v. copulatio, modus, sup- positio 653 Hoc aliquid 51, 72 n., 450; hoc aliquid-quale aliquid 72 n.; v. appellare, significare, còSE cu Hypothetica 304 n., 355 n., 378, 421 n., 496 n., 517, 520, 538 n.; h. copulata 518; v. dictum, propositio Identitas, v. relativum Ignorantia elenchi 509, 525 Illativus, v. terminus Immediatum, v. immediatus Immediatus, v. propositio, syllogi- smus, terminus; immediatum 397 n., 45Immobilis 240; v. confusio, copu- latio, suppositio Immobilitare 242, 243, 249, 257 n., 258, 266, 276 n., 278 n., 284 n.,, 286 n., 295 (v. vi: i. = impedire descensum 304; i. confundendo 596 Immobilitatio 595 n. Immobilitare 242, 243, 249, 257 n., 266, 276, 278 n., 286 n., 295 Immobiliter, v. confundere, stare, supponere, vis Impertinens 550 n., 571, 591, 603, 610; v. terminus Impertinentia 518 n. Implicare 420; v. officium Implicatio 45, 159, 486 Implicativus, v. relatio Implicitus 420, 434 n.; v. categorica, negatio, propositio, terminus Imponere 54 n., 60, 71, 83 n., 96 n., 108 n., 140 n., 214 n.,, 218 n. 261 n., 321; i. nomen 82, 93 n.; i. ad significandum 260; v. forma, intentio, nomen 654 Impositio 46, 70, 83, 92, 93, 96, 108, 114, 140 n., 181, 195, 286 n., 490 n.; i. primaria 476 n.; i. vocis 93 n.; secundum impositionem 490 n.; v. copulatio, intentio, nomen Impositor 70 n., 82, 289 n. Impossibile 328, 331, 333 n., 439 n.; v. modalis, propositio, &SUvatov Impossibilitas 353 n. Improbabile 400 Improbare 400, 437 n., 449 n, 457 n.; i. = ostendete falsitatem propositio- nis 401 Improbatio 186 n. Inceptio 416 Incipere 290, 303 n., 478 n., 479; i. et desinere (incipit et desinit) 242, 259, 277, 287, 292, 303, 416, 419, 421, 422, 424, 426, 427, 429, 431, 432 n., 441, 442 n., 478, 479 n., 480 n., 481, 482, 486, 487, 578, 596 (v. propositio) Incomplexum, v. incomplexus Incomplexus, v. terminus, vox; incomplexum 227 n., 468-471, 577; i. significativum complexi 469 (v. complexus) Incompositum 506 n. Incongruus 45; v. propositio Inconveniens, v. deducere Indefinita (prop.) 356 n. 401, 439, 442 n., 449 n.; v. propositio Indistinctio, def. 75; inoltre 74, 75 n. Individuum 94 7., 101 n., 133 n,, 221 n., 246 n.; v. appellare, nomi- nare Inducere 444 n.; i. formaliter 429 n. Indice dei termini latini Inductio, def. 401 n.; inoltre 239, 274 n., 275, 400 n., 401 n., 429, 444 n., 485, 493; v. argumentum, probare Inductive, v. probare Inesse, v. categorica, oratio, propo- sitio Inferentia 231 n., 420 Inferior 103, 185, 220, 224, 236, 246, 406, 438, 441, 442 n., 597 n.; i. quidditative-essentialiter 184; v. inferius, pronomen, terminus Inferius 90, 102 n., 103 n., 121 n., 174 n., 220 n., 233 n., 274 n,, 286 n., 406, 407 n., 409, 410 n., 436, 437, 442 n., 443 n., 506 n., 546 n.; v. appellatio, descensus, probatio Inferre 399, 401 n., 428, 521; i. divisim 537 n.j i. fallaciter 520; i. formaliter 273 n., 275 n., 442 n;; i. resolutorie 444 n. Infinitare 320; v. negatio Infinitive, v. tenere Infinitivus, v. compositio, modus, oratio, terminus, verbum Infinitus, v. modus, nomen, oratio, terminus, verbum Inflexio casualis 82 7. Inhaerere 335, 502 n.; v. modus Inhaerentia 335 n., 504; i. modificata subiecti cum praedi- cato 336; . praedicati ad subiectum 377; . praedicati cum subiecto 346; . verbi 338; . determinare, determinatio, nota, propositio Inopinabile 400 Insolubile 20, 40, 453 7. eee Indice dei termini latini Insolubilis, v. enuntiabile, notitia Instituere 93 n.; i. voces ad appellandum 93 n.; v. placitum Institutio 70, 93, 134 n., 221; i. voluntaria 70, 221 n.; i. ad placitum 104; i. vocum non ad significandum sed tantum ad appellandum 93 n.; causa institutionis vocum 93 n. Intellectus 514, 516 n., 517; i. compositus 504 7.; i. congruus 403 n.; in intellectibus 514; secundum intellectuam 252, 513, 514 n.; v. compositio, congruitas, nomen, notus, significatio Intelligere: -i. primarie, secundarie 69 n.; i. coniunctim 515 n.; i. divisim 515 n., 521; terminus posterius intelligi 403 n.; v. modus Intelligibile, v. esse, significare Intensissimum et remississimum 427 Intensio 542 n.; v. intentio Intentio 22, 145 n., 218 n., 226, 289, 394 n.; . = mana 394 n.; . animae 221 n.; . imponentis 70; . et remissio 416 n.; v. intensio, passio, terminus Interiectio 48 n., 50 n, 227 n. Intermediare 552 n.; v. interponere, mediare Interponere 348 n., 352, 517; v. intermediare, mediare Interrogabile 128 n., 129 n. Introductores 413 n. 655 Inventio 395 n.; causa inventionis nominum 82; via inventionis 396 n. Inventor 70 Iudicare 396 n., 452 n.; i. de veritate propositionis 460 n.; v. ars, scientia Tudicium 395 n., 434 n., 579 n, 583 n. Tungere 515 n. La, ». li Le, v. li Lectio 413 Li 296, 297; v. signum (s. materia- litatis) Limitare 191 n., 192 n.; i. ad officium 402 n. Limitatio 191 x. Locus sophisticus 452 n. Locutio 435 n., 524, 537 n., 593 n.; |. congrua 435 n.; 1. multiplex 538 #.; 1 multiplex secundum compositio- nem et divisionem, o in sensu composito, in sensu diviso 361; secundum locutionem o dictionem 507; v. subiectum, MÉ1< Logica: -1.=scientia differendi 395 n; -l=scientia rationis 396 n.; inoltre 42 n., 218 n., 221, 396 n. (v. ars); 1. antiqua 18, 28, 38; 1. formalis 42, 43; 1. moderna 18, 38; 1. naturalis 42; 1. nova 18; 1. vetus 18; 1. fidei 42; 1. modernorum 18, 22, 25, 28, 44 656 Logicus 403 n., 502 n., 575 n, 594 n.; v. ars Loqui: -l communiter 334; 1. improprie 268; 1. proprie 268, 454 n.; stricte loquendo 359 n; v. forma, modus, usus Ly, v. Maior (praemissa) 442 n., 444 n., 450, 613, 621 Manerialis, v. appellatio Maneries 77, 83 Materia: -m. termini 106; m. vocis 59 n., 531; ratione materiae 163 n.; v. forma, vox Materialitas, v. signum .Materialis, v. appellatio, compositio, consequentia, significatum, suppo- sitio Materialiter 227 n., 390, 504; v. stare, sumere, supponere Maximae (prop.) 398, 468 n. Maximum-minimum 426, 427, 431 Mediare 369, 371, 549 n., 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 559, 574, 576, 581, 602, 610, 619; v. intermediare, interponere Mediatum, v. mediatus Mediatus, v. propositio, syllogismus, terminus; mediatum 450 Medium, def. 237; inoltre 234, 236, 237, 273, 299, 301 n., 397 n, 400, 406, 407 n., 429 n., 437, 438 n., 447, 450; v. copulatim, disiunctim Medius, v. terminus Mentalis, v. conceptus, praecedere, propositio, terminus Indice dei termini latini Minimum, v. maximum Minor (praemisa) 442 n., 444 n., 450, 613, 621; m. composita-divisa, de re-de dicto 536 n. Mobilis 234 n., 240; ». confusio, suppositio, terminus Mobilitare 242, 249, 257 n., 258, 266, 276, 278 n., 286 n., 295, 575 n.; v. vis Mobilitas 232, 234, 240, 242 Mobilitatio 596 n. Mobilitatum 242, 249, 257 n., 258, 259, 266, 276 n., 278 n., 284 n, 286 n., 295 Mobiliter, v. confundere, stare, sup- ponere, vis Modalis 330, 349 (v. determinatio, dictio, signum, terminus, verbum); m. (prop.) 339 n., 342 n., 343 n, 344 n., 345 n., 346, 351, 352 n., 354 n., 355 n., 359, 363 n., 364 n., 365, 372 n., 373 n., 381 n., 386, 403 n. (v. modus, oratio, propo- sitio, quantitas); m. modo adverbiali, verbali, nomi nali 359; modales improprie dictae, proprie dictae 389; m. absoluta 375, 376, 380; modales compositae 364; m. divisa 366; m. cum conditione 375, 376; m. de dicto 150, 342 n., 352, 380, 537 n.; m. de re 340, 341, 342 n., 352, 357, 380, 512, 537 n.; m. de sensu 340, 342 n., 512; m. de sensu composito, de sensu di- viso 388; m. de possibili et impossibili, de Indice dei termini latini necessario et contingenti, vero et falso 362 n.; m. in sensu 338 n.; m. in sensu composito 356 n.; m. in sensu diviso 361; m. quantum ad constructionem 338 n.; m. secundum divisionem 361; m. secundum sensum 340; m. sine aliqua conditione-secundum conditionem 380; m. affirmativa est a compositione modi, negativa a negatione modi 352 n.; dicimus qualibet modali tantum de dicto agi 344; m. nominalis est singularis 352 n. Modaliter, v. capere, probare, su- mere, tenere Modernus, v. logica Modificare 369 n., 370; Moduli 329 n.; v. modus Modus, def. 213 n., 329 n., 333, 335, 386, 390; -m. = determinatio 334; -m. = determinatio adverbia- lis 334; -m. = determinatio com- positionis 361; -m. = determinatio copulae 355 n.; -m. = determinatio praedicati 350; -m. = determinatio verbi 333; -modi=differentiae entium, differentiae propositionum 363, 364, 382; -m.= dispositio 334; -m. = dispositio compositio- nis, praedicati, subiecti 361 n.; -m. = medius habitus terminorum 337; -m. = pars praedicati, subiecti 361 n.; -m. idest qualitas 334; -m. = qualitas praedicati 333; -m. = terminus determinativus connexi 371 n.; -m. proprie sump- tus, improprie sumptus 387, 388; 657 -modi sunt sex 352 n., 385 ss.; -modi sunt innumeri 358 n.; inoltre 43 n., 110 n., 151, 213 n., 328, 329-333, 334, 335, 336, 337 n., 338 n., 343, 345 n., 346, 347, 348, 351, 352 n-354 n., 355, 356 n., 357, 360 n., 361, 363, 365 n, 366 n., 367, 371, 373 n., 377, 378, 381 n., 386, 387, 390, 391, 396 n., 403 n., 437 n., 442 n,, 450, 463 n., 502 n., 504, 518, 519, 521 n., 522 n., 523 n., 533 n- 539 n, 545 n-548 n. 549, 553 n., 554 n., 555, 556, 557 n., 558 n., 567, 570 n., 572 n., 573 n., 576, 579 n., 580, 581, 582, 586 n., 589 n., 593, 595 n., 596 n., 597, 599 n., 613, 619; m. adverbialis 336, 338 n., 342 n., 348 n., 352 n.354 n. 358 n, 359 n., 555 n.; - casualis 338 n, 342 n.; . verbi casualis 49 ns . exponibilis 589 (v. exponibilis); . expressus 360; . infinitivus 339, 347 n., 354 n,, 465, 549 n., 552 n., 557 n. (v. oratio); m. infinitus 553, 602, 610; m. magnus, m. parvus 333, 334; m. modalis 361; m. nominalis 336, 345 n., 348 n, 352 n.-354 n., 534 n., 555 n.; . participialis 555 n.; . regulatus 437 n.; . resolutorius 395 n.; . verbalis 359 n., 555 n.; . accipiendi oppositionem 359 n.; . arguendi 177 n., 275 n., 329 n 359, 441 n., 461 n., 528 n. 611, 614, 619; BBBBB BBBBBB 658 argumentandi 401 n.; . cohaerendi 343; compositionis 345 n., 519; confusionis 260, 261 n.; . confusionis non  distributivae 261 n.; specialis confusionis 262 n.; consequentis 329 n.; copulandi 208 n.; dicendi 533 n.; distribuendi specialis 259; specialis distributionis 416; . divisionis 519, 520, 534 n.; essendi 195 n.; . fallaciae 329 n., 454 n; . inhaerendi praedicatum cum su- biecto 335, 345 n.; m. intelligendi 142, 195 n., 503 n.; ‘m. loquendi 79, 101 n., 476 n, 490 n., 602; . communis loquendi 266 n.; . necessitatis 333 n.; nominandi 71; . opponendi 484 7.; . possibilitatis 347 n.; . praedicandi 105 x.; . probandi 329 n., 409 n., 444 n., 445 n.; m. probandi efficacior, m. probandi facilior 410 n. ; m. probandi a posteriori 444 n., 445 n.; m. probandi per captionem 445 n.; m. proferendi, def. 531; inoltre 527 n., 532, 544; m. proferendi compositim vel divi- sim 531; m. proponendi 517 n.; m. propositionis 331 n.; m. propositionum modalium 362 n.; m. rei 212; BBBBB BBBBBBBBBS BBBBBBS Indice dei termini latini m. respondendi 484 n., 579 n.; m. scribendi 329 n.; m. significandi 80, 96, 142, 190 n., 195 n., 196 n., 202 n., 329 n, 348, 453 n., 501 n.-503 n., 531, 532, 533 n., 544 (v. compositio, consignificatio); m. significandi dependenter 502; m. significandi essentialis generalis 502 n.; m. significandi grammaticalis 531 n., 532 n.; m. significandi logicalisi. 329  n., Salon m. significandi sive intelligendi 502 n.; m. supponendi 208 n., 345 #.; m. suppositionis 108 n.; m. suppositionis non distributivae 261 n.; . syllogizandi 442 n.; a parte rei, a parte nostra 353; . in sensu 338; . in sensu, in voce 339; quantum ad constructionem 338; . quantum. ad enuntiationem 338 n.; m. quantum ad sensum 338; m. secundum sensum 338 n.; m. secundum compositionem, secun- dum divisionem 520, 533 n.; m. fieri cum distantia per modum generalis, per modum specialis 201 s.; per modum disiunctionis 488 n.; habere modum in praedicato 333; ex patte modi 362 w.; v. dicere, distributivus, fallacia, mo- dalis, moduli, negatio, proferre, propositio, subiectus, suppositio, vis, tpéTtog BBBBBB Indice dei termini latini Multiplicitas 488 n., 532 n., 535 n., 536 n.; m. actualis, def. 531 n.; m. potentialis, def. 527 n.; v. oratio Naturalis, v. suppositio Necessitas 353 n., 375, 379; n. absoluta 378, 379, 380; . conditionata 379, 380; . respectiva 378, 379; . simplex 379; temporalis 379; compositionis 501 n.; consequentiae 379, 380; . consequentis 379, 380; . habitudinis terminorum 501 n.; . totius vel alterius partis temporis 379; n. ex suppositione 379; v. confundere, confusio, modus, no- men, nota, suppositio, tenere Necessarium, v. necessarius Necessarius, v. compositio, conditio- nalis, consequentia, propositio; necessarium 328; n. absolute, sub conditione 380 (v. modalis, propositio, &vayxatov) Negare 255 n., 276, 298 n., 318, 319, 321, 331 n., All n., 436 n, 475 n., 486, 493 n., 504 n., 520, 576 n., 612, 613-615, 621, 622; n. confuse distributive 276; n. confuse et distributive vel univer- saliter 321; v. adverbium, negatio Negatio 42 n., 160 n., 186 n., 197 n., 203 n., 214 n., 224, 249, 251, 255 n., 259 n., 265 n., 266 n., 270 n., 271 n., 276, 283 n.286 n., 291 n., 292 n., 295 n., 318-321, 330, BppPpDbpPbEDD 659 331 n., 332 n., 348, 354 n., 359 n., 363 n., 400 n., 436 n., 437 n,, 442 n., 454 n., 460 n., 473 n, 475, 481 n., 486, 499 n., 501, 503, 504 n., 539, 544 n., 546 n., 548 n., 583; n. exercita 255 n., 318, 320; negationes implicitae 321; n. inclusa 270 n.; n. infinitans 258, 265 n., 320, 321, 539; n. negans 258, 259 n., 270 n., 284 n., 319, 321, 539, 540; n. praecedens 250 n., 362; n. simplex 347; n. modi 354 n.; v. modalis, particula, qualitas, termi- nus, virtus, vis, &Ttdgaote Negative, v. tenere Negativus, v. adverbium Nomen, def. 49 n., 50 n., 53; inoltre 47, 48 n., 49 n., 50, 52 n., 53, 54 n., 55 n., 56, 57, 58, 59, 60, 61 n., 65, 69, 70, 76 n., 79, 80, 81 n., 82 n., 83, 84 n., 89 n, 92 n., 93 n., 95, 96 n., 97, 98, 102 n., 103, 108 n., 129 n., 132 #.., 141 n., 146 n., 148, 149, 150 n,, 168, 171, 176 n., 187 n., 192 n, 202 n., 203 n., 209 n,, 210 n, 218 n., 222 n., 223 n., 225 n, 227 n., 228 n., 244, 246 n., 262 n., 270 n., 294 n. absolutum 65, 451 n.; n. accidentale 153; 660 n. adiectivum 80 n., 157, 207 n, 208 n., 211, 212 n., 213, 334 (v. adiectivum, qualitas); n. aequivocum 133 n., 485 (v. aequi- voca); n. appellativam 48, 49 n., 50 n. 32; ST; 73; "TI; 78, 95; II; B 99, 100 n., 102, 128 n., 147-149, 150, 404; '. nomina articularia 86 n., 131 n., 155; commune 52 n., 97 n., 102, 133 n.; compositum 505 n.; connotativum, def. 65; generale 222 n.; impositum 65 n., 82 n.; infinitum 320, 435 n.; numerale 223 n.; obliquum 157; proprium 48, 49 n., 50 n., 72 n, 84 n., 97 n., 98, 100 n., 127, 128 n., 246 n., 314 n., 404, 438 n.; relativum 541 n.; n. significativuam et appellativum, significativum non appellativum, appellativum non significativum eh n. substantivum 59, 192 n., 207 n., 208 n., 211, 212 #.; n. sumptum 59, 60, 209 n. (v. sumptum); n. syncategorematicum 228 n.; nomina synonyma 117 n.; n. verbale 49 n.; n. accidentis 208 n.; n. enuntiabilium 343 n., 382 n.; n. existentiae rei-non existentiae rei 339 ni; . figmentorum 82 (v. figmenta) formae 59; . intellectus 339 x.; . necessitatis 331 n.; BPPDDBPPEP p PEPD Indice dei termini latini . officii 451 n.; . orationis 339 n.; . possibilitatis 331 n.; praesentium vel existentium 95; propositionis 338 n.; rerum 218 n.; secundae impositionis 343 n., 382; . subiecti 208 n.; . substantiae 451 n.; nomina aptitudinem remotivam no- tantia 149 n.; nominis participatio 54; qualitas nominum 50 #.; nominis transfiguratio 54; dare nomina 82 n.; participare re, participare nomine 54; v. appellare, appellatio, inventio, offi- cium, quid, virtus, $voua Nominales 141 Nominalis, v. definitio, determinatio, modus Nominaliter, v. adiectivum, capere, modus, quod, significare, sumere, tenere Nominare 60 n., 61, 62 n., 70, 71 n., 79 n., 80, 82, 84, 85, 120 n, 205 n., 225 n., 344, 394 n.; n. idest appellare substantiam 84 n., 85 (v. appellare); n. substantiam 60, 79 n., 82 n.; n. individua 80, 81 n.; n. speciem 81 n. Nominatio 70, 71, 74-76, 80, 82, 83, 84, 131 n., 201, 202 n.; ex similitudine nominationis 71 Nominativus 347 n., 502; v. rectus Nota 185 n., 204 n., 206, 333, 394 n. (1. obpporov); n. conditionalis 277, 459; n. conditionis 42 n., 304 n.; n. cohaerentiae 457 n.; BHEPBEPPBED Indice dei termini latini n. coniunctionis 547 n., 550 n. 594 n.; n. consequentiae 292 n.; n. copulationis 197 n., 447 n., 538 n., 554 n.; . disiunctionis 447 n., 594; . diversitatis 223 n.; . exclusionis 299, 537 n.; . inhaerentiae 457 n.; . necessitatis 333 n.; . rationis 304; n. reduplicationis 481 n. Notior, v. notus Notitia: -n. insolubilis 595 n.; n. terminorum 410 x.; n. veritatis vel falsitatis 403 n. Notus, v. argumentum, probare, pro- positio, terminus; notior (notius) 397 n., 406 n.; notiora et priora apud nos, apud naturam 411 n.; n. per sensum vel intellectum 406 n. Numeralis, v. adverbium DIPDDODD Obligatio (obligationes) 20, 30, 42 n.; casus obligationis 563; Obligatorius, v. verbum Obligatus 42 n. Obliquitas 347 n. Obliquus 86 n., 279, 287 n., 547 n.; v. determinatio, nomen, subiectum, verbum Obscuritas 259 n. Officiabilis, v. officialis Officiabiliter, v. officialiter Officiale, v. officialis Officialis 226 n., 451 (v. dictio, pro- batio, significatum); o. (prop.) 456 n. (v. propositio); 661 o. (terminus) 451 n., 456 #., 468 n. (v. terminus); officiale 402 n., 454 n. Officialiter 451, 467; v. probare, pro- batio, propositio, stare, sumere Officians (officiantes) 440  #., 461 n., 469, 557 n.; v. propositio Officiare 372 n., 461, 462, 464 n., 469, 552 n., 557 n. Officiata (prop.) 440 n., 456 n, 461 n., 469; v. officiatum, pro- positio Officiatio 410, 456, 480, 482, 483 Officiatum 440 n.; v. officiata Officium 226, 402 n., 451, 452, 453 n., 454 n., 460; . artis 452 n.; . copulae 204; . copulandi 204; . copulationis 204; . demonstrandi 454 n.; . dialecticae 452 n.; . dictionis 453 n.; . docendi 452 n.; . doctoris 451 n.; grammaticae 452 n.; . implicandi 453 n.; . mentis 277, 459; . nominis 132 n.; praepositionis 454 n.; referendi 453 n.; substantivi verbi 205 n.; . vocis 453 n.; . limitare, nomen Opponens 452 n. Opponere 411 n.; v. modus, oppo- nens Oppositio 345 n. (v. modus); o. contradictionis 331 Oppositum 411 n., 483 n., 54i n, 614, 621; soo0900L9ILLI.L LIO 662 o. antecedentis, consequentis 436; o. propositionis 477; v. probare, probatio, propositio Oratio 18, 94 n., 126, 127, 129 n., 136, 200 n., 203 n., 218 n., o. composita, def. 528; inoltre 285, 505 n., 508 n., 515 n., 517, 527 n., 531 n., 533 n., 536 n., 537 n, 538 n.; o. composita ex syncategoremate et termino communi 283 n.; o. coniunctiva 581; o. definitiva vel descriptiva 467 n.; o. divisa, def. 528; inoltre 508 n., 527 n., 531 n., 533 n., 536 n- 538 n.; o. infinita 467; o. infinitiva 356, 462-464, 555 n. 581; o. modalis, de inesse 354 n.; o. multiplex ex compositione et di- visione 529 n.; o. multiplex secundum actualem multiplicitatem et ’potentialem 532 n.; o. simplex 505 n.; o. sophistica 516 n.; o. subiecta (=dictum) 341 n.; o. infinitivi modi 363 n.; o. de re, de dicto 534 n.; v. discontinuitas, nomen, pars, si- gnum, syncategorema, terminus, bros Orator 398 n. Ordinare 211 n., 361 Indice dei termini latini Ordinatio 452 Ordo, v. probare Paralogismus 515 n., 519 n., 525 n.,, 533 n., 534 n., 537 n.; p. compositionis 533 n.; p. divisionis 533 #.; p. secundum compositionem 516 n.; p. secundum abundantiam et defec- tionem 515 n. Paralogizare 522 n., 537 n. Pars: -p. enuntiationum 393 n.; p. orationis 48 n., 49 n., 50 n., 211, 225 n., 226 n., 287, 289, 446 n., 447 n., 506 n., 521 n., 523 n.,, 533 n.3 p. propositionis 393 7.; v. copula, modus, praedicatum, subi- cere, subiectum, supponere, suppo- situm, vox Participialis, v. modus Participium 48 n., 49 n., 90 n, .; p. = participiale verbum vel casuale 49 n.; verba casualia id est participia 93 n; p. adiectivum 117 n.; p. ampliativum 599 n. Particula: -p. negativa 331 n.; p. negationis 331 n. Particularis (prop.) 356 n., 362, 363 n., 373 n., 401, 412 n, 439, 444, 449 n., 476 n., 613; v. propositio, signum Parva logicalia 18, 44 Indice dei termini latini Passio animae 394 n., 503 n; v. intentio Pertinens, v. sensus Peiorem (regola del) 327 Perfectio 528 n. Personaliter, v. copulare Personalis, v. adverbium, appellatio, copulatio, suppositio Persuasibile 402 n.; v. probabile Placitum: -ad placitum 106 n. 476 n.; ad placitum instituentis 63 n.; ex placito instituentium 221 n.; secundum placitum 141 n.; v. institutio, significare, vox Ponere in esse 366 w., 565 n., 566 n., 574, 582 n., 584; v. praedicamen- tum Positivus gradus 276 n. Possibile 328, 331, 333 n.; v. mo- dalis, propositio, Suvatév Possibilitas 331 n., 353 n; v. modus, nomen, privatio Posterius, v. intelligere, prius Postponere 523 n., 579 n. Potentiale, v. esse Potestas, v. confundere Praecedere 369, 546 n., 559, 561 #., 571, 575, 576 n., ST7 n., 581 n. (v. negatio); p. simpliciter 555 n., 556; p. totaliter 370 n., 371 n., 372, 545 n., 547 n., 549 n., 551 n,, 552 n., 553, 556 n., 573, 581, 602, 603, 610, 618; p. vocaliter 403 n.; non p. in voce vel in scripto, sed . in significatione 463 n.; Praedicabile, v. praedicabilis Praedicabilis: -res p. 211; praedicabile v. probatio,: terminus Praedicamentum 105 n., 201 n. 202 n., 260 n., 414 n.; p. enuntiabilium 126 n.; esse in praedicamento 52 n.; esse de praedicamento substantiae 111 n; esse in praedicamento qualitatis 52 n., 66 n.; esse in praedicamento quantitatis 66 n.; esse in praedicamento  relationis 501 n.; esse in praedicamento substantiae 52 n., 66 n; in praedicamento ponere 60; v. copulatum, extrapraedicamentale, significare, xxtnyopla Praedicare 52 n., 55 n., 57, 60, 61 n., 92 n., 98, 102 n., 103, 104, 109 n., 156, 176 n., 203 n.205 n., 206, 219 absolute 375; accidentaliter 204 n.; collective, distributive 522 n.; coniunctim, divisim 519; de subiecto 57, 61 n.; ‘esse’ confuse, determinate 210 n.; in adiacentia 61 n., 204; in essentia 61 n.; principaliter, per accidens 204 n.; secundum adiacentiam 61 n.; p. solam formam 92 n.; p. tertium adiacens 213 n., 230; v. appellare, modus, praedicatum, subicere Praedicatio 486, 503 n. (v. vis); vp poso pd 664 p. denominativa, univoca, aequivoca 65 n.; p. directa 442 n.; p. per  accidens atque impropria 204 n.; p. secundum accidens 57 Praedicativum, v. praedicativus Praedicativus, v. propositio; praedicativum 230 n. Praedicatum 66 n., 68 w., 91, 92 n, p. ampliativum 107; p. appellat suam formam, def. 115; inoltre 98, 100, 101, 103, 104 n., 109 n., 110 n. (v. appellare); p. simplex 548; p. sub propria forma  praedicare 101 n.; a parte praedicati 83, 95 n., 106, 107, 166 n., 228, 229 n., 230 n, ex parte praedicati 84 n., 90 n., 91, 155; talia sunt subiecta qualia permittun- tur ab eorum praedicata 68 n.; v. appositio, appositus, cohaerentia, continuitas, determinare, determi. natio, extremitas, extremum, for- ma, inhaerentia, modus, proposi- tio, qualitas, subiectum, terminus Praedicatus 151 x., 343, 517; v. dic- tio, modus Praeiacens, def. 425 n.; inoltre 421 n., 423, 425 Praemissa 42 n., 43 n., 186 n., 435 n., 439, 457, 485, 602, 611; praemissae mere singulares 442 n.; v. maior, minor, tpotaotg Praeponere 523 n., 533 n., 557 n. Praepositio 48 n., 227 n., 453 n., 454 n.; v. officium Praeteritio 177 n. Primum-ultimum 427 Principium materiale-formale 395 n. Prius-posterius 395 n.; v. notus, pro- bare, probatio Privatio 331, 416; p. possibilitatis 331 n. Privativus, v. terminus Probabile, v. probabilis Probabilis 586 (v. argumentum, pro- positio, terminus); probabile 177 n., 398, 399, 400 n., 402 n., 463, 482, 558 n. (v. cer- tificabile, declarabile, disputare, improbabile, persuasibile, #vSotov) Probabilitas 398 n. Indice dei termini latini Probare 229 n., 273 n., 276, 290, p.=ostendere veritatem propositionis 401; probari vel verificari 560 n. (v. ve- rificare); p. quadrupliciter: a priori, a poste riori, ex opposito et ab aequo 409; . quadrupliciter: a priori, a poste- riori, aeque, indirecte 412 n.; p. ab aeque 412 n.; p. ab aequo 409; p. ex aequo 430; p. a posteriori 409, 410 n., 412 n., 430, 444 n.; p. a posteriori inferiori 444 n.; a posteriori totaliter separato 444 n.; . a priori 409, 410 n., 412 w., 430; . copulative 482; . descriptibiliter 482, 577; explicative 593; exponendo 464 n.; exponibiliter 482, 593; . expositive 593; . expositorie 410, 430; . indirecte 412 n.; . indirecte ex opposito 409; . ex opposito 410 n., 430; . per oppositum 553 n.; uo) vo vtvvvIvvdUvvv 665 p. inductive 493; p. inductive per sua singularia 411 n; p. inductive per suas singulares 410 n.; p. per inductionem 493; p. per singulares 482 n.; p. modaliter 368 7.; p. officialiter  (officiabiliter) 369, 382, 383, 389 n., 464, 465, 482, 559 n., 565 n., 577, 588 n., 593; p. resolubiliter 389 n., 447 n., 464, 482; p. resolutorie 448, 450; p. resolvendo 464 n.; p. per causas veritatis 482 n.; p. per contradictorium 481 n., 482 n; p. per convertibile magis notum 409; p. per definitionem 409; ordo probandi 373 n.; v. exponere, describere, officiare, modus, propositio, resolvere Probatio 40, 44, 231, 232, 250, 273, 275-277, 287, 371 n., 383 n., 397, 398, 399, 400 n., 401-403, 404 n., 406-412, 429 n., 430, 436, 438 n., 439, 441, 444 n., 445-447, 448 n., 449, 452, 455, 456, 457, 458, 461, 463, 464-466, 468, 469, 472, 476 n., 4TT, 478 n., 480, 482, 483, 487, 489, 493, 494 n., 506, 543, 553 n., 554, 556, 587, 589; p. vel inductio 275 n.; p. ab aeque 412 n.; p. ex aequo 430, 444; p. a destructione consequentis 485; p. a posteriori 411, 443, 444; p. a posteriori inferiori 444; p. a posteriori totaliter separato 444; 666 . a priori 411, 444; . descriptibilis 598; . disiunctive 483 n.; . indirecta 412 n., 444; indirecta ex opposito 412 n.; . officialis 590 n., 598; . officialiter 413 n., 494 n., 588; p. per causas veritatis 423 n., 471, 472, 479, 481 n., 483 n;; Pp. per contradictorium 485, 487; p. per habitudinem praedicabilium 412 n., 456; p. per inferiora 436; p. per singulares 429 n.; p. propositionis 20, 40, 44, 45, 234, 271, 368, 373, 374, 393, 401, 403 n., 409 n., 427, 543, 544, 554, 557 n.; p. resolutorie 448; p. sufficiens 438 n.; v. descriptio, expositio, officiatio, resolutio, propositio, &méSewtrc Proferre 505 n., 528 n., 532 n.; p. continue, discontinue 167 n.; p. simpliciter, cum modo 330; v. modus, vox Prolatio 297 n., 527, 528 n., 530, 531, 532; p. continua, discontinua 532 n.; p. continua et composita, disconti- nua et divisa 535 n.; una continua p.-plures  prolationes 528 n. Proloquium 125 n. Pronomen 48 n., 49 n., 72 n., 90 n., 104 n., 157, 165, 203 n., 289 n, 405 n., 441 n., 443 n., 454 fia 588; p. demonstrans 52 n., 99, 101 n., 109 n., 110 n., 115, 132 n., 219 n., 360, 366 n.; dv'Uvvvovu Indice dei termini latini p. demonstrativum 246 #., 274 n., 289 n., 314 n., 363 n., 404, 438 n., 441 n., 442 n., 448, 449 n, 450 n., 453 n., 563 (v. demon- strativum); p. demonstrativum in singulari: nu- mero 404 n.; p. demonstrativum pluralis numeri 406 n.; p. inferius 404; p. relativum 223 n., 434 n., 447 n, 453 n. (v. relativum, antecedens, referens) Pronuntiare 331 n., 527, 528 n. Pronuntiatio, def. 527 n.; inoltre 530 Pronuntiatum 125 n. Propinquissimum-remotissimum 428 Propositio, def. 490 n.; inoltre 52 n., p. adversativa 330 n.; p. categorica 164 n., 181 n., 196 n., 329 n., 355 n., 378, 381, 403 n., 418, 423 n., 475 n., 538 n., 539 n. (v. categorica, extremum); p. categorica de copulato extremo 278 n.; p. categorica de copulato subiecto vel praedicato 196 n.; p. categorica de disiuncto extremo 260; p. categorica de disiuncto subiecto 180 n., 186 n.; p. categoria: aliqua de inesse, aliqua de modo 378; p. comparativa 330 n.; 667 p. composita 329 n., 364 n., 366 n., 380, 426 n., 446, 447 n., 505, 534 n., 593, 596 n.; p. conditionalis 292 n., 329 n., 376- 378, 381, 495 n., 498 n.; p. congrua 415 n.; p. contingens 335, 364 n.; p. contradictoria 356 n., 476 n.; p. copulativa (v. acceptio, co- pulativa); p. aequivalens uni copulativae 250 n; p. cum modo 331 #., 337; p. cum subiecto infinito 441 n.; p. demonstrativa 439, 481 n. (v. de- monstrativa); p. demonstrativa sive immediata 407 n.; p. descendens 235, 238, 239; p. descensa 235, 237, 238, 239; p. descripta 470; p. descriptibilis, def. 469, 470 n. 471; inoltre 440 n., 470; p. disiunctiva 236 n., 246 n., 260, 267 n., 273 n., 423 n., 473 n, 475 n., 481 n., 482, 486, 495 n., 499 n., 538 n., 570 n. (v. disiune- tiva, descendere); p. divisa 179 n., 180 n., 366 n, 380, 539 n., 593, 596 n.; p. exceptiva 264 n., 283 n., 403 n., 418, 421 n., 423, 424 n., 425, 427, 429, 431, 473 n., 478 n, 480 n., 486 (v. exceptiva); p. exclusiva 248, 249 n., 267 n. . (v. exclu- siva); . expletiva 330 #.; . explicanda 593; . exponenda 464 n.; . exponibilis, def. 414; inoltre 402 n., 414, 416, 418, 420, 421, 440, 472, 477 n., 479 n., 553 n., 569 (v. exponibilis); p. exposita 418, 428, 440 n. (v. exposita, expositum); p. hypothetica 129 w., 186 n., 196 n., 329 n., 418, 425 n., 495 n., 522 n, 538 n., 539 n., 553 n; p. hypothetica copulativa-disiunctiva 522 n.; p. hypothetica conditionalis-disiunc- ta 522 n.; p. hypothetica de disiuncto subiecto 179 n., 180 n,; p. immediata 397 n., 406 n., 409, 410 n., 438, 582 n.; p. immediata a posteriori 405 #n.; p. immediata a priori 405 n.; implicans 420; . implicita 420; . impossibilis 335, 382 n.; incongrua 415 n., 434 n., 465; indefinita 271 n., 272 n., 356 n., 362, 363 n., 366 n., 441 n., 447 n., 448 n., 449 n., 450 n., 496 n. (v. indefinita); p. mediata 402 n., 449 n., 482 n.; p. mentalis 373 n., 394 n.; p. modalis, def. 333, 351 n.; -p. modalis large, stricte, strictissime 333 n.; -p. modalis large, stricte 358; inoltre 44, 45, 173 n., 323, 332, 334, 345 n., 346, 348 n., lie Mo Mao Mu] PPP Indice dei termini latini 351, 353 n., 354, 355 n., 358 n., 359 n., 362, 363 n., 373 n., 553 n., 581 n., 594 n. (v. determi- natio, inhaerentia, modalis, mo- dus); p. modalis modo adverbiali, nomi- nali, verbali 359 n.; p. modalis composita 363 n., 365 n., 366 n. (v. qualitas); p. modalis cum determinatione 375; p. modalis cum determinatione in- trasumpta 376; p. modalis de dicto, de re 344 n., 348, 384: p. multiplex 493 n., 496 n., 497 n.; p. necessaria, def. 381 n.; inoltre 335, 347 n., 360, 363 n., 378, 381 n., 382 n., 464 n.; p. officialis, def. 462 n., 466; inol- tre 440 n., 455, 456, 459, 462, 552 n., 556 n., 557 n., 589 (v. officialis); p. officianda 462 n., 590, 593; p. officians 456, 459, 460, 461 n. (v. officiata, officiatum); p. particularis 271 n., 272 n., 285 n., 356 n., 362, 441 n., 442 n., 444 n, 447 n., 448 n., 450 n., 492 n, 495 n., 496 n. (v. particularis); p. possibilis 335, 381 n., 461 n.; p. praedicativa 329 x., 331 n., 376; p. probabilis 403 w., 405 n., 446, 455, 567; p. probabilis a primo termino 402 n.; p. probabilis per causas veritatis, def. 482; inoltre 472; p. probabilis per oppositum 456 n.; p. probata 456, 470; p. probata resolutorie vel officiali- ter 440 n.; Indice dei termini latini p. proposita resolutorie vel officia- liter 440 n.; p. reduplicativa 418 n., 423, 425 n., 427, 431, 473 n. (v. reduplica- tiva); p. resolvenda 446 (v. resolvenda); p. resolvens 446 (v. resolvens); p. resolubilis 440, 449, 450 n., 553 n., 557 n., 593; p. resoluta 440 x., 446, 447 n. (v. resoluta, resolutum); p. simplex 329 x., 330, 331 n., 341, 342 n., 420; p. simplex de inesse 371 n.; p. simplex et singularis numeri 479 n.; p. singularis 264 n., 271 n., 275, 349 n., 356 n., 361, 362, 363 n., 366 n., 429 n., 438 n., 444 n, 447 n., 448 n., 495 n., 496 n; p. singularis de subiecto conditio- nato 282; . subalterna 430; subcontraria 356 n.; . substitutiva 329 n.; temporalis 495 n.; . universalis 228, 267 n., 270 n., 275 n., 280 n., 283 n., 285 n, 349 n., 356 n., 361 n., 362, 363 n., 369, 373 n., 428 n., 430 n, 454 n., 492 n., 493, 552 n. (v. universalis); p. de copulato extremo 256, 263, 267, 278 n., 495, 496; p. de desinit 426 n.; p. de dicto 344, 351, 382, 383; p. de disiuncto extremo 176 n., 238 n., 267 n., 495 n., 496 n, 538 n., 596; p. de disiuncto praedicato 519; p. de disiuncto subiecto 186; vo 669 p. de impossibili 464 n.: p. de incipit 426 n.; p. de incipit et desinit 426 n., 479 n., 480 (v. incipere); p. de inesse 324, 334, 335, 338, 339 n., 340, 341, 342, 345, 346, 348, 351, 352, 354, 355, 356, 357 n., 358, 359 n., 360-362, 363 n., 364- 366, 376, 387, 389, 464 n., 559, 583, 584, 595 (v. significato); p. de inesse seu de simplici inhae- rentia 365 n.; p. de inhaerentia modificata 365; p. de modo 173, 337, 349, 355 n., 356 n., 361, 378; p. de modo sive modalis 357; p. de necessario 378 w., 381, 382 n., 464 n.; p. de necessario conditionali 378; p. de necessario quando 378; p. de necessario simpliciter 378; p. de necessario simpliciter pro sem- per 378; p. de necessario ut nunc 378; p. de possibili 381 n.; p. de re 340 n., 351, 383; p. de sensu 340 n., 341, 344; p. de sensu composito 355 n. (v. quantitas); p. de sensu diviso 355 n., 357 n.; p. de subiecto recto, de subiecto obliquo 354 n.; p. in sensu compositionis 359; p. in sensu composito 355 n., 356 n.; p. in sensu divisionis 359; p. in sensu diviso 355 n.; p. magis nota 410 n.; p. per se nota 398 w.; p. secundum compositionem et di- visionem 359; v. connotare, dictum, extremitas, ex- 670 tremum, falsum, forma, formale, improbare, maximae, nomen, op- positum, oratio, probare, proba- tio, resolutio, sensus, significatum, subiectum, sumptum, supponere, veritas, TpéTtaote Proprietas 218 n., 453 #.; proprietates accidentales, substantia- les 209 n.; p. incommunicabilis 53; p. dictionis 452, 529 n.; p. sermonis 181; p. termini 599 n.; proprietates terminorum 18, 19, 38, 39, 44, 152, 267; p. simplicis, compositi, decompositi 502 n.; v. appellatio, connotare, connotatio, suppositio Punctuare 530 n., 532 Punctuatio 527, 528 n., 530, 532 n., 538 n. Quaestio, def. 400; inoltre 56 n., 386, 485 Quale 56, 57, 414 n.; q. aliquid 73 n., 450 (»v. hoc ali quid, significare, rowév tu) Qualitas 50 n., 52 n., 53 7., 54, 57, 79 n., 80, 82, 83 n., 84 n., 166 n, 199, 200; . singularis-communicata 53 n.; . substantiae 71 n.; « nominis adiectivi 165 n.; . praedicati 343 n.; q. (propositionis) 353 n., 354 n., 371 n., 613, 620; q.=affirmatio et negatio 264 n.; q. propositionum 42 n.; q. propositionum modalium compo- sitarum 363 n.; sQ QI Indice dei termini latini v. adverbium, connotare, determina- re, modus, nomen, praedicamen- tum, significare, substantia, rrové- Tae Quando 260 n. Quantitas 293 n.; q. continua, discreta 211 n.; q. (propositionis) 265 n., 354 n., 361, 363 n., 366, 373 n., 613, 620; q. modalium 362; q. propositionum de modo in sensu composito 356 n.; v. adverbium, praedicamentum Quantum 414 n. Quia, v. demonstratio Quid nominis 425 n., 428 n., 596 n., 597 n., 599 n.; ». definitio Quidditative, v. inferior Quo est, v. forma, quod est Quod: -q. coniunctionaliter 463, 464; q. coniunctive 465; q. nominaliter 436, 464; q. relative 465 Quod est-quo est 53, 81; v. si- gnificare Ratio 55, 56, 57, 61 n., 74, 75 n, 103 n., 108, 113, 114, 118, 119- 121, 122, 229 n., 250 n.,, 260 n., 261 n., 275 n., 361 n.,, 394 n,, 470, 502, 530 n., 579; rationes vel conceptus 108 n.; r. cavillatoria et sophistica 541 n.; r. communis 261 n., 592; r. determinata 114 n.; r. finita et determinata 229 n.; r. propria 261 n.; non est differentia inter significa tum et rationem propriam 119; Indice dei termini latini r. rerum 218 n.; v. appellare, appellatio, forma, lo- gica, nota Rationalis, v. consequentia Reales 298 n. Rectitudo 347 x. Rectus (casus) 45, 177 n., 279, 287 n., 4A1 n., 442 n.,, 450, 547 n, 565 n.; v. subiectum, verbum Reducere 506 n. Reductio 396 n., 449 n Reduplicatio 425 n., 475 n., 481 n.; v. nota Reduplicativa (prop.) 432 n., 475 n., 478 n., 481 n.; v. propositio Reduplicativus, v. dictio, signum Referens 289 n.; v. pronomen, re- lativum Relatio 435 n.; r. implicativa 550 n.; v. praedicamentum Relativum 19, 39, 223 n., 285 n, 289 n., 293 n., 434 n., 435 n, 447 n., 465, 546 n., 547 n., 553 n., 575, 576; r. non confusum 447 n.; r. implicativum 594; r. diversitatis 259, 265 n.; r. identitatis 265, 293; v. pronomen, referens Relativus, v. nomen, suppositio, ter- minus Remissio 145 n., 542 n.; v. intensio, intentio Remississimum, v. intensissimum Remotissimum, v. propinquissimum Repugnans, v. terminus Res: -r. appellata 93 n., 97, 105 n.; r. existens 132 n. (v. significare); r. praedicabilis 211; 671 r. significata 60 n., 111 n, 117, 195 n., 349, 453 n.; r. subiecta 205 #., 344 n.; v. appellare, appellatio, compositio, conditionalis, definitio, dicere, exponere, expositio, minor, mo- dalis, modus, nomen, oratio, pro- positio, ratio, sensus, significatio, suppositio, tenere, universale, vox Resolubile, v. resolubilis Resolubilis 448; resolubilia 402 #.; v. propositio, terminus, verbum Resolubiliter 369; v. probare, stare, sumere, tenere Resoluta (prop.) 440 n., 447 n.; v. propositio, resolutum Resolutio 117 n., 190 n., 273, 276, 357, 393 n., 394, 395 n., 396 n., 407 n., 410, 411, 412 n., 415, 433, 434, 435 n., 436, 439, 441, 443, 444-446, 447, 448 n., 449 n. 455 n., 456, 467, 480, 482, 483, 506, 557 n., 560 n., 590; i r. propositionis 396 n., 441 n.; r. syllogismi 396 n.; r. verborum ad substantiva 407 n., 436; r. per duo demonstrativa 441; via resolutionis 396 n.; v. forma Resolutorie, v. inferre, probare, pro- batio, propositio Resolutorius 395 7., 442, 448; v. adverbium, modus, scientia, syl- logismus, &vaXvtixde Resolutum 440 #. Resolvenda (prop.) 447 n., 448 n.; v. propositio, resolvere Resolvens : (resolventes) 440 #n., 447 n.; v. propositio, resolvere 672 Resolvere 116 n., 223 n., 342 n, 393 n., 395 n., 402 n., 407 n, 433, 434 n., 435, 436, 441 n- 443 n., 446, 447, 448 n., 459, 464 n., 465, 480 n., 553 n., 575, 576; r. verbum 446 n.; r. per duo demonstrativa 464 n.; v. ars, probare, SuaX.xdew Respondens 452 n. Restricte, v. stare Restrictus, v. suppositio, terminus Restrictio, def. 158, 162, 165 n. 169, 170, 184 n., 599 n.; inoltre 18, 44, 76-78, 86, 88, 95, 134 n., 139, 145, 146, 147, 151, 152, 153, 155, 157, 159, 161, 163-166, 168-171, 172, 175, 176 n., 178, 182, 184, 185, 188, 191, 192, 213 n., 599 n.; . maturalis, def. 164 n.; . simplex o naturalis 164; . usualis, def. 164 n.; . ampliationis 599 n.; . termini=coartatio termini 164 n. (v. coartatio) Restrictivam-restringens 184 Restringentes 164 n. Restringere, def. 164 n.; inoltre 78, 86 n., 107 n., 108 n., 137, 139, 140 n., 145, 146 n., 151, 152, 155 n., 156-158, 159 w., 160, 161, 162, 165 n., 166 n., 167 n., 168, 169, 171 n., 175, 176 n., 178 n, 179 n., 182, 184, 185 n., 186 n, 191 n., 192 n., 598, 599 n.; r. appellationem 86 n.; v. restrictivum Restringibilis 184 n.; v. terminus Rhetor 398 n. muonmo Indice dei termini latini Scientia: -s. demonstrativa 397 #.; s. resolutoria 395 n.; s. sermocinalis 41; s. inveniendi 395 n.; s. iudicandi 395 n.; v. dialectica, logica Sensus 195 n., 340, 489, 490, 491, 492, 493 n., 494498, 532 n. 538 n., 541 n., 544, 550 n., 558 n., 575 n., 581 n., 598 n.; sensus significati disiunctive 477; diversi sensus 340; integrus s. propositionis 340; sensus pertinentes 598 n.; de sensu 340, 341, 342 n., 344 (v. exponere, modalis, propositio); de sensu, de rebus 544 7.; de sensu propositionis 342 n.; in sensu 341 (v. modalis, modus); secundum sensum 339, 341; s. compositionis 353 n., 507, 524, 525 n., 529 n., 535 n., 538 n, 539 n., 555 n. (v. accipere, pro- positio); s. per compositionem 512; s. compositus 20, 44, 45, 229 n., 303 n., 355 n., 359 n., 370 n., 371, 372, 373 n., 374, 386, 387, 388 n., 391, 462, 463 n., 499, 507, 528 n., 530 n., 532 n., 533 n., 538 n, 539 n., 541 n., 545 n., 546 n, 547 n., 549 n., 550 n., 551 n, 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 558 n., 561 n., 562 n., 563, 564, 565 n., 566 n., 567, 568 n., 569, 570 n., 573 n., 574-577, 578, 581, 582 n., 583, 586, 587, 588, 589 n., 593, 594 n., 596 n., 597 n., 600, 602, 603, 609, 610, 611, 618, 619, 622 (v. locutio, modalis, propo- sitio, sumere); Indice dei termini latini s. divisionis 353 n., 507, 524, 525 n.,:529 n., 532 n., 538 n., 555 n. (v. propositio); s. per divisionem 512; s. divisus 20, 44, 45, 229 n., 359 n., 366 n., 370 n., 371, 372, 373 n., 374, 386, 387, 391, 462, 463 n., 499, 507, 528 n., 530 n., 532 n., 538 n., 539 n., 541 n., 542 n, 545 n., 546 n., 547 n., 549 n, 550 n., 552 n., 553, 554 n., 555 n., 556, 557 n., 558, 562 n., 563, 564, 565 n., 566 n., 567 n., 568 n., 569, 570 n., 573 n., 574, 575 n., 576, 577, 578, 581, 586, 587, 588, 593, 594 n., 596 n., 602, 603, 609, 610, 611, 619, 622 (v. locutio, modalis, propositio) Sententia 125 n., 130 n. Separare 515 n., 539 n. Sequi 571, 575 ; s. a priori 447 n.; s. finaliter 370 n., 372, 463, 552 n., 603, 618; s. immediate 258; s. mediate 252, 370 n.; s. totaliter 371, 556 n.; v. terminus Sermo 48 n., 198 n., 218 #., 229 n., 230 n., 393 n., 394 n., 399, 452, 453 n., 468, 500 n.; s. compositus vel divisus 167 n.; s. de dicto, de re 517 n.; in sermonibus 514; v. compositio, proprietas, virtus Sermocinalis 452; v. scientia Signatum 97 n.; v. signum Significabile 390, 391; s. complexe 390, 391, 595 n. Significare, def. 66 n.; -s. multipliciter accipitur 131 n.; -s. dividitur in 4 n UI W 673 supponere et copulare 207 n.; inoltre 60, 62 n., 64 n., 65, 66 n., 67 n., 70, 71 n., 72 n., 79 n, 80, 81 n., 82, 83, 84 n., 85, 89 n., 90, 93 n., 94 n., 96 n., 97 n., 98, 101 n.-103 n., 107, 108, 110 n., 111 n., 114 n,, 116 n., 117, 118 n., 119, 120 n., 127, 128 n., 129 n,, 132 n., 140 n., 142 n., 144, 146 n., 149 n., 154, 158, 167 n., 173, 176, 177, 180, 181 n., 187, 191 n., 195 n., 198 n.201 n., 202 n, 203 n., 208, 209 n., 211, 212, 214 n., 215 n., 218 n., 222 n, 226 n., 267 n., 288 n., 289 n.,, 293 n., 320, 348 n., 351, 364 n., 372 n., 376, 390, 391, 399 n, 409, 417, 422 n., 423 n., 454 n., 457 n., 461, 463 n., 465, 467 n., 470 n., 476 n., 486, 489, 490 n., 491 n., 494, 501 n., 502, 505 n., 506 n., 514 n., 532 n., 536 n., 542 n., 549 n., 554 n., 566 n. 568 n., 569, 572 n., 589 n., 590, 597 n., 602, 610, 616, 618, 619; adaequate 120 n., 121 n., 372 n., 461, 490 n., 583, 584; . ad placitum 402 n.; . adverbialiter, nominaliter 348 n.; . confuse 223 n. (v. dictio); . copulative 477, 478, 479 n., 489 n., 490 n., 491 n., 492 n-496 n, 497 n., 498 n; . copulative sive disiunctive 207; . disiunctive 177 n., 477, 478, 480 n., 489 n., 490 n., 492 n, 494 n-496 n., 497 n., 498 n.; . diffuse 222 n.; . divise 507 n.; . personaliter pro persona vel sim- pliciter pro natura 67 n.; 674 . praesentialiter 87 n.; s. praecise 368 n., 455, 457, 464 n., 491 n., 494 n., 506 n., 552 n, 590 n., 604, 605, 614, 616, 617, 621, 622; . praecise primarie 506 n., 611; . primarie 410 n., 444 n., 460, 470 n., 490 n., 491 n., 556 n.; . primario 65; . primo 65; . primo et principaliter 506 n.; . principaliter 60, 66 n., 141 n., 206, 412 n., 490 n.; . primo loco, secundo loco 60 n.; . secundarie 69 n., 491 n.; . secundario 65, 101 n., 141 n. (v. connotarte); . qualitercumque 471 w., 475 n.; . syncategorematice 569; . cum tempore 181 n., 214, 504 n.; . sine tempore 96; . ex forma adiacente 59 n.; . per modum copulationis aut per modum disiunctionis 485; . per se, per aliud 57, 58; . per se et ut unum 56, 57; . ut unum 57; . accidens 80, 82 n., 206; actus mentales 277; . aliquid, scilicet universale 72 n.; . essentiam 67 n., 83, 84 n.; formam 81 n., 90 n., 92 #.; . formam adiacentem 59 n.; . fotrmam substantialem vel acci- dentalem primarie 68 n.; . formam et suppositum 68 n.; . hoc aliquid 51, 72 n., 103 n, 209 n.; . idem 143, 205 n.; . id quod est 81 n.; . quo est et id quod est 81 n.; Indice dei termini latini s. intelligibile 79 n.; s. naturam communem habentem supposita 100; s. purum esse 331 n.; s. quale aliquid 51, 73 n., 133 n., 209 n.; s. qualitatem, def. 83; inoltre 51, 69 n., 80, 83, 84, 85 n., 209 n.; s. qualitatem finite, substantiam infi- nite 208 n.; s. qualitatem principaliter, subiectum secundario 60, 85 n.; s. qualitatem propriam, qualitatem communem 79 n.; s. rem existentem 90 n.; s. res diversorum praedicamento- rum 60; s. significatum 114, 119; s. significatum formale 115, 116; s. significatum secundum determina- tam rationem 113 n.; s. substantiam 51, 69 n., 79, 80, 83, 84 n., 85 n, 90 n;j . substantiam confuse 222 n.; . substantias praecise 52 n.; . substantiam principaliter 66 n.; . substantiam secundario 80; . substantiam cum qualitate 53; . substantiam et qualitatem 50 n., 53, 84; s. modo substantiae 81, 82; s. tempus 141 n., 571; s. tempus confusum, determinatum 209 n.; res significata 60 n., 111 n., 117, 195 n., 349, 453 n.; v. copulare, dictio, imponere, insti- tutio, modus, suppositum, verbum, virtus, vox, ompotvev Significatio, def. 92 n.; inoltre 17, 58, 60 n., 61, 66 in., 67 n., 68, pIHLUVLW adaequata 490 n.; . distincta 121 n.; . determinata 230 n.; . finita et determinata 226 n.; . finita 226 n., 230 n.; . formalis 116; prima 61 n.; . primaria 69 n., 140, 490 n.; . principalis 60, 140 n., 142 n. 147 n., 154, 206, 208, 490 n.; s. propria 202 n.; secundaria 60 n., 140, 142 n. (v. consignificatio); . totalis 490 n.; . dictionis 485; . intellectus 70; . propositionum de inesse 346 n.; . rei 70, 218 n.; . vocis 93 n., 218 n.; . per se 58 n.; secundum significationem 61 n.; res cum propria significatione co- niuncta 218 n.; v. appellare, praecedere, vis Significative, v. stare, sumere Significativus, v. dictio, incomple- xum, nomen, terminus, vox Significatum 52 n., 54, 64, 68 n., 80, nYLLOL UV Ww v ILLY VW s. duplex, materiale et formale 111; s. formale, def. 111 n.; inoltre 112 n., 116, 120 (v. appellare, appellatio); s. materiale, def. 111 n.; inoltre 112, 116; s. duplex, primarium et secundarium 69 n.; s. primarium 68 w., 69 n., 382 n, 409, 444 n., 470, 471 n., 553 n; s. secundarium 69 x.; s. adaequatum 120 #., 121 n., 470, 471, 565 n; . non ultimatum 220 n., 269; . principale 65 n., 159 n.; . speciale 195 x.; . totale 120 n., 121 n.; . dicti 371 n.; . propositionis 125, 126 n., 127 n., 382 n., 490 n.; s. termini 92 n.; s. primarium termini, def. 68 n.; s. primarium termini concreti acci- dentalis 69 n.; significata officialia 454 n.; v. dictum, forma, ratio, significare, supponere, terminus Signum 64 n., 69 n., 70, 97 n, 120 n., 132 n., 136, 161, 198, 211 n., 229 n., 242, 243 n., 246 n., 270 n., 291 n., 295 n., 318, 363 n., 409, 416, 430 n., 443 n, 453 n., 471, 575; s. aequivalens orationi 291 n.; signa affirmativa 230 n.; naVLWAW 676 signa collectiva 424; s. confundens 177 n., 302; s. confusivum 569, 570; s. distributivam 211 n., 214 n, 230 n., 242, 252, 264 n., 271 n, 277, 287 n., 304; s. exceptivum 270 n., 416 n; signa exclusiva 416; signa modalia 552 n.; signa negativa 291 n., 295 n., 302; s. particulare 243 n., 363 n.; signa reduplicativa 416; s. universale 224, 228, 247, 249, 251, 283 n., 434 n., 485; s. universale affirmativum 233 n., 245, 255 n., 262 n., 265 n., 267 n., 270 n., 276 n., 279 n., 283 n, 291 n., 295 n., 302, 454 n. (v. vis); signa universalia affirmativa aequiva- Jlentia orationibus 291 n.; universale distributivum 283 n.; universale negativum 284 n., 455; alietatis 424; materialitatis 296, 383 n.; . demonstratio, li, signatum, sup- positio Simplicitas 502 n. Singularis 366 n., 373 n., 401 n,, 450 n.; v. dictum, modalis, prae- missa, probare, probatio, proposi- tio, qualitas, subiectum, suppositio, terminus Singulare 42 n., 101 n., 133 n, 219 n., 220 n., 246, 271-273, 275, 289, 369, 370 n., 428, 429 n., 432 n., 460, 477, 485, 493, 552 n.; singularia sufficienterenumerata 275 n.; v. constantia, descendere, descensus, inductio, probare Solutio, v. argumentum aeouo% Indice dei termini latini Sophisma 19, 74, 403 n., 431, 484 #., 525 n., 548 n.; s. compositionis 513, 514 n., 515 n., 525 n.; s. divisionis 513, 525 n. Sophistaria 573 Sophisticus, v. duplicitas, locus, oratio, ratio Stare: -s. ampliative 190 n., 572 n.; s. categorematice 228, 229 m., 576; . collective, divisive 569; . communiter, discrete 192; . confuse 283 n., 284 n., 287 n.; . confuse et distributive 249, 266 n., 270 n., 275 n., 284 n., 285 n, 286 n., 287 n.; s. confuse distributive mobiliter 284 n.; s. confuse et distributive vel immo- biliter 275 n.; s. confuse tantum 245, 271 n. 276 n., 278 n., 283 n.285 n, 286 n., 287 n., 292 n., 293 n, 294 n., 459 n., 541 n., 546 n., 561 n., 566 n., 569, 575, 617; s. confuse tantum immobiliter 567 n.; s. confuse tantum vel immobiliter 566 n.; s. confuse tantum mobiliter 303 n.; s. determinate 268, 283 n., 284 xn., 286 n., 292 n., 553 n., 566 n, 569, 576, 617; s. determinate vel mobiliter 566 n.; s. discrete 553 n.; s. distributive 241 n., 243 n., 290, 292 n., 293 n., 295 n., 567 n.; s. exponibiliter 465 n.; s. immobiliter 243 n., 249, 266, 276 n.; s. materialiter 228, 289 n., 367 n.; s. mobiliter 240, 241 n., 249, 266; AV Ww Indice dei termini latini . officialiter 463; . personaliter 457 n.; . resolubiliter 463; . restricte 182; . significative 367 n.; . simpliciter 457 n.; s. syncategorematice 228, 547 n., 576 Status, def. 178, 183 n.; imoltre 178, 180, 184 Stoici 48 n., 49 n., 225 n. Subalternus, v. conditio, propositio Subcontrarius, v. conditio, propositio Subicere 94 n., 102 n., 241 n., 346, 347 n., 348 n., 349 n., 351,352 n, 354 n., 356 n., 361, 373 n., 442 n., 448, 534 n.5 dictum s. pro se, pro parte dicti 351 n; res subiecta 205 x., 344 n.; simul coniunctim s. vel praedicare 539 n. Subiectio 77 Subiectum 51, 55-57, 58, 59 n., 61, 62 n., 63, 77, 84 n., 91, 92 n, 94 n., 95 n., 98, 99, 100 n., 101 n., 102 n., 103, 104, 105, 106 n., 108 n., 109 n., 110 n., 115, 116 n., 130 n., 140 n., 144, 156 n., 157, 160 n., 163 n., 167 n-169 n, 175 n,,, 179 n, 185 n, 186 n, 203 n., 204 n., 205 n., 208 n., 210 n., 214, 215 n., 218 n., 227 n., 229 n., 230, 233 n., 241 n., 247, 248, 249 n., 250 n., 253 n., 255 n., 264 n., 267 n., 270 n., 272, 274 n., 276 n., 279 n.,, 280 n.,, 283 n., 284 n., 289 n., 291 n, 292 n., 319, 321, 334, 335, 340, 347 n., 349 n., 351, 352 n., 354, 355 n., 357 n., 360, 361 n., 363 n., 364 n., 366 n., 371, 377, 379, 380, nIVVYLWV 677 381 n., 382 #., 393 n., 412 n, 425 n., 430, 438 n., 442 n., 444 n., 448 n., 450 n., 453 n., 454 n. 457 n., 467, 500, 501 n., 503, 504 n., 536 n., 537 n., 539 x, 557 n., 579 n., 588, 590, 605, 613, 620, 621; . compositum vel simplex 430 n.; . simplex 548; . singulare 349 n.; . singulare substantiaie 479; . aggregatum ex recto et obliquo 287 n.; s. attributionis 354; s. distributionis 579 n.; duplex s., s. enuntiabilis et s. pro- positionis 349 n.; s. locutionis 354; s. verbi 405 n.; a parte subiecti 84, 95 n., 106, 107 n., 108, 176 n., 227, 228, 229 n., 230 n., 233 n., 247, 255 n., 266, 283, 284 n., 287 n., 344, 352, 355, 356 n., 442 n, 524 n., 545, 547, 549, 550 n, 568 n., 570 n., 572 n., 577, 579 n.; a parte subiecti vel praedicati 176 n.; ex parte subiecti 90 n., 91, 155, 157, 362, 524; dici de subiecto, esse in subiecto 61 n.; esse in subiecto 207 n.; de subiecto (in eo quod quid) 55; in subiecto 55; v. cohaerentia, constantia, continui tas, determinare, determinatio, extremitas, extremum, forma, fun- damentum, inhaerentia, nomen, praedicare, praedicatum, proposi- tio, significare, suppositio, ter- minus nonna 678 Subiectus 151 #., 343, 517; ». dictio, modus, oratio, terminus Subsequi 559, 581 n.; s. finaliter 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 574, 581, 602, 610; v. sequi Substantia 50 n., 53, 54 n., 56, 57, 80-82, 83 n., 84 n., 91, 92 n, 198 n., 208 n., 222 n., 501, 503 n.; s. an qualitas 56; s. et qualitas 53, 56, 79, 88 n.; s. prima 51, 71 n.; s. secunda 51, 52 x., 71 n.; s. vocis 516; v. appellare, definitio, determinare, discretio, nomen, nominare, predi- camentum, qualitas, significare Substantialis, v. concretum, differen- tia, proprietas, subiectum, ter- minus Substantiatio 212 Substantivatum 207 x.; v. adiectivum Substantivum 90 n., 175 n., 191 »., 211 n., 259, 320, 434, 467, 533 n.; v. nomen, vis Substantivus, v. dictio, terminus, verbum Sufficientia, v. appellatio, appellatum, suppositum Sumere: -s. adverbialiter 303 n., 559, 594 n.; s. categorematice 229 n., 547 n., 550 n.; s. categorice 0 syncategorice et mo- daliter 464 n.; s. distributive 290; s. impersonaliter 557 n., 565, 574, 582 n.; s. materialiter 356 n.; s. nominaliter 303 n., 559; s. officialiter 0 resolubiliter 463; Indice dei termini latini s. personaliter 557 n., 565, 582 n.; s. significative 52 n., 105, 227 n., 356 n., 363 n.; s. syncategorematice 287 n., 547 n., 550 n.; . verbaliter 559; . in propria forma 366 n.; . in sensu composito 359 n., 403 n.; modus, sumptum, superlativus, terminus Summa 33, 39 Summulae 18, 19, 23, 24, 25, 38, 86, 88 n., 93, 132, 206, 210, 540 Sumptum 59 #n., 60 n., 61 n, 398 n.; v. nomen, propositio Superior 184, 235, 441, 442 n., 597; v. modus, superius, terminus Superius 102 n., 121 #., 274 n, 286 n., 406, 407 n., 436, 438, 442 n., 443 n., 506 n., 578, 588 Superlativus 266 n., 277, 286 n., 293 n., 303 n., 416, 424 n.; s. gradus comparabilitersumptus 276 n. Supponibilis (terminus demonstrati- vus) 450 Supponere, def. 66 n., 208 n.; inoltre 66 n., 78 n., 86 n., 88 n., 89 n, 90, 91, 92 n., 94 n., 95, 99, 100, 101 n., 102 n., 104, 105 n., 106 n., 109 n., 110 n., 111 n, 112, 115, 116 n., 126 n., 129 n, 132 n., 133 n., 135 n., 136, 137, 140 n., 145 n., 147-149, 150 n, 154, 155 n., 156, 158, 159 n., 161 n., 164 n., 166, 167 n., 168, 170, 171, 173 n., 176, 177 n, 179 n., 180, 181 n., 184, 185 n., 186 n., 187, 188 n., 189, 190 n., 191 n., 201, 202 n., 207, 208, 209 n., 212 n., 213, 214, 218, covw Indice dei termini latini YU svInysaw . absolute 390; . ampliative 185 n.; . copulative, disiunctive 177 n.; . confuse et distributive 242 n., 248, 249 n., 250 n., 251, 253 n., 265 n., 269, 270 n., 272 n., 273 n., 284 n., 291 n.; . confuse et distributive immobiliter 254, 283 n.; . confuse mobiliter et distributive 233 n.; . mobiliter, id est confuse distri- butive 272; . confuse tantum 157, 191 n., 245, 247, 248, 255 n., 267 n., 268 n., 270 n., 271 n., 272, 273 n., 278 n., 279 n., 280 n., 283 n., 291 n, 295 n., 474 n., 560; . simpliciter confuse tantum 272; . confuse tantum vel immobiliter 274 n.; . determinate 248, 250 n., 268 n., 272 n., 273 n., 290, 474 n.; . discrete 273 n.; . distributive 191 n., 275, 291 n.; immobiliter 241 n., 242 n., 276 n.; . materialiter 220 n., 382 n., 621; . materialiter et simpliciter 286 n.; . mobiliter 233 n., 241 n., 269, 276 n., 428 n; 679 s. personaliter 220 n., 273 n., 299 n., 371 n.; s. principaliter 67 n.; s. simpliciter 220 n., 371 n.; s. pro praesentibus 92; s. pro propositione 356 n., 363 n.; s. pro se 52 1.; dictum s. pro se, pro parte dicti 351; s. pro se, pro significato 52 n.; v. modus, significare, suppositum, terminus Suppositio, def. 87 n., 94 n., 210, 218 n., 219 n., 287, 295; -s. quasi pro alio positio 219 n.; -s. accipitur dupliciter 98; -s. = proprietas subiecti 103; izoltre 19, 40, 44, 45, 66 n., 77, 78, 80, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 93, 94, 97, 98, 99, 100, 101 n., 102 w., 103-105, 108 n., 112, 116 n., 128, 131 n., 134 n., 135, 149 n., 153, 154, 157, 158, 159, 161 n., 163 n,, 165 n., 167 n., 169, 175, 177 n- 181 n., 184 n., 210, 211, 212 n.,, 218 h., 219 n., 223 n, 233 n, 243, 247, 250 n., 251 n., 256, 259 n., 274 n., 285 n., 288 n, 289 n., 294 n., 298 n., 306, 307- 317, 364 n., 371 n., 448 n., 449 n., 453 n., 460, 581 n., 599 n.; s. absoluta 158, 253, 307, 309; s. accidentalis, def. 158 n.; inoltre 158, 170, 180 n., 309; . actualis 158; . aequa, inaequa 312; . coartata 88 n., 161 n.; . communis, def. 255, 271; inoltre 161 n., 180 n., 223 n., 262 n, 271, 306-312, 315, 316, 317; s. comparata 307; vv 680 s. confusa, def. 224, 244, 247 n., 268, 298; inoltre 44, 217, 224, 233 n., 247 n., 262 n., 271, 272, 306-311, 314, 316, 317; s. confusa necessitate signi vel modi, necessitate rei 233 n.; s. confusa distributiva, def. 244, 258, 263, 269, 290, 301 n.; inoltre 102 n., 232, 233, 245, 250, 255, 262 n., 264 n., 269 n., 271, 272, 274 n., 284 n., 289, 298, 299 n., 306-315, 316, 317; s. confusa distributiva immobilis, def. 256, 282, 301; inoltre 245, 253 n., 256, 262 n., 264 n., 306- 308, 310, 313, 314, 316, 317; s. confusa distributiva mobilis, def. 253 n., 256, 280, 299 n., 301; inoltre 245, 253 n., 262 n., 264 n., 306-308, 310, 313, 314, 316, 317; s. confusa mobilis-immobilis 234; s. confusa tantum, def. 244, 251, 255, 258, 262, 269, 277, 278, 289, 299 n.; inoltre 102 n., 211 n, 232, 233, 245, 247, 248, 250-252, 254, 255, 256, 257, 258, 262, 264, 266-268, 269, 270, 271, 272, 273 n., 276, 277-279, 281, 283, 289, 291, 292-294, 298, 299 n., 305-308, 310, 311, 313-315, 316, 317; s. non distributiva sive confusa tan- tum 258, 259, 309; s. simpliciter confusa tantum 273, 312; s. confusa tantum immobilis, def. 300; inoltre 300, 316, 317; s. confusa tantum mobilis, def. 299; inoltre 300, 316, 317; s. determinata, def. 220 n., 281 n.; inoltre 262 n., 277, 281, 284 n., a Uan Ww UYU % Indice dei termini latini 289, 306-311, 313-315, 316, 317; . discreta 161 mn., 306-311, 313, 315, 316, 317; . distincta 271, 312; . distributa, def. 281 n.; imoltre 277, 281, 314; . formalis, def. 219 n.; -s. formalis duplex 219 n.; inoltre 103 n., 219 n., 307, 308, 312; . generalis 307; . habitualis 158; . impropria 306-309, 312; . indeterminata, def. 221; . materialis, def. 296; inoltre 81, 219 n., 262 n., 269 n., 289 n,, 298 n., 306-308, 310, 311, 312, 314, 316, 317, 363 n., 418 n.; . impersonalis et materialis 309; . materialis vel simplex 313; . naturalis, def. 158 n.; inoltre 101 n., 158, 162, 170, 180, 181 n., 214, 309; . personalis, def. 220 n., 296, 298 n.; inoltre 67, 90 n., 95 n., 102, 131 n., 219 n., 269 n., 271, 289 n, 298 n., 306-310, 311, 312-317, 372, 418 n; . propria 219 n., 306-309, 312; . proprie dicta, communiter dicta 212; . relativa 253 n., 309; . relativa = s. respectiva 253 n.; . respectiva 158, 253, 307; . restricta 170; . simplex, def. 219 n., 220 n. 298 n.; imoltre 67 n., 81, 90 n, 108 n., 131 n., 219 n., 289 n., 298 n., 306-308, 310, 312, 314, 317, 370 n., 371, 418 n., 494 n; . simpliciter dicta 298 n.; Indice dei termini latini s. singularis, def. 271; inoltre 271, 312; s. specialis 307; s. universalis 312; s. variata 77; s. secundum actum, secundum habi- tum 91, 210 n.; mutare suppositionem 276; recipere suppositionem 241 #.; v. modus, necessitas Suppositum 53, 54 n., 67 n., 93 n., 100 n., 101, 134, 136, 137, 140 n., 159 n., 170, 176 n., 180, 184, 189, 191 n., 199, 207 n., 208 n., 209, 218 n., 219 n., 226 n., 233 n., 235, 236, 238 n., 239-241, 246, 253, 254, 257, 260, 273 n., 275, 288 n., 290, 422 n., 428 n., 429 n, 441 n., 447, 457 n., 560 n., 565 n, 586, 599; s. actuale, habituale 100, 101 n.; s. in significando tantum, def. 236 n.; s. in supponendo tantum, def. 236 n.; inoltre 235; s. in supponendo et significando si- mul, def. 236 n.; s. per se, per accidens 246 n.; s. praesens 88, 100 (v. appellatum); pluralitas suppositorum 189 n.; sufficientia suppositorum 274 n.; ex parte suppositi 160 n.; v. ampliatio, appellatio, constantia, descendere, significare Syllogismus, def. 401 n.; inoltre 41 n., 331 n., 349 n., 376, 395 n, 399 n., 401 n., 437 n., 438 n. 442 n., 443 n., 450, 502 n., 613, 621; s. demonstrativus 449 n.; s. expositionis 437; 681 s. expositorius, def. 438; inoltre 261 n., 407 n., 435 n., 437, 438, 439 n., 441, 442 n., 443, 445, 446 n., 449, 450; s. expositorius vel demonstrativus 449 n.; s. immediatus, def. 438 n.; s. irregularis 449 n.; s. mediatus 438 n.; s. resolutorius 407 n., 441, 442 n., 443 n., 445, 446 n., 450; v. consequentia, figura, forma, mo- dus, peiorem, resolutio Syllogizare 355 n. Synonymum, v. synonimus Synonymus 118 n.; synonymum 62 w., 117 n.; v. nomen Syncategorema, def. 227; -s. est duplex 230; inoltre 19, 144, 213 n., 214, 224, 225 n., 226 n., 228, 229 n., 230 n., 241 n., 251, 252, 265 n., 266, 267 n., 268 n., 279 n.., 283 n., 284 n., 285 n., 286 n., 418, 454 n., 486; s. aequivalens orationi 285 n.; s. affirmativum 285 n.; s. confundens 284 n., 287; s. distributivuam 279 n.; s. includens orationem 283 n.; s. negativum 285 n.; v. oratio Tardissimum-velocissimum 427 Temporalis, v. adverbium, necessitas, propositio, veritas Tempus: -t. confusum, determinatum 210 n.; t. consignificatum 362; v. ampliatio, appellatio, connotare, connotatio, consignificare, consigni- 682 ficatio, copulare, differentia, falla- cia, necessitas, significare Tenere: -t. categorematice 229 n., 547 n., 561 n., 569; t. confuse 134 n., 150 n., 152 n,, 223, 224; . confuse et distributive 233 n.; . copulative 268 n.; . copulative seu collective 268; . demonstrative 405 n.; . disiunctive, non disiunctive 268 n.; . distributive 262 n.; . divisive 294 n.; . exponibiliter 372 n., 464 n.; . infinitive 319 n.; . modaliter 390; . negative 319; . necessitate rei pro 233 #.; . nominaliter 464 n., 465; . nominaliter et non modaliter 465; . resolubiliter 445; . syncategorematice 229 n., 251, 561 n., 569 Terminare 394 n. Terminatio 452 n. Terministae 298 n. Terminus, def. 504 n.; -t. tripli- citer accipitur 227 n.; -trimem- bris divisio terminorum 408 #.; -termini seu modi atomo memteimetmtmemme mette Indice dei termini latini . absolutus 67 n., 111 n., 404; . abstractus-concretus 66 n., 67 n. (v. abstractum, concretum); . accidentalis 67 n., 160 n., 486, 549, 572 n.; . adiectivus 164, 212 n.; . aequivalens orationi 267 n.; . aequivocus 196 n., 485; . aggregatus 320, 506 n.; Indice dei termini latini t. ampliativus 176 w., 186 n., 187 n., 404 n., 545 n; t. appellativus 106 n., 113 n.; t. appositus 157, 504 n.; t. capax confusionis 302 n., 303 #.; t. comparativus 286 n.; t. complexus 121 n.; termini componibiles 407 #.; t. communis, def. 404 n.; -t. com- munis habet duplex significatum, primarium et secundarium 68 n.; inoltre 88 n., 100 (v. appellatio, oratio, verbum); t. communis distributus 422 n., 474 n.; t. communis non distributus 303 n., 304 n., 474 n.; t. communis non restrictus 136, 157, 166 n., 167 n.; t. communis substantialis sive acci- dentalis 159 n., 160 n.; t. compositus 121 n., 320, 504 n., 505, 566 n., 585; termini concernentes actum mentis 303, 455; t. confundens 19, 271, 295, 442 n., 560, 566, 567, 575, 586, 587, 593 ni, 596; t. confundibilis 566, 575; termini confundibiles et supponen- tes 291 n.; t. confusus 155 n., 223, 254, 261, 546 n., 596; È t. connotativus 111 n., 404, 425 n., 572 n., 586 n.; t. connotativus dicitur habere du- plex significatum, materiale et for- male 111 n.; t. copulans 208 n., 211 #.; t. copulatus-disiunctus 121 n.; t. demonstrativus 407 n., 445, 450, 563 (v. supponibilis); t. demonstrativus simplex 405 n.; t. non simpliciter  demonstrativus 119; t. denominativus potest accipi dupliciter 64 n.; t. denominatus 67 n.; t. determinabilis 547 n.; t. determinatus 261; t. non determinatus 373 n.; t. discretus, def. 404 n.; inoltre 404, 406 n., 437 n., 445, 599 n.; termini disparati 185; termini distrahentes 178, 290, 370 n., 460; t. distributus 241, 242, 259, 261, 295, 302, 314 n., 474 n., 550 n, 561 n., 562 n., 567, 576, 585; t. divisus 504 w.; termini exceptivi 424, 427; termini exclusivi 427; t. exponibilis, def. 427; inoltre 276, 277, 403 n., 407 n., 408 n., 427, 429, 433, 440 n., 466, 480 n, 553 n., 587; t. illativus 442 n.; t. immediatus, def. 405, 582 n.; inoltre 403 n., 404, 405 n., 407 n., 443 n., 445, 557 n.; t. immediatus a posteriori, def. 405 n.; t. immediatus a priori, def. 405 n.; t. impediens 290; t. impeditus 441 n.; termini impettinentes 567; t. implicitus 321; t. includens negationem 265 w.; t. inclusus 285 n.; t. incomplexus 587, 598; t. inferens 442 n.; t. inferior 274 x., 404 (v. inferior); t. infinitatus 270 n.; t. infinitus 291 w., 419 n.; t. maior 55 n.; t. medius 445, 614; t. mediatus, def. 404, 582 n.; inol- tre 402 n., 403 n., 404, 405 n, 407 n., 443 n., 480 n., 553 n, 557 n., 565 n., 582, 595; t. mediatus et communis 582 n.; t. mentalis 117 n., 394 n., 563; termini mentales substantiales 117; t. minor 55 n.; t. mobilis 240; t. modalis, def. 580; inoltre 277, 290, 303 n., 369 n., 370 n., 371, 372 n., 387, 390, 459 n., 460, 464 n., 551 n., 561 n., 575 n,, 576, 581, 594 n. (v. modus); termini modales exponibiles 557 n.; t. modalis captus adverbialiter et exponibiliter 372 n.; termini negativi 277; termini non negativi 459 n.; t. officialis (officiabilis), def. 454, 459, 460, 552 n., 554 n.; inoltre 277, 370 n., 372 n., 407 n., 408 n., 409 n., 454, 459 n., 460, 462, 466, 468, 469, 543, 552, 554, 555, 557 n., 558 n., 587 (v. officia lis); t. praedicabilis 101 n.; t. praedicatus 94 n., 134 n.; t. privativus 291 n., 419 #.; primus terminus probabilis 463 n., 553: fia, 297 hi t. relativus 253 n., 425 n., 546 1n., 576 n.; termini repugnantes 560; termini repugnantes per se, per ac- cidens 585; t. resolubilis, def. 435, 443 n., 446; inoltre 276, 403 n., 407 n., 408 n., 440 n., 441 n., 443, 445, 466, 480 n., 553 n., 569; t. non restrictus 135 n., 157; t. restringibilis 184; t. mediate sequens 251; t. significativus 179 n.; t. simplex 320, 406 n., 562; t. singularis 90 n., 179 n., 241 n, 265 n., 404 (v. appellatio); t. subiectus 55 n., 94 n., 129 #.,, 134 n., 153 n., 154 n.,, 205 n. (v. subiectum); t. substantialis 67 n., 160 #., 571; t. substantivus 106 n.; t. superior 235, 274 n., 436; t. supponens 288 n.; t. suppositivus 448; t. syncategorematicus 226 n., 454 n.; t. universalis 136, 211 n.; t. verbalis 549 n.; t. vocalis 109 n., 118 n., 220 n,; termini notiores 406; t. notior a posteriori 446; t. notior a priori 446; t. per se notus 405 n., 407 n., 588; termini omnino noti, medio modo noti, omnino ignoti 563; t. primae intentionis 466; t. secundae intentionis 286 n., 370 n., 371, 382 n., 460; t. secundae intentionis vel impositionis 466; t. secundae impositionis 370 n., 460; t. aut sibi consimilis in forma 474; v. acceptio, appellatio, compositio, copulàtio, copulatum, discretio, habitudo, intelligere, materia, neces- sitas, notitia, propositio, proprie- tas, restrictio, significatum, usus, Bpoc Transfiguratio, v. nomen Transsumptio 452 n., 521 n. Ultimum, v. primum Univocatio, def. 74, 77, 78, 146; «tres species univocationis 77; inoltre 74 n., 75, 77, 78, 146, 151, 208 n.; v. fallacia Univocum 146 n. Universale, def. 221 n.; -u. est duplex 221 n.; inoltre 133 n., 221, 228 n., 272, 273, 467 n., 468; universalia in rebus ponere 60 n.; v. descendere, significare Universalis (prop.) 275 n., 282, 356 n., 401, 411 n. 412 n., 425 n, 430, 492, 613 (v. propositio); u. multiplex 492, 494 n., 495 n.; u. negativa subalternans 449 n. Usus: -u. loquendi 57, 490 n.; u. loquendi et accipiendi terminos 569; communis u. loquendi 155; u, loquentium 248, 286 n Valere de forma 447 n., 560 n., 563, 566 n., 568, 585 Velocissimum, v. tardissimum Verbalis, v. dictum, modus, nomen Verbum, def. 140 n., 144; inoltre 48 n., 49, 55 n., 87 n., 88 n, 90 n., 95, 106, 107, 108 n., 109 n., 110 n., 111 n., 113 n., 114, 115, 116, 117, 129 n., 130 »., 132 n., 134 n., 136, 141 n., 142 n., 144 n., 147-149, 150 n., 151, 152 n-154 n., 156, 157, 159, 160 n., 161 n, 163 n., 166 n., 167 n., 168 n, 169, 171, 172 n., 173 n., 175 n., 176 n., 177 n., 179 n., 181 n, 185 n., 186 n., 189 n., 190 n, 192 n., 197 n., 198 n.,, 202 n, 203 n., 204 n., 206, 209 n., 210 hi; 211, 212 4 213; 215 n, 218 n., 223 n., 225 n., 227 n., 228 n, 230 n., 233 n., 241 n., 260, 261 n., 267, 271 n., 284 n., 287 n,, 288 n., 303 n., 304 n., 320, 331 n., 336, 338 n., 346 n., 349 n., 352 n., 353 n., 355 n., 359, 365 n., 371, 386, 387, 388, 391, 405 n., 406 n., 430 n., 442 n., 443 n, 444 n., 446 n., 447 n., 448, 452 n., 462, 481 n., 486, 491 n., 501 n., 502, 503, 515 n., 522 n., 523 n.,, 529, 534 n., 536 n., 537 n., 545 n., 549, 556, 557 n., 560 n., 572 n., 576, 581, 588, 599 n., 620; verba activa, passiva 262 n.; v. adiectivam 117 n., 201, 202, 206, 214, 336, 347 n.; v. adiectivum resolubile 446 n.; verba ampliandi 95; v. ampliativum 176 n., 177 n., 405 n., 441 n., 545 n.; verba desiderativa 149; v. distans 502 n.; verba impersonalia 341 n.; . infinitivam 535 n., 557 n.; . infinitum 198 n., 291 n., 320; . modale 359 n.; . modificatum adverbio 343 n.; verba nuncupativa 201; verba obligatoria 304 n.; v. obliquum 177 n., 352 n.; verba optativa 149; v. principale 359 n., 423 n., 475 n., 529, 546 n., 547 n., 561 n., 576; minus principale 529; privativum 259; rectum 177 n.; . resolubile 446 n., 448 n.; . restrictum 600 (v. connotatio); . substantivam 93 n., 116 n., 199- 201, 202 n., 203 n., 204 n., 354 n., 405 n., 406, 446 n., 448, 452 n. (v. officium); v. substantivum resolubile 448 n.; v. vocativum 201, 202; v. enuntiationis 150 n.; verba ad enuntiabilia pertinentia 151; verba ad enuntiationem pertinentia 134 n., 149; v. concernens actum mentis 589; v. significans actum animae 271 n.; verba significantia actum mentis 117, 552 n.; v. significans actum vel habitum mentis 119; verba spectantia ad actum mentis 292 n.; verba ad conceptum vel ad voluntatem spectantia 286 n.; verba ad sensum pertinentia 134 n.; verba pertinentia ad rutum animae 162; v.=terminus communis 191, 215 n.; casus verbi 172, 173 n.; <<<c%< Sssssss infinitum verbi 552 n.; v. adiectivum, compositio, consignificare, consignificatio, copula, copulatio, determinare, determinatio, inhaerentia, modus, participium, resolvere, resolutio, subiectum, vis, pîiua Verificabilis 365 n., 366 n., 559 n. Verificare 116, 273 n., 280 n., 360 n., 370 n., 477, 550 n., 566 n., 570 n., 583, 585 n. (v. probare); collective 570 n.; copulative. disiunctive . temporaliter Verificatio 219 n., 360, 490 n., 567, 570 n., 586; v. disiunctiva vel copulativa 567; v. instantanea, def. 574 n.; inoltre 566 n., 574, 579 n., 582, 583 Veritas 339 n., 344 n., 360, 365 n., 366 n., 409, 419 n., 424 n., 449 n., 473 n., 476 n., 477, 490 n., 492 n., 495 n., 499 n., 503 n., 504 n, 574 n., 583 n., 584, 596 n., 597 n., v. aeterna 464 n.; v. contracta 353 n.; v. contracta fallibilis, infallibilis 353 n.; v. instantanea 583, 589 n.; v. simpliciter 353 n.; v. temporalis 600; quantum ad veritatem, quantum ad vocem 345 n.; de veritate propositionis 20; v. causa, iudicare, notitia, probare Verum, v. falsum, modalis, &Amdég Virtus: -v. confudendi 251, 252; v. confusiva 591, 592; <Sss v. distributionis 253; v. negationis 177 n.; v. nominum 491; v. sermonis 102 n., 174, 248 n., 285 n., 490 n.; v. significandi 101 n. Vis: -v. ampliandi 136, 157, 159 n., 160, 162, 167 n., 168 n., 169, 209; v. confusiva 594 n., 596 n.; v. confudendi 224, 252, 271, 276, 277, 285, 286, 287, 294, 302, 321, 442 n., 443 n., 545, 546 n., 549, 550 n., 581 n., 585, 595; v. confudendi confuse distributive 266; v. confudendi confuse tantum 267, 268 n.; v. confudendi confuse tantum mobiliter 304; . confudendi aut distribuendi 290; . confudendi immobiliter 304; . coniunctionis 194; . copulationis 202 n.; . determinandi 365 n.; enuntiationis 341 n.; . immobilitativa 596 n.; immobilitandi 242, 243 n.; . mobilitandi 242, 243 n.; modi 342; . negationis 274 n., 276, 436, 442 n., 548 n.; . praedicationis 199, 200; . significationis 205 n.; . signi universalis affirmativi 293 n.; . substantivi 199, 200; . verbi 199, 200 n., 204; . vocis 490 n. Vocabulum, def. 49 n.; inoltre 47, 48, 49, 50 n., 53 n., 59 n., 60, Sdi di Vv v Vv Vv Vv Wi 63 n., 70 n., 81 n., 218 n., 394 n., 505 n. (v. mpoonvopla) v. adiectivam 145 n.; vocabula denominativa 54, 59 n. Vox 17, 52 n., 67 n., 68, 69, 70, 74, 79 n., 84, 96, 97, 103, 109 n, 126 n., 129, 132 n., 142, 154, 181, 195, 197, 208, 218 n., 373 n., 382, 394 n., 402 n., 413, 414, 417 n., 418 n., 434 n,, 452 n, 453 n., 463, 502 n., 505, 514 n., 515 n; 516, 517, 527, 932 4%; 591; v. articulata 195 n.; v. litterata et articulata 528 n.; prima articulatio vocis 195 n.; v. communis 221 n.; voces complexae; v. confusa 217 n.; v. incomplexa 417, 418, 505 n.; v. prolata 221 n.; voces res significantes 218 n.; v. significativa 68, 69, 70, 79, 97 n., 132 n., 140, 141 n., 180, 214 n,, 218 n., 231, 467 n.; v. significativa ad placitum 140 n.; v. universalis 221 n.; identitas vocis 531; ex parte vocis 67 n.; in voce 513, 514, 574; secundum vocem 252, 513 n., 514, 517; v. praedicata accipitur sive ut matetiae, id est in essentia, sive ut formae, videlicet. in adiacentia 205 n.; v. acceptio, accidens, appellatio, for- ma, impositio, instituere, institu- tio, materia, modus, officium, praecedere, significatio, substantia, veritas, vis, QWW) . Luigi Speranza, “Grice e Maieru”.

 

Grice e Mainardini: l’implicatura conversazionale del popolo romano di Livio – filosofia veneta – filosofia padovana – scuola d Padova -- filosofia italiana – il consorzio degl’eroi --  Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Padova, Veneto. Grice: “Padova tries to institute the ‘regnum’ as between Aristotle’s ‘polis’ and the modern ‘stato,’ but in which case, we wouldn’t call it ‘politeia’ anymore!” --  Grice: “When I studied change I focused on von Wright – but then there is Padova and his ‘grammatica del mutamento’!”  Nato da una famiglia di giudici e notai – il padre: ‘di Giovanni’ -- che viveva vicino al Duomo di Padova, completò i suoi studi a Parigi dove fu insignito dell'autorità di rettore. Il tempo trascorso a Parigi influì moltissimo sull'evoluzione del suo pensiero. Gli anni parigini furono molto importanti e fecondi per l'evoluzione del suo pensiero e la visione dello stato di corruzione in cui versava il clero lo portò a diventare anti-curialista.  A Parigi incontrò Occam e Jandun, con cui condivise passione politica e atteggiamento di avversione verso il potere temporale della Chiesa. Con Jandun rimase legato da grande amicizia e assieme a lui subì l'esilio.  Mainardini dopo le sue dure affermazioni contro la Chiesa venne bollato con l'epiteto di “figlio del diavolo”. Mainardini si trova a Parigi quando si sviluppò la lotta tra Filippo, re di Francia, e il Papato. Tutto ciò, assieme al vivace contesto culturale in cui si muoveva, lo portò alla compilazione della sua opera maggiore il Defensor Pacis, l'opera cui deve la sua fama e che influì moltissimo sia sul pensiero filosofico-politico contemporaneo che su quello successivo.  A Parigi sperimentò una monarchia decisa ad accrescere il proprio potere e la propria autorità su tutte le forze politiche centrifughe del momento ivi compresa la Chiesa di Bonifacio VIII. Diventato consigliere politico ed ecclesiastico di Ludovico il aro lo seguì a Roma in occasione della sua incoronazione imperiale e qui fu nominato dallo stesso Ludovico vicario spirituale della città. L'incoronazione imperiale avvenne ad opera del popolo romano anziché del papa inaugurando, così, quella stagione dell'impero laico che Mainardini vagheggiava e che avrebbe aperto la strada alla laicizzazione dell'elezione imperiale e alla cosiddetta Bolla d'Oro  di Carlo IV di Boemia.  Con la Bolla d'Oro fu eliminata ogni ingerenza del papa nell'elezione imperiale diventando così un fatto esclusivamente tedesco. Fu ancora con Ludovico quando questi si ritirò, dopo il fallimento dell'impresa romana, in Germania dove rimase fino alla morte. È del periodo immediatamente antecedente la sua morte la compilazione di alcune opere minori tra cui spicca il “Defensor Minor,” un piccolo capolavoro. Si può definire l'opera di M. come il prodotto di tempi in cui confluiscono la virtù del cittadino, il nazionalismo francese e l'imperialismo renano-germanico. Il Difensore della pace” è la sua opera più conosciuta in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge.  Il suo fondamento era il concetto di ‘pace,’ intesa come base indispensabile dello Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale. La necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di realizzare un fine prettamente umano e non altro. Da questa esigenza nascono le varie comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne deriva la necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la convivenza e l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza ha caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei cittadini che attribuisce al Governo, “Pars Principans,” il potere di comandare su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato, esercitato in nome della “volontà popolare.” La conseguenza di questo principio era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal “popolo,” inteso come “sanior et melior pars.” In questa ottica egli propone che i vescovi venissero eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato a quello del concilio. Ludovico il aro Marsilio pone il problema, che tratterà anche nel Defensor Minor, del rapporto con il Papato e con i suoi principi politici costruiti.   «occulta valde, qua romanum imperium dudum laboravit, laboratque continuo, vehementer contagiosa, nil minus et prona serpere in reliquas omnes civitates et regna ipsorum iam plurima sui aviditate temptavit invadere segretamente, con i quali aveva cercato, e continua a cercare, di insinuarsi subdolamente in tutte le altre comunità e regni che aveva già tentato di attaccare con la propria enorme avidità»  (Defensor pacis) Il giudizio di Mainardini sulla chiesa come istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa. Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Mainardini a fuggire presso l'imperatore Ludovico il aro, con il quale scese in Italia. Il Defensor minor si colloca fra le opere minori di Mainardini, ma si distingue per la sua importanza. Si differenzia dal Defensor pacis per essere un'opera più propriamente teologica mentre l'altra è prevalentemente politica. Lo studio condotto nel Defensor Minor riguarda la giurisdizione civile ed ecclesiastica, la confessione auricolare, la penitenza, le indulgenze, le crociate, i pellegrinaggi, la plenitudo potestatis, il potere legislativo, l'origine della sovranità, il matrimonio e il divorzio. Il Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis matrimonialibus che Mainardini compila in occasione del divorzio di Giovanni di Moravia e Margherita di Tirolo-Gorizia si trova nell'ultima parte del Defensor Minor. Le relazioni tra i coniugi erano tanto insostenibili che la sposa preferì fuggire. Intervenne l'Imperatore, imparentato con la sposa, e progettò il matrimonio tra la fuggitiva e Ludovico di Brandeburgo ma a ciò ostavano il precedente matrimonio e alcuni legami di sangue. Il “Tractatus de translatione imperii” – “Trattato della  translazione dei imperii” --  è un'opera che niente aggiunge alla fama derivatagli dal Defensor Pacis anche se ebbe una certa diffusione.  Si può considerare questo trattato come una storia sintetica dell'Impero dalla fondazione di Roma da Romolo (alla LIVIO) fino al secolo XIV. In M. lo “stato romano” è concepito come prodotto umano, al di fuori da premesse teologiche quali il peccato o simili. È fortemente affermato il principio della legge quale prodotto della comunità dei cittadini, legge dotata di imperatività e co-attività oltre che ispirata ad un ideale di giustizia. Questo ideale di giustizia deriva dal con-sorzio o concerto civile, l'unico soggetto che può stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per M. , l'uomo deve essere inteso come libero e consapevole.  Nel Defensor Pacis appare diffuso un costituzionalismo affermato fortemente nei confronti sia dello Stato che della Chiesa. È tra i primi studiosi a distinguere e separare la legalita (ius) dalla moralita (ethos, mos), attribuendo il primo alla vita civile e il secondo alla coscienza. Mainardini è sempre un uomo del suo tempo, saldamente ancorato nella sua epoca, ma con intuizioni che ne fanno un uomo nuovo, anticipatore per certi versi del Rinascimento. La definizione del nuovo concetto di Stato, autonomo, indipendente da qualsiasi altra istituzione umana o, a maggior ragione, ecclesiastica è il grande merito di M..  Anche nella Chiesa viene affermata una forma di costituzionalismo contro il dilagante strapotere dei vescovi e dei papi. È ancora l'universitas fidelium a prendere, attraverso il Concilio, ogni decisione riguardante qualsiasi materia di ordine spirituale. Il nostro autore non teme di scagliarsi contro la Chiesa, a negare il primato di Pietro e di Roma, affermare la necessità del ritorno del clero a quella povertà evangelica tanto cara ad alcune sette riformiste di cui lui certamente conobbe e comprese il pensiero. Lotta contro la Chiesa ma solo per conservarne o rivalutarne il più vero, autentico e originario contenuto e significato. Quasi riformista e conservatore nello stesso tempo, riformista là dove è contro la corruzione dilagante nella Chiesa di quel periodo, conservatore là dove accetta la necessità di un ordine costituito, della religione, della morale, intese nel senso più puro.  La modernità di M. consiste anche nel metodo della sua trattazione e della terminologia che usa, sempre stringata ed esaustiva, aliena da qualsiasi di quelle forme di retorica che era caratteristica degli autori medievali. Altri saggi:: “Il difensore della pace,” C. Vasoli. POMBA, Torino, BUR, Milano, Ancona E., C. Vasoli, MILANI, Padova (collana Lex naturalis;  Battaglia F., La filosofia politica del medio Evo, Milano, CLUEB Battocchio R., Ecclesiologia e politica, Prefazione di G. Piaia, Padova, Istituto per la Storia Ecclesiastica Padovana, Beonio-Brocchieri Fumagalli M.T., Storia della filosofia medievale (Bari, Laterza,), Berti E., “Il ‘regno’ di Mainardini: tra la civis romana e lo stato italiano,” Rivista di storia della filosofia medievale, Briguglia G.,  Carocci Editore, Cadili A., Amministratore della Chiesa di Milano, in Pensiero Politico Medievale, Capitani O., Medioevo ereticale, Bologna, Il Mulino, Capitani O., Il medioevo, Torino, POMBA, Cavallara C., La pace nella filosofia, Ferrara, Damiata M., Plenitudo potestas e universitas civium, Firenze, Studi francescani,  Del Prete D., Il pensiero politico ed ecclesiologico, Annali di storia, Università degli studi di Lecce Dolcini C., Bari, Laterza, Merlo M., Il pensiero della politica come grammatica del mutamento, Milano, F. Angeli, Passerin d'Entréves A., Saggi di storia del pensiero politico: dal medioevo alla società contemporanea, Milano  Piaia G., Mainardini e dintorni: contributi alla storia delle idee, Padova, Antenore, Piaia G., La Riforma e la Controriforma: fortuna ed interpretazione, Padova, Antenore, Simonetta S., Dal difensore della pace al Leviatano, Milano, UNICOPLI Toscano A., Marsilio da Padova e Machiavelli, Ravenna, Longo, Defensor pacis Defensor minor Tractatus de translatione Imperii Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis matrimonialibus Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marsilio da Padova, su sapere, De Agostini. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. marsilio: essential Italian philosopher. Marsilio dei Mainardini, Marsilio di Padova. Mainardini. Keyword: il popolo italiano, consorzio conversazionale, difensore della pace, leviatano, allegoria del buon governo – allegoria del buon governo, Livio, Romolo, Machiavelli -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Mainardini" per il Club Anglo-Italiano; Luigi Speranza, “Grice e Mainardini – la massima del consorzio conversazionale.” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Grice e Malfitano: all’isola -- l’implicatura conversazionale dei quattro – il complesso sociale --  filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. Siracusa, Sicilia. Grice: “Malfitano, like me, is an emergentist – each ‘complesso’ grows (cresce) and the ‘complexity’ is thus best characterised as ‘crescente,’ – Malfitano uses ‘complexities’ in the plural – a theory of ‘complessita crescenti’ – The whole point is that you get from one complex to the other.” Grice: “I like Malfitano. His theory of ‘complessita crescente’ is admirable: he distinguishes various ‘complesso’ – the material (subdivided into atomic, and the ‘crescente complessita’ of the molecular), the biological complex (which comprises the complex of the tissue, and the complex of tthe articular), the social complex, i. e.,  the human being in his inter-subjetctivity -- nd the ideological complex, the abstracta – ideation, cognition, and conviction – there is a superior geometry, too!” Nacque da Carmelo, commerciante e navigatore, e Santa Veneziano. Era l'ultimo di sette fratelli. Frequentò il Liceo Classico Tommaso Gargallo, dove iniziò a nutrire l'interesse per la materie scientifiche. Già da giovanissimo frequentava assiduamente una nota farmacia del centro storico della città natale acquisendo notevole interesse per la chimica e la biologia. Si iscrisse dunque alla facoltà di chimica dell'Università degli Studi di Catania per frequentare le lezioni del professor Alberto Peratoner. Malfitano continuò gli studi universitari a Palermo, dove si trasferì al seguito di Peratoner e ottenne la laurea nel capoluogo siciliano. Abbandona la Sicilia per spostarsi a Milano, dove intraprese una breve carriera lavorativa nel campo della chimica industriale agli stabilimenti Pirelli. Contemporaneamente frequentava la scuola di microbiologia dell'Università degli Studi di Pavia, retta all'epoca da Golgi, futuro Premio Nobel per la medicina. Stimolato dall'ambiente favorevole, Malfitano pubblica I” Comportamento dei microrganismi sotto l'effetto delle compressioni gassose” -- Inizia in questo modo a farsi notare da colleghi e professori, sia per la materia dei suoi studi, sia per il carattere disponibile e solare, come ricorda iPensa, celebre anatomista milanese. La carriera  prese una svolta definitiva quando, durante un congresso internazionale a Pavia, venne notato dal futuro successore di Pasteur, Duclaux. Venne dunque invitato a trasferirsi a Parigi, avendo ricevuto l'offerta di un impiego all'istituto Pasteur. Una volta arrivato nella capitale francese, Malfitano si dedicò in un primo momento alla micro-biologia, pubblicando come risultati delle sue ricerche: Protease de l'aspergillus niger, Influence de l'oxygen sur la proteolyse en presence de Clorophorme e Bactericidie charbonneuse. Decise di ritornare a studiare la chimica pura, campo d'indagine scientifica che lo rese definitivamente famoso. I suoi studi sulla chimica colloidale, arrivarono a dimostrare la natura elettrochimica delle micelle, e riuscì a misurare con notevole precisione la conducibilità elettrica dei colloidi. In campo pratico, mise a punto i cosiddetti ultrafiltri, necessari per gli studi in campo teorico sui colloidi. Divenne capo di un laboratorio chimico all'Istituto Pasteur. Gli studi si interruppero durante la gran guerra. Al termine di essa,  sposò Vera, una studentessa russa.  Subito dopo il grande conflitto ebbe inizio l'elaborazione della più nota dottrina del chimico siracusano, ovvero la teoria delle “complessità crescenti,” concetto alla luce del quale Malfitano non indagò solo le micelle, ma l'esistenza in generale. Pubblica Complexité et micelle, e Les composés micellaires selon la notion de complexité croissant. Le conclusioni non vennero accettate da subito, ma si dovette attendere l'esperimento del premio Nobel Theodor Svedberg che dimostrò l'esattezza delle intuizioni di Malfitano. Elaborò negli anni Venti una teoria che tentava di spiegare la materia, attraverso l'esame dei diversi livelli atomici e molecolari che la caratterizzano strutturalmente. La materia, secondo lo scienziato siracusano, è suddivisibile in atomi, molecole, plurimolecole (polimeri e complessi) e micelle. In ognuna delle classi citate si possono distinguere tre tipi di unità materiali: ioniche, polari e ionopolari. L'analisi compiuta sulla materia venne estesa in campo social-ogico da Malfitano. Tenta di ricondurre la complessità socio-antropologica alla complessità atomica. I quattro ordini di “complesso” che costituiscono il mondo sono dunque. Primo, il complesso materiale (suddiviso in due sub-complessi – primo sub-complesso: “complesso atomico” e secondo sub-complesso materiale: “complesso molecolare”), il complesso biologico (suddiviso in primo sub-complesso biologico: complesso istologico e – secondo sub-complesso biologico: complesso citologico). Terzo, il complesso sociale (l'essere umano). Al culmine di un'ipotetica piramide il quarto complesso: il “complesso ideologico” (suddivisi in tre complessi: il primo sub-complesso ideologico: ideazione; il secondo sub-complesso ideologico: la conoscenza, il terzonsub-complesso ideologico: la convinzione).  L'ultimo passo della speculazione e il concetto di geometria superiore, un'armonia equilibrata e simmetrica che domina gli eventi e la materia, una variabile fondamentale e al tempo stesso fuggevole dell'esistenza, un concetto che rappresenta la libertà. In ultima analisi, il compito era dunque quello di comprendere le leggi dell'armonia ordinatrice del cosmo e di preservarne la bellezza e l'equilibrio.  Soleva spesso tornare in Sicilia seppur per brevi periodi, dovette rinunciare a questa abitudine. L'aggravarsi della sua malattia, una cecità che gradualmente lo privò della vista, e le sue convinzioni anti-fasciste, non gli permisero di rivedere il paese natale. Morì inell'alloggio assegnatogli dell'Istituto Pasteur dove aveva trascorso gran parte della sua vita. Pubblica le sue convinzioni filosofiche servendosi dello pseudonimo "Aporema", termine che indica l'impossibilità di ottenere una risposta precisa dallo studio di un problema. Introdusse per primo a Siracusa la moda di bere il latte acido, quello che abitualmente viene chiamato yogurt, come era già frequente nella capitale francese.  Durante una tempesta patita in mare Carmelo Malfitano aveva fatto voto a Santa Lucia, patrona siracusana, di sposare un'orfana se fosse riuscito a tornare incolume sulla terraferma. Carmelo sposò per questo motivo Santa Veneziano,  orfana di entrambi i genitori. Da tale unione nacque Giovanni.  Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche122.  Antonio Pensa, Ricordi di vita universitaria (Citato nel testo Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e di Sanità nella terra di Aretusa), Cisalpino Istituto Pasteur, su webext.pasteur.fr.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche124.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche126.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità, Tyche.   Ad repellendam Pestem. Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche, Siracusa, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Malfitano is right about the ‘social complexus’ – however, as Talcott Parsons has shown there is more complexity in the social compexus than Malfitano, a Sicilian, allows!” -- Grice: the fourth stadia: -- il complesso sociale -- Giovanni Malifitano. Malifitano. Keywords: i quattro. Refs.: H. P. Grice, “Pirotology,” – “The pirotological ascent,” in “From the banal to the bizarre: a method for philosophical psychology” -- emergentismo di Grice – emergentismo di Malfitano – l’organicismo della diada in Malfitano --. Il complesso di azione e il complesso di inter-azione, il complesso sociale --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Malifitano” – The Swimming-Poo Library.

 

Grice e Malipiero: l’implicatura conversazionale del trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale – the breach of contract – or Romolo e Remo, I due contrattanti – filosofia venta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “I love Malipiero’s approach to philosophy: hardly a profession! As if someone were to be called ‘amateur cricketer’ – Malipiero loves (‘ama’) philosophy and it shows!” – Grice: “There is philosophical wisdom in any endevaour he finds himself in!” Grice: “One must love him for his attempted ‘confutazione’ of Rousseau’s ‘sistema del contrato sociale’ as a ‘triumph of reason’!” -- Nacque da Angelo di Troilo e da Emilia Fracassetti. Entrambi i genitori erano patrizi: il padre provene  dalla storica casata dei Malipiero (ramo "delle Procuratie Vecchie"), mentre la madre apparteneva a una famiglia di mercanti bergamaschi nobilitata. Dichiarava di abitare in un palazzo a Santa Maria Zobenigo (ereditato dal padre dopo l'estinzione di un'altra linea della famiglia), cui si aggiungevano quattro botteghe nei centralissimi quartieri di Rialto e San Moisè; altre cinque case si trovavano tra Santa Margherita, San Gregorio e San Martino.Esordì in politica con l'elezione a savio agli Ordini. Divenne provveditore alle Pompe, ma non riuscì a prendere possesso della carica a causa della caduta della Repubblica. A questo punto, lasciò la vita pubblica per dedicarsi alla filosofia analitica del linguaggio ordinario. Fu un autore poliedrico, capace di spaziare dall'attualità politica alla letteratura e alla tragedia di ambito neoclassico. La prima opera pubblicata è il saggio di matematica “Dimostrazione sulla tri-plicazione e tri-sezione dell'angolo effettuato colla retta e col cerchio.” Più tardi si cimentò nella filosofia presentando l'opuscolo “Saggio sugli sforzi della passione nell'intelletto e su' di lei effetti nel cuore,” in cui sostiene di moderare il razionalismo perché nell'animo umano esso convivi in armonia con le passioni.  Questa idea, in contrasto con quanto asserito da Rousseau, fu ribadita ne “La felicità della nazione realizzata dal politico e dal sovrano,” uno dei suoi primi scritti in filosofia morale. In questo lavoro Malipiero prese in esame la tendenza allo sfarzo di una parte della società, analizzando come i governi avessero reagito al fenomeno in epoche diverse. Nell'opera emerge la condanna al lusso sfrenato, ma anche all'appiattimento estremo dettato da rivoluzionari e giacobini.  Lo stesso pensiero moderato è ripreso nel “Trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale” -- ristampato, senza grosse variazioni, come “Il trionfo della verità nella difesa dei diritti del trono ossia Confutazione del contratto sociale.” Grice: “I find this interesting, since I also oppose contractualism to rationalism!” -- Qui M. cercò di dimostrare come la migliore forma di governo non fosse la democrazia, ma la monarchia.  La sua linea anti-rivoluzionaria fu affermata anche quando si tenne distante dagli organi della Municipalità istituita sul modello, o ‘sistema’ del contratto. Accolse perciò con favore l'arrivo degli Austriaci, come dimostrano il ‘Testamento della spirata libertà cisalpine” e l'annesso sonetto “Confronto fra il genio della Romana Repubblica e quello dell'Austria.” Di grande importanza è quanto emerge nella “Voce della verità,” una memoria autografa inviata al governatore austriaco Székhely all'indomani del suo insediamento a Venezia. Nell'opera, divisa in capitoli dedicati ai problemi dell'amministrazione asburgica (polizia, zecca, commercio, diritto ecc.), si chiede quale dovesse essere il criterio di scelta per la nuova classe dirigente veneziana. Dimostrandosi critico nei confronti degli ex funzionari della Repubblica di Venezia (ceto a cui lui stesso apparteneva), nominati non in base ai meriti, ma per favoritismo, auspicava di non concedere spazio a coloro che vivevano nel lusso, poiché entravano in politica solo per il proprio tornaconto, e soprattutto verso i trasformisti che cambiavano opinioni con l'avvicendarsi delle amministrazioni.  Con questo lavoro anticipò le scelte del governo austriaco che, in effetti, estromise il patriziato dalla vita politica e assegnando le cariche amministrative a personalità lombarde o delle province ereditarie.  Si dedicò, con un certo successo, anche alla stesura di tragedie, a tema biblico, storico o mitologico, che potessero presentare allo spettatore esempi da seguire o da evitare. Tra queste “Il sacrifizio di Abramo,” “Camillo,” “Prometeo ossia La prodigiosa civilizzazione delle genti,” “Medea.” Altre opere degne di nota sono “La bottega del caffè” “Quadro critico morale, Lo scultore e la luce, azione mitologica in apoteosi del cav. Canova,” Il conte Ugolino in fondo alla torre di Pisa. Sciolti, Atabiba ed Huascar. Azione tragica di spettacolo; La Verità nello spirito dei tempi e nel nuovo carattere di nostra età (sul congresso di Verona), Zanghira e Lemanza. Quadro poetico nelle nozze Malipiero/Martinengo dalle Palle;  Elogio di Giovanni II del mr. co. Martinengo dalle Palle; Descrizione della Montagna ov'è la chiesa della Madonna della Corona nelle alture di Montebello. Fu confermato nobile dell'Impero Austriaco, assieme ai figli Angelo e Angela, nati dal matrimonio con Contarina diPisani. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “I would often rely on contractualism, but [Welsh philosopher G. R.] Grice made a job out of it! I saw the cooperative principle as a matter of quasi-contract – whatever that is. And if it’s a MYTH, what’s wrong with it? Romolo mythically killed Remus because of a breach of contract, too!” Grice: “My thought exactly replicates that of Malipiero back in the good old days of Venetian republic – only there was more rhyme to reason in HIS scheme!” -- Troilo. Malipiero. Keywords: il trionfo della ragione, ossia, confutazione del sistema del contratto sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Malipiero” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mamiani: l’implicatura conversazionale di Beltrami contro Euclide – filosofia emiliana – filosofia parmese – scuola di Parma --  filosofia italiana – Luigi Speranza (San Secondo Parmense). Filosofo italiano. San Secondo Parmese, Parma. Emilia Romagn. Grice: “I like Mamiani; unlike us at Oxford, he takes ‘science’ seriously! But in an amusingly Italian way! He has explored Newton on the apocalypse! My favourite of his treatises is the one on space which reminds me of Strawson – Beltrami, unlike Strawson, is non-Euclideian, and thinks Italian needs Euclideian verbs to match!”  Lincei. Membro dell'Accademia dei Lincei ha insegnato Storia del pensiero scientifico all'Parma, Udine e Ferrara.  Si è occupato soprattutto di Isaac Newton, del quale ha trascritto un trattato inedito sull'Apocalisse, di Cartesio e dell'origine delle enciclopedie moderne.  Saggi: “J. M. Guyau Abbozzo di una morale senza obbligazione né sanzione,” Firenze, Le Monnier, “Newton filosofo della natura” Le lezioni di ottica e la genesi del metodo newtoniano, Firenze, La Nuova Italia, “Teorie dello spazio” -- da Descartes a Newton, Milano, Angeli,  “La mappa del sapere.” La classificazione delle scienze nella Cyclopaedia di E. Chambers, Milano, Angeli, “Il prisma di Newton,” Roma, Laterza, Introduzione a Newton, Roma: Laterza, “Trattato sull'Apocalisse,” Torino, Boringhieri, I. Newton, Firenze, Giunti, Storia della scienza moderna, Roma, Laterza, Scienza e Sacra scrittura, Napoli, Vivarium.  I. Newton, Trattato sull'Apocalisse,Torino, Bollati Boringhieri, Scienza e teologia studi in memoria, Firenze, Olschki, Studi sul pensiero scientifico Ricordando M., "I castelli di Yale", Il Poligrafo, Padova 2 La Rivoluzione scientificaI domini della conoscenza: La sintesi newtoniana in Storia della Scienza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Newton e l'Apocalisse. Grice: “Mamiani should have left Newton to the Lincolnshiremen, and concentrate on Galileo!” Maurizio Mamiani. Mamiani. Keywords: Beltrami contro Euclide. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mamiani” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mancini: l’implicatura conversazionale del kerygma – filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Schieti). Filosofo italiano. Schieti, Urbino, Marche. Grice: “I like Mancini: he has expanded on the ethos of cooperation – and he has explored what he calls ‘linguaggio ontologico’ and ‘alienazione’ in connection with language – he reviewed Pittau’s philosophy of language, and published a little thing on ‘language and salvation.’ So how can you NOT like him?”  Grice: “I like Mancini; if I dwell on philosophical eschatology, he dwells on the real thing!” Grice: “He has studied Kant thoroughly; all the interesting bits, like his idea of MALEVOLENTIA!”  “La filosofia è il passaggio dal senso al significato, attraverso le mediazioni culturali, dottrinali, attraverso la struttura del puro pensare e attraverso le mediazioni della prassi.” Studia a Fano e si laurea a Milano dove insegna. Bo lo vuole ad Urbino. Studia i massimi teologi, curato le opera di Barth, Bultmann e Bonhoeffer pubblicando, su quest'ultimo, anche una biografia e un'analisi dottrinale. Ha fondato l'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, unico esempio, per molti anni, di "facoltà teologica" in una università laica.  Tra i filosofi, si è dedicato molto a Kant, pubblicando una Guida alla Critica della ragion pura.  In questo senso è ancora più importante "Kant e la teologia” dove  tratta la filosofia della religione kantiana, fondata su una concezione morale rigorosa resa possibile dall'Imperativo categorico, che prospetta una trascendenza per l'uomo, attraverso i postulati dell'immortalità dell'anima e dell'esistenza di Dio. Questa filosofia della religione, in cui Kant mette in rapporto la “religione razionale” con la “religione rivelata” (e che si contraddistingue per i concetti di “male radicale” e di “chiesa invisibile”), è considerata feconda. Si è anche confrontato con Marx, allora dominanti nella cultura filosofica e politica italiana. In Marx, tiene in grande considerazione il concetto di “alienazione” -- presente soprattutto nei Manoscritti filosofici. Questo concetto, che esprime l'estraneazione dell'operaio in rapporto al lavoro salariato, a causa dei modi di produzione capitalistici, capaci di sfruttare il lavoro come fosse una merce, deve essere stimolo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò che Mancini critica in Marx è l'ateismo e il materialismo, attraverso l'uso della dialettica hegeliana in una prospettiva materialistica (materialismo storico). Questa concezione infatti mette in discussione la libertà dell'uomo, inteso come persona, riducendolo all'insieme dei suoi rapporti economici. Inoltre fa parte della redazione della rivista Concilium. Fonda “Hermeneutica” ed edita da Morcelliana. La sua posizione di pensiero verte su un cristianesimo di matrice liberale e democratica d'impronta sociale, che cerca uno spazio autonomo e libero, dando una risposta da credente alla cultura laicista e marxista di quegli anni sulle orme del Concilio Vaticano II.  Opere:“Ontologia fondamentale,” La Scuola, Brescia “Rosmini” “la metafisica inedita, Argalìa, Urbino “Filosofi esistenzialisti” Heidegger, Marcel, Wahl, Gilson, Lotze), Argalìa, Urbino“Linguaggio e salvezza,” Vita e Pensiero, Milano “Filosofia della religione,”Abete, Roma “Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia”Queriniana, Brescia “Kant e la teologia,”Cittadella, Assisi “Futuro dell'uomo e spazio per l'invocazione”L'Astrogallo, Ancona “Con quale comunismo?” Locusta, Vicenza, “Con quale cristianesimo” Coines, Roma, “Novecento teologico”Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia” Queriniana, Brescia “Fede e cultura”Genova, Marietti “Come continuare a credere”  Rusconi, Milano  “Negativismo giuridico” QuattroVenti, Urbino  “Guida alla Critica della ragion pura” I, QuattroVenti, Urbino “ Lettera a un laureando” Urbino, Quattroventi “Il pensiero negativo e la nuova destra”Mondadori, Milano “Il quinto evangelio come violenza ermeneutica” in “Apocalisse e ragione”, testi di Carlo Bo e altri, Urbino, Quattroventi  “Hermeneutica” “Filosofia della prassi,”Morcelliana, Brescia “Tre follie, Camunia, Milano “Guida alla Critica della ragion pura”“L'Analitica” QuattroVenti, Urbino “Il male radicale per Kant, in “La ragione e il male. Atti del terzo colloquio su filosofia e religione”, Genova, Marietti 1 De profundis per la dialettica, in “Metafisica e dialettica”, Genova, Tilgher Tornino i volti, Marietti, Genova Giustizia per il creato, Urbino, Quattroventi, coll. "Il nuovo Leopardi" L'Ethos dell'Occidente. Neoclassicismo etico, profezia cristiana, pensiero critico moderno, Marietti, Genova Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso, Marietti, Genova Opere postume Diritto e società. Studi e testi, Urbino, Quattroventi Come leggere Maritain, Brescia, Morcelliana  Ethos e cultura nella cooperazione di credito, Piergiorgio Grassi, Urbino, Associazione per la ricerca religiosa “S. Bernardino”, Quattroventi  Bonhoeffer; Morcelliana, Brescia  Frammento su Dio, Brescia, Morcelliana Per Aldo Moro. Al di là della politica, Carlo BoMario LuziItalo Mancini, Urbino, Quattroventi  Opere scelte. Brescia, Morcelliana Mancini Giorgio Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critic (Verona, Mazzian); A. Milano, Rivelazione ed ermeneutica” (Urbino, Quattroventi "Biblioteca di Hermeneutica" P. Grassi, Intervista sulla teologia (Urbino, Quattroventi "Il nuovo Leopardi"; La filosofia politica” (Urbino, Quattroventi, Francesco D'Agostino, Filosofo del diritto, Urbino, Quattroventi, "Il nuovo Leopardi" G. Ripanti, P. Grassi, Kerigma e prassi, Brescia, Morcelliana, Hermeneutica, Studi in memoria, Napoli, Scientifiche, G. Crinella. Dalla teoresi classica alla modernità come problema, Roma, Studium, A. Areddu, Cristianesimo e marxismo Una rilettura in memoriam, Pistoia, Petite Plaisance tra filosofia e teologia, in "Riv. di teologiaAsprenas", I A. Pitta, G. Ripanti P. Grassi (a cura), Filosofia, teologia, politica. A partire da Mancini, Brescia, Morcelliana, Hermeneutica Mariangela Petricola, Pensare la differenza -- la questione di Dio nell'epoca della disgregazione del senso. Una rilettura in “Dialegesthai. Riv. telematica di filosofia", mondo domani.org/ dialegesthai/ mpe. M.  Petricola, Pensare Dio. Il cristianesimo differente, Assisi, Cittadella Editrice  Antonio Ascione, Fedele a Dio e alla terra. L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento, Passione Educativa  Valeria Sala, Italo Mancini. Filosofo del diritto, Torino, Giappichelli, "Recta Ratio"sapere, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Seminario in memoriam, su pesaronotizie.com. Centro socio culturale M" presso il suo paese natale Schieti, su centro M. . . FB cronologica, su uniurb. L'Istituto di Scienze Religiose fondato da lui su uniurb. Biblioteca personale "Ca' Fante", su uniurb. Rivista "Hermeneutica" fondata da Italo Mancini, su uniurb. A. Aguti, Italo Mancini, in Il pensiero filosofico-religioso italiano.org. Italo Mancini. Mancini. Keywords: kerygma, “male radicale” “Kant” “radical evil” --. “cooperative di credito” – “la massima della benevolenza conversazionale”, il problema del vaticano – patti laternai, ventennio fascista e patti laterani --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mancini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mangione: l’implicatura conversazionale d’alcuni aspetti del nazionalismo culturale nella logica italiana – logica matematica – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bagnara Calabra). Filosofo italiano. Bagnara calabra, Calabria. Grice: “I like Mangione; for various reasons: He notes that logic is more related to mathematics – indeed, for logicism mathematics IS logic – so the opposite to ‘formal’ logic is ‘material’ logic, not ‘informal’ as Ryle and Strawson want – Mangione has studied ‘categories’ and talks of ‘logica matematica’ – he has studied Frege’s ideografia, as he aptly translates his grundscrift, and he tried to improve on the ‘nationalism’ which was ubiquitous in logic in Italy in the ‘primo novecento’!” Insegna a Milano. Diresse le due collane matematiche della casa editrice Progresso tecnico editoriale di Milano, appendice della A. Martello editore. Presso l'editore Boringhieri di Torino ha diretto “Testi e manuali della scienza contemporanea. “Serie di logica matematica.”  Contribuito alla Storia della filosofia pubblicata da Geymonat per Garzanti con specifici contributi sulla storia della logica matematica. Amplia e sistematizza tali contributi nella Storia della logica. Da Boole ai nostri giorni”. Il saggio costituisce un ampio ed esaustivo lavoro di ricognizione e sintesi sugli ambiti di ricerca e sui risultati della logica. Dirige la collana Muzzio scienze.  Insieme a Ballo, Bozzi, Lolli e Pagli cura Gödel (Boringhieri). Saggi: “Logica matematica” (Torino, Boringhieri); “Giocando con l'infinito: matematica per tutti, traduzione di G. Giorello (Milano, Feltrinelli); “Matematica e calcolatore, Le Scienze quaderni, Milano, “Filosofia: saggi in onore di Geymonat, Milano, Garzanti “Storia della logica, CUEM  “Storia della logica”“Da Boole ai nostri giorni” (Garzanti); “Frege. Logica e aritmetica” -- Torino, Boringhieri. Regny, «Breve storia di una lunga amicizia», Franco Prattico, «Pubblicate tutte le opere di Godel» dalla Repubblica, articolo disponibile sul database SWIF dell'Bari.  6.Peano, A.Nagy,  Delbcedp, Logiqìie algorithmique. Revue Philosophique quindi idem. Liège et Bruxelles Liard L., Les logiciens anglais contemporains {ISIS).  Logique. Masson, Paris.   — Cours de philosophie. Logique  CouTURAT L., La logique mathémaiique de M, Peano,  " Revue de Métaphysique et de Morale „, a — La logique de Leibniz d'après dea documents inédits.  Paris, Alcan. L’Algebre de la logique. Paris, Gautliiers-Villars, ed.  Peano G., Calcolo geometrico secondo VAusdehnungs-  léhre di H, Grassmann, preceduto dalle operazioni della  logica deduttiva, Torino Arithmetices principia, nova methodo exposita — I principi di geometria logicamente esposti  Torino, Bocca.  Elementi di calcolo geometrico Principi di logica matematica. R. d. M., t. I.  Formule di logica matematica. R. d. M., t. I. Sul concetto di numero. R. d. M., t. I.  Sui fondamenti della geometria R. d. M., Saggio di calcolo geometrico Studi di logica matematica Les définitions matJtématiques Formulaire mathématique.  Nagy a., Fondamenti del calcolo logico. Giornale di  matematica. Napoli Sulla rappresentazione grafica delle quantità logiche.  Rend. R. Accademia dei Lincei. Lo stato attuale ed i progressi della logica. Rivista  italiana di filosofia.  C. Burali-Forti, G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa,  M. Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice,     Nagy a., Principi di logica esposti secondo le dottrine mo-  derne. Torino, Loescher I teoremi funzionali nel calcolo logico, Riv. di Mat., Ueher Beziehungen zwischen logischen Ordssen. Mo-  natshefte fur Mathematik. Wien, La logica tnatematica e il calcolo logico. Riv. Itai. di  Filos. Roma, I primi dati della logica. Id. Roma, Ueber das Jevons-Cliffordsche Problem. Monatshefbe  far Mathematik. Wien, t. Sulla definizione e il compito della logica. Roma, Balbi  Alcuni teoremi intorno alle funzioni logiche. Riv. di  Mat., BuaAn-FoKTi C, Logica matetnatica. Milano Exercice de traduction en symholes de Logique Mathématique. Bulletin de Mathématiques élémentaires Sui simboli di logica matematica. Il Pitagora, Padda A., Note di logica matematica. Riv. di Mat., t. 6,  Conférences sur la Logique Mathématique. Université  non velie de Bruxelles Essai d'une théorie algébrique des nombres entiers,  précède d'une introduction logique à une théorie déductive  quelconque. Congresso internaz. di filosofia. Parigi, Vailati G., Un teorema di logica matematica. Riv. di  Mat., t. Sul carattere del contributo apportato dal Leibniz  allo sviluppo della logica formale. Rivista filos. e scienze  affini. Maggio-Vacca G. Sui precursori della logica matematica. Riv.  di Mat., Bettazzi, M. Chini, T. Boggio, A. Ramorino,  M. Nassò, ecc. in Italia. Tutti questi ultimi A. appartengono alla scuola del  Peano, al quale si deve la prima introduzione della Logica matematica in Italia con Peano, esposti lucidamente gli studi dello Schrodbr, del  Boole, ecc., dimostra l'identità del calcolo sulle classi,  fatto da questi autori, col calcolo sulle proposizioni di Peirce, del Me Coll, ecc.   L'opera de\VS9 {Arithmetices principia contiene per la  prima volta la teoria dei numeri interi completamente ridotta in formòle facendo ricorso ad un limitatissimo  numero di idee logiche che espresse coi simboli:  €, D, = n, u, --, A.   Di qui trasse origine la sua ideografia, in cui ogni  idea è rappresentata con un segno, e il suo strumento  analitico andò perfezionandosi rapidamente. Formulaire de  Mathémathiques; Introduction quindi la pubblicazione completata, con nuove formule ed arriccbita di  numerose indicazioni storiche per la collaborazione di valenti seguaci, procedette alacremente, raccogliendo e  trattando completamente in simboli tutte le proposizioni  della matematica. L'importanza filosofica di questo movimento scientifico non è ancora stata apprezzata convenientemente dai filosofi, e l'opera di PEANO (si veda) comincia  solo ora a richiamare sopra di se l'attenzione degli insegnanti di logica pura. Questo ritardo filosofico è tanto più strano quanto più  chiara è la filiazione filosofica di questa ideografia. Peano stesso non cessa mai di far notare che essa è basata su teoremi di logica, scoperti successivamente  da Leibniz fino ai giorni nostri. È noto infatti che l'ideografia completa o pasigrafia e intravista da Leibniz, col nome di characteristica. Ma se, con definizioni opportune, si potè ridurre le   Pastore, Logica formale.  Meriti dell' analitica moderna, Da questo  rapido cenno dello sviluppo storico dei postulati  del càlcolo logico e degli autori che più hanno  contribuito al progresso della logica pura e sim-  bolica in largo senso della parola (simboli lette-  rali, aritmetici, algebrici, geometrici, ideografici,  ideofisici e via dicendo), e pure in mezzo alle di-  vergenze profonde e attraverso i vari modi onde  le forme logiche si manifestano e a quelli onde  vengono interpretate, è possibile scorgere il filo  conduttore.   Le dottrine più recenti sopratutto, parte cri-  ticando i metodi e i principi sui quali le antiche  erano costruite, parte proponendo metodi di di-  mostrazione più atti all'indagine logica, parte  svolgendo fuori dalla stessa analitica germi di  idee nuove che vi rimanevano prima come oscu-  rati ed occulti, sono come una successione in-  calzante di fiotti vitali che, scaturendo dalle  vette del pensiero, sono penetrati nell'organismo  della logica formale alimentandolo e sospingen-  idee di logica che si incontrano in molte parti della ma-  tematica ad un numero sempre più piccolo di idee pri-  mitive, attualmente ancora si desidera una riduzione  analoga di tutte le idee di logica che si incontrano nella  logica pura.   Questa riduzione presenta invero seriissime difficoltà,  ed e più facile il riconoscere quante e quali siano le  idee primitive in Aritmetica e in Geometria, che in Logica. (Peano).   In questo saggio, continuando le ricerche cominciate  nel precedente, che mi converrà di supporre conosciuto  al lettore, tento di portare un contributo alla soluzione  del problema suddetto. Corrado Mangione. Mangione. Keyword: “logica matematica” “divertente”, “Sidney Harris” Peano, “not” “no” “and” “e” “or” “o” “if” “si” “some (at least one)” “all” “the” “il” , Mangione, simbolistica, logica simbolica, logica formale, logica materiale, semantica, semantica per un sistema di deduzione naturale, SYMBOLO, whoof and proof, w’f ‘n’ proof. -- -.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e la proclama di Mangione: logica matematica, la logica matematica deve essere divertente!” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Manfredi: l’implicatura conversazionale del liber de homine – filosofia emiliana – filosofia bolognese – scuola di Bologna -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo italiano. Bologna, Emilia Romagna. Grice: “I like the “liber de homine.” It reminds me that among my unpublications there’s a ‘Why’!” Grice: “While the Italians aptly use the same particle for ‘why’ and ‘for’, the Anglo-Saxons didn’t! That must be because ‘for’ is usually otiose: “Why are you eating.” “For I am hungry, say I!” cf. “I am hungry.” – Studia a Bologna e Ferrara. Entra in contatto con circoli umanistici. Insegna a Bologna. Riceve un compenso superiore alla media ed è il docente più citato nei Libri partitorum. Esercita l'astrologia ee attaccato da PICO (si veda) (“Disputazione contro l’astrologia divinatrice””).  La sua opera “Il Perché” fu un successo per secoli.  Altre saggi: “Tractato de la pestilentia,” Bologna, Johann Schriber, “Pro-gnosticon” (Bologna, Bazaliero Bazalieri) “Liber de homine,”  Impressum Bononiae, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo Manfredi. Keyword: divination. Those clouds mean rain – Those clouds mean death. --. Grice: “The present budget means that we will have a bad year – Prognosticon. “The present budget means we’ll have a hard year, but we shan’t have.” – x means that p entails p. Pico approaches Manfredi, “You said that the budget for 1490 meant that we would have a hard year, but we  didn’t!” – Girolamo Manfredi. Manfredi. Keywords: liber de homine, la tradizione pseudo-peripatetici dei problemi – il problema – la questione di ‘per che’ – Grice sulle tipi di domanda – la domanda dei bambini – la domanda di Grice a bambini, “Can a sweater be red and green all over? No stripes allowed? – The philosopher’s question – ‘why is there something rather than nothing? Why I am me and not you?  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manfredi: l’implicatura divinatrice” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Manicone: l’implicatura conversazionale della filosofia del gargano – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico del Gargano). Filosofo italiano. Vco del Gargano, Foggia, Puglia. Una delle personalità più caratteristiche del suo tempo della Capitanata. Definito il “monacello rivoluzionario” a causa della sua bassa statura, che sembrerebbe di 1,40 m, la sua indole illuministica consiste in una sete di sapere che non si placa con il dogmatismo, ma con l'esperienza diretta, lo studio approfondito dei fenomeni naturali e della scienza, un'osservazione empirica che poteva fornire una risposta valida e concreta alle varie problematiche e quindi un aiuto pratico all'uomo, al suo benessere e sviluppo, alla sua felicità. Ciò gli costò l'inimicizia di chi, seppur in pieno illuminismo, diffidava e demonizzava la scienza.  Lo sviluppo economico-sociale che teorizza M. consiste in uno sviluppo connesso e, per certi versi, dipendente dall'ambiente, perché egli riteneva che la natura fosse una fonte primaria di ricchezza e la sua distruzione avrebbe potuto segnare la fine dello sviluppo.  Manicone può essere considerato un profeta dello sviluppo sostenibile, perché in pieno Settecento, quando le industrie erano inesistenti, ebbe un'ampiezza di vedute che gli consentì di prevedere le conseguenze disastrose che avrebbe portato l'uso improprio e scriteriato delle risorse naturali.  Le opere in cui Manicone tratta, tra gli altri, il tema dello sviluppo sostenibile, sono La Fisica Appula (cioè dell'Apulia) e La Fisica Daunica (cioè della Daunia, antico nome della Capitanata). Secondo il “monacello”, uno dei peggiori atti compiuti dall'uomo del suo tempo era la cesinazione selvaggia dei boschi garganici, un tempo rigogliosi, come anche attesto da Orazio nelle Epistole: «Garganum mugire putes nemus». Riferisce che il disboscamento del promontorio iniziò nel 1764, con il taglio “barbaro” dei pini nel territorio “Difesa” di Vico del Gargano e la cesinazione degli ischi ad Ischitella, talmente “furiosa” che, ad inizio Ottocento, l'Abate Longano denunciò la carenza di legna da ardere per gli ischitellani.  La causa di questo disboscamento fu la volontà di destinare i suoli a coltura, anche quelli non adatti a questo scopo e più utili al pascolo e alla produzione di legname, vista la “rocciosità” della terra sul promontorio del Gargano.  Manicone spiega anche la diminuzione della fauna selvatica nel Gargano, sempre dovuta alla cesinazione, che diminuiva i nascondigli per gli animali selvatici, e li rendeva più vulnerabili.  Ne “La Fisica Appula”, il frate dedica un intero libro al Mefitismo (insalubrità dell'aria) e alle cause che lo generano. Egli sostiene che l'inquinamento può avere cause naturali o accidentali (provocate dall'uomo), può essere anche indigeno (proprio della zona) o esotico (derivante da altre zone). Secondo il Manicone le principali cause accidentali del mefitismo erano:  1. Le condizioni igieniche precarie delle strade e delle abitazioni; 2. L'insana abitudine di depositare gli escrementi nelle strade; 3. La sepoltura dei  centro abitato (consuetudine abolita con l'Editto di Saint-Cloud, ma anticipata nel 1792 a Vico del Gargano da Pietro de Finis, che fece costruire il cimitero monumentale di San Pietro); 4. Il taglio dei boschi (invece gli alberi sono importanti perché emettono ossigeno e assorbono anidride carbonica). Lo studio del frate sul territorio garganico fu talmente minuzioso da fargli notare un mutamento climatico dalla metà del Settecento all'Ottocento; in alcune zone del Gargano, ci furono sbalzi di temperatura che provocarono un sensibile calo di precipitazioni nevose e mitigarono parecchio gli inverni. Secondo il Manicone, la causa è attribuibile al disboscamento. Il taglio delle foreste avrebbe consentito al sole di riscaldare prima e maggiormente i suoli e soprattutto non avrebbe bloccato i venti provenienti da Nord e da Sud, quindi le zone meridionali rispetto alle alture garganiche si sarebbero raffreddate a causa dell'arrivo della Tramontana da Nord, mentre nel Gargano settentrionale sarebbero arrivati maggiormente i venti caldi del Sud. Un rimboschimento avrebbe reso più fertili le terre coltivabili, ma Manicone stesso, dopo aver dato questo suggerimento, esprime la consapevolezza di “aver cantato ai sordi”.  Viaggiò molto per l'Europa, studiando Medicina a Vienna e a Berlino, Scienze Fisiche a Londra e Scienze Naturali a Bruxelles.  È noto soprattutto per il suo trattato, La Fisica Appula. in cui analizza le caratteristiche fisiche delle terre di Puglia e soprattutto del Gargano.  A M. è intitolato il Centro Studi e Documentazione del Parco Nazionale del Gargano sito presso il Convento di San Matteo a San Marco in Lamis.  Descrizione di Vico Del Gargano nella Fisica daunica Al tempo di M. la popolazione vichese era di 6131 abitanti, circa lo stesso numero di residenti effettivi attuali. L'area abitata era più ristretta e consisteva nel nucleo originario (Casale, Civita e Terra) e i quartieri nuovi di San Marco, Carmine, la Misericordia e Fuoriporta. L'incuria delle istituzioni si manifestava nella scarsa attenzione verso l'igiene delle acque del Casale (quartiere affollatissimo), originariamente buone e dolci ma inquinate dall'incuria generale; anche le strade strette e ombrose della Civita erano soggette ad abbandono e perennemente sporche. Soltanto i quartieri nuovi erano larghi, puliti e soleggiati.  Le Istituzioni mancavano anche laddove era necessario rendere più agevole il lavoro dei contadini e dei pastori vichesi, costruendo strade per diminuire gli ostacoli a cui erano sottoposti quotidianamente questi uomini quando si recavano nelle loro campagne, poste spesso in profonde valli o zone impervie.  La popolazione vichese era laboriosa e onesta e non c'erano grandi disuguaglianze economiche, tuttavia M.  descrive i suoi compaesani come barbari e incivili, infatti non hanno riguardo per l'ambiente, ad esempio i pastori lasciano distruggere dalle loro bestie le pianticelle fruttifere e le vigne, sono dediti all'alcol e spesso ciò li porta a risse feroci.  Le donne sono laboriose come gli uomini e sempre gentili, il frate però critica fortemente l'usanza vichese, e delle donne dei paesi del Sud in generale, di urlare e strepitare ai funerali, di portare il lutto a vita e di vestire sfarzosamente i defunti; il primo comportamento denota la selvatichezza della popolazione, il secondo uso può essere anti-economico e negativo per la società e il terzo è uno spreco di denaro, dato in pasto ai vermi.  Un difetto presente in tutte le abitazioni vichesi dell'epoca era il forno in casa, che poteva provocare incendi domestici e inquinare l'aria interna. A  Vico molti boschi furono tagliati per lasciare spazio ai campi di grano, ma ciò fu improduttivo economicamente e causò lo smottamento dei terreni in pendenza, non più trattenuti dalle radici delle piante. Nella raccolta dell'ulivo, i vichesi distruggevano gli alberi, picchiando forte con i bastoni per far cadere le olive; questa errata abitudine provocava la mutilazione della pianta e una maggiore esposizione al freddo, e conseguentemente minori raccolti per gli anni successivi.  Per M., il mancato sviluppo del Gargano e da imputare anche alla pigrizia e indolenza dei suoi abitanti, che non erano capaci di valorizzare i loro prodotti (olive, agrumi, vino, fichi, etc.) e talvolta acquistavano prodotti meno pregiati e ad alto prezzo da altre regioni.  Al fine di comprendere come le istituzioni del tempo fossero distanti dalle reali necessità della popolazione, è interessante la situazione che riguardò l'uso delle acque di Canneto, infatti veniva impedito ai vichesi (anche con la forza) di utilizzare l'acqua per l'irrigazione dei campi, perché avrebbero disturbato l'attività di un mulino sito nel territorio di Rodi Garganico. Il giudice diede ragione ai rodiani ma, per fortuna, questa sentenza ingiusta e ingiustificata fu annullata dalla Regia Camera.  Dalla lettura di alcune pagine delle opere di Manicone è emerso che, pur cambiando i tempi, gli usi, le risorse a disposizione, le conoscenze e le attività, l'uomo garganico (e non solo) viveva e produceva nell'ottica del profitto immediato, sottovalutando gli effetti che avrebbero potuto causare i suoi comportamenti errati nella vita della futura comunità.  Opere M.  contesto – il contesto del contesto.  "Philosophers often say that context is very important." "Let us take this remark seriously.’ "Surely, if we do, we shall want to consider this remark in its relation to this or that problem, i. e., in context, but also in itself, i. e., out of context.” H. P. Grice, "The general theory of context." Michelangelo Manicone. Manicone. Keywords: la filosofia del gargano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manicone” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Manilio: il portico romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Porch. Astronomer and poet. He writes a long poem on astronomical matters, part of which survives. He takes and extreme position on the subject of fate, believing that not even thoughts – or the will -- are exempt from its influence. Marco Manilio. Keywords: liberta, il libero. Manilio.

 

Grice e Mannelli: l’implicatura conversazionale degl’eroi di Virgilio – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Grimaldi). Filosofo italiano. Grimaldi, Cosenza, Calabria. Grice: “Like me, Mannelli loved Kant, Goethe, Schiller, Virgilio – and he has his own ‘palazzo’!” -- Fequenta il ginnasio a Cosenza. Si trasferì con la famiglia prima ad Aosta, dove termina gli studi liceali, e poi a Roma. S’interessa sempre più al mondo politico e dopo la laurea, conseguita con il massimo dei voti, ritorna a Cosenza e  venne eletto Consigliere Provinciale.  Proprio in qualità di membro del consiglio provinciale, si adoperò in prima persona per arricchire e promuovere l'ampliamento della Biblioteca Provinciale di Cosenza  Si dedicò in tempi e con modi diversi all'attività di approfondimento e divulgazione. Firmò una versione metrica della Xenia di Goethe (Roma, Paravia.  E tra i maggiori contributori della più importante rivista di arti e lettere della regione, la Calabria Letteraria. Presidente dell'Accademia Cosentina, l'istituzione accademica calabrese che vanta un'esistenza plurisecolare e che nel XVI secolo ebbe come presidente Telesio.  Opere: “Inaugurandosi il monumento al caduti grimaldesi: scultura di Cambellotti, Reggio Calabria, Editore Il Giornale di Calabria, Paravia, Le storiche Terme Luigiane: passato-presente-futuro, Cosenza, Cronaca di Calabria, L'Accademia Cosentina nella sua storia secolare e nell'oggi, Cosenza, Tip. Vincenzo Serafino. Biografia in Calabriaonline.com  M. Chiodo, L'Accademia cosentina e la sua biblioteca. Società e cultura in Calabria.  Xenia Edizione Paravia. nna Vincenza Aversa, Dopoguerra calabrese: cultura e stampa, Editore Pellegrini, Catanzaro,  Accademia Cosentina Biblioteca Civica di Cosenza Goethe  Poesia "Mamma" da "Come le nuvole” su Grimaldi  Grimaldesi da ricordare, su digilander.libero. Filippo Amantea Mannelli. Mannelli. Keywords: gl’eroi di Virgilio, gl’eroe di Virgilio, l’eroe stoico, Acri, Enea come eroe stoico, gl’eroi di Vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mannelli” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mantovani: l’implicatura conversazionale dei curiazi – percorsi di comunicazione – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Moncalieri). Filosofo italiano. Moncalieri, Torino, Piemonte. Insegna a Roma. Membro della Società Tommaso D’Aquino. Gli ambiti delle sue ricerche spaziano sulla Filosofia della Storia, l'Ontologia, la Teologia filosofica, e loro rapporti con la scienza. Ha compiuto studi sulla storia del tomismo (cf. griceianismo). È uno dei maggiori studiosi e conoscitori del realismo dinamico e di Demaria. Opere: “Fede e ragione: opposizione, composizione?” Scaria Thuruthiyil, Mario Toso, Roma, LAS, “Quale globalizzazione?: l'uomo planetario alle soglie della mondialità,” Scaria Thuruthiyil, Roma, LAS, “Eleos: l'affanno della ragione: fra compassione e misericordia,” Roma, LAS, “Sulle vie del tempo: un confronto filosofico sulla storia e sulla libertà, Roma, LAS, “Paolo VI: fede, cultura, università,”  “An Deus sit (Summa Theologiae). Fede, cultura e scienza, Città del Vaticano, Libreria Vaticana, Didatttica delle scienze: temi, esperienze, prospettive,” Vaticano: Libreria editrice vaticana, “La discussione sull’esistenza di Dio nei teologi domenicani” “Oltre la crisi: prospettive per un nuovo modello di sviluppo: il contributo del pensiero realistico dinamico  Demaria. Roma, LAS,,”Momenti del logos: ricerche del "progetto LERS" (logos, episteme, ratio, scientia):  Roma, Nuova cultura, “Per una finanza responsabile e solidale: problemi e prospettive, Roma, LAS, “Una ricognizione sulla Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino” in Un pensiero per abitare la frontiera: sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Hemmerlie, Roma Incisa Valdarno, Città  Nuova Istituto universitario Sophia,  Lorenzo Cretti, La quarta navigazione: realtà storica e metafisica organico-dinamica, Associazione Nuova Costruttività -Tipografia Novastampa, Verona, Francisco de Vitoria, Sul matrimonio, Roma, Scritti teologici inediti. Demaria; Roma,Editrice LAS. Pontifical University of Saint Thomas Aquinas, su Angelicum. su avepro. glauco. L’Università Salesiana, un servizio per l’educazione e la comunicazione La Stampa Autorità accademiche «Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don Bosco» La Stampa, su lastampa,Conferenza Rettori delle Università e Istituzioni Pontificie Romane, su cruipro.net.  redazione, Nuovi accordi di co-operazione interuniversitaria, su FarodiRoma, Pontificia Accademia di Aquino, su cultura.va. Direttorio, su S.I.T.A.. Premio Mediterraneo. su Fondazione mediterraneo. org. Mantovani, “Vita tua, vita mea”: l'insegnamento di Demaria è più che mai attuale. Fondazione Adriano Olivetti. Mauro Mantovani. Mantovani. Keywords: i curiazi, percorsi di comunicazione, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mantovani” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marafioti – filosofia calabrese – Luigi Speranza (Polistena). Filosofo italiano. Polistena, Calabria. Girolamo Marafioti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Girolamo Marafioti (Polistena, 1567 – dopo il 1626[1]) è stato un umanista, storico e presbitero italiano.   Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria 1601.[2] Le notizie biografiche su di lui sono molto scarse e desunte per lo più dalle sue opere o da una storia ottocentesca della sua città natale.[3][4]   Indice 1                          Biografia 2                                                 Opere 3Note 4Bibliografia 5Altri progetti 6                           Collegamenti esterni Biografia  Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria 1601.[2] Sacerdote appartenente all'Ordine dei Frati Minori, il Marafioti si prefisse il compito di continuare la storia della Calabria dell'umanista Gabriele Barrio[5][6]. La prima edizione di quell'opera, infatti, si era rivelata talmente piena di errori e di lacune che lo stesso Barrio aveva tentato di emendarla in vista di una seconda edizione, ma ne era stato impedito dalla morte, avvenuta attorno al 1577. Intenzione, parzialmente disattesa, del padre francescano era inoltre quella di ricordare le vite i santi calabresi, specialmente coloro di cui si era persa la memoria[7].  Le Croniche et antichità di Calabria, in cinque libri, venne edita una prima volta a Napoli nel 1596[8] mentre una seconda versione accresciuta e corretta venne edita a Padova nel 1601[9].  Di padre Marafioti sono rimasti anche un'opera teologica[10] e un trattato di mnemotecnica in lingua latina[11],[12] che ebbe un certo successo tanto che venne tradotto poco tempo dopo in lingua italiana[13].  Non è noto dove e quando Girolamo Marafioti sia morto. Giovanni Russo, ex direttore del Museo civico "Francesco Jerace" a Polistena,[14] ha suggerito che Marafioti sia deceduto nel 1630 presso il convento nel suo paese natale.[15]  Opere Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria. Conforme all'ordine de' testi greco, & latino, raccolte da' più famosi scrittori antichi, & moderni ..., Padova, Ad instanza de gl'Uniti, 1601. Ristampa anastatica: editore Arnaldo Forni, 1975 e 1981. Consultabile on line in Google Libri. Note ^ D. Valensise, pp. 95-96, 1862.  https://books.google.it/books?id=LlawjHUbv9UC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Consultabile on line su Google Libri ^ L. Accattatis, pp. 234-236, 1869. ^ Franco Carlino, Girolamo Marafioti. Un sacerdote con la passione della storia (PDF), in Il Nuovo Corriere della Sibaritide, vol. 2, n. 7-10, 2017, pp. 3-4. URL consultato il 21 settembre 2018. ^ Gab. Barrii Francicani De antiquitate et situ Calabriae. Libri quinque. Romae : apud Iosephum de Angelis, 1571. ^ Oreste Parise, La nascita della storiografia calabrese (PDF), in Voce ai Giovani, 16 febbraio 2013, pp. 4-5. URL consultato il 21 settembre 2018. ^ Pasquino Crupi, Conversazioni di letteratura calabrese dalle origini ai nostri dì, Pellegrini editore, 2007, p. 34, ISBN 88-8101-407-6. URL consultato il 1º marzo 2008. ^ Girolamo Marafioti, Opera del r.p. fra Girolamo Marafioti di Polistina dell'Ordine de' Min. Oss. Delle croniche, et antichita di Calabria, secondo le città, habitationi, luoghi, monti, fiumi, e fonti di quella, con l'historie di tutti gli huomini illustri calabresi, quali in diuerse scienze, e arti fiorirno, col Catalogo de gli beati, e santi, In Napoli: nella Stamperia dello Stigliola a Porta Regale, 1596 ^ Girolamo Marafioti, Croniche et antichita di Calabria. Conforme all'ordine de' testi greco, & latino, raccolte da' più famosi scrittori antichi, & moderni, oue regolarmente sono poste le città, castelli, ville, monti, fiumi, fonti, & altri luoghi degni di sapersi di quella prouincia. Dal r.p.f. Girolamo Marafioti da Polistina teologo, dell'Ord. de Min. Osseruanti, In Padoua : appresso Lorenzo Pasquati ad instanza de gl'Vniti, 1601 ^ F. Hieronynimi Marafioti Polistinensis Calabri Ordinis minorum, Annotationes euangelicae lucidissimae a feria quarta Cinerum vsque ad feriam tertiam Paschatis inclusiue, Cum duplici indice, materiarum scilicet, ac rerum notabilium, Neapoli : ex typographia Ioan. Baptistae Subtilis. : apud Scipionem Boninum, 1608 ^ F. Hieronymi Marafioti Polistinensis, Calabri theologi Ord. Minorum obseruantiae. De arte reminiscentiae per loca, & imagines, ac per notas, & figuras in manibus positas. Opus delectabile, omnibusque literarum studiosis, & praecipue oratoribus, concionatoribus, & scolaribus, qui ad doctoratus apicem ascendere satagunt apprime vtile, Venetijs : apud Io. Baptistam Bertonum sub insignae peregrini, 1602 ^ Ars memoriae, seu potius reminiscentiae: noua, eaque maxime perspicua methodo, per loca et imagines, ac per notas et figuras, in manibus positas, tradita & explicata: authore Hieronymo Marafioto Polistinensi Calabro, theologo, Francofurti : ex officina typographica Matthiae Beckeri, 1603 ^ Girolamo Marafioti, Noua inuentione et arte del ricordarsi, per luoghi, et imagini; et per segni, & figure poste nelle mani. Del R.P.F. Girolamo Marafioto da Polistene di Calabria, Opera diletteuole tradotta di latino in lingua italiana, da p. Theseo Mansueti da Vrbino, Stampata in Venetia, et in Fiorenza: ad instanza di Sebastiano Zannetti, 1605 ^ Museo civico "Francesco Jerace", su beniculturali.it, Ministero per i beni e le attività culturali, 16 novembre 2015 (Ultimo aggiornamento). URL consultato il 21 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2018). ^ G. Russo, 2012. Bibliografia Luigi Accattatis (a cura di), Girolamo Marafioti, in Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza, Tipografia municipale, 1869, pp. 234-236. URL consultato il 21 settembre 2018. Domenico Valensise, Monografia di Polistena, Napoli, Tipografia di Vinvenzo Marchese, 1862, pp. 95-96. URL consultato il 21 settembre 2018. Giovanni Russo, Girolamo Marafioti : teologo, storico e musico, Polistena, Centro Studi Polistenesi; Storico Complesso Bandistico Città di Polistena, 2012. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Girolamo Marafioti Collegamenti esterni (EN) Opere di Girolamo Marafioti, su Open Library, Internet Archive. Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Biografie Categorie: Umanisti italianiStorici italiani del XVI secoloStorici italiani del XVII secoloPresbiteri italiani del XVI secoloPresbiteri italiani del XVII secoloNati nel 1567Nati a Polistena[altre]Girolamo Marafioti.

 

Grice e Marassi: l’implicatura conversazionale degl’eroi di Vico – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cardano al Campo). Filosofo italiano. Cardano al Campo, Varese, Lombardia. Grice: “I like Marassi; he has written a ‘natural’ history of ‘man’ – which is interesting, ‘progetto uomo,’ he calls it!” -- Grice: “I like Marassi; he has explored hermeneutics in the German tradition, Schleimacher to be more specific; but has also written an essay on Heidegger; his links with me come with his idea of metaphysics and transcendental arguments which he takes from Kant, who he reads in both German and Italian, unlike I, or me.” – Grice: “He has written an introduction to a comparative study of the approaches to ‘the antique’ in both Italian and German philosophy – a fascinating topic. I suppose the Oxonian approach, indeed Cliftonian, is a mixture of both!” Allievo di Melchiorre, si laurea a  Milano con la tesi “La differenza ontologica in Heidegger, sotto la direzione di Melchiorre e con la co-relazione di Bontadini. Ha discusso “Il profilo della presenza: Heidegger e il regno della pluralità” con Melchiorre e Grassi. Insegna filosofia a Milano. Ha coordinato l'edizione dell'Enciclopedia filosofica (Bompiani, Milano).  Direttore del Dipartimento di Filosofia a Milano. Dirige la Rivista di filosofia neo-scolastica.  Dirige per la casa editrice AlboVersorio la collana Epoche ed è membro del comitato del festival La Festa della Filosofia.  Si occupa di storia dell'umanesimo (BRUNI (si veda), ALBERTI (si veda), VICO (si veda)), della scolastica, di ermeneutica (Grassi), di filosofia trascendentale, del pensiero postmoderno. I temi della sua ricerca ruotano attorno a tre temi principali: la riflessione sui modelli storico-teorici della filosofia della storia, l'interpretazione dell'umanesimo italiano (Alberti, Bruni, Vico) in riferimento alla dimensione storica e morale, l'analisi della fondazione trascendentale del sapere. Saggi: “Ermeneutica della differenza in Heidegger, Vita e Pensiero, Milano, Schleiermacher, “Ermeneutica,” Rusconi, Milano, Bompiani, Milano; Kant, “Critica del giudizio,” Bompiani, Milano, Metafisica e metodo trascendentale,”  Lotz, “La struttura dell'esperienza, Vita e Pensiero, Milano;  “Metamorfosi della storia. Momus e Alberti,” Mimesis, Milano/ Coordinamento generale e direzione redazionale della Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano. docenti.unicatt. Marassi. Massimo Marassi. Marassi. Keywords: gl’eroi di Vico, Alberti, Bruni, Vico, metamorfosi della storia – Alberti, Momus, il concetto d’eroe in Vico, l’uomo come eroe – l’eroico, l’altruismo eroico, la nudita eroica – la nudita eroica nella representazione degl’imperatori romani, la nudita eroica in Giulio Cesare, la nudita eroica dell’atleta – la postura eroica dell’eroe in nudita eroica – napoleone in nudita eroica – Mussolini in nudita eroica, la statua equestre di Mussolini, la nudita eroica del stadio dei marmori,  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marassi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marcello: la filosofia sotto Giulio Cesare – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A pupil of Cratippo. He has a career in public life and is one of those who opposes to Giulio Cesare. Cesare pardons him but he is still murdered. Marco Claudio Marcello. Keywords: Livio, Machiavelli. Marcello.

 

Grice e Marcello: il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The nephew of Ottaviano, and until his death, his chosen heir. A pupil of Nestore. Marco Claudio Marcello.

 

Grice e Marcello: del sillogismo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Writes about logic, including a book on syllogisms. Tullio Marcello.

 

Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale dell’educazione del soldato – l’implicatura del capitano – e l’amore sessuale – la società eugenica  – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Noventa Vicentina). Filosofo italiano. Noventa vicentina, Vicenza, Veneto. Grice: “Cassatta has unearthed some opinions by Marchesini which are revolutionary!” Esponente del positivismo.  Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova. Direttore della Rivista di Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle scienze pedagogiche, edito dalla Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse, inoltre, un testo di Locke Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” – Grie: “Sounds promising: a treatise on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana, Tip. di A. Spighi, “Saggio sulla naturale unità del pensiero,” Firenze, Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti dalle opere filosofiche di Ardigò,” Firenze, Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain ecc., prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni,” Grice: “A fascinating little book: it reminded me of Strawson’s Introduction to Logical Theory! Only Strawson would rather die than axe me to foreword it!” –[ whereas Marchesini commissioned his tutor to drop a word “or two””].—Grice: “Marchesini shouldn’t be so reverential towards Ardigo.” Grice: “I count Marchesini’s oeuvre as being by Marchesini; if I want to read Ardigo, I read Ardigo!” – “Elementi di morale, ad uso anche dei licei, secondo le opere degli scienziati moderni, prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo e il problema filosofico, Torino, F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” – Grice: “I should note that Marchesini uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t really apply to my Clifton days!” --  (con prefazione di E. Morselli e in collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Alighieri ", “Elementi di pedagogia: Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri e diritti: ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R. Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo, R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Bocca, “ Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità e il diritto all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il principio della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona, Fratelli Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This makes me laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was nonsense!” -- Firenze, Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche, Roma, Athenaeum, “La dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione morale, Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,” Torino, Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R. Bemporad e Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,” Torino, Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,” Firenze, Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze: per i licei scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze pedagogiche: opera di consultazione pratica con un indice sistematico, direttore Marchesini, collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e altri, Milano, Soc. Edit. Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima ristampa: Firenze, Sansoni, Mariantonella, M. e la «Rivista di filosofia e scienze affini». La crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Angeli, Treccani L'Enciclopedia Italiana. A proposito dei sofismi di parole ricorderemo ancora quel  capitano  che avendo conchiuso col nemico una tregua di  dieci giorni, si credette lecito attaccarlo di notte. E ricorderemo  i seguenti sofismi di Eutidemo: Qualcuno che si trova in  Sicilia e vede in questo momento, col pensiero, il porto d’Atene,  vede egli le due triremi che vi si trovano? E se non vede le  due triremi, come può egli vedere il porto d'Atene? Quelli  che imparano sono essi sapienti o ignoranti? Se sono gli ignoranti che imparano, devono apprendere ciò che non sanno; ma  come si può imparare quando non si sa neppure ciò che si devo  imparare? E se Clinia risponde che sono i sapienti che imparano,  la difficoltà resta la medesima: come possono i sapienti imparare  dal momento che sanno? Chi Ba qualche cosa possiede il sapere, eli’ 6 tutto: dunque chi sa qualche cosa sa tutto. Origine ed evoluzione del linguaggio. La questione del linguaggio è ancora un po’ oscura, ma fra le ipotesi cbe su tale questione si proposero, si può stabilire quale è la più legittima. Si esclude innanzi tutto l ipotesi che il linguaggio sia stato inventato da un uomo più intelligente,  e adottato dagli altri in virtù d’nna convenzione -- ipotesi attribuita a Democrito. Si esclude altresi che il linguaggio sia stato l’opera di una rivelazione, o di un miracolo. Due filologi contemporanei, Renan e Muller, attribuirono l’origine del linguaggio a una specie d’istinto. Nell’umanità primitiva ogni idea avrebbe suggerito per sé stessa una parola, e la medesima  parola a tutti gli spiriti. Questo istinto, col tempo, si sarebbe atrofizzato. +A proposito di questa ipotesi si osserva ch’essa non spiega nulla, essendo questo istinto per sé medesimo inesplicabile, ed esscudo esso stesso, per cosi dire, un miracolo. È strano infatti che quei 400 o 500 tipi fonetici, a cui il Muller  riduce le parole delle varie lingue, aspettino, a manifestarsi, le idee rispettive. Il linguaggio, dice Humboldt, è il prodotto necessario dello svolgimento dello  spirito umano. E sta bene. Ma questo svolgimento  non è spiegato dall’istinto di Réuan o Muller,  mentre importa appunto stabilire come il linguaggio  si produca. Whitney, nella “Vita del  linguaggio”, dice che l’origine del linguaggio è dovuta  al concorso di tre cause, che s’ incontrano nella specie  umana: 1° la facoltà di emettere un’infinità di suoni e di riprodurli a volontà; 2°: il desiderio, determinato  da un bisogno di socialità superiore, di comunicare  le idee per mezzo di segni; 3: la facoltà di generalizzare, di giudicare, di concepire dei concetti e di percepirne i rapporti. E queste sono infatti le condizioni  del sorgere e svilupparsi del linguaggio, ma come effettivamente il linguaggio sia sorto e si sia sviluppato, Whitney non dicono. Si paragonò l’origine del linguaggio nelle razze all’origine del linguaggio nel bambino. Il bambino, per attività puramente riflessa, emette un grido che  manifesta in lui un dolore, un bisogno. Al grido accorre la nutrice, e accorre ogni volta che il grido si ripete. Cosi, si va fissando un’ associazione mentale tral’atto dell’ emettere il grido e il successivo accorrere  della nutrice, onde, a chiamar questa, finuli j^ uXr ri-  peterà, ma coscientemente, intenzionalmente, il'^-WyoHl  il grido assume un significato. Più tardi, altri suoni esprimeranno il pensiero del bambino, come quando il bambino indica gl’oggetti imitandone in qualche modo l’impressione sensibile che ne riceve. Dice ad esempio “Jcolcò” per indicare il pollo; “mìàou” per indicare il gatto. Il bambino produce un dato sensibile, nel nostro caso uditivo,  a cui si associeranno altri dati sensibili, come quelli visivi. Da prima il bambino designa con questo suono non soltanto gli oggetti dai quali l’ udì, ma anche altri oggetti consimili, che hanno in comune, oltre a quelle, altre qualità sensibili. Con lo stesso suono e ad  esempio dal bambino indicato, da prima, ogni uccello. Le distinzioni di linguaggio verranno piti tardi, mano mano che si distingueranno e aumenteranno nel bambino le percezioni. Questa è, a larghi tratti, la formazione e lo svolgimento del linguaggio, nel bambino, a cui contibuiscono in modo particolare gli ammaestramenti speciali che il bambino riceve da chi gli apprende la lingua. Si puo inferirne che l’origine e lo sviluppo del  linguaggio d’una razza, avviene come nel bambino. Con tale inferenza si dimenticherebbe un fatto importantissimo, ch’è fondamento d’una netta distinzione. Il fatto che il fanciullo nascendo porta anche per il linguaggio delle disposizioni funzionali organiche-psichiche, diverse da quelle che potevano avere gl’uomini primitive. Il paragone adunque, e l’ inferenza, non reggono. L’ipotesi piu accreditata intorno all’origine del  linguaggio è quella di Darwin, illustrata particolarmente da Spencer, per cui il linguaggio è opera dell’evoluzione, come ogni altro fatto naturale ed umano. Originariamente gl’uomini si servivano di un gesto, indicativo o imitative. Poi, provveduti, per evoluzione organica, di organi capaci di mandar suoni articolati, accompagnarono questi al gesto, ed espressero cosi le proprie sensazioni e i propri bisogni, e designarono gl’oggetti. Tale espressione e tale designazione avevano  da prima carattere essenzialmente imitativo, conservatosi, quanto al suono articolato, nell 'onomatopeici, ed erano piuttosto istintive. In progresso di tempo, i  movimenti del gesto e dell’ articolazione si utilizzarono più largamente, e venne cosi a sostituirsi al linguaggio naturale un linguaggio convenzionale. Cominciato per evoluzione, il linguaggio di un Popolo, come quello dell’individuo, continuò a svolgersi  pure per legge evolutiva, mediante i rapporti sempre  più ampi e riflessi che si stabilirono successivamente  tra i segni e la cosa significata. Si ebbero cosi nel  linguaggio la forma mimica, l’ideografica, e la fonetica, e la parola divenne per ultimo il linguaggio  per eccellenza. Presso certe tribù selvage, la parola non può comprendersi senza il gesto. Anche presso gli antichi, la mimica aveva la massima importanza, come presso i sordo-muti, che devouo esprimere  il pensiero col gesto proprio, naturale e artificiale. La l'orma  ideografica, che troviamo presso gl’egiziani, i chinesi e altri  popoli, è un disegno abbreviato e più o meno convenzionale, in cui ogni carattere esprime direttamente un'idea. I popoli ocei-  [Innumerevoli sono le forme che la parola assunse  presso i vari popoli o razze, poiché ogni popolo o razza  ha la sua lingua. Tuttavia si riuscì a ricondurre  tutte le lingue a un piccolo numero di tipi, che sembrano corrispondere agli stadi successivi dell evoluzione della parola. 1° Tipo: Lingue monosillabiche (es. la chinese). Sono composte di sillabe che costituiscono ciascuna una parola rappresentante un’idea astratta e generale. Secondo l’ordine nel quale i monosillabi si dispongono, si esprimono le diverse combinazioni e modificazioni  delle idee. 2° Tipo: lingue agglutinanti o poli-sintetiche (es. le  lingue delle tribù americane). Sono composte di radici di cui le une esprimono le idee più importanti, le altre le idee accessorie: messe insieme, cosi dal costituire spesso una parola straordinariamente lunga  e complessa, esprimono sia le modificazioni d’un idea principale, sia una combinazione più o meno complessa di idee principali e accessorie. 3° Tipo: lingue a flessione: (es. le lingue semitiche,  e indo-europee). Sono composte di parole ciascuna delle quali esprime un’idea principale modificata da  una accessoria. Le diverse modificazioni dell’idea principale si esprimono per il modificarsi, per l’inflettersi,  della terminazione delle parole stesse] dentali non se ne servono più se non per certi usi (cifre, segni algebrici eoe.). Usano invece della scrittura fonetico, in cui ciascun carattere è il seguo non d'nu idea uia di un suono. Di questi tre tipi, il secondo sarebbe derivato dal  primo, per l’addizione delle radici accessorie alle radici principali; e le lingue a flessione sarebbero derivate da lingue agglutinanti piu antiche, per la fusione delle radici accessorie con le radici principali. Con le parole non comunichiamo soltanto delle idee, ma anche delle credenze, dei fatti. E poiché le nostre credenze, le nostre rappresentazioni dei fatti, e  la interpretazione di questi, mutano, mutano anche  i significati delle parole. Una mutazione che si può ritenere primitiva, quanto è costante, l' abbiamo nella trasformazione del senso di  una parola, da proprio a traslato -- ciò avviene per  quella certa somiglianza che si riconosce tra il significato proprio (Sidonio: EX-PLICATVRA), o etimologico, e quello traslato (IM-PLICATVRA).  Una casa grande e sontuosa oggi si chiama impropriamente “pallazzo,” parola che indica prima costruzione dei  Romani più antichi, eretta in onore della dea “Pale,” nel monte Palatino. La parola “palazzo” sopravvive, ma con significato  diverso dal primitivo. “Pagano” significa propriamente l’abitante del “pagus”. Poi, significò l’idolatra, l’adoratore di una divinità esoterica, perché a Roma, mentre gl’abitanti delle città erano i  primi a render colto a Marte, gl’abitanti non-romani della campagna sono gl’ultimi. “Villano” si dice propriamente chi  e soggetto a minori oneri, ed e, per conseguenza, oggetto di disprezzo da parte dell’ aristocrazia militare. Al villano si attribusce, con qualche esagerazione, i vizi e delitti. Per implicatura, ‘villano’ divenne perciò una qualifica ingiuriosa. Il significato adunque di questi tre termini -- palazzo, pagano, villano -- si trasforma generalizzandosi, come si trasformarono generalizzandosi., per citare ancora due esempi, il termine “sale,” che propriamente designa il cloruro di sodio, e il termine “olio” che propriamente indica soltanto l’olio d’oliva.  Nella trasformazione della parola si ha pure un processo inverso, di specializzazione. Cosi il termine “vitriolo,” da “vitruni,” propriamente significa ogni corpo cristallino, poi si attribui a una specie particolare.  Il termine “oppio” (da ònòg succo) propriamente vuole dire un i  succo qualunque, ora indica per implicatura soltanto il succo del pa- J  pavero. E il termine “fecula” (da foex, feccia) proprio a   significare ogni materia che si depositi spontaneamente in un liquido, poi lo si applica per implicatura al1’ amido che si deposita quando si agita, nell’acqua,  della farina di frumento. E il significato di “fecula” si specifica per implicatura poi ancor più, venendo a indicare  un principio vegetale particolare che, come l’amido,  è insolubile nell’acqua fredda, ma è completamente  solubile nell’acqua bollente, con la quale forma una  soluzione gelatinosa. Il cocchiere chiamai suoi cavalli “le mie bestie”. Un  cacciatore può intendere per “uuccelli” le pernici. V’ è adunque nel significato di una parola una transizione, della quale, nel suo uso, devesi tener conto. Si consideri, ad esempio, il vario significato della parola “lettera” (propriamente, lettera dell’alfabeto, per implicatura: lettera missiva, letteratura) e della parola “gusto” (sentimento estetico, e  facoltà di distinguere il bello). E quanto alla *metafora*, si consideri, ad esempio, il significato che la parola “luce” acquista quando si applica all’istruzione, e la parola “fuoco” applicata alla collera e allo zelo. E si considerino le parole “nascere” e “morire”, che si usano in un senso molto piu largo che non sia quello propriamente e strettamente biologico. A tale varietà di significato in una medesima parola, contribuiscono anche la *metonimia* (es. “corona” per re-  (/no), i suffissi (es. pre-giudizio, di-fetto, il-limitato), le perifrasi (es. padre della storia), la composizione (es.  strada-ferrata, acquavite ecc.). Vediamo adunque come, o per circostanze accidentali, o per bisogni veri, si trasformi il significato di una parola, cosicché non sarebbe né possibile né utile  restar fedeli al significato proprio primitivo. E ciò dicasi sia  del linguaggio tecnico di una scienza, che si muta  col progredire e con lo trasformarsi di questa, sia del linguaggio familiare. Non possiamo pertanto accontentarci del dizionario, dove il senso di una parola è spesso piuttosto indicato che non esattamente precisato. La precisione  del significato deriva dall’uso, nel quale pertanto trovasi il migliore ammaestramento. Chi tenesse a sola guida il dizionario, non riconoscerebbe somiglianze e differenze, e anche semplici sfumature di significato, di  cui il dizionario non tiene conto. Come avvertiamo facilmente in chi parla una lingua di cui non ha il più sicuro e largo possesso. Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del soldato” --. Marchesini. Keywords: l’educazione del soldato, con il capitano Ercole Meoli, la Societa di Genetica e Eugenica SIGE – Societa Italiana diGeneica ed Eugenica – il simbolismo – la dottrina del simbolismo – I simbolisti – I filosofi simbolisti – I artisti simbolisti – Welby, Ogden, Grice, ‘il simbolo del simbolo’ -- il cammino del cavaliere, codigo cavalleresco, cavalleria, cavallo, equites romano – tutii questi appartneno all’altro Marchesini – questo Marchesini e tradizionale --.  Resf.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale -- postumanar, trasumanar – sovrumanar – età degl’uomini – vico -- umanar – equites romani – filosofia emiliana – filosofia bolognese – scuola di Bologna -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo italiano. Bologna, Emilia Romagna. Grice: “I don’t think Marchesini has a philosophical background, but he fascinates me! I especially liked his idea about ‘virility’ and the idea of a knightly code – ‘codice cavalleresco’ – The other field that fascinates me is his research on ‘inter-subjectivity’ in the living form – which he now extends to plants – ‘vivente’ – Surely we don’t refer to a cat as an object – and the philosophical keyword here is ‘threshold,’ that Marchesini aptly uses.” Cardine della sua proposta filosoficariconducibile, seppur con caratteristiche proprie, alla più ampia corrente del Post-humanè lo smascheramento di quell'errore prospettico che pone l'uomo al centro e a misura dei suoi predicati.  «Comincerò il mio viaggio dal prato più bello, quello che l'aria non abbandona un istante, il sole vi si intrappola da splendere pur di notte ed i profumi vergini coesistono con quelli gravidi. È qui che il dio Pan cadde la notte dei tempi, da qui iniziò il suo girovagare incerto, all'unico desiderio d'amare»  (M., Il dio Pan). Da sempre affascinato dalla natura e, in particolare, dal regno animale, consegue la laurea a Bologna. Parallelamente agli anni di formazione universitaria, spinto da un forte interesse verso il comportamento animale, stringe una feconda collaborazione e amicizia con Celli, con il quale inizia a indagare le interazioni sociali degli imenotteri. Per cinque anni conduce ricerche “sul campo” e, con l'ausilio della macrofotografia, è in grado di immortalare quegli attimi di vita animale altrimenti nvisibili all'occhio nudo: rituali di corteggiamento, di accoppiamento e di trofallassi tra gli insetti che diventeranno il viatico per tutta la sua ricerca futura.  Nei suoi studi di entomologia approfondisce l'analisi dei sistemi feromonali che saranno tema di alcune pubblicazioni e della successiva ricerca sul comportamento e sul benessere animale. Nella seconda metà degli anni ottanta, sotto la guida del professor Franco Pezza, dell'Università degli Studi di Milano, studia i metodi di allevamento, i parametri di benessere nelle aziende zootecniche, i fattori di incidenza del rischio in zootecnia, le modalità di individuazione dei sinistri, pubblicando alcuni lavori sulla medicina veterinaria delle assicurazioni.  Inizia così la sua collaborazione con diversi atenei sui temi del comportamento animale, tenendo corsi e master di etologia applicata e medicina comportamentale. Alla metà degli anni novanta entra nel Consiglio Direttivo della Società di Scienze Comportamentali Applicatedi cui diverrà Presidente focalizzando la propria attenzione sul comportamento degli animali domestici, sugli stili di relazione interspecifica, sui problemi e sulle patologie comportamentali. Osservando sul campo le espressioni comportamentali e i processi di apprendimento degli animali, inizia a considerare anacronistici e contraddittori i modelli esplicativi tradizionali.  In sintesi, quello che Marchesini propone nel panorama delle scienze cognitive è un superamento dei tre modelli interpretativi al comportamento animalequello behaviorista, quello etologico classico e quello antropomorficoin virtù di un modello mentalistico unitario (un'unità necessaria che la mente, come fenomeno unico, richiede), che valga sia per i processi consapevoli che inconsapevoli e che descriva espressione e apprendimento in termini elaborativi dell'informazione, sistemici o composizionali dellecomponenti, solutivi e non reattivi, evolutivi e relazionali nella realizzazione ontogenetica. Questo porterà alla pubblicazione di tre testi dal forte impatto innovativo: Intelligenze plurime e Modelli cognit ivi e comportamento animale ed Etologia cognitiva. Alla ricerca della mente animale. Gli assunti di base della proposta di Marchesini sono i seguenti:  il soggetto è immerso in un campo di possibilità filogenetiche che definiscono il tipo di intelligenza propensionale o specie-specificada cui l'idea di pluralità cognitiva dove le diverse intelligenze sono comparabili ma non commensurabili; il processo ontogenetico di costruzione dell'identità si realizza grazie alle dotazioni innate, che ricche di virtualità evolutive, possono essere organizzate in una molteplicità di modida cui l'idea di rapporto dimensionale o direttamente proporzionale di innato e appreso; l'espressione del soggetto è sempre proattiva, mossa cioè da un obiettivo, e quindi frutto di una condizione problematica che il soggetto cerca di risolvere attraverso ricette solutive fino al raggiungimento dell'obiettivoda cui il superamento del concetto di rinforzo. Vi è quindi una ridefinizione della soggettività animale, come possesso del suo qui e ora, e come capacità di mettere in dialogo tutte quelle istanze (ontogenetiche e filogenetiche) che gli appartengono nella sua relazione con il mondo. Bioetica e diritti animali Alla fine degli anni ottanta si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna, con l'intento di sondare il rapporto uomo-natura da una prospettiva pedagogico-filosofica.  In questi anni inizia a portare nelle scuole percorsi progettati appositamente a misura di bambini per permettere loro di conoscere la varietà del mondo animale evitando letture antropomorfiche, quelle viziate, ad esempio, dai sedimentati repertori culturali. È in questi anni che avviene uno degli snodi cardine nell'attività di M.: egli si accorge che le potenzialità che è in grado di esprimere il binomio bambinoanimale (o più in generale uomoanimale) è da ricercarsi non nella performatività quanto piuttosto nelle dinamiche che la relazione, unica e irripetibile, è in grado di generare. L'animale coinvolto nelle attività didattiche non è più un oggetto dal quale attingerequasi fosse una fonte miracolosaelementi benefici al percorso formativo del bambino, ma è nel suo essere soggetto e capace di stipulare un patto con il proprio interlocutore che lo fa divenire elemento imprescindibile di ogni percorso formativo.  L'esperienza condotta all'interno delle scuole porta M. alla stesura del volume Natura e pedagogia, inizialmente nato per divenire la sua tesi di laurea, ma pubblicato prima della conclusione degli studi umanistici. Le attività con i bambini lo conducono in tutta Italia portando in evidenza due aspetti:  il divorzio che si è andato realizzando tra l'uomo e le altre specie nella cultura contemporanea, con bambini che non sono in grado di relazionarsi con gli animali e spesso nemmeno conoscono le specie domestiche; la svalutazione degli animali e l'incapacità della società contemporanea di avere consapevolezza dell'importanza della relazione con le altre specie per lo sviluppo della personalità. Per Marchesini la svalutazione operata dalla società contemporanea parte dalla perdita di quel rapporto di convivenza e di ospitalità che viceversa ancora caratterizzava la cultura rurale. Nasce così il Concetto di soglia (che esprime il bisogno di uscire dalla dicotomia novecentesca dell'antropomorfismo e della reificazione dell'eterospecifico. Temi già affrontati in due saggi precedenti, Animali di città, critico verso l'antropomorfizzazione degli animali da compagnia, Oltre il Muro, critico verso la reificazione dei cosiddetti animali da utilità. Sono gli anni in cui riflette sul pensiero animalista e sulla bioetica animale fondando, insieme a colei che diventerà la sua storica collaboratrice, Sabrina Golfetto, la casa editrice Apeiron con lo scopo di creare un luogo dove ospitare riflessioni e dibattiti su tali tematiche. Sono gli anni in cui abbraccia, senza più abbandonarlo, il vegetarianesimo e dà vita assieme a Battaglia e a Hack a un'intensa attività convegnistica che confluirà nella collana Quaderni di bioetica di cui sarà direttore. Nel  sostituisce Caffo, che ne era stato fondatore e primo direttore, nella direzione di Animal Studies: Rivista Italiana di Antispecismo.  Nel maggio  esce per le Edizioni Sonda Contro i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo postumanista. Il saggio affronta il tema dello specismo passando in rassegna le incongruenze e le incoerenze nascoste nelle maglie di un dibattito filosofico e culturale che pretende di sospendere l'antropocentrismo, rimanendo all'interno di una cornice umanistica. Il testo vede i commenti finali di Rodotà, Sax, Vallauri e Fadini. Porta la neonata zooantropologia in Italia, disciplina all'interno della quale compie una sistematizzazione sia a livello teorico, accanto a Fiorani e Tonutti, sia a livello applicativo con la delineazione di protocolli operativi nelle aree educative e assistenziali.  Per ciò che concerne la zooantropologia teorica, l'ipotesi di fondo proposta da M.i, e riconducibile alla sua teoria della zootropia, è che gli animali nel corso della storia non abbiano funto solo da produttori di prestazioni o di collezioni di modelli da imitare ma altresì da alterità referenziale nei processi antropopoietici. Marchesini sviluppa il concetto di "referenza animale", inteso come contributo di cambiamento offerto all'uomo dalla relazione con l'etero-specifico. Gli uccelli non hanno insegnato all'uomo l'arte di volare -- il modo di realizzare questa attività -- ma gli hanno ispirato la dimensione esistenziale del volare. Per M.i i predicati umanicome la danza, la musica, la cosmesi, la tecnicavanno considerati come frutti ibridi, esito cioè dell'incontro relazionale con le altre specie. Il motore della cultura umana è quindi per M. rintracciabile nell'incontro con l'alterità animale che, nella forma di una vera e propria epifania, è stato capace di re-direzionare l'uomo lontano dal suo centro filogenetico e dalla sua solipsia di specie dando vita a nuove possibilità esistenziali.  Per ciò che concerne la zoo-antropologia applicata, opera una trasformazione in alcuni settori delle attività di relazione con gli animali, dalla pet therapy alla pedagogia cinofila, impostando i "protocolli dimensionali", vale a dire individuando nel rapporto delle dimensioni di relazione, ciascuna dotata di specificità sia di ordine relazionale che referenziale. In pet therapy lavorare secondo l'approccio dimensionale significa evitare l'incontro generico tra un paziente e un animale ma individuare le dimensioni di relazione che sono utili al fruitore secondo i suoi bisogni specifici e renderle operative attraverso attività specifiche. Allo scopo di formare nuovi operatori in grado di lavorare secondo i protocolli dimensionali fonda “Scuola di Inter-Azioone Uomo-Animale on sede a Bologna. Sii fa co-promotore di Carta Modena (Carta dei Valori e dei Principi della Pet-Relationship) che riceve il patrocinio del Ministero della Salute. Il documento mira a tutelare, all'interno del panorama della attività assistite dagli animali (A.A.A.) sia il fruitore, il benessere dell'animale coinvolto e il principio inter-relazionale che dal binomio scaturisce. Pubblica “Etologia filosofica: alla ricerca della inttersoggettività animale” con il quale inaugura la riflessione ontologica sul carattere dell’intersoggettività animale, vale a dire su che cosa differenzia un “oggetto” da un essere “vivente.” Rilegge l'ontologia animale in termini di "desiderio". “Essere animale” (essere vivente) significa prima di tutto "essere desiderante", una condizione di *non*-equilibrio che rende due animali protagonisti de loro divenire nonché capaci di definire il corso della filogenesi di specie.  L'etologia filosofica diviene ben presto un campo di ricerca entro il quale dialogano allo scopo di ridefinire i contorni di ciò che intendiamo con essere animale. Inizia la ricerca filosofica che va a innestarsi nella costellazione di studi definita come post-human.  È di questo period della ri-definizione dell'umano quale entità ibrida, puntualizzato nel dettato che vede l'uomo non più misura del mondo ma nemmeno misura di se stesso. In tale corrente filosofica ci sono per Marchesini le giuste premesse per poter articolare la propria riflessione in quanto il concetto di “alterità” nel progetto post-human assume un significato molto più vasto, abbracciando di fatto le entità non umane animali e macchiniche.  Collabora con la rivista Virus inaugurando una nuova estetica basata sull'ibrido come manifestazione contemporanea del sublime. In tale luce il Manifesto del Teriomorfismo rappresenta il documento attraverso il quale gli artisti rifiutano il dettato antropocentrico e riconoscono la natura ibrida di ogni processo creativo.  All'interno di tale campo d'indagine pubblica Animal Appeal e una feconda collaborazione che travalica i campi disciplinari e rivela ancora una volta i debiti che la cultura, in questo caso l'arte, ha contratto con le alterità. Conosce Salsano, storico, sociologo ed editor della casa editrice Bollati Boringhieri, che affascinato dal lavoro di M. decide di pubblicare un primo saggio sul rapporto tra bios e techne dal titolo La fabbrica delle chimere, testo che si pone a cavallo tra le precedenti esperienze in zooantropologia e bioetica e la nuova riflessione postumanistica.  Esce Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, testo corposo, concettualmente denso e dalla molteplicità di riferimenti, che ha suscitato un grande dibattito nel mondo accademico portando il suo autore a divenire punto di riferimento per ogni ricognizione che vada ad indagare i rapporti che intercorrono tra vivente (sia esso umano o animale) e tecnica. Sempre nel medesimo anno fonda Il Centro Studi Filosofia Postumanista allo scopo di promuovere e sviluppare le tematiche legate al post-human da diverse prospettive, arte, letteratura, cinema, new media, formazione. Innumerevoli saranno poi le pubblicazioni sul pensiero postumanista, che vedranno la pubblicazione del saggio Il tramonto dell'uomo. Inoltre, traduce, cura e scrive la postfazione dell'edizione italiana del testo The Companion Species Manifesto di Haraway.  Esce per Mimesis Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione nel quale Marchesini evidenzia come la cultura non vada pensata in modo antropocentrico come l'esito autarchico di un processo creativo interamente svolto dall'uomo, pur avvalendosi di materiale zoomorfo, ma come una rivelazione epifania ispirata dal non umano. Torna in libreria con un volume interamente dedicato al rapporto tra bios e tecnica, Tecnosfera. Proiezioni per un futuro postumano (Castelvecchi). Rilegge il connubio tra essere umano e tecnologia come una partnership emersa dal corredo filogenetico della specie Sapiens, mettendo in luce le potenzialità ibridatrici e plasmatrici della tecnologia. Da questa prospettiva, ogni invenzione, ogni scoperta, ha un effetto epifanico; apre, cioè, una nuova dimensione di imprevisto e di opportunità che modifica i confini e la percezione di ciò che definiamo umano.  Il mondo degli insetti (“as I observed squarrels” – Grice) così minuziosamente osservato risulta essere particolarmente evocativo anche da un punto di vista estetico e narrativo tant'è che dà alla luce la raccolta di racconti lirici “Il dio Pan,” frutto in parte anche delle osservazioni compiute tra gli imenotteri.  Nei brevi racconti dedicati al dio agreste della mitologia greca, cerca di sfatare il mito di una natura, da un lato meccanicistica (mera esecutrice dei dettami della genetica) e dall'altro lato bucolica e idealizzata che nulla o poco rappresenta ciò che l'autore mira ad affrescare: una natura reale, un mondo del vivente a volte crudele ma in grado di interconnettere profondamente tutti i suoi abitanti: la preda e il predatore, la cavalletta e la mantide. Il testo, recepito positivamente dall'ambiente culturale bolognese, porta Marchesini a stretto contatto con il Roversi, altra figura che influenzerà profondamente la sua attività futura portandola a spingersi in plurimi territori e a cavallo di numerosi discipline: dalla narrativa alla poesia, passando per la filosofia. Pubblica il romanzo Uscendo da Lauril e  la raccolta di racconti Specchio animale che ospita la postfazione di Leonetti. Con la pubblicazione di Uscendo da Lauril in particolare,intraprende l'esperimento di trasferire sul piano narrativo le evocazioni postumanistiche partendo dalla poetica cyber-punk. In entrambi i lavori è possibile ritrovare quegli elementi che contraddistinguono la speculazione filosoficai: la dialettica tra identità alterità, il rifiuto di qualsiasi mito della purezza originaria e di ogni forma di antropocentrismo.  Esce per la casa editrice Mursia Ricordi di animali, l'autobiografia volta a raccogliere la storia di vita dell'etologo osservata tramite la lente dei numerosi animali che ne hanno scandito le tappe fondamentali. --  è invece la volta de La filosofia del giardiniere, pubblicato dalla Graphe edizioni nella collana Parva. Il libro è composto di due parti, nella prima il lettore è condotto dalle parole a passeggiare nel giardino, novello atelier darwiniano, con stupore e riverenza. Nella seconda sono le immagini di alcuni giardini del mondo a far continuare la riflessioni sulla cura, portate avanti da M.   M. nel Centro Studi di Galliera (Bologna) Progetti esteri Roberto Marchesini tiene regolarmente conferenze in diversi paesi del mondo tra i quali: Stati Uniti, dove dal  tiene annualmente una lecture presso l'Harvard, Brasile, Messico, Cile, India, Australia, Francia, dove è stato ospite della Sorbona, Spagna, Portogallo.  Cura la rubrica etologia a cadenza settimanale "Gli animali che dunque siamo" per Il Corriere della Sera. “Intelligenza emotiva versus intelligenza cognitive” in Pluriverso,  3, La Nuova Italia,  La via vegetariana per un mondo migliore, Vimercate, La spiga vegetariana, pagina 2:// novalogos/drive /File/ LIBRO% 20ANIMAL %20 STUDIES %201-  novalogos// drive/File/ animalstudies. R. Marchesini, Teriomorfismo, Bologna, Apeiron. Bioetica, diritti animali, pedagogia e scienze cognitive. Oltre al muro, Torino, Franco Muzzio Editore, Natura e pedagogia, Roma, Theoria, Il concetto di soglia, Roma, Theoria, Io e la natura, Forlì-Cesena, Macro Edizioni, La fabbrica delle chimere. Biotecnologie applicate agli animali, Torino, Bollati Boringhieri,  Bioetica e scienza veterinarie, Edizioni Scientifiche Italiane, "Intelligenza emotiva versus intelligenza cognitiva", In Pluriverso, Firenze, La Nuova Italia, Bioetica e biotecnologie. Questioni morali nell'era biotech, Bologna, Apeiron, Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Bologna, Peridsa, “Il galateo per il cane” Milano, Giunti, “Modelli cognitivi e comportamento animale: Coordinate di interpretazione e protocolli applicative;; Contro i diritti degli animali? Proposta per un anti-specismo post-umanista, Alessandria, Edizioni Sonda,  Vivere con il cane. Come migliorare il rapporto fra cani, adulti e bambini, Firenze, De Vecchi, Il bambino e l'animale. Fondamenti per una pedagogia zoo-antropologica, Roma, Anicia,  Etologia cognitiva. Alla ricerca della mente animale, Bologna, Apeiron, Pluriversi cognitivi. Questioni di filosofia ed etologia, Milano, Mimesis, Geometrie esistenziali. Le diverse abilità nel mondo animale, Bologna, Apeiron,  Zooantropologia. Animali e umani: analisi di un rapporto, Como, Red, Animali in città. Manuale di zoo-antropologia urbana, Como, Red, Homo Sapiens e mucca pazza. Antropologia del rapporto con il mondo animale, Bari, Dedalo, R. Fondamenti di zooantropologia. Zooantropologia applicata, Bologna, Perdisa, Manuale di zooantropologia, Roma, Meltemi,  Il codice degli animali magici, Firenze, De Vecchi, L'identità del cane. Storia di una implicatura conversazionale tra specie; Bologna, Apeiron, L'identità del gatto. La forza della convivialità, Bologna, Apeiron, Cane & Gatto. Due stili a confronto, Bologna, Apeiron,  Etologia filosofia. Alla ricerca della inter-soggettività animale, Milano, Mimesis, Emancipazione dell'animalità, Milano, Mimesis, Posthuman. Verso nuovi modelli di esistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Il problema del corpo, tra umanesimo e postumanesimo, in Janus,  Tecno-scienza e approccio post-umanistico, in Millepiani, M., Il tramonto dell'uomo. La prospettiva postumanista, Bari, Dedalo, M., Filosofia postumanista e antispecismo, in Liberazioni. Rivista di critica antispecista, L. Caffo, M., Così parlò il postumano, a cura di. Adorni, Aprilia, Novalogos, M., Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione, Milano, Mimesis,  M. Ibridazioni e processi evolutivi, in Formazione e post-umanesimo. Sentieri pedagogici nell'età della tecnica, Milano, Cortina, Etologia filosofica. Alla ricerca della inter-soggettività animale, Milano, Mimesis, Alterità. L'identità come relazione,  Modena, Mucchi, Tecno-sfera. Proiezioni per un futuro postumano, Roma, Castelvecchi, Eco-ontologia. L'essere come relazione, Bologna, Apeiron, R. Teriomorfismo, Bologna, Hybris,  Poetiche postumaniste in Polimorfismo, multimodalità, neobarocco, Dusi e Saba, Silvana Editore,,  M. , "Ontani. Argonauta dell'ibridazione", in Ontani incontra Morandi. Casamondo, Montanari,  Il Dio Pan. Racconti lirici, Firenze, Firenze Libri, Graphe edizioni, Perugia, Uscendo da Lauril, Roma, Theoria, Specchio animale. Racconti di ibridazione, Roma, Castelvecchi, Ricordi di animali, Milano, Mursia, Il cane secondo me. Vi racconto quello che ho imparato dai cani, Alessandria, Sonda, La filosofia del giardiniere. Riflessioni sulla cura, Perugia, Graphe edizioni.  Blog ufficiale, su marchesini etologia. vegetti della letteratura fantastica, Fantas cienza Academia.edu. Sito ufficiale (Scuola di Inter-azione Uomo-Animale). Centro Studi Filosofia Postumanista diretto da. Grice: “There are two Robeto Marchesini – but only one is a philosopher. The other writes on ‘il cammino del cavalier’ and the ‘codice caavlleresco’ and the equites romani, but he is not recognized as a philosopher!” -- Roberto Marchesini. Marchesini. Keywords: terio-morfismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marchetti: l’implicatura conversazionale della natura delle cose – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Empoli). Filosofo italiano. Empoli, Firenze, Toscana. Grice: “I love Marchetti; for once, he had to find vulgar terms for all of Lucretius’s learned ones! The Italians used to call their own tongue ‘volgare’ then --; this is not easy matter (to translate Lucretius, not to call your tongue volgare), especially since Lucretius was often unclear to himslf – talk of my conversational desideratu of conversational perspicuity [sic]!” -- Grice: “I like him because he axiomatised Galilei!” Professore a Pisa, contina le ricerche di Galileo come Viviani. Collabora con Papa. Scrive rime morali ed eroiche. L’opera cui deve la sua fama è la traduzione “Della natura delle cose” di LUCREZIO. Considerata come un manifesto di  razionalismo, “La natura dellle cose” influì notevolmente sul gusto arcadico per la purezza della lingua e l'eleganza dello stile.  La diffusione di idee materialiste attira su M. l'accusa di empietà. Pur rifugiatosi nella poesia, non riusce ad evitare le indagini del Sant'Uffizio, ispirate soprattutto da VANNI. Per altre sue opere di successo e attaccato dagli oppositori di GALILEI. Dei “Disuniti”, Arcadii, Fisio-critici, Risvegliati, Accademia della Crusca e Accademia Fiorentina. Saggi: “De resistentia solidorum” (Firenze, typis Vincentij Vangelisti e Petri Matini (Grice: “Opera  abbastanza interessante, basata sulla teoria galileiana, cui Marchetti dà una struttura assiomatica – ripetto, ‘assiomatica’ -- rigorosa. Tratta in larga parte il problema dei solidi di uniforme resistenza, precedendo di mezzo secolo l'importante trattato di Grandi), “Exercitationes mechanicae” (Pisa, Ferretti); “Della natura delle comete,” “Lettera scritta all'illustriss. sig. Francesco Redi,” Firenze, alla Condotta, “Saggio delle rime eroiche morali e sacre,” dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di Toscana” (Firenze, Bindi); “Anacreonte,” radotto in rime toscane, e da lui dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di Toscana, In Lucca, per L. Venturini. “Della natura delle cose libri sei” (per Pickard) Vita e poesie da Pistoja filosofo e matematico all'illustrissimo sig. cavaliere F. Feroni marchese di Bellavista patrizio fiorentino e accademico della Crusca (Venezia, aValvasense (Contiene poesie con la “Vita” scritta dal figlio Francesco). G. Costa, Epicureismo e pederastia: il  Lucrezio e l'Anacreonte secondo il Sant'Uffizio, Firenze, Olschki,  Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Mario Saccenti, “Lucrezio in Toscana: Studio su Marchetti” (Firenze, Olschki);  De rerum natura Razionalismo, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca. Alessandro Marchetti. Marchetti. Keywords: implicatura, lucrezio, della natura delle cose, pederastia, il poeta filosofo, l’essamero di Lucrezio, l’essameri di Lucrezi, il poema filosofico latino, il genero filosofico nella poesia latina. Lucrezio, alma figlia di giove, inclita madre. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchetti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale della missione di Roma – la religione civile di Mussolini – filoofia basilicatese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Potenza). Filosofo italiano. Potenza, Basilicata. Grice: “Marchi displays a few features hardly found at Oxford: He edited a magazine, “filosofia mazziniana” – I can imagine Bradley wanting to edit “Hegeliana” at Oxford – and we do have a Gilbert Ryle Room, and an Occam Society! The other trait is illustrated by his manifesto, “La missione di Roma,” – Churchill would have equaled with something Anglian!” Generale di corpo d’armata italiano, Medaglia d'oro dei Benemeriti dell'Educazione Nazionale. Insegna a Roma. Cura la pubblicazione di diverse riviste in cui si confrontarono alcuni studiosi del primo Novecento italiano come Varisco. Tra queste Dio e Popolo e “L'idealismo realistico.” Dio e Popolo, rivista di ispirazione mazziniana, accoglie scritti miranti alla ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini e i rapporti tra religione e stato; nega l'ateismo e persegue l'ideale di “repubblica”. “L'idealismo realistico” raccoglie teorie filosofiche di stampo anti-gentiliano.  A lui è dedicato il Premio tesi di Laurea “Vittore Marchi”, bandito da Roma Tre per i neolaureati che abbiano sostenuto tesi su un argomento concernente il pensiero filosofico antico degne di essere pubblicate; e un parco al Municipio IV. Saggi: “La filosofia religiosa di Mazzini, in Dio e Popolo, “La missione di Roma” o, Atanòr Ed., Il concetto e il metodo della ‘storia della filosofia,’ – Grice:  “His apt implicature is that if you are an idealist, don’t shed your idealism when discussing J. J. C. Smart!” -- Filosofia e religione, La perseveranza Ed., Potenza,  La filosofia morale e giuridica di Gentile, Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Relazione tra la filosofia teoretica e la filosofia pratica – Grice: “I would strongly assert that it’s the same thing: ‘Poodle is our man in practical philosophy’ sounds obscene’” --  in L'idealismo realistico, Roma, “Le prove dell'esistenza di Dio, in L'idealismo realistico, Roma, Gli è stato dedicato un parco a Roma. Gramsci (Buttigiec), Turris, Fenomenologia dell'individuo assoluto, Roma, Edizioni Mediterranee. //uni roma3/ news.php? news=603. Vittore Arnaldo Marchi. Vittore Marchi. Marchi. Keywords: la missione di Roma, Mazzini, filosofia mazziniana, rivista di filosofia mazziniana, gentile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale dell’anima del corpo – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Brescia, Lombardia. Grice: “His ‘poesia del desiderio’ is confusing – he means tenderness, as Scruton does in his book on “Sexual arousal”” -- Grice: “Perhaps Marchi’s most provocative piece is “L’anima DEL corpo.” If I were to be tutored on that by Hardie, I can very well imagine Hardie – he was a Scot – ‘what d’you mean, ‘of’?” Psicoterapeuta di formazione reichiana, umanista, autore di scritti talvolta controversi perché a scopo provocatorio, si define Solista ed ama stare «fuori dall'Accademia».   Psicologo clinico e sociale, politologo e autore di numerosi saggi, è stato protagonista di varie battaglie per i diritti civili e sessuali, riuscendo con una sentenza della Corte Suprema sulla “Vertenza tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Emilio Colombo, e  M.”, ad ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anti-concezionale e ad avviare la realizzazione di una rete di migliaia di consultori sessuologici e familiari pubblici. Fonda l’'AIED, guidando l'Associazione in qualità di Segretario. Ha dato per oltre quarant'anni un contributo determinante non solo alla segnalazione della pericolosità dell'esplosione demografica (da lui definita “la madre di tutte le tragedie”) e dei suoi corollari (fame, guerre, genocidi, disastri ambientali, disoccupazione di massa, migrazioni disperate, crisi energetica mondiale) ma anche al chiarimento dei meccanismi psicologici che hanno finora impedito di comprendere e di affrontare questa tragedia planetaria. Dimostrato con alcuni foto-romanzi interpretati da noti attori (Paola Pitagora, Pagliai, Gassman, Zavattini e  Valdemarin) che i messaggi mass-mediatici associati alla psicologia motivazionale sono lo strumento più efficace per indurre le masse alla regolazione delle nascite: una tesi oggi confermata da varie organizzazioni internazionali. --Presidente italiano di tre importanti Scuole di Psicoterapia da lui fondate: quella psico-corporea di Reich, quella bioenergetica di Lowen e quella umanistica di Rogers. M. matura un diverso punto di vista nei confronti degli approcci teorici di Reich, Lowen e Rogers (a suo parere non avevano colto fino in fondo l'importanza della coscienza e dell'angoscia della morte nella genesi delle patologie psichiche umane) e propone  una teoria della cultura e della nevrosi in un libro (“Scimmietta ti amo -Psicologia Cultura Esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici ” Ed. Longanesi “Lo shock primario”, Ultima Ed. Rai-Erit) che viene proclamato “Libro del Mese”. Fonda a Roma l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale, oggi diretto da Filastro. Pioniere  della ricerca psico-sociale, è stato Presidente Onorario della Società Italiana di Psicologia Politica. I suoi contributi in questo campo sono stati: 1) la fondazione della Psicopolitica (un metodo di analisi psicologica dei fenomeni socio-culturali che  propone una “lettura” psicologica di tali fenomeni, diversa da quelle di carattere marxista, idealista o istituzionalista finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze sociali e politiche tradizionali); 2) l'elaborazione d'una nuova "Psicologia Politica Liberale". Si è interessato anche al teatro e alla televisione, creando programmi di cui Fellini scrisse: “Ecco una nuova televisione culturale di cui c'è, oggi, bisogno”. E per oltre due anni ha condotto un programma di psicologia su RaiUno ” La chiave d'oro” con Baldini. Guzzanti ha scritto di lui: “ è un felice incrocio tra Russell ed Allen”.  Attivista per il riconoscimento dei diritti alla contraccezione, al divorzio, all'interruzione di gravidanza e all'eutanasia, ha fondato il Centro informazioni sterilizzazione aborto) che anticipò la legge sull'aborto in Italia, e l'Associazione italiana per l'educazione demografica.  Ha costantemente sostenuto l'importanza del problema della crescita demografica e dei problemi economici, ecologici, sociali e psicologici ad essa connessi.  Pur essendo favorevole alla chiusura dei manicomi, ha criticato la legge Basaglia in quanto scaricava sulle famiglie il problema dei malati psichiatrici pericolosi; parlando dei delitti in famiglia, evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in cui avvengono gli omicidi, a suo giudizio "frutto del fallimento" della legge 180 sulla salute mentale. Propose «una riforma radicale e l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano i vecchi manicomi ma strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».  Aderente al Partito Radicale, ha tenuto per tredici anni la rubrica bisettimanale "Controluce" su Radio Radicale, in cui ha trattato temi che venivano altrove trattati con conformismo: il sesso e l'amore, la procreazione e la contraccezione, le malattie e la morte, il lavoro e le rendite, la libertà e l'autoritarismo.  È stato autore della "Teoria liberale della lotta di classe",  nel volume O noi o loro!.  Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale Modello, Fondatori e Storia della Scuola -- è mosso dalle radici comuni teoriche ed epistemologiche riconducibili alla fenomenologia e all'esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del ‘900, e da alcuni autori significativi del movimento della psicologia umanistico-esistenziale in particolare Rogers, Rank, Frankl, Binswanger, Boss, Jaspers, Minkowski. Eredita la particolare concezione dell'uomo e della vita, che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta.  Consapevole della sovrabbondanza di Scuole Psicologiche esistenti in Italia esitò prima di fondare l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale. Preferì lavorare nell'ambito di indirizzi già affermati, che sentiva geniali e creativi e fu l'iniziatore della Scuola Reichiana in Italia Presidente dell'Istituto di Bioenergetica W. Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell'Istituto di Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare l'opera pionieristica di  Rank con la pubblicazione della sua opera: "Rank pioniere misconosciuto" Melusina, Esperienze personali drammatiche e ricerche in campo clinico e antropologico imposero alla sua attenzione l'importanza dell'angoscia di morte come uno dei più importanti fattori che contribuiscono alla sofferenza psicologica e psicopatologica.  Sentì allora l'esigenza di creare una nuova Scuola che riuscisse a riconoscere la rilevanza di questa angoscia primaria dell'uomo e di sviluppare un approccio originale, pluralista e non dogmatico alla sofferenza umana, fondato sull'integrazione sinergica delle tre dimensioni, di approccio simultaneoall'essere umano in terapia verbale, corporea ed esistenziale.  Si tratta di un modello che nasce sulla scia della filosofia esistenziale, dalla quale eredita la concezione dell'uomo e della vita che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta e, intende: offrire la possibilità di elaborare e affrontare le tremende tensioni esistenziali di ogni essere umano anche nel percorso di malattia psichica e somatica nel clima di contatto empatico, di solidarietà, convogliando nel processo terapeutico il grande potenziale di crescita e comunicazione del paziente, la sua conoscenza dei propri bisogni, la sua creatività, l'apporto decisivo della sua esperienza.  2) che si presenta multidimensionale, integrato e non dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente aperto ad arricchire la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un confronto critico e di fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, e interviene su 4 dimensioni fondamentali dell'esperienza umana: la dimensione empatico relazionale, che definisce il nostro modo di essere nel mondo con gli altri; la dimensione corporea, che spesso esprime sotto forma di tensioni e dolori muscolari la sofferenza psicologica; la dimensione esistenziale, che riconosce l'importanza del senso che si riesce a dare alla propria esistenza; la dimensione cognitiva, che riconosce la rilevanza sintomatica della sofferenza psicologica e psicopatologica.   Un esempio di testo provocatorio, scritto senza avere alcuna competenza in infettivologia, è il seguente sulla cospirazione dell'AIDS: AIDS......affare multi Miliardario, su mednat.org.  e Aids, la grande truffa continua  in: L.M., Il nuovo pensiero forte. Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio; altri scritti di critica, più documentati, hanno riguardato le sue critiche alle prassi della chemioterapia dei tumori e gli effetti collaterali, come in Kaputt tutta la ricerca sul cancro? sempre in De Marchi, op. cit.  lo psicologo che inventò l'Aied Repubblica  Addio a  Marchi, lo psicologo che inventò l'Aied  L. De Marchi, Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali,  Luca Bagatin, articolo su Politica Magazine, su lucabagatin.ilcannocchiale. Opere:“Sesso e civiltà,” Laterza; “L’orgasmo” Lerici, Sociologia del sesso, Laterza, Repressione sessuale e oppressione sociale, Sugar, Wilhelm Reich Biografia di un'idea, Sugar, Psico-politica, Sugar, Vita e opere di  Reich, Sugar, Scimmietta ti amo, Longanesi, Lo shock primario. Le radici del fanatismo da Neandertal alle Torri Gemelle, Poesia del desiderio, La Nuova Italia, Seam, Perché la Lega, Mondadori, Il Manifesto dei Liberisti Le idee-forza del nuovo Umanesimo Liberale, Seam, Aids. La grande truffa, Roma, Seam, O noi o loro! Produttori contro Burocrati, ecco la vera lotta di classe della Rivoluzione Liberale, Bietti, Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali, Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi (Franco Angeli,  Reich Una formidabile avventura scientifica e umana, Macro Edizioni, Il nuovo pensiero forte Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio, Spirali, Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, La Psicologia Umanistica Esistenziale Rivista delle Psicoterapie, Roma “La Sapienza”,  Associazione italiana per l'educazione demografica, Reich  luigidemarchi.blogspot.com openMLOL Horizons Unlimited srl. Radio Radicale. Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale IPUE, su ipue. Archivio IPUE, su M.. wordpress.com. Archivio della rubrica "Controluce" che Marchi teneva su Radio Radicale,, Renato Vignati Luigi De Marchi, un pioniere della psicologia italiana in Psychomedia, R.Vignati Lo sguardo sulla persona. Psicologia delle relazioni umane, Libreria universitaria edizioni, Padova. Luigi De Marchi. Marchi. Keywords: l’anima del corpo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marziano: il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Marziano is a philosophy teacher to Ottaviano. Marziano

 

Grice e Marco: filosofo principe – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. There is a tradition that Marco is a philosopher who rules the Roman empire between the death of Gordian III and the accession of Philip. Marco

 

Grice e Marconi: l’implicatura conversazionale del linguaggio privato – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo italiano. Torino, Piemonte. Grice: “Perhaps his most brilliant exegesis on ‘Vitters’ is that about what Marconi calls ‘linguaggio private,’ as in Robinson Crusoe. Not!” -- Grice: “Marconi has attempted to ‘formalise’ dialectic – as in Oxonian dialectic – which is what Zeno was trying to do with his reductio ad absurdum.” Grice: “While Marconi starts alright, with Frege, he gets entangled with ‘Vitters;’ p’rhaps his innovative approach is best seen in phrases like ‘il significato eluso’, which may describe my implicature; but points to an etymology: ‘eluso’ is indeed ‘eluso,’ and means ‘ex-ludic,’ out of the game. The idea being that the game is a simulated fight, and by eluding a punch from your adversary, you are, well, ‘implicating’!” Professore a Torino, studia con Pareyson a Torino e con Rescher, Sellars e Thomason a Pittsburgh, dove studia  Hegel. Grice: “In Italy, it is not considered Italian to get your PhD without – not within – Italy. Similarly, at Oxford, you cannot get your B. A. Lit. Hum.  anywhere else if you want to be regarded as Oxonian. That’s why I never considered B. A. O. Williams an Oxonian!” -- Noto per i suoi contributi su ‘Vitters,’presenta diversi risultati, specie riguardo alla semantica. Su questi temi ha pubblicato “Filosofia e scienza cognitiva (Laterza). Cura con Ferraris la nuova edizione della Enciclopedia filosofica Garzanti ed è stato presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Saggi: “Il mito del linguaggio scientifico” studio su Vitters, Milano, Mursia,  Dizionari e enciclopedie, Torino, Giappichelli, “L'eredità di Vitters” Roma, Laterza, Lampi di Stampa; “La competenza lessicale,” Roma, Laterza,  “La filosofia del linguaggio.” Da Frege ai giorni nostri, Torino, Pomba, “Filosofia e scienza cognitiva,”Roma,  Laterza, “Per la verità: relativismo e la filosofia,” Torino, Einaudi, “Verità, menzogna” – Grice: “The etymology is an interesting one; since menzogna is cognate to my meaning, so Marconi actually means ‘truth’ versus ‘trust’ – or honesty versus dishonesty – seeing that one can ‘lie’ while asserting a truth – provided the utterer thinks ‘p’ is ‘false’.” Grice: “But this is a commissioned thing, so it shouldn’t count as it is Marconi discussing with a priest!” Trento, Il Margine,; “Flosofia e professionismo,” – Grice: “His implicature, and a right one, too, is that philosophy is a profession, which reminds me of ‘A Room with a view’: “And what, Sir Cecil, is your profession?” “I don’t HAVE a profession!” --  On the other hand, his translation of my ‘metier’ (mestiere) is an interesting one (The tiger’s métier is to tigerise). Torino, Einaudi,.“La formalizzazione della dialettica”: Hegel, Marx e la logica,”Torino, Rosenberg); “Guida a Vitters Il «Tractatus», dal «Tractatus» alle «Ricerche», Matematica, Regole e Linguaggio privato, Psicologia, Certezza, Forme di vita. Roma, Laterza, Filosofia analitica, Prospettive teoriche e revisioni storiografiche. Milano, Guerini, Vercelli, Mercurio, Scritti sulla tolleranza di Locke, Torino, POMBA, Saggi su Marconi, “Il significato eluso” saggi in onore di Marconi, numero monografico della «Rivista di estetica», Treccan Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Intervista di M. Herbstritt, Rivista italiana di filosofia analitica, sito dell'Università degli Studi di Milano. Diego Marconi. Marconi. Keywords: linguaggio privato, il significato non eluso, alusione ed elusione, eludire, aludire, l’alusion elusa, l’aluso eluso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marconi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mariano: l’implicatura conversazionale – filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Capua). Filosofo italiano. Capua, Caserta, Campania. Grice: “I like Mariano: his study of Risorgimento applying the philosophy of history is brilliant” Fedelissimo allievo di Vera, insegna a Napoli. La sua indagine e  prevalentemente orientata verso l'interpretazione di Hegel. Si colloca insieme a Vera in quella tendenza che privilegia l'interpretazione sistematica e razionale. Inserì talvolta temi non strettamente legati al pensiero di Hegel affermando tra l'altro che la filosofia deve essere compiuta dalla religione" (Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane), trattando riguardo a ciò che dell'idealismo di Hegel è morto e di ciò che non può morire", argomento precedentemente trattato da Croce, il quale risponde aspramente alle argomentazioni proposte da M.. “M. non ha mai capito nulla di tutto ciò che vi è di più sostanziale in Hegel come non ha meditata seriamente nessuna grande filosofia; e (ora si può aggiungere) non ne ha mai letto le opere. Immaginarsi che M.  si afferma hegeliano, mentre sostiene che la conoscenza non è assoluta; che rimane insuperabile il mistero; che dio esiste fuori del mondo e sarebbe dio anche senza il mondo; e che la filosofia deve essere compiuta dalla religione! Insomma, ciò che di Hegel "non può morire" sarebbe ciò che Hegel non ha mai detto perché affatto indegno della sua mente altissima.»  Si schierò a favore del mantenimento della pena di morte in un dibattito sul tema, in accordo con iVera (La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera Napoli. ), uno dei più autorevoli difensori del mantenimento di questa pratica. È ancora Croce che commenta con grave disappunto l'argomento. “Notiamo in ultimo che sempre riecheggiando i vaniloqui di Vera, M. si professa filosofico difensore della pena di morte: come se la maggiore o minore opportunità di mettere i delinquenti in segregazione cellulare, o d'impiccarli, ghigliottinarli, garrottarlie impalarli, costituisse una questione filosofica. Ma Mariano ama tutte le cause generose; e non è da meravigliare se per esse trascenda persino i limiti della filosofia.»  E anche saggista con un gusto per la "critica della critica" (cit."Storia Letteraria d'Italia, Balduino") – filosofica -- non trascurando l'arte che annetteva strettamente alla morale. Rivolse la sua indagine anche al rinascimento con un Saggio biografico critico su Bruno La vita e l'uomo. Pubblica nche una monografia "apologetica" di Vera. La sua produzione fu in un secondo momento soprattutto riferita alla storia, in particolare la storia del cristianesimo e quella delle religioni in genere, argomenti affini anche alla materia insegnata presso l'università napoletana. Non sono presenti particolari innovazioni nella sua ricerca, ma fu uno dei primi a discutere la tesi proposta da Croce riguardo alla riduzione della storia al concetto di ‘arte.  Saggi: “L’Eraclito di Lassalle: saggio sulla filosofia hegeliana” (Cf. Speranza e ill suo Grice: saggio sulla pragmatica oxoniense”),  “Il Risorgimento italiano secondo i principi della filosofia della storia,”  ““La libertà di coscienza,” Milano, Hoepli, “Vera.” Saggio critico, Roma, Civelli, “L'individuo e lo Stato nel rapporto sociale. Milano, Treves,  “Il Machiavelli di Villari, Roma,” Loescher, (cf. “Il Grice dello Speranza”), Leopardi, Roma, Tip. Botta, La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera, Napoli. Carlo Maria Curci, Milano, Vallardi, Vera. Necrologio, Annuario Napoli, Dio secondo Platone, Aristotele ed Hegel, Acc. SMP Napoli. Atti,  Biografie del Machiavelli, 1Arte e religione,  Il brutto e il male nell'arte. Il brutto e il male nel romanzo moderno, Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane, La vita e l'uomo, I rapporti dello stato con la religione, Firenze, Civelli, Il problema religioso in Italia, Roma, Civelli, La riforma ecclesiastica in Italia, Il diritto, Cristianesimo, cattolicesimo e civiltà, Papato e socialismo ai giorni nostri. Studio, Roma, Artero, Buddismo e cristianesimo, La Storia è una scienza o un'arte?, «Fanfulla della Domenica», La conversione del mondo pagano al cristianesimo, Il cristianesimo dei primi secoli. Capua, gli ha dedicato una strada, sede, tra l'altro, del Banco di Napoli. La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da  Croce, Armando Balduino, Storia letteraria d'ItaliaL'Ottocento,  III, Piccin Nuova Libraria, Piero di Giovanni, Gentile, La filosofia italiana tra idealismo e anti-idealismo, Milano, cf. Luigi Speranza, “La pragmatica conversazionale: tra griceianismo e anti-griceianismo.” Franco Angeli, Paolo Malerba, Luciano Malusa,, sito della Società filosofica italiana  Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Raffaele Mariano. Mariano. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mariano” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marin: l’implicatura conversazionale e l’ottimo precettore – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “I like Giovanni Marin; for one, he loved, like I do, rhetoric – in his own Venetian kind of way!”  Nato dal nobile Rosso Marin, studia con profitto sotto l'insegnamento di Feltre, dal quale apprese la retorica. Frequenta il ginnasio, presso il quale recita eloquenti orazioni in encomio agli uomini illustri veneziani. Si laurea a Padova. Ambasciatore della Repubblica di Venezia presso gli Estensi e quindi presso Firenze. Rosmini, Carlo de' Rosmini, Idea dell'ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de' suoi discepoli, Rovereto. Giovanni Marin. Marin. Keywords: l’ottimo precettore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marin” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marliani: l’implicatura conversazionale – filosofia lombarda – filosofia milanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Mariliani; especially the cavalier way in which he refers to philosophers in his brilliant “De secta philosophorum.” Austin would say that there possibly are sects and sub-sects!” Fglio del patrizio milanese Castello Marliani. Studia a Pavia sotto PELECANI. Entra nel Collegio dei intraprese una carriera nell'insegnamento della filosofia e astrologia. Attivo a Milano e Pavia.  Con l'ascesa della dinastia degli Sforza a capo del Ducato di Milano, appartenente a una famiglia ghibellina, aumenta il prestigio. Ottiene la concessione in esenzione dei diritti di sfruttamento delle acque del Secchia nei pressi di Moglia, nel Mantovano.  Alla morte del duca Francesco Sforza, scrisse una lettera al nuovo duca Galeazzo Maria Sforza in cui dichiara di essere stato richiesto da molti Studi in diverse città d'Italia, sperando di poter essere trasferito da Pavia a Milano e di ricevere un aumento di salario. Il Consiglio segreto di Milano intercedette presso lo Sforza in favore di Marliani, esaltando la sua fama anche oltre i confini del Ducato. Il duca Galeazzo Maria, dopo alcuni indugi, acconsente per conferirgli un'assegnazione annua di 1 000 fiorini, il più alto salario riconosciuto a chiunque nel Ducato. Sotto la reggenza di Ludovico il Moro ottenne i dazi di Gallarate e della sua pieve. I suoi studi lo portarono ad essere tra i più grandi scienziati dell'epoca e riuscì a mettere in discussione Bradwardine e Sassonia.  Nel suo saggio, “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasis  distingue la temperatura dell'organismo dalla quantità e dalla produzione del calore naturale del corpo e sostenne che la produzione del calore naturale è più elevata in inverno che in estate. Si reca a Novara dal conte Vimercati, colpito da problemi respiratori e cura Rinaldo d'Este da una gravissima malattia che lo colse durante una visita alla corte milanese. Raggiunse i vertici della propria carriera e presta le sue doti di medico a Federico I Gonzaga. Le opere del Marliani furono oggetto di studio da Vinci, che lo cita in diverse occasioni nel suo Codice Atlantico.  Ebbe tre figli: Paolo, Gerolamo e Pietro Antonio, la discendenza del primo dei quali ottenne all'inizio. Saggi: “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasi,” “Disputatio cum Iohanne Arculano de materiis ad philosophiam pertinentibus,” “Quaestio de proportione motuum in velocitate,” “Algebra Algorismus de minutiis,” “De secta philosophorum,” “Probatio cuiusdam sententiae,” “Calculatoris de motu locali.” Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marliani. Marliani. Keywords: implicatura, Vinci. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marliani e le sette filosofiche” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marotta: l’implicatura conversazionale di Mario l’epicuro – filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice: “I like Marotta; the idea of a library for the Istituto Italiano per gli studi filosofici’ at Via Monte di Dio, 11, is a geniality!” Si laurea con il massimo dei voti a Napoli, presentando la tesi,  La concezione dello stato in Hegel.” Si interessa presto di storia, letteratura e filosofia, avvicinandosi dapprima all'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Croce, poi fondando l'associazione Cultura Nuova che diresse organizzando manifestazioni e conferenze rivolte ai filosofi che richiamarono tutte le più grandi personalità della cultura Italiana.  Incoraggiato dagli auspici dell'allora Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei Cerulli, di Piovani e di Carratelli, fonda a Napoli l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, del quale è Presidente. Donato, all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la biblioteca personale, con una dotazione di oltre 300.000 volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca. Per i suoi importantissimi apporti al mondo della filosofia ha avuto numerosi riconoscimenti da centri di ricerca e di formazione di rilievo internazionale.  Ha vinto la sezione Premio Speciale del Premio Cimitile. Gli è stata conferita la laurea ad honorem in Filosofia dall'Bielefeld, dall'Università Erasmus di Rotterdam, dalla Sorbona di Parigi e dalla Seconda Napoli. All'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato conferito, nell'aula magna dell'Roma, il Prix International pour la Paix Jacques Muehlethaler, "Bidone d'Oro" per la cultura del Movimento artistico culturale "Esasperatismo Logos & Bidone". G. Capaldo, Fondatore dell’Istituto Studi Filosofici, su Diario Partenopeo, Claudio Piga (cur.), Per Gerardo Marotta. Scritti editi e inediti raccolti dagli amici di Marotta, Arte Tipografica, Napoli, Registrazioni di Gerardo Marotta, su Radio Radicale, Cinquantamila Giorni de Il Corriere della Sera. Gerardo Marotta. Marotta. Keywords: Mario l’epicuro, il concetto del stato, il risorgimento – la recezione di Hegel in Italia --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marotta” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marramao: l’implicatura conversazionale del kairós – apologia del tempo debito – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Catanzaro). Filosofo italiano. Catanzaro, Calabria. Grice: “Surely Marramao’s theory of time-relative identity is more complex than Myro’s! (Myro never read Heidegeer and was proud of it, can you believe it! He was born  in Russia and studied in the New World – so that’s understandable!” - Grice: “I like Marramao – he has philosophised on many things, usually homoerotic: Kairos – the opportune time – and its iconography, and Jesus against power” Essential Italian philosopher. Allievo di Garin,  si laurea Firenze.  Pubblicato Comunismo, laburatismo e revisionismo in Italia, rintraccia in Gentile la chiave di volta filosofica del comunismo italiano. Insegna a Napoli. -- è uscito il suo saggio Il politico e le trasformazioni, nel quale pone a confronto le tematiche del comunismo/laburismo, con le analisi delle trasformazioni. A partire da “Potere e secolarizzazione” elabora una teoria simbolica del potere (e del nesso politica-tempo) incentrata sulla ricostruzione archeologica' dei presupposti del razionalismo. Fondamentali, nel dibattito politico-culturale e filosofico le sue collaborazioni a Laboratorio politico e il Centauro. Direttore della Fondazione Basso-Issoco. Insegna a Roma. Muovendo dallo studio del comunismo italiano (comunismo e laburatismo e revisionismo in Italia, Austr-omarxismo e socialismo di sinistra fra le due guerre), analizza le categorie politiche (Potere e secolarizzazione), proponendone, in dialogo con i francofortesi (Il politico e le trasformazioni) e con Weber (L'ordine disincantato), una ricostruzione simbolico-genealogica. Nelle forme di organizzazione sociale si depositano significati che derivano da un processo di secolarizzazione civile di un contenuto sacro religioso, ossia dalla ri-proposizione in dimensione mondana o secolare dell'orizzonte sacro simbolico. Il laico o pro-fano ha il suo centro in un processo di temporalizzazione della storia, in virtù del quale le categorie del tempo (che traducono l'escatologia in una generica apertura al futuro: progresso, ri-voluzione, liberazione, etc.) assumono centralità crescente nelle rappresentazioni politiche. Su queste considerazioni, riprese anche in “Dopo il Leviatano, Passaggio a Occidente. Filosofia e globalizzazione, La passione del presente, Contro il potere, si è innestata via via una tematizzazione esplicita del problema della tempo, che per molti aspetti anticipa sia le tesi oggi in voga intorno all’accelerazione e al rapporto politica-velocità, sia i temi della svolta spaziale. Contro le concezioni di Bergson e Heideggeri, che delineano con sfumature diverse una forma pura della tempo, più originaria rispetto alla sua rappresentazione spaziale, argomenta l'inscindibilità del nesso spazio-tempo e, richiamandosi tra l'altro alla fisica, ri-conduce la struttura del tempo a un profilo a-poretico e impuro, rispetto a cui la dimensione dello spazio costituisce il riferimento formale per ri-solvere i paradossi. (Minima temporalia, e Kairós. Apologia del tempo debito. Lectio magistralis. Roma Tre, Enciclopedia di filosofia, Garzanti libri, Milano. Figure del conflitto. Studi in onore.  a c. di A. Martinengo, Casini, Roma, D. Antiseri, S. Tagliabue, Storia della filosofia,  Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano. Roma Tre, su host.uniroma3. Video intervista al Festival della Filosofia su asia. Giacomo Marramao. Marramao. Keywords: Grice – ontological Marxism, marxismo ontologico, lavoro e essistenza, comunismo, Kairós – apologia del tempo debito, la filosofia della storia nella antica Roma, storia lineale, storia circolare, l’eterno retorno nella scuola di Crotone, Gentile, dopo il leviatano, il comune. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Marrameo," The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Grice e Marsili: l’implicatura conversazionale del cimento – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Siena, Toscana. Grice: “I like Marsili, and the founder of the ‘accademia del cimento.’ ‘Cimento’ you know, means ‘experiment,’ – only in Florence!” Si laurea a Siena. Insegna a Siena e Pisa. Conosce Galilei. Dei cimentanti. Le sue convinzioni dichiaratamente lizie gli impedirono di coglierne lo spirito innovatore. Propone un esperimento per capire se lo spazio lasciato libero nel tubo barometrico durante l'esperienza di Ruberti contenesse esalazioni di mercurio. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro Marsili. Marsili. Keywords: il cimento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marsili” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Martelli: l’implicatura conversazionale -- etica e storia -- l’assassinio di Giulio Cesare – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San Marco in Lamis). Filosofo italiano. San Marco in Lamis, Foggia, Puglia. Grice: “I like Martelli: he wrote on Croce, Gramsci, and Nietzsche!” Insegna a Urbino. Prtecipato a lungo alla lotta politica in formazioni marxiste nate a cavallo del Sessantotto. D Ha diretto il master interfacoltà «Management etico e Governance delle Organizzazioni». Collabora con MicroMega (periodico).  I suoi studi si sono concentrati su Nietzsche, Gramsci, e di numerosi autori del Novecento, affrontando alcune tra le più dibattute vicende e problematiche filosofico-politiche dell'ultimo secolo. Si è occupato di temi di forte attualità, elaborando l'idea di una filosofia volta ad una critica radicale del dogmatismo e del fondamentalismo religioso e in generale di ogni forma di assolutismo che minacci la libertà di pensiero, i diritti civili, le istituzioni democratiche e la pace tra i popoli. Il suo aimpegno di saggista è rivolto in particolare alla difesa della laicità, contro l'interventismo politico delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane. Saggi: “La felicità e i suoi nemici: apologia dell'agnosticismo,” Manifesto, “Il laico impertinente: laicità e democrazia nella crisi italiana,” Manifesto, “La Chiesa è compatibile con la democrazia?” Manifestolibri, “Italy, Vatican State, Fazi, “Quando Dio entra in politica, Fazi, Senza dogmi. L'antifilosofia di Papa Ratzinger, Editori riuniti, Teologia del terrore. Filosofia, religione, politica dopo l'11 settembre, Manifesto, Il secolo del male. Riflessioni sul Novecento, Manifesto, Etica e storia. Croce e Gramsci a confronto, La città del sole, I filosofi e l'Urss. Per una critica del «Socialismo reale», La città del sole, Gramsci filosofo della politica, Unicopli, Nietzsche inattuale, Quattroventi, Filosofia e società in Nietzsche, Quattroventi, Urbino "Carlo Bo" Antonio Gramsci Friedrich Nietzsche Laicità  Il laico impertinente: il blog di Michele Martelli, su michelemartelli.blogspot.com. Michele Martelli. Martelli. Keywords: l’assassinio di Giulio Cesare, il laico, la religione civile dell’antica roma -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martelli” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Martinetti: l’implicatura conversazionale -- i veliani e l’amore alcibiadico – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pont Canavese). Filosofo italiano. Pont Canavese, Torino, Piemonte. Grice: “I like Martinetti; he wrote about eros, or as the Italians call it, ‘amore,’ – a different root from cupidus, too! He edited a platonic anthology.” “He also has a strange treatise on ‘the number’ which post-dates Frege!” -- «Di sé soleva dire di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro secolo»  (Cesare Goretti). Professore di filosofia, si distinse per essere stato l'unico filosofo che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo. E il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza contare una bambina che morì piccolissima) di un avvocato. Dopo aver frequentato il Liceo classico Carlo Botta di Ivrea, si iscrisse a Torino, dove ebbe come insegnanti Allievo,  Bobba, Ercole, Flechia e Graf, laureandosi con una tesi, “Il Sistema Sankhya: un Studio sulla filosofia nell’India” discussa con ERCOLE, docente di filosofia teoretica, pubblicata a Torino da Lattes  e, grazie all'interessamento di Allievo, risulta vincitrice del Premio Gautieri.  Dopo la laurea M. fa un soggiorno di due semestri presso l'Lipsia, dove poté venire a conoscenza del fondamentale studio di Garbe sulla filosofia Sāṃkhya. Si può dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto quello di approfondire gli studi dell’India, iniziati a Torino con  Flechia e 'Ercole." Iinsegna filosofia nei licei di Avellino, Correggio, Vigevano, Ivrea, e per finire al Liceo Alfieri di Torino. Compone la monumentale “Introduzione alla metafisica” e “Teoria della conoscenza”, ch edopo che consegue  la libera docenza in Filosofia teoretica a Torino gli valse di vincere il concorso per le cattedre di filosofia teoretica e morale dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano, che diventa Regia Università degli Studî, nella quale insegna. Divenne socio corrispondente della classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, fondato da Napoleone sul modello dell'Institut de France.  Il rifiuto della politica e la critica della guerra Martinetti fu una singolare figura di intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come ai contrasti politici che viziarono il suo tempo, non aderì né al Manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è «sovvertitrice degli ordini sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali dà un primato effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione strappa gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di violenze e di dissolutezze. In seguito a quelle che qualifica di circostanze pesantissime -- la marcia su Roma e la successiva nomina di MUSSOLINI a presidente del Consiglio -- rifiuta la nomina a socio corrispondente dei reali lincei. Mentre nelle sue lezioni sviluppa un sistema di filosofia della religione, inaugura a Milano una Società di studi filosofici, formata da un gruppo di amici in piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico dove si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e in cui organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Banfi e da Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni, riunite sotto il titolo comune di “Il compito della filosofia nell'ora presente” segnano la sua rottura con Gentile. In seguito ad una denuncia per vilipendio della eucaristia» presentata a Mangiagalli, dove sottoscrivere un memoriale in difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione. Incaricato dalla Società filosofica italiana, organizza e presiedette il congresso di filosofia. L'evento e sospeso dopo solo due giorni da Mangiagalli a causa di agitatori.  Il congresso e poi chiuso d'imperio dal questore. Da un lato incise l'opposizione di Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica, che fac parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante dell'Università Cattolica) ma che, per scelta di M., non e tra i relatori. Dall'altro lato la partecipazione, fortemente voluta da M., di Buonaiuti, scomunicato "expresse vitandus" dal Sant'Uffizio, dette ai filosofi cattolici neoscolastici la scusa per ritirarsi dal congress. Le minute cronache del congresso hanno già messo in luce come M. nell'assolvere al compito di organizzatore dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse assai poco da ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual abile ruse egli mise assieme un programma che costituiva quanto di più ostico potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime. Martinetti firma con Goretti (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore Mangiagalli:  «Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta: Il Congresso della Società filosofica italiana riunito in Milano: avuta comunicazione che è stato rivolto alla Presidenza un invito superiore achiudere i lavori del Congresso. Protesta in nome della libertà degli studi e della tradizione italiana contro un atto di violenza che impedisce l'esercizio della discussione filosofica ed invano pretende di vincolare la vita del pensiero.»  M. fu il direttore della Rivista di filosofia, ma per prudenza il suo nome non vi comparve mai come tale. Tra i collaboratori della rivista vi furono: Carando, Bobbio, Geymonat,  Fossati (che ufficialmente ne era il direttore responsabile), Solari, Levi, Grasselli, e Goretti.. Quando il ministro dell'educazione Giuliano impose ai professori  il Giuramento di fedeltà al Fascismo, Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento: “Eccellenza!  Ieri sono stato chiamato dal Rettore di questa Università che mi ha comunicato le Sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza, le considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tenere in nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più profonde: due cose per me egualmente sacre. Ho prestato il giuramento richiesto quattro anni or sono, perché esso vincolava solo la mia condotta di funzionario: non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perché esso vincolerebbe e lederebbe la mia coscienza.  Ho sempre diretta la mia attività filosofica secondo le esigenze della mia coscienza, e non ho mai preso in considerazione, neppure per un momento, la possibilità di subordinare queste esigenze a direttive di qualsivoglia altro genere. Così ho sempre insegnato che la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l'uomo può avere nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a smentire con esse tutta la mia vita; l'E.V. riconoscerà che questo non è possibile.  Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l'E.V. mi abbia dato la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî che hanno retto tutta la mia vita.  Dell'E.V. dev.mo  Dr.” In una lettera a Cagnola scrive:  «Ella ora saprà che io sono uno degli undici (su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il giuramento di fedeltà e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: Ruffini, Carrara, De Sanctis, Vida, Volterra, Buonaiuti e qualche altro. Mi rincresce non tanto la cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento. E in un'altra lettera ad Adelchi Baratono. Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici) per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.»  Come scrive al proposito Minazzi. M. ha infine opposto un netto rifiuto a sottostare al giuramento preteso e voluto dalla dittatura da tutti i docenti universitari italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre, criticamente, questo straordinario gesto martinettiano, invero assai emblematico, da ogni ottundente e vacua retorica antifascista, onde comprenderlo in tutta la sua genesi specifica. Nel caso di M. non può allora essere certamente negato, in sintonia con Alessio, il carattere dichiaratamente religioso di questa sua scelta che, non per nulla, lo ha infine indotto ad essere l'unico filosofo italiano universitario che ha avuto l'incredibile capacità critica di sottrarsi nettamente e senza compromessi all'imposizione del regime. In questa prospettiva M. non ha giurato proprio perché nutriva una particolare percezione critica dello stesso "giuramento" in connessione con i suoi più profondi convincimenti morali che avevano peraltro guidato tutta la sua attività di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere questa precisa matrice religiosa della sua scelta, non deve essere neppure negato il suo specifico valore e il suo preciso significato civile, culturale e anche filosofico.»  Scrive in proposito Vigorelli. Una certaretorica resistenziale si è impadronita anche di M. , impedendo un approfondimento più serio e radicale dei tratti originali del suo antifascism0.  L'atto di M. non era cioè solo un monito contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni forma di politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa di forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non sempre si ama ricordare che l'avversione di M. al fascismo era innanzi tutto avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche all'esaltazione demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura, Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo»  In seguito a questo suo rifiuto, M. venne messo in pensione d'autorità  e si dedicò unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di Spineto, frazione di Castellamonte, vicino al suo paese di nascita. In questo lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione alla metafisica e continuata  con La libertà) scrivendo Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo; Ragione e fede. M. propose come suoi successori a Milano Baratono e  Banfi. Lontano da ogni forma di impegno politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle degenerazioni del parlamentarismo, prese ad annotare minuziosamente sul suo diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti esponenti fascisti. così ad esempio a fronte di una serie di scandali annotava "è dunque l'associaz[ione] dei malviventi d'Italia!" Come persuadersi che uno stato senza leggi, senza traccia di onestà pubblica, sostenuto soltanto dal terrore che desta nel popolo inerme un'organizzazione di ribaldi messa al servizio del despota, odiata da tutte le rette coscienze, disprezzata dagli intelligenti possa resistere, senza condurre il popolo che lo soffre all'estrema rovina? Si scagliava nei suoi appunti contro il dispotismo che accomunava socialismo marxista e fascismo: "Tutto deve servire alla propaganda e alla educazione di stato. Non vi è più libertà di pensiero, non vi è più pensiero". A questo proposito Vigorelli evidenzia  «il valore pedagogico, di educazione alla libertà, che l'esempio morale di M. ebbe per quella generazione di intellettuali antifacisti, che trovò negli anni Trenta un decisivo punto di riferimento nella “Rivista di filosofia”, da lui informalmente diretta»  L'arresto e il carcere M. e arrestato in casa d Solari, dov'era ospite, in seguito a una delazione fatta da Pitigrilli (Dino Segre), agente dell'OVRA (delazione che porterà all'arresto e alla condanna al confino di Antonicelli, Einaudi, Foa, Giua, Levi,  Mila, Monti, Pavese, Zini e di due studenti, Cavallera e Perelli, e all'ammonizione di Bobbio), ed e incarcerato a Torino per sospetta connivenza con gli attivisti anti-fascisti di Giustizia e Libertà, benché fosse del tutto estraneo alla congiura anti-fascista degli intellettuali che facevano riferimento a Einaudi. Al momento dell'arresto, a detta della signora Solari, M. dice una frase che aveva già sentito pronunciargli più volte. Io sono un cittadino europeo, nato per combinazione in Italia. Il suo declino fisico comincia in seguito a una trombosi che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta accidentale da un pero nella tenuta di Spineto. Alla fine ubì una prima operazione alla prostata. La sorella Teresa scrive a Cagnola: "Il Professore è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza trasportato ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento chirurgico avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla vescica, per ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e susseguente operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima operazione già venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che il tempo opportuno per procedere alla seconda."[ M.  fu ricoverato all'ospedale Molinette di Torino, sfollato a Cuorgnè, dove muore,  dopo aver disposto che nessun prete intervenisse con alcun segno sul suo corpo. Nonostante "l'invito del parroco di Spineto di non dare onore alla salma dell'eretico, ateo e scandaloso anche nella morte perché aveva disposto di essere cremato" una decina di persone seguirono l'autofurgone che portò il corpo di M. alla stazione, da dove partì in treno per Torino, per la cremazione. In prossimità della morte M. lascia la sua biblioteca in legato a Nina Ruffini (nipote di F. Ruffini), G. Solari e Cesare Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi alla "Fondazione  M. per gli studi di storia filosofica e religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del Rettorato alla Biblioteca della Facoltà di  Filosofia.  La sua casa di Spineto è attualmente sede della "Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti", che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua operae.  FiLa filosofia di M. è un'interpretazione originale dell'idealismo post-kantiano, nella linea dell'idealismo razionalistico trascendente che va da Platone a Kant, nel senso di un dualismo panteista trascendente, un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico che fu Spir, il quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il filosofo preferito di M., quello a cui fu più particolarmente legato, sulquale scrisse molti studi e un denso saggio monografico  e al quale fece consacrare il terzo numero della Rivista di filosofia, filosofo che fu come lui profondamente inattuale. Professò una altissima stima per l'opera di questo solitario filosofo, tanto da considerarla "immortale: in essa infatti vede un tentativo d'un rinnovamento speculativo-religioso di tutta la filosofia.  Il carattere speculativo dell'interpretazione d iMartinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di Spir esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella costruzione dell'idealismo trascendente di M. la speculazione di A. Spir rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo di M. si trovano nella speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua propria, il pensiero di Spir viene trasposto da M. entro la sua propria filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire, anche su di esso. Proprio questo condusseMartinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato e attraversato da quello di M. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua speculazione parve propriamente essenziale. La lettura di M. insiste sul nucleo metafisico di Spir, che gli pare incarnare "la forma pura della visione religiosa". L'affermazione fondamentale, in cui per Martinetti si riassume tutta la filosofia dello Spir, è quella della dualità fondamentale tra il vero esserel'Unità incondizionata, assoluta e trascendente in cui si esprime il divinoe l'essere apparente e molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza. L'approccio alla rivelazione di tale realtà dualista mediante la teoria della conoscenza (l'idealismo gnoseologico di Spir) non è che premessa e introduzione all'autentico nucleo metafisico della sua filosofia, consistente in una forma di dualismo acosmista. Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso stesso apparente: "non è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà assoluta e l'irrealtà in cui il mondo sprofonda."»  Si può così dire che in M.: «il motivo desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra "anormale" (il mondo dell'esperienza empirico e molteplice) e "norma" (il principio d'identità, rivelazione incoativa del divino in noi) si spoglia qui dell'originario aspetto dualista per confluire in una visione coerentemente monista dell'esperienza di coscienza. Monismo coscienzialista, quello martinettiano, che non sfocia però in una forma di panteismo, in quanto il termine finale di questa unificazione formale rimane trascendente. L'unica realtà metafisica assolutasi afferma in conclusioneè l'"Unità formale assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di tale unità è solo un'espressione simbolica.»  Della filosofia di Spir, M. mantenne sostanzialmente inalterata la morale, di derivazione kantiana, aveva d'altronde dichiarato che dopo Kant nessun filosofo serio può non essere in Etica "kantiano. L'intero percorso del pensiero martinettiano parte dal suo anticlericalismo", e aggiunge: "la natura del suo anticlericalismo lo portava a detestare la Massoneria. Ripetutamente mi disse di non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a questa Chiesa cattolica di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo l'ha portato ad un antimarxismo, il marxismo essendo "secondo i termini in cui egli si sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della religione". ENoce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del pessimismo religioso e come la sua posizione più coerente e rigorosa. L'antologia Il Vangelo scrive M. «lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di disporre il materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto quello che i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa è stato qui conservato.»  Il risultato di questo ordinamento logico è l'espunzionein quanto elaborazione teologica successiva ai lòghia di Gesù o ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immunedel Vangelo di Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo) e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico, l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo, amando il prossimo.  Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale fraternamenteunita, egli scrive:  «In tutti i tempi, ma specialmente nelle età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione della verità e la promessa della vita eterna»  Gesù Cristo e il Cristianesimo fu messo sotto sequestro dalla Prefettura non appena stampato,  come M. scrive a Cagnola:  «Il mio libro venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3 es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto definitivo di sequestro.»  Con decreto, “Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo” e Ragione e fede furono messi all'Indice dei libri proibiti della Chiesa cattolica. La rinascita del pensiero filosofico-religioso martinettiano scaturisce alla fine degli anni novanta del secolo scorso in virtù della rinnovata proposta ermeneutica di Chiara che cura l'inedito L'Amore, Il Vangelo (Genova) e Pietà verso gli animali (Genova); in particolare l'interpretazione elaborata da Chiara mette in luce gli aspetti gnostici della filosofia della religione martinettiana per poi proporne una rilettura in chiave kantiana anche attraverso un confronto con alcune sette separatiste vicine alla tradizione spirituale dei quaccheri.  Capitini rese visita a Martinetti, che a proposito della nonviolenza gli disse: "Forse se discutessi con lei mi convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa, firmerei la sentenza senza esitazione."  Negli scritti La psiche degli animali e Pietà verso gli animali, Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia e dolore:  «Nella relazione sulla psiche degli animali M. tra l'altro affronta il problema dello scandalo morale suscitato dall'indifferenza delle grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza degli animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma dell'intelligenza e della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere nei loro occhi l'unità profonda che ad essi ci lega.  M. cita le prove di intelligenza che sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura costruisce.  Nel proprio testamento dispose che una somma significativa fosse versata alla Società Protettrice degli Animali; egli personalmente nutriva per gli animali una profonda pietà e tale sentimento lo aveva persuaso a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva per lui quasi il carattere di un valore religioso.  Scrive al proposito Vigorelli:  «La scelta del vegetarianesimo non era "generica simpatia, e neppure un ideale politico, bensì meditato atteggiamento filosofico", da porsi in relazione sia con la sua profonda conoscenza della filosofia indiana sia con convinzioni radicate in una personale metafisica, sulla "unicità" della sostanza vivente e sul destino di "perennità" dello spirito.»  La scelta della cremazione M. fu un fautore della cremazione e una testimonianza "ci dice come M. portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua madre."Secondo Paviolo, per i M. la cremazione era una specie di tradizione familiare e la cosa appare strana in quei tempi nei quali, specie nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e oggetto di scandalo per il gran rumore che, in questi casi, ne facevano i parroci. Non è però da escludere, nel caso preciso di M., che questa scelta, come quella del vegetarianesimo, avesse anche una relazione con il suo interesse per la filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e religioso. I suoi resti sono tumulati nel cimitero di Castellamonte in provincia di Torino.  Opere: Una " martinettiana" C. Ferronato si trova nel fascicolo speciale della Rivista di Filosofia Pietro Rossi: nel cinquantenario della morte, Dopo questa data, di M. sono stati pubblicati. “Ragione e fede, Italo Sciuto, Gallone, Milano, Luca Natali, Morcelliana, Brescia,. Il Vangelo, Alessandro Di Chiara, il nuovo melangolo, Genova,  L'amore, Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, “Pietà verso gli animali” Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, “La religione di Spinoza”  Amedeo Vigorelli, Ghibli, Milano,  “La Libertà” Aragno, Torino, Schopenhauer, Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, “Breviario spiritual” Anacleto Verrecchia, POMBA, Torino, “L'educazione della volontà” Domenico Dario Curtotti, Edizioni clandestine, Marina di Massa, “Conoscenza in Kant”  Luca Natali, Franco Angeli, Milano, Pier Giorgio Zunino, Piero Martinetti, “Lettere”, Firenze, Olschki, “Gesù Cristo e il Cristianesimo” Castelvecchi, Roma,; edizione critica Luca Natali, introduzione di Giovanni Filoramo, Morcelliana, Brescia, “Il Vangelo: un'interpretazione” Castelvecchi, Roma,  “Spinoza, Etica, esposizione e comment”, Castelvecchi, Roma,. Il numero, introduzione di Argentieri, Castelvecchi, Roma,  Luca Natali, Le carte di Piero Martinetti, Firenze, Olschki, “Spinoza” Festa, Castelvecchi, Roma,. Riconoscimenti Nella seduta del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Milano del 19 settembre, è stata approvata ufficialmente la decisione del Dipartimento di Filosofia di intitolarsi alla figura di M.. La città di Roma gli ha intitolato una piazza, nel Giorno della Memoria. A Milano Martinetti figura tra i nuovi Giusti che saranno onorati al Monte Stella dal " nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Goretti, “M”, Archivio della Cultura Italiana. Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica,  «Ebbe molta influenza sulla scelta che M. fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu suo professore, ma non un Maestro. Scrisse di lui Martinetti: "Era un uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla. Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue convinzioni"»: Paviolo.  «che morì proprio durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la comune origine canavesana, un particolare rapporto»: Paviolo 2 «Di una reale affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si può parlare forse solo in un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e pessimismo si può trovare qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto spirituale. Più documentata è l'influenza su M. di un'altra singolare figura di poeta-filosofo: quel Pietro Ceretti da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro Goreni e con quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si adoperarono intensamente Ercole e Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo scorso e ai primi del nostro. Nel breve verbale relativo all'esame di laurea (qui il laureando è indicato come Pietro Martinetti) si dice semplicemente che il candidato ha sostenuto durante quaranta minuti innanzi alla commissione la disputa prescritta, sopra la dissertazione da lui presentata e sopra le tesi annesse alla medesima; e ha sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla Commissione. La tesi ottenne la votazione di 99/110. Il lavoro di tesi non ebbe, come noto, il riconoscimento che meritavaanche a motivo di certe resistenze accademiche nel settore filologico della Torino e forse per questo lo studioso sentì il bisogno di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca, fuori dal chiuso ambiente provinciale. Del resto il suo intent e  più filosofico che filologico, e la prima suggestione a interessarsi del “Samkhya” poté venirgli, piuttosto che dalle lezioni di Flechia, dalla conversazione con Ercole. Proprio del Samkhya, Ercole si era interessato alcuni anni primi in una breve Memoria uscita sulla Rivista Italiana di Filosofia diretta da Ferr. Di suo interesse costante per la filosofia indiana testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano e pubblicato a Milano da Celuc, “La sapienza indiana. Corredata da un'antologia di testi Indù e Buddhisti. Ma è antefatto significativo, giacché lascia intravedere ancora una volta, questa volta sotto il rispetto particolare dei suoi primi contatti coi testi di A. Spir, l'importanza della permanenza a Lipsia nella sua formazione filosofica. Nella Lipsia conosciuta da lui sopravvive Drobitsch, lil maestro herbartiano di Spir e dalla sua Lipsia si diffondevano le edizioni di A. Spir entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la filosofia sua. Il pensiero di Spir, Torino, Albert Meynier.  Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", Minazzi, Il Protagora, Lettere. Prima che della dittatura fascista, e critico altrettanto risoluto del comunismo e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo. Non si vede in chi e in che cosa un uomo come lui che, per sua scelta culturale ma anche per disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento, gruppo avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo anti-fascismo. Tra dittatura e inquisizione negli anni del Fascismo", in Lettere, Firenze. Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle quali non è il caso di [parola illeggibile] mi vietano nel modo più reciso di poterlo accettare»: Lettera al presidente dei Lincei, e a L. Mangiagalli. Il Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come deve essere in qualunque tempo la filosofia. A T. Scotti. Che accusa M., ricambiato, di disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia scolastica, cf. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze. Per M.. Gemelli è tutto fuorché un filosofo. Varisco,  in: Lettere 33.  H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, Il congresso di filosofia. Tutto l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei cattolici dal Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho permesso a Gemelli di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna delle sue rappresentazioni ciarlatanesche. A B. Varisco, a C. Goretti a L. Mangiagalli. Quando M., con il rifiuto del giuramento di fedeltà al fascismo, abbandona l'insegnamento non rinuncia a quegli incarichi o a quelle adesioni che non erano a tale giuramento connesse: guarda di non compromettere quella sua creatura che era diventata La Rivista di Filosofia e non ne volle la direzione effettiva ma continua l'intensa e puntuale collaborazione redazionale sino a che le sue condizioni di salute glielo permisero. Giuliano,  Cagnola,  Baratono, Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Barié, Banfi, Milano. Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Milano e non posso più esserle utile che indirettamente»: a C. Gadda, in: Lettere 114.  «del resto io sono perfettamente sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei, fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera M. a Alfieri, Sulla cui porta fece mettere un'indicazione che diceva: "M.  agricoltore": Paviolo «Perciò appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la Storia della  Filosofia. A A. Baratono, Nel registro di entrata delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale si faccia registrare, nell'apposita voce, come "ateo", mentre tutti gli altri non di religione israelitica (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese, Antonicelli, Salvatorelli e così via) si dichiarano "cattolici"alcune schede, peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è conservato all'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite, Casa circondariale di Torino, Registro matricole)", in: Lettere.  "M. veniva rinchiuso in una cella sulla cui porta veniva apposto il cartellino "Politico: sorveglianza particolare". Il giorno successivo cominciavano gli interrogatori che si ripetevano finché dopo alcuni giorni d'arresto M. veniva finalmente scarcerato.", Giorda, M., Castellamonte, «Devo darle una notizia terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera, M. a Nina Ruffini, in: Lettere 2Cit. in: Lettere. «Si può comunque, in base a testimonianze diverse, ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a Cuorgnè, ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato immediatamente trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in circostanze analoghe) alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini burocratiche e maggiori spese funerarie.  L'atto di morte recita: " il g alle ore quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione Spineto n. 106 è morto Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino, professore pensionato"»: Paviolo.  Paviolo.  "Per ultimo desidero di essere cremato e che le mie ceneri riposino nel Camposanto di Castellamonte", frase finale del testament, Paviolo. Il testamento di Martinetti, da lui riscritto, "in una grafia incerta e in una forma in cui non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"(Paviolo) fu considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza, cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto di trombosi al cervello la preziosa biblioteca, che per volontà recisa, assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Milano, prese altre vie e e sta presentemente ancora peregrinando in attesa di destinazione definitiva." Lettera di Teresa Martinetti al cugino Bertogliatti, in: Paviolo Fondazione Casa e Archivio. Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della "Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite. La lucequesto passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo sepolcrovolle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera, M. a Ruffini, in: Lettere 155..  «io sono sempre stato un filosofo inattuale»: Lettera, M. a Giorgio Borsa,  in: Lettere Emilio Agazzi, La filosofia di M., Milano, Unicopli. Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza e l'anteriorità, rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la maturazione della metafisica martinettiana»: Vigorelli, Alessio, Vigorelli Vigorelli, M., Breviario spirituale, Bresci, Torino,  Lettera M. a Cagnola, Lettere. Sulla riflessione religiosa di M. vedi Franco Alessio, L'idealismo religioso di M., Brescia, Morcelliana, (Tesi di Pavia: relatore Michele Federico Sciacca)  Paviolo Paviolo  Amedeo Vigorelli, "Martinetti e Capitini: attualità di un confronto", in: Vigorelli, La nostra inquietudine. M., Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Mondadori, Milano. E si conversa a lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto cremare il cadavere della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" Capitini, Antifascismo, Célèbes Trapani,   Paviolo Paviolo. L'eretico Martinetti, italiano per caso", Recensione di Raffaele Liucci su Il fatto quotidiano, Libera cittadinanza  Il Dipartimento di Filosofia "M. a Milano, Battista, "Le vie dedicate ai razzisti spettano ai professori eroi che dissero no al fascismo", Corriere della Sera, S. Chiale, "Dall'attivista curda al pioniere green I nuovi Giusti del Monte Stella", Corriere della Sera, Cronaca di Milano13.  "Monte Stella I nuovi Giusti in diretta su Facebook", Corriere della Sera, 7 marzo, Cronaca di Milano9. , Commemorazione dTorino, Accademia delle Scienze, Giornata Martinettiana, Torino, Edizioni di "Filosofia", Rivista di Filosofia, Agazzi, "La storiografia filosofica", Rivista critica di storia della filosofia, E. Agazzi, Sandro Mancini, Vigorelli e Zanantoni, Unicopli, Milano, Alessio, L'idealismo religioso, Brescia, Morcelliana, Alessio, introduzione Il pensiero di Spir, Torino, Meynier, Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Milano, Guerrini, Banfi, M. e il razionalismo religioso", in: Filosofi contemporanei, Firenze, Parenti, Bersellini Rivoli, Il fondamento eleatico della filosofia -- Milano, Saggiatore, Guido Bersellini Rivoli, La fede laica, Appunti sul confronto religioso e politico (in Italia e nel villaggio globale), Lecce, Manni, Rivoli, Appunti sulla questione ebraica. Da Rosselli a M., Milano, Angeli, Boatti, Preferirei di no, Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi,  B. Bonghi, La fiaccola sotto il moggio della metafisica kantiana. Il Kant, Milano, Mimesis, Minazzi, Sulla filosofia italiana, Prospettive, figure e problemi, Milano, Angeli); ranco Bosio, "L'uomo e l'assoluto", in: Filosofie "minoritarie" in Italia tra le due guerre Ceravolo, Roma, Aracne, Remo Cantoni, "L'illuminismo religioso” in: Studi filosofici, G. Colombo, La filosofia come soteriologia. L'avventura spirituale e intellettuale di Milano, Vita e Pensiero, E. Colorni, La malattia della metafisica. Scritti autobiografici e filosofici, Torino, Einaudi, Noce, Filosofi dell'esistenza e della libertà, Milano, Giuffrè, Pra, "Momenti di riflessione sull'esperienza religiosa in Italia tra idealismo e razionalismo critico", in:  La filosofia contemporanea di fronte all'esperienza religiosa, Parma, Pratiche); C. Ferronato, "Filosofia e religione”, in: Percorsi e Figure Filosofi italiani, Salvatore Natoli, Genova, Marietti, Filoramo, Letture M. "Gesù Cristo e il Cristianesimo" nel pensiero religioso, "Rivista di filosofia", Gervasio, M.: l'interpretazione di Kant nel quadro della filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Giorda, M., Castellamonte, Helmut Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, La Nuova Italia, C. Goretti, Il pensiero filosofico di Piero Martinetti, Bologna, Accademia delle Scienze, Mariani, Esperienza ed intuizione religiosa: saggio sul pensiero di M., con appendice sugli inediti, Roma, Mazzantini, L’'Oriente", Filosofia,  Valerio Meattini, Ragion teoretica e ragion pratica. M. interprete di Kant, Pisa, Vigo Cursi, Franco Milanesi, La filosofia neognostica, in: "Paradigmi", Morelli, tesi di laurea in Filosofia (A. Aliotta), Biblioteca Facoltà di Lettere e Filosofia, Napoli); Paviolo, M. aneddotico. L'uomo, il filosofo, la sua terra, Aosta, Le Château Edizioni, Alfredo Poggi, Vicenza, Collezione del Palladio, 1ora Riedizione Cosimo Scarcella e Introduzione di . Mas, Milano, Marzorati, Rambaldi, Voci dal Novecento, Milano, Guerrini; Romano, Il pensiero filosofico di Piero Martinetti, Padova, Milani, Santoro, Il problema della libertà, Lecce, Milella, Scarcella, La dottrina politica di Piero Martinetti: aspetti teoretici ed aspetti pratici, in Il Pensiero Politico, Firenze, Olschki Editore, Cosimo Scarcella, M. Politica e filosofia. Con alcuni ‘Pensieri' inediti, Napoli, Collana La Cultura delle Idee diretta da Fulvio Tessitore e Giuliano Marini, Edizioni Scientifiche Italiane, Terzi, La vita e il pensiero originale, Bergamo, Editrice San Marco, Carlo Terzi, "Lettere inedite di M.", in: Giornale di metafisica, Torino, Amedeo Vigorelli, "Emilio Agazzi e la fortuna di Martinetti", in:, L'impegno della ragione. Per Agazzi, Cingoli, Calloni, Ferraro, Unicopli, Milano (nuova ed. 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Per una storia dello spinozismo in Italia (Atti delle Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti, Urbino), Bostrenghi e C. Santinelli, Bibliopolis, Napoli,  Vigorelli, "Piero Martinetti  una apologia della religione civile", in:, Le due Torino. Primato della religione o primato della politica?, Gianluca Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, Spir, Scuola di Milano Solari Goretti Basso Baratono Banfi, Giuramento di fedeltà al fascismo, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  siusa. archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Torino, Biblioteca della Fondazione M., Torino. Fondazione Casa e Archivio M., su Fondazione piero martinetti. D. Fusaro sul sito Filosofico.net. Colombo, La filosofia come soteriologia. La prima forma di comunione fra esseri, quella che fonda le prime forme di società, quella che sussiste anche in quei gradi della vita animale onde è esclusa ogni altra forma di socievo­ lezza, è l’amore. Che cosa non è stato detto e iscritto in ogni tempo intorno all’amore? Io non intendo qui certamente aggiun­ gere su questo argomento nuove ed inutili speculazioni : voglio solamente trattarne in quanto aneli’esso è nella vita umana una sorgente di importanti doveri. L’amore, qualunque possano essere le complicazioni senti­ mentali che ne mutano profondamente la natura e possono dargli finalità più elevate, non ha originariamente altro fine che la (pro­ pagazione Astica della specie. L’unione fisica di due individui di sesso diverso ha per effetto l’estensione della vita organica nel tempo : per essa l’individualità effimera si sottrae in un certo modo alla morte e celebra l’eternità sua confondendosi per un istante con la serie delle generazioni venture. La voluttà fisica non è che una forma di quel piacere che accompagna ogni esten­ sione dell’individualità, ogni fusione delle coscienze singole in un tutto capace d’una vita più alita e più larga. Sotto questo aspetto la voluttà riveste un carattere ideale e direi quasi sacro : e tutta la poesia dell’amore non è che la poesia del primo, del più universale ideale umano. Ma il desiderio antico che in questo senso trae tutti i mortali è diventato attraverso le innu­ merevoli generazioni mn istinto : e l ’ uomo avendo volto lo sguardo verso forme più alte di unità e di vita si è abituato a'Vedere in questo dovere della propagazione della vita solo il compimento d’una funzione organica e nella voluttà un .semplice fremito del senso che non deve interessare la personalità superiore e che anzi può essere per la medesima un ostacolo ed un arresto. Di qui il duplice carattere dell’amore e della voluttà : da un lato essi sono la secreta aspirazione d’ogmi vivente, il movente di una gran parte delle attività umane; dall’altro appariscono come una debolezza, una vittoria dell’essere inferiore sull’es­ sere superiore e veramente umano. Nel pudore che accompagna l’unione dei due .sessi e tutto ciò che la riflette vi è qualche cosa della riverenza che impone un sacro mistero e della vergogna che desta l’esercizio di tutto ciò ohe è vita puramente animale. Il complesso delle attività e delle facoltà che si riferiscono a questa funzione costituisce, forse in modo più marcato che iper ogni altra funzione umana, un tutto ben distinto, che si stacca nella personalità complessiva come una personalità mi­ nore e subordinata : vi è in ogni individuo umano una perso­ nalità sessuale che, per quanto non sempre chiaramente co­ sciente, ha la sua sfera di visione, la sua vita, le sue oscure tendenze e spesso influisce in misura non indifferente sopra lo svolgimento e il destino di tutta la persona. Questa personalità sessuale è già in un certo senso, per l’individualità organica bruta chiusa, nel suo egoismo repulsivo, un essere ideale : l’in­ dividualità atta all’amore appare come qualche cosa di deside­ rabile e di bello : ed è precisamente in questo carattere di idea­ lità che circonfonde tutto ciò che all’amore serve, che ha avuto origine il senso umano della bellezza. Il « tipo » estetico che le donne in genere e molti uomini cercano di realizzare con tutti i mezzi che l’arte e la moda suggeriscono non è altro che la presentazione della personalità sessuale : questa costituisce per molti l’apice di tutte le aspirazioni e di tutti gli ideali. D’altra parte la vita non si arresta all’amore e vi sono ideali più alti che la perpetuazione fisica, della specie : quindi di fron­ te alla personalità morale ed all’umanità vera la personalità sessuale appare come qualche cosa di inferiore e di miserabile. Quando perciò essa si svolge in noi senza alcun legame od in opposizione con i nostri sentimenti più elevati, noi possiamo bensì cedere per un istante al suo fascino, ma la sua vita resta pure sempre per noi qualche cosa di straniero che più tardi rigettiamo con vergogna e con disprezzo. Non è però affatto necessario che la vita sessuale si svolga nell’uomo senza alcuna continuità e senza accordo con le sfere più alte della vita interiore. Nello stesso mondo animale essa svolge nella maternità e nella famiglia una vera attività di ordine morale che la compie e la nobilita : e nell’uomo tutta la storia dell’evoluzione della famiglia che altro è se non il moralizzamento progressivo della funzione sessuale? Così puri­ ficato ed elevato, il desiderio del senso si intreccia con i più nobili e delicati sentimenti della vita morale, con i.1 sentimento della, protezione e della carità, dell’amicizia, della solidarietà, della fedeltà; anzi, intellettualizzandosi vieppiù e collegandosi con le aspirazioni più elevate, diventa comunione di vita inte­ riore, di gioie alte e pure : l’amore animale e sensuale si tra­ sforma nelle forme più nobili dell’amore umano. Certo il fattore sensuale non scompare mai : l’amore platonico non esiste o, se esiste, non è una forma viva e sana dell’amore. Ma anch’esso si raffina e si assimila : il piacere medesimo del possesso di­ venta, per la confusione della spiritualità di due esseri elevati, più delicato e più profondo. Sopra tutto poi esso elimina gra­ dualmente da sè tutto ciò che urna viva sensibilità estetica e morale giudica o ignobile o incompatibile con le tendenze della personalità superiore : così sorgono le virtù dell'amore, la leal­ tà, la fedeltà, la castità. L’ amore sensuale vive del piacere dell’istante e cerca nell’oggetto suo soltanto il soddisfacimento del suo ardore : esso non è che il contatto superficiale e momen­ taneo di due personalità sessuali che si avvincono e si confon­ dono mentre le anime restano straniere l’una all’altra diffi­ denti, sordamente ostili. L’amore veramente umano si completa con l’unione delle volontà, che esige urna reciproca dedizione intiera, leale, duratura ed esclude come cose indegne la men­ zogna, l'ingiustizia e tutto ciò che diminuisce questa perfetta comunione di vita. Così è possibile un amore che sorge non dal senso, ma da tutta la personalità; un amore che purifica e no­ bilita, che ispira ad alte cose e ¡santifica la voluttà stessa. Questo concetto dell’amore traccia ad ogni uomo la via che deve seguire se egli sinceramente sdegni di degradare sè stesso ; essa, è del resto anche la via più saggia sotto l’aspetto della fe­licità. Certo può sembrare un’ingenuità chiedere alla ragione consigli contro una passione che si mde della ragione : mentre l’eperienza quotidiana ci mostra con mille esempi come essa sconvolga talora le menti più equilibrate, soffochi i sentimenti più sacri, precipiti nell turbamento e spesso nella più irrepa­ rabile rovina esistenze, che l’educazione, l’intelligenza, i vincoli sociali e morali sembravano assicurare contro la prevalenza di ignobili tendenze. Tanta è del resto la potenza di questo «niver­ i-sale e profondo istinto che esso è il movente secreto o palese di gran parte dell’attiviità umana : la massima parte dei ritrovi, delle feste, dei divertimenti sociali, la moda e per molti ri­ spetti anche l’arte non hanno altra ragione d’essere; e i vizi che esso alimenta danno origine ad un vero pubblico mercato e ad industrie fiorenti. Come sperare dunque che la ragione possa qualche cosa contro una volontà oscura e ribelle che sembra avere la violenza e la regolarità delle forze di natura? La mo­ rale predica contro questa passione quasi soltanto come per sod­ disfare un debito : la giovinezza, la fantasia e l’arte la rivestono dei più brillanti colori e si ridono della morale : ed anche i predicatori più severi del resto non sanno, tra un sermone e l’altro, esimersi da un sentimento che sta fra il compatimento e la malrepressa invidia. Io non credo tuttavia che qui la riflessione sia del tutto mutile. L ’ esperienza della vita insegna (e ciascuno lo ricono­ scerà in stesso) che vi sono nella vita interiore dei momenti decisivi nei quali una parola, un pensiero che sono caduti un giorno nell’anima indifferente, si risvegliano e fortificano una nobile ispirazione, soffocano una passione nascente, provocano un deciso cambiamento d’indirizzo. Questo è vero anche della pas­ sione dell’amore. Certo è inutile invocar la ragione quando la passione è ingigantita e il vizio è inveterato : ma questo non vale egualmente di tutte le passioni? La ragione non può di­ struggere l’istinto, ma può dirigerlo : e può dirigerlo se, come un medico accorto, cura il male nei suoi inizi. Ora l’origine del male sta, come già videro i saggi antichi, nelle illusioni che noi ci formiamo circa la realtà. L ’ uomo, sopratutto nella giovi­ nezza, non si precipita verso i piaceri che l’amore promette se non perchè la sua fantasia presenta al desiderio le immagini più allettatrici e riveste ila ¡realtà delle forme più ¡belle e più desi­ derabili. Lo spirito soggiace allora ad una specie di limita­   zione del proprio orizzonte : esso si chiude nei propri sogni e diventa cieco all’aspetto del vero essere delle cose. In questo appùnto può intervenire efficacemente la ragione. Lo sforzo che si deve e si può compiere in quel momento in cui sorgono le prime illusioni, è di dissipare1queste visioni ingannevoli col tenere viva e presente diinnanzi al pensiero la realtà che esse nascondono, col rievocare le esperienze dolorose, col ravvivare le intuizioni profonde che ci svelano l’intima e vera natura delle cose. In fondo a tutte le cose sta la tristezza, ha detto Amici : e veramente l’aspetto ultimo delle cose è triste, mia anche fecondo di salutare saggezza. L’aspetto supeSiciale della realtà è lieto, vario e giocondo come l’aspetto d’una folla che popola le vie d’una città in un giorno di festa. Ma quante cose sordide e tristi non nascondono anche qui le varie e splendide apparenze! Ora in nessuna parte la fantasia è tanto fertile d’in­ ganni quanto nelle cose dell'amore : ed in nessuna parte l’in- gànno è così lusinghiero ed ostinato. Tanto anzi che qualcuno hai voluto vedere nell’amore una specie d’inganno della natura ; che si serve dell’individuo per la propagazione e lo sacrifica, viìttimn volontaria, alla specie. Ma la natura non è in questo caso che la nostra natura inferiore ; noi soggiacciamo all’inganno solo perchè l’istinto ci oscura l’intelligenza e noi non sappiamo più vedere che con gli occhi della sensualità. Questa ci dipinge la via tutta sparsa di dolci desiderii e di soavi ebbrezze; l’amore ci si offre dinnanzi come un palazzo incantato pieno di misteri e di delizie. Bisogna invece che l’intelletto nastro si sforzi di mantenere sempre a sé presente questa prima, considerazione : che l’illusione sessuale ci mostra sotto un solo aspetto un es­ sere che freddamente considerato ¡nella sua 'realtà, è il più delle volte tutt’altro che desideratile. La personalità sessuale non è che un aspetto, uno stato della- persona; è una specie di trasfi­ gurazione di tutto l ’ essere che in fondo rimane così straniera alla persona come se fosse veramente un’altra personalità. Per­ ciò quando la persona amata non è per sè stessa degna di sti-   una e d’amore, l’illusione sessuale è seguita inevitabilmente da una profonda delusione : soddisfatto il desiderio l’immagine ideale, oggetto d’un’adorazione appassionata, isi risolve in un essere prosaico e volgare che ci 'meravigliamo d’avere deside­ rato. Bisogna, in .secondo luogo tener presente quest’altra, consi­ derazione : che la «tessa personalità sessuale, dato che in noi potesse persistere lo stato passionale corrispondente, è ben lun­ gi dall’essere una sorgente di gioie pure ed immutabili : la sen­ sualità è, come ogni passione, un fuoco che consuma se stesso. Un amore puramente sensuale, non potrebbe lessero che un triste ed insaziato ardore : la vita dominata dalla lussuria ap­ pare, freddamente considerata, dolorosa ed ignobile nello stesso tempo. L ’ amore d’ una donna non rende beati che quando può trasformarsi in un sentimento più alto, come accade nella fa­ miglia, od associarsi la sentimenti ideali e diventare una co­ munione morale ed intellettuale di due nobili spiriti. Anzi, nelle persone di più profondo sentire l’attrazione sessuale maschera quasi sempre un’oscura aspirazione spirituale, il bisogno d’una comunione di vita, che riempia l’anima loro, la elevi e la consoli ; è un vago presentimento ideale sperduto nella sfera sessuale. Perciò quando esse non riconoscono la vera natura del senti­ mento che le attrae e, nella loro cecità, ne cercano la soddisfa­ zione nel senso, la loro illusione finisce, il più delle volte, in una tragedia dolorosa. Bisogna in terzo luogo ancora aver presente che, mentre per ogni animo 'ben nato vi sono nella vita aspira­ zioni e soddisfazioni 'ben più alte che quelle dell’amore, l’amore è spesso l'impedimento più forte a questa vita superiore. La donna, come puro .essere sensuale, è la nemica naturale degli interessi ideali dell’uomo; essa non vive che per sè stessa e per i suoi istinti : la volontà sua egoistica è tutta tesa verso il piacere, il lusso, i godimenti della vanità. In cambio della vo­ luttà l’uomo deve il più delle volte sacrificare alla sua vanitosa ed insignificante persona il suo lavoro, il suo benessere, il suo valore spirituale e disperdere in una vita di agitazioni vane í   quelle preziose qualità che potevano servire ad un ben più no­ bile scopo. Quante nobili esistenze non ha /perduto il fuoco oscuro della sensualità! Quante volte l’influenza funesta della donna non è stata causa dei più gravi turbamenti nella vita dell’uomo; della decadenza della volontà, della rinunzia ai fini più alti, e infine della completa rovina morale! Sopratutto quindi è necessario, per resistere a queste sollecitazioni della vita inferiore, suscitare e tener vivo nello spirito qualche alto e degno amore che lo ©levi sopra la sfera della bellezza sensi­ bile. La passione ardente ohe travolge qualunque considera­ zione e saggezza puramente umana, s’arresta dinanzi alle vo­ lontà più aJlte dello spirito, che aprono all’uomo una realtà d ’ un valore infinitamente superiore. E ’ vero che non sempre noi possiamo rivolgere il nostro pensiero verso queste realità idea, li con tanta fermezza che non possa essere vinto degli ardori del senso : ma la contemplazione e ¡l’amore delle cose ideali tra­ sforma sempre il nostro modo di vivere ed apre i nostri occhi ad una luce che non va più .perduta. Quindi anche quando questo amore non è per sé abbastanza forte, esso favorisce lo svolgersi della riflessione critica e induce nell’anitmo una disposizione abituale in cui il germe della passione non trova un terreno fa­ vorevole e viene soffocato prima di svolgersi. Inoltre la con­ suetudine con una sfera più alta di vita crea un sano e salutare orgoglio che respinge da sè, senza esitare, ogni ibassezza. Un’i­ stintiva fierezza, permette al selvaggio di sopportare con viso impassibile i più aspri tormenti : un uomo che sopporterebbe la povertà, la fame e qualunque strazio per il suo dovere ed il suo onore, vorrà diventare lo zimbello dei suoi istinti e sacri­ ficare tutto quello che di grande e di safro ha per lui la vita per il possesso d’una donna? Da queste considerazioni discende anzitutto la condanna di ogni degenerazione ignobile dell’amore. L’istinto che tende ciecamente verso la sua isoddisfazione è soggetto a singolari aberrazioni : e l’istinto sessuale umano può essere anche aiutato in queste sue deviazioni dal ritorno atavico della associazione sua con altri istinti ed altre tendenze; per es. coll’impulso alla crudeltà. Anzi anche dall’associazione con sentimenti superiori non ignobili : come è avvenuto' per es. nell’amore omosessuale greco. La cura estrema con la quale queste tendenze vengono tenute segrete le fa apparire come eccezioni : ma coloro che se ne occupano per dovere professionale sanno che esse sono tutt’altro che rare, anche fra individui delle classi elevate. Esporre i pericoli e le vergogne a cui queste degenerazioni con­ ducono è cosa inutile : coloro stessi che vi soggiaccione li cono­ scono. Ogni animo non ignobile deve del resto essere trattenuto sull’orlo di questo abisso dal rispetto di sè stesso. Ma se ciò noni bastesse, egli deve rappresentare a sè chiaramente che, degradando la sua vita in queste turpitudini, sacrifichereb­ be a misere, bestiali voluttà tutto ciò che di migliore e di desi­ derabile può offrire la vita dell’ uomo. L ’ atto dell’ uomo non è qualche cosa che si possa isolare dalla natura sua e se ne stacchi, appena compiuto, come il frutto che cade dall’albero : esso ri­ mane anche dopo e non si cancella. Seguire l’istinto nelle sue depravazioni vuole dire rassegnarsi a diventare un essere be­ stialmente istintivo : non bisogna illudersi di potere dopo ciò conservare in sè qualche cosa di veramente elevato. E vuole dire quindi anche abbandonare la propria vita a tutte le mi­ serie dolorose che accompagnano la vita d’un essere tutto con­ finato nella sua animalità. Ma vi sono anche altre forme ddl’amore in apparenza più normali ed elevate che vengono coinvolte in questa condanna. Non parlo dell’amore prettamente mercenario, che è anch’esiso una forma di degenerazione : parlo dell’amore vago che, pure fuggendo ogni attaccamento saldo, circonda il godimento d’una parvenza di sentimentalità che sembra 'redimerlo e nobilitarlo : è l’amore per l’amore, l’amore libero che comincia generalmente fra le rosee illusioni e finisce quasi sempre nella vergogna e nel pianto. Non vi è uomo quasi che non abbia- lasciato fra- le sue spine qualche illusione di giovinezza insieme con qualche brandello di felicità e di onore, che, se avesse la magica arte dello ^scrittore, non potrebbe scrivere anch’egli, come romanzo, una pagina della 'sua vita e dedicarla a suo figlio «quando avrà vent’aoani». Non vi è da illudersi quindi che la saggezza degli altri possa sostituire totalmente l’esperienza vissuta; ma essa potrà, se non altro, aiutare a formarsi rapidamente questa esperienza e a non consumare dolorosamente anni preziosi ad inseguire un vano fantasma che ci allontana dalia felicità vera e durevole. L’amore tende per sua natura, in ogni animo ele­ vato, a stringere un’unione indissolubile; quindi il correre ap­ presso ad un amore che noi già sappiamo non poter condurre ad una simile unione è un preparare a sè stesso, a scadenza più o meno lunga, una sicura infelicità. Vero amore è soltanto l’a­ more che è legato da un senso profondo di pietà e di respon­ sabilità : e questo senso impone all’uomo di rimanere sino alla fine della vita al fianco della donna che gli si è data e di non ab­ bandonarla in balia dell’incerto destino. Perciò ogni abbandono, ogni mutamento lascia amari rimpianti e rimorsi : la slealtà e l’ingiustizia che l’uomo addossa alla propria coscienza, quando viene meno alle ¡menzognere promesse, è una bassezza che avvi­ lisce chi la commette. Del resto già sappiamo che un amore pu raímente fìsico è sempre deluso : di qui ]’universale ed infrenabile desiderio degli uomini attratti verso le donne non ancora cono­ sciute. Ma anche questo errare, dato che potesse sempre avere soddisfazione, non sarebbe che un passare continuo di delusione in delusione, di rimpianto in rimpianto. Non vi è quindi in realtà vita più triste di quella passata nei facili amori : vita che è inseparabile dal sentimento della propria degradazione, perchè l’amore che non termina in altro, che non isi associa con i senti­ menti più elevati della natura umana, è un ben misero fine : esso non è in ultimo, se lo si spoglia di tutti i fronzoli sentimen­ tali, che pretta e pura sensualità. La ricerca affannosa della donna 11011 è che la ricerca di una donna : l’amore vago e libero è la conquista, attraverso molte amare esperienze, di questa semplice verità : che non vi può essere amore veramente felice se non nel nobile sentimento che lega l’uomo con una sola donna per tutta la vita. Ohe l’amore pertanto, io direi al giovane dinnanzi a cui si apre questo mondo di vaghe lusinghe, non si disisoci mai in te, dai nobili principi d’urna coscienza retta e pura! Anche at­ traverso le passioni e gli errori, sii un uomo onesto! Non acqui­ stare il piacere d’un’ora a prezzo della rovina d’un povero essere debole e indifeso : questo sarebbe un tradimento vile che nes­ suna riparazione pecuniarda cancellerebbe dalla tua vita. Pensa che nessuna violenza di passione può scusare la disonestà di chi non esita, per soddisfare un desiderio, a gettare la vergogna e la disperazione in una famiglia : sebbene la leggerezza del mondo biasimi l ’ adulterio quasi sorridendo, non vi è dinnanzi alla retta coscienza morale infamia più bassa. E sopratutto pensa alla condizione di quelli che la viltà dei loro genitori ha lasciato in abbandono e che una fredda carità cresce agli stenti, alle tristezze, alle umiliazioni di all’esistenza miserabile. Se vi è un pensiero che valga a farci vergognare dei bassi amori, questo è bene il sospetto che forse ora in qualche parte del mondo vi sia qualcuno che deve a noi la vita e che ha ragione di impre­ care, in mezzo alle sue miserie, al nostro egoismo inumano. Sii dunque casto : la castità è la virtù dell’amore. Essere casti non vuol dire andare in cerca d’una virtù soprannaturale, ma saper rinunciare a ciò che è al di sotto della nostra natura, alle soddisfazioni dei sensi che sono ignobili ed ingiuste. Essere casti vuole dire anzitutto dunque essere forti, saper tenere lon­ tano da sè i vizi vergognosi che minano ila salute e corrompono la, delicatezza e la dignità del carattere : vuole dire inoltre essere giusti e pietosi e non cercare ili nostro piacere a prezzo del disonore e della rovina di altri. Se tu vuoi che l’amore non sia per te fonte di infelicità e di rimorsi, fa sì che esso sia l’armo, nia di due volontà nobili e pure, per le quali l’amore non è che l’inizio d’una comunione più alta di vita. Piero Martinetti. Martinetti. Keywords: l’amore velia, antologia platonica, amore socratico, sezione sull’Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martinetti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Martini: l’implicatura conversazionale – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cambiano). Filosofo italiano. Cambiano, Torino, Piemonte. Grice: “One would think that his ‘discorsi filadelfici’ are about brotherly love, but they were delivered at the Philadelphia American-Italian Philosophical Society!” – Grice: “He wrote on Emilio and Narciso, and a story of philosophy – starting not from Thales but Gioberti!” – Grice: “His science of the heart – scienza del cuore – is a mystery!” Compì studi classici a Chieri e poi, ospitato al Real Collegio di Torino, si rivolse allo studio delle scienze naturalistiche. Con la laurea in medicina,  cui seguirà anche quella in filosofia, ottenne l'insegnamento al predetto Istituto, prima di conseguire una brillante carriera nell'ateneo torinese. Qui, infatti, ottenne prima la docenza in fisiologia  e poi quella di medicina legale, cattedra quest'ultima, istituita di cui fu il primo insegnante in assoluto.  Di Torino fu anche rettore, negli anni in cui ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.  Ma non mancarono episodi tragici, allorché, pochi anni dopo le nozze, perse la moglie, dalla quale ancora non aveva avuti figli, né li avrebbe avuti in seguito, visto che non si risposò, per dedicarsi completamente all'insegnamento e alla stesura di saggi e manuali nelle discipline mediche. In questo filone, il più ricco, vanno almeno segnalati gli “Elementa physiologiae” e “Lezioni di fisiologia” così come “Medicina legale”, accanto agli Elementa medicinae forensis, politiae medicae et hygienes, cui avrebbe fatto seguito il Manuale di medicina legale.  Il variegato percorso saggistico non si limitò (e non si esaurì) a studi a carattere medico-fisiologico e medico-legale. Anzi, forte del curriculum studiorum seguito fin da giovanissimo, cercò di approfondire i pensatori classici, come nel caso di un “Coompendio” dedicato a Platone, di cui peraltro riuscì a terminare il manoscritto poco prima di morire, arrivando persino a stilare,  sia pure non in forma sistematica, una Storia della filosofia.  Risultati migliori li ebbe, tuttavia, nel campo educativo-pedagogico. Questo indirizzo è testimoniato, oltre che dal saggio sulla Riforma della prima educazione dai dodici volumi dell'Emilio. Qui, facendo leva della sua vasta cultura, tratta emblematicamente di argomenti in cui si fondono, senza soluzione di continuità, il "viver sano" e il "maritaggio", il "governo della famiglia" e la felicità, le "tendenze morali" e la "moderazione nella prosperità", passando per i modi attraverso i quali "sopportare le avversità". Saggi: “Elementa physiologiae” (Pica, Torino); “Dei vantaggi che la medicina apporta alle nazioni” (Chirio, Torino); “Mdicina legale” (Marietti, Torino); “Medicina curativa” (Marietti, Torino); “Polizia medica” (Fontana, Milano); “La scienza del cuore” (Fontana, Milano); “La colera indica” (Fodratti, Torino); “Elementa medicinae forensis, politiae medicae et hygienes,”  Marinetti, Torino “Manuale d'igiene,”  Fontana, Milano “Lezioni di fisiologia,” Pomba, Torino  “Patologia generale,” Elvetica, Capolago  “Invito a' medici piemontesi all'occasione del cholera morbus,” Cassone, Torino  “Storia della fisiologia,” Cassone, Torino  “Manuale di medicina legale,”  Fontana, Milano; “Emilio,  Marietti, Torino “Della solitudine,” Marietti, Torino “Narciso o regalo agli sposi,” Marietti, Torino  “Guerra e pace dei sensi,”Tip. Marietti, Torino “Emilio o sia del governo della vita,” Tip. Fontana, Milano “Discorsi filadelfici; ossia, fasti dell'ingegno italiano,”Tip. Marietti, Torino “Riforma della prima educazione,” Marietti, Torino “Della sapienza dei greci,” Cassone, Torino; “Storia della filosofia,” Pirotta, Milano “Platone compendiato e comentato,” Elvetica, Capolago  “Alcune vite di donne celebri,” Fontana, Milano “De clarissimo viro Thoma Tosio ex ordine Oratorum sacrae facultatis professore in regio Taurinensi Athenaeo, Regia, Torino Vita del conte Gian-Francesco Napolio, Bocca, Torino  Vita Francisci Canevarii, Torino Cenni biografici di Lagrangia, Cassone e Marzorati, Torino Curatele A. von Haller, Poesie scelte, Reale, Torino  J.L. Alibert, Riflessioni sulla fisiologia delle passioni o nuova dottrina de' sentimenti morali, Marietti, Torino, F. Redi, Consulti medici, Elvetica, Capolago, D. Alighieri, La Divina Commedia, Marietti, Torino;  G. Gianelli, L'uomo ed i codici nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico. Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale»,  Milano.  G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari,  Pomba, Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere, s.e., Bologna); Emilio, Tip. Marietti, Torino);  S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere, s.e., Bologna); G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari,  Pomba, Torino G. Gerini, Due medici pedagogisti. M. Bufalini, Tip. Bona, Torino, G. Gianelli, L'uomo ed i codici nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico. Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale»,  Milano. Lorenzo Martini. Martini. Keywords: storia della filosofia, ingegno italiano, il cratilo di Platone -- . Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Martino: l’implicatura conversazionale -- la religione civile della prima e unica Roma! – magismo -- filosofia italiana meridionale – filosofia del sud – filosofia campanese -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice: “I like Martino – and his interviewees – there is indeed a ‘discepolato’ around him.” Grice: “We don’t have anything like Martino at Oxford – Hollis is the closest I can think.” Grice: “In his strictly philosophical explorations, Martino aptly clashes with Croce!” -- Dopo la laurea a Napoli con una tesi in Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini sotto la direzione di Adolfo Omodeo, si interessa alle discipline etnologiche. Si iscrive ai GUF e alla Milizia Universitaria, collaborando a L'Universale di Berto Ricci e facendo circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un Saggio sulla religione civile poi rimasto inedito.  L'ingresso nel circolo crociano «Erano quelli gli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in Europa, e ancora lontano era il giorno in cui le rovine del palazzo della Cancelleria avrebbero composto per questo atroce sciamano europeo la bara di fuoco in cui egli tentava di seppellire il genere umano: ed erano anche gli anni in cui una piccola parte della gioventù italiana cercava asilo nelle severe e serene stanze di Palazzo Filomarino per risillabare il discorso elementarmente umano altrove impossibile, persino nella propria famiglia».  Il suo saggio, “Naturalismo e storicismo nell'etnologia” è un tentativo di sottoporre l'etnologia al vaglio critico della filosofia storicista di Croce. Secondo M., l'etnologia solo attraverso la filosofia storicista avrebbe potuto riscattarsi dal suo naturalismo (tratto che accomuna, per de Martino, tanto la scuola sociologica francese che gli indirizzi "pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu lo stesso Croce a introdurre il giovane de Martino all'editore Laterza, suggerendo la pubblicazione del libro, in cui, nonostante qualche ingenuità, si può già scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul "magismo etnologico". Scritto negli anni della seconda guerra mondiale e pubblicato nel 1948, Il mondo magico è il libro nel quale M. elabora alcune delle idee che rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva.  Qui M. costruisce la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilità di una "presenza" non ancora determinatasi, viene padroneggiata attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel periodo, de Martino comincia a militare nei partiti di sinistra. Lavora come segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano; influenzato da Gramsci e da  Levi, cinque anni dopo, entra a far parte del Partito Comunista Italiano. Anche per questa ragione, negli anni che seguono, M. comincia a interessarsi sempre di più allo studio etnografico delle società contadine del sud Italia, in contemporanea con le inchieste di Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa fase, talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere più note al grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del rimorso.  Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare, che lo portò a costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del rimorso è la sintesi delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da uno psichiatra (Jervis), una psicologa (Jervis-Comba), un'antropologa culturale (Signorelli), un etnomusicologo (Carpitella), un fotografo (Pinna) e dalla consulenza di un medico (Bettini). Nello studio del fenomeno del tarantismo vengono utilizzati anche filmati girati tra Copertino, Nardò e Galatina. A queste monografie segue la pubblicazione dell'importante raccolta di saggi, “Furore Simbolo Valore”. E stato collaboratore di R. Pettazzoni all'Università "La Sapienza" di Roma, nell'ambito della Scuola romana di Storia delle religioni. Come ordinario di Storia delle religioni e di Etnologia, dha insegnato all'Cagliari, dove ha avuto uno stuolo di allievi. Con Cirese, Lilliu, Cases, la sua assistente Gallini, e in seguito altri studiosi, quali Cherchi, Angioni, Clemente, e Solinas, saranno esponenti di una significativa, sebbene mai formalizzata, scuola antropologica all'Cagliari, della quale de Martino è considerato uno dei fondatori.  È considerato uno dei più importanti antropologi dell’età contemporanea, fondatore in Italia dell’umanesimo etnografico e dell’etnocentrismo critico.  La presenza La presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica, partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il "da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito definita come "tradizione".  11spedizione in Lucania Se si vuole rintracciare in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e gramsciana della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua militanza diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e magia  e La terra del rimorso e gli appunti e i dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente un’elaborazione filosofica più marcatamente sui piani ontologico, esistenzialista e fenomenologico e che vedranno la luce solo posteriormente dal riordino delle carte ad opera di Brelich e Gallini, bisogna rendere centrale il nesso tra presenza/crisi/riscatto e il processo di destorificazione del negativo ad opera dell’ethos del trascendimento; l’immaginazione simbolica collettiva è la realizzazione di un’ethos del trascendimento che, come un mito di fondazione per il senso di appartenenza o la sacralizzazione dell’”oggetto” per scopi espiatori, rende possibile il superamento di una crisi, della “presenza” in quanto soggetto che opera nella natura, che rischia di perdersi in essa senza riscatto (escaton). Il soggetto dunque si ricolloca nella storia tramite la cultura, e la crisi si rivela esistenziale nel rapporto tra se’ e il mondo “altro da se’”. Ma la crisi affonda sempre nelle materiali condizioni di vita e nelle modalità concrete di una prassi che deve tendere e tende incessantemente alla trasformazione rivoluzionaria (che è escatologica nelle religioni) come base insopprimibile della costituzione di sè come soggetto:  “Vi è dunque un principio trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le altre valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del trascendimento della vita nel valore: attività dunque, ma ethos, dover-essere-nel-mondo per il valore, per la valorizzante attività che fa mondo il mondo, e lo fonda e lo sostiene.”  Costante, inoltre, nella ricerca sul campo, come nelle analisi ed elaborazioni degli ultimi anni, fu l’indagine sul valore euristico assegnato ai dati psicopapatologici, sempre legato a una riflessione critica sulla trasferibilità delle relative nozioni in contesti culturali diversi e sulle loro implicazioni sul piano antropologico e filosofico più generale: dalla figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il mondo magico, ai fenomeni di dissociazione e possessione (influenzato dalle letture di Shirokogoroff e PJanet) nei riti della taranta, fino alle note sulle “apocalissi psicopatologiche” ne La fine del mondo.  Il folklore progressivo Il concetto di folklore, come concezione del mondo regressiva, secondo le “osservazioni sul folklore” del Quaderno XXVII di Gramsci “un agglomerato indigesto di frammenti di concezioni del mondo e superstiti documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva creatività delle classi subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla cultura dotta delle élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo partenopeo, con il saggio “Intorno ad una storia del mondo popolare subalterno”, pubblicato su Società sul nr.3 di quell’anno, in cui riprende studi e indagini della nuova etnologia sovietica (Tolstov, Hippius, Cicerov, ispirati da Propp). In un saggio lo define come proposta consapevole del popolo contro la propria condizione socialmente subalterna, o che commenta, esprime in termini culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi ripreso, discusso problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in rapporto a Gramsci) e Satriani (il folklore come cultura di contestazione).  I “folkloristi” erano stati oggetto di critica di de Martino già nella sua prima opera del 1941, Naturalismo e storicismo nell’etnologia, in quanto puri descrittori e catalogatori con criterio naturalistico e non storico-culturale: per cui il folklore rimane, pur categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di indagine antropologica nei termini più complessivi di cultura popolare.  Crisi della presenza e destorificazione del negativo In quanto alla “crisi della presenza” come spaesamento, ne La fine del mondo, M. racconta di una volta in Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta direzione da seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo salì in auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo viso finalmente si riappacificò.  In un altro esempio, per esprimere il medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa, cacciatori e raccoglitori australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza, che avevano però l'usanza di piantare al centro del loro accampamento un palo sacro, intorno al quale celebravano un rito ogni volta che "approdavano" in un luogo nuovo. Il giorno che il palo si spezzò, i membri della tribù si lasciarono morire, sopraffatti dall'angoscia.  Il concetto di spaesamento, come una condizione molto "rischiosa" in cui gli individui temono di perdere i propri riferimenti domestici, che in qualche modo fungono da "indici di senso", viene inserito dunque da M. nelle sue categorie di “crisi della presenza” e destorificazione del negativo.  La crisi della presenza caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l'individuo, al cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali, migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere storico (della "possibilità di esserci in una storia umana", scrive de M.) in quel dato momento scoprendosi incapace di agire e determinare la propria azione. La destorificazione del negativo permette l'universalizzazione della propria condizione umana in una dimensione mitico-simbolica, mediata dalla religione e presente nel rito. Secondo Signorelli, antropologa ee collaboratrice della spedizione nel Salento,  "Il dato esistenziale che ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e altro ancora) viene mentalmente astratto dal contesto storico per entro il quale è stato esperito e viene ricondotto a un tempo e a una vicenda mitici".  Se il mito è narrazione, il rito è un comportamento orientato ad uno scopo e ripetuto con parole e gesti di significato altamente simbolico. È così che mito, rito e simbolo diventano un circuito volto alla soluzione della crisi, astraendo dalla storia reale in cui agisce il negativo.  Quando è il negativo a prevalere, e questo accade in fasi particolarmente drammatiche dell’esistenza umana (come la morte di una persona cara), può manifestarsi una crisi radicale, una “funesta miseria esistenziale”, per cui l’ethos del trascendimento non riesce più a risolvere la crisi nel valore e la mancata valorizzazione fa perdere anche l’operabilità sul reale. L’attività etica della valorizzazione è necessaria per impedire la destrutturazione dell”esserci”, in quanto il “vitale” vede per intero invaso il suo spazio, quello dell’intersoggettività e il rapporto con il mondo. Avviene allora che “la presenza abdica senza compenso”.  L'elaborazione del lutto ed il pianto rituale antico Magnifying glass icon mgx2.svg  Morte di Gesù negli studi antropologici e Planctus. Organizza una serie di spedizioni di ricerca in Lucania, accompagnato da un’equipe interdisciplinare, tra cui Vittoria De Palma, anche lei etnologa e compagna di vita e con l’utilizzo di strumenti quali il magnetofono e la cinepresa, innovativi rispetto all’indagine folklorica classica. Riconnettendosi a Il mondo magico, decide di concentrarsi sul lamento funebre e la “crisi del cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle ritualità legate ad una crisi esistenziale tra le più gravi, come quella che segue la perdita di un caro, e il pianto e il dolore collettivi che rappresentano la “crisi della presenza”, della propria e di tutti, minacciata dalla morte. Il pericolo del lutto è dunque quello dell’annullamento totale.  In Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria affronta anche il senso della morte di Cristo in rapporto alla condizione esistenziale dell'uomo nel mondo ed al momento traumatico della esperienza della morte dei propri cari. Di fronte alla "crisi del cordoglio" che può portare al crollo esistenziale, emerge la esigenza di elaborare culturalmente il lutto, nella forma socialmente codificata del rito. La consolazione offerta dal credo religioso riconduce a forme sopportabili la carica drammatica del lutto, riferendola simbolicamente alla morte tragica di Cristo sulla croce, forme che consentono di ritrovarsi uguali nel dolore, ma che diventano anche promessa di resurrezione.  «È possibile interpretare la genesi del protocristianesimo come esemplarizzazione di una storica risoluzione del cordoglio che trasforma Gesù morto in Cristo risorto e il morto che torna nel morto-risorto presente nella chiesa e nel banchetto eucaristico. Le apparizioni di Cristo dopo la morte testimoniano la Resurrezione e la presenza di Cristo nella chiesa sino al compimento del piano temporale di salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello S.S. inaugura l'epoca in cui il morto-risorto è con i credenti sino alla fine, per donare la spinta alla testimonianza missionaria. Il Cristianesimo diventa un grande rituale funerario per una morte esemplare risolutiva del vario morire storico e come pedagogia del distacco e del trascendimento rispetto a ciò che muore (il che poteva aver luogo solo in quanto il morto era l'unto dell'Uomo-Dio)". Abbiamo un esempio storico di soluzione della crisi e la garanzia mediante la fede della presenza del Risorto nella comunità. La celebrazione eucaristica rappresenta contemporaneamente l'evento passato di un Cristo al centro del piano temporale di salvezza (mito che garantisce e fonda la salvezza futura) e l'evento futuro della definitiva Parusia.»  De Martino indaga la persistenza, nelle realtà marginalizzate della Lucania, del pianto funebre, come “riplasmazione” del planctus irrelativo, rito antichissimo e diffuso prima del Cristianesimo in tutta l'area mediterranea. La destorificazione dell’evento luttuoso, soggettivamente vissuto, permette di riportarlo ad una dimensione mitico-rituale, e dunque al superamento della crisi.  Su questi temi si è soffermata una sua studentessa e collaboratrice, lEpifani, nella commedia La fuga, scritta a dieci anni dalla sua scomparsa.  Saggi: “Naturalismo e storicismo nell'etnologia” (Laterza, Bari) – l’ennico – Grice: “Italians cannot pronounce ‘-tn-‘ so that the etnico becomes ‘ennico’!” --; “Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo” (Einaudi, Torino); “Morte e pianto rituale nel mondo antico: dal lamento pagano al pianto di Maria” (Einaudi, Torino);  “Sud e magia La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud” (Feltrinelli, Milano); --  cf. Grice, magismo – two kinds of magic travel, carpet route-travelling, routeless travel – the exercise of judgment --“Furore, simbolo, valore” (Saggiatore, Milano); “Magia e civiltà. Un'antologia critica fondamentale per lo studio del concetto di magia in occidente” (Garzanti, Milano); “Mondo popolare e magia in Lucania” (Basilicata, Roma-Matera) -- Grice: “There are two types of magic actually: carpet flying and disappearance!” – “La fine del mondo -- contributo all'analisi dell’pocalissi” (Einaudi, Torino); “La collana viola” (Boringhieri, Torino); “Re-ligione, comunismo [lavorismo] e psico-analisi” (Altamura, Roma) Compagni e amici” (La nuova Italia, Firenze); “Storia e Meta-storia”“i fondamenti di una teoria del sacro” (Argo, Lecce); “Note di campo: spedizione in Lucania” (Argo, Lecce); “L'opera a cui lavoro: apparato critico e documentario alla Spedizione etnologica in Lucania” (Argo, Lecce); “Una vicinanza discrete” (Oleandro, Roma); “I viaggi nel Sud” (Boringhieri, Torino); “Panorami e spedizioni” (Boringhieri, Torino); “Musiche tradizionali del Salento” (Squilibri, Roma); “Scritti filosofici” (Mulino, Bologna); “Dal laboratorio del mondo magico” (Argo, Lecce); “Ricerca sui guaritori e la loro clientele” (Argo, Lecce); “Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione nel Salento” (Argo, Lecce); “Promesse e minacce dell'etnologia”; G. Angioni, Una scuola antropologica sarda?, in “Sardegna: idee, luoghi, processi culturali” (Roma, Donzelli); “Antropologia e il comunismo del lavoro”; “Marxismo e religione”, “Il folklore pro-gressivo, in l’Unita’, “Teoria antropologica e metodologia della ricerca, L'asino d'oro ; Il mondo magico, ed., Torino, Rèpaci, G. Angioni, Fare dire sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Nuoro, Il Maestrale, M. Baldonato e B. Callieri, Soglie dell'impensabile. Apocalissi e salvezza, Rivista sperimentale di freniatria: la rivista dei servizi di salute mentale (Torino: [Milano: Centro Scientifico; Angeli). R. Beneduce, Un'etno-psichiatria della crisi e del riscatto, "aut aut", S. Fabio Berardini, Ethos Presenza Storia. La ricerca filosofica, Trento  Giordana Charuty, Le precedenti vite di un antropologo, Angeli, Milano,  P. Cherchi, Dalla crisi della presenza alla comunità (Napoli, Liguori); P. Cherchi, Il peso dell'ombra: l'etnocentrismo critico e il problema dell'auto-coscienza culturale, Napoli, Liguori, P. Cherchi, Il signore del limite: tre variazioni critiche (Napoli, Liguori); S. Matteis, Il leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario intellettuale, Napoli, d'If, Donato, La Contraddizione felice? Martino e gli altri, ETS, Pisa, M. Epifani, La fuga. Opera teatrale, Roma,  riedita da La mongolfiera edizioni e spettacoli; F. Faeta, I viaggi nel Sud, Boringhieri, collana «Nuova Cultura», F. Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente. Laterza, Bari); Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Mariannita Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice,  Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani M. Massenzio, L’antropologia, in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, stituto dell'Enciclopedia italiana Treccani A. Momigliano, Recensione a "La terra del rimorso", in Rivista storica italiana, Quarto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico,  Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, G. Sasso, M. Fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis, Taviani, Ridere un mondo, Roma, Aracne, Zanardi, Sul filo della presenza. Fra filosofia e antropologia. Unicopli, Tabacchini, Dramma e salvezza: il carattere protettivo del mito in G. Leghissa, Enrico Manera, Filosofie del mito nel Novecento, Carocci, Roma. A. Rigoli, Magia ed etno-storia, Boringhieri, Torino); B. Croce Vittorio Lanternari Claude Lévi-Strauss Diego Carpitella, “Tarantismo” -- Altan Alberto Mario Cirese G. Angioni Antropologia culturale P. Cherchi Scuola antropologica di Cagliari A. Gramsci Storia delle religioni Etnologia Pizzica, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  M. Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, VDizionario biografico degli italiani,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  siusa. archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Massenzio,  M. e l'antropologia, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Recensione a Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria. Recensione a Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo. Pagina autore Liber Censor.net  di Ernesto de Martino, Istituto Ernesto De Martino, su iedm. Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su sms de martino.noblogs.org. Interpretazioni dell'apocalisse: le tre edizioni de La fine del mondo di Ernesto de Martino, su L’analisi e la classe, "Intorno a una storia del mondo popolare subalterno", su Academia.edu. Grice: “The more Martino speaks of ‘meridionale’ and ‘sud’ the less I’m willing to qualify him as an Italian philosopher simpliciter – so I categorise him as a representative of ‘filosofia del sud’ or ‘filosofia meridionale’. Ernesto de Martino. Martino. Keywords: religione civile, magismo – essercizio del giudizio – viaggio magico en route – carpet route travelling – o routeless --. Luigi Speranza, “Grice e Martino” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Masci: l’implicatura conversazionale -- critica della critica della ragione – implicatura solidale – filosofia abruzzese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Francavilla al Mare). Filosofo italiano. Francavilla al Mare, Chieti, Abruzzo. Grice: “But perhaps more interesting that his explorations on the judicative are Masci’s conceptual analysis, and fascinating ‘natural’ history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice: “Like Masci, I make a conceptual connetction between willing and free-will.” – or “volonta” e “liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has philosophised on forms of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what he calls the psycho-physical materialism. Also on what he calls the psychological parallelism – He spent a few essays on quantification and measurement in atters of the soul -- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in psychology. He has opposed ‘conoscenza’ to ‘credenza’ (cf. my knowledge and belief), and further, ‘conosecenza and pensiero’, knowledge and thought.  Nato in una famiglia della borghesia abruzzese, perse il padre all'età di 4 anni. Frequenta il collegio Giambattista Vico di Chieti e, completati gli studi liceali, e allievo di MOLA, che gli insegna filosofia. Inizia  gli studi di giurisprudenza all'Napoli, dove si laureò ed in seguito studiò scienze politico-amministrative. Comincia ad approfondire le sue conoscenze filosofiche grazie alle lezioni tenute da Spaventa nella stessa città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e dallo stesso Spaventa, al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant e Hegel.  Ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia  a Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu consegnata a Pisa. Inoltre venne nominato vincitore di un concorso della Reale Accademia delle scienze morali e politiche grazie ad un saggio sulla Critica della ragion pura. Divenne libero docente di filosofia teoretica all'Napoli e, l'anno successivo, di storia della filosofia presso l'Pavia. Abbandona l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove era stato nominato professore straordinario di filosofia morale. All'istituto scolastico lasciò numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne Professore all'Napoli.  Ottenne la carica di rettore dell'Napoli e di consigliere comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera politica fu eletto deputato dal collegio di Ortona al Mare per la legislatura e fu un sostenitore di  Annunzio. Entra nel Senato del Regno, dove intervenne più volte sul tema dell'istruzione pubblica. Sosteneva la maggiore importanza della formazione classica rispetto a quella tecnica o scientifica nelle scuole secondarie.   Liceo scientifico "Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente dell'Accademia di lettere ed arti della Società Reale di Napoli, socio della Regia Accademia dei Lincei, membro del Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica e di altre istituzioni culturali. Presso i lincei difese l'importanza di Kant e Fichte in contrasto con le parole di Luzzati che li aveva criticati per essere filosofi tedeschi. S’erige un busto commemorativo a Francavilla al Mare e il neonato liceo scientifico di Chieti fu intitolato in suo onore. Nel corso della sua carriera conobbe Scarfoglio e Annunzio, che continuò a frequentare negli anni successivi. Inoltre fu tenuto in grande considerazione da Spaventa. Compone “Pensiero e conoscenza”, in cui sono racchiusi gli aspetti più importanti della sua filosofia. Ha molteplici interessi (filosofia, psicologia, sociologia, pedagogia, diritto e storia) ed è considerato uno dei più importanti esponenti del neo-kantismo o neo-criticismo, avendo rifiutato sia alcune posizioni di Spaventa, sia l'affermato positivismo di Ardigò, che esclude ogni possibile principio a priori della conoscenza. La ripresa della filosofia di Kant e segnata dalla convinzione che e sbagliato ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma anche dal tentativo di studiare la genesi psicologica delle categorie e quindi negare la loro formulazione numericamente rigida. Nel materialismo psico-fisico cerca di dimostrare l'unità tra anima e natura in una concezione psico-fisica della realtà, ma la sua filosofia e criticata da Gentile, anche a causa della mancata adesione al ne-oidealismo. Altri saggi: “Le forme dell'intuizione” (Vecchio, Chieti); “L’istinto” (Società Reale, Napoli); “Il materialismo psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli  Intellettualismo e pragmatismo, “Atti della Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità e misura nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Della misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e conoscenza matematica. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e conoscenza”  -- “I like the latest bit, where he discusses the reciprocity of the faculties” – Grice.)  Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero e conoscenza,”Bocca Editori, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italian astrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note  Schede di personalità abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo).  Storia del liceo M. e biografia, Liceo M.).  Discorso di commiato per la morte di Masci, su notes 9. senato. Pietrangeli, M. e il suo neocriticismo, Milani, Padova, Gentile, M.: dal criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs, Chieti. Giuseppe Landolfi Petrone, M., Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Atreccani Enciclopedie , Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M., in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere M., su Liber Liber.  Opere di M., su open MLOL, Horizons Unlimited srl.  M., su storia.camera, Camera dei deputati. M. su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Differenza tra la filosofia e le scienze pparticolari. Oggetto  della Filosofia. La Gnoseologia e la Filosofia prima come parti fondamentali della Filosofia generale. Distinzione dei sistemi filosofici, loro significato e importanza. Distinzione delle altre parti della Filosofia generale ed applicata, partizione  e limiti della Filosofia elementare. LOGICA PRELIMINARE. CONCETTO DELLA LOGICA E SUE ARTI. La Logica come scienza formale e dimostrativa, sua definizione. Importanza della Logica. Suo rapporto con le altre  parti della Filosofia e con la scienza. Pensiero e conoscenza; divisione generale della Logica. Nozioni preliminari sulle formo elementari, concetto, giudizio, sillogismo; forme metodiche. I PRINCIPII LOOICI.   Determinazione dei principii. Il principio d'identità. Il principio di contraddizione, valore di questo  principio. Il principio di terzo escluso. Il  principio della ragion sufficiente. Valore dei principii  logici. Illustrazioni filologiche. Logica, dialettica, annliticn, elementi, c oncetto , nota, rappresenzione, teoria. Teorema, problema/Speculativo. Astratto e concreto, soggetto ed oggetto, contenuto ed estensione, analisi e sintesi. Teoria delle forme elementari.  Il concetto. Formazioni: k natura dei. concetto.  Il concetto e l’astrazione. L'iinagine concettuale. Il concetto e la parola. Caratteri del concetto. Il concetto e l'essenza. Il concetto e il giudizio. II. CONCETTO CONSIDERATO IN SE STESSO. Lo note, loro significato rispetto all'unità del concetto, e loro  ordine in esso. Concetti nstrutti e concreti; qualità,  generi, specie, forme diverse dell'astrazione. Nota e  parte, concetti di relnzioue, Contenuto ed estensione  dei concetti, rapporto tra il contenuto e 1' estensione. Contenuto ed estensione nei concetti di relaziono. Della  chiarezza del concetto. Il concetto considerato in rapporto ad altri concetti.  Rapporto d identità e diversità, concetti equipollenti e concetti reciproci, significato delle parole sinonimo ed omonimo. Rapporto d'opposizione, concetti limitativi e privativi, concetti in opposizione contraria reciproca. Rapporto «li  subordinazione e coordinazione, contiguità ed interferenza dei concetti, i sistemi dei concetti. Subordinazione e coordinazione dei concetti di relazione, condizione e condiziauato, principio e conseguenza. Le categorie. Categorie grammaticali, logiche e gnoseologiche, classificazione aristotelica delle categorie, differenza tra le categorie logiche  e le grammaticali. Le categorie gnoseologiche, la classificazione kantiana, Le categorie di .sostanza e di  causa; il numero come epicategoria. Grammatica e Logica.  Elementi materiali ed elementi formali del linguaggio. Influenza del pensiero sul carattere formale della lingua. Influenza delle forme grammaticali sullo sviluppo del  pensiero. Il Giudizio. Del giudizio in generale.  Definizione logica del giudizio, le definizioni realistiche e le  logiche, teoria del Brentano, Elementi dol giudizio,  Della classificazione dei giudizu.  La classificazione tradizionale dei giudizii e il suo fondamento logico. Discussione delle obiezioni contro d i  essa, Forme dei giudizii secondo la qualità -- il giudizio affermativo e le varie specie d'identità da esso espresse; il giudizio negativo, sua essenza e sue forme principali, limite della  predicazione negativa; r) il giudizio infinito, se è una forma a sé  rapporto te» l affennaaione e la negazione nel giudizio infinito,’  Jorme dei giudizi! secondo la quantità; il giudizio universale, sue forme quantitativa e modale; il giudizio par-   6 ÌUdUttÌV “' se sia ™specte «ordinata  de universa ' 6 ;^! 1 giudeo individule, sue forme si laro   Polme ?-’ sua ,. ,rre f ucibiIità al giudizio universale, p. ICO  Forme de. giudizi, d, relazione; a) il giudizio categorico sua funzione sua irreducibilità; ») il giudizio ipotetico, se Sia .m giudeo   Ino g j 17 - 1 1 ?°|. etl ° 1 ' c> ’’ S lm,izio disgiuntivo, suo significato  logico condiziom di validità; si mostra che non iuchiudfn con  catto della re^rocità d' azione ed è un giudizio dell’estensione,   ft* e   giuiUzi. modali, critica delle obiezioni del Sigivi | deMVundt  Dki GIUDIZII COMPOSTI.   Natura dei giudizii composti, loro specie, p. 171 s U Ghi   notti ::rr u >i r f eiazìoue <,mogen,;u 172 -§ m. (h^ CO m-   post. a relazione eterogenea, Giudizii contratti, Qnadro generale di tutte le forme dei giudizii, p. no. Giudizi analitici e sintetici.   r t i I | GÌ j d !? ÌÌ analitici - sintetici, e sintetici a priori, II  -ritmile della teoria dei giudizii sintetici a priori, significato vero  di questa teoria, Giudizi! empirici e giudizii a priori.  Delle relazioni dei concetti nei giudizii DELLE RELAZIONI DEI GIUDIZII.  Attribuzione del predicato ni soggetto nei giudizii, Dipendenza delle relazioni dei giudizii dulie relazioni del loro  contenuto, relazioni immediate, e mediate, e specie della prima  tecnica dei raziocina immediati, e schema della subalternuzioue e  dell opposizione dei giudizii. Delle trasformazioni dki annui Trasformazioni quantitative e modali per subalternazione, Trasformazioni quantitativo-qualitative e modali por  opposizione, Trasformazioni por equipollenza qualitativa, per equipollenza della relazione, per equipollenza tra la  quantità o la modalità, Teoria delle reciproche, suo  valore logico; teoria delle reciproche universali affermative ; caso  delle reciproche condizionali, (teorema di Hauberì. Lo reciproche universali negative. Lo reciproche particolari affermative e negative,  Teoria della contrapposizione, Si prova  che le reciproche e le contrapposto delle proposizioni universali  sono, quando sono possibili, vere illazioni, Il Sillogismo.   Ragionamento e Sillogismo. I gradi del sapere e le vie della ricerca, sillogismo e induzione, Strutturo del sillogismo e sua definizione,  La sillogistica aristotelica e la sillogistica delle  scuole, generalizzazione logica e generalizzazione scientifica, l'universale come fondamento ili qualunque dimostrazione, Il sillogismo categorico. Regole gonerali del sillogismo. Figure sillogistiche, Modi generali del sillogismo, e modi speciali  di ciascuna figura, Valore delle figure sillogistiche,  la quarta figuro, Specie del sillogismo; 1' entimema,   la sentenza entimematica, l'epicherema, il polisillogismo, Il sorite; sorite deduttivo e sorite induttivo, Rapporto tra la vorità dell’ illazione e la verità delle premesse  SILLOGISMO IPPOTETICO E IL SILLOGISMO DISGIUNTIVO. Il sillogismo ipotetico: impossibilità di ridurre 1 una all altra  le forme del sillogismo; sillogismo ipotetico con termine medio,  sillogismo ipotetico senza termine medio e suoi modi, Il sillogismo disgiuntivo e sue formo, Il dilemma, sue forme, sue regole,  Del riii Nciptp e dui. valore del sillogismo.   Esposizione ed esame delle obiezioni contro il valore dimostrativo del sillogismo, Critica della teoria del Mill,  che ogni ragionamento, e quindi anche il sillogismo, e un inferenza  dal particolare al particolare, Esame della quistione  se il sili ogismo sia la forma generale del raziocinio, Del principio fondamentale del sillogismo; se sia materiale o formale; i principii aristotelici e quelli del Lambert. Si dimostra che il  sillogismo si fonda sugli assiomi logici e sul principio della sostituzione dell'Identico, Teoria pei. Metodo  Metodo sistematico   Oggetto e parti del metodo; oggetto e parti del metodo si  stemutico, La definizione.   Elementi della definizione ; come 1' individuazione del concetto sia effetto della loro composizione,  Le definizioni come principii proprii nelle scienze deduttive e induttive, Concetti indefinibili e loro specie ; forme approssimate della definizione, e loro valore assoluto e comparativo, Definizione nominale e definizione reale, specie della definizione nominale, la definizione nominale induttiva; la definizione reale,  definizioni riversibili, difficoltà opposte delle definizioni metafisiche  «d empiriche, metodo delle definizioni reali induttive, definizioni reali  deduttive, Definizioni analitiche e sintetiche, la definizione genetica, Regole delle definizioni, Divisione e Classificazione. Concetto della divisione, e sue regole, Da dicotomia, sue specie, suo valore logico, La classificazione scientifica, suo fino; le classificazioni per qualità apparenti;  la classificazione tassonomica e la classificazione per serio, La classificazione per tipi , sue specie; inferiorità della classificazione per tipi alla classificazione per definizioni, Le classificazioni genetiche ; come siono apparecchiate dalla  fase comparativa delle scienze; Jifficoltà delle classificazioni genetiche, loro perfezione rispetto a tutte le altre,PnOVA DEDUTTIVA K J'HOVA INOUTTIVA.   Oggetto della prova; i principii di prova e loro specie; specie  •della prova, La prova deduttiva, sue forme logica e  causale, analitica e sintetica. Procedimenti e modi varii della prova  deduttiva analitica, Sqhema della prova induttiva;  la teoria dell’induzione in Aristotele, Bacone, Hume e Milli;  verità ed errore della teoria del Mill; so il calcolo dello probabilit à,  o il principio d'identità possano essere fondamento deU'induziono,  Differenza dell'induzione dall' associazione psicologica; solo fondamento della logica dell'induzione la dipendenza  della realtà da principii a da cause come una legge necessaria del  pensiero e dell'essere. L'induzione come operazione inversa della deduzione, limiti di questa teoria, Delle forme di ragionamento che sembrano, ma non sono induzioni II postulato  dell'uniformità delle leggi di natura, come debba intendersi, e quali  sieno propriamente leggi ili naturu: rapporto del postulato col principio di causa; si mostra che questo assicura non solo l’uniformità  degli effetti, ma anche l'uniformità delle cause, Gradi  dell'induzione; di verse condizioni della sua val idità nelle scienze  della natura e in quelle dello spirito; l'induzione nelle Matematiche, La PROVA ENTIMEMATICA E L'ANALOGICA.  La prova entimematica, sue specie, suo uso o valore essen¬  ziale nelle ricerche scientifiche, suo carattere deduttivo, Tecnica del ragionamefl4£jmjjlo£ieo, somiglianze e differenze  dall induzione, in che senso e in che limiti debba intendersi che  è un’inferenza dal particolare al particolare, Rapporto tra l'analogia c l'as sociazione psicolo gica: il nesso tra la funziono logica e la psicologica come causa dell'uso larghissimo dell'analogia nella prova scientifica, e dei facili errori ili cui è causa,  L a ngioma perfetta e l'impe rfetta, grudi di quest'ul-  tima, e limiti della~sua validi^, p. ,'!tt "Tj Y. L'analogia d'identità  e l'analogia «li coordinuzione, La prova indiretta.  Tecnica della prova indiretta , sue forme contraddittoria e  disgiuntiva; e rrore d ella L gica tradizionale che ammette solo l a  prim a: critica delle contrarie teorie del Sigsvart e del Wundt,  La prova indiretta disgiuntiva multipla, e l’ alternativa; la prova indiretta contraddittoria, Paragono tra  la prova diretta e l’indiretta; casi del loro uso cumulati vo, e funzioni in essi della prova indiretta, 1 PUINUIPII DI PROVA.  Necessità che vi siano princi pii primi ; j vr indpii proprii,  Specie dei principii; d efinizi oni, ipotesi, postulati,  a ssio mi; caratteri logici di ciascuno di essi e loro funzioni; discussione sui caratteri dell’assioma, Il criterio della certezza consiste nell'inconcepibilità del contraddittorio, e nei postulati della verit à d ell' esperienza ~~e ifolLy informità della natura,  Sofismi .  Se la Sofistica sia una parte della Logica, Difficoltà di dare  una buona classificazione dei sofismi, esame delle classificazioni di Aristotele, del Whately e dello Stuart Alili; ragioni di ridurre i .sofismi a tre classi secondo che riguardano o le premesse, o l'illazione, o la conseguenza logica della prova, n. 3( il - Sofismi  verbali e so fismi morali , p. Sili — Sofisrnìuigici relativi alle  premesse; loro specie, premesso apparentemente vere, petizione di  principio , inversione tra principio e conseguenza, Sofismi relativi all'i llazi one, loro specie, 1 'ignorano elenchi, e il ai-  auto» probare nihil probare, So fismi r i rr» |a conse-   Metodo inventivo.   Oggetto o parti del metodo inventivo, Dei metodi ikdutitvi. Analisi dell'idea di legge; leggi normative, causati, matematiche. Definizione della legge, Oggetto della ricerca   induttiva sono le leggi causali; distinzione ili esse dalle leggi di consistenza. Il concetto.sperimentale della causa. Caratteri fondamentali della causalità nella natura; la pluralità delle cause, lu molti-  plicità delle serie causali, hi composizione a collocazione delle causo,  la trasformazione delle cause, la causalità unilaterale e reciproca,  L’osservazione scientifi ca: il suo carattere fondamentale è la prevalenza del ragionamento sulla percezione. Precetti a  cui deve conformarsi. Le tre operazioni nelle quali si risolve sono,  l'analisi, l'eliminazione, la generalizzazione. Osservazione esterna  od interna, L'esperimento, suo maggior valore rispetto  all induzione. Necessità di mezzi superiori di ricerca sperimentale,  i metodi induttivi, Logica. ? o: t    guenza logica della p rova: s ofismi dedu ttivi, loro specie, sofismi di  conversione e di opposizione, sofismi por inosservanza delle regole  sillogistiche circa la qualità o quantità dell'illazione in rapporto  alla qualità e quantità dello premesso, sofismi di divisione e di  composizione, sofismi a dirlo secondimi quid ad ilictum simplieiter,  et secundunr alterimi quid. Sofismi induttivi; sofismi  di osservazione, loro specie; sofismi di generalizzazione, loro specie;  i sofismi di falso analogio derivanti dall'uso delle metafore sognano  il limite di transizione dai sofismi di pensiero ai verbali p. Dki metodi induttivi.   (muti nuaz unir)  Metodi induttivi in Bacone, Herschell e Stuart Mill, Il metodo di concordanza, Il metodo di differenza, e il metodo di concordanza negativa, Il metodo delle variazioni, Il metodo dei residui; uso cumulativo dei metodi induttivi, Limiti del valoro dei  metodi induttivi dipendenti dalla mol teplicità delle cause p ^dOili  di uno stesso effe tto, e dalle complicazioni delle cause. Necessità  dell'integrazione deduttiva per ricollegare le parti del procedimento  induttivo, Dei. metodo deduttivo.   Oggetto e forme del procedimento inventivo deduttivo ; uso  di questo procedimento nelle scienze razionali, il valore delle ijw-  tcsi in queste dipende dall'inversione del procedimento deduttivo.  Applicazione del metodo alla risolupiona dei problemi ; necessità  della dcdueione dei concetti come fondamento di esso, 11 proce dimento deduttivo nelle scienze eimteri che causali; suppone  l'induzione anteriore delle leggi causali più semplici, o consiste o  in una riduzione o in una sintesi. Necessità j ella itjerificazio D e. Il procedimento deduttivo da i uotegi causali. C ondizioni cIVih i-  missibilità delle ipot esi, Condizioni di neiificazione ;  verificazione completa e incompleta.gradi di ciascuna, osompii. p.tòO. Discussione delle cr itiche mosse all'uso dol imi unteci. Importanza dello ipotesi, e largo uso di esse in ogni ramo di scienze come  condizione del loro progresso ; condizioni soggettive ed oggettivo  delle vere ipotesi scientifiche, Haitouti tua l'induzione e la deduzione.  Divisione delle leggi in primitive e secondarie, o delle secondarie in empiriche e derivate ; limiti relativi della loro estensione,  Si mostra con l'esame dei variimodi di spiegazione  di un fenomeno, che spiegare è dedurre. Limiti della generalizzazione  nella scienza, Significato relativo della distinzione  delle scienze in induttive e deduttive ; tendenza generale delle scienze  a diventare deduttive ; difficoltà di tale trasformazione, ed Muti che  riceve dall'applicazione del Calcolo, I P li O. Definizione logica del problema, distinzione dei problemi in  ipotetici ed assoluti, e modo di risolverli, I problemi  antitetici, modi di risolverli, VEBISIMIOLIANZA QUALITATIVA.  Verisimiglianza Qualitativa e verisimiglianza quantitativa: norme logiche della prima, Delle ragioni di non credere  alle testimoniauzo contrarie a leggi causali note, Ul. e  alle uniformità non causali, Delle ragioni della incredibilità delle coincidenze e delle serie, Veiusisik; manza quantitativa. II calcolo delle probabilità e le sue norme fondamentali, I suoi presupposti: in che senso e in che limiti è vero che il  calcolo dello probabilità suppone l'ignoranza delle condizioni qualitative dell'evento, Il calcolo delle probabilità come  procedimento di eliminazione del caso; concetto logico del caso, Eliminazione del caso rispetto all'effetto; olimiuaziona del caso  rispetto alla causa, Metodi delle Matematiche.  Le Matematiche come scienze deduttive, I Metodi dell'Aritmetica come metodi di formazione dei numeri; il siste¬  ma di numerazione, e le operazioni,  L' Algebra come  scienza delle funzioni: notazioni algebriche; l'Algebra come scienza  dell'equivalenza dei modi di formazione delle quantità, La Geometria come scienza dell'equivalenza delle grandezze; i tre  metodi principali della Geometria elementare, la risoluzione delle  figure; le c ostruzioni ausilia rie, le c ostruzioni genetic he . L'induzione in Matematica, Estensione e limiti   dell applicazioue dello Matematiche allo altre scienze, METODI DKU.K SCIENZE BTOBIOHK.   La testimonianza come nnirp [iri-mH-Jal Wvoi!i|-à 'lei fatt i stormi; valore Tjel rritijrio I ntrinse co, la verisijjiigliuuza; necessità del  criterio estrinseco, cioè desumo dalle reiasioni di tempoo luogo del  racconto col fatto. Valore della leggenda per la storia. S li.Monumenti; monumenti preistorici, f ihdmria o s|^ ri,i p .ts-. g m.  Monumenti storici, maggior valore di essi in confronto con lu testimo-  niuiiza; le due quistioni possibili rispetto a questa, l'autenticità e la  credibilità; Iti credibilità è tanto maggiore (pianto più è possibile  riportare il racconto alla percezione diretta come a causa- Maggior  valore della tradizione scritta e suoi limiti, L'autenticità è tanto  maggiore quanto maggiore i- la possibilità di escludere lo falsifica -  zioni e le alterazioni, i ncertezza e limiti della tradizione orale,  esempio del valore storico dell’ epopea francese, I  criteriidei numero e della credibilità dei testimoni, Passaggio dai fatti alle leggi ; s cienze storiche e sociul i. p. Dei metodi ueij-k scienze storiche, Tre specie di melodi por la ricerca delle leggi storiche: critica del metodo deduttivo astratto,Critica della teoria  antropologica. Critica dell'analogia biologica, Critica dal materialismo storico .Critica della  aeuola .dorica, L'indeterminismo storico, e la scuola  psicologica, Il metodo deduttivo inverso o storico,   funzione essenziale dell'Induzione in esso, le leggi storiche come lci/</i  di tendenze. \ ili Insnflii-ionza iL-1 |n'i n• i < 1 i nn •( 1 1• » induttivo   desunta dalla natura delle uniformità accertate dalla Statìstica, p.  òli Si IX. Si mostra che lutti i metodi hanno n p valore limit ato  nella rìcercu delle leggi storiche,e che tutti possono essere utili, se  subordinati al metodo deduttivo inverso. Concetto della Filosofia  della storia, LA SOCIETÀ, IL DIRITTO, LA MORALITÀ. L'aspetto sociale perla coscienza di sè, S I. L'io sociale, sua formazione, sue fasi di sviluppo, Identificazione dell'io sociale con l'io formale, l'io come principio sociale, LA SoCIETA. Condizioni comuni della vita sociale animale ed umana, e condizioni proprie di questa. Le società animali, Diffe renza tra la società umana e l'animale. La teoria biologica, e l'ato mistico-contrattualista. Se la società sia una realtà indipendente dalle coscienze individuali, Definizione della S o cietà. CAPO III. LE FoRME soCIALI PRIMITIVE E IL LoRo svILUPPo. Il gruppo sociale primitivo, il costume, la sanzione religiosa, organizzazioneprimitivadell'assicurazionesociale. Ori gine dello Stato, il diritto e lo Stato, DIRITTO E MORALITA'. Unità primitiva delle regole della condotta, separazione pro gressiva della religione, della morale e del diritto. Dif ferenze tra la morale e il diritto, Caratteri differen ziali derivati, Rapporto fra il diritto e la moralità; concetto dell'Etica come scienza, La Coscienza morale. I GIUDIzn vALUTATivi MoRALI. Giudizii di cognizione e giudizii di valutazione, i giudizii valutativimorali, La teoria dei valori in Economia, La teoria che pone il principio della valutazione m o rale nel sentimento, Una forma speciale di questa, la teoria dei valori normali, Esame della teoria sentimen talistica, Il senso morale, la simpatia, la pietà, I GIUDIziI VALUTATIvi MortALl. Il sentimento non può essere principio di valutazione morale, perchè è mezzo non fine, e perchè è correlativo delle idee, e prende nome da esse. Il sentimento del rispetto morale (Achtung) secondo Kant. Si mostra che la ragione può operare sul sentimento, e che èilgiudiziodivalorequellochelodetermina, Esame della teoria appetitiva e della volontaristica dei valori morali, La teoria biologica dei valori,Il carattere ra zionale della valutazione morale provato, a) dalla necessità del cre terio morale, e dalla dipendenza del sentimento da esso; b) dalla sistemazione finalistica dei valori morali; c) dal carattere scientifico dell'Etica; d) dalla idealizzazione progressive del sentimento morale, ANALISI DELLA cosCIENZA MORALE. Coscienza morale e coscienza psicologica, genesi della c o scienza morale nell'individuo, l'equazione personale della moralità, Genesi della coscienza moralesociale, suo procedimento dal particolare all'universale, Contenuto ed unità della coscienza morale, Autorità della coscienza morale, san zione, Sentimento morale, affinità del sentimento m o rale col sentimento religioso, L'idea del dovere come categoria morale ultima; essa suppone il dualismo morale, ed è la condizione del progresso morale. Critica della teoria psicologica. Dovere e diritto. La subordinazione dei doveri dipende dal grado della loro universalità. Coincidenza del dovere e del bene.ANALISI DELLA CosCIENZA MORALE. La volontà morale, esame della teoria che il fine giustifica i mezzi,Il carattere psicologico e il carattere morale, Teoria aristotelica della virtù, che è un abito, che è una medietà; critica di questo secondo carattere. Classificazione ari stotelica delle virtù. La teoria kantiana, e sua opposizione con la precedente. La loro conciliazione si può avere se si concepisce la virtù come la sintesi superiore della coscienza morale, Se possa concepirsi l'estinzione della coscienza morale,Le basi della moralità. LA LIBERTA' MORALE. Rapporto teorico tra la libertà e la moralità, antinomia tra la libertà e la causalità, vicende storiche del problema, i tre punti di vista dai quali deve essere considerato, La libertà d'indifferenza, argomenti indeterministici, il numero infinito, il nuovo, i casi d'indeterminazione nella natura, il caso, la statistica. La li bertà intelligibile di Kant; teoria del Bergson, la causalità ridotta all'identità, e la libertà creatrice. La libertàela testimonianza della coscienza; argomenti opposti dei deterministi e degl'indeterministi; il risultato della disputa non è favorevole alla libertà d'indifferenza, LA LIBERTA' MORALE. La libertà e l'ordine morale, libertà e responsabilità, loro nesso necessario. Contro di questo non valgono nè la critica dell'idea di sanzione, che lo nega, nè l'idea dell'autonomia che non lo spiega,  La libertà d'indifferenza in contrasto con la respon sabilità, questa ammette la causalità del motivo; ilrimorso e lo sforzo morale ne sono prova, Esame del criterio della pre vedibilità degli effetti dell'azione, La libertà morale s'identifica con la causalità dell'io; la teoria psicologica dell'auto coscienza e quella della volontà, come potere d'inibizione e d'im pulso proprio dell'io, sono la dimostrazione di questa causalità. I n stabilità delle condizioni psicologiche della causalità dell'io, con solidamento di esse nel carattere morale, La respon sabilità morale richiede come suo fondamento una formazione psi cologica identica per tutti, quindi non potrebbe riconoscerlo nel temperamento o nel carattere psicologico. Differenza del consenso teoretico e dell'adesione pratica in cui consiste la libertà. Rapporto della responsabilità con lo stato d'integrità della causalità dell'io,e loro variazioni correlative. Suo rapporto con l'educazione della v o lontà. La libertà e la vita sociale, intimo rapporto della libertà con la solidarietà.  LA solIDARIETA' MORALE. Libertà e solidarietà; suggestione individuale e suggestione collettiva della solidarietà; la solidarietà nel dolore e la solidarietà nel progresso; la solidarietà e l'eguaglianza, p. La soli darietà economica, sua causa la divisione del lavoro; influenza di questa causa sulle forme superiori della vita sociale; anomalie. Li bertà, solidarietà, giustizia; loro nesso necessario, giustizia ed egua glianza, Se la divisione della voro possa essere considerata come il principio morale della solidarietà nelle società superiori; solidarietà nel diritto, nella storia, nell'arte, nella scienza, nella religione. L'unità morale della natura umana, e la giustizia come condizione della solidarietà, LA Giustizia, La giustizia come idea morale fondamentale; la giustizia come virtù, cenni storici, La giustizia come norma; teoria aristotelica, Teoria di Mill, La giustizia come unità della libertà e della solidarietà;lagiustizia nell'ordine economico, Giustizia e carità; il progresso morale, La legge morale.I sisTEM1 MoRALI. Classificazione dei sistemi morali. La morale eteronoma, La morale autonoma; isistemi sentimen talistici e gl'intellettualistici,  I sistemi aprioristici e gli empirici, I sistemi universalistici e gl'individuali stici, I sistEMI MORALI.  I sistemi soggettivi, l'edonismo e l'eudemonismo, I sistemi oggettivi, l' utilitarismo; utilitarismo individuale e utilitarismo sociale, l'utilitarismo nella filosofia dell' evoluzione (Spencer). Altre forme della morale oggettiva, la morale della perfezione, la morale del progresso, la morale del vi vere secondo natura, La morale biologica, socialismo e individualismo biologico, Critica della morale bio logica. Necessità di una morale razionalistica. LA LEGGE MORALE. S l. Differenza tra la legge naturale e la legge morale, carattere di obbligazione, altri caratteri della legge morale, Concetto del Bene; la prima formula della legga morale, l'univer  MAscI– Etica. -  – salità. La seconda formula della legge, la finalità. La terza formula della legge, l'autonomia. Unità delle tre formule. Il sentimento m o rale, Il carattere formale della legge morale kantiana; vecchie e nuove critiche contro di esso; parte innegabile di verità che è in esse. Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista gnoseologico, S Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista oggettivo,  L'accentuazione formalistica della dottrina kantiana come conseguenza dell'opposi zione contro l'empirismo morale, necessità della negazione del for malismo morale, e del dissidio tra la ragione morale e il sentimento morale. Valore storico e teorico dell'etica kantiana. LE FORME DELLA COMUNITÀ MORALE. INTRODUZIONE S I. L'Etica come scienza sociale; suoi aspetti ideale e storico. Le diverse forme della vita sociale: la famiglia, la società civile, lo Stato, la società religiosa. LA FAMIGLIA. S I. Cenni sulla storia della famiglia, la famiglia paterna, L'idealità morale nella famiglia. La famiglia dal punto di vista giuridico e dal morale; monogamia, fedeltà, indisso lubilità, divorzio. Critica della teoria che considera la famiglia come una forma transitoria della comunità morale, Il m a trimonio civile e il religioso; i rapporti tra i coniugi, e tra i geni tori e i figliuoli; la patria potestà,  LA SOCIETA' CIVILE. Concetto della società civile; in qual senso e in quali limiti si può dire che la società civile derivi dalla famiglia, la società ci vile e lo Stato, Le classi sociali, gli antagonismi so ciali e lo Stato, LA SoCIETA' CIVILE COME SISTEMA DEI DIRITTI PRIVAT1. Diritti personali e diritti reali, loro comune fondamento. D i ritto di libertà e sue specificazioni, la personalità morale e giuridica    –della donna, limitazione della seconda nella sfera del diritto pubblico; carattere sociale dei diritti personali, Dei diritti reali, la proprietà, suo fondamento psicologico e suo sviluppo sto rico; impossibilità di dare un fondamento esclusivo all'una o all'altra delle sue forme, la proprietà delle opere dell'ingegno, Le obbligazioni,lorospecie; il diritto contrattuale, sua natura, suoi limiti, Il diritto di associazione, sua natura, suoi fini, sua storia; le corporazioni medievali e le libere associazioni moderne. Varie specie di associazioni; le associazioni e lo Stato, DEL CONCETTO E DEI FINI DELLO STATO. Necessità dello stato, elementi ideali del concetto dello stato, Elementi materiali, il popolo e il territorio; fattori naturali e fattori spirituali della nazionalità, La sovranità, suo fondamente razionale; lo Stato di diritto, la costituzione, la personalità dello Stato, Definizione dello Stato, I fini dello Stato, loro distinzione in proprii e d'inte grazione, Limiti dell'azione dello Stato, I POTERI DELLO STATO. S I. Modi varii di distinguere i poteri dello Stato, Della divisione dei poteri, suo carattere relativo, Il diritto punitivo, suo sviluppo storico, Esame delle varie teorie sul fondamento del diritto di punire, G i u stizia civile e penale, delitto e pena, la pena come limitazione della libertà; la pena di morte, l'infamia, la gogna. Valore relativo degli altri fondamenti del diritto di punire. LA cosTITUzioNE E LE FORME DELLO STATO. Le costituzioni degli Stati, definizione, loro carattere storico, moltiplicità dei loro fattori,Le forme dello Stato, divi sione aristotelica, quali siano ancora vitali; necessità del governo rappresentativo, sue forme repubblicana e monarchica, e caratteri differenziali di queste, LE RELAZIONI FRA GLI STATI E LA PATRIA. Del diritto internazionale, se sia un vero diritto, sua distin zione in diritto pubblico e privato, Cenni storici, Diritto internazionale pubblico; la sovranità e le sue limitazioni; la sovranità territoriale e la libertà dei mari. Diritto di guerra e sue limitazioni. L'ideale della pace universale, Diritto internazionale privato, statuti personali e reali, dispo sizioni speciali, Se l'idea di patria sia un'idea transi toria, sua necessità storica e psicologica e doveri che ne derivano. Elementi più generali di questa idea, e formazione storica diversa pei diversi popoli. Patriottismo e imperialism. LA COMUNITA' RELIGIOSA, CHIESA E STATo. S I. Concetto della Religione, ReligioneeReligioni. SII. Le religioni positive e la cultura; perennità dellavitareligiosa;suo adattamento ad ogni grado di coscienza, Importanza sociale delle religioni positive, e unità primitiva della società reli giosa e della civile, Ragioni della loro separazione, l'universalità della religione, e il principio della libertà di coscienza; impossibilità per lo Stato di subordinare la cooperazione sociale alla fede religiosa, I quattro sistemi di regolamento dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato; loro irrazionalità relativa, e confusione dei medesimi nella politica pratica,  Dif ficoltà teoriche e pratiche del regime della separazione, Difficoltà speciali del regime della separazione nei paesi cat - tolici; la separazione come meta ideale nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, p. Nati ra e classificazione dei fatti psichici. Il fatto psichico come l'atto psicofisico, Differenze trai fatti psichici e i materiali; che s’intende per stato di  coscienza, conscio ed inconscio. La teoria delle  facoltà e quella dell’ unità di composizione dei fenomeni psichici;  il rifesso psichico primitivo, le forme piu generali delle attività  psichiche cóme suoi momenti, loro distinzione progressiva, Svi l,t'PP O DEI PATTI PSICHICI. La coesistenza e la successione nei fatti psichici, fatti  psichici primarii e secondarii; l’associazione come loro legge generale; fatti psichici di terzo grado, loro rapporto con gli altri.  Partizione della Psicologia, La subordinazione progressiva  dei fatti psichici alla coscienza è indirizzata alla conoscenza Il mondo dello spirito oggettivo. La Psicologia della sensibilità.   Delle sensazioni in    P£w.v« Definizione e classificazione delle .sensazioni in loro stesse  e in rapporto agli stimoli , Rapporti fra la geu sa-  /ione e lo stimolo quanto all intensità e all’estensione: soglio e  <iifferensa;quantità negativa; stimolo, eccitazione, sensazione, So ggetti vità delle sensazioni: limite del principio delle energie  specifiche; moltiplicità di sensazioni per uno stesso stimolo, sensazioni di consenso. Le sinestesie. In che senso le sensazioni si  possono sostituire .L’ eccentricità non è, come la  spazialità, una proprietà primitiva delle sensazioni, Qualità, intensità, t ono delle sensazioni. Irredncibilità delle  qualità. Lpgge di Weber sul rapporto tra la sensazione e lo stimolo. La legge di Fechner,c eltica de lla medesima, Che  s‘ intende per tono delle sensazioni; rapporto tra la qualità e l’intensità delle sensazioni e il loro tono. Le. sensazioni in particolare. Le sensazioni particolari si distinguono in piterne edjtf  terne. e le prime "in organiche 0 e muscolari" Le sensazioni orga¬  niche.'la coinestesia o senso vitale; le sensazioni organiche speciali. norma li e patologiche, loro funzione biologica, loro tonalità,  loro dipendenza da stimoli periferici e da stimoli centrali e psichici, Le s ensaz i oni musco lari; diverse teorie intorno  ad esse; si mostra che sono sensazioni centripete del movimento  eseguito, non dello stato organico del muscolo. Contenuto qualitativo e tono delle sensazioni muscolari. Coinestesia, cinestesia e  cinestesi. Le sensazioni esterne; differenziazioue ed isolamento degli  organi relativi, il loro numero un fatto d'esperienza soltanto. Il senso del tatto, sensazioni di contatto e sensazioni di  tamperàTuraT^SS^Tia ed altezza di stimolo per le sensazioni termiche: rapporti tra la sensibilità termica e la tattile. Sensazioni  di pressione, di c ontatto . di discriminazione locale. Teoria del  Weber intorno alla discriminazione; i segni locali. Le sensazioni  di forma, 1 sensi chimici, loro carattere biologico;  mancanza di figurabili e quindi minore oggettività del loro contenuto. Il gusto, stimoli e condizioni di questo senso, varie specie di  sensazioni gustative. Loro fusione e rimemorabilità, penetrazione e  intensità. L’olfatto, natura dello stimolo, penetrazione delle sen¬  sazioni olfattive,loro intensità e fusione, loro classificazione, e  scarso valore oggettivo, loro valore emotivo e rimemorativo. L’ udito , stimoli delle sensazioni uditive. Qualità delle  sensazioni uditive, rumori e suoni. Percezioni spaziali dell’udito.  L'udito e il linguaggio, la musica. Altezza, intensità, timbio.  Armonia, melodia, ritmo, La vista., stimoli delle  sensazioni visive, corpi luminosi, opachi, trasparenti. L'organo  visivo.Percezione di spazio e di forma; teorie empiriche e teorie  nativiste. Percezioni di luce e di colore. Colori tondamentali e  derivati, acromatismo. Somiglianze e deferenze tra la gamma dei  colori e la scala musicale. Contrasto successivo e contrasto simultaneo. Luminosità proprie dei diversi colori . colori caldi e  freddi, saturi e non saturi. Il sentimento sensiti    ivo. Definizione del sentimento , piacere e dolore indefinibili e  di qualità opposta, soggettività dei sentimenti, finalità biologica  dei sentimenti sensitivi, loro differenza dalle sensazioni. Fisiologia  del piacere e del dolore. Dipendenza degli stati emotivi dai pre¬  sentativi, II sentimento sensitivo e il sentimento  vitale 4 \\ punto neutro, Dipendenza del sentimento  dallo stato del soggetto, dall’intensità dello stimolo, Rapporti vari! dei sentimenti sensitivi con l'oggettività, la  frequenza, e la qualità delle sensazioni. Dimostrazione particolari raggiata del primo di questi rapporti, Sentimenti   sensitivi di natura estetica, loro dipendenza dalla forma delle sen-  j sazioni, armonia, euritmia, proporzione. L\ TEND5ì^U-B L’ISTINTO.  I *L’istinto. L’ azioni? riflessasue proprietà e differenze. Impulsività  delle sensazioni, legge di diffusione e legge di specificazione. La  tendenza, Definizione della te nden za, sua dipendenza  dal sentimento che ne è causa; ten denze primitive e derivate; la  tendenza, come stato psichico per sè, è il prodotto dell’inibizione. Carattere biologico della tendenza, legge di   riversione tra l’azion volontaria e la riflessa. S viluppo dell’attività pratica mediante l’isolamento e la combinazione dei movi¬  menti. Differenza di s viluppo dell’attività prat ica nell’animale  e nell’uomo, e differenza di finalità. Funzione dell'imitazione in  tale sviluppo. L atti vità pratic a dir etta alle rappresentazioni,  forme dell'attenzione spontanea, L’istinto ; teorie  opposte sulla sua natura ed origine; teoria della lapsed intelligence (Romanes). Errori del Komaues circa la natura dei fattori  dell istinto, e circa il loro rapporto. Natura dell’esperienza che  è base dell istinto, 1 intelligema adattatine), suo carattere frammentario, sua meccanizzazione. L’istinto cpme uno sviluppo ol-  latepale deU’ attività pratica, senza continuità con le forme supe¬  riori, p. Le condizioni dello sviluppo psichico.  L’ ATTENZIONE.  Natura dell attenzione; attenzione spontanea e attenzione  volontaria, specie della prima: attenzione esterna ed interna. Fenomeni fisici dell’attenzione, Intermittenza e ritmicità dell’ attenzione, Attenzione e percezione, attenzione e coscienza. Carattere emotivo dell’attenzione  spontanea, origine e sviluppo dell’attenzione nella serie animale,  L’ attenzione d’esperienza: e le sue forme singolari dell' attenzione aspettante, dell’ inversione delle imagini, e dell at  tenzione marginale. L’attenzione interna. La memoria.  Analisi del fatto della memoria, memoria organica e memoria psicologica, loro riversione e sostituzione. Non ci è una  memoria come facoltà generale, ina un numero grande di memorie  particolari. IL Condizioni della memoria, anomalie  mnemoniche, Stato primario e stato secondario  nella memoria, loro differenze, e loro rapporti, Sviluppo della memoria, prova desunta dalle amnesie, La memoria psicologica e le sue leggi. La  collocazione nel tempo. L’ ABITUDINE.   Dell’abitudine dal punto di vista fisiologico e psichico,  Effetti dell’abitudine, l’attenzione e l’abitudine,  I' abitudine come educazione di tutte le funzioni psichiche, L’abitudine e la volontà. La psicologia della conoscenza.   LA PERCEZIONE.   Natura della percezione, sua differenza dall’associazione:  la percezione come integrazione. Condizioni della percezione,. |percezione ed appercezione^ Altre prove dell’integrazione percettiva,  Cause soggettive ed oggettive delle integrazioni  percettive, Misura del tempo della percezione,  equazione personale,[variazioni, percezione e sensazione, Percezione sensitiva e percezione intellettiva,  La percezione interna, Le illusioni percettive  e loro specie, Le allucinazioni, diverse ipotesi  sulle loro cause. L’ ASSOCIAZIONE.  Associazione e percezione, serie percettive e serie rappresentative, Teorie intorno alla reviviscenza delle  rappresentazioni. Critica della teoria herbartiana, la teoria morfologica, dell'associazione, Se   siano riducibili, Condizioni prossime delle associazioni, Tempo di associazione, L’oblio. I sogni come fenome ni dell’associazione psicopatica. Il son no. Diverse specie di sogni. Cause, Rapporto tra le cause positive e le negative dei sogni, la volontà nel  sogno. Sogni telepatici, L’io.   Associazione e coscienza, continuità e dinamismo delle serie  rappresentative, il pensiero delle cose e il pensiero dellMo. Varii significati della parola cosciente: la. fase irrelativa e   l’integrale oggettiva, La.^u?cifenza \li sé (formale)  e 1' empirica o storica, elementi di quest’ ultima, (u-  deducibilità della coscienza di sè dall’associazione e dall’astrazione, unità e continuità della coscienza di sè. Lacoscienza dell’identità dell’io; funzióne della'memoria e dell’associazione, casi di coscienza doppia, La coscienza  di sè e l'astrazione come caratteri distintivi della psiche umana  dall’animale. L’astrazione, Il concetto, Il giudizio. Il principiod'identità come fondamento  del raziocinio, natura dell’identità logica e sua invenzione. Sintesi e analisi. L’intelligenza animale e l’umana. Il genio scientifico, Dimostrazione del doppio procedimento del  raziocinio nel raziocinio quantitativo e nel qualitativo, Le forme dell' intuizione e le categorie, Psicologia e linguistica: l’origine del linguaggio, Vili. Rapporto tra la parola e il pensiero. Azione reciproca  tra la parola e il pensiero. Natura logica della lingua: suo sviluppo dal concreto all' astratto, L’ IMAGINAZIONE.    Rapporto dell’imaginazione con l’intelligenza e con 1 associazione; l’imaginazione riproduttrice. IL Rapporto dell’imaginazione con la sensibilità e col pensiero astratto, L’imaginazione artistica, sue funzioni, L’imnaginazione neiia scieuza. L’imaginazione nell’Arte:  momeuto realistico e momento idealistico. L’Arte e la Scienza,. Relatività i>ei sentimenti.  La legge della relazione nel sentimento, Il  sentimento e le altre funzioni psichiche, L’ associazione e la memoria dei sentimenti, Affetti e passioni. Gli affetti, p.  Le passioni. Classificazione dei sentimenti. Metodo della classificazione; classificazione dello Spemi  e ilei Nahlosvski. La classificazione biologica e  genetica, e sua integrazione con la rappresentativa. Passaggio dai sentimenti primitivi ai derivati. 1 SENTIMENTI MORVU.   Le teorie intorno ai sentimenti morali. Esame  della teorìa empirica; se il sentimento morale sia il riflesso delle  sanzioni esterne. Impossibilità di spiegare con la  morale empirica il sacrifizio defini tivo, Erroi-'  logico della dottrina empirica, parte di verità che è in essa. La teoria razionalista; la direttrice psicologica e la socia ;;  la ragione e il sentimento, Classificazione ed a .a-  lisi dei sentimenti morali, La carità e la giustizia, I sentimenti religiosi. Natura del sentimento religioso, sua forma primitiva, direzione di sviluppo. Il sentimento morale e il sentimento religioso. Rapporto tra l’intelligenza, il sentimento e la  volontà nella religione. La forma superiore del  sentimento religioso. Le tre forme del sentimento  religioso. I SENTIMENTI ESTETICI.  Il sentimento estetico e il sentimento del gioco. I fattori del sentimento estetico. La simpatia estetica. I fattori intellettuali. La verità in Arte. Idea e forma. I SENTIMENTI INTELLETTUALI.  Le origini dei sentimenti intellettuali ; la curiosità e il  dubbio pratico. IL II sentimento intellettuale della  ricerca, e quello del possesso della verità. Il sentimento intellettuale e il sentimento di sé. Dei sentimenti estetici in particolare. Il sentimento del bello in generale, IL li sentimento della bellezza finita e le sue forme: la bellezza plastica,  il arioso, il drammatico. Il sentimento del sublime, sua natura, sua forma; il sublime naturale, l’intellettuale,  il morale. Il sentimento del comico , sua natura,  suo rapporto col sentimento di sè e col sentimento della libertà.  Comicità ed umorismo. Il sentimento della natura, sue forme diverse nell' età antica e nella moderna. Perche è la  forma più evidente della catarsi estetica.  La Psicologia della Volontà.   Il desiderio e la. volontà.  Il desiderio, Fenomeni intensivi del desiderio. Le azioni volontarie nelle loro forme derivate e contingenti; elementi essenziali dell'atto volontario. Il problema della causalità della volontà. Teoria della volontà. La teoria metafisica della Volontà. La teoria  associazionista. La volontà come facoltà del fine.    e dei valori razionali; la funzione d’inibizione come suo momenti    essenziale, Il sentimento del conato volitivo, In che consistono e come sì producono l'inibizione e l’impulso. L’attenzione volontaria e le sue forme p&- K  tologiche. La misura del tempo nelle volizioni. Le malattie della Volontà, e l'ipnosi. L'aboulia e la forza irresistibile, il capriccio isterico. L’estasi, Fenomeni sensitivo-rap-  presentativi, mnemonici, e volitivi dell'ipnosi; suoi gradi. La suggestione normale e l’ipnotica; somiglianze e differenze tra il sonno naturale e l’ipnosi: cause specifiche della suggestione ipuotiCa. Temperamento e cvrattere. Natura del temperamento, suo rapporto col sentimento  vitale, sua dipendenza dall’eredità. Il carattere,  sua natura, sua unità col temperamento, La teoria  ippocratico-galenica dei temperamenti, e le sue interpretazioni  fisiologiche. La classificazione psicologica riunisce  il temperamento e il carattere: forme varie di essa, la classifica¬  zione del Ribot. Della modificabilità del temperamento e del carattere. Forme patologiche. La volontà e le altre attività psichiche. L’EDUCAZIONE DELLA VOLONTÀ.   La Volontà e P inconscio. Mezzi di azione  della volontà sull’ intelligenza : necessità della limitazione della  valutazione; forme patologiche, e forme estreme, ma normali, dì  questa limitazione. Modi d’azione della volontà  sul sentimento. Azione delia volontà su sè stessa;  genesi della volontà comune, azione reciproca dellajiilpiUàindividuale e della volontà comune, il costume, la/fm(fl*A.'  Influenza della volontà iudividuajeV sulla vomW^   comune: l’educazione, la gerarchia, la dittature/<Qe sue du^rfiel  la militare e la morale. L’idea di giustizia comprende le eguaglianze aritoteliche, e il carattere imperativo e di necessità rilevati  dallo Mill; ma perchè sia ben compresa ha bisogno  di essere guardata in rapporto alla solidarietà morale,  dalla quale l’eguaglianza in cui consiste deve attingere la  norma. Se la giustizia si fa derivare dall’utilità sociale,  se ne assegna una derivazione che può spesso esser falsa,  (p. es. la necessità che taluno muoia pel popolo); e se si  oppongono la giustizia e la carità, si crea una scissura  nell’ordine morale, che toglie alla giustizia quel caldo sentimento di simpatia che deve renderla operosa , e si fa  della carità qualche cosa che va oltre il dovere, e che può  essere anche ingiusta e nociva. Se della giustizia si fa  invece la sintesi, soggettiva e oggettiva, come virtù e come  norma, della libertà e della solidarietà, essa non solo oltrepassa la sfera del diritto, ma appare come la sintesi superiore della moralità, come progressiva nella ragione  stessa dei suoi due fondamenti. Che siano progressive la  libertà e la solidarietà è fatto indubitabile della storia  umana; la prima tende a ricomprendere tutti gli uomini  in un rapporto d’eguaglianza dal punto di vista morale; e  la seconda da questo stesso punto di vista, che è quello  del valore di fine che ogni persona morale ha in sè, tende  ad estendersi dalle opere alla persona come tale, a conservarla, a promuoverla, anche quando soggiace all’avversa  fortuna e al dolore.   Noi concepiamo la giustizia come la forma dell’ unità  della libertà e della solidarietà già raggiunta dalla coscienza morale; cioè come il giudizio della proporzionalità  degli utili agli sforzi, e della loro migliore ripartizione tra  gli sforzi individuali e i sociali, posto un minimum di  utilità spettante a ciascuno in forza del valore di fine che  ha la persona morale, e della solidarietà che stringe gli  uomini tra loro.  A chiarire questo concetto gioverà vederne l’applicazione ad  uno dei problemi più gravi del tempo nostro, quello relativo alla  migliore distribuzione della ricchezza, che ha preso il nome di  giustizia sociale. Il Fouillée indica tre teorie intorno ad essa, la  individualistica degli economisti smithiani, la collettivista ed egualitaria del socialismo , l’idealistica che cerca di con temperare i  diritti deirindividuo e quelli della società.   La teoria economica considera troppo il lavoro come merce, e  i lavoratori come cose o come macchine di produzione. Ma dal  punto di vista sociale e morale il lavoro rappresenta le energie  accumulate di esseri viventi, sensibili e consapevoli , tra i quali  ci è necessariamente la solidarietà che deriva dal fine comune e  dal lavoro comune. Di più questi esseri e queste energie sono  parte della società, e questa è una solidarietà più vasta che abbraccia come abbiamo visto tutte le energie dello spirito. Nella  prima metà del secolo passato T individualismo economico ebbe  libero corso, e la merce lavoro fu considerata a parte dalla personalità del lavoratore, e dalla solidarietà sociale. Il lavoro fu  sfruttato prevalendosi della concorrenza dei lavoratori, e fu sfruttato di più quello pagato meno, il lavoro delie donne e dei fan¬  ciulli; cosi Tingiustizia più aperta fu legge. La sorte dei lavoratori fu abbandonata al meccanismo della concorrenza, alle leggi  che si dissero naturali, e la società si disinteressò della protezione  dei deboli. Pareva che pei seguaci di questa scuola la ricchezza tosse tutto, l'uomo nulla. La legge di MALTHUS e il darwinismo  biologico fecero il resto sottomettendo la persona umana alla  concorrenza vitale, ed elevando la voluta giustizia della natura  a giustizia sociale. Della solidarietà sociale non si davano nessun  pensiero. Ma una società di esseri morali non ci è solo per la  produzione della ricchezza, e 1’ uomo è qualche cosa di più che  un accumulatore di capitale. La società umana sussiste per realizzare l’ideale umano; P idea di giustizia è umana, e non può  quindi prendersene il modello dalla natura, perchè essa non esiste  nel senso morale se non è fondata sulla solidarietà. Anche Peconomia collettivista inculca una giustizia che non è  quella dello spirito, ma quella della natura. Facendo della lotta  di classe una necessità sociale, e del trionfo della classe più numerosa e [più forte l'esito necessario di quella,cangia i termini  della lotta economica, non la natura; la lotta di classe non è meno  brutale della concorrenza, ed è pari o maggiore il disdegno delle  ideologie nei collettivisti e negli economisti smithiani. Se non che  1 primi non tengono conto che del solo lavoro materiale nella  produzione , e non badano che non ci è giustizia senza libertà. Invece la parte del fattore sociale nella ricchezza, e specialmente  quella dovuta all'addizione di esso nel tempo è così grande, che  mal si potrebbe confonderla con quella che vi ha il lavoro mate¬  riale in un'epoca determinata. Basta riflettere all’importanza capitale che hanno le scoperte scientifiche in generale e le tecniche in  particolare nella produzione della ricchezza, per persuadersi che  la parte della mano d'opera è assai minore di quella che il collettivismo afferma. Questa parte sociale, ovvero buona parte di  essa è dovuta all’iniziativa individuale, alla forza individuale di  lavoro, e non sarebbe giusto di togliere ad esse quello che senza  di esse non sussisterebbe, e sopprimere lo stimolo che le fa operare togliendo loro quello che producono. Anche solo nella produzione della ricchezza non si può giustamente sopprimere V alea  a cui la potenza di lavoro individuale va incontro con una speciale  costituzione sociale. Poiché è impossibile sopprimere le disuguaglianze naturali, come la forza fisica e morale, la bellezza, il valore, il genio, così non si può prescindere dalla potenza individuale  di lavoro, perchè il prescinderne è contro la giustizia distributiva, contro la libertà, e quindi contro il bene sociale. L'idea di giustizia è la sintesi della libertà e della solidarietà e solo quella  forma di essa è vera, che non ripudia l’una per l’altra. Non si  può negare airindividuo la proprietà di quella parte di ricchezza,  che esso ha prodotto, più di quello che si possa negare a un popolo la proprietà del territorio sul quale si esercitò per secoli il  suo lavoro trasformatore e creatore. Sotto questo rispetto la negazione della proprietà individuale non sarebbe ingiustizia minore  dì quella di negare al popolo italiano o francese la proprietà del territorio della patria in nome del diritto dei selvaggi bruciati dal sole tropicale, o di quelli agghiacciati dai geli delle  regioni circum-polari. La giustizia, che accorda la libertà e la solidarietà, considera  il lavoro come una forza propria di un essere personale, che deve  essere padrone di se stesso. Quindi essa riconosce la libertà di  associazione e di resistenza dei lavoratori, riconosce ad essi il  diritto di trasportare dovunque la loro forza di lavoro, ed evita  che la libertà del lavoro sia manomessa con la schiavitù forzata  del lavoratore, qualunque forma questa possa assumere. D’altra  parte rassicurazione dagl’ infortunii, il riposo festivo, le ore di  lavoro, il divieto del lavoro notturno, la disciplina del lavoro  delle donne e dei fanciulli, e il riconoscimento infine del diritto  al lavoro, sono tutti atti di giustiziaci quali sostituiscono la  carità indeterminata e di pura coscienza che prima vigeva.   È in forza del principio della solidarietà che la società deve  oggi far profittare anche gli esclusi e i diseredati, dei beni strettamente necessarii alla sussistenza, e di quelli che sono inesauribili dall'uso/come i beni superiori dello spirito, la cultura, l’arte, la religione, È in forza dello stesso principio che la società deve evitare che il profitto individuale danneggi il sociale  in rapporto al futuro. La società deve conservare alle generazioni  che verranno i beneficii del passato, come la potenza di lavoro e  la sanità della razza, cosi dal punto di vista fisico che dal morale. E rispetto al presente, il regolamento del lavoro non può  essere più quello di una volta, quando il lavoratore animato essendo la sola fonte del lavoro, e l’utensile un semplice organo  aggiuntivo dell’individuo, tutti i rapporti del contratto di lavoro  potevano essere abbandonati al regolamento privato. Oggi il la’  voro è collettivo, l’utensile si è trasformato in macchina, e la  forza di lavoro umana è diventata un accessorio della forza naturale e meccanica resa dalla scienza strumento dei fini umani.Il grande lavoro è oggi, pel numero e per la qualità, un’opera  sociale, e vuole quindi un regolamento sociale.   Se si considerano gli stadii dello sviluppo etico-sociale, il primo  è rappresentato da una giustizia nella quale prepondera l’elemento  della solidarietà, quindi la libertà individuale o non esiste, o è  in tutti i modi limitata dalla regola sociale. Diventati sempre  più complicati e più numerosi i rapporti sociali, si va necessariamente all* individualismo, e la giustizia s’identifica con la  libertà individuale. Nel terzo stadio, il grado di massima complicazione dei rapporti esige il loro regolamento sociale; ma questo  non deve dimenticare gl' interessi connessi con la libertà, e che  non sono più individuali che sociali. La giustizia, in questo terzo  stadio, è il contemperamento della libertà con la solidarietà, che  è anche il suo ideale.  Filippo Masci. Masci. Keywords: implicatura, critica della critica, criticismo, neo-criticismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masci” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Masi: l’implicatura conversazionale -- i peripatetici del Lizio – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Firenze, Toscana. Grice: “Unlike Masi, I don’t think ontology has reached its end – il fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has elaborated on the power of reason not from an Ariskantian perspective but from a Plathegelian one! – Masi: “Il potere della ragione: Eraclito, Platone, Hegel.” --  Grice: “It’s amazing Masi was implicating the same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a coinage, ‘uni-equivocity’ – I love it!”. Figlio di Enrico Masi, generale dell'Esercito Italiano, e Leda Nutini. Ha compiuto i suoi studi a Bologna, conseguendo la maturità classica presso il liceo statale L. Galvani. Iscrittosi a Bologna, vi si laureò con lode  con una tesi sul diritto di famiglia negli Statuti Bolognesi. Assolse agli obblighi di leva e fu trattenuto alle armi in base alle disposizioni di emergenza del periodo. Congedato, riprese gli studi di filosofia a Bologna, dove conseguì la laurea con lode, discutendo co Battaglia la tesi, “Individuo, società, famiglia in Rosmini”. La tesi gli valse l'ammissione, con borsa di studio a Milano. Dopo il primo anno, fu richiamato alle armi nel periodo bellico. Ottenuto il congedo definitivo, insegna filosofia a Bologna. Participa ai principali convegni e congressi, come quelli del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta la sua collaborazione alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Dona su collezione alla Pinacoteca comunale di Pieve di Cento. L'interesse storiografico che muove M. alla ricostruzione di Kierkegaard da un profondo e originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto metafisico di "analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A. si propone di illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un profilo strettamente storiografico, M. approda, attraverso un'attenta rilettura delle "opere edificanti" di Kierkegaard, ad un'interpretazione che ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi comuni della critica.." (Baboline).  "Nel linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo "platonico", riferito a una qualsiasi entità, vuole denotare l'immobilità a-storica, il suo permanere in un'assoluta identità con sé medesima al di sopra delle alterne vicende del divenire. Ciò deriva da una tradizione ermeneutica del platonismo. Uno degli aspetti più rilevanti del volume di M. risiede appunto nello sforzo operato a de-mitizzare una tale ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un lucido esempio di come oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e umanistica, sappia ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e spregiudicata, le proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale dell'Occidente" (A. Babolin).  "Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale.” Saggi:“Esistenza” (Bologna); “La verità” (Bologna); “La libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano, “La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio sulle categorie kierkegaardiane” (Padova, “Il potere della ragione,”  Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna, “L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano “Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in Aristotele (Genova: Casa Editrice) – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity of being” -- Tilgher “Lo spiritualismo” antico. Il pensiero religioso egiziano classico, Bologna: Clueb, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta del pensiero occidentale, Bologna: Clueb, Lo spiritualismo dalle origini a Calcedonia, Bologna: Clueb Origène o della riconciliazione universal, Bologna, “Lo spiritualismo Dalle Upanishad al Buddha, Bologna: Clueb Lo spirito magico. Saggi sul pensiero primitivo, Bologna: Clueb, Studi sul pensiero antico e dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del Seicento, Bologna: Clueb, Il concetto di cultura,  Bologna: Clueb, Commento al Timeo” (Bologna: Clueb); “Dell'eternità, e altri argomenti,’ Bologna: Clueb); “Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C. S), “L'esile ombra, Torino: Casa Editrice A.B.C.  Le zitelle,  Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto siamese,  Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze: Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli); L'ignoto. Il sogno,  Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri Il sogno, Roma: Gabrieli Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri La croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze: L'Autore; Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni, Padova: L'Edicola, La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma tu, Milano: Todariana Editrice. Premio Montediana di poesia, A. Babolin, rec. a Disperazione e speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.",  A. Babolin, rec. a il potere della ragione, in: "Riv. di Fil. Neosc.", F. Tombari, rec. a Le zitelle, Milano: Todariana Editrice  Nunzio Incardona. Giuseppe Masi --. Keywords uni-equivociat dell’essere in Aristotele. Giuseppe Masi. Masi. Keywords: i peripatetici, la carriera di un libertino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Masila: l’implicatura conversazionale – Ercole -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A reference to him as a philosopher in a papyrus found at Herculaneum. Masila.

 

Grice e Massarenti: l’implicatura conversazionale -- stramaledettamente implicaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Eboli). Filosofo italiano. Grice: “His dictionary of non-common ideas I would give to Austin on his birthday; he would hate it! He was all for common lingo!” -- “I like Massarenti: he can be provocative. I like his study on what he calls a ‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher! I know I’m one! On the other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but isn’t ‘logica’ already a value-paradeigmatic expression? His study on god-damn logic is good – since that’s what I do, with my theory of implicature. To say, “My wife is in the kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus when I have truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still goddamn logic – I haven’t lied! True but misleading – aka god-dman logic!” Responsabile del supplemento culturale Il Sole-24 Ore-Domenica, dove si occupa di storia e filosofia della scienza, filosofia morale e politica, etica applicata, e dove tiene la rubrica Filosofia minima.   Armando Massarenti vive a Milano, dove dirige il supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore. Scrive L'etica da applicare. Redatta il Manifesto di bioetica laica, che ha suscitato un vasto dibattito. È stato membro dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione Einaudi di Roma e dal  fa parte del Comitato etico della Fondazione Veronesi, presieduto da Amato. Direttore della rivista Etica ed economia (Nemetria). Cura e introduce diversi volumi di argomento filosofico-scientifico, come “L'ingranaggio della libertà” (Liberi libri, Macerata), la “Storia dell'astronomia” di Leopardi (Vita Felice, Milano), “Rifare la filosofia di Dewey” (Donzelli, Roma).  Per Feltrinelli cura e introduce “Laicismo indiano” (Milano), una raccolta di saggi di Sen.Cura il numero monografico della Rivista di Estetica dedicato al dibattito su analitici e continentali e, con Possenti, “Nichilismo, relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino, Mannelli). Cura la collana I Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti della storia del pensiero, da Socrate a Wittgenstein, per i quali anche scrive le prefazioni, confluite ne Il filosofo tascabile. In corso di pubblicazione una serie analoga dedicata ai grandi della scienza. Scrive “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima” per il quale gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello  e il premio di saggistica "Città delle Rose. "Il lancio del nano” è anche oggetto di un esperimento didattico, promosso dalla Società Filosofica Italiana attraverso il quale viene proposto un metodo di motivare allo studio della filosofia e alla capacità di argomentare in proprio. Dal saggio è stato tratto anche uno spettacolo teatrale, per la regia di Longhi prodotto da Mimesis). Cura “Bi(bli)oetica. Istruzioni per l'uso (Einaudi), un dizionario di bio-etica sui generis, dal quale il regista L.Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale andato in scena a Torino, per il progetto Domani delle Olimpiadi. Scrive Staminalia. le cellule etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del dibattito etico e scientifico sulla ricerca sulle staminali. Scrive Il filosofo tascabile. Dai presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in miniatura. In contemporanea è uscito “Stramaledettamente logico. Esercizi filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari) una raccolta di saggi su cinema e filosofia (di Roberto Casati, Achille Varzi) di cui ha scritto introduzione e saggio conclusivo. Insegna a Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per Mondadori la collana "Scienza e filosofia".  Fa parte delle giurie di due premi per la divulgazione scientifica: il Premio Pace, promosso dalla SISSA di Trieste, il Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, legato al Campiello (Padova), e il premio Serono. È stato anche nella giuria del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano a un romanzo italiano opera prima.  Ha vinto diversi premi:  il Premio Dondi per la Storia della Scienza, delle tecniche e dell'Industria (Padova); n il Premio Voltolino per la divulgazione scientifica (Pisa); il Premio Mente e Cervello (Torino); il premio Capri, il premio Argil e il premio Capalbio; il Premio Città di Como. Altri saggi: “L'etica da applicare: una morale per prendere decisioni,” Milano, Il Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e altri esercizi di “filosofia minima,” Parma, Guanda); “Staminalia. “Le cellule” etiche e i nemici della ricerca, Parma, Guanda,  “Il filosofo tascabile” “dai presocratici a Wittgenstein”“ritratti per una storia del pensiero in miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non comuni,”Parma, Guanda,.“Filosofia, sapere di non sapere: le domande che hanno caratterizzato lo sviluppo del pensiero” Firenze, Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi conviene” e altri saggi di etica politica, Parma, Guanda,.“Istruzioni per rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano, Guanda,.“La buona logica.” Imparare a pensare, Milano, Cortina, “Metti l'amore sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gl’altri” Milano, Mondadori, Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana su italia libri.net. tangenti e moralità, su filosofia rai. Armando Massarenti. Massarenti. Keywords: stramaledettamente logico, stramaledettamente implicaturale --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Massarenti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Massari: l’implicatura conversazionale -- l’implicatura logistica di Petrarca e Boccaccio – filosofia calabrese -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Seminara). Filosofo italiano. Seminara, Reggio Calabria, Calabria. Bernardo Massari -- calabro -- Barlaam: -- Grice: “Should it be under B – Barlam, under Seminara, like Occam?”  Barlaam Calabro – di Calabria – Scrive di aritmetica, musica e acustica. E uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e occidente. È considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio Pilato e Boccaccio uno dei padri dell'Umanesimo. Studia in Galatro, Calabria. Pare che il suo successo come filosofo (un suo trattato sull'etica degli stoici è preservato) e ragione di gelosia da parte di N. Gregorio. Nell'ambito delle trattative per la ri-unificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente, a lui venne affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione sviluppa le sue critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra la teologia scolastica e la contemplazione mistica. E protagonista di una violenta polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci dell'Athos e del loro sostenitore G. Palamas. Il dibattito divenne sempre più acceso fino a culminare in un concilio generale alla fine del quale venne costretto a sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace, tutore di Petrarca e Boccaccio, inviato dall'imperatore Andronico III Paleologo in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare le corti europee ad una crociata contro i turchi. In quell'occasione costrue delle relazioni e una rete di amicizie su cui puo fare conto quando, in seguito alla decisione conciliare, decise di aderire alla Chiesa d'Occidente. Ad Avignone conosce Petrarca, a cui iniziò ad insegna il greco. Petrarca si adoperò per fargli assegnare la diocesi di Gerace, così e nominato vescovo di Clemente. La bolla relativa alla sua elezione al vescovato di Gerace riporta, Monachus monasteri Sancti Heliae de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum. Tutore di Petrarca e Boccaccio che da un importante contributo, attraverso la riscoperta dei testi antichi, anche a tutto ciò che non molto tempo dopo svilupa il movimento umanista. È proprio Manetti il primo a menzionarlo nella sua biografia del Petrarca. Venne inviato in missione diplomatica da Clemente in un rinnovato tentativo ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il tentativo, ancora una volta, si risolse in un insuccesso. Fa ritorno ad Avignone dove muore. Saggi: Si occupa anche di matematica lasciandoci una “Logistica” in cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e frazioni sessagesimali. D. Mandaglio, Barlaam Calabro: una vocazione unionista. C. Nanni Editore (Maggio). Salvatore Impellizzeri, Calabro, Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Mercati, Calabro, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ratisbona. Simone Atomano. Barlaam Calabro di Seminara. BARLAAM Calabro. - Nacque a Seminara (Reggio di Calabria) sul finire del sec. XIII, probabilmente verso il 1290. Il nome Barlaam par che sia quello assunto in religione, ma non è documentato che il nome di battesimo fosse Bernardo, come si ripete sulle orme dell'Ughelli (Italia Sacra). Mancano notizie sulla sua formazione spirituale e culturale e sulla sua attività in Italia fino al suo passaggio a Bisanzio. La bolla di Clemente VI (Reg.Vat.), che lo elevò al seggio episcopale di Gerace, ci informa soltanto che B. si preparò al monacato e al sacerdozio nel monastero basiliano di Sant'Elia di Capasino (Gàlatro), nella diocesi di Mileto. Certo è ormai, dopo gli studi recenti (Schirò, Jugie, Giannelli), che B. nacque e fu educato nella fede dissidente della Chiesa di Costantinopoli, cui molti continuavano ad aderire nell'Italia meridionale di quell'età, nonostante l'unione alla Chiesa cattolica proclamata dal concilio di Bari. È B. stesso a dirlo in uno degli opuscoli contro la processione dello Spirito Santo a Patre Filioque (punto fondamentale di dissenso tra le due Chiese: gli ortodossi credono che lo Spirito Santo proceda e Patre solo): "Tale è la mia fede e la mia religione riguardo alla Trinità, fede nella quale io fui allevato fin dall'infanzia e nella quale sono vissuto sin qui" -- cod. Parisinus graecus. Problematica è invece la ricostruzione della sua formazione culturale. Appare infatti evidente che le conoscenze del monaco calabrese, le quali non si limitano a filosofi greci, quali Platone e Aristotele, ma si mostrano invece profonde anche riguardo al pensiero di Tommaso d'Aquino e agli ultimi sviluppi nominalistici della Scolastica occidentale, esorbitano dalla tradizione culturale dei monasteri italo-greci di Calabria e presuppongono contatti più o meno prolungati di B. con scuole filosofiche e teologiche dell'Italia meridionale e centrale. Quando il potere imperiale passò da Andronico II ad Andronico III, troviamo B. a Costantinopoli, dove egli era giunto dopo essersi trattenuto prima ad Arta, in Etolia, e a Tessalonica. Nella capitale bizantina incontrò il favore della corte: vi dominava allora Anna di Savoia, figlia di Amedeo V, sposata nel 1326 ad Andronico III, favorevole ai Latini e all'unione delle Chiese. Presto ottenne larga fama di dotto e di filosofo e divenne abate (igumeno) di uno dei più importanti conventi, quello di S. Salvatore. Si diffondevano a Bisanzio i suoi scritti di logica e di astronomia e il gran domestico Cantacuzeno gli affidava una cattedra nell'università della capitale. Ma la sua fama crescente doveva presto urtarsi contro il tradizionale nazionalismo latinofobo dei Bizantini. Il primo scontro avvenne col più cospicuo rappresentante dell'umanesimo bizantino, Niceforo Gregoras, che teneva cattedra nel monastero di Cora. In una sfida accademica i due dotti più in vista della capitale si trovarono di fronte a discuteresui campi più vari dello scibile, astronomia, grammatica, retorica, poetica, fisica, dialettica, logica. Di questa tenzone noi sappiamo soltanto attraverso un libello del Gregoras 02,OpiVrLO9 ~ 7rEpì GOCPL'2q (Jahn, Archiv für Philologie und Pddagogik, Supplementband). Il libello, una specie di dialogo mitico di imitazione platonica, o meglio lucianea, naturalmente tendenzioso, asserisce che l'agone si concluse con la completa sconfitta del dotto calabrese, che dimostrò di avere soltanto qualche conoscenza di fisica e di dialettica aristotelica e una certa superficiale infarinatura di logica. Ma nella persona di B., Niceforo Gregoras vuol mettere in ridicolo tutta la scienza occidentale limitata a poche nozioni aristoteliche e del tutto ignara di matematica, fisica e astronomia, scienze in grande onore allora a Bisanzio. Secondo il Gregoras, inoltre, in seguito a questa sconfitta, B. avrebbe abbandonato Costantinopoli per rifugiarsi a Tessalonica. Par più probabile invece che egli facesse la spola tra i due massimi centri culturali dell'impero. A Tessalonica comunque il suo insegnamento continuava con successo e tra i suoi allievi si contavano personalità di spicco come Acindino, Cavasila, e Cidone.  Ma nemmeno presso la corte e gli ambienti ecclesiastici della capitale il prestigio di B. dovette subire un offuscamento, se proprio lui fu scelto dal patriarca Caleca, come portavoce della Chiesa ortodossa, quando giunsero a Bisanzio i due domenicani Francesco da Camerino, arcivescovo di Vosprum (Ker~-'), e Riccardo, vescovo di Cherson, incaricati dal papa Giovanni XXII di rimuovere gli ostacoli dottrinali che si frapponevano alla riconciliazione delle Chiese.  La discussione tra i prelati latini e il monaco calabrese si svolse ad un alto livello teologico-filosofico. M. cercava di abbattere la barriera dogmatica della processione dello Spirito Santo ricorrendo a un tipico argomento nominalistico: egli si opponeva alla pretesa di poter conoscere Dio e di poter dimostrare apoditticamente le cose divine. Ora, se Dio èinconoscibile, che valore potevano avere discussioni sulla processione dello Spirito Santo basate sui sillogismi apodittici? Sia i Latini, sia i Greci, quindi, in questioni di questo genere non potevano rifarsi che ai Padri della Chiesa, la cui fonte di scienza è la rivelazione e l'illuminazione divina. Ma poiché i Padri non sono sufficientemente espliciti riguardo alla processione dello Spirito Santo, non restava che assegnare alle divergenti dottrine un posto nelle opinioni teologiche particolari, senza fame un ostacolo per l'unione.  La posizione di M. è in netto contrasto col realismo di s. Tommaso, assunto quale atteggiamento ufficiale dalla teologia cattolica: essa si inserisce chiaramente nel movimento volontaristico contemporaneo a B., che ebbe i suoi maggiori rappresentanti in Duns Scoto e in Guglielmo d'Occam, teso a porre un netto confine di separazione tra i campi della ragione e della fede. Non è un caso che B. avesse consacrato il suo insegnamento universitario dalla cattedra di Costantinopoli all'esegesi dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita, il rappresentante più coerente della dottrina "apofatica", della inconoscibilità, cioè, del divino, la cui autorità era riconosciuta in Oriente e in Occidente.  Le trattative non approdarono a nulla: le tesi di B. difficilmente potevano essere accettate dai legati latini, esponenti dell'ordine stesso cui apparteneva anche AQUINO e inviati dal papa Giovanni XXII, che, elevando agli onori dell'altare Tommaso, aveva fatto propria della Chiesa di Roma la sua dottrina. Ma l'agnosticismo nominalistico di M. doveva anche urtare le concezioni mistiche bizantine, rappresentate allora specialmente dal monachesimo atonita. A campione di tale misticismo si ergeva Gregorio Palamas, un monaco dell'Athos, che aveva già scritto due Discorsi apodittici contro la processione dello Spirito Santo Filioque. Egli attaccava il metodo di discussione tenuto dal calabrese dinanzi ai legati latini, dichiarando perfettamente dimostrabile la posizione ortodossa in virtù della grazia illuminante che al cristiano discende dall'incamazione, per cui la conoscenza soprannaturale è eminentemente reale, più di qualunque conoscenza filosofica.  Intanto M. veniva a conoscenza delle pratiche mistiche dei monaci atoniti, che si isolavano per abbandonarsi ad una quiete contemplativa Tali pratiche consistevano nel ripetere indefinitamente la preghiera: "Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me!", trattenendo il fiato, col mento appoggiato al petto e guardando l'ombelico, fino a raggiungere la visione corporea della luce divina vista dagli Apostoli sul Tabor, nel giorno della trasfigurazione. Questa concezione psico-fisica della divinità e, soprattutto, il metodo di preghiera degli esicasti (così si chiamavano i seguaci di tal metodo) provocarono gli attacchi ironici di M., che vedeva nell'esicasmo una grossolana superstizione, i cui seguaci designò con lo sprezzante appellativo di ??? (umbilicanimi). Ma la controversia ben presto si allargò sul piano filosofico-teologico. M., coerentemente alla sua formazione nominalistica, non poteva ammettere contaminazione tra il divino e l'umano, tra l'etemo e il temporale. La luce del Tabor, per esser vista nell'ascesi, dovrebbe essere etema e coincidere con la divinità stessa, che sola è eterna e immutabile. Ma poiché la divinità è invisibile, invisibile è anche la luce taborica. Palamas oppose una sottile dottrina emanazionistica di derivazione neoplatonica, che distingueva una sostanza divina trascendente (oùaía) e delle energie divine (gvp-'pyztcxt o Suváp.rLq), operazioni eterne di Dio, che per esse agisce nel mondo degli uomini. E appunto la luce taborica visibile agli asceti, come l'amore, la sapienza e la grazia di Dio, è una energia divina operante come intermediaria tra Dio e gli uomini, un ponte tra l'etemo e il transeunte.  Tra le due opposte tesi non poteva essere accordo. La controversia filosoficoteologica ebbe anche implicazioni politiche, come sempre avveniva a Bisanzio. M. allora mosse accusa di eresia contro il Palamas dinanzi al patriarca Giovanni Caleca, presentando il suo scritto Kwrà MoccrcrocXtocvCùv (Contro i Massaliani) in cui la dottrina del Palamas veniva assimilata a precedenti eresie. Il Palamas riuscì a ottenere una dichiarazione, favorevole alla fede esicasta, sottoscritta dai monaci più importanti dell'Athos ('0 &ytopsvrtxòq -ró[Log), mentre il patriarcato e il governo imperiale, pur non favorevoli al palamismo, preoccupati com'erano di mantenere la pace religiosa tra i pericoli incombenti dall'estemo, desideravano evitare una controversia dogmatica e cercavano di far giungere le due opposte parti a una conciliazione. Si giunse così alla riunione di un concilio in Santa Sofia, presieduto dall'imperatore Andronico III in persona. La sera dello stesso giorno il concilio si chiudeva con un discorso dell'imperatore che celebrava la riconciliazione generale. Ma in realtà fu il Palamas a trionfare: la dottrina di B. venne formalmente condannata e il monaco calabrese dovette fare pubblica ammenda agli esicasti e promettere di non dar loro più molestia. Il patriarca pubblicava un'encicláca con cui condannava "ciò che il monaco M ha detto contro i santi esicasti" e imponeva a tutti gli abitanti di Costantinopoli e delle altre città di consegnare alle autorità gli scritti di M. perché fossero pubblicamente distrutti. Questa scottante umiliazione e la morte di Andronico III, avvenuta subito dopo indussero M. a lasciare Costantinopoli e a ritornare in Occidente.  A tal decisione forse non erano state estranee le impressioni riportate nel viaggio in Occidente, e le conoscenze che aveva avuto occasione di fare (forse aveva conosciuto anche il Petrarca). Nel vivo della lotta esicasta, M. era stato richiamato da Andronico III, da Tessalonica, per un'importante missione diplomatica. Urgeva che l'Occidente facesse una spedizione per allontanare da Costantinopoli l'avanzata dei Turchi ottomani. Pare che allora B. avesse preparato un nuovo progetto di unione, che aveva sottoposto al sinodo di Costantinopoli, in cui ribadiva le posizioni teologiche che aveva sostenuto cinque anni prima, nelle discussioni coi legati latini del papa. Il progetto non dovette soddisfare il sinodo e d'altra parte un senso realistico della situazione politica doveva consigliare di evitare lunghe quanto inutili dispute teologiche. B. accompagnato da un esperto militare, il veneziano Stefano Dandolo, si era recato presso Roberto d'Angiò e Filippo VI di Valois per chiedere aiuti militari dal Regno di Napoli e dalla Francia, e infine presso la Curia di Avignone per ottenere il consenso papale alla crociata. Al papa aveva presentato dei memoriali in cui, facendo presenti i pericoli che sovrastavano alla cristianità tutta per l'incombenza della minaccia turca, chiedeva che i Latini, mettendo da parte i tradizionali odi, mandassero subito aiuti in Oriente per la guerra contro gli infedeli; dopo, ottenuta la vittoria, si sarebbe riunito un concilio ecumenico che avrebbe trattato dell'unione. La missione di B. era fallita sia perché il papa pretendeva la realizzazione dell'unione prima di affrontare uno sforzo militare, sia perché le condizioni politiche dell'Occidente (relazioni tese tra Filippo VI ed Edoardo III d'Inghilterra) difficilmente avrebbero permesso l'organizzazione di una crociata.  M. torna in Calabria e prosegue il suo viaggio fino a Napoli, dove aiutò, per la parte greca, l'umanista Paolo da Perugia nella compilazione della sua opera sulla mitologia dei pagani (Collectiones) e nell'ordinamento dei manoscritti greci della libreria angioina, che era in rapida espansione. Poi, nell'agosto, passò alla Curia avignonese, dove a Benedetto XII era successo Clemente VI. In questo periodo egli si legò di amicizia col Petrarca, a cui insegnò i primi rudimenti di greco, da lui acquistando familiarità con la lingua latina, nella quale, per la sua educazione prevalentemente greca e per la lunga dimora in Oriente, provava difficoltà ad esprimersi (Petrarca, Famil.). Allora passò anche alla fede cattolica e fu utilizzato dalla Curia per un insegnamento di greco, fino a che, pare per intercessione del Petrarca, non fu elevato al seggio episcopale di Gerace e consacrato da Poggetto. Oscuri e duri furono gli anni dell'episcopato nella piccola diocesi calabrese a causa di aspre dispute con la curia metropolitana di Reggio.  Ma gli veniva affidata la sua ultima missione diplomatica, questa volta da parte di Clemente VI, per condurre trattative unioniste con l'imperatrice Anna di Savoia, reggente l'impero di Bisanzio in nome del figlio Giovanni V. La situazione a Bisanzio rendeva però ogni trattativa impossibile. Un sinodo aveva deposto il patriarca Giovanni Caleca, divenuto avversario dichiarato del movimento esicasta, in conseguenza dell'evoluzione della situazione politica dopo la morte di Andronico III (veva fatto arrestare il Palamas e l'anno successivo aveva fatto pronunciare contro di lui la scomunica da un sinodo patriarcale), e aveva confermato la condanna di M.. La stessa sera Cantacuzeno, favorevole agl’esicasti, entrava nella capitale e costringeva Anna ad accoglierlo come coimperatore accanto al figlio. A B., considerato eresiarca, non restava che la via del ritorno, per lasciare ad altri la ripresa delle trattative. Rientra ad Avignone. Infatti la bolla di nomina del suo successore, Simone Atumano, nella sede episcopale di Gerace afferma come recente la morte di Barlaam. (Archivio segreto vaticano, Reg. Clem.).  Scrive molto. Quantunque una parte della sua opera sia andata perduta, tuttavia si conservano ancora di lui un buon numero di opuscoli di vario contenuto, in genere brevi, ma densi di pensiero. La maggior parte di essi sono ancora inediti. Un elenco coi titoli e gli incipit si trova in Fabricius, Bibliotheca Graeca, Hamburgi riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI. I più numerosi sono quelli di carattere teologico e riguardano l'attività unionista del monaco calabrese: 3 contro la processione dello Spirito Santo Filioque, e sul primato del papa. Tali opuscoli si trovano in un gran numero di manoscritti. Ne contiene 20 (escluso uno sul primato del papa) il cod. Parisinus. Di essi uno solo sul primato dei papa, è stato pubblicato prima da Luyd, con traduzione latina, Oxford, e poi dal Salmasius, in greco, Hannover riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI, Coll..  Due discorsi greci sull'unione delle Chiese sono stati pubblicati e illustrati da Giannelli, Un progetto di Barlaam Calabro Per l'unione delle chiese, in Miscellanea Giovanni Mercati, III, Città del Vaticano. Il primo di essi contiene il progetto di unione elaborato da B. prima della sua missione diplomatica ad Avignone e presentato al sinodo di Costantinopoli; il secondo, pronunciato probabilmente dinanzi al sinodo stesso, doveva illustrare il progetto contenuto nel primo. Di tenore diverso sono tuttavia i due discorsi latini recitati, o piuttosto presentati in forma di memoriali, in quell'occasione, al pontefice Benedetto XII. Essi furono editi per la prima volta da L. Allacci, De Ecclesiae Occidentalis atque Orientalis perpetua consensione...,Coloniae Agrippinae, donde furono riprodotti dal Migne, Patr. Graeca, CLI, e poi dal Raynaldi, Annales Ecclesiastici. Alla sua attività apologetica in favore della Chiesa cattolica svolta dopo la conversione si riferiscono varie lettere ed opuscoli, di cui cinque, in latino, si trovano in Migne, Patr.Graeca, C LI. Poco ci resta degli scritti contro gli esicasti, che furono condannati alla distruzione, dopo il concilio, dalla enciclica del patriarca Giovanni Caleta (Synodicae Constitutiones, XXII, in Migne, Patr.Graeca,CLII, COI.). L'opera principale, più volte rimaneggiata, che portava il titolo KotTà Mocaaa?,tocvi""v (Contro i Massaliani) da un'antìca setta ereticale a cui B. polemicamente assimilava gli esicasti, ci è nota soltanto attraverso le citazioni degli avversari. Di notevole importanza sono quindi le otto lettere pubblicate con ampia introduzione da Schirò: Barlaam Calabro, Epistole greche. I primordi episodici e dottrinari delle lotte esicaste, Palermo, che rivelano i primi sviluppi della controversia.  Ma se più nota è l'attività teologica di B., di non minore importanza, anche se finora meno studiata, è quella filosofica e scientifica. Nell'operetta latina in due libri, Ethica secundum Stoicos ex pluribus voluminibus eorumdem Stoicorum sub compendio composita,edita per la prima volta da Canisius, Ingolstadt 1604, riprodotta in Migne, Patr. Graeca,CLI, coll., B. dà una chiara esposizione della morale stoica e mostra ampia conoscenza di Platone. Inedita è ancora un'altra opera di carattere fìlosofico, Le soluzioni dei dubbi proposti da Giorgio Lapita (A~astq siq T&q è7rsvsy,0d'aocq ocù-ré,-,) &7rop(otq 7rocpì ro,3 ]Pe,)pytou roú Aa7r'tOou, contenuta in vari codici, di cui il più noto il Vatic. Graer. Di matematica trattano l'Arithmetica demonstratio eorum quae in secundo libro elementorum sunt in lineis et figuris planis demonstrata,corfimentario al secondo libro di Euclide, edito nell'euclide di C. Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e riprodotto, nel solo testo greco, nell'edizione di Euclide curata dallo Heiberg, V, Lipsiae (Teubner); e la Aoytcr-rtx~ sive arithmeticae, algebricae libri VI, edita per la prima volta,dallo stesso Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e poi, con un commento, da Chamberus, Logistica nunc primum latine reddita et scholiis illustrata, Parisiis 1600, trattato di calcolo con frazioni ordinarie e sessagesimali con applicazioni all'astronomia.  Inedite sono due opere di astronomia: un commentario alla teoria dell'ecclissi solare dell'ahnagesto tolemaico, contenuto in parecchi manoscritti, in duplice redazione, e una regola per la datazione della Pasqua.  B. si occupò anche di acustica e di musica. Abbiamo di lui la confutazione al rifacimento degli 'AptovLx& tolemaici di Gregoras, pubblicata da Franz, De musicis graecis commentatio, Berlin.  Difficile è esprimere un giudizio preciso che illumini di piena luce la personalità di B., sia perché moltissimi dei suoi scritti sono ancora inediti, sia perché l'attenzione degli studiosi si è concentrata particolarmente sulla sua attività teologica e diplomatica, che fu occasionale, lasciando nell'ombra la sua opera di filosofo, di scienziato e di umanista, che rispondeva alla sua vera vocazione.  Sufficientemente chiara è ormai la posizione del monaco calabrese verso le due Chiese. E sincero credente nella fede ortodossa fino a quando non passò al cattolicesimo, ad Avignone, in seguito alla condanna espressa dal concilio. E fu sincero unionista, anche se le sue posizioni teologico-filosofiche non dovevano contribuire alla chiarificazione dei rapporti tra le due Chiese.  A Bisanzio porta lo spirito nuovo delle più avanzate speculazioni filosofiche dell'Occidente, che preludevano all'umanesimo e alla Rinascita. Non facilmente valutabile è invece il peso che egli ebbe nell'introduzione del greco nel mondo occidentale. Certo è che, oltre alle sue lezioni avignonesi, iniziò alla cultura ellenica Paolo da Perugia e il Petrarca.  I suoi interessi per matematica, astronomia, fisica e musica, oltre che per teologia e filosofia, gli assegnano un posto eminente nella storia della cultura e lo fanno apparire uno degli spiriti più versatili della sua età.   Fonti e Bibl.: N. Gregoras, Byzantina Historia, a cura di L. Schopen, I. XI, c. 10, in Corpus scriptorum historiae Byzantinae, Bormae, Cantacuzeno, Historiartum libri, a cura di Schopen, AYLOQEVILZò1; Tó~10(; in Migne, Patr. Graeca,  Filoteo, Gregorii Palamae encomium, CLI, Contra Gregoram, XII; i:uvobL>còg rópo; (Atti dei concilio Bénolt XII, Lettres closes, patentes... se rapportant à la France, a cura di G. Daumet, Paris; Taccone-Gallucci, Regesti dei romani pontefici per le chiese della Calabria, Roma, Schaefer, Die Ausgaben der apostolischen Kammern unter Benedikt XII, Klemens VI und Innocenz VI, Paderborn; Petrarca, Famil., I.XVIII, ep. 2, a cura di Rossi, Firenze, BOCCACCIO, Genealogia deorum gentilium, a cura di Romano, Bari; Mandalari, Fra Barlaamo Calabrese, maestro di PETRARCA, Roma; Gay, Le Pape Clément VI et les affaires d'Orient, Paris; Parco, Petrarca e B., Reggio Calabria; Gl’ultimi oscuri anni di B. e la verità storica sullo studio del greco di PETRARCA, Napoli, GENTILE, Le traduzioni medievali di Platone e PETRARCA, in Studi sul Rinascimento, Firenze; Jugie, Barlaam de Seminaria, in Dict.d'Hist. et de Géogr. Ecclés., Barlaam est-il né catholique?, in Echos d'Orient; Schirò, Un documento inedito sulla fede di B. C., in Arch.stor. per la Calabria e la Lucania, Sarton, Introduction to the history of science, III, Baltimorem Weiss, The Greek culture of South Italy in the later MiddIe Ages, in Proceedings of the British Academy, Meyendorff, Les débuts de la controverse hésychaste,in Byzantion, L'origine de la controverse palamite: la première lettre de Palamas à Akindynos, in OEoloyca; Un mauvais théologien de l'Unité: Barlaam le Calabrais, in L'Eglise et les Eglises. Etudes et travaux offerts à Dom Lambert Beauduin, II, Chévetogne, Introduction à l'étude de Palamas, Paris; St. Grégoire Palamas et la mystique ortodoxe, Paris; Giannelli, Petrarca o un altro Francesco, e quale, il destinatario del "De Primatu Papae" di Barlaam Calabro?, in Studi in onore di Funaioli, Roma, Setton, The Byzantine background to the Italian Renaissance, in The Proceedings of the American Philosophical Society, Loenertz, Note sur la correspondance de Barlaam, évéque de Gerace, avec ses amis de Grèce, in Orientalia Christ. Periodica, Beck, Kirche und theologische Literatur im byzantinischen Reich, München, Schmitt, Un pape réformateur... Bénoft XII, Quaracchi-Florence; Pertusi. La scoperta di Euripide nel primo Umanesimo, in Italia Medievale e Umanistica. Bernardo Massari. Massari. Keywords: implicatura, logistica, Petrarca, Boccaccio, Gentile – il latino, il volgare – e il greco! Accademia, Platone, Rinascimento italiano, Firenze.

 

Grice e Massimiano – il principe filosofo -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosopher who encourages Giustiniano and Giuliano -- to pave the floor of Hagia Sophia with silver. Massimiano.

 

Grice e Massimo: l’orto romano -- la costituzione di Roma – Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. L’orto. A friend of PLINIO Minore. He is sent by Rome to refer and reform the constitutions of six Greek cities, but he declines the idea. He knows the theory of Epittetto, and a discussion between them is preserved in Discourses III. 7. Massimo.

 

Grice e Mastri: l’implicatura conversazionale – filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi  Speranza (Meldola). Filosofo italiano. Meldola, Forli Cesena, Emilia Romagna. Grice: “One interesting fascinating bit about Mastri’s ‘Institutiones logicae’ is tha it starts with a little ABC!” Grice: “Mastri has a chapter on fallacies, too, which is fascinating!” -- Grice: “I love Mastri – of course at Oxford, if they do history of logic, they’ll focus on Occam – Axe Kneale!” Grice: “But Mastri explored quite a bit the square of opposition, and modal, too – what he says about nomen, verbum, propositio, copula, ‘regulae’ for reasoning, and so forth, is all relevant – especially seeing that his “Institutiones logicae” is just one of his outputs: he made intensive commentaries on Aristotle’s whole organon, and more importantly, also his metaphysics and his theory of the soul – so Mastri certainly knows what he is talking about!” -- Grice: “He was a logician, and so, according to the Bartlett, am I!”Saggi: “Disputationes physicorum Aristotelis” (Grignano, Roma); “Disputationes in organum Aristotelis” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in de coelo et metheoris” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in de generatione et corruptione” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in Aristotelis stagiritæ de anima” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in Aristotelis stagiritæ libros physicorum” (Ginamo, Venezia); “Institutiones logicæ quas vulgo summulas vel logicam parvam, nuncupant” (Ginammo, Venezia); ““Disputationes in Aristotelis stagiritæ meta-physicorum” (Ginammo, Venezia); ““Scotus et scotistæ Bellutus et M. expurgati a probrosis querelis ferchianis” (Succius, Ferrara);  “Disputationes theologicæ in Sententiarum” (Hertz, Storto, Valvasenso, Venezia); “Theologia moralis ad mentem dd. Seraphici et Subtilis concinnata” (Herz, Venezia); “Theologia moralis” (Milano, Mansutti), “Philosophiae ad mentem Scoti” (Pezzana, Venezia);  Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Forlivesi, Scotistarum princeps. Mastri e il suo tempo, Centro Studi Antoniani, Padova,  M. Forlivesi,  Mastri da Meldola,  riformatore degl’imperfetti, Meldola, Forlivesi, "Rem in seipsa cernere" (Poligrafo, Padova); T. Ossanna, M. conv. Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana, Roma Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, Hermann Busenbaum Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cum SIGNIFICARE derivatum est quo patet SIGNUM dicere ordinem, et ad potentiam cognoscente in sed ad huc dubiuin est denominibus ipsis substantivis solitarie cui re-præsentat, et AD REM SIGNIFICATAM, quam re-præsentat. Divi sumptis. Et extra propositionem spoflintnedici termini, nam ditur porrò SIGNUM inforinale, cutly currere subiecti, atque ita vt verba habere rationem termiplicabimus. ni. Refp. “currere”, et “moveri” esse verba tantum grammaticaliter at apud logicum æquiualent nominibus CURSUS et  MOTUS, unde apud. Dubium tamen est de adverbiis, coniunctionibus, signis quantitates – ut: “omnis”, “aliquis”,  etc. casibus obliquis et similibus, an rationem terminis ubire possint etiam in secunda acceptione. Af De Terminorum multiplicitate ratione SIGNIFICATIONIS, X varijs capitibus solenttermini MULTIPLICARI et variæeo t rum divisiones atlignari, ex parteniiniru in SIGNIFICATIONIS, actu fungatur munere subiecti et prædicati, fediufficit aptitudo, ut ad tale in unus possit assumi, et non eam habeat repugnantiam quæ reperitur in aduerbiis, conjunctionibus, et similibus men substantiuum extra propositionem dicetur terminus non ineo. Qu oad alteram qux siti partem Terminus universi in sumptus dividitur in in en talem, vocale in et scriptum vt notat Tatar. tract. 7. de suppositionibus comm. Secundo sciendum, quæ divisiolumitur ex triplici propositio nuingenere. Hæc eni in propo in alterius cognitionem venire, ut IMAGO respectu Cælaris, VESTIGIUM rel pectu feræ transeuntis; quade causa Scotus 2. d. 3. quæst. 9. et quol. 14, hoc secundu in SIGNUM appellat medium cognitum, qui a vc ducat in COGNITIONEM SIGNATI, prius petitiplum cognosci, il propriem dicitur SIGNUM, et definitur ab August. [AGOSTINO – Del maestro] citat, ea tamen definition etiam formali conveniet, si prima pars deinatur, et dicatur SIGNUM efe, QUOD FACIT NOS IN ALTERIUS COGNITIONEM VENIRE. Hæc tamen SIGNI descriptio, quam vis sit ab August. [AGOSTINO], tra Pars Prima Inf fit.Tract. I1. Cap.1. elf obiectum ipsius formalis propositionis mentatis, et intticuitur in Hasaute in termini propriem sumpti definitiones itam explicat Tatar. Ese propositionis obiectiva peream, tanquam per forma mextrin ut SENSUS sit terminum eleids in quod tanquam in EXTREMUM proposecam, itaque PROPOSITIO. Mentalis in hoc sensu, nim irum ob fitio cathegorica elt in nediace resolubilis MEDIANTE COPULA verbali, iectivem sum pradicitur habere terminos; et extrema, quia in se et diciturim mediatem, ad remonendum litteras et syllabas, quia continent subiectum et prædicatum constitutain esse talium per licet propositione solvatur in litteras et syllabas, non tamen in propositionem formalem. Quarem cum intellectus enunciate ebomo mediate, et id e om litteræ et syllabæ NON dicuntur “termini”, el est s nimal interna et formalis propositio in se non continet sub tiam licet propositio hypothetica resolvatur in terminus media iectum, neque prædicatum, nec terminos, sed tantum propositio tem, non tamen immediatem. Sed resolvitur immediatem in propositione objectiva. Yt etiam hic benen notavit Ovvied. Nomine autem ter sit iones simplices, ex quibus componitur. Posset tamen ab sque mini mentalis duo possunt intelligi, scilicet res quæ mente concipi scrupulo etiam propositio simplex appellari terminus, quando tur, ac ipla cognitio, seu v talij loquuntur conceptus formalis, in hypothetica tenet locum subiecti, ut notat Arriag. Nec obeit et obiectivus. Et quidem siin primo lentu sumatur, scilicet, prom illam etiam constare terminis, nain benem potest id, quod in se est re concepta, terminus mentalis am vocali et scripto differre non quasi totum, esse pars respecta alterius totius, ut patet in physicis videtur, eademen im prorsus est res, quæ in ente concipitur, vo de corpore respect totius hominis, et in aliis multis, ut discur, cede proinitur, et calamo exaratur; at IN SECUNDO SENSU, scilicet, renti constabit. Et iuxta hanc secundam termini acceptionem coproipforei conceptu differtam vocali et scripto et dividisolet in et subiecti et licet in propositione de secondo adiacente, quaquia cum sit ignarus SIGNIFICATIONIS vocabulorum latinorum, concilis est ista: “Petrus currit.” -- lý “currit” videatur fungi munere prædipit solum modo vocis tonum, non autem rem per illam vocem SIGNIFICARI, re tamen vera non tantu in habet rationem prædicati, sed etiam ficatam, scilicet hominem. Porrom licet logica proximem vertetur habet vim COPULAE, cum faciat hunc sensu in:  “Petrus est currens.” -- yn circa terminus mentales; et vocales non nisi ratione mentalium at delicet ut gerit vices prædicati, sit terminus, non tamen vegerit vitendat, quia tamen termini vocales sunt clariores, et pereosinno ces copulæ. Et si dicas in hac propositione “currere” est “moveri”, ly – motes cuntinentales, frequentius agit logicus determinis vocalibus, at, veri, quod est verbum, habere tantum rationem prædicati, fique id eonos et iainde inceps deistis agemus, ac eorum divisiones ex sirmant aliqui, co quia in propositione possunt habere locum prae ex parte MODI SIGNIFICANDI et ex parte REI SIGNIFICATAE. Ex primo dicati et subiecti, ut si dicatur “Petrus” est aliquis, omnis est tercapite, quantu in ad præsens spectat, solet in primis dividi vocalis minus syncathegorematicus, preter, ost adverbium, est coniun-terminus in significativum, et non significativum. Ileeit, quiali quid tie et sic dealiis. Immo suent. cit. hac ratione tenet etiam voces SIGNIFICAT, vc hæc vox “homo”, qui naturam SIGNIFICANT humanam, ister non significativas e se terminos, nam dicimus “bliteri” nihil SIGNIFICET, qui nihil SIGNIFICAT – vt “blittri”, “buf”, et “baf.” Sed ut ita divisio lit cat. Quin etia in Arriaga ob id addit litteras ipsas ese terminos, quanreemtem tradita intelligi deber determine in prima acceptione assignar dosolz accipiuntur, nam dicimus A et t littera.Verum in probabi- tacap præced. Nam in secunda acceptione omnes termini sunt signi lius alii negant, quia adverbia, coniunctiones, et alia id genus nun- sicativi, cunies epoflint subiectum, et prædicatum in propositio quam ratione sui et formaliter sumpta fungi possunt munere subie- ne. Terminus igitur vocalis in tota sua latitudine sumptus dividitur emti, et prædicati, unde in allatis propositionibus semper aliquod in significativum et non significativum -- quæ divisio ut benem per substantivum intelligitur, in cuius virtute fungunt urila oficio sub cipiatur, cum terminus vocalis constituatur in ratione significan iecti et prædicati, ut in ila propositione “Petrus est aliquis” am parte tis per significationem, videndyınett quid sit significare et quid sit si nos venire in cognitionem alterius scili ta in oppositionem sequivelimus, tunc cum Tatar, que in seq. Arriaga, cet naturæ humanæ, unde SIGNUM debet ese tale, ve il coognit oper tract. 1. com. 3. Ad 1, dicendum est ad hoc, ut aliquid sit subiectum SENSUS, mediante illo deinde veniamus in cognitionem rei, cuinqua in propositione sufficere, ut sit vox significativa NATURALITER commu- lignum habet connexionem; hinc significare nil aliud erit, quam niter, id est, ut possit re-præsentar ese ipsam, quod elt significare aliquid aliud am se distinctum re-præsentare potentiæ cognoscenti. Ex large et est illud, quod absque sui prævia ARISTOTELE Definition allata videtur ilis competere solu in, quando sunt in cognition aliud nobis re-præsentat et in eius cognitionem du propositione.Verum non ita rigorosem intelligenda est illa definitio cit, quales sunt species IMPRESSA ET EXPRESSA respect proprii obie nam ve aliqua dictio dicatur “terminus”, non eit semper necesse, quod eti, et in instrumentale, quod PRAE-SUPPOSITA SUI cognition facit nos. No dita et obcanti doctoris authoritatem ab omnibus pallim ro sitio “homo” est animalli siat mente, dicitur mentalis, si voce, voce pta, non recipituram Poncio disput. log. quæit. i, eamqu calis, li scripto, dicitur scripta. Terminus ergo dicitur mentalis impugnat quo ad veramque partem; quo ad primam quidem cum ampula verbalis, seu verbum, ut verbum, rationem termini nequit vleii natum, et non ultimatum. Ultimatus est conceptus, seu cogai habere, tum quia copula non est extremum propositionis, sed ratio rei significatæ per vocem aliquam, velim scripturam, ut cum audition coniungendi extremi. Tumqui ain eam propositiore solui non ta voce “homo” illud percipimus ‘animal’ [ZOON], quod est ‘rationale’ [LOGIKON]. Non ylti potest, cum enim sit formalis et EXPRESSA extremorum unio, matus est conceptus ipsius vocis, vel scripturæ significantis non yl facta eorum dissolution manere non potest. Tumdemum, quia trase ex tendens ad re in significatam et ideo dicitur non ultimatus. Ve SENSU, quod actu extra illam exerceat officium termini, sed quia ludverom primum vocat præcisem rationem cognoscendi, quatenus intra illam fungi potest hoc munere. Unde dicatur terminus non præcisem eit quo aliud cognoscitur, et non quod cognoscitur. Si actu, sed potentia. Nec aliud probant Complut. cit. oppositum signum autem instrumentale est, de quo agimus in præsenti, et quod it in entes. Eum dimontesa SIGNA ni. vocalis, vel scriptus, pro ut subiectum, vel prædicatum proposi SIGNUM esse id, quod præter sui cognitionem, quam ingerit senpbutionis et mentale, vocale, vel scriptum. Solent extrema quoque doc. red arguit, quia non complectitur omne SIGNUM, quia po propositionis mentalis termini appellari, quod quidem de propolilent dari SIGNA spiritualia, qux deducerent in cognitionem tione formali, quæ eit actus, et secunda operatio intellectus, in aliarum rerum, nec possent percipia SENSIBUS materialibus telligendum non est, nam propo.icio in hoc lenluettyna simplex Quo ad aliam verom partem, in qua ait; quod SIGNUM facit venire op eiro in cognitionem alterius eam impugnat, tanquam ab Arriag. 4 modificat, et facit tal iter Significare, idel treddit eius significatio. raticam, quia obiectum facit nos in cognitionem suivenire et tanem, vel universalem, vel particularem, vel affirmativam, vel metbon dicitur signum. Rursus  Deus ipse facit nos venire in cogni- negativam: et dicitur aliqua liter significare, non qui averem, et pro tionem multarum reruin eas nobis revelando nec tamen abullo priem non significet, sed quia significatum eius non re-præsentatur vocatur SIGNUM ilarum rerum. Præter eam cognitio est SIGNUM ut res per se, sed ve modus rei, id est exercendo modificationem rei, quz cognoscitur per ipsam, et tamen non facit nos in cognitio alterius rei, qua de causa negat Arriag. sect. 4. e se perfectem terminum. Dem venire. Addit Tatar. terminum mixtum id est partim cathegorematicum, par Sed nimisandacter inficiatur Poncius doctrinam D. Augustini [AGOSTINO], tim s yn cathegorematicum, et est ile, qui impositus ett ad signifi qaamomnes venerantur. Ut communis magistri, unde mirum essecandum aliquid, seu aliqua et aliqualiter simul, ut hæc vox ni. non debet, quod sz pius hic auctor minirmu ob ore suffuse dsoctri- hil, quæ imposita et ad significandam negationem omni sentis nam Scoti przceptoris audeat impugnare. Oprima enim eit illa hæc enim ipsa negatio est illud aliquid, quod significat, quatenus description quo ad omnes partes, si benem intelligatur, naimnduzæ verom illam negationem significat universaliter cuius cunqueentis, folenta signari conditiones alicuius, ut alterius rei SIGNUM didicitur significare aliqualiter, fic eciam significar subiectum pro catur, una est, quod nos ducat in illius rei cognitionem, al positionis indefinitæ, namin materia necessaria æquivalet univer cara est, quod ducat in eius cognitionem, quatenus cognicas lali – ut, “Homo  est animal” æquivalet huic, “OMNIS homo est animal”, et quarum conditionum utram queo primem exprimit definition SIGNI in materia contingenti æquivalet particulari -- ut, “Homo currit.” Augustino [AGOSTINO] tradita. Nam per primam partem definitionis secun- æquivalet huic: “ALIQUIS homo currit.” Ad hoc tertium genus reducit dam exprimit conditionem. Vulceni in rein, quæ in servirede- Tolet. lib. 1. cap. 12. Et Arriag. sect. 4. Omnia adverbia v...som bet pro alterius SIGNO, prius noitris SENSIBUS cognitionem sui inpienter, doctem, conc. Sed non placet, quia cum discrimeninter termi gerere debere, pecificat autem SIGNUM efe debere SENSIBILE, quia nos cathegorematicum, et syncathegorematicum sumatur præser. Ut notar Doctor 4. d.1. grætt. z. & 3. SIGNA SENSIBILIA sunt maximem timin ordine ad propositione in ipes pro sianu isto excitare intellectum coniunctum am SENSUUM et per se potest esse subiectum,vel prædicatum propofitionis, ille ministerio dependentem, ut in alterius rei cognitionem veniat; verom, qui non potest esse subiectum, nec prædicatum, nisi cum ad per alteram verò partem definitionis altera quoque conditio exdito, consequenter adverbia omnia erunt termini syncategorеinati primirur, contraquam nilvrgent instantiæà Poncio adducta ci, quiase solis, et sine addito non possint esse subiectum, vel pre quia obiectum facit venire in cognitionem sui, non alterius, dicatu in propositionis, et per se non significant aliquid, sed potius hoc facit venire in cognitionem sui, quatenus cognitum, ut fa aliqualiter. It signum, sed quarenus cognoscibile. Nec etiam Deus hocmo- Potiori ratione ad hoc tertium genus termini mixti nomina adie do ad inftar SIGNI ducitnos in rerum cognitionem, quatenus eti vare duci possent, quam visenim Hurtad. disp. l. sect. 10. mor cognias, fore as revelando, quod ad huc facere possec, etiam dicusc ontendat esse terminus syncategoremnaticos, quia non SIGNIS prius am nobis non cognosceretur. Cognition denique esse ficant per se, sed CON-significant, v. g. “bonus”, non significat per se, bg num rei cognit xper ipsam formale, vedicebamus, non et determinate aliquid, nisi ad datur alicui, v. g. “Petrus [est] bonus”, Ta autem instrumentale, quod solum propriem dicitur SIGNUM et men si nominum adiectivorum significatio benem confideretur, vide ab Aug. [AGOSTINO] definicus, et ideo cognitio propriem loquendo non di bimus, quod liceti n determina cem aliquomodo significent, ratione e in er facere nos venire in cognitionem rei, quam re-præsentamen formæ significatæ se cum afferent aliquam determinationem, quia non ducit nos in cognitionem illius rei, quatenus nam “doctus”, v. g. doctrinam importat, quod non eucnit in SIGNIS quan cognica, lea ut medium cognitum, sed ut ratio cognoscendi. So- citatis omnis, nullms, doc. quæ nulla in prorsus, rem determinatam lum autem SIGNUM instrumentale est illud, quod hic definitur significant. Accedit, quod nomina adiectiua possunt esesaltim præ Ethocignem instrumentale ad huc duplex est, aliud naturale, dicatum in propofitione, v. g. “Petrus est doctus” -- quod SIGNIS quantitate it, quod ex natura sua independenter ab hominum voluntate tispror sus convenire non potest, ergo nomina adiectiva commodem aliquid re-praesentat, ut sumu signem, et universaliter omnis es- ad hoc tertium genus termini possunt revocari, quod etiam tenent sutus suam cusum, qui præsertim si sensibili serit, dicetur tic Casil. cap. 3. et Arriag. cit. cum significant aliquid, et aliqualiter, vn suncauz juxtam sensum definitionis allaræ. An verom it aèm contra de rem anet sola nomina substantiva esse propriè terminus categore cala dicipole SIGNUM sui effectus, negar Hurtad. disput. 1. fet. 4. maticos, quicquid hic dicat Ouuied. Quia eicauíz cognition ducat in cognitionem effectus, tamen, 7.Rursus terminus categorematicus subdividitur in simplicem boset ordinate ad illum re-præsentandum. Sed planènonmi- seuin complexum, et compositum, seu complexum, quam diuisio mes ordinataet cognitio causæ ad nos ducendum in cognitionem quidam sic explicant, quod complexus est ille, qui constat ex benefectus a priori, quam cognitio effectus sic ordinate ad noti- pluribus dictionibus – ut: “homo albus” in complexus, qui unica gau tiamanfz à posteriori, quareratio Hurtad. Parum valet. Acinder dictione, ut “Homo et albus”, ita Roccuslib. i. introd. cap. 8. quinzalij, quod licet icar esse habeat, solata men cognitio, qux Blanc. libr. z. sect.2. At ve bene monet Tatar. tract. 1. coin. 4. hæc ex perfectum habetur, dicitur haberi per SIGNUM, unde sola demonplicatio potius grammaticalis est. Grammaticus enim voce millam Horacio, posteriori, quzelt per effectum, dicitur a signo, et idiom appellat complexam, quæ constat ex pluribus vocibiis, et eamin solum efectus dici potest SIGNUMcausæ, non è contra. Verun mne- complexam, quæ constat una tantum, at non sic est apud logi que hoc viget, licet enim cognition habita per effectum velutisen cum, qui non attendit unitatem, vel pluralitatem vocum, i ed Ebuiorem causa, magis propriem dicaturam signo, niltam enim- conceptum in intellectu, cuiiltæ subordinantur, unde etiam si sint pedit, quin et cognitio habit a per causam po sic diciam signo ab- plures dictions inter se connexx, sit amen in in ente v numtan solute loquendo. Poc est igitur etiam causa dici SIGNUM sui effectus, tum generant conceptum, terin inum conitituunt in complexum &przsertim quando sensibilis est,  vnde a Theologis sacramenta dive v. g. Marcus Tullius Cicero [CICERONE], et è contra fivnatantum sit dictio, cantur SIGNA gratia, cuuus sunt causa, ita clarem colligitur ex Do- conceptum tamen generet complexum, erit terminus complexus; vt Gore. d. 1. Juzit. 2.$. De secundo principali, et sequitur Cafil. cit. et nemo, “Amo.” semper, quæ æquivalent his, nullus homo; “Ego sum amans”, omni Atriaga difputat. 3. fect. 2. Aliud vero est SIGNUM ARTIFICIALE, seu ad tempore. placitum,  et et: quod ex hominum impositione aliud repræsen- Alii proindefic explicant, quod terminus in complexus est ille, est, ficramiset SIGNUM venditionis vini, sonus campangelt cuius partes ab in vicem separatæ nihil significant, aut non lignih fgrum lectionis, et vox illius rei, adquam significandum eitim- cant illud, quod in integra dictione significabant – ut, v. g. “dominus” posita. Ubi tamen est advertendum etiam in vocibus ipsis non est terminus in complexus, quia licet partes, in quas potest dividi aprum significationem AD PLACITUM reperiri posse, sed etiam natu scilicet “do-“, et “-minus” sint significativæ, tamen in toto, et integra salem, ve par et degemica in firmorum, et latratucanum. Et ideom dictione hanc significationem non retinent: Complexus verom est il temiaus vocalis significativs sub dividi solet in significativum nale, cuius partes eandem retinent significationem, quam habebant licet, et AD PLACITUM, et hic ad Dialecticus mpectat non qui- in toto complexeo, tiam ab in uice in separatæ – ut: “homo iultus”, enlecundim tuam realem entitatem, ve vox est et fonus quidamn ita Amicus g. 2. Ruuiusq. 4. Complut. cap. 3. Sot. lib. 1. cap. 9. decaufaeus, Id secundum quod impofitus est ad res ipsas signi- Ioan. De S. Thom. [AQUINO] lib. sum. cap. 4. & alii passim. At hoc dupliciter ledias, et conceptus mentis exprimendos, in hoc enim lenluvo- inteligi potest, velita, quod terminus in complexus sit ile, cuius se nere dicuntur ad inftitutum Dialecticum, ut dicemus disp. Partes Separatæ non eandem habent significationem, quam habe vocibus, vbictiam declarabimus, per quid constituatur ratio bant in integra dictione etias migillatim sumptæ, in quo SENSU quod coria nificativus, et ideo per se non significat aliquid, nec po- seca, acdere vpatett. Al Velscito amipnto enlluingtitiulrla, nqoumodinpar, tevsetneortmaitn Fioin veelelubecom, et prædicatum in propositione, sed cumalte- coinplexi separatæ non retinent eandem significationem, quamha consortio aliquis inde de sumpdtiæctionis Respublica lus, vt notat Tatar. tract. 7. com .1.§.Tertio Sciendum , scio vera est, ut constat partibus illius fins, cuius significationem modificet wessatenusa diuncur cathegorematico. n. IM Pm Pow s JTONx AM Ve mov Ax. - . "T Vhelmadp e dm B^ us NIRÍa Y. WS em i Em us MAY ee Bow , pue Oo cid nis SR — e e e » jouer sedode C3, deiu Nd IyFaWEO ne Spero Qoipt^ ext tic LEN : H : PI h 4 9 Ces: usines! ie geo ugar T ] 3 E cz m , X0 cc rais riv ves H4 iz aas TRA 5 Crue e e n A. E edes i ege: K a2; t e ed Wiener! nop o - . ^A Digitized by Google DISPVTATIONES IN ORGANVM ARISTOT: Quibus | Ab Aduerfantibus tüm Vcterum,tüim Recentiorum | iaculis Scoti LO GICA vindicatur, 1 | à PP. Magiftris Be4RT HOLOMEO AMcASTRIO DE MELDVLeA ^ -— Eminentifsimi Cardin. Cc/44 P OSN: Theologo, QJ — BON«AVENTVR-A4 BELLVTO DE CcATcANcA , nunc Sicilie Prouinciali 1 Olimin Augufto S. Antonij Min. Con. Patauino Collegio | : Regentibus , | Editio Secunda, Priori caffigatior, C audior , nouifg. Indicibus, / 5 x C Additionibus exculta. iia | Eminenti(s.ac Reuerendif(s. Principi O. BAPTSITZE PALLOTTO^€« $. R. E. CARDINALI AMPLISSIMO. Dicata . DENENIEOAN m -— Guo 00 EAT LNQESE : * VENE - Typis Marci Ginammi . : ——————— ABO VTAUTVAAPTUE| a er 1x4 Av dy bares VEA 1 : «eiut bs dida v | dun Jii cv gis de ia "judun£hsobA dA d wistaihgier a HpDLOO iooc-elluost NEL cae c su Y 3x ur ENDE AK QAM OX OV UAR bad VS GEPISUT Y 2/2 Q5 2. dtu usd, Tee oU 3d KY OSEYAR e XCUVVLASSM ORE Je fiai 331517, 5wvli ; di foydiaodcs e$ noU cio ooh 6 olg din 1C Pea, dia ire audaci ya À is esos eim eS aee, iN ZIOEUUETOS o uo Mo sulcus Vx aiat -Dibasi»t3 7i 35.205nicrl — e; SAM h 2f (id IUTSA: T: 1g - 3 | 1 i ka ex 5 ao E * IS (4o BS do voa cer EIS HEISE Co fx 3 0o 10. DE RRETE ION REY CORE "E ef olio secolo S adio Yo OBRPEGOHEE Bey Hg H9 VO e$ fx 6e iy HN : Ten ^s : 2 Xi T ER 9 A T5 rid d vay UOS depen ep qu quaque s Coo VEminentifs. ac^Reuerend, Prinopi 8 IO. BAPTIST 7E Boxe LhbeOo- TpoCPO S. R: E- CAR DINALI AMPLISSIMO. Fr. Bartbolomaus Maftrius Min. Con. Eraphicum D. Bonauenturz Collegium Romanít, cuius modó clauumtenes,& protectionem incom- 4 parabili prudentia geris Eminentifs. Princeps Reli- ite noftra veluti pomarium eft, in quo tugibus cientiarum fontibus fub doctiffimorum Pracepto- rum difciplina plantulze quotannis a'untur , ac indé translatae deinceps in immenfías excrefcunt arbo- res ; vel potius eft cquus Troianus diuina Palladis arte confe&tus,qui fingulis triennijs (trenuos militcs omni litteratura mu- nitosin Seraphycam nebgiunen ab aluo dimittit ; Hinc infulati Procc- res; hinc purpurati Dynafte, hinc Do&ores prodiere celeberrimi , qui eruditione Vniuerfitatum fubfellia, eloquentia Ecclcfiarum fuggeftus, & elegantiffimis lucubrationibus Typos illuftrarunt; ex hoc ( inqui) Ocea- no tot ingentia lumina defluxerunt , ex hoc Celo tot fydera corrufca- runt ; At fi ha&tenus tot honores, profectus tot, ac vtilitates ex hoc Col- legio in Religionem noftram promanarunt, nunc fub feliciffimis prote- &ionis tu aufpicijs in horum omnium; & maiorum fpem Fi gie en in diem quoq; Men & augct ardentiffimus ille zelus, & fedula cura; qua Oollegislium litterarijs exercitationibus ínuigilas , & quicquid corum prcfectui prodeffe potcft alacriter promoues . Cum jgitur Emineutifs, a ài Cat- - Cardinalibus huiufca Sapienti Prote&oribus Religio noftra tot, titifqz cumulata beneficijs mulcü fe debere fateatur , iftius ego indignus filius, & illius pufillus alumaus;penfuim quod pro mea parte poífum E. T. in huius voluminis dicatiouc humiliter exíoluo, tantaqs munificentia: quantum mihi licct refoondeo, vtiqs maiora daturus , non inter omaes Minorum Magiítros minimus effem; paucis ab hinc meníibus paruam Logicamà mco Typographo accepifti;nunc magai Difputationibus ; & Queftioni- bus contextam ab ipfo Autore fufcipe, in qua (eipfam cultu deuouct ET. cui vencrabundus Celum precatur vudiq feliciateseffundene, —' Phases di COLLEXESC TOO Ro F. BARTHOLOMZEVS MASTRIV S. Cce tibi Logicam iamdenuó recufam , nouifg 4 dditiont- bus locupletem salia plura ad occurrendum Recentiori- bus,nifi volumimis moles id egré tulifíet, fuiffent adden- da, qs autem locis, quibus ad hunc finem aliquid adinn- ] gidebebat , Lecforem ad Metaphyficam remitto , vbi ex infiituto obieci iomibus eorum in Logica factis refpoudeo ; Id autem fülus. Jfeci fne. facio, fine comite dilecf ifmo A. R. P. Collega meo Bonauentura. ^ Bellute facultate mibi ab ipfomet concejfa ne offre neceffitudinis iura lederentur. Quamuis enim ab initio animus effet , ntdum totum corpus Philofophicum (vt iam f'adfumest ) fed etiam Metaphyfrcam ffmul , ci communi [ludio contexere, & communi nomine T ypis tradere ; uia ta- men qua de nouo euemiunt nouo indigent confilio, cum poft feré de odd 1um Philofopbicumopus nece[fatatibus quibufdam domeflicis in Sicilian eius Prouinciam reuocaretur animo quamprimum ab eis fuiffet expedi- tus in Italiam reuertendi, vt Metapbyficam pareremus 5 cum interim ad Prouincialatus culmen ob eius egregia merita affumptus effet , videns Jexture Metaphyféce, que tota ex integro poft eius difceffum paranda te-. ntbat, tum ob nimiam diflaniams tumob grauis o fic occupationis,ma- num admouere non poffe  nedum-vt Metaphyffeam concimnarem folus, at euulgarem ( prout iam c&pi priarem Tomum edendo) mibi prgmifft , fed. etiam vt Recentioribus noffra communia Logica , c Philofophica impu- gnantibus occurrerem, prout ferebat occafjo 5 opportunitate namq s laci , «t volumina,que indiem in leuem prodcunt, mibi funt magis ad manum, € Veneta prgla , quibus vtimur propinquiora . ip tamen ne ffudys vale dixiffe putaris , curis dome[Heis adbuc non obflantibus Tracfatuna de Incarnatione eruditifimum inunlgauit, peraifa Prouincialatus fan df ione, alja plura infrgnis eius litteraturi fpecimina daturus . ; a5: DO- DOCTRINAM S)SO;)OTIC.A Celitis, cy hwnanitia, approbata, commendata . Oannes Dunfius Scotus dum adhac pacculus litteris incumberet, vtqui ab incunabulis omne in Sacrat;(Tiimam Virg;né Dei Ge- nitricem obfequmum voucta: fertur ali.(uando vchementius cam oralfe, vt ntelle&tom illummare, vcgetioremq; reddere dignare- tur; cui mox /omno coriepto Deipara dme apparet, [cien- tiarum copram,& ingens in ei(dem addi(cendis, & cxprimendis acumen pollicetur; gratias ille gaudens. agit expergefactus Vir. ginca 2 ppaniciene lcabundus,ftudia profequitur,& Dei Matris bencficio illu&ratam bi experitur :ntelle&um. F.Cauclius in. vita Scod c. 1. Vvane dingus tom.3. Annal. R chig. in vita eiufdem. Pari(ijs Ioann: Dono Scoto pro immaculato Corceptu 'Deiparz à Labe origi- nal! pr atuto» at |; coixius deprecanti , repetentiq; Verf, Dignare me Laudare: te P'irgo Ne da mibi virtutem contraboites tàos3. Dwaae Virginis imago mar- morea caput inclinauit, cO ]; miraculo victoriam benigné poliicita eft , atq; in eam; formam, adhzc vfq; tempora (acram Imaginem perítare Patifijs tettantar ex Fer- Chio noítto in Vita Scou c. 5. Ioannes Pineda Soc. Iefü in aduerteatijs D. Ioan. Re- js Aragon pro immacularà Concept. Gregor. Ikuis ante Commerx. in 4. Ioan. de. ngancllis in 1 .fent.Chry toph. Moren.de purit. Virg.c.4. fol.275. Ioan, Baptifta - Lozanà Carmelita in A pol. pro immacul. Concep. In Rcuelationibus Beari Patris Amadei Angelus eidem teftatus eft Ioannem Dunfiam Scotum ab legia Aazclorum dilectum multum , cum ptimus gladium: füum exemcerit pro immaculata etufdem Virginis Marizt Conceptione ; Eumqy; mo4 - muit, vt in difficaltatibus de auguüiffimo Altaris sacramento Sco do&rinam con-, falcret; fic ex eodem Ferchio loc. ci«« Ludouicus de Máganeliisà Pola in vita Dun- fij, Demptter in Menologio Scot. 4. Nou. , : Bcflatton Cardinalis in Conc. Florent.ad conciliandos Latinis Giwcos ipf (fimá M Scori do&riaam vlurpauit in 1.d. r1. q. 1. An Spiritus Sanctus: procedat à.ate , &. Filio, Sic inorat. pro Vnione tom. 4. Conc... i Sianislaus Ofius Catdinalis vnius Scoci authoritate ex quol. 10. totam Ecclefia Catholica? (ententíam de M.(fz cfficacitate corroborat contra. Breatium Harefíat- cham lib.;, de Legitimis ladicibus cerutn Ecclefíaft, c: 221. quamuis inquit , multi int, qui tra&tent quet, haac, vtrum Saccerdocismali Miffa tantundem valcatquan- tüm boni ( tractant .0« cam [homas de Aquino, & cius praceproc Albertus , Bo- nauentura, lo. Gec(on, Gabiiel Biel, & alij nonnulli ) nos tàmcn vel: vniu$ Ioannis Scoiiteftimonio conten erimus, &c. : : MS I1cebinus Bargius iuifa Patram Conc. Trid; vnam ad. Szoti mentem compofuit quz (tionem, quam in t .d. 17.q. 1. 1.. alltit à Sacro(an&ta Synodo approbata , & iuxca Scori placita dcfiaitam , »picicu Sancto , qui scocun iülattrauerat , illuttcance vniuctíos Patres , Ioannes de Ragu(io Dominicanus Otat. in Cóc. Ba(ilieafi habita dc Cómanione fub vtraqy fpecie (& refzrtur à Cani(io anci.]uz Le&tionis to. 3. pat. 2.car.103.) ait , liem Scotus;qui prae altitudine, & (ubrlitate do&cinz anthonomaflicé no.nca Do- €toris Subtilisobtinuir, in 4.d.8. 3.3. Vcr Sacramentü à no iciunis potlit recipi &c. Extat Decretum Saciz Coagreg. Cardinalium ance annum 1610. circiter lancie tum, quo przcipituc do&teinaram , auc librorum Cenfocibus , vt quicquid. Scot  etíe «oattacet, inta&um, inu. olatumque adinitcecetur , P. Cauel. ia vità Scoti cap. $« à€ V vandiagus t0:n.3.. Aanal, i&elig. invita ciu(dem . Aotoais de Fans l'acuinaus Medicus in Epit. dedicat, Scoxici Repertocij qued bti po LE quod mare magnum appellatur, de Scoto loquens inquit , quis in Dialc&ticis argu- menrationibus acutior? quis in pcripathetica lhilo Ínbhis profundior ? quis in facr:s enodandis Mifterijs vigiluntior? cuius rei fingulare iadiciam eft irccfragabilis vbi- ipfius adco vencilata fabtilitas, & celebrata fapientia, vt cum plurima excellcn- tium Virorum velumina in poblicis Concil;js dearticulata fuerint , corumque artí* culi (ub exco-nmunicat:0n'$ no:a. fucrint promulgati , candidiffima Do&or;s volu- - mina abíqüe vlla erroris caligine hinc víque in diem ;nuiolata permanfernnt, Et in epift. ad Le&orem; Q»em vnum ( Scotum) nter Sacrz Theologi profcílores, vt inter Enangelittas de B. loanne incoafetfo eft, aquilam , aut alteram mundi phaeni- cem iure nuncupauerim , llius (i ;uidem opera (i paulà accuratius introípiciamus eadem cumaliorum operibus Theo'o;orumconferen:es , non humano quidem ab ingemo, (ed vel angcl:co, planéq; diuino, vel pocius à coelciti quodam numine pro- fe&a, & excogitata fuiffe | intelligemus . Do&oris (ubtilis Opera inoffenfodecurrenda pede , ficut de Hilari libris fcri- pfit ad I etam Hieronymus, teftatur etiam Antonius Poffeuinos *ocict. Ic(u in fuo apparatu,vbi de Scoro loquens ait; In (cri pturis diainis,ac in Philofoph:a Ari(t.adeó Dew » vt in Diíputat onibus palmam caeteris prar; peret, at jue ob id Do&or rilis fuerit appellatus ; & infray cutus doctrinz graue iilud teftimonium extat, eius Libri abíque vllo erróris nzuo ví.jue in banc diem 300. circiter ancos in omenicis Concilijs inuiolati permanícrint; & rurfus , Haud mirum fuerit , ait » fi ingenium Dodoris (ubtilis mode(tia & charitate przditum alüffimosfen(us erue- 're potaerit ad veritatem indagandam s nunquam cnim (nam fententiam profert in aliorum iniuriam, vcl depreffionem , quin quorum. errores conueilit , aut op:niones di(cutit, adeb 1d modetl? , & plerumque fuppredo noxine facit , vt chcift ano pc- &orc haufi(fe à Domino (apientiam conijci poffit . ! : - Thomas de Vio Cardin:l:s Caietanus Od. Przd:c« in Comm. 1. p. q» t4. art. 15. 3 rarum (quod nec à Sequacibus addi&tifimis ) profundiflima Scoti doótr oz profcrc »à Ote.) Encomium: Dum .n. folutiones parare nititur ad ar;umenta. Scou , quibus oppu- Y gnatur, Deum cerià (cire futura contingentia cx coc ftentia a&uali furaroium in " aeternitate; libero fuo genio confitetur, | olt quam ncminen, ex Thomiltis rem actu &b (Autt^ terigille viderit, poft quindicennalem tibi irritam fpeculaionem, tandeu opus fui(- ie, te 0- (e écolo delapfa re(pon(a Scoti obie&ionibusoppcncre ; id , quod an. etium fuerit * . afecutus, iudices fint ipfimet Thomitiz, arque Nco:berici Thcolog; . - Sixtus Sencn(is Ord. Przd. tom.1,lib.4. Bibl.o:. fol.285 habei, loanncs Dun(üiu Vir admirandz cruditionis, (ubulirate pra ditus . Alfonfus Ciaconus Ord. Przd. in vita Cle. V. Ioannes Scous in diuins fcri- is, & Fhilofophia Peripathet ica veríati (limus ob ingcnij acum n, & rerum ab- itiffimarum accurati(fimas inter pretariooe Do&or fubtilis vocstus . Cardinalis Bellarminus Societ. Iefía de Scriptoribus Eccleaft. Ioanaes Duns Ord.Min. Vir fuit acuciffiino ingenio praditus . Ferdinandus Salazar Societ. Ie(u , lib. de immacul, Concept. c.15. longé alia eft (abtil:ffimi- Do&oris Scoti mens , qui quemadmodum omn bus Thcologis imma- culatz Conceptionis propaganda Auctor extitit, ita nihil prtermilit , quodin hac re ad maiorem Virginis glor'am facere poísct ; & c, 42. Ioannes Duns 5.0tus prae- cipuus, & maximé puc Conceptionis vindex, qur tantam haic do&trinz tuaauuho- ritate fidem co mpata ut, quantam nullas alius antc, vc] poit ipfum Iacobis Breullius Ord, 5. Benedi&i Antiq. Pari: lib. 2. 6264. Quidam, inquit ; Cognoincn:o 4 patria (ua fumpto Scotus vocatus, &, Doctor fubzlis, cuius mcmoe rja nun jua.n eft perii ucay pre ert. incec Scholatiiez (api&iig Prefcfsores o5 erndi- ti92em;quá fcriptis (uis in(cruit ,Hareticorü impictau retundenda «p, ocunáy ce Vaiuerfahis hitt.in 6. ztaie fol. 21. loanncs Scotus Ord. Min, Thiolosus.fubti- — flinus «nno Domini. 1300, vélcirca- vclut alter Apolo floruit 5 pis. vá à ; a 4 heo V oif av ' 4 Y nmn. "Thcologis fubtili fima quzdam opera edidit . S. Anton. Ord. Pred.3.p. tit.34. $.2. c. 8. Anno 1500. claruit Frater Toann.Scos tus, qui fcripfit fuper Senc. multa fübtilia , vnde & dicitur Do&or (obtilis , Sabellicus lib.7 c.4, Pradicari audio Ioann. Scotum,quo nemo (ubulius diuinas tra&auit litteras, Tritem, Scriptor. de Ecclef. de Scoto loquens inquit, vir in diuinis (ceipturis ftu- ' dioíus,& eruditus, & in philofoph. Arift, doctilimus,, & adco profundus , vt cius fcripta paucis (int penetrabilia . -— FHice&tor Boet.lib. 1 s.h:ft.Scor.Io. Duns Scotus (ub D. Franc:fci inftituto (an&iffi- ' tno tan'z eruditionis Thcologus, vt eius ingenio illud fz:culü cenícri po (lit ind: gnü. Volaterranus in Anttopol. Per id tempus Ioan. Scotus Vniuerfitatem. Parif. ma- gnopcte illuftrauit . Ioan. L e(sgus Epic. Ro(sen(is lib.7. fuz hitt. pag. 1 fo. Io1nnes Scotus fu:t inge- nij acumine, iudicij vi, do&rime cognitione adco pollens , vt Thcolos.iilam recon- 'ditiorem, quam Scholafticam vocá: , maltis (übtilitatibus ex uitits. Fae'iciffimé au xctity in quibus quod multa, qua in obfcuro pofita latebant , à tencbcis acerrima in- -genij perfpicientia eruerit , qui eius viam , ac doctrinam auid:us coafe&antur , imó qui quz'ftionis alicaius intimam rationem ad viuum refecant , ac (ubc lius perfcru- »tantur, Scotift (umma tanti ingen;j laude vocantur ;qua(i nihil aut tanra d'fficul- tate inter (ceptum, aut tàm den(a caligine inuolutum, quod Scoti ingenium noa po- tuctit penitus infpicerc , acclaré aperire. Antonius Contarenus Venetiarum Patriarcha , Dalmatizque Prim. inEp;ft. ad "Anton.dc Eantis,Scotum oma:um Philofophorum, ac Theol. acuti(fimum appcllat. Chriftophorus Marcellas Archiep. Corcyren(is eidem Antonio (ccibens,ait, Lau- datiffimü,ac extra omnis zquiparation;s aleà pofitá Ioannis S-oti ingeniü nó opus cft mo4O, vc laadibus extollamus, fed do&rina illius cultores a(fiduos comendemus. Hicronymus Magnanus Epi(c. Buducn(is eidem Anton. intcr fidos, inquit,arca-, —— norum diuinorum interpretes Ioannes Duns Scotus nuacupatus nequaquam poftre- .. 4s 9f mas obtnct partes, (i aquilinum incaittum , fi digeftum ftudium bibe v » ad Gcorgius Raguícius in di(put. 2. peripath.c.7. ait, Dum Iuucnis philofophiz ftu-. , 4» 4 derem, atque puru do&trinz Scoticz operam dilgentermauirem, quó me ^ — 55 aptius in (abtilioribus difputationibus, quibus (emper miriticé (am dele&amus, exer- — «^55 ccrem, Scoti emper opinionem tàm in priuatis exerciratiomibus quàm in publicis — «^ congreffibus fum fecutus . , , Antonius Roccusin Prafat.ad lib.Phyf.ait Nec alia de caufa hunc (Scotmm) po- tius,quàm alios Dotorcs fequi decreui, ni(i quia ipfius dodrina , ficuc alijsfubcili- tatc pracellity fic magis peripathetica , firmaque prout ício redolet veritae. — Compendium temporum Rioche libz4. c. 4d : Ioanncs Duns scotus Ord. Min. vir omni fcientia profundus, & peritus, vnde Doctor (ubtilis nuncupatus . Leonardus Leffius Societ. Ic(a in ceníura fcripti Oxonien(is nouiter recogniti , & Scholijs exornatià P. Cauello, ait, Nemo ctt, qui nefciat Scotum eíse co:em in- geniorum,& limam fubtilioris T hcologiz, ac l/hilofophiz , quz in Scholis, & cru- ditis difputationibus maximé triumphare confucuit. I1cobus Philip. Bergoimen(is in Supplem. Chron. Ioannes Duns cognomento Scotus Ord. Min. Thcologorum (ubtiliffimus per hoc tempus velut altec Apollo floruit, & prz cae:eris Theologis (ubüliffima ed.dir, Gregotius onus aurcus in Epiftolis ante Comment.quem in t. Scoti concinna- wit, inquit, Scou ingenium (iac exemplo maximum fontem ingeniorum appello, ;n quo hoc przcipaum, quod ne ; ante illum quem ille imiraretuc , ne4; pott illum qui illum imitari poifety inuentus c ; & ruc(us ; Si ab Scholis auferas peculiares Sco- ti opiniones, reliquam eit, vc ipüus plané difscrendi vías , & occalio langueat. Pafchalinus Regi(clmus Vencius in pralat. ad Repett. Scoti à P. Magiitco Hyc- roni- mem Scotum peculiariter commemorat, qui Subrilis Doctoris , nomen , i tonimo de Ferrarijs Ord.Przd. aceuraté concionatum , inquit, Hic (Hyeron imus ) ' licér cx eorum grege fueritqui fancitosà Diuo Dominico Canones feruare fponté deliberant, tamem (bi videndum ceníuit,quid venuíti afferent , quid (ru&uum pro- ducerent foscundi, ameniq; horti felicium arborum excelfatum concemplationum in agro Eccleiige (atarum à Ioanne Scoto: & infra. Cui namq; Scoti nomen ignotum eft, & quàm difficile üt illi infixum acumen, & innaram fübtilitatem extorquere ? «enim facilius quiuis € manibus Hercul;s clauam excuíscrit. Scaliger exercit. 524. alacre Scou ingenium (quem limam veritatis appellat ) Ariftotclico zquiparat . Cardanus de (ubtilitate lib. 16. Humanorum ingeniorum apices Wig is Ioan. it , ob do&rinam, parque vbique acumen mcritó meruit: & infra , Nec eít vnum genus füb« tilitatis, in quo Authores celebrantur, (ed plura: Aci(toteles ab ingenio,cuius Znut- li Theophrattus , & Scotus. Ioannes Pitfcus Dccanus Liuerduni in. Lotharingia de rcbus Anglicis p.35. q. T. Scotus ingenio ad litteras plané fato, & ad miraculum tubuili , atque acuto, vt non tàm hominem acie mentis ftupendum , quàm inter. Philofophos quendam dixeris Deum: & pauló pott, N;hil cam occultum, & abttrufum , quod perfpicax cius in. genium non penetraucrit, & à tenebris craerit, nil denique tàm nodo(um, quod ille quafi quidam Oedipus non diffoluerit . His igitur de caufis celebriores Orbis Vaierfitates do&trinam Scoti profitentur, ac in antt Doctoris venerationem floret in fingulis Cathedra eius doctrinae dettina- tain Bononienii, Patauina, Romana, Perutina, Papienti , Pifana , Taurinenfi, Fer-' rarienli, & extra Italiam in Complaten(i, Salmaticenii, Conimbricenfi, Vicmenífi, & alijs : de Paritien(i omnium Priucipi quid dicemus ? Antonius Cucharus Epifc. Acernen(isin Elucidar, Virg.p. 2. afSerit, Authore Scoto Vniuocfitatem Parificn- fcm decreto fanciuifse Feftam Immaculatz Conceptionis; ad quod (olemniter ce- lebrandum quotannis fc obttrinxerit , Epiícopo Maitse faccificiam offerente ; & vno €x Magi(tris concionem habente: qua fcítinitas, dum in diem Dominicum incidit á in Conuentu Predicatorum; alijs temporibus in Conuenta Minorum habctur : con- firmat P. Petrus Oyeda Soc. Iciu in (ua informatione pro defenfione Immaculatze Conccpt.fol.62, ex Pelbarto lib, 4. Stellarij p. t. art.3. i* Idcircó mirum non eft, no&e Chrifi Domini Natali Sacratifsima Scruatorem noftrum Icfum fub (pecie paruuli Ioanni Dunf(io Scoto appataiíse, feq. eiufdc oca- lis, oícults, & amplcxibus attreétandum peramanter obtuli(se: vc referunt ex D. Fer- cluo in Vita Scoti c. 5. Philip. de Soía in Chron. Min. lib. 3.p.2. c. 7. loannes à l'o- la in 1. (ent. Paulin. Berti. Ord. S. Aug. in Vita Scotiante 4. lib. (enc. Greg. Ruis in. Epift. ante Comment. in 4.(ent. Scoti, Antonius Cucharas Epifc. Acerncntis in clu- cidar . Virg.p.2. Chrifoph. Moren. de puritate Virg. c.4 $. vl. Sic vque poftalabat obícquentifsimus amor, quo crga Chrifti Matrem flagrabat , ac iplum Dominum Icfum, in cuius etiam laudibus omncs exccfsit Doctores , vt conttat ex his » quz de Óiísima cius anima docet in 3.d. 13. & 14. vbi przter communem dcfcad.t ,lum- mam gratiam pofsibilem ctiam de potentia abíoluta fuifse ibi coilatam; intclleétum &ius videre , quecunque Verbum videt, ac voluntatem fumma fruitione gaudcie, 5 , qua quia funt difficilis probationis, ac preter cominunem viam, (c Doctor cxcutac dcuoxiísimis illis Verbis d. 13. cit.q.2. litt H. Is commendando Cbrijtum malo ex« cedere, quàm deficere d laude fibi dibup EMNM ignorantiam. oportet in alte- rum incidere; quibus exprimit fingul are in Chriitum obfcquium , ob os ait fc li- ius ignorantis nora inuri velle, quàm indcuoti, Ex quo randem tofcrtur DoGtci« nam Scoticam deuotione non minus; quàm fubül.cate císe rcfcitam. " -— OIM Er INDE X TRACT. ET CAD. Capita per paginas, Dubitationes vetà per numeros margine indicantur . PA R S PRIMA. Cap.1 1. De reliquis terminorum Á prietatibus. De attinentibus ad formam Syllogifmi «— Cap.V2. De terminis cóponi^ilibu p.29 Cap.13. Explicantur quidam. terms TRACTATVS I in fcbolis frequentiffimi-p. 3o De Tetminis, ac "Yap z^ TRACTATYS II. ap. 1. Fi uotuplex fit 1 : " P Adag "t Dc Propofitione ,& ciusaffc&ionibus, Dub.1. Qua ditiones [ubeant vattonem termini. — num.i Cap.i. De Nomine, d» Verbo. — p.3t Dub.. £n dentur termini inpropofi- — Dub.t. 4n folum nomen fitum , C7 nj tione mentali . retium [it nomen apud Logi- Cap.2. De terminorum multiplicitate cum V d ratione (ignificatioms. —p-«« — Dub.a. An nomina tra[cendeniia infi- e pon it fignuy d" quotuplex.n. f mtaripofint. ———  — ibid. Dub.2. Qui (int termini mixti interca — Dub.s. 4n Verbum adieliuum , tbegorematicum, &r fyncate- fubflantiuum de fecundo adia orematicum . nó céte fint verba apud Log.n-49 Dub. . Qui fint terminus complexus, Cap. 1. De Oratione quid [it, €" m "n om? plex, . p. - M. L E Tre eio (Hn Aie LEAN TITRE D ^s. 4nOratio fsario dc « 2 , 1 c / P 7 E Sed ponepeat oth deer p ed "^ PRIARIDITR UTE "mai EzI xd. dade d, ie Index: Tra&t. Et p» Inftit. Log. Dub. Vn. Qvalis fit diufio pr-po[itio- - modalis in s ordnen is diui[am . n.61 taii Cp . 6. sud fit itio. : latur « Iuba. 4n dinifio bypoibetica jn Con- dittonalem » copulatinam, C difiuntiinam fit generi aln cies. Cap. 7. De oppofi, tione tabeqricrim e ofimplicium. o. Dub.1. 4n inter contradiGtoria - medium . Dub. 1. Quot fint. fpecies duke. nis, Cap. 8. De a uipollentias e ginnerflo- ne Cai begoricarà fimplicia. p. $2. Diba. Xinomodo ior s fn "- ; traria . n.7 Dsba. An propofitio. affirmatina e to. predicato infinito equipolleat qo megatiu& de praedicato AT € ?contra. 0.74 Cap.9. De oppof[itione, &. lentia , et conuer|tone cat oricar modalium, ac et tbe- carum . . Cap.1o. De fitionibus e om is bus, er injolubilibia. p.58 Dub. i. t5 pro Ius TEC odo contra icahF. ux Dub. 1. m propofitiones: infolubiles (imt t velbypot.  n.84 TRACTATVS III. De Argumentatione ; & cius affc- o[itiones. ex boni Cap. 1. Vid,c quotuplex fit rz j? unientatto- 5 Dub.in. Qus fit confe i4 maie- rialis, formalis. — n.86 ^ 1 De fpeciebus argumentat. p.6x Dub.1« Quot (int argumentationis [pe- cies, T num adinuicem e[Jen- tialiter diflin&ka. n-87.7 feq. Dub.i. £a omnis c gwnenialig. n.99 mentatio. 5.90 Cap. f: De fylloeifin 03 C7 eius principis ———Ó » »bi de figuris .70 Dub.1. P'nde Qut maior, C vinar eiu[dem . in [yllogifmo . 9» Duba. £n rni 1o fit de denis n- logifmi. ibid. Dub.3. 4n detur quarta figura. n-100 Cap.6. De principys regulatiuis fyllo- ifii. p.100 Dub.Pn. Quodnamfit principium pre. Lora regulatiuutm fyllogif- n.101 Cap. 7- Reeule generales, € fpeciales cuiu[ciqs figrá sieur: p.75 Cap. 8. ,Affignantur modi cuiu[cunque ura tum eorum exéplis.».78 Dub.1. 4n modi. fyllogifmorum fimt fufficienter enumerati . n.100 sDub.2. 4n ina.C7 3. figura dentur mo- di indiretià concludentes , fi- PALA pnm a Qu. TIE Ca De induciione modorum jmper- s ferm dd perfe Ps Cap. 10. Devarys fpeciebus fylgims catbegorici. p.55 Dub.Fn. um de^ f llogi ns na ftas vem jio us non fi- per intr 008.17 .i1. De $yllc ifmob otbetico, C7 Wentia fibar- — Index Tra&. Et Cap. Inftic. pe^ inter. distintlionem realem , € rationis . n.130 PARS SECVN DX Dt attinentibus ad materiam $5l- logifmi . TRACTATVS L | De CE Demonftratiuo . TRACTATVS IL OMBRA, Du. 1. Quót fint alpine: ; » € r&cognita . n.2 Cap. 1. Emateriatum remota,tum Dub.2. id de agr Veg oxima Syllegifis To- tur. Ab n CIE 3. Cap. - kr Denece[fitate principiorum,» i de modis perfeitatis. ^ p.1os Dub.i. Qua pra pradicétur in primo modo icendi per fe. nli Dub. 1. JEn modus inirinfecus — gei in primo modo endi perje.- n.1N Lia es ACT 2 INDEX INDEX RER VM ROCA B ] TORN NC Primus pumerus "Partem primam , vel [ecundam indicat Inflitu- "^ * sionum , alter cuero marginalem numerum. A ' Bflratium , € abílratHio, | quid fit cerminus abflractus NA 1.8. abitrahen- tium nà (it mendaciü 1.17. - "I ccidés eft veré, & pro- prie vniuerfale non refpe&u fuorum in- ferioram,(ed (übie&orum 1.18. eius de- finitio explicatur ibid. non tantüm acci- dens fpecificam , fed ctiam genericü fpe- €t ad quintam przdicabile ibid. acci- densaliad predicabile,aliud predicame- tale 1. 21. accidentia cóia duplicia 2. 4 y. "IL Elio predicamentum definitur 1:29. quo fenfu diuidatur in immanentem , & tranfcuntem,vt in eius fpecies ibid.no eft todu&iua termini , fed tran(mutatiua ubie&i ibid, eius proprietas ibid. fumpta pro formali fübicétatur in agente 1. 30. -fequiuoca. qu& fint 1. 12. quo pato zquiuocatio ab amphybologia ditferat. 14. »tnalogia quid fit& terminus analo- gus 1.12. v rgumentatio quid 1.8, tria requirit ibid. confequens differt à con(cquentía ibid.argumentatio, & confequentia quo- tuplex 1.86. (pecies eius quataor,& qua 1.87. dilemma non cft (pccies ar tationis à ca-teris diftincta ibid. omnes alig reducuntur ad fylogitmum 1.88.0m nisconícquentia eft argumentatio r. 89. eius regula 1.90.& (cq. quando liceat ar- Bumentari ex .(uppofitione 1mpoffibili 1.93.cft infttumentum (ciendi ceteris prae I.116. Ars ett circa fa&ibilia 2. 8. ars inuc- niendi medium 1.123. ars bené di(putans di 1.124. i; «A [cen[ssy 7" defcen[us quid ,'& quo- tuplex 1.9. bu MUS ; vt! prauitas ad com pectinet,vecicas,vel falfirasad 1 quens Vis 2: ; Y J£A[a duplex ineflendo vc! in de (cendo 1. 15. ineffendo imsdtiiex 1.19. ex quolibet genere caufz. pote(l fu. mi medium pro demonflratione ibd, . Circulus quid fit, & quomodo differat à regreffu 2.2 4. non eft admittendus ibid. Cognitio intelicctiua tcia babet inftew- menta directiva 1.1 16. : Cenclufio quid fit 1. 99. eft de e(Tentia fyllogifm: ibid. 1 Concretum quid fit , & quomodo dif- ferat terminus cocretus ab abflra&o 1.8, Connotatiuwm quid fit 1.9. noncoin- cidit cum concreto ibid. neque cum re- 7atiuo 1. 10. : i Con[equens, & con(equentia quomo- do differant 1. 8$. Conftquentia duplex 1.86. tenct conícquentia a. poficione in- ferioris ad politionem füpertoris , non é contra 1.92. & a negatione fupctioris ad negauoncem inferioris , non € cons tra ibidem , nunquam diflinguitur confe qucntiayfed confequens t. 115. Contraria alia inediata ,alia immedia- tà 1. 47. .D : Éfinit10 c(t inftrumentam (ciendi. 1.126 D fit,& quotuplex. 1.127 Ol cius conditioncs . 1.128 Defenon affirmat,ütc negat. — 2.19 Demonjiratio inter omacs fyllogiini (vecics,eft principalior . ZI Duplex eft propier quid, & quia. — 2.31. Propter quid definitur. .. ibid. Debet cile cx veris mmediatis&c. 1. 32 D«cmótttatio Quis quad uie quouplex« Alo Vi. INDEX "Varia vtrinfque di(crimina . 1.17 - JDenominatina quz. I:10 De[criptio; vide Dcfinitio . Determinatio triplex diftrahens , dimi- nucns, & ccnirahens . 1.41 Di Mei enti quid fit, & quotuplcx. 1.16 |. Vt eft tertium vniucrfale Epmmrbendk " mom tam genericamyquam4 d ei Dicit partemeffentiz formalem. ibd. Differentia formalis non. pertinet ad quodquid cft . 11$ oni non eft (pecies argumentatio- nis à cocteris diftindta. 1.8  ifcur Ws , vide Argumentatio, Vade mod fit& quotuplex. 1.130 modalis à Recentioribus aí- fignata cft realis. ibid. id fit diflin&io formalis ex natura ci apud Scotiftas . 1.131 Quo fenfu ponenda fit media inter rea- lem, & rationis ibid. uif, Ys Oral fciendi. 1.126 & quotu 1.119 ; 2s conditiones, ex ibid. E $ per accidens nequit. effc fübie- B um nec przdicatum iopettiteh per fc. pev 2, 1I Finem ft (pecicsargumentationis. j -Eft: irpumentatio formalis. 1.97 Enunciatio quid fit, & c uocaplex . i YA ldem eq uod popol tio, Qao sé(u dici poffit ab i [s diffrre. a. Noneft inftrumentum Íciendi,. 1.116 Error quot modiscirca predicatum vní- ueríale contingat. 120 Exemplum . ít fpecies einem nis, X qualis. "E Eftargumentatio formalis. 1.97 E F "A llacia quid, & quotu ^ F em giae in E lex. I »t 100 ! uatta non datur . ibid, Forms propoutiogs qu « 157 AERF M Envs definitur. Non dicit v ay effentiam rei ^ U partem material Lou ct fuptemum,medium Ri "3 mum ibid. Genera diuerforum prdicamentoruar nullam habent commupem differentia conftitatiuam , aut diuifigam , neque communcs fpecics . 135 Sabordinata communes habcat diffecen ve fuperiorum generum conftituti- ibid. eh Metaphylici quidicantur, 1.12 H iT pesdivmvecins definitur, & cius fpecics , & affcGtioncs affi. P eftiui j nítitaitur M ober venei d bic&um fiu fit valasccidenalin iud fabftantialis. ibid. Quid fit habitus pro prima ; tm fpecie. á Habitueintellectus (unt quiuque. ud I | arca ems quien. Eius illi ibid: Indiuiduum (abütantiz eft iocommuni- cabile , & indiuiduum accidentis par« timeft  communicabile, partim incom- me 3: Indudioclt f carre pi exemplodifferae. — 1.87: id tit, & quz eius conditiones. 1.9.4 Dicitur afcen(us, & oppo(itus arguendi: : modus de(cenfus . 1.95: Quid;& quotuplex (it vterque, — ibid. Ett argumentatio fotmalis, 1.96 Jnflyumentum , fcà modus fciendiquid - fit. I.016 Ea triplex dcfinitio , diui fio, argamen- "tario. ibid. Hec cft alioram efficacius, ibid. Eie wiplicem | habet eee 1.85 Nihil cft in intelle&u, quod prius non fuerit —— — e. o o "faerit infenfü. — s 19 Éntentio duplex;prima;& fecunda. 1.11 L LT tópicus quid , & quotuplex . 2.34 rU A Quid. incrinfecus quid . uid locus extriníecus; : 2.46 Locus à definitione.ad. definitum potet effc quoq; de monftratiuus , 137 Locus arguendi à .commwtata propor- tione. 2.36 (2.49 Locusmedius, |... 1. (o y, proximé verfatur circ& terminos tales, . Ó I. M M "Ittería propofitionum que, & quo- tuplex . 1.7 Metbodns non eft inftrumentum íciendi à cectcris condiftin&tum « 1.126 Modus propofitionis dcfinirur,& diuidi- tur .' 1.$9 Modüs,& figura fyllogifmi. |. 1.1300 Qiondor dent. dire&té concludere , 'é&qui non, 1.10$ Suflicientia modo in fingulis figuris 1. IIO Etiam infecunda , & tertia figura darí poflant modi indire&té concludentes « I4 11I ; ) Modus (ciendi,quid,& quotuplex. 1. 26 odi dicendi. per. íe fuse. explicantur . 2, 12.& feq. Quozoam fint propo(itiones primi mo« is 2«13. & feq. Quo pacto modus intrinfecus pradicc- ; tur dere ingrimro modo . 11$ Gradus primi modi. ibid, Q:z in propoütiones (ccundi modi . E 2 Qua ceriij, | 1.17 Quarius modus explicatus cum eius gra- dibus . 1418 Eius diictiiená fecundo, 4.19 Explicantor modi peraccidens, — 2.20 N Ecelfitas principiorum -demonflra- tjonis . falis, & quanta , 1.1 en dcttarcar, ..1«46 -&aíus nominis nop (unt. veré nomma. -abid. .. e id b o3 kh "Franfcendentia vtiq« quat etiam infini- * - tati poffunt . rovc spe "Notiora nobis, & notiota Quaque di. cantur, 2.34 Oo Cy vitalis nos efl aQio pro». prié dicta , fed tantum zquiuoce , & grammaticaliter. - 1.29 Oycratio intclle&tus triplex 1.85 Opinio quid it: ; & quomodoà fcientia differat , 18.&31 Idem obic&um effe potefl fcibile , & opinabile íub diuerfa ratione. — ibid. orte propofitionis , Vide Propo- IO, jt m Oratio definitur. 1./0 pes nece(farió conflar nomine, & ver- o . J Hi L] $ I Alia perfcGa;aliaámperfedia. — r,$z Perfc&ta vcl non enuncíatiua , vel enun- c.atiua;qua fola efl propofitio. ibid. Vide Propofitio; Enunciatio. A[fio przdicamentum definitur , ac P cius Í pecics enunciantur , 1,30 Subiectatur iti paífo, ibid, — Paffio pro proprietate, Vide Proprium. "Pofitio de genere quantitatis quo pato differat à politione de genere Situs . n 33- 8 Precognmtiones quz, & quot. P.acognita (unt tria ig Quid de fingulis przcognofcatur. 144. & 5. T'radicabile, Vide Vmuerfale. Tradicamentumquidfit, — -—— 1, DPeecm func rerum praedicamenta. ibid. Cuius mmeri. efficax fufficientia a(fi- gnari non potcft . ibi Przdicameoti. firuGura. explicatur « M ibid. - TD n" Pr«dicariinquid;& inquale quomodo differant . co cde34 Priedicataiopica quatuor.  ; 1.3* T»«dicatio duplexalia directa, & matu- ralis , alainairecta , & nonpaturalis - 1.11 Przdicatum. vniuet(ale. pofteriorifti- «umquodmam it." — -. | .,.2,20 PramiljA demonitracionis debent eic ncccíiariz . 1.11 i; pet fe, & f ir EE LE INDEX Debent effe vetz . 2212 Primz ,& immediatz . ibid. rite debeant caufiz conclu- 2.23 qudm demonftrationis quid (iu, & -quotuplex , (RIO «Eius proprietas. 1:11 "Tres gradus neceffi ratiseius, ibid. ADebct effe primum , & indemonftcabde oer Y , vcl falüm virualitet «2» LZ ilia propria ; alia communia . Problema d firy& quotuplex, 23 "Propo[itio dctinitur bifariam . 15 Quiz definitio fit etlencialis, bid. Ligenk ,& falüias paRioncs cias fuat. ys $a. Q:z itrinfecé (unt in propofitiooe mé tali , acin vocalis icripta folàm ex- trinfecé, ibid. N propelitio vocalis de rigore ícr- is clt vera, vel falfa. ibid, iditur in car begoricam, & brpotitl ó ic m ficut in fi * Cxicgorica dcus - 1E Alia cit de fc. undo adiacemtcglia de tertio . | Eus materia, & Ein sed * Wasdeclaramcut . 1.57 rom. propolitionum im materia nc- ,& flbili . deid.. «ctíaria, concingeàti impo in affirmatiuam , & negati- uam, eram, & aliam vaiucríalem ,& s "pi qualis fic 1fta diuifio . Diuiditur ir naturalem,& innaturalem, | s inabíoluam, & modalem, & hz non differuo: [pecic. 1,58 me modalis definitur, & eius imo- atfiznamus. *$9 - Dupliciter confici poteft. 1.60 E pieds leet qualitas, 1. 61 , bec & ppp vi in 1461 dodici. Wi feifus compofírus & yeu , ' modalibus, Fioorieccadefiiur ;& dsleb. € | i mitería yquamitas, & adis i. 6; RERUM Eius regula. 1.45 d and mu generis in fpecies, 167: E secar oppofitio definicur, 1.68 quadruplex. 1.69 od am atn explicatur. ibide - E xplicatur contraria , (ubcontraria H L- ^ fübalterna, Sola contradictoria , & contraria rie verz oppoficiones . 171 Oppofíiio fignorum quantitatis — ibid. Modaliam oppofitio. 1.77 H ypotheticaram velia » 1.85 Propofition:s zui; ia.quid fit ,a€ ^musregulz.. - 17i - xS ;- Pit itd fubcontratia " i 2 diquie fimplicibus ncgatius de " pradicato fito zuipollec aifirimati- uz de przdicato ioiebo, & écontrà , non in compoflitis. 74 4Equipolientia modaliam quomodo frate 8 Moralis quomodo ad de inelfe redaca- tür . ».81 Propofitioaísconueríio quid, & quocu- plex. 1$ Eius rcgulz . 1.76 Conuecrto modalium quomodo fia: . 1. 79 Pro ne expoaibilisquid , & qu ex. , 2 Formaliter eft cathegorica , virtualiter hypothetica - ibid. Earum oppotitio . 1. 83 Infolubilis quid & quotuplex. —— 1.84 Propofiiode: omni Bofteniotiftico quid t 211 Quid (it propofítio per fe . ibid. Propoütio pcr fe non conuertitur ir fitionem per fe . 21.19 Quidi fit propofitto íccundum — — lum. Quid prcopofitio probabilis . * : T "Proprium Vt vniuctiale non diftinguitur accidente per conuesubiliter prz- dicari . ):3 jattüor eius modi. 1.17 'Solüm quarto modo conft ignit vniucc- fale. ibid. Conftituitar in ratione proprij per pi €- dicari comucttibili cr aon anicin n E tionc vn;ucrlals, ib; Si fd sen dindih  c-——— Q— NOT.4231LIF.,. ic antem Conflituitur per accidere om- P idoli, & femper. ibid. Nteft quarum vniuerfale comprehen- dit proprium tam genericum » qoam fpecificum. ibid. Proprium prazdicatur de fabie&o in (c- «undo modo dicendiperfe, ^— 4,16 id. & 25 Affectioncs autem trcs affignantur . 1, 26 . Qualitas propofitionum qua, 1.57 enti definitur, ; 112 iuiditur in contínuam , & diícretà ib. Farundübdiuifiones,& fpecies. | ibid. Eiwsaffc&ionesaffignantur. — r.25 Quantitas propofitionum. m 1.f7 Qnánde pradicarentum definitur, 1.51 Eius fpecies, & atfe&tioncs a fignantur. ibid. nsfliones (ant quatuor. : a. 218 gs quaítio - medij. A.19 Eduplic atio in terminis quam virta- R tem habeat. 1.44 Sen(us rcduplicatiuus quófniodo rat à fpecificaciuo. "ibid. Regreffus: quotmodo- differat à circulo, 2.24; Regula anteprzdicamentales explican- tur, ! 1.3f Relatio quidfit, — . 1.37 Alia realis,alia rationis. ibid, Ralis tres haabet conditiones. | ibid. etiam duplex cft actaalis » & apti- tudinalis item alia prz dicamentalis ja- lia cran(cendenialis, ibid. Pradicameonralis item alia intrinfecus. , alia cxtrin(ccus aducnieus , ibid. Ad rclationem quarti przdicaméti biet tuor CXiguntur conditiones. ibid, Aielaiina quid finc. 1.217 An triacenfderaridebent. — ibid, «fíc;alia fccundum dici . Et rurfasalia mutu,alia nonmutua;, & . dcniq jalia zquiparamigsalia difquipa. tanus, i ibid. Res , & rciliias quomodo differant. i. Be. Lia V alitas definitur. 124 Q Eius (pecies, vgl modi funt quatuor, 5 C: datur de nouo, 1.6 Quid nr. 227 Scirc tripliciter fumi poteft. ib:d, Dittinguuarab aljs habiübus intcli - é&us. 2. 8 Signum definitur. Duplex eft foraiile  & inflrumeor ibid. ] Et hoc rui(us duplex naturale, & ad pla. citum. his 8 Caufa , & cfic&tus fürj (ibi inuicem fj - gni, ibid. Situs prz dicamentnm definitur. 1.32 Quo paéto diftingvatur à potione de genere quantitatis, ibid. ken forte affc&iones affigoantuc , ibid, Alia quedam explicatio prz dicamenti Situs. dbid. Species duplex (übijcibilis, & peadicabi- dig: : : 1:13 Jr, alc. Vtraq. definitur, id, Subi jcibilis triplex eft,fi uptema media, & infima. ibid, Pradicabilis vna tantum,f. infima ; & fpecialiffima , & hzc fola (ecundu m s . ' vniuerfale conttituit. ibid. Dicit totam eflentiam fuorum infcrio- rum, 2 z " ibid. Subalternans (cientia qua fit; & que (ub- alternata. 35. Sui fl antia predicamentalis quid fit.1.20 Diuiditut i0 primam, & iecundam. ibid. Singulz cius proptictates declarantur, 1.2] s "2 Superius dicitur de inferiori,'& quicquid peace dc 1pío, vt de [vbicéto, Pp dicatür de omni contento fub eo. ur Quo pado intcllizenda (t hzc regula. ibid. - Suppofitio quid fit. 1.32- Sibpoliti, & iiguificatio n6 funt Ned Conucnit termino foljm in prop: ne. - di. Siomode adic iuis competere poffit. : idi . 27 t.2 p 12 2 e £t uotuplxfür. . —  —1389&feq.* Noablie diícrimen inter Minis . dctcrminatam,& €Coofufam. ^ r39 - $yllogijmns eh ciesergmenen 17 INDEX RERVJA NOT«A43. Diuiditur in cathegoricam,& hypothe- ticum, : I. Quid fit (yllogi(mus cathegoricus.ibid. Quot eius principia conftitutiua, 1. 99 uid figura& modus illius, — 1.100 "Triplex eft cius figura,nec datur quarta. ib. Eius principia regulatiua duo 1.101 Et vtraque idon:a,& necefaria — 1. 102 Regulz generales cuiufcunque figura . .03.103. tcgulz (pcciales . 1. 107. modi carum .1.108. exempla fingulorum. 1. ' 109. füfficientia eorum. t. 110. rcdu- &io imperfe&orum ad perfc&os. 1. 112.duobus modis fieri pót. 1. 113.re- . de&io per impoffibile quomodo fiat. 1,114. vatig fpecics (yllogifmi cathe- " gorici, 1.1 f.& feq.quid, & quotuplex tfyllogifmus expofitorius. r, 116. eps quotuplex hypotheticus.1. 118 quz diuifiones fyliog:fmi fint cíientia . les, & qua accidentales.1. 1 20.fyllogit tus topicus quid, & quotuplex. 2.3 1. quomodo d.flcrat à ropico , & clen- Cho.ibid.materia cius duplex. ibid. [yl- ' lozifmus fophifticus quid , & quotu- plex 2.51 * Cose quid fit, Vide Quando ; Teminu dcfinitur, I.I Copula proprié non efi terminus . ibid. Icc adacrbiaycóiü&tiones.& fimilia, 1.2 Nomen fübftant uum extrà propofitio- nem dici potcft tetminus . ib d, Diiditur in mentalem vocalem, & (cri- ptum, [3I T Mcatalis in obiectiaum,!& formalem, & hic in vltimatü,& non vItimatom, ib. &n propofitio n:étalis terminos habcat. ibid. Vocals jtem in figmficatinum j & non fignificatiuum . 1.4 Ilic ruríus vcl cft naturaliter  velad pla- citum fgnif:catiuus, SI Hic ctiam vcl eftcathc gorematicus, vel fyncachegorcmaticus, ve! mixtus. 1.6 Cathegorcmacicus alter. cóplexus , akcr incomplexus, 1.7 . Ethic altcr finitus, alter infinitus. ibid, lié altec eft concrets , aitec abitrattus. * 1-8. altcr abiolutus , coanotatiuus al- tcr. 1:9. Ouincs abflraéti (unt abíola- lutioné contiàjncc onncsconaota- — 7 I3 ^ * tiui (unt concreti, bid. Item alter dez nominans;alter denominatiuus , 1,10 Item vnus cóis, alter fingulars, 1.1 Ille vel ttanfcendens , vel limiratus, ifte vel determinstus , vel collectiuus, vel vagüs.ibid, Communis item vel vni- uocus, vel equiuocus, vcl analogus. r, 112. Demum altct prima, alter (ccun dz intentionis. ibid. « Terminorum quidam funt pertinentes , & quidam impertinentes. 1.36 Terminorum ftatus , ampliatio , diftra- &io,re(iri&:0, & a. pellatio. 1.45, & Ícq. Termini exclufuui , excepriui , & reduplicatiui, 1.44 Alij tecmini inter difputandi frequena(- fimi explicantur , 1.4 $.K feq. Totum quatuplex., 1.39 Bi predicamentum definitur,ac e'us fpecies , & aflc&ioncs affignantur , 1.33 Ferbum defintur. 1, 18. Quofenfüin . propolitione neceffaria dicatur abíol ui à temporc.ib d, Infinitart poreft in- trà propofitoncm, 1.49 Veritas, & faltitas (unt prorofitionisaf- fc&ionemy non autem differentiz e(- fentiales. 1.53 Sunt intrinfecé in propofitione mentali, extriníccé tolumin vocali , & fcripta. 144 GUN Zn:0 przdicati cum fübiecto in propo. fitione eft copula, 1.57 Vnuerfale quotuplex., 1413 Sufficientia quinque vniuerfalium, ibid. Genus,fpecies,& differentia font vniucr- falia effentialta;propr ium; & accidens accidentalia. 117 Pradicari conuettibil:ter de fuis inferio- ribus repugnat rationi vniuerfalis. 1. 13.& 17. Quilibet tcrminus communis , (cà vni- ucríalis duo habet. fignificata immc- diatum.(:& mediatum. 1.38 Sub termiao: communi fimpliciter fup» ponente non licet de(cendere ; bené tamen fub termino fupponente abío- luté . .- jbid. V niuoca quae fint . 1.12. Voces nedum ad placitum , fed,etiam na- - turaliter tignificare pollunt . & $$ e INDEX DISP. QVZ55T- ET. ART. IN HOC OPEKE CONTENTORVM. Quefl. Trobem, a4 Faiserfam Jarift. ' Logicam. 139 CA Rc ss De varijs Logic nominibus & acceptionibus. ; 140 Art. ». Define Logic . E 147 Art. 5. Deadzquato Logicz obie&o. 151 Art. 4. De effentia Logica.An fit ícientia. 76$  - : Ait. s. De qualitate Logice, An fitfcien- tia realis, & fpeculatiua. 171 fut. 6... Deneceffitate)& vtilitate Logicz, ciufq; partitione . 179 P 1. De modis , fen inftrumentis ciendi. 18; Quzsftio i. Quid,& quotuplex fit modus , feu ieitameetum Ici endi. ibid. Quzít. z. Qualiter inftrumenta przfata dire&ioni cognitionis inferuiant. 159 Quzft. 5. Quodnam horum inflrumento- xum fit perfectius. 192 Quaft. 4. Dedefinitione. 195 Art. 1. An fit , quid fit definitio, & quo- tuplex . . Art. z. Demodo conftruendi , & inucfti gandi definitionem , ü 139 Art, 5. Quznam proprié definiri poffint . z0 «w Quat. 5. De diuifione. 107 Art. 1. Quid , & quotuplex fit diuifio , exiíq; leges. 20$ Art. 2. Qd ; & quotuplex fic diftin&tio . 212 'zft.6. De ordine, & methodo proce- iinfacultatibustradendis. — 251 Difp.z. De vocibus , &* communibus earum affetlionibus, 139 Quaft 1. Quid voces figaificent , & quo- modo, .i aures, vel conceptus , & num -matuial tet,vel ad placitum. ibid, d. 2. Quid immportet vocis fignifica- tio,& quo.nodo cxcrceacur , 23. Quat. 5. Dc perfcétione, & imperfectio" ne vocum1a-ftzuificando . 2.247 zit. 4, De nomimbus zquiuocis , vni- Mocisac corum fignificatis. 252 Art. 1. Exami^atur peculiariter natura zquiuocorim. pt 154 Art.i. Examinatur peculiatiter natura yniuocorum , 256 Quzft. ;. Deanalogis, ac eorum analogia- o 216 Art. 1. Quid fit analogum, & analogia, & quotuplex. ibid. Art.2. Numanalogum dicere poffit cone ' ceptum vnum ab analogatis pracifum , 271 Art. 7. An, & quomodo analogum mediet iater vníiuocum, & zqniuocum. 276 Quzít. 6. Explicatur natura denominati- uorum. 28r Art. 1. An denominatiua vniuocé przdi- centar,& num medient inter vniuoca, & zquiuoca . ; . 284 Art. 2. De principali fimnificato concreti accidentalis , & radice vnitatis,ac plura- litatis eius . 28$ Difp. 3. De ente rationis, C fecundis in- tentionibus . 191 Quat. 1. An detur ens rationis , & quale effe habeat. 292 Quat. 2. Quid fit formaliter ens rationis y. & in quoius effentiaconfifta, — 157 Art. 1. Ems rationis formaliternon con- fiftere 1n extrinfeca denominatione , neq; in aliqua relatione cx ca refultante 1n rebus. 199 Art. 2. Statuitur,& declaratur formalitas entis rarionis. : 30$ Quaft. 3. Num ens rationis habeat caufas fui effe,& quas. — TS Quaft. 4... An folus intelle&us efficiat ens rationis, & quibus actibus. 2316 Art. 1, Refclutio quafiti de potentia en-* tis rationis cffe&rice. — 312 Art. 2. Rcfolutio quafiti de actu, quo fit ensrationis. — 314. Quatt. 5. An quilibet iatelleQus poffit ens .Tationisefficere, —— 2329 Quat. 6. Anens rationis habeat. proprias: - aífcdiones, & qua Gnt . 336 uzlt. 7. c 1 Quit. 8. D« ptacipua fpecie entis tatio nis, 3» dicitur fcgunc gap 34 2 Mt Q.iotuples fic ens rationis. x es p e | NOD £ X : at. 1. Quid fit ;. inteutió,quomodofa fus &a differat . t. s. Vbi conferuntur 2. intentiones ra primis,& ad fc inuicem. 3$4 Difp. 7i De vniuer[alibus in communi. 359 fot i. Andetur vainerfale à parte rei: Pos t; Refolutio quafiti de vniuerlali in  effendo. ibid. Art, 2; Refolutio quzfiti de vniuerali irf pradicando. 368 Las igno confiftat effentia aor 3 " Vniierl Logicuni iini quid relatiuum effc . rt. 2. Relatio irieffendi vniuerfale était xui; pradícandi eft paffio . 377 Art. 5. Effe in actu, & aptitudine conftituit c dici de aptitudine M z afhió ; Cist. 3. Per quémaéctuni intelle&us fiac .vhiuerfale in adu . 358 »xzft. 4. Quibus naturis poffit applicari intentio vniuerfalis. Quat. s. Ar vninerfale re&e,ac fuficien- ter in quingi vaiuerfalia diuidatur ; M , Predicabilia . uéft. 6. Anhec dinifio fit generis in i ties , & immediata; bip j. DX vniuer[alibus in podia 414 ad^ 4. fjeticicré: EU Art. t. og ar definiri poffit ; & - fenfu hic definiatur. Att... An definitio getieris fit re&té E: Mts. T uoniodo genus gredicetur 5 didiui uis. 428 ^ M ego varia quefita de gene4 ne eus. i. De fpeci Art.i.An fpecies Pe tiui didis, &prédici- bilis re&é definiantur, 444 Art. 2. Pet qua conftitaatur'in effe 2. vni- "ES m vt (ubijcibilis, vel pradicas 448 ML. an fpecies in vníco indiuiduo , & genus in vnica fpecie cónferuari poiiat , 453 Art. 4. Qao fenía, & anre&é hic dcfinta- tur indiuiduum à P'orpb. 461 Quat. 4. De Proprio. Quatft. ;. De Differen 46d ET aoododa Dodo addis diuidat gc- : nüs. . Att. 2. Quomodo differentia fimul Ez geitere conftituat (peciem ; vbide com- pofitione Metaphyfica. 475 Art. 3. Quomodo dmn diftinguat fpeciem abalijs; vbi de mutua przcifios negeneris, & d. fferentiz, & dilerenda« rum fuperioris, & iofexioris.. 483 Art. 4. Quomado differentia pradicctur depluribus, 49d $ Art. t, Agitur de proprio in rafionc so prij,feu pro natura reali,& prefertim de diftin&tione ipfius à fubie&to. 456 Art.z. Agitur deproprio inratione vni- uerfalis; $o$ Quaft, s. Be Accidente. $09 Art. 1, AD accidens potiatur ratione vni- uerfalis;& vttale definiatur à Porph . & Are&ée ; ibid, rt.2. Quibus naturis conueniat vniner- falitas accidentis ,& refpe&u quorü.s 14: bifp.6. De Predicamentis in Communi j (A 9 antepredicamentis. $18 zíl.i. Quot fit praedicamenta, — $£3 qu. 1 Cedo aman firit iri- ter fe difhindta. $22 Quat, j. Quz rof, Gc duofbodo reponan- tur ia [rc $ &t t. Condi Tonct epdaibilum i ti - disinA nantuf; Art.z. Conítru&tio przdic. $n cehpini ^E , vel concretis determinatur '; Aust. 4. De diuifionibüs ,& regulis antes pradicam. $37 Difp.7. Dt predicamentis ín particu p. iC primo de abfolutis « E Quz&. s. De Subílantid; Art. 1; De get tn (foo pon d ác cius fpeciebu Aft. Quofenfu i dioidatuf "m 5s ptimám;& fccuridam,& vtraq. híc defi- niátur,ac Via alteri comparetür. — 4/3 Art, 3. Declarantur ye 5 Kats uat. i De quantitaté AP A. Art. i. Án diamia conn difefécà ed (jets huimsprzdicam. s71 idfit quantitás continu , X quà K &EOJEdMXS ^ '&uz fpecescius. $34 Att. 4. -Declarantur proprietátes , & at- tributa quantitatis, . $5 Duzft. ;. De qualitate. 6o1 "Att, 1. Quid fic qualitas, vt eft füpremum genus huius przdicamenti. ibid. Art. 2. Explicantur quacuor: comibinatio- ncs,in quas diuiditur qualitas. 60$ Art. 5. An pratata druiíto fit fuficiens, & Weregeneris infpecies. — 6it Art. 4. Affectiones,& attributa qualitatis " dedarantur. $15 Difp. 8. Depradicameutis refpeGinis, TEE Quzft..r. Quidfie relacio'realis , & quotu- plex, vbi difcrimen affignatur inter, prz- dicamentalem, & trantcendetalem. ibid, Quztt. 2. c VE fit idepritas re» lationyar cfanfcendencaliam cum rebus, 622 ^ Qr a(.s. Aürefatio'predicám fit acci dens extremis eiu s fuperadditum,& ab d$ rc- - ipfa condiftiactuim. $212 627 Art. 1. Relatio prasdicam. eft aceidens ab axtremis reipfa condi (tin&tum. 628 A:t.z. Nomiaaliam fundamenta dirüün- tur « : 636 Quzft 4. xn relatio pradicám. confticuatá? "per etfi, vel «2, vel per vtr $5645 Quz. 5. To 3 coníüderatur relatio ex " parte fubieé&tr fea fandametiei ;-' "auo - hi "s fubi Pie relationis Me ef ; feeas rale, & fiaitum , ità quód nequea! 'effzidfinitum. MTM. " » Art 2. An. fübiectum relationis eff: de- RM hoc abfolutü, ita qued nequeat cffe refpe&tiuüm . 6; zt e In dia confideratur relatto & arte termint, ^ i* "$60 Art. 7. An relatio realis neceffario petac "rpm realem , &a&ts exillentem , ibid. Art. 2. An vna , & eadem uumero relatio poffit plures refpicereterminos. ^ 663 Art. 3. Anterminus relationem terminet fib ratione abfoluta, vel paced 670 Quat. 7. Vbi confideratur relatio ex parte vtriufq; extremi quo ad corum diftin- &ionem ib inaicem. 629 Quxít. 8. Quotuplex fit relatio przdica: & quz nam coaftituat quartum przdi. camentum. 684 (uut. 9. Qiot nam-fit. fupremum genus quicu prgdicam, & an ab Arift. it rede definitum . 6*3 Quat. io. Quot,& quz fiut gertera,& fpc cies relationum quarti przdicam. | 695 Art. 1. Vnde fumenda fit vnitas, vel diitin &io fpccifica reclationum, . ibid, * Art.2. Declarantur tres modi relatino- rumab arift. y. Mer. affignati. |/69t «Art. 3. An przfatitresmodi fufficienter affignentur,ac velut adzquata , & pro- pria genera quarti przdicam 799 Quat. 17. Dcclarancur affeétiones relati. uorum. 7i Quett, 12. De vleiniis fex przdicaméntis.. 79... NE. Art.:. Quid formaliter dicant yltima fcx praedicam. — — ibid. Art.2. De fngulis fex przdicamentis . 713 Difp.9. De pofipradicamentis ».' 742. iot, De oppofieis. s 5! Pid. SEA Keatiuz , & contraria oppofitio ; declaratur. . 2v 43 Art. 1. Prifatiuz , & coptrádi&oriz Op- pofitio explicatur . xS HN d 3 apad 2. Dé modis prioris. 74 Arc. 1. Declarario priorifatis naturz. 7 5$ hit, 2. Quidfit prioritas origiis. 760 Quelios. De modis fini. ^ — ^ zm Difp. 1o. De eniaiciationé. — — 76i Qu'eftio v. An eniinciád fit éds reale jvel - rationis . AN A 1 M Queftio: De veritate;& falfitate: — ibid. Art. r. An veritasfit in conceptu. fottna- ' li,veF obiéctido 765 Afr.z. An cnunciatio poffit de vera mu-- "rani in falfam;s e Cóntrà. 36 Art. 3. Quid fortalicer fic Veritas "ronis . 223] C5 $83 Art, 4. An propofitiones defuturo con- tingenti abfoluto fint determinaté vcre, velfalfe . - .289 Quattio ;. De regulis bone predicationis ad veras enunciationes cfliciendas. 795 Art. t. An concreta poffint de alijs con- cretis,& de abflrad sprzdicari. — 7.4 Arr. 2. An abflracta poffiat de concretis , & alijs ablltractis predicari . $01 ifp.11. De fyllogifmo in communi , E: en Mort , . 807 Ln dat icon S ba Qse- EM ——— o — À —À Á€— ——————— - ; : PN D E X. .Queltios. Anaffenfus concluf. debcat effe d ftin&us ab a(fenfu przmiffarum. 812 Quslio y. n premiffe (int caufa concluf. | &in quo generecauíe . $77 Qugítio 4. An premiffe debeant prius co- -: gnofci,quàm conclufio. $20 Queftio y. n affcníus premiffarumnecef- * fitet iutelle&um ad affentum  concluf. ($2 Difp.ix. De$cientits. . . 0 $39 Qoeítio :. Quid it fcientia. — - ibid. ucítio . Defubie&o fcientie. — 853 » attt. 1. Quid , & quotuplex fit fübietum fcientiz . 834 efrt.i. fn de fübie&o debeat przcogno- Íci qwi« eff (cu exiftentia . 838 Ait. 3. 4n fubicctum debcat habere quid so get 4 841 art. 4. fn fübie&tum debeat continere , primó virtualiter omnes veritates fcien- , «utc. $47 dirt. f. 4n abiectum debeat effe neceffa- trf num * $ , efit.é. A— fubiectumrefpiciat o.n nia confiderata in fcientia . $:3 io s. De vnitate fcientie. 357 Art. «, Vnde fumenda fit vnitas & fpeci- ficatio fcientie . $9 . att. 2. ^n fcientia fit vna fimplex quaii- «s. , 864 , hic. 5. Quilis fit vnitas fcientie totalis. . 470 Qusítio 4. De fubalternatione fcientia- rum . 372 afit. c. Explicantur prime dg conditio- nes. j J Art. 2. Tert korr aea pd r4 (oeftio ;. üifione (cientig in pra&ti- $91 Act 3. Quid fit praxis. 115 4frt. 2. Quid fit , & vadefumenda ratio pra&dici, X fpeculatiui. 431 «rt. 3. "fn. practicum , & fpeculatiuum conueniahtícientie,$& quomodo . —|.4;7 Difp.xg. De Demonflratione, — 904 Queftio r. De effentia, & (peciebus demon ftrationis . 90 $ Art. r, Quid fit demonfítratio preprer quid & quia. ibid. frt. 2. Quot fint fpecies demonfítratio- nis , 9o4 Queilioz. De terminis dcmonftrationis 7 914 4trt.1, De medio demonftrationis ,Preptce wid, ibid. Art. 2. De medio demonftrationis pocif- fime. a6 Art.2 De maiori extremo demonflra- tio iis. gas Queftio s. De premiifis demon(trations T $2; . : art. 1. Explicaturprimitas , & immedia- tio premiffirum , vbi de propofitione ric nota 1D1 J. pe [ 2o. Pid Art. 2, Cetere conditiones dilucidantur. 631 Queftio ,. Dccirculo, & regrcffa demone ftratiuo. $36 Difp. 14. De fyllogifmo topicoy 2 elen- [4 . 94A uo 1, Quid fic opinio, & quomodo à cientia differat . s ib Q:eitio s. 4n ícientia , & opinio poffint eff. fimul de eodem obic&to. 94$ Queflio y. quid fit error , & quomodo à. ientia, X opinione 91? .)- (^0 (Qd ay Se quN- DOEeX us RERVM NOTABILIVM:; Prior numerus Diíputationem fignificat , a!ter veró margina- kem numerum , przterquam ín quaft. Prohoem. vbi citatur tantüm marginalis . à A [^ Büra&io multiplex 10.59. in Livni € accidentib. abf[olutis fft du UT lex abfirattio im relatis triplex ibid. &9 €o«terminus.vltimatà abe flratius quid fit ibid: accidentalta media abflraGiione abflratia concere nunt [i generica [untypropria indiuidua,C7 Jpecies ; at [ubflantialia fo- làm propria [rg ria 10.61. quomodo abfiratta pradicentur , € fubijciantur in propofition:b. reJpeGiu comcretorum 10.64. 7 feq. quomodo abftratia de feinuie "eem 10.73. 7 feq. Recidcnil V HOM € proprià vniuerfale nonrefpetiu fuorum inferiorum , fed : fabietiorum $ 191. € vt tale definitur d "Porph. $.198.eius definitio explicatur g« 199.accidens duplex pradicabile,C7 preadicamentale, &* eorum di(crimen $301. non tantum accidens»[ed etiam fubflatia fundat rationé quintt vniner[alis 4.1048 wo tantum accidés [pecificumyfed t genericii [pelat ad quinti pradicabile.$. 107« A&Gio predicamentum definitur 8. 198.qu0 Jen[u diuidatur 1n immanentem, C tran]euntemyvt imneinus fpecies 8.399. mon cfl produtiima terminiyfed tran[mutati- ua [ubiet i 8.198.non folüm fucce[fiuayfed etiam infl antanea [peiat ad boc prae dicam.8.1200. non folum accidentalis , fed etiam fubflantialis 8. 101. A&us intelletius var 4.60. — 4A&quiuoca definiuntur 2.3 1.quo0modo plura atu [ignificent 2.3 $.4quiuocum po- tins dici debet vnum nomenyquam multiplex 2.36. &quiuocatio e$] in voce ,non in €onceptu 2.37. quot [pecies &quiuocorum 1. 3 8. ' Analogia quia fit 1.46. quotuplex 2.47.quid analogia attributionis 2.49.qmotue plex a. 51.90id analogia proportionalitatis 2.5 6.quotuple x 2.$7. quid analogia ime - «qualitatis 2, 61. in&qualitas participandi communem rationem analogiam indu- €it 1.62. tranfcendentia fe fola mon inducit 2.64. Analoga quenam dicant conceptum vni ab analogatís Indeed e oe non21.68. € feq. formaliter mediant intey vniwoca,C 4quiuoca, nenmaterialiter 2. 78. Angelus eft in pradicamento fubflantie 7.11 ld Apurudo »ide T; ye * j : , Argumentatioan differat. d difemr(u 1 1.3.C7 7.im qualibet argumétatione triayintecedens,confequems o nota (den H.$. urea "feiemdi eve tie Pleni fpecialuer deJeruwens 1.17.6fl caterispe: fetliusibid. Fide Difcure jus, 5yllogijmus . , ' Arsyquid fit qua fl probem.38-non folii dicitur de babitu fatlinosfed etia atTiug jb.42.ars mgcanica refpicit opus externuylibevalis potefl im. interno (aluarb ibid. -- Alfen(as com lufionis diuer[us efl ab ajJenfn prami(Jar&i q1.11.mon atiingit fore maler ajjen[um pramiJarum v1.12. efi tamen dependens ab ille ibid. quomodg "affenjus praaijJarum nece[ftet ad ijr conclufionis 31.313... 5. é ' 4 : ^ x ^ * hs LAG. 1 Oniras, D" malitiaaliter conwenium alibus voluntatisyqnam veritas, &* fala. juasaihibusiméelle us o4. o0 "1 fv tuositra cfle " b4 Cao ce 1 ND E X. Áufa quadrvplex materialis formalissefficiens, finalis 13.12. omnia cau« arum genera apta [unt ad demoflrattoné propter quid caficienda. 13.13.can fat ciens duplex 13.17.in quo genere caufs prenti Je fimt caufe eo: lufionis, 11.19 irculus quid fit 13.66.qwonrodo differat dregreffu 13.67. quopo[Jit aduti cir» culus tam in diucr[o quam in eodem genere cau[a 13.68. & Jeq. vide Syllogifmus, Coguitio intellettiua la caet p II. C 13: qui Mlfremi A dirita tur 1.1 $.quid fit certitudo cognitionis 12.3.quid euidétia 12:4 Quid. veritas 10.27, quid falfitas vo.40.quid cognitio quem jpeculatima 12-115. ide Scientia. Compofitio Metapbyfica no eff rationis tantus Jed ex natura rei $ 136.repsgnat Deo $.127.du& cüditiones ad ea requiratur 5.130.fit ex genere, t differétia 5.126 f Conceptus duplex formalis, C7 obicé£tiuus 10.6. veritas propri? eft-4nconeeptu ormali 10.7. à ^. onclotio quomodo fit de. eJentia fyllogifmi 11.6. dependet à pramuffis v 19. -quo patía cogno fcatur prius, vel fimul cum eis 11.2.5. non eft &qualis certitudinis we emidehti& cum illis 13. $9-vide Syllogifmus, Dijcurjuss1 ramifi&. , - «Concretüm ín propofiriouc quid fignheet ».94-quid abfvlutà [umptum 1. 9$. ac« £identale [umit ynitatems€? pluraliratem à Jubietioynon à forma 2.97. (ub/L antia- de veró wnitatem a forma,non à fabiecoypluralitatem ab vtroqs1.99.ratio difcri- winis affignatur 2.102. definiri potefi per Jubie&ium , ac etiam per proprium genuss € differentiam 5. 14.0u0modo concretum pr&dicetur , fubiciatur in propofitie- me rejpe&u abflratki 10.64-€7 feq — Connoratiuam dijfert a relatuo 8-53«onnotatiua a febolis ablegari non debent; 8.54. nec tamen eis abuzi ibid. Contrárictas;? Contradictio ; 7 ide Opeofiion D ell infirimentii prima operationi [pecialiter applicatum 1.16. in vone inftruméti eft imperfeélior argumentatiene jim ratione « ognitionis perfetiior. 1.151 18.nocificat [abflanrid vei 1 ,30«ad logici pertinetsvt infirumenta [ ciédi. 1 23-quid fityC" quotnple 1:2 j.C7 Jeq.qio confituatutyet nuc [ltgetur 1.33.0105 £Óm ditiones 1.36.definitto , dc fimitum qWo diflinfuatur 1:38. modus inue stigadi de- finitioné 1.40. codetitosrcs definíti 1.41«6t feq. de, ens alia adequataset cüpleta alia $nadequat 47 mmcopicta 13.38. definitio ah rs on de definito. 13.41.€t fe; - Demonttratio ac x proptcr quid, Q7 quia 133 «4 demonflratio im. copmuni ad yitumq; tfl jubietium in lib. ofl vg. 1 prima dupliciter definitur 13.5. 47. 5. quid diibnfiratio quiagC? quotuplex 13.6. quomodo canjct [cichiaam 13.4. Deuejlra- aiout& de [nnt |pccies jabalterng. próterquidy C7 quias €7. »traq; diuiditur in 4- lias |peeies | 3. 11:qnid demonfiratio pot 14.17» medii demonflratiouisquia, efl vcl caufa remotas vel effectus vel aliquod cocum itans nece|Jar.o conuea «ure mjlvata 13-23.demoniiratroni s pco pret quid efl cauja proxima , adaequata, G7 immediata 1 4.124407 boc quidem in quocumgs geuere tau[& 13» 23. medium 1n de- vatione potffima cfl defnitio-cau [alis paffiuus 13-39-44 ttiam cfl. definitto fobicBli 1$.30«7 [ub vtvaq; ratione t; medii «f. v1 cauja pa[iont € vt dcfinitto ith ibidsacvidens coe ncquit efte matus cxiremh dew, osivationi pouffim & 13. 35.definitio an po[fit dc dt fiuito dcmrfi reri, J. fais CXUrcto li ch ofi rationis propter qiia. 13:4 eft neceffe d éc ner ffr. bcbeneá ve foluere vjq5 ed principia Bhiner|Aiiffima 13.$4.dc «9 dicic bus pramai(Jari dem ovjiv. 13-48. vide Tramaf e, Dcnomnatio alia in r imjecay alia extrinfeca à. 90» CXtrinjesa quomodo fit rea- Mis 3.17 20 fenfu dicatur. enviatienis $20. 0n datur denominatio nona rcalis fine Slaistiossnawirbaó 9.204. gu cog «D.aomiaatiuagropeià (portant concreta accidentalia 1.86. definiuntur C €0- h run ! RERVM.NOTABILIVM. "vurh definitio explicatur 2.87.C7 88 dua corum; conditiones a.89. funt: pradicata niuoca, fed non yniuocé pradicaniur. 1.91. quo fenjumedient anter vniuoca Q7 IMoCa 3. 91. Delctiptio, Pide Definitio. : Determinatio alia contrarietatis » feu fpecificationis alia contradi&h ionis, fen "exercity, idem de indeterminatione oppofita dicendum 11.30... 1 Y) Deus non eff im pi edicamento diretié 7.7. nec redutliuà 7.17. non efl setaploy- | dice compofitus $127. mon fandat relationem realem pr&dicamentalem ad creatu- fas R62. nec etim iranfcendentalem 8. 6$. an. poffit efficere ens vatiomis 3.74- Differentia diwidjti in comtnunemspropriamyc? mag:s propriam $.111.€fl ad&- quata diui[io 5 113. non intentionisyfed vei $.114-efl vuioci in fva »niuocata 5. 316.€7 potcfi dici aliquo modo generis in [pecics.$.117«quatuor af rentie munera ibid. diuidit genus (am in flaturealis exilientiu, q«aobieGiua y licet diwerfimode as fed. con flituit [peciemex naturarei per modii partis alualis. $1 16.dif- jerenrie quomodo dicatur fumi à formayC" genus à materia $.136. femper efl per- fetlior genere $.1 38. difliuguit e[Jentialiter [pecies abinuicem $140.50 Inclndit in fuo concepiu genus nec à cütrà $. 342. nec inferior iucludic [uperiorem formaliter dbid.€" 143. non de finuur à Torpb. inca comunitates qua eji tertium vniucr[ale $. 154-definitur a nobis 4.157. quo [sam im mn quid pradicari dicatkr $. 158. mon eou[lituitwy inraticne vniuer[alis per crdinem ad [peciem fed ad infc riora fpeciei. f 161.infimayC [ube lterna non differunt in ratione vniuev (alis q.165.differemia - dauifiua vnius gcuevis nequit effe diui(iua alterius » [ed quelibet determinaium fibi genus vendicat 6.43.nec vuaxT cadem efi conflitetiua diuer[arum fpecierum fed vnius tantuni 6.46. $ Dirigibiltas quotnodo cognitioni conuenit 1.14. Fide isflrumentum [ciendi. Difcuc(us definitur 1 1.2.tres conditiones eius Vi.3.an differat a. fylloifmo: 114. — 9 - proprie cft afrenfus conciufionis vt vb c(fenjw princ piorum cawjaius 11: 4« qhié «ius nullo modo attingit primciptasfcd folam c«nclxfioxem 13. t1. C Ditlin£tio quid (it 1. $9. alia vationis,alia ex naturaret 1.6a.bc duplex vealits € formalis 1.63. difiiniio realis quid Q& eis (gna 1.64. Q7 feq. qvotuplex 1 67. Diflintiio formalis.quid €& quotrpiex 1.71.qtc1 modis |umictur identitas, €? di- 5 inti io forwalis 1.86-2pud Scotum bae diftin&iio efl a&ualis , mon virtualistan- timyakt fundoticnialms 1.81. catuy tm:en etiam wirtuclis di(linti to spud $coti 1. É Li$lintito modalis e xirinjeca reducitur ad rcalé,modalis intvin(cca ad formu- 1.86. Diflintlio rationis quias(? qroiwplex 1.87 Distin£tto vonis ratiocinate no ied on jela extrinfeca counotata 1.88.€9 idcó coimcidit cum diflintl ione ex natura rel virtuali ibid.quoana (it fundameniti difiiméitonis rationts ratiocinat& 1.89. Dj. fiii Ewnkm fcgtesm geuera a Fovmaliflis offignata veáncuntur ad pauciora 1.9 $.dt- fih 10 rationis rai qeinate sy el virtralis ad quid deferutat apud Scotum «1.93. 7 I wifio (t [kn eium friendi fecunde operaticri fpecialiter applicatum v2 x€. (fe cgeris imporfctdus 1.17-quid fit 1.$0«q&0tiplex 1.$2.6ius leges 1, $4« quo fenju tradi po[jit per membra priwatiut, aut. comtradiéiorid oppofita 1. $6« quomodo Wuuet ad defmi.ticuem indagandam t. $8. Y Dubitatio, 74e 9pimio « E TUM Ns tatiosus an pojjit ac finiri 1-43.triplex eius aeceptio 3.1. im acceptione pra- E pria datursQ9 pendet im [wo effe pro Jus «b vntelletiu. 35 men confiflit inexirin- 'feca de nomimativne 3:3$« neque in aliqna relatione x ipfa refultante 3: 21« aliud materi sleyaltud forma € 3.10.n€c c(t ncc e(se potefl exu a imiclletium: 5. a4« adbuc tamen difl nguitur a puro uibilo 3«2 «c oftttnit iy pev quia po[i tibt Vations 3« 27» odo medier mer ent,gg puri niu 3:7.n0 jnfficitsquou [4 re go se yj ed rq uiritur quoa ibifit ad ifi ay vcri ent3 3 18«.m quo conf ftat e Ms P f r 1 I N'D/E X31 "das 3.50. babet ev fui efse in Lege. ge caufa eo modo, quo eff ens 4. 9» 'Saufa eius materialis in qua non ejl intelleiius y fed res wt cognita 3.42. Ens rationis materiale ab omni potentia-vitali fieri pote[l $48. formale non nifi ab intelle&uy zr voluntate 3-49.quo alin fiat 3.60.7 63. intelleClus diuinus cogno vfeit entia ronis nobis facla tamen ex illius cognitione ea non efficit 3.71.an ab- ola? illa efficere po[fityvel non e apris vtrumq; probabile, 3.74. ens rationis babet vy affettionts 3.91.qMomodo ei competat intelligibili as 3. 9$. non reti à di- "miditur in relationem negationem , & priuationem 3299.diuidi debet [ici ens rea leyad modum cuius concipitur 5. 102.diuiditur in fundatum y «7. non fundatum $« *303.quod proprie fit fusdamentum entis rationis 3.104. Ens reale tran[cendenter captum efl vyniuocum analogum 249-7 feq. non inclu «ditur quidditatiue m differenijs,[ui|que modis comtrabentibus 2.64. non ejt genus, " quaré $.36.C7 7.8. enstamcn finitum esl. genus. 2. : - aad accidens multipliciter jumitur 12. 28. quo de ipfo detur fcientia ibid, E imema, J/ide .4rgum entatio *- Enunciatio quid fit 7 quotuplex 10.2.métalis efl fubieti im lib. Periber. 10-1. "enuntiatio nece[Jaria nequit ficri falfa, impo[Rbilis nequit efie verajvo-1o. enunc, €otingés de prajenti certa téporispartem con(ignificans non potest mutari in falsá *30.11.contingens dc pr&fenii aut de praterito ab initio poterit efje vera, vel falfa - «t contingens de prjenii indetcyminatam temporis partem fignificans poteft [uc« »«e[fiue ficri vera vel falfa 10.12. contingens de futuro multiplex 10. 49. duplex | determinatioyC7 indeterminatio propofitionis deine[Je, € de po[fibili v0.5 1. enune kéijatione de futuro contingenti abfoiuto babent determipatam veritatem vel fai[i- gatem 10.53. V ide Propo[itio, Veritas, Falfitas. Error quid fit 14.23. difcrimen eius a fcientia , C opinione 14.15. «CC Exemplum, 7 ide JArgumentatio. F UELAl£uo^ c ogfentando datur inpropo[itionibus 10.39. primario e in concte ptuform. .4c7 jecundarió in obielino ibid. formaliter dicit velattonem veas dem difconuemienti& 10.40-quo fenfu. [u|cipiat magis C7 minus 10. 46. quid fit de aerminata falfitas im propofit ionibus de futuro 10. $0. " Fides quid fit quotuplex 14.9. dijcrimen inter fidem, C opinionem ibid. Kigura fyllogiflica mnn quotuplex. Fide $yllogifmus , € Ind. Infl Log. Fotmaiitasyvel realttas quid fits»t a Ke dislingnitur 1.63.formalis diflíGiwo quid fit 1.72.4980 inter diflintlioné realemy€7 rónis mediatà dicatur ib. vide Difl indito, :- Fundamentum eatis rationis;vel relationisyvide Ensvationis,Relatio» Futurum contingens num babeat determinatam veritatem 10.49. €f feq. e potcfl propri? dcfiniri 5-3.qu0 fenfu definiatur d "Porph. $.6.quéna eius de finitio,C quoexplicada $. Y6.quomodo;genws diflinguatura Jpecie inratione. vuiuerfalis $.19.de .udiuiduis completis mediaté pradicatur , de incopletis imme- aliat) 5.51.de iilis per modi generis de ifiis per modi Jpeciei. $.39.quocna fit corrte datiuuwi generis, vt eius [ubucibile $.44-quo verd pradicetur in reél o de inferiori- dus cfló. dicat partem efientia $. o.poteflate coutinct. fpecies, C differentias ,nom aliu 5:54. licet diuev[imod? $.56.efl (pecies infima vuiuer[alis $.$8. jwpremum Cr fabaliernum [pecie uo differunt imratione yuineijalis $.60. quomodo ad eius vni- uer [alitateu Logicam pluresrequivantur. |pecies $.96. quomodo ad Merapby[icavs $- 91-genus quomodo dicatur jemi à mattria $. 136- t. GeueradiuerJorum pradicam. nullam babeni oem differentia conftitwtind, aut diuifi uan 9n€45€0€5 |pecit s 6.43-| ubordimata c6e5 babent omnes diffevétias [upcvio" yum geucram conflitutiuas.6.42. H H*? biwusyquod eff »Itimum pradiccmenti communis explicatio ridicula 8.122. «liasnagis cougru1,0ued cousbiiuatur pev wniontm forma ad fubie&ium 8 | E 332. RERVM NOTABILIV M, 2.[iu fit vnio accidentalis fiuà. fubit antialis 8. 214. , Dentitas realis quid fit 1 .66.eius adequat [ignum tbid.identiras formalis quot modis (umaiur 1.86.quo Jenn comcidat cum tdentitate efjenttala ibid... 'Indiuiduuu, vt fic, proprié nequit definiri 1.48. quomodo differat à fuppofito, cr perfona $. 97.q40t modis [umatur ibid. quo patto à Dorph.definiatur $.98.0105 defi- mitiones expiicantur $. 106. nedum identicé yfed etiam formaliter, € direGià prae dicar: potefi s. 109. Inhzrentia propri? conuenit accidenti predicamentali non predicabili q.105. ^ 'Inítcumemum,fesi modas fciendi quid [ity quotuplex 1.1. quodmam jpeciali« ter jpeciaies dirigat operationes 1.16.metbodus noneft inflrumcntum d ceteris cá« diflinfium ibid. quodnam [it perfettius 1. 17. -— [ntclle&tus agens € pofJibilis 4.$9. varus cius atus 6o. Intentio quid fit 3. 111. efl dupiex formalis, Cr obictitwa, Cr vtraq; prima, vel fecunda ibid.quid jecunda intentio 3.112. minus patet ente rationisyvelut ctia fpes. €i65 3.114. (9 etiam relatione rationis 3.1 (5. inquo fenfu fit formater ipfa come. paratio p.[Jina $.120. Q«omodo prima, €? fecunda intentto defintantur, € diffe- pznb $. 12. . QUO a8 fiant. jecunda mmtentioncs 3.122. an folus intelletius efficiat fecundas intentiones 3. 113.exercità pradicantur de primis accidentaluer figni: etiam e[Jentialiter 4, 116. 7 yag.vna fundart potel [uper aliamy Qr tunc vua. fu- mitur, vt quicyalía pt modus 3. 12g. L Inea efi (pecies quautatis cotinua 7.69.et cfl fpecies infimaynà [ubalterna.7.8e L Liceius fignificant res ipjassnom voces 2.3.qu0 feníu dicantur fignificare voces $bid. quom do (ubordinentur vocibus 1.4. figskeenad placitum 4. s. | Joxus uon «fl jpecies quantitatisvel " tim non difiintla à [uper fi cic 7. 70. Logica membrum Philofophi quaft. Mrenes multiplex eius nomen, 7 ac. epiio ioib. 1. alia naturalisyauta artifictalis ibid. 3. 69 bac alia docens, alia vtems dbid.4- vtens efi babitus diuer[us d aocente ibie.. quelibet pars Lügice diuiditur in docentem, 7 vtentem ibid. 1v. topica pecuitari modo dicitur vtens ibid. 111 fi- mis Logic in [esr ab ;Arifl.tradita ibid.i$. tam internus , quam externus y itemm. formalis & obieliuus ibid. 17. Obieium Logice Atrifl. e(l [yllogifmus ibid. 24. Logi.e in je eft inflrumentum. |ciendi incommnni ibid.3 1. non vt dire&iiuum » fed. srisbe vim dirigendi bid. 34. poc C Logica docens «fl [cieutia 1bid.40o. nen tamen ars ibid.q1-vtens e$t arsynon fcié-. - gia ibid.tamen pajfiuà fumpta dicipotefl [cientiaibid.45. docens ex naumarei eft: fcientia realis prout ab J4rifl contexta ronalis ibid.48.cur fic ea influucrit tb.$ à, ; ^ Logica eft (ciétia [peculat ina tbid. g6.cfl Jeientia cou ibid. $9. no efl fimpliciterue- ce Saria ad acquirédas alias [cientias ibid.61. efl facultas f/mpliciter organica ibus 36.c[l diretiiua operationum idealiter ibid. partitio Logice ibid.G.. Q9 feq. — Longitudo, Pide Quantitas. M t GO AY Ateria propofitiouis [unt termini, C propofitiones [unt materia [yllogifmi, 10. 1. Z ide Ind. Infl. : x Metaphyüici gradus predicamentales diflinguuntur abinuicem ex natura vei formater , tranjcendentales veró tantm virtualiter 1.93 « Methodus accipitur dupliciter y fub vtraqy ratione ad Logicam fpettat 1.96. de ratione ipfius dh quod priusad cognitionem pofierioris dirigatur ibid. nian di án(irumentum ab alij5 diflinGium 1.16. cíi duplex compofitina C7 rejolutius y.100 ^ vtraq; pofsumus vti im facultatibus tradendis 1.101. me ibodus feruanda in cime tijs tradendis 1,103. intexendis quaflionibus 1. 10$, Y-$5t Eo Modi rerum alij intrinfeci ,aly extrinfect 1.80, | (&-1 Sere Motus nom efl vera [pecies quantitatis contiua 7.7 1« quo fenfu motus non de« tur ad relationem pradicamenialem 8. 3$«— FAERSPCM OCT MEE A. - -* h 1 , " jl » cd I N D E X. Mult itado, Vide Nvmierss. N | Vara co mm«ai5 vide vaiarcfale ia eff doy duplex mature communitas , fed imdifferentia pafiziut, Qr nezatina 4.20. : " : "INece(fi:as duplex zafolut2, 7 ex, japp- i tiones vel fimpliciter s [ed conjequen- tis, G7 fecundum quid , fea cau(?quencia 10.56. -Negatio, G* prinativ moa fuat entia rationis 3-99» | Nuaerus alter qu amtitatiauss aber tran[cendeas 7.5 3. neuter efl eus per. fe vni. 7-54. ideó quantitati anc mon c(l vera fpectes quamusaus 7.46. join pro mate vialt ejl aliquid reale $.$ 4. [pe Eat ad predicameniwn quantas ,quia fii ex diui- flne cou: inus ibid. ride Qsanticas. Oo (2 2 fcientig eil cicca qao4 fetentia verfatur 3-1 1.diuid tue in comple. . xum," incomplex um ibid.iacomplexum vel fwn:tur improprid pró oui ni &osquod'in fcientia con'deratue,vel propri, quod ef. fuus fient a, 13. boc ell duplex tot ale adequatum, fei attributionis , CF parttale ibid. virumque diuiditun áinmateriale, & formale 11.14. ] - Exiftentia [ubietli tam partialisyquam tot ilis faltim pro (latu iflo potefl à pofl e- rjorisnon d prioriin [cientia probar iyi bec [umiur pro toto proce(ju cogno/cenduns ith e facultate 11.20. de obictlo rationalis fcientie pre[uppoauur exiflentia obiettiuzy:t de obietto [cientie realis, apticudinalis, acbaalis veró aliquando pra- requiritur ex parte noflri intell: Gas v2.24. quomodo obiecium debeat babere qui d vel 12.36." feq.obietIum [pecificum virtualiter continet pajones,generici veró potentialiter 12.38.q8am nece[fit atem babere debeat 13.46 quomodo omnia con(i- derata in fcientia dicant ordinem ad (ubieGkum 12.49.conditiones ooictli fcienti enumerantur y 1.54.0bieCfum completum, adequatum enm fcientiam n9 eft materiale tantum,;vel formale olim, fed ex vtroq; contt tutum. 12. 18. "bic&um adequatum Logic, vide Logica , ' Opcracio. intellettus, vide Cognitio . Opinio quid (it ür quotuplex 14.2-per quid [cientia differat, C fu[picione y^ : La orte Yield pertineat ad opinionem 14 | .n*quit flare cum attu fcientia de eodem obietEo x 4.1 pre fenju de potentia Dei abfoluta po[fiat flare fimul. 4.18. . quid dicendumyvi habitus imporiant 14. a3. E Oppofita nd fint, eorum [pecies 9-4. qu fint oppofita elatiuà g.$. que con-- trarié ib.qual;s (it diflatia contrariorü 9.7. qualis repugnátia 9.8.quo vnu cótrariii wonnifi vni contrarietur 9.9,quimam effecius formalis contrariorit 9. Voforma ceu-. traria opponitur & in gradibus remiffis ib. alia funt mediata, alia ymmediata 9. 1 Oppo[ita priuatiuà qu& [int.9.1 2.eorum conditiones ibid. quomodo à priuatione adbibium detur regrefju 9.33... . Oppofita contradiiiorià Latio Tp m cat inc omplexa ibid. inter. [.» abfolutà fumpta numquam datur medium, benà tamen inter incomplcx a cum, yaeategoremate jwmpta 9. v. minquam ver) medium per participatioaem 9.16, quomodo bc oppo[iio (it omnium maxima 9.21.ad faluandam contradidlionem 4 . parte vei non. [ufficit diflinlio viriudlis, aut vationis vatiocimata 9. 23. 5 O:do dodrina quinam (it 1.97. jnterdi coincidit cit ordine natura iwid.diuidityr - in comp [itiuumy, GT rejolutiuum 1.100. P A(io pro ietate vide Proprium: paff »redicamentum definitur , ac eius - "jpectes $. 202.7ur diftinium confltuat pradicam, ab adio ne 8.205 Praxis » y cord eret Pb n it acbionzin auure intel edualisqug aliquo patio est dirigibili 4 volwttate lependeas «2. 100:/lu8 fit elicitay fiub impe-. rata Lm ^d iiit etiam intelle ctiua va.101.requicitur quoque quod Md principio tutrinjéco eog dy cedex wi cozmitionis rezulan:is L2. 103. i£e m quo d ribera Vs. 10 4446 polumatis elicitus ce pvimarió praxis , imperaius. vero je». - CHA- La "A "wo y^ IxNiDGE!X; Fündarià 12: 105. definitur d Scoto t 2. 106. Pra&ica cognitio , Vide Scientia. : Przdicabile, ide Pniuer[ale ; Przdicamentum quid fit 6.1.5 3. efl fubief um in lib.predicam.ibid. predica: snenta pofsun£ conititui m vnum 6«2.dcbent ponirealiter diflintla 6.12.có- gruitas denarij numeri illorum 6.7.quanam direi in prédicam.reponantur,ac eo- vum conditiones 6.19. in pradicamento fub(lantie dij poni debent in concreto y in alijs $e etiam in ab[lratfo 6 19. vltima fex prádicamenta nom dicunt folas de. nominationes extrinfecas , aut modos meré ab[olntos 8. 192. fed puros re[peGius extrinfecus aduenientes 8. 195: i Przdicari i7 pu € inqualeg.313. — — .. Pradicatio alia exercitasalia fignata 5.8. € 3. 11$.alia formalis, alia identica $.107.Ó* 10.62.vtraqi diuiditur ibid. prsdicatio inter abflratla, € concreta quo patto fieri debeat 10. 64; [CAN n ,'Prami(fz demonfl rationis quales effe debeant 13. 48. coenofcimtur diuev[o attu à conclufione 11.11. funt uvis effettua partiales conclufionis 11. 19. cogno fci de- bent fimul tempore ci conclufiones litet prius natura 31.25. prami[sà ncce[sarig fit apprebenfa nece[fitant intelletium ex |ui natura covfideratum ad a(ien[um con- clufionis nece[fitate contrarietatisy Cr contradickionis 11.32; idem dicendum de in« telletiu;vt [ubest voluntatis imperio ibid: at etiam de prem:ffis frobabilibus , vt tullavatió falfi in contrarium appareat 31.34«.—— Tremifi& demonflrationis potif/mé debent effe formaliter immediate,no vir- tüaliter [olim fed demofirationis propter quid virigieft probabile 13.53.pramifig demon[lrationts quo fenfu dicantur immediata s priores  notiore?  ceruores C7 perfettióres 13.47: &^ fed: — Prafentia localis, vide Vbi. ^ TM ) Prius, & Poftcrius quid fint 9.27. varij eorum modi ibid. quid y &* quotuplex [it püioritas nature 9.19. eft prioritas d parte vei 5j non tantüm rationis 9. 33. pev infl antia natura non [aluatur contradiBtio 9.3 $ uid fit prioritas originis 9:37 pro- prid, c formaliter e$t prioritas d qnoynon in quo 9.39. ] Propofitio,Z/ide Enunctat io jpropofitio per fe mota definitur 13.49-potefl coflaré éx terminis nom tentum diflintie , [edetiam confusà veprefentantibus ibid. nulla vopofitto contingens proprié efl per fe nota 13. $1; vari& diuifiones propofitionis per Jenot& Tbom:flarum éxaminantur 13.61. : . Proprium qnadrüpliciter fwmitur $17 1.confiderari potefl inrationie proprii, &. in ratione V niuev[alis s .167.definitut ia vatione propriis $: 169.definitio competit taiitum proprio quarti modi $.172. eiusyvt fic [unt tre$ conditiones $.1694nterdums canfiflit in aGiu C" non in spiitudine tantum 5: 174. tanta efl eius neceflaria cona nexto eum [ubietfoyvt boc fine illo nec ejfeyiec intelligi polit $. 17 4. in quo: genere €an[& caujetur 4 fubietto 5.179. non diflinguitur neo 4 [ubielfo 4 fed tPhtumt aliter 4.180. C7 181.defimrur ip ratione vniuev[alis $184.20 diflinguitur ab actidente per conuertibiliter pradicari $A8$.folum propriui quarto modo efl quar« tum viuer[ale $.188.non efl vniuer[ale re[peGtu generis , « fpecicis fed inferios rum vtriu[que $.184; "3 "wValitas tripiiciter fumi potefl 2.1o3.proprià Jumpta quid fit, er ie dés - Q niri debeat 7: Yo Jpecies, & modi qualitatis expiicautur 7.10 eqpr&- Vilio qualitatis di fficiens 7.117. non eft proprià geucrisam fpecies 7. 1304 — qualitatis áfeiliones affigmanitur 7-114. ARS "Quando p..édicamentum importat jolam Mes emer extrinfecam à tem- - pàrc extrinjeco defumptam 8.218. quibus rebustonumiat 8. 1330« OUEST Quanias cfl accidens à [ubl aatia veadutee disbinclum 2. 44. diuiditur inconti- — IN D'E X. Amam,e di cretam 7.45.difcretanonefi vera [pecies buius predicam£ti, quia ned ens per [e vnum $.46.benétamen continua 5.45 explicatur e[fentia quanti «tis C» tinus 7.68.eiu[dem [pecies recenjentur 7.69.qu& proprie (unt tres lineas[uperficie ss € corpusyqu& funt )pecies infima 7.80. (pecies quantitatis dijcrete funt. dua, nue merussQ oratio 7.8 1.numeris quidem predicamentalisynon tranjcenden alis ibide non folum rerum permanentiumy[ed etiam Juccefiearum 7.85. € efl fpecies [ub- alterna 7 .84-quo fenfu oratio ji& [pecies quantitatis difcreta 7. 86. non efl. fpecies per je dift insta dnumero 7.88. affectiones quantitatis a[Jignaniur 7. 90. C7 feq. qua diuifibilitas fit eius paffio 7.92.quantitas infintta fi daretur, fpetfares ad boc pr&di- €41.7. 95. Wiopenctrabilitas princeps quantitatis pa[Jio 7.100. Ealias, i7 Res quomodo differant 1.63. quid proprie (iguificent ibid. R Kegcelfus, P ide Syllogi]m us. helatio quid fit 8. 1.confifitt iu aGIuali referentia 8.14 s. duplex efl realisct rac àionis 8. s.relationis vealis tres [unt conditiones 8. ibid. diuiditur in. pr&dicamene galemyc tranjcendentalem 8,2,» erum difcrimen inter eas8. 6, predicamentalis accidit vebusQ? ab cis realiter diflinguitur ibid tranjcendens idemficatur cum re- bus realiter 8.10.diflinguitur tamen formaliter 8.13. pr&dicamentalis non cfl [ola extremorii concomitantiayvel combinatio 8 A9.uec aliquid [mperadditii fundam& to fola ratione diflintlum 8.24-[cd verum accidensreipja ab eo diflinélu 8. 19.pro- duciturà folo fundamentopo[uo tamen termino 8.4 5.eji accidens diufibile in ma aerialibus 8 .44-n0n potefi e[Je fine extremisymequeexirema fme illa 8.46.e[fentias- liter con[lituitur per adj in 8. 1.qu0 fenfu exirema fint , C^ non fint de cfsentia velationis 8 $7-n0n jolum atiualis,fed etiam aptitudimalss cfi vealis 8. 8o. Quid [ubietPumsquid fumdamentum , € quid ratio. fundandi im relatione 8.58- fnbieGium eius efl ens realesC7 finitum $.60.non folum in accidente , fed etiam in. fubflantia immediate fundatur 8.67. vna fundari potefl [uper aliam 8.69. nonsa- swendatur proce[ins in infinitum 8.76. ratio fundandi uon [emper opus cj , wt [it in extremisqiurificata 8.122.fundamienta relationym primi modi 8.15 4.|ecudi mo« di $.160«tertij modi 8. 165. Terminus relationis pradicam- debet efse vealisci a&bu exiflens, $. 81. quod de San [cendenti non cfl necefie $.8o-nec etiam de pradicam-«mipcrfeiba 8.S4.nou pot eadcti plures efpicere terminosyfed numacricó multiplicatur ad eorum multitudi- scm 8,38.terminat quamlibet relationem fub rane ab[olutaynon reJpecl iua 8.101. Retatio realispetit extrema realiter diftintla $.319.diditur in sntrinjecus, garrin fecus aduenienicwsprima con[linit quartum pr&dicam. [ecunda verà alia |ofex vltima8.128.qua dinifio fumitur etiam ex fundamentis proximis 8.129. Q9 comprebendit jolas predicam.8.130.diftinitio f[pecificarelations vndé [umature $.147-qu«d«m eelationes [nJcipinui magis, minus fecundu Je formaliter 8.179« 7 R«elatiua quomodo conueniant cum conotatiuls KJ quomodo differant 8.33re— latu alia fecundi cfse alia fecunaum dict »&7 eorum difcrimen 8,8. bac proprie qomeidunt c&i c onnoiat iuis ibid.relatiuorum aefimitio explicatur 8. 141 .tr65 corum moda 8.1 3. pecies primi modi $.15 g.jecundi modi 8.164-relationcs quada. Jecune di modi que communiter put atur rcalesyvl paternitas ,C fiatioin creatis funt dantium dcnominationes extrinjece 8. 163.reiationes tevit modi explicatur 8.165» modo ifi drfjevant à velationibus prim, Jccidt modi 8.170.borum modorsé lentia 8 72. relatina qu&dam jecuudi dicy cotrariátury quada 6t [ccundu eJ $8.177-v6latina ommia. dicuntur ad conuertentia 8.182.|upt famul naiura 8.184. funt [ml cognitionese? definitione S. 187.modns, quo debent definiri 8.188. Relationum quarti pradicami. genus flit nitur 8. 134» [pectes couflituantur. 8» 374. proprittaics affignantur 8. 15$. € feq. ve Kepuguantia qu [ni 9.a« dyuiduntey m oppofita, 7 difparata 9-3. " » ^ - dh j «i RERVM NOTABILIVM:; * A pientia quid (ity € quomodo à fcientia diferat 1.34... ; S Scientia duplex babitualis, G7 aflualis c vtraque defiuittur 12.2.ipfius condi. tiones declarantur 12.3.7 [eq.vtraq. diuiditur in totalem? partialem 12,10 4e" ente per accidens quomodo detur fcientia 12.28. c^ feq. de fingularibus nondatur ferentia 12.54. dabilis efl vna fimpliciter totalis fcientiaomnium fc ibilitan 13 $6. rationabiliter tamen cum fundamento in re in plures totales [ecundun quid e(l di- mifa 12. 57.vuitas fcientie duplex intrinfeca , c extrinfeca , feu obietlina 12.68. bac non [umitur ex abflratlione à materia, fed ex vuitateobielli ad&buati 1 61. fcientia totalis babitualis non eft vna (implex quet 651, fed ad diuerfitatem fpeci- ficam conclufionum multiplicatur [pzcificà 1 1.68.//1i [peciales habitus conficiunt vnam totalem [cientiamynon aggregationeyaut vuiouc per fe phylica, fed artificiali eum fundamento inre 11.77.qu& vnitas efl multiplex, vel eft [pecificayvel generis proximiyvel remoti 12.78. C7 79. Scientia fubalternanssc7 [ubalternata quid fint v2. 81. ad banc requiritur , quod obietiwunm eius contineatur fub obieito illius 12. 82. uon tamen quod jint de cijdem €onc lufionibus 12.83.requivitu? fecundo quod add at fupra obiectum fubalternantis differentiam accidentalem non e(ieutialem,vel palEoné 12. 84. bac differentia fe babet,vt pars formalis obiedi non máterialis 12.85. (cientia duplex pratiica yir fpeculatiuaia.115.quid fit fctentia prattica. 12. 116. babitis alius "i virtualiter Jratticus, alius formaliter, boc velproximé vel remotó 12. 1 17. quid fit fciétta culatiua ibid.ratio prattici,c fpeeulatiui [umitur ab obietoynon à fine 12.11 unt Efproitie diuidentes [ctentiam immediate 1 2.136.[ant etiam differenti ef Jentiales itaut nequeat idem habitus efie fimul pratticus, € [peculatiuus v3. 129, an [cientiapolJit (lare cm opinione 14.13, per quid differat a opinione 14.3. nfus , an efficiat ens rationis )4 s Simul,vel fimultas quidc quoiuptex 9.41.cuim (imultate téporis flat prioritas mature,non € contray77 cit fimultate natura (lat prioritas originis nó à cotra 9.40. Singularcnon eff obietlit (cientie 12.34.nà eft definibile x. 44. vide' Indiuidui. Situs pradicam. definitur, C7 diflineuitur| pofitione de genere quantitatis 8.112. quo con(lituat diuev(um pradicam.ab. Vbi ibidvalia congruaexplicatio predicam. Situs 8.214.probabile e[l non confluere diuerfum predicam. ab bi ibid.;mon eft modus f-lius quantitatis, fed efse poteft iai "yrs 8. 215. vide Ind.Inft, Ü Species duplex fubijcibilis, er predicabilis s. 62.[olo nomme conueniunt $63. »trinfq. defihitio exphicatur $.64.0mnis fpecies [ubiicibilis efl predicabilis , c7 à contrd $.70.non tamen quatenus [ubijcibilis eft vntuer[alis g.71. quo fenfn jubyci- bilitas C pradicabilitas conxe£tantur in fpecie 7.78. quomodo ad eius KA ad 1x tatem Logicam plura requirantur individua $5.86. quemodo ad metapbyfica $. 917 quon. odo metapby fic componatur ex generc, e differentia q. 116. Subalternatio, 7/ide $cieutia. Suppo(i 10, yide Ind, Inff. - Sub(tantia trifariam accipitur 7. 2«quo fen[n [»1 genevaliffimum primi predicamá 7.11. que partes fubflantiarum excludantur d pradicamento 7.10. quo fenfu etiam. 4x bis partibus pofJet pradicam.conflitui 7.18. "Ingelis e corpora cgl.flia funt im 0€ p, &dicam.7.11.non veró Dcus 7-7. buius pradicamenti coordinatio 7:13. 4uid fit jubfiantia predicamentalis & quomodo diutdatnr in pumam ,C fecunda7.13 quomodo bac dtwifio explicari Puff tam pro prim&yquam d unda imtestione. 7:24« Ptraq. definitur 7.27.qn0m0do inicl Igatir, qiiod ácfirutlis primis jubftarijs €7t7.29.4H000d0 item, quod prima jub[lantia « i magis Jelflantia, qua jecu 4 7.31. [i gula. proprietates (ubjtontia declarantur 7:34.67 jeq. . Syllogi(mus 1; Cmn) d gap. PAGE 17V vi arid Gr potentialem A obs bicüum Logica "IL vifl .quafi.prolam.a4- "Adde virtialem folii cfl [ub : Ub, Prigi 31s nltipliciter Jumitur 1 1-5.an differat à éifenzju 11 7-j)llogifmus . INDEX RERVM NOTAB. eirchlaris quidy& quotuplex 13.66.an poffit fieri in qualibet figura, modo ibid, circulus per quid proprià differat à regreffu Y3.67.circulus datur 1n aliquibus, no jn omnibus,t am in diuer[oqua in eodé genere caufasnon tamen im yfdé aumero rebus 13.68.regre[sus quoq. eft po[fibilis, c ytilis 13:7 0.no quidé formaliter, C proprie, ' fed materi aliter, C" improprió, 9 etiam de circnlo dici debet 15.71. Pide Ind.Infl, € Wppocn dn Quandosnon eft yera fpecies quantitatis continit 7.71» SA o Terminus, P; de Ind. Infl. i Totam; quotuplex 1. $2. — : , Bi. definitur, ac cius fpecies affisnantur 8.211, V bipaffiuum. efl modus rela-. | tiuus rea locat e [uperadditus 8.104.4nam [it proprius , € per fe terminus eius 8.108 aliud efl localey Cr aliud prejcuiisic ibid.quibus rebus conueniat 8.210, | Fide Ind, Wl. Verbum, ide Ind.Infl, Veritas duplex in efsendo,€ inGonificando 10.5.bec propri? ef in conceptu for mali in obietl iuo dependenter 4b illo 10. 7. veritas cognitionis non efl entitas atiusyvel atius, c obrechumyfed relatio vealis. 10. 27. quo patio difinguatur ap aliu cognitionis 10.30. an fujcipiat magis, € minus 10. 46. quid fit determinata . Weritas. in contingentibus 16. go. AME Vnio forma ad [ubictium tam accidentalis,qua fubfiantialis efl in pradicann /0 dabitus 8.213. 4, Vniucrfale quotuplex 4.1. vniuerfale in eftendo admitti debet 4. 3« mon tamen Tingularibus eparatumyjed realiter idem 4.8. formaliter tamen diflintium e £5t commune per indifferentiam,non per ine xi entíam 4.10. yniuerfaie im pradi- cando datur tantüm per operationem intelletius 41 8p cum metapbyficum , &* *dogicum quomodo differant 4.16-logirum intvinfecó quid relattuum efl 4.29. que T»nit as fit eius fundamentum proximum 4-30.qua fit vnitas vuuer [alis 4. 31. c0- flitur per clle in, €7 dici dc ejl paffio 4.36. quo fenfu id imtelligatur 4. 41« clic in atiuy C aptitudine cenflituit vong dle,dici de aptitudine tantum. eft pa[Jio 4- 45- vniuer [ale quo atfu fitcr an ab intelleiu agente, vel. pc(fibil 4.64.progre[sus intel letius in formatione vniner[alis 4.73.fundatu folum m natura plurificabili 4-7$* qualis b&c efse debeat 4.87. diuiditur in quinq; vniuevfalia 4493. eius fufficieniia 1bid.bac diuifio efl generis in fpecies , «9 mediata 4.106. quinq. fpecies vniuerja- lum funt. infima serius Torph.de V niuerfalibus in fuo Probem. deci- duntur 4. 7. vniuer(ale eft fubielum tm lib. Porpb.5. 1. by Vniuoca definintur 2.3 1. petunt ynitatem conceptus fermalis , c obie£lini a. 39. qualis ine debeat vnitat conceptus obie£fiui 2. 40. debet perfetià prefciudere ub inferioribns, D" contrabentibus 2.41.definiuntur ab J4rifl. vniuoca efsentialia , fed potefl etiam conuenire aecidentalibus 2.42.aliud efi praedicari vniuoct , aliud efse predicatum vniuocum 2.91.non eft de rattone vniuoci vt fi cquod vuiformi- ters j" equaliter conueniat omnibus yniuocatis 1.44. dantur vary gradus vniuo- €ationts 4-43.[pecies vninocorum 1. 44. : . Voces res ip fas fignificant ad placitumsmon conceptus 2. 2. quomodo intelligatur ditum J4rifl. quodjit figna conceptumm 1.6. vocum [ignificatio quid fit 2.11.q0- amodo exerceatur 2.14.€arumi Gio, vel imper fecito iu. figmficando duplex 2» 18. quid dicat veritas , C fal[itas in vocibus 2.20- pofiunt voces perfethius. figni- dicare rem accidenti , quam nota. it loquenti 2,23. Voluntas anefficiat ens rationis 3-49. ROPON UI" / ke | PROLOGVS5 Ad Inftitutiones Dialedticas. z3 JEudabilis admodum efl , «^ ab omuibus modo. vecepta con- ^W/UV|| fuetude- ad Logicam queflionibus contextam. pramittere.Dia- L^ | le&icas Inftitutiones, qua breuiter complectuntur ea omniayqu& fuse tradunt voies d Qr arifi. in fuo Organo, vnde injer^ | uiunt veluti fumma textus totins Logica, € introductio ad ipz fam quaftionibus contextam . "Ne iguur à tam vtilirecedamus *. 'confuetudine, In[titutiones logicales nos queque pro Tyronibus pramittimus, antequam difficiliores queftiones pro prouectioribus pertractemus, Quia verà fubiectum adequatum pre[ertim in Arift. logica eft fyllogifmus, vt in E Quat. proem. dicemus cum bic confidevari posit quantum ad formam 3llogifti- camyQ quantum ad materiam , in qua conficiturs qua dici des circa qi am » L^ binc fit, vt in duas pracipuas partes diuidantur buiu[modi diale&iice. Inftititio- $ ness Trima pars Inftitutionum ca omnia continebit , que ad formam J'logifinó o fpectant, vt Irt ce ieinl, propofitiones,ac retta earum di[pofitio in modo, & in fi- , gura; Altera pars ex ijs con[rabitqua pertinent ad materiam circa quam ,qua tri- plex eft, necefTaria , probabilis, &r apparens, vt ibi explicabitur. Hoc autem praefertim. agemus, ne in commnnem incidamus abu[um Recentiorum , qui ad Summulas, jen Diale&icas Inflitntiones ea folum opinantur (peGiare, qua con- " veernut formam fyllogifmi, vnd? d in. ijs confcribendis mi(Ja faciunt quecunq. concernunt materiam ; non tamen Tg confultó,cum enim buiu[modi Inflitutio- : '^— mes parata fint, vt pereas ad JArifl- Logicam paulatim introducantur Tyronesy fané nedum tali pr£uia egebant intvodutltone Libri J4rifl. in quibus agit de for- sua [llogifmi, Jed praefertim €r ij, in quibus agit de materia » Et quidem "Petrus Hifpan. facilà Summuliflarum princeps, cum preuiam Introdutiionem ad Logi- cam .Arifl. Tyronibus flernere cogitafset  tratatus inflituit nedum de concere nentibus formam fjllogifmi, fed etiam materiam s conjripfit enim Ls fpecia- les tratiatus de. fy. ofifiva Tero (7 Elencbo; licet Cr ipje in boc defecerit, wt notauit Ioan. C&[arins in [ua DialeG. in prefatioue ad trac 7 quod nullam pa« rauit Introdütiionem ineam Logica partem, qua agit de Demonflratione , cum tamen "Poflerioriflici Libri , pracipuam pro Tyronibus peterent introductio nem, imo (7 maiori nece|fitate , quam al omues, vt pote cateris difficilioress J'um $uia, vt in quaft. progm. dicemus, demonfiratio licet nou fit adequatum Logic obiectum, efl tamen pracipuum, C principale ; cur ergo prenia t (jo non parabitur [yllogifmo demonfiratiuos fi paratur Topico, 7 Elencbo ? ma« ; meat ergo ad integritatem. Summnlarum fen Logicarum. Inflitutionum ne fpetiare traliatus tangentes. formam Syllogifmis [cd etiam coucernentes males Tiam, quacunq. illa fuerit. | iet: RODA e LI * z icio, rd A 00 DIAM UP , €70. Epor — mt y. . d P Pars Prima Inflit. Tract 1, Cap.I. DIALECTICAR VM INSTITVTIONVM T uoP A RoE»P-R P OURC Poco De attinentibus ad firmam fyllogifmi *"» Ria (unt, quz fpe&ant ad formam fyllogifini, vt dicebamus, fecun- IC] [J«f — dum fe; & fimpliciter confiderati, vt abftrahit-ab hac, & illa dctermi« ( Á nata materia, inqua confici poteft, termini fimpliccs, propofiuoncs , & earum recta dilpofitio in modo, & figura: Termini funt principia DE GE remota Syllogi(mum integrantia ; Propoficiones funt principia pro- xima, & recta difpofitio in modo,& in figura eft ipfamcet forma artificiofa fyllogif- mi; hinc parsiíta prior diale&ticarum Inttitutionum in.tres fübdiuiditor tractatus s in primo agemus de Terminis principijs fyliogifmi remotis: In ecundo de Pro- polos principijs eiufdem proximis: In tertio demum de ipfamet forma fyllo- giftica, rcípectu cuiusetiam ipfi termini, & propofitiones folent dici materia ex. ua , licet abfoluté loquendo ad formam fyllogifmi dicantur attinere, vt hzc di- inguitur à materia circa quam. TRACTATVS PRIMVS De Terminis, & corum atfe- €&ionibus. Cap. I. Quid, € quotuplex (it Terminus in communi. d V oad primum Arift.r. Prior cap. 1. definit Terminum effe illum, im quem refolustur propofito , vt adicatum,(* de quo pradicatur; pro cuius debninionis declaratione aduer-- tit Tataret. ibid. q.1. $.. feiemdum eff tertio — 1 e dupliciter, vel in la- 1a fignificatione indifferenter.f. pro fubie-. Wa»preditste , & copula propofitionis,. aut eterminatione alicuius illorum , vt idem fonat, quod dictio apud Grammati- «os,quo fenfu cft genus ad nomen, verbum, aducrbia , & reliquas orationis part ,& Bóc modo copula verbis, igna vnlueri- Porro, ia, Yt omnis , nullus , ali- Aquis, &c. & adiectiua adie&tiué tenta. funt termini,immó breuiter onine illud,ex quo «onftituitur propofitio, terminus dici po- teftin hocfenfu, Alio modo fumi potcft 3n fignificatione magis propria attenden- do vim vocabuli, quod importat vltimum, S extremum alicuius rei pro extremitatie bus terminantibus propofitionem.f.pro fu- biccto, & przdicato,& fic fumit Arift.ter- minum loco cit. ac omnes Summuliftc,dum «um definiunt. effe extremmo prepofituoris , quam definitionem recipiunt Recentiores. paffim Villalpand.lib. 1. fumm. cap, 1. Tolet, cap. 16. Fontec.lib.6. cap.9. Hurtad. difp.s. fum. fec. . vbi priorem termini acceptio- nem renuit: quam fcunt, Blanc lib.z.difp.1.fe&t.1. C. tract.1.c.1. Fuentes p.1.fommul. q.vn. dif. 1. Conmlut. lib. 1. cap.z. de dip. 1. si fum.fec.1..Ouujed. & Poricius ibidem . Has autem termini propné fumpti defi- ras, & fyllabas quia licet propofitio scfol- : ugpitin litteras, & fyllabas non tamcn im- mtdiate, & ideo littera, & fyllabz non di- cuntur termini , etiam licct propofito by- * pothetica refoluatuf in terminos mediate; neon tamen immediate, fed refoluiturim- médiaté ;n propofitiones fimplices ; ex quibus componitur ; poffet tamen abfque crupulo etiam propofitio fimplex appel- lari terminus ; quando in hypothetica te- net locum fubieéti , vt notat. Arriag. Nec obcfl illam etiam conf'are terminis , nam bené potcft id , quod in fe eft quafi totum, effc pars refpcitu alterius totius , vt patet in fca peorpore refpc&u totius ho- minis; ds multis, vt difcurrenti con- ftabit , Etiuxta hanc fecundam termini ac- ceptionem copula verbalis, fcu verburb, vt vy verbum; fa ttm y* eet (v ^ "Xe ran - dicitur ammediate , ad rcmouendum litte- i"A(—. ütrimé de vocibus non fignificatiuis dicé- m. wv d 29 De T'erminmum muliiplicitate . werbum, rationem termini nequit habere, tum quia copula non eft extremum propo- ficionis, fed ratio coniungendi extrema; tum quia in eam propofitio refoluinon po- teft, cum enim fit formalis, & expreffa ex- tremorum vnio, fa&a eorum diffolutione manere non poteft ; tum demum, quia Arift. in allata cermini definitione meminit folum predicati, & fubiecti,& licet in pro- pofitione de fecundo adiacente, qualis eft Mta Petrw: currit , ly currit videatur fungi munere przdicati, re tamen vera non tan- tum habet rationem predicati , fed etiam habet vim copulz, cum faciat hunc fenfum Petru: eft curren: ; vndelicet vt gerit vices praedicati, fit terminus,nó tá vt gerit vices copulz. Et fi dicas in hac propofitione errere eff mouerily moueri , quoq eft ver- bum, habere tantum rationem przdicati , ficutly cwrrere (ubie&ti, atqueità vt verba ' habere rationem termini, Refp. currere , 8c moueri effe verba tantum grammatica- liter;at apud logicum gquiualét nominibus €ur[/a1, 5» motus , vnde apud logicum idem eft dicere currere eft moueri , ac curíus eft motus,vt ait Ant. And, : ..à Dubtumtamen eítde aduerbijs , coa- ins nod ps quantitatis, vt omnis ,- aliquis. ifibus obliquis, & fimilibus,an oe termini fubire poffint eciam in fe- inda acceptione : Affirmát aliqui eo quia in prepofitione t habere locum prz- dicati, & fübiecti,vt fi dicatur Petr eff 4li qui1,0mnis ejf terminus f'yncategorematicus prater ejt aduerbimm er cfi coniunitio , & fic dealijs Imo Fuent.cit hac ratione tenet ét vocesnon fignificatiuas elfe terminos, nà dicimus Bliers mihsl. fignificat . Quin etiam Arriaga ob id addit litteras ipfas eff: ter- minos, quando folz accipiuntur, nam dici» mus A elt littera.Verum probabilius alij ae gant,quia aduerbia , coniunctiones, & alia idganus nunquam ratione fui , & formali- ter fumpta fungi poffunt munere fubiedi , & pradicati, vnde in allatis propofitioni- bus fcmper aliquod. fubitanttuum iacclli- gitur, in cuius virtute funguntur illa officio lubiecti, & praedicati ,vt inilla propofitio- - pe Perros eff aliquis à parte przdicati füb- intelligitur bom», & fenfus glt P-2rws ef ali- quislomo, in alijs à parce fub'e&ti fubin- telisitar vex , vel quid fimile, vt idem pla- ni fit dicere omms eff terminus Qupiceeegore- muticus , aC dicere bec vox. obs eff terminus mcategorematicu:, & fic de alijs, qp eo, vel e""Edum eít ; Quod fi oppofitam opiai onem (** qui velimus,tunc cum Tatar. q :em feq A** riaga,traét.i.com. 3. ad 1. dicendum clt ad hoc, vt aliquid fit fubie&tum in propofitio- nefufficere, vt fit vox fignificatiua nacura- liter communiter, .i. vt poffit reprzíenca- re feipfam, quod eff figaificare large. Sed adhuc dubiü eft de nominibus ipfis fubftantiuis folitarié (amptis, & extra pro- pofitionem , poffint ne dici cermini ; nam Arift. definitio allata videtur illis compe- terefolum, quando funt in propofitione. Verum non ità rigorosé intelligenda eftil. ladefinitio , nam vt aliqua dictio dicatur terminus, nó ctt (emper ueceffe,quod actu a ig munere fubiedti, & predicaci,fed fuffiit aptitudo, vt ad cale munus poffit aí- fumi, & non eam habeat repugnátiam,que reperitur in aduerbijs, eoniunctionibus , & fimilibus ; nomen fubítantiuum extra pro- ofitionem dicetur terminus non in eo fen u, quod a&u extra illam exerceat officium termini , fed quia intra illam fungi poteft hoc munere , vnde dicatur terminus noma actu,fed potentia; nec aliud probant Com plut.cit. oppofitum (uftinentes. 3 Quoad alteram quzfiti partem Ter- minus vniuerfim fumptus diuiditur in men talem vocalem, fcriptum,vt notat Tatar. tract.7.de fuppofitionibus com. 1.$./2c«m- de (iiendum,quz diuifio fumitur ex Spi- ci propofitionum frere ae tio bomo ef animal i fiat mente , dicitur mene talis,ft voce,vocalis,fi fcripto, dicitur fcri- ta,cerminus ergo dicitur mentalis , voca- fisve Ícriptus ; prout fubiectum, vel prz- dicatum propofitionis elt mentale;vocale, vel fcriptum; Solent extrema quoque pro- pofitionis mentalis términi appellari,quod quidem de propofitione formali , quz eff a&us, & fecunda operatio intelle&us , in- tclligendum non eft, nam propofitio in hoc fen(a eft vna fimplex qualitas carens parti» bus,quarum vna crtbr de alia, vt có- ftabit ex dicedis difp.s.de Anim.q,ro.ar.z. n.3o2. fe debct intelligi de propofitione mcatali obiectiua , quz talis dicitur , quia elt obie&umipfius formalis propofitionis mentalis , & inftituiturin etf: propofitio- nis obicliuz per eam, tanquam per formá extrinfecam; itaq, propofitio mentalis in hoc fenfu ,nimirum obiedtiue fumpta dici- tur habcre t:rminos,& extrema,q aia in fe continet fubie&tum, & pradicatum coa- ftituta ia eff* calium per propofinoné for- malem; mbmew 73^ enunciat hs- ! a mo * 4. Pars Prima Inlit.T'ra&-I. Cap.11. imo ejf «nimal interna, & formalis propofi- tioin fe non continet fubicctum; neq.prz- dicatum nec terminos, fed tantum propo- fitio obiediua , vt etiam hic bene notauit Ouuied. Nomine autem termini mentalis duo poffunt. intelligi .f. res qug mente có- cipitur,ac ipfa cognitio, fcà vt alij loquua- tur conceptus formalis, & obicétiuus ; & quidem fiin primo fenfu famatur .f. pro re concepta, terminus mentalis à vocali ,* & fcripto differre nó videtur , eadem enim prorfus eft res,qua mente concipitur ; vo- €c deprotmitur , & calamo exaratur ; at in fccundo fcn(u.f.pro ipfo rei conceptu dif- fertà vocali , & fcripto , & diuidi: folet in vltimatum, & non vltimatum:vltimatus eft conceptus, fcu cognitio rei fignificatae "per vocem aliquam, vel fcripturam,vt cum audita voce b»mo illud percipimus animal, quod eft rationale : non vltimatas eft con- ceptus ipfius vocis, vel fcriptura fignifica- tis non vltra fe extendens ad rem fignifica- tam, & idco dicitur non vltimatus; fic G cusaudiens vocem home format concept non vItimatum, quia cum fit ignarus figni- ficationis vocibdlaru latinorum , conci- pit folummodo vocis fonum , non autem rem per illam vocem fignificatam.f. homi- .mem.Porró licet Logica, proxime verfetur -circà terminos mentales, & vocalcs nó nifi rationé mentalium attendat , quia tamen termini vocalesfunt clariores , & per eos innotefcunt mentales , frequentius agit Lo gicus de terminis vocalibus , atq; idco nos J 1 5 deiftis agemus , ac corum etiam - diuifiones explicabimus . CAPVT IL — De Terminorum multiplicitate ratiene fgniféeationis , " X varijs capitibus folent termini mul tiplicari , & vari eorum diuifiones affgnari, ex parte nimirum fignificationis, "ex parte modi fignificandi, & ex parte rei fignificata: cx prirto capite, quantura ad | fpectat.folet in primis diuidi voca. is terminus in figaificatinum ,3 non figui- ficatiuam, ille efl,quraliquid fignificat , vc hzc vox homo ,qui naturam fignificat hu- maoam;ifte eft qui nihil fignificat, vt Bhti-  Yi,Buf, Baf. Sed vt ita. dinifio fit rcété tra- dita intelligi debet de termino in prima ac . ceptione: ta cap. praccd. nam in fe- cunda acceptione omnes termini f'ant figo ficatiui,cum effe poffint fubie&tum, & prz» dicatum in propofitione : terminus igitur vocalis in tota iua latitudine fumptus diui- ditur in fignificatiuum, & nó figuificatiuü: quz diuifio vt bené percipiatur , cum ter- minus vocalis conftituatur in ratione figni ficantis per fignificationem , videndum eft quid fit fignificare , & quid fit figni à quo verbum fégmificare deriuatum eft. Signü ex Auguft.:.de do&t. Chrift.cap.r. eft lind , quod prater [ui cognitionem , quam ingerit. femfibus , facit mos'penire im cognitioe nem alterius , v.g. hec vox bomo pracer fpe ciem ,quam imprimit inauditu , vt fonus eft, facit nos venire in cognitionem alte- rius .f. naturz humanz, vnde fignum debet effe tale,vt illo cognito per fenfus,median- te illo deinde veniamus in cognitionem rei, cum qua figaum habet connexionem ; hinc B esdeade nil aliud erit, quam aliquid aliud à fe diftin&utn reprafentare potentie cognoícenti ; ex quo patet fignum dicere ordinem , & ad potentiam cognofcentem 5 cui reprzfentat , & ad rem fignificatà, qua reprzfentat , Diuiditur porro fignum in formale, & eft illud , quod abfque (ui prz- uia cognitione aliud nobis reprafentat, & in eius cognitionem ducit quales funt fpe- cies impreffa, & expreffa refpectu proprij obiecti, & in inftrumentale , quod prafup- AU pofita fui cognitione facit nos in alterius - cognitionem venire vt imago refpeótu Ce faris, ve mrefpec : euntis ; qua de Cri rg :q.9. & quol. t4. hoc fecundum fignum appellat medii co- ghitum , quia vt ducatin cognitioné figna- ttj prius petit ipfum cognofci , illud vero rimum vocat przcisé rationem cogno. cendi, quatenus przcisé eft qw» aliud cos gnofcitur , & non 4«ed cognolcitur . Signü autem inftrumentale eft, de quo agimus in prafenti, & quod proprie dicitur fignum , & definitur ab Augufl.cit. ea tamen defini- tio etiam formali conueniet , fi prima pars dematur,& dicatur fignum effe;quod facit. nos in alterius rei cognitionem venire. Hzc tamen figni defcriptio, quamuis fit ab Augufl.tradita, & ob tantt Do&oris au- thoritatem ab omnibus paffim recepta , ná recipitur à Poncio difp.1 9. Log. q.r. eamq. impugnat quoad vtramq. partem 5 qu primam quidem cum ait figaum cffe id , quod pos cognitionem , q«am ingerit fenfim: rc, cam redarguit,quianon com- plectitur omne fignum , quia poffznt dari figna fpiritualia, qua ent in cogni- tionem - » mmm nies / F x90 3 , - DeTermintrum muliplicitate: . "tionem alianm rerum ;nec poffent percipi à fcnfibus materialibus . Quoad aliam vero cparterp, in quaait ; quod fignnm facie mos "wenire $m tormitienem alteri»; eam impu- *matr, tanquam ab Arriag. traditam , quia obicéttim facicnos in cognitionem fui ve- nire, & tamen non dicitur figaum. Ruríus D»cus ipfc facit nos venirein cognitionem -anultarini rerum eas nobis reuelando, nec | tamen ab vllo vocatur fignum illarum re- xum. Pratereà cognitio eít fignum rei,que " cognofcitur per ipfam , & tamen non facit nos in cognitionem venire. Sed nimis audacter: inficiatur Poncius «doctrinam D Auguftini, quam omnes ve- -mierantar, vt communis Magiftri , vndé mi- . tum effe nó debet, quod fxpius hic Auctor - 4minimo rubore fuffufus doctrinam Scoti iprzceptoris zudcat impugoare ;. Optima enim eft illa defcriptio quoad omnes par- : es, fi bene intelligatur , nam duz folent 'atfignari conditiones alicuius , vt alterius .-— «ei fgnum dicatur, vna eft quod nos ducat Xx cn rei cogpicionem , altera eft , quod . iudus « "emn ionem. , quatenus co- tramq. opti- ivüdam exprimit conditienem ; vult em, quz inferüuire debet pro alterius ..* igno ,priusnoftris (cnfibus cognitionem — fuiingercre debere, (pecificat antem fignü "ox effe deberefenfibile , quia vt gotat Doctor Doo wis 0s s. figna enfibilia-(unt maxi- uu mé apt: pro. flatu ilo excirare intellectum. Hs rU à fenfuum minillerio depen- dentem; vt in alterius rei cognitionem ve- nit; peralteram vcró. p.rtem definitionis altera quoque conditio exprimitur, contra quam nil vrgent inftantiz à Poncio addu- x, quixobicétümfacit venire in cogni- tionem fui, man sfcerius, ncc facit venire in €nenitionem fui , quatenus cognitum, vt fiátfigoum , fed quatenus cognofcibile. ; C xectiam Deus. hoc modo ad iaftar fieni - ducit nos in rerum cogaitionem , quate- aus cognitus , fed eas rcuclando , quod ad- hac facere poffet, etianifi prius à nobis non cogaofceretur; cognitio deniq.eft fisuum P ricognitz. per ipíam formale , vt diccba- - -— gusnonautem inftrumentale,quod folum propriédicicur fignum , & ab Aug. dcfini- e Lie cognitio propriéloqu.-ndo non - .. aiiturízcere nos venire in cognitionem —.. mi, quam reprafentat, quia non ducit nos jnitionem illius rei , quatenus cogni- !astim conditiontim-v tio fieni ab Auguflino- jnm per primam partem d:finitio- d ^W - e o$ ta, feu vc medium cognitum , fed vt ratio Cognofcendi; folum autem fignum inítru- meatale eftillud,quod hic definitur . $ Et hoc fi inftrumentale adhuc duplex eft, aliud naturale, & eft. , quod ex natura fua. independeater abhominum vo- luntate aliquid reprefentat.vt usigué, & vniuerfaliter omnis eífe&tus fuam cau- fam,qui przfertim fi fenfibilis erit, dicetur fignum caufz iuxtà fenfum definitionis al- latz.An veróità é contra caufa dici poffit. fignum fui effectus , negat Hurtad. difp. 1. fe&t.4.quia etfi caufz cozuitio ducat in co- gnitionem effe&tus,tamen non ell. ordina:a adillam reprzfentandum.Sed plan? non mi nus grdinata cít cognitio cauíz ad nostlu- . cendumín cognitionem effe&tus à priori , quam cognitio cffe&us fit ordinata ad no- titiam caufz à pofteriori, quare ratio Hur- tad.parum valet. At inquiüt alij,quod licet ità res fe habeat. fola tamen cogaicio ,quz r effectum habctur , dicitur haberi, per ignum , vnde. fola demonttratio à polte- flerioti,qua elt per cffcctü, dicitur a figno, & ideo f'olfi effectus dici pot fignü cau(z,no & contra. Verü neq.hoc vrget licct.n.cogfit tio habita per cffe&um.velati fenfibilioré caufa,magis proprie dicatur à figno nil ta- men impedit , quin & cognitto habita per caufam poflit dici à figno abfolute loquen- do. Porcítigitur etiam caufa. dici figoum fui cfe&us , & pra(ertim quando fcnfibilis ett, vade à Theologis facramenta. dicuntur. ' ' figna gratiz ,cuius funt caufa , icà claré col. ligitur ex Doctore 4 d.1.9. 2. 8. De fecundo principali fequitur. Cafil. cic. & Arriaga difp.s.fc&t 2. Aliud vero eft. fignum artifi- ; 1 ciale,feu ad placitum, & eft,quod ex homi nunt impofitionc aliud repraíentat, fic rà mus eft on véditionis vini, (onus cam c panz e(t fignum le&ionis,& vox illius rei , ] ad quam fignificahdam eft impofita; Vbita- . men eft aducrtendum ctiam in. vocibusip. - fisnon tátum fignificationem ad placitum reperiri po(fe,fed etam naturalem , vc pa» tet de gcmitü mfirmorum,& latratu cani : - & idco terminus vocalis fignificatiuus fub» diuidifokzin fgnificatimum naturaliter, —— — & ad placitum & hic ad Dieledticiim fpes. état non qpideu e E I titatem,vt vox eit, onus quic ;caufatus ,fed fecundu aho ed xcsipias fagaifcandaP e EoQ EE imr end, i ,irhoc cine d pertinere dicuntur ad inlitutum Dialeó Cunsvt dicemus di(p.de V ocibus ,ZW L3» 4 "nd E mE ^ S Kee MEO AMAT: "6 declarabimus ", per quid conftituatur ratio figni . D ] : 6 Deinde terminusad placitum fignifi- catiuus fub4ruiditur in cathegorematicü , & fyncathegorematicum, cathegoremati- cus idem latine fonat , quod per fe fignifi- catiuus,& ideo per fcabfq; omni alio elfe potet (ubiec&tum,vel prz icatum in propo fitionc,vt homo animal: fyacathegorema- ticus idem latin? fonat, quod configaifica- tiuus, & ideo per fenon fignificat aliquid , nec poteft effe fubiectum,& przdicatum in propofitione, fed cum alterius confortio , cuius fignificattonem modificet,vt omnis, nullus;aliquis,vndé vt notat Tatar, tract 7. com.1.$. Tertio fciendu terminus fyacate gorematicus non figuificat aliquid , fed ali- qualiter, quatenus fi adiungatur categore- matico, eius fignificationem modificat , & facit taliter fignificare, i.reddit eius figni- ficationem, ve] vniuerfalem, vel particula- rem,velaffirmatiuam vef negatiuam: & di- citur aliqualiter fignificare, non quia veré, & propriénon fignificetfed quia fignifica- tum eius non repra'(entatur, vt res per fe , fed vt modus rei ,.i. exercendo modifica- tionem alterius rei qua de caufa negat Ar- riag.fect.,. ef perfe&é terminum .. Addit Tatar.terminum mixtum .i. partim catego- rematicum,partim fyncategorematicum , .& citille , qui impofitus eít ad fignificadum aliqaid, feu aliqua, & aliqualiter fimul , vt hac vox nibil , quz impofita eft ad fignifi- candam negationem omnis entis, hzc.n.ipe fanegatio eft illud aliquid, quod fignificat, quatenus veró illam negationem fignificat .voiuerfalirer cuiufcanque entis , dicitur fignificare aliqualiter , fic etiam fignificat fubie&um propofitionis indefinitz,nam in materia neceffaria zquiualet vniuer(ai , vt bomo efi-aninal xquiualet huic , ommts bomo eff animal, & in materia contingenti zqui- ualet particulari, vt &ems? currit zequiualet huic 44545 bomo currit. Ad hoctertiü ge- nus reducit Tolet. lib. 1. cap. 12. & Arriag. e& ,.omnia aducrbia v.9. /aprenter, doe, €"c.Sed non placet, quia cam difcrimen in- ter terminos catcgorematicum , & fyncate gorematicum fumatur praefertim in. ordi- ne ad propofitionem. itaut |]le fit , qui fine addito, & per fc poteit efe fübicctum , vel pradicatam propofitioni: jifte veró ,qui nó poteft effz fubie&tum,nec pradicatumynifi cum addito, confequenter aduerbia omnia .  &rüt termini fyncatcgorematici,quia (e fo- - Cs, finc addito nó poffiat c(f« fubicdunn, Am. £x i " ; - . [eo . Race *. 1 re Pars Prima Inflis, TraélI. Cap.L1. vel praedicatum propofitionis,& per fe aon fignificant aliquid, fed itia aliqualiter Potiori ratione ad tertium genus termini mixti nomina adiedtiua reduci pof fent ,quàuis .n.Hurtad .difp.x fect.1o. mor- dicus eontendat effe terminos fyncatego- rematicos, quia non fignificant per f: , fed confignificant,v.g.bomw: non fignificat per fe,& determinate aliquid, nifi addatur ali- cui,v.g. Petrur bonus : Tamen fi nominum adiectiuorum fignificatio bené confidere- tur, videbimus , quodlicet indeterminaté aliquo modo figaificent,ratione tamen for mz fignificat (eaum afferunt aliquam de- terminationem,nam do£w: v.g. doctrinam importat ,quod non euenit in fignis quan- titatis emn sullut, Gc. quz nullam pror- fus,rem determinatam fignificant. Accedit, quod nomina adiectiua poffunt effe faltim przdicatum in propofitioae v. g. Petru; eff doct»; quod figais quantitatis prorfus có. uenire non poteít , ergo nomina adiectiua commodé ad hoc tertiü genus termini pof- funt reuocari ,quod/etiam tenent Cafil.cap. ;& Arriag.cit cum Bigniicent liquid , fv. aliqualiter,vnde remanet fola nomina fub- - ftantiua effe proprie terminos categorema  — A29» maticos, quicquid hic dicat Ouuied. . 2 Rurfus terminus categorema fubdiuiditur in fimplicem , feu incomple- - xum, & compofitum, feu complexü, quam diuifionem accom. tex p ont QV omo » c r EUR em COUR ita Roccus lib.: .introd.cap.s. Blanc.lib. 2. fe&.z. At vt'bene monet Tatar trac.:.com. 4. hzc — potius I ett; [ cus .n. vocemillam appellat có- plexam;quz conftat ex pluribus vocibus.&c eam incomplexam, quz conftat vna tantá , at non fic eft apud logicum , qui nonatteri- dit vnitatem, vel pluralitatem vocum , fed conceptum in intellectu , cui iftz fabordi- nantur , vnde etiamfi fint plures dictiones inter fecoanexz , fi tamen tn mente vnum tantum generant conceptum,terminü con- ftituunt incomplexum , vt v.g. Marcus Tul- lius Cicero,& é contra fi vna cantum fit di- &io,conceptum tamen generet complcxa, erit terminus complexus; vt memo , «mo , femper, quz zquinilent his , sillws bomo 5 nm amass, omni tesasore , Alij proindé fic explicant, quod termi- nus incomplexus ett ille,cuius partes abia- uicem feparatz nihil fignificant,aut nir gun- "tX E 1 dam fic explicant, quod có«- - VG pcne quod di j* ^ De T'erminorum multiplicitate . iMficant illad, quod in integra dictione fi- ificabant,vt "prem: eft terminus in- mplexus;quia licet partes, in quas poteft iidi.(.Do;& mim»: fint fignificatiuz,tamé toto , & integra dictione hanc fignifica- inémnon retinent :: Complexus veró eft ',cuitis partes eandém: retmnent. fignifica nelm,quam habebant in toto complexo , am abinuicem feparatz ,vt homo ultus ; Amicus q.2 Ruuiu$ q:4. Complut. cap. ot lib.1 .cap.9.Ioan;de S.Tho. lib.i.fum. . »4. &alij paffim .. At hocduplicitcr clligi poteft,vel ita ,quod *- rminus incó- xus fit ille,cuius partes feparate non eà- n habét fignificationem, quam habebat: integrá dictione etiam fygillatim fum-' Fin quo fenfu Joqui videntur Auctores: iti; & hac io fala eft ; quia hic minus Agricola, Prorex, Refpublica, 8 iles,funt termini incomplexi (quicquid at Hurtad.) & tamen corum partes fe- atz eandem retinent pco : im habebant in integra dictione figilla-: fum E eodem modo vtrobique süt: fe: iüz., quia vt tales vot a; efe t illa romina,vt netat Fonfeca, ac e. V Visincdlign ur, quod partes ter-' 'implexi te non retinent Dueqpei quad Robebun i | is RefPwblica qua in im ne fignificát totam hóminum commu- tem;quam non fignificantfeparate;nec- (a dictione figillatim fumpta ; ttadi-- | Scoto 4.d ^q. 2S. Aliter epo, vbi do-' partes. dictionis nunquam figni ceptum fimplicem,quem dictio X videtur ipfius Arift.lib. 1. de Interp. t iif dicemus trac 2.c.1.Verü quia ad- aliquis vrgere poffet , 9» nec €t | is, vel termini cóplexi, cát cóce- 'omplcxü,qué tota oratio , aut termi- tomplc xus fignificat, praftat dicere cü Ep Mn m incomplexus eft i]- qui fübordinatur copceptui incomple- contra veró complexus eft;qui fubor- SI Mdee ees complexo in anima, etiá ca vox cffct,dummodo ad aliquod có- im fien:ficádum impofita forct , quod "robat,quia alicui fmplici voci , cuius 8 fc parate non eandem retinent figni- onem,poteft ore E coceptus lexus in mente, fi ad aliquod obic&tü blexum fignificandum imponeretur , ? fi littera A, (yiquit Tatar-)imponere- ^ wa t ? ur ad fignificandum beminem currere tung A effet terminus complexus. Pofiremó terminus incomplexus fubdi- uiditur in finitum,& infinitum, primus elt , pi aliquam rem certam , & determinatam 1 gaificat,vt homo,lapis Alter eft, qui nihil determinate fignificat , fed tantü determi- naté pues nó homo uon lapis,vnde ter- minus itus euadit infinitus dum ei imme- diaté preponitur negatio , & hic terminus - non cit propofitionem negatiuam , quia negatio non cadit fuprà copulam . G-A.R.V I,.1IL De Terminorum multiplicitate ratione modi fignificandi . $ TyRina diuifio termini, quz ex hoc ca- - K^ pite defumitur, eft in concretum , & abftractum,concretus eft.qui fignificat ali- quid;vt exiftés in alio,quod concernit, vcl vt fuppofitum proprie naturz,vel vt fübie- Gum, vt bomo, & album, nam bomo fignificat bumanitatem in aliquo fuppofito natura: humanz exiftentem indeterminate , «/2me fignificat albedinemalicui fubicéto adiace: tem;& ideo omnis talis termiaus tialis , finé accidentalis , vt ^em fignificat nem;ferminus abílra&us fignificat aliquid ei- e copulatim fumptz Ache | habens ffi: vere it confiatdc ribür e * in 3 di- per fe ftantis,& non alteriine- fignificat. - aliquidad modum compofiti, fiue fübftan-. humanitatem,e/bwm habens albedi.. xiftentis, vt humanitas eft abftractum homi- - nis, & fignificat naturam humanam vduti à proprio sp pay feparatam , albedo eft i abftractum al ,& fignificat formam albe« dinis,velutià fubie&to cui inherebat;fepa- ratam;abítrahere.n.idem eft; acab alio tra- here,feu feparare, & ideo omnis talis tere. minus habet modum fi & non compofitum, Altera Diuifio eft in abfolutum , & con- notatinum,quam aliqui ità explicant, quod abfolutus rem fignificat ad ftantis,connotatiuus veró per modum alte« ri adiacentis, ita cum Tolet. Auerfa cap. 6. Complut.cap.4 Ouuied. in Summul contr, modum per fe gnificandi fimplicé EU 1 punc.s fed minus ree, quia iftaexplica-- | tio pertinet ad terminum concretum , & notatiuus , qui &um, cum quibus: céte gnifi- , y t * » i» Ed V* ndi non. funtternunusabíolutus, & connotatiuus ; — de^ al;j fic explicant , quod illefit termiz — , Pusabfolutus;qui fe folo eft Ro uan ficatiuus,vt v.g. Petrus, Leo,&c.ille veró có ts infuafigmécatione notat — — terminum,fine quonon perfcóté fi — — gu 4 "Es "h hd gnificat primi generis funt omnia fubftan- tua, fecundi generis omnia adiectiua ,nam «lbu: v.g.requirit alium terminum , vt ha- beat completam fignificationem , itá Cafi- lius lib.1.traét.1.cap. 3. vbi ait; quod licet à Philofophis foleant nomina connotatiua. aliter vfurpari,logicé tamen, & gramtnati- caliter taliter víurpari debeo t quod fint talia nomina; que non habeant completam fignificatonem,nifi vel de altero predicen- tur , vel alteri affigantüur , Sed nec. benéità explicantur , quia, vt liquido conftat,hzc explicatio omnmó ptinet ad terminos cate gorematicum , & fyacategorennticum , nà ille eít, qui fe folo cft perfe&é figuifica- tuus, ifte vcro non fe folo perfecte fignifi- cat fed vt alteri adiunctus; vt cóflat ex cap. praced. at confundi non debent terminus abfolutus, & connotatiuus cum categore- matico, & fyncategorematico , quia funt diuerfa diuifiones, & ex diuerfis capitibus defumptz,vndé valdé decipitur Fuent. cit. diff.z art.z. eos confundens . 9 Vt igitur ifta diuifio;quz inter omnes: przcipua eft ,& ad multa deferuit, re&te in- telligatur;fciendum eft Summuliftas , Mlud dici connotatum alicuius nominis , quod non ex yi nominis importatur , fed potius datur intelligi ex modo fignificandi principalis figni ficati vt ex Scoto colligitur quolib.1 2.art.z. vnde non importatur pri- mario,& directe, (ed fecundario , '& indire- €, & ideà ingreditur conceptumprei , non veluti per fe pars cius Lie modum. f. gene-. ris? vel ditferentiz, fe extrinfeco,neceffirium tamen, vt perfectus rei conceptus, & quietatiuus , fic à eft nomen connotatiuü, quia licet ex vinominis, & directe folà importet comme - "Élioné,tam&ex modo fignificandi principa. lis fignificati dat intelligere tcmpus vefper - tinum , idq;neceffario cointelligi debet , vt . Babeatur coceptus perfe&tus,et quictatinus z. Ex qua doctrina facile colligitur ex- tjo termini abfoluti , & connotatiui , nam vt docet Tatar.tra&t 7.com. 1.$.:./6i£- dm ,& Brafaula q.7 & $.vniuerf. propé fi- nem,terminus cof eft, qui ail cóno- tat.i.qui bes gcnus,& differentiam ,que funt per fe partes conceptus eius , nullum extraneum fecundario requirit cointcHi- dum, quod eius conceptum quiddita- 1uum ing rediatur,vt perfectus, & quicta- tatiuus euadat, tales termini. funt bos ,ho- mo;& fimilia concreta fübftantialia przdi- £amenti intiz , nam ctfi concernant 9 Pars"Prima Ifl. TraBt.I. Cap.IIl, veluti additum ab — vt patet, & tamen eft nomen connotatiuü,. fuppofitam propriz naturf, tamen quf natura: cum to non facit vnum per accidens , vt forma accidentalis cü fuübie- | &o, idcó totum illud compofitum e$ zquo importatur , non veró principaliter vnum & in recto, fecundarió aliud, & in obliquo . "Terminus veró connotatiuus é contra eít , 2 vltra principale fignificatum, & in rc- 0, aliquid aliud dat intelligere fecunda- rio,& indirecté, veluti neceffarium ad ha- " bendum conceptum rei perfecti , & quie- tatiuum , fic Pater dicitur connotarc filiü in ratione terrzini , accidens fubftantia in ratione fuübieóti, materia formam in ratio- necompartis , quatenus hzc ommalicet fint extra f. em, & quidditatiuum có- ae eorum. ; quia. ncc genus funt , nec ifferentia illorum,fpectant tamen ad con- ceptum eorum integrum & perfe&tum, feurwr Scotus explicat 4.d. «2.q.1, it. Exhisfequitur omnia nomina abítracta —— tàm fubftantialia , quàm accidentalia effe — — edant ager 1 wi ge ter- 3: . minus abíolatus ; non tus,idtamen —— itàintelligendumef quod nomimaabüra- — ctafubítantialiatamfecundum rem, quam, ——— cundum modum fignificandi fiot dbí $5 t2 luta , accidentalia veró ratione tan eri modifignificandi , quia fecundum rem fi, — gnifieantaliquid alteri adiacens. Sequitur .— — etiam non omnia pono effe conte ta,vtarbitrantur multi ; nam nomen crea- tionis, & coüferuationis non eft concretü, — vt docet Doctor quol. :2. art. 2. fic ctiam. nomen vitalis operationis non eft concre- tum, & tamen eft coaeotàtiuüm , vt docet — quol.13. ad arg.prin. necé contra omnia concreta funt connotatiua , quia licet om- nia concreta accidentalia. fint connotatiua, non tamen concreta fubflantialia, nifi quan, do nomine adiectiuo fignificantur, vt cor- poreum,rationale, humanum, tunc enim fi- gnificantur per modum alteri adiacentis ; vnde ratiene modi figmficandi funt termi. ni connotatiui . : 1o Poncius in fua Logica parua OP n-14. hancnoftram non approbat exp. tionem.quia tunc nullus cífec terminus àb- folutus ca fuppofita quoad nos , neq. enim poffumus habere vllum conceptum difti a» ctum;& quictatiuum de vlla re,quin necef- farió habeamus conceptam de alia re; ergo fi tetminusabfolutuscft,quifigauficot rem —— finc dependentia ab alia rc,qua tania x ad habendurn conceptum quietatiuü eius , nullus erit terminus abíolutus ; probat an- tccedens;quia fi effet aliquis terminus ab- folutus, maxime homo, aut albedo , fed nec homo potcft — perfecte abfque eo, quod intelligatur diícurfus, aut aliqua alia operatio propria ipfius ;nec albedo abíque €o quod intelligatur munus aliquod parti- culare,& proprium ipfius , per ordinem ad . quod poft iflingui ab alijs formis , ergo nullus effet terminus abíolutus fuppofita pradicta defcriptione. Deindé coena; pro- ut diftinguitur à prandio, principaliter , & perfe primó fignificat tempus vefpertinü ; o fi terminus connotatiuus eft,qni vltrà "principale fignificat aliud indirecte, coena ;fion etit connotatiuus faltim ratione tcm- E - fo - tem . Hinc aliter explicat hos terminos . "dicendo , quod terminus conpotatiuus cft —. ille,quifignificat rem relatiuam;vt relatiua r1 giaatque adcó qui connotat terminit eis; . bíolutus vero, qui fignificat rem abfolutà, ds. PA TE bfo ata cfl 5 cuius ratio eft, quod abío- relatiuo , ergo conneta- nus qui oppon turabíoluto , ;; & hinc dominus , pa- Of; | AM ein; idi autem cóno-- gens; tü "m ino c foluti album,iuftus,fapientia;humanitas,. $3 quia non fignificant formaliter relatiuum, (— quaxtadle,necrelationm, —— 0 7 | ^ .- Hzctamen Poncij explicatio eft coatrà .. *«ommuncm modum loquendi Summulifta- xum, qui paffim docent n bac diuifioneab- folutum non opponi relatiuo;fed connota- tiuo;non ergó per tcrminum connotatiuü idé prorfus intelligi debet, quod rclatiuus; "Tum quia licet rclatiua quandam cum con- notatiuis videantur habere affinitaté , quia -wtraq. dicunt quendam o;dinem ad aliud, 2dhuc ramen miagnumi inter ca vertit di- : Kcrimen, vt infrà dicimus difp.8.q. 5. art. x. *propé finem $. gro cemplegeuto buius art c. -vbi manifc(lum fit terginum rclatiuum , & .  — ,€onnotatiuum non cffe idem . Tum quia |. . -Miquod concretum accidentale y. g. album | UR €ft tcrminus connotatiuus , && tamen nó cít - po ;-vi v 2g D - nead tempus vefj ; Hi veró termini funt. relatiuus, vt fatis de fe patet; quod veró sif connotatiuus;probatur, quia connc tare, vt conftat ex vi hominis , eft fimul cum vno aliud notare,non quidem ex prima nominis impofitione,fed ex modo significandi prin- cipalis significati , atità fe habet hoc no- men album;quod licet formaliter ; X ex ip» fa nominis impositione significet formam albedinis ; tan en quia significatur in con- creto, idco rationc modi significandi) cum farma notatur quoq. fubicctum fecunda- rio, ergo eft terminus connotatiuus , cum tamennon sitrcdlatiuus. Tum quiatermi- nus relatiuus, vt sic, perfe primo , & dire- cte refpicit aliud , & pracisé tanquam ter- minum;vt pater filium 5 connotatiuus aut fecundarió, & indirecté, ac minus principa- liter, hoc enim eft importari aliquid de có- notato.i.non de principali significato , fed fccundario, ae veluti a ccefforié ; nec etiam refpicit aliud pracisé, vt terminum fuz de- pertdentix, vt corítat in allato exemplo de albo, quod lignum v. g. vel lapidem refpi- cit,vt fubiectuni,non vt terminum,fed re-  fpicit illud per modum annexi , & acceífo- rij ex modo significandi principalis signi- ficati, vt liquet de nomine coenz in ordi- m. Neque rationes eius X ooo vr. ent; nam ad 1. negatur fequela antecedé- concreti, tis.f, ex hac noflra explicatione fequi nul. ua for- lumterminum effc abfolutum , fed omnem connocatiuum, quia fatis conftat non'omnia nomina rebus imposita aliquid consigni- . boron, c gir ef ficare per modum annexi ex modo signifi. candi principale fignificatum, vnde hzc, & similia nomina erunt termini abfoluti; tü . x Mao dap podeis d. 11. Er ub lit. L. falfum eftnon poffe haberi vum conceptum diltinctum , & quietatiuum de vfla re , quinneceffario habeamus conce- prim de aliare , quz non sit decius effen- tia, alioquin nulla poffet à nobis affignari definitio quidditatima yerum , fed quelibet data efft per additamentum , vndé inquit Doctor, quod quamuis forma: habere ne- qutamus conceptum perfectum quicta- tiuum, nisi cointelligatur illud , cuius eff forma, & ideo quantumcunque cffentialia formz exprimercntur sine illo ; cuius eft forma,quamuis quidditas eius indicasetur, tamcn non effet conc ea peafectus quie — tansintellectum , & ideó nec deSnitiuusi — pihilozinus caufatum,quodceltinfequods —— dam compositum fubsiftens , sic iti jn fc, intellectus qais non " re minatiuum ,. quz »** fo aliud cointelligere ; & fic homo quiddita- tiué , & quietajjué intclligeretur per hoc zcisé quod intelligantur partes effentia- €s &us, abíq.co quod intelligatur aliud , qued non clt de «fftntia eius ; neq. ex hoc, quod heminis quidditas ex aliqua eius m ria operatione dcprehendatur pro ftatu Jie, ficut & alie rerum quidditates in vni- ucríum, fcquitur omnia effe entia connota- tua , fed tantüm ex operatione rei nos di- fcurrere à pofteriori ad eius efftntiam ve- fligandam ,quod abfque vlla connotatione ficri potcft , non enim connotatio confiftit jn boc , quod vnum cognofcatur ex alio , wcl cum alio quemedocunq. fed itaut vnü «x nominis impefitione detur intelligi , a- iud vero fecundarió , & minus pripcipali- tercx modo fignificandi principalis figni- ficati , vt conflat in cxcn. plo de nomine ««nz. Ad z nceatur affup ptum nempé €enam;vt à prandio diftinguitur per fe pri- . Pars Prima Inflit.T'rattI. Cap-IIT. terminus denominatiuus ille fit, qui forrh& fignificat per moduim alteri adiacentis, in; formantis,& dcnominantis, feà qualifican- tis, & tale fit omne concretum accidenta. le, fubftantiale vero tunc folum , quandó nomint fignificatur adicétivo;fequitur om nia concreta accidentalia effc denominati- ua, fubftantialia veró nonnifi quádo nemi- ne fignificantur adic&uo 4 & quia de De- nominatiuis fusé agimus infrà Difp. a. q.6. hic plura nen addimus. ; CAPVT IV. De multiplicitate terminorum, im erdine . 3 ad res fignifcatas. "t 1 imadiuifio termini , quz fumitur AK ex parterei fignificatz , eft in ter- minum communem ,& fingularem,Commu pis eft, qui aliquid fignificat commune plu ribus , itaut etiam fingulis feorm cenuce. niat, vt homo, qui conuenit omnibus ho- minibus , & singulis. Terminus singularis. mo, & principaliter tempus velpertinü fi- — eft,qui vnam rem singularem tantum signi-- dedico eae. à ex Moa dire Bx, vel lura per modum vnius: Et tione impofitum fuit ad fignificandam co- fabáiudir commu demin tr ionem , & folumex modo fignificandi | dentem, & limitatum; trapfcenc principalis fignificat innuit tempus vefper /— conuenit omni bus per c tinum , & ideo à prandio difli: guitur fo- — do, vt Res ,ens,vnu Jum penes connotàtum ; quod fícontédss — pluribus quiden «aqnam per fe. primo fguificare tempus — Selpertinum, vt à prancío d;ftinguitur , ad- buc crit terminus copnotatiuus quia fecun dati. & minus principaliter comeftionem Sgndenbir, am vemq. cr equos Bcper rimi care non poft , non enim. bsc duo talemh connexio - nem,& zffinitatem, vt vnum per fe-conces — «ua fuam Poncius ftabilicbat fententiam , negatur affumptum quod f. abfolutum, vt hic de co logauatur Summuli tz , oppona- ptum facere poffint. Ad. aliam rationem, - tur relatiuo, nam potius hie fupatur, vt op. onitur connotatiuo,vndé connotatio ctia an rebus abfolutis reperitur ;vt conftat: in isallatis de albo, cena , & alijs, ertia demum diuifio cft in terminü dc- nominantem , & denominatum , feu deno- 1 díuifio grammatic alitcr ità explicatur , vt denominans fit à quo de nominatus deriuatur,vt à iuflitia iuffus,2b. albedine albus ;, At apud logicum dencn i- natiua dicuntur ca vemina ccncreta,qua à Íuisabflradtis differunt in modo fignificá- di /'qu.i cll fignific are per n.odum adiacen- * tis, & fecundum illudyonicn adic&ivum "^ bibent virtutem d «ncminandi, i. denc mi- natiué pradicandi óc iubictlo .Cum ergo talem habent. inter fe connexio^- " ic homo, ille homo. Vagus; qui rem fin- gularem indeterminate significat, nempe mediante termino communi , & fieno par-- n t  ticulari, vt er hemo. Colledtiuus cft, qui plura, fed in vnum collc&ta dicit. vt Po-- pulus, Ciuitas, Scnatus; Addunt ctiam ter-- minum fingulatem ex fuppofitione;vt filius $.Virginis intclligitur C hriflus ; quis fup- ponitur vnum tantum habuiffe filium . - Sed obijcies, quod Petrus efl nomcn có-- mune fipgulis hominibus, qui hoc nomine appellantur, Ciuitas etiam, & Senatus plu- ra fienifcant , ergo non funt termini gulares, Refp.nomen Petri vtique c] com- n.unc pluribus ,fed non res fignificata ad Petium , quia Patertale nomcn impofuit Filio fuo,vt evm diflingueret ab emni alio: Civitas vero , & Scnatus plura vtiq fighi- ficant,fecd'in vnum collc&2,& hoc rry: dits, nc fiat terminus communis , ov: pluribus €cpucbit eem fecifin Iun ptis, fed ad» Luc e hüc erit terminus communis hoc nomen Civita, fiad hanc , & illam Ciuitatem có- garetur, & non ad homines in eadem Ciui- tate degentes. : 12 Rurfus Terminus communis fubdiui-« ditur in vninocum,zquiuocum,& analogü. Vniuocus elt,qui conuenit pluribus fecun- dumidem nomen,& rationem importatam illud nomen ; vt homo , qui conuenit P.tro, & Paulo non folum (candum idem nomen, quatenus hic , & ille eft homo , fed ttiam fecundum eandem rationem per il- lud nomen importatam,quia hic, & ille eft inimal rationale ; hzc.n. eft ratio illi ne- nini correípondens . Aequiuocus eit, qui 'onuenit pluribus fecundum idem nomen, t nor fecundum eandem rationem illi no- nini correfpondentem , fed fecundum di- ierías,vt Cánis dicitur de animali latrabili, e fydere,& pife , fed huic communi no- ini eadem ratio in omnibus non correfpé et, fed proríus diuería,quia licet Canis ter lris,/& marinus conueniant ia eadem ra- one animalis , non tamen in cadem ratio- .& defiaitione Canis. Terminus analogus equ pluribus conueniens, vel fecundum en nen tantum , vel etiam fecuadum eandé - ton Me. nd sorefpon entem, ita conuenit , vt participetur ab eis non z- cra i HE cie ys Müpi 0 po pofterius, hic .n.ordo prioris, ofter f ium jg ns ,6 VI PEN atu 9 9n o RUOMRMEET. e imum eft ita analogiz intrinfecus, vt be-- gixeur Caict.de nominü analogia cap.t, inequafi fynonima effe analogicé dici,& teer rius,& pofterius vndein omnibus olis femper per talem ordinem explica- uit analogia , fic ri(usanalogicé dicitur homine ridente, & prato floreate (ecun- n nomen tantum, fed prius de homine , 'oftea de prato metaphora iade transla- ns analogicé conuenit fübftantiz, X ac- enti fecundum eandem etiam rationem infecé ab vtroque participatam, fed có- it accidenti per actributionem, X ordi- | ad fubítantiam, («d quia de Vniuocis , uiuocis , & Analogis lat? difputamus rdiíp.z.q.4. & s. de hac diuifione pro : hzc pauca (ufficiant. emum diuiditur terminus ia terminum lac , Sc(íecundz intentioais 5 terininus iae incentionis cft ille, qui impofitus eft :zaificandas res , vt funt in fe indepen- operationc intelle&us, vt «mimi, & . Terminus fecundz intentionis elt il- | impofitus eit ad (ignificaadis res (ub De T'erminorum muliiplicitate . Ex aliquo attributo racionis,quo non afficiun- tur nifi negotiante intelledtu , vt gem: c fpecies , quod.n. homo dicatur fpecies, & animal zenus,hoc totum Brocdit ab opc« rc iatelledtus . CAPVT. V. | De V niuerfalibu:, fiue Pradicabilibus , 13 J ees cóis vniuocus quádo in ot dine ad illa plura,quibus conuenit , cócipitur fub fecüda tt&ione fuperioritatis velut in ordine ad inferiora dicitur termin? Vniuerfalis,& dicitur ét Predicabile,quate nus pratdicari póc,feu affirmari de illis plue ribus;quinque autem funt termini fic vni- uerfales,feu przdicabiles .Gcuus, Species, Differentia, Proprium , & Accidens,de qui bus Porph. in Ifg03. cuius|diuifionis fufis cietia cít,quia o€,q przdicatur,aut przdi« catur in quid .i. p modü nomiais fubitátiuis aut in quale.i.per modum nominis adicctie ui fi in quid, vel dicit partem effzntiz vel totam effentiam,fi partem effentiz , fic eft gos animal,fi totam effenriam , fic eft pecies,vt homo;fi predicatur in quale, vel rz dicater effentialiter , vel accidentaliter effentialiter,;fic eft differentia,vt rationa« le, fi accidentaliter, vel intranfmutabiliter, & cum neceffaria connexiofie , & proprium,vt nfibile , quod licet fit extra- neum ab hominis natura,tamen eft cumills neceffarió eonnexum;vel tran(mutabiliter, & finc neceffaria conmexione , & fic eftac- cidens vt album: Affignamus autem diftin- ctionem Proprij , & Accidentis per tranfz mutabiliter, aut intrá(mutabiliter prz4ica-- cari,nó aüt per pradicari cóuertibiliter,aut incóuertibiliter, vt multi faciunt , quianot pót Propriü conftitui in róne przdicabilis, & vt fic ab Accidéte diftingui per przdica- ti cóuertibiliter, quia repugnat Vniuerfale in ratione vniuerfalis de fuis inferioribus conuertibiliter przdicari,de ratione enim term ni vniuerfalis,vt fapra dictá eft , eft , 10d przdicetur dc (uis inferioribus etia. eorfim fumptis,ita g» ét de fiagulis fingilla tim fumptis przdicetur , at implicat poffe ità przdicari de fuis inferioribus conuer- - tibiliter, quiacum eis non conuertitur ià fubfiftend: con(cquentia . 14. Geni elt i dicatur de. pluribus [pecie differcntibus in quid , ideft effzntialiter , & per modum nominis fübftantiui querenti n.quid eftho.— " me? recté rcfpondemus Apex ms - P 4 E 1 tiuum ud vniuer(sle , quod pra. ds íz . tiuum ef animal ,quid eft Leo? eff animal , * licet.nhomo,& Lco fpecie differant , con- ueniunt tamen in ratione generica anima- lis,ex hoc autem, quod przdicatur de plu- fibus fpecie differentibus , palam fit genus . non przdicare totam effentiam fuorum in- feriorum , alioquin fpecie noa different , . fed tantüm partem effentiz, & hanc poté- tialem , & materialem , ac per differentias contrahibilem . Triplex veró genus diftin- ui fclet,generaliffimum, feu fummum, & | just 4 eft illud , fupra quod aliud no extat genus, tale genus cenfetur effe fub- ftantia, quia fupra fe nó habet nifi ens,q» nó eft genus,eo quia tranfcendens , eft com- mune Deo,& ereaturis.Genus medium,feu fubalternum;& eft illud quod tam fupra fe, quá infra habet aliquod genus . vt corpus, lei € fubfítatiam,& infra fe viués , & animal.Genus denique infimum, feu pro* «imum , & eft , quod infrà fe non habet aliud genus, vt Animal , fub ipfo enim im- mediate ponütur fpecies,vt homo,leo, &c. 15 Species ad duo co i poteft , vel 2d genus;cui fübijcitur,vel ad inferiora, de quibus przdicatur iuxta primam eompara- tionem dicitur fpecies fubijcibilis ; ruxtà fecundam dicitur przdicab;lis, quia predi- €àibilitas in ordinead inferiora attenditur , fpecies in ratione fubijcibilis definitur , quod fit ca, qwa ponitwr fub genere, quod in- eelligi debet Maier ,&immediaté, quia etiam indinidua fub genere ponuntur , fed mediaté,& fpecies fub ifta ratione fubijci- bilitatis eft triplex, fumma, feu fuprema , media,feu fubalterna;infima,& vltima,que dicitur athora,& fpecialiffima , fpecies fu- bijcibilis fumma eft, qux immediate poni- turíub genere fapremo,vt corpus in prz- dicámento fubftantiz: media , & fubalterna eft quz non immediate ponitur (ub zenere füpremo,;nec immediate fub fe continct in- eiuidua,vt viués, Animalin codem pre- -dicamento fubftantiz ,Infima, & fpecialiffs. qma cft, quz fub fe immediaté eórinet indi- uidua,& immediaté continecdr. fub genere vltimo, & proximo,vt Homoin eadem: (e- rie fubftantiz , qui immediaté continetur fub animali, & immediate fub fe continet Sortem, & Platonem , ex quo patet omnia £o fub fuprema contenta dici fpecies cibiles,non tamen przdicabiles , qui1 -. siadinferiora compar&tur, de quibus prz C / éicantur, cimi ipscie differant , hibe rationem generis , & velut genera prdi-- cantur , Et idco fpecics przdicabibs ei vna. vx H b A E. m a zx " E oteft genus,quod non euenit in fpecie sfi- st "Ee cintentic ii. Si atincrors come " Pars Prima Inflit, Tratl.1, CapJ- 1] tantum jinfima.f.& fpecialiffimz, & defini. tur,quod sit illud vntuer fale, quod pradica- aur de pluribus numera differentibur im quid -j.effentialiter,& per modum nominis fub- (tantiui ,quzrenti.n.quid eít Sortes;recté re fpondemus, quod eff b»me, quid eft Plato ? eff hom», licet n. Sortes , & Plato differant numero p proprias differétias indiuiduales, cóueniunt tin róne fpecifica hominis : ex hoc aüt, quod fpecies przdicatur de pluri- bus folum numero ditferétibus , ftatim de- ducitur przdicari totam effeatiam fitorum inferioram , quia differentia numeralis not elt differentia effentialis , & quidditatiua ; diffzrentia namque indiui dualis non i- net ad quid eft indiuidui v. g. Platonis, fed potiusad quis eft , fi .n. quzratur quis ett ifte homo? refpondetur,eít Plato. Ex quo tandem fa&tum eft folam fpeciem infimam proprie, & abfoluté dici fpeciem, & noc fe- cundum Vniuerfale conftituere , quia fiué comparetur ad fuperiora,fiué ad inferiera - femper dicitur fpecies , & es red did - parentur, neceffirió habent rationem ge-- neris,& nullomodo dici poffiütfpecies. «— 16 Differentia et qua res alioqui inter — fe conuenientesinaliquafuperiori ratione —— Js abinuicem differunt ,acdifcriminantur, & — àPorphyrio infua lfagog.czp.«. diuidituf — in communem,propriam,& mam, Cóis eft, umitur ab a ia EM muni, fic albedo in h. d tia communis quia per cam v deu cogido: Techn qu albedinemnon habente.Propriaeft , que — defumitur ab accidente proprio , fic homo , per rifibile differt ab equo,& Leone, velut r accidens proprium .Proprijifima tandé cit differentia effentialis, rer quam vna res effentialiter ditfert ab alia; cii quaalioqui effentialiter conuenit in fuperiori ratione , fic rationalitas ponitur hogpinis differen- tia, quia per ipfam effentialiter dirfert ab eque,& leone;cum quibus alioqui conue- nitin ratione eencrica animalis . Cü verà triplex fit fpecies, vt dictum eft , fumma 5; media,& infima, triplex quoque crit ditfe« tentia ; differentia nimirum fpeciei (üm- iz ,diffcrentix medie; '& di aipfimz y illz dicügtur differenti generic ; fcd ifta; dicitur abíoluté differentia fpecifica , qvia: ett ditferentia fpeciei vItimie . qua nequit díci genus , & hzxccum fit vt plurimum* incomita -., non fui: a Porphyrio d fini- t3 51092 4 De Yoteitfalibis: *oara.dum dixit Difertia eff , qua pradscatur — sie ávi p "4 ms dlferéribur 2 mam differentia fpeciei infimz non pradi- '€arur ; nifi de pluribus numero different "«5bus,vt ipía fpecies infima; Cum igitur Dif- £erentia, teft certium Przdicabile.com- t omnes predictas effentiales dif- rétias,tàm.f. genericam,quàm fpecificá , **ali definitiode debebit d (lpos omni- . bus fit Communis,v.g. ure fit illud vniuer fale 4464 pradicaiwr. de pluribus im quale sid ,fiucilla plura disfcrant fpecie , fiue fo- o numero vt docet Scot.q. 27. vaiuerf. fic quipp? definita tàm differentiam generic; eeide dde de itis infecr UE n, in e quid quia de fuis in. 5 vtiq. radicatur eficocidlite: ;nam dicit parcedi  e(fentiz, (ed quia dicit partem formalem , (0 gr qualificantem,ideo przdicatur per mo- -- dum qualis,feu per modum adiacentis , & . momine'adicétiuo,quarenti.p. quid eft ho- mo , recte reípondemus per genus , quod (ef animal, quxrenti autem quale animal fit Uh. effentialiter;refpondemus pcr differentiam (ff ratinpdle; Ex quo patet lübijcibilia , re- NES quorum Differentia v. g.rationalitas 0 EMtrtinafvniuerfale, n6effe inferiora fua —— . quidditatine.i.hanc , illam rationalitaté , . quid de iftis przdicaturin quid ;'& velutt fpecies, fed effe inferiora fin fubie&,i. ípe- " z promi uam conftituit , de iftis .n, « pradicatür in quale quer deSorte,& Pla —— —7- tone, & po/süt dict fua inferiora qual: .at1- * pof: di t H feri : qual . 7 pé, quatenus de. ipfis puerum in quale - .. quid;idern dicatur de differentia generica. ^» vq Proprinen, & Aceádenr (unt Vniuerfa. lia accidentalia ," quía citra :effzntiam fuis -3nferioribus conueniunt, iu quo diftinguun tiirà zribus prioribus Voiuerfalibus, qua dicuntur Vniuerfalia effentialia, eo quia ef- feiitialiter fuis inferioribus conueniüts quia tamen proprium. minus diftat ab: effentia iu tci quam accidens commune; vt poté,quod " immediate luit ab efferftia rei,ideo imme- uy V düté fequitu£ poft vninerfalia effentialia Procuiüs declaratione aflfignat Porph. c.5- quatuor modos próprij ; proprium primo modoillad eft,quod accidit foli alicui fpe« citi fed nonomnibus indiuiduis eius, vt hd mini effe Medtecum;vel Geometràa; pro prit fecutido modo eft, quod: accidit omnibus wm were ro "fed nen foli illi "pedo vt homini bipods; ropriü ter- tio modo eft ;quod accidit foli; & omini, fcd: nonfemper , vt homini: in fene&tute can ; kei proprium quartó modoft , quad wes : - E L * T" | *e ^ I 5 : cidit ommi, fili, fómper, vt hominietfz ri- fibile;etfi .n, homo non femper rideat,(*m« er tamen habet aptitudinem 21 ridendá ; ait proprium hoc modo conftituere quai tum przdicabile ; quia accidit omni,foli; 82 femper, 3: e(se propri? proprium, quia có- ucríim przdicatur de re, cuius eft propriü a Vndé aliud eít confiderare. propriamrin ra« tione proprij , aliud in ratione pratdicabi- lis , id ratione proprij vtique'coaftituitur rprzdicati conuettibiliter , rion tamea in ratione przdicabilis , quia fic przdicarg proríus repugnat rationi vniuerfalis, quod: cá cóparetur illis,de quibus przdicatur, ve fuperius fuis imfetioribus, namquam cü eis conuertitur ifi fubfiftendi confequentias fed conttituitur in ratione vniuerfalis per «cess dere omni foli, e» (emper, quod idem eft , ac przdicari de pluribus in quale accidentale neccfftrio, & intranfmutabiliter , vt Scot. explicat q. 3 1. vniuerf.in corp. vbi explicás allatam Porph. definitionem ait , quod per ly accidit habetur rati » praedicabilis,& mo us przdicandi;f. in quale accidentale, per ly omoi, c fóls habentur. fubijeibilia pro» prij; qua nimirum (unt inferiora quiddita- tiue illius generis, vel fpeciei; cuius eft pro- prium. , & per ly femper habetur neccfütas przdicandi , per. quam diftinguitur ab Ac- cidente , quia eroprium de fuis fubijcibili- bus.ità neccffarió: , & intranfmucabiliter przdicatur , vt deillisomninó negari ne- queat licet .n. poffimus noa intelligere ho- minem cuni rifibilitate , quia abftrahétium non eft meuJaciam, nequaquam tamé I fumus inzelligcre hominem finc rifibilita- te vcl fub oppofito rifibilitatis aba; pre- iudicio edfcatiaipfius hominis, quod nó eft verum de Accidente communi etiam infe- parabili refpectu faifubief&i , quia & fine *.€o immo, & fub eius oppofito poteft intel. lig: fine repugnantia; vc Coruus fine nigre- dine, vel etiam ful» albedine. Hic camé ad- uertendum eft, quod licet Porph. defiaierit. tantum proprium fpccificum (forte qui notius) potet ramen , & debet eadem de- finitío applicari etiam proprio generico , ly omni, en filiintelligendo omnes , & olas (pcctes illns generis, cui adzquatur, | t «n. hoc quartum przdicabile có» ens itur genericum y Ls med 4cutr am ar ucc denrale neetarie c intra[Furebi ita plura umero * 4" ^ j x » fiue etiam Ípecic diffe FADE. cU mwdonujr o qiu io5 ep UO FTT 1$.4c« Ld * we : 1 a6 met ) E Ya » qut v. ox w. M. | m "P. 45, fint numero folum, fiue etiam fpecie diffc- ^ rentia , vtalbum refpectu Í hy. * - . » — d p We » "de i4 13 Accident commune , quodità vaca- tur ad differentiam accidentis pu j de. finiturà Porph.ef: qd def, e bob pra. ter (ubiechi corruptionem, quz definitio vt explicet accidens commune in ratione vni- uer(alis, debct intelligi de accidente pro fe- cunda intentione , & fecundb intentionali- ter explicari, vt $cot.docet q.34.I 3 $. Vni uerf. vbiait: accidens fumi poffz primà intentionmaliter, vt idem fonat , quod inhz- rens, vel alteri adiacens , & fecundo inten- tionaliter , quomodo dicit illam fecandam intentionem,quaz attribuitur , alicui, quod fine implicantia poteft affirmari , &ncgari de (übiedto ; itaq. in hac definitione nomi- ne /uhiedi intelligitur fubiectum predica- tionis,non inhzfionis,& ly «def, &r «5e? nà fonat idem , quod inhzret, vel non inhzret. przter fubiecti corruptionem , fed capitur fecundó intentionaliter , vt idem fit , quod affirmatur , vel negatur abíq; prziudicio effentiz fubiedti ,in quo accidens commus ne diftinguitur ab accidente proprio, quod non poteft negari de fübie&o abíq;dettru- &ionc effentiz illius , nam ficut ex rifibili- tateredé infertur à pine humanitas, ità ex negatione rifibilitatis re&é infertur negatio humanitatis. Et hanc definitionem fecundó intentionaliter effe explicandam infinuauit Porph tem , quz ex accidentibus infeparabilibus contra definitionem oriebatur , refpondet predictam definitionem conuenire étiá ac- cidenti infeparabili quia re&e intelligi po- te ít (ubiectü finetali accidéte, vt /Ethiops non niger,immo cum accidente oppofito, vt JEthiopsalbus fine ipfius corruptione,er go Porphyr. locutus eft in definitione de coniundtione accidentis cum fubiecto ; vel fcparatione per intelle&um; quz non fiunt nifi fe fecundam intelle&us operationé , f. affirmationem ,vel negationem. Explicat verbaccidens in ratione vniuerfalis, quia vtait Do&or cit. per totum illud copulatü T , Cr abefl prater. fubiehi corruptionem , infinuatur genus, & ifferentia,nempé p dicari in quale accidentale tranfmutabili- tcr ; Ex quo patet accidens commune non effe quintum Vniuerfale refpe&u fuorum inferiorum quidditatimé , vt color non eft accidens refpectu albedinis , & nigredinis, fed refpe&tu (ubie&orum, cum quibus con- tíngentem habet connexionem ; finé hac : homtnis, niuis y Jas, &c. quia accidens quintum predica- Su : pfe ,qui videns difficulta-. ^ "s. Pars Prima Ioflit.Tradl.I. Cap.V1. bile «omprehendit accidens tàm genericit, uod .f. Qiuienie ETM Tcr deriv cificum,quod .f.in liuiduis cantua vnius pecid: competit :amverà etiam fubftantia przdicando contingenter de aliquo fubie- &o fundare poffit fecundam intentioné ac- cidentis quinti przdicabilis ;affirmatiué re- fpondemus in difpuc. & hzc fufficiant de uiaque Vniuerf. alia namq; plura deipfis icendaad quz. differimus. — CAPVT.VI L De Pradicementis , 6 primi de abfülwir. 19 Via non fufficit Logico folum co« oícere cermíinos pradicabiles , & fub:jcibiles, fed etiam rectam eorum di- fpofitionem cognofcere debet;vt legitimas przdicationes conficere poffit ,. icà poft TON przdicabilia , ru fuht mode candi e(fzntial iter, vel accidentaliter, in uid,velin quale , de przdicamentis agere cbet,quzíuntcoordinationesgenerü, && — — — Bredicato- e a. fpecieru , (eu debita difpofitio pradicat rum effzatialium [iig T iren ra vfque adindiuidua; fecundum fub,& decem veró funt przdicamenta , ad'qua tanquam ad decem claffes, & (umma géne-- ra reducuntur omnes naturz rerum, & ea» rum gradus , atque císenciali ! tria prima funt abíoluta, & ad fe,fubítan- tia, quantitas , & qualitas , & alia feptem reífpectiua, Sead'aliud Relatio, Actio, Paí- fio, Vbi, Quando, Situs, Habitus, cuius de- narij aumeri efficax fufficientia affignari ná poteit , fed retineridebet , vtaitScot. 4. d.15.q.1. C. & quol. i i. K. quia famofa eft, & ipíamet antiquitate probata . Neq; per- tinet hzc io ad Metaphyficam, cuius roprium eftagere de ente, & eius (pecic- us; quia agitur hic de ilis ij(dem , noa vt naturz quzdam funt (fic .n. ad Metaph. fpe&tant) fed modo logico, vt nimirum res explicantur, & fignificantur vocibus, & rzdicantur, ac fubijciuntur , fiué vt fub- E fecundis intentionibus przdicabilita. tis, & (übijcibilita*is . Sumunt vero hz de- cem rerum coordinat:ones à gencraliffimo fuo.nomenclaturam, vt ferics omnium fub- ftantiarum vocatur fubftantia , & feries omnium quantitàtum Quantitas , & fic dealijs , quodlibet verà yrzdicamentá tri- bus cótexitur coordinationib*, vna media, & duabus collateralibus , media quidem eit Len fpecierum, et indiuiduorum ita pofita,vt genera de fpeciebus, et ipei c radiata, — 2 wt. e " Á 1 Ww € c NEIN. LESSONS ILS avv wt WY Vue we ow PU um s." 2) qua nen efi «m. [ubiedia Ji x wi rA a 257 E 35 »  Kcindividuis przdicentur, et vniuerfim om pia fuperiora de fuis inferioribus,in latera- libus veró differentiz (quas fzpé per acci dentia propria circümloquimur) funtcol- locata, vnm .n. quodque genus per duas diuiditur differentias ad duas fpecies infe- xiorcs conftituendas , vt fubftantia diuidi: tur per corportum,& incorporeum,X cum fac differentia conftituit fpiritum , cum il- corpus,& codem modo dicendum in alijs tegorijs : Neq; inlinea laterali differen- tiz fuperiores de differentijs inferioribus E fe prdicantur , fed tantum de inferio- jbus ecicbus & indiuiduis , quz funt in edia linea, vt fcnfibile non pradicatur de - fationali,(cd de homines & deniq; cum ens finitum fit , quod in decem przdicamenta . diuiditur, ac deícendit , quacunq; in prz- dicamentis reponuntur, funt entia finita, imjtata , talis itaque eft f'ru&ura arbo- | talis ,cuius figuram in textü 'zdicamentalis eft. ens ubfiftens,ideft non alteri "n quia fubftan- vade uper s gea '&o, tanquam de per fe inferiori, quia indi- widux efi ,u fingularis generis [afar ; wo fubiecio, fed dicitur de hielo à. caret. fubieto inhafionis , non tamen pradicatiopis , talcs fubftantia funt Ts & fpcéies,animal.n. licet ncn fit in bic&o, pradicatur tamen effentialiter de fubicQo, ranquam de per fe inferiori, nam dicimus homo eft animal, fic etiam homo pradicatur « ff. etialite r de Petro,& Paulo, * nec ramen cit in hoc; vcl illo; tanquam ac- cideusin fubicéto per inhafionem, fed tan. quam natura Comn.unis jn fuis inferioribus. Etcum pr:ma fübllantia omnibus fubftet, tüm .f. cundis fubfl antis, quàm acciden- tibus, quia de illa hac omnia pradicantur, idco primó, rrincipalter , & maxime fub- flare dicctur, & maxime emnium fub(tan- tía, intcr fccundas vero fibfilant;ias magis dicetur fubflautia fpccics, quam gcnus, tü quia prepicquior cft prima fubilantiz, tum quia fpecies magis fubftat , quàm genus, "Quia eGam ipfi Jébrjciturgeneri. ^-^ Em * —. ne fubie&torum, quibus inharent "icy ma 'ccundas giu ape SDireKorus TE CEKEnT bifantie la qua nec efl sm. [ubie-.— ria . "Tertia/que determinate conuenit : 9s dto, mec dicit e fubicdo Ae , vel is; crab bsc aliquid ad diffeteng ; non dicitur de fübie- — 1j ntiz fex affignan- de fubftantia, rima, que ; ibus fubftantijs , & pri- mis, & fecundis, earumqj pariter differen- conet fubiecto non effe , hoc eft in fu- bieéto nullo hzrere, deq: nullo accidenta- liter przdicari, fi fecund9 ;intentionaliter dicc: Neque id proxime ditis infine capitis pracedentis, vbi diétü. communis eft eft fubftantiam quoq.poffe de aliquo fübie- &o contingenter przdicari; quia ibi erat fermo de accidentaliter praedicari per mo- dum accidentis pradicabilis, hic autem lo- uimur de przdicatione per modum acci- entis przdicamentalis nam fundamentum icationis huius eft vera, ac propria inharentia forma in fubie&o,de quo prz- dicatur,quz DAbsati m deg re- pugnet , confequenter ei repugnabit prz- dicari de aliquo fubiccto Jer modum acci- dentis przdicamentalis. Secunda, qua có- uenit determinat? fecundis,ac earum diffe- rentijs eft, vniuocé pra dicari de primis, 3. fecundum idem nomen, & candem ratio- nem im illis effentialiter inclufam,quod etiá vniuerfalibus pgdcuEon & corum diffc- rentijs c tit, non quidem comparatio- un, ab Jed infe-- care tiam fecindarü , que fignificant qualequid, - vbi ifti termini MN fenfu qu ^ d. usqu vniu y | Main in quale , fed ariin i due ^ figni dise fignificarenatu- ram iücommunicabilem , fignificare ver quale quid naturam inultis communicabi- lem,aut numero, aut rabie differens tibus,quod etiam vniuer s accidenti. bus &u inferiorum fuorum competit nam fuperiora in accidentibus per dif. fercutias ad inferiora contrahuntur , ficat - in fubftantia ; indiuidua vero, fcu fingula- riaipfornm accidc ntium |n funt incó- municabilia, quia fub fe infertora nori ha- bent, de quibus predicen ntialiter,. im communicabilia fupt , quia fubie- étis, quibus inherent, deneminatiué com- municantur, quod eft effe mcemmuni lia, vt qaed, communicabilia,yt 2«. € 3 - ta, lubflantia nihil contrarium cffe, tari, prime p AD fecundg, quanmisaccidentia — cquenter contraria fint accido aque accide tis. vnius ) r bus altcrius, vt accidentia u "- busigoissLocwerbidemcompetitquantià ———— tatibus. e . SE Lm. i* wd r 16 tatibus etiarn, non .n. bicubitum, tricu- bitum contrariantur, neque quatuor , & fcx, & fic deceteris. Et hoc quidem intel- Jigendum eft de contrarietate proprie di- €la, que vcrfatur inter formas pofitiuas fi- bi inuicem oppofitas, & ab codem .fubie- €to fe mutuo expellentes, quo pa&o con- trariari dicuntur quamplurime qualitates ; & per hoc foluuntur rationes, quibus Mai- ron. paffu 16. in predicam. contendit in fubítantijs veram ftatuere contrarietatem . Quinta, fubftantia nulla fufcipit magis, & minus, non ,n. patitur intenfionem , & re- miffionem, vt calor in aqua, qui modó in- tenditur in ea, modó remittitur, quod fi- militer conuenit quantitatibus . Sexta dc- mum, qug eft vera proprietas in quarto modo proprij : & competit detcrminaté prime fubftantie, efl, quod vna, & cadem numero fit fucceffiué contrariorum quo- xundam fucceptiua cum fui mutatione;tan- uam eorum vltimum fübie&tum ; dicitur decent, quia fimu) contraria fufcipere nequit, dicitur cemfrariorum quorundam , 1jà opusnon eft vnam, & eandem fubfti- m omnium effe contrariorum fufcepti- uam, non .n. lapis capax eft gaudij, & tri- ftitie, & fic in multis alij5, fed fatis eft, vt - 'Miqua recipere poffit 5 dicitur cwm 9i mu- fatiene , quia oratio contrariorum quidem fuíceptiua eft cadem numero manens falfi- tatis, f. & veritatis, verum id nom cuenit €x orationis mutatione , fed rei, ab. co.n. od res eft, vel nen cft, oratio dicitur z. vel fal(a ; dicitur tandem, tasmpuam fS lbiedum vltimum, quia pordi qu dem a titas cíi fui mutatione contratia fuíc ere fucceffiué, vt fuperficies albedinem , & ni- gredinem, fed non tanquam fubic&um vl- um. 21 Quantitat cft accidens abfolutii, quod adueniens vei facit «lam extenfam im cvdi- we «d locum, velánerdiue ad tempu: , vndc denominat eam magnam, vcl paruam, diu- turnam , vel breuem, &c. Diuiditur in con- tinuam, & diícretam, continua eft, cwu; tes copulantur termino communi , vel cu- - jus partes proprios non habent terminos , nec vna eít ab alia diuifa, vt [nea bipaTma- yis, cuius partes palmares fupt inuicem có- iunctz . Difcreta eft , ewig; partez nov c- noe teymina rame cuius partes t proprios terminos, & funt ab inui- cem folutz,fic numerus ico ure dicitur difcreta quantitas, quia pastcs eius funt homines, quorum vnus cft io " e- Pani" Prima Ifiit. Tratl.I. Cap.  dinifus, fimiliter oratío, culus fyllabz fun abinuicem folutz . Continua vero fubdiui- ditur in permanentem, & fucceffiuam, illa eft, cuius partes [unt imul , Ntlinea cuius partes fimul exiftunt, hoc eft ,in eodem té. pore; ifta eft, cuins parses mom funt fimul, ed vna poft aliam, vt tempus, & motus uorum partes non funt fimul, fcd vna oft rg non .n, vnus dies eft fimul cum alio, neque prima hora fimul cum fecunda, Per- manentis tres affignantur fpecies linea,que €ft longitudo fine latitudine, & profundi- tate; fuperficies, quz eft longitudo cum latitudine , fed fine profunditate , & cor- pus, s habet longitudinem ^ aticudi- nem, & profunditatem, & idco trinam di- citur habere diméfionem, fuperficies duas, linea vnam tantum 5 addit Ari(t. locum,ve- lut quartam fpeciem loquendo famosh, Succeffiuz affignantur duz, tempus,& mo. - tus. Et hac diuifio quantitatis. in quantitate difcreta , permanens eft no-.— merus, cuius partes pi ócalis — oratio, cuius partes fluunt, dum proferun- — Nei is 1s formaliter aliquid de- nominat q tum , ner pé longum, itun »5 profundum, mult um, pauéum, magnum, , paruum, MEE. s A eai ed i 2 23 Alfectiones quantiratistres'afigná- — —- tur, Prima quz illi communis eft cum fub-. . flantia, eft quod nullum patiatur con UE nulla n. contrarictas cft inter lineam, fue de icier riae n : p & co- em perma fubiecto; deindé tempori etiam nihil ui asicinm, nec bum e pus alteri contrariatur, non n. hiems op« ponitur zftati, fed eorum qualitates, nec dies contrariatur noi , quatenus tempus fignificat.fed vt fignificat aciis illuminatio ncm; & nox illius priuationem, & hac cti o aem non eft contraria, fcd priuatiua, nulla item in quantitatibus diícretis con- trarjetas reperitur, vt patet difcurrcndo per fingulas ; Eft folum abqua difficultas de e & paruo, multo, & pauco; breui, & diuturno, quz contraria videntur j. fcd facilé occurrit Arift. quod fi hzc aliquam videntur habere inter fe contrarietatem, plané ear non habent, vt quantitates, fed vt relationem fundant, dicimus .n. aliquid magoum, & paruum, multum, & paucum, non per fc, & abfolute, fed per compara- tionem ad aliud, Et adbuc falfum ctt iffa effe contraria, alicquin de vno , X codcm contraria «nunciarentur, idem .n. tc ap M a t dá * ——À made s e LN d gi un doter nb o "7 owtVirtus Diei ONSE "4 * "S De Pradicamentis. eft breue, & diuturnum , idem mons ma- gnus , & paruus , ijdem homines pauci, & multi comparatione diuerforum , non igi- tur funt contraria, fed potius rclatiué op- pofita. Altera quantitatis affectio, quz ei pariter communis eft cum fubftantia , eft non fufcipere magis, & minus, hoc eft non pene intendi,vel remitti, quamuis bené fu- ipercpoffit maius,& minus,quod cft ma- gis, Sc minus extendi . Tertia tandem, que propria ceníetur in quarto modo,eft vt fc- cundá ipí(am dicantur res materiales xqua- les, velinzquales in magnitudine, vcl mul« titudine, vcl duratione, ita tamen vt ly fecsndum quam dicat rationem fundamen- talem , & non formalem , vt Scotus docet quol. 6. formaliter namque res dicuntar zquales, vcl inzquales per ipfafmet rela- tiones aqualitatis, & inzqualitatis. 1 24. Qualitas dcfinitur ab Arift. per fuum concretum, vt fit accidentalis forma abfo- , peas, aec quam [ubiethum denomina. tur quale y, cuius quattuor affignat fpecies . fubalternas, vd potius modos, vt or (— — explicat 4.dift.6.q.16.N. quatim prima eft P xa jitus, & difpo itio, hzc cfl qualita; de "E 4 deer mobilis à. [ubiedto, vt V in adole- r5 . fcentc; ualitas de difficili mobilis, L 't Virtus in fene ,vnde babitus, & difpofi- . tio differunt tantum fecundum perfeclum, — &imperfc&un,s & ideo non duas,fed vnam . "tantum faciunt fpecie qualitatis, quia per- — fectum, & imperfectum non variant Tpe- — »€iems & in hac fpecie ponuntur qualitates omues, qua fuum fubiectum aliquo modo preparant,& difponunt ad operandum, vel ,. paticodum , fiué fint corpore , fiué fpiri- . Wales, qua ratiene inquit Arift. abitum poffe dici difpofitionem,quatenus ad ope- Tandum difponits vndé ad hanc fpeciem re- ducuntar. habitus omnes , tam corporis , -qcim animz ex actibus acquifiti, & pari- ,«romnes fpecies imprefsz,tum Infibiles, tüm inte [;gibiles, qua licet proprié non finthabitus;funt tam. habitui fimiles, qua- ^ tenus per cas excitamur & difponimur ad weperandum . Secunda fpecies qualitatis (ontinct omncs facilitates , vel difhicultates matures ad agendum, vel patiendum , & r inpaturalcm potentiam, vel im- iam, qct funt duz inter fe effzatia- diftincta qualitates ex nullo actu ac- ?. 17 ter potens ad aliquid agendum , vel ad ali- cui refiftendum, vt durities quandam na- turalem potentiam fignificat , qua durum eft naturaliter potens ad fecanti refiftendü, vt non facilé dinidatur; & quidam natura- Jem habent potentiam;& promptitudinem ad curfum, ad lu&tam, ad paleftram, &c. Ex quo patet erro) ponentium in hac fpe« Cie omnes potentias anima vifiuam, audi- tiuam, &c. x omnes proprias pafliones , quia hicnon fumitur naturalis potentia pro facultate indita à natura , qua poteft quis fimpliciter facere, ( nifi talis a&tiua virtus pee pre à fuo fubicéto diftingueretur, nam fic ad hanc fpeciem adhuc pertineret , vt dicemus in quzfticnibus) fed qua potett fic facere, i. prompte, & expedite, vt DoGlor notauit in 2.d.16 q.vn. P. Naturolisimpo- tentia é coatra cft quzdam cong:nita qua- litas, & àfbaturali complexione indita , per quam ipfum redditur naturaliter impo- tens, cu ineptum ad aliquid agendum, aut alicui refiftendum , vt mollities naturalem fignificat impotentiam, qua molle natura- liter impotens eft ad fe&ioni refiftendum, & in quibufdam cft innata quzdam defidia, & ineptitudo ad pugillandum ad faltandü , &c. vndé in hoc differt hzc fecunda quali- tatis fpecies à prima , quodin ifta ponun- tur facilitates naturales, & ingenite ad ope- randum, & in illa facilitates acquifite , vt funt habitus; & idcó in kac fpecie repo- nit Delphinus nofler in fua Diale&.cap. de Qualit, vires omnium rerum fublunarium, vt plantarum,lapidum, metallorum, & mi- neralium omnium, nam tales virtutes red- dunt ea, quibus funt ingenite , potentia ad aliquid agendum, aut alicui rcfiftendum : ac etiam omncs Coelorum infuentias pre- ter motum, & lumen. 25 Infüper rti qualis fpecies eft paffio,& paísibilis ra itas,que tantum ac- cidentaliter inter fe differunt fecundàm perfe&um, & imperfectum, pafsio .n. eft qualitas illico traufiens, vt rubor ex vere- cundia proueniens; pafsibilis veró qualitas eft magis radicata in fubiedto: & fub hac fpecie omnia continentur fenfuum extez- "porum obicéta,vt lux, lumen, colores,odo- rcs, oni, fapores,omnes denique tangibi- les qualitates frigiditas, caliditas xc. qug omnesideo dicuntur pafsibiles qualitates ,. quia in hac fpecie rcponuntur, vtnate funr immutare fenfus AM nsa llros, & eis pofsicnem quifita; fcd à natura ipfa congenirz, vnde wituri$ potentia «Kt quadam congenita quilras A € ali complexione alicui e qum fun redditur naturali- Sekt - b- t Ex - - . 4.1 Y " H i i P * B. a aliquam inferre, imprimendo nimirum ig ienlibus fpecies fco biles, & cum cis effi» : € cicido Em 7. " á X^ Za Ke "Me $5 18 ciendo fenfiones; & ad lianc fpeciem re- ducit Delphinus cit. omnes tüm corporis , tüm anime pafísiones amorem .f. odium , audium, trillitiam, dolorem, iram ,timo- m, fp.m, &c. omnes item actus, fcu ope- rátioncs facultatum organicarü, fiué inor- ganicarum, vt fenfiones , imaginationcs , appetitiones, intelle&tiones, & volitiones, €o quia funt actus vltimi non ordinantcs potentiam ad operandum, & idcó potius fpc&snt ad hanc fpeciem, quàm ad primá, etfi Doctor vtrumq. admittat vt probabile quol.:3 € c. Arift veró folum ponitexem- pla de qualitatibus fe;sibilibus , tanquam de manifeftioribus , ait Doctor ibi s Quarta fpecics efl forma , & figura, que in proposito pro codem fumuntur pro di- Ípo:itione nimirum,& terminatione quan- titatis , «ndé in aliqua re figurata poffu- mus confiderare tria .f. ipfam rem , ex qua conflat, vt lignum. & quoad hoc pertinct ad gcsus f.bitantiz, quantitatem) eius ter- mvnatam linealiter , & fuperficialiter , & fic pertinct ad genus quantitatis ; tandem ter- avinationem,v«cl difpofitionem quantitatis; )-g dici folct forma, & figura, vt rectitu- , curuitas , triangulatio , quadrangula- tio, &c.& hec conílituit hanc quartam fpe- ciem qualitatis, in qua proindé ponuntur omnes figura artificiales, naturales ,tàm animatorim , quàm inanimatorum. Mo- nettamen Do&tor 4.d.1.q.1. S. & d.12.q.4. J.in rci veritate Biguram quid abíolutum importare non poffe, cum figura vltra qua- titatem non dicat,;nifi relationem termino- * rüm-ncludentium partcs ad fcinuiccm; po- nitur tamen fpecies cuacem qualitatis , quia habet mecum déncminzu 1, p'fdi- candi qualitatis, zbíolutum ncn pe, & fine «xprcffarelaóone ad ahud, hon.o namque denominatione abfoluta ità dicityr à pul- chritudine pulcher, ficut zb albe cw« albus; jtà Doctor quol. :$. 1. Án ; 56 Aff: &icncs qualitatis tres zff gnan- Sur j Prima c(l habere contrarium, fj r fas namque calicitati contrariatur, albedo nigredint, qua tamcn non cnni ccmpetit qualitati,nam nec celores medi adinuxcm contrariantur, cum fub eodcm e«nere pon saximé di lent,quz maxima diflantia eft dc raticne contrariorum , ncc fpecies focnfi- ?biles,aut intelligibiles contrarium babent, , mec lüraen, cui ctfi oppcpátur tenebra hac tàmen nó cft cppofitio pofitiua,qualis eí- fe dcbct contrarieras, fcd tantüm primati- ua. Sccunda «ftjquod fufcipit magis, & Dars Prima Inflit, TraclI, Cap.1. minus, vna .n. qualitas eft magie intenfa , quam àlia, vnum v.g. calidum babet plures caloris gradus , quam aliud , & idem in di- uerfo tempore cft modo magis, modó mi- nus calidum ; hzc autem proprietas non conuenit qualitati in abftracto , non .n. vna albedo dicitur magis albedo altcra, quia cum per abfítraéta nomina dcnotétur quid- ditates, & effentie rerum confiflant in indi- uifibili, hinc eft , quod qualitates in con- creto tantüm fufcipiunt magis, & minus, & (ecundü gradus indimiduales;hanc tamen affectionem ait Arift. non conuenire omni qualitati, quia nec quartz fpeciei, nec qua- Iitatibus in abftracto ; fed quartz. fpeciei aliquo modo etiam conuenire poteft, quia vnam lineam dicimus effe magis,vel minus, curuam alia. Tertia affectio, quz propria cenfetur qualitati in quarto modo, eft fe- cundum eam aliqua dici fimilia, vel diffimi- lia,ficut fecundum titatem dicebantur zqualia, vndé due alba dicunturfimilia,al- — bum, & nigrum dirfimilia, ità tamen vt ly fecundum notet rationcm fundamentalem, non veró formalem,quiahzc eftipfa rela- — tio fimilitudinis, vel dfinslisadnis t "a ^ EI^ 5 , CAPVT VIL. TRE d De- Pradicamentis refpefiiuit .- ? 17 R Elatio eft accidens, quo v»a re: ad aliam'refertur, fem quo ynares a*— liam evjpicit , qua rationc folet appellari re« Ípe&us, vt Paternitas eft relatio; — ft 1d, quo Pater refertur ad filium, vel refpi- cit hlium, & ideo Relatiua, quz funt cou« - creta reJationis, definiuntur effe jll« , queri effe efl «d. aliud f& bibere : jn quibus tria con i debent, id; d rcfertut , id quo rcfcrturjid, ad quod refertus; primum appellatur fubit Cum, quatenus eft illod;in qe recipitur relatio, & dicitur etiam fun- amentum, vt Petrus, qui fundat pateroi- tatem in ordine ad Paulum ; fecundum aut cf formale aut fundamentalc, forma- le eftipfathet relatio v.g. patcroitatis.fun- damentale cfl ratio fundandi relatiopem;v. g.potentia actiua generandi in Patre ; tcr- tium eft terminus rclationis, & dicitur cer- relativum, vt Paulus filiis , Relztio alia cft realis, alia rationis, hac £t ab intcllcétu'in re, que relationem à parte rei fundare nop potci, vt v. g.in Dco n ordipe ad crcatue ram; illa rcperitur in re feclufo auc cun- que opere intellcgtus;t in NIMMA Or. P" E tio, Pafsio,&c. Ex quo fequitur ad re- Tati .de quarto przdicaméto quatuor A exigi conditiones, fit relatio realis; ' dan —— . quod fit actualis, nam aptitudinales perti- |. mentad przdicamentum fui fundamenti , |. . . quodfi àfundamento realiter diftincta ob | . eandem rationem, vndé quz realiter fun- - - .. damentis identificantur, dicuntur relatio- 7 . westranfcendentales,non pre C de 7 & tandem, quód fit intrinfecus adueniens, 5 ) $ » vje |. —- feferunt refi TM ell Pali v conditiones ex Scoto i.d. 5 i. & 3- quod extrema fint realia,qu. ter » " dine ad Deum; ad quam tres requiruntur ol.6. art. fint reali- , & quod inter ea ex natura Oriatur extremorum ,non yerà per actum intellectus, dinalem, quz refpicit terminum non actu exiftentem, fed aptitudine,& fubie&o rea- hter penes vt furt propriz pafsio- nes; & hee fübdiuiditur in aptitu- » quz refpicit terminum actu exiftentem,& hzc rurfus fubdiuiditur, 2lia .n. eft (uo fundamento realiter iden- t1 ficata, vt relatio effentialis dependentiz Creaturz ad Deum, alia realiter à funda- mento diftin&a ; quz adhuc duplex eft;in- trinfecusadueniens, quz acceflario poni- tur extremis pofitis in quacuaque diftan- tia,vt fimilitudo; & extrinfecus adueniens, que non reíultat ex fola extremorum pofi- tione in rerum natura, fed vlterius requiri- tur debita corum approximatio, vnde quid extrinfecü exigit, vt infurgat, & tales pre- us vltima fex prz dicamen- nam extrinfecus aduenientes fpc&ant ad vltima fex przdicamenta. Relatiua fimili. ter; quz funt concreta relationis , alia (unt fecandum effe, quz de principali fignifica- . torelationem prefeferunt,& abfolucü con- notant, vt Pater, & filius, vadé fecundum totum fuum effe ad aliud dependere dicun- tur, taaquam ad termiaum ; quod notan- ter dicitur,quia licet accidens vefic habeat dependentiam ad fubicótum , non tamen tanquam ad fuum terminum, & hec funt relatiua huius ae creep alia (unt rc- latiua fecundum dici, que de principali ab- folutum important, & relationem folum connotant M cme 9 eae , «t fcientia, que principaliter qualitatem importat, & connotat relationem ad ícibile; & idcó ad pitdicamentum abfolutum fpectant, Vtra- que vero relatiua alia funt mutua, alia non mutui, illa funt, pterea referun- ur rdatione reali, ifta, in qu vno eft ^, rthtiorealis, & in 1lio ratioris,nec e(t de- .o pndatía reciproca hinc in le, vt Creator, «vl NA «i De "Pradicamentis - r3 & Creatura , Et rurfus vtraque ali funt €quiparantig, que in vtroq. extremo fun- damentum ctufídem rationis habent, vt fi- militudo , equalitas, alia difquiparantie, que fundamentum habent diueríe ratio- nis, vt Paternitas, & filiatio , que candem alia funt (uperpofitionis, vc Dominus erga feruum , alia fuppofitionis , vt feruus ad Dominum , 28 Atfecliones Relatiuorá quinque enu- merantur. Pr.ma eft, quod in relatiuis, li- cet non in omnibus, reperitur contrarietas, vt inter virtutem, & vitium, fimile, & dif- fimile; fed hec nou dft vera atfectio rela- tiuorum huius predicamenti , nam virtus , & vitium funt relatiua fecundum dici , & qud fimile, & difsimile, fint relatiua ecundum eff ,tamen Contrarictas non co- uenit illis per fe, & fórmaliter , vt relatiua funt, quia ratione relationum tantum rcla- tiué opponuntur , fed tantum ratione fun. damenti, .i. contrariarum qualitatum , ia qo» fundantur . Secunda eft, quod que- E fufcipiunt magis, & minus ratione fun- damenti, vt fimile, & difimile, quz fun- turin qualitatibus fufcipientibus ma- gis, & minus, folemus etiam dicere magis; & minus zquale, vcl inzquale: verum vt notat Delphinus,id improprié dicitur,nim . zqualitatis , & inzqualitatis fundamentü , quod eft quantitas, non intenditur, aut re- mittitur, fedexcenditur, S fit maior, aut minor, & ita fit maior , vel minor inzqua- litas, non magis, vel minusinzquale. Sed qu ità communiter explicentur hae uz relatiuorum proprietates ; adh'tc ta- men valdé probabile eft contrarietaté pro- priam competere quibufdam relatiuis fe- cundum eff? ettá formaliter fecundum effe relatiuum ; ac etiam quafdam relationes ps magi s, & minus fuícipere etiam in uis formalibus entitatibus & non in fun- damentis tantum, vt cx profefsó dicemus infrà difp.s. q.«:. declarando has propric- tates. Tertia, qux competit folis, &z om- nibus relatiuis, eft dici ad conuertentiam, 4. quod vnum dicatur mutuó in ordine ad aliud, fiué hic ordo fit realis, fiué rationis; vt fi dt imus Dominus ferui dominus , dis cere ctiam valeat feruus domini feruus, Ícientia (cibilis (ciencia, (cib:l  (ctentix (ci - bile: ex quo patet falfum effe, quo: mu ti dicunt hanc relatiuorum conueitentiam diccre mutuam dependcntiam vnias rela- tiui ab alio per relationem realem in vtro- que extremo fundatam,atque ideo p re C 5 Q. Á 7 zo Jatiuis mutuis hanc proprietatem conueni- ve 5 Arift. .n. ait hanc attectionem omnibits | rchitiuis conuenire, & inter alia exempla 2dducitillud de icientia & fcibile,qua funt relatiua non mutua . Oportet tamen con- ucuienter a(ügnarc relatiua ad hoc, vt ad conuertentiam dicantur , fi.n. quis diceret ferutis donuni feruus , non poteft conuer- tere dicendo, homo ferui homo; vndé in- terdumad hanc conuenientem afsignatio- ném oportet.nofia nomina componere , vt facit Arift. in textu . Quarta eft, quod funt fimul natura, hoc eft, fimul naturali exifté- tia, ita quod pofita fe ponunt, & peretpta feperimunt;ad quam relatiuorum finulta- tcm cx poft predic. cap. de fnnul d: exi- guntir conditiones, vnà, quod conuertan- : tur fecundum fubfittendi corfequentiam , quz fola non fufficit , quia ita fe habent fu- biedum, X paílio, & tamen fubiedum cft pes natura'paffione; altera, quod neutrü t caufa alterius , quia caufa precedit na- tura caufatum ; & ft dicas Patrem effe cau- fam filij, id verum cft de patre materiali- ter,non formaliter fümpto, vt relatiuum cft, hzctamenaffcétio non eft communis omnibus relatiuis, fed tantàm mutuis, vt Scot. docet 1. d. 2 $.q. :. F. namablato ( ait Arift.  fcibili, & fenfibili, aufertur vtique fcienzia, & fenfus, fed non& contra ablata fcientia, K fenfu, aufertur fcibile , & fenfi- bilc. Quinta tandemaffectio, que eifdem competit rclatiuis, eft, quod non tantum fint fimul natura, fed ctiam fimul cognitio ne, & dcfinitione, itaut qni definité cogno- fcit ynum rclatum,definit? cognofcat, & al- terü, quia diflinéta cognitio vnius relatiui ex diftincla alterius cognitione depédet, de qua proprietate fufius infra in difp.a. q.« i. 19 4/he ex Au&ore fex principicrum efe, fecundum quam in id , qucd fubáctter, «gere dicimnr, 4. vt cxplicat Doctor ia 4. d.15.q.1.cft refpectusipfius agentis ad pafz futh; quo agens dicirir formaliter 22285 , &dicrurnotaater fermaliter , cuizogens effcécliué non dicitur agcre 3dtione; fed fua virtute abfoluta, vt ignis cffediue dicitur agere calore, fed formaliter dicitur agere actione, vndc rotat Do£lor cit. fub P.quod aliter calidum calore calefacit, & aliter ca- lefactione, mim calo:e calefacit, «t princi- pio cffectiuo, & fundamentali , quo: dici- ter ratio agendi.calcf Cone vcro vt prin- Cipio Formali denoxinan li calidum ag ns, ita quod ly. fecundum qi dicit lab.tudi- nem caufz ormalis, X forie proxi é dc- bo Pars Prima Inflit. Tratl.I. Cap.V1l. nominantisagens. Dicitur sw 5d, quod /[u- bácitur , ad differentiam produ&tionis, qua refpicit pro termino, non fübiectum traní(- mutatum, fcd formam in illo productam v.g. calorem in aqui, atque ideo eft refpe- &us intrinfecus adueniens ad quartü pra dicamentam o rr em autem pro ter» mino refpicit fubie&tum tranfmutatum , & eit rcfpcétus extrin(ccus adueniens, quia vt infurgat , extremorum approximatronem oftulat, nam vtinter ignem; & aquam re- | etus calefa&ionis exurgat; débet aqua iapproximari , vndé minus recte Delphi- nus & Poncius refpectum productionis in boc predicaméto reponit. Diuiditur Actio velut genus in fpecies in immanentem , & tranfeuntem ex Scoto quol.15. D d. per im- manentem intelligendo; que eft ad termi num manentem in agéte, vt actiosqua ocu- lus fe immutat ad vifionem , & incellectus ad intellectionem, quia vifio manet in vie dénte, xc. per eixifisiteni veró, quz eft Md M tranfeuntem Man vt cale e a ignisnon fei mutat, fe andes ed ar calor peo , olent etiatn operationes vita- es appellari actiones immanentes;vt vifio, auditio, iatcllectio ex Arift.g. met. 16. fed.— €quiaocé folum, & grammaticaliter, qua- - tenus fignificantur per verbum actiuum ; alioqui funt qualitates de tertia fpecie , vt ibi diximus, & monet Doct.cit. Propria a&ionis atfe&io in quarto modocít-ex fe inferre pafsionem , non quidem illatione confecutionis , vtaliqui exponunt , quaté- nus fi actio efl,valet inferre, quod etiam fit paífiojhiec.n. illatio conuenit etiam paífio- ni, quia relatiua mutua, vt funt huiufmodi, inferunt fe mutuo , fed intelligendum cft de iMatione caufationis ; quo fenfu cau(a inf.rt cffe&um,non é contra,eft autem hoc proprium a&tioni in quarto modo, quia li- cet qualitas , aut fubftantia vt ratio agen- di, & principium cíffe&tiuuminferat pafáo- nem, non tamen tanquam principium fore male,&formadenominans.: « .—— Pa[ffio definitur ab Auctore fex. princi uod fir effectus , IHatiog. «clon; hoc elt cf- 15, qut infertur ab actioné;que cft que- dam notificatio Pee Pull eme propric. tatem , proprium cnim in quarto modo cit abadione inferri modoiam de- clarato,melius tamé defcribi poteft ex 5co- to loc.cit: quod ficit actio torimaliter de ipfa loquendo cft rcípettus agentisad paf- am, fcu zranfimucaatis ad tranímatatum 5 » ya De Predicamgutis. — ftà e cotra paílio cít refpe&tus pafíi a12gés , feu tran fmutati ad tranímutaas , vndé ficut actio pro formali fubie&atur in agente;i cà paffio in paffo , Et ficut a&tionis duz affi gnabantur fpecies fubalternz ; a&tio.!. im- manens, & seanfiens; fic daz eruat fpecies paffionis , paffio nimirum immanens , quz erit cffeétus illas a5 agente , fed non ex- tra feipfum, & tranfiens ,quz erit effectus jllatus ab agente extra feipfum; vndé quan doaliquid agitin feipfum vt cum aqua cali da fe.frizefacit;dicitur pati paffione imma- mente,Quando ver agit in aliud;illud aliud dicitur pati paffione tranfeunte; & licet co- - d hac Asin bris , nil — impedit , quin fuo modo applicetur paffio- ni. Omittimus hic quio M iiodes alias a£ctionis, & paffionis.quas affert Au&tor fex "princip. puta in corporalem ,& fpiritualem : Vicods non funt diui(iones formaliter, & sn. perfe actioni; & paffioni competentes, fed 7 tantum rationc fubiectorum; in quibus fun — — dantüt;allatz atitem à nobis petitz funtà terminis , à eos FW Ren fpecificantur & v 21 — ad ped a qui eft motus primt cceli , duplex conlürgit refpectus mutuus y vnus in tempore adrem téporalem, vt men fucantis ad menfiratum, & dicitur quando a&tiuum , alterin re temporali ad tempus, vt menfurati ad menfuram,& dicitur quan- do paffiuum , quod folim definitur ab Au- Gore Í5x princip.cum tàmen hocnon con- ftituat przdicamcntium quando, f«d refpe- &us aliqurs vtrique cominunis,quod etiam fecit de Vbi, Situ , & Habitu. Carautemid fecerit, dicendum, vel qaia refpestus patfiug funt nobis manifeltiores, ac magis familia- res, vel etraffz non affiguando rationes ho- rum przdicamentorum communes , vt po- terant affignari,vt ait Do&or 4.1.10. q.1 K. De fecic huius przdicaméti aliqui di- xerunt nullas habere , vt refert Doctor. t. d.3 q.5.O; & adhuc «ffe generaliffinam;de cuius ratione folum elt , quod nul!ü habeat füpraucniens genus , non autein, quod fub fenyllas habeat fpecies . Alij dicunt.effe temptis przfens, pratcritum; & facarurm, velmelusefe in tcmpore prafeati,i prz- d a&ióries . Comu aüradioni,& paffio- terito futffe,& in fifturo fore, que ctiam ex Eu . pihabere contrarium, S fufcipere magis&.— plicantur per hodie, heri, & cras. Atc ficuc die — aminus;non quidem per fe,fed peraccidens, - praterit im , & futurum , quz funt partes ^. "quatenus qualicates; quz imprimuntur ab ^ temporisnon differüt fpecic;ficut nec par. .. . . Jagentcin paffum inter fe contrasiantur,vel | testineze inter fcità nec cocxiitétia ad hoc, — .. omàgis,& minus fufcipiunt, i. » - velillud tempus crit fpecie d'ucrfa: Itaque Nc . remittuntur , fic calefaétio d '- [fpecies huius prad:camenti erunt Quan- — — faüioni contraria, fiue fint a&ti paf- « do a&ctiuum,& Quando paffiuam vt pariter 0 0 fuz, & vna res dicitur calefacere , vel ca- - Aefieri magisalia. S EROS » -3t Qusdo , vt przdicamcutum eft; non aduerbialiter, fcd nominaliter (amitur,qua — «enus fieuificat cfe in tempore , fi concre- — — tiué fumatur ,in abitrado vero dicit habi- tudinem , & reípectum rei cemporalis ad tempus;cui res illa fubijcitur ,' vnde dcfini- tur ab Auctore fex.princip. effeid. qus2 ex adiacente temporis in ve temporali derelin- quitur; pro cunis intelligentia (ciendum eft tempus eff: menfuram dirationis iftarü re- rum generábilium;& corruptibilium, vnde fi quzratur quantum durauit concio , re- fpondetur vna hora duabus hoc autem té- pus,quod elt menfurá rerum tranfeuzzium, «ft motus primi Cocli , qui quotidie confici- tur ab Oriente in Occidens, per duratione .n. huius regulatiffimi motus durationis hà : runfinferiorum rerum metiri folemus,ficut - inhorologio per motum illius inftruméti , quod dicitur tempus,quia vniformis eft ,& regulatus, menfuranter njotus aliarum ro- tirom inferiorum . Ex coexiiteucia vero rei ED EBCMM vx mtm " i- dicemus de Vbi, Situ, & Habitu.Affzct:ones veró funt quod non habeat contrarium , & quamuis mase contrarium vefperi videa- tur, id non eft rationc refpectuum , quos important, fed fundamentorum, .f.lucis,& tenebra; quod non fa(cipiat magis , & mi- nus;& quod fit aptum ef: in omni co;qüod incipit effe in tempore i. quod fit aptuni denomitaare folum res corruptibiles , & t&» pori (ubiacentes, & eft proprium ig quarto modo, Aa veró ad hoc predicamentum re- » duci debeat etiam coexiftétia Angeli ad zui- ternum, vt facit Delphinus; dicetur in quz- ftionibus; vbi etiam cxplicabrmits,quomo- do fit refpectus tertias adueniens, V5: quo etiam nominaliter fumutür , ell cireumferiptia corporira lacs circumíeri- ptione procedens; pro cuius d; fimitionis ex- plicatione (ciendum , quod ex applicatione füperficiei concaux corpos locancisiqua dicitur locus 4 Fhv£.41.2d corpus Jocatum duplex « xurgit relpeótus , vus contia actiua in ipfa fa iecontinente, Se dici- tür Vbi aétiunm: alter continent; padia a bu / y | 2 LL in corpore contento, & dicitur Vbi paffi- uum,& vtrumq; diuiditur in circumfcripti- LEY. dcfinitiuum ; quam diuifionem for- té infinuauit Gilbertus ipfe,dum Vbi diuifit in fimplex, & compofitü : Circumícriptiuü eft proprium corporum, quia cít cum com- meníuratione rei locatz ad locum , & e có-. tr3; itaut totus locus toti locato correfpó. ' deat, & partes partibus . Dcfinitiuü eft pro. prium rerum immaterialium , que eft fine vlla commenfuratione, ita quod res fit tota in toto loco, & tota in qualibet loci parte: 'Ex quo patet à Gilbert. folum Vbi paífiuum circumícriptiuum fuiffe definitum, cum ta- men Vbi in communi ad a&iuü, & paffiuü , circumícriptiuum , & definitinum fit apex Ms prazdicamenti , illa vero Vbi fpecies illius, vt docet Do& 4.d.1e.q.1.K. & quol. 1 1. infra C. AffeQtiones veró funt,quod có- trarietatem non habeat, quod de vera con- trarietate in qualitàtibus reperta intellize- dum eft quia contrarietatem in alio fenfu , qualis eft illa,qua verfatur inter terminos motus fucceffuii , habet vtique , & talis re- itur inter Vbi furfum , & deorsü, de qua i Phyficis. Altera,quod non fufcipiat ma- gis, & minus ,quis Vbi non incenditur , vel remittitur . Tertia tandem in quarto modo, ,quam afüignauit Arift.4. Phyf. eft, quod fit immobile, & explicat Or 2. 33 Situ, fcu Pofitio cff quidam partium fétus m generationis RS A As ,ad ie de- finitionis intelligentiam fciendum eft,quod eipblications partium loci adlocatü du- plex exurgit mutuus;vnus in par- tibus loci terminatus ad partes locati, & dicitur fitus a&tiius,alter in partibus loca- ' d terminatus ad partes loci , & dicitur Si- tus paffiuus, quem folum dcfinit Gilbert. li- cet gencraliffimum huius przdicamenti fit Situs in communi, Differt verà Situs ab Vbi,vt ex Scoto colligitur 4. d. 10. q«i. fub M.qued Vbi refultat (15quendo de paffiuo) in rclocata ex habitudine ad totum locum; Situs veró ex habitudine partium. rei loca- tz ad dererminatas partes loci , vndé fit w« inuariato Vbi poffit mutari fitus,vt quando vinum agitatur in vafe , manet intrà candé fupcrficiem concauam vafis , & in eodem Joco , at fingü!z partes vini refpondent vi- ciffim diuerfis partibuslociitamen vterque reípc&tus càm f. per Vbi , quàm per Situm importatus eft extrinfecus adgeniens, quia corpus jy ifta v.g. fuperficie ncc locari, ncc fituari dicitur ,. nifi prius ci approximctur, ! . a6. E. Situs vero fpecificet mod de immobilitate op ica noci lotus. tet 'ero fpecificet modum pr: Pars Prima Inflit. Tracl.I. Cap.V12. & fiat przícns . Differt autem pofitio hu. ius przdicamenti, vt Do&or innuit loc.cít. à pofitione de genere quaacitatis,quod hec fignificat ordinationem partium in ipfo to- ' to fine refpectu actuali ad locum , illa veró ordinem a&tualem partiumlocati ad partes loci , vndé inuariata pofitione de genere SRME poteft iutari pofitio huius pre- icamenti, vt fit, quando homo varijs mo- dis (c componit erigit ,incuruat, incumbit, &c. tunc .n.non mutatur ordo partiü ho- minis, nam caput femper immediaté adhz- ret collo , mediaté pe&ori , & fic dealijs artibusinter fe , mutatur tamen ordo i arum adlocum, Solet fitus diuidi tanquam in fpecies in feffionem, ftationem, & cuba- tionem , item in naturalem , quem tetigit Gilbert. in allata definitione, veluti à natu. ra inftitutum, vt quod caput fit fupra, pe- desinfra ; & in accidentalem, qui ex libero pendet arbitrio , vt fi quis pedes fupra ca- put cleuaret , fed non funt vere diuifiones generis in fpecies, fed potiusfubie&i inac« — cidentia ; quare verz ípecies huius pradi« camenti erunt Sinus actus palus: Alij veró etiam ex Scotiftis , vt Bonet. in füisPradicam.itàexplicantpredicamentü — Situs , vt fit modus quidam ipfiusVbi , fic od Vbidicat abíoluté przícntiam rei in  Velfic C iacendo , ftando, fedendo ; vir CFSASSRUS e iie a L accidens eii utatur in. Kta- tionem,feffionem Mee cau in fpecies , de quo fufius difp.8.q.12.art.z. interim te- neatur allata ae Viel ytcommu niorinter Scotiftas. Affectiones verb funt, quod contrarium non po lo ww de contrarietate proprié , alioquin fuse ftatio opponitur fcio, vd inbadont : rurfus non fufcipiat magis , & minus, non .n. magis fituatum corpus ftans, quàm fedeus: Proprietas in quarto modo elt nobis igno- t2, nifi forté ponatur ordinabilitas in loco, 34 Habitw:,vcl Habere varijs modis ac- cipitur , & quidem in lata fua fignificatione dicitur de omni co,quod in aliquo eft quo- modocinque , qua fignificatione ponitur ab Arift. 1nter poflprzdicamenta ; hic ve- ró fpeciali modo fumitur , vt fignificat ha- bitudinem mediam inter habentem, & rem habitam, $c definitur a Gilbert. Hab;rus eft corporum , e eorum , quacirca corpus. fum «dsacentia leníus c1, quod cít miitua quz- dam habitudo corporum , & corum , quz funt circa corpus adiacentia,ità quod cor- pas £T E d- n L- - D eben Wa, & illa habenturà corpore iter Lcd habitudinem mediam ; vndefciendum elt , quod ex adiacentia ve- ftimenti ad copus ( cuius exemplum tra- ditur, quia notior eft talis adiacentia) , vel cuiufcunque alterius formz ad fuum fubie ctum duplex confürgit reípectus mutuus , vnus in veftimento, fcu forma applicata, & terminatur ad corpus,feà aliud fubiectum, & dicizur habitus, feu habitio paffiua, alter in corpore.vcl alio fübiecto , & tcris natur ad veflem , velaliam formam habitam , & dicitur habitus , feà habitioactiua; vndé Habitus conftituens hoc przdicamétum eft babitio in communi ad actiuam, & paíliuá, quz alio nomine vocaturinharentia,infor- matio, vnio, &c ita quod omnis vnio ab- foluti ad abfolutum,omnis rgfpectus fübie- cti ad formam, & écontrà fpectant ad hoc Lr vu vt bené notat Baffolius 4. ].13.0.1. art.r. & Bonet. in fuis P-xdicam. libell.16. A. omnis talishabitudo eft ali- quo modo derelicta ex adiacentia forme ad (ubiectum,vel eft ipfamet adiacentia ta- lis; quod etiam clare Gilbert.infinuat, dum inifto przdicamento ponit album effe , & quantum effe.i. refpectum fubiecti ad albe- inem, & quantitatem ; Spectes huius prz- icamenti fuat. habitus actiuus, ufiitus; & impoit2bt refpectus extrinfecus aduenie tes, quiancn infurgunt , nifiapproximaris extremis; Aff: ctiones autem funt quod nó habct contrarium , nam effe calceatum , & loricat. m non font oppofita, & fi aliqua - informationes contrariz videbuntur,vt ef- fe album, & cffe nigrum , hocnon erit per fe ratione rcfpectuum formz ad fubiectü , fed ratione ipfarum formarum ; Altera eft , quod fufcipiat magis, & minus, nam eques cft armatiorpeJite , & forma magis radi- cata in (ubiecto dicitur mags baberi à fub- iccto , quam alia minus radicata , quamuis id nó fit proprie lufcipere magis , et minus: Froprietasin quarto modo eftnobis igno- tà. CAPVT VI. De Legibus eorum, qua. [unt in Pradi- à caimento., 35 Vas affignat regulas Arift. in ante- dueeedie o) & 4. eoram , quz funtin przdicamento Prima eft, quicquid »radicatur eff. ntialiter de íüperiori , vt de ibiecto , deinfcriori ctiam eodem modo — przdicari debet; quz rcgula de omni prz-  Micatione cff.ntiali dcbct intelligi , fiue fit H - De Predicamentis . - 23 inquid;fiué in quale,vt fubftantia , vcl fen- fibile przdicatur deanimali, vt dc proprio: fubijcibili,ergo & de homine pradica:: de- bebunt qui ett inferis animalicodem mo- do nimirum cff.ntialitcr in quid, vcl quale; cum hoc folum difcrimine, quod de fupc- riori immediate przdicantur , & proximó, deinferiori mediaté , & remoté , Quz rce- la,vt fit recta , intelligi debet de omni- bos przdicatis, quz competunt fuperiori , vt conuenit cum inferiori, non autem de his; quz ci competunt przcisé fumpto , & quatenus ab inferiori differt , v.g. bomo e£ animal in hac propofitione quzcunque pre dicantur de animali , quatenus conuenit cit homine;vt funt fenfibile,corpus,fubftantiz, illa eadem dicuntur de homine ; qux vero dicuntur de animali;preut in pracifo figni- ficato differt ab homine , vt funt effe fupe- rius,effe commune pluribus fpecie diferc- tibus,etc. illa non dicuntur de hominc; po- teft ctiam hzc regula aliquo pacto de prg- dicatis accidentalibus verificari,quia enim v.g. album dicitur de lacte ; poteft quoque de eodem pradicaii coloratum, quod dici- tur de albo , licet non eodem modo , quia de albo przdicatur effentialiter , fed de la- &eaccidentalitertantüm, — Altera regula cft , quod diuerforum ge. nerum, & non fübalternatim poficorum, Ji. quorum vnum alteri non fübordinatur in predicamentorum fexicbus;diuerfz omni- nó funt diferentiz diuifiuz , fiuétalia ge- nera füb eodem tertio genere contineátur , vt animal, & planta. fiue non, vt animal , & color, hac.n. omnia diuerfas prorfus habéc ditferentias diuifiuas, vt patet difcurrenti ; Si veró de differentijs conflitutiuis loqua- mur, licet illa genera, quz non fub e aliquo tertio genere continentur , diuerfas adhuc habeant Logo rr gm alia diffc- rentia conftituitur colorin effe coloris , alia animal in effc; animalis , illa tamen , qua fub eodem tert;o genere continehtur, eaf- dem differentias habere poffunt , vndé ani-. malis, & planta eadem funt differentie có- ftitucinz corporeum, & animatum ; Sed li- cct quorundzm cenerum nó fubalternatim pofitorum cadem cffc poflint differentia confhtutiuz , non tamen effe poffunt c a (ves ,nam cum babcant di i tferentias diuifiuas , vt dictum cft, confe. quens eft , vt ctiam corntp. fpecies ucríz, quandoquidem ex diycifis ditf. rene - tijs diuident;bus, & ccnrrahentibus idem genus femper diuerfa fpeeies Mosq: e- Je h -—-— MAS —— 24 Verüm diuerforum generum fubalter- Batjm pofitorum in cadem ferie przdica- mentali cffc poffunt ezdem differentiz, fic tamcn st carum vna fit vnius generis con- ftitutiua , & altera alterius generis diuifi- ua v g.auis,& animal funt genera fubalter- natim pofita , & aliquas habent ditferentias cafd«m,licet non omnes, nam grofibile,vo latile;aquati!e, reptile, bipes ; omnes funt differentiz minas diuifurz , & vna iftarü eft auis conílitutiua ncmpe volatile;fic etià fenfibile «ft differentia. diuifiua corporis animati ,& conftitutiua animalis. CAPVT IX. De Terminorum collatione inter fe. 36 Vu Terminorum diuifiones jam affignata funt , qui omnes fi adin- uicem conferantur, vcl funt pertinétes, vel impertinentes , pertinentes dicuntur illi , qui fe inferunt , fcu quorum vnus deduci potcft ex alio af&rmatiué , vel ncgatiué, ita quod cx pofitione vnius ponatur alter ob connexionem, quam habent adinuicem,vel remoueatur ob repugnantiam ; primo mo- do termini minus vniucrfales dicütur per- tinentes refpcétu magis vniuerfalium;quia ab inferiori ad fuperius confcquentia tcnet affirmatiué,cfl homo, ergo animal, fed non €contra; altero modo pertincntcs termini funt;qui repugnant adinuicem,K de eadem re codem tempore nequeunt affirmari quia €x pofitione nius ncccffario negatur z]ters -Teimini veró. repugnantes ftnt duplices; alij difparati,ahj oppofiti ; difparazi funt, uii non habent inter fe maior: qi repugr.á- . tiam;quam cum alio tertio vt Ecn:o, & afi- nus, non .n. hemo mcgisrcpogrzt c mafi- no,quam cum equo; oppofiti vcro dicütur, qui mágis pugnant inter fe , quam cum tcr- tjo, vtalbu m, & nicrim magis iuter fe pu- T cien cum tertio ,. v.g. dulci , & illi t cuadruplices iuxtà quadruplicem op- pofitionem ab Arift. affignatzm in pof r16- dic.cap.dc oppofitis;relatiuam,ceptrarizm, privatiuam, & contradidoriom y Orpofita relatiué dicuntur,cce pcr relatiencs eppo  fitasadinuicem xcfaütur,vt Fatcr K filius contrarié quaneo funt forma pef.tivz fe- iouicem cx pellentes ab codcm ft bicéto, vt album, & mgrum, calidum, & frigici i psi- uatiue, quádo vrü f'enificzt fermam, aliud carenttam illius fcyma in futicGo zpto ad illam habindam t caccus , & siócry: cce- tiadictorié, oux opponuntur fccundam a£. ku Pars Prima Infit, Trabhd. Cap IX. 6) X. firmationem, & negationem,itaut quod a£- firmat vnus terminus , negat alter , vt ho- mo, non homo. - : Omnes hi termini repugnantes dif, té, vel oppofité dicuntur pertinentes fecun do modo, quia ex pofitione vnius valet sé- eralterum remoucre, vt in rclatjué o fiis ;hic eft Filius Petri 5 ergo non eius tet; inoppofitis contrarie hoc cft album , ergo non nigrum : in priuatiué oppofitis hic eft videns,ergo non coccns : inoppofi- tis contradictorié Petrus eft homo , ergo falfum cft quod non fit homo ; in difparaté tandem repugnantibus,vt homo eft animal, ergo non eft lapis . Termini vero i iné- tes dicuntur, qui nec fe includunt , nec fe excludunt,nccrepugnant,necfe mutuó in- — - ferunt,vt diues, & fapiens,nigrum,& igno- —— rans,doctus,& iuflus, hi tertmini nullam in- ter fe habent connexionem, aut repugnane- tiam,üon.n. valet deducereaf&rmatié;hic — eft diues, ergofapiens,neque negatiué,hiG — — elt do&us, ergonon cftiuftus. — Stein CAR IE XE De'varia terminorum fappefttione, ——000—- ita cffentia ; & multiplicitat* Términorum,rceflavegeredeeor- — proprietatibus , quarum przcipua ett fupe pofitio: quia crgo terminiplura fignificare. poffunt,vt hic terminus &o»o immediate fi- gnificat naturam humanam: mediaté Petri & Paulum; & etiam feipfum fignificare po- teft, quia omnis vox fe ipfam. reprarfcatat , ideó varia eorum fignificatio fclet in pro- pofitione determinari mediante pra dicato aut copula ; & tunc dicunturpro hoc , vel illo fignificato fupponere , vndefi dicamus homo currit, terminus bomo fup ponit pro a- liquo indiuiduo natura humanz , cui hoc pradicatum competit , noà pro natura hu- mana immediate: fi dicamus demo eff dihio - às yllaba,tcunc (opponit yro fcipfo.Ex que patet non cffe idem fignificare. X fuppone, re fignificationem ,X füppofiticnem,vt be- né notauit Pctrus Hifp. traét.7.de fuppofit. nam fignificare efl fzccre vccire in cogni- tioncm, quomodo furrus fignificat ionem , fed fupponere fcu fupponi cfl loco alterivs fuffci, & fubftitui , vt calculifuppenuntur loco pccuniz; fignificatio fit prerimpofi- tickcm vocis ad fienificendum ram ,feg-. pofitio cft acceptio tevmini iam fgnificzne — tjs rem proalicco , wcéfignificztio pier — Gi fuppofiticne & fgnificare latius patet, «quim | 37 * * . Eu LN ] As | tra&t.vnic.cap. r.Ioan.de S.Tho.lib.2.fumm. — — — eirca finem, & colligitur exScoto 1. d. 21. 2 -Qaeieeke & ideo fuppofitio definitur à |. "Mdtcit. quod fit cceprie rermimi in we o "tione pro al i | "" . !. Anauté fi i — —. pofitio fit folius cermini fubftantiui , vel / -— . etiam competat adiectiuo adiectiué tento. . — negant Petrus Byfpan. & Tatar. cit. & alij *. - .Summuli dicendum , De Terminorum fuppofitione - quam fyppooetetam omne id,pro quo ali- qua vox fupponit , etiam feniicat non € contra , vt mus eurr t terminus :beme indifferenter fecundum fe fignificat tà naturam humanam , quam eius indiuidua , fed in hac propofitione fupponit tantum pro fignificato mediato,nempé pro indiui- duoaliquo humanz naturz , & terminus connotatiuus, vt album , fignificat formale . f. albedinem, & fupponit pro materiali .f. pro habente albedinem , vt fzpé docet Ta- tar.non ergo funt idem fignificatio, & fup- pofitio . Ex quo rurfus fequitur aliud difcri - meninter fignificationem,& fuppofitione , quod fignificatio poteft cermino conuenire ttiam cxtrà propofitionem , fed fuppofitio jlli non conuenit, nifi in propofitione , quia ex varietate przdicati, quod ci adiungitur, dicitur vario modo fupponere , & eius in- "determinata fignificatio vario modo deter ^ minari modo iam explicato; & foppofitio- tr nem proprié non conuenire termino , nifi in propofitione tenent $ummulifta melio- ris notz antiqui ,& Recétiores, Villalpand. - Vib.s.fumm. 3.p. cap.1. Bannes lib. a. fumm. «ap.1€. quod fumpferunt ex Tataret, tract. /.— 2.Com.a.S. Prime feiendum , & trad. 15. filz communiter. . -quodf fupponere capiatur in rigore,vt ift1 * —. faciunt, pro co nimirum , i aliquo , fed etiam EM € accipi pro aliquo , fed etiam reddere fup- nS verbo , vtique adic&iua non $a .ponunt , fed copulant fuum fignificatü for- . male alteri fuppofito , fed fi minus rigoro- :sé fumatur , pre eo.f. quod eft accipi pro aliquo jtá fuppenere poffunt, vnd? Tatar. ipe docet loc.cjt. quod in propofitionibus pradicate cencrete etiam adiectiuo có cretum (upronit pro fignificato materiali , vt in ifla Petru: ejf «lbwsly «lbus fupponit pro re habente albedinem , & importatur m recto jitaut fenfustfit Petrus cft habens dinem ;ità cti tenent Ioan.de S. Thc- - ma loc. cit & Cafil.lib.r.trac.z.cap.1.fec.2. 33 Quia igiturio voce fignificatiua duo funt, vnum , quod babent rationem matc- rizliterz nimirum, fyllabz,& earum com- binatio;ac fonus, alterum , quod habct ra- 2j tionem formz, ipfa nimirum vocis fignifi- catio , hinc fuppofitio prima fui druifione diuiditur in materialem, & formalem ; ma- terialis eft vfus, & acceptio termini pro fe ipfo, .i. pro ipfa materia vocis, vtPetrus eft vox biffyllaba: formalis eft aaceptio ter mini pro fuo fignificato , vt Petrus eftho- mo, & ab vna fuppofitione ad'aliam argue- re non licet, vndé non valet homo eft vox biffyllaba , Francifcus eft homo , ergo eft vox biffyllaba . Suppofitio formalis fubdi- uiditur in propriam, & eft acceptio termi ni pro re , quam proprie significat , & im- propriam, & eftacceptio termini pro re , quam improprié , ac metaphericé folum fi- gnificat , vt cum hominem fortem appella- mus Leonem; & crudelem Neronem . Pro« pria fubdiuiditurin communem*', & eft ac. ceptio termini communis pro fuo fignifi- cato, vel fignificatis, vt omnis homo eft ani mal: & fingularem, feu difcretam,& eft ac- ceptio termini pro vna re fingulari tantü , hoc fupponit omnis terminus fingu- laris, vt Petrus, Paulus , & terminus cómu- nis figno demonflratiuo determinatus , vt hichomo. Communis a tg fubdiui- ditur in fimplicem, perfonalem , &abfolu- tam ; Simplex eft acceptio termini commu nis pro fuo immediato, & primario fignifi- cato przcise fumpt o , vt itab om- - nibusinferioribus, & ideà dicitur fimplex'g & ifa fuppofitio , nà terminus quilibet communis duo habet fignificata, vnum marium, feu immediatum , alterum media- tum, & fecundarium,vt homo v.g. prima rio, & immediaté fignificat naturam huma- nam in communi, at fecundario Petrum , && "Paulum 5 vndé regula generalis dignofcen- di hanc fuppofitionem eft , quando termis nus communis coniungitur cum tali przdi- cato , quod pon t di i eer ipe rius, & inferius, vt cum dicimus, quod ho-" mo eft fpccies , vcknatura communicabilis pluribus, quz pradicata indiniduis conue« nire non poffunr,hinc eft axioma apud Sum ; muliftas , quod fub termino communi fime jose Íupponente non licet defcendere . fonalis eft acceptio terminicommiunis pro fignificatis mediatis , vt omnis homo currit , quia currere competit immediate indiuiduis , non hominiin communi, & citur períonalis,vt notat Orbellus trad de fuppotquiainter fi a rRpecr ponit rcl nobiera int id intellectualis naturz , quz dicuntur perfo- ng; regula generalis ad hác fuppofinonem. Á » digno- dignofcendam eft , quando terminus com- munis notaturaliquo figno omnis , aliquis, &c. veliungitur przdicato, quod ei imme- diaté conucnirenon poteft, vt funt accidé- tia communia. Abíoluta fuppofitio cft ac- «eptio termini communis pro fignificato mediato , & immediato,& generalis regu- la ad hanc dignofcendam eft,cum terminus «ommunis iungitur przdicato , quod vtri- que fignificato competere potcft,yc homo eft anjmal, eft rifibilis ;nam hac pradicata. non folum humanz natura in fe fpcétatz , fed & Petro , & «ceteris indiuiduis conue- niunt, & ideo dicitur abfoluta, quia cá alia acceptioncs limitentur ad fignificandü , vcl ápfunivocis primarium fignificatum , vel undarium;hec ad vtrumq; cft indifferés, hinc cft axioma , quod fub termino abíolu- té fupponente dcícendere licet , quid auté fát aíceníus, defcenfus , & quotuplex , di- «emus infrà trad. s. cap 4. 39 Rurfus (uppofitio perfonalis fubdi- widitur in diftributiuam,collectiuam, deter minatam, & confufam.D iflributiua cft, cü rerminus communis accipitur pro orbni- bus fuis inferioribus, & fingulis cum coy u- latione fümptis; itaquodprzdicatum de | Hj is in propofitione copulatiua si emnibus i werificetur, vt in hac propofitione «eis domno eff animal ) fitur pro hoc & i lis verum fit dicere , hic homo cft ani gafiels Dei fur.t duodecim ly Apottoliti d. ponit pro fingulis Apoftolis ícorfim fum- - ptis, i. pto Mc d o, — — x€; ergo Petrus, & Paulus font duodecim , 4ed pro omuibus collcétiue , ndé de tota folum collectione inferiorum verificari gotcft,& idco ait Scot 2.d (iin plurali . minus accipitur pro aliquo, v aliquibus inferioribus fu is determinaté , & fcorfim fumptis, fed difiun&iué , vt aliquis bomo eft 5, non n. inferre licet in propofi- tione copulatiua, ergo hic homo efl albus,  jllc homo eft albus, (cd folum in propo- sitione disiunctiua, crgo bic homo, yel ille homo cit albus , et idc dicitur determina- 12, quia determinaturad vnum, licct (ub disiunctione. Falfum tamen cít ; tion quod hic aiunt aliqui signa particularia jDs Jen ali- E dESIA . homo diftributiué fuppo homine, itautde finpu xipitur pro omnibus fimul, & coll mé 1 ^ vt ' | d "2. q. $9, I. fignum. i inbac frppefitione debere acci- - Determinata cfl; quando ter-.— " Pars Prima Inflit, Trat.I. Gap.X. quis,quidam ctc.facere femper fuppesit io- nem determinatam , quia huiufmodi signa deferuiunt quoq. vt mox patebit, (upposi- tioni confuse, vt cum dicitur, aliquis mus eft neceffarius ad fcribendum. Con» fufa eft cum terminus accipitur pro alique inferiori , vel aliquibus fub disiunctione, ita tamen, vt nó determinate fupponat pto aliquo , in quo dif&ncuitur à fuppositione determinata vt recté Orbcllus cit. adner- tit,qua talis efl; vt etiamsi disiunctiué signi ficet inferiora,attamen à parte rci datur ali quod singulare cui determinaté conueniat pradicatum cnunciatuim; et si non i tur vt si dicatur a/sqa/r. bemo cwrrit , nam aliquis homo determinaté currit, etiamsi fub disinnctione significetur ; vnde faltim Deus oftendere poteft quiínamille fit 5 .at confufa itafub disiunctione fupponit, vt nullum sit inferius , de quoatfrmari determipaté , vt si dicatur /iquis cale €i ad. [cribendum necef[arius quia de: nullo calamo determinaté dici poteft, quod : necefsarius ad fcritenduiu bene. aliquo »quodcurrat , vel Dus. 1.2 YN UGNC nr latum difcrimen iater fi Ahichomo cítanimal , & ic defingulis. Deus 4 i €ft;cum terminus communis ac- r1" si dicas ,  Cquitandü , "HN es, et singu- los perf lati tamé quendam d natum € designare ots uo determinate dicere queat , c equus d ncccffarius ad equitandum, "quia 10 re pon tfl vnus magis neceffarius , namalter . At fupp MA c diinsica: lis efl namirz , quod licct ex vi ipsius non. magis competat przdicatum , quod dici- tur, vni exinferioribus ; quam alteri , nam si dicatur ; aliquis equus currit, ex vi iftius propositionis pracisé non datur intelli , quod vllus vnus determinatus equus ma- gis,quam alius quicunq.currat;in que cone venit Cum fuppositione confüfa ; attamen quion:nes equos videret , poffet abíoluté , etabíq. vlla disiunctior e. designare equü zefpcctu cuius propositio verifcatur, et diccre, hic equus currit,quia fuppos;ta ve- ritate ilius propositionis , datur rc vera parte t " quodit ^ D d shit - - DeT'erminorum fappofitiont - rei equus ille, de quo verificatur cur z fus in hoc fuppofito determinata differt à confuía,imo ob id dicitur determinata , quia hac de caufa habet magis determina- tam figaificationem, quam confufa ;' & ra- tio huius eft, Pd przdicatum,q dicitur ig fuppofitione determinata dicit determina- tà actione exercitam,q petit à deterininaco principio procedere, vt cá dicimus, aliquis equus currit , fané hic curfus eft a&tio pro- cedens à determinato principio; at cum in mrpoccnE cófufa dicimus,aliquis equus , neceffarius ad equitandum , hoc przdi- catum non dicit determinatam actionem , fed tantüm neceffitatem conditionatá,quz de vnoquoq. equo verificari poteft pofito , quod ceteri abeffent ; Hinc fequi- tur,dara hypothefi , quod duo tátüm in re- tum natura dentur equi, fi de vno dicatur , «hic &quus non eft neceffarius ad equitan- , dum, non obindeé licet inferre , ergo alter ncceffario requiritur ad equitandum, P fine hoc poteft fieri equitatio inillo , & é . «ontrà, vndé inaffignabilis eft , qui illorum tequiratur,ex vi fappofitionis confusz;at fi deillis duobus equis cum veritate di tur,aliquis equus currit, co ipf? quod vn (— — -. BMWorum non currat , per neceffariam cófe- Mendgpos jcet infarre alterum currere , quia in fuppofi | ione d 'mina dicatum . Demum ínppofitio. diltribi fubdrtiditur' in diftributiuam pro fingulis generum,quz dicitur conie ,& proge- néribus fiagulorum,quaz dicitur incomple- . *' «ài primà eft acceptio termini communis -oQpro fingulis iadiuiduis omnium fpecicrum -copulatiué fumptis , vromneanimal mori- türjhoc eft Petrus moritur, & Buccpbalus ; fiotitur ; fecunda cft pc eoi eel em -soninibus fpeciebus indiuiduorum;vnde hic «nomine genetum intelliguntur fpecies , & namine fingularium indiuidua; vt omne ani malfint in arca Noe.i, ex omnibts fpecie- "fius,ideó nomen lemenon habe  potiüs ampliatur homo .n. J. eft fuit, vel 27 CAPVT XL De reliquis Terminorum proprietatibos, 4o Vzdam aliz Terminorum affe&tio- aes minoris momenti folent cnu- merari , de quibus hoc vno capite breuiter agemus relictis Sammuliftarum ambagi- bus, & funt potius variationes quzdam fi- gnificationis , & fuppofitionis per quafdam additiones,aut Con ribh ct qid ifti proprietates ab illis . Prima dicitur Status,& eft acceptio ter- mini pro fuo fignificato fecundüm illà tan- tum temporis differentiam , quam copula verbalis importat , vt fcdens difputat, ly fedens dicitur habere (tatum , quia fumiturtempore determinato, quod importat ver- bum principale, nimirum pro tempore pre fenti per verbum 4/ffutatimportatos vnde eit A om generalis,quod quando przdica- tum aliquod nequit couenire fubiecto, nift Vei Rig exiftentia ipfius:, tunc tale Tubi um dicitur habere ftatum, v. g. ho- mo eft albus ; quia albedo nequit conueni- re nifi homini exiftenti , ideo hzc propofi- tio dicitur habere ftatum; quádo veró prz- "dicatum non determinat exiftentiam fübie- &i,tunc non dicitur habereftatum , & ita cft in propofitionibus neceffarijs, vtv.g. homo eft animal, qiiia animal conuenit ho- mini etiam non pra(uppofita exiftentia ip- t ftatum,fed erit,eft animal, verbum .n. ef non dicit exi- ftentiam extremorum , fed neccffariamip- forum connexionem. Sccüda d citur Ampliatio, quz ftatui op ponitur, & eft acceptio rermini d fignifi- candam rem. fecundum plures dirferentiss temporis,quam indicet verbum principale propofitionis vt Sand; Dei videbunt ly Sa &i extenditur ad San&os; qui fuerür (unt, - & erunt; cum tamen per verbum princi bus hoc , vel illud indiaiduum ; &hzc di- le videbsnt fignificetur folum tempus f 4tribntio folet appellari'accomoda, quate- — turum, & in propofitione neceffaria , vt di- nusnonabíoluié , & fimpliciterpro omni-  &um eft fübieztum ampliatur ad omnem ^ bus,& fociis diftribuit. Prafatas ipso- temporis differentiam; ex quo patct, quà . fitionzs alio modo affizaat; & explicarAr- — incófulto- 'ur Fuetites p p. (um vr riága fc&..quia id 'Nominalifmum p 3 art. 3 dum áit ampliationem. rpra pis nzgat vniuerfalia praferre rationem. — dicato conuenire, nunquam fubiecto, nam communem abítractim ex parté obicéti ab ta propofttiptpus paf cernitur oppofi- ' ándiuiduis,quz immediate tur,nos* tam, & licet in neceffarijs anpliatio cóue- à communi non recedimus . niat ctiam przdicato, przcipué tamen có- uenit fubicéto, vndé per ampliationé (übie "LEES me f Der 2 i, & pradicati fic explicari folent Homo D» ze "e Ie . ex coniun&ione cum verbo: P. x Pars Primadfit. T rabl.I. Cap. X I. eff animal i, homo a&ualis , qui eft tépore prafenti,eft animal actuale exiftens tempo- fc przfenti , & homo actualis,qui fuit crit, aut poteft effe. Ex quo etiam patet cerminü communem non folum ampiiari ad plura cempora, fed etiam ad plura fubic&ta , 4.ad hominem przfentem , C3turum, &c. 41 Tertia eft Diftractio , & eft acceptio cermini ad rem figaificandam pro alia tem- ris differentia, quam iadicet, verbü prin« cipale,vt £omo eff mortuu:.ly bomo ampliatur ad tempus pratteritum, i.ille , qui fuit ho- mo,XinEuang ceci vident , claudi «mbu- lant À.qui erant coeci,& claudi; poteft etià fieriampliatio ad tempus; futurum , vtin ifta Mnuchriffu: eff reprobus (ubie£tum am- pain e tempus futurum , X feníus eft , mo ille, qui erit Antichriftus; Multi re- ducunt diftractionem ad ampliationem, co quia per ipsa ampliatur termiaus; fed quia non folum ampliatur ad aliam temporis dif fcrentiam, quamindicet verbum principa- fe, verum ctiam abillo diftrahit , ideó ad Ampliationem attinerc non poteit, qua li- cet ampliet fignificatum termini, nó tamen diftrahit ; ex quo patet has tres proprieta. tes conuenire terminis,quatanus referütur ad menfuram temporis , illifque proueniüt autem ad Diftractionem reduci Alienatio , cum .f. vox addita alienat alterius fignificatum , vt hómo mortuus , leo marmoreus, nam be particulz dicuntur alienantes,& diftrahen- tes , vnde Alicnatio à nonnullis etiam Di- ftractio nuncupatur; &inea talis obferua- — tur rcgula , quod non valet confequentia à termino alienato ad non alienatum , vn. non valet eft homo mortuus , ergo eftho- i de fallacia à fecundum quid ad fim ter. Ls Quarta cft Reftri&io, & cft acceptio ter- mini ob aliquid additum coar&ara ad mi- norem fignificationem, quam ex natura rei illi competat, vt difcipulus diligens euadet do&tus vbi difcipulus per particulam addi- tam retiringitur folum ad IA geom di- fepulos diligentes , cum alioquiabfoluté fumptus etiam egligeoe comprehédat, vndé eft regula , quo valet confequentia à termino reftricto ad amplum, vt Petrus eft homoiuftus: ergo cfthomo. Refirictioni affinis cff Diminutio ,cum nimirum ex ad- ditione alicuius partculz fignificatio ter- mini minuitur,vt doQtus in Grammatica,vcl ; ità limitatur,vt non fumatur abfoluré , fed tancum fecundum quid, vt /Ethiops albus fecundum dentes , vbi particula /eeusdwe dente: minuit ; & limitat fignificatum albi , uia albus fecundum dentes non ett abío- albus,[ed tantum fecundum quid . Porro -erfi Diminutio fit Reftrictioni atfinis , tame án eis contraria obíeruatur regula,quod né valet confequenitia à termino diminuto ad non diminutum , vti valebat à reftricto ad non reítrictum;non .n. valet;eft albus fecun dum dentes, ergo eft albus , fed eít fallacia à fecundum quid ad fimpliciter : de quibus pH : 42 Quinta demum eft Appellatio, cum vox vna aliam afficit,'ac denominat fecundü fuum formale fignificatum ; terminus de- nominans dicitur appellans , denominatus vcrà dicitur appellatus,vnde ifte eft termi- nus fübítantinus,vel per modum fubftanti- ui fc habens,ille adiectiuus,vel habés modü adiectiui ; ex quo fit terminum appellátem femper accipi fecundum fignificatum for- male,at appellatum poffe accipiinterdum fecundum materiale , & interdum fecundá formale materialiter tamen fe babens , & um denominati , vndé duplex po- folet affimmari appellatio, vaa materia- "Jis,altera formalis, Vt autem dignofcatur - de materiale, & quando formale ín. 3 catumappellaturimpropofitione ,addu- — camus exemplum aum tionis conftanris ex pradicato compofito , l eft cognitu appellatio ; v. g. P/«/o ei diwt- iin hac propofitionc termi- eriale figuificatum .f. Platonem , fed for- male.f. Philofophum ,& hoc contingit quo- tiesnomenadiectiuum coniungitur cüalio ex parte przdicati', vtin propofito ; cum vero terminus lans citfolus ex parte pradicati,tunc appellat materiale , vt fi di- ceretur Plato Philofophus eft diuinus , nam fic dicendo diuinitas applicatur Platoni, nó cius doctrinz ; hac elt communis doctrina Summulift. adhuc tamen verum eft ctiamfi propofitjo fiat hoc fecundo modo terminü appel: KK. diminus appellare poffe iu- pra Philofophum fi ex modo profcrendi ropofitionemly Philefopbus fciungatur à fubíecre & coniugatur praedicato , vnde nulla certior rcgula tradi poteft dignofcen di, & diícernendi appellaticnem formalem .à materiali, quam diligens animaduerfio propofitionis conft.ntis.ex fubiecto , vcl dicatocompofito. Aduertendum tamen bic , quod etfi ap - pellatio in materialem, & form:!cm fccerni con- in qu: dif&cilior (hd -  aróm intelligentiam exponmiin De alijs T'erminofum propriei. tonfüeuerit modo iam explicato , fola ta- men appellatio formalis proprié meretur nomenappcellationis ,non autem materia» lis, nam applicatio fermalis figaificati ali- cuius termini ad materiale tantum eft fiim plex formalis prdicatio, vt fi dicamus Pc. trus eft bonus , vcl Petrus eft logicus ; Ap- | pellatio igitur proprie dictaeit , quando terminusappellans nonabfoluté conuenit fubiecto , led ratione alicuius fignificati formalis,quod appellat , fic quod media il- la formalitate fubicato competat , vt fi di- camus, Petrus eft magnuslogicus , /y ma- £»s non abfoluté conuenit Petro , (ed ra- tione logicz ; hxe proprie eft appellatiua przdicatio,ynde Appellatio definiri folet , quod fit epplicatio fignifieati formalis vmims termini ad. fignificatum formale alterius cu- ius variatio magnos folet| defectus parere : 3n paralogifmis, vt si dicatur , hic puer eft .nagous logicus ,ergo cft magus , & logi. cüs, vzriatar appellatio , quia ly maga; appellat in anteccáentc logicum , in con- e fcquente puerum . Es CAPVT,XIL. — De Terminis extenibilibu: . 4s TNterdum propositiones c&(tant qui- Se douchotelen ris qui gd rectamil- vn- cde,K propositiones exitpsis c €s,2c eti o ipaa fermini exponibiles: dicun- tur, Hi vero fant multiplices;fed praecipui , - & frequentiores funt exclusiui , ékceptiui, 3 »& reduplicatiüi, rclatitios. aiitem , compa-  ratiuos , fupcrlatinos , & alios huiufmodi omittimus, vt minus ncceffarios , & potius -ad Grammaticam pertinentes: de Incipit, & Desinit egimus in Physicis difp. 14... . "Ferminiitaque exclusi funt tameu , dumtaxat [ilum , Ke. qui pofsunt in pro- -positione determinare fjibrectum, vel prz- :dicatum, cum determinant fubiectum Cipnt propositionem de fubiecto exclufo , :€el melius exclusino , vt Aldus tantum. grammaticus : cum determinant pradica- Tum, et rS fne a przdicato 'exclusiuo , vt Aldus c(t tantum grammati. '€us : Cum igitur terminus exclusiuus poni- turà parte pradicati , si e(t exclusiuus re- ectu numeri , vt vniueríalia funt tantupi "quinque, folet propositio exponi per rcrho tionem termini exclusiui cum hac additio- ne, Go non plura , & fenfus cft vniuerfalia "fant quinque & non plura : si vero eft ex- 219 clusiuus rei , vt Aldus eft cantum gramm2- ticus,exponi folet per remotionem cermi- ni exclusiui cum hac additione e$ wa 4/4 vt fenfus sit, Aldus eft grammaticus, & no aliud, aut nihil aliud,ita Scotus lib.4.de ex- poaibilibus, Casilius lib.z. Appendic. de ex- ponib. c. 1. Roccus lib.z.c:4. & alij . Sed quamuis prefato modo béne exponatur ter minus exclusiuus refpectu numeri,cum de- terminat przdicatum , non tamen b:ne exe ponitur,cum eft exclusiuus rei ,nam si hzc Aldus eft tantum grammaticus ità expona- tur, Aldus eít ponens. & nihil aliud , fenfus hic eft falfus,quia eft homo, cft arti- mal,eít quantus, albus &c. & terminus ex- clusiuus inea excludit ab Aldo aliam quà- eumque facultatem à logica, nó aliam quá- cunque rem,& qualitatem; Et ideo przítac dicere cum Tatar.trac.13. com. t. $. zertie féiemdom quód terminus. exclusiuus rei à parte przdicati potcft exponi ratione alie- tatis,vel alteritatis;, primo modo fenfus il- lius propositionis eft, Aldus cft grammati- cus,& non eft aliud à grammatico , .i. ali- guid non grammaticum : fecundo modo eníus cft, Aldus elt qualificatus grammati- ca, & non alia facultate ; nam exclusio ra- tione alteritatis excludit qualitatem eiu(de rationis, fcu ciufdem generis propinqui . Cum vero terminus exclusiuus determinat - fübiectum vt zemtum Petr: currit, signiti- aeta alijs fubicctis non conuenit illud pradicatum, et fenfus eft Petrus currit , et nullus alius currit, et notat Tatar.cic.quod ly tantis ex vi fermonis excludit ea fubie- cta, quz (unt eiufdem fpeciei , auc generis propinqui ,vnde fenfus cft Petrus currit, ez » nullus alius hono currit, & iftius temton heme currit Venfus clt , quod homo currit , & nullum aliud animal currit , interdum taz men exdudere potett alia qu:xcüque fübie- '&a in vniuerfum, vt fi dicatur , rantü ett rifibilis , excluduntur omnia prorfus , etiam ea, quz rifibiliratem participare non poffunt, Ss ^ - ! *44. Termini exceptiui funt frater, pra. terquam, nifi, ctc, à dicuntur exccptiui , quia excipiunt illum terminum, oui addun, tur,à principali pradicato , vt omnis ho- mo. prater Petrum currit , omne animal prater hominem Pina 1 animal prater hominem eft Z— hinc notat Tatar. Cit, com.2.$ prime ferendmm , duo prafcrtim requiri , vt rermiaus exce- ptiuus faciat propofitionem exceptiuam , ynumcfl, quoJ terannus , à quo Ait exces N prio, Vas 3o o, fitpponat vniuerfaliter, feu diftributi- ué , ita quod fit cerminus communis $üptus cim figno vniueríali vel quód fit terminus diftributus; vndeifta non cít exceptiuajali- quis homo przter Socratém currit, quia excipere eft à coto genere partem detrahe tc, ab eo autem , quod eft particulare de« terminatum, nihil poteít detrahi , vade etfi andoque dicatur aliquis miles przter A- chillem (trenuus fuit , Ty prater idem fonat ód vltra , &fenfuseft , quod non folus Achilles fuit ftrenuus miles . Alterum eft , quod terminus communis, à quo fit exce- ptio fub fe contineat terminum exceptum, quare hzcnon eft exceptiua. Omnis homo prater hunc equum currit;quia equus ter- "minus exceptus non continetur fub ho- mine . ^ "Termini reduplicatiui funt /»wpwmtum , quatens: ,preut, &c. & duplicem poffunt in propofitione facere fenfum, vt notat Do. uol.5.H & s.d.11. q.2. reduplicatiuum, & Prat kein ; primus eft; cum particula reduplicatiua denotat rationem, quam af- ficit,e (fe caufam, vel faltim conditione, cur rzdicatum:conueniat fübiecto , vt homo 1üquantum rationalis,eft rifibilis , ignis ia tum applicatis comburit; quando re- diplie caufam, vt in prima exponitur me pofitio per caufalem,& fenfus eft, quia ho- 110 eft rationalis,eft rifibilis; qu redu- plicat tantum conditionem , aut concomi- tantiam, vt in fecunda, exponenda eft Ferca iei Sd & fenfus d fi ignis com- burit,eft applicatus; & dat Scotus regulam €x 1. Priorum c. 5 s.dedu&tam , parti cula reduplicatiua reduplicatiué tenta in- fert vniuerfalem, vt (i homo fccundü quód« rátionalejintelligit, fequitur, quod omne ra tionale intelligit;id tamenintelhgas de pre dicatis conuenientibus fubiecto ti abfoluté,non fimpliciter ; appellatur etia enfus reduplicatiuus, cum particula redu- plicatiua notat przdicatum eife de conce- ptu effentíal; fcu quidditatiuo fubieéti , vt cum dicimus oie 5) bomo eji ra- tionalis, & fenfus et / nd rapinae de conceptu effentiali homihis, vnde i- tur per hoc; «homo t quiddita- tiué concipi fine rationalitate, & particula fic reduplicatiué tenta adhuc infert vniuer- falem,vt patet defcendesdo fub allata pro- pofitione . Porró fenfus fpecificatiuus cit, € dotetMdend Aeon: illius rei, quz afficitur tali particula , non repugnct ali- quod pradicatum (ubieto , vt muficus, n vÀ Pars Prima Inflit, TraEl.T, Cap.XIT. uantum maficus poceft eff» logicus fenfus as d dum habet teuliczn f UoU ha- bere logicam, & confequeater, quod logi- canon repugaat muficz in. eodem fubie- &o ; vnde in hoe fenfu non indicatratio- nem inhzfionis przdicati cum (uübie&to nec przdicatum effe de effentía (ubie&t, fed tà.. tum peculiarem modam coafiderandi fu- bie&um , fub quo non repugnat ei przdi- catum , &ideó ab his particulis fpecificati- uétentis vniuerfalem affirmatiuam infer- re non licet, alioquin ex hac muficus inquá tum muficus eft logicus, valerecinferre,er« go omnis muficus eft logicus . CAPVT XIII. Explicantur quidam Termini in Scholis : freguentiffimi . : 4$ pe fatis frequentes funt apud Philofophos Termini »aterzalster , 6 formaliter ,'I primum adhibemus ,cum fignificare volumus predicatum aliquod conuenire fubiecto non ratione forma fubie&um importatz, fed ratione mate-- riz, in qua talis forma itur, v.g. hzc - propofitio, albwm efl dulee, nó eft verafor- — maliter, fed materialiter tantum , quatenus. materia, in qua eft forma albedinis, .f. lac, * eft dulce; tunc veró propofitio eft vera for. maliter,quando pradicatum couenitfubie- — Gor NE pelipagnie: m di i importatz v.g. hzc propofitio D. gregatiumm vifus cít vera formaliter , qua- tenus albo conuenit difgregare viu ra- tione albedinisimportatz, in quo senfu nó hesirs ad cea «lbum cff dulce,quia fa- ceret hunc fenfum;albedo eft ratio; ob qua Jac eftdulce; in idem recidunt pre per fe fr- namque materiale fignificatum infinuarur, va ad rasa pei une ipe do per fe , ir per accidens , per pri- mum fignificamus:przdicatum conuenire fubie&o ex intrinfzca eius natura, ac indi- gentia;non autem ab extrinfeco, & acciden tali aliquo euentu vt fonat ly per acciden:, vnde hzc propofitio eft: per íe vera bee epe rifibili: quia rifibilitas conuenit homini ex priacipijs intrinfecis naturyz , ifta vero per accidens bomo eff claudus , Cr /urdus , uia-hazcmeré per accidens , & cafualiter illi obtigerunt)huc rccidit-effemtialster , —! í por Pe ; Tertio abfolute, fen jciter , 6n refpe- dud, fiu ati pn) illud dicitur cale fim- X JPetermiet fimpliciter, &abfoluté , quod nulla facta comparatione cum alio. habet tale pradi- catum v.g. Petrus,fi habeat fufficiente ícié- tiam, dicitur abíoluté dos; illud veró dicitur tale reípectiué,cui non conuenit ta- le przdicatum, nifi comparctur cum alio , v.g. homo paruus nequit dici abfolute magnus, camen Nano collatus dicitur ma- gnus magnus nimirum refpeztiue; & fecun- quid,non fimpliciter , & abíoluté; va» de fccundum quid coincidit fcré cum refpe- iine, & contradiftinguitur à fémplseiter formam, vel quid fimile forma, iftud vero; teet eni Yos. i nominationem, v.g. ' 1d , € : poco! 4 frin abus interd - -— gtiam,vt Quod.fignificat ca. princi 1 ye lemt deve itn P jità Petrus aod .. bit, vt quod, calamus , vt quo. ER. intó formaliter , Cn virtm,liter , tunc : P aliquid dicitur formaliter tale, quando ve- - . xéhabetin fe illam formam ,à qua deno- jna- . eft in intellecti , albedo eft in X ^ménillumproducere. -. ^. — -0 5 Sexto adiu, Cn potentia res dicitur effe —. au,curn au exiftit , dicitur in potentia ; Minen stidotado in rerum natura ; po- —. séfttamenexiftere ; Rurfus ex his, qua Mar nt in actu , alia dieuntur effe talia in adtu .(— primosalia in actu fécundo, per actum pri- mum intelligitur principium,& virtus ope randi , per fccundum He ope atio qt prouenità tali principio; & vir- tute, v.g. homo elt fcri m ivatbi rimo ; nan habet potentiam fcribendi; fed pon ibit; nec exercet'àa&tum fcribendi,eft ve- - rà Ícribens in actu fecundo ; cum in actuali fcnptionefeexereet. |^ 07 |. Septimo pofrrine , &v megatiu2, & primum dicitur , cum aliquid eft tale per 7 ai fitiuam, irà virtute imbutus dicitur pofiti- - né bonus; fecundum dicitur , cumin fubie- |. &o faltim non reperitur forma oppofita ; fic non imbutus virtute , & carens quoque vitio dicitur negatiué bonus. Otauo jn achu. fignato, Qn im alTu exerci- s primum cf , cum denotatur fignificatio cum accipitur pro exer- "—--—. 'w B - "EC 4^ hU 4i , Ld oet que , Bot quod illud fignificat | dic minatur talis , fic [ipis dicitur formaliter infe calorem,à quo ilicitur Mi eaponibilibus -. k'T 31 citio fignificationisciufdem; v.g.dum dici- . tur Dehnitio conflare debet ex gencre, & differentia , tunc fumitur definitio in actu &gnaa iom autem a&tu definimus , Homo cit animal rationale; tunc definitio fumitur inactu vigo é je d diis Nono [s fen, pies kan ám femín diui- fe;primo modo fignificatur aliquid conuc» nire fubiecto cum aliquo adiunéto , vt pa- ries albus difgregat , hoc.n. pradicatü de; pariete verificatur, componendo-cum eo albedinemifecundo modo fignificatur pre£-- icatum conuenire fubiecto feiuncto ali-, quo alio, vt fedens poreff. currere , eft vera de- in fenfu diuifo;hoc eft, (eiun&ta feffione, nà infenfu compofito falfa eft , quia dum fe- det,non poteft currere : qui termini tra&t. feq.c. .iterum cxaminantur ; & p.2. tract» 3. Cap.z. Rs 7. Decimo Obielliuc , 6 fubiesn? ca. funt obie&iuéinalio, quz obijciuntur alicui , dumab illo cognofcuntur, vel apt etuntury »fic quod cognoícitur ab intellectu, & quod amatur à voluntate; dicuntur effe obiectiué - inintellectu,& voluntates ca vero fuut fu- biectjué in aliquo, quz funt in illo , vt in fubiecto, à quo fuftentantur , fic cognitio pariete , & omne accidens cft in fubftantia : Quz veró et dicantur diftincta realiter,quz formaliter, " ue ratione Difp. 1.q. s.art. 2. ex profef- imus, ac etiam tract. 3. huius Infti.cap.vit. 2 | pe TRACTATYVS II. . De propofitione, & cius affe- zn ..étionibus ne Nomine , e Verbo: Cap. f^ 46 D 1 [4 Y A quaih de propofitione a« 7^ AV gat sprisersdet de üo- ) mine , & verbo, vtpoté Di ic ^ A 7*4 i " zx Íolaà funr cius enim y Msi alie m caciui,de quibus Kecufque égimifs - aad componere pcifint , tamen fo- Ium tniomes ,'& verbum adtaledi compofi- tionem per fe concurrunt , qàra de ncceffi- tate requiranturad cam ,eo quod fineillis nec fimplex eaunciatio ftaze potcft, gc é* vef pattes , licec ift. lib; «. Periher. ante-- d tvero termini folttm quafi per accidens pro- pofitionem intrant, quia fine illis ftare po- teft fimplex enunciatio, & hac de caufa ait D. 1ho.:. Perhier. lect. 1. fola ifta duo ibi eonfiderari à Philofopho,vt partes eratio- nis;feu propofitionis alijs prztermiffis ita tiam Petr. Hifpan. tract. 1. À Nomenitaque ibi ab Arift. definitur c.1. uod fit vex fpmif catiua ad placitum fine Wempore ems n wllapars feparata. fignificat, mita, &nrella » dicitur vox figmficatina ad placitum, vt excludantur voces non fignifi- catiuz, & fiznificatiuz naturaliter. dicitur fine temprre vt excludatur verbum , cuius proprium eft fignificare cum tempore , 4i. exereitium alicuius actionis , vel paffionis in tempore denotare, vnde licet nomina poflint fignificare cempus, vt «mme: , dies , tempus , & aliquam temporis differentiam, wt prateritio, & futuritio, vcl eam connota- ze,vt cena,prandium, completorium,nun- quam tamen fignificare poffunt cum tépo- 1€ .j. importare exercitium actionis;vel paf - fionis, quz fit in tempore. dicitur cw/ws mulla pars,c. vtexcludatur oratio ; cuius partes feparatz eandem retinent fignjfica- tionem,quam habebant coniunctz, non fic "momen, nam etfi cius partesfeparatz poí- fent aliquid fignificare , vt partes iftius no- sninis Dominus do , minu: , non tamen il- Judidem fignificant, quod antea coniüctz, fignificabant , vt faciunt partes erationis à. vnde folutio partium orationis nec tollit ,. nec mutat fignificationem illarum; at folu- tio partium nominis etiam compositi , aut tellit;aut faltem mutat; vt ct videre ju ia voce Refpullica ,licet at. singula eurs par- tes Re; , X publica candem retincant signi- ficandt vim mintegra dictione, & extra il- Jam,vt diximus tract przced,c.3.n.7 tamé €ombinacz in vnam dictionem significant totám hominum communitatem, quam nó significit singillatim fumptzi dicitur f/s;- £e, vt excludantur nominajinfinita , vt non homo;non ke , qua uon í & abíoluté nomina, fcd cum addito 7»fiv;- 24,0 quod nihil determinatum ; & certum significant,& potius quid non sit rcs. quam «uid sit, explicat; cum tam dicantur de bis, que funt,quam qua non funt, vnde licet in- gredi poffint propositiosem,vt pradicatü, *wcl fübiectum, vt lapis non e(l homo,nó ta- men propositionem fcientificam 5 dicitur implieiter * ind ParsPrima Wflit. TraGL1I. Cap. 1. Petri,.j, aliquid Petri , vndefolum , cafug nominum funt dicenda,non autem nomina. Ex quo patet, vt bene notát Tat. 1. Perhier. q.2.& Complutib.z. c.1.Arift. in prafenti nomen dcefiniffe intoto rigore, inquantum deferuire poteft propositioni fcientifice,Bc ideo àratione nominis excludit terminum complexum,iffinitum;fyncategorematici, & obliquum, humusmodi .n. termini , sicu m quid cantum,& infufa significa. tione dicuntur termini, eodem modo no- mina dici poffunt: Nec aliud probant oppo situm affirmantes, vt Hurtad. difp.8.$. 12, & Arriagadifp.rs.fect.. — 47 SedDices, tomen infinitum ex parte significau formalis significat quid certum, & determinatum;quia won bomo v.g. signifi- cat negationem determinatam, .í. hominis, & non equi;ergo eft proprié nomen hac[.n. de caufa cgewm eft veré nomen ,' quia certá ationem significat jempe vifiss, & non itus. Accedit , quod si ratione indeter- "twm à vera ratione nominis tuc etiar mina dens forent excludéda,,. nihil determi rr enr »1 applicari unc tam enti , « eaivtincellgibile, ligit Refp. negant aliqui à teras rcs omnes indeterminaté prater illa, negationem rei si nificata: p. »nomen , adiungitur ; uim ove piel illa con. notare , veluti fabiecta , qu dunt Ruuius r.de interp.c.5.q. 5. Amic.trac; 21.q.2.dub.6. ex noftris antiquioribus Ta- ares vers ea nn : mirae igitur eft affnmptum tia, licet .n. nomen inlitum dec fonmdiré certam significet , adbuc tamen remanet indcterminatio ex parte modi significandi, quia significat ipfam negationem formz , non significando quid sit ipfa negatio , fcd quid non sit forma negata , & in hac terminatione , quz fé tcnet ex parte modi *sighificandi , consiftit przfcrtjm infinitas nominis ; ad probationem cófcquentiz nc. gatur paritas, ly enim e«cwm significat ne- ationem forma , & simul explicat quid vet , vt excludautur cafus obliqui ,qui ra.— sit ipfa negatio, vnde & determinatum , & tione fui nom funt partes propositioms,nisi^ determipaté si nificat . Ad aliud patct per casibus rectis adiungantur, vt hic libcr cft idcm, quod mominis non tam ate tendi. zioni éapikcati cr lulius Roc ee nomen infinitum deformali significare ce ibus applicati ^ — potcft, & hzceit verioropmio ,quamtras — — "2 xe DEN en Verbo ^ - tendi debet me fc te- net ex parte rci ,quam ex ea,qu fe tenet ex parte mong mel , jd igitur nomina traícen:létia figaificent quid inatum, & communiffimum , quia - «amen decerminaté illud figaificant, expli- cant enim , quid fit conceptus ille commu- niffimus, non autem quid ion fitjideó pro- prie dicenda fint nomina , .. Quares, an hzc nomina tranfcendentia infinitari poffint? Negant Albert. & Auic. quos fequuntur Tolet. Amic.Poncius & alij, quia non poffunt verra indeterminatio- - nem ex negatione addita, nami cum ratione & tranfcendentiz vagentur e omnia, nega- tio illis addita potius deltruit indetermi- ionem, vnde fi infinitetur ens abíolácé UNS nptum. folum de non entibus dici pote- "uu tit, At potius cum Tatar 1 , Perhier. qu.a. Jo dub s. fentiendum eft oppofitum,quia cui- .-* .. libet termino cathegorematico negatio in- ... finitans addi poteít , & re vera hzc przdi- .. Catia Chj mera eft non en: , cit affirmatiua de  prazdicazo infinito, & ita fentiunt Louanié- "es 1.de interp. vbi Sueffanus , & Rüuius; X. Sotas lip. 2.(umm:car. & alij; Adrationem .. modo indeterminato , .f. quid non fit ens ; e entibus, & non entibus, fed id folum có- , menit termino particulari jnfinitato. — 7^ 1 asNerbum ex Arift. 10. c. 2; eff vox fr- n E goificetius ad placitum cum t €, cuir —.  — wull« pars fperata. fignificat finita , C ve- das n efl femper eorum , qua de altero dicun- tur , not4 , primz duz particulz, in quibus verbum conuenit cü nomine, ex di- &is. Platucee tempora ad differentià no- minis, quod nunquam importat exércitium actionis fub Rees differentia ris ,vt verbum, & quando in propofitionibus ne- ceffarijs, vt homo eft animal , verbum dici- Mirabidia à epos non eft fentis, quod fignificet fine vllo prorfus ordine ad tem- " 20 pus,quia hic modus x xw effentialis cheers ed dicitur abfolui à tempore de- tctmindto , vt notat Arriag. cit. quia cum : e. ccambeni M rio pi nr RR -—  exiguntwniri fimpliciter , & abfolute , & . ... nonpro tempore aliquo determinato, & : odepien pofitione sopuissep tb Med. . petmo determinati , .i. quíd fienegatio entis , fed. Lee .neéeffz nomen infiaitum verificar | ideó tra&.ptzced.c. ri.diximus verbum nó reftringere excrema in. huiuf nofi propofi- tionibus in ordine tantum a4 diifereniam temporis, quam confi 3nificar, fed propoft- tiones ampliari debere ad omne tempus . Alia particula, ew/us mull« parz féparata , &c. explicari poteft , vt in definitione ng- minis ,di&am elt ex Arift dodrina ,vel eum Tátar.cit & tra& c in Peer. Hifp.fen(us eft, quod ei in mente non -correfpondet cóce- ptus complexus iuxta declarationem ter- mini incomplexi,quam dedimus tra&t.prz- ced. c.5. & applicari poteft defiaitioni no- minis, quia nec ei corre(pondet conceptus complexus in meate . Sed iuxta hanc expli- cationem oritur difficultas de verbo quoli- bet adiectiuo,vt «ma*, &uder, & de ef? fecü- do adiacente, vt cum dicimus Peers eff ,nX hzc omnia verba fubordinantur in mente conceptui complexo , nam «war refoluitur Y eff avtan:i, & eff, (ccundum adiacens re- oluitur per e£ en: , vnde hzc omnia verba erunt faltim implicite ;'& virtualiter com- plexa | Ad harc difficultatem Auctores va- rié refpoadent , Ioann.dé S Thomalib. r; fumm:c.6. negat ex hoc ; quod verbü adie- Giuum , aut fübitantiuum de fecundoadia- cente equiualet copulz, & pradicato füb- ordinari conceptui complexo , feu duplici conceptui , nam quocunque modo in pro- difponitur, séper fignificat rent motus;aut actionis, & paffionis, —cw Me ce menfarantur, hzcáutem non int duo fienificati,nec duo conceptus,fed vanum fignificatum cam tali modo fignifi- candi , vnde eadem actio prorfus fignifica- turin Petro, fi dicas Petrus amat, & Petrus eftamans, Cafilius verà lib. 2. tra&t.t. c. 2- in fine ait nofi effe contrarationem verbi incomplexi quod correfpondeatei in men- te conceptis rei compofitz , nam hoc eft commune etiam nominibus incomplexis , coena enim, & alia nomina connotatiuaim portant plura ,nec propterea funt nomina complexa; vt ergo verbum fit complexum pluribus debet conftare vocibus. Tataret. cit. totum concedit argumentum, X ait in rigore logico nullum verbum adiedtiuum, ec fubftant:uum de fecundo adiacente ef e verbum ob allátam rationerm,fed tantuni eff de. tertio adiacente , hanc teneas; vel imam. PC LAW pre Deinde additur f/nt« 33 excludenda verba infinita,vt non currit,non Xa dem ratione, qua exclufa fimt nomina infi- nitaà rationc Mat punt hinc ex- p^fitionemnon recipiunt , vt Conimbric, t 2fil. Ioan.de S. Thom.cum Albert. & Boet. dicentes verbum intra propofitionem infi- nitari non poffz,co quod negatio ante ver- bum non faciat propofitionem affirmatiuá, negati :am, quare v. g. bomo mom currit, fenfus eft bomo mon eff currens , & ità etiam videtur fentire Scot.z. Perhier. q. 1. quare inquiunt Verbum hic dici vox finita , quia infinitari non poteft ; Sed plané Arift. eadé tatione addidit ff»/t« in definitione verbi , qua ipfam pofuitin definitione nominis, & ruftrà adderetur hzc particula, fi infinita- xi non poteft , ficut reZ« finon poffet obli- uari. Quantum autem ad hoc dubium in e ait Tatar.cit. r. Perhier. q.2. 6. Dwbstatur rio ,quóàd licet verbum e£? tertium adia- cens non poffit infinitari , quia tale eft pu- rum Syncategorema , € negatio infinitans talibus conuenienter non additur , tamen verbum adie&tiuum, ( & idem dici poteft dc «f fecundo adiacente), fecundum quod includit copulam, & fuum participium pot infinitari , & hoc fecundum conceptum fui articipij, atq; ita dicendo mes currit , fen- i cius non elt ifte, men eff currens, (ed ifte eff mon curren:, fic quod a&usinfinitandi fe gatur ad participium,& non ad jx vt notauit Banncs, qui hanc fequitur fenten tiam , Arift. ipfe víus eft verbo adiectiuo hoc modo infinitato , nam :.Pófl. c. ,o.& z. Caeli c.4.hunc facit fyllogifmum $£ella wos f'eimtillantes fumt propi nos planeta monfcin — 7 ergo planeta funt prop? mos , punk E tillant huius fy dcbct. effe verboinfinitato , vt fenfus fit plamera. funt mon. féimtillantes , nam fi minor effet nega- tiua,conclufio quoq; negatiua effc debe ret ex regulis infra tradendis. Id veró quod reípondent Cafil. & Ioan. de S. Thoma so feimtillare in minori fumi infinitanter vt x- quiualet participio me fzimillentes no fol- uit , imo potius confirmat , quod diximus cx Tatar.verbum infinitari poffe, fecundü , quod includit copulam, & participium, ita quod a&us infinitandi feratur ad partici ium, nonad copulam. & in hoc fenfu ver- minfinitari poffe concedit etiam Dod. Joc.cit.in corpore quafiti dum ait,/f tamen dntelligeretur. megatto. infinitans referri ad vem verbi ,con[-quens. effet dscere , quod ver. bum ivfinitum. maucret anfinitum 1m oratio- »*, in co igitur tantum fenfu. negauit ver- bum infinitari poffe , fi nempé actus infini- tandi feratur ad copulam , & hanc fenten* tiàm fequuntur Amic, Ruuius, & alij. . nomen, aut verbum eft vox , eft ibi Pars "Prima Inftit. TraEl.IT. Cap. 11. Poftea additur reda ii. i$ t&pos ris indicatiui modi,ratio eft, quiaibi Arift. loquitur de verbnm per fe poteft enun Ciare veritatem, independenter ab alio , vt notant Compl. hocautem eft folum przsés indicatiui modi, alia .n, tempora dependé- ter abillo enunciant veritatem, nam Perrus cucurrit, ideo «ft vera , quia aliquando fuit verüm dicere de praíenti Petrus ewrrit , && fic dealijs . T. additur , && e femper eorum , &c. ad excludendum participium , quod licet fignificet cum tempore,nunquá tamen effe poteft nota , feu vnio extremo- rüm,& copula propofitionis . Porró verba Heic are etiam ef? de z.adiacente , licet exprceísé extremorum nota non appareant, fed. potius extrema videantur.f przdicata, tamen re vera, vt ait Tatar. includunt im- plicité notam cum pradicato , vt patet fi refoluantur ewrr;t eff cwrrent . Poffent tame adhuc participia excludi à ratione Verbi, — — vt notat Orbel, quiaabítrahuntàtemporis 5 To 091524 $m determinata differentia,& cuicunque,pofs ——— funt adaptari , vt Petrus Phe ic 9 mans , Kc. - A ode Poftremo pro recta totius definitionis intelligentia tüm nominis , tüm verbi ob- feruandum eft ex Tatar.cit. nomen, & bum poffe fumi primo intentionalite vere. ità fignificant ipías voces nominis , X ver ER M is vocibus attributam , &ita bicdefiniun- — intentiones, vndé bcr mis catio denominatiua , & fondanenedis., M ! fenfus eft, nomen, aut verbum eft vnum in-— ein feu laden fecunda omm voci fignificatiuz citum , & Cl onde iuteotio sciendi ceosiie- nominatiué przdicari de primis,vt dicimus dip.s. q.8. Hurtad. vt fingularis videatur , quibufdam. leuis momenti obie&tionibus prafatas reijcit definitiones,& alias addu- cit meré grammaticales ; ac etiam Arriaga difp.-Summul. fe&.1. De Oratione quid fit , érquetuples . " | €ap. LI. ] $o Efinit Arift. vbi fupra cap. 4. ora- D tionem , quod eff vox fignrficartua «d placitum , cuius aliqua pars diim" fi- gufícat vi dictio non vt affirmatio, vel nega- tio, dicitur vex fignoficatma. «d placitum ,in quo - UT & " " * wir 1 De Oratione r uenit cum nomine , & verbo, cum — Secwndb feiendum . tamen difcrimine,quod nomen,& ver- $* Sedpetes; cur in definitione oratio- - bum fignificant ad placitum ex impofitio- nis, non ponatur particula cs tempore, vcl nefui,atoratio ratione fuarum partium, fime remepere? Refp. Tatar. quia hic definitur . nunquam «n. aliquisimpofuit totam iftam oratio in cómuni ad perfectam, & imperfe- orationem bomo eji «mima ad figificandü , Cam, & datur aliqua oratio imperfecta ,in fed pracisé partes orationis funt impofitz — qua nulla ponitur ditio , qua fignificet cà ad significandum ratione fui;diciturautem , tempore,vt ila, &zmo «/bu;,& perfecta fem voxin numero fin iratione vnius for-. per fignificat cum tempore; At multi hanc mz,quz eft vnitasordinis, & complexio- una ioDets non recipiunt , arbitrantes nis,vt notat Verforiushic. dicitur cwiws« orationem neceffarió coitare debere ex no- liqua pars feparata,&c. quia non eft necef- — mine,& verbo,vndé complexiones fine ver fe , quod omnes cius partes sintsignifica-  bo,vt bomo «/bws,& confimiles aiunt effe pu tiuz,fed fatis eft vc aliqua earum sicfe ha-.— ros terminos complexos , qui non debent beat, aliz vero sint consignificatiuz , vt funt omnia fyncategoremata, & non pote(t . melius explicari hzc particula,quam dicé- E. do ei Tobit. uod ado fubordinatur '  -. éonceptui complexo. ità quod intra ipfam |. -—- erationem habeantur partes componentes |» ipfam,qua diftin&is,& feparatis conccpti- ».- buscorrefpondeant, qua de caufa dictiones |... . «ompositz figurz, vt een refpublica , .. circumícriptio, &c,non funt orationes, quia refpondent duplici conceptui, fed vni ; |. -  endénon oportet;ait Tat. quod partes ora |. - tionisin Fries: cb dictiones , quia si A  imponeretur ad significandum ,quod eme ( eft mimal , c(fct oratio, fed (afliéit , quod à inetur c cuis citm Mo xp irur Joan.de o- — amalib.z.cap.:. Vltima particula vt dj , &c. ponitur ad denotandum , quod partes E erattoriis ad. minus effe debent. significati- -— . . uz,vtdictio, & non requiritur neceffarió |. . . quoésintafürmatio, & negatio ita quod -non intendit negare, quod in As: es orationis signi opimo : negatio; nam oratio composita , feu hy- pothetica habet Pastel osdfant ex af- firmatione, & negatione, fed neceffariü cft, quod alique tius partes sint dictiones,nam etiam ipfamet aff&rmatio,& negatio, ex qui- bus conítat oratio composita , refoluuntur in partes significatiuas per modum simpli- ' cis termini, vt patet de ifta Perrws ewrrit,t Paul di/putat ; & confulto id fecit Arift, «uia cum hic intendat. definire orationem in communi, debuitin definitione eius po- nereidquod omn: orationi commune eít, & hoc eft habere partes , quz funt dictio- nes,nam hábcere paites , qua fe habeant vt affirmatio ,v«l negatjo,competit tantü ora" tioni compositz, feu hypotheticz,non au- k tem simplici , ita caponit Tatar.cit. q. 3. $. cum oratione confundi, ità Hurtad.difp.3. füumm.fe&t.s. Fuentes a. p. fum. q.1. dif. 2. art.4 . & videtur fuiffe opinio Alberi ,& Philoponi,quod probant , Tum quia fi qua- lifcung; plurium vocum combinatio íuffi- ceret fine verbo ad orationem conftituen- dam,tunc Celvm,T erra, lapis effet oratio : Tum deinde quía terminus complexus ha- - bet quidem partes fignificantes , & pluri- wee conceptibus ,fed per mo- dum partis vlterius componentis , non per modum totius compofiti, quod eft proprià orationis. Tum quia nomen, & verbum süt partes orationis principales , & neceffariz apud logicum. Tum demum quia oratio ,& terminus funt genera n& fubordinata , quia fi oratio continetur fub termino , tunc ter- minus de omni oratione przdicaretur, & confequenter etiam de propofitione fiter- minds fup oratione,iam omnis terminus o ratio foret, ergo beme «lbu:,& fimiles com- plexiones nequeunt contineri fub genere. termini, & orationis , €xeo.n. quod terdum alique planta, & animal funt genera non fübordi. t, vtaffirmatio; nata repugnat aliquid fimul contineri (ub Falfum tamen eft orationem , vt fic, ne« ceffario ex nomine, & verbo conftare debe-- re,nam Arift, r, Topic. cap.4. fub oratione comprehendit definitionem caren« tem,vt animal rationale 5 & quidem fi ver- bum ad orationis conftitutionem neceffa- la csw»teopere : Nec raciones in vrgent. Ad primam non Ig com- binatio terminorum. t ad orationem , fed debét effe inuicem connexi aliquo nexu faltim grammatical: , qui non itur in- C gue eie teri albus. . dam ex hoc; poo CAD ee LY [| - z rió requireretur, fanéillius definitio ab A-. alata effet manca,& deficeret particu- — :6 tis ad conftituendam orationem perfestà werbo conitantem , non extrahitur à ratio- int orationis;quia etiam ipfa oratio perfe- €&ta fimplex ordinari poteft , vt pars ad có- ftitutionem oration:s compofitz , Ad ter- tiamnomen , & verbi dicuntur partes rincipales orationis perfe&tz , & propo- Siionit. Ad quartam ComplutJib.z.cap.z. quinollram fequuntur. fententiam cü Co- nimb.1.Perhier..cap.a- Tolet. Ruuio, Anic. Mafio, & alijs mult; dicunt cócedentes ter minum non«ffe genus rcípcétu orationis, ncq. é contra: anos breuiter ncgamus aí- fumptum , oratio namque continetur fub termino;nec inconucniens reputamus pro- pofitionem ipfam peffe dici terminum, vt probat Cafil. contra Hurtad. lib 1. tract.1. cap.1. vndé terminus genericé fumptus di- viditur in complexum ,& imcomplexum. $2 Diuid'tur oratio prima fui diuifione in perfectam, & imperfectam , illa eft, qua Sntegram fententiam declarat , itaut ani- mus audientis quiefcat ; nec quicquá aliud pe quent vt Dcus eft íummü bonum; ifta €ít,quz integram fententiam non declarat, fed relinquit animum fufpenfum,vt fi Dcü vimueris , & vtraque fubdiuiditur j imper- fe&a namaue altéra eft cum verbo , vt in exemplo allato , altera fine verbo , vt ho- sno albus, animal rationale, & cft idem ac terminus complexus 5 perfcéta etiam eft duplex, .f. non enunciatiua , & enunciati- .. wa: illa cít,quz licet fententiam explicet ; & quietet, non tamen dicit verum, vcl fal- fum, & hac fit, vcl modo optatiuo , vt qt- mam bomines faperent , vcl imperatiuo Vt difce puer virtutem, vcl vocatiuo,vt fercite, sid ,vclinterrogatiuo, v1 e vadts? &nunciatiua vero eft,que verum.vcl falfum dicit, vt bomo ef] animal, & ideo fit in modo indicatiuo : hinc infert Petrus Hifp. quod fola oratio indicatiua dicitur cnunciatio , aut propofitio,co quia aliz non fignificant verum, vel falfum, nifi reducantur ad indi- «atiuam; notat antem ibidem Tatar. id in- telligendum effede categorica , quia mul- tz funt hypothetica determinat vcrz, qua non funt indicariui modi, vfi Afinus volaret , Afinus haberet alas; cum quo ité - eft obíeruandum pro iatelligentia defini- tionum orationis , propofitionis; ftem mi. & Bmilium cop plcxorum , quod hac nondefiniuptur ia Logica pro prima inten tione, quia fic funt quzdam complexa, có- lexum veró non definitur , fcd pro £:cun- intentione attributa oration; , xc pro- Pars Prima Infiit. T'facl.II. Cap-IT. "7 pofitioni vocali , quo fenfu funt quid incó-- & plexum , & eft ;bi przdicatio denominati- i ua,ficut in definitione nominis; & verbi. CAPVT IIL Quid fit Propofitio , fen Emuncistio quemplex . X communi vfu Logicorem fuppo- n mus Enunciationem , & Propoli- tionem pro codem accipi , & tantum pe- nes diuerfum refpeótum differre papsie tionem:b enunciatione , nam fi fola pona- tur, dicitur enunciatio , quafi fimpliciter veritatem,velfalfitatem enuücieGatfi po- —— natur in argumentatione , dicitur propoft- » tio,quafi pro alio ponatur, .f. pro inferen- da conclufione , atque ità propofitio addit fupra enunciationem , quod proponatur infcrendum Mqie in argumentatione i hoc quantum ad quid nominis fufficiat. | Quo autem ad quid rd , Arift. Propofi- — tienis duplicem tradidit definitionem, nà — .—— 1. Priorum cap. 1 eam d tionem, & negationem , dicens , quod eft - eratis aliquid y upon negans, & i.Per- bicr.c.4. cam definit per veritatem , & fal- tatcm, dicens, quod efteratie werwr falfum fi mifican: , quam Petrus H P : plexus afhs binc Lis ab ides xq UE p iftarum definitionum quidditatiua fit, melius rem explicet, & quidem Alexadera — .— Ammoniu: fov. — due dere tur iccundan A finsionem non effe per cffentima datà ,— Suae, &falfitas funtaccidétiapro- — o! mtr a d vna ,& cadem propos — tio tranfire de vera in falfam , przferum in m;teria contingenti , nam bzc propofi- tio Serres fedet , vera eft (edente Soite  & fal(a nó fedente, idq. docct Scotus ex dm fcffo 4.d. 4. q. 2. V. vbi proindé conclsdit conceptum. quidditatiuum. tionjs rzccdere natura veritatem AK a'fitatem. dcircó ates c ul prima dcfin:tio acce- patur, vt quidditatiua, & magis pcr effcu- tialia data; ità Complut.Jib,.cap.3. Flanc. Hb cippus eit art, 1. Hurtad. & alij, tum quia afhrmatio, & negatie funt cffcntiales differentia propofitionis; vndé impelibile cft eandem propofitionem de &ftrmatiua fieri negativam , ve] é contra 5 tim quia cffe orationem affcrtiuam,in qua teta confiflit enunciarionis ratio , formali- te; ei conuenit , vel quatenus s num de :lio afürmat, vel negát ; tum quia propoftio vcra, De Propofitio [esr Eninciatio vera,vel falfa dicitur , quia affirmatiua, vel negatiua eft ;jnon é contra;non .n. affirma- tur,vel negatur quia verum, ant falfum di- citur,fed cx eo verum dicitur. aut falfum , quiaaffirmatur , quod non eft , & negatur , que elt,vel é contra; tum demum, quia af- erere affirmádo, vcl negando eft de effencia - enumciationis, & ita illi conueniens, vt ta- lis affirmatio , vel negatio in alia oratione nequeat reperiri; vnde quamuis aliqua ora- tio non enunciatiua videatur aflirmsztio- nem;vel ncgationem continere , vt vtinam fisideres,re tamen vera affirmatio hiiufmo di, v cl negatio nor eft affertiua , qualis eft illa,quz in propofitione reperitur; Videa- tur Doctor cit.fub X, vbi eleganter docct, quomodo affertio ex vi copulationis prz- cedatin propofitione affertionem proue- nientem ex affeníu,vel diffenfu judicij,atq. -ideà quod in ea priori confiftat propofi- tionis e(fentia; id patet manifefte in a 1di- fcente, ait Doétor; prius .n. aliqua coclu- - fionon demonftrata concipitur à difcipulo affertionis , fecundo demon- inferioribus conuenit; vndé tandem ipfe defimt propofitionem, quod fit oratio , cx vi cuius vnum de alio enuncjatur feü ora-- tio, in qua vnum de alio dicitur ; fic enim data definitio conuenit propofitioni, vt fic in cómuni;ac etiam infcrioribus;quia enun ciari vnum de alio abftrahicab attirmatio- ne;& negatione & per vtramq.fieri poteft, Poncius vero defcribit piopofitionem vo- calem,vt fic, effe orationem, qua fignifica- tur iudicii intellectus de aliqua res S&pro pofitionem mentalem formalem effe iudi- cium intellectus de aliqua re; & propofi- tionem obiectiuam effe totum obiectum complexum, circá quod fertur iudicium 5 uia veró intellectus habet duplex iudici erebus,vnum quo affirmat aliquid de ali- quo,quod eft iud:cium affirmatiuum , & a- liud quo negat ; quod eft iudicium negati- uum, hinc propofitio vocalis , vt fic , opti- mé diuiditur, tanquam genus in fpecies in propofitionem afürmat;uam,& negatiuam., Sedquicquid fit de definitionibus prc- pofitionis ab his Auctoribus allatis, im- meritó quidem refutatur ab ipfis definitio . ab Arift. data per alirmationem , & nega- tionem iam explicata, neq. enim nouum eft apud Philofophos,vt notat Ferrar.lib.:.de Anim. q.5. duplex genus dcfinitionis affi« gnari poffe alicuius communioris , vnü cft je Tircione ad ipfam applicata concipitur, vt z^ QUART MR "^ -Hactamen propofitionis definitio non ND Cae Omibd 8 Poncio orig expli- E T »J catur per cam ratio pro onis , vtfic, 1 We wn s — "vtabttrahit à fuis: uo N lebe us abftsahereà rationi bus particularibus. Conf.quia definitio fu- pzrioris conuenit inferiori faltim fecüda- eas peni potet in definitione cuiufcunq. erioris , fed dc&pitio pradicta non rc- &é ponitur in 2cfinitione propofitionis af | s Érmatiuz;aut V6 eim airs enim propofi tio affirmatiua eíl,in qua aliquid de alio af-. firmatur,velnegstur. Conf. ruríus, quia fi quis vellet dcfinire animam, vt fic;dicendo quod c(fct forma, qua effet: principium vel vegetandi, vel featicndi , vel difcurrendi mal definirecillam, fed proríus eadem e ratio'de hac de(criptione , ac de iam prz- miffa ; ergo ctc. 1tà difcurrit Poncius in Logica pzrua c- 1o. Tande arguit Onuied. controuerí 3 Summul punt. 2. n. 6. idco. qna:1en 'am effc aptiorem definitioné pro- pofitionis , quixallata ex Arifl.explicatna- turam propofitionis per difiun&tione , quz in ficri potell, in definitionevitá- a cft,quia duplicem reddit d finitionem, | qnarum vna paro cuidam definiti , feü qui- bufdam inferioribus rationis communis , cuz definitur, & altt ra alteri parti ;ícü alijs. ;nequeat alteri fpeciei, tam per puré effentialia, vt dicédo horio eft ani malrationale ,animil eft fubftantia anima- tà fenfitiua. ;.alterum clt, quando aliquod comrune definitur per actus (uerum infe- riorím conaumergbdo illos fufficienter,vt fi définiretur animal per proprios omnium - actus; eve re : t proprius vnius fpeciei actus attribui actus infe- - riorum dicuntur competere fuperiori , & communi ,vt quia homo ridet,dicimus aai- mal ridere, nontamen dicimus ridere bo- uem;vel equum; inter quz duo definitionü ygus hoc prelertim diícriminis interce- it, quod definitio primi generis competit fecundum omaes partes fuis inferioribus. contentis fub definito , at loquendo de al- teri non cft neceffe , vt fecu "omnes pattes fui competar cuilibet contento , fed. raped in fenfu Metas ^ & quidem mxtà. commenem Interpre-- tum omnium expofitionem hoc fccub-.- do definitionis. genere defcripfit Arift incipid rerum naturalium wu, Phyf 4: cà pdt cffc illa, qug uon fiunt ex a!ijs;uec ex. alterutris, fed cx his omnia , & an mam ía ; «Co eon. Communi 2,dc Anim.24. cum ait effe prin. cipium primü,quo viuimus,fentimus, mo- uemur,& intelligimus : & tali gencre. defi- mitionisdicunt explícari folerefuperiora n& quidcm,vt abitrahunt ab inferioribus, ' fed potius vt illa refpiciunt:Ex qua do£tri- na LER foluuntur argumenta aduerfa , uorum rebur totum in hoc cófiflit, quod deinitio data ab Arift. non fit bona , quia ex integro , & fecundum omnes fui partes non conuenit fuis fpeciebus nimirum pro- pofitioni affirmatiue , & aegatiue , Deindé aduertendum eít Ariftot. non conftituiffz principales propofitionis fpecies affirma- tiuam ,& negatiuam ,fed cáthegoricam , Ode » quia vt mox dicemus,hec diufio direc? pertinet ad fubftantiam Pd ofitionis , interroganti namque de fub- antia propofitionis, quznam fit ,refpon- demus effe cathegoricam,vel hypotheti- cam: diu fio autem propofitionis in aífir- matiuam , & negatiuam potius ex parte qualitatis attenditur : iuxtà quam doctri- nam adbuc f2lfum cft Arift. non jtà defcri- pfiffe propofitionem , vt eius definitio fpc ciebus ipfius fubftantialibus competere potlit,fiquidem tam propófitioni cathego: ricequam hypotheticz conuenjt fuo mo- do affirmare aliquid de aliquo , ve! nega- ye: vnde ex vno , vel altero fundamento rationibus Poncij , & Ouuied. cootra A- rift. definitionem adduétisfacilé fatisfieri poteft : Non obid tá s«garc intendimus opositiones affirmatiia,& negatiuá effe fpecies proposition effentialiter abiouice as , quia, ve dictuin cft, affirmatio , & negatio funt diffcrenciz effentiales pro. gofitionis , neque pertinere dicuntur ad qualitatem propofitionis nifi in eo fenfu , «uo ipíà ret differentia cffentialis dici x let cius I vt dicemus cap. feq. V cl tandem dici poteit cum Tatar, Orbel & alijs , quod perillud difiunctum affrmen: , ed y wef4n: , Ccircumloquimur differentiam effentialem nobis ignotam & cum propo- fitione, vt fic, conuertibilem . «4. Sed quamuis verum fit propofitioné melius, & profundius per afhrmationem , & negationem definui ; tamen vt aiunt Conimb. multó accomodatius definitur verum, & falfum : & ratio redditur à atar. 1. Perhier q.5.6. ferta fGiemdum,quia bic principaliter confideratur de cnuncia- tionibus vocalibus , vt funt figna concc- prunm verorum vel falforum : ponitur au- tcm verum, vel falfum difiun&im (ait Tat.) . fed aliquod compofitum, feu aliqui Pars Prima Infüit. Trafe.IT. Cap.HT. ad circumloquendü nobis differentiá enun- ciationis, vnde illud difiun&dum verww,, ve! falfum cit paffio difiun&a propofitionis, vt par, & impar numeri , & conuertitur cum ta, quia emnis enunciatio eft vera, vel fal- fa, & omne verum, vel falfum eft enuncia- tio; Dum autem dicimus in enunciatione vocali veritatem, & falfitatem reperiri, id non debet intelligi tanquam in proprio ftue bicéto, & fundamento fic .n. folum refidet in propofitione mentali, vt notat Tat.cit.q. 1 ri Dubitatur. (ecundo , xndé veritas for- malis proprié dicta eft conformitas propo- fitionis mentalis, feu iudicij ad eius fignifi- catum, quando nimirum it eftin re, vt per ropofitionem mentalem fignificatur, & faftas eft difformitas ta; debet igi- tur intelligi veritatem, & falfitatem repe- riri Jageoposnone vocali , velut in figno. — exprefftuo tudicij mentalis, eo modo, quo dicitur fanitatem contineri in vrina, qua- tenus ef fignum fanitatis animalis; Signifie care autem verum, vel falfum,quod pro vocali propofitioni conuenit, eft fignis rerem effe, qualiter res fe habet,vel alite m fe habeat, & hoc non eft folum figni- care aliqualiter, ficut fyncategorema,nec. folüm aliquid fimplex, vt ca » eft applicatio vnius adalterui quem fignificz po degye. dum ap ; i t latar. : Bor pre inguatà modo hgnifi fimplici, qui terminis conuenit. Itagime- lius explicari non poteft enunciatio, vt cft communis cathegoricz,5 hypotetice,que funt principales cius fpecies, vt poftea di cemus, qua dicendo, quod fignificat obie- &um complexum, fuper quod poteft cadc- re iudicium, in quo veritas, & falfitas cft, vbi per obie&uim complexum non folum incclligendum ef coniun&um per copu- lam verbalem, quz vnit fubie£tum, & pra- dicatum, fed etiam per copulam hypotcti- cám, T a vnit propefitiones cathegoricas; nam fuper vtrumque complexum poteft cadere mdicium verum, vel falíum; oratio autem fuper quam tale [iudicium cadurc nequit, non eft enunciatio . - £x ditis fequitur propofitionem vocz« Jem , & fcriptam non dici veram , ve) fal- fam denominatione intrinfeca, fic quod vc- ritas, & falfitas fint in ipfa , fed (olum de- nominpatione extrinfcca, quatenus fubordi- patur propofitioni mentali vera, vcl falfa. Et fi quis dicat, propofitio vocalisnunquá ' j ubor- NEAL d ( aur VV : i x 960$ ro Gre. ütionalem, vteü. - candi partiai; & . —— — (ea e 1 Tos dn yt **4 p nmmnmuum uu EREMO De Propofitione fet; Enunciatione. fubordinatur mentali , quia vel effet,quan- do fübiectum dee ; vel pradicatum , vel copula, fed nullum iftorum eft dicéndü, pes quando fubie&tum profertur , intelle- non format adhuc mentalem , fed fo- lum in vltimo inftanti fuz prolationis , & tunc non eftamplius vocalis poposno. Refpondet Tat. cit. ex longa difputatione , quam de hoc habet Do&tor 4. d. $.q. 2. 6. "Aliter ergo , quod nulla propofitio vocalis de rigore fermonis eft vera, vel falfa, fed folum de communi víu logicorum accipié- tium ipfam, ac fi omnes partes eius effent fimul, co medo quo Mathematici abfolute dicunt A tangere planum A fi fo- tangat; ità igitur de rigore fermonis nulla m fitio vocis t: eM dinatur mentali: fed folüm de communi vfu, & inftitutione logicorum vtentium €, acfi omnes partes eius effent fimul. . 55 Diuid;itur autem Enunciatio,tan quá in (pecies principales, in fimplicem,fed ca- thegoricam, & in compofitam, fiué hipo- theticam ; cathegorica eft, quz con(tat fu- tibus przcipuis, vt homo eft thétier eft, quz conftat ex pluribus enun- ciationibus fimplicibus coniun&tionc ali- quem dies eft, lux eft; Petrus poet Rai q c Mit: Perlebt. plut cit. Ruuius q. 6. Mafius 2. Perih T; C.1. q.5. & alij dicantbdóe diuifionem non effe generis in fpecies , fed tantü analogi in fua , analogata ; probabilius camen eft cffe gene- riss fpecies ;. tum quia hec diuifio dire&e ... bietto, przdicato,& copula, tanquam gue T Dok accro 1 ies y terrcganti .n. de fubftantia propofitionis, quaenam fit, refpondemus , quod eft cathe- gorica, ve] hypothetica; tum quia vt no- tauit Delphinus hie;hzc diuifio penes par- tcs attenditur, ex quibus componuntur, & conficiuntur tiones, quz omninó PCI s iam perti : A o ieris quia hypothetica tio, vt talis oratio heifectizqi od con iiid fub fpecie optatiuz vel interrogatiue ,aut alia- rum, ergo enunciatiuz; tum demum ficut terminus complexus , & incomplexus vni- uocé conueniunt , licet vnus fignificet rem compofitam alius fimplicem, ita cathegori ca, & hypotetica conueniunt vniuocé in fi- gi ficando veritatem, licet vna fit compo- ta& alia fimplex,fatemur tamen cum ta- li vniuocatione effe à admixtam, n quantum hypothetica conftituitur ex cz- . t'hegorica,& per prius inuenitur yeritas in cathegorica , b àm jin hypothetica ; (e- quitur Ioan.de.S.Thoma cit.q. 5. art. s. $o- tus 2.lib. Summul.c.6.cum multis alijs . At obijciunt Complut. non effe vniuocá generis in fpecies;tum quia id repuguat A» rift.loc.cit.vbi propofittionem cathcgoricá fimpliciter vnam appellat , hypotheticam vero vnam tantuin coniundtione , feu fecü- dum quid ; Tum z.quia hypothetica non eft enunctatiua,non.n vnam propofitionem de alia predicat , fed tantum eas adinuicem connectit; quod eft vmbra quzdam , & fi- militudo propxfe enüciationis. Tü ».quia hypothetica non continet diuerfam veri- tatem, vel falfitatemà cathegoricis,ex qui- bus conftat; Tum demum, quia hypothcti- ca conftat ex cathegorica,ergo non eft fpe- cies ab ea condiftin&ta, quia vna fpecies non componit alià, 4 qua codiftinguitur, vnde potius ditinguütur vc includés, & inclusü Refpondetur ad primum , quod ficut in -entibus ens fimplex eft magis vnum ente compofito xd fe actu , & potentia , fed adhuc compofitum eft abfoluté ens vnum vnitate compofitionis,ità in propofitioni- busrice fimplex fit magis vna,quàm com- pofita tamen adhuc compofita eft vna vni- tate compofitionis fa&tz per copulam hy- pethezicam , quantum fufficit , vt abfolutà vna dicatur , & tantum fecundum quid per comparationem ad alíam . Ad (ecundam de ratione propofitionis, vt fic, eft effe enun- ciatinam ,.i.alicuius complexi affertiuam , poteft autem aliquid a(feri non tantum per dica tionem hien de CER etiam per copulationem fplurià propofitionum , que dutem dium pelm. EK ae veritatem abillis , vndé qui dicit fi Petrus ftuderet , euaderet doctus , vtique ali- quid afferit. Ad tertiam negatur afsume ptum , quia hyrothetica habet propriam veritatem , & falfiratem à cathegorica di- ftinétam , quia non fertur iudicium folum de cathegoricis , ex quibus conftat , fed etiam de ipfa coniunctione hypothetica: quantum ad. ita effe , vcl non effe , vt patet in ifta,fi homo effec afinus, effet rudibilis , nam de fingulis cathegoricis fertur iudi- cium piod, ,de Ses. autem Ke iro roin verum magis infra patc quar- tam fi eme. neq. bina us edet. fpecies à ternario diftincta,neq.terminus incomple- xus à complcxo, neque homo à corpore,& partibus , ex quibus conflat; quapropter - potcft vna entitas fimplex alterani compo- nere fpecie dicinctam,in qua habebit vti ^: - 40 Dars Prima Inflit: Tra£l.IT, Cap-1P, gationem mate riz,& partis, licet in fe có- fiderata fit quoddam totum , & fpeciem vnam conftituat , CAPVI IV. Quid [it prepofrri? Cathegorica , D quotuplex. $6 [Amdi&tum eft propofitionem cathe- goricam eff: illam , qw« babet. fubie- durs, pradscatum, C copulam verbalem ,vt partes principales fui,quod additur propter alia fyncathegoremaca interdum concur- rentia ad' propofitionis coüftitutionem : quz definitio ità à Tatar.exponitur tradt.1. fum . catbegorica eff illa , qua explicite , vel smplicità , form«liter ,vel aquéualenter habet fubiehum pr «dicatum, dr copulam, tanquam principales partes [a:. dicitur cathegorica, A. przdicatiua, quia przdicatum enunciat. de fubiccto, & ab alijs dicitur fimplex ; quia Ífelum ex verbo, X aomine componitur,di- citur explicit? , vel implicite , propter pro» pofitiones de verbis adiectiuis , vt Deus. creat, vel def fccundó adiacente, vt Deus eft in quibus implicité folüm copula coa- tinetur, vt patet eas refoluendo, Deuse creans, Deus eft ens, capiendo ens partici- pialiter; ponitur fermalster , vel àquinalen - fer, quia etiamfi A 1mponeretur ad figuifi- candum tantum , quantum animal currit, tunc A efft propo o , quia daas : tur cunceptui complexo,cum vero propo-. fitio continet formaliter, & explicité fubie &um , & przdicatum dicitur de ef tertio adiacente , quia nimirum illa tria explicite continet , fiué przdicatüm poft Iam ponatur, fiue ante, vt in ropofi-. tionibus de modo loquendi  inconíueto, vt imal c(t . Interdum autem contin- re folet , quod fubic&tum fit vnica tancü i&tio, vt inexemplo allato , quandeq. vna oratio,vt homo fapiens eft bonus, aliquan- do etiam vnica propofito ,vt homo;qui eft " fapiens fugit peccatum , & adhuc iltz funt propofitiones cathegorica , ficut etiam cü ; dicimus b»mo eff animal , eff propifitio : nam in his, & fimilibus integra propofitio ha- bet ration fubieáii , & copula propofitio- nis illius, qua gerit vicem fubie&i , dicitur copula minus principalis , quia ex illa veri- tas , ve] fal(itas propofitionisnon attendi- tur, fcd. ex fecunda , qua idcirco copula principalis appellatur . $7 Solent autem in propofitione cathe- quattuor , qua eti fuo E modo in hypochetica inueniunttr , vt po- (tea videbimus: forma,materia , quaatitas, & qualitas , metaphora translata ex phyfi- cis corporibus : Forma propofitioni ; eft copula,quz efficit vaionem przdicati cum (ubie&to fecandum afürmationem , vd ne- gationem, quz interdum ia vnica pro ofi- tione poteft effe duplex, vna priacipa is,& alia minus principalis, vt nuper dice»amus. Materia funt obiecta, in quibus, vel de qui- l bus formatur propofitio , & cogaofcitur per habitudinem , vel connexionem prz i- cati cum fubiecto . aam fi funt neceffarià connexa, vt homo eft anumal,propofitio jn materia neceffaria: fi funt connexa con- tingenter , vthomo eft albus , eítin mate- riacontingenti: fi demum neutro modo connect; poff.int , vt homo eft lapis , elt ia. materia impoffibili , feu remota : de triplici propofitionum materia dantur regulz, quod in materia neceffiria afirma tiua femper eft vera, negatiua falfa, vt om- nis homo eft animal , nullus homo eft ani- mal in remota e contra, negatiua femper "de lapis, nullus homo eft lapis i. A "EL. vera , affirmatiua falfa , vt omnis ho: verb poteft vtraq; eff: vera , & fa, imas Moo (tadet;nullus commis mulushomofu- —— det, aliquis Romo" ftudet aliquis homo non ftudet . ] Quantitas eft ,qua explicat exten vel reftridtionem propofitionis t. vel vniuerfalis , cuius nemp i terminus communis fign. minatirs,vt omnis homo eftanimal , ullus - homo eft lapis ; vel. pirticuaris ;cuius .f. fubie&um eft terminus cómunis figno par» - determinatus , vt quidà homo cur- rit;aliquis homo non currit vel eft indefi- nita;quz habét pro fubie&to terminum có- munemnullo fizno notatum ,& ideo dici- tur indefinita , vt homo eft animal , homo eít albus , quz proinde fi fiatin materia ne- ceffatia , vel remota zquiualet vniuérfali , nam homo eft animal, idem valet ; qu omnis homo eft animal, & homo no1 eft lapis idem valet, quod nullus homo eftla- pe fi vero in materia contingenti , tquiua- et particulari vt homo currit;idem valet, uod aliquis homo currit ; vel deinum elt is , cum .f. fabiectum eft terminus fingularis , vt Petrus legit , vel communis o demonftraciuo notatus, vt hic homo currit , Ex quo yatet quantitatem propofi- tionis atten li folum ex parte fubiccti, quo- modocunque prz-.licatum fe habeat ; vnde : ifta Í w^, » / . . dicendo (soft propofitionem cffe veram, vcl fal(am E. /. tionis in vcram, & falfam, affi  ncgatiuam , veiuerfalcm , & particularem f eincdesae gEnErie M esiste po á - De propofitione Catbegorica 7 Afta adhuc eft fingularis, Petruseft homo. Qualitas propofitionis cft a&irmatio, & ' megatio, veritas, & falfitas, fed quia illa vi- dentur effe cffentiales ditferentiz , ideà di- cuntur qualitas intrinfeca : veritas autem, & falfitas qualitas extrinfeca , & dicuntur qualitas propofitionis , quia interroganti qualis eft propofitio , refponderc folemus effe veram vcl falfa m;affirmatiuam ,vel ne- gatiuam; affirmans eft , in qua przdicatum afürmatur de fubiedo , & negans , inqua ncgatur , vndé ad enunciationem negatiuà neceffar;ó exigitur, yt negatio cadat fupra copulam princeslétis feu verbum praci- puum , & ideó fi negatio fit coniuncta cum nomine , f. cum fubicéto , vel przdicato | propofitio negatiua non erit fed affirmati- :wa de termino cl terminis infinitis, quales funt ift, Pctrus cft non lapis,non fapis eft homo ,non lapis cft non homo , neq; fi ne- gatio coniunéta fit cum copula rjipus prin —. €ipali reddit propofitionem negante, qua- a^ Pd acqui non fludet , eft ien débet €rgo effe ccniuncta cum verbo przcipuo on elt iners . Quid ve- " pattexcap.przced. —— - Quares, an prafatz diuifiones propofi- affirmatiuam,& ius fübiecti in accidentia , R "uiter decifionem quafiti quoad primam diuifio- nem in ycram, & falfam pendere ex dicen- disinfrà difp. 16. Q. 2. art. 2. an veritas , & falfitas fint. «ffentiales, ve) potius acciden- tales propofitioni,adcoquod de vera pofiit mutariin falíam , & contrà, fi enim res átà fe habeat , planum eft hanc diuifionem non cffe effentialem , neque gcneris in fpe- cies, fcd potius fubie&i 1n accidentia ; có- trarium vero aff eft , fi resnon ità fe habear;de quo loc. cit. Quoad aliam di- uifienem propofitionis in afürmatiuam , & negatiuam,non defunt exiftimantes effe ac- entalem;quorum prazcipuum fundamé- tum eft , quia cit diuifio penes qualitatem opositionis, qualitas autcm vi nit ef- fentiam , & fubftantiam rcis Ni erben dicendum «ft hanc cffc diuisionem effzntia- Jem, ac gencris in fpecies , quia vt fupradi- &um cft, affirmatio, & negatio funt cffen- tiales ditízrcntiz propositionis ,pam pro- positio a£iimatiua 1cIpicit effentialiter idé Utatem , X connexionem rxdicati cum fu bicdto , negatiua veró refpicit cffentiali- 4t ter negationem przdicati cum fubic&to;ex uo fit impoffibile effe vt negatiua tran- fest in affirmatiuam ,vel é contrà,quia for- ma cffentialiter conflitutiua propositionis affirmatiuz eft connexio, coiun&tio,& vni inter ex€rema ; forma veró negatiua c feparatio ,disiun&tio & diuisio extremorü: ergo omninó compertum eft hanc diuisio- nem effe effentialem : neque oppofitü fun- damentum vrget , quia vt notat Orbellus , intantüm hzc dieisio dicitur fieri. penes qualitatem , quia sicut qualitas confequi- tur formam, ità affirmatio,& negatio prin- cipaliter refpiciunt copulam , quz habet rationem forma in propositione : vel quia affirmatio, & negatio funt differentia cffen tiales propositionis , que habcnt modum qualitatis. Dices bené vransire propositio- nem negatiuam in afbrmatiuam, vt cum di- citur lapis non eft animal, lapis eft non ani- mal, hac enim eft affrmatiua de pradicato infinito,& illa rcgatiua , & tamen funt ef- fentialiter cad cm propositio . Negatur qp sint eadem propositio,quia in primanega- - tur animal de lapide, & in fecunda affirma- tur de lapide negatio animalis , ac etiam quicquid non eft anima! , Dices faltim effe non poffe diuisionem generis in fpecies ,vel vniuoci in vniuocata, quia zffirmatio,K nc- gatio explicantur per cffe, & non effe, a Brmatur namq. dicendo, quod aliquid eft , & negatur dicendo, quod non eft, fed ad effe, & non «ff: nequit dari aliquod com. mune vniuocum, ergo etc. Refp. negando cffumptum, quia tám bené participat cffen tiafem rationem enumciationis , ciuíq. paí- sioncs negatita propositio,a: affirmatiua z tam enim ben? poteft significare verum , vel falfum vna perinde, ac altera , nec mi- nus proprie terminare potest a(fenfum, Y diffcufum affimatiua , quam negatiua; ad probationem affur pti dicendum , quod li- cet inicr effc4& non effe nollum detur nie- dium , nec aliquid comune 3b eis abítrahà offit, adhuc tamcninter significare effe , K non efle aliqua duo inuicem vnita ; & connexa potcít darialiquod cómune ab- ftrahens ab vt108. fignificatio nimirü pro-. positionglis , & complexa, quat conuenit propositigni, vt sic , & vtraq.significatio tam .É.affrmationis , quam eft ofitiua, & fc habent vt dug fpecies figni B casionis;vt fic, quia licet obiectum figni- ficationis negatiux fitaliquod negatiuumg aétus temen mentis eft pofitiuus, & realis. — Quo tádém ad aliam m rec c : uo. / ^ ^42. — dbi uo odio uL. i 4T fitionis in vniuerfalem, particularem, etc. fcré conueniunt omnes non effe effentiale , fed accidentalem , & ratio cft, quia non fu- mitur penes id, quod eft cffentiale in pro. pofitione putà penes fignificationcm cóm plexam , & extremorum copulationcm , in quo-cenfillit vis enanciatiua , fed pcnes ext.nfionem fübicéi ad ca , quibus pradi- catum conuenire potcft, vndé fipponit enunciastienctm iam effentialiter contlitutà ercopulationem extremorum , qua po- fca extéditur ad plura, vel pauciora iuxtà quantitatem figni appofiti termino cómu- ni . Dices as duas propofitiones fpccie intcr fc differre ratione folius quantitatis , vt iftz, omnis homo cft albus , aliquis ho- n1 cft albus,nam prima eft falfa, & fecun- da:ft vera folüm ratione quantitatis, Ne- gatur asffumptum cum probatione, quia li- cet v niuc rfalis plura obicéta refpiciat, quà particularis , tamen illa plura non funt fpe- cie diucifa ab obiccto,quod refpicit fingu- laris, neq.«nim emzit bomo quod cft fübie- €um illius vniuerfalis, fpecie diftinguitur ab aliquo homine ,qui fubie&um flatuitur 1n particulari ; neq. ex hoc quod vna fit ve- ra altera falfa pracisé ratione quantitatis, bené deducitur illas propofitioncs fpecie ditliogui , quia vt diximus,veritas , & falfi- tas ncn funt cffenüiales diffcerentiz propo- fitionis. $$ Diwsiditur autem cathcgorica pro- qiie yatione ppisciueot in dire&tàm , eu naturalem, & indirectam, feu innatura- Yem: dircéta cít,in s predicatur id, qnod pradicari debet, debet autem praddicari fu- perius de inferiori vt quantitas eft accidés, diftinétum de confufe, vt homo efl animal rationale, accidens de fubicéto , vt fetrum. eft durum: prose qua hunc ordincm at, dicitur directa , feu naturalis ; quz autem ordine inuerfo a£&1:mat , dicitur in- naturalis, feu ndire&ta;vt accides eft quá- tj imal rationale eff homo, durum eft ferrum . Ratione veró modi ; quo exprimi- tur przdicatum cenuenire fubiccto , diui- dirur in abfolntam,feu de inc ffe , & in mo- d»lem ; propofitio abícIuta , fcu de ineffe «B , in qua abfol;té przdicatum fubicéto uibuitur nullo addite modo , quo/ti con- veniat , vt homo eft animal... Modalis cft ,. qua ncy tantum fubicéto tribuit pradica- tumáícd ctiam modum exprimit;qto ei có- .ucfiit, vt neccffe cft homincm animal: & quia. bac diuifio faris eft celebris apud $un.n.ulifl ideo rcka2 priori haac proíc- terminare totam compofitionem,fe verum ,ac dieete, qj hemo cft animal; ideo Pars Prima Toflit. Tracl.1. Cap.1V- | i quamur ; an aetcm hac diuifio fit generis in fpecics, Tatar.lib.z.Perhier, q.2.6./eewn- dà [ciendum , armat , quia propofitiones modales, & de incffe magis ditfctunt ,quà affirmatio,& ncgatio, fed hacfpecic diffc-. runt, ego, &c. Acaffumptum cft fal(um, quis .n. non videt plus differre iftas bomo cft animal ,homo non cft animal, quam iftas homo cft animal , quz clt de incffe, & ho- E mo neceffario eft animal , qua cft modalis£ potius ergo dicendum cft modalem , & de ine ffe non differre,nifi accidentaliter, qua- tenus in vna przdicatum tribuitur abfolute fubic&to, & in alia fpecificatur modus,quo ei conuenit. CAPVT V. d Quid frt propofitio modalis, Cr quetuplex .^ $9 m modalis fi t membrum cathe-. goricz, cam quoque pratrittimus. hypotheticz , dicitur autcm modalis, quia.— conftat ex modo determináte ipfam, mo- dus .n dcfinitur,quod fit adrecen: tei deter- 3j mipatio, Q modificati 5 aliqui modi de! minant tátüm extrema propofitionis ,fü Gum.f.veTprzdicatum , de quibns egimu tract: € .2. Cfi dicamus Homo fhusel piens, Petrus cnrr. idfins in prima modificat, feu rei ic&um,ly veleciter in fccüdamodificat dicatum, & hi modi non faciunt prop tioncm modalem. àliqui vero nati o- nem prgdicati cum fubie£to , vt neceffe eft bominem effe animal", aut homoneceffarió: eft animal, & hi conftituunt propofitionem.- modalem: vndé propofitio modalisdefinis | | tur,quod fit illa, qwawonflat medo determi. — nante ip[amg vc excludatur modusdetermi- —— nans extrema tantum ; modi veró determi- - nantes totam propofitionem fex enumcra- ri folebant ,, vt 2pud Petrum Hifp. videre. cft; poffible impcffibile, neccffarium, cori- tingens,verum, falfum, fed quia duo vltimi fuprapropofitiones de ineife nihi! addunt ,. idem .n. cft dicere hominem cffc animal eft quattuor primi tantür retenti funt;vt poté qui proprie extrabunt propofitionem à ra- tione propefitionis de ineffe , & modalcm. conflituunt: ita tamen retenti funt,vt quà-- uis efie fit quid cotemune ncccffario ,. & contingenti eub vtroque dittim&um ,. tàm n. néceffarivm, quàm ccrtiegcns ncn repugnat t ffe, qve cfl defiritiepefetilisvt fic, fcd contngcus vitcrius acd.t pc ffe noh Cc, De Propofitione modali - eff, &neceffarium? contra non pof: aon e(f;nihilomiaus in przfenti poffibile fumi- tur,vt coincidit cum coatingenti, y f. po- telt effe, & non eff: : vadélicet quó ad vo- cem fint quattuor modi , tamen fccuaduim rem funt tres cantüm,& correfpondent tri- plici materie propofitionum jam explica- te cap. preced. naturali,remotz, & coatin- genti ; hoc tamen adaertendum eit, quod modalisin quacunq. materia formetur, aut elt neceffaria aut iarpoffibilis , nulla cócin- gens, nam in materia contingenti etiam eft neceffariía , nam fi dicamus , contingens elt hominem currere , certum eft applicatione t modi ad di&um eff: aeceffariam , quia ne- : Ceffz eft,vt curfus contingenter ei coueniat, E nec aliter ei conuenire potelt . "^ A . 60 Dupliciter autem poteít modus in —. propofitionc poni , nominaliter , & aduer- —.. bialuer; primo molo ita afficit totam pro- |». - positioaem, vt illam coaftituat fubiectum * dewerbo infiaitiai modi , & ipfe cum alia copula finita sit przdicatum,vt Petrü cur- 3 nat . tiui modi, femper.n. retinet vim przdica- | S APvsA .doc:t süPerhier, ca c c ad- ipm . . v. 1 - : » uercen: - nito,qui ) EE. erum - rere : ; PI el * sum, ^ . media copula finita ieflicilür iacdus T (005 eff poffiiles si verá modus ponatur adaer-- 2 baalicerin propositioae, vt cum diciturho- - moneceffarió eft animzl,paries eft contia- genter albus, runc modus non cft prz dica- - tum, fed mera copulz, determinatio , vnie . modifica: vnionem przdicati cum fubie- '&o, vt patet in allatis exeaiplis; & hic etiá aliqui diftinzuunt modum, & di&ut di&um, nam totam propositionem, vt homo eft animal, quae modificatur à ly seceffsrib dictum ap- pellant; fedre vera in modalibus aduerbia- liter formatis noa tta proprié potcft affi- gnari didum, sicut u311o formantur no- minaliter, & ratio cít, quia cum aduerbiali- | ter foranatur , modus non eft predicatum. Rh. : totam propositionem immediate afliciens, fedimmediaté folam copulam modificat . 61 Porró modales habent quocunque mo 4o formentur, »rapriam quantitatem, & * qualitatem, & quidem eam dignofcere in mo 1libus aduerbüliter formatis non di fizile, cum an. in his modus non ice- tac, (24 folun nodificet copulam , atque idzo idemremaaeat fubiedum , & przi- 0g PU T—-——"c—— "* ^ A « rere eft poifibile, neceff: eft hominem eff. ^ animal vade paru refertquid modus aa- . teponatur, vel poft ponatur orationi infiai- * fet efse modus vniuer(alis fempzr cft pofübile ) . a5 catüm, 1110d erat ín simplici, quancitis, X qualitas earum eodem feré moo v23aada erit,sicut ia propositioaibus de iazf:; ac in modalibus nominaliter formatis , cim ous prz iicetur, X,cobui aiti rioja ciatur; ad eam venandam eft aliter proce- dendum ;in his igitur cam quantitas i.vni* uerfalitas, ve! particalaritis,tum qualitas.i. afficinatio,vel negatio, veritas, aut falsitas ex duplici capite attendipoteftatmirum ex di&o,& modo,fed principalius ex hoc, quát ex illo; vade si modus negatur de dicto.etsi dictum sit afirmatum , propositio dicitur simpliciter, & ab(oluté negatiua , & folum affirmatiua fecandum quid, vt Petrum cur- rere non eítaece(farium,eft affirmatiua de di&o,aegatiua de modo , atque ideo sim- pliciter negatiua , fecundum quid. afirma- tiua; & ? contra fi eft afürmatiua de modo, nezatiua de dicto, vt hominem non : ff. la- 'pidem eft neceffe, erit simpliciter aflirma- - tiua,(ecundum quid negatiua. Sic etiam ve«- ritas & falsitasex vtroque att:ndi poteit , at principaliter attendi debet ex modo, an si conzeuienter positus; vade fit , vt q1à- uis dictum sit verum, propositio polit efe falfa, vt si dicamus contingeas eit honiné eff. animil,ia hac dictum eft veram, & a1- hac propofitio,eft fimpliciter falfa, qaia licét verum fit hominem eff? animal , fil- fum tamen eft illi concingenter. conuenire rationem animalis; & ideo vt modus fit có- uenienter pofitus X rcddat propoíitioné fim»liciter veram , attendi debet mater'a, qua fit propofitio,& dictum,cui applica- tur modas. 15a enin conuenienter formas retur propofitio de nece(saiio ia materia coatingenti, aut propositio de contiageg- ti in materia naturali . ein Eolemmodo circa av EROS modz- lium difcurreadum eít,qaà4 fimpliciter at- tendatur ex quantitate modi, fecundá q folum ex quantitate dicti, vndeilla propo- fitio erit vniuerfalis a e Er coitac mo4o vaiuerfali, etiam!i dictam (it parti- culare, idem & coatra : illi autem «€ tempus , & t tempore, tales fuat N eceffarim Gr imp bile, nam ille rem gut pro omni tempo-. re, ifte pro omai témpore tollit ; particu- lares modi é contra enti ngeni en pofibite, vc hic famitur (am fi tur, vt idem e(t, quod noa rep. -— k -— - curo is V9 - » 3 Lid: entür . moi vniaerfales , qui amplectuntur omae ; diftribuuat pro omat mpif-. ans, poe - VN non tua-- EO é contra talis dici 44 Pars Prima Infiit. Tra&.IT. Cap.V. tur omne témpus,contingens enim nó fem- per accidit , ficut nec poflibile , vt contin- 'entiam importat; illa igitur modalis , cu- --ius dictum eft particulare , & modus vni- alis, vt iftanece(fa eft Petrum efse ani- mal,eft fimpliciter vniuerfalis, & folum fe- cundum quid particularis ; & idem eft & contra 62 Diuiditur propofitio modalisin com pofitam,& diuifam ; compofita elt, /» 44« modus fe habetyyt pradicatum, (v dilkumyvt Lii vnde conftat ex modo nomína- iter fumptos diuifa eft, iw qua modos ad wer bieliter fumptus determinat copulam , habes exempla fuperius ; aiunt quamplures hanc diuifionem ese equiuoci in ea seres alij tantum, diuifarn putant effe modalem, compofitam vero effe mere de inefse , vt Tatar. tract.1.& lib.z. Perhier.q.2. S.qwarto Jiéendum,cum Bargio citádo,cuius ratio eft, quia modilis eft , cuius copula non eft fim- plex, fcd modificata per modü, fed folà di- uifa copulà habet modificatà, cópofita ve- ro copulam habet fimplicem , &ideo hzc eft fimpliciter deineffe. Alijé contra com- pofitam agnofcunt pro veré modili, at di- üifam inquiunt effe meram de ineffe , quia habet prorfus idem fubiectum,& przdica- tum, quod ipfa ,nec in ea cernitur di&um , dequo verificetur modus. Acafferendum eft vtramque propofitionem tum diuifam , tum CREOÓ EA effc veré modalé , & ideà eff» diuif.onem vniuocam, nam in vtraq; oeil modus determinás vnionem pre-  dicaticum fübiedo , & in vtraque expri- ng modus, quo MER jccto,ergo vtraque veré modalis erit, per ""Bocenim fnodilis feceraitur à filio pofica calis Bs tantum,quia e sé componitur ex dicto, & modo , fed prat- fertim quia facft fef eompofiim &di- HI ; uia facit diui- fum,ita Tatar.cit trac. t. in Pct. Hifp. c. de modalibus , qui fenfus compofitus,& diui- fus licet fit obiter explicatus tractat. prac. €.ylt hictamen rurfus diligentius enuclean dus eft,vt ille,ex cuius intelligentia pendet folutio multarum difficultatum in Thcolo- gia,vt notant Complut.lib.2.cap.8. - 63 Senfus itaque Md ein perpro fitionem modalem fit,vt docet Tat. dda- ciendo modum pradicari de tota propofi- tione correfpondente dicto, vt fenfus iftius [A eed pojfibile eff album effe nigrum m , hac propofitio , album eft E ix nigrum, eft poffibilis; ratio eft, quia cum modus cft przdicatü in propofitione mo- dali,tüc totum dictum veré eft fubie&tum , & cófcquenter de partibus eius fimul sum- ptis, & per modum vnius praedicatur mo- dus , &ideó sefus erit formas importatas per extrema dicti effe fimul compoflibiles in codem fubie&o,& pro codem tempore, in quo confiftit fenfum cffe compofitum ; quapropter cum modalis compofita fem- . er vniat inter fe formas importatas per extrema dicti, & de illis fimul füumptis prze- dicet modum , hinc eft , quod femper facit fenfum cote , ex quo infert Tatar. ex Scoto z.d z. q.9. modalem compofitam de rigore fermonis non bene diftiagui fe- cundum fenfum diuifum , & compofitum , quia formaliffimé reddit tantum fenfum compofitum; quód fi fequédo comihunem; vfum velimus eam exponcrein fenfu diui- fo,tunc ex modali illa compofita duas for - mare debemus cathezoricas,vnam de inef- fe, & aliam modalem de aduerbio;, & fic al- lata modalis compofita poffibsle efl al&um ef.— fe nigrum explicatur per has duas ,. hoc. Yn & hoc poffibliter eft nigru eodem inftanti tribuitur albedo c bilitate ad aigredinem,que duo.n gnant,quia vna forma non exclu t poten- lum c ità Scotus 1.d.39 fub G,v fum compofitum,& diuifum.Hincfitquod — fen(us diuifus eftille , qui fignificatur per modalem diuifam,cum n. in €a modus íolà. copulam afficiat, & non totam propofitio- nem, denotat fubiecto conuenire illum mo- dum,non autem ipfis formis pradicati & fubiecti fimul conuenire , & 1deó ficut fen- fus iftarum compofitarum ,migrwm ejfe «lbs eft poffibile, [lVantema federe ef poffibile,eft co ficus , & fignificat ,'quod coniun&io fe- dendi,& (tandi eft pofíibilis;ità fenfus iita- rum diuifarum , (edens pofhibiliter ftat,feu Sas ftare, album poffibiliter eft nigrum , cu potelt eiTe nigrum;eft diui(us, & fignifi cat,quod fubiedto f(edenti conuenit pocen- tia ad ftandurm, non tamen ad ftádum fimul cumfcfsione;toram banc.destrinsm de. mo dalí diuifa,& compofita, & de fenfu diuifo , & compofito recipiunt  Complut. cic. & Toan.de.S. Thoma lib 2.C.29: Vt communem » & explicatur fic per vnam. *Thomiftarum,& valdé notapda elt pro d'it- ficultatibus tcologicis ia matecit de prse e :id cd poteft effe nigrum, & fic in fenfu diuifo eft - vera propofitio , quis eidem fubiecto ied o A oexiftentiam,& fimultatem cum illa, — f "pep nra COMER : 'abalia dependet, & . ^ De Propofitione bypothetica - deftinatione,& diuinis auxilijs; ità etià ex- Les Bargius (cnfum compofitum, & diui- um in t;d. 39.ad S. Ex s/fo fecwndo patet ter- tium ex codem Scoto 2.d.2.q.9.de hoc vide etiam p. inflit.tra&. 5. c.z. vndé immerito hánc do&rinam inficiatur Poncius cap. t4. paruzlog. CAPVT VI Quid [it li ypatbetica propofitio , Cn quotuplex. 64 Ypotheticam cap. 3. diximus effe H viupoliiosdin ex pluribus fimpli cibus conftantem coniunctione aliqua i1- ter fe connexis , & hz vel funtambz perfe- Gz,& confticuunt hypotheticam copulati- vam fi per particulam.e»,conne&tantur, vt Petrus dormit,* Paulus ftudet: fi veró per articulam vel;conftituüt diun&iuam , vt E i vel dies eft,vel nox eft . Aut vna propofitio feu vnius veri lituunt hypo- dee altera impf. . theticam conditionalem , quz illas duas |. continet inuicem vnitas per particulam fi, tfi. curric,Petrus mouetur. Ex quo . coftat!copulam hypotheticam bum,íed iod rcr fed pe fim- .. plicesconiungentem , v. g. Et, Vel,Si;atq; roo SAEI [Nep cue ces przdicatur de alia ,fo- lum n.verbum eft nota eorum, qua przdi- eantur ; conftatetiam effe principales fpe- cies hypotheticz, .f.sonditionalem , copu- latiuam , & difiun&iuam , ad quas aliz mi- 1inchidit rationem difcurfus , & ha- - bet vith illatioais, ita quod vna fimplex in- fertur ex alia , ideo ad eam reducun- tur rátionalis , fcu illatiua , qux con- flat particula 2o, vt Sol eít, ergo diés eft, ac etiam cauíalis,quz cóftat particula 44/4, - vt quia Sol eft;dies cft; Immo vt notat Tat, traét.i eed prop. hyp.fi particula// non fumatur ilatiue in rigoresvt denotat con- fequens (cqui ex vi antecedentis , fed largà vtimportet concomitátiam antecedentis , & confequentis conditionalis funda- tam , non quidem in bonitate illatio- nis fecundum fe,fed fuppofita aliqua pro- mifstone;aut propofito, vel alia caufa;ratio- ne cuius posito in effe antecedenti , pone- retur etiam confequens , vt si veneris ad me , dabotibi equum, si haberem libros , libenter ftaderem , werden dicitur yeómiísiua, altera Lbs ionalis , ifta nó efft ver-. 45 nalem reduci: non tameasi ly,.si, n rg iz e fumatur , quia licet iftz in antecedenzi ha- beant caufam confequentis,non tà rien ne- ceffariam , & ideó dicuntur conditionales imperfedz quam doctrinam recipiüt So- tus lib.;.(um c.8 Jedt.;. Compllib.z cap.4. Casil.lib.: .tradt.a. c. 1. & alij ex Societate : Condirionilis vero fecundum vocem tan- * tüm,in qua mimirum conditio posita iu an- tecedentc nullo modo eft caufa confequé- tis ; fed penitus difparate fe habent , vtsi Coelum tonabit , P.:rta filabic;nullo modo ad hanc fpeciem reduci pote!t , (ed eft mera copulatiua importants (olam temporis coe . Xiltentiam antecedentis cum coníequeati , non cauf(alitatem . Ad copulatiuam tádem, vt notat Tatar.cit. non ad conditionalem ,. vt quidam putant, reducuatur omnes pro-. ositiones per aduerbium temporis , v oa , vel similitudinis , vt Petrus dormit , quando , aut vbi Paulus ftudet , Plato fuit dostus;sicut Ari(t.& alie consimiles, nam fenfus, eixrum eft Petrus dormir in ifto cera- pore,velloco,& in eodem Paulus ftudet, K sic de alijsifequitur Casil.cit cum alijs. gj Verüm cum iem definitio hypotheticze ropófitionis , quod fit coftans ex pluribus jx Cibus coniun&tione aliqua. inter fe connexis, & eius diuifio in conditionalem, copulatiuam , & difiundiuam fit omaiuax Summuliftarumcommunis , vt pote qux manifefte traditur ab Arift i. Periherm c. 4» Vbi propofitionem nypotheticam vacat coniundlione vnam ,nihilominus non reci- nó diftinguit hypotheticaa à cathegorica quia Fees di fubiecto,predicato, & co- nus Tio udi rionam di quia.n. condi- « pitür ab Hurtad. difp. 5.fec. 5. vbi proindé tio pula, tanqitam partibus pracipuis, illa ve- ro plu enundiationibus. fimplicibus coniunctione aliqua connexis; q * ipfum tenet etiam Ouuied.controu.s.funi- mul.punc.4.quia, inquit, omnis propofitio fiu&'eategorica,fiué hypothetica conftat z- qué primo , & per fc fubic&o , & predica- to, tanquam partibus proximis , nam.om- nis propofitio eft enunciatio vnius de alio, ergo in omni propofitione datur vnü quod enunciatur , predicatum ; & aliud de quo enunciatur, & eft fubie&tum; crgo om nis propofitio conftat fubie&to , cato . Conf. omnis propofitio cft iudicium, uod effentialiter eft cognitio,qua coguo- itur conuenientia duorum extremorum; ergo omnc iudicium, feà omnis propofitio dicit vnum extremum, cui aliud conuenit , ctiam potiunzad hypotheicam condiigs ik aljid quodeonucnit, quorum ho pre- E nr MP wd; 4€ —— fPariPrima InfliTraflII. Cap. VT. | dicatum, illud fubie&um dicitur. Nec iuuat dicere hypotheticam habere (ubiectam , & pradicatam remotum, quía iudicium im- mediate enunciat vaum de alto , & imme- diaté fertur in conuenientiam extremorü ; ergo refpicit extrema, tanquam immedia- té affe&ta copula e ; ergo tanquam partes immediaté componentes propolitioné om- nem.Nó ergo ex hoc capite voluat hypo- theticam à cathegorica fecerai, fed exeo, quod cathegorica abfolute , & fe fola e(t fi- gnificatuia, hypothetica vero minim? | d in faa fignificatione pendet ab alia , tanquá à coditione, vt ff Sal Lucet ,d;e: ef, hic enim exiítentia predicatur de die, non abíolutàj fed dependeater ab cxiftentia conditionata Solis , vndé (eafus eit , dies eít exiftens , fi Sollucet, vbi additum illu // $2! /wcer,pre-,. dicato appofitum facit propofitionem ni- hil ponere in effe , fed tantüm fignificare conriexionem (ed dependétiam inter fubie- Qum, & predicatum . Ex quo inferunt hy- potlieticam differre à cathegorica ratione additi, fi,afficientis illius przdicatum,ex vi cuius copula eff, y. exiftentia ex feimportat , illam tantüm dicit condi- , tjonatam ; ac proindé etfi forma propofi- : tionis cathegoricz , & hypotheticz fit co- pula efl, hz propofitiones inter fe diff:rüt effentialiter;quia copula eff ia hypothetica ratione additi fe Cenentis ex parte przdica- ti contrahitur ad figaificandam exiítentia conditionatam praedicati , quam abfolacá ex fc nullo appofito addito in cathegorica propotiioncligniar . Exhoctandem in» erunt nullam propofitionem effe proprie icam, nifi conditionalem; copula- dan vero, & difian&tiuam eff: fold plu- . — xescathegoricas fimul iitioca : — quiaiahisomnibus exillentta pr ti ab- enunciatur,& illam importat fecua.. . d dum exiftentiam copula «f ia propofitio- ne appofita . Deia lé propofitio ene UM j ua Petrus crrit, e» Io«nues «mbu!at , - fimplex propofitio , fed duplex cathezo - ... ca,ergonon eft hypothetica , probat ante- | cedeas Ouuied. quod q'tia à nobis non ne- : gabitur , fuperfluum ct eius probationem r -adducere;ità loc.cit. difcurrit hic Au&or. j Hac eít contentio feré tota denomine, & modceloquendi , nam quoad rem negari. x » quia hypochetici quoque ea nifiz ad modum cathegoricz ,itaut copu- poütionis, & fuo modo poffit aífigaari ia | & pradicatum,aon quidem — € ! fatemur etiam proprié, & in rigore philo- famartificiofampropofitionum hypothe- —— eit fit forma ipfam cóltituens in effe pro- * pula abíoluté fumptum, fed peraliquam condi- ! tionem relítrictum, vt patct in exemplo ad- duco ff $4 lucet, dierejt , quz ità refoii- taur,dies eft exiltens , fi Sol lucet; imó vt ve rum fateamur , hoc modo, refoluta magis habet rationem prop ofitionis , nam primo modo potius fabere videtur vim argumé- tationis, & illatioais , quia fic (umitar per modum antecedentis, & con(equentis ; vn- dé ben? per hoc difcerni potelt cathegorica ab hypothetica , quod in illa przedicacá af- firmatur de (ubiecto abfoluté loqueado, in. ilta veró minime,(ed dependenter à condi- tione,quz afficit, & ceftrin git prz licatum; fophico , licet non dialectico , (olas condi- tionales eff hypotheticas ,tàm ob rationé ipfam aominis, tum quia copulatiuz,X di- ua&iuz porn commodé explicari per plures cathegoricas ; & hic dicendi modus re vera breuius , & clariusaperitrarionem — propofitionishypothetice,vtàcachegoris ——— ca iecernitur,minufq. coafandit Tyrond- — —— mentes. Attamenattendendo ibradurà ip- —— X ticarum benéloquuntur Summulilkz, dunt — — aiunt formam conílitutiuamA^lllarum non ——— eff:copalamef,(ed aliquod aduerbium ,^————— velnotans pluresfimplices.comiunzentem ^—— — v.g. $i Vel , qua ratione dixit Aiit. loc... ; cT DEMO hypotheticam e(f: vnà - coniundtione, vadétam propofitiones co- — pulatiuz,quam difiunctinz funt reueracós — ws lexe,quatenus colant duplici copula ver» — ali ; &licet coadirionalis fit minus omniü compofíta, quatenus veritas reperiturfolü in vna, & altera fe habet,vt mera coaditio, adhuc tamea dici potelt, ac debet propofi- tiocomplexa, & compofita propter dupli- — cem propofitionem , vnam tamen ab alia. ndentem , nam hypothetica illa /f $t eff, dies eft, incladithas fi mplices, quz am- bz forent verz ex fappofitione exiftentiz Solis (aper Orizontem 5$»! eff , ac dies eff; Irem atr do ftru&uram artificiofan copulatiuarum,& difian&tiuarum bené ita- tuunt Sammaliftz illas effz y. once e ü & à implicibus effentialiter diltin&tas, quia opulatiuz,& difiun&iuz, & iudi- z. ut AN ea veritas cop cium, quod fertur de ipfis , diuerlum clt à veritate,& iu licio, quod fertur de ipfis ca- thegoricis ab(oluté prolatis, & fine cóiua- &ione, vel difiun&tione; hoc patet de co- àiciua, nam ipfa fignificat illas fimplices, ex quibus componitur , e(f: (imul veras , qua Miu aa Agnifcir dueilia -—— - Hn MTM EU i fonte, &aliorum. — .— x ei PAypetbetics eopoftione fue etiá ..-— "modo inuenithr materia, forma;quantitas, i He Vut alitas;. mr x E ^ snápropofitio cum alia;ficutin cathegori- De. Propofitione bypotbetiea simplices,non atz; tum quia foluté fumptz vna poteit cffe vera;altera falía,ied dum funt copulatz vna. exiftente falía;tota coniunctiua cít falfa, vt pofteà ex cius regu lis conftabit;ergo cft diuerfum iudicium,& diuerfa veritas de vnaquaq. propositione cathcgorica feorfum , quam de vtriufque simultate , quia si feorsim fumantur , vna verificatur , vcl falsificatur independenter -ab alia , at copulaté veritas vnius dependet à veritáte alterius ; hoc etiam adhuc magis p in disiun&tiua, nam altera parte exi- ente falía , tota disiunétiua eft vera , aliud. ergo elt iudicium , & alia veritas totius, & alia partis,per qp patetad rationes Quuied. ino posit , & adhuc magis patebit ex di- cendis in fine hnius capitisn 67. vbi de hac re fermo redibit. Quia ergo hic prefertim — « explicarc intendimus formaliter itructurá -... '"attificiofam hypotheticarum ,X non mate- —xialiter tantüm, relinquendo modum dicé- |... di Reeentiorum, profcquimur declarare hy de jeticas de more Summuliftarum no- rorum ; Parisiensium Tatar. Orbell. Ioan."PA i a f Forma ejus eft copula, qua am; : ^ rbd iu Ma geiesiperirio cathego- ENS b t copula vniens przdicatum cum . "fubiecto. Materia eft connexio;quam habet. | *aerat cennexio', quam habcbat pradica- tm ccm fübic&g , & etiam ipía poteft effe naturalis, &im ini s oai ful v rn c js  Tisetit connexio propofitionum. ; v | — due contingcntes, fimplices neceffario c5- .. "ecdantur, etficicoc hypotheticam in mat c- xia neceffaria , vt fi Homo currit, mpuetur, ré non ex materia cujuslibet fimplicis orfim, fed cx eo quod € itur, vel neéatur pet i int 1 hypothe- ticam ,atfcadenda c eiue Ha Chin - tas cius cft , qua inuenitur jn. vtraque ca- theporica, vndé fi vtraque cft vniuerfalis , vel particularis,tota hypothetica talis erits fi vna vnitiefalis , & alia particularis , erit mixta: an vero étiam fecundum fe poffit aliquá habere quantitatem,mox dicemus. Qualitas demum eius erit veritas,v cl falfi- 25, rmatio,yel negatio,vt de cathecori- «a diee , Quz vt magis innotcícat . Ciufdcm regulaslubiurgimus. 66' Pro veritate & falfitate hypotbeti- carüm geret fequentes regula font ebícrüande, Ad veritatem conditiepa'is - 4? affirmatiuz flri&té fumptz requiritur , vt coníequentia fecundum fe fit bona,.i.quod ex natura antecedentis confequens dedu- catur,fiueantecedens , & cenfecucas ife sint vera.vel falfa , siuepoffibilia , ftue im- poffibiila, fiue ncceffaria aut contiagentias vnde ifta conditionalis eft vcra, fi homo eft asinus , homo clt rudibülis 5 erit autem falfa si antecedens poteft. effe verum con- fequente exiftente falfo , fcu si conftquens

non neceffario cx antecedenti inferatur : vnde quia confequentia fecundum fe bona femper eft neceffaria , & (ecundum fe mala femper eft mala, & coníequenter impoflibff lis , ideó omnis conditionalis vera ftricté fumpta, vt habet .f. vim confequentiz , eft neceffaria,& omnis falfa impoffibilis,& nul la datur talis conditionalis contingens . Ad veritatem rationalis vltra bonitatem con. fequentiz requiritur , vt antecedens sit. in fe verum,vnde hac erit fala, homo eft asi- nus;ergo rudibilis eft. ^d veritatem caufa- lis vltra bonitatem copfequentiz , & veri- tatem antecedentis in fe ,adhüc requiritur; quod antecedens sit caufa confequentis , vnde hac efit falía, quia homo eft risibilis, eit rationalis, quia fumus efl,ignis eft ; Ad veritatem tandem pure conditionalis , & promiifiuz requiritur,vt veré exiftat a par- te rei fundamentum illius concomitantiz antecedentis, & co: equentis, vnde vt hzc... sit vera,si veneris ad me,dabo tibi equum ,. neceffe eft tunc adefle propositum i equum etiamsi poftea non impleatur pro-. miffüm, quod si tale propositum nó adsit, erit propositio falfa , etiamsi poftea pro- miffum adimpleatur,vt bene hie Complut, aduertunt. — - A3 veritatem copulatiue requiritur vtrà. que partem effe veram;quod si altera pars, vel vtraque sit faifa, falía erit tota copula. tiu; ratio elt, quia cum vtramque partem. - coniungat , significat vtramque ita (e habe- re;,sicut enunciatur, vadé ifta cft falfa P.- trus cfthomo,& homo cft lapis : enin dicatur neceffaria, vtraque talis effe debet & si vna fola cit contiugcns , tota copulati. ua cft continzcns;ratio cft,quia hypotheti- €a coy ulatiua on folum affirmat hanc par- tem, vel illam, fed «tramque, atq; adcó ra-. tione vnius partis contipgentis it toe tà copulatiua aliquando cffe vera, & ali- quando fa3l(3; atqueadtó coutingcbter ve« r2; vc] falfa, ergo vt neccffaria sit. , verdyi- ue eed abe tequirit. Vt Mic stp isnon vtramque partc 2x d » E? Je - di "WE CH c0 ) um 43 effe poffibilcm fed requiritur ctiá , vt sint compoffibiles hac, n. propositio Petrus lo quitur;& non loquitur,conflat ex partibus pofüibil ibus fcorsim , fed quia funt incom- flbiles, tota propositio cft impofübi- s Ad veritatem disiunctiuz ftridlé sumpre requiritur alteram partem cffe falfam quia disiuncliua in rigore continet exclusionem alterids partis, & reddit hunc fenfum alte- rum tantum iftorum «ft vcrum, & sic fem- altera pars debet effe falfa: si veró lar» gà fumatur ,vt ide valct;ac /a/rem | , vel a4- miu: ,sic vtraque pars poteft cffe vera,nàá reddit hunc fenfum , vnum faltim iftorum eft verum, quo disiunétiuo loquendi modo víus e(t Chriftus cum dixit vb; duo, vel tres fnerint congregati, &c.ita Petrus Hifp.tract, 1.& per hanc diflinctionem fedatur grauis contentio de hacre inter Modernos . Ad eius neceflitatem requiritur, quod vna pars sit neceffaria ,vel si vtraque contingens cft, vna sit alteri incompoflibilis , vt Petrusle- git,vel non legi quare si ambz sint contin gentescompotlibiles, vt Petrus ambulat , vel legit,tota difiunctiua erit contingeus ; Tandem ad eius poflibilitatem requiritur, quod vna pars eius fit poffibilis, ad im. poffibilitaté quod vtraque fit impoffibilis , Pro afirmatione vero , & negatione hy- potheticaruni hxc regula pro omnibus tra di folet , quod tunc funt affirmantes , cum €oajunétio vtramque «oniungens propo- ionem cft capire | tunc ncgantes,qua- do cft ne2ata:ratio iabzcfe habet in kic cer , vt copula in cathegoricis , lrzc eritaffirmatiua. , finullus homo currit nullus homo mouetur quia cóiüctio fif uo eft affcéta negatione ;hac vero eritne gatiua,.Né fi homo curritj,homo mouctur , quia c6iüctio f afficimur ncgatione;Scd quà. . uispraz-di&ta regula pro dignofcédis aifir- matiuis ,& negatiuis jn caufalj , & códitio- nali locíü habcat, attamé nó videtur fatis có grua in rationali quz vt negatiua fiat, prz poni nó folet negatio particu iug er £6,nequeinconiun&tiua, quá dum volumus negantem facere,non praponimus parti- et & negationem dicendo. Nom, 4» Pctrus Kinder em Penins fl'udes,(ed dicimus, & Pe- £15 won ftudet. , & Dawlus nonfudet , & etiam de difiunétiua eadem dubitatio cur- nt: Dicendum tamen cft,quodlicet huiu- modi hypothetiez poffint fccundum rem alio modo negatiuz reddi,quàm per ncga- tioaem prapofitam particula ncgatiuz;ta- Pars Prima Infiit J v4 Quares;an diuifio propofitionishy- pothe coniun TratL IT. Cap.V T. — men fccundum rigorem logicum ita debét negari , vndé hacerit rationàlis negatina fccundum regulam affignatam Pejrws eff bo.— mo non ergo Peirusefl equus,&hacnegatio-— ua coniunctiua Nec Petrus fludet , mec Pas- lus fíudet nam ly mec , proprie eft particula nep &iua tamen nà : videtur fieri poffe negatiua , nifi per nega- 1 tionem partium . Pro quantitate harum propofitionum nulla peculiaris zffignatur regula , eo quia diucrfam quantitatem non habcant ab ca , quz eit in partibus,cum.n. quantitas fuma- tur ex fubicéto, vt dictum eft fupra , & hy- potheticz nón componantur ex fubicéto , 1428 & przdicato, indé fit proprié non effe vni- uerfales,aut particulares:vbi tamen aduer- tendum eft copulatiuas,& difiunc&tiuas ali- quo modo vniuerfales , & particulares dii poffe, quia particula coniunctiua nata eff effe nota vniuerfalitatis,& difiun&tiua par ticularitatis,vndé ratione iftarum poten fecundum fe dici vniuerfales , & a ves,vtinfra cap.g.magis explicabitur. ——— tic« in conditionalcn & difiun&tiuam fit proprie gene cies? Negant quan, aed s ! copulatiuas ps diírunctiuas « fimplices, nec diftinétam verit: h r^ re, aut falfitatem à simplicibus, ex quibus —— eir 2 etiam, isis fenfus eft - simplex , & per vnam cat oncth n expli catur eofüs n.v.S. lius ciiun&li o&Pe trus, & Paulus fludct,cft hic , vterqui "Hos UR" detfenfus iftius disiun&iux,vel Petrusflu. — — — det,vel Paulusfludet,cflhic, vnusiftorum ^—— — ftudet;immo ncque. conditionalis iB des verahypothetica,cum.n.indludatvim di- —— fcu; : significat veritatem , fed cófe- iw qpcion dtque Rus crit argumentatio po- tius,quam othetica propositio. Dicen- Mim cobdic dum tamen eí nalem , quam coni ü disiun&iuam cffe proprie | hypothceticas, ac proinde diuisionem tam c enerisinípecies,ità Tatar. cit. & — fcquitur 1oan.de.S.T hom.q. s. art. s. licet cum aliqua analogia , quia vt patet cx và »psius nominis propositio hypothetica prius dicitur de conditionali quàm dx cz- teris. Ad rationem in oppositum dc con- iun&tiua, & disiunctiua "cgoturafam pr » nam habent veritatem , & falsitatem pr priam à simplicibus prorfus diuerfarn « KC diuerfum fit iudicium de ipsis ,ac de sim- plicibus,ex quibus conflant;vt patet x i) gu * penus pro earnm veritate difcernen. ; funt etiam propositiones veré com- — — splexz; quia conitant duplici copula vcrba- i,nec dicuntur vna, nisi coniunctione , vt inqüit Arift. Quod autem pofsit designari earum veritas p«r vnam cathegoricam, ve- .lutin actu signato , non tollit ,quin veré in &étu exercito veritas earü sit hypothcetica 4n copulatiene,aut disiunctione plurzü pro positionum cósiftens; immo, & veritas ip- sius conditionolis ità exprimi poteit per xnam cathegoricam 1n aétu signato dicen- do,quod eft coniundio plurium simplici per particulam ff. Ad aliam de conditjonali concedunt Conrlut. cit. non participate rationem propositionis nisi fecundü quid , effentialiter vero effe tátü argumétationé. Sed dicendum eft conditionales multoties -  -gon tátüm habere vimillatiuam, fed etiam - s affcrtiuam , cumnimirum fub conditione . — « aliquid af&rmant,vel promittunt , vt patet de ila fi. bowro effet equus effet rudibilis,nam — — de ifta fertur iudicium &on tantum quoad — .dllationem;fed etiam quantum ad affrtio- — — jnem,i.quátum adità effe,vc] non efft , at- - que ades wt sic propriam veritatem ha- — —wbebit' or. 3 & - m —. «effe simulargumenttio, & propositio, cü (0 hac effentialiter sit oratio enunciatiua; cui ^ -conaenit cffe veram,vel fiip auti. gala;cum non fit enumciatina, fed illatiua ? — Refp. non eff: incomueniens , quod eadem - , oratio materialiter fub diucrsis formalita- ; tibus pectineat effentialiter ad orationem " enunciaciuam, & illat uam , & ita fe habet - in propofito conditionalis hypothetica ; - -quatenus.n.includit vim confequentiz, di- - citur illatiua,& quatenus ét przcifa vi có- -fequentiz affcrit aliquid ita effe , vel aon ei ,non quidem per praedicationem vnius . . de alio, quia id pertinet ad cathegoricas , ^ fed per Conexionem plurium. fimplicium — .faSam per copulam hypotheticá ,' dicitur enuneiatiua, : -* tatio aucem folum-dici pote i CAPVT VII. De oppofitiome Cuthegoricarmm fimplicium, .63 Ognita effentia, & muliplicitate | propofitionnm, r rhe 1 ptictares explanare tO tio, opc E E tione , € al1Js, huc prius dcoppofitionc cathegoricarum "e 9" - — EE A. 71 De Propofitione bypothetica. — ^. $ed dicesquomodo eadem oratio poteft. ! u«9 fimplicium, deindé modalium, & hypothe- ticarum. l Oppofitio itaque eft durum propofitio- pum vtroque extrem participantium: codem erd;ne fecundum qualitate, velquantitaterm, vel vrramq: repugnanti , cx quo patet , hic nos non loqui de oppofitione reali reram, qualis cft ca ,quz int&r calor:m; & frigus verfatur, nec dc illa ,^ quz inter terminos reperitur, nam de hac egimus tract. prz- ced. ape fed deilla przcisé , qug iutet propofitioncs verfatue; neque oppofitio. nem hic accipi in toto rigerc;quia talis pg nes qualitatem tantüm attenditur in pro- poficionibus; ita quod vna fic affirmans, al- tera nezans, vna vera, altera falía, non au- tem penes quantitatem;, non.n. inrigore vniuerfalis, & particufaris opponuntur, cü vna-coatincatur fub alia , fumitur ergo fue, sé pro quacunque diaerfitate propofitio- num fecundum qualitatem, vel quantitaté, K dicitur repugnautia d uartm propofrtionss, nam eadem caunciatio fibi ipfi non aduer- fatur. dicitur vtroque extremo participantium, A. eodem fubiesto,S przdicato, hzc náq. funt extrema propofitionis, & codem mo- do in vtraque acceytis, ica quod non varie- tur terminorum fuppofitio;appellatio,am- p'iatio,Xc.fed in vtraque fumantur pro co- dem fignificato re, & nomine , vt feruetur terminorum vniubcetio cum cademintee gnitate;ne aliquis terminus ponatur in v- na,qui non fit in alia , pro eodemloco , & tempore, vt docet Scor.z.d 2.4.9. fub S , vc ia (umma fola variatio fit in qualitate , aut quantitate propofitionum , in czteris func proríus vniformes . dicitur eode» ordine , qura propofitionum vtroque extremo par« ticipantium, aliz participant inuerfo or« 'dine,vt homo eft animal,animal efthomo; -aliz eodem ordine, ita quod fubicétim in vna fit etiam fübiectum in alia, & pariter icatum vnius fit quoque pradicatum alterius, vt homo eft animal , homo non eft animal, & hoc fecundum requiritur ad op- pofitionem. dicitur fecumdwm ;qualitatem , vel quantitatem, &c. quia fecundumaffir- mationem, & negationem, vniuer(alitate , aut particularitarem repugnantia propofi-. . -— tionum attenditur. 4 : .. 69 Poff:nt autem quadrupliciter pro- pofitiones adinuicem repugnare , repugnantia maxima;itaquod oppo- nut cin quate inqualitate, & hac dicitur contradi&oria oppofitio; vel effc poteit min nem oM in fola quantis : tatc »9p-e £ d ANEREUEUI E usas *$0 Pars Prima Inflit. Tra&l.1T.. Cap.VIT. tate repugnent, in qua non daturrigoroía ,geffe; in propofitionibus autem contradi » 1 oppofíitio, & hac appellatur fubalteraa, vel medio modo repugnare poffunt, .(.in qua- litate fola, in qua attenditur vera oppofi- ,tio,ia quantitate autem conucaire, quz fi fuerit vniuerfalis dicitur oppofitio cótra- ria, fi particularis ; dicitur (ib coatraria : ex quo fequitur quadruplicem eff: oppofi- tionem, contradictoriam, contrariam , fub contrariam , & fubalternam , quarum pri- ma cft maxima, vltima minima , aliz duz mediae, & fingulz (unt explicanda eum fuis regulis, & legibus . Vt autem tota hzc do- &tina de oppofitione cathegoricarü fim- | eese MTM percipiatur fübícriptá guram folent illis proponere Sümuliitz. Omnis bomo| —— m | Nullus bomo | efl amimal Contrarig | eft animal | a E 7 u^ ^ , * v— e S* cd I T, e » t [2 ln! 9 — 9. e m e *b E z C o z Im, P Aliquis bemo]: ———————— Aliquis bemo Ud «rimal | Subcontrarie |mow eff «mima: -. Centradi&oria oppofitio eft repugná- tia duarum »propofitenum in quantitate, & qualitate fimul, itaquo vna fit vaiuerfalis afirmatiua,& alia particularis negatiua; vt omnis homo eft albus , quidam homo non €ftilbus,vel vniuerfalis negatiua, & parti- latis affirmatiua, vt nullus homo eít alb, quidá homo eft albus;vbi notád( cà Tat .tr. 1.hic definiri cotradictoriá itioné de fubiecto communi , ideà licet iftz Sortes currit , Sortes non currit,non fint vn:uerfa. lis afirmatiua, & particularis negatiua, ta- men funt verz contradi&oriz,nam igne 1 em larisaftirmatiua, & fingularisnegatiua pcr coatradi&torié opponuntur , vt docet Aufl. 1, Perhier, cap.s. Lex veró contradi- &oriarumindifpenfabilis epar : funt fimul verz effe,aut fimul fal(z,(ed sc- per vna eil vera , altera falfa , & fundatur in illo gyacrali, & irrefragabili principio , SMem de evdem fimnl nfirmari ér negari mn 'to'hoc modo bewo Gorijs idem praedicatum eodem modo có-* paratur ad idem fubicótum in vna affirma- tiue, in alia tegatiué , erzo impollibile eft vtramque effe veram . Dices ilta contrad:cunt album , & noa album, & tamen homo , inquantüm homo, nec eít albus, nec non albus, ergo inter có- tradictoria dari poteft medium. Refp.aliud eff: loqui de te-minis ;aliud de propo'itio- nibus contradictorijs, nam inter terminos, ] feu contradi&taria incomplexa , fi fumátur cum aliqua determinatione , vel fyacathe- goremate, vtique dari potefl medium ,vt probat argumentum, fi camen fiant propo- fitiones dicendo, homo nquantum homo eft albus, homoinquantüm homo non eft albus ( fic .n. formari debcnt , vt fint con- tradi&oriz,vt quod affirmatur iu vnanege- tur in alia ) prima eft vera. ,altera falía , ita Do&or 1.d.2.q.7 infra & K, & d.4. q.1. fub | E, & d.5.9.1. fub L. & albi fzpé , & malé- ncgat Cafil.cit.c.. prefatas propofitiones — : effe contradictorias,licet.n.itenon con- — — | tradicant, bmp inquantum bomo eff albur,.—— hemo inquantum hino non ejf albo: , quia quo9 affirmatur in prima nonnegatur in ecunda, & cum ipfafitafrmatiuadeprz- ——— — dicato infinito , negatio ramen przpofita .. — copula negat in fecunda , quod affirmaba- ? tur in prima, & ita conftituit illam contra- - diétoriam pr:mz , nam illaaffirmata albe-. — dinem effc dc effearis bominis quod ila directé negat , vnde n.eít, quodait — Ca4fil. hanc fecundam 'carentiam, ——— hominis, quia hzc fecunda propofitio eft negatiua de pradicato finito, vt autem af. firmaret de homine carétiam albedinis de- beret effe affirmatiua de przdicato infini- i homo efü woo | «lbu:.Eadem de malé negant Arri. difp.z.n.s6. & Ouuied. has effe petii, dc z : ctorias Petru: effemtialiter eff albus, Petrus .? effentialiter mon eft albus, ca frztusratione, - ia vtraque falfum affirmat prima albc- inem effe de hominis effeatia , i fecunda negationem illius, Nam re vera fecunda propofirio non eft affirmatiua,fed negatiua £ius , € prima. Obferuandum tamen eft meliorem mo- dum contradicendi,ae deceptio contingat, effe,fi in negatiua propofitionc negatio nó folum copulz preponatur , verumetiá ad- uerbio, & cuicunq; syncathegoremati , z iuam Micibit, ita in. fiet, vt vc , oppo- s --———- Pet, sues, UE te M ?- 46 ^i tur, & quidquid in vpa affirmatur, in alia negetur, nam de rigore re fcrmonis ncgatio folum negat , quz poft fe inuenit , non quz ante fe : Hac de caufa hz non có- tradicunt Petrus femper fiudet, Petrus fim per non. findet, cum poffint fimul cffe talíz ex hypothefi,quod interdum tludeat; inter dum non , quare potius funt contrariz , vt jeitür contradicant, fic debent fieri Petrus fempur. findet , Petrus mom. femper. finder, namcum »em fcmper zquiualeat aliquando gon, sicut »en omni: aquiualet «//2sis nem, fenfus fecunda eft Petrus altquamdo mon. fts det, quz. deo opponitur primz, qua facie- ' bat fenfum vniuerfalem quoad tempus , & (99 fe. ^ v€rà ncceffaria, aut impo - laris; v.g. ex - falfitate pr ideó nunquam cffe poffunt simul verz , vcl falfz. Dices hz poffunt effe simul vera /o- mo femper ftudet , bono mou femper fiude^ , si Petrus v.g. femper ftudeat , & Paulus i6 femper fludear . K cfp. id verum efse , quia illa propositiones funt fübcontrariz , quia terminus eft communis, qui in materia có- pns eiusd particulari, ac proindé ambz verificaci poffunt , cum non sint de eodem fubiecto 5 quot autem conditiones rcquirantur, vt dug propositiones inuicem contracicant, vide Tatar. lib, 1. Perhier.q. $.dubit. 1. & a!jos Summuliflas. - /,70 Centraria oppositio cft SERUEnAD- tia duarum propofitionum vniucrfalium in-qualitate, vt omnis homo cft albus , nul- Jus homo eft albus, & ad hanc fpeétát pro. "pofitioncs indcfinitz, fi fint in materia ne- ccffaria,aut impofhbili , quia fic zquiualét  vaiucrfalibus , qux autcm conditiones re- quirantur , vt duz fint contrariz, vide Ta- tàr cit.dub :. Lex ifiarum eft, quod in nul. la materia poffunt an.ba fimul éffe verz,be 1é tamcn fimul falfz in mate ria contingen- ti 1t patct in goes aeos jn materia ibili femper vna eft vera ,& alia falfa,vt omnis homo eft ani mal, nullus homo cft animal 5 non poffunt ambz fimul effeverz, quiaalioqui contra- di&toriz poffunt effe (imul verz, nà fi duz allatz effent verz, etiam hz duz effent ve-. rz,omnis homo cft animal, & aliquis ho- mo uon cft animal , cx vniucríali fi quidem jua vera,nullus hono eft animal, N: ceiioferi ti culatis negans , aliquis ho- mo non e(t animal; poffunt tamen cffe fi- mulfalíz- in materia contingenti, i.quia ex opofitionis vntucrfalis non re- &é inferturin tali materia falfitas particu- hacfalía otrnis homo «ft al- bus, non fequitur hanc. cffe falfam aliquis De oppofitione Cathegor. fimplic.. - $i homo cft albus;quia pradicatum contingés potcft conucnire vni cx inferioribus fubie- &i, licet non orrnibus : in neceffaria vero , aut im pc ffbili non poffunt cffe fimul falís, quia in his prxdicatum cmmbus conucnit inferioribus,aut nulli . Scd dices, contradi- Goriz in nuJla materia queunt cffe fimul verz,vcl falfe,quiaafirmatiua totaliter per ncgátiuam rcmouetur , fed koc ideminco- trarjjs euenit t€ hac propofitio omnis homo cft animal tctaliter per hanc remoue tur pullus hon.o cft animal, & inter eas nul lum relinquitur medium. Rcfp. a&rmatiuá vniuerfalem vt fic , non rcmoueri totaliter per negatiuam vniuerfalcm, vt bcré bic no tarunt Complut, nam intcr omne , & nullü mediat aliquis , atque ita vniucrfalis aff r- matiua, & vniuc rfalis ncgztiua vcré babent medium interdum tamcn raWone materia, naturalis .[. vcl impe flibilis mcdium non admittunt , vt patet jn exemplo allato in argumento, eadem .n. ratione , qua vcrum eft aliquem homincm effe animal , veiü cft; etiam ratione matcrie omnem homincm eff: animal, hinc dicimus in materia impof- fibili, vel naturali duas contrarias non pof- fe effc fimul falfas , Subcontraria oppofitio eft repugnantia duarum enunciationum particularium. in qualitate,vt cuidam homo e£t albus , quidà komo non cft albus. Lex earum cít poffe cffe fimul veras in materia contingenti 5 vt patct in allato excmplo : & ratio eft , quia idem przdicatun non afbrmatur, & ncga- tuy de codem fübiecto determinato, aliter effent contradi&toriz ,. Non poffunt tamen fimul efse falfz;alioqui fequeretur contra- dictorias fimul cffe falías , nam cx falfitate pru reété jnfertur falsitas vniuere- ,€o n.ipfo quod przdicatum remouce- tur ab aliquo inferiori fubiccti, nó amplius . conuenit illi fubie&to vninerfal:ter (umptos ergo ex his duabus fub. contrarijs aliquis homo eft albus, aliquis homo uon cft albus inferr.nnirbz contradictoriz: fimul fal(z, omnis homo cft albus , & aliquis bomo. nó cft albus, tuni quía vc affirmatiua císet fal- f? nullus hamo deberetefse albus, & fic negatiua tunc cfsct vera, Subaltcrea denique oppofitio cft repe guantia dvarum p ropofitionü in fola-quan« titate,vt vniucifalis af&rmatina cum partie lariaffirmatiua., ve! votuerfalis ncgatiua ci part:eulari ncgatiua lx earum ett , " . fi vniucrfal;s si& vcra, particularis etrá eri vera,non tamen € ee ga in atc ria * SR LI - $2 —— Par Prima Inflit, Tract.IT, Cap.TI. neceísaria : ratio cft, quia ex vniuerfali ve- ra poteft mferri particularis, non é contra, uia siprzdicatum conuenit omnibus in. ertoribus fubiecti , conuenit etiam alieui ex inferioribus,non tamen é contra,si con- venit alic::j, ergo omnibus ; quia non valet aliquis homo cít albus , ergo omnis homo eft albus. Quod si hzc eft verz, quidam ho- mo cft animal,crgo omnis homo cft animal, hoc non prou: nit ex parte forme , cumin simili forma detur antecedens verum, & confcquens falfum, fed ex parte materiz , uia eft neceffaria. Deinde si particularis sit fal(a,etiam vniuerfalis erit falía,uon ta- men é contra, racio cít,quia si prezdicatum xemouetur ab aliquo inferiori ,iatn non có- uenit omnibus , non tamen si remouctir ab omnibus simul fumptis, ideó remouctur abaliquo determinato 5 quod si contingat 3nterdum ex vniuerfali falfa fequi etia par- ticularem falfam,vt in hac,omnis homo eft ris , ergo quidam homo cft lapis , id fol €x parte materiz , quz eft impoffibilis. , eadem. n. ratione, qua impoffibile c(t om- nem hominem efse lapidem , eadem etiam 3mpoffibile «ft aliqué hominé efse lapide. 71 Quares an omnes fupradistzo sitiones sint verz oppositiones? kcfp. fo- Tam contradidoriam , & contrariam efse veras oppositiones, non.autem fuübcontra- riam, & fubalternaui, ità Tatar. x. Perbier. S. Primo (ciendum , fcquitur Fonfeca is. dialect inftit.cap.6. Blanc: lib.e. £cét. 13. Arriaga difp.z.n.22. Amic.lub.:. & alij quamplures, & eft exprefsa Arift. (cntenga » ier.cap. $.& 1. Priorum cap. s. Ratio . -eft, quia veraoppositio cft eiufdcm de eo- dem, non nominis tantum, necrei tantum , fed rci, & nominis simul, ergo quia (ubal- fernz nonopponuntur fecundum affirma- "tionem, & negatione m , & pofsunt amba - efse simulverz,& simul fal(e , vt patet cx lis caruni;immo vna illarum, vniuer- is continet aliam', pus cftparticularis, funt quin. afserit omnem bominé ese animal , cenícquenter afserit aliquem hominem ef- fe animal: (ané non erunt veré, X in. rigore positz . Et parum xefcrt,quod vna sit v- niuerfalis,altera pasticularis, quiain qusa- titate non datur. vera oppesitio, & quanti- tasmaier minori non repugnat, quare füb- alterna dici debent: pottus diueríg quanti- tatis,quam oppositas vndé , & contradi- rz ipfg non veré dicuntur opponi xa- uantiratis vniucrfalis , & particula- one qualitatis ; afrma- : "ET Ps - ; LEUTE Eu e doo zc tionis nimirum,& negationis, falfitatis;&s yeritatis. Quia veró fubcótrariz, licetsmt affirmantes, vel negantes , non tamen funt. de vno, & eodem fubiecto fecundum rem, fed tantum fecundum vocem, alioquin non pofsent efse simul vere,cum de code fübie« tio nó poffit idem affirmari,& negari, ideó non funt veré oppefite: vndà quando dici- mus qwidem bomo efl albus quidam bomo non eft albus; cft idem iubiectum in vtraque tà- tum fecundum vocem ,non tamen fecundü rem, quia; in prima fupponit v. g. pro Pe- tro, qui eft albus, & in alia pro alio.f. Pan- . loqui non eft albus . Quod si fuppenerent ys eodem homine yo non £i fub- contrarie, fed contradictorie- propositio- nes, nam affirmatio, & negatio de fubiecto singulari pertinet ad oppositioné cótradi- &oriam, vt diximus, & facerent hunc fen- fum, hic homo eft albus , hichomo non cít albus. Ex quo fequitur duas tantum effe Dn oppofitionis in rigore, .f.ccntradi- riam. & contrariam, n his.n.folüquod — vnanegat, altera affirmat; nihilominus Pe- trus Hifp. & ceteri omnes Summulifte in- ter oppositiones recenfent etiam fubcon- trariam,& fubalternam ,eo/quod infertiant. ad conficiendam figuram oppositarum, & quia fumunt oppofitronem late pro qua-- cunque diuerfitatz,vt nomt Cafil.cit.cap.7:- m In finc eb[cruandum citfigna quantitatis propofitionum, que fint quattuor omnísy nu!lus, quidam,quidam non ,ex quibus priora funt vniuerfzha, aljà duo pofteriora particularia, inter (c haberc omnes oppofi- - tiones, qug in enunciationibus rcpeniri va- lent, nam emn, e nwli«s funt notg-con- trarie, aliquis (p aliqui: mon , (ubcontrarie; emmis, à aliquisnnlus, Cn aliquis nin, (unt fubalternz , demum emaus, o al iguis non, ntllui n aisquis, contradicentess Ac ctiam in fi nis mixtis ex.vniuerfali, & particulari fuo modo reperitur oppofitio, quia .n. alia magis vniuerfalia, vt vterque , & neu- ter, ala magis particularia,.v£ alser, altcr non,idcó vterque, & neuter eppenuntur contrarie, neuter vero; & sede fimiliter vterque, & alter nen, contradiétorie, alter vero, & alter non, fubcontrarié , denique vterque, & alter ; autncuter, & altez non, fibi]terné € übtur. -- — CAPVT VIL De Aeguipollemtia, y Conuerfione catben M gericarum zov , 7 JE eene cxplicandas pro- pofitiones obícuriores C o- HEEL .— LA dnnsddikensdüb i. — Au .— düiiiiteaà;EPERAHME o "gm LL.AI - De equipollentia, eo conuerf. Casheg. fimpl. .dignofcendam vnius propofitionis ad alte- - gam;cui gquiualetin fignificato ,etfi verbis confequentiam , & definitur, duarum propofjtionum oppofitarum entia in (iguificato cb negationem [u- rum parer »»el pollpofrtam , vel . fit diuer prapiftam, PM pte fimul vnde i cs tio cfl, quz propofitiones oppofitas reddit in fenfu zquiualentes,cum .n gnan- tisnaturz, vt aiunt logici, & collat , quic- quid poft fe inuenit, hinc eft , quod fi inue- git propofitionem affirmatiuam; reddit ne- gatiuam, fi vniuerfalem reddit particularé, & écontra,dummodo neganter accipiatur, . & nonipfinitanter atque ita facit propofi- tiones oppofitas zquipollere , & diuerfi- modeé iuxta diuerfam difpofitionem illius . eirca fubiedum illarum,nam przpofira fa- cit vno modo zquipollere, po£pofita facit equipollere alio modo, & ideo ad digno- fcendam variam propofitionum zquipollé- tiam tres folent dari regula hoc vao verfu contentz. Pra contradic, Pofl contra , Pra pique fuhalter ,— . Pra eontrad ic fignificat primam regulam, quod negatio Prápofta fubiecto propo- fitionis,& illius figno, reddat illam [x có- tradictoriz Agppollcueite vt hac omni: huno eff «lyus fit xquipollens huic «lgwix Boma non ejf abut, fi przponas negationé, & dicas mon omnis bomo eff albus , & fi huic propofitioni , aliquis homo non eft albus , puepons negationem dicendo, nen aliquis omo non eft albus fit zquipollens fuz co- tradiétcriz, quz cftjomnis homo eft albus; ratio cft, quia negatio, vt dicebamus , dc- f]ruit onine, qnod poft fe inuenit, & oppo- ftum ponit. P»ff cemtre fignificat fecun- dam rcgulam, .f. quod popeno poftpofita fübizé&o vniuerfalis facitillam zquipellen- tem fuz contrariz,y.g. omnis homo eft al- bus, fi poftponas negationem fubicclo di- cendo,omnis homo non effálbus, zquipol let fuz.contrariz, qua eft, nullus homo eft albusJ& bac alia,nullus homo eft albus ,. fi Íubiecto poftponas negationem dicendo, 'nullus homo non cft albus, zquiualet illi , omnis homo eft albus, quz cft fua contra- rjj. Prepellaue f Lowe lignificar tertiam regulà, f. quod ncgatio przpofita,& poft. pofita fubic&o facit illam equipollere (ub- alternz ,. vt omnis homo ett » sieius fübic&o przponas, & poftponas negatio- nem e non ar bor o non v al- zquipollet fue fubalterne;c jqui« homo c(t albus, & bec i fusil £qui- 53 ollet, si eius fubiecto preponas , & poft- phu negationem dier db n6 milia ho- mo non cit albus ; vt autem facilius equi pollentia propositionum dignofcatur , & memorie mandetur , notarum, feu signo« rü propositionis aduertere debemus equi- pollentiam , que his versibus coatinctur, * nam illaex ifta dependet. Non omni: ,quidam nón , omnis mon , quafi nullu; Non nwllu: , quidam, [cd nullus nom, valet omnis Non aliquis nullus , mon quidem mon, valet omnis . Non alter , menter : netter non, pras fiat vier2y 73 Reflat tamen adhuc difficultas de modo , quo fubcontrariz fieri poffint equi. pollentes , Casilius càp.8. cum quibufdam alijs :nquit pro €quipollentia fubcontra- ,Hiarum deferuire poffe regulam datam pro €quipollentia contrariarum;quod riimiruur poliponatur negatio ; Ati regulam illam applicemus, inutilem effe patebit, accipia- mus v.g. has duas fubcontrarias, q4/44m. homo currit, quidam licmo pon currit , fi nc— gationem poltponamus fubiecto prime di- cendo, quidam homo non currit ; iam non erit equipollens , fed penitus eadem cum » fua fubcontraria , fi fecundg poftponas nc- gationem, ncque ob id equipollendam cü prima adinuenies , fed fic c inutilis repetitio negationis diccndo quidam homonon, non currit , ergo ncgario poftpofita inepta eft pro equipollentia fubcontrariarum. Sed - neque valet przpofita, nam fi prgponatur primz dicendo, non quidam homo currit ;. -Adem erit, quod nullus homo currit fi pre- ponatur fecunda dicendo, non quidam ho- mo non currit, idem erit, quod omnis ho- mo currit. Neque tandem fi przjonatur,, & poftponatur fimul;nam fi id fat in prima dicendo, ron quidam homo non currit, ide . valet, quod omais liomo currit fi fiat in. fecunda, fi: inutilis repetitio negationis . dicendo, non quidam homo non, nen cur- rit, erge quocunque modo difpofita nega— tio nequit tacere tubcontrarias £quipollen- tc55 bac de caufa Summulite communiter negant €quipollentiam m fubcontrafijs re-- eriri poflc, it Sot. Iib.s fumm.c. Vil- E. lib.2.cap. $.Icz ne $.1 hom.C.18.Roc- cuslib 1. cap.14. Hicren. Pla. & alij... Scd cum €quipollzrtia commuhitcz in« ter proprictates propofitionis cntimeretur. plan? omnibus conuenire debet, pets ex S A »- $4 enitendum erit inuenire modum applicandi vnam ex tribus allatis regulis pro equipol. fentia fuBcontrariarum, y abfoluté ne- gare proprietatem hanc illis conucnire;po- teritigitur applicari fecunda regula poft. ponendo n mirum negationem, non aduer- bialiter, fed nominaliter. f.mwllum,vt aduer- tit Fonfec.cit.cap.7. & fequitur Blanc.fcct. 18.fi .n. (ubcontfarieaffirmanti v. g. quidá homo cít albus apponas poft eius fubicctü negationem sJ/hew faciet, banc qwid«m be- sno wullum eft «lbum hec autem f uipollet Alli quád aon hem mon ef albus, & Tui fub- contrarie negant pollponas negacionem zullum dicendo,quidam homo non nullum eft album €quipollct affirmanti quidam ho- mo cít albus; Quod fi ctiam poftponcres negationem verbaliter hoc mo-o quidam bomo non cft mon albus adhuc zquipollcbit alfirmáti quiam bomo eff «lbu1, a que ità per tres prefatas regulas habemus modum jnucn;endi equipolentiam in omnibus propofitionibts , & 74 Qi «ares, an prepofitio affirmatiua de przdicato infinito aquipolleat negatiuz de prz.'icato finito , & € contra , "ita quod ex vna poffit ali2inferri ; vt Petrus non elt uftüs ,ergo cft ron iuftus, X é contra.Refp. quod Aritl. : .Perhicr.c.: 1ta docuiff: vide- tur , namibi abfolute dicit ex negatiua de przdicatofimtoiafcrri poffe afirmatiuam depradicato infinito , &écontra , tamen poftea 1 .iriorum. c. va c illam regulam li- mitat, quod ncn valetin pradicatis com- pofies, nop m ualet , lap:s non eft lignum album,ergo eft lignum non alburr: qnia 2f- firmatar hgnum in fccunda, qvod có affr- snabaturin prima: quam limitationem ex Atitl. etià Scotus memorat i .d.4. q.1. ad 3. f. eA 1. fub G, docet etiam non va- Jete in pradicatis fitmplicibus accidentali- bus arguere à nesatiua dc przé:cato finito adaflirmatiuam de infinito v. g. Antichri- , ftus non eft crudelis, creo eft non crudelis , fe cunda ratione armata ccpulz , & redicati contingentis tmportat exiilen- tiam fubie&ti, vbi prima deexiftétia fubic- &i nihil curat à fubdit tance poffe confe- entiam tenere fi in negatiua arguatur cü eafiic ia fubicéti hoc Motte. 'Aünebriffus non cf? crudelis ; & Antichriftus cft , erga cft non crudelis; vnde o1:a in prépofitioni- bus in materia neccffaria , vel remota non Jute confequentiz ex na ad alizn,v.g.ho- mo non eft anirral crgo homo eft non zni- .bus,& impe Pars Prima Infhit . TraEl-H. Cap.V1I. — ^mal,homo non cft lapis,& hec eft corraiuc nis do&trina Sun mul;ft. Tatar. tamen]ib.z. Perhier q.1.$.4ubtatur primo, inquit, quod etiam in pradicatis fimplicibus accidétali- bus confequentia tenet à negatiua de prz« dicato finito ad affirmatiuam de infinito , quia licct album v.g. aut nigrum phe €xiftentiam fubicéti , non tamen illud ne- ceffarió fupponit non album,& non nigrü , immo funt ncgationes extra genus conue- nientes indifferenter tàm «nti , quam non enti , vnde dum dicimus, Chymeranon cft dr Chymcera eft oon alba, fenfus cft, quod Chvmcera cft ens , vc] non ens, quod €ft non album. , & hzc doétrina videturà Scotoinfinuata 1.d.28.q. 1/6 4d arg. bwins quail ionis, vbi ait in fimplicibus afbrmati« vam de pradicato infinito fequi ad nega- tiuam de przdicato finito, vbiillud predi- catum infinitum fignificat negationem ex4.— tragenus ; quid autem fit neganio in ge» nere , Kextrágenus , & quomodo dif- ferant OE Doétor cleganter p. d. 23. - . vn. LJ v H:nc fententiam. fequuntur quicunque affrmant nomen infinitum vcrificari tam de his,qua funt ,quam quz non funt iuxta illa, quz docuimus de nom:neipfinito c. 1. hnius trac. & fuit doctrina Arift. ;, deinterp. c.1« dum inquit. sem beo nem efl mtmen,quinfi- militer in quo! ibet eft Ge quad efl v qucd mom eff , & probatur ex raticne ipfius nominis ii finiti, quia hoc ncn ponitiníübiecto nift. — negationemillius,cui adiüngitur ncgztio . fed negatio, vt venficetur , non cxigit exi«. " flentiam,aut poffibilitatem fubic&ti , quia nihil prorfus ponit in coergo,& c.& ita «6- tiunt de ncmineinfinito antiquiores om-- nt s Boet. Ammon.D.Tho.1:. de interp. c. x. & reccntiores feré emnes ibidum To] Ruu. Amic.&alij ; & videtur ctiam ita fentire Scot.:.Perhier.q. $.in fine; vbi ait 2fürmati- uam de przdicato infinito tot modis vcri- Écari , quot ncgatiua de pra dicato finito , €ffe .n. nog hominis non plus ponit, quam non effc hominis * Sed obijcitSotus lib.s. Surim.c.1.nomé infinitrm non verificari de ncn cxifienti- ibilibus,quia fecundum regu- Jam Scmmulift. propofitio a&rmativa de, EO nen füpponente , .i. non cxiftente cfi falfa;& 1.prio.c. vlt. docct Arift. valere confccucntism à propofiticne de 5 2diacé- Qum .€n cxiftcrct quia eft z.adiacens dicit , -. requiritur exiftentia fubietti, vajebitabfo- — tc &d 2 adisctns , ncn valeretaüt,fifubie- —— - | exif etiani fubicái, Addit ATA tr £. E E^ T LAE - (y tht — adiacente ad z.1 De equipollentia, eo conuerf- Cathegfimpl. — 55 fe. 3. quod licet poffit de chymera - dici, quod son e/ homo Eo tamen zs po- tcít,quod eff sen bomo ,quia id fiznificat eí- Yealiquid , quodnon fit bomo , hec.n. ne- gatio confuse dicit omnia alia ab homine , €himera autem neq. eft homo ; neq. aliquid ab homine diftinctam . g.Regulam illà Summul. valere tantum án propositionibus accidentalibus , in qui- bus copula vnit fubiecto Formam aliquam positiuam fecundum actualem exiftentiam extremorum,non autem in propositionibus neceffarijs, auc illis , quz simplicem enun- ciant negationem, & nihil positiuum po- nunt in fubiecto , vt eftpropositio confti- tuta ex nomine infinito , sic etiam cum ait Arift. valere confeq. à propositionede 5. uitur de illis propositio- Ribus accident?libus, quia accidens nó po- teít conuenire fubiecto , nisi exiftenti. Ad Arriag. falfum eft nomen infinitum , vt sos bomohgnificare omnia alia ab homine,quia formaliter aon fignificat , nisi negationem - rei fignificatz per nomen, cui adiungitur : poteft camen concedi, quod illa omnia con- .. notet materjaliter tanquam fubieéta , qui« bus applicari poteft. ' ^75 Conuerfio propofitionum eft per ex- . trémorum commutationem fubiccti in prg- i ; dicatum , & przdicati in fuliectum. vnius ad aliam neceffaria. confequentia feruata cadé femper qualitate,& veritate, .i.quod maneat copula aflirmatiua, & negatiya vtro bique, & vtraque fit vera, vt v.g.aliquis ho mo cft animal,fic conuertitur, aliquod ani mal eft homo ; propofitio , quz conuerti- tur, dicitur conuería, altera , qua ex illain- fertur, & in quar. conuertitur, dicitur có- uertens . Triplex folet affiznari conuerfio, fimplex ; per accidens , & per contrapofi- tionem,prima fit, quando nec quátitas mu. tatur, nec qualitas, & ideó dicitur conuer- fio fimpliciter,totalis,&z mutua, & hoc mo- do duo propofitionam genera conaertun- tur , vniuerfalis negatiua in vniuerfalem iuam, vt nu!luslapis eft homo , ergo homo eft lapis: & particularis adir- matiua ia particularem aff rmatiuá,vt quida homo eft animal,ergo quoddam animal eft homo.$ conueríto fit mutata quan- tirate vniuerfili in partic » &fic duo um genera, conuertuntur, vni. alis affirmat.ua in Nen affir- matiuam,vt omnis homo eft animal , ergo aliquod animal eft homo, & vniuer(alis nc- gatiua in partic avt nullus homo eít lapis , ergo quidam lapis noa cít homo, & ideo dicitur conueríto partialis , & non mutua : vbi nota vniuerfalém a&r- matiuam poffz etiam fimpliciter conuerci in terminis coaaertibilibus,vt omnis homo eft rationalis , ergo omae razioaale eft ho- mo , & vniuerfalem negatiuam pof: íim- plicitzr coauerti, & etiam per accidés,quia particularis continetur fab vaiuerfali .Ter- tia fit,cum iafiaicantur extrema, &ideo di- citur per contrapofitionem;quia fit per ter minos infiaitos, qui fiaitis cotraponuntlr , & fic conuertuntur vniuerfalis affirmatiua in vniuerfalem affirmatiuam,& particularis negatiuaio particularem negatinam, vt om nis homo eítanimal,ergo omne non ani- mal eft non homo , aliquis homo non eít albus, aliquod non album non eft non ho« mo , & proprié non eft conueríio ( nifi fe. cuadum fenfum )-qüia non manent extre4 ma eadem. 76 Regula communis omnibus conuer- fionibus vt bené fiant, cft, quod in vtraque propofitione, .i. conaer(a , & conuertente, feruentur femper eadem fuppo fitio,X aliae terminorum atfectiones, propterea vitiofaz funt hz conuer(iones;aliqua fpecies citlco, »: ds aliquis leo eft fpecies;ali quis dormiég eft excitatus;ergo aliquis excitatus cft dor. miens in prima.n.variatur fuppofitio;ia fe- cunda variatur ftatus, fic de alijs;vt veró hzc omaia faciliss intelligantur quattuor vocales defignate funt. A. E, I. O. quarum rima fignificat vniuerfalem affirmatiuam, ccunda vniuerfalemnegatuiam, tertia par ticularcm affirmatiuam, quarta particularé XM a quod his carminibus exprimi olet . "Afferit A, negat E, funt vniuer[aliter am- - 3, "Affert. I, negat O, [amt particulariter am- be Ex his vocalibus quiba(lam adie&is cá. fonantibus pro iacegritate dictionum tres fnat conftitutz dictiones Feci, Eu, 4/fo,in gut omnes comprehenduntur conuer- ones, &his verfibus indicantur. Feci fi splicster comuertitur, Eua per acctys "Alo per contra, ic fit comazrfin tota. ud ly Feci, d:notat , quo. vniuerfalis. negatiua , & particularis atfirmatíua fins pliciter conaertuntur, E««.figi uod vniuerf;lis negatiua poteit etiam per acci- dens conuerti , vniu?rfalis autem affir.mati « ya per accidens folum loquendo vniuerfali-.- ter. Aff demum fignificat , quad vntuerfa- LA s $6 Pars Prima Inflit. fis afirmatiua, & particnlaris negatiua có- uerti poffunt per contrapofitionem. Ob- feruandum tamen eít in conuerftone fim- plici, quod fi praedicatum implicité conti- neatar in copula, vt accidit in propofitio- nibus de z.adiacentc , tunc refolui debet verbumin füum fignificatum hoc modo , omne animal fentit,ergo omne featiens cft animal, equus currit, ergo aliquod currens eft cquus : in propofitione vero conftante terminis obliquis debet etiam fieri aliqua circamlocutie hoc modo , vt v.g. hic liber eft Petri, ero aliqua res Petri elt hic liber. Quares quomodo conuértantur propo- fitiones fingulares, ac indefinitz ? Rcfp. quod conuertütur fimpliciter, vt v.g. Petrus currit conuertitur in hanc ali- quod currens ef! Petrus idem dicendum de indcfinitis, quarum fubie&um eft terminus communis fimpliciter fupponens , & pro fuo immediato c penc animal eft ge- nus, ergo aliquod genus eft animal ; homo e(t fpccics, ergo aliqua fpecies eft homo. CAPVT IX Deoppo[ttione , aquipollentia , & ecnnerfione catbegoricarum madalium , ac etiam hypotheticarum , 77 Cy in modalibus attendi de- Mon- bet penes modum, fi nimirü fue- ric vniuerfalis , aut particularis . affirmati- uus , vcl negatiuus, diximus autem fupra cap. 5. quod seeeffz eft modus vniuerfalis , afhrmatiuus, vnde affimilatur figno omni: impo [fibile eft modus vaiuerfalis negatiuus, &aflimilatur figno mellu; : contiwgen: au- tem feu poffibile cft modus particularis af- firmatiuus , X affimilatur figno «ligwis , & candem foffibile nan , (cu contingens wn eft modus particularis negatinus , & affimila- tur figno «ljgwis mor, quod brcuiger his ver fibusexprimifolet. - Omnis nece[fevalet Anpoffibite nullus, poffibsle quidam , quidam mon, potfibile na, Cumigitur hi modi per omnia affimilé-. tur radiis fignis,confimili ctiam modo contingit in eis oppofitio, & ideà ficut có- trariantur ops»/r , & malls , ità »ecafe, X smpoffi bile , & ficut fubcontrariantur 44/44, K quidam non , ità fübcontrariantur peffi- bile, & piis non , & rurfus ficut contra- dicunt sallus, & quedam , omues, quidam » »,icà contridicunt swpoffible , & poffi- lile, (ed contingens, item neceffe, & poffbi- le ntn, fin cemt,npens, non , E tandem licut - Tratl.H. Cap.IX. — omnis , & aliquis nullus, & «liquis mon fub" alternantur, ita etiam p d ,& pfihiles, fou conting mi, ac mpo[fnle, & poffssle mis feu comtingen: non , Excmp'um fit in moda- lide di&o fingulari , vt respercipiatur fa- cilius, contrartz fant , Petrum currere impoffibile , Petrum currere eft neceffe, quia prima eft vniuerfalis negatiua, fecun- da vniuerfalis affirmatiua ; contradictoria (unt Petrum currere eft impoffibile , Petrá currere eft poffibile, feu contingens , quia hac eft particularis affirmatiua illa vniuer« falis negatiua ; fübcontrariz funt , pofibile eft Petrum currere , poflibilenon eft Petrü currere, quia ambz funt particulares , prie ma afirmatiua,altera negatiua ; fübalternze demum funt neceffe eft Petrum currere , offibile eft Petrum currere, quia ambae unt afirmatiuz, vna vaiuerfalis , altera par ticularis. Pariter in modalibus diuifis vt fiat oppofitio, attendi debet. quantitas mo di , &fi faerit modalisdiuifa defubie&to — communi debebit etiam attemdi quantitas — didi, Vtautem dodrinahzc de oppofi- — tione horum modorum facilis percipia- tur, hocíchema proponitu r. — ^ — ———— ————— ———— o Mo | necefie | Contrary) | née e ac T Ow. Tu En - e M. - » à - 3 C, QUAS vl I» " 2g SV t t " 9 4 ab E] P d 9, e m z € 7 z - ————— .. 23 JEquipollentia in modalibus fit ficut C P eie tieni negationem - x vel poftponendeo, vel przponendo, X polt- ponendo fimul , tunc autem in dod Jibus. Paper negatio , gei negatur -— us, tunc poftponitur ndo negatur dt- Gum,tunc demum pollooniti & [e tt nitur,cuni negatur vtrumqüe , conttituen- don negationem ex dici& mo  . di fianul; v.gcha funccoltradidoria pote ex fibie cit Petrum currere? impoifibilc cit Pe. adeo 2 "ad. a De eguipollentia, 69) coniuesf-Catheg-fompl. — $7 trür currere, fiin prima negationem pre- ponas dicendo , non eft poffibile Petrum currere, tunc zquipollet fecundz, quod fi  fecundz przponas negationem dicendo , non eft impoffibile Petrum currere , ftatim zquipollet prima, fic etiam contrarias , X fobabemas zquipollentes inuenies, fi alias regulas applicabis . Vt autem iuxta przdi- &as regulas quifque dignofcere poit. op- positionem ,& zquipollentiam modalium, . aifignar folent quattuor dict ones. Pwrgs- - rea, llliace, Amabimus, Edentuls, in quibus notandz funt quattuor vocales A.E I. V. ' fam prima indicat propositionem modalé -af&rmatiuam de dicto, & modo, fecunda ne- gatiuam de dicto ,. af&rmatiuam de modo , tértia afürmatiuag de dicto , & negatinam de modo, qüarta negatiuam de vtroque", quod his exprimitur carminibus . si Defirnit V tofum y fed A eorfirmat vtriia; ^ Deftruit E ditum ,defirmit I 4; modum. .. Anfuper in ynaquaque ex. fupradictis di- &ionibis quattuor reperiuntur. fyllabe . quarum primain sisguiis.petit modü poffi- - bile, fecunda Lm ye » tertia impoffibi- —- — . : (1 Pur. $5. | pu. Fettum nó eurere nó e(t poililsile, | - e re- ni Petrum noa currere e 2n £ofrere eft. necefle fbile * Yes 132354 —— MÀ ITE YU. 2 1:Ó aMroA A 3t ; WE TAE -0 78 eu dila E ido t^tas) "p. ES ot E ici ab 38, Boro :oodobapduiot A9. . B. 5 : : ' idit 8 aro sifaoeustáun ; | íi 8 1 -* 0:23 o 1586 209):252550G€9 du : 2 " ALS s iy: PLA id pirrümcurrrscftpolmbile ^ ^ Ho -. Pcttum non curr*re eft poffibile * ; ^ Weuumcwreei contingens 5]. 573 20 Peirüm non currete eít contingens Au. Bop ulrrer: non eftimpolibile| .Subcontrarig —|'^ Petr nó currere n6cft smpodisbile i Jer genis Sàg cutcu. ni ef aleeds C mus Nib4 qu "Aem quio nan ofi eie E " 4,77. Conuerfio tandem modalim eftea-  uerfione fimplici in hànc co nuertitur , ali- P deni feié; ic conuerfio impheiuml;mam ge- — quod' album effc hominem eft poffibile , & » . féraliter loquendo conuer ratione fic déalijs, alia de modalibus mifi faci- .  ' $i; nohratione modi, vnde regulariter modi imiariati manent tàm in módali cóm- pofita; quàm dülifa , & fola dicta variátur, * Wideo ull im affiznatz pro conuer- — . Pone fimplicium inferüire modà poffint pro conuérfione ft;odalium ,& fic hzc vni- verfalis aftirmatiua omnis homo nec rakkidens : & hec particaliris a£ tli afiquem homiachs CC Spon b Pctrü non curzere ná gem Contratix .  THtanimal,quz tft modalis diuifa,conu | mutcrne s M le,quarta neceffe; vt autem red ex his di- &ionibus conftituatur fisura' modalká qua- tuor etici debent anguli, itauc in duobus fuperioribus sint Pwrpsre« , & fili«ce cum modalibus eis correipaa E iiic i in- ferioribus J4ma«bimps , ac Edentuls , sic .n. facile dignofces oppositionem;& equipol- -entiam modalium , omnes.n. propositio- nesfub eadem dictione contentz [vat in- ter fe zquipollentes, contente vero fub di- uers;s dictionibus inuicem opponuntur, n& propositiones , quz fiunt in Purpose & Illiace opponuntur contrarié,qux in Ama- bimus , & Edentuli fubcontraric, qua in Purpurea; & Edentuli., ac pariter , quz in llliace , & Amabimus contradictorié , & tandem, quz fiunt in;Purpurca , & Amabi- mus;& similiter,qua in illiace , &Edentuli opponuntur fübalterné . Ad cuiusrei maios rem intelligentiam pro Tyronibus propo- nimus hic figuram conflruéctam'n didis de termino singulari pro modalibus compo- sitis , quw vtinferuiat pro diuisis conflitui debet in distis determino communi, 4 , i — — — —— ;j Petrum currere no 3 cft po Yibile Pet rum curr;re non eft co.:tingens * Petrum currcerz eft impo lib.le ' €€ Petru m non currcre eít necetle ono teda tcd oris at li mus,vt inutilia & potius deterrentja Ty- ronum ingenia quam iuuantia; folum tra- - "demus régulam iu fine. cap. eas reducendt ur Sh " pofitioni: .,58 De Hypotheticis verà propofitioni - tie Rud cir dion cina faber rro- phd er i liftis in nifi oppofitio contradi&toria folet a(- B onc- tjonem toti propofition; taut. cadat fü- g rcopliem Spe principalem, vt v.g. Si Petrus Budesoitdedussconzadii hic, Non f Stadt, ert dochunegbgpadic hoc, Nux "d $8 Petrus ftudet erit doctus , & ità przfertim Delphinus adnotauit de interp. cap. de prop-oppof.vbi proindé negat poffe hypo- theticas contrarié opponi , (ubcótrarie aut fubalterng.Sed quia cap.cit.diximus copu- latiuas,& difiunctiuas quodam modo pro- priam habcre quantitatem, quia e» cft nota vniuerfalitatis , vel eft nota particularita- tis,nam fi dicimus,& Petrus ftudet,& Pau- lus ftudet,frzc propofitio reddithunc fen- fum vterque ftudet;hoc autem fignum mix- tum redi e vniuerfalitatem, vt dictum eft cap.7 infine; fi vero dicimus , vel Petrus ftudct, vcl Paulus ftudet , hzc frorodiid reddit hunc fenfum , alter illorum ftudet ; hocautem fignum notat particularitatem 5 Hac de caufa 1n copulatiuis, & difiunctiuis preter contradictoriam aflignari etiam po- terit oppofitio contraria, fubcontraria , & fubalterna , qualis reperitur in fignis mix- tis,quibus zquiualent;ifta igitur, & Petrus. findet Po Paulus finder , erit contraria huic, pec Peirus Hudet ,nec Paulus fludet. , quia rima eft vniuerfalis affirmatiua cuius js us eft, vterque ftudet, fecunda vniuer(alis negatiua, cuius fenfus eft,neuter ftudet: ex dictis autem c.7. hac figna opponuntur c$- trarié:erit veró contradictoria huic,vel Pe- trusnon ftudet,vel Paulus non ftudet, nam fenfus huius eft,quod alternó ftudet, quod eit fignum particulare negatiuü : & fic etia adinuenies oppofitionem fubcontrariam , & (abalternam , fi coafideraueris oppofi- tionem fignorum mixtorum c.cit. expf/ca- tam,& examinaueris , quibus eorum zqui- ualat hypothetica latiua, vel disiun- &iua, vide apud Cafil lib.z. tra&t. 2. cap. z. : de oppofitione harum hypothe- ticarum , )/ De JFquipollentia hypotheticdrum parü curant Summuliftz , tum quia non omnes propriam habent fitionem , & confe. quenter neq;zqui tiam; tum quia ze- quipollentia inuenta eft ad declarandam O bícuritatem nubem alicuius hypotheticis obícuriores vtique r ropofitiones de nouo ' atin orent » quam il. pro quarum declaratione fizrent zqui- pollentes. Sic etiam de conuerfione €arum funt admodum folliciti , quia in hy- potheticis non v. , nam f conditionalibus conuerti nequit conditio. in conditionatum , & in atiuis , & di. siunctiuis identitas terminorum feruari nó. oteft , cum sint diuerfz iti Pars Prima Inflit. TraflI. Cap.IX.. & idco de fola cathegoricarum cormersio- ne dcbemus effe follicitt. " $1 Quares, quz regula sit obferuanda in reducendis modalibus ad fuas de ineffe ; Refp. reduci per officiantem de ineffe hoc modo , prius Formari debct propositio de ineffe implicata in modali,deindé oftendcn- dum eft, quod illi conueniat modus in pro- positione modali positus, hoc totum decla ratur exemplis , hzc modalis composita , contingen: eft. Petrum currere,reducitur sic ad fuam deineffz, bac prepofftso, Petru: cur- rir ,e[l contimgen:, & ilta vocatur efficiams il. lius modalis,quatenus inferuit, vt peream  . probetur dcineffe in modali implicatz , .£ Petrus currit,conuenire talem modum , .f. cotingentizs Sic etiam hzc is diuifa petrus nece[farso efi bomo. , ità reducitur fuam deineffe y aber bac pro» gofitio, Petrus mo ,eff necefiaria s itaque acini modalis ad fuam deineffe fuf. ficit yer officiantem oltendere , quod dei- neffe in modali veneno talis modus,qui ih modali ponitur, : CAPVT X - - De propofitionibus expomibilibur 8o — dps dfolubilibus. uem $z pigsene exponibiles dicuntur illz,quz ratione alicuius figni ime — portantis fenfum obfcurum pluribus pro- pofitionibus debent exponi , & declarari , qua ratione illz dicuntur exponibiles , iftz exponétes;funt autem triplicis generis ex- clufiuz ,exceptiuz ,& redigit fccü- dum quod conftant fignis exclufiuis,exce- tiuis,vel acr situm iR e ex nor gnorum explicationc pendet propofitio- ape i rp intelligit » cum fatis- fuerint explicata trac.przced.cap 12.mo- dà de exponibilibus propofitionibus nihil momenti (upereft declarandum , nifi cuius fint geaeris ; num .f. fint oricz , an potius hypotheticz ? Refp. formaliter effe cathegoricas; fed virtualiter bypotheticas, quatenus exponuntur per plures cathego- ricas,quaz faciunt vnam b cam co- pulatiuam,aut difiundtiuam ,aut coaditio- nalem,vclcaufalém iuxtà. copulatiuam theticam Perrw; eurrit readiness P ; T«f ye. 4 eft rsabites vene edlen ie bemo ef ratA ——. ;—— esrrit , exponi ris. plicatiua , vt&e- wf rifMlug üccecatem dnargumcento ; De propoftt.expowibil.  infolubilib. risidicuntur ergo virtualiter hypothetica, €o quia virtute continent hypotheticam , & ci zquiualent in fignificando Tatar.tame trac.1 3.com.1.$. fecundo fciesdwm conten- dit ex ponibiles not zquiualere hypothe- ' ticis in fignificando,fed tantü in inferendo. : $3 tur etiam in iftis oppofitio contraria, íübcontraria, contradictoria , & terna , quarum figuram ; velrotulum (vt vocant) contextum afferunt. Tatar. or vg cie rr c.1.& alij Sum- muliftz;(ed grauis eft diflicultas de (fructu: xa contradictoriarum aiunt n. in. exclufiuis bas inuicem contradicere fats Petruitur sit, non tantum Petrus currit , quod non vi- detur bené di&tuni , cum ambz poffint e(fe falíz ex hypothefi,quodnon currat , fic .ri. falía eft prima;vt de fe patet,;item & fecun- d3,quia ex hypothefi nec folus currit , nec ... eum alijs sffociatus.Sic etiam iftz duz funt falfz Tamium eff malus , mon tantum Deus. eff malui quia ifta fic refoluitur Dewz efi malus , & aliquis alius prater Deum eff salu, Ref] t Summulifiz in his pro- pofitionibus femper fecundam cffe veram, nam illa som tawtum Petrus curritità expoó- qitur-yel Petrus non currit vel aliquis alims eurrit quare Petro non currente , fi tamen alij.currant , verum eft dicere mou tentum Petrus currit; vndé de rigore fermonis con- cedunt etiam illam, vt veram , won tantum Dens eff malu:,quia non eft refoluenda , vt dicebatur , fedin rigore logico ità debet €x poni , vel Deus mon eii malus, vel «liquis ulus efe malus. Ratio autem ,cur1tà refolui dcbeát iftz negatiuz;eft, quia propofitioni copulatiuz contradici debet per- difiundli nam de partibus contradicentibus,.i.fi par- tes copulatiuz funt affirmatiuz , partes disiundtiuz effe debent negatiuz, fi autem copulatiua fit de vna parte affirmativa , & akera negatiua, prima pars difiun&tiuz erit negatina;altera affirmatiua ; & ideó cumin calla exclufiua ratw» Petrus currit equi ualeat huic copulatiuz, & Petrw: currit, & memo aln eurrit li bené contradicetur di-- cendo ,vel Petrus mon cu rrit;vel aliquit alius ewrrit , Verü doctrina hzc multum difpli- cet Hurtad difp 4.Summul. fc&.14. & Ar- riag;m.z8- qui nullo modo volunt illam ad-. Saec ihr, ge uite ecu i, vt zquiu tua D ben cencluduac il- hs sg Sep Rear ea tantum; atque ide? cffc fimul fal(as; cur autem fint contradictorig,ip- : contrariz potius,quam $9 fi de e copitür;fed quia liseft denomi ne, & modo loquendi, non vltra profequi- mur; teneas, quod maps placet. $4 Propofitiones infolubiles dicütur que nullo modo exponi poffunt , vt in aliquo fenfu veritatem habeant , quia ipfzmet fe falfificant, ac fuam deftruunt veritate, hoc autem toties contingit , quoties cx ipfa- met verificatione propofitionis , .i. quod ità fit, vt per ipfam fignificatur, fequitur , qued fit falfa, vt fi dicatur, smwlla propofítio eff négatiua; nam cx co, quodità fit, vt per ipfam enunciatur , feipfam deftruit , & fal- ficat;cum ipfa fit negatiua, eadem ratio- ne hac etiam feipfam deftruit, Gmwis pro- pofítio eff megarima, cum ipta fit afrmatiua ità Tatar.tract.infolub. $. /éqwitwr de ver;- t&te, vbi propofitiones (eipfas falfificantes ait effe duplicis generis , quzdam .n. feip- fas per fc, & immediate falfificant , & nul- locafu pofito, vt allatz; quzdam per acci» dens folum ; pofito nimirum aliquo cafu , m aliàs in fe poffet effe verz , qus claratur exemplo ; f rri etrü có- ueniffe cum Paulo de dádo illi equo,fi pri- ma propofit s L v» ipfe Paulus pr rit, fit vera, & quod prima tio lata a n fit fa verra m dabit wit equum ,hxc propofitio, quz aliàs poffet ef- fet vcra , boum falfificat ex ar pofito , quia conuentio procedere non poreít de propofitione , qua fit dcftru&tiua pati , qua'is eft allata . : Quazres, cuius generis fint propofitio- nes infolubiles, an cathegoricz, vel potius hypotheticz ? Videatur Tatar. cit vbi fol- uit hoc Tee .& mylta dicit curiofa de infolubilibus,quz quiz non funtadmodum neccffaria, dimmitimus; hoc folum eft ad- uertendum, quod propofitiones infolubi- lesquocuzque modo fefalfüficent , funt fimpliciter EA licent habeant veri- fcationem, & ità fit, vt per illas enuncia- tur , quia tamen exhoc ipfo ftatim fale redduntur , non poteft verificatio illa dici veritas fimpliciter, & abfoluté, fed potius falfitas, quia cx vero fimpliciter nunquam Ícquitur ex dicend,s tractat. fequet.. Cap.3- Ho: TRA 6o TRACTATVS: ir. Dc Argumentati one; & cius af- fcé&ionibus. Quid , € quotuplex fit aggumentatio, Cap. I. 85 1C füpponendá eft ex lib. | RN. deanim.triplice «ffe intel Icétus operatione , prima eft fimplex rerü apprehen fio, qua nimirü res appre4 bendimus nihil de illis armando , vcl nc- £ando ; fictrt oculus corporcus nihil affir» mat , vel negat de colore , quem vidct ; fe- curida vocatur compofitio , & diuifio , & commürii nomine judicium , quia per cam jntelle&tus iudicat de re componcndo , aut diuidendo, i. affirmando , vel negando ali^ quid de ipía , vt cm cognita hominis na- türa iudicat ipfum effe animal, & non effe lapidem. Tertía vocatur diícurfus , feu ar- gumentatio, & ratiocinatio , per quam .f. jntellactus progreditur à cognitione vnius P cognitionem alterius,vt cum cognofcit omine effcanimal, & ex hoc infert , quod elt (ubftantia.Oratio igitur vocalis,aut feri pta qua huic duplici cognitiom fubordi ^ patur quarum vna infertur ex alia , voca^ tur dií(curfus , & argumentatio, c ideo de- finiri (olet,quod fit, orat/e, 4m qua y wm ex alis deducitur, vnde colligitur tria ad argu- gentationem conuenire; are ce dem; , q et illa propofitio e a alia fequitar , eonfequen:, , quod ait illa propofitio ; quz fcquitur, & moram ilatiopis , qualis eft por- , ticula ergo, vel seitwr , aut alia fimilis, per quam denotatur effe connetum. confeques rrr edente , vt v g.Sol cit , ;ergo Ex quo patet confequens à confequen- tia valde differre, nam confequens cft pro- pofitio,qua fequitur polt notam itlationis; confequentia veró eft illatjo illius , feu ha- bitudo.antecedentis ad confequens , vnde eum óptima confequentia ftare potcit fil. fitas confequentis,vt (i dicatur homo eft z- finus, ergo homo cft irradionalis . Et hinc €ft,quod diuerfas habent quo ue ditfcren- tias diuifiuas , nam conícquens dividitur in verum;sti falfum; non fic confequentia, fd ;n bonam , & malam; ratio cft , quia confe- quéntia non cft propofitio , ad quam folum Pars*Prima Inflit, Tratl. III. Cap:I. pertinet verum, & falíum , í ehe ; aut negat, fed eft connexio illatiua propo- fitionum, ad quam pertinet debita difpofi- tio , & conueniens connexio ; conueniens autem, & inconueniens faciunt bonum ,vcl tnalum , non verum , autfalíum ; Confe-: uentia bona eft ; inqua vnum exalio re- e infertur , vt Petrus efthomo , ergo eft ; animal : mala , & vitiofa é contra eft , cun vnum ex alio non rité infertur , vt Petrus, eft homo, ergo dies eft , vndé veré, & vai-- uocé ríon cft confequentia , vt notat Tatar, trac.6. COm, 2.$ , tertio: fciemd um , cum. de. fa&toin ipfa vnuntex altera non. infera-: tur , fed folum apparenter , & zquiuocé quatenus duplici conftat enunciatione ; &. nota coníequentix. Yer $6 Duplex'eft argumentatio , redta) && vitiofa, re&a;et , quz bonamcontinetcó- fequentiam; vitiofa, quz malam , x ide — — ficut malaobfequétiaabfolutécenfequé2 —— — tia non eft dicenda , fic vitiofaargumentae —— — tio nuncupari nequit i. priorum c, $. & t«—— Elench.c.t Rurfus argumeritatio pa ind verdinfert, duplex cft. materials, & ettilo — — la,quzconfequentiammaatérialem comti- —— net, X formalis, qua nimirum continttcü-. - fequentiam formalem; Confeqaentia mae — — tcrialis cft, quz vniuerfaliternontenetfed — — hic, &puncfantum ratione materiz , im — — qua fit ,|eu rationc cermindrum,cx qubus — » argumentatio conjtat,v.g. hec confequena — — tia.Omnishomo eft animalrifibilez ergo — omne ani ifibileefthomo , nontenet — gratia, formz, hzc.n. eadem difpofitioar-" — gumentationisalterimateriz applicatanó — — infer conclufionem , vt v. g. omnis homo eftvimensfentigns,ergo omne viuenssé- ——— tiens cft homoffed tenettancum gratiama —— teriz, quia nimirum fit'in terminis conuer^ - tibilibus. Confequentia formalis eft , qua vniuerfaliter tenct in uc materjà etiam falfa , quia conlequens infertur ex antecedenti gratia forma .i. ratione fitionis extremorum, taliter vt eadé difpo: fitio x. Aun, cuicunque materia ialerat conclufionem, yt omne animal eft fubftatt- tia,omnis homo eftanimal , ergo omnis es a am ar hzc enim eadem difpo itio applicata cuicüque materiz etiam ime pofi:bili conclufionem infert, vt v.g.omne animal eft lapis, omnishomo efl animal,er -go enis homo eft lapis : vndé regula ee- nerzliseft , quod quando feruata eadem forma;n alia materianonhabetur veracó- — €lufto, talis confcquentia non cft formalis, irà 4 , - liinferatur immenfitas , q Quid, e» quituplex fit argumentatio. $tà communiter exponunt Summuliftz có- fequentiam materialem, & formalem,pra- fcrtim Tatar. tract. 4. declarando quatuor modos prime figure , iuxta quam expofi- tionem volunt quamplures folum fyllogi- Ífmum effe areumentationem formalem , quia in co ratione forma fyllogifticz nun- quiam negari poteft confequentia , ceteras veroa tationes effe materiales , ità Ponc.cap.17. vndé Tatar. cit. inquit ; quod nulla confequentia przcisé tencas pcr lo- cum diale&icum eft formalis coníequen- tia, & ficargumentatio ilta , omnis home eit animal, ergo quidam homo eft ani- joel , tenet percoufequentiam materia- Verum tantus rigor non placet , nec ne- ceffarius eft, immo fecundum communem víum loquendi tuncaliqua cenfetur effecó fcquentia formalis , quando innititur me- dio ex fe directe, vniuerfaliter confequé - tiam inferenti , quomodocunque termini difponantur 5 & illacenfetur materialis , ^ quzianititur medio habenti vim inferendi non ex fe,fed pracisé ex fubiecta materia, - . inquaarguitur, & acceptio ifta confequé- tiz matetjalis , & formalis ab omnibus re- - cipitur Thieologis, dum p.p. difputant , an ex omnipatentia Dei confequentia forma- nimirum om nipotentia medium ex fc precise abftrahe- do ànatura infinita , vbi reperitur , valens inferreimmenfitatem |, & plané confequé- tiailla ab vniuerfali ad particularem, dice- re, quod folum fit materialis, videtur irra- - tionabile prorfus, quamuis .n. ex particue lari nonJiccat ipfcrre vniuerfalem , nifi in materia neceffaria, vt v. g.quidam homo eft animal, ergo omnis homo eft animal , & ide hac confequentia fit veré materialis ; tamen é contra ex veritate vniuerfalis, aut falfitate iaferre particularem valetin qua- «unque materia ratione fubalternationis propofitionis particularisad vuiuerfalem; ità fentit Sotus lib.6.cap. 1. de fyllogifmo led.a.vbi ait omnem confequentiam tené- (em per locum diale&icum effe forma- . — Demum argumétatio rurfus duplex eft, 2a illatina folum, alia illatima, & probaü- va fimul , prima ft , qua folam habet vim infercnd;, (ed non probandi quia vc] con- ficitur ia terminis non fignificantibus , aut in mat eria falfa vbi non concludit nifi. ra- tione forma , vel fi fit in materia vera , ta- men 3ntccedens noa eft notius confequen- 61 te,cuius defe&tu antecedens non habet vim probandi confequens , &fi ratione conne- xionis neceffariz cum illo habeat vim il- lud inferendi . Hiatiua veró , & probatiua fimul eft, qua habet vimrinferendt, vel ra- tione formz, vel filtim matertz connexa , ac etiam habet vim probandi,qu:a e pro pofitio eft notior alia , ac proindé ex noti - tia illius bené deducitur notitia alterius, vt cum ex definitione cócludinus definitum, aut paffionem de definito monttramus; So- let ctiam argumentatio diuidi ex parteno- te illationis in caufalem, conditionalem , & rationalem,nam nóta illationis effe po- teft quia, fi, aut ergo , quz diuifio facile in- tellgitur recurrendo ad dicta c. 6. praced, traét.de propofitione hypothetica . CAP VWI-IE De fpeciebus argugientationis , 87 Vatuor folent affignari argumen- tationis fpecies ex Arift.2. Priorü cn 9.& deinceps 5 Exemplum, Indu&io , Syllogifmus , ac istis] ; Exemplum eit argumétatio, qua aliquod fingulare pro bamus ex vno , aut paucis fimilibus , vt " Deus pepercit Niniuitis penitentibus , er- go & nobis parcet fi penitentiam ageri- mus :vnde medium , cui innititur tota vis mpi ad concludendum ,eft fimilitudo fingularium: hinc Tatar. tract. 5. explicans hanc fpeci i rwocapus aduertit, Q» excmplumnon eft bona corífequentia , nec probatiua, nifi inantecedente , & confe- quente exprimatur terminus fimilitudinis, vt hec exemplum non eft bona argumen- tatio, Ianuenfes funt diuites, ergo , & Ve« neti font diuites , quia non exprimitur tere minus fimilitudinis , ob quem antecedens eit verum .f. propter portum maris . Dcl. phinus tamen ait fuf&cere , fi fübaudiatur 5 dicitur autem exérlo probari aliquod fin- e, quia licet interdum confirmetur a- iquod vniucrfale,tamen ex fua natura. or» dinatur ad confirmandum fingulare 5 & in» ter omnes argumentationis fpeeies hac eft debilior , quia folum tenet per modum fi- militudinis, modo talis argumentatio mul- tis claudicat, vt potat Tatar. z. Priorum ip finc , & idco hac fpecics potius ad Ketho- res Ípc&tat, quam ad log;cos . E Induétio, vtcolligitur cx Arif. Fopic. C10, & 8.t0p.c, 2. X 2. Priorum c. $3. Mtpro. gillio a finguLaribus fufcictter. enumera i NETS LN x. 62 tis ad vniuerfale, v.g. hicignis comburit , &ille comburit, & ità pariter fe habent ce teriigries, ergo omnis ignis comburit ; vn- dé obferuádum eft debere fieri progre(fum ab omnibus fingularibus,quz fi facilé enu- merarinon bens ; addenda eft illa. parti- cula, (9 /rc de ceteris, vel alia fimilis , quz articula fi negetur, petenda eft ab Aduer- ario inftantia, vt Arift.docet à.Topic.c z. uam fi dederit, indaclio erit firma, & có- ans argumétatio ,qua de caufa ex recétio- ribus quam plures negant inductionem ef- fe formalem argumentationem,de quo po- Ífteà: Ex quo patct indu&tionem non effe proprie fpeciem argumentationis ab exem plo diftin&tam , fed differre tantum penes perfectum, & imperfectum, nam inductio €x pluribus particularibus procedit ad vni- neríale,à qua perfectione deficit exemplüs uod ex debilitate antecedentis fingularis olum colligit aliud fingulare , cum tamen fiadderenturalia , etiam vniueríale colli- eret , fieretque perfecta indu&io , & sx fic Arif fententia 1.Poft c.1. vbi exempla pellat inductiones imperfectas; fed quia e inductione 4. fpecialis erit fermoad a- lias i-war tranfimus. SyMogifmus eft argumentàtio tribus pro pofitionibus conftans,quarum tertia fequi- tur ex duabus primis, prima dicitur maior, fecunda minor , tertia conclufio , de quo poítea azemus ex profe(fo.Enthymema eft argumentatio duabus conftans propofitio nibus,quarum vna ex alia infertur ,vt Deus €it bonus, ergo eft amandus,cui fi addas ,p- pofitionem , Omne bonum cít amandum , efficies integrum fyllogifmum ,ex quocol- figitur Enthymema cffe fyllosifmum trun- «atum, & imperfectum, vt ait Arift. 2.Prio- yum c.27. ideo à Syilogi(mo fpecie non Addunt quidam fpeciem aliam argum&- tationis, quz dicitur Dilema ,& diit ar- 10 bicornis , eo quia duas conti- nct partes , ità difpofitas, vcneceffirio co , gatur refpondens aliquid cótra fe admitte- xe , vel negare , vt fi quis affcrat tanquam verum fe per totam horam efapfam in fo- ro fuiffz, aec ibi hiftrionem vidiffe,& alius jtà eum impugnet ; Vel eras in foro bora iam elapfa, ve! non eras , fi primum, erga mentiris dicendo tun non vidiff: hiflrioné, qui tah hora venitin forum, fi fccundum, mentiris adhuc dicendo te toza illa bora in foro permatfiff.-jatque ità cx cónceffione, vcl negatione cuuislibet partis refponfor " 1 eene minori extremitate , vt Sortes Pars Prima Inflit. Traci-HI. Cap.H. conuincitur mendaci j Sed re vera talís ar- gumentatio non cft ab enumeratis fpecie di uería, cum in Syllogifmum formari poffit, fi pro minori addas, /e4 mewtrum dies poteft, & poteft etiam formari in enthymema , placet , immo vt notat Cafil in prolus. ad Summ. c.; . Dilemma non eft reuera vna ar gumentatio,fed duplex pro duplici parte, quam impugnat, vt in exemplo allato rimentum fieri poteft; & re vera eft f cics fyllogifmi hypotheticiex difiunctiuis ex dicendis cap.r1. 88 Quares ,an enumeratz argumenta- tiones fint propriz fpecies , & ab inuicem effentialiter diftinétz ? Affirmar Mafius. r. ' Prior.q.5. & Lemos.ab eo relatus, & vide- tur fuiffe opinio Tatar cit.Complut, verà - lib.3.c.1.quos fequitur Io.de S. Thom. lib. 2.C.5.& lib. 3. c.2.'volunt in rigore loquen- do duas tantum effe fpecies argumétatio- nis.f. fyllogifmum, & inductionem ,ab his vero enthymema , & exemplum folum di- - ftingui , vt perfectum , & imperfectum ine tra candem fpeciem modoiam explicato.. - $ed plané fi 1n rigoreloqui velimus, po- tius ob eandem rationem dicendum eft ne-- v ue indu&ionern confhituere fpeciem cí- ys intam , quia- v. tam enthymema, quam exemplum, &in- — — entialiter à fyllogifmo dift du&tio ad fyllogifmum reducuntur, wtar- - gumentationes imperfedtze 2 vt Arift. docetex profcffo a.Priorum cap. — 12.& cum eocateri feré omnes, & quidem - eeriÀ ra aiam : fc clarascxem-- phum verà reducitur ogifmum accie piendo terminum Mor EE fimilitudi- nem pro medio, & przdicatum conchufio- nis pro maioriextremitate , & fubrectum pro minori extremitate, & fic exéplum i& pofitum reduatur , omnes habentes portür maris funt diuites , Veget; habent portum maris , vt lanuenfes ,ergo funtdiuites, vt. — illi; Indu&io ver reducitur , accipiendo fi nenbee pro medio,& pradicatum con- cluíronis pro maiori extre mitate, & fubic- ut , Platocurrit, &ficdealijs, ergo omnis honio currit , fic reducitur , omne ; €p eft Sortes, vel Plato currit jommshomo cit Sortes,vd Plato, ergo omnis homo cur rit fic fieri redu&tioné exépli,& inductionis ad.Syllogifmum docet.T at.cit trat. s Jcet ibidem , vt fuam defendat opinionem , cat hoc non tollere, quin fint fpecies difta xà Xxhts e ,Qu'a vnam arguncpta- tionem reduci ad aliam ue dpi (e) aliam H Ws 3 ; 4 S ax. T 8 $odbéfpeddur editis: dlen,icd d ipfam probari per aliam per- edliorem argumentationem; Sed id cít mi nusrcáé dictum , quia re vcra talis redu- io demonftrat exemplum, indu&tionem ; ac Enthymema effe amperfectos fyMogif- mos,quare ficut homo, cui manus vcl bra- chium deficit , fpecienon dicitur differre ab homine integro . fic neque a enta- tiones iflz fyllogifmo , & híc modus dice- di frequentior ell, quem (equitur Faber ia Efe(apb.Iheor. 1 Auer(a, q. 2 5.fe& 4 . & ij paffim. t obijciumt Complut, & Io. de. S. Th. quod fyllogifmus , & inductio fint fpecies argumentationis effentialiter diftint zs tü quia modus procedendi vtriufq; eft efzn- tialiter diuerfüs, nam fyllogifmus procedit à toto ad partes, feu ab vmueríalioribus ad rona » & ànotis natura ad nota no- bis, induclio vero procedit modo oppofi- to; tum quia vis concludendi can s eft effentialter diuería, nam tota vis fyllogif- mi cóMiftitin vnione duorum in vno ter- tio,quod in przmiffis affumitur, vt mediü , vudé poftea in conclufione infertur vnio eorum inter fes vis autem concludendi in inductionenó pendetex vnione extremo- rum in tertio, fed ex pluribus fingularibus fficienter enumeratis infert vniuerfaliter fic fieri in omnibus , quas duas effcntiales differentias infinuauit Arift... Priorum c. a yillis verhis Quodammodo opponitur. indu- 4Ho fyllogi[m» bse.n.permedium probe extre. mum dc terti» , Mla vero per tertium probat extremum de medio :naiura jeitur prior , e motiar eft fy logifmus qui frr per medium , no» lis weroenidentior cfl qus fiy per induéchsoné , cumergo ex Aritl.(yllogifimus, & inductio t iormasargumentationis effentiali- ter diuerfas erunt copícquenter argumen- tationes effentialiter fpecie diuer(a . fatis oftendere illas duas differ-ntiasab Arift.cit. infinuatas in- ter inductionem;& fyllogifmum effentialcs non effc,fed meré accidentales, & materia- . les, & quidem primam differentiam ex va- rio dew procedendi petitam ab vniuerfa- libus ad fingularia,aut é contra, etiam ipfi. met Com | sae ape uer lemjquia & fy pimus roceédere Perth vulpe tut; & 4^ iot contra, eam ipfos - enia deícenfus rupem ia in f; frequentius vtizur me- MI EDI M; raró inf. a 6; dimus à fingular a4 vaiuerfale, quà dcfce- damus jidco Arift. Dialcdici ab -0, q iod frégucntius acci-fit«n his irgumentat jni- bus, folent denominare illas aff:rentes in Uispimo procedi à coto ad purtes,ia. a- ud oncé contra, quá refponitorem eratis admittuat Complur. cit $cd nejue alia diffcrentia eifzacia!is eft,ve ipfi patát, quia & finon apparcát ibi extrema intet fe vni« tà €x vi Vionis , quani often daturin antes cedéte habere in tertio,re tamen vera sub- intelligitur ta'is vaio , quiaomnis difcur- fus ianititur illi principio 494cwsqze font eadem vni teris fnnt cadem inter fe vtpo- ftca dicemus , & i quolibet difcurfu cally vnio interuenit faltim implicite , & virtua- litzr,& quo modo etiam in inductione ipfa interueniat,patet ex iam data regula reda- cendi ipfam ad flogifoium » quodautem explicité , & formaliter in ipfa aon appa- reat,non infert effentialem ditferentiam in- teríyllogi(mum ,& inductionem quoad for mam argumentationis, alioquin etiam en- thymema effet fpecies effentialiter à fyMo- gifmo diftin&a,quia in co formaliter,& ex. plicité talis vnio nonapparet ; cum igitur in omni argumétatione requiratur medius terminus, ue implicitus fiué explicitus,ra- tione cuius teneat confequentia, vt aduer- tit Cafil.lib. 2.tra& 5.c.6. cófequenter om- nis argumentatatio eft fyllogi(mus perfe- &us,vel imperfcétus . 89 Quares, an faltim fit aliqua confequ£ tia. ur non fit areumentatio , vcl fyllogif- mus con'mbr. i.Priorum c.i.q. 2. art.3. & For fecalib.s c.7.Morifan.1.Priorum cap. 2.dub.z.exiftimant non omnem confeque- tiam cff: argumentationem,fed quid fupe- riusad cam,& ab ea diftingui, co quod có- equentianon dicat meditim terminum , vt icit argumentatio, vndé ifla eft cenfequé- tia bona i Fonfeca) ex regulis conuer.. fronis deducta,om i: Loro efl animal , ergo «lsquod «»imal eff bomo,tamcn quia in ea nó cft medium,non poteft dici a Dicendum tamen eft omnem cófe- quentiam re vera eífe argumentationem , immóin omni confequentia fyllogifmum includi virtualiter,fy!logifmus Re eren mayis patebit, tribüs terminis trei pofitiones conflituentibus, &ità inter lea difpofitis,vt in primis duabus;lle termi nus,qui dicitur medium,modà cum vno có- see: ouis extremo ,modo cum altero, ex vi cuius conne&tuntur tandem alij duo termi- nijqui dicuntur extrema , in vltima propo- -  fiipoe, mentatio. (64 - fitione,quz dicitur conclufio ; fed omnis confequentia tres terminos includ.t , cum fit connexio confequentis cum anteceden- ti ratione alicuius mei), ergo re vera om- nis ccní:quentia clt argumentatio, vel fyl- logifmus faltim virtuahter , probatur mi« nor quia fi omnis confequentia recte per- pendatur , concludit in. virtute alicuius medi), ve cft videreetiamin iila, quam fa- cit Fonfeca,& ait carere medio, nam rc ve- ra mediumillius cofequentie eft hoc, quod aliquid repertü in tota collectione anima- ' lium eft homoslicet voce non expriaiatur , vndé fic poffet illa confequ. ntia in fyllogil mum cfformari , aliqui , quod reperitur in tota collectione animalium, eft homo , fed aliquod anima! reperitur in tota collc&tio- ne animalium ,ergo aliquod animal eft ho- mo;& vt vno verbo dicamus , regula om- nes,n quarum virtute tenent fimiles con- fcquentiz , putà ex vi fubalternationis,z- quipollentiz,& conuerfionis, funt ip amet meia illa illarum confequentiarum.Dices,multoties conuertens eft zqué nota, ac có- uerfa,vndé deducitur,non .n notior eít ita conuerífa,nullus homo eft se .quamcons- . u uertens ex ea deducta , nulluslapis eft ho- mo,ergo conuerfio non elt argumentatio , quz eli difcuríus à notoad ignotum. Refp. neg.confeq;quia argumentatio abfolute s pta elt oratio , in qua vnum ex alio deduci- tur , quod autem ralis dedu^iio fiat ex no- tioribus,peculiareeft argumétation s pro- batiuz vt patet ex c.r. huius tra&t. vnde in tali cafu vtig; conuerfio non eft probatiua argumen CÁPVT IIL qperegulis communibus bom argumen- , fA ONE, «v] Jio MY forté plüresquá fit opus, : folent afferri regulz à Summu- iftis pro bonitate confequentiz , nos verà €x his pluribus vtiliores , ac vniuerfaliores felegemus. — ; Prima regula eft , quod ex antecedenti veroinbona confequentia femper v ed tur confequens verum,ex poffibili poffibi- Te,& exncceffario neceffarium. Fundatur vero hac regulain illo vniuerfaliffimo prin- cipio apud Diale&ticos , Nom potefl im bona con[équemtia dar) antecedens yerum |, conféquems falfum , [ed fi antecedens ef. ve- rum etiam Co cov[equen: , quod priucipium I " Pars Prima Infiit. Tratl. IH, Cap.IIT. . antecedens verum,& non verum, quz funt eft naturz lumine notum , nam cum con». fcquens trahat poft fe antecedens ratione connexiouis,quam habet veritas cófequé- tis cum veritate antecedentis , idem plane cft ponere antecedens verum;& confequés fallum, quod ponere antecedens non a fo- luté verum, fcd ex parte falfum , quia con^ fequens eft quafi pars quzdam eius, & cum eo connexum, quare fi daretur antecedens verum,& confcquens falfum , iam daretur contr adiétoria. Eadem etiam ratione fi an- tecedens cft pofübile, poffibile quoque erit confequens,nam fi antecedens eit poffibile iam poterit effe verum , ergo confequens nequit effe impoflibile , quod nunquam ve rificari poteft; alioquin in aliquo cafu pof- fet dari autecedens verum. , & confequens falfum. Qua demum de caufa fi antecedens cít nece(sarium, ét confequens neceffarium erit,quia fi antecedens eit neceffarium fem. —— per eit verum , ergo & confequens er debet. effe t iq Pee : ; A aliàs poffet in aliquo cáfu dari antecedens verum,& confequens f; tdi S2" Sed obijcies hos fyllogifmos , quibus ex antecedeati neceffario deducitur confequés. contingens v. g. omne currens mouetur y a omne currenseft corpus,ergo aliquod cor- —— — pus mouetur.Item omne albumveftcolorae — — tum,omnealbumeitcorpus,ergoaliquod — corpus eft coloratum, iam patet in'his sq ry logifmis przmiffaseffc neceffarias & con» —— clufionem contingentem. R. propofitioné- de tertioadiacente in materia contingenti - fupponere exiftentiam fubieéti, qurexplie — catur per aliam propofitionem do adiacente , vt v. g. Petrus eft albus , fenfus eft, & Perrus eff fci cxiftit, &n eff albus, vno — dé qualibet talis itio in materia có» cingenti eft remo son dear verà .6. diétum eft ad veritate, & neceffitatem copulatiua requiri partem effc vcram , & neceffariam; quod fi vna see fit falfa,vel contingens ; talis etià eua t tota propofitio ; cà igitur ille pre- miffa fint in materia cont ngenti, vt patet donee copsatuzs clique € virtualiter. iuas,& illá qui ualere-huicj6* omne current Epit v (v àmnetalemoucturi& cum primaparstas — liscopulatiuz fic contin ,tota copulatia ! ua crit contingens , & fic de alijs pramiflis difcurrendum cit, ac negaadum ,quod fint necc Wu. iln ^ r 91 Secunda Regula cít, kis De regulis oe diqumentationis, — — 65 dente falfo in bona confequentia fequitur fal(um, & «tram interdum fequi potuerüt ; exemplum primi,vthomo cft afinus , ergo tft rudibilis , exemplum fecundi , vt homo efl afinus ,ergo cft animal ; fic etiam ex im- bili fequitur impoflibile , vt homo eft eo,ergo cit ruggibilis; interdum fequi tclt poflibile, immo, & neccffarium , vt ho- mo eft equus;ergo currit vel cft animal,Sic demum ex contingenti fequitur contingés, yt Petrus currit ,ergo mouetur , vbi confe- quentia eft vtique neceffaria , fed confc- quens in fe fpectatum eft poffibile tantum, & contingens, fed interdum etiam fequi po teft neceffarium, vt v.g.Petrus fentit; ergo eft animal,nam przdicatum, quod contin- genter conuenit fübie&to antecedentis, & eft médium in confequentia, poteft habere neccffariam connexionem cum przdicato confequentis, fic illud inferre, vt patet in allato exemplo.Hic tamen aduertendum eft,quod quando ex falfo fequitur verum , ib: Wibile, & ex contirgenti neceffarium,id non ità fit , quafi przmiffe faí(z,impoffibiles, aut contingentes , veri- tatem, poffbilitatem;ac neceffitatem deri- uentin conclufionem , nemo .n. dat, quod non habet ; fed fit ex cera earum difpofi- tione,nam fic, & fic difpofitis premiffis fe- quitur confequens verum,;pofübile, aut ne- ccffarium , cuius fequela vtique pendet ex ilis pramiífis, non tamen eius veritas , aut poffibilitas ,vel neccffitas , fed aliunde1n fc verum cft, poffbile,vel neceffarium;vt pa- tet in exemplis allatis . 92 TetiaRegula , in bona confequétia, ficut pofito antecedenti. ponitur coníc- quens,non € conta ità ablato confequéti , aufertur antecedens,non e contra, quod a- Jijs verbis dici folet valere confequentiam à pofiticne inferioris ad pofitionem fupe- " 3ioris,non é coptra ; & rurfus valere à ne- gatione fuperioris ad negationem inferio- xis,non € contra, v. g. homo eft antecedés, & inferius re animalis , animal cófe- quens, & fuperius ; valct vtique dicere , cft homo. ergo eft animal, non t;men é cBtra, uia potcft effe animal, quod non fit homo, d equus, aut 1co; rurfus valet dicere, non eft animal,crgo non cft homo ,non tar;cn & contra, non cft homo, ergo nó cft an: mal, uia in plus fe habet animal , quam homo ; cum hec recula fit tritiffima mirum eft , quomodo Blanc.lib.7. fe&.;. fit halluaina- tus diccneo, quod ficut pofito antecedenti ponitur confcquensjità ablato antecedcp- u aufertur confequens , quafi arguere va- lcat à «gatione inferioris ad negationem fuperioris . Quarta Regula , in bona confequentia quicquid fequitur ad confequens effentia- liter fumptum, & abfolute fupponens , fe- quitur, & ad antecedens illius ; quod alijs verbis dici folet , quod valet confequentia à primo ad vltimum ; quam arguendi for- mam Graci vocant acerualem; nam fit acer uatum tribuendo antecedenti przdicata qua competunt confequenti,v.g. homo e animal, animalcft corpus , corpus cft fub-ftantia.&c. ergo homo cft corpus, fübftan- tia,&c. & fundatur hzc regula in jlla ante- predicamentali , quando;alterum dealcera pradicatur, &c. & intclligitur ficut illa. Quintatandem eft , quicquid repugnat conífequenti effentialiter fumpto , & abfo- luté fupponenti in bona confequentia , re» pugnat & antecedenti; quod alijs verbis di- & folet , fi ex antecedente fequitur confe- quens , ex oppofito confequentis fequitur oppofitum antecedentis . Ratio eft , quia fi €x oppofito confcquentis non fequitur op pofitum antecedétis,ergo poterit ftare op- pofitum So Nenci ins , quod.verum fupponitur,cum ifto antecedente; & fic da- bitur antecedens verum, & confequés fal- fum , & hac regula frequenter vtimur ad oftendendam bonitatem cófequentie pro- cedendo à contradictorio confequentis ad contradictorium antecedentis . $3 Vetes, quando liccat argumentari ex fuppofitione impoffibili, Scotusin 1. d.11. q. 2.füb A. docet modum;quo licet vti hu- iufmodi argumentandi forma , effe quod fuppofitio impofübilisita fiat , vt aon fe- quantur ex ea contradictoria per Jocü in. trinfecum ( nam ex fuppofitione impolffis bili contradictoria aliquo modo fequi feme per neceffe elt) fed vna pars contradictio- nis per locumintrinfccum, altera veró per locum extrinfecum dumtaxat ; ratio huius eft quia vt talis forma argumetandi fit bo- na,rcquiritur conflantia fuppofitionis, feu confiftentia , non confifteret autem , fi ex ipfa per locum intrinfccum ftatim fequatur vtraque pars contradiclionis , v.g. ex ifta fuppesitore impoffbili ,fi Petrus sen effe uximal, fet komo , pon poffumus arguniéne tari, quia &cwe formaliter , & intriníccé in» cludit 2nimal, at que ità ex i!Ja fuppositio- ne per leceim intiríecum fequitur vtraque pars centradistionis, .f. amimal, (y nen amie x«l, vndenon poneretur Wo cafu cone fans uc "ull wtiWN 66 ftantia Wronrhag e ci formaliter, & in- trinfecé feipfam deftrrueret; inquit igitur Doctor,quodlicctpositio , quz ftaüm ex antelleétu fuo includit contradi&oria , non poffit admitti, qualis cft allata, tamen illa uz ex intellectu fuo tantum vnum cótra- i corium includit,& aliud non;nisi per có- Ícqucntiam accidentalem, vel perlocü ex- trinfecum, bené videtur poffe admitti ,quia tali positione posita poflunt fuftineri regu- Iz difputationis, potcft .n. concedi fequens coníequentia effcntiali ,& negari repugnas; Siautem inferatur aliud repugnans fequens per locum extrinfecum , vel contequentia accidentali, negandum cft illud fequi , quia propofitioilla,per quam talis confcquentia teneret;dcftrueretur ex positione : vndé ex ifta füppositione impofkbili ,/f Petrws so effet rifibilis, eff: t bomo, poffumus argumen tari,quia circumícripta risibilitate ponen- Petrum in effz hominis non ponuntur contradictoria ex primo intelle&u positio- nis, fcd tantum altcrum, f. quod Petrus sit homo. reliquum ver, .f. quod non sit ho- mo non ponitur,nisi cx confequentia acci- dentali, & pcrlocum extrinfccum cxremo tjone paffionis rémouendo íubicdtum , & 3dcó ilta positio non sic includit opposita , quin poflit admitti , & hunc dicendi modü amplcótitur Hurtad. difp 15. Mctaph.fcét. 9.8. 114. Ruríus aduertit Doctor ibidem , quod €tiam ex remotionc impofíübili vnius pre - licati effencialis,quod nó sit ratio inhzrene tiz alterius pradicati, poffumus argumcn- tar/;quia adhuc contradictoria non fcque- . yentur per locum intrinfccum,v.g. ifta fup- tio eft admittenda , fi per impoffibile non effet animal ; & effet rationalis , adhuc difcucreret , & ab equo ditlinguere- tür ratio cft, quia efto anin;zlitas fit predi- «atum effcntiale hotnin:s , tamen quia non ( principium formale diícurrendi , nec diftintiuum à brutis , idco ctiam tuppofi- ta animalitatis carentia bené adhuc infer-- tur per lgcum iatrinfecum quod homo di- fcurreret;& ab equo diftinguerctur altera ahtem pars contradictionis ,.(. quod non .difcurreret , nec ab equo diftingueretur , pon infcrtur ,nifi materialiter & per locum extrinfccum,cx idcntitate.f. animalicatis cü rationalitate , cx qua per concomitantiam fequitur,quod fj homo non «ít animal , ncc etiam ft rauionale;& per confequcns,quod non difcurreret , necab equo diltingi re- tur 3 & fequitur hunc dicendi uodun. Val- Pars Prima Inflit, Tracl. HT, Cap.1T. uez p.p.difp.147.c.r. Vtrumque vero ap- kar 4 7v Mid examen Cáfilius sm tract.z.c.vlt. quia re vera vterque recidit in idem, & huc collimat, quod valeat argu- mentari €x M disi impoffibili ,quan« do ex eanonfequuntur contradictoria per locum intrinfecum : valdé autem notanda eft hzc arguendi forma;quia finis eius eft ; vt Vafquez aduertit , perfcrutari rationem formalem rei,vndé apprimé inferuit ad di- funguepdam caufam formalem;X pradica- tum quodcunque intrinfecum à conditio- nibus , X przdicatis extrinfecis. CAPVTIV.. | De indudtione ybi de afcénfu ,« defcenfn - 94 , WViainter omnes mentationis fpecies Inductio , & Sy!logifmus principem obtinent locum , intantum vt aliqui eas agnouerint pro veris argumen« tationis fpecicbus abinuicem effentialiter diflin&is , idcirco de his fpecialicer age- mus, de Indu&ione quidem in hoc capite 5 de js ves autemin fequentibus. —— — Inducti illatio propofitionis vniuerfalis ex futs fin» gularibus, vbi fingularium nomine ; vt no* tat Tatar.z. Priorum Mes MN mo jintelliguntur non folum ea ; qua funt veré fingularia , fed etiam qua: funt minus — vniucrfilia refpcétu magis vniuerfalium, & partes re(pgctu totius ; ficut enim à fin« gularibus rrogredimwr ad vniuerfalia hoc modo , hicigniscalcfacit, & ille ignis, & fic de cateris , ergo omnis ignis ca- Jcfacit , fic etiam progredi poffumusà mie nus vniuerfalibus ad magis vniuerfalia,& à rtibus ad totum hoc modo;omnis homo entit,& omnis bcíftia sétit ergo omne ani- fentit; & ctiam , caput valct , ftomacus valet , & fic de alijs membris , ergo totum animal v;let. : Vtautem 1ndu&tio fit bona confequen- tia, & rité inferatur vni is ex. fuis fin- ularibus duz prafertim requiruntur con» ditioses.Plina cfl, quà tradit Tat.cit.quod inferatur mediante i(la particu!a év j;e de «lj: , velaliquafibi aquimalente , & hoc quando ron erumeratur omnia fingularia; quando autem enumerantur , ponitur bac ilia particula, de zm fmt plura jadhibitis.n. iftis parc;culis redditur bona confequen- tia, quia tunc yw » itarinfts - Et fi quis pctat;quid intclligatur per illam pa euam, jede olgulcip-Tacar qudin- ! tci- oitaque, vt diccbamuscap.s.eb — De Induclione afcenfu, eo defcenfu, telligitur vna propofitio vniuerfalis figni- ficás effe, ficut fignificatur per alias fingu- lares formaliter expreffas,vt Sortes currit, ZPetrus currit,& fic de alijs &c.seíus eft, &, quilibet homo alius à Sorte ,& Platone cur Tit, ergo omnis homo currit. Et fi quis di- * €at, ergo in inductione proceditur àb vni- ueríaliin vniuerfalem.. Refp. Tat, quod il- la vniuerfalis in antecedente dicitur fingu- laris rcfpectiué quia eft minus vniuerfalis, "quam illata in confequente : , Alteracóditio,quam idem Tatar.affignat a. Phyf.q. 2.8. Guarthfciendum ex Scoto in 2 d 2.q.5.k.eft quod vt vniuerfalisex fuis fingularibus infératur , non fufficit , uod omnes fingulares fint verz, fed vlte- rius requirirur, quod omnes fint compoffi- biles, cum vniuerfalis zquiualeat fingula- ribus copulatiué,vel copulatim fumpüs v. .omnis homo currit ,zquiualet his fingu- faribus,& Petrus currit & Paulus currit, & fic de alijs vel Petrus , & Paulus , Franci- fcus;& alij homines currunt. Ratio eft quia multoties contingit , quod fingulares sint verz, tamen quia non omnes funt compof- fibiles, ideo non re&te inferunt vniuerfalé ; rem — or cit. : pcne exemplo; ponamus;ait,quod hic fint decem Or cur in pondere equales, & quod Petrus non poffit portare hos decem lapides fimul, fed nouem tantum, ifta propofitio vniuer- falis poffibile eft omnes hos lapides portari a Petro falfa eft, non quia aliqua fingularis in fe fit fala, quia verum eft , Petrum poffe portare hunc lapidem, & illum, & illum,fcd uia aliquibus determinatis , eit aliqua in- ditermigstsincopdile uügicunque.n, nouem fingularia funt compoffibiliz, & de- cimum indeterminate eft "pte il- lissoportet igitur ad rité in jK col- ligendam vniuerfalem, quod omnes fin lares fint verz,& fimul com iles, tàm fingulares determinatz , quà indetermina- tz;quia fi omnes determinatz effent com- sÀlibilcs fed aqua indeterminata eis re- pugnaret, adhuc nó re&é colligeretur vni- uerfalis,vt c inallato exemplo , fedcó-  ]a mitteretur fallacia fizurz di&ionis(ait Do- &or) arguendo à pluribus determinatis ad vnam;qua doctrina vrimur difp.vo.Phyf.q. 3 ad fo arguméta Nominalium , qui- bus conantur oftendere continuum poffe à Dco fimul. diuidi in emnes fuas T , illam diuidere,& fic de finzulis ; & pari ra- ———— 9 da ^! 67 producere;quia in hocinfláti ret-ít à Deo produci hic homo , & ille , & ille , & fic de fingulis. 95 Hisobferuatis cenditionibus modus arguendi per iaductionem eft optimus, & vocatur Alcenfus,quatenus pcr eam «éfim à fingularibus aíccndimus ad probationem vniuerfalis, vnde afcenfus ordinatur ad in- ueniendas, & probandas veritáte« vniuer- fales,vt vniucrfiles funt,.i. inquatum con- ftant ex fingularibus fub eis contentis, non ,n.melius probari potell; quo aliquod vni- uerfale sit talc, nisi quia eius singularia süt tilia, Defceníus vero eft modus arguendi oppofitus induélioni , clt .n. progreffio ab vniuería^ ad fingularia, v.g .omois ignis ca« lefacit,ergo,&hic ignis, & ille ignis cale. facic & ideó folet etiam dici reductio , feu deductio,& przcipué ordinatur ad often- dendam falfitatem vniuerfalis,vt vniuerfale eft ,optimé.n.oftenditur falfitas vniuerfalis deícendendo fub illo,& oftendédo aliquod fingulare non effe tale. Verum tamen eft , quod fuppofita veritate vniuerfalis inuen- tà per cenfum, comprobata , etiam de- fccnfus defervire poteft ad oftendendami correfpondentiam vniuerfalis ad fingulatia fub eo contentasex quo colligitur afcensi, & defcenfum deferuiread oftendendam ve- ritatem , vel falfitatem propofitionis vni- u erfalis . ^^ Acéníus, & defcéfus eft quadruplex co- latinus, & copulatus,difiunctiuus , & di-« un&us. Copulatiuus eft qui fit per con- iunctionem ev,aut fimilem copulatiue ac- ceptam , .i.Copulantem , & coniungentem ip as propofitiones , non terminos propo- tionis . Copulatus vero eft,qui fit per eà- dem particulam, copulatim fumptam, i, eoplantm Jaen vnius extremi,non auté ipfas propofitiones ; Difiunctiuus fit particulam »e! difiun&tiue fumptam, i.iun- p propofitiones . Difiunctus cft ,qui t per eandem particulam difiüctim acce- ptam,,.i. jungentem vnius extremi 3 Ex quo patet defcenfum , & aícéfum copu- e em € 0, to n in $ fcenfus,vel afcé(us per h icam pro- posco nm icis conftá- tem;in iftis véró fit enumeratio fingularium vnicam propofitionem cathegoricam , ied Ü conftat omnibus 'cuius alcerüm extremum » in defceníu quidem, aut afcé- fuc cto Xa Hoc - - LE E ductum: S " TE wt 68 Pars Prima Inflit. Tract-III. Cap-IV. Hoc totum manifftatur doce1do mo- dum refoluendi termiaos : fi cerminus diflributiue fupponit à propoficione vmi- uerfali defcenditur ad plures fingulires copulatiué, vel ad vaam dez copulato «x- tremo, X verbo fingulari , fic,o nnis homo eftanima!, ergo hic homo elt animal, & il- lc homo cit animal, vel fic, ergo hic homo, &ille homo, & ille c(tanimil; nullus ange- lus eft corpus ; ergonec Michal eft cor- pus , nec Gabriel eft corpus , vcl fic, erzo ncc Michael,nec Gabricl , nec Raphacl ctt corpus , afcefus veró fieri debet é cotra. Si aüt terminus fupponat colleétiué,tüc aíce dendum elt, id defceniendun copulatim fic , 2mnia elementa (unt quatuor , ergoi- gnis, &aer, & aqua, & terra funt quatuor, nonautem ignis eft quatuor ; omnes Apo- ftoli funt duodecim, ergo hic Apoltolus, & hic , & hic &c. funt duodecim , aut é con tra , fi visafcendere. Si veró terminus de- terminaté fupponat , deícenditur à propo- fitione particulari ad plures fingulares di- fiunctiué fic, aliquis homo currit, ergo hic homo currit, vel ille homo currit, &c. aut ad vnam de difiun&o extremo fic,ergo hic homo, vel ille homo &c. currit: & écon- tra afcenditur. Si randem termirius fuppo- nat confuse eodem modo defcenditur , & afcenditur à termino confufo ad fingula- res ,& é contra , quz omnia melius perci- pom recolendo dicta. de fuppofitioni- us tract. r.c. ro.Et hic aduerte,quo4 vcri- tas in defcenfu copulattug z(timatur ex (in gulis parribus, quz copulatiué enumeran- tur, inco onon ex singulis , fed ex omnibus simul collediue fumptis partibus &€x tota carum collcé&tíonesin disiuntiuo attCJitur ex vnica determinata parte jlicet fub disiüctione significata; in disiunéto de mum ex omnibus cófusé , aut ex vna parte Íola prorftistamen indeterminata, & vaga à par e rei,qug omnm conttant ex diclis de fappofit. loc. cit. quod fi plura defidcras vide tractat. de Defcenfu apud Tatarer. ' 96 Quares,an Induétio sit bona,& for- malis con'equentia,feü argumentatio? Ne- gant Conimb. 1. Priorum c.4.q.a.art. y. A- micus tractat. 2 5. difp. 1. qu. 2. dub. s. Ioan, de S. Thom. p. p. log. q.& art, 2. confentic ex parte Tat. 2. Priorum. qu. vlt. $. Dubita-. tur. fecundo , & Poncius cap.2z. Log. par- uz & quidam alij, quod eo magis afferunt de exemplo, ac imemate. Dicendum tamen eit effe bonam, & formalem coní.« F féruari IM conditionjbus ajJatis, ità 1. A: T ! — communis , & probatur autoritate Arift. 1 Top.c.12. vbi habec, quod inductio cft inftrumentum aptius fyllogifmo ad perfua- dendum, X apertius , & fecundum fenfum notius: Tum 2. ratione quia efficacius pro» bari nequit vniuerfale cfle tale,quam olten- dendo fingularia effe talia , fic veró proce- dicindudio . Tum 3.quia confequentia ab zqui;ualenti ad zquiualens formalis eft , ac efhcax 5 fed ità procedit inductio ex fingu- laribus.n. copulatiué fumptis infert vniuer- falem 1llis zquiualencem ; Tü demum;quia vt diximus c.z. tàm Inductio, quam enthi- mema, & exemplum habent fuiim medium, ratione cuius concludunt, & funt virtuali-  ' ter fyllogifun; crgo funt argumentationes forinales, & ex vi formx concludétes, quia eft virtualiter fyllogiftica, atque ità defen* dunt Mafius hic q.5. & Blanc. difp.z. Pla. difp.de indu&t.q.4. licet neget de exemplo. Sed contra PUR; quod non fit for- malis confequentia , immo nec bona , quia vis probatiua indu&tionis tota confiitit in roceffu à diftributiuo ad collectiuum, fed ic proceffusin multis vinofus deprchen* ditur, non .n. valet, poteft homo viuere fi» ne ifto cibo, & finc illo,& illo, & fic de alijs fingillatim fumptis, ergo viuzre pozcit fine omni cibo ; poteit effe (ine ifto loco,& fiae illo, & fic de alijs diftributiue fumptis, er» go fine omni; poteft vitare hoc peccatum veniale, & hoc, & hoc, ergo omnia: poteft Deusin hoc inítanti facere hunc , & hunc hominem, ergo & omnes ; potcft diuidere. continuum in hanc, & illam partem,& ill, ergo in omnes, & ità in alijs multis argue- re poffumus ; imó fecundum logicos à di- ltributiuo ad collectiuum non tenet confe* quentia, nam przdicatum, quod tribuitur terminis in Íu copul tiuo , nequit trt^ bui termino commuüni a4 quem fit aícenfus; fupponenti copulatim , quod eft (apponere colle&iue, & ratio elt, quia fubiecta afcen- fus copulatiui funt. fingularia feorfim fum- pta, & fingillatim, fubieétüm veró eopula- tum eft collectio , feu fingula fimul. Tum quando etiam teneret talis confcquentia y tamen eft prorfus inutilis, co quod nó plus, immo mins, & peiori modo cogaofcamus rem in conclufione jac in premifhis,co quod in ijs diftiaée , inilla confuse rem cosno- fcimus., Tum 5. quia in 'nduclionc nibil có- cluditur vi formz, quia non habet certum numerum pramiffarum, fed modo plurcs ; inodó pauciores , Imo ctiamfi emnia enu- merentur fingularia, adhuc non crit Iram LE " d fd lc OPI EL. CN. : De Indu£lione, afcenfuy eg] defcinfu . 'fis'argumentatio', quia nihil diuerfunr cric "inconclufione ab co, quod eft in prauitüs . "Tum 4. Arift ;. Poft aitinducentem non dc- nionftrare ; ergo non neceffario inf zrt , & idco non eft formalis argumentatio. 1an- denm, quod tanto minus excmplum, & £a- thymema fint argumentationes formales 'probatur, quia ad formalem argumenta- tionem requiritur , quod nullus cerminus "fitin confequenti ,quinon fit in anteceden- ti, & in antecedent fic aliquis , qui non fit "in confequenti, alioquin ex quolib.t ante- *cedente poffet inferri quodlibet conte- quens, v.g. homo eft animal, ergo eft irra- «tionalis , fed jn Enthymesnate aliquis tcr- 'th:nus ponitur in coaíequenti, qui non erat in antecedenti, v.g.omnis homo eft animal, "ergo eft fenfitiuus, ly. fenfitiwu: , quod cft $n confcquenti, non elt in antecedenti ; fic ;etiam in exemplo v. g. Salomon inucaire "fion pocuit felicitatem in omni gloría fua, *er&o neque Alexander inueniet . "o €$ ad primum;quod quando commu- niter dicitur vim Indu&ionis confiftere in "proceffu à diftmbuciuo ad colle£t:uum , non accipitur diftributiuum, & collcétiuum ia rigore, diítributiuum nempé pro folo aícc- fu copulatiio , & colleétiuum pro termino fcpponeute copulatim , quia fit inductio tà afc:nfu copulatiuo ad terminum di(tributi- we (apponentcm, quam afcenfu. copulsto ad terminum fupponeptem ;collcétiue , fed per proccffum à diftributiuo ad collecuuü jntclligunt proereffum à fingularibus zd v- miuerfale, quocunque afcenfa fiat t vt veró talis progreffus fit bonus, X efficax, obfcr- vari debeut dux conditiones fuperius mc- morarz , nam defectu f(ccimdz fapius non * tenet, & ità contingit in confequentijs in argumento allatis , licet .n. inillis onines fingularcsfint verz, & etiam omncs deter- minatz fint compoilibiles , (emper tamen ulta indctermipatz,vel faltim vna illis re- gnat, vt patet in exemplo decem lapidü prà ex Doctore allato, quz repugnantia attendenda eft ex particularibus materijs , in quibus arguitur, vndé ft inductio quan- doque non tcnccdcfe&us proucnit ex par- te materiz, non ex parte forma: hanc di f- ficultatem fuse pertractat. Cafilius lib, r. - «rac s. c. fe&t. s. vbi varios refert diccndi modos pro hac re declaranda: fed rcfpon- fio data fufücit. . . Ad fecundum negatur affumptum , quia inductio valde vtilis eft ad fcientias , nam agunt de vniucrfalibus ,.ad quz per indu- LAUS e 69 ctionem. manuducimur , Ad ( robatione n dicimus, quod faltim fcitur de nouo diltin- dte, quod multitudini conueniat prz-ica- tum, quod fiagulanbus rantüm coau nite Íciebatur, & ft argu nencai coacludit;pro- baret etiain à definitione ad d. fiattum nog effz bonam confequentiam; quia arelius co. srl res per d: finitioncin , quan, per «finitum .. Ad tertium hzbeciaductio au- tecedens, X conf-quens, & antecedens vnà totalem preniffiir conítituit ex multu fiu« ularibus jntegratam , & duas przaiiffas t, dum eformatur in fy:lozinum 5 & in conclusione fcizur iden, q304 in prz- mif(lis,fed diuerfo modo; inimo dicere pof- fumus (cin etiam aliquid diuerfum , quia in ea (cimus conuenire tori vallectioti quod in przmiffis fciebamus conaenire xingula- tib .$ singillatim; collectio autem; eft quo- modo effectus particularium compo- nentium ipfam collectionem, X ideó quid- piam ab eis aliquo modo diucrfum. Ad quartum negatur confequentia, quia neqs omnis, qui fy'iogifmo vtitur, demonftrat, & tamen non negatur fyllogzifinum cffz ar- gumentatrionem formalem : demonftlratio igitur y)tra argumentadonem formalem habet, quod neceffirió probat , & infert, non folum ratione formz, fed ctiam ratio- nematcriz. Ad quintum negatur minor, nant implicite, & virtualiter fe habent «n- thymena, & exemplim sicut fyllogifmus, & habent mcdium , rat;one cuitis conclu- dunt, vnde ip enthymematt allato in argu- mcato medius terminus eft eva! deettn. vitia propositio in voce, qua ramen habetur in mente, - f. emne ampmal efl fenfitiuum , sic €t i1 exemplo allito in argumento fub- intclligitur medium quad erit hoc , Salo- mon tt eiufdem raidonis, ac aliis kcx ; ve- rum tamen eft exemplum ab alijs fpecicbus Ra ldctnme. es valdé deficere. *. Dices , informa enthymcmatis multo- ties dari antecedens verum ;& confequems falfum;vt patet in hoc, emn; boi» eft. ami- m «l, ergo omnti bomo esi doctus, crgo not eft argumentatio formalis, ad quam exigi- tur, quod nunquam in fimili fora argue. di reperiatur antecedens verum ,& quens fal(urz.R efp.ob id Iccenti plures Blanc. dilp.cit fect.o.Plgdifp. d de en- thym.q.5. &alios velle enthymema tune tantum cff. formalem argumenrationem , quando difponitur in terminis fabalterna- tis, yt omnis homo c(t animal, ergo quida homo citanimal; tunc.n. cít Hunc Ic SU .70 formalis ratione fubaltcrnationis, aliàs nó . Sed praflat dicere. argunientationem in ebielliooe zddu&tam non effe enthyn.ema, quia ad hoc conficicndum non. fufcft affu- mere pro antecedente , X cófequente duas propofitiones quon:odocunque, fcd tales quod vna infera.ur cx alia, & poffit reduci ad formam fyllogilticam addendo aliam propofitionem, q: od non reperitur in ar- gumentatione allata in obicctione , CAPVT V. De 8yllegifmo, 6. eims principiis contisuti- u15,"vbide figuris eiufdem , 9$ Dee trad. przced. enunciatio- nem diuidi in fimplicem , :& com- pofitam,fcü cathegoricam , & hy poe. cam, & ruríus cathcgoricam in abíoluram, & modalem ; eodem pacto fyllogifinus di- uiditur in cathegoricum,& hypothcticum, & cathegoricus rurfus in abfolatum, & modalem , prout continet propoíitiones fimplices,vel coniunctas ,abíolutas,ve! mo dales; prius igitur de cathegorico eric fer- nio,& fpeciebus eius, de hypothetico po- ftea,& mixto . Arift. it.q. 1. Priorum c t. propé finem, & 1.Top.c. «.fyllogifmü de- finit, quod fft oratio , rm 444. quibu[dam pofi- t1 alterum quid A pofitis neceffe eff contin-  gere,eo quod bac fint, dicitur eratie non au- tem argumentatio , quia argumentatio re vera non elt genus je Pp , indu- Gioncm, &c. wt dictum efl c. 3. & dicitur eratio in numero fingul,ri. vel quia eft vni- .capropofitio hypothetica , vt ait Tatar. tract.4. vel potius,vt aiunt Auer. Philopon. & Euítatius ratione vnitatis medij, in quo .yniuntur extrema in przmiffis , & vnitatis forma fcu difpofitionis cerminorü , & ctiá ratione vnius finis,quia ambz przmiffe or -dinantur ad vnicam conclufionem inferen- dam; A: deed a in plurali, quia cx vna opofitione, ex qua alia infertur, fyllogi(mus non conficitur , fed alia argumentatio imperfe&a, .f. enthymc- ma aut inductio , &c. debent igitur plures ; LH herir affumi,noa que, ácd positz,.i.difpositzin modo,& figura ; & vt notat Tatar.non debet addi particula, € conce(115, quia siué pramitfz sint vera , siue falíz, nihil refert ad fyllogifmum sim- pliciter,feu fecundum formam considera- tum,qui híc definitur, dici tur «/reruo quid 4 pofitis nc.ad denotandum quod conclu- ioyquz fequitur ex pramifiis, cft alia pro. .tenus omnes , vt neceffariam , & forma Anfcrant confequentiam, indig ent Sa or rd Pars Prima Inflit. Tra£lII. Cap. positio ab illi s,& ab eis aeceffarió illata: ob illarum difpositionem , vade ly mece/?e , vt notat Tat.& Alex.non sigaificat necefütaté cenícquentis,quafi conícguens in omni fj logi(me debeat effc ncccffarium , cum «cffe potfit contingens , vcl falfum , fed tautum neccffitatem confequentiz , vt ex przmií- sis neceffario inferatur conclusio , etiam si. illa non sit neceffaria , qua erit de effentia fyllogifmi , sicap.atur pro aggregato ex przmiffis, & coaclusione, non autem sí ca- piatur pro folis pramiffis difpositis, vt cae pit Arifl.2. Priorum, ità docet Tat. 1. Prio- rum q :.in fine, mu : Senfus igitur prafatz definitionis eff , quod fyllogifmus cít oratio difcursiua , in qua posita maiori , & minori propositioe ne (sic.mappellaatur przmiffz, vt mox di- cemus) aliud, f.cóclusio.ab his,quz posita sür f. qur ,.i. deducitur ex vi difpositionis terminorum in przmiffis, v.g.omne ani eft fubftà tia,omnis homo elt animal ,ergo omnis homo cft (ubítátia hzc tertia ppo:i- tio ,quz dicitur conclusio, fequitur a - farió ex difpositione duarum priorum j vn« debreuius poft dcfini:i fyllogifimus , eft oratio diícursiua conftans io cum ex«-. tremis difpofito , vt elt videre in. Íyllogif- " mo allato Sed dices, hancdcfinitionemnoncon- uenire omn'busfyllogifmis , quia nonbys — sitorio,de quibus;infra, — * pothetico;& ex Ap prm effe Ari(t. mcntem fui(f- hic finire fyllogi(mum cathegoricum & hüc. termino communi conítantem; adhuc timé poteft etiam hy potheticus. hác definitioné . . participare,qratenus, & ipfe cathegorici habct regulari, & oricum reíolui;potcft etiam applicari fyl- ogifmo expofitorio,& omnibus alijs, quam, a'em tione terminorum,& propositionum Íyllo- gna iam declarata , & amplius declaran- , & omnes eiídem communibus princi- pijsregulari debent ,quz omnia ex dicen» — dis patcbunt. 99. Quia verà fyllogifmus eft quoddam . compos;tum rationis, ideo habet fua prin» cipia conflitutiva , quz fuptduplicia , alia materialia , alia formaliz; & materialia, alia proxima, vt mropsítuone la remo- tà, vt termini propobtionum,qui in quoli« bet fyllogifmo (unt tres , ex quorum cóbi- nationc trcs quoque formantur propofie - ti9pcs , & idco neceffe e(t vnumquem«. bis - . TFepet, — "4 perprincipia — — pétincathe — JSEEE —————A———ás vts E AI 3 - -— ^ -emnis homo cft fub I -: 4 i - - 4. locumin fyllogi(mo : fecunda mimor ,tertia " E - za ? Y* x: . » D E 5 - -— De Syllogifmo, eiu[que Figuris. E" 5 ratio eft, quia in fyllogifmo dcbct inferri duo extrema effe fimul connexa ob connexionem,quam habent cum aliquo ter tio,prius ergo debet vnum extremum có- necti cum illotertio , & erit prima propo- fitio,deindé debet alterum extremum cum codemtertio copulari, & erit fecüda pro- pofitio,denique ipfa extrema dcbent in có- clufionem inuicem conne&ti , & erir tertia ropofitio; hinc cóftat illud tertium, quod emel in vna , & femelin alia pramiffarum ponitur,vnum faccre terminum,duo autem extrema conclufionis, quz femel in pramif fis cum illo tertio , & femel in conclufione- inuicem connc&untur ,alios duos terminos erc; hoc totum manifeftatur exemplo, fi velimus oftendere hominem effe fubftan - tiam,excogitandum cft aliquod tertium,cü - quotüm homo, tüm fubftantia coniungan- tur, quod erit v.g.animal, fi igitur fubf tiam, & femel hominem cum animali com- ponis,duz propofitiones rcfultabüt, nimi- - rum omne ar imal eft fubftantia, omn: s ho- mo eft animal , poftremó ex his inferendo hominem , & fübitantiam €ffe (imul conne- xa, tertiam conficies propofitionem , ergo itia: prima propo- fitio dicitur meer , cum .n, denominatio maioris fit quzdam dignitas, optimé illi tri buitur propofitioni , qux primum obtinet «onclufio,que ponitur poft notam illationis, vnde coníequens ih plus fe habet qui con- - — elufio,quia omnis propofitio, quz ponitur l notam illationis , dicitur confequens ; -. fed illa , quz ponitur poft notam illationis . in fyllogil mo, d:citür proprie conclufio, ex - terminis vcro ille;quibus fumitur ante con- - clufionem, dicitur medswm, qui iungitur cít medio in maiori, dicitar marer extremitas , qui vero in minori, dicitur minus extremis : "Sed quamuis hic explicádi 1é,& minoré propofitioné, ac ét maloré,& minorem cxttemitatem fit Summuliftarum communis cum Petro Hifpan:tra&t.4. fuper lib.Prior. & Arift: ibidem. Owuuied. tamen €ontrou.4.Summul. pun&. 5. Poncius es - 20. Log.q.,. Auerfa q.z ;.fect.7.(quem fal. Ío Ponc.in oppofitum IGHUE alij Recen- tiores inquiunt non ex, eo dici propofitio- nem maiorem, vel minorem , quod prius , pofteriutue proferatur y fed illam dici ma. jorem propofitionem , in qua medium eft fubic&um , & altera extremitas eft pradi- - catum, & minorem é contr3, in ua medü - ^ pradicatur, & altera extremitas fubijcitur, "or " gL dus maio - 71 & fic pariformiter maius extremum effe , quod in propofitione predicatur de medio, & minus extremum, quod fubijcitur, Hur- tad.etiam difp.10.Log.fe&t.1 1. $. 70. aliter explicat ,vt nimirum maior extremitas fit y quz continct fub fe plura, minor,quaz pare uiora. Attamen recedendum non cft à có- muni , tum quiá ità fignificarunt Arift. & Petr.Hifpan cum alijs Summulift.tum quia ex ges modo dicendi fequitur in fe« cunda , & tertia figuranon poffe afhignari maiorem, vel minorem , quia medium in vna femper fubijcitur,& in alia praedicatur, quod licet gratis concedat Ouuied.hoc ta- men concefli abfurditatem non tollit. AtPoncius obijcit primó Arift. qui r. Prior.cap. s. explicare volens maiorem , & minorem extremitatem ait dco asfem me jorem extremitatem in qua medium efl ( i.fub qua medium eft ) minorem voco , qua. 4 f» medio, crgo propofitioilla , in qua fubijci- tur medium;eft maior propofitio,& in qua rzdicatur eft minor, hue primoloco pro« eratur,fiué nó. Deindé arguit ratione;quia ex maiori particulari nihi] infertur bzne in fecunda figura;at hoc effet falfum, fi maior eit,que primo loco ponitur, nam hic Syllo- giímus optime concludit , aliquod animal eft quadrupes,nullus homo eft quadrupes; ergo aliquod animal non eft homo . Refp. ArifL.ibi,vt ex contextu patet,explicare il- lis verbis,quanam fit maior , & minor ex- | tremiras in prima figura przcisé , non au- té in omnibus;ait enim,» prima figwra me- dium voco,quod eff| im alia , o alind im ipfo extremitatum yero alia efl que pf eee im quo aliud, Ad aliud , fyllogiimus ille non. concludit in fecunda f gira , nifi indirecte cum auté dicitur cx majori particulari nihil inferti in fecunda figura ; id cft intelligen- dum de conclufione direéta. At inftat Pon- cius ex hoc (cqui etiam in fecunda figura affignari debere modos indire&té conclu- dentes quod eft falfum . Negatur falfitas , vt conftabit ex infrà dicendis cap. & n.111. Solet hic quoq. difputari , an conclufió fit de effentia fyllogiími, qua cft feré qua- ftio dc nom ne,quia iuxcà varias Ayllog acceptioncs vtrumq. «fferi poteft; v dicetur difp. 11.q. 1. Breuiter tamen dicei dum conclufionem cffe de effeatia fillogif- mi non minus, quam przmiffas , prout ab Arift. hic fumitur, & definitur, quia ait fil- logifmum «ffe orationem ; in quatit. ijsfe- - funt propofitioncs,quarum vna ex quitur, pct quoddignificat ad eurem de ; gif- imi | tinfrà dicen- por MTEPETIPPSCNMC US IAMENE S CCCANTONCEPP ^ Www. * 72 Pars Pria Inflit. Tra&l.I1I. Cap. logifmi fpe&are tam przmiffas,quam con- vlufionem,& zqué ex vtrifq. conftare nam xe vera ad firucturam fillogifticam tres re- «uiruntur propofitiones . Conf. ratione , quia fillogifmus eft effntialiter confequen ti2, omnis autem confcquentia includit cí- fentia'iter antecedens, & confequens,crgo conclufio,quz eft illatum, & confequens in fillogifmo eft de integritate , & comple- mento ipfius. 100 Formalia item principia funt du- plicia , duobus nimirum materialibus cor- zefpondentia , & quidem cum forma fillo- giími fit ordinatio , feu difpofitio materia €ius,illa difpofitio , qua ordinatur maxeria xemota,(cü termini,dicitur ffgwra , & illa, 2 ordinatur materia proxima, .f. prope» . tioncs, dicitur Medus ; figuraigitur, qus eft forma materiz remotz , ef «pt di/pofi- gio teyminarà fecudsi (ubieclioné , predica fticnc. Mod? qui eft forma materiz ,pxime, efh apta d ifyofitio propo[itionsi im dcbita quan- ditate, Cv qualitate, debita quantitas eft, vt non omnes przmiffz sint negatiuz fed ali- qua sit afrmatiua; debita qualitas eft, vt mon omnes sint particulares, fed aliqua sit vwniucrfalis. Et quia recta combinatio me« —. dij cum extremitatibus , in qua consiftitió figurz , eft criplex , triplex ét datur figura , mà ve! mediü fubijciturin vna,& predicatur inalia,& sic habetur prima figura; vel pre- dicatur in vtraque, & sic habetur fecunda; velin vtraque fubijcitur,& sic habetur ter- tia; quod eo carmine oftendi folet . — $sb, pra, prima: fecunda bis gra: tertia, bis fub. - | Quaresan admittenda sit quarta figura, € tribui folet Galeno, & Auicennz? Mc« ici eam admittunt, & quidam alij etiam €x noftratibus, vt Tat. 1. Priorum q. de fi- 45 fyllogifmorum $. dwUratur primo , Roccus lib.2. c 16. vbi proindé recenfent modos quartz figure , & Camerar. q. 15. Log. Ratio fundamentalis huius opinio- nis, ommitlis alijs minoris momenti , eft, quod tor funt figurz, quot funt difpositio- nes medij termini cum extrenus, fed datur quarta difpositio mcdij cum extregis, er &c. probatur minor, quia poteft ità di- pont, vt predicetur in maiori, & fübijcia- tur in minori, vt patet fic arguendo,oimnis homo eft anima! , omg animal cft (u^flan- tia, erz0 omn's homo eft fubftantia, quz eft forma arguendi valdé familiaris , qua ra- tione conuictus Blzuc. lib.z.fc&. 7. quartá figuram cum Medicis libenter amplectitur, .trium terminorum fic fe habentium , d Verüm peripathetica fchola numquá hác uartam admifit figuram , vt à prima ef- entialiter condiftinctam , & eft manifefta Arift. fententia , qui 1, Priorum c. z. con- cludit neceffe effe feri omnem fyllogifmü per tres przdi&as figuras,& fequugturom nes Scotus 1. Prior q.34. Auerr. r.Priorum c. 8. Zab.liB.de 4. figura, Conimb.& Com- plut. Fuentes,Cafilus,Poncius,Morifanus, Hurtad. Auerí2, Amicus ; & paffim alij Re- centiores; & quamuis varijs modis, & qui- dem vt plurimum inutilibus , vt oftendit Auería q.2 $.fet.2. reijci foleat ab Aucto- ribus citatis, nempe quia inferat condlu- fionem innaturalem , & indirectam; aut : przdicationem eiufdem de feipfo;ratio ta- : men à priori eft illa , quam Scot. cit.affi- " gnàát, & ex ipfo Arift.deducitur,quianimi- — rum difpofitio medij nonpotefteffentiali- — ——— ter diuerfificari, nifi illis cribus modis re- e latis, quod .f. vel in premiffarü yna fubij- m" ciatur, & in altera przdicetur , vel iavtrde —— 50 D. ue predicetur, vcl demum in vtraqué — füblyciatur ,ergocum in quarta figura à — Medicis affignata habeat medium primam —— difpofitionem,plané non crit à prima figue ( racondilmóta , quz in eo pracisé effentia- liter confittit, vt habeat mediü in yna pro- pofitione fubie&um ,inaltera predicatü, Refp.Tatar. quod prima figura poteft capi - dupliciter, largé nimirum, vt eft difpofiti medium fubijcitur in vna przmi ra dicaturin alia ,fiué hoc fit in maiore in minore ; & fic concedit quartam fig 2 non effe à prima condiftinctam 5 alio modo. capitur fpecialiter , vt eft difpofitio trium terminorum ficfe habentium, quod media —— — fubijcitur in maiori, & pradicaturin mie — — nori, & fic cffe condiflin&tam . E erp Hac folutio nulla cft, quamuis.n.verum. .— fit medium in prima figura, itàcommuni- - ter difponi,quod fit fübie&tum maioris, & —— — przdicatum minoris ,idtamen non efhci- —— — tur, vt in prima figura (yllogifmus fiat, fed potius regulariter, vt directé concludat ,— | uià non minus in prima figura foret, fita. ifponeretur,vt medium effec pradicatum — — maioris, & fubiectum minoris, hoc.n prz-- cise primam conftituit figuram, quod me- dium in vna fit fubie&tum ,in altera prx- — — dicatum, qualifcum que hac fucrit , hocfi-: quidem penitus accidentarium eft aBpri- —— ma figurz conflitetionem: Et quod diuere—— fitas difpofitienis medij, quod inmaieri —- Íubijciatur , & in minor przdiccuir « acre cone / ^ Ev 4. v qus). 4» * - — wnitertioysut eadem inter fe; * De principis vegulatiais fyllorifi 75 eontra, non variet primam figurám effen- -tialiter patet ex Arift. loc.cit.qui (zpé trà- e pramiffas, vt magis fyllogifmus có- tur primz regule antepredicamen- tali , vbi tamen nulla ratione dicendus eft voluiffc re exempla quarta fimurz , quam rpíe nunquam agnouit ; ergo fignum eft talem variationem düpoltionis nedij effe prorfus accidentariam , nec fufficere adconftituendam figuram aliquam à pri- ma effentialiter diuerfam. "- Ex hoc patetrefponfio ad fundamentum oppofitz fententiz , & quecunque in op- E tum obijci folent , quamuis .n. poffint eri, quattuor combinationes med:] cum extremis, illt tamen duz , qua medium íu- bijcitur in maiori, & przdicatur in mino- ri, auté contra , non funt effentialiter di- ueríz,immo quia hec combinatio,qua me- dium pradicatur in maiori, & fubijcitur in minori , facit fillogi(mum concludere in- dire&é, vt patet in exémplo ab Aduerfa- rijs allato, vbi minor extremitas przdica- - turde maiori in conclufione; quod cft có- cludere indirecte ,vt poftea dicemus, debc- ret: figura f fi daretur) ad primá re- duci; ficuc fillogifmi concludentes indire-  &é reducuntur ad dire&tos ; maneat ergo *quartam figuram non dari , aut non effe à 7 prima efsentialiter diuerfam , & fillogifmü ma figura , quia habet medium fu m in vna & przdicatum in alia , ctfi non ità difpoficum , vt t» conclüdere dircéte ; - poteft tamen facili negotio jta difponi tvafpenendo pramiffas abíqs vlla penitus alia mutaticne dicendo ,"Omne animal eft fubftantia , emnis homo eft animal , ergo omnis homo ft fubftantia , C.A PVT. VL De frinciphs reguletiuss 'yllotifmi . 301 "A, T Omine principi regulatiuilfyllo N Gifini inécilg anas gei à «ua fyllogifmus habet fuam certituding , K cuidentiam ad concludendum ; funt aute principia huiufmodi; Primum eft gene- ralifimum pro trosungue fylogifmo,etia expofitorio , caius medium eft terminus - fingularis , cft antem tale , Qua fmnteadem jy. ; quorum ynii — efh idem, cum tertio,eum quoalterum num eft sdem non po[[unt ejfe cadem inter fé quoad ab Adueríarijs allatum re veraefse in pri- $ (0. primam partem valet pro r dis affr- : . mutiuis,quoad valet pro ncgan- . dici de nullo; quoad primam partem valet uis, & hoc principium eft tantz efficacita- tis í vt m ipfo fundetur vniuerfa ftructura fyl'ogiftica,vt teftatur Do&tor p. d. 1. q.7. Li.in folut. ad 1.princ. pro 4. q. & declara- tur fic ; propofita quaítione v.g. an anima fit immortalis , ad cognofcendum num hi termini fint cónex:;aduertendum eft , quas habeat anima proptietates , & pradicata intrinfeca , & reperto animam ctfe incor- poream, ruríus eft inquirendum , an incor-' poreum connexionem habeat cum inimor- tali; & reperto ità cffe,tunc re&té poffimus inferre ex hoc ; quod illi termini funt. curn hoc tertio |f. incorporco coniuncti , cffe etiam inter fe coniunctos;Quod fi é contra reperiatur incorporeum cum immortalt non poffe connecti, tunc negatiué conclu- deidom effet nec animam cum immortali cffe connexam ,quia incorporeum , quod fupponitur cum anima effe coniun&tum,nó coniungitur cum immortali ; atque ità ex hoc patet, quomodo ex connexione extre. mitatum cum medio infertur propofitio firmatiua, in qua extremitates vniuatur in- ter fe , & quomodo ex affirmatione vnius* extremitatis cum medio , & negatione al- : terius infertur conclufto negatiua , inqua vna extremitas negatur de alia. Et quamuis' hoc principium fit omnibus fyllogiimis co- mune;eius tamcg vis im expofitorjo luculc- : tins apparet , quia tertium illud, .f. termi- * nus, quieft medium eft magis vnum , cum fit terminus fingularis , in diis ero coni- munis , & ideb hec genus fyllogifmorum eft omnium perfpicuiffimum, vt pote ,quod' ' eft alienum àmultiplicitate praeceptorum de diftributione ,& fuppofitione medij, cü fit fingulare; vt patet in he niscft Deus , Chriftus eft Filius Virginis ; ergo eft Deus ,vtinfra magis conftabit. Alterum principium eft ,.Djci de omn; d$ pro zegulandis aftirmatiuis, quoad f. pro negatiuis: dici de omni cft , quicquid * viu ter. dicitur de fubie&to abfolute» fupponente dici ctiam de quocunque coa- : tento fub illo ,. vt fi omne animal eft füb- b crgo & homo, qui fatiebaiqE. fubilantia. Sic dici de nullo eft, quicquid - vniuerfaliternegatur de fübiecto , negari etiarn de quocunque contento vf nullum anima! eft iapi di intense ftat (ub animali,criclapis, loc autem cipiumnon eft ità vntuerfale »' quia non deferuit ad fyllogi " torjum, vt notat Tat. 7. sum cial rn oc : Filius Virgi- pergeoer?ó.- movet 74 & 5. fed tantum ad illum ,cuius mediü eft terminus comm unis,cui termino dumtaxat applicari poffunt figna vniuerfalia emis e aullur hoc principium conftrucntia , vt il- lum diftribuant pro fuis inferioribus; Et quamuis paffim per hoc principium dican- iur przcipué regulari modi perfecti prima figurz, non propterea negari debet ctiam ccctcros rcgulari,per illud .n. tantum nfi- nuare volunt folos modos perfeétos prima figurz immediate regulari per ipfum ,ad- huc tamen, & alij poffunt mediaté regula- ri ,quatcnus omnes ad perfc&tos poffunt reduci,vt poftea dicemus, Aducrtendü au- tem hic d hoc fccundum principium re- gulatitum à primo dcpendere,quod vniuer falius eft, & ab eo vim regulandi defuere, vt difcurrenti patebit, immó notant Com- plut.lib. s.c. 4. hoc fecundum principium à primo non differrc , vifi penes hoc , quod primum fumitur in ordine ad cff iftud ve- roin ordine ad pradacari ; & quidem vnum affirmari de alio fundatur fupra identitate 3llorum;,ficut vnum negatur de alio ob co- yum diuerfitatem & idco liquido patet hoc. fecundum principium vim fuam à primo ac cipere Conf.ideó .n. ex hoc, quod omnis homo currit per d;ci de emn! , rité conclu- ditur. quod Petrus currit , quia tupponitur probatum Pctrum efsc hondaem.s confe- quenter coniungitur cum hogiine Petrus , & curfus; & idem cernitur ctiam in altero. - tas reas ipfarum interfe; nó quidem reas; iedior tmn ds i Aun ad^ yllo principio dieidé mulio. x - 1o Verunn.vcro quen hzc doctri- nà fit ci uni Summul;Rarum calculo. pro- bata nihilominus Mol.p.p.q.2 s. art.. difp-- 2. Vafq.p.p d.123 pricipii iilud primü, $u« Tore yi tertio.Cre, tàquá uiro ü re- Ípuunt,& non vninerfaliter vcrum nifi re- ucatut ad dicium de omni,& de nullo, fc-. «itur Cafilius lib.3 tract.a. c.2. Fandamé- tum corum vnicum «ft ,quod talc principiü in divinis claudicare vidctur, quia cx idcn- 1itate resli diuinarum perfcnarum cum di- uina effcptia non poteft inferri realis iden- tits earum inter fe ideo hic fyllogifmus nun valet; cff.ncia diuina cft Pater filius eft hec «(fentia diuina,ergo filius eft Pater; Vn dé vt hic, & fimiles Íyllogifini cxpofitori) in diuinis riteforn:éur,vt notat Scot.1 Prior. 4.7 .& oncl.4.pcr diétüm de oi,& dictüde nul Jo regulari debent, ità quod medius -termi-. 1 nus fi fingularis diftibuatur hoc modo , Quicquid cft cffentia diuina cfl Vat r, filius elt «(l«ntia diuinz, «rgo Xc. nám tà confc- quentia tenet fcd maior cft (21125 Cum cr- * Pars "Prima Inflit, Tract. HT.Cap T. o primum illud principium s we /snteas lem vni tertio, rc.non teneat in diuinisni- fi cum inultis limitationibus , quz tandem £iciunt illud recidere in aliud. principium, didum de ómni , X cumé contra fecundum, quocp aptum fit regulare etiam £yl» ogifmos expofitorios in diuinis , vt patet; in  xemplo allato, concludunt Vafquez , &, Molina,Dictum de omni , & dictum de nul» - lo , effe vnicum principium regulatiuum: omnium fyllogismorü. Addit Cafil.princi-- pium illud $4 funt eadem vmi , crc. poni ab Arilt.7.Top.c.i.non autem t. Pnorum: 5; vbierat locus agendi de principijs regulae tiuis fyllogifmorum; fed ibi cátum affignafs fc principium Dic; de omm , 6c. ergo hoc, tantum €fit abfolute principium. regulati«:- unm fyllogifmorum . T Sed fruftra laborant , nam veritas illius. principij eft vniuerfaliffima , & etiam valet. in diuinis, & qnamuis D.Th.p.p.q.2 4.art.3«; & Thomiftz cum ipfo aliquas atferant li-..— mitationes ,vtetiamindiuinisverumfit ;—————— Scotustamencit p.d. .q.7. profertillud,;— — — vtabíoluté verum, itaquod femperygum, — hal " eft,qux funteadem vnitertio,effe quoque — ^ — inter fe eademilla tal; identitate, nontamé, — maiori,quia non poteft cócludialiqua idé» — — 2i titas extremorum inter fe, mifi fea M RA P. illamidentitatem, qua funtcadem medio, - —— — &ficjinquitDodtor,exidehtitaterealiper- ————— fonarum in effentia inferri poteft identie, — — ?h identitate cum effentia funt idem; fyllogif-; - X mus autem allatus, & fimiles,indiumis non; .— ^— tenent,quiaafferuntur,vtexpofitorijicum- ——— tamen re ycra tales non fint , fed foplu/nte ga ta,vt Doctornotatibidem,& fequitur Amas — jii p.difp.io2 c.1.ratio cft,quiamedium — ^. in fillogilmo expofitorio ita dcbet cff« fin- ulare,vt fit fioc aliquid, & incommunicae — — ble vt quod, qualis non cft effentia diuino , & ideo ipfa non etl fuficieas mediugr pro. ^ - fillogilmo cipoivonio, & quando etiam illi , fillogifmi effent expofitorj, prorfusfalsb .— — eft polle regulari perdidum de omm , S. —— — dictum de nullo , quicquid dicat Poncidls ] difp.:o.Log 4. vlr.quia hoc princip o folum regblantur difcuríus , qui procedunt ex vi slicu:us ternini difl ributisrepngnat autem prorfus tcimino fingulari ,quf cftmedium in expofitorio;difiribui;cum infzriora non habcat ,diftribui nomqifeu accipidifiribtt- ——— tiué cfl idcm , acíupponere pro füigilis— — fpisinfcrioribus;:N.cScomuscit.Trimü, —— q.7- 1 EM CN f^ ' 16. Arriaga difp.s.fumm. fect.4.& De prindipijs rtgulatiuis $yllogifmi 3. facit at&oritatem,fe ftandum eft do- ring quam habet in lib.fent. Ari(t. autem t.Priorum folum fecüdi prineipij exprefsé meminit, quia ibi folum loquitur de fyllo- gifmo, sind fumitur terminus có- munis,vt poté qui magisinferuit ad cogni- tionemfcientificam comparandam. *' Quamuisergo magma fic necefficas fecü- di principi nam illo deficiente deftraerc- tur defceníus ab vniuerfali ad particularia, uia virtute huius princípij tenet talis de- cenfus ,omnis homo e(t animal, ergo Pe- trus eft animal, & Paulus eft animal ; immó negato hoc principio duz contradictoriz ent fimul verz, nà ci veritate iftius vni- uerfalis, oishomo eft animal,ftaret veritas huius particularis,aliquis homo aon cft ani mal,quz illi contradicit. Nihilominus faté- da etiam eft neceffitas illius principij Se fint eadem ,&rc. & dependentia huius fecü- di ab illo, nà ex co przdicatum de quibus- uis fulveo contentis przdicatur , quia ipfis -aliquo modo identificatar , vt difp. de vni-. — werídicemus;ergo dici de omni neceffario c (upponit identitatem fubie&orum in prz- dicato,& dici de nullo feparationem, quod bené demonftrant Hurt. di Paeog. lcd. alij Do- &orem noftrum fecuti , & nuper Ouuied. controu. 4.fummul.punc.1. — CAPVT VI. " Regula generales t fpeciales cuiufcunque f- | gura«[Bgmantur. ——- 103 T2Xprincipijs regulatiuis syllogifmi c.przced.declaratis quinque dedi - «untur regulz omnibus tribus figuris com- — 4 munes.Prima eft,qp ex gwrsr megatimis nibil fequitur ,vndé hzc coníequentia non valet, Nullus homo e ft irrationalis, nullus equus eit homo , ergo nullus equus eft irrationa- lis,ratio huius eft , quia non poteft conclu- a ;€o quod medius terminus qui eft tota ratio coniungendi ,cum neutro extremo eft coniunctus, nec etiam negati- ué,quia ad hoc,vt vnum extremum non iü- cum alio medium , debet idem £nedium cum alterutro extremo effe con- junctum ;nam fi vnum extremum ab altero difiungiturpropter medium , debct hoc oriri ex co quod difiungatur à medio, cum coniungitur aliud extremum, & ita ip- extrema erunt inuicem difiuncla; fi au- tem medium cumnullo extremo iungatur , , moncritratio neque coniungendi , nequc feparandi ipía extrema, vnde patet hanc re« gulam fundariin primo principio rezula- tiuo, Aduercendum tamen eft przmiffis in. terdum videri affirmatiuas, cum tamen re verà occultam contineant pegationem , & ideo aon concludunt , vt in hoc fyllogif- mo,omnis homo differt ab angelo , omnis fpiritualis fubftantia differt ab homine, er- go omnis fpiritualis fabítintia differt ab Ángelojomnes hz pre.niffe (uat negatiug, quia ditfzrre eft idé,ac vnu n no ef: aliud ,. & ità (c habét omaes propofitiones;in qui- bus elt relatiuumr diuerfitatis . Sed obijcies, hac confequentia eft bonz,. quodnon mouctur,non currit, Sortesnom moxetur , ergonon currit , & camen eft ex risnégatiuis.Refp.nos hic tradere regu- $ de fyllogifmo cathegorico, allatus aut& eft hypotheticus, nam illa maior huic con- ditionali zquiualet , fi non mouetur, nom currit, & przterea fundatur in hac, affirma- tiu3,0mne currens mouetur.Dices , hic eff cathegoricus, Omne,quod non elt animal 4 non eft homo,lapis non eft animal, ergola- pis noneft homo , & tamen con(equentia tenet ex puris negatiuis.Refp.maiorem ef- fe vniuerfalem affirmatiuam , nam zquiu2« let illi omiac non animal eft non homo ,id- que patet ex regulis cóuerfionis , nam vni- uerfalis affirmatiua conuertitur per contra- pofitionem infinitatis terminis, ac etiá, etft. raro fubie&to infinitato, & hegata copula , vndé hzc propofitio ,omnis homo eft ani- mal , fic conuertitur , onifíe non animal eft non homo , velfic, omne non animal noi elt homo,vi4e Cafil.lib.s.tra&.z. cap.6.. 104. Secunda Regula eft , quod ex puris particularibus nihil fequitur ratione for» mz non.n.valet ,aliqued animal eft homo , aliquis equus eft animal,erzo aliquis equus efthomó , & fi interdum fequatur ratione matériz , vt Miquos animal eft fubftantia y aliqüis homo eft animal , ergo aliquis ho- mo efl fubítantia . Ratio huius regulz eft , quia in propofitionibus particularibus medius terminusnon complete diftribui- tur , .i. nonaccipitur fecundum totam stiá latitudinem,& vniuerfalitatem , fed folum 1nadzquaté, i.fecundum partem;hinc fit,vt ex»vt connexionis cum medio noa fequa- tur ioter duo extrema connexio , quia ex his extremis potefl in. maiori cum hoc medio councéti fecundum vnam partem , &alterümextremum in minori c | cum codem medio fecundum alteram par^ tem, vt patet in allato exemplo , in quo li« Ka ce we ua 36 €et homo, & equus connectantur cum ani- mali,non tamen fequitur connecti inter fe, quia animal nó diftribuitur complete, hiac exttatillud preceptum , quod med:um in aliqua faltim przmiffarum debet dittri»ui , vt fic perfecte poffit con ungi , vel difiuagi ab extremitatibus , alias non regularetur fyllogifmus per dicideomm , vel dici de nullo, in quo principio hzc regula funda- tur ; aduerte tamen,quod quando medium eft (ingulare , vt in expofitorio fyllogifmo tunc re&té cócluditur,quia fumitur in vtra- que przmiffa fecundum fe totum. Scd obijcies,hzc eft bona confequentia, fi aliquis homo currit,aliquod animal mo- uetur,fed aliquishomo currit , ergo aligp animal mouetur, & tame elt ex puris pen cularibus.Refp.hunc fyllogifmü effz hy thetict& praterea maiore effe vniuerfalé implicite ,& zquiualet huic, quotiefcunque aliquis homo currit , aliquod animal mo- uetur,nam ly aliqui: bom (ubiectumin ma- fori, an; pliatur , & fit terminus vniuerfalis r illam conditionalem // , quz zquiualet ni qoot cunque aliquis homo currit, &c. Dices;hic eft cathegoricus , quod lucet vi- dco, Sol Licet,ergo Solem video, & tame eft confequentia bona ex puris particularibus, Refp.maiorem poffe fumi vniuerfaliter,vel particulariter , primo modo zquiualet illi, omnne,quod licet, video, & cofequentia eft bona,fecubdo modo zquiualet illialiquod, uod lucet, video, & tuac confequentia non eft bona, quia poteft lucere cla , quam pmonvides. — — 105 Tertia Regulaeft, quod conclufio fequitur femper debiliorem partem,quare fi vna przmiffa erit particularis , vel nega- tiuz, etiamfi altera fit afirmatiua , vel vni- nerí(lis,conclufio erit particularis, vel ae- tiua, quia negatiua eft ignobilior affirma u1,& particularis vniuerfali . Ratio huius regula eft, quia fi vna prxmiffarum cft af- firmatiua, alteranegatiua, tunc ypum ex. tremum coniungitur cum medio , & alterü ab codem medio feparatur in premmiffis ; p autem aliqua duo ità fc ha- t,vt vnum conne&tatur cum aliquo ter- tio, & alterum ab ecdem tertio feparetur, non poterunt non effe inuicem feparata, ex b .n, quod Petrus efthomo , & equus non homo, non poteft inferri nifi Petrü non . eff: equum. Idem dicendum,fi vna przmif- farum fit particularis; quia ctiam(i in pro- pofitione vniueríali vnum extremum vnia- furi fecundum fc totum, ia par- Nt DM Pars Prima Inflit. Tra£l.1IT. Cap./T1 ] ticalari , tamen alteram extréfum vnitur cum illo tertio folum fecundum partem, 8e ide3 aon poteft infzrri e£: inuicem coane- xa extrema, ni(i fecundum parce, vt om- nis iuftas eit anandus , fed aliquis hom» ei iuítus, ergo aliquis homo eítamandas, non potett iaterri ,omnis homo eft amans dus ob rationem allatam ; ex quo patet hác regalam fundari in primo principio regue latiuo;quia extrema in cóclufione nequzüt habere iater. fe maiorem coanexioaem,quá habuerint ia pr emiffis cum medio. $:dooijaes, fyllozifm1m Arift.z. Cose. li c4. O naes (telle, qua non fcintillaat, süt propé nos, Planet aon (cinrillant,ergo pla netz (unt prop? nos, minor clt nega: iua. Sc tamen coacluto eft afirmariua . Rurfus ex regulis boaz coafequentiz traditisc 2. ex falfo fequitur verum , vt pes fic arguens do,omats equus eít animal, omnis homo eft equas ,ergo omais homo eft animal , ergo noa femper fequitur coaclufio debiliorem Cum plares caufz cócure partem . Demum, & vaa eft per^ runt ad eundem ed &aum , fc&ior altera ,efz&is affimilatar perfe» - &ori, & fuperiori, vc patet de duobus idé on Jus trabentibus , quorum vnus eft po» - teatior altero,nam tractio ponderis fequie tur virtutem potentioris,erzo &c. R Ad m. minorem illius fyllog.(mi effe" affirmatiuam de przdicato infiaito , ac fi diceret , plane» tz funt ftella no (cintilantes, vt patet ex di &is c.3-huius trat. de infinitatione verbi. AÀ2. cum Sammuliftz dicant co nclufionE . fequi debiliorem partem ,loquuntur quoa: attributa propofitioais ad puram fxrmam | fyllogiími atcinétia, qualia (uat affirmatio, & negatio, particularitas,& vniuc alitas non autem curànt de attributis on bus materiam, qualia funt veritas , ' falfi- tas, contingeatia, & dee namforma — aluitur etiam - bonz confequentiz optime falu in materia fal(a5 quidautem dicendum fit etiam de attri^utis fc tenentibus ex parte materiz, di(putant Theologiin prologo de facra doctrina , & in. materia de fide: vide Cafil.cit.fusé de hac re difzréntem , & A». mic.tradt.2 .di(p.4.. 11. Ad s. negatur fumptum,potius.n. rese contra fc habct y uod cum duz cau(x fübordinatz ad cune m concurrunt effc&um, etfe&tus formae liter magis adimilatur inferiori , uamfu- periori , vtapad omneseft in confcfo , & notat Scot.pd 3. q 7. füb A a. & patet de Sole cum caufis inorioribes concurrente; paritas dc duopus pondus - » - - fumpta noit valet , quia iftz funt caufz per accidens fubordinatz, nam quilibet illorü oteft aliquid illius ponderis trahere , at przmifz (unt caufz per fe fubordinatz , "quarum vna nequit fine. altera ctiam mini- mam conclufionisparticulam caufare . 106 Quarta Regula eft , quod.medium nunquam conclufionem ingreditur. Ratio eit manifeíta, tumquia quilibét terminus bis tantum ponitur in fyllogifmo , ergo cà «medium eft bis pofitum in przmiffis , iterü in conclufione poni non valebit ; tum quia fi in ea poneretur, non differret conclufio à pramiffis, contra finem fyllogifmi, qui ,vtex. coniunctione , quam habent duo extrema cum medio in przmiffis , infcra- tur connexio eorumdem exclufo medio . Sed obijcies, hi fyllogifmi tenent , cum -tamen medium etiam in conclufione ha- beant; omnis homo eft animal . fed homo eft homo,ergo homo eft animal . Item om« nis Angelus eft fpiritus , Michael eft Ange- lus, ergo aliquis fpiritus eft Angelus. Refp. in primo fyllogifmo: medium ingredi con- iam Íub. ratione extremitatis,nó fub ratione medij; ia fecundo conícquentia te- netex regulis conuerfionis per acc dens , nam conclufio particularis eft propofitio conuertens maioris, quz eft vniuerfalis af- firmatiua , non auteni tenet ex vi formz fylogitticm. - € * Quinta taadem eft, quod tàm in medio, Quam 1n extremitatibus non varientur pro- priefates terminorum excepta fuppofi- tione , quz prouenità fignis, vndé tàm sedium ; quim extremitates non debent effe termini zquiuoci , nec in vna propo- f£sionc amphari,& in alia reftringi,quia tüc retur à termino magis amplo ad cü- dem minus amplum,aut é contra:nec in có-: clufione diftribui debet aliquis terminus , aui nà fuerit in przmiffss di ributus ; quia tunc argueretur à non diftributo ad diítri- butum : vt verbi gratia , fi diceremus , omnis 5omo efl animal , nullus leo eft ho- mo,ergonullus l«o eft animal,nam animal in maiori non eft diftributum ,i. vniucrfali- ter fumptum,fed accipitur folum pro eo, quod elt in hominc. nam fignum vniuer(ale affirmatiuum non habet. vim diflribuendi terminos remotos,fed tantum proximos .i. fubiedtum non praedicatum, in conclufioae veró dillribuitur;& accipitur etiam pro eo, quod eítin Jeone , nam fignum vniuerfale zegatiuum vim habet diftribuendi termi-- nos proximoes,& remotos; Er ratio vnius De viguli [pecialibus gy) cnn figira:— 727 falis huius regula cit quia fi oppofitum il lius,quod in hac regula przcipitur ,ficrcet , tunc effent in fyllogitmo quatuor termini , & dari poft antecedens verum , & coníc- quens falíu,quod eft formalitimum iudi« cium malz conícquentiz. 107 Ex regulis generalibus c. praced, declaratis defuimitur pro vnaquaque figu- ra fpecialis quzdam regula . Peculiaris 1ta- que regula pro prima figura eft , quod ia ghacinque iyllogifmo eius direct có ente,vt confequentia fit bona , nec debe: effe particularis,nec minor negati Ratio elt , quia fi maior efft particularis s medium innulla przmiffirum. ditribuere« turcontra preceptum datum in fecunda regula generali 5 non effzt diftributum im maiori;quia effet particularis, neque in mie nori,cum,n.in ea medium przdicetur,& fit vniuerfalis affirmatiua (alioquin foret ex puris particularibus) confequenter neque in ea diftribuitur.quia vniuerfalis affirmat uanon diftribuit , vifi fübiectum , &ideó hzc confequentia non tenetjn prima figu- r2,aliqua fubftantia eft angelus, omnis ho- mo eíl fubftantia, ergo aliquis homo eft ane gelus . Item minor negatina cffe non de- bet;quia runc ia conclufione ditribueretur aliquis terminus , quinon eff:t diftributus in przmiffis,& argueretur a non difltributo ad diftriburum contra quintam regulam ge neralem, nam maius extremum. non diftri« bueretur in maiori , quia effet vmuerfalis affirmatiua , ia qua przdicatum non diftri- buitur , in conclufiorie autem diftribue- retur , que effet vniuerfalis negatiua , ir hiv perfignum negatiuum diftribuitur tà ubicctum,quam przdicatü, quia negatio y vt aiunt,eft malignantis nature, X negat de fubiecto,quecüque inuenit poft fe , vt nul« lus homo eft lignum aut quidam bomo nà eft lignam, i neque hoc lignum neque illud lignumyneque iftud, & propterea vniu lis negatiua conuercitur fimpliciter. , noa autem vniuerfalis atfirmatiuajhac igitur de caufa hec confequentia non tenct ia prie mà figura,omnis angelus eít(ub(tantja,nule lus homo eft angel nullus homo eft fubftantia, Aduertendum tamen , quod conclufio effet indirecta , poteft interd maior cíf- particularis ,& minor negatiua y quia tüc ccffant rends, vrinfra conitabit de quibufdam modis primz figus rz indirecté concludentibus einbici Bare fyllogi(mum effe bos num, & i tin prima figue .28 r3 maiori exiftente particulari, v.g. aliquod rationale difcurrit,omnis homo eft ratio- 7 nalis ,ergo aliquis homo difcurrit . Refp. concludere, tátum ratione materiz , nam fi cócluderet ratione formz,hoc etiam aliud argumentum valeret fub eadem forma;ali- quod animal eft irrationale , omais homo eit animal ,"ergo aliquis homo elt irratio- nalis.. — Regula pro fecunda figura eft, quod ex ris affirmatiuis nihil fequitur, vt patet ia foc fyllogifmo , omnis homo eft animal , omnis equus eft animal,ergo omnis homo eft equus : Neque ex maion particulari , vt patet in hoc alio;aliquod viués eft animal , nullus Angelus eft animal , ergo nullus Aa- £gclus eft viuens . Ratio eft, quia fi ambz przmiffz effent affirmatiuz , cum in hac fi- e medium fit predicatum, in neutra di- ibueret contra przceptum datum , quia in propofitione vaiuerfali afirmatiua qu - ies funtillz, przdicatum numquam dillri- buitur, quia cum dicitur , omnis homo eft animal, non eft fenfus, quod fit omne ani. mal, fed tantum illud animal , quod eft ad humanam pce coritra&tum;vel aliquod animal confuse. Si veró maior eft particu- laris, tunc in conclufione diftribueretur ali- quis terminus, qui non effet diftributus in pramiffis, nam vt patet inallato exemplo, maius extremum noa diftribuitur in ma- tori , & dillribuiturin conclufione , & fic daretur antecedens verum , & coníequens Regula tad i gura et R tandem pro tertia H conclufio parzicularis eff: debet , & eid affirmatiua;Nam fi conclufio non effet par- «icularis, iam aliquis terminus diftribuere- tur in conclufione , qui in przmiffis di(tri- butus non effet ,vt patet in hoc fyjlogi(mo , omnis homo elt rifibilis , ois homo eft ani- mal,ergo omne animal eft rifibile , vbiani- mal diftnbuiturin conclufione , & non in premiffis . Sic etiam idem fequitur incon. ueniens,(i minor fit negatiua, vt patet hoc alio fyllogifmo , omnis homo eft animal , nullus homo eft equus, ergo aliquis equus non eft animal, vbi animal diftribu tur in conclufione virtute negatienis ante copu- lam pofitz, cum tamenia maiori ditriba. tumnon fit , quia eft vniuerfalis affirmati- ua, inqua przdicatum nunquam diítribui- tur; & hz regulz funt valdé nocatdz , quia iuuant ad cognof(cerida vitia [yllogi(morü inutilium , ia quibus fccder innétür ali- qusdefedusdillrbugonis. — —— 1— . Pars Prima Inl. T afl IT. Cap.VAI.- CAPVT VIII. A ffignantur midi cuiufecunque fgurd cum eorum exemplis , 108 Corde modis poffunt in qualibet figura propoítiones fecundam quantitatem , & qualitatem. variari , nam fecundum quátitaté quattuor fuat cóbina- tiones,poffant .n. ef: am5z przmi(fe vni- uerfales , velambz particulares, vel maior vniuerfalis, & minor particularis , vel ma« ior particularis , & minor vniuerfalis; & ruríus harum fingulz poffuat fecundum qualitatem quadrupliciter di(poai in fin» gulis figuris , aut .n. funt ambz przmiffz affirmatiuz , autambz negatiuz , aut ma- ^ ior affirmatiua, & minor negatiua , aut de- mum maior negatiua, & minor a ua. Ceterum ex hac tota multi tudine fo- lum nouemdecim moi vtiles funt ad re- &é inferendum,fexad 3s. figuram | tes, quatuor ad 2.& nouem ad 1. quorum primi quatuor diredé concludunt , alij quinqueindiredé ; ille autem modusdicie - tur diredé concludere, in cuius conclufio. ne maior extremitas de minori ic tur, & é contra ille concludit indiredà, in. cuius conclufione minorextremitasprzdi-. ^ — catur de maiori : porró omnes , & finguli - modi tiles cuiufcunque fizurz his verfie —— bus comprehenduntur . : Barbara ,Celarent, aro Ferio,Baralsptom, — - Celaentes, Dabitit, Fapefm2, Frife fom»romz Cefare, Camefires, Feflsno, Baroco, Dara. pui, Felapton, Difamis, Datifi , Brocarda , Feri em. Quorum fenfus difficilis non erit ,fi re- colantur , quz fupra diximus tra&. prz« ced. cap.s. vocalem fcilicet A vniuerfalem affirmatiuam denotare, E. vni nes gatiuam , I particularem affirmatiuam , - O particularem negatiuam 5 ille igitur dictiones fingulos iadicant modos fyllo- pilipomm cuiufcunque figurz , & voca» es contentz in tribus primis fyllabis des notant tres propofitiones fyllogifmi,qua« les, & quantz effe debeant , fi quz verà aliz vocales fuperfunt in qui i &ioni ntur metri gratia . Primi duo verfus explicant nouem modos vtis les primzfigurz , quatuor primifunt di- rade Auouc alij indirc&i : quatuor pri- mz dictiones tertij verfus indicant qua- tC Démodistiofue fps. ^ pp modi tertiz figurz . Erit igitur fyllogifmus 1 Barbera, fi medium t uio fabi jeia- tàr, & in minori przdicetur , fintque tum przmiffz, càm conclufio vniuerfales afür- mátiuz, vt omne animal eft fubítantia,om- iíis homo eft animal, 2 omnis homo eft. fubftantia. Erit fyllogifmusin Ce/are , ac iii fecunda figura, fi in vtraq; przmiffa me- dium przdicetur, & maior fit vniuerfalis negatiua, minor vniuerfalis affrmatiua , & conclufio vniuerfalis negatiua , vt nullum vitium eft amandum omnis virtus eft amá- da, ergo nulla virtus eft vitium; Erit deni- que fyllogifmus in Derapri , ac in tertia fi. ra, fi medium in vtraque nm fubij- catur, & przmiffz ambe fint vniuerfales affirmatiuz , conclufio vero particularis af- firmatiua, vt omne animal eft viuens, omne animal eft fübitantia, ergo aliqua fubftantia eft viuens ; & in tribus figuris tria protul f- fc exempla in primis cuiufque modis fuffi- ceret, fed ad maiorem Tyronum cómme-. ditateminfingulis modis afferre exempla iuuabit;in primis itàque quatuor modis Pe 32 gd dites cóucladentibusità fyllo- gizatur. : : ;* . . Bar Omneanimal eft fubftantia ; bes Omnis homo e(t animal , r« Ergoomonis homo eft " z Ce Nullum animal eft lapis , 1« Omnis homo eft animal, rent Ergo nullus homo eft lapis  B« Omnis homo eff: rationalis , r5  Aliquod animaleft homo, . j  Ergoaliquod animal eft rationale E Te Nullus fpiritus eft corpus, rj Aliqua fubftantia eft pirkus s &»  Ergoaliqua fubftantia non eft corpus . 103 Hac allata"exeipla funt pro qua- tüor modis primz figurz directé concludé- tibus, vbi vt vides, primus continet tres 3 Lo. pars vniuerfales afrmatiuas ; fe- s conítat maiori vniuerfali n:gatiua;. , minori vniuerfali affirmatiua , & conclufio- ne yniuerfali negatiua; tertius habet ma- iorem vniuerfalém aflirmatiuam, minorem, & conclufionem pirticulares affirmatiuas 5 * quartus denique habet maiorem vniuerfa- firmatiuam, X conclufionem particularem negativam ; in alijs vero quinque modis huius prima figurz indireQé concludenti., bus ità yllogizatur, vt in fequentibus: exemplis . * 1 B« Omnis fpiritus cft fubftantia , r& OmnisAngelus cil fpiritus, li Ergo aliqua fubftantia eff Angelus z Ce Nullum animal eit lapis, l«n. Omnis homo eftanimal, tet. Ergonulluslapis cfthomo, 3 D« Omnisleo eft animal , bij  Aliquod rugibile eftleo , tis Ergo aliquod animal eft rugibile . 4 F4 Omne animaleft corpus, Pf Nullum elementum cit animal , 1 m» Ergoaliquod corpui nó elt elementü. $ Fri Miu homo eft muficus, fe Nulluslapis eft homo, ; [e  Ergoaliquis muficus non eft lapis. Exemplanunc adducta funt quinque mo- dorum in prima figura indirecté concluden- tium, vbi vt vides, primus conftat ex majo- - ri, & minori vniuerfali;2ffirmatiua,conclu- fione veró particulari affirmatiua ; fecundus. conftat maiori vniuerfali negante , minori vriuerfali affrmante, & conclufionem vni- : uerfalem negantemzcolligit ; tertius conti« net maiorem vniuerfalem affirmatiuam,mi^ norem particularem affirmatiuam, & fimi- lem omninó conclufionem deducit;quartus habet maiorem vniuerfalem affirmantem , minorem vriuerfalem negantem, & conclu- fionem particularem negantem ; quintus tandem conftat maiori particulari afhrmatie - ua, & minori vniuerfali negatiua , & colli - git concluftonem particularem negatiuam. Modi fccundz figurz funt quatuor fe- uentes,qui tantüm vtiles (unt ad colligen- dis conclufiones ncgatiuas, & in eis iti] fy. Togizatur . 1 Ce Nullumligoum eftanimal [4^ Omnis homo eft animal, — re Ergo nullus homo cftlignum KuND C4 Omnishomoeft animal ,. »ef Nullum lignum cft animal , tres. Ergo nullucitignum eft homo; 3 - Fe: Nullum ligaumn cft animal "ex fi  Mhquishomo cft animal má Ergoaliquis homo pon cft lignum | 3 rwn Wu CC MSRP P E ^. lemnegatiuam, minorcm particularem af- U ' : B4 — Mo C A" - v é MA - — S. - . A $0 4 "7« Omnis homo eft animal v? Aliquodlignumnoneftanimaf, — «€ Ergo aliquod lignum non eft homo. £xempla nunc adduéia funt modorum fecundz fieurg, vbi vt vides, primus cone ftat ex maiori vniuerfali negante, & mino- xi vniuerfali affirmante, & conclufione vni- ucríali negante ; fecundus habet maiorem vniuerfalem zfirmatiuam,minorem vniuer- falem ncgatiuam, & fimilem prorfus con- clufionems tertius continet maiorem vni- uerfalem negatiuam , minorem particula- rem affrmatiuam , & colligit conclufionem particularem negatinam ; s denique conftat maiori vniuerfali afirmatiua,mino- ri particulari negatiua , & fimili prorfus. conclufione . Moditertiz figurz (unt fex fequentes, qui omnes 'tantüm vtiles funt ad elicien- am conclufionem particularem, ac ih eis ità fyllogizatur . Li Omne animal fentit; . Omne animal eftcorpus; — Ergo aliquod corpus fentit; D« v4 pn " F e 6p gon "Di fs mi É Nulla planta cft fenfitiuay Omnis planta eft corpus , Érgo aliquod corpusnon eft fenfitiuü, 3 Aliquod animal eft homo , Omne anímal eft fubftantia ,. Ergo aliqua fubftantia efthomo - Pea: J JD« Omne animal eft fubftantia 125  Aliquodanimal eft viuens, Jf ^ E:go aliquod viueas eft fubftantia. ^ 9v s Aliqua plantanon eft lapis , Omnis planta eft viuens, - Ergo aligjtos yiuens non eft lapis Bro ear do 6 Te. Nullum inima! c(Mapis, - *i . Miquodanimaltft corpus , fin 'Érgo aliqdod corpnsnon cftlapis. | Hzc modó ad funt exempla , vt di- €ebamus tnodórüm tertix &gurz,vbi vt vi- des, prinfüs conftat ex maiori , & minori v- niue;fali affirmante,& concluftoné particu- lari affirmante 5 fecundus cofif'at ex maiore vninerfali negatiua,zhinore vniucríali afr- matiua;& colligit conclufionem particula- yem negantensstertius habet maiprem paz- tícularem affirmatiuam, & minoré vniucr- em a f firmatiam ; ex quibus colligit có- -maiorem particularem, & qui Pars Prima Inffit. Tract. III, Cap.V11r. clufionem particularem affirmatiuá ; quar, tus gaudet maiori vniuerfali affirmante , minori particulari affirmante;& fimili pror. fus-conclufione;quintus contiaet maiorem. particularem negantem minorem vniuer- falem affirmantem, & conclufionem parti- cularem negantem. Sextus denique conftat maiori vniuerfali negante, minori particu-lari affirmante, & deducit conclufionem particularem negantem : Hos autem omries. trium figurarum modos effe legitimos ex. €o conítat,quod i ijs nunquam dari poteft. antecedens verum, quin etiam confequens: verum effe deprehendatur ex vi anteeeden.. tis: qued fi detur aliquis argumentan modus, in quo ex antecedente vero fequae* turaliquid falfum, noneritlegitimus. — '' 110 Sufficientia veró horum modorum: in ftmt figura facile deducitur ex re. ga 1s earum affignatis tàm gencre ous,tüm — pecialibus, nam in prima figura ex. fexde« cim cogibinationibus reijci debent omnes. quatuor purz negatiuz, & omnes quatuor" purz particulares ex duabus primisregulis generalibus,& ex peculiari gurz rejjcidebent omnesmodi,qui habent — noremncgatiuam,.vndé quatuor modi taxat remanent legitim: in prima figura di-- redté cencludentes ; quia veró diximus re- gulam fpecialem prine Gigure folum r. uie " riad concludendum direct2, idcirco adhuc. in ea poffunt admitti alij modi indire&é e. cludentes, in quibus etiam interdum poffit. maior effe particularis; aut minor negati- u2, vt patet in-Fapefmo , € Frifcfomorum ,— Sic etiam in fecunda figura ex duabus pri-- mis regulis generalibus excluduntur octo combinationes, .f..ex puris nezatiuis , & puris particularibus ; & ex peculiari eiufdé regula exchiditur combinatie €x vtraque prami(fa affivmatiua, vel ex majore parti- culari, & vtraque ifta combinatio poteft bis* fieri, .f. vtraque affirmatiua cá maiore par- ticulari, & minore vniuerfali ; vel é contra, - & vtraque maior particularis exiftente pri. mapramiffa affirmatiua, & fecunda ncga- tina, ve[ é coatra , vndé remanent tantum. quatnor modi vules fecundz figura. Sic denique in tertia figura ex us allatis regulis generalibus o&to excluduntur come binationes etiam ab alijs figuris exclufa : & ex fpecialiregula eiufdem , quod minoti exiftente negatiua nibil conclud'tur fiue maior fit particularis ,& minor vniuerfilis fiuc € conu , & fic c. i - come — prümgü. ^ habent mie — AU y E. tur alim dum — & ^ mnznnmdb s SRM $1 voc Demodiscuinfque fegura combinationes, vnde fex tantum rémanent modi in tertia figura,ex quo tandem fequi- tur modos vtiles fyllogizandi effe nouem - decim,cateros vero inutiles,& vitiofos,co rima eis aliquis dcfe- diftributionis ; de hac fufficientia vide Scot.1. Priorum q. 22.23. & 24. Contra fuficientiam modorum primz figurz obijcies, Primó quod fint plures af- tis, tum quia poffunt in ca dari alij : modi direc? concludentes;v.g. Barbari , & Celabo , quorum primus ex przmifüis vni- verfalibus affirmatinis concludit particula- larem affirmatiuam , alter veró ex maiori vniuerfali negatiua;& minori vniuerfali af- firmatiua concludit particularem negatiuá: Tum quia cum quarta fi ex dicis non fit diftin&raà prima. , eius modi , qui funt Y. Bamana,Camene,;DDimari; Fimeto, ad ipfam - pertinebunt,cum bené concludant, Deinde vrgcbis ex alia parte, quod fint pauciores ; or Arift. 1.Priorum c. 5. folum duos mo- s indirc&tos enumerat in prima figura , - Refp.adprimam duas illas combinatio- nes contineri in Barbara, & Celarent, quia fub vniuerfali particularis contin etur: hinc 14 m nec Petr. Hilp.horum meminiffe. modorü , quia Arift. ait, quod omnis fyllogifmus, qui poteft inferre. conclufionem vniuerfalem., poteft etiam in i riub alternationem iflius ad. illam . d AR Od monet Scot.r. Priorum q. 22. diuer- firatem modorum attendendam effe penes p -premiffasnon autem penes conclufionem, vt patet. ex multitudine combinationum allata. Modi autem pro-quarta figura in- uenti- nen differunt à modis prima , nifi ex fola tranfpofitione premi me sréiticoMi, ix dues talis Stanfpoliio non diuerfificat c iter quartam ngu. ram a»prima ex ditis t.e DÀ nds i .. Égura variabit cffentialiter modos . Ad - : fieoskerm parte Tatar. 1, Prierum q fe - o - Ta ME » LJ p-fig.art.1.6. primo fcsendum.,quem Conimb.ibi c.7:q.3. art; 1. inquit Arift.enumeraffe tantum modos, qui dif ad untur à directé concludentibus non fo- m in conclufione, fed etiam ex parte pez- miffarum ,quales funt tantum illi duo; alios tres non enumcrat ,quia non multum dif- ferünt rw , cum illis fint áamiles in miffis . a .. Deindé contra fufficientiam modorum fecunda, & certig figura obijeics,quod.in es »6 ux S notat Sotus lib. s.c.4 lec.vn.not.s:nec Arif. - -: ipfis poffunt affignari modi indire&é con- Cludentes non minus; in prima , ergo. funt multó plures enumeratis; probatur af- fumptum , tum quia nedum Scotus cit. & cüeteri communiter ità docent , fed ctiam elt expreffa Arift. doctrina 1. Priorum c. 8, ibi n. loquens de duobus modis primz fi, gurz indirecté concludentibus Eapcfmo , & Frifefom,fubiungit fieri poffe confimili- ter, & in alij5 figuris , hoc eft poffe pariter in illis indire&é-cóncludi , vt ibi Aucrrocs exponit; tum quia ipfa experientia vrget , vt Doctor oftendit loc. cit. nam 1n Cefare & Cameftres in fecunda figura , Darapti , Difamis, & Datifiin tertia cum eadem di- Ípofitione , & ordine przmiflarum poteft conuerti conclufio , & à conuería ad cou- uertentem eít bona coníequentia, in tali autem caíu minus extremum pradicatur de maiori, quod eft concludere indirc&té; Cocteri ctiàm modi earundem figurarum, .f-Feftiuo,& Barocco in. fecunda, Felapton, Brocardo, Ferifon in tertia poffunt indire. && concludere per tranfpofitionem prz- miffarum; traa(pofitis.n. przmiffis.conclu- fio , quz prius erat diretta, ficindirecta, Xc. e Refpondent aliqui , quibus confentire videntur Fonfec. lib.6. Inft. cap. 13. & Co- nimb. t. Priorum c.7.q. 3. Poncius difp. 20, Log. q.5. n.$5. negando affumptum ; quia Bis indie etenocudineumy radicatur minus extremum de maiori, fcd id. contin- ere nequit in fecunda, & tertia figura, in is:n figuris defignari nequit maius , & minus extremum ex coniunctione cum me- dio in przmiffis, fed tantum in cenclufione ex coniunctione ipforum adinuicem , quia jn illisvtrumq; fubijcitur in fecueda fgu 1 ga,vtrumq. pradicatur in.t siu ego uris, in erit maius cxcremum jin his fig «onclufione pradicat inus , quod in ead. m fubijcitur ;quareimplicabit in adie- &o;dicere poffe n his figuris minus extre- müm przdicari,& maius fubijci; Confirmát Ad ex Arift. qui 1, Priorum c. 6. hoc pacte videtur in his figuris maius, , & minus ex- eremum defigr fodumak is extremi. in fecunda gura effe, quod eft magis pro- pinquum medio, minus, quod cft m " s. di- ro- motum ,.& é eontra sesedqe .€,j maius extremam effe, quod Jongi ftat à medio, minus, quod cft m. Ü inquius.Con rmant tandem,lga eioxrue fSu non hab dielioncs i modos indire pier Op 05; indicantes modos. T 4 v4 ": " , [DN X ^v. $22 Pars "Prima Toftit. Tra. TIT. Cap.VIIT. &tos, ficut in prima , fignum euidens non — fiogis fimplicis.Si vero concludatur iadire" dari incis modos 1ndire&é concludeptes , été per tranfpofitionem pramiffarum , vt ficüt in illa . in cateris modis fecundz,& tertiz figure» 111 Oppofitü tamen verius eft,vtoften-— adhuc modu$ indircctus non erit effentia- dit ratioallata in argumento ; & funda- — liter diuerfus à dircéto, quia ordo pramif- mentum eorum falfum eft , maius .n. & — farum non fufficit diftinguere modos fyllo- minus extremum generatim loquendó de- — gifmorum:Itaq;ad argumentum principale fignantur in przmiffis ex coniunctione cü concedendum cft affumptum , neganda Íe- medio, non in conclufione ex coniundio- quela ob rati onem modo allatam. E31 ne corum inter fe, vndé illud dicitur maius n extremum , qe digniorem d C * CAPV T IX. in przmitfis , .f. in maiori cum medio, i . SU extremum , quod obtinet minus di- De Reduttione Preis snper fallen, gnum f. in mipori ; tà docuimus ex com- ivt x 7^ Le e STR c.s. ergo etiam infecüda,& — 11a A EETOEM c.1.in fine. diftin- tertia figura dillin&io maioris , & minoris guit penes formam duo fyllogif- extremi fuméda eft ex ordine premiffarü, morum genera, perfectos, .f. & imperfe- nó veró'ex fubie&tione, & predicatióné ip- — &os,illos appellat perfectos;qui nullo indi- forü in cocluf. Neq. oppofitü docuit Arift. gent, vt eorum vis, ac neccíliras i conclu- cit.nam longe diucríus eft fenfus verboó- — dendoappareat, & huius generis funt tane rumi ciu*ab eo, quem, Aduerfarij praten- tum quatuor modi prime figurz,in. quibus dupt,vtibiexpoait Sueffan com. 45.ab A- — euidentiffima eft «is cónclufionistiniperfe- uerfa rclatus q.2 5 fe&t. 8. & textus ; vtíó- tosécontrdyocateos;qui indigent "n nat jit obícutus eft ,vt non magispro'eis, probatione,vt corani nélefh - pronobisaddnciqueat.Non fuitau- diéuidemtérappareat, &huiu$generissüt ——— ^ m c - 4 dicantcs modos indirectos fecundz,X ter- — concludentes,quam cete figura- tizfigurz ,vtfa&tum eftin prima , quia vc. rum , elle dirctte concludant , nam c. 'üm vem neceffe diftinétas dictiotiesaffignarein — tám reliqui modi sees eder o riakarum notat Auerfa cit. longe maiorem habent — neccffitas cencludendi non eft ttà i , differentiam modi indire&tiyrimz figurz a — drfin indi&eat aliqua probátione 3 Ex. directis,quarnin caters; rationem affignat  pdttt fyllogifimum imperfectum hic n Scot.cit; quia fi concludatur ind reci? per zceipi cá modo ,quo dicere folemus Enthy conuerfionem conclufionis , vt ft m Ctfa-— menta effe f eni imperfe&un:,, ! 5e; & Canieílres fecündz figutz , Darapti, nimirum cric pars intrinfecá,S effcotia- Difamis  & Datifi tértiz , fuf&étupt ijdem — Irs ad fyllogifiunrneceffaria. , pur, "modi,nam frin fecida fizura fic condiada- — fenfu fyllogifmi cuiufcunque figura funt ^ mus indire&é, Nullus lapis eftáimmal,om- perfecti, igiturin prz£ nti üllogifmusime — mis homo cft aninia! , ereo nullus lapis «ft. perfc&ns pro eo fumitur: , cui Squid eui- fiomo;adhuc ite fyllo jmuseftin Cefare, déptis de ; vtiudicetür enide:ter con- fic etiam fi in tertia fiZura fic conéludamus ludere: ; hataiitem elt imperfcttio qu - 44 (4 E Fatal éftviucns , omne dam áceidéralisdummtaxit, itànótàcTatar. — eft fubfizntia , sd bucifte (yllogifmus ctin. fie.Solia atormodrprim figura. "Darapti: & ratio eft quia vt docct Arift. 1. dicuntür perfcáti;& euidenter ce $5 "Priorum de fyllogifm. poteftatibus , ficut vt'ait Tátar.Ge, .4sdraiur C cundo quia fo. ogifius inferens conclüfiooém vniter- —?i ipfi regulanturimmediaté per Lenin ME l«m poteft etiam inferre particularem — dies de emwi , C dsei de mullo , qua inc '€x vi confequentiz fübaltermationis , ità  ejsfit eai applicatio eorum, quz di- quiinfyrt vnam conctufionem inferre pote cunras vel aegantur vn:uerfaliter , adea. , nit ftm vides ex vi cónfequentiz "quz — rere ra p reno conücrfionis , Cefare infertdire- pam in eis perfecte diftribuitur me $0 illam mio rae tiegathaleh e Sadiré*e , omne "animal cft fubftantia, ergoaliquod viueris Sel aem a rüfilendumjnfi- —— » potent -jnyieri jn qua flat vniucrfiliter cy parte b» uertntem, & fi— fobic&ti; cü pofteain minori przdicetur, — Darapti fest duci illam: larem hecipfo emdcnterofteoditurillud, dequo — — d tiwfer-  pradieatur contineri fübeius «miuerfalitas — fusmqonuertentem ex legibus conuer- — te,& confequeptcr conuenire illi id qm B. 3 I M ! —— LER z: ! "I " £ 2, A De redaélione modorum impevfz&lusad pevfePlus.— 9.3 de.t4li medió. vniuerfaliter pofito przi. eabatur i maiore, vel ne ur , quod eft immediaté regulari per dscj de omms & disci de nullo; alij veró modi dicuntur 1mperfc- , €i, & minus euidenter concludentes, quia fon immediate regulantur per hoc princi- pium, nec in eis fit euidenter applicatio fu» pron: ad ea , quz fub ipfo contiaentur, fed regulamtur mediate, & idco reducuhtur adillos modos perfectos , & per cos pro- tur? vndé vt monet idém Tatar. aliqué modum reduci ad alium non eft de vao fa. cere alium, fed eft confequentiam, vel ine. üidentiam vniusoftendere. per confequen- tiam , vel euddentiam alterius, ,113. Duobus autem modis imperfe&i [roni adpe eas reduci poffunt,pri. mó en Ey Kinda 4. impoffibile; pri- reductjo dicitur oftéftua , quia per eam, apum nd dimus, & 3 ide monftramus fyllogifmum aliquem regulari ' dici de omni, X dici de nullo;altera di- itur ad impoffibile , quia per eam dedyci-. 1 conlequenciam fyllogií(mi vallée dior olopofi Pes VU ARSQUTSDENS VL IDPORCICSK gulatio per dici de omai , & denullo. ... . Vtautem ácilius, & line frere ges Ulis red Aia exercinnta g [unt litere. initiales fingulorum Let ur nia ^n. oftcafiue illi fylogi finrad modum pri- ma figurz, qui a ; m litera incipiunt ,, . . xtParalipton ad Barbara , Cefare ad Cela- bon aia 2d Datis [tina t, Darapzi ad. ino ad Ferio,& fic de 5; aduerteniz funtinfüper qua- tuor aliz confonantes , quiz in medio , y fiae nominis fingulorum imper. iegoctpn rgeg enun vt S.P.M, C- gam li- tera S cat propofitionem indicatam Mn fibi immediaté przcedentem conuertendam effe fünpliciter , P perac- cidens, M defignat conuerfionem | non fuf- ficere, fed przmiffas tranfponi, debere. fa- ciendo de maiore minorem, & € contra. C demum. " dendi aliquod impoffibile, Me eder des ed ararur :Aeduetto Miua fit per cóuer-. gensis sepe Miner fi wif matis Worms mem. e deo. "RES »* I : Me. suben utjunca cono re quatür per conuerfionem * t Isa. $ vult fimpliciter perti, D vera p v acct, COM wult tranfponi , C pr tmp[fibile duci. Q 1^ad adhuc vlter us exemplis declara- tur, Cefare qui eft primus mo jus imperfe- &us fecandz figurz reducitarad Celarét, vt indicit litera initialis C conuertendo fimpliciter propofitionem indicatam per, E,quzimm:zdiaté pracedit S , ni nirü ma- iorem yniueralem ncgatiuam, vt v.g. hic. fyllogifmus factus in Cefare, aullum ignit elt animal , omnis homo efl animal , ergo nullus homo eítlignum , reducitur ad Ce- larent, fi dicamus in maiori propofitione y nullum animal eít lignum . Darapti, qui eft. primus modus imperfectus tertiz figurz,, reducitur ad Dari] , vt indicat litera initiz-, lis O fada conuerfione. minoris per acci- dens , vt denotat litera. P. quz immediate equitue minorem, vaiuerfalem affirmati-, uam, vt denotat litera A , vt v.g. hic fillo-' i(mus fastus in Darapti omne animal eft ubítantia , omne animal eít viuens , ergo aliquod viuens eft (ubítantia, reduciturad Darij, fiin moon dicamus, aliquod viuens elt animal. Baralipron , qui eft modus indi- Lus primz figurz reducitur ad Barbara, vt petit litera prima conuert endo conclu- onem per accideus , vt poftulat litera P , quz reperitur poft vocalem I pofitam in. tertia fyllaba, cui refpondet cóclufio, & ita. hic fillogifmus fa&tus in Barálipton, o ducitur ad 2; fi in conclufione dica. mus, omnis horto eft fubítantia : vbi tame notandum eft cum Tatar. tra&t.5. conclufio- nem d* Baralipton non poffz in hac redu- Gone dici proprié conuerfam per accidés, quia particularis affirmans ex. regulis con- uerfionis fupra traditis non comuertitur int vniuerfam a em , fed in particulare, fed pocius reductam ad fuum ftatum natu- ralem, quem feruat conclufio de. Barbara quz cum fit vniuerfalis affirmatiua, o timé conuertitur per accidens in particularem tem , conuertitur vel potius reducitur conclufio. de Baralipton in vni- Bev pec aou nam cum iint ezdem O0 lipton, & ad c à de Biburs fes ralipton fequitur particularis 12, a ARN id (equitur ad confe [ep Wurepuy uitur etiam antecedens ; ex his exemplis auno Ambien B BLA LLL oochab!OssBrlb LIL,LUL. .LNAT"ouscob. a 84. difcere redu&ionem aliorum modorum , nam Dabitis efficitut in Darij conuerfafim- pliciter conc'ufionc , vt petit litera S, Fa- pefmo manet in Ferio maiori conuerfa per accidens, vt petit P, & minori fimpliciter , vt petit 5, & facta prxmiffirum tranípoft- tione, vt petit M. & fic de fingulis . Bonitas vero reductionis oltenfiuz per conuerfionem propofitionum,vt notat 1dé Tarar.fimdaturinilla regula generali fupe- rius tradita, quicquid fequitur. ex: confe- qucnti bonz confequentiz, fcquitur etiá ex anteccdente, cum ergo fit bona confe- quentia à conuerfa ad conuertentem;quic- quid fequitur ex conuertente fcquitur ex conuerfa, t-lis au'em conclufio fequitur ex conuertente, vt patet in fyllogifmo perfc- &o, ergo eadem conclufio bcne infereba- tur ex conuerfa, q erat przmiff fyllogifini imperfc&ti,& ob eandem rationem infyllo- gilmo rines non femper infertur eadem omninó conclufio, quz fuerat in imperfe- &o, fed conuerfa illius vt in Cameftres,nam cum conuerfa poffit inferre conuertentem, füffcienter hoc. modo probatur conclufio' jniperfcati fyllogifmi: Diximus autem omn-' nes modos imperfe&tos poffe reduci often- Ímé ad perf-&tos exceptis Baroco , & Bro- cardo, quia cug altera pramiffarum in eis fit particularisnegatiua, quz conuerti non contrapofitioné, teft, nifi in fei x d altera vniuerfalis affirmatiua, quz taptü — ri fireducere- conuertitur per accid.ns, tur oftia , fieret Mog; Ts $ ex puris ticülaribus, — ' poen "114. Reduétio per impoffibile fit cum ne- gàta confequentia, feu conclufione fyllo- £iími ab Aduerfario (fub pratextu, quod rion fit informa ) fit ptopofitio contradi- &oria conclufioni negate, cx qua cum alte- raex propofitionibus conéeffis fiunt tales pramiffa,ex quibus inferátur concl.fío có- tradistorta alicui ex pramiffis iam concef- fis, vnde cogrrür Aduerfarius vcl ticgare; quod 1anr concefferat , vcl cohcedere düo contradittoria fimul cffe veras & fundati r bic reducendi modus in illo principio, /» Vena con[équemtia ex contradiflorio confequ£- gis fequitur contradsclorium. antecedentis : & hoc genere: reductionis pcffunt. reduci ogincs modi imperfedti cumfcunque fuc- zintfigure ad perfc&tos,vt docet Tat.tract, sin apenidn- fecuridz Brei tris u e 1e figi $.Quarrs ,X ra- tio eft , quia in omni modo vtili ;1n quo nc- gatur confequentia, debet concedi comtra- E Pars Prima Infiit. Tratl.1ll. Cap. Ix. antem, Darij, O particularém negancer EXON U. W «.* » 9 dictorium e us, quod negatur, ex qua con. trádictoria conceffa, '& alcerà przsuffa co- ceff; cquitur contradictoriü alterius; fpe- cialiter tame: Baroco, & Brocard» dicun- tur per impoffibile reduci, quia alio mo 1o réducibilss non funt: Vt autem rité calis re- ductio fiat; hoc datur zenerale preceprumj | vt fempcr atteodatur ad conclufioaem illa- tam, & famatur cóntradi&orium eius,deia- : dé ponatur illa pro vna e prmiffis cit ale tera, & inferatur conttadittóriut,vel cona trarium alterius przmiffx conceffz , fic .n. deducetur Aduerfarius ad impoffibile ; qued eft duas contradictorias, vel contra- rias concedere. Sed vlrta hoc Umum przceptüm tra« dit Tar.cit.etiam Merian regalas pro fin- gulis fizuris, vndé ait, quod modi [ren figura reducuntur per imp ^ffibile fumendo contradiétoriàm concluftot;s pto minori, & retenta eadem maiori infertur contra- — ria , vel contradictoria minoris conceffa; - modi terti figura, reducuntur pet imp« fibile fumehdo contradi&torium concla nispro máiote, & retenta eadeth minori fertur contradi&torium, aut cgntrafiüi mae - nbn iem d gaitcu r ntc étianrreduci pi : le fikicódo nca Anda ) ro maiori, & ponendo maiorem t oris conceffe . Vt autem dignofcatur ad im: ipepiiore inn Eme beat reduci per impoffibile , n ft habendá cao tnitialis Ski eru fuperic eias Moy fire. ocardo,quí reducantur dd Barbara, fünreridó conrradi- Proeraetee UA hr ser falis affirmatiua) fed'obferuande fiut qua-— taor dictiones à Dialecticis inuenta, Me- feiebatir, Od iebawi, Letare, Romanis in qui- bus quatuor vocales reperiuntur A, que fi- gnificat modum perfectum vniucrfalém alfirmantem, .f. Barbara, E vniuerfalem ne- gantem, .f. Celarent, I particularem: affir- icm iind ime lee y entibus: qua : focndg quis eoa ic oer eb focinde Sgurg crtias Pei  cóficeffic, non quideai i animal etl rifibile fi - De'velullione modorum impefadpof. — $3 libusjque fex tertie figure nodos defignit, itaqüe modus impettectus refpondens vo- «ali A réducitur ad Barbara; rcfpondens E ad Cclarent, refpondens I ad Darij.refpon- densO ad kerio ; Vt Vcró regu.e tradite pro fineulis figuris memorie mandeatur , notanda fant quatuor carmina, Quorü duo prima feruiunt prin e figure * Maior fit mimór , frt contrádiflio mor , CC Dempto'Celantes iniquo conuertitur érdo , eruat maiorem , "variatque feewnda ii- norem » J " » |Tertia maiorem *ariat, feruatque mimo- -- Vbi variare maiorem,vel minorem eft lo- co maioris; vel minoris fubftituere contra- di&toriányconclufionis i di if- mi; uxtà ML po zm leni in quacunque figura 5 ic -fyllogif- Pis i» Ralipton , Omne animal eít (ub- ftántia;oniínis homo eft animal, ergo aliqua fubftantia eit homo, fi negetur coaclufto , fümatur c ofitio'lli contradicto» peti eritnlla fubftantia eft hómo;tunc Jllatur: níj&or , & pto'ea fubrogetursmae ior, & fic inferaturin y 1 ftantia eft homo; omne animal eft fublan- tia, crgo nullum animal eff homo; iam jftà  propofitio contradi&oria eft minori, quam mmediate , ne- — beh : Iyltoa m romero accidens. 'Fiathic efare Nulhis honio eft rudibilis, eni dioesed ruéibilis, ergo nallus afintts efthomo,fi nez k f- conclufto , affumatur €ius €ontradi- "Qhoris; que eft; aliquis afinus eft homo ; & fétenta piajore ponatur i(là propofitio pró mirióre , deindé inférütur conclufio in. Fe- rio, hoc Pacto, nullushomo eft. rüdibilis aliquis afinus eft homo; ergo Mi quisafinue tionc ft rüdibilis; qua conclufio eft conrra-  di&toria minori taii cenceffz;. f. omnis afi- ris eft rudibilis. ' Fiat tandem hic Mare. musii Darapti , omine rationale eft rifibile , émie rationale éft'animal ; ergo aliquod erhzc conclufio, fumatur contradictoria eiusque erit, nul. ]um animal eft rifibile, & ponatur pro ma- jore retenta eadem minore, & fic inferatur —s ori Nullum animal elt rifibile, om rationale eft animal, ergo nullum ratio- nale cft rifibile, que conclufio eft contraria maiori conce(fz , & virtualiter contradi- squia fub vniuerfali continetur parti- eularis: exempla de Baroco, & Brocardo ^os adducimus , tum quia yeffim adducun- ^p türab alijs, quáfi non agnofcant alios mo- dos per impoffibile reducibiles ab iftis; tum quia; & tpfi feruáat leges pro f:cunda, & tercia figuraaffignatas. ^? Denique Arilt, i "Prionit- c:6. docet ali modum probandi fyllogifnios imperfe&os f. per expofittonem, fer perredactionem ad ívlloci(munr expofitorium; qui folá iu. feru:t sis modis tertiz fizure , & pra&i- catür fic,vt docet Tatar cit. fub medio có- muni fumitur terminus fingularis ( qni eft médium ir éxpofitorio,vt poftea dicemus) cui vtrumque extremum tribüitur, indé- que elicitür eadem conclufio , qui erat in Íyllogifmo ex medio communi , vt v. g. fit xalisfyllogifmus in Darapti , omnis homo eft aninial, omnis homo eft rationalis, erga aliquod rationale eft animal ; fi quis hanc cónfequentiam reget, próbari potcft fu- mendo aliquod fiogulare fub! homine hoc modo, fi omnis homo eft animal, Petrus eft "animal,fi omnis homo cft rationalis, Petrus eft rátionális , tanc fic ar&uitur, Petrus eft "amimal Petrus eft rationalis, ergo aliquod rationale eft animál ; & quia quicquid fe- wuitür ex confequénte , etiam fequitur-ex antecedente, eum conclufio bene fequatür "ex pramitfis fiagula ribus ;qua inferebán. tur ex vniuerfafibus, e itur eandem con- élufionem bene fuiffe illatam ex pramiffis —iniüerfalibus , & hac de caufa hic modus ndi fyllogifmos vocatur per expo tione RAN: oftchdituf valere confe ii- 'ttia qiodammodoad fenfum, quia (ub ma "dio cotmmuri fumiturfingulare fenfibileg "defe ruit antem hic niodas determinate pro terti : gis ,quia cum hzc habeat omnes 'conclufiones particuláres , & propofitio particularis bené inferatur à fingulari, v.g. Petrus currit;ergo aliquis homo currit, fa- tis congruenter per fyllogimum expofi- Toriumprobatur. ^ ^ EEUBMI CAPVT X | De varijs fpecicbus fyllogifmi catbegorici, 1$ A IK n E Re TER DR Ípecics cà» - " thegorici fillogi(mi . iA theg - Prima fpecies eft eoruin , qui € 23 ^ medio, Motmceiie, communibüs, hucuf gi Orcs re» See fint eradites Megdeo uifq: 1fto- rum dicitur fyllogifmus commdüois.. ^: Vipeve eg sus Tihy ondes ex medio ,&alijs cerminis fiae fin po $6 pofitorij', eft autém (yllogi&mus expofito- rius, vt notat Latar.tra& 4.affiznando ino- dos tertiz figurz;& i. Priorum q. t. $. Dw- kitatur tertio, ex Doctore 1.d.2,q.7. Li. in fol. ad i.prin.pro 4.4. euius milium efi ter- minus fingularas fingulariter , &p wniuscé tentu: , & idco diftribui nequir,nec vniuer- [alizari, (cd otius perfe&te dz bet fiagula- rizari, nam fi perfcdté, & complete non fic fingularizatus , vitiofus eric fillogifmus , q» maximé obferuandum elt , ne ecipiamur fillogizando in terminis diuinis ad abíolu- tà pertinentibus,vt v.g. funt De»; e effen- tia dinina,quia.n. non funt completé fin- gulares, (ed zquiualent communibus , eo quod reipia p pluribus perfonis communi- ,cantur , ideo non funt apti ad fillogiflmum .expofitorium, yt fupra c.6. docuimus cum Do&. cit, & tenet Auerfa tra& 4. cap. 15. & ideo non valet , hic Deus eít Pater, hic Deus eft Filius , ergo Filius eft Pater , quia medium non rfe € tur , vndé tendum eft illo tanquam termino commu ni ,& perfc&é diftribui , vt confequencia ponet. bac mado, omne quod eft Deus, icquid eft hic Dcus , eft Pater , quic- dud eít hic Deus,eft Fi ii ergo ef * Y qol cquestia tenct, fcd przauifz Íz; quz etiam eft communis dei miftarum Sot.lib.5.5.p. c. 1. Bannes Ti c.9. Complut. fuma. lib.5. Ioan. de S, Thé. lib.a.cap 8. Season pq. 24 art 3. qua- T. .xe hac erit r tin filloz . Mk avo ro V a dia. seiete di diltribui ex (upradictis,ità bo- €quentiz Js ifmo expo- yos ri uar ace mediü, effe per- fe&? fingulare, & incommuaicabile, Dici- tur autem hic fillogifmus expofitorius (vt cn Mn quid nominis explicemus ) eo quod Ípicuus , ac euidens , quia elt de. pice 1 ; s nobis notis, vt. rem veluti an- te oculos exponere videatur, 116 Duplex vero eft expofitorius fillo- gifmus, a. tiuus , cuius .f.ambz prz- milfz funt afirmatiuz tiaDA , cuius "f. altera prziniffarum negatiua eft,& con- fequenter concluíáio; principium regula- tiuum pro afüirmatiuis, vt notat Tatar. cit. yes psp (eidem fint es- ipfa snter fe funt eadem, tt. uis eft aliud, $««cunque ne, prónepi od "tertio, illa megantur de fe inuicem, &idim. merità nezaat Conimb.i.Priorá c.6. q. va. art.1. quos vga rou 3. Ct; 'um quiahac cit d ina veterum 3um- 9. ; " . Pati Prima Infli. TF. rac LE Cáp, X. Y mulift, communiffima, tum qnia C6 (tens dimus vim illius geminati- principij i apparere in fillozifmo expofitorio denn in alijs, vbi etiam íolutz (untdif&cultates —-— in oppofitum . Quamuis autem poffit hic fillogifmus fieri in. quacunque figura fer- uata femper affirmatione , vel negatione , uam defignant moi,nam in prima poteft 1C fillogizari)hic homo eít Rex ,, Petrus eft hic homo, ergo Petrus eft Rex 10 fecunda fic, Petrus eft hic homo Paulus non efthic homo, ergo Paulus non eft Petrus »frequé- tiustamen,& congtuentius fit. in tertia; in qua medium fubijcitur , q maximé.con- D uenit terminis fingularibus fubijci in pro- pofitione;vt Petrus eft albus;Petrus mo, ergo homo eft albus, acideo Arift.de —— hisin hacfolafigura meminit. r., Priorum c7. Cauendam tamen eft , cü fiunt in ter» tia, ne minor fit negatiua iuxta regulá ter« tiz figure , vndé non valet.,Petruseít ho« mo, Petrus non eft Paulus , ergo o - eft homo , variosauté — di hunc fillogifmnat in 2 S recenfet Auerfa trad. pd bone y j gom ; IM i i a sonum. y ,quiconfant x t ^ 2t d & vtr pé tts quadam f M. 2x pns ilbrequia talis tien differt ab ib eoisinien - dor i ras aas 5 MA gaps vd vriqieen e lare,vel vnum fit cómune,& ali TX ,; & quidem in omniu L s e CR. icfformari , in prima mi efformari , in Veg omnis homo eftanimal , Petrus ud : ergo Petrus e Dem imd nep homo eft xat hone 2 Hw sooneilais " d are cadres vi Pene Petrus ; in tertia [1 ata nis homo eft animal,quidam homo ci Pe- o Petrus elt animal: videatur Auer fa facit vbi Cap.16. etiam varios modos gnat conficiendi hunc fillogiímum. in fin- — figuris . MÀ fpecies eft eorum , im, quorum ali» , vel M pa int c P * | /CoDe fptebis Syllügifi cadagiria, — $7 Lent ed t fe famptus, poffit fubijci , vcl  przdicar; , omnis propofitio ex obliquis conítans ad ipfammcet ex re&tis conftantem reduci debet; & tünccláré patebit;an recté Bloginne cx talibus propofitionibus con- atus concludat, id , quod Arift. docuit z. Priorum c.357. v.g.hac propofitio, hic liber eft Francifci ad hanc reducitur; hic liber cft aliquid poffeffum à Franci(co , & hic fillo- £iftus,omni calori contrarium eft ee quzdam*qualitas.eft calor , ergo cuidam ualitati contrarium eft frigus, ad hunc re- ucitur, Omnis calor habet contrarium frigus , quzdam qualitas eft calor, ergo quzdam qualitas babet contrarium frigus, vel potius , calor & frigus funt contraria, . quzdam qualitas eft calor, ergo quedam emer Uia funt contraria ; itaque uiufmodi fillogifmi ex obliquis reducun- tur ad 1ectos, & intantum bené concludüt, inquantum confici poffunt in terminis re- €tis; aduertetamen in his, & fimilibus fi'- logifmis obliquis feruari debere regulas F^ age ; & formari poffe in qualibet i17. Quinta | fpecies dicitur fillogifimus modalis ;& eftille qui e vtraque pra- miffa modali:,: ve! altera tantum , fiue fit modalis diuifa , fiue compofita , & confici poteft fecundum omnes quatuor modos nempe de poflibili,contingenti impoffibili, ac neceffe, &in quacunq. figura,vt v. g..in prima , neccffc eft omnem hominem effe auimal,néceffe eft omne rationale efft ho- « minem € oniris homo eft rationalis. , er- | gont cffc cftomne rationale effe animal ; mi fecunda figura neceffe eft- nullum lapi- dem efft animal. , ncceffe cft omnem homi- pem e(feaninz] , vcl omnis homo cft ani- mal ergo üieceffe cft aullum hominem effe Japidem 'ititertia neceffe eft omnem ho-- minem cffe atítiia] , neccfc cftomaem ho- ^mmnem-effe füb(rantiam , vel omnis homo. [ubftantia, ergo néccffe eft aliquam fub-- Nin ef animal ; frequens ramen. vfus huius fyllogifmi eft cum altera: moda!i tà-- tum,vt omnem hominem currere eft pof- fibile , aliquod animal eft homo  , ergo ali- boe einmerin ett -— M eft. éritia; y ratio eft; quia maior propófitio serere huic ,onin;s homo po: teft currere; cum qua , & minori, & coníe- quentia conficitur fyllogifmus in Darij , vndélicet totum:diétü dicatur à Dislecticis efft-fübie&ü foli ram bom reipfa eft fubie poffibilis curfus .. ..— Gum, dequo pradicamur LU ' Poffunt. antcm. tiones modales cum alijsde incffe ad conftituendum fyl- logiímum modalem quintupliciser 'com- binari,vt notat Tol et.lib.4.c.16. primó cum vtraque, propofitio eft de modo neceffa- rio. Sccundó-cum vna eft de neceffario jal- tera deineffe , Tertiócum vtraque eít. de contingenti. Quartó cum vna cft de contin genti , altera de ineffe: ;Quintó demum Cum na eft de contingenti , alterade ne- ceffe,& iuxta diuerfitatem combinationum diucrías feruant regulas ,immó eadem có- binatio interdum in diuerfis figuris, & etia in diuerfis modis eiufdem figure peculia* res habet rezulas;cx quo factum ett; vt fe- rétot regula congerantar pro fyllogifmis modalibus,quot fürit modi figurarum,quas roindé recenfcre nimia foret prolixitas.& 1deó breuitatis gratia paucas quafdam ge- nerales,& aliquam fpecialem magis neccí- fariam adducemus ; Et prima eft;quod fi in fyllogifmo iu quacunque figura confeéto ambz propofitiones fint modales, conclu- fio quoque miodalis erit, vel faltim calis de- duci poterit , nam fimiles propofitiones confimilem inferant conclufionem; fi vero altera tantum fit modalis; non fequiturne- ceffarió conclufio modalis , vt docet Do- Gor p. d.55. ad 1. argum. z. q. vbinotat ex vna de ineffe, & altera de poftibili i, vel con- tingenti non neccffarià inferri conclufio, nem de poffibili , vel contingenti ; &hoc preíertim verum elt. , quando maior cftde ineffe, quod manifc fto oftenditur exemplo in prima figura,fi maior fit deine(fe;& mi- nor de neceffe fic arguendo , omne animal curric,neceffe elt omne hominem effe ani- mal, ergo omnis homo currit , ac etiam in fecundaarguendo in Cefare cum maiori ncgatiua de ineffe, & minori affirmatiua de neceffe tali paéto , Nullus angelus eft cor- pus, neceffe eit omne coloratum effe cor- pus,ergo nullum cóloratum eít angelus: ex uo patet hallucinari, qui dicunt effe de c(- entia fyllogifmi modalis, quod inferat có-. clufionem modalem , & ad hanc neceffzrió. inferendam fufficere fi aliera pramiffarum fit mod:lis.Secunda eft qvod in quacunque. figura,fi vtraque prznuffa fuerit de fe ,conclufio poe neceffe , regulatur- .n.talis f^ i rprincipia de cmn dde isi Piedicaum M NEN ineit. omni medio, & mediü neceffario inell omni. . fubie&o,& praedicatum quoque ncccffarió: incrit omni fubic&to,& hoc patet in cxcin- plisfupra allatis.de neceffe. in. cS eia PM $8 D figura Tertia demuff eft, quod ex vtraque dc contingenti in fecunda-fgura non bené concluditur, vt patet fic arguendo, contin- git nullum rifibile ambulare , cótingit om- nem hominem ambulare , ergo contingit nullum 'hominem effe rifibilem : alias fpe- eiales regulas pro fingulis figuris,& fingulis earum modis vide apud Tatar. 1. Priorum tra&t.];. q. de confequentia ex modalibus , Conimb. i.Priorum c.8.& deinceps , Tolet. cit.Cafilium lib..trac..c. s.vbi breuius, & clarius, quam alij, eas recéíct,& docet mo- dum.reducédi imperfe&tos ad quatuor per- fe&tos primz figurz. Sexta demum fpecies cft fyllogifmus ex- ponibilis in quo.f aliqua propofitio expo- fibilis,vel plores reperiuntur , v. g. animal rationale tantum cít rifibile , homo tantum eft anima) rationzle,ergo homo tantum eft zifibilis, ad quorum fyllogifmorum boni- tatem percipiendam conducit multum ex- ponibiles przmiffas ad exponentes redu- cere modo fup.declarato c. vlt, tract.przc. indé enim facilé patebit benitas;vel praui- tas fyllogiími exponibilis. : Quzres, an detur fyllogifmus conftans €x propofitionibus non fignificantibus , .i cuius partes fiot termini non fignificantes , ac proindé nec fint veranec falfa ?Qui exi- flimant poffe dari enunciationem conzan- tem terminis nó fignificantibus, confequé- tér affirmant poffe dari fyllogifmum ex ta libus propofitionibus conftantem , contti- tuuntque huac fyllogifmum omnis fynda- píus eft mindria,fed Dac eft fyndapíus, ergo Dac eft Mindria; quod etiam confirmant ex Arift.quiin lib. Priorum omnes ferc fülc- giímos efformat in elementis , & terminis non fignificantibss , igitur admitti debet hzc alia fpecies fillosifmi, & ità (entit Tat. 1,Priorum q.1.8.Dsbrtstur primo.Qui veró non admittunt enunciationem conftantem terminis non fignificantibus, confequenter negant talem iem fillozifmi , & quia banc opinionem magis probabilem iud:ca- uimus tract. 1.c 1 .nam cum dicimus Dac eff fllabs , ve veta fubiedum huius enuncia- "tonis non eft D«e (ed alius terminus figni- ficatiuus fubintellectus.Chzc vox , hzc di. €io , Dac autem cfl res fignificata, vt ibi di- ximus, 1deó confequenter ad hunc dicendi modum neganda erit hzc fpecics fillogif. mi; Arift.autem vtitur literis,fen clementis in efformatione fillogi(morum ,| non quod «elicfillogifn um ex elementis confectum «E: veré fllogifmum , fcd vc oftendat fe cs Past Pria Infit. Trafi-IIT, Cap X. non agere de fillogi(mo certi materig 2p2 plicato . CAPVT XI. De 8 yllorifmo b ypethetico, C ali: f'yllogife morum fpeciebus . — 118. QCYllogifmus hypotheticus dicitur y ui ex propofitionibus hypotheti» cis,vel (alim iqua bypodesiq en » & quia propofitionis hipotheticas tres süt fpecies principsler; Le oN Hi dox ME : iua, & copulatiua , vt patet ex c. 6. trac, rzced. hinc triplex etiam erit fillogi feponeritus s vnus conflans ex conditiona- libtsalr ex difiunctiuis,& alter ex copie. tiuis . i Sillogifmus conftás ex conditionalibus eft duplex;alter ex toto hypotheti i nimirum propofitiones omnes , €x qui conftat, funt hypotheticz;, altcr ex parte quia non omnes funt hypotheticz, fed alte- ra tantumifillogifmorum ex to ticorum quaraor folent confitui modi à - Summuliflis.Primus,gwe'ex /ffente quid cff vt fi es homo , esanimal, fi eslogicus , es ho- mo ergo fi es logicus es animal , per explicatur ly que ea iffente quid eff , nam ali- quis exifiés homo cft animal. Us quo exiflente quid non eff , vt ficshomo;non es ? brutum, fi eslogicus, es homo , ergofi. es logicus,non cs brutum; Tertius ,gwo mop exg- — fente quid est ,vt fi Gabriel non cft corpus cft fpiritus ,fi Gabriel cft angelus , non eft ritus Quartus, qwo nc». exisfente quid effi es, ipe non cs fapiens , fi vagaris , - non ftudes ergo fi vagaris, non es fapiens; & huiufmodi fillogifmi d k iam foli K argumentationes à primo ad. vItimum ;. facile-reducuntur d cathegoricos perfe- &os prima figura, nam primus , & tertius — atfirmatiué concludentes ad Barbara. redu- cütur conficiedo ex illis hypotheticis vniuerfales cathcgoricas,vndé primus modo piacinr pns homo cít animal, omnis Loc icus mo, omnis cus cft animal,tertius s emi corporcá cft fpiritus,omnis angelus eft in- forpouubcNgo omnis angelus eft fpir tus, Secundus veró ,& quartus,qui pegatiué- cludunt;reducuntur ad € elareot; hoc medo, Nullus homo eft brutum omnis logicus cft bomo, crgo nullus logicus ki brutum; quartus hecruodo , Nullumnoa ftudens cft fapicps. , emne- vogoos ci nte gu. corpus,ergo fi Gabriel eft Angelus eft fpi» num ^ - pt oct - zx. bo e TM d ss ! n Wee. A br s ew & L -w Oei qs 4 H val m e e E - T i^ De Syllogifsmo bypotbet.eoalij fillog.pecieb. fludens,ergo nullum vagacs eit fapiés.Syl- logiími ex conditionalibus Bipetietid £a parte dicuntur , qui conftant ex maiori hi- pothetica, & rcliquis cathegoricis ,& ho- rum Uus MS duo conítituuntur mo- di , vnusà pofitione antecedentis ad pofi- tionem confequentis. , altcr à dcftructione tis ad deftru&tionem anteceden- 'tisantecedens in propofito eft illa prior ca- thegorica,ex qua conftat maior hipotheti- ca,confequens eft pofterior cathegoricain- . ttgrans cum prima hipotheticam vt in hac rone fi eft homo , cítanimal ,. e£ ! dbomo dicitur antecedens,e animal dicitur -&onfequens ; pofitio fit per conceffionem antecedentis,fiué fit afirmatiüum , fiuene- gatiuum, deftrudio fit per negationem , fi propofitio eft afüirmatiua , & per affirma- .tionem, feft ncgatiua ; esce pim primi modi , fi eft homo , eft animal, logicus eft - homo ergo logicus eft animal,exéplum fe- adi,fi et homo,e(t animal,lapis nó cft ani mal,ergo nó eft homo ; & facilé fyllogifmi - xtriuíq;modi ad cathegoricos reducuntur , nà primus reducitur faciédo maioré cathe- goricam illi port zquiualentem , omnis homo eít animal, logicus eft homo , ergo, Xc. fic etiá proportionaliter fecüdus. . .319 Secunda fpecies hypothetici fyllo- giími eft conftans ex difitictiuis, cuius cipué duo affignantur modi,vnus à fuftcie- rtium enumeratione cum deftru&ione vnius vel plurium partium pro conflitutio- ne remanentis , vt veles ciidos , veltepi- dus, vel frigidus, non es calidus ,. nec tepi- dus;ergo frigidus;vcl es mertalis,vel ater- nus, non es zternus,ergo mortalis. Alter modus eft , dum propofitio difiun&iua-eft de oppofitisnon natis de eodem verifica- ri,tüc.n. arguere poffumus à pofitione vni* ad ceftru tionem alterius, vt numerus , vel €[t par vel impar,eft par , ergo non eft im- par; & etiam hi duo modi facilé reducütur ad cathegoricum, quem femper includunt implicite ,vt. v.g ifte fecundus fic debet re- duci,oppofita de eodem verificari non pof- funt, fed par ,.& impar funt oppofita circa gumergade codem numero verifica- non poffunt atque ità fi quis numerus eft iequit P dmpax ». Et ad hanc fpeciem "logilmi hypothetidi pertinet. illa. fre- quens , & elegans argumentatio bicornis , P^ dicitur Dilemma , de qua mentionem ecimus fupra c.2. Notandum 'amen quod ái lla , vel teneretur difiunctim non elt ncxus propolitionum , fed partium vnius totalis ueni Gibiedi, vel przdi- cati ex diclis c.4-fyllogifmus hypotheticus non tenetyram fic arguere non valet, vnus vel alter equus requiriturad equitandum ,. bucephalus eft equus , ergo requiritur ad equicandumyitem hic,vel ille oculus cft ne- ceffarius ad videndum , oculus dexter eft . hic ,velille oculus , ergo oculus dexter cit neceffarius ad videndum ; neuter fyllogif- mus valet,nà ly vnus, vel alterequus hic, vel ille oculus, qui cft medius terminus , zqui- ualet a/i29: Bc fic cum przmiffz fint parti- culares ,nuuquam eft diftributus , ficut aon valet hic , aliquod animal eft equus, homo eft aliquod animal,ergo homo eít equus. Tertia fpecies hypothetici fyllogiíni €ft,qui conftat ex propofitionibus copula- tiuis,cuis duo praecipui affignantur modi, vnus pro copulatiuis ex affirmata copula , , - vt v.g. omnis homo;& omnis equus currit, Sorteseft homo, & bucephalus equus, er- . go Sortes,& Bucephalus currüt ; qui fyllo- giímus duos continet cathegoricos in Da«- fij, & ad hunc modum fpe&ant regulariter . fyllogifmi ex propofitionibus complexis y. vt arpumentationes à pari , $icut fe habent; duo ad quatuor ita quinque ad decem , fed duo funt pars dimidia quaternarij ; ergo quinque funt pars dimidia denarij , & aliz confimiles , namin huiufmodi argumenta- tionibus femper 1mplicantur plures fyl]o. gifmi cathegorici 5 & hicetiam eft aduer... tendum;quod fi ly e accipitur copulatim , tunc non fumitur diftributiué,& confequé-. ter debet repeti ly é in minori v. g. Pe. trus, & Paulus funt duo : hic homo, & hic funt Petrus, & Pau'us,ergo hic,& hic funt duo; fi autem fubfumeretur ,hic homo eft. Petrus, ergo hic homo eft duo , malé con- cluderet , quia medius terminus in maiore accipitur copuladm,in minore acciperetur, diuifim, & fic non effet totale extremum .. Aker modus. affignatur. pro 'copulatiuis. negatiuis, in quo ponitur vna pars propo-- fianie cvi alteram dà ALES citur ex negatione copulantis cum pofitio-- ne vnius partisin minort ad deftructionem. alteris,vt non homo currit fimul, & fedet. (accipiendo ly non in fronte , vt negar to- tam propofitionem, non autem vr infinitae. terminum Ape quia fic propofitio affirma- tiua foret de fubieto infinitazo ). fed cur-. Bipergo non fedet, vndc illa maior zquiua- thuic di » vd non currit ,. v&l ficurrit, non fedet.: Yieanas à P ns 5d. aduidemb a 90 eft fimul fapiens , & ignarus, Socrates cít fapiens, ergo non eft ;gnarus; & hic mo- dus reducitur ad fyllogi(mum cathegoricü, velut fecundus modus fupra aífignatus fyl- logizandi ex difiunctiuis . Ex his apparet huiufmodi fyllogifmos hypotheticos , cu- iufuis fint fpeciet, fiue fint ex parte , fiué ex toto hypothetici ; non concludere imme- diaté ratione debitz difpofitionis , & alia- sum legum fyllogifmorum , fed folum me- diaté, eo quod implicent vnum ,vel plures fillogiímos cathegoricos , & ad eos redu- cantur, cum non habeant ex fe regulas lo- gicales iam tráditas . s. ' Denique aliqui prater fyllogi(mum ca- thegoricum, & hypotheticü addunt quod- dam tertium genus fillogiími , quod appel- lant mixtum,co quia fit argumentatio que- dam ex fillogifmis cathegoricis, & hypo- theticis contexta , ab alijs vero dicitur fil- logifmus ducens ad impoffibile;conftat au- tem ex tribus difcurfibus, nam primó ac- cipimus contradictorium illius, quod pro- bandum eft,& ex eo infertur aliquod aper- téfalfum. Secundo ex conclufione aperté falfa infertur falíitas eius principij . Ter- tio demum ex falfitate illius principi) con- cluditur veritas illius , quod erat proban- dum; v. g. probare volumus , quod «ila glanta eos fillogifmo mixzo, feu ad im- ffibile ducente , accipiendum eft contra- i&torium illius propofitionis , quod erit hzc piorotii ed planta. fentit,ex hoc inferendum eft aliquod manifcíté falfum , v:;g. fi aliqua planta fentit;ergo deleatur, Secüdo ex falfitateifttus confc quentis co- cludenda ett falfitas fui princip: , fcu ante- cedentis hoc modo , at falfum eft plantam aliquam dele&tari, ergo falíum cft plantam aliquam fentire. Tertio tandem ex falfitate huius contradictoriy inferenda eft veritas rima propofitionis , qua huic contradi- rié opponebatur , hoc modo, falfum eft Lic lantam fentire, ergo verum eft nullam plantam fentire , cum à con- ditoria rum ea fit,vt vna fit vera, altera falfain quacunque materia; fed quia hic modus fillogizandi rarus elt , & valdé per- pléxüs, ipfum innuiffe tantumfaterit. — 110 Qustres, quanam fint allat£ diui- fiones fyllogifmi in cathegoricum, & hypo theticum; cathegorici in communem ,ex- pofitorium em ,&c. & vndéfint tendz ? Refp.cum fillogifmus habeat fuo modo materiam , & formam ex ditis. 5. & materia fit duplex, vna ex qua; vt tcrmis Pars Prima TIoflit. TraCLITI. Cap.XI..— ni, & propofitiones , altera circa quam, ve res,& obiecta pcr terminos, ac propofitio- nes figaificata ; ex vtroquecapite poffunt defumi duifiones, & diuidi poteft if- mus per duplices differentias , vt notat T2- tar. 1. riorum q.t.$.dwbitatwr primo, f. per formales; feu formam fillogifmi confequé- tes & per Rz iacy coe nempé materianr cófequuntur, vndé fillogifmus ratione ma. tcriz ex qua, .i. enunciationum,ex quibus componitur , diuiditur in fimplicem feu cathegoricum , & in hypotheti- cum , feuconiundum , & rufuscathez- quee in communem , expofitorium, ab-- olutum, modalem &c. ratione verà formae. diuiditurin fyllogifmum prima fetundz y & tertiz figura idq;varijs modis,vt fupra. Denique ratione materiz circa quam di diturin fyllogifmum demonftratuum , feu — neceffarium , topicum feu probabilem , 8 fophifticum,feu apparétem , dc qua diuifios ne agendum in pofteriori parte Inffitutio- num: ex quo patet diuifiones hucüfa; allaa tas petitas c(fe ex parte forme fyllogifmi, aut materia ex qua . Quares, vurfus an diuifiones fylogifmig que cx his tribus capitibus peti nes fint cffcntiales. Refp. Tat.cit. videtuf — — velle,quod diuifio fumpta ex parte forme - in diuerfas figuras,& modos fic effentialis, vndénon tantum fyllogifmum vnius figure. À fpecie dillinguità fiilogifmo alterius. , fe iun fyllogifmum vnius modi à fillogi alterius modi in eadcm figura.Sed quamuis. — primum dictum poffit vniuerfaliter admit- ti, nimirum quod en voius figurz - fpecie diftinguantur à fillogifmis alterius in forma fillogiflica, quia habitudo: medij adextrema in vna ue figura eft c(fcn- tialiter diuerfía;& i co vis inferendi ,Kiu- dicium illatiuum in diberfis figuris videtur — effe diuerfa fpccics, ex quo oritur aha acci denralis differentia pocnes maiorem , vc minerem cuidentiam illationis , vt diximus cap.9. alterum tamen jim at E fillogifmi in diuerfis modis exwídem effcntialiter diferant,non eftvniuerfaliter — — ( admittendum;fed tantum: fi vnus fuerit af firmatiuus, & alter negatiuus , quia mod eft debita difpofitio propofinenum | in uantitate, & qualitate , at quantitasnon Yfünguit cffentialiter propofiticnes , fed fola qualitas iatrinfeca ,vt «ft iid ncgatto , ex dictis tract. z.c. s. ergo fi dut modi eiufdem fieurzità fe habent , conftent propolitionibus in bera 3 De Syllogifima bypotbitico, eovalijs fyleg[pec..—. 91 | uerfis , erunt effentaliter diuerfi in cadem cfigura , ficut Ls sen ri ex quibus con. : flant , atfi conitant propofitionibus fola - quantitate differentibus,non nifi - taliter erunt diuerfi, Y 121 Diuifioncs fillogifmi ratione mate- riz ex qua in afirmatittum , & negatiuun , cathegoricum,& hypotheticum funt cf sé- accidca- - . tiales;ratip eft, quia ex didis trac.z. cap.s. * L4 )S n ^ f "*ueE eT uo» - H H ! f.v4 x3 pe 1 — munis , & expofitoriusnon. differunt , nifi ! quibus po - -seritatem com |» pofitiombus i | quin affirmatiua fpecie effentiafi dif negatiua;& cathegorica ab hipothe- - tica, ergo pariter fillogifmi afürmatiui, & negatiui;cathegorici;& hipothetici eodem - modo differunt inter fe, quia conftant ma- teria diuerfa fpeciei,atque ideó prefate uifiones erunt effentiales,& penes in fpe- cics. Dinifioncs veró fillogiími in commu- :nem,& expofitorium,in abfolutum,& mo- - dalem,in obliquum ; & re&um , funt acci- - dentales ; ratio eft , quia fillogifmus com- ratione quantitatis propofitionum , & có- munitatis , ac fingularitatis medij ex füpra- dictis; at propofitiones penes quantitatem non d'fferunt effentialiter , quia effentia fitionis confiftit in copulatione ex- n Qe ees affirmando, velaegando; quan- titas vcro dieit extéfionem fubic&i ad ea, us poteft conuenire przdicatio ; vndé fupponit enunciationem conflitutam,& eí- 'fentiam propofitionis significantem ipfam reritat plexam;quz per copulatios nem extremorum conflituitur. ftem pro- :positio modalis, & abfoluta , fei deineffe . non differunt, nifi accidentaliter, quatenus in vna przdicatum abfoluté tribuitur fubie &o, & in alia. fpzcificatur modus , quo ei , conuenit ex dictis tra&t..c.,4: fic ctia pro- — pofitio conftans ex terminis obliquis tan- tum accidentaliter differt ab ea , quz con- ftat ex redlis, quia idem effentialiter eft fen .*. fus vtriufque, ergo fillogi(mi ex his pro-  conftituti non nifi accidentali- er erunt inter fe diuerfi ; sillogifmus verà bilis à non exponibili poteft interdü accidentaliter tantum,interdum ét taliter iuxtà ditferentiam propofitio- ex quibus integratur , nam exponibi. lis propofttio à non exponibili differt qua- oque accidentaliter cantum, vt homo tan- . tum eít rationalis, ab iita , homo eft ratio- bo . malis,quia idé effentialiter eft fenfus vtriuf- m.n. rationalitas fit diff rentia ho«  minisconftitutiua, ipfi foli conuenire po- ..  teft;atsi expoaibilis sit de przdicato có- ingenti, quodalijs conuegire poteft , vt di- dif homo tantum currit,cunc ft eidfcatiali- ter differreà non expoaibili, vadé iem iu- dicium erit ferendum de fillogi(mis ex his propositionibus conflatis , 122. De vltima diuisione sillogifmi fum- A ex parte materiz circa quamin demó- ratiuum ,probabilem, & elenchum ait Ta- tar.cit. effe effencialem , & generis in fpe- cies, fi per (ophitticum sillogifmum intel-' ligamus illum, qui vantum in materia pec- cat ,quia fophifticus peccansia forma re veranon eit sillogiímus . Oppositum tenet Fuentes 5.part.Summul q. :. dif. 1.art. 2. Poncíus di eo Mos q.4. Amic. tra&. 15. p:2*q.3.dub. 5. Niph. 1. Prierum cap. r. & alij, quorum ratio eft quia hzc diuisio datur per ditferentias penitus materiales , nam ifti sillogifmi eandem proríus forma participant sillogifticam, nec differunt;nift quia diuerfas connotant materias , in qui- bus formantur, & videtur mcas Scoti lib.r. Priorum q.6.quia igitur hzc diuisio nó da- tur per differentias formales , ideo negat Fuentes e(fz effentialem cum Do&ore ibi- dem. Refp.tamen facilé cx Tatar.cit. quod sillogifmus plures poteft habere fpecies , g dam;quz conftituuntur id differétias ormales ,.i. eonfequentes formam sillo- puo ; feu difpositionem propositionum , quafdam, quz conftituuntur per ditferé- tias materiales ,.i. conf: si- tiones ipfas,quz tamen adhuc dici [A & poffunt differenti effentiales,(olet siqui dem effzntialis differentia actuum intellc- &us,qualis eft difcuríus sillogifticus , prz- fcrtim peti ab obietis ex 2.de Anim. Ad- uerte ramen ( inquit Tat.) quod fpecies , quz conf(lituuntur per differentias mate- rialcs, mcludunt , feu przíupponuntalias fpecies formales, nam non pot«it effe sillo- giímus demóltratiuus, aut dialecticus,quin sit in modo, &in figura; & id forte vulc intendere Doctor cit. in lib.Priorum, quod f. diuisio sillogifmi per ditferentias mate- riales non eft omnino prima diuisio , nam przfupponit diuisionem priorem datam per D diede formales ; fed quicquid sit de hoc, Scot.in illis libris (si funt eius ) te- nué facit auctoritaté,vt dicemus in q.proh. CAPVT XII. De arte. inueniendi Medium , ac bene difputand; , entes pro ed 123 Via difputatio inter duos verfa- tur,quorum vnus arguens , alter M i — dcn- 91 defendens appellatur, munera vtriufq..hoc vltimo capite funt aperienda,vt difputatio bené procedat 5 fpropofita igitur à defen- dente conclusione diíputáda debet argués adinuenire medium , quo/cam impugnet ; Artem adinücniendi medium ftradidit Arif, 1.Priorum c. 9. quz à Summuliftis Pons afinorum vocari confueuit , fumpfit appel- lationemà ponte , yt notat Casil. lib. s, tract.2.cap. 9. eo quod sicut pons -eft ratio connectens vtramq; partem ripz,ità mediü cft ratio conneétens vtrumque, extremum; & dicitur afinorum;quiain inuentione me- dij difcernuntur ingeniofià rudibus , nam ingeniosi pollent folertia,quam dieit Arift. x.Poft.:7. effc fubtilitatem inueniendi me- diumin non perfpe&to tempore,& qualibet propositione posita, & negata , extrema per illam negationem quasi interrupta ipsi illico per mediü quasi pótem connectunt ; Et quainuis antiquitus hzc ars inueniendi medium difficilis admodum iudicaretur,mo dótamen ad facilem methodü redacta eft . Duplex itaque affignatur- via indagandi medium ad aliquam propositionem probà- dam,& fyllogifticé inferendam, vna eft ge- neralis non determinatis regulis innixa, fed folo lumini, & iudicio intellectus, ex cuius dictamine femper pro medio id affumendü eft, quod eft caufa, & ratio , cur predicatü conueniat fübiefto, vndépro concludenda affirmatiua conclufione pro medio affumé- dum elt id, cum quo extremaidentifican- tur , & pro concludenda n:gatiuaid , cum uo vnum extremum identificatur, & aliud ecernitür, At Complut. lib.z. c. vlt. & Io. deS.Th. c.9. hanc viam generale reijciunt, vt prorfus inutilem , & manifeflé princi- pium petentem,nam hoc cft;quod inquiri- mus , quid fit illud,in quo extrema identi- ficantur , vel vnum eorum focernitur ; & quid eftillud , quod eft oratio , & caufa, vt LS sene coüueniat fuübiecto. Sed fané dit regula generalis inueniendi mediü , quam docuit Arifl.cit. r.Poft. c. vIt.nam ibi hominem folertis ingenij , & fubtilem in inueniendo medium appellat , qui ftatim digno(cit , & penetrat propterquid coaclu- fionis,& cauíam,cur przdicatum conueniat fübie&o, & quamuis hac via in particulari non doceat per regulas fpeciales,quodnam medium fit affamendum pro hac , vel illa propofitione probanda , non idcircó petit principium , fed tantum in generali docet , quodnam pro medio fit affumendum pro quacunque conclufione ; relinqugns dein- Pars Prima Inflit. TracETIE. Cap.XII. 224 — ceps explicandum: regulas fpeciales quanam media fpccialia íumi debeant pro certis conclufionibus , & hzc docentur ab alia via fpeciali determinatis regulis inni- xà . Altera igitur via fpecialis docet inuen- tionem cert; mcdij pro certis coaclu&oni.. bus inferendis,quz in vniuer(um effe funt, vel vniuerfalis affirmatiua, vel vniuer- falis negatiua; aut particularis affirmatiua, aut part icularis negatiua , & quatuor prz- cipuis innititur regulis ex Ariit. i 1 Priorum c23;vt notat Delphinus c. de ar- te inuen.med, Prima regula eft: ad concludendam vni ueríalem afnrgatiuam , quod folum fit in Barbara, pro medio fumendus eft terminus coníequens ad fubicétum, & antecedens ad przdicatum illius propofitionis comae dz; terminus conlequens ad alium ille di- citur" qui exillo alio infertur & lic fupe- rius dicknr coníequens ad inferius,quia ex ipfo infertur, & é contra ille terminus die citur antecedens refpedtu alterius, qui illü infert, & fic inferius dicitur antecedens ad fuperius,quia illud infertz; in terminis ver ' zqualibus,& conuertibilibus , quia fe mue tuo inferunt , poteft quiuis refpecu alte- rius dici antecedens, & confequens ; igitur ad condludendam vniucrfalem affirmatiuá det (umi pro medio aliquis. terminus cou- fequens ab fubie&um , & antecedens ad przdicatum,.i.qui inferatur à fübie&to ., & inferat icatum ad concludendum v.g. omne ee aee (umi poteft cer- p»: pro medio, fic o , omnecorpus eít (Sbftantia, Mmi d cem eft ie omne animal cft fubftantia, vel fumi aliquod conuertibile cum fubicdto,.f fenfi- bile,ficarguédo,omne fenfibile eft fubftà- tia, omne animal cf fenfibile, ergo animal eft (ubftantia , in quibus eei id confhat medium effe confequensad fubie- G&um,& antecedens ad catum, ^. Secunda regula , quia particularis affr- matiua concludi poteft in prima, &tertia — figura (in fecunda nequaquam) ad cam .có- cludendam in prima, .f. in Darij fufficit idé medium,quo ytimur ad concludendam vni uerfalem , quia fub vniuerfali continetur particularis, f. terminus confequens fubie- &um , & antecedens przdicatnm , vndé ad inferendum in Darij , quod «/jqwed: animal . eff fubliantia , adbuc inferuire poteft pro medio /enfibrle, quod infertur. ex animali , & infert fubftantia, & fic argeuendum erit. Omne fcnfibile eft fubítantia, aliqnod ae . X L tIu Saee m AT! ilo* E Tx .. .Jusapis.el o tecede 0JT onera i iE CT hal eft fenfibile , ergo aliquod animal eít -fubflantia. Sed ad eandem concludendam án tertià figura neceffario fümendus eft pro medio terminus antecedens tàm fubie dus; quam przdicatum , vndé ad conclu- dendam candem , qaaddam amimal eft [ub- - flantia, in Darapti, aut Difamis con ucnics medium erit mo , quod infert vtrumque , . f. animal; X fubítantiam , & fic azguetur in Darapti ,omnis homo elt fubftantia ,omnis homo cit animal ,*ergo aliquod animal cít fubftantia. ; Tertia Regula eft,ad concladendam vai- : werfalem negatiuam fumendus eft pro me- - dio terminus confequens ad fubiectum , & . extraneus ad przdicatum, aut é contra có- "fequens ad.przdicatum & fubie&to extra- peus, ille autém terminus. dicitur alicui extraneus ,quod de illo affirmari non. pc- «eft ,vt homo refpectu equi: v-g.ad conclu- . dendum in Celareat,& Cefare, quod nullus "homo eft lapis fumendum eft medium con- Áequens ad fubie&um, & pra-dicato extra- - neum, vt ánimal,vel rifibile; fic arguendo , Nullum aaimal eftlapis ; omnis homo ett «anmal;ergo nullus homo eft lapis, vcl nul- animal,omnis homo elt animal, 'ersónullus homo elt lapis ; ad concluden - dum verà eandem in Cameflres, vcl Cclan- tcs indirecte fumendum eft mediam ext. a -geum ad fübiectum , & confequens ad prz- dicatum , v. [3 imanimatun: fic arguendo , omnis lapis eft inanimatus,nullus homo eit "jnanimatts; ergo nullus homo eft lapis, vcl "nullum inaniinacum cít homo , omuis lapis eft inattiratus , ergo nullus ion:o cft lapis. o Qwarta Rcgula , ad iaferendam particu- farem negatiuam fümerdum ett medi an- nsad fubretum , & extraneü prz- ,& hzc regula valet pro quacunque . vt notat Delphinus, vnde fiin prima volumus inferre hanc particularem negati- iiam ,4/iduod animal non eff bom: , conuce - miens medium erit rato» ,quod cítantece- - dens ad animal, & homini repugnat,& in Fe. - rio fic arguetur, Nulium brutum eft homo ; imuod animal cft brutum , ergo aliquod 3nimal non eft hon:o 5 in fecunda fic in Fc- $tno,Nullus homo c& brutum;aliquod aui- gal e(tbrütum , Pliquus amnalnon apton , Nullum brutum. rano omne e. ox us " 'ergo aliquod animal non no; séialzs. shemoriter tenendas eric Summuliftz quafdam dictiones vno , aut alio carmine comprehenfas, quz plané dif- De arte inutmiendi sedium, ac beni difgur- 25 ficiliores funt, vt memoriz manden tur,qua ipfe regulz;videri poffunt apud Ta t.1 .Prio- rum, & alios. His itaq.vijs adinuét o medio. 124 Munus Arguentis eft argumentum (uum proponere in formam fillogifmi ,aut quod magis fapit,in enthymemate;quod ci breuius , & concifius procedat. , & minus manifeltet vim latentis illationis , maiore vtique re(pondenti incátit difficultatem, tí quia eum tenet jncipiteg ; tum quia parü temporis ei concedit ad cogitandum re- fpon(um; dum autem impugnat propofita conclufionem v. g. Cegic« cff feientés , de- bet initio difputationis aliquam i1 ante- cedente affumere propofitionem , vndé iu- ferat oppofitum conclusionis , qui impu- gnare contendit,non .n. l'icet ftatim oppo- fitum affumere in antecedenti dicedo £ega- ca n2n e(l. fcientia ,ergo felfa. concloffo , nam hec cff:t manifefta petitio priacipi) , quia afi meret pro vero, vcl cóceffo, quod pro- ponizur difputandum ; Et quamuis Tyra- nibus coaceJatur non ftatimn difputatio- nis initio cardinem diflicultatis proponere, fcd liceat per quandam veluti argumentorü féricm, & catenam longius inchoare, vitá- dz tamen funt pueriles argumentationes , v.g. illad non eft afferendum, ex quo fequi- tur inconueniens, fed ex propofita conclu- fione fequitur inconueniens,ergo Xc.Pro- batur minor , tunc fequitur inconueniens , quando féquitur aliquod falfum,fed &c er- go Xc. Viriliterergo proponat argzumen- tum, & quantum fieri poteft in difficultate propofíca persiftat profequendo femper ide medinm per fuas caufas , & principia, vel sd inconueniens deducendo , non vero di- uertac ad alind mediá , nec repetat proba- tionem feme] propofitam, aut eifdem ,aut "alijs verbis hoc .n. indicat ingeni] fterili- tatem, & valde tzdiofum eft auditaribus. Cum vero fuerit illi negata aliqua pro- . pofitio, ftatim eam probare tenetur , itaut negata propositio sizcoaclusio noui fyllo« gifmi, vcl confequetis noui enthymematis, vt si propofitio ncgata fithac Perrws cwra rit , sic erit probanda omnis homo currit o Petrus currit; & omaino iaful(um ad probandam propositionem negatam in- fere ergofa'fa zia vt vero qui promptus sit ad negata probandum , | conducit , antequam in arenzm defcendat , priuazo ftudio affucícere adsingulas pro- positiones probandas , nam inte ac- ccdens ad difputationem noa (cma harc- re, atque perplexum effe cogcpitqueq S 794 dé indecorum eft. Si veró defendens argu- métum foluerit diftinguendo propositio- nes , debet (latim. arguens parte dittinótio-. nis negatam,quz faluit coaclu donem, im- pugnare,vel probare ,diltinctionem allatam mon valere fic. n.femper 1mmediaté arguet contra refponfionem , quam refumere aon debet, antequam impugnetur, vc aliqui fa- cit nam ex ipfa impugnationeillico con- flabit , nam arguens refponfionem datam pereeperit , necne 5 Licetetiam arzueati intcrdum a refpondente petere rationem ncgationis alicuius propofitionis , aut in- ftantiam in aliquo. fingulari , fi prztendat propofitioné affumptam effe vuiuerfaliter veram , & aliqu ctiam explicatronem alicuius diítinétionis,velrefponfionis, ac . demum quoque intelligentiam zn con- fionis vt eamimpugnare poffit in fzafu defendentis,&in his ca(ibus ténetur refpa dens arguenti in omnibus fatisfacere qua maiori potuerit breuitate,& claritate. 125 Munus Defendentis eft audita argu menti propofitione illud integre , ac fide- liter repetere , ad quod multum coaducet gero quando argumenta repetenda unt plura contra plures concluftones) ob- feruare medium, quo vtitur arguens con- tra hanc,velillam conclufioné , quia ex me- moria, & intelligentia medi facilis eft to- tius arguméti repetitio;interim veró dum argumentum ex integro prima vice refi- mit, perpendere debet qualitatem przmif- farum, aut antecedentis, fi eft enthymema, &illationem conclufionis , aut confequen- tis, fi bona fit, vel mala; femzl ex integro oarguméto przuii tali animad- uer(tone, repetit iterum argumentum non "ex integro , fed refpondendo ad fingulas eitis partes,negando maiorem, vel minore, aut antecedens; fi (unt fal(z, concedendo, fi ant verz, diftinguendo;fi (unt dubiz, vel zquiuocz, permittendo per verbum tr«s- Jeatyvel vare fit de hac , fi fintimperti- nentes ad inferendam coafequétiam, dein- dé ad conclufionem deueniendo, fi eft con. cedenda,dicat,concedo confequentiam , fi neganda, dicat, nego confequentíam , non autem conclufionem , quiailla propofito dicitur conclufio , quz neceffarió infertur ex premiffis ratione formz , & fic negari non potett (ub nomine coaclufionis;fi auté eft diftinguenda,non dicat, dillin zuo cófe- quentiam, fed coa(equens, (q0d etiam in eathymemate bo uid debebit) coníe- t -quentia.n. cus confiftat in ipfa illationca Pars Prima mut. £ract 4L H. Cap. XIT. vcró in affertione veritatis, nost poteft di- ftingui, quia diftinctio cadit fuper zquiuo- cationem ; aut ambiguitatem pfopofitio- nis,quatenus habet diuerfos fenfusin figni- ficando, (ed tantum negari, vt mala , & in- conueniens , vel concedi , vt conuenicns, 8c bona; aduertat tamen nunquam diftinguere confequens, nifi prius diftinxerit aliquam ex przmiffis ,'vt faciunt quidaminexperti, *.— -- ui concedunt maiorem, & minorem, & di- [tinguunt confequens ; quid autem interfit inter con fequens, & confequentiam dictum eft c. 1. huius tract.ex quo etiam magis pate bit confequens , bené poffe diftingui , non ; autem confequentiam; Si argumentum có- 4 ftet propofitionealiquahypothetica, vtv. —" — - . fi corpus naturale. eft opie&tum totius $1 hilofophiz,etiam in lib. de anima obiestü effet corpus animat ,cofequens eft falfum, zi ergo &c.fi illahypotheticanoneftvera,nó . ^ — debetabíoluté negare maiorem,fedfeque- — — - lam maioris , quod fi poft integrum d mentum fuüb(umeret limbs heiss ul propofitionem,vtindéinferretaliam cófe- — quentiam , tunc toto priori argumento có- "t ceffo poteft illàpropofitionem negare füb — nomine fubfumpti , vel minorisfubillate , — — & talis nuncupatur , quia pro maiori —— — inferuit illi totum przcedens argumen- - tum. v Debet autem prz omnibus curare de- — fendens,vt fit fuccin&tus in refponfionibus, 5. & quantum fieri poteft , formz À 2 alligatus quod facileerit , fi duo obferua- — bit,primum eft, vt nó fit follicitus reddere — — rationem de armen sn dicit,nifiabip- — . Ío piove petatur , fedtotum onüspro- — — bandi relinquat arguenti; Alterum eft,vt sé per ante oculos habeat commune i inter dilputanres fes? mega, rarbdilingat, — — nunquam copcede,primuni& fe (Art E Cumentum nos monenttutiuseffe negare  — ropofitionem , fiin omnifenfu veranon  " — t, quàmillam diftinguere,necaddiflin- ——— — &ionem effe recurrédum, nifi manifefta vr — — geat neceffitas, aut di(tin&tio calis fit, quae lum argumentationis omnino adaerfario przcidat ; pertertium veró documentum — . non prohibemur concedere propofitiones veras,& quz nihil obfunt, fed tantum pro». digalitatem vetat in concedendo : interdü — enimeuenit,vttantz liberalitatis defendé- — — tem peniteat , dum videtíe ex conceffisab — — ria: Hin cea ; Quod fi obiedta — — erit aliqua auctoritas , quam negari non licet, cam breuibus explicare tencturapes — — Diu. ——— Ww ^ -turtria tantüm - Logica f. Dcfinitionem , Diuisioné , & Ar- LU effentia, ^ :: mi 2 (0 Déait inuéniendimedum e lent difpu: sriendo mentem Auctorisin fenfu , qui (uz -eonclufioni minimé contradicat , | * Poftremó munus Patroni, X Prafidentis difputauonis eft attété totum progreffum argumeati & difputationts.comprehendc- - fe, providé rcípondenti fuggerere,nega- tioneni, concefionem ,explicationem , aut diftinctionem propofitionisiiple vero pau- ca, & cum grauitate loquatur , certus fuum Defendentem plus honoris adepturum ex Afhítentis filentio, quàm cx multiplici eius interpellatione,& colloquio cum arguente, nam ita indicabit illum ita fe gererq in con- clufionum ,VtA e non egeat 5 ü rà quia fupponitur difputationis Patronü virum 54€ proinde de fuis par- tibus omnino certum , alia de addenda non funt. CAPVT XII. &vlt, T De Modis, fef Imfrumentis femnai 326 amuis de Modis, feà Inftrumen- . tis fciédi fusé acturi fimus dif. 1. Log.per totam , attamen ad calcem huius primi Tra&atus ad;jcere placuit hoc Capuc de Modis;& Inftrumentis fciendi, vt de ip- fis vt poté qui pracipué a4 facultatem Lo- gicam fpc&tant, Tyroues etiam in hac par- ua Logica aliqua przlibare poifint :. quaré hic veluti compendio: complicabimus de hac materia , quz loc. cit. fusé dicturi fu. mus; nomine itaq. Modi ;fzu. Inftrumenti Íciendi intelligi folet in fcholis via diftin- &é cognofcendi id , quod anté confuse co- Ese ,; vnde à Summuliftis definiri olet, quod fit eram manifeflatiua «l icuius ignoti, fiué id faciat via illatonis , fiué alio eius munere . modo per quod excluduntur voces sim- lices,& incemplexa quia fufficientes non unt ad explicandam rem diftincl?,& expli. cité, fed tantüm confusé fignificant,vt tra- didit Arift.in prohem. Phyf. Hinc deduci- effe inflrumenta. fciendi gumentationem,vt docet Scot lib.s.Prior. 4-2. quod breui , & evidenti difcurfu ità fair: iadet Tatar.quarit. i. prramb. Logicz;mo- dus fciendi eft oratio manifeftatiua igno- tí. hocautem vel eft complexüm, velincó- plexum, stincomplexum , vel id cft effi ntia .. reiintegra , & hzc per dcfinironem expli- — €xtur, vel partes cius, & bz per diuisionem tur,vt v.g. siignoretur hominis manifeftatur hac definitione ef TAtjon4le, si ignorentur partes cius; 95 manifeitantur hac diuisione , bomum;; «lj« . Cu pars efi aminta «lia corpus si vero quod E iis ; ratur eft quid complexum,vt v.g. quo ma fit rifibilis ttatim manifeftatur per hanc argumentationem , Omse «mimal rationale ejt rifibile, omnis bamoeff animal rationale, ergo omnis bomo eft vifibilis , ergo) sicutnul« lumaliud datur ignotum , quod manifefte- tur ,ità nullusalius datur modus fciendi , qui manifeftet . Alij ad hzc inftrumenta fciendi Enunciationem addiderunt  & alij methodum fumendo methodum pro ordi. .. ne, qui in fcientijs obferuari debet , vt di- ftin&ée tradantur , & sine confusione. Sed vt dicemus in quzftionibus , enunciatio re vera non eft initrumentum fciendi;quia de ratione enunciationis , vt sic , eft tantum . enunciare vnum de alio, non autem ignotü ; manifefkare diftin&té;, in quo consiftit radio modi (ciendi ; neque propositio valet hoc munus obire, nisi virtute definitionis, di- uisionis,& argumentationis, si nimirum in illa tur definitio rei , vel per illam ef- fentia rei in n Ueton vel de- nique per eam difcursiué procedatur ad co t gnitionem rei; Methodus autem, fiué ordo in fcientijs tradendis; quamuis valdé iuuet. mentis ionem, non tam eft inftrumen tum ab illis tribus ANULUM CÓ. munis illorum re&a quadam diípositio , vt bené dirigant cognitionem noftram , vt. ibi declarabitur; maneat ergo tria tantum effc inftrumenta fciendt proprié loquendo Definitionem, Diuisionem, & Argumenta- tionem , & horum quidem przftaotius , & . efficacius effe argumentationé ,vt poté que procedit per vim illatiuam ad manifeftan- dumignotum , de qua xa fusé tractatum eft inTuperioribus,alia hi tet,íed folum de definitione, ac diuifione. 127 Dcfinitio diuidi folet in definition&. quid rei, & quid mominisilla explicare con- tendit rei efsétiam, & quidditatem vel per effentialia, velfaltim per accidentalia, hzc veró non tam explicat rei effentiam, quam ; ipsius nominis cthimologiam, & sicuifica- tiopem , & per hanc indicat à longe , & confufo Diod ipfami rei effentiam , vt cum definitur mulier, quod sit mollis aer , lapis. quod ledit pedem &c. itaq. dim ffa defin:- tine quid nomini: , vt parum explicantecf- fentiam rei , definitio quid rei tur ab Arift.i.Topic.cap 4.& z.Poft. cap.ro quod sit oratio quod quide]? effe vei fiesiff CAD, o oratio explicans e(fentam,& naturam rei & eratia, quia neceffarió plurcs c x c addere nó opore , COMNIS 96. Pas Prima Init. Trati.IT.Cap.XHL fios vocales , vel mentales continere de- bet , vt nimirum cx vi vnius definitum cum alijs conueniat , & hoc habebit rationem eneris, vel quasi generis , & ex vi alterius atacar ab alijs, & hoc habebit ratione diffcrentiz,vel quasi differentias sic in ho- minis definitione, quod eft aximal. ratima- 4e, nomen animal ,vel conceptus illi corre- fpondens commune eft omnibus brutis , ra» tjonalem autem animali coniunctum ef differentia ipfum difcernens à quocunque alio ,' quod non eft ipfum ; dicitur autem qnod quideft e[fe res fignificams , Nt per has particulas fecermatur definitio à cgteris orationibus effentiam rei non explicanti- bus, & ab alijs fciendi modis ,à diuisione idem, quia ipfa non explicat integram , totalem rei effentiam, fed partes ; ab ar- mentatione ver^ ,quia neque hzc mani- at naturam rei , fed an aliqua proposi- tio sit vera,vcl falfa . Quia vero per defini- , tionem poteft effentja rei dupliciter expri- mi,nimirum vel per partes effentiales , fci principiaintriefecé rem conttituentia vel per proprias pathiones,& accidentia extra- nea; definitio quid rei diuidi folet in effen- tialem.fcà quidditatiuam, & accidentalem, fe deícriptiuam ; definitio effentialis di- citur, quz dátur per partes effentiales,que si fucrint physicz , «t quod homo elt 1d , uod conftat ex anima , & corpore, dicitur deftitio effentialis physica, si fuerint mc- taphysicx nempé ecnus , & differentia, erir. definitio effentialis,.& metaphysica , vs cit dicimus , quod homo cft animal rationale ; "definitio accidentalis cft cum effentia rei per extranea exprimitur, & circüfcribitur., :1328 Rurfus dcfinitio cffentialis; & quid- ditatiua duplex eft quzdam puré quiddita- tiua, alia vcró per additamentum dataipri- ma dicitur puré quiddiratiua , quia. omues in ea contenta discüte , & per fepri- mo pertinent ad quidditatem definiti , irà "definitur homo, quod fit anlmal rationale , ac paritcraliz fubltantie éompletz, quia earum entitates adeóabfoluuntur ab ordi- ne ad aliud extrinfecum ipfis , vt perfecte in fe cócipi poffint abí q.vlla tali babisudi- , me, alia vere dicitur quidditatius non pu- 1€ , Ícd per additamentum data , quia ad perfc&am rei notitiam pariencam vltrà effentiales partes. definiti additur in dcfi- nitione aliquod extrinfccum, ad quod dcfi- nitum dicit ordinem (3ltim tranícegdcnta- lem, que paéto materia definitur ptrordi- nem ad formam, anima. ad.corpus. ai de A- : Doctor i,Priorum q.5.X 4. d. 1. qa. & doc nim.accideas per ordinem ad. fubieGum ey. .2Metaph.& alia huiufmodi, cum etim sí entitates non omninó completz', fed eiiín- tialiter imperfc&z in fuo conceptu perfe- Go, & adzquato pendent ab aliquo extrine feco , de qua duplici definitione videatur — *«- 12.q I. P.& Tatar q.1.de genere, $./e/eme— dwm. Dcinde defimtioaccidentalis quoqe. —— poteft fubdiuidi iuxtà varios modosexprie '—— mendi effentiam per extranea ,nam expri mi poteft per proprias paffiones,vtdicene. — | do,quod homo eft animalrisibileevel etiam — .——— peraccidentia communiaquidem;sifeore.. —— | sim fumantur,fed propriasifumanturcóe — junctim, vt si dicatur quod homo: eft ani-- mal bipes , habens.caput ercétum &c.. definitio dicirur puré accidentalis , quia. — — peraccidentia communia affignatur? po- —— — teft deniq.rei effentia cpi ^ extrinfecas.f. afficientem,& finalem,vt.di- — cendo quod ^ 3 animal — d Dco propter beatitudinem , qua definitio. — dicar calis extsnlécá gia dauir VIP caufas extrinfecasdefinito. — ^3 —— €onditiones quzdam bonz , ac legiti-- mzdcfiitionisfolentaffipnari ,quz prz — fertim ad quatuorreducuntur;;prima,aC: —— — inter omnes precipua eft, vtconfletgenee — re,& differentia, vel faltim:fupplente vices illorum , quod additur obdefinitionem ac-. cidentalem , in qua genus ,. ac differentia: — -. [oes non reperitur, & ratio eft Ub i-am upra inauimus , quia ex vi definitionis de bet definitum conuenire cum: omnib. quz- cum ipfo fub.eodem genere continentur ,.— & ab.3lijs omnib:difcerai , qua funt füb di-- uerfisgenerib. primum habet merito gene» ris,aliud veró merito differentiz 5 fecunda. - mo eít;vt conuertaturcumdefinito ,jtaut de — quocumq.dicitur definitio dicatur & defi-. nitum ,&é contrà, sic animal rationale. — — — conuercitur'cum homine, & écontrà, ratio: — huiusconditionis eft, deducitur ex prece. — | denti,quia definitiotaliseffe debet ,vtper .—— ipfamdefinitumadzaquatéexprimatur, ac —— ccernatur à quocunq.quod non eftipfum, ——— arnonsicexprimerct, necdiftingueretil- ——— lud si cum ipfo nonconuerteretur,fed'alijs — prater ipfum conueniret ;. vel é contràter- —- i tia conditio eft, vt sic cla»ior dc fmito iunvit Arift. 5. Topic. cap.s. loc. 17. v 5 ito i A bidie — —- definitionem tradidebere per priora, & — | notiora ; & ratio huius condit;onis deduci- E 3 tur ex ipfo definitionisconceptujipfacnim datar ad explicandam éifntid sci een. b. : Es ibeqes confuse folum , & indiftin&té per sdefinitü importatur ex probem. Phyf. tex. - 4«ergo debeteffe clarjor definito . Quarta denique conditio cft, vcnon fit diminuta , néque fuperfiua ; non diminuta , quia tunc mon explicaret totam rci cffentiam , vt. fi 'dcfineretur hemo;quod fit animal, non ef- fct bona definitio , quia non explicatur al- tera pars effentiz , qua per ditferentià im- »portatur; neque debet cffe fupcrflua cuius -defc&lu non eft bona hominis definitio Jg» fit animal ratioriale mortale ; alie folent addi conditiones , fed ad iftas quatuor fa- -&ilé reducuntur , & in illis virtualiter con- tinentur, vt difcurrenti patebit. Quz auté, & quot fint conditiones rei dcfinibilis ex- plicabitur infrà difp. 1. q. s. art. 3. interim videstur Doctor 4. d. 1. q. 2. vbi quinque - &xigitconditignesad hoc, vt aliquid poffit gehairi definitione císentiali, & proprie mentum logicum, à diuifione phyficano- men traxit , nam diuilio. phyfica eft quada partium feparago, qua antcà vnitz totum conftituebant. , vt cum lignum in duas fe- catur partes, dicitur diuidi; ex hac itaque diuifione Dialectica diuifio fupe. eft,que ell oratio tstum im [nas partes difiribuens , 4i.oratio dil) ibuendo manifeftans multi plicitatem , (cü confufionem totius , talis eft actus, quo mente , vel voce diuidimus animal,vt totum potentiale, in hominem , & brutum :dicitur era£/o , vt fecernatur à diuisione physica , que Rt re , & in effc- &u, non autem mente folüm, vel voce , vt fit diale&ica diuisio 5 additur dfiribuems fotum. dm [uei partes loco differenti, quia per hoc ditlinguitur ab alijs inftrumentis fciendi. nam definitio explicat quid res fit, "argumentatio quis sit , .f. rei proprieta- tem;ícü rei qualitatem, diuisio vero quan- «ta res xy quantitatem .i.quantüm con- tinentia fua fe extendit per partes; vndé .efto diuisio etiam vidcatur per partes ex- plicare rei císentiam;hoc non fit per fe pri- mà virtute ipsius , quemadmodü facit de- finitio,fed coníequenter; & diuerfa quo modo id per vtramq. contingit, quia def nitio pxplicie tfsentiam rei etus partes có- iungcn 0,K totum componendo : diuisio vero id facic disiungendo il as , & feparan- do, vnde dirccté, & per fe ordinatur ad ex- plicandam confufionem , & multiplicitaté partium totius, non autem quidditaté cius, ^^ Quamuis aotem varia diuifionum gene- Apt didaJ . " 7219 Diuifio, Mus aliud inftru- I N- s : Dé iri ipiéniendimedii eren fp; — 93 ra affiz mari foleant. , triplex tamen diuifio przcipué traditurà Philofophis, prima diz citur totius potentialis in fuas partes fuz biectiuas .i. fuperioris in inferiora v. g. generis in fpecies fpeciei in indiuidna: vni^ ueríale namq.refpe&u fuorum inferiorum dicitur totum potentiale,quia non illa actu continet,ráquà cóponaturexillis,fed poté- tia,& diuiditur in illa ,táquá in partes fubie &iuas prx dicando de qualibetillarü;altera dicitur totius actualis in fuas partes.a les,.i. acu in eo contentas , fiucha m" integrales fint , vt manus , & pesreípe hominis, duo palmatia refpc&u ligni , fiué fint effentiales .i. non fpectantes tantüm ad rci integritatem , fed efentiam quoq. & quidditatcm,vt funt partcs hominis phyfi- cz anima, & corpus, vel metaphyficz ani- malitas.f,& rationalitas;itaq.diuifio totius a2&tualis in fuas partes eft oratio , ex vi cuius diuiditur totum, in partes quas actu continet , fe ex quibus actu conftituitur , fiue illz partes fint integrales , fiue effen- tiales,fue phyfica fiue metaphyfica: s vt fi diceretur , partinm hominis integralium alia eft caput, alia manus, &c. effentialium alia eft aninia;alia corpus ionihdo phyfice, aliaanimalitas ; alia rationalitas loquenda Mctaph. Tertia tandem dicitur diuifio fu- bic&ti in accidentia , vel proprius fubiecti per accidentia, vt fi dicatur hominum alius eft albus;alius tiger , in qua diuifione plura aifignatur fubieéta eiufdem rationis varijs  accidentib. afcéta , & fit fuo modo diuifia alicuius totius in fuas partes,fic enim diui- ditur tota hominum collectio , vt aggrega- tum qu ,in fuaspartes;ex quibus ag» g'egatur , ac Solent prztereà plures affignari condi- tiones bona diuisionis , quz ad tres redu- cuntur; prima cft vt singula membra diuie sionis sint minora toto diuiso ; fed simul fumpta illud adequent , quod alijs verbis dici folet totum d:nifum latius patere sin« gulis membris diuidentibus, non tamen omnibus simul fumptis;ratio humus condi" tionis eff lumine naturali nota, nam totum eft naiusíua parte. , ergo totum diuifum debet neceffarió excedere singula. fua mem bra sigillatim fümptas item totum prafcr- tim sincathegorcmatice fnmptum, quo s&- fu fub ciinpoe caditnihil Ac irà om ncs partes simul iumptas , ergonon patct furipa iis simul foibpds 5 hac dec nbA bené diuiderctur animal in esee d à sibilc, cuntéighla mpesibra vidue) : ; »$ tul (umptá tiófi adzquent diuifum ; cum dentur aditnalia ; quz riec fünt rationalia j ncc nidibiliá neq € cohttà beé diuidere: tur in fensitiuum,& ittationale,quia feüsi- juum a qué patet,ac ahitnal ipfum, cum sit fferentia ipsius cohflitutiua j Secunda có- ditio eft,vt tietmbta diuidentia aliquo pa- €to adinuicem opponahtut .i, sit ità ifiter fc diuería , ac diftinta, vt in eo fehfu , quo funt membra diuidetitia non inuicem coiri- cidant vel vnum iricludatur in alioi & ratio eft,quia tubc nori cffcnt membra diftindla , Tettia conditio cft, vt ditiisio tradatur pet membra proximiora, quantum fieri poteft, ne getietetur cófusio, vt cum díuffum plu« rà (ub fe contitiet mernbra. prius diuidatur in propirqtiora , & hac ruríus in alia , vt animal it tationale,& irrationale,& hoc in aquacile, volatile, & terreftte , & hac rur- fus in alia inferiora magis remota , de quo fusius in quzftionibus.. : 130 Sed pis nou midus diftinctio , quà diuisio valdé iuuat ad manifeftandam rerü thultiplicitatem,& confusionem,in fine hu ius capitis non eritabs re aliqua de diftin- &ionibus ,& identitatibus fubrungcre,quá- tüm fert Tironum capacitas ,«xacta namq. de his tractatio ad Metaphysicam fpe&tat . Thomtftz paffim duas fo'iim.affignant di- ftin&iones realem .f & racionis , illam effe dicunt , qa inter plura reperitur prater opus intellc&tus , fcü nullo intelle&tu cogi- tante , vtinter hominem , & equum , Pc- trum,& Paulum ; diflinctionem veró ratio- nis aiunt illam effejquz inter plura repe- ritur per folam intellectus operationem quz diftinétio si aliquod habuerit funda. mentum ín re,dicitur diftin&tio rationis ra- tiocinate , siué cum fund; mento , & tunc contingit, quando intelledus rem fimpli- ciffimam diftinguit in pláres cum funda- mento quod habet in ipfa re propter aqui- ualent iam ,quam babet cum multis , & sic diflingui dicimus in luce folari virtutcm calcfactiuam ab exsiccat.-ua , quatenus ea- : dcm virtus s;mpliciffima lucis zquiualetil- Iis duabus, quas hic in iene videmus diltin &us ; Si vero diftin&lio illa ratienis nullum habuerit in rc fundamentum , illam vocant diftincttonem rat onis ratiocinantis, & ità difiinguere folzmus 11em à fe ipfo abfq. fundamcnto in re:n pradicatione identica dicendo , Petrus«tt Petrus , consideratus en:m fub fecüda intendione fübieéti difin guitur à fcipfo considerato fub ratione pradicati.. Modo difficultas cft , an écbcat Pars Prima Inflit.TracLlII. Cap.XIlF. ,opusintellectis, propriétamenloquendo — — n .es, & modus realiter , ac entitatiuné dari aliquod tertium geritis diftinctienis.; quod tiec proprié sit realis nec rationis , & amuis Thomiftz id conftanter negent , $uarcz tamen diíp.7.Metaph.fec.1.cum cz- teris Recentiotib.fua Societatis tertiam quandam diftinctionem affignant mediam intcr realem , & rationis , quam appellant tnodalem, & reperitur inter rem , m fei ; homitie autem modi intelligunt. minie mam quaridam entitatem vltimó determi nantem fubiectum quz non poteft effe si- ne tali fubiecto,bené camen fubieccum sine illa;& hoc genere diftinctionis difinguitur fcffio à (edente ; actio ab agente , vnio à re vnita &c.. hancautem dicunt poni de tnediam diftinctionem inter realem , & ra9- tionis,quia certum cft illa enumerata pluse qun ratione abinuicem diftingui,quiá abe oluté loquendo vnum effc potcít siriealio y licet non é contrà ; nec etiam dici poffunt. diftingui realiter,quamuis enim poffet dici —— didlinctio realis,vtexplicaturà Thómiflis ,.—— proilla quz reperitur inter aliqua prater. de diftin&tione realiacentitatiua,nequeü£ — — muc mo ^ édiline. — — guiquia difin&tiorealis proprié dida vers —— aturinterrem,& rem;.iinterea,quzTede —— — liter Ac de poffunt,& vtrumq.fefoloexí ^—— — fterefaltim per Dei potentiam , quopadla — — difunguuntur duo homines,amma, & cote — — pus. Nc. ) e 9 2G . Verüm efto cum Recentioribus iftis fae —— — teamur neccffüitatem diftin&ionis mediz — — interrealem proprié didtam , & rationis; — — nequaquam tan€éad hecmducimurexfun — damcnto ipforum,nam inprimis fa'fum eff, — quod i dicunt , ad diflinétionem realem. interaliqua opuscffejquod sintabinuicem — lcparata, vel fcparabilia hoc enimmeq.in creatis,ncq.in diuinis verificari poteft ncn quidcm. in diuinis, nam perfonz diuinz nó. poffunt feorsim feparatz cxiftere; com.vna. sitin a'teracircuminceiionem;,vt inquiunt. Theologi, & tamen realiter diflinguuntur necctiam in creatis,quia hie multarealiter.— diftinguuntur diftinctione rcali proprie di- €a qua tamen nequcunt abinuicem fepa ran,vcl feparata exiffere; sic aiunt Sconltz j totum pscunuk eius partes vnitas rea» liter d ftingui inter fe, non tamen vnum Íc ab alio feparari , sic ctiam Thomitta fue bic&ur: à p. fione realiter diftinguunt ,ine ter quz tamen ncecffariam agnofcunt con» ncxionemindifpenfabilem;Deindé,quando «Gan hoc totum concedercuir requiri ad rc 2.5 -Demollis,feis infirumentis find à gealem diftinQtionem, vt.(.vnum fit (cpara- bileab alio, adhuc tamen falfum eft hanc feparabilitatem deber effe mutuam ex parte vtriufq.extremi ,t.f hoc fine illo,& e contrà exiftere poffint;nam fufficiens ftgnü diftinctionis realis , ac entitatiuz inter ali. ua dito eft,quod vnum poffit ab alio diuel iyquomodocumq.id ier cis vndé crea. tura adhac realiter à Dco diftinguitur,ctiá- fi fiae ip(o exiftere nequcat, & actus vitalis realiter diftinguitur à potentia, & tamen in fententia prafertim Recentiorum nequit ab ea diuclli;& fe folo conferuari;non erze ad realem diftind;onem ncceffaria eft mu - tua feparabilitas cxtremorum;atq. ideó di- ftinctio illa,quam ipfi ponunt inter rem , & modum eius extrinfecum (nàm de diftin- &ione reià modo fuo intrinfeco) aliter sc- tiendum optime reducitur ad diftin&tionérealem , cum abfoluté loquendo res poflit à fito modo feparari,lic:t non &contrà; tum uia vt ait Doctor a.d.p.q.5.9. qwod ff ad-^ c, licet modus re extrinfecus , vt feffio , vbi,vnio, Kc. non fic ità res,licutilla, cuius eit modus, non camen nuila res eit, ficut nec vllum ens , quia tunc nihil effet , quod * repetit quol.5.ab initio, vnde concludit . ibid, hanceffe de nomine contentionem, num f. dillinctio inter reni , & talem mo- dum fit dicenda realis n us modalis , quia iuxtà varias entitatis, & rei acceptiones po teít hzc diftinctio vocari realis , sica d lis, vt fufius in.quzilionibus . - 131 Ex alio itaq. folidiori fundamento admittenda. nobis cft diftin&tio quadá me- dia inter realem fimpliciter didam; & ra- tionis,cum Scoto t.d.z. q.7.:$. Sed bie re- fat, & d.8.q.4. qua dici confucuitin noftra fchola diftinétio ex naturà rei formalis '; dicitur quidem diftin&tio ex natura rei , vt fecernatur à diftin&tione rationis , quz fit opus intclle&us ; dicitur veró forma- Low fecernatur à diflinctione reali , ac en- titatiua proprie dida ; quz ve inter rem,& rem, at hzc media, de qua loqui nv ae — ;& o, malitatem,quaz plerumq. in eadem re phy- fica snae mda indin per sedie Me: titatetn , qua ratiene etiam alio nomine di- cuntur realitates deriuato à re vocabulo cum diminntione , vt oflendatur illas non cffe proprie rcs diucrfas, quia non habent dmerías exiflenzias, fed potins plures ewf- dem rci realitates, & aliquitatcs, quz cum adhuc habeant diuerfas rationes concepti- «vt per hoc oftendaturnon c .99 intelledias , non «pim «ffe in intellecta. éac illiseationem formalem quidditatiuá , fcd taleri habent à parte rei , vt habct Doctor wol.1. lic. Q. confequenter ctiam fundare dicuntur diftinctionem ex natura tei for- malem ,n aioreim quidem diftinctione ra- tion:s, quia habet etf: przzer opus intdlz- &us, (z1 minocem ditbindhione reali, quia non elt inter rem, X rem rinter aliqua duo, quibüs diuer(z corre[poadcant exiftcatiz, fed inter realitatem , & realitaeem , quz li- €t habeant proprias rati»ncs formaies co- cepubiles , noa camcn hab :pt diucrfas exi- ikteacias , fed fürulz vnica cxi fluat exiften- tia , hirnirum ilitus rei , cui 4dcncificantur . Confirmatur adhuc , & magis explicatur* hzc communis doctrina Scoriftarü ex Do- &ore defümpta z.d. 5. q. 1. nam in vna, aé cadcm rc phyfica. multa reperiuntur for- malitates, X realitatcs immcríz per 1den- titatem,vt v gn homine rstio -fubftantie, corporis, animalis, rationalis, rifibilis &c. quz etiam dici folent gra dug netapby fici, proprié res diuerfas,fed potius plures eiu(dem rci gra- dus; itli veró gradus in homine licet pto- rias non habeant cxiftenzias, fed omncs, fagul cxiftant ad-exiftentiam ipfius fio- minisideoq diucifz res dicrnequeant,nec proprie fun Járe difhioctionem realem , ac entitatiuam; adhuc tamen habent. díuerfas rationes corceptibiles,& definibiles, vt có- "ftat deanimali, X rationali, neq. enim duo diuerfas habent. rationes , quia ficap- rchcadunturab intellectu , fed potius ab "intellectu attinguntur, vt in fuis conccpti- bus diuerfa , quia tali1funtà parte rei , vt aiebat Do&tor quol. 1.Q. ergo inter tales réalirates , & formalitates rationabiliter a- lia diftin&tio poni non poteft, quam fo rma- lis ex natura rei; non enim «ffe. potefl di- ftin&tio rationis , quia ditlinguuntur citrà omnem intelleétus operationem , neq. di- ftinétio realis,quia non elt inter plures res, fcà plura entia propriam exittentiam ha- bentia,erit ergo di(tinctio media inter vtrá» que. Neque viles quod od folent dicere Tho- miftz inter hac fufhcere diftindonem ra- tionis ratiocinatz , & cám func to in re; Quia hzc diltin&tio non datur actu , & formaliter à parte fei , fed tantüm funda- mental:ter,& virtualiter; completur vero, S actuatur ede se intellectus; at aradus metaphyfici praedicti , panter fübicctum , & paflio diftinguuntur actualhter prater —» - — biles, & definibiles (cclufo quecunq. opere Mei scpusc usteucenigt esae p " 2 100 tellectus operationem alia formaliter eft - ratioani nalis , alia ratio rifibilis, vel ra- tionalis, dumitaq. quod fi per diftinctione realem intclligamus illam , quz immedia- té, &à toto generc feccrnitur à di(tinctio- ne rationis, vt nimirum eft illa , qua datur €x natura rei , & prater opus intellectus , fic inter diftinctionem realem , & rationis nulla datur media diftinctio , quia diftin- ctio formalis ex natura rei continetur fub diftinctione reali fic explicata , vt quedam Ípccies ; At fi per diftinctionem realem in- tclligatur illafic proprie dicta , Te vere fatur nimirum inter rem,& rem ,ícü inter extrema diuerfas exiftentias habentia , fiue abinuicem feparari poffint , fiuénon ; fic vtiq. inter diflinctionem realem , & ratio- [] C aunpoffibilis ,vtdixgm Pars*Prima Inflit. Tract. IIT. Cap.XIIL, nis adn iztcnda eft diftinctio medía ; quae verfatur. inter plurcs realitates,feü forma- litates eiuídem rei modo iam explicato à & fic dantur tria genera dillinctionum , ad quz alia omnia excogitabilia red..ci pote- runt, nempe genus diftinctionis realis , di- ftinctionis formalis, & d:ftinctionis ratio ni5; diftinctio realis conftituitur in fuo ef- fe per diuerfitatem , fcü alietatem exiftenz tiarum in fuis extremis; diftinctio forma- lis per diuerfitatem. rationum forimalium y Ícü conceptuur obiectiuorum; & tandem diftinctio rationis per diuerfitatem confi- derationis noftrz, fiué cum fundamento in refiué non: & hzc attigiffe fufficiat pro capacitate Tyronum , de quo fuséagemus infrà difp. 1. qu. 5. art, a. & fufius adhuc difp 6. Metaph. d a , H I. » trei potradi.3.e dutem nec Petrus. Hofgan. nec alij : ummulisia im Leeieis im/ist, de fyllori/mo wp Vice Jf mij 4. my agere félexnt, tam dic; eft 5m rrolog, ad bes !nfistdbec min fugff- mifierinm ,' fei «t3. ides in boc vefljeus corum nem efi herendum,fed [pecialis quoq. dehet smflitui traitutus de Jyllsifmo demsnfratimo , ficur ro dmt Dial: trae 7 Erde TRACTATVs L ' auae fyllogifmo demonfratiuo. De pracognitionibus , et precognitis, C 4p. - I. : 1 Nter omnes. filloeifmi fpe- : ciesprincipem locum obti net demonflratio , vt poté X qux ia mat.ria neccffaria j «conficitur , & quia ex tcr- minis, & propofitionibus coafat, ficut ca- teri fillogifmi,non tamen ex quibufcüque , n erit dc condition;bus terminojü, enfissitwr. de Topsee jew Ele ncho , vtbené aduerso, Cao— & propofitionum dcmonflrationem inte — Brantiuni,ac de ipfa demonftratione, eius- que cfícóhn ,qua eft(cientia;& jurc merie ——— — t6,nam omnis doctrina , & omnis di(crplina difcurfiua, inquit Arift. in prin. Iib. Poft. fit €x przcxiltena cognitione, ideft omnis co- £aitio illatz propofitionis, & conclufionis prefoppont cogaitioué alterius propofis tionis inferécis, ftcut süt przmiffz, in qbus. virtualiter cótiaetur céclufto, cü difcurfus. fit illatio alicuius ignoti cx notiori; quapro ptér ad exactam cognitionem adipifcen- dam conclufonis demonftratiuz aliqua - pracognoíci dcbent , vt functermini, & premiffe cxillis formata, —— cit. l9 pi DIALECTICARVM INSTITVIIONY PARS POSTERIOR. De attinentibus ad materiam [yllogifmi. & Va ad, firmam filleeiflica fpeBl at explicuimurs reflat,vt v. qua confres folct epfe f'slopi[mms , qua. vatione materia circa run. upatur declaremui.Cr quomiam thsplex ejl , mece[far 4 « , contim uid yup. tra 2. c. vnde dam eres fillogifmi ratione rnateria puta filloeifnus demonjiratiuus in TI& vcce [aria topicus immateria contingenti, C fophictieus , vel ret in materia falf' feu impc[Bbsls, vtimnuimus 1 Min 1deireo pars ifla 3m tres Tradfatus pariformiter. (ubliuiditur , Guamuis—— igkur primó,que debeant effepracognita, & quid de illis przcognofci. 2 Precognitio fumi poteft duplicfter , - velformaliter,& fic dicit cognitionem ali- cuius neceflario. prarequifitam ad cogni- tionem altcrius , vcl obicctiué , & eft . obiedum tcrminans talem cognitionem , quomodo fignificat modum. coguofccndi rem aliquam ab intellectu, & ficiamitur in afenu. Quinque autem funt modi cogno Ueiprimus edt quid nomini: , fecundus , n res [rt,certius quid re: fit,quartüs, quali; res (it, Quintus propter quid res fit , quorum pofterior przfupponit priorem, vt .n. fcia- mus,quod homo fit , debemus przcogno- Íccre, quid importctur per hoc nomen 4o- m?,vnde quia modus przcedens refpectu fequentis eft przcognitio , & fequens eft quaflio , fit quíod primus modus , q»d no» minis , dictus femper erit przcognicio, X yltimus modus crit qu&ítio,nunquam prz- coguitio;quatuer igitur in fpecie erüt prz- cogritiones ,fed poffunt ad duas in genere reduci, vt facit Arift. 1.Poft.cap. 1.94 eff, «ed eft, primus modus fubdiuiditur 1n ^ Suid eif nimimii,& Quid ejl rei ; ctenim de vy LH $e XT Ns - dnos fignificat - re aliqua duplicem pofumus habere defi- nitionem,& conceptum, confufum (cilicet, ipri icitur Quid & dif pru ' ] porm sire Secunus modus fubdi- uiditor,i di pa gii ica p cntiz ,fiue aptitudinalis,fiue actualis... & 20 $n Quod eff compofitum ,Uy complexum, figni- ri -ficans «critatem propofitionts ; & przmif- . farum . . Dices quatuor süt quzftiones ex z.Poft. - €aergo quatuor füppofitiones.fcu przco- gnitiones , quia quallio vnum quarit , & aliud prxfupponit ;Tum quia tria funt prz- - ' cognita cx t. Pofl.c.1.ergo tres prxcogni- tiones,quia pracognitio , & prxcognitum funt rclatiua. Rcefp. cffe quatuor in fpecie ; & duasin genere. Ad z.negatur confequé- fia; ad probat. dicimus przcognitum , vel dicit denominationem ex actu, cognitionis proucnientem,& fic cognitio, & obic&tum - €ognium poffunt dici relatiua , & tot effe a&us , quot obiccta cognita 5 vcl dicit rem coguitam,& przcognitio modum cogno- fÍccndi,& fic proprie nan funt relatiua ,nam idcm modus pot«ft pluribus re&us conucni rc, & eidem r&i plures modi . me itum dupliciter fumi po:eft , Primo,vt dicit obicctum termipans przcognitionis , &hoc medo Qvid ef , & 7 De Syllogifmo demonftratiuo . rÓI Quod est, przcognita dicipoffunt; fecvn lo , vt dicit rem illam quam intellectus conci- pit fub modis cogno(cendi aflisnatis, X de cu percipit Quid eff ,& Quod «4 , &inhoc «nfu fumitur in przfcna ; & funttria fu- biectum.paflio,feu pradicatü, & dignitas , fiue principium ; ratio huius clt, quia con- clufio demontlrationis potiffimz (de qua loquitur Ar:ft.dum przcognita enumerat) conflat ex fubiecto & paífrone-, erzo quia cognitio terminorum przfupponitur co- nitioni propofitionum,fübicétum, & paf- o ante conclufioncm debent przcogno- fci: & quia conclufio ex principijs infertur etiam przmiffz debent effe pracognitz , quz dignitatis ey modo dicuntur , di- gnitas.n.proprié de primis principijs di- citur . Inftabisante concluf. debent przcogno- fci conflruétio demonflrationis ii modo , & figura, visillatiua,& medtum;ergo plura recognita quam tria. Tum z quia fubie- vei A paflio integrant principia , ergo à funt prxcognita ab illis diftin&ia. Tum 5. aliquando in deniomftratione concluditur aliquod przdicatum «ffentiale, vel accidé- tale per aliam caufam tanquam per mediit, vel per paffioné ipfam, ergo páffio non cít femper przcognitum. Refp.ad 1. hic loqui de przcognitis ad materianidemonftratio- nis pertinentibus, non ad formam , is eitconftruétio in modo, & figura , & vis il. latiua: Medium autem , cum fitin demon-.— ftraticne potitlima definitio fubicéti,potius erit przcognitio , quam przcognitum, vt dicenius. Ad 2. quamuis integrent. princi- pia, non tamen eadem pracognitione pre- cognofcuntur vt in principijs vnita, & eor fim fumpta, vt ftatim declatabimus. Ad 3. affignara przcognita funt demonftratiohis potifima , in qua paffio femper per fuawa caufam cócluditur de fubiecto.V el dicimus idcirco 2tlignaffe nos fecundum ptacogni- tum tffe paffionem, aut przdicatum ; nam r iftud intelligitur omne id , quod dcfu- Dicto in conclufione demonttratur . 4 Applicando przcognitiones przco- genitis; dicimus primó . de dignitate nó dc- bere prxcoenofcinifi Quod frt complexum; I. quod fit vera; ratio elt . quia X fi digui- tas , vt icit vnam fecunéam intentionem pofitionis ; fit quid incomplexum  & abeat quid nominis , & qu d rci: attamen fi exercire fümatur , vt dicit ageregarioné illorum erminorum per copulam vnito- rum; non id et fiuc aominis , fiu rei, La |o 3021 tei, neq. Quod eft fimplex , hzc .n. omnia incomplexisconuemunt , &in tali acce- ptione fum;tur, cum inter przcognita nu- meratur, quia vt fic inferuit conclufioni, nó veró vt dicit illam fecundam intentionem, ita Do&or 1. Poft. qu. y. neceffe cft igitur przcoenofcere, quod principia demoftra- tionis fint vera, & etiam principia illa có- muniitfima abomnibus conccffi, qualia funt De quolibet verum e affirmare , vel megare, neceffe est. quodlibet vel efe vel nón effe; ad quz principta,omnia alia refoluütur,vtra- que.n, intellexit Arift. nomine dignitatis. De paífione certum eft, non debere pre- Cognofci Quod frt complexum, neque Quid rei, quia in definitione paffionis ingredi- tur fubiectum,& explicatur inharétia paf- fionisin fubie&o, hoc autem concluditur pcr demonítrationem 5 deinde certum eft pracognofci de ipfa Suid nominis, hzc .n. eft prima omnium prz fuppofitio , neq.po- tcfít dealiquo vlla quzftio moueri, nift fal- tim confusé cognoícatur,quid per tale no- . mcn intelligitur . Dubium tamen eft,an de- beat pracognofci €«o4d fit incomplexum , fcu ipfius cxiftentia: & quidem in aliqua demonítratione eft euidens przcognofci , vtcumà Rut, & per fenfum cogno- fcimus effectum, v.g. echlypfim, & poftea per caufam à priori demon(tramus ; atta- men noneft hoc femper in omni demon- ftratione neceffarium , eo quia poteft ali- quando dubitari de paffionis exiftentia , & tamen de fubie&to demonftrari,vt eft ater- itas motus, diuifibilitas quantitatis in in- pitum,Kc. qua ratione Arift. affcruit de affione Quid nominis pracognofci ,, quia tus eft de przcognitione, quz in om- nibus interuenit demonftratíonibus , non ncgauit steiquia aliquando etiam «» frt de paffione przfupponatur . Dices, de fubiecto in tantum przfurpo- nitur an fit ,quia nemo quarit , an ipfi t. lis pafio conueniat , nifi ipfum fupponeret pron ;trgonemo quzreret , an paffio ubie&to conueniat , nifi vt pefibili pra- cognofcatur . Tum quia quid eft prefuppo- nit an fit , ergo fi dc paffione przíupponi- tur Quid cft ,etiaman fit . Tum 3. in maiori propofitione paffio vnitur cum medio ter-. mino , ergoanteconclufioncm przfuppo- nitur exiftere. Rcfp.ad 1. hefiade parita- tem;quia (ubic&um eft id , de quo quzri- tur , €ideo przfupponidebet habere ali- quod effe;at pafíio , feu pradicatum cft id , quaritür , an conucniat, fubie&to , - definitio hominis , quz eft animal rationa- Pars Secunda Inflit. Tra&Ll. Cap.I. tura,eo vel maxime quod exiftentia paffio- nis eft inexiftentia in fubie&o , vndé nó teft rc&té pra fupponi effe, nifi in fübietto Ad z.affumptum eft verum de Quid eft reí, non de quid eft nominis . Ad 5. talis cogni- tio non conuenit paffioni in fe, & abfolnté, fed in ordine ad propofitiones , & pramif- fas , ideoq; non d: bet affignarivt przco- gnitio propria paffioni , vt diftindum eft pracognitum à przmiffis.Expeditius tamé erit affercre de paíhone debere etiam «m ff przcognofcere (alt:m confuse,& Arift. td- circo przterijffe, quia in demonftratione diftinde oftenditur, & p: rfc ipfius inexi ftentia in taltfübicéto ; quod etam malti .: tenent, vt Morif.difp.z.Log.q.s. & iafinüát (d Complut.difp. 17. q.2. « 5 Tandem de fubiecto non prafi e tur,quod fit complexum,fed quidnomini$; - — deindé quod fit incomplexum & V tein LS flentia,namanficprecedit qualéfit;& pro-——— — pter quid fit ; tum quia fübic&tum eft bafis, ——— — : ! * E :4 H », . & recie 2 n Mm €rgo pt oni debet exiftere-. a 1 FIRMME Quote Qujd rei in demon(lratio- —— | ne potiffima , nam in hac medium eft quid. x ditas,& definitiofubic&ti ,vtdicemus,ers — — go debet ante przcognofci : nom w$ tamen,quin in demenftratione à pofterio- — ri,& quidditas, & exiftentiafübietti poffint — —— — effe quaftiones,vt dicemus in difputaties ——— nibus, cum de conditionibus fubie&tifciem — tizloquemur, "V Poteft igitur hzc tota do&trina exer declarari : fi quzreretur,an homo fitrifibis — - lis , vt talispropofitio probetur,oportet . pracognofcere -quíd- fienificetur per ifta nominahomo, &rifibilis& quod homofit — — - ens v vil flbile;deindéquiamedium — — demonitrandi rifibiliratem de homine eft: ideoque poteft lubirarian fit inrenimmaz — — | "EQ UO UE le, ideo dcbet etiam de homine przcogno- fc quid rei . His przacceptis intcllc&tus procedit ad formádam demonftrationem: demonftrando conclufionem per premi fas, de quibus debct effe certus, quodfint-— verz,& non falfz,nam ex falfis nequit oft&-«— di verum, ex diclis p.p. tra&t. 5. ! C A-P-V- T OH. 99d De fcientia demenfiratenis effetfn, m^ 6: wram, &preprietatesdemore — ^ Mime is cogno ipi fiitequod c& notitiam parcic De Scientia. nueftigare debemus . Ft primo, quod de- tur in nobis de nouo notitia certa, & fcien- tifica de aliqua re , probatur aduerfus fo- phiftas omnem fcientiam negantes, & con- tra Platonem admittentem quidefn fcien- tiam, fed non de nouo : putabant .n. anitmá moftram ab initio fuz creationis omnibus Ícientijs fuiffe decoratam , at in infufione in corpus ex coníortio fenfuum omnium oblitam , fed paulatim indé fuccedentibus occafionibus ab externis excitari, & eorü, uz Íciebat;teminifci , vndé inferebat no- fen fcire effe quoddam reminifci. Quod detur, probatur experientia, áliqua n. cer- to fcimus etiam per caufas , cognofcimus €tiam certo aliqua principia , ex quibus deindé alia euidenter deducere poffumus. Tum quia habemus naturalem appetitum ad cognitionem rerum per caufas,ergo nó Gebet cffe totaliter fruftra , vt nullain no- bis detur fcientia. Tam quia, vel hoc, quod tít nos neícire omnia, certà fcitur, vel nó , f (ccundum , ergo non dcbet rotaliter ne. MNA primum , ergo iam in nobis certa,& euidens notitia noltrz igno- rantiz, & confequenter fcientia, quia « fct notitia alicuius per caufam. Deindé quod dcnouo generetur , prater quam quod eft de fide quia anmmanoftra in coinftanti , in quo creatur, corpori vnitur, vt determina- tum fuit- in Conc. Later. fub Loore X pro- batur adbuc , nam quorum reminjfcimur , non folum recordamur de illis , verum etià -— fzpé deipfo cognitionis actu , at nunquam ínacquifitione primaria notitiz rerum re- cordamur habuiffe. de illj*: cognitionéali- quam . Tum quianullus poff-t cffe errorin . intellectu , quia phantaíma folum excitaret fpecies ab initio infufas , quz non nifi verá cognitionem neri poffent . Qua propter intellectus nofter à p pee tanquam t: bula raía , in qua nihil cft depictum , fed in fenes ad omne intelligibile , ficut ta- bula ad recipiendam quamlibet picturam ; & potcft vel totaliter ab intrinfeco, & jp- prijs viribus acquirere fcientiam alicuius rei,vt cum ip(e folus per inuentionem ali- qua cognofcit ; vel partim ab extrinfeco , uando .f.non eft bene difpo(itus.&indiget Dore tanquam excitante , & applicante rincipia ad igferendam conclufionem. Obijc. quód non detur rerum fcientia, Tum quia (ntcllectus mouetur à fenfa; fen fus autem Fillitur , vt patet. Tum 2. quia fcientia e(t de ztemis, & certis , res verà funt corruptibiles , Tum 3. quia nonattin- 105 m naturas rerum , fed potius per quaf- am fimilitudines illas percipimus,ergótió habemus veram de ipfis notitiam . Tum 4. ww de omnibus dubitari poteft etiam de illo primo principio .f. Quodlibet neceffe eft effe,aut non effe , nam multi boc nega runt, vt refert Ajift.4. Met.9. Refp.ad 1.nec femper fenfum falli circa proprinmobie- &um , quando eft bene difpofitus ; nec in- tellectum neceffarió fequi apprehéfionem fenfus. fed proprio lamine, & aliorum fenz fuum ope poffe errorem alicuius corriges re. Ad z.non concludit vniuerfaliter ,nam dantur res zternz , & adhuc dicimus nó re- uiri ad fcientiam zternitatem rerü in exi- endo, fed in effentia, puta, quod propofie tiones fint fempiternz veritatis , vt infra. Ad s. rti intelligibiles funt rerum fi- militudines- naturaliter reprafentantes , ideoque es ipfas veré naturas rerum attin« gimus. Ad 4. non debemus ob aliquorum imperitiam ,1mmoó petulantiam negate ome nem notitiam certam , & euidentem . Obijc.2. quód non detur fcientia deno- 105 nam cum aliquid quzrimus , vel illud fcimus, & fic nil de nouo cognofcimus, vel illud ignoramus,& fic nunquam poterimus cognofcere, ficut fi feruus alicuius aufugee rit , fi quifpiam antea illum nouiffet, inue niet,fi occurreret , at fi nullam habuit dioti« tiam;etiam occurrentem non cognofceret, Tum quia fi conclufio fcitur per prarmif- fas, aut fecundum fe, aut applicatas in mo- do, & figura; non primum , quia fic fcien- tia nen habere er demonítrationem , nec fecundum , quia talis applicatio , vell eft nota ante demonftrationem addifcenti , - & fic ipfi nota quoque erit conclufi», vel ignota ergo non poffet ducere in cognitio nem couclufionis. Refp. ex Arift.1. Poft. 1; quod conclufionem ante demonftrationem nofcimus confusé , & imperfe&? in fuis - principijs, in quibus virtualiter cótinetur s & virtute luminis intellectus fitnota per- fecté , & diffincté, ficut res, quz non eft, virtutéalicuius caufz producitur in effe. Ad s. conclufio fcitur per przmiffas appli- catas, quz applicatio fit nota intellectui prius natura, quam conclufio, ftatim .n. ac iwinor additur majori , intellectus deduci- turconclufionem , & pramiffz not fiunt ex terminorum cognitione 5 omnis n. do- ctrina, & difciplina difcurfiua ex pracxi- ftenti fitcognitione. — EA | —— ^ HCM 104 vem per cau(atopnofcere , propter q «amres , quod sllies ejf caufa, P non contingit a- iter fe habere 5 hac eit definitio fcientie qproprijffima dicta , fcire .n. tripliciter po. teft accipi, communiter ; & dicit euidenté comprehenfionem veritatis, quomodo ad contingentia fe extendit,vt cum cognofci. tur Petrum currere,fecundo proprié,& di cit euidétem comprehenfionem verz pro- pofitionis,qua nequit effc falfa , & fic (olü neceffaria Íciuntur 5 tertio proprijffimé pro cuidenti cognitione alicuius veritatis neccffariz per cau'am , & fic fumitur in praíentisly eegno/cere tat loco generis,ex- tenditur.n.ad quamcunque cognitionem , etiam fenfitiuam , additur ger c«w/am , ad differentiam corum quorum cognitionem non habemus per caulam , vt eft cognitio principiorü,& cognitio à pofleriori , & P effectum; additur propter quam re; eff , quia multa iuntcauíz , fed adícientiam folum €ücurrere débet illa caufa , quz cft propria illus rci; & proxima ,qua pofita ponitur ef- feétus,& qua remota remouctur , (ubditur quod silins e eua , quia nedum oportet , quódilla caufa fit caufa proxima, fed requi ritur quód intelle&us fciat effectum à tali caufa pendere tandem additur , € pon con- tjngit aliter fe baberequia requiritur,vt in. tellectus nullatenus dubitet de. cffe&tu , quod a tali caufa proces ; imó quód fit roríus impoflibi ientia nollra dicitur notitia certa,cuidés, er caulam proximam, & nata ficri per di- edi filogifmum. 1.9 Mitam fcientiam Arfft, 1 Poft.cdt. fe- - Cernitab ali js habitbus intelleéis , Sc co- nitionibus jX primo differt à. cognitione tiua,quia fenfusctt (ingulariuai5 (cien- tia veró yniueríalium,quz fub fcnfu non ca dunt. Secundo dilfertab opinione , quia fcientia eft de ieccffatio , quod non poteit alitcr fe babcre, cftque affcnfus conclufio- nis fine formidine de oppofito, opinio ve- ro cft de contingenti, quod poteft aliter fe habere , & dicitur affenfus conclufionis. cü formidine de oppefito. Vcrum cft tamen, quod licet idem intejlectus nequeat fimul habere fcientiam, & opinionem de eodem 16,1cfpcétu eiufdcm,quia implicat fimul exi fimare aliter,& nen aliter fc poffe habere; teft tamen idem obiedtum effe. fcibile , k. opinabile diucría ratione , vt homo cit fcibilis fecundum rifibilitatem , opinabilis fccundum Auftitiam, D.fíert.etian ab alijs hab itbus jntellcctiadibus,quii que .n, funt -| ) - T Part Secunda Inflit. Tract.1, Cap. IT. E - fcientia, prudentia;& ars,ars cít circa facti- evt aliter fe habcat: binc habitusintelle&tus.Clntelledus;fapientiq —— bilia,& externa opera, prudentia eft. circa agibilia iri eodem DonrYh recepta,vt vel- le,cogitare, &c. & ift: habitus verfantur circa contingentia;cateri circa neceffaria quz vel (unt deducta ex principis ; vt funt. conclufiones,& eft ícientia, vel (unt princi. pia,& hoc dupliciter,vel funt principia de- - monitrationistih , & cognitiohorum vo» — . catur intelledus , vel funt principia etiam entium, & ficeft fapientia, quz nonfolum ——— — principia complexa communiflima conté- : platur , fed etiam altiffimas cauías confi- derat . Tu. Quia veró habitus fpccificantur ab a&i- bus,& actus ab obie&is , hinc fcientia fuas conditiones,vt vnitatem,certitudinem,nos —— bilitatem, &c.fumit à rorric ob T vt vnius obie&ti,vna imtia,& quzeft — — de scr gia Sagio magisà materia — fenfibili abftracto , nobilior ,& certioreft. ; ca,qua circa obiectum purae ; & minus à materia fenfibili Cumvets ——— faturi fic EN mathematica certi ^ süt naturali philofophia proptet Mes magis abftradum ip i5 P ede itas, & aritmethica cft certiór mufica, quia illa có- fiderat numerum fimpliciter , hecnunie: fonorum.Et quia obicdtialiafunt.difpara- ———— ta;alia vero fubordinata ad 1uicem , hinc | * etiam aliz fcientiz funt omninse nM E vt arithmethica,X medicinazalize die —— natz & quz cft prior, dicitur fubalternás 5. quz poferior , dicitur fübaltermata , illa - probat principia int E "n accipitiua principiaabilla, quibus proce» ——— dit ad alias conclufiones demoni E A fcd dc hisomnibusfufiusinquaftionibus. —— — 9 Verum quia oppofitorum eadem eft. : difciplina,& quod x Íc pofita magis clu. cent, cum 1gnorantia fcientia E piat eni TOC eius natura, & caufz erunt explicandz,vt — ^ facit etiam Arift.in 1.Poft.c. 12. & 13. Du-- plex eft ignorantia;alia pura M persi - efl priuatio, & carentiafcientihcz cognis — — tionis;alia prauz difpofitionis,Sceft Mi nia va; & praua mentis afíc&io , qua opinamur oppofitum veritati ,& vocaturcerror . Haec caufatur in nobis,vcl per erroneá apprehés fioné,vt fi quisapprchendat. auricalcum ;. vtaurum, vcl perfophifticum fillogifmiü vt cum quis faifz affcntitur conclufioni $ Ignorantia purz negationis Joterdum can- * aturob defectum alicuius fenfus à natiui- tatc ,nam Cacus natiuitate licet poffit ha- bcre, n  prior,per - : Dese piaté primal terim, ep md. per obere notitiam aliquam imperfe&tam,& có- E ,nüquam tamen perfectam, & diftinctam, ratio eft, quia fcientiam non habemusnifi per ínductionem , vel demon- 'ftratiotiem,& vtraqsa fenfu dependet , nam áanductio procedit cx fingularibus, qua fen- fu cognoícuntur'; demonftratio ex vniuer- falibus , quz per fuas fingulares intellizun- tur, ergo deficiente aliquo fenfu , deficit fcientia perfe&ta obie&iillius fenfus. Hinc deducitur illud axioma , N/bil eff im smielle- din, quod priui non fuerit aliquo modo in fem- f95 & dicitur aliquo »odo, quia non requiri- tur , vt resiu feipfa fenfu percipiatur , fed t vel per fuos effe&tus , quomodo co- goce per creaturas, vel per fimi- tudinem ; vt Petrus abfens per Paulum prifentem eiusfratrem , vcl per partes , . quas intelle&tus poteft coniungere ; vt qui viditmontem , & aurum, poteft effingere montem aureum vel aliquo alio modo , de quo Do&orin p.d. 5.4.1. - o2 ATP VTOTIL De nece ]fitate principiorum , ybi de modi: utri n s PREIAHAUS - 10 TyRinci demonftra - 1X turab Arift, 1. Poft. c2. propofitio jmmediata,qua.f. non Uu * tionis defini" fit altera omne animal: rationale eft rifibile ; quod principium eft duplex, vnum dicitur digni- .Ia5 , alterum dicitur pofitio , dignitas eft propofitio immediata,! & indemonftrabilis, quam neceffe cft nofcere,qui aliquam fcie- tiam vult addifcere , tales funt propofitio- nes per fe nota : dicuntur dignitates , quia propter naximam evidentiam , quam con- tinent, digniffimz funt,vt ab omnibus tan- quam verz — wm eai etiam ma- xima, quia ad pro uáplures pro fitiones infermüt, huiufmodi font in M. phyfica De quilibet p erum affrmare , * megare de mullo ambo fimiliter in MR "tica omne totum eff mains [ua parte fi abaqua libus a47alia y qua anos sip li«, Pofitio eft propofitio immediata,& in- demonftrabilis ,quam (cire non cft nece ffe, — v ken inftituit , ed fufficit,vt à Mag iftroillam accipiat , vt addifcens philofopisianon eft opus,vt fciat diffinitiones naturz,motus, corporis natu- ralis.&c.Veriim eft tamen quod pofitio nó folum hanc propofitionem indemonftrabi- Jem,fiu£ afiymatiuam, fiue negatiuam figni R3 7 C ivre, y05- ficat;fed etiam definitionem;quae r-: q4:--, ditatem explicat abíq.affirmatione , 5: mc» atione definitio .n. etfi vt in propofitione umitur , affirmat , ycl negat , attamen fi in feipía fpc&etur,nullam dicit afirmationé, vel negationem,fed tantum genus, & ditfc- rentiam , vt definitio hominis dicit a»imaz faticnale; dicitur quoq; definitio pofitio , e in initio fcientiarum ponitür ad inftz uppofitionis , qua poftea vtendum cft in nmm lg 11 Pracipua proprietas principiorum deuoüfltationis ^ squod Aia neceffaria nam fi conclufio,& fcientia eft de neceffa- rijs, etiam principia , quia licet ex rzmiíf- fis falis contingat coll;gi conclufioné ve« ram,& ex non neceffarijs ncceffiriam , at» tamen id fit non tanquam ex falfis , & non neceffarijs, alioquin effectus nob'tor effet fua caufa , fed propter formam fillozifticá . Hanc neceffitatem, & proprietatem d rat Arilt, c.4. ponens tres conditiones , vel potiustres gradus neceffitatis concurrene tes ad conftituendam neceffitatem princi- pij demoaftratiui . Prima conditio , Ícu primus gradus nez - ceffitatis eft, vt fit de ema , propofitio de omni eft,in qua predicatü dicitur de quo- libet contento fub fubiecto , & pro quo- libet tempore , vt omnis homo cít colorae tus , ifta vero omnis homo difputat, omnis homdó comedit, non funt de omni , nà pri- mz deficit prima conditio , & fecundz íe- cunda; vnde licet ad propofitionem de ome ni prioriflico fufficiat vniuerfalitas fubie- &orum , tamen ad propofitionem de omni pofterioriftico vitra illam , requiritur vni» ucríalitas temporis. Secunda conditio , feu fecundus Meidw neceifitatis eft,vtfit per /e5 pro o per fe eft , in qua przdicatum perfe conuenit fubiecto, non per accidens , quz conditio vtexplicetur,adnotari debent quatuor mg wel didictndi per fe ab Arift.c.4. "— prius fupponendum , quod pradicatio eft duplex, alia directa, & naturalis,& cft cum id, quod à pa:te rci fubijcitur, eft etiam in propofitione fjbiectum , & quod a parte rei incft illi , eftin propofitione przdica- tum,vt homo eft animal ;: indiredta,& «pon naturalis,cum é conuerío ,quod re ve- ra fubeit, in propofitione przdicatur, & quod incft, fübijcitur; & ratio huius eft uiain propofitione pradicatum tribuitur fübicdto, illigj conuenire ennnciatur, ergo fabiecium fe tenet in peine perm E 106 dum abentis, & continentis , & przdica: tum per modum habiti , & contenti, ergo illa propofitio erit dircéta, & naturalis, qua Conformis etit rebus; vt fc habent a parte rc), & vt funcofdinatz ; Rurfus accipien- dum ex Doét.2.d. 5.q. 4.fup.E.& $,d.7. q.1. D,& d.33.M4.d.1:.q. 3. FF. € quol.13.A 5. quód quando aliqnid eft i fe tcpugnans , vcl ens per accidens , non poteft de aliquo dici perfe , nec deipío aliquod pradicatü pcríe poteit. enunciari , vnde itg propo- fitioncs nort erunt pcr fe ; hotno irrationa« lis eft animal, homo albus cft. tationalis ; homo efl animal coloratum , &c. & ratio cft,quia quod in fe «ft rcpugnans , vel pet acctdens,femper erit talc cuicumque com» parctur j nam comparatio non tollit re1có« parátz,quod intriníece , & formalier illi conuenit , ergo fi cft impotlible , i repu- grians ,vcl per áccidens , nihil deipfo dici- tur poífibile, & perfe; Verum cft tamen, quodillz propofitiones, in quibus explica», tur natura horum impoiib:lium , vel en- tium pet accidcus , rcdué&tiue poffunt dici per fe,vt chymcra eft impoflibilis , vacuum elt nihil, homo-albus cft cns per accidens; ratio cft, quia ficut ifta ertia dicuntur ha^ bere propriam náturam , habita compara- tione ad vcra entia , € fimilitudivanrie ica «tiam fuo modo poffunt in, ipfis ficri prz- dicationes pcr fe , His przaccepus. 1 11 Primus modus dicendi per fc eft , cü adicatutm «ft dcfinitio,vel ingrediens dc- itionem tubicéti ,ex que aliqui deducunt: omnia pra-Jicata, quz definitionem ingr c». etiuntur tàmin recto;quàm in obliquo, fiue. fiat de cffenuia dcfioiti, fiue aliquod addi- tum,per fc predicari in primo modo de de« finito , vnde concedunt. has cffc pcr fc pri- mi modi , home eft animal , hómo conftat exanima,& corpore, quz funt partes císé- fialeshomiais in obliquo c ipo pradican- tcs, rifibile cft bomb petecalt fi.j patcr, & fimiles, nam h omo ingreditur , vefubicétá dtfinitionem r fibilis, & filiusvt corrclati- tum in defimtione patris ; & probant ex ipfo Arift. qui atferens excn. pla primimo- di,ait, vt cun: linea pradicaty dc. triangu- lo,& punétun: dc linca; at quamuis linca fit. seffentialis trianguli, & inclliquo de pfo dicatur , punctum tamen non-cft pats. «ffertialis, nec de cffentia linca  & foli de- fiiitionem linex. ingreditur tanquam tcr- niints,i quid cxtiinfecum , ad quod effci- tial n: dieit habitudinem;crgo quia quod- hbet accidens effcntialem dicit ordincm ad Pars Secunda Inffit. T'ra£L4. Cap.IL 5 Íubiectum per quod dcfinitut,& relatiuut ad correlatiuum, fta propofitiones erunt in primo modo. Infuper quia non efl.maior identitas , quàm Pr fit ad feipfum , hanc propofitionem homo «ft homo, in primo: - modo collocant ex Arif. $,Met.25.X 1, Desi ber. c.4- vbi bonum diciteffe per fe bonit, ] & citatur Scotus 1,Poll.q.19,& Tromb.ca —— I Formaliftisin tract.de Form.art. 3.Tandem e quiá natutz communcs funt de cffcntia fin gularium , de ipfis praedicantur etiam it primo modo , m" - Alij ex oppofito non. folum negant, - quz in obliquo definitionem ingrediun ad hünc modum pertinere ; fiue fintds ei. fcntia, fiue quid extrinfecum, verum eti Segapt tranícendentia. in - primo. ] dus cani dcinferioribus,quianonfehae —— tad modum formz inexiftentis, pro-- pofitiones quoqueidenticas eadem ratios — ne,&quianoníuntpaturales, neque de» —— monftrationi poffunt. inferuire, cum non explicent as can cur przdicatum fübies — — Goconueniat, & demonflratio procedat — ex caufis: predicationcs itein p rfaliüt | de fingularibus femouént ab ifto 'm quoniam non funt de omini, cumfintpartis — culares,omnis autem propof:tio periedes beteffe de omni poflcrioriflico ficut fees. dus gradus neccflitatis prafupponit mum,folum ergo popali en aS Mene finiaue artes dc finitionis in re« ) o pradicantur de propro:defimto; v& — — funt genus, & dtxudpei petia Ípeciis — inhoc primomodo reponunt, |: 5 .; 14 Dicimus tamen ,quod proprieloqué-- doillz propofitiones crunt per fe prinmymo din quibusptzdicata funt de effentia fue — bicéü vniuerfalis fiue in re&to;fiue in-obli- quo , fiue p radicamentalia finr, fite trans fcendentra; at quando non funt de cffantia, quampis ingrediantur definitionem ,-non confciunt propofitionem pcr fe: reductiué veró ad hunc modum fpectant przdicatioe nes vniuerfalium de fingularibus , ciufdem de fc ipfo , & propofitioncs negatiua , in quibus remouentur à fubiccto pradicata: oppofita pradicatis ill: conuenientibus in primo modo : explicantur, probantur fin gula; & primo quod pradicata cffcotialia in rccto per fe m primo modo pradicétury atetcx communi coofenfu , S ex Arift, Ic, & cx Doct. 3.d 7.q.1. D. & 1. Poft: q.19.. €o quia hac cft vaior necefitas, quz pof fit intcrpradicatur: » & fübiectum repe fübieéti 2 De necefsitate principiorum , dt. [er de prádicatis effentialibus in obliquo di cendum,& de tranfcendentibus etiam,qua- le efteus, quod veré in quid de fuis infc- . rioribus predicatur, vt docet Do&or 1. d.8.q. 3. Y. & veré ens concipitur adinodü dique fermz Metaphyfice inclufa in fuis inferioribus quidditatiué, ficut cetera pre- dicata quidditatiua . Secundo quod quando non funt de ef- fentia, licet ingrediantur definitionem , nó faciant propofitionem per fe priini modi , habetur expreffcà Doctore i. d. 3.q. 3. G. vbincgat ensin quid , X ia primo modo de fuis paffionibus dici » quod probat , quia Sradicibni in primo modo eft de effzntia flecti, at fubiectum non ponitur in de- finitione paffionis vel accidentis, nec cor- gelatiuum in definitione relatiui tanquam quid effzntiale, fed vtadditum , & extrin- fscum; eo vel maximé , quod (pé funt al zcrius fpecici,imo& predicamenti . Tum quia x U'oft.s s. pradicatio per fe aon con- ucrtiturin przdicationem per fe , f«d paf- fio per f praedicatur dc fibiecto. , ergo fübiecim aon pradicabitur per e d : paf- fione. Tum quia in tántum prz-dicatum per fc dicitur de fubiecto, quia in. fubiecto eft caufa, & ratio formalis inhzrentiz. predi- chti Cum fubiecto , qua ratione tunc fit di- recta, & naturalis praedicatio , quando id', quod ineft, przdicatur, & cui incll,(ubijci- tur; fed in paffione nou. eft talis ratio , nec fuübiectumineft paffioni, nec correlztinum - rclatiuo, ergonon poffant conficere pro- pofitionem perfe. Solum poteft inferri, g» cum paffio, vel accidens dicat efcatialem prdinema 1 fubiectum , qu ordo circum- Ícribit nobis effentialem differentiam ,id- circo non fubiccrum , fed ralisordo vt fic . circeamícribens diceturin primo modo de acc denti 5 & in hoc feníu intelligen Jus eft Arift. dum hic affert exemplum dehnea ex puuctis conflante, punctum .n. cum non fit parscffentialislincz: fed terminus neccffa- rió requificus, non dicetur de linea, neq. in obliquo in primo modo , fed habitudo li- nez ad punctum ,vc explicans dif:rent am eff.ntialem ipfius , erit praicatum in pri- mo niodo . Hinc colligitur ; quod non füffi- cit dicere;praedicacü primi moj :tt, quad ingreditur dcfinitionem fubicct fed requi- ritur adhuc; vt inzr«diatur tanquá aliquod €ffentiale, non tauquam additum ; infuper quando vna icfinitio ef«nt:alis prg- catur de altera eiu[Je d.fiaiti , eft ve- ra przdicatio per fe prizi avodi , vt animal 167 rationale eft.ens fu ftantiale coiporcum - conflat ex corpore 4 & anma , rimlicc, vna d. finitio non fit de conceptu altcrius , fuiEcit, vt fit de effentia definiti, pro quo fupponit . 14. Tertió, quod illz propofitiones enu- meratz in coaclufione po ad hune mo- düm fpcctare taltim rcdu du? , probatur ;, non.n. proprie fpe&tant , vt patet ex didis referendo opintonem oppofitam dc praedi- cationibus ciufdeni dc feipfo,& vnmerfalis defiagularibus: quod ctiam dicendum eft de propofitionibus negatiuis , quia iN ets radicatum remouctur , non Arn fu- icdlo,ergo non poffunt dici propric in pri mo modo ; tum etiam quia ncgatrones'ne- queunt eff: de effentia , & conflituere ens pofitiuum . Reftat igitur,vt folum reductis ué pertineant, quia vniuerfalia funt de cí- fentia fingularium,& fi 1fta dcfiairencur, no nifi pcr vniuerfalia ; ergo iftz pra dicatio- nes crunt m primo nodo, & ncceffariz. Si- militer fi perfcitas propofitionis eft , quia radicatum eft in fubicéto non per aliud , itaut quantà fübiectum eft minus aliud à rzdicato , tanto magis propofitio eft per c, vnde niagis eft p fe jppofitio, tm qua tota d«fiiitio przdicatur de definito , d fi pars zdicarctür,cü nó fit maior idétitas, quam tiufdé ad fcpfum , identicz propofiriones poffunt dici per fe, & non nih in primo E do. fnfoper quod propofitiones negatiuz, &c.ad hunc modum reducantur , patét cx di&isin Phyf.difp.,.q. i.art.1.vbi cum Do &ore qaol. 4.E offendimusnezationes prz dicitoium ftmpliciter repugnátium alicui, S conflitutiué non pertineant ad ef- entiam illias rci, confcqutiué tamen. ípe- élare.quatcnus neceffario confcquuntur ad pradicati propria effzntialia , crgo quia negatio irr2tionabcatis v. g. confequitur in homine ad rationalitatem quz ri primo modo dicitur dé homine , etiam talis negri- tio ad talem mo lum reduci debet , vt hzc homo non eft irrarionalis,fno modo fit per fe p po aov Doctor,cum 1. poft.q.: y. affcrit',; quo atn pro bed ci ded puimój. per fe fed raa en- 4 tvrabaffigmatiua.Et ex his breuiter diluci- da fiunt,qua fuse dilpatant Formal no- *ftri trac. Formalit. part 5.a:t.3. 3e diftinstio- ne formali , circa propofitioncs fpe&taotes ad primum hunc modum dicendi per fe ,vbi prafcrtim contenduut de pradicauone 1dentica,& vniuerfalis de ting'ilzri , de quo plura Aretin uni Aper qinn ex di- 1 ctis Aa A , P " E: sl. "S" Z * 108 €is breuiter conciliari poffunt. 15 Dubitaii tamen poteft de modis in- trinfecis, an in primo modo pradicétur per fe de re, cuius tunt modi , quales funt infi- nicas , & neccffitas refpectu Dci , finitas , & contingentia rcfpectu creaturz , intenfio , & remiffio graduum in qualitate; non.n.vi- dentur fpectare ad 1. modum , in quo paffio dicitur de fubiecto,vt infra, quia modus in- trinfecus intimior eft ipfa paffione, nec fa- Cit vnum conceptum per accidens cum re , cuius eft modus, vt facit paffio cum fuübie- cto,cx Doct.quol. s. C. Refp. cum Smifinc. tract.2 difp.1.pu 4.vbi citat Tat. & Pofnan, ob rationcm allatam modum proprié non ertinere ad 2.modum,fed ad primum mo um,quia aliquo pacto pertinet ad quiddi- tatem rei,quatenus perfecté , & adzquaté quidditas nequit concipi non intellecto modo intrinfeco; non tamen attinet ad pri-mus gradum perfíeitatis primi modi , nam intimiora funt rei przdicata quidditatiua , quam modi intrinfeci . Vndéin hoc primo modo dantur gradus , primus eft , quando totà dcfinitio przdicatur de definito, fecü- dus quádo pars definitionis pradicatur de definito, tertius quando modus predicatur de re,cuius eft modus, & ad quartum gradíi (usine pepe tn des quz reductiue in oc primo modo collocantur. Dices, animal non eft de ratione ratio- nalis,fed hzc propofitio eft per fe,rationa- le cftanimal , & nó nifi ad primum modum reduci videtur, ergo falfum eft przdicata primi modi debere effe de effentia fubiecti, min.prob.quia eft ncceffaria,& non per ac- cidens;ergo per fe;tum quia bené fcquitur, omnis homo per fe c(t animal,omnis homo per fe eft rationalis , ergo rationale per. fe eft animal,quia ex propofitionibus per fe non fequitur nifi propofitio per fe, non per acc dens.Refp.ex Sco.4.d.ij.q. 3. FF. quod nec gcous de differentia;neq; ditferétia fe predicatur de genere,quod ctiam docuit 3X.Potl.q.2 5.quia neutrum per fe includitur in altero;aliter vnum ipforum effet tota de- finttio,& licct fit neccffaria, non tamen per fe propter carentiam inclufonis, fed folum eft neceffaria propter jnclufionem/in ter- tio,.f.in fpecie.Dicitur quoque per accidés logicé,vt i0nuit Doctor in 3.d.7 q.1.D.qua- tenus przdicatum ef extra conceotum. fu. biecti, non ia iM quafi q vnü acci- dat altcri,vel ambo tertio. Ad aliam proba tionem refp .Tat.hic negando con(cq. quia non cft neceffe;quod fi extremitates vniun- Pars Secunda Inflit. Tra&l.Y, Cap. VIT. tur cum medio fub aliquo. modo fpeclalc radicandi ,feu cum aliqua determinatione los denotante, quod etiam fic vniantur ine ter fesimó committitur fallacia accidentis, quatenus non Quicquid conuenit przdica- to, dicitur ctiam fubiecto conuenire , eo quod przdicatum non eft omnino idem cü fubicéto, vide Do&orem p.Poft.cit, plura. — —— circa hoc docentem . n. 16 Secundus modus dicendi per feeft, cum fübicctum eft de definitione przdica- ———— — tij fed hoc non fufficit , aliter hzc propofie- tio animal eft bomo effet per fe , cum anis m4l fit de definitioone hominis,quod tamé eft falíum,vt habet Doctor 1.Pofl.q (3.8€.— in 4.cit.eo quia eft przdicatio innaturalis non ia(eruiens demoriltrationi , & faciuat ad hocque füpra diximus oftendendo hác. propofittonem, rifibile eft homo , non effe per fe,Quare requiritur adhuc,quóàd fübies €um fit de definitione predicati , non vt. ars effentialis,fed vt additum . Sed E oc fufficit,aliter accidens commune in ft cundo -— de fubtecto erac ,&fa- ceret propofitionem per fe , non Feld va Ari ic £uapropver ex etiam,quod inter illa fit neccetfaria: do caufz ad effectum , ita vt fubic cauía omnei habitudo, vt faria,non debet effe in genere Y ; rialis , nam hac datur refpe&tuaccidenti communis , & quia hac indifferenseft ad —— formam,& priuationcm recipiédam ,quá« — tum eft de fc,vt habet Doctor in 1.d.33p 74 S,& 2.d.15:C.fedingenere caufz efücien. ——— tis,non cuiufcunque;fed Wires 1 nationem caufat, & propriam refultantiig — — vtexplicauimusin Phif.difp.7.q.2.quale — — eft füb:c&umrefpectu propriz paffioniss ———— cateri.n. cffe&us non habent neceffariam s" connexionem,& habitudinem cum fuis cau " fis.quam doctrinam tradit Scotus :.Poft.q. 1 5. hinc alij breuius dicunt icationem fecundi modi eff , cum paffio de propria fubie&o prazdicatur. 1d Ex quibus deducitur primo ,quód fi paf- sio przdicatur dedefinttionefuübiecti, vel ——— vid ciue conflitutiua,talisprzdicatio — - eritin fecüdo modo, quia expMicité aflignas tur ipfius caufa,tta Doctor 1n s.d.1 1.q.5.B. Secüdo, quod paffio inecundo modo prz — — dicatur de inferioribus proprijfubic&i , — vr cum paffio generis dicitur defpecie; 8 — — pafsto fpecici de indiuiduis;licetnoimmee — diaté,& primario, (ed mediate , & fecunda- rio; X hoc fibi vulc Arift.cum 1. Poft.12- ait —- ,inhz De ntcesitate princip. eo modis pe[italis. — eo ionem generis per accidens conuenire 'eciei,. iion immediaté: ratio elt, quia in inferiorib. veré reperitur cau(a ilhus paí- fionis. t ertio quod páffio inferioris nullo modo przdicatur per fe de fuperiori , ita Doctárcit.vynde hzc non eft per fc, animal &ft xifibile , quia non conuenit illi definitio huius fecundi modiineque ifta eft per fe, nu merus eft par, linea ett recta0b eandem ra- ionem.Quartó,quod pafsiones inferiorum fub difiuné&tione per fe in fecundo modo pradicantur de fuperiori, vt numerus, vel . elt par,vel impar,linea, vel re&a, vel curua, quoniam hzc duo fic accepta, cum (int im- m«diat neceffe cft alterum incffz,fe habec enim,ac fi contradiStori&'opponerentur,& fimul cum difianctione fumpta conflituunt vnum proprium de genere enunciabile;idé dici poteft de ifta propofitione,animal, aut £ft rationale,aut irratioale , quia diuidi in fpccies per differentias eft proprietas ge- neris . Dices accidens femper przdicatur acci- . dentaliter;ergo per accidens , non per fe . p.fi lyaccidentaliter determinat inhz- rcns jidelt denorat przdicatum effe ens ac- peirisy ,ett Mise vuÁ—À & fed "es: confeq quia bené potcft aliquod accidens neceffario conuenire fübiecto;fi determinat zrentiam , & coünexionem ; . confeq. Solent hic s notari dif- fcrentiz inter primum , & fecundum mo- dum dicendi per fe & M enumerat Are» tin.cit,com.7.fed per hoc: brcuiter- diftin- gui debent,quod predicata. primi modi süt eifentia,& quidditate fübie&i ,non auté przdicata(ccundi-rhodi ; & ideo illa funt priora fubiecto , vt conftitutiua illius : ifta veró funt pofteriora,ex quo oritur alia dif ferétia, quà hic affignat Lynconienf.quod przdicatum.primt modi eft caufa. fubic&ti quántum Ad; effe , quia eft conftitutiuum ciussfed icatum fecundi modi eft cau- mt biecto,quia dimanat , & pullulat ab eo .. 37 Tertius modus communiter dicitur , nonffit modus pradicandi,fed modus per fe edi ,& varie explicatur à Docto- ribus ; Quidam .n. dicant effe modum per fe effendi , hoc eft folitarié exiltendi, quo fcnfu potelt etiam. conuenire- accidena , euando non eftin fubiecto ; quam expofi- tionem recipit Doctor quol.9, A. Alij hunc modum per fe effendi magis coarctant; vt excludat modum effcndiin alio;vt in fubic- cto, fiuc actu fiuc aptitudinc , quo feníu competit cantum fubftantijs tàm primis, quàm fecundis. Alij adhuc magis coarctár, vt excludat modum effendi n alio,non fo- lum vt in fubiecto, fed eriam vt in inferio- ri; quomo :o cancum primis fübftaatijs có- petet ,nam fecundae fuat ini primis tanqus in inferioribus , vnd& Arift. de iftis tantujs exeniplificauit . Zab. verólib.r. de propof. neceff. contendit hunc effe quoque mo. per fe przdicandi, à vc eff: , féu exiltere per fe dicatur de fubftantia in propofitio- ne de fecundo adiacente, eo quia Logica non confiderat modos effcadi , qui funt reales, (cd modos intentionales , & przdi- candi, qui demonftrationi inferu unt , qua- tenus per fe eff? enunciatur de fubftantia in pepe ; quz omnia probabiliter futtineri poffuat . s 3 13. Quartus modus per fe ab aliquibus appellatur: modus mon per fe prz.licandi , fed per fe caufandi : at Arift.in tex.& Doct, 1. Poft.q. 5 z. clare illum enumerant per ma dos per fc przdicandi fundatum tamen fu- per modam per fe. caufandi, & vt ait Doct; 3.d 7.q;1. $. uuinto videndum , quando ia fabiecto includitur proxima ratio inhzren- tix przdicati,licet inter ipu fubiectum; & przdicatum non fit neceffiria hiabitu- do,fcd contingens, vt cum dicitur , volütas vult,iugulatus interjit : ex quo deducitur contra Caict. hic non (umi caufam , & effa- ctum potentialiter , fed in actu nam fi tentialiter famerentur , effet in illis necef- fariahabitudo, nec à fecundo modo ditfer- ret , vt fi diceretur , voluntas eft volitiua, calor eft calefactiuus; bac .n.przdicata süt aptitudines, & pailiones fubiectorum 5 & quamuis etf«&us inactu cótingenter vnia- tur propriz caufz in actu' quoad efi , per fe tamen vnitur quoad caufanr, quia abip- fa! effzntialiter dependet , & hec (ufficit ad conftituendam propofitionein noi omninàó per accidens, fed aliquo mo perfe ,/Dez ducitur etiam per caufam hicintelligi non intrinfecam , & cff:ntialem , quales funt materia, forma refpectu compoliti ,quia iftz pertinent ad primum modum, féd' ex- trinlecam,fiue efficiens, fiue formalis, fina- lis,aut materialis fit: etenim forma accidé- talis, vt albedo dicitur caufa foralis ex- trinfeca hominis al5i , pro qianto tion elt deeluseffentia ; & ifte modus fecundum Scotiftas habet tres gradus 5. primüs eit, ando effectus formalis pradicatur de fübiécto mediante fua caufa formali ,vt ho ^ mo albedine eft albus, albus .n. eft e Deegi or- ^. 4710 formalis albedinis, & ip(a mediante dicitur ' dc homine. Secundus , quando actus cgre- diensà fua caufa formali prxdicatur de cf- fectu formali illius caula illa mediante,vt album albedine difgregat , interfectum in- terfectione interit, interire .n.eft actus in- «terfecticnis, ficut diíeregare e(t actus al- bedinis, & cffectus interfectionis cft nter- fectum effe,vt album eft effectus albedinis. "Tertius, quando etfectus predicatur de fuo immediato principio, vt intellectus intelli- git, voluntas vult . At hic oritur difficultas, quia tunc quar- tus hic dicendi modus non videtur differre à fccundo, nam fupradictum eft; quod cum paffio przdicatur de definitione fubiecti , yt cum dicimus , quod animal rationale eft rifibile , hzc eft propofitio fecundi modi dicendi per fe, fcdin hac propofitione ef. fectus przdicatur de (uo immediato prin- cipio productiuo. nà rifibilitas eft effectus, & animal rationale cius immediatum prin- cipium productiuum,ergo hic quartus mo dus non videtur differre à fecundo;Lynco- nienfis hic videtur concedere quod primus, & quartus dicendi modus inuicem confun- dantur in quibufdam corum gradibus 5 "ITrombeta veró tract. Formal. art. 5. $. pre declaratione , vt affignet horum. modorum difcretionem adinuicemità difcurrit; pre- dicatum aut eft incrà conceptum formalem " fübiecti, aut .xtrà , fi primo modo , fic eft radicatum pertinens ad primum nodum licendi per fe, pain tali modo przdica- tum eft dc intellectu fubiecri; fi veró pra- tum eft exrrà intellectum fubiecti, aut habet caufam intrinfecam in fubiecto , aut non; ft primo modo, aut illa caufa enuncia- tur faeéu difticté,feu ex plicité , aut non; fi primo modo,fic habetur quartus mo dus dicendi per fe , quia. in illo exprimitur caufa praedicati , vt dicendo interemptus intesijt perimteremptionem s. fi vcro cau- fa.non enunciatur exprefsé, fic habetur fe- cundus modus,vt dicendo,homo eit rifibi- lis , vbi refpectu rilibilitatis non exprimi tur caufa; qua cft animal rationalc.Sed hzc doctrina dificu'tatem nó foluit, quia etiáfi exprimatur talis iminediata caufa rifibili- tatis dicendo, animal rationale elt rifibile ; adhuc propofitio pertinet ad fecundü mo- dum dicendi per fe., aon ergo. bene per il- lud fecernitur hic quartus modus à (:cun- do. Hinc idem Tromb. ibid.qu.fi hanc dif- ficultatem friatunca am drea [ubdit iater quartam, & fccun- —— e Paré. Secunda Inflit. Tracl-I. Cap. Hf. diim dicendi per fe , nam in feeundo modo in fuübiecto non tantum includitur proxi- ga ratio inharentiz formalis praedicati ad uera 5s : Pisae ge —— inhzren- tiz cft (impliciterneceffaria refpectu 1 dicati: fed in quarto modo hoer ici in fubiecto proxima ratio inhzrentiz , illa tamen propofitio non eft neceffaria , fed contingens, & ifto modo dicimus , quod" illz propofitiones , calidum calefacit , vo- luntas vult, funt per fein quarto modo;vbi pradicatum non neceffario competit fübie- cto, fed contingenter, quam folurtionem recipit Aretin.com. 2 cit. & aiteffedoctri. — nam Scoti loc cit. 3.d 7.q. 1. vbi ait, quod propofitiones huius quarti modi benéfünt. per fe, (cd non femper neceffariz,& exem- lificat deifta, voluntas vult , calidum cas — feacie , quz funt contingentes, voluntas " enimnon vultneceffarib,fed contingenter, —. — quam doctrinam rurfus habet Tromb. 5. Me. q.2. L Scd neq. hzc folutio fatisfacit,& doctri- nà jn ea contenta, quamuis innuaturà Do- — Hier 9 vam ietm viec. Mee intelli 7 enda*eft, quia omnis perfeitas min fert berebtatoml ,nam perfe escis "t accidens,quod importat conting: ntiam , fi. — - u ergo propofitiones quarti os Ma d E. Y uo pacto per fe, debent quoque ei ena neceffariz ; & quidem hoc negari m otcít quia vt dicebamus contra Caiet. muntur caufa , & e jn hoc quarto modo potentialiter ; nec caufa potentiali ter, & effectus actualiter, fedambo fumui tur in actu adeoóut effectus: cóparetur fae, vt ftat fub ipfa cav(alitate, vt conftat in e exemplis allatis , calidum calefacéi S HU ione ca. lefacit, interemptus per interemptionem — — interijt: quamuisergo incaufiscontingene — tibus, & liberis etfcctus neccffariam non habcat connexionem cum caufa abíoluté fumpta , habet; tamen neceffariam: conne- xioném cum ea, vr ftat fub cau(alitate;quia vtait Arift. z.Phyf & s. Metaph. caufa in — actu, & cff cctus in actu; fimul funt ;, & non funt, & ideo fuprà dicebamus , quod licet effectus in actu contingenter vniatur caus fx inactu quoad effe; per fetamen , & ne- eeffario vnitur quoad caufari , «ndé etiam ipfa voluntas, vt ftat fub volitione , dicitur neceffario M irsiooe ^ ergoin propofitionibus quarti modi per critür ropor- tionata neceffitas , t pedi it Amic. tract.26.difp.1.q. 12. in lib. Poft. Itàq. ad propefitam difhcv)tatem o ccurren dum do Y £x modo dictis, quodinifto quarto modo üsin actu przdicatur de fuo imme. . diatoprincipio productiuo, non autem cf- fectus in potentia, velin aptitudine,fi enim inet.ad fecundü modum dicendi per , & ideo illa propofitio animal rationale e(t rifibile, ad fecundum modum pertinet, pon ad quartum, & hanc potiffin:um diffe- «rentiam inter fecundum, & quartum modü dicendi per (e inter alios adnotauit Vene- tus,quem fequitur Amic. cit.q. 11. dub. 3. & Arctin. cit. -.39. Quari hic etiam folet, an propofitio r fe conuertatur in propofitionem. per €,& difficultas procedit przfertim de pro- pofitionibus primi,& ecundi modi , quo« modo inuicem conuertátur. yecon vniuerz laliter Scotus i. Poft.q. 18. & 1.d.5. q.5.lit. G.Trombet 3.Mer.q.s. & trac.Formaht,loc; cit.Faber theor 8. & alij Scotiftz paffim ; Caiet.autem 1.Polt. cap.4. ait aliquas con- uerti,& aliquas non couuerti ; quando ter» mini non reciprocantur , ait ipfasnon con uerti vtifta eft per fe,homo eftanimal;non tamen hac, animal eft homo; at quando ter minj.reci, tür:, inquit propofitionem perfe conuerti in deo cwm per fe, li- cet non in codem modo, addunt aliqui fed Pes funt primi modi cü cóuertuntur, fiunt «cundi modi, & € contrà,v.g.enseft vnum , homo cll rifibilis , funt ofitiones per fc íecundimodis qucd ficonuertantur di- cendo ,vnunveftens,rifibile eft homo funt propofitiones iam primimodi ; funt quidé propoficiones per fc, qu'a funt propofitio- ncsneceffariz;& omnis propofitio neceffa ria cft per fc;fpe&tant vero ad primum mo- dum; quia inillis conuertentibus przdica- tm eft de ratione fubiedti , eo quia fubie- (inm cadicin definitione pafsionis ;:& hoc cfl totum Caiet. fundamentum : fitum tamen cum Scoto tenendum loc.eit quod aperté docuit Arif.ipfe ex pro- feffo 1-Poft.cap. 1$.dicens:in propofitioni- bus per fenon dariconuertentiamineq.va- let dicere. Arift.efle intelligendü,quod pro- pofitio perfe non conuertitur in eundemmodum,bené tan in diueríum;nam Arift. ibfoluté loquitur & non cemparatiué, & vt €o pofteà' foluendo amecntum €aiet. falíum | ef! etiamin hoc fenín vnam propofitionem per fe poffe conuerti in aliam; Dcindé probatur ratione ex Tromb. cit. cuiufcumq. propofitionis przdicatum de pendct à fubiecto quantum ad rationcm formalem intzinfecam fubic- inhazentiz intii Dt fiecefiruti princip. 6) mod. pesféiinis, — tia &o, fübie&um ipfius non poteft confimily dependentia dependere à przdicato;fed i. ena fitione per fe icatum c dependet à fübie&o,ergo € contrà fübie Gum non potcft fic dependere à pradica- to, ergo perfe non conuertitur in perfe ; maior patet ex Phyficis , vbi probabitur nó daricirculum in dependentia effentiali in eodem genere caufa probatur minor,quia ifta dependentia videtur cffz ad aliquid in ratione priné;pij formalis , quia omnis de- eese quz cft fecüdü rationem forma- em intrinfecam, reducitur ad genus caufz formalis.Nec rurfus dicas;non fequi circu- lum ; quia propofitio perfe conuertitur in per fein codem modo, fed in diucrío , nam mox patebit id effe falfum,tum quia quan- do etiani id concederetur , adhuc daretur circulus in dependentijs effentialibus in eodem genérecaufz , quia fiué jore fit perfe primi modi fiue fecundi , perfei« tas , & dependehtia effentialis pradicati à fubiecto exercetur in genere caufz forma- lis, Demtim jamfüpra dictum eft, concedi- turq. abipfo Caict. predicationem per fe debereeffe dire&tam , & naturalem ; fed propofiionés conuertentes áffipnatz ab ipfo continét predicationes indirectas , & innaturales;vt conftat , ergo &c. Conf. ad hominem.quia ipfemet Caret.ibidem ea ra- tione negat effe propofitionem per fe, cá inferids przdicatur de füpcriori , vt cum dicituf, animal eft homo , quia hzc przdi- catio;eft contra naturam , fed tales quoque funt propofitiones ab ipfo affignatz , cum fübiectum predicatur d. fua P ssicey Ur fpccies de differentia , namdifferentia , & paffio infunt fpeciei, nó é contra, ergo &c. Fundamentum veró Caiet. facile labitur; falfum cnim clt propofitioncs illas conuer- tentes ab ipfo adductas , rationale cft ho- mo ,, rifibilc eft homo, cffc propofitiones períe ad primum modum  fpeétantes ; nom enim in primis funt bcn per fe , uia aon funt naturales , & directz ; neque pectant ad primum modum , quiam de nitione paffionis fubiectum non cadit , vt de cius quidditate , fed vt additum ex 7, Met.tex. com. 17. & 19. quod eft eff ex- traneum à ratione etus formali , atq. ideà propofitioilla ad primum nequa- uam fpectare poteft . Cum veró aiebat Caiet.1 las propofitiones cffe n. ^ atque ideo effc per fe , ueganda eft confc- uentia, quia propofitio de omni eft necef- furia & tamen non eft per fe;cuia p 10 W ditm i dicit vlteriorem gradum necefítatis ; neq. ab codem habet propofitio neceffitatem , K períeitatem, s ex diuerfis capitibus , wt i notat Tromb.5. Met.q.2.ad r, prin. nam propofitio dicitur neceffaria , quando extrema ipfius funt immutabiliter «nita in quocunque effe concipiantur, fiué in re , fiue inintelle&u , ita quod neceffitas pro- ofitionis oritur ex immutabili terminorü abitudine: fed propofitio eft per fe,quan- do in fubie&o includitur ratio formalis inhzrentiz pradicati ad ipfum ; modo ftat aliqua extrema propofitionis effe immu- tabiliter vnita, & habere neceffariam habi- tudinem adinuicem , & adhuc vnum non includere rationem formalem inharentia alterius. Dices, ilz propofitioncs no funt per accidens , inquit Caiet. ergo per Íc. Reípondetur Doctorem loc.eit.1. d. 3. q.3. concedere illas effe per accidens , vbi tame tiotat Bargius id intelligendum non effe jn toto rigore,quoniam propofitjo per fe, & per accidens proprie loquendo diuidunt gropofitionem naturalem,quando .f.fubij- citur quod dcber fubijci,& prgdicatur ,q»- debet iv vt habet Doctor q.penult. vniuerf.& x Poll.q. 18 in folutione ad ar- umenta, vbi per totam qua onem bcné eclarat, quo pacto propofitioncsille di- cantur per accidens; breuiter tamen dicen- dum cffc per accidens , nonquidem ratio ne obiccti, quo fenfu hec dicitur per acci- dens, homo cft albus , fed dicitur per acci. dens ratione modi connectendi , vt docet Aritt.1.Poít. 35. & 34: & Them. com. 35. 2 przdicatur qued doberct fubijei, & contrà . Ex oppofito totidem modí per accidens pradicandi asignari poffunt ; Primus «ft , quando pradicacum non cft de effintia fu- ^ picéti, & elt oppofitus primo modo dicendi p:t fe;quo feníu hzc propofitio homo cft rifibilis poteft dici per accidens. Secundus oppofitus fecundo do przdicatü ne- dumnon cft de effcntia fubie&ti , fed nec proprietas cius, vt funt propofitionesom- nes in quarto modo. Tertius oppofitus ter- tio ( juxta ponétes illum inter modos pre- dicandi, quamuis ab Arift.non numerctur) «ft, quando effe predicatur de accidente , vt albedo efl . Quartus oppofitus quarto «ft, quado cffcétus non pradicatur de fua per fe caufa, fed dealiquo per accidens fibi coniunéto , vt muficus zdificat , accidit.n. a dificateri,quod fit muficus , nec zdificat vtmnuficus, fcd vt edi&cator . E -. Pars fecunda Inflit.Tra£]. I. Cap.1IT. 20 Tertia demum conditio , feu neceffi- tatis gradus eft, quod principiumdemon- ftrationis non folum fit de omni, & per fe , fed quod vniuerfaliter pradicetur ; predi- catum vniueríale cft ; quod dicitur de oni- ni, per fc, & fecundum quod ipfum;vbi hot, quod vniuerfale non. fumitur hic pro tere mino multis communi ,vt in lib. przdicalb fed pofteriorifticé, pro illo .f. predicato:, rag erae conuenit fubiecto , & fecundü ipfum, ideft adzquaté , & conuertibilitet: in hoc .n. fenfu fumitur ly primó, non ve- ró vt fonatacimmediaté) vteft rifibileres — - fpedu hominis, vel ciusdefinitionjs 5:at —  — hzc, homo eft fenfibilis, non eft predicato- À vniuerfali , quia fenfibilitas non conuenit homini, quatenus homo c(! ,fed quatemr$ — — animal, neq.ifta, homo eft animal; quia — non conuertibiliter, & ada quaté dicitur de - homine. dii soc oefs MCA E Vt auté clarius percipiatur menor u- Reeve ; debemus cum Arift. 5; Poft.c.5. patefacere errores,quos j committere circa przdicatum vniuesfale ivtillos perder modis poffu- — mus errare ; Primo hi ext vno tantum? Ze indiuiduo vniais fpecici,putaret quis,quod - €f predicatum pcr fe,& vntuerfale fpeciei, — conuenire huic indiuxitto enus« ft tale IZ. indiuiduum, verfi quiscxiftimarethuicLu- ^— — nz quatenus hzc Luna clt ;conüenire ecl pfari,crraret, quia etiam altexie iret, dori pi am hocprzdicatum noncon- —— — uenict Lunz, quatenus n "d ticulari (ed qpatenus. merfal, — Sécundo, quando funt pluresfpecies, qni- — busfecundumrationem communem eon- — — wenit przdicatum, quz cum fit incognita, — — putaret quistale przdicatum illis comes ——— nire fecundum proprias rationes peculia- res,vt fi quis exiftimaret localiter moueri yationcs fpeciales ,cum tamen cóueniat fe-— cundum rationem cómunemanimalis per^ ——— eh ae fupponitur innominata . Tertio, fi quod eft fpeciei , putamus conuenirege- neri, vt fi effet tantum homo in rerum na- tura, & quis putaret homini conuenire effe rationale,quia animal, erraret . Quos erro. res,vt cuitemus;affignat Arift.cit.hancre- — gulam , vtverum vniuerfale przdicatü co- , gnoícamus.$i pofitis omnibus non talc przdicatum , & ablatis nen au. 5 - pum cft pradicatum illud non conuenite — - febiecto fecundum illasrationes: Sedíecíts — — À : eu d] uim cam rationem erit prz M. 7De emonflratione propter quid. — gerfale.fec dum quam primo, & conuer- uertibiliter ità conuenit ; vt illa ablata ab jntrinfeco, & per fe aufertur tale pradica- - fum, & illa pofita ponitur , vt pofita ratio- nalitate in homine ponitur rifib litas , & il- Jaablata, hac etiam aufertur . - Hi funt neceffitatis gradus, quos requirit Arift. ad principia demonfi ratioriis , quorü vltimus prafupponit fec undum, & prim& , Loy n. de przdicato vniuerfali eft perfe, & de omni , fecundus prafupponit primum, fed non contra , vt patet intuen- ti. Verum eft tamen, quod non omnes mo- di per e demonftrationi inferuiunt, fed fo- Tum primus, & fecundus,in quibus pradi- catum nunquam poteft fubicéto nó ineffe , quamuis etiam quartus poflit aliquando infernires tertius veró modus, quando exi- ftentia demonftratur de fubie&to, dumtaxat infcruit. : - Dices, bonitas, fapientia &c. demonflrà- tur de Dco, & tàmen iftz propofitionesnó funtde omni, epe fingularitaté fubie- Gi: item eclypfis de Luna demonftratur,in qua coneluftone non adcft vniuerfalitas t&- poris ; demonflratur etiam in hyeme effe nlues,in aftate grandinem fieri , &c. quz nullam habentpeccflitatem , ergo falíum efl,quod principia demonftrationis debent hcs gradus neccffitatis habere. R cfp.quod vniuerfalitas fubiectialia eft pofitiua , vt quando fubiectum eft commune pluribus , uibus omnibus conuenit pradicatum ; a- Jia eft negatiua- , vt.cum efto nihil fit fub fubicélo , tamen nihil cft fumere fub illo etiam per impoffibile , cui tamcn non con- ueniat pi edicamum: item plures dantur gra- dus neceffitatis, quzdam .n. propofitiones dicuntur neccffariz ,quia vt plurimum ve- - yificantur , fed/falliblliter , vt quód dentur E nióes in hyemes quzdam aliquando , fcd infallibiliter, vt qnod tali tempore.& pofi- tis talibuscaufis eclypfisLunz contingat 5 quzdam, vt fint fcmper, & infallibiliter na- turali potentia, vt quod oriatur Sol queti- dic,& occidat; quadam femper; & infalli- biliter fecundum omneni potentiam , vt quod homo fit rifibilis :ad arg. refp. quód propofitiones dc Dco peffunt dici dcom- ni,quatcpus fibic&tum potcft dici vniuer- fale vriuerfalitate negatiua quatenus niil effet fub Dco, fi effet poffibile, cui nó con- ueniret bonit;s & it: alix propo- fitioncs fccundum quod funt neccffaric;di- cuntur demonftrari , & magis funt ne- ecffariz;co perfcóliori tionc de- ft5 monftrantur , & quia demonftratio potiffi- ma eft €— prre ,& ^e ipfa pracipue loquitur .qua propofitiones maximé neceffariz dran iui tdcirco dixit principia demorftrationis effe debere taliter neccffaria, vt fint de omni, per fe; & fecundum quod ipfum . í CAPVT IV. De demonfiratione Propter Quid, 21 Emonftratio ab Arift. r. Poft. c:102- diuiditur in demonflrztionem pter quid , feu potiffimam , & in demonftrae tionem , qw; , prima eft , que per caufam proximam, & adzquatam procedit tanquá per medium ad démonftrandám douciatas nem, fccunda , qua à nontali caufa proce- dit; prior dicitur potiffima, & à priori pro- pter perfe&tiffimum modum proccdendi,8a perfeéiffimam fcientiam , quam parit : de qua Arift. c.z. duplicem dat definitionem. Prima definitio cft ifla , Demenf/ratio ef fy llegifmas faciens fcire,leu eft fyllopifmus ym us dcfinitio conftat ex genere, quale eft /!logifmw:,& ex differentia , quà circumfcribit nobis ly faciem: fcire , per quod a topico , & elencho diltinguitur ; & confe quenter poteft dici hec definitio for- malis,quatenus datur per caufam formalé, ualis cft differentia ; geret quoque dici nalis , quia datur per fincm demonftratio- nis, qui eft ícientia, propter quam cít infti- tuta, Verum cft aduertendum;quod fi. fcire, hic fumitur lato vocabulo , vt ét ad fcire à pofteriori extenditur, fic talis definitio erit demonftrationis in communi , non demon« ftrationis propter quid at Arift. per faire intellexit fcientiam proprijffimam ; quam fupra. dcfinierat,vndé in tex.9.ait fcientiam demonflrasiuam effe ex prioribus; & conclufionis . . : ! Secunda definitio , quz materialis dici folet,quia datur per conditiones principio" rum; & ex definitione fcientia illam de xit Arift.cft ifta, Demonlratio efl llogsfmus confans expert, primis, 1mied 1Af i5 , not ito ribus , pruoribus , C ceu[is conclufiomis . Ab ifta dcfiniticne parum differt fecundum ali- s ia quz 1. Top.c.i. traditur, e& /l- i[mus conslani ex principis verit aut prio mis aut Talibus ,qua cx promis na copPilite mi: - pfere principium ; (cd melius dice- tur dcfinitioncm competere demon flrationi communi ad propter quid,& quias vt omnis demenftratio à s Lapin topi " c hcm II4. €o fecernatur, fignum huius erit, quia da- tur per difiunctionem veri; , «uf primis, nà rincipia demonftrationis €»ws« (unt vera, Do non prima , necimmcdiata : pto de- claratione igitur huius definitionis fingule particula font expendendz. : 21 Prima conditio cft , vt fint przmiffe eera , quia conclufio eft vera, ergo & pra- miffz, nam licet ex falfo aliquando fequa - tur verum ; hoc eft per accidens , & ratio- ne forma fyllogifticz,non per fe,& ratio- ne materiz, imó quamuis conclufto illa fe- cundum fe fpcétata fit vera, attamen vt de- duca abillis pramifüs eft falía, quia vt fic includit vim 1illatiuam, & caufatiuam prz- miffarum refpectu conclufionis , quatenus conclufio eft éffcétus , & pramiffz cau(z ; at falfum cft conclufionem veram effe effe- um falíz premiffz , non cns.n. quale eft falfum, nequit effe caufa entis , quale cft vcrum, quapropter hoc totum.f. conclu- fio in íe vera cum relatione cffe&tus ad pre miffas falías vt caufas cft quid folfums tum quía noncns non poteft fcir: , falfum. eft on ens, ergo nequit fciri , & illi affentiri intelle&us ; hzc conditio conucrit ctiam fyllogifmo tepico. Diccs,ex aeternitate motus,quod cft fal- fum, Arift. colligit &.Phyf. exiftentiam pri- mi Motoris, quod eft verum, & in demon- flratione ducente ad impoffibile vita pro- pofitio eft falfa .'Tum quia de infinito ,va- «uo, & ente zationis multa demonftrantur, qua funt non eitia, & falía . Refp. ad v. pa- tct ex dictis,cohclufionem Arift. de cxiften tja primi Motoris fequi pcr accidens ex motus aternitate , vel quod etiam conclu- fio fit falla modo explicato ; in dcmonttra- tione autem ducente ad impofibile conclu litur tcgatiué, & pramiffa fal(a affumitur fub conditione, fi effet vcra , tunc autcm non deifta demonflratione loquimur; fed de oftenfiua, & "pre ter quid. Ad 2. denott entibus, & falfis datur fcientia negatiua , quatervs cognofcimus infinitam non dori, vacuum non exiflere, ens rationis non effe vetüm cns , fed falfum, non veio fcientia pofitiua afbrmando de illis aliquid verum, &rcale predicatom. Secunda conditio eft , vt fint froma , & dm mcd sata, Viae .n. particul& , quamuis ab aliquibus diftinguantur, communter tan .protodcm fun.untur , & in tantum Arift. appcftit ly pmmedsanis , vt infipuarct , non fumi in codem fenfu ly primis, er griri- bv;, vnde tex.10. I 13. candem fignifica- b. d E: Pars Secunda Iflit.Tratl-I. Cap. TV. tionem ambobus tribuit; hec igitur condi- tio denotat, auod principia demonflratio- nis debent effe immediata , feu i ne firabilia per aliud medium à priori, & in codem gencre; dixigus 4 £rir;, quia non officit, quodà pofteriori, & per effectum: demonitrentur : diximus s» eodem gemere tiam poteft vna cauía demonflrari per alia alterius gene:is,& tamen dicetur prima,Sc immediata in Eon genere , & ratiohu- ius conditionis eft , quia f principia effent — — demonftrabilia,& cuidentia peralia, & illa. - peralia,procederetur in infnitum, quod —— — eft cuitandum ,ergo ftandum eft adaliqua t principia immediata indemonftrabilia EV aliud medium prius , & intimius fubieét EC i Verum eft tamen,quod aliqua dicuntur in- —— P demonftrabilia formaliter,quiafeipfis süt.——— taliz,alia virtualiter ,fi.f.euidentiam hae.— —— beant abalijs principijs prioribus ,per ———- uepoffintdemonflrari,conficienstamem — demcnílcilionem cit illa re. Fnprio 0 ta principia ; quamuis autem ad fimam demonttrationem requirantur prirr cipia formaliter immediata, tamenad pere etiam demonftrationem fuffciunt prince — piz virtualitcr immediata , aliter siis la retur fcientia fubalternata , We e ge ^ men priora principia fint nota fcienzi, ali^ — ter non effct demonftratio , fed c topica in:pfo , Hviufmodi propofit poffunt effe tàni affirmative, quàm ug,affirmatiue precipue erunt,que no bent caufam , cur MI &o,vt quando definitio € jat rim genus, vcl differentia predicatur de Hefinitoy 8c cutm prima palla de defnicione S dicitur,& vhiuerfaliter quando effe&üsdis —— — citurde fua proxima caufa, v homo eft —— | animalrationale, bomo eftanimal, eft ra^ —— po er dna ra onse en «^$ ifcurfiuum,&c. at hec dert ; "D non dicitur immediata, qua po reüd á peranimaldemonftran. Negative eruntjjn -—— quibusextremaíeipfis difünguunturl,non — — — peraliud medium, vtanimalrationalenon - eil hinnibile,hec veró]homo noneftpláta, — non dicitur immediata, quiapoteftoften- — dt per animak. Et ifte due conditionescó-- ucniunt premiffis in [c,abtoluté, & pofitiones junt , fequentes veré in adconclufionem , vc principia illius. — .13 Addit dcinde Arift. tres alas condi- tiones corucnientes principijs compara- tis 2d conclufionem nud T priorións, notioribus , cau foue conclmfiom , epe A ^ tea 3 — tantüm in cognofcendo poteft De demonfiratione propter quid 1 mb vltimam explicat ,à qva coetere pro- ueniunc, debent igitur effe caufe conclu- fionis , quia (cire eft rem per caaíam co- guoícere , vndé medium debet eíse caufa inhazrentia praedicati cum fubiedto in con. clufione , ergo przmiffe talem caufam de- bentcontinere. Pro cuitis notitia commue- niter dicitur,quod cau(z alia eft in cogao- fcend»,qua (.eft racio , cur aliquid cogao- Ícatur,quo fenfu cum per effe&tum cogao- fcimus cau(am, efe&tus refpe&tu cam(z di- citur cauía in cognofcendo,alia eft cau(a in effendo;à qua aliquid in eff cau(atur , que etiam caufa in cogno(cendo dicetur , fi per ipfam cogno(cimus effe&um ;j& hzceft du pleit formalis , feu propria , qua.f. veréeft cau(a effectus, fiué phyfica,fiué metaphyfi- €3j1lia virtualis quz propri non eft caufa , fed taliter fe habet in ordine ad aliud , td fi illad cau(aretur,non nifi ab illa cau a proueüiret, quomodo ticompreheafibi- litas Dei ab infinitate ipfius prouenit , & quia hic definitur demoaftrario propter tid,per caufam non intelligiturilla , qua ^ Fare ondes eítin dudhoftendo * fed in: imeffeado,& fecundum rem , fiuà formalis fit,fiue vircualis, vt demon(tzationes , quz fiunt de Dco,verz poffit d. iones dici,quod confonat Scot.quol. 1.art.z, Sed hoe disum de caufa virtuali non placet Amico tra&t.36.q.6.dub. 1, vndé ne- gat demonftrationes de Deo, & aliquas ma- thematicas fub demóftratione hic definita contineri, co quiacaufz virtuales nó funt, nifi (ecundum nos, non áparterei , ergo ft intelligitur res ab illa caufa caufari , in- tellizitur falfum : Tum quia etiam caufa dici caufa virtualis,& fic demonítratio ab effe&a ef- fet demonfiratio propter quid : Tum etiam quia de principijs daretur ícientia,nam ap- prehenfto terminorum pote& dici caufa vircualis cognitionis principiorum , quia fi offet caufari, ab illa caufaretur, Verum tantus rigor non placet ; fi.n. pef caasa virtualem intelligitur id ,à quo pro- prietas aliqua dimanat,& pullulat abfq.alia dependentia , & imperfe&tione , quo fenfu Patres Grzci nomen caufz admittunt in diuinis, & conuertitur cum principio , po- teft pro medio affumi in vera , & propria demonftratione propter quid , quia fufficit Exec pent Q9 , & parum re- ert, q» veri dependentia, e. &iont. Nec obiectioncs aliquid valent:non NES virtuales ctiam a partc 115 rei funt tales, quatenus à parte rei vnum pullulat ab alio , vnde non intelligitur tfalíum , fi à dependentia preíciadatur. Non fecunda , quia caufa non prouenit ab effe&u ideoque effedus non erit caufa vir- tualis. Non tertia, quia hiceftfermo de caufa inhzrentiz przicati cum fuübiecto , bo^ fenfu apprehenfio terminorum nequit ici caufa priacipiorü,neque termini prin- cipioram habent aliam caufam,cur adinui« cem connestantur,cunt fint prima,& imme diata;quare de ipfis nó erit (cientia. Verüm eft tamen,quod Arift.przcipue intellexit de cauía proprie dicta , vndecft feré quatftio de nomine. A 24 Exhoc probatür,quàd przmiffr fint priores (quz particula ditfercà ly primis , dicuntur.n.przmniffz prima ,quia non habéc alias priores;dicuntur priores refpe&u có- clufionis) co quia mL elt prior ordine , 8 natura ipfa concluüone,(icut quzlibet cau fa prior dicitur fuo effcóta, Ec quia funt cau fx 10 effzndo,& cogno(cendo ipfius conclu fionis euidentiam.n.,& certitudinem con- clüfio habet cx praemiffis , fequitur , quod nótiores fint ipfa conclufione,quod probat Aiift. per illud axioma, Pregrer qud vssm- quodque tale, illud magis , vt ivolumug medicinam propter fanitatem, magis volu- mus fanitatem , fcd affentimur e aera propter przmiff;s ergo magis affentimur rzmiffis . Pro exacta tamen cognitione huius axio matis multa folét à oribus afferri,vt ip fius veritatem faluent ,quamplurefque co- ditiones, & limitationes ad ducuntur:breui- ter tamen dicimus, quod ifta propofitio cft caufalis, vnde verificatur in his,qua fe ha- bent,vt caufa, & effectus; & fundamentum fumit ex hoc,quod nulla caufa producit ef- fe&um feipfa nobilierem;fed femper caufa totalis,faltim vt caufa, & iadependens eft, - dicit maiorem perfs&ionem , quàm effe- &us,nam independentiz dicit perfectione,dependentia imperfectionem ; hinc. condi- tiones reqiifitz ad veritatem iftius axioma tis,przcipuz funt, quz ad faluandam ma- ^ jorem perfe&tion&cau(z refpectu effzctus requiruntur, Prima igitur conditio elt, vt caufa fit totalis,& per fe refpectu illius effe &us,qua ratione naa valet, compofitum eft ensin actu propter formam , ergoforma eft magis in acta, nam compoficum eft eas * in adu fubfiftens forma elt a&tas informis, nec forma eft totalis caufa aztualitaris eó- pofiti fed ctiam propria i s : funiliter 1 DOR E ed a* 116 1o valet, celiinfluunt propter motü , ergo motus magis influit co quia motus n6 cít p fc caufa influxus fed p accidés, Sinftrume- talis.Secunda, vt pra-dicatü;t quo fit cópa- ratio,conueniat formalizer ca.n caufa ,qui effcctui,vnde nà valet,aer elt calidus prop. tcr Solem, ergo Sol eit magis calidus ; Pe- trus odio habet peccatum propter Deum , ergo magis Deum odio habet;homo deam- buiat propter fanitatem,ergo fanitas magis deambulat.Tertia,qua ex prima deducitur, vt id,quod effc&um denoiinat calem,cau- fctur à caufa quatenus tali,qàa rationenon valet, domus cft alba propter edificatoré , ergo adificator elt magisalbus, quamuis ip- fi etiam albedo cóueniat , quia albedo zdi- ficatoris non eft caula albedinis domus . Quarta, quód forma,in qui comparantur , fuícipiat magis, & minus , hincnon fequi- tur, Petrus eft homo propter Franci(dit;er- go Francifcus eft magis homo Fílius in di- uinis fpirat Spiritum Sanctum propter Pa - trem,ergo Pater magis fpirat ; Fàdem quàd ly mazis,& minusmon neceffarió dicit (em- per intenfionem,& remiffionem graduum, fed aliquádo maiorem perfectionem quo- ad mod pe talem formam, quia.f. magisindependenter , & àfortiori, vt fi aer vt quatuor calefaceretlignum vt qua- tuor,fi inferretur, ergo aer elt magis calid?, ly magis nó diceret maiore intenfioné calo ris in aere,quá in ligo ; quia ambo funt vt quatuor; fed perfectiorem modum poffi- dendi,quia magis independenter , & nobi- liori titulo poílidetur calor ab acre, quia ett caufa, quàm à Hino - Cà his co3litionibus intellectum i'lud axioma femper ett verum in qnocu1que genere caufz , vc bené hic aducrtunt Tatar. & Io-de Miriftris. lices,ràám obicdtam, quàm fpecies ip- fius (unt mcelligibilia, &tamcn noa fequi- tur obiectum intelligitur propcer fpeciem, , ergo fpecies mais intelligitur; infuper fi iter, Se filius effent parui , aon fequitur fi- ius cfl paruus propter patrem, er20 pater. elt magis paruus:ité conclufio eft fini: pi &- miffirnm,ergo funt propter conelafione , ergo concluíto erit magis euidens, & nora Refp.fpeciem nec cffe caufam tocalem intel Jedtionis obic&i,nea; cocurrere,quatenas eft iucclligibilis vt Quz, (:4 potiuswt Q ia reprz(cotando f.ob:cstan, vnde deficit pri ma, & tertia contio. Similiter fzcundo exe plo d*ficit prima conditio, paruiras.n cum fit 1«fectio,& nezatio,non eft «tízccus per Íc, fcd per accideas productus: D.mum cer Pars Secunda In[lit. Tra&l.I, Cap. 1V- "tur circulus ia demonflrationibus;idem ef- - peer noa tio exemplo deficit tertia conditio , aam cenclufio vt finis non caufat in przmiffis. nofcibilitatem, & euidentiam , Li appe- t:bilitatem , vade fi przmiffe folammo- doproptcr couclufionem , & non ex alie. capte amarenrut , mags Cif.t amata conclufio. Jd 25 Sedcircanofcibilitatem principiori duo füeruat errores antiquorum ,quos re- | fert, S rcijcit Arift c5 nam aliqui negarüt - fciri poff- , aliter fcircntur per alia princi ,— pia, 5c id infinitum ; alij dixerunt fciri per demonftrationem circularem,vt.ficoms- — — Clufiofciaturperprincipia , & hecdeinde .— — — persondighonemae non eft in ME E ocedendum.Primum errorem,quiaeui- — ^ — Dis elt, nou confucat Arift. fed (lá foluit ; "S rationem ipfius,nempé quod quamuss noti ,—— — tiaprincipiorumnon fitnobisiudita á pa- ; — tura, &intellectui noftro congenita , €o quia intellectus nofter e canquam tabula ra(a;in qua nihil elt depictum, di&untur ta- -: men lumme naturz cogno(ci, & no per alia. . principia y quatenus percipimus fenfibilia . | per fenfum , ex fenfu fiunt inaginationes s; & phantafmata, ex quibus efficitur. mento- ; C Tu rja,& ex multis mempofijs experientid, ca dem ab experienta pluriem fingulari colli zit intcllzétus propofitionem vg lem,cui vi ]umiois natüralis,Scindatztd nationis à natara clarum, certum prebat affzofum,& inhoc principio wins "T tcllectus noa procedens vlcerius , | j tius cx co colligens conclufionessvnd Mh * eít coznitio fcientifica,& per canfam, fed à fimplici apprehenfionc terminorum origis natut,at de notitía primum principiorum. - plura vidc difp.5 .Mét.q.2.Secundum erfo- rem refpuit quia cum d«moaftratio circu- larisia hoc differat àregreffi, vtilla fem- - v ead.m via procedat,.f pronti quib M caufa ad effectum,hic vero. diuerfa via ,'- primó a pofleriori. & ab effectu fecundo priori, & à caufa; fi omnia per. dem lel tienem propter quid fcirentur , itaut fet notius , & ignotius natura refpe&tu . ciufdem,quo4 contradicit; prebatur. feque lanam demonitratio propter quid proce- dità notioribus natura, & in fe , qu fuat principia,ad igaoziora natura, quz «il con Clafioserzo fi principia deinde per .cenclu-- fionem demosft farentur demonttratione.. . propter quid,iam conclufio cfctnotior na tura, in ferefpedtu principiórü:qua pro« - cit admittendus circulus y M e 3 . experfeinharen : | De demtonslvatione propter quid . refus, ita vt cum ocipiidenionftramas 'couclufionem 5. calis demóftratio nó cft poer quid,& à priori,fed quia, &à no- erjori per c mnobis notiorem , fcd ignotiorem.natura, ad-eaufam notiorem na tura, & nobis ignotiorem 5 Notioranobis, funt fenfibus propinquiora , ignotiora à fenfibus rematiora , queriam noftra co- itio ortum ducit à znfibus ; & quia ef- fedus vt plurimum funt propinquiores fenfibas, cau(z veró remotiores (intecdum An.res é contra fe habeat , vt patét de Sole, i propinquior eft fenfibus quibufdam cf- ias ipfius in vifceribus terra) illi erant nobisnotiores,iffz ignotiores; notiora na- turaé c o,quz funt minus fenfibilia, . vt vniuerfalia , igaotiora natura , quz funt - magis fenfibilia, vt fingularia, de quo vide dfp.s. Metaph. qu. 9. art,. vbi de hac re: agitur ex profeffo.; /— 2 T - 26 Ex hispatet definitio demonflratio- nis materialis, & códitiones przmiffarum , ex quibus aliz códitiones oritur, vt gp fint neceffiriz,necefficate in pracedea cap. de- clarata,quz à doctoi;busponitur potius vt patfio cónueniens przmiffis ratione termi- norunex quibus conftant, quam conditio ipfaruni.vt przmiffz (unt ; item,quod fint ;ex vniuerfalibus ;& . «ternz, non quidem zternitate incomple- xa,vt eit Deus, fed complexa , vt nimirum . fint propofitiones zternz veritatis; & tan dem quod fint propriz,non communcesiná principia alia funt propriz,que ad ptopriá, & dctérminatam (cientiam fpe&ant , ália : non propria;vel quia aliena:omnino, X alte : - rius fciotiz vt principia Geometriz refpe :: &u Medicinz;vel quia cómunia omnibus. , aut pluribus fcientijs., principia ergo de- bent eff propria , nonaliena ;,: qitia cau(z os ANKE ad certos piotdt , ergo roprias :caufas ,*X*non per de ert e cona debent; non debent €ffe communia, quia iftanon faciunt (cire fccundum quod ipfumx.vedictum cft4upra, : ta terminos fpeciales:, & proprios iuícunq; fcientiz'contrahantdr ., vt hoc priacipium,fi ab € qualibus zqualia demas, quz remanent,fuat zqualia , eft commune Geometriz lineà confiderarit, & Arithme « ticz;que eft de numero , potcit fieri pro- prium Artthmeticg,fi dicas, fi ab anqualibus nuyeris; Xc. proprium Gcometriz,fi ab e- bus linetsy&c; Hinc fi fcientia funt.di- fparatz,non licet de(cendere de: generein. - ;hoc eft,non licet per principia vnius ES 117 fcientia oftendere conclufionem alterius, quia fcientiz fuam. vnitatem fimunt ab obiectis, & obiecta harum fcient arum funt omnino diuerfa , & diftincla , at fi ícientiz fnt fübalternz , licet quodammodo tran- fcedere de generein genus , quia conclufio- ncs fubalternantisinferuiüt pro principijs in fcientia fubalternata propter fübordina- tioné obiedtorum. Haxc-onnia tradit Ariff t.Poít.v(qiad ro.cap. : | CAPTYY Vi De Dem: nfiratione Suis. 27 Tyra Quia eft illa ,quxà d ] caufa propria, & adzqrata proce- dit ad demonitrandam dub s , qua ratione:dicitur,demonftrationem propter- quid tacere fcire propter quid res fit, nang perfcété quietatur intele&us per ipfam , demonítrationem vero Quia folum facere Ícire quod res fit, nam licet euidenter de- monttret przdic atum conucnire fubiecto , noü tamen perfede quietatur ihtelleátus , fed vlterius procedi ad inucüigandame propriam caufam . Multipliciter antem poteft Reri hzc dej moniratio,Primo quádo per effe&£tum de- meéllratur effe; circa quod. eft not. quod effeQtus quandoq; eft cum. fua, cauía conuertibilis,& tunc ex negatione , vclaf- Éirmatione effc&us potcft concludi ncga- tio,vcl affirmatio caufz,, & poffumus dein- de progredi per demonfirationem proptec quida caufa ad effe&um, ità fe habent rifi- büe.X rationale;quandoq;non eft conuer- tibilis; fed inadzquatus , vel quia excedic cau fan, fi poteft ab alia produci , vt calor refpectu igois, qui poteft a fole quoq. gene rári , vcl quia exceditur à caufa, vt fieffc- &us quando elt, femper à rali caufa prouc- niat;non tamen femper ab illa caufetur, ità fc habet reípiratio refpeótu animalis , nam Bintznos doloidpn, non tamen refpirant , c fénfibilitas refpectu viuentis, animal.n. eft caua réfpirationis, & ratio viuentis eft caufa fenfibilitatis, non tamen funt caufe adzquatz: ab effectu, qui exceditur à cau- | fa,poteft fieri demonftratio affirmatiua, vt rcípirat ergo eft animal, non tamen negatis ua;non rcfpirat,ergoaon eft animal:ab ef- feétu vero excedente caufam potett esci: demoaflratio negatiua,vt non eft calor,er. . gonon eft affirmatiua ; ctt - Los o B ghus. Hac daponffbelie dh ergo .Haxc m ( l5 citur quoque deronftratio Li E d 11$ quia procedit pe aliquid poftcrius ia re , qualis eft effcétus in ordinc ad caufam , Secundo, quando per caufam remotam", & non propriam demóllratur cffectus , per caufam remotam intelligitur caufa inadz- quata,& cunc fi excedit cffeéctum , à nega- tione caufz concluditur negatio effectus , vt non eft animal ,crgo non refpirat: ft exce ditur ab effectu, concluditur afirmatiué à pofitione cauíz ad pofitionem effcétus, eft 1iguis,ergo eft calor.Hac demonítratio po- tef dici àpriori, quia procedit ex priori- bus , quales funt caufze 5 hinc quande dici- tur demonftrationem propter quid effe à priori, & demonftrationem Quia à pofte- riori,anthonomafticé hoc debet intelligi , uatenus omnis demófítratio propter quid a à priori, & omnis demóftratio à poíte- ' piori eft demonftyatio Quia , non tamen eft vniuerfaliter verum , quia datur demon- ftratio à priori, quz non eft propter quid, fed Quia, & demonftratio Qyia , quz non eftà pofteriori. Dices datur caufa remota,à qua per de- móftrationem propter que proceditur ad effe&um, ergo falfum eft demoní(trationem Quia P cre à cauía remota ; dntec. prob.hzc eft demonftratio propter quid, . omneanimal rationale eft rifibile , omnis homo eft animal rationale,ergo omnis ho* mo eft rifibilis, & tamen incer animal ra« tionale, & rifible mediat effe admiratiuü , quód elt caufa proxima rifibilitatis; & vni- uerfaliter quando eftordo inter paffiones ,- & effcétus,ita vt pofteriorà priori proue- niat.Refp.caufam remotam poffe fumi du- pliciter, vel vt diftinguitur ab immediata , & proxima , quo fenfu animal rationale erit caufa remota rifibilitatis,íed adzqua- ta, &conuertibilis ; vel vt diftinguitur ab inadzquata , & non conuertibili , quomo- do animal rationale non erit remota catt fa rifibilitans ,in hoc fenía fumitur in de- finitiope demonftrationis Quia, vnde nega tur anttc.cum fua probatione.Verum eft ta- men,quóàd aliqui per caufam remotam vtrà: que intelliguat , vnde ncgant demóítratio- nemallatam effe propter.quid, fed oppofi- ta fententia eft commuaior , & eft quaftio nomine . Tertio, poteft fieri à figno aliquonatu- Hd furiam habeat connexioné cum alio x s inuicem fe confequütur , non tamen fe t vtCauf2. , & ctfcétus , vnde dici folet à concomicanti , vt cft ie- bile, crgo cftaifbde; & hic modus, quan- Pars Secunda In[lit. Tratl.l. Cap. V. uis exprefsé nonlaffignetur ab Arift. tamen quia eít certus;euidens, & ncceffarius,. ratione hzc propofitio , flebile eft rites. non eftomnino accidentalis , fed reducibi-. lis ad fecandum modum perfeitatis, quate-- nus rifibile dicitur de homine , qui datur - intelligi per ly flebile; hinc poterit dici modus demonílratiuus reducibiis ad mo« ^ dum arguendi à non caufa. Ad'rítum modis | quoque reduciporeft Inductio, quz eft à particularibus [ufficienter wr funt pofteriora , ad vniuerfale , quod.eft prius. Demonítratio veró ducens ad im- | poísibile eft reducibilis tàm ad demonftra- tionem propter quid, quam ad demonítra- tionem Quia ,nam fi procedit àcamía pro«. xima,c(t demonftratio propter quid , vt-fi equus eft rationalis, eft rifibilis, fi verà à — à tali caufa nón procedit,erit demon(lratio - Quia,vt fi equus eft rifibilis, eft rationalis 27 Ex his deducitur demonftrationem | ropter qud à demonftratione Quia dif- erre multipliciter, namilla procedit fem- perà caufa proxima, adzquata,& à priori, ; polieciadi dii pestinst ai dam UT eriori: illa pertinet ad Ícientia d- 0 hrec d dee , cum fic funeri EN M^ caufam principiorum fcientiz fubaltema-.— — — tz,& ca probatà priori;ifta veró fpe&tat ad fcientiam fubalternatam, quz epiusab effectu procedit: illa nobilior eft, : pliciter magis facitícire , & à quod j ipfum. Infuper deducitur demonftrationü — aliam effe a! tiuam, aliam negatiuaim ,,- fed illam perfectiorem effe,quia d i tio iua non iadiget pro ic negatiua, z demonliracio negate didiget "affirmatiua Propose uer E Do o gatiuis nihil fequirur;ficetiam demonfira- — — to oftenfiua.dignior eft demonflratione ^ — — ducente adimpoffibile, namilla procedit — ex propófitionibusveris,iftafaleemex vna — falía. Tandem colligitur, quod interfiguras — fillogifmorum tertia non eít "it ftrationi , nam fcientia eft vn apti deme » tertia autem figura particulariter i dit; fecunda quamuis poffit inferre des — — monítrationi negatidz , aptior tamen et —-—— primafigura , &jinter omnes modospri- ^ — museftaptiffimus, nam prima figura non ^ — ndiget alijs, fed aliz figurzindigent pri-.— ma , qua ratione nobi - rimus modus concludit quomodo: . monítrat;e propter quid. ^- Av £i i238 pos D I wm www» hut OCAPVT VL Par mt mio demonfirationis , 28 pyRacipia difficultas conficiendi de- Ti daadoqen confiflit in inuen- tione medij termini , per quem conclufio dc atur , hinc non immerito Arift. totum feré s. lib. Poft. confumpfit , vt ex- plicaret methodum , & viam inueniendi medium demonfrationis , quod innuit in fine primi libri , dum definiuonem foler- tiz a(lignauit , dicens , quód folertia eft ilit«s inueniendi medium im nom perípe- 4o tempore, idcfteft vis velociter penetrá- dià cauía adetfe&tum,velab etfcétu ad cau, fam in paruo tempore, nam omnis demó- ftratio procedit, velà caufa ad effectum, vel é contra. Vt igitur tractationem med;j ag- ediamur,cum;pfo Arift. numerum quz- € debemus przmittere . 2i * «Quatuor igiturfunt genera queftionum e neeirii mda (9 infinitz fint quz-: iones, ficut fcibilia(unt numero infinita an fit "x » quid fit res , konras res, Md qualis fit res, & propter qui res , vc de homine. Primà dnetitur an fic; an .f. habeat. aliquod effe . Secundo quid fit in epo illud effe,quod habet. Tertio quale fit,ideft quam proprietatem babet in fe. Quarto proprietas, prima dua tali tur fimplices, quia fiunt per Sita t - cuntur de fecundo adiacente; pofitz, quia fiuntin tionibus de ter tio adiacente, & verbum eff determinatur - ad peculiare erzdicatum . Sufficientia veró aser j affignari poterit, quia de se aliqua;vel quaritur entitas, vcl proprie- t25; fi primum , vel qugritur de entitate rei in generali, & in vniuerfali , an res exiflat , . & habetur primaquzflio , vel in fpeciali , quam ficilla entitas, & NE : ritur proprietas , vel quazitur in- Meis ip in fubicóto, &c labetür ter- tia, vel caufa tális inhzrentiz , & habetur quarta quaf!o . » . Dices Aríft.1.Top.alias affignauit qua- fliones iuxta numcrum pradicatorum , .f. gencris,definitionis,proprij,& accidentis , ergo quafliones plures quam quatuor. Yü quia in on.ni quaflione quar itur predica- tum , & fupponitur fubicéium; ergo fi eft fubic&ifemper eft precognitio ; nunquam queílio . Refp. duas primas qua flones ibi affignatas contineri in quaflicne quid cft dps - jus Tract. AX De médiodeniwfrarionig: ^ vay ditatem rei, reliquas cótineri in tertia qug- ftione ; Ada. tum cffe verü de alijs queltionbus non de prima ; in qua queris! tur ipfum effe dere , à ifti preíupponitur- folum quid nominis,vt diximus eap. 1.hu« 29 Omncs ifte quzftiones, inquit Arift; reducuntur ad vnam ,.f. ad quzftioné me- dij, eo quía omnis queítio eft queftio me- dij,quod probatur , nam omnis queflio etf propofitio dubitabilis ,fi .n. non dubitare- tius de aliqua re, non effet inquifitio de il- lare,fed euidentia , & certitudo ; aromnis ropofitio dubita lis per medium demó- atur, & quando meditm fecimus, Ue mur; & ceffat omnis inquifitio, quod patet (e nam 1dco de edypí unz uerimus anfit , & propter quid fit , quia cem caufam, at Michsiopra NR & videremus ipfam intrando vmbram ter- re deficere, nec quereremus dc. eclypfi an fit, nec propter quid fit,quia perillud me- dium.f. per ingreffum in vmbram terre hec omnia nabis mnotefcerent ; quapropter omnis queftio eft de medio, pcr quod pof- fit illa propofitio dubitata demonttrari . Verum eft tamen, quod folum quarta que- ftio explicità, querit medium , ac coetere quefliones faltim implicite , & virtualiter $ querunt medium,quatenus omncs ca runt , uam poffint oflendi. P Cunifitir omnl queflio querat cau. — fam, per quam tanquam per medium de- monftreturs fcire an.eft rcm per caufam co- gnofcere, vt clarius pateat ; quenam caufa poflit in den; tione pro medio infer- uire,aduertendum , quód caufa eft , à qua res accipit effe,& que dat eff? rci , eft qua- truplex,dua intrinfece,due extrinfece, in- trinfeca caufa eft,que conftituit caufatum y tanquam pars in caufato inexiltens , & vna eftmater;alis , ex qua aliquid fit tanquam ex fubiccto in fc rccipiente alteram parté , JL formam;st corpus eft. materia bominis quiain ipfo eft , & animam recipit ; altera caufa intrinftca cicitur formalis , & defini» tur, quod fit quod quid erat effe rci , ideft quz ita dat cffc rei, yt eonftituat eam actu jn certa, ac-determigata renum fpecie ,ita babet apima rationalis refpeétu homi- nisscaufa extrinfcca eft qua caufat effcétüs fcd in illonó manet,& vna dicitor cfficies , quz £. producit cffc&um , fed vt ait Arift. qua aliquid primum nonet, vt Deus dicis tur caufaeff cicns omnium , altcra eft fina- Jisin cuxus gratia aliquid fit; fic (anicas di- citur E 126 gitur caufa finalis deambulationis . 30 Ex/quolibet iftorum generum póteft fumi medium pro demonfltratione , & ma- ximé ex genere caufz formalis , nam in-de- monfítratione potiffima medium eft dcfini- tio fübic&ti , quod fufius declarabimus in difp.folum hic aduertendum,quad illa cau- fa debet pro medio infeiuire,qua tempore. ncn antecedit cffcétum,aliter ex caufa non inferretur nc ceffarió effcétus , eum poffit effc fine illo, licet ab effcétu poffin: us argue re caufam , vt diximus c. praeced. Infuper fiot.illam caufam debere poni pro medies quz in quzfito quaritur, non vero quz cf ex vi quxfiti nota vt fi p quzrerct,qua« vé pulfantur campanz , ft reíponderemus: ; quia trahuntur,vcl mouentur , non fatisfa- cimus quafito , nam illenon quzrit cau- fam mouentem,& eflicientem,fed finalem, quia v. g.aliquis Sacerdos eft celebraturus . Deducitut tandem cx ifta doétrina;quod cunt idem effectus poffit habcre plures cau. fas , poterit per plura media, & plures de- moníirationcs oftendi ; & quia multe res, mutuo fe generant , etfi non ceádem numee xo faltimfpecie,fequitur poffe admitti de- tnonfi rationes aliquas circulares jin quibus femper à caufa ad effe&um precedatür , v. g.cx terra madefaéla fit vapor , ex vapore mubes;ex nube pluuia,ex pluuia itcrum tcr ra madcfaéiio, vnde valet infcrre cf. terra gnadcfactio, ergo cft pluuia , à cauía ad cf- fcBum , & deinde eft pluuia. , crgo tcrra madcfa&tio,etiam à caufa ad effectum, que demonftrationes quamuisnon- fint potiffi-. y» € ncceffariam cbonexioncm «auíz ctm effectu,non fnnt tamen vitiof 2, seque ja illiscommirtitur proprie circu fus , quia non redituz ad idé numero,fcd ad ide fpecie, vnde nó fequitur idé oino fimul effe prius, & poftcrius refpeétu eiufdem .- Quoniam veró mcdium in demonflra-« tione cít definitio,tra&at Arift.in a. loft. de definitione, docetque modum eam-ycnádi, & covftrucndi;ícd quia de hoc fusé agimus infra difp. 1.9.4. hic al'anon addimus zd fc- «undum Poficr fpe&tátia , hzc cnim omnia ibj cx profeffo tradenius. A TRACTATVS II. De Syllogifmo Topico . pe materia tüm rcnicta tiia proxima fyllogifmitopick, ^ Cap. I. ft tractatum de fillogtimo: demon firatiuo, de fillogilino copico occur Par: Secunda Tn[lit.Tratl. V. Cap.V'T, "wisteram logicam fignificet ,peculianter —— rit fermo, ficut.n. demonftratio eft ceteris. - nobilior, quia fcientiam generat , quz opi nione ,& errore eft przftantior, ita fillogif- mus topieus debet clencho , & falfigrapho. praferri;quia opinio, quz effe&us eft topi ciJongé fuperat errorem , qui ab elencho generatur; Sillogifmus topicuseft ,qwiex. —— probabilibus collisitwridelt q xexpramuffe —— non neceffarijs; fed ProWbi libus infertcó-. - clufionem etiam probabilem; vnde nó Íci&: tiam,quz eft cognitio certa, & cui : opinionem parit , quz eftadhafio intellezs———— ctus alicui propofitiont cum- formidine oppofito;non requiritur auté,qnod vtraqs. pramiffa fit prebabilisfed fufücitvnayquià — — lufio fequitur femper debiliorempar- — t t b ;ficut ad inferendam conclufioné fal« , fatis eft vna pramiffarum falfa, Pros bilis propofitio cft, quz videturvera,veb — ornibus hominibus , ràm rudibus quàm: fapientibus,vel plurimis, vel fapientibus fb«- ]om,& his, velomnibus, velmaioriparths — — vel preftantioribus: hec antemapparentid: — 2 J veritatisnon fe tenet ex parte rei ; k detur aliqua propofiuo , qurinfemec — — veritatem habeat, nec falfitatem , hoc n, implicat,cum veritas, & falfitas « &orié oppenantur ,'fed prouenit ej intellcéus,eo quia veritas, vel falfitas) propofitionis mon 1ta cuidenter percipi ab intelle&u , quapropter vpi- int propofitio illa propter: voi parct vera, alteri vcrivcx alijs cap paret falía; hinc pót cffe, ? i tio fit in fe neceffaria , fc non cuidepter percipitillam ne« nexionem , ignorans caufas illis ne tis, fed tantum ex vorifim;li quadam. arenti ratione mouetur ad affenti ET tn,necdiecturia pros —— fitio neccffaria fed probabilis. Ex qui» — — s pstet; quomodo fy llogifmus topic dosi demonfiratiuo differat, & ab -a enim ex fitionibus veris , certis , & cuidenti s procedit; ifle ex p io- nibus in fefa!fis ,.quz'verz. irpo non fapientibus ,neq. cum aliquo fundamento - veritatis; at to procedit ex probabie - libus apparentibus veris ipfis fapientibus proptcr fundamentum aliquod , & confi- milcm rationem veritatis; dicitur ifie fyl- logifmus dialeéicus, nà dialectica ,quam- - tamen huic parti aícribitur , «o quia hac paite nidi de ebnsomuijuspirbabi 1 De materia Jllogifsn) Topic... fibus , £ incertis copiofam difputationcm infituere acte ip tit Prud topicus, nam £pos apud gracos fignificat idé quod : focusspud latinos , & hzc pars logicalis locos omnes tradit , à quibus media defu- mimus ad probandas probabiles propofi- tioncs , de - Materia huius fyllogifmi, ficut &aliorü, duplex eit, remota, & proxima ; remota süt termini, proxima propefitiones, de vtraq; agit Arift. | Top. hanc ait effc problema dia Je&icum,& propofitionem dialecticam;;l- lam ait effe pradicata topica , non quod propofitiones dialecticz ex folis Ue lca- tis conficiantur, conftant .n. ex fubiecto , copula , & przdicato , fed de przdicatis tantum mentionem fecit , quia ex diuerfi- tate predicatorum fumitur problematum dinerfitas, vt infra; prius igitur de materia remota, dcinde de propinqua agemus. 32 Pradicata topica quatüor affignátur ab Arift, i. Top.c.4. Definitio;feu terminus, genns, proprium, X accidens. Dcfinitio eit oratio explicans effentiam rei , & dicitur terminus, nam ficut terminus agrorü,quic- uid pertinet ad a2ros jin fe claudit,ita de- nitio continet quicquid eft de quidditate dcfiniti,de qua dcfinitiope ex profcffo age- mus infra difp.1.q.4. Genus elt; quod de pluribus differentibus fpecie in quid, * len dicatur : Proprium eft. quod nonindicat ei effentiam, foli autem ineft , & conuer- pradicatur; Accidens eft, q» nec eft de- finitio,nec genus, nec proprium, fed pcteft ineffc; & non ineffe rej , ex quo loco süpfit Porph. dfinitioncs przdicabilium. Ex quibus definitionibus colligitur 5 vt re&té notauit Auería q 55.fe&t. 5 .malé Ru- -uium zfferuiffe hic n. 8. & 9. przdicatum accidentis omnia illa fub fc comprehende- r6 , quz de fubiecto quzruntur in proble- mate , ie €o quod cxplicité quzratur modus, fi .. conueniant fubic&to tanquam gehus, vcl definitio, aut proprium , v. g. fi -quisquareret yan animal conueniat homi- ni tanquam genus, tunc animal contiretur füb przdicato generis, fed fi abfoluté quz- yeret, an homo fit animal ; ait Ruuius, ani- mal tunc continer: (üb pradicato acciden- tis. Hoc autem cft falfum ,quia przdicatum accidentis fecundum Arift. poteft non inef- . fe, animal sutem, definitio , & proprii ne- O4 non ineffe;quaprojter quam;uis ali- , 2x explicite nó quzratur modus pre- cati, implicité tá queritur , & fic animal 'séper fub pracicato gencris cotincbitur . Tig pim ki LEX: Sufficientia horum przdicatorum tangi- tur ab Arift.cit. nam omne pazdicatum vcl conuenit fübiecto conuertibiliter , vel in» conuertibiliter fi primum , aut eff.ntisli» tcr, & fic eft definitio , aut accident. liter. fic et proprium, fi fecundum , aut cffentia- liter, & fic cft genus; aut accidentaliter, & fic eft accidens. Dices, tot funt predicata, quot przdi- cabilia, fc habent enim vt actus, & poten- tia, przdicab le eft, quod poteft predicari pradicatum ,quod actu przdicatur , fcd przdicabilia funt. quinque. f. genus , fpe- Gies, ditferentia, proprium, & accidens, er» go, &c. Tum quia tranfcendentia , &indi- uiduum non continentur fub iftis praedica tis, & tamen poffunt de aliquo praedicari. Refp.Tat. hic , & cum co fcré omnes Re- centiores, przdicatum in communi differ- re à przdicabili, vt atum & potcutiam;at przdicatum topicum habere vltra hoc, quod de aliquo pradicetur,modum illum predicandi conucrfim,, vel non conuerfim, quapropter fi m dan fpccifica confide- ratur in ordine ad- fpeciem, & generica in erdine ad genus, non erit przdicatur di- ftin$tum à definitione , quia vtr3q; pradi- catur conuertibiliter, & effentiafiter, fi ve- ro camparantur ad inferiora, reducuntur ad genus, ad quod reducitur etiam fpecies, & tranfcendentia , quia ifta omnia przdi- ,cantur effentialiter non conuertibiliter : 82 quamuis dcfinitio non aifigactur à Porph. inter przdicabilia , hoc etl, quia nemis de incomplexis omnino in ordine ad catheg o- rias mentionem fecit,in quib.dcfinitio non collocatur, Arift.veró locutus eft de przdi €tis in ordine ad problemata topica 5 Sed plenius adhuc fatisfsciédum eft huic dübio: infra difp.4. q. 5;nó inficiamurtamen ,quin aliz poflint fubdiuifiones fieri, & fic multi- pl:cari pra dicata aifignando differentiam , & fpecies, vt przdicata diftincta.Indiuidnü tandem potius natum clt fubijci , quà prz- dicari, de trafcendentibus non (unt fpecias lia probl.cx Sco.1. d.8. q. 3.5. 35 Problema dialecticum eft quaftio dg vtraque parte contradictionis, vel contra- . rietatis, vt an homo fit animal , an non , an terra fit frigida,vdl calida;propcfitio diales ctica cft interrogatio ce vnà tantum'parte quaflionis . «tan terra fit frigida , vnde ppebicma, & propofitio dialectica d'fferüe cut pars, & totum , nàm problcima GM cité vtramque partem quarit , propofitiá alteram explicité;alterà im Bee E à por 121 poffunt primóà iuxta. diuifionem przdica- torum, vt aliud fit problema definitionis , in quo definitio quzratur de dcfinito;aliud fit problema generis,&c. Secundo diuidü- tur juxta diuerfitatem materiarum , quzin fcientijs pertractantur , vt aliud fit proble- ma morale aliud fpeculatiuum;aliud phy- ficum aliud metaphyficum; &c. Tertio di uidi poffunt c x parte illorum;qui illis afsé- tiuntur,nam aliud eft;quód eft equé incertü tüm vulgaribus , tüm fapientibus quoad vtramque parté , quia nulla ratio vrget pro aliqua illarum,vt an numerus ftellarum fit par,velimpar 5 aliud, in quo vulgares opi- nantur contra fap:entes, vt fitne Sol maror terra,an non 5 aliud,in quo etiam fapientes difcrepant,vt an celum conftet ex materia, '& forma vel non; ybi aduertedü ,q» ad hoc, staliqua propofitio dicatur, dialectica , &' roblcma dialecticü,requiriturs vt fit pro- abiti per rationes aliquas generales , nom demonftratiuas .Dicütur aatem problema , & propofitio dialectica materia proxima fillogifmi topici;mon qnod ipfum formali- ter ingrediantur ,non.m. fillogifmus conftat ex propofitionibus interrocaciuts , fed vel affirmantibus ,veI negantibus ; fed materia dicuntur , quatenus continent duo extre- m cx quibus conficitur conclufio illius fil logifmi,qua erit altera pars , vel affirmati- vu vc) negatiua problematis , vt fi quara- turn tcrra fit altior mari, fillogifmus con £ludct,vel quod fit altior, vcl nó fit altior. CQATPSVUPMIL De locit Topicis . ,34 Dus problema cffc materiam fi] 4A 7 logifmi copici ,eo quia in fe conclu  fcncm continet , & duosterminos , qua- propter cum fillogifmus ex tribus terminis ' «onllare debeat,medinm terminum imieni re oportet ad probandam conclufionem ; , ro cuius inuentione quzdam affignantur 2 Doctoribus loca topicanuncupata , ex quibus,tanquam st ptomptuarijs , media extrahimus ad offendendam conclufioné . .Definitur n.locus topicus,qwed fir fedes ar- qnmenti vel illud, à quo cemneniemi elicitur argumentum ad propofitam quefiiemem , per argumentum hicinteligitur medium topi- cum;in his.n.locis reponütur quzdanrma- .Ximz , & vniucrlales propefitiones tantz , dignitatis vt ab omnib.concedüir , in qui- bus aliz propofitiones virtualiter continé. tur , & accipiunt vim inferendi conclufio- » Par: fecunda Inflit. Tratl, I1. Cap.I1. riem , ficut locus naturalis dicitur habete! virtutem conferuatiuam locati. Solet a Summuliftis diuidi locus in locü maximam ,& in locum differentiam maxie - mz, locus maximus eft propofitio illa vni- uerfalis, qua nulla eft prior, & notiorin illo genere, fed eft ex terminis nota , ipfique — multz argumentatiónes innituntur , vt Pe quocunque dicitwr definitio , dicitur etiam definitum, De quocumque pras icatur [peciet y pradicatur etjam genus , quibus innituntur 1ftz argumentationes , animal rationale eft. ^ rifibile, ergo homo eft rifibilis, Petruseft homo,crgo eft animal : locus differétiamae ximz funt termini jlli , quibusavaximz differunt inter fe, & ex quibus conficiücur, fic definitio, & definitum,genus , & fpecies dicuntur loci differentiz maxmmz ,-per * quos terminos maxim a inter fe diftinguüe tur, vnde prima dicitur cffe inloco a defini tione ad dcfinitü,ilteraà fpeciead genus ,——— 35 Iniftismaximis duos terminos repe rics,quorum vnus dicitur inferens; &cít ui folum in antecedenti ponitur, nó in. c&- cquenti, aliter dicitur illatus,qui cóf: ingreditur fic in'exepl:s adductis terminian fcrétes süt definito; & fpecies, termini illa- ti definitum, & genus, animal rationale erit inferens,homo eritillatussterminus vero , qui tam in anteccdenti;quàm in confequé- ti penitur;dicitur terminus communicanss locus differentia maxima non fumit fuam denominationem , nifi a cerminisinferen- te, & illato;ab inferéte vt à curan" |» abillato,vt à termino ad quem , vnde folet dicilocusà definitione ad definitum,à (pe- cie ad genus,&c & quando ifti termini di- uerfimodé denomrnantur,& diuerfis nomi nibus,terminus inferens ponitur in ablati- - vo jillatus inaccufatiuo, vt patetinexem- — lis adductis,quando veró ij(dem nomíni- lus denominantur,ambo ponuntur in abla- tiuo plurali, snde non dicitur locus ab op- pofito ad oppofitum,à repugnante ad re« pupeiae fed ab tis a repugnan- tibus . Ti Locus differentia maximz prima fui di- vifione triplex cft, intrinfccus;extri s & medius,quorüquilibetaliaspatitur (bs — — diuif£cnes , dequibus omnibus breuiter agendum 5 ex his diuifionibus habentur drifiones loci maxima nam maxima diui- duntur ivxta diuerfas habitudines,quasha- —. bent ititer fetermini , vt alia -eft habitudo inter definitionem,& definitum, & alti sn- tcr fpeciem ; & genus, & amc ^ s De lids inten itas habitudines variz formantur maximz illas explicantes n CAPVT IIL De lecis inirinfecit. »6 Ocus intrinfecus eft. quando argu- dL, menta fumuntar ab his , quz ad rei " Áubftantiam, feu effzntiam pertinent (fub- ftantia .n. hic aon accipitur pro przdica- mento;íed pro rei quidditate, quomodo ac €identibus ctifm conuenit)vel fubftant'am Comitant ur;qui locus e(t duplex, vel à (ub- flantia , vcl à comitantibus fubítan- tiamr. Locusà fub(tantiaeft , quando ar- gumentum fumitur ab his , quz ad. effzntiá. artinent;& conucrtibiliter fe inferunt;talia fun: definitio, definitum.Diximu$ comaer- tibilirer fe inferunt , quia fi folummodo lo- cus à (ubRanua explicetur , quód fumatur abhis,q ad effencia attinet, vt facit Ruuius, fic (ub itto loco non tantum locus à defini- tionc.fed à gencre,à fpecie,à partibus, &c. comprehenderegtur,cum tàmen a Summu- li&istfta loca; füb. loco à concomitantibus fubftantiam ponantur,eo quia non explieàt eff:ntiam coauertibiliter, vt igitur à com- muai fententia nó rccedaznus , locus à fub ftátiaproprié cítlocusà definitione ad dc- finitum,per definitionem non folum poteft iatelligi definitio proprie di&ta, qug per ge nus , & diffcrentis folum icat effen- tiam réi,verunretiam defcriptio , & incer- pretatio nominis; deferiptio-eft oratio ex4 plicans e(fentiam rei per genus,& accidens: proprium, vel plura accideritia communia circumícribentia propriam ditferentiam ,vt ' homoelít animal rifibilis , homo eft aai- mal bipes ad. beatitudinem ordinatum , interpretatio e(t explicatio nominis , X duplex: quzdam , quz cum interpre- tato conuertitur , vt theologia eft fermo dc Dzo, quzdam quz noa conuertitur , vt lapis.i.lzdens pedes,nam multa lzdunt pe-  des,qua non (unt lapides ; in przíenti de prima cf (crmo. : . ;37 Locus igitur à definitione ad dcfini- tum eft habitudo idéritatis,feu coauertibi- litatis ipforum ad inuicem . vnde quatuor : maximz ab iítis eruuntur,duz affirmatiuz, & duz negatiuz.Prima eft De 4. pra. dicutmr definit » pradicatur dcfimium,vt pe trus eft animal rationalc,ergo cft homo . Secunda affirmatiua eft Qucqmid pradse atur de definitieme predicatur de defimto , vt ani- malratioaalc cít mobile ergo homo c(t mo Um lent modal: 113 bilis . Tertia negatiua ; A'4wsc«maue reme utitur definitio , Cn Acfinitum remonetur ,vt albedo non cft animal rationale ergo albe donon eft homo. Quarta ncgatiua uie- quid remonetur à defimitiene , vemcuztur. definito , vt animal rationale non cit lapis , ergo homo non eft Jzpisinprima,& tertia definitio eft pre ficatum , in fecunda , & quarta eft fubicctum .. Idem dicendam de interprctatione,& interpretato, de deíczi- prione, & deícripto . Qaoniam autem dcfinitio , & defiaitum conuertibiliter dicuntur , p funt alie qua- tuor maximz formari à dcfinico ad defini- tionem , dicendo De 4»ocum2ue pr adscatwr. lefinitum,pradicatur defrmitio , Kc. itavt definitum fit inferens , & definitio illatum : propter quam conuertentiam fimiles ma- ximz confici poffunt à difcrentia fpecifica ad fpeciem, & a proprio ad fubiectum , & € contra mutatisnominibus . Not. cft tamen , quod duo przcipué re- quiruntur,vt itz maxim verificencur, pri mum, vt termini non fupponant njateriali- teraut fimpliciter, fed tormaliter, & abfo- luté,vel perfonalitcr, vnde non (equitur ani mal rationale eít oratio, ergo homo eft ora tio;animal rationale efl dchaitio,ergo ho- mo eft definitio: (ecundum,quod non acci- piantur in propofitionibus ,; in quibus in- uoluitur actus interior intcl!e&us 5 vnde non fequitur , Í(cio P. trum cffe hominem , ergo fcio Petrum effe animal rationale , hoc n. poteft ignorari, ità Tat. ia Summ. tract.4 item quod accipiantur in propofi- tionibus deincffe , non vero inillis propo- fitionibus , quz fecundum aliquos zquiua- s , vt demon'lrabile eft ho- minem effe rifibilem , ergo demonftrabile eft animal rationale effe ritibile, hoc cft fal- fum , quia eft principium demoaftrationis iramediatum,& indemóftrabile : ita Nicol, dc Orb. in tra&t.de locis . Ruríus hic aduertendum eft hunclocum à definitione non folüm eff* topicum, vade «f. poffit argumécum probabile deduci, fed etiam deronftratiuum ; & idcó dicendum eft hunc locum tuac deferuirc topico fyl- logifno, quando vel non conttat eíse ve- ram, & propriam rei definitionem, vel de- fcriptionem;quz pro cali afsumitur, vel n8 conítat pra dicatum conclufionis conueni- rc definitioni: fubieezi , auc definitionem pradicati corclufionis conuenire fubiedto ciufdem, quod etiam proportiorialiter in- telligendum eft de alij1ocís topicis, à qui. Qi bus 124. bus deduci pofsunt argumentaneccísaria, 38 Locus à comitantibus fubltaneia de- famitur ab illis terminis , qui non conuer- tibiliter idem important, fed vnus incladi- tur in alio alique modo císendiin , & funt oto, toto, À partc, A caufa, Ab effectu , A generatione, À corruptione , Ab vfibus , & A^ communiter accidentibus ; nam pars eft in toto, & totum dicitur effe in parte , effectus etiam dicitur effz in caufa, &ideo fumuntur duolocaácau(a, & ab etfectu : generatio dicitur effc in re genita ,quia cit via in formam , & corruptio vnius eft ge. neratio alterius , vfus etiam dicitur finis rei, & res eftin fuo fine, & candem commu« niter accidentia funtin fuo fübiccto . Totum quia r:latiué refertur ad partem, quot modis dicitur totum , tot etiam dici- tur pars, vndé locus à toto, & à parte diui. iturad diuifionem totius, & partis.Totum eft multiplex, .f.vniuerfale,integrale,quan- titatiuum, in modo,feu modalejin loco,feu Jocale, & in tempore,fcu temporaneum,to- tidem etiam diuiditur pars . 39 Totum vniuerfale efl omne fuperius, & magiscommune in linea przdicamenta- Vi, pars huius totius eft inferius , & minus commune, & dicitur pars fubrectiua ,à to- to vniuerfali ad!partem fubiectiuam valet arguere deftru&tiue, feu à negatione fupe- rioris ad negationem inferioris , &eft ma- xima , 4 qwecumqne remoueiur totum yni- uerfale, quelibet esus pars remouetur, Xt non elt animal,ergo nec homo, nec Leo, &c. ratio cft, quia fuperius effentialiter inclu- diturin inferiori, vnde vbi non c(t fuperius, nec inferius poteft effe; & hoc cft verum, fi totum fe teneat ex parte przdicati; at fi cit fubic&um, non quicquid remouetur à toto vniueríali remouetur ab omnibus eius par- tibus , nifi in propofitionibus negatiuis in primo,& fccundo modo perfeitatis 5 vt ani- mal non eft lapis, ergo nec homo cft lapis, nec lco ,3Xc. in alijs vero propofitionibus remouetur non ab omnibus partibus, fed ab llisfub difiun&tione acceptis, vtanimal non eft racionale, ergo aliqua cius fpecies non eft racionalis, f. vel equus,vellco, &c. A toto vniucrfali ad partem fubicétiuà af- firmatiué non valet, nifi in propofitionibus per fe,fiue fit fubicétum,;fiuc predicatum,in alij «nonaifi fub difiunétione , vt modo di- cebamus, vt animal eft fcnfibile , ergo ho- mo eft (cafibilis,Ico eft fenfibilis , &c. ani- ma! currit,ergo vel homo, vel leo currit:vn dc diccbat Azilt.z. Top.c. fi genus przdi- Pars Secunda Inflit. Tracl.IT. CapJITl. catur dealiquo , neceffe eft aliquam eius fpeciem de codem predicati ,vt hoc elt ani- mal, ergo vel cit homo, velleo , vel equus; ex quibus patet , quod à toto vniueríali ad partem fubiectiuam non poífumus habere rcgülam generalem nifi primam; toto fete nente cx parte ptdicati , at alio mod sé- pcr illa regule timitantur,figaum euidens, quod nou teneat gratia formz , (ed gratia matcriz . Dos A^ parte fuübicctiua ad totum vniuerfale: non ten.t deflru&tiue, fed conftructiuée , feu affirmatiue, fiueiaferius fe teneat. ex parte fabiecti,fiuc ex parce przdicati, vndefunt duz maxima: Quicquid predicararde infe- esori ,predacatur de. fuperiori, vt homo cure rit,ergzo animal currit : de qu» d;cirur jnfe- rins dicitur [mperiu: , vt Petrus eft homo, ergo eft animal : ratio ell, quia inferius feme per continet in fc fuperius , nec fincillo re« met potcít, at ne dann potett elf- fine a- iquo inferiori , vnde non v let, nod eft hos mo,ergo aon cít animal,quia animal poteft faluari in alijs fpeciebus . vet. Dices,valet;et ens,ergo eft Deus , eft nu«. merus,ergo elt binarius , ergo à fuperiori ad inferius tenet confequentia. afirmatiue. Tum quianon valet, SocratesdiffertàPau. — ep differt ab homine, Socrates incipit: - effc albus, ergo incipit effz coloratus , füp- fito, quod prius fuerit niger, ergoabin-- eriori ad fuperius non tenet à tiué. Tum 5.quia valet dicere homo non currit,: ergo animal non currit , ergo ab inferiori: a1 fuperius nó folum afürmatiué tenet , fed: etiam negatiué. Refp.ad 1.illam - tiam Mee ia ERE Mw ver » Fn eft omnis entis creati — vel. ens fupponat pro ente in vntuer(ali,tenet gratia tior rot fummam Dei necef fitatem in effendo,non gratia formz, exem plum de aumero valet per locum à toto in- tegrali , vc infra. Ad s. propofitiones illae funt virtualiter negatiuz;nam eft fenfus So- crates non cft Paulus, Socrates nunc eft al« bus,antea nonerat , ideo non tenet confe- uétia. Ad s valet illa confeq; vt.notat Yat. uobus feruatis, primum quod ier coní&- flat , ideft quod veré à parte rei fit illud 2n- feriusa^íq. tali przdicato, wndé ft dicere- tur Adam non eít albus, ertobancatent €onfrftentia albus,non valet ,quia non artis nam Adarn non folum non eft albus , . ed neq; exiftit : fecundum, quod tótum non diltribuatur pro omnibus , & finculis infe- M De locis intrinfecis "poteit procedià parte fubie&iiua ad totum negatiué. : 4o Totum integrale eft corpus conftans €x partibus quantitatem habentibus, vt do mus, aut huic corpori fim le , vt eft totum phy ficum refpedtu partiá effcritialium; par- tes integrantes fuat partes cóponentes hoc totum,qz funt duplicis gcneris,aliz priu- cipales , fine quibus totum nequit confi(te- re, vt caput, cor, refpectu hominis, paries, tectum refpz&ta domus ; aliz rainus princi- pales,fine quibus cotum poteft effe , vt £e- neftra in domo, digitus ia homine. Locusà toto integrali ad partem, & à € ad hoc cotum cft habitudo ipforum : & à toto ad artes principales conet affirmatiué ,argué- de cft 2.a iacente ad eft z. adiacens, vcl arguendo de przdicatis neceffarió confe- entibus eft z. adiacens, non in alijs prz- icatis,vt bene notat Tát. cit. vt eil Lun ergo eft paries, domus eft siquidiergo pi- ries elt aliquid,quia ly 4l4»d, cum fit trá- dens,confequitur ad pit 1.adiacens,non tamen fequitur, domus valet centum , ergo paries valet centum. Maxima ett ifta , Po/rr toto jmtegrals, ponitur quel ibet cius pars prim- cipilir; nam minus principalis non neceffa- rió T— Non tanien tenet negatiué , nó eft domus, ergo non eft paries, quia licet ad pofitionem pofterioris euo pofi- tio prioris , non tamen ad deftru&tionem pollerioris neceffirió fequitur deftructio prioris . : A parte integrali ad totum tenet nega. tiué jn eifdem terminis , quos retulimus de toto integrali ,vt non eft paries , ergo noá eft domus,non tamen fequ'tur, paries fion valet cencum, erzo neq; domus Maxi- ma eft Dejfru^1a parte integrali. principsli, defirwitur totum , quia ad deítructionem prioris fequitur beteyy c7 Moe id it matiué veró non tenet, nifi popáturipartes omnes , & vnitz , vt (unt paries , tedum , & fundamentum inter fe vnita , ergo cft domus . 41 Totum in quantitate eft terminus có- munis cum figno vniuerfali , vt omnis ho- mo nullus lap:s , pars in quantitate'eft ille terminus cum figno particulari , vt aliquis homo, vel inferiora contenta fub illo com- muni termino ,ex fequitur,quód totü , , & partes huiuímodi Íupponere. non materíaliter,fed perfonaliter,vt optimé no tat Orbellus: à toto in quantitate ad partes tenet confequentia tàm affrmatiué , quam ncgatiué fiue fit fubiectum , Subqe dicas - Ns 'fub termino communi , fcu 125 tum,co quia totum hoc diftribuit pro om- nibus,& fingulisinferioribus; & formantur dux maximz in genere ,'vel quatuor in fpe- Cic Quicquid affirmatur , hei ee 4e toto in quantitate armatur, vel ncgatar deom- nibus ^p (Pm uls; partihus , vt omnishomo currit,ergo Socrates currit , Pctrus currit &c. Secun la, D» qu2n/fie matur vel megatur totum in qnantitate ,affrmantar vel wegame tur ein: partes , vt lapis nullum hib:efen- fum,ergo nec hahet vifum,nec audi: ü, &c. Dices,non f-quitur,omnes Apoftoli funt duodecim,ergo Paulus eft duodecim ; item omae animal futtin arca Noe , ecgo Buce- phalus fuic in arca Noe — R.ex ditis r. p- tract.i.c.10.K tra&.s. c. 4. quod defcenfus illatio có(equé- tiz àtoto in quantitate ad parces , debet fieniuxta. fuppofitionzm illius termini in tali propofittone;hinc quiain prima fuppo nit collz&tiué , debet illatio fieri ad partes fimul fumptas ; & quía in fecunda fuppotit diftr butiué pro generibus fingulorum, de- bet inferri defceníus tali fuppofitioni ac- cominodatus, A partibus ia quantitate , fi omnes fimul fumantar, t: netad totum tàm affirmatiue , quàm negatiué,tàm à parte fubiecti, quàm à parte przdicati, & funt lux maximz , vt de toto diximus, Quicquid affirmatur , vel nesatur de omnibus partibus famml fumptit affirmatur vel necatur. de toto im quantitate , Vt Socrates currit, Petruscurrit , & fic de alijs; erm&o omnis homo currit. Secunda , De quo afjirmátur,vel negátur omnes partes fémnl [umptg , affirmatur. pel negatur totum gn qu imtitat*,vt Petrus habet vifum, gufti, &c.ergo habetomnem fenfum, 42 Totum in modo elt terminus com- munis fine aliqua écterminatione fumptus, vthomo, Philotophus,pársin modo ett ter minus communis cum aliqua determina tione acceptus,vt homo albus; homo dici- tur totum,quia ad plura fe extendit , quàm modi per album , vnde totum vniuer fale diftinguitur à toro in modo , quia illud refpicit inferiora effentialia,:ítud inferio- ra accidentalia, vt homo, vt totít vniuerías le , refpicit Petrum ,' Francifcum , &c. praícindendo ab accidentibus » fed folum vt homines funt; homo veró vt cotü irj mo- ——Ü quatenus ditermina- ta & diftincta per aliquas accídenrarias de» Ro eres deg hominem album , homi- nem nigrum, 3 cans 126 * eans terminum communem eft triplex;alia eft diftrahés,feu alienas quz repugnat (uo determinabili, & tollit rationem fui dcter- minabilis, vt homo mortaus, pictus ,irra- tionalis,&c. alia eft diminuens,qua: nó tol- lit omnino rationem :lltus ,cui adiungitur, fed partim diminuit,vt homo cognitus ,al- bum (ecundum dentes;alia eft contrahcns , feu reftringens,& eft,quz non tollit;auc.di- minuit fignificatum termini cominunis , imo ipfum M mee facic camen (tare pro paucioribus fuppofttis , vt homo albus;vt re&té arguarur à toto in modo ad partem , & é contra , modus debet fumi in tertio se- fu, nam non fequitur, cadauer non cft ho- mo,ergonon eft homo mortuus, Petrus nO eft homo mortuus, ergo non eft Homo; ne- que fequitur ,rofa eft cognita;ergo rofa eft; zthyops eft albus fecundum dentes, ergo eft albus. Attamen vt recté arguatur à toto in modo ad partem fecundum. determina- tionem contrahentem , requiritur adhuc , quod copula zqué primario afüciat tàm terminum, quam modum à parte przdica- ti, & ratione vtriufq; per copulam tribua- tur fübiecto,vt Petrus fit homo doctus,er- fit homo non valet, quia ly f/ non affi- cit hominem .fedly do&tum ; his obíerua- tisà toto in modo ad partem , tenet aega- tiué tàm in fubijci,quam in przdicari, vt Pe erus non eft lignum , ergonon eftlignum album , homo noneft lapis , ergo homo albus non eft lapis , non tamen af6rma- tiué , vt Petrus eft homo , ergo eft ho. mo albus , homocurrit, ergo homo albus currit;nifi in ordine ad przdicata primi, $c fecundi modi ,vt homo «(t rifibilis ergo ho mo albus eft rifibilis; quz cófeq; tenet gra- tia materiz quamuis propofitio non fit per fc, vnde maxima Dojrudle foto.1n modo,de-. férmitur qualibet ess pars, A parte in modo ad totum tàm fubijcié- do,quàm przdicando tenet conítractiué , dummodo termini non (upponant fimplici- ter fed perfonaliter,vt homo albus currit , ergo homo currit, Socrates eft homo al- bus, ergo efthomo: Maximz (unt i(tz, £wicquid prpdicatwr de P aec medo, Ira- dscaturde fmo toto : & de quecunque pra- dicatur parr sn mido , predscatur, C [uum ferum . Diximus , fi fuppofitio non fit fimplex ; nam non. fequitur , homo bus eft ens peraccidens , ergo homo eít ens peraccidens ,ly homo fupeonit fimpliciter pro illo aggregato 5 & ide om. jio diccidbe ic) 7-4 p snm diximus dc , fam efficientem. Peffta, vel ramota cam fmefe Pars Secunda Infiit.T'racllI. Cap.IIT. loco à par:e fubiectiua ad totum vniuerfa-- le, quomodo fcilicet po!lit ctiam negatiué procedi: . : 431 Totum .nloco eft di&io comprehen deis aduerbialiter omnem locum , vt vbi- que , nullibi , parstotiusin lococit dictio comprch:ndens aliquem locum aduerbiali- ter , vt hic , illic; Similiter totum in tem- pore eft dictio aduerbialis comprehendés omne tempus, vt femper , nunquam , pars totius in temporc eft dictio aducrbialis fi ees aliquam partem temporis, vt ho- ie, heri , &c. abiftis totis ad partes tenet coníequentia tam affirmatiué, quam neza- tiué, vt Deus eft vbique ,ergo ctt hic, Anti chriftus nullibi eit, ergo non eft hic, Deus eft (emper, ergoe& hodie, Deusnunquam fuit malus, ergo neq. hodie eft malus , & funt duz maxima . Cwicwnue conuenit. tos. tum in loco , velín tempore , conuenit etiam (pars: quoeung.remouctur totum jn loco, vel. 4n tempore, remouetur etiam pars , ? i A partibus veroinloco, & ia tempore ad totum femper tenet negatiue , vt Cafar non eít hic, ergo non eft vbiq.non eft hodie, ergo non fuit (emper: & fit hzc maxima. ,.— d quo remouetur pars sn loco, vel im tempore , remonetur tatum in locoyvel in tempore hzc tota poffunt reduci ad totum in quanrita- te, & eifdem regulis omninó poffumus vti . 44 Locus à cau(a ad effz&tum,& ab effe- Quad cauíam eft habitudo, quam habét ad inuicem hi termini,& ficut caufa eft quadru pes eficiens,materialis,formalis, & fina- 15, vt diximus tad pri M loca poffunt à caufa , & ab effe&tu iy. & primo à caufa efficiente ad effectum fit argumentatio refpectu horum przedicato- rum efi. ff?,bemum, & ma«lum,proportionali- teraccomodando iuxta cxigentiam habi-. tudinis caufz ad effectum, & é contra, ideft fi eft (crmo de cau(a in potentia , arguatur ad etfe&tum ,.xt potcft effc. , fi de cau(ain a&tu;ad effectum, vt eft in actu, & fit,ve Phi- -- lofophus eis cigo poteft docere , docens actu eft,erzo-diícens actu eit: , domificans eft bonus,ergo domus fit, vel erit bona, eft e erit mala; quod non eíl intelli- - gendum de benitate, aut malitia morali,vel entitatiua , nampezccator potelt effc opti- musartifex ; fed debonitate 5 & malitia cauíz, & effectus iin quàtü caufa efficiens eft, & nó addit impedimétü ex alio capite ; & dátur maximz á caufa cfficiéte ad effc- &à, & € cotra aliz duzab cffeóta ad cau- fiein- iemte im putensa vel in ado, pemitur , yel vemiuetur cfe tui im petétia vcl in adiu; Sc- cunda Poft cam[a efficiemte bona vel mala , ponitur effechbus bonus vel me«lu:;ex parte cí- fe&us Pofito,vel remoto effect» im potentia , gel im adiu, ponitur vel remauerur can(a effi- ciens im patentia vel im «(tusSccunda , Pefito bono effe&im,vel malo , pomumr caua efficiens bona vel mala . Caufa materialis ell duplex, vna perma- nens,vt zs'in ftatua znea alia tranfiens , vt femen in arbore, farina in pane;abifta caufa fumuntur duz. maxima , 1. Pofíf« cew fà materiali, pofi bulis eft fuus effectus vt pofito ferro bilis cft gladius , 2. Remofa cena ped yremouetur effeitu:,vt remotis lapi dibus,lignis &c.remouetur domus, Ab cf- fc&u quoq; ad iftam caufam duz maxima fumuntur,t.affirmatiua , Pefifo effectu. poni- tuy materiam permanentem effe Cr tran(eune gem fu iffe: 2 .negatiua, Remoto effeftu, rema- wetur e ufa materialis inactu , moutamem im potentia . ' N caufa formali in au funt duz maxime ad effe&um;& econtra, inferütur.n. ad in- micem, Pofifa ,vel remota caua itpduqer tur vel remonetur effectus formalis, vt albe. do eft, crgo album eft;albedonon eft, ergo album non eft ;ab etfcétu quoq; fimilis ma- ird Pofito vel remato effectu, po- itíér , vel remouetur ca (a formalis, vt albü eft, ergo albedo eft;diximus à caufa formali in a&tu;quia peteft effe aliqua forma fepa- rata quz nullum a&u effectum caufet , vt anima fcparata, & accidentia in Sacramen- to altaris a qua caufa non valet inferre cf. fectum. ) us A fine ad cffe&tum fumitur locus in ordi. ne ad ifta pradicata bonum,& malum;& te net affirmatiné;& negatiué ; idem dicendáü delocoabtffectu adhanc caufam: , vnde funt ifta maxima, Cw: fimis efi bomu:r , vel malus ,effeus efl bonus vel malus,K fi effe- —- dui efl bonus ,vel malwsfimis esus erit bonuss | vel. malus;vbi nor. quod effectus finis prz- cipué funt media ad confequendum ipfum , * que funt duplicia, alia; que ex fua natura habent proportionem, & ordinationem ad 3 rs. air att. fecundum rectum di- "&amen rationis, vt operationes meritoria ad confequendám beatitudinem, medicina ad acquirendsm fanitatem; alia,qua Here cidens,& non fecundum prudens dictamen rationis ordinantur ad finé, vt fi quis eger potum aquz affumcret ad lánitatem acqui- rendam, aut furtum propter cjemofinam ; 127 regulz datz intelliguntur de primis , non dc íccundis . is 45 Locus à generatione eít habitudo generationis ad genitum, generatio hic ca- pitur pro acceptione cuiuícumque effe , fi- ué fubftantialis finé accidentalis , & fitare eec reípeétu przdicaterum boni , mali,& eft talis maxima. Css gemerateo bona efl genitum bsnumeeff , cusas generatio mala qo malum cff , & éconuerío poteft arguià genito ad generationem ,v aurum eft bonum , ergo generatio auri bona;generatio furis eft mala , ergo fur malus, & hoc fequitur, quia generatio ter- minatur ad effe rei, quare fi illud effe erit benum;bona erit generatio,non mala . Corruptio cft deperditio alicuius effe & quia non terminatur ad cffc rei , fed ad non effe, hinc defumitur talis maxima Cw» cov ruptio eif bona corruptum esi m.lum , & cu- $us corruptio efi mala,corruptum cfü bonum nam fi effe rei eft bonum;carentia ipfius mala, fi malum,erit bona, & codem mode arguiturà corrupto ad corruptionem, vt hzretici funt mali,ergo illorum corruptio eft bona,Doctores ecclefiz funt boni,ergo conim corruptio eft ecclefiz mala. Dices,mors Chrifti fuit bona ecclefiz, er o Chriftus fuit malus ecclefiz,quod eft fal m;ergo fal(a illa regula. Refp.hanc regu- lam vntuerfaliter valere,quando ex oppofi toab effe geniti arguitur generatio mala , nam tunc re&é infertur , quod fi generatio eft mala, corruptioillius e(t bona , quando vcró ex bonitate corruptionis nequit argui malitia generationis,fignum erit, quod ta- lis bonitas corruptioninon ex fe,fed ab exe - trinfeco prouenit, vt eft in cafu , in tantum .n.mors Chrifti fuit bona ,quia fuit à Deo ad noftram falutem ordinata;fic Sancti funt boni, & tamenipforum mors dicitur in Pal. pretiofa , quatenus à Dco ordinatur yt meritoria vitz zterrz.. NÍus cft exercitium alicuius rei, qug res dicitur vfitata,& ab vfu defumitur locus,vt à caufa finali refpectu mediorum in ratio- nc boni,& mali . Cus.. v (us bonus eff , tP- fom bonum efisquare nihi] de nouo occurrit dicendum. : . Tandem communiter acci funt duplicia;alia,qua non femper fe con ps tur,vt effe album, do&tum,alia,qua fe in- ferunt faltim vc plurimum , & hoc duplici- ter,vcl pro eodem tempóre vt cft interpo- fitio terrz, & eclypfis Lunz , vcl pro alio tempore, vt funt imors, & vita, partus , & - con- 129 ceptio ; à primis non poteft defumi locus, fed à fecundis, & fi adinuicem infe- runtur pro eodeni tempore , tunc ab vno adalind tenet confeq.tam affirmatiue,quàm negatiué, & é contra, vt in. exemplo addu- €to de eclypfi; atfi pro diuerfis tenpori- bus fe inferunt , tunc afürmatiueé 2 pefitso- me poftersoris fequitur pofitio prioris , non contra , vt peperit mulier , ergo concepit , mortuus eit, crgo vixit ; torquetur, €rgo commifit errorem ; Negatiue veró argui- tur A deflructione prioris ad defiruchyonem pofierioris, nó vixit, crgoneq. mortuus eft, Dices penitcre fupponit delictum, & ta- mtn non 2c ; Ghnflurcyit penitentiam, ergo deliquit. Refp. penitentia proprie eft dclor de peccatis à fe commiffis , & hic do- lor fupponit delié&um , quam pgaitentiam non habuit Chrifius . - CA TU T IV De locis estrinfecss 46 T Ocusextrinfecus eft,quando termi- nusinferens non cft; in illato fecun- dum aliquem modum effendi in , fed omni- no eft extràillum,& funt ifti, Ab oppofitis, A maiori, A minori , A fimili , A proportio- ne, A tranfumptione , & Ab authoritate. Locus Ab oppofitis cft habitudo vnius oppofiti ad à]iud; & quia oppofitto eft qua- druplex ex diclis ». p. traét. z. c. ». fcilicet rclatiua,contraria, priuatiua , & contradi- Coria, ab hisomnibus fümuntur loci , & maxim. Attamem de oppofitis in commu- ni funt duz maximz ommbus conuen étes; Prima , De quocunque afffvmatur vnum oppo- fitorum, megatur alterum v. [jen eiufd m , C fecundum idem, quod ponitur , quia idé p eff: filius , & pater rcfpectu diuerfo- m, idem poteft cffe mobile , & mouens fcípectu ciufdem forma: , vt cum aqua fe fcducit ad pr flinam frigiditatem ,fed non fecundum idcm,nam 2qua cft moucns,s t cft in actu virtuali, & potcntiam habet actiuá, eft mobilis , vt «ft in potentia formali , & piffiua . Secunda , Op/offra — conue- minnt,ytfi pater cít fuperior, filius eft infe- rior;fi virtus cft bona,vitium eft malü. Tria veró ex Morif. hic requiruntur ad veritaté buius rcgulz,pr mum,quod propofitio an- tecedens fit pcr fe , vndenon valct , album eft dulcc, ergo nigrum cftamarum ; fccun- dom,qued quando termini antceedentis fe habent vt inferius ,& fupérius, in cófequen ti eppofitum à e contradictorium ponatur à parte fubiecti ,vt homo efl ani- Pars Secunda Iofin. Tabl. Cap.IV. mal,non fequitur, ergonon homo eftaos. animal, fed non anima] eft aon homo; Ter-" tium , quod illa contraria non oppenantur fub eodem genere per exceffum , & defe- &um, vt non valet, auaritia eít , ergo prodigalitas eft bona . : re A rclatiué oppofitis arguitur tam affir» matiué , quam negatiué quoad verbum elt de fecundo adiacente , vnde eft maxima Pofíto vel remota ymo relatiuo , ponitur , Sel remouetur alterum, vt fi pater eit, filius ci, fi pater non eft, filius non eft . 47 Contranorum alia funt mediata,quae medium habent fecundum formam ,.vt al« bum;, & nigrum inter quz funt medi) coe lores 5 alia immediata , inrer quae for. ma mediatper participationem extremo- rum , fed (olü fubie&tum vtriufque capax» A mediatis tenet atlirmatiué , Po[rte ymo con- frariorum 1n fnbselo, vemouetur alters , Nt eft album,ergo non eft nigrum, non tamen é contra , non cít nigrum ,, ergo eft al- bum, quia potefteffe viride , Ab ia- tis tenet etiam negatiué, vk Kemoro ymo 1n fobiedlo e xiflente, Qr capaci. ponitur ulteri, vt non eltfanus;ergo cll zger; diximusin fubie&o exiftente.quia requiritur c tia fübicéti ; vnde nó fcquitur Antichriftus non eft anus,ergo eft zgers diximus in fu- bicé&to capaei , quia fi non cft capax , nec etiam valct,vt lapis non efi (anus, ergo et zocr; & hoc quia ifta contraria annexa hax bent oppofitiorem aliquampriuatiuam, A priuatiué ep pofitis tenet c affir- matiué,vnde Poffto vno in fubicdlo , remme- tier «lterum, negatiue tanen.non tenet nift fit conítantia fubie&ti , etus capacitas, vt de immediate contrarijs diximus, & tépus de- — terminatum , quia Catulusante nonü diem non efl vidcns , nontamen cft cecus , quia non habet determinatum tempus à natura ad videndum. Sed e& hic not.quodaali do priuatie negat a&tum;vt tencbra;aliquá do negat etam principium illius actus , vt cccitas, à Prima valet femper arguere'ne- gatiu? Remoto yno. prinatiud ponitur iei m vt aer non ft lucidus , ergo efl te- nebro(us; à fecüda vcró non valet arguere à fimplici negatione actus ad priuatienévt Petrus nó vi v mehwpare «i terra o 4$ ContradiGterié oppofita, alia süt in- complexa,& funt tcrmint, quorum vnus cft epe teh . homo,& non ho- mo;-aNa complexa , vt funt propofitiones affirmatiua, recu deeifüen: nini in primis potcft dari medium irf propofi- tionis | " De loci s extrinfecis . 1219 &jonibus fumptis cum aliquo fincathego- go,& ys nam quamuis videatur arguià remate, vt cum Do&t. diximus p.1. tract.a, €.7.& 10.& ideo non valet femper arguere à pofitione ,vc] negatione vnius ad pofitio- nem ,velnegationem alterius : in fecundis nullum potcít dari medium , & ideo poteft in ipfis argui tam conflruétiué , quam de- fi ru&tiué refpe&tu horum przdicatorü ve- ri, & falfi; vnde cft maxima 5; »nwm contra- di lerium eji perum ,alterum eft. fal/um 5 vt falfum eft me legere , ergo verum eft me non legere. Prater ifta oppofitorum genera dantur etiam difparata, quz ad inuicem nó poffunt verificari,vt homo,& afinus, ab iftis argui- tur affirmatiué; vt eft homo , ergo non eft afinus, non tamen negatiué , vt non cít ho- mo;ergo eft afinus ; Sed debent adeffe dux conditiones,vt notat Tat. hic,prima, quod ifta difparata non fubijciantur in propofi- tione ,aliter non femper recte arguercetur, vt homo eft animal;ergo afinus non eft ani- mal; fecunda, quodin accidentibus argua- tur in terminis abítractis , quamuisin fub- ftantijs poffit argui ctiam in terminis con- eretis, vnde non valet , lac eft album , ergo non eft dulce . 45 Locusàá maiori ad minus, & à minori 2d maius eft habitudo iftorum terminorü, vbi not, cum Tat. hic per maius intelligitur illud,quod habet maiorem apparentiam, & probabilitatem effendi, & conueniendi ali- €ui fubiecto ; per minus intelligiturid , q» habet minorein apparentiam conueniendi, v.g. facilius eft fupcrare decem, quàm mil- le , facilius eft expugnare vnam ciuitatem , quàm regnumyideo illud dicitur maius,hoc minus , & potcft tripliciter fieri compara- tio,vel vnü przdicatü ad duo fubiecta cópa ratur, vt dcbellare prouinciam refpe&u ve- gis, & militis, vel duo pradicata ad idem iubicctum,vt fcrre centum, & ferre decem in ordine ad eundem hominem , vei tertió duo przdrcata ad duo fübiecta vt ferre cé- jum.X fcrre decem refpectu hominis adul- ti,& paruuli : A matori ad minus tenet ne- tiué ,& fit maxima, Si sd, quod magis vi- [9m smeffe,mon ineft , neq. quod mini ui- detur ineffe , erit, vt ft homo adultus nequit ferre decem , n«q; paruulas poteri: ferre «entum . A minori ad maius tenet affirma- , tiué, & eft ifta maxima. Si 4wed minu: wi. detur ineffe , € inefl , ergo quod magis wi- detur ine [Je merit , vt fi miles poteft ciuita- tem debellare, ergo & Rex ; in hoc tamen tion fcquitur, milcs potcft facerc decem,er^ minori ad maius propter maiorcm Rcgis potentiam, re vera tamen arguitur à majo- ri ad minus , nam probabilius eft militem XY maiorem laborem fullinere, quà poí- t Rex; quia vt diximus per maius , € mi nus intelligitur maior , vcl minor probabi- litas, vcl facilitas rei, 49 Locusà fimili parum differt loco à proportione , fi accipiatur fimilenon pro conuenienua folum in qualitate , fed pro quacunque, & tenet tàm affirmatiué, quàm negatiué, fi arguatur quoad illa, in quibus cft proportio, & fimilitudo,& eft maxima, De. (imilibus, dr proportionalibus ei idem 19 dicium, vt ficut fe habet Rex in regno, ita Generalisin religione , fed Rex debet effa prudens, & fapiens , ergo & Generalis, di- ximus, ff arguatur illa , &c. namnes valet , Rex debet habere milites , crgo; € Generalis . » Ab iftoloco fumitur modus arguendi à commutata proportione , in quo funti(lg rcgulz, vt notat Doctor in 1.d. 36. K.in 4. d.43.0.3.G. Prima , quód accipiantur qua- tuor termini , & primus comparetur cüm fecundo, tertius cum quarto . Deinde com- mutando, vt primus comparetur cum tere tio,& fecundus cum quarto , vt ficut fe ha- bet duoad quatuor , ite tria ad fcx , ergo commutando ficut fe habet duo ad tria;ita quatuor ad fcx; fed duo ad tria cft ptopor- tio fexquialtera, quia includit duo,& mee dictatem ipfius, creo quatuor ad fex eric proportio fexquialtera . Secunda regula eft, quód quando fit in alijs rebus à quanti- tate,fiatin terminis conuertibilibus,& có- tradictorijs, nec vnum fit fuperius alterum inferius, & hoc vult dicere Doctor ibi , cü ait argumentum à commutata proportio- ne tenere in omnibus quantum adcontra- dicere, & conuerti, inalijjsnon neceffarió tenet, vnde non valet. ,/ficut fc babetfuper- ficies ad hanc luperficiem, ita color 3d ile colorem, ergo commutando ficut fe habec feperficiesad colorem jita hac fuperficies ad bunc colorem , erficies nequit ef- fe fine colere , €rgo neque hac fuperficies fine hoc colore non valct , quia termini nà contradicunt,fed funt pofiaui : fimiliter n& valct, ficut fe babet homo ad non hominé , ita animalad non animal; crgo commutan- do ficut fe habet homo ad animal , itacon homo ad non animal, fed quod eft homo ,. eft neceffario animal, ergo quod cft nóho- mo, cft neccífario non m » non s : quia licet termini contradicant, fe habent tamen vt fuperius,& inferius , vnde in hoc cafu, inquit Doctor , non debet comparari fecundus cum 4. fed quartus cum z.quia ab inferiori ad fuperius non tenet negatiuée , fed bené à fuperiori ad inferius, hinc extre- ma contradictoria non habent eandem vim Íe inferendi ad inuicem, ficut fua oppofita, wt patet cx dictis quando ergo feruantur iftz duz regulg, valet commutata propor- tio non folum in quantitatibus, verum etià in alijs rebus, vt ficut fe habet homo ad nó hominem , ita p ad non rationale , ergo ficut fc babet homo ad rationale , ita non homo ad non rationale , fed Brunellus &ftnon homo, ergo eft non rationalis. $o "Iranfumptie eft duplex,vna,quando aliqua vox fumitur ad fignificandum figni- ficatum alterius vocis propter quandam fi- militudinem, & analogia in illis rcpertam , & diciturmetaphora,vt cum rifus tribuitur fiorere pratorum; altera.quando vnum no- men minus notum declaratur per aliud ma is Rotum;,& hoc modo fumitur hic, & dif- L ànominis definitione , quia definitio nominis conuertitur cum definito , & in Pe accipitur expofitio nominis , vt philo- ophus..;. amator fapicntiz, at in tranfum ptione folum accipitur nomcn notius, vt fi quis pro Philofopho vtcretur fapientis no- mine;K tcnet affrmatiué, & ncgatiue, eftqs maxima, flwicquid alicut comuemit , vel di- féemuenit [45 nomine magis moto , conuenit, ! gel difconue nit ill [ab momine minus noto, st fapiens fiudet, ergo philofophus ftudet : €x quo dceucitur , propric bunc Jocum nó effc cxt fecum, quia hac nomina eandem zem figmficant. Tandem authoritas cft iudicium fapien- tui in propria fcientia , & locus ab autho- ritate habct hanc maximam ,Cwieungque ex- gerto im fua f[cientiaesi credendum; & quo magis cfl expertis, cominus falli poreR,& &onfequenter maiorem inducet probabili fatem , & qui? Deus non poteft falli, aut mentiri,idcurco authoritas diuina maxinià inducit certitudinem at homincs;quia funt fallibilcs, quamuis fapientifimi, non indu- «unt firmum teft imcnium,nifi aliqua ft ra- tio illud comprobans : locus iflc tenet af- firmatiué, vt Mlirologus ait coclos mobiles «ffc,crgo funt mobiles ; negatiut tamcn nó tenct ib authorirate ncgata , vt Arift.mon dixit cxpicffe animan, rationalem cffc im- sortzlcm , ergonon eft in mortalis ; non tenct,valctautem ab author jtate ncgatiua; Pars Secunda In[lit. Trati.IT. Cap. IV- uando exprefse ab aliquo fapiente negs- Ra quid , vt Arift. negauit NER go non datur. C. .A.P.VLUERVSV. De loci: meds: . $o Toe medius eft , quando termini inferens , & illatus partim conuee niunt, & parcim differunt , vcl fe habcnt vt membra diuidentia , & funt tres.f. A cun- iugatis, A cafibus, & A diuifione . I: Coniugata quaft idé jugum ducentia süt denominantia. & denomimatiua , quz idem habent fignificatum principale , licet: in modo fignificandi differant, Ab his parum differunt cafus , nam coniugata funt nomi« na ab vno prouenientia, vt fapiens à fapi&- tia, cafus verà funt fiué nomina, fiué verba, fiué aduerbia ab vno deriuantia,vt bonum, bené à bonitate ,fapiens,fapicnter à fapien- tia . Abifliscrgo coniugatis, & cafibus ar» uitur tàm affirmatiué ; quàm negatiué per illam maximam-Q wrcquid comwenstvel repm gnat Gui coniugatarum ,vel cafum , cóuenit, vel repugnat reliquo, K.Cmiinefl , vel mom. sne[) ynum comragatoruw, C cafuum , ineft, vel ncn inejt reli2ws 7, vt album eft colora- tum,ergo albedo cft color , iuftum eft bos num , ergo quod iufté fit , bené fit. ! Pro veritate tamen huius argumétatio- nis affignantur plures regulz ; Prima,quod nó fiat in tc rminis, vltima abflra&tione ab- flraétis, vt notat Doct, 1.d. 5.0.1. vnde non valct,albedo eft color, ergo albedimeitas eft coloreitas: homo eft animal, ergo huma... nitas eft animalitas, Secunda , quod fiat in przd catis Y fe , maxime fi afürmatiué ar- guatur , vcl fi ncgatiué ab abilra&tis ad có- creta, vt Ron valct, album eft dulce,ergo al-.— bedo cft dulcedo, vcl albedo non.eft 5- rni do, ergo album non elt dulces quamuis à concxctis ad abftracta negatiue Và- leat: Tertia, vt non fit factum ali mira- culum circa formam, idcft fi albedo effec à fubic&o fcparata pom valet,albcdocftco- —— lor,ergo album cft coloratum, tunc .n. non. datur concretum ad fubiectum. Quarta , ge fiat in diuerfis pradicatis : & nominacum - nominibus, aduerbia cum aduerbijs copu- lcntur vnde non valet , album eft coloratü,, crgo albedo efl colorata,fedalbedoeftcos -— — lcr,& ivflum eft bonum , ergo tuílé agere - bené elt. * Diuifio eft deplex pronunc,yna,que dae. turpernegationem, vthoc veleft ens ; vel — —— A ) eh at non - ; Ct e P" - * De lids mdi . fion ens, (ed aon eft ens , ergo eftnon ens, & datur maxima, $/al/24« duo dimidunt «li. « quod tertium, fi s tertio tnefl vnum eorum , pios ine[! «lteru vt patet in exéplo adducto. Altera diuifio eft, quz datur per atfirma- tionem , & eft duplex, alia pzr fe , alia per accidens, prima eit triplex , vel generisin fpecies pec differentias ,vt animalium aliud rationale, aliud irrationale, vel totius inte- gralis in partes, vt domus ia csctam, parie- tem,&c. vel vocis in fua fiznificata , vt ca- nis alter celeítisalter cerrettris,Alter mari- nus . Secunda diuiftc eft etiam triplex alia . fübiedti in accidentia, vt animalium aliud album, aliud nigrim , alia accidentis ia fu- bieda , vtaliud nix , aliud papirus; Tertía accidentis in accidentia , vt dulcium aliud album, aliud nig cun . Locus à d:ut'toae tenet tam conftru&i- ué,quim dzftru&iue,& dátur ifta maxima Mb aff matione dimi(i de alique cum negatio- ne alterins membri em , velomnis dem pro vsiad affiemationg alterius t*netconfeq; dicitur 45 4ffirmatione dimifi de aliquo , quia - fübiectm debet contineri f'ib Jiatfo,& fub illo z2nerc,vne non valet, lapis nó eft ani- mil rationale , ergo eft ania irrationile, dicitur, vel ogsmium dempto v»?,quia fi diui- fum liabet plura membra;à negatione vnius non equitur affirmatio alterins vt eft canis, & non elt celeftis, ergo marinus. Secunda Poffto vw) membrorum diuidentium im aliqno fobbiedlo rt myuetur a!t*rum , vt homo eft ra- tionalis,ergo àon eft irrationalis; dummo- dó tamen membra non coincidant,fed om- nino fint diuerfa. - TRACTATVS IIl. De Syllogifmo Sophyftico. De fallacysingenere. Cap. I. Sg Emanet [^ complemento harum laftitutionü Logi- dM calium , vtde fyllogifmo Me | litigiofo, feu ophi(ticoa- EE gamus.nó quidem vt po(- einde .utputando aliquem fal'ere , ignum eft.n. fcientifico viro, fe vt fcia- mus infidias, & fophiftarum captiones cui- tare; cuius notitiz canta cít vtilitas, vt no- fter Ocham in 4. p.partis tertiz Lozic.c. r. afferuerit , neminem fiue naturalem philo- /flue moralem,ius ciuile,aut cano- | Theologiam per- aed 13t fcéte acquu'ere poffe finenotitia fallacià- rum, imo neccffada ifta ignorans in multos rolabitut errores ; nequit.n. euitari ma- um, fi non coznofcatur. ] Syllogifmus itaq; fophifticus cft fy'to- fms dcceptorius cx apparentibus cóclu- cns errorem,q ae tamen vera noa sut; vn- de ficut in r:bus dantur celores apparétes, vt ia collo colum5z radijs Solis expofitze fimiles veris coloribus, ita fyllogifmus ap- pen non eft verusfyllogifmus, fed fimi- is illis quapropter fyllogifmusille ,qui ex euidenter falfis coníitat,non diceturíophi- fticus propter non dpparétiam Tripliciter auté hic fyllogifmus poteft dici à vero de- clinare,vel quia peccat in forma, quia .f. fà fit in modo, X figura; velquia peccat in ma teria,fi terminos zquiuocos cótineat, quz deuiatio implicite arzuit primam , nam cít terminus zquíaocusfit ous i nó vnus, confequenter nullus fyllogifmas ralis erit ex tribus terminis,fed ex quatuor ; vel tan- dem, quia peccat in vtroq; de defectibus circa formam fatis diximus in i. p. tract.5. dum regulas veri fyllogifmi atfiznauimüs , reftat , vt defectus circa materiam aperia- mus,fallacias communiter nuncepatis. — $2 Fallacia igitur, quiuis multas habeat acceptiones , in prafenti fumitur pro loco fophiftico, (cà illa | eoi in qua fut dantur frllpsitmi eptorjj , & qui cófe- uentiz fal(z oftenduntur,vt verz,ficut .n. "dantur loca topica,quz maxima, differ&- tia maximz dicuntur? quibus probationes ecauuntur ad inferendam conclufioném pro- babilem,& dicuntur locus à fubftantia , lo- cus à dcfaitione, &c.fic dantur loca fophi- ftica & ab illis maximis denominantur,vnde dicitur tallacia zquiuocationis, fallacia am phibologiz &c. & in qualibet iftarum da- tur caufa apparentiz,quz mouet ad crede- dumillud, quod non eft , & caufa deceptio- nis,quz facit creditum effe faifum, & latet in cau(a apparentiz, - Fallacia in communi diuiditur in fallacia is in dictione,& in fallaciam extra dictionem, fallacia in dictione eft, cuius caufa apparen tiz fumitur ex parte dictionis , quatenus.f. ijdem figois non fiznificatur vnü, fed plu- ra, & dicio hic accipitur tàm protermino incomplexo,quà pro cóplexo, & oratione: uius fpecies [unt fex, f.fallacia € quiuoca- tionis,amphiboloziz ,cópofitionis diuifio- nis,accécus,& fi yurz dictionis Fallacia ex- tra dictionem eft »qua& caufam apparenti Íumit ex parte rerum v sonam 2 plu. "uU Ww oc€w 132 Plurium habitudinum, quas habent ad inui Cem,non quidem vt fic, (ed vt tales res per - voces fignificátur, X explicantur, vnde pri- ma fümit caufam apparentizex parte mul- tiplicis fignificationis dictionis.fzcunda ex arte multiplicis habitudinis rerum figni- anos ; & huius funt feptem fpecies .f. Accidens, Secundum quid ad fimpliciter , Ignorantia, Elenchi, Petitio princtpi), Con- fequens, Non caufa vt caufa , & secundum plures interrogationes vt vnam , C AT VT IL De fallaci t in dictione . $3 T)Rima fa'lacia in dictione eft fallacia zquiuocátionis, quz eft idoneitas decipiendi ex vnitate vocis diuerfa omni- no fignificantis, vnde caufa apparentia eft vnitas vocis , caufa deceptionis eft plurali- tas fignificatorum, & tripliciter potcft co- iungzere,primo quando aliquis terminus eft zquiuocas à cafu,vt cum plura immediaté fignificát abíq; analogia, in via przmií- faruríi pro vno fupponit, in altera proaltc- ' Yo,vt in communi exemplo de cane celefti, & terreftri,omnis canis currit , fydus cele- fteefl canis , ergo currit; vt premi ffz fint verz, in maiori ]y canis fupponi debet pro terreftri,ia minori pro celetti , & (ic argu- métum eft in quatuor termini,vel fi pro al- tero tantum fupponit;vna illarmm eít fal(a Secundó poteft contingere,quando aliquis . terminus elt zquiuocus à coafilio , & cum analogia admixtus plura fignificans ordine quodam quatenus vnü proprie fignificat , alterum verb per tranfumptioné ,& metha- ,phoram, vtquicquid currit habet pedes , aqua currit,ergo habet pedes.Tertió quan- .do vna dictio per feacccpta vnum fignifi- cat;fcd fumpta cum alia plara fignificat, vt mortale fignificat,quod pót mori, at süptü cum prapofitione /» potcft fignificare , vcl €» p5t non mori ,quonrodo negat acl. mo- riendi,vel quod non potzft meri ,quomodo negat actum, & potentiam ad moriendum , fi d ren pad age eft zternum , quod poteft non mori,c(t immortale, crzo quod poteft non mori, c(t xternum, in ma. immortale negat actum , & potentiam , in mi.negat actá;ité ois iniuftus eft pani&dus, ps eit iniuftas,ergo puniédus in ma.ly in« iultus dicit nó càtü negationé iuflitiz , fed €t priuationé iuftitiz,imó habitü pofit.uum imuftitiz,in mi.dicit fimplicé ncgaticné 5 huc fpectat equiuocatio jpueniés cx amplia T ^ Pars fecunda Inflit. Tra&l.IIT. Cap. IT. - tione nominis, fi cum in yna terminus pter copulam de praterito fuppoaat pro his,qui fuerunt,in altera qopear copulam de przícni fupponat pro his, qui nunc süt, vt quicquid currebat, fedet, ambulans cur- rebat, ergo ainbalans fedet,nam ly ambu- lansin mmn.íupponit pro his , quinunc am- bulant, & qui prius ambulabant, at in con- cluf.(upponit pro his, qui aunc funt ambu- lantcsracioneprafentistemporis —— $4. Amphybologia differt ab zquiuoca- tione,quos zquiuocatio dicit multiplicita- tem fizaificati cum vnicate vocisjamphybo logia veró pertinet ad toram orationem,vt cum vnica cit oratio fecundum materiam, & formam,fed multiplicem habet fenfum, ropter vnitatem orationis elt apparentia dinis fallaciz,propter multiplicitatem sé- fuum eft deceptionis cau(a; & poteft etiam tripliciter euenire, vt in zquiuocatione, ná teft e(f- , quod oratio aliqua ex fe plures abeat fenfus, vt hic liber ett Arift. peteft .n. dicere ly eft, vel habitudinem poffeffio- nis,vel habitudinem caufz efficientis, & c fe&tus,vnde non valet, quicquid eft Ari poffidetur ab Arift. hic liber eft Arift. erzo poffidetur ab Arift.z. poteft cotiugere per tranfumiptionem,& prouerbialiter,t late- rem lauare fecandum propriumadeafum et aquam in lateré immittere , fed impro-. prie , & prouerbialiter fignificat etiam in aliqua re operam inutiliter perdere , hinc non fequitur, quicung; lateré lauat, infun- dit aquam inlaterem , quicunque infanum docet,laterem lauat, ergo &c.Tertió tande . fi vna oratio ex fe habeat vnum fenium,fed cum alia aliud fignificet , vt hzc propofitio 3d cognof(cit, fi Pes » fumatur in nominati- uo, facithunc fenfum , quod fit aliquod cognofcens , fi in accufatiuo, facit alium, nempé quod fit aliquod obiectum cogni- tum , vnde non valet, quod quis cogno- fcit, 1d cognofcit , lapidem Petruscogno- feit,erzo lapis eiprot ,nam vt maior fit vera, ly £4 (umi dcbet in accufatiuo , fed in conclufione infinuatur quod fumeretur ir nominatiuo . : sf Fallacia Pur vprt s , & diuifionis cadit in illis propofttionibus , quz poffunt admittere séfum composi ld ifum,ita- ur fecundum vnum fenfum funt iro dum alium fenfum funt fal(z,nam fi fecüdü vtrun3;feníum cffent verz, vel elis onpal fent decipere, quia vel nó haberent falfita- tem, vel non haberét apparétii: cópofitio ergo ad fallaciam rcquilita eft corum,quz -— ia debe sr A SUE t - De falladfi- "deberent feparari , falfa vnio, & diuifio ett corum,qux deberent vniri falía feparatio ; fallacia compofíitionis eft cum ex oratione vera in séíu diuifo infertur. conclufio falía in séfu copofito,fallacia diuifionis eft cü cx oratione vera in scfu cópofito infertur fal- fain sé(u diuifo, caufa apparentiz eft ma- terialis 1dentitas propofitionis ; propter uam videtur vera in quolibet feníu : cau- 4 deceptionis eft multiplicitas fenfuum, quorum vnus eft verus , alter falíus . Tripliciter auté cotingere poteft propofi tioné aliquà hos fenfus admittere , vel quia eft modalis & de ifta ià diximus in «.p.trac. 2.C $.quomodo .f.expl icétur modales in *é fu cópofito, vel diuifo , & in iftis poteft có- mitti fallacia cópofitionis, vt qu&cüq; pof- fibile eft eff? albü,poffibile cft, quod fit al- . bus,poffibile eft nigrü effe albü,ergo poffi- bile eft,quod niger fit albus;procedit à mi- nori vcra in sé(u diuifo ad cóclufioné falsá in.séfu cópofito : cómittitur etii fallacia "Wuiftonis,vtimpoffibile eft fedétém ambu lare,Petrus fedet,crgo impoffibile eft Petr -ambulare,;procedit à maiori vera in «cfu có . pofito ad concivfioné falsi in fenfu diuifo . Poteft ctiam Secundo eif2 , quod aliqua propofit:o a 3mittat hos fenfus, quádo cius partes cojulantur fimilibus coniunctioni-bus & particulis , &, vel, mec, «st, Xc.quz particulzfi determinant vnum extremum propofitionis , fumuntur coninn&im , vel difiuuctim,& faciunt vnam: propofitionem cathegoricam de fübiedo , vel praedicato compofito, vnde fi1ciüt Compofitum fens íi; fi veró determinant totam propofitionem , fic fumuntur coputatiué,vel difiunctiué , & faciunt plures propofitiones hypotheticas, & fenfum diuifum,v.g.emne animal ratio- nale,vel irrationale eit homo,fi ly vel cadit fupra fübiectum,fumitur difiunctim, & fa- cit hunc fenfum compofitum,omne animal, fiue fit rationíle,fiue irrationale , eftho- mo, tft falla propofitio,fi cadit fupra to- tam propofitionem fumitur difiunctiué, & generat fenfum diuifum , .4.vel omne ani- ial.róngle eft homo, vel omne animal irra- tienale eft homo; imiliter,duo, & tria funt quingue,ly etf (umitur copulatim.facit sé- 1 compofitum verum ,nam elt fenfus , » iscmid tria fimul süpta faciunt quinq; - fumitur copulatiué, facit fenfum d,uifum fitfam,elt.n.séfus,quod tám duo cít quinq; quam tria eft h ico en non valet omne 'animalrationale,vel irràti eft homo , animalirrationale,ergo eft homo; . * * , indilliont. — . t33 duo,& tria funt quinq;duo,& tria funt pas, & impar,ergo quinq; eft par, && impar. Tertio poteft aliqua propofitio ytrrum« que fenfum admittere,quádo aliqua dictio, íeu aduerbium potelt cum diuerfisconiü- gi & fi corangitur cum illo,cum quo jprius videtur conftrui,facit fenfum compofitum, fi cum illo,cum quo minus apté, I conge- nienter conRruitur, facit fenfum diuifum , aptius tamen , & conuenientius eft przce- dens, quàm fequens, & proximum , quam remotum;vt quicquid viuit femper eft ,fi ly fimper coniungatur cum ly vit, facit (en- fum compofitum, & eft vera propofitro, f£ cum ly eit; facit fenfum diuifum , & eft fal- fa:quicunque litteras fcitnunc didicit eas, fi ly mene conftruatur cum ly /eii: eft cópo- fitio vcra, fi cumly didicit , elt compofttio falfa, vnde non fequitur , grammaticus fcit litteras,ergo nunc didicit eas. $6 Accentus hic capitur pro modo pro- ferendi,vel (cribendi didi onem aliquam, & quiaex diuerfitate huius moii aliquando. prouenit diuerfitas figniRcati iilius dictio- nis,hinc committitur fallacia accentus,que eít deceptio proucniens cx identitite ma- teriali dictionis, qus: cft cout apparentiz , & diuerfitatc figniticati illiis di&tionis ex modo diuerfo proferendi,vel fcribédi,qua elt caufa erroris variatur autein dictio, vel ex variationc aípirationis ,vt ara fignificat altarejhara vero cum afpiratione fignificac porcorum ftabulum, vnde non val*t,ara eft 'in templo.fiabilum porcorum elt hara, er- go eft intemplo: vel ex variatione diphton gi,vt aquus fignificat iuftum , equus verà gaificat animal innibile,& non valet;equi funt innibiles,s3cti funt zqui, ergo fantin- nibles, vel ex variatione accetus , & quan- titatis |y li3barum, vt populus fi habet pri- mam longam fignificat arborem, fi breue , fignificat gcntem,;hinc non fequitur, omnis populus eft arboc, gens. Itala cft populus , ergo gens Itala ett arbor; vel tandem,quan- do ea io modo profertur vt «na ,. modó vt plutes , vt inuité fignificat coacté- vt vna dictio,vt duz dictiones fignificát ar- borem vitis, hincnonre&é infertur , nihil, fit à Deoinuité, racemi fiunt in vite, ergo raceminonfiuntàDeo. — 5. $7 Fallacia figurz dictionis eft. o proueniens à fimilitudincapparenti dictio" — num,vcl in voce, K definentia, velin fiam- — vel in modo figni - ier in ali- uo alio , cum tamen;re ve erant ; q» Gipliciter effe potcft; Pria fi Wiégedi à 134 ret d'ctiones omnes fimiles in voce , vel definentia cffe ciufdem generis, vcl inafcu- lini , vcl foeninini, vel ncutri,vt o.nnis füb- ftantia cft bona, poeta cít fubitantia , ergo pocta ett bona bd quia tam fub'tantia, quà poeta definüt in a,poff-t quis credere eiuf- dem generis foe minini eff: ; idem poteft in verbis contingere, vt calcfacere cít agere, calcficri eft pati,ergo intelligere, & videre eft agere , intelligi, & videri eft pati. Secundo contingit , quando fub termino diftributiuo vnius przdicamenti fubíumi- tur terminus alterius predicamenti ,vcl fub termino diltributiuo fpeciei vnius przdi- camenti fubfumitur terminus alterius ípe- Ciei ciufdem pradicamenti; pro quo nor ex Och.& Orbel. hic, quod ficut diuerfg inter- rogationes conueniunt diuerfis przdicamé tis, fic ctiam diuer(a diftributiua illis com- tunt , v. g. fi de Petro interrogetar fub- acá. & quidditas , interrogatio fit per quid, dicendo, quid cft Petrus ? & refp. per terminos explicantes propriumgenus, & propriam differentiam; fi quzratur magni- tudo, interrogatio non fiet per quid, hac .n. propria eft przdicamenti fubilantia , fed per quantum, .f. quantus eft Petrus ?& re- fpondetur per terminum zxprimenté quan- titatem continuam, non diícretam,quot n. eft interrogatio ad quancitatem diícretam attinens , quale ad qualitatem ;quando ad przJicamentum quando , vbi ad przdica- mentum vbi , €c. vnde fecundur g^ fiunt incerrogauonés debet refponderi per ter- minos proportionatos, & conuenientes : pariformiter diuería funt diftributiua,nam diftributiuum fubflantiz cft 28/c4254 , quils- - Let, diftributiuum quantitatis continuz eft quantumcusg; quantitatis difcretz , qwar- «una, qualitatis , qwelecung; radicameati vbi hoc fiznum sb;cung; pra diciméti 2e do , quan Gcn»4; &c. Verum eft, quodly, wiequid , nontolum eft diftributiuum fü anti, fed cuiufeunque termini abfoluti , - etiam fi accidens fit , eo quia correfpondet interrogationi fa&z per quid, qua ctià fit - deaccidentibus in cermiais abíolutis, & fi- ne ordine ab (abiecta , quomodo explican- tur quidditates ipforum, non in terminis connotatiuis, K inconcreto. — . Quiádo crgo fub diltributiuo alicuius pre dicaméti fub(umitur terminus alterius prae dicamenti , vel fub diftributiuo vaius fpe- ciei lubfumitur terininus altcrius. fpeciei eiuídem Lio yocp ; comnuttitur falla- cia figurz diclioais , eo quia propter funi- ». Pb N &. Pars Secunda Inflit/Tvacl. LI. Cap. II. litudinem illarum dictionum credit. quis licité a-gu.nentari poffe in illis terminis,vt Quicquid emiíli comedifti,carnem cru emtfti, er?o carnem crudam cemedidti , ly uicquid eft diftributiuum fubititiz, quod Cbfumitur, cft terminus complectens vnü terminü fignificantem rem (uam per modà fubltantiz , & alterum per modum qualita- tis..ly arudim. Item Qicquid Deus facit medijs caufis fecundis poteit fe folo face. re, Deus cum caufis fecundis facit actd me- ritozium, ergo fc folo poteít facere acti me ritorium, quo eft (alíum ; quia Deus non meretur, cuin noa habeat legem aliquá. fu- jesioduón cóformetur,vndé committitur zc fallacia,nam fit tranfitus à diftributiuo pradicament i fubftantiz ad. terminum de przdicamento relationis , qualis eft ly me- ritorius: fimiliter , quandocunq; fuitti Ro- mz,fuifti homo bis fuifti Roma, ergo bis fuilti homo , fit tranfitus à przdicamento. Quando ad quantitatem difcretam:Vbi ad- uerte ex Tatar. híc, quod huic diftribuciuo- qusndecunque zquiualet interdum E : «un1; i íumatur pro qualibet temporis dif ferentia, fed interdum fignificat partes té- porisdiícretas ,& interruptas,quomodo eft dittributium quantitatis difcrctz 5 item quanto(canq dígitos heri habuifti , hodie habes,decem dig tos heri habuitli, ergo de cem hodic habes, quod «fct falíum,(uppo- - fito quod vnum amifetit,eo quiain maiori. cit (ermo de mole , & conzinua quantitate - digitorum jin minori de numero ipforum , debet ergo fub(umi terminus aptus ad fa- tisfaciendum interrogationi illius predica- menti v qualecunq; currit, difputat,fi fub. fumatur fortes currit , ergo difputat , non valct,íed fubfumi deber, album currit, ergo dilputag rurfus quandocunq; eft pater, eft filius,Petrus eit pater ,ergo eít filius, noa valet, (ed debet (ubíumi , in hoc tempore eft pater, ergo in hoc tempore cft filius . $8 Tertio committitur hzc fallacia , vt hàbet Sco.:.d.z 3.7. HL. & quol.s. d. quan do qualequid mutatur in hoc aliquid , vel é contra, vc quando commune , quod di- citur qualequid,mutatur in fiogulare quod eft hoc aliquid vel cótra, quo cafu variae tur fuppofitio illius termini; non camen ad variatonem cuiuslibet fu tionis có- mittitur hzc fallacia, aliter hic fillogif(mas non effzt rectus , omnis homo eft animal , Petrrus eft homo,ergo e!t animal : vbi ly homo in wa diftributiué in. min, determinaté, ícd folà quàdo vaziatur gr po pe fallaci extra diclionem pofitio ma terialis in formalé , vel fimplex in perfonale, vel cófufa in determinat, vn- de non valet ifti fyllogifmi,homo eft dictio ifyllaba, animal rationale eft homo , ergo Sc.hic homo in ma.fuppooit materialiter, in mi.formaliter;hon:o cft fpecies , Petrus «(t homo , ergo &c. híc homo fupponitin ma. fimpliciter ; in mi. perfonalicer; ín ifto alio eft eadem variatio , Socrates eft alius ab homine, Socrates efthomo , ergohomo eft alius ab homine : omnis homo eft ani- mal: ergo ois homo eft hoc animal , ly ani- mal in antec. fupponit confusé , in confeq; determinaté, Committitur ctiam. hac fal- lacia, quando arguitur à pluribus determi- natis ad vnam determinatam ,ideft quando in antec.terminus communis fupponit de- terminate cy omae partium totius in quàá- titate;qualia [unt inferiora termini commu - Bis, in confcq; veró fupponit dcterminaté reípe&in totius z-quantitate, quod cft ter- minus communis cum figno vniueríali , vt animal cft Petrus , animal eft Paulus ,. & fic . dealijs , ergo animal eft omnis homo , ly animal fupponit pro vno determinato in antec.in confeq;pro pluribus inatis . C AR. V,T. LIT. NUT TED fallaciis extradidlionem , 59 TNtcr fallacias extra diclioné prima cft fallacia accidétis,vt pote ceteris efficacior ad decipiédü , pro cuius notitia not.quod triü terminorü fillogifmü ingre- di&tiü medius dicituraccidens , no gua fit sép quintü prz dicabile,nó.n.taliter fu- mitur accidés,íed fumitur jp,extraneo, qua tenus eft ex parte idé, & cx parte diuerfum «um alio termino,cui coiungitur,& de quo pradicatur , & fic tàm fuperiora dicuntur accidentia sefpeétu infertorum,quam infe- riora refpeétu fuperiorum,propter inddz- atamidentitateminteriila;minor extre- mitas dicitur res fubiecta, & maior dicitur attributü,eo quia minori extremitati attrj buitur in cóclufione. Fallacia igitur accide tiseft deceptio proucn:és ex iradzquata, partiali idétitatc acciaéus cá re fubiecta , qua identitas cft apparentizin fillo- gifmis athrmatius , & diucrfitas eft caufa erroris; in negatiuis é contra , itaDoctor in p d.1.4.5. 1 I. à : ribns n:odis poteft hzc fallacia commit ti;primus eft, quando cx ccniunéi;one cx- tremitatum cum medio in przmiffis, infcr- ^ tur coniunciio i in mando vnum dealtero |, vt effentia diuina eft pater,filius cft effcntia diuina , ergo fi- lius eft pater , committitur fallacia accidé- tis,quia inquit Doctor ,maior identitas có« cluditur in conclufione, quà fuerit in pra- miffis affumpta ,in premiflifi.n. erat ferma, de identitate in cffcnt'a , quz fi conclude. retur in conclufione;effet vera, filius .n. et idem cum Patre cffeatialiter , at concludi - tur identitas perfonalis; qua propter expli canda «ft illà propofitio £ua unt eadem qni tertio [unt eadem inter fe,.[ cadcmice- titare,qua in tertio conucniunt;huc fpectát fillogiini in fecunda figura ex puris affir- matiuis, vt homo cft anima!,lco eft animal, ergo leo cft homo. Secüdus modus , quando cx nó idétitate extremitatü cü medio in przmiilis argui- tur nó idétita: ipforà in coclufione,vtc quà- do arguitur cx paris negatiuis , nullus ho- mo elt afinus,nullum rudibilectt homo,er- go nullum rudibile eft afinus , nullum ani- mal eft lapis, nullus homo eft lapis , ergo. nullus homo cft animal, arguitur maior di- ftin&io in conclufione inter extremitates , quam fit in przmiffis cummedio. Tertius modus eft , quando ex aliquibus diurfim acceptis in przmiris infertur inde- bira coniunctio ipforü in cocluf. vel quàdo áb aliquibus coiurctim süptis in przmitfis infertur indebita diuifio in coclufione , vt , ilte cft albus, & cft monacus,ergo cft mona- cus albus , ifte canis eft pater, & cft tuus , €rgo eft pater tuus;ifte cft homo mortuus, ergo cft homo, & clt mortuus : diximus /». detta conimndl i2, ucl dimifío , quia à. diuifis ad coniuncta valetinferre , & € contra, v6 ifteeft animal & cft rationale, ergo cit ani- mal rationale jifle eft animal album ; ergo eft animal & eft album , quapropter cft vi- dendü qfi fit indcbita coiunétio, & diuifio, 6o Not.igitur ex Tat z Periher. c.2. q. r. 6.5 JGiendum, & vr nimiis. arguere à diuifis ad cótunéta elt arguere ab antec. in quo ponuntur duo predicata mediante par» ucula coniunétiua ,6n,ad cofequens, in quo przdicata reponuntur fine aliqua coniun &ione,N ad des tria requiruptur,primum, quod illa pr&dicara diuifa fc habeant vt de- tcrmipabile ;& determinatio, fcu vt fubilan. tiuum, N adicéiunm, fic fe habet animal | rcípectu rationalis a! bi mufici, c. defectu cuiusnon fcquitur,ifte eft monachus, & al- bus, ergo elt monzchus albus, quia albedo nó eft determinatio illius przdican n.ona- &à ; fecundum quod determinatio nó fuu.a- tur t36 tur zquiuocé,& fignificatum varietur, qua rationc non valet, ifte canis eft genitor , & eft ruus,ergo cít E tuus , namly tuus in antec.denotat habitudinem pofftfiionis, in confeq habitudinem effe&us ad fuam «caufam efficientem; tertium , quod non fe- quatur negatio, neque fiat oratio impro- ria,vt Petrus eft homo,& animal , ergo cft ro animal, vel eft homo , & rationalis , ergo eft homo ration:lis . Arguere vero à coniun&tis ad diuifa , eft arguere abantec . in quo ponátur pradica- ta fine coniunctione ad conf. in quo fint predicata cum copula coniunéctiua;ad quod «tiam duz conditiones requiruntur ex Or- bello hic; Prima , quod determinatio nó fit diftrahens, vnde non valet, Sortes cfl homo mortuus , crgo cft homo , & cft mortuus, «hymera eft ens impoffibile , ergo eft ens , & impoffibilis; Secunda,quod vnum prsdi- catum ex fe ,& fimpliciter conucniat fubie- &o;non rationealterius przdicato ,vt hz confeq. non valent, Camaldulenfis eft mo- nacus albus , ergo eft monacus , & albus , quiaalbedo conuenit illi ratione habitus . Francifcus eft bonus artifex , crgo cft bo- nus, & artifex , nam bonitas illi competit ratione artis 5 cffcntia diuina eft pater ge- nzrans, ergo cft pater,& eft generans, ge- nerare .n. dicitur dc illa ratione paterni- tatis . Quandocunque igitur deficiunt ifta condciuoncs;fit indebita coniunétio, vel di- uifio ,& committitur fallacia accidentis . 61 kallacia-defecundum quid ad finijli- titer cít afiniscum przcedenti , pro cuius notitia recolenda funt , qua: dixiv:us tract. praced.c.s.de toco,& parte in medo, diétü n. fimpliciter cfe t«iminus cezn:unis fo- litaric iumptus,& diciturtotum in modo; dictum fccundum quid eft terminus ille cü determinatione, qua dicitur pars in modo; fedin propofito vt cemmittater hac falla. . £12requiritür , vttorüm fit determinatum ab al.qua determinatione , vel diitrahente, vcl diminuentc, nó veró reftringente, vnde non valct, cadaucr eft liomo mortuus,ergo «Íc hopo, cthyops cft albus fccüdum den- tes, eigo cít albus,valet autem, Soites eft homo albus,ergo eft hon:o,co quia ly mor tuus cft determinatio diftrabens ,1y album fccundum dcates: cft dimmuens,& ly albus eft reltringens : quapropter fallacia ifta cft deceptio proueniens à conuenicntia appa- renti d.&i fecüidum quid ad di&um fimpli-  &iter; & poteft etiam € conucrfo fieri falla- €ia à $mpllicitez ad fccundum quid,yt Soe- «9» Pars Secunda Inflit. Tratt-1TI. Cap.1IT. tes eft homo, ergo eft homo mortuus. Hacfallacia multiplex eft iuxta multi- plicitatem additi diminuentis ;nam vel eft diminuens fecundum totum qualis eft có» ditio diftrahes, vt exéplificauimus de mors tuo homine;vcl cít diminuens ssh parte, & hoc eft tripliciter, nam vel hzc determina- tio eft (ccundit maiorem partem, vt cü par ies fecundà maiores partes eftalbus,vcel fe- cüdü certà,& determinató parté,d fit pro- rià fubiectf illius coditionis, vt fimitas re pe&u,ná fi,& cx iftis valet arguere à parte ad tot ,fequitur.n.partes fecüdum plures rtes eft albus,ergo cít albus ; Sortese mus fecüdü nasü,ergo e&t fimus,negspro- prié dicitur coditio diminués;vel eft fecüdü parté minor£ nec determinatà, vt gthiops cft albus fecidü détes ,nó fequitus;ergo eft albus:vel tertió eft diminuens fecüdum lo- cum,vt nó licet in mari audire facrum, non. fequitur ergo nó licet audire facrum;quar- to vcl cft diminucns fecüdü tempus,vt non licet vefci carnibus in quadragefima, nà va let ,.ergo nonllicet vcíci carnibus tandem. vel eft diminuens fecundum vfum , vt male vtentrnon expediunt fcientiz,nom valet;es. gononexpediuntícientiz. — 62 Dices , in ifla propofitione Petrus eft perfectus latro,cil monachus alus,&c. ——— ly perfc&tus,& ly albus funt códitiones rez —— ftringentes X tamen non fcquitur, € e perfeétus , ett albus , ergo malédicisur quod à conditionc rcitringente nó commit titur hzc T sd ka paite eft ho- mo mortuus,licetn offit inferri , crgo eit iE , poteit wen inferri ergo eft mortuum,crgo arguendo à conditione « ftrahcnte non committítur hac fallacia .. . R cfp.ad 1.non fequi confequentias illas,nó quia committatur hzc fallacia , aliter nun-* quam valerct arguere à termino determi" pato per conditionem reftringétem ad ip- sá fimpliciter, fed quia committatur falla- ciaaccidentis; quatenus non ad(unt omnes. conditiones requifitzad hoc vt poffit fieri bonus proce fus à coniun&tis ad diuifa, v& nuper dicebamus, vcl dicédum , quod licet in iftis cafibus non fequatur,eo quia vnum predicatum conuenit propter aliud;in alijs tamen fequitur. Ad 1.concedimus,qua elt determinatio diftrahens, poffe fieri pro gicffum ad determinationem , nontamen — ad ipfum determinatum, quodfehabetvt fimpliciter dictum; quádo verà eft condi- tio rcftringens ,poteítfieri progreffus ad vubq; dümodo adíint coditioncs af&g nata in De fallacijs extra Bibi, it tertio modo przcedenus tallacie . ^ ^ Quod di&ü eft fccüdà quid , &fimplici- tcr, yt fe tenét ex partc przdicati , propor- tionaliter eit dicédà deipfis , vt fe tenet ex párte fubiecti , vc homo mortuus eft cada- ner;non Ícquitur, ergo homo cít cadauer , xofa cognita eft1n intelleétu, cr; o rofa eít 3n intellectu; at fi eft conditio reítiingens, tenet coníeqs vt homo albus currit , ergo homo currit , dummodo non comparetur. ad aliquod przdicatum conueniens illi toti, wt totum eft , & conf-quenter facicnsillud toti fupponerc fimpliciter , vt homo albus eít aggregatum per accidens , ergo hoaio eít aggreg;tum per accidens,non valet . Specialiter autem poteft hzc fallacia comnutti,vt aduertit Ocham in p. 4. partis tertiz fuz logicz c. 5. quando arguitur ab eff: de z.adiacente;ad ipfum de 3. adiacea- te, vel écontrà.tàm affirmatiué,quam nega tiué;tunc ab «(fe de z. adiacente ad effe s. adiacens atlirmatiué fit hac fallacia, quan- do additum non neccffaiió competit fubie- €to,vt homo ct, ergo cft albws;at fi neceffa i9 conuenit , cít recta illatio , vt rofa » o eft ens , eit. poffibilis &c. tunc negatiué fit hac fallacia , quado addi- tum eft przdicatum neccffarium conueniés fübicéto,fiué exiftzt,fiué non , vt rofa non eft,ergo non ett pv flibilis ; fi vero additum fic pradicatum fupponeas neceffarià exifté tiam fübiecti,recté arguitur,vt rofanó eft , non vidctur-E coritrà ab cffc de rertio adiacente ad ipfum de fecundo affirmatiué cov mittitur hac fallacia,fi additü fit prz- dicatum neceffarium; noo committitur , fi fit przdicatüm centingens prafupponers conftantjam , fea cxiftentiam fubiecti , vt fequitur ,' Sortes eft albus, ergo eft, non fequitur Sortes eft poffibilis,ergo eft. Ne- gátiué vcró femper committirur hac falla- cia;przterquam in przdicatís, quz exifté- tiz opponuntur;nam fequitur chy mera nó eft poffibilis.ergo ecd eio tamen fequi tur homo non cft lapis;non eft albus , &c. €rgo hon:o non cft. 1 65 Fallacia ignorantiz elenchi prouenit €x deceptione , qua putat quis elencur fiL um habcr- omnes conditiones,fillo- ifmus elencus eft. fillogifmus: eontradi. orius;ideft oftencés contradictoriü etus, eft à rcfpondéte conccffum, vndé re- quirit primó omnes conditiones optimi fil Ími in modo, & 1n figura. 0, quod conítet cx propofitionibus veré contradi- ctorijs;ad quas requiruntur quamor €on- 157 ditiones, quod fint ad idem, fecundum idem? fimiliter, & eodem tempore. , quibus addt potcft identitas loci , nifi velimus hanc re? ducere ad fecundam. Poteft igitur ignorari clencus fillogifmus , vel quo ad prirfarias conditioncs,fi.(. quis putaret illum fillogif« mum cffe in modo, & in figura, cum tamen non fit , & fallacia huius ignorantia eftmis mis ampla omnibus fallacijs coueniens; vel potcft ignorari quo ad (ecundarias condi- tiones fi cxiítimarct aliquis propofitiones illas effc veré cótradictorias, cü non fint, & dc iita eft fermo,quz tot modis poteft eue nire quot funt códitiones contradidtoria- rü, vt quinq; eft med etas dcnarij , gon eft mcdietas binarij,ergo elt medictas , & nom medietas,non valet, quia nó süt ad 1€ : lie gnum ctt alteri quale, fe-undum loagitut- din, nzquale fecudü laitudiné, ergo elt , & nó eft quale, nó valct, quia nó süt fecüt-* dü ide : homo clt fpecies , nullus homo eft fpecies, ergo eft,& nó cft fpecies , nó fcquie tur,quia non eft fimilis,& eade fnppofitios Petrus hodie nó currit |; cras currit , ergo currit; & nó currit,nó valer,qa deeft idéti- tas téporis; Petrus audit Sacrumia téplo,: noi audit in cubiculo,ergo audit, & nó au» dit, eft déf-&us idencitatis loci, dica '64 F.llacia petitionis principij eft, quá. do id per feipfum protitars boc iyf- dem omninó verbis, & dicitur petitio priu cipij ftarim,vt hono ETRAS homocus rU hzcnoa eft in vfu. vel fub alijs verbis, & hoc multipliciter vt qu quis vtere- tur fynonimis verbis, vt gladius cadit, ere go efifis czdit, ve! cum parti&ularis probas tur per vniuerfalom ,& € contra , vel cum definitum oftéditur per definitionem & vni uerfaliter quando id, quod debet probari , oftenditur per ignotius, vel zquenotum 3 Vérum cft tamen , quod proprie — . & ex natura rei in his catibus ron spe : committitur petitio principi], nà & tio notior efi m fe definito, & totum partis bus; aut écontra ; poteft tamen committi ad hominen,fi.f.refpondenti zque ignota fint definitio, & dcfinitü, totü, & partes 8 tunc rcfpedu ipfius refpondentis cómitti* tur petitio principi) quia zqualiter negabit Cc v Sce affümptá ad probationem, h qua v. g.ponitur definitio, ficut antea ne gauerat antecedeps in quo e;at tum, quia zqué ignorat vtrumque. . 65 Fallacia cófcquéris elt d ueniés cx apparéti conucrtibili conícquentiz cum prima jit $ ^ | ápcétànt fim Tr 158 eft bona,ita putetur effe fecüda ; ex quo in- fertur,quod ad hanc fallacià seper (unt dug confequentiz, vel explicite, fi arguatur en. thymcmatibus , vel implicite, fi arguatur €x maiori hypothetica conditiormli, & pcr antecedens , & confequens hie intcllfgitur gropofitio,i qua affumitur inferius in or- dine ad fuperius, vcl é contra; hzc enim fal lacia fit in terminis non conucrtibilibus,vt funt fupetius,& inferiussidcirco tüc com-e mittitur huiufmodi fallacia quando nó re- € à fupcriotiadinferias , vcl é contra ar- gümétamur j duobus aut& módis nó recte arguitur , ficut duobus etià modis cpun.é intcrtur,nà à fuperiori ad inlerius stf1ma- tiué ó valet,fed e cótra ; ergo à pofitione €bícquéus ad pofitioné antececetis cómit- titur hzc fallacia , quáui$ arguédo à pofi- tiotic antecederitis rccté pofitio conícqué- stis inferátuf; pofitio cft affumptio eiufdem propofitionis , defttuio cft sffumptio cé- ttadictoriz pofitionis, vidé in hoc difcuríu €ft homo, crgo cfl animal, cft animal, ergo homo, comtoittitur fallacia conícqucn- tis, quatenus fecunda conícquentia putatur zcéta, ficut prima, & cft à pofitione confe- quentis, f. ab affumptione illius confcqué« tis eJ «mimal, ad affumptioncm antecederi- tis. Dciride à upetiori ad inferius negati- né tehet, noi é cóntra , ideo à deftrüctione antecedentis ad defiru&tionem confequen^ tishoti valet,vt fi efl homo,eft animal , noa €ft homo ; ergo non eft animal ; hüc etiarb iles (yllogifmi, Qui dicit te effe » dicit verum, qui dicit te cffe afinü , dicit tc effe arimal ; ergo qui dicit te cffe tn, dicit verum , in hoc arguitur à po« fitione confequentis ad pofitioncm ante- ccdentis,fci à fuperiori ad inferius afirma« fjué, ab cffc animal, ad cffc afinum. $6 Fallacia fecundum non caufam , vt aufam eft deceptio prouehicns ex aPp4- tentia, quam liabet vna propofitio ad infe- -endam aliam , ac fi cffet vere illius caufa , teft dupliciter euenire , primo Lo ax dupkci progireffus , vnus ig quo : | Fou «plemento Inftit. Dialc&l. vt facilius Pars Secunda Toflit, Tra&i.IIT. Cap. 111. concludirur conclufio falfa , alter', in qua - affignatur pro caufa falfitatis conclufionis aliqua pramiffarum , quz veré noncítcau- fa, Secundó vt colligitut ex Sco.1. d.3. q.7. R. quando infettur falía conclufio ex vn&- propofitiorie , qua tanquam caufa affumi- tur illius falfitatis , cum tamcn rcucra non fit vt vinuth ibcbriat, crgo cft cbrius , ines brafe cnim non «ft caufa ebrictatisin vie no, fcd in alieno foppofito. 67 Vltiva fallacia eft fecundum plures - intcrtogationes vt nami quatrupliciter ne potcf fieri ihterrogato : Primó, quando vnum dc vnó quaritur, vt eft ne Sortes ho-. $0? 4, quando vpum quaritur de pluribus,. vt cfl ne Sottes, & buccphalus rationalis? 3. quarido plura quaruntur de vno , vt eft ne Homo anirhal, & albus ? 4. quando plura dc plutibes quatuntur conunéüim , vt an, homc; & talpa funt videntes , vel cocci? ia his 6m ntbus modis committitur hac falla-. Cra, prater qnam in primo . & fit cüm vnica - rc(ponfióne tatisfit plutibus ipterrogatioe. nibus apparenzibus , ác fi cffent vna intere. tógatio. cüt tamcn pluribus durquSn : tum illud refponficn;bus, vt fi effent duo - hotnihes,vnus coecus;alter furdus; & quae: feretur an effent cocci, vel furdis hrdpon- deretur; quod funt ceci, ergo furdus érit — €gcus ffi furdiergo cecus erit fu duplici rcíponfione dcbet huic qu tisheri, .(. ifle cft cecus, & ifle eft furdus, &&- dittin&tione vten qued licet rcfpondens affirmatiué. fe(pone eridó ducatut ad inconueniens ,vt patet in acus etae fi tamen ncgatiué re« fpohideat dicerido,noh funt ceci eianuiune. i , folum apparentet ducitut ad ue ticns,nen enitn fequitur ,erZo nullus eft c&« cus, & riullus furdus,nam fcnfus illius tefpós fionis eft quod nec ambo funt ceci, aec am furdi; & hzc di&a fufficiant pro com- TO- ncs ad Logicam magnam, & hanc quz'flioe nibus contextam gradum faccre pollins » PP oW " Ww X - * - d desgus im . Hic notat Odd mÍDUxLÁUT.-.1 UV E Ad vniuerfam A emm Hilofophia olim fapié | tia vocabatur,&qui re 3| bus cognofcédis incü- Cx] bebant, fapientes : at "l| quianomé hoctumo- | rem,& iactátiam pre. , fcferte. videbatur , vt Scotus refert 1. Met.fam,p.cap. 2. Pytha- rs noluit fe fapicatem appellari , f: hilofophum, ioc eft, fapientiz amavo- rem, hinc nomen fapientis in nomé Phi- lofophi eft matatum,& doctrina, qua (a- pientía dicebatur, Philofophia caepit nà- eupari; Dcfinitut ab Acift. 1. Met. cap.3. Cognitiorérum vt Junt fiue per [uas - €dufa5 ; cum egim omnià crcata habeant : ele per caufas; tunc vti funt, intel- — liguntur, cu;n per fuas caufas cognofcun- tur) & hac ratroncaíebar Plato in Thezt. & Arift.1: Met.c. 2. homincs ex admira- tionc philofophari ccepiífe , hoc eft, ex notitia cffe&uum, & igaoranria cau(arü inae(tigare cepilfe rerum caufas ; ex quo deducitur. Philofophiam effe reram co- gnitionem per fuas caufas, X Philofophü eife, qni rerum cognitionem hoc modo cít afiecutus . : Diaidi folet in hac amplitudine fum- a in Naturalem,Moralem,& Rationa- m; Naturalis Phy (icam comprehédit , & Metaphyficain , quibus addi folet Ma- thematica; Moralis Echicam, Rationalis Logicam,(cu Dialcéticam; hzcq; trime- bris diuifio Philofophiz non foiu cói cal culo Stoicorum , & Platontcorü receptafuit , vt; videre ett apud Eufeb. lib. 2. de prz par. Euang. Alcim. de doctrina Plat, €-3.Cic. lib. 1.dc Orar. ad Quint fratré, fcd Aritt.1pfe eà amplexusceit 1. Topic. €:12« vbi faa diuifionc problematü in ..— Naturale, Morale,& Logicum, fübdit ad philofophbiam igitur sm veritatem de bis iandum cjl dialettico autem modo. «d opinieuem Bam quoq. amplettitar -— STIO PROOEMIA 13$ LIS rift. Logicam . De Natura Logica. D. Aug.lib.8.de Ciuit.Dei c.4. & eius fuf ficientiam. ex profetfo probat , P'hilofo- phia namq;ad hominis fcelicitatem ordi- natur, quam in hac vita confequt potcft, hacautem tum in contemplarioae veti« tatis conliftit, tum actione veritatis con» fitit tum a&ione virtuti confentanea, vt docet Ari. lib.1. Nichom.c.7. & 8. fta- tuenda igitur eft fcientia,qoz cerum caus fas,& arcana natare (cratetur ,& conté- plationi folius veritatis incübat , & hzc erit Naturalis philofophia Phvficam, & Mctaphyficá comple&tens: Altera dein- de pars Philofophiz eft a(fignandi, quz incumbat moribus in(lrsendis , & sdci-- uilem vitam intítuendam, & hec ck Mo ralis. Quia veró hzc omnía non nifi di- fcutrendo,& differendo comparatur, & intelle&us nofter (pé decipitur, X errat in dicur(a , conftitacada deniq ; eft aice- ra Philofophiz pars, quz mentem dirigat io fuis operationibus , & hzc eft Ratio» nilis.Hanc denique trimembrem diuifio- né recipit, S. T h. initio Ethic ad Nichom, . & quicunque tenent Logicam effe fcica- tiam, & partem Philofoph:z ,Conimb. ity prooemio ad lib.Phyf. Mori( initio Lo» gicz, Complut.difp. 1.3.6. Amic.tract.t. q.4.dub. 1. & alij quamplures; Verum tamen cft;quod notar Pat: ualig. ia Mete 1.p.difp. 4. (e&t. 3. pote haac trimembré diuifionem reduci ad bimembrem, .(. ad Naturalem,& Moralem, accipiendo na- 1üralem non prefikc,vt dicit fi o mess plationem de natura, (ed largé prout có ple&itur res omnes intra ordinem natu« rz Dom (ab quacunq. abftra&io- neilla fint , fic.n. accipiendo naturam, res à Logica conlideratz non erüt extra. ordinem naturz , arque ità fpe&tabit ad philofophiam ipfam naturalem . Vuiuer(am itaq; Philofophiam iyxtà "Scoti principia , & Arift. dogmata, vb ücfire non obuiant fidei, contexere inc& -— LEN i. S NN ' »- ^ A&Ww"wwW€.YaXm rl." 140 dentes: ab ea parte , qua. liationilis dici- tnr;exordiom fummis, quia hec ipa pars. philofophie eft inftrimentum refpectu Cceeterarum,part ium Nataralis nimirum , & Morilis, quz non nifi diierendo, & difcurtendo acquiruntur ; modus aü: di(- ferendi, & difcurrendi à Logica docetur. Hanc igitur prooemialem quett.de nata: ra Logica ditierétem in plurcs dittribuc- mus articulos , vbi de varijs Logice no. minibos, & acceptionibus diileremus, de cius Bincyobic&tg,clientia, qualitate, ne- cc(litate,partitione;ac deni]; de eius vni- tatc, & à ceteris facultaubus dittictione: ARTICVLVS PRIMVS. De varijs Logice nominibus, & acceptionibus . 2 Voad ptimum;facultas, quam ag- gredimur explicandam , Logica patti m appellati folet,& quidem Logica dicitur quaf fermocinalis , vel rationalis facultas cx co , quod fermonem verá vel fal(um contiderat, vel quia ratiocinari do - Cet, logos.n. vox graca vtrumque figni- ficare poteft,fermonem, .(. & rationem, melius tf , inquit Scotus e. 1. Pre d:cam. dicetur Logica fcientia rationalis à ratio- ne,quam fcrmocinalisà fermone, quia p hunc loquendi modum figuificari vide- retur Logicam veríari circa fermone, & voces, tanquam cius obic&ü, qued falsü e(Te mon(tcabitar infcà. Dialectica euam coníucuit appellari, hoc cít facultas di- Éceptatrix , vel difputatrix quatenus dit- fcrere, ac di(putarc docet , eít .n. nomen gracü deriuatü à verboydialegome,quod Aynificat differerejac difputare:quamuis auté apud antiquiores. Philofophos Dia. le&icz nomeu víurpatum fuerit pro ca nt x ap) M" rel. tradit lib. 1. de natufa Logi- € c.9. & Arilt.ipl * non femel infinua- uit,qut 1. Topic. 1-Elench.3. Met. & aubi per Dialecticam intelligit (là par- Queflio Probem. de Natura Eogica . tà Logica patte ; quz dicitur Topi- enia de (yllogiimo probabili , vt tu- 5 runtur argu:menta, abfolatd tamen figni? — ficat quocunque modo difzurrere , & ex notis ignota manifc(tare, & quide apud etiam Acift. réperitur hoc nomen Diale- Guce vniucríaliter víarpatum pro tota Logica,vt videre eft 1. Rethor. c. 1. 1. Met.tex.8.& àlibi (epé,vc Fonfec.notat | 2. Mct.c. 3. q.i. feCb.3. Deni Atift.opus fuum Jogrcuin, vti conflat ex .vulgari in- | (criprione ,Organür nuncupauit;ad (igni- ficandà logicam veluti inibrumentüinfer — V. uire ad aliarum fciéuarum acquititione . 3 Quoad 2. Logica in primis diuidi folet in naturalem; & artificialem, N'átü- ralis cft ipfum naturale lumen nobis có- genitum di&tans modum re&é apprehen dendi, iudicandi,& difcurrédi, fiu iflud . naturale lumen, fit nuda potentia incel- lectua , fiué intelle&us cum  habicu: principiorum , quzfüntnaturaliternos ——— » tàvt Complut. contendunt difp. 3. Log, —— q.1. Aruficialis auté eft habitus ftudio. comparatus,quo«ntelle&tus in(trutur, S — -—— dirigitur , ncerretin fuis operaiombus " — — exercendis; traditar autem hc diuifioab. Arift. etb.c. 1. & 1. Elenc.c,8:& i ab omnibus eft recepta. ucfus arti v lis diuidi folet in vniuer(alem, & particue- larem,quam diuifionem tradidit Aucr.2, ——— Met.com.r$.& rElench.q 1,& 2,vtno .— tar Maurit. nofter q.1.praedicab. Vnigers.—— falis dicitur4qug docet przcepra cóia om . nibus (cienc;js, vt quod dcufoftratio có . flare debeat cx nece flarijs , defintiotras —— denda fit pe: eilentialia, Particularísdis —— Ciur,qua tradit przcepta applicata ma ——— teriz huius, vel illius fcientiz , vt quod ig Mct.definicndum (it per genus , & diffe- r&uam,in PhyCper materiam,& formas — alio modo cxpitcatur hzc d:uiioàZab,. — — lib.z.de nat.log.cap. 1.fed allata cxplicae | tio communtor efl,& magis congrua. - d» 4 Frequentior t adhuc, & magis fa- A mofa cft illa diuitio logicae arcificialis in, - E docentein,& vcéteintàm apud Latinos, ae quam apud Grgcos,licet (üb alijstermi- — -—— temtopicam: modo tamen communiter — nisdocentem,n. vocantlogicamà rebus. — — toti Logicz tribuitur; quàmuis .n. dific- — auulíam, vtentem veró rebus coniun , y perc, & dilputare proprié figmificet ex — vt lhilop. refert in praefat. ad lb. Prior. — grobabilibus difcurrerc , cum nimirórpro — Logicam docentem vocant ipíammet do s US qufbonis qum prooibiMKado,. api NgUNAUE Fürst Je ndia. Sa^ « gie Pe Y [ , k we " ;* fr x x - r Dg ^ & De varijs Logice wominib. eo acceptionib. crt. I. 1 4 - K certas regulas in; quacüque fcientia ob faandas in definiédoyliudendo, & di- fcarrendo, vtentem vocant earunde regu larum víum , & exercitium. , fcu potius à ntenmquatenus.in v(ir pofi- tam, & huic, vel.llfcientig applicatà per a&uale exercitiü definitionis, diui(ionis & argamentationis. Hinc aliqui deducüt logicam vtentem non. effe proprié logi- cam;led fcientiam ipfam deterfninatam;. Phyficamnimirum.Metaph. Moral&vel aliam; cuius c(t materia diícur(us , & (ic dcfinitio,diuifio, ycl fyllogifmus in. mate: ria phy(cadicitur logica vcens,eo quod tunc vtamur regulis, & pracepxis logica docentis ; ex quo tandé interunt non eífe proprie aliam logica,quam docentem. At Afti manifefté fallücur , tam quia ficucin materijs aliatü iciétiarum datur vías lo- ica, itd*etiam in ipfa materia logica;dcfi . niendodidendo & arguendo , ergo fal ... timinhoc(en(u,cum nimirum (eipía vti- ex tur; dari debet proprie logica vtens ; tum ^. quia ctià quando exercetur ip alijs (cien- . Vijssquamuis actualis ví(us fyllogiimi v. g« quoad materíá (pectet ad illas (cientias » adhuc tà quoad formá , & modü ad logi- cam attinct;tü denique quia adhuc in alio &níu magis proprio przfatam diuilioné €Xplicabimus,stn quem neceffarió con- cedendus eft habitus , qui proprié dica- tur logica vtens. it Sed circa allatá diuifioné daplex ori- tur dubitatio. Prima eft,quomodo diftin guantur logica docés,& viés,an.f.impor- tent vnum,& cundem habitum,an potius plures fpecie;& numero diuetfos.: com- munis fentéca Thomiftarü affirmat cífe * vnü, & cüdemre&liter habitum ex diuer- fis munetibus ti, & diuer(is contidera- tionibus hzc nomina fubcürem,vndé di- £üt;quo d idem logica: habitos, quatenus. : tradit precepta dcfinicndi , diuidendi, & - difcurrendi, dicitur Logica docens, qua- tenus veró- alijs (cicoc;js applicatur per LS praceptorum , & regularü |: oec coat pers vtenSita Có- if p. r-Log.q.4.$.2. Soto q. 2.proc- mnia. Sáchez lib. 1.Log..6. Mafius fcét- 1-q. 4. Didacusà Icfuq. $. Ioan. de S. Tho.p.2.Log.4-1 art. $. Aucría q-1. Log» (c&.2.licet concedat actus logic doce- tis ,& vientis e(fe realitet, & c(Tentialicer diftin&os. Ruuius q.3.proem.& alij paf fim; Sed preter Thomiftas videtur ctiam cómunis opinio Scoriftarü,nà (atis aper- téeà inlinuat Do&or q. 1. ptedicab.vbi nó nifi cx diuerfa. cófideratione videtue fecernere logicam. docentem , & vtene tem, & (equicur Faber Theor.t.c.1. Pon cius difp.2. Log.4.6.Fuentes q. 4. diff. 2. art. 1, & alij patlim. $ Dicendum ti eft, quod (i de logica vtente proprie fit fermo , importat habi- tum realiter dittin&um , & fpecie diuer- fam ab habitu logicae docentis . Conclu- fio hzc priusexplicatur 4 deindé proba« tur, Logica niqi vt ens,vt notant Mauri- tius q-1.vniuer(.$.6. difficultas , & Tara« rct.q-t.prohe m.Log.$.1. ferendum ;. teft accipi dupliciter ; vno modo pro ha* bitu (ciétifico logico. per demonttratio- né acquitito)quo vtimur in fingulis fcié- tijs definiendo, diurdendo,argucdo ; alio : modo pro habita acquifito. cx trequentt exercicio definiendi, diuidendi,arguendi , ex iftis .n.actibus frequentatis. generatur in ioteliectu promptitudo quzdam ad li- miles actus elicicndosquia sin Do&oré 3.d.33.ex oL actu voluntatis . velintclle- Gs potett generari habitus, vcl prompti uxdo;; (i logica vtens primo modo fuma- turno eft diftinctus habitas a logica do céte, fed e(t ipfamet logica docensin víu pofita, & alijs fcientijs applicata,ynde in hocfeníu improprie dicitur vtcns, cum potius dici deberet vía fcü vlitata,vc no- tat Maurit. cit. & Anglicusq. 1. voiuerf, — & ità loquitur Auerr, 1. Phy(. com. 35. Acin z-[eofuett habitus procíus diftin- us à logica docent, nam docens cftha bius fpeculatiuus, & cótemplatiuus, vtes. veró practicus,& operatinus, ac proinde roprié dicicur vtens aQtiué, nam eftta«. 15 habitas,quo quis inftructus prompte & taciluer vutur logica docente , ciufq; rcgulis;& precepus,& dittindtiologicg docentis, & vtétis in hoc feníu coincidic €um ea» quam alij craduntin logicam co» "templaciuamy ra&tiuamycontemplatiua. 4D.cft docens factiua vero vtcns. 6 LHocautem modoexplicaia conclu. ' $5 fo^ » ] - amxT Ys 141 fo facile fuadetur ex co,g ait Scot. q. 4. Prclog. in folot. ad 2. & 3. Bb. docec.n. ibi , quod vbi cognitio aliquorum nó cft propter fpeculari fimpliciter , fed ét ali- quo modo. propter opcrari, tüc refpeétu corü duplex cft neceffarius habitus in in- telleétu noftro, vnuserit vniuer(aliü , al- ter vcró particularium ex. particularibus a&ibus genitus , fic rerum operabilium fcientiam moralem habemus, quz ett co guitio quzdam vniucríali,& prudétià , quz cft particularis quidam habitus gent tus cx pluribus egiffe; & quo in parricu- lari cognofcimus,quomodo talis aio fie ri dcbcat; cum igitur cognitio inftrun &- torum logicalium nó fit propter [zipfam fimpliciter, fed ad dirigcndas opcrationcs intellectus ,. fic duplex refpeétu cius po- ncndus cft habitus in mente noftra, vnus erit vniucr(alium , quo generalc$ regulae dcfiniendi,diuidendi, & arguendi agno- fcimus;alter vetó particularis habitus qui dam genitus cx ftecqucti applicatione om mium illarum rcgularum ad certas, & de- .terminatas ma:ciias in particulari, vnde ántellc&us habilis, & promptus redditur &d defi nicndum,arguendü & c. Con£ta- tio excói natira omriium facultatum or- ganicarü cius n. natui& funt omncs ifta, vt quzlibzt diuidatur in docentem ,. & vientemyfic «n.diuiditur frene£a&tiua in Érencfa&iuam docentem, & vtentéj(cri- ptoria in docentem, & vtentem,medicina dimniliter , & alie confimiles facultates; fed in his omnibus facaltas docens reali- tet áb vteme diftinzuitur, & diuetfos im rtant habitus;crgo fimiliter in Logica, difciplima organica ctt;dicGdü crit; tobatur minor,quia v. g. fcriptoria do- «ens cít habitus ille, qui tradit regulas benré fcribendi , vtensett ,qui acquiritur €x frequenti fcriptionc , ficut Gt medicina docens cft habitus trades regulas, & prg- &cpta medendi , & (olet dici Thcorica zs, gtcns cfl alter habitus, qui acquiritur ex actuali vfu mcdicinz docentis, & dici fo- lct Pra&ica , vndé fempcr prius acquiri- tur babitus facultatis docentisyqdá vten- tis, ilc acquiritur ex aud:tu Magittri  & fludio regularum, X prz ccprorujifle ve- 1 ex a&uali v[u4& cxezciuo illorum; fic Quali Proem.de Natura Logic, — ^ ^7 igitar etiam de Logica dicendum erit, d decens cft habitus ille, qui acquiritur ex auditu magiflriy Icétione librorum , &c, vtés vero cft; quem deinceps acquirimus cx frequentatis aGtibus definiendi;argué- di, &c. & multoticsfuenit , quod aliquis habct Lcgicam docenrem,& non vtenté, vt patet 1 Tyronibos, q regulas logicales raxiné callent,fedin coficiédis (yllogit- mis (ont adhuc imcxpesti, & incxcrcitatie 7 kx hine rüríusalia deducitor confit- mato . quia peflouam de recenti intelle- &us infiuctus cft habitu docentis Logie ca, dcfinit,diuidit. arbuit conformiter ad illas regulas,& przcepta,fed cumaliqu& difficultate,non expedite, & prompié: ve rum frequentanco hes actis acquirit fa- cilitatem quandam , & prompcitudinemn ad ilios promptius, f&tilius, & ere i fcium inditium habitus acquifiti, cüalie quid operamuür prompte , & cxpedité, 9 prius difficulter efficicbamus ; Probatur aflumptum , quia eti Tyroncs optimà - ze : LEE M o Íciant defipitioncm conflare debere ex. ^.— gencre, & diff rentia, quod inc dis[yllogifmis medius terminus cien- dui E d prima figura debet habere locum pv m X ma. tf antequá fapius feexcrcucrint, dif* ficultatem fentiunt in conficiendis fyllo- gil is in hac, vel illa figura ; quare cum applicatio przceptorun Logicz ctiam poft cxa&am corum cognitionem bené;, » vel malé fieti. poffit , fané requiritur fpes eialis habitus inchnans ad eam rité. fa- ciendam, & hic erit Logica vrens. Hinc. aicbat Arift. 1. Priorum c. 28. non folum. sioruin canfiderare,qp fit per Logi cente, fed criam is eflatsm baberet fa- ciendi, & bic cft habitus Logicz vtentis« Rcfpondent negando intellectum Lo. ica docente imbutum indigere di(tindta. acilitate , & habitu propter a o nC,cognitis.n. rcgulis,& pra ar ogi ca: ,non eft vlla diffieultas.in applicatione, & v(ucarum adtalem,& talé imareriam fcd folam indiget appofitione matcriz'; ad quam ipía regula :finc noua difficul- tate Yincenda cx parte füi applicantur, & &7 P «t g oportere Logicam generationes fillogif — * cido- Ccx- - Cr $1 cffi ciendos , ergo acquirit -— a ab illore.liter difüin&tü,boc.n.eftmanie — F ww . j | 2 Er * - v 9t T -— extenduntur, vnde tota difficultas con(i- flic ín cogationc,& ordinatione regula- zum, qtia adepta applicatio ipfa non ha- bet (pecialé difficulraté , quia intellectus muraliter tendit ad obic&a femc! prco- : pofita,& applicatio ip(a fit »d res cogni- 'tas per actus naturali repra(entatione,&c teadentia refpicientes obiecta ,nó mora- Ai,fcu voluntatia motione ,'vn4e cognito precepto logico,v.g. pa(Tioné przdicari debere de fübiecto , ftatim ac Phyficus dicirque'tit pa(fio, & quod fubiectum ; nulla difficultas remanet , cur fieri ne. » queat propofitio; Hiac Ioan.de.S. Th.ne gat paritatem affomptá in argurméto prin cipali de Logica, & Moralijqu:a in mora li poít iudicatum, & cognitü bonum, re- ftat przcipua difficultas in. applicanda voluntate proptcr eius libertate , fcu in- . ditfcrenria,vel cefiftentiam ad. bonüre- gulatü,vnde preter Syneíim,& Eubulià , -- quz bcné:udicát, & cólilianturyrequiri- tur diltinctus habitus ,. qui imperey  & . atur,& h:c eft Pradentia. Ad Con- firm.demü eiu(dem argaméci deductam * - ex natuta £icultatü-orginicarum cócc(fa iat Low ducis ncgat miaoré, citharzzdus .n.vcl muficus,fi poft artis perte&tá. cogniuo- nem digicbs moucre non , vcllin. "guam, & palatü;aut nonítá expedite, ad í xa c difficultaié vincendá noua artc non De varijs Log.uominib.g accoptionibodri.L. 145 ruüt,ná poft exactiffi mà losicorü prece prorü cegnitioré adhuc manere difficul- tatem ad. iilis vcendum ipfa experientia docct in Tytonibus, (icit & facilitate ge ncrati ín eidem ex frequenti víu (yllogis zandi;Et parü refert,«uód intellcórus fie potentia na'urals , & naturaliter tendat ip obie&a propofitas qaia hibitus admit tuntur no. folü proptcr imdecerminatio- nem potcotiz (alioqui folum darétur im potentijs liberis) ied etíam ob. difBculta- tem , quam interdutn habent ad aliquas operauones,vt dicemas in lib. de Anim. Cum igitur hanc reuncat intellectus ad applicationem przceptorum logicalium edam poft cxactam corim cognitione s coníequenter nouo indigebit libitu ad cam tollédam. Nec valct,,quod ait Ioan. à.S, Th. hanc difficultate tolli excrcitia fyllogiZand;, non pcr genctationcm noui habitus fed per folam impedrméti remo- tionem, icut in Cithira0 pott apprehé fionemartis difficultas applicandi digi- tos intlromcnto paulatim collituc cxecci tio , non per generationem noui habitus in digiuis,fed périmpedimenti ablauoné, quod crat in digitorum nctu;s. Nó valet, tum quia in priiis lic refpondendo iam fatetur;poft apprehentienem. precepto rum log ce,& appolitionem materie ad- huc manere difficultatem , quz tollituc "s ^ indiger, fed exercitatione corporalt , aut i- 5 goes qo tollatur przd:ótam impedi- e mentun,& itg qoi expedirus mouet digi- tos,no t nouam ariem;fed impe- «7 Mimétü eXerauj ciustollis(ic intellectus paulatim exercit io,quod prius negabat tü quia gf cciá facilitas adoperandum in mébris externis non eíiet proprie habi- tus,vt multi fuftinent; facilit:s tamea ad opcrádü in intellectu, & voluntate impor 1 ainande excreerucin (jllogizándo circa -— «Xucrf: as materias, vcl (ciétias,nó acquirit nouam artem , (cuhabitum druecíumab ipfa do&trina logica ,/ed expeditioré vsü. d&uuius veco-negat paritaré,nà artes,que | per externa meinbra excrcencar, duplicé vtique facilitatem petunt , vnà in intelle- &u;in qdo funtytanquam in fubiecto), al- teram in mébro externo, per qtiod cxer- ^, C&ur;ars veró logicae, icut nó exercetur memb:a cxtcraa,ted pec Colüiiniclie- Gtüyità nó petit niti faciliacé intcile&us , Mm sic a idein habitus,quo cogao ut regale logicz,& applicantur . 8 Scd (olutiones iftz cx. dictis cor- ty - tat habitü $ffi cócm,ac magis receptá fen- tentis ü quia fi ad. difficulcarem tollen dàm,& expeditior vsü. initoducendam fola (atlicit icnpedimenti remocioyin nl 'la potentia con(tituendus eric habitus. ad faciliter operandum,fed (ola tmpediinéd: ablatio ; Et per hoc ctiáre joie Raniif folutio-guis.n.ars log:ca pc: £01 intellc- &à cxercccatur, & no pccalià posean y qua difpon debear; jura iicelLiétas d plicca tentit didiculiacem , voa nin co- gao(cendo pracepta logicalia, akerd m applicandosiwa duplex ficilicas,vcl habi- tus in code debzbic ad niin, vaus, qao * priorzoliatur di iicultas; cr;clogicado $..4 Cceni 144 €ens, altcr,quo pofterior, & eiit vrens. 9 Denique actus vtent s Logice mul- tiplicati generant aliquein h ibituay, non Logice docentis,quia nó (anc a&us (cié- tifici& (ic non g-ncrant, neq; augé: fcié tiam ,qualiseít Log ca docens , ergo al.ü à doccnie ditlinGt im. Ref». KC uuitss ipsá- mcet Logicam dócentém perfici ger excr citum c fliciédi (yllogi(imos, nà vt fcien- tiam,led vt artem, vulc.n. g» idémet ha- bitus Logic, prout dac regulus, & pra- cepta Logica, cít (cientia , & dicituc Lo- gica docens, fed inquantii cfficic (yllogi(- mos (ing ilarcs;eft ars,& Logica vtés vo- catur. At (latim cerjcicar hzc (olacio;cum quia implicat vaum , & eund hibirü effe fimul, & femel practicam, & (peculatiuüs cum he fint diffecentiz eifencialitec ha- bitum d uiden:cs,vt dicetur in Iib. Poft. at Logica docens hibitus eft fpeculuuuus , vrens practicam redolec,rum qaia per fe- cunlam rcg4là anteprzd. diuerforü ge- nerum, & noa fübalternatim pofitorü di - ucríg funt (pecies,& d'ffercariz » (ciencia vero , & ars diuer(acon(ticuunt gencra . Nec dicere iuuat , quod licéc Log:ca do €cns, ac vtens fint idem babicus , tà sm diuerías raciones cfTe poc ars, & fcientia, nimirum quatenus docens eft (cienciasars vcró, quatenus viens . Quiacum Logica interior (it ad fciéiam,vel artem, qui süc habitus (upcriores, plané per rationes do centis, & vtentis non poteri concrahi ad eife generis (uperiotis , ficut per rationa- le , & itrationa!c non. porc animal con - trahi ad e(fz« corporis , vel viacniis , ergo dcbc:mnas dicere Logicam docentem , & vtentem importare diuerfos eilcaualicec hibitus tub diucrtis generibus. colloca- tos,nimirum fcienciz, & artis. Rcefp.Ioan.de S. Th».q 2é&:s Logicae vtécis generant quanda taciliracé perqno-. du n diípofition;s, & expeditionis io ap* uoto materia, «quz nó cft nouas ha- itusy(ed aliquid iinpecfe&tit in tali genc- rc inicruicns velut difpolitio, feu ex,edi- tio quzdà iu ipfo exercitio artis; d cefpó fioué pluribus declarareconatur. »cd tcu ftrà pror(us,& Qttio euadic noaimalis, an ficilins de nouo gs nica cx actio* Logicae vienus habitus, vcl di po/itio dici dcocat,  Quiflio *Proem. de Natura Logica. fufficit nobis , vt noua qualitas generetur intclle&um reddens promptum , & cx- peditua ad definiendit, arguendum, &c, 1o Conia hanc conclufionem obij. cics t. Auchorirarem Scoti qu. t . vniucrfz vbi inlinuat log:cam docenrem, & vren- tem non ni(i ex diaerfis muneribus, & có (id :radonibus dritingur. Tan 2. ratione, quia po(ito hibics logicae docentis, & co gnitione mater zin qua exerceri deber , nulla v:detar remanere difficultas, jua n po (Ii nus facilé deánire , diuidere ; & ar- guctc, ergo non ctt ponendus nouus babi tus ad eliciendos a&us logicae vcentis. Tü 3:ad log cam docentem pertinet non fo- luii cónüdcrare cegulas re&z operatio- nis (ecundum fe, (e4 eciam iudicare ,an bene fint applicat hic, & nuac in hac, & illa materia, ergo faperfluic alius habicus ab ca. Tum 4. habitus v:ens idem fonat, quód habitus regulans , & dirigcus , fiue : quo inccllectus per modü regula vricums * : E ergo logica vtens non cft habitus fecun- dum rea diaec(us à docéte. Tum s. di Tyrones inci piunt argaere, definire, Sc ap plicace regalislogicas doceas uli ". mi a&us (unt logic vreaus, ums adhic genitus non e(t in illis nouushabi- — tus,ergo non cít à docente dilfinctus. Tà tanden hab:tus logicz. docentis inclinat ad defiaiendu m, & fyllogizandum , & fa* cilitac intelle&umn ad v(aa inttrumcentos rum logicalium facilior e(t enim &us ad :onficiendum (yll fmimgoll, àm cogaouit quid it, quow ) cà u tá debeat ,quam antca,ergo eft vnus, S idemhabitus , quia quatenus cradit regu« las, dicitar docens , quatenus docendo - ad víum (acilitat; dicicuc vtens;ita Dida- cusá Ic(u. 4 Refp.Doctorem ibi loqui delogica.a Ntence in primo feníu ,quo modo non di ftinguicur à docte td eít ipfa in v(u po lita,q» 1! Doctor ibi(vt verius eft) perlo: £icain docentem fumit habitum procedé- tem ex necetfarijs, per vtentem fumit ha bituin procedenceg ex probabilibus,qua liseft f opica, au&oritas eft ad oppoti- tum , nam concludit dittin&tionem , aon idenutatein « Ad 2. negatur affumprad nam fuppolita logica docente 5. & cogni uone à r: ' MR D: varijs Log.nmm:n.. eov 4ccep. e hit.T. tione materiz,v.g phylicz, remanct ad- Tuc difficultas applicátionis logicorum preceptorum ad materiam phy (icam,que per habitum logicz vtenus tolli dcbet. ; Ad. negatur (equ. quia preter habitum facientem dignoicere errores , qui con- tingere políunc in operationibas intelle- &us , dcbet alter admitti reddens intelle- &um promptum , & cxpeditum ad recté hic,& nincoperandum . Ad 4. quod ctt Aueríz negatur affumprum.nam nifi ve- limus vocabulis abuti, habitus vtens non cit, quo vrimur, fed quinos facilitat ,&c proi» pios reddit ad víum logicz doccn- us. Ad 5. illi primi actus (ant logice vren- ti5 non quía procedant ab habitu? ;gicae vtentis;(cd quia funr gencraciui rlisus , - cut vniuet (alicec in moralibus actus dici- tur ad aliquam (pectare virtuité , quia vel generat ,llam;vel generaturab illa,illi er. go priorcs actus producunturab intelle. . € mudo cum (olo auxilio regularum lo- g'cz docentis, quz Lolumn regulauué có- currit ad eos, & idcó cü difficultate pro- ducuater , qua dcínde tollitur ab h.bitu logica vtenus, quae paglacim iliis actibus acquirituz. Ad 6. quod maus vrg«t, dici- mus omnioo dft inguendos elfe àctus,qui bus addi(cimus reguias;& praecepta logi- cc , & qu;bus ilis vamut definiendo, ar- * gaendo, Xc.aétus primi generis fant (pe- Culatiui ,fecundi Íunt operatiuiyprimi Süt gencrauui Ícienaz , fecundi: artis, logica itaque docens inclinat, & facilitat phvti- € ad actus print genetis.[.ad tradenda s Peeptasad actus vecó fecundi generis fací litat folà idealiter, & dire&tiue, quatenus intellc&us,uo magis log:«ca docente in- firu&us cit , minus cxponitur ertoribus inarguendo , at quaacumais regulas cal- lcat io3icales ; (einpec a'iquam | patietur difficultatein , quouf:juc per exercitium aufcratur . . Sed dices, vt quis 5cnz arguat in aliqua fcientia particulari, v.g. phytica,non atto habita indigere videcuc, quam lomca, vc dirigente actum fyllogizandi& phyfica, Vtelicieace a&in , ecgo (apeclluit alcee hibitus,quia ad dirigen lum fufficit logt- €: docens, ad cliciendum Phyfica . Refp. faflicere vti ae illos dos habitus) vt bene. 145 arguatur in Phylica;at vt facilirec, & pr pte argaatur;cx igi alü habit, Serit log. "viens, concurrés ad illum actum, non quf dem dite&tiue, & idzaliter qu'a hoc gecit logica docens, fed elicit'ué , non quidem quantum ad materiam (yllogifmi,quia a hoc prz (tatar à Phyfica,1zd quantuimad formá iyllogitticam, & (ic inzalrcalüzres habitus «idem a&ui correfponderemha bitus logic docens concarrererregula- tiué, & directiué , habitus logica vcentis elicitiué quantum ad formam; & habitus Phyticz clictuué quanium ad macectam, qus quamuis ab/urdum cíle dicat P. Di ac.q. 1. Pcoz:n coucl. ?.14 tamen nó pro bat. Nitatur (u93 Poacius dilp.2.cit. qu. :6.a 04$ 9. noftram oppuanare lencencia , actationes dilaere; [cd 13m dif p.1. Met. q.3.à n6 j. omnibus eius infbantijs abun- dé (atisfactum ett ,adeour | lura h:cadde Tc non iic opus; Ec ex eadem duétiina oc- Curreadum eit Ouured., cóc:oucrf. 2. Lo - g C.punc.2.vbi cx eisden fundai&os n93 iinpugnat , Expediterelia diffcultas. — — II Ltera difficultas, quae contigit : circa allaramn dimifionem;ctt, an hzc dittin&io cadat i omncs, tingulas logicz partes , an in quafdamtantum 5 cui diflicaltari agíam prebuerüc Angcli cus, & Subtilis Do&or, ille (i:qu:dein 4. Met le& . j apertis verbis ncg utit in par- te demonltrauua logicam vcncem , ifte veróq. t« vniuerí. in corpore quactiti (olà * partem Topicam affirmatelíe viécem , vc notant Maarit, & Faber;quare Auctores quamplures ranta aa&ocicace (uffaiti ne- ,gint hanc dimijionem tori logici conue- nire, & fingulis cius partibas,ità Coplut, qu. 4.prozn.Coninb.3.4.-art. 2, Fonícca 2, Mec.c.3.q.1. (ect. 6. & Mauricius qu. 1. vniuer.qui in hoc maximélaadac dictam D.Th.fed his non ob(tancibus. Dicendam eft cam cóiorishic diuifio- nemtoc logicz cóuenice,& tn gulis cius pattibus , licec peculiari quo dà modo có- ucniat Topica quod dicatur vens ; cóc, hanc docuit $coc. ex peofeTo qu. 1. & 24^ Elench. & fequitur Auglic. q.1. vniuzr( & probabilein purac Marc cic. & eit paf. fim tecegia à Rscentiocibas- I auio , A- uccta r] - * 146 uer(a, Didaco, à Icfu, Ioan. dc S. Tho. & quidem logicam docenté reperiri in om- . ni parte logice omnes ferd concedunt. , quia non folum docet (cienufico modo conficere J'emonfltationem,(ed etiam fl logifmum probabilem , & apparentem , QQ iod ctiá in omni parte polfit dici vtés, piobatar , quia cecera: ícieotize vtuntur ncdii modo probabili arguendi à logica uadito in lib. Top.fed etiam demoníttra- tiuo,quem docct in lib. Poft. ergo ctiam in parte demonftratiua dabitut logica v- tés,& in primo; in fecundo fen(u huius di(tin&ionis ià explicato; Accedit, quod inipfamet parte demonftratiua non (olü datur do&trina de demonitrationc, verü etiam datur víus ipfius , quiz inexplicaa- da cius natura multas confici: demonftta tioncs. Denique logica sm fe totam dici- tr fcientia cois, vt docet Scoc.q. 2. vniu. & 1. Mct.tex. 15. quia in omnibus (cien. tijs exercemus partem demonitratiuam , . dcünitiuam,dilputatiuam, &c.ergo logi- ca viés per omncs partcs diuagatur im v- tro3. fenfu di(lin&ionis,ia primo quide , ' quiaoibus partib? logicz vtimur in alijs fcientijs m 2.vcro, quia (zpius definien- do acquirimus habit operatiuü nos pró pros reddcntem ad confimiles a&us y lic dcmoftrádo,aut probabiliter diíputando. 12. Addita $cot.q.1.Elench.quod li cét tota logica fit cois quoad do&triná , diuer(us t cft vfus do&trinz;qui traditur in Dialectica, 1. Topica, & in deinonftra tiua , nam Diale&ica cít ex coibus , &.in fingulis (cient!js ad proprias concluuo- ncs ex cóibus arguit,nam oflcadit , quod amor , & odium (unt in eodem (ulcepti- bili, non pet proprietatem amoris,vcl o- dj (ed per hoc meditím,quod contraczia mata (uni ficri circa idem,vndé «x coibus arguit ad proprias conclufiones, Hla aucé pars logicz, quz c(t demonttratiua , &fi 1n do&tcina tradatur de cóibus , putade fyllogifmo demonftratiuo, & de attribu- tisad iplum, quz sit cóia cuilibet fcicn- tiz, cá 1n ungolis [ciennjs arguic per. pra- "prum mediaun,nam Geometra vtitur ra tione dcinonitratiua , vndé accipit pri- mas, & vcras caulas conclutioais ; & per proprium mediü argiutad propaa. coc. - ueflio "Proem.de Natura lorica - fed arguens diale&icé aliam, & aliam có» »clu(-in alia , & alia fcientia pec idem me- dium potcít ofteadeceyhzec Dockor. hac igitur de cau(2,inquit ipfe, peculiari quo- - dam modo Topica dicitur vcens, quia ti cocm attendimus loqueadi modüm;tunc aliqua ce vti poile proprie dicimas, uan. , do cam in hàc rem, vcl illam potfamus có fumere;vt bcne notauit P. Didacus, quía ergo hec indcterainatio, & hic indcHe- rens in hanc, & illam (ciéiam vfus folum in cebus Topicts, & probabilbus imucni- tur cx locis.n. Top.cis à dcfiaitione,d di uifionc,à coniagats,à totojà limilibusà paribus à diiCcaneis,ab oppofitis &c. pof fum.* argiinéca de (umere probabilia ad quamlibet concluü onem inferendam im fingulis (cienrjjs , quod uon inuenitur in rcbus accetlar;js,& demonftrabilibus , d ad vnà tatum partem determinata funt y hac rone nomea víus , (cu logicae vtencis peculiaraer parti Topice Mi pisi cn d .13 Contra hanc,conc'utioné obijciüt Complut. probando, quod in parte demó trauiua non detur l sica vrens; quia fi io gica haberet víam re(pc&tu paruisdemon Iteatiuz,vcleifecim materia neceiíatia.a- — ltarum (ci&iarumvcl'in imaceria propria, non primum, quia quzlibet (ciétia confi». cit (uas demo ttrationcs per directionem . logicam , vnde tales semonttrationesnà » procedunt à log;ca,(cd ab ipus fcientijs, aliás ii lola logica omnes cfficeret demó- firationcs, ipia (,la eífct (cientia, quod eít abfürdü. Neq. 2. quía vfus, de quo hic lo- quiaur,& à quo logica denoannarur, y« reas,debet eile di(tin&tus à do&trina , vt logica per ipum vüm formaliter nó do- ccat fed potius recipiat doctrinam, & 0» perccur iuxta illam;aliàs confi derationes logica docentis, & vtentis non etlenr. di- ueríz , (ed v(us in materia demonttratiua logica nó diftinzuitur à do&trinay(cd po uus per talem v(um formaliter docemurs Vt patct; ergo àb co logica nequit dici v- tcs. Tum quia fi logica re(pe&ta faz ma. terige necc(ariz dicerecuc vtens,iam non cilent idé logica vtens, & logica rebus co cretaj;neq. fimiitecdogica doces , € logt caa rebus auul(45logica.n.dum cit in ma- teria propria, & aou delceadit ad extra» neas ——— " ! OA ALL EDT UM TT w/riculus Secundus, de fine logica . itas materias, (emper cft a rebusauulfa. , ergo reípe&u proprig materie (emper docens, & non vtens. Refp.logicam habere vfum vttoq. mo - do refpc&u partis demonflratiue,cft vtés patfiué in materia aliarum fcienaarü , dü ille in (üis demonflratiopibus conficien- dis vtuntur przceptis à logica traditis in lib.Poft.cft etiam vtens actiué dü habitu operatio logico pexercicium fepius de- monítrandi acqui to cócurrit etiam phy ficó& clicitiue ad demoaftrationcs alia- zum (cientiarü quantum ad parté demó- flratiuam, vnde falfum eft, quod demon- flrationes aliarü fcientiarum non proce- dant à logica vtéte clicitiué; neq. ex hoc fequitur folam logicam efle Ícientiam , uia etiam alia (cientig concurrunt phy- dice ; & elicitiué ad proprias demonílra- tioncs.quantü ad materiam, vt (upra dixi mus , vnde demonftrationes illz ex parte materia ad illam particularem fcientiam Ípe&ant,fed ex parte formz (pectant ad 147 AXRNTRICVILVS IL De fine Logica. 14 v1 obieétum logice docentis eivf- " quc naturà inucftigemus , cóínl- to exord!1mur à fine illius, (i.n.verum cft finem intrinfccum fciétiz coincidere cü Obicé&o ,vt notat Faber 7 heor. 1.in fine, & obiecti ccgniuoncm in praéticis maxie mé cx fine pendere, cum lcgica, etfi pra- Ct'ca non fit,íe camcn babcat ad modum pra&icz facuitatisvt poté quz difciplipa organica cft , maxime iuuibit quzfic rié dc eius fine pi emittere tàm fecundum fe & petits iadineia fuam confidera- taquam vt ab Arift.tradicz ; Fátétur om ncs fincm, fcopü logica,in qué tora col limat ,c(fe dirigere inteile&um in fuis ope rationibus, confentancum.n.erat vt que- admodum int ituta crat fcientia ad dire- tionem actionü voluntatis, que cft Echi Cà , à alia inftitueretur pro directione epcrationum intelle&us,cum non minus logicam,dire&iué ad docentem;clicitiud "^ fit errori expofitus,quà voluntas,prarfer- ad vtétem.Datur ctiam vfus parus demó- flratiuz in materia propriaydum cienti- fico modooftendit logica modum ftrué di demóllrationem,vnde negatur aflum- — "ptü etiam quoad alteram partem ;ad pri- má probatione, vel ibi fermo eft de víu,à quo logica dicitur vtens paffiué,& fic ve ra cft minor,quia ficut logica vtés in hoc — fenfu nó ctt habitus à docete diftin&us, ira hic v(usnon diftinguiturà do&tr:na,& pcr ipfum formaliter docemur;vel (ermo eft de vía, à quo logica dicitur vtésacti- . u&& fic tala eft minor; quia ficut logica vtens in hoc (cnfa ett habs operatiuus realiter à docente diftin&us , ità hic víus zcaliter dittinguitur à do&rina;nec p ip- sü formaliter docemur;(cd per ipfum ope ramur, & ab hoc víu proprié denomina- tur logica vtens. Ad dera probatione negatur confeq.nam logica etiamfi in do - €endo vtatur (uis regulis , & praecepus., Quia tamen hoc cít n;cré per accidens, & libi ipfi infcruit.ac fi penitus etfec diftin- €ta fciéa, hinc eft;gq; quamdiu ad extsa- ncas matctias aliarum (cientiarum có de- &endit, (emper ccofetur à ccbusauulfa , tim pro ftatu ifto in quo in rerum cogni tione dependet à fen(u ; quifzpé (zpias decipitur , ita notauit Antonius dc fantis -ration.art. 2. diff. 12. hzc autem cft logica,vt notat Scot q.4. Prolog.arc. r.8c Ant. And.6. Met.q. 5. quz hacrationeab Arift.dicitur smodzs [ciédi 3, Mct.1 5. &c definitur quod fit jcientia rationalis di- fcretiua veri à falfo. Verum cü tres fint intellectus operationes, fimplici appre- henfio,iudicium, & ditcuríus;di flicultas cft,an hzc dirc&tio per fe intenta à logi- ca fit omnium, & fingulorum operatio num,an folius tertiz ad quá prima, & fe- cunda ordinantur;& ruríus an hac dire- io tit pcr (e intenta*in quacunq. mate- riaytam .f. probabili, quam demonttrati- " ua, anpouusin demonfirariua tantum . Quanrum atunct. ad primam difficulta- tcm , multi tenent adaxquatum logica fi- ncm cte dirigceretantum tertiam operas tionem;qua cx notis inneftigarurignorüy ita opinatus videtur Zab. lib.i, de natura. log. cap. 18. & quicunq.tenent(yHtogil- mum cfe ada quatam cbicéum 1n logi- €ain tota fna amplitudine. Quantü acu» nct ad (ccundam, tenent quaaplurcs fin. LY logica . 348 logica eífe dirigere cognitionem noftram in materia tantum demonftratiua, ita fen fifIe videt &uic. p.p.log.cap.2. Ammon, pra-fat.in predic, Plilop-& Alex.pra-fat, in Prior, 14 Dicendütí cft;quod fi loquamur dc lcgica intota amplifudine fua, finisa- daquatus cius eft dirigere omnes, & fin- -&ulastres intclle&tus operationes in qua- ^ «uq. ma!cria; fiué probabili, fiué necefla- ria ; fi vcio fermo fit de logica ab Arift, tradira,vtique finis eius ada quatus eft tà Uim tertiz operationis directio .. Concil. cfi Scou r.Priorum q.3.6. Quantum ad tertium :& probatur primó quoad primá partem . quia o€s tres operationes funt p. fe dirigibiles in Qquacunq. materia,crgo lo £ica [ecundum (c ordimatur ad omncs , & fingulas dirigendasin quacunq. materia; FProb.afiumptum, quia qualibet indepen dcnterab alia proprium pore ft participa- IC ertorcm , quia li implicarec dati ter- tiam opcrationem,adhuc darentur prace pta de (ecunda ,vniucríalem v.9.negatiua dimpliciter conuerti affirmariuam in pat 16,&c.& fi implicaret dari (ecundam,ad huc darétur przcepta de prima, v.g.quod ad difin&é quidditatem apprebendendá Oportet concipcre genus, differentiam obicéti . Et quáuis vna operatio indigeat maiori dirc&tione ,quamalia, vt tertia. , quam fceunda,(cconda,quam prima , nó tamen hinc fit eam , qua indigcr mmori dircctione, pct (c ad log:camnó pertine- Fcyquia hacc dircétioqualiícun;. t , non. ni(i adlogicam pcrtincre potelt Nec fatisficit dicere eum Aduerfarijs. perüncre vcque , fed indire&é , ac redu- »quatenus prima ,& fecunda reda- «untur ad 5. Nam licet prima conferat "ad 2.& fccunda ad 3. tf fingula pcr (c ha- bent fuam re &itudin e & (unt capaces di- xcé&ionis habcntque fuas regulas, & pre- cepa diffincta, Qd vcró- voa magis cá- pX lit, a jnd'zeus dircétionis , non c ffi- €it; quiu cmncs per fe ,& dire&é int à log:ca ditigendz per inflzumcnta pro- pria, (ed toium gv dircétio vnius magis principaliter intendacur, quàm glterius ;. vnde concedendum vitró ctt,quod. Log:- €à cti adz:quaté lt. inuenta ob dircátio- ' Quaflio Proem.de Natura Logica. nem trium fimul operationü intelleGue in quacunque materia, principaliter tamé inuenta eft propter dire&ioné tertia opc rauonis& in mareria neceffatia,quia in. ter operationes intelleus ca eít diffici- lor,& idco pracipuos finis Logica etiam in tota fua latitudine erit dirigere dein 6- flirationem , .i. fyllogiímum 1n materia ncceflaria, non tamen ada quatus , 16 Quoad alteram partem etiam pro- batur,quia vt ait Scor.cit. Arift. péfücic rauit de diuifione ; ncc egit de dcfinirio- nc; nifi quatenus inferuit argumentatio- ni, & dcmum totam fuam Logicá in tiam argumentationis compofuit , vt te inftrumenti caeteris omnib. perfe&tif- fimi , quod ctiam probat Do&or ibidem tali dituría » quicquid tractat. Arift, in fua Lozica;in grat;à argumétationis. (eu cius cft dire&io folius tercia opcratios nis; l'robatur a(lamptum, principiaenim cius.tám proxima , qvàm reniota in lib. Pradic.&-Petiher. declaratur, rationem cids in communi ,& quidditatem , quzué ipfi in communi accidunt; in lib. Priori manifeftauit , & tandem partes (ub;e&i- uas inlib.Poti. Topic. & Elcnch. quibus traclatibus tota abíoluitur Arift. Logica. Immo Arift. ipfe in fine. Elench. volens fc oftcndere inuentorem DialeGticz , di- xit fe dc fyllog:fmo tractafíe . quafi tra- &atio de iyllogifmo fit tota Logica ab Atift.contexta ; hine Do&or ctiam Prolog.ar. i. inquic finé Logica cffe gcreintelle&um in actibus di(currendi y liec? ením dici poffec ipfum de fine prz- -&ipuo Logice in fc tuifíc locutü,veritimi- letficft de Logica ab Arift. tradita verba fccifíe . Hic tà addendum eft , qnod etfi Logica Aiiti- tit ada quaté ipflitura pro dircctione di/curfus m quacunque mate- ria vt patct ex ciusdicto in fime Elench. nunc rclato , priecipaliter tü cfl inftjtuta ob dircttionem eius in. materia ncccíla- ria,vt claré cciligiut cx 1.Prror. c,5. vbi proponit Íc prupum .i. precipue tra rurür de demorfliatione , quod dicit fe issu in I. d - 17 5cd quain dilciplinis organicis , dc qu«rünurcro eft Logica, aliji ue fa» culta- [yllogilmi zraétat , crgo adaquatus finis d ^ & erticulus fecundus , de fine Logica . eultatibus adminiculatiuis duplex folet finis diftingui, internus nempé, qui attin gitur abipis, & externus,qui non attin- gitur ab iplis «(ed ab alijs facultatibus , quibus in(craiunt, vt pacet in fcenefacti- ua, qug famulatur equeitri , nam cius fi- nis inrernus cit Érenam externus veró eft directio equi , ad quam frenum ordina- tur,qua dire&io folü atingicur ab eque- ftri . In propo(ito dire&:o operauopum intellectus 1n effe exercito noa cft. finis iatcimlecus Logicz,(ed excrinfecas cancü quia etii Logica tit directiuay hoc non fa- cit eliciendo operationes ipfas dire&tas , quia hoc pertiner ad. particulares (ciécias fimul cum Logica vtente , fed «m elt di. reétiua exéplaricer, & idealiter, quatenus contemplatur in(lrumenta , ac tdcas , ad quaram imitationem fieri debent opera- tioncs ipfze,vc fint re&a; & quia finisin- ternus adhuc duplex cít , vt notat Scot.q. 3. Prolog.(upra T.tormalis,.f. & obici - uus, vel vt alij lo.juuncur, Q«o,& Qo! ,vt patet In ipfa trznefactiuay in ip(a. finis in- ternus ob.e&tiuus, & Qu eft ipfam fcz- numyincernus formalis Q) i5 eft perfe- &a cognitio ipfius Ereni , & vniucrfaliter cognito perfecta fut obiecti in vnaqua- que tacuiace, vt docet Dot. cir. In pro puo finis Qao, (cu formalis mcriníecas ogicat in «oia fua lacitadiae eft cogni- tio modi, quo dirigantur omaes, & fing . "Ix opecaciónes «atellect? finis yerà Qiii & obicctiuus c(t modus iile cognitus, nà wniuerlaliter loguaendo finis fotmalis in- tnnfceus cuigícunqne.| habitus. eft cogni- tio , quz immediate ab co eliciemr circa proprium obiectum , fins vero. Qui ctt id;ad quod terminator finis quo , f. co- go1uo ipía; & fic demum feruata propor tione dici dcbet de Logica ab Aiit. tca- dita;quod fims internus eius formalis , 8 Quoectt cojnicio dumtaxat argumenta- Íeu (yilogifini , finis obicctiaus, & ü eft [yliogianus ipfe « -A8 In oppofitum obijcitar Primo ad probandum dirc&ioné operationum in- icllectus nuilo aiodo etc potie finc Lo- gicz. Lum quia efficere QUOUoRs Hos ctas in cogniuione rerum; verumque à fo epu pettincs ad fingula fcien- | ng d49 tias , ergonon ethic peculiaris Logicae finis, Tum quia (i effec hic finis Logicz , ergo foret quo.j; dire&tiua operationum fua.um ,quo4 faltum ett ; quia cunc pro- cc detetacin infinitum , Refpon..ex Batfolio q.8. Prol. art.2. quod efficere operaciones rc&as eliciti- ud, & in e(l Aexeccico vtiq; ad alias fcien- tias fpcétar circa propria obie&a , fed ef- ficere operationes rcétas exemplariter,&c idealiter; ac in e(fe qua(i fignato ad fola Logicam fpectat. Sic eciam dilcernete ve rüa falfo formaliter (pc&at vtique ad fin gulas fcientiascitca propria obic&ta, at difcernere verum à falío inftrameatali- ter ad (olam Logicá pertinet ; quatenus ipfa fola dat vegulas diguolcendi ercorcs, & euitandi.in quacunque opératiorie ín- telle&tiua v: norat Zab.lib. 1.de nar. Log. €. 3» Ad 2. negatur falficas conícquenus , & proceífs in infinitum, quia incellc&tas pet cadem przcepca,quibus dirig:c actus aliaram (cient iaram , dirigere eia potett actus Logica liae implicite, (iud cxplici- té ex.vi relexiua quam habet lupra fuos actus; vad preceptum fyi logifmi , quod habeat rres tetiminos, elt (afficiens ad di- rigendum intelle&um non (olum in inz- teria Phy áca , (ed ctiam Logica. Secundo argaitur ad probandi ,quod fi finis Logicz e(t dirigere, hoc cit cantü inordine ad 3 .operauonem, quz fola in» dige: directione, nam prima operatio cít apprehentio obicét: reprz(entrati per Ipe- ciem y quz neceifarió reprz(enrát «qua. rationc g22at Art. concing:re falticacé in prim operatione ; fecundi v.ro ope- ratio , vel e(t crcca obiectam aotü cx ter^ minis, itauc propolitio tit per fe nora , , non indiget dite&ione Logica, quia fads ett lamen intellectus , & apprchéüo tec- mino:um, fi vero iit ctrca obicztü igno- tü,iam nouficari debet ex vi teria ope rationis ,vndé non dirigitur, vc (ecunda fed vt teitia. Quin cà Logica nó haber. dirigetc ip(am tettiam operaciouen , mifi : in materia nzccífaria; nam Logica dicitur; inftrumentum íciendi, at (Zicucia habctur tantum per demonltrarionem . tss 19 Reíp. negando atfumptum, oftca- dimus ,n. primam, d icemRip ciclo x - m 1jo nem cffe per fe dirigibiles; ad probat oné dicimus, quod licet in prima operatione non rcperiatut fil(itas complexa, potetk tamen interuenire interdum faliitas incó plexa talis nempe defc&us; quo conci pit intellcétus rem aliter  .juum lit ; vt cum apprchendic anzclü.tapquá corporeum , vcl obícuré,& tmplicitéter aliquam ap- prehendit, non per fc cotiderádo omaes, & tingulos gradus e(lentiales cius, vcl in- dittincté, & cófusé cócipit vt vni quid , quz diftinguenda funt , propter quos, & fimiles defe&tus indiget intellectus dirc- €tione ctiam in prima operarione ; & cá dicitur , quod in hac operatione intelle- Gus necetlario coformatur cum obiecto repracfentato per (peciem , quia fpecies necefiario repra(eotat, verü.n eft (peeié ncceífario reprafenrarc , negatur tamen Séper reprafentare re&tà, (zpius.n.eX ma là contlitutione feníuum internorum, aut etiam aliquo defectu externorum protie- nit mala reprazfencatio fpecierü inrelligi- bilium; ex quo fit veritateasvel falfitaté incoplexà in hac operatione attédi debe re cx cbic&to non vt ceprz cntato, fed vt cft in fe, dc quo fuo loco agemus in lib, dc Anima; Secunda quoque operatio cít erroris capax, deficit n. (epe intelle&us in enunciationibus (altim noa per fe no- tis, & adhnc initlifmet indiget directio- nclogicasquae dat regulam ordinaté cop- — mc&endi prazd'carü cü fuübiecto,fiug có- nexio fit nota ,fmé ignota, talis .n. cónc- xio fit nó inurendo obie&tü ; (cd rcgulas logicales;qnod fi obiectü norificetur per tcítiam , adhuc tamen directio (ecundz elt diftin&ta à dircétionc tercia & pote ít infe re&ificari abftrahendo ab omni ter tia. Tertia denique opcratioyvt cft erroris "paa in quacüj; mazecia,ità dirigi babet à logica in omni materia, & non in necef- faria tantum , & quando logica dicituc infiramétü (ciendi , non fumitur verbum fciendi i rigore pro cogniuione pet dc- móftrarioné acquilitajíed pro quacüque cogsirione,quocü ]; modo fit acquifita ertió arguitur ad probandum finem etiam logic Arift. efie directione cuia- Ícüque operatiuais, & non foliustertiz , quia à cosa percurtatur Arilelogica vide Queflio Proem.de Natura Logica. bimus di(tin&os compofui(fe libros pre. dire&ione cuiufcun3; operationis ligilla tim;edidit.n.librü praedicamét. nc íntel- lcétus in apptehenione rerá cófiadere- turfed habédo ance oailos ferié omniü rcrüdi(tinctà diftin&é,ac fine confu(io- ne ré vnàquáque concipecet ad cuitádos auté crrores , quos potcft committere in córügé o terminos apprché(os datae funt rcguiz in lib. Periher.ad euitandostandé etrorcs in diícuríu contingere natos tam quoad formá,quá quoad mater;iá ceteros cópofuit libros Prior. Pott. Topic.& Elé- Ch.ergo finis logice Arift. no eft tárü di» rc&io tertic operationis)fed cuiufcüque. 20 Rcípondetur concedendo Logi Arift, euam partici pofle iuxta tresintel- le&us noftri operationes , vt docet Ants And. initio Periher. & in lib. Przdicame & Perhier. deditfe regulas pro diredtio- ne primz , & (ccundz operationis , fed. quiaterminos , & propofitiones ibinon. confiderauit propter fe, (ed tantü vc (unt: parces,ha proximz, ille remotz fyllogif. mi, vt ibidé docec Ant. And. & Scot, cit« 1 Prior.q.2.hinc ficquod fimplicicef, & abfolute inis adzquatus logice Ari «it: dire&io tantum tertiz operationis, —— Quarto obfjcitur ad probandumdi-. — . re&t;onem operationum intellectus efle finem logicz nedü extrinfecü y fed & ine - trinfecuio, Tum quia finis intrinfecus be bitus dire&iai eft dirc&io,fed logica e(t e(fentialiter babirus directiuus,etgo &c. Nec dicere fufficit logicam elfe Tnbirür directiuam idcalirer rancá,& in eíse fi- gnato,nonclicité , & ine(feexercito , 4c proindé quod finis intrinfecus etus ett dite&io tantum idcalis, quz non eft, ni : - cognitio ideg, ad cutus exemplar fieri de. — bet opetatio,vt re(ta fic. Non (uffici nà - conrra hoc eft, quod logica eflicit, & eli- cit operationesrectas in propria mare- ria, ctgo attingit dire&tionem etià ineffe exercito. Tum deinde probatuc exem- plo (zpius addu&to frzacfadtoriz , quae non folü refpicit inirinfecé cognitionem frenifaciédi,(ed ip(am quoque dire&io- né,qua c miytn rc&tü. Nec —— (uffra gatur,quod directio equi non refpiciatut liste iaiteé cd cies M Cac - €, quia frznefaGoyia non cft dirc&iua equi,cum hoc fr munus equeftris, at Jo- . gica eft dirc&biua operationum . Re(ponaáctur ad prin;ü folutione data inter arguédü , ad re plicá dicimus logicá per accidens. fciü Poi sg dircétione in . efle exercit: nó per fe, & quatenislogi- €a cíl,accidic.n. libi quod nrlogica inta licala; & hoc cxercct manus , veluti Eflet fci&tia diftincta: Cui accedicy.juod eram in prepria materia dircét'o in cíle exer- cito attirg tur à logica viétejn6 docéte, Ad alccrü rcípódeturs quod fi fienefacto Xia contiderecurs vt f! habitas in intclle- € docés niodü rc&e faciendi (renum 5 uo s€ía (pcétari debet, vt valeat paritasy filsü cft dircétioncm in efíe exerzito cffe '€ius finem intrinfccü; nó.n. artingitur ab ip(a, (cd ab alio habitu in potérjs exter" tiis rcfidétesqui dicitur Ereneractiua vtés, hz«c.n.eít, quz conficit frenum iuXta re . gulas à docente pra iccipias , ARTICVLVS TERTIVS De adequato Logica obieffo. 21 f^ Onftituo finc huius facultatis tá -4 intcin(ccoquàm cxcrinfecostà a &ih [e cólideratasquá v: ab Arift. cófcri- piu ,ciuídé propri & ade uacü (ubrectü in vtraque cofideracione. venari. difficile nó ctit; At quia bomé fubicéi multas ha bet acceptiones,vt docet Scot. 1. Prior. Q4. qu&ádoque pio fubicé&o imha ions , qu&doque pro (ubiccto propouitionis, X alijs modis, futmiror im praeséti pro co, cir Cà quod vnaquaeque fcrétia verfatur, quo fcnfu 1. Poft. 25.vna fciencia. dicicur etie vnius genens fubicéti, & appellatur fubie €um confiderauionis, X età obiectum , ucd potétic, vel habitu' obijcitar cogoo cendum, quod cum'iteruu: lam. potat vel fusé pro omni re coniiderata n (G€- tiajaut arte; quo fc-bfu in medicina , v. g. non folum corpus humanum, v: fanab:le, fcd cttam omnia nm edicamé:a , & inflru menta dicuntur (ubicétü circa quod aris medicz & quicquid demü in (Cientia tra Ctatur; eius (ubic&tum vocatur ; vcl pto- prié , pro rc non quocunque modo , (cd pet ey primo cohderara in fcienua;lile efriculus Secundus, de fine Logica. 151 loquimur de ftubic&o cófiderationis in fccüdo fen(uj quod cum iterum diuida- tur in fübie&tum adzquatum,feu totale, & in lubic&tum inadz quatum, fcu partia lejquód deinde diu:ditur in principale, & cft principaliter pars fubic&ta earü, quas fub fe toiale (ubicétum cogprchedit , & minus pr.ncipale ; & eft pars tubicétiua inf.tioris condicionis eiufdem fubic&i totalis, lic loquimur de (obiecto totali& adequato, g cflita primo per fe confide rain (ci£aà,vc tota artificis cura in eius coréplauone fita fir , ac proinde cacera omnia in (cienria cofiderata reuocentuc ad ipfum, & habcant atiributtonen: y qp proindc fübe&ü attributions appellari confacuit , licctid à Modeicis quibufda fumatur pro fubicéto princi palitaus. 1; Q'àvisáutcm fübicé: hoc modo furnpu vig» ac muluplices enumerari foleam cód.tioucs prac puz ramen , ad quas ciera ces rcducuntur , funt, quas enumerat L'o&or q.3.vniucrfal.quod de €o in (ciencia prae fü pponatur quid eít, & quod eft; quod jereiusquod quid cft de mouoftrentur affcétioncs de co in illa (cié tia , & tandem quod omnia determinata in (cientia reducantur ad 1pfüm , & pro- pier iptum contiderentur;vcl canquá.ciu$: principia vel tàquam partes, aur fpecies» vcl proprietates eius , vel alia coninnili ratioae,qua lub céti conditiones , veluti necetfiria& (uffici ntes recipiürur neg fiin ab Auctorib Complut .difp. 1. Pro- €n.q.2. Didac.à icfü q.3. Poem. & alijs, & exprcisé deducuntur ab Arrtt. 1. Pott. tex. 2, 25.vbi docet fubicétü efsc iliud cuius pripcipidpartes,& pa (fioncs in (cie tia 1nqutrütur;neceffitaté vero barücon- diionü cat; (ufhciéuá oftéderc no cft bu.us loci, nà cx profelso tractabitor in« fta di(p.de (cientia 12.q. 2. Et quia ét vt ibidé trademus,fibicctü adequacü e p.rte mareriali coll ac focmalt, re. . fiderata,& modo cótiderádi, cx quibus in eíse (cibiti cóponitur vnü fübie&um Quod iouus fc: Gcistsde vtraque parie fü bicéti logica: cric bic etia diiserendum Hac yiqanísa dottrima(quá ad pre- íens (ufficicnà de hoc fuse infca loc cit.) detusiri (ubisQé sie quot iclnu quae P^ "d t - x a 4527 dó defcendimus ad quzftionem pro pofi tam de fübicéto adzquato logice. Et quidem mirum eft, quanta fit Auctorum vatictas in huius facultatis obie&to affi- grádo;rà viginu& an plius fentétie te- citátur de hac rcjnos celebriores refere- mus;que ad duas claíses reuocatzi pofsüt ; Vna crit coi ü,qui ponütdogicà eísc [cié Già realé,ac proinde obic&ü reale ci atli gnàát; Altera eft eorü;qui eam faciüt (cie tiam rationalensac proinde aliquod cns ratiofiis obicétum eius ftatuunt 13 Aué&torü prima cla(;s Prima Opi nio c(1 corumsqu: ftatuunt ob:edtum lo- gicz rcs onines , fiue omnia entitas 5 non tamcn quatenus entia funt in [eipfis, & a patte rci, fic enim de cis agit Mcta- ph. fed quatenus fünt ab intellectu cogno fcibilia.Sccunda a(lerit nó es,(ed voccs, vt rerum fignificatimascflelosica obie- étum; qui opinio communiter tribui (o- cc Nominalibus,& c(t Aurcoliin prolog. art. . Tertia afferít rnodum , fcu intiru- mentum (íciendi reale etfe (ubie&ü in lo- ica, vari tamen auctorcs infltrumétum Ícicndi acceperunt; Q iidam.o.(umpferüt illud in toto rigore pro fola, demontlra. 1ione,qua eft inftrumentum fcicntiz jp- dluctinum proprij(Tim? dicte jita mulu ve teres, Alij fümp(crunt latius pro fyilogit mo,vcl argumentationc, & quidé pro pri ana incention?,quo fenfu tancum (unt in- flrumenta realia. Alij démumlauflimé ac ccperunt inflrumcncum (cicndi re;le, p- ut.(. complectitur definiuonem , diui nio- nems,& argumétationem pro cóccpubus Obic&iuis,fcu pro prima intenuionc ; ita nimb.q. 2- l'rodem.qui cá procettauur fe loqui e logica sm fe conliderata , non prout ab A uft.tradicasita «n. folamargu- . Imentauoné aflignant pro fübieéto ada- quato; Quarta (encentia,qua cóis eft in- zer INcotericos, non ipflrumenta directi- uia,ícd potius opcracíoncs intelle&tus, ad quas hec ordipaptür;aflerit effe fubre&tü, vndé ftatuunt pro (übicéo,, vcl vrcsepc- rationes intclicétus..;wacenus dirigibiles, vcl vt (pecialiter loquitur Aucrf.q. 2. (ec. ifogoitioem inccllcdtiuum comprehé icm utes actus noflri iatclIcétusquate« vus dirig.bilemyjitaw illud tit materiale j- l.i "- LI Duaflio Proem.de Nara Lopicá:— hoc vcró formaicjità Auerf.cit. Amic. im log.trac. 1.q. $.dub 4. Blanch.difp.1.qu,. 9. Didacus à Ie(ü q.3.proem. Arriag. dis fp.2.log.n.54.Oauied, contr. 2;log.punc. ' 1. Ruuus q.6 .(ccuti Suarez p. tom. Meta: n t. lec.a. " í ó (unt pauciores opinionesinter Au &orcs fccundz claffisycorum.n.qui entia ratiohis pro obic&to afl;ignarunt,Quidam putarunt cns. rationis in fua cóitate (ume ptum debere ftacui obiectum . Alij hinc Opinioncm coaréctantes non omnc cns ra tioni$ponünnt obic&um logicz, Ícd rans tun: genus quoddam entis rationis uod: appcilan: ens raNonis logicun:, & fecun- dam in:éc onem, & eft illud ens rationis, qvod tignificari folet pafliminlogica p terminos logica!cs ger.us , fpecies, (übie- &um pradicatun «dc finiti. enünciatio , . & alios fimiles,ità 1 homifle omnes« a« ict.c.de gencre p.2.Scctusqu. f; Progme Mafivs hic (ec. 2.q. 1 3, Sanchez lib.z; qué. 17.lauel.trac.1 log.c.3.Niger q.12. Cli peiComplut.dif:.1:.3.102n.de S. Tho, p.2log.qu 1.art. 3. G.lleg. Petronius, & alij» ur pro hanc fentenaa citant vcteres on.nes 1 homiftasAT:j 'ádem ad . gis fc rc ftingcntes;pcc interlog fcs& vt ab Arit.rraditam diftinguente$, fübicéctum legice ftatuerüt illud ensrario. — ni$, uod per orguinentationcm tporta | tur,vel ceré fyllogiímum, quam fenten-- tiam de fyllogiimo docuit Scotus cx pro- fcio q.3. vmuerf. & fequumur Scouftae. paflim in cum locü Mautit. Anglic. Bras. (aul. Sarnan.F aber. Theor 6. loccus que. roem. j. Fuentes q.3.diff 3, art.6. tàquá, Dottor ibi locutus fuerit de fübie&to. gicz quocunq.modo fumptz ; Faber ta-- men €. 3. inquit ibi Doctorem a(l; gnare. Íubieétum logic: Ariftotclicz , Refolutio dc obie&io lcgice Jariffotel. 24 Icendum eft;in logica, prout eft D ab Arifi.tradi i b aliquid rea le eiie obic&um,fed ensrarionis;nó quis dcm in tota fua coaate;neq.vt loitatum adens rationis lcgicü, bué (ccundam ins. 'nuopcmyíed quatenus ad a! gumemacio- nem, ícu (yllogifmum coar&tatr . Cona clufio eft Scori q. .vniuecí.& & i. Prior; ] qa Pn €. - Deadeiuato log.obietlo e/Are YI; Ag. i.vbraliud flatuit (übiectam in logica, tab Arift.tradita ,& in tota amplitudine fua confideratur;eft communis inter Sco tiftas cw ditcrejáte vno Pu i6 . cio qtii difp. 2:leg.g?s. parum curás Sco- vibra * aen Scotiftarum, aff;gnat logica etiam prout ctt ab Arift. siadiar P obic&um rcale  & fyllogitmum pro prim: intentione captum; & proba- , Mrquoadomncespartes. — : Primó quod in logica Arift. non fit ali quod reale fübic&um,fuadetur,tuim quia quzcunq. traduntur in logica Arift.(unt entia rationis,& fectinda intentioncsio- cales,vt Lie ANDR diea. ana- jprzdicamentü; propo itio, aqui- pollent amrecedens, mr » fyllogif- Anus, figura ,fübiectum,predicatum , &e. tum quia hac ratione dixic Boctius logi- .€am cffe dc (ccundis intentionibus appli- «atis ptimis, quia Ariftitotam logic [uà tradidit füb terminis fe cundarum inten- dusramócóld qe hac ratione dicia it (cientia rationalis,& (eclufa à nume- o fcientiarü realium;yt netat Scot. q. 3. Prolog.lit. I.S fuit perpetua;& conftans fentétia omniam Peripateticorür , qua & rone Grámatica, &R hctorica diftinguü tur conta fcienti les, quia tradüiur füb terminis fecund intentionum;vt fünt nomen, verb&sparticipium,&c- ergo ens rationis , no autcm ens reale fnbiectü 'erit logiez Arift.quia per ens rauonisdi- Ringuitur à czteris (ciencije .- ^ Reip. Auerfa q.2.fcc. 3.negando afsü. ru quia potius logica Ait. in ommi- us (uis libris, trattaubus agi deenti- busrcalibusinlib. Periher. i rreróm ,& &xuécbus perfe" agitur de a&tibus noflri intellcétus dc enunciatiene ,ditcur(u &c. ncc per fe quarinux [ecunda intcntio- nes;q cx illis actibus refuiiát; in lib. dicair..pcr fe conliderantur,& certis Tocis  difponuntur natura rcales cxclufisenti- bus rationis. In lib.ctiam pradicab.quam Wis ttaétctur de gcnerc,aificrenuay & 16- Jiquisquz videntur entia rauenis,tf tra- atur de illis , quaicnüs nnportant cnua scalià, & vmucríairier icà procedit 1012.5 ^Arilt. logicasca.niqua docet, verificaur de cnubus realibus,uon rawonis, docct.» LI CEN 153 genus predicari de [pecicbusfpeciem de ind: uiduis, at non valet vtique predicare dicendo fpecies cfl genus, indiuiduum eft fpecics , (ed bonio cft animal ; l'etrus cft homo ;docet prgdicacü affirmari de (obie &o0,at nó valet dicere fubic&tü c ft pdica t ,fcd bene Petrus eft albus,cft homo. Scd hec foluiie facil é rcfellitur, falfum m.cft;g in lib.Periher. & Frior.2gaur p Íc de actibus nof: ri intelleétus , nuncia- tionc;& difcurfu, (ed agitur de regulis, & przceptis, quibus opcracionesillz dirigi dcbent, & iig rcgulz caduntur per ter» minos fecur.darum mienuonü, oj pradi- catum affir matur de l'ubie&o, gp :n prima figura maius extremü przdicatur de me- die termino, mcdius ceri inus de minori extremo, & in cóclufione maius extremi de minori; falium cft in prz dicamétis na turas reales per fe confideruri , ná de tube ftatitia,enantitare,qualitatcsal j(q. predi camcotisagit logicus sth Q n c5 atténdi- tur fübijcibilitas,& pradicabilitas, vt ve ró fant partes entis realis peruretad Me taph. & fic & diccndii de naturis cóibuss quas im portát genus, & (pecicsceteraq.. pradic.: bilia, qj per (e ad legicum nó (ye Gant;ícd fccunda intent;oncs voiuetía tatis, quas fundant; Nec cft ncccfl'ey ca. docet infccüdis intentionibus verifi dc cifdé pdicationc excteita, trita eft «m, losicalis teguliquod qua bgnàátur in fe- cundis;excreentür in primis, non veró in - cildcm feciindis,& ideÓ-tota hac refpone fio falfacf , rà 1$ Sccundo quod cns rationis in tota fua cóiate non fat fübie&tü logica Arifte telice;nulla indiget probationc;tum Quia; & Grammatica Foeticay& Rhetorica» fua babent cntia rónis , tà quia Complute ipfi teftzbtur ceruffimum efie cns ronis. vmuerfáliter fuv. ptum non cffe obicctum. logica, ncc aliqaero T homiftarum oppo Inum aflererc , am logica nó contiderat rclaionem rópis dextri , & bniflri in co» luna , ncc relationes ronis quibus Deus. ad creaturas refertur.Sed qp ncque fübie- Gum fit cnsrénis iog;cum ; fcu- fecunda, intentio qua cft veritaus manifeftatuay qualis cít fola (ccunda mtentio logica; p» batur; Tum quia in qualiber [cientia daltige T —— gkodum - »! 154 guendum cft fubieétum cóxatis à fubie- attributionis, neq.hoc coincidit cum illo fccanda aut intentio in lozica eft fu bicétum cóiratis , quia pra dicatur effen- tialiter de (übic é&o, pra:dicatn,copula,ge' ncrepropofiuone, & c.ergo nó cti fubie- &üactributionis. Tum quia iuxtà hac s tentiam non contradiflinguerencur in lo- ica principia,paffioncs,& (ubicéum vt docuit Arift.1.Pott. 26. quia hze omnia €onliderarentut ,vt fpecies,cum intrinfc- -€é imbibant conceptum entis rónis logi- €i & locunda intentionis. T ü quia Ct (1 A. zift.in fua logica confideraret. ocs(ccun- das intentioncs veritatis oftenfiuas(.uod .thnon fecit) non proinde dicédum toret con(iderari. omncs per fe, & dirc&é; velu: ti fpeciesobicéti totalis,fed indite&é , & xeductiué,& (ic de fa&o confidcrauit ter minos, & propofirioncs , vt principia fui obici, aliquas ver fecüdas;ntentioncs: vcluti affe Guoncs eius « : Hinc deducitur nom conucoire fecun- «az intentioni conditiones obiccti (cien- tia (upra recentitas, & à Compluc. cate- zilque Thomiftis receptas ,. nam vna illa- gum cft ctiam iuxca corum do&r iná , gq &ontincat omnia; quz tractantur in fcié- tia;ita vt adipfum omnia reuocentür ,vcl. aquam principiasvel partes,vcl (pceies ,. yc! proprietàzes cius;altera cfl, gp (it y de potifTima.cura e(E in tali (cientia, &. - 10 (fi aliqua fuerint ),tradantur prz- &cpta;j at prima conditio fecunda. inten. tioni non conucnitquia omnia.confide- rata in logica rcducuntur ad ip am; vt (pe. €ics,non vt principia fübiccti nc:.vt pro: ttate "fecanda ,quia:tota. A ift. cu: Ia fuit agerc de [yllogi(mo; vtipfe tefta- mur e-vit. 2, Elench.ciufq, regulas, & pra- ecpta diíerté tradidit, de (ccundis autem: Antenuonibus, nec peculiarem tsa&tatum: eonfccitncc pa(Tiones aliquas de ipis de: móltrauit,g tfi necetfarium cracyfi fecun. da inicntio tun.Cdacrat pio fubic&o; Ac €edit.gp de dcfinit.one,& divifione cx ;p fcio non egit, ergo fecunda intentio vc- niaus-oftcnfiua. non cftin. Arift. logica adaquatum (ubic&tü,cü non o€s talcs in- 4 RUOncs inca conidercatur .- - Ref. Complut, Q quamuis Arift, cx Cuaflio Proem.de Natura Logica; à fo; -ta eft fermo; & parui rcfcrt ' Kctatationc aliarara opinionur profcíio non c gcrit de definitione * uitioie, hoc Decr non cda e^ tur füb obic&ologiez,[ed vel quia dede — finitione iam egerat Socratesde diuifio. — Ane Flatoyac nuilusveTperfanétorié dear - te ÍyIlcuifkica y & lic eam fü Anft, —. fcipi eX prcfeílo ex plicrdemevxl bcd qs : vt inquit Laeztjus lib. $. in víta Arif. d E cfinitione, & dioiiionc nones tide rat volumina;quae tóuninria temporispe Lieruntjmmoó cunrArift.rcferente Laete tige logica fcripferit 1$ oc bre »fortd € alijs intentionibus logicalip.ex; - dioe Sod lus folutionc ottendítur lim traétaius de defininone,& diuilione: cx natura rci ad.logicze obs Qum fpe tas re in'totafaa amplitudine, gp grati - .cedimur;at hic L logica DAL cir naalia cdideric de dcfin tione,& diuifio- 'Desqua pericrunt,quia qua ftio eft de Arift-quaz nunc extat, euifg. ip p Acntiquarimusobietum «,...... 26. Tertio tapdcax, ginlogi fubic&om adzquacum ic iyllogilm argumentatio, probatum manct. cum c& dictisaruculo pracedenu, vbi tum ett finem logicat Alt I te Uonis, qp eit arsumentatio » v o5 mus;finis autem ;mernus cospcidit c& o bicétestum.candem pacot ex ptigretiu ip pusAnft.conftai.n.fyllogmamineius — logica ommbus potiri códiuomibusad Os ^— bicétum fcientiz.defideraus, gaudet pris —— main rs fupponuure(ic,& DOG HS f €tationem de puipcipijsrcmous & prc - pinquisis lib. pra dicam, & Perer Ha. e tim ap lib. Prier. pramiut definituonem ciu5; 2audet (ccüdas quoniaman cifd lib. Fuor,muliz pa(Tiones de lodemólrá. .——— tur per predictam defimtionem, vt efie in modo? in figura y contare ca tribus term iniscoucluderc vniucríaliteryparti culatitcrnaffiimariué)& negauués gaudet d. niq.tcua;quandoquidem.omniasquae infccnuacraétiur, vel (unt principia byl leginiy& bc habentur lib pradicam. & Feiiher. ycl íani propiietaieseius, & i habétur libri Prioium,vel [pecies P^ WT, sbétar lib. Poft. Topic. & Elench.ita di curtit Do&or 1. Prior.q.1. .. Inoppofitü obijcitur Primo cü Nco- tericis p aliquid reale;& nó rónis; poni debeat obiectum in logica, Tài quia que Tibet fcientia realiter caufatur ab obicáto fuo partialiter,& ab codem in perfc&io- ' nemenfurarur dicit.n. telationem ad ii- lud,yt ad mé(ürá ex Acift.c. de relat. (cd mullum ens rationis poteft cau(ure (cien- tiam,que cft realis qualitas, nec cius per fe&tionem menfüurare , cum fit imperfe- &ius illa, crgo'&c. Tum 2.quiaobic&um fcientia dcbet effe fcibile,& perfe intel- ligibilid autem enti ránis conueniceng eft, cum inzelligibilitas fit prima paf- Eu tealis. Tum 3 .quia fabie&tü de- bet continere virtualiter notitiam fuüarü a(fionum,qu£ f. ipfum formaliter con- leiduur cx Scoto q. 3. Prolog. at ens ró ' misnó pot caufate notitiam füacam paf- L'A vpR une notitia cs alitas realis. à 4.quia li logica ageret de ente rónis , dco eller, quta tra a de genere fpecie , (ubie&o;pred'cato, & alijs fimilibus inté tionibus , (cd hac etiam dicunt entia rea- lia,quia in hac propotitione,bonmo eft a- mimal,a&us iütelectus corre(pondens il li termino bomo, oon tepre(entat naturá humanam pracisé , fed vt [ubrjcitur ani- ' mali , ergo nón folum rcprzí(cntatio ho- minis,fed modus etiam reprafentandi il- lüm,vt id, de quo dicitur animal, eft quid rcale. Tut $. f1logica eft de fecundis in- tétionibus vtiq.no crit de ipfis in abftra- &o;fed in concreto,vtapplicate süt pri- rhis,atq.ita logica herét i gatum per accidens. Tü demü d uo;qnz efl fubiect i principale m Togica, confideratur in eà, vr quid reale ergo ctia fübic&um adequatum, füb quo contine- tür,reale erit; probatur affumptum, quia )nfideratur à logica,vt elt effec&trix fci ties fed vt talis non poteft effe ensrónis: , ergo &c. - 27 Refp.ad t«g ficut non eft dc efsen E. :&ti effe motiaumy& mehfuratiuü actus in perícctionc, ita no elt dc ro - ' ne (ctentizs Rd fot obie&to, & ab in co pe Ofie meiure- turyyt ex Do&tore: itat 4.1 qup. De adeguato Log. obiecto vArticulusTértius -. 7 fs fubjS.fed ui;de rónc [cientie caus, ua- lis noneftlogica,vt eft ab «r tt.tradita , & conicxta , quz caufatur non ab entetó nis,icd à fondamento, quod habet à par- te rci,'tà Maurit.q.3. vniuer(al.S.6. dubi tatur yin fol.ad es addit etià poni pof- fe totalem caufalitaté habitas logicalis ex parte intellcétus , nam licet ina bireéto obiectum fit caufa partialis, & hoc prima 'riumyin a&u tf reflcxo porcfl totalis a- €tiuitas tribui potentiz , & quamuis ens tónis ncquceat cíIc menfura fcientize quam tum ad períc&ionem, pores ch effe mca fura foi a&us quoad vetitatemyquatenus notitiaintantum vera e(t inquantum exe rimit obiectum, ficut cft,quo séía dere ione men(urabilis ad menfaram vides tur Scotus loqui quol.1 3.M.& O.& pro prié dici folet relatio coformitatis actus ad obic&um. Ad 2.negatur minor, quam uis.n. non habeat intelligibilitatcmobie- &i primarij.bzc:n.cft paffio encis realis, habet ti intelligibilitatem obic&ti (ecua- darijj, quatenus ficut entitatem habct ad modam enrisrealis, ita fcibile cft ad mo- dum illins. Neq.dicas ex hoc fequi, quod WI ab Rp *- Mpdcer » Quia ficuc eius a in hoc fitaeít , quod cogno- Ícatur ad modíi entis edis per íccon ucnit illi, quod (ciatur ad modi alterius , dc quo fufiusipfrà di(p.5. , Ád 3.ait Maurit.cit. qiod contin£tia virtualis, cuius meminit Do&or ,'conue- nit tantü (übiecto fcienuz realis , dc quo jbiloquitur; vel quod conuenire potett ét enti ronis fundamétaliter; Sed ez peditius obiccto db »*dici poffet , quod ideo (ubie&tum d:citur Lr» continere virtualiter patfionces fuas quo-- «d c(Te cognitum , nó quiadubiectum i p- füm,vt fic,cau(et notitiam pa (Tionis, fed: quia (ubiectum, vr cognitum, fiué noci: tia fubie&i caufat nottcram palliopis,quo eft etiam competere cognitio cit cns rea-* fcnfu hoc mnaus entirónis,quia |— le. Ad 4.negatur minor,nà licec repraien tatio hominis in ea propofitione fir teas: lis, cà tá [übicétio in propofi cione nó eft uid reale, fed deuominatio € deccticta ab a&tu re&o intellectus , quae fit ens rónis, & fecunda intentio formalis. tct pec a&tum rcflcxum. A d 5.vti |. logica: TR dps" wr ? 156. eft de fecüdis intentionibus in concreto , nimirum,vt applicatis primis, (ed non id- Circo eft dc aggregato per accidens, quía res prima intcnrionis non cadit in intel. le&u fecundz,vcluti pars,fed vt terminás re(pc&um co modojquo accidens , qua- do intelligitur dependere à (ubie&to, non intelligitur vti vnum per accidens. Ad 6. demonttratio poteft (umi, vel mareriali- ter, & pro prima intentione, & fic ett illa materialis collocatio propotitionü , qua medius tecminus ità ordinatur , vt in vna fubijciatur& in altera przdicetar;vel foc maliter, & pro fecunda intentione , & ctt relatio , vel relationes ab intelle&a fidt antecedentis, & cófequentisymaioris,mi- noris,&c. occafione defumpra ex illa rea li ordinatione;primo modo caufa: fcien- tiam realiter, & exercité , fecundo modo fignare,& fic confideratur in logica Ai- ftot.& ab co definitur, quod faciat fcire , Poncius cit. difp. 2,q.5.aducit cum Auer fa nonnullas rones quibus oftendere niti tur Log. habere obiectum reale imo có- trà coém negat genus(peciem,(ubie&tü, predicatum yllogi(mum, & alios huiu(- modi effe terminos (ecunda intentionis; Scd rónesilla non cgent fpeciali folutio- nc,quia ad fummum probant quod infra dicturi (umus art. $.logicà cx natura rei , & sin (e con(ideratam effe fcientiam rea- lem, at id non probant de logica , prout fuit ab Ariít.contexta, qui cam exprefsé. docuit (ub terminis fecüdaram intentio - num,in quo feníu híc loquimur, € quod ilii termini fint 2. intentioncs patebit in- fri difp.1.3.8.arc 1. & difp.2. Mer. q. 9. art. 1 m4. 28 Secundqyobijcitur cum Thom. ad, obandum,quod cns róais fcu fecunda antentio fit fübie&ium . Tum quia log. di- citur (cientia ronális hac de cau(a,quia eft dc ente rónis , vc de obiecto , alioqui in. trinfccé e(t qualitasrealis. Tum 2.quia (i. cut datur vaa (cientia,quz tra&at de ca- tc reali in vniuerfum  & eft. Metaph. ita dabitur alia , qua tractet dc cnie rónis in vniueríums& ccit log. Tum 5. quia quz- «unq.tra&at logica, (unt entia róns;ac ia aentiones fecunda vt termini, enunciatio cs, yllogiimi)figure,&e«X bac roue aic Quaftio "Proem: de Natura Loglcaz.— bat Boetius, quod logica eftdefecundis — — intentionibus applicatis primis. Tü 4«uia, "n enti rónis , & fecandz intentioni conue- » niunt conditiones (übie&ti, qui& predicá ^—— — tur deomnibus,que in logica tra&tantut, — aliaj. ad ipfum reducuntur, veltanquam — —— partes,vel principia vel pa(fiones. Tüde- — — mum quia omnes fecundzin:étiones, de - — — quibuslogicattadtat, (unt veriradisoften — — — fiuz, & períe conducuntad dirigendas — operationes intelle&us ,ergo omnes in- — diffecenter cótinentur füb obie&o adz- quato cius, quod crit ens rónis logicam , fué Íccunda intentio veritatis oftenfiua 7. confeq.patet, nai omnes participant ró« nemobie&iuam ,perquamlog.fecerni- — | tur nó folum abalijsíciétijsrealibus, fed — — etiam rónalibus, quales süc Grammatica, & Rhetorica, quz confiderantfecundas — intentiones oftenfiuas congruitatis, vel — — incongruitatisfermonis,non autem veri- — tatis, & falfitatisità Complut.cit. — , Refpaad 1.logicam abíoluté dici fci&- tiam rónalem , quia efl diretiua rónisin fuis a& bus,logica veró Arift. àdhuc f ciali róne dicicur rónalis, ga nimirui dc ente róais , vt de obiecto , hoc. non cít fubic&um eius in quacui tein(pc&um;fcd vc (upponit pro; mé mg tatione; vel (yllogifmo.Ad 2.enstonisim A3 communi pert (c primo, & dica dmi A mmm lam ícientiam pertinet,fed idi cm ou &8,& rcdu&tiué pertinet ad Met. nus sif c('enciam füam eft eB ADDS X" quia ciufdem fcientiz eftcon(iderare id, — € cít tale, & q videtur tale 4. Met. tex. 4» Ad 3. concedimus totum, quia logica "Arift. 1radita cft (ub terminis fecu rü À intcntignum,& diciturefledeíecundisim — tentionibuseo modo;quo Philofophiadi — citur cfle de rebas naturalibus qd, cC quod omncs proprié funt (abie&tumátttis, — butionis. Ad acis a appe i non cft dc rone fubicéti,quod fircomma.— nc oibus in (ciencia confideratis per prae dicationem, (cd vrsmioncn, c, oiircducanturad illud veltanquam pat» —— tes,vcl principia , vel paífiones,at omnia — coníidcrata in logica; dam intentionem , vt nus, Ad j.conceíjo | Deadequato Log.obiello. c/Articulus IF. confe tia,nam fi prz:cipua condi- - obiecti (ciens cft , vt itid, de quo potiffima cura e(tin tali fciétiaj& de quo traduntur precepta; vt Complut, faten- tur,plané poxiffima cura Arift.fuit in fua logica clucidare (ccundam intentionem , eft veritatis manifeftatiua per virtu- tem illatiuam, vt conftat cx vcrbis ipfius Philofophi 2.Elench.c.vlt.hac aurem eft io, (cu fyllogifuus , de quo ét rareliquit pracepta «— agpéemerstinia, q obie&um adzqua tülogicz Arift.non bt fyllogiímus; Tum ía non folum egit Arift. de (yllogifmo, de czteris etiam (peciebus argumen- tationis,inductione, Enthymemate, & e- xéplo,cr, tius argumentatio in cói €» ric obiecta. Tum (ecundo;quia non fo- lum cgit de arguméatione,ícd diftinétos libros etiam-«ompofuit pro dircctione primz, & fccunda operationis ,vt lib.p- dicam. & Periher, & de definitione lacé tra&at 2. Poft. ergo potius modus (cien- di in cói, (cu in(trumeétum direétiuum in "fua amplitudine erit obic&um. Tum ter- tio;quia dicere non valet cerminos, & jp- pofitiones Arift.ibi non contidcraile pro fesfed tantum;vt funr partes fyllogif- mi; quia &fi ho€ modo fint confide: lest non obftat, quin etiam per fe, di rc&té contidcrentar (ait Auer(a fec. 4. & fuit argumentum Aurcol.in prolog. art. $. ) ficut in Phyfica , licet elementa con- currant ad conttirnédum mixtum, tamen : Fhyfica non agit per fe folum de mixus, - neq, corpus mixcü cft adequatum obie- Gum cius,(ed per fe eriam agit de clemé tis,& corpus cóc mixtis, & elementis cft obicétü Philofophiz. Tum deniq.quia;vt vrgent Complut. fi femel adaittimus. in obiedis particularibus alicuius (cientia , lbet otdmem vnius ad aliud exclu- dere illud , quod fic ordinatur , à ratione E iay& immediata obic&i,tam in qua fcientia obiectü principale e(let a- 'daquatum po(lemu(.dicere Deum, aut igentias clic obiectum ade quatum i | | 153 ml ens, & quz in Philosophia, ad homi- nem» qui eft precipua fubftantia materia lis, & quein logica ad Demonftrationé, quz cít genuinum inflrumentum (ciédi, ergo licet intentio generis deferuiat defi- niuoni;& intentio pradicati propofitio» ni, & hzc argumentationi , non ideo in- tentioncs ifte debent excludiab obic&to per fe; & immediato Logic . 19 Rclp. ad primf argumentation£ , & tyllogi(mum non dfferre,& induétio- nem,& cxempiü,ac Entbymema non có- ftituere fpecies à (yllogilmo eflentialiter di(tin&as,fed ad ipfum veluti imperfectü ad perfectum reduci,quia funt fyllogifmi imperfcé&ti habentes totà vim inferendi à fyllogiímo,vnde & in fyllogifmum tranf- ucru facile pofiunt,&-ad aliquam trium figurat ü reduci, vt Arifl.docet in poflrc- ma parte 2. lib. Pris erudité demone ftrat P. Faber Theór.6.c. 3. & nosoften-. - dimus 1.p. inftit.trdc. 3.c.2-Ad 2. ait Do Gor.1. Prior.q.2. terminos, & propofit. in illis libris cófiderari inordine ad fyllo giímü,cuius funt partes proxim z,vel re- moz ; de itione vero z. Poft. lo- quitur in ordine ad dcmoaftrationé ,qu& ingreditur,vt medium, vt omnes farétur , Ad 3.potuit vtiq. Arift.logicam (uam ita inüituerc,vt termini, & propoütiones p fe contidcrarentur , ita quod dire&té in- cluderentur in obiecto logicz, vcluti fpe €ics eius , ficut clementa confiderauit in narurali philo(ophia:fed nó ita fecit ;quim potius vt patet ex progre(fü operis, con- fidetauit ca indirecte, & redu&iué p or- dinem ad fyllogifmü;quem contt itaunt , uia folum de dire&tione difcuríus fuit ollicitus. Ad 4.concedimus nó quélibet ordinem vnius obic&i partialisad aliud excludere illad;quod tic ordinatur, à ró- nt propria, & imiediata obiecti, ted fo- Id quando ita có(ideratur in ordine ad ill lud,vt nullo modo propter fe, S direct confideretur, fed indircdté penitus, & in grati& alterius, quod nó cx natura rei pé ed. fed cx progrelta fcienua , & Au&oris cius, fic auiem ri tere piopolitiones,nimirum in gra» tiam M in ome a »vt partes cius,in logica MNT pota E tores , Bis " is &orcs, ipfe infine 2-Elench; Ne. binc € onfunditur (ubicé&um adzqyationis c fübic&to principalitacis; vel via difcerné- di vnum ab alio przcluditur ; quia (ubie- €&um adzquauonis femper illud.erit , ad quod redacüxut omnia cóliderata in4cié tia,vel vt parces,vcl fpecies,vcl principiis aut alia cofimilí ratione , fubicétum veto p'incipalitacis erit. quod'e(t nobihus , pra ftazius cocentü fub-obie&o adarqua- tionis,quod vtique in logicaeft demon- frauio;quia ett fyllogifiusin materia ne eciTaría confeótus;ac proinde fciétiz ge-- neraciuus, S incer. omnes prae (Láci - 3o Quarto tàádcmarguitur ad idé Tü T. nilul eft (abiedtum totius, & parcis. fyllogiímus eft fubiectü.in lib: Prior.. ergo; Tum 2. quianulla fciétia füü.cofr- cit (ubiectum;fed logica conficit fyllogif mi. Tüm3. nulium complexum potcft effc (übicctü, quia dc (ubic&o- prasfüppo- mitur,quod'etb incoplexi ,ac (yliogimus. &fi quid cóplexam; T ü4. quia.a (fi gnádo- fimpliciter,S&abfolucé (yllogifi pro fu: biccto;aflignatar táruni pars materialis. ergo dimiautas.efe Doctor nóatfigoado: etia formalé;nmmex vtrique: cosle(cere dbe:iubiectim adazquatum (cienuz. Reí pondetur ad primum cx: Doc.q.5.. Vnuaerí: maiorem efleveram codé mo- do;ac druerío idé etie poteft (übicétiü co- eius], & partis; cin propohro fyllogif- mus ctt íubiectum.in lib. lr: er& quoad T aisi writ ircialem.t«quame tüadproprierates ipfum formaliter có Écquentcs;eft vczó (übiectii cotiusquo- ad.có;incntiamvirtualem., & potentialé fimul ,..i. prout füpponit ét pro» (uis (pe-- €icbuss GCnop;pro feipfo- tant üi incom- muni. Ad'1.non eft Logica ducens, qua . «onficit fyllogifmum;led vtens,, illa tan vun regilas tradit, & praecepta recte có» jAccedisnó seper opusceífe.quod: fübicétü ur pnus (cientia«quácua ad-ef- fe a&tuale,ícd poffibile-Ad. 4. fi fyliogi- muscxercité fiunarur- pro- aggrcguto-.f. mera Jet Veg tare um ^m p de ipo» yretupponi nequic, g»etk (implex,nec fta. 201 (ubic nura o fi lümatur pro ; inrentione in ilio aggpegato fun» daa poicft oai (ubicGtü à dc ipfo fup- Quaflio Troezwm. de Natnra Logicá- poni,quo: fimpiex. inhoc enimséfü eff. uid incomplexum.. Ad 4. ait. P. Faber: or.6. c. 5,4u9d quando fubie&tü ma- teriale in Íciécia cófi deraur omnibus. mo É dis, quibus ett cóü icrabile, cunc nece(fa-. ' riaminon etfe addiuioné partis. formalis ,, ue (olim additur ad.settriogédam coli, "aar obiecti materialis, & ita imquig contingete de [yilogifmo.in logica quia confidetatur ab.ca omnibus. modisquis bus eft coniiderabilis.Sed forcé in. fylloe. giao aliqua s cóliderari poteít,.quag non attingitut à logjco , quia ratio.genee rali(fima € at uen cis ipfo: imbibita fpe&at ad. Metaph. & Iamitesdogicz ex« ecdit,ficur & cómunisracio-(ecüdz int&e tionis , quz etiam vagaturpet-Geámmas. ticam,& Pocticá; certibett logici pce fertim confiderare (ytlogi(imü qnarenus habet vim inamifcítandi ignota ex- notig — —— per vimallatiuam;, & hanc eile-tati eas formaléobicóniuacius, Itaqueratiofore — malis obie&baa in logica Acitt.a(Tis -—- 32 dacrit, veinalijs(ocnjssvndemeutig —— Philotophia naturali pomuur-(übiedtam —— — corpusmarurale , quatenusimaturale, im —— Mzaph.ens , vc ensi Theologia Deus, —— vt Deusyitain Aci; Logica eric fyli P". mus^juaemustalis,..quacenushabet vim, —— dicigedi intelle&tüininueftigaioneigno — — rorü cx.notis.ira.n.Ípecificauur ratio fot» — malis,sri.quam có(deratur atque itaná — cit dimvnurus DoGtor, quia imtellexi (y] —— logi&nüquatenusfyllomfnd,cfféiubiee —— — Guun.Videaliaargamentaapud Do&, —— Refolutio de obietto Logicein Jg. | »r S! de Logicafécüdüíeloquamutk. — — proutadzquaté inítitui.poteft (e-- | Mn eh Mer peau cs : eius partes, ad quas fe excerdere dC pM cocti neqiie usct modastoéds d netu mint feni itii utota amplitudíne-(u» vt nimi SEM D tw cesiongme me mms 93s t'a ionem, & 6 quz alia funt inftrumenta . adhoc munasa (dc quo difjs.feq.) ka Scoc. x.Pri q»2- .en& Fonfec. 2. quic oaa, MT REI €m-Log, «fs Tat q.3.. T Áenüt Fabet c. 5 i& alij Scati grs etie: babi- ,De ádequato Logica obieflo -Atrt.TIf. babilé patat P.Fuentesq. 3. diff. 3. art.5. q.26.& fi ratio quáibi ad hác conclufio- né probandam adducit, nihil concludarj, quia (ofum probat inf rumentum (ciédi effe iubie&um przzdication's . Quamuis autem P. Faber Thcor.6. cáp. 3. & alij Scoriftz negent illos libros: Priorü effe Do&oris, quia.nimirii plura cótinér,que rO (unt cofona di&is cius ini. Vruucrf.in Metaph. & lib. Sent. vbimaiorem haboc an&Gotitatem 5 Tamé vt bené norat Fac- te& cit.id non (t (ufficiens argumétü , vc ncgemus-cos libros.etie Doá&oris , quia £adem ratione poffemus dicece tracta ui Vniuerf. cffe alterius DoGoris , quia. q. 41:cgitegs e(le vniuoci,q.3.ad 2.prin- £ipalc pomr corpus mobile fubiectá na- . turafis Philofophi 4 àmó in li..de Anim. & Met. habet quamplurima paflim diffo- na nue Sed docet in lib /Sent. wt yería- tis in eius]i.facilé parebir, NO crgo quia mula retractat Doétor in lib. Scnc. & quol.que dixerat in Lozica , & Mctaph. ocgire debemus eos. libros taiffe ab eo ' «olcriptos, quia no ell nouum Authores cla(Iicos in vltimis,& maturius cótidera- tis lacubrationibus interdüsque antca di- xetát, revocare » fed potius regulà hinc vniucr(alé deducece debemus,g in fcho- la Sabtiliü liber duntaxat séc.& quol. au- Gotitaté facere dcbét irtefragabile, cz- teri veró Log. Anim. Met.nó ab(otuta fa cere debéc au&ocitaté,fed in his tátum, cólona süt (criptissét & hücin mo duin hoc opere vicmur auctoritate Doc. : ve wena itaque probatur noflra có- 12:5 ? dcducta ex ipfa natura] Mt conítru&ioncm docet, (cd logi inftrumentaria fimplicitcr,inftru- |n ara re quia elt de medo, ícu us (ciédi o, Vd fimphcitersquia dcferuit alatur alijs (cienti 1. Top .inacnt: bit pto áüté o ciendr mon poteft aue. T i per fe , &duc- cttarte nat r$9 &€ cenctur dirigere omn^s operationes intclic&tus , cum in omnibus poflit error contirgcre , ergoinon folum demon'tra- tioyfed.omnis (vIiogifaius . & argumétaa tio,non (ol arguimétario, fed ctia dcfini.: tioyX& diuifio,& fi quod aliud extet ifte mentumydcb:t pec logicam confidera- ri,& pertractari, quare cü logica fecüdie feampliors (it ambitus, quam prout fuir ab, Aritt. tcad;ta,inftrumérum fcicndi im communi, prout ab hoc,& io abflrahit'y aílignandum eric dli pro obic&o tocati y & adzquato; Maior probatucá fimili im omnibus facultatibus inftrumétarijs fias pliciter,omnes.n ità yersácur circa inftcu menta, vt nó.attingát.opus,ad quod (uae P natara ordináur cd hoc ab alia per- ficitur,cui ifta famulantur,quas pro:ndé minillras meritó nancupauit Ari(t. t. KEuhic.c.1.& 1. Folit.c.$-fi€ (chabet fre- na(actiua vcl pe&tu cquettris, quia verfa « - tur circa frznum ,quod eft initrament dá ordinatum ad cqui direction , &iracir- a illud verfatuc wc non attingaz opus, ad quod fuapué nacura ordiaatut,fed hoc ac - ungitur ab equeflri,cui ipfa fubfetuit, iic Íc arm ferraria refpeCtu lignarie ,, quia vetíatur- circa fertam , & dolabram, quae fünt inflrumenta ordinata ad conficien. doamífcamnum,vcl ftatuam,& ità circa il- laveríatur,vt non attingat fcamnim, vel flaruam , (cd perficiantur ifta à lignacia, eui ipfa (ubfeiuit: omnes igitar ciu(imodi - inttrumcntariz facultates (1(tant fm con- fiderationo,& con(tru&ione inttrumcen- : torum,nec tranfcunt ad opusyende ipfum infirumenuim eft , ad quod reducuntuc omnia quz. in tali facultate continentar, & ipíum non reducitur ad aliquod aliud intra candem contentum; immo li opus aliquo modo contiderat , ad qnod inflru- mentü,dcquo agit, ordinatur illud idcm confiderat in gratià talisinitrumenti , vt "f.illud bené conficiat yel regulas cet «óficiendi edoccat,vt fit idoneum ad tas le opasobcundum; Gc franca ctiua equi: directionem con(idce;at in ztaciá frani s vof. edoceat illud ità conficien- di,vc fit aptumad talemumss,diucc(a n. infiuméta cxigütur pro opcrum diucrfi yo dé ^ 160 dé códucit ad tegulas tradédus de. inftcu méto conftcuédo ad cale opus ordinato Kefp.Auería (ect.4.in fiac falíum e(- fc logicam ita etfe facultatem | inftrumé. tariam,vt non attingat opus , ad quod or. dinantur inftrumenta ab ipía conlidera- ta, (cd in (implici inflrumentorum cou- teinplationc confiltat ; nam non folum cóficic & rimarur in(teuméra (ciendi , vt alijs (cientijs rradat , fed ipía logica pec (ua in(trumenta perficit. , ac dirigit ipfas operationes; Sed fal (icas iftius rerpon(io nis cx przcedéc articulo liquet, vbi ofté fum cítex profe(fo log:cá nó perficere operationes intelle&tus phy(ice , & elicici uéfeu incile exercit. y (cd idealiter can- tü,& veluti inetfe figuato,quatenus vra- dic regulas, & przcepca ceteris (cientjs bcné definiédi,diuidéedi, & d (currendi . 33 Sccundó Modus (ciendi, (eü n(tru mentum redé cognofcendi (vocabulum namq;(ciendi fusc (umtrur) in logica fe- cuadum fe contiderata omncs habet codi tiones ad obiectum fciétiae requiiicascfk ,n.id,quod per fé incenditur, & confide- ratur inlogica,cum finis intrin(ccus cius fit docere jnttrumenta omnia , quz no- firam cogfiioné coadiuuare poitunt ex ar t.preced.vndé fi tota traderetur, dc ip- fo przacciperet quid cít, & quod cti;cíft id,ad quod reducuntur omnia, quz con- fidcranda forent in logica fecundam fe fümpta,omnia namque ad hoc tenderét, vt re&as facere operationes intellc&us -docerenr,effenr.n. regule , & pracepca in(cruiéia pro dire&jone prima ; vel [e- cunda , vcl tertiz operationis proximé , velremoté 5 Neque ordinaretur ad ali- Tm vlterius in ipfa logica con(idcran- ui metfi.a. aliquo modo zranliret ad có- fidcrandas operationes intellectus , (ane illas no cófidcraret, nifi vt dirigibiles per ciufmodi infiruméra,hocauté non cft có- teinplari inftrumenta in ord nc ad opcra tiones,yt o conatür Auería , (ed Operationcs in ordine ad inftrumenta, vt cognita carum tura ac dirigibilicate ; idonca coficiàcur initruméta pro. cacam direGtione, Ikucíus habet partes , princi- pia, & patlioncs,nam infttumcacum (ci€- di in comuni diuiditur in dcüinitioncan Queflio Proem.de Natura Logica. diuifionem,& argumentation&,& (i qus alia (unt (ciendi inftrumenta, canquam in partes (übiedkiuas; habet (uam primaria » & adzquatá pa(Tionem , quz ett e(fe di- te&tiuü oycrationum intellectus, ha principia , ex quibus poflct logica dema- grare talem proprictatem,nimtrum dcfi - nicioné, alial; pofitiones , vcl fappotis tioncs ad talé (ciétà actinéccs;ergo nihil dc deratur vt fit obiectum logicz in fe, 34 Denique probatur ceterasopinio- nes excludendo , in primis .n, nequeunt res omnes, quatenus intelligibiles poni (ü bicctum:tü quia iam omncs aliz fcientia fuperflucrent,vt-n.ait Scot. q.3. Pradic. sihi cft (ubicctum (cientiz alicuiüs , nifi (ub ratione (cibilis , vadé resquacenus.—— fcibiles nequeunt fpe&are ad Logicá ade quad; f'ü quia ad Mctaph.praz(erdmfpe — atconliderareresquatenus intelligibi- — — — les , cum bac (it przcipua paffio entis y Á quod ponitur ob:eétum in Metaph. Ne- quc obiectum logicz poffünceffevoces, — tü quia finuila e(íet, vel efic poffet voxg — — adhuc cffet operatio intclle&tus noftri, — que poffet dirigi , & regulari ab aliqua. icntia quz uon e(fetmíi logica, & An. gcli de facto perfe&tam poflent logica - fine vocibus; Tum quiavtnoxat Maurit — q-1.vniücrí. voces non pertinent ad E cum,niíi per accidens, quarenus per illas. 1 A conceptus e——| € 0 Y "pvp ar ere. Neque cadem ratione poteft ens uet rationisquomodocü fiui — — obicétum logicz in paene io x 6. effet, vel ctic poflet ensrarionis, adhuc - Am : €iiet opcratio noftri intelle fci,& debere: dirigi ab aliqu. vtuque forct logica, cum fit adinuenta. Tí quia per acci quod. logica radar regulas, & przcepta petter — minosíecundarü intentionum ,cam etiá — — id ficri potuerit per Mens me , ergo «X natura rei pcti £t fcieodi reale, & ima imentione »,.  — pro ade qiso fabio dE c ef mus infra art. f. vbi s logicam ES fccunium fe effe (cientiam r » ac proinde petere obieétum reale. Icc dem fübiectum logica in d effe De adaquato Log. obietlo. frt. 111. pofsüt opcrationcs métis noftrz,quatc- mus dirigibics , vt autumant. INcotetici quibus (üb(cribic Pácius dif. 1. q-4 .có- €l.2. aut cognitio intelle&iua, quatenus dirig bilisetloquitur Auería, quia cum fübicdtum przfupponatur notum in fcié tia quoad quid cft,& quod c(t, debet Ar- tifcx io fna facultate exploratam habcre vndcqu.que naturam (ui obiecti ada qua- ti,& cx; licatam càm qucad «€ contüide- gatam,«;uàm quoad modum contideradi, fed ves contiderata fecundum hanc opi- nioncn; cft cognitio intelle&tiua, cuius cf fentia,& Goiddiree nonexplicatur inlo- ica,neque à logica (apponitur explicata in prior! fciétiayqua ipsá antecedat, hu- iu(modi.n.explicario ad [ciétiam de ani- ina fpcétat,vt docet Ant. And.initio Pe rihcr. crgo quoad ié cófideratà errat haec Opinio. Scd errat eriá quoad modti có(i dcrádi,quià fequeretur logica aliquo mo do (ubaltetnar! (cientig de anima, uia ad dit (upra operationes,quas có(idcrat ani- ma,condiuonem;s(eu differenuá acciden- talem, .f. dirigibilitatem ; Accedit quód ratio formalis obic&i debet e(Te indemo ftrabilis de (übiecto,quia c(t medium ia dcmonftrarione , quz de ipfo demó ftra- tut propria paffio , fed dirigibilitas non poteft efic medium, cii potus fir patTio de fübie&o ipfo demóftrabilis; Tandem obic&ü inftrumétariz facultatis , qualis eít lozica,no eft opus, ad quod inftrumé tum ordinatur ,fed inftrumétum 1psá ;& in ipa logica;aut non agitur de dirigibili tate cognitionis , aut certe fi operationes intellectus confi derantur , quatenus diri- gibesihor fit in gratiam inftrumentorü iendi,vt nimirum cogita eatü dirigi- bilitate,& indigétia,apta conficiátur in- flruméta pro directione, vt (üupradictum eft.Remanet igtur obicétü logice in fe ef fc inftrumétü (ciédi, vt coprchédit defi.161 menta , ad qui cetera minoris momenti reduci poffunt,vt dicemus difput.Tequét, 34 Vcrüm adhuc dubium remanet dc rattone formali , fecundum quam logica in fe confiderat inflrumentü [ciédi; qui- cunque noflram amplexaci süt fentétià , dicü: logicam illud cófideraresquatenus dircét.uü , ita vt dircétiviras fit obie&ü formale i6fironéum fciendi materiale, & ita có ügendo. partem. materialem cü formali,fub:cCtui adecuatum ficin(lru mentü íc:édiquatcnusdircétiuds qui di^ cendi modus cà dem ceníurá pacicur, qu& ilie,qui in Fhilofopha naturali ftacaic p. obiecto corpus mobile , quatenus mobi- le,.,uia nó eft cófüdéda ratio formalis fü bicéti cü paffioae ciufde , cü hec dcbeat per illà de (übie&o demoftrari; dircctius tas vcro, vt diximus , cft propria paffio infroméu fciédi ideo no bene có ügicur € co, vclut ratio formalis; (fignáda cft, ergo ratio formalis obicctiua:ogicz ia fc, ficuc in alijs [ciéus,vt fupra diximus s vndc (icut in Í h.iofophia naturali ponitug fubieétü corpus naturalc , quatenus natu- rale;in Met.ens vt ens,in logica quoq.erit inftrumentü (cicadi , quatenus tale, hoc eft quatenus habet virtutem faciendi (ci- te,vimq. dirigendi, ità .n. (pecificatur ró formalis,sn quam cófideratur, & perg de ipío dirc&tiuicas,ve lut propriay& ade - quata -— poteft demonítrari . Scd adueríus pofitam conclufioncm obijcitur Primo ptobádo rcs ocs,vc! vo- ces,aut entia rónis cffc (ubiectuu: in lo- gica, Tum quia 1. Elench.c.ij.X 1. Rhet. € 1. & 2.docct logicam non vcríari circa rem aliquam dcterminatam,lcd circa oCs te5,& 4. Met.tcx.5.ait Diaic&icam labo- rare circa omne ens, ficut. Mer, crgo res ipla fanc fübicétii T dcindé arguit Au reol. pro vocibusomneslibri logice in- choanrur à vocibus, liber jradicam.ab ——— jiuocis,& vmuocis,lib.de luterpà a0... minc,vcrbo, & oratione, lib. ve(olurorij «——— à definitione (yllogifmi pct orationC,er- — - go logica cft de voci gatenos cxyref — '". nitionem;diuif;ionem,argumentationé & li quzaalia unt infirnmenta rc&té co- isenim Door cit.enu- ics inftrumét fciédi Aes tantum tria reccnícat, non idcoexclude- — fiuis conceptoum . Tum demum ad | ro- dere intellexit alia minoris mométiinflru  bandum cns ronis aliquod effe lubicéui probari pot rónibus allatis pra ccdéti ac- mcenia , fed ita locutus eft , quia illa tria : $üt generalia & principalia quedà infttu — uc.quibus ofiésüeti logo pati HS [115 tcale, fcd obie&um rat:onisexpofcere. 3€ Refp.Arift.t, Elcnch.& Ehet.vo- luitfe (oluz» Dial ecticam quanti ad vsü yer(ari circa omnes rc$,X ad ni Dim cer- tum genus con(lringi,quia in oibus (cien ijs (yllogi(mi exercecur;& in bunc (ensü etiam explicari potcft 4. Met. s. laborat n. Dialcéticus circa omac ens , ga ojbus rcbus applicantur inftruméta logica,idco quc dicitur [cicntia cóis, ita innvar Scot-g. 3.vniucrf. Ad 2. Arift. coníuluó inchoa- uità vocibus,quia voccs [uot inflrumen- ta manifcflatiua coceptuuim , boc autem non cí(t agcie per fe dc yocibus , fed. per accidens, 10 ordine ad aliud; Accedit, quod hic e(t (ccmo delogica (ccüdum fe confiderata,nop aurem v; ab Aufl, rradi- ta. Ad 3.rc[p.per idem , quod rónesalla- tz art. prz ced. procedunt de logica Arií 4e cum tradita (it per terminos. fccun- acum intcorionum, vtiq. ex modo pro- cedendi Artíficis , fibi vendicat aliquod ens iónis pro obicdlo ,"non ramen ex na- tura tei,quia finc (ccuadis intenciopibus adbuc poffet logica inttitui. At rurfus in- ftat Aurcol.cic.pro vocibus;g cft primo fubicétum veri, & (alfi cit (ubicé&tü inlo- gicaquia verum; fal(um func pa tlyoncs gencrales à logico coniideraue , (ed ora« tio, vt cxprefhua conceptus ctt fübiectü , veriy& falíi ergo, &e Relp.ar ntum in primis euam contra Aurzo]. militare , quia gana vocem tantom complexam cie ictum in logica, nam hzce(ola ak poteft eflc fubic&um veri,vel falli, & ta- men Aureol. ccnet voccm jin cói ad come lexam,& incomplexan efie tubic ctum; indé maior cil fal(ayquia vcri, & fal. fum non (unt/paffioncs adazgaatz logices qua pracipue verfacur ; etiam cit ca mitasem diícucíus, ninor etiam eft man- €a , quianon conucniunt prin;ó orationi vocaliíed mentali cx p.p. Iuttit,n. $4. $ccüdo obijcit przieuum Aucrlapro fci bans ioncs intel lectusquatenus di Fapbilre -Ü ciciin Tü quia ficut opc- rationes uutellectus , quarcnus talcs 1.» €ant ad. phyücam, fic quatenus dirigibi lcs pectát ad logican;,f.d (1 in logica co- fid rant non vidciut quom. odo 1« duci uw ad initrumchte dice ctiuapüo OQ ; Soudflis Proem. de Nara Logica, peraciones (unt propter inftrumenta, fed inftrameata propter operationes, media ver reducuntur ad finem, & aon finisad media,ergo operationes,quatcnus dirigi- - biles crunt obie&um, Tum 2.quia in alijs facultatibus organicis cxperimut non 1a ftcumenta etie obicétum , fcd operatia- nc$,ad quas infttumenta ordinatur ; fic jn artc (cribendi non calamus;fed (cripta ra,ad quam ordinajir,cft obiectum, in ar 1c pingendi nó penicillus,(ed pi&tura , ad quam ordinatur,in medicina nonpharma Cajlcd (amicas, vel bomo fanabilis,ergo pa ricec in logica. Táü 5-Ethicayqua tradit re- gulas,& praecepta dircétiua operationum vo].ntaris,no haber pro obicéto tales re- gulasu& przcepta, (cd operationes volun tatis ad quas ilJa ordinantur ergo pariter in logica. Tum tandcm; quia logicajdocet definue diuidere, & rócinari,[ed hac süt operationes intclle&tus;immo affercre de finitionemydiuifionem, & argumentatio nem cffe (ubic&um , eft ponere ipfafr opcrationcs intelle&tus,nam definitio, di uifio,& argumentatio mon funt, nifi ipfi met eucio ride apprehendendi iu- dicandi, & di(cuitendi, 77 36 Reíp.concefio eriam opet intelle&us, quatenus dirigibiles, à. Mg Eqs cas,vt fic, menta, per qua: dir rccduci let A pina ng 3gica prii conlideratum ; quamuis. n, inftrumet fint propter opcrationcs inf i rese cotta fe.  Beadequato LogabieloAriiculus 111. ángratiam demonftracionis, Gc in li.Phy- fic.corpus naturale eft propter moueri. Quia habet principium motus, & quietis, nec tfi corpus naturile ponitur ad. motü ruso oria adobiedtum ibi primo: confi »X fic inmultis alijs .- Ad 1.facukatesorganica;alic (uot fim "s organicz qua nimirum ita. Circa. ftrumenta vetfantur , & nor attingant opus, ad quod illa ordinantur , fed facul- gatcs.i libi r » vti fc habet ÉKcencfa&iua reípeQtu equcficis. , fctraria: refpectulignariz; gnaria refpecturnauti- cz, & lic de mulcsa!ijs; alie sür,quia ita. dc inftrumentis azunt,vt etiam artingant opus, ad quod.ordinantur , quar proinde miniftre hmpliciter appellari non pofsüt, quíaalijsnon famulantur,ncc fimpliciter inttrumentariz, quia etti de inflrumentis. nt,non tfi vt alijsca [ubmini (t ré, fcd vicifdem ipíemet wantur ad illud. idem Opus perficiendüuità (e habenr fcri proria , i&ocizymedicina, &c..quamuis igitur in bcakgtibas orgamcis fecundi is nó in&trumenta,féd actiones, ad quas ordiná tur; nt obic&um; tfi in facultatibus pti- mi gencris in(trumenta folum funt obie- €tü,nona&iones,quz à rali facultate non ms cote La en apsedo! argu- mento a(fumpta , fcriptoria.in: à y medicina, &c. (unc arce chic * logica veró;primi: vt oftenfüm - Ad negari poffet operationes volun» tatis , quatenus dirigibilesetle obicéum: in Ethica; cum potius it homo;quarenus. bcabilis, vt innait Scot. q.3. Prolog.ad 3.. 1.3.Conceffo tà hoc;,negari debet pari-. tas alfumpta:de Erhica,& log.quia Ethic. non (olüm-tradit regulas, &.pracepta o-- geracionum voluntaus, verumtiam elici-- ué attingit: operati i E" logica vcró: nonita fe gerit circa opera-- "DEM, lugiertoce denke, Guo kir ica. docer definire; diuidere. I& rócinart idecaliter ufi, quatenus tradit niirumentadire&bua apprchéiionisrudii PsC cmi usjqua st definitio, diuifio,. Catgumentatio; cx quo-equitur porius. T Burüri-cica diflmeicon vclüt obicctam,quam circa.eperationes; Cüm- vcrb dicitur;i flhzc non cffc nin ipfos a» ul 4 I facio conicepcus f. 165 &us intelle&us apptehédendi, iudicandi, &c.refpondemus dcfiniuionem , diuifio- nem,& argumétationem dupliciter fumi poffe,vcl formaliter quatenus funt actus, genus apprehendimus,iudicamus, & di- currimus;vel obicétiué, quatenus funt in ftrumenta quzdam dircétiua aGtuum in- tellc&us sin quod'munusterminare pof funt actum intelleé&us, & tanquam obice. Ga fcientiam conftituere, fi primo modo confidcrentur, vt/q coincidunt cum ope rationibus intellectus;fed nó fecüdo mos do;jin quo tantum hic de illis loquimur. Tertio adidem vrgct. Ouuied. contt, 2.log. punc. r,à nu.18. probanslogicam primario , & per fc non agere de conce- ptibus obic& uis. fcd tantum fecüdario y quatenus hi funt obiectum formaliü'; lo- gica immediatiusagit circa cóccptus for- males, $j circa obicé&tiuos, ergo &c. Pro- batur atiumptum;conceptus obic&iui re fultant ex formalibus,& catenus potett il lis, aliqua regula przícribi,quatenus for- malibus prz (cribiturcum.n;in (cipfis nó fiantfed tátum in formalibus, ex quibus tcíultant, fic infeipfis dirigi non poflunt, fed tantum in formalibus,crgo immedia- 'tiusagit S aes dc cóccptibus formalibus, "quam de ob:e&piuis. Conf. eatenus pote ft agere de concepubus obictiuis ,- vt füb« funt formalibus , & dc illis pracepta tra» dére;quatenusab ipía fü, ledc onccptug obicctiui:,. vt disci tantum fiunt à logi- Ca, quarenuszab ipla fiunt formales, ergo tantum agere poteft. de: conceptibus. o- bic&iuisvt füb(unt.formalibos,quatenas agit de formalibus, maior. Gemma tradereniur precepta. de illo: quod fieri nequit; & fin;iliter minor, Conf. rurfus y Conceptus obicctiui,vt dire étisfeu vc for- malibus füblunt,j'et tc noo fiuntled'tan- tum rcíuültant ex formalibus;.ficut deno- ginatio vifi refultat « x wfione,& catenus tancum poffunt bené,vcl malé fieri) qua- tenus bcné, vcl malé fiunuformales, ergo: tota dire&tio eó debet tendere, vcr fiant formalcs,. quibusrcété a&tisobie- Guuosefle dircóos ncecile eft.. Demum ivo esu per cwn do- ccor uod facio. à tantetn ; Ass | —- i lo- gica s 184 ta doceor cir&a conceptus formales , um quia logica docemur dcfinire, diui- dere, enunciare, difcurrere , quz omnia confi (tua in operationibus nofi intel- lc&us. d Kefp.in hacargumentatione magnam effc confu(ionem, & vocabulorum abu- (um; tiam per conceptus obie&iuos intcl- ligit definitionem, diuifionem,& di(cur- fun obiectiué fumpta y. inepté vocat hzc inftrumenta directa,& regulaca per con- eptus formales, nampotius res é contra e hàbet , quod.hac fumt infltrumenra di- re&iua,& regulatiua conceptuum forma lium, vt conttabit ex infrá dicendis dip. 1.q- 1r.cóceptus. m.obiectiuus eft,qui diri - git a&um pofteà eliciendum;(icut.n.qui bet artifex , vc opus fuum rcété efficiacy prius illud mente przconcipit , qualiter fit efficiendum cogitando rcgulas,& pre €cpta tale opus Wt fic iotelle&us yt rcé&té definiat, & difcurrat;confiderat zcgulas , & praccpia definitionis , & di- fcuxfus, &. virtute huiusnotitiz, & có- eeptus obiedtiui re&té deindé elicit, & ef- ficit a&ualem dcfimionem,& dilcurs ; non ergo conceptus formalis dirigit , Sc regulat obic&iuum, fed é concra ; Rurfus falsi eft coceptü obicétiuu refültare ex cóceptu formali , quia nÓ actus pracedit obic&it, (ed obiectu przferzim motiuü. , & meníüratiuum 'actus. pra&cedit actam ápfum;hoc animaduerté placuit,vt pateat uoncs ip arguméco alfümptas nó ellc abíoluié veras, vc proferuntur y t& oe «per folam negationem: propoficionü vi- dcamut velle argumentum ditíoluete, ad. emen per. conceptum obicdiuum doo iniclligi poffeyniaucte & entitatem i bici: dcnomipationem ip(am era - i & obiecti, quatcnus-a&u obicitur in. teilectui;sih primam conliderationé pla. *num cít conceptum obic&iuum prace- dcre formalem;quia hoc paéto iam.ficat obicétum conce pribile , (ed in alio fon(a vtid. cóc epujs-obic G iuusrefuitat ex for- mal: quia fignificat obicétam actu con- ceptum, Íeu.vc actu lubeft conceptu for mali;Cum ergo io ar gumento, ciak.j.can- firmationbus ait Ouuied. conceptum o- bic&iuum relultare ex formali jac per ip ' Queflio "Proem.de Natwa Logica : (um regulari , & dirigi ; fi id intelligit de. conceptu. obiectinoin primo feníu, cff omnino falíum,fic.n. potius cóceptus for malis fit ex obie&iuo, & per ipfum men. furatur, ac dirigitar ; fi veró intelligit de. conceptu obiec&iuo in alio fe rum dicit,at non in hoc fcn(ü dicimus in- flrumenta (ciendi obie&iué fumpta effe fubie&um in logica;& per banc ini patct ad argumentum cum fuis confirma, tionibus, & dignofci poteft abuíus mal. torum vocabulorum, quam ibi habet hic Auctor , . Deindé folutio ipfa , q inibi Ouuied, innuit ad hoc argumentum, (afficere Íct,nam dici poífet co argumento proba ri a&us pra&ticos logicz tantum tendere Circa conceptus formales , daritamcen in cadem logica alios actus [peculatiuos , g, ver(antur immediaté circa conceptus o-.— bicctiuos, hac itaq.folutio fufficienseft y quia coníonat do&rinz (upra tradita de. logica docente, & vtente, nam] tens cít, quz a&ibus.(uis practicis. " immcediaré IcGasoperationcesinelledus — decens vero non elicit ilasoperationes, — Íed fitticin, (ola contemplatione regula- jumyquibusiliz dirigi valeant. Verü hác luioncm icijcit Ouuied.uia nullus a- €&us fpcculatinuszepcritur inlogica , & quando hi datéur in ipa , immediate fog. ea males couceptus intucbuntur, 9 fic pro- bat5logica non fpeculatur res ,lecundum: Ác [umptas,fed formaliter quatenus ditc- &ss,crgo idygy formaliter Ípeculato cai ü dire£tiosled directio ipfarünihil a- liud efi,g formaicscóceptus , à od bicéta cXtrinfccà directa dicüur crgo €p formalier logica immediate CE tur , tantum cft dire&tio conceptuum. o bicéttucrum;qua non diftinguiuc ceptibusformelibus, Scd hec ip(a impue atio rui fus confundit terminos , & nis i| concludit , fatum namq. afiumitdu- : Pettoquod [a dentur in logictacm cculauui , & quod ifti non immediat vcrientur circa conceptus obicétiuosin- fLrumeniocum fcendi ; vndé ad ant dcns dicendugi cft isetpiocdpete ue cula rcs (ccundum fe fumpta , nonta- men (pcculacui cas , quatepus dizeGras. y : proprié nüvtiq.ve. — | ogiav. — --. X h ? ys nn $* e £A Al uh 37 ^ De adesüato Logica olieflo, c/frtkculus H1. E loquendo, fed quatenus dirigibi- ' les,fic idjquod immediate cótemplatur , funt inflrumenra (ciendi ; quatenus dice- €tias; & quando etíam concederetur , id iod immediaté contemplatur , effe dice Sion ipfam, falfum eft hanc effe dirc- ionem cóceptuum obie&tiuocum, quia vt di& am eft , dire&tio immediate cadic fnperipíos adus formales, & hec exetce- tur attendendo ad tegulas bene definien- di,diuidendi,& di(currendi, quz docen- tur in logica, vndé omnes fcré jppofitio- tics in argamento affumptz (unt falíz. 37 Quartó obijcit P. Fuentes cit.ar.ó, agumenttio fola,teu fyllogifmas e(t ve- «6 modus, & inflrumentum (ciendi , quia habet vim ilatiaam,non autem deé&nitio, & diuifio, ergo folus fyllogifmus € fubie- «&ü in logica sra fe: Probatur a(famptá ; nam definitio, & diuifio, etiamfi fup nantut ad (cientiá, non camen modá (cié di tribuunt , nifi quatenus vi fyllogiftica diriguotur;patet in hac definitione , Ho- mo e$t animal rationale ,qua ticc (cien- tia c(t, nec poteft modum (ciendi tribue- rc,niti ia fyllogifmo con(tituatur hoc mo d awniététiGifeniial rationale,Pe £rus efl bomoyergo efl animal rationale , ergo definitio non eft proprie inftrumé- «am fciendi,R e(p.nos hic nó accipere in- ftrumentum(ciendiintanto rigore , fed iuxta communem loquendi modü Sum- muliftarum qui illad definiunt , quod fir oratio mapifefLatiua alicuius ignoti, quo modocüq;id fiar ,finé pec vim illatiua,fi- ue alio modo , & nominc modi fciédi in- telligimus viá quandá di in&te cognofcé di id, qp antea cognofcebamus confuse , quo fenfu definitio ,& diuifio fant in(iru- menta (ciendi, vt magis patebit difp. feq. ARTICVLVS QVARTVS. , PR | etit upeeffeutia Logic , Jn fit. fcientia. 38 Q'Ex genera notitiz intelle&ualis ; i; u&s precipue dc habituali, tra- Ee Ari ea mre irme p notitia primorum principiorum ,qut- boeistails tus sfebtirar cx la termino- rü apprehenüone abfque difcurfu; (cien- tiam que cít notitiaccrra» & uidens de I- 4 185 obie&o neceffario habita per. difcurfum (yllogiflicü , fi proprie (amatur, vt de ea loquitar Arift. r. Poft. c2. Sapientiam , redis notitia rerum pra tanti (Timarü' maximé vniuer(alium, vnde Metaphy- (ica dicitar proprie fapientia 1. Met.c. r. Prodétia, que eft nouda directiuaactio gum humanarum, vt bené fiant in gene- te moris, & laudabiliter. Artem , qua eft habitus cü cationc a&iuus, vcl factiuus., & Opinionem ;quz nócfít notitia certas & cuidens ac de obicc&to neceffario , ft probabilis& ob(cura, ac dere contingé-  - ti. Vt ergo quidditatem,& nataram logi- cz atiidgamus,videndü c(t (ub quo horü habituam intelle&ualium. contineatur, Quod.n.quamplores a(ferüt,vtc Zab.lb. 1.de mit. Log. Balduinus q.7 .Niacr q.ij. Chyp.Zimar.in Tab. verb. t bfurdum cft logicam ad mullum ex his generibus pcc- tinere, (ed efe. peculiare quoddà o notitiz,quam vocant habitum,feu facul- tatem inftrumentafem , & mod (ciendi, ex hoc ipfo rcfellitur,quod mácá faciunt , & infafficicnté diuitionem ab Ariít. cir. de €— intelle&ualibus vt fuse proícquitur Faber theor.1. cap. 5. ; Neque ad rem cft ; quod pe^ exco- gitauit Auet(aq. t. Log. (e&t.s, vt aliquid noui videretur afferre, quod nimirü Lo- gica inaliqua fui parte eft e(sétialitec in* tellc&tus , qui continet quaedam princi « pia ex terminis ora, & per (e ftatim euis dentia, caq; tradit in otdine ad dirc&io- n€ noftra coguitionis ; & in magna par- tecít effencialiter opinie:nam ca, quz fa» fins, & acrius perira&átur in Logica,funt illa, quz in difputationem veniunt , qua au &oritatibus , ac rationibus probabili: bus tranfiguntnr ,& varijs opinionibus in partes contrarias refoluuntur , nec ha- betar certitado , & ctiidemia veritatis, ficut ad (cientiam requiritur, vndé in his omnibus logica eft opinio , non fcientia ; concludit randé effe vere, & i£ (cien tiam quantum ad illas vetitates ,*& come slu "erepti quas ccrtà ; & eui denter probat . Sane inurilispror(us e(t. hic labor Aucrfz, & minime noceffsri s; tam quia ita quo:] ; res fe habec inceteris fccntijs,qualibec.n. fua principia habet pe 166 erfe nota; & in quacunque plora proba- iliter difputátur 2b Aucteribos jp vtra- Que parc: tum Guía quando proponitur ueflio de aliqua facultate , anfit Ícien- tia, fern o inflituitar non de notitia prin- cipiorum primorum in ca facultate, fed de notitia conclufionü, & querimus,quo- modo proccdat ad probandasillas,& ex' tali yrocc(lu arguimu$,an fit (cientiayvcl opinio: tum tende quia códitienesfcien- tiz,quz ab Arift.infinaantar 1. Foft.tex. . & 6. Ethic c.3. ad tresreducuntur, rate fubie&um, quod illud (abic&um babeat paff;ones , & cy hae demonflrétur de illo pcr caufam,eirgo eo ipfo «p aliqua facultas habet hzc omnia, licevalia quar- dam quazfita minoris momenti in ea fa. «ultatc cadant fub di(putàtium opinione, abfolute ramé (acultasilla dici deber fcié tia,qna ratione etiam Auerfa loc. cit. có. claudit Logicam abíoluté dici debere (cié tiam,& ità cfl loquendü in caeteris (cicn tijs, etiamfi multas contineant cóclufio- ncs probabiles, vt bené notát Atriag.di- fp. 3.Log.fect, 2.& Onunied.cotr.2.puc. 3. ^ —. $9 Extant itaque in. hac re quatuor placita,duo extrema, & duo media: Pri- ma fcntentia extrema cfl eorum , qui ab- fcluté negant Logicam tàm docété,quam etenrem cíle íÍcientiam Eo rcícrütur Simplicius, Amonins, Philoyonus , & a- lijvetcres,quos fcquitur Villalp.q.5 .pro- cem. nda extrema aflerit vtramque eflc (cientiá,'ira Murcia q.3. proc m. Di- dacus à Iefu q.5 .Cauero dilp.2 dub.4.& alij moderni . Tertia media vtentem 1L0- | ait efle fcientiam, nó quidé diftin- am ab alijs (cientijs , fed; eflewariasip- fas (cientias, docétcm vero, quz preprié eft logica ab alijs (cientijs vnd Sg dt e(fe (cientiamita Zab.loc cit.vbi tcftatur hanc ctíe comunem Grzcotáüjfententià . Qyuartatandé media, quz eft Latinorum : coatra ee vtentem Logicam nó e(Ic fcientiam, (ed potius artem, bene ta- : mesdoli ita Scot. t.vniuer(. qué fcquontur $ z omnes Maur. Anglic. Sarnan. Brafauol.ibi, Faber thcor. 1, Fué- tcs d» f» diff.vn.ar.3. K Occus q. 1 prooem, & Tatar.tenet ctià D. Tho. 4. Mct.lcé&.4. cii (uis Sot. Sanc. Mal. Cópluc, Scd inter - Z)ueflio Proem.de Natura Logic —— iftos adhac quzftio eft , an Logctdoinr] f ulti namq, — fe quoad oés partes fit (cictia , m Topicam excludunt,co quia procedit ex cóibus ; vnde hac rauione nolnot cam ap- pellare docéteos, fed vtentem , & in hunc Ícn(am Scotiftz quamplures Scotíi inter- pretantur q.t . vniuerí. quando ait Logi- €á vtentem non efle fcienriá, quia proce- ditex comunibus, ita Sarnan, & Fab,cit, 40 Dicendum ett, logicam docentem quoad omncs fuas partes effe (cientiams nonartem ,vtentem vero artem , nó (cié- - tiam: Ita Scot.q. 1, vniuer.& q. 5 .Elench, vbi Maurit. & Anglic. Probatur at pri mo , quod fit fcientia qnoad omnes par- tcs , quia Logica demonftrariué procedit ad fuas condlufiones probandas, non fo» fum in parte analyrica, fed etiam in topi ca, & loj hiftica,nà vt Maur.ait,ita pro- babilitas dc fyflogifmo diale&ico ,& ap» parentia de ophi ftico, & neceffitas illa- tionis de (yliosi(mo fimpliciterfumpro — demóftrátur per propria procedere cx. necceffarijs S rilogitia demóttratiuo , ergo quoad omnes partes efl veré fcientia. lrobaturaffumprumex ————— 2" Scot.q.3. Elench.ita enim bene oftéditur apparentia de fyllogiímo fophiftico, tan uam eius pafTio , per ynitatem wocisin- allacia zquiuocauonis , tanquá per pro« prium mediü , (icut riibile dc homine p.— animal rationale, ita ctiam per propri mediü probabilitatem demonfítrat conftans ex probibilibus preniffis natus. eft infcrre conclu(ionem probabilem, fie. - cut conftans ex neceffarij$ patus eft in-- fcrre neceffariam, cá ergo do&tripa, quá. Logica tradit de (yllogifmo probabi E umc-— à probabilia ded logifmo Topico, quía omnis fyllogifmus N " ) "ut í o ve x Net ? apparenti in Topic.& .n0 fit. pro». bolilis Ac gitio( aed eerta euidens,ac — illa,quami tradit ip.patte apalytica de des monítratiuo , confequens eft ,vt Logica docens quoad raf pis fit (cicntia proprie dicta,quia fimili etià modo pro». bat qued vniuer(ale pra dicatur de pluri- basquia sd in multis, quod dcfinitio eft; ftatiua quidditatis rei, que coftat- egest deni Icio  Kefp.Zab.cit.c.3. quód licet doctrina Logica dicipotlit Siena cspicodo (ui£c, tiafh pto coenitione certa , & euid&ti ac- - cm ex vi fyllogifmi necefsarij; & cui- dentis;tamen nequit proprie dici (cien- tiajquianon elt de obic&to j 10,8 &terno,vt ad (cientianr cxigitur r. Poft €. 24quia verfatur Circa (ccundas intétio- fies,quz funt merécontingentes, & tan- diu funrjquandiuab intelleGu fiunt. '" 4r Fabercit.c.3 vt oft omo. do ctià cnria racionis fint íuo: modo. ne- celsaria; diftinguit tres gradus neceffita- tis,in primo ponit (ubftantiamyim 2.acci- dentiayin 3. intentioncs logica- les;quas intantam vültefse nece[sarias ;, inquantum fündamencunr habent in rc- bus,& mon perperam. finguntur ab intcl-- le&u noítro,in quo diftinguuntur à fig- mentis , quod ibi longo fermone decla: fat.Sed euaíio: Zab.varumvalet,& Fabet- laborem aísumit voltarium, quia vt do- cet Do&or 1. d.3. 4. 4. non exigitur. in. Obiccto fciétiz niece (Titas incóplexa, nec: dc tali loquitur Arift. alioqui nec Philo- fophia, mmo nec vlla cognitio: de rebus: ercatis poísec habere rationem (ciétia ,cü omnes (int corcuptibiles, & (oià de Dco. fcientia torct , fed (ufhicit neceffitas co- | plexa, .i.neceffiras connexionis. ajicuius: predicai cam eo,& talis neceffitaslocü quoque habet in entibus rationis ,. & (e- cundis intentionibus, namrdt ipíisenam formari poísunt propofitionesgrernz vc ritatis comungendo:cua» cis predicata , quz ipi: s necefsario competüt, & talibus: propotitionibustota logica eft plena ; vt quod Genusgradicatur de pluribus. fjpe- cic di ferentibus de quocunq; dicitur (u- bicétüm dicitor quoque pradicarü.Cui: accedit; nftàt ía Lab. procedit ecd. foltim fn logica Atift.qua ett de fecundis. . imeimiónibus, nonautem in logicá abío- liiéfümptas & ex natura rer. quo fen(ü. agit dc inl'rumencis fciendi realibus.. " Relp.alij;nonfüfficeread (aentiam ;, quod fit cogaitio-certa, X cuidens, & de Obic&o ncceísario habita per demóftra- tionem;fed adhuc eíse debet ob (olam ve titarem;in qua fittatur,at logica ordina-- 1ur ad opüs.nimi nimirü ad cfliciendas rc&tas. eperationes intcllectus.Sed hec ecià cua- fo nulia eft, quia hzc nonett conditio. 167 fcientiz abfolaté (amptze, vt patet ex 17 Poft.c. 2. (ed (antum fcientiz fpeculati- uz , & hzc.ip(a ordinatio ad aliud non  Ampedit , quinaliqua cognitio fit (cien- tia;alioqui nulla practica foret fcientia . 41 Sccundo probatur logicá docenté nópofsc dici artem ; quia vt colligitür ex Arift.6. Echic.cap-4.ratio artis repugnat fcientiz, nà ats circa (ingularia verfatur ,. veríatur.m.circa gencracioné rerü, & ge- ncratioeft Gngularium,fcientia veró eft wiucrfalium;ars.agit de cótingentibus , fei&tia de rebus neceísarijs,ergo cum lo- ica docens (it fciétiayno potcft dici ars; um quia logica docenselt habitus fpe» culatiuus,arsomnis.auté c(t habitus pra- &icus,& operatiuus faltim prout pra&ti« ca diftinguiur à theorica,vnde D. Thi r. Mer. lec. 1. diuidit acté contra rationem y aye et llamq; ponitin parte pra- ica intelle&os. Tum tádé quia finis. in- trinfecus artis eft opus,vndé definitur, gy fit habituscü re&a ratione fa&iuus;opc- ratio vctó dire&ta nócft finis intriniecus logice docérs,fed tárüexirinfecus, vt pa tet cx z:art.nó.n.ipfa efficit fyllogi(mos s fed efficere docet, & in cali cotéplat. fiftit, Terti&» quod cx oppotito logica vtés. non (it fcientia,(ed ars; probatur, quia lo. gica vtens proprie lo-uendo cft habituss. quo inftructi facile coficimus definitio- ncs,diuifioncs, & (yilogifmos iuxtà prae-- hse docentis logicz cum ergo circa [in gularia verfetur, & resà nobis operabi- les,non erit fcientia, (ed ars;, quia ars cft hibitus.cum re&a rationc fa Guuus , cum. veró non efficiat opera externa,fed intet na,nou erit arsmechanica, qua "ba PrA bus exiérnis.confumatut , (ed li i5 in. bonum animi ordinata, & ità'cam appcle làuit Suarcz in Mct:difp. 44.in finc .. Refj. aliqui ad riuonem atus rcquiti s, quod: todugat opus cxcernum; tà. ndo cuitsc videtur. Arill. 6, Ethic. c. 4« atque idco i« gicam vienté non pofsc dici arte i Sed Cónuà,quia vt bené nocat. Blanc, difp.2.proeim fec. s.cx co,quod opis fir cxcernum , vcl jecraum , non tollitur ab. to ratio opcris. artificiólt , ergo nc]; ab habitu tolletur. ;atio:acas. ex. hoc quod | itlud;vcl iliud cficiat ; peobatur. als piumy-- rés Sueflio Prowem. de Natwa Logica ; ptü,quia proptia ratio operis artificiof f €o fiia cít, vt fit conformis regulis artisy pót aucem talis conformitas in opere re- periri,Gué fit externum, fiu&foternum  - Accedit quod fi ad rationem artis necef- faria forct cffectio externi operisgartes li beralcs amíttent rationéartis , cum inte rius praefertim coníumentur,vt pote quae ordinata funt in bonü animi, nó corpo- ris. Acift.auté eir. idco prasfertim habi- tui fact iuo, .1. cui opus exiernam cotrre- f[pondct,rribuit rationem artisquia ficat in opcre externo,wt potc fenfibiliori ma- gis apparet reecptio dire&tionis facta per regulas attisquam in interno, ita in habi- tu factiuo etiam magis apparct ratio ar« tis;noob id ramé abfoluté negáda c(t ra- tioartis habitut a&tiuo,& immanéti, qua liscftlogica vtens, nam Arift.6.Met.c, 1.dimditartem in artem actionis , & ef- f£cGionis , vc notatidem Blanc. lib, 1..in- füt- Di«lect, fet. 4. 43 Quarcsan logica faltim vtés paf- fiué (ampta nimirum pre logica 1pía do- cente cateris [cientijs applicata: , vtfic y poflit dici (cientia ?: Negat P. Faber c. 1. concl.2. quia tahs víus,& applicatio nom habet vim tribuendi logica ratione (cié- tiz, fed potius (upponit habitum logicae intali gcnere conftitutum, ergo füb tali fpeci catione recipere nequit denomina- tionem foentiz. Sed potiuscum Tat.q, S primo (eiendum,dicédum c(t e(lc fcientiam; quia in hoc fentu. non eft habitus diitinétus à logica docente . & fub hac fpccificatione adhuc dici potefk facnua. y imo hac ratione paffim logica dici 16ntià communist docet Scot. MU Laeinón crgo hae cóitas víus ,.& applicationiseius«uibulcunque ,fcienti js tollit.; quin adhuc iub tali communicate dicatur fcientia , & vt fub tali víu potlit dici fcientia,non efl necclTeyquód ab co- dcm v(u rationem fcientiz accipiat , w« Faber velle videtur , fed fofficit vt ratio fcicntiz , & vfusmon pugnent in codem Babita,& ità clt in propofito, Soluuntur obictriones -- I oppohitum obijeics 1.au&t. Arift.g, Logica docens non fit (cicpua nam 1. EK:hic c. 4«ait tollere naturam logicee,qui cam non vt facukatemy fed vt (ciétiá traà dunt,& 1. Topic.c-9.enumcrás tría pro» blematum generasdeect,quod alia per fe refpiciüt cle&ionems& fugà,vt funt proe blemata aétiua, alia per íc t€.tüt ad. wetie tatem y & feienciam , & (unt ípeculatiuag. alia demum ait vtrique parirauxiliari,.86 — funt preblematalogica . Et» Met.ig, ait abíurdum efie quarere imul (cientids — & modum (ciendi,vbi per modum (cien - 4 di intcliigis logicam fecundum omne$ —— expofiuenes,ergo cum diliunguat Arifte — — — " fcientiam à modo fcicndi noneri —— ^1 Íciétia Er 4» Met, g.& inprincipio Rhet, —— airlegicam non tractare dealiquase de» ——— terminatacum tamcnícientiawctíaridoe —— — bcat circa obic&tum ccrtum 5, & ei pro- h prium. Ex demum 6. Met.c. pui Y^ Ícientias [peculatiuas logiczz non memi nit(cd:tantum recenfet. Mathematicam y hs na diinam, |... 07 ibi V 44, -ad primam ,nonnegareibb& — — efleícientiam abfoluté, fed qualem ean, — aliqui ponebant, vt..non eet difciplina ———— organica, & alijs fcientijs premit "A" reprehendit enun cos y. quiin Dialectica. "12 de materia omnium íeienuarum promie — — fcué difputabà& monceteá debere pre- —— mitti alijs (cientijs Ad 2. inde Dacis. GN giturnon effe (cieniam, fcdefiefcientii; — — Organicam,non autem prorfus gratia fulg — vt luncalz icienüz mecéfpeculauuz »« — — Ad3.air Doét.q.i.vnia ogcamdie —— €: iódum fcienditnó£ormaliter,& inre» éto,ícd materialiter tác & in obliquos, — quatenus cft de modo fviédi , tanquam. de eene Obicito ipe MN pus rs inteiligit fcientias qua: (unt de rebus , S non dc modu fnb » & quia priusdebeg- A €ognofci modusíciendi,quàm re$,1deO-————— ait Acificabturdum cie. virumque final. ———— Quaccic. Ad 4-logica quantum ad dotis ———— namcftdecerta ro,& determinatoobite ——— &to,quod cítinttrumentum (cienduinto ——— — ta logica abfolute sápta, vel fyllogimus in Logica. Ariítot, fed quantum ad vium verlaiscirca omnia mdeterminaté, quia ov nibus (cienujsapplicatur.vode dicitur Ácientia communis. Ad $,.iam füupra.ftae tuimus logicam clle pan Pisloopbue , aique idco piter etas o Iüm, - "- Wrum, preterquam quo locüs ab aucto- fitatc cena nihi! probat . - Secüdo arguitur ad idem rónib.fcien- tia cf dé neccilari]s,& perpetuis vt do- cet 1. Poft Arifl.c.a.& 7. fed logica do- €€s cft de contingenubus, naui tt de fe- cundis intentionibus , quz fiunt ad libicü noftrum . N«c valet folutio fuperius al- lita in conclutione probanda, f: in fecü- dis intentionibus ipueniri etiam fuo mo- do neccflitaté cóplexàá.i. neceffariá con- nexioncm quorundam prazdicatorum cü iptis,& hanc ad fcientiam fufficere; & ar- gumentum ad (ümmum concludere de 1.:- gica Ari(t.qua vtiq. eft de feceadis inte- tionibus;oon dc logica in fe; quz cít (cie &ía rcalis . Neutra folutio valet , nonlpri- fa, quia cxttema propofitionum logica- lium funt corrupribilia,ergo ctiam cóne- xio, qua fuper ilia fundatur , quandoqui- dem deftru&o fundamento labitur quoq. fandatum,neq.(ecundasquia ctiam logica in fc tractat de inftiumentis fcicndi, quae funt resà nobis operabiles,ac proinde. » contingentes, - 4$ Kefp.optimam cfle [olutioné alla- tam , ad impugnationé dicimus cx Scot. 1.d.3.qu. 4.duplicem effe neccffitatem, & imutabilitarern connexionis, vnam fim pliciter, qu compctit cxtremis defitioni non obnoxijs,alteram fecundum quid, d cadit inter extrema |, quz licet in fe iint cotruptibilia ; hibitudo tameb inter ca nüquam mutari poteit infalsa,& hac ne "€ellitas reperitur in propofitionibus Lo- gicalibus. (v ficit ad ícientiam, alioqui argumentü yrgcret euam in propofitio« "pibus Pbyficalibus,& M aremaricis, qua- rüm cxtrema funt corruptibilia. Nec euiá argumentum concludit de logica in fesga licct intirumenta illa quoad exiftentam fint rcs contingentes, & à nobis operabi ks, neccfíaria camen fut quoad poflibi* litaiem , & in hoc fcn(uconflituuntur o» bicétum logica in (c . i oo. Tertio probar, &p (alim in omni fua partic non ii fcieniasvt doceps,nà inlib. Top. inftituit modum , quo precedi pof- fit ad«onclutiones in fingulis (cientrjs p babilitcr ofiendendas, vnde T ojica dia- Vr procederc cx «oibus;ideo Do&t.qu. 1. 2o Logica * wh fit fientia crticulus Quartus ; 169 vniuerf.negat effe fciétiam;In lib. E éch. inftituit modü,quo poffimus decipere; & fophi(mata efformare , vnde vocatur ars deceptoria.K or(us non omnes actus pro- cedentes ab habitu logicae docentis funt fcientifici,imó potius generant fal (itaté y nam fi bic cóficiatur [y llogiímus in Bar- bara, On:niscaniseft afinusjomnis homo eft canis,crgo omnis bomo eft A finus;fa tetür logicus cffe dilcurfüm bene confe- &um io Barbara , & tamen generat fal(i- tatem. Demum logica non acquiritur pet. demonítrationem; quia tüc ante logicam. danda cflct alia logica, per quam illa de« monftratio effet nota,& fic daretur pro« ce(ius iminfinium , crgo Xc. : 46- Reíp.ex Scot.q. 3. Elench. g licet logica inftituat modum, quo proccdi p fitad cóclutiones probabiliter, & etiam fophifticé oflendendas, hoc totum tame den:oflr itiué tacit cx proprijs principijs oftendédo prcbabilitatem de fyliogifmo Topico;apparentiam de Elencho; Topi« ca veró dicitur procedere ex cóibus, quia quando applicatur ad alias (cientias , vti- mur fuis locis coibusà definitione;à có« iugatis , à wac- ade quo fcn(u vtige non cfi fcientia, Ad 2. poreft in eo, & fi- milib.fy!logif mis ccnfiderari conícqués, & con(cquentia, & licet non detur in cis a&us fcientiz confcquentis, quod jo riam concernit ; datur tamen vcrafCiens tá confequentiz, quz refpicit formam & cum ab habitu logicz depédeát quoad formam, & fccundum formam fint opti- mé difpofiti in modo;& figura , fequitut fcicnuficum effe habitum logica, & ad a- &us (cientificos inclinare. Ad 3.logica.» acquiritur pcr aliquam vnam demonflra- tionem dirc&am;& regulatam à logicazas naturali,v«l artificiali imperfe&ta . Quarió arguitur; quod logica docens fit ctam arscum Ioan.de S.] h. p. 2. log. Q. 1 att. 2.& Aucrí, cit, quiaars eft reéta 16 opcrum faciendorum , talis autcm eft logica docens in ordine ad operaciones intclicétus. Tum 2.quia duo requiruntur ad ari&yex parte matcrig y «p bt capax re» gulaaonis,cx parte fortia; qui ic habet vc regula dirigens, q» tiac directio per cer i deicrminatas regulas, v ruing. ad- ta, "s gu v là w * Cue emm 1205 elt in propofito , nà opcrationcs intelle- &us, licut (unt capaces erroris, ita, && dire: &ionis , & cem habet certas , & detere- minatas regulas, ergo nil deficit,vt ars li- . Beralis dicatur. T 3. quia ró artisnon re pugnat cum fcientia ,nà licet.ex parte ap- plicationis hic, &,püc faciende ats fit de fingularibus,& contingentibus,tamen ex. parte regularum eft de neceffarijs,& vni-- ueríal ibus,illa.n.süt certae, & determina-- tz- in vniuer(ali. Tü 4.quia, vt ait Auer(a,. preter noritiá vniuer(alem logicam da- tur particularis, & determinata ad hoc o-- p eiocri cta hic, & nunc; ergo faltim ta. is notitia dircétiua, quz (pe&tatad logi- cam docentem;erit propriéacs. Tum de- niq.quia falsü cft omné arté cffe habitum. practicum,id.n. verum ett, quádo cius o- pus cft praxis,non autem quando cft pu.. £a Ípeculatio;vt cf in propofito .. 47 Rep. negando a(lumptum, 9 illa. fit complcta ró artis, nam 6. Ethic.c. 4.de finitur , quod (it habituscum recta rone. €i üctus ad c (ficiédü idoncé, ex quo col; ligiturartem integrari cx habitu cogniti- «o in intellectu, & operatiuo in potentia: excquente,(iué fit ab intelle&u diftin&a, fiue non, & r6 eft , quia finis intrinfecus. artis.non cft fola cognitio modi, quo ope rari dcbemus;(cd etia ipfum opus , modo. logica docens íiftit in fola contcmplatio-- nc rcgularum,;non auté cfficit rc&as ope rationcs intellc &us;(ed hzc cft logica v-. tcnsquz 1dcó dici potcft ars.Ad 2; pra. Ter ila duo requiritur adhuc, vt habitus , qu didtutart;phyfci, & excrcité.intto» it formam in materiam capacem di-- tc&ioais, quod non facit logica docens, , qua tantum deceunon autcm cfficit: Ad: geneguns affümptum , ad probationem: ndüm artem przícindi noa poffe ab; aprlicatione ad opus bic, & nunc exercé. dum, cá fit habitus (uapte natura cffti-- wus cuius. proindé finis exiríníecus.cft o-- pus; & ideó 6. Bihic. c. 3.ait Ariftartens: "werjart.circa. generation mrerum.. Ad. 4 «9 ctiam potis arciculáris e: poteit propriéarscadé rone;quia.f. phy-- ficé non attingit opus y. quod cft crm artis, fcd raptum idealiter , & dirc&tiue, . Ad 5, ais ois dicitur habitus practicus: ;. -Queflio PioemdefNamraLofiez ———— 00 uatcnus cft operatiuus,& effectiuns,nGk — Mibin fimplici contéplatione cófiftes. etiamfi operatio , quam attingit, non fit praxis. Hac tamenratione negant Come plut.q.6.etfe proprie artem,quia nó ope«- ratur ca intentionc,yt opcretursfed vt co, noícat,& D. Thom.vocat artem fpecus. [Dem 2, 2,0.47:att.2.. Quintà tandem obijcitur ad proban«- dum;quod log.vtens fit (cientia; quia sm. cóionem eft idem habitus cum docente, cum aüt ex natura rei, & non ex'coníide-- C ratione no(ítra habitui cGucniar effe (cié- - ? tificum;vel nó.effc, plané (1 docés eft fci&- ^ tiayerit etià vtéSalioquin de codem cons . t E tradictoriaex natura rci verificarenture- Refj.hoc argumentü faus moleftum effe. $£ ponenubus logicam docentem, & vréem: , eundem liabitü realiter importare, vndé: t valdé laborant Compl. pro cinsfolutio- - ncdifp.i.prozm.q.6.Fuentesveró mira: ———— biliacffütit indigna plan&quereferáturg; ——— Didácus q.5:prozm..vt confequenterlo: — quatur;conccdit logicam vtenié etie (cié: tiam; nobistamenargurnenummihilfa. — cefTit negotij; quia concedimus importa . re diueríos realiter habitus, immo hac- eratvnaraio,quaid probauimuSart.T.. — -— «, ^4 í 1 L^ M ARTILCVLYSOMMMS De qualitate Logices 4n fit fcientiavea: — lis, fpeculatiua s. 0 0000— 48. pr Itcaqualitatemiftius(ciétie dus. ——— C plex occurit difficultas;Prima as» » eft;an fit fcientia rcalis,vel rationalis;nec - cft difficultas de logica intrinfecéconti- - derata;& formaliter;in hoc.n.(enfuy cum fit vera qualitasde prima fpecieynnlli da. - bium ett efle (cienuam realem , (cd d'ffi-- cultas cft de logica extrin(ecé & obie&i ué contiderara. R cc orc sjquamplures , , & przfettimsqui arc.3, afl gnabant , ca-obicdtum operationes inteileétus; de . fcndünt logicam effe [ciétiam realé, Qui . vcro ftátucbant obicétum cns: rationis 9» aut.(ccundam intentionem », vel'aliquid. confimilea(icront coníequéter effe (cic- . tiam rationalem, & ita (u viden-. turThomittz,& Scotifla $ excepto ; P onco difp.a.à. fe ! Di $ ir ^ x e fit fcientia vealis, e» fpeculatiua stet V. T "'Dicendumlnobis eft corifequenter ad iibi didta;g logica cx natura rei eft (cien- 3tia realis,(ed prout efl ab Aciít.contexta *eft (cientia rationalis. Pcobatuc autem có *clufio euidéi(fimis rationibus: Certü eft fcientiam pendere in fuo cffe, uari ab obie&o, nam fcientia eft alicuius ffcibilis (centia, vnde impoffibili exiien- te aliquo obiecto, impoffibilis quoq. eft "fcientia illius obie&i;fed fi impo fibile.fo "ret ens ronis, & quzlibetKecunda inten- tio, adhuc extaret, vel po (fibilis fotet illa "fcientia, qua logicaimuncupatur ,'ergo ex nacura rei cít ícientia.realis; probatur mi anot;ti nullum daretur ens rattonis ;ad huc ántelle&us nofter poffet operari,quia ne- que incelle&tus, nec eius operatio pendet bs ente racionis fed € contra;& eius ope itatio poflet adhuc dirigi » & regulari pr aliqua pracepta,ícientia vero tradens hu- iufmodi przcepta efTet logica,qua in hüc finemzit ad inuenta;vt dirigat intellectü, inc etret in operando . Bu Refp.coutrarij, quod cum regule diti- gentes aátus imtelle&us tradantur in actu fignato,vt patet cum dicitur genus predi- «cari de fpecie,fpecié de indiuiduo;& :modo affignari nequeant, nifi pet termi- anos fecu intention , idcircó ni(i -iftz poffibiles forent,nec illz regula pof - fent ab aliqua (cientía tradi, & fic amotis fecundis intentionibus remouctetur logi- *cayin qua zranduntur huiufmodi regule . Scd contra,quia huiufmodi regule poísét tradi etiam in a&u fignato per terminos 'primz intentionis,ergo &c. probatur aí- umptum,vbi.n.nüc dicitur genus przdi- cari de fpecie , & per hanc m diri- itur intelle&us ad bené apprehendenda peciei quidditatc,& de illa re&é iudicá- dum, & enunciádum , poífemus per ter- minos primz intentionis candem alli gna re regulam dicédo,quod natura cóis íem- per includitur inferioribus,quz regula nó minus infcruict ad bene apprehenácnda inferioris naturam,& de illo re&té iudicá- dum, q illa per terminos fecunda inten- tionis tradita,vt patet conlideranti, & idc iudicii de alijs regulis, quas niic in terii nis (ecüde intentionis habemus'in logica, cft facicndum. Accedit, g ficuc Ethica in 171 flituta ad dirigendas operationes volütá- tis tradit fuas regulas pcr tecminos prime intentionis, poffet fimiliter logicaalias re gula vcl ea(dé tradere per rerminos eof € dirigétes operationes intelle&us; Nec vnquam contrarij fuffi cienter oflendent, vndétantam habeat logica nccefTitatem fecundarüm intentionum ad dirigendas 'operationcs intelle&us [ola vilitas ofté- di poteít;vt poftea dicemus. . 49 Dcinde adhuc efficacius arguitur inftrumenta fciédi,de quibus agit logica. i& przfertim demóftratio, quz eft oium preftantifimum, fümpta pro'prima inté 'tione; vel habent vim faciendi fcire;ac di rigendi;vel eamnon habent;fed accipiüt à EU ee Msenpeleie ;non sin,quia ens rónis talé vim cati reali con- 'ferrc non poteft,& cü demóftratio fit vc- 'ray/& realisccau(a (cientizdici ncquit ,'q» producat effectum realem per ens rónis., tanquam per rónem caufandi ; tum eciam quia fecunda intentiones logicales babéc Ifundamétü in primis;atq.ita-vim faciendi fcire pra(ünponunt in primis,ergo primü 'concedcadü cft;fed.fi in(irumenta logica lia vim habent dirigendi ,'& faciendi fci- re antecedenterad (ecundas intenciones, confequens cft;vt etiam antecedenter ad. 'cas on nt conflituere fcientia logicalé - e(p.P.Ioan.de S. Th. p.2.log.q.1 .art. 3: cffe&tiua,& phyficacauf(alitas;qua a» étus demonfirationis gepeoeicieguan non pertinct per fe ad logicam dirigenté, fed ad fcientiam dire&am,& hzc effe& "ià gencratio conuenitiilli róne a&uü rca- liam,quibus demonftratiojconflat .. Per fe autem pertinet ad logicam confiderare in demonftratione etam dífpofitioncm fyllogifticam veritatum, & conucnientiá mmatcriz.í.quod T aprire (rnt necef faria per fey& ree di(pofitz, que funt «conditiones ex parteobie& requititee;vc proceffusicientificus ordi ,,nOn aue tem tales conditioncs funt virtus ip(a ef- E eta a eff, quod in primis cá- '$0 Sed contra in i fitas , non eft aliquid rationis , ergo: hac per i fc ad L tur lic Auchoc, di oum erp cmi id reale ccon- Pide mv - 171 fi derabit, (ed probatur etiam, quód con- ueniétia forme , .i. re&a di»otitio pro- politionum fit aliquid reale, nam certum cft demonítrationem generare (ciendàa y non quomodocüque, fed inquantum ett recte d.(pofita ,quia ex eiídem propoti- tionibus non ordinatis , vcl generatur er- tor , vcl (alim difparata cognitio, ergo cum etiam hzc ordinatio concurtat ad generationem ícientiz , crit quid reale, non autem pura relatio rationis cum ef- fc&us realis. dependere nzqueac c(sétiali . tet ab care ratiónis, & cam hecad Logi- cam per fe (pe&et, plané Logica ex natu- fa rci fcientia ccaliserit. Cont. hac ratio, idco enim dicimus Muficz proportio- ncs5,& coordinationes efTe aliquid reale, Quia aurium Ooble&amentum caufant , qui eft cffc&us realis, quod vtiq. tine oc- dinc nó caufarent,ergo fic in propofito. Refp.Complut.diíp.1.q. 2.n.2 $ nó ex co, quod inter ipfos actus requiratur. ta- lis ordo;aut difpofitio,vt generent fcien- tiá, ideo ordo ille debet dici realis, quia ifte non eít forma con(titutiua actuum in cffc caufee (cientiz , fed tantum condi- tio (inc qua non , non repugnat auté ali- uod .ens rationis interdum effe condi- tioné alicuius caufz realis, nam in Sa- cramentis nouz legis fignificatio eft quid rationis , & tamen eft conditio fine qua non caufarent realiter gratiam, & quod ccttíus e(t , voces (ignificatiug veré , & realitercaufant in auditu fpecies inten- tionales rerum, quas lignificast, cum ta- men fignificatio, (ine qua talcs fpecies non caufarent ; fit quid rationis reiulcans inillisex impolitionc humani. $1 Sedquamuis verum fit prefatam a&tuü ordinationé concutterc ad gencrà dà (cientià non velut róaein cagsadi, (ed vt conditione caufantis, & relationé rca- lem pofle pet modü conditionis fine qua non concurrere ad effectum realé abío- Tntü,vt Scot. docet 3. d. 2. q. 2. fub F. de apptoximatione caufarü extrinfecará , & vnione inttinfecatum ad cócm effectum producendum , nam cauíz nequeunt cf. Pan prodacere , ni(i approximate , & vaitz. Ex hoc tamen non ícquiur pra ía- tam actyum difpotiuoné ia demonttra- I Dueflio Proem.de Natura Logice. à j t LE quod ab A duer(arijs contendimus , - effe nimirà Log 'tionibus, vtpfis amotis Logica tota fun- .pládo inflruméta fciédi pro prima intétio ,De,& regulas tradédo ja terminis ciatdé . tione e(fe refpe&tuzn rationis, ímó cüiffe ordo inter przmiifas ad inferendam cós. clutionem fe habeat , velati a »proxima- tio caufarum, vt cffe&ü producant, ficut hzc in cau(is eft relatio ccalisjita & ordo ille inter przmitfas , quo vna collocatur - fub alia,erit ee(pe&us realis. Necfequie — — tut , (i relatio tealis potcft effe conditio caufz realis, ita effe poffe relautonemtras | tionis, nam non videtur vnde a(ignati — poffit in effz&u reali talis , ac tam necef- faria dependentia ab eote rationis; e fà | a(lignabitur, tandem reduci debebit in .— — | aliquá cáu(amy(cu conditionem realé, ex — -—— uire(ultatillude(fe cations, vripfimet —— omplut.ibi tatencar; ex quo paretillud — — eífc racionis mere concomitanter ,& per accidens fc haberc ad. productionem rea- liscffe&us, & itaeueait inpropofitoia — — illauwooe conclutionisex przmiffisytins —— Éca declatabicar ex profetfodifp.3, Ex&- — plaveró addu&ta à Complut.moníuntad — — rem ; namfàkuüm eft facramenta nous - legis phyfice caufare gratiam , ci cau(enc moraliter,vt apud no: teria de facramétis habetur & fare phytice (pecies intention ditu , exercitium fijuidem. fi nis vocis; cü .. ingerit audienti rei lignificatz , non fic px n CAU alt phylicam, fed per quanda veluci moralem , qua vox moralite AE tat mentem auditoris, vt ad prolationem — — vocis cuius (ignificatum fcit ,ftatimeli- — — ciat rei lignificatz conceptam, vt fas dicimus difp. de Vocibus ex . in 24d.42.ad 2q. i& 4.d.1,q. 5. B. i 5X den i Hz rationes adcó. fuot euidentes , vt P.Ioan.de S.Th.loc.cit. in fine tind£' fa- teatur, quod eciam [i nou refultarent en-. tia rationis formaliterQ7 Jecidu exifté tia obieiliuam , adbuc daretur logica y qu& illarim rationes cofideraret [altinz.— €x parte [ui fundamenti,plané boc eft, — icam ex reiitàcü- — ncxam  & depeadentem à fecundis int£-- ditus ruat y cum bené feruaa pollit coré- $2 Qu p yniuerfum rei . ftducere ad faciliorem methodü po n fis [cientia realis eofpeculatiua.eAfr.^— 323 $31 autem Logica Arift (quod attinec ad fecundam conclufionis patt€) fit (cientia rationalis, patet ex di&is art. 3.cum.n.Arift. data opera logicam fuam tradiderit füb terminis feeundarum inté- tionum; yt funt genus ,/pecies, fübie&ü , povpony antecedens,copfequens,&c, inc fa&um eft,vt logica; quz (uapté na- tura (cientia realis cft , ex intentione Ac- tificis cuaíerit rationalis. $i autemquz- ratur, cur Arift. Logicam fuá inftituerit fub terminis (ccundarum intentionü po- tius, quam primarum , dicendum hoc fc- ciffe ob faciliorem method, facilius fi- quidem,& cómodius dantur intelligi res logicales fub terminis fecupdarü inten. tionum, primarü, vbi .n. multa dicenda forent de re , quz in propofitionc affir- matur,vel negatur de alia, fimiliter de re; de qua alia affirmatur , fub iftis fignis in- (ubic&i , & pra dicati bre- tentionali witer onis res sofhpretendkor, que de alia dicitur, & de qua alia dicitur; füb no mine generis comprehenditur animal , lantaycolorg&c,íub nomine fpeciei leo ; | apr es 5 & lic de alijs; per hanc re- redicatur de fpecie, igi, quod homo eft alico cft animal,atinus ef! animal, &c. & ita vbi multa. neceflaria forent ad docéda logicalia fub terminis primarum intentionum , pauciffimis id fit vtendo terminis fccundarü; & hoc fuic in caufas eur Arift, qui maximé cupicbat ops - lem;eam inftituerit füb terminis fccüda- tum intentionum , & ità vbi fuapte na- pue erat, rationalem fecerit ex mo am, quod . do, cam contexendi . ;,$3 In oppotitum obijcit P. Fuentcs q. f. d. £I. v mart-4. DoGorem q.1, vniuer, in finc, vbi Logicam vocar rationalem;vt coiradiftinguitur à fcientia reali  & in 6« Met.q.1. Ícientiá fpeculatiuam diuidit in - realem; & rationalem , & fub hac Logica €opftituit, & in prolog.fent.q.3.& 2. ier. x Bs didis ide] bes ? .breui- Scotum, & alios Auctores, cü Logica Erie eat ielsnbRi er Amyiplos joqui dc Logica ab Arift. conz (152,q!4 omncs yumurnon anié de Lo gica infe , & vtex naturarei poffet infti- tui , vndé DoGor 1. Prior. q. a. affignans fubic&ü Logica: in fe nequaquá cam ibi dicit ícientià rationalé , & fic ctiá intelli gendus eft Boetius , cóait Logicam efse de fecundis intentionibus. Sed inftabis ét Logicam in fe dici (ciencantirationalé , ergo &c. Reíp. Logicam infe dicitatio- nalem, non vt centradiftinguitur à reali , (cd quia eft dire&iuarationis ; hoc eft , intellc&us in actibus fuis . Sed rurfns in- ftabis, Logica Arift.eft pars Logice infe, & obie&um illius continetur füb obic&o iftius,ergo fi Logica Arift.eft rationalis, | vt dift inguitur à reali , & obicé&tum eius aliquid rationis,talis erit ctia Logica in fe, & fecundum totum ambit. Refp. ge ficut tota Logica cx natura rei rcalis eft, & petit fübie&tum reale;ita etiam illa pars dc argumentatione,quz tradita cft ab A« rift.in (c, & cx natura rei rcalis cft, & pe- tit fübie&ü reale,& ficut hzc parstradi- ta c(t ab Arift.(ub terminisfecundarü in- tenrionüita poterar inflitui tota, & lübie &um vnius femper eft (ub fubie&o alte- rius, fi vtraque (pe&etur vniformiter; at difformiter, minimé, vndé nunc fyllogif- mus,quia eít íübie&um Logice Ari(t.fe- cundó intentionaliter captus ; vtique non continetur formaliter fub inftrumento Íciendi reali , fed fundamentaliter cantü . Scd iterum vrges, nócft in AuGtoris arbà trio fciétias immutare, ergo fi Logica ab Arift. tradita eft rationalis , talis erit ex fc , non veró quia Arift, ci afIignauit obicctto aliquod ensrationis , quia nó ftat in Au&oris arbitrio affignare obic&tum fcientiz cum quzlibet determinatü obie &ü (ibi vendicet ex natura rei. Refp.quod quamnissrh rem non poffit Au&torícien tiasimmurare, & diuería obie&a tribue-- rc ad libitum fuum , pot tá immutare sim. modü , & ità cótiugit in. propofito , quia. cü. inttcümenra fciendi ,. & regula bené cognolcendi fint obie&a Logicz ex na- tura rei , & cü hzcuradi poflint per ter- minos prima & fec i ionisypla- Fic apes Sos hoc (ecüdo: : idco Logica ciuscít rónalis,& quáuis. vatur terminis fecüdacum imentionum ad liguificandas res rares im : X 3 -" Uz& | ÉEndlioProen de Natura Loiice2, ^. 5 atu fi gnato'pet terminos (ccundarü, vt exerceantur in primis;hinc tamen dedu: €erc nó debemus cà: Neotcricis ét Arift. Logicá agere de (ecundis intentionibus tantum pcr accidens, fed potius statera: . proximam;circa quam per fe verfatur,cf- fc fecundas.intent; ones primas veróyqui- bus easapplicat;c(ie materiam remotam. f4 Secundo obijcit iüc a&us.enücia- tion'selt ordinatus , quado vriü extremü: concipitar,vt fubie&ur, & aliud vt pre- d:catnm, tunc actus difcuifus eft ordina. tus,& rc dilpofitus, cum vna propofi- tio cfl antecedens,& alia confequens,fed: €ílc (ubic&um , & praedicatum , antecez dens, & confequens-funt entia: rationis y. ergoordo a&ualis in enüciationc; & di- fcur(u neceísarió cft ens.cationis. Conf? quia propofitionem císe maiorem y vcl minorem; primo, vcl (ccundo loco poni,. vnum alveri (ubijci nih;l' ponit in rebus: rcale,& totum hoc rcs liabent ab'intelle-: prima principia obie&ti illius feiehtla à. - uibus procedit ad cóclufiones demon- fiaadécde obie&o , vndé fi obieGü cft ens teale nece(sarió principia debent ef fe realia;(ed Logica non habet Li o ma principiarealia, ex quibus: proc ad coriclufioncs de (uo fubicéto.demons flrandas; ergo eiusobie&um non poteft efie ens reale , & confequenter nec ipía fcientia realisymaior patet, probatur mi« nor; quia'in omni opinione tota ars(yllo giftica innititur daobusillisprincipijs di €i de omni dici de nullotvel illisque cnuque fit eadem Ynitertioy [unteadé inter [ey quecimqs [amt eadem: inter fé ydiflingunntur ab vno-ztertio, fimiliter: ars dcfiniendi,& diaidendi innititor im^ tenticnibus generis;di fferentiz,& Gimis libus,quz omnia cóflar efse entia rónis ; Refp.negando minorcm de Logica im fe,concedendo de Logica Atift.fimiliter dicendum'ad probationem, quod a e se US ue Guergototunkhoc cftcns rationis atqj; Fogica Arift inimtitat illispeincipij d itn, ita logicaíermntameréri&onalis. — : plicatis per terminos (ccundamm:iptene Kefp. negando'maioré,tunc.n:aQtus  rionüsat Logica in fe potett alijsanniti y - enunciati onis eftordisatus; quando vni! & etiam eifdem tradiistamenan ce & alio affirmatur, velincgatur licctad- gis primarum inrentionum.,vt fupt, buc termini nondenominentur ànotio- claratüm cft; imino princip: illud: qu nibus (ubic&i, & pradicati ,& fic ctiam inci dicendü: de a&wd;(cusfus, quod co-ipfo: eft ordinatus; cum vna propofitio infcr- taf cx alia, licetnó denominentar adhuc propofitioncsà notioni busantecedét:s ,: & co i55qug poflca fiunt per a&tüt quare cum antequam terminis: veli propofitiones dcnominenur àfecun: dis intentionibus, ynusterminusde alio afhractar,.vna propofitio feratur ex a- à »qui reperitur inter fübie &ít, & pradicatumy mtcr antecedens, & confe: quedrtadcticcus. Ex hoc patet. ad: n firm.g; quais efse fübig&tü,predi-: «arümaiorcmyminore, &c. fincrclatios nesratienis; thi melle&usà parte rei fine: vliafi&ione vni affirfnagde alio, vel ne- gat,& collocatio miporis (ab maiori vc- fà cílaciscalis,& nomfi Gta, & & habet in: gmiffis,vcluc ap imatio in caufis; Lone prev dirimi baril ; "Tertioatgpunt: Complut. difp.1. q. 2: 2x9- la qualibet (cientia/damar aliqua: E o€ A : cnr.q; [unt eadcm. &7c, elt. prit reale ^ affignatum: pet: "terminos. intenrion;s.- QI eva /$5 Atlteradifücultasde qualite Záy — ica eft yan fit ciencia pra&tica;vel (pea- iat cuius exa&a c TC den pcndcat cx dicendisinfca difp.de (ciétiag. - vli expédemusquomodo liabitos diuid. tur per practicum,, & fpecalatiuü,& de — natura viriufoue di(íetemus lic tamen beni emis pereat at c " thic:q. apud! Maurit.q. i.vuiuecf. qui af feruitnon effe practicaap, (pe dos, fed' eontra i eique das vtrafques fequitur Zab. lib, 1. denats. Eo «rA rs Dons Nige dusarés - BUCO 1 docena rea i Qi quia Arift demere aud diui inclus pude, culitiuumi;& 6: Mét«c. 1 [ciet dm ip ord. licita, S (peculatitam  umriia eo pal no uot furit fentécia. Ptimaifüit hoftti Gerardi Mae ie NM — jo pra&tica, & (peculatiua rationes com- €radi&torias prz(cferunt , «cl enim (ftit iv'fola contemplatione veritatis , & fic :eft fpeculaciua,vel non fiftit, fed ordina: tur ad'opus , &tic ef jraGtica , vt Acitt. docuit 2. Met. c. z.dicens fpetulatreg fi- (0 "Wists veritasprafiice:veró opus,ergo on datur medium ncque per. participa- - tionem extremonimi, neque per abaega- tionem, ita aotauit Do&or q.4. Prolog. ar.1.& Anton.An 1.6. Met, q.2. Alia (en- tenti é conrra docet logicam effe timal pra&icam,& fjeculatiuam, ita V 2q.p.1. "difp.8.c. c. & difj.9.c.3 . Suatez difp. 44. "Mer. in fine Rauius bic.q. s. Hurtad. «ditp.3- (ecc 1 Caucr.difpi . dub. 5. Loma- 3üicnf.q. 15.in Porphir. Tolet.hic& alij, quz op! vede vmm EN " a ptzcedens,nam pra&ticum, & . , "vá vel (unc diffecéciae erar (ils . tia sy elcerué eas nobis circam( cribunt 4 -vt.rooner Dot. cit.vnde implicac eindé «ognir? e fimul pra&ticam,X fpe -€ulatiuam, ficar implicat.cundem nume- rum effe imul parem, imparé , (.uic- -. qnid in oppotitum dicat Poncius ditp. 2. Toss» 91. quem: impugnatum vide ifp.1. Mcraph.n.72. )& «quia prafeferüc ratones penitus contradidborias, ticut nó patiuntür medium pera io5C extre morum s itanec admamar medinm per ipairicipauonem quae omnia:ex diíp de (cient; probao:ur. Hinc ett, quod cateri Au&orcs communiter logicam po imunbaat abíolucé praóticam, vc Nomina les palim Ocham iu prolog.(enr.vb: Ga briel q-41. Greg. 4 $.ar.2- Aurcol. & alij antiqui, juos ex modernis fequürar. Fol: i1. traG c4. ]-3«fec..4. Conimb. q. 4-pro- mar. $. Auería q. 1. (ec 6 Murc.duj. t. 1.4. Ouuied conr. 2. Log.panc. (. Atria :ga dilp. 5. (ec. f.aut abfoluté fpeculatiuà , vt D. Tho.cum fuis apud Complit. difp. A:q.6 EcScousq 4. /rolog.vbi Bargius, Li-het. Vigct- & alij Expoutores , à 6. Met.4.140 (ol.ad 1. Anc. And.r. Met. q. 24Mauriti]-1, vaut. vbi Sarnan- Brafa uol,& aij ciccicumlocam; Ratio difcci mins n.cer hos Autores ex nomine pra xis, & noticie practicz ortum duxit y nà aliqui omnem operationcm dirigibilé, vt e/fn fiefeieniavealis/ e) fpeculariune Ae. V. 15 fic, contendant e(fc praxim , & notitiam dice&iuam «ius appellant pra&icam , co quianon fit 1n fimplici comemplatio- nc obicdti , (cdvecíaturcirca iHud modo operabii, & teadit.ad illudefficiendum s vüde.cum ita ver(etuc logica «itca opes tatíoncs intefle&us,& inftrumenta fcie- düplané practica fcientia etit « Alij vecà non:omnem operationem dirigibilem va lunt ee praxim,ne-.omaem d'ce&tiaam pra&icam ,fcd operationem dirigibilem tanrum per di&tamé prudcatiz ; yl artis ingenere moc's vocant praxi m,vnde có fequenter volun: cffc operationé ab eles &wne voluataiis pendétem, alio.|ai nom Éoterlaude,aut vituperio digaa,& omn&- cognitionem. huitfmodi epberauenum diredtiuam cenfent effe practicam , quia per ipfam remoueturerror pra&ticus ; &€ uia bei ita dirigit opecatiónes.iniclie us,vt tanti inrendat ab. eis cemoueco errorem [peculaciuum qui eft fal (cas va dc tota itta ditectio e& propter (cire , Sc €irca. vci wer(acae y quodeftobicctam intellectus ideo fcientia (peculatiua czn- fenda ett ; & hi abíquedibio melius lo- quuntur, magis proprie declarát natu - ram praxis, & notitize pra&icz,& fpcca- latiaz , vt inferius fao loco dicemus j & hic eftienfos b. Avift.incenuis 1.Mcr.c. 2.dum aic aem fpeculatiuz e(le verica- 1cim,pra&ricz opus,ita namque hzc vetba exponit Cominentcon: 3. Per fpecula- tinam fcimus, vt Jcésnus , per pradlica veró (umus [cientes,vt operemur , qw;a pra&ice fin:s opus; quantamcunue er- go logica dirigat operaciones Int-leéxus, Cü talcs duntaxa: dirigat ; vt Íciamus,s- finis eius ett veritas, & per coníc jucs cientia fpeculaciua cít;na n qae pcc eam Ícimus,aon vt operemur fed vc fciamus , qua in wr tam actio dirgois , quam direda ett (cire, & veritaus cozato $6 Dice dum igitut eft;quod licec pec tandam analogiam , & fecand:in quid dogin dici pofíi fcicntia Tome ,fin- plicitez camen , & abfoluté io jucn4o ctt ípeculaiua: Conclunoett Sco iin tei- minis 6. Mct.q. tad t.ptin. vi» lic 1o jut- 1r de logica licer dici polfiz y quod eft praética,quia ni efl cami p p )cire yro- V 4 —— prium» adlltnm cmd di a. LLLA GM AL. ooonss,e9aa Lu A DN rx 176 priis, fed diretL iuii in aliquo atín, exté- dendo nomen; quia tamen atlus ,in quo dirigit, no efl nifi [peculatio deo logica roprié no e$t pract icayfed |peculatiua , [de explicatur conclu(io,ná co- gaitio pra&tica poteft (umi lat , pro no- titia ./. cuiufcunque operationiscontin: gentis,que (it ercoris capax, fiue pra&i- ES fiae [pecalatiuiy& non cít puré cócem platiua naturz proprij obiecti (ed etiam effc&rix ilius, & (ic Logica dici potett fcientia pra&ticanam fcientia Logica nó fifticin [e »vttantum cogno(camus na- turam (yllogi(mr , fed tradit regulas, & cepta illum re&té cóficiend;: ;(ed quia Boc nd (uffcic ad notitiam practicà pro- prie didam, fed e(fe debet directiua pra. xis,nimirum operis ab ele&ione penden- tis, & quod lit capax erroris praQtici , ac proinde imputabilis ad laudeay,vel vitu- perium, ideó proprie loquédo logica nà clt practica;fed (peculatiuasquia ipfa di - rigit a&us. intelle&us , nc contingit in eis faliitas, qui. eft error fpeculatiuus , & totus cius finis e(t veritas,& (cire,nó aüt operari, nam non folum cognitio naturz fyllog (mi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica efficit in(tromen tà (ciendi , non vt operemur; led vt recté cognofcamus; Et vc modo ab(tineamus ab ca conccrtationc, erede intelle- €tus dici poffit. praxis , de quo inferius loc-cit. hoc omnes fateri cenentur, 9p li- cet actus intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis habere poffit 5. tà quatenus dirigitur in ordine ad veritaté non habet rónem pra- Xis , quia tunc finis illius dirc&tionis cft veritas,& non opus;modo lozica dirigit opcraciodem intclle&us,nó vt participat itaté moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- ium intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui bac innititur (cntétia, $7. At refpondent contrarij, & prefer tim Aucría cit. parum referrequod cogni tio fpeculatitia , que dirigitur per Logi- Cam , filtat in contemplatione veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione veritatis de ipfo (uo obic&o, (cd ordinatur ad illud efficiendum , atquc Queflio Proem.de Natura Logica. adco non eft propter —  & gratia ui in quo có(iftit ratio (cientie pra&tie cz, illa autem cognitio e(t fpeculatiua y uz liftit in contemplatione veritatis de - uo obic&o, quod contidetac , & tic-eft gratia (ai,& propter feipfam. Et quando dixit Arift. (peculatiuz finis e(t veritas, pra&;ca opus,non intellexit dc finc ope- rationis directz, (ed de finciplju(metca . — - gnitionis, quz dicitur fpeculatiua , vel. ra&tica, ee quód fpeculatiua ita cogno. cit veritacem (ur obie&i, vcalio veritas - tem non dirigat ex modo cogno(cendi, Jf precipiendo , & dictando de obicáto cognito faciendo,alioquin nó rrct meré «ogmo(ciciuá , & omm:;no non filléret in notitia veritatis, fed o. pra&ica . Tota hzc rcípontio fal(z inni» titur intelligentiz naturz cognitionis practice, & Ípeculatiuz,faltum tiquidem c(t qualécunq; ordinem ad opusfLétiam — exiahercà ratione (cientiz fpeculatis — uz,&itainfimplicr, & nuda cótempla- — Uuonefar obicéti fileredcbere,vtnequas —— quo ad illius effcétionem ditigere pof qd P.Didacusq.6.proaem:& Compl. —— -— NM i manifeíto demonttrant excmpló , Geó- mcetria namq; Aftcologia , & Mathemae — tice (cicntig fpeculatiuz func, & tamen. non e(t contra fpeculariorié earü aliquid riynimirum Bare corned jum; opus etiam nume . , * meníurandi (jeótatad illas, &/tanien eas nó extrahit à ratione fjeculatiuz, nó alia ratione , niti quia horam inftrumentorü conftructio ordinatur ad cognitioné ve- ritatis, neque per illam ititendunt fciéciae huiufmodi opus ipfum fa&um fed veri- tatem,rgo cum Logica nó folum omnia ordinet ad cognitionem veritatis,(ed ip- (um opus,quod dirigit, cognitio veritatis fit,plane ordo tal;s ad opus à ratione (cié uz fpeculatiuz! ipfam mon extrahct ; Et hac de cauía ctiam proprer (ei inn cctur, & non proprer aliud, quia etiamfi dirigat inopus,ramen in hac ipfa actuali directione, immo, & cffe&ionc oper & non intendit opus, vt fic, (cdivericatem. Poncius ctiam difp. 1.Log, q.8 n. 85. hanc probationem inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis pro» ximus atiurfortt &.—— A Lok : LE &- X - " -1* ,. 'eitadi c(fet fpeto - *&o: Mcdiciria, quit trádit modum recupe ' ande memoriz,& difponendi caput inor . "dine ad acuendumi ingenium dicitur fpe- - eun fit fcientia vealis, eo [peculatiua. ert. P. x77 xi mus pra&tica fit opos,non veritas, tamé ' vetitas potcft efle finis cius remotus , & fic in propofito dici poterit Logicá cffe pra&ticamsquia licet remote ad veritarem ordinctur, proximé támen ordinatür ad . opus .fad confe&ionem fyllogifmi, & a- Tioram inftromenroram (ciédt,quod fuf- "ficit, vt abfolaté , & fimpliciter practica "s. dicatur; quod enim hoc opus ylterius or- dineturadveritátem. cogno(ícendam im- - .. zipertinens eft ad Logicam (inquit) nàm 77 fi fcamtium ordinaretur, per fe.etfentiali. . Xt ad acquifrtíoneme(Ciegriarü,non Jeered fcientia ttadens' modum illud fa. latina 5 (icit'nec de fa- «ulatiua ,licet recuperatio memotiz , & acuimen inrelle&tus ordinentur ad ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, qua docet conficete wiangulum,& rame "ett fpeculatiuajait don e(ie prachicá, quia non oftendit adzquaté, quomodo trian- "gulus ficti polfit, (i ebim fic oftenderct, plaoé practica non foret, Hinc tandem 'n. 87- ipfe probat conclufionem , quod Logica non (it pra&ica, ted iua. ia in omnibus eius partibus dirigit 3- intellectus , non autem actum alte- "rius potentiz ab intelle&u , qu (ola eft spraxis,vt docet Scot. q. 4. Prolog. Hac tamen füa ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim dubium aflumit ; quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- xis, oppofitum namq. probabilius c(t, vt infrà patebit difj».1 2. 2? f»átt. 1. & tenet etiam Ponciusi pfe difp,cit.n.80.& ide "libenter ab hac rationc ab (lin uimus;quo vq; infra melius declaretur; Quare pr- - ftat adhibere rationcm à nobis adductá, "qua non eft ità facilis folurionis, vt Pon- cius arbitratur , fenfus namq, illius axio- matis, quod finis (péculatiuz (ic veriras , - pra&tice veró opusyverus,& gcnuinus cft, quem ycrba ipfa prafcferunt, non autem uem ipfe commifcitür , ncmpe quod fi- nis pcr fe imentus à fpeculatiua ett veri- ta5; pra&ice vcró opus bonum 1n genere n.oris, velattis; & (i interdü (peculatiua opus attingit ; aut practica veritatem , id e(Te meré per accidens, & propter aliud nam fpeculatiua opus attingit, vt v. g. itt propofito logica (y Mogifasum ,non nift graca veritatis , vndé illud afumit pro medio , non autem pro fine à (c intento ; fic Aftalogia docet conficere,& conficit fi/herá materialem ad eum modum , quo C«los effe inter fe difpotitos exiftimat .tamen quia hoc opus non propter fc com- ficit, fcd in ordine ad veritatem aflequcm dà de fituj& moribus Orbium, nó amit- tit rationem (peculatiug; Q) 10d aüt (üb- . dit de Medicina di(ponere caput ad acué- dum ingenium , & arte lignaria fcamni confcó&tiua , quod ordinari poteft ad ve- ritatis ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs re noflra ; quis enim non videt fy!logifimum opus elfe magis aptum pro veritate a(equenda,quá fit ícamnum ? & quo pacto fieri potett, vt (camnü per fe effentialiter ordinetur ad acquilitionem fcieniarum, vt ipfe füpponit 7 nonne hzc eft ridicula fuppofitio? fic pariter quis non vidct; quàdo Medicina remedia tra- dit memori recagerandz , & difponen- dicaputad acacadum ingeniü, finem ab ipfa per (z intentum effe capitis purgatio- nem, acquifitionem verà fcicnttarum , & : vetitatis mer&yer accidens ad ipfam at- tincrc? non exempla illg ad rem fa- ciunt,ncquc ronem noftram labcfactaat, Deniq. omninó falfum eft , quod aicbat hic Au&or Mathematicam non adzqua- té docere, quomodo triangulus ficri pof? fit, imó yaicus Mathematicg [copus cít docere modum formandi huiufmodi fi- ra$ mathemarjcas , vt videri pot apud uclid, quod fi Mathematica id adequa té non docet , debebat hic Auctor facul- raem a(lignare, quz plenéid doceat. — |. $8. In oppotitum obijcies r.prgcipuü "oppofita (cnt.tundamentum, Habius di- rigens aCtiones. voluntatis ett practicus , ergo & habitus ditigens actiones incclle- étus. Nec valet ncgare paritatem,co quía optcrauo voluntatis eft praxis, nà LR "tio 1ntellcétus, Hacc namquc oon ctt fuf- ficiens ratio, vc iile habitus dicatur praóti- cus, ifte fpeculaciuus quia prudeücia. cft habitus praéticus, & cum hit omnili dire- Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs aliquas 4538. « Queflio Proem.de Natura Logict... 5. aliquas intelle&tus qui ad victates perti. ment,ergo quod Logica dirigat operatio- nc5 intelle&us, non obftat, quominus fit fcientia practica Nec etiam dicere valet, operationes intelle&us, vt à prudéria di- rc&as , habere ratione praxis , quia vt fic; pendent ab cle&ione voluntatis,& süc capaces etroris practict, ac proinde im- itabiles io gcnere aioris nó autem ira k habere, vt dirigatur a Logica,quia no cadunt fub directione Logica, miít vc süc capaces erroris (peculatiut f. Ealiiraus & idcó non (unt praxes , (cd mera: (pecula- tiones ..Nà contra vrget, Valquez ;quod etiam in operibus Logica: principiam cít elc&tio, fi quidem libere fiut, € voltas mouet intcellc&ü ad (uos actus, ficut ce- 1eras potentias, ecgo Logica vcre ett fcié tia practica a£iua , yt pocé qui verfacar €irca opera ,cnius ptiaci fi ett eleGuo . Refp. quicquid fit de prima folutione, uz pendet cx alia difficultate , an opcra- tio intelJectus poffit habere ronem pra- xis (videtur .n.habere poffe quatenus be- .m, vel malé moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo loco.fecüdam folutioné om- ninó (ausfacere pro negarione paritatis . Kt impugnatio Vafquez , quamuis apud Mauritiü alicuius videatur momenti,eam 4n.adducit,& nó foluit, it& tamen friuola eft, vt eriam Coplur. aduertunt , quod (i uid probat , probat quoque nullam elfe Dre fpeculatiua fi ;uidé omnes actus cuiufcungs (cientia funt , vel Glrim fieri poflunr à poftro intelle&u liberg , & me- dia motionc yol(icatis , cum igirur ait A- rifl.6, Met. c.1. [cientià a&turam verfari .circa ca,quorü Pocipiin cit cic&io,in- tclligit de operationibus , quibus perfe conuenit procedere ab ele&ionc, & rales ' funt ,aciioncs vittucis moralis,omnes .n, tales àut funt actuscliciti aut (a/tim im- perati à voluntate , at operationibus in- tcile&us,vt à Logica diriguntur , mere p accidés cóuenic libertas, icü volütatis im- perii, quia antecedenret ad quamcunque - Wolütatis operacioné po: inteilectus erra- rc in (uis actibus, & per rcsulss, quastra- dit Logica dirigi, & ideo aótus eius, qua- tenus à Logica dirigürur , nó funt praxes. $ccü 4o cbijciant rauones ex Aurcol. [| iv -- uia Logica eft dc obie&o operabili aed eCEE NER Mica t ytyOcanscompofitiuo,& nom meréfpe- — — culabi', &refolutorio,mom.n.contempla —— fürtan:um mitüram delimidonis,& argu- ——— menrationisfed traditregalas, & przce- —— - prabcoéila.conftruendi, &huic arga- — —— menco inniitur Oauizd.loc. cit. Tum 24 -— quia agit de operariomibus inrelle&us , ——— quarenusilliussürnature,vtbem&,velma — .—- le Gcri poffiat, & tradit mod, quo ben ; fiant,ac detegit vitíaygua. cotingece pof- -*— . (uat n exercitio acra gii ee dc "7e fant (cieatiz paca [am fra ne hase eliciunzur à Logica, quomodo ficride- - beat definitio enunciario,fyHogfmus, —— &c. non fuat propter folam verita: 2s qptionem,rt ibi fi(tamus, fed ex nat uareferunturad v(nm,vtdefiaitiónes- — — ncerrorefaciamus. T 4, Logicaettha- —— bitusnontantum cogainuus, fedét ope- — — ratiuus,vndé diuiditur in docente, & vt. tem,(cd omnis ralis babirus eft practicus, — Tum $5. habitus fpeculatiuus eft propt fe 1.M et.c.z. fed Logicanoneft propter fe,fed propter alias(ciencias. Tu 6. q tunc eflet nobilior fcientiJs p dee 4^ *w * ^ - 4 95^ 1, 4 E tamen falíum ett, quiajipfa eit. tionisyilz de ente reali, patet cofeq«q fpcculatiua quzliber nobilior eft qt «ung; practicaex 1. Met, c, 2. Tum« mim, quia £ogia Nae ji gifinos (peculatiuos, fcd etiam pta ct. T » i «ergo faltim ex hac parte, pra&tica. $9 Kefp. ad primum vtig; dir Ad Logic perrinere, hinc tamé nó fequi- tur císe pra&icam,co quia in ipfamet di reétionc, im & operatione "i gen, x nili veritatem, omnis namque Logica« e. 1c&po ad veritaté red indigidum rdi- Et] natur, directio veró practicanonordina tur. ad hoc,vt recté camus , fed vt boni efficiamur, vt verbisexpretfis docet. e Arift.i.Etbic.c.i.endé moduscópofiti. —— | uus Logicz diuerusett ab co,quo vtütur y practicz . Ad 2. Logica agit de opetatio- nibus intellc&tus, quatenus bené vel ma fieri poflunt (peculaniué, non pra&ticé, *tegit etiam vitia fpeculatiua, que inip fis contingere potant ; proprium autem. Ícicntiz practicz cft darcregulasad cui- - ran oc opio rati lesnon (unt regula logjcales, qua folum: . dantut ad fugandam suere iol modus przceptiuus eft proprius. (cientiae a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem;. q ad veritatem. Ad 3, dicitur adhuc fiftc- rc in ip(a veritatis contemplatione , quia ipfemet víus inftrumentorum logicorá ad hoc inferuic , vt fciamus, pon vt boni efliciamur;& cendit ad fugandà;ignoran- tiamnon prauitatem,vel errorem practi- €i contra regnla$ prudentiasvelartis. Ad 4. cui prz(eztim innitirur Arriaga cit.falsüi eft Eogicádoc&£ , dequahic e£ fermo, attingere operationé, nam ipfa folum cft directiua operationum , illas aucem face- ze dire&tas [pe&at ad alias. facultates au- .xilio logicz ventisvt patet eX 1. & yare & quando etiam clicerer operatione di- rté&am , non poflet adhuc dici inrigore a&ica, quia nom ditigeret praxim , cd: in ordincad veritatem; quod'elt mariüs fcientiz fpeculatiuz,non practica; Logi- caveto vtens , qnia eft effe&trixoperis » induit rationé attis, & dici pot habere ra tionem practici, quatenus eft operatiua ;: fpeculatiui veró,quia opus.ipsü;quod ef^ ficit cft fpeculatioynon praxis. Ad 5.non v ur remit Karin norn tiu principalis, fed pocius miniftra;& inft rumétalis, Ad. €. Arift. ibi loquitur del peculatiuis prin- gica, & verü óimmem fpeculatiuam effe praética no' do procedendi circa illud, &cinhoc fenfu: Logica dici poteft nobilior pra&icis. Ad: 7 Logicaetíá (jllogtfmos pra&i- cos; fei ivtatione veti, f : aute in tatione boni, & idéó: cnsjll (peéatariütas ;. hec igitur, pocmpriacn ges folait Aat. And-- folum. ptohant, quod: Logica habet pod pra&tic), at quia omnis i fta dire- ; i eere ordinatur , & ad re- lationisopus,fumpli-  fimp : E [eei (d& Ariffau& t € ua ; -- v ERBEE t. dun áit Dialeticam cííe mali tig ffünc;& 3. eft habitus pra&i: (000 ador ieniarea e eai Ap, Ie » Lud abra in genere moris, qua ait logici nófolü confidetare trà, logicam. nerationé (yllogifiorü ,verü , X^ clic ue- potétiam habere,& alias fimiles:qi vlicia 6. Mct.c.1.fpeculariuá diuidit in Mathie maticá, Phyficam, & Mcetaphyticánul-. lam logicz mentióncrh faciens,vel locu- tus cft de (pcculatiuis princ;palibüs ; in ter quas logicanon eft, vcl ipfam iubin? tellexit fub iecundo mebro, cum fit pars Philofophiz. Ad hunc cttamarticalü de qualitate logicz fpe&tat qua ftiuncula il- la , an fit fcientia communis , quam quid difficultate vacat, brcuibus refoluit ; Gor q.2.vniuerf. dices , qubd eft (cientia communis comunitate nimirü vfus, & ap dicem S aerea n in ea tractatur unt emnibus a pplicabihia facultatibus , & fic logica ctt icientia cómunis quoad omnes partes ;. verum tamen cft Topica peculri ratione dici pe pr el nus nimirum locos arguendi' Communes tradit idi eréhter ad quodi! libet probandum applicabiles .- : "ARTICVEVS SEXTVS. be nece[ftate » & »vtilitate Logica y, sooo eiufque partitione. 6o «y Ogicamad omnes (cientias, & fa: 3 Totam peracilet nemo da-- bitatjid enim oftentant variz:citts appel lationes;& encomia,illudl prefertim apud" omnes recepti fimum, quod eft. trs ar«* tiumy/cientia [cientiarum: y ad'oniniuns Metbodorum principia viam. habens 5^ fed dubitatur aneciam fit neceffaria ; & is nondefuerint;quifimpliciter,&' abro uer efi: iccsfbicilto dixerut ad aliam (cientiás qnomodócunqüe comparandas: ctiatiinget feto modia Ros Qmm Arauxo 2. Met.q. 3.art. leg. hic có-: trou. r. Blanch;difp, 3- Q3. & Amice trac, 1.q; 2.dubiz«ar 3. cócl.6. Frequés ta. men », & communis opinio veterum y. ec Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe pliciter neceffarià adralias fciérias vt« ^ cunq; cópatandas, p ite nimirüm Scie ili enimdh uod oe cam partialem,,j.a Ctusmal fciétie in. ficum pót quis: clicere'in aliqua. fcientid i flo lurbibe dabunt. "* iiid enteros 330 4 J"Quaflio "Proem. de Natura Lorica. án Batba (Te neceffaciam » problemata ali athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét , fynt zqualia ; manifeftum etiam cft alias "Tcientias (inc logica imperfe&o quodam £odo acquiri pole, tà quia ante logica hucnionem extierunt. fcientia natura- lis, & Philofophi ; tumrquia modo vide- mus multosin Theologia;iure, & alijs fa eultatibus cognitionern quádam fupet- ficialem,& imperfcé&tam coníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter ,& perfe- &«c acquirendas aflerunt efie fimpliciter peccilariam , non enim quis poteft per- fc&té (cicntiam aliquam comparare, nifi fciat conclufioncs omnes refoluere víque ad prima principia ; cognofcatque boni- zatem 1llationum ncce(litatem ; & códi« tioncs pra miffarü, deceptioncs, quz cir- €a cas folent contingere, & alia plura,que fola logica artificialis docet ; Tum etiam uia nullü vidimus abfque logica in alijs ienti js confumatum euafiffejcum tame folius Dialectice: du&u abí. alio magi- ftro plures fciétias multi comparauerint. Hinc Arift. 1.lhyf.c. 3.1. Met. 8. & 22, & alibi fzpe téttatur veteres Philofo- phos ob Drale&icz ignorantiam in mul- t05, & turpcs fuiffe prolap(os errores ; & PPlaio 7.de Repub.ait, I9p« Jib ile eft in- teliciium fine dialellica exatii vem ali quam attingere, crgo logica ad alias (cié tias toxaliter,& perfe té acquirendas cft fimpliciter neceííaria; a tenent Cóplut, dif. 1. 9.7.Sanch.lib. 144.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S. Tho. q.1.art. a. Maius fec.3.q* 3. Auería q. 1. fec. 4. Morifan. olog,$.Rocchus q.4. progm. Tolct. | es -J. Kuuius q. 1.& citat pro hac fent, Jamblic. epift. ad. Sofipasr Alexand. in : Vlog Tepi D. Tho. opufc. $8. & 70. Acgid.1. Poft. Albert.trac.1.Leg.c.3. — -61. Dicendumtamen cft Logicam arti ficialem (de hac enim eft queftio) nequa. . «uam ncceffariam eflc fimpliciter ,& ab- folu A Prada aliarum (cien- iiaruüm 5 ur yt experientia docet r] & muli Thcolo ; MR »s enam Fontificium — » aut parua faltim cognitione rc um logi sali. Quod vcro inquit codnunis "à nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, & pfc&e, ideoque adiillas fic rendas iimpliciter ncceffariam céferi de- bere ; Sané id non probat neceffitatem logicz fimpliciter ad illas fcientias com» parandasíed neceffitatem fecundü quid, & cx loppofitione, illud enimdicitur ne ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem,(:ne quo finis abfolute obti neri non poteft ; illad dicitur neceffariü fecundum quid, & ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obtineri non tamen certo aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile,nó zqué €itó,quare neccífitas ifta potius (peat. ad modum acquifitionis,quàm ad fübflá. tiam finis obiinendam; Cu igitur abíque. logica abfolute poffint aliz facultates ob. tineri, eius neceffitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter nó erit, & abfoluta , fed tantü fecundum quid;& ex füppolitioney — finelo | nam quód aqué facile, S& lo gica obuneri nequeant , pertinet ad mo» - dum acquifitionis,nó ad lub&andiá nis, ur exemplo , nam ad falutem anima ncce(farius fimpliciter eft flatus — Chriftianus,hic autem duplex eft,laicalis. P vnus,rcligiofusalterp & quidem religios — adhibendo longé tutius , atq; períeétius. acquiz itur hic finis; quem. ligie. tur cx boc inferre oos valet. ftatum reli-—— giolum e(letimpliciter neccilariüiadami- — — ma (;lutemjita cx hoc, quód logica me- ——— diátc perfc&ié , & coraliter aliz (ciencias. acquirantur non bene infertur eius. fitas Suit & xA ad illas ac». quirendas, m crtinct adac- aifitionem finis n m us Jas O , non bcne ecnícrasnecelari plis: citer aene xipsbils finis, ie sib quid, & ex tione , cum nó pcer-- tincat ad (ubantia acquifitionis eius fed, tantnm ad modj;(cd Logica ex opinione cói allata non pertimet ad (übftantiam ac». quifuionis aliarum fcientiarü , (ed tif ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfe&é acqui. rantur,crgo Logica nó cft neceffaria fime pliciperadillesacquirendas wid 1 In oppoiitum obijcies Pri. 0-. bádo, Br nerit fosplsidn a ame cientja Ite re (000 Bevilitate eooiecefitate Loplea /&Aet.VT. /I 484 — fcientia etiám in effe imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve rum animal , fed noo pót comparari vcra fcicntia (ine Logica , veta enim fcientia habetur per demonfitrationem,& hac pet Logicam arvificialé. Tum 2. quia nullus habet veram fcientiam;nih (ciat illam re- foluere vC jue ad prima principia ex Actif. 1. Pofi.c. i; Sed (ine Logica nullws feit re folaere etià imperfe&té. Tum 5. ad fcien- tiam requiritur cuidentia illationis. «i. c .. cognofcamus- euidenter conclufioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola Logicado- €et,quando conclutio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licec quis ex lumine na- 'vurali allentirt po(Tit vni , vel akterr.coa- clu(ioni proxima principijs lumine nitu- 'r& notis,ille tamcal(Ten(us rion eft (cienti- »ficus*üne certitudine confequentizr, quia 'euam in prima figura poteft error cótin- gere, vnde nemo certus eft fe non etrare "fine íliqua reflexione, quàd feraaucric re ;gulas mm quas docet Lo 'gica artificialis .. Jum demü quia ipfa cft modus fciendi 2.Met. 1 y. Rep. per folam "Logicam naturalemcófici pofi aliquam " demon(trationem, quia in fcientijs fant "alique coaclufioncs ita proximé inniten 'tes principijs lumine naturali notis , ex ibus adcó euidenter fequitur conclu- fio , vt explicatis terminis conficiantur 'abf4. difficultate tales demonftrationes. " Ad 2. in (cienujs aliqua refolutio inpri- : "ma prircipia)& aliqua illatio confequen- - tia cffe poteft ita per (e nota; vt fine arte "poffit attingi certe, & ab(que formidine. " Ad 3 naturale lame, (icut propria virtute "fc extédit ad a(sentüm principiorü,ita ad "vnam, velalterá concluíionem principijS -proximà fe excendere poteft fine arca, ad 'greras veró remotiores vtiq. fe extédere 4 itynili ex arte & magna rcflcxione. ; Aeg iinbuiu(modi demóftrationib. !proximà innixis primisprincipijs haberi nó po ffe certitudine coiequentig (ine ar. ione , nametiam(i in aliquo modo primz figura pollet error conun- gere » imprimo-tamen confzquencaa cft Fei lids vé méostiun. Ad s. Bees armani ueri & per- P^ ab ^ 61 Secüdoobijcies &contrá, logicam artificialem nullo prorías modo ciíic ac- cetlariim ad aliarum fcietiarit acquilitia nem, nam ad ime [unc nccce(i ria, & quod ad fint principa per (e nota , — » s "o. T. z Ps P — - " 2 quibus przbcacor a(fenfas ;. & vtexillis . —. — €etta deducatur cobiclufio; (edad primi fu fficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- dàm;nam necceflfitas coal cquenuae cciam fundatur in principijs per fe notis; f. dict de oimni,& dici denuilo. Tum .li effet ^ m. gp nece(faria maxime id c(fet propter defi- ^ nitiones,& d'uifioncs, (ed qualibe: (cie tia habet fuas definiuoncs, diuifioncss ergo. Tum 3. nam qui(íque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto , cui operar cótormatur,yel nó,& fciétia qualibet co gnoícit (num obiectum Tum 4- quia f£ cft nccelfatia ad alias (ci&ias (alti. per- fecté acquirendas, pati racione neccílaria forctad fcipsá perfecté. acquirendam , quod impoftlibile videtur, Tü 5 «uta (al- tim ad practicas (cientias non videiur ne »cefl'arià nam practice (olum rcfpiciunt tccritudinem operis , nonautcm ipfam "indagationem veritatis, vndé folum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius pofle , crgo liae :Logica artificiali poterit etiam. perfecte inteile&us confequi alias (cicntias , licec cum maiori difficultate . e Rcfp. per illud probari folum lumen 'naturale extendi pofsc ad vnam, vcl alte- ram conciulionem princij»je pec Le notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit finc arte, & reflixioac ad regulasartis, & in iftis neccilias conic- quee non poteft certà cops /cr ne Ogica . Ad 2. licet (ciencia. paruculares habeant definitiones ; & diuifjoncs cer (is materijs applicacas illarum tamcn bonj- t5 ,.& certitudo cx przceptis logicis de dcfnitione, & diurhionedignofci dcbet . Ad 3.paict cx di&tisarc 2. in fol. ad pa- 1.um, Ad 4. concedimus logicam eiiam tibi effc neceffariamsficut luae, quod.cit . medii ncceülariü ad quodlibet videndü y «fl cuà libi ipfi neceitarit, vt vidcatur, c revera logica libimet, iefciait: por oppli- atiuRC Yoius aliam , nà ila pars qua ^ a$i i agit de terminis fimplicibus ad dire- ionem primz operationis atcins, iudac ád cognitionem alterius partis , quz agit de enunciatione, & attinet ad dire&tioné fccunde, & hzc pars ipfa iuuat ad illam , quz agit de difcuríu , .& tora ip(a Logica ruditer , & imperfecte rradita in inftitu- tionibus pro Tyronibus eft necetaria ad feipsá poítca perte&é tradédam , & pro dignitate . Ad 5. licet id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id tà admittendum nó eft,quia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, & (uas demon(trationes có- ciunt,vndé (altim ex hoc capite Logica indigent. Ad o.negatur coní(cq.quia licet femel,atq. iterum poffimus bené operari in p materia; perlogicam natura- Jem, & naturz lumen.circa noftras opc- rationes reflc&tere,id tamé nó poteft fie- ti (emper, & in qualibet mareria fine regu lis artis. Dices, ergo ad (ciétias faltim fic acquitendas, .f. perfecte, erit [implicitec nece (Taria. Neg.con(eq. imó.e(t implican tía in adiecto, y.n. fic pertinet.ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(tantia ,& (idco non re& infertur indé neccílitas  (impliciter,quia (ine logica acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad fubftan- tiam habitus , nam hoc fit per quamlibet demonttrationem , (cd tantum neccfíficas fecundum quid,& ex (uppofitione; vt dc. £latarum cit in concluiione probanda .. 63 De partitione Lozicz ( quz «erat altera pars huiusarticuli) varij cxcant. mo di dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam itur in veterem , & nouam, vetus cít illa , quz de paribus argumentationis tà propinquis, quàm remotis tta&at, noua, quz cftde argumentatione ipfa, ciufque cere fübic&iuis. Maurit.q.3. vniucrf. Logicam fecernit in cam portionem,que eit de partibus áncegrancibus (yllogifmü, & cople&titur libros pradicabilium, prae- dicam.& Periher. & in illam 1 quz c(t de partibus fübie&tiuis. Conimb. cum alijs Auctoribus padim n procem. Log. íe. €ant Logicam in tres partes (um ta diui- fione ex paricobiciti, in eam, quz c(t dc delinitione,n cam , ps de diuifione, & inca:n, quz agit de diicu: (u iuxca nume- Um initcuiieatorum tripus opceationi« -Queftio Proam-leNamraLogis. ^ 0 busintelletus deferuientium Dicendum tamen, quàd Logica infe, j& in totalatitudine fua in duas diuidi bet principes partes , in quarii «na deia- - ftrumento (cicadi, in cóijagatunin altera de (pecicb*, & parcibus fubicótiuis cius, & prima pars fübdiuidi poteft in illa, in ua de principijs,liue effendi, (iuc.cogno Ícendi modi (ciendi in cói agatur ,& in il- lam,quz tractet de affe&tionibus cius, vt fic; fecunda etiam/ubdiuidi poteft iuxta — :numeti (pecierum modi fciendi,quz : Átantiores (altim , ad quas coeterz reduci potlunt, tres recenferi folent, definitio, diuifio,& argumétatio. Ratio huius pat.- titionis facile deducitur íupponédo,quc :qR fcientia diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,:nó autem in minus frondes » Ille vecó dunt partes principa es in cientta , quz per fe , «& dire&té.ad illius (cientig texturam,& integritate (pe — «ác, & propter fe expetuntur,& non om ninó.in ordine ad aliud,fcu ad aliam par- tem , alioquin cum illa con(titueret vnam. partem principalem, nó auté in fe talis ef fet; fed filogica contexeretur sr totum ambitá (aum, vtique traétatus acie d mento Íciendi in cói dire&té,& pet í - ftirueretur tractádo dceius principijs.&c pallionibus,& propter Íe expetereturs militer tractatus deipeciciun DE &c. maior o(téditur exemplo, mmamlib. & 1. Phy(Cnon pem ioi) diftin-- &am principalé à ceteris lib. Phy(. licet jnillis de priacipijs agatur;in iftis de pa- fionibuscarporis naturali alia certé irationcnifi quia omnes ordinátur ad co- guitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet tra&atus direi pertineret ad Logicz confiderarioné,nec 'vnu$ ita alteri Di. Aon i elfer ,vc nc- quaquam propter íe expeterctur; nàá ma« tctia tradira. in vnoguo que, digna. fort propria, & peculiari co(i precio ordinevaius adalium. — . 64 At fi fermoit dc Logica Arift.hec in duas diuidi debet principales partcs,in Qquancu:n rama agitur def;llogi(mo , in aitera de icio iig » illa conunebit libros pradicabil:á , praedicaméta. Peri & rriorálta libros Poft, lapin ^ Füstio huius partitionis eftquia lib. prz- dicam.& Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fediri rede proríus [yllogitmi in €ói , ergo n ime conftituere partcm rincipalem.fed cü lib. Prior. vbi de ipfo. yllogrfmo agitur. vnam parcé principale conftituent, quod pariter eft de. fecunda dicendum: Adliuc tamem paries eiulmo- di principales in alias minorcs fecari pol- funt;prima in duas, in cam -f. qua c(t de principijs inte rantibus fyllog;faiumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunt: princi- 3ia remota; & fie elt liber predicam. cut. in(cruit liber icab. vel (ünt propins qua& fic cft liber Periher. & inca, qua" eft de quidditate , & affeGionibus ipfius. fyllogi(mi in cói,& fic süi libri Prior. Al- ttta vero diuiditur. in urs minores partes. iuxta tres fpecies [yllogimi , nam vel € démonfttatio , & ita habentur lib. Poft. vcl (yilogifmus probabilis » & fic habGuir: DISPVTATIO PRIM De modis , fes inflrumeniis fendi .. Proan..merito primum locum pofcit bac Difputatios cii fciendiyfeu inflrum&étum cognofcendi Statutum fit obietl i Logices plané bnc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pra- mittat. jui obietii cognitionem y btc autem non folum de: modo [cien- di im communi agemus ed: ctiam ad quadam iftrumenta particu oft Quaji. n. modus Deneal[siiate, eo otilitate Lopica frt. T. — 183 lib. Topic. vel deceptorius , & fic haben« tut lib.Elench. qui difcurfus integer col» ligitur ex Do&t. 1. Prior.q. 2. Nos quam- uis Logicam intota latitudine fua ad ni miam prolixitatem cuitandam contexere non intendamus,cuia tamcn ampliorem contcxerc volumus;qaàm reliquerit Arif. altius initium; Difp. petemus; nimirum ab ipfo inflrumento fciendi in cómuni;paus latim poftca. dcícendédo ordincm ipfius Arifl.capiemus: Aliasqua(dam difficuls ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ; &c. quia non (unt. Logicz pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue nes, hic libenter mi(las facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. dc (cientias nam ibi de vnitate habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijfq? communibus * earum attributis fumus acturi ; & cx ibi dicendis facilé- patebit. carum rcíolutio «; A »« laria deéfcendemus, ad eomimirum , quorum notitia eft' Preis nece[faria ad. c gte« - vorum captumy C [e babent-velut clauicula qu&dam»ad a Soro lib. 1. [umm. c: 4: Auería q. 4.Log. - QV &STIO.PRIM A.. Quid , & quotupléx fii modus y. feu in-- ; rumentum fciendi . . E natura inftrument: Logici , q? D modus Ss cn tionibus varié.Jóquütur Auctores; Zaba- tel. iníuis lib. de methodis per:totü; qué: ftquitur. Faber T heor:; 16: cótendit de ra- tionc ow (ciendj ciie.vim illátiua, , ira d folum dicatarápftrumentü : qued habet vim nou ficádi igno : turm ex noto. A jij mitius: ag&tesanquiunc ead initiumentum. logicü ; quod ' . mitius fofficere ad. ; habeat vim mam fe ftandi ignotum, fiue- idiasia rilagonisp fub ab moUoyita- liftarum, qu la aptrienda e fc&.1. Complat. in przamb. ad fümm. Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis opinio Sümue ui arodum (ciendi dcfiriiüt , qp - eft crario tranifeflaciua alicuius ignoti «. Alij demum perimodü fci iter non (olüm,quod habet vini manifeftands ignotumfed quicquid quo quomodo iu« uare poteft intelle&tum indiri-- endis operationibuseius", ita loqui. vie dentur jdem Compluc.difp.procem.q.3, - cs namero ntmenrorm lo gicorum varij exorti funt modi dicendi, gomentationcm inftrumentum logicum : appellant; &ecam prciputy qua-elt in. A $4. matcria neceffaria , qualis eft dcmonflra- tio, hzc .n. parit (ciennam proprié dicta, vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenii fciendi . Auct.2, fent. licet ma. ior pars corum tria a(fignent in(trumenta logica;Dcfinitionem, Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc nume- ' rum minuere aggreffi func fübftrahendo diuifionem, «o quiaró fit ab alijs in(Lru- menus condiftintts, ità Hurtad.diíp. 19, fcé&.6.Valliusimit. Pott. q.1,cap. 3. & fuit fent. Algazcl.imtua Logica, Al1j € contra numero rernário non contenti addiderüt Rcíolutionem, quz cft progretius à par» ticularibus ad vniueifalia;à pofterioribus ad priora jità Euftrat.in (ua prafat. fuper 2. Poft. An.mon. fuper proem | Porph, Damafc. c. 1. fuz Phyl.. Alij addiderunt enunciationcm, vr Auerí.cit.& quamplu zcs methodum , fumendo methodum pro ordinc;qui in fcientijs obferuari debet, vt diftin&é radantur , & fineconfufionc. Au&orcs-deniq.3.fent.lati ffimé vfürpan- tcs modum íciendi appellantj initruméta logica omes fccundas intentiones , de quibus logica tratar, fiquidem omncs il. lz (unt aliquo modo veritatis oftentiuz , & conducunt ad directionem operationü intellc&us;qui cft vnicus logice finis, ità Complur. loc. vlt.cit. " ..à Dicendum ett, quod licét flri&i(fi- mé loquendo pma fciendi, & intiru mcntio logico (ola argumentrauo poflit dici modus (ciendi , v: pote qua fola ex noto ignotum manifcftat pcr vim illati- vam ; & illum fuse (umendo srn tocar extcnfionem , quam poteft habere ; om- ncs (ccundz iniemioncs logica dici pot fini intlramenta fciendi, .1. rcété cogno- Ácendi , vt peté qua omnes fuot ali modo veritatis ofleofiuz , & intellectus dircétiuz, tamen proprié loquendo mo- dus ÍGcndi , & infttumentum logicum eft illud , quod habet vim manifcttandi ignotum quomodocáüq; id faciat , cumq; id folum conucniat cum omni proprieta 1e Defniuont, Diuihioni, & Argumcnta- tion! , hactria propriéeiunt inilrumcn- *à logica non plura,nec pauciora. Concl. 1 Scoti q. 2. lib. 1- 1 rierem quam tenet. Tat.q1.przamb-legice,& Symmulifl ^Difpur. 1. De infteumenis [ciendis s. 1. quO- gargumentationem , vel d omnes . Et quantiim fpe&at ad a(fignaf dam rauoné modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter y quia. vt docet . Scot;4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probare nó poflumus,fed oportet ea (ups . ponere ex comuni víuloquéziü, vt apud logicos nomine modi fciendi.con(ucui; intelligi via di(tin&é cognofcédi Moduoq anté confusé cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfinis. tur,quod fit oratio manifeflatiua alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. - limpliccs, & incomplexa quia (a fficiens, tcs non (unt ad explicandam rem diltin-, &é & explicité,fcd ranrum contus fn ficanbergo abíq. fufficienti rationc Aur &ores prim (cnt. nimis coarétant rone. inftrumenti logici, fcu modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus participetur ». ua habent vim mamiífc(tandi, ignoti per. E: aüienem, & mimis ampliant Autores ——— — 3 cnc. dum volunt cam conuenite etiam nem s vocibus fimplicibus& quibufunquein- ——— e D T" tentionibus logicis., T WE 3 Dendé probatur exe amisvne — denomeninflrumenti deductumett ,nà — — in eis non (olum appellatur inftrumentüs, feu modus conficiendi artesactum illa tia difpolirio , (eu applicatio snatet €x qua immediare  rcfaliat ariefactu 2 fed ad quamlibet parcé artefa&ti feorfiae — facicndam datur euam quor. & facilétalis parscfficiatunfedquianom — — ità cernitur modus rc&é operádi in qua- libet minutiffima parte arcefacti efficié- dà, ncc certum inftrumentá illi cortefpOs - : det, fed in pricipalioribuspartibusilliuss ———— — ita hac proportione teruata logici nomerr : modi. (ciendi non reítringunt ad folam DELI S atére(ü ientifica cognirió, i ampliant pt ie i rt nd; ifi tentrones. logicales, fed tribuunt illud incipalioribus quibuídam intentioni« u$,.f. Definitioni Diuifioni,& Apees ; pectcec e generalia quedam infira menta (ctendi, in quibus clucet vis manis fcftandi ignotum, vndé proxime ;& ims. mediate ditigunt intelle dorm ed rauonibus ; ac proinde fpeciali moda — Que. I. Quid, e) qunwplew fitinftrum.feiendi.. 183 €onuenit eiscfIc veritatisoftentuas, Hinc facilé probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inít rumé ta logica: Deliaicio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus (cié- di cft oratio manifeftatiua ignou hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplexum,(i fucrit coóplexum; man;feflatur per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel igno ramus cffcntiamn, & banc explicat defini- tio, vel partes cius, & has manife ftat diui- o,vt v. g.in homine fi cffentiam igno- res,manifeftatur hac definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur hac diuifione Hominis alía pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam pa ffionem , Qua de illo praedi. catür, dicendo bomo : rifibilis , mani- feftatur per hanc argamentationc Qme animal rationale eji vifibile , omnisbo- to cfl animal rationale, ergo omnis bo» amo efl vifibilis , ergo ficut nullum aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus fciendi,qui ma- nifcilet . Tum 2. quia & fi aliz intentio- ncs logicalesconducant ad cognitionem rerum acquirendam , & intclicétum iu- uent iníuis operationibus ; tamen pro- ximé, & immediaté id non efficiunt ; (ed mediantubus illis tribus,ergo illa tria pro prie funcinftrumeria logica, & ad ca re- duci dcdent cztera, quz ad modum fcié di quoquomodo pertinent. 4 Viaterea numerus hc cernarius nó potcft rationabiliter augeri , ncc minui ; €rgo initruméta logica n funr plura, nec pauciora sribus;probatur aflumprü , non potcft io primisaugeri addendo Ix cfolu. tioncm ; vt inflrumcntum ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fa pe (2-. gius cum Diuifione coincidit , nar diui- - dendo reioluimus » & reducinuus rem in. fua principia , vnde & Arift. in progem. Phy: Rcloiutjonem appellatdiuijoncm tcX.3« Pofjerius autem eX. bis nota. fiut. elementayG. principia idu bac diutz., «ieioluunt;interóum cuam coin», - MdRani D-butigne t De iid pe ., quando nimirum reloluimus dcfi- niédo monftrádo;dcfin &do quide ial ecuas iniunvin iuapria T oweqo P s i cipia definientía, demonflrando vero, cli pcr demonftrationem à poftceriori, feu à figno;qua dici foler Methodus refoluti- ua,cffectum refoluentes caufam inueni- mus cx Acerb.lib. j.9.q.Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énanciationem cá Auería,quia de ratione enunciat! onis, vt ficscft táàtum enunciare vnü dealio', non autem manifcflare ignotá, in quo confi». ftit ratio modi fciendi ; vode fecundum quod eft propofitio, nó neceffario affert rcs notiorcsícd folum id evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo efl animal rationa lejbominis alia pars efl animasalia cor- pus quo cafa enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel diuifionis,que in ea continerur crgo ená ciatio,vt ic,non cft modus fciendi códi- ftin&lusà ceteris , quia per eam abfolute profercur vnum de alio , fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: N ec demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs tradendis , quamuis enim hic ordo maximé iuuct m&is dirc- &ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufio«- nem climinat ab intelle&u, nó ob id ad- dendyus cít y vt infirum;entum ab illis ttje bus condiftip&um, fed y'otius dici debet illorum communis qüzdam rc&ta. difpo- fiio , vt bcne dirigant cognitionem no- flram,g :ta probatur; nullum inftrumé- tum ad fuum onus ztüaan oi priug fit rc&é difpofitum, & accommodatü Kos E be pe o cte ern obtufa, fcd prit sad cotem acuitur ,non, vumur calamo ad fcribendü nili prius ak, tcmperaro; & fane acumen boc in fecus. ri , & calamo gon eft ipftrumentum . fün&um à (ccori .& calamo » fed. Lt difpofitio quzdam neceffaria ad inftru- Werl » vi bene fum n ünusexciceat à at Methodus  & erc » cie j Susi li ur wlis difrolitio cómup us inftru VUPTPIIME ERU. D icf Be beca EMESE "ct ^ 176 priiis fed diretliuii in aliquo atíu, exté- dendo nomen, quia tamen atius ,in quo dirigit, no eft nifi pen ,rdeo logica roprié nà eft prac icayfed |peculatiua . | been explicatur conclu(io,ná co- gaitio pra&ica poteft (umilaté , pro no- titia ./. cuiufcunque operationiscontin- quete (it eccoris capax, fiue pra&i- ci,fiue [pecalatiui, & non eft puré cócem platiua naturz proprij obiecti (cd etiam cffc&rix illius, & (ic Logica dici potett fcientia pra&tica,nam fcientia Logica nó fiftic in hoc ; vt tantum cognofcamus na- guram fyllogi(mi , fed tradit regulas, & cepta illum ce&é cóficiend:;(ed quia Pocos inficit ad notitiam practicà pro- prié didam,fed effe debet directiua pra. xis,nimirum operis ab ele&ione penden- tis, & quod (it capax erroris pradtici , ac proinde imputabilis ad laudeas, vel vitu- perium, ideà propri loquédo logica nó e(t practica;fed (peculatiuayquia ip(a di - rigit actus intelle&us , ne contingit in eis falíitas, qui eft error (peculatiuus , & totus cius finis e(t veritas,& fcire,nó aüt operari, nam non (olum cognitio natura fyllog;fmi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica efficit inlttumen tà (ciendi , non vt operemur; led vt re&té cognofcamus; Etvcmodo ab(tineamus ab ca conccrtationc, an opcratio intelle- étus dici poffit. praxis , de quo inferius loc.cit. hoc omncs fateri cenentur, p li- cct aus intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis habere poffit 5. t& quatenus dirigitur in ordinc ad veritaté,non habet rónem pra- Xis , quia tunc fimis illius dircctionis. cft veritas,& non opusmodo lozica dirigit operacioaem iptelle&us,nó vt participat itaté moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- rium intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui hac innititur (cntétia, $7 At refpondent contrarij, & prefer cim Aucría cit. parum refecre,quod cogni tio fpeculariua , que dirigitur per Logi- cam , fiftat in contemplatione veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione yeritatis de ipfo (uo obic&o , (cd ordinatur ad illud efficiendum ; atque graria (ai,& n": feipfam. Et Queflio Proem.de Natura Logica. adco non eft propter. feipfam , & pratia fui, in quo có(ttit ratio (centi pra&tie cz, illa autem cognitio e(t fpeculatiua s t liftit in contemplatione veritatisde - uo obie&o, quod conftidetac , & fic-eft quando dixit Arift. (peculatiuz finis eft veritas, pra&t;ca opus,non intellexit de finc ope- rationis diredtz, (ed dc fineipliu(metca , . gnitionis, quz dicitur fpeculatiua , vel — ^ ractica, ee quód fpeculariua ita co gnoe is veritacem (ur obie&i, vt alio veritas tem non dirigat ex modo cogaof(cendi, Jf. precipiendo , & dictando de obic&to cognito faciendo,alioquin nó rret mere «ogno(ciciuá. , & ommn:no non fillécet in notitia veritatis, fed opératiua fortt', & pra&ica . Tota hac refpontio falíz inni» titur intelligentiz nature cognitionis practica, & (peculatiuzfallum tiqurdem cít qualécunq; ordinem ad opus.fLiétiam - exiahere à ratione (cienuz. fpeculati- ug , & ita in fimplici , & nuda cótempla- tonc ut obicéti fi(Lere dcbere,vt nequa- Jue ad illius effc&tionem ditigere pof- 15q0d P. Didacusq.6.proeem:& Compl. — manifelto demonttrantexempló, Geó- — — metria namq; Aftrologia, & Mathema- — tic& (cicntig fpeculatiuae (unc, &tamen non eft contra Lei sdb aliquid ri,nimirum triágülü, (pha ram; aut finta iin; opus etiam numerandi , vel - meníurandi fpeótatad illas, &Ctamen eas nó extrahit à ratione fpeculatiuz, nó ilia raione , niti quia horam inttrumentoráü conftru&io ordinatur ad coguitioné ve- ritatis, neque per illam intendunt (ciéciae huiufmodi opus ipfum fa&um, fed veri- tatem,crgo cum Logica nó folum omnia ordinet ad cognitionem veritatis,(ed ip- fum opus,quod dirigit, cognitio veritatis fit,plane ordo talis ad opus à ratione (cie Liz (peculatiug! ipfam mon extrahet ; Et hac de cauía etiam propter (eipfam di- cetur, & non proprer aliud, quia etia dirigat inopus,tamen in hac ipfa actuali dircctione, immo , & cffc&ionc oper & non intendit opus, vt (ic, (edyveritaters. Poncius ctiam difp. 2. Log, q.8 n. 85. hanc probationem inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis pro» - en fit [Gientia realis, eov fpeculatiaa, e frt, V.— 177 xi mus pra&ticz fit opos,non veritas, tamé "wetitas potcft efle finis eius remotus , & fic in propofito dici poterit Logicà effe pra&icam;quia licet remoté ad veritatem Ordinctur, proximé támen ordinatur ad . opus .f.ad confe&ionem fyllogifmi,& a- . Tioram inftromenrorum fciédi,quod fuf- - ficit, vt abfoluté , & fimpliciter practica ^. dicatur; quod enim : »- dinetaradveritátem cognoícendam im- 5": pertinens eft ad Logicam (inquit) nàm Uo ffcamrium ordinaretur, 8^ D-din vii irse UE deis VN fa. hoc opus ylterius or- fc.etlentiali- ereà fclentiattadens" modum ill - ""wiitodic fet fjxttülua i cii net! de fa- . Aio Medici ' tande memoriz,& difponendi caput inor » quie trádit modum recupe dire ad acuendum ingenium dicitur fpe- «ulaiiua licet recuperatio memotiz , & acumen intelle&us ordinentur. ad'ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, oa: docet conficete wiangulum,& came "ett fpeculatiua;ait aon e(le practicá, quia nori oftendit adazquaté, qnomodo trian- "gulus fieri poflit, (i ebim fic oftenderet, plané practica non foret, Hinc tandem n. 87. ipfe probat conclufionem , quod Logica non flt pra&ica, ied fpeculatiaa. iia in omnibus eius partibus dirigit 4- 15 intellectus ; non autem actum alte- "rius potentie ab intelle&u ; quz. (ola eft tpraxis,vt docet Scot.q. 4. Prolog. Hac stamen fua ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim dubium aflumit ; quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- is, oppofitum namq. probabilius cít, vt infrà patebit difj».1 2. q» f, art. 1. & tenet etiam Ponciusi pfe difp.cit.n. 80. & ide "libenter ab hac ratione abflinmus;qtio - wq; infra melius declaretur; Quare pre ftat adhibere rationem à nobis adductá, "qua non eft ità facilis (olurionis, vt Pon- €ius arbitratur ; fenfus namq, illius axio- matis, quod finis fpeculatiuz (ic veritas , - practice veró opus;verus, & gcnuinus cfl, quem vcrba ipfa prefcferunt , non autem quem ipfe commifcitur , nempe quod fj- mis per fe imentus à fpeculatiua ett. veri- ta5, p'ra&ticz yeró opusbonum in genere n.oris, vel attis ; & (1 interdü (peculatiua opus attingit aut practica veritatem , id e(Ie meré per accidens, & propter aliud nam fpeculatiua opus attingit, vt v. g. ift propofito logica b logifmum , non nift graua veritatis , vndé illud a(fumit pro medio , non autem pro fine à fc intento ; fic A ftalogia docct conficere,& conficit fi/herà materialem ad eum modum , quo Cotlos effe inter (e difpotitos exiftimat; .tamen quia hoc opus non propter fc conm- ficit, fed in ordine ad veritatem aflequem dà de fitu, & moribus Orbium, nó amit- tit rationem (peculatiue; C)10d aüt (ub- - dit de Medicina di(ponere caput ad acué&- dum ingenium , & arte lignaria fcamni confc&iua , quod ordinari poteft ad ve- ricacis ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs re noftra ; quis enim non videt fy!logifmum opus cffe magis aptum pro veritate a(íequeada,quá (it camnum ? & quo pa&o fieri potett, vt (camnü per (e efTentialiter ordinctur ad acqui fitionem fcientiarum, vt ipfe (üpponit? nonne hac eft ridicula fuppofitio? fic pariter quis non videt', quado Medicina remedia cra- dit memori recaacerandz , & difponen- di caput ad Maciqun ingeni, finem ab ipfa per (z intentum effe capitis purgatio- nem, acquifitionem verà fcientrarum , & vetitatis mer&yer accidens ad ipfam at- tincre? non ergo exempla illa ad rem fa- ciuntncque ronem noftram labcfactaat, Deniq: omninà falfum eft , quod aicbat hic Au&or Mathematicam mon adequa- t& docere, quomodo triangulus fieri pof? fit, imó vmcus Mathematicg [copus cft docere modum formandrhutufmodi fi- i mathematicas , vt videri pot apud uclid, quod fi Mathematica id adzqua té non docet , debebat hic Auctor £:cul- tatem a(lignare, qua plenéid doceat. — $8 Iu oppotitum obijcies r.precipuü "oppofitz (ent.fundamentum, Habitus di- rigcos aCtiones voluntatis elt practicus , ergo & habitus dirigens actiones intelle- étus. Nec valet ncgire paritatem;eo quia optrauo volunraus eft praxis, nó apera- "tio 1ntellcétus. Hac namquc aon ctt fuf-ficicns ratio, vc iile babitu dicatur practi- cus, ifle fpeculaciuus , quia prudeücia cft habitas praéticus, & cum hit omni dire- Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs : aliquas 498  : Qusflio Proem.de Natura Logis. 5. aliquas intelle&us , qui ad virtutes perti» nentergo quod Logica dirigat operatio- $ intclle&us, non obftat, quominus fit Ius pra&tica Nec ctiam dicere valet, operationcs intelle&us, vt à prudétia di- rc&as , habere ratione praxis , quia vt fic; pendent ab ele&ione voluntatis,& süt capaces erroris practict, ac proinde im- tabiles in gcnere aioris , nó auteq ira fc habere,vt dirigaatur a Logica,quia nó cadunt fub dircétione Logica, niát vc süc capaccs erroris (peculatiut f. faliicau s & idcó non (unt praxes ; (cd mera fpecula- tiones ..Nà conira vrget,Valquez ,quod etiam in operibus Logicz principium e(t electio, fi quidem liberé fiufic, € volütas mouet intclIc&ü ad (uos acts, ficut ce- teras potentias ergo Logica vcr ett fcié tia practica a&iua , vt pocé qui verfacar €itca opcra ,cnius ptiaci pii ett eleGuo . Refp. quicquid fit de prima folutione, quz pendet cx alia difficultate , an opcra- tio intellectus poffit habere rónem pra- xis (vidczur .n.habere poffe quarenus be- né, yel malé moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo loco.fecüdamn folutioné om- ninà (arisfacere pro aegarionc paritacis . Et impugnatio Vafquez , quamuis apud Mautitiü alicuius ni inomenti,eam 4n.adducit,& nó foluit, ità tanien friuola eft, vt ctiam Coplur. aduertunt , quod fi uid probat , probat quoque nullam eife cientià (peculatiua , ficuidé omnes actus cuiu(cung; (cientia fiunt , vel Gltim fieri poflunt à noftro intelle&u libet, & me- dia motionc yol(icatis cum igitur ait A- rift.6, Met, c.1. (cientià acturam verfaci circa ca,quor( principii cft clcé&tio,in- tell:git de operationibus , quibus per. fe conucnit procedere ab ele&ionc, & rales — re ' funt ,actioncs virtucis moralis,omnes .n, tales aux font actuseliciti ; aut (a'tim im- perati à voluntate at operationiBus in- tcileétus,vr à e dirigumur mere p accidés cóueni libertas, (cü volütatis im- periá, quia antecedenrer ad qüsmcunque - Nolütatis operationé po: intcilectus erra- rc in fuis actibus,& per rcsulss, quastra- it Logica dirigi, & ideó actus eius, qua- tenus à Logica dirigürur , no funt praxes. $ccü 4o cbijciunc rauones ex Aurcol. uia Logica e(t dc obiecto operabili , & r2À ilie vetíatur modo opcrabili , & yt vocan compoflitiuo,& non meré (pe- culabi! , & re(olutorio,non.n.contempla tuc tancum mitacam deliaitionis & argu- menrationis/ezd traditregulas, & przce- — - prabcoé ila conftruendi, X&huic arga- —— mento inatitur Ouuisd.loc. cit, Tum 2« quia agit de operationibus intelle&us, | quarenus illius sütnaturg,vtbemd,vclma —— — — le&cri poffint, & radit modá,quobené — — fiant,ac detegit vitiayqua cótingere pof» — (uutinexercitio tar, arqui lec propria — — fant (cientiz pra&ice Tam 1:2 b €liciunrur à Logica, quomodo ficri de- beat definitio  enunciatio jf£yHc 750g er oGÁmui — Ac. noníuat propterfolam verias co» - — — gnitionem, vt ibi fi (tamus, fed ex natura fua refc runtur ad v(um.vt definitiones &- ne ercorc faciamus. Tii 4. Logica et ha- bitusnontantum cogaituus, fedét ope- — FaEinuE vndé djuidApc ie e pe vul i tem,fcd omnis ralis babirus aducus, — 5— Tum $. habitus fpeculatiuus ef M UR fe 1.Met.cz.(cd Logicanoneftpropter ———— fejfed propteraliasciencias. Tü quia —— .tunceffet nobilior (cientijs pra&ici$ d — ,tamen falíum ett, quiajipía eít de ente, E m E. tonisiilz deentereali, patet cófeq.quia —— fpcculatiua quzliber nobilior eft qua-- «ung; practicaex 1. Met, c, 2. Tum de- mum, quia Logica nó d fy girarfjeruiaton (ed eam ridicog z ergo (altum exhac parte pra&icacft, — — $9 Re(p. ad primum vtiq; dire&ioné Ad o pertinere, hinc tamé nó fequi Jure r pra&ticam,co quia in ipfamet di- 1 onc,imó & operatione non quzrit y E veritatem, omnis namque Logica di- ,- ioad veritaré redté indagadamordi- — — natur, ditectio veró pra&ica non ordina tur, ad hoc vt re&é cogno(camus , fed vt boni efficiamur, vt verbis ex preffis docet Arift. 2. Ethic.c.2. «nde modus cópofiti- uus Logicz diucr.us ett ab co,quo vtütur practicz . Ad 2. Logica agit de operatio nibus intellcétus, quatenus bené vel male fieri poflunt (peculatiué, non pra&ticé,& dztegit etiam vitia fpeculatiua, que in ip fis contingere potfunt ; propriu n autem. fcicntiz practica cft dareregulasad cui- tàn- — " "v -— ? - ^ ied - "bw tn fit fcienia realis, e» [peculatiusveArt-V.— 179 tandam prauitatem in gencre moris, qua kesnon hast regne logicales, qua folum: ^ .. dantut ad fügandam ignorantiam; neque modus przceptiuus eft proprius. (ci enti a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem, q ad veritatem. Ad s. dicitur adhuc fite re in ipfa veritatis contemplatione , quia ipfemet v(us inftrumentorum logjcorá ad hoc inferuic , vt fciamus, non vt boni: efliciamur;& cendit ad fugand&ignoran- tíam,non prauitatem,vel errorem prati. €i contra regnla$.prudentiasvelartis. Ad 4.cui pra (estim innititur Arriaga cit.falsü: eft Logicádoc& , dequa hic ct fermo attingere opcrationé, nam ipfa folum cft dire&tiua operationtim y illasaucem face- ze directas [pe&at ad alias. facultates. au- .xilio logicz vtentis,vt patet eX 2. & 3.are & quando eciam cliceret operationé di-- rectam , non poflet adhuc dici inrigote: a&ica, quia nomdirigeret praxim , fed: in ordinead veritatem, quod eft muriüs: fciéniiz fpeculatiue,non pradtica;Logi- cavéro vtens quia eft effectrixoperis y indüit racioné attis, & dici pót habere ra tionem pra&ici, quacenus eft operatiua j: fpecülatiui veró,quia opus ipsü;quod ef- ficit,cft fpeculatioynon praxis, Ad 5.nom probat,quod non fit fpeculatium, fed fo- Jain, non fit fpeculatiuz principalis, fedi potius miniftra,& inftrumiétalis, Ad €. titt. ibi loquitur def atiuis prin- Epio nein gica, & verü | Gimem fpeculatiuam efe practica no: ltliorem;fi now cx obie&o, faltim ex mo: do procedcodi circa illud; &cinboc fenfu: Logica dici poteft nobilior pra&icis. Ad: nup Logica etiá (y llogtfrmios pra&i- cos, fei ihitatione veti prudentia: auceay e qr d d xetlariuas ; bac igitur, & alia: jue addücit;& folait Ant. And. ét. folum. ptobaor, quod: Logica habet poni practico, at quia omnis i fta dire- o àdfpec um ordinatur, & ad re-- &btandiss fpctulitionis opos  limpli- et equ Aman t € paret adiquafd& Ari PO EO f ^ Dené,v ire polis Lio fed zv eft habitos pradti ait logici nófolü confidetare dcbcce ge« nerationé f yllogifinorü ,ver ü , &-faciédii potétciamhabere,& alias fimiles: qf vcro: 6.Mct.c.r.fpeculatiuá diuidit in Mathe- maticá , Phyficam, & Metaphyticá,nul- lam logice mentióneth faciens,vel locu tus cft de (pcculatiuis principalibüs , irr. ter quas logicanon eft, vcl ipfam jubinz tellexic fub iecundo mcbro, cum fit pars Philofophiz. Ad hunc ettamarticalü de qualitate logicz fpectat qua ftiuncula il- la , an (it (cientia communis , quam quid difficultate vacat, breuibus rcfoluit ; Gor q.2.vniuerf.dicés , qubd eft (cientia communis comunicate nimirü vfus, & ap deesse S omgiut ue in ca tractáturg unt omnibus a pplicabifia facultatibus , & fic logica cft (cientia cómunis quoad Omnes partes ;. verum tamen cft Topica peculiari ratione dici communem quate nus nimirum locos quofdam a:guendi' Communes tradit idiTeréhter ad quod. * libetptobandum applicabiles . : 'ARTICVEVSSEXTVS. De ueceffitate € vtilirate Logica 5, eiufque partitione. 4 60 y Ogicamad omnes (cientías, & fa ^. LL ortrateseffe perutilem nemo da-: bitat,id enim o(tentam vari-cítts appel: htiones& encomia;illüd pcefertim apud" omnes rcceptiffimum, quod eft. frs ar-* tium»jcientia [cientiarum:» ad'oninium Metbodorum principia viam: babens 5 fed Wueaba com fit cons ,& is nondefuerint;quifimpliciter, &* abfoluce-effe Rieceflariam dixerüt ad alias Íciebittas qnomodocunqüc comparandas etiam'impetfc&o.modO , quos fequitue Arauxo 1. Met.q. 3;arr, 3, Galleg, hic co: trou. r. Blanchodifp, 3: e&t 3. & Amics. trac. 1.q. 2,dubizxar 3.cócl.6. Frequés ta. men , & communis opirió veterum y. Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe fimplicitet nece(lacid ad alias ital yt: cunq; cóparandas; partiali nimirüm:, & immpcriedté;palam enimeft;quód feiée cám partialem,,i.actum'alíquem fciétis ficum pót quis: elicece'in quorti (alo Jurine Garry v. confes Vo in. EpO————————  ——RPCTTRREERUETNT TEM ^ 9$ c nece(fariam , problemata athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét , zqualia ; manifeftum etiam cft alias | S RIA finc logica imperfc&o quodam £nodo acquiri poffe, tà quia ante logicae Sinpucntioncm extiverunt. fcientia natura- lis,& Philofophi ; tunrquia modo vide- mus multosin Theologíayiure, & alijs fa cultatibus cognitionem quádam fuper- ficiaiem,& imperfc&am «oníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter ,& perfe- €&c acquirendas afferunt efie fimpliciter neccilariam , non enim quis poteft per- fc&té (cieniiam aliquam comparare, nifi fciat conclufiones omnes rcfolaere vfque ad prima principia , cogrofcatque boni- zatem 1llationum ,ncce(litatem , & códi« tioncs przmiffatü, deceptioncs, quz cir- €a cas folent contingere, & alia plura,que fola logica artificialis docet ; Tum etiam uia nullü vidimus ab(que logica in alijs ienti js confumatum euafiffe;cum tame folius Dialectice: du&u ab(. alio magi- ftro plures fciétias multi comparauenint. Hinc Arift. i.Phyf.c. 3.1. Met. 8. & 22. & alibi fzpe teítatur veteres Philofo- phos ob Draleé&ticz ignorantiam in mul- tos, & turpcs fuiffe prolap(os errores ; & Plato 7.de Kepub.ait, spe fibile eft in- telicum fine diale(lica exatli vtm ali: attingere, crgo logica ad alias fcié tias toialiter,& perfe Qté acquirendas cft fimpliciter neceííaria; Ia tenent Cóp!ut, edifj.1.q.7.Sanch.lib. 1.4.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S. Tho. q.1.ait. a. Maius $244 Auer(a qy 1, fec. 4. Morifan, olog,$.Rocchus q«4. proeem. Tolet. |o -J. Ruuius q. 1.& citat pro hac (ent, Jamblic. epift. ad Sofipatr. Alexand. in  grolog.Topic.D.Tho, opafc. $8. & 7o. Acgid.1. Foft.Albert.trac.1.Leg.c.3. — 61 Dicendumtamen cft Logicam artí f$«ialem (de hac enim cft queftio ) nequa. . «uam ncceflariam eflc fimpliciter ,& ab- folutà ad acqui(itionem aliarum (cien- tiarum ; & Probatur quia , vt cx perientia 'docei, & muki Thcologiam acquirunt ns ciuile, & Pontificium cum nulla, aut faltim cognitione regularum logi. parua taliü. Quod vcro inquit comimunis opi- nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, & pfcó&e, ideoque adillas fic rendas timpliciter neceffariam céferi de- bere ; Sané id non probat neceffitatem logicz fimpliciterad illas fcientias com» parandas;íed ncceffitatem fecundü quid, & ex loppofitione, illud enimdicitur ne ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem, (ine quo finis abfolute obti- neri non poteft ; illud dicitur neceffariü fecundum quid, & ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obxineri ,. non tamen certo aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile ,nó " €itó quare neccífitas ifta potius (pe&at. ad modum acquifitionis quàm ad fübftá. tiam finis obtinendam; Cü igitur abíque. logica abfolute poffint aliz facultates ob. tineri, eius neceflitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter nócrit,& ab(oluta fed tantü fecundum quid,& ex fnppofitioney — . — nam quód aqué dedic per De fine I ncerinequeanr, pertinetad mos —— Bica obti dum acquifitionis,no ad fubftantiá finis, . Cofirmatur exemplo , nam ad [oec ^ anima neceffarius (impliciter eft ftatus Chriftianus,hic autem duplex eft,laicalis. vnus,rclizioíusalter, & quidem reli adhibendo longe tutius, Wat t: €x boc inferre oom valet. ftatum giolum e(le fimpliciter i& ad ani-- ma (;lutemjita cx lo diáte perfedié , & ae iens acquirantur non bene infertur eius necef fitas fimpliciter , & abfoluta ad illas ac«- quirendas, Tandem quod pertinct adac- mo-. diiose finis tátum boc, vel illo acquir itur.hie finis; aee - B Tm ca me«- de enug- —— , Don bene eeníctur neceflariü fimplis — citet ad acquificioné illius finis, (cd'tantit- sr quid;& ex (uppofitione , cum nóper- tincat ad (ubftantia acquifitionis tius fed. tantnm ad modjii(cd Logica ex opinione cói allata non pertimet ad (übítantiam ac». quifiiouis aliarum fcientiarü , (cd uin ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfc&é acqui. ranturyergo Logica nó cft aim. pucipen adilasacquirendas. | — |. ,61 In oppoiitum obijcies Prim, pro-. bádo, g, fit neceffaria &mpliciter ad alias ^0 DBewilliatt es oecefitate Loplea /€Avt.VT. //& fcientia eriám in effe imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve ram animal , fed non pót comparari veca fcientia (ine Logica , veta enim fcientia habetur per demonftrationem,& hac pec Logicam arsificialé. Tum 2. quia nullus hibet veram (cientiam;nih (ciat illam re- foluere vue ad prirtia principia ex Aci. 1. Poft.c. 1. Sed (ine Logica nullus fcit re folaere etià imperte&é. Tum 3. ad fcien- tiam requiritur euidentia illationis «i. cp . cognofcamus- euidenter conclulioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola Logicado- «cet,quando conclufio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licer quis ex lumine na- 'turali a(lentiri: poffit vni , vel alteri .con- clufiont proxima principis lumine.ntu- 'r& notis,ille taméa(Ten(íus ron eft (cienti- "ficus*tine certitudine confequentize, quia "euam in prima figura potcft error cótin- - gere, vnde nemo certus eft fe non errare "fine iliqua reflexione, quód feraaucric re gulis bonejconfequentiz, quas docet Lo icà artificialis Tum demü quia ipfa cft "modus fciendi 2.Met. 1j. Refp.per folam "Logicam dotar cancel pofle aliquam " demonftrationem, quia in fcientijs fant "alique conclufiones ita proximé inniten 'tes principijs lumine naturali notis , ex ibus adeó euidenter fequitur conclu- fio , vt explicatis terminis conficiantur 'abfq. difficultate tales demonftrationes. "Ad 2. io (cientijs aliqua refolutio in pri- "ma priticipia,& aliqua illatio confequcen- - tiz c(fc potéft ita per (e nota; vt fine arte "poffit attingi certe, & ab(que formidine. " Ad 5 naturale laré, ficut propria virtute "fc excédit ad a(sentüm principiorü, ita ad -vnam, vel alterá concluíionem principijs " proxiimà fe excendere po '€greras veró remotiores vtiq. fc extédere "ncquit,nili ex.arte, & magna reflcxione. 1 Adqasgligbeiutuodi mer ra !proximà ionixis primis principijs haberi nó po (fe certitudine coiequentig (ine ar. ^téj&- réflexione , nametiam(i in aliquo 'modo primsx figura pollet error conun- gere » inprimo-tamen con(zquencia eft *prorfus infalibilis ,& neceilaria. Ad s. : (olum conferre ad facilé , & per- :- iti: neart2,ad . /$i1- -- A - 61 Secüdoobijcies écontrá, logicam. $ artificialem nulio prorías modo clic uc» P o. cetlariam ad aliarum fCiétiari acquificia 7 nem, nam ad fcientiam Nuo (unc nccce(ie ria, & quod ad fint principla perfe nota , —— quibus przbeacor alTenfüs 5. & vrex illis . —. —— Cetta deducatur coficlufio; fedad primü fu ficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- $6 dam;nam neceffitas conícquentuas euam Kt fundatur in principijs per fe notis, f. dict dc oinni;& dici de nullo. Tuma.lielfet (UR nece(faria,maximé id e(fet proptec defi- — "7 nitiones,& diuifioncs, (cd quxlibe: (cié* tia habet fuas definitiones, diuifiones, ergo. Tum 3. nam quiíque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto , cui operatio cóformatur,yel nó,& fciétia qualibet co gno(cit fuum obiectum Tum 4- quia fi cft nccelfatia ad alias (ci&tias (a!tiin. pcr fecté acquirendas, pati ratione neccílaria forctad Ícipsá perfecté acquirendam , quod impotlibile videwur. Tü 5 «quia fal- tim ad practicas (cienuias non videtur ne ice(farià nam practice (olum rc[piciunt tcctitudinem operis , non autem ipfam "indagationem veritatis, vnde tolum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius poflc , crgo liae -Legicaartificiali poterit etiam. perfecte intellectus confequi. alias (cicntias , licet cum maiori difficultate . x Ref]. pet illud probari folum lumen 'naturale extendi pofscad vnam, vclalte- ram conciutionem ptrincij»js per fe notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit (inc arte, & rcfl :xi05c ad regulasartis , & in iftis neccílicas contc- "ree non poteft certó cops ici tne ogica. Ad 1. licet (cienuig. paraculares habcant definitiones ; & diuifjoncs cer tis materijs applicatas , illarum tamcn boni- tas ,.& certiuudo cx preceptis logicis de definitione, & diurtionedigno(ci dcbet . Ad 3.paict ex di&isare 2. in fol. ad pri- 1.um, Ad 4. concedimus Jogicam ciiam libi effe neceífariam,ficut lum, quod elt . medii ncceilariü ad quodlibet videndü , « €fl.cuà libi ipfi neceilarit vt videatur, c revera logica, ibimet, infciuit: per oppli- atio n€ Yoius parus ad aliam , nà illa pars, qua a$i o agit de terminis (implicibus ad dire- ionem prima operationis accinés, iudac ád cognitionem alterius partis , qua agit de enunciatione, & attinct ad dire&tioné fccunde, & hzc pars ipfa iuuat ad illam , qua agit de difcurfu , & tora ip(a Logica ruditer , & imperfect rradita in in(titu- tionibus pro Tyronibus eft necellaria ad feipsá poítca perte&té tradédam , & pro dignitate . Ad 5. licer id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id tà admittendum nó eftjquia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, & (uas demon(trationes có- Dcesoidiléhim ex hoc capite Logica indigent. Ad o.ncgatur conícq.quia licet femel;atq. iterum poffimus bené operari in aliqua materiajX pet logicam natura- Jem, & naturz lumen circa noftras ope- rationes rcfle&ere,id tamé no poteft fic- ti (emper, & in qualibet mareria fine regu lis artis. Dices, ergo ad fciétias (altim fic acquitendas, .(. perfecte, erit [implicitet nece (Taria. Neg.confeq. 1mó.e(t implican tia in adic&to,l y.n. fic pertinet ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(lantia ,& íádcó nom re&é infertur indé nece ffitas logice fimpliciter,quia (inc log:ca acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad fubftan- tiam babitus , nam hoc fit per quamlibet demonítirationem , (cd tantum neccíTicas fccundum quid, & ex (uppofitione, vt de- £latarum ci in conclutione probanda .. 3 De partitione Logicz ( quz crat altera pars huiusarticuli) varij extant mo di dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam iur in veterem , & nouam; vetus cít 3lla , quz de partibus argamentationis tá propinquis, quàm remotis tta&at, noua, quz cítde argumentatione ipía, ciufque p fübie&iuis. Maurit.q.3. vniucrí. Logicamfecernit in eam portienem;que eli de partibus incegrancibus iniogiad, & cóople&itur libros pradicabiliuim, prae- dicam.& Periher. & in illam 1 que e(t de partibus fübie&tiuis. Conimb. cum alijs Auctoribus patlim in prooem. Log. (e. cant Logicam ia tres partes (um ta diui- fionc ex paricobicdti, in cam, quz cá dc detinicione,in cam , quz de diurfione, & ancam, quz agit de dilcu: (ü iuxca nume- Aum initcuuieatorum tribus operation ^ Queftio Proam.de Natura Logica. ^ | bus intelle&us de(eruientium? |... 4 Dicendum tamen, quàd Logica infe, '& in totalatitudinc fua in duas diuidi de bet principes partes , in quaráü vna deda- - ftrumento (ciendi, in cóijagaturin altera de (pecicb", & partibus f(ubicétiuis eius, & prima pars fübdiuidi potett in illà , in ua de principijs,liue eflendi, (iuc.cogno Ícendi modi fciendi in.cói agatur ,& in il- lam,qua tractet de affectionibus cius, wt fic; fecunda etíamübdiuidi poteft iuxta.— numeri (pecierum modi íciendi,qua ftanciores faltim ad quas caeterz reduci. potlunr, tres recenferi folent, definitio, diuifio& argumétatio. Ratio huius pat.- titionis facile deducitur fupponédo,quod :qR fcientia diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,.nó autem in minus jede » lle veró (unt partes principa es in (cientta , quz per fe , :& dire&é ad illius (cientig rexruram,& integritaté (pe — «t &propterfecxpetuntur,€ nonom-s — — ninó.in ordine ad aliud, feu ad aliam par- tem , alioquin cum illa con(titueret vnam partem principalem, nó auté in fe talis ef fet; fed (ilogica contexeretur sr totam ambiti fuum; vtique traétatus de inftru- mento (ciendi in coi dire&té,& per fe in- ftirueretur tractádo dceius principijs.&c. pallionibus,& propter Íe expeteretur, ti- militer cractatus de ipccietuipliMMerg /&c. maior oftéditur exemplo, namTib.r., & 1. Phy(non conftiruunt part tin- «&am principale à ceteris lib. Phyf. licet inillis deprincipijs agatur;in iftis de pa[- fionibuscarporis nacuralis,non alia certé irarionesnifi quia omncs ordinátur ad co- gnitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet tra&atus dire&té petüineret ad Logic confiderarioné,nec 'vnu$ ita alteri D er pina »vt ne- quaquam propter (c expecercturj ná ma« teria tradita in v jue, digna. foret propria, & iari colidcratione, ctiam przciío ordinewnius adalium. . 64 At fi fermo fit dc Logica Arift.hec in duas diuidi debet principales partcs,im quancu:n jrima agitur def;llogifmo , in altera de f pecicbus.eius » illa conuinebit libros praedicabil:ü , praedicaméta. l'crihe & Knot ifta libros loft, Top. i& Elenche Flstio huius partitionis eft;quia lib. pre- dicam. & Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fed iri gratiám proríus [yllogitau in Cói , ergo nó poflunt conftituere partcm palem.fed cü lib.Prior. vbi.de ipfo conftituent quod pariter eft de. (ecunda dicendum: Adliuc tamemparies eiulmo- di principales in alias minorcs fecari pol- funt; prima in duas, in cam -f. qua ei de principijs inte rantibus (yllog;fmumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunc. princi- iia remota; & fie elt liber praedicam. cut. in(craic liber icab. vel (ünt propin: qua,& fic cft liber: Periher. & inea, qua eft de quidditatc , & affe&ionibus ipfius fyllogi(mi in coi,& hic sü libri Prior. Al- teta vcro diuiditur. in trc$ mimorces partes: tiaru us ít. carum attributis (umusacturi , & cx ibi iuxta tres fpecies [yllogimi nam vel € démonfttatio ,. & ita habentur lib. Poft. vcl fyilogifmus probabilis, & fic habéur: fylcgiino agitur. vnam parié principale Denccéfiitdtt eo onltate Logica Me. — 383 lib. Topic. vel deceptorius , & fic habene tut lib.Elench. qui difcuríus integer col- ligitur ex Doét. 1. Frior.q.2. Nos quam- uis Logicam intota latitudine fua ad i4 miam prolixitatem cuitandam contexere non intendamus, quia tamen ampliorem contcxerc volumus;quàm reliquerit Arif. altius initium; Difp. peremus; nimirum ab ipfo infi rumento fciendi in cómuni;paus latim poftca. de(cendédo otdincm ipfius Arft.capiemus. Aliasqua(dam difficuls ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ; &c. quia non (unt. Logica pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue nes, hic libenter miffas facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. de (cientias nam ibi de vnitate habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijíq; communibus dicendis facilé- patebit. carum rcíolutio ». DISPVTATIO PRIMA. De modis , fest inflrumentis [ciendi .. | Oft Qua[l. Proam..merito primum locum pofcit bac Difputatio; c .m. modus fciendisfeuinflrumétum cognofcendi Statutum fit obie£tis Logica plané binc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pre- mittat. jut obie£ii cognitionem s Dic autem non folum de modo [cien- » di in communi agemus » fed: ctiam ad quadam imfirumenta. particu laria défcendemus, ad eenimirum ,quorum notitia Lad i pet fie ad cete - vorum captum, & je babent-velut clauicula qu&damrad alia aperienda .. QV &STIO.PRIMA.- Quid , &z quotupléx fii modus y. feu in-- rumentun. fciendi 1t p E natura inftrument: Logici , q? D modus fciendi; sor ipe tionibus varié.Jóquütar AnGtores; Zaba- tel. in (uis lib. de meibdsperoni que: fequitur. Faber T heor; 16: cótendit uonc ;&n (ciendi etie. vim illáuiua, . Soro lib.z.fumm. c; 4: Auerfa q. 4.Log. - fe&:1. Complot. in przamb. ad fumme. Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis opinio Sümue - liftarum, qui rYodum (ciendi defüriiüt , qe - eft crario manifeflatíua alicuins 1 - Alij dene pehcaodü (emdiiore igütys eser S wiriena aer c ignotu ind quo qu iue - reponi le ERU Wodirmisüiliti iraq dfolum dicaturápfttument dese em Compladif proe i, quod babet vim nouficádí igno -.. Hincidé numero infttamentorum. foflicere ad inítrimentum logicü ; quod .nam Au&orcs prima (encentia folà are - tum ex noto. A ij mitius: uiunc: rs ir ieang dt e mg ué- gomentationem inftrumentum logicum : odo; ita- appellant, &&cam pracipué, qua ett in: ma- - gicorumvani eroni fun: modi dicendis matcria neceffaria , qualis cft dcmonflra- tio,hzc .n. parit (cieniam proprié dicta, vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenu (ciendi . Auct.2, fent. licet mas Ior pars corum tria afiignent in(irumenta logica,Dcfinitionem, Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc pume- ' minuere agsreffi funt fubftrahendo diuifionem, «o quia nó fit ab alijs int cu- mcniis condiftintdts, ità Hurtad.diíp. 19, fc&.6.Valliusinit. Poft. q.1.cap. 5. & fuit fent. Algazcl.im (ua Logica, Al1) € contra numceto ternátio non contenti addiderüt Reíolutionem, qua cft progretius à par« ticularibus ad vpiuceiríalia;à pofterioribus ad priora jità Euflrat.in (ua prafat.fuper 2. Poft. Ammon. füper proagm | Porph. Damafc. c. 1. fuz Phyf. Alj addiderunt enunciationcm, vr Auetf.cit.& quamplu ics methodum , fumendo methodum pro ordinc,qui in fcientijs obferuari debet, vt diítin&é tradantur , & fineconfufione. Au&orcs-deniq. 3. fent. lati fimé vfürpan- tcs modum fíciendi appellantj inftrumCta logica omnes fecundas intentiones , de quibus logica tratar, fiquidem omnes il. lz (ant aliquo modo veritatis oftenfiuz , & conducunt ad dircctionem operationü intellc&us,qui eft vnicus logica finis, ità Complur. loc. vlt.cit, ..à Dicendum eft, quod licét flri&iffi- mé loquendo de modo fciendi, & intra mento logico fola argumentauo poflit dici modus (ciendi , v: porté qua fola ex noto ignotum manifeftat pcr vim illati- vam ; X illum fusé (umendo sin tocar extcnfionem ,quam poteft habere ; om- mcs (ccundz inienioncs logicae dici pot- fini initrumenta fciendi, .1. rcété cogno- Ácendi , vt poté qvac omnes fuot aliquo- modo veritatis oflenfinz , & intellcotus dircétiuz, tamen proptié loquendo mo- us Ícicndi , & infttumentum logicum cft illud , quod habet vim manifcitandi i quomodocágq; 1d faciat , cum; id folum o t €um omni proprieta 1e Defniuont, Diuihioni;& Argumcnta- 1ioni , hactria propriéeiunt inftrumen- ta logica non plura,ne pauciora.Concl.. Scoti q. 2« lib. 1. Fricrem quam tenet Tát 2. pizamp-legiczyi Symaalila -  fcfiandi ignotum; vndé JDifpur. I. De infteumentis fiendis. «7 omnes . Et quantum fpe&at ad a(fignati dam ration€ modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter , quia. vt docet, Scot.4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probarc nó poflumus,fed oportet ea (ups . onere ex comuni víuloquétiü , vc apud. gicos nomine. modi fciendi.con(ucuit intelligi via di(tin&té cognofcédi id, quo anté confusé cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfiüis tar,quod fit oratio manifeflatia. alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. . limpliccs, & incomplexz quia füfficien- tcs non (unt ad explicandam rem diftin». &é & cxplicité,fcd rantum coníusé fig ficant;ergo abíq. fufficienti ratione. Aut- &ores prima (ent. nimis coaré&tant ron. inftrumenti logici, fcu modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus participetur » es habent vim manifeflandi, ignotü pe illaienem, & nimis ampliant Auctores. 3. fent dum volunt cam conuenite etiam vocibus fimplicibus,& quibufcunquein- - tentionibus logicis-. e^ 3 Dendé probatur exemplo amis,vne de nomen infirumenti deductum elt , nà in eis nof (olum appellatur inftrumentiüs, feu modus conficicndiartefactum illa | tiara difpolitio , (eu Agi atia ine i (edad quamibes jac ue ERA ed ad. qua t patté artefa&ti [corfi cic» daten RD E & facilé talis pars cfficiaturjfc ità ccrnitur modus tcd operádi in qua- libet minutiffima parte artefacti eficié- da, ncc certum inftrumentá illi correfpOs dei, fed in pricipalioribus partibus jlliass ita liac proportione teruata logici nomerr fodi fciendi mon re(tringunt ad folam argumentationem , vel demonflrationé y qe cft vltima dilpolitio , ex quaimme- ampliant ad minuti ffimas quafcu tentrones. logicales, fed tribui hid p quibuídam intentionis u$,.f. Definition Diuifioni,& Argum& tationi, quia (unt generalia quedam infra. menta (ciendi, in quibus clucet vis marii mcdiaté ditigunt intellectum in (nis opes gauonibus ; ac proinde fpeciali moda. 3 -€on- . y D j quia nom - até rc(ultat ícientifica cognifió, neque Ximé;&ims - DECENT EE VA Poe ups MON NN AER | Duafi.I. uid, &) quouples fit inffrum.ciendi. — 183 €onuenit eiscíle veritatisoftentuas, Hinc facilé probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inítrumé ta logica, Definitio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus Ícié- di cft oratio manifcftatiua ignoti hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplcxum,f(i erit cóplexum; manifcftatur. per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel igno ramus cífcntiam, & hanc explicat defini- tio, vel partes cius, & has manifeftat diui- fio,vt v.g.in homine fi cflentiam igno- res,manifeftatur hac definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur hac diuifione Hominis alia pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam pa ffionem , qua de illo praedi. catur, dicendo bomo e(d rifibilis , mani- feftatur per hanc argumentationc Qnine animal rationale efi rifibile , omntsbo- to cfl animal rationale, ergo omnis bo- mo efl vifibilis , ergo ficut nullum aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus fciendi,qui ma- nifctlet , Tum a. quia & hializ intentio- ncs logicales conducant ad cognitionem rerum acquirendam , & intelicétum iu. uent iníuis operationibus , tamen pro» ximé, & immediate id non efficiunt (ed mediantibus illis tribus,ergo illa tria pro prié funcinfirumerita logica, & ad ca re- duci dcdent catera, qua ad modum (cié di quoquomodo pertinent. 4 Viaterea numerus hic cernarius nó poteftrationabiliter augeri , ncc minui ; €&rgo intlruméta logica nó funt plura, nec pauciora sribus;probatur affumptü , non poteft io primisaugeri addendo X: cfolu. tioncm ; vt influmcntum ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fzpe (2- gius cum Diuifione coincidir , nar diui- . dendo retoluimus » & reducinius rem in fua principia , vnde & Arift. in Phy(: Rcioiutjonem appellat diui(joncm tcx. 3 Pofjerius autem €x. hi5 mota. fiut elementayG principia 1s) bac dut. rmt yi-xcloluuntjinterdum cuam coin». n Dcfinitioney& io- dehnnum cipia definientía, demonflrando vero, cl per demonftrationcm à poftcriori, feu à figno;quz dici folet Methodas refoluti- ua,cffectam refoluentes caufam inucni- mus ex Acerb.lib. 5.9.9. Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énünciationem cá Auería,quia de rationc enunciat; onis, vt fic;eft tàtum enunciare vnü dealio', non autem manifcftare ignotü, in quo confi-. ftit ratio modi fciendi , vnde fecundum quod efl propofitio, nó neceffario affert Ies notiores,ícd folum id evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo efl animal rationa leybominis alia pars eft animasalia cor- p's quo cafa enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel diuifionis,que in ea continetur crgo en& ciatio,vt f;c,non cft modus fciendi códi- ftincusà ceteris , quia per eam abfolute profertur vnum de alio , fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: Nec demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs tradendis , quamuis cnim hic ordo maximé iuuet mé&is dire- &ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufios- nem climinat ab iptelle&u, nó ob id ad- dendus cít y vt infirumentum abillis ttje bus condiftin&um, fcd y'otius dici debet illorum communis qüz dam re&ta difpo- fiio , vt bene dirigant cognitionem no- flram,g ra probatur; nu]lum inftrumé. tum ad fuum gnünus epus sib priug fit rc&é difpofitum, & accommodat y Minacimnt fecuri ad fcindendum , £i et obtufa, fcd prit sad cotcm acuitur ,non, vuniur calamo ad fcribend ü,nità prius ak; temperato, & fane acumen boc in fecus. r1 , & calamo pon efl ipftrumentum die fun&ium à (cori ,. & calamo , fed eff difpofitio quedam necelfaria ad inftru- rd vi bene fuum vx €À— ceat s. 4t Methodus , & erdo cftfruilis qu diliolio. VAR Mes nitionc joári Peg dieron [: amdcd pa c dada omnia ordinaté tenetur faccreone confuse fitumentum diftin&um ab illis . $ Atneque dcbet minut hic numerus, mon.n. minui potc(t (ubtrahendo Argu- teniationem,quia ad dirigendü diícur- fum plané cfficacius inftrumcntum exco gitarincquit ; & licet. inter argumenta- tionis fpccics demonflratio dignior fit , ac praecipua , atque ideo per excelléciam 'foleat appellari modus (ciendi ex. Arift, 1. Poft. c.3. non camen ipía (ola abíoluté loquendo dici dcbet in(irunicnium logi- €um, & modus fciendi, quia hic nonacci pimus nomen fcientig in rigore,(ed fuse vt inflrumeütum fciendi idem (onet , cognoícendi. Nec minui potelt (ubtra- hendo Definitionem, trum quia ad cx pli- candas rerum quidditates , & earundem grojtictares inueniendas ex cómuni om niü (eniu maximé confert; (à quia Acift. ipfe 1.de An.8.& 1. Met. 48. inter inftru- m&a cognofcendi eá connumerat fimul cuni demonftrauone ,& 6. 1opic.c. 1. 3.ait definitioriem facere , vt cognoíca- tur [obítantia quod repetit 2. Poit. ca.2. INec demum minui poteft fubtrahendo diuiionem , tü quia Aritt.1. dc An.tex, E Methodos, .i. inftruméta cogno- endi (imul cum demontiratione coniü git diuiionem; tum quia de Íe patet, quá ium dijuifio iuuet ad di(linctos conceptus rérum « fformandos , ad difcerocd ü quid affiimari«cl negari debcar; in.Ó tanta cft €fficacitàs ciug i veritate u an; fc landa , vt Ariftai. Priorum [edt. 2.63. cam ap- ptllauctit paruam quamdam iyllogifini uculày& veluu anbecillé lyflogitaiüg tandem in diffolucodis d; facultatibus, & rebusdeclarand:s in dübinm. verxend- bus nil fcqucocus vumur;quam diuitio- 3c,& diltinctionc,erzo cü caam diulio. fit manifcttariua »goou y ibter inftzua.€- tà logica ip(a quo;jue ctt computanda. . Saluuntur obieliones .- 6 TN oppofituro obijcitur 1. quod fola. ,. A argumcnrario (it modus (ciendi, & infltumeniu; logicumyoà omne infiru- Ancntuum pos aba cse noto ad ignotam ntrinfec e includit vim illati Wi fcd d Bnitio j& diuifio non includunt. vimyíeg &atio,crgo &c.min.. : donis, fiuc a Difput.1. De Inflrumentis fciendi. patet,mai.probatur,tum ex sinh pne facultatis logicaslogica.n. dicitur à logos «Là ratione, & di(curíu , ende ipfa eft fa- - cultas di(caríiua ,ergo ipftrumenta logi- : Ca, vt vcre talia dicantur, debent include - re di(curíum à noto ad igaotum ; tü etià ex ipfa ratione aíTignata modi fciendinà ti in hoc fita eft,v: fit oratio manitettari ua ignoti, neceffarió illationem includit , nam nihil ignotum ex notis notum reddi tur, nifi bencficio illauonis ; & hoc eft. vuicü fumdamétü Zab.lib.3. de Meth. c. 73-X Fabr.cit:Quod cófirmari potet au orit. Aci qui 1. Poft. 1. & 1. Topic. 10.6. Ethic. 3. 1. R et. 2. loquens de inftru mentis (ciendi meminit ci (yllogifini,& . indn&ionis , & plan non (uflficicnter 1. Pott.1. probaret omnem doctrinam fieri ex przexiftenti cognitione, co quod fiat fyllogifio,& inductioney& cex.33. dum probat deficiente fenfu deficere omnem. fcientiam illius fen(ibilis , quia noname--- plius fit indu&io, & demonftrato, De-.— mum ft de ratione modi (crendi focet , vt. fit iznoti manifeftatimus quomodocune queyunc etiam tcraini,& voces fimplis — €cs infltumenta logica forent appelladas. €ü nobis aliquid (ignifigent ,& declarents. prios :gnorabamus ; & fi quis dices rct alicui Indias e(Te , quas 1fte nunquam. vidit , foret talís oratio modus fciendi s quia cfiet manifcftatiua alicuiusignoti . Relp.negando maiorem, ncque .n. hic fumere debemusinftramencum logicum ad libicum Zabarcl. (ed iuxta communem. lo;uendi modum , quo víi funt veteres. Sunmulifiz:, pro. medio aptoad mani» fcftandum j xov liue id fiat via illae. 10.modo;quo fen(u nomine initruméu vius eft yr yen 1.Met.48. vbi definitionem appcllat inftrumentü y, quo omnes fcienug vuntur ; ad primam, probationei maioris logica dicitur fcien. tía rationalis, quia ctt dire&tiua rationis. inompnibus actibus luis, vndé contidera- re tenetur. inftrumenta dire&tiua. cuiufz cumque operarionis. intelle&us,, & non: tantum diícurfus , verü quia inter omnes. adus,dilcuríus eft diguror, ab.ifto aGtu logica dicta cft fcientia diícurtiua. (ame p'à denominatione à nobiliori ; adalterá. — Quaf.1. Quid,ey quotuplex fit inftrum.fciendi. pe ncgator abfoluté non po(- c ignotum fieri notum, nifi via, iliatio- nis, nam ficri potcft componédo pcr dc- finitionem, & refoluendo per. diui(ioné . Ad Confirm. fi Aritt. ibi non meminit de finitionis,& diu:fionis , meminit alibi, & 1. Poft.tex.1, loquitur de doctrina difcur- fina vt patet ex tpfo cótextu, & tex. 55. loquitur de obicdto complexo ignoto , vtique manifeftatur per diícursü . Ad A d teram Confirm. eft de róne modi (ciédi , vt manifcftet ignotum nó quomodocüq ; fed diftincte,& explicité , & ideo nomi- nà , & voccs dici nequeunt infltumenta logica, quia rem notificant confuse tan- tum; & implicité , vt docuit Arift.in pro- cm. Pbyf .qua etism ratione eratio illa , quod Indiz reperiantur, & alize confimi- lcs nequeunt dici inftrum&ta (ciendi,quia rem confusé folum , & indiftin&é figni- ficant , vndé enunciationé abíoluté (s ptam bac ratione cxclufimus à numero inflramentorum log:corum , 7 Secundó, obijcitur , quod definitio fit in(trumepncü Logicum,nam fi cf- fciintttumeniü à demonftratione diftin- &um;logica non hiberet vnü (ubic&um ncc confequentcr c(fet vna , quia defiai- tio nó potcft ad [yllogilinum reduci, qui eft adzquatum logicz obie&um , Dcin- dé quando fuerit claré cognita natura ho- minis,hec definitio animal rationale nó erit modus fciendi, fiquidemtunc non monifeítat ignotum . Tandem in(trumé- tum dcbet diftingui à finesad quem ordi- natur,íed dcfinitio non diftinguitur ab il- la cognitionc,quz eft finis eius, quia defi nitio cft (implex quidditacis rei intuitus , neqoe alia cognitio (equitur ad illum in- tuitum, ratione cujus fit in ntum : Immó hac rationc Bianc. lib. 4. diale&. inftit. (c&. vlt. negat vniuerfaliter Def. Diuif. & Apes cífe inftru pu logi- Ca;quia potius funt opera ipfius logica ivre 1. in Logica abfoluté confi- derata in toto ambitu fuo , non fyllogi(- müfed inflrumentü (ciendi. efle adzqua- ein » Ad 2. idcm argumentü có- fici poffetcontra argumentationem , non manifcítet ignotum illi , qui iam e. (cebat, dicendum itaque 10d licét dci. nitro non mauifeftct ignotum ei, qui tany claré dcfiniti naturam agnouit, camen ex natura (ia cft manifetartoa , & hoc fuf- ficit;ad rationem modi fciendi. Ad 3. ide ctiam argumentum vrgeri potcft contra argamentationem , q» nó dift:nguator 2b iplamet notitia difcur i;ua,at.jue 4deó c(Te nequeat in(trumentum cius; vt vrgcbac dc fa&to Blanc. cit. itaq; refjodet Amic. trac.vlt, Log.q.6. dub. 1. dupliciter. defi- nitionem pofle dici infrumentum fciédi, primo rel pe&u ipíius (ciencig,& ità cer- tum cft non e(le inflramentü , quia cífet inftrumentum (ui ipfis, qaia per defini- tionem non habemus aliam fcientia, Lu cognitionem quidditatis,quz cft ipti íli - ma definitio. Secundó,vt fit in(trumencáü rc(pc&u quidditaus cogniti, & irá bené dicitur inftrumentü, & fic intclleótus cft principaleagens , cognitio dcfinitiua ef inflrumentü , quo apprchendit obicirü y ficuc manus dicitur inftrumentü corpo- ris,quia per cam aliquid apprchédit . Sed hzc reípoofio non fatisfacicnon.n.obic- &um,fed cognitio re&a obiecti ett fias inlLruméti logici , ergo malé cóccdit dc. finitionem e(le inftruentü obie&i cuf , non aüt coguitionis. Quad (i dicat, cia Obiectum,quarenus rccte cognitum, tt&- tui pofle finem lcg:ci inftrumenii ; hoc nihil eft,cum .a.cíic cognitum in obiccto nihil ceale dicat , nifi cognitionem tpsà » vt ad illud terminatam , plané dicere dc- finiionem effe in(tcumcotu:n obicdti quatenus cogniti, eft idem, quod atkere- re effc inftrumentum cognitionis 1puus atque ita redit integra d fficulcas . 8 Potius ergo dicendum, quod dcfiai- tio, ficut etiam diuifi» , & argumentatio poffunt (umi dapliciter, vcl tormaliter, - vel obie&iué ,'primo modo funt ipfünet | actus definiendi,diuidendi, arguendi; fz- cundo modo (ünt obie&a , quz. per hos a&us menti obuct(antur ,cogaofcit. n.n« tellectus per & precepta bonc &«c. & fic cognoicit, dum fit , diuidendum , &c. & hoc odo fumpta przcipué habent rümein inllcü- menti logici,vt Tice o P RUN A LAU C E d icam in(lructus Sy dAldadd. dH E Auería (e&. 2. conceptus .n. obic&inus €(t,qui dirigit a&tum poftea cliciendum, ficut.n.quilibet artif. x , vt opus fuü re&é efficiat , prius illad mente praconcipit , Qu fit c fliciendü cogitando regulas, recepta rale opus efficiendi, fic intel- lectus,vt rete definiat  difcurat &c. có- fiderat regulas, & przceptà definitionis, & diícurfus, & virtute huius notitiz, & conceptus obic&tiuty qui in propofito eft di(cur(us regulatus , vel definitio efficit fübindé actualem difcurfum , vel dcfiai- tionem , 1n propofito itaque licét defioi- tio formaliter fümpta non dittinguatur à notitia ipfa quiddiratis , obie&iué tamen fümpta diftinguitur, faltim quoad modü cífendi, ficut diltingui folet res obie&iué concepta à feipía,vt ex ttit realiter à par - terci, & hac fola diftin&io fufficit ad (al uanda, quz cunque dicuntur de cognitio- ne dicigibili , & inftrumento dircétiuo , & per hoc patet ad inftantiam Blanc.for- maliter fumpta fünt opera logicz , (ed Obic&tiué (unt inftrumenta . Sed dices , definitio, & areumétatio (ic fumpta pro Conceptu obie&iuo rei efficiédz nó (unt, nifi Idea, & cxéplar definitionis atualis, & diícurtus, at idea non dicitur ihftrumé tum,funt n. caufz dittin&z idcalis, & inttramentalis, & domus in méce Archi- te&i non folet dici inftrumentam zditi- cádis(ed tale dicitur malleus,fecuris, &c. ergo hoc modo infpc&a definitio nequit dici inftrumentum, ep. ideam in logi- Ca habere rationem ilt raméti , fic ctt pac ratio de alijs actibus fa&iuis , & logi- €a quia in illis cum exerceantur per actus " trapfcuntes habcotür infl rumenta. cxtet- majquz proprié tali no:inc noncupatur, gica cum exerceatur per actus 1m- manentes , & opus cius dirigibite fit co- gnitio iptelle&iua, nil altud habct, quod ita proprie fortiti poffit rarionem inftra- menti dircétiui , quàm ipfammet ideam Operisfacicndi, — ^ 9 Tcrtió obijcitur , quod diuifio non fit inftrumentü logicum ; tum quia 1. de  An.tex, E.hibetor, quód omnis ratio,vel cit dcfinitio;aut demóftcatio, & 1.Mct. 5. omnis difciplina , aut efl pec dcaion- Türationcm,aut per definitione; tui quia - Difp. I. De Infrume ntis fciendi. 2, Poft.in principio proponésPhilof.nnz meiíi quzrttioniü (cientialium, tanrüqua- tuor cnumetar,an fir,quid (ic, &c. nullam faciens mentionem de quotuplex fit ; er« go fruftra fingitur Methodus ifta diftin- Ga ad (atisfaciendum illi queetito , tü de» nique quia idé cogaofcimus per hanc de- finitionem bomo eft dnrmal rationale , & per diuifionem eiufdem in partes Me- taphyficas , ergo diuitio non elt inflru- mentium coadiftinétumà definitione . Refp. in primis duobus locis Arift.lo- qui de cogaitione ipiiusquod quid cft; & ctiám de illa cognicone, quz proprié fcientia appellatur , has namque cogni. tiones maxime azeftimauit vcluci princi- palesin qualibet facultate, & in ordine ad iftas , tanquam intlrumenta precipua conftituit definitionem , qua cft genera- tiua primae, & demonftrauonem;quz al- teram generat , & non allignauit diuifio- nem ; quia hzc non cít ita neceffaria , vt dcfiaitio , & demonfítratio ad perfectam tci notitiam aflequendà . Ad alterá de 2. Pofl, Arifl.:bi enumerat tantum illa quae- fitaquz pertinent ad remin fe , & infoa communitate infpectam ante diuilionem in plara ; vel quae itum quoruplex res fit reducitur ad quafitit qualis fir, quia fpe cics non funt de e(leatia generis, led ve- loti eius accidentia, quia inferiora acci- dunt füpetiori. Ad 3.6 interdum per de- finiiionem,& diuifionem idem eX primi- tut obieétum,id tamen non fit codé mo- do ,quia definitio componit etfentiá cei quam diuitio refoluit in pattes, differunt ergo illz dus propolitiones non rationc Oobicé&tsfcu rci figaificata: , fed modi fi- gnificandi, & mauniteftindi eandem rem, qui diuctíus cfi in definitione; ac diuifio- ne;quia primus eft modus compoliciuus, alter diorfiuus,quod (ufficic ad diuertica- tem illorum inftrumentorü;quod adhuc magis cxplicabitacinfraq.$. art.1.— 10 Quarto detiiim obiJcituc , tp lint plura tribus, nam (icut argamentatio có» muni confenfu inter inftrumenta logica numetatur ; quia mediancibus regulis de ijfatraditis eit api fimum inltrumérum ad ditcétioné dilcurlus, ita patitér cnun- *xiatio 'tit a i inlrimentua ad. Quefi.I. Ouid,e) quituplex fit inffrum. [ciendi. -dire&ionem iudicij, quia & ip(a habet proptias regulss,& pracepta, quitusob- feruaus nom n.inus bcne dirigitur iudieiD, quàm regulis argumentationis. feruaiis dirigatur difcurfus. Confirm.quia fi igno rant: naturam hominis dicatur, Hofio cfi anitiai , vcr€ manifcftatur rli. aliquod ignotum , ergo veré cít modus fcicndi . reterea omnes fecunda; intentiones lo- pun funt aliquo modo veritatis oflcn- ug , & fingulz 1unant. ad. acquircn- dam Ícientiam , & dirigendum intel. letum, crgo omnes funt mod; fciendi . Demum Arift.2. Mct.c.vlt. Mcthodum, Ícu modum procedendi in tradendis fcienujs appellauit modum, (ciendi ,ergo nonbene «xcluditur . Relp.hzc,& fimilia arguméta proba- re dumtaxat inflrumenta [ciendi effe plu ratribus , 11 modus (ciendi latius vforpe- tur, & iccundum on.nem exienfioncm pro quacunque noi ma rc&té intelligendi: at non fi proprié fumatur pro cratione manifeflatiua igooti,vnde Ad 1. nó ideó pracisé orgun;entatio ponitur infirumé- tum logicüs qvia habet proprias regulas , Quibus dilcurfum dirigit, nà pari rationc, nedum enunciatio, fed ctiam termini fim pliccs inier infirumenta logica. forent con putanda,cum etiam de fübiedto;co- pula,& pradicato propriz tradaptur tc» gulg;quibus obíeruatis dirigitur apprché fio in ordine ad iudicii; fed ideó dicitur proprie modus (ciendi , quia maniteftat ignorum ,jucd cnüciationi non cOuenit ; qua :alis cft. Ad 2.aiüt Compluc.in pra- amb.ad fumn;.negando , quód cnuncia- tio cx fc bit mamifettatiua 1gnoti; nam ip- faíclum «num de alio enunciat. , ad hoc guten, vt vcré manifeflaret rgnotum, dc- bcret oít édere Gc cic; licet percalé pro- policionemn ati err, quod ramen nó fit peripfausíed perargen«mauoncm . At ità tcl pondenco pl« ne concedo nt de ra- tionc infiruméa logici , & nodi tcicndi €lle yim: jrobatiuam ,& illauicem, quod tamcp,X ipli neganc. Licendun igiiur, quod enüciàádo vnum de alo, (20, olitio Mtku€ aliquod ignot nrfboamile nob quanton; ic ttciftad dede cft mjapitcfts 189 & explicité quod nó facit propofitio,ni- fi vcl comcidar cü definitione (vt eft in exéplo adducto in argumento)vcl cü di- uifione , vel per argumentationcm illata fit , cuius propriü a.unus eft manifeftare diflinété,& esplicité ignotum cóoplexü . Ad 3.& 4. concludunt folü o€s intétio- ncslogicales,& methodum ipsá effe mo- dos ícicndi,,& inflrumenta logica süpto Kicndi modo fecüdum omné extéfioné . QV&STIO SECVNDA. inflirumenta prafata: diretlios ni cognitionis deferuiant . Ertum cft cognitionem intelle- &iuá per illa inftrumenta dirigi poflc ied aliqua difficultas cft in explicá do, quomodo in ea talis dircétio exerce- ri pollit ; nam clari eft talem dire&ioné nó excrceri circa cognitioné in commu- ni abftrahécem à recta , & indirecta , fed circa cognitionem in particulari, logica .n. vtens, vt fupra diccbamus,verfatur cir ca particulares difcurfus , & particularia iudicia ; omnis autem a&us cegnitionis particularis, vcl eft actus verus, & rectus, vcl indircétus, & falíus,aut.n.eft confor mis., aut difformis obiccto , nec dari po- teft medium,fi cognitio eft recta, & ve- ra;iam nonindigct directione, (i verà cft indirecta, & falfaynon poteít ;ipfamet ea- dem permanens dirigi,& reta fieri, iudi cium.n.quo hominem effe animal irratio nale afferitur , nullo prorfus modo idem perrhanens poteft fieri verum , fed debet € rente tolli , & oppofitum introduci. non.n.fecundum (c eft capax directionis, & veritatis,& ità vmuerfaliter cft de pro. pofi cionibus necetíarijs; quod fi in con» uüpgenubus poffit mterdur idé iudiciü mutari de vcro in falfum, hoc certé fieri. ncquit , nifi per müationcm obic&i , at. dirigere hoc modo non fpe, ad logi cam , quia ipla non habet vim dir? cognitionem ubtando obicétumsied fos lum mvtádo cogiitioné iplam; Accedit s. quod tolum de ncceülarijs Siam qe logica prafeitim adinucnia efl wr dirigat in co; niienc fcienatica acquirenda « — Autrla indua.Log.q. 34 ect. 7 explicat. : X53 pol ^ b — -—" i9o pofíc dirigibilitatem cQuenirc cognitio niindircétz, & falíz , 6 cuc Theologi in mareria de peccaris. explicare folent in a€tibus nialis priuaucnem bonitatis , & €apacitatem oppolitz rc&titudinis , 1n actu. n.falfo duo confidcrandaiumt. (in- | & «quod fit actuscognitionis, & y t indirc&tus, quatenus crgo indircdlus; cit vtique incapax reétitudinis ,quarcnus fal(us,cft incajax veritatis)quia arrcétitu do, & fal(itas rc étitudini, & veritau re- pugnagts cftq; illi incompoffibilis ; qua- tcnus vctó actus ccgnivonss ett, ic fccü- dum ipiam cócm rauoné retinet. rcétitu« diis capacitatem, & vt fic eft dirigibilis, reducitur autem hac capacitas ad actum non quidem faciendo, vc idé actus mute- tur in vcrum fcd copucrtitur in aliü act ü verum realiter diuer(um, & oppolitum , €onucnpientem tamen cum ilio in rauone Communi cognitionis circa tale obiectis, & tandem (ubdit Aucría hoc gens apu- tudinis , & capacitatis fuifle ab Arift. af- fignaum $. Met.c: p.22.dum ait Talpam elic capacem viíus , non «quatenus Talpa eft, (cd quatenus animalcít , & hac ra- tione dici coccam . UD. 12 Scd hic dicendi modus patitur in primis omnes difficultates, quibus. pre- mitur fcntéria Theologorum tencnuum a&unodij, & blafphemiz deberi rcctitu- diné sm genus, & ha« rationc clic lerma- ' litec malos, quz plané magni iunc póde- ris . Deindé £alfitasmaximan: ponit im- perfe&ionem in. a&u, fed priutio fccun. dü gcnus-nullà dicit impeifcétionem in talier priuato. , «t bene Scot. oftendit 1. d.28.q.2.ad 1. nam priuatio vilus. in plà- ta cfi quodammodo priuatio cx Arifl. $- Meta. & non importat imperíeétior.é in planta, alioquin priuatio- fenübilitaus. lapide , & infnita pertcCtionis in ente €rtato. idctiam facerc , quia lapis , qua fubfiantia,cft capax feníationis, & quod Wib«t ens creatum, quatenus cns,cft capax infinitg perfcéionis, ergo falbtas, & ir-. 1c ét udo cognitionis non benc cxplica- tur. per priuationem rc&itudinis in. atu: fecundum genus... Ruríus faisó (upponit. Aucría cognitioni intel ética vc fie có- : debeti rc&bitud : mjquiaco- i -Difp.I- De Inftrumentis fciendi- ^ ^ n gnitio intclleGiuas vt fic , abflrahit à re. Ga, & indircéta , ergo vt fic neutrum ei conuenit, vcl dcebctur, ficut nec animali , vt fic, debetur rationalitas, vel irrationa- ) litassquia ab his abftrahit. Confirm.nam: rcpugnat in terminis actui falfo. sm gra. dum gcncericü deberi recticudinem,quam non potefi habere sr fpecificum ; nam fi debetur gradui generico , debetur euam omnibus inferioribus, vel f1 cis omnibus non dcbcetur ; nec debetur gradui co, (cd aliquibus (peciebus illius generis ficut quantitas debetur fubftantiz corpo: rez, non autcmfpirituali , & ideó nó.de* betur gradu: generico (ubftanciz: in com muni; alioquin. fi deberetur generi , de« beretur etiam omnibus fpeciebus, Et per hoc patet ad exemplum de Talpa; nam fi Talpz repugnat vifus sin (peciem , falsü erit vilam deberi gradui genericoanima- lis, vndé tenendo. Talpam noncarere vis - fu fecundü fpeciem, nO eft fimpliciter cg Cavcl priuata , fed tantum sri quid, fei - fccundü genus , non quod eius generi, .i. animali debeatur vifus, (ed quia ei no re» pugnat; qua doctrina cft Scot. loc.cit. v-. bi ait careniiam rationisim boue effe pri uaiionem fecundum quid , quia licet ra-- tio repugnet boui,qua bos; non repugi tamen aoimab , & ait hanc privationemnihil dicetc impcrfe&tionis in priuato ob. rationcm allatam, ità intelli cft Arift.cit. dum loquitur de Talpa .. : si Refpondeat Auerfa füfficere , quod rectitudo. faltim non repugnet gencri a- €tus,licctei non debeatur, quia hoc fuffi- cit, vc cognitio intcile&tiua in communi dicatur dirigibilis. Cótra hoc eft;quia.die. rigibilitasab ipío ponitur paffio cognitio. — - nis intelle&uua) ergo nom erit mera nom repugnantia , fed tum , & aptitudo. addirigi .. 13 Alijproindefatentur dire&ionem vtiq. non deberi a&ibus elicitis nec fecüs dum fpeciem , necsrh genus ,. fed:deberi: | aGibus cliciendis, vt (ic enim nensüt re« &i nec errat, í Qwefl, 1T. Quomodo direHlioni inferuiant. erat in potétia obicétiua, vt docet Do&. 3d. 16.q.vn. A. cx Ariít.9. Mer, ergo (i cum exiftit non. potelt idem numero di- rigi,crgoneq; cü exiflere poteft, idé .n. numero eft actus elicitus, & eliciendus. 14. Dicendum itaque cognitionem in- tellcctinam intantum dici dirigibilem; & dire&ionis capacem , inquantum intcllc- Gus cognofcens , & operans poteft diri- g5& corrigi tranf: ab a&u falío ad vcrum, Probatur , quia fi hoc modo ex- plicetur capacitas directionis in cogni- tione, vt .f. re&itudo debeatur potentiz intelle&iuz ,non aé&ui cognitioni sfacil- limé vitatur difficultas in principio pro- polita & vniuerfaliter dcfenditur omné cognitionem , fiue fit de obie&to conüin- genti, fiue neceffario cffe dirigibilé , rc- &itudinifque capacem, quatenus intelle- &us in onihi cognitione mas dirigi ,& - emendari .. Accedit , quód quando dici- mus fiam logica eife dirigere opcratio- -nes intellectus, aliud non intelligimus, q intelle&um pet logicam dirigi potíe , & - debere in fuis operationibus, ergo rc&i- tudo debetur potentia intclle&iua opc- ranti, non ipfi operationi. Denique licet - modus dicendi Aueríz , gy re&itudo de- - beatur operationi, fuftineri in illis - contingentibus actibus ( fi tamen dátur, de quo in lib.de An.) qui ijdem numero manentes po(funt de veritate ad faliitaté migrarc,& é contrà ; nullatenus rf (ufti- -neri poteft de actibus neceffarijs, & alijs contingentibus, ergo vc detur. vniucrfalis rceula , quomodo cognitio inteJle&tiua : fit capax directions, reftat diccre,quod fit capax illius mediaté, non immediate, , le ratione intelle&us dicigibilis , non ra- "^-tione fuzencitatis , (iue fpecificé. confi. deretur , fiuc generic , Acn cótrarium obijcies, directio, vel. indire&io conuenit inrelle&ui mediate cogaitione,ergo, & dirigibilitas, qaia eft "eadem ratio ; probatur atiumptum , quia -tunc intellectus eit rectus,quando eítye- rus, indirectus,quando ett tal(us, fedve- titas, & fal(itas rminediaté conuenit co- - B csevtAc tem ioteliectuis ,» veram,vcl falsá.Rur- | feruit, m Paodicin medi sinana eo wr 9t ergo etiam immediaté dirigibilis ; Con- feq.patet, quia a&usin (übiedto , cui in- cít,(upponit potentiam ad ipfum. lte(p. 1, negando parítatem , quia directio , vcl indire&io refpicit a&ü (ccundum, & fumitur immixliaté ex conformitate, vel difformitate ad obicétum , qua fundatac immediaté in a&u , (ed dirigibilitas re- fpicit atum primum, & fumitur ex pofit, vcl non poffe elicere aótum re&tü . Ad 2. in atu eft potentia logica ad directio- nem, .i. non re antia ad dirigi , fen(u Deus dicite habei potes 2d feaon autem potentia phyfica,feu (ubie- Gua , quz dicitur contradictionis , fed hzc in intelle&u folum reperitur , & de potentia ad dirigi in hoc (en(u loquimur in propofito , 15" Sedadhuc vlteriuspro maioti na- titia famulatus horum inftrumentorü du bitari (olet,an przfata fingula ioftrumen ta fingulis dc(eruiant operationibus , vel potius equaliter oibus . Pro decifione breuiter dicendü eft , quód licct omnia, & (ingula a(fignata inftruméta oibus , & fingulis inferuiant operationibus, nao và oibus zqualiter famulantur; & quidé pri- mum facillime probatur difcartendo per fingula. Definitio enim maxime iuuat ad — primam operationem; pía,n. lante Tité cócipimus e(lentiam pro- priam rerü; hinc etiam valet ad directio- né (ecundz ,cum .n. nos dacat in cogni- tionem quidditatis, docct caníequeoter, quz przdicata effenrialia de ip(a eoücia- - re debeamus, & quz negare, valet tandé ad dirigendamtertiam , quía.cx cadE de- finitione concluduntur illariné propriae paffiones, & atttibuca, & repugoácia ex- cluduntur , nam medii demonitrationls , per quod paffioné oftédimus de fubiccto, eft ipfius fabiecti definitio. Diui fio fimi- liter tendit ad dire&ionem cuinícunque operationis intelle&us , per diuitioné li- ittin&é : Wim ea Cauet edi m X8 Nod wA T - *f92: Difpu.L De InWramentis fciendi. ^ E fufficientidiuifione,& preferiim perpul- — in(trumentum à coeteris condiftin&uns €her ille arguendi modus, qui diciturdi- — vt liquet ex q. przced. (ed potius com- lemma,io diui&onc fundatur. Argumcn- — munis quz dam conditio , ac veluti cuiuf- tatio denique iuuat & ipía omnes,& fin- — cunq; difpotitio,vt bene (aum munus ge- gulas intelleGus operationes, dedifcur(a | rat, & cognitionem dirigar, confequen- tcs de fe patct, de iudicio probatur quia — ter non eit cenfendum in(trumentumhli- fi interdum intellcétus enunciádo decipi cui certz operationi affixum,fed omnes, tut, tr':buendo .f. praedicati aliquodtei, - & fingulas indifferenter coadiuuans. Q» vcré ei non cóucnit, non melius corri- gitur, & in notit iam - cie omm LN Q V£ESTIO III t argumentationé; dirig:t étapprchen- ; Dlooé quit ad inueniédam períc&am re1 Quodnam borum PA aa um quidditaté non femel vtimur fyllogiímo. fit. perfetlius . 16 Verum quamuis hoctotü verüfit 17 q^ Tiamíi exacta huius quati ine omnia,& fingula hzc inflrumcnta omni- Ttisenis fupponeret particula bus , & fingulis famularioperationibus, — ré tractationem de vnoquoq; corü fingil vt probatá eft , nóti omnibus zqualiter— latimy;placuit tamen, & v:ile vifum eft id inferuiunt,fed certum inftrumentü certe — in przrfenti inucftigare , vbi de omnibus operationi eft (pecialiter applicatum, & . promifcue tra&amus,& vnü ad aliud có- addictum,& proximé, ac directé ad cam — ferre: Et quidem in primiscertü e(t apud rc&ificandam ordinatur, g» pariter pro- — omnes, & ab(q; controuerfiareceptü Di- batur difcurrendo per finzula,& fingula | ui(ioné elle imperfc&ius inftrumeniá «e cóferendo fingulisoperauonibus& qui- ter s,vc Scotus docuit lib.r. Prior.9.2.vn- | dé Definitio quamuis ;uuet,& dirigat fe- — de (ola remanet difficultas de Definicio- cundd,& terti operationé , vt diximus, ne, & Argumentatiooe. Euftrat. prafat. tfi pcr fe primóà valet ad dire&ioné pri-  in2.li. Poít. Balduin.q. 9. Smigl. & alij | mz , quia obie&um propriü prime ope- | quamplures tenent Definitioné efle per- rationis aflignatur quodquid eft rei ab — fc&tius , nobilius inftrumentü coereris Arift. 3 Met.8.& 3 deAnim,26.&alibi onmibus. Ac Scot. cic Faber. Theor.16. fzpe , (cd verá rei quidditatem noícimus . Zab.Philop.Simp. & Graciromncs afic- per definitionem 1.Met.Sum.3. c.i. er- rüt argumenrationé przíertim, qua fit in 0 dcfinitio per fe primó valet ad dite- — materia neceffaria ; praíti itionís ionem prima operations. Diuil;io at — & fequitur Amic.tract.vlt;q. s. dub. 3. &c licet ét primz.& tertiz operationi de(er — fi ratio, qua id afferit, (it in(ufficiens fun» uiat,fecanda t fpeciali modo adminicu- | datur.n.in hoc, quod definitio non fit in- latut;quia per diuifioné prefettim digno | ftrumétü refpe&u cognitionis; (cd poti* | fcimus,quid affitmádum (it, vel quidnc- — refpe&u obie&ti , qua doctrina (uperius pene de re quam inquitimus. Acce- — explofa eft q. 1. haius difp.in fol.ad 2, - it, quod (ecunda operat;o cofiflitin af- .— Dicendum breuiter cft argumenta » firmatione , vcl nergatione predicati de | tionem,& cam prafcrtim,qua fit in ma- Íubicéto , hzcaüt atbrmatio fundatur in. reria ncceffaria,przftare coeteris inftru- idcatitate praedicati cum füb:e&to , ficut. - menus logicis , etiam definitiont ipliin negatio in eorum diuerfitate,at per diui» rationc inttruméa .. Concluflo cft Scoti fionem potiflimü deucnimus in notitiá loc.cit.vbi in corpore quzrfiti ait,g» argu- huius idenitatis,vel diuerfitatis,erso pe^ mentatio eft modus (ciédi perfcétiffimus | culiari modo deferuitfeconde operatio- inter alios,& quod ideo Arift.fecit quafi ni . De Argumentationctandem certum .. totam (uam Logica de argumentationc« - eft apad omnes,quod licet primam,& (c- | Probari auté poteft , Tum quia inter in- ionem iuui Íe tamen | ftrumenta logica (ola ar. ntatio vim . — gtimó inftituta eft ad di ze&ioné tertig. | probatiuá& illatiuá pofidet,ergo perfe — : i, crimen fit peculiare . Devi modo dirigit ; & manifcitat igno- ! d C pw. tum H "TT | ] f ——CQuefR. TIT. Quodyam borum fit perfettius. Aü,nam nc g;ri ne juit,quin virtus illatina inmanifeftatione ignoti ex notis maxi- "mà habeat energ.á . Tà 2.quia tüc inftru mé cenfetur perfeé&tius in arte quanto *illimitatiot eft eius famulatus ,& ad!plu- Ta deferuire poteft, at argumentatio non folü inferuit dire&ioni difcur(us fed etiá 'fudicij,& apprehéfionis;nam & (i hoc fic cómune fingulis ioftrumentis, quod om- nibus,& fingulis operationibus deferuire poflunt,vt patet ex q.preced.negati tame n6 poteft,quin perfectiori modo id cópe tat arpamentationi; fj,n.'intcllectus (alfa opinione dctincatur, (Latin argumétatio ex notis ad ignota procedédo cius erroré *couincit. Tü etià cfficaciffima cft ad in- ^ueniéda rci eísctia,& coceptü eius quid-  diratiuü ,cü.n.definitio eft ignota, inue- "ftisatur per difcur(am à pofteriori,& me thodum re(olutruá,qua vel eft demóitra tio quia, vel indu&io , vt docet Faber cü Zab.thcor.17.ergo cum definitio ipfa (z pius arguinétatione manifcftccor, plane ' jn ratione inftrumenrilogici  .i. ignoti | manifeftatiut deficiet à demon(lratione « 18 Confültó autem di&um eft in có- ' clufione definitionem /n ratione infliu- -menti logici excedi ab argumentatione , quia fi in ratione cognitionis confidcre- ' tür,res écotra fc habet, vnde notatiimus loc.cít.q. t.in fol.ad 2. poffe definitioné, & argamentationem dupliciter fumi , vel 'formaliter pro ipfis a&ibus dcfiniendi ' & argucndi, fcu pro ipfa cognitione dcf nitiua, aut demoftratiua rci. , vel obie&i- - ue, quo fenfu prafertim induüt. rationé inftruméti logici, vt ibi declaratum ett ; quàuis ergo in ratione inftruméti argumé tatio dcfinirioné excedat , in rationc ta- " men cognitionis definitio excellit argu- mentationé etiá in materia neceffaria .i. ' cognitio dcfinitiua rei excedit demóflra. tiuam, quod facilé probatur ; Tum quia definitio ex genere füo circa lübftátiam ' rei feines demoodébn circa accidens, eibeec «n. "EDS 'inhzíionem onis cum fübic&o ; ergo cum perfe- Gto efsétialis cognitionis ex obiecto for. i méf(uretur, plane ip ratione s LOc case &ior erit de-  móíti ia eft circa nobilius obie €um ex genere fuo; Tum etià quia; & & interdü accidat,vt definitio, & demóoftea tio fint circa accidens aliquod , adhac ta- men dcfihitio ex genere (uo eft circa ef- fentiá,& quidditaté illius accidentis , de- monftratio aut circa pa ffioné etus, qua eft pradicatum extra quidditaté exiftés , ergo vniuer!im loquendo defiaitio in ra tione cognitionis (empcr perfectior eft demonftratione. Tá preterca;quia etiáft cótingar,quod definitio, & demonflratio fint circa tdem prorfus obiectum, adhuc perfc&tior erit cognitio definitiua rei v quàm demonflrariua, quia hzc eft cogni tio habita per difcurfum,illa per fimplicé quafi intuitum, ceteris aurem paribus no bilior eft modus attingendi obie&tum fis ne difcut(uyqaà cum di(curfu , qua ratio - ne hic intelligendi modus Dco tcibuitur. Tum demü quia hac catione ait Ariítat. 3.Mct.3. & 7. Mct. 4. quod dicimur ma- g's (cireycuin Kcimus, quid fit homo, qu& quando qualis fit; ergo in ratione cogni- tionis definitio excedit demon(trationé . 19 Inoppofitü obijcitur 1. quod de- finitio etiá in ratione. inftrumenti. pcrfe- &ior fitargumécatione , Tum quia illud cft nobilius inftrumentum logicum , ad quód omnia inftramenta logica reducü- tur, fed omnia reducürur ad definitione , etiam demonftratio ipfa, vt docet Auer. 1. Poft.com.i]. vbi ait fcientiam terü. per demonf(trationem quzri propter fcientia definitionis; «nde 1.Poft.com. 38.ait tta Gationem 1.Poft. ordinari ad (ccundum librü,vbi agitur dc definitione , eceo de- finitio nobilior cft;quia finis nobilior eft his,qua funt ad (inem. Tum dcindc aobi- lius eft inftrument ; quod verfatur circa perfc&ius obiectüfcu (cieniam caufat de nob;liori obic&o, fed definitio cft circa fübftantiam,demonftratio circa accidés, ergo &c. Tum tandem quia definitio rem manrfcflat per caufam formalem), & :n- trinfccam 3, Met. 5, & 7. M et. j. quac cer - tius ducit in cognitionem. , quam caufa efficiens, & extcinfeca per quam proce- dit demottratio, nó um cx obiecto, circa qp vet(atur;fed ér ex medio; quo vu tür ad illud mani ü, definitio exce- dit demóttrarionó;ita arguit Bald.loc.ci. io Rcfp. - 20 Refp.ad r.neg. minorem, nam in logica (ecundum (c coníiderata in tota latitudine (ua de fingulis inftrumétis. pet Íc agitur in ordine ad lingulas operatio- ncs intclle&us , vt patet ex dictisq. pro- cem. in Logica vero Arift. (quicquid di- cat Auer.de quo non curamus) um abeft, vt de demóftrationcagatur inordine ad definitionem, quód pociusomnino é có- tra rcs (c habet, nam in 2. Poft. con(ide- ratur , vt eft mediam in deimonftratione potiffima,vnde ad cam reduci habet , vc- lut parsad totum . Ad 2. Faber cic. ab(o- Juté negat definitionem notificare fub (tà tiam, & inquit (ignificare tantü fabítan- tiam rci , vnde poftca theor. 17. oftendit fubftantiam nocificari Mcthodo rcefolu- tiua,quz vel eft demoftratio quia, vel in- du&:o . At malé negat Faber definitioné e(dc notificatiuam , & declaratiuam fub- ftantiz rci; tum quia hgc eft aperta Arift. doctrina 6. Top.c.1.& 3. & 7. Met, tum quia 1d ratio cóuincit; nam (1 definitio li - guificat fibttantiam,& etfentiam rei, vt fle coacedir, vtiq. certü cft non fignifi- care illam coofasé, & implicité,vt fizaifi- catur per nomen definiti, fed clacé,& di- funde, vt docet ArtLin proce n. l/hyf. tex. j.ergo illam nocificat & declarat, nà fignificare diftin&té rem ett ipsà declara rc, & noti ficare; X fal(um eft,vt patet ex fupradi&s , rem notificaci non polfe nifi pet illationé, & di(carsü ex noto ad igno tü,& ideo quamu:s concedamus fübítan tiá cei modo illatiuo notificari poffe pec . Methodum refolutiuam, negamus tamea alio modo manifcttari non poffequia de- finii»per (implicem velut intuitum (ine di(cacfu quiddicatem rei manifcftat , 21 Potiüs ergo ex di&is occurrendü eft, aliud eife comparare adinuicem defi. nitionem,& demoltrationem in róae co - ici onis,aliud in ratioae intlcamenti,vc nc nozauit Amic.cit.uá (i primo modo cóparentur, negiti ocquit, quin definitio nob;lioc fit deinó(trarione ,vcbenc pro - bat argumentum;at nan probat; quód lit perfectior ia rationc inttcaméc, ná per- fe&io in(truméti formaliter no attendi- tut ex fi»e, vcl obiecto , quia ilioqu: no- b.liot e([ct demon(trauio quia demoóiltca- CASS Difput.I. De Inflrumentis fciendi . tione propter quid, nà illa (übftzntiá, & e(Tentiam rei manifeltat aec accidés, (ed ficut ratio inftrumenti coiftit infamu- latu, & in modo adiuuandi intclle&um in cognitione obie&i, ita ex conditionibus aug&cibus nà perfectionem cognitionis fed vimatiuanté jntelle&ü ad cam ob. tinendam, attend: dcbet perfe&io, & no- bilitas logici inftrumenri,cumq; hac vir- tus magis eaitcat in demoflracione, quà in definitione, quia in ea visillatiaa coti- neutr, ideo in rationc inftruméti ab ea ex ceditur, licet in ratione cogn tionis cxce- dar. Ad 3.fal(uire(t definitioné vti caufa formali pro medio,quia ip(a a4 rem ma- nifeftandam non procedit via illatiua, imó potius ipfa medium cít in demóftra tionc poti(Tima; dicitur ramen rem noti- ficare per cauíam formàlem, & intrinfe- cam; pro quáto dcfinitü declarat propo- ncn3o partes iotrinfecas quidditatis eus. ob;jcitur € contra , quód nec inratione cognitionis definitio przitet demonftrationi,nam vt.yna coguitio alia exceda: in perfectioncsnó fufficit , vt Gc de nobiltori obicéto,(ed debet circa illud adzquaté veríari , ergo (i demonftratio pariat clarioré, X magis ada quara cogni tionem dc accidentejquàm faciat defini- uo dc (ub ftácia, erit perfectior definitio ne,cuá in ratione cogaidonis, & fi fit de ignobiliori obie&o . Accedit,quàd etià 1ntetdü cócingere pote(t vt demóftratio fit circa accidens nobilius , & definitio circa ignobilius, illa nimirum circa intel- Ic&ionem,hzc autem circa albedinem , 21 Refp.duplicé effe perfcé&tioné co- gnitionis, aliam cffentialé , queartendi- tur penes obie&um formalejaccidenta(é alteram, qua attenditur penes conditio- nes accidentales cognitionis, pencs.nimi rum inten(ion&claritatem, certitudiné » &c.& vtique cótingere pote(l,vt vna co- uitio lat perfectior alia e(fenttaliter , & imperfectior accidétaliter; (ic dicemus. cognitionem confufam fubftarige impct- fc&ioré eife diftin&a accidentis; (ic igi- tur in propofito ,ctiamli defiaicio rei ume pe » tamé quia e fuo verfacurcirca perte&tius obic&um , quà. demonítratio, scperíccüdü ípecié- cam e€xcc- —— » -Quafi IP. De Definit-quid fit, €) quouplex.edri.T. 105 eXcederet,& folá in quibufdá accidenta. libus conditionibus excederetur ab ca , t do&ttinacíl Scoti 2.d. 3. q.9. &tra- ita fuit ab Arift. 1. de part. animal. c. j- vbi ait melius effe fecüdü effentia, & fpe- €ié de diuinis, & caeleftibus rcbus tenué cognitionem habere,quàm de corruptibi libus magnam , & perfectam fecundum Códirioncs accidétales. Ad aliud dicimus id cucmte per accidens, per fe tamen , & ex c luo definitio in rationc cogni- tionis perfe&ior eft demontirauone ; aia definitio eft circa quidditatem rei , demonítratio circa accidens eiuidem rei,vnde vt comparatio recta fit inter dc- finitionem,& demóftrationem, fieri de- bet reípcé&a ciusdem rei , fic enim defi- nitio deprehenditur femper. perfectior demonf(trationc , quia per cam res co- gnofcitur quid fit;per iftam qualis üt. Qv4STIO IV. De Definitione . 23 (7 Váuis definitio , vt importat rei A J quidditaré, ad Metaph. fpcctet , qua ratione Arift. fusé deilla pertractat 7: Met.ná attinct ad eum difputare de có. ceptibus tráfcédentibus qualis eft conce prus ipfius quiddsratis, tamé vt c(t mediü. in demóflratione,& ioftrumétü fciendi, feu cognofcendi quidditaré , ad logicam attinct,ita dirc&é docuit Auer. 7. Met. com. 4 *. & quàuis ipsá confider:te,vr cft mediü in demonftratione, (pcótet ad lib. Pott.tamé vt inflsumcotü cognofcendi ad hanc pertinet difputeybi ogece decre- nimus é in particulari de. quibutdam in- firumérislogicalibus, quorum cogn tio prorfus nccetlaria videtur ad ceterorum: €ajxü nà fe habent vclut clauicula: qua- dam ad. alia aperienda; tale autem init ru: métum eft definiiio,de qua quia plura.» occurrunt diflerenda ; deó quaftionem. hanc in. plurcs di ftribuemus.Aruculos .. ARTICVLVS. PRIMVS. Min [ityquid fit: Definitio quotuplex« Y. CAE articuli parté, X fi. vt Ariftot, refert.a. Poft. 20. &. 8. Met. 3. Antiquiores qui-à Antifiients Sc&atores negaucrin: potlibiles cile rc- rum definitiones, | uamopinionem fccu- tus eft Ioan.Franc. Picus in examine va- nz coctrinz gent.lib. j.c.7.& 8.itatamé exploratum citapud omnesrerum defi- nitiones ó folü cfle poffibiles,verüde fa- &o dartvt ceteri oés Philofophi oppofitü ^ docuerintjita i'Jato apud Alcin.de doctr, Elat:c. $.Pythag. & Socr. apud Laert. in vitis corum, L'emocr. qué idcircó laudat Arift. t. de parub.anim.c. c Arift. ipfe fere vbique , fedex profétlo 6. Topic. 2. Poít.7.& 8. Met. Accedit ratio euidens, quia ablata dc finitione tollitar demóftra tiocuius eft mediü,& ablata demonftra- tione omncs fcienuz tollitur, nihil pror lus (ciremus , & ca quoque igroraremus, quz funt obuia fenfibus, & facillima co- gui : in hac igitur patte nullus remanet ambigédi locus de exili étia definitionis i$ Quantü veró adalià quafiti par- tem de ratione definitionis , recoléda eft cóis illa diuifio definitionis uv dcfinitio- nem quid rei C7. quid nominis . Defini- tio quid rei apud omnes eft , que cxpli- car naturam tci ; fcd ronem definitionis quid nominis non affi gnát omnes codem modo: Auerfa tra&t, 1.inftir.cap.3. Blanc. Iib. 4, inflit.(e&. 4. Amic. trat. vlt. q. t. dub. 4. Arríag.difp. 3. Ouuicd.controu.2. Sun: inquiunt, cp dcfinitio quid nominis cft, que explicat vim, & fignificaionem nominis, vt fi definiatur hoc nomé bomo dicendo , eft nomen. pecie ani- malis rationalis / Sed hoc non bené di- citur, nam c(i natura nominis eiuf; ef- (cntia in fignificatione coniftat , & 1 ü nomen quoq; fit res quedam. veré defi- nibiks pa definit:onéquidditariud, cer- té (i dcfiniatur per genus & differentia, vt dicendo,.quod hecncmen homo; eft nomen fignificatiuit. animalis rationa- lis,talisdefiniuo verégrit quid rei; namr veré cxplicat: per genus , & differentiam. totam cílentiam illius: nominis bomo .. Faentesz,partSum«q,2:difh 1, art. 1» ait dcfniuonéquid nominis clle rónem en» tisim poflibilis,& ideo (ubdir hoc genes. rc defin: tionis d. finiri chymctrá ; hirco- ceruü,& alia enia impoflibilia , & ideó. nomi. 196 nominis definitio appellatur, quia totam effe dcfinici nullüm cft aliud , quà nomi- nariy& hanc ait fuiffe mentem Arift. 2, Poft.c.7.vbi docet de rcbus,quibus actu c(le,& cxiflere repagnat, non pofle (cir, quid fint ipíz , fcd tantum quid nomina fignificent ; quod ctiam ait mlinuari à Scot. 4. d.1.q.2. $. Hic primó v idédum. Sed nequc hoc bené dicitur , quia entia quoquc icalia vltra definitione quid rci; hàbent etiam quid nominis, ergo falfum cít id formal ter fignificare rationem en tis impofIibilis,afsi prü patet ex 1. Poft. tex. 2. $.24.& 2 $. vbi oftenditur ad demó. firatioucm ncceflariá cffe piecognit;oné Quid nomin s,idéinnuit Arittot. 2.Poft. tcx. 19.Qui cft locusà Fuentes citatus , & 4.Met.28. Eté contra etian. entia. 1m- pofbbilia pollunt explicari (uo modo de finivonc quid cei, nimirü per rónem ex- plicité, & diftin&é explicantem illud , quod nomen importar implicite ,& con- fuse, vt Scot.doect loc.cit.ab ipío Fuent. Quod fi cétendat Scot.ibi loqui de quid. nominis, adhuc babemus intentum,quia inquit ibi hanc rónem nominis-cífe tàm ntis, quàm non entis, quod ét docucrat in 1.d. 5. q.6.art.3. fal(um igitur eft Do- €torem huius fuitle opinionis; quod ibi affcrir,cft,acfinitionem quid rei proprié €xplicarc ui veram; & ratam rei e(fenuá, v.ndé negat bancetie proprie entisimpof fibilis,quod vtique vcrum cít , pà hac cft vnà condicio entis definibilis, vc poftea diccmus,& boc ad (umm; fignificare vo luit Arift. 2.Potl.cap 7.quia.n. dcfinitio quid rei proprie cnti taniü real copue- nit,idco ibi dicebat entia impoffibilia pre feirim explicari per definitiené nominis, , Definitio igitur quid nominis, vt col- ligitur ex Doctore 1.d.22. q-1. $. Doreff dici, & cx 4.loc.cit.$. ex bis praditlis, vt diftinguiturà dcfiniGone quid rei , c(l €xplicatio , feu lignificatio nominis ,vcl per aliud nomé clarius, vcl per ecymolo- giam cius,vel alio contimili modo;(ic de- finitur mulicr, q ef mollis aer, homo; g; ab humo uabit orginem, Sol,quod (olus. ffit in Orbe , lapis ; quod fic dicatur à lae- ione pcdis;ità.n.non veré explicatur na- ura iplius nominis, yt rcsquzdrem cít, Difpat.I. De Ifiruypentis füáendi ^ Cu (ed crafso quodá modo fignificatil eius, vndé definitio quid nominis proprié » vt: notat Tat.in 2.Poft.q. 1.8. Primó fcien- dutii idem cft,quod nominis interpreta- tio,quicquid dicat Fuent. cit. & fequume, tur aem plut.przamb.de nodis fciendi , Calil.tra&.3.c. 1, ex quo demum fequies, . vt ibi notant ijdem, folam definitio- nem rci effe proprie, € fimpliciter defi, nitionem , atq; idcó predictam diuifio- nem eíle zquiuocam analogam , & idcó. dimi(la definitione quid nominis , ad aliam progredimur. : Dcfinitio itaque quid rei,vt ab ciusno mine cxordiamur;ità appellata efi meta- deíumpta exterminis, & finibus agrorum, vt notauit Quuinail. lib.7.cap.4.. vndc 1. Topic.c.4- ab Arift. vocatur tere minus,co quia vt fiocs agrorum eos de niunt, & claudunt, vt ab alijs fecernant ;. fic definitiones naturas , & definitiones rerum circumfcribüt,& ab alijs feparát definitur vero ab Arift.1.Top.c.4. & 2.- Pofl.tex.10.xp fit oratio quodquideft ef. — fe vei fienificans,.i-oratio explicas natu-. ram , & elentiam rci, nam frequens eft apud Arifl. loco eftenti& josee quod», quideft e[fe reiy'|uia per illam refponde-. tur ad interrogationem factam de re pet, quidsin qua dctinitione genus cft oratio, in hoc enim conuenit.cü alijs. rmodis fci& di,per reliquas particulas differt dcfini- tio ab illis,& à cztcris oratienibus, qua non explicant effentiam rei;dicitur aut oraHo , quia effentia rei non potefi vno noinine exprimi diftin&té , nam vt docet Alcní.7, M et.tex. $4. qualibet res defini- bilis habet rationem; quandam commue- ncm,qua cum al; js copucnit,& aliam pe culiaremsqua ab ijs difcernitür; cum igi tur hz duz: rationes per definitioné explicanda , plurcs termini vocales, aut mentales funt adhibendi, cum vnico prar flari non pofTitjnam nullus terminus Vni» — uocus;quales fontjqui definitione ingree — diuntur , poteft fignificare pluresconce- — ptus; idem habet Doctor6,Met,t.33. — 27 lfoteft autem definitio formaliter süpta, & nonobicCtiué;.i, pro actu, quo intelicétus rem definit, dupliciter tomi vcl pro,fola, apprehenlione quidduaus — Ici, 4 2 ; Duall 174: Defisit.quid fite quatupleu ert. 197 tei per fe fumpta que importatur per gc- nus,& differentiam vt eft animal ratio- nale reípe&u hominis, vel etià pro cun ciatione , qua ralis effentia affirmatur de homine;dicendo , quód bomo 4 animal rationale , primo modo infpecta attinet ad primam intellectus opccationé , quia e(t oratio imperfecta , & dimiputa ab omni affirmacione preícindés , & in hoc fenfu locutus e(t Acift. 1. Poft.c. 10. & li. 1.c.2. dum ait definitioné non eff? enun- ciationem, (cu affirmationem,fed effe id, 1od affirmatur de re , folum jue perci- pi, & apprchendi, vt ibi docet Commét; at fecundo modo inípeQta prototegrani- mirum enunciationc includendo dcfni- tum, & copulam , ita plane (pe&ar ad (e- cundam, & in hoc fcnfu Arift. 1.Polt.c. 2.& 7.X lib.1.c.10. ait definitionem efse propo(itionem , & effe vnam ex prami(- fis in demóftracione, X'etia interdum ef- fe conclufionem,fi probetur nini: um,& inferatut. ex alijs prae i (fis, quo cafü [pe &atc etiam poterit ad tertiam opetatio- ncm, & ita faciie refoluituc inutilis qua - fiio,quz folct dc hac re controuerti, tora namque difficultas pendct ex diuerfo mo do accipiendi dcfinitionem ; magis ta- men proprié capitur primo modo , quia alio modo eft porius enanciatio definiti- ui;quimpuradefnitio. — 3 i$ Demum quoad tertà partem arti- culi , multipliciras definitioni$pendet ex multiplici modo cx plicádi effentiam rei, pt aüt per definitionem düpliciter ex- plicari effentia rei , nimirum vel per par- tcs elfentiales ; & principia intrinfeca rei, vel per proprias pa(fiones , & accidentia extranea, prima dicitur definitio quid rei e(Tentialis,& quidditatiua;altéra veró'de- fc riptiua, & accidétalis, fed quia eflentia rei explicari poteit , ycl pet partes effen.- tiales phyficas, vt dicendo, qp homo cft gópofitum ex corpore,& anima rationali, vel per Metaphylicas ; vt homo ctt ani- mal rationale , hinc dcfinitio effentialis fubüiniditar in Phylicam , & Metaphyti- cà, & definitio cülentialis phyfica appel- lari orgy n eec rie E nempe quia datur pcr caufam matctizlé, & foialem,qui unt cauíz intrinícca; Quia maneat in def nito, vt pitet de ani- ma, & corpore re(pe&ta hominis , vc no- tat Tatar.cit.S. fecundo fciendum .Dcfi- nido autem d-fcriptiua e(t , quando per extranea circüfcribitur eífentia rei, ex Tar.ib:. $. Ouarto [ciendunt. Pote(t verà e(fentia rei. tripliciter per exrranea in(í- naari, & figaificari ; primo per proprias pafliones, vc dicendo, juod homo eft ani mal tifib.le,& hic eft frequens defcriben di modus; fecundo modo pet caufas ex« trinfecas edficiencem .f. & ünalem , vt di- cendo, quod homo e(t anima] creatum & Deo propter bearitudinem , quz dcfini- tió dicitur caufalis excrin(cca, eo quia da- tur par caufas extrinfecas extra defiaituas maaentes,de qui Ariít. 2. Poft. 44.ait eTe orationé (ignificantem propter quid eft; & vt talis definitio fit bona , debenr a(fi- gnati in c1 propriz csufz definiti, quia fi e(Icat comunes,non poffet conuerti cua fuo defiaito ; tertio modo explicari pót, & circu nfcr bi pet accidearia conymuaia quidem, (i (corfim (umantur, fed propria rciconiuactim fumpta , vt fi dicacur; og» Homo eft animal pulchrum , bipes, imr- plume, bibens caput ere&um , crc. hec cnim, quatnuis fiat accidentia alijs ab ho minc conuenientia, íi (cortim (ümantur, tà cóiuncta fi mulfoli homini conueniüit; & hzc dctinitio dici folet puré accidéta- lis, co quía per accidentia comunia affi. ME quamuis à pluribus Auctoti- us rejjciatur, ramen íra explicata admit. ti debet, quia fic feruat leges bona deriz nitionis,vc aduertunt Complur.cit. & do- cuit Auer. 2, Phyf.cexc18. & 95. 19 Rurfusaucem;vt notat Tac.3. 1.de geoees.d Jtiendum, 'ex Scoc.1, Prior. nts 4.d. 1.q.2, & d. 12, q. 1. P. & alibi zpé definitio c(fentialis, & quiddiratiua 'eftduplex , quzdam cft pur& quidditaci- ua, cuius omnes partes pertinét ad quid- ditatem definiti , ficat ifta bomo efl ani. mal rationale y fic (ub(tantie completa dcfiniuntur,quia earum cnt taces ipta luta funt ab ordine ad aliud ex crinfecum illis; vc fine vlla tali habiradine potlinc ,perfe&e concipi. Alia eft quidd.taciua da ' additamétum , quia nimirum ad peft&tin Hocitiam rei b niin pore aliquod extrinfecum in definitione, ad quod definit dicit ordinem faltim tranf céndentalé, (ic definitur accidens per or- dinem ad (übie&um ex 7. Mct. 17. rcla- tio per ordinem ad terminum, aníma per ordinéad corpus , cü enim fint entitates non omuinó completz , fed effentialiter imperfe&z, vt non folum quidditatiué , fed etiam quictaciué concipi poflint, pen dent ab aliquo extrinfeco ;. Vnde quia huiu(mod: definitio prater genus ,& dif. Écrentiam,continet etiam aliquod extrin fecum dcf.nito,ideS admitti debct praeter definitionem eflentialem,& defcriptiuam alia definitio ;qua quafi mixta fit ex cf- fcntiali, & deícriptiua, & accidentali. In oppo(itum contra predicta argui- tur, Primo, quod non fit poffibilis alicu. ius rei definitio , nam vt vrgcbant Anti. fthenici przdicata, per qua rcs definitur, debebunt & ipfa per alia definiti , & rur- fus hzc per alia , vnde tandem in infini- tum abiretut . Accedit , quod non potcftcognofciquidditas , mfi cogno(catar vl. tima d.fferentia, & hzc cogncíci non po teít, ni(i cognitis iatinitis rebus, à quibus per cam fecernitur. Conf quia delinqui- mus (ait Picus) cum quid fübftátiale dc- finituri adhibemus ea , qua (cnfibus no- ftris occurrunt, nam hec funt accidentia, at ubítantia nó tàm fen(ibus percipitur, quam ratione perquiritar. R efp.ad r. ne- fando affumptum; nam vt docet Arift 8. et.7. indefiniendo pcruenimus ad. fu- prema przdicata , quz vlterius per alia definiri non exigunt , & ales (unt conce- ptas entis,& vlumz diffecctig. Ad 2.nc- tuc fubfumptum, nam vi Scot.docet 2. Oft.q.vltad agnofícendum tale di(crimé à ceteris rebus non cfl neceffe fin lasin particulari pertíngere,fed fufficit illas cogitare in aliquo conceptu comuni, negatiuo;quatenus .f.talem eflen- tiam non participant « Ad 5. negatur a(- fümptum,& fi .n. accidentia non valeant dirc&é in notitiam (übftantiz nos duce- re,valent tamen indire&té,& arguitiué,vt fuo loco dicemus in lib. de Anim. vnde extat di&um Arift. gy accidétia magnam parcem conferunt ad cognofcendü quod quid eft, vide Scotum a. Pott. q.59. D i(put. I. De inftrumentis fciendi . io Sccandó obijcitur cótra defialtioz — allatá dc ipf definitione, & pie có tra partcs eias;ná cum proprie (pe&ter ad primá opcrationem,male dicitur oratio . Tü quia vna fola vox poreft fignificare . totà rei effentià vt pef aep, s- 3.cu- iuslibet rei efformari poteft vnus conce- ptus adequarus per. definitione explica- tus, ergo nó eft oratio neceffarió plures explicas,.f.cóceptü coueniétiz,& diffe- réie, T 4. quia etiam diuifio eft oratio explicans naturam rei per (uas partes , in quam rcfoluit definitum. Ergo nonbené. ponitur illa particula loco differenti .— Reíp. ad 1. quod definitio eft oratia imperfe&a,& dimmuta;qug habet ratio-- né vnius termini cóplexi przdicabilis de definito, & ideó proprie (pe&at ad pri- mam opcration&. Ad z.vna vox poteft fignificare totam eífentià indiftindté 3 cofusé,vt in exéplo allato, & idcó cü de- finitio debeat explicare effeatià clare, & diftin&é , id facere debet pluribus voci« bus diucrías c(fentiz partes fignificanti- bus,rationem nimirü zenerica, & diffe. rétialem.Ad 3.negatur cófcq.ga illemet cóceptus ada quatus integratur cx plati- bus inadzquatis  quorü vnus cft gcneris cus,& communis , alter differenualis , & proprius,& vterque dcbet exprim: in de- finitrone. Ad 4.quádo ctiam diuifio ma- nifcftaret eífentiam,de quo q.íeq; adhuc tamen id non efficit eodem modo, vt tet ex didtisq. 1. infol.ad 3. & amplius patebit ex dicendis q.feq.art.1. 31 Terrió arguitur conrra totá defini« tionem; Tum quia idem ncquit effe defi- nitio,& definitu,alioquin eflet notius ,8c ignotus ícipfo , nam definitio e(t notior cfinito,ergo dcfinitio definiri non pót , qu effec (imul definitio, & definitum . um etiam , quia ficut actionis non eft a& io,quia abiretur in infinitum, ita neg; dcfinitionis definitio. Tum 3. definitio dicitur ad conuertentiam cum definito 5 hzc autem tradita non dicitur ad conuer tentiam cum definitione quia hzc defi-- nitio tradita eft quzdam fingularis defi- nitio, quz & ipía continetur füb defini- tionc in communi , atque ideó cum ipfa - conuerti non potcft. Demum (i pre efinitur, vtiq; per definitionem defini- tur,atq;ita idem feipfum definit . "Reload 1. frequens cffe in (ecüdis in. entionibusquod vna fit formaliter talis, & (imul alia denominatiué » vt inferius dicemus, ità genus formaliter eft intétio generis , devominatiue veró cft fpecies vniuerfalis,intelle&tus .n. per 1cflexionc poteft fuper vnam fecundam intentioné aliam inducere ; fic igitur in propofito, Quáuis nequeat dcíinitio cffe imul defini tio, & detinitum formaliter potett tamé efie formaliter,& ctlentialiter definitio , & denominatiué def: nitum,quatenus có- paratur ad (uam definitionem. Ad 2, hic definitur definitio in actu fignato i. pro fccunda intentione fumpta, non autem in actu exerciró, atq; ideó nó fcquitur pro- ce(jus in infinitü , quia omoes dchinitio- ncs in actu excicito cóunentur fub ipfa deíinitione in a&u fignato; at ;ità cófc- quéter etiam ipfius definitionis detiniao exercita ; nà & definitio definitionis ext vtiq; definitio qua dam, & deífiniuo qua trad itur. de definiuone 1pla in a&u . ài- gnat,cóuenit illi, Ad 3.ncgatur minor ,ad probationé,ctü definitio def nitionis fit fingularis in e(fendo,cft ramé vniuerfalis in repra(entádo, & figniticádo,quia hec ip(a dct nito conuenit ommbus defini- tionibus rerum 1n particulari. Ad 4.defi- nitio in a&u (ignato definitur per def.ni- tioné inactu excreitosícu definitio inco muni dei; nitur per definitioné in partica * lar, atq;idcó idénó definitur per feipsü, qa dehinirio in actu ignato nà cft detini- .ip.actu excrcitos (cd definitü p eam . 1 Quarto tádem arguitur coira mul tiplicitatein detinitionis; nam ficuc vn:us. tci cft vnica eflentio, ita & vnica dci ni- malé affignantur tot. fpecies de finitionis, eíientialis, & accidentalis , cí- fentialis i hy(ica, & Metapnytica,non.n. alia cft efientra rei Fhy tica; & alia Meta- fica. Tum prefertim,vt arguit Blanc. ib. $-inftit. fec.6. nuila ctt admittéda de- finitio puré accidétalis., & 1ar02 priori. ctt, 3 1n omni. dci:nitonc explicatur quid (it deimrum, non poteft aute expli- cari quid res fit, quin in ipfa definitione pona ur aliguid intri quz funt extrinfeca rei, & comunia , nifi coniügantur cü aliquo intrinfeco eiufdé, non poflunt verificari de illo folo, (ed ce» ' teris ctiam erunt communia . Tü demüy vt arguit idé, nulla etiam eft admittenda definitio mixta, nà omnis definitio , aut traditur per intriníecatàtum, aut per in-. trinfeca, & excrinfeca fimul,fi primum , erit tancum etfentialis ; (i fecundum, erit tantum accidentalis, ficut compofitü di citur accidétalc,licét pars materialis eius fit (übftantia;v.g.patics , & argumenta- tio conftans ex vna probabili, & altera» neceflaria,abíoluté dicitur probabilis . Refp.vtque vnius rei non nifi vnicam dcfinitionem poile alfignari quàtum ad rem explicatá plures tamé affignari pof- (e quantü ad modü explicádi,eadé enim cífentia poteft per ctlentialia indicari, vel accidentalia circamfcribi, icem vel pet ef s&ialia Phytica,vel Metaphyfica, & hoc nullam cít inconuenicns. Ad 2. negatur minar,ad probationem accidentia extrin Ícca, & communia , etfi feparatim süpta cóueniát ali jsconiunctim tamé oli de-, finito conueniunt , Ad 3. verum eft non debere adatti definitionem mixtam , vt pem tercia (pecié ab illis duabus con iftinctam, nam abíoluté loquendo om- definitio , aut effentialis cft , aut acci détalis , & pra íettim definitio dara per additamétum computari debet inter ef- fenziales , quia dacar per genus , & diffee reniiam,& quamuis aliquod excrinfecum in ea ponatur , non tamenaattinct ad cam dircété veluti pars intrinfeca definiti, fed - indirecké tantum , & connotatiué, ve terminus, aut fubiectum , aut aliud. quid. con(imile necetfario requifitum ad:perfee. Gam noticiam definiti, porcít camenape pellac definitio mi xta, quatenus conftat cx vna parte cfsétiali;& altera accidétali,: ARTICVLVS IL De modo. constituendi » cr. inuefligane. di. D finituonem,«.— i; ; p) Lurima tradidit Arift; tt 6, Top... 5 p ti.7. Met. sum,2. C13. demoda conftituédi definiuone, ex quibus. omni- níccum definito ;,nà: M Eu AE CUBE BUSES MEN T" NER NOT b C delta: 390. * Difpat. I. De Inflrumentis fciendi. ^ Mm, e bene conitituendi dcfinitionem,quod.f. in ca ponantur ca pradicata, qua iotrin- fece funt dc cius e(ientia , & fi interdum ita non (lufficiunt ad quictandum iniclle- €um , addaniur vlterius ea , ad qua res definienda dicit ordinem qucudam tranf. cendentalcm,& quafi eflencialé (ine qui- bus perfcété , & quietatiué. intelligi non potiet, & ita definitur accidens per fubie € 7.Met.17. rclatio per terminü;a&us pcr obiectum, &c. Ratio auté;cur in de- finitionibus horum cntium,& contimiliü adh.bcatur femper aliquid extrinfecum , non cfl quia id it pra dicatü cílentiale.l- lorum,ncc quia ordo,& rcípectus ad tale exuinfccum fit de c(fentia corum, aut fal tm rcaliter idem,vt Recentiorcs putant, uia vt ait Doctor 4 d.12.q. 1.in corp.in ol.ad 2.dub. idcputas. refpectus ad tun- damentü,vcl non identiias non cft ratio , quare terminus «adat in definitione fun- damcenti, vt additum,nec dependentia eí- fcnuslis,& neceffaria eft caufa,quod ter minus dependentia addatur in dcíinitio- nc fundamcnti depend enus(ait Do&tor) £u nc enim Deus magis poncretur in defi- nitionc cu/uícunque crcati;quàm fübftiá- tia in dcíinitioncaccidéua, fcd cau(a eft, quianulla forma potefl habere conceptü geifc&um quietatiuum, ni(i cointeliiga- tur iliud;cuius cfl torma;definitio auccm exprimit concepiü perfcétum definiti ,& ádcó quantumcunque effentialia formae €xprimerentur finc ilio , cuiüs cft forma; quamuis.quidditas cius 1ndicarctur, tamé 6 cfet conce pus perfectus quietans in- 1elleé&tü,& idcó ncc definitiuus, bgc Do- €or. at. & id feruata proporuone dici dcbct de alijs coniimilibus rebus imper- ác&tis, 4 pecunt definiri per addamencü. 34, Sccundb, pra dicata weró, qua dite «1€ [pcttant ad cflenuam definiu,vel sür gne Phy (ica; vcl gradus Metaphytici; primum, conti tuunt definitione phy- ficamyillamque cóponunt,no in reéto po Kita fed in obliquo «quia homo nó dicitar gnima,& corpus; (cd ex corporc , & ant. fifunt gradus Mctaphyij- jponütur in red o in definitione, & có- ftituini definitionem Mctap hyficá; po- well aj defiio Metajbylica duobus B ui , modis con(trui,vt docet Arift.7.Met.43. & Doctor ibid.vno modo ex genete pri» mo gencrali(fimo,& omnibus differeujs vfque ad vitimam;& hoc ett, uando ge-. nus proximum eft innominatü, tüc enim — circumloquimur ips p genusremorumy & differentias communes vfque ád viti« mam ; & tunc genus remotücü omnibus differentijsprgcedéribus.& communibus — — tenct locü generis proximi; fecundo mo^ - do aíTi gatur definitio cx quee proxi. mo, & vltima differentia, hoc quando proximum genus cft nominatü, & vltima differentia cft nobis nota; eXcplü primis. vt fi dicatur quód homo «ft fübflantia corporea,animara, fcntib;lis, rationalis ,- dato quód genus proximü ignoretur;exé — - plüfecundi, vt fi dicatur,quód homo eft animal rationale,dato,quàd anitmal fit ge nus proximum, & rationale fit vltima dif ferentia ;ita Doc.loc.cit. & in 4«d. 11.9. | 3.$. 4d rationes; cx quo patet non bene detniri per fummügenusfolü, & infimáà — diffcrétiam;quamuisautemprior definit — ——— di modus fit magis magiftralis,& exqui-- fitus, potlerior ramé cíl magis vfitatus, & cxpeditus, & quátü fieri potefl, co vr dcbemus ; vin quia fic euitatür prolixe - tas, vt air Arilt 1. Prior.lce- 3. €. 39, tum - quia omnia nc. e(larta continet,nà [u nitor genus proximücfie cognitü explici t£,.i. quó ad omncs gradus fopertores 1n iplo contentos, vt ex Arift. colligiuut 24. lotter.21.vnde nO cíicc exacta def nitioy ^ fi daretur pet gcnus proximü tantü cófu- $e cognitü;liue auté vtamur primo, fiue : íccüdo modo, omnia praedicata císctiae J lia, quein tali dcfiniuone ponütur,vt col * ligitur ex Arift.cir.7. Met. 43. ctunt ge- nus, vcl diffcréuia , aut faltim fc habebunt. ad imí;at corumsquod addimus,cafu,qua pradicata tranfcédentia in definitione po ncrentur, p tamen cuitari debet, quatum fieri poteft , nam termini cranfcendentes. in dcfininonibusnonbencfonant. ——.— ' Hinc infertur non, póüc pattes | tionis ad libitum wtcunque. diíj'oni 3). prius genus dcbere Pil differentiam. dcinde,vtinfinuauit Arífloi. z,Poftiteme —— 19-& 11. & rauo cfl, quia tunc genus ig. di&crentiam tranfimuramiur, idis ^ —OVat relin vovg uc rin fupcriorem , quia quod primo lo- Fs it E, ckfetar vnerlaliulySr ppo- flerius contrahibile, vnde non explicare- tur res, vt eft iti fe, (i ordo inuertetetur . 35 Tettio, quádo autem res definitur per illaad Jae dicit otdinem,non ramen $rh fe incluía in ipfa effentiarei,ait Auer- faq.4.(c&.4.quód deberent poni omnia, - adquz res cfientialiter dicit ordinem, vt perle & adzequata effet definitio ; fed ad breuem, & expeditam definitioné (uf- ficere; qtod ponantur aliqua , donec for- tnetrur conceptus ita proprius definiti, vt foli ipfi, & nonalijs conueniat ; & ideo juxta hoc noh oportere in definitione cau(ali omnes rei caufas apponere; nec in definitione per cffe&us omnes proprie- tates ; candem do&rinam habet Amic. tract.vlt.q.1.dub.5. Sed fi ordo ad hec extrinfeca cft de effentia rci definiendz, wt ifti concedüt, plané implicat affignari poffe definitionem eius ponendo aliqua tantü in definiuone ;, & non porius om- hia, ad quz res illa effentialem dicit or- dinem, vt enim ei dcfipitio rect a(figne tur , omnia illius przdicata quidditatina debent inea exprimi,vt ait Arift. 2, Poft. z1. talesaütem funt ifti refpectus tranf- cendentalcs in rebus ex opinione iftorü, crgo o€s debebíür in definitione exprimi, & fi ità efl;non videtur;quare oía creata per additamentum dcetiniri non debeant, €ü nulia res creata fitab his refpe&tibus " abfoluta,faltim .n.omnia dicunt relario- ncm tranícendentalé ad Deum,vt ad pri- mum efficiens ; & plané fi talisordo ex- primi debet in dcfinitione, quia cft de cf tentia tci,cü nó magis fit de e(femia cius ordo ad hanc rem, quàm ad aliam, nó vi- detur poffe aflignari ratio cur potius hzc caufajquàm illa, explicari debcat in def iniuionc, cum ordo ad vtramq. fit eí- fentialis rei. Poriusergo regula vniucr- "falis eri&quà Doét.tradit loc.cit.4.d. 12. q.1. quod quando res definiri habct per additament i;etfi ad nulia dicant ordiné tranfcendentalem , non tamcn illa omnia exprimi dcbent in definitione , quia nec idenctastalis refpectus ad fundamentü, ntc depédenua eüentialis fundam&u cit Logita « : "Quat. IV.Demodo confti tuendi Definit.edri.I.— 101 cau(a, cur terminus huiu(modi refpe&? aut dependétiz cadat in definitione fun- damenti, vt additum: fed tantü illa, quz neceffaria vidétur ad habendü perfeétü, & quictatiuum cóceptum rei, ita vt intel le&us anxius ad vlteriora non maneat. 36 Quarto ex hisdeducütur quatuot conditiones ad bonam definitionem rc- uifita; prima,& principalis eft,quod có et genere, & differentia , vel (altim ali- quo fupplente vicem gencris,& differea- ti, quod additur ob definitionem acci- dentalem,in qua genus, & differétia pro- prié non reperitur , fed aliquid loco illo» rum ; definitio .n. vt docet Scor.7. Met. in text. 74. conftare debet cx concepta quidditatiuo, qui explicat effentia'quátü ad ca, in quibus cum alijs conuenit, & te- net locü generis, & qualitatiuo,qui expli cat effentiá quoad ea , per quaab cifdcm ,& tenct locum diffcrentiz. Ex hac deducitur fecunda conditio, quz eft, vt conuertatur cum[definito,& contra y fi .n. definitio continet totam effentiam. dcfiniti,confequens eft;vt nulli alteri pof fic conuenire , fed foli definito ; itaut de ocunque dicitur definitio, dicatur &c efinitum;ac é contra .. Tertia, condisig. eft, vt definitio fit clarior definito ,cü .n« adhibeamus definitionem ad manifeftans dum definitü;confequens.cft , vt definitio. fic clarior ,. alioquin; ignotum per zque ignotü manifeftaremus; & cü totàá eflen- tiam manifeítet per partes fuas, necc(sa rió fequitur, quod fit clarior , & notior definito in ordine diftin&té cognofcédi, & fi inordine cófusé cognofcendi poffit dcfinitü effe notius definitione ex progme Phyf.tex. $. Quarta demü condito, quae ex hac tertia (equitur , cft, vt nó fit dimi . nuta, quia tunc nó explicaret totam effen tiam definiti , vt fi diceremus , quod ho- mo cft fübftantia rationalis;quia tunc ine tcrmicdia genera omitterentur neque.» fupcerflua , vt fi diceremus , quod c(t ;manal rationale bipes, quia tunc po- tius pareret cofufionem, qua clariratem « 37 Quintó cx tertiacóditione fequi- tut definitione, & definitum differre non parncs rem fignifi catam , fed tantum pe- ncs a adum fignificandi, quia quod dcti- i 1x nitum nitum fi gnifi cat confuse ,hoc ipfam figni ficat definitio diftincté 1. Phyf. cex.5. nà fi dcfinitio non exjlicaret idcm,q figni- ficat definitum , tam non effet definitio eius, fcd illius altczius,quod fignificaret. Hincorta cfl cótentio inter 1 homiftas, & Scoriítas de diftinétione definitionis à definito ; illi fiquidem aflerüt non dif- ferrc,nili ratione,& sm noftrü intellige- di modum, quia tota cotum diuerfitas nó €x partc rei Concepte, fed folum ex parte inccllectus cócipienus fe tener,ita Caiet. 3. Pofl. c. 5.& 1.p.q-2. art. 1. Aucría cit. Mortifan-difp. 1 1.L0g.q.5.& alij paffim. Scotifiz écontra tra&.Formal.art. 2.c0. tendüt differre etià ex natura rei;eo quia fcclu(à quacunque intclle&us operatione de ipfis contradi&oria vetificantur , pam definitio exprimit ré dittin&te, & defini- &ü confuse, & quidem quzftio nop cft de dcfinitione formali, capta nimitü p actu antelle&us apprehédente quidditaté rei, ácd obic&tiua, que cft res ipla definita di- ,fin&é reprefentara intelle&ui per partes eflentiales , & rurfus nó e(l contentio de dcfinitione,& definito pro fccunda inté- tione ; fic enim certum cft non pofle in- 'tcr ca veríari, nifi diftin&tionem rationis, wt ait Tromb. ib/d.íed pro prima inten- tione, & pro denominato , quo fenfu cft Eie res ipía definita diftin&e intclle- i teprafencata. 5.38 Scotus agit dc hac re in 1.d.2.q.2. & quàuis ibi nó expbcet qualis tit d:ftin- &io,quz inccr definitum , & dcfinitioné geperursprobat tamé cx profefío, qued "definitum,& definitio. non (unt terniini "fyoonim:,íed diucrfi, & hoc fiue accipiá- tur pro vocibus fignibicanubus, fiué pro «onceptibus lignificaiis tum quia defini "tumimportat conceptum obicctiuum rci «ontu(um,definitio diftin&tum;tum quia alioqui in demon(ratuione cent tantum. termini quia in ca folum ftmt defini- 8, iué (übiectüdetinitio quod eit mc- dium;& paffio dcn óltrata; & cum. inca &emonftrctur paílio de (ubicéto mcdia- tc (ubie&ti definitione y vc riibilitas de hominc mediante rationalitate, s&pcr pe- terttur principium y quia probarciur idé per idé,ua- probat Doéturauccacein bo- TJ homiflis,vt voces, & termini ded etiam sm eandem tationemyeundéq- x  propofütione, aut ouo conteflim. — rumterminorum, quictiam concedunt —— — ipfi Thomitz; Toca igitur difficultas co - ftit in hoc;qualis diftin&io ex hac alie» - tate inferatur inter dcfinitionem)& defi- nitum;& in primis certum eít noninfer- ri tátum diftindiionem rationis ratiocina tis, qua: tota fc tenet ex parte intellectus. concipientis , vt volebant Thomiftz , & pra fercim Caiet,'& Auería cit. tum quia. uádo Pctrus pradicatut de fcipfo, talis diftindtio verfatur inter Petcüà parte fu» biccti, & feipfum à parte praedic li tum,& tamcn adhuc propofitio eft idea. tica»crgo ad alieraté terminorüyita quod ——— propofitio non fit identica, maior diftine &iorcquiritor,quamratioDiSraciOCIDàe — isque mertbda per eer — 2 ia Auería q.6. fet. 4. docet cu ceteris. » qu q 4 dE or tur (ynonimi,diuerfos cóceptus : uos eis corrcípódere debere,quia fynt ma süt,quz non folà fignificat eàdé r£ s. conceptum,ergo dctinitio,& definitum s. cum non fint termini f nidiffcr nontantum quoad voccs fignificátes, ctiam quoad conceptis fi gnficates; at ideo diftin&io ,qua inter definitum, & — dcfinitioné reperitur , noo fe tenet prz» ^ cisé cx patteincellcétusconcipientis. —— Sed neque cx alictate terminorum 4n, V M. inter eos inferre dc mus.diflin&ionem d. eX natura rci actualé& omnino ab ope». re intelle&tus praícindentemvt. yel p^ debantur Scoti fl €,quia ne propolirio idcniica,/(ufficit,v: idem confuse, & ina- dz uaié conceptü dicatur. de ipfo-adz-- quaté cócepto, vt docet Bargius-1. d. .q. z.in $- ne]pondeosquod quando yi ità aC cidit vniucrfaliter,dü conceptus.tra-cene- dentcs,quibus nulia à parte rez correfpó-- dct aczquata realitas, enunciáur de ws. incrioribus;& ne atur principii fuf« ficitvc per rem diftinété cognná prebe- tu: €xdé confusé cognita aliud cóuenites. & và accidi yniuerfaliter, düde uálcen- déubus preprig oft édür paffi ones pet. €oiüconcepuus quidditatiuos; Jglt lc eX- aliciaie cerminoi ii: juoad c Mun &uosimp ; in pirorolti ize [oriates.càm in p!9r nd A Quaft.IV-. de modo conflitaendi Definit.cdi I. 205 *quá in (yliogilino fola infecti poteit di- ftin&io rationis ratiocinatz; X uateriali "tet foli ,ac de per accidens potett maior inferri nimirü quia termiai illi res diucr- fas importát;aat realitates;cü igitur Do- -&or.loc.cic.aliud nó probet de definitio ne,& defiaito, q folà terminorüaliecacé, llis rónibus no (ufficienter oftéditur in- terilla diftin&io ex natura rci a&aalis. 39 Vtigiturdiftin&ionem Íca- mus,quz ce vera intec definitione, & de- finitum verfatur,expédédum cít Aduer- fariorá fundam&um iam intinuac(i,quod definitio, & definitum differunt folü sin confuse coacipi, & diftindé concipi,cü ergo cadem prorfus firres explicata per nomen definiti, & definitionem ,& (ola diuec (itas fe teneat ex parte modi coaci- iendi confuse, vcl diftin&é, plan tota Biftintio fe tenebit ex parte intellectus concípientis, & nullo modo ex parte rei COcepta atque ita erit fola di(Lin&tio ra- tionis ratiocinàris inter illa,& (ola diftin Gio quoad voces figuificantes, nó quoad Cóccptus obic&iuos. Verü pto mtellige- tia i (dius rei, & cuerfione iftius füundamé ti obíeruandü eft,quód cófulio,& diftin €&io, (cu claritas non modifican: urn actü cognitionis,feu concepti formalé,(ed &c obic&tinü, .iipfam rei cogno(cibiliraté , quatenus intrinfece i pía res cognofcibilis ett hoc,vcl illo modo, confusé per nomé defiaiti,diftin&é per definitione , & hoc totü concedüt Thomi(lz 1.p.in materia de vifione beatifica, loquentes enim de có, fione docent illà effe cognitioné obie&i cóprehétiuam, qua , clare actingicur obiectum, quanti intelli. gibile eft,diftin&ione , & clarizate fc te- nente ct pattecogaofcibilitatis obie&i , mon auté cognitionis,quia v.g. tá copre. hendit (ormicam Angelus inferior quàm fuperior, quamuis ifte clarius , & diftin- Gtias eam attingat. claritate (e tenente cx parte intellectus cognofcentis . Scante igitur hacdo&rina,quód coníulio, & cla ritas cognitionis non tantum (e tenet ex damentum Aducrf. concedendo , vui]; cadé res per definitione , & de declacatar,& figaifizatur, & qud ett fo la dinerficas in inado. concip'edi eádem rem di(tin&é,vel confusé;verà ifta claci- tas, confulio non fe tenet ti. ex parte iatelle&as concipientis, fed etiá ex parte rei concept, & ideó cü (e teneat ex par te obie&ki , optime inquit Do&or defini- ' tonem, & definitum efe diuerfos rermi- nbs,non (olum quoad voces tignificátes, fed etiam quoad conceptas ligaificacos, & obie&iuos , non uod diucr(as res ex- plicentyíed quia ex plicant eandem diuer- fis modis ex parte o5icdti fecenentibas « Vnde hac rationc etiam cum Scotiftis a(- feri poteft, quod definitio ,& definitü dif- ferunt ex natura rci aualiter,quatenus à parte rei ide proríus obie&ü duplici pve- do ex natara tei c(t conceptibile, confuse »f.per nomen definiri, & diftincté per de- finitionem ipíam, & hi duo modi concce- ptibilirats (unc in obie&o abinuicem di- ftin&i ante omne opus intelle&us; € qai dchac re plura defiderat adeat P. Fabeüt thcor.7. vbi fatis eleganter hac dc re di(- ferit , à quo folutioncs ad atgum. Caier. tranfctibere de verbo ad verbum n9 eru- buit Pofnan.1.d. 2.4. t. art.3. à f Sexto tandem modum inueftigi- di definitionem docuit Arift. 2. Poft.c.8. Plat.in Sophi(t.de quo late tra&at Zabar. lib.3. de Method. feté per totum ; Plato docuit inueítigare definitionem via diui fionis (amedo predicatü, quod eft cóius re definienda , & illud diuidendo pet dif- fcrentias in fpecies, deinde adiungédo il- li differentiam (pecificam,quz ti con:ter- tatar cum rc definienda, crit. dcfinitio rei adinuenta, at fi non conuertatar, vlterius progrediendü eft,donec oratio conucrta- tur cü ce definienda , quod quif. exéplo fibi manifeflare poterit ; & in hoc (eufü vtilem ete diuifionem ad inucniendá de- finitioné docet Scor.1.d.3.3.2: N. Arift. veró vtilior vifa eft via compotitioniss vndc é contra vulr,quó d primó (amantar Anferiora rei definienda, dcinde videatur. adazquata ratio,in 3 ipfa conueniunt, &c jéxcerde inito talis rei , vt fi quisvelic inem definire fumat Ioann&, & Pau "lun ;& viden rtedienti, i qaibas elen- ter coueniunt alijs (cclufis, hzc enim : Y La pre- , i d 204 prz dicata fingillatim expreffa erunt. ho- minis definitio . At breuior modus eft, quem infinuauit Galen. lib. 1.de (anit, tuenda,& lib. 1. de differ. morb. vt refert Amic. cit. dub. 4. & Do&or obferuaffe videtur 4.d. 1. q.2. inucítigàdo definitio- nem Sacramenti; Primó igitur percipien- dum eft quid nominis illius rei, quam vo- lumus dcfinire , (i enim bzc ignorétur;ad inue(L;izandam rei quidditatem omnis via przcluditur, vt etiam Arift.fatetur 2. Poft. deinde inucftigandum ett , (ub quo gencre fit , quod facile deprehenditur ex proprieratbus gencris vnde rató ideft igaotum , demum inuefligare debemus , Quznam differentiarum inlit cci, & hoc fit, vel indu&ionc , fi differentia fenfibi- lis fit in (uis particularibus, vel per demó firationcm quia , vt late docec Zabarcl. Coníulatur Do&or loc. cit. & cxpenda- tur modus , quo vtitur in inucftiganda s dcfinitione Sacramenti . ARTICVLVSTERTIVS. Quenam propri? definiri po[fiut I Efoluit Scotus quztitum hoc ex v R profctfo in 4 .d. 1.9.2. vbi docet ad hoc,vt aliquid definiri poffit proprie 4i definitione efenciáli, quinque códitio ncsnecc(Tariaselle , quasScotifte ceci- piunt pa(lim Tatar.q. Liegrdém, $.ter- tio fciédum. Fuent.cit.diff.2 .ár, 1. Arnic. tra&t-vit.q.2- Auer(a loc.cit. & alij com- -muniter , quamuis aliquas non rccipiat - Blanc.lib.5. inftit.fec.7. E Prima conditio cít,quód definibile fit - ens. pofitiuü ;& probatur, tom quia deti- - mitio proptié dicta cft oratio verü effe fi gni(icans 1. Topic.c.4. at nó entia ,priua- tioncs,& negationcs tale elfe nó habent; tum qhia definitio cffentialis explicat eí* fentià,& naturam rei,at effentia eft entis efTentia,nó veró nó entis, & ideo Arift. 1. Poft.t.7, ait nO ens polle quide habere finitionem quid nominis, nó auté: rei '; quia tá non encia,ncgationes,& priuatió- es concipiunrur ZR entis benc nus,& RE nerui b ,vt notat Door quol.18.5.ex ;ffo (equis eas URP lid coda a. Dijput. Y, De Inflruments [ciendi- .tfi hic Do&or.quód ifta per fe gnando carum differentiam: 42 Secüda cít,quàd fic ens pet fe vni, fiue vnum (it vnitate fimplicitatis , quia caret pattibus phyficis,vt angelus,& albe 7 1do , fiue vnirate compofitionis cx per fe actu, & per (c potentia;quale eft compo-- fitum phy icum;requiritur ergo,vt nó fit . aggregat quoddam cx diuertis naturis , " qua: non funt nata facerc per fe vnum,'ná.- omncrale c(t ens vnum per accidens , vt r homo albus, & aceruus lapidum; fimpli. À cicer vero & abíoluté süt plura entiajat- que ideó vnica definitione ex plicari non poteft, cum vnam non importet naturá , fed plures.hinc Arift.z. Met. 12. € 13. d & 41.& 8. Met. tex. 15. ait bari - 2l 4 entia peraccidens poffe nominis defini. ——— tioncexplicari,nó autem definitionerei, ———— — vtautemmclius intelligatur hzc pet'fe — — vnitas requifitaad definiuum,videndisüt — — ra dime gradus vnitàtis, quos Scotasa(- — — 1gnat 1.d.2.0.7.H h.& qug de hac co. tauimus difp.s.Phyf. adi un 2 impedirquód definitum includat aliquid tanquam terminum pcr fé depend T 6 fuz, vt accidés includit fübie&tü, velficut — — aliquid , quod (imul cft fecum natu , rclatiuum includit cortelatiuü; ita qua licct in definitione accidéciscadat fub Gumscáquam teraiinus dependere : t 1 & in defmitione vnius relatiut ingredi CH : tur (aam correlatiaum, tanquam aliquidy quo minus definitio accidentis,& relati- ui non (int quidditatiua, fed posae nihil includatur táquam per fc pars inips (oquod non fe habct ad aliud in codé,fi - cut per fe a&tasad per. fe poxéntiam , vel pars eiufdem atus, vel eiuídem potenti adaliam partem , ficut conüngit intoto per accidens ; hzc Doà. loc. cit: quibus verbis docere voluit accidétia debere de» finiri definitione quiddicatiua , quam vo» cant per additamentü, quia'habeuc defi- niri pec ordinem ad bifandam quedo: &ina fuit Arift. 7. Mcr rex. 12. v(i]i ad i20) vbi docet (ubttantia gate nc ifünpliciter quidaitgtiuam (i fi Mead alterius natura , at acci que tioncm quiddicatiuam pet ad E m, quod cft fecum fimul natura, non obitat "un tat, ergo oportet , quod de Quaft. IP. Qua definiri pofsipt. eode. IIT, Quia etiáfi habeant propriü genus,& pro- iam differentiam, quantumcunque hzc explicenurin definiione , non quicícit intelle&us , quoufq; attingat fübicétum, cuius fünt accidentia , vt. explicatum eft ^ initio praced.art.ex DoGt.4. d. 124 q.i ..45 Tertiaconditio,quz po(fct ad pri mà reduci ,eft,quod fit ens rcale,X patet ex prima conditione, quia definitio expli .€at veram quidditatem, at entia rationis, & fi&titia veram c(lentiam non » fed eam habere finguntur per intelledtü y wt difp.3. dicemus , ergo proprié definiri &ó poffunt; & fuit doctrina Auer. 1.P'oft, €om. 10. fübdit tamen inferius Doctor licet entia rationis nó poflint in hoc eníu proprié definiri , quatenus nempe definitio exprimit veram eiientiam cxtra animam » adhuc tamen in alio fcnfu dici polfunt haberc fao modo proprias defi- nitiones ; ia quitte: genus ,& differétia,& p quas explicetur coceptus in anima pcr Lt & hoc modo defi- niütur o€s intentioncs logicales ; & fic habere definitione fnlicis ad ia pro- ié dicta, alioqui logica nó cflct fiera. deter eno quod deben: aliquam cópoltitionem,per quam fir 10 plures con- —À— refolubile dicentes quid, & quale; vnde quz non habenonifi conceptu fim- pliciter (implicem,veluu funt ens, & viti- mz diffcrentiz', proprie definiri nó pof- funt, Ye: folum aliquam explicatione ad - mittunt , quz fufo vocabulo dici potcft definitio;probat hanc conditionem Scor. ex Arift S. Met cap. 9. vbi ait definitione efic orationem lógam cxprimenté quid y & qualequia dill in&é, & per partes ex- plicat, quod definitum imp icit€ impor- definito pof- fint plurcs conceptus formari, quidditati- uus ncmpéper quem cüalijs conuenit, & filisuuseper quem ab alijs differt, & atis liquet hzc conditio ex art. praeced. vbi. inter afl;ignandü conditiones bonas ,'definitionis cà. cfic praecipua conftar et cx genere, & differentia , €óceptu quidditatiuo, & qualitatiuo, Quinta dcii.ü ,& vluma conditio cft, d fi res vniueríalis , pet quam exclu- — ià Arifk, 2« Poft. texe 2.7. Met. $3. & 1. Mct.tex: $« & probatur, quia definitio explicat quidditatem rci;at finaularitas ,ffeü differentia indiuidualis, quamuis pertincat ad fubftantia , & inte- ritatem rci , nó tamen pertinet ad quid- ditatemyvt docet Doct.2.d. 3.q. 6. $. 67 per boc piteti tum quia quidditas cft có- municabilis, non autczn fingularitas: tum uia bac rarione dicitur Ípecics tota quid itas indiuiduorum ; tum quia cuam ex €ói modo loquendi per fingularitate po« tius explicatur de Ó ngulari aliquo quis fitquam quid (it ;tum tádem quia fi fin- fusi adderet nouum gradum eie fpecie diftinctum, indiuidua intcr fe cí- fenualiter ditfertenc . Ex his itaque con- cludit Do&tor,quod definitio proprié di- Gta nà cil nifi enus pofitiuipcr (c vnius, realis, compo fi! realicer, vcl faltim quà- tum ad conceptus , & vniueríalis . 4$ In oppofitum arguitur 1. contra tres priores conditioncs , nà ncgatio lia bct dittinctam formalitatem ab affirma- tione,cui opponitur , vt docet Ant. And. 4«Met.q.2. & priuationes habent fua gc- nera, & freie ex p quol. 18. ergo proprie definiti poffunt , atq; irà prima conditio ncccffaria nó eff. Diude ens p accidens eft fcibile , vt multi tenent ,& Scor.ipfc 6. Mct.q.2. ergo & proprié de- finibilc:Nec valet dicere definiri nó pot- fe,quia ditc été plura entia importacquia hoc tantum facit, vt vna definitione non poffit explicarifed pluribus ,cü quo ftat, vt adbuc tit proprié definibile. Tandem in Logica dcfiniuntur genos , fpecies , & ceierz intentioneslogicales: Nec refoá- dete iuuat definitioncs illas exactas non cffc,quia ficut Logica eft vcra propri fcienua, ita proprijsvtirur definitionibus ergo fccunda, &, tertia conditioncsnes «cliariz non fünt , Refp.ad 1.fatis patere ex dicis inex- plicatione prima conditionis, quomodo ncgationcs, priuationes , & caetera non «nua poffint definiri & Q. erba uoeoiedet, perpe n quid : i£ non lunt res, nec Ma pr - Pre qudrei ubere non xoilunt, n tum analogiam tia « AÀ' 3, de à l im erit infr | Y3 di 206 difp.dc (cient. pro nunc dicatur , 9 ficut non cit faltim ità proprié fcibile, velat ^ ensper fe vnum,fic etiam nó cftità pro- prié definibile ; & (elutio inter arguene dum allatacft (ufficiens,co.n.ipfo;quod aliquid nonet! vna definitione explicabi- le,confeftim conuincitur nà cfic proprie dcf:nibile,alioquin etiam zquiuocü defi niti poflet, fed cr ex plicari pofle plari- bus dctinitionibus quas Ariít.6. Top.vo cat comjylicaras definitiones, & fic expli- €arc potfemus , quid fit homo albus affi- gnando detinitioncs hominis, & albedi- mis. Ad 3. patct ex diétis in explicatione tettiz condicionis ncn polTe c(ledefini- tione de (ccüdis iptétionibus co modo , quo cít ratio explicás verü quid extra animá, fed co modo, quo cxprimit vnam Cóccpt ü per (c in intellcétu , fiue conce- prus ille (it reci extra bué rationis, bene potic definiri, & hoc modo ni,& nó ali- tcr definiütur omnes intécioncs logica- les, & (ic habere definitioné tufficit ad fciénà proptié dicta,ità Do&.loc.cit. 46 Secundoarguitur contra quartàá quia per definitione explicatur quidditas rei,fcd quiddiras cofifüit in tndiuifibili 8. Met.tex.ij. ergo quarta conditio cft im- pertit és 1 ü ét quia definitio fit peraQü fimplice, pertinet .n.ad primá operatio- »em,fed qua intelliguntur per adtü (im- lice, non hibent partes. Tum tandem , qu. Deus, & (umma gcnera proprié de- miuniurj& tamcn ró componun:ur. Refp.ad t;quidditareui dici indiuifi- bilem quoad intenfionem;quatcnas non "füfcipi: magis,& minus, no autemob ca- 'sentiam compofirionis realis , aut faltim Xjuoadconceptus. Ad z.negatur minor, pam ficut oculis fimplici intuitu imagi- mem perípicimus multis conftantem mé bris,iia mente fimplici intuitv poffumus «ognofcerc quidditaté cx generc, & dií- fcretia conftantem ; co vel maximé quia multiplicitas illa partium non tollit vni- tatem,vt probat Arifi.7. Met. 42. & 8, Mct.15.Ad 5.ait Amic.& fequitur Auer m emet ais he de cau ,& quia nó à y& quia de- fiit debet cffe (ub generc , 2 do&ri- -—— Difput.I. De Inftrumemis [cendi — ,Cit- & quidem Do&or per illà quartam mon.inPorph.q.4.idem docet S. Thome — 7.Met.lc&t.5.Scd arbitramur Deü, & sü ma genera pofíc proprié definiri, quia et- fi non fint compofita cx gencre;& diffe. . rentia, adhuc ramen fimpliciter fimplicia. non funt, fed refelubilia in vlteriorescó- — ceptus quidditatiuti,& qualitatiuü , defi- nitio autcm quidditatiua non debet ne * ceffarió cóflare ex genere,& differétia y fed vcl ex his,vcl cx proportionalibus, vt. docct Arift, 9. Met.tex.ij.idé tenet Blác. condicionem (olü excludit cayqua habét conceptum fimpliciter fumplicé , qualia süt tran(cendentia, differentia vltimae,& & propriz pa fTiones, vt explicat Tat.cit. qui proindé aduertit duplice cífe defini- tioncm puré quidditatiuam,quadá cft cu ius omnes partcs pertinent ad quidditat€ definiti,[cd-non vt.genus,& diliecéda yn defivitiones gencrü generaliffimorü,quae dantur per ens, & n:odum intrinlecum i, forum ; alia cfl quz datur per genus, & differentiam, & deilla communiter dici- tur,quod fola (pecies dcHisnige capt fpccicm tàm pro fpecie fpecialifhma y. quàm fubalterna;itaque Dcus, & genera fumma proprié dcfimiupursnà funt com polita falim quoad conceptus , & folum . excluduntur pcr. hanc particuia tanícée dentía, & vltima differérig)que folii de- finiun'er propértionaliter ; vt ait Arift. cit 9.Mct.ij.& Doct. in eumtex. 47 Tertio obijcitur contraquintam s quia indiuidua habent: proprias rationes indiuiduales,ergo definiri pofiont explica tà naturà fpccifica; & additatali differen- tia.Conf. quia ilia definiri poflunt dcfinr tionc e(icntiali, qua liabent plurcscóce ptos intrinfecos, quorum alter fit princi» pium conuenicndi;alter difiimguendi , at P 1ndiuidua funt hu:ufn.odi,crgo &c. Ncc valet dicere (ait Blanc.) quod ponitur im definitionc cffentiali dcbcre'etie aliquid fpc&ans ad cflencam definiti,qualis non eft differentia indiaidualis.N ó valetquia. fofficit, quod definiuo cfientialis coftet «x gradibus cfícnt;alibus, aut fübflatialie bus,cun, omnes lint inttinfeci rei dcfini tz, &in Li nri Ecet differentia indi- .. uidualis nom fit de cfientiaindiuidui , e& ^ BuRCA * Quafl IV. Que definiri pofint: eet LT. tamen de integritate (üb(tantiz ipfius , & con(equéter eft gradus intrinfecus cci, — quod fufficit; vt potlit inttace definitio. nen e(fcacialem. Tum ;.3uia Aciftot.z. Poft.2 2. ait facilius e(fe definir (ingula- re ,quàm vniuer(ale , & de (a&o Porjh. c.de fpecie definit indiuiduum, & cap.de (ubít. dcfinitur prima fab(tantia. Tum tandem quia. definitio (peciei conuenit indiuiduo crgo poteft definiri . 48 Refj.ad r.ea cone, vt notat Marg. Scot.1.d.5.q.6.Bonetü in Met. aífcruiile fingulare poífe propcié definiri , quod é fcatife videtuc Ant. And.7. Met: q.7. & fequitur Atriag.difp 3. Summal. n 7. vbi hasc eadem tatione ait indiuiduua poffe €x fe definiri, per accidens tamé pro hoc ftatu à nobis non poffe , quia n6 cogno- fcimus differentias indiiduales. Sed cum Do&.modo cit.in fol.ad 3. & eodé Aat, Aund.7. Mer.q.1 5.ad 2.prin. dicendücft, quód etfi aliqua rario po(Tit exprimcre , uicaid concernit ad. entitatem indiui- dina tamen illa ratio.erit petfe&a de- finitio, quianon exprimit quodquid ecat efTe,at ^ c Íecundum tes Vip C. 4. e(t oratio exprimens ui cei Ad 2. fafficiens eft (olutio sem at- guendum data, quá fruftra conatur Blác. cuertere , dü cx proprio capite fingit ad dcfinitioné c(fentialem (ufficere, vc coa- ceptus eam intrantes: finc gradus incria. feci, & (ubftantiales, non autem effentia- Ics; quia oppo(itum conítar ex áp(o mo- mine dcfinitionis efentialis , nim calis dicitur,quia gradus, ex quibus confl atur, — unt e(fcatialesrei diss ; * a- ioqui partes ét intcgcales tagred! poísét duffsideuni e wddom Nee quia fünt' de incegritate (ub(tanciz cius. Ad 5. Ariftot.ibi per fingalate incelligit miaus eniaeríale , vt ex ipfo contex. colligitur , o. intelligendum fit , (uo loco expendemus; Porphyrius vero dcfi- hic ti profecunda intentione, & in a&u tignato , non autem pro deaomi- nato, X in a&uexercico , .i. definit fia. gularitatem ip(am in communi,qua vt (ic areae iei S tic —— tac prima fubftantia vt magis ibi cx- plicabitat, Ad 4-ummo, ex hoc conclu. dit Do&bor cit.indiaidaum, vt fic , ratie- ne (ui non poffe definiri, quia indiuidaa non hibent aliam dcfipitionem ciTentia- lem à dcfinittone fpeciei , hinc diftingui folet duplex dcfinitum saliud propinquis & immediatum , X e(t natura cómunis 5. quz immediate per definttiionem. expli- catur,aliud remotum, & mediatüi , quod -f.remoté explicatur , quatenus. contince tur in propinquo, & funt iodiuidua, QVA&STIO V. De Diuifione . 49. N& defuerücqui folam diuifio- né generis in. (pecics dixerunt efsc inftcuméci logicum, & proinde hác folam diuifionem totius vniuerfalis in (uas partes füb:e&t/uas per fe ad. logicam prinere, ita refert Zab.lib.;.de Method. C.6. & videtur tenuiffe Anc. And. in lib. diui. Boerij At praxis Diale&icorü. ine do clt in oppoiitum; nam hic in logica de diui(ione agentes , ex profe(To omnes modos diuifionis declarant, tam tocius vniuer(alis,quam effendialis,& integcalis, immo recca(ent ctiam modos diuilionis per accidens, & de omnibus proprias re- gulas a(fignant. N cc plané abfque róne, uia ficür in dcfiaitione duo foiemus di- Minguerématcriamy& fotmam,& quauis uancá ad materiam poífic ad Phylicaa (ped we, vel Mecaphyticam iuxta. diger- fttatem materiz,ex qua conficitur, form tamen, & in2das eam cóficiend: a4 Lug cá (peátat, ita diuitio Phy(ica , vel Meta- phyica , rti quantá ad materiá ad hinc , vel illam attincat (acultatem, jquaneu n ui adformim , & modü cam te& cóficien- d: (pe&ac ad logicam, qae radit leges, S£. — przcepta omaibus diuilionibus commu niaj igitur & nos omnes diui(ionis ma- dos atcingemus, quia diui(io ample fum- pta eít intiramentum logicum, ; & ita te neat. Recentiores omncs ; imó non fc dc diuitione in tali tigoificatione hicage mus;(ed adhac eciam in ampliori , quate- in plus fc im ip(a duxi; o vt no- tat Tcob. initio (Dali dile omnis di uio cít ditinctio, fcdnon e contra ; Y 4  mudo* fatio eft , tum quia diftin&io non m inus iuuatad manifeftandam rerum confufio- nem, quam faciat diuifio; tum quia qu£ , & quot fint diftin&ionum genera cft irá neceffarium addifcere , antequam gre(sü faciamus ad alias facultates ; vt quamuis bzc difpatatio de rerum idenritatibus,& diftin&ionibus ad Metaphyficum rc ve- ra pertineat ex profeffo; adhuc tamen fal- tim per compendium (it in Logica prz- mittenda , in Metaphyfica deinde rur(us pro rottris cuoluenda, nam non folum in tebus phy ficis,verum etiam in legicis ip- fis tradendis nil frequétius vtimur , quam diftinctionum varijs generibas, vc plane mirum fit , quare Auctores omnes de rc- rum diftin&ionibus in Logíca aut parü , aut nihil prorfüs tra&ene; prius tgizuc agemüs de Diuifione ,' poftmo multiplici retum diftin&ione " ARTICVLVS PRIMVS. Quid, Q quotuplex fit Dimfio, eiu(que leges. ' «9 Iuifioeftoratio totum im fuas D partes diftribuens, i, eft cw tio dilribaendo manifeftans multiplici- .tatem,feü confufioné totius; dicitur ora- tío , vt intelligatur non pertinere ad dia- le&icum diuif(jionem quocunque modo fa&Gauníed tantum mentalem , & vocalé , ie diuidimus homincm in | |, & rationale, aut in animá, & cor- pus , vcl ore has cafdem partes exprimi- mus; ponitur loco gencris, vnde per ora- tionem hic intelligitur illa , quz eft mo- dus fciendi, id .n.indicat parcicula illa di- tede uz idem fonat , ac dittribuen- do manifcftans, pote(t autem accipi ràm pro oratione perfecta quàm imperfe&a, 'quofcnfa eoincidit cum termino cóplc- '&o,& ratio cft, quia in cxercenda ipfa di- uifionc interuemit operatio prima intcl- lé&us, apptehenfio nimirü totius,& par- "tium, € es ipfa dinifio in propoti- tione cathegorica per modum termini ' i hábere rationem pra-dicati, ticut 'définitio, vt cami dicimus animal, ant rationale, aut irtational«, (ed praci- € (umi debet pro oratione perfecta, á- dum de. Difp.T. De Inflvumentis fciendi . cut diuifio fit ab intelle&r, & ptecipna exercetur per (ccundam operatio enim cum omni proprietate dicitur intel Met — . eres pere anc,& illà cffe partes; inte: | talem diuifionem: inferret ex alijs prz» miffis ,' tanc actus diuidendi ad tertiam operationem (pe&aret ,.—.— sh chere ^ogr Additur ly diftribuens ip fuas ue tes loco differentiz;per hoc .n. diuifio à definitione diftinguitur , & argumenta- tione,vt notat Ant. And.li.o. diuif. Boet. $. Circa ifl am let ionem , quod definitio explicat quid res (it, fcu rei quidditatem; argumentatio qualis res fit rei proprie taté, & qualitaté, diuifio veró quanta res fit; (eu quantitaté,.i.quancü (ua continé- tia (c extendit per partes; vndé quamuis diuifio explicando partes confcquenter manifeítet effentiam rei realiter, nontas- men explicat illam formaliter, wt effentia cft ,vt facit definitio, fed folum uet multplicitatem in tali e(fentia 5 & hoc cft,qued (upra dicebamus defini- - tionem explicare effentiam coniungendar partcs& componende tocum/, diuifio vcrà disiungendo , quare dinilio » & per fc ordinaturad explicandam con« fuíionem, fcü maltiplicitaté partium to- tius,non aüt ipfum totum, vel eius qui ditatem, & demü definitio refpicit. cat o matice (olum quorum terminorum cationem videas apad Scot.4.d.2. q-1.A. €x qua doctrinaffacile folui poflunt,qug- cunq. contra hanc communem (entériam obijciunt Hurt, difp. 10. Log. fe&k. 6. c Arriag.di(p.5. (umm. n. 15. non diftin- guentes diuilionem à definitioneynifl in toto porentiali, vbiid omnino negari poteft. Ex hiscolligitur in ompi diuifio ne dari totum, ien. pet ipfam diuiditur, & appellator diuifum , & dari partes, in i» iuiditur, & dieuniur membra dinis entia ; vbi notandum eft. nog oportere ad efficiendam diuifionem femper int uenire veram rationé rouius, & partis» quandoq; fieri pcr imitationem quádam totus, & partium, vr cótingic ifa diuo" nc, qua fübie&um in (ua accidentia digi» ditur, nam ncc [ubic&tum et veré touum in Quaft 7 de Diuifione quid ftt, é qiotupl. Art Y. 7269 Otdire 3d accidenti , nec accidcntia tte$ jn ordine ad lubie Gt, fed quia ac- cidentia cum fubie&o faciunt vnum pec accidefis ad imitationem veri totius, ideo fufficit ad efficiendá diuilioné falám er accidens, vt mox explicabitur magis. .. $3 Secundó , duplex eft diuifio , alia nominis;alia rei, Diuifio nominis eft illa, qua vox in (uas diftribuirur fignificatio. nes , vt quando dicimus hanc vocé Canis varias haberc fignificationes;per hác ve. £o diaitionem non tantum difttibuuntur termini fimplices in varias fignificatio- nes , verumetiam oratio integra in'variog fenfas,quos recipere poteft; vade hic mo dus diutdendi multum deferuire folct in difputationibus ad indagandam propoti- tionü veritatem. Diuifio rei e(t,qua res ig fuas partes fccernitur;& quia totü di- uilibile eft mulciplex,ita ét diuifio re1; To güitàq; aliud eft perfe, quod nimirü con- ftat pártibus pcr fe vnitis, & non aliquo vinculo mere accidentali, afiad pet acci- ' Cuius vo per accidens adu: iac funr & fic in primis duplex ett di-: tifio,alia per fe quar nimirum manifeftat. imultiplicitaé parti pet fevnitarü alia er accidens , quz é contra explicatar . Forum autem per fe duplex cft ex Scot. 2.d.3.q.4- aliud petentiale j feu vnincría- le, & ett illud; quod diuiditat inipartes fubié&tiuas przdicando de quálibet illa- m jaliud a&uale; & eft illud quod a&u ntinet partes , ex quibus componitur , nec cft przdicabilejde qualibet illarum ; íta etiam duplex eft diuifio, alia potétia- lis corre(pódens pritrio toc & eft ; qua vniaer(ale diuidicur in partes, duas (ub (e, & jin potentia continet , vt ett diuitio ge- Beris iri fpecies, & fpeciei jn indruidaay& dicic d hác reducitur diuítio generis perdiffe Kentias ; nam illas quoque dicitur genus in potctitia continere, Iicécpon wt partes fübicótiuas;qu;a in ci$ nó incladitur,aec dicatur, vndc proprie non dicitur ge- ; diuidi ia diffcrenuias, (ed per differé: tias; alia e(t d'uifio a&tuais , alteri toti £érreípondcus, & cft qua tale towm di- sriglitur in partesjquibus actu contiac , & Pomitür. c | 31 à -FRrtus torum tQusle dipidiux in e(: fentiale, & integrale : illud cft , cuius fin» gulz partes fpeGtancad cíicntá rei , quz fi fuetint phytica ; confticuunt rocum cí- fentiale d o ae fi metaphy(icz ,con- ftituunt. metaphyficam ; intcgrale verà eft,cuius partes fingula , et(i non (pe&ét ad efIentiam rei, pertínent tamen ad inte gritatem rci materialis, vnde foiü in ma- terialibus reperiuntur , quz fi fuerint fi« milates,& eiufdé rationis, vt guttae ee in Occano conflituuat totum; quod dici- tur homogencum, fi fuerint di (fimilares, & alterius rationis, vt brachium , & ca» put in homine conftituunt totum, €» di« €itur heterogencum ; fic igicur dimifia aGualis, alia erit effentialis,qua totü di« &iditur in partes, quarum fingula fümt dé effentia diui(i,qua fi fuecint phyfice, vt Corpus , & anima teípe&tu hominis , eric effentialisPhy(ica , (i Metaphylicz , vt animalitas,& rationalitas, erit effentialie Metaphy(icajalia erit incegralis , qua to« tim tateriale diuiditur in partcs; ipfum inrcgrantes , qua: iuxta variam naturam partium integrantium geminanda erit. $3 Ex partcvero totius per acciden& adhuc triplex diuifio folet affignari, Vna eft (ubiecti in accidentia, vt cam diuidi- tur homo in album ; & nigrum, homo enim, qui diuiditar , cft (abiectum ;albe- dinis, & nigredinis, quz illi accidunt, & ad haríc pertinet diuifto vocis in (uas (i- gnificationcs upra allata, fignificatio.n. eft accidens vocis , & cadem vox velati fubicétum plates interdum habct fignifi- cationcs, Altera é cóuet(o eft accidétis X fübie&a vt qn diuiditaralbü in lac,& li- lium jquibus veluti fübie&is incftalbedo diuifa; Alia demum affignari (olet .d'ui- fio accidcniis in accidentia, vt cum dulce diuiditur in album,vt eft lac, & fl auum , qualc eft mcl,re i6 vera hzc diuitio ró c ácatcris codiftincta, vá li diuisü cft de cf fentia mébrorü diuidétii, vt cii diuiditug coloratü inalbü, & nigrum, üc pertinet m yrys ad diui fione totius Voy 15,& eft generis in fpecics, cft eninac fi OM Pte c(t albedo , nite; do alter; i vcró diuisü non eft. de cffcn, tia mébrorü diuidétili, vt eft in allatajdi, uitione dulcis in flauii,& albü, tunc per, tinet - £210 tinet ad dini(ionem (ubie&i in accidétia, Quia dulce, qp cft diuisü, non (umitur pro forma dulcedinis , (cd pro (abie&o ipfo . dulci, cui accidit e(fe alauim ,vcl auum. $4 Tertio multa folet affecri leges bonc dmifionis , (ed »rz.:ipuz, ad quas aliz reducüturc,duz süc , vel cres ad (um má, Vna eít,quod fingula mébra diuiden tia (int inferiora,.i.miaora diuilo , € ra- tio cít euidés , quia omae totü eft mius fua parte;omnia veró (imal (umta toc diuiíum adzquent,ac exhauciac , X ratio e(t,quia i coco prae(ectim (yacathegoce maticé fampto,vc à diui(ione attingicu, nó eft aliud,quà omnes (uz partes limal; Nec valet; (à dicas,hominem bea diuidi Mctaphyficé inaaimal, & rationile , in ua diuiftone con(tac alcerum men5ram iuidens , nempé animil, cotuin diui(um excedere, hominem; Nà quáais animal in rationc totius pocentiális excedat ho- minem, tamen ratione partis a&aalis mz taphy (icz exceditur ab homine.& in hoc feníu eft mébriü diuidés in allata diui (io. ne. Altera ccgula cít,vt mébra diuidétia abcát aliqua inter (e eppolicioné,-i.Linc ità incer (e diítin& re, vel có3e, vc non coincidát ia co feafu,quo (aat mébra di- uidétia,aut vnum aonincludtuc in alto . 5 f Sed hic moucri folet difficultas,an d:ui(io tradi poffit pec membra folü. pri. ia& oppofita,aut contradidtorté, vt v. .aniíta diu:(10 üt bonaanim i aliud ho mo,aliud aó hom»; A ficmit aliqui, quos fcuitar Ioan. de S. Thom.p.p.Lo2.q.4« art. 3. & probat, quia ficti pocc(t diuifio scermídos priuatiuos , vc fi dicatar y ono;altus videns, alius caecus , aer alius tenebrofus , alius lucidus , ergo eciá fizci eft per cecminos negaciuos , quia pri- uatio d: formali negatio quz dam e(t;có- ftat eciam ex vf/à com mnuatter haac diui- fionem ab omaibus admit animal aliu fationilz;aliud «erationale ; & tamé irca- tionale eit a-giciad feu priuatiud zefpe- €u racionalisCóplat.veco preáb.dc mo dis (zicadi coace daa dari po fc diuifto - nea »er vmm mnzmorum policiua.n , alugd »ciaacuan, aon dà acce aegatiuü, vadz :a ea diaid oae , qua animi diuidi- tüc ia raciale, & iradoaale ia 44iuac uo, Difput.1. De inftrumentis ftiendi ly irrationale non effe intelligendam 1" ncgatiué, (ic.n. noa RS sa " tis,(cd etiam plácis,elemécis, & alijs,que non cominentur fub animili, hec.n.om- nia non (unt rarioailia , quod camen eft contra primam regulam,:ux:à quà vnum mebrü diuideas noa poccít excendi vlcra diuifum ; vt ergo bona(it diuiio debet - membram negatiuum (umi priaatiué,.i. pco carétia altecius membri poficiut,non vb:cunque,fed in cali (abic&o ,.i. conten to iatra (phzram cocius diui (i, & fic irra- tionalitas im prcatata diui(ione hoc modo (amp:a fizarficat cacentiam. rationalita- tis non in quocunque (ubicdto, fed in apto nato, i,imragenusanimals, — — .$6 Ant. And. cit.de diuitione generis in (pecies przcipué loqués negat fieri (e pet priuaciad,aut contradickorié fica przcisd, & probar, quia genus diuidi tuc in fpecies per differétias , fpecies tem aliquid pouit,S& per coníeqaés di rentia, quz con(tituic inccin(ecé fpecié y negatiuum aucem noa poteít e(fe de A. trin(eca conftitati one pofiriui , qua rario etiam in alijs per (c diui(ionibus militare videtur,nà in his cocam,quod d iuiditur » aliquid pofitiuum eft , & cum diuidatut per fuas partes plané diui(io non mei fieri pec folam negationem, au priuatio- negatio totá ncm, quia nec priuatio, ncc negario toti poíiciuum conftituere p ; Addit tamen, quód quia differentiz rerum có- maunitet (unt nobis igaocz, (pccies etiam nà (emper proprijs nomiaibus nuncupá- tucyhinc eft 9 circüloquimureas per ali- qua vacabula, uibs quádo quc addimus parriculam priaaciuam , vel aegatiuam , & tunc diuifio generis dicitur ficri per contradictoria, & priuatiué ipu io ncgationé , aut priuacionem, pofitam in diui(ione circamloquimur, & imcelli - imas ali quid politiaui (peciea, vel di£. eccatiam, & in boc (en(u etiam Caius concedit dac poffe diuiioné per termi- nos aegatiuos lib. 1. cca. 3 c. 1, acque ica concladcadum ett dari. poife diuitionem pet fe per tecminos priuaciuos,vel nega- tiuos,0G t meré neg iciud, aut priu técos, &,ia hac feafu animal diuiditur per itationale;quod sobis cis camfzibi dif E rene [] "Y S»uafl.V-de Diuifione quid fit, y) quotuplex. e/Ari.I. 113 ferentiam brutalem;verütamé concedé- dum cft diuifioné per accidens tradi pof fe per terminos ncgatiuos , aut priuati- uos negatiué, vcl priuatiué fe habetes,id- ue folü probant exempla fupra 'allata à oan.de.S. Thom.quod homo alius eft vi dés, alius cecus,aer;alius cft lucid", alius tenebrofus nà ifte , & fimiles diuifiones attinét ad diuifionem fübie&i in accidé- tia,nà habitus,& priuatio accidüt fuo (u« bic&o, circa quod immediaté fe habent . 7 Solet ctiá addi alia conditio,g di- uifio tradatur per proxima mébra,quan- tüm ficri potcft, & fit bimembris fi. eft poffibile,ne multitudo membrotü pare- ret confufionem; Verüm hec regula non séper cft nece(faria;imó quando aliquod gcnus diftribuitur per fpecies plures ex £quo,& immediate (übietas, poterit di» hifio per tot mébra tradi, quot sát fpecies immediate fubie&a fc bonum bene dj- viditur in honeftum,vtile,& dclc&tabile, fi aut fpeciesnon ita fe habeant, ruuabit vtique cóficerediuifionem bimembrem, ita vc mébra fint duo;vcl pauciora, quan- tum fieri yoteft;qua deinde in alia infe- — » os nó bene iuideretur m lignü, lapidem, & angelü; fcd yrius diuidi debet incorpoream , & incorpoream, corporea in (éntientem,& nó scntientem,& c.adhuc tamen non erit abíoluté neceffarinm , nam fi ómnes fpe- cics (übítantie,vel alterius generis efient alicui ncte, policr illas 1mmediaté enu- mera: e abí-];ercoris neta non illo-ordine feruato;& adhuc illa diuifio effct bona ; quia effet manifeftlatiua multiplicitatis to tius diuifi,vt norant Compluc.cit. /— $8 Quarto tandem, vt de vilitate di- uifionis aliqua tangamus , iam diximus q-4«at. 2n fine valde vtilem efie ad dcfi- mir:onem indagandam,quod prater FPla- tonem ib: cit. docuir euam Boer.lib. di- uif.& d j — ratio efl, «quia omnis bona definitio datur per ge- usd differévas fcd differétig labesiir per diuitioné gencris ; cütn per difierea- tias diniditur, fic ét diiidédo genus col- E t omncs differ&t e necciariz ad dcfinitioné fpeciei; Quando auté A rift. 2.Pott.tex. 4. probac ,' quód via diuiliua non eft vtilisad inucftigandü quod quid cft ,.i.definitionem, quia committitur pe titio principij, inquit Ant. And. dupliei- tet intell;g: poffe viam diuifiuam ad de- finitioné valere, vno modo per modum fyllogizandi;alio medo colligendi, & cé ponendi differentias cum genere; primo modo ncgatur ab Arift. propter petitio- n& principij, vt fi velimus probare animal rationale ctle definitioné hominis,fic vel animal rationale eft definitio hominis , vcl animal irrationale, fed nó eft defini- tio hominis animal irrationale , ergo eft animal tónale, hic petitur in minori: ' 2 debet probari, quod fi probatur ; vtiq nó poteft probari per modü 'diuifiuum fed alia via,at alio modo;.f.per modü col ligé&di differétias, valet vtique v1a diuifi- va ad definitioné;neque id negat Ar;ft.2. Pofter.sed dices definitio eft prior diui- fione, quia antequam aliquid diuidatur , Oportet fcire per definitioné,vtrü fit vm uocüm;vel e quiüocum;ergo ad illam'in- ueftigandam non valet, R efp. Ant. Andr. ibidem, quod diuifio przupponens defi- nicionem fai diuifi eft vtique pofterior illa, nec valet ad illam inueftigamdá , fed válet ad aliam polfteriorem;vt v. g.diuifio animalis non valet ad definitionem ani- 'mális;que prz fapponitür ; fed addefini- tionem liominis,cug uariis & dupli- éirationc iuuat tx Aiift. 2. Poft .cext. 13. com. 74. & 7 f; primó in/imuat., vt ree difponantur partes definitionis , cum .n. duz fint, .f. genus, & differentia , diuifio facit, yt prz ponarur, quod eft comunius, deitide fuuat , vc nihil prtermittatur eo- rüm;qtz pradicantor imquid ;; | l igit omncsy& tingulas differentias, qua de fpecie pradicanturinquid. ^ Ett vulis euam diuifió ad totà aliqua fcicntiam ,vt notat Amic. tract. vlt. q. 5. dub.4. nam iuvat ad diípéncndas pulis fcrentiz , vt patet ex progret:u Arift. 9n khyficay nam cnm de corpore narorali velle arerespnus de eoteáttacin vniuct-  fali inoéto lib. Pbyt. tum diuifit sWüd. f. Caii'áb initio in fimplexg& misti, atq de 1upliéi prius cgit uo dc Cade tum autem, eum diuidátur in peitectum, & imperfectum; & perícétum inbhomo. E*- rri geneum,& heterogeneum , homogenea in lapides, & metalla, heterogenea in plà tas,& animalia, & horum (pecies , vt le- gitur 1.Mctheor.c.1. agit deinceps de bis omnibus boc eodem ordine . ARTICVLVS II. Quid, c quotuplex fit diflintiio . 39» TN primis de formalitate ip(a diftin Guonis e(t difficultas,in quo.f.. for tniliter coníiítat , an importet aliquod golitiuü,vcl pocius in fola cófiftat nega- tionc, & remotionc identitaris ; Pa(qua- lig.in Mctaph.p. 2.di(p. 47. (cót.1. tenet sdentitatem quid politiuum cferre , vndé poflea (c&.1. (ubdic diftin&ionecm «Ólifterc formaliter in ablatione talis po fiiiu' per identitatem importati  fequi- tur Ioan. de S. Th.part. 2.log.q.2. art.3. & alij Recétiores paffim; Mauritias no ficr écontrà in Epithom.formalit.doce- tt videtar, 9 diftinóuo fotmaliter cóti- flit in aliquo pofitiuo nimiritn in alicta- te, (cu diueríitate extremorü, idétitas ve 1O in ncgatione talis alietatisfequuatur alij formalifte , & Achillings li.de di- ftin&.c. :6. art.3. Sed cum hic fermo fir dc diflinctione , & identitate in tota. fua amplitudine,vt nimirum füb fe cóprchen dit tam rcalem,quá rationis, tá pofitiua, uam ncgatiuam, vanum cft laborare vt aMquiramus aliquam rationé cócm vniuo- €am diftinQionis,aut identitas [ie infpc $a quia nulla talis datur; quarc cum di- flin&tio , & ideuutas in tama cómunitate fit aliqaid zquiuocum,(u fliciet affignare ipomins explicádo formalitatem di- AUndionis per negationem , aut carentiá identitatis , & & contra identitatem per negationem diftinctionis,feu alietatis. 60 Qusntum veré ad numer dittin- diionum ; veteres Thomiftz duo tantum Rlcnüitatum, & diflinctionum genera po fuerunt , primum gcnus continet di flin- i & identitatem realein, quz eít à parte rei ante opus iptelicétus , & con- uenit ijs,qua ve! important res diuciías, vel funt vaa, atqe. tcs : alterum vc- 1Ó genus cít idéntas ; & diftin&io ratio- hi$ » qua; habet effc pex intcllcctü, & tunc Difput.L. De Infirumentis fciendi contingit , cum cadem! res in feipfa cum diftinQtione ab incellectu cócipitur.Hoc autem genus diitin&ionis (ubdiuidür im eam, quz cít (ine vllo fandaméto ex par te obic&i , vt cü idem diftinguiturà (cip- fo , & vocant diftinctionem rationis ra» tiociantis , & in cam ,quz fit cum fun- damento cx parte obiecti jquo modo di- ftinguunt gradus cílentiales metaphyüe €os, & vocant diftinétionem rationis ra» tiocinatz,& parüm, vel nihil ab hac (cn« tentia diftant Nominales. Recentiores veró Thomifta , qui & Ncoterici, feu Neutrales dicuntur ; prz» tcr diftin&tionem realem, & rationis, ad« dum: tertium genus diftin&ionis , quam appellant modalem , co quia non vetí(a« tur inter rem, & rem fed inter rem , & modum eiufdem rei , nam prater resin.a rerum natura dantur citcunítantig quae earundem rerum afficientes i|[as, &c vltimo determinantes, vceftfeffiorefpes — — Qu (cdentis, fi tia,vel res, (ec poc rn cM tiz, quarum virtute fic, vel (icf habent ; explicant autem ita hoc genus diftin&io- nis, vt folum inter ea vericiur, quz ficex — natura rei, & prater opus intelle&us dis fünguuntur,vt non vcramque ipíocü, (ed altcrum trantü poflit (cparatum exiftere, nimirü res (ine modo, noné contra, vt (cdens fine (cione, uàcitas fine hac, vel illa figura,extrema finc vnionc,non é có- trajquia cffentia modi ita (ita cit in actua. ]i modificatione, vt ncc per diuina poten tiain fieri poffit, vt modus exi(tatícpara- tusà re modificata , & hac de«au(a no- lunt hanc di ftinGionem ctiam ex natu» rà rci, & praet opus inte]le&us, appel- larercalem » quia diftindio rcalis pro- prié verlatur inter rem, & rem, quarum ynà vici (Tim finc alia poteft cxiftere fale tim per potentiam Dei abíolutam ; atque ideó ita flatuunt banc di(isn&ioné, vt » membrá imtpediaré. diuidcns difiinctia? - ncmsvt fic,vt bene notauit Pafqualig.cit, diíp.$ 1.ÍcG. 1.n.4.non vei dpod tit mé« brum di(iinct:onis realis , & hanc fenté-. tiam docuerá. Fonfec,5 . Met. c. 4. q. 6« ÍcQt. 2. Suar-in Met, ditp.7. (edt, 1. à n. 1$ quos gura reípeQuquantitaris, — — qu! modiinfeipis proprié non (unt eme — — T H - " [ HT " quos coteri Neeterici pafEim fcquuntur. "€t Scótiftz antiquiores qui Formali- fle nuncupati funt, feptem afTignarüt di- ftin&ionii genera,.(. diftin&ioné ratio- ,ex natura rci,formalem,rcalem,císé- tialemsle totis (ubieétiué ,& fe totis obice tiud;quas (meulas breuiter explicatas vi- dere licet apud P. Fabrü in fuo breui tra. &átu Formalitic.7.ita docuersnt vnani- miter Ant.Sirc& qui proptereà Magifter Formlic.ett appellatus , Tróbet. Maurit. . Doduet. in (uis trac. Formalit. Licher.in 2.d.1.q.4. Zeib.in queft.de plu ralitate difinétonü, & tieu alij andi- quiores noti rz Scholae. Verum al:j Sco- tile tot genera diftinétionum inficiá uir tribus ramumipodo contenti,ad quas om nics alias ceducunt , nempé reali ,rationis, & formali rredia inter vtráque ; quz mi- nor cít illa; quia non verGrur inter rem, rem, fcd inter plores. einfdem rei for- malitates;& maior tla , quia inter. illas repecituc citra quodcüque opus intclle- €tus; & hoc genere di (tincbionis (ecerni *u volont-jnter fe gradus Metaphyficos in creatis; vt animalitatem; & rationalitaté inhomine, & attributain diuinis; vciufti- tiám,& mifcricordiam in Deo,ac vniuer- falicer (übicctum; & propriam paffioné , ita Tataret.q. vlt. przedicab.dub. 2. Butli- fcr, & Bonet.in (uis tra&.formalit..& (e- quunttir Recentiores oés Scotifta: Faber cic. Vulpcs in (um.tom.1: p. 1.difp. 8.ar. f. & 6.& tom. 3.diíp. s g.ar.3.Smifmch. r.p. trat. 2.di(p. 1.2. (8. Mcuriffe in Met.lib. 2.C.2-4«p.q.4. & ita ponür hanc d ftin- «&ioné mediam, vt fit membrü immedia- té diuidens diftinGioné in gencre, vt fic, 562: Dicédum cft pro totali re(olutio- fc iftius materiz duocffe prima genera | diftin&ironum,& identitatum, nempe ex "matura rci,fcu przter opus intellc&us, & "rationis, (eu.per opus intelic&us ; & bac »zuríus (übdiuidi in varias fpccres iuxta.» &wariam rerum, vcl rcalitatum vnitaté , vcl "pluralitatem ,in quibus fundantur;ita $co ifta quamplarcs Kada:1. p. controu.4.. 8 Nolan.n Pynach.q. 1. Conclufio hzc jp- baut: ex icgulis bonz: diuiiionis jam at- "Kignatis in ptaccd. art. quiacumaliquod -«emmuri in inferiora diuiditur ,. (0 Quel I. Quid e quituplex fre Diffnfli ei T. ay ca a(fignari, quz immediare fe habent ad- rationem cóem, nam fi vnüimébrum affi - gnarctur , quod immediaté diuideret ra- tionem cóem, aliud veró, quod non im- mediaté diuideret ; confufa nimis , ac in- ordinata proríus cuaderct diuilio,nà ipfi nita pené membra pofset affi gnart fic di- uidentia; ergo in a(Tignádis gencribus di«. ftin&ionum illa primó debent alli gnari , quz iminediaté. diu dant difinctionem , vt fic fcü in qoi fumptam , fcd talia funt membra iam affignata , crgo &c. Proba- tur minor,mébra, que diaidüt immedia- té ens 'in tota fua amplitudine , funt ens reale, & rationis , capiédo ensreale pro omni eo,quod et extra nihil, nà impot- fibile e(t aliquà ronem entis excogitari y Quz non dicat;aut ens reale, aliquid nimi - rü habes eife independéter ab intellectu , aut ens rationis , aliquid. nimirum habens effe dependenter ab intellc&u; 'cuim igi- tur tdeuritas, & diltin&io fequintur or- dincm,& rónem entis, cuius a (Bzgantar veluti paffiones disitinctz conceptus có - muni(limus identitatis, & diftinctionis "a(lignata membra debebit primo; S immediaté diuidi . Conf. tunc re&té aUi- atur diuifio alicuius cóis.com membra rimó diuidentia ità (c habent ad rónem cóem, vt (ub iptis contineantur alia jnfe- riora, fiu& gencrz, fiue fpecies; ita quod - mébra diuidenia fimul (ampta zqué pa- teant;ac ipfum commune diuiíam,;vt pa- tet ex codcm, art; praeced. crgo in atli- gnandis diftin&ionam , & idcacitatü ge- : neribus illa primo 'a(hgnare: debemus , quz fub (c omnesaliascontiacnt media- té, vcl immcediaté,fed ità (e habent imem- bra iam aii ; mm omncs identita- tes , vel dit oacs affignab:lcs ad illa reducontur,crga &c.probatur minor af- —— füb iliis genecibus: totam ferié idenritatum;& di(linctionum. - 63 Diltin&io itaque cx natura rei,ftu precer opus intelle&tus ; vt ex Scoto col-: ligitar 1.d.3.9.7.. Sed bicresbat ,& d. -q.4-$. £4 quasi ronem , & 1.d. 1. q. 5. $. 4d qua(licnem iflam,& d.3.q. 1. & alib: (epé, fübdiuidituc in ditinctionem exnituri rej rcalem,& in diftnétionem ; €x natura rci formalem ; ratio aii, ic vt. [| »" i . AA s 214 docet Ariít. &. Met. tex, 18.. ideatitas proximà fund ur (ape: vaicaté , diftia- &io fupra multitudinem. [eu placalitaté, ergo tot modis diilinzti» ex piccerei di- cetar , qoc mo is dicituc pluralitas, & multitudo , fed plucalitzs à parte cei , vc norat DoGbor 1.d.13.q va X 4.4.45.).3. in (51.24 1.daplex eft, alceca recam; & di- icu plaralitas fimpliciter, altera cealica- tum,íca formalitatum, X dicitur pluzali- tas fecundum quid , ecgo & z,. dclaracuc fabillata minor; per R?m, quz aultipli- «cata facit plaralicatem (implicitec, & ett mata (andare realem diftiactionem , noa tin venic intellig*nium id, quod per fe primó , & immediate exiftic, vel tic exi- ftere poteft, vc malti Focmulitkz velle videntur, (zd omae id, |u »4 per veri ef- ficienuam,& plty /icam caa(alitatem acci- pit e(Ts, (iae (olitacié exiftere poffit, fiuà non,& ita fe habeat omaes phylicz eati- tates,omnes nimirum fubftiacie, (iue có. pletz.(iué incompletz, vt materia, & foc m1i,omaia item accidentia, (i18 abfoluca, fiue reípe&iaa , hec .n. o naia veré (aat entia ia rc&o propriam cifznriá , & exi. ftentiam habentia , etfi non 0.nnia foli- taric cxiftere nata , v: patet de relacioni. bus,q104 (olum indicat ex hibere exilé exi (tentia, & ab exitteacia altecius deps- dentem,noa veró carere pcoríus exitte- tía; acproind? omnia t(Eh ec (uat idoaea fundwmenta di(tin&ionis realis , & nata facere pluraliratzm (i pliciter , q ua (anc vera res, & vera entia phy (ica pec veram caufalitacem phyficam à caaíis (ais pro- du&ain fen(a explicato in Phy dif».7. q.2. Per Realitatem vero , que malti- plicata folum nara eft (acaggplucalitatem sf quid, & fundar: dittiaiflóaem ex na- tuca rei formalemyin:eiligitar id, 4304 e(t aliquid cei pczfato (en(u explicat , non uocanque modo, («d per identitate rea- lé (qua cóae dici folet aliquiras) fiue per- fe&ti,vt c(t identitas actribucorü tn Deo , habetur rationc infinitatiscxcrem - rum, (iuà impecfe&im , vt e(t idencitas vadaü m :taphy(icocam in cceacis ; que ibetuc przcisd ex vaioneéorum in cec- tio,vt docet DoXor 14d. 8. q. 4. at; idà per tealitatsm omae id iateliigsad un ve e — ' Difput... De Inftrumemtis faiendi -.— N Neo nit, quod pir fenonrecipiteffedfüapro: ———— ximicauíaperverug inflixüphylicum, —— — fed per f(implicem dimanationem mz2ta. — phyficam, qao fen(a aic Do&or 14d. 3. q.7.S.& 1.d.:j. C. pi(fionenemaoare — — à (ubic&to, & 2.4. 16. q. va. potencias ab . - anim, & vaiuer(alitec emnanant realita- tes, (cu gradus metaphy (ici a rebus phy- ficis , vt animalitas, & rationalicas à cor-- porc, & anima. Explicatur. diflin&io Realis . 64 D I tin&io igitur ex aatuca rei Rea- as eft; qua reperitur inter rem, & rem przfato inodo explicatam , quam. explicuit Do&. 2. d. 1.4.5. $. Contra. ifla. opuinonem, &$. £dqua[Lionemlit, M.. (ed exackias 2,d,2.q.2. 4 ,& B.vbi talem. tradit regalam digno(ceadi diítin&tioné.—— realem,eirealiter dittinguamrur, quorü — — vnam veleit, vele(fe poteft (eparatüab.——— alio,vel (altim ralia ft ME dicadimaicé —— — fe habent, ficut illa,quaz func. Pw VEENEIE fepacabilia; quod (eparatio a&ualis fic —— fignam (ufficiens ditin&ionis realissfa« — — tencur omnes, & eít de fe euic Xx intelligi debet , etiam(i quz fep vnü abí ue alio vicifia exilbece fety(ola .n. illa a&aalis [eparatio & hic ratioae relaciaa,vt Pater, fi diítingiaatur realiter, etiamli vaum. alio exif(terenon córingit:feparatio item — pocentialis (uff :iés eit ad. inferendá di- ftin&tionem realé inter illa , qua it Tr" *- feparabilia, nam omae ens nac per có fequens indiuiübileà feipfo , & in« feparabilequare eo ipfo , quoda : fant l'eparabilia,iam nó vnü ens, fed duo - ventia realiter di(tin&i cen(eri. debent, Nec e(t acceffe ad | di(tin&ionem realem inferendam , quod feparabilicas ifta. (ic matus,ita .( vc hoc fine illo, & 6 contra viciffi n exiftere poffit , vt cótendüc Re«- Centiores , nam ad diftin&ieaem realem cum omni proptietate fufficit,» aleram extcemorum exi (tere potfic fine altero, etii non có:ra ,& imooilibiliras ex pat-- te vnius cxcreai exiftendi tine"alio. foi infect;quod dici nequeant mutuo fepara- bilia cum retentione propriz exiltentiz ; & quamuis vaio,fefi »,& ali jhimu(modi enctatcs modalzs dici nó. poffiat ces Cüü» | ! nas » Ad , " "s fnticas,füimendo rem pro co,quod per fe, — & immediaté (alim per Dei potentiam . exiftere poteft ; tamen dici poffunt res, & ens co modo, quo hoc in decem prz- dicamenta defcendit, & (altim, ait Scotus 2.d.1.q.5.$. Quod fi adbuc ,licét modus non fit ita res, ficut illa, cuius cft modus , nontamen nulla res eft , ficut nec nullum ens, quia tunc nihil cffet , quod etiam rc- ^ petit quol. 3. ab initio, vndé cócludit hác effe contentionem de nomine, quia iuxtà varias iones entitatis , & rei poteft haiu(modi diftin&io vocari realis, & mo dalis; Hoc tamen certum cftquod refpi- ciendo naturam diftinGtionis in fe , & nó denominationem à modo defumptà , de- bet potius dici realis, quia nonex hoc, qp fübie&um exiftere poteft fine modo , nó é córrajftatim inferri debet, quod hac di- | ftin&io non fit realis , (ed modalis, quia & crcatura veré diftinguütur rea- ^— fiter ,& tamen nulla aJia inter ca ver(atur . — diftin&io, nifi hzc, ep Deus exiftere po- teft finecreatura,non é contra . Nec va- /— let,quod aiunt quidam,diftinctioné,que /— eft inter Deü, & creaturam non pote di ci moc yquia creatura non eít modus -- Dei,nec iilü afficit in ratione modi. Nó - valet; imó potius ex hoc confirmatur , p refpiciendo naturá huius diftinctionis in fe tealis porius dici debet abíoluté loqué- do; & (olum poterit appellari modalis, quádo rcs,qua fine alia exiftere nequit , bené tamcn à contra, cft modus illius , & cam afficit in ratione modi... Nostamcn praíenim banc. diftin&ionem dcbemus appeliate realem ; & non modalem , quia difiin&io modiis apud nos. cop(ucuit ac cipi pro eaque vei fatur inter ré; & mod ü. -jntrinfecü eius, vt inter etfentiam,& cxi- flentiam,nó autem intcr rem & modum cius cxcrin(ccum, & accidentalem , qualis -€fL. hic, de quo Recentiores loquuntur . &5. Scparatio tandé proportionalisfuf. - ficit etiain ipfa ad. inferédam, realem di- f » hac auiem proport:onalis. fepatatio inter.ea. veríatar ; vt notat o- &or Cit.quas cfi fint abinuiccm infepara hilia 5. hzc tamen jn(epara bilitasaion..» proucpit ab intrinícco » (cd meré ab.cx- tuin(eco » quod ipíemcet. inz.d..1..3.4».— Qua. V. Quid, ej guamplex fidifinDBK C4e11I. 315 $. 4d que[lionem , explicat exéplo mo- tus Caeli , quia fecundum Arift, contra- di&io eft Coelum effe fine motu, nó qui» dem ex cau(a intrinfeca in Celo, quia e(t receptiuum motus;& indifferés ad quic- tem,ficut ad motum, fed ex caufa cxtrinfe ca neceffarió mouente, & ideó cx tali in- fcparabilitate non reété iofertur Coelum clic realiter idem cum motu (üo;vel ti in- feparabilitas ab intrinfeco prouenit, ad- huc tamen fe habent , vt producens , & produétum;cau(a,& cau(atum,& vnü ad aliud dependentiam habct effentialem ; hzc enim contradictoria przdicata necef farió inferunitdiftin&ionem realem , vt Scot.declarat 2.d.2 5.q .vn-$. 4 d prima, quia relationes produccnis , & produ&i repugnant in cadení perfona, relationes, que dicunt dependentiam c(fentialem,vt cauígad cauíatum » repugnàt non folüin eadem'perfona,fed cuiá natura, vnde hac rátione, quáuis-perfonz diuinz fint ab in trinfeco infeparabiles propter vnitaté cf- fentiz adhac tamen realiter diftinguun- tur,qaia vna eft producens,& altera pro- duéta,vt docet D. Aos. r,de Trin.cap. r.. quamais totum fit à partibus.infe parabi- itemab intrinfeco,quia tamen ad eas dependentiá dicit cffentialem , vt caufati ad caufas intrinfecas, hac de caufa ad buc abeisrealiter ett diltinótum , vt Scotug. "docet 3.d.2.3. 2, Itaque cócludamus fepa rationem extremorü a&tualé » vel poten- tialé, vel (alim proportionalem fingulas di(iunctim. süpras.efle e. ud figaum. realis.diftin&ionis,& omnes coniunctim (ümptas effe tignum adaquarum- .. 66. Hinc facile deducitur;quid fit idé- titas realis, nam é contra illa erunt cade: realiter, quz nec feparata.tunr , ncc pof- (unt feparari,nec proporrione correfpon. dé his,.ua: funt feparabiliayita p vnicü, , & ade quatum fignum identitatis realis; fit inlcparab:litas aiiquorum tàm aétua-. lis, quam potentialis,& proportionalis y; quali infeparabilitate folum potiürureay, quorum voum non cft fine alio, necctie poteit ab.intrinfeco, nec fe habét vi pro-. ducésy& productum, ve] caufa, & cauía-. tmyita vt vnum cíl ntialiter. ab alio de- - pendcat,quia hzcinfcrunt feparationem, proportionalem i.talia inferunt contra- di&oria in his;que ita fc habét;.f.vt pro- ducés,& productum;caufa, & caufatum, ualia nata funt verificari de his, quae süt rsen vel feparabilia (eruata propot- - tione ; €x quo patet, malé Recentiores omnes afDgnare veluti fufhicieos,& ada- quatum fignum "3s di ftin&ionis (cpa- rationem in c(le actualem , vcl potentia- lem, & identitatis realis infeparationem actualem,& potentialcm . 5 ers €7 Dcinde diftin&io realis iam expli cata (ubdiuidi folet in negatiuam, & po- fitiuam, & bac rurfus in accidentalé , & eflentialé; ncgatina cft, que verlatur in- ter ens,& nonens , vt inter materiam, & priuauonem vcl inter duo noncntia , vt inter duas priuationcs, de qua Scot.3.d. $.q.vn.& quol. :8.vndc quia proprié non eft inter r€, & r€, d£ diftin&tio realis im- perfeáa , pofitiua eft , qua veríatur inter «luo entia rcalia, quorü vnum rcalitet nó eft aliud;rcalis e(fentialis eft , qua oritur ánter duo ex principijscorum cflentiali- bus,& ita diftinguütur res,qua extát fub diuerfis gencribus,: vcl (peciebus ; quia Jizchabent effentias ,' & naturas alterius yationis;quam diftin&ioné vocat Do&. 1.d. 2.9.7.F F. diftin&tioné rcalem natu- rarum, cx quo patet di(linctionemeflen- aialeim reduci ad realem;quia nó eft ; ni diflin&io rcalis naturatum, vt bene nota- it Tatar.loc.cit. natura enim, & cflentia ádé süt;diflin&iio veró realis accidentalis elt, quz per principia accidentalia cau- fatur; qáo homo albus à nigro diftingui- tur , & ad hanc reduci potcft diflinctio .mumerica indiuiduorum, quatenus prin- ipium indiutduationis ,vndeoritur, etfi petüncat ad fub(!antiam indiuidui,cft rfi extra elfentiam cius,vt dictum eft q.pre- ecd. art. 3. quz tamen diftinótio potiori vocabulo fclct matérialis appellati qua- tenus differétia ind iuidualis, quae cfi eius principiti, dicitur materia votius,vt Scor. docct.2.d.3.9.6. & ab codcm lococii-r. 4.2.q:7. optare appellator dift inétio ica Jis fuppolitorü ; Denique ad diftir Gio- nérealem reducit ér ilia, qua verfari fo. Jet inter totü,& (insulas partes fingiila- aim fumptas, G vocant diltinétione inclg Difp. I. De Inflrumentis fciendi ; DW dentisab inclufo quomodo totücorpu£ —  — diftinguitur à a quiaincluditillud, — & adhuc alias partes. Verüm quia non fa Jà datur totü Phyficisfed Metaphyficü ctià& logicü, poterit hec diftin&io ins cludétis,& inclufi ad varia genera diftin- &ionum pertinere pro qualitate tOtoru. — : 68 Mcurifie loc.cit. cocl. 3.diuidit di- - &in&ionem realem ini mutuam , & non mutuam ,& ruríus vtramque ina potentialem & virtualem; mutuam ait ef fcyqua diftinguuntur ea;qua cífe poffunt mutuo fine (cinuicém ; non mutaam,qua vnum cxiftere poreft finc alio, non € có» tray& fic ait dillingui rem& medüeius; a&tualem ait efle,qua din fcparata;potentialem,qua diftinguuntur feparabilia; virtualem,qua diflinguuntur cayquz íc habét ad modum feparabiliüy Vcrum tota hac doctrina fal(a eft qui implicat vnum efle realiter diftin&tü ab alio,& quod vice yería hoc non fitreali- — it ter diftin&tum ab illo ,. ergo ink pei - Lh omnis diftinótio realiscftmutua.Quod ——— — a2uté aliqua.duo extrema fint ita re jitet » diitin&ta, vt vnü poffit exiftere f« V ab alio non écótra,non facit. quodinzel — capon fit realis diftintio mutua; fed fo* lum qued r. (it mutua feparabilitas, mul* tum autem differt alíqua duo nó e g- tuo realiter diflin&ta , & fion ellen rcalitcr fepapabilia. I urfus ex lio, D odor in 2.d. 24]. 2« docet diflinctione 1caló inter eliqna duo concludi ex eorü fcparatione,vcl actuali vel poientiali;vel faltem iproportiopali., malé fubdiuidit- Mcuriflc diftinétionem realem jn adbuae lemsporcntialem, & viriuslein, leu proe porucnalem,tam quia Scots ibi exprefe sé loquitur de diftiné&ione cali actuali» cuius (ufhiciens., & ada quarum fignüine quit cfle fcparationem,vcl adtualem, vel — potenciales, cLecopartiogsieraq m Z^ non pari paítu currunt di füinétio realis , & Ícjarat;oita vt codem modo fcccrmi. dcbcapt in aCtuslé;& potentialé;& quód: fi (c paratio inter aliqua duo fat. actvalis, infcrat diftin&ioné a&ualé, fi potentia lis,potenualé tm ,& fi vrtualis,virtvalé, , quaa clàn (Tin ücft [cparationem potétias- J6 uf inire inter lac (cparabilia dilige - JQusfL I". Quid; eri quotuplex fe dif At. 11: 17 Gon realé actaalé, lic pattes coiius c(sé tialis,& intcgralis ; co quia funt abinuicé deparabilesscen(entur a&u realiter diftin yquia earü vnio nonexcludit diftin- -€&ioné a&ualé carüdem , (ed urn fepara- tionem, & diüifioneim actualem ; tic e motus Celi,& ipfum Celum;qua süt sin Philofophtm in(eparabilia, proportione - Samen correípódent M pofsunt fc- parari funt realiter a&u diftincta , ergo eparatio porentialis, & virtualis femper infcrunt diftin&ionem realcm actualem, && ron tantum potentialem; vel virtualé 4nter easque tic fünt feparabilia . ri ir:69 Sedcótraallatà do&rinam de di. dftin&ione reali moueri folet difficultas dc toto, & partibus, quod vtiquc(loqué- do de e(sentiali) rcaliter diftinguitur à partibus ctiam fimul vnius cx Scot. 3. d. 4.q«2. & d« 22,q vn.conftat autem nec to sum exiftere pofse fine partibus frmul i xX&is , nec viceuerfa partes funul iunctas abfque toto;canttat ctiá nec i(la eíse fe- ;parata abinuicem , nec feparabilia , nec debobere ad modum feparab;lium , nec -m voum eíse proprie producens , & aliud productum )c rn allata de diftinCtione rcali cft infüfficiens.. Hzc . difficuhasardua adeo viía eft Meurifse Joc.cit.vt ea coactusaufus fit. negare fa- mofam fentétiam Scotiflarum de diflin- &ionc reali totius d partibus.ait.n.falfum effc de mente Do&oris totum diflingui xcalitcr à partibus vnitis, cü .n.in 1. d. 1. q.4.& in2.d.1. 9,5. & alibi paffin do- «cat ,omne prius naturaliter pofíe cífe fi- nc (io poftcriori abíque contradictione, fi non fit ciidé , fequeretur partcs vnitas poffe cííc finc toto, quia funt priores eo nauualiter , cum ig tur vnitz lane co effe nequeant,fit, vt finr ei réaliter idé, quod exprceíTius ait docuille 1.Phyf. q. 9.vbi di- ferté docectetum, & partes vnitas efle idem realitcr; quare fubdit decepros om- . nes cie; qui bs Genus cxiftimarunt de g;€ Motitocü diftingui realiter à partibus ynitiSex €o fürté quia in 3.d, 2«q« 2oper- mi xum probat difiinctionem rotius, cá à pact ibus vagis uiidigufis. nam quando probat totum e(fe aliam enctatem à par- tibus vnius intendit (olügn inter ca indu- o6 Loa ecre diftinciionem formalem, itag, in fen tentia DoGtor;s totum diit inguitur à par tibus vnicis formaliter folum , fer ex na- tura rci; non quidem formaliter cócepti- biliter, fcà meraphyficé , quo genere di« ftin&ionis diftioguuntur gradus meta- phytici, fed formaliter entitatiué,feu phy fice, qwomodo diftinguuntur gradus phy fici incparabiles ; quod exprefsé colligi arbicratur cx quibufdam verbis Doétoris in 3.d.21.q.vn- contra Magiftrum in fol. ad arg .opinionis aduerfa, vbi concludit, quod quamuis totài nà fit fiue vnione par tiugtamen vnio illa, velrelatio non cft ormalis ratio illius totius, quibus verbis indicat (olum inter partes vnitas , & totü non efle identitatem formalem. 7o Verum quantü diflet hic Scotia à germana Scoti fententia, & veritate có- ftat ex dictisin Phyf. diíp.5.q. 13. acc. 1. vbi cx profeflo de hac re differimus, nam in 3. d.3.3. 2.quarta prarfertim rationc cf- ficaciter demonftrat diftin&tionem rea- Jleminter totum;& partes vnitas. quia fic vnitz verécaufant totum, & nihil rcali- tet caufat feipfum , nam inter eaufam, & cffe&um vniuerfaliter intercedit fem- E realis diftin&io , vt oftendimus in.» hyf.difp.8.q. z.art.1. Et in 3.d, 22:q.vn« $ quantum ego, ait entia materialia có- pofita habcre caufalitatem intrinfecam per caufas inexiftentes materià. f.& tor- mam,;quas;ftatim ait,cffe realiter diftin- Gas à tali compofito,vtibi cft videre ;fal fum ergo cft ex eoloco folum colligi di- ftin&ionem formalem; & plané non vi- demus quomodo ex verbis illis à Meu- riffe adductis deducatur totumin Scoti fententia à partibus vnitis folnm forma- liter dittingui. Accedit,quod fruftra pre- ter diftin&ionem formalé , quz proprie verfator folü intcr formalitates met ficas, fingit aliud genus di ftin&tionis for malis phy fice;vt eam at ruat inter totu, & partes vnitas,nam in Scholam prarfer- nl aversum hucuíq; talis dedic ingre(lum non babuic.Q uod vc- rà expreíse docuerit Doétor 1.Phyf:q.9» 1dÉtitatem totiuscum partibus voius,nos párum vrgcet;quia opus iilud Scoticó non: cft, cum palfim multa contineat ditlona. £ à &co- à Scoti doctripa in Metaph. & lib, fent. fed eft Marfilij Inguen Nominalis,cuius fcriptum fc compcriffe in quadam vetufta Biblictheca Venctijs teftatur Roccusm I hyf.in epift.sd Lectorem , & idem in- gcnué fatetur P. Lucas Vuandingus , dum e«nuina l'o&oriscpera reecnícr, & no- is orcterus dixit; cx quo fadtü cfl ,vcin Phyfic. illius pieudofcoticz: phiofophize ncc vcrbum quidem vnquam fecerimus. Qued tandem ait , hinc fequi partes vni- tas pofle clTe fine toto , quia in Ícntentia Do&oris cé pnus naturaliter potcft fe» parari à pcflciriori , fi non. fit ci realiter idcm; quod (i (it infeparabileid arguere rcalem identitatem cum pofl criori, vt pa tet de fübicéto, & pafTi onc. Hoc ctià pa- rüm vrget,iam . n. fopradiétü cfl cx Sco- to 2.d.1.q.$. IN. & d.a. q.2. A. id vcrum effe, quoucfcunque repugnantia fcpara- tionis àb intrinfeco veniat, & non ab cx- uinfeco vt cft inlpropofito,quod.n.par- tes vnita cfle ncqucant finc toto,prouce nit ab exirinfeco, nempé ex carüvnione, quz illis accidit , & qua fuppofita ne- queunt non caufare toti, ncn autcmtalis neccffitas prcucnit. cexabfolnta. ear cn- titate,vt notauit Lichet.2.d 129. 2.in fol. ad initanuas Caict .contra maximáà Scoti Qn.ni abJolutum prius alios c-fcd fu- fius hanc difficultatcm peruractamvus in Fhyf.loc.cit.in fol. ad 3.prin. I .71 Reéhus ergo dicendum cft in hac 1e P. Mcuriíic fuiisc deceptum, & nóom ncs alics Scotiflas , vt iplc parum humi- liter dixit , & ad argumentum ex. dictis occurrendum «c ft quód licetitorü, & par- t5 vnitzncc fint feparata, nec fcparabi. - lia proportione ramen correfpondé: 1js, Qua (cparari queunt, vt fupra explicatum eft ; & quan usnon fc habeant propric , yt y rocucés, & produCium,quia hoc fpes €tat ad genus caua cfficientis ; fc habent tamen vr cauía.i caulatamingenere » «auíz maircriakis,& formalis, quód.(ufli- cit ad infcccndam rcalem difiinctioncm, quia inter caufam; X cficctum 1n quocá- quc gencre cauia: calis, & phyficz rea- km aintcrcedere. Jifinctionem. femper: «1l ncecíje, vi f..sé probamusin Fhyf. lo-, «0 iam Cit.diíp.8.9.2. arta. T Difgut;1. De Inflrumentis [cendi |... Diflin&iio formalis declaratur ctio. , 71 Iftindio cx natura tei formalis. D qua erat alterü mébrum diftin- ; &ionisex natura tei,vtà diftindtionera- — ^ —— xionis, & facta per intellcótü fccernitur., | cft illa,quz verfatür inter plutes eiufdem - » formalitates, quz: nimirum in eddetn phyfica entitate radicantur ,& identifi- cantur , eft autem formalitas ratio - Giua,& fecundum (e conceptibilis, v illa dicuntur. diftingui ex natura rci for- maliter, qva habcnt aljam,« aliam fore malitatem, feu rationem conceptibilem. ita vt virumque dcfiniendo nó ctit idem | adzquaté conceprus obie&tiuus vuridf. — que, ita explicant diftinctionem. formas / lem Scotiflz quamplarces Tatar, Bonet. Butlif. Fab.Mcurifl. loc. cit. vnde € con- v tta illa crunt cadem ex naturarei forma: , liter,quz candem: babenr formali & candem rationem concep iem, Ve i rum;vt docet Sootii dish 7.8. Sed bic refl al, duplex reperitur diio natura rci formalis ,aétnalis nimirum, virtualis: actualis cft, quz verfi | plurcs formaliatesincadem re phyfica —— a&á ,& nonvirwterantum exiflcntésy ————— quz proinde à partereiciira i opus mtellc&es habent diwerfasiGnéS — — cóccptibiles;fic diflinguunrar ck nan 1ciformalitér a &valiter diuctía [otétig in cadcm anima radlcaiz , diuerhi gradus Meiaphyhici in.homine,& diucr(a artrie buta t» Dcoex Scoto 1.d.8.q. 4. $ 4d. hafiioncms quia nimitü hzc oaa tunt Jincifosptló csfonnaluer ,& acta in Dco cxiflentcs, & nó virtualiter tátü vnde ,& corum ditlinétio atualis cfTe de bet. V irtmalis ver cfl, qui verfaür inter plurcs eiufdem tei tormalitates,non actu, (cd virtute tani ü in. éa contentas, quate« nus cadem finiplicillima tcs , vc] rcalitas cb (ài cminencià zquiualct pluribusrea-- litatibus , vnde occafione przber intelle. &ui tormand: pluccs ccnceptusinadasjna toS obicétibos cx codcm obictto to, quibus actualiter diftinétas facit forz.— maliiatcs illasycude folum-etác viciualitet diftiy.ca antc opus intcllétus inad 16 cóuipicnis qua 16netolct lacainat 1 TOUS "D &io ^ idi rationis ratiocinatz , qua- tcnus folà per opus intelle&us fit a&ua- lis, cumanteaífolum eflet virtualis; ira - diceremus in; Sole folü ex natur: rei vir- tualiter diftingui virtutem calcfactiuam, & deficatiuam quia nimirum huiuímodi virtütes nonaótu continentur in Sole (c- cundum fuüai effe form:le , (ed virtua- liter ti, & eminentialiter, quatenus. Sol vnicam , & fimplicílsimam'virtutem eminentioris ordinis a ju:ualet illis dua- bus, ex quo intellectus occafionem fumic didinguendi hasvirtutes in Sole,cum ta- tn&à patte rei vnica fit,& fimplicifsima, Éx quo patet falfum effe; quod Recétio- rcs paísim Scoto tribüunt,quod.f.nullam * diftinctioné formalem vittualem agnoue ric ,ícd omnem dittinctione cum funda- 4méto inre actualem po(ucrit, nà loc.cit. eamex,teísé admiteit , & eciam quol. t. $. De fecundo avticul», & in 1.4.8. q.4. | "* is gd que[liorem; vc mox dicemus ex pli do diftin&ionemi tationis tatiocina- tz,quz cum ferrali virtaalicoincidir. - ed Thomiftz ,- & alij Neoterici tualem, & folá virtualem admittunt, n alio nomine vocaat diftin. catioriis ratiocinatz; diftin&io- 3 * i - c 1 E ^ mem vetó ex natura réi abaalem volunt NN femper efe reale, & c ca ptorfüs coin tidee enl Pafqualie. difj. $6. (e&t. 1.ait " buc 'comnuonem fententiam extra fchoiaii'Scotiftárum; fed prater diftin- &ionem eximatuia rei realem, & cx natu- £a rei virtuale debere etiam admitti di- flin&ionem formalem actualé, minorem illa quia non eft inter rem, & remjmaio- rem iffa quia eft actualis, & im else diítia Etionis allo modo ab ifitellectu depen: det , probatur euidcarér ; qiia multoties Blites perfétiónes ini inférianibne dif ped f£ reperiüntucin aliqua re fupetioci ob. iDinentiá vau realiter , vbiin infe- riotibüs eran: realiter diftinctz ; & quia $th (e (unc pecfe&tiones fimpliciter , ma-- nent adhuc in eà re sm (aas proprias for vnde r inca fori ufi, aüt-eminca« ; lót s hiavulaodi ;-ve Ge: 00 Que. V. de Difüntlimertali-edsll. — 219 queunt diftingui realiter quia conrinen- tut in ea pecidencitatem realem , neque fold virtualiter, quia non exi(tuar ibi v:c- tute cantüm, fed au sm proprium efse tocmale cuiu(cunque; afsampcum patct , quia ità concincarur attributa in. Dco iu ftitiaymi(ccicordia &vc.vbi.n.in nobis süc perfectiones accidensaciz cealicet abia- uicea diítindtz; in Deo realiter adunan tur; & quia süc ex fe perfe&iones- fimpli- citer, extant in eo form ilitec ,'& non vit tualiter cantu n; (ic ét vcg xtatiua, & (en- ficitia continentur in houine, quia. vbi in btatis,& plácis (unt formz realitet difti- &z adunantur in liominc in vicam for- mam;quz c(t ordinis (apetiocis,.(.in ani ma rationali , fed quia anima rationalis * eft forma ,qua ho no non folü incelligity fed fcncit& vzgecar, & informat non fo- lur quatenus rationalis, (ed etiam quate- nus (ca(itiua ,& vegetatiua hinc dicimus fenfitiui, & vegetatiuam in ho.nine ad- hac reunere propcium e(sc formale, qp per earum definitionem explicarur y. ecti ion tetincant propr;um císe ccale . ^74 Refponderc folét Aduer(arij có- cedendo huiu(modi formalitates a&uali- tct ex naruca rei ceperiri in eadé re , actu «mreperitur ia Deo formalis iuttitiz y & aníericordiz, a&u reperiantur in. ho mine animalitas ,& rarionalicas , fed nc- gant reperiri a&u dillinctas, non. n.bzné (axunc ipfi ) ex adtuali earum. exiftéua in cadem re deducitur actualis carü dittin- ro cx nxtara rei; Sed hiec refponlio, q (emper habent in promptu ' efficacitec refellitar , quia d.ttinótro formalitatum e.u(dé cei tandatar in modo, quo ibi süc » & repeciücur,crgo aibi fant ex: nacura cei actualicer ,: coem cciam modo eruncibi dittin&a, probatur a(fumprü , quia quo res eit , co forinalilli:nd e(t vna vnitace Oportionata (uz enritadisergo tormalif ime eitindatiadaà fe , &- dittin&a ab Qxnni alio (ecandum formalita:em vaita- tts . Accedit ex fupradictis ex Acitl. f. Meta 8 .idengitatem fan dari (49ca vnlca- tém,dittindtionca (upra m ilucadiné, & plucalitacem;ü.ergo tocin dizatcs v.g.ia- ftitue , Sc avíecicorfie acta exiloac 18 D«o,vel(uac£ocmuliili ad-voaa :c perfe La Go, o. 220 &io , & hoc dici nequit , quia tunc vna- uq; non cxifleret ibi sm fuam rationé Pia sm » fecundum quam dicit perfe- &ioré fimpliciter,vel (unt plures, & tüc neccílario infertur actualis diftin&io 1n- ter illa, quia baec fequitur pluralitatem . 75 Piaterca principaliter , multa rca- liter identificantur ; quz tfi adbuc varijs definiticnibus exprimuntur, vt Arift.do- cet 3. Phyf. 22.de a&tione, & paílione , & 3. Mct. 1c. de genere, & differentia , (cd definitio, pra(crtim cü traditur per con- ccptus ada quatos,cx plicat e(fe formale , quod habet definitum à parte rei , licet ron explicet effe realequ« d vcluti mate- rialiter fc habet , ergo debet admitti di* flirGio formális actualis à parte reique fit minor rcali ,,& maior virtuali , Et de- mum contradictio fcmper infert diftin- € ionem, implicat.n. de codem fecundü idc m contradictoria verificari , & quidé talem infcrt diftin&ioné;qualisipía cft. y fi cà contradi&o rationis, infert diftin- &ioncm (ccundum duicríum cffe. ratio- nis,vt cum de Petro pofito à partc fübie- &i in propofitione identica affirmamus efte fubicétam,& de codem negamus et fe (obic&ium , vt ftat a parte pradicatis fi cft contradictio fecundum clle reale, infcrt diflin&ionem realem , vt fi dica- m us,quod Vrbanus VILIL.cft, Paulus V. 10 cít;talis cótradictio infert inter iflos Fontifices realem diftin&ionem ; fi cft &io fecupdü cflc formalc;ipfert diflin&tioné formalé,non rcalc,quia mul 1a propofitiones vera fant in (cnfu reali, & identico, que nonadmittuntur io (cn- fu formali,tic in diuinis verü e(t jn. seu identico cffcntiam e(fe incommunicabi- ltm;quatenus cft cadem rescum Paterpi tatesquaec ft incómunicabilis, at fal(a cft in séfu formali,qui explicat rationé prz- cifam rci,quaz per fe primó fign:ficatur , & per cítcntiam indiuinis per (e primó importatur entitas com mun:cabilis ; Ve- rüm córradictio fccundum etse formale, & cx nata rci efse poteft duplex , alia aCtualitery& formalitet vera citrà quod- €unq; opus intclle&us , vt cum dicimus y quod homo pcr animalitatem actu a par- tc rei conuenit cum Afino ; & per ratio» Ns Difput. I. De Infirumentis fciendi s Flea qud pui ci nalitaté a&u à patte rei differt nullo in2 telle&u cogitante;alia virtualiter folum, & fundamentaliter, vt fi diceremus in So le effe idem principium proximum cale- factionis,& de(iccationis,& nó eíse id, hzc contradi&tio non verjficatur à parte rei actualiter , quia a&u à parterei eft vnicum,& proximum principii vtriufqy fed tantum virtualiter ; & funda ter,quatenus vnica. illa virtus aequiualet duplici virtuti; ergo cum cótradictio im- ferat (emper dittin&ionem , qualis ipfa eít, non dabitur tátum diflin&io formas lis virtualis, (ed etiam formalisactualis , Refpondent Recéuorcs. fcré om» quod cum definitio fiat per a&ü in» telles, & non definiatur aliquid , nifi inquantum apprehenditur , non,explica- "HT tur rcs (ccundum efie (ubieckiui habet à parte rci,(cd fecundum efse Giuum,quod eben int llein NM repugnat quod ti de eodem chen» diueite cà duntur ; & preícinduntur nesformales , euam diuerfo modo de 7213 explicentur; 288 tcllectusré cócipit aliter , q. 7 tiones ille fondamenraliter. differunt ii re Ad aliud de cótradi&ione pariter dis cont nullam conttadictionem dari ad patte rei formaliter, fed tantu, damcntü contradi&ionis ,qui &io confiftit in z d " lor ul» ncque (olü habentur per intelle ram dc altero affirmanté ; vel é, it praícrtim Pal alg. $9.8 60... 77 Scdncutra reíponfio (atisfacit; n prima , quia definitio exprimit naturam rei;prout cít,& res diuer(imode dcfiniit- türsquia diuer(as habent a uin ip-- dass Dog quia de RENE AN DR | concipiátur; & per definitionem expriani tur eíse rei quidditatiuü,& D autem císe,quod accipit per apprehéi nem intelicétus,ergo fal(um ctt per &tiuum. nitionem nó cxplicati efsc fubictiuum. rci ; quod habet extra ; (cd tantum. ; & obic&iuumquod habct in intc licet definitio fiat per a nó propterea [cqui ey, po "T" TM - — Mitasadzquaeé expl - ge definitiónbm; qua folü per conceptus ; €usfi V. de Difüintlione formali eAr.11. — xii pofitio,Soí e(i lucidus, fiat perfinicl- um enunciátem lucem de Sole,ramé imit rem :, ficut (c habet a parte rci uáliter etiá nullo intelic&u cogitáte autem vniuerfaliter cótingity ione €üque dcfinitio rem exprimit per concc- ptum adzquatum;cui.f.correfpondct to- ti idjquod eft in reexprimendü ,pofsunt auté fic exprimi omncs fortnalitates, quae a&u plurificarz reperiunturin vna, & ca- dem re phy fica, vt intellc&us,& volütas jn anima;animalitas,& ratiopalitas in ho- snine,bonitas, & fapientia in Deo ; for- -analitates veró, quz folá virtute in aliqua xec&inentur ob cius eminentiá , nó pof- fünt exprimi ,ai(i inadzquaté, qe à par- £c rci nulla ip fuo ordinc corrcípódet rca ilis, vnde hoc gene -ánadaquatos traduntur; verü cft non ex- primi rem,nifi vt apprehenditur cum fun alamento in re, qua de caufa non fallitur « | — 38 Mcó Pafqual.difp.6o. (cc. 1. n.3. i ui -finitione, alia eft phy- » definiatur, yore ks rici toti ete e dendi » cum efie rei 3nfcrt difiinétioncm à parte rei adualem intcr eaquz diuer(as habenr huius gene. ris definitiones; fed talis diftin&io ft ef- fentüalis,vnde comcidic cum ditiin&ione , reali naturarum; alia eft definitio meta. hyfica, & falfum cft;quz habent diuer- as hinus generis definit; oncs,diftingui à paite rci aGtoalicer, quia-per bas non ex- primitur obiettü si totum effe adzqua- tum, «uod habet à parie rei, fed fccundü eli c obiectiuum metaphyücü , qp habet inintellectu ; hoc ala cile , vt fupijcitur definitioot, (cmjer fupponit alix juam di- flin&Gioncmión.s,nam fupponitaliquam prac fionemytormilhitaces.n. Mera phyfi- . €a perabitraéuoncan , & przcifioné co Aiteunmuar. Hac (oluuo magis caucé pro cedit,led quan uis;uod ait de di fimuo- ne jhy(ica, tocü it verum,nó tamen om- nino, vcuum cft, uod a de metayhytica, Quia quandu n aliqua tre j.hyiica plurcs actu continétur focu;aliarcs, quac süc ali quid cius peridcnctaté, tunc poicít affi- 0 Logica. i. " Coruo ; vcrü tamen gnari defiaitio mctaphyfica iilascxpri* mcns ada:quaté in fuo ordine , fic poilu- mus exptimere adaquaté animalitaté in homine , & hoc vtique fiet per prcitio- nem animalitatis à rationalitate , cü qua. identificatur im homine , fed talis przeci- fio erit adequata; quando veró in re phy fica pluralitas formalitatum non eft, niíi virtaalis, & per zquiualétiam; tunc verü eft detinitioné metaphyticà illas nó ex- primcre,nifi inadzquaté,& pracifionem eará abinuicé non cíIe,nifi inadmquatam, quianulla realitaseis correfpondet adz- quaté manifcftabilis in fno ordine. 79. Altcra quoque folutio ad argumé- tum de eontradiétorijs nulla eft ; quia à parte rei multa [contradictoria actu veri» ficantur nullo pror(us cogitante intelle- Gu, vt v.g. quód homo ratione corporis conuenit cá rebus materialibus , tatione animz non conuenit, & plané hzc cóae- nientia , & di(conuenientia eft formalis & in a&u, & nà fundamentalis tantü, vn- de inre merito Caict. 1.p.q.3 9.art. 1. hà folutioné, dos falfam rcfcllit,quà - uis.n. contradictoria enuncientur tantu per intelle&ü, non inde íequitur corü ve- irr semet ai pie pendere ud uin nulla propoffitio y quantumuis necearia., (fet formaliter vera citra opus intellectus, quia materiae lisilla connexio prdicati cum fubiedto etiam ab intclleétuconficitur; ficut ergo à parte rei verum eft a&tualiter ! eie ex corpore , & anima conflirutum, quia hz partes a&u. continentur. in ipfo y n contradictoria der sap vera de ipfo)quod per animá differt à rebus mae . ME sind i gi a differri fie Xx V pte et » et» uàd paricscít albusyti oci torma- no inhaeret , nà (ubie&um cie tormali« ter tale eft habcre talem tormam, ita ve» rum crit formaliters.& actu, quód per al» bedinem eft fimilis Cygno , &-ditlimilis quod. quadà re- periuncur contradictoria , qua dc rebas actualiter verificari nó poflunt, [ed rantü. vircaaliter, & fündamétalitcr» vtpatet 1n. exer plo fuperius allato de Sole ; icd non itacttin olbus, lico cam Caict. Cit« cÓ*. £4 5  ccdunt. LI 222 cedunt talij contradi&oria actu à parte rei vcrificari,v.g-quód homo per anima. litatem formaliter, & a&u cóuenit cü afi- no, & ncn conuenit perrationalitate, fed hinc aiunt non inferri diftinctionem for- malem actualem interanimalitatem , & ratioralitatem, fcd tantum virtualé; haec n. fufficit ad tollédà contradictioné Sed ncque itia rcefpontio fatisfacit quia cauía in a&u , & ctlc&tusin au timulfunt , & * non funt 2 ,Phyf.& $ Met.fed caufa con- tradi&ionis cit diftin&:o ; nam quzlibet cótradi&tio séper aliquà arguit diftin&tio né,crgo qfi cotradictio cft formalitcr,& a&tualitcc vera,arguere debet diftinctio- né formalem aGualem;& non fufficit (o- la virtualis,dc quo vidediíp.9.q.1 art.2. : $0 Atrcípondct Caiet.ibid.negando, €» fola a&tualis diftin&io fit cauía actua- - Wis contr adi &ionis,nam ifle cffcétus po- teft cííc à diftin&iooc , vt à cauía quafi vniuoca ,& à virtualiter conunente di- füin&ionem , qualis eft eminentia rei ; vt à cauía zquiuoca, itaque ifte effectus in actu habebit caufam in actu ;, non tamen neccílarió vninocam , nam ctiam fufficit zquiuoca nempé eminentia rei qua có- tinet virtualiter diftin&tionem, bec cnim fola (ufficit ad tollendam cotradi&ioné , quiaoppofita enunciantur de cadem re emincnt nó quatenus vna, fed vt virtua- liter n ultiplici. Contrà, emincntia rei nó tollit contradi&ionem a&iualé, ergo non ztquinalet diftinctioni actuali , vt inquit Caict. Probatur afTumpium,(ü quia con- traditio aétvalis tollitur per multiplici tatcm rci & non virtualé tantü, alioquin de codem (ccundá idcm à parte tei aGtualitcr coniradictoria verificaren. tur ;tum quia cótradictio [rmper argui diflin&ioné intér ca. de quibus vcrifica- uUir,& quidé ralem ; qualis »pla eit, vt di- ximus, fi cil contradictio rationis, infert Íolü diftinCctionem rationis li rcalis rca- IKé,ergo cotradi&tio actualis arguet actua leo; diftin&ionem,& non im virwalem. Omnino gi ur admittenda. efl diftin- Gio ex natura tci formalis a&tualis, que fit minor rcal; actuali , & immior formali virtual X bac dithindtio, vt bene ait Bo necnon habuit ortum. in Scotia ncc in - Difput.I. "De Inftrimentis fciendi. .. Francia , (ed in Gracia apud Athenas ig Schola Arift. qui verbo; & (criptis cam docuit, vt benc probat Bonet.ibidem. Et ad banc diflinétionem dcbct redaci di- NONE veríatur inter rea,& modü eihs intriníccum , vt inter eflentiam , & exiflcntiam , vc docct Tatar. cit, nam vt. fupra infinuauum eft, dantur tugdi rerum. vltimó cas determvnàtes in fuo cfle quis dam funt intrin(eciquia nimitnm intrine fece rem determinant, vt exiflétia cífen« tiaminfinitas Dcum ; finitas creatutam y Ime deicrminant res e trinfecé. folüs accidentaliter , & ideo dicuntur modi — exttinfccisita fe habet feffioreípectu fe- dents;figura refpe&u quantitaus&c.Sis cut auté 1(ti non appellantur in re&o res, & centia , quia feipfis exiftere nequeunt inrerum natura, led (emper cíie rebus a ffixi , ita modi intrinfcci proprie non dicuntur formalitates , quia. fcip(is concipi; (ed petüt concipi modificant , atquc ideo (icut dilin&o. - rei,& modi cius cxtrinieci ponebatur ftin&o rcalis licet quafi i dá tionc alterius extremi deficientis p nc rei, itain propofito difündtiorei,& —— i dcbet. forma- modi eius intrinícci poni bet exucmi deficientis à ratione fort : tis, & x denominattone à | po- terit illa dici realis modalis , liac forma- lis modalis, ne confundantur.comuni minc diftin&ionis modslis diftinttio à (uo modo extriníeco,& diftin&io ciuf« dem à fuo modo intrinfeco . - $1 Contra przdicta obijcitur.Primó, lis, licet quati imperfc&ta ratione alterius — diftintio tornsetis a&tualis tit fuper" ! ua, Tum quia nulla cft neceffitas cam ponendi, cáca omnia aqué bene faluen- tur per folà diftin&i vi pter quz inuenta cft à Scotiftis difli &io formalis actualis, 1 fccundo, quia: Do&or ipfein 1.d.2.4.7. $. $ed bic ve- fiat dittin&tionem formalem , q aftruit inter clientiá , & relationes originis, vo cat rtualem, & ait melius effc vci iita ncgatiua;quód inter efsé relauio- ncs (ic nonidendtas formalis ex rei ; €x quo coiligicur ralem diftinài fotaralcgm sin Scotü non eic ooliiems, ^ n B * 9 e L3 5 v5 "1 MEL ma . Kalis,quia.[-prabct vi - füb di&tigétione ab altero concipiatur, & * fine illo represétetury& (ic ibi a&u rela- uf V deDiflintlione frnali-eAdit.H. — 233 fed negatiuam , & proinde nó cile a&ua- lem, (ed virtaalem , quibus verbis motus Hurtad.in Metaph. difp.6. fc&. 5. putat fic miter Scocü Y diftin&ioné ex natura rci formalé nullà intellexille diftin&tio- ncm actualem,fed folü virtnalem, quod etiá cx noftris tenet Herrera 1. diíp. 14. .t.concl.2, T tertio, quia oé ens actu, aut cft reale;aut rationis, ergo oís diftin- &io adbualis, aut e(t realis aut rationts , quia proprietas omnis (equizur couditio- nem (ui fübic&i ergo non eit admitiéda " diftin&io media aG&ualis intcr diftin- &ionem realem,& rationis, fed (ola vir- tüalis, Tá quatto,quía vt arguit Ioan.de S. Thom.1.p-Log.q.2. ar. 3. extrema per diftin&ioncm formalem non manent ita diftinda, quàd poffint fundare inter fe etam relationem diftinctionis, vt patct eios diuinis , quz Scotus ponit hoc modo diflingui, & tdmen inter vni y - & aliud nonv je Were fo- la negario idéritatis, (cu connexionis for malisergo diftin&io formalis nó eft po- DA T tiu: Ez tiua, in , is. üquin Eds tit ic im qa editt o for malis non tollit identitatem in ipfa enti cate rei fic enim efset realis, (c4 (olá idc- — titatem cóceptus , (cuformalis rationis , ^ ita vni oó fit decóct formali altc- dug xe rius,ad hoc auté nó r ur diltincho actualis.(cd (afficit viretalis, & fundamé ndamétii; vt vnum ccat diftindio, vbt a&u cft ablata idéci - tas;cererü in re folü inueniturquod vnit non üit formale cóflitutiuum alcerius, at- ue adc non habet connexionem cífen- tialem cum alio mado formali , feucon- ftitatiuo, licet habeat modo identico. ^82 Refp. ad t. negádo affumprü quia ditin&io virtualis non fufficit ad tollé- dam cótradi&tronem ex natura rej. atua- lem;quz dc eadem rc enunciari folet, vt quod anima per intellc&um operatut na turaliter,non per volütatem, Dcus per tu ftitiam punit,nó pet aufericordiam, ho- mo peránimalitatem conuenit cum  afi- no,non per rationalitatem& fic de alijs X Ad 3.DoG&or ibi docet diftin&ionem in. ter esentiam,& relationcsex natura ret repcrtam poíse vocati virtuilé,on rf id aíscrit cá pracifione , quafi fir viitualis tantum,ni poílea infrà ait , «citer tgi- tur'dico omittendo illa verba de. diflin- Gione rationis, e de diflinclione vir- tuali quod in e[Jentia diuima ante atum. intellectus est entitas 4, CF eft cutitas B,Cr bec non eft formaliter i[[;& pau là (uperius dixerat quod effentia, 27 re- latio babent aliqua i diflin ionem ion. cedentem omnem atium — intelletiue creati" increatiergo cum hac diftin« &io exnaturarei , de qua ibi loquitur Do&or,& ponit inter c(senuiá, & relatio ncs, przcedat (ecüdü ratione diftinctio- nis omnem a€tum intellectus,non poccft e(se (ola virtualis,(cü rationis ratiocina- tz;quiz hzc licet praecedat fecandü fun- damentum , non tfi pczcedit sin rationé diftin&ionis ; vndé valdé decipitur Hut- tad.vt bené notauit Pa(qual.g. difp. 60. fe&. 1. nu. 4. vbi maturius. in hoc póderat Scoti menté , quam fecerint Huctad. & . Hetrer.Hanc veró diftin&ionem ex na- tura rci voluit ibi appellare nó idétitaté y quia cx comuni vfu loquendi przfertim tüc temporis diftin&io ex natuta rei pro vera di tinct;one reali vfurpari folebat y vt ibidé Doctor iníinuat vert. $ed num- quid b&c dif in*lio dicetur realis 2 & quia talis dittin&io nou importat vcr& relationem,vt ibi Tat.& Vigerius aduer- tüc. Ad 3.hec d.ftin&io dic potefl realis actual's, & ensrcale conte ju: , (i amplé (amatur pro omni eo, quod ctt extra ni- hil, tiué (zcundü fe , & immediate, fiu& quia per identiatem eft aliquid alterius , dsin fe, & in re&o cft extrà nihil, & c nà clt diftin&io media , (ed mcbrum di(tiactionis ex naturaret'in communi , vt cocradiítinguitur à diftin&ione rario- nis,fi tá ensreale minus amplé (umatür-y pro co.niinirum,quod cít ens,& res,vc à realitate, (cu aliquitate diftiaguitoe , & diftin&io rcalispro ea,que ver(atar intet duo taliter entia, (ic vtique dillinctio rea. lis dici non potett, (ed media inter realé, & rationis, minor illa, & maior (ta. Ad 4. Vallon-p.1.formalit.art.2.1n finccog- y £ 4 cdit 214 cedic diftin&ionem formalem ex natura tei pra(cfcrre in re relatioaem poficiaam. attualem fed hoc ett fal (am quia vt da- cet Dot. r. d. 3 1. celacio realis ver(atur intet extrema realia,& realiter di(tin&a: nó ergo diítin&io formalis cenfendacft a&ualis rationc relationis formaliter im» portate per diftiactionem, (ed folü mate tialiter rarione extremorum , quz (ic à parte rei diftin&a ità Inbenc in cade re proprii c(se actuale extra nihil , vt efsc formale vnius non fit e(se formale ale- rius,irà Baísol.2.d.22.9.4.art. 2. Tatar. & Vig.cit.& fequitur Vulpes loc.cit-Ad f.negacur minor, quádo defiaitio expli- Da Feendiedté cóceptu ada juaco , imo fiia virtute huius diltinctionis in reinue nitur ,quod vad nó habeat cónexioné cf- sétiale cá alio modo formili, (ed tantum idético, vt fatetur hic Au&or ; ià manife- fté cóccdit hác dittin&ioné c(fe actualé, quia aualiter vaum noa hibzt ia rc connexionem cum alio mo 1o formli $5 Secüdo obijcitar cü Pafqualig.cit, quod hac diftin&io formis coincidat cum rcali,(i ponatur a&ualis , ante opus intelle&us; T'ü quia q iod e(t exrra aliud à partc rei , eft «cra illud fecundá illud effe, quod natum cít e(Te à parte rci , fed folum efe entitatiaam phy icum natam eít efTe à parte rci, itaat formalitates nó fint aptz ad c(fendü à partc rei,ni(i prout funt in entitaribus phy (icis , ergo (i huiuf modi formalitates effent intec (e. dittin- &z, itauc vna effer extra alii à parte rei , iam deberent e(fe tot entitates , cum dc- beat gna c(fe extca aliam fecuadam eí- fe, cp aptum c(teffe à parte cei, Tà 2.ex- treina huius dittin&ionis iaaoluüt ratio - né entis, itavt in vnajuaque fic propria ratio entis, quia huia(modi focmalitates veré (unt aliquid politiuü, ergo ii di(tia- guuntur ante opus intellectus. a&aali- tcr, diftinguuntur tàqud eatitates adtua- les extca nihil, atque idcó realiter , Cófe- quentia probatur ,quía quotie(cü jue ali.- qua non commuatcancin eife , quod hi- a parte reidilbiaguütur («cundd il- lud eí$e,quod haben à pacte rci, caaicr- mp wan re$ hibet à parte tci, (ic e(- (c phy icumyaecatítatiium, iam cacicaci- Dif.I. De Inflrumentis fciendl- uo modo diftinguentür, & confequentec reali diftia&ione. Tum ; definitio ex-- licat cfentiam rei,ergo (i illa cenfentur cw qirhu diftin&a, quz habent diuer(as. definitiones, habebunt ctiam eíTenrias di- uerías,ac etià. confequeriterexiftentias g quia quamlibct cfeaciá fequitur propria. exiftentia , atque ita eranc veré realiter . ditin&. Tum 4.contradi&io actualis de ali-]uibus iafert di(kin&ionem realem. intet €a, quia de eadé re ncqucuat'adtu à parte tei coatradi&ocia vecificari., erga cam di(tin&io formalis a&aalis ex actaa: liconcadi&ione ex nacura rei colligas ,íignum eít coincidere cam reali; Nec valer dicece , ad verificaadam. concradi- &ionem de eadem rec fufficere , 6 ia eaa plures reperiantur. Éocnilitates ex natite rateidilio&z . Qua ira dicendo nuns quam ex coarradictioue di(tindbioneat realem colitgere poi[2mus , quia diceres tur (afficere difin&tioncm fotmalem in tec aliqua, vt de ipfis coatradictora ve» - ri&cécur. Demü ex Acriag. difp. gs (eG Ee cum Hurt. cit. e(fe aliquid à patte. reiame te actum intelle&us cft effe qui hzc .n.e(t defiaitio entis realis)fed difti- &io formalis eft à parterei , ergo. 84. Re(p.ad 1.aliquid efe polle à pare te rci, & excra nihil duplicite , vel tone (ai, & iutedto,telino iuo, Krarone alterias , caias &(t aliquid pec i priino modo (unt extra nihil res phy fica» fecundo modo formalitates metaphyfi« cz; conceffa igitur majori, dicitucad mi« norem , quod vtique folum effe entitatt uum phyücum natum eft effe à pacte rei primo modo, at fecundo modo etiá for- malítates mecaphyüicz: nac (unc elfe à- parte rei, prarferrimillg,qux (unt predi» — cimentales , & veram faciunt tioné metaphyficam à patterci , & inde. negatur Con(eq. vt enim effent tot enti» tates, deberet vna cffeexcra. aliam primo modo. Ad az. c(toquzdam formalitates - mcetaphy icz includant formaliter ratio- nem catis tranfcendentis , adhuc tamen; proprie , € abfolacé noa dicuatur eatia, aut entícaces; fed gcadas entis , & aliqui- tates , quía juxta comaunem 1o ueni modii per eas extra nihil intelligitur res y Quas , d " 1 1 quz eft terminus canfalitaris phy fica iux à. (uperius dicta , vnde in hoc fcníu nc- T formelitates metaphy(icz: dici "dofoluté entia, quia nom funcextra nihil catione fui ,& in re&to, fed in obliquo tà- aum , ratione Jf, illius , cuius fünt aliquid .per identitatem; & ad probat. conícq. — .. pegandum eft, effe rerum (t folum eic phy licam, X entitauaum , quia etià à parte. tei poffidcnt effe Mctaphyficum urius, & neri Por aee à conditiopi- us materialibus, licet non ab co realiter diflin&um ;vnde in homine à parte rci non folum datur materia , & forma, fcd etiam animalitas ,'& rationalitas. Ad 5. definitio proprie di&a , vt conftat ex ge- nere, & differentia,vtique non conuenit, ni(i rebus propriam e(lentiá, & exiften- : tiam habentibus, vnde quz habcat diuct- . fas definitiones in hoc (en(u;veré dittin- guuntur realiter diftin&ione reali natu- - -rarum,fed fi definitio magis amplé (uma |. tüspro conceptu quidditatiuo explican. * a«we propriam ali uius conceptibilitatem y 21 | Qualifcumque fit,in hoc fcnfu etiam for- - . , mnlitates poterunt definiri, & ca dictur /— formaliter diftingui, qua habent in hoc — " -—  fen(u diuecías definitiones,.i. conceptus. T. obie&iuos;& tunc negatur confeq. quia Aes - definitio in hoc fenfu nO«x?rimit cílen- UR tiam rei propt; dictam quz. (.cóftat ex ^ "gencre,& differentia , & datur 1n otdine - ad exifteatiam, (cd propriam cóceptibi- 3 Jitatem; qualifcü-ue cadit. Ad 4.ncgatur formalis cx n2tura rci fufficit ad enücia- . dacontradi&otia cum veritate de cadem rc, fic de fabicéto , & paffioneob talem dittin&:onem vetificantur contradicto- ria actu à parte rei,& (alsü eft hac rone p :cludi vià cócludédi cx conrradi&tione ex (— amuara rci diftin&ione rcalcmsvt.n.notat ' JBonet.c. de dift. ex natura rei licet oía .«ontrad.Cloria auc. repugnent quoad .&eritatem.n codcm rcfpc&u eiufdem, quoad d ftinctionem irfcrédà non axqué rcpngnantnam qna d«m inferunt dift in- Giopcm realem, que dam formalem tan- tum;fünt.n.aliqua przdicata , quz com- p ec poma cxidtéti,ficut - alfumptum ,quia interdà (ola diftin&io . - adii Suef. V. de Diflintlione formali. eArtIT. — 225 exiflere,& nom cxiftere,& contradicto- ria-detalibus pra dicatis concludunt di- ftm&ionem realem;cuius raujo cft, quia talia predicata,quibas iníunt , infunt ra- tionctei, & nonratione realitatis 1n ea indlu(z(unc criá alia pre dicata,quz pro . ximé compctunc rcalitati & rei noh có- peeunt , ni&i ratione illius realitatis in ea inclufz,vt vclie& intelligere inanima 5 pam intelligit pcr intellcétü , & vult. pec voluntatem, & talia contradi&toria non concludunt: diftin&ionem realem illo. rum,quibus applicantur , fcd cantum for- iualé ex natura cei. Ad. talis diftin&tioy vt (epe dictum eft, poteft dici ccalis , vt cns reale diftinguitur ab ente rationis. $$ Tertio obijitar,g) bec diftin&tio non (it rc&é adignata , neque quantü ad qu;d nominis,neque quantü ad quid rci, Non primo quantum ad. quid nominis , quia nomen di(tin&ionisformalis cft no valdé zquiuocum, & accommodari ràm diftin&ioni rcali quàm ratio- nis , quatenus diftin&a realiter c(Tentia- liter habt diuerfas e(fentias, & vnitates formales, & diftiréta ratione (ecernütur rariones formales ; & przecifas ab in- telle&u, Neq.quantum ad quidrei,quia Scotus 1.d.2.9.7. $.cit. illam vocat rden- titatem formalem, vbi illud, 9 dicitur fic idé includit iliud, di fic eft idem, in Jua ratione formali , € per cofequés per fe primo modo. , cx quo Mauric. Sitc&, Vallon. & alij formaliftz deducunt ipfe - rius cífe idcm focmaliter fuo (upcriori » quia illud iacludit in fua cationc formali, nó é cütra;crgo ex oppofitopet Scoti il- la erit di flin&io formalis, per quà illud's quod lic diflicguitur,nó includit aliud in pnmo modo dicendi per (c; non vc: il-- * [ayqua cft iniec duas formalitatcs)quarü vna pracise, & adzquaté non eft alia. 86 R«fp.ad 1.ex Scot. 4d. 1.q.2- (igi ficata nomind probati non polKc, fed ttá» dum cíic communi víui loqucnuüum;cuam igitucnlla;que funt rcs diuer(e, & dincr- fas habeot ctlentias, fccondum cóinunem ylum logncntium dicantor realaec, X ct- fentialitcr diftipguis quz vctó tani: jer intelle&um , dicantur dillingui rauione ; plané yclie bis difnctionibus applicare nomcá 116 nomé dittin&ionis formalis cft velle vo- cabulis abuti, nam vt tcitatuc Ioan.de S. Thom.cit.:. 2. att. 3. concl. 1. (ecuadum c6emlo juendi. modam vocamus idend- taté formalem illam, quz proprio, & for mali cóceptu exprimitur,(eü quo (ocma- lier aliquid conttituituc , vadé dicunruc differre formaliter, quz ditfecuar defiai- tione,(cu ratione propria;identica.é ma- terialcm , fcu in fenfu idencico vocamus, quando aliqua funt idem ia ipfa catitate pbyfica,nó aüt in ip(a ratioae,qua: per fe primó fignificatur . Ad 2. diceadü apud Scotum, & formalé identitate, & di (Lin- &ionem fotmalem cribus pee(crtim mo- dis v(urpati folere , primo in co (en(u, vt aliquid dicatur £ocmalitec idem alicui, cü illud includit 1n (ua ratione formali,& lic inferius eft idé formalitec (uo fuperiori , vndé é contra illu crit formaliter dittin- €um ab alio,quando illud non includit in fua ratione formali , & in hoc fen(u ( qui tfi e(t minus (cequens , & proprius) loca- tus e(t Do&or de idétitate, & diltinctio- nc formali 1. d.2, q. 7. H h. Alio modo magis proprio aliquid dicirur formalirer idem alicui , cà eit de rone formali illius, uo fenfu (aperius eft idé formaliter in- feriori, & é contrà illud non elt idé for- maliter alicui , quod non pertinet ad ra- tionemeius formlem;quo fenfu de idca- citate, & diftinctione formali locatas e(t Do&tor ia 4.d 12. q. t. &coiacidit cum identitate , & dittinctioae elf-ntiali, de ia loquitur Doctor quol.r. D.& nos in hyf. difp. $«q-1 3 act. t.cocl.4. Aliusde- mum fea(us magis ftequeas , & proprius dittin&ion:s formlis cft , quando ratio obiectiua vnius/formalítatis cit alia à ra- tionc obiectiua alterius , quo (caía fupe rius, & infcrius funt formaliter ex nacu- ra rci diftincta, quia ratio hamaniratisa: eft à ratioac anim litatis, quia aliquid addit faper illdm , & tic de dittinctione formali lo4uitur Doctor r.d.8.q 4. cum ait diuina acccibuta abinaicem formaliter diftingui , juiaratio bont:aus nó eft ra- tio (apienuz, & fic iuxta hanc (ensü iden titas alis eft ilia4qua plures cóaes fo- lu n per incellec:um d.ttincte cóicant in cadcm conceptibüitate , & rac obica« - D ifput.I.. De inflrumentis [ciendi . us; & itá (e hibencsm Scoti generatiai-. tas, genzratio, & paternitas in eadem re latioae có ticaciua primae. perfonz in Ji- uin:s quol.4. & de identitate focmali in hoc (eníu loquitac ia 2.d.1.3. $$. 44. qu.flionem 1(Lamyw i circa fiaem ait re-. lationem nó eife eandem formaliter futt daméto, quia per fc ratio re(pectus nó in- clud:« formaliter rónem ab(oluti, nec ab- folucü per (c includit fotmalé rationem teípecus, quibus verbis infingat, vt notas uit Mcucifs.identitatem formalem nó efz fc folum inclufioncm alicuius. gr perioris,(ed incluljonem mutua qua plu- tes rónes folü per. intelleccü di(tinctae im cadem róae obiectiua cóucniunt; at; ità ce(Tat inutilis contentio hucufq; ràm acti- ter agitata apud noítros Formalitt vcluti prorfus inanem bené (pernit P. ber cit. c.8. quem fequitur Mcuriffe , ve- rus .n. & proprius modus identitatis , diítinctionis formalis eft hic vltimus fi omnis identitatis fundamentáü cft tas, & diftinctionis pluralitas , f. quod Amer vnam & candemformae — — habent, (int formaliter Tyquz - vetó alia,& alià, fint formaliter diuerfa Diflintio rationis elucidatur . * 87 I(tinctio rationis e(t , quz non D ineít rebus, ifti in * eaciaen t noe duplex e(t, V. : ibus noftris , & c 035 ps non hibet fundamentum in xe ipfas i dA ——— jeerp eer i ^ tis, & fin quando ei, à parte ! vnam,& idem rcaliter,& formalitetsaf- finguntur diuecíz relationes rationis. di- uertimodé illud concipiendo , itaut tota diueritas fit ex parce modi concipiendi non cx parte ronis conceptibilir, & i dicitur diftinctio rationis ratiocinantis, quia nimirum folum ex, ipfo intelligen- tc, feu ratiocinantc orig;naturtalis cít v. ieri yz eid intet Pera parte fübiecti,& (cipfüm à parte cati in propofitione identica, Pide eft Petrus,& vaiueríaliter contingit, cü uecío modo concipitur idé omnino obie G&umy;(iue diuecfó modo GENDER homo hominis, fiuc ctiam logicé, vc ho mo, ; "dte TWO "€ "- - E» ' h D Qua]... de Diftintlione vationis.c/frt 11. mo, & humanitas, ctcnim abítractum a- liter concipitur à concreto, cum illud có  €ipiatur per modum naturz pracisé, hoc veró per modü (ubfiflentis, ita Scor. 1.d. 2.0.7.8. cit: & d. 8.q. 4.$. 4d qu«flio- nem . Altera diftinctio rationis eft, qua habet fundamentum in re ip(a,qua diftn guitur, & dicitur diftinctio rationis ra- tiocinatadici'ur rartonts , quia formali- ter , & actu non eft in rebus, fed fit , & actuatur per rationé; dicitur veró ratio- nis rauiocinatz, quia cft quati inchoata à parte rci;& fi complementum ab intclle- €tu recipiat, quatenus rescirca quá verfa- tur ratio,fcu rotellectus, przbet occafio- tiem,feu fundamentum talis diftincuonis ptet cmincntiam fuz narurz , de qua ancellectus format conceptus inadzqua. .. t05,.i.quibus nO exprimitur totum id , gp eft inre, nam licet finguli attingant ali- | m. jn cil in re,nullus tamen feortim imptus adz quát totam naturam, & ra- ina onem ebeciuam rei; fic Thami(te di- t in Dco omnia attributa,fapic- tiam, mifericordiam,iuftitiam , &c.quia intellectus nó. poteft ob fuam iem vnico conceptu ad aqua ^re toram diuinam Ratüram ob eius infini tam perfectionem , cam concepribiliter VÀ ex ordine quodá ad diucríos cf- [S jquos poteft producere; vcl per ha bitudinem quádam ad virtutes, vel atri- buta , quz in homine videmus abinuicé realiter ditincta,hoc etiam gencre diftin ctionis diflingnunt Thom;tlaz in creatis DEbstteerky con Luar diceta füpe- riora, & infcriora,vt efie animal , eflc vi- vens,c (7e rationale in hominc, nam con- €cptibiliter partiuntur. candem humani- satcm ex ordine ad diueríos effectus yc- getandi,fcntiendi , & intelligendi , quos poteft [c (ola producere ob fuam emiré- tiam;licet hzc oinnia nos Scotifta pona- mus formaliter ex natura rei diftincta, vt fuo loco probabitur. ^. 88 Hinc otta cft contentio de funda- mento huius diftmctuonis ratiocinatz,an femper debeat intrinfecé reperiri in obie cioynimirom quód aliquam habeat emi- ncutiàm viicntem diuerías perfectiones, feu for quod vocatur virtüalis 2127 diftinctio , quia eadem forma virtute fa- cit folaquicquid facerent diuería';an po- tins fola extrinfeca connotata abíque in- trinfcco fandaméto diftinctionis in obie cto fufficiantad corftitucndam nterali- qua d.ftinctionem ratiocinatá quatenus intellectus ex iilis motus fuppefita fua impcrfectione candem omnino rem , in qua nulla cft actualis, aut virtualis diftin- ctio intriníeca;concipit plaribus cócepti bus inadz quatis cam diuidendo in plures  rauoncs conceptas ; Hanc fecundam Ícn- tentiam citat, & (ecuitar vt communem Paíqualig.difp.57.(ec.2 .quod tenuit Vaf? quez i.p.difp. 117.C.3.& Torreion trac. 2.d;fput. 1.q. 1. Verütmagis placet prior dicendi niodus, quód fola cxtrinfeca có- notata non fo fficiant abfque fundaméto intrinfcco diflinction:s in obiecto ad có- ftituédam diflincuoncm rationis ratio- cinatz , [cd fo]à conflituant diftinctioné rationis ratiocinantis , & ita vidctur fen- fite Scotus loc. cit. dum docuit concre- tuim,& abflractum non differre , nifi ra- uonc ratiocinante,nimirum penes diuer fum modum concipiendi idem formale obiectum;,certum aurem eft concretum & abftractum non differre, nifi per con- notatüm extrinfecum,nimirti fobieccum; qucd connotawr à forma incócreto sü- pra,nó in abflracto.Et plané id conuincit maurfelta ratiosquia vel in ipfo obiecto; quod diftinguitur,e ft aliqua proportio ; Ícu fundamentum , vt ad inftàr connota- torü extrinfecorum realiter. diftinctorü concipiatur ,vel non)fi primum;ergo pre- «cdit fundamétü inrinfecum diftinctio- nis inobiccto,& ia vota ratio diftipga£- - di nop fumitur ex parte conpotatorum * exu infecorum;fi (ccundum,cum fne yl- llo fundamento ex parie rei ipbus, quam diftinguimus , cam concipiamus inordi- ne ad ca,qüg fuut diflincta, fequitur nos cam a4 libitum noflrum , & fine funda- mento d.ftinguerequod eft facere diftin- cuenca rauonis ratiocinátis, ficut fiidé à (cipfo diftinguas concipicado ip ordi- ne ad rcs d:uci (a5; & hac ratione Ioan. dc S.'Thom.q.2. art. 3. tenet. hume dicendi modü iuxta qué diflinctio rationis rat;c - cinata prorfus coincidit cum diftincuone. ' ex - 218 ex natura rei virtuali (apcrius cx plicata , quia femper petit fundamentum ipitinfe- cum diftincüonis ia obiecto 5 pam iuxta altcrum d;ccndi modum nó omninó co- incideret quia pofferalT gnati diftinctio rationis ratiocinatz in ob/ccio , in quo nulla preccecret virtalis difisctiosex fo lo ordinc ad diuerfa cónotata excrinfcca, 89 Fundamentum igkurs €» requirit diflinctio rationis rasiocipatz ex parte obiccti, efl virwalisaliqua diflinctioyfeu eminentia sci , qua vnica exiftens plures zationcs(cu perfectiones continet in ali. quo c(ic; & ratio cft,quia res aliqua quá- tó fuper:or eft,& emipentior;plurcs per- fectiones vnit quàm inferior, vnde in (u- perioribus fimpliciori modo inucniuntur pcrfcctiones,q in inferioribusvbi sót di-. uer(z res, ac entitatcs, fi in re fuperiori adunentur , & contineatur fecüdum fuas proprias vniufcuiofq; rationcs formales, 4n ca re füperiori erüt realiter ide ac enti- tatiué, (ed quia in ea continentur fecundis Pei formalitates,remancbunt adhuc rmalitcr actu ex natura rci diftincta, fed fi contineantur tantum virtualiter in €a,& eminenter , vt virtus calcfactipa , & de(iccatiua in Sole,& fecundum multos fenlitina, & vegetatiua in rationali , tunc intcr eas virtutes , & ioncs nulla erit à parte rci actualis diflinctio,nec rea lisnec formalis, quia in ea non extát, nec fccundü proprias entitates , nec formali. tatcs;fcd tant& aderit fundamentum cogi tandi illas actu diftinctas;vndé intellectus manifeftando illas pluribus conceptibus , banc attingédo vno coaceptu,& aliam a- lio,diftinguit illas in c(e obiecti, cum ta» mé in cfTc rei j& realitatis diftincta non finbfed vnum ; itaq; fandamentum huius diftinctionis confiflit in eminentia ; feu vnitate rci virtualiter continente plurcs rationes. (imul.cum intellectu inadzqua- té attingcnte illam, & fic pluribusconce, pubus diuidente , & abfirahente vnà ra- zionemab alia ; vnde ex partc intellcctus requiritur etiam ad. banc diftinctionem «onititaendam in;perfecrus modus inrcl- ligendi, itaut non vnico act , fed pluri- bus attingat totam rei cminentiam , & . fingulis inadequate . TAUM ; PAM i Difput. I. De Tnfirumemis [indio ———— In oppofitü obijeiunt r, Vafquezcit2 — — 3 Suarez in Met.difj.7.íe&. 1.quos(equie — — — tur ipid e eee , quod diftinétiorationisratiocimanus nà — - fit proprié diflinctio, fed potiuscinídem — — — formalis conceptus repetitio circa idem. i emnino obic&um, vt cüin propofitione identica dicimus,quod Petrus e ED hic nulla pnm diftincuo Pod: fcipfo per intelle&um;immo potius € coe - ed ier Mite pra dicaionem intelle&us- concipit Petrum cü ipto PM ergo hzccft potiusciu(dem nominis, vc conceptus repctitio,non diftinétio.Si di-. cas , coipío quod intclle&us identificat sedlitet Se fosckaltn Dau cüícpfo — — inilla cnunciatione, difüinguere u- à (cipfo ratione, quatenuscundemPettü — — quafi duplicar, femel ipfumaccipiendo à; — partc fubicéti , & iterum à pecu cati . Contrà, inquiunt; quia id folü pro« bat cadere diftinétioncm inter coc : ipfos formales, quibus Petrumincadems — propofitionc fubijcimus,& predica aut interi pfas (ecundas int nes dicati ,& fübic&i , quas eidem buimus, nonautem inter Petrumy& fe» ——— ipfam , quia diftinctio non bay is VES trofcd (üperexeinfeca Petro, füper Pes ————— | trum aucem cadit lolum repetitio wr dT 9o Hcípond. negando diftin it s rationisratiocinanus effe folam eiuídem — — conceprtustepctitionem, repetitio.m.prOe —— prié cit , cum idem obic&tum,& codem 4 modo femel,atqy iterum concipimus ; &&— — , vríidicatur Petrusaq; it^ — rum Petrus, tertio denique Petrus at in — diftin&ione rationisidem vuq; obic&tü, concipimus, fedInon codem modo ,quia dicendo Pctrus eft Pctrus ; primó conci- pitur,yt (ubicé&um, deindé vt pra dicat, vndé non folum pluries concipitur Pee. - trus,ícd etiam vt plurcs,qnia. intentiona-- liter gcminatur , vt fubftar diuerfis iptens tionibus fobic&i,& prz dicati hinc vc in» telle&us faciat in obie&o diftinctionem- rationis. ratiocinantis , opus eft ; vc i comparct ad (cipíam, vel rcfpectumape prehendat in ipfo obie&to ,. quo Pa ua iplum, quati duo,non quidem (ecundum, diuerías rationes. in ipfo obiecto intrits E ÍcCas a. fa | mé rationis ratiocinata y feca$, & ex parte cius fundatas , (cd «x ifta coparatione extrinfeca relultantes. Adreplicá cótra hoc in argumento alla- tam dicimus , diflin&tionem , quz fit pec actam collatiuum,non cadere fupra con- ceptus formales,quia cunc effet di(tinctio rcalis,non rationis, nec propric fupra [e- cundas intentiones ipías, fed (upra rCip- (am cóccptam, quatenus haber effe obic- étiuum in intelle&u, itavt proprié idem dicatur à feipfo di(Lingui, non (ecandum eflc reale,fed obiectiuü, & intentionalc , quia idem proríus obiectum à parte rei zcaliter& formaliter,dum intellectus fa- cit propofitionem idéricam , ipfum quafi eminat intentionaliter; ità Tromb.trac. rmal.att, 2.8, Pro intelligentia prim concl. ybi docet, quod diftin&tio rationis ratiocinantis fundatur fupcr pluralitatem elTe cbic&iui, & cogniti, quod intelle- - &us per a&& cóllatiuum deriuat in idcm obic&tum reale; & é contra, quod identi- tastatiónis fundator fuper vnitaté eiuí(dé )" eltfc [4 M ogniti , quando nimirum obic&ua non fübttat pluribus fccundis intentio- nibus , fed vni tantum namque ità cófi- deratum vt vni ; & eidem fübítat (ecun- da intcntioni , dicitür cilc KENTGOMR cuc (cipfo,fequitary& fuse declarat Pa(^ quali difp. $ fedt.2.. Aicy TP pd arguitur cotra di(lip&ios d pen detur velati membrü à diftinctiene formali. cx natura rci condiílinétum ; Tü quia 5co- tus nullibi hanc difljnctionem affignauit veluti condiflin&ià à diflinctionc cx na rurà rciy & idcó omncs Scotifiz tüm ye- tercs tüm Recétorcs femper tenucrunt hanc-dittin&ionem: rationis rauioci nata, fai vtipli aiunt y ratiqnis zatiocinobilis , com diftinétione cx nauira rci. prorfus coincidzrc; vt videre etl apud I orgialift. art ,2; & omnem diflinctionem rationis concladi docent intra genus illius ditin- &ionis , quz fit per actum colla iuum, & pro hac fentenua citàuc ab omnibus Au Goribus,vndc prorlus noui videtur hang * 2 : Quafi V. de Diftinclione rationis, efrt.I, — 229 Thomi(lz cà admittunt propter diuina attributa, & gradus metaphyficos,hec.n. omnia inter (e faciunt diflincta cali geae- re diftin&ioniscüi igitur Scot: Ga hec fa ciant actu formalitct diflinGa , (ané co» . Íchola hoc genere di linctionis noa iudiget . Tü deaum diltin&io rationis ratiocinatz de illa tanti re pót haberi , de qua intcllcétus venari poteft multos coa- ceptus, fed nullü obie&um potcft pluces de (e conceptus caufarc in intcl'cétu, nifi in ipfo fit aliqua dittioctio plurium for- malitatü ex natura rci przccdeos omne a&ü intclieGtus , ergo di(tin&io rationis ratiocinatz coincidit omninó cum difti &ione formali cx natura rci , Probatur minor, quia vnü obie&um naturaliter a- gens ad cius iatellc&:onem/nó caufat nili vnicum cóceprum , quia cü agat fccundü vltimáü virtutis fvg , caufat o&m cóceptrü quem [Or caufare , ergo fi cfl vnicum , tà realiter,quá formaliter, vnicum tm cau» fabitde (e conceptum. Nec rcípondere juuat vnicum tantü caufare cóceptü ada- quatum ; fed plurescaufare pole inadz- quatos in iniellc&u przfertim imperfc&e 16 cócipiente, INO valersquia vna res vnit tàtum nata cfl de (e caufare conceptü, &c hunc afaquarum , quia alàs nó efle: vnü cognolcibile,nec vn:co a&tu cognofcibi- le, & iflum coceptam formádo immutat intelicétum., quatum rot, ergo non for- mabit intcllectus de. rali obic&o aliü , & alium cóceprm; nifi per actü collatiuü intcllcctos, ità arguit Tromb. loc.cit. 921 Lclp.ad. 1. Do&orcim con (cac meminitic huiv$ diftincrionis, & cà admi lifie, vcluti mébrumà diftinctionc forma li ex nauta rci codiflinctum, vt mirll fit » re $cotille tam vnanimiter oppo- fitum doceác;cam igitur in primis admit- iit 1 d.2.0«7-$. faeit. füb nouine di- flincuopis virtuali (upcris cxp'icata;dc- inde in codem 1.d.8.q.4. $. 4 d qu«ffto- Veni at intcr. diuina attributa ziom cff tanti diffcventia rationts, boc efl duer- [edo concipiendi idem obiciis ortalestalis enm difliutio cfl mter fa piense fapiensiam nec eft ibi tantu di- flin&io pri ie y; ininiclle- Guyquiao t argutüi efl prius, iila "iet s ej efl in cognitione intuitiua , efl ergo ibi diflin&io teitia precedens intelte&um omni modo , vbi,vt patet;per prim gra» dà diftincrionis rationis intelligit diftin- tionem rations ratiocinátis, per sr in- telligit di (Linctionem rationis ratiocina- tz,quz quando actualiter fit ab inrelle- ctucx cócepribus intellectus refultác di- ueri conceptus obie&iui non in effe rei, fed ín etie obiecti, & reprzsécati,& idcó ait cíTe diftin&tionem obicctorum for- malium in intelle&u; & quidem cciá hoc modo ab ipfis Thomi(lis explieatuc 5 per terriü tàdé gradi inrelligit diftin&ioné fotmalé a&ualé ex natura rci; & quol. 1. ar.2. duplicé a(fi gnat dittinctionem ra- tionis, vnam meré cau(atam per a&á in- tellectus,& haec e(t rationis catiocinátis, altera:n fumptam , feu occafionatam ex parte cei, & hzc e(t ration's raciocinatz ex quibus patet Do&orem veré agnouif fc diftin&ionem rationis ratiocinata , vt genus condilt;in&tum à dittinctione ex natura rci a&ualijatquc ita (encic P. Vul- pes to. 1 d.6.ar.7.& loco tio art.cit, ac omnces illi Scotifte , qui doceat gradus tranícendentes nà przfeferce real tates ; fcd conceptus;nidaquatos ; mém ni éc hu:us duplicis d ttnótivnis cauonis Do« é&or 1.d.8. q. 4. . Ifla tamen pofitio » vt 1bi Bargiusaducctit. | 93 Ad a.negatür adumptum , quáuis n.Scotiflz, nec propter du ni acttibu- ta,nec ob gradusmetáphylicos przdica- métalcs hoc genere d ittin&tionss egeant; quia hzc oninia apud Scotum func abin- u:cé cx natura ret fortimaltéc actifal ver d ftincta,illotü ind;gét ob. d; (tnctione ponendaminter. praedicata? quidd;tatiua Dei, & gra dusomn. s tran[ccderites jg - enim illa non inter (& differant, & ab. e(- fcntiatantum dillinctione ration $,& cx alia parte maiori diit in& one ex natura tei ab efentia dittinguancutt attributa , quá pradicata qnidd. tatiua, vt fpiritus , i& vita intelleétaalis , vc docet Doct, quol. 1. fub lit. L. plan? fc ju:tur , quod cü attributa dift: nguantar à ctualitec ex ntu Ta rci, przdicat«quidd:citiua dift nauá - tur tantum virtualitec, feu rat?one cacio* cinata,vt declarat Valpes cit. difp ait. I - Difput. I. De Inftrumentis féiendi —.—— 7.Et cum gradus metaphy(ici tranfcens— dentes non dicant realitates , fed folum — conceptusinadequatosvtScotifte me. — lioris notz doceat ,st fiolocoin Meta» — — phy.dicemus, confequenseft,vt cum pto. ———— corum di(tin&ione non füfficiat fola ta- * tionis ratiocinantis diftindtio,& exalia — — — parte dittin&ionem ex natura ret actua" lem fundare nequeant ;, qu;a non dicunt realitates , quód diítin&ione virtuali » feu rationis ratiocinatz. diftingui de- beant; vnde ex hoc duplici capite oritur. * ind:gétia huius diftin&ionis in fübtiliü Schola;que plané (uppleti nequit per di- ftinctionem ex natura tei actualem » vt proprijslocis declarabitur. — — — 94 Ad s.argumétü Trombet; proba tantüm vajus rci generari nom pol[fs ii intellectu ,m(i vnum conceptum adzq cum; ti illum immutet quantum pote & pet propriam (peciem,at extra b cum tancias n:| impedir quin eiufd plicis obiecti plurcs habeantur cóceptus imadeq iati per actum peeciliaum,X nà. collatiutim , quatenus inadaquaté ol ctum intelligeado-vnim ratiade fcind't ab al'a,vade aecc(fitas: fo lianc diftinctionem ration;$ proue limitatione; & imgerfe&tione nof telic&us qui vcl vaico conceptu tc naturá ice ey cce 3 tiam,vel in intelligédo cozitucvttal: fpeciebus , quz cü noa reprzsétent totis. - obiedtü adz juaté, debet plaribus vti, vt — — réadequaréintellgar,e& quo fit &, quod —— per plures concejxus cam intelligit '&& — plutes ratioucs obie&iuas in ea diffin- —— guat,quas alioquin nó ditbingaeret, fir& — per propriam f(peciéavc en tu A - 9j Exdi&isiahocamiculocócluditug ——— fcotem illa Formaliitarum generadiftim — Ctionun ac identiraum ,quafcinuicem — inferrent, e(« prorfüstuperuacanca  V£ ——— abinuicemtondiftiacti ,nam dilodio ——— ex natura rci non eft manbrum códiitim Gumnàdittin&ioncformili,'vtbené pro. ———— bit P.Fabet'dit.c.o. nam &iüliacenfentur — — : €X natura cei difti quimbas.fecinfo — opcre cito qeadicico pta te contradi&oria vecidieali cadeu A €x nacura MbuMNORUD - | Dü: ^ - - - * m^ ^om 3 p de Diflinélicne vaticuis .Od.IL — 231 (Que. sificari non poffent , plané ex hoc mani- fcíté deducitur bec non efle diuerfa di- flin&ionum g«nera , cuia de illis tapium verificari poflunt a parte rei aliqua. cop- tradictoria pradicata, qua habcnt diucr- fasformalitates,& concepub:litates,nam .qüz in eadcm concepubilitste, & raco- -nc formali conucpiunt, contradicioria cx patura rei non patiuntur, & quióem D o- &or nunquam diftinxit: inter diftinctio- ncm cx natura rei , à formalem ,vt. con- fict ex his,que habet 1.d.2.4.7.& d.8.q. 4.& d.13.q.vn.& alibi fepé ; cxcn plum vcró, quod adducunt ad banc diflir.Gio- ex natura rej declarandà de dcfini- tionc,& definito, nihil (acc (Dt negouij ', €onftat.n.ex dictis fupra q.4.ort. 2. quo feníu definitio ,.& definitem díci queant exe ex naturarci.Diftinétio e('entia- -lisqucquerócotifüituit genus peculiare - diftinétionis CodilimGm eb alijs; quia :apud Fortnaliflas dnas habetacce; tiones - Jhze difinét:o;nam in vno feníu illa dicü -tür cfientialiter diftinGa,qua habent di.  ucrías effentias, & é conira illá dicuntur tisqes cadcm e[Tentía communi- cát; in alio fen(u illa dicütur efientialiter diflingui, quorum vnum nó eft. de c(fen- tia alterius,nec eius.cóce formalem ingreditur, & é centra illud dicitar idem eficntialiter alteri.q» conftituit eiuscísé- tiá, & eiusconceprü formalem ingredi. tur, aret autem,quod identitas, & diftin &io cficnualis in ptimo f; niu. coincidit um diflirétione rcali, nam quacumque babcnt diucifas cffentias funt etiam di- ueríz rcs ; inaltero autem fcnfn acccpta «oincidit cum identitate, & diftin&tione formali capta (ccundo: modo ex illis ui- busyquos tupra infi nuaimus declarando hanc dift inétionc m in folut.3.0bic&t.Sic «tá diflinétiofc rotis cbic&iué , qua di- inguiyaint,qua in nullo cóceptu quid- dit conuen: üt;vt paffioncs entis , & vititmz ronerd:ffeiéca, & diftinétio fe toris (ubic&iuésqua ditlngui;aiont, quz non coneriiüci aliqpa realitate potcn- tiali ad ipla corirzhibili, vc Deus, & crca tU; à, non'coplirgunt duo genera diftin- €uonum à ceris condittin&a;!cd coin- cidunt cl reali, & formali, vt bene, nota» uit Tatat. cit. quia gez diftingeuniur f€ totis obiect ue aliquando diftinguuntuF tdiü formalicer , vr bonitas , & veritas in Dco,& interdum evá realiter dift;nguü- iur,vt cuz vltra d.ffeiciaspariter que di linguuntui fc totis fub'ediué, quàdo- quc rcalitcr difüirguuntor , vt Dcus ,. & creatura; irterdem iui formaliter, vt bo- nitas, & veritas in Dco, vcelcreatwras & ha« dicta. fuficiát pro dignofcédis var;js :diftinctic num generibus cuátum ad logt cum I pc&arsreliétis an bagibus Foimali- cftarum,à quibusror tm 7 yroncs,vcrum & prouc&os sbflinere contulimus , nam inillis multa cóunenrur tüm logica, uim philofophica;um metaphyfica, &«theo- confusé,& p 1omifcué irodita, vt potus more gallico pa'm ntum qucd- dam cor fecerint Formalif!z ,quàn nová quardsm fcicnuá,cuius fübicétü fic for- malitas,vt ipfi prztédunt,apti ff n.um ad -Obrvéc (i quodcunque c uantomuis perí pi cax ingcnió;nec dubitauimus aficrcre tra atum: liunc foórmalitatum plures alum- nos € fubrilium Scbola indolis escclicn- tis perdidiffe,& quotidie perdere,vi miü it;cur adbacinnoflra Schola toleretur, Ammo vt omninó neccflarius T yronibus à quibusdam prz dicciur. QV£&STIOÓ VI De ordine , € Metbodo procedendi in facultatibus tradendis . 96 E Metliodis quamplures fcripfe- D re Philofophu magni nominis tüm veteres , tüm Recentiores (& forcé plufquam peteret néceffiras , ac materiae vulitas) & nuperrime non minus, quam do&ifli me fcripfit Scipio Claramontius vir on nigenz literature bros quatuor j notant 2utc m Methcdum pofle duplicis ter accipi vno modo pro rcgulay& cano- nc procedendi. in (cieptia , & ordinandi rcs m »j fa tre&tádas, vt de hac prius, & de illa pottci;us agawr ; aliomodo pro or- dine ipfo; vclut in «éu cxerciro , fcü pro ipfoprogretius funi cttam folet incer dum E 6t nii firümcnto (cicndi , ied quia hec cit tufan nas acceptics rüprie, pe- Mtihbeodi icfiinguur ad €uliaritez nomé rcla- Telatas duas fignificationes. Dubitant au- tem primó fub qua ex relatis fignifica- Mcthodus ad Logicü pertineat; acab ;pfo definiri debeat , an .f. accepta pto regula, & norma procedendi in fcic- tia, vcl pro ipfo progreffu ; Euftatius, & Toan Grámat.cx antiquioribus , & Fen- dalius, ac Zabarcl. cx recentioribus apud .cit. lib. 1. cap. 2. arbitrantur Mcthodum confiderandam ctíe, ac defi- nicndam à Logico pro regula, & canone proccdendi; at Claramont. opinatur po- tius defin endam effe pro progretiu ipfo, quia Methodusex vi nominis fi»nificat viam;& progreflum ipsü ,& hoc cft cius formalc fignificatum , res aüt, inquit, de- finiri debét: n fua formali fignificatione. Hac cfl fcrt qua (iio dc nomine;adco ut mirum fit doctiffimos viros tot verba inre parus, vclnullius momenti cófume- 1c ; nàm ccrtum effe debet Mechodü füb vtraq. acceptione ad Logicam pertinere, fub prima quidem acceptione ad Logica docentem, cuius munus cft tradere regu- las, & inftrumenta fciendi, & ordinaté fciendi , (üb fecunda autem acceptione - Ápectát potiusad Logicam vtentem , quà doccntcm;nam Log:ca vtés,vt in quaft. prooem.dictum ett, talisappellatut,quia pon:t invíum regulas , & precepta logi- '&g docenriscum crgó ordinatésac diflin €té proceditur in aliqua facultate traden- da, ilis progreílus cft acus logiez vtcn- tis ; ergo fub vtraq. acceptione Metbo- dus ad logicum pertinet , & .ab ipfo (ab viroq.. fenía confiderari d&bet .. Conf. 1juja vt. dictum cfl, non.(umiiur hic Me: tbodus pro quocunq. inflrumento fcié- dli; led peculiariter pto ipfoordine , qui in (Gentijsob(eruari folet; vc rité, ac di- nc confulionc tradantur , quia rationc ex &ómuni fenrétia definiri folet quod eff babutus inflrumentalis, feu infirumenti intelletiuale,quo docemur euiu[qidifcie pliua partes conucnienter difponere , vt refett Zab.lib. 1. de Method. cap.4. fpe- «r;t autc ad logicaw tradere methodi x ordinem proccdcndi in [cieniijs, ficut «nim ipfatradit modum fcicndi ;. ità eciá wadete debct n.odum ordinate [ciendi , i precedendi in [Gienti;s uadendo jeg * Difp.I. De Infirumentis fciendi ^ las,& precepta ipfiusorditis;medumi era — atq. ità fubinde emper qua fucce 8Ó ad logicam fpectat, ac ab ipfa definiri debet methodus fumpta pro ipfo progref fu , (cd ctiam fumpta pro ipfa regula , & norma procedendi in fcientia;ac ordmis feruandi ; Et falíum cft, quod dicebatur. — methodumex vi nominis figmficare pre cisé progre(um ipfum , mam in quattio- nibus de nomine, vt (zzpé dictum eft, cóis ac frequentior loquendi modus femper pra ferri debet ; Methodus autemapud Philefophos , nedum accipitur pro i. progreíiu, fed etiam pro regula & nore ma ordinate progredicndi. - Sccundó dubitatur, an de inna thodi; vt hicíumitur pro ipfoordine ler- uando in fcicntiayvt de hec prius agatur, quam de illo, fit quid priusad cognitio-— Ls Lacum, er a om imr debere 1,de Method«ap. tex- plicando notiorem edis (emhbiu e , nam fi oncci portus ,ab Oriente petra, poteft numeratioab altetutro tete —— mino exordir;,& effe ord.nata, T" ) mcencgptusordo retineaum y v.g.li Mongci, portum Albiminiü, inde Albis gaunum, poftcà Gcnuam wes Oricntem loca mumetet vnde deducit rationcm.otdinis requiri quidem quod dc hoc priusquam de illo agatur, nequa« quam autem , quod prius ad fe:ju&tis co» guitioncm djrigatur ,ncq. cnim ad cogni ioncm Genug A Ibigaunum pcrtincte. Dicendum t& cft de rónc otdin;s , v& hic de co loquimur; vt nimirumeft ordo. dcé&rirz, & pracipualpecicsmethodis - vel potius methodus ipfa feruanda in fae cultate tradenda , effe quód priusad co« gnitionem fcquentis dirsgatut. Probatur quia licet de rationc ordinis, vt ficit e(- Ic difpofitionem plurium sm.prius,& po serius, vt bené oftendit exéplum allatis tamen vt €x roox dicendis parebit,de ra» tione ordinis doctrinz eft , Vtab 1js in« cipiat; qua (unt faciliora captu , & cone fcire poflunt ad notitiam fequentium,ó2 fic obferuari videmns ab Auctoribus 1p- fis) qui in facultatibus uradend isnonie- mae, -SNWÓ:"emere ceo -- niscui? ab Occidéte principii: ks nell t "apes 1 it, Lol 1n ad 4 - 4- ev ^4 Que. V1. De ordine 6) Mabodo. meró,K caf prius hanc difpatation£ in- ftituant, quam illam; fed quia hzc ner «onfcrt ad cognitionem fequentis. Conf. ' quia cómuhe proloquiü eft , quod lectio lectionem aperit , vt per id oftendatur rectum doctrinz ordincm tnnc feruari quádo non folà prius hac lectio inftitui- tur,quam illa , fcd 'tant prior lectio con- ferat ad notitiam fequentis . Conf. taridé ex dictis ipfius, nam cap. 4. definit metho dum (lumptam pro ipfo progretfu , quod fit via ad cognitionem promouens abíq. . Errore, & birc cap.6. deducit ordiné efle fpeciem methodi ,quoniá & ipfe c(t pro £reffio à prioc: ad poftecius,& ad cogni- (ionem prom.ouct, iuuat .n. ordo ad reirü cognitionem affequendam ficut cofu 6o impedir,ac perturbat,ergo de rene ordi- nis doctrinz cft, vt prius ad cognitioné fequenus dirigstur, idq. expretíe docet Zubsn Ioc.ci. At refpondet Clarag;ót. ordinem 1n difciplinis tradendis vtiq. no ftram iuuare cognitionem, non tamen ia €o feníu,quod priora conferant ad cogni tionem corum; quz poftcrius dicuntur, boc.n. conucnit methodo fpecialiter di - €z , quà ponit fpeciem ab ipfo ordine coniifinctam ; fed quatenus per ordiné tollitur confuiio, quz tüm mtelligentiam retardat ,tum memoriá impeditremini- fcentiamq. penitus tollit , & hec cft vti- litas ordinis per (e , & precise (umpti. Scd iam dictum eft hic fermoné non cffe dc ordine pracisé (üb róne ordinis, fed de ordine doctrinz. feraando in diícili- nis tradendís,& dicimus hunc expoftula- re, vt quz prius dicuntur conferant ali- quo modo a4 pofteriorem notitiam, 1 ü ) ceci idm videtur ponere metho- fpecialem;vcluti fpecié per fe ab or- dine condiítinctamsdc cuius ratione fit vt fuperius conferat ad cognitionem po- fÉterioris, nam vt dictum cft, hic non eft fermo dc methodo pro quocunq .inftcu- mento (ciendi.(ed pracsé pro ipto ordi- nc docring, qui infciencjs obferuatt fo- let,vt rité, ac fine confutione cradantur, quod przcipué cóting:t , quando priora conferunt ad potter:orumi noticiam. Tcitió dubicatuc , quzpam iit norma Ordinis doctrina ; quain in cient;Js tcà- Logica 235 dédis obferuare debemus; A liqui docu runt ipfummet naturalem rerum ordine e(fc regulam, & normam ordinis doctri- nz,itavt ordo doctrinz runc rectus cft , uando conformis eft ordini naturali ip arum rerum; i.quando in fcicatia res il la prius cognofcitur, & cófideratur;qua eti in c(fcndo eft prior, ita opinatus cft Piccolomineus in fua Morali introdu- €tione c. 14.& 15. & fcquitur Aucría q. 30- Log. fcc. 1. licet addat interdü ctiam licere ob vrgentem aliquam rationé faci litatis,& comoditat s,ordiné naturz im- mutarc. Al;j cx oppotito docuerunt nor- mam ordinis doctrinz vniuer(aliter lo- quendo effe faciliorem methodum no- ftra cognitionis, ita quod cü in fcientia primó tra&amus rcs cognitu faciliores & paulatim ad difficiliores afcendimus , rectum ordincm doctripg feruamus,licet non (cruetur ordo naturalis rerum in ef- Ícndo, quam opinioné laté defendit Za-* bar.lib. 1.de Met.à c.6. & lib. 1. Apolog. Mercenarius in fuis dilucid. Faber Theocr. 18.Cópiur.difput.progem, Log.in appéd, q.vlt.& al j quam plures, inquam ctiam incidit Aucría cir.dum fatetur ipfum or- dinem naturz nen (cmper folere efle fa ciliorem , & commodiorem ad perfecta rerum notitiam aficquendary , ac ctiam Claramont. loc. cit. Á 97 Dicendum cft cum-4ecunda fenté- tiá, vcram normam ordinis doctrinz cf- fe faciliorem modum notlrz cognitio" nis,liue fcruetur ordo natura , fiue non 5 quod addimus,quia ad banc facilitaté in- terdü Cripuat iplemet ordo nature ; vt nimirü res omncs co ordinc difj;onaturs quo €x natura fua süt inter fe conexa, &C ordinata; vnde ordo docrinz nQ cft ad quaté códiftinctus ab ordine natur , ft interd coincidit cum co. Conclufio de- ducitur ex Scoto 1. d. 3. q:2.vt benc Fá- bci aducrüit, nà ibiait Doctor Metaph, ctie vItimà fcientiá ordine doctrinz,&- h agat de. principijs aliarü fcicntiarum Philofophiam vcro naturalem efie prio- rem;& plané ratio,cur Ariftot.basfcien tias fic ordinauit,non cft, quia ordo na- tvralis rccum iic peteretquia potius hic ordo oppofitun poltulabat,yc nimirum | Aà Me- 235 «Metaph. pr&mitteretur ; veluti qua agit de princip js priniis omnium rcrum com muni(him:s,non autem Phyfica;qui E. de parc culari ente ; ordinauit ergo ihi- lofophus has (cic nuas hoc modo, & Ph ficá pianafit Metaphyficz quia illa € facilior,vt poté qua cíl de rebus fenfibi- libus,qua funt cognitu faciliotes . , Probatur autem conclufio manifcflis Anft.auctoritatibus, & inprimis $.Mct. tcx. 1.ade t auctoritas qe nullam páti- tur gloííam , nam ibidiftioguens intet principium eiiendi , & cognolcendi ait , piincipium doctrinz nó fcmper cft prin «ipium teiícd vnde quis facile addifcere potcft, inquit .n. ;v; docirin noná pri- moyac vei principio aliquando imc boan- dum eft , fed vnd? quis facilius difcat. INec valet folutio Piccok quod ibi Arift, loquitur de via doctiinae,.1.de Methodo, &dcmontiratione , quz cfl propria via fcicndi , nonautem de ordine doccrinz. Hoc .n4nanifclié rc pognat textui, vbi po nit varias acccpcrion:cs princip]; & poft- quam locutus cfl de principio. doctripz, inferius in codé capite loquitur dc princi- pio ;p i:cdio den ctl rationis illis verbis, praieica cem coguojciilis res eft prtu- cipium boc quoq. dicitur yvt demonflra- tronum, (uppofitienesÓ ergo m priorilo co loquitur de meth. do, & via dociring, fcd de ordime. Itcm 1. Phyf. tex. 4. a(i- gnans ordincm ptocc dédit in fcicntiana- wiral ait ob vn uctéilioribus ctle incipié dom, & róncm adducens inquit, quia süt nobis notioras quod ét rcpetit 1. Érhic«. 4:crgo norma ordinis doctrina cfl faci- lior noflra cognitio . Nec iuuat refpon- dete com Piccol. g il'a non ctt (officicns zgtioyncq; primarias ouiacf. ex vniucríaliü «ognitionc facilius habemus cognitioné aharum rcrü paiuralium , fed primaria ró eft, quia fünt priota, idcó illis coznius fa cilius alg res cc gnoícumursoam ipfe or- do natura facilior , & ccnimodiorcft ad perfectam) rerum notitiam. affcquendá, ! INOvalet ; tum quia nimis derogater Lhi- lofopho d'cendo ftatim in ingrctlu f lulo fophiz defecitie nó atlignando primaria 1ónem, futiicicnie ordinis, cii ferua- turus erat in j20greltu ; tu quiafeisü eft Diff: DéInfiriimemis füudi.. vniucríala , de quibus ibi loquitat Arift. c[ic priora srh ordinem natura ,quia nom loquitur de vniuet(alibus, in praidi fcd 1n continendo, vi dicimusin Pbyf.um expofitione textus cx Scoto 1.d.3.3. 2.0. tum quia etiamfi per. vniuerfalia toiclli-. geret ibi cóiora,qua (unt priora fecundü naturam particularibus, adhuc tan; vni- uer(aliter verum non eft ( & fi interdum. ita fit ) quod ipfe ordo naturz facilior, fit, & commodior ad no(trá cognition£s, atque idcó illa adhuc cffe non pofset prie maria ratio, quia funt priora; t tandem, quia ctiáfi iple ordo natura. séper facis lot e(fex , hinc non (cquitur primariá ra» uoné;cur velit Arift.ab vniuer(alioiibus procedere;eiic uia ifta funt priora, imó. potius fequitur oppofitum , quia non conquiefcit. incellectus y t qu manet, quare vult agere priu$ .— c prioribussm ordinem natucz 2& 69. (pondcre debemus , quia facilioré lec tionem habemus (eruádo hunc ordine cum ergo bac fola caufa , facilior modus noftrzcognirionis quietet noflris ^inicllectum ipía folaetit primaria. — 98 Preterea videmus Arift. lurie dincm naturulé rcruin pratcunib ffe, & - ordinem nolle fac.Loriscogoiuionis (ge — cui cile; hir prius cg:t de apimalibusq. dc plantis, 6 aliararione , Bf. quia PUB nobis notiora, vt ipfe dicit dc long. & bre uit.vitz X lib. 1. hitl.animal cap.6.dicit prius le agere velle dc differentijssiX aci depubusqug circa animalia contingunt » poticaad caufas inquirédas aleédere , ai — n.rationem cógruam notiro naturali co. gnofcendi n-odo efle, vt à facilioribus,& pcopinquioribus nobis ad difficiliora ; &. remotiora procedamus, & ibidé de par- tubus animal.c.2c-reddensrationem , cur prius de homine agere velit, (ubdir, quia. exteriorum partium eius forma notiffi- ma efl Nec valet,quod a Piccol.hoc al» Atidl. factum fuifleex accidenti . Quia AU agit tcflatur fe itd agercquia ratio doccndi expoftulat, vt à tacilioribus no» bisad difficiliora procecau:us ; non ergo. id fccit cxaccidentsled coufuló,& data opcra, Et bac (ententia nontolum fuit Ail fed CcLElatonlib.z.de Rep. G.lene. lip.9. e Qudt. VI. de Ordine , es Mabodo . Nb. dedeerets: Hyooc. & Plat. c2. & Auiceg. ia pria. lib, de Anima, quibas in locis vnan/mtter docent in rerum ccacta- tione, & facultatibus tradendis à facilio- tibus, & clarioríbos noscexord ti deoere. Demum huic feacentiz manifetta ratio fuffeagatur , nà ecfi pluries iaaet res ad- di(cete eo modo, quo fuat à natur: dlpo . fitz , nam valde coafert cra&bstü de có mun:oribus przmittere wactaribus de particularibus, vndé Arift.sn lib.Phyf. a git de principrjs,& proprictaubus corpo- ris naturalis in cói, deinceps io al js Jib. de varijs Ipeciebus corporis nataralis; lac - tamen eriam.contingtE Fem aliquam s quamuis in cffondo priorem eite adeo scconditam, vt non alter poffit bene co- gnotci , quam €x praua cogaicione ali- cus rcr. pofteriors (cnhbus obaiz , atq; ideo à nobis cognitu facillima , c Autt.m Met, a&urus de (ub(tàtijs fepa- ratis pt?us. agit de. materialibus ; & ideo fion ordo. geram. vpiactfalitet E(Ic |ót norma ordmis doctrm,fcd faci- lior modus cogmttiomsmoftrg , vnic sé- per debemus incipere à nodor;b? nobis. ^ 99 Hictamcn adaerreodü eft cü Fa. bro cit.c.z.m fine,quód cum dicimus or dinem doctrinz poftalace, vt à notiorib, nobis exordium fua.aror,per noriota no b;s non intelligimus, qua (olent contra- diftingüi à nous nauta, (cd per notiora nob:s inteligimus ;lla , quiz facilius als initio fcienaz addifcimus , & ex quorum cognitionc facilius io cognicioné aliorum in illa (ciétia deacnimus cx quo fit vt & ucies in icientijsordo doóring fequa- tur ordinem narurz,& prioranatura de- &larentur , deinde pofteriora ; hoc autem non1deo fit , quia ordo naturalis (it nor- ma veri ord.nis doctrinzs,vt Piccol. arbi- gratus eft , (ed quia hic, & nonc ile. ipfe ordo naturz cft facilior , & cómodior ad affequendam noticiam aliotum in íciétia €Ótentorom,nct poll criora potctunt rité percipi nifi luppotita notitia. priori (e- cundü natutaa ; hac racione Acitt. prius egi de elemencs , q de m:xcis, quia rité mixti nacura percipere non poliumus;n.(i pee elemeata cognofcamus; Et per hoc lecociliantuc omncs Ariit auctorita- 1:j tes, quibus ip(e te(tatur fe idob prius re de. quibu(Jam rebas, quia ceca turam priora (uat, ita 1. Elench. c. 1.& 3. Rethor.c. t.li.de fen( & feníaco in prit cipio* .de zen.antinal, c«4.1« P hyl $7.24 dc Anim. 64. 2.de partibus in mal. c, 10. & n -hyf. primo loco agit de princi, js rérumn taraliü v,quia $m natura priora fumt,quamuis slio w^ unc difficiliora. Có» cilian.uraüt omnes iz auctoritates , dc coafiaides 1cédo Ac tt. eps fas onus có» formale od nem dodrine cum ordine macur£ , non ,uia 0:do rile nacuralis E norma vcrio:d nis Jozteinz,led quia fa- Cilior nottra .ogn tio tuac iliam 0o:diaé ex poftulabac.& ordo ipie namuralis con- dacebat ad facilioré captam atiarum rerü in fcientia, vnde X quando Acift. à prio- ribas srh naiuram incipit feruindo ordi- nem nature ,& quando eundcm ordincaa omqtit;id (cmper facit ob faciliorem no» flram cognit;oné , ita quod modas faci- hor noftiz cogattionis fic fempcr norma ordinis doétrinz, fiuc incipiendo à prio» ribus , fiue à poftcrioribus sm naturam. Neque huic refolutioni adacratur , quód ves icut fe babent ad eí(fe, ira ad cogno- fci atque ideó ordinem in cognofcendo Íeqai dcbere ordinem in eflenao ,& oc- dinem (ciencifics confocmné effe debere ordini natursli. Non fequitur, debet enim vtique fcientia docere res, & modum;quo inter le (onrà natura dil pofirz (ecundum prius, & poftezius, fed in docendo necef- (atium nó eft,quàd illum modum iimnitc- tur, dcbet v.g.docere ,uid it Dcus.quid creitura , & quod Deus cft prior cceatu- ra, fcd hinc non fcquitur, quód pro de« claranda Dci natura incipere non polit à creaturayque cft notior y iuxta praecepti D.Pauliad Rom.1. Inaifibilia enim » fiws à creatura mundi, perea, qua fa fami yrmte lle a con[piciuntur . 100 Q irt dubitatur in hac quzftio- ne,an in tacultatibus cadendis vcendü füc m«eibodo rcíolutiua, vcl potius compofi- tiua, itacn'm diuidi folet methodus, fea ordo fcientificus 1n c (tiuum, & tefolutiuum, & is ar. diíp. de Mcethod.X Mafius j.vl.proasm.log. addant, tertià [peciem mc- Aa i thó- thodi,quam áppellant defin tiuá, ex Gal. lib.de artc medic.à principio; cóis tamen diuifio mcthodi in compolitiuam , & re- folutivam fufficiés cft,& inimediata;nec mcthodus dcfinitiua cft ab illis condiftin- &a,vt Zab.oflendit lib 2. dc Method. & lib. 2. Apolog. & ita colligitur cx Aritt. Eihic.cop.4. vbi non nifi duplicisordinis (cicntifici meminit ff difputationibus fer vádi,vnvs eft qui eft à princigijs ad prin- Cipiata, qui prcindé dicitur cÓpoficiuus , nam partcs coyonunt totum, & principia principiatum alter cft à principiatis ad pricipia, qui preinde dicitur celolutiuus Quia totum in fuas partes refoluitur, & principiatü in fua principia. Zabar.loc. cit.docct ordinem compolitiuum effe jp- prium fcientijs [peculatiuis,nam cum ifte non rcferantür ad. finem alicuius opetis faciendi, non poffunt aliter ordinari , q à principijs inchoando,& hoc cflc de mete Arift. 1. Phyf.c. 1. Ordinem vero refolu- tiuum docct eic propriü (cientijs practi- cis, & attbus, nà cx netiopc finisjad qué tefcruntur jartcs funt ad.nuéia,& fic A- tifLipfc docet 7. Met. 23. in quauis arte prius contiderari fincm,dcindé media, & in (cicntia morali ità obícruat, quia prius sgit de foclicitateyquae eft finis deinde de virtutibus , quz (ünc-aíedia , iraque con- «cludit in tradendis fpeculatiuis methodo «€ompofiriua vtendum cfle, (cd in tradcn- :dispracticis refolutiua,quam opinionem fequuntur Complat. cit. 1c1 Dicendum tamen cft neceffariü inón effe fpeculatiuas procedere ordinc cópo(itiuo, & practicas tefolutiuo , fcd vtrumq; crdiré his,X illis infetuire po(ie iuxta exigentiam noltrz facilroris cogni tionis;ità P. Faber cit.c.3.& icnet Auctía cit.& fequitur ex proximé dictis, iam .n. :xconclufum eft ordinem doétcinz refpi- cerc noflram faciliorem cognitioné , (ed n ultotics cótingit; quod tacilius addifci- mus incipiendo à copolits , & principia- tis od prima v(quc principia procedédo , & ab cficQtibus nobis notioribus ad cau- fasctam in (cientijs (peculatiuis,vc fupra probatum cft;& multotics contingit op- potitü etiam in praclicis,crgo in vtrifque facultatibus iuxtà cxigenuam facilioris Difput.T. De Influmentis [ciendi s noftra cognitionis arripete p v nam seshodi, e cam. nó vt norat Auería,contingcre poteft, vt plures pat- tcs eiuídé rie totali ità dncdifpoti. tz ,vt vna procedat ordine compofitiuo- alia rcfolutiuo, v. g.pars illa Philofophi, qua prius confiderat mundum quantum ad compofitionem,& flru&uram fuam j vhitatemyoriginem,& alia, deindé di (tin &$ conliderat fingulas mundi partes, ,p- cedit methodo reiolutiua,alia verà pars, quz prius contiderat elementa , dcindé mixtam, procedit ordine compofitiuo. Sed cum Zab.obijcies ; quod ordo de- bci] tradere cognitionem difti rel — ergo debemus incipere à cómunioribus, & à principijs, & caufis, quz funt nobis notiora cognitione diftin&ta . Confir, ex Arift.qui 1.Pby(. $7.& Iib.s. tex. 2..& 1. dc part.animal.c.1, & 4. docet prius de comunibus agendum effe, deindé de par-. ticularibus; & ratio eit,quia Ícientiz in- tendunt tradere explicitam s & di(l inctà rerum noritiam;fed notitia voiucr(alium requiritur ad explicitam cogmtionemins feriorum, & particularium , ergo ab vni- uecíalibus incipiendum eft. f efp.cü Fab. cit. negando a(fümptum, quia nó (je ctar ad ordinem tradere cognítionem dftin- &Gam;,vel confu(am rei , id . n. munus cft inftromentorü (ciendi, (ed ordo proprié inferuit folum facilitati fcientie;vnde fie- pe cuenit, quod priori loco quedam pre - mittimus, de quibus habemus folü cogni- tionem quandam rudem , & pcr rationes "arum efficaces;no alia rationehitfi $4 crudis ipía cognitio nos adiuuat a« acquirendá elaram aliarum rerum cogni4 tionem. Ad Conf. dicimus ea probati tá- tumjordinem compotitiuumi longé prz ftarc refolutiuo , & in difciplinis traden- dis co vtendum effe , quantüm ficri pot ; non tamcn probat, quod (i neceffitas, &c commoditas addi(centium id cxpoftulet; non polfimus interdum illum pra termit- tcre vcendo ordinc refolutiuo, premitté- do nimirum cognitionem rudem,& con- fufam effc&uum,& cópoíitorum,vt indé procedentes ad cognittooé caufarum 5: & principiorü in hunc modum acquiramus cognitioné quoq; diflinctam corüdem , 192 Quin- 117 aor intó dubitatur , an quzlibet paffim Recentiores Philofophiam tra - (ciétia me;us tradatur ordine expofitio- dunt, ptoprias namquc; relicto. Arífl.cex- nis,vel poriustra&ationis an virumque — tina alo , contexunt qua'ftioncs , ac permiícédo; & vtfenfusdubirationispa- — difputattones , quafi nil referat fcire Ari. ntia traditur pcr modü cx- uis allumendo ccrcum Autorem,à quo fcientia antea eft tradi t2, Vt Ariftotclemin Philofophia, Magi- firum Sententiarum in Theologia , fata- git illum explicare & reconditos illius sé- fus apcrire;& qui fcientias in hunc modü tradunt per modum Cómentarij non alio ordine proccdcre tenentur ab illo , quem fernat Au&tor principalis.Tunc v fcié tia traditur per modum tra&tationis, cum u:s 4liquam (cientiam tradit rcs cractan bs in cadifponendo ordine'quodam di- füindto, & cxquilito proprio vcluti Mar- teadinucnto , non autem cuiufdam Au- - &oris textui innitendo . Tunc tandein mixto modo traditur , cam quis po quá ccrtum Au&ocem tibi exponendum a- fumpfit » occafione quotumcunque ver- borum, qua ab Autore textus inrer po- nuntur , teat; tunc [cic pofitionis , cum ex profefío fuas inftituit quz- fhioncs,(ic .n. hucufq; Au&orcs vcrumq; ordinen; milcucrunt Ant;qpiorcs primo modo tàm Philo- fophiám,quim Theologiam wadidei üt, nam Aucrr. Alexander, T hemiftius,Sim- plicius , Fhilop. & alij illam docuerunt Arittotclem commentando, iftam vero &gidius, Scotus , Riccatdus, D. Bon. & aljj quamplures exponendo Magiftrum Sccundo modo omnium primus Th«olo- giam uadidit nofter Alcnfis nouo otdi- fc contcxendo fummam theologica iuf- fu Innocent. IV. qué poftea [amma cum laude San&us Thomas cft imitatus; & idem im;erito Aucrfa q. ó.(e&t. 1. 7.hoc przconium (ubripit Alenfi , vt tri- buat Aquinati qui alijs.mille titulis cu- mulatus meritis hac laude non eg:t ; nam id aperi rcftantur Abbas Triram in Ca talog. (criptorij Eccleliaftic. Bartholom. de Pifis ib. 1. Conformit. Firmament. trium ordib.p. 1. Sixcus Sencn(.lib. 4. Br- blior.fanc. quorum teftinionia extant at- fixa in principio Summz A lcnfis , & af- firmant etiam primi (cripfiffe fupra Ma- gificum ; hoc ctiam fecundo modo nunc sudare bus philofophicis, in qvibus ramcn veluti Magiftrum , & ora- culum ant quitas cft vcnerata. Tertio tá- dem modo philo ophiam trad;derüt Au &ores quidam inferioris nore, qui occa- fione arrepta alicuius verbi, quod incidé ter habet Au&or in c^xci, quzftionces ia- ttudunt ad illum locum , & ctiam forec- dum ad cam fcientiam prorfus imperti^ nentes, vcluti funt illi qui 1. Phyf. vbt de ptincipijs rerum macuralium agendü eft difputant dc entis vniuocationc,quae (pe- &at ad Metaphyficam , & de primoco- gnito , quod attinet ad libros de Anima. 103. D'cendum bicuitec cft, gplicet in Sacra Theologia confcribenda, in qua alum textum non habemus , quam Scri- pturam Saciam , & Sanctos Patres ordo tra&tation:s fit admodum accomodatus, itaut apté difponantar mareriz , & tra- &arus pro rei exigentia Fhilofophiata- men ,in qua babemus Arift. vt oraculum, & Magiftcum , nó bcne traditur per mo- dum purz tractit/onis rextum prorfus omittendo, quia Arift. textus revera € totius Fhilofbphiz bafis, & fundamen- tüm ; nec bene traditur per modum pu- rz cxpofitionis nullam prorfus contexé- do qua ftionemyquia vt ait Aritt. ipfe in przd cam. adaliquid , dubitare de (in- gu'is noa eft inutile , & qut ioncs fünt , quz acuunt, & exercent ingenia,& ad ve titatcm Ayr onis maximé iuuant , vC poté qua cfficaciorcs rariones pro altc- tratta partc producunt ponderandas. mixto quedam modo tradenda ctt, non quidem tali, qualis c& iile 1à relatus quo huculq; Au&orcs quamplurcs vii (ants imb hic vt penitus ineptus, & nox us cit à (choliseliminandas , (cd alio quodá fic accomodato,v: ab initio totus p. nitatur , Arift.tex.in sümá rcdattus , & deindé q- füioncs, ac difputationes contcxantur iili 'repódentés vel co ordine difpofiue quo textü Arii.o;dinauit ;vel alio nourter ad- innento, vt introdoci poffint qóncs q de nouo pettra&ácur; fic nos logicá 1&0 cÓ- Aa j icxi- flot. mentem tn rc 258 teximus,quia Sümulas pramiffimus , vt A ritt. textus breue compendiü , & nunc di(putationes fubncé&timus Ilis refpondé tcs , cundemque ordincm (cruauimus in Phy ficis,& in al;js libris tencbimus. . 104 Dubitatur tandem, quisordo fer uádus fit in qualibet qucftione difponé- da, praícrtim quàádo circa illam variz ac inter (c repuzáantes extant Au&torü sC- téz ; & quidem cuin tota qua'flio in his duobus vertatur cardinibus, in alienis ni- mirü impegnandis, & proprij confirmá- dis, hoc tribus modis fieri poteft ; primo vt aliena referantur, & rcijciátur,proprià dcinde inuroducendo fententiam, & con- firmando, quem ordinem obícruauit A- rift. 1. Phyf.agens de rerum principijs, & 1.Ccrli ages de origine müdi , & 1. ac 2. lib.de Anima agens de natura iplias ani- ,& 1. Echic.agens de humana faclici- tatc;íecundo vt ptius propria apcriatur & folidetur séériapottca aliena. rcferá tur,& cofutétar d methodum feruauit 3. Phyf;agés de motu,vbi prius fuam tradit definitioné de motu, deinde Antiquorü. tertió demum,vt prius quidem alieng rc- fcrantur fententiz, & minus probabiles , & poftca propria, (& magis probabilis , fcd illa non reijciacur , nili dum propria fulcitur fentétia,ita quod fimul, & fcmel propría probctur sétentia. , & oppotirz rcfellantur, & propriz confirmatio fit alienz confutatio;ac € contra;& fané hic ordo magis cxpeditus e(l, & breuitati ada ptatus,nam fic nó oportcbit in plures ar- ticulos quzflioné diuidere , in quorum vno aliorum fcotenriz rcfeliantur , & in alio propria introducatur , atque probe- tur, fed in vno, & codem articulo. ambze it€$ COn.odé cxcqui poterunt fimul,& propriá cofirmando,& contrariam euerrendo,& hunc ordinem nos fcré sé- obferuabimus in qua-flionibus difpo copia circa cundem jue it;onem peteret bunc ordincm aliqualiter immutari. 10$ Sed quamuis hac methodus in quaítionibus dif ponendis n.odo (it fami Difj.I. De Ifiruinentis friendi. liaris,& confüera,camen in refer&dís, B& diffoluendis alien fententiz: argumétis non eodé modo procedunt omnes; quá- plures .n. dum ab initio quz(tionis alio- rü proponüt opiniones,illas adducunt cü fuis fundàmétis ,qua poftea diffoluunt in fine quz(tionis ex declaratione propriae fententiz , quam pofucrunt inco uzliti, & hac metodo vfi funt vniuet-- aliter omncsanuqüi Ncolaftici , quam ét Ariít.ip(c commendat 3.M ct.tex. r.nam vilis aliorum rationibus maturius fertür de veritate iudicid, inquit Philofophus Verüm vt aduertit Auería cit. quamuis hzc methodus (it valde illi commoda.» , qui proptia induftria , & exercitatione veritatem indagare contendit, ille tamem Auctor qu! veritatem inuentam alijs tra dcre ,& perfuadere contendit; confültius vüque procedet , fiabinitioqueflionis — — tefcrédo aliorum fententias,illarum fan- D , damenta non referet , (eddifferetad iné ^— quz (tionis, poftquam fut ftabiliuit s&- tcntiam,ea fimul referendo, & diffolue- do;& ratio eft, «uia li im qdcilim vei — bulo referantur nó folü fententia PAEA. (cd ét corum fundamenta, mncin- k mnm- tclle&us addifcentis fitnudus, & canqua— tabula rafa imbuitur quodammodo prie — — mó illis falis fundamentis,yndeminusfa — - cile poftea difponitur adafleniédumra- ——— - tionibuspropriz (ententiz, camfemper — — anxius maneat dc folutione argumétorü oppofita (ententiz,mcelius igitur eft , vt intellectus primó abuse Fubdiie vera fententiz, neque tali anxietate labo rct. Accedit vlterius experientiam ipfam docere, quantum afferat i Ty- ronibus conferre folutiones in fine quz- ftionis pofitas cà argumentis ab initio premiossnégng plané eft incómodü pra ferum qfi queítio eft prolixa;gp | poft argumentum A duerfarij relatü tta« , um faa immediaté fubdatur (olutio,con- fcftim gaudet addifcentis ingenium, nec manet anxius , aur perplexus , & melius (olutionem memoriz maridat. w^ * 1 DESPVTATIO SECVN ja 239 DA: De vocibus, e! communibus carum affectionibus nen Cientia quecunque , »t more bumano tradatur,vocibus indiget , que funt manifeflatiu& conceptuum; quia igitur Logica cft inflrumentum enerale omnium. fcientiarumy tenetur bac ratione ,quatenus nempe unt figna conceptuum y traiare de vocibus, vt colligitur ex Arift. lib.i. Periber«ap.1.C7 ibi docet $.Tbomas lect.a. quibufdam ea- vum comunibus affectionibus &quiuocatione nimirum yvniuocatione,analogiayC €- d quibusproindà con[ultó /£rifl. [aam incboauit Logicam y 7 non ex abrupto, » putauit A uera q 2» feti. quafi tratkatus ali uis ex ,Arist. Logica füt ami($us in iuria temporum m illum pr&cedebat; Et Ijagoge Porpbyrij banc tratbationem pracedere non de tepradic. quantum tario de V niucr[ali et, fed fequi , cum Arift. ipfe de pradicabilibus agat cap. 2 an atis Illi videbatur ad librum ceret »ndà mal? dtfpi- us communiter pramitutur difputationi de V niuocis, C" , 4€ quiuocis, cum re vera pertineat ad cap-2. antepr.&dic. .QVAESTIO PRIMA. ^ - Quid veces fignificent, & quomodoyboc "efl , anres, vel conceptus, C7 nume ,. matraliter,, vel ad placitum. 1 Sia. Ertum dd eum exero er : monc aliquid fignificare in- Y | tédimus , duo in mente lo- . WySdX*  quenris prz(upponi, rem «f. cognitam, de qua loquitur, & illius reico gnitionem , quz conceptus alis ap- pellari folet, ficut res ipfa cognita, vt fic, conceptus obie&iuus ; difficultas igitur cít,quidnam horü voce fignifi cetur prin- cipaliter, & immediaté . Afferunt quam- plures voces immediaté liguificare con- Ceptus ipfos formales,& rcsi pías mediá- übus illis, ita D. Thom. 1. p.q.13- art.1, & q.9.de potentia att. f. & 1-Periher.lec, 1.& videtur fuifTe communis opinio cx- politorum Ariftot. Ammonij, Alexand. Auertois, Boer. Porph.óegliorum ; addür tamen nonnulli hains opinionis Aucto- res,quod licét voces immediarius fignifi- €ent conceptus , quam res, principaliustamen hignificant rcs , quam conceptus , 2 ipíe conceptus ordinatur vltimaté , principaliter ad repraíentandum ipsa zem , cuius eft ümilitudo i entionalis , irà Ioan.de s. Thom.1. p. Log.q.1.art. 4. quz fuir opinio Datiolij 1.d.22.q. 1.ar. 1. . Alij vero abfolute dicunt per voces fi- gnificati res ipfas non folum primario, & principaliter,verumetiam dirc&é;proxi- mé ,& immediaté,& hec eft cómunior o- pinio, quam fequücur Nominalesomnes Ocham,& Gabr. 1.d.22, q.vn. & paffim Recentiores Fon(ec, 2. Met. cap. 1. q* 2« fcét. 4. Vaf]-1. p. difp. $7.n.8. & difp.75- cap.3. Suarez 1.p.tra&pe 1-libe2 - c«3 140.6. Hurtad.diíp.8. Log. (cet. 3. Arriag.difp« 13.fect. 2. Ruuius q.1 Murcia difp. 2.q. 1» Amic.tra&. 31. difp. M) 1.dub.4. Auerf; q.6.Log.fect,4. Ouuie .conttou.8. Log. n.7. Poncius difp. 9. Log«4-2.& fuit sétem tia Scoti ,quáuis.n. 1. Periher.q.2.proble« maticé procedat,& dicat, quod attenden do auctoritatem prima opinio cft pro- babilior, fed attendendo rationem (ecun da, poftca tamé in 1.d.27.q- 1. ad 2. prim. relolu.é docet res ipfas , non veró carum conceptus per voces immediate, & prins cipaliter tignificati  imó difectis verbis declarat ibi res tantum proprie loquen- do fignificari per voccs , & nulla modo conceptus ncc mediaté, nec immediaté » quia litrerz, voccs ; & coceptus siit figna; immediata vnius tantum frgnificari »-f. rci nec voii froprié elt igoum alterius y (cd pro tanto dici folct ;nü » quatenus dat illud intelligere 5, ncc fignu poftcrius figmficarct ,. niii prius fignü dé fignifi. taiüimmediatius manifcil arcc; vnde có- cludit Do&or,littcras voccs & conce" Aa 4 — ptus 7 E 1T] NASA C 246 — Difput.1T. puusadinuicem fubordinari in ratione fi- gni prioris, & pofferioris vcludi fubordi« nàátur pl urcs cffc &us ab eadem caufa im- mcdiaté producti, non auté in ratione fi- gni& figoificati,quia proprie loquenido littera n0 fignificat voccs, ncc voces có- ceptus, (cd hzc omnia süt immediata (i- gna ciufdé fignificati if.rei, & hüc dicédi modi paflim Scoiifta docét 1.d.22.& 1. Petiher.q.1.vt Tatar.Io.de Mag.& alij. Circa alteram quz'fiti parté de modo fi snificandi vocum non cfl diflicultas in- ttr Pcripateticos , omncs namque ynani- mi oni docuerunt voccs articulatas (cx hiscpim conflituitur. humanus fer- mo, dc quo hic loquimur) non fignifica- rc naturaliter fed ad placito, hoc cft vo- €cs ex fua naturali vittute nuliam vim ha- bere fignificandi fed cx fola homir.ü tm- pofitione. Oppofitum docuerunt vete- res quidam Cratyllus,& Heraciitus apud Ammonium 1.Periher.c. 2. & Pythagori ci apud Dexi ppum 1bidem c.6.cx quo in feriis fapientis tnunus non efle rebus nomina imponere, féd nomina rebusim- pofita à natnra ipfa adinucnire. 2 Dicendum cft pro folutioneqvzfi- ti quoad vtramque partem, per voces fi- gnmficari resipf;$ non.folum primar;ó,& principaliter,.fed etiàm proximée,& ime diaté,1mó proprie loquendo folas rcs ti- gnificari per voces, & nullo modo conce pus,ncn quidcm natural.ter , f d ad pla- €num . &onclot;o cft tcié comunis ,& Bow quoudoés,& fi gulaspartcs , Primó quidcm; qx ód figuificent rcsop fas prmcipalter Auctorcs ipfi. prung ejinionis libenter admittunt; uum quiaad manifcité docuit Aritt. 1, Eicnc. cap. 1. vbi ait;quód in difputatione pro rcbus vti mur nominibus,quia ic$ ad difj utationé afferre non pofíümus, ficut in ludo vti- mur fabis pro nummis & 4. Mer. 23. ra- 4i0 , inquit, quam fignificar nomen y efi «cfmitio y at definijoindicat vcram cf- Íentiam rer ium quiaid principaliter fi- gnificatur , ad quod fignificádum pruna- TiO nomé it'nponitur& quod repraícnta tür intelicétur abdicnus ad. prolauoncm ncminis; (cd inientio imj onanus non.é De Vodibus . principaliter efl,vt fienificentur res, vnde Gencf.c.2.nomina dicütur àmpefita re- bus, & ftatím audito nomine'fcrimur in res,& cóftituitur intellectus reijnon au- tem fpeciei, vel conceptus; tü ét fi primarió conccptus fignificaren propolitiones de (ccundo adiacéte eflent veia , vt ifte Antichriftuseft Ch cft , quia intellcétio Antichrifticüceft, & pariter intellectio Chymerz , & écó« tra omncs de tertio adiacenteyin qua vnd. enunciatur dc aiio;cfient falíz;nam dun dicitur bomo efl apumai fenfus etfet , qp. intcllectio hominis eft intelle&tio anie malis;tü demü,quia ipfe concepuss ordi« natur vItimató,& principaliter ad reptate fentandam ipfam rem,cuius eft fimilitue do in:entionalis, ergo vox;quse fubflitui tur folum loco cobcopuis AMD prasétáda principalius ordinabiturqug —— rauoncs tanguntur à Scoto 1, Perier.q.2« i» 3 Sccundo, quód nó folum prin ter , Íed etiam díicété , & iffimediat ipfas tignificent, probatur eiídc bus;& adhuc viterius, quia fig deducere audicniem innouciam 1 gnificataz,at nomina immediate inrerum noticiam; quia quód gr €irr .nreiltét ui audientis per nomen, eft. — re$ ipf) nam audito nomine lapidis tta-- tim lapidem ipíuüm cócipimus, nó. cogn.uonem , quam de lapide biberio- quc..5, imóilla ion nifi per. rcfiexioncmi aitingituc , quia prius conciptinuslapidé — audito cius nomme, & deinde fit seflc- xic;quod loqués calem iem intelligit. 4 e« ccdic ex Tatai.cit. quod yoieft rcs audi& ti rcprafentari pilu] vog tanti de cogni- tione loquentis , vt expeuicntia contar y er£o per vocemi rcs ininediaté 16prasé- taturjX non cius cosoitio.Demum comn- ccptus non fgnificatur,vt idad quod (üt impofitum nomé, crgo vó potelt imme- diaté figificari nouine , quia nominis immed.sta (ignificatio cft ab imporéte nomcn. Quod autcm di ximus de. voci- bus:n oidine ad cóceptus , idem diccitdü cft de littera, & fcriptura in ordme ad vo ccs; litteras népe fcriptas principaliter j & in.mediaté tigurificare ics rplas,non au teu Qu«ft .I. Quid «votes fignificent, eo quomodo. — 241 teft voces,vt contendit A ucrfa cit. in fi- ne fcc. & Arriag nu.3 6.quia Arift.1.Pc- riher.c.1. eádem paritate affirmat. inter litteras, & vocesac inter voccs, & conce- ptus , & Scotos cit. ait hzc tria litteras , voces, & cóccptus effe immediata figna eiufdem rei fignificata: ; & tandem quia vrget eadem ratio » quia fi fcriptura 1m- mcdiaté fignificat vocem baec propotitio fcripta bomo e(l amimal, cft falía, fen. fus.n.e(fct, quód hzc vox bomo cft ifta vox anima!, quatatione Arriaga conui- Gus fatetur (ub nam. 39. fcripruram im- mediate lapponere pro rcbus , efló eas non ita fignificet . Poflet t in hoc fenfu dici voces proximé,& immed até fignifi care conceptus, & litteras voces , quate- nus cum nequeamus immediate caufare notitiam rci in intclle&u audicnt:s Ange lorum inflar ratione impedimenti corpo ris,loco conceptuum fubrogamas X im mcdiaté fubtt ituimus voces, quz excità- do mentem audientis ingerunt illi notitià ahi. sri , & cum non poffumus ab- entem alioqui ratione diftantiz , loco / vocum immediate litteras , & cpiftolas fubftituimus, atque ita voces, i mediaté vices conccpuvum,& littera vo- cum ; vnde bac ratione atcmer e litteras immediate fignificare voces  & voccs conceptus in animo ; nequc quid amplius probant Autores modo cit. 4 Tertio probatur hinc tertía pars conclutionis,quód.f. voces, & conceptus (ubordincntur innicem in ratione figni prioris, & pefterioris,nóauwm proprié in ratione figni &[hgoati, quia vt notat Ioan. de S. ] homa cit. vnum fignificare mediante alio potett imelligi cripliciter; primo mcdiapte alio , tanquam rationc formali, non tamen tanquam re rcprassé- taa , & lic vox dicitur fignificare media impontionc , cóceprus media fimilitudi- neintentional) ; (ccundó mediante aiio , vite reprzfentsza , ranquam primatio » & inimediaro hignificaro , & lic homo dicitar figrificatc immediavé lhioniinem in commoni, & mediate Petrüm ; tertio mediante alio,nó vt re bgmificata , fed vt principali fignificáte; cuius vox eft (ubtti- tuum , & quati initrumentum ; & hoc untim- tod o vox figmficat conceptum ita Au- Gorrelatus , & eft quod Scotus docet vocem dare intelligere;& infinuare cóce prum in ratione figni prioris , & princi- palis,nó autem in 1óne rei fignificat; eX tm patet hanc controuer(iam , fi bcne enfus Auctorü. vtriufque fentéci per? pendatur,etle dc (olo nomine. Hic if ad- uertédü eft cum Bargio in 1.d. 27. ad si 1.q.& Tat.cir.non codem modo litteras fübordinar1 vocibus , ac voces concepti- bus, quia voces funtita per [e concepti bus (ubordinata in fignif.cádo, quod re$ nullatenus (ignificarcot, nifi carài cogn! tio przcederecin méte loquentis,non .n» narrare poffuimus, «ue ignoramus, & nó cogitamus, fed non ita littera funt voci- bus fübordinatz quia vocibus nó exifté- tibus adbuc litere , & fcripture fignifi- carét,& (aa fignificata oftéderent, h:c mosfcribédi apud gyytios fuit im víu y ni figuris quibufdá , qua Hieroglyfica doeet ,non voccs aliquas,fed imme diaté res ipfas denotabát, «ui mos fi crib é di adhuc apud Iapon:os viget,vt referunt Hiftoriciqua ratione Valles. c. 3. de fü" cra Philofoph.ait fcripiuram per fc igni- ficare independenter à vocibus ; X idem conftatapud nos de f garis numeros fi- goificáibus quód vluó concedit ctiam Arriaga cit.licet neget de.alijs vocibus. - arto probatur quoad vltimami sje rris oépe fignificarerescx vo ütaria hominum impofitione, non veró ex carumnaturali virtüte,quia ita docuit Arift.1. Perier.c. 2. & 4. & Platoin Cra- tyllo,vt retert Alcinous c. $.Scotus 1. Pc- riher.q.4.& 2.d.42.0. 2.ad 2.& 4.d. r.q. .tum quia alioqui ab omnibus nationt- jsomnces linguz intelligerentur » ficut alia figna, qua naturalitet lign.ficant , & cadem voces apad omnes fignificarent; & fürdi nauuitate loqui. poffent , fi à natura voccs nobis i hec figaa ratus ralia rerum fignificandarum ficut natu- raliter formant gemitos,& lufpiria cmit- tunt;tum etiam iignum naturale non pa- titur mutationem cx v[u, vcl coníucrudi- ncjícd eft independens ab hominü volun tàtc vOCCS autCim murátur i dics ; «€ ti- gn naturajc figmficat tfi rer aliqua dc * ier- 242 Difgut. 11. terminatam , fed cadem vox fz pé multa fignifica& interd oppofita,ergo. De- mum;quod magis yrget, Sacra Scriptura 2. Gcr. dccet Adam impoluiffe nomina rebus. 1d autem,quod de vocibus dictum cít,dc litreris etiam incelligendü cft,quia mon cit liqua naturalis vis 1nfita chara- Geri fic, vcl aliter cfformato ad vnam; vcl aliam litteram denotandam , fed homi- nun; placito factum eft ; vt hzc , & illa 5 liuera fic ,vcl tic cffingeretur, vnde ficut non apud omncs extant ezdem voces; ità nccliuere czdem. 6 lo,cppolitum cbijcitur Primo au- &oiirate probandc voces primo , & im- mcdiaté figoificarc conceptus, id namq; manifcfté docuit Arift. 1. Per.her.c.i.dü dixit Voces cíle figna carum, qua: funt in animo pa fonü , Auguft. 15. dc Trin. €ap.11 .vbi ait Vcrbü »quod foris [onat , efic fignum verbi,quod intus later & om nes deniq; aiüt res lignificari per voces, quatenus cognitz, quia' non potefl quis €xterno (crmone quidpiam fignificare, nifi prius actu intcrno intclicctus illud €«ognoutrir;ergo voccs primó , & imme- diaté fignificant conceptus, & illis medià tibus rcs cxtrà manifcftant. Reíp.di&ium Aiit. diucrfimodé explicari (olere , ac mapis rccepta cxpofitio cft, quam tradit ctor cit.1.d.27.quod voccs lignif;cát €oncepius,non vt rem fignificatam dire- 6 (cd vt principale fignificatiuum , ita quod fübordinantur non in rationc figni, & fignati , [cd in rationc figni prioris, & pofleuoris, nam intcilcétus prius per co- gbitionem res apprehendit , dcindé illas immediate per nomipa fignificat, & in hoc fcnfu explicat Scotus cic.dictü Aug. & in ccdem dicuntur res fignificariqua- inus cognitz X m.cdijs conccptibus,nó quidem rcduplicatiué, quafi cognitio me diet; vt obicétum ad quod figni&candum fint voccs impoiu (cd f(pecificauue ita- ut folum mcedict, «eluri cc nditio nccc fa» rió prerequibra ad rcm extra fi; nifican- d.n'quia vt ait Doédt.cr. 1. Perihicr. fi- gnibcate praíuppenit intel.-sere, ficut Mluds Gne quo non,quia non prius tcs ore profertur , quia mente concipiatur. e 7 St«uudo arguitur ad ide rai cnibus, DeVochus Cnu4 Tum quia voccs funt inuentz, vt homi- ncs fuos exprimant coriceptus , etgo immediata figna illorum. Tam 2.per vo- ces (pé fignificamus resin eodem ftatu, uem habent in noftro intelle&tu , vt cü- ? PAr gar iis albedinem, vc! aliud accidés in abftrao , quod tamen in re nó eft ab- ftractum.Tum 3. ràm haz voccs incóple- xa intellc&io, cognitio, d ha co , intclligo,cognofco,fignificant immedia- té conceptus noftros. Tum 4-gemitus ani malis fignificat immediaté dolorem eius internum , crgo pariter, voces hominis immcdiaté paffiones cius internas figni- ficare debent. Tuu 5.quia de facto mul- ta fyncathegoremata folos co 5 fi» gnificancvt fi,forté,& fimilia dubitatio- nem hgnificant, Tum 6. voccs func mem- us nofliz interpretes, (ed interpres prius verba rcfcrre deber , quam remipfam in- terpretur,crgo voces prius, & immedia- tius figrificanr có ceptosqua res. Tum 7, quando vnum fignu fubftituitur]oco al». terius , ncccíHc cfl, quod prius iüdicet fi- £num»pro quo fübftituiturquamtem ab illo fignificatam,quia rendir inn 2 ficio1llius , (cd voces irent Mi ^" conceptibus, crzo immediatius figmficác conceptus, Tum demum ; quta alioquin non darctur mcndacium,nam mentiri cít cotra mete ire cx D. Th0.22.9.1 107af.3.. 8 Refp.ad 1.inuentasctfe voces,vt ha mincs (uos exprimant conceptus obie- Cucos,ron formales, & hoc loquédo re- gulariter , quia interdam etlam accidere poteft ; vt principalis intentio loquentis fit alteri exprlmere nó tcs, fed quid iple [cntiat de rcbus ipfis, an bznéconcipiat ; vndc verum cft aliquando cx intentione loquentis principaliter primiízate finis fi- £n;ficati conceptus. Ad a.in eo ctià ca- fu voces ità fignificanr albedinem , vel aliud accidésin abítra&to , vt immediaté non fignificent abítractioncm ipfam lo- qucntisquare ctiam jn co cafu voces sür immediata figna rerum. Ad 3.ille ctiam voces atüngentes a Giusmentis fignificat ilios,yt (unt res quedam cognitz,i& obie &la , pon vt puri actus , vel conceptus in« icllectus. Ad 4.ncgatur patitas quia ge« mius cft vox inaruculata uaturalitci fi» gne L t "t N E ui Quafi.I. Quid "oct fignificant, eo quomodo. 143 gnificant,non ità humanus fermo. Ad 5. talia (incathegotemata, (i per fe profcrá- tur,nullam rem fignificant,vt dictum cft 1. p. [nft. Log. tract. r. quod (i dubitatio- nem (ignificant , illam certé fignificat, vc rem quandam (üb obiedto intelletus ca- dentem, non vt a&um , & purum mentis concepium. Ad 6. patitas cantum in hoc Lond ons voces interpretantur menté , cuius dicuntur interpretes licut interpres interpretatur verba cius , cuius dicitur in- terpres, modus tamen interprerádi vtriu( que cft diuer(is , quia interpres. prius ex- ptImit vcrba ,deindé res,voces veró prius excrimüt res, deindé conceptis . Ad 7. probat tantum voces prius indicare con- ceptum; quam rem;in ratione figni prio- ris, & principalis , cur fubordioantur , vt fignum minus principale , quod libenter admittimus , non aurem ptobat prius in- dicare conceptum in ratione rci tignifi- ca. Ad 8.(ufficit ad mendacium, 9 ic- peamut p voccs exprimere noftros coce ptus obicétiuos,& gd in méte habemus . 9 Tett obij-i(ur probando,quod vo ecs Gignificent naturaliter ,, nam dantur uzdam nomina, quz tantam affi nitaré bent cum rebus lignificatis, vt quiedà proportio naturalis, & particularis cffica cia videatur illis indita à natura ad ha- iu/modi res fignificandas ; (unr .n. quzdá yoccs rigide , & afpere, qu& fimilibus rebus ügnificand s (unt idonez, v. g. fer- rum , conturbatio, contritio; fimilirer bombus, fib:lus , tinnitus videntur natu- raliterfignificarc fonum illum, ad quem fignifieandi illis vtimar.,. Accedit, quod in idiomaram varictare; periti teftantur vocem banc faces. idem reprefentare apud omnes nationcs, (gnum cuidés da. ri fermonem à natura hominibus inditum Quo vteretur infans (1uxca quorunda pla- citum) in filuis enutritus,& ab ou.ni ho- mínum loquentium confortio fesccgatus naturali inftinctu.Ité fi omnis vox ngni- ficaret ad placitum , hz quoquc propoti- tiones c(Icnt verg,bouo e5t a[inus , Dens efi diabolus, quia quilibet terminus ifta- rum inftitui poteft ad quodlibet tignifi- ii. Tandem in Genef. loc.cit. nomi- na ab Adamo rcbus impofita dicuntur propria illarum , quo maaifefté indicatu" nó fuiffe impolita omnino ad placitam, alioquin malé dicerentur propria rerum. 10 Refp.ad r. probare folum qua(dà cffc voces, qua nan temcté, ac mcté for- tuito fuerunt. rcbus impofirz , (ed ratio nabili occatione,& fpectatis e.rum pro- prietatibus, vt Do£tor aducrtit 1. d. 22, 3 vn.$. potefl dici breuiter s hinc autem educi non potcft, quod talcm fignifica- tionem habeant à natura, quod cx eo pa-— tet ,ouad multT ill as voces nó intelligüt, & voces valdé affinesaliud fignificant - Ad a. iila vox tantum d:citur naturaliter fignificare , quz apud omncs nationes idem reprefentare nata cft , etiamfi cir- ca ipfam nullam (uerit facta impolitio ; cx quo fajwtur , quod fà illa vox faccus per totum orbem idem fignificct,non ob id d;ccnda cft t gnificare naturaliter , fed ex beminum impofitione, qua preciía nihil fisnificaret ;jvndé contendunt aliqu e(Te voccm or;gine hebrzam , & habcre vim fignificandi cx inftituto faltim Deis à quo prima illa lingua inft:tuta eft , &€ retentam fuifie in difper(ione zdifican- tium turrim B«bylon, cam.n.difcedcndü eilet , finguli (3ccos fuos quaerebant ; in quibusres (uz condcbantur, eodem v.é- do vocabulo que tfi cxiftimatio nullam habet fundamentum 5 fed adhuc magis vana cf ex iftimatio illa de infante ia fil- uis «nutr;to, fi náquc tal;s loqucla dare- tür à natura homimbus :nd tà, pláné quif q;cam retineret , criamti alium fetmoné addilccrer,vr notat Aucrfa cir. (c&t.2. fi- cut fcrmoué patti femper retinemus, cuáli alium quemcunque e;trincü aps prchédamus,igiur infans enntiius in fil uis nullo id:omate loqueretue ;' vt liquet ex celebri illa hiftoria, quam re(erc He- rodotus lib.20.de infzncibus enutritis in filuis cü pecoribus, qui poft bicnniíi de- miffi carittebant folam hanc vocem be- corgquam à capris; cum quibus erant cnu triti didicerant. Ad 3. vox non dicitur fi- gnificatiua ad placitü , quia (ignificat ad placitum huius, vel illiusfed quia tignifi cat ad placitum alicuius cotius cómuni- tatis , vcl alicuius habentis auctoritatem in ca,yndé non licet caique — figni Cà- 7 244. Difput. 11. ficata vocabulorum,fed (tandum eft v(ui cómuniter loquécium,vt docet Scot. 4.d. 1..$.iuxtà quem propofitioncs ili bo- mo cfl afinusy C7 c.v zrificari non poflünt. Ad 44,omina rebus ab Adamo impofita diccbà:ur propria rerüsquia ex eius infti- tütione oés deinceps illis vli (unt ,co mo do, quo nüc bomo d;cituc nome propriu ammalis rational;s , & Frácifcus nomen propri cuiuídam indiuidui, quia omnes iliis'vuimur ad has rcs (ignificandas. QV E&STIO SECVNDA. Quid importet vocis fignificatio, C" quomodo exerceatur « 11 Vid tit fignificare ; quidue fi- , Q gnü;à quo verbü tignifi carc de" tiuatum cit r. p. Ift. dialec. trac. 1c. obiter declarauimus, nüc ex profetfo exa minandum eft , quid importet vocis (i- gni ficatio; & vt quacfiti fenfus magis elu ceícat, hic per fignificationem intelligi- mus vim, quam habet vox in actu primo r impofitionem ad hanc; vcl illam rem. ignificandam, & quarimus, quid dicat ; quidue ponat in ipfa voce, & loquimur dc vocibus articulatis ad placitum figni- ficantibus, non vero de inarticulatis , & naturaliter fignif.cantibus, in his.p. clacü cfl vim tignificatinam aliquid reale im- portat e,potentià népe,& aptitudinctalis vocis ad talé i (ignificada, vt gemit? ad dcnotádum dolorem,rifus gaud;üloqui- würcrgo de vocib.s articularis , qua vim lignificandi habét ex hominü impo- fitioncsquid dicat figaificatio in his voci- bus, & quomodo exerceatur;.i. quomo. do ingcrat audiéd notitiá rci (ignificata. D. Thom.3.p.9.62.art. 4.ad 1. (cntific vidctut hanc [/2nificacionem e(fe forma réalem , & intrin(ccá ipfi voci,veluti vim quandá,& virtu: inzxtflentem illi g gn€ di notitiam rei fignificat in mente altc-  tius,itàvt contincat in fe virtualiter con- ceptum rci, qucm caufat in àn:mo audié- tis, fic cnim loquitur, [m ipfa voce séfibi- li efl queda vis [piritualis ad excitadis intellettum bomai5 & hinc confcquen- ter voluifTe videur,q exercitium fignifis cationis vocis, cü actu generat notitiam De Vocibus; rei fignificatz , fiat per aliquam canfalí- taté phyficam, qua vox producat cogni tioné ; quem opinioné refert , & reteilit Do&or in 2.d.41.ad 2.2.3. & in 4. d. 1. q. $. B. vbi de hac re fuam explicauit fen- tentiam quz eft communiter recepta, & fequentibus concluGonibus declaratur. — 11 Dicédà in primis eft fignificatio- nem in a&u primo nullam formam realé & incrinfecam ipti voci dicere , abfolu- tam;aut refpe&tiuam, fed folum denomi- nationem tcalem extrinfecam deriuatá in ipfa à voluntate primi inftituévs. Có- cluíio quoad vtramque partem cft Scot, loc.cit.quam tenent Recentiores omnes Hurtad.d:fpuc.8.1og.fec.2. Arriaga nu. 20-& 11. di[p. i3. Auería q.6 Lóg fec.3« & alij pa(Tim; Quoad primá partem pro- batur à Do&orc;rum quia fi vo: haberet talem virturem vt ait S. Th. tüc mouere poffet intelle&tü audiétis sim (llam inten- tioné ,inquátum.(. cft vox figmficatiuag & lic vos Latina, v.g. lapis mouerct intel lc&um Grazciaudientis cà caulando in €o conccptü lapidis; qué tn fe continet , probatur confequentia, qu'a cóceprus fi- gn'ficat idé apud omnes; tü quia calis vie - tus per modü qualitatis (piritualis,vt po« ncbatur à S. Tho.non poteft inefle voci, quz materialis cft , & corporea , enis .n. accidens (pirituale recipi in (abiecto corporeo przfertim naturaliter. ti tádé quia in voce impofita ad. fignificandum nulla ralis fora reperitur ex natura rei, vt patet dc voce,blitíri , ergo neque impofitionem recipit aliquá talem for- mam, (ine abfolutam, fiue rclarioà, ficut ncque in ramo appotito ad vendenduat vinum ex tali impofitione vlla qualitas dc noao, vcl realis relatio imprimitur. Forté dices, ex tali impofitione dere- rg sa faltim in figno relationem realem ad (ignatum. Scd nequc hoc dici poteft » qua idem prorfus fign fimul, &yfem:el à i erfis imponi poteft ad oppofita fizni- ficanda;at relationes reales oppofita ci- d€ (imul conucnire non potlunt. Si dicas conuenire polfe ex diucríis impotitio- nibus , yelucicx diaerfisrationibus fün-, dandi . Contra ett , quia impolitio n;hil realc;& phbyficum unpottat in figno fe ibis; ! Quail. I1. Quid fit vocis Jfiniificati : 3b im(jonentis voluntate nihil realc pro- ducatur,nec in re volita, nec in voce im- pofita, nec in re fignificata , ergo nequit efle ratio fundandi relationem realem . 13 Ex hocprobata manct altera con- cond eh. fi.n. hzcvs. fignificatina in vocibus non cft aliqua qualitas imprc( fa in voccà voluntate imponcnüs, neque relacio rcalis in voce derelicta , fequitur aliud non efle , quàm denominationem realem cxtrinfecam. derclidtam ab actu voluntatis primi imponentis,quz cxpli- cari poteft per relationem rauonis , vc. Scot. decet loc.ci.in 4. Et probatur, quia nucem,vel ficum fignificare hanc , vcl il. lum fru&um aliud non cft,quàm hoc vo cabulum inft itutum fuiffe ab hominibus, vt proferatur à'quocunque;qui tale fru- «tum intédat fignificare, id aurem in tali vocc non dicit ,nifi denominationem rca lem c«xtrinfccam. Accedir, quód clTe co- gnitü,cfle volitum 10 obicéto non dicit, ni(i denominat;oné extr;nícca ex Doct. «it.in finc quatft.cd hominem v.g.figni- -ficare animal rationale aliud noncít , d ;hoc vocabulum bos;o fuificalümptum à voluntate primi inflituentisad id figni- ficandum , qucd non cft , nifi terminafle- actum voluntatis primi inft itucntis. De- niquc hac fignificatio poteft in vocibus mutari ex va, vel confuetudine, vt expe- ricnria conftat , ergo fignificare non cit quid rcalc vocibus in'rt;n(ecü , fed peri- . tus extrin(ccü, cx voluntate hominü j €- dens ; id tamen explicari pot xr rclatio- nem rónis , quatenus hee fignificat o in voce cócipi lolct quafi vittüsquadà in- trin(cca fundans rclationé adjnotitiam gi gncndà in mente audicntis ;'! abfolute t loquendo ita explicati non debct , quia ita nó explicarctur, qd dicat à partc rei .Scd diccs,licet (ignificatio in potentia proxima .i. vis, quam habet vox pcr im- potitioicm ad fignificandut , non dicat quid rcale in vocc , fignificatio tamen in potentia remota ,ustenus .f. potefl vox atlumi ad hoc , vcl ;llud figaitcandum; vidctur dicere aliquid reale, Refp. hanc etiam potentiam remotam , vcl non di- «cre, nifi denominationem cxtriníccam dcriuatam à yoluntate potente. iinponc- 14 re , vcl ad fummum capacitatem , & po- tentiam quifi obedientialem ad agens intelle&ua!c, vt illa vtatur, velati (igno, ad quicquid velit Ggnificandum . 14. Dicendum (ccundo exerciciü figni ficationis vocis , cum ,f. ingerit aud;enti notitiam rci fignificate,non ficri per ali- quam caufalitatem phyficam 5 qua vox producat coguitionem, feu conceptti red in mente , icd &cper quaedam cxcitatios nem , & caufalitatcm veluci motalé , qua vox morzlitcr excitat inentem auditoris, vt ad prolut;oncm vocis, cuius tignifica- tionem (cit , latim cliciat tci. fignificatae conceptum mceritó fpcciei. impref'a il- lius,quá prz habet. Cóclu(io quoad verá- que parte eft Scoti loc. cit, & prima pats patet ex cenclu(ione przcedcnti, cum .n, vox lit accidens materiale, non[poteft ha bere vim prcducendi cognitionem intel- Icétas, cuz fpiritualis cft. Alteram parté vcró. probat Doclor declarando modi , quo vox ingerit notitiam rci bgnificatas in audientemodus auté cft hicjquod vox tantam immutat fenfum auditus, nec ha- bet cauface infeníu, vcl in phantafia, vel in intéllc&u, nifi conceptum vocis cx fe; auditu tamen immwutato à vocc figuifi- catiua immotatur p haniafía,& memorias & rememoratur rei , cu: tale nomen fuit impolitum , & ficexcitac;ntellcctum ad. contidcrationcm illus rei,cuius prius ha- buit notitiam non .n.moucret,& excitd- rep, nift rcs, cui impomtut , prius fucrit fibi nct, & quodad rem illaa fignificán dam impcncbatui; & li haz conditiones funr in audicnté, tunc vox reducit prafae to modo iptellcétü ad a&ualem intelle- &ionem illius rei prias ootz habituali- ter pcr fpeciem prius habitam; ità loqui tur Docter in duobus ;ocis iam cit. 15 Ex hoccolligicur , quod vt vox (i- gniftcatíua (uum munus exerceat ; ducat — - [mentem audientis in itionem rei fignificatasscriplex notitia fcquiritur, tü cx parte loquentis,tum audicpus, notitia fpfius vocis, tignificationis cias, & rei fignificatz pct iplam;tequinitur hac tri- cx nouitia cx parte lo:jucntis, nam qui verba profctt , dcbet prius in mente illa habere; debet ctiam bgnificationem vg» eis "ul di. md ' 246 cis callere,qui .n.nefciret vocé, vel figni» ficationcin cius , cercé vu non poflet rali voce ad al ud ign ficinduin,tandem de. bct haberc not.tiam rei igni: cai » qu à Cr voccs non Dgnii camus , n.liresa no- b: cognitas; triplex ergo notitia predi- € jrzrequiritur ;n loqucare , cum hoc tamen dilirimine , qaod rocitia de voce in (c & rc lignitcata per vocem elle de- ber actualis , quia qui dc aliquare loqui- tur, a&tu cog tat in mente, & vocem , & rcm uignificaam. per vocem , fed noticia figa. ficaion s vocisfuflicic quod ut ha- b talis, non .n.opus elt, vt loquens illius actu recordetur . Sed dices interdum acci- dere,vt qu's vocé prof-rat , cuius fignifi- cationem ignota ,& cólcquentet ré tigni ficatam, ut i Italus profcrat verbum Gal licum,vc! Hi(panum illorum 1idiomatum ignarus. F.elp. quod in tal; cafu non pro- fertur vox formaliter, & quatenus. figni ficatiua, ed folum materialiter, tanquam fonus quidam ad mod vocis non (ignifi cac;uz quo pacto Picz ,& FH fitraci voces quafdam arcicularas efforinare folent. 16 Quod autem cx parte auditoris pa riter necctíaria fic illa triplex notitia de voceyde figaicatrone vocis ,& re per vo €€ lign:fi-ata , clac. (Inné docetur à Sco- to loc.cit, & probatur ab co, quia fi ab audiente vox ignoraretur , vcl res fignifi- €ata per vocem , vcl «uod ad talem rem fignificandim tucrit impotita ,nullus p/a- né conceptus (ait Doctor ) caularetur in eo dc illa re, ergo dcbet audicns fcire, uid vox figmficer) deber percipere ip- dos voc slonum i tan 'ein [peciem ha- bere rei prolaiz , vndé fübdit Doctor in 4«it. quod pervoces non intefligimus , pifi res, quarum habemus fpecies qua ra- . tione in 1. in]uxt vocem liguificatuam effe (ipnum rememoratiuu ad placitü. Cum hoc tamcn difcrimine prazrequici. tur in audiente triplex praefata notitia, qp potitia vocis nccetfatió debct e(se a&ua- lis,ni (i.n. aud;és interaa cogwationc pcr- ciprat loquenus vocem, nullatenus pote- rit rem percipere ex vi vocis prolata:co- itio veró (igaificationis vocis non de- EK effe neceitarió actuaiss, fed (ufficit ha bitaals, vt de loquente dicebamus; noti- Difju.1I. De Vocibus. tia veró rei (ignificatee nullo modo so- teft cfic aGualis , neceífarió tamen cfe d bet habitualis; nequit effe a&ualis , Quia cum vox à loquente proferarur ,vt 1ngerat audiéti notitiam rci (ignificatg, vuque tal s noticia nó praexigitur in ade diétc,fcd potius de nouo gigoirur in ipfo ad prolationem vocis ; 1mó actualis co. gitatio rei impedit actum tignificanionis, o ré bigaificare alicui eft rem iili notis care , li igitor ille rem a&tu cognofcit , vox lignihicariua (uum munus excrcere non potcít ,cum fit przuenta eó modo, quo ait. Dod&or de inreliectu agente in Angelis, & Chrifto Domino;fuppofito, quod ab inftanti (az creacionis omnium (pecies receperint, Debet tamen neceí- (ario etíc haoitualis, quia quantumcungg. fermo proferatur, (i audiens non habet in fe (peciem rei prolarz , nullus conceptus cau(arecur in co dc illa rejquia conceptus rci v.g.coloris,cau(atur in incelle&tu pet propriam fpeciemilius , nec vllo modo fpecies (on: qualis cft I pecies vocis ,.po- tcít caufare in intclle&ta conceptum ca-. loris ergo necetiar;ó pratrequiritur ia intclleétu auditoris f(pecies.lltus rei, de qua nt lermo., ad quam feconucrtat in- tclle&tus excitatus per vocem, mediaa te illa actualiter rem coniideret. 17 Sed Auer(íaxcit.cü cotum hínc Sco ti do&rinam tum dc vocis lign ficatios- ne,tum cius cxercítio rronfcribac ("licet eum non memorcet g'ati snimi gratia y VE mor;seft Kcecentiorü) hoctamen, quod. poftremo dixi;nus, nó recipit,nà cócl. 3. contend.t notitiam rci (ignificatz per vo cem non ncceflarió debere ellc habitua- lem, quia fzzpe vnus cx locutione , & do- trina alterius addi(cit,qua nü juam fci- uerat; & ad hoc (c extendit etiam uigaifi- catio vocis, vt non folum poflit in menté reducere Hla, qua audiens al quando co- it» fed ctiam poflit de neuo mani - feftare illa , qua nüquam fibi fuere nota, Fallitur tamen Auería, quia iuc audicns acquirat per voces coguitionem alicuius complexi de nouo, fiue incomplexi, quà nüuam hibuit A femper fx p voccs earü rerum tigni itla$ , quarum fpccics in mente habcbat , & illarum vice tuc Q uefl, LII. depeife£l. erimprfvocalia fignife. — 47 tute acquir.c cognitionem nouam illius «omplexi,vel incomplexi,quod de nouo fibi à loqu&te nou ficaur; vt fi quis p vo- €cs infinuare velit aué, quz (olü in India naícitur ; hoc vtique cxplicabit per vo- ces nobis notas , quód nempe fit auis ta- liscoloris,magnitudinis,&c. quarum rc- rum fpecies iam pridem habemus in mé- tc, & ex carum concur(íu dcuenimus in notitiam illius auis ; 1ta etiam contingit , cum nobis manifeftarur aliquod cóplc- xum,id .n. fit per voces catü rerü fignifi- €atiuas,quarü fpecies apud nos habemus. Verum cft hanc ié effe penitus animafl 1 Cà, Ícd cü voces quatenus fignificariue lo gico cóliderandz proponantur ; non fuit absre quz(itü hoc de vocis fignificauio- ncquantü ad prafcnsfpcctar, re(oluerc. QVXASTIO III. De fetlione , & imperfe&iione vo- so umm fignificando. — ^7 18 qA Vplex attendi poteft perfc&tio ; i 7 vcl imperfectio in lignificatio- ne vocu;veritas f.X falfitasdiftiottio,& confufio, ficut .n. cognitio habet reprcsé tare obicétum vcré , vel false , di ttincte,. vc! confusé; ita vox in fua fignificat. one habct fignificare veré , vci false , ditlin- été, vclindittincté ; & ficut in cognitio- nc veritas j claritas , & | diftinctio petrfe- €tionem importat,impci fcétioncm veró falfitas,& confutio, ita pariter in fignifi- Catone vocis , veritas, & claritas dicitpeiteétionem,falíitas, & cotutio imper- tfcctionem. Dub.tatur iguur in pratcnti dc pcifectione,& impcrtcétionc vur.ufqs generis; de ventace, & faliitate dubita- tur;quid impertent in vocibus, an 4. quid rcale,nccne,& vnde fumi dcbeánt , an cx «ontoriiuate , vcl difformitatead rcs. li- gmficatas pcr voccs, num potius cx ipla cognitione vcra , vel talla in iniclle- u pia ccdcuti, vL arbitraur Aucrla €t. fect. 7- vbi docet vo.cs dcuomunari vc- ras, vcllullas p varticipationé veritatis , vcl t.líütats , qua incinfecé in cognitio- Dc repetitur , 3dcÓ vt propoütio vocalis fic vera, quaudo lucordinatur iudicio ve ro»i€u Luolbicuuut loco iudicij veriyune / vcro (it fal(a , quindo fübordinatur iudi- cio falío, feu loco illius fabftituitur.. 19 Dc perfectione veró , & 1mperfe- Gionc fecüdi generis puta difli &;one,&c confutione, maius adhuc extat dub ü, an dift nctio ligniíication s vocis , ac indi- ft:nit.o proporuone fequatur. diftin- C; oné, & confufioné coceptus mentalis in reprafenando  , itaut rcs extra caliter pracisé per vocem fignificetur , qualitet interius per mentem concipiur, ampo« tius interdum cóunpgere poffit,vt res dis. ftin&ius per nomen, & magis proptiéac fign; ficcturjquam per men-. tcm cócepta fucrit à loquente. D. Thome cum (uis 1.p.q. 13. art. 1. tenct meníur& fizn ficaticn.sfumcndam císe ex conce- piu loquent;s,& idcó non potic aliquem perícétius rem fignificare alicui, quam ip Íe cogno(cat; (equürur Recentiores quá- plures Zumcla p.q. 3.att. 1. Valéría püc, 1,Fon(ec.2. Mct.cap. 1:9.2- fet. 4. Suarez difp. 30. Met.fe&t.13. nu, 8. & 9. & 1. p. tra&t. 1.]. b. 2.cap. 31. n. 13. Hurtad.difp. - 8.Log.$.14.Amic tract. 3 1.Log. difj. 1. »1.dub.7.art. 2. & alij. Oppofitü docuit otus 1.d 22.q.vn quem fzquuntut ne- dum Scotiítz iEidc, Laber in 1.difp. 48. Vulpes to.r p. t.difp.2 2. arc. 2. Sanifing- de Deo vno tra&t.2.dit jp. 7.4. 2. Poíná.1. d. 22. verum et'am. Nominales omnes Ocham,& Gab. 1.d.22. & ex Recécioris bus Molina i.p«q. 13. art. 7. difp. 2. & Vafquez ex profeiio diíp.$7. At quidam alij Kecentiores,vt Auctía cit.fect 6. me diant ipier vtráq; fententiam, & inui üt voccs non poffe perfcétiusrem iignifica- re aydieniisquá nota fit loquenti y fi au« diés nullam vnquam notitia babucrit de illa rey fcd omnimó de nouo acquirit ill li vetà talem nocitiamaliquádo habuit » & Ípecies impretia rei in iplo remanfit. y tuuc voccs colunt perfectius fignificare rem audicntiyquan nota fit loquenti exe cicardo in audiéte notitiam virtute illus Ípeciei paitceliorcm: quod curs exéplis infca ivan ietlubitur , atque in hun. ifo dum vtiá.uc copcil.át opinenésdiccnic s D. i bom. in primo séiuloqui , & Scot. - in iccüdo vt claé deduciuuc ex cxéplo , $p aduucit de ignorante L.ngua habraxcà, ^ 4 "5E" i 249 Difpu.. 11. A characteribus illius linguz nomina im néte,& quidem in hoc fen(u intelligit Lors fequitur sététiá Do&oris, jp rc- folutione que(iti quoad vtramque parté; 20 Dicendum eft primó ,quod veri- tas,& falfitasinvocibus cft mera dcno- minatio extrinfeca, propric, & per fe p- €cdés nó ex cognitione intclieQus vera vcl fal(a,cui fübordinetur vocalis fermo, vcl cuius loco fnbflituatur,vt aicbat Auer fa, (cd cx obic&is à parte rci ità fc habé- £ibus,vcl non habentibas,ficut per voces fignificantur . Conclofio qucad primam parté colligitur ex Do€t. fupra cit.in 2. d.42.ad 2, q«2. & probatur, quia voccs intantüi funt verasvcl (alfa inquàátum fi^ ificant,adeóut tignificatio ipía tit vni- €a;ratio fundandi veritatem, & falfitate, fcd ignificatio vocü formaliter eft fola denom nato extriníeca ex voluntate pri- mi inflituentis in voccs deriuata , ergo € veritas, & falfitas fuper ipfam tüdata etit fola denominatio cxtrinfcca . At inquies, veritas copnirionis dicit fotinaliter relationem rcaiem ín cogni- tioncad rem extrà,vt decet Scot. 4. d.8. q.2. fub V.crgo idcm dicendü de vcrita- 1c in vocibus , imó Do&or ibi loquitar nonío!ü de veritate orationis métalis , Ícd etià vocalis , vel fi veritas in vocibus faluator per folà connotationé ipfarü rc- 1G (ignificavarífità fc h: be nuü, vr voces deciarant y'occzit codem g;6do (aluari in €oncepribus métis. Ref». E o&.loc. cit. fon explicare;an rclatio, qui digit cogni- t0 ad obicétum cxtra, lc rcáhis,vcl ratio- nisl. d admitio pro nonc , quod fit realis (nm de hoc ;niià difput.10. ) ncgáda cft paritas de concejt bus, & vocibüsin fi- gnificado cóccprus n. n:étalcs (unt figna saturalia ref, & proindé fundare pof- süt rclauoré realé repraíentaotis ad rc« pra(entatum , at voces [unt figna ad pla- €num repra:éuntcs bocvchillud non ex inttinfcca fua natura, [cd cx mero homi. nem lib.tog& 1deó veritas , & faifitos in ipfis à parie rei nonnili lolam denomis- mationé cxiriníecam importare potcft. 211 Quod vcró hxc denominatio cx« winícea ium€da fit exobicéto a partc rei ità (c babenic; vclnon; vt (er vcccm cx« De Vocibus »4 9 primitur(qua crat altet' pars cóclnfio9 nis)noautem cx cognitione vera, vcl fal- fa przcedente in inielleQtu, colligitar ex. Do&.cit.1.d.27.ad 1.q.2/& 4d. 8; q.2. infra V.& probatur, tum autoritate A- rift.in przdic.fubft. quam Scotus ibi ad-- ducit,ab cojquod res efl, vel non eflyorae tio dicitur verayvel falfa, & quidem A. tift.ibi nedum loquitur de oratione men. tali fed etiam vocali; tum qura veritas fi» gni cótiftit in coformitate eius ad fignae tum , fed voecs pecfe, & propriéfunt fia.— gnarcrum.-&-aà cóceptuum cx dictis q. .heias difp.tam tandem, qnia farpius fer n:o vocalis dicitur falfus nuila prceden- tc falía cogmtione in im elle&u, & ita sé« per cuenit;quando habens in mente verá rci ccgaitioner exterius oppot;tm atfe rit volensaudyemtcm decipere, ergo im— |iftis cafibusfcrimo vocalis nonpoteft di» — " - ci falíus ex falfa cognitione quat in k 7 w le&u przcedar,cum nulla talis adt falfasdicctur, quia nóneftconformiso-- — —— bicéto cxtraj& ita vniuerfaliter dicendü. | ett. Hictamen aducrtendum eff,quódli- — «ct veritas locutionisconfiflat pizcipue — iv conformitate ad rem extra, vtt com. pleta fit ex omni parte; exigit ét conforz—— mitatem ad mentem loguends; cótinge- tc.n.poteft quempiam mcentiendo verit - obic&tiué diccre, & non mentiédo dice-- re falfum, vt eum im meme fua filiàm ha. bct exiftmationem dere , & ita etianr falfum enunciat , putat tamé fe verum af* (crere;vt ergo vox vel locutio fit come plcté vera, petit vtriquementi .f. & obie Cto cóformati , qura vtrumque fignificat, licet diuer fimode, vt diétum cft q. r. 21 Dicédü 2. polle voccs perfectius fignificare r€ audienti , quàm oota fit lo- quent5 ita Doctor 1.d.22.& quidem in cocaía , quo rcs fepponatur audienti ha- bituahter nota , inquo fenfu przíercia Scotus ibi loquitur ; manifeflé probatur - exemplo ab ipfo ibidemaddu&o , fi qui linguam pebrici ignorans, X charae tcics ilhas, imponeret ips nomina ordi. nc inter ipfos (eruato, vt primo characte ti vpum nom.é,íccundo abudstertio aliud! ttibucret , &c« certé nomina hacc difline eus X chris ciaéecierol Ru | «acns : "itam - |a o6 audiens h Quafi ITI. de petfe£leo imperfect eoocum infronif. 249 fcientibus litcras Ha braicas , quà is, qui «anomjna impofíuit,ipfas literas intelli- geret. Aliadüo exempla addit Vafquez , nimirum fi Rex prazciperct Duci exerci tus,vt infülam primó capiendam vocaret nomine Regisv.g.Philippiná,& fi cacus imponeret nomina coloribus, audito no- tnine talis infula,vel auditis alium colo ri nomimibus,perfeétius cóciperet Dux infulam , quiam vidit; & cegit ; quàm Rex;qui noa vidit,& nomen impofuit,& perfectius conciperet colores, qui illos vi dit,quàm czcusqui non vidit,& nomen impofuit;concludtt igitur Vafq. cü Sco- to, quód dum quis lrbens imperfcé&tio- fem rci notitiam loquitur alteri,qui aliü- de petfc&tioré notitiam habui(fe fuppo- nitur;,cxcitat in illo actü perfe&tioris no- tiuz,vt (i fciés loca fancta Roma ex rela ione aliorum narraret alteri; qui ea loca. iffetaudiés diflinctius, & melius per- 'etyquàm narrans . Et hoc fuadet ra- tio à priori,quia voccs nó folü vim habét i i notítiá audienti rei antea igno in FT s notitià przccden aliter m, quan T ism iubet - no- titiam perfe&iorem de re loquens, bzc vaque excitabitur, vibricos tali ca- fu voces perfe&ius rem fignificabüt au- dientiquàm nora fix loquenti;idem tenet Ouuicd.controu.8.Log. n.6. Retpondent Caiet. Suar. Hurtad. A- mic. alij in hisca(ibuscognitionem il- lam perfcétiorem im audiente non oriri ex vi vocis,& fignifi cationis eius, fed ex fpecie impreffajquam de illa re habet au diens perfeétioré , quàm habeat loqués qua fpecies excitata. eft ex auditu illius vocis; ideo inquiuot dici nó dcberein his cafibus voces perfe&tus fignifi care , quà loquens concipiat, quia ad ignificationé attendi dcbet id, quod pcr fe eft effectus fignificotionis,nen autem quod per acci- dens fc habct, & aliunde prouenit. 13 Sedvalde fallun:ur Aduerfarij, dr putant cxcicatiorem fpeciei factá in au- diente per vocem per accidensíc habere ad vocis fignificauonem., & eius exerci- rium;nam q.praced. ex profcílo demon- ftrauimus ipcciem 5 quam deícingerit Logica. Ha vox in menteaj auditoris , non fufficere €um inteilcCtu ad rcm fignificandam,de qua fit fermo , fed neceflarió przrequiri in intcllcétu auditoris (peciem illius rei , quam vox fignificatyqua fpccies per vo- Ccm excitata concurrit poflcacum intcl- kétu ad pariendam noutiam fignificati , ad cuam occafiopaliter tantüs& per mo- dum excitantis vox babet concutfum; cá igitur talis excitato. fpeciei in- audiente per fe fpcétet ad fignificationé vocis , & cius exereitium,nccalio modo perficia- . türyac exerceatur fignificatioquàm per przfatam excitationem cx dictis q. prz- ced.concl.2 .ruit allata refpótio.' Accedit, vt bene notat Auería cit.contra hanc fo lutionem , quó4 voces poflunt fignifi- care, feu. eaufarc cognitionem in mente audientis,vel per modum notitiz noua, tei.f.antca ignorasvcl per modum reme- morationis exciando audienté ad actua liter cogitandum de re alias (ibi nota ex di&is q preccd. licet ergo in prafatis cafibus taEs perfectior netitia in audien te non oriatur ex vi vocis , & fignifica- tionis ,quz refertur ad caufandam noti- tiam dc nouo rei alias ignota ; oritur ta« menex vi vocis& fignificationis. , que refertur ad excitandam , & renouandam antiquam nctitiam rci prius nota. 24 Sed maior cft difficultasca(u,quo- res,de qua fitfcrmo, non fupponatut au- dienti aliunde habitualiter nota;an ctiam tunc poffit res diftinétius fignificari au- dienti, quam nota fit loquenti ;.& quidé quamuis Doctor loc.cir.id nó exprimats ratio tamcn, quam adducit, id etia o(len- dit efle poflibile,quia interdü (ait Scot.) alia eft ratio, cx qua defümitur nomé, &C alia;ad quà fign: ficandam. afiumitur , ine terdum.n. qui nomen imponit, certàali« quain róncm inre nominata conlideraw uit,ex qua metiuum accepit nomen ime ponendi sm aliquam ethymologiam; te mcn non adiilà pracisé rationem fignifie candá nom en impofitum clt , fed ad ab« foluté tignificà dum rem ipfam sth omné rationécius ; fic homo dictusett ab hu- molis à lari one pedis,& ti hac nomi na non G grificant has pracisé rationes» f«d ab[oJuté ; & adaquaré ipfas res quae : Bb do- h on. 250 Difput. 1I. do&rna cítetiam D. Thoma 1. p. q. 13. art. 8.1mó ita cft vt plurimü,inquit Do- &or, de nominibus (ubftanuarum , quia imponcns nomen fubílantiz. non conci- pit de iilayn:fi aliquam proprietatem, vel accidens quoddà, quod cft,tibi ratio im- ponendi nomen, v. dicebamus de fubftà- tia hominis, & lapidis, & tamen nomé in fc non figu:ficat folam l&fionem pedis, d folum coacipicbat impofitor nominis, cu non:cn impofuit fcd ligoificar fubttan- tiam illam tctream;s & auditor boc nome audiens plus intcll git, quam folam la- fioncm pedis,ergo nomen fimpliciter, & abfolüté loquendo plas hignificat vcl i- guificare potcft,quàm hit coguitio 1mpo- ncniis,vel quam oftendat 1mpolitor no- minis habuifle io. inm pofitione illias . , 1$ hefpondét Adueríarij rcsà nobis gnificarisquomodo intelliguur, vndé (i fubitantias in feipfis.non intciligin.us , poflumus imponete nomen , «uod illas infe fed tantum cx al qua róprictate nob:s cogoita, quaté ficut ex Ls proprietate Icdédi pedem cognofci- nus naturam lapidis contusé, ità lignifi- «amus corfusé. Cora «ftyquia fi pcr no- anina (übftantialia à nobis impolita non fignificaremus «mdditates fubfiátiarum án ic , (ed prec:se (ub vclaminc ptoptie- tatis 1n Cocretovnde defum pium e(t no- mcn,plané nó aliud etit lign. ficat ü fubie €i, X aliud prz dicatis cum dc fubftantia aliquam enuncia; us proprictatem y. vel €pcradoncm, vnde fc nius hiius propofi- -Wonis [apis ledit pedem ycllet lgies pe- «cm lzdit pedetb, nc igiwir nugatoria fit propotitio,layis figuit.care dcbet quiddi Satcm lapidis:n (cji o0n praciscvtinfi- nuatur pcr Ieliorem p edis Acccditquod voccs illad t guificont , cuius cóceptü ine gerunt audiéti, ingorunt aüt audienti co- €cpium 1€), non autcm modum , quo Io- qucn$ rem :psà conciyiu,nam modus,quo sudiens concipit rca auditá;non folü cx iilo igno, & vi novi n.$ icd cx alis etia princiyjijscosnolceedicrium ducit, puta &x perfectione inicllcétus ; qui excitatus à 'gaificauonc r.onunis, lua vi r Gigni- ficaian cifbpétus auingit pencirádo il- luis pra dicata; cü igitur perfectio fignifi Deldbaseds uy. NN cationis non tantü ex cógnitione]oqu&. tis) ed ét audientis penfanda fit, Sm rientia conftat , nà audito vno, & codem Iz nomine vnus apad figni&catam —— perfc&ius, quàm alter audiens, bené cfle 9s du pót,quodimponcosnomenlapidilze(üO. — nenitantumpedistunc cüceperit,& au- — dientesillud nomen nócademmodocó- —— cipiant;fcd aliquid amplius, quia modus concipiendi auditoris non nccceflarió ar- Qa:ur. ad mod concipiendi. loquentis. 26 laoppoütü ob.jcuint Aducrfarij, prafcrum Spar.loc.cit. primo; quía no» mina co n.odo fignificant , quo poffunt vi (aa caufare in audiente noutiam rei fi». gnificaiz, hzc cft enim communisratio ugniex Aug-lib.z.de doGt.Chrfl. cip —— pizr fcaliquid aliud faciat inane 2 venire, fed vis (ignificandi in nomin tut a cognitione 1mponentis ,& ei come meníuratur, vnde Gencf.a, adduxitie animalia ad Ada Quid vocaret ca, eigo €tuus ignilicarequain d ficatü iouccit. Conf.quia | ne aliquo vnus concipit petfeetu. rcm bignificaram , id »on cfi ,CX VIT nisJed ex alijsricipijs cognolcédi,qua ^ — fuppctunt vor & nonaltenaudienti fed. — figni-catiovocü c(ica,quamh:bent và ——— [ua x mponentisintentianc,adcó que ét. €x cogniuone , quomodo .n. pót intendi fignficauo,quz pon cognofatur? Conf. — — acLuc,(i quis nullo modo rem cognofce- ret ; illi ccrté nomen imponc:enon pof- íct ergo cum1llà impciscété cognofcit, non potcft imponcrc nomen eam perfce Cuusignifkás. Confeq.paetex propor — — inter 1gnorare rem fimplicitercáq; cegnolcere in ordinc ad pofle, vel non pofic illam nominibus fignificare khurus vox non fignificat ré , nifi quate — nus conceptamycrgo nequit nomé diltin €€ rem fignificarc,cum diflinété percóes €cptun non repizfcntarur . Tandem cóe cít axioma facilius cffe rem concipere, d explicare,ergo nó potcft quis mes 22 Kcip. ad prin üncgado maiorem, faltuui cnim eft nomina folum eo n.oda 65 mficare ; quo yi biaqo n OAEMWC - Quafi. TL. de perfell.em imperfell.-vocum in figmf. 151 fate inaudi-nte notitiam rci fignificata, ncq..c id habetur m definitione igni, ed folü , quód feipfum, & prater fe aliud fa- iatin mentem ven're,tiue hoc faciat fo- ! Javifua, fiue adiunctis atijs cogno[cendi principis; minor etiam defi-ir,£il'um n, eíl men(uram figoificationis (olumfumé dam cífe cx cóceptu loquenus, quia cius pe fcéto non folü ex e , fed etía ex audience per fc peofanda e ?, A d 2. pa- tct ner idem, qu'a modnsquo audiens ré conc ipit anditam, non folii ex vi nomi- nis attenditur , fed ex alijs ctiam  princi- pijs, quz al'unde audienti füppetunt ; & quia loquens rà intendit faa m concipié fi modü,ed pracisé rem cóceptam fignifi- care, vt audiens eandem concipiat, modo tamen accómodat» fais primcip js cogno fcédi aliunde acceptus , idco fignificatio, quà intendit, (cmnper céfctur illi nota (al- tim confofo modo. Ad 5. ncgatur confe- quéri1, nam vci; Coguitio requiritur ex parre impenentis, vt poflit nomen impo nere,fcd quia perteétio fignificationis nà ex ea (ola pender, verumetiam es cogui- ' tione audienus, ideó non tenet allata pa- rias; & iile modus i valet tant in cau(is preci(is , & in propofito caufa przciía perfcétionis in figuificatione » non cti cognitio 1mpon-ntis, quia ad id eft a(fumprtumjyuatenus inloq ue tc ipponiur feinper cognicio rei. fignifi catz xr yoc£ » (ed quia loqués pcr yocé obie&um cognitd: intend t. ex« audicnu,non modum, quo coci- pir dittinctum,vcl cótuíamideo (equc]a negatur. Ad $.orgumentum plus probar , * un veliac Aducrfarij;nedum.n- conclu it non polfc rem pertectius ügaificari , quam concipiatur (cd quod nec. éceqag períccte , dictum ignur illud incelligen- duum przí(erim cft in explicatione illarü reram quas jo«qu€s y:dit, ac intuitiué no. uit, quía victuce fug locuuionis nunquam potett audienti impartiri voritiam intui- tiuam ilius reis quam vidit . 28 Secüdo arguit. Amicus cit. probás pertcétionein tigaificaionis nullo modo per fe pendere xx cognirione audicntis , fed ui loquentis, & imponentisX. idco A |uam cxcedere potfe perfcót.onea eivs ; vel.n. loquimec de i'gmócicione , bituali'er,& plané peelcttio lgnificatio- nis in hoc seh nó p€det ex audiéte , quia cóuenit voci prinfquam audiens 36b au- & ira nec €t pé lere po eit eius pertectig ex cognitione audientis , cü' potius ipla» met actuilis iguficatio fit c»u/a cogni- t onis in audiente.Confirm.qu:a (à je.£e Gio fign ficationis eram ex a idienre pé fanda ctt,fequ tur nallum nomea hibe- te determinatam (i?n ficaionem , ficut non eit determinata di(,0fitio aadicatiüt quoad cognitionem rci fignificate , nam alius al:o perfe&ius cognofcit,at negare determinatam fignificationem vocis c(- fetomnia nomina facere zquiuoca . Refp. perfc&ionem tignificatonis in acta fecundo , & veluti excrcico nedum perfe pendere cx cognitione lo-quencus , fed eciani ex alijs princip js intelligendi , quz (uppet&r audienti aliunde, quam. cx vi nominis, vt e£ prztrerica cognitonc » quam habüit de re, vcl ex perfcatione in- tclle&us-, qui excitatus à f anificattone nomrnis fua vi rem dittiaGus. attingit » quz cognofcendi princijia pracedunc in de re per vocem parta fequatur, & in hoc fenfü dic mus petfc&on£ tiguifi-a- tionis in a&u cxercito pendere ex cogai tionc audietis ', vt rzdkeé noxar Sinifing, cit. Ad coafirm.gratis concedimus nuliá nomé habcre dstecimiaatá 8 gnili cationé quoad moatt ügniticàdi pfccté, velim p- fcéte ,& ad rale,íeu tà pecifeclà notitiam cau(andà ,cffe proríus ind.fferens ad ex. citádá quamcunque iuxta perf. cione in- telicétus audi£tis;ncque h.nc (cquituicom nia nomtn eíle a:uiuoca, quia cà inde- teraunatione in modo fign:& candi reti- nent sé,er determmarionem in re figoifi cata, quod fuflicic ad eniiocationcin , Ay beiuo agat Aucrfa cit cocl. 200 mina fubilituuuiur loco con.eptuum; & intàcum habcat vim fignil cádryinquáac t fic tub(tituuntur' ; loco ip:tur conceptus jmjcrtcáti ponetur vox code modo im- peiteéte (go:ficás, & loco cócegtus per» Bb 2 f 2152 Difput. 1 I. fe&i vox perfcGé fignificás;nec fieti po telt vt loco conceptus imperfc&ti (ubfti- tuatur vox perfcétius (igarficans.Cont. fi quis naturaliter loquerctur maniteftádo altcri immediaté cócepaim (oum, vcique conceptus rem exprimer iuxta fuam per- fcétioncm ralicer,g; íi c(t confufus , non rem manifcftare diftindté. , ergo tanto magis idem dicendum dc vocc, cui non co vpctit intrinfecé cx natura fua cé fignificare, (ed cxtrinfecé, & ex libera ho minum impofitione.Demü (1 voces,quz profecuntur haberent vim grgnendi noti tiá perfectiorem , deberent eciam illam gignere in ipfo loquente . fef .ad 1 .conceílo antcccdeute negà - do coníequétiá, quia ficut poceft loqués loco conceptus perfe&i ponere vocé in- perfe&ius (igmficantem, vt quádo habés perfeótum rei conceptü profert voces mi nus pcrfedie (ignificantes,ita poteit loco conceptus imperfe&i (übítituere vocem [eus nificantem; imó fi arctacur quens ad (übiticuédas voces. perfc&us iuxta men(urám perfectionis conceptu, nunquam poffent rcs petfe&ius concipi , uam vetbis explicaci (ed codem proríus modo exprimerentut,uo concipiuntur ; cuius oppofitum experétia docet, & 1p fc Auer(a concl. 3. Ad cont.conceflo an- teceden:c negatur cóníequencia, cnimue - tb quia cüceptus fant figna naturalia re- rum,idcó neque üt illas manitef ire. vltra fvà perfe&ioné innatam , at quia voces font figaa a4 placiti, potcft imponés ha. bita notitia cotufa rei, vcl quoad vnà cius proprictatem tantum, cx cali proprietate nomé a(fumere,& velle , quod calis vox , non rántum illam proprictatem figaifi- Cet,fed rotam rem ada quaté , vt diceba- inus de nomine lapidis & hominis. Ad vItimum voccs g:gní& illam perfectioré notitiam inaudiencc,non in loquente, tü quia voces per fe figaificant audicnti nó loquenti:tü quia audien: (appetunt aliü- dé meliora priacipia cognofcend!, quam babeat ve » quz concutrunt ad per- fc&ioné (iguificationis in actu fecundo. 1 De Vodbut . JAM t Qv AS TAÀDAM. De nominibus equiwocis, C vliuocis v ac eorum Kguificatis. 30 qxOlluntres,rtpatetex di&is,medü — — p conceptibus, fed etià nominibus » * [3 fignificari,cü hoc difcrimine, quod cáce- — — pcus;veluc naturalis imago res,illan natu — — raliter fignificat, nomen veró ad placit— — primi imponentis; ex uo fit, vtquoad.- enitatem, & diuerlitatem,cóceptus pro-.— porrionetur rebus ; ita q» vnius rei vicus, tit cóceptas formaliter, & f»ecificé(pla- res.n.namero effe poiTun: érineodé nus —— mero intellectu (ucceffiaé einien rem. cognofcente) S plurium rerum plures, ,—— cu m.n. (it naturalis imag » cct » eius nate. ram,quantum fieri potett, imitari debet: fecus autem et de nominibus, reso. jl res,ac [pecie diueríz vnico nom ficari pofTunt,vt patet de voce.c eadem impofita cít ad ga fi nem terrettrem,piícein ; leftefydus , & hzc noinina uerfas vna voce. i gaifici d «quiuoca y uafi plurcsresapp-láta ea- — dé voce,fierictiá potell écOrra. vt vnius — tci plura (int nounnayvt gladius, & enlisy quz eandem proríus xem figmficant , 6C — — proindé dici folent fynomima, vel malté- — — — Moca;ficri it€ pote(t, vrcespluies conce» ——— ptibus diuerfis tian fi i dio tia gt vocibus (ign:ficétur, ft homo, & equus» & dicuntur diwer[iugca; Tandéfieiipo- — teft,vt plates res.códem conceptu quide. — ditatiuo explicabilesetiameodem. nomi — — nefignificen.ur, & dicuntur »AjwoC4, Vt —— — homo,& equus inquantuunanimalia.la- —— — ueque nnomine, & inconceptü per — ud nomcn fignificato conueniunt, PAMé- - «oca dicuntur; qua in vtroque d;ffecunt, diuerfiuocz, quz in conceptu conuenit — & in nomine diffcruat ; fynomima , aut — multiuoca , quz demum conueniunt in.—— nomine, (ed in conceptibus differunt, di- cuntur £quiuoca . , .31. Cumveró hzc nominü vanitas, vcl diuerütas rebus. conucniat ex fola ho- munuminoüitutione , resipf nó funt vnie — uocz, vcl zquinoczexíc[edralesdicüe — — — isvelallis nemis. - , Tas v tur,inquantu à nobis hi. : Ee ^ D . Quafi. JP. De c^fequinicis, to Vniuacis - bus fignificitur, & idco zquiuocatio, & vniuocatio (de quibus prefertim in prz- fcnti cft (ermo)tàm rebus, quàm vocibus conueniunt per intellc&tü, primario tamé vocibus,& fecundario rcbus; quiaiflz nó dicuntur tales;nifi in ordinc ad voccs vni uocas,aut zquiuocas . Hinc diftingui co- imuniter folent zquiuoca, & vniuoca in "actiua& paffiua, illa funt nomina rpfa o vniuocé,vel zquiuocé (ignificantia , ifta funt resiptz illis nominibus fignificatz . Arift. in przdicament. c.1.multiuocis, & diucr fiuocis reli&is , vt (uo propofito inutilibusagit de vniuocis,& zqniuocis, definit zquiuoca, quorum nomen efl có- mune, ratio veró Jubflantie importata per nomen cfl diuerfa ; € conta vniuoca definit ves nomen cfi commune, & 'vatio fubfl antie importata per nomé eft eadem. In vtraque definitione ponitur no quenvbi nomen non fümitur in rigore, vt 'à verbo condi (tin&um,fed laté,vt com- prehendit etiam verbum, participiumy& ran alià orationis partem, nam in  hisomnibus vniuocatio , & zquiuocatio - cadere potefl, vt lego eft zquinocum ad Yegero;& legare; diligo vniuocü ad actus "dilc&ionis : eff commune; ponitacad in- finuandü nom debere omnino vni, & idé non folum per eaídem litteras , fed etiam pet candem pronüciationé, & fjl- labarum quantitatem , fic .n.proprié erit cómunc,vnde quglibet diuerfitas, vcl fo- lius accentus;tollit zquinocationem: ra- 410 fumitur pro conceptu obiedtiuo, fiue fit propria definitio, fiu£ non vt notat Ant. And.hic fub[lanti&;vbi non fumi- turinrigore pro fubftantia ab accidente condiflincta , quia eriam in accidennbus inueniuntur vniuoca; & eme. qn fa- mitur pio e(fcritia, & quidditate ; 3 (üb- ftanue acceptioné docuit. Arift. 5. Mer. 15. Addi.ur /mportata per nomen, quia ratio fubftantiz ad illud idem nomen rc- ferridebet , in quo res vniuocantur vcl gquiuocátur, alioqui zquivoca in vno no mine pollunt vniuocari in aliqua ratione «omuni per aliud nomen imiportata , vt Canis terreflris marinus, & celeftis in ra- tione Corporis, & fübftznrig. Demü hxc ratio fübflantiz sra idcm nomen in vni- Losica , 253 uocis eft eádem , in «xintcis diuerfa y quia hec ende unt , ficut ilJa, füb vno nominc vna definitione ipfis adazquata dcfiniri,& in hoc formaliter co(iftit corü differétia ; ita paffim exponunt Au&ores has definitiones , & prae(ettim noftrates in Anteprzdic. c, 1, & Scotusq. $.. & 6. pradicam. & Bonct.in fua Met.c.2.lib.1. 31 Ex quibus conftat Aritt. definire &quiuoca, & vniuoca pa fTiua, nó actiua »Haquiuoca aquiuocata,& vniuoca vnjuo cata;hoc ett res ipfas , non quidem nudé infpectas , fcd prout nominibus fignifi- cantur, & vt fübfunt fecundis intentioni- bus vniuocationis,& zquiuocationis,que immediaté fündatur in vocibus,propter« quod eas definiens non dixit &quiuoca funt, vniuoca funt ,&c. fed «quiuoca di» Cuntury»niuoca dicuntur, &c. quarc de- finitum in his definitionibus cft (ecunda |, intentio conftituriua zquinocorum , & vniuocorum fignificata in cócreto, quo- modo fupponit pro ipfis rebus zquiuo- catis, & vniuocatis, & in cffe fignaco , vt docent Scotiflz omncs cum ; Cit, & etiam. Thomiftz Sanchez lib.4.q.1.. . €oncl. Nude in przdicam. cap. r4 contra ' ] Conimbric. & alios có- tendentes hic definiri pro rcbus ipfis,qu& dcfiniendi medum logico confuctü , qui per fe fccundas intentiones concéplatur y re$ vero , non nili vt illis fubftant , fufius infra declarabimus difp.de Vniucr(.Quàa- uis autem hic Arift. ex intcptione dcfi- niat vniuoca, & equiuoca paffi ua, adhuc tamen ex his dcfinisionibus facile c(t de- finire actiua, nomina .f. vninocantia , & zquiuocantia; equiuocum .n. eft , qu cóc pluribus cft (ecüdüà diner(as rationes Vnpiuocum veto , quod eft cóe pluribus fecundü vnam, & candem, vndé nomina zquiuoca funt Gallus,quod dicitur de ho mine franco, & gallo gallinaceo, Canis,qo dicitur de canc terteltri,de pií(cequodam marino;& ceele fli fydere;nomina vniao- €a süt homo, animal, fubitantia ,quantie vcn em hcic os irat vniuc r. lis, quz per (c prim ificatur per tà» ha mL, & cft communisplutibus, 33 zn oppolitum obijcies Primo con- tra definitionem aquinocorá, quod non "Bb E recte . 254 Difput: 1T. & é affignetur ; tum quia omne defini- bile debct effe vitiuocum; cum quia debet e(Te quid vnum , fed aqutuoca (unt eflen- tialiter multa 7.Met.32. tum demü;quia £quinoca nnllam habent rónem cómu- ncm,in qua conueniant, Refp. Doót. cit, q. f -ad 6.quod licet equiuoca fint effen- tialiter multa, accidemaliter tamen vni- uocati poffunr,quatebus fundare nata süt fecunda intentionem eiufdem racionis in vna ratione cómuni ,quz omnia deno- minat £quiuoca,& in hoc fenfu süt vnius definitionis capacia , inquo cafu efseria- liter zquiuoca , & vt quid , cuaduat vni- uoca accidentaliter, & vt modus , quam zcfponfionem caeteri omnes recipiunt, & nos (x piusadhibemus , & magis declara- mus infra di(p. Vniuerf. Scd V rgeS,ergo non dcfiniuntur ab Arift. a.juiuoca , vt ! yt ic, (cd potüis quatenus rionem vni- uocorü induunt « Rep. G ly quatenus re- duplicat ratione definitam,negatur fcque hi, quia hic re veradefiniuntur &quiuoca ro [ecunda intentione; inqua accidenta- iter vniuocantar, X corum matura expli- catur, velut imn cffe (ignato; fi reduplicet conditionem definiti , couceditur, quía «anditio rei definibiliseft , quód fit vni- Uocum quid, vcl e(fencaliter , vcl taltim accidentaliter, vt cft in propotito. 44 Sceamdo obicitur coutra defini- tionc vnuocorá,quia videtur cua arqui- uocis compctere,nam azquiuoca omnia , vt fic habent rorsen zquiuocationis có- munc,& rationem candem (ecundü illud nomcn, videtur etiam conuenire dcnomi pauiuis,quia albums idem nomen , & fccundu candem rationem dicitur de ni- ue,& Cygno, non enim hac folü alba di- «untur,led ce vera tal:a funt; vnde nó fo» lum nomen, fed euá rationem, & natnra albi parucipantyeftó accidécaliter, ik efp, quod sicut zquiuoca , vc quid , & in effe €X:1cito, dicuntur vn.yoca, vc modus, & veiut in clie signato ob intentioné z:qui- Uocatioms; quam fundare poliuar, ita ét acc) dentaluec ; & in cflc s'goato partici- pacc potlunt dcfitionem vn.uocorüs Nec valet dicerc voiuoca, X aquiuoca cile op positas & idcó «nüm de aiio pra dicati no pofie euam accidcntaliuer. Opgonunur De Vocdibu: . [ vtique, siambo fumaritur eodem modos at fumendo vrium,vt quid,& in elfe cxcr- 18 cito, alterum vt modus, & ineffesigna- to5ita non oppontütur , quit potius vnüs vt modus dici poteft de altero vt quid , quo (eníu genus dicitur (pecics vniuerfa. Lis,vt infra. Nec minusallata definitio de nominatiuis compctit,si ly ratio fub[tan- ti& (umatur, vt dicat relationem e(fentia. lem effenrialiter vniuocatis conuenien- tem, vt vidctur Arilít. intentiosde quo (ta. tim dicemus ; verum tamen e(l denomi- natiuis pofTe applicari materialiter ,qua- tenus idem prz dicatum potefl eíle simul dcnominatiuum,& vniuocum; vt infra« A Tcttio obijcitur, quod prefate. defi» . nitioncs rebus compctant , 110m inteptige- nibus; tum quia liabere nomen cc E Á ds à nc cópetit rebus,& nom intentionibi qu Arift. ipfe exemplificauit in rcbu elp«(enfum illarum definitionum matctialem,nempe mis ca dicuntur illa , À. funt fe tiones applicabiles co conccpus, & exéplificaui we familiate ett logici icationcs signatas, qui dicitur, pradicatur, e e perexcra- €itasqua fiunt per verbi eff vt fusius dis. — Cermusdi(p.de Vniuerl. Verü vt aquiuge. corum, & vnibocotíi natura magi cluceat , licet fubderedaosa : hác qua ft actinéces,in quibus singillatim horum,& illorum conditio explicewr «.— ' * PENAS a ARTICVÍVS PRIMVS — — Examinatur peculiariter matura — 4QMiMOCOTMD. 0000 4$ A Dmaiorer. nominü 2quiuocó A ram intelligentiam nonnulla du: —— biayqua de illis moueri folent,(unt breuie tcr rcfoluenda. Primo igitur dubitari fo« let , quomodo tiomen aquiuocum plur. Ssignficet, an plura a&u significet, velape titudine & an füb disiunétione,vel potius füb copulatione omnia (ua significata ue simul contineat. Aliqui,vt Ancrfa q.1$, Log.ícét.1.dicünt nomenzquiuocum cx vidua nude jrolatum actu non gignetc im R.€Rte audientis,nist conceptum nó yiti« matum ros E | - i Quef 1. de Natwwa e Aeguiuotoruni. eL i55 etiem füi ipsius , quantum verà ad rem significatam,dubium;& (afpenfum relin quere audiearem , quidnam loquens si- gn ficare velir, aptum tamen effe , vt per appositionem alterius nominis determi- naté sigaificct aliquam rem. ex his; qui- bus nomen competit . Hzc opinio teij- citur à Scoro q 1 1. Elench. tum quia vis fignificatiua vocis exercetur ; cum actu ofcrtur, inordine ad res, quibus impo- eft , vc etiam ipfe Auería concedit q, - 6. de Vocibus fec. 3. ergo cum harc vox Canis profertura&tu debet aliquid (igni- ficare prater feipfam; umquia hoc fer- fione prolato Canis moneturypolsüt plu raadu cócipi, quia vnus accipere poteft Cancm pro animali cerreftri , alter: pro marino, alius pro (ydete ; tum quia licet auditor ambiguus remaneat de tmtentio- neloquentisad quid fignificandum de- terminate illam vocem proferat,non fe- quitur , quod ipfe aliquid concipere ne- queat a&tü cx nada prolatione illius vo- cis,eftà non ad intentionem loquentis ; .tum denique fi actu noa fignificatet vox zquiuoca,nifi detérminata per appofitio- nem alterius nominis , fequitur , quód nüquam a&u fignificabit z:quiuoce , (ed femper vniuoc? , quia femper derermi- naté ex yi illius appofitionis, - Alij proinde dixere , quód nomen z- uiuocü pluta a&u fignificat füb di fium- dione itt dicendo Cawis mouetur, fit (en(us vel tetreftris, vel marinus, vel ce- leftis. Hunc etiam dicendi modum refel- lit Scot.ibidemq.9. quia tanc refponden dum non eflet ad terminum aquiuocum pet dittin&ionem,fi przdicstum vni (i^ nificatorum conuentrec; imó conceden meffet, quód talis propafitio fit fim- pliciter vcra , nam ad veriratem difiü&i- ez fufficit , quód altcra pars eius fit ve- ra. Alij tandem dicunt , quód plura actu fignificat (ub copulatione ; fed ait Do- &or q.10.quàd potett hoc bifatiam in- telligi,vel ita redi d cadat inter ipfas res Giznificatas quod nempc Canis fignificet, & terreftrei, & marinum, «aelef(tem copulauim ; & ita nó fignificat plura acu (ub copulatione , tum quia id potius cft fignificare vnum; quam plura, quia totum hoc copulatum potefi Pabc- re vnam ritronem intelligendi , cum fic cxtremiim orationis, atque ira ctíam ba- bcbit vnam rationem figaificaudi , ficut & hocalind copulatum :;n i(ta orauone duoyC* tria fimt quinque s tum eti quiae tunc ad termi niim equinocum nonelfet re(pondendam per diftinctionem , fed concedendum ciet, quod pro politio, vel et fimpliciter vcra, vel iimpliciter filfag vera, fi predicatum omnibus fignificauts conucnirct.fal a, (i vni folo non conuenis ret , nam ad copulariuz. fil(icatem fuffi- citjqu5d altera eius pars li: falía ;2fio eo. do potett id intelligi , itavr copulitio ca- dat,non fuper res Tos "ficatas , fcd fapet ipfos aus (igmi candi, & fic verum cft nomen zquiaocum plura actu indeter- minare tignificare , nam Canis fignificat latrabile animal , & fignificat marinam belluam;& (ignificat ceelcfte fydus. 36 Schals dubitatur, an ab(olutéTo . quédo nomé zquiuocá dici debeat. vnü y vel plara nomina,& rati o dubitandi cft , uia nomen formaliter conflituitur pec gni ficationem,ergo cum nomen azequi- uocü multas habcat fignificariones , non vnum;fed vtique plura nomina dici dcbc- bit; ex alia patteccrié vnavox eft Canis, & Gallus; quamuis plura. fi9n:;ficent P de Arift.aitzquiuoca habcre vni nomen có mune; quamobrem Do&or q.8 .Elench. ait nomen zquiuocum pofle dici voum. mültiplex,quafi vnum complicás multa, ynum f.materialiter , quatenus eft vnus fonus, vna vox, & multtplex formaliter e quia plureshabet (ignificationes. Quan- . tüm tamen fpe&tat ad modum toquendi, potius dcbct dici vnum nomen , quàm multiplex , ob rationé , quam ibi Doctor affignat,quía cócreta, aut compofita ac- cidcntalia nó vhultiplicantur pro. díocra fita:e formarum, fi enum fit omnium (ü«- bicé&à, fic enim dicitur vnus arcfex;qua- uis plures hibeatartes;cti igitur in propo fito nomen zcuiuocum fit compolitum quoddam accidentale; & artificiale ex no mine,& voce pro matenali, cx fignifica- tione pro fcrmali quis mulkplicetur for malc, nimirum fign;ficatio, ramen nó mul tiplicatur accidentale compofitum , qu Bb 4  ma- 21$6 Difput.T T. materiale, f.vox,& nomen eft vaum;que dé&rina confonat his , quz habet quol. ELAC.3. & 3. d. 8. q. vn. & ex profeffoq. fcq.cxplicabitur;qua ratione € contra no gina [ynonima abfoluté dicuntur plara fiomina,non vnum;cílo vnam,& eandem habeant (ignificationem. 37 Tert ó dubitatur, an in mente, fea in conceptu repcriri pe(Dtaquiuocatio, ficut in voce ; & communis feré (entétia cft;quod licét in conceptu non vltimato, qui cfl cóceptus ipfius vocis figuificati- uz,| ofTit contingere aliquo modo zqui- uocatio,vt bené declarar Tat. in predi. cam.q.2.dub. r.in fineytamen in cóceptu vltimo, qui eft conceptus rei fignificatz per voccm,contingere non poteft, vt Sco us docct q. 1. przdicam.ad 2, Ratio fun- damentalis eft , quia vt diximus ab. initio qua .cum conccjus fit natoralis imago rei,quoad vnitatem , & diuer(itaré, pro- portionatur rcbus ipfis;itaut eiu(dem rei vnicus fit conceptus , & plurium rcrum plurcs, cum ergo in mente non fit idem conceptus rerum diucría: ü,quz appellá - tür vnico nominc, con(equenter ncc po- terit effe zquiuocatio, nó igitur cft cadé ratio de voce, & conceptu ; quia .n. vox non cft intrinfccé fignificatiua , (ed ex im pofitionc,nó repugnat cidé voci diucrías conuenire impofitiones, ficut repugnat CÓceptui diucrías cGuenire naturales rc- piafentationes | Quod adhuc magis de- laratur,quia zquiuocü cft;quod (igoifi- €at plara inquátum diucr(a, (i.n. plura (i- gnificaret inquantti in aliquo conuenicn- t1a,non effet para zquiaocatio , fed vni- uocatio faltim imperfecta , conceptus au tem;cum fit naturalis imagó reinon po- teft c(fe vnus, fi obie&a (unt plura, & nul modo vnü , quiavnitas eius in ratione teprafentarionis,& (imilitudinis (amicur ex aliqua vnitate tcireprzfenra:e v: Do Gor folidé probat 2.d 3-4. ro. ab obic- . &o.n.(uàá (umit vniratem (pecificam,nec vno,& codcm acta poetae p'ura obiecta di(parata,vt fic,intelligi,yt docet Bargis I.d. 1.q.4.cx Scoto mulus inlocis, ergo in mentc zquiuocatio cadere no poteit y ita aped rerum difparatarü , & di- uer. cf]c concoptus idem ,. ficuc cft LO De Vocibus - Ri "o T. d ador s DN R^ a eadem vox, quod etiam ín mente di«ind. "t fuo modo afferédum efl;nam hicét vnus. —— realiter ,& matcrialiter fit a&tus,quo om nia concipit , tamen ille idcm conceptus ratione diftinauitur, vt cócipit vrd rem, . ^ & aliam,& dicicur virtualiter mulciplex ,- 38 Quarto tandé dubitatur, quot fint gquiuocorum fpecies , & communis opi. nio cft e(íe duas , quarum Prima eft. cos rum , qua dicuntur puré zquiuoca, qua — «f. (ine omni proríus habitudine , & cons. uenientia adinuicem ecdé nomine (u appellata, vndé etiam dia folent a;uiuo.— caà calu,velà foriuna;vt v.g. ga E" 4 mo,& gallus auis dicantur. aequ iux ra,& à caluyqura meréfoituce euenit vt — homo , & auis nulla habita inter illos zs conucnientiz ratione codem nomineap- — — pellarentur. A Itera zquiuocorum a E cfteorum, quz dicunturaquiuoca ana» ——— Pnteua L. Porc MM wnob -— aliquam conuenientiam , & orioné —— ier ipfa repertam» ità ridere c NS YAT bomine,& dc prato,pratum namque flo- —— tens tidcre dicitur quia : mini lzto ,& rident, homo dicitur de V8. ro,& p:é&to , quia conueniuntin extefna — ——— figura , & (ic de mulus: Bon ration ** " folent etiamappcllarizqumoca àconfi--——— lio,quia nontemeré,(ed confülió enum »— — & idem nomen cx àm eft ad plara. " ificanda; Con(aeuit t zquiuoca à [2 lio etiam dici, non folum quàdo idem. nomcn de j;luribus dicitur ob habi ncm aliquam,vel proportionem la tcpertam, fcd écquando, vel ex deu tione 'mponétis aliquem (anciuM E m ex affcétu ad aliquem defun&tum eiufdé — cognationis , vei memotiaalicujus viri — iníignis , vel alia racionab li de cauli nomcenalicuiimponiur pucllo, ————— T3" ARTICVLYS bp E Examinatur peculiariter natura. — J yn:uocoritm « dECENO 39 A Dampliert quoque Vninocerü ——— | , A intclligentiádubiaquzdá deile: ——— — lis incidentia reíolucre juuabit, Pri ene itur dubitarifolet ,anad «niuocationé——— ufhciatvaitasconcepuus formalis, me» —— iare A * "oo Quat. IV. de Natura Vaiute eA.IT. díznte quo omnia inferiora immediate corcipiantur , num potius rcCuiratur , qp tcrminus talis conceptionis importet aji- qvod commune pluribus , .f. conccpuum obic&iuum. Dixerunt aliqui ad vniuoca- tionem fufficere folam vnitatem concce- pius Formalis,quo nimirum plura imme- diaté concipianiur ,veluc Gmilia; talis vi- detur opinio Nominaliü Ocham 1. d. 2. q. j.6.& 7. Rubio 1.d.3.9.5.& aliorum , vbicunquc pete de conceptu natu- rarum vniuerfalium.Sed vt docet Tat. q. 2.przdicam. $. 2. [ciendum ex doctrina Scot.1.d.1.q.5 & d. 8.9.3. & Bonet. in Met.loc.cit.preter vnitaté cóceptus for malis ad vn'uocationcm requiritur. euá *nitas conceprus ob.cétiui, .i.quod vox vniuoca fignificet pr marió aliquod cóe illis,:cut homo fignificat primó , & im- mediate humanitaté,que cft cois fuis in- feriorbus; Et comunis omnium fentétia córra Nominalces, & probatur; tum quia cü inquit Arift.vniuoca participare non folum comune nomen, (ed etiam cómuné fubflontiz rationé in cis c(icntialiter im bibitam, vtique per tónem fubflantiz nó intelligit conceptü formalem illiscoem; fcd obie&tiuum;hic.n. eft,qui in cís císé- tialicer includiturnon ille;tam quia quá- do dicuntur zquiuoca; vt ab vniuocis (c- cernantur, carere vitate tationis, & có- céptus,pra(crtim [ermo cft de vnitate, 5 €óccptus ob;e&iui', quia ad prolationem ipfius nom:nis zquiooci experimur. intel lcé&um no(trü non vpiri concipiédo ali- od vnum cóe illo nomine fignificatü y €d ad diuer(a àmmediaié obicéta diflra- li,v.g.ad prolationem Canis non vnuur inteilc&us aliquo modo,fed potius diflra hitur ad d:uería immediate concipienda, Mf. cancm marinü, terrcftcem; & ceelefie, é conira igitiir. vniuoca dicentur habere vnam,& candeni ra ionem obiectinam , & inprolauonc vocis vbiuoce debebit incelicéus coliigiad vnum , in quo infe- riera conueniant , uim tandcm «uia vni« tati conccpuis formalis dcbet occ (Tario rcípondere vnitas obicétiui , ergo fi ba- bent vniuoca. vnitaicm. cóccptus forma- lis, vnitas obicéti.i cis denegari non po- tceripater aliumptum , quia vnitas con- tTTCÉ 157? ceptus. formalis atcnditur pencs vnita- tem obicctiui ; & See cft Vespetim com- munis, quam fuse prcbat Pafcualig. p, 2. Mct.difp.28. né à C RESÉ 40 Sccundo dub tatur,an vnitas i(Mits conceptus obicét uineceflarió debeat et [e tealis,ita quod coireípendcat ci à par-- t€ rci aliqua rcs, vcl rcalitas, & matura €ó- munis pct ipfum adzquaté concepta, &c explicata;rà;ionc cuius intercedat diftim, €i cx naturarci formalis intcr przedica- tum commwunc, & inferiora, an pocius fuf ficiat vnitas rationis , & praci(ionis per. intelicdipm immediate pluta inadzqua- t€ concipicnrem, quatenus fimilia ratia- ne cuius inter przdicatum communce- óc infcuüora intercedat. [ola di(tincto vir- tualis,ac rationis ratiocinaie. Prunam di- cendi modum (cqui videntur. Scoui(te illi ocnes , quinon folum gradus comu- ncs pradicamentalcs, vt hominé ; & ani-. mal;ied «tiam tranícendentces , vt ens , & fubftantiam proprias tcalitatcs ade&qua- té conceptibilcs, & inferioribus vnmocé cómuncs ( & fi cum analogia mi: ta) ptas feferre dicunt,vt Canon. 1. Ehyf.q.5. Fa- ber 7] heor.94. McuriiTe 1. lib. (ug Mer. : q.7.& Eonct.eit. (equuntur etiam Rccé- uores quidà, vt Amc.in Log.tr2&. 12.q. 6.dub. 4. «qui per hoc dittinguuot predi. catum vniuocum. ab analogo , quod illud dicit vnitatem, & communitatem rcalem prafato modo , fed Ae pec folam pracifioncm inrelle&tus plura immedia- té cócipientis rnadzquaté,vt fimilia. AL- terum dicendi modü fequuntur alij Sco- tiftz,qui (olum gradus cócs pradicamné. talcs afierunt importare realitates,& na» turas vcré cómunes adzquaté concepubi- les; gradus vetó trantcendenies Dco ; & €rcatura con munces, inquiunt importarc folü conceptus imadaz'cuatcs,non aüt rea litatcs vt Lic h. V ger. Tromb.Bairg. Her- rerasé alij. Vcrü quicquid fit de predi tis uáicendenubus, an praícfcrancreali- — tatcS,vcl ioj05 conccptes inadequat quo 1n Mcta,h. dicendü cílin propotito ad vniuocationem pertectà,& puram nc« €cllarió 1equiri. vpitaté conceptus obie- Qui ia e(ie 1calem vt à parterei cotre- fpondecat €11calitas ; & natura coma.ünis pe 24,8 r'ipfum adzquaté conccpubilis , uà Dostor in 2.3.3.0. 1- & 6. oflédit ex p- feflo,vt ib: ct videre; «d vniuocationci vcró imperfecta ,!& cum analogia mica (de qua duplici vpiuocationc ftacim di ccimus) qualis eft vniuocario omnit trane fcendentium , non neccí(larió requacituc vnitas cóceptusrealis pra faro modo, [cd fufficit vnitas rationis.qua non idcó ralis dicitur , quia fit merum opus intellectus, vt por( cnsrationis , (ed quia fit per ab- firictioné,& przcitionem incelleétus plu ra imme diaté cócipientis inadzQuaté, vt fimilia; ob fundamenrum timilitudinis, g» repetit inter ca à parte rei , yndé in hoc feníu poterit dici vnitas realis fundamen- taliterjin qao fenfu aticrit Do&. 1. d. 26. : lic. Y. à relationibus diuinis conceptum communem realen abitrahi potíc , cum tainen relationibus diuinis nulla fit rea- litas communis , & aliqui Scotiftg cuam ab vlcimis differentijs conceptum com- miunem hacceitatis ; cum tamcn in reali- tate fint primó diuetíg cx Doctore in 1. 4.3.3.3 $. Md quaflionem igitur, — 41 Tertio dubitarur,an cocepuis vni- nocus dcbcat neccífario perfcé&té preícin dere cum à fuis inferioribus, tum differen t js vel modis contrahentibus, itavt in co rationes inferiorum , yel contrahentium rullo modo inuolyantur ncc explicité: , : mec impliciré « Negat Aucría cit. q. 15. fe&t.v.vbi aic fufficere imperfectam prz- cilionem,vnde q.1 3 (cét. 1. ftatuit genug * ' mon fempcr praícindere perfecte à diffe .  rentijs  fedin co (zpius inoolui rationes Ls sllarum implicite, & in tali cafü non pre- fcindit genus,nili ab explicitoy& ex pret - : fo conceptu differentiarum. V eti o, fica opinio cómunis cft pra(ertim apud €à5, |ui per prz-citionem petfecta, & im perfectam ab inferioribus, & concrahen- tibus diftinguunt przdicata tranícenden tia à non tranfcendentibus, & vniuoca ab analogis; imó Scotus ita. huic (entencie adbaiit , vc non folum gradus cócs przdi- eines ipa pra(cindere üc arbi- tratus ab inferioribus, & contcabentibus, vt genus à diffcrentijs;fed ctiam idé affic- mauerit de ipío conceptu entis tum refpe tta inferiorum, Uuimodotrum conuahcn- ADifputs LT. De J'icibut 0.0 T". ti 1.d 4. q.1, quem (equuntüeferd Res. c&uorcs.omocs , & mula ex Thomtlis , Ratio aütycur coaceprus yniuocus debet perfecte prz (cindere ab jaterio ribus , & conuahenubus elk ,quia in co vniuocara. | conuenignt , X pecfedé affiimillaniur , fà.— —— | e(l pertcéta vniuogatio , ergo exci debet rationes pecaliares interiorum , contrabentium;quia tiillas aliquomodo. i»duderet, noneílet tantumrauoaffiinie ^ ——— landi, fed etiam di(tinguendi, Accedit, — — quod genus,vr dicemusinferius,nullomo — — do a&u conrinet fpecies, & ditferearias, nec deteuninaté, nec ;ndeterminaté,nec expliciré,nec implicite (ed potentia tane fum,ergo perfedté prz(cinditab eig. ————— 41 Quarto dubitatur , num oporteat M rationc: ngnificatá per nomen yniuocit e(fencialiter congenire vniuocatis,an f ficiat , quod cis conueniat accidentaliter , & fab allata denitione tam $niuoca € fentialia,quàm accidentalja cópreher rur, Et dicendum cft cum comuni (« quid dicat Paíjual. p. 2. Met.difp.27. 2.0-4-) no:nen vniuocationis. polle | dupliciter , primo molo magis proprid. — — — quo (cufa tignificat Matonem cf- ———— ntialé pluribuscómunem , ac in eise. - 1 fentialier inclufam,&taliaprgdicatadie ——— — cuntur yniuocaeffentialia,& becfolayis ——— detur. Arift. voluifje comprehendere fub. — vniaocorum definitione, vt Scotus d q-6. Predicam.n corporc ,& in 3.d E 2 qp probat ex illsverbis, &$ ratio fubfi | ri La e Mr hzc enim fatis ex« 1 primit (inquit or) talem rauonem — — — debere eile ^ viii pena , quod - - adhuc magis liquetex exemplis,qu z | ducit de vniuocis eífentialibus; tumquia — cap. dc fubft. docet accidentia pre dicari xr non poffe dc(ubie&is nomine, &r0ne, ——— qp vaique falsü eifec ti fübhac defiaitios —— Hc etiam ynidoca acci ia compre. — — hendere vellet; cam demum , quia Arift, - diuifit tanquam in membra apre E dum formaliter, fed etiam marerialitet equiuoca,vniuoca, & denominatiua, (cd 1s j fi (ub allaca definitione com, ere ^ ^ ctiam vniuoca accidenralia, coofuderet — | vtique vniuoca cum H L o £C] "Poe. | Quefl.IV. de Natura Vniuocorum. ert.IT. fiatiuasvt poftca dicemus. Alio modo ma gislaté , v — rationem pluribus "communem; liue efTcocialem, fi uc acci- dentalem , nam vt inferius dicemus , nom folum dantur vniueríalia e(lentiaha , vt 5, & fpecies, fed & accidentalia , vt roptium, & accidens ; & certü eft dera tione vniuerfalis effe, quód fit vniuocii , erzo non folum admitti debent vniuoca effentialia, fed etiam accidentaliaj& qui- "dem Scotus quoquc hanc difiinctionem  fepius inculcauit poncps differentiam in- - tterpredicatum vniuocum , & vniuocé praedicari 1.d.3.q.3.& d.8.q.3. P. & 5.9. 7.4.1. D. & cumeo .Formaliftz omnes art.1.formalit.vbi per praedicatum vniuo cü intelligunt vninocü accidentale,quod de (nis praedicatur fübicctis sin idem no- men;ac candé rationcm accidenralem;vt album de cygno,& niue, per praedicatum vctó vnit i ntelligunt vniuocü effen. tiale, quod de fuis pra dicatur inferiori- bus sri eandem rationem effentialem, vt animal de hórnine, & equo; Quamuis au tem intentio Ari(l. faerit definite vniuo- ca tantum cflenrialiavt dictum eft, ccrcü tfi eft abfoluté loquendo poffe füb hac "definitione comprehendi vtraque ca, ita.n.przdicatur animal sta 1dé nomé, & ratiotiem de bomine, & equo,ficut al bum de niue;& cygno; vt docet Scot. cit. nec tefett ad rationem vniuocationis ; qp Katio fit vna; & cadcm eflcntialiter,vel ac- cidentaliter , atque ità ratio fubflantie explicari debebit ; quod denotet voitaté conceptus obic&iui , qualifcunque ille fit. e(fentialis,vcl accidentalis,& dc fa&o áta intelligunt, & exponunt Sanch. q. 1. prtdicam. Caict. Hurtad, & alij. 43 Quinto dubitatur;anoporteat ra- tioné fignificatam per nomen aqué pri- mó,& principaliter conucnire omnibus wniuocatis, vcl poffit connenire vni prin cipaliter,& pritnarió;ali j minus principa liter;& fecundarió , fiue vni originaliter, & independentcr;alij participatiue,& dc- pendenter ab illo . Et quidem Reccntio- res multi cam Snar. difp.2. Mer. fec. a. n. 6.primum em oma M vt fi adt vnitas €onceptus , fed inzqoalitas in parcicipa- tionc ipfius inquiunr; hanc uflicese c ià- e . 159 [i minimam, vt ille conceptus cadat à ra- tionc vniuocationis, & fiat analogus, At potius cá Scoto q.vit. Prolog. in calce de duplici vniuocatíone diftinguendum cfl, altera períccta;& complcetaaliera dimi- nuta,& incompleta , pricr cft , cum intet aliqua cft fimilirado in forma ,. & in mo- do habendi,fcu cfiendidorma, ficut cum fotma nó un eiufdem rationis «onünc- tur in illis , fcd etiam sm cundcm eflendi modum;sm eundem ordinem e fTentiale, && sh cundem perfc&ionis gradum, qua vniuocatio phy fica folet appellari, & 1m in fpecic intima reperitur 7. Fbyf. 31. ic «n. tátum natura fpecifica indíuiduis con- municatur,& conftituit primum, & fupre mum gradum vniuocationis, cx quo col- "ligi quattuor conditionesad vniucca- tioncm puram, & perfe&am tcquiri,pri- ma eft vnitas cóceptus, xquod co dem modo effendi fit in omnibus, Tertia quod dcfcendat in illa eodem ordine , larta quod vnriuocata fint ciuíde perfe -&ionis effentialis.& ad hanc vniuocatio- nem vtique requiritur , quod communis ratio equaliter participetut ab omnibus; & cum tota &ione effentiali,(ecun- «dum quam concipitur cffe in vno,cócipia tür ctiam effe in alio ; Vniuocatio veró incompleta, & diminuta, cft cü interali- qua reperitur (olum fimilitudo in forma, quatenns (ecundum eandem ratione im- bibitur inillis , quz cft prima conditio fimpliciter necefiaria ad v niuocationem, deficiunt tamen ceterz , que nó funt fim pliciter neceffariavt in cóceptu entis re» Ape&u Dci, & creature (ubflátiz , & ac- cidentis & hic cft minimus gradus vniuo «cationis, vcl faltim aliqua , quatenus illa eadem ratio,licet repcriatur in illis (ecü- dum cundcm cflicndi modum; non tame fccundum cundcm ordinem deícendit in illa,vt numerus refpeftu binarij;& terna- rij,vel fi eodem ordine inilla dcícendirs non tamen fecundü cundem peric&ionis eticntialis grad reperitur inillis, quem- adir. cdum (c h.bct genus refpcttu De cicrum; quia vna fpecies eft peifcétior cf ialitcralia ratione differcnüae nobi- loris, &hifuntduo gradusn edijintet tá. (upremum, & infimum , & bac vriuocae uo 160 tio incópleta appellari folet metaphyfi- fica, & logica,que nó differunt,nifi quia prima fit in terminis prime intentionis a ltcrain terminis fccundz , & ad vniuo- cationem huius fecundi generis plané nó requiritur equaliras , & vniformtas in participanda cadem communi ratione y vt patct ex cius declaratione , 44 Ex quibus cóftat ad Vniuocatio- ncm abfoluté, & in tota latitudine fum- ptam, quo fenfu vniuoca definiuit. Arift. conditionem illam qualitatis, & vnifor witatis in parucipanda eadem communi ratione non rcquiri, quia nihil rale poni- tur ab Arift.in definitione vniuocorü,vn dé Do&Gor 1.d.3.q. 2. B. loquens de vni- wocationeim tota fua vniucríalitate in- quit, ze fiat contentio de nomine vnino- €ationis, conceptum »niuocum dico,qui itd efi vnus,quod eius vnitas fufficit ad «ontraditlionem afirmado , C negando "d fum de eod£, € [ufficit pro medio fyl- iflico, vt extrema vnita inmedio [ic o fine fallacia «quiuocationis cbcln- dantur inter fe vnum , calis igi vnitas «onccptus requiritur ad vniuocatjoncm abfoluté fümptam,& ab(trahit ab zqua- litate;vcl inzqualitate ip participáda có- suni rationc, Hinc demum infertur. vni- uocorum in hac amplitudine duas effe fpc €iesaitera cft corum, quz habcant eandé rationem, & codé omnino modo diftri- butam inícrioribus , & fic vniuocé com- - municatut [pecics infima indiuiduis ra- "x. tionc differentiarum indimidualiü equa" Jisomninó perfc&ti0nis cffentialis, & hec dicütur puré vrinoca, Altcra eft corum, propi cadcm ratio , non tamen €o- «em modo, ícd inzqualiter infcrioribus «ommunicata , & ordine quodam , talia funt genera, in quibus hac rauienc ait A- €ift.7.Phyf. 3 1.latere equiuocationes, & 3n vniucrímn pradicata tranfcendentia y *& PON vniuoca analoga . QV£ESTIO V. De JAnalogis,ac nominum J4nalogia. 41 V E:rcs. Scholaftiei de. Analógis pauca fcripfcrüt , & Arift. iplcin Antepred. agcns de Vuiuocis , &quiuos Difput.11. De Vocibus. —.— E M cis,& Denominatiuis,mecvetbum quidé — — fccit de Analogis, fignum euidens mate- riam hanc in fe non multum continere difficultatis; at poflquam Caietanusedi- — — dic opuículum illud (quod auteum Com? plut. appellant diíp. 30. Log.) denominü Analogia , cot funt exorta aifficakates, —— vt nullus in logica; vcl metaph. extet trae — étatus dif&cilior, adebut Au&oresnon — — folum inreipfa nonconueniat, verünec — etiam in vfo nominum ad iplam explicás —— — dam. Nosigiurintantahumsreiambie —— |n & prolixitate bieuiter, cri poteft , tribus arciculis qua hanc abfoluemus ; inqairendo quid ex Quintullib, t.cap.6.& Cicer. | Vniucrfit. quz omuia aliqualem nientiam fimul cum differentia , aut qualitate important, vndà Anal. v! nominis fignificat diuerfiratem cita: , quali fimilitudine mixtam;quare Ie ERG proprié dicimus cíle adinuicem propor. — ^ pas 0 i. tonata,aut proportionalia, quz non ita — — — funt duuería EAS LIRE à t ur 33$ lia, ita illa dicuntur analoga, quorian. "d prins men comune e$i » à ratio jgm| illud nomen partim efleadem, partie ———— diu£ría, quz analcgorü explicatio c E niter ab omnibus recipitur, & E. 5n] j inibosdel - : ] ducitur apalogia in nomim: 2 ccic aliquam rationem , quz: fubftct sv c «ui nomihi, que tamenratioobicCtiuaae — — liquam vnitatem, & aliqua fimul diuerfis tatem impostet,qua ratione Scotus Ld.B.—— q.a.[ub É. ait vniratemanalogiz ( quam. | ibi attributionis appellat ) etie maiorem -- vnitatc zquiuocationis,& ainorem vnis tare vniuocationis atque idcó comu ttie ket ceníentur analoga veré mediarcinay Yn -* «niuoca, & equiuoca, quod in quo fenfu fit verum, poftea explicabimus Vera igi- turcatio enalogix confi (iit in pcoportio- ac plurium rerum ; quá habent adinuicé fecundü diner(as rationes , quod mericó additur,quia proportio,quze c(t (ecandá ea(dem rationcs, non elt vcra proportio, fed vaitas, qu conttituit «ninocationc , «t Petrus, & Pauls in humanitate nó di- cuptur proporrionariquia mon compatá- tar inuicem (ecundü diucrías raciones,(ed penitas affimilari, & hinc patet,quomo- do Analogia dicat conceptum obicctiuü partim cundemspartim diuer(um , cít .n. diuerfüs,quarenus dicit diuerfas rationes obic&iuas,cft idcm nempe fecundü pro- rtiónem;quia proportio,cum ex intrin v. fua ratione ponat aliquam fimilitu- dinem,dicic ecià aliquam wnitaté cfló 1m- perfectam. Patet etiam, quomodo Ana- loga difcernantur ab vniuocis, & aquiuo €is,dicuntur enim vniuoca conuenire fc« cundum vniratem fimpliciter , quid affi- milantur in aliqua natara , analoga veró d untur conucnire fecundum vnitatem opottionalem, quatenus nó funr res ha- t LR cto funilitudinem in ali. - qua natora , fed dicuntur cfle idem yo " potcionaliter non zqualitec, quatrzf. in fua men(ura , & proporticpe , vnde vni- noca habent rationcs abíolüté fimiles, & abíoluté conueniunt in natura, at analo- £: habeot lolum conucnientíam rclauivá, iucfl iuxta proportionem, & commenf(u- rationcm, ocutram habent zquiuoca;ted in fola voce conueniunt, 47 Quotautem nodisanalogia con- tingit, quorque fint eiusfpecies maior - cft difficultas, nam in primis in ipfisaffi- gnandis valde difcrepant Au&orss j ali- Qqui.n, vnzm tantü fpeciem analogia pro- guz agno(cunt, (cd nó omnes eandé a(li- nant ; Caict.opu(c. cit. c. t. vi nommis analog. in(iítens, quod proportion fi- gnificat, ut diximus,(olam analogià pro- poruonis vocat ucram analogiám , tcli- qe abuliué; ficetiam loquitur £oco c, c aquiuocaart.2. Corollar. 1. Palqualig. p.12. Mct.dilp. 30. ubi analogiam atutibu- tionis negat elje ueram analogiam . Sco- tusé cona banc (olam aidetur agno(cc- Quaf. V. detNatura c/Analig «eit. 161 rc , nam vbicunquede analogia loquitur, fempcr dc attributionis analogia (crmo- cinatur, vt ifi 1.d. 3.9.3. Q dbiuE & in z.d.12,q.2.G.& in 4.d. 12.9. 1. H.& . 13. vniu. Arriaga quoq. ditp. 11. Log. (tà... fola admittit an attributio- nis ,metaphorica tamcn , 10 quibus ratio m non rcpcciur proptié in ome nibus analogatis, in quo diffeit à Scoto , vt videbimus pottea . Alij vcró analogia nomen extendentee, vt dicat non folum proportionem , & (imilitudiné. inrer ali- qua,ícd etíà habitudinem per modü otdi- nis, (eu dependcntix , duas agno(cüt fpe- €ics, vná, quz dicitur proportionis , (cu proportiopalitatis alteram attt. butionis, kà Scotiftz quamplures Faber in L-hilof. Theor.95.c. 1.& in Met. lib.4- difp. 1. c. 11.Mcurille lib. t.(iz Mct,q.$.noc.5. Fa tcs in 10g.9. 12. diff, 2.21.1. & paffim Re- centzcres Tbomitfiz Complut. in Log. difput, 10. queftionc fccunda. Ioan. de S. Thom. par. 3. Log. quat. 15. attic. 3.Moci(an.difp. 3. Log. q. 1.art. 1. Alij vltra has duas fpccics tcrtià addunt; quz e(t inzqualitatis, vndc prater analoga at- tribut;onis, & proportionalitatis. a(li- ant snaloga inz:qualitaris ; ita vidctut £ntire Suar, dum in Mer. difp. 2. (ect. 2. n.6. & alibi (zpc docet effe de raiione: » vniuocat'on'$ , quód catio lignificata pec nomtn z qualiter com perat inferioribus, & non vni dependenucr ab alio 5 alioquia ex tali inz qualitate. (latin emergit ana- logia,& fcquitur Aucr(a q. 1$. Log. Ic&. 3. Alij demum quartam addunt fpcciem analogie, .f-tranicendenuam; ita cx ke- ccntioribus quamplures , qui conrendunt folam tranícendenciam,quaita rario alis qua tráfcendit per interiora, vt imbiba- tur in ipforum diflerenrijs , con(litüere analogià etiatn [ecluia. omm dependen- tia vnius analugati ab alo ; Hurtad. in los.d.fp.s. (:6t.4 fubíec. 5. ga ow Y Iciu difz.11. q«3. blanc.ditp.4- fc&t6. & alj &c, Veiü non tanum dilcrepát Atr- &totcs in af.unouone [pecicrum analo- gia, led cuá sn carum appcliatione, qui- dam conn vocantanalogiam | proj Ottio- nis; quamalij dicunt attributionis , vnde * x »ditiinguunt analogiam proporionis ab H » 1 ena- Qua. V. de Natura eAnalog. e/frt.T. per tefpé&om ad vnum, & Scoius rullam aliam videtur (pecicm analogiz admitte. re prater iftom,vi Faber cit.adnotauit 4. Met.& Ruuius in 1 og irac.de analog.ita dc fado tenet cü multis alijs. Tü demó, uia hzc analogie (pecics à cateris prz- flat vt pcr cjus rauorécxpbceiur apalo- gia 1n con muni , hac erim ab omnibus explicari folct per habirudinem,; & ordi. nem prioris,& poflerioris in parucipan- da communi rationc, ip qua fit gias quod intátum vcrum eft , vt dixerit Ca» iet.C.1.dc non.analog.in fine quafi (yno nima cffe aliquid dici analcgicé,& dici p Cyr | tud Gap Fafqualig. difp. 30. €c .2.teftatur cflc omnium tam comnur nem fentenuiá;vt potius [npponatur, quà probecur,ted bic ordo prioris , & potte- tioris adinueniri ncquit,nifi cum attribu- tione poli erioris ad prius;cigo &c. $1 Cztcrum,vt DoGor aduertit 2.d. 11.0.2. .4.d.12. q. 1. íub H. & Alentis 7.Met«ex $.quos pee Scotiftasiá cit. fequuntur Suar 1n Met.difp.2 8. fec, 3. n, 14: Runius , & Morifan. loc. cit, Auciía Q.15. fec. 4. & cta ex Thomiftisquam- rus Capreol. 1.d.2.q.1.ar. 1. concl, 9. errara 1.cOtta Gentescap.34.$ 4d pii mii& $. J4dueriendum; $1. p q 1 4,ar. 6. hzc analogia dupliciter contin- ere potci!, vel ita quod analogata fic fe Eicion ; Vt primum tantum analogatum proprie , & intripfecétale denominetur performam fibi inexiftétem, reliqua ve- IO c: trinfecé rationc folum illius habitu- dinis , quam habent ad illud prímum ac velut improprié;vel ita quod omnta ana- logata formam illà proprié, ac intrinfecé includant,licet adbuc cum fubordinatio- nc. & dependentia vnius ad aliud ,vcl am- borum ad tcrtium, primo modo analogi- cé dicitur fanitas de animali, cibo, n) - cina, & vrina, quia ratio formalis fanita- tis, quz cfl dc bira humorum temperies , intrinfccé , & formaliter eft in folo ani- mali,in medicina vero,cibo, & vrina,tà- tum extrinfecécà:uam in terminis babi- , quam dicüt ad (anitatem anima- lis,.f.immedicina,tanquam in cauía. cffe- &iua in cibo táquam io confciuatiua , & in vrina táquam in Igno;alio modo ana- 265 logicé dicivür ens de Dco , & creatura , fubftantia; accidéte, vt Arift. decet 4. Met.c.i. & lib. $.c.6.& lib.7.c.4.quibus in locis conftituit analosiam accidentiü? ad fubflantiam , quam certum cfl talem. €ffe , vt ratio enus proprie , & intrinfccé omnibus conecniarj& m analoga wül- tis intcr fc differunt, vt notat Suar. & cld ré colligitur cx Scot. cit. primo, quia in analogis prioris gcneris ordo , & habitu. do ad primun: analogatum cft. ratio for- malis, & przciía,cur talia dicuntur , non fic in analogis fecüdi generis , vt patet in exemplis aliatis . Secundo, quia fi apalo- ga prim gencris dcfiniuntur ; per ordiné ad primü definiri debent , quia cfl ratio przcifascor talia dicantur, in analogis fe cundi id necefle non cft , cum omnia à propria forma talia dicantür ; Tertio in prod genere nomen proprié tribuitur olum primo 2nalogato , ceteris AE | priéyin poftcriori proprié om.nibus.Quiar to ip priori genere non datur vnus conce ptus communis ompibus,quia forma,vn- de (uritur analogia;c!! in vno um inirin- fecé,in alijs extrinfecé folii , at in fccüdo daturconceptus comunis omnibus, quia. omnibus incft intrinícca forma,vnde de- fumiturstandé nom. analog ü prioris ge«. ncris nequit cffe medium in demóftratio-, nc,quia deficit ci vnitas rationisfecus de nomine analcgo poftcrioris gencris. $2. Adhuc auté analoga attributionis viriufque generis fübdiftinguuntur ; fi.n.. loquamur dc analogis prioris generis;süt; quadruplicia , ficut quadruplex nata cít effc dependentia czterorüanalogatorum ad primum ;u»ta quatuor caufatum ges nera,vndc alia erunt analoga attributio- nisex c fficiéte,vt medicum inftrumétü , & przceptum medicü , quatenus in hoc communi nomioe conucniunt cum medi co,ad quem, dicunt ordincm, vt ad causa. efhcienté illis vrcntcmjalia cx fine,vt me dicina (ana,(ana dieta , quatenus conuc- niunt in Communi nomine (ani propter dcpendétiam, quam habent ad fanitatem animalis vt ad fuum finem ; alia ex fors ma, vt bomo viuus, & homo pi&us , vcl fculptus,qnatcnus conueniunt in nomie, nc honunis propter ordincm ad form , ^ 264 & cffigicm hominis viui , quam imitan- tur;alia demum ex mareria,vt aurcum vas ex auto confcétü , & aurcumvas pidti, quod vas cx auro contc&tum imitatur.Si vero loquamur de analogis pofterioris ge meris funt tripliciaprout ordo in eisque «and:m formam, & rationem participát, €x triplici capite oriri poteft, nam inter- dum oritur talis ordo praecise ex varicta- tc gradnum perfc&tionis cffentialiscotü, in quibus reperitur ; ficut accidit in fpe- €icbus fub vno gcnere , quarum vna cft perfe&ior alià etfentiahiter ratione diffe- zeniiz cx Atift. 10.Mcet; 2. Aliquando ét oritur propter ordinem e(fentialem, qué feruat illaratio comunis in inferiora dc- fcendens, fic accidit in numero (vt cómu ni Scotiftarum exemplo vtamur) qui in binariü pront in ternariü defcédit. Aliquando nedum propter ifta;fed ét ob diucrlitaté modorum effendi, vt accidit dec ente re(pe&tu Dei,& creaturz,(übfti- tiz,& accidétis quia in Dco cft à (c, & per cffentidiu creatura ab alio,& per par tici pationé,in (ubftatia per fc, & m fe, in atcidente per inalictaté , & dependentia ab ca ; & in hocíenfíu attributio fumitur jn omni rigore pro dependentia nimitü €flentisli vnius analogati zb alio ,vel plu- gium analogatorum ab vno tcrtio . '$3 Cótra hác coclutioné Primó. obij €it Pafqualig.cit. probans hzc analoga 5 dttributionis non effe vcré analoga , (ed «4b vno,vclad vnum .'Tü quia ita vbique "loquitur Acift. & przícrim r. Rthic. 6. €ontradiftinguit analoga ab his ; que ab no,velad vuum dicuntur. Tum 2. quia ánalogia contlituitor per proportioné , wt patet €x vi nominis analogia ab initio uli, ergo cum hac attributio nullam Simportet proportionem, neque cti im- pottabit vcram analogiam. Tum demum T^ hac attributio tmportat praferum pendentiam aliorum aralogatorum ad principale ànalogatum , (cd dependentia rzcifa proporuone aralogism nonin- ucit , alioqui vbicunque rcperiretur, etiá adcflet nrbes tamen conftat ef- fe taifum,nam etícétas vniuocus cft talis slcpendenter à cau(a vniuoca , — Refp. efl ab Atiflsocemur bacana- Difput.IT. De Vocibus. — loga ab vno , & ad vnum ex vi atrribue tionis, quam important , nonidcircó ea exclufit ab apalogorum numero , & fal« fum eft 1. Ethic. c. 6. comradifti - analoga ab his,quz ab vno,vel ad vnum; imó potiusanaloga diftinguit in analoga auributionis,quz appellat ab vno; & ad vnum, & in analoga p ienis , fcu proportionalitatis , quz vocat fecundum coparationem rationum. Ad 1.. licet ana- logia ex vi Graci vocabuli fólá propor» tionem fonet;tamen apud Latinos analo-- ix nomen magis extenfum cft , vr non folam dicat propojtionem , fci fimilitue dinem intor aliqua, fed etiam habitudine per a:odum ordinis,fcü dependentiz, & attributionis ; imó multi hanc analogiam vocát proportionis,vt dixi- mus , nam atiributioné , quam * ad alteram, vel multa ad vnum volunt ef- fe proporuonem , vndé fanum appellant analogum proporuonis , & attriburionis; ia de vrina , & medicina dicitur fecun- um próportionem , quam cüfa« nitate animalis , inquancü vrina eft fign fanitatis , medicina verà caufa , & hoc eft dici pcr atiributionem ad illam. Ad. prater depepdentiam requiritar ad indus ccndam agalogiam praedicatum cómune pluribus cóuemens vni principaliter quie tum ad nominis impofitionem , ac inde- pcndcner , altcri veró minus. principali- terj& dependenter, quodin cau(a & ef fcétu noncernitur , nam calor v.g. quá primó figoificat calorem 1gnis, vbi eftin- dependenter, & aque, vbi eft deperdca- ter ab ignc , irá infinuat DoGtor loc. cit. vbi etiam docet qualeijcunque inzquali- tatem in participanda comuni racienc füf- ficere ad inducendam analogiam;vt.ma- gis mox declarabumus , & idcó con(ultó: plures modos huius-analogiz confttitui- mus-iuxtà varios gradus vniugcationis , nostollant ; vt qui(que videat depen- étiam per hanc analogiam. impertatam. non femper effentialem effe. X 54 Deinde » o mete Thomifte, quibus prgiuit €aict. opufc. cit. cap. 2. Coplut.Ioan.de S. Th. Fafqualig. Dida- cusa Icfu,Cumel 1.p.q.13.ar.6.q. 2. Ser nain Log.difp. 13 (e&t. 1-9. 1,ar« 4. Tolet, ur Qusft V. dé Naiura in i£. C. 1: Aunic. tra£t.12.Log.. q«i dubi2.art.3. probant cile contra ana- logiam atribuuonis,quod omnia analo- tainuinlecé parücipéc formam, m - fit analogía. Tu quia fccundatió analo- gata non dicuntur talia , nifi per attribu- tionem ad primum , fed attributio nó vi- dctur eflc , nifi quadam exirinfcca deno* minatio, ergo &c.. 1um 2. quia (i reperi. retur in üngulis,non effet cur dependcrét minus principalia analogata. ab vto ter» mino , & talia dicerentur per babitudiné ad illud,cü illa forma:it in omnibus. T à quia Arift. ipfe hzc atwributionis anas eam plicat excmplo fanitaus jn animas lis cibo, pulíu; &c. que folum in aniniuah inarinfecé scperi tur. Tug 4-.dici non po« 1cfl poc eíse in linguis cà dependemgia tamen ab vio;naman principali apalogae to cft independeos , & imalijs eft depe ne decns; at impoflibile c eandcm foriuam cflc dependen em , & indeperdcnrem «x naturà (ua . Tum 5. ft intunfccé partici. formam ciuídem rationis; jam vni- ugocé, non.ycró analogicé ircnt.in ca. Tum. quia non f erct zauributio a- liorum /anal« gatorum ad primum fecun- on dm . vbioie ccs tique i uus analog iz: fupeorins alla- quia in.omgibus cct cadem ratio funcá- di ; imó non poflct offerri 1at0 ; cur hoc analogazum pendrar ab illo, & ncn € có- i2 cum cadem forma fit incn.nibus. ' og Relquad 1«cx Scoc.in 4.]cc.cit.vti- qucinapilog;s prioris generis habitudi- ncm ad principale anzlogatum efc ratio- ncm. formalem pracilam. denominandi talia c q:cra aoalogata& diccre denonii- cxrrin(ccam à forma illi incxi- flentc delumuptam, & in ceetcra derivai3, at [ccus cfl in analogis  oftcriotis gene- fis, nam in vttoq. cxirca o (ait J c&oi) cft aliquod abiclutum; proptcr quod tor- malucr viruu«uc dieitur (ale ; liccc fu- pcr. vnum abfoiutum. fundetur erdo ad aliud, vndé denominabitur. tale per (or- snam | bimieiniccam fundantem ordine ad aliud. Ad 2.1lla torma babe ur in cm- nibus , (cd diucitimode deicendit inca , Q uà niniim conucnit yai ci aliud, yt (1 egiee c/fhalor c^frt. T. 265. cft de cn'ercípedtu Dei, & creawrag, & perfcétius in vno repcritursquam in alio & hzc d:ucifitas in modo parucipandi eandcm tormam etiam intrinfecé (afficit: ad induccrdam attributicné vnius ad a«: liud, & confcquenter analogiam; vt do- cet Doét.cic.& lib. Elench.q.1 egcenl die atu ergo qua flic nem» Ad 3.ait Doctor in.2.loc.cit. quod ctfi res ità fe habeat. in vno cx cmplo , .(;.dc fano ; in ceniücft cótrariüm., vndc adducit ibi aliaexempla ad oppolium,«f.de ente refípetu Dei, S& ciecura y ' lubflantiz ; & accidentis, de gradu generico rclpc Qu fpecierum , in» quibus: femper. eft aliqua. atcributio pertc&iorem, quiain vnoquoque gencre fcmpcr ett vnum; quod cft meu ü,& mé- fura aliorum ex 10. Met. vtitar vcró A- ex cibplo de fano ,quia in illo manifc (lior ccrnitur^attribuuo,& analo- gia: Ad 4; nonmplicatformam eiufdem rauonis , & caridem non quidem rer inc- xrficnciam , fed perindifferentiam (quo feníu qualibeunatura communis dicitur cadcni m fuis inferioribus: , vt in Micr.de- clarabiir) in. vno fuorum inferiorü de- perderesinzlio nó dependere; quia id n6 procedit ex tali identitate; (ed ex diuerfoo modo deícendcndi m illa, & quando erià teta bac diuertitas prodiret àb extcinfez €o cx different;js nimirum conirahenti- bus, vt omnesconccdunt de gradb gene- r;co reipc éco fpccierim; adbucifta foffi- cit (inquit Doétor ) ad induccndam ana 1cgiamvt docct Arift. 7. Phyf.51.vbidit in gcnetc apalog.à latere: cx hae fola di- ucrfitate ab exainfccoprodeunte; & rá- tio cfl;qeá adéucit 3. Met. 1 1.quig priis, & |oficrius( quecunque modo fit) non flat cim cmnimmoda voluocatione 5 pér qucd dilvunur c n.ncs obic&iopes cora harc tolutionem congerit Pafqual, cit dilp.2 3.Íc6t.2. Ad 5. graiscóccditur inco caíu illa plura vpivocé conaepgire in forma jícd cà tali vniuccatione ftat etia aralogra, quia tupponttur illa fotnia pat- ticipati ab 6$ nó zqualiier , & vniformi- icr fd. per pris. & poflcrius; perfcétio- 15& m pertcétiori modo; quod enalogiá inducit. Aa 6. quamvis iHa defuttio pre- Ícrug à Rote ci — nQ- c 1s. 166 EE Difrut. IH. nonofficit,& adbuc fecundà diuerías habitudines caetera. analogata tcfctentu£ ad prim ,quia nó fola forma in omnibus intriofecé reperta eft ratio fündandi , vel habitüdinem;,fed dcbet eciam modus,quo in cis repericur ; nam. am diueríimodé in ca de(cendas , in vni prius,independétcr,& perfcétius, in aliud ficrius ,dependenter, & imperfc&ius, 1dco in iftiscft ratio fundandi dcpenden- tiam,& in illo cít ratio terminandi. Explicatur ,Analogia proportio- ualitatis « $6 Icendum cft (ecundo,alterà fj D cié analogie;que dici folet - portionis, vel mclius proportionalitatis , admitti deberc, velut aliquo modo ; non tamen proríus; condiflin&tam ab analo- gia auributionis; Analoga huius (peciei funt illa,quz licer babeant rationes fim- pliciter diucrías, quia tamen luat propor tionaliter fimiles, idco participant com- mune nomen , quorum plurima folent affetri exempla, nam Ariit. 2. Pott. 87. attulit exemplum fpinz , & otlis , dicens $a (c babcre fpinam in piíce , ficut osin alijs animahbus , & 1. Ethic. c. 6. affert exeinplum vi(usquod nomen dicitur. de iniellecto, &. de oculo, quia dicimar vi- dete corporaliter , X inielleétualiter, & Aucr.5. Met. com. 12. attulit cxemplum  obcicatorisquod nomcn dicitur dc co, qui regit ciuitatem ; & quiregitnauem , V quircgit domum, & comgunitct cir- «umfertur exemplum de riu , qui dici- aut dc homine , & de prato florente , & «xemplum de pede, qui dicitur de pede animalis dc baíc lc&iuli , & radice mon- Ais,ynde iunc fcmper ifta inicruenir ana. ia ; Cum nuncupam us aliquid codem mom;ne à proporuonc , quam habet ad aliam rem; Ha vero analogia potius di- € i debet proporti onalitatis, quàm pro- ; hoccnim intcreft (ecundum Maihcmaticosinter hanc, & illam,vt no *at Do&.4-d.6.q. 10.qu6d proportio cft babitudo quedam vzius rei ad aliam , vt duo , & quatuor eft proportio du- pla; fcd proportionalitas «ft habitudo duarum proportionum adipnaiccm cop- De Folie? 51.0, ueniencium, vt fi dicamus, ficm fe- : duo ad quatuor, ita fe habet fet, cum igitur hzc (pecies analogie in. uli. comparatione confiftat, quód wg.fcut - fc liabet tifusad homnicmyita.Lortread Leve piss ; plane snalogia pro». poruonalitatis porius, qua inter quatuor . verfatur terminos, quàm propórtionis ,. quz tantumincer duo,vocari debet. -— $1 Poteft auté hzc quoque analogia d dien contingere, vt dc analogia at« tributionis dicebamus; vno ita ga. vnum membrum fit abfolutétale ds formam, allud verà , vt flat (ub comparae- tione, & proporrione ad illud,ratione, €uius pcr mc am fignificatur nomi. ne abioluté , kar irati os €onueni entc, vt patct de rifo refpeQhu minc , de prato veró metaphoricé per: quádam comparationé,& proportioné. y pà ficut ri(usin homipe it eXinte hilaritate,cii bene fe babet. ,.& alis. tan oblcétatur obicéto , fic ridere- icimus,quia benc fe habeat, & (ua.ame- nitate quali uipudiare» ac luxuriare videa - ; al.cro modo cótingcre poteft p de. rinfecam omnium ana: * nominationem int lagatoram; cum nimirumip v ctt verum; & incriniccum fundamentum- proportionalis coüenientiz & vni ue participat commune oomcn;quia li»- Pas habeát rationcs diuerías , —— hac ipía diuertitace propertioné aliquá intet Íc feruant, quz, quia cuicunque eft intrinícca,ideó ex natura rei , & i voumquedque participat illad cómuae nomen, quod talem indicat proporcio« nem; ita analogicé diciur principium de patte ref(pe&u fili pde fóte refpectu riuus lorum;,de corde reí pc&u viz de funda- menio rcípe&u domus,de puncto refpe- Qu linca,dc pramitfis rcípcéta demons ftrationis,&. & nomen gubernatoris de €o,qui regit ciuitatem; qui regit nauem, & - A domum, sao ità mctas thoricé hac nomina dicuntur. de aliqao uo Bignificato , ficut perc etaphoram. dicuntur prata ridere & Chriftus appels latur Agsus,l co,F eia, & c.fcd cu € maiori propticiate , C1 $8 Hanc . Quaft.V. de Natura analog. ert. T. 38 Hutc modi analogiz proportio- A admittunt tà Thomifha ex Ca- iet.loc.cit.c. 3.quà Scotiftz, vt eft videre apud Fabr.& Meuri(T.in Metaph. cit. fed aliquo difcrimine, nà in iftis analo- gis Thomiftz nullam admittüt attcibu- Wwonem vnius ad aliud ,(ed volunt commu nenomen omnia equalitec , & per (e (i. gnificare, & quidem illa omnia immedia te fignificare, aon autem aliquem conce eis coznmunem, ac ctiam fecádum uas proprias rationes, non abfoluce fum- pras;(ed vc proportionab:liter (e haben- tes incer fe,vt declarác: Coplut.& foann. de S. Thom.cit.Scocftz € concra folunt hoc nomine figainicari conceptum com- munem ani!o gatis, & erit v.g.conceprus principij,ec fic; gaocrnatoris, vc fic, & vl tétius in iftis analogis adinitcant accribu peces ad vnam awe, ERR nemnegauctitm Philo táimen po« ftca iesonlibis Met. loc. cit. iuxta quá icationem nullatenus prorfus t hc (ccundus modus analog: proportio- nalitaus à fccundo modo analogiz attri- butionis ; vnde & hunc moduin , (icuc& ilium ad eniuoca rcducuni; Verü hic mo. dus non eft camiilo procíus confunde- dus, quamuis n. cum co éonucuiat, quà. tume(t ex partc attcibucionis , quam in- uoluit, vt clarépatet 10 exemplis allatis nam enam primà ,& per fe fignifi- ca: illad ,à:Quo pcr veram originé proce- dit aliudsia cile; & per atttibutionem ad hocprincipiam d£ de rcliquis ». guberna. tor primó dicitur dc ce&tore ciuitatis, & per auteibutronem ad büc dicitur. poftca de reétore nau s, & domus,quatenus fun» guntuc |f; in domo,& naui codem mune pe, quo ilic in ciuitatc,vndc immericó ne- t Fhomiftz aitributionem in hisana- bes adhuc tainé in hoc difcriminátur y Fo cre Pusetitrte nó vndin communem concejxum , & vnam formam, vt in aoalogis a i» «d iimmediaté plarcss non quidem omninó diucrías;vt in puce d quiuocis ed propor tionc ia enim ratio principi] ctt corde, (om ce,pundto,&c.cü tà non fit alis fanitas , àqua animai dicitac (anum y - ? ceptusà quo fubftantia , & accidens di- «ütur cns; quarc hic modus analogiz at- ttibutionis ad zqu:uoca ceducédus erit y nó ad vniuoctcum non immportet vnita- tem cenceptus;qua de caufa in (ccu conclutione diximns hanc (pecié analo- gix proportionuliatis admica debere, velut aliquo modo , non tà pror(uscon. diftin(tam ab analogia atiributionis. $9 Contra hinc conclufioaé arguüt Suarez, Kuuius, PaCquilig Dliz. loc. cit. probádo,quód oma s vera anilog a pro- portionalicatis incladit aliquid mctaphe - rz, & impro ,tie:acis, vc pacec de ri(a ce- fpecta hominis,& prati , quorum funda- mentam eft; quia propoctionalicas de fe eít infufficicns ad inducédam analogia, fiquidem vera proportiopalitas poreít éc tepecici intet res vniuocas , & oino (imi les, veré .n. dicimus , quod (icut (e habet quatuor ad duo, ita octo ad quatuor, vel quod ficut homo comparatur ad (uos (ca Lusita equus ad fuos, & tamen nomen du pli,«cl animalis nó ett analogü ,fcd vai- uocum ; ergo vr proportional&as analo- già inducat, debet ri mn metaphora , & improprictanis includzre. Deindé vel ra- tío communi nomine fignificata. inucni- tur pec (e primo , & intriníecé in omni- bus analogacis,vel in vno tantum;ia caete- ris vcró excrinfecé , &. veluti pec meta- phoram,ft primtun, ergo erunt vaiuoca » nam omnis ratio Cóis pluribus equaliter ab illis pacticipata c(t vniuoca; i (ccundü intécum . Deniqie hzc analogia fundatur in proportione duocum,ucl plu« riam adinuicem, ergo noa potett, quod dicit in vne proprié , dicere proprie in as lio fed tantam metaphoricé, alioquin nó cflct in co fecuo dum propecuoncin; pto» porto enim e;cludit proprictacem. 6o Ketp. ad 1. cóccdcado poil ficri proportiogalitaccm in unnuocis ad expri oimodam tiailiurdinem (ettà. aliq:i contendant binc non foce propri proporüonliacem) X talem proportio. nalitatemut;quc nu (utficere ad. analo- giam. fed daturalia proportionalitas,que Ron fuppoait, nec cx primit , nia meram unitate;n , & conu-aientiam proportio» naicim , hacia ry a e metaphora, uel improprictate ad analo- giam. Ad 2. hocnomen aaalozum nom fagntif cat rationem enam, fed immediate fi&nificat ipfa analogata sifa i25 propr'as rationcs , non abíoluté fumpras, (ed vt  (e habentes intet fe ; inquantum .(, vnum uodq; fundat hibi- ad (unm effe fim:lé habitudini » quà fundat alterum , fine metaphora, vel improprictatequare cft analozü ad equi uocationcni potius tédens,|uà ad vniuo- cationem. Ad 5 proport;o excludit pro- moda fimilitudo , nam qua. (ünt propor- tionaliter fimilia, vtrque non funt omni- nó fimilia , at non (emper excludit pro- prictatem ;: fi pec hanc intelligas verira- ;& in hoc feníu dicimus :nterdum no men analogum propre, .i. veró , & non dic: de pluribus , veré n. & non metaphorice, cor eft jrincipium vi- fundamcntum domus, & vtrumq; no- mine princip;j nominamos , quo-vcique non ign;ficatur aliqua vna natura, feü [i-; - omnimoda vtrobique part:ci« pata; fed vniufcuwfq; formz proporto , vt ficat fc habct cor in animali , ;tà fun: dameniü in domo, atq; ade» al quá vni. cet. néci(ta duon ipfa roce pr nciz pijnon quidem vnitatem niturarüm, fcd folum proportionum ab(, metaphora . "Expligatur 4 nalogia inequ.litatis . ' - 61 qx Kendunitettio adinittendá quo PIS Mo omeerienicci (pecié analoge y quz dicitar in2qualicaus, vcvtilem,; non ,.vt cond; (tinCtam ab. anglpegia ats tribution:s. Concle(io c(Excon«ra Caicr. €it. vbranaloga huius (pccsei deti eli feilla , quorum nomencti conanune ,& età ea illud: nomcn: ett cadem, nagxqualitcr tame participata d per fcctionem ,vt homo, & ir iur csl in nominc ,'& rat;oncanioalis , (cd:ho- mo patrücipat naturam animalis conia, &am per rationalitátem ; qua ctt diffe- rentia multo. perfcétior.irrauonaltate contrahente animal ad brutum; vndé fit y fericcon naurra animalis pribomitede mulca quàm in bruto , nonquidem. pet cíientiam ipfius cis icd. per dierentiam rationalítatisadiunctig - quoc'rca cumchzcinzqualitasetiam. ine gradibus. vniuocis repctiamat, Cin . tibus. ref(peótu fpecierum , infett Caict, non induccte vecam analogiz (peciem y quam putat cile cam vniuocatione inca» poffibilem , & ideo concludit hanc (pes ciem analozóz ede aniíslemn ;A&(equade — — turoallin Recentiores omnes. 755 62 Scedapud scor:ítas, quos fequitur - Aucría cit. admittentes varios gradus y cü vaiuocatiomis,tom analo2:z3& compof- fibilitarem huius cü- illa im aliquo grada inzqual:tas partici pandi co REPRE. nem rationem quoad ordinem,vel pertes —— &:onem cifl'encialem (afficitad inducea — - dam veram andlog an , quaex vihoius, — inzz ualiracis ilia ratio. cómunis iminfee,— riocibas partim efteadem s partum diuer.;— (a;n juo ratio an;loz:z eonü(t; Ethio — — dicend. modus. f;ndaaentum haberi —— Ar;ft. jurrauione luis ánzqualicatisg;— Phyf.5 r; sim generibus latere analogia Es & 3. Phyt.79. ait nacorim mnfmti nó eif i vnáj&ccandcem, .i. vniuocam. ou PET quia dicitur fecandü prios pr mE & 5. Met rti infinearprigs, polterus — — non ttàte cum perícdtavauucatione, de — : cias catione eft (quod nat ipe. — tur ab infcriaribus'tam omnimoda litate; ac vnitorautate quóad ncm, & pcrfc&tonemetlznnuglems cum — — ig cor (ecundem.-Arift. lüfboiathgcinge — cualitas ad tollendam perfcélionem x& : puritatem «muocationis, éuffi ciensitemt eric ad inducendam veram 4: & propriam analogiam, nico détecsis aM inielli; untur ;lia,qug necdunc purégequls Oca /neC jurévniaocas 5 c d opt 2 - I tpódent àliqui ex Suatezlóc.cit.pa —- quamlibet : ecc CRI MADE login j7& jririerdim illam qi or eri nscamthenu niti T tein noà cilc; quiacum hac pz P Ca piorlisinacurg communi, nulloynes — dominii vnitatemracrioniseíus, &cwnis — — uocauonenr fed ad ianinterendá — — " ) * ER , —— Buaft V. de Natura Analog. c/fri, T. tudinem ad ptimà,& hzc inzxqualitas di- ci poteft e(lentialis dependentia, vt patet in ente, fano,& fimilibus , nam ipfa ratio entis ex fe poítulat,vt determi- netur per modos intrinfecos cü tali ordi- , & habitudine ad vnum , & idco licec fecundum confu(am rationem fit cadem entis, ficut eft vna , tamcn non cít omnino eadem , quia non eft ex fc omai- vniformis, qualem vniformitatem re- uirunt vniuoca; Hincad Arift.teftimo- dicentis prius, & poftérius nó ftare cüvniuocatione;inquiunt;id intelli" non dc quolibet priort, fed de partici- priori, & poftcriori alicuius có- munis,vt vni cOueniat per aliud non aüt de patticipatione priori, & pofteriori sm ne, nam ibi non cít prioritas conflituens dependentiam, fed tanium dignitatem. 63 Hac folutio allatis Ar itt, teftimo- nijs dire&té aducr(atur,qui manifefte lo- quitur .de inzqualitate perfectionis , & ordinis re(ültáte inipía natura communi uam inducere analogiam ; quod aui& hzc inzqualitas eco vnitaté ra- tionis eius, nono quin analogià in- ducat , nam non ex defcétu vnitacis dici- mus talem naturam effe analogam;fcd ex » "dcfe&uiliius zqualitaus , & vmformita- tis, qua folct natura fpecifica deícendere in indiuidua nullo prorfus per fe ordine feruato, qua r;tione ipfa (ola dicitur per- fe&é, & pure vniuoca ob zqualitaté dif- ferentiarum in perícétione effenuali. Ac- écdit, non cilc ompinó certü talem 1nz- qualitatem ex ipla ratione cói pullulanté pofl:bilem efie, & forté nulla alia inzrqua lits in rationibus comunibus,& precifis adinucniri pocett;nili que jllis (uperucnit extrinfecésex differenujscontrahétibus; yt muiri vi genter demonitrant praícrtim Pafqual.ci.& Hurtad.difp.9. Log.fcc. 3. «4. & Arriaga diíp.t 1. Log. Ícc.2. quód muito sntca. de ipfo cnc docuit " Mairon: q- de vniuoc. enus dub. penult. cum ergo dicit Acifl.incqualitatem in ra- tionibus comunibus ad analogiam (uth- eere, vtique dc ifta intelligi debebit ; & dcnique Qa ingqualitas conce- datur, & vt füfficiens ad analogiam ad: mittatur, non idcircó hzc alia yelut infuf ficiés reijci debet, & negare , quod fuo modo analogiá nó inducat. Quod có ma- gis dicendü eft ,quia etfi hzc inzqualitas €x differécia oriaturadhuc camen ex ipfa communi oriri dicitur fuapté na- tura exigente talem'd.fferentiarum inz- . Vtilis igitur eft ifta fpecies inzqualitatis ; non tamen cft ita coníti- tuenda,vt fit diuerfa ab analogia attribue Faber cit.in Met.nam quod eft ana logum analogia attributionis, per prius Explicatur /4nalogia Tran[cendentia. 64 | Ee 4. Tran(cendentià fe *, fcd tantum ratione inzqualitatis, qua predicarum tranícédens in inferiora de: fcendit per depédentiam effentialé vnius ab alio , atq; ideó non cóftituit fpeciem ab analogia attributionis diftin&à.Con- clu(io ctt Scot. loc. cit. vbi docet ens, & praedicata ratione huius ingqualita- tis cfTc analoga , & » quia in pri- Auctores oppofits fententiz abucü- tur nomine traní(cendentiz, nam per ipsá rationé omnibus rebus come munctm,ac in cis cffentialiter imbibitatng at multa fant praedicata tranfcendentia , non funt ita comunia ,vt conceptus voluntatis, iuftitizs fcientiz ; & nce gat Hurtad.cit.$.46. effe tran(cendentias camento, & fint indifferentia ad finitumy & infinitü, tranícendétia dici debent; ná primus conceptus tran(cendentige tali indifferentia cótiflit , & exclu(io« ncà przdicaméto,vt Scotus docet 1.d.8, *3: N. & O. quód autem tit cóe multis pizdicatum tranfcendenshoceiaccidit, inquit Do&tor,& fequitur Aueríain Phi loioyh.q. 3.fcét. 12. Et (ubflantia incói ad Dcuin , & creaturam vtique tranfcene: dens dicitur,cum tamen non fit omnibus rebus cis ; cum ergo ex fuo primo con-- ceptu tranfcendenua non dicat partim fi- militadinem;partim di (limilitadiné(qum eft rao analogia) — mde € 3 oe cft predicatü tranfcendens , fed tantü exclufionen; à pradicamiento,& indiffe- rentiam ad f.Ritum,& infinitum;plané nó fc (ola, fcd ex vi inz qualitatis anuexz , «oa in inferiora defcendit,analogiam in- ducet . Acccdit ctiam , falfum etle ipfum ens cíie ita tranfcendens , vt non folum e(Tentialter, & quidditatiué imbibatur ia inferioribus foitepcrt etiam in ipforum diffcreniijsac in fuis modiscontrahenti- bus, nam dato quód ita includatur in qui- bufdam paucis diffcrentijs, quas appellat &on vlumas, falfum tamen M includi co- dcm modo in diflcrentijs vitimis, ac fuis modis contrahenubus, vt docet Doéi.1. 4.3. q.3. $. Contra iftam vniuocationé , & dicemus in Met. difp. dc natura entis ; suit igitur torum fundamentà buius opi- nionis, qued erat praedicatum tranfcen. dens cx vi fuz tranícendenüz formali- tcr imbibi in infcrioribus , & corü diffe- sentijs , & fic cfc raionem fimul , & (e- mcl ca diftinguendi, & affimilandi. Rur- fus dato;qnod inferiora , ac corum diffc. zentiz ita cfientialiter inclndant tranícé- elcntia , tamen tran(cendentia in (uisra- &ienibus non ita includunt inferiora , ac «orum differentias ; quia inferiora ,-& «ontractiua fcmper accidunt füperiori- bus, & hoc verum eft de gradibus com- munibus tàm przdicamcntalibus , quàm &ralcendenübus ; quia vtrebique ca dcm Sarioncs milizant , crgo ratio praciía trà- Éccndentis dick taniim. tnilitudiné in- Scriorum;,& fic ex vi (uz traníccndentiae non etit analoga, (ed ianuim rationc in- qualitatis , qua in inferiora de(cendit . JDcnique ex co praccisé , quod aliqua ra- tio fit tran(cendens, non icquitur , quod nilla cenucpiant,& differant formaliter anferiora, etiamfi fequi concedatur inclu eius in diffcrenujs corum , ergo x implici tranícendemua non fequitur poteit , quod aliqua differant. fecufidum dilferentias,nen vcró fecundum ra- tioncm inclufam in illis ; vndé non valc- 1€t fic arguete differétiz differunt (e to- ; ipfa tora funt entia; crgo difierunt, vt .sntid,quia quamuis, vt aificrunt y inclu- tient C35 hOR LajuCR gifíciiCBi forguas. Difp. I. De Inflrumentis fciends . n liter in ipfo cott, ed peritcinenii im cft cns hoc,quod vtraque di er d 6$ Cotra hac cóclufioné inftát Hurt, Elanc.Didac. & alij;tunc aliqua rario cfi analogayquádo;n ea inferiora aliquo mo. do conueniunt ;& differunt, in hoc.n.có- fiftit vera analogia, & per hoc diflingui- tur à pura yniuocauonesX aequiuocatios ne,quarum vna folum eft ratio conucnie di;altcra differendi , at (ola tranfcendene tias& inclufio enus v.g. in vltimis diffe- renti jshominis,& leonis, facit vt & leo conucniant in ratione ends prout. precifa , & in cadem prout incluía 1n vl timis differenijs ipforum diftingaantury. ergo fola tranfcendentia làm Call«- fat. Conf. ratio vniuoca ideó tanum. cít principium conueniendi inter füaine. feriora,quia in differentijs corum nO.ine cluditur , vt conftat de ratione animals. rcípectu hominis, & leonis, ergo cü trà« fcendétia cauíet talem inclu m, al E, i quoque caufabit, rmatuy uc; quia (ola inaequalitas i ex ipía ratione (upcriori ;« tura petit prius partieipari abyno. rum; & poftea ab alijs dependen lo.fufhicit ad anzlcgiam, non autem illa rx B 5 quz pracisé proucnitexratone differCe. — uarum alioquin nulla ratio cómunis fct vniuoca,qu'ain inferioribus habe ucrfitasem ratione diffcreotiarum 5 fed. talis inz- qualitas oritur praccisé ex urne Kc BdcgOR rationis communis, ex vi cu». ius includitur etiam in diffcrentijs infe» - riotü,crgo ipla fola fufficit; maior patet. probatur minor ,quia eo ipfo ,» includie tur in diflcrentijs;non potett inz qualitas cx parte diíterentiarum emergere y quias etiam Cmergat cx parte iplius rationis cona tibjs,quae 1n eis ncludior « Demi analogia rci ttanícendemus participatae ab infcrioribus cum dependentia vnius, abalio nom prouenit ex dependentia, er» £9 cx (ola uranícendentias probatur aísü ptum 5 quia salis dependentia £iare | tcft cum perfcé&iffima yniuocatione £^» cut.n.accidens pendet à (i là in gce. ncte cauía cfbicientis, & materialis , tà. a&us vitalis a potentia , qug tamen Vnie coc 6 Ref. tal. i. * Vis —&& Refp.his'omnes rationes ex eodé falf5 fandaméto procedere,quod.f. cran ftendentia impottet inclufionem rrá(cé- dentis eciam in ditferentijs,ac modis có- trahentibus ipfu.n , quod prorfus fil(am eft,quo ctiam admiffo, nec fequitur inté tum,rt conftat ex di&is :n probanda có. clufione; ad primam igitur neg itur mi- not; At /nftan,(i noa raclad:tar eas foc- mal;ter in diffecentijs, & modis contra- hentibus,etgo pcr nihil contraheretuc ad conftituendumaliquid ,quia modi com. trahentes effent formaliter nihil. Refp. faciliter ex Do&t.cit.modos entis forma- fiter loquendo nó effe entia , aut aliqu. d, nec non entia,aut n il, (ed effe entia, && aliqu;d folum realiter , & identicé , for. taliter veró (ant ralitates entis , quod ét dicere tenecur Hartad. & quicunque ex Aduerfarijs concedunt. differentias. n0a includere formaliter rationem generis , nam przcifo conceptu relation:s,vel qua litatis à con:rahentbus ditfsrentijs , vel iftz (ant formaliter relaziuz , vel abfola- tz , & currit omninó eadem paritas , vt dicetur in Met.difp.de natura entis. Ad Conficm. tunc ratio vaiuoca eft perfe- €tum ptincipium conueniendi , quado in infcriora de(cendit eodem ordine ,& pec differétias prorfus equales in perfe&tio- ne cílen:iali, quales fur indíiuiduales , fi diffecenciz non fint zquales;reduadit inzquailitas in. rationem cómmunem , ob qam deficit aliqnaliter ab. vniuoca- tione,& ad analog'am vergit ; potius er- go ex defc&u inz qualitatis in contrahé- zibus, quàm inclu(ionis in €;$, procedit , quod ratio vniuoca fit rantum principiü conueniendi ; & rurfus falfum eft , quod affumitur in confequente , tranfc tiam.(.caufare huiufmodi iaclufionem , Ad aliam Cont. falfa eft maior; vt n. có- ftat ex 3.concl.otiam inzqualitas ex par- te coacrahentiurm przcisé emergens (ub modo analogiam inducit(fiuc hzc apcl. letur analogia M -caphytica, fiue tit fo- luin Phy (ica,vt aliqui contendunt, parum refert) nec indé fequitur nullam. rationé fore perfe&é vniuocam , quia etfi quzli- bet habeat in infcrioribas diuetüitarem ratione di i non tamen (em- ^ P Quafl V. de Natura c/Analog. efe. T. 171 er hzc diuerfitas in inferioribus cft ef- entialis ; fal eft etiam minor, vt (epà di&um eft , quod tranícendenria caufet eam inclufionem, Ad vltimum (tís pa- tet ex (olutione tectie Conf. prim!argi« menti conira primm coaclafionem ha- ius art.qualis depé4&ria rc juiracur vnius ab alio in parcicipaada commam: rtio- nsalialaceadin aniloztam, & fatua cft potentiam vitalem cffc in genere qua litatis,vt notat Do&or 2. d. 16. q.v. ARTICVLVYS-TIt 'N«m a nalogam dicere. poffit couce- pram »aum ab. analogatis precifum . 67 Vitam hoccxaminarifolet c de cüceptu formili,quàm obie- &iuo, nostiumé przfertim dc obiect ao diferemus,nam iud? con tabit, quid di^ cé.lum (it de conceptu formali, quia nmt- lam potet habere vaitaté concepts foc- milis , quàm nonaccipiat abobicitiao per ipfü n reprzfentrato, vn tas li juidem imaginis  ualis e(t conceptus formilis , non a (i exva tate rci reprzfentat qua lis eft obie&iaus;potc& acen jl; vade (a9 tis allucinantur illi ; qu! analo 2tís vaici- tem conceptus obie&iui denegátes , có- cedunt vnitatem conceptus formalis . Prima fentencia. nzgit. vniuerfaliter aaalogis omn bus talem vnitatem conce ptus , & aíferit analogam dicere cantu n ipfa analogia in confu(o , prout hab.nt inter fe aliquam habitadinem ; ttà Caiet. tra&.cit.Complut. & Ioan. de $. Thom. loc.cit. Zimara ia tabala vetbo | 4» 1/92 € Fonfeca 4. Met.c. 2. . 1. & 2. Vafqu:z 1,5.difp. t 14.caj.2, n.6. Kuu usin Log. tra&.de analog. Pa(qualig. p. 2. Mcr. di* (p.3 1. Alteca fencentia affirm:t po;e ia adalo 2is alti quibu(dam zeperiri cóce. pum vaum przceam , ità Scoci(tzoés vno excepto Fuentes iam cic.) cü Scor. 0C. Cit. t. d. 3. 4.3. in (ol.ad 2. d.8.q. 3.in fol.ad 5. & quicum jue cin ipfo tes nét analogiam eie cu vaiocicioae tn. terdum compo dibilem . f«3u/tae Suaccz in Mer.dit p.a. (eck. 2. dip. 217. (ect. 5, & dilp.3 2. (ck. 2. Hurtadan Log- difp.9.. Cc 4. ud. 272 fe&t.5. Auet(a in Log. q. 15.(e&t.5. Serna in Lo g.difp. 3.feQt.r q.1.art, 5. & multi ex iniguioribus Thom:(tis Caprcoius t. d.2.q. 1. lauetl. 4. Mct.q. t. Sotus.cap. 4. Anteprzd. q.1, & quicunque tenent ens e(íe analogum, & haberc conceptü pra- cifum ab interior bus. 68 Pro dccifione qua (iti recolendum eft cx praccedenti articulo ex. analozis quadam clle , quorum fignificatum non reperitur formaliter ,& intrinfcce, n (i ia principali analogato,in cae:er:s auté per denominationem extciofecam , ità (e ha- bét analoga attribution:s , & proportio- nmalitatis primi modi,vt patct de (ano rc- fpc&u animalis, & medicinz , & de ri(u tefpe&tu hominis, & prati; quzdam veró etie , quorum fignificatum reperitur for- maliter,,& imirinlecé in omnibus analo- gatis , ed primario , & principaliter 1n vno, n quo c(t indepeudcaccr,;in alijs vc- ró dependenter ab illo, & ità (e habent analoga attributionis , € proport;onali- tatis (ccundi modi,vt patct de ente re(pe &u Dei € creaturz ( quod (upponimus efte analogum attributionis, vt in Mec.) de principio reípectu fontis,cordis, fun- damenu, domus, &c. hoc prenotato « Dicendum 1.analoga attributionis, & roportionalicaus primi modi non potie fast vnum conce xum cómunem,ncq; obicétiuom;neque formalem,íed plurcs, cum vnitate tamcn cóparatiom.$, & con- notionis, quo (olo d: fferü: à pure zqui uocis. Conclutio habctur quati i0 tccmi- nis ex DoQoore cit.in 2. d.12. q. 2.;in fol. ad 4.pro altera opinione;vbi fac loqu:tur, von c[l idens conceptus jautatis,qui di- ctuy de vrina, de animali, € dc dieta , nam non. efl idem formalis conceptus fanitatis,vt efl equalitas bumorum , vt cfl quid caufatiuum janitatis, vcl fiu. gnificatiuum [anttatisy licet in viroque. materialiter inciudatur formalis con-- ceptus fanitatis,Q" tunc dico , quod bu- iu[modi conceptus P formaliter di- utr[i in 1llisde quibus dicuntur na cau- fatuum. fanitatis efl formaliter in die- ta, vel intali potieuesvel berbas fignifi- catiuwm in vrina efl, C7 bi cóceprus for- maluer diner[i | , y i NEG Difgut.1. De Infirumenmis fGiendi Mah E 4 erdinanjur ad isdà con- ceptum fanitatis, qui walitat, vel — — proportio bumori y quá n fic f rmalie —— terest folum iu ammali, pet quz vlti-— ma verba iníinuat vniratem cóparatio- - nis, & connorationis , quz cft propriae — analogiz,maior quidé vnitarez4uiuoca- — tion:s purz , quz cítfolius nominis, fe minor vnitate vniuocar.on.$ , quz dic? vnitatem conceptus cómun s omnibus, vt ait in 1.d.8.q. 3. infra E. idem dici debet - dc rifuccipedtu hominis, & prati; quod — - cit analogum preport onaltaus primi. modi, non ergo va;ras aliqua natur & - conceptus fignificau dcbet concedi bu- — iuímod; Mee ad fumn tudo quedam, jux non uc pec m rz, & ab(olucz vnicaus, fed per cu:u(dam attriburionis, & prox qua (olet dici vn tas propottional rd HNIC aucé concluíio, q tas horum analogoruim non conlift aliquo,quod iatriníecé EE nibus,(ed in ociine vmus, vcl p vnum terminum y à quoreci minationcm, quia ad. iilam On. noutoncin vclhibiudinem ergo ita —— aniloginon Ma i | vnucon- - n. Ccepai.a probatur ejuentia, ratas 7 dan lis vnicas,cam (ic nitas ordinis, & habí tudinis vn:us, vel plucium ad aliud; necef. lario pluces petit conceptus illi ordini ad , & ad talem connorationem , S habitudinem exercendam neceffarios.- Conficinatur , qui ei, quod rea ; tercale , & pet incinlecam denominae. Uonem, i quod ett si quid tale, & per : extrinfecam , nó cft dabilis yna ratio có- eri outs ege 1.d.19. q. e. i ita rc$ (e habet in his analogis, quia fo. priacipale analogatü dicitur fimplicaer & abíoloté tale per inttiníccam denomi- nationem , caetera vcró talia fecandum. qu:d pct denominatioaé ab illo; & curfus hi ral;isratio communis. eft abftrahibilis, petendam ett, an (it intrin(ecz denomi- nationis, & fic no crit cómunis omnibus, quia uon in omnibus talis forma eft in- - t'in riníecz denomi- feca , " tantum extti , Pationis, & (ic noncompeterct, Tandem in hi. anilogispecu- — sd cge Res , analozato. Dülcéicorü axio- liaritec. verifieatar comune i S.V. de Voitate conceptus .AnalogeArt.IT.— 175 axioma, qubd analoghm per fe [(umptum flat pro feteejiori frei tato 5 fignum «uidens non poffe ab his ànalogis cómuné abítrahi conceptum , qui, ( id poffibile , vtique pro hoc commnni (üpponc- ret analogum ab(oia:à fümptum;& hinc fit , vt huisímodi analogum. nequeat cíic medium in demontratione , quia figai- ficat rationes plurcs . 70 Dicédum 2. nec etiam omnia ana- loga denomina:ionis intrinfece habere vnum conceptum communem przcisü , fed illa tantumque (unt attributionis (e- «undi modi. Conciufio colligitur ex Sco- cit. & probatur, quia analoga propor- tionalitatis fccüdi modi vtique (ont ana- loga per denominationem incrinfecam , quia vnumquodquce veré dicitur tale , & ion meraphorice rantunt, vc conflat ex di&is art. prazced.concl.2. & camen non habent vnum concepuuin cómunem, er- £o non omnia analoga intrinfecz deno. minationis habent cómunem conceptum abftrahibilem ; probatur aiumptü, quia vt repra(enientur hzc analoga, quatenus talia funt , debent teprz(cntari proprie rationes ipforü fundantes diucrías i portiones cum aliqua tantum | incer fe (i- milicudime, qua itas appel- latur, fundata ;n :llis diucríis proportio- nibus ergo hzc analoga, vt cadem (ecun- dum proportionem, nequeunt reprzcn« tari vn:co conceptu ob:ectiuo, quia licéc hibzant vnitatem,& conuenienttam pto- portions, hec tamen couuen'entia adeó exilis cfl,vt nequcatilia coadunare in vni cü conceptum obiedtiaum, fcd m. habet vim conncétendi diacrfos illos conce- prus adinu'cemscü .n proportio fit císc. tialiter ad aliudynon porc ít aliquid intel- ligi) vt proporcionem hibens, niti cü alio. coníeraibr , vnde ex vi conceptus ipfius, d: bet ctiai aliud concipi. Conf. quia &. fi hacanaloga finz talia perintrinfccam, denominatioaem forma , hzc ramen dc- nominatio non fumiturab vna forma 1n. onynbus.ipnziníccé repertasfed (ümitur à pluribus, & diucrtis, non quidem vt om- nino diuciis, ficut coptingit in zquiuo-. cis, fed vt proporuone fimilibus ,. yt ex« plicatum cft cone 2.pigeeduare, | 0, 71 Exhoc probatur altoca conclufio- nis pars , quod nimirum analoga attcibu- uonis (ecundt generis hàbeani vnü con cep:üm coimuaem orzc'(um , quiahzec gpyriéy ac intcinfece zalia d cüzur ab vna eiuíde:m racionis,vr quae: aatura cómu- in inferioribus , ac pro'ude vcre, & proprie conuenit in tal: forma , ratione proprie cóuenic nig ab(lcahibilig eft vna catio comunis omnibus, vt patet ente, & ceiccis canícendétibus, quod quidem cft ( quod cit valde notandum) monet Doctor 1.d.8.3.5. ralem vnita- tem conceptus his analogis cóuenirc nà ex viiphusanalogia, c.n vi vniuoCa- tion s annexa (vccnin dieemus art. fcq. oninia haus generis aniloga mixta funt cum vaiuocacionc) ná cx vi (implicis ana logiz nequeupt habere , niti vnitaté at- tcibutionis, & ord:nis ad primum analo- gatum , quz licet (it maror vnitatc zqui- uocationis , adhuc tamen minor e ait Do&or) vnitatc vnuocationis , vtpote qua indifferenter compoflibilis clt cam hac, & illa, cx quo patet analoga,vt aga- loga,nunq:iam peruenire polle ad vnita* tem conceptus abftrahibilis , quia hac eft gap vniuocorum. . rer 72 ln oppotitum objjcitur Primo , probando omnia analoga «n vniucrsü ha- bere conceptum communem prazcilum . Tum quia omnia analoga , quancmuis impertecta;analoga funt, non z quiu0Ca, cto habent aliquid co.nmun-, nó folum in voce,ícd ctiá in re (ignificata per illà. Tum 2.cercum eft analogum de rn logatis pradicari , vel igiiur f'ola vox có» munis praedicatur ,.& (ic ecuncze jiriuoca pura, vcl aliquod có:mane figuificatü pec cam,& habeur inceacum. 1 dm 3.quado concipiuntur analoga conceptu reprz- f otintecóucnicnuam ipforum, vcl con- € piuntür Iccüdum rationcm aliqua com m.nem,& habetar intent  ycl (ecandit r.tioncs paruculares& (ic uo concipiu- BER FANE conucoicniz, Tü 4-qudo plura concipiuniut, vt plura, fe» cundü tationes quiddjtatiuas , cózipiuns tuc vt zquiuoca, ergo yt Coneipiantas ur 174 18310ga, debét concipi fecundá aliquam rationem communem,& vii, Ta td- dem vel aniloga, quando concipiuntut , funt plura fimpliciter , velal:quo pa&o vnum,(i primum, non cogn »(cuntur , vc analoga , (ed vt meré z ju uoca quia ana loga (ant aliquo pa&o vaum , fi fecua- dam,ergo habencaliquam rationé obie- Ctiuam van'tatis. t 3. Rep. ad r.analoga ex vi analog:z estis có,nunem conceptum , in quo coadunentur obie&iud , hibere tamcn conncxienem rationum | particularium fecundum eífe ob e&iuuim; habent enim inter (e , vcl ad vaum certium tilem. ha- bitudinem , feu dependentiam, ex ui cu- ius unam concipi non po:eít (iac alio & in hoc (ecern intuc ab z juiuocis , qui ex vnitace vocis non habeuc talein con- nexionem particularium coaceptuum ; fiquidem ad prolationé vocis Galli , aut alterius nominis meré aquiuoci poteft ad libituai intelle&us ita folum conci- pere gallum gallinaceum , (icut & homi- nem ex Galliaortü. Ad 2. analogum,vt analozum;,dicitut de plucibas,fecandum diuerfis rationes ,& (ecundum aliquam hàbitud:nem , analoga quidem attcibu- tionis d;cuntur (ccandu:n habitudinem , qua vnum ordinatur ad aliud, proportio nalitatis veró fecundum habitudine , qua vnum compa;atur , & quodammodo a(- fimilatur altcri; «nde ex v! analogie nal- la habetur vnitas , & commun:tas ratio- nis, fed folius nominis, cui (ubttituantur immediate diuer(z: rationes obiectiuz , non vt ab(olacé diucríz , fed vt habeaces proportionem ad'nuicem, in quo analo. gad fferunt à puré £ juiuocis , que. ha. bént càmunc nomen diuer(a figo:ficans, & (ub racionibus diaer(is ab(q; vlla pror- fus habitudine , vel proportione vaius ad altetun.. Ad j.pec nomen anilogum, vt fic conciptuntur immediarà ipfa analo- gata fecundum fuas proprias tationes , non abíoluré (um;xas , fed vc proportio- nabiliter (e hibentes iuter (e , &in hoc fen(uü dicuatur concipi: fecun lum ratio- nem conuenienti£ ,. Ad 4. analoga licet concipiantar,vc plura , & f. un di- uctías rationcs,aon camca conciprücuc - Difgut. LI. De Vocibur. vt zquiuoca,quia fima! concipitur pra« portio, quim hibzac adimuicem , Ad y. concipiuntar, vc plara fimpliciter,& vad proportion iliter, quz vnitasapitibutios — nis, & proportions dencic at quiuocis , — & minorcitvnitate valuocurion'g, — .— Secundo ob jcitur probaado , quod. - aniloga omn a , (altim incciaíecz deno- minarionis, habere. debcanr conceptam co.mnunzm precium , Tuin quia ideo coaceditur talis va tas analogis. attcibue tionis fecund: gcaeris , quia omnia anas logata funt tala pec denominationé ig» crinfecam,cum ergo ita (c hibeanc etiam analoga pcoportionilitatis fecuadi ge- nctis,ip(is etiam vacas concepcus obie« & ui acgaada non videtur ; Tum 1. quia. 9 nan? io Ktcahib lis videtut racio coa munis princip:j ad cor refpe&tuvirz, fon tis re(pe&u riuulocum , fuudament res—— fpedtu domus, &c. gabecnatons refpes —— uregentis domu.n,ciucacem ,& na:&—— faltentandi carnes rel pe&ta ollis, & (» nz,qug communis ratio futtentand: car- nc$, rcgendt, & principandi poftea coa» - trah:tur. per racioaes peculiares íic (ü« ftentanli, (ic gubermandi, GC principane ——— di, ergo his, & (1m libus anilogis non eft. 25 i neganda talis vpitasrationis. Tumtane.— dem quia ipía (aitim proportiomalitas, —— — feu fi militado proportionum poteit ab. in. his aa lo zs przr(cindi, & illa vnico com 5 ce; reprzlentari, &c. ooh 74 Refp. ad t. analogis attributige — nis(ecund: generisdeberi , & alfignari — — vnitaié conceptus, nonprzcisé quiaime ^ ^ — trinlecé talia denominentur, fed quiaic — - denom:niutur ab. vna , & eadem for- ma in omaibus , quod non contigit in analogis proportionalitat;s fecundi ge«- neris, vt di&um eft in probanda fecunda. conclufione. Ad z.in illis anilogis fub. nomine principij, gubernatoris , &c. re vera non fignificatur vna forma , vt mul- ti etiam ex noltris exillunant , que fim - pliciter lit voainrauone, X quiddii formz , fed (olum iatinuatar conueniens tía, quzdam in iingulis in modo habendi. fuas formas, quod cít (uo modo , X poruionabler effc tale,non fimpliciter, » vadc rauo v.g-priacipij um co Quaflio V. De Viitate concéptute/fnalog;c Art. I1. 135 & íincorde non dicit aliquam vnam for- mam conílituentem rauonem funda- inenri,& cordis,ícd omninó diuerfas for mas,(uo tamen modo habentes rauoncim prodi & hoc tenemur dicere, ne con- undamus vnitatem dip ever cum ynitate vniuocationis. Ad 3.conccdimus poflc przícindi conceptum proportio- nalitatis, at nomen analogum , .f. princi- pij; gubernatoris,&c. non (ignificat ara. ipíum relationis, in quo conueniunt dua proportioncs ,quia hoc fignificatur per nomen ipfim proportionalitatis,fcd fagaificat ipfa extretna , inter quz verla- tur proportionalitas , quz quia in racio- ne analogorum non coníiderantur fecuri dum gradum communem , fed fecuodum proprias rationes , vt tamcn proportio- nabilirer fc habentes, ideó ab illis, vt fic abftrahi nequit ratio aliqua communis ; etíi ab iptis rclationibus abttrabi poffit , Xertio obijcitur € contra nullum proríus analogü pofie habere conceptü vnum pau analogatis communem , quia plané implicat ; & cft repugnanria in terminis,quód fit conceptus analogi , & quód fit vnus,quia analogia intrinfe- €é includit , vcl plures rationcs habentes inter (c proportionem, vel plures habitu dinesad vnam formam , ratione quarum «oncepuus obiect;uus analogi non po- teft cíle vnus. Confirmatur quia fi talis conceptus non attingit pue rationes , fed vnam , in qua fingula inferiora con- ucniant,iam erit vniuocus, nil cnim am- pliussd vninocationem defidcratur, quà prafata vnitas . Si dicatur cum Suarez , potfe analogum prafeferre «oncepium communem, votimfcd mmaqualiter in- fexioribus communicabilem per -diffc- rentis$ dcpendcntz , & independenuz , ira qnod imiclligatur pr:us defcenderc ad vnumabalogatum ,: & pofteriusad aliud in victuie prioris, ac proinde mon efie: y- piuacum, de cuiv$ratiopé eft. cfle a Qua- liter cogwounicabilem infcrioribus fine eíienti crdenua vniusab alio ; & fic adhuc inco corfiftete rationem: ana- log;z uia in illo vno , & codem concc- pui conmeniont ipferiora ; & diffcrunt , — Los ront ratione illius inzqualitatis, Cone trà initac Hurtad. conceptus communis non cíl diuerío modo, & ine qualiter par- ticipabilis, nifi ratione modorum contra- hentium,fed hi modi nonincluduntur in conceptu abítra&to , neque igitur inclu- detur illa inzqualitas . Neq. dicas,quod licét in conceptu abflra&o non inclodan tur hi modi , tamen includitur ordo ad bos modos , quatenus ille conceptus eft Prod natura capax; & cxigitiuus talium differentiarum inzqualium . Namin conceptu abílra&o ; vcl confideratur hic ordo; & turc nó potett e(fe abítra&us ab his modis , ficut ordo potcft con- fiderari non confideratis terminis , ad quos cft ordo ; vel non copfideratur , & lic abftrahit ab ipfomet ordine. Acce- dit,quód admffa hac incqualitate ex par te ipfiusrationis comunis prodeunte, &c non przcisé ex parte differentiarum , jà ille conceptus non erit in fe vnus,fed po- tius geminatus , & duplex, quia 1nzquae litas neceffarió exigit duo. Si dicatur , hane 1nzqualitaté non tol- lere vnitatem cóceptus, fed tantü ex par- te minuereyitavt non fit tà perfecte vnus, uantum ad vniuocationem requiritur . Cond ; inftat Páfqualig. cit. non datur imperfe&ta vnitas,quia vnitasnon poteft. tolli,nif? per multiplicitatem , & bzcex nauxa (ua perfe&té tollit vnitatem ; ex quo fit,quód vnitas,& multiplicitas con- . fi ftant in indiuitibili, vnde fi altera ab ale tera tollitur, adaquaté tollitur ; ergo non poteft dari aliquid, quod non fit perfe&té vnum;aut perfe&é multiplex . Accedit , quód omnis ratio Metaphyfica confiftit: iw indiuifibil , namefientiz rerum funt ficut numeri $.Met. 10. ergo nonpotefk tolli indiuifibiliras mifi ponatur mulie plicitas rationum formalium 5 ex quo: rurfus fequivar , quod firario illa ad tne feriora deícendit , dcbet modo indiuifi- biliy& fecundum dcr hat icncia ad omnia, quianop Ma a sc,fecundum quid n ek ipdtatur io- quin cflet diuifibilis, fraucem fecundis fe totam ad omnia defcendit, iam defc ndis equaliter , ncc perfectiori modo eft in vno» quàm in aliquantum tft cx (e , (cd tantom ratione contrahentium . - 46 Refp. hanc difficultatem ;:llos vr. gere; qui admittunt poffibilé effe conce- pum przcifam ,& vnum puré analogü & clem dc fiéto ponunt conceptum en- tis, & cuiufq; tranícendentis , at nos non admittentcs. parum analogü, leuiter pre« mit, quia libenter concedimus analoga ; vt analoga nunquam Pony poflc ad vnitatem conceptus abftrahibilis,quod fi interdü talem videantur obtincie vnita- tem, vt in tranfcendentibus , hoc vtique non cft ex vi ipfiusapalogiz , fed ex vi vniuocationis annexa , analogia enim fc- cum non defert , niti vnitatem atttibutio- nis,vcl proportionis ; quz eíl vnitas im- petfe&ta femper inuoluens, vel plurcs ra- tioncs inter [c proportionem habentes , vel plurcs babitudines ad vnam formam, vt bene concludit argumentum , hac ve- IO vnitas atcributionis addita vaitati vni« uocationis , cum quabene compoffibilis eíl, (icut vnitas minor cum maiore , pro- prié non minuit cam , (cd tantum reddit inzqualiter participabilem ab inferiori- bus; & quamuis hzc inzqualitas oriatur ' €x ditlerentijs analogatorum,vt conten» dit Hurtad. tamen adhuc dicitur oriri quoque ex ipfa ratione comuni exigente tali modo , &.tali genere inzqualitatis patticipati, quia licer in illo (tatu áb- firaé&tionis prarícindat à d ffcrcntijs , ta- men conlideratut adhuc, & fundamétali- tcr cft capax, & cxigitiua differemiarum ficinzqualium; non igitur ex dcfcéta v- nitatis talem conceptuim appellamus ana- logum, ied potius ex defcétu zqualitatis; qut requiritur ad perfe&tam vniuocatio- ncm; l'raterquam quod falfum e(t;quod Paíqualig. addcbat , nó poíle dari vnita- cia nifi bt peifcóéta vnitas; nec multipli" €it2:cm nifi fit. perfecta muluplicitas, giam quis. non videt in vtraque dari lati- tudincm? fané Arift, $.Mct,.12a.. plures gradus vnitatis di(Linxit; dum dixi a/1a muero, alia gencre , alia fpecie » alia «nalogia vnum funt,& de «um vpitate fpccifica naturz. ftare multi- plicitauem eius nuncralen & ci vnitate &enerica flate fpecificam,non crgo qua- hibet mükiplictas ftatim ex inegro qua- "Difput. 1H. De Vocibus: libet dcfiruit vnitatem,necquelibet vniz — tas dici poteft (cdtantü illaque nullà (ccum compatitur multiplicitatem, - ARTICVLVS TERTIVS..- i "4n, C quomodo analogum mediet. in- X. ier vniuocums, Cg «quiwocum. — — 77 A Pud Thomiftas omnes itacertü eft analogü mediare inter vni«- uocum,& zquiuocum , vt id potius fups. ponant, quam difputent ; vnde pauci trae - &anr hoc quzfitum in terminis, Scotis — — fiz écontraitaprocomperto habét ope — — pofitum, vtabfolucépronuncientanalo- gum inter vniuocum,& zquiuocum nul». latenus mcdiare poffe , ita Formalifta- omncs art. 1.Formal.Sire&t-Vallon.TrG« bet. Faber 4. Met. loc.cit. Meuriffe in fua. Mct.lib.1.q.2.not. 3. & alijpaffim. Pro.— refolutione quziiti not eft analo- Lrsibspes poffe dupl;citerformaliter,.f.— materialiter , analogü materialitereft — ipsümet pradicatum quod denominatur — analogum , Moo ipamet —— ratio analogiz,qua ipsá tale de nat — Quarc cü quzritur, an, & quomodo ana- logum mcdiet inter vuiuocum , & zqui uocii poteft quefitum intelligi de anal go formaliter ,& matctialiter fumpt iuxta diuerfam analogi acceptione qu Riggris diuerfimodé refoluenda . 78 Dicendumigitur cft iuxtaallatam dittin&ionem, quod analogü formaliter fumptum ita mediat inter vniuocum , &- zquiuocum » yt nunquam cum icri coincidar, at materialiter fumprum feme. per cü alterutro coincidir ; & (cafus eft reperiri non pofle przdicatum » m quod fimuJ vrina vcl vniuocum ; : du | quiuocumyita quod ratio analogie in ali-- quo przdicato fola reperiri non poteft, ————— rc tta ocatione; vcl gt | quiuocationc,ícd quamuis analogürícm- per fit matetialiter c vniuocis,. &zquiuocis , formaliter tamen fempez— - renanet impermixtüsquatenusratio for - malis analogie nunquá coincidit cum tae tione formali vniuocarionis , & gquiuoe cationis,& vanas analoga: eft formaliter diucifaab ynttaic yniuocationis, & equis | Be Vyitate Gonciptus e/Analog. rt. LIT. osddons, fiquidé eft maiori(to, & mi- nor illa . Cóclu(io aperté craditür à Sco- o 1.d.8.q. 3.in fol. ad 3. E. vbi docet vni- fatem analogia ; quam 1b: vocat attribu- tionis, e(Te vtique maiorem vartate zqui- üocationis  féd minorem vnitate vniuo- cationis, ac proinde else c.n illa cópof- fiblem;quia non tepugra: minor vnitas cum maior ficut quz (unt vnam genere fant vnum fpecie , licét vnitas generis fit minor, quàm vnitas fpeciei , ita inquit Do&ot , licét vnitas attributionis nó po- nat vn:tatem vniuocationis, poteft càmé ftate cu n illa , licét hec non lit foemali- tct illa, hec scocis,quibus verbis Do&ot duo man.tefl é mtinua: (quz sát dux par- tcs noftre conciufion: resin ett, analo - iam flare potfe cum varuocanione, vel a quiuocarone in cozé pradicaro , quod coinéidere materialiter cü. votuocis; vel zquraocissátrerür quód eftó ita com , alhüc tamcn femper eft formali- ter diaccía vnitas analogie ab vnitate tá ,quàin yniuócationis,cum dn coníonéta rcpéritur , & e(t qaos ammodo inedia, quia eft minorifta , & maíor fla; &'quidem banc veritatem at^ tigit P. Faber in (ua Phiof. Theor.95. c 1.*n finc; VbiCGianyfolaictationem alio- rüm'Sco:rftarom imóppofitam ,'quami- uic poftca Met Aoc. cit. eadem rariodd fitus 'abtoldté'voohhcier an doEü mut? lo modó 1dtéraitócim, W s quiuocum tiedrare Be qiiod ficecvnirisamiogis fie fortmialrierdioerfa abwniráre vniuoca, & mitioc inl! , tamen non ef media mreft vilitatedi vritiocam ; & ze juidocam. ^? * "39 I'rübatur iraqüe ih Primis conicà T hotniftas'omftc$ andto£um' marerfalicer $E jet cóincideté cüm «maneo j & eduic tio£o, ac proinde datinosi poffe praedica tum , q&od (it pure analog medians LE tCPyniuócinm, & erus "Vnitas'dha- im et quedam vorcis! [iréportioBis ; potiusviitàs cuna damordinis, & ac- | e vntos ad aliud vcl piuciiri: d'tertium im ctr fatrone equa fien ffecüdumi prius, & potierius,! fed'hie COP nh edel i füc té zqu'uócattonis; & vni-* vicéarionis j etgo fcaftra! ticdius c1 -difi-i gnatur locus, maior patet ex di&is hucuf* que deratione analógiz , probatur mt- nor, quód enim talis vnitss attributionis ftet cum vnitate 2 juimocationis quz cít folius nominis,pater de rifa cefpectu ha- minis Ici, & prati cidentis, quibus vtiqg eft cóiune z juiuocum, tame prius dict- tür de howine,pó:terius de prato depene €i poflunt dc his a jurocis à conilio; im quibus ob ralem ordinem, &attribatioe nemab omnibus admitutur analogia ; qp Cam eadem vnmitas a tributionis ftet cá 'Ynitate vntuocationis , probit Do&.loc. Cit 1.d.8.3.3. & d. 3.2. 3. Q. nam Aul, 16. Metitex. 2. & inde concedit orditicem  (fentialem,feu attriburionem f pecicrum einldetm gencris ad vnum primum inillo gencte quod ef! métrum, & menlura om tium aliorum,& támen cumhoc ILat vni- tas vn'mocation's ratiónis generis in ipfis fi'ecicbus ; quod: adhuc vlterius'oftendit otor , qura nunquam aliqua comparg- tüf;vt menfurata ad menfuramyni in ali» vno conaeniant , (icut eim coparae fimpliciter e& in: fictipliciter vniuoco 5. ehyCtox24: & inde;ia omnis compas tio eft in aliqtiabrer vninoco , quandg. n. dicitur, hoc eft ius tllo; ratnr,quid perfectiüs ?. oportet ibia (Tim. realiquod cómune vieiqueyita quod ome $ cópacacim deteemincb:le comune cft vt riqoe'éxtréi&io:comparationis uon «m. in eft pecfe&ior hono; quiim aíi nag, ed perfeét iis áni tial, cibergoali jua pof irit cÓpurariin etes «p omiies Fatentur elTc analoz ,ét quód D-us ctl perfe&uus en$ ctcatura, oporter enctare effe vtris tóminem , tn qiia) cá fitaccributio vnius ad atiudyclaré patet, suotnodo eii vaxtate dtiributfdnis It cvm as in uocadonis.. c3 "UgRurfd cánc Áliqued pre d:caauncene fecir oiiidduemg cunt Minibus Conucmt s [:d iwnirhochuv; & vhiidependcater-ab alo , ànvIàpra nomkqoe (mper aliquá fee cum delére inaequalitaréay ; &cattributios nemi vis ad aledjob quam ino;nnibus áfalobis vei à mper ett iu aodo( quia fane afeno snalozorum cinagis vC« rificaeic , quàai m atio ) Dialzéticorum axioina; analequm-abjolw à «3 278 Difrut. 1H.flare pro. famofiori fienificato y pótaüt przdicatum huiufmodi babere ad illa plura cum tali ordinis vnitace cómunita- tem foitus nominis, vt e(t de rifü re(pe&u M & prati, aut etiam tationis , vt de cnte rcfpc&u Dei,& creature, nec tned.ü videtur excogitati polle, (i grim, etit aralogü ax«uiuocum,fi (ecundü , erir analogü vniuocum ; & hzc cft pou(lima rfatioycur Ar.ft in antepczdicam.cü cgif- fet dc x ouivocis, & vniuocis, nullum dc- inceps inftituit de analogis (ermoné, quia addito ordine prioris , &.potterior:s ha- bent cundé modü przdicádi cum vniuo- €is,& mquinocis, & cum eis coincidunt. $o Loftremó probari potcft à (uffi- €ienti dinifionc;analoga cnim omniayaut Mant atiributionis , aut proportionalita- £is, vt patet cx 1.srt.Dam aliz dua (pecics inzqualitaus , .(. & «ranfcendenuz non fant à primis duabus condiitin&z ; (ed hzc omnia coincidunt cum voiuoc;s , vel aquiuocis,ergo &c. Probatur minor , nà analoga attributionis , & proportionis primi generisfané cum aquiuoci$ coin- cidunt , quia ilii$ (ecundu:n nomcn coam- mune correfpondencrauones diueríz, vt patetex cori natuia dam explicata , quia primum analogatum inter ca proprie cft tale, (ccunduin unpro prie , & per mceta- phoram , primum abíolu:é cft tale, alte- rum pcr quandam fi imilitudinem, & pro- poruonem, primum c(t cale per forman fibi intcinleram, akerum cxtrin(ccé ran- tum & pet (rmplicein. habitudinem ad illad;vt patet dc (ano re(pectu medicinz, & diciz, dc ri(u feipeidu hominis, X pra ti vndé nó (aus coíultó P, Faber in Met. loc.cit ait (anum in otdinc ad illi ctl prae dicatum varuocum , plane hoc cíl conira rauoncm, & Scoiü ipluinyquitn 2. d. 12. Q.2.ad 4. clarius 4.d.12.q 1, (b H. do- cet c(ie prz dicatum omniaó £uiuocum verbis ita cxpreilis , vc nullum adanittant gloffam. I:& analoga proportionalitat;s (fecundi gencris eito talia dicantut. pec inttinfecam denom:nationeum , adhuc ta quia talis dcno ninitio 00a (umitar ab vnaforma ciu(dzm rationis in oa: fcdà detis in ungulis illorum ex.iten- non vt Q;nning diucriis, (cd vt A T De Vocibus twi toportione fimilibus , vt fatis (upra eg Picard cit ,idcó adhuc ad mag pertinent , quia non eftabitrahibilis ab cis vna cómunis racio , vnde ncque faris con(ultà hzc analoga reducit Mcuc loc. cit.ad vniuoca, Aniloga tandem attribut tionis (ccundi generis, quia inccinfecé de-. nom:nintur ab vna forma ciu(dé ratio nis cx ftente in fingulis , qua de reab- ftrah:bilis eft ab eis cómuuis conceptus, (pcétant ad vniuoca,vt patet ex di&is,ec- go an1loga oum, cu'ufcun que fincges neris,ad vaiuaca reducuntur. vcl ad jui uoca iuXta varictaté analoz;z , nec dari poteit purum analogam , quod nec vai- uocum fic nec z:quiuocum, (ed med:um., Ke(pondent quamplates Recentiores. cum Suarez lupra cit. quod licet | actributionis lecüdi generis habeant wai- tatem conceptus, & toferioribus fuis có - ueniant non (olü sm ;dem nomen , fed éc (ecundü eandeat ratione;n, adhuc tame vniuoca non unt , quia prater vaitarem nominis, & ratioa/s ad vniuocationé ad- rc quicitur,quód illa ratio communis g:ualicec participecurà (uis infer oribus, acqi 1dzó dcfedtu calis qualitatis przfas — tà analoga , quz comprci:endunt oinnia tanícendenua, nec poífe, nec debere dici vniuOca, quia ing-jualiter deícendunt ii Deos €tcaruram; (ubitanciá. & acci* ens , quz euam (it opinio quorundam veteruin [. bae ph laucll. ftete in hoc, quod pacticipetur fc pr/ás, & polteciusy vaiuoci vero. q parti- Cipccurc equaliter ,;deoque analogü. me» diare intet vniuocum , & z;u:uocum , quia zuiuocum nulio modo participa- . uir fecundum rationein, vninocam partis cipatur zqualitec, analogum vcró inzqua  (ecuad.umn prius , & yo (terius . 81. Scd hzc ce(poüo ex dict:s corcuit, tum quia Acl. ia definiaone vaiuoco- ruin huius zz jualitatis , quag dicunt for-- mal.tfi aé có ticuece vniuocationcm ,ncc verbu a quidem fecit, (1gaum eu:dens 4 vniuocacionean à mplickec »» & ablolu famptam aó cile accetfariam, fed canum ad va;uocatioaen pertectiffi nag, &. in pruno gradu ca (upra a(lignaus , Em , Q. Pen mediet analinter "uniuot-Cortquiu. cft. II. 179hyficam appellauit, tà quia hi talis equa- ps cflet ncceflaria, fequereur (ait €or)quod nuilun: genus e(fct vniuocum, quia inter f, «cies cuiufcücve generis da- Ur inzqualitas c(fentialis ob differentias contrahentes , quarum vna cfl eflentiali- ter perfcátior alia. At re(pondenrquod aliqua rauo communis poteft inzquali - ter participarià uis infcrioribus duplici- ter, vcl inuinfecé, & racione fui, itaut sim. fe (it p.rfectiori modo in voo,quàm in a- lio ,& in vno-cum cífentiali dependentia ab alio , vel exin(ccé tanum, & ratione conrabenrium, & taliseft inzqualis par- ticipatio naturg genericg. à (peciebus, que non tollit vn;imocatienem,ncc analo- giam conftituit ; cum meré ab extrinfeco proucniat , fedingqualitas primi generis proprie vniuocationem tollit , & analo- jam ponit,quia prouenit ab intrinfcca o ratione ipíius natura participate , qua intrinfecé perit contrabi. per differenuas inz quales, & priusdefcendere ad vnum analogatum , & pofterius ad aliud in vir- ture prioris ; & ita (e habet ens.cum cee- teris tran(cendentibusad Dcum, & crca- Rrepecuri coe accidens, quantum- uis enim abftra&é concipiatur. ratio co- vUs,^dhuc intali ftatu cft exigitina diffe- réuatüng:qualiü, & iptcinfecé perit hüc ordinem, per Íe primó cop&tat Deo,& depédenicr ab co rp «reaturas defcendat. 81 A: hac folutio , ecfrapud multos plaubilis , cx dictis multipliciter reijci-tur, quia in primis Ariflin vniuocorü de- finiuone nuliam prorfus zqualtaté me- snorat» qua ncccflaria (it ad «onftituendü vniuocum fimpliciter,& ab(olucé süptü, Ícd (clan; nominis, & ratiopis.vnitarem requirit. Tuc quia;fta inzqualitasana- logiam conítituens,qua nimirum proue- niat cx ipfa rationc communi,& non.po- tius folà ratione contrahentium, mulas. imphcare videtur doGi (Ti mis virisjno .n. potcft ratio comunis inz qualiter defcen- dere;nifi aliquid dc fe dicat in vno., quod non dicat inalio ahoquin 6 a qualiter, g» in vno dicit, cuam dicit in altcrosz:quali- ter dcícendes, fed hoc flaze non poteft cü eins vDitate & indmubbiltace na diminu. tà Lüc CIE 5 ybi de (e imperfeétius exiftit, & diftincta,prout eft in iflojà fc pía, pro ut eft inalio rav;one illus maioris perfe- Gionis , & quidem intrinfecé , cum talis inzqualitas cx cius natura pullulare dica- tur; vcl fi eft vna , & quantum ett de fc, ciu(dem rationis in omnibus , plané quic- quid períc&tionis inttinfece ponit i0 v005 ctiam ponit in alio. Tum ctiam quaa li ta» lisinzqualtas dcpendenciz , & indepcns dentiz (uffici ad inducendam analogià y €o quia oritur cx ipfa ratione communi, & antecedenter cogiratur in ea ante a- &ualem contraGtionem pcr differentias , quia cx fua natura petit talem ;differen- uarum i litatem 5. hoc totum dici , & debebit de qualibet natura En nerica , cum-n. qualibet talis (it per dif- inz:quales in perfcétionc ctlen- tiali contrahibilis;talis inzqualitas cogis tari potcrit ín ca antecedenter ad cóira« ; X dici poterit oriri cx ipfa ra- có»íuni gencrica, quatenus, & ipfa fuapcenátura, SpantemoMaHicacia » età crigitida pro fui contra&ione d.ffcren- fic inzqualium. Tam deindé;quia fi dicatur,nec etiam ibet inz.quali- tatem ex parte rationis cómunis à tem fufhcere adanalogià (ed przcisé ef- fc debere inzqualitatem per differentias dependentiz , & independentiz, & non. fufficere inzqualitatem per ditfereotias Ie Quores, & imperfectiores c(Tentia- er fine dependentia, qualis eft inzqua- litas generis. Hoc plané videtur voluntas rié di&um , quia nec ratio, necauctoriras ad id (uppetit: imo Arift. 7. Phyf. 3 4. & 10.Met. 26.0b hanc ter inquit ia natura generica iam fubeíic, X ratio fuadet , quod qualibet 1ngqualitas in communicatione naturzy duiuinodo (i pes diffcrentiasc (Fentiales, íut&icit ad indicendam | lain maie- remsvclininorem iuxtà maioritacem, ee] minontatem eiuldem; cuim vniuocarione tainen compo ffibilem ; qua de canía fus praali:goaumus varios gradus vniuocae uO0Di5, gia. "T $4 Altcra vcro parscócluionis, quod nimituüm analoga non coincidant forme r cuin zquiuocis, vclwniuocis, led. 1 boc (cniu. medient umier illa — Ó ib omnibus forté etiam a. Scotiflis rela- tisqui quando negabant analoga efie me dia inter vninoca, & equiuoca, verifimi- le eft, quodin ptior! fcpfu loquerentur , efto corumratiopcs quid amplius proba- rc vidcantur. y & ideo infra folücntur cx ea parte, qua nobis videntur officere ; & facil probatur , quia vtinqait D;odtor , vnitas analogiz , etramli reperiatur Cum vriinocatione ; aot zcuivocatióne Ih CO-' dem przdicato: ,'non tamen formaliter cenfandijdcbet eur hac, & iMla;fed fem- pér manet Formialiter ab vrraque. diftin- €3,& eft iriaior vna .& mmor alia ; vnde foimalitcr infpeéta mediat intet cas ; cft maior vnitate zquiuocationis , quia hzc ett vnitas (olius nominis, (upra quam ana ia addit vnitatéattributionis, vel pro- fóttionis;eft autem minor vnitatc vniuo- cetionisquia quz furit «mam jer habitu- diücm ottributionis,ve] proportionis nó €ft neccfie;quódalé liabeapt babrtudmé fecundim eádém rationem omnibus in- ttin(cCé patticipatam, fcd f; fficit quocii- Que moedo'illam furident y vt patet i exé- phis dcfanos & rif z»us allatis ; ergo vhitas apdlopiz vctémediat inter vrram- Y cage: cü vtraque fitcópo fTibilis; Ac- t, qu6d Jicet analoga feraper in 1€ » eóibcidant cum wniuocts y & e qunitiocis , áliataincn (cmpgcr cftlauo vniuocatio- nisya quiGocitionis&' analogia, nam fi anslogurh coincidir materialiter cosy at- O , idrio zquiumocationis confittit illa corhnamitate neminis, cur rdtroncs diiicri a brief] GdCtstatie veró anilegie «onh ti tin illaiualicarque vnitate pro- portionis, docu ributiomsivni? ad aliud , us illo € Cu-uni B6 mise párticipár; Ayveró apalogum coircidat cum. vnihos &0s ratios nteccarionis confiftit in 1a. vniaic roninisj& rationis, analogia vc- tótimlia vnitate ordinis, & attributionis wnius:adalind , vel plurium ad terum quademper cft miuer-vilitate vniucca- nonis jcrgo analogum formaliter ium. tim veré n«diat inter; voiuoccm , viuoctn; ncc vnquam eoincidtie ; vcl permilceri poflunt , atm confundi (ccun- dum duas. rationcsformalcs ; - Difost.1T. De Vobis. alc . fcqucnua in pratato [enfu , negatur; ^ Saclneppolumobijcuur J:pro Tho. quid probare A. "ow 9T s miftis probádo analogG proprié media? : reinter vniuocum , & zquiuocum.; nam analoga dicuntur illa quorum nomen « commune ejl € ratio illa nomin fub- : e$t eademypartim diuer[a y: quiz analogorum dcfinitio ab omvib. re« ,vt patet ex art. 1.ab initio y ergo vcré mediant inter zquiuoca, quorü. ra«^ tio importata per nomen éftomninó dis! - uerfay& inter vniuoca quormm racio eft. proríus eadem. Tum 2.zquiueca habent-- folam vnitatem nominis , vnidoca preter — vnitarcm nominis habec etiam vniratem- rationis ,& naturz comnonicabilis, quae « vnitasanalogis jvc fic,conucnite 1 teft , fcd vl.rà nominis vnitatem jÜ competit hib.cudo que dam;qui nont: . per modum vaitaus , fed vcl permodum - attri burionisjytl per m ngr ; ms 1oXta variás aralogia pedes ^ Tà3-- analogum, vt fic; plura immediate fignie: ficat Iccüridum rationes diner[as j nod - 7 abíoluié tumptás yy fed vtprope i - Íc habentes; érgo innü anri E teft cum aquiuocoicountidesc , quódfi- — — gnificat plura fub pm veniri ari Jit &propote! — hic;abfíque aliqua fh H uonc, & cum vniuoco ; qrodbgnificae — pita fob vna,& éadém tatione, Tümay vniuocum;vt Bic; diciccónaemienoáà p rom fub eadcm ratione preícindendi y zQuiocum'é contra diucríitatemin rasombus prefcindendo acanucnienijà ,' crgo predicatum amas — — lugum ,quodfimuldict virumque, né€ —— ctiam materialiter potcflcumiftiscoins ——— €idcrealioquin idem praedicatunidimuly —— & [etel pra(cmdercr, & noti praícindes ret à comucnicnt/aimn commüni tationty ——— aut à diueríitate. Tüm $. quta Ariflot.a. Meta vbi & Aucr. analorza,qua dicuns türabwno ,&ad vnum spetté conflie — — tui media inter vmbocaj & zquiücéa. —— — ^ Refp.hzc,& Gmiliaurgum: AL rc folum , quod neqecant ataléga cos — incidere formaliter cuat vniuocis, & e» qQuiuoéss, non veró nec etia; mide - 1ccraliter coincidere poffi utsquare ad pti mum ceneedimus Coníequers cum: €cn.cndàátc ; : Cuam , » Vn mediet analinter ttniuoc.eo &qHike Art IT. i81 étiam riegatur, quod vniuocum' abíolute fumptum dicat rationem ita prorfus ca- dem;vt nunquam poffit babere anpcxam diucrtitacem ex analogia cau(atam , quia vnitas analogiz. compoflibilis eft. cum vnitate vniuocationis abíoluté fumpcz , folumq; pe: cum vbitate vniuoca- tionis pur. Ad2.& 3.patet peridé, Ad 4.vtique ipfamet ratio vniuocation!:s .à . diverfitaue przícindityat non ipfum prae dicaum vniuocum (nifi fic parum) quia poteit effe fimul analogum, nec im.L; cat vnom , & idem pradicatum importare Conucnientiam , & diuerfitatem (ub di- &erlis raionibus, analogiz nimirum & wniuocationis in ipfo coniuncta. Ad 5. fi : tadocent Arift. & Aucr. lequuntur dc analogis formaliter,pon materialiter . * $$ Secundo é contra probatur cüSco- tiftis analogum in nullo (cnfu mediare iter vniuocum,& zquiuocum ,quorum vnicum fundamentum cfi ; inter conua- d Coria nullum datur medium; vniuoca , & zquiuoca funt huiu(modi , ergo &c. maior patet,probacur minor,quia vniuo- €à dicuntur juosum nomen cid commu- ne,& ratio base eft eadem; a.quiuo nocnett commune;& ratio fubftanciz non cft cadcm;at habere ean- dcm rationem ,& non habere eandem ra. tionem contradicuot . Et Confirm. quia. intet idcm ,& diwerfüm, idem, & non id non cíl darc medium,idem cnim , & d uerfum (unt immediate oppohita circa €15,10. Met. 11.fcd definiuones vniuo- «orum ,& zqu:oocorum dantur per 1íta immediita,crgo &c. - Relp. hi Scotifiz hac ratione folum probare contendunt analogum materia- hter fomptum non mediarc intcr. vniuo- — €um; zquiuocum, cam libenter admit timus ;. at b quid amplius probare intcm- dunt, nimirum , quàd ncque formaliter poffit mediare,eis non ailentimur 5.408. y vcra à £coco rcccedunt qui loc. cit. ma» nifcfié docct vniratem analogiz. forma- ltter mediare intcr vni veu, vniuoeatuio- ni$,X 2:,ujuocauonis, vt minore ifla , & moarcIem illa. & coim rauo adhoc j/ro- bádum ingenue aliud non conuincitquà gcpez ki non poule prgdicatum ,oy fit pu- Logica . ré analogum,& veré medium, intcr vni- uocum, & zquiuocum , fcd'omncanalo- gum, vcl ei'« fimul zquiuócü ye] vniuo- «um;quia hec 16. medista tunt, cü quo cà flat, uod rauoanalogz reperta «um vnivOcationcaut cum c.uiuocario- ncin codcm pra dicato lic adhuc. forma- liter ab eis diftinéta, ficut & eius vnitas y ncque id atlercre cft aicdium conftituere inter vniuocum , & a quiuocum quate- nus contradiétoria , vnde hzc ratio bene concludit conira Thomiftas ,qui admig- tenics analogum purum rc vcra medium conftiiuunt intcr. conuadictoria. Ac de yniuocis,equiuocis, & analogis rur(us re« dibitfermo difp.a.Met.q. j.art.3, — ^ QVAZSTIO vI Explicatur natura Denominatiuorum ; $6 Vm ex di&is 1. p-Inftit.tract. i, c.3.in finc term nus denomina- tiausille tit , qui formam fignificat per modii alteri adiacentis , informantis , & denominantis, (cu qualificavis, & rale fit omnc «oncreui accidentale, fübftantiale vcro tunc Alec Mri nomine fignifi- catur adic&tiuo , (equitur omnia concre- Lus ree cffe denominatiua , fubs ntialia veró nonjniti ofignificá- iur nomine adic&iuo , & ficut predica- tio denominatiua , licet diftingui foleat in c(lentialem,X accidentaló,in quibus.f; pradicatum dicitur de fübic&to, vel in a e efTe ntiale,vel accidentale, vt notat &or quol.3. O.tamen proprié im- portat.prz dicationem accidentalem, & non nifi excenfiué effenialem ;. fic etiam denominariua proprié 1mportapt cencre ta accidentalia, & (olum cxtenfiué etíen- uialia in quale quid prz dicantia, vt notat Mayton.(uper pradicam. paflu 3.& Bras fauol.in q- 16. Vniuerfal.ad prinium, Dcnominativa igitur proprié dictané- [6 «ercicra accidentalia dcfimic Arift, in anrcpra d.» (int illay Quacunque ab ali- a jolo di|jeremtia caju fecudum nomé bent appellationcni , và Gcammatica Gram maticus;à forticudinc toruss cuius. dcfiiitioaisintclligétia eacft apud expa fitorcs paflim » qp denonriuatiua qua sé- Dd pet. 192 Difput.1. pet funt concreta; cü forma denominan- tejqua femper cít abftracta , conueniant in principio nominis , quod infinuatur pet ly fecundum nomenbabent. appella ti0nepi,& diffcrant infine, & termina- tione,fcu definentia eiufdem;quod innui tür pct [y folo cafiscr. cadentia nominis, vndc poítca ad foluendas difficuliates binc emergentes diftinguunt tria deno- minatorum rà , voce tantum , vt ftudiofusà fludio,retátum, vt ftudiofus à virtute, re, & voce fimul, vt cayde qui» bus exemphficat Arift. & hac tantum, ihcuiunt; Philofophum dcfinite quorum etiam plures affignant conditiones, $7 Diceodam tfi cfthanc denomina- tiborum definitionem non ita mcré grá- maticalitcr intelligi debere , vt ctiam fa- tetur Arriaga difp. 10. Log.(ec. 2.(ed logi € explicandam effe, & quód licét Art. dcnominatiua folum accidentalia. defi- nire inténdat, vt ex cius conftat cxéplis , poteft tamen tota definitio intclligi de dcnominatiuis ciiam cflentialibus; ita is docet Scots q. S. przdicam.& q.18.pre- dicab.ad tertium, & in 2.d. 12. q« 1. ad 1. & quoad primá partem. probatur cóclu- fio , quia fi ita intelligi deberet hec defi fiitio,vt comuniter explicatur, multa dc- nominatiuz przdicaupncs de medio tol. lerétur,vt à mufica mulier mufica , & à virtutc hon:o fludioíus,nam in priori pra dicationc eft consenientia in principio, & fine vocis, in pofteriori differentia in principio, & fine. Necreípondere valet tales przdicationcs non cfle dcnominati- uasrei; & vocis, fed rei tàtum. Quia etfi dc homine fludiofo à virtute fic diéto id admitteretur, de muliere tané mufica fic dicta ab arte muficz id nequit admitti , quia í(ccundü Grammaticos genus nomi- his hà Variat nomen,vnde aliqui fatentur hat,& fimiles predicationes vcté cfe de riorbinatiuas , & conucnieniam illam in finc vocis non efie neceflariam . Deinde non (folum nomina adic&tiua à fubfláui- uis abftractis derinata dicerentur deno- minatiia , (ed ctià cafüsobliqui nomin $ccuam plura adueibia à nominibus de- 1iUat2; 1llj enim cum reco. conucniüt in poncgio vccis, & dificium in fine, vt pariter ifta com riuátur 4 «tà c oftiatim. Tande fi accipiéda cft ifta dc-. finitioifi fenfüquo qelím explicatur, fas. né concretis etiam fübftantialibus nomi. nc quoque (ubftantino (ignificatis. ueniret , nec videtur, per q dcbeat accidentalibus coat Gari ; animad, ss hue stia cum animalitate, & omo cum bumanitatre 1n principio. : finc vocis ficut albus cü i Rui dem prorfus vanum cft , quos it ali-- qui;pcr particulam illam - ficari formam denominanicem efte de effentia rei denominata , dc px " x cft,proprié non dici uid aliu ipfa,& r ef c ESL Minas animal ab aninalitatezHoc parum valet tum quia exponere ly a(iguo pro alio eft. meré voluntarium dee eX« pofitione bymanitas cit alia ab hoe ter«- - bomo;quantum fufficit ad formang. enominantem, alictas m requifita inter. formà denominantem; & rerminum de- nominatiuum cít | cretoy quz in propofito verfatur vtique. intet illos términos , quare magis coní« ees P. prafacum definitionis (« uicur 2 ayt. cit. qué fequitur ^ diíp.9. Log.:ec. 2. qui cócedunt hac efie. denominatiua ex vi illus definitionis fic intelle&tz , —À Mass & $8 Alioigitur igno, in sé(u magis logico dolci iEE fata definitio cam Scoto loc.cit. d tantur Ant. And.& Nicol.de Orbcllis, & alij Scouifta inexpofitionc huiusdefmi- tionis in anteprzdicam.& cft, quod cum. concretio formiz, & nacura alicur fitcle duplex, vt Do&or wei 16. vniucríad 1.& 1.d. s«)«1 B. dlia ad (üps pofitum eiuídem natura , vt homo, alia. ad (oppotitum alterius natura, vcl (ubiee. &uin,vt album;ita caus, fcu cadentia for. mz ad aliud poteft cífey vcl icut aceidem. tis ad (ubiectum, vcl (icut forma ad ups. politum eiu(dem nauwurz,vt Scotus docet: loc.cit.in 2.d.1 2.9.1. I. atqueita per cde. fum, in pratata definitione dcbcnius ine Wl. l'rere non de(itionem nomini sfed ca- poc fabie&tum,fea (uppa- fitum alterius natur ,nó autem propriz, quia fic effer denominatiuum effentiale , & potius pertineret ad. przdicata vniuo- a,cü tamen hic Arift. agat dc denomina tiuis,vt ab vniuocis diftinguürur ex di&is q»4;at.2«dub.4 ita exponit Do&or hàc przfaz definitionis particulá q. 16. cit. vuiuer(.ad 1. q» 8.ad 3 & Maaritids q. 13. Quàd autem sr nomen habeant ap- pellationem,non dcbet intelligi quafi per | fominis dériuacionem ab alio, (ed portus uia icantur sx nomen taatum dere enominata, appellare enim uandoque accipitur pro przdicari ex 2. Topic.cap. *2. & ita explicauit hanc particulam ipfe- met Philofophus c.de fübftantia,dum di- cit differentias effentiales non pczedicari . dcnominatiue , benc tà accidentia de fuis fübic&is, quia przdicancur de illis fecun. dum nomentantum , & non (ceuudü ra- tionem, .i. accidentaliter, & non etfen. cialirer ; ybitamen adgertendum cft, 9 quando hic dicimus formam denominà- tem debere effe quid accidentale ,nomi- ne accidentis intelligimus quicquid non eft dc e(fentia (übic&ki , etiam(i materia- liter, & entitatio& habeat rationem | (üb- ftanciz , non enim minus; denominatiua eft przdicatio ifta Corosa efl aurea, quà bomoefl albus;«c ex profello probabitur infra cum de accideate przdicabili dice- mus;ita quod se(us definitionis fir i(te, vt uocat Dor,de Magiftcis , quód denomi- natiua dicütur ca nomina concreta , quz à (uis ab&tra& is diff-tunt in modo (ignifi €ádi, qui c(t fignificaré per modum adia €encis S m illud qomé adie&iuü habcat virtatem dcaominádi,.i,denomi- varigé prz dicandi dc (ubie&o, & haec & fuit Aucrrois opinio in epitom. in lib. cuius verba refer: Bra(au. cit. . 189 Exhis veró duo deducitur, vnum - cow anui dcfiaitioné dc - somintiuis c catialibs applicari, vt fa cit Do&or a.d. 12:q. 1. eit. ad 1. (quz erat altera conclu(ioais pars) quia euam 'quid huiuímod: ,*t à fuis ab- fica&is dittinguuntur, cadunt ad aliud , & ajiud conccipan: ; f. proprium (uppos .pomenbab .in(inuat , ^o Bud VE de Nata Diseninriurum. — 283 ficum, vnde à fuis ab&ra&is dici poflunt folo differentia cafu difcriminari; (funt etiam dici ab eis appellationem ise s fecandum nomen, (i huiufinodi appzlla- tio fignificet, vel. (olam nominis deriua- tionem , vel modum praedicandi in qua- lc. Altecum eít,duas conditiones ad dc- nominátiua tequiri, prima cft , vt conuc- niant cum formi denominante ín inci« pali fignificatione, fecunda , quod diffz- rant in modo (ignificand:, nam cum om« nis (orma accidenralis , quz in (ubie&te eft; dupliciter (umi poffit; vno modo fub .propria con(ideratione , contemplande nimirum ca zantum,qus (ant cius , & ab- ftráhendo ab orani co,quod non eft ipft, fic vcique in abftra&o figaificabitur pec feip(am: altero modo, vt informat fuübic- &um,& (ic in concreto fumitur , ac de- nominatiué dans nobis 1atelligere (ubie- &um,non quód fic per fc dc intellectu ip (ius,(ed cá juam ad quod intelle&tus eius dependet fub tali modo concipiendi » quare ipfain abftra&o , & denominati- uum ab ea in concrero eandem ferm ;va fignificabunt,fed fub diuer(o modo có - fidetandi; & hz duz conditiones ex ip- (amet Denominatiuocam defiaitione P Escprk Apc ex eo; quàd fecundi t appellationem. , hoc eniaa uód conucaiuat in principali figaificato tormz,quz przdicatur; & ex eo » — folo cafu differunt, infinuatuc diucríus tignificandi modus, .(. concct- nendo fübiectum, vcl abftrabhendo . 9o Sedquia Denominatiua funt dupli cis generis,alia per intcinfecá denomina- tionem, quz (ümitur à forma intrinfecas feu inhaccate fübic &o,quo modo paries dicitur albus ab albedinc ei realiter in- haréce jalia per extrinfecá;quz (umitur à forma in alio ubie&o , quo modo paries .dÉ vius à viionc,non in ipfo , fcd in ocu lo exitente , quz diftinctio indicatur à Scoto 1.d,30.q.2«& quol . 18. R. & Bo- nc.in fuis Foraalit » Hic dcfiniantur (o« lum denominatiua primi generis quic- id dicat Arriaga cit« cam Caictano ; quia conüderantur pec cadentiam tormz ad (ubie&um,quóà d intciaíccé dc» -mominat,nó vero " wd ad aliud, Equod (olum refpiciat in ratione termini , ac proinde tantum extrinfecé denomi- net , tum quia denominatio extrinfeca et(i vera fit à parte rei, nihil tamen reale, & phy ficum ponit intermino, quem de- nominat, yes extzin(ecé cantum ilii at- tingit per (implicem refpicientiam y atqs idcó denominatina huius fecundi gene- ris nequeunt conuenire cum forma deno- mináre in principali fignificato , cd eam realiter non importent , vel participent , fed potius cius terminationem ad aliud vt ad'tetmínum , hzc autem erat vna exconditionibus requifitis ad denominati- ua,que hic definiuntur. Verüm tamé eft banc dcfinitionem illis etiam' applica- ti poffe , fi vcl. puré grammatice: expli- cetur cum communi, vc! per cafum intel- ligamus nedum inbzlionem ad fübiectü, fed refpicientiam quoque ad terminum . Scd adhac ad maiorem denominatiuorü intelligentiam duos fübinngimus articu- lus ad [nh quz (ionem attinentes. ARTICVLVS PRIMVS. tn denominatiua vniuocé predicen- «4r Cr num medient inter vntuo- cay &quiuoca. 91 Voad primü Scotus 1.d. 8, q.5. Qs Ad aigumenta apin.oppofit. in finey& 5.d.7.3:1. D.& 1.d.3.3.3 $.Co tra iftam vod rcreliouptd cipe negat przdicari vniu inatiua de fubieckis , & vult effe cantum iva €a pr&dicata (quid autem interfit inter vninócurm przedicatum , & vaiuocé pra- * dicati oai qu. 4-att. 1. düb. 4:) aflcrit efle vniuocá przdicata, quía pras- dicantur fecundum vnitatem: noiiinis ^& rationis , vtalbur de niue , & Cyono ' ncgat vnitioce przdicari;quiaratio pra. dicati nó eft dc ratione fübiecti . Ex: ália parte Caict.Soto,Santhez, & alij; recen- ' tiores docent vniuocé praedicari de fd- 'bic&is,nón quidém ceritialiter fed acci dentálicér tácumjiüqdiunt vaiuoódé prai- dietis predica dei cium, : stor dels fci predicatur omen abl, & cius definitio, ptirdicatur camen acci" ipte "A-———— ÉA deatalitét ; suitsbeokue sciat Cátroaer(ia eft de folo nom in rc conucniunt album praedicari de nis uc, & Cygno(ecüdum vnitatem nomie. nis,& rationis , & Scotus appellat przdicacü vniuocuim dumtaxat , ipíi voe cant praedicatam etiam vaiuocé dia " accidentaliter támé, vade przd:cati vni» uocé fumunt in latiori. figuificadone quàm (amat. Scotus, Do&or tamen mae gis petipatetice loquitur , nam Arift... dc (ub (t. dicit (ecundas (übftantias vnip. uoce praedicari de primis, .i. fecundünos men;& rationem, accidentia Piden [it przdicari vniuocé , quia pradicatur « illis tantum fecundum en ; crgo iu; phraim Arift. cari vniuocé- pluribus eft przdicari de illis effentiali- tet fecundum vnitatem nominis ; & ra» in rigore negari. debet | tis,& afleri c(sc pdicara dütixat vntuQCa. 91.Qnoad Kiner viui. aqu re vera medient j ca; Mi- tuoca;an potius po mene ec- p tum eft formaliter nog coíincidere, funt - enim diucr(z intentiones, & dioer(zr rae —— formales: finguiorum 5-an vero "tmáterialiter eciam mediare dicantur, ifa 'quod dari poffit. predicatum puré de» nominátiuum; quod necyniuocam , nec zquiuocum fityait Do&or cit, «d. 8. qx 3.quód de praedicato. vniuoca. dupliciterloqui; vel incelli catum de pluribus e(fenti2 Lm vereint iesnau Ac priditinits de MCA gei ce d 'dum vnicatem nominis, & rationis jmori inter vnioocum,& zquinocum , noníge lum fermáliecr ) (edéziumiagia ir er, z: (t aui | rsen MP amioemherecri pradicec tionis, quarc melius loquitür Scotus , & - Pdicarivaiuocé defübiedtis denomina- — — $.PLDe princ fignific.toncretatcidem. Ae. T1, — 28$ altero illorum femper materialiter. co- "incidit, cum vniuoco quidem ; fi dicitur de pluribus cum vnitatc nominis, & co- iceptus,vt album de Cygno, & niue; cui; «xquiuoco autem , fi de iliis dicatur cum nominis , fed non conceptus, vc viride di&um dcherba, & Iride, aui col- lo Columba inquibusre vera con cxtat talis color, fed tantum apparenier fecun- ;dum cómuncm opin. Hinc habcs ; vt do- «ct Ioann.de Magift. cap. de Denomin. licet omne prz dicatum fit vniuo- €um, vclaquiuocum,& nó detur mcdiü, .3nodi tamen: pradicandi abinuicem ci- fentialiter diftin&i (unt tres , quia omne przdicatum,y cl habet, e rationcm Ateípcétu corum , de quibus praedicatur vcl. non, fi (écundü; habetur modus prz. 4icandi zquiuocé , fi prímum; hoc con- ipgit zuplicic erba vcl ita pra dicatur, "et illarauo fit eff entialis (ubicéto, & fic Dabctur modus przdicandi vniuocé , vel 3€fi extranea, & accidentalis fubicéto, & habetur modus pradicandi denomi- 'patiué-mediüs inter. vniuocé, & a:quiuo- cé ptradicari,vt Delphin. cap. de vniuoc. s bac cid catioyrt notat Mcr cur Arift. pofuir denc gine art. 1. Form ad übiedia di módos elu, 4). 4 | 2 221, 3uU 2212943 no ARIICVLVS de. 'be principali fignificato concreti at- "^ eidentalis; C7 Yadice vnitatis, aut^ i — pluralitatis eius. oM $3 pu andeno- 4 jminatiua, qua funt concreta ac- &identalia , principalius fi gnificét formá, vcl (abie&um , quod ctiam de.concreto fub(tantiali quati folet in ordine ad fup pofitü propri naturz. Certum cft apud emncs in hoc dubio , & colligirur clare ex Arift.7. Mcl. 21. concretum acciden- tale fignificare imul aliquo. modo for- . mam , & (ubie&ium ad diflcrentiam ab-. firatti , & ctiam concreuim ipfum fübe flantiale fubttantiuum;vc homo, lapis,fi- azul cum natura fuppofitum, Ícd difliciluiscit , ao virumque impor: o, o egiea. cres prindpalitersan potius v; ü pri 11:17 ,akcrum fccundario ,& quodnam ex abis lit f gn ficaumn primarium,quod- ue cc npOtz; tun « Et quamuis Aucr(a qe .1 cgi cCt.3. cum Eoníeca $. Met. c.7- G. fleet. $. yclicconciciom nedum fab- , (ed cuá accidentale vtrumg; fi- guificare per [e dircété, & intriufece ; id Aamcn omnino dici.non potcft de cou- &rcto praícrtim accidentali , quod ex rcbus diuerforum pradicamentorü coae , ex quibus conceptus per fe vnus Keri ncquit,vt docet Scot. quol.13.$. De terio principali 4.d.1. q.2.. & q. 8. vni- nerfal.& pradicam. & alib: fz»pe ; quia gcnus; differentia ad idem debent fpes are prasdicamentum; A ccedit,quodita dicendo, concretum accidentale femper erit ens per accidens, illud enim propri dicitur ageregatü per. accidés ex Doct, , quod dicit plura diuetfz ratio- ,nis, vt plura funt , i..zqQué principaliter, €ü ergo concretum accidentale veré dee finiaturyin przdicamento ponatur, de ipio (cienria inftituatur;ac paffiones de- montirentur, vt inferius videbitur, dicé- dum cftquod vnzm naturam princ ipali- TEE COpOUSQ NC ali (onpolet y Doc enim nó praiudicat natura entis per fe vnius » .. 94 Et quidem fi dc cócreto urbes mut, vt propolitioncm ingredi t cfL.cognofccre , quid pcrillud fignifice- tur, Tes connotcuir,nam pofitü à par te fübic&ti regulariter. fignificat (ubie- ctum, & connotat forman: à contra ve- 10 fi ponatur à partc pra dicati »q ita probatur , primitas fignificati in no- mine nonatrenditur ex primitate (ccune dum rem , (cd ex primizate 1mpofitionig ipfius nominis, vt docct Doct.cit. 4d. 1, S2 G. & q.8, pradicam.ad 1.vbi ait ge hignificare cit alcjnid. reprafentare ex jmpolitionc nominis, itavt nomen ex ine tentione primi inftiwuentis ad illud (igni licandum fueüit impofitum , conoo! verà cit aliud. dare inceliigere. modi figoificandi principalis liggifigari 5, lic cit; quàd quando concretum fe cnet €x partc przdicauin propolitiopovt ci dicimus homo cft doctus ,aqua cit cali- da; paries elt albus, maximé intendimus. Dd à pa 236 Difput. 1T. dicare formam de (übie&to, & non ubiectum dc fcipfo , al.oquin vt norat &or cit. q 8. pradicam. fen(us illarü prorofiuienua; etict nugatorius,quia po- rationcm €oncreti loco nominis, idcm (ub:c&um bis diceretur; fcnfus .n. cflet, aqua cfl aqua calida y vl à expli carciur, e(d res, eut enscaloré babens y propolitionon eüet meré jer accidens, quia non folum «alor , fed etiam enucas enunciaretur de aqua ; € cont a vcró cü € tcnccá parte (ubieétis vt cum dicimus alix eft. rigidums wowjicus adificai y vtique actám zdificandi,& frigus inten- din.us jn a dicare dc fubicétis tcigoris;& mufsz,& nonc ipfis foim:s. Vei. tamcn cfl concrecum tàm fubftanuale , quam accidentale cuam à. parte (übicéti ! arise eta €x vi alicuius particu- aut predicati adiun&ti deteruinari ad fignificandam formam;fic cum dicimus, wibum efl. per fe difgregatiuum v tfuss €x vi particula per fe bgnificatur. for- ,quia illi, & non fübiecto pcr [e com- petit proprietas illa, & cum dicimus Ho- ye ejt vifrbilis , tale praedicatum deiet- igat fubicótum ad. fupponcpdum pro forma, & rátura,non pro fappofrto,quia bzc piojrictas cít natura ; pon fuppoli- ti, vndc vt babcan.us rcgulaut géucralt , diccre dcbenais conctccuac hi ,ropoli. viónc fignificare iuxtd cxigenciau vlte- xiuscxccenilycum qoo comunbstt.r, 9$ Difficulias;gitur precipua cft de «Ocrcio in fe, & abioiuné Füingtos & Aui &cn.i.p.Log, c. dc proprio, quem le ui- tür Hurtag.diíp. 9.1 09.cc 3. Arti4g. di- fj.1.ib Summol (cct. g. docuit Bguifica- ae lubicétum; & connotarc formam 5 at Oppobtaicritriua nempe banificare tor inawi, & ccnnotare fubicétum cíi cónuu nis,quam docent Auctrocs 5. Met com. 14. Alentis 7.Met.tcx.3. Qq.3.& tCX« 14 Aurcol. 1.d. 4. 1. p. ast, 1. Scotus q.8.cir. przrdicam. 1. d. 8. q.i. in finc. & d, 12. 91.5. I4 d qua fttonct. 2 bius. « Met. Q9. Lara. 2:aptepra dic. $. Duiottat ir». 1- Antv And.c.de Dcnomio. D. hom. $. Mctciceg.tes 3. Xa keriecdec. 4. & 1. — act. 3-& qu. 16. ari. $« Sot. Caict. ' "Sapcb.& alij m LogicayX n.anifcíté do- De Vocibus . vagi I1, cuit Acft. in przdic. cap.t. vbi ait deno-- minauua, fiue concreta ab abítractis dif ferrc Jolo cafu, crgo non differunt ip fi guificato penc fubit. :oft medium ait fignificare fo. qualitaté y hoc ctt principaliter importarey juod ree" petit s. Met. c4. & 1: Foft. 5 s. archbane, alb.m cft Lgnumscfle per accidés, quod nó cliet , f1aibum primario fignificaret tubicétum, & 7. Met.à «ex. 12. oftendit. concteta accidenuum defimiri per fub- ftantiom per additameni 1. tanquá aliquid extrin(ecü non per fe to durend » ipcé&ansadcorüiptelle&um ,(&«ap.de — qualrate ponit 1n pradicamente H * tatis concretum cius, cüm: dicam fubft. repor €dum fuic &um cffec principale fignidficaui dcm vrgcc mant. fla rauo, nam f cate cti inielicétum conftitüere in dicen. principaliter figoificatur y. ^ paliter ob. jcirir imelie&tuiaudi denomina jripgpalitet obrjonun telic&ut formam , €um Al j dicant, & in propria t pecicl fcrunt à forma , nifi cafu, feu in iub;cétum logicaliter, & teimt vocis grammatical "Conc hánehefol ds Tum quia rd pi cr gr dicitur in reci o , cum. cxplicatur, - Icd concretuíin DIRE ücfiniur | lubicétum in re&o » & fouman im — obliquo, vt sibum cft rcs habens albe- . dincin. ] um 2,cadem (unt. principia cos fütucrdi& ditlinguendi , & di m o | ferc ab abtiracto: piaícrum perlubies — — &um,ergo yim 'Juu.g:concretumdacit — — tormamaX (ubictum,cr5o«uod prince —— paliusctt, principalis tgnificatur, ded — fols Gn principaluuseficum fitiube — — &c. d um 4. concretum fup ponik. pro (ubicéco;vcinuimnt Suo muliltzy& — nos 1. p.ipftitradl, 1.c. 10,.crgo lignificag. Íubic£tum,quiaid tupponi, quo. mime ficat. 1 um dca;uu; ait Hurrad. » v. g.foru.am perte pgnificat y haec [e5uo Femasm cft aibum , ic "1 dcoctctpomuni eji albeao babés jubieo (odium, P A 1 Ttt QVI. deprinc faguificzancret. atcidém. etl. — xp wh, vel. vaita [ableGo , quz cxpoti- tiofal(a e(t, & in olsns , cum potus fic hibzat expoai eff pomum »aam al- bedini , velbabens albedinzm. : 96 Relp.al 1. q101 eftvaicum fun. dumeacnun Adaer(aciocim. l'acir. c c.ex Scoto 1-d.4..]- t. in fiae, cuim dicitar, al- bueftees hibeas albezdiaz n , non eife per (e iizaificiti expeefTi aen, (ed po- tius quandam no ninis explicatione, qua vulgas vcitut , vade magis pcoprié dice- retur, 194 a/bu ett albedo exiiteas ia (abiecto, h ac có ültà ait A. nic.in Log. traS. 12.4.7. dub. 3. acc. 4. illun aon ede am rcgulam cozno(ceadi principale fignificataia in concrets , & conaocati- uis , qnia vaiaer(alitet concceta oma a , etian 4uando expce(ie ttint pro foeni, petuat ex eoram muucali conttitucioae defiairi pec (ub:edtam ia cec », quare, » veta cegla coli;gead: (1gaifizatü prin- cipaleecit acédzcey quid. conccecam re- pczíenet cx Impaliaiaae nom.nis , Sü- mul (te vcco .a j2/anc ex hoc, 4354 có- cretü explicecae, X re(ola itat pec fübie- Gum ia re&o , noa bae dedaci ipía principal.us iign.fi acis fed raacu n q104 conctetum or» ipfo (a "ro. for. na, pro illo enim 4:cicur aoinen fü poaeco apudlo ian, [19 0 impoctacar. - gacccto, u pol otax arc dla d aoa cas im e poctetar 10 aom natiao. Vol deam «ó- ceifo ,-j19d coaccecam dicat rubiedbin idecét» t in a»iti nariao ca(a, & rorimi in obl; quo, uacua sgindag cítelle idem d cece dli yudaa ceto , & dicere ali jid focimil|ter , vel de principali tigaifizato , & rac(aseifé idem dicece ali juid in ob ; liquo,X dire&g ali uid m itecialiter feü pro'conaocaco ; ino cócingere porefté quod aliquid d catur in cccto ,& tic cou nca n, ili | iid: 05:320, & (it prin. cipale figaifhizacum, vade bic videtur có tcouerlia de a9.n'n5. Ad 2. potius ett 4d oppolitum, nam vau u coacrecü dirf«cc ab ilio, vt albü à airo pertForma n, noa per abie&am, & ex e», quod cocrecra à (a0 abikcicko duferac pec (uoizctü , a0. béne deducitur: fabic&uin: pciacipalius . fi mificaci , quia vc dict «n «(t ex Avi(t. concreuum, & abátcact un n2a dufccqar ponit, & ao pro. dum in rc figaificatay fed cantum in mo 0o ü- gnificani concretam cnim ,nó quidem ex ipf1 nominis impo tione, fed ex mo-. do (i znifican !! princip is fignificati dac intcl'tzere fubteS.rm. Ad 5. negacur có- fe. entia , quia priantas (1g vificaci qoa attend tuc ex primirate fecun tum rem, [ed ex primitate unpoficionis,licac caün figaijcarum no:ninis non pendet exna- tura rei, fed ex imponenus intentione, ita & primaciuin Gigaificarum em cadem, intentione peadcet. Ad 4. quicquid (ic de antecedente ncg tut. confequentia ex Scot.q. 8.predicam.cit.ad 1. princ. diffe- rü: enim fapponere ; & (iznificare ex di« is r.p. Intticloc.cic.vad: cecasnas (uj pouic vtique,quod iizaificat, fe! nó fem per fioponit pro ee,quod (ign ficat, fed interdum pro eo , quod coanorat , & dat, ia:ell.gerc fecundatió, vt patet in (appo fiti0nc per(onali,m uaterm nis cóma- nis(apponit pro in ,quad camem non fignificat , (ed iácum dat intciligere fecundacio. Ad 5» nencro illocum modo- rum expori debet. illa. propofitio , non primo ,quia albedo i tata in cócres to przedicari dcbet de (ubie&to: per ad'acenus . , & informantis, , q bon habet, dum ja ab trato» profcriur, & eff-ccac defabicdko jne que (ecuado. quia dicendo pomdin efl wait, albedi n:yaitt babens alisdinem , «cl fen(as e(t pomum efl i44 «04 efl album Vigaifican do per ly jd m zeáere » aac regii V ipfum 'übiectum ,&ruac propoutio elt nugatotia vel aoninxé. pct accidens. y vt dicebamus; vel fenfus etb; pougam e.t vnitum albedini, aut habens alb:diaem ii. pomo inhxret alosdo, & h c eit verus: sélus in cigare logico, (cd (ic pecatbü né importatur fabiectü in cezbosfed ipla foc ma albed:ais , nó quidé ia (e fed per mo- dü adiacéas,& infocinácis, dz modo des fiaiendi concteta. vide dif» fact, t. qe t. 97 Scdaihic ina exti dubiü;zadé fainatur vanitas , vel plucatitas coa-cett y aà ex parte (oc ne, velcabedt vel veciaf quz (iml ?: De coaccetis 1cid ncalib is, & adicékiisngn ct gcauis, didi zuttas 0 nncs.n.in hoc congzatre vi deacany daa ialimodi concreta waren: uinsre y X Dd 4 pla 188 Difyst. 1T. pluralitaté ex parte (üb:e&i,vndé (i ea. dem albedo eílet in pluribus. fübic&is abísluté dicerentur plura alba, & é con- trà , fipluresalbedincs torent in codem fübiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità inter alios docet Scoc.3.d. 6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us ratio com- ntunitct reddi (olet, quia ci nomen adie & uvm dicat formám pet modum adia- «ntis sübic&o , maximé determinatur pcr ipfum fobicétum,quod magis,& pro- declarans Do&ot r.d.12.4. 1-$. inxiá quafi ionem ifiam ait, quod nome adie&timum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum , cui adiacct, & non alterum adicGiutim quia folum fübftantiuum na- tüm eft terminate depédenuam adie&i- , non autem adicctiuum , nili fub(tan- titié (matur , cum autem accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi fübicdto,quod afficit fequitur, quod ter- tnitins numceralis düostria fcx &c.tribuit eficGum formalem numerationis iubftà tiuo,ad quod rerminatur,nóadie iuo vt poté impotenti ad tertninandà eius dc» endentiá, vr dé fi vna albedo efict in tri bor (ubic&is;tría alba dicerentur, quia tà tiomcn nutictale tria: quam album lunt adic&tina ;& idtó anibo cerininantur ad terciam, f. dd fübicétam, & illi ccibuunt fum cffe&umtormalem 5 qp c in caíu fic ctiplex uia etiam erunt alba de rigore [c isjqua ctiam rationo,fi plures per- fore diuirg candom aítutnerent hamani- tatcm dicecceaiur plures hümanati , & in- carnati :é contra veró fi plurcs albedincs eficnt in codem fubic&o vnum duntaxat diccictur album, ficut dc £1&to vnus ha» bens multas feicntias cft vnus fcicns , ait ipcáor quol.cit.& (i vna perfona diuina plures afiumérec humanizates , dicerc- tur vrias dumta xat bumanatus; vous incar nauis,non plurcs.qua. do&tina cóa.mu- niscít omnibus ScoufUs, & probatur à Molin.t.p.q.36-art.4. difp.2. Catil. lib.r. Introduct.tta&t.1 c. 5.& mulcis alijs. 98 De coctetis vero lubflarialibus,& fubfiantiuis cfl maior difficultas, & «qui- dem aliqui totum oppotitum docet cius, quod dc accidencalibus, & adicétiuis di- €cbamaus, n, vaitatcm corum , & Ln N HO 1 De Vocibus, — plaralitatem ex parte forme fümi debe2- reob eandem rationem ,quia cum nom&: fubttantieum d:cat formam ad modum - per fe ftanus, maximé determinaturadie; — Cuum namcrale pet ipfam formam , vn dé (1icadem diuina. pcríona pluces affüs. meret humamtates ,. dici deberec homines ,tà Vafquez 1. p. difp. r $$. €. & alij quáplures, qua videtac fuitle nio Do&totis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné- illius quzfiti,an :lla perfona dici deberet-— plures,vcl vnus homo,remittit ad eayquae- dixerat de pluritate , & vaitate concreti: in 1.d.12.4. t. ex regula auté ibi wadira.— de termino numerait , quod séper tribuit ^ — cffcctum formalé lquodtermimiteins — — dependeotiam , manit-fté deducitur , « £D ad n attiplicationeni conc ceti le T lis (ufficit fola form» pluralitas ,quia ^ elt apta terminare dependentiam termi- )^ ninumerzlis;jearationeomnes feré Sco — tfl: veteres Lichet.Batgius, Baifolius ,—— *. | &alj,concedüc incafupofito perfonam; ———— illam cte plures homincs , M» non determinat (üppoti el ubttan E tiuam, cui im diaté adinrgitur ?qdod. - Y in propofito cft ly hommes , & nc folum 99 Scd licét prima regulade. cocretis- accidentalibus,& adicétiuis data fit vniie uerfaliter veta ob rationcm allatám y &- etiam altcra de concretis "us , tubitantiuis quantum ad vni rum enitn eft folam vnitatcm forma in- fi luppofita fint multa, vude cres períong" Diuinz vnus tanium Deus dicuntur ob. Hoa formz,& naturg € tamen quoad alterá parté , A tolafote — pluralitas fufficiat Ta rali; LE cocreti fobftancialis: fine j(üppo pluralitate , quia vniucr(alitet vera eft als la Scoti regula dc concrctorum. multi plicationc tradita loc.cit.im (dip in 1 .& d.8.q.vn.F.& Rol. LHax dae. pe,quodad multiplicationem «onctetoe& — — non füffrcit (ola mulaplicatia fote . | : ed requiricut ia oo pe fupe. — — pofitorumqua ratione ncgat 4.d. 12-0. I, ad s: Patschti Dininis daos irincia | piaylicec habeat duo prinripia prodoGti- ua; «41 de princ fuif. comvratid.edt.H. — ato 1 3.d.6. q. 2. Chriftum effe duo nca- traliter , & mafculiné , & quouis modo , vnde licét habeat duas naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur vna fubftantia, & vnus viués ob vnitatem (up politi , qua ctlam rationc dicendum eft, quod (i Ver bum plares affameret naturas hamanas, nó effet plures homines,(cd vous homo , & ita docent quamplures Scotiftz recen tiorcs,vt P. Faber in t.di(p.44.c.4. in fi- nc, & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec ndere valet cum Bargio 1. d. 12. q. 1.ad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam de concretorum: multiplicatione valere folum.de accidentalibus , non de fubítantialibus.. Quia Do&or in 3. d.8. q. vn. illam tradit de'concretis quidem accidentalibus, (ed labftantiué. fumptis , ficut (unt pater, filius, cau(a, principium , attifek , opifex , &c. hzc cnim conccceta accidentalia , quia fubítanuué dicuntur , zz quiaalent fübítantialibus, & terminare: poliunt dependentiam cuiu(cunque adic étui, & tamen Do&orait , quod homo. . habens plures pateraitates, vcl filiationcs dici nequic plurcs Patres, vel plurcs Filij Ob vnitatem füppotiti, ergo regula illa dc mente Doctoris cenet euam im concrc- us fübItantialibus;& (ub ftantiuis,nam fi de folis accidentalibus teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater exérmus duo prin-. €ipta;duó productores , & Chriftus duo viuctites,duo entíaq cá negat Do&or-.. "100 Cà vero alij Scouittae dicebàt cx tegula Doctoris tradita de termino nu- mcrali in 1.d. 12. q. 1. neccfTarró deduci , quod cadem perfona plures aiumés hu- ianit césplarcs diceretur homincs; quia cum ly bowiines (it fubttantiuum, termi« ntc poteft dependentiam adie&iui :nu- meralis,& ica (ccundum illud numcráris ,Occurrendam cft , & dicendum vuq; ter- minare potle , (cd novlumaté ficut quà: tita$ terninaré potctt dependentiam al. tetius accidents (cd non vitimaté, quia. ádhuc ipfa dependet ad tubttangiam , ic etiam in ptopohto concretüay. natur y vt homo,vtique terminate pocc(t dcpen- dentiam adicétiui numeralis,(ed quia ad-- | hucipfum depéder ad (uppotitim, quod. concernit vagé,vt omnes fátenur , etiam Do&or 3.d.6.3- 2, D. & de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare nequit abíolu- té, & vltimaré,fed tantum cum witeriori dependentia ad (uppotitum;ex quo fic,vt euam in cócretis (ubftantialibus , & (ub- plurificatio (eri neucat y nifi ad(ic plarificatio (üppoüitorum , & hac cít ratio à priori, q21 optimé infinua uit Franci(cusà Chüíto in 3. d. t. q. 9. Quando dixit, quod nomina concreta ét (übítantialia,yt homo,dicuntur in plura- li pluralitate tàm formz, quàm yu te ti,quia bgarfican: formam cum habitu- dine ad fuppofitü;vndc ad hoc,quo 4 tine ies homines , cequirun'ür & plücc&. ,S plura (uppo fita . Soluuntur Qb ict iones . 101 ntrra ias rcgulas obij- e d CAMo ka. concretorü accidental; ü, & adicctiuorü (ola (ufficit (ubie&orü pluralitas , ergo in diuinis rité dici po(sét tres aterat,tces immCü,uresomnipocentes, quia funt tría ; fuppolitay& (i ad ynitatem eorundé con- crecorum fufficit (ola fübiedti vnitas , & (i forme. (int plures, tunc omnia accidé- tiasquz funt in eodem fübiedo , habcrée eandcm vnit:tem, & facerent idcm con- Gretum, v.g.in lace album, dulce ,frigi- dum cil edic vnum ,'& idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifla. Conícquencia funt £aliarjquia & Dj Acdhan.in $ymb.ac- gat dici polic trcs etcrnos y'rrcs immcen- 105, & cit.couumugis omn:uim fenfusal- bum, dulcc, £rigidàm iu lacte ctfe diucr- sa concreta ob folam £ormaruu diucríi- tatem in códem (uübiccto . Refp.de rigore (ermonis d:ci poffe in diuinisucs ztcrnos, ues inaen(os, &c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf etfc rcétus , quia cum careamus proprijs concreus igbitancdiuis ; qualia a» forent i; Qimenítor ,(apientor az: 99 (unc in víu coacrera £plà adicctua (umunus , fubttantwe , X.ideó cin vna nic ececnt» tas iD tribus,vna immceníicas,voum dici- mus tcrtium, Don trcs eccrnos c. Ad aliud , dumhic lo uiui devnitate » & . plu-alitare concretocuim s fzcino ett concretione fccundum ligaificauionem P euit-elu(42* foi, n1 1t non ininipli- cant forme ni mu ciplicécicíasieX, ; quibus iahazent , qu:aip(e Crema ex. (e concrecionem non faciuaz, (2d caciaae fübie&i , & 1d:9 etta lac ticdalce. alb, frigidam, nontamzn dicitar pluca qa- lia,(ed vaam quale ; età h»mo ic Logi- cus, Gcometra, Theolozus, nonta.nea d cituc plures (ciences,f«4 vaas (ciens, Secando , fi ad pluralitae m cóo:ceto- rum fabftaatialium ,& (uüsttantiuorum nón fufficit fola.forimz placalitas , quia concreta fubítanciale adhac 4e»cead zc ad (uppoiium , & - idt dependencia terininare debet adie&tiuum pluralicacis, eadcm racione (ola toc.nz vaítas ad vai- tatem coacreti (ub(tancialis aà (ufi ier, quia cum dependeatia ad (ap jo (itum tec minarc debet tàm adiectiuum maltitu- dins, quam vnitatis, & ideà ti func pluca füppo(ita, X natura vaa , non poterit cü veritate vnum dici concretum , ficut cü vcritate dici plura ne queunt, i1(appoli« cm cft youm , & nacucz places . 102 Refp.negindo paritatem,ni vti. que poteft conccecum fuo (Eanciale deter rbinare 4b a4iectiu » vairatis pra(cinden do ab vlteriori tea dentia & dependzaiia ad (appolitum , non aatem (ic ab adie &i- vo multttad'nis; (éd racio d.(p citatis o8 cadem aff:rcue ab omnibus ,' Auería q. 23.Log.(c&. 4. in finc an jc poci(Ti nin ritionem hairs rei eife ipfam vta lo- quendi,quo fact im cftvc hu:uiinodi có- cre finzularlter dicka 2a ficea" , vel vnicatea formasvel (uo /tft :acize, & (ap poticiy plucalicer autem dicti (nifi :eac pluratitacem vcriufque. mul; Arlgc va- tio non (atdistacit, quia nezare quts. »of- feccalem v(um loqué 4i 4pa4. 0.nncs ac- ceptum, a0 eciam ad nifa ceae nacced dererationem huius v(us, quirce non (ic abafus. [d20 Suarez 4. p.diíp.a 7. (eb | 2. hàc reddit vacio iem difparitatis; ad h»c vc aliqua finc vod, (u;dizit, qu04 in aliqua ratione va:aatuc, vcp ic in ilia cacigae , per qua.n (aat vam ; adhoc voco vc (rat: plara , in. aulla vaicace ao(5tacé. d :bzac. con.cnire, quia aalcic119,ca n ac ida. quod diuilio opyoaitur vanitati, vc ergo: Coucret.aaun malcpliceatc s : necede cit ,. 4$o0 50 Difp I. De Fodbu s 00 Eh q1012mn9,& (mliciter omia plu« .. rificeatur ; & nalla vaa raria cemanear. Se4 neque hoc (ansfacir rar quia pocias, te$0ppolica udo (ehibsc , quod plus ad vnioazin , feü vattaté ceqaiicac, quá. ali viazn , 6 malacuduen,, vadé. hono , & : uas (imobeicer p'aca dcaas tu^, etiam^ hibeaa: vaitatein Zencricà s. & vaitas velat perfe&io ». & (iaplicitep: boaa pcocedic ex incezra caia. y diuitig. aucem, & mlitudo jue vecgitad mnalü,. pont tex quocua jue defedtu , ci : 3c noa ett verum in coactetis- accidée! libus , quz plurifican:ur tiae I forinz : Quod (i dicat ia (abiticialibus  (aaé priacigi ' hoc a.cít,g» quzcicur,cucfola vaitas for-- mz oos a4 —— Mesi P talibus , & aon fola pluralitas eiufdé a; plucalitacé,cur que conctecü (ubltancile. term:aare polit caa veritate a uü. vaititis ftace (appo ticorid glucali auté adic&au a plucai «acis (tàce te (appo(ici cu a ola. malticadiae formas, I:a que prz:tibit. dicere cation bod gm! fcciminis, cuc ex E IM tiale dstecminari ab. ad edito vnitaus fiuc vltecioci dzpendentia ad luppalita,, — — non (ic ab adiectiuo. matita Timis;, « ey quia vaitas.pecciaec ad aatara nm - 3 ad (upoo ica, haec .a.ia nataca vai P tur, aacucain illis maluplicatarsqda; —— etiain catione adie&tiuü mulcicu dinis tele E buicuc concreco aatucz ,vc C1pponirpet- - , (oailiec,Adie&t 4d vecó vaicaasvctup. ponic limplicuer; & ids dixit Porph. luces h »niges. coa? nacurzs dicivaum. 2 niaé ; à.az igicur eit, quod cócterum fubitàciale decec ninici po:ett ab adie Ciao vgitaus p^;elc:n dead» ab vlceciori d :pend :ncia euis ad (uppofiid nan vec ab. adiit: 10 0 ilcicu dins quia (ubhoc, ; adic&cio peeiecoimn refpicic (üppolisas. —— | 103. Szdd.ces, fi à ek,ecgoPatety & Fias iaxliatots po:eru 1. dici d 10 foi E ix ratoccs s quis c(ü. cogcecü i at epamad (appo icm » 44m JJ 10 fü paticay que (piranz. íg«acg indo c [equzat.a m, quialieécex ex parte, qua — — coacec ai 409a iitu n v. pa dent dici c (pitatoccsycain za ex alio capice, jai 9 .VI.Depiiné-f erf amecacciden.eti.1T. dnfeimmcearate nat n4 fl iai natcac- pendentian. terminj 11 0.c18/5 ad.cQu- ui, quia eft lubtiant; tum; à vs pirati- qa tantum vna c(t in lairc;& F l;o.vt do ct 1 heologus ,' ideb «un. veritate non potefl iufciparecflectun. torn.le adie- Gui nomcralis ; b) cuccx alio capice Pa- ter, etiamfi babeat «uo punc:p:- produ. &iua, non potcft dic; duo prod« étrcs, quia et(i adit pluralitas formae » dccft ta- amen pluralitas: füppotiiocum., & haec eft gatio, cur ad pluraliratem concr.toi um accidentalium , & adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicétorum ,& ad piura- liratem tubftanaaliuai vtrag; tequiritur uia ibi [olim fubie&um tcrmunat de, é I adic& ui numcralis , cum adie- €tiuum nullo m«cdo tern.inare queat , hic veró duo forma nen; pé , & luppofitum, hocvictmaié ,illa non vitimaté. /( Tera atguit. Arriaga cit. veritatem predicationum, & n ultiplicationem ter aninorum «oncretorum, ncn ex formali fignificato eorum auc ndi dcberesied ex €0 , qj importe tori rcélo , & hac róne ait ccrcrcta accidentalia vnitaté lume- ze,& muluplic: enm ex parte [abiti precisé,quod im; port«nc in rcQ'o, non cx parte Wa pis, ean llam fignificent de formali,cum ergo «oncreta fübflantialia ex nacura, & lubfifl entia dicant in rc &to naturany & in cbliquo fubiificuam , (e- quu ntcctlarió €x pra dicta resula , cp in cocé fuppofito dug lublitierent na- aura s v. g.humaniates,ulud dici deberet phucshomincs qu'a plures nauiras ime yorterct in rcéto, Et num.62. av fal. m lie rcculam à robis traa;tani quod no- mira non:cralia coniun&a cócrcts fub- ftant iuis muluplicant formalcg& mate- riale; quia non.cn pe»foma cft concrcium fubflanuud , & tbinomenpumerale 1lli adiundt à r6 mulujJicat formale) X ma« teriale illus ignificatü,aliàs dü dicuntur tres diuina perjom« , t multiplicatetür Aininitas, Qcll materiale illi? iignificati. 104. l: efy«ócrceta accidentalia nume- rariad numerationcm fübiectorü pici- /:88 , quia ipía (cla fübie&a verm;nant dc- pendentiam adicétiui nümeralis , & hac tit ratio propria; & à priori , & quia in concretis (ubftantialibus tàm forma,quá (uppofitü terminát, idco ad coi requie zitur multiplicauor € vtriufq; muluplica tio. Neq; «x hac regula fcquitur cá dici- mus tres diuina per/one,€t diuiniatem .mulcplicari debere , quia cum ly dium ncmen fit adicétuum , nequit tci minare dcpendentiam adieiui numeralis ; fed terminatuf ad nomen pe» fora , cuius ti- gnificatum, nimirum fobiftenuá multi- plicat  hegula veià ab ipfo tradita, vel non cft ad rem, vcl pronob/$ contra ip- fum concludit, quod fi in codem fuppotà to Plotes fubisfic: rét nature;illud dici de- beret vnus homo, & non plurcs,quia có- erctum quoque fubítantiale , ficut acci- dentales pai tg per loppofirum in re- &o , nam homo cfl habens homanitas- iem, ficut album eft babens albedinem. DISPVTATIO TERTIA De Ente rationis , eo fecundis Intemionibus - Lan? ad Metapbyficam [pe&at tra& ave de ente vationis perredu-- ionem ad. ens$realesy quod eft proprtum eins obiectum 5 vfus tae men apud multos snualuit, vt ifle iratiatus Logice demandeturs, ph € quidcm rationabiliter tum quia cognitio entiszationiss? fe- "Progme«ium quia adbuc mogis de eruit Logica ab. Arifl hr | -cupdarum intentionum valdé injeruit Logtce im fe ,»t pord p 2] muli um. 1sat direti ionem: op ji nationibus rationis melius dinifionibus, € argumentationibus , vt «onflate x die eratiomum iuicllefi Ws. » ves n. percipiuntur ,7 cómodiws TE Uo Difm.IL. Dente vátioirt ^ 1^ Tub terminis fecundarum intentionum eft inflitutay wt niagis patebit ex dicendis bis igitur de cau[is communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , cr fecundis intentionibus: / QYvVEASTIO IL 4n detur Ens rationis , C quale effe babeat 73 Omineentis rarionis || intora fua latitudi- ne intelligitur, quic- | quid habet effe ali- quo modo dependé- "terà ratione ; quod ^ quidé potcft tripli- citer contupgere , vt docent Formaliftg nollri art: 1. Formalit; &-colligiur ex Scoto 4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó effe&iue, feu caufalicer , quia nimirü per verum,& phyíicum influxum &aüfatur, & producitur ab intelle&usqua les (unt atus intelligendi; qui effi ciütur àb co . Sccundo (übie&tiui , quia (obie- €t ur, & recipitur in intellcétu , eique adbzrct, quales funt ijdem actus denn fant u$,& orones habitus rege quate- srecipiuntur in intelicétu, eique tan- Quam fiubicdó adherent. Terr;ó obie- ué , quia obijcitur inteHeótui; fcu. ab iótelle&ü cognofcitr, qualia sit omnia , qu£ ab iatcl MS » Vt fics adh iciter in hoc vltimo fenfu porci "y ui nderc' in'(uo cfTeà ratione , vel ità qued babe: et illad cffe , ctiamfr intellcétui-nón ob'jcerctue y vt ienis,qui eft calidus; licét à nob:s nó co- no(ceretur,vt calidus ; velità quod non rez illud eile ; nifi obijcerctus intel: * lectuisfed intantum illud babet, inquan- tum ab iptclic£turcognofcitur, cuius co-, gnitionc ccífüme ftatim edanetcicy vt An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi quatenus rali modo apprehenditur ab in- tellc&u; & hoc cft illud ens.rationis, dicitor babere efie tantum obie&iué in intelle&u ; qued dicitor.ens fi&ium à ra- tionc; & de quo queritur in przfenti, an dtbeat admitti,quo ctiam admiffo dubi- tatur deindé quale effe (it ci tribuédum . 7$ Circa primam qualiti partem entia tationis; ac teundas jnccnuones yidéuur. negiffe Mayroriquodlib.7. Ioann. Gan. dau.lib.2. Mer.in fine, & lib. 4.3.6. licer non fibi cohftet 6. Mct.'q. 5. Bernardiis quidam Mirandulanus in expolir. przdi- xam.& Vallefius controu. 10. Phyticae, Oppofita tamen fententia e(t communis omnium feníus,qui admittunt, & paffim fupponant cotia rationis ; fed adhuc nom omnes conueniunt in altera quz fiti pare te,qualenam effe fit eis tribuendü ; dam enim quibufdá entibus rationis tau- tum deferant , vt eis concedant effc for- male,& act&ale antecedenter ad omncm operationem intelle&us, iraloquitur Me dina 3.p.q;3 f«art. 5. dub. 1. ad 1,de illis entibus racienis , que habent fundamen- tumin rcbus, & Fonfeca 4; Met. c. 2. q. 7: (ec. 9. & li; g.c.1$-q4 feci. de illis rc- lationibus qua ex denominatio fültare videntur , vt fuiit relatióncs Creatoris , prioris ; & po- füerioris , ac aha confimiies 5 Alij veró etfi fateantur; orne ens rationis quaptá ad exiftentiam abintelle&u prorfus pene dere; adbuc tamen aferunt habere (aam 'eflentiam independenter ab eius opcra tione , fccuridü qnam rcuera dicitur pof. fibile effe'in intelle&u, ticut ens reale. » pcr fuam effentiam dicitur. poffibile cffe cxtrá intelle&um ; Alij demum ftatnunt ens rationis penitus ab intelle&u depen- dens quoad omnc (uum effe, non folum cxiftentias,led etiam effentia . 15 Dicendücft pto refolmione quafi ti quoad vtráque parté éns ratioris orri- ninó concedendum efié , nó tamen in. co. feniu,vtante acr aliquod cf- fc formale , & a&ualc habeat , fcd ita gj emnc fuum effe a&tuale accipiat à ratio nc.Conclufio quoad primam partcm eft communis Gracorum , Arabum; & La- tnorum, vt teflarur Carrarius de primig princip.vniuer(. Log.lec.7. nam Auicen, 1.lug Met.cap.2. & 3. Aucrrocs 4. Met. cóm.2.& in Epitom.Log.cap. vlt. docét logicam efle de fecundis intentionibus: , boc idem allrit Anonim jn b prs alij paffim, xta - fufficere | .& Porphytius in lib. peedicam.in- og.3. & lubícribunt Latini famofio- res D. Thom. Scot; &gid.A lbert.Alé (is , quód (ola Antiquitas fufficere poteft ad oftendendà huius co- clufionis veritatem; hanc Suarcz proba» re conatut difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Acift.teitimonijs, quz ad rem non facc- re oftendit P.Faber 4. Mct. difp. 4. c. 1. fed Ari(t.pro hac ftare (ententia manife« fté demonftrat famo(a illa iun - in anima, & extra anim, quá fzp:us ipfe tradidit, prafertim veró C Metin fine, X lib. 1 1.(um 3.c. 2. vhi p ens in anima ex- xofitorcs intclligüt ens ronis ; przcipud tus in-1 .d. 36, q.vn. F.fEt Mayr. ipfe nó abfoluté negat entia rOnis, fed un di- fputádi gratia, vt jp:elttat in fine quol.é. - 4 Probatur ctia ratione malcipliciter; Tum quia multa (z pe cogitamus , ac ti e(lent,qua tamen ncc fuat, ncc cfle pof funr, yt patet de Chymera, Hiccoceruo, fimilibus,ecgo cum aliud etie non ha-. cantjquam cogitari, & tamdiu finr;quá. diu cogitantur , veré (unt entia rationis, . Tüquia cüintclic&us concipit negatio- nes,priuationcs, ac exttifi(ccas denoma-. nationcs,eas vtique concipacad mo eat cü enira cius Trpo adzqua- tum (iot ens reale , nibil concipere pot y, nifi ad modum veri eocis., vndc tenebra, inaere, cacitatemn 9culo concipit per modü.qüarundam formarum luc ac po tentis vifiug contrariatum, hoc aute eft efformare cns rauionis, Tum etiam quia experimur aJiquos actus, quorüi obicéta non (vent à parte rci,vt cum.cquum ratio- na|em concipupus , & Angelum.sorpo-. um, naro harc obiecta, equus. seti eun rational AC anaclus €um corporco,,nó funt à patte rei ,necef. fc potias fetaneré ctt etdunc i intelic&u fingenic cquuairationalem,&. apngclum corporcuia. Tutn.denique quia * toc Arii. Logica plena eft his rctminis sies ubiseiums prx dicatum» » vnucifale, S bmulibus , qua. ATGUORMS.;. . 0 2005 ndent negantes entia rationis; s equum r. onalcm.a , & milia gonci- / DuefkE cn dein ojo Plon? pit , non vti jue pettalem actum. € oaci-- pere quid m; & ápparens , quod di- catut ens iationis, fed concipit vstam, &c: realé rationalitaté;vera & rcalé corporei tatem , quam in alis rebus coznofcit ; &' eas incentionaliter conne&it cum equo , & angelo,atque idcó* nunquam dari tale: ens racionis , quod cx parte obic&ti actui. fingenti corcefpoundear.Sed haoc folurio- né opcimé confutat Atriaga difp.6. Met. fec.1.nu. 10. nam quando intelicétus affe! rote ex rationalé , angelum corporcü],: plaoé non pradicat rationalitatem , quae conuenire (olet indiuiduis humana na- turz,ncquc corporeitatem conacaienté& rebus materialibus ; (ed aliam con(imilé, : quam fupra numcrum.catum , quz (urié poffibiles, fingit iatellc&us, ticut (i Tho miftatcnens (ub fpecie Gabriclis vnicü tantum índiuiduum cfífc po (fibile, conci- et vltra iitud adhuc aliud c(Te poffibi- »tünc vtiq; hoc aliud,quod conciperet , non cítet indiuiduum ip(um Gabrielis fed aliad fi&um; & repugnans in eius s&« tentía , itaigitur in propofito cua alis. rationalitasdi(tin&aab omnibus ratio | humanorum indiuiduorum y illistamen con(imilis; non fit rcalis,fed fi&a , & chymerica ,. quastdo.concipitue equus rationalis, &angclus corporeus, ve. ré eflicitur ens fdtionis .. Accedit , quad: etiam admifTa ea folucione adhac no eui tatuc cris rationis, licét enimrarionalitas: equo applicata effer realis, adhuc vnio rationalítatis cum equo eflct omninó fi« &a,& rauonis. Quod (i intlcs intellectis illis extremis ctiumapplicare veram. vmà nem; quas ince alias fes experituc «Non adhuc eu:tatuc.ens cele quia (alti applicatio ilia obi "plius yaipnis etit rationis, & ficta quia applicatur re« bus inudibilibus.:: «3. idtrtana 5$: Quo etiam ad alteram patte; cons. clufio cft. communis y.& eft pra(cntiay Scoti quol. 3; A. vbi docet .cns mci rms: habere iptaséisé heroe) lecka.co Mie derante'in I.d.56. q«và- F. S4 G, ape? : pellat illud ens ià anima, v jin Lern animam un Jn cífe: actualijquàm in elfe po(Tiüilis tam qup ad eiie cxiteatic quàm cflentis ja quodé : omnem proríütteilitatew , & exi(ten-- tiz,& cflentiz, & 1&a1lem, & poffibilé negat Door enti racionis, & ei dama. Xa: tribuit e(fe obic&tiuum, sin quid , & - diminucam,quod aon hibecur,ni(i beac- ficio intelle&us;& iterum in 2. d. 1.4. t, art.1.diferté docet pause ha berc eife a&uale,& formle,nifi cum ia. tcliiguntuc;& mauifefté deducitur ex p fo concejxu entis rationis, id enim incel- ligimus per ens rationis , quod omninà contradiftinguitur ab ente reali ergo nal lum effe formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us , nam (i aliquod tale ha - bereuprofe&o ab ente reali nó effet pror Pire tg Pet quod excluditur inz re(pon(io , & aliorum dicentiü bancrationem folum concludere , quod €ns rationis in a&u perfedto, X comple- €o pendet ab opere tatelle&us , quod tá prazcedere poteft in a&u imperfedko , & incompleto. Exploditur hec folttio;quía fi aliquam realem actualitatem, quaatá - wis imperfe&tam antecedenter ad. opus intelle&us haberet ens rationis, (ané noa e(fct ab ente reali vadequaque diftin&tü, ncc propcié effet ens cationis, quod ideà dicitur rationis , quia mullo modo poteft effc in adtu,nifi pec opus intelle&us .. Ec hzctatio nedum p. de efc cxiften- tiz (vt nonaulli re(pond&) (cd ét de cífc. effcatiz ; tum quia exiftentia proportio- natur csétiz,vt eius, vade ex cà- ditione cxiftentia arguimus c(fentiz: có- ditionem à pofteriari , ergo (i exiftentia entis rationis prorfus ab iatelle& pea- dcoidé dc e(sétia dicendi eric; & proc- füs itcacionabile e(t alicui a(lignacc cf- 'ntiam realé inde cxiftenciá ratio - nis; tá quia exti aliud non e(t, quam ipüus c(fentis a& 1alicas , ergo fi entía. rationis hibent exiftenciá folu ab incel- lc&u,idé crit de edeatia diceadà; Tà cà- dem, quia hzc ip(a ctteffentia enis ca- tiodis, quod ncc fit , nec e(Te poffit ciccà eperacioaem intellectus, & hacde cau fa dicitut ens racioais , im3 (i hiberer e(- fenciam cealem, iam quiddicariue , & foc malitec eas ceale (orzc, X aon rationis. ,$ la oppoetitum obijcitur Primo pro. Vio ca: ;atiogis adinittiad debzrc, Tà Difp. HL. De Entebatiinte ión 0] quia ulla potet illius aifigazri c30( 25 hzc .n. prz(ertim deberet effe. intelle. Gusyt hic eft cauía realis , & caufat ase« dia a&:0ae reili,ac proindé cffedtü (em« per actiagitrealem . Tum 1.quod eft im- poffibile, aon poteft concipi, ncc mente tatelligi,quia intelligi (equituc effe, & (o lumens reale et obiectum adzquatum intelle&us , (ed ens rationis et impoffi- bile realiter,etgo etiam menraliter. Tá 3 implicat obie& um in intelle&u , quod noa ptius fit intelligibile , quàm iarelle- &um, quia quod intelligirur in a&a fe- cundo, fané (upponitur intelligi bile ine a&u primo ', at cale foretens ratioüis ex di&is, i daretur, Tum 4. implicat dicere illud hibereeffe proprium , quod tátam fingitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- fe poffir, quia quod tantum fing itur,aec cít,nec datar. Tum 5. (i a&ui af cmandi angelum cfe corporeum nderet ex patte obicái vnia fi&s, effet aus ve rus,quia afficmaret , quod veré daretur ,' nam inter angelum, & corporeum datur vnio fi&i , ergo vt fic fal(us , deber inter ea concipi vno realis. Tam 6, no poteft. daci medid inter ens reale, & puri nihil, — conttradi&orià opponuntur , (ed & atetur eris racionis, inter illa duo media- rctuon .ni. cffet ens reale, vc patet, neque puram as Js. Pes eec intelle&1m . Tám deniqae quia ho» De Aperiri videtur toe dtap , vel faltim vcilitas ad res veras declarandis , & do&rinas capiendas; ecgo &c. 7 Refp. perfe&kim hacá difficultarum folutionem pendere ex dicendis, quantü ad MM petit, ad r.dicédum eft in. telle& im eife" cau(am efficientem entis ratióais,noa tatien propcié;& in rigore di&im qus .(.vecé, & phytice iafl aat ia cife& 1m, (icu: .n. enscationis non habet effc vecü, & ceale , ità etiam nequit effe cif :& 15 cau(z vec, & realiter inllaétis , nec ab intelle& 1 pendere pec realem , & phyficam a&ione, fed (icut eft casfecua- dim quid, & veluti vmbca,& timilitado entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur fie« ri,& produci, vt Scot.docuit 1.d.36.q. vn.& 2.d.t. q. 1. & fulias explicabitut infrà. d z.ncgatar affumpcum , bos ia NR * . : EAS CUNEP T £z wt Quaft: Le detur ensvarionis: 255. 0o gsíehabet intelligibileequam poflibi- refle&itut attingendo illam vaion em am omne poffibile eft intelligibile,. vc fi&am, iP ille verus cít. écontra, cumpoffitintelle&us in- ^^ Ad é.negatur minor, nà vt docet Do--  geros& cogitare, quod nec eft , nec e(le«. Gor quol.3.art.1.vel nomen entis fomi- poteit; ex «o autcm quod cns reale lit. tur in rigore pro co» quod veré, & pro- dsequatum intellectus obicótum , collis; prié cft. i. realiter »vel faltim fic exittcre ons rationis non e(ie perfe. poteft, & nihil,prout opponitur enti: hoc uté intelligibile, fedtantüm in. modo fumpto, & fic ensrationis eft pa- "Tute , quatenus nequit intelligi, rum nihil;quia nec realiter eft neque. fic. iad modum ipt i Le & hzc. c(fepotcít;vel nomen entis fumitur ma- eft propria ciusintelligibilitas ,vrinfrà | gis ample pro co , quod cft vcl inre, vel dicemus. Ad 5. verum eft formaliter, & — faltim in apprchenfionc;nihil vero; prout . a&tualiter ens rationis non prius habere; opponitur enti inifla amplitudine, & in | lc intell le quam intelle&um; vt . hoc (eníu ens rationis noct purü nihil ^. notat Scot. d, tq. art. 2.G. quemfe- | fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur quuntur Cun .ns ic 5 fed hoc non di. ens proprié,& in rigore, & nihil (umitur : . .. €irur, quia abíolucé loquendo nullo mo." amplé pro co;quod negat quodcunque ef; dolitcognofcibile , antequam cogno- . fejiué in re, fiué in apprchenfionc,& ic o fear, nec poffit actus (ccundus vllo. ens rationis cft medii inter ens , & purü. .. modo à primo diícerni, quia faltim vir- — nihilquia ex vna parte non cft ens rcales ialiter in fais cau(is pot dici prius in- — ex alia nos caret quocunque effe ; quia bile,quam intellectuoy, imo ctiam — habet cffe faltimin intelle&u ; hinc tamé: inaliquo fenfu formaliter,& a&tuali«; non fequitur effe medium inter contra» hoc dicitur ad denotandum; 9. di&oria quia ens reale , & nihi! hoc tet- - in fe cognofcibile.i[ecun-; tiomodo fumptum non contradicunt, vt: le& actualesquam..— bené notat Amic-tra&t.3.q. 2. dub. j. ab: " inofci elt de — initio . Ad 7.neceffitas, Salario vdlükim iden mendciesnotio inpefedo cóc lo potentia non an ene . dimodo, (pé .n. nequit intelle&us nos: ... a&um, quaratione in Deo potentia ad; (ter concipere res,vt infe funt, & ità có«. . «xiftendum non abfolute dicitur prace- . cipit cas per comparationé adaliud, fin-- * .—. dere aGium exiftendi; quomodo autem — gitque relationem rationis,vbi r& veraza 1 fakim virtualiter in fuiscaufispoflitdici / nonc(t, diftinctionem, vbi nó reperitur, etiam, & inaliquo fenfu formaliter & — iuuant noftrum imperfc&um iutelligen- : |. aéualiicr mox dicemus , quz veró con- — di modum , vx bené difcurrit Smiling. ' TN Miidcbici Poncius difp. 1. Log. q. 1«  tract.3.de Dco vnodi(p.2. n. 175. —. «oncudit de các fimpliciter, quod eft. alteram coaclu(ionis partem,probando , proprium entiumrcaliü, non dee(icfe« — vel omnia, vel (altim aliqua entia ratio- idum quid,diminuto, & abufiuo. Ad — ríis a&u dari citrà operatione inielledtus, aliqui magaificiunt ; vt notat Tum uia nullo operante iptelle&u dan-: —.- Arriaga cit. rcdargutionem inuoluit, ná J turá parte rei caciras in oculo , privatio", 'inante concedit illi a&ui vnio- — in materia; parits viíus, L'euscrcator X^. £ ncm fictam corrcipondere,quamdeindé — fimilia;qua profe&o quidpiam reale poe" E negat in coníe.jüente ; vndé ibibené re-.— fiiuum poo important, («d rations. T* torquetargumentum;correfpondetigi- —2.quia entia rauonis prius babét e(l ine tar illi aéui vnio ficta, (ed quia fingiur, | telhgibilequàm intel ctum, & prius ef- Ad & cócipitor, ac li rcalis edet, idco actus — (e po(fibile, quam ad&iuale, nàam antc.juà: : eit talfus, quáde vero jnteliedtus denuó — ad modum cuui VapcipantUr ped196- fic cócipi,& vernm eft dicerc antc ope- - zationé intellectus ens rationis effe pof- . fibile,& poffe per cum beri, Tom 3-ens raticnis cft prius cognitiene if'a,pcer quá €ognofcitur, ergo nonhabcet eife folum : qu.tcnus cogn. fcitar, Proba. atium- pt ex Arifl. 1,de Anima 3«vbi ajt obie- €um efle pr:us adu imipfam tendente ; ac ei'am ratione; juia quelibet potentia «cgoiv ua foppon:t obiectum, in qued fe Taur, & non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus fupponit coloremnon veró illum ef- ficit videndo. Tum 4.ens rationis dcbct cíic al'cubi fubie&riué ; cum non tit (nb- flantia per fc fubhiftens,fcd nó cft fubie- €liu£ :n intcke£ti, cum in co lit tantum Obicétiué , ergo fubic&iué erit jn rebus ipfis,de quibus pradicatur ; quod etiam tus inhinuaust q.- 9. przdicab. & in 4. d.13.9. vn. verf. contra opin. Tum $.dà- tur propofitiones effentiales dc ente ra- iionis atepna veritabis ex parte obice » n6 minus d de ente rcali crgo ficut inen. 1€ reali arguunt efientià realé,in qna funr datur ralis veritas pracifaexiftentia, ita & in cnte rationis . Tü tandé fi efe entis. rationis prorfus incogitatione confiflit, €rgo poteris dari gradus genericus fine fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in communi, & non in particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem ratio- nc porzerit dari fübicétum fine paffione. E efp. ad 1. negando enumcrata ibi entia racionisformaliter , quauis ,&. «nua realianó (int, nó protinus infcren- dü cfl effc eniia rauionis , fed effe nega» tioncs,X.pruariones rcalcs., vt süt venc- brz,& cceitas ex Do&tore 1.d.23- q.vn. . «l denominauones rcales exuinfccas y wt Dcum cffc Creatorem y pariciem vi- fum,;rt docct idem 1.d. 30.q.2.nbi in cal. c optimé notat , quod quando aliquam, necat oncm, & denominationé dic: aus 'elic rcalem tunc realitas determinat rá- wm cempofitionem,X cnc nibifaliud 1ft; quam illud, quod vc;é etl , & irafe ha Bet à paric re) , non autcm prz dicatum quia e(i« &rcatorem nih 1 Dco tcalitatis addit dc nouo. , ficut nec cfe vifam pa- ficti. Ad 2.entim rationis , antequam in- ganiurjnà funi intelligibilia forga- Difp. II. Di Enterátióniez liter , fed tantum virtualiter , ad hoc antt non eft neceffariüsquod prz.cedant intelle&us si aliquod e(fe propri cd fufficit, fi in rc przcedar E qualecunque ilkud fit& in intelle&u po- tentia & virtus inteliigendi ; vnde quód ens rónis tit poffibilequód poffit fieri &c inelligi, hoc totü verificatar ad potentiam inteiletiuam , (cu ad ope- rationé poffibilem illius, quare cfle intel ligibiletn entibus rationis nó cft aliquod intrin'ecü, vc in entibus rcalibus;fcd po- tius cft mera denominatio extrinfeca à: potétia intellectiwa Pape vr onem qua nó funt, ncc cffe pofsüt ; concipere ad mcdü entis poteft. Ad 3. negatur af- fumptum;auótoritas vcró Arift, & ratios ad illud probandáradducz valent tátuav de obiecto ASARAY S757 asa ducere in potentia (üi fpeciem aar fam,& cum ca expre(fam , non autem de: fimplici terminatiuoyquale eft ens ónisy— Per em Doétintinuat 4. d. 1.q.1. fub Sy & magis infra explicabitur ; vel clarius: pore inreliedtus rem daplicitcrcoguo« oe d rig cit, bseniz ac eft, cum rimo modo cogonoícittunc vtique pre faorcic obiectum M oicop fecundo modo , tunc cfficit obiectü (ui. & nullo modo mm quia:tale obie-- bii dic Mie HEE RN c, erubuit mnielle&os yita ves cognofcity dum cflicit ens rationis nam illnd'cffor— mavcognofcendo rcm aliter a6 fic, & quidem: toties intelle&us- pera&tum fuür fibi cficit obiectum » quoties fallitur iudicando eflc id , quod re vera non cft, ys ipla expekientia docet . 49: Ad 4. ncgatur maior, fi .n. ens ra« tions cílet vcre inaliquo fubieótiué;tüc cflet vcrumaccidens , & per confequcns. ens reale,fcd tantü cft obictiue in intel. lcu ipfo ; ncque idcirco erit fubtian- uasquia hac realiter eft, & fobfi ftir po- tcft tamcn concipi » vt per fc fübüftcns y & ad modum fubflantiz , poteft & con- cipi, veinalique- (übieQ;ué exiflcns ad, inflar accidentis,& ita cfl; quando ab in- tclic&u pradicatur de rcbus ipíis, vt cüb d:cimus animal effc genus, in hac enims & limilibus przdicationibus pradicau non ord.né CNWgtv rm T | k: visi Ribicasin fe; fed vt cognito, — &italocutust cit. cum 1nquit P e gepe fübie&iué in rcbus 3; s. Ad $. negatur veritatem propolti- dbnidd id entibus realibus fumdari in ali- qno effe effentiz resa&tualiter ha- beant arite effe exiftentiz ; (ed fundatar itico,qüod ipfa effentia rei fit poffibilis, vt onatur in effe exiftenuz , & eí- ftàtiz; vt ]até dócet $Cor.1.d 736. q.- yn. potius ergo diceiidum eft, quód ficut ve-' fitates entium realium fpndantuc (uper ' poffibilitates eoruxti,vt atu finit, & actu ponátor in ee extra intelle&um, co quia iftz propófitioues catenus vera sát;qua-' terius ab omni d&uali exiftentia pra(cime- darit,ita etiam veritas propofit. oni eísé- rialimm de entibus rations. fundatur in €ó,quod ipfa effentia estis racionis pof- — fit, vt a&u fit , & aQu ponatur in ife per intem, Ad é«concedirur fe-: qüéla,Gcnt n. obie&tiué cogitari poteft matura vniuerfalisabftrá&ta: à fingulati-- pc nathra: ca à [peciebus, ita.» .. fitti poteft eris rátionishn commun i non: . fa&o iu parrietlati , enis rationis fubies One dat bd Mi ip av lind: d ebiehieIn i i feroces drm»; /& obie&iue: Dicesetgo inter gradum: gencricitm,& fpecificum, fubiettum ; & : páffione' in entibüs rationis dabitur fuo : modo'diftinctio tcalis. Negatür cónféq:c quía heécpoffit vem gradus: generi." . &ns'aon cogirato (pecifico,S& fabie&rím" mon cogitata: ar práci (iue tamen: itari nequit diuifiud, qhod requirere- : 3 icad ditur riotiem realé. Accedit, quia. hárü iaténtionüm efle cófiflirincegno- fti Nontepusnare vnam actu effe tineal- terh in ipfo intelle&u cognofcente anam: connetioharum intentionum fon atté- ^ ditür quóad cxiftentiam actualem;ita o vna (equatut'ad aliam in effe , eum cic non conucüiar eispet cobfecutionem. ,. fed per cognitionem:connexio igitur at- téditur in cisratione fundamét quate mus fandamétum ita fundat vnam, quod: ax viillius petit etiam fundare aliam... 43 [ iba * Logica d EN oU X7 E Saal. T. en detér cns vatiopis: QV.ESTIO SECVNDA:" Quid fit formaliter ens rationis , C in quo eius efientia con[iflat.- " II Vamuis vt ronct Do&tor4:d. 1 q. 2.1. ens rationis proprie de- finiti nón potlit reftringendo defraitioné* ad'quid proprié dr&um extra animam, ta men quia dcfiniri poteft eo modo; quo: definitio exprimit vnum conceptum per fe in intclle&u , fiue conceptus ille fic rei extra, liuc tónis, idco in lioc fenío queri. tur in przíenti ; quid fit ens rationis, &' am eiusdefinitio ; & licét comunis tétia ens rat ionis admittens concedat: illud 'nullü habete effe extra animam ; & füb'e&iaü,(ed tátà in anima, & obiectis aum,vr ex praced.quatt. liquet;adhuc tfi* difciepant authores in explicando , quid: fit illud, quod habet eile tanti obieétiue". in intellectu, & folum tandiu eft , quádiu' con(ideratar , quod eft proprii efie entis: ratiónisqua in ré plures cxiá topinionesy que przíérrim ad quatuor reducantur ,** -"Ptimà fatis famofa conítituit formializ tatém enri$ rátionis in dénominatione ei* ttinfetayquam aliqui fine vllatimiratione: amplc&entcsaffirmant — deno: miinátionem extrinfecam à-quacü " Ouenientéeffe ens ratíóuis; vnde iuxta' dicendi--módü non' fotum dehomi-' nati, qua res detomisiatàr coguita; fed" ctiá ea,qua denominatur volitá, vifa Gc. ' imb qüátés infenfibilis vt columna, di- * citur dextta, velHini (trà ex warió-animalle* fivu', & fimiles funt formaliter. éntià rae tionís;ita fenfiffe videtur Fofeca $- Met, c.p4].6.le Gr 3:& Vafq.t.p.difpitors nis," & pi 2-difp. 95- C. 10. Vbi denominatióné* extrinfecam inquic eflé-aliquid" ratiónis, ' Aj veró eiufdem fentcriti d Auttoresear coát&ant: ad folam demomitnatiotem fU. obicctüm deriuádtam ab à rquálms* cft denominatio cogniti, & intelle&ti;ità- Durand. 1.d.19; q.$. n. 7. Soto qus vie" oer et Didac.à: ifp. 3; Logq 1: Alij mü Recentiores adhne eandem (cntentiát scoarótafitcs-dixerunt notromnem: denominationé excrinfecám^ab atu in-- selleiusproneniérem appellandi Ve 2 " 188 ^ Difjst. 1T. pluralitaté ex parte (üb:e&i,vndé (i ea« dem albedo eílet im pluribus. fübie&is abíóluté dicerentur plura alba, & é con- trà , fiplurcs albedioes forent in eodem fubiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità intcr alios docet Scot.3.d. 6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us ratio com- ntunitct reddi (olet, quiacüi nomen adie & uvm dicat formam per modum adra- «ntis sübic&o , maxime determinatur r ipfutn (obicétum,quod magis,& pro- Fündius declarans Do&or 1.d.12.4. 1.$. inxid quefiionem ifiam ait, quod nomé Adiectiuum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum, cui adiacet, & non alterum adicGtiuüm quia folum fübftantiuum na- ttim eft termrmare depédenuam adic&i- €i , non autem adic&tiuum , nifi fubítan- tiuc (umatur , cam autem accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi fübictto,quod afficit; fequitur, quod ter- tnirins numcralis duostria, (cx &c.tribuit effcGum formalem numerationis iubftà tiuó,ad quod rerminaturnó'adic&riuo vt poté impotentiad tertninandàá. eius dc» ndentià, vr dé fi vna albedo efict in tri bus (uübic&tis,tria alba dicerentur, quia tà tiomcn nutmictale rias quamalbi cunt adicé&tiaa ,& idt anibo teriminantur ad tercom,.f. ad fübicétam, & illi ccibuunt fuum cffeéumtormalem ; gp cü in calu fic criplex uia etiam erunt aiba de nigore f isjqua ctiam rationoyfi plurcs pcr- fore diuirg candem aítumerent hamani- tatcm dicecemur plures hbumanati , & 1m- carnati :é contra veró fi plurcs albedines cficnt in codem fubicé&to vnum duntaxat diccictur album, ficut dc £icto vnus ha» bens multas (cicntias €f vnos (cicns y ait ipcéor quol.cit. & (i vna períona diuina plures atiuméret humanitates , dicerc- tur vrias dumta xat bumanatus,vnus incar ^ nauis,noo plurcs.qua. do&tina cón:mu- nisc(tomnibus Scouflis, & probatur à Molin.t.p.q.36-art.4.diíp.2. Catil.lib.r. Introduct.ttaGt.1 «c. 5.& multis alijs 98 De cocretis vero fübflacialibus,& fubflantiuis cfl maior difficultas, & qui- dem aliqui totum oppotitum docét cius, quod dc accidentalibus, & adicétiuis di- €cbamaus, volunt n, ynitatem corum ; & N - n. 3 ; " , DePodus; ^ 5 00 pluralitatem ex parte formte fumi debe2 reob eandem rationem ,quia cum nomé fubftantiaum d:cat formam ad modum per fe ftanus, maximé determinatur adic . Guum namcrale pet ip(an formam , vn dé ficadem diuina pcríona plures affu- meret humanitates , dici deberet: plures homines tà Vafquez 1. p. difp. 1 $5. c. LI & alij quáplures, quae videtuc fuifie opte nio Doctotis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné illus quefiti,an :lla per(oaa dici deberet plures,vcl vnus bomo, remittit ad ca, jua dixerat de pluricate , & vaitate concreti in 1.d. 12.4. t. ex regula aüté ibi iadira —- de termino numerait , quod séper tribuit effc&um formalé /11i,quod terminat eius dependeptiam , manf-fté deduc itur , ge. ad n.attiplicationem con: reti fübftantias lis (ufficit fola form: pluralitas quia hec elt apta terminare dependentiam termi. ni numeralis;qua ratione omnes feré Sco uftz veteres Lichet. Batgius, Baitolius , & alij, concedüt in cafu pofito perfonam, illam cie plures homincs , quia ly plstres non determinat fuppotirumyfed (ub (tans. tiuum, cui ummediaté adiung tur , qued in propofito cftly bosnes , & ac folum multiplicat humanta:cs,non luppotita, 99 Sed licét prima regula de. cócretiff: accidentalibus,& adicétiu:s dara fit vni» uer(aliter veta ob rationcm allatam , & cuam altcra de concretis fübftàrialibus , & tubftantiuis quantum ad vntratem; vc rum enitn eft folam vnitatcm forma ia- fcrre vnitatem concreti fübflantialis , & fi luppofita fit multa, vnde trcs pertong: Diuinz vnus tabium Dus dicuntur ob. vnitatem formz,& natura, Falla tamen eft quoad aiterà parté , quod «f. tola for» mi pluralitas fufficiat ad. pluralitatem cocreti fobftantialis tine ((üppotitorum. luralitate , quia vniucr(aliter vcra cft il- a Scoti regula dc concrctorum. muiti- plicationc tradita loc.cit.in 3.d.6.q. 1.ad. 1.& d.8.q.vn.F.& qguol.: 1.H.& alibi (ag, pe,quod ad multiplicationem concretos rum non füffrcit (ola muluplicatia fot» marum;fed requiricuc multipiicatio fupe pofitorum;qua ratione ncgat 1.d.12.Q. T, ad 5. Patreim in Diuinis c tfe plura ; tincia piaylicet habeat duo prinripia produ dis ua; CTuerEL TIED o c ————— ——NE e LER IS, MN 7A ITIN -. T" Conitutie LL IP ] B $6. q. 1. Chriftum effe duo nca- ' accidentalia ,qu. (Su Le princ fuif. cmvatid.eAe.I,— ato traliter ; & mafculiné , & quouis modo , vüde licét habeat duas naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur vna fubftantia, & vnus viué$ ob vnitatem fup ofiti , quà ctlam ratione dicendum eft, quod (i Ver bum plures a(fameret nataras hamanas, nó cfíct plurcs homines,(cd vous homo , & ita docent quamplures Scotiítz recea tiores,vt P. Faber in t.di(p.44.c.4. in fi- & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec MAopiscnlet edm Bargio 1. d. 12. q. fad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam de,concretorum multiplicatione alere folum-dcaccidentalibus , non de (ubftantialibus. Quia Do&or in 3. d-8. q. vn. illam tradit de!concretis quidem accidentalibus, fed labftantiué fumptis , ficut (unt pater, filius, caua, principium , artifex , opifex , &c. cnim concccta lia ,quia fabftantué dicuntur , ztquiualent fübítantialibas, & terminare pss dependentiam cuiufcunque adic i,& tamen Do&orait , quod homo. . habens plurcs pateraitates; vcl filiationcs dici nequic plurcs Pacres, vel plurcs Filij Ob vnitatea fappofiti, ergo regula illa de mente Doctoris tenet eciam in concrc- tis fübtantialibus ;& (ub ftantiuis,nam fi: de folis àccidentalibus teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater ecérmus duo. prin- eipta;duó productores, & Chriftus duo viactites,duo entiagqo cá negat Do&or.. -'100 Cá vero alij Scocittz dicebàc cx 4egula Do&oris rradita de termino nu- mcrali in 1.d.12. q. 1. neccílarió deduci , quód cadem perfona plures aiumés hu- ianicátésplarcs diceretur homincs, quia cum ly boxaines (it (ubttantiuum; tertni- marc poteft depeadentiam adie&iui :nu- meralis,& ica (ccundum illud numcraris ,OGccurrendam cft , & dicendum vuiq; ter- minare potte , (cd now!umaté ficut quà- tita$ terminaré pocctt dépendentiam al. terius accidens (cd non vitimaté, quia Adhuc ipla depender ad tubttappiam ; tic etiam:in ptoponto concretum natuce y vt homo,vtique terminate pocc(t depen- dentiam adiectiui numeralis,(ed «uia ad- ' hucip(um depédet ad (uppofitàm; quod. Concernit vag, vt omncs fátcnur , etiam - Do&tor 3.d.6.3- 1, D. & de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare nequit abfolu- té, & vltimatré,fed tantum cuim  witeriori dependentia ad (uppotitum;ex quo fic,vt etiam in cócretis (ubftantialibus , & fub- ftantiuisrecté plurificatio (ieri nejucat y nifi ad(ic plarificatio (üppotitorum , & hzc cít ratio à priori 21 optimé infinua uit Francifcus à Chrifto in 3. 4. 1. q. 9. quando dixir, quod nomina concreta ét faübítantialia,yt homo,dicuntur in pluca-. li pluralitate tàm form, quàm DR ti,quia tigarfican: formam cem habitu- dine ad fuppofitü;vnde ad hoc,quo 4 (ine itcs homines , cequirun'ur & plücce. umanitates,S plura (uppofita. Soluuntur QbicG iones tera prdi&as regulas obij- citur 1. (iad multiplicationem concretorü accidental: ü, & adicctiuorü (ola (ufficit (abie&orü pluralitas , ergo. in diuinis rité dict polsét trcs ecernt tres imm(iuesomniporenres, quia funt tria fuppolita)& (i ad ynitatem eorundé con- cretorum fufficit (ola fübic&ti vnitas , Gc (i forme (int plurcs, tunc omnia accidc- tiasquz funt in eodem (übie&o , habcrc eandcm vaititem, & facerent idem con- cretum, v.g.in lacte album, dulce ; fcigi- dum cfl erc vnum ,: & idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifta. Conícquentiz fant £aliaryquia & Dj Adan. Symb.ae- gat dici poljc trcs etctnos y'trcs 1mmen- 105, & cit couamugis omo:um fenfusal- bum, dulce, £rigidàm in lacte etfe diuer- $a concreta ob folam £ormaru a diuccíi- tatem in códem fubiedto . Refp.de rigore (ermonis dici poffe ia diuinisucs acternos,trcs imaion(os, &c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf eife rcétus , quia cum careamus proprijs cancrcus iubitanciuis , qualia a» forcoz immeníor ,(apientor az no tunt. in viu , concreta (pla adicctua (umnunus fubttantiie , X ideó cin vna nic acernte tas in tribus, vna immen(icas,voum dici- . mus ztctyium, Don tres zcernos c. Ad aliud , dumhiclo quur de voitute y & | plu:alitare concrerocuin s Aecino ett concretione Íceuadum hijgoslcacgpem euit IOI — VI Degprint-f erifeénccactident:eAetIT. — $91 dnfeimmearte not nfi ciüsneicuc- gpendentian. termini 1t 0.ct8/5 adc ui, quia eft (ubtiant;cum; à v s pirati- ua tantum vna c(l in Farc, & F lo.vc do ct 1 heologus , ideb «un. veritate on gotcfl (u(ciperecflecttun. forn.le adie- x&iui nomcralis ; fj cuccx alio capice Pa- ter, etiamfi habcat «uo princ. p. produ. &iua, non potcft dic; duo prod« trcs, quia et(i adíit pluralitas formae » dccft ta- amen pluialitas: fuppobitorum.,& hacc cft gatio, cur ad pluraliatem concrctorum accidentalium , & adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicctorum ,& ad piura- litatem fubftancialiua: virag; requiritur y Ae Lolim fubic&tum tcrnunat de, €- iam adic& ui pumcralis , cum adie- €iuum nullo mcdo tern.inare queat , hic vcró duo forma nem p , & luppofitum, Meine illa non vitimaté. «| TFenuó arguit. Arriaga cit. veritatem Bus ic oai at & o uluplicationem ter ninorum .«oncretorum nc ex formali fignificato eorm aucndi debetesicd cx 40 ,  importetorin rcélo , & bac róne ait corcrcta accidcntalia vnitaté | ic. maluplicat onm ex pare fübicé prciscquod ip;pott«nt in rc€ o, non cx artc foro s, etramfi illam fig/ficent de formali,cum ergo «oncreta fubfiantialia €x paura, & [ubfifl entia dicant in 1c &to natura, & in cbliquo fubiificuam ,le- uitur ncccüario €x. pra dicta resula , cp in cocé fuppobito dug lubtifiercnt na-  Aurasv. g.bumanuatesulud dici deberet phiucshomacs,«u a plurcs nauras ime jy ortarer in recto, Et num.62. ai fal(^m clie rczulam à robis trad;tani quod no- mira nom:cralia ceniun&ta cocretis fub- ftant uis myluiplicant formalc9& mate- riale; quia pom.en perJona cft concrerum fubflanunod , &t&nomennumerale 1lli adiunctü r.ó mulu licat formale, X ma« terialeil.us bignificatü aliàs dü dicuntu£ tresdiuima perjon« » ét multiplicatetür dinimitass Qcfl mazcriale ili? iignificati. 104. |: ef «cócreta accidentalia nume fariad numerationcm fübicétorü pizci- -:88 , quia ipfa (cla (übic&a term;nant de- pendentiam adicétiur numeralis , & hzc '€lt ratio propria, & à priori & quia in concrctis (ubftantialibus tàm forma;quá (uppofità ecminát , idco ad corf rcquie zitur gultiplicatioré vtriufq; muluplica tio. Neq; cx hac regula fcquitur cá dici» mus tres diuima perjona, €t diuimitatem .mulciplicari debere , quia cum ly diam ncmen fit adic&boum , nequit tci minare dcpendentiam adicciui numeralis ; fce terminatur ad ncmen fe» Jor& , caiusti- gnificatum, nimirum fobbftenuá multi- plicat , kegula verà ab ipfo tradita, vel Him cit ad rcm; n. [3 ose I concludit, in codem fupp 10 plores fubit rét nature,illud dit! de- beet vnus homo, & non plures; quia có- erectum quoque fubitantiale , ficut acci- dentales heri per loppofirum in re- &o , nam homo cfl habens homanita- icm, ficut album eft habens albedinem. DISPVTATIO TERTIA ); 4 Premium quia a 45 De Ente rationis , eo fecundis Intentionibus - | mpm Lan? ad Metapbyficam Jpetiat trattare de ente rationis per redue- 4| ionem ad ensrealey quod eft proprium eins obietium ; vfus tdm men opud wultos snualuity vt ifle yra&atas Logice demandeturg, | 4 quidem rationabiliter, tum quia cognitio entissationts? fe- Pal -cumdarm intentionum valdé injeruit Logica in fe » vt pod pn 2| mulium. iuuat diretl ionem: operationum iníelleésiWs. y ves i c bis denominationibus rations melius percipiuntur 7 camodiws definitionibus, dimifionibus, C a bue magis dej eruit L1 umentaticnibus , vt onflare x die ict ab. A rifl iraditat y M Jub terminis fecundarwn intentionum eft inflitutay vt niagis patebit ex dicendis bis igitur de cau[is communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , Cr fecundis intentionibus . QYVASTIO 1. fn detur Ens rationis quale effe babeat - 2a 54 Omineentis rarionis intota fua latitudi- Y |- neintelligitur, quic- | quid habet cffe ali- quo modo dependé- 'terà tatione , quod quid& potcft tripli- citer conungere , vt docent Formaliftg moliri art; 1. Formalit. &-colligrut ex Scoto 4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó effe&iue, feu caufiliter , quia nimitü per verum,& phyíicum influxum taüfatur, & producitur ab intelle&tuyqua les (unt a&us intelligendi, qui effi ciücur àb co . Sccundo (übie Gui , quia fübie- €t tir, & recipitur in intelcitu , eique adbazret, quales funt ijdem a&tis. intélle- u$,& omnes habitus fcientiárG, quate- pus recipiuntur in intellcétu, eique tan- uam fübicétó adherent. Tert;ó obie- "tíue , quia obijcitur intele&tui , fcu ab jütclle&tü cognófcitur,qualia süt omnia qui ab iatcllectu percipiuntur , vt fic Séd'adhuc düpliciter in hoc vItimo fenfu potett alijuid. dependerc' in'fuo cffeà rationc ,'vcl ità qued babe et illad effe , ctiamfr intellcé&ui'mon ob:jcerctec yj vc 3gnis,qui eft calidus; licét à nobis nó co- nofceretur,vt calidus ; velità quod non ret illud cile ; nifi obijcerctug intels : ineipi, ied fruitom : babet, inquan- tum ab intclicétu cognofcitur, cuius co-. gnitionc Brio fcio dri cj vi An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi (quatenus tali modo apprehenditur ab in- tellcétu; & hoc cft illud ens.tationis, g dicitor habere efle-tantum obie&iué in intelle&u , qued dicitur.ens fiéum à ra. *ione;& de quo queritur inprefenti, an dtbcat admitti,quo ctiam admifio dubi- tatur deindé quale effe fit ci cribuédum . '$ Circa primam quatit partem entia tationis; ac (teundasnccnuones. videcur negaffe Mayronquodlib.7. Ioann. Gan- dau.lib.2.Met.in fine, & lib. 4. q.6. licer non fibi cohftet 6. Met.'q. 5. Bernardus quidam Mirandulanus in expolfit. przdie «am.& Vallefrus controu. 10. Phyiicae, Oppofita tamen fententia eft communis ómnium feníus,qui admittunt, & paffim fupponant entia rationis ; fcd adhuc non omnes conueniunt in altera quz (iti par» te,qualenam effe fit eis tribuendü ; Qui- dam enim quibufdá entibas rationis tau» tum deferant ; vt eis concedant effc for- male,& act&ale antecedenter ad omnem operationem intelle&us, ira loquitur Me dina 3. p.q:3 f«art. $. dub. 1. ad 1» de illis entibus ratienis , que habenc fundamen- ecd rcbus, & Festis Mou dicn fec. 9. & li: g. 0.15.04 feci. lis re- faiosiboé oc : err dimisi Hp ei mire ie ^ Et I funt io ) O i 3, prioris , [ fterioris , ac aha confimiles 5 Alij vero et(i fateantur; orbne ens rationis «uantá ad exiftentiam ab intelle&u proríus pene dere; adbuc tamen alferunt habere (uam Heoierinddiienss ab cius opcra- fibileeffe'in intelle&u, ticut ens reale. » per fam effentiamdicitur. poffibile extrá intelle&um ; Alij demum ens rationis penitus ab intelle&tu depen- dens quoad omne (uum effe, non folum cxiftentias,íed etiam effentiz . 13 Dicendücft pto refoluione quafi ti quoad vtráque parté ens rationis oiri- ninó concedendum cff nó tamen in. co fentu,vt ante opas intcilcétus Xy cf- fc formale , & actuale habeat , fcd ita gj emnc fuum effe a&uale accipiat à ratro« nc.Conclufio quoad primam partcm cft communis Graicorum , Arabum; & La- tinorum, vt teftarur Carrarius de primis princip.vniucr(.Log.lec.7. nam Auicen, 1.(ug Met.cap,2, & 3. Aucrrocs 4. Met. cóm.2«& in Epitom.Log.cap. vlc. docét logicain efle de fecundis intentionibus: y Botisen Masit Aqinenze ih pq 1 tione y fccundü « an rtucra itar poe ehv SEM MESE. ERRAT TU NTETA C ENERO KEW Ir 1v z um "ts on ». | Quefl.T. e /fn detur eys f"bah H ^ar i d VI Porphytius i in lib.psedicam.in- g.3. & lubfcribunt Latini famofio- id-Albert- Alé (is , r5 D. Thom.Scot. & atij eed - vr d (ola Antiquitas | fufficere ad oftendendá huius cóo- .  clufionis es hanc Suatcz probas re conatut difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Arift.teitimonijs, qua ad rem non facc- fed Ari(t.pro hac ftare lententia manife» flé demonftrat famo(a illa diuifro cntis jn anima,& extra anima, quá fzpius ipfe rir iltdidi pre fértim vcró 6. Met.in fine, lib. 1 1.(um 3.c.2.vbi p ens inanima ex-fitores intelligüt ens ronis ; ibrecipes tur Eousi in-1.d. 56. q.va. F-SEt Mayr. ipfe nó abfoluté  ncgat entia rónis, led un di- fpuadi gratia, vt  xettat i in fine quol.6. . 4 Probatur etíà ratione multipliciter; Yum quia multa (zpe cogitamus , ac f e(lenr,qua tamen nec fuat, ncc efle po(- - yt PSU dc Chymera; Hitcoceruo, mulibus,ecgo cum aliud etfe non ha-. quam cogitari ari Ac tamdiu fint,qua. d BAT ; werélume entia rationis ,.- Tüquia cüinrclic&us. concipit ncgatio- nes,ptiuatjones, ac exttifiíccas denomi nationcs,eas vtique concipac it ad modum entium, cü enim cius adzqua- "^ tum (ipt ens reale, niil concipere pot y ni(i ad modum vcri cotis, vndc tenebra, ináere, caecitatem in gculo concipit per modü.quarundam formarua luci, ac po tentg vifiua contrariatum, hoc aute cít efformare cns rationis, Tum etiam quia experimur aliquos actus, quorü Obiccta non (ent à parte rei,vt cum.cquum ratio- naiem e90tpupus: » Th bxetPas. pam hac obiccta,. |o tele eun Mere ina gs Taur à patte rei niunoied Ancré bm. exittuntit &tu fi pgenie cquumrrationalem, apgelum gospareom. T Tum.denique quia ' tot. Aritt. Logicap his teteinX A, el vii MN  vniucr(ale, S 1 i gue. a;T2tjORIS., .. ji pi negantes entia rationis, «um s equum rati NOR. angelum corporcam, & inia gon 193 pit , non vti jue pet talem actum. € oaci- pere quid &&tum, & ápparens , quod di-: catur ens iationis fed concipit vsram, óc: realé rationalitaté verá & rcalé corporci tatem , quam rm alijs rebus cozno(cit y &' €as incentionaliter conne&it cum equo , & angelo;atque idcó" nunquam dari tale: ens rationis , quod cx parte obic&i adtui. fingenti corcefpondcar.Scd haoc folurio- né optime confutat Atriaga di(p.6. Met. ícc.1.nu. 10. nam quando intelleétus affe! uum rationale , angelum corporeü], plood non prztdicat rationalitatem quiz ier aid [olet indiuiduis humana na- wx reitatem conacnienté as us » (ed aliam con(imilé, : (upra ciega oma » quz (urit Boffibil-s,t iriatelle&us, (icut i Tho. miftatcnens (ub (pecie Gabriclis vnicá tantum indiuiduum cffc po (Tibile, conci- et vltra iftud adhuc aliud cíTc poffibi- ;tünc vtiq;hoc aliud;quod conciperet , non cíiet indiuiduum ip(urn Gabrielis y fed aliad fium, & repugnans in cius s&« tentia , ita igicur in propofito cum alis. rati ditin&aab omnibus ratio- nalitatibus humanorum indiuiduorum ; illistamen con(imilis; non fit realis , (ed fi&a , & chymerica ,. quasdo concipitur equus rationalis, &angelus corporeus, ve. ré efficitur ens fdtionis.. Accedit , quad: etiam admifTa ea folucionc adhac-no eui tatuc cs rationis, licet enimrationalicas: equo applicata effet realis , adhuc vnio ratiopalitatis cum equo eflet omnino fi« éta,& rationis. Quod (i inflcs intellect illis extremis ctiamapplicare vcram vmià nem; qas inrcr altas fes experitur Non adhuc euitatur.ens rati » quia (alti * , applicatio: illa obi plius.yaipnis - ; etitrationisy& Riéhi s quia applicatur re». bus inudibilibus.;: «3. 5- $5: Quoctiam ad, alteram parten. con« clutio cít. communis y :& cít weite Scoti quol. 3; A. vbi docct cpssmci- mis poe ipud pe iotelledka.co afie derantcy& in 1.d.46. q«va - E« «1G. ape? peat illud ens in anima, vt catatrad itia " guitar áb.entc. das — tàrm jn eife. actualijquàm in Pre saris esi At eco pu 394 omnem prorfüstealitatem , & exilten-negat Door enti racion:s, & ei dumca- xat tribuit e(fe obie&tiuam, si quid , & - iminucam,quod aon habecur,nt(i beac- ficio intelle&us;& iterum in 2. d. 1.. t, art.1.di(crté docet ros cd ecterra ha berc eife a&uale,& formale,ntifi cum in- tclliguntuc;& manifefté deducitur ex ip fo concejxu entis rationis, id enim intel- ligimus per ensrationis , quod omninà contradi(tinguitur ab ente reali ergo nal lum e(fe formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us , nam (i aliquod tale hz- rofc&o ab ente reali nó elfet pror (is condiftin&um. Per quod excluditur Medinz re(pon(io , & aliorum dicentiü .bancrationem (olum coacludere , quod €ns rationis in a&a perfeGo, € complc- €o pendet ab opere tatelle&us , quod tá priccdere poteit in a&a imperfecto , &c incomplcco. Exploditur hec folatio,quia fi aliquam realem actualitatem, greet wis imperfedtam antecedenter ad. opus intelle&us haberet ens rationis, (ané noa effct ab ente reali vadequaque diftindtü, nec proprie effet ens rationis, quodideà dicitur rationis , quia mullo modo poteft effe in actu,ni(i pec opus intelle&us .. Ec hzctratio nedum p. de elfe cxiíten- tiz (vt nonaulli cc(pond&) (cd ét de (fc effentiz ; tum quia exiftencia proportio- matur iz,vt modus eius, vnde ex cà - ditione exiftentia arguimus c(Tentiz có- ditionem à pofteriori , ergo (i exiftentia entis rationig prorfus ab iatelle& pea- devidé dc e(sétia dicendá eric; & pror- fas itcacionabile e(t alicui a(fiznarc c(- fentiam realé inde cxittenciá ratio nis; tá quia exit aliud non eft, quam ipus cifencis a& 1alicas , ergo fi entia. rationis habent exiftzntiá folu ab incel- Ic&u,idé ecit de edentia dicendü; Tà cà- dem, quia hzc ip(a ctt e(fentia entis ca- tiodi5,quod ncc (it , nec e(Te poffit ciccà epecatioaem intelledtus, & hac de cau fa dicitur ens racionis , imÀ (i háberert e(- fcntiam cealem, iam quiddicatiue , & foc malitec eas ceale foccc,S aont is. ,$ Ia appetitum obijcitur Primo pro. bio ca; :&tiogis ad ittiaó deb:re T Difp. HI. De Entebatints-: quia mulla potet illius alfigmiri ca0(8 25 hzc .n. prz(crtim deberet effe. intelle. Gast hic eft cau(a realis , & caufat ae- dia a&ioae reali,ac proindé cffedtà (em« per attingit realem . Tum 1.quod cft im- offibile, uon poteít concipi, ncc meate tntelligi,quia intelligi (eqaítuc effe, & fo lumens rcale et obiectum adzquitum intelle&us , fed ens rationis eft impoffi- bile realiter,etgo etiam menralitec. Tá 3 implicat obie& um in intelle&a , quod nou prius (it intelligibile , quàm iacelle- &um, quia quod intelligitur in a&u fe« cundo, fané (upponitur intelligi bile inze a&u primo 'y at calc foret cas racionis ex di&is,(i daretur, Tum 4.implicat dicere illud habere effe proprium , quod tátum fiagitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- (e polfic, quia * dm tantum fing itur ,aec e(t,nec datar. Tum 5. (i a&ui aff cmanti angelum e(fe corporeum careefpondecec ex parce obicai vaio fi& effet aus ve rus;quia afficmaret , quod veré daretur y nam inter angelum, & corporeum datur vnio fi& , ergo vt (ic fal(us , debet inter ea concipi vio realis. Tam 6. nó poteft. dari medid inter ens reale, & puri nihil, bs contradi&orié opponuntur ; fed & atetur ens rationis, inrer illa duo media- rct,non .n. cffet ens reale, vc patet, neque purum nihil , quia aliquod effe haberet pet iatelle& m . Tám deniqa& quia hos rum entiam malla videtur neceffitas , vcl faltim vcilitas ad res veras declarandis , & do&cinas capiendas; ecgo &c. 7 Refp. perfe&kim hacü difficultatum folutionem pendere ex dicendis, quantü ad prze(ens fe&tir, ad r.dicédum eft in. telle im eife' cau(am efficientem entis ratióais,noa tatien propcié,& in rigore di&im qu£ .f.vecé, & phytice infl uat in cife& vn, (icu: a, enscationis non habet effe vecü, & ceale , ità ctiam ncquit effc ci :& 15 cau(z vecé, & cealiter inlaétis y nec ab intelle& 1 pendere pec cealem , & phyficam a&ione, fed (icut eft cas fecua- dim quid, & veluti vmbca,& timilitudo entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur fie« ri; & produci, vt Scot.docuit 1. d.36.q- vn.& 2.d.t. 4.1. & fulius explicabitut infr, &d z.ncgatur affumptum , Pm : us E 4 € , LAM n wi * E LÀ Las 1 ;: t habet intelligibile, quam po fibi. na ame perii eft intclligibile,. | écontra, cum poffit intelle&us fin. gae cogitate, nec eft , ncc cfle poteit; ex eo RO aod uj ree dx «quarum intelle&tus obic&tum , colli gitur folam ens rationis non cfe per fe , . &abío é intelligibile, x: (x Ite . cnus nequit intelligi , modim cius percipiatur 8 le propria eius.intelligibilitas y. vx intrà us. Ad 3. vcrum eft formaliter, & . a&waliter ens rationis non prius habere . efie intelligibile quam intelle&um notat Scot.2. d. 1.q. r;art. 2.G. quem fc. quuntur C uc bic ; fed hoc di. . ciui quitabi-lu queo millo qué. - . dolitcognofcibile , antequam cogno- . - fcatur , nec poflit adus € Tp eats y relin «cerni, quia faltim vir- [ok M can pét dici prius in- telligibile,quam incellcétuo, imo etiam : Soie fcn(u formaliter, & a&uali- . ter : dicitur ad denotandum. Apis in dt ^bleecan- dum faum effe formale & actuale , quam. c 1 u cc exiftendum non abfoloté dicitur prace» -. derc aGum exiftendi; quomodo autem - fakim virtualiter in fuis caufis poffit dici o ptius intelligibile, quam intelle&ti;imó * etiam, & inaliquo fen(u formaliter & . a&ualitct mox dicemus , quz veró con- did obijcit Poncius difp, 1. Log. q. 1. ide diluta difp. 2, Mct.q- 2.ait. 14 Ad. - concludit de các fimpliciter , quod cft proprium entium rcaliü , non de etie fc- cundum quid, diminuto, & abufiuo. Ad f-quod aliqui magnifaciunt , vt notat  Atriaga. cit. rcdargutionem inuoluit, nà inanteccdente concedit illi actui vnio- ncm fictam corrci pondere quam deindé negat an coofe;juente , vndé ibi bené re- 'argumcntum;cotrcípondct ;gi- li a&tui vnio ficta, (ed quia fingiiur; ARN ac li realis edet, idco actus &«c eit tai(us, quàde vcro inieliectus dcnuó QuaftL. ed) deimr tnsrarioni: M. dimodo, fzepé .n. n295: rcfle&itur attingendo illam viion cm vt fidam, tunc actus ille verus cft. Ad 6.negatur minor; nà vt docet Do- Gor quol.3.art.1.vel nomen entis fomi- tur in rigore pro co» quod veré, & pro* prié cft. i. realiter ,vel faltim fic exiftere poteft, & nihil,prout opponitur enti: hoc modo fuümpto, & fic ens rationis eft pa- rum nihil;quia nec realiter eft, neque. fic e(fe poteft;vel nomen entis (umitur ma- gis amplé pro co , quod eft vcl inre, vel faltim in apprchenfione;nihil vero, prout opponitur enti inifla amplitudine, & in hoc fehíu ens rationis no c (t purü nihil , fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur ' ens proprié,& in rigore, & nihil (umitur : amplé pro co;quod negat quodcunque ef. fee in re,hué in apprehenfione,& (ic iens rationis cft medii inter eus , & purü. nihil;quia ex vna parte non cft ens rcale, €x alia non caret quocunque effe , quia habet effe faltimin intelle&u ; hinc tamé ; non fequitur e(Te medium inter contra» ». di&oria quia ens reale , & nihil hoc tet- tio modo fumptum non contradicunt, vt« bené notat Amic.traGt.3.q. 2. dub. $-ab; . initio. Ad 7.neceffitas, & viilitas cffor- rl rationis potiffimum dea. me VINE EDAEO imperet eóxipiA. uit intelle&us no» : fter concipere rcs,vt infe (unt, & ità có». cipit eas per comparationé ad aliud, fin-: gitque relationem rationis,vbi r& vera non cft, diftinctionem,vbi nó reperitur; * & inhunc modum entia rationis mulcü: iuuant noftrum imperfc&um iutelligen- : di modum , vt bené difcurrit Smiling. ' tract.3.de Dco vno di(p.2. n. 17 f. : 8 Secundó € contra arguitur. contra alteram coaclufionis partem,probando ,. vel omnta, vel (altim aliqua entia ratio 1i$ a&tu dari citrà opcrauioné inielledtus. Tum uia nullo operante iptelle&u dans: tura parte rci czcicas in oculo , priuatio". in materia; paries vifus, L'eus creator X^. fimilia,que profe&o quidpiam reale poe" finum noo important, (ed rations. Fà* 1. quia entia rauonis prius babét e(Te ine: telligibile,quàm intellsétumy & prius ef- le poffibile,quam actuale, nàm antc uà: ad modum uuum sqaciptantat pelis € 196 fic cócipi,& vernm eff dicere antc ope- : rationé ;ntcllectus ens rationis cffe pof- . fibile.& poffe per cum lieri. Tom 3.ens raticnis cft prius cognitione ifla, pcr quá. «ognefcitur, ergo non habct eife folum; : qu.tcnus cogn..fcitar. Probat. atium- prü ex Arift. 1.de Anime 3-vbi ajt obie- €um efle pr:usadlu in ipfam tendente ; ac etiam ratione, juia quelibet potentia «cgoiviua foppon:t obie&tum, in qued fe aur, & non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus fupponit colorem,non veró illum ef- ficit videndo. Tum 4«ens racionis dcbet cilc al'cubi fubie&tiué cum non bit [nb- flantia pes fc fubfiftens fcd nó cft (ubie- €tiué :n intelietn, cum in eo fit antum Obicétiue , ergo fubic&iué erit in rebus xs de quibuspradicatur ;, quod etiam tus inbinuaust q. 9. predicab. & in 4. . d.13.9. vn. verf. contra opin. Tum 5.dà- tur propofitiones effentiales de ence ra- tionis atcsna veritasis ex partt obicÓi, repe rl erred coe censere E clare án d eq. in magis infra cxplicabitur ; vel claris: 7 ir iniiemie s rom ti ted aeda 1€ reali arguunt efícntià datur & in cote rationis. Tü tandé fi cfe entis rationis prorfus incogitatione confiflit, €rgo poterit dari gradus genericus ne fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in commun!,& non in particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem ratio- nc poterit dari fübicétum fine paffione. FK efp. ad 1. ncgando enumcrata ibi t entia rarionisforimaliter , quáuis i» enua rcalianó (int, nó protinus inferen- dü cfl c(ic enia rationis , fed elle nega- tiones,X.prwationes rcalcs., vt süt onc- brz,& cceitas cx Do&tore 1. d. 23. q.va. | vl denominationes rcales exuinfccas ; vt Dcum cffc Creatorem y parieiem vi- fum,vt doect idem 1.d. 30.q.2-nbi in cal. €c optim é notat , quod qnando aliquam, neraG oncm, & denoninationé dici aus 'elie rcalem ,tun« rcalitas determinat rá- wwm cempofitionem,& rnc nibitaliud sft; quam illud, quod veié ett, & irafc ha Bet à paric rei , non autcm pra dicatum ; quia c(Ie rcatorcm nih 1 Dco rcalitatis addit dc nouo , ficut. nec cfe vifam pa- ricti, Ad z.enti rationis , antequam in- «lliganuurnà funs intellis:bilia forg;a- Difpat. 1T. Dti Éntevátiónis: liter , fed tancum vircaalitet y ad hoc anté- non eft necefíariü;quod ptacedant opus intelle&us si aliquod e(le propriü,fed fufficit, fi in rc przcedat d qualecunque illud fitj& in intelle&u po- tentia & virtus inteliigendi ; vnae quód. ens rónis hit poffibileyquód poffit fieri & incelligiy hoc torü verificatar per ord.n& ad potentiam inteile&tiuam , (cu ad ope- rationé poffibilem illius, quate cfle intel ligibile tn entibus rationis vts pm intrintecü, vt in entibus realibus;fcd po- tius cft iuf tenet ruta à potétia intelleCtima proc tenus: - 5 funt, nce «f pofi condpere mcdü entispoteft. Ad 3. tur afe fumpcumsauótoritas vcró Lir ratio ad | mirc oci od.l. natu eft pro- cere; vcl ficut cft, vealter ac eft, cum "rimo modo (» cognolcittunc vuique pre- upponit obiectum efíc/fed dicognoiee fecundo modo , tunc cflicit obiectü (uit, & nullo modo fupponie., quiatale obie-- Gum non habet alud effc, niti quod. ciuribuitimielle&ias yita vesó cognofcit,. dum cflicit ens rationis) sam illudc f£or— mat cognofcendo- rcm aliter a6 fic, & quidem, totics-intclle&us: per aétum fuü fibi cfhcit obiectum » quoties füllitur iudicando cflc id , quod v ipía Puseeria du. me 19. Ad 4. negatur maior, fi .n. ens ra- tionis cílct vcre inaliquo fubiectiué,cüc eflet vcrumaccidens , & per confequcns: ens reale,fed tantü cft obicctiue in incl. Ictu ipfo ; ncque idcirco erit fubtian- uasquia hac realiter'eft, & lubfi ftit, po- tcft tamcn concipi » vt per fe fübüiftcns » & ad modum (ubflantiz , poteft & con- cipi, vcin alique- (übic&ué cxiflens ad, inflar accidentiss& ita cfl; quando ab in-: tcllcéu pradicatur de rcbus ipfis, vt cü d:cimus animal effc genus, in hac enims. & limilibus przdicationibus pradicat non "n d ietto'in fe; fed vt cognito, & ita locatus eft Do&tor cit. cum inquit éhtia rationis effe (übiectiué in rebus ip- $. Ad $. negatur. veritatem propofi- rue entibus tealibus fundari in ali - quo effe effentize res.a&ualiter ha- beant arite cffe exiftentiz y (ed fundatur ifi co,qüàd :pfa effentia rei fit poffibilis, vt a&u ponatur in effe exiftenuz , & eí- ftatiz; vt laté dócet $Cor.1.d;36. q. vn. potius ergo diceriduim eft, quód ficut ve-: fitates entium realium fundantuc fuper: poffibilitates eoruxri vc a&tu fint, & actu itor in effe extra intelle&um, eo quia iftz propofitiones catenus vera sür;qua-' tenus ab omni a&tuali exiftentia pra(cime Min Etiam veritas propofit. oné e(sé- imn de entibus rations. fundatur in có,quod ipfa effeptía citis racionis pof- fibilis fit, vt a&u fit , & atu ponatur in »er intélTe&um, Ad ó«conceditur fes: ela, cnt. m. obie&tiué cogitari poteft matura vniuer(a alisabflra&a: à fingulati- ii eris rationis fubie-- | Gus, non fato eite rationis» quód eit ) id c61enic in ijs» quz alind- eie rien Meer ; à 7o inte gencricim,& fpecificum, fübiectum  & : paffione in entibàs ratioris-dabitur fuo : vertieiim i tcalis. onte iía-héeepo fit cogitari gradus: generi" diaom ebgirato (pacifici Ac fbraGio sion cogitata: paffióre prácifiué tamen ecgitari nequit diuifiué, quod requirere- : tdr-ad diftin&:onem realé. Accedit quia. hárü iaténtionüm efle cófiflitincegno- fti honfepusüare vnam actu effe fineal-- terh in ipfo intelle&u cognofcente mam: connexioharum intentionum fon atté- ^ ditur quóad exiftentiam a&taalem,ita 9» vna fequatut'ad aliamin effe , cum etie noti conuctriat eispet cohfecutionem. , per cognitionem:connexio igitur ar- téditur in cisratione fundamétquate-- nus fundamétum ita füdat vnam, quod: ex vi illius petit etiam fundare aliam... Stisft. Len detir ewb varionis: ! 195 QV.ESTIO SECVNDA:." Quid fit formaliter ens rationis , c in quo eius cfientia com[iflat - : II Vamuis vt tonct Do&tor4:d. 1 q. 2... ens rationis proprie de- finiri nón potlit rcftringendo defroitioné* ad'quid proprié dr&üo extrá animam; ta men'quia definiri poteft co modo quo: definitio exprimit vnum conceptum per fe in intellectu , fiue conceptus ille fit rei extra,liue rónis, ideo in hoc fenía quzri- tur in przícnti ; quid fit. ens rationis, &: m eiusdefinitio ; & licét comunis «ntétia ens rat ionis admittens concedat: illud nullà habere effe extra animam ; &' füb' e&iaü,(cd tátà in anima, & obiecti aumyvt ex przced.quait. liquet;adhuc tf" difcrepant auchorcs in explicando , quid: fic illud, quod habet elle tanti obieétiue in intellectu, & (olum tandiu eft , quádiu' con(ideratur quod eft proprii efie entis: ratiónis,qua in ré plures cxiitopinionesy que przíértim ad quatuor reducaatur ,^* « -"Primà fatis famofa conitituit formali tatém enris rátionis in denominatione e&* tisinféta,quam aliqui fine vllalimicatione: ample&tentcsaffirant quamlibet denos: minátiónem extrinfecam à quaácüq; forma ' ienienté effe ens.ratiónis; vnde iuxta: nc dicendi-módü non' fotum denomi-' natià, qua tes detomisiatür cognita; fed ctia ea,qua denomínatur volitá, vifa;&cc. ' imó qaátés infenfibilis ve columna, di ^ citur dextta, veHini (trà ex varióanimalle« fitu. & fimiles funt formaliter éntiá rae tionis,ita [enfiffe videtur Foféca 5. Met, c.2«].6.(e&n 3: & Vafq.v.p.difp?trg nis & p» 2-difp. 95- C. 10. Vbi dehominatión&* extrinfecam inquic effe-aliquid" rátiónis, ' Aij veró eiufdem (enteriti Auttorescar coir&ant: ad folam demomtpatiosem Tw obiectum deriudtam ab attu tónisqhális cft denominatio cogniti, & intelle&tijità- Durand  1.d.19; q.5. n: 7, Soto qi2« vnis* uerf. Onna ibidem, e probatilihimé cer fet Didac.à-1efurdifp. 3. Log i ra máü Recentiores adhac eandem (cntentiá* magiscoarétattcs-dixerunt notromnem- ^ denominationé excrinfecáam^ab: actuin-- tellcétus prouenicrem — t£on niaiuho dabéos nf ne dde eA n5 ratonisformaliter, fed illam dunta- Dijput. 1 1T. De Enteratiopis?.— E deident. & diflinc. rationis, vbi folam. cipientis obiectá aliter;acit. Ecin hanc. denturex actucollatiuo confurgens;qui- fententiam de exirinfecis denominationi- bus trahi folet Scotus; quia iu.r.d.36. q« vn.doccet toxelfe&um diuinum producere &b attcrno creatucasin effe cognito,quod ibi appeilat ens rationis ,& contradiflin- guit ab císe rcali, & in eodem 1. d. 45- q« vn. pariter e(se volitum in obie&o appel- lat cns rationis à voluntate fa&ium,& ita fentit Tromb.tra&. Formal.art. 2. . Pro intelligentia prim conel. . 12. Secunda [e ntentia negat ensratio- nis cfle formaliter ipfam denominationé extrinfecam , (ed ait effe relationé ratio- nisex ipfa denominatione extriníeca , (cu. €x forma rcm exuinfecé. denominpante te(altantem; quam opinionem aliqui fi-- nc limitatione ámplcé&tentcs affirmant ensrationis c(se relauonc reíultanté per. a&um cuiufcunque potemiz attingenris obicctum, & per omnem forma extrin- fecé denominantem aliquod fübic&um , 3jaindicaon V igucr. in inftit. dc Anim. ygtionali $.2.verí a. & ahj im materiamo: rali, Al.) vcro coat&tant hanc (cmtentiam. adíolas denominationcs cs actibus vitali- dude »'& volunt relationem .cx illisre(ukatem eíse formaliter ens ratio- nis,imÓ aliqui [pecificant hanc relationé, $0 qua confiftit ens ratioms,eíse iljà pre-  RLANEH UK per a&um rationi, "P M epa icéum ; hanc auem r tamiá ita intelligere videam , vt rclatio tin obiccto flatim , ac terminat a2&um POE vitalis ab(que alia opera- tione rcfitxa fupra przcedeptcm opera- aioDewn; non faris autem explicanitermi- mum buiusselarionis refükantis , an.f. ft abic&i cogniti , v: fic ad porcntiam co- gnoícentem ,an ad a&Gum ipfum cogni- tionis,€x quo derclinquitur, an potius ad aliud obiectum; cui comparetur, (cd va- zie loquuntur , & in bác fentcoca fuiife vidcntur quamplures Thomilte veteres, i Sonein.6. Mcr. q.18. & Scoirittz , qui xoi frequentius dcícribunt cos ra- Wonis , quod habcat eíse per aGtum col. iuum ,ntelle&us, vcl alterius pocenus latas, vt cit videcc apud Focaaal. art. bus plurimum fauct DoGor 4. d.1« q. 1. art. 1.vlsi aitens iu anima ( ideft ens ra» cionis) 45 fumma nofi e[fe, nifi erit rationisyjuod ctiam infinuauit 1, d.'3 f. q. vn.S.Potefl diciy& 4- d. 16. q. 1. E. & incod.4.d.1,9.5.in fine , &alibifzpe- 13 Tertia fententia inter Recentiores recepti(fima , quibus prariuig Suar- diíp. vlc. Met.(e&.2. docet cps rationis efse il- Iud ,quod folum habet effe obie&iué. im intelle&u fic enim definiuit cns ratio- nis Commentator 6. Met. com, 5. id au- tem ita cxplicat, vr ensrationis üt illud , quie à parte rei nibil (it, ab intcllo- u tamen percipitur per modum entis y quafi aliquid effet, caxcitas enim,& qua uis alia priuatio , at etiam cxtrinícca dc- nomitüatio s quz'à parte rei mon süt reale aliquid, cócipiuntar ab intelledtu per mo m cuiu forma exiítentis in ocu- lo, vel inalio (abic&o,aut obi "no- mimto , & ideó «um entitatem non ha- beant , nifi beneficio inrclleQus concie pientisin illisraciowememis, merito di- cuntur entia tationis, cumita concipiune tarque explicatio defumitur cx S. Thom. Vp-q-16satt.3. dum ad 2. rc(pondeus ait. en rationis efie , quod cum non ft inrt- TWIB Walura accipitur ws ems inrationey quod etiá docuit opufc-41. c, 1. Arquo- niam iuxta hanc f(entcntiá ad ensrationis dem tedae videntur, nihileitas.nimirü, . Ja ab cmie reali di(tingukur , & entitas a abintellé&tu adimvodom vert enis , qua ab omhinó nihil di. tinguitur,quod.(. non babet efsc aequerealiter, neq; men- taluer, vnde modo mediat inter ens tcale,& purum nibil hinc varig du- bitationes & varij modi dicendi exoriü- tuc in explicáda hac fentenuia . Nam du- b:tator primo an illa mihilcitasincrec tor malitatem cms rationi$,an potius mate rialicer ad eam fe habeat , quidam primü aiícrudit, co quia pet nibyileitatem €ns ra» tionis intrinlecé, & formaliter diftingui- tuc ab ence ceali: aljj negantquia «un ;n« cludat info. conceptu entitacem sllà fi. &aam,quaz habet modü pofitiui, tüc con- Xat, quz prouenit ab a&u intellcGus có-. ens rauopnis, refpectiuum agnofcere vi» ceytut ence rationis ex pofitiuo & neza- títto conflatus eíset , quod r: Sed quocunque modo nih leitas fc habeat ad | ens rationis, dubitatur oUm P etin efsc debeac,an fcilicet , talis efle »vt nó folam excludat a&ualé exiftentià obic- €tiinrerum natura,vcrü etiam poffibili- . tatemad fic exiftendum , as potias fuffi- ciat, vt folum excludat a&ualemexiften- tiam, .i. non vitm rer nd tamen esc concipiatur,ctiamft aliàs fiz poffibi- fc inrerum natura»vt tenet Hurtad difp. 19. Mer. fc&t.1.$, 14. & Arriagadifp. 6. "fc&:s. fubfec. r. Deinde dubitatur infuper de illaentitate fi&a per modum eeti encis, cumtalis mon fit, an ita cótti- tuat formalitatem entis rationis, vt (it de conceptu entisrationis, quod quando efformatür ab intelle&u,concipiatur ali- ter quàm eft e communis velle ca tür, i cius proprietas, quiddi- . tasvero fit fola obieGtiua exiftcentia in intelle&u , ycrener Caeleftin: par. prior. bo oe pe dte eg velat id contin- ones per accidens , vt tenet Didac. difp.3 3.1. vbi defendit ens rationis cf- fotmati poffe ab intelle&u etiam cogno- fcente rem, ficuti eft, & ideó afserit de rationeenusíolum efse, obic&iue tantum habeat eíse in int skal 14 Quattademü fententia eft Recen tiorum quorundam Scotiftarum , qui ad concilianda varia di&a Scoti , quibus fa- uere videtur relatis opinionibus , admit- tunt omnes prz faros modos conftituédi ens rationis, & ita lacé defcribunt ens ra- tionis , vt elus formalitas conuenire fit tum denominationibus extrinfecis, cü telationibusex illis ccefultantibus: , tam entibus confi &is per opcrationem tefle xam intelle&us ad modum vcti entis, ita Meuriffe lib. 1-füz: Met.q. 3. & Smifing. trac-5.de Dco vno difp.2.nu.1 89.& (cq. Poffet etiam quinta (enteacia refecri nod roríus 1 ilis , quz. tens sónisin applicatione vniusentitatis realis offi bili , de qua erit fer cum alia . moàtt.2. huius quaft. in fel. ad 2. v Qualt.II. Quid fit ens rationi ert... — 299 ARTICVLVS ?RIMVS. Ens vat ionis formalit.e ncn confift re ^in extrin[eca denomirakione , ne- * que in aliqua relatione ex ea le refaltamte in rebus . 1$ Dye e(t Primó ent tationit formaliter noa contiftere in ex- trinfcca demominatione proueniente ab aliqua forma reali , nequc ab actu ratio- nis, iuc hic exprimat rem, (icut elt , (iue aliter. Concla(io eft contra Auctores pri mz ferit. & (ingulos eius dicendi modos, & Scoti 1.d,30.q. 1.ad vlt. vbi docet de- neminationcs extrinfecas à formis reali- bus de(ümptas effe reales , noo quia (iat entia rcalia fed quia veré dantur à parte tci co modo,quo in codem t. d.25.q. vn. "docet dari negationes , & priaationes realcs,etiáfi non fint entiarealia;fequun tur Scociftz quamplures , & ex reccatio- ribus P.Fabcer 4. Met. difput.4.& Vulpes to. t. p.part ditp.17.ar.8.nu.6.& di(p.28. arc vlc.nu.7 Fuentes q.2. Log. diff. 2.art. Thomiftz , ac Neorcrici ferà omnes arez in Met.loc.cit.Complut. difp. 2; Leva engem q. f. fec.2: Blanc.difp. r« fec... Didac.cit.q. 2. Amicus trac. 3. q.2. dub. 1 .ar.1. Hurtad. Kuuius,& alij patfim in hoc trac.S«d vt verus huius conclufio- nis iatelle&us habeatur , c(t aduertendü hic nos non loqiti de denominatione foc maliter, vt nimirumeft ipfamet actualis appellatio,no:mini(que impotitio, fic .n.y cim non pertineat ad ordinem rerum , (fed nominum (dam ves, nónvt res (unt fed vt nominibus tignificaatur , denomit- nari,vel denomímare dicaacur)-eft ens raJ tionis ,fiquidem eft ip(a(ignifitatio , vel impotitio nominis, & cft opus rationis y quia intelle&us eft, quiimponit nomina rcbus ; (ed loqu'marde denominatione (i pro materiali , & prout [pe&tic ad dinem rerum , nempe fccundum quód fotala tribuesde (aum effc&tüm formas le fabic&to ', & "aliud relpíciefido prol tccmino;dicitur hoc qaidem exerinfecg y atitfecé denom ^ jllüd veroi inare , & ia ' hoc fenfu afferimus ', quando forma de- nominans c(t reális, denomnationem i& intri »quàth extrinfccam ab ipfa' Ec * pro. "rics cnim v. 3ee ^ -Difput. IL. Dà Ent? ratóóis: proced entem effe realem, . i. veré dari à patte rei nullo cogitante intelleQtü, pa- -dicitur à parte rei albus*ab albedine fibt inexi ftentey & vifus à eM nc c&iftente-io animali. 16 Probatur igitur im hoc fcaft ipcel . Je&u Conclufiosuia ens rationis forma liter habet effe przicisé per opus intelle- ^ £us,at denominat oucs extrinfecz dan. tur a parte rcicitrà quodcunque opus in- zcllcclus ficut veré à parte rei dantur ter- minationcs rcalium habitudinum , quas resquadam ad alias pr (cferunt , lic .n. veré Dcus dicitur à parte rei. creator per exicinfecam terminarioné effcotialis entiz quam habet creatura ad ip fum cx Doctore ET cit. & in 3. d. 8. q. vn.ad 4.& quol. 12. & paries vifus à vie fione exiftente in animali. Neque Au- &otes hanc defendentes fent. cum. Du- rand. in fccundo fen(íu poffunt Vim rz tionis euadere affcrentes difcrimen in- ter denominationes prouenientcs ab. a- Gtibus inrcllc&tus , & alias prouenientce ab a&ibusaliatum potentiarum , & alijs formis exttinfecis. Cuamuis enim huiuf modi dcnominationcs poflent aliqua pe- ' culiari ratione dici denominationcs ra- rionis,quía.l.proucniunt ab actibus ra- tionis, attamen non poffunt dici ele nis , & denominationes rationi fenquo hic (rens Suiions ip €nim non minus actus aliarum potenciarum vital, & Fac rma funt reales , & tealem dicunt ha- bitodinem sd obicfhurb ita denominas Goncs-ab omnibus promenicntes p ess modo reales erunt , Et bac ratione mci qon fidora ores eandem (ent.tientcs i un va enfu poflunt rationis robur [ubtcr  denominatam, requiritut veta vnio forz ; me denominantis cum re denominata , & idcó cum formia extrinfecé denomi- .nans non at veram enionem. cü (ae biedto denominato , denominatio cx. trinfeca non.e(t realis, fcdfolum ens ra- tionis con(iflens in concomirantia plu- rium entium in(tar terminantis , & ter- minati fe habentium ; idem habet [o.. de S. Tho.p.2.Log.q.2.at. 1.ait enim , quód licét racione formz denominands pof- fit extrtiníeca denominatio dici realis , ratione tamen vnionis ,.& applicationig ad rem denominatam elt rationis , quis nihil reale in ea ponit . 17 Scd nds falíum eft et i in ex trinícca denominatione nà reperiri no modo vnionem realem forma mantis cum re denominata ; (in "Dod, quidem: TE r tin à Vi- adobie&a , cum quibus vnit. po» denis yitales, quam habitudinemait; [ub — pecialiori nomine vocari polle rela- tionem attingentiz altetius, vr cermini , vcl tendentiz in alterum , yt in tcrmi- num, in quo nihil realc ponit ; (cd quad ax iftos decepit, ceftjquod. omhé vüiov RUP Irie per modum inhz fio falfam cfl , quia euiá admiru deber modi adhafio PEE E. priori Bouser e $5 m NENS A pee Bali id wj fée li cx hac, dirige in HAUS vnl um 4». , neceilarió QARENUQI » ,vt bene adnorauit, ensi £ivdisé fatis difcurrit, fc, y aida deno. $8 iinÉg ji d iul cxcrinfecz , extrinlccamqua gehn nene 25 SEM vrominsipns cnini alatus,exprinatur rcs irs ioBia5,extrin(ccas. à; parte. rci, attamén in (e rcalis du ET Ps Pt. cebus. vopficas non tame Íorz delumkah, non minus el iz yell malirer, fed gantum, fugare ane ,&, iencs cxtrin(cae, per.quas rcs copi, Uc aiudtelle cales tod mentaliter , fed | ias ficatfunr. |. , ;,:,, Formalierelle rationis. Ainegue hoc be», Refpondet Smitipg. Cit ni. 1 B4. deo" nc dicitur at oeulus.per, vifionema minationem extrin dcs cilc XKCà-.; lem , quia ad ia enominatiggis . preter formam ur * M" 2 dicicur formaliter videns , ita paries per terminationem vitionis. dic tur formalis €&m , &I€m,. tet vifus , & ticut rcs per dc; cndentiam cüen- * , :m ad Deum dicuntur formali- ercreacurz , ita Deus per terminatio- m cim(dem dicir formalter crca- & non fundzmaenraliter folum ; INec— tefert , quód fo:ríis dcnon/inans ncn fit inre denomina:a jid enim folum i fert , nad res pct cam formam nem. denomi- patur talis formaliter intrinfecé y fcd um  extrinfccé; benc verum cft, quód qua € J vifio ad parietem terminata & depéden- &ia crcaurz ad Dc ,funt fundaméta; vel occafioncs fingédi mutuas rclat ones ra- - tionis in Deo ad crcatuià , in pariete ad - eculà , poflunt hac raticne antecedenter ad ralem fi&tioné parics dici fundamen- taliter relatos ad oculü,& Deus ad crca- — turam adhuc tamé debct dici paricsfor- "maliter vifüs,& Deus Creator omnium ; quia videri à partc rei non efl referri, íed - terminare vitionem, ficut creare eft ter- . minate dependentiam rci creata. 18 Sed dices, ti paries ante quodcun- (que ops intelle&us eft realiter vifus non idamentaliter, fed ctiam forma- » denomina- [eca aliquid reale ponit in re z. ata ur cófequentia , quia dem videtur tlie , quod patieshr reali- ter vitus , & quod cfse vifum eft aliquid octore realein paricie. R.cfpóderur : cit.1.d, 30. ].2.ad vit.negando conícqué tiam,cutm tnim dicio vs, parics eft. reali. ter vilus, Deuscft realiter creator , tunc ly rcalitct non determinat pradicatum » 'quab przdicatum yer importer rea- - "le mbarchs (abiecto;de quo enunciatur ; fedurin dcteiminat com»ofitioné ,& tüc . — milil aliud ed (inquit. Door) quàm àl- "jud, vcté cttyficur cü dicimus bec pro- "pojitto eft reaiiter falfa, fcolus eft;g) cít "weré Fla, & fané hic eft aptiffimus mo- 'dus declárandi realitatem denominatio- "num estrinlccarum; Neque illz propolt "tienes z quiualent pariescfl realiter vi- *fus;& effe vifum efl aliquid veale in pa- victe ; quiá per hanc figni; catur paricié "eise materiam, in : ta aliquid rale (ona- tüt €x «t y:fion svi perillom infinuatut folumyquos fic n'ateriasciica quam ope- "rátur potentia,fcürobieétücmis cx quo  eolligitor re.vcia pr.us els€ , quodaes fit 3 0 .Logiea.s b d | 100 Eur No cjiflit ineitrib(ec deomim riL.— io cxtrinfecé denominata;, poflerius veró » quod in re frc denominata aliqua rclacio rationis concipiatar « Dem om quando etiam concederetur dencminstiones. exuipfccas. preferum €x actibus rationis proucn entes eísc fun- damcnraliier tanum reales. formaliter vcro rationis, adhuc tamen non bené pet denominationem cxtrinícci cogniti ex- plicarctur formalitas entis rationis in co- munis vcl.n. ifla denominatic cíl ipfa foc ma conflituens ens rationis , & hoc non ; cum ifta denomipatio etia afficere poffit entia tcalia cà a&tu cognefcücur, nec ta ob id euadunt entia rationis ; vel ct id,gp (ufcipit formalitarem entis rationis, cum nimirü apprcbenditur, vt forma intr; nfc- cé affi ciés obicétü ,quod cadit fub acu cognitionis , & hoc vcique verum cft , at non tantum dcnominatio. extrinfcca ità efformatur in ens rat; onis , fed etiam alia nonentia ,vt ncgationés,priationes, & c, 19 Et quidem immeritó trahitur Do, Gor in hanc (ententia inuitus vt x diuet fis locis colligitur , in quibus de entc ra- tionis loquitur » aut fccunda intentione y 1.d.1..7. Gg-ait)quicquid antellectus cau[at [ine a&ione obietli circa obietl i pr&cisi,boc e$ly virtute propria intelle- ' &usgC? boc loquendo de obietkoy vt ba- bet effe cognitum im intelleEin pracisé y C7 de intclleGiuyvt con(iderans eíl, illud eit pracisà yélasio rationis, crgo non co ipfo, obiectum caufatur ab intelle- &u in cíie cognito per actum re&tó, cau- fatur in co ensrationis , (ed potius obie- &uin (üpponitur cognitum y cüm virtute (ui, à intellc&us,ex bis .n. duobus caufa totalis cognitionis intcgratur, & deinceps intellcétus (c folo operans circa obiecti vt cogni üm apprchendendo nimirü pcr actam vcluti scflexum illud efTe cognis tum;vt quid intrinfecü obic&to, «aufat in illo vc cogntto cus racionis, Et ina. d. T qiart2- & quantam ad boc veri. de boe qucd dicit ( leet bignetur pro cxua/ In» quit,quod zzzeutio. fe cda [ine atin cà paratiuo nuquam erinscsto. fjac per uiti Ligentiam in vero e[Je fuoyquibus verbis, vt aduertit P, Vulpeslóc.cicn«4 infinaat Dp&ios pevattumcontgarsus ca Ml 3o& — ' Difpu. II F.,De) Ente Rationis | i fe fccundas intentiones rantii (Te dereli-. &um, & per intelligenti refl exam fufci- perc poftea verum effe rationis fabricas tum , ergó (ccundum Scorumilla deno- minatio extrinleca comparati inhoc , & illo cb/céto derelicta ab intellectu cam» parante noncft vcrum efsc enus rationis, & Íccundz intentionisin 3.d.8.q. vn. H. ait,quod ens rationis , non efl inaliquo, nifi vt tantum babet effe in. intelletiu , ficit cognitum im: cognofcente , at. per ipfam 2 8, quo rcsaliqua denominator copnira, ró cognofcitur iflud effe cogni- 101, & pcr'con(equens. nonc eft obie- diu inintelicctu, ví; dà peralium actü cognofcatur;& tüc f et ens rariopis: 1n4, d.1.q: 2 art; 1.füb B. inquit, quod cns ra- tionis cft ens in anima,tanquam jecundo confideratinu , non tanqua primo. confi- derattm ad quod «or[iderandum mone. ur primó anima à ve extra , fed téquam ens in primó cenfiderato  uquautim con(ideratum lané clarius innare non potetat ; qued obicérü realcnon (uícipit €(Ic rationis fortnaliter, cam ptimó cone fideratur, cum tamé tác fufcipiat deno- minationcm extrinfccam cegniti , íed fü- fcipit illud quando fecundó contidcratur «quali per a&um refloxum apprclienden- do illad cfle cognitam, vclut quidánttin- — tionis; vt iple cxpicflitibideni 1n fol, ad. «um obiecto. Tandemquol.3.af.1:ab — 2. prin. PH uod Sd- itia ait ens rationis efle;llud ,quod cff. uisibidenomin: ones enr leti pracist babeus in intelle&n cofiderantes — tià Latiopis; tum suia iuntcrdü ío] -& haud dubié loquitur de contideratio- — iple confonder: iepssctionielidle X nequi cogitatur 4pfan cns: rauionis , fcd » V& parerin eod, 1.d,30.q. 2T. Cüprimóres cognoícitor, runcdepomie — ybr ait Deum fieri-dominum jet icl.to- patio cogniti non cognoícirur;ncg; con- fiderátor:, quia anillo rrr eig fi- riter Quo y/non vt rquod ; «rzo curidum?scorim "cenomibationes;cx- iriideca vc Gc; non func-cntia rationis Totrd'aluer , (ed nouus actus iniclleéctus fcquinmiry perum tale efic (ulcipiant. * a0 Quardoautom Dottor r.d.36.c. $n$-Cópctdoliud: cüccognit um y «uod Tübenticreauirg ab aov pcreétü di- Wwnintclicé(us ; vocat cnsTaLiGDis, potat socios loc cii: Scomm acuera ronsvo- ait: Gs ratioysts ji Hüd cfle divanstuerea- ptedaclaciencin Znündaw; ap 1- "bliéddanasad Deum cag roteg mucus ix 1 ' £ - inquit Do&torém ita fe explicuifse in "dA clim ; & ita loquitur in 22 q. f. In finc; (ed quando ctiam loquecetur? de illo e(se diminuto . »f& denominatio — nis extrinfeca , dicédum cft ci P. Vil Do&orem non € illud ehs rátio- nis formaliter,fed materialiter tancü,quo feníu illud dicitur ens rationis ; quod per actum intellectus poteft formaliter cfle rationis (ufcipere ; hinc comuniter ditti gui folet, & prafertim m (chola fubrifiü ; €ns rauonis in marcriale , X formale , (cu vt ipii loquuntur, in ens rationis a ratrorié fabricatum, & arauone derelictum ; En$ rauonis formale; tabricatü, (cu a em F- Jj cfl,gy habet a&u exiftériam ab incelkc, fictam;cns vcro rauonis materiale, derc- - tclicétu (ic concipiente , vcl iogéte cxi fienua calis non repugnat ; depominatió- ncs igitur extriníccae (cundum fe fuf cntia rauionis materialia, quatenus. [.pof concipi, vt forma intiinicca m obiee E Go.fiunt vet cnua rationis fo cum.ta concipiuniur, & Bingunuir; Itas iilud - que Doctor in hoc fcnfa appcllaug i cile cognitum creaturarum  otiltiou; quarcnus f, tundare potcít per opus in- iclle&us aliquod cfsc, vcl relationem raz ncmiationis, sb intellectu creato 1n iplo «oncéptanx yl per ccrmynationeim ali- Cuius relationis n creanara tum quis etia apud abos.L'oGtores frequens elt hic lo- quendi.moeus, ina:O4i cns rationis dica tur ad diflgrenuam entis, 1calis» non in lua latiiudme ; [ed carum; YCintrin- Iccey à Lobcétiue copucnitucbus dc «ut- bus dicitur 4 fc omncs. deuguunationcs &xcunfecas polsunt dici. cnta Fitonis. ' A1, Lacendum a. cns raugnisIoi ga- Mic atquecófitterc in aliqua rclaticne,, Quar in icbus rclulict ex ipla denouiina- IU cxtabispay [co eX dounos LES CX ie AÁcee icnomupant. bus, auc per bas Forms. " x i-  dintelligàtur [Ea diras Lbs gei ; E 3 -queennque alia forma: res extrinfece dc- ? " Sape valentes. Concláfio cft contra ; .Au&ores fecundz fent. io co przfcrrim Fo-d55 poney ) eis defenditur, & man;feft , «olligitur ex Scoto 4.d. t. d. 2. B. & 5. d. , a6. q. vn. E rabo antra ponderábi- vo 7o imusatefeqin ol.àd 1. Probatur cuidenti |i. rationc , quia vc! talis relatie refultat ;n ' febus ante operationem intelle&us , vel per folam eius operationem, fi primum, ! . profcdto relatio reàlis eit; & non rónis, ' "fücet süc alig 06s relaciones, quz dicütur , reful;are in ijo fubjcéto, qfi ponitur ter- , minns; sim, praterquá qp per actus alia- . rü poiéuarü, & aliastoónas enstónisin - zcbus refulraré néquibit, quzrédü manet, quarà fit hzc mtelle&us opcratio, per (— —. quà fit talis relátio ,vel.m.eft a&us.lle di- (77 .Xe6us squo primó Mo d apcene ad M fuo eíse reali vel alius reexus , quo co- — 7 s gitat obiectuni eíse cognituin, & efie co —. * yguium Porteuhnvc ada inttinfecam - . ,JObic&o per q rci d cognitionem, "i * d - acus prior e se non ot, quia ex vi iplius 0 yim Em T fio fh E pep t (ultare efcctiué , quia o ] c eset ens reale , nam /quod.ex vi a&us habitu naturali ; fi veró eft actus poftc- rior;bcne dicit illa fententia; attámen ae- quc adhuc adzquaré affignatin quo coa itat formaliter ens-rátionis , quia non , TE ens rationiseft relatiuam , vt exi- "ftima(se videntur ex veteribus Scoti(tis X quamplurcs , & ex rnis Fucntes cit.'ar.3.danturenimetiamentia racionis ab- foluta,vt intra ottendemus de'menie Do * "éorís, qui ecfr trequéter ensrationis cx- . ' plicüerit per relationem rationis, nó ideo x Cfecit, quia porauerictórmaliter , & ate'illud contitlere in relatione ta- ased a vt plarimü locutus ett; nó "dete ratronis in fua comunitáte (cd de tipué quod dicitur fecunda in.é- | 4-Cit63: &'$ 'abmicio , qi vequecoü- "Itic ia relatione rois,vi peltea dicemus, PBpoppofitü obijcitur Frimó cóma - primam concluü onem ; quia deuominae - - 20 VA &us efficitut, eft tealé;vr pátet de ' idem efse, uertit P. Faber 3. Met. dip. us K | Quaf 1E No orf in éxtrinf' denti. rt. 503 tio eft opus rationis; ergo non datur arte operationem intelle&us , (ed c(l torma- liter ens rátionis .. Tum 2, quia Dcus cx per aliquod reale , quod ei de nouo aduc- niat; fed rationis, atfola denoininatione dicitur creator, ergo &c. Tum 3.quia ea prz(ectim denominatio extrin. feca , qua res denominatur cognita » nul- lum prorfüs e(sc habet , nifi obie&iué. ini &tu,& iià pédct in (uo efsc ab ope rationc intelie&us, vc tp(a cefsante. jni- tus euancícat, ergo formaliter e(t ens ra- tionis hzc .n. conueniunt enti rationis . Tum 4. qu:aadhuc magis przcipué hoc totum verificatur de illa deno.ninatione, qua tcs denominatur cognita aliter;ac fits Cum.n. res ità cogaofcitur prof-&tó nihil aliud hibet prater ipsü obijci , (eu cogno (ci, qv et proprium entisrationis. Tum tandem, quia ens rationis nó cft,nifi düce gnofcitur,ergo torü eíse entis rationis c(t cognofci ergo adzquaté ens rationis có- fibt in ipa denominatione cogniti , "' Refp.ad t concedendo aísumptum, (i denoininatio fumatur formaliter , & vt pertinet ad ordinem nominum;hoc cnim modo etiam denominatio |ipía intrinícca quantum ad impofitionem nominis de- nominatinieft opus rationis , vt omncs  fatenturjfed negatut, (i (matur materra- liter, & vt pertinetad ordinem terti, quo fenfu hic loquimur . Ad a. patet ex dictis Dcum parte tei dici creatorem à rela- tionc rcali crcaturarumad iplum,& non per aliquam relationem rationis,niíi ope rante intelle&u. Ad 3;dicenduia, cü Sco- to in 4.d. 1.q. v. Q. & 1,d. 36.G.quem [e- quuntur Suarez dilp. j 4«Cit, (e&t. 2. n. L3. ' Auetía q. 5. fe&. 2an fol. ad 4, Gomplet. diíp.2:q. 2.. 13. & alij illud císe cogni- tum , quod eft dcnominauo excin(cca. » potius formaliter ,'& fübiectué ese in intellecta 4 quam obiectiué , quiavt ait Scot. teál itcr participat in inrelléóto illud imareih tend ela ipa ce nitiosreahter.nnà € D "no. ddobiedim terminata: ecquc eit obie- étiué , nifrin cognitione reflexa y qua at- .curóbie&um; yt cogaitaig &ap- icaditura 103a Ec 4 l2: . 304 :.  Difp.ILE. De: Epté Rationis, intrinfectm obie&o , vnde. pet. ipfiim a&um, quorcsaliqua deaominaturco..:gnita,noncogno(cituriftude(sc cogni- tum , & per confequens adhuc non eft Obicét;ué ip intellectu, fed fic in talieíse per alium actum fequentem, in quo. fta- vtique cft cns rationis formaliter ; & uamuis denominatio coghiti in obie- o pendeat ab actuali opere intelle&tus , & quidem non in ratione producentis, quo modo pendent ab co a&us ip(ius,(cd , & cen(iderantis , adhuc tamen non pendet ab eo,nec habet císe ex vi co- gnicionis,vt habet ens rationis, hoc .n. di- ctrur habere cffe. ex vi cognitionis , per q cognofcitur; itaut intantum fit; & fiain- quantum cognofícitur , quia totum illius ese elt eísc in intelle&u obieGtiud, quod conuenit extrinfece denominationi cogniti , nam ex vi cognitionis directa non cít obie&iué in intellectu, fed (olum formaliter , & (ubie&tiué ratione forma: denominantis, quam realiter dicit. Ad 4. cum dicitur totum efsc epus rationis cà- fiftere in obijci intelle&ui , id accipi non deber in (enfu formali , quafi illamet paf- fiua atcingentia,in qua confiftit extripfc- a denominatio, (it e(fencialiter ens ratio- ni$,talis .n. att/ngétia,ctiam cur res có - cipitur aliter , ac fic, veré datur. à oa BeOL dp cages à explicant . cit. quatenus ficobij. : Cii tipi ctc veloci fendi entiration cx co,quod res attingi- tur aliter, ac fit , relültat quoddam elle fiftum, quod haber rationem obic&ti» & termini, & hoc eft formaliter ens cónis . Ad 5. patet per idem, ens rationis nà efse : denominationem ab ip(o a&u coguirio- : nis ctiam intelle&us &ogentis proaenien- em, quía talis denominatio etiam enti rationis applicata rcalis eft, (ed c(fc id, cui cogenit talis denominatio aemnpé id , quod cognolcirur & cogno(cendo fingi- tar ab intelle&u ; quare cum dicitur to- tum efie eucis racionis e(t cogao(ci , fen- fusett,quod e(t illud, quod cogaofíci (o. . lum poteft,at realiter ese non poteit, do . veró, quod (it ipía denominatio cogniti ; ia hzc [etiam applicata enti. racionis e ipae ci verum elt cas rationis ab intelle&u concipi. A 13 Secundo Contra fecundam cóclu- fionem , quod rclatio rationis te(ultet ad dire&am obie&ti attingentiam ab(1 alia quali reflexa , nam mE: tali a&u ftatim rcfultat in obiecto formalis denominatio rationis, quz plane prouenite nó potefty nifi ab ipfa forma: qua in obic&o rc(ultauit ex fola tecmi- natione a&us directi, Prob. a(Tumptum, Que Vtbano v.g.conuenit formaliter e(- c Pontificem cx (olo actu elc&tionis per fa&a , ab(4; alía fi tione , & pa(fim cernitur in moralibus. : relationibus rationis fieri po(se formalé a efie paie cun reed te- damentum fictionis carü qp cft acus fl- le dire&us , & rationc potenuz denomi- , & inquit hoc bet peculiare in re- lationibus rationis , "do&tima fuit — Fonfece cit.q. 1 qui aiebar relationes ra-- tionis in moralibus re(altare in obie&is cx ip(a terminatione actus dirc&i, non Lr quoad exifLentiam obie&tiuam , 'fed (übie&tiuam,-i. quoad conueniétiam refpeáta fubie&iquod denominant, aa- tequam exiftant. hzc do&trina pror- (us falfa eft jaeintgena. non v e ucnire fübieccosnifi exi(tat exitentia fibi A io vua " [bi & 1 xrin(ccé , nam de tali denominationc loquuntur hi Au&kores) quz nec in ipfo , nec inrerum natura exiftir, cum ralis de- nominario non fiat,ni(i per communica- tionem forma fubiecto denominato;po- tius ergo dicendum denominationes in fed extcinfecas de(umptas ab. aCtibus in- tellectus,vel voluntatis humanz a&u ex i- ftencibus , vel faltim moraliter perman&- tibus in hominum memoria, & talia paf- fim fant entia moralia ; vade negatur c(- fic denominationes entis rationis ; quatenus yer. denominantur intrinfecé Àrcladoac, ita (unt denominationes ca« tionis, fed non line cognitione , qua cà» ad nodum verz relationis «.—— R- relationc rationis e formaliter jac - VOSSARTICVLVS IL Ae. Stath itur, C declaratur Formalitas TX : entis rationis. 24 Mist » quz in efformando - AM ente rationis interueniüt; 10d ' yea eius suia pent difii- «cilis cognitu , nec facile tit difceincre ; " quznam (pcétent ad formalitatem entis «rationis , & qna materialiter tanti ad il- lame habeant , plerique namque vnum «&&i altero cófundüt,& micét; pet fingula uábit, vt indépura,&»valeamus excludédo , quz proríüs mate- " £ialiterj& cücomitáter ad cá pertinent. . nis formaliter fumptum omninó diltin- gui ab ente reali fumpto tàm pro reali exi 07. 0 oWftentequàm jre potfibili; probacuc tum |... au&torir. Arift. qui j. Met cex« 14. & 6. — —— ^Mer.in fiae cns in animasquod ett ens ra- . — tionis ,.omninó coniradiftinguit ab ence /  — — weto, & ráto; t Scot.qui 1.d.46.q. va. F. — -. docetensinanima e(fe omnino aliud ab 4s quod.f.a&tucxiftit;quá ens nomiaaliter , uod.(.non exiítit , benà tamen exiftere E poteft quod iterum docet quol. 3. ab ini F tio, cüair.cps ratiariis illad effe, quod nec wW.. efl, nec effe poteí£t excra animam ; cum ex "e . communi conceptir,omnes.n, communt- ^ fer concipiunt ens ratíonis, vt quid di (tin !- &um ab ente reali; tum ratione, quia enti " A-' tcft,nili cxiftentia tantum obic&tiua,er- . go dittinguituc ab cate reali tàm. exifté- tc,quàm pollibili, tà tandem quia quod potfibile eft in ce,licec adu pucetur cífe, -euma&u non fityvc mons aureus; non c(t » ; «ns raionis.(ed veré cns rcale;quia ad ra- tioné c(Tencaleaa catis realis perc accidés elt acta cxi(Lere , (cd cius effenria falua- .turinhoc,quod üt aptü exittere , vc fuse ab omni exiftentia verü cit dicere , quod homo e(l cas reale;cuin crgo ens racionis enti reali opponatur , protc&à ab omni co diftingui dcbet , tiué cxittézi,fiue po(- UU - . Agitur difcurrere iu " aiccrs entis rónis formalirate colligere . Primo igitar ftatuédum e(t ens rauo- T A 4 1 (0 s wenteextia animam,& ensextta animam, | Ux UM vreonuadit iturabente in anima ; .F r [c ràm ens verbaliter , . 1T. De Formal.emisvatioflt.e/frt. I. 305 realitas tàm a&uslis, quà po(Tixili - .Ex quo patet fal(um elfe , qp aiebat Hart. & Arriaga (upra cit.ad'efformandum eas non requiri , vt obie&um actus impollibile, fedfufficere , vt obic&t a&u non fit, (icut ccpra(entatur , eziamfi alias fit po(fibile.. aut (cdente quid fi&ü e(t , & cns rationis totum fuum e(fc obie&tiue in in- telle&u,& tamen nan cft impo(fib 1c Pe trum eurrere,ergo &c. Ref ».negande af- fuimprum, quia ens rationis (ic obie&tiué tantum in intelle&ka exittir, vt extra ill mecaátu exi (tat , neque exiftere poffit , alioquinrofain hyeme coacepta cas ra- tionis cífet, quia a&u non extat in rerum natuca ; Vel fi concedatur atiumptü , Ji- cendum eit ibi poni impoffibile, nó (im- pliciter,fed ex luppofitionc., dum .n. Pe- tro dormiente,vcl (edente enunciatur Pe- trus currere , fané hoc e(t impo (fibile in feníu (vt aiunt) cópofito, quod .f. currat pro co tempore, quo non currit , vt notat uentes cit arc.2. n. 5. Dil 9 autcqi illaequam affert Arriaga n. 2 3. ad [edan- dam haac litem de duplici ence. rationis, vno chymerico,&impolfibili,&alteropoffibii;prorfíusvanacft,quiapoffibilitasdeítruite(Jentiam entis rationis. Secundo ftatuendum c(t ens rationis formaliter faumptum diftingui etià à pu- ro nihilo; probatur, quia purum nihil, vt fic, dicit param ncgationem cuiufcunque entis (iud intesue in apprehenlioae, vt n. diximus q. praeced. in fol. ad 1. ad $. cot.pucum nih:l dicitur, quod nec habet , ncc haberc poteft vllam exiftétiam liue realem , fiue obic&iuam; quia (i habere poffet (ecundum (e cxi(teaciam aliquam, iam nó eí(set purum nibil ; (ed adin!xcum cum entitarc; cum ergo ens racionis exi- ftenciaa h ibcac obiectiuam, & licensyli- : , €& a ratione fa&um $ vt docet ead: probat Doctor loc.cit.vndé abítrahendo alc et vniuer(. vbi determinat vaiucrfale el ens, vtiquz ponendum elt à puro nihilo didiücum ; Tum quia puram nihil yel duplicem continet negationem , .l. encis realis, & cacis obicétiui, vel pocius vaa : à nega- "d 50$ hegat;onem totiusentis adequate , & in fua maxima amplitüdine; (i hoc fecundü , palam eft ens rationis non efie purum nihil, fed contineri (üb ence in illa amplitudine; fi primuni dicaturyadhuc idé fequitur,nó .n. eft negatio entis obiecti uiscü fit rpfumens obic&iuü, nec proprie negatio entis rcalis,quia cales negationes, & primationcs funt reales, & daniür ante uodcunque opus intelle&us; vcinfrà ex Toa . 1. d. 23.]q; vn. demóltrabitur , qua Saifing.cit. num, 180. ait ens ra- tionis non habere vilum prorfus císc ex- | trà intellect, nec-pofirinum; iicuc encia Wcveg mp. reps primriuoncs,& ne- "uü ' gationcs: Tum éc quiaens tationis for- maliter habet. conceptum: pohitiüum ; vt "Do&or indicat 4.d. 16 q.2.ad t .imoppo- | fitum, efsc f£. obiectiuum ad inar veri entis,vel (altim muita funt entia rationis; " que in formali conceptu intrinfeco non * Difju. TH» DéEgté Railis- 7. esc faltim in apprchenfione. Sed an foli ;pet baec eandem obic&iuam enutatem ensrationis diftiaguatur.ab ente reali; nü vcr etiam per negatione enris realis , ità quod ifta nihileitas inter tatione formale enusratiónis, per quam a reáli [ecerni- tur, non cít ità facile re(oluere , nam ex "vna patie ità videtur afísccendum , quia ens rationis fccundum fc non eft cas rea- le, ergo talem negationem quidd:tatiué includit,& peream intcinfecé ab ente - » re;li diftinguitur; (cd exalia parte id mi- nimé afsercndum videtür,cum .n- étisita- tionis in fuo conceptu dicar entitatem obiéctiuam, quz habet modum pofitiui, fi curfus includit talem negavooem ,tünc conceptus entís ciaionis vo ue perfe 5 "^ vnusex politiuó ; & ncgatiuo cooflatus 'císet , quod eft inconucniernis; * 27 Quamobré dicendü eftens ratio- - ftisnon includere in fua formalicare4llam dicunt negationé entis;fcd potius ens po» — negationem , fed folum poütiaum illud , ^ fitinum, vt eit relatio Dei adcreaturas, ^ quod actualiter fingitor ab intelledtusil- ' generisad. fiaules, que cxigunt — lud vcró negátiuum, .f- nó ens reale, prze- ^ cócipi,tanqvá politiu/ad aliud, — cedit formalitatem enti rationis , vr ma- "Tüm tádemquia hac ratione dicebimus tcriale ,& lubftrarum, cui talis formalitas attribuitur,cum concipitar ad modü vcri -* ! fopra q.pracéd. loc. ciens. rationis clie . A e mcdium inter cns teale, & puruam nihil. cnus; ex quó fequitur tormaliter » & pri- e "sed Vrges,cum cns rationis nó fit ens * reale, neceflarió continebicur (ub mébro * oppotito;:i.Íub non ente Pis inter duo cotradictoria nó datur medium, fed : "mo ensrealc formaliter idé cft ; ac purum - màr:ó ens rationis ab eme reali dittiogui — fuam entitaté obiectiu&jnon vcró,per — — ^ illam negarionem ; Hoéafscrtum proba- tür ; tum qaia ens ratiónis formaliter j& explicité dicit ens, eftó à raiione fabrica- "nihil uia purum nibil dicitur id,uod ct  tum,& licet nó fit ens reale y illam tamen so Ce Kefp.negando thinorem;quia purum — cité (ed impbeié , & concomitanter-ad - "nibil non folum dicit ncgitionem realita- fümit.um, leu confequenter; ficuc € cótra "o tisícd etiam exi (tentiz obicétiug, cóce- "etis reale dicit negationem entis rationis, ; dimuisergoensrationisnon»&tamécertumeltnócóltituiformaliter,fedindenon(equiturefseputànihil,* per talem negationem, fed potius pec ra- Mada-cU. mis cuoi c ud "quia ett eas mentales & cb:cétiuum . ' 7 26 Tertio inucflizàdum elt per quid ! formaliter , & incinfecé diftinguatur ens rationis ab cnce reali, & à puro nihiloyin- "terque mediuaiconftituiur, hoc n. erit | ratio formalis ipfius; & quide per quid di ftinguatur à paro niailo noa ctt difficile ' tioncmformalem realitatis ; vnde (equi- tur illa negatio ; per (uluitur ratio dubitandi allata in oppotitum. Tum quia talis nthileitas realis cft, & fuo a:odo da- tur à parré rei ergo nequit formalitatem . enus rationis cóltituere,quz omnino ha- "bet efse per intellcétum: Tam étquia fie. | affignare, nan ab eo [ecerniur perenti- — ripoicitensrationis, etia talis adhileitas Y tatem (aam ob;c&tiuam » quam acquirit 7 mon concipiatutsergo ad cius formal itacé | ; intellectus minittcrioytdeó a. extra iphae «nón [peGtat, ted pto: (us materialiter fea E Tam puct nuhi! coniucuuur y quia habet ^ betyprobatur a/sumpiuim quia «xeciens tià "ws L-]tier: plerumque entia rationis tando an poffint císe, vcl nó ef- tc rei , vEparet dum concipimus fei €resturas , ob re&tum ad - €ognitionem, nam ad formationem entis - gationis fufficu. cogitare efse ens,quod rc vcra non eft,licét id non cogicetur ; Imà - . adbuc cfhceietur cns rationis , etiamfi .— dámtelle&tus putaret veré eíse cns, cum tale mon fit,tormauur cnim ens ratioms co 1p- A non cn$ obijcitur intclle£tut. vt ens, buc intellectus feiacre vera illud nó efse, iuc neftiat, hoc foiü inrercft,gp (iid. | eiat jncelleétus, fiagit folü, at non decipi . tur;fi ne(ciat,fing t, fimul atq ;décipitar. -;28. Quarió tüatuéaü c(t ilhid eile ima — gioatium , quod ibi propriain vendicat — ensrationisjünéceilario penderc ab cà ima | ginauon: , «jua concipiatur per modum Xen cm 5 ;qu£ do&tina preterhua juod eounm « ipnibus Keccotioribus , O cricis Scoutt;s Fucat. it cns rat:ont$ cle 1m- - ipa teet M ct.dilpeg.cit c 4. 3b int s raticu.s ficri jer ficitonem 1ei,quam ad modum ens Fl, Py H "T ro yi üirén ercip.tinrelleétus , licet rcuera non Pp : . €üsreale , ac proinde fubdit in hac matc- k aja de ente raten. riullam y quan'uni ad "11d rem fpcátat, vértere diferépantim inter Scotus & D. Tbonfam;io.ó ct à ex par- 4€ icéipitur à Mcurilie  & Sang. loc. -«it- iniuo quaft: vbi proinde nam. 177. — unc dicendi modii inquit efTc probabr- lÉcciain uuu. UAE i& ido non cít noua fed vetultiffima , quam. pros : Aude cage ibid May On. Bur Jdlip-q.6. & ctedituüs fuiffe ou: fcié vcterüni Scoutl rüm 1 à ndmQue iuxta doétrinap; uaditau à Scoto. dc re- l tcalij& LiUuon:s 1.d 29. .te- t enscommoniliiiné fui etie n d «ns re; Ley rationis ; ron [e a ju uocum »ledz liuic ai VE ctt videreapud Au gylt à its dr. vade Miu: Vds f oni ait bane eae codiunt in - Queft.IT. De formal. enis rationis. crit. 307 noflra fchola, at hec analogia fundari ne quit , nifi inaliquo ordine attributiopis inter ens reale, & rationis,talis auté ordo non vidctur effe, niti imitabilitatis obic- &iuz , quz confiftit in cognofcibilirate vniusad fimilitudiné alterius. Porc(l cà dici, quód bac lit analogia. proportionis cum Vallon.art. t. Formal.& Mceur f. cit. nam quod non potcft comparari àd vecü ens fecundum aliquam habitudinem , vcl proportioncm,non jo:cít appellari ens , vt patet indu&tione in alijs quiuocis ana logis, quia fanum, gp principalicet  & per fe dicitur de arum]. , non dicitur de vri- E & dietaynifi ob ali.juam proportioné ; 'hib:udinem quam habent ad. (aniracé animalis,& ridere dicitut de prato floré- t&ob proporuponerm, quam habet pratum florés 4.4 hominem hilaré, cum igitur cns cele bit obiectü intellectus principale , & attributionisens racionis profe&tó po- flüJab:t cOcipi ad modü curis realis , quía fuáü elfe hibet ex habitud ne , & propor- tione ad ens reale, & quia in analogis c- q'iuocis ordo, & hib'tudo ad principale ana'ogiti c(t catio formalis ) cuc ceteris €&Oocniat rat o análoga, vt ordo ad [anita- té animalis eft,quo formaliter. vrina dicis tur (ana, vr d &um ctt dilp. preced. q. ex Scoto 4.d 12,3.1.infra H. ideb ad ro- né formalé entis rationis non uh fpedtat ; quód fit ób:eQt.ué in intelle&u;icd ctiam quod ibi fit ad intlár vcri enus,nà ratio- nc iflius hab.tadinis pracise participat extrinfccé,& aqumoce effe jimó id forcé intellexerunt pritci Scotiftascum abfotü- té dixerunt quodc(q; ens tónis fieri si collat:uo,quia nimirum iritércedit aliqua: lis compacatio qua concipitur ad inftat enüsicalis,vtinftaq.4.àr.2. —— i /à9 Et lapé hac &r fut pérpetua: Do- "&orisIcotentia, quito pottea Recentio- res amplexi (untnam JoC.C it. 1,d. 29. ci rclaioni fcalfj& rationis nihil c corbuiune vnitiocums quia ei,quod eft: quid tale, & Eugen Aimpliciter tale 1n u4otum tale sont comune E jlldd'. quód accipiturih as sih quid y 9 ; quód accipitur imi Ms ten reLjoaürem n Lo nun relati Badii ^ TEMP CTUM 7 "UK 308 cft cílc sin quid, ità referri si rationem, fiué comparari à ratione eft. referri , vel comparari sin quid;ità arguit Doctor loc, cit.cx quo colligitor Doctorem v:lle ens rationis dici ens sth quid, & omninó per analogiam ad ensiea!e , atquc ideó petat cGcipi per modum veri.enus, ficut homo pictas.concipitur per modum veri homi- nis, Accedit DoGtoré vbique docere re- lationes rationis.tunc fabricari ; quando p ini licctasaut altetius potentigcollatiuz ojcrationem duo aliqua referuntur inter Ic, vc1s numad alterumyque à parte rei nó referun ur,nec fünt nata rc Erde irà prz- fertim docet 1.d.4 .q.vn.C. & quol. 17. C.& 5.d.26.q.vn-E. (id inrelle&ü rcfz;te adinuicem aliqiia duo, quz non (unt nata tcfarialiud finé non cft, quàm cócipere non rc lata inter fe,ac ti relata ctfent,& il- Ta omninó concipere ad modü rclatorü ergo vniuerfaliter in eius (cn:entaa tunc ens rationis formaliter fit , cnm id quod n cít,nec effc pote ab MER ef- & pcr modü entis exi (dentis, fiae abío lati iuérefpe&iui. Rurfus cü im 1. d. 13. Q,vn:$. fliter dicitur,verf.contra ifl nd, & 4,d.1:3.2.& quol. 3 art. 1, & loeis om- nibus citat, ait. praccd. inquit ensrationis ncn h»bcre offe , nifi inquantum cognitü, & confideratü , ptocaldine loquicur de itione , qua pcr moduni cptiscon- tidie sibl i pe modi uU € valet,qua ratione q. 4, vni- iiLolicar iuieriale efe mol fub ra- tiene non cnus(ait Doctor) n:hil intelli itur & s. Met.q.ij.ab initio ait, quod no pf t intellcétus, vridé concipcret rela- joem rationis, hifi appreliendifsec , & n aliquo jer realém ; Et hacra-- —tienc ait Arift. 4, Met. ab initio non ens p TIU intelligitur [üb ra- Aonenonenus. — 3e . Kttandcm hic dicendi modus próba- aur p anifcfta ratione , quia ens rcale , vcl cíLobicctum adaqnatum, vcl faltim pri- maru intcllctus y vt omnes concedunt eum Do&oic 1.d.3.q.3. crgo cn$ratio- nis non potefl iniclligi nri quatchus con tipitür y vt imitabo quidam enis realis , quia obicitum i5 fccüdacium de- bcr aliquo modo patficijure rauenem  Difjut. 1T T. De Énte Rationis: 'do colit formalem primi obic&i , at ens ration" non poteft participare formaliter , & in- triníccé entitatem realé , ergo debet par- ticipare fccundum aliquam fimilitudi« nem, & proporuonem. i3 30 Qumó tandéex his colligitur ems - rationis e[Je illud , quod obycitur , vel potcft obyci imeelletiui, ac fiefset,cum tamennec exiflat in rerum natura , nec ex iflerepo[fi'; vndé fequitur totum efse . illius e(se obiectiuum , mentale , & fidüs & quia ab intellect noftro vers entibus aísueto fingitur ad inftar veri entis, idc €ns$ rationis dicitur vmbra entis rcalis, Gc cius cnticas vmbrata » quis participatanae logicéz érationem cns realis; &c quidem femel admiíso ens rationis nor confiliere in aliqua cenominatione ex« tripfcca , neceísar;ó elt afserendum efse aliqued eíse fitum irefultans In rebus cx opcratione intelle&us ; & planéomnes relationes rationis, & pratlertim fecunda intentiones logicalcs , f non dicum folas denominationes cxcripíecas , qu.bus res dicuntur cognitz , alio medo explicari nequeunt;nili per iftud c[se fé; & vm- bratum rcfultans in rcbus, vt cognitis ; & casquafi intriofecé denominans , Et pef hoc eíse explicatur tio elsentia, tà exie flentia cntisrationis ,nà in illo efsc ficto Lens quidditas » & actualitas cius. [ olo' difcrimme,quod quatem py à, dicetur e(se exiftencia , quate- nus vcró confide co seb iura abftrahendo ab actualitatc cfsendi , dice- tur elsc císenia, vnde confulró diximas. - cus rationis efsc illud,quod obijcitur vcl obijci poft intellectui, ac fi efsct, idque fignificáui: Mayton.quol 6.ab initio, vbi quadtuplicem entis rationis aflignans ac- €cpuonem inquic vltiiàm, quz ett catis rationis inodó declaiati, efse propriam . Obiell iones enodantur. j1 | operis arguüt Primo Didac. & Smiling.cit.ens rationis fic, & concipitur nó foiü fingédo illud per 0:0- dii vet: enus,& concipiendo aliter, d tit, fcd'euiá concipiendo iliud per modüc uds ratiónis,& f. di c(t;& ia concinit; ud- derauic si liani quiddatem - ' — ^ 2 mme E EL MUR Gu Teal eS Ir IRE e REPEINIRAS S - ^N os (00 ud IE De Formal. enti rationi ct IT. ,quod .n.tunc concipitur , ique cns rationis efl ,& non rcalc ; imo itade fa&o diuinus intelle&us concipit & efficit entia rationis. Cófi rmatur, quia fi in cogniuone , & formatione entis ra: tionis opus effer illad concipere-aliter, ac fit.i. per otn osten » plané fem- intclle&tus alleretur,& nunquam co- bs ! pofiet, ficut eft , ergo &c. ' * Refp.duplicem efse cognitionem entis tationis.ynum dire&amsalterá quafi rcf c xám,vt Do&or indicat 2.d.1.q. 4. art. 2, (licét in quibufdam voluminibas fignetur foro exta) & adhuc clarius in codem 2. d. 1 4.$ B. prima eft , qua fingimüs ens ra- &ionis concipi non eft,ac fi ef- fcc,íe qua cencip:tor ens rationis , ficut veté eft, & cognofcimus rem efsc cognitá aliter ac fit vnde Scotus 5. Met, qj. jab miro vt motat ibi P, Cauellus Schol.1.(uem;etiam citat 4.d. 16.q. 2. n. 9. $- Contra ccmelufionem ydocct ens ra- b. pisietur icspqoisiiecet dire&á , non . ttllcxi ;nà per hàc potius recogitaturfa- &um,& vt arc ibi-Do&or, in hàc (ecunda . iuione habet praec ere eed . €tdoà cfic&tus hinc cft, quod pri ica guitcnus pon tá* tum ffwasfed eciam £atiua entis racionis & jimhoc feta pofsedici pacti; . €& docnit Scóuis 6er); 1,ad, 1,arg«quia p«á prnóticé,& in a&u exengto veríanur jacllcétus rca ens ration s.fingendo , qs Bon cé jac císersíccunde;verà d cituc (pe- culata y-quia pec cà veluti in a&u Ggna- toconlidcrauurobiectà illnd fidum ;pen ptiorem.éognitiorted? , atq;.ideo ab alijs dicitur contemplatina, quz diftindtiono c matería de ento rationis e(t valdé no tanda ,& ab oibas Recentior. pa(Tim reci pitur; vt eft videre apud Aucr(.q. 5. Log. [c&.5.concl. 3.& Blác.difp.cit.[cdt. g.X. Alios, ctíi de mote Scorum nó memorer; poteftigitur (vt argumentum foluamus). ens rationis vtroquc modo cognoíci y ;n. prima cognitione attingitur aliterya€ fit» . qiia: pec modü entis realis concipitur, cu. talc. nom (itin (ecüda concipitur vt €tt y quia attingitur,v: ens rationis, & fictum. pcr primá cognitionem recipit císeat pet (ecundá non recipit e[sc , fcd (upponiur, ci,vt vná dc genercincclligibilium,vtlo- 309 quitur Do&orcit.z, d. 1. q $..B. & hoe modo ens rationis cogno(citur axDeo, vc poftea dicemus, ncc tamé efficitut ab co Ad Cof. patet per idem, quia cas racionis cognoíci potelt (icuteft y cognitione rc- flexa;aduertédum tá eft neque. intellc&t proprie falli;quando per direGtaoyems tionis cfFormat, nà.a cenc iudicat ens ra« ionis císc ens realc, quia hoc ad. fecüdam Ápe&at operationem , in qu? proprig fala 1tas réperitur , (cd dumtaxat fimplici ap- (ionc lud ad modum entis realis percipit; (icut quando rem f; ir tualea ad in&ár:corporcz apprehendunus , tunc proprié non £allimur, quia tunc non iudi- camus-cem fpiritalem císe corpoream S de quo fufius infra q- 5. . 1 Secundo argattc Mcuri(sequamais talis modus faciédi per conceprioacm, .f, ad modum verti entis. pofset conitenite entibus. puté fictiujs , ac etiam fi&is cii fundamento , «clatjonibus tamen ra:io- nis aeutiquam conuenire poicftyquc per meram refultantiam: (iüt an obiectis co- gon compatatisi TVA, Vide Haa us:cas concipiat m eii rcla- t;onum , formatà cnim itio petrus cfl homo;cfulrac in, Mis extre niis relatio ptadicau, & (ubie&tijab(que quod intellectus rcfle&tanw füper illa exe ttcma cognita , & apfrehendat r «tionem: fubiedti  & ien prr js. Con&rinatex Do 4«d-1. q 2b. die. cit relacionem rationis. nihil aliud efses quàm comparationem ps fliua,qua obie- &um aliquod con(i dcrarum, comparatug ad aliud. pec a&ürintelleGus cóparantis y; & in 1.d.3 j.ait in codem inftanti,in quar diu nus inteile&us produci lapide in e(se, cogniroyre(ultare relatioaé conis in lapi- de ad diuinü intelle&ü, idé habet. 4. d. 14. q:$-in finc & d.16.q.2. E. I: alibi f * crgo ad relationcs í;lgim 10pis effici das. nó cit opus actionc. intellectus, qua €a$. conc ipiat ad modi rclau onum realis, , Kelp.latis patere cx dictis att- prz cede, conc], 2. noniefuliaré.flatim rela . cogniti  & voliti. in obiecto ; "1 1 ficuone inteilc&us, quia hoc intere A tcr rclanonem realcmy X ragionis, quod. il poicis sutiomi dro tto Ue Do- -— infurgit cx natufa 310 'Do&or $. Met.q.1 1 loc. cit. &1.d.31.q. r.& quol.6. & alibi , (cd relatio rationis vitta extcema indiget operatione intel- »qua efficiatur , n mirt cogitatio- ne intelle&us,ante quam operatioaé císe cognitum, & volitum metas ina- vioncs rcalcs important in obie&is; & cát Doctor loc. cit. indicat ex illis dctomi- mationibus refoltare celationcs. rationis Aere denomtioacis, id — eft per ali operatione intelleGtus y & doit denis tci , quam licéc Do&tor mon exprimat, camtamen fupponerenó eft dubitandum; gy» magis infra conftabiz aiédo dc ente rationis relaciuo; Bc plané falsüet Dot. cit. a4. d.t. q.2. velle re- lationé rónis e(se merá denominationé exainfecam. paffiuz comparationis dc- reli&am in obiectis comparatis ex fim- plici a&u intelle&us comparantis , aut telatione ex illis fic comparatis iunmedia- té refultantem abíque nouo a&u intelle« f&tus accedente , vt intelligit Meuri(se cü Valon. d nos 43. imó jbi dircáe dacet fieri tduiéod tationis , quando illa obiecta primo coníiderata, & comparata vnum a&um , deinde per alium actü uenté (ecüdo cóliderantur apprehen- dendo sugiere paffiuam illorü;; veluti quandam relationem: inter ipfa in- Yeriacentem,& ide, inquit, ens rationis eflc ens in anima,ranquam [ecundo co- fideratum , non tanquam primo cat ratum . Et quando alibi Doctor infinua- - t€ videtur relationem rationis. produci per a&um comparatiuum, quo duo obic. dta comparantur , fic debet intelligi , vt bene exponit Bargius in 1. d. 23. q. vn. jqua expefitiose citat quo3; Lichet. 3.d. 1 .q.1. quód non poteft produci, nifi '(appofito a&u comparatiuo, quo ha- bio intcllectas nouo a&u producit inté. tionem inre cognita , & non producit cá ipío a&u comparatiuo, ita us, quod etiam es preffis verbis docuit Doctor ;. d. 26.4. vn. E. dum art, quód omnis poten- tia collatiua porefl obieHium [uum có- parare ad aliud , Q7 ineo fic comparato «auJare re[peGium rationis, qui no inefl, ex natura ret, fedex atu potentia, cr- goaliumaQum (cquerké posit Doctor, Difpu. 11, De Épte rationis - P. ^6 Tm rgo pares. cet z el 33 vrgcs, oppofitam man: indicari Budkorc loc aie ipse in (ol.ad imam, nam $.. Met. q.11. ab initio ait Palms eit , quód a£fu reflexo intelligé- di fit relatio rationis, fit enim primo Gu P f. diretto intelletius comparatis boc ad illud,quando autem reflettit imtelli- gendo coparationem illam ,vt obieEumy, tunc mon cau[atur elatio rationis, fed confideratur , ergo per) primumomnino a&um;quo obicea comparantur, ftat immediaté refaltat relatio ratioms ab(15 nouoadu, idem hàbet 1. d. nq. B. ait enim, relatio rationis efl modus obietié in primo atu intelle£ius , & tamen nom € ed veri genere intelligibilium ed eft in fe aliquid verà inte pi , € ita n0 intelligitur ni(i imattu refle- xo,vult ergo,quód im primo a&tu fiar, & in (ecandó tantum intelligatur , vt facta. PIT Tee a&us i,& reflexi, quz h:ncingerit difficultarem , & Doétorem reddit ob- fcuram , hic diftinguendi funt tresa&us y primus eft,quoduo obic&a realia cópa- rátut adíinuicé,ex quo in ipfisaliud nó re« fültat, quam fola exttinfeca denominatio patfiuz comparationis:(ecundus,quo in» telle&us concipit talem comparationcm paífiuam in obic&is per cui telationis;tertius tandé ,quo relationem ità confi&am in obic&is intelligit , ficut eft,hoc ctt ,e(sie relatione confidam, & . rónis; primus aGus cít omninó dire&tus y ficut € cácra tertias eft omninó rcflexus s fecundus veró poteft dici quodammoda reflexus refpe&tu primi; & dicectuscefpe tu tertij, qua de caufa interd dicitur di- re&us , intcrdum reflesus, fed certé cum fit primacognitio,quam dire habemus dc ente rationis, in ordine ad ens rationis abí(olucé dici debet a&us dirc&tus , cü cr» 8o Do&ocloc.cit. inquit ens rations fie ri cognitione directa, nó reflexa, quia in ifta habetjcantum rationem obiecti , non effc&us , non loquitur de primo ouninà actu quia per illum actingicur (olum cns reale, & nullo modo ens rationis , (cd de fcüdo a&u, quo primo, & directé arun- gürcns ratroms, quia per ipfum accipit cie, T. di E - Euaf. IT. Dx Formalit; Entisemtienis. VAfri,1,— 5t tertio qui veré cft refiexus in " t ad cns i shes qercit Ia- i ic&i aufa (upra di Ez : ad pA Dind encisirealis » cfsc pradti- efse, K intelligitur, & ideo refpc&u cius Bir ratum obediimcfilus er - cam, & fa&tiuam, pofteriorem verà eí(se incré fi tiuam, & contemplatiuam. ..$4 Tero fi ensrationis cft id, quod €ócipitur ad modum vcri eatis ; ergo nó fit fingendo aliquá formam, quz fecüdü fe totam fit meré obie&iua, & apparens, fed potius per falfam applicatione vnius entitatis realis cumaltera incompoffibi- ti, vnde entitas obie&ta intelle&ui erit fc- cundà e(scaciam realis , & folii (cundum ^ exillentiamobietiua rationis, quatenus (00 per intellectum eít applicata fubic&o y — — . eui non cfl applicabilis; probatur coníc- SE ia, quia iuxcà hanc fententid quan- | domcelicdus cécipit Deum , vt relatum t concipit ibi relatione realé folitam.à fe concipi inter caufam creatá, — & efíc&um , (ed dicitur eíse rationis, ^ -uiaapplicatur Dco, cui eft in applicabi- -— Bis; quando concipit fpiritum ad modum — «otporis, ver? ibi concipitur (ubflantia excenía,fed dicitur e(se rationis, quia ap- plicatur fabie&o incompoffibili  quan- do concipit hyrcoceruum , concipit vcra -&nionem, qua inter res vcré vnibiles re- periri folet, inter naturas hiscis & cerui,. tamen quia vnibiles non (üm ad có- ituendum per (e vnum, ideó vnio inter illas concepta dicitur rationis - 3$ KR ane ode be ensra- tioniscófi flat in falfa applicatione. vnius entitatis realis cum alia incompoffibilig indicauit Mayr. quodl;b.7:üct.2. quis modo paucos b.bear a(seclasefsc trauen fatis ilem,vt teftarur Amic tract, 344.2.dub.5.concl.6. & nos intinuaui- mos di(p.7.-Phyiic. q.8. art. 2. lano fatc- mur ità iorclligi pofse,& cxplicaci coin- munem (cntenuam veterum Scotiftarü , cum aiüng. enria rationis ficri folu à po tentia collatina ,& nonni adtu collari- uo, cum .n«juzcunque caks potentia có» paraudo ynum ob.c&ua ad aliud jungit non vnibiliz,cfficit ens rationis, & quide ità defa&o interpretari videtur Fuentes cit.q.2. diff. 1. art. 5. communem Scoti- ftaru,quz forté in alio fenfu defendi ne- ques fit vniuerfaliter vera , vndé fi no- ra (ententia ità interpretarctur » adhuc fuftincri poffet. Vetum quia non omnia: enia racionis funt per apprehenfionem- plurium partium cum vnione carum s.vt conftat de multis, quz concipiuntur ad modum pet (c fub(ittentium, & nonal«. teri inbzrentium ; & cogitur hac (enteu- tia affererc. omnia entia rationis ficri per copulam , non autem pcr przdicata , && fübiecta , quod tamen falíam eft , quia as : fzpé ex patte pra dicati a&u corrcípome : det aliquid fictum ; non fecus ac ex par- tc vnionis,vt cum dicimus animal efl ec- nus, nam przdicatumità cft forma ficta » ficut copula; & demum quia hzc fcnten- tianon (aluat ens rationis, nifi in concre- to y quatenus entitas realis ab intelic&u : applicatur buic, vel illi (übie&o income poffibili,, ia abftra&to autem cogitur có- Cederc ens rationis omninó dicere forma tcalem,& ad hucipfa quoque tenctur di- cere applicatienem ill obie&iuam , fiue diftinguatur ab voione, fiuc ffl cfc oínó «ns rationis abíquc alia rurfus Ml(a appli- catione vt diximas q. 1.ideó pra: (tat alio. modo noftram interpretari fententiam; . vndé ad arg. neganda eft coní(cqueotia, quia te vera valdé noftra fententia differt ab illa,vt cóftat ex loc.proximécit.aliud mit in formatione entis rationis conci« pere ens reale det pi aliud veró concipere, quod nó cft ens reale, ad. bimilitudinem entis realis , vt ooftta a[- fcric opinio , quia primá ficri nequit. fine : &uali conceptioue entis ad sm ve só nó cft acceffaria,fed (uffi cit, quod füp- ponatur cognitio illius enzitatis rcalis , ad : cuius fàmiliadiné ipfum ens ronis etfocs : matur , & üioterdum in efformando eme : te rationis accidit ens reale actu cogno * Íciy non vtique interaenit , vt obicctum .. cogn:tionis , qua. formatur eb ration $« : fcd vc terminus fimilitudinis , fecundam « quam cffingiur; & tic in Dco conc;pimus relationem ad ctcaturathzc tclatio à nobis concepta cft «ota bei Icn55 nn ens, & obie&tiua , & folum realiseft re« Vatio illa, adcuius inftar cffingxur, & fic dicendum de alijs exemplis ia argumento : relatis vide que diximus q. 1. probando primam partem:conclüfionis: — ^. 36. Quarto fi ens rationis cócipi debe« ret ad fimili tudinem entis realis,(cquitur tócipi non polfe fine ente!teali, quod cft terminus tals (imilitudinisyat hoc eft có- tja experiemiam, Deindé fimilitudo, cá . fit rclatio-zuiperantiz: fecundi: modi f. Met.tex. 20. requirit in extremisracio- ncs tundandi eiufdem rationis , fed talis ratio fundandi in ente rónis ceperiri non poteft . Demü entitas fia quam przte- ! fert ens. c ationis, cft formaliter impo (Ti bi: lis, ergo nópoceft habere timilitudíncm: €ü ente realiter. poffibili ; quia oppotita : non habent fimilitudinem adinuicem fed d itfimilitudinem.. t R efp. timilitudinem entis rationis. cü reali non c(fe vniuocationis, (cu commu- : nicationis., qualis eit albi ad album, fed . ionis, & imitationistüm in exis : là;tüm m modo cxifendi, juia ficut : ensicale exittit à parte sei ita«ens catio. « nisexittit obie&tiué instellectu,& (icut ; dupliciter gftc(l ens reale extaze inrecü natura aur pct (e ftans, aut in alios ità. cns rationis pot« [t Esau e qa "habere: €xittentiam;.f.per modum pcr fe flantisy. & per modum inharentis, ad hoc autem non «ft ncceffaria: pro illo.tunc cognitio entis-rcalis.actualis »X explicita, (ed (üf- facit habitual, & inplicita, vt ad prace« &énsargumentum dicebamus ;.ncque in» . CÓnucnicns foter jfi illa intcrucnirct,quia- in apalogus aquiuocis.con(uetü cit vt fc- «unda anaiogata definiantur pcr primü . yt pate: dc fano. Ad 2 patct por idc, quia. 3lla timilitmdo: non cft vniuocasionis, & : «émmunicationis;fed.imitationis, Ad 3. eppofita in.efíendo po(süt habete aliqua fimilirudinem in repra(cntando, vt patct. deípccie imprefla fub(tantiz ,qua illi af- fitmilaturin reprzícntando,cum tamé (ic oppofita in cficndo ;. fic in propofito ens gealc , & rationis opponunur in eísédo ,. "fed cum hoc fit veluu vmbra illius;affimi» xar ili quodammodo in reptzfentádo,. &jmitando eo modo quo vibra imita» $e. UU Difpa ET I Dé Eprevationit; 507 tur efie corporis - Multáobijcit Poncróé kic contta doctrinam à nobis traditam de ente rationis , quz omnia diluta videti poffunt difj.z.Met. q.9. art, r. àn. 241. vbi etiam n.243. impugnatur ridicula a quedam defcriptio enus rationis , — - poaenu affert manne fatio cffe illud , quod nequit aliquid efficerez ticq; inexiftece sica iode efficere, niti per confiderationem pótentiz potentis aliquíd contiderare; cut bene quadrat. il- lud Horat. de arte poet. - Spetk atii admi[fi visi teneatis amici UOQVASTIO ITI. "Num ens rationis babeat caufas fui. iti effe quas. 5, s. 37 (^Vmloquimur de caufalitate em- tiu rationis, vt Tatar.aduertit 4» d. r-q«2:queftiunc.4. earum; quz ibi moe uet de fecundis intentionibus ,& Bargius: f:d. n etam cord caufa pro^ prié: um .n. entiarátionis non fint- ptoprié ertia y fcd (lum concipiantar ad' modà entium , protc&ó habere nequeüt veras caufas, implicat .n. aliquid habere — veras cau(as , & non habere veram eíse gi qua ig:tue'ratióne dicuntur entia: eadem» bn asp modó quzritur, ati habeant eauías (ui clle,& quas. N - aliquii ens rationis habere caufas (ui císey cita tur Harueus tra&t. de. (ccundisintentios nibus, Mayron.quodtib.c. Sonc. 6. Met: q«18.Niger q.4.clypeiin fiae. Suarez ve 10,quem multi ex Recentioribus (equü- tur difp. $4. Met. fcét. 2. concedit quidé cn5 rationis co modo, quo eft ens, habere caufam cffcGinam! (ui effe ; id tamea'de alijs caufis, & maxime de finali concede rc inficiatur, & (cq«. Amicus q. 3. düb. 1. D 2e Meran n alij coetu rater forma ità Cor plut.dif p. 2,q,. pee Diar €difpa. (c&.3. : a Dicendum tamen cfl cns. rationis eo: modo, quo eft ens, etiam habcre cau(as: (ui effe; & quidem inomni genere caufa, Colligitur ex Scoto 1.d. 5.4.7. vbi argués: contra Goríredum docct cniia r.tionis cau(aci, & d.36. q.yn.& a.d. 1.q. 1:docet produci, & probaiur.. : 3$ Pix D 2 —T.. j H |: d ! ins Er x El 00 Quat. HL De caufis Entis Rationis; ; 8$ Primó qui entia ration.s fuo modo caníentat, quia ciuslibct cx- ftentis c «rà primum ens cft aliqua caía proportionata illius exittentiae , vc pater, . .— Moquin deduceretut de nó cxiftentc ad exiftendum pet feipfam!, (cd entia ratio- nis cxiftunt;cum antea non cx; (terent;er- ! &c. Confirm.quia non (emper habent R tle obic&tum;feü obiecriuum in mé €e ,quod efl elTc rationis , nifi cum cóci- piuntur ad mod entium, ergo cá tunc il- lese babcant,non antea, vcl poft, ccr- &éinaliquam caufam 1d referendam cft alonio nulla racio fufficiés illius qua(- . €unq;vatietazis reddi poter. Et tandé cü "£a ad modum entium fingimus , vtique —«oncipimus cà odum caufatotum .. Sccond3. yc (ingillutunoflédamus ha- bere cauían; preportionatam in vnoquo- genere caufz , probatur in priniis, « 1 dabcane (alum avit pro caufa ds ' —— "ficcnte (nam an aliqua alia porentia vi- ape Viimicd efficere , dicemus oficà) dicitur n.ab omnibus ens.ratio: "« lectus, & timilia;:mó.hac pori(Ti- ü de cauta ens.rationisd;ctü eft; quia à zatione i«achinaur ,. ergo haber iniclle- &ü aliquo. modG pro caufa cffcGtiua. Ac- €cdit, qued cut fuo modo dicitur ens, & «(je obieét'ué inintelledu, pari modo dici dcbct tile elTe accipeteab codem. 39 S d.óita obi foler;quod caufa: rcalicor. c! pondet c ffcéas rcalis, & po- - tentiz rcal; oo. céctum reale ; ergo à nulia — cavfayi& potentia reali , qualis.cfl inteile- " &us,cns racc n.Scffici potell. R ep. có» munitcr przlcram à noflris cauíz reali timarió, X unmcdiaté vij correfpó- dere cff. Cum cealam, (ccandatió iamé ,  & mcdi-w cffccium non. realem corre- fpondcic pbile , qui qnafi comproduca- tur ad product.onem effc&us dolis . ità in propofito cns rationis lecüdum ef- fcobicct uum producitur ad próductio, pci 1cahis iniclicétionis,qua ctt effectus. grnianus 1n.cil. Gus» Hac 10ludo pro» €cdit j'Ot.us.dc core rauonis pro mare- Ziali qualiscft. denominatio cogaitiyqua. deret. nquitut ;n; cbicéto ex intellectioue: uper. siu tranf euniejnon de ente ratio» Jeogtea »- 7 Bia cri ab intelleQu;efic per operatío- ur 314. n5 pro formali ,quod immed'até produ« citur ab incelle&u ea cognicionc, qua in- tell git fem 3H cec, quam fic. Quare prz- ftàb:: dicere verum effe aflumpcum;quan dó cauf: yr oducir per actionem phyficas & realcin , quo n:0d0 intelle&us produ- cit iniellcétionem. per a& onem intelle. &ualem,qua diétio appellatur à Docto- re quol.i 3. & alibifzpé, at non quando agit a&ione metaphotica,& quafi gram mat:cali 5:galis eft cognito , jer quá ens rationis producitur, fiquidem per cogni- tienem nom producit intelle&us aliquam entitatem realem,quia nó ctl actus pro« ductiuus, € veta actio, fed tant ü operati uus ex Doctore ibidem;ac proinde affert tancum e(fc quoddam obicétiuü, non rea» le; vndé (iin obiecto, quod intelligitur » nullü aliad e(Te repcritur prater hoc cfe obiectiaum. ; quod ab intellectu recipit, erit ensrationis,& productio cius crit pe du&io fecundü quid, & rationis,non reae lis,vt docet Doctor 1. d. 36.q: vn. & 2. d. 1.q. 1. Pariter poteft potentia rcalis ex Doctore nác cit. re ens rationis pro. obie&o faltim fecundario , & terminatie uo , licet primarium ,S&& moriuum debeat e(lereale , & prafertim ità contingit quando rem concipit aliter ,ac efl, vc ac«- €idit in tormatiooc entis rationis ex die €is q. 1. in fol,ad z.ad 5. Confinin.. 49 Tertio habct euam fuo modo cau fam finalem, nam (zpéinte!lectus format: enüarationis., vt res re&té, & fine errore cognofcar., aceprarfertim ad hunc-finé ex. natura fua ordinantur intentiones logica- lcs,ergo &c.probatr aifüinprü, tic enim; quia priuationes, & ncgationcs ex fe ins- tcliigibiles nou füntynilr.iudicio.quodam. diaiüuo,, vt v.4jitelligendo intaliorganonon.eilepotenuam videndi .,in. aere: non etie lucem; & é contra denominatio* ncs excriniccz.non funt intcliizibilcs,nifi iudicio ja Rees La tjuo, vc v.g. ime telligeado. Deum creatorem ,, parietem v.[uin per hoc ,, quod. relaGio.cxiftens im creatura term:nait ad Deum, vilio exis ficos in oculo. terminator. ad. parietem » vt cas intellcérus apprehendat apprehen» Lione fimplici quae SUUmBo deqén Ice t €is$ conueniunt, à. necele pradicet, qua 5 ids: 314 Taría (unt ad explicandam earum natutá , data opera fingit illa ad modum entium, vt caecitatem, veluti quandam pratam di ípofitionem in oculo,& fic dc alijs, us entia rationis ficri pofsunt , imb de facto fiunt propter aliquem finem.Sic ét confi- cit intentiones logicales, vt certà fibi pra- fctibat regulam,qua in vnum plures pro- pofitiones cognofcere valeat, nam in pri- mis intentionibus ex cognitione vnius propofitionis exercita: non poteft deue- nirc in cognitionem alterius ,quia vna exercita non continet aliam; hinc fit , qp . cum poficaquam plura adinuicem cópa. rauerjt,confimilem inucniat modum cf. fendi denominationisextrinfecz in plu- ribus, format fecundasintentiones ; v. g. quod animal fit genus ,quod homo , Ico, bos,(nt f;ccies, & (ic predicando figna- té pra (cribit fibi regulam dicendo, genus pradicatur de. fpeciebus, (ub qua propo fitione fignata continentur omncs exer- citz dicendo, ergo homo eft animal , leo €ft animal, quia vna fignata plures cxer- «itas continet . Pariter quia longum etfet enümerare omnia,& fingula, qua in pro- pofitjone afijrmari,vel oegari poffunt de 'aliquare, & valdé prol «um fingula rc- ceníerc ; de quibus alia affirmari! , ve! ne- gari poflunt, vt vno nomine hec omnía '«ompleétantur, vtimur coníultó nomine fübie&i, & prezdicati; Et quia decon- clufione in i spar dc premiffis,de à prima,& fecunda prava:ifa forcat quam. plura dicenda , vtimur nómine antecc- dentis,& confequentis,maioris,& mino: ris,quz omnia funt entia rations; & pro- pter eum finé inréduntur,vt operationes - noftri intelle&us bené fiant;imo vc dice- bàmus q.proem.hic eft pcecipüus logicz — finis, & hac de caufa Arift: cam inftituit fub terminis fecundarum inreationum. cfpondét aliqui ex Suarez cir. quod Jicét intelle&us aliquando entia rationis effingat ob predi&os fines, ifti tamcn nó funt proprie finesillorum entiü rationis, fed potius corum a&aum,quibus fiagun- tut; fic in Logica directio operationm intelleétas nó cíttinis illius et]e racionis; AXjued ab intelic&ta recipiunt res logica- ks,nam cao;üniavt eflc przdicatiyfubic- Difput. ITI. "De Epte Rationis. Gi,antecedentis, confequentis, &c. quafi con(íequenter infargunt ex a&ionibus mentis noftre, & non i propotito, (cd proprié eft finis illius cognitionis , qua ntur illa entia rationis logicalia. - 41 Sed hac folutio nulla cft, quia vti- que concedimus caufam illá finalem nó else veré,& proprie caufam finalem refpe &u entis rationis ( praefertim fi caufalitas finis ponatur efse realis, de quo in Phyf.) attamen prout in prafenti loquimur de caufis, ipfi eriam enti rationis caufalitas . finalis deneganda non eft, nam ad hoc (uf ficit,vt ad iodum caufati, & procedentis à tali caufa concipi poffit. Accedit,quod fi cogoitio logicalis dicitur à cau(a finali procedere, quia à propofito intenditur propter eum finem, fic & entia logicalia - fuo modo ab illo fine dependentiam ha- bebunt;quíia ad eum fiacm ipía preíertim iufecuiunt, plofquam tpfa cognitio, y refültát . Demum fi entibus rationis fuo modo cóceditur caufa efficiés , à fortiori €t caufa finalis ei cócedi debebit tum ob generalem connexioné harum caufarum; tum quia caufilitas finis maxime deficit à Phy(ico cau(indi modo,cum metapho-- —N- r:cé caufec , & ideóciliscaufalitas magis ——— proportionata éft enti rationis , quam . cau(alitasefficientis,ex (uanatura, — ' Dices , à Sopirill s fhioftris entia ratio- nis rcliquijs cretze à. fisulo dercli&is , dá vas incendit efformare , affimilari folerc ca ratione , quód (icut figulus folum vas per fe effingere intendit , reliquie vero meté per accidens fequuntur prater eius intentum , ita logicus a&us logicales pc. fc intendit, intentiones autem logicales ex iliis cefultartes folum per accideps . Refp.hoc Scoti(tarü di&um debere intel ligi de enterationis pro materiali, vt (unt dcnominationes extrinfecze cóguiti, com parati, &c. ifta enimveré, & per (enon imiteoduntur ab intelle&tu,(ed pet accidés derelinquuntur in cbiecto , cuius cogni- tionem per fe, & à propolito incellcctus uzrit ; dü vero eadem denominatione$ pet alium actü [equentem conc ipic intel letus, vt quid intrinfecum obiecto , hoc €etté facit imn logica prarfertim'ob aliqué finem totécim , & dicéhre íctundas iaten- tiones d N. P. "a TP Rn ow uA ri Ard cadi 1 Zu M —. pon pro forma parts, & phylica, fed pro M .admo i : —— .ellcétus, an potius rcs ipfa, de qua enun- iar tale ens rationis. Dicendü cít non , | IA di Quafi. L1. Decaufis Entis Rationi; . s in logica non per fe intendi ab in- u, (ed ipfos us logicales ; cft a(- re nedum logicam in (e , (ed nec eciá .. logicam ab Atift.traditam císe per (c de fecun dis intentionibus ; quod eft (al(uai exdictisin quaft, prom, — - 4t Quarto habent etíá fuo modo cau fami materialem, & formalem,.quocunq; modo fümantur , fi cnim fumuntur vclut cau(z intrinfecz tcm componentes , fic | -* entiarationis fuo modo habere poterunt caufam materialó,& formalé,& crunt hus  iufmodi omniailla i entia rationis 315. gnito erit,can.;uam in fubiec:o. T à q uia tormz non denoininaat, niti res , quibus 1ncxittunc vt de albedine cóitat in otdi- nc ad paricté, fed ens rationis deno minat rem, & nó intellectum, natuta cnim huma na dicitu: v niucr(alis, dicitur (pecics,non intclicctus, ergo &c. Tum tandem, quia illi inexiitere concipiuntur;cui applican- Auc fed applicantur rebus , vc cognitis , iuxta illud Boetij , logica ctt de fccuadis intentionibus applicatis primis . ^ 4j At contrà in(tabis ; Tum prim . quia; liens tation s ctlet in cebus fübie&i- pofsuncad inftar (ubftantiz matetia«. ué,cllet accidcas , & per con(equens ens tz, & corporea veluti (unt hircoceraus, €bymcra,& fimilia fi vero (amatur cau- fà matetialisnon pro illa, que dicitur. ex qua, (ed ih qua , & pariter cauía formalis forma totius, & metáphyfica, ficur cft cf fentia,& qu dditas , ficetiam entia ratio- habebunt cau(am materialem in qua , iimirü illaegug cócipiütur ad mo- ccidentis,& formz (iaplicis abfola- I relatiua alteti inbzrentis, Habe- denique omnia. rationis entia cau-nus habent omnia proptiam quidd.ta- tem , & c(scnriam [ibi proportionatam. "Quares, quanam fit caufa. materia- —— Ws, 1n qua en:iuim rationis conceptibiliü um altetj inhzrentis , num fit in- eísc intclle&um;fcd rem ipfamquatenus cognitam, & ab intellectu apprehenfam, ita Scot.q 9. vniucrí,& in 4.d. 1.9. 2.B.& in1.d.23,q,vn.& alibi (zpe;quod proba- tur, quia huiufmodi entia rationis eadcm tione dicuntur entia cau(ata , & cre (abiectum, ficut ergo dicitur en- tia, quia ad modum entis concipiuntur , dicuntur caufati, quiaad modum cau(a- torum concipiun:ur » ita cum corü fübie- ctum quarimus , fenías e(t quodnam cít illud; quod à nobis per modum fubiccti cócipitur;in quo illa fint , at clarum cíts quód cli concipimus intentioné generis » iilam vtique conci pimus in animali , nort vt es led in ipfo, vt cognito, &'ani- Mey ires ,crgoin animali co reale;vt arguit: S, T'hoca.opuf 48. crab. 2 c. 1. Tum 2. quia hac ratione Scotus ipfe docuit 7. Met... 18. habere effe in intel lectuynoa (olü obic&iué, fed etiá (ubic- - &ué, nanautem in rebus cxtra, Tum 3. quiaens przcipua d:ui(ione diuiditur in ens inanima, & extra animá , fe per cns inanim. iatciligitur ens rationis, ecgo de bet efe in anima, non in rebus iptis. Tá- dem Chymera, & hitcocecuis. nequeant elfe (ubic&biué in rebus , ctiam quatenus cognitis ; quia non concipiuntuc ad mo- duin entis alteri inhzrentis, (ed ad in(tar (ubitantiz , & rci per fe ftantis, erzo dc- bent ftatuit i$ intellectu ubie&tiuc . .Refp. ad 1. quód coafequentia cene ret, fi ens rationis ponecetur. rebus inef- fe vt funt extra incelle&um ,& ita intclli- git S. T hoaat ex hoc,quod ponitur (übic- Ctiué in rcbus,vt cognitis,& vt in intelle &u iacent , fcquitur folum e(Te accideos intentionalc,(eu rat ions, quatenus cóci- pitur ad inftac alteri inhzrentis. Ad. 2, Doctor intcliigendus ctt , vt (& explicuit f Mer. q.1.quód vniucrtale inhzrcat rei, non quomodocun que;(cd quatenus habt elfe cognitum in intelle&a ; quia cum res potfint contiderari ccipliciter, vcl (ecun- dum (uum ctle quidditatiuum, quomodo cas conliderat Metaphyíicus , vel (ccune dum fuum cílc materiale, quomodo cas confiderat Phyficas, vel (ecundü illud cf- fe:cognitum & comparatum, qp hibent pcr operationem. intellectus » quomodo cas con(iderat Logicus , vniuer(ale non incft rebus quomodocunque, (cd «90 eas. coniiderat Logicus,& idco proa tunt 1ü Ef ai inicl- $16. dntelle&u , quare ensrationis eft intelle- &u (übic&iue non immediaté,fed media- témediantibus nimirum cebus, vt cogni- tis. Ad 5. dicirur ens in anima obieGtiué , non fubie&iué , & per hoc dií ; ab ente extra animam,vel fi etiam (u Giaé dicitur ens in anima;id debet ligi mediaté modo nunc ito , non immediaté, ficut ineft intcl O 5» alio- quin cíict accidens reale ,vx actus, & ha- bitus intellectuales .. Ad 4- illa entia ra- tionis nullibi (unt fübic&iué, nec habent materiam in qua , quia ad inftar (ubítan- tiz concipiuntur, (ed ex qua, & (unt tan- tum obic&iué in intelle&u. "QV ESTIO IV. vtt folus intelletfus efficiat ens ratio- nis, & quibus atibus. 44 Emo negat ens rationis per in^ N telle&um cffici, quare hoc fup" pofito quzritur , an eiustantum fit hoc munus, num potius aliz ctiam potétiz vi- tales illud cfficcre poffint.Comunis opi- nio a(ferit hoc cffe fpeciale munus intel- le&us przfertim Thomiftz Copl. difp. 2.q. 5. lo.de S. Tho. p.2.Log. q.2. art.4. . Caiet. 1. p.q.28.att. 1. Auería q.s .fect.4. Blanc.di(p.r.(c&t. 3. Amic. trac. 3. q.3. dub.2. & 3. Contendunt alij, vt Scouiftze cómuniter,etiarn per voluntate, quia po- tentia collátiaa cft , ens rationis cffici poffc,ita Formali(tz omnestrac.Formal. Faber; Fucntes,Smi(ing. Meuriffe loc.fu- pra cit.nam fic infinaare vi(us eft Do&. Td.45.q.vn. $. £d argumenta , & 3.d. 26.q-vn. $. 4d quaitioncm , & 4.d.v6. q.2.$. Re/pondco , & quodl. 17. art. 2.$. "Potefl dici , dum yim docct poíse volütatem fuo ,Caufare relationem rationis ia obicétis , quando '.(. ordinat vnum obiectum ad aliud,ad quod non cít ordinabile à parterci, vc fi Deum amat in ordinc ad creaturas. [mó vlterius ali- qui Scouiftz, progreflTi funt afferentes ét Phanta(iam, (cu Imaginatinam poffe ens rationis cfficere, coquia inter porentias fenfitiuas ipf1 f0Ja habet virtutem cóiun- gendi, & conícrendi obiccta adinuicem, yt patez dum Chyaneras , & hireoceruos - Difp.IIT. De Ente Rationis. — * In H * . E fi cd rum à parte rciincomes - . indeeiam. ità Faber cit.c. s. Fuentesdiff. 3.at. 1. iffe cit. »3»1n fine, Val- lon.pag. 43. Ant. Koccus tract. de fecundis intentionibus (quamuis ilti duo exptimant phanta(iam , etiam(i vim ha- beat collatiuam,non poffe idcircó cffices re (eccundasintentiones ) quod etià rang. probabile amplectitur. Suarez difp. cit. fec.2.n.18.& Rauius q.4. Tandé idiplum alij affirmarunt non tantum dc ceteris s& fibus internis,verumetiam exteroisgo dh — ipfi ; plerumq  petcipiant,& repre noe d noch ad adum EN di, ein "s dS MESA RR TN A IHR aqua,Solem exiguz magnitudinis, &c. ita Jandon.infinuat f Me 23. & Arriaga ex profeífo tenet difp.cit.[ec. 5. lub(cc.2.. & 3. vbi có magis id tenet de voluntate. : n 45 Circa alteram quafiti partc du- pliciter dnbitatur ; Primó generatim,cuim enim actus intellectus geoeraliter loqué- do fit,vcl abíolacus, quo.f. obicctum ab. folutéconfideratur fine ordinead alud,, — velcollauuas , quo confideratur cum talt ordine, & ruríus vterj; aut directus qug. Jf. primó , & direc: obiectum atingitur illisactibus,au: reflexus.quo niirürclle ——— ctitar faper obiectum, vc abfolute Ar og " OQ,» tum,vel relatiue; dubitatur in pro qualis in vn/'ucrfum cílc debeat actus, uo ens rationis 'efformatur; Scotus s. et.q. 17-ab initio expreísé docet hunc actum effe debere directum, & compara- tiaum , & e(t comunis doctrina pri(corü Scoti(tarum,cum hoc tá difcrimine quàd Doctot loc.cit. loquitur fpeciacim de re« latione rationis, at ipfi loquuntur vniuer- (aliter , forté quia omneens rationis pu- tarunt e(sc relatiuum , quos ex recentibus Seotittis fequitar Faentes cit.& ex Tho- miflis Loan.dc S. 7 ho.q. 2.art.4.concl.5. Vulpes vecó di(jp.cit. 28. act. vlt. n. 4. ait per actum directum comparatiuü (ccuu- das intentiones habere tautum c(fe dere- lictum,& per intelligentiam rcflexam (u- fcipere verum effe rationis fabricatum ; Meurifsc cic.concl. 3.dcclarar diuería ea- tium rónis gencra ex diuerfis, actibus rc« fultarey dcaominationcs extriníecas co» gniti --— m -- » n "- " 21 ) "P PW 1 MET. e * 000 Bud TV. otn folusinelleElus efüciat &ns rationis... 317 E vom putat ad ordinem entium ra-. art. 3.dub. 5. & Hurcad.difp. 1. Log.fc&t: ... "Rjonispertinere) ex cognitione direQa, — 4.6.18. & fufius difp. 19. Mer. [c&.1.$. | |. eltiones rationis ex comparatiua, & en. 14. co quia omne ens rationis cít quid ] .. tia rationis fi&itia fieri pera&ionemre- falfum, & ad modum alterius confidcra- - Mflexam, qua intelle&us apprehendit eie; | tom dando illi aliquod cffe repugnans, uod reuerà non cít . Ex Ncotericis fed veritas, & falfitas ad fecundamtan- rez cit.n.16. quem multi fequuntur; tamopcrationem fpe&tant. Tertiacon- docet omnem actum , quo fit ensratio- — cedit ficri per omnes , & fingulas , quia nis,effe cóparatiuum,non quia omne ens apprehendi potcft. aliquid eíse , velexi- . . gationis fit relatiuum , vt prifciScotifiz — flere, quod nec cxiftit, & cxifterc impli- — . -sicebant,fed quia ens ratíonisquodcun- — cat, poreft item affirmari, quod cft. im- — — que,fiue ab(olutum, fiue relatiui, fit per ffibile, & negari , quod cft neceffariü | €omparationé nó entisadensreale ,qua- — & poflumus tádem cogitare vnum fequi . &enus concipitur ad inftar entis realis ; — ex alio, quod veré non fequitur, quz om- -. "hancvero cognitionem contenduntali- pia (um non entia ad modii entium ficta qui femper effe directam, vt Blancuscit. per fingulas operationes, & cft cómunis fec.4. Suarez ibidem innuit potius efje inter Modcrnos Fuent. cit. art. 2. & 4, -—., debere reflexam , & prafertim in fabri- — Complut.q.3.concl. 2. Amic.cit.concl.4. - "eahdis fecundis intentionibus. Alijde- — Ruuius tra&-de enterationis q. 4. & alij "mum diftin&ius procedentes inquiunt , — pa(Tim ; quam aliqui adhuc magis expli- mne ens rationis abfolutum fieri per cantes inquiunt. hanc fententiam nó ita nitionem abfolutam ,. & omne rela-  intellizi debere , quati quodlibet ens ra Qüm per relaiiuam , & rurfüsillaentia tionis poffit promifcué fieri pex quam- s,quz fundanturinipfisoperatio- libet intclle&us operationem, fed per pti itelletus, & habent pro ia mam determinaté fieri ens rationis ge- nat:enes extrinfecascogniti, &c. — nus, (pecies;apprehenfum, & fimilia,que itis c /mi« conueniunt terminis fimplicibus , per (e- cundam ficri ens rationis predicatum , - fübie&um, propofitionem, & alia huiuf- : modi, quz conueniunt integris enuncia- — —nmnis,feuforme extrinfece, casera vero — tionibus; per tertiam tandem fieri ens ra» 11 fieci per notitiam diceGtam , .i. nonin- tionis medium termini, maius, & minus -— uoluentem reflexionem circaaliam prz- — extremumsantecedens,conícquens, & fi- .. wiam cognitionem;ita Auerfacit.fe&t.6. — milia, quz argumcntationem concernüt, — €omplut.q.5. & alij quampluresfic lo-— & in hunc modum hanc declarauit. fenté- - qui videntur Hurtad. dilp. 1. de obie&o. ' tiam. Darand. 1.d.19. q.5.& 6. —- 0 Log.(cct 5. Amic.trrac. 3.9. 3. dub. 6.ar.2. 1 26 Deindc cim uie Ls intelleGius ARTICVLVS I. noftri operationes cx di&kis 1. p. Inft. 3 3 OA Log. distr in fpecie , inr oleas, Refolutio quafiti de Potentia enti$yáe | &lipgulas ficri poffirensrationisan per — . . tionis effettrice . aliquastantum 5 de quo tres cxrant fen 45. 4 Rorefolatione quz fiti quoad pri: tentiz . Prima docct fieri folü per primá | ren partem , quz eft de potétia operationem »quando obiectum fimpli- entis rationis ctfectrice , eft aducrtendü: Citer apprehenditar aliter , acfit nam. ensrationis dupliciter accipi poffe; prie. ' quando poíicaaducnit (ecunda , &ter-. mb proco, quod folum babet effc ex vi.ti3 operatio , .& iudicium, & didcurfis, — rónis,fecundo pro ente'proportionali, & — inueniumt: ens rationis factum pcr pri- zquiualente enti , gy fità rone; in propo» mam, Secunda ncgat €n$ rationis fieri — lito cit quaeritur, quz po'enria ens ratio. per primam , fed aílerit folum ficri per nis cfficcre poffit, & an hzc folus fit in- iecundam » ita Coconcll. g.1. predicab. — te]le&us, noncít íermo ^ entc rationis Loa. ——— UNES A tme i HR 10 211 messis 2 M 318 $n primo fenfu , nam fic cffet repugnátia in terminis, quód alia potentia abintel- . le&u;qui dicitur ratio, feu porétia ratio» cinatiua, cns rationis cfficere poffet ; fed cft (crmoinaltero fenfu. quare quafiti fcnfus crit,an ficut datur aliquod ens ; y folum exittit obic&iué ininiclle&u , ita detur, vcl dari poffit ens , qp folum obie- & vé cxillat inaliqua potentia intentio. nil; a2 ab intelle&u; & hoc voluit in- nuc; c Doétor, com in 1.d.45.q.vn. C. & qQuol.17.C.-ipquirvelationem , quam pot voluntas , & quzlibet potentia collat iia alia ab intelle&u caufare in obic&is ab ipía inuicem comparatisn qu:bus ex na: «ura. rei non reperitür , non cH rationis loquendo ftrité de relatione rónis, quia non fempcr potentia illa comparans eít ratio,fiuc potentia ratiocinatiua, fed dici rationis , vcl quiaillis obic&is non cóuc- nit ex natura reiabíque atu potétiz in- tencionalis,vt ait ibi,vel prout hoc nomé ratio comprchendit int.llectom, & volü xatem iuxta phrafim Acifl.9. Met. vbi cas appellat potentias rationales, vt quolib. *cit.adnotauit ; vcl quia hoc nomen ratio Difput. IIT. De Enterationis 1 ja poíTumt intelle&ui vel alteri potenz. mp fundamentum fi&ionis , vr concipiat id,quod non cft jac fi effet:aliud vero formale, & a&uale , quod nimirum a&u participatformalitatem entisratio- - nisquia.f.a&u fingitur etleab intelle&u, aut alia potentia , & ita obic&tiue exiflit in ca, vt extraillam nec exi ftat, nec exifte re poffit; Non eft hic quzítio de ente ra- tionis matcriali,& derelicto, fic enim có- cedunt omnes, non tantum intelle&um ; vcrum ctiam volontatem,imaginationé ,& omnes fenfos internos, & externos pof fc ens rationis efficere , quia in a&ibus omnium barum potentiarum poteft vti que cns rationis formaliter fundari,qua- - tenus denominationes extrinfecz pcr a- - &tus carum in obiedtis derclidie concipi - poffünt,vt formze illis inteinfecasac inhze rentcszjuzftio igitureft deente rationis — — formali, & eft fenfas,an peropus alterius - potentiz ab intellectu poffit fieriensha- ——— — bens folum efle obici & ex via u À 49 Dicendum eft ccrtum e(fenullà po tentiam vi | prater intelletum , & voluntatempolféens rationiscHicere, 8c —— ex hísduabus certum elfe intellettü. cf- m t ficete poffe , de voluprate vcio non it —— certumy(tis tamen probabile.Conclu(io —— extendi etiam folet ad quamcunque po- xentiam collatiuam , vt ait Troimbct. in Fonnalit.art. 2. prin. $. notandum vlte- zius,ecltandcin cuia ielatioaut denomi- natio comparatj jn. obiecto caufata pec a&um potenua' collatiuz magis partici. pat rationcm cntisrationis n primo fen- firquam aliz denominationcs-vili, cogni tic. quia vt docet Scot. $. Met.q. ri.ab initio nedum c&fe cationis hibet, quate- rusà potentiam'ept onali procedit, fed etiam alud cile ration's lupponit, in quo fundaur » quía denominatio com arati nón yefultat in obietto;nifi prius bfolu- té cognitum fapponatür quoád iilud at- itibutum, jà quo alteri comparatür..— 48 Rurfuscum ens rationis cx di&:s 4.2.art.1.duplex (it , aliud inateríale , & derelictá, ac potentiale, quia nimicü for- malitatei entis rationis actu non parti- €ipat , Ícd v. ique participare poteft. per a&tum potent z finzenus, quo fena. ne- gationcs,LriuutioncsyX omncsexminfece dcpom;nátilncs reales dicütur. entia ra- tionismaterialiicr , & fundamcertaliter y eít Scorilocis omnibus citatisyac &tmox cirandis,& probatur quoad fingulas par« tes ; Et quidem Primo, quód nulla poté- tia (enfitiua, fiue interna, fiue externa pof fir, oftend«ur geuerali rat one , illa ola potentia vitalis potett emia rationis c ffo iare ;qua ita rei iprz (Lore poicft eife, » obie&tiuam in (ipfa, vc excra iilà necti c , ncc exiflere poffir, ac in nullo (en(w, fiuc externo, liue interno potcft aliquid 1t10 - bicctiué exittecc ex vralicaius a&us. (cn- hiiui » ergo nullus (enfaum ens rationis poteft efhcere / maior patet ex dictis de formalitate entis rationis , quod talis cft naturz, vt illi prorfas repugnet. exifterc extra potétiam 1 qua fotmarur;probatur minor , tum quia vniueríaliter loqucado cbiectum fentuum cft (enfibile, íed. etfe fcnfibile efl etfcreale contradiftinctü ab cie rationis ; tóm quia obiectum prafer- tim fcníus eztc fni edt aliqua qualitas sé^ ibi-tte rei , vnde com- T dieitur (en(ationem externà pen-  detenon folum ab obicdto exi(tente , fed | etiamin fc prafente, ergo (cn(us cxternus J mon poteit dare effe obicctiuum rei non - exiftenti, nam femper terminatur ad efle reale eius a&ui prarfi pofitum eriam in illis cafibusde quibus itati (olet; nam remus, v.g.repra(entatur cacuus , vel fca» .. &usinaquaabilla (pecieyque vranfmitti- .. turadoculum cx immutatione fa&a ab j ME | &qua,per quam tranfit , antequam remus SM cipiatur ab oculojergo remus ille non 4 ha rationem curai ex ipfo actu vifio- /. mis,fed antecedenter ad illumsquia fpecies .. — állafic immutata determinat eculum . videndam tali modo, & ita (uo modo di- .. cendumin alijsca(ibus , cü nimirum Sol (0 propter dittantiam apparet miaor ; quam — fit, & denarius inaqua maior, & edificia  difiun&ta eminus apparent coniuncta , & . oncauitates in pictura;in his enim, & fi» | miil uscalibus attingit vifus apparentia (0 jllamcaufatam ex vi pecierum (ic, vel tic ENS immutararam, vel aliande,& bac appare (0 wk repr (cntatio vera eft ,& realis , li- /— cé&nóreprafentetur obiectum, ficut eft, is, & exi(teris à ob immutationem fpeetecum, aut cauf(a,(ed in hoc nullum interuenit ens ra tionis, alioquin etíani fpeculum ; quando reprzíentat remum euüruum in aqua ens rationis efficeret. . ,$o Etex codem capite probatur eadé minor argumenti. principalis de fenfibus iuternls , prz(ertim de 1maginatiua' aut z timattua,de qua cft dubitatio quia licet ha potentiz non neceífarió pendeant ex pra (entia obic&ti in feipfo, vt fen(us ex - terni adhuc tamen non refpiciunt coram latitadinem entis, vt intelle&tus;fed deter minatum expofcunt obie&ü, & hoc qui- dem fcntibile, quia non percipiunt cflen- tias,& (ub(tantiam rerum, fcd tantü qua- litatcs & accidentia externa , que vtique fünt entia realia ; vnde vt docct Scor. t. | -d.3.q. 2 F.contra Henricum , dum agnus fugit lupum ; non apprehendit rationem micitia,(cd accidctia Lupi,vt fibi ma- tetialiter dií(conucnientia ; à quorum ap- prchen(ione mouetur cx inftiactu nacu- tz appetitus ad fugà (cd ha fulius pro- | 91r. en folus intelleGlus efficiat ens rationis-zArt.F. 319 fequi fpe&at ad libros de. Anima, X idco rationes quz inde (am: polf.nt ad. pro- bationem cócluíionis dimittimus, hac fo- lum cótenti, qua ex natura entis rationis, deducitur , quod fení(us dare nequit effe obic&iuum rei nonexiitenti; Et quando etiam inallatisca(bus contederetur fen fus externos dare effe obie&iuum rebus non exiítentibus , & precipue imaginas tiuam id facerc, cum mótem aureum, vel mare vitreum imaginatur , hoc etiam ad- miíÍo non fequitur hzc idola effc entia-a rationis,quía hzc ob:e&a noa habét im-  poffibiliratei ad exiftendum à parte rei. quod cit de e(fentia entis rationis » quod non folum excludit a&ualem exiftentiam Ob:e&i, (icut reprafentator , verumetiam poffibil;tatem ad exiftendum; cum igitur neque per feníus externos » ncq; intecaos tale potlimus idolum machinat 1cui cepu« gnct exiftere inrerum natura falcim per potentiam Dei abfolutam , concludendü cft nullum (en(uum pofle tale e(fe obie- étiuum dare rei non cxiftenti , quale re- quiritur adens rationis . . $1 Refp-aliqui ex Suarez cit.imagina- iuam (alim inhomine babere hanc vir- tutem fingehdi;quod non cít,nec e(fepo- teft,ex coniun&tione , quam habet cii in- telle&u,vndé inquit Suarez imaginatione in homine participare vim cationis, & for té nunquá fingere, quod nó eft nili coo- perante ratione quod etiam expertentia ipfa edocet,non.n. imagina ua mac ina- tur folum monté aureum, marc vitreum , & aliajquz vtique po (Tibilia fanc, fed alia quoque qu£ proríus impoffibilia funt v vt hircoceraüm, & chymceram, & alia» huius eneris repugnantia. : i Sed facilé euertitur. hzc folutios tum quia proptet hanc coniunctionem nó po telt imaginariua extendi cxtrà (uii adz- quátum objie&um, quod cíLens (cnübile exittens vel exiftere potens quale nà efcns rationis ; tum quia etiam ipfa imagt- patiua humana adhuc continetur intra Lli- mitc$ potentiz organic » atque adcó fpicitobiectum, quod contisetur infrà limites obiecti materialis. ob proporttos nem; qua verfari deber inrer paient ^m» &obic&um quoad rauionem Eon lei F f t 9, e. 24 7220$20. éperandi; tum quia fal(um eft imaginati- uam per fe participare vim tationis in ho fnine , nam tantamcum ipfo intelle&u conucnit inrationc potentia cognitiuz: interne ; cum tandem quía vc ait Auer(a, fi imaginatiua (uo proprio a&u diftin&o ab a&u intellectus habet cfformare ens rationis;frufira affertur coníortium intel- lectus . Neque experientia eft in oppofi- titm, dum .n, concipimus hircocecuum , chymetam, Deum corporcum, & fimilia, plané vt paffim notant Au&orcs, non ex vi imaginationis voiuntur mátürz , auc effentiz incompoffibiles, quia nec imagi matio,nec alius íen(us profundat fe víquead fübftantiam , (ed tantü externa acci- dentia hirci v.g. & cerui; quotum cóiun- €tio certé non repugnat, nam (zpius viía funt monitra ex diuettis animalium figu- ris conflituta , vnioaütem naturaruin 1n- compoffbilium fit à folo intelle&u. $2 Altcractiam pars conclufionis có- fti probatur, & primó quidem ens rationis ab intellc&u fieri ità compertum cft in- tcr admittenres entia rationis , vt proba» tionc non egeat , quod vel cx ipfo nomi- ne entis rationis indé deduát conftare.- dcbct, id autcm ctiam de voluntate pof- fc probabiliter affirmari oftenditur ma- nifcfia ratione, quia nihil illi dee(t ex re- quifius ad potentiam formatricem entis rationis, fi .n. rcquiritur , quod talis po- tentia fit collatiua, certum cft hoc i tati non deficere, ità .n.. poteft cóparare. vnum obie&um alteri , ficut intelle&us , nonquidcai per modum iudicij, & cogni tionis, (ed per modum ipfius, ordinis , & acceptationis, vt notat Bca(auol, q. quol. 20.cx Do&orc cit. v: cum vulc media.» propter finem;imo potcft inuicé ità duo €onfetre obic&ta, quz à parte rei ó fint refctibilia,vr cum peruersé agésvult Dcü proptcr creaturam viendo fruendis , & . froendo vtendis ; Si requiritur, quod talis potentia fit rcflexiua,vt vlteriusaliqui exi unt,ex Suarcz n. 17.0b quod ncgant sé- us ens rationis eflicere poffcquia oculus p em vidct, fed reflexé nó nouit parie té e(Te visü,ncc imaginatio perci D abicdto. eque id fit cíÍc imazinatum voluniati deficit quia voluntas liquid vo it; quid. Difput.IlI. DeEntevationits-—-. 000 » lens faepius hue a&um reffexum con(entit- fc velle,vt docet Scot.quol.16.D. & r.d. 47:q.vn. D. & ratione reddit quol. 17. C. quia hzc munera competunt illis poten- pos rationem ambabus communem gs fob earum immaterialitatem; Si tandem requiritur (quod principalius eft) quod otétia det effe obiectiuum rei, qua reali- rer non eft,ncc cífe poteft , adhuc neque: hoc deficit voluntati , tü quia poreft vo- - luntas impoffibllia;etiam vt talta ab intel Ic&u often(a , appetitu faltim inefficaci appetere,vt docer Scot.2.d.6.q.1.quara* —— tione tenet. Fuent. cic. polle voluntatem - ens rationis efficere; tum quia (quod ma- is vrget) poteit voluntas ex fua libertate - Pocta in obte&o fingere , vbi te vera - nonrcpcritur, nec reperiri poceft, neque vt bonum ab intelletu proponitur , crgo poteít taleeffe obie&iuum bonitati tri- - buere,qualerequiriturad ensrarionis CÓ- — — wii nes onfcquentua pater ,quiaim - rali ca(u voluntas eft,qua primo fingit nitatem in.obie&o, vbi non ett, nec cíTe poteít, non autem ipiclle&tus; per quod excludicur commumis rcípontjo Recen- tiorum dicentium; quod licét voluntas in- terdum tendat im bonum, quod re vera tà le non eft, tamen ipfanon fingit tale boe numy;fed (upponit iam cófictum ab intele - le&u,& propofitum pet intellectum; af- (umptum probatur ; quia in fentétia pras fertim Scoti przter finem veram , & ap- parentem datur etiam finis prafi xus , (e praititutus in T.d. f.q. r.arr. 3. & 4.& eft quando obieQtum 'pracisé e(l à ratione oftenfum fub ratione mali, & voluntas ex fua libertate illud (ibi pratigitGraquá finé, nom quod voluntas feratur im malitiam pet fe;quia hzc non cft obie&um profe- cutionis,(ed quia oftenfo obiecto volun- tati (ub ratione mali,& ex alia parte oít&- fa rationc boni vel in fe , vel in alio obic- &o; poteft voluntas bonicacem illi obic- &o affi gere,quá tfi pon habere prius ofté dicis inb Qt , & (ub illius bonitatis praetextu obicétum illud in (c malü acce ptate j de quo agimüs ex profeífo dilp.7- Phylic. q. 8. arc. z. ticuc igitur probabile * eit dari hineii praefixum; & clTe (ufficiens voluntaus motuum; non tantum bonum verum» -— &flertionis fundamentum; quodE " bando diuerfis cxpetientijs | externos ensrationis cflicere poffe CRM colores in Iride, vitro triangu- —. lari,collo c .W" LA pparenss(ed eti pra ftiturum , ji prob sodes oaept eft volunta- s rationis efficere poffe hide uimur,& hoc eft praecipuum huius Aci aii fruftrà e Poncius hic, cui occur * P Rx D - gimus difp.2,Met.q. 9.art. 1. à .246.; 7 Solumtur Obietliones- | $3 TNoppofitum obijcitut Primo pro- t (cn(us ; Vi. X£ , concauitates in pi- | €&uris,vnum,& idem obie&um multipli v rm o oculo ex parte (üperiori infcriori,& alia huiufmodi, qua à par / Hw - — retci non exiftüc 1n obiectis vifis)ícd cà - .. — tum in €a cognitione , qua exprimuntur , X dt LA N dei ——  Confitmatur;quia in his cafibus , & alijs - multis falluntur fcnfus cxterni; quis hoc . ncgct at per omné actum falfum fit ens - rationis inquit Arriaga cit. quia ftatim ic - fe /— apptehendendo ncgationé illam per mo- . E. dontigrR poütiuz , & cnübl ; . potentia fenfitiua non attingit, nili obic- - a&tus cit (al(us , obiectum citis non cít parte rei, fed tantum in illa ip(a cogni- nc . Demura oculis videmus no adcf- m , quod vtique fieri nequit y ni fi - " lis »quia &um fen(ibile id autcin. cft ens ratio- nis machinari . - *: Refp. iam ex di&is patere , quomodin illis, & (milibus expericntijs nihilfin. . gitur ab oculo, quia ipfc non habet vim compon: ndi cucüitatem cum remo, par- uitarem cum Solc;colores cua Icidc, &c. fed re vera exprimere , quod illi per (pe- clesobijcitur antecedenter ad a&um vi- fiónis , hzc igituromnia non (unt obic- &iué tantum un ocuio , (cd veré à parte rci, non quidem (ccundum cfc reale , & fubie&tum inillis obic&is [ed (ccundum cflc rcp lc; & intentionalc, quod variatur iuxtà variam (pccictü » vel etiam ipfius organi iaxnütacioné , ficut paries, qui à parte rei eft albus;pofito ante ocu- los vitro viridi ob imiputationem (pccic- rum, que per tale medium deferuntur ad oculum,eít viridis,non quidé realiter ,fcd tccundü cffe repra(entabile; & hoc (ufl- gur. en filus imellefuseffciat eut rationis ct. 3i cit ad foluendgm argamétam ex illis ex^ periétijs dedu&ü, namexplicare vade ia fingulis proueniant illa appatentiz,vt du. plicitas obie&i inoculo compretfo,colo- resin collo colamba,concauitates in pi-. &ura;(pc&at ad libros de anima; videatac Amic.qui cra&t.5. Log. q.3. dub. 2. art. 2. fingula explicat. Et quando-etiam con- cedceremus hzc omnia exiftere tátum ime vi(ione, qua exprimuntur, adhuc bis - da foret confequentia, quia vt fepe dici eft;ad ens fenüibile equiaalens enti ratio nis non (ufficit,quod videaturid quod na. ' eft,iíed quod etiam illud tit inpoffibile, ficut apparct; tnodo nec colores apparés tes in colio colua;bz, necremi cacairas z ,S& alia huiufmodi apparentia funt impof* fibilia,qua rationc conuictus Arriaga có- ccdit perfenfus externos ficri non potfe. ens rationis impotlibile, (ed tanti illud , uod actu à parre reinonexittit, licet it poflibile : Atiam ex didtis conftat hana... fitam diftin&ionem de duplici entc ra- tionis penitus implicare , quia realispof- fibilitas repugnat enti rationis , vt fic. m Ad Contira. in hiscafibus , & fi- milibus re vera fenfus nonfallitur, quia apprehendit illa obie&a, (i non vc süt,(al- tim vt à parte rci reptatíentátucá fpecic- bus;vndé vifus apprehendit folum appa- renuam illamcolorum v.g. in collo colü- bz, inquo falíiras nulla , aut fi&io inter- uenit; quia à parte rei ità fitrepraícnta- tio per fpecies; quare fi erroc intetuenit, hic potius erit imaginatiuz , vel. intelle- &us,vt conliat in exemplo vuarü à Zeufspictarum; quas aues cxiflimaruatc verassg i&lintet à Parchafio depictiquod Zeufis ipfe exiftimauit verum , nà in his caibus: vifiua non e(t decepta, quia vifio veré ad yuas pictas, & lineum pictum termine. — batut, Ícd exittimatiua tancü,vclintelle- ctiua ob fimillima accidéciajiaió neq; tellectus ip fejant imaginaciua fallercturs li cius iudicium feratur non fupra obiecti exiftccian , (ed (upra (olam eiufdé nip rétiam;quia tunc iudicaret, quod veré à parterci apparet. Quod fi iaccidum fale latur ipfc intelicctuscum ipfo séfu:adhac obicétà talis (cofationis; auc intellectio- nis non erit cns rationis , quia ve (4e bur 322 impo(fi bilitaté ad exi (t édum.à parte rer. qua ad ens rationis requiritur, vnde ne. gatur abíolucé,quod ait AC RUE Cue actü falí((um ens ratioats coltitii , Ad Confira. vltimam 'a(Tü- ptum, nullus fiquidem fenfus; przfertim cxternus , percipere poteit negationem actu po(itiuo,ícdrantum percipere fa- bicéctum nó cognita forma negata ; atque ità non videmus tenebras in acre. ficut neque flentium audimus in folitudine , fed per carentiam actus. dumtaxat id di- cerc (clemus abufié . $5. Sccondo obijcitarprobando ficri líe faltim per feníus internos , & prz- Lie x capui im »Icu phátafiam ; Tà -quiactiam ip(a cft porencia collariua , vt Scot.docet 1.d.4 $.q.vn.in fine; & habet virtutem ncdü obiectiué coniungédi, ve compoffibilia fuot , vt cum ex connc- xione fpecierum montis , & auri fingit montem aureum , fed etiam incompof- fibilia, vt cum cx connexione (pecierum hirci; & cerui coiungit illas natutas . Nec re(pondere valer phintafiam vnire acci- dentia cxterna illarum naturaram,non ip- fas naturas. Quia phantafia format (ibi ebicéctum,vt ctl cognitum ab intelle&u ; quia quod intcllectus intclligit ; id ipfum phantafia phantafiatur , (cd iatellc&us in io cafu non fela accidentia externa coniü fcd & paturas,ergo &c. Tm :. quíaimaginatiua potcft concipere lineà quàá- dam infinita ,quaz implicat, & alia huiu(- modi,vt [patum realc extra Cclum , qua ratione Dialectici dicunt ens unaginàbi- le magis ampliari quàm ens po(fibile; Tü 3.cx Arriaga interdü tall tur. camis cepu- - tansvmbram hominis cffe hominem illá, à quo vapulauir,& aufugit imaginando ab co,quod videt fuifle latum,at coniupgé- do percuflionem cum illa vmbrasvt cum cauía c fficiente profe&tó impollibilia có- iungitsquia cum vnibra (it nihilynó poteft darc ictus. Tum 4.«x codcm , dum quis videns àlonge ítatuam piat efe homi- nem;vtique habet hanc apprehen(ionem , quod ille cft homo;at impollibile eft ho. minem cflc (tatuam, ergo faz pius phanta- fta apprehendit vnioncan, fcu 1denatatcm Diput.1 LI. De Ente Rationis. &üme(t , obiectum fenfaum non habet. reram impoffibilem i»; -.:$6 Rhefp. non e(fe ccrtum pun lic potentià formaliter col. t iuam, nam loc.cit, 1.d.4$.66 4.d.49.q.. - r.relinquit fab dubio , quin potius fitum aperte alib TW nn Dx EE. & in 44.3 5.Sc in 4-d. 43.2. vbi Tatar.&c d.45.1-3- que toca pouderat Bargius in 1d. 2.0: 1.8. Quinto dico, & quol. 17. C. cum innuit vim collatiuam oriri ex ime materialitate potentie , & cum dicitur phaniafiam coniuogendo fpecies montis, & auri componere montcat aureum, & il lud atingere,vt quid vnü, inquit Bargius cum Tatar.illud tantü attingere velut có- plexum indiílaas, .i. fine co do,quo oculus tine formali complexione atungit Petrum currere, dumactuillm — — 'det currere,non autem velut complex ü Itans, icum copula;quafi attingat for- malitct vnionem illorum;vnde iuxta hanc viam, quam ku q.3.n.28.cum aiijs mod : ] (o docet Brafau.q. 13.quol. (à quó,vt eius moris eft,Pofnan. 1. d. 5 5. difp. 1. vbi de hac re agit , totam ttanfcripüit quz (tionc fuppreflo nominc) plana r collatiua formaliter,& proprie , nec dici" tur componcre chymceram, qua(i attingat. - fua cogniuone illud aggregatum forma liter, quatenus eft quid co.npotitom ; « vnionem illam in ratione obie&i; (ed dici tur cam cóponere matccíaliter.; quateaus fimul,& qua(i vnica a ionc attin» git partes , ex quibus chymera reulcat , quas antea (cor (im coguouit, & iuxta hác viam on.nia illa arsumenta ruunt , vtpote qua fupponunt pbantatiam effe potentia. -formaliter collatiuá & attingere formali- * ter vnionem duorum in ratione óbiecti. $7 Scd quia hoc plenius difcu ctai ad librus de/Ainm; nunc phanta(i am. ctlc formalttcr c uam;«uia tamé non egreditur Irmites po tenug (enfitiuz,plané cópenetc nequit nifi fpecies (en(atas,vt Scot.doccet 1.d.3. Mem Qumto dico,quate in compos tione chymere, & hircocerui folum ate tingere poteft vnionetn accidentiunsqug vtique pottibilse(t;nonnaturarü; &ad inttanuam ila m dicendum efl vecum ef fe apud Scoti. co mo«s ; » difp. 2. tors Gat gage ah ; - anoett virtus — : ? Ld : at D. | 10d cum intelleQus operatur , etiam iantafía dd fed circa (uim obie- 9 n, quod fenfibilitatem non tranícen- . . dit, vnde cum intelle&us intelligit natu- |... masincompoffibiles , phanta(ía coenofeit figuram, quantitatem , & accidentia ex- terna illarum. Ad 2,negatar a(fumptum cum potius experientia confiet cognitio- nem imaginatiüz ferri ad obie&tum cum aliquo termino , quia ex modo eius ope- . randi concipere nequit obie&a , nifi in determinato loco, fizara,& (im.libus, vt nótat Amic-cit. qui etiam ait imaginabi- ——. leex vi imaginatiuz won latius patece , .-— quàm ens poífibile, quia dicit quantita- fuo tem, fpi n fimilia, quz fant poffi- — . bilia , fed inotdinead intelle&um magis Jaté patere, quia. comprehendere potc(t fi&itia, & de hoc intelligi di&um Diale- . &icorumr . Vel dicendum potfe phinta-—.— fiam concipere lincam , & (patiur infi- -.-PREPIOM : 23 . zc .— mitum/íyacategorematiciof; quod nó im- —— — pficat,non vccà cathegorematicü, vt di- R: imus in Phy(icis. Ad 5. (u» nitur fal- . rafía(uffodere fpecies non fen(atas,qua- " lisef fucctes inihicitie Ic imt dns ... Door (upracic. loquens de 220 tefpc- &u lupi ; falfam itemett canem vifione atingere vmbram , que eft mera priui- tio, & cum ea coniansere perculTioné , - et cum efficiente caufa , quod igitur in "vmbra percipit,eft lomé ipíum fecunlá, & ipfius luminisfigura , qua terretur ob (imil tud:nem; quam habet cü figura bominis, quo vapulauit , & cam ca con- ^. Aogix pecie percu'Ti onis, vnde nunqua -  mttiggit , nifi vnionem fen(ibil um acci- - gii resi eee Ad 4. intel- c&us ui facit illam cómplexionem; .' . phantaliavcró camnon fe profundct ad fubitantiam , ftit in coremplationc ex- ternz fizure hominis, & ftatuz,& cas ob- fimilitudiné coniangit adinuicé , & earynionem attinrit, non Yeró naturarum. T $8 Dices Me adtdun (altim per 1 modummemoriz,& remiaifcentie po(fe cns tationis efformare, quía remuifccn- do ia ue rem;quz non cft, (ed fuit, & facit ionem quandam fupra a&utm aam prateritum ; cx qua refleai ("A Ne necu  füm io argumento quod .(. poffit phan-- fultare folet ens rationis;ita .n. formatur ab intelle&u. Refp. licét Cópl. cir. n.29. probabile cefeant cogitatiuam , & remi- nifcitiuám ob maiorcm quandam cóiun- Gionem, quam habent cum intelle&u in bomine (upra ceterosfenfus , pose ali- quod ens rationis efficere , tamen quia Ob ralem coniun&tioné non eleuantur il- l;feafüs cxtra fphazcam fenticiug poten- ti , vt fapradictam cít contra suarez; praftat id potius abfoluté negare, nam quamuis poffit imaginatiua per modum remimfcentiz cogao(cere obic&tum; vt antea recognitum ;hzc tamen non cft re. fl.xio cius geaeris, qua ficri folet ensra- tionis, quia illud apprcheadir (oli quoadan eft recolendo antecedentem act co- gnitionis,non autem recogirando quidua tuccit tale effe cognitum in obic&o. -' Tertio obijcitur cx Suarez , quód ne- queat voluntascfficcre ens rationis , Tá quia etli (zpc appetat rd, quod noa cft re ipfa bonum fed tantü appareucer; üihilo- minus ctim non det ipfa illibono apparé- tiefe obie&iuam,fed intellectus, no po- terit voluatas dici fiasere illud bonum fd potius ferri in illud iam fi&um ab in- tclic&u. Tam 2.quia cum votuntas fit po | tentia ceca, füppponit obie&um propo- fitum per cognitionem, fiuc fit bonü | uz apparens,ergo cü non faciat obiecti, fed illud (upponat , inepta jrocfusett ad cas rationis efficiendum. Tum 3.etiamf(i voluntas poit vnü ordinare ad aliud, ad quo4 non eft fuapte. natuta ordinabile , non format noua relationem ordiais in tali mcdio, quz (it eas rationis, (ed rantit refalcit ineo fao modo denominatio ex«- trinfeca rclatiua, vc paffim refültant ex a&tbas aliarum poteociarum , Tà 4. quia etiamfi poífit vlterius voluntas reflecti fapra fuas denomiaationes extrinfecas im. obic&is dercli ctas amati, voliti, ordinari, &c. ficut intelle£tus fupra fuas;tamé per talem reflexionem nonillisatfert nouum. — eife rationis,ficut intelle&us, quiillasap uer. vrquid. exiitens. iP um tádem , quia intellectus tationis a firmando, quod z gando, quod cít ,& hic voluntas autem accedit lebie&o , quod non eft illud efficere. $9 Refp.exdi&tis non tantum bonü verum, aut apparens effc fufficiens volü- tatis motiuum , fed. etiam bonum : prafi- xum , licét ergo quando voluntas tendit in bonum apparens peccádovx ignoran- tia,fictio fc teneat ex parte intelle&tus, tá quando renditin bonam przfi xum pec- cando ex mera malitia ; fictio non fc tc- net cx parte intelle&us, quia ipfeoftcn- dit obic&um malum, & (ub ratione ma- li, fed totaliter fe tenet ex parte. volun- tatis, quz non obftante intellectus ofté- fionc cx mera füa libertate applicat illi obiecto bonitatem ,& illud bonitate fal-. so indutum fibi przfigit , tanquam finé , om caíu peccare dicitur ex certa mali- - Ad 2. patet per idem, quia intali cafü m fibi obicctum , in quod tendat . ces, ergo tendit in incognitum , cum talis bonitasnon fit ab intellecta in illo obiecto oftenía , Negatur fequela , eftomamque intellectus non oftendat. boni- zatem in tali obiecto , cam tamen oftca- dit inalio,vel in fe abftracté , quod füffi- Kit; vt voluntas poffit eam applicare obie eto'?ropofito, vt malo, nec ob id dicatur "Éctri in incogoitü , vt declaramus in Phy- - fica dilp.cit. Ad 5. veram eft actu. dirc- €to,quo primó vnum obiectum ordinat , & comparat ad aliud non refültare ex vi zalis comparationis actiuz in obiccto, nifi excrinfecam denominationem cópa-. rati tamcn n co fic comparato;& deno- m per aliam actam quafi re- , caufare refpectum rationis ; vt aicclarat Doctor 5.d.26. q. vn. E, Ad 4. , negaturaflumptum , nam vt docet idem 3Doctor quol.17.C. quemadmodü intcl- &clicctus (uas denominationcs cxtrinfe- €as apprchendédo ad modum cniitim di- «iur illas cff c in entia rationis, fic & volantasidipfom facere poteft. acce- prando (uas , nam acce obiectum €o ptacisc, quia ab alio,vel etiam à feip- cft amarum , tribait illt extriníecz de- nominationi etíc quoddam rationis ni- mirum quàdam rationem boni , & ama- bilis, ob quà mouetur ad illud obiect ecceptandum, A d s. qua céfetur ratio à priori ex diucrío modo tendendi int«llc- &us,& volütatis de(umpta , negatur a(2 fumptum effe vniuerfaliter verum , quia non folam per iudicium,(ed etiam per ap. ptché fionem incomplexam fit ensratió- nis,vt dicemus art. feq. quando nimirum. obiectum non habet aliud effe,nifi cogai tum in ea,quod autem voluntas operetur accedendo, ve] recedendo ab obie&o nó refert , fufficit enim , quàd illud obie- &um non habeat cffe in (e , (ed tantum in voluntate. At Dices, id implicare,cum enim non feratur in incognitum , fed ab izzelle&tu propofitum , nunquam dare potcít pri- mum effe obicéto, fed potius fertur in il- lud ià datumab inteliectu, & conlequen- ter eít ens rationis [olum in ordine ad ja. telle&tum. Refp. iam oftenfüm efe, in quo cafu poffit voluntas dare primü effe Obic&o; & adhuc conceffo illo antece- dente deberet negari con(equentia, licet enim ens rationis non fic luntate, adhuc camen fao modo fieri pof fet fe vtbene aduertit Arriaga cit. — 0.37. ficut Adaerfarij concedunt iudiciür fuo modo facere ens rationis, licet füp- ponatur ta&ü ab apprehentione , vt mox dicemus, & ficat omnes fateritenenturs — perrepetitos a&us-po(Te ab codem in- telle&tu idem ens rationis (cpius. fieri« Ouuied. controu. be ea un&. 6. n.7-fatetur ingenué rationemallatá , cui - JE fidunt , & prafertim oncius,non concludere igtentum , quia licet itionis non fieret primó à vo- luntace adhuc tamen fuo modo fieri poí- fet (ecundo ; vede ex alio capite probat voluntatem ens tationis cflicere nópof-. fe,quia aequit przftare rebus eíle obie- Guam, & inteauonale;quod fundamcn- tum eflc fai(am ofteadunus di(p.z. Met, q.9.art.I. n.248. — i ARTICVLVS II. Refolutio quafiti de aiu , quo ens - rationis fit. 6o | g geom Primó , ens rationis in vniuerfum fieri per. illum a&tum intelledtus,quo per modi entiscócipitur idjquod ui re nQ babet egucatea, feu (vt de j euam fieret primó àyo- — — Am. "o NT P DU ES x pera&em illum na&us voluntatis comprehédatur) pet ilum a&umy ex vi cuius ita ali- d exiftit obie&tiué in ea potentiaycu- eft a&us,vc extra illam nullam pror- efle — É mpeg jbic ves poteft abfolutus , vel collatiaus , Pig ds , vcl reflexus foxta exigentiam entium tationis , qua . Concufio fequitur ex didis q.2-art. 1 de formalita teentisrationis , nam fi ens rationis jl--.— fudcft, quod habet tantum effe obic&i- mum in potentia, à qua fabricatut , vtiq; y cx vi cuius accipit tale effecbiectiunm ; & cum in SE intellcétu talis a&us fit ille,quo per mo- |... dumentis concipitur , quod in re nullam | prorfusentitatem habet,plane per hunc . eundem a&tum prodücetur ab eo ; & ita ficri ipfa experientia docet , cum enim a&u fimplici , & pofitiuo priuationes | » . — megationcs , & alia impoffibilia , item & |. sexrpDfecas denominatienes , quz om- (v miafuncentia rarionis mate,itlia ; conci- l pimus , & efformamus in entia rationis |. formalia , viique illa concipimus ad in- ir veri entis,ncmpe czcitarem» vt pra- iam organi difpofitionem ;. tenebram vt actipam in Ucoj, et relationem quád adcreaturam, & vificnem paffiuam in paricte vt aliam relationem a&iuz iu oculo cortefpondentem , & fie de alijs, vt difcurrcnti con(tabit : ^ 61 Quodveró hic a&us entis ratio- nis tormatiuus poffit effe abfolatus , vel comparatiuas direétus, vcl rel exus,iux- ta variam conditionem entium rationis, (ant facienda ; Prob.quia omnis rc- latio tationis fit per acá. conferentem , velordinantem vnum ad aliud, ncc aliter fieti pcteft, fi enim denominationé ex- ttinfecam Crcatoris in Deo volumus in ens racionis cfformare , neceffarió con- ferimus Deum cum creatura , vt relati- uim cum fio correlatiuo ; € contra ens rationis abfolutam (quod infra concc- dendum effe oftendimus) fit conci pien- do aliquid non in ordine ad aliud, dum enim tenebra concipitur , vclut forma cxtenía per aerem, nalla profeta imer- uenit comparatio tenebrz ad aliud , vt Keri can aeris difpofitionem , creationc Ba o. | a IV. Quoatia fit Éns Rationis. 1L. 325 adtermimum , Rurías quia malta (ur entia rationisquz fundantur in ipis opc rationibus intelle&us,vt fuat omnes in- tentrioncs logicales , hecomnia fisci pc tunt per notitiam reflexam , tunc enim proptié efficiuntar,cum intelle&us reflc &endo concipit denominationes ortas ex priori cognitione ;nobic&to ad mo- dum alicuius relationis , feu formae in^ wimfece ; éconrra vero alia entia ratio- nis, quz non hibent pro fundaméto pro- ximo denominationcs extrinfecas co- gniti, abftra&i , & alias ex »&ibus intel- le&us ortas , fed immediate fundat eas intelic&us (upra i pfam entitatem tcalé vt relatio creatoris & (imiles , fieri ha- t per notitíam dirc&am aon inuo- luentem reflexionem circa aliam pra- uiam cognitionem. , Sed obijcies 1. quod omne enscatio- nis ficri debeat per notitiam compara- tiuam;quia fit per eum actam, quo con- cipitar ad in(tar entis realis ; ergo lem- per concip:tur comparatiué ad aliud , & ex a&u collatiuo cop(urgit. Sccundog» femper fiat per a&um reflex , nà actus intelle&tus , quo fit ens rationis , (emper fapponit alium actum eiufdem intclle- &us , vt enim paries cognofcatur v.íus , fupponitur cognitio alicuius vi(ionistec- miaatz ad ipfum ; vt. fiat hircoceruus , fupponitur cognitio hirci , & cerui , & cum omnc fiat ad inftar entis rcalis,fem- per (upponit cognitionem entis realis. Tandemé contra videtur nunquam fie- ti poffe per a&um reflcxum , quia actus reflexus non facit ens rationis, edattins git illud iam fa&um per priorem cogni- tionem directam vt (upra docuimus q. 2. arc. 1,in fol.ad t.cum Do&ore Met. q. r1. & 2.d.1.q. f. B. 62 Refp. negando a(fumptum , quis enim intercedat aliqualis comparatio in formando ente rationis , non tamen irt- tercedit illa comparatio , qua refertur vnum ad aliud , vt ad füum retmint qua: proptié cft comparatio, & per a&tü € latiuum fit vt bene notauit Auer(a q. f» fec.6. fed tantum concipimus. vnum fimilitudinem alterius , fic dicimus v.g. concipere tencbram in acre pet compa» rado- 3426 » Difput.1 I L De: Ent Rationin d e ": rationem ad lucem , quia eam concipis mus extendi pet aerem; , vt loler extendi lux,qua proprié non "n some a. IUS 1mitato ; quo Concipercaus eebrén i acre A quendam reípc- é&om ad lucem. tunc vrique hac foret - vera comparatio,& rcferétia ad lucem , vt ad terminum, & eficr ensrationis pro pic fadum per notitiam comparatiua ; ob illam tamen aliqualcm comparawo- nem dixit Suarez. nu. 16. actum torma- tiuum cotis rationis effe aliquo modo có paratiuum,& forte etiam in ho fenfulo- -cuti funt scotiftz iili ; qui dixerunt ens quodcunque rationis actu collatiuo fic- £i. Ad 2.fi actum rcflexü fümamus pro cognitione quomodocunque aliam prio rem fupponente, lic dici poteft omne ens rationis ficri per actum reflcxum , fiqui- - dem necettarió illi fupponitur cognitio - entis realis ,ad cuiusinftar cfformatur ; fed t1actus rcflexus fumatur propriéypro co.(-quo intellectus (e reflecut vel fupra fc cognofcentem vcl fupra obiectum ; vt à fe cognitum, vel fupra actum ipfum co gnitionis (inquo fenfu proprie diftingui tur ab actu rccto, non autem in priori » nam di(turfus fuppon.t iudicium, & hoc apptché (ionem, & tfi tá indicium, quàm difcuríàs actus recti funt, cító etiam ipfi potlint cle reflexi) (ic non eftopus om- me cns rationis per notitiam refiexam "fieri. Ad 3.iam ibi q.2.ar.2.in tcíp.ad in- ftanriam factam cotra (olutionem£ecü- di principális $lené declaratum cft , quo " s&lu dicat Dóctor cns racionis fieri per notitiam directam , non vero rcílexam ; nam loquitur. de -notitia reflexa mere . fpeculatiua , non autem de rcflcxa pra; etica, & factiua ,"u& in tanuunin appellas tur directa, quia per ipl am primo intel. ligitur cns rationis yt 1bi dicrum eft. ^ 53. Dicimusfccundo , entia rationis fpectaetia ad materiam propofitionis , & dilcur(us ficri potle p. tres opcratio- ncs incellectus dittributiué , alia acmpe per primam, alia pcr fecundam;alia p ter tiam;fpectantia veró ad formam, vc ge- fus,(pecies,lubicctum, praed icatum; an- tecedens ,coníequens, &c. fiunt per pri- mam dumtaxat. Conaufio duas habet partes, & quoad vtramque probatur, .&z explicarur , potet enim intellectus ap-- endete teciminos repugnantes, vi cá cócipit aluum Deum à Deo vero di(tin- cium chymeram;hircocceroum, ac alios terminos incompicxos repugaantes; po* teíl iteni componere propotitiones fal« fas, & repugnátes,atfirmando, quod im- poffibile eft , & ncgando,quod nece(fa- rium eft, vt homincin elfe brucum , ho- minem non eíse animal; poteft denique prauos efficere difcur(us ex aliquo ante- cedente deducendo, quod nullo modo fequi potefl ex ia j tic autem apprchen- dendo iudicando, & inferendo fingit di- recié idquod nó cít,nec e(se porett,qui enim dicit equus eft rationalis, non fo- lum concipit equum , & rationalem, fed etiam vtriufque identitaté realem, qua nullibi eft,nifi in illa cognitione , timili- tcr qui ex vno antecedente deducit con- fequens,quod ex 1llo fequi non potett, non folum concipit jO&con- (cquens, fed etiam confequentiam , qua nullibi ett , nifi in illa repraíentatione y idemque dicendum in apprchentioue, » termini fimplicis repugnanus, curnihil — corrc(ponderà parte rci , ergoobiecta - horum actuum veré funt enua rationis dirc&té fabricata per illas.Et in hoc fen- (u cantum admitci debet (ententia (upe* rius relara initio quettionis , quz affere- bat intantum per (ecundam , & tertiam operationem entia rationis fieri , quate- nus intelic&us falsó judicat, & malé di- fcurritjalioquin abfolute loquendo non bene rem explicat, quia videtur velle , qe propoliuo, & (y logifinus non fint entia rauonis,nifi quado propofitio eft fallas & (yilogilinus prauus , quod quidem fal- fum cft ; nam fiuc propoditio fit veraífi - ue faifa,tiuc con(cquenaa tic bona , fiue mala;propo(it:o in ciíe proponaonis, coníc.ucntía in cflc contequenrig funt entia rationis formalitec , quia lunt no- mina (eccundarum i0tenuopum logica- lium, füb qua tamcn tocmalitate racionis nà-fiunt, nifi per primaui opcrat;ionem vt mox paicb:t. , 64. Altera vcro coclufionis pars, quae eft cotra l.eccntiores omaks ale: cnics [ccun- » gGq*. i(— fecundasintem.iónes logicales ad fccü- dam,& tertiam intelle&tus operationem 'Gantes , vt funt prz dicatum , fübie- Gum,con(equensconfequentia, &c.fic- fi per illas nom tantum fundamentaliter, fed etiam formaliter , Probatur cuiden- ter ,' & inptimisquód entia rationislo- gicalia ad terminos (implices attinentia , «f. vniueríale genus, fpecies, fiant forma- liter per primam 'operationem cx Ad. . — uerfarijs concedunt quamplures, & faci- (—— leprobatur;qtía cum intelle&tus cogno- .. fcittermibum fiinplicear, non eo ipfo fit .. ensrationis » (ed tantum habctur actus — . extrinfecé denominans illud obiectum | . eognitum; & fi res cognofcitur abilra- . . €k?ynon eoipfo habetur ensrationis , qp — — dicitur vniutt(ale. ,. (ed tantum habetuc b denominatio extrinfeca qua obiectum | — denominatur abítra&é cognitum ; tunc — vero habetur ens rationis formaliter , - pe dicitur vniucrale, quando illud ef- .. fecogaitüabftracte concipitur in obie- &o pcr alium-a&um reflexum per mo- dum alicuius forma realis in re ficab- / ftra&é apprehen(a . Eodem etiam modo probatur alia quoque entia rationis lo- . tia, fieriformaliter per intelle- &us operationem , confiderando .n.iu- dicium , quo: affirmatur hbomirtem e(fe animal , hocipío a&u non efficitur ens .. rationis (ubic&tum , przdicatü , aur pro- |.  pofitio, (cd tantum hábentur denomina- woncscxcainfecz , qaibusanimal deno- minatur affirmatam,& praedicatum ;ho- à fubieóétuin, copula connedtens , qua denominationes extrinfece. defümuntur - aba&u intellectus przdicanus,fubijcien- ti$, & conneótentis duo in aliua enün- Ciationc. ; tunc veró in entía racionis cf. formantur , cum intellectus concipit. effe fubie&um in homine , & predicarum a animali, & connexionem in copo! per modu relationum reali $ fic etiam agtecedens ,conícquens; & có. fequentia non funr cntia. ratiouts pec ip« fammet a&umn illudonis , (ed folum dc- nomunationes cxtcia(ccz. quibus vna» propoltitio deaominatur antecedens; vc) E- | Duef. IV- Quo acla fiat Ens Rationis. rt, 21..— 327. inferens, alia veró confequens , vel illa- ta;tunc veró fiunt entia rationis, cum ct» (c inferens in propofit;one concipitur per modumcuiufdamrelationisadpropofitionemillatam,&cilecon(equensCócipiturinpropofitioneillatapermodumalteríuscorrelationis5omnesaatéiftafi&iones,quibus.£.c(Icpraedicatumituradmodum formz realis in obie- €o , císc antecedens , vcl confequens in propofitione, fiunt per. primam intelle- &us operationem quía vniuecfaliter de- nominationes extrinfecze. non apprchen- dütur ad modum exis ; nifi per primam operationem, & per cóceptus fimplices. um ergo omnia entia rationis logica- lia non folum ad terminos fimplices fpe- Gantía , (ed ctiam ad formam cnuncia- tionis , & diícuríus fint extrinfecz de- nominationes proucnientes à diucrfis a&ibus intelle&us , & denominationes extrinfecz concipiantur permodum en- tis per folam primam operationem , quia fola apprehenfio cft entium, vbi iudiciü , & diícur(us (unt ctiam non entium; con- fequenter hzc omnia fient entia rationis formalierperilam. — — -— 6$ Conficmatur, quia licet relationes rationis] important enunciatio,& argu- . mentatio;in cocrero,& in actu exercito , quatenus nempe'applicantar a&ibus iudi cij,& difcucfus;quid complexum impor- tent ; tf in abftracto , & velut in actu ti-- pe ét ipla (unt quid incomplexum,ná itudo, quam dicit prezdicatumad fu. bic&um;ctiam vt actu pra:dicatur,& có- fequens ad anteccdcns,ctiam vr a&u in- fertur,c(t qid fimplex, & incomplexü ; cum non üt,nifi quedam rclatio rationis, vt ctiam concedant Complutcit. nu. 2 j. €'20 nó íunt obic&a improportionata;a pinna operationis . Aduczríus hinc conclofionem obij« cies t. prob»ndo per primam operatio« nem nullum fizri poíse ens rationis; TG quia irea nulla datur falíicas: at ens ra- tionis fir pet actum tal(amjquo nimirum concipuatur res alicer , quàm fic » quara- tionc cootendir-Hurtad.. cit ficri foluu per iecumdaim operationem « Tà: quia tanco magis videtur inepta ad entia. rae uonis oEsticnis precise fufficic , vt $29 tionis conficienda, qux fpe&tant ad enü- ciationem,& difcurfum; quia illa omnia; funt complexa;at prima operatio cft in- complexorum , qua ratione videtur nec efficcre poíse entia rationispuré- fiditia €bymeiam , & hircoceruum quia fieri nequcunt , nifi per compo(itionem plurium naturarum incompoffibilium ,. quz compofitio. ad fecundam fpc&tat eperacionem .. Tüm demum quia (i. per primam operationem enc ratio« mis etam fpe ja ad lecundam, & ter- tiam, crgo per iftas nullomodo cfhiciun- tor , (cd potius factainueniuntur. ex vi folius prima .. : :* 66. l'efpncegando minoré, quiaad ens ic&um , quod eognoícitur , noh habcat eíse , nil ^in intcllectuj quomodocunque id contin. gi & hoc vuque iieri pocctt per prima epe ratio. icitur autem in formatio- nc«niusrationisconcipi resaliter , quam fit; non quia femper contingat in ca pro- gria,& formalis fal(icas,a ffirmando , ni- m'rcm de re,quodnon eft ,& negando , od cfb, fed quia imteruenit. poiius; ina- zquatio quzdá, & improprierasappre- shendendo rem non per proprios. concc- ptusícd cxcrancos,& conorariuos, quod€ft concipere rem aliter) quàm fit, quafi przcifiué,nondiuifiué,vt diximus: q. 2. Gt... in./ol.ad 1..Ad zpatcrex ditis. , quomodo ctiam illa ipfa entia rat:onisin 'abftracto,& fccundum fe.fint.incomplc- xayquod.co magisafTerendum eftde chy mera .& hircoccruo ,«qvorum partes in» «ompoflibiles inicllcé&usnon componit effirmspdo vnam de alia,qoe compofitio fpcótat ad (ceundam: operauonem ,. fcd -apprehendendo.lla duo;.vt vnü.per fim- plicem |. & incomplexam attingentiam wnion.s fide inier illa... Quod fi: ctiam. entia ration. s(pcétantia ad formam enü- elationis ,,& difcurfus (rcum ab inttinfe $0 al:quam adferrét complesionem, nó: adhuc ferent prorfus. improportionata. obicétá prim: operationis, quiahac (uo: modo extenditur etiam ad complexa is datur.n. apprcheniio non folum tecmino: mm fimplioum fed etiam ant pee gofitionis-ablueafsenfa wel disen(u, vc Difn.IIl De E Raimi 0 0c docet Scot.2,d.6.q. 2. & quol, r4. atciez 2. vbi inquit,tunc apprehédi propo(itia- nem,vcneutram ; Ads.etiamcex di&ti$ conftat cnunciationem., & argimentae tionem po(se dupliciter confidcrarivelquoad formam, pro ilHa.f. ordinatione, s pre dicati (ubic&ti, & copulz in enücia- tione, & propolitionum. in argumentae tione ; vel quoad materiam.t, quantum ad veritatem, vel:falfitatem conncxionis: przdicati cum fübicctoam propofitióne ,. anteccdentis,& co n(equentis in argumé- tattone : fi primo modo confiderentur ,, fiunt per primam operationem , quia illa. erdinatioeft relatio qua am limplex ra. toniSqua repericur. in omni propofitio-- nc; & argamentatione , fiue vera , fiué. fal(a ;.at fecundo modo fiunt à fecunda, wcl.tertia operatione, quando fünt falfz,. quia in tali cafu: intellcétus connc&it plu. r4, quz inter fe: connexionem ied m bent, vcliudicando, vcl:difcurrendo, vn-- d? codem.ipfo actu direéto: iudicandi 5. vel di(currendi fiunt. iflz complexiones. fiCutiz, & falfze .. 67. Atinftabis;ctiam quái üfpe&tatad:. ! matetiam propofitionis nihil rationis de: n0»0 cx. parte obiecti fidum additur ini fecuoda operatione ,.quod non fuerit in: rima,ergo enscationiscomplexumnule - o modo fit per. (ccundam operationems. quia cuam quatum ad: materiam reperit. illud factum per primam , probatur a(sü- prum;quiain hac propofitione bomo eff. brutum, apprehenfio przcedit iudicium;, & per. apprehé(ionem actingit incellectass ncdum extrema realia ,. (ed. etiam vnio» nem corum ,.qua eíl meré ficta exmo» dó d:cus, cum ergo bzc vnio fingatur à prima opcratione, nilil rationis remanet: addendum obiecto per fecundam ; fimili ter. poffumus- arguere de tertia .. Refp.. negando atfumptum ,. ficut. n. ex parte actus (fecunda operatio addit aliquid pri- ma , nempé determinationem quandam. cognitionis per affenfum , vel ditienfum .,. ità.cx parte obiecti additur., g» determie- nato.modo-cognofcatur per affirmatio» nem, vcl negationem, vndó dicetur facere: ensrationis quantum ad hunc pcculiareas. modum deierminauonis , dum afirmar; quode » 1: c "^ vr. guod non eit pofDbile, vcl negat ; «uod / . oit neceflaiium. ^ 88. secódo cbijcies probando icr! ca- gia ratioms fpcétantiaad for mám propo- | Kitionis,& difcurtus pec (ecundam ,& ter .&iam operationem , quia cum intelie&tus A - affirmat vnum de ulio ,, & vnum cx al. o — — . deducit » flatum reíultat relatio rationis incer fübicétum. , & przdicatum, inter propofitionem infereotem , & illatam , rgo per iudicium fit formaliter ens ra- | . ionis przdicatum, & fübiectum, per di- |. Kuríum antccedens& conícquens ; Co- | firn.quia licet przdicatio, & confequé- . tia in abftracto ,& adtu.tignato fimplices.áimportent relationes per primam opera- & actu. exercito fine complexione non . fiunt , arque ita. non nifi per. (ccundam ;,. — — . & tertiam. —— » Refpaegando a(fümptum: ,. fiftendo B. im ptzcisé in a&ibusiudicij , &di:oiscac A D eid nifi ext . Mlas denominationes , fiunt autem rela- z;ones rationis . cum Jenominationcs il- Aecogitantur ad modum. realis relatío- .ni$,quod vtique fit per timplicem appre NMcocolsican ..Adcoatipm. di- citur per. cam folum probari tundamen- ta illaum-rclationum ipfas nimitum có- pate » quibus applicantur ;, ficri de- -bere per (ccundain, & tertiam operatio- nem;quod vcique verum eft; at non pro- bat per iftas ctiam attingi. relazioncs. il- Ms rationis, quz íolum à prima opera- tione inducuntur. faper. complcxioncs fackasá (ccunda, X.terua.. 1o4Q Vv ASTIO v. utn quilibet iutelletius poffit ens ratio- , nis efficere .. à; Ota huius quz (tionis. di fficultas - d orca an intellle&um: diui- nam;de hninano. n.., & angelico $m. (ey & naturaliter cofidcratis nullus videtur dübitandi locus, & quidem de humano omncs concedunt, ac eciam de angelico concedere deben: potíe.cotia rationis cf- ficete . cum enim & ip(e difcurrat (vt. modo fupponimus).& multa per conie. Logica .- |. Aionemattingibiles, tamen in concreto ,. L0 07 Sudt I Quratis far Éns Ralmisié4eIT.— 2 &araui Cognofcat, potcft vtique. circa talia obiecti actus falfos elicere, ex qut- bus tefultent entia rationis ;. imó & pct primam operationem potell, id quod nó: eft,cogirare , ac li eflet , & in hoc nulia cernitur repugnána, necaliquid cü eius natura incompoffibile; fi enim illi none repugnat peccatum , & eror , tanto mi- nus entia rationis cflinzere , etiam(i ali- quam inuoluat imperfc&tionem , ac in« iclle&us errorem. Ic3que de folo intel- Jectu diuino remanct difficultas , quae cftó Theologica fit , quia ramen cias in telligentia ad formationem entis ratios nis multum conducit, & ex principijs lo-- £icis cius folutió: dependet , in pra'finon iaconfultó: proponitur ; Neque hz di(putatio: initur cum illis Auctoribus ,. qui fupra q.2.;conftituebant entia ratio«4 nis- formaliter in denominationibus cx. tcinfecis cogniti, & cogitati,fic enim cer tum eft: Dcum. formare entia rationis 5. uemadmodum:. indubitatum cft. feip- uiny& aliaà fe cognofcere, & iuxta hanc viam docet Smifing.trac, 3. difp. 2. num, - 197. Diuinum intelle&um entia ratjoni$: fabricare, vt cófequenter loquatur ; Ne« que cít di(putatio cum Au&toribus; qui: priced. qua (t afferebár cos rationis for» maliter fieri folum per a&us falíos ,. (ic: eaim tàm ccrtum efL diuinum intell ed: ens rationis e flicere nó polfe , quàm falli: non poffe,vcl decipi . Igitur fola di(pa- tatio cít.cum eis. qui nobifcum conue«- niunt tàn in formalitate ». quàm in for« matione cntisrationis, vt fupra explica« tum c(t j. cum enim iuxta hanc vram fiat: ens rationis,cum cogitatur; juod nó eft ,. « li effet ,..i. per. quandam comparatio»- nem ad ens verum; feu (ub. quadam timi-- liudine vcrientis.,. prout nosillud imae- ginamur,concipere autem hoc modo  vi-- deatur ienperfeétus concipiendi modus ,. uia: aliqua: (altim-improptíetas, & inae atio repcrituria co. i, quod! dubitationem facitn przfenti,& Aucto- re$ icinditin diuer(as opinionesé .—— ^ . 7o. Prima cít.corum;qui Mel Ron ami adire rationis cificetobed eciam bulo a enum fizri cns. rationis Pee Gg fit co- 4 nisl sndiic dite. -— — -—À DH o 530 * fitcognofei , profectà (i cognofcit,facit;, fein Vafquez i.p.difp. 118. c. 2. & 4.Celett.difp. 2. Log.fec.1.& alij. Secun- da é diametro. oppofita! vitumque affir- mat,& cognoícere.& efficere,co quias tota illa impcrfe& o pocius fe tener ex tc obiccti intellIgibilis » ita Faber , & Tulteicit- cü omnibus antiquio£ib. Sco. tiftis, ralis enim videtur fuifle Do&toris fcntétia 1.d.30.q. 2-$. Re[pondeo a » & d. g.q.vn.$. Pote(l dict ad qu&jlioné, d.36 & 4.d. 16.2.2, & quol. 17. & ali- (gpe,& cum in hunc (cenfum interpre- taptur cius. expofitores. Lichet.. Tatar. xg.& alijcirca ealoca » & fequuntur iftz omnes , acctiam multi ex ys: i er ht UN wem e(t Azria cit. fec. 4. Tercia Íentene ti copa nei » & plauübi- . negar diuinum intellectum entia ra. Ionis cfficerc,addit tamen cognofcere à jobis ta Ga, vel fa&G bilia , ita Suarez di- $4: Mer.cit. Auerfa q. 5. fcc. $. Blanc. . lfec. c. Ruuiustrac, de ente ratio- nis, Vulpius ex noftris. to.t.p.1.difp.28,art.vlt.& di(p. 19. art. 4. Quarta difün- guit de cnte rationis fito, iunt illa.» , Qua entia prohibita dicuntur, & figmen- tà, & fundatosquales fuat intent; oncslo- gicalcs,& alie mults kchtiones,& con- €cdit cntia rationis. fecundi generis ficri pottc ab intelle&u diuino , quia eulla in «orum formetonc iaterücoit. impeife- iO » nonautcmcntia primi gencris,ta. Amic, trac. 3. q.3. dub. s. art.2. Mcuriffe €it q.4.»bi negat Deut ficere entia ra- tioms fictitia , affirmat £icereilla , quz hobent effe per refu'tantiam; quales (uot zelariones rationis ; ita eciam. loui vi- «etur Io.de S. I hom.nam q.2.art. f. ait mia rationis ,'qua cx (ua intrinfeca ca- tione formantur, & cognofcunrur ex im- perfecta rei apprehenfione. Deum -facc- tc non po(fe;benc tamen .(uoídam refpe €tas rationis , qui non fundantur füper. cognitionem i Gam, retamé ve- fà potius cft tecaz opinionis , quia. addit hos refpectus rationi& tantum davien£- taliter ab inicllectu drminocaufari. ,, ncn formaliter. Quinta tandem affirmat. poí- e diuinum 1atelle&um ens quodcunque 1 D -— 5 Difjut. 111. De Ente Rationis: rationis cflicere , fed ad euitandas diff cultates inquit hocoon poffe facere. di. rcGé,& immediaré , vt facit intellectus creatus, fed tantum indirecte , & media- té , quatenus cognofcendo entia rationis A ncbss facta dat illis rurfus aliud effe. obicétiuum quafi fecundarium , ita fen- tire videtur P. Didacus à Ic(ü di(p. 3. qe 3.cum quibufdam alijs. 71 Dicimus r, Diuinum intelle&üco- gnoícere entia rationis à nobis facta , ta» men cx vi ilius cognitionis illa non fa- cere. Conclutio cft contra primam opi- nionem , & quoad primam partem eft adco ceita, quod Turrianus opuíc. 7. di- fj-4. dub. 8, conatur oftendere Vafquez ipfum ab ea non rccedere;manifeft é col- ligitur ex illo Sapieatiz 8. $cit verfu- tías fermonum, C? difjolutiones argumé torum figna, 7 menflra fcit, antequam fiant, & probator euidemicatione , quo- modo.n. dicerctor Deus fcire cordiü co- gxationcs, nifi obicéta cogitata videret y qua fz pe (zpius.impoffibilia fünt,& chy merica, vt cum affirmamus cqui cffe ra- tionalem , howinemairrationalem &c. Ncc valet rcfjonfio Vafquez cognitio- ner illam dicere ordinem tramfcenden- talcm folum ad.illa extrema realia , non. àd vnioncm fictam intcr ca , arque ideó Dcum cogrof(ccere (olum cxren atilla i» realia,non cns rationis -. Non va'ct, quia. Alle actus cft falfus , & vc calisà Deo €o- gnitus , crgo non tantum cxtteima illa a» tcalia attingit Deus,vcrum ctiam vaionc à nobis affitmatam inter ea, qaia fola 4 extrema attingere non fufficit ad cogno- fcendam filitatem actus., cum.lla. eadé attingi po(Tint per a&um verur, vc fi di- catür cquum non ctíc rauonalem, Ncc mious valet , quod ait, cpsrationis no- ftum non pofle habere eile obiectiuum in nente Dei, quia in. mente fua mon ha- bet. noftrum conceptum forinalem , à cpendet ; Alioquin nec intcligere polfes obie&um cale cognitionis no- flra;co quod illam cogniuioaem i0 mé- te(uanon habct, Non crgo opus ctt di- uinum intellc&um nottra cognitione in Ézrmari , vt attingat obiectum c us (iue - reale, (iuc rauonis, (cd tuffic:t, vt illa. (it obic- Quaft. V. c/4n Deus effelat ens vationis. obícdiu? indiuina mente , tunc enim non tdntam ipfa attingiturà Deo,(ed éc illud ip(umob;e&tum,quod erat eius ter- migelorcos sie Nec demum va- t, quod inquiunt alij, cognofcere quic- po eit innoltro inicll ; & hoc ad diuinam fpe&are perfc&;onent, non ta. men f: co modo , quo clt in ipfo, quia cum hic tit imperfectus, rcs e poffet (ine imperfedtione'ex parre. Dei , fic dicere (olemus Deum noftras cogno dfcere complex ones,& difcuríus, fed (i. ne complexione; & difcuríu, Non valet , 1ia ad excellentiam diuinz comprehen- tionis (pe&araedum attmgeresquzcun- ue cognofcuntur à nobis (ed etram mo- m quantumuis imperécétum , quo co- gno(unur à obs , quia & hic ipfe vti- e cogno(abilis eft, vnde & ip(os no-fios difcurfus , licét Dcus atting t (ine modo difcuríus ex parte potentiz , non tamen ex parte obie&i, alioquin cogno. fccret obiectimáaliter , ac cft ; ergo ens rationis à nobis (1&tum dcbet à Deo co. gnofci,& etiam ipie modus, quo à nobis umeft. Eczora huius ratio cít, quia licéc fall. , & fingere ens rationis ti hoc todo fiar, fit impertectio, '& ota- men eft cogofcere aliosfalli , & illorum fismenta, ac pro/nde taliscognitio non cit Dco deneganda . 71 Deindé , y cx vital s cognitionis non dicatur Dcus formare entia ratio. mis , quodct altera pars conclufion's & €ft contra Poacii difp.1 . Log n. 95.pro- bbarur facile ex dictis q. 2. atc. 2.in fol. ad r.vbi diximus ens ration:snon exiflere , nec formari perillam cognitionem , qua «ognolcitur, vt quod, & vt terminus co. ;tusfeuin qna habet prazcisé rationem Obic& non cffcétus, (ic enimtolumrced- ditur cogritum denominatiué , ficur aliae tcs quando cogno(cuntur , fed 46i Deus cognofcit enua ration s à nobis forma- tayattingit ea tali genere cogaitionisynam füppomt illa 2nob:s efformata per alia Cognittonem ,& coznoícit illa, vt quo 1 , ergo lolumredd.t illa c..tcinfecé cogni- ta,nonautem illa format. Nec cetert,q ita cognoícendo d«t iilis efe obic&iuü ; quía vc notat Gillius lib.2.trac. 6. c. vlt. 335T duplex eft effe obie&iaum , alteram en» ts rationis propriam , & e(lillud, quod nullü prorfus alia4 fuppenit effe in obic- &o, tiuczcale , (iue rationisex vi prioris cogaition's : alterü commune cum alijs rebus , quz obijciancar inrelle&ai ; per quod non conf(tituitar ens rationis ; dum autem Dcus cognofcit entia rationis à nobis fa&a tribuit illis effe o5iectiuum fecundi geaeris . Tandé (uadetur à prio- ti, ens rationis nequit cífe extra porentiá £ormantem lud , im^ neque exca ilum adum , quo dicitut formari , quia tocum etc faum debet habere in illo , & ex vi illius , (ed quan30 Dcus cognofcit entia rationis à nobista&a , non folamattin. git ifla,stexiftentia extra (oum actam , led etiam extra fuam intelle&um;nam il- la videt in intellectu noftro , ergo cx vi «alis cognitionis non formar illa . Forté dices , (alum indir? illa effi cere,quia indirc&é , & mediacé iacelligit aliquid , quod non eft taà parte tci. At ncquc hoc dici porcft, quia Dcus cognio- fcendo creatum intellecta 6ngere ens rationis,dum concipit rem aliter aceít, co ipfo cognofcir ré , ficut efl hoc enim modo conficit matellcétus creatus ens ra- tionis;vnde ly aliteryac esl,cd mcdas ca gnitionis humane, & obic&um durnz , & declaratuc excinplo,fi eaim quis arfic- mat Peuum c(fe mentituah:c nallo ao do mentitur,nec dire&é , ncc indirect? y nà itaeflà parce rei, ficuc atficmat , ergo: paritet dam Deus videt creatum intelie- €tum cns rationis efficere , dum concipit rem aliter,ac cft,nec dire&é, nec indirc-: éé concipit rem aliter,ac eft nam ita res: fc habet à pacte rci, licut ipfe nouir. 73 Maior cft difficultas , am poffit Deus entia tónis in fe cogno(cere abf jue ordine ad intelle&tü noftru.n , hoc enim admittendo difficile cft euadere , quin. formcet entia rationis , ita enim ex vi di- uinz cognitionis reciperent ile. obic« &iuum omninó primam , quod e;t pro- prium entis rationis , & quidem non vi- detur negari pofle Deum ita entia radios nis cognofcere poffe, nam de facto De s: multa impoffibiia no;it ab'que ocdme : ad inteilzétam noftrum ,p i2 €hy.nercm Ga - rep 332 tepugnare , equamrationalem non effe polTibilem , & vtique cognofcit Deus , uod negat, & impoffibile reputat; cum igitur hzc obie&a attingat in fe, & non intelle&u noftro ,. formabit entia ratio. nis. Accedit cx Scoto r.d. 43. q. vn. im- poflibilitatem in rebus formaliter pen- dere ex rationibus formalibus earum , principiaciue veró ab intelle&u diuino , ergo attingit impoffibilia independenter ab intellectu noftro , & dc fa&toita co- £nouit ab zterno;quando nullus extabat «reatus intelle&tus , qui illa effingeret . Necfíütficit dicere cam communi tunc cognita fui(le in fictione humana. futu- ta,aut po(fibili,cum enim ab xterno co- gnoucrit omnes , & fingulos actustàm veros,quám falfos à mente hamana tem- risdecutía futuros , velíaltim pof(fi- biles cognouit confequenter obiecta ho- rut a&uum. Non íufficit, quia et(i hoc modo«cognoíci potuerint, vt obie&a no- ftrorum a&uum , tàmen adhuc ab(oluté i nter ab eis cognofci potuetüt, mam data hy pothefi , quod intelle&ualis €reatura repugnaret in rerum natura , ad. huc diuinus iotelle&us impeffibilia co- quiete » ergo eoríü intelligib;licasnon abet meceffariam connexionem. cum a&ibus noftris futuris , vel poflibilibus ; ficrgo poteft dare illis efle ob iectiuim indcpendenter ab co,quod cis tribuitur y vcl tribui poteít ab intelle&u creato , vi- detur facere pofic ens rationis j itaq; pro zcfolutione huius difficultatis . , £. Dicimus fecüdó vtrüque effe pro- babile , quod diuinus intelic&us faccre poflit,vel non polit ens rationis. Con- ufionem hanc ponimus problematicà , quia Doctorem dc hac re omnino certü non u$ , quamuis enim lociscitatis pro fccunda fcntentia partem affirmati? uam problematis affercre videatur , alibi tameo vcl negatiuàá infinuat , vt in r.d.8. Q.-4-N.vbi ncgat intcliectum diuinü, co quia omnia intuitiué cogno(cit, ficuti funt , poí(ic caufare relationem rationis, & concipere vt diftin&ta,que à parte rei non funt , vel faltim dubitaciué loquitur vt in 1.d.5 j.H. vbi quattuor in- 1a ponit ; in quorua primo aic Dcü Difput. ITI. De Énte Rationis. - intelligere eífentia (ub ratione mere abz foluta, in fecundo producere lapidem im efe intelligib:li , in tertio comparando intelle&ionem (uam ad quodcunque in- telligibile forte pofse caufare in fc rela. tionem rationis ad lapidem intelle&um s in quarto demü rcflexione cognofcere il lamrelationem rationis; Qua de cau(a ét Mauritiusq 8.vniaerf.dub. g.hanc cangés difficultaté, an poffit diuinus intellcétus cau(ate refpetus ronis, problematicé pro cedit dicens aíseri poíse; quod Deus hzc entiarac onis cogno(cit , vt habent efsc obie&tiuum in in:elle&u creato , vt tertia ponebat opinio, vcl non efsc inconucnics ponere huiufmodi vefpectus in Deo, vt €t habeat eísc cognitum , & obie&iuum inintelle&u ipfius , vt afserebat (ecunda opinio , quz confequenter aiebat ens ra- tionis ab intclle&u diuino cffici poísc . ^ 7$ Affirmatiua pars problematis di- ueríimodé probatur à d:uer(is . C) iidam ex co probant , quia inefficienca entis tónis nulla interuenit faliitas , vcl error, peus cum fit per (implicem appre- en(ioné, nam non ens reaíe , quod tunc Obijcitur intellectui , non cogitatur c(se à parterei , fed im pliciter cogno(cituc exi ttere obic&iué in intelle&ta,quod nó falso, fed veté dicitur , ergo efficere ens rationis non repugaat inteliectui diuino . Hzc ratio elt iniurficiens, quia licet non it faltitas intali conceptu noftro; cü nó affirmet intelle&us nofter ens rationis c(se verü ens,cum (ciat contrarii, tamen in coconceptu improprietas quzdam vi» detur esc quatenus non ens reale;etíi nó apptchendamus eíse ens reale,apprchen- dimus tamen illud ad imodáü cuis rcalis, & pet (pecics alienas , quod eft extraneo modo ré attingere , & quai aliter ,quàm lit (altim modo przci(iuo, ino diuifiuo. Alij probant cx coyquod non ett de conc enusrationis, vt res cognolcatur aliter, ac lit,fed tantum qnód aliud e(se non ha- beat, quàm obicétiuum,potelt autem in» tellectus diuinus tale c(se tribuere non enti, Neque hac ratio fufficit, nam dicet fuitinens partem negatiuam problema: Us repugnare , quod aliquid habeat taocü €(sc obic&tiuum in intellectu, & non in- tel- O&O —n "- -Y A «Y — tur aliter, 4uàm eft,non quidem,vc fit ens rcale;ícd quia ad modü entis rcalis concipiatur y & in illis fubicétis concipia- tür císc;in quibus veré non ell,vc rclatio- nemin Dcoad creaturas; crgo eo ipfo quod aliquid concipitur císequod re » vcra non«it, ncc eísc poteft; non cofor- matur intelle&us obie&io à parte rei, at- queideó cócipibtem aliter,ac fit, Nec di- cas intelle&um in conficiédo cnte ratio- ' nisconformari debere obiecto , vt cft in ipfo intellcctu , non v: eft à parterei . Quia tune fequeretur ens rationis fieri non poísc; nili per a&um veri, nami talis €onformitas (cmper adcft, quod tame cft omninó falium . Alij probant , quia licet efficere entia rationis,& ré aliter? ac eft, cognofcere afsentiendo vt facit intelle- &us nofter;(it maxima imperfectio, quia interucnit deceptio,tamen ca cfficere per a&um diísenfus, & cognofcere aliquid aliter, a€ eft, dummodo cognofcatur , vt eft, nó infert imperfcé&ionem in cogna . fcente, quia per hoc fecundü omnis ab co . excluditur imperfectio, ac proinde Dcus pt hoc modo ens rationis efficcres ità Quuied.tontr. 1 2.Mct. pun,7. & Poncius en 1-Log.n.97. Sed plané hocaliud nó €t; quàm dicere poíse Deum habere ali- quam imper fc&ionem, dümodo eii ha- beat perfc&ionem,quod cft proríus ridi- culü ,ctfi enim pofierior cócipiendi mo« dus deceptionem non inducat in cogno- fcente , adhuc tamé arguit imperfc&ioné in modo cognofcendi rem aliter , ac fit. Accedit, Deum per actum difscnfosens rationis facere nó pofse circa impoffibi- lia,cum cnim intelligit Chymeram repu- gnare, equum efse non pofsc rationalem , profcáo dicitquod eft à parte reijatque ita non cfficit ensrationis At inflat Ouuied.cótrou.12. Mctaph. oscar rationis ficri per dif- enfum chimerz, (cu per iudicium ; quo dicitur ; «byme:a cfi non exiflens, € re- pugnans, quia per hoc iudicium non folü uir rcpugnartia chimerz, (cà nó eic chineiz; fcd ctià ipfa chimara,cuius «ft ocgavo , (cü dc qua pradicarar nega- tio ;cigo hoc iudiciu babet duplex obic- €&u miyucgaucnem f. & chymeram 5ergo Logica B * Quaflio V. c/fn Dew efficiat ens rationis . 333 cx vi huius judicij datur aliquod habens eife ob'ectiue inintelleciu , quod nullum efe habei excrà intellectum ; ergo cx vi huius iudicij datur ens rationis ; quod cft id;qued tantum habct effe obiectiué ina intellcétu.. A d rationem vcro nuper addu &am,quod cotum illud complexumychi- mgra non exiítens, datur à parte rei , & idcó apprehendens chimzram; vt nó cxi- flentem;non facit ensrationis, refpondet chimzram, vt non exiftentem duo dice. rc,negationem clumerg,& ipfam chimg- ram,primü habet effc à parte rei , quia à parte rei cft negatio chimera ,(zcundü. f, chimara nó habct effe à parte rci , fed «m obie&iué in intclle&tuscx quo fit cogno- fcentem hoc complexü;chimzra vt no exi ftés duo cognofcere,negationc (.chime-r£ cx vicuius przcise nonfacitensró- . nis, & ipfam chimeram , ex vi cuius facit cns rationis,fundameptum huius Aucto- ri$,quo contendit per di(senfum circa im poflibilia feri ens rationis, & hinc folait rationem allatá,falíam eft , ncmpé qp per illad iudicium , quo dicitur , chiniara eft non exiftens,non folüm attingatur repu- gnantia, Ícü non exiftcntia chimcetz , [ed ctiam ipía cbimara , nam vt ex profcfsó dicemus difp.6.de Anim. q. 10. art.2, ac tenct.etiam Oauied. ipfe controu, $. de Anim.punc. 2. actus iudicij cítvna fime» plex qualitas,cuius proxin.um ,& imme- diatum, imó & adacnatum obie&tü non fünt terminiilliincomplexi fubic&tü, & praedicatum, fed copuh illos conne&ens; termini veró illi attioguntur. per actus Sperchentonis precedentes a&ü iudicij, illiq. coexiftentcs com aduenit; cü extrema illa nó artingantor cx viausiu dicij, fequitureuidenterperiudicidjquodicitur,chimaranoncftexiftens,nó fie- ri ens rationis ; quia pcr talem aum pr cisc iine repugnantia ; iué non. ftentia chimzra, non autem ipfa chime- ra, vnde conftat tam rationcm Ouuied. q eius folutionem ad noftrum argumentum falío inniti fundamento ; quod ncc eius rincipijs confentaneum cft . Alij pro- €x co, quód vis cfficiendi ens ratio- nis non oritur ex imperfc&ione intellc- Gus , (cd potius cx perícétione , nam sim Gg $9 ham 334 hanc rónem füpcrat pctenrias. (enfitiuas, qua nequeunt lbi formare obic&tum ad fimilitudiocm proprij obiecti; Scd. neque hac ratio vrget. , al/oquin probarct etie perfcétioncm in intellectu fibi conficere oLbicctum per a&sm falfum; & quia pu- tatur. ratio àpriori fumpta ex. vntuerfali- tütcobicéti intelle&us,rurfus ponderabi- ter.infra. Alij denique diftinxcrüt de va- rj: zcneribus entitrationis , & dixerunt vüvm gcnus €florman poffe ab intclle&u diuino, non aliud,tandata nimirum ,.non. fi&itia, quia ip bis fotmandis vtique fal- fitas. interuenit, & deccpio, quia nullum corrc(pondet fundamentum à parte rci , at nonin illorum formatione, cum inzcl- lc&vsxunc tribuat obie&to,quod.lli có- unit ratione fundamcnti , qua dc caufa nec firgit,nec decipitur. sed quauis hec via facilior videatur ad hanc partein pro- blematis defcndendam , tamcn. folidior tatio pro hac parte vniueríaliter probat , da ente cationis tàm fundato , quamnon. fundato, quod poffir ficri à E eo . Accc- dit;quod oppolità partem fuftinentcs ad- hucvizebuncquód licet coznitio forma- tiu €ncs rationis fundati veritaté habcat: raucne(ondamenti , falfa tamen crit ra- tione obicéa immediàri , & formalis . 76 Rauoigiturad hanc parté proban dám cft, quia poteft [eus quodeumque. ensaationis.cogaofcere abíque ordine ad, «iftelle&utn cícatum » & confequétcr dae xc. illi pritt.m efle obic£tiutita& imper- » qua jnterenit in fabricando ente. rationis, pritür precise ex natura obici. quod ita petit intelligijnam cum incriníc- €x analeguimn includat ad ensrealc, non mifvad initar cius,& per ordincm adillud inteilisi poteft; & bic c(t modas. proptios. elir:ibilitatis cius; & quando ita intcl- hgiturdici poteflintellizi, ficut ctt, quia. tiis CLE ctus.natura;vt iprelligatar p imi- tationem ents realis; cum gitur tota ime j ci fccto (c teneat ex parte obie&ti, pote- yt diuinus tutelledus illod: arungcre euá. adinodutn cnus.realis, quia ad. petfe&tio- ncm. cis (pcétat, vx voumquodue co- snotcat, ficuc cd; nec abfurdum cfl diui- - Tuminielle runi concipere obicétü cum Ayettcéuonc suam fecum adf. cx na. | Difput.11I.. DesEnte Rationis? 0 « tnra rei ; & per hoc folui poffant omíies rationes partis-oppofite , quz fandantur in imperfectione potentiz requifita: ad faciendum ensrationis.. 77 Parsveró problematis oppofita j quod nequeat diuinus .intelle&tus entiaza rationis cóficereycx oppofito co FÉ eft proba imperfectio, intérucrit in fuss i picos non oritur przcisé cx natura obie&i , (cd ex noflro prz(crtimimproprio , & ina- daquato concipiendi modo , € faz pe fz pius cócipimus,qua: nó funt diftincta, vt diftin&ta ; qua non funt relata,vt rela* ta,quz (unt ncgatiua,& priuatiua,vt pofi: tiuayin quibus omnibus apparet res cone Cipi exiranco modo,& nào quales süt,hoc autem repuguat perfe&ioni diuini intele lc&us,qui res cognof(cit vt süt in fcipíiss & idco cum entia rationis non fint in rc- busipfis,nó poteft cognofcere ibi effe v. . g:dillindlioni vbi non cfd;rclationé , vbi pócft viu iu dui itc actingece ipint » lianc impcr- fc&i cogno(cendimrodam,fed nequaqu&- co vti ;. poterit etià attingere entia renis 'cognoícendo fictiones ab intclle&u no- ftro futuras,vel poffibiles jcuarü süt obie Cta,non th.jlla attingere in (cip(oy& hzc 778: problematis. magis: coníonat com muni modo loquendidc ente rationis. : 78. Inoppotitüarguitucprinto, quod Deus non cognofcatentia racionis: à no» /bisfa&a ; Tum quiacfto attingat omnes . fi&ioncs noflras:, nomproind: Jiccndus. eft cognofcere cns rationis, quod per cas - eflicimus,quia vclatt ct idem nume ro ens rationis per illas machinatum ab intelle&uaoftto;& hoc rationis iia dependet ab actu illo. inteile- Gus crcatiyvt n oca: pendere repugnet ; tingi ^ens fátionis ibo dipiciuim ad (imilitudine illius, & ncque ltoc,. alioquin nonattingc ret ens rationis à nobis'faGtum, (cd aliud €i fimile .. Tum quia fi cognoícendo fi- - Qoncs notlrasatongic etiam fis aentas, quz iunt earam obicéta^aam illa cogno- (cctad moedüentis,quia (ic continttur tn ca fictione,ergo efficit cns racionisyquia boc cft coguofcecc noncns ad i; d cie Ls nOgquia.iftad cns - d ox 6 Muy may &is, Tum tádem;quia etiamfi illa cogno- ia vtà tob fads. tamen quia reci- piunt nou e(icobie&inumab .intelle&tu diuine, tàquam ab integra caufa, nam ad *jllud,vt ficinon concarticintelle&us crea "crus,erunt entia rationis ab ipfo efforma- tanoaurem ab intelle&tucreato. —— - Réfp.ntelle&um diuinum cognofce- cidem ensrationis à nobis fa&tü , quod licétinefTe , & fieri ita pendeat ab acta illo intelle&uscreati , vt fic nequeat ab alio dependere,poreft tam ab alio actu VA RAD incognofci modo meré (pe- «ulatiuo,& vcluti ineffe fignato , & in dioc fenfa pendet à cognitione Dei.A d. $mmediate , & formalirer cognofc it i!la "ficuti funt,quia videt effe figméta, & en- "tia rationis , & mediate foli attingit illa rhodü entis; quatenus videt fic etfe o- "ebieéta noirorum a&uum . Ad 5. dat illis ie(je obiectiuom exttinfecum, X denomi- datiuum , quale eft illud, quod conuenit leiam entibus realibus,non aucem intrin- fecum, & tormale , quod foli conftituit ensrationis ex di&tis concl. 1. & idcó li- 'cé illud cfle obic&tiudá primi generis fo lo pendeat intelleétu diuino;non idcirco 'dicantur ab eo cntia rationis ficri,fed tá- tuni factajvel factibilia c íci. '79 'Secundo, quód polit facere ens ra itionis; Tum quio;vcarguit A mic.cit. vis efficiendi: ens racionis perunet ad perfe- "€tionem intellectus creati,ergo nó dcbet ;denegari diuino , probatur a(fumptum , *quia-oritur.ex lacirudines& vn ucrüalitate « Obiectiy quz vtique ad perfectionem po- "teaug (pectac nam quà potentia ad: plu- ta (e extédit;có c(t perfectior, & idc vis €ficctiua enis rationis negatur porentiz 'fenfitiuz ob cius impcríectionemyquia 5 "atcuatür ad ens determinatum , ranquá ad 'Obicctum, putat ad rem tenfibilem. Tum quia vt arguit Fuent.cit.deratione mtel- lectus cópt chendeatis cft, vt obieciü om ni modo; quo cognoícibile eft, penetrer, fed priuauones, & angcli nó fol si (e , fed admodum altcrius (ant attingibiles , "érgo à diuino inxelic&u ctiam hoc mo- .:do atungi poffunt fora;ando encdia ratio- nis. T táaé,quia Deus cognotcit priua- tioncs& ncgationcs,qua funt non entiay Quafi V. €4n Deus effciat ens rationis . 335 '& vtique per modü entiü, quia nihil e(t per feiatelligibileinittens, & vt Doct. r 'q 4: vniaerfal. nihilintelligitur (ub ratio - nc non entis, & bac nece(Ticas communis cit omci intelle&ui quia won fandatur in imperfcó&ionc intell:genris, fe. in ipfa matura obicéti inrcllisibilis ; ergo &c, ;: Reíp. negando alfumptit cü fua probá tione, n .n. ita patet obiectum ade qua- tum intelle&as , vt ctam fub fe dire&? «Gprehendat ens rationis; imo ex Doc&to- rc 1.d.3.q. 3. folum ens reale cft obiectü primum primitate adequationi$; quare ex latitudine fütobieót non hibet, *jiod ferri potlic in ens rationis , n' à in virtuce entis realis, concipiédo eas rition.s ad modá& eius, & quia talem'collation*m n5 entis ad ens rcale ne jui: fenfus facereob Tuam materialitatem ex Scoto quol. t 7. C. ideó negatar illi vis cfficicnd! eas ra- tionis,quz camcniniatellectu nà ett pec- fectio timpliciter, [ed perfeétio (üppiens imperfcé&t onem, aut potids imperfectio, & impropri.tas in concip eedo;nz; hoc c(t mirum, quia età vis refleziua tribuirur intelle&ui ob etus fpirrtual:tatem & ne- gaiur fep(ui ob eius impecfcQtionem , & tamé formal.ter non reperitac in Deo « Ad 2.vilet affumptum de: modis non in- ducentibus impctfzQionem in. comptre- hendente; qualis eft ille, 4:0 ens rationis elicitur , alioqui prob ret etiá rcs a Dco cognofci debere cuin diícuríus cum hoc quoque modo fint cogaofcibiles. Ad 5. perfzétus modus cognof.éd. negationes, & priuationcs non cft ;llas. attingere di- rcété per modum cnus., fed induecté ius dicio quodam diu:fiuo, qu» modo attin-- Simuscaecitatem conciprendo in calt or» gano non effe potcntià vilitiam , fic cn; m cogno(cuntur, acuti func, X per mo-lü no enus, & hoc qutdem modo -ogonofcuniuc à Deojinquo nulli imercaenic eas cÓmis» Quia nop concipiuntur ad modum entis. «90 Tertio? contra probucar ao police Deum efficere enscacionis, Tum quia vis cfficiendi ens rauonisnon ram. gcndct. ex. imperíectione obiedti iei pub quà intellectus , quioonada-juai obiectum comprchendens,nec incoitiué videns, ead (at in co diftinctionein rationis , & alias ego —- 336 intencioncs logicales , quz fiunt per ab- ftra&ione. Tum quia tuac cócipere pof- fecque non (unt diftindta , vc diftindta , qua non (unt relata, vt relata » & priuati- Ua,vt pofitíta; & cófcquenter rcs aliter , ac fint. T à tandem quia entia rónis dicü- tur formz fi&as prfertim , quz nullum habent (ündamenti inte, ergo oequeunt à Dco ficri , alioquin fingere diceretur. Refp. negando aiTumptum , quamuis enim quzdam cntia rationis ex fua in- trinfeca ratione formentur ex imjxrfe- &à apprehenfione rei, vctorté (ant rela- tiones rationis in argumento ra&z , tamé vniuer(aliter loquendo vis efficieadi ens tationis pédct potius ex parte obiecti in- tellectus,quod cum fit cns, intelle&us vo lens cencipere nihil , cogitur formare ens rationis, quia n:hil concipere poteft, nifi füb ratione cntis,& ideó non eft abíolure affereadum Dcü nullum prorfus ens ra- tionis efficere ; quia etiam intclie- €&us circa obiettü cmt vifum potcít formare ens rationis, m relationé vi(i , ac intuitiué cogniti , de quo vide Lichet. I.d.8.3.5. in$. Preterea intelleius in- nitiurs. Ad 2.negatur in cflicienria entis rationis (emper miíceri errorem, & rem ' concipi aliter, ac (t, quia e(fe, quod tunc intellcétus tcibu;t non enti, & effe di(cre- tum, vcl relatum, quod tribuit non diftin €is, & non rclatis,non cl rcale,fed ronis, & cócipit non ens (ub illa ratione entis , que illi conuenit. ex vi intelle&us ; inquo nullus interuenit error , nam concipit nó tclata rcaliter, vt relata racione , non ens tcaliter, vt ens rationis, & quamuis in hac conceptiontecogatut cx natura ipía en- tisrauonis illud concipere ad inftir veri entis, nonob hoc concipit illud, vc verum ens realc,(ed ad cius fimilitudinem , quz duo niultum diff:cunc , nam in prima có- €eptione eft falticas,& error,non in fecü- da, imó eo ipfo quod ens rationis conci- pitur ad iníLar entis rcalis, concipitur, vt eft, ob incrin(ccam analogiam, quà habet ad illud. Ad 3. nonomnia entia rationis dici ficta, nam illa , quibus corre- fpondet à partc rci fundamentü, proprie non (uat figmenta ( nifi forte traba diceré tur per cóparacione ad entia rcaliaquorü Difput. LIT. De Éwte Ratioiis vmbiz, & (pectra dicuntur ) vt infrà eg Scoto dicemus q.4.vn:uerf. in fine , & $. Met.q.1 t. ab initio ; (ed quicquid fit de antecedente, negatuc cquentia,tanc n.Deus fingere diceretur quando ità có- ciperct impollibile , wt illad affirmaret ef- fcy at Deusità cócipit,vt fimul neget e(Te, q nó cft fingere, (ed pou? cuectere figmé tü,vt bené aduerut Arriaga. (ck.4 n4 1. QV£ESTIO VI 4n Ens Rationis babeat proprias affe» G iones, C que [int. 91 N2: quatimus hic , nü entia ra- tionis habcát proprietates,que ab ipfis veré fluaot, (icut. n. nó (unt pro- prié entia;icà nequcunt habere veras pro- prié entia ità nequcun: habere veras pas priccates ab iptis veré Bué&es. Qa 5 modá ergo dicuntur entia per (olam ana log à ad ens reale  ità quzrimus r tatcs,qua tales dicátur pcr analogiam veras proptiecates 5| & quatenus ad mo« dum illarum concip: poflunt, Dc. Dicimus [.rimó Ens Rationis habere f fuo ordine proprias affectiones. Conclu- fio elt Scoti 4.d. 1.9.2. I.& q.6. vniu. vbi efto in !pecie loquatat de fccundis incen- tionibus, & vniucr(ali log'co, doótrina tá commun; clt , & probatut , tü quia , vt ait DoGor cit.in entibus rationis non fa- lum inuenitur przdicarum in quid. , & przdicatum in. quale effentiale , fed enam io Quale accidentale. conucrti- bile , quod e(t proprium ,  vtinductio- ne probari poteit in omnibus , tum quia formari pofluot de ipfis propofitiones, nedü in primo modo dicendi pet fe , fed ctiam in fecundo , in «uo propria pa(fio dc fuo (ub:c&to prz dicatur ; tum tandem quia (i babet fuo modo effcntiam , crgo €tiam , & ptoprictares ab ea fluentes ci proportionatas ,nam quamcunque cífen- tíam propri comitantur paífioncs . Contra obijcies ; Tum quia proprietas ità fc hibet crga lubicctum, quod ex na- tura rei diftinguitur ab llo , ab euis quid ditatc fluit, & e(t minus ens illo,(cd oulig affectiones cogitari poffunt , quz ia 4e. habeant cr3a ens rati onis;non.n. cx natd- ra | Queft. VT. De eius affellionibu:. | Facti diftinoui gofsentab ente rationis, um non cxilterent à patte rei , nec pof. fent ab cius quidditatc fluere , cà ens có- nis nullam habeat cfficicntiam ; nec po(- funt effe mious en co, quia quod cft mi- nus ensente rationis , cft penitus nihil , Tum qaia tales paffioncs non effent rca- des, vt patet, ncquc rationis , alias conti- t effentialiter (ub ente rationis , & dc iliis eflentialiter predicaretur,quod gnat cuilibet c(fenciz refpectu pro- priacum pafionum. Tum tandem, quia dantur quzdam enria rationis ; qua aal- lam habent determinatam naturam , eo «uia nullum habeant à parte rei funda- mentum,vt func chymerica » ergo faltim ita proprias pa(Tioncs habere nó pofsüt, quia ilz petunt determinatam naturam , ^ áquafuetc concipiantur. 91 Ref(j.conditiones proptiz paffio- nis a (li ia maiori (folum affectioni - bus rc timpliciter couenire;at fecü - 'dümquid poffit etiam conuenire affc- "€tiomb.rationis, nam (uo modo concipi unt, & fluere abeffentia entis ratio- his , &ab illo ex natura rei diftingui , & tle minus ens co nec ob id (zquitur ef- fc othil proríus (ait Docror cit.q.6. vni- ueríad 4.) quia ficut in entibus real.bus "dantut gradas in eflendo , nam accidens €ft minus ens fübitantia; nó tamien oihil, ita (uo modo admitti dcbét in entibus r&- tioms, cum omninó concipi debeant ad inftar coram. Ad 2.licut ens rcale ob fuà tranfcendentiam praedicatur de (uis paf- fionibus, vel quidditatiué , vt aiant Tho- miftz vcl denom;natiué, vt nos , & idcó e(lentialiter non continentur (ub ipto, cum proprié , & formaliter non iit ens rcalc, (ed cantü aliquid cius ita pati mo- do dicendum de ente rationis. Ad 5.chy- merz & fimilia entia rationis fuudaméto carere dicuntur, & nó habere determina- tánaiuram non quia nullü habeant pror- fus fundamenrum , & occafionem à parte - tei nec quia nó habeant naturá fibi pro- portionatam, fcd quia fundamentum illis correfpondens à parte rei no determinat nos ad illa Gegend hoc pouus,quàám illo modo, ficut nos determinant fundaméta, quiz folent correípodere determinatis cn- 537 tibus códis, & (ccundis intentionibus gc - ncris,(peciei, &c. potelt igitur ipíis ccá adícribi natura (uo modo determinata, &c affcdtioncs illis corre(pondentes; imum hzc ip(a critcorum aacra , vcl affe Gio ncceifaria, quàd fingi poffint quocüque modo ad libitum notlrum , & pet hoc e(- fcatialitec (ccerncacur ab. alijs entibus rationis qu: aon po'funt fiagi, nili illo modo, ad quem nos deterainat , & im. pellit fundamentum illis corrcfpondcng à parte rei , vt magisexplicabitur q.feqe 95 Dicimus 2. ensrationisin comuni habere (uo modo omacs illas propricta- tcs, quz conaeniunt enti rcali in cómuni, ad cuius ia(tar concipitur , & pariter en- tia racionis in particulari habere proptie- tates illorum entium , ad quorum in(tac concipiuntur , Pciuia pars concluGonis probatur, & explicatur , ens rcalc habct. yropriccates limplices,vt vaum ,vscuary onum, & diliunctas, vt contingens, ne» ce(farium,idsm, & diuerlum, fin:cü, & in- finitumy(cd omnia i(ta poffunt fuo n;odo adapcati entibus rationis,ergo &c. Prob. minor, quodlibet cnim ens racionisin fe eit vnum (uo ino-lo, quia in fc indiui(um, & à quocü uc dittiodtü ; vnde natum e(t ad quode ü uc cóparetur idem, vel diuere (un (uo modo cife; eft etiam fuo modo verum in cllendo, fi veritas , quz elt paf- fio enc;s, declaratur per ordiné adzqua- tiodis ret ad intelle&ü ; etenim ét ens ra» tionis natü c(t terminare cóformitatem cognitionis ad ipfum , & hoc prztertim , quando fa&um per priorem actut recog tatur inde per alium polterioré, && rcflexü, p qué veré aciazicur, trcuti ett, vt (upra declarauimus , at uc idcÓ pro- priam haber intelligibilitatem, vc aic Do &or 2.d.1.q. j. B. nam ficuc habet cati- tatem ad modum entis realis , ita & in» telligibilitatem . Neque hiuc inferas ip» fiim ede tantü per accideas ince;ligibile imó ficut eius eiden.ia conuttic 1a hoc , quód cogaofcatur ad modam entis reas lis, ita hioc inferendum efl per fe cósenie re illi quód fit cognofcibile ad modü l- teriüs. Habet etiá bonitatem (üo modo nam (ze videmus vóluntatcin fecti in bonum apparens, & fictum. Po;tuot de«nique nique étiam fuo modo applicari enti ra- ' wienis affc&iones difiun&z. finitum ,& infinitum;neccflarium, & contingens (li- «et aliqui negent) vt conftat,quando Dcü concipimus ad nodum venerabilis fenis fempcr durantis , & infinite virtutis. Probatur ctiam & explicetur altera "pars conclu(ionis , nam proprietates en- tium rationis correfpondere debent fuo modo r«busillis , ad quarum inflar:con. «cipiuntur, quapropter fi concipiantur ad moduri fubftantiz non habebüt propric- tates accideptisyfed fübftantiz,(i ad mo- dü accidentis, € contra;& paritér (i cóci - piantur ad modi entisrelatiai, nó habe- (it proptictates abfolutorü,fed relatitmo- tü, fiad modum entis abíoluti € contra. :94 Contra obijcitur 1. quod etia ra- . tionis non habeant propriam veritaté;& jntelligibifitátern. Tam quia hac e(t pro- pria&"idgquáta paffio entis realis,vt do «et Do&ót 1/0:5:q. 3. Tum 2.quia obic- . 4&&um concurrit cum potentia ad cópro- ducédàm (ui notitiam;at ens rationis nc- - quii partialiter producere (ui notitiá, c hzc fit ens teale. Tum 3,nihil cft intelle- &u,quod príus nà fuerit in fenfu , (cd ens rationis fub fenfu cadere nequit .- Tum «4. vel cflet prius ;lla cognitione , per quam actingitur ,& hoc non, quia per ipfam ac- cipit e(ie , qua ratione ncc ét poteft e(fe fimul cü ea, vel pofterius, & neque hoc, quia coghitio in illo priori ad nihil tcrmi- naretur « Tutm f. qnia de enribusrationis praefertim fi&is non dotur fcientia , quia non habent certam naturam , de qua de- terminatd. paffio fit demonítrabilis , & . idcó Scot.quol. 3. ab initio docet entia ratjonismeré ficta , & quz conuadictio- mem ic ludunt , nó cíle per fe intelligibi- lia. Tà 6. obiectum fpecificat cegniuc- ncm , quz cum fit rcalis , debet rc Ípceaficatiuü reale . Tum 7. obiectum eft menfura cognitionis , cum tota perfcótio cogn tionis mcea(urecur ex obieéto , at ens rationis nequit cííe meníura cogni- tionis, qu cft cns rcalc, vt Scotus docet 4. d.1.9.1.füb S. quia ex 4. Mer, meníura eft perte&ior menfurato. Tum demuin quia cognitio diiit rclarionem reàlem atüngenua ad obic&um;quod pcr ipfam - Difput. 11 1.-De Enté Rationis. attingitur-ex Scor. quol. 13.:at relati realis expofcit terminum. realem. 95 Refp. ad 1. Mauritius q. $.voigerf. '$. Quantumadtertinm,q»licetintelligi- bilitas motiua fit propria paílio enrisrea lis,terminatiuatà cfteómunis viriq;quia obie&um adaquatü terminatiad intelle- - tus non eít.ens reales (cd communi (Time fumptá ad reale, & cónis , quz rcfpontio innuiturà Do&orequol.. ab inito; fed quia inferre videtur vnitiocationem entis cóiflimé,quod rc vera z:quiuocim eft ad reale, & rationis, idcó aliam (ubdir.cefpó fionem ab omnibus Scoriftis receptam, qp ficut ens rationis e(t ens per reduction ad tcaleita eftintelligibile per redu&tio- né ad illud, na ensrcale cóítituitur obie- &um adz quatum iatcllectus per duplicé primitatem,vt docer Scot.cit, f. d. 3. q. 5. $. Quantum ad fecundum. articulum, comm(ünitatis, per quam fub.e continet omnia , de quibus quidditaciué predi tur & virtualitatis, perquam fub fe tinecomnia,quz quoquomodo ;n co vi tualiter continentur , & abeo, origine ducunt;quo feníu entia rationis dicuntur in realibus contineri fundagieutaliter , & inchoaté, & fecundz intentiones dicun- tur ofiginari à primis & hac ratione citur ens rationis per. fe iatelligibile , ni- mirum virtute cnus realis, in quo funda wr , quz folutio c(to pra (errim inferuiat pro enzibus rationis fundatus , vt declarat Tatar. q. 3 -przamb.dub, 2. deferuire tf ét post pro al:js,quia vt fupra diximus in hic quaft. omne ens rationis habet ali- qualc fundamentum à parte tci, qp quado tale non cft,vt cogat ad lic illud cffingé- dum;unc ens rationis dicitur nofupdatá. Hac quidé re(ponijo optitna cft ,fed vc aduert.t Barg. t.d.3.q. in illud. $. Quan tini ad 1.art. procedit um de obiecto mo tiuo,nà in ratione mociui ytique ens £a« uonis reducitur ad reale,no uh in ratione tzcrm:natiui, quonia ratio terminatiua nó pot fapplcri , vt cóftar de creaturis in di- — uina ciientia,ybt licetnó moucant,terini- nant tamen ,ideoq; erroris notat Lichet. quod ibidem dixerit fecüdas iniéciones tcduci ad primaséc inrónc terminatuui , & laudat Vigcriü, qui ficut ens ronis tta- tuit ———  —nL o o iiio X ;E we P WA Quail. FI. De eius affectionibus. tuit effe alterias tonis à reali ; ita 'ponit duas intelligib/litates terminatiuas cor- reípódentes illis vna erit fimpliciteralia fecundü quid, iuxta illorü entium condi- . tionem ;;neq; hinctimendum cft inferri Ic is- comuni(fimé süpri, - iaratio mouÉdi , li foret comunis, 1n- tret comen nan ey: vs ratio verminandi,inquit .vi au.q.3- yaiuer(.in fnci& Barg.cit.in$. 4d que fitotiem;quomodo ctiam hinc non cogi- ponere vnum obiectum terminati- uum intelle&us-ex Scot.in z. d. z4.ad 2. 96. Ada (epiusdi&ü eft aff'amptü va- lere de obiecto motiuo, nó de terminati- uo, qualc ponitat ensrationis .. Ad 3; ait Dodor q. 3.vniuet(, ad 5; a(iumptü vale. re de illog eft primü intelligibile pro fta ui ifto,quod eít quidditas materialis, vel fenfibilis,non auté de omnibus per (e in- telligibilibus., multa enim intelliguntur non quia pecie faciant in. fen(u., (cd per Sc Hexionem intellectus, quare nó cfl (cn- fus. illius a(lürbpti , qp nihil cft inincelle- v — €u,quin prius fuerit in fenfu períe , & immediate, quia res fpiritualcs intellipi- mus,yc Deum,& Angelos, quz (ub fenfu non cadunt; fcd vt notat ibi Mauritius ex. Ant. And. 1. Met. q:5.art. 2:quod priusnó-fucrit in (enfa aliquomodo; vcl per fe, & immediaié,vt colores,vcl per accidens, vt fübíizutia, que cognofcitur medijs acci- dentibus ; vcl fecundü fuas pattes, vt hir- €occruus, mons aureus, vcl per effectus; vt eus, & Angcli,yel per fimilia,vt cü co- gnolcimus abí(cntes peripforü 1magines, vcl.per-oppotita, vc afpera per lenia,tenc- bras pcr.lucem;& in hoc fcnfu falsü cft, gy €ns rationis nO (uerit infcn(u,quia occa- fioncm iliud fingé4i habeinus à re (enü- bil;ynéque cognofcitur ab intellc&tu , ni i. adinttar alicuius rei aliquo modo à fcnfu: cognitz. Ad 4,cít fimul cü ea cognitio. nc,per.quarm fity;efto pcr noftrü cocipien: MOD, poflit dici pofterius ca; quaic- nus peripíau accipit cüc ,. eíl aut prics- cognitione rcflcxa feqocnii;pcr quá atn. »Ad $ cria de fictinijs poteft. haberi fcicutia , cü babcap: patíicn.s. de iptis demo(trabiles, vr patet cx dictis có-- &Lr.& q&comunite: diciur dc illis aon: 339 habcti (cientiam , id non debet. abíoluré intelligi , fed coparatiué ad alia entia ra- tionis fundata; quatenus dc illis nó potett fcientia inftitui in tali grada certitudinis, qualis habetur de iflis,.& fic debet Doct, intelligi loc.cit.fi ibi loquitur de figmen- tis,rern.vcra-de illis loquitar,quarira pet fe primo contradictione includunt,vt ne- dum eífe in rerü natura repugnet,verame etiam ob manifcftam implicantiam ne- queunt intelle&ui obijci , vt vnü intelli« gibile , quod claré coliigitur ex eius ver- bis. Ad G.obic&ü (pecificat cogpitioné nó intrin(ccé , fed extrinfecé tn, vt (epe docet. Scotus,& ideó hoc munus fuo mo- do poteft ctiam enti rationis conuenire . Ad7.licet ens rationis nequeat c(íe men- fura füz cognitionis quoad perfc&ione , póttamen cile méfura quoad. veritatem , quo fenfu de rcla:one menfurabilis ad meníura Do&or loqui videtar quol..13. M.& O. & proptié dici folet relatio có- formitatis actus ad obie&am. Ad 8. (icut in notitia abftcactiua. dáur relato. rcalis actingentig ad obic&um noncxi(tens cx Scoto ibid£, ita dicendü erit in notitia en tis rónis;nec in tel:tionibus tran(cenden- talibus,qualis cít illajincouenit c(le ad tec minüm non realem ,. vt patcbit difp. dc Relat: quia earum realitas potius fün- damento fpcéanda cft, quàm à termino. - 97 Sccüdo arguitur, fi ensrazionis e(t intclligibile, vel cognofcitur per propria . fpeciem,ycl per [peciem entis realis;nan primü, quia cü'ensratienisnon fit obie- &uin motiuum, propriam fpecie caufare : non poteft ncque sm uia fpecies difpa« rata nó poteit. cau(are nodtiam alicuius. obicéti difparati,vt per fpecié hominis nó. pollumus.venire in cognitioné.Iconis, vt Scot.docet 2.d. 3.3. 10.. &. tamen magts aliimilantur adinuxcé homo,& lco,quam ens-tealey & rauonis lcd pecicsiotantil: reprefenta: aliquid;quia eft eiusfimilitue do, ergo [pecics.cptis realis. nullo modo Feprzicngare potefl ensratiópaSs. ^ — - lefp. dilcieparc BieGtorcs, an ensrae- tionishabcat propriam fpcci&imprefsago- an potius cognoí«arüz folum per (pcerem.- entis tcális,in quo fundatur, & ad Cculuse- fumilitudincin cocigitürg Vrique ipte 346 bile puxant Cóplat.difj.2. Log.q.5.n.19. Atens rationis non habere propriá fpe- tiem impre(fam manifefté coliigitur ex Scot.q.3.vniuerf.ad 3.vbi innuit entia ra- tionis intclligi per re flcxjoné intellc&tus, & nó per propriam ípeciem,quod non eft ita intelligendum, vt intellexit Bonctus in pradicam. cap. de relatione , quafi vio actu producantur; & alio reflexo in-telligantur,codem .n, a&us;quo producü- turycuá inielliguntur, com eorü produci fit cognofci;& eft exprefía Scoti do&ri- na in 2.d. 1.q.1. art. 2. vbi ajt non prius haberc entia rationis cfle intelligibile , q sntellectum;& licet 2.d.1 .q.5. B. vidca- zur ipnuere ; quod folumio actu rcflexo intelligitur ens rationis,&quód in dire- :&o producitur, velut modus objecti,non obiectum , iam fuperius explicatum eft Q.zatt. zinfol.ad 1. quod in cognitione &cílcxa cognofcitur , ficat eft , in. priori vcr, qua formatur; cognofcitur aliter; quàm fit , quia attingitur ad modum en- 1is rcalis. Qaod a(t ens rationis non ha- beat propriam fpecie impreffam; Proba - 1ur,quia bac (pecies nequit e(fe producta ex phantafmatibus, cá ens rationis nó üt $cnfibile,& confcquenter propriü phan- talma nó habcar,neque etiam educta eíle poteft cx ipfo ente rationiscü ipfa it ac - cidensreale quod nonnifi ex reali (ubie- -&o cit cducibile, Accedit, quod matcria prima non cognofcitír per proprià fpc- &iem (ed per analogiam ad formam :. Phyí.7. i1& relationes rcalcs, & cia tran- fcendentia proprià (peciem non habznt ; ' wt docet Bargins 1.d.3. q. 1. in $. Quinto dico quod iii a, ergo tanto minus ens ra- tionis, Quod cít infcrioris conditionis omnibus :flis, ficut igitur materia ccgno fciuir pcr analog;á ad formam;vniucila- Jia, & tranfecadentia per fpecies infcrio- tisin quibus continentur ; & relationcs per fpecies abfolutori, in quibus fundan- aur, vt ait Barg. fie in propofito entia ra- tionis ccgnolcétur pcr fpecies entiü rea- lium, in quibus quoquomodo fuodantur, vt hircoceruus per fpecies birci &ccerui , & omninó pcr analogiam ad ens rcale. . 98 Etcum dicitur in argumento fpc- ciem yn:us obie&i di(parat caufare non Difput. 111. De Ente Rationis . p notitiam alterius, &c. R efp.fpecid minis elle magis difparatam à leone, q; fit fpecies entis realis ab ente rationis, quamuis enim in cfiendo magis affimilé- tür homo, & leo, tanicn in reprzfentado poffunt conucnire magis ens reale , & ra- tionis, ficut duz (uübftantiz magis in ef- (endo inter (e conueniunt ,quàm cá acci dente, & tf in reprzíentàdo magis, con- uenit accidens cum fubftantia , quàm vna fubftantia cü alia,nam fpecies reprafen- tatiua fübíLantiz accidens eft ; non füb- ftantia; fic igitur 1n propofito, quia fec dz intentioncs virtualiter continentur ia primis , dicere poffumus, q» (pecics entis realis, licet fit reprafeatatiuum formale folius ent is realis; ideoque per fc primo in cius notitiá ducar, tame cft reprafentati- uum virtuale ctiam entis rationisidcoqs fecun darió in eius notitià ducere valens; - Ncc inconacnit ipecicsobic&i vnius ge- neriscfle virtuale reprzfentatiuü obie&ti alterius Braripe Barg.cit. quando hoc continetur in illo; quia videmus (peci albedinis effe virtuale reprafentatiuii fie militudinis in ca fundatz quamuis fit al- terius generis; Et hoc eb magis in propo. tito dicendum cft, quia dicimusensrónis — quando incognitionc directa artingituf —— per fpecié enus realis,non cogno(cit ada uaté  & licut efl, quia cognofcitur pet peciem alienam: quando veró initione reflexa attingitur, ficut eft, tüc di- cendum cit nullo modo concurrere fpc- cicm enris realis 4d cam cogaitionemyfed tota a&tiuitas tribuenda eft virtuti refle- xiuz intelle&us, vt inauit DoG. cit. q.5« vniuctf.ad 3. Mauritius ibidem.$. $ex- to dubitatur, in folutione ad primum. : QVvV£ESTIO VIL Quotuplex fit Ens R«tionis. . 59 Elcbris , ac inScholis frequens E diuifio entis tationis eit illa in ies fpecies relationem , negationem , & priuationé,quá afferunt; & recipiunt Re- €entiores omncs , vt traditam à D. Tho. 23.de veritart.1.& 1.d. 2,9. 1. art. 3.& : 19.Q. I.att-1. ita Suatez difp. $4. Met. Ícc. 3. Didacus difp.3. Log y Ae d qf — di« H ^ P j2 ^73 : ] Pr i T "* . lia : Fa Za E. dom modum , v; valdé improjtium e Eua. VIT. Quotuplex fit Ens Rationis. 23 «tife&t.4.q i dart. 3. mc 46. À- koc DAE UOS fasdurac. 1t. «]» f- Ruuius tra&t, cit. & alij paffim. Comp $4. o. de S Th. ferant Complut.di(p.2.q.4. Io. de Q. 2satt. I, fed bimembrem , .(. in nega- tionem, & rclationem' rationis , quia (ub negatione amplé fumpta etiam contine- . «tur prinatio, & hoc modo teftantur tra-- dià D. Th.cit. € q.5. de malo att. 7. vbi «€n5 tationis immediate diuidit iu rela. tionem rationis , & carentiam , & hanc in negationem, & priaationem. 'ed quocüique modo tradatur hzc di- tifio, (emper graues paffa cft difficulta- tcs. In primis .0. non videntur rccte a(li- gnati, vt (pecies entis rationis , negatio «X priuatio , quia cftó non fint entia rea- lia , non proindé inter entia rationis for- maliter computanda funt, cum veré den- tur à parte rci , non quidem vt entia rea- priuatiga vcl negatiua ; vt arbitratur Mct.difp.2. & Fuentes t1. Phy(. c gen cum multis alijs (hunc .n. «onfutamus difp-4- Phy(.q. 1 art. 1. ) (ed vt amorioncs rcales entiü quatenus nul- lo.cogitantc intelle&u veréjaer cft renc- br "4 niger, non albus. Q)uà fi dicas cum Suarez , & al;js hic non fa- mi ncgationem , & priuationem , vt (unt amotioncs realium entiam, fic.n à parte rci repcriuntur , (ed quatenus concipiun- tur ad modum forma pofitiuz, vc cü in- zelle&us cócipit caecitatem in oculo per modum formz pofitus tollentis vi(um , fic .m, funt aliquo modo entia,non tcalia, fed rationis. Contra ctt,quia negauo,vel priuatio, vt cócipitur per modum forma polüiriuz;nó cit priuatioyfed forma po(i- tiua fi &ta ; & negatio , vel priuatio in fc materialiter (e habet ad ens rationis, & velati (ubit ratum quía eft id, cui cribui- zur cile rationis cx dius Q.z. art.2. ergo vt tales nunquam íunt entia rationis , & rat10à priori cft, quia intelle&tus format cnsrauüonis illud &ingédo ad modd cntis potitiui, €t ipa non «ntia, & negationesrcalcs, crgo nullü daiut cns rationis nega: tiuum,íed omne cít pofitiuum , vt innuit Do&or 4-d.16.q. 2.ad 1.in oppofiti; Et 34* pet hoc reijcitur folutio, quad ad hinc tónem affert Blanc. cit. vbi vult tantü ens reale , ad cuius inftar ens rationis conci- pitur ,e(sc formam pofitiuii, non aatem ipfum ens rationis . Hoc prorfas talsá eft, ná li ens rón's formati debet ad inftar en- tis tealis,cum hoc fit forma pofitiua ralis ctiam etie debet ens rónis, non quidé ve-- r&,& realitec fed fi é,& fimilitudinarié, alioquin noncíf:t ad in'tac illius . 100 Soilct etiam prafata diuifio' ve» fellivelat in(ufficiens , & diminuta ; nam przter enumerata dátur alia entia rónis, qua coníucuetunt appeilaci fizmenra, & entia prohibica, vt chrmera, & hyccocec uus, hzc.n. ne3uc ad relationem, aut pri- uationem pertinenr, quia dum finoitur y nonconcipiuntur per modum relationis ad aliud, aut per modam carentiz in (u- bic&to apto , vt fingi folet priuatio . Nc- quc pertinét ad (implicem negationé , & veluti extra genus,quz ab omai fübiecto p'aícindit , quia negatio , vt ens rationis Ítatuitar , dicir carcotià form conceprá ad modum entis extrà fubie&tum, at chy.- mzra non dicit carentiam , fed aliqu: pofitiaum,.(.animal dam per fc vná €x hominc, & Icone copofitum.At inquit Gd Suarez cit.fcG.4.n. 10. & fequuntur alij, omnia hac figméta fub negatione com- prchendi;quia (unt fimpliciter non entia. Contra cft, tum quia hac ratione,vt beaé notat Auería,ctià relationesrationts (ub negatione cótinerentur, quia fimpliciter (unt nó entia ; tum quia vt ait Blanc.aliud cít cócipcre negationem animalis, quod fimul it homo, & leo per modum vnius compoliti , aliud verà concipere animal fimul hominem, & lenem, quamu:s igi- tut ens racionis primo modo formatum ad ncgationem ípectare poífit , tamen ens rationis-fecundo modo fidum c(t prorfus ab ea diftinctum . , Adcó alij, vt faluent fufficiétiam illius diuifionis, inquiunt hzc ; & fimilia entia rationis cffc fi&a (incfundamento;,& id- circó in ca non includi , quz folü eft en- tium rationis habentium fundamentü ia re;1tà Didac.& Complut.cit.ex Suar.cit. n.2. Quz folutio nihil prorfus valet,tum quia plura fuot entia HM Du 342 fandamentum in rc , qua excogitari pof- Áunt in alijs przdicamentis à relatione, imó illa ipfa: , quz fingunturin pradica- mento fubftantiz chymcra, & hircocer- nus ron omni proríuas carent fundaméto, vt poftca dicemus; tum quia € cotra inter fpecies diuifionis allatz aliquod ens ra- tionis continctur non habens fundamen- tam in.re yt negario extra genus, quan- do concipitur vcluti rcs per fe cxiftens, 1o1 Aacerf.loc. cit. maluit przfatam dinifionem in peregrinos feníus deduce re, vt cam facerct fufficicntem, quàm de- ferere, 'nquit enim, quód primo concipi potcft ens rationis per modü effendi ad aliud, & hoc efle relationem rationis; fe- cundó pec modum c(Tendi in alio velut in fubieéto tine ordiae adaliud,vt ad termi num,&-hoccíle pri uationé;de cuius róne eft cíic infübic&o ; tertio (inc ccípectu adterminii,& (ine modo cflendi in (übie- &o per modü effeodi in (c , & per (e vt cum concipitur chymera, & hitcoceruus, & hoceftnegatio,quz non neceffarió ad fuübie&um determinatur , (ed zqué bene faluatat cxtra illud; itaque tria ftatuit gc- ncra cuti cationis, ens rationis ad aliud , qp ít relatio tationis, ens racionis in alio, eft jrivatio rationis , & cns rationis in & quod cit negatio racionis,& fübd this eltimnis duobus generibus bcne applicari tiomina priuitionis , & ncgationis, quia in vniucríam ens rationis non cítens rea le. Sed licct in re bene dif: utrac Auerfa , difplicet tamen in modo loquendi ; e(to enim primáü genus entiscationis conuc- niter appelletur relatio, o hileminus n6 rc&é cetera duo negatio, & priuatio vo- cantur ca przrfertit ratione quam affert, - quia in vniucr(um cns ration s nO cfl cns tealc. Quia liac rationc ctià relatio rónis dici dcberet. negato, vcl pcuatio , quia non elt cnsreale , vt iple :bidem neg.bat «ontra cópcchzndcnies 1 gmenta fob nc- gatione ju a funt non ent a; Acccditga- Ii0 principal s allata initio quzit.ens ra. tionis in vniucríum quid pofitiuu rónis prafcferre, ac proinde forma!iter cotific- re nó poflc in ncgationc , aut privationc, 102 D;cendü igitur cfl cns rationis da- ta proportione diuidi deberc, ficut ensDifput. 111. De Ente tionis . reile, ad dfodum cuius concipitut. Com: clufio colligitar ex Scoto q.6. vn:uerf. in fine, vbi docet, quod ficut in cate reali dàtur diueríi gradus (fendi , ita etiam ia Tem ar s, & probatur Primo ex illo generali pr.ncipio ; quod quicquid fimpliciter p n entibus hus ibus f Rs dü quid inuenitur in entibus rationis , cr- go qtalis eft d a:fio fimpliciter entis reas i$, taliserit sm quid diuifio encsrón s. Dcinde quia natutá entis rationis, & quid fit & quotuplex,omninó inucftigare do- bemus pet analogiá ad cns reale,(icut cr- go intancum habct effeinquaptum cóci- pitur ad modirentis rcalis , ita intantü di- uiditur quarcnus cócip tur diuidi ad mo- dum entis realis,quarc (icut ens rcale di-- uiditar in (üb(lanam,& accidens, & hoc ih abfolutum,& rc(pc&;uum;& ruríus ab folutum in quantitate, & qualitatem, te«- fpeciei inintrinfccus , & excrin- ccus aduenicns , fic ens rationis diuidi- tur in fubftantiam rationis, &accidens - rationis, & hoc in abíolutum , & refpe« rurfus inzmriofe- — cus, & extrinfecus adueniens.Demü pro-.— iuum rationis , id batur dcmonftrandoin tingulis pteedica- métis proportionata entia rationisabin- telle&u formars,vc docu t Mayr.quol6. — & mult ; ctiam v fuc ie rait rez cit.Ícc.4. Vafq.1.].difp. 114.à nu-14. Caict. 1.p. q.2 8. gr Molins ibidem, Aucrí.loc.cit.& aij. etenim in füb lacia - concipiuntur chymerz, & fimil:à mon- ftra.qua« non vt al5js adiacentia , (ed vt in fc (ub fiftentia fingüturjin quantitate fpa tiuinsimaginariü extra Caelum, & ipfam quantitatem molis 10 chyasera jmagina- tamyinqualitarc cócipimus famà ; & ho- norcm,vt dif, ofitioncsconaeniétes pcr- forz honoratz , & iplas denominatio- ncs cxtrinfecas cócip:mus i rebusdeno- m'nat;s pcr modáü correlations , vt rcla- tioncm cogaiti ad cogn tioné ; fingimus etiam a&t.onem,& patlionem,cum cogi- tamus igné animas torquere, & in casage rc aCtione corporca , caíqs torqueri paf- fionc £o mili, & tádC al a quoqit ng m, cü cogitamus Deum rcpelei c huoc à üsu ad modom coryor.s,Qarc in Ce'o,vci fe dere ,infin.to tcmporis fpatio E )& ; cilc t dE M ET ^ tücntisrationis non u. Quaf.V1T. Quwotuplex fit Ens Rátionis . effe am:Gum!umine tanquam vcftimen. to. Et qui. vod prat.r ens radionisre- fpe&tiuum;quod folum videntur agnou;f fe veteres Scotiftasét abfol.itü cóccedi de- — sbear,exptefsé docuit Scotus 1.d. 56.q. vn. $ conira illud obgrituryn(olad 1. & ex -Kecétioribus Scotittis qui »lures P; Fab. 4. Met.d.fp.4.cap.5.& 1. difp. gt* nu.26. Satnanus tract.de 2 intent. Smi(ing.trac, - dilp.z.n. 179. & :nfra , vbi ctiamcitat atar.4«d. 1.q 2. Rada 1. p.concrou. 29. -Nolanusin P.nach.q.15. Vulpes 1.p.to, I. difp.28.art vit. Camciar.q. 1 4.Mct. 3103 Rurfusensrationis.in tora (ua am plitudine diuidi debet in ens ration: s fun- datü in re, € non faadatum, fed à nobis mcré fi&am , quod hac rationc fibi vca- dicauit nomen &gmenti , vt chymcra , & byrcoceruus , Ex quidem per fundamen- i accipi in prz- imperfe&io noftri intellectus ; ac dcbilis eias concipiendi modus, vt quidà volunt, alioquin omnia entia rationis ha berent fandamentum , & illa przfertim , eani ama adesomoie A ai nà. que przecipué pendent ex actibus chyme Roda intellectus ea ad libitam fin- gentis, vnd ifta magis dicerentur funda- , ta, quàm alia,cum magis nitantur noftro «oncipiendi inodo esie . Neque per fundamentum encs rationis debet ac Cipisilud ens reale , ad cuius inftar con- cipitur, eadem racione , quia nimirü om- nia entia rationis haberent fundainenci in re, etiam chymerz , & monftra, vt be- né aduertc P. Faber in Met. cit. c. 2.in fi- ne,nam intellc&us ex apprehélione rerü realm fumit occafione fingédi illa ma- ftra, non.n. cnsrauonis cozitaret , nif | prius cnszcale cognou:ffet,vadé chyma- IXm ipfam concipit ad inftar animalis , q» ens rcalc eli. Ncq; perc fundaieatum en- tisrationis (umi debet ens reale; quod ab. ente rationis denominatur , (eü de quo. ens rationis pracdicatur » vt fora inten tionalis de (ubic&to 5 Íicur exittimauit Fonfec.s.Metécap.7. q.4. fe&t. 5. Quia ens racionis poce& alicui (abiecto actripuat fine tundamenro , vt fi homini tribueiec intellectus inventionem gencris , nó (pc- & ci,coloci celationein auditi, non viti;cr- 343 go fundamentum entis rationis aliquid aliud importat preter (ubiectum, cui ci- buitur ipfüm ens rationis, occalioné neam pé llam tribuendi tali fabie&to cale ens rationis, € non aliud;non ergo fundamé- tum entis racionis contundi debct cü eius (ub:ecto,prefcrtim quia accidere poteft , quod mielle&us efformet ens rationis €um fundamento ab(que fübiccto , cui il- lud tribuat, fic fpatium imaginarium ab €o cogitatum per modum cuiuídam ex- tenlionis cenfctor ens ratignis cum fans damento,nam occafionem habet à parte rei illud ità concipiendi,& non alio mo- do, & tamcn nulli entireali cogitatur adiunctum, de quo przdicetur . 104 lraque pcc. fundamentum entis ration.s illud intelligimus , quod cft fpe- cialisquedam occafio;ac veluti motiuum vrgens intellectum ad excogitanda entia rationis & tali, vel tali modo fin . itaut intelle&us non temeré, & meré gra tis,fed ex ipfis rerum proprietatibus oce caíione defümpta efficiat entia rationis & hzc eft communis explicatio Scoti- ftacam Fabri cit.cap.3.Sarnani, & Rocci tract.de (ecimd. intent. & aliorum , dum inquiunt fecundas intentiones loicales neris (pecie, &c. non po(fe ad libituna [aes quafcung; res fundari;fed iuxrà re» rum proprictates , vt li aliqua natura. fit aliquibus comunicabilis,(uper ipfam fan» dabitur «atio vniuer(alis, (i plutibusma- gis vniucríal;s, i nullis , particularis, &ce uz explicatio exprefsé traditur à Do« re q. 4. vniuetf. in fine , ybi vniuerfale ponit effe ensrationisfundatum , quiae Aliquid ei in re exu cocref, quo mouetuc intelle&tus ad caufandum ralem intentionem,& nó aliam; figmentum ve« ró inquit e(le non fundatum ; quia nihil talc extra correí pondet , vade coacludit ens rationis Cundatü. di i à figméto quia originaliteryfitie ionaliter eft 4 proprietare in tc, figmentum veró. mini- mé, ità Do&or ibi , ac cius Expofitores Maurit.Braiauol X alij . luxta quam do« &inam à pluribus, Recentioribus rece- ptam,& prafertim ab Auerfa q. 5» (e&.3, €nua rauion;s cum fundamento 1a lunc qua cx aliqua nece ffitatey vcl x $44 £c finguntur, & nonalio modo ;. at fine fundamento illa dicurtur ; que fingimus. prout volumus , cum nulia fit neccífiras, vcloccaíio, quz nos dctetminet ad tius.quàm ille modo fingendü,vt dum: E aon chymeram,vel aliud monftcum;, in quo non determinamur ad hoc potius, quàm illo modo fingendum ; Quem. di- «endi modum optimé fuadet Aucrfa cit. vx coníueto loquendi modo, illud enim ,, uod cft nobis motiuum; & occafio ali- qu fundamentum no- opinionis. & indicia, ac fi gna;qua mouent ad aliquid iudicandum, dicuntur 1alisiudicij fundamentum , ficut é cótra «omquis fine ratioue opinatur. ,| & (ine 1alibusiudicjs iud.cat,. dicitur ine fun- dam«nto gratis. & temeré opinari , & quia chymerz ; & conlimilia monítra z áta formantur; idco antonoma fticé. no» men figmenti fibi víurparunt.. 10$. Ex hocvetcres quidam Scotiftz; &. Thomi(tz deduxerunt. fola. entia .ra- sionis fundata veré & proprié e(ic entia zationis ; quorum proinde cognitio de- s&rinalis cit, & ad Ícientias deferuire po- acft; alia. vcró minimé. ,. fed potius dici &cbere entia fi&itia, & prohibita, quia «oium cogpirio doctrinalisnon cft, po- zeftque in infioiuum multiplicari nulla. a- hibita rationc rerum , & paturarum .rea- lium ,. fcd pro inelle&tus cerebro , vc ait Didacus, iuxta quam doctrinam praíata qiuifio effet zquiuoci in zquinocata. Ve» zum immceritó: huiu(modi entia fi titia excluduntur à fcrie entiüi racionis, nam fi ens raiionis illud eft, quod ce repugnat & parte.rci& folum habct e(feob:cétiué iniptelle&w vt fupra fancitum cft ex có- ambni omnium fenfu, plané fié&itia quo- quc. cruar entia rationiscum goa habcát €(fc.nifi peropus intelle&us ; imó vt ait "Auería; hzc videntur quodammodo ma gisparticipare de ente rationis. vtpote qua. magis pendent à virtute fidtiua intel. Meétus, & minus nituntur rebus jpfis, &. «oníequenter. magis diftant ab ente rca- Ii. Neq; huic obíiat, g» nequeant ità (cié- 1ijs de(eruire, (ieut encia rationis fundata. . Inoppofitumobijcitur 1. ad proban- dum negationem, priuationem cfc.en» Difput. Ill, De Ente Rationis: tía rationis, Tum quia Arift.&a connuz- merat inter entia 4. Met.2.X li.$.tex. 145. & plané nonnifi iater entia tónis conu- merae potuit. Tü 2.quia noa folum dane- tur negationcs realcs ,qualessüt omnes ,, qua verz sát à parte re! » (cd etiam won uonesratioris »uales funt oés, qua (unt: falfa à parte rei, Tum 3- quianontantü: concipimus id, quod non eft , ac fi effer, verumctiam id, quod cft, ac (i non eser ,. & non folam affirmamus , 9 impoffibile: efl;(cd negamus;quod neceffariü eftjergo: non omne ensrationis formalitere(t po- ficiuum;fed dari ctiam debet negatiuum.. Tum tandem; quia efto negatio , & pri uatio,vt íuntà.parte rei,non fint entia ra: tionis, tamen quando à nobis concipiun«- tur , vt formz pofitiuz , participant ra«- tionem entis,non realis, ergo rationis, 106 Rceíp. negationem, & priuation&* infe eífe entia rationis fundamétaliterta: rationisilliszribuendo efle pofitiuum, vt: - tüm ., quatenusintelle&ui epof- — funt occaGeiicot Wow senno " benenotat Hurt. difp.19, Met. $, 87; &-—— in hoc fenfu Arift. ilias:cnumerauir inter- entia rationis; vel potius enumerauit ina-.- ter non entía;ait «n. quare Q7 ipfum mon: - ens efie non ens dicimus ,vt adacttie Fu&s £a tes. Ad z.ipfaquoque negauo rarionisà - nobis apprchenditur per, modum forma. potitiuz ;.vt magis conffabit eeu r fione (equenti- Ad 5, negatur (eque fiue cnim affirmemus» quod impoffibile - cft, (iue negemus,quod necelfacium eft; hoc femper fit fingendo, quod non cft. ac fi elict,vnde cum iudicamushomineim: non cfle animal rauonale, cogitamus idj. ac fi ita elfec à parte rci, Sfi ngimus veria tatemin 4fla propositione, inqua tamen: nulla eit veritas, & veritas i(ta fi&a quid! pofiuuum cft; ficut veritas.realis in pro- pofitione quid -potitiuum dicit... Ad .4.- cum concipiuntur à nobis pcr, modü for« mae pofitiuz,(equiwur folumquoad illud i efc potitiuum,quod illis ab incelle&tu tria- buitur, cffe ena rationis forialiter, non: autem vt font ncgario , & priuatio, 107. Secundo obijcituc (olum impres dicamento relations , nó autcm pcr alia: polle cns rasonis proportione d.ftribuiy, | Coo o Qul. VIL. Quotuplex fit Ens Rationis. — $45 ' TN ratione D.Th.1.p.q.28.ar. 1. quia predi. | &  €amétü relationis cóftituitur per ejfe ad , ..  «uEtera veró accidétium geucta per ce - o "in, & inhztere, at hoc intercfl inter efie Uh - «d, & ejfe in , fcu inharere, qubd effe ad | e abítrahit à reali,& rationis, (cd inhzerere - 3 €x proprio conceptu dicit aliquid reale , : ergo folum in genere relationis pót in- ueniti cns rationis,nóin alijs;ita hanc ra- . tionem declarant ibi Caíet. & alij Expo- fitores D. T hom. Confitimatur, € decla. ratur ab alijs in hanc modum, potett in- itelle&tusreferrevnumalteri , ad quod re . vera non refertur , at nó poteft facerc in- haerere; quod re vera non inhzret,& càto minus fübfiftere, quod à parte rei nó fub | —. fiftit,ergo inter omnia przdicameaca fo- ^ — Jarelatio potcft in fua coordinatione en- . tíarauonis admittere. Ruríus eriam in cómuni modo loquendi non admittitur (— fübftantia rationis, & quantitas rationis, —. vtnotat Do&or 5. Mét. q. 11.ab initio, . fed fola 1elatio rationis « Demum licet aliquid poffit fingi ad inftar (ubflantiz, Chymera, & quantitatis;jvt vacuum,nàó B2 9t » . . bidfcquitut dari poíie fab'tantiam ra- — fed negationcs fübftancg", ve] quantitatis ad inftar (übitantiz, vel quantitatis con» cipiütur; non dicitur aüt ens rationis id , Ma pin inftar aliquid cócipitur, fed id, q» €oncipitur ad inftar entis, cü fit non ens. 108 Refíp.rationéillà D.Thomz pa- —— gum valere, vc enim conttabit ex inferius — dicédis de Relatione,talfa eft maior,quia relatio cx propr;o conceptu intrinfeco nó folum dicit ad, (cd ctiam in , fal(a eft eria minor, quia effe ad veré, ac proprie füm- ptum, quo fenfu confticuit przdicamen- tum relationis, 1uipptam reale cít; quare ficut ho« nó obftante poteft dari efse ad fationis,ita & cjfe in; & quidein mbzre- re diminaté (ainpium conuenit etiá enti- bas rat;onis , có (io modo habeanc causá macecialem ex f'ipradictis. Ad Cofirm.n- cut. iaccelleétus vim habec conciyiédite- fpcetum jotcr aliqua, qua nonicfecikurs rta plané v. m habec apprehendendi acci- dcns in aliquo (uoiccto;eui inicie nequit, Agua " /— . tionis,vc em rationis, quia non F du -* K i EELdCNreRE E^ : ac etià aliquid in. rerum natura fab(ifte- re,quod implicet; & quamu:s dcucàt iprcll- és viceure füa facere inherereg» non inha:ct ; coyítare tamen pót iliud;vt inharens , hcut quando ireferibilia ad- inuicem rctcrt , vtique non facit illa re- ferri à parte rei, fcd illa apprehendit , vt relata; idem dicarur de fübiifterc. Ad alia Confirm. frequentius nominatur. relatio racionis, jua lübttantia rationis , quanti tas, &c. quia illa magis in fcienujs defer- uit; & aptior eft ad noftros coceprus exe plicandos. Do&or autem loc.cit.ait quá« titatem racionis nó reíaltare in intelle&a €x vi a&tus collatiui,vt ibi cft videre. Ad vltimam, fi valeret , concludecet etíam no dari relationem rationis , vt conftat , fi de«pfa argumétum formetüt , ticut igitur informatione relationis rationis , ncque relatio realis, ad cuius inftar efficicur,nec negatio relationis cft relatio rationis, fcd forma relatina fi&a,ita in formatione fub ftantiz; & quantitatis rationis, nec ipía real.s fübftancia,vel quátitas,ad cuius in- ftar efficitur, nec eorum ncgatio eft füb- ftancia rationis,vel quantitas rationis,(ed precise forma abíoluta fi&aad corum ti» militadiné,hzc enim eft, qua habet prz« cise effe obiectiuum in intelle&u; & nulq loalto modoexiftir. — Tertió arguitur ad idem; Tü quia non debemus ponere tantam diftinctioné in- ter ca,qua finguntur ad modum entiumg quanta eft inter entia ipfa fimplicirer,ere o non debent diftribui per omnia pra» icamenra, Tum eciam. cg &c., differunt genere generali(fimo , & habent decem modos eiicndi primó die ueríos, fcd omnia enuarationis habét v« num,& cundem effendi modum, .f. fit E rauonem, & diminutum. Tum 3.quia c ratione Door q.1 1.przdicám. có» fütuit peculiare przdicamentum cntiam rationis,quod poft ifta: omnes arm plexati fuor, & llaronc i pra dicamenuió . Tum tandem quia di. - entis rationis in oe infcriora i eft vniuoci analogi.in fua analogata, e: un poteft ciTe yd apte rra L a genera, qualis cit. Ica. - probiua aampium, *-- vnum eus ra- * dian á 546. tationis non dic tut tele per analogiam adaliud ens rationis, (cd omniadicuntur talia per analogiain ad cnsteale 109 Reíp. non debere. poni tantá di- ftin&ionem fimpliciter, & abfoluté,fed tantam; sr quid , & proyortionaliter, (i- cut intcr hominé,& leonem pióos vtiq; fimpliciter non tanta diftin&tio rcperi- tur,quanta c(t intcr illa animalia vera,re- peritur tamcn tanta fecundum quid , & proport.onaliter ad illavera. Ada. iam fuperius dictum c(t cx Scotoq.6vniuerf.infinc,quódlicutintralatitudinementisrealisdatutvarijgradusc(fendi, ità pro- portione dicendum cfl de ente rationis ità quod fübflátia rationis fit perfe&tius ens accidente rationis , quia nimirum có- cipiturad iaflar perfectiotis entis ; & cü d:ci:urqnod omnia habent vnum,& cü- dcm cflendi modum;.f. fidum pet ratio- nemsvcrü cfl de comuni(Tino,& trapfcé-, dcnti , non au:em de fpecifico, ficut etià entia rcalia dicuntur habere vnü, & eun- elem cffcndi i odü, quarenus omnia prz- teropus intclic&us exiftunt, vel exiftc- re petlunt. Ad 53. Do&or ibi mouet du- bium, an entia rationis rcducátur ad pre- dicaméta rcalía , num potius propriü co- fituaut prz dicamcenium , nec aliquid re- Éoluit ,. fcd provtrag; patte-difpurat ; & em enatis paffim peculiare illis a(lignent pred:camentum,tamea ne dicamenta auluplicentur line Meri 1e , reduci poffunt ad illa predicamenta rcalia,ad quorum inítar concipiuntur , ficut vabrareducitür ad corpus . Potcit tamcn quoque conílitui vnum predica- gient& pro oronibus entibus racionis fub codem gencre gcneraliffimo , quod fit ensrationisin tota fua amplitudine , in- quanü cóftixui etiam meis .ynum pra- dicamcntü pro omnibus entibus real;bus fob vno, & codcm gene:e generali(limo, "- fit ens reale finitum ; fed fiue hoc , alio modo entia rcalia dift ribua:ur, ce inferius füó loco , E Gud my vno ,iu€inpluribus przdicamcntis , cer.é cn- tia rationis codem modo di(lcibui, ac di« uididebent , ficuxilla (eruata proportio- se5dc hoc vidc Fabram cit.c.6.& Vallo- mum in Foraialit. pag nubis 93. & Zerb, 4X cx muni mode loquédi non cenfetut funda«  talisaüit cft oceafio,vndé án 1ebus,ncc proxi gaturaffamptum c — i Mct. q.8. Ad 4. ua probatione , ficut .n. accidens rcale attributionem ad fubftantiam rea- lem, tic accidensrationis habet attribu- tionem ad (ubftantiam rationis fecandü quid,& proportionaliter, cftó deinde ve rum (it »fta omnia vltimaté attributioné. tad ensreale, & ex tali attributio- ne vltimaté dici entia ronis neq; hzc vlti- mata attributio impedit illa; (ic dicere fo lemus qualitaté depédcre proximé à quà- titate, vtrüq; veró vltimaré à fub(Lantia, 110 Quatto obijcitur,g» omnia entia. rationis fint fundata , quia (cmper ad illa eflingenda occafionem intelle&us (umit à rebus, quod etiam in ipis chymeris ex- (eme non .n. eas ex incompofíibili- us partibus conftitutas fingere poffe» — mus, nifi partesillas (ciun&im, & in di- ucríis repertas intelligeremus . Refp. negando affimptum,cfto.n.per endum, nó tamen quamcunq; fcd occafionem pro»imam, & vrgemté,nam. — EV p r^ fi leuis fit & temora,proprié, & cx 'om- y mentum , icut in moralibus. qui iudicat aliquid de proximo fao, etli boa a iat abíq; mociuo,fi tamen motiuum non « vrgens,(ed parui momenti;iudiciumillud — vocamus tcmerariü, & fine ITA Pes! s chymeras, luis ni- mirum , & remota; licut temoté tii [un- datur in rebus ,.f. ratione fuarum parti, lectus ad fabricandas: -— RÀ - nopratonctotios.Imo P.Brafauolaq.4« — x vniucif. in finc exponensdi&ü Doctoris. — T dicentis figmento nihil extià correlpon- dere; inquit Doctorem loqui de fgméto ca rauione, qua e(t figmentum ; & quod. pet pnt intendit ornata omnia . Quod f obijcias partes corrc[pondere bamcento. gni boc effe verum de. fig- mento ca rationesqua tale cft , quia ra- - tionc partium noncft igmentum,fed id» tum ratione vnionrs earum. » cur vniont nulla pcnitus po(libilizas corccfyondctà p?rte tei, & idcó conclud:c figmcnmum , vt talc, nollam pror(us occalioné habere m; nccremoram, QVA- quA E. Du dft, HT De fecusdisTiimtionlli e A1. I. 347? t erey £&STIO VIII. e(emrialis, Varias ad hoc re[;onfi nes ye Wax e. JOD affzrant Heragus y & Menzus tract, cit. t «cipua [pecie Entis Rationis 44 . . by caicer dici poteft:ex Scoto q. r4. pw. dicitur jecunda Inteutio., voruer(;in corpore etiam hoc nomen  í5- "yit FN hácmateriadefecnodisinten — fen:5o e(ie concretum, intenuo..n.iaquá - "«*- E donibus Au&toces extcemi für, — vumiintentio,cft apoticabilis reb, 19 quit : quidam,n, Thotmiftaram,&Scorittirü|Do&or,atq,ideofignificatquidditatem^éntegros ediderunt tra&atus defeeindis "intétionisintócernentia ad rem ip(am;vt —.. "Ratentionibus,vt Herüzus, Méngus;Sar- ibi Beafinola cx pouit ; vel faltim omnes — — fanis, occus, Billeus, & alij . Neoterici « eo nomme vtuncur, ac fi concretü effet , ——. ctó;vel mhil, vel parum de'llis cra&át, « inadhibzn Jis xutem vocabulis communi . "wteftvidere apud Suarez, Ruuiü, Hart. 1o queotirn víui ftandum eft vc monuit Did, Blanc.Coplat, Arriag. & alios. Nos ' Do5t 4.d. 1.q.2. explicato quaítionis ti- "mediam tenentes viam füperflaa ommit - tulo;& qirid nomin:s intentionis (ccüda, *mus, & illa folmn trademus ,'querie- mnc explicandam e(t quid res. | «elfaria videbantur ad cognoftendá.ma- .-.^ turam; & affe&ioncs erii Mun- (3 ARTICVLVS I tionum , quas iion ad rnàci e dU PED DO4 7. - ^g —— mus, vt Neoterici, Gidbdlon ipfas vec- . Ald i, Tecta ipie o quamodofit, |fetmrLogica,vteflab Aríft.conrexcta; ^-^ i prima differat . .. omnia veró duobus articulis comple&te- — 112 I" explicanda natara, & quiddira- |. .. amurjin quotum s das to quid- te fecundatum inrentionum varij .'  . "ditatem earum; affle&ionts inaleeroex-— funt dicédi modi. Mayr.in primis r.d.23. | no ibimus.' Et wcà noaiinis explicatio-— qc. & 2.& quol,7. aic primas inréciones - .qnecxord:amuryaduercendum eft nonfu- - eife ceram quidditares, fecüdas veró efle J ^mihic inténiti  preís& pro tendentia | earundem aptitudines,vc v.g.ratio fpeciei ; (aum finem, fed laré pro t&- | in homine nonet, mii apcitu 10 cómuni- u$ in rem coznitam, feü. cabilitatis pluribus indiuida:s natdraliter 5c inscelie&us; fed uia conce- | humanitati inexiltens ,& ratio differétiE ptus int is elt. dupfex , formilis, € — inrationali eft virtus quzdam;qua natum Obictiaus;fic & duplex-eritintéuo,for- eft animal diuidere , & hominem confti- « máalis, & obicctiua ; formalis cft actis. uere; vndé cenfere videtur [ecundas 19- ple intellettuscédens in obrectum,ob:e-  teacioncs eile potius entia realia , quà ra- | diis cit ipéceng uam tend.t 1ncelle- — tionis;qaia viuerfalitas qua ab omnibus étus, & vccaque c beet prima, & (e. ponitur (ecüda in:enrio , in homine ; & - . *unda; dum ifütuitur quzitio inpr — an'malraliud non ip orat uàm hara | fent de fecunda intentione, non iaflitii-— nacurarumáot tudinem,vt pluribascom- — . "tur de formali. hiinc n. faceritac omnes | imunicentur , & hc apcutudo vi juc illis ^. fe pe eft adtusipíeintelle- — natucis comienit citrà. opus. inrellectusz « & us; quof: riótédit in rem,fedin- .^ Verüm hecop o reijcitur ex folcus $ (00 Riuritur de fecüda intenuoné obie&iux: | ceriinorum declarati »a? ab omn.bus ce -« "Accirca hunc có munem loquédi mo- — cepta prima, (ccund e intentionis, càin —. .. dem, &accipiendi intentionem primás — formil s;quáim obic&iís ; mn cam iü- e 'vel fecundum, ori«ur d fficultas, uia res — celle&us , cendens in obiectum cx rimit qu dicituc prima, vel fecüdainrentio, illud ia (ao ordine,.i. cogno(zi snillo ta. . 3 Z 4 re E Vara rium, vel(ecüdariam — apiributa jqu£ ipfi conaeniuatex ma'ura i adipíam j.(ed res. rei.cicrà omnem  iatelle&us negoxatta- vtimelle&a dicitar inrenta-jaconcreto, nem jadcó vc 6 nulla dacecor ficio jicl- | Es dines titio lc&us , adhuc illa actr.buta: spa 'obieóbo * aio inábitraso femperelk-perío & imenrio formalis, Tea d — 34$ coghium dicitur prima inventio obic&i- pa , vt v.g. quando intelledus cognoícit mararam humanam participari à Petro & Paulo ; matura humana cognita com atiributo dicitur prima intentio obicdti- ua, & cognitio , cua intcllc&tus tendit in na'uram humana füb ca ratione , dictur prin aictenuo formalis, Cum ver» hac eccalione motus intelleQus, quia.f. videt natur m humanam cóem Petro & P.ulo, concipit illam woiuerlalé , & illam veluti fpecicm actu dc illis przdicat hac vniver (alias concepta in ipía efl (cconda inten tio obic&iua ; & cognitio cam exprimés fob tal: formalitate cft fccunda intcnuo formalis,qua licet (it realis, id tamen, €i cotrcíy ondet ex parte obic&i, reale no eft, quia vniver(alitas non. daturà parte sci, fd fit p opus intelle&us, vt dicemus diíp.ieq. & inconfultó proríus confundit May:ó tundan ema, & occafiones (ecun- darum iptenticnum cü ipfis imétionibus, mam apt;tudines ilie naturarum, vt pluti- bus cómunicentur , funt radices, & occa- fioncs fundandi (ecundas 'n'couones, no iplz (ecundz intentiones , vt «x cadcm (p. conftabit. Cum ig itur (ecundz ini €. tiones rermincent Ííccundartas animi con ceptiones, conícquenter entia ronis erüt, & non icalia, nam vt colligitur cx difcri- minc pofito ; prima intentio 1deó dicitur ima, & alia fecunda , quia cum obicétà -€ontidcrari poffit in duplici (Yatu , primó fecundum quod cft in (c, & sri attributa €i conucnicotia ex natura rei ; (ccundà vt cft in apprehenfioue , & sm auributa ci Corucn;entia ex intellectus operatione , qui (tatus , vt liquet , polfterior ett illo ; mcritó cognitio, quz exprimit obicétum fub primo tatu, dicitut. prima inrentio , & quz illud exprimit (ub poferiori,dici- tar (ccunday& cà er qua talé cóce grioncm terainant , entia rationis eruar, 113 Sccundó .lib. 1. denatura Kogic& cap. 5. inquit primas intcntioncs eic nomina rcs ipfas igmticáua med.js anime concepiibus,vt nomen homo,ani, al j cu efle conceptus ipíos, quorü hzc omina figna fuat . s vcro nten« tiones ait cic alia nomina lis nourmibus Gmpolita,vt genus, à (pecics ) quae, (üac Difpu. TI I. TDeEnteRationis. ncmina impofit« animali, & homint,fett elle concepts ipfosqui pec hzc nomina lone & lvbit primasiniéciones idcó non efie an'mi noftri figmenra,quia fignificát rc prout fünt,yt homo; & anis — mal natoran: hominis , & animalis in fey at (ccandz. incenioncs res. lign ficanc s prout à nobis menie. concipiuo. ur , nom prout cxtra nenté funcvnde potius cores ceptus concepruum fignificant,quam re- rum,& ideó. ote mernó fccundz incen« toncs appellantur , atquc aninv no(tci opera,& fign enta , cux fuit opinio No« minalium,vt refert Tatar. q.3. yra: mb. Logic dub.1. a« E;ceuj,vt rcícet Dado. uct.lib.r. Formalit. cap. 16. Sed neque hic modus dicendi eft ad- mittendus; nam vt docct Mauittmis q. 5. vniuctf.aliud cfi loqui de primis. & fe-— ^ «undis in'entionibus, aliud de termina ——— primarum, & fccundarü mientionü,nam. ? pria & fecundaintentio ,vccontlat cx—— ipfis vocabulismporiantcceptusmen- ——— us, & que conceptibus: lisexerimüiut, -—— teco/mrvcró,kcunominaeasdüvt homo, - — — animal, genus,pecics lolas voces impots —— tant lignibicantcs illas ad plaotum; cofut——— dit cr&o Zabarel.cum Nommalibus nomi. 4 na (ccundarü enrionao, & primarum — cum intenu:-pibus iplis.» cft cauendum. 114 Tercio, alj exylicantsm intede tioncm omnino , vt ensrationis , purant enim hzc duo eife ade quaté idcm , ita Zeibius $. Met. q.8. ad 1. Arcum. art, r. Formal.com.4. s,& Roccus trac, dc fecund.intent. quod probant nam ijsüens rationis, quodcanque tr, fccandarió intellig.tur , nüquam cnimcirca ipsü jo» tcít in cllectus operari , n.i prius rd realibus intelle&tis, ergo in vniucrfum ips fa enia realía íunr priinz incenüionces , & entia rationis (ccidz, Alijita explicant e vt fccunda iütentio latíus pateatquá cns rationis;ita Didac.cit.q.vlr.quem fequi» tur Fact.q.2. di. Macht: ERAN A fccüda intédo obiedtiua includit omnia iliaqua: rebus non conucniunt ante opc- rationé intellcétus,vndc & inclad. t dcno minationé cxtrinfec ERA Net Á proucnicnté e anis ghe jquta €ct,ens rationis non fit formaliter , nom "oie. Lio i tamen cónenit reiantc opus intelle&tus, Auer eft fecunda intentio. -— At vtriufque modi dicendi Au&orcs valde dccipiuntur, quia tantum abctt , 9 intentio fecunda go pateat , vc] magis, &c ens rationis , quod potius e contra res fe habet, vt bcne notat Dudouct. lib.. Formalit.cap.6.nam fecunda intentio sé- pet eft ens rationis rclàtmum ; cü fiat per €ollationem rerumadinuicem in attribu- to rationis, vt mox dicemus, ens vero ra- "nis,vt fic,abftrahit ab abfoluto, & re. - fpe&tiuo vt cóftat ex dictis, atq; idco có- fultó intitulo quaftionis diximus fecun- intentionem effe fpeciem entis ra- - tionis. Ratio vero primorum probat tm quodcunque ensrónis poffe dici fecunda intentioncm,quarenus in omni inuenitur «.. fccunda auteütio füpponens priorem co- gnitionem de ente reali, ad ca'us. inflar concipitur , quz fecundz intentionis ac- €eptio valde fuía eft, & impropria,vt no- . - tant Complut.q. f.5.44.& Suarcz fe&.6, Meere fecun Kart intentioné pro- o RA Md eure Sides riturquc etur rem, | dü quod cognita ef cópatatacum alia in attributo rationis, De hend, d in omnoi ente rationis, & ideo non quodcun- que cft fecunda intentio. Ratio ét aliorü parum roboris haber,nam q.2.art. 1. fatis aperté demonítrauimus denominationé extrinfccam & ex a&u cognitionis dcfam ptam pertinere ad illa ; quz rebus conac- niant antc operationé intelle&tus, nó qui- dem illa, ex qua defumitur ( fic enim & a&us,& habitus ipfi intelle&us fecunda jntentioncs dici deberent, cum n6 habeát €ffe antc opus intelle&us ) (ed illam , qua fiunt entia racionis, & à R ecétioribus di- citur fictio, ab antiquis autem negotiatio jntellcétus. Accedit , quód fecundz in- tentioncs fapponunt pro fundamento cf- fc cognitum,fi ut 5enus füpponit rem ef- fe ab inferioribus abftrractam , ergo for- maliter non funt ipíz denominationes cogn ti, & cogicari, fed aliquid aliud (o- per illas findatum. , 115 Qno , concedunt alij fecüdaimn intention.in clc fpeciem enus rationis, Ulam nimirum , qua confütuit ens ratioe Logiea « : Me on 7 Sauct.VIr. De. fecundis Intentionibus. c-r t.I. 349 nisrelatiuum , vnde afferunt confequen- ter omnem relationem. raiionis cífz fe- cundá intentionem , & e contra;in juiunt cnim omne ensrationis ex a&a collati- uo rcfu!tans e(fe f(ccundam intentionem ; fed tale ett omne ens relatiuum róníis, er- go &c. ita Scotiftz quamplüges*. INcque ifte modus dicendi recipiendus cft , duo enim prafertim manifefte, fala continet; primum eft , quód omnis relatio rationis fit fecunda intentio, docet vcique Scotus in 1.d.23. q.vn. $. Contra ifíiud , omnem fecundá intentionem cffe relationem ra» tionis, fed non quamcüque , fignum eut» dens rclationérationis magis patere fe» cunda intentione, vt ibi notat Bargius, & in 1.d.8.9.3.in $. lterius probo , Brafa- nol q.quol. 19. & (equuntur Kecentiores omnes Susrez,& Complut. cit.cum alijs» & manifeit? probatur , quia fecunda in» tentio e(t alis relatio rationis, quz deno minat rem, vt cognitam , & illà exprimit in aliquo attributo rationis , vt genus, & fpecies,qua naturam denominant vt ab itferioribus abftractam , & illis collaram in ratione füperioris, vndé cífe fic cogni- - tom pracedic in re velut ratio proxima fundandi fecundá intentionem ,quz ideo dicitur exprimere ré extra fuum ordiné, & in flatu fecundo , qualis cít effe cogni- tum; fed multa relationes: rationis , licét ex cognitione refültent,ramen nó fuppo- nunt efle cognitum, velut rónem fundan- di,fed potius vt meram conditionem fine qua non , & immediaté fundantur fupra effe reale rei , & ideó rem exprimunt im - fuo ordine , nóautem in aliquo attributo rationis ,q» ei compctatquatenus cogni» taeít,ergo nó omnis rclatio rónis cft íe- cunda intentio, maior patet ex communi cóccptu;:qué omnes haben: de relationes probatur minor de quuiose cm ^ Deo;dexiri in columna , & alijs, quia li dicdiué cet relatio creatorisin Dco fiat e à cognitione , ipfum tf e(Te cognitum in. obiccto non fc teaet cx parte fundamétiy vt ratio recipiendi talem relationé , nom .n.ideoó Deusfandat relationem ereato- ri$,quia cognitus eft,fed quia cft omnipo tens, vel creaturas produxit,& idcà expri mic Dcum $2 Hdjquos; T à parte E y vla , ; E p uum tÓÓstw—mt CIERRE UT $e feconcü habitudinem realem, quam dicit €tcatura ad ipfum,ac proindé noneft fe- «unda intentio , de cuius ratione e(tex- primere rem extra fü ordinem; hoc eft; 1n fccundo flatu, qui er competit,quate- nus cognita eft - Ruríusfecunda intentio eft relatio rationis in vtroqoe extremo: €x scot.Cit. quia dere[inquitur per ratio- nem in obic&is comearatis adinuicem im attributo rationis . vr patet de fecundis: in:Cionibus log calibus ,fed relatio Pei ad creatoram , licet fit rationis, tamem rclatio- fibe correfpondens in alio extre- mo eft realis, ergo nom quaecim uc rcla- tio raioniseft fecundaintentio 116. Alterü,quod falfum affümebatur ab illa opinione , cft ex ,uocunque actu «ollauiuo duorum obie&rorum cogpnitorü: reíultare relationemrationis; qua fit fe- «unda iniétio, nam vc docet Scot. r. d. 7» 9,7.infra E; arguens contea Gorfted. in; wcliectus cOferens.youm obic&tü ad aliud sristalem habitudinem, qualis c(t ipforü: €x natura rei,non caufat rclationcsratio» nis, cuz funt (ccüda: inrentiones ( de his: am iBiloquitur) fedtantum qfv comparat in habitudine , quz nom fequitur illa ex: matura rci (cd careis: conacoit ex nego* siazionc intellectus ,at per. multas rela- tioncsrationisfolcnr cxplicari res in (uo: ecdine;..i. in habitudine ,.quam vna: ex matura cekdicivadali$, vt modo diccba- mus de rclaeioue- creatoris. in. Dco; quar licet fit rationis , adhibetur tiyad expri- mendam real habitudinenr creaturz ad eum, crgo non quodlibet ens rationis: «xa&u collatiuorcíultanscit fecüda- in» tenuo; cx:quo ét infertur nó. (emper pri« máintentionem cle cns rcalc , (cd iner- €um efie rationis, et rc&é notauit A mic. trat. 3.q. r.art. 5. in fine. ,& ata cuenit: y. quoticícü:); pct ensrationis res cxprimi- wr in fio otcdine;hoc .n. (jcótat ad cóce- prum rei primarium & pcr eófequens li- mites non egreditus prima integuonis « 117 Quimio hac de caula Recétiores comuniter ponunt fecundam intentione — hà ellc vtiq ; relationem Fatiopi$, non tamem omneumsíed illa (clum, qua lupponit ali- quam priorem «ognitioncm , & iniétio- nan; inqua fondetur , qu& jceindé not Difp. III. De Ente Rationi; — 000 folum in ficri ib intellectu ct, «E eft relatio rationis in Deo, fed Ét infune dari, fundatur .m. fpecialiter impriori co» gnitione, vel inobie&ca, prout denomi- nato à priori cognitione , atquc.ità cum concipitur cffe cognitum,cfle prad efie fübicctü per modunr relationis fun- darg imobtecto prius cognito , dicüt fieri fecundas intentiones; ità Suarez, Aucrfas Complur;Toan.de S. Tho. & alij paffimz- & ratio corum potiffima eft, quia fecüdae intentiones illa dicuntur ,qua: fecundae notioni, feu'intentioni formali obijciun- tur , appellantur.m fecunda inceriiones ; quati refultantes ex fecunda attétione; vel cófideratione intelle&us, (cd nó folü ef- | fe przdicatume(le fubie&um, &c.fedég — — e(íd cognitum; effe apprelienfümr, cürte Hexé cócipiuntnrper mudumrelationisy- — — obijciuntur fecunda notion: formali in- telle&us, erzo proprie erum fecunda in« relationes rationis, qua fundátu ri cognitione, vck in obiedfo re prout denominato à priort cog . 118 Quamuisifte modus Rant» t(i liabeat probabilitatis, & propiusalijs: accedat ad veritarem; tívnec ipfeattingit - de , formalitatcar fecundi intentionis, nà de: ratiome fecuridae: intétioniseft,vt pom Jh t- - exprimatur res extra fuüordiné | aitributa tnis, que ei competit imfecüs- do ftatu;i m quo nóponitar; nifi abintel- kétu negociáte zfedpel viliéssorüni: etiam fundatasin priori: cognitionc, (cir inobiecto, quatenus prius cognito fzrpe exprimütur rese (uo'ordine,S sm quod: süt à parrereis ergo nóo6s huiu(medi re lationesfanrfecunda: intéioncs , maior" patet y quia quádiu res exprimitur in füo- ordine, si quod;cft pane rei illaex- preffio pertinet ad cGceptum rei prima» rium; nó fecüdarium y Probatur minor 5. uia ficut per rclationem. crcatioois in Ino capnt toU, quod eft à par*c rel y. licet fit relatio rationis,natu ex primiimus: i realem creatur adipfum ,. ita per relationcm cOgpitt ip obiccto ad: porctiam co. Cem. exprimimus id y quod c(t à parte rei. Í. habitudinem co- gnivionis ad obic&uim;X obicétü à parte rei icatüg , : D» tentiones, &talesvniueríalitereruntoé$: — — mrimptig — " xci à opü xclationem creatoris in Dco, mI Sei eitiedec xdcbemus 1c- E: tioné conceptá in obiccto cognito ad (ome LET "ES ER ^ 4 M^ - [] "i Lo IET " /——. 3tionis jcrinésad extrema i . mifeflaratio quia cum re(ultet in exire- cogno(cétem ;& ratio cít,quia z potjoncs nó carcdiunrur dimiies Roos n RAT explicent rcm in (uo ord;ne. Rurius idco rclationé crca- tionisin Dco diximus nó clTe fcc. —. dntétionem,quiamo eft rationis invcrog; Xr mo;cum in creatura (it rcalis, (ec - ida vcró intétio eft relatio ronis mutuain oenueno jg claié innuit Doctor 1, /d.25.q:vn.cum inquit;quod eft relatio ra- & (a idet ma- [d rmis per-mutuá cóparationem in attribu- — so rationis, fequitur debere cie mucuá in ambobus ,fed fic cft , in propoiito elatio cogniti m obicéto ad potentiam «ognofcétem nó cít rationis in vtroq;cXe /—— sremo, quia habitudo inxelle&tus ad obic- , Repo iem ati ra rü ratio: at incitoppofitum y quia p fe- Íecan- — «undamintentioné formi r d Geneooeptonéin intellectus non dc-. bemusintelligere quamcunque €ogotuo- ncm teflexam cadic im aliai) cogni- tionem;vel in obic£tuay prout deaomina. tam inprioricogniione » vc ipfi purant, conftat .n. nó lolum ob:c&tuim, quatenus, «ógnitum ; fed ctiam ipsá intellectionem: .. eeaiem polle reflexé cognolci., &.inboc. fenfu obijci- fecundz iientioni tormali; fed pet (ccundá imétionem forisalem in- telligi debet actus res exprimens extra fuum ord inem;quod fit per a&um colla- -— mitum illari in aliquo attributo rationis ; - inhoc autem feníu cle cognitum , & cflc appreheníum nóobijciuntur fecunda in- tenrioni formali (ed pruna 5 nam ficut pertinent ad illa , qua «cbus conueniunt cx natura rci,hoc cfl,ante negotiationem , itelletus «x dictis q.2.art. 4. ita nó ter- soinantsnifi irimatias animi notiones. 119. Obijcies,cü obic&tum cognirumreCogitaturcilccognirum,cócipiturextràfüumordinen,&poniturin fecundo flaw, quia inteliigiiut (üb aliquo attti» ; buto;quod non cit àiquid cius. ex natue Quafi. VILI Dé fecundis Intentimibutesi.I.— 351 nin. txquneilingo ficuc taret y mem; fub rclatione rationis 3d, iuGmusá numero 4ccundarü potentiam cagnofcErem,eig» conceptu re flexus, qué cecmuat y ettfecandar:us s & clie cogaitan haic;concejrui obiecto cric fecunda intentio obieótiua, Negatul. affumptrauxs quia per eamd fam relation tationis obiecti cogniti ad potétiá cogno fcentem aliud ex primere ap 1ncédimus, quam obicétü terminare actamintelle- étus,quod totü cit parce rcl & per cós fequés attinet ad cócejtum rei primariüs ad fecundam auem intentionem nO fuflt €it5 qp ficrclatio rationis, fed vicerius re» quiritur vt per.cam rcs cxprimatur Ctra fuum ordinem, & in ttatu (ccundo. Sexto :àdem hac de caua Scotite nó omncs tclationes rarioa!s etià fandatas in prioticogoicion: vel obiecto , quate- mus cognito , agnofcunt pro fecundis in- téuonibus, (cd 1ilas vm, quz derelinquan- tur inobiectis comparatis, vt comparata (ant in aliquo attributo rationis, qp apet- 1€ colligitut ex Doétore 1.d.3.4.7. infra E.& d.23.9.vn,& 4. d. 1.q.2. & $. Met. Q.11-& alibi (z a lententia ita intel - ligiwirab An&tore foruzlit X Tromb. in Fatmalit, & al;js Scotíftis,quos fequi. inpet cinyt fecunda meo dà ies uer fit ipía pa(fiua cOparatto derclicta sedis "lta db t5 ita n. loqui videtur Scot.a. d. 1» q. 2: Sed uon a(fentiivar quia vel per compa-« tationem pa(Tinà intellig tur ipía deno-: minatio exrrinfeca derclidta in obiectis; ex terimmmatione a&us comparantis; quadam cclatio rationis , qua rcíaltare. concipiatur im obie&to,vcl obieQtis copa ratis ad intellectum comparáté, ícd quo» - «unque modo accipiatur, pertinet ad con» ; cepium rci primarium, ergo nó benc cues nitur fecunda intentio obtectiua, Probas tur minor ,quia (i primo modo fü y pro denominatione extriníeca , claré- liz d exloco fepe cit.q. 1. art. 1. huias difp.pertinere ad ca,quz rebus conuemut : nullo fingente intelle&ucum aliud ceali.- ter nó fit; quam ipfemer actus collationis ad illa obieéta terminaius,cp quidem ve- rum eft de extriníeca denomimatione à uoctnq; aéu virali derelicta, vcibi ote i cundo modo adhue nà: - p iseery aane Hh 4  *gtc- 1$'cx actui incelleétus cópatan- | ^" —— LANG, Lo 352 egreditur limites cóceptus primarij, quia licét fit relatio rationis,cum non atfama- tur ,ni(i ad exprimendam realé termina- tionem,qua obie&um ter minat adtá rca- lem mentis collatiunm , plané expriinit rent, (icut c(t in (uo otdine,& ita eft pri- ma dumtaxat intentio. a 120 Dcbet igitur hzc fencéria (ic in-telligiquód comparatio pa(fiua duorum obic&orum in aliquo attributo rat. onis concepta ab intellc&u inter ilia ad inftar teípe&us inter illa duo verfantis (it (ecu. da iniétio , & quatenus per illamobiccta comparata referuntur adinuicem nó aüt ad intellectum cóferétem; aliud eniin c(t e(fc coparatam , quod habét in ordine ad intelle&um comparantem , & aliud illud effc comparatum quod inter fe habenc ex otiatione intclle&us , & aliud eft co cipere illud effc comparati; hoc; cóci- pientes .n. illud effe comi paracà obicéto- fum in ord.nead intelle&tom comparan- tem nó egredimur limites concep:us pri- marij,vt Rüpct dicebamus conceprü veràó fecundarium formamus,cü illud efle co- tum concipimuas , quod obic&a inter € habét ex negotiatione inte le&tus ;qua- rc magnum d: crimen cft inter concepcü , quo concip'tur homo, v.g.habere cffc co gnitum, vcl con paracü in ordinc ad intel le&ü concipienté , & comparántem , & alium conceptum , quo cóparotus cü e tro, & Paulo intelligitur haberc rat.oné pradicabilis, quia hic vitimus,cx quo ncc tfem;ncec habitud né realem cius ad «lud exprimit;aut alterius ad ipsá ,«fl conce ptus omniné fecundarius expranens ho minc,& Petrum , nó (icut (unt in fuo or- dine,tcd sr illud addi ab inielle&u ca ! tc in attr/buto rauonis ; iile veró pror cóceptus cít primarius, uia cx quo exprimit realem terminacionesqua obic- Gum terminat a&tum realem mécus col- latiuam, exprimit rem, ficut eft in (uo or- dinc. Hinc Scotus &. Mc. q. 2ait , quod fecunda incéuo inetl rer inquancü con(i- deratur, & per cé(idcrationcin alieri có- paratur , qua cófiderauo cti ccll^tiua v- nius ad aliud , quafi dicere velit (ccüdam ántentioné inc(c rei,vr con(idera.u: altc- ti coparatajcu in ordinc ad aliud; cui có- Difpat. 111. De Ente Rationi Seen paratur,non in ordine ad intelle &tü com parantem, quia talis có fi deratio coll tiu. folum e(t, quz dar rcbus c(fc omainó ra- tionis, & inuicem referri relatione raiio- nis,quod etiá manifcfté docuit 1.d.2 4.dü dicit si iatencionemeetfe relatione ca- tions perinétem ad extrema (nempe ia. ter quz verlatur) axtus :ntellecus com- paranus.& imn 4.d.1.q. 2,(ub B.quádo ait, quo fecüda intentio e(t relato rationis, feu comparauo,quia cófideratum cópa- ratur ad aliud pet a&tum cófideranus, 8e ita im.elliganc haoc fentenià Mauritius q.3.vntucri.$. Sed quias lcafauol..j.quol. 19. Bargius 1.d. 23. quictat Lichet. & a- hos. Qui tamen in hoc deficere videntur, quia p.it ant fecundas intétiones necetfa- r,Ó aliquá proprictacem à parte rei exige re,vnde moucatur intelle&tus a4 (l'as cau- (andas, quod nobis omninó nó probatur, quia coparatio pa (Tiua inter duo obiecta, TM modo expl.caiaettyporettomninó — — ng: ab intelle&a |tüinzvilo fundamétoin — — re, Vcrum efl vugu. wiétioneslogicas — —lcs non tormari finc tundaméto , forina- tur enim vniueriale y.g. ftante reali come — ucniécia plarin 1n cadé nacura , forma- tur przdicatio. vnius de alio (tante ccali - ; idétitate vtrorumq; adinuicem, formatur illauio , vcl confequentia flante real. ena- natione vnius ab alio, vel filtim cócomi- tantia& fic de alijs. Aft hoc nó impedit, quin pofTint al;z excogitari fecundz in- tenuoncs omninà phantaflicz j quibus inieiicé&us comparet ad libitum obiecta cogna in attributis rationis , vnde non cft dc rationc fccüdz intentionis, vt fic, habere fundamentum in re. Ex ditis infertur definitio prima , & fecunda intentionis , & difcrimen intet illas, Namprima intentio cfl obiciiuns al£u cogni um vel abfolute per ai re- £^ Gum aut refle xuyvel im ordine ad aliud per atium collatiwum. fecundi aliquod aitributü conueniens illi exnatura rci ante. intelle&us negotiationem . Ratio huius dcfinirionis ett, quia per actum re« €um, & rcflexum res cócipi folet in (uo . ordinc,X boc ctia fieri potctt actu colla- tiuo , (i res cOferantur adinuicem fecundü aliquod attributü reale ; (i quiscnim ho* mi- Am, & animal cócipiat actibus abfo- lomo oc ra quid fint , ac -etiá rclexis inelligédo fe illa intelligere, el illa vt (e cognita adhac & actu. col- - faciuointelligédo hominem c(Tentialitec warcicipare naturam animalis , animal aüt mon includere natur hominis , nihil talc concipiet,quod homini, & animali in (uo ecdine non cóueniat. Verum fi a&u col. latiuo alterius generis cócipiat animal di- - &um dc homine cíTe genus hominis , co "quod inrcllcéus cognoícés hominé par- |! ticipare natoram animalis (umptit occa- fioné pradicandi animal, & (ub: jciédi ho minem dicédo bemo cft animal cunc vti- . que in obicétis fic cópararisdiucríe com tiones pafTiuz per talem actum col. feioem derelinquantur qua ex parte ex- tccmorü srh diucrías corum proprictates diucr(imodé nominantur, & intentiones fecundz dicuntur przdicati, fübic&i, gc- peris, fpeciei &c. Specificauimus autem prin intentioné elle obie&um a&u co. ^ gnitum, vt cétra quáplurcs Scotiflas do- " ceamus non fufficere,g» üt cognolcibile, (wt prima intétio dicatur, & racio cit ,quia ficut obicétum nondicitur cognitum , & intellectü, niti qnádo actual:tcr terminat actü intelle&us , (ic nó hibet elfe primo intentum, vcl primà inccntioaé, nili qua- tcnus primó tecmioat actü intelle&us, va dé ob:cctum,vt cognofcibile,dici nequit prima int&uo, niá remoté, actu veró có. ftituicurcalis .cumreriminat actualiter pret- -Apàm inrentionem formalem intclledus, vt bené notarunt Tromb.7. Mct.4.9. sar- nanus, & Fuentcs cit. Secunda veróinté- 140 eji comparatio pa[fiua, qua reperitur int«v duo , vel plura obie&ia adinuicem "€aparata 1n aluo attributorationis fi- 6o ab intelleiu per modum relatioms dUnuiud intcr illa, quz definitio soligi- tür cx Scoto 1. d. 25. q. vn. cu us intclii- gentia cx dictis facile deducitur quoad owncs cius parciculas,. Maximé auté ad hunc dicendi modum accedit. Aurcol, 1. d. 23.pati, L.art.2. m fine, vbrait intétio- ncs prunas cie cóceptus obicétiuos pri- mi ordinis, quos inicllectus immediate format circa res ; inientioncs veró (ccun- das «ffc conceptus (ccundi ordinis » quos Vi. De fecundis Yntestionibus efr. — 353 intelle&us fabricat relc&tédo , & rede- uadocitcà primos conceptus,v: süt vni- ucr(alitas, przdicabilitas , & huiutmodi qti ad actum componétem , & dinidéie, & connexio cxtremorum in medio, quà- tum ad a&um di(curfinum,& inquit om- ncs itas intcutiones pertinere ad przli- cámentum relation;s. 1211 Quomodo aüt,ac pcr qnem ada fiant (ccundz int&cioncs, facilé deducitur CX di&is q-4- art. 2. nam iuxtà principia ibi tradita dc formatione catis rànis di- ccte debemus (ccüdam incctionem mate- raliter ficci lioc ett derelinqui (ec acti collatiuum intclle&us, nó quidé omnem, fed illum dumtaxat, quo res coimpacacur in aliquo attributo rationis ; formalitee vcrà Bir per a&ium reflexumsquo tal;s có- paratio pafliua cócipitur in obie&is co- paratis admodü vere rclationis,& mutue inter illa. [tà inlinuat Do&ot 2. d 1. q.i. atr. 2. dum loquens.dc fecundis intentio- nibus ait non haberc e&c line actu. cópa- rauvuoscfló fiant per intelligétiam in ve^ ro cilc (uobis. n-ycrbis,vt D. Vulpes cit. - di(.att.vit.adaotauit , fignificat (ccüdas iar&tioncs per actum cópatcauiaum habc- te un eflc materciale,& derelictum, & per intell.géiam ccflcxà füfcipere poftca c(- (c vcrum conis fabricatum, & Formalc, Et probatur breuitet y quia talis comparado paífiua anté scum rcfle xum, quo comci- pitur ad mod rclationis, eft cii d enoini- natio exuinfícca in obiectis coparatis de- tcliéta ex «crminatione a&us collatiui, ec o ante talem a&ü non habet cüle actua- c, & formale rauonis, (cd rantü materia» le,& fundamentale,cü vcró tali a&u có- cipitur ad inftat verg. relationis iater illa obic&a, tunc (uícijic formale e(fe ronis, ità (cnc Barg us cit. 1.d. 23. vbi notat gp fi interdum inquit Doctor fecundas in- téuones produci. per aCtü comparatitils id debct incellig: nó formaliter,(ed przz- fuppofiuué, 1nquavtum produci nó póc fccunda in«cnuo , nih jrziuppofico actu Cópatatiuo ; quo habitoincellectus nouo. actu producit intécéonem in re coguita s & nó producit eam ipfo actu comparatis uohzc Barzius ibi,pro quo modo dicedi citat ctiam Lich.z, d«1 5 q- 1.1dein habet Maurit, - 354 Maurit.cit.q.3. vniuerf. vbi jn formatio- ne entis rationis ponit multa figna , & cü indecimo figno dicat intellectü habere actum comparatiuum pluciumlobie&torü in attributo rationis , poftea fübdit in v0- decimo habere actum prodattiaum fe- «üdg intétion's cólargentem cx cópara- uonc przdié&o,& idé docet Brafauol. 9. quol.19. Et quia hicactus apprehendédi illam coparationem per modum vecz re- lationis fpeétat ad primam operationem, idco pcr hanc (olumoperationem fiü: (c- cundz. iptentioncs in fuo e(Ie formali. 'a vcro situs collatiuus omnibus , & Jirgulis operationibus conuen:cc poteft, idcó poterit per omncs ! eri marerialiter & derclinqui peculiaris fecunda intentio, fic per primá operationem intelle&us có fÉcrendo animal rationale in ratione defi- nitionis ad hominem in ratione definiti , & é cótra abf; aliqua affirmatione, quz nócít dc cílentia definitionis , derelin- quitur in his obic&is fccunda int&uo dcfi nition:s,ac definiti; per (ccundam opera- tionem cófcrentem animal , & hommem in rationc fuperioris, & inferioris,gene- ris,& fpecienprzdicati,& (ubie&ti, pre dicádo.(.anima] de homine,derelinquun- «tur 10 huiuí modi: obie&is coparacis comit parationcs illz paffiuz pra: dicati, & fub. 1c&i,copulz ,propofitionis,&c. & tandé per teruam operationem cófcrendo vná propofitioné in ratione antecedentis ad aliam in ratione cofcqaentis derelinquü- zur in illis propofition. bus có arationcs paffiuz pettinétes ad argumcotationcm, aioris,minoris fequc!a,&c. qua omnia fatis liquent ex dictis q. 4.a1t.2.&inhocfen(adixitZerbius.sMet.q.8. ad 5. fc- «undam intentionem non rantum reperi- ri in primaopcratione,quádo eft compas 'rátiua; quod ytique potcft illi conuenire, vt docet Scot.2.d 6. q.2» fed ctiam in fe. cunda;& tertia, quando per cas vnum al- tcri comparatur in attiibuto rationis, 123 rcs an folus intcelie&tus cf- ficere pofiit (ccüdas intécioncs ; num po- tius etiam volátas,& dubium pertinet fo lum ad Scotiflas cocedentes cns rauonis ctià à voluntate ficri po(fe . Bargius cit. negat, & cít doGrina cómun:s apud Rc- Difrut. 111, De Ent Ratinis ph "C centiores, idquc nó probatfed veluti" ^ —— nifcftum fupponit, 1mó.hacde cauía, it* quitno omnes relationes rationis effc fe» «üdas iniériones ; quia mult relationes rationis fiunt à volütate,ua' tamen non funt intentiones (cctida . Sed a6j Scoti- flx cocedunt , vodé paflia det:niont £3» «üdam int&uonem , q fit; rc(peétus caue fatus ex actu collatiuo inceiledtus , vcl ab tcrius potétiz collauuz , vt comprehen dant refpectus ration's à. volütite caufa» tos,& Tatat przícram lib.1.Elcn: h.q. r, $. Quartó (ciendum inquit, quod figni ficutio)quz in vocibus ett relauo rauonis vocis iigaificaciüz ad rea 6gnificatam, cft (ecüda intétio fadta per voluntatem , quia hazccóparatio vocis in ratione figni ad rem in ratione f;gnatifi c à volütates nO ab intcllectu,& talcs vidétur cífe om- nesrelationes rationis,quz in vtroq; ex- tremo fundátur ratione denominationis extrinfece ab a&u voluntatis procedéte; vt fant relationes dominij, & (eruitutis, — emétis,& vendéus,&c. que ompesoriü- ——— — tur ex COtractibus,& volütatibushamas ———1— nis; nejue inbocdubio videturetle ma- —— —— ior difhcultasquáminillooanpoífiteffi-.—— cere ens raionisquare fidcfendatur poí» —— fe ens rationis efficere , facile ctiamdes—— fendi poterit polle formarc fecundas - Aanienuoncs . [t jx. ARTICVLVS Ino d; Vbi conferuntur fecunde intentiones cum primis, C" ad fe inuicem. Pr. - T AX 114 97 Onferri foléc intéciones fecüdz C tum cum primis y quibus imm tur, & applicárur, tum ad femuicéjquate- nus einuicé dc nominant;ex qua collatio- nc vari dignofcótur affe &bonts carum .* Pranó iaque cóferantur fecundz incé- tiones cum primis y licut imagines cü re- bus imagatis;inuente cnim funt ad reprae fcntádas ics ipías fecüidum methodaom,& cuitatcm, có modo, quo declarauimus q. 3- huius difp.explicádo caufam finalem: «nuum rationis,& q. Prooem. Log. art. $. & haicpotiffimum ratione dicuntur di- rcétriecs noftig cognitionis, vt 1bi cxplis ' , Cà- TUIMNMOUSNOS C HTS . catum eft ,& notauit Auería q. $. fc&. 8. tali vero collitione oritur , q quic. d (ccundis tribuitur intentionibus, & rcbusipfis verificetur y ficuc quicquid Á T tribuitur 1magini,de re, cu:us cft imago$ EN verificatur, cam bac fit fa&a ad inflar il- lins, illis du nta» at przicats exceptis , vt E * "bene Roccos aduertit trac.de fceund. in- T - vx ponunt diffcrentiam inter ipfas fecundas intentioncs,& primas, nócnim ..Valetdicere, genus cft ensrationis, fcu $1! intendo , animal eft genus; ergo RUE animal cft ens rationis. vel fecunda inten- TUBI » ioyquia eicfmodi pra dicata funt illa ip» *f E EU PNOMI peciem, alias. /.. intentiones fccundus à. primis j. ficut fi . ... diceremus de imagine effe figuram » vcl H ^. piQturam, vtique hac predicata dc re Pu euius eftimago , verificari nom. poflent Edea ipfa, qua difcernunt imagi- .. pem ab imagato , && conuenrunt imagini —.. gatione fuí nor ratione imagati .- ." r2$ Buplicitctautem hoc contingere Tw os bifariam poffunt inrenti ones: (— fecüda primis applicari , vno modo mc- diante priedicatiotie exercita , alio modo ^» pes iR eir quam duplice pradi- ionemy ita declarat Do&. q.1 4» voiu. ih corpore quie (ii; & 'o€s ciusex pofito» resibi qp exercita fit illa qàz-fit iniebus, vclintentionibus per verbum Jus yesyeff , vt homocft animal , fignata veró fit illa,. —— qua fit perterminos(ecundarum in'étio: - gum per verba dicí ; & praedicari, vt ge- ] mus praedicatur de pluribus fpecie diffc- ' . fenubus, cx quo infcrt Mauritius q. cit. Banc pofteriorem nótam effe pra'dica- tjonem,quàm fign praedicationis amus: indicium ett , quia. quod: deberet poni à rte praedicati inca ponitar à parte » biecti, vt patet in allata praedicatione fisnatay attalis non cft proprie przdica- « tio,quia non prz 'icatur, quod matum ge ieari  & non fübij. itur quod na« um ett (ubijcis quami docteinà nomreci- pit Brafauola illa eadem qj: (t.contendic enimvetiam. fignatz pradicationem: effe ie füo generc vcramy & propriam pradi- : cationem; que liscit parui moinéti, có- » cedi .m. po:cft cíle veram przdicationem in (uo sencrc y abtolué tamenloquendo »e (000 eft. PL De fecundis Iptentionbus.e/dre.I.— 35$ negari nequit quod prz dicato exercita non fit magis propria praedicatio, vtpote illa, qua primo inturtur ante. oculos ponit ident; ficationegy predicati cum: fubie- Eo, quod non facit. praedicato fignata ; fed rarius de bac duplici pred:cauoue, » tedibic fermo infcriusdifp 5. q. r. art. 1. 126: Ad propclitum redeundo,li fec dz intétioncs applicencur primsmedia- te cxercita predicatione ,predicari ne» qucunt nifi accidentaliccr, & denomina- tiué , nam non (unt nifi relaciones quz dam rationis, quas intelle&us veluti acci- "dentia quzdam intentionalia: attribuit primis intéion:bus , ac proinde nom ni f& dcnominatíué- de illis przdicari poffunt, hic cnim cftpropriismodus przdicandi accidétium dc fuis fabiectisita docec Do or q.. 10. vniucri.& ficüt acccidentia e realia de fuis (abiectis pra dicamur in co- cretoynor in abfl ra&o, dicimas enim, gr homoett a/bus,non albedo;ica dicendum eft dc his przdication: bus fecundatü in» tétionum refpe&u primarü,vnde animal d:citurgenus,non gencrcitas,& fic de a« lijs »quia hic €t eft proprius modus prz- candi accidentium de fuis fubiects ; vt concreta przdicentür de coacreus . Pof- [um auem fimiles prz dicationss,animat c(t genus, homo ett fpecies, fumi infenfur formali,aut tantum funJamentali, qui- denv(i fundamétalier fumátur , sát verae à parte rci y fenfüsenim eft ; quod animal cft fundamentum: idoncum , vt ad plures fpecies referri polfit in ratione vniuerfa- lis, quód vtique verum eft nullo cogitan- tc fatelle&tu ; at ti fümaatuz in (en(u for- mali,nó funt vete;ni i intellectu a&u illis fundamétis affi géic tales relationes ró- nis,& per itenim ad plurcs fpecies vcl indiuidua'in rauone vniuctfalis ,. 127 Si vero huiufmodi applicatio fe- cüdarum incéuonum ad primas fiat me- dia piz dicatione iignata , pór fieri etiam - praclicatio e ffentialis, vt conftar cum di- cimus gcnus pradicari inquid de pluri- bus (jcciebus; fpcciem de pluribus indi- uiduis;; verum tamen eft hanc non exer- ceri nifi intermynis primarum (pót ta- mcn exerccti ecia in ccundis, quando in- tentiones (c habent , v; lüperfus, & infe- rius, 356 tids,vt notat Tatar.q. 1.de genere dub. r. vnde valct dicere Vniucríale predicatur de genere , ergo genus cft vniucrfale ) vc tlocet Scot.q. 14.cit.vnde ifta praedicatio: fignata in (ccüdis fpecies praedicatur. in re dc pluribus indiuiduis,ita exercetur, pra&icatur inprimis , Petrus eft ha- mo, Paulus cft homo, & ratio e(t, inquit DodGorquia fecüdz intétiones, maximé uádo copulátur per verbum predicari , üpponunt pro fandamétis , & ideo tales pradicationes verificati debent per ter- minos primarü . Ad pecsdm aüt, «uomodo fieri debeat huiu(modi appli- «atio (ecüdarum intétionum ad primas praícrtim per. excrcità pradicationem, attendi debet fundamentum , quod cft in primis intentionibus , nam fi inferiora , «lc quibus natura apta cft przdicari,ditfe- rant eflentialitcr;illi natura applicari de- Abo intentio generis fi vero funt indiui- dua, applicari debet intentio fpeciei , & cic dealijs. 1:8 Deinde cóferendo fecandas inté- tionesadinaicem,videmus vnam fecandá intentione alteri applicari, & de illa prz- dicari tàm exercité, quam fignaté, vt gc- pus cfi fpccies vniuer(alis,vniuerfale pra» dicatur de gencre. Ratio cit, quia vt do- €ct Scot.q.6. vniuctf. vbi omnes cius ex- pofitorcs & q.3.antepradic.ad 3. & q.1. poftpradic.ad vIr.& 4.d. 13.9.1. infia T. & quol 6.infra X.& alibi foc pore ab - 'istellcétu vna fecü.ia intétio fundari (u- per aliam, & fic de alijs przedicari , quod pe pendet cx virtutc reflexiua  q bet intelle&us (upra (uos actus;hinc.n. potcft ipsa fecundam iniétioncmreflcxé €ognofccrc,& ipfas alteri comparare in attributo rationis, atq» ità cognofcendo, & cóparando fuper ipíam fundare aliam fccidam intétionem, ficut intentio genc- ris.quz tribuitur animali , fanda iniétio- xcm fycciei eo ipfo, quod ab iicelle&tu «óparátur vniuer(alivt inferiustuo fupe rioti, & tunc fecunda intécio fundata dc. nom£aat priorem fundatem,& fic in pre- fato exemplo dicisur ,3nod gcnus forma- lier cft gens, & denorninatiué fpecies, &idcó inquit Do&or , quodin his cai- bus1ntentio fundans fumitur , ye quid , Difpu.11I. De Ente Rationis: — tat, uafí dorf us, fandata verà,vt modus ; hos auté termi nos ità explicant Expofitores q.6. cit. ex - verbis iplius Do&oris przfertunqu.8. —— $. propter boc,vt (amere intencioné fun- dantem, vt quid,ím illa accipere sin fuam quidditatem,& natura, (cà vt eft id,quod intelligiturffumere intétionem fundatá y vtmodum , (it illà acc: pere, vc decermi- nationem, & modücótiderandi alterius, & (ic cum in prz faro exemplo dicimus 5 €p genus cft (pecies, genus (umitur vc id, q intelligitur, fpecies vt modus , fb quo intelligitur, & hoc modo non incóuenit, quod vna fecuada intentio praedicetac de alia, & (ignaté, & exercité ; imo cadem de feipfa,vt cum dicimus fpecies efl fpe- cies, mquoca(unos eft imaginandum, — quod cademmet intentio numero fit il- la, quz incelligatur , & ub qua intelligas — eadcm intentio numero fic mo-. — vtputauit Mauritius; (ed. — c(t imclligédumeandemimnédonenfípe- —— — cie effe modum fui M4 c éü di- 9€ cimas fpecies cft fpecies, vác (pecics,que accipitur vt modus, & poniturà parte rz dicati,no cft illa eadetn namero, quae — | f umirur vc quid, & ponicur à parte (übies 35 Gi,quià idem numero nó poteft applicae — — — rifibiipfiytadditi, quilberautem moe — dus efl quid additum, quod benégotaui —  — Bra(auogla contra Mauritium Q6. 1:9 Hoc autem intereft inter appli« cationem,quae fit fecüdacum intention ad primas, & ad (c inu/cem, qtiod primis femper applicantur, vt modi accidétales,. qu femper applicatur ,vt accidétia (ubie. is,& ideó coltituüt pradicationes exec citasaccidentales tantü.m, ac denomina- tiuas; verüm cü vna intétio (ccüda alteri applicatur, poteft illi applicari tàm vt mo dus accidétalis , quàm effentialis naa 1i intétioqua alteri applicatur, vt modus , fa illi (aperior, vc cumdicimusgenus e(t — vniuctíale;eft (ecunda intétio,cít cns ra- tionis,tunc applicatar,t modus, & detec minatio c(entialis , & cóflituit predica- tionem quidditaciuá. fupcrioris dc infe- riori ; fi veró incenzio alteri toten fit infcrior , vt cüdicimus vaiucríale cft ge- nu$ vcl difparata,vt genus cít (pccics,rüc. applicatur, vt modus, & dererminaso ace ^ : eiden- iidentalis,quia inferiora accidü: fuperio- tibus, & vnum difparatum alteri difpara- to;quod valdé notáduin etl;quia Scou(te cómuniter,& alij vniuer(aliter docet abí- Que vlla limitatione , €ü vna fccunda in- tentio fundatur in alia, & Plone » vt modus,cam denomipare, (eu prz dica- tionem accidéalem , & denominatiuam cóftiucrequod vniuer(aliter verum non eit,v; cóttat in allatis exemplis jin quibus intentio fuperior przdicatur de infcrio- tian vcro pra(ertim in hoc cafuycum fi- peior intenuo de inferiori pradicatur , (lic , nedum m cócreto ; (cd cuá iaab- acto ficri prz dicatio, vt genus, vcl ge- ncrcicas cit Poesia » infra fuo loco dicemus , quia eft difficultas communis €uamadalispizdicanones, — . Contra prazdicata podeis 1.proban- do (ccundas int&tiones de primis pradi- cari non poflc, quia o m nequit | przdicari de oppolito y ed ens. reale, &c . Kauonis (unt buinímodi,quia habcnt có-  tradiétoria pizdicata, ergo &c.. Nec di- (le oppohtrum przdicori dc oppolito, alim per accidens, ità e(- fc in propoiito. Nam contra probatur fe- cundas intentiones. ncc etiam accidétali- tcr polle prz dicari de ptimis»in acciden- tibus.n.experimur,qua veré praedicantur de inferioribus , vct ecram ,pradicari de füpcrioribus ,& fi veré Pe de fu- perioribus, veré ctiam pra dicárur deali- quo,nfcriort , vt fi de Feuo przdicatur «urius,neccifc cft eiiam prz dicari de ho- mine, & animali, & li przdicatur de ho- minc , ncceiic e(t etiam. pteedicari de ali- quo homuuc fingulari ; (ed nec fecüdz in- t£cntionc$, quz przdicantur de inferioci- bus.poiiuat przdicari de fuperioribus nà » 5h à meMUPEUR fccunda imiétio individui predicatur de Fetco , (o tamcn de hominc, & animali , ncc qua pradicatur dc (uperioribus, pof. süt praedicari de interioribus » mà fpecies dicitar de hoininc,»ó de Petro,ergo Xc. -- 4$9 licfp.ens, & non ens eite propr;é oppotita con. :«dictorié , non autem cns ecalcy& tatiouis, vnde porius dici debent di parata, velui tubitaniia & accidens, A ádcó ficut rali difpatationc, vel qualicua- d : REB Quafi. 111. De Jecmdis Tutenticnibus.eAfrt.IT.. 357 cidens pr zdicatur de fubftantia denomi- natiué , ità à pari poterireod& modo ene rationis de euce reali praedicari, & fecun- da intécio de príma ; (ed cóceffa minori, adhuc (ufficienter foluitut argumentum per rcípofionem inter arguédd. allatam uia vt notat Do&tor t.d,1. q.3. C. & 4. 43.«q. t. infra T.bcné potett oppofitum pradicari deoppelito filtim denomina- tiuc, & vt modus. Ad impagmtionem, quod neq; per accidens. poflint fccundae intentiones przdicati de primis,ncganda cít paricas d accidctibus rcalibus, & ra tionis, quia vt notauit Kuutus tract. de. 5 - pizdic.(ecund. intent. cx do&lrina Maus riaj pluribus in locis accidentia realia có» ueniunt fübic&is abfolute, vt (unt à pacte reiy(ed (ecüdz imétiones conueniunt nae turis , vt tali modo cócipiuncur ab intel, lc&u; hinc eft. quod (ecuda inrentio in- diuidui,qua Petro cóuenil nó dicitur de hominc, & animali, quia illi conuenit , vt concipitur indiaifibilis in partes fübiee &iuas, qua conceptio repugnat homini, & an:mali , & é contra. fpecies dicitur dg homine, non dc Pewo, genus de animalis non de homine;quia talcs incécioncs có« ucniüc illis naturis,vcfunt diutlibiles in ta les partes fab:e&tiuas , quz pracíus repas gnant indiuiduo,& ctiam fpeciei, (i plu(s quammumcrolinrdiuerír .— — 131 Secüdoobijcituré cótra probas do fecüdas intentiones przdicori de pei mis, nedü accidétaliter, (cd &c centtalie ter,quia homo per fe prz dicaur de plus ribus diffc;étibus numcró, ergo per tc eft fpecies, cólequentia tenec per locü topi cum à deGini one ad definitum , Si neges. tur affuu;ptü , quia pradicar; cóuenit pet fc iotétionibus , rcbus verà tm. per acce dés, vt docct Scot. q. 14. vniucrf. in core pore quzfici.. Conua elt , quia fi oma. pet «ccidens tám , & nà per fe de infe« rioribus przdicatur , ergo Petrus perace cidens tatum, & nà per te cft homo, cO« (c. uétia patet » quia ideo Peuus cftho-mo , qura homo praidicatur dc fuisiafe« t:9rbus, & eo modo € homo, quo pnt dc inicrioribus pdicauur  valct -a«contee quentia à hgnata pra.dicauone ad cxcre €itam, vnde 1 prgdicauio dignata rx $358 fer fe, nec exercita raliserit. | - Relp. Do&or q.11.negádo affumptii, fi ly-pet (e determinet inbzrérià obiróné affignatam in folutioneinter arguendum data;(ed verü eft dumtaxatsti ly pérfe de- terminet inhzrens; pro cuius declarario- ne nota , quod per inhzrentam intcliigic vniónem pradicati cü fubie&o, per: rens vcro ipfummet pradicatum , inquo funditurillavnio ; quando igicur aliua dcterminatcio , vcl begorema con- ftruitut cü copula vétbali determinat ia- hzrcntiam, vt fi dicatur,accidens per. fc «eftens mm fenfus eft, quod ens couenic pet (eaccidéti; qf veró conllruitur cum a dieato tunc determinat inhcrens; ve ffi dicátar accidens etl ens pet (e, quz eft s co ree quid eft fen(us, quód fit - en$hóaltcri inlierens;ita igitur in propo fito itiquit Doctor affumptü effc fal(uen, fily pec fe dcerminet inhzcentiam,quia ftcacípecies per accidens ineft homiai, ita & priedicári de pluribus numero dif-.— ftro, cum vna fecunda intemio füper ali — "Kunidatur,1unc enim fecüda intentio fun feteritibus; cocedi tà potett ,' fily per fe deterininet inhzrens I.ly preeüienr ;& : Difput.I 1b De Ent Raiinté S & Í— -5 -ficyfit modus intclligédi prima intentio" ^ — - nisjnó potetit per aliam fuperucnicnrem intentionem modificari , € denoaminasi ,, Tum 2. quia fecunda intentio dicitur ta- Jisquia prime fuperuenit ,& in ea fundá-.tur,ergo fi intentio vna pàt aliecifaper- uenire ; & haic alia, dabitur non (oium prima;& (ccunda intétio, (ed cerua;quar« ' tayquinta , &c. iuxta catenam fabticaram fecundarumintentionum . Tum 3. quia fundamétum eft maius ens fundato; quia . hoc iubftentatur in illo , fcd vna fccunda intentio non eft matusens alia, namome ncs aque pendent ex intelle&us operas tionc,ergo &c. ]umrandem , quía dare-- tut proceffüs in infinitum , qui cuitandus..— eft quantum fice potcft. 2 133 Refp.ad.1. quicquid (it de modis císendi,in modis ramen intelligédi, vr süt intentiones f(ecundz non implicare dari. — modü modi,dummodoalterlumatur, vt — — - quid;& determinabiléj ater.vr modus,&— eterminatis ,& fic córiwEit in cafa no- r. dans (ümitur,yt quid,& induitquafi coe ——— &üc fenfus eft, qp prz dicati perfe de diffe geüiribus ouo fici itwini nb quida noe (oltm per accidens ; vnde patet ionem inter arguendum datam effe fafficientem,(i bene intelligatur. Ad im- ditionem intentionis pria refpedtualé — | terius fundauz,nó quia icfimpliciterprie — | máafcd quia eft pnorillaquam fundaty& — — determinátur per eam,vt modírinrelligés — WWE B9, XM B9  -—85 pugpnationem ibi fa&dtam negatur Con(e- quentia, ad tionem dicimus,valere vtique coní equcentiam à (ignata ad exer- «itam , quoticícunque illa fic in terminis fecaada intentroriis , quomodo proprie ett pradicario fignata , & virtualiter có: tinct e«crcitan, amet fit intermi: nis prima intentionis, vt eft in argumen to aliato ; quod fi interdum in fioiibbus p iombus tenet- Confequentuia à fipoata ad excroicam y. hocplané ctt gr; tia marcérig j noa gracia formae, rta à git. q. 8.in fine, clatus Brafauol. qu. 117 quain docttidati habet Do&or q- 14; & "eL iy d aes 25 Vai ut *9?131 Terrio obicitur nó potle vnam fécundarà incentióoem alteri, velut modü » perierat - Tum quia im- cat dari inodudi modi;nod. enim datue. - aXionis a&io;tiec vnionis vnioj & ficde alijs - at «um crgo [ecüda iirentíoyve di €ius, Ad 2.negatur aflümpti,nóenim. fccunda inté io dicitur fccunda, quia fu perueniat prima, fcd quía explicat resia cíte (ecüdoy& attributo racionis ,vr art; 1, declaratum ett , vnde licét vna fccüda in- - rcntio fundetur fuper aliam ,& fundátes dicantur (ccundum quid primz reípectu fupetaenicntum, (mpliciter tamen , & abf(olu:é omnes dicuntur fecüda, no aüt tertia, vcl quarta , quia ones coueniunt obrcéto,vtcognitoy & cÓparato ibattris — — buto raton's, quodeffecognitum, & cóc — — paratum eft ftacus rerfecundus. Ad 3.ne« gant aliqui naiorem, vt Mafius (cct.5.de rcbus vriuerhis q..8. fed quicquid hc de - hoc,vcra cft anaiorjquando tundatio exi- gic lubitemationem; X influxum f:udgo meti quód nog requiritur in propofis to- de antentionibus ; «uz-fumb mera relationes vatioms ;& nullum ye. tum inlaxum exigunecy patic fandamé- uy ^. Myfed qualicunque exigitur ad dandam MeNlunis chio BiMM patus atiendi- * turex parte intellectus ; & adhuc cóccfTa 13io1i deberet negari mjnof;quia vc con | T |. —  àmuenitur (i0 modo gradualis latitudo , |  — «wtinente reali ex Doctore q. 6. vniuerf. |. . infine, & ibi notant Mauritius, Anglicus; |. —  &alij:Ad 4. Negant aliqui Scoriftae pro-  "keffum in.infinitum , nam trcs tátum af- fignant gradus in fecundis intCtionibus ; tiones fundaras in primis, in fecüdo pa(- —  — füb quibus concipiuntur,& hic datur tta- «. tus, quare vÍq; ad itum tertium gradum; dumtaxat admittunt. progreffum in fa« bricanda catena fecundarum intentionit, ] & hoc. putant e(fe de. mente DoGoris —.—. Qs6.cit. in (ol.ad 4. vbi expreflc admit- —. . st vltimum gradum in fecundis intentio- |. -mibas, quiet terius.iamaffignatus. — — - 3Verümfolatio hzcnon eft idonea, nà ES Ux A» ; Qua FI. De fecundis Inicwrionibus . e-fr.1T.: ftat ex q.6. intra fphzram.ents rationis inprimo gradu ponunt fccundas inten-. . fioncs Buentcs abipfis ; & in 3. modos, 359 etiamfi in ordine entum rcalium proccf fus in infinitam effet euitandus ; tamen noninconuenit in relationibus rationis y vt expre(sé docet Scot.4. d.6. q. 10. fub E. &calib; zepé , id.n. aliud non (ignifi- '€atquàm intellectum poffe.fncoeffiue in infioitum intell:gédo refle&ere [e (upra biecta cognita; & illa comparare n at- tributo rationis cam autem loc. cit. ad« mittit Doctor wlItimum gradum in entis: bus rationis loquitar ex füppofitione, vt — ibi notauit Mauritius,qu£ tamenfuppos fitio ett abfolucé falfa. Vel dicédü, quod etiam tribus illis dümtaxàt gradibus ad- mi(lisin fecundis intentionibus, hoc non. obítat , quinadhuc vna ure intentio poflit (uper aliam fundati in infinitum, quia im i]lo tertio gradu potett inflituila- titudoinfinita fecundatü ;ntentionum , . quarum vna fuper aliam fundari poffit, & omncs fpe&abunt ad illá tertium gradi, quia quatenus vna fecunda: intétio fuper: aliam fundatur, liabet rationem modis DISP VTATIO QVART -. De Foiuer[alibus im Communi. — ———— Xplicata natura Entis Rationis, C*: fecunde Int£tionis , vt fic j imgenere, nunc ad explicadas in fpecie defcendimus intentio- nes Logicales, Cr ab eis mmcipimms,qu 'niuer[aliayfen Predi-' j|  «abilia dicitur, eo quia eorum cognitio multu deferuit ad or« || dimanda pradicaméta; agemus autem de ipfis pofleain particulari - H«c dici folér viniderf ia inpradicada ad differétia vuiuer[alis, tum in caufandoycu iufimodi efl Deus, A: rimó in comuni, € quacunque alia cauja concurrens ad plures effetius, tüm in fignificado, qualis* eft vox plura fignificans, vt boc nomen animal, quod omuia fignificat ammalia;th' dnreprajentanio,qualis eft bomisis imagoyaut ettam eius cognitio, que aliquo mo- do omnes bomines repr &fentat; tum denique ad differentiam vuiner(alis in effen- — vs nempe cum aliquali fua vnitate e[lyvel eje potefl im multisyvtnatura ani alis in omnibus animalibussGr bominis in ommibus hominibus. Igitur Vninevfae le'in pradicando, de quo bic agere tmtendimusysnullum borum e$t , fed tantum eit fecuida quadam imeniio appiicata illi natura commun , que dicitur vuiuerfale — in e(Jendo, per quam relationem rationis illa natura communis conjtitui oxi- | ? m? potens pradicavi de multis. Ex quopatet vniuerfale rp. effeudo effe funda tum vunerjalis in Lemaire eon. quód natura banana cft in ?Peivo O Paw i lo, pradicatur de illis - Hinc vniuerfale in effendo confucuit appe liart Jat materialeyc7 fundamentaley cr pro prima intentioneyiré vuiucr idle Metopbylicits i guat enus Meragbyficus vonjiderat magtras rerum fecundum Jes yuiuer[aic E^ in 3$6 dantur in primis . Cum igitur vniuer[fa £lety ad Meta d Logicisyquant Logicum; nc QV ASTIO I. n detur V niuerfale à parte rei . Oueturquafitum tàm d| de Vniueríali in c(s&- 4 B doquàm in przdica- M| do; &quoad viráque | parié hic refoluetur, "EXEC. obiter tamen de vni- 'werfali in effendo. Hac de re due extant €xtremaz opiniones, & vna media,que cft wera ac tenenda . Prima cft quorundam Philofophorum antiquorü , quam rcfert Arift. 1, Mer.c.6.& 4. Mctcap. $.de Hc- zadito, & Cratillo, qui in rerum natura fingularia folum agnofcebant,& vniuer- falia pror(us negabam ; ab hac opinione non malum ditat Nominalium placiti, qui rationem vniucrfalis reponant folum àn vocibus , & conceptibus concedendo tantüm vn;ucr(alia in Gignificado , & re- atcntando, negando prorfus in eff en- do,vndé & Nominales cognominati süt, ià Ochá Vd Log.cap 14. & 1. d.a. q.4. & quol, s.q.121.& 15. Gabxicl 1.d.2.9.7* Grcg.1.d.3. Rubio.ibid.q.7. & ex Recé- aioribus quamplures ex Patribus Socicta- tis prz (ertim Hurt. difp. $. Mct. fe&t.10. Aniag.difp.6. Log.fc&. 4. Akera opinio €x diametto oppotia concedit vniucría- le ina&uáà parte rci, nótamen codé mo- do. Plato namque hoc adaittebat (epa- ratum à fingularibus,vt ci impiogit Arift. 1. Met.cap.6 & lib.7. cap.. itaquod da- zetor homo, (cà bumanitas ip cómuoi, de qua tingali homines participent, & equus in commani,de quo omnes equi, co fcré modo , quo pliscs hucerng cx codem lu- minc accedunius. Alij «cro. admíttix vni- , wecflc à parce rej nont à fingularibus Difput. IV. De. Vniuerfalibus in Communi. gradicaudo dicitur vniuer(ale formale in a&inye* pro fecunda intenzione, quia nis mirum importat ipfam intentionem vmuerfalitatis,que e(l forma rationis,qua ali" uid denominatur vniuer (ale in a&us dicitur etiam vniuer[ale Logicumy quia Lo- gicus per fe confidevat feowndas intentionesnaturas »erà erum nonguf infevuiunt pro fundamentis illarum , m p ini fecundis intentionibus , vt fun in e [icam trattationem eius ex profeffo remittimus, vt Met fieri potefl di [cernamus, quia tamen fundatur ineo vniuerfale amentum eius fit tyronibus pror[us ignotum , aliqua obiter ini« $io buius difp. de ipfo wniuerfale in e[Jendo ex Metapbyfica fuppouemus . quatenus sendo proprie ad Metupbyficum fpe- aphylica feparatü,fed in cis realiter inclufum,imó & cum cis realiter identificatum; vocant autem illud vniuecfale in aGu, quia nata- ram cómunem in pluribus Lena - amyinquiunt, veré, ac propri P dici vale uec ci aliquid defice- read a&ualem vniaerfalicatem mW tam,ità Paulas Venet... 1.vniuerf. & lib. z.Mer.& ;cusrenet Monlorius difp. de vniuet(.cap.6.& folet quoq;Scoto ime. pingico quia in 2.d. 3.3.1. docct naturá à arte rei de fe pluribus cómunicabilé ef- i. Tertia demum (entemia concedità — parte rci vniuer(alc in effendo, .(.naturas communes in fingularibus exifténces n üidemquafi (it eompletum, & ip adus — ; ed inchoaté folum, & remote , quatenus fundarc potcft fecundam intencioné vni- ucrfalis Logici , quod folum fatetur effe — vniuerfale completam, & in actu, at non habere effe , niti per intellectus opcratio« nem quz eft vera (cntencia in omnibus fcholis recepta . xdi ARTICVLVYS PRIMVS Refolutio quafiti de F'niuer[ali in 1 , effendo . . ; Dis Vniuerfalia in efew- dcm Y reir inu a» fed i ncis i à fingulari t2, fed in cis fcu, Cmdm cis realiter identificata . Coxclu(io eft Arift. loc.cit. vbi acriter iouchicac ia cos , quicantum fingularia agnmofcebant in toto entrum ordinc E ait deinitionem , pet quam exoli- canit rerum quiddicates , dari de re vnmuerfalibus,& 1. Poft. c. s. & 1 1. fcien- tiam effc de vniner(alibus, qitz in (inga- Jaribus exiituat ; SCeum Kiencz pluris — "ma mie (int'reales y wniverfalia eorum ie&a erunc aliquo modo à parte rci , Gi: Perihzr. rerum alas poni vniucr(a- ; les,& aliasfingulires,X 1.Poft.c.1.& 2. dec Anim.c. fait vn 'ucríalia miclleétu fin laria fen(u cognofci ; cerum autcm eft ic&um , praicctim motiuum , antcce detca&tum potentiz cognoícentis aliquo modo,ergo hzc conclufio cft peripate- tica, quam proinderecipiuat vnanimiter T » & Scotiflz coma Nomina- lescum D. [ ho. de Eme, & etfentia c.4. Met.q-13.Probatuc € cuidcoti ra- tione ipfam declarando. Nam per vniuer- lalia in eflendo hic intelligimus folü na- turas cómunes;per quas indiuidua à par- t€ rei conucniant, & affimilantur,fed ta- les naturas reperiri ipfa experiencia do- cet, nam per hamanitatem Petrus cóue- ' nitcum Paulo, non eum Bucephaloy f animalitatem conuenit cum Bucephalo , . nócumlapide,crgo &c.Itemiper vniuer- M ile in cfi sm cómunem loquédimo «lum non intelligitur vniuerfale cóplctü, »fed natura comunis, qu po(- itati$5& ob fuam cómunicatem przbe- 1€ occafionem inttlle&ui , vt ipfam cóci« piat veré, & pofitiué vnam in mukis , & ec mulus przdicetur , at admittere vni- ueríalcà parte rei 1n hoc fenfa , inchoatü nimium duntaxat, incompletum, non folum ab(urdum non eft (cd maximé ne- d €cílarium, ne dicamus intelie&um teme- (0 $6, abíque fufficienti fundamento co- & o natucas vniuerfales, ergo Xc. vide: — "[romb.7.M ct. q.9. & Ant. And.ibi- dem; & initio pradicabi À -..4 Secundo probatur cadem Conclufio €ontra INoininales. ncmpe noníolái dari vOCC5, aut conceptus tormales cómuncs y fed illis veré corre! pondere maturascom muncspzo cóceptibus obie&tiuis, idque Mic jmpriaus cx. veritate pradica- tiOni Sin quamatt Pa comunis cnunciatur dc ali có pata vt cum dicunus 'Pe- trus c deno ead arp vniuettale quod- dam cnunciamus de (ingalapi .& oftedi« musbab.re cü eo eticntialeu conncxio- mcn, & quidem noa indicaui connexio ^o Logaels | N e w & opafc. y j. & $6. Scoto 2.d.3.4. I. & 7 1 : Duell Lion detur Vniwer(ale à parte vei. eEL y6nb inter illasvoces Petrus , & booo,ncue inter conceptus formales illatum , quia pradicatio effec omnino fala , (ed. inter rcs per illas voces , & conceptus tignifi« Catàs , ergo cum epunciatio- fit vniuerfa- Lsde parciculaci , plané prater. lingula ria, & vniuerfalia in igmficando admit- tenda Íunt natur communes , quz .di- cuntur eniuerfalia in effendos & conce- ptibus formalibus comunibus corrcfpone dent pro conceptibus obietiuis. $ Refpondent Nominales neg. cone feq.conceptus namque formalis hominisy vt ficnon fignificat immediate aliqua na- turam coómunem indiuiduis humanis , (ed immediate omnia ipfa fingularia confus& cognita fine diftin&tione inter illa. Con tra vel fignificar illa copulatiué , aut co- pulatim süpta,vel difiun&iue, feu ditiun: &im,nó primum, quia cum totum, q concipitur ex parte przdicati, debeat af^ firmari de fübic&o ; fi per illud przdicae tum bomo copulatiué fignificamuc indi uidua omnia, & fingula naturz bumanz, omnia quoque, & fingula dc Petro affir- marentur, & fic effet propofitio fal[a.s 4 Nec valet quorundam refponfio,quód li-- cét videantur omnes naturas fingulariump de Petro affirmari , re tamen vera noaf- ficmatur, nifi propria cius natura quia irs hoc br aétus copulatiuus B rrind per quéfit fopradicta propo(itio,3 cope latiuo claro, quod vbi itte de fübicéto af- firmat totum id, quod ex parte pradicati- attingit,confu(us nonaffirmat,nili part&- fuiobiccti. Non valer,quiaad vezitateas. propofiuonis copulaciug ab(oluté fum-- ptzliue nimirum fit copulatiua clara, fi uc confafa y1ndifpen(abiliter requiritur g yt totum przdicatam , &cqualibet cius pars verificctor de (ubiecto ; nec fufficit quod aliqua pacs tàcamalli coueniat,& ip: hoc praferum à ditiunétiua fecernitur s vt con(tat ex Summulis.. Si verà alemume alicratar cum Hurc.$.179:quód .f. bomo in allata propofiuone ficar 03a Due mana indwuidua dilute ;; cunc. illa propohio eiriseft bonos fic colues zur, Petrus.eft hic vclille horao, Ícd ifta. noneí) pradicatio-vniuenals' de (inguee lari plod indiudui vagi yvt cum — Fr 362 ille homo ; tum quia vniuerfale dcbet pluribus pradicari per modü vnius , hac enim ratione dicitur vnum in mulus, & de multis , crgo in ptzdicat;one non poteft fignifcarc plura difiun&im . Si tandé di- catul,vt ait Arriaga cit-Ícét.6. nu.3 1. na- turam humanam confusé conceptam effe przdicabilem de quolibet indiuiduo ina. dequaté, .i-vnam de vno , & alià de alio, quod fufficit , vt abfoluté 1ila fit pra dica. bilis dc pluribus, vt ad wniwetfale requi- ritur, Contra, quia tunc in qualibet pro- politione propria matura przdicabiiur de proprio indiuiduo ., & ita cum dicimus "petrus efl bomo,nop erit pra dicatio fa. perioris de inferiori , & vniuerlalis ce, 5 brgulari, fed eiufdem d fcijfo ; vt bcne vrget Lichet, contra Ocham 2. a q.1. $. 4d vc[ponfionem , qucm nodum vt folnat Arnaga cit, mirabilia dicit ,& ;n- eredibilia, qua confutatione non egent. |. Deindé principaliter, cognitio v niver falis non immediaté terminatur ad om. nia lingularia cotenta fub illo, ergo obie- Gum immcdiatum talis a&ss erit aliqua vnanatura ita comunis à patte rej omni- bos illis,vt in ipfa onininó ccnucniant & aflimilcntur, Irobatur affumptum; quia illc actus omnino pra (cindit à Gingulari- 'aatibus , cum ex vi ipfius indiuidua con- ueniant, & nó diflnguantur, ergomóim- mediate «ci minatur ad /dla, alioquin etiá Jfingularitates attingontur a c(p.Hurtad, cit. $.163. per illuni actum concipi 1mme diaté omnia indiuidua, vt. 6 milia, X idco. [cindcre à fingularitatibus , quac 1pla redduni di(Ii miliayvnde $. 147.inqnit im- medaotün lündaocnt 6 vn ücríalitatis ef» feplura tingularia, vt timilia, Hac fola- zio tàm infirma eft, vi ncque Arriaga , -€ftó it eiufdem opinionis , cam rceipiats & quia cft quorundam veterum T bomi» farum przícrtiin Heruzi, eam refcrt & optime unpugnat Zerbius 5. Met. q. 17« S. Prepier. [ceuudum 5 nà quatitur, quid fi 1 lud; in uo inciuidua v.g. bumana. fum 6 milis,Kané cns rationis c ffc nequit «uia Vimili ode (ipj oniur efe reat s, fa €Ák quid rcalc; plané id cte ncquita)iqua Difput. IV. De Puiutr[alibusin Commmi; .— petrus efi aliquis bumo, taenimrefol- — natura ] tiitür ,vc cius fenfus fit, quod elt hic, vel js, quaidtm Diainis perfonis referua-. ispluribus commmmicibió ^. tur, ergo communis, Neq; immediatum —Ó fimilitudinis poffunt poni ipfa omnia fingulatia, vt cóformia s. vt dicebat ome mni eft omnia fingularia, vt coformia , vel dicitaliquid — prater ca abloluté confiderata; vel non; finon , cum omnia (ingularia abfolute: confiderata fint plura,vt plura, tuncom« nia fingularia , vt fimilia erunt plura, vt plura;& fic ratio pluralitat;s, inquantum talis , effet ratio formalis conformitatiss & vuitatis quod eft impoffibile ; (i pri- mum, certéid effe nequit, nifi aliquod rcale ipfis commune, in quo conueniants quod eft intentum. . 7 Refp. Arriag.cit. pera&ü ilhi cone 1 fufum plura cognofci ex parte obiectis —— etiamí) cx parte modi attingamtut; vb — — vnum, quatenus pet confufionem nó di- kr rpm illa plura . Contra, ille adus. ob íui contufionem nonattingitfingula- — — riates omnium indiniduorum ,ergonom — — aiingit plura , vt pluraex parte obiecti y quia indiuidualis pluralitas cx illis folum & : prouenit,ergo nedum ex parte modi, fcd ctiam cx partc obiecti plura attingit, VC— — -vnua; Prob.comfeq.quiacogniioidiàe —— — tum reprzfentat , quod fc tenet expate . 'obic&rüigitur non reprafentar plurali-— utem, & d.itinctionem,certé neq; obies —— &um, prout efl terminus illius cognitio» nis) dittin&ionem habcbit « Confir. qiiia li-cx paite obiedti plura attingitvt plu« ra,ergo non repra'(cntabit illa vcindi ftm &a,& per modum vníus , namrotum id teprarfentat , quod attingit, com ergo nó rcprafentet plura;(cd vata, (i 2nd. cft no atcingere plara (cd yaum. Tandem it ko- - dec Anim, oftendemus obie&tü non acci- pete vnitatem à coceptu,fed potius € co tra conceptum ab obicéto, quia potentiz. — - Épecicaumr pactus, & actus per obiecta. ex 2«de Anim«crgo falium cft natura hu« mani; g.aliam vnitatem nó habere, nif quà accipit à cóccptu formali intellectus. confuío; (ed contra hoc [INominili(mum fufius agcmus in Mct, Vide Taur. q.1- Pra dicab.dub.z. Fabrum 4., Met. difp.9. $ Ieruó quod hzc. vauucr(alain cí* Íci- $4.1 f. «efu detur Vniue[ale & parte vei, &/Art.1. 265 . fcnlosfeü n.c re cómuncs poni non de- beantà (u;s ngular:bus feparata , fed in 37. eisinclufa, & cum eis realiter idenufica- | — — gta, clt cid communis Peripatheucorum , fenfus, & expreffa A1ift. fententia contia ; Platonem, vnde 7. Met. ait; quod nullum -. vniuerfale exittit preter. fingularia fepa- ;ratim, & 10. Met. vmuerfalia. non. (unc . przrer multa , & 1. Poft. domus non cft prater has domos, & lacetes prater. hos lateres, & in predic.fubftátiz haber.cor- .rüptis primis fubftanujsimpoffibile cfle ali uid aliorum remanere,hoc cft, deftcu . €tis fingularibus vniuerfalia quoque cua- " neícere;vt expofitores ibi tradant; & pro- batur manif fla ratione ex ipfo A:ilt.dc- du&a 7. Mct. contra Flatonem, quia vni-. uerlalia veré praedicantur dc fuis fingala- . gibus, vt 5ottcs eft homo; fed przdicari — «cté dcalio przí(upponit effe inillo , de P qu predenunenge vniucr(alc eft in in- i — diuiduis,nó autcu, (eparacum ab cis.1mà vniucrfalia eflenrialia , vt funt genera , & fpecics,nó folum dcbét elic in jndiuidus, B LU 5C nerío.ingularis cft, ac ind;uidaa , iuxcà ... jud Bocuj axioma Qmn^,quod c$t ,ídeà — 7 efl, quia »3umnumero eff , quodin hoc feníu ab. omnibas intelligitur. Vecüm an talis fuerit feacentia Piatouss m ci e eyrus Aritt. valdé dubium cft & quod picionem auget, cit, quod teftatuc D. Thom (teftis plane &de digniffinus, & omni cxce ptione maior.) lib.4. de regim. |. FPrinc.c.4 Arift. ncmpé non plan? tefcr- Pons [cntentias, maximé Socrar.s,& » ^h fy o£ & "t KA 17 RUN ! ; & quidem grauiffimi Patres & ilofophi, prz (cca veró Auguft. lib. $3.4.9..]446. & lib.7. de Ciuit. De1c.28. Seneca lib. 8. & E ugubinus de. perenni : 10. Placon. —- - indices àimpottura , X 4 iuit £aulc locutum de Idcis inedit. quibus. (ubícribit Scot. 1.d,3 4.4. vn.$. 4d «fia y allirmaus Atiltanaié retul dc Platonis (cntentiamy fubdit Mayron.1.d.47.9.3. id fccillc in» nidia motum, fed videin'uc Auci(aq 8. Los.(vc&.2 . & Fafqual. parc. 2. fuz Mer. difp.1 1.(e&.3.de«nence Pliconis oii né dilcuccentes, & Mayson.loc.cit. pro Pl;- tone conica Arift, fteeoué decertans. De -yniuer(ali platonico etiam d tfasd diTe- .ric Bonct.a. (uz Met.c. 2, & 4. & poftea lio.8. cap.1. agit de eifdem vau. rfalibus iuxtà men:cm Acift. & Concaren. to. 5. quat. perip. 3.1. 9 Hac igitur cft comm'ms fententia Realium contza No.ninal.s de Vniuerfa- lib. in eífendo ; v: notat Mcuri(fc lib. 2. Mert.cap. 5 q.3- & quidem Scotü ;lla ad- mittere à parterei modo :am declararo tet exloc.cit.2 d.3.q. 1. vbi conis viri- s id probare cótendi: , quia vcró VT. loc.lapracit.ita aper: non la u'tur,ynde non dc(unt ; qui eumtrahere conantar in Nominalifaium , vt Hurt. & Arriag. cit. ideó locum alium adducere libet , quem rcfcrt Zerbius,ex crackatu de fenfu refpe- €&u tiogulacià, & incelie&tu tefpe&u vni- ucr(aliu.n, vbi in 6ne inquitipf.£ natur, uibus accidit inientio V nuerf[alitatis, unt in rebus," propter boc no'nina co- munia fignifi c antia natar as ipfas pr.edi- eqntum de indiuiduis, non autem nomina fignificantia intent iones, Sortes-n.efl bo- * moyfed non [pecies, hinc,& alialocva . S. Thoma ex tra&. de Vaiue fal. b. & de- n tura genceis,X cx 1.(cn .d 38.3. 5 acc. io Corp. a idaci Zerbius , ex quibus ina- nife(té deducitur Doctor. Angcl. non à Nomioalibus.(edà Realib. ft «ce., Verum tamen cít , Keslcs poflea etia inter fe di- f.tcparc in mo lo ponendi va'ueríalia in €il-n1o; Scouitz nam ]'ic docent, nacura 1;à cxiltece in üngulaci, vt juam us ficilli realiter ideacfi caca, manet adhuc camen €x natuta rci formaliterd tlincta à (iogu laritate ob d ucriiarem (uar rationd , quas etiau) in cali idenarate rcali (eruant bees ca e — n. ex fua ratione ormali femper ctt pluribusco ica bil iagularimtim dinum bU RR quod natura ex coatractione per fingas lacitatem facta,non ni(i exainte. 6, x des nom .aaug? aaanet fiagulaizata, q./à d.» tlinctioaem euam agnalcür iocec ac dis. m.taphyacos i. inter padian s de : A la ; à 364 fia natur fuperiora , & inferiora lineg gradicamenialis eadem fere ratione , vt v.2.anima!& rationale it& diftinguuntur, quia importát diuet(as formalitates ,qua- fum vna c(t potentialis , alteca a&unlis , «na e(t ratio, qua homo; & brurum coa- ueniunt , altera eft ratio, qua. differunt , 'citrà quodcunc; opus incelle&us;cum er- ' go de codem (ecundü idé contrad:&oria à parte rei verificati non po(Tiat , nece(Je eft, quod importent diftin&as ex natura tei formalitates, ità m— i apud Sco- tum 7.Met.q.13. & 16. vbi Tromb. q.4. Pert jv: Am & in r.d. 8. q.:. X 1. :di3- q. 1. vbi Tatar. Lichet. & alij Scoti- , relrca eademloca. Thomiftz veró , ] tquidem naturam cómunem ha. "bere e(te reale in ingularibus , (ed nullo ca ab efle fingulacium, & differentia iuiduali ex natura rei actual ccr d ftin- €uin,fed tantum virtualiter ,& per intel- Ic&um concipientem cü fundamento ia re/naturam cóem à fingulacitatc abítra- &am , & ità con(equcncer loquuntur de cateris gradibus metaphy(icis ; vndé ad argumentü illud de contrad:ctoc/js ccfpa dent ad collendam contrad €tioncin (uf. ficcte di(tin&ionem virtualem , ratioge cuius aliqua' non funt omn nó idem , & adequate, & ità fic contradidtio circa $idem,non (üb cadem ratione, nec fub co- dem modo . At hzc folucio parum valct, vt conftat cx di&is difp. 1. q. £. art. 2. lo- quendo de diftinctione formali, & ex di- cendis difp. 9.q. t. art. 2. cíto .n. fufficiat ad euitandam contradictionem fuppotita - intclle&us operatione , & d uera ciu(dé | gerappreehenüone, quia tunc oppolica s pridicata non verificantut de re fecundü  adzquatá iplius róncin, (ed inadeequatá, & aliquid T emqe vni Roa , qued "* t altet!,:fi prz ci(o opere intellc- ri So fufficit uim ibi nó eit alia,& alia ratio, jvndé abíoluté quicquid przdicarur de|vno, pra: dicacur etiá de altero, vt tunt à parte rci ; fed de dittin&ione icamentalium,& compofitionc mc- taphy(ica, quà faciunt, quatenus vna. c (t «calitas actualis, & contractiua, altera , ial.s, & contrahibilis ex profcífo B Mcgis igendutet; quamuis dc c6- Difyut. 11. De Viituér]alibus in Coimiunt ' tat indiuifionen per principia eilentialias . non arbiccantuc abfurdu.n , (ed fumme .lo, ucur eaim conftituit c . taquantum eit defe , poteratcótlituere —— Paulum ; à illi à gencrantecomuiunicata — po itioae aliua dicemus difp. feq. q.3; to Piaterea neque ipfi *corittz (aci imer. (€ conueniunt de. cGmunitáte cealt naturatum', quidam .n: contendunt effe cómuncs per inexi ttentram, itaquod vna, : & eadé humanitas realiter reperiatuc in Omnibus homimbus , v.g. humanitas Pe- tri, & humanitas Pauli nondifferunz, nid — —— extrinfccé,rationc .(; diffcreniarüad d Garum; qf autem atferunt vn im eile oa. tutam iv omaibus fiagularibus, (3nà non intelligant cile vnam mumericé, d.n. di- uinis taacü períonis referuatum ett , in quibus vna, & eadem numero prorfus in- diui(a na:uca repetitur; fed loquuntac de illa vnicate propria naturz , qua impora "— dici folet vacas rocmalis, & eff -n- tialis , quai ide ett m nor vnitace nuines ; & ponere in cceaus eande n nitucá fic vnam in platibus fiogutaribus nedum — neceifar;ü ica. dc fendunc Canon. 1; Phyf. q 6.Bonet lib.i Mcr. cap.2. ra'ion bus - fané nó (petnend s , Mcurüle loc.citq.4.— & fuse Pafquahg. «om. 2. Mct.dif.1 4. à etia ita loqui videtur Faber 12 Mci. loc, ci, & 1n Ehilofoph. cheor. 95. cuin alijs —— qu.buldam. Carceri vecó Scoutlae admits — tunt natura$ cómunes folum per inditfes ——— rentiá, non autem per incxitlencá, vade. — cóícquéter volunt quodübet fuppoutum —— — hab.rcpropriam nacurà cum fua vnitate — — foimali, & aliam effe humanitaté Petri, ———— aliam Pauli, etiá ancecedemer ad diffciés —— tias indiuiduales; dicitur ca.évnaqueqg —— nacura €ó s,quia.juanrumuiss lit excciníes — €é contra&a pec differentiam ad hoc,vel illudindiuiduum,inir.niccé tamcn sépet ——— inditfereas manct; vc ic in hoc; ce mile et tuilfet , & idcó dicitur comunis pct indif- ferentia, ita defendunt l'atar. qc1.przs ——— dic.dub. 3. Vallo: Formalit. in explica- —— tione diuifionis entis rationis, & cgregié ] Lichet.cit..vbi camen benc notant , quód licét tint toc. hamanitratesquoc homines, adbuc tamen vna tantum eit (pecies hu- máànà , quia vnaqua quc non c pr aic, Aem... 2 ^- * L L x Li - | Q. Een detur Pniuerf. h parte rei. c/Art, T. dare, nifi fccopdam intétionem eiufdem fpeciei.ut poté entitates ciuídé rationis , idem tenet Rada a. p.contr. 5. ar. 1. 11 Et fané hecfui(fe videtur més;Bo - &pris, vt patet cx toto proccffu ill;us q. 1:dift, 3. fecüdi,nà pra(ertim à $. $ed con- 365 uiduis remanentibus; neque nouus homo creari, quia creatio perit e(Te ex nihilo,&c in hac s€:étia przexifleret cius natura inr indiuiduisiam exiflenubus; daretur in(u- per de facto vniuer(ale in a&ü à parte rci y cx vna enim parte natura elt realiter vna, tra v[que ad finem queft. aperti(Timé dgp- & ex alia cum tali. vnitate reperiretur in «et communitatem Baturz cífe per ind:f- ferentiam, nó per incxiftériá, & q.6.ciuf- dédift.(ub D. refpondens ad illud quzti- tum , an vnitas natura cómunis fic alicu- . iusentitatis in vno tz indiuiduo cxiften - * tisan vetó alicuius, quod imul e(t in duo bus,inquit Concedo ergo , quod bc vni- tasformalis nà efl alicuns entitatis exi- flentis in duobus indiuidai led im vno, & in 5.d.8.q. vn. in fine ait aliam e(Te vni- ta (ormalé haman tatis Chrifti , & aliá bumanitacis Mari, & 2.d.3. 9. 7. D. in. quit effe diftinftas humanitates im. pluri- - bus ominibus, eciam vt przceduat fia- gularitates ; h«nc tà ioferri non debere » Slides m vr meri ise td id.di(tingui, & aliud ipfum efle pri- mis Fationem di(tinguendis vel diftin- - &ionis,quia cum hoc, quod ipíum fit di- .. flinctum , ftat, quod ipfum non fit ratio —'liftinguendi ; concedit ergo Doctor hu. manitatem Petri effe emitatiué. diftin- Gm ab humanitate Pauli, non tamé cf- fe rationem di inguend; Petrum à. Pau- lo,quia quátam eft de fo, ett ctiam com — * gmunicab iis Paulo , & ideo cum fit enti- tas communis per indifferentia , non po- teft cfe prima,& per (e ratio diftingoen- di , hzc c:go eftgenuiua mes DoGtoris , - vnde €inonm iple cit. quamuis probabi« liter oppotiram tueatur fententiam , füb- dít tamen hanc fecundam ctle magis (ub- o gilem,& opiniog Scoti conlonam 11 Etquidem faftinendo dari naturas: Comaxines per inexillengam , cuitari "mequeuat ab(acda iila , qu cootca natu. Ig commaoaitateim vrgebanc Auccolus:, & Ochim, niarram-quód via, & cadem .Batura er.t(inul , & femel mifera , Sc beata , quia io Chcifto exiftens cft. bea- tz,& in 1ida animata ; & quod Perrus nequit aonihilani à Deo,quià femper ali- qua ciuscniitas remanerer , nempe illa Mena Rp eOD | E qaa commanis c(t illa cum caters nda- (o 4ogieae : multis, quz duo confticuunt vniuerfale in actu , vt patebit art. (cq. Conantur quidé Audorcs alterius opinronis Doctore ex« plicare,& hac inconucnienria cuitare, vr dc ad primam au&oritatem ait Mcuriffe q. 4. Scotü intelligere vnitaté natutz nà e(l alicuius entkaus exiftentis in duo-. bus indiuidais cum fui diuiione athero genca 4. per di.terentias alterius ratio« nis , quales (unt fpcciticz , bene tamen cum fai diui fione homogenea .i. per dif- fcientias ciuídem rationis , quales (unt indiuiduales, Ad 1. inconaenicns ait Fa- ber, gr natura Chrifti eft numero diuer(a à natura ludz, & lolum eadé (pecie , non inconuenit aucem aliquam naturá cia(dé fpeciei cum matura Chrifti e(Te miferá.Ad alterum inconueniens inquit Canoni. fuf- ficere ad anihilationem, fà nihil temancac s sn ad creatiónem, fi nibil przc- xittat fingulare « "tg 1:3 Sed funt vani cortus, nam cum ait Do&or vnitaté formalem mtra nó. effe alicuius eatitavis exitléus in duobus indi- uiduis,fed in vnoyc (to exemolificet de na tura fpecificaycradidit címllá do&lrina ge neratim de vnitate natucz tàm fpecifice y à genericz ; de quibus loquitur promi- ftue inillis qua. imó fi verü eft , quód ibi docec Mcuri(Te natucam lramaná ef- fe totá honozencam Metaphyticam,&c indiuidua natutz hamaoz effe partes fus bie&iuas illiustotius , atque ideo contractam habere folam vniracem ne« antem diuifionem atherogeocam, noti am(in quo melius lo ui nonza. poterat) ccrté nod amplius defendere, s pore(t commumnitarem natura fientiam quia nalla eadem encicas. eft. in duobus indtuiduis, alia .n« cfLenciras hue ao Petti , alia Pauli, eftoomaes- M contlitait Pe« 55 Ne ae damnilin util 366 . Uipu.1P. Pe Fmutrjalibus m Commmi. Neque etiam Faber primum fübterfagit ab(urcdum, quia argumentam vrgct incó- ueniens e(lequód vna, & cadem entitas, «quomodocunque ponatur vna,fiuce nume 1ó,liue fpecie dummodo fit vnitas realis, qualis ponitur effe vnitas nature; fit fimul, & (emicl mifera,& beata, nam i illa opi- nione humanitas Chrifti  & Iuda nte- ccdener ad hingularitates nó funt diftin- €lz rcs, vel entitates 5 ergo licét non ca- dé (ingularicas fit mifera, & beara, limul, &(emc! , benetamé cadem matura, quod adeó abíurdum et etiam in hoc fenfü a(- ferere, vt meritó Tatar. cit. hanc imagi- nationem appellet meram fatuitatem . Nec etiam candide Canon. alterum fuüb- terfugit abfurdisquia fecundam cómuné, fanum fentum annihilationé requrri- tur, vt nihil remaneat in reram natura us entitatis a&ualis qua intrinfecé compo-. nebat. rem annihilatam , ficut ad creatio- ncm, vt nihil prrexiftac entitatis imrin- fccé componentis rem creatam , íed de hoc ex profeíio agcimusin Metaphylica , ac Solusmrur Obicttiones - 34 YN oppofitü obijcitur r. pro opi- À nionc Heracliti,& Crarilli, quias syuicquid eft inrer natura, veIett Deus; velcreatoras fed vaomquodque horam fingulare e(t, de Dco patet ; ac etiam de €reatura, quia hac exiftit cxvi alicuius is realis , adtioncs vecó. fant circa fingularia r.Mct-tex.i, Tum z.cziflentia eft aQusrei (inguluris, ergo quicquid exi ftit iineulare cft - Turm 3. qu:a omne, g eft idcó cil , quia fingulare eit-ex Boer. - Tum 4 fi darenmir voiucríalia,id potiffi- mum cífec propter [cientiassled ifTa pof- funt effe de Gingularibus , vt coa(tat de "Ihcologiz, quz cft de Dco fingulariffi- m0 . Tum $. ad vaiucríakeduo neceísarió px CoA vnitas, X multitudo, vnde definitur , quàd tit vnum in maltis , quia fi clct vnày & nod re(piccret mulra , cunc ' comuiiunitas , fi veró refpiceret sigla, & non cíf:c vnum; tunc etler mere simpliciter plura, (ed vntras, & m ltiut- do inicr Kc repasnant;ergo &c. Tum tá- dcm €uia SEMETDoli-t49. lcquzn$: 7 t 1 E de vniuerfalibus ait; fpecies valeant, fig*- mentum.n. fant, & i de Anim. c. 3. EM vniuerfale, aut nihil eft, auc pofteriuseft -F. per folam operationem intellc&us. ; Refp. neg, minorei de creatura quae libet vniueriim ; licét enimy omncs illae *Q«eaturz, qua primario , & immediate terminant actionem productiuam , fint fingulares, nou tamen quicquid produci- tur concomitanter ad earum productio- nem, neccíle eft effe incrinfecé Giogulare, & in hoc fen(u poffunt a&ioncs efe etia circa vniucrfalia, vtait Do&tor 3. d.22. q.vn« G. Ad z. verum eft allumptum de cxiflencia perfe&ta, & vItimata;, qualis e(t exiftrentia rei immediate exiftentis,ta- lis non cft exiftentia matuczs, qua cxiftit folum mediantibus (ingulatibus. Ad 3. . ideó fic loquitur Boet.quia etiam naturae : comriumes ideo exiftant, quia (umt in (im quedam ratione; & ipíz tingulares. icunttrjnoa per fe, & intcinfecé,(cd pec accidens, & denominariué ratione diffe- rentiz indiuidualis adiun&a , vt declaratDoGtor 2.d. 5.2.6. T. Ad 4.data ma.neg. min.vt .n.dicetur ad lib, Po(t. fcientia proprié nó efl de (imgnlaribus, Deus aür cíto tit fingularis , adhuc tamen eft (unz- méncecetfarius,& ideó deipfofciétiadae ——— tur. Ad 5. vnitas, & multitudo non rzpurs; gnant, nil) codem modo famamur, népé:: vnitas numeralis , & pariter nameralise multitudo, quédo autem dicimus ad vnt-.. uetfale in effendo ctia fuo modo requirr. vnitatem,& multitudinem, loquimuc de, vnitate formali, & multitudine nunyeca- , lis qua: inuicem non repugoantyquta vai- tas formalis cft minor numeculis bend ia- mer verü cft non requ cí tantam vn ta. ad vniueríale imetfeado , quama rcu ci- tur ad yniuetfále im prz dicádo, vc pitcbic ex dicendis, Ad 6.vt ones Exyotrtorcs- adaerturft, ibi loquitur Atifk.de Vaiuec- (alibus Platonicis;& loc. cic. 1«de Anim, loquitur de Vaiuec(ali Logico,quod vii- que aut nihil eft, cum (olun lit ens ronis; aw pofterius et; cum abflriliutuc à ccbas per operacionem inclleótus . 1$. Secundo argaituc pro Nomioifi- bus, quad dentur loia vaiaeríala im gat- fiàdo,quia Aft. Mer. 13: X Lb. 10.6- D eur ^ in jac MR NL: €, ca Cala PP] pr 4 n & - Quaf.I. /fn detur Vniucrf. i pareri. cdu.I. 469 rri geneta , & (pecics (abflanriaró no (ubftàtias ; in praedicam. cap.dc (ub. . ait (ccundas (ubftantias qualequid figni- ficare;fed fignificare pro prium eft nomi- müm, & conceptuum; ergo hzc omnia » funt voccs duntaxat, & conceptus. Et 4. Polit.cap.2.ait de optimo ftatu Reipub. differere nil aliud effe , quam denomin;- bus difputare . Praterca dantur termini fhiueríales,& particulares, vt ex Sümulis - &onítat. Tandem fcientia eft de Vniuer- falibus;at non eft ni(i de vocibus, & co- «eptibus,cum .n. intelle&as affirmando, . vcI negando iungit, vcl feparat extrema , «erté non iungit ,vel feparat rcs ipfas,(ed taatum conceptus formales 5.& voces , dum foris exprimuntur , crgo inter con. ceptus folüm ,. & voces exercentur pta-. dicationcs mentales, & vocales. Rep. Arift. negat genera , & fpecies fübftantiarum efie (ubftantias feparatas, wt aiebat Plato , ita exponunt ibi Scotus . gralertim,& D.Thomas;in przdic. fub. turre pro nomine, vt fcafus fit fecun. ; "msan re momios ioni fub- flanriarum fignificant quale quid,codem * n. modo ibi. dixit. C n Pi epi fignificate hoc aliquid, que ramen etíam fecundum Nominales non eft. purum no- : mcn; vel acci pit fignificare pro cle, ficut dicere folemus , quod homo fignificat animal rationalc.1. c(t animal raticnile; 4. Polit. non hibentur illa verba, fi ali- bi habentur, dicendu:n ett interdum ac- «ipi nomina pro rcbus , & quidé phralis eft Sacrz Scripture (atis familiaris. acci- pere vcrbum pro re (ignificata , videa- mus boc verbum , quod fattum e[l , &c. -dijplicuit boc verbum in confpecture- gi5,&c. Ad 2. illa diftin&io conuenit terminis ratione fignificoti vniuerfilis, yel particularis, qj optimé docuit Arift. LElenc. cap. 1. cum ait nominibus nos . Vti pro rebus, quia res in di[putatione ad- . duci nonpoffunt, vndé nec de fingulari- .bas ipfis loquimur, niti vtendo nomini- bus, Ad 3. ncg.min. cum fua probar. in- telle&us .n. in propofitionc iungit,& (c- [sn in uidem vt (unt à pat- tc rei , fed vt funt obic&iué in ipío , & fimiliter dum fiunt. przdicationes v oca- les non cnunciatur vna vox dealia, fcd rcs lignificata per voces , ! 16. Tertio argnitur pro Platoaicis, qp fi dantur vaiucr(alia inc(Tendo ,-debeanc »oni f(eparata à fingularibus; (cientia de- ct c(fe deobic&ko immutabili, incorru« pobilisac eterno, fed vniuerfalia adrit- tuntur , vt Vera de cebus habeatur fcien- tia, crgo hzc (tati debent immutabilia, perpetua , & ecrna , fed (i ponerentur in Gngularibus, no cfient haiufmodi,quia ad corruptionem illorum interirent,ergo debent pon: abillis (eparata. Tum 2.: nullus exifteret homo tn particulari ; ad- huc daretur. fcientia de homine in com- muni;vcerum «n; e(fet dicere hominé effe animal rationale,&c.ergo datur homo ia communi , «c quo id vere affirmari pàt . Tum 3. cífentiz rerü (ünt eternz , cum femper vcrum fir dicere hominem cffe animalratiooale , fed non funt zternz.in fuis (ingulatibus, crgo extrà illa, Tum 4. - fimile deber gencrar1à (imili,at videmus multa à caulis particularibus diflimili- 'bus generari, ergo dcbet dari aliqua cau- fa vniver(alis , quz (uam fimilitudiné re» bus genitis imprimat. Tum 5; finon da- retur vninerfale feparatam, tunc intelle- &us filleretur cognofcendo. vniuer(ale non cognitis fingularibus , quia cogao- fceret e&trà illa, cü tamen lit intca « ['um dcemá (i vniaerfale e(let in-fingulariy ipsi quoque.teddeter vniuerlale,Gicat albedo exiftens in homine ipíum reddit albuar, 17 Rclj. nócffe de róneobic&i (cien tiz, quod tit neceffarium, & immutabile quoad exiltentiam, fed tátum quoad có- ncxionem predicati cum fabiccto,quod eft dicere ad fcientiam requiri ncceffita- tem complexam , & propofitionis , non ; veró incomplexam , X terminoruin , vt : docct Do&or 1. d.3.q. 4. I. & k. -Ad ie ncg. conícq. quia ad vcritatem propofi- riis ieu nó. gin extrema fupponant pro aliquo c& tc; fed (uflicit , quod (apponant pro ali- quo íneíle. cognito , & quod iungantgt adinuicem , qua .n.. extrema talium füppolitionurm componuntur ad- inuicem,propotitioncs cóftitutz exi pfis fact fémper vct y »— — i 4 * 368 Conformitas a&us intellizendi, (cà pro- (itionis menralis ad rea1 cognitam, ità atar. q.vlt.przdic.art.2. dub.3. ex Sco- to t | cciher. q.8. & fufius 1.d. 36. q.vn. Ad 5 cil-ntiz reram dici folent zternz , non fimpliciter, & incemplexé , quia & ipf corcampuntur ad fingularium cor- ruptionem , vt notat Do&tór 3. d. 22.q. vn.G (ed sm quid, & cóplexé, quatenus propofitiones zternz: vcritatis de iplis etformamus,dum eis có:ungimus propr!a prz dicata; dicuntur etiam zternz,vt no- tat Do&or cit.quatenus non fünt proxi- mé corruptbilcs , ignis .n. non cít in po- tentia propinqua ad corruptionem , nifi fit in effeexilleniz. Ad 4. non cít ne. cefTaría femper fimilitudo formalis, & vniuoca inter caufam,& cffe&ü ;fed mul- totics fufficit virtualis, vt generatim pa- tet in caufis zquiuocis ; & talum in effe- ' &ibus vniuocis locü habere nequit vniuer falc Platonicum. Ad $. intellectus nó fal- litur quia dum cófidcrat natutá non con- füderatis indiuidais, proprie non diuidit , aut feparat naturam ab illis,quia non có- templatur naturam (ine illis,fed confide- fatiuum mon confiderando aliud,quod eft praícindcre, & abttrahere, abítrahentiü veró non e(t mendacium z. Phyf. 12. Ad vlt. negatur fequela , quia nauxra cít in fingularibus, vt (fuperius in infetiori,non vt accidens in fübie&to , & communitas conuenit naturz vt fopponit Gimpliciter y Aon aucem períonalitet . :ARTICVLWS IL Refolutio quafiti de Vniuer[ali m -o. predicando. —| Icendum cft Vniuer(ile in prz- dicando;quod folum proprie ett sniüerfalc, non dart dein dtantü * cócla- per operationem inte HE conibinis p ità manifefte do euit Scotus , vt immerito pror(us.cicetur "in oppofitum, quamuis 0.2. d.3. q. 1. & "fcq. tribuat natürz à parte rci quandam. d enitarem seed ane namcraált , - quádam aptitudinem ad e(fendutn in mu «is diiun&tum, ibi tamen aperté fe decla- tat hoc son (uflicere ad rationem vni- | *i Difput. IV. De Vuiuer[alibus in Communi. uerfalis in a&u, vndé (üb I. fic loquitur ; efl ergo in re commune, quod non ef de fe boc, fed tale commune non efl vniuer- fale in atiu , cuius di&i rationem reddit ibidem ; imo $. 4d questionem diee docct naturam de (c , nec effe vniuerfalé , neque particularem, fed ad vtram jue in- diflcrétem, & in fiue quztt.ait , quód có. munitas conucnit natutz ex fe, nó tamen vniuerfalitas, & ideó quarenda c(t caia vniucrfalitatis, non tamcn quzrenda eft cau(a cemmunr:tatis alia ab ip(a natura, & 1.d.233 q. vn. verfus finem iuit vni- uec(alitavem non conuenire homini, ni (i per a&um incelle&us operantis,& nego- tiantis, & 1, Met. q.6. n. 6. irem 7. Met. q.13. n.19. fic loquitur. fmtelligendum quód vniuer[ale completum eft ,quod e, im pluribus, C de pluribus,non a&fu,Jed potentia propinqua, tale mb;l efl uifi ex con[ideratione intelleBfus , ic ctiam loquuntur eius Difcipuli circa eadem lo- ca,vnde To. et. q.9. efto voiuer- (ale Metaphyficé fumptum ponat à pat- te rci , vt fundamentum vniverfalitatis Logicz , ipfam tamen vniuer(;le Lozis cum, inquit, e(se tantum n intellectu, & nullo modo extra intellc&um ; «e mente igitur Scoti , & Scotift acum nullus renia- net ambigzndi locus. ! 19 Probatar. itaque conclofio au&o- titateyArift.loquens 1.de anim,tex 8.de vniueríali logico , ait ; aut nihil efie in re- bus,au: potterius eílc, quía nimirum ope rc intellectus fit pec abttractioncm ab Cis; & Auctrocs ipfe dixitibidem intcl- lectam ficere vniuerfalitatem in rcbus, cft ihilop. 1. Poít.c. 20. dicentis vniucr- fale in (ola intell:g*ntia habere else, & omnium deniquc Gi scorum , & Lati- norum. Ratioà priori buius conclufio- niscít, quam Scotus adducit 2.d.5. q. t. H. vniuer(ale in acti illad cft, quod ha- bet vnitatem indiffecrentem , fecundum quam ipfum idem c& in potentia proxi- mayvt dicatur de quolibet (uppofito pra» icatione dicente,hoc e(t hoc , quia vni- aerfale 1,Pott. 25. eft,juod eft vnam in. - maltis , & dc multis , (cd nihil (ecuüdum quamlibet vnitatem in re cil talc. quod iecundum ipfam vnitarem piacifamn fit m F3. 2 dr "A "ü. * :|Qua[L.I. en detur Vaiutrf. & partevei.drt.IT. $69 in potentia MN adialé predicatio- pé ergo malla natura à patte rci dici pót vmuetíalis proprié, & in rigore ; Prob. tnin. quiá licét alicui cxiftéti in re nó rc- pugnet efse inalia (ingularitate ab illa, in qua eft , nontamen illud veré dici potett dc quolibet inferiori,q» quodlibet fit ip- sü,quia ctu nó reperitur , nifi in vno in- diuiduo, & à patte rei nó conftituit , ni(i illud,quare de illo folo poterit affirmari. a0 Proinelligentia huius ronis notá- dum cít quód in Schola fubtilium duplex - diftiogui folet cómunitas,(cu indiffcren- tia , aut apt tudo natare ad císendum;n multis (quz. diftin&io eftoà quibufdam Scotiítisfoleat pauló aliter. explicari , à mobis tamcn éxplicabitur magis ad phra- fii Do&oris cir.d.3. q» 1. vbiilam infi- nuauit) altera pofitiua, altcra priuatuua , vcl ncgatiua;pofitiua eft illa; fecundü quá matura concipitur in fc indiuifa, & abom - ibus differentijs indiuidualibus abftca- - &aaqualitcr omnes re(picicns, qaa róne - appcliati ctiam folet indifferentia, feu in- dctereinatio contrariasquate nus pofiti- ué con fariacir derermmationi: aCtuali per d. rlercGam,& cam penitus excladit fi cnin illam fecum admitteret , iam non elset a» omnibus (ingulacibus abftra&a, ncc e jualiter omnia. refpiceret 5 priuati- ua ve o.fcu negata e(t illa indifferent, quam adhic natura in (e retinet , quando conttscta elt, quia ,n. adhuc contracta» diltiagurcor Éormalitec à differentia ; per quaqi coniushicur, hincreener quandam non repugnantiam c: fua ratione tocma]i proccdentem, vt poffit else quantum clt de res(ub alia üngalatitate ab ea, in qua eít,& dicitur prinaciua, vel negatiua, quía - €um fimili indifferentia naturz ftat ex- trinfcca determinatio eiuídem per ali- 'quam d.ffcrentiam indiuidualem .. Quiz inctio ab alijs adhuc facilius tradi. tüuríub nomine apticudinis, quód duplex fit aptitudo natura ad eísendua in mul- "tis vna proxima, altera remota, proxima 'eft potentia li bera , & expedita , remota €(t potentia impedita , propter quod iim- -pedimentum rcduci nequit ad actum, ti- cutmateria fecundum fe dicit potentiam proximam recipiendi formas quasli difiunctim, itavt hibeat (i mulcitem po- tenti, non potentiam ümulzaus,fed af- fc&a aliqua forma eft in potencia remo- tà ad recipiendam alteram. : 11 Rur(us not. eft, vcfüprainfingaut- mus,rationem formalem vniuerfalis com- fiftere in duobus.(. in vnitatey & có nunj- cabilitate. i. t actu, vel faltim aptitudinc pluribus infitngm vtramque explicat A« tilt.dchiniens vniuerfale vmum ia multis, & quidem id intelligendum elt de cGindt« nitate pofitiua,& aptitudine proxima;ita vt ex aquo omnia inferiora refpiciat  & non magis vaum;quaa aliud; (ed natura non poteft ita (c habere à parte rei, d tantum per incelle&um illam przícindé. tcm á differcua indiuidual: , (ub qua adw reperitur; Frobatur hoc, quia à parce rei in vno tantum iudiuiduo reperitur vna , & in muitis multiplex, & ab vna differc- tia determinata, ac proinde extrinfécé im pedica,vt omniainferiora ex equo refpi- ciat ; & omnibus difiun&im commu . «ari pof[it, vadc à parte rei non eft indif- fcrens, uj(i negatiue, pet intelledtum au- tem aufertur huiufmodi impedimentum, -dum przícioditur à diffcicritia indiui- daali, & redditur communis pofitiué, dü concipitur pluribus actu communicata s vel faltimcommunicabilis,vt magis mo patebit, ergo (olum per inceile&um eífi- citur proprie vniueríalis . Y Inopyolitum argaitur, quód natura cóis fit proprie vniuerfalisà parte rci,ná habet de fe propriá vnitatem formalem minoré vnttate numcrali , item de fe ha- bet quód fit pluribus comu: icabilis, quae duo fufficiüc ad confticaendg vniuerfa- lc. Tam 2. natura vmuerialis eit obic ctü intellc&us , vnde (cicntia dicitur efse de vnueríalibus , tcd obic&tü prz cedi actü Áuz potétiz,ergo &c, T 3.malta atttje buta tcalia de natucis. enunciancur, quae tenus vniuct(alcs fant , quod ncinpé obicéta fcicntíarum,de iE biliayergo à patterci (onc talcs » Tü 4« pót vnias naturz. vaiucrfalis attendi ex. vnitate ceptus mentis , tunc .n. feque" returquód iultipl;catis numcro, conce. Neh aid human in pluribus sncellg Gibus,plurcs quoq;císét nagura: VIRANR 570 miuer(ales , ergo dcbet attendi ex parte tei. Tum demum à patte rei datur lingu- lare ina&u ; ergo & vniucrfale in (quia relatina funt fimul natura . 21 Refp.efló natura habeat à parte "fei vnitatem formalé, & communitatem 'ncgatinà , hec tamco non fufficit ad vni- "weirlalitatem proprie dictam , fed debet cffc communitas pofitiua, vt nimirü a&u fit in multis ; velfaltimin potentia proxi- $a ad fic effendum,imó non tantü maior 'cómunitas, ed etiam maior vuitas requi- itor ad vniuerfale, quam habeat natura a rte rei,vt conftabit ex dicendis. Ad 2. Lares vniüetfalis materialiter , & re- 'moté ob (uam indifferentiam 'negatiuam 'eft obie&um intellc&us , vt notat Doct. €it.2.d.5-q. 1.9. 4d qua[Tionem , vo aüt wt vniuer(alisformaliter, Inftabit Scot. t. l.3-.6. $. Contra iflam opinionem, do- "ere vniver(alitatem formalé efie faliim conditionem obie&ti intelligiblis , fed Obic&tum przcedit adum sm cooditio- n uz requiritur ad rat ioné obic&i , ergo &c. Relp. & ibi Do&oré loqui de wüiuerfalitate materiali;& remota, vt ad- wertunt Vigerius,& Licher. quód (i con- zendatur loqui de formali , dicemus non efie códitionem prarequifitam, fed tantü concomitantem actum intelle&us. Ad 5. patet peridem, illa nam; ; attributa enü Ciantur dc naturis , quatenus vniuerfales funt materialiter, & remoté quia nimirü on pendent ex condirionibus indiuiduá tibus;(ed à ratione formali naturz, Ad 4. verum eft ynitatem vniuerfalis przíer- tim attendi debere ex vnitate formali , q libet natura à parte rei, in;qua fundatur , «amé adhuc cócedendum eft naturàá vni- | ab a&u cognitionis fufcipere ger cxtrinfecam denominationé vnitacé numeralem obic&i,vt notat Do&. a.d. 5. 4.1. H.quacenasett ynum de numero in- telligibilium . Hinc tamen nó fequitur e(. fe dinería numero yniuer(alia , quia con- cretum n prefertim Diei mul- tiplieatur ex multiplicatione formarum, quádo e(t idem tubieétü ex di&is difp.z. 1e at in cafu,natuta quz cft (ubic- intentionis vniueríalitacis , eft fem- pet vna fua vnitatc; formali. Ad vlc. tam 4. "- Difjut. 1I. De Vuiutr[alibus in Communi . fingulare, quam vniuer(ale fami poffunt formaliter, & materialiter , ni nirum pro intentionibus fupcrioritaus, & inferiori- tatis , & pro rebus fubítratis illis intétio- nibus, vniformiter lumpta funt relatiua , & fimul natura ; materialiter enim (um- pta ambo füntà parte rei , formaliter ve- rà folum per imelle&um przdicantem , & (ubijcientem illa inuicem. 23 Sccüdo arguiturad idem. T ü quia przdicamenta funt entia realia, & extra animam , (ed in ipfis continentur naturz vniuerfales, ergo &c, Tum 2. Conftans cx materia, & forma cft ens reale , com- fitam naturale ctiam in vniucrfali cft uiufmodi , ergo &c. Tum 5. vniuerfale cadit fub fenía , vt cius obie&um , ex 1. Pott. in finc, cfto .n. (enfitiua potentia non attingat naturam , ni(i füb fingulari- tatc , non tamen fingularitatem attingit , vt docet DoGor dift.& q.cit.füb C. (z- pé etiam apprehenditor res diftans (inc cognitione differentig contrahentis ,' vc cum cernimus aliquod cffe animal, fed nó cogno(cimus fpecie , vcl effe hominé , & non cognoícimus indiuiduum, crgo &c. Tum 4. & cft argumentum DoGoris ibi- dem,à parte rci non fol datur. diuerfitas numcralis, fed etiam fpecifica, & generi- Ca , crgo & à parte rei dari deben: vnitas fpecifica, & generica, quz funt vniuecfa- les, patet Confeq. quia vnum, & multa , idem, & diuerfum fant oppofita 10. Met. toties autem dicitur vnum oppofitorü, quoties & reliquum ex 1. Topic. Tum 5. intelle&us concipit naturam vniuerfale , ergo talis eft à parte rci ; quia ipfe nona mutat realiter obiectum, nec veré pó: illi tribuerequod à parte rei non conuenit. Refj.przdicamenta efe entia realia. *ion racione vniuerfalitatis,fed rone natu- tz qua: denominatur vniuer(alis, quorum contemplatio, vt fic ,(pe&at ad Metaph. efto quatenus vniuer(alia ad logicü perti- neant. Ad 2 compofitum naturale in : ni- ucrfali con(tat ex materia,& forma obic- /&iu&,& veluti in effc (ignato, non aucem realiterj& exercité , Ad 3.rc(pectü fen- fus licét fingularitas non lit ratio moué- di, ctt (altim conditio moucnus, itaut q» fentitur, femper fingularc ett, vt in i" —BBÓ "RENE A onpnnn& Quafi I.e Mn detur Vuinerf. à parte vei. ei drt.IT. de Anim. fic etià quod à longe vidctur, séper cft aliquod fingulare ,vt docet Scot. 4:d.S.q. 1. $. Has omnes conclufiones , quam uis confuse, & indiftin&e ; conftac enim femper. attingi füb conditionibus indiuiduantibus temporis, & loci, vt ani- mal, vcl hoiníné hic, & nunc ambulanté, Ad 4. probat folum dari à parte rei vnita- tem genericam, & (pecificam fündamen. taliter, & ad hoc inducitur à Dot. loc. €it. non autem formalitet , quia fic prz- Ífeferunt. fecundas intentiones , mcritó quarum funt vniueríales. Ad vlc. neg, confeq. quamuis.n, iniclledtus nó mutet: realiter obicétü , immutat t obiectiué , nec prOptercà (alsü dicit,quia licét atcri- butü vniuerfalitatis nó cóueniat náturz d. patte rci formaliter, & actualiter, coaue- nit tamcn füandamenraliter, & virtualiter y quod fufficit ad faláitatem tollendam . ,.44 Tertio adliuc fortius atguicur ad idem. , natura cominunis e(t à parte reí yaa. ,& cadem in omnibus fingularibus intrinfece , & (olum extrin(ecé multipli. cata pet differentias contractiuas , ergo. veré € (t vniuer(alis à parce ret. C , patet, quia vt dicebamus art. praeced. ad- naturam comuriem vnà in om- nibus per intexiftétiam vaitate ill forma- liqua eft minor numeralt,ceaemur quo- que à parte rei admittere: vniuerfale in actu ; affumptua veró fusé probatur ab Auctoribus , qui vnitatem formalem na- türz non multiplicanz im interioribus ad multi plicationum vn«tatis numeralis, fed protíus ponunt candem ;& fundamentum tro, & Paulo , cavet diuifione formali, & ellen: ial, ergo à partc rei, vt eft in pluri- bus, eit Formalirer vna ,& confequenter vnitas formalis natara: humanz cft vaa in Onmn/bus , nec multiplicatur ad multipli- €ationem enticatis namcralis , Confeq. patet ; quia vnitas cíl carentia diuifionis $-Met.1 1. & quz diuifione carent , eo modo (ant viai y quo caremc diuidtione . Frob.amec.quia ie cus,& l'aulus nó dif- fccum in nacura; & effentia, & 1n ratione h»minis noo (ua plura à parte rciquia (i Petrus noa etl'et cilencialitee vnam cuim Paulo à pacte tei nqn magis differret à 371 Paulo,quà à Brunello. Imó vnitas formaz lis natura: ex hoc capite dicitur mínor nu« merali,quia bec reperitur tantum in vno, illa vero in pluribus,& ef quedam vnitas communis importrans indiui(ionem par pipvs, se formalia, & effentialia . 15 Refp.(olutionem hnius difficultatis prolixam petere difpurationem ia-Me«- taph. differeridam, pro nunc dicimus,ens dupliciter accipi, primó formaliter, feu; riomínaliter, & tignificat effentiam,(ecü dà materialitct y (cu participialiters.& fi«. guificat cxiftenuá, X quidem primo ma« do abftrahit si (e ab omnibus códitionia: bus indiuiduantibus, alio modo cócernit- omries; cum etgo dicitur vnam, & eandé nacuram, fca entitatem cómunem elfe in. ouinibus inliuiduiseiufdem fpeciei ; nom e(t incclligendü de entitate in (ecio fen« fa, fic .n.nolla pror(us entitas , que cft im Petro à parte rci, repetitur in Paglo,ome. nia enim funt realiter, ac entitatiué diaí«. faat in priaio fen(a entitas cómunis,quae cít in Petro;etiá in Paulo tepetitur, quia: vna formaliter cft vcriulque etfntia, quia. entita$,vt dicit efTentiamsnullam dicit de- terminationemsnec loci, nec céporis, nec. indiuiduationis; vnde fallantur imagimas tione ecc A rie hzc feratur ad. entrate fing Mes, es pattículà. aliquam iategez entitacis Petri eife eciam in Paulo ; concludimus ergo naturam nG habere fuam vnitatem formalé adaquaté in omnibus indiuiduis à parte rei;quali (it cadé entitas participialicer in omnibus s fed in hoc feufa in quolibet indiuiduo cit vnitas formalis ftam confequens nata ram diftin&a ab vnitate v'merali eiufd&. indiuidui, & ab vnitate formali naturz al« terius indiuidui ; & licet multiplicezur cis vaitate numeral; adhuc tame dicitur mi- nor ea, quia quantü cít dc fc pote e(fe io alto indiuiduo ob intrinfccá eiuscom münitatem , vnde dici poceft ftare cum multitudine numerali  (altim aptitudimas liter. Bene tamen "€ dum pe intcllectum natura; quz eft in omnis à parte rei loló per rodifferéciamy ca« Cip&ur ctiam vna in omnibus pcr jnexi- flentiam (quo actu fit vmacrfalis,vt infra dicemus) tune ejus vnitas dicitur minor nume- $7»  DifpIV. De P'oiutrfalibus in Communi . femerali,quia aGu ftat cum multitudine mumcrali,vcrum hzc vnitas nó eft realis, fed rationis, & dicitur vn.tas vniuer(alis, *26 In fine huiusart.aducr endum eft Pafqualig.to.2.fuz Met. diíp.18. fect.5. hanc candem tencre fententiam. de vni- uer(ali in przdicando ad menté Doctoris vb: füptay& c us verba refert;ac poderat. Weram in duobus erraz, primo in hoc , quód vniucrfale ip przdicádo putat effe vniucríale Metaphylicum ; vnde confe- «ucnter etiam errat ^n alio , quia quod Scouusibi docuit de vniucrfali in przdi- cando, putat docuilfe de Metaphyfico , qnia hoc cum illo confundit ;hinc polteà ad métem Do&toris ibidem poni du;'lcx  wniuer(alc,alcerum Phyficum;alterü Me. taphyficum, per illud intelligens naturam à parte rei in ftatu rcalis e«iibencia: com- plicatam cü differentijs indiaiduantibas, per iltud candem naturam in ftatu prz- £ilionis obic&iuz , quando nimirum per antelle&um exuitur differétijs indiuiduà tibüs, quod fubinde ait efie vniuer(ale in a&u , & císe przdicabile de pluribus in potentia proxima . Hic loquendi admittendus non cíl;quia vniuerfale Me- zaphy(icumnon cít vniucrfale in a&u, & formaliter, fcd in potentia tant (i, & füa- «lamentaliter ; & hoepedum in Schola 5 Subiilium, vt videre eft apud Parifiéfcs ; "Irombci.7. M ct.9,8. & 9. fed ctiam in la Thomi(larum, vt teftantur Com- pluc.dif p. 5. L0g.q.6. ip fiae; vbi aiunt ali- acrloqui Mieibad terminis, & quidem velie yniucrfali mactaphy(ico. praedicabi- Wiatem tribucre , cit-prorfus wrationabi- le, & contra cómunem loquendi modá , süm quia apud emnes wniacrfale logicü E ocium Rise cft cotum pore- atiuum dius libik ip plures partes fubic. s&iuas,de quibuscít pradicabile ,vniuet- falc vetó-metaphy(icü vt fatczus Pafqual. m. 4. porius habet rationem partis pocen- uialis per differentia contrahibilisad con- skiwuendiun totü ge ei metaphy(cós tumquia práficari cft proprium Lecun- darum incCuonum ,ac proinde artinet ad saiuer(ale jogicum;aon meta P iegn E IN eq. Scotus 2-d-3-q.1 ando fub LL ait Auct ale jn acta ic jd» quod eft jn jo- tentia proxima ad przdicari de pluribus s: loquitur de vniuerfali metaphytico , (ed logico; fuperius .n. fub E. de illo verbaua fecerat quando dixit naturam de (e nec vniuerfalem effe acu, nec parcicularem & licét realiter nunquam (it finc aliquo ittorum , nó tamen e(t de (c aliquod itto- rü,(ed eft prius naturaliter omnibus iftis & (ecundü iftam prioritatem naturalem c(t quodquide*t, Kk pet fe obie&kü intel- leétus,& per fe vt fic confideraturà Mc- taphyfico; ita Do&or,quibus verbis aper té lignificat vniacr(ale metaphyücü effe naturam fecundü fe con(iderata, vt prae- fciodi ;à fmgularitate , & vniucc(alitate actuali : non ergo (ecandum Do&orem vniuer(ale metaphy(icum eft vniucr(ale in a€tu, (ed tantum :n potentia... 27 Quantum veró ad illam di(tin&io- né, quam ait cffe de mente Doctoris , de vniueríali phyiico, & metaphytico, vt il- lud; coftituat vniuer(ale in potentia , hoc in actu ; verum cft quamplures hanc mittere diftin&ionem , vt cfl videre apud Suarez difp.7. (cók.8. n. 3. per vmuer(ale PEIUS ac gentes nacuram, dum in elfe realiscxi(tentiz cotracta manet per differéciam indiaidualem , per metapby- ficum eandem naturam, quando cí(Là có» —— ditionibus indiuiduáribus per ab(tractio- neat intellc&irs omninó immunis; «ous , cipiturque folü in ordinc ad fua pra: licae ta cífenualia , in qao ftatu przcitionis di- cebat Auicen. à Dotore relatus , quod equinitas efl tantum equimitas, (cd vlte- rius addant vniuerfale losicü , per quod: intelligant eandem natara aff-Cbam (ccit-da intcotione vaiuer(alitaus, per quam ad inferiora tefertur in ratione fuperioris, &- praicabilis ; & quidem rauoaabiliter confideracur natura 1n hoc teruo ftata ,, quia ;níecundo (tato re vera non. habct rationem vniuer(alisim a&u , fcü prdi- cabilis, quia tuac vel con(ideratur vt pars. metaphy (ica poxenzialis.per differenitam, coatrahibilis , & lic pon rationcm yniucríalis,quia non refpicit differentia s. vt inferius,de quo pradacari poffiz;vcl in. illo (katu-concipitas vt qnoddam.totam actualca. in ocdine tantum ad ca atcribu- tà, qug aC Contiikt, non vero. inordi« - /£ LL NE |i P Buff T. ei den Vaiuerf- párte relié dei. 393 ,n Lb Hia ; Xo de eR» quodin fecundo flatu eft in pocenria rs LI 28 , ad infericra, que cátinerin potentia, ^pa ie s natura gon vt fübijcibilis, quam vt przd cabilis; ergo nec Maro eididos cft tertius ftacus , vt fiat vniueríalis in a&u; bene vcrü proximaad recipiendam relationem vai- uerfalitatis,quia tunc intellieitur potit:ué jndiffcrens ad multa, ficuc in primo fta- tui Quando eft contracta per fingularita- -— (1€m, dicitur in potentja remóta, quia non — hibet indifferentiams ad multa,niti priua- . giuiá, hinc eft, noftrates pa(fim , vt tít videre apud Trombet.cít.q.9. noa(- fignant,ni(i vniuerfale logicum; quod eft in a&u, & metaphylficü , quod cft in po- tentia, & fondamentumillius, quod rur- (— fos dupliciter accipi poteft , vel pro fün- damento remoro ; & eft natura ipfa per differentiam contracta , vel pro propin- quo, & immediato, & eft ipfa natura per intelle&tum abflracta à conditionibus in- «diuiduantibus; & lic modus loquendi eft "magis cófentaneus , quia per vniuer(ale , fcü genos phyficum confueuit (ignificari matcría prima iuxtà cómuncm cxpofi- tioré jlliusd &i Aci. 10. Met. 16.corro- ptibile,& incorruptibile differüc ied genere,vt refert | oor 4.d je. q.10. M. ad animadacrfione digoum iudicauimus, nevárictas Auctorum in modo loquendi de Vniuet(ali confutionem paretct « Ss QvESTIO II ; In quo conjifiat effentia. Vninerfa- 1$ Logici . Ommunis fententia. eft , effentià Vniueríalis Logic: inrelauione €onlitlere , & per refpcctumrarion:$ na- turz comunis ad inferiora conttitui non defucre tamen, qui nature vniuerfalitaré in ratione abíoluta conttitüiebant , vndé Suarez difj.6.Mec.(e&t.6.n.2.rcfertopinionemquorandamsfferenuumpaturàfierivniuerfaleuina&upet.operationédire&amintellectuspoftibilisquacognoícitnaturàcommunemfecundü(uàpraci(amrationéformalem,&etlenciaynihildeinferioribusrónibus,veldeindruiduisconlidctando ; ncque cciá formali« tcr; & quali in a&u fignato conidcrando coitarem ipfius nature, quia hzc ci con- uenit in lecundo modo dicendi pet fe ^5, fed folam cífentiam, quz communis cít, quam fententiá deiodé etiam ipfe Suarez €x patte approbat n 8. Conimb.q. art, 3: & amplectitur Tolet. 4. 1. vniuer(, 3c videtur fuifTe Durand. r.d.5. p.a. q.$. & in 2.d.3. q.7.. Quamuis aucem cómunis D.D.vt dicebamus,conttituat formal;tá- tea vniuerfalis in acu in relpe&a ratio- nis ad inferiora , quia tamen duplex com- ftitui poteft refpectus racionis in natura vet(us interiora, nimirum, vcl ad etlendü inillis, vel ad przdicandum de iliis dubii eft, quifnam iftorilcoultituat cílentiam vniuetfalis,cui dubio cca (ionem dcdere plares definitiones vni ter(alis, quas a (Ti- guauit Arift. modó definiens illad pee efie iny vc 7. Mer. 44. modo per drei 4e, vt t.dc Ioterpt. c. $. modó per ytrumqs vt 1. Poft. 25. vbi inquit cífe »num im multis, e de multis; quapropter D. D. diuifi (unt, alij dicentes , quod ratio vni-  uerfalis conliftat in effe tm i dici de (it tlio,qoz lententia frequens e(tIn Scho fa Thoi ft. aljjé contra, quod dici de fit definitio, & effe in fit paio , qua apud Scoriftas ccceptitlima e(t , vt eft vi- dcre apud Expofitores fuper q.6.vn:uerf. Mautitium, Anglic. Bra(a:0l.& aliosefto DoGor ibi expre(lis verbis fein hac re problematicum oftendar. Auctores vc- rà vtríufq; fencentiz adbuc inter fe diuifi funt, quidam .n. fentiunc císentiam vni- aeríalis contiflece in ene inyvel dici de , vt importaar aptitudinem, & non adtü; alij € contra, vt important actum, & non aptitud:nem,cui etíam dubio anfam pri- buit Anfl.ipfe , qüi in prafacs: dcfimicig- nibus modó víus c(t nomine actus, vc f. Poft.2 ;. modó aputudiois, vt alijs duo 'busin locis, quarc ad plenam elfeaiz V- muertalis nouiciam tria puncta examiade re debemus, an eius efsenua (it abfoluta, vel rclatiua ; contiituto ; quod ficrclaci- ua,in quouam re(pcéta confi ILacex prae dictis; & an pon: debeat actualis vcl (uf- ficiat apatudinalis, ^^ 7770 tara Weg o50V 039999. GTWIE A R- Ko ap ceixd kia É . — — üt hp. LABS B n ($74 ARTICVLVS PRIMV S, Wuiuer[ale Logieum intrinfecà quid " , relatiuum effe. la ]cimus Vniuerfale Logicü for- E D maliter cóftitui edes, cec fatioms nature comunis velut fuperioris, ad infcriora , & fübijcibilia. Conclufio cít communis, fcd przferrim Scoti, & Scotiftacü locis omnib. cit. deduciturg; ex ipía definitione vn uer(al's , quod ctt yuua in multis. demmultis,per boc.n. datur intclligi fceundam intcéconem vni. ueifalitatis e(Te «elationem rationis ad amulta; quod amplius declaratur , quia o ad coní(Liturionem vniuer(alis duo necef- fario interueniunt , vnitas,& comunitas , fcu ind.ffcrcntia , & apritudo ad pluca , mon qu li/cunque fed. indifferentia po(i- tiu2, & apiitudo prox«ma, & expedita, vc. di&um eft q. praeced. ar. 2. & rà cft, quia fi natura non cft aliquo modo vna , fcd prorfus multiplex, 1am erit multitudo , -fcu colle&io mu!rocü, & non vniuctfalc ; "fi non fit cómun:cata vel comunicabilis pluribus, 'am erit fi e, & non vni. ucr(ale, ergo vniueclicas in natura vni- ucrfalizata ponit neceffatió hanc ordiné ad plura , quo apta conftituacur ad cfjen- dam inillis, ac j pats er de illis. Có- firm. ecol o; i sm aede con. nenit e(le przdicabile de pluribus , vel vt «tius formale eontlitatinü, vel vt propría patfio iuxta diuertitatem opinionum ; fi yiam habetur intentam,g erit cf- Áentialiter rclatiuum, quia rzdicabil;tas dicit ordinabilitaté v ntucríalis ad plura ; fi fccundum, adhuc habetur intentü , quia talispafTio non poceft fluere à natura, vc &f à patte rci , quia nulla paturaá parte ICi,vt: voa, idis cát in pluribus, aut Ale potefi in. pluribus ob umpedimentü extrinfecü diflsiuie ^o0p- DES, ncds d natura vt abflracta a fi ritate,quia fto vt fic fic «na » tam vt fic przfcindic potius à tingular à ca concernat , €rgo oririnop potcft , ni(i abvnitare na- turz cum otdine ad efTendü in pluribus. Demum vniucr(ale Logicü in hoc ditfcre à Mera; hyüco, quod illudcft vnum in loe vero vnum excra mulca, qua- Difpu. 1... De Vuiwer [alibus im Communi. tenus ab illis abfteahit, neqae illa cox nit,nil vt cciam » à quo, ergo cftà c(- femia vniuerfalis Mcra phytici (La:ai pof- fit abfoluta finc vlio ord:nc ad interiora iuxtà ,/lLid Auicen. eq4/225. ejl (atum €q «4:25, ctlenaa camen vniuer(a..s Lo- : ui" gici poni. debet clariua , E uA 3o Sed vt magis digno(c itur hec fe- cunda intentio vntucríalitaris c 5(id *ran.. da cft , ac inucitiganda 13 n tuc i cÓmuni ratio proxima fuadandi ipfii , at Do- Gor , vbi (üpra rationem proxiaam funs dandi el vnitatem natucz , non il!à tca- lem,quam hibet nauuca à. parte cei , Ra- tio eft , quia (ola vaias formalis, quam hibet natu a in rei in ungulis indi- Aiduis,non fufficit ad vaiucr(alitate.n,nà illa mulaphicatur in iofecioribus , q» vais. tati vniucr(slirepugnac; tü quia (ub ifta debet inferiora vairituxta illud Porphir, participatione fpeciei plure$ bomines Junt. vnus bomo, tum quia fi vaitas vui uer(alis maultiplicarewur in inferioribus, .vc formalis, plane tot confticuenda cífent genera quot fant fpecies , & tor (pecies y quot indiuidua, quia vnitas generica 0 multiplicaretur inlingulis (peciebus, S — fpecifica in ingulisindiuiduis; maiorere - go vnitasaffignari dcbet. pro fundamen- to proxuno vniuerfaliaris , & maioritas — — «ontiflit in hoc ; quod inhoc flatu pra ci- ^ fionis obicétio foncibie natura ha- ——— bere vaitatemiodifferenté potitiué,vbi à - parte rct,mgnniti ncgatmé crar indiffc- —— — rens; imó dum fit vmuerfalisconcipitur - ehabere talein indifferentiàh potitiuam ,— vt poffit effe ab(jueimpediméto in om- nibus, & hngulisiofcrioribus, non tam ü di(iunctanfcd fimul,X coniunctim, quia de ratione vniueríalis eft , vc fic etiam de fuis infcrtoribus poflit przdicart, vt do- «ct Scot,loc.cic & adhuc magis expreísé in 4.d.45.-2. F. ex quo fit pottea, vt qf concipitur natura vütuerfalis atu in fuis infcrioribus , concipiatur in eis vna per incxiltenuam quamuis .n. zalis vnitas ree pugne: naturg,vt cxillic à par:e rci in line gulribus , vt dicebamus q. praeccd.art. T (ono tamen illi repugnat, vc concipitur ird eis pet intellectum per | vniucr» falis. Addit preterea. Doctor — de- "T€ - càbile inferioribus p 1 i is, eft fecundi ipfam 1e omni finga-  chet; 2.4.5. 4. $. 10i fed contra iflud ,' | & fequitur dur erehtlten iei . quod (aperiüs innuimus q.1; arr. 2. vni Ahuef.1T. De effentia Vuiuesf- Loin. T. — 398 satem numcralém obie&iuam, feu ín rone [i Were naturam woiucrfalem habcre vni- .. ebie&ti intelle&i;non quafi ip(a natura in fc it *na numero, quia lioc ei repugnat, juatenus voiuer(alis, fed in hoc feníü , q» cut conceptus formalis hominis, vt fic , eft vnus numero , ità obiectu eigsin ra- tione obiecti vnum numero dici pàc per lenominatione extrinfecam à conceptu. entis, quia vt fic cum tota füa comma- aiite vnum de numero intelligibilia, & curi tali numerica vnitate eft comuni- iotibus: per cOtra&ionem ra- lari eft pradicabile pradicatione dicen-" te hoc & hoc, quod opumé' declarat Lt- Lnumir2. - 31 Exhis patet,quomodo verum fito tem,& indifferentiam requifitàm'ad vni: oérfalitacem cffe maiorem vitate , & in- " - t . idet nati à " L. ch qui A let natüra d parte itas quam haber à parte rei, eft vnitas pet indifferentiamsqug non flat cit multitudine namerali a&uali, quia mul- tiplicatur'in indiaiduis (ecandü propriam : caiufque naturam; vnitas verós ha-: etper intelie&tum , quando vuiüerfali-- zatut; eft perinexiftentiam; ita quod eius vniras ftat cum multitudine numerali in- ' díüiduorum; co quía vna per inexiltentia: concipitur io omnibus , & fingulis. In- ' differentia quoque;fcu aptitudo ad efsé- - dum in pluribus maior cft;quado fit vni- ucríayquam libeat à párte er den par- te rei cft indiffereotia tiu2,& aptitür- do remota ad cílendü in phüribus difiun- Ctimyat fub vniucrfalitace eov! indi£- ferens politiué, & proxiinéapta ad e(fen- düin fnultis, nedum ditiunctinr, fed etiam fimul; & coniunctim , ex quo rurfüs paret tám vnitatem quàm aptitudi nem re jur- fitas ad ynittérfolitatém non cile rcales , fcd'rónis;cá tales non hibeát à parte tei. , Hi fátficor Suarez cit. dim ait vnita« tem vnidecalis logict conGiflere irindi- uilione alicuius naturzzin plures nacuras fimileslub.codém nomine, & raone c a, titudine , vt in eas diuidatur ; & hac de caula,inquit)nó effe vnitaterffrcalem,fed ] ration; $ ; quía talis indiui(io n6 competit naturz in ftatu realis exiftenciz ; vbi per varias indiuiduales differétius diuifa ma- ner, fed folum im ftatü pra'ei fionis obie«" &iuz; & vt l'übflat conceptibus mentis y. loc.n. modo óthnes homines im ratiotie fpeciei dicitur vnus homo, quía in conce- ptu hominis, vt fic,non diuiduntur; fi&a. verà diuifione, feu contra&ione vniücre falis ctiam per intelfe&tum , ftatim eius veh »quia iamdiu: drar in plu- ra eiufdem nominis, & rationis,vn.Ie vule vnitatem vniuer(aus efie (olum compof- fiBilem cudrápticaditie c(fendi in mulcis, * nontàmencümaQu. ^ — we 31 Hecdoütina omninó non p d arbitramür im. vnitatea vniuerlalis età ' - confiftere cá actu effendi in multis, ratio t uia hoc negato nalliamplius dare- tü vrbdicalo vniuerfilis de inkerióri dd n, vnriuerfale a&a przdicarit de inferio- * ribts vel (apponitur per intelle&ü prius ^ cohtra&tuim ad illa, vc de illis przdiceturg velfiltim fic contrabitor inipf 2&uali" przdicatione; ergo ni(i extebmimare velis | mnsomries haialinodi przdicauones;fas^ teri debemus vnitatent , & aptitudinens vhiaccfalis manere cam fra actu elfendt. in axattis,& przdicandi d. dit aptitudinem nó dari ad a&ium cü í répugnancetr , tmà paffim videmusadtü," perficere aptitudinem, & effe cum ea co- pollibilem; (olumq; deftrut ordiné prio- ritatisad actum,ergo idem fuo modo di- cédum etiam in apticudine rationis, qda- lis ponitur ifta natura vn;uer(alisad efsé- " im multis, & przdicandü 1c mulcisg » ig tur facédum cft , vninecíalicatem ftare ctiám cum a&tu e(lendi in multis pec £a« ' tioném, quia tunc natura concipitür haz" bcre inomnibus ilis adzsquaté luam vni- tatem formakm per incxitientiam rone eiuldein communis RM in o conceptae, ac intrinfece indaiifae , Vlte qiiidcta cbacéoh adn tato Qr tonis obic&iuz: poffidere nárur/mindiüifios - nein Pu eidfdcm rationis, & cam amig tete dam pet differeotías dinidt DO" rar. Vetüm aliud cit loqui de vocuerfali, quatenus precise c(t y:0ddà toux pos tentiale habens patics lubiectiduso quas mente , * malis, Acce- "t 376 — Difju.IV. De Vuluerfalibus in Conmuni: tnen:c diuidi poteft , aliud de ipfo loqui. quarenus ctiam tocum quoddam actuale, eft, & sm hanc a&ualitatem includitur in, omnibus illis ratione cuius inclu(ionis Gt. | pr pul de ipfis przdicatione dicéte,. ioc cít hoc; (an€ , gnapdg vuiucríale v.g. animal diuiditac m (ua inferiora vt homi ncm;& equum, defiratturtozalitas poté- tialis, & pcr confequcns cius vnitas, quae in illa indiuiGone confiftcbat; fed bo. goanct vnitas cius,quatenus eft cot actua. le;si quam totalitatem eit in fieguhli- cét nontotaliter ,& adzquaté, & idcó adhuc diuifum ( vr notat Do&or 2. d. 5. «4. [ub H.& 3.d. 2.9.1, 6. C1 arguitur) potcft in ratione vniucr(alis prz: dicari de omnibus illis , & im hoc fenfu dicebat Porph. participatione fpeciei omnes bg- mines efle vnum bominem, vtique enim. quando hoc dixit Porph. loquebatur de . homine diui(o in plura indiuidua , & ab omnibus ncs ge afferebar tamen ad- . huc illa omnia dici vnnm hominem;qua- &£ngs natura bumana concipitur in ome. ibus vna vnitate formali, quz eft minor mümcrali, per inexiftentiam, & folum cx- puníccé diuifa per differentias. pap 33 Contra pofitam Cóclufion£ obij- weitur yniuctfale logicum quid abfolutum. «e (fc : natura fit fingplaris per diferentias. gindiuiduantes , ergo tancum abcít, quod. 1fiaz wniuci(alis pez refpcétum ad tingula-. z5ia|uod porius fingularizatur, & eo ipfo xjnodab omnibus iliis prafcindit per cons iptum abftraGtum, vr; ucrlizatur. T ü 2« «uia li bomo ità in te cxillerer » ficut illi contcptui abfoluto-obijcitur, cíTet vniucr ^ ow afalc ia cílendo » qualc Plaroni tribuurs «rto ctiam nunc cít vniuct/ale pec deno- mibaconen ab intelle&u ablque aliquo dtu adinferiora. Tum 2n intcilc- diis ie Beato fupra hominem fic cone | scptum conlideranscóditionem;& (Lati * ius, cognotcit illum non cfle aliquod fin. apre »icd eíse quid commune omnibus. sixgularibus,jn qua rcficxione non tribuit anielle&us homi fic concepto aliquod. aouum»lcd.conci pit,qnod.in eo przcrat,, «rgoenic hanc reflexionéiam homo erat . siis pet priorem eonccptioné di- actam , Tuin 4-quia wniucrfale péc con» cipi per modum abfolati non dicentis re fi Mdunod alteruay,fed potentis fundare. talem refpe&um, vt album, & quantum; qua (um abíoluta, & poGunt fundare re- lationem fimíilitudinis,& zqualitatis. Tü tide iei vniueríale regulariter loqué- o fiat per cognitionem cóparatiuá, iraut. abftrahatar à multis ob (imilitudiné ine : ter ea repertam, abíolaté camen loqucn- do abitrahi etiam poteft natura commu« - nis per puram prazcifioné natura ab vao inferiori abfque vlja cóparatione, wel fue Periorisconepeed aliquem iirirb vel iptor iorü adinuicem,!vt doà (olo Petro fimpliciter prar[cindi ia fiogularitatem  & fiftimus in folius-hu-- manz naturz confideracione, quo cafu. habemus.concept&i vniier(alis abfolatitw 34. R efp.per folà ab(tra&i à có- ditionibus iadiuiduantibus naturam fieri vniucrfalem metaphyficé,aon logicé, li- cé nm Fasstnnhdabésasa à proptia indiuiduatione (e habeat inditfereter po- fitiué ad hanc; vél illam indiuiduationems., diuifim, nó tamen fit, quod virtute illius. fimplicis- przcifionis. po(lit vna eíse in.» pluribus coniuactim,qualiscít ynitas,quas. - exigitur in natura ad fundadam proxime: logicam vniuer(alaatem ; & qnamuis cii vaitate pra:cifionis nom. cohzrcac actas e(Cendi in. pluribus. , bené tamen cohacte aptitado,& fic non implicat naturam císe: przcifam à pluribus, & adhuc retinere. » aptitudinem cffendi in pluribus; imó art.. 3.baiusqua (t.oftédemas. a&tü ipfum c(-- fendi in plüribus- per rationem., efto rc-- pugnet cu vaitate praccifionis non tamé: €ü ipfa vanitate vniuer(alislogici, (cd actür dumtaxat cíl'endiia multis per reale con- tractioné. Ad a.patet per idemsquod ta- le. idolum non tranfocnderet limites voi- ucríalis.mctaphy.lici. Ad.3.auingeret io- tellc&us in tali zcflexione (olum vniucr- falitatem quandam negatiuam; quatenus. cognofcerct hominem; v fic,mó-cle ali. quod ng MAR MR PoRHUt m, 9Ria non cognoícece: illum., vt comunicabilé. pluribus fimul. Ad 4,negazar aiamgptl y, (pia vo:xuccfale,.vt patec.ex «cius definitio-- ne, dicic formalitec relationem ad. multa... Ad Ylt- SUagitz (cet. n1 1. velle d ie S3safII. De efentia Psiserf. Logici. &drt. H. xb vno folo abftrahi non po (Te vniucr(a- Jlelogicum, qaod eft re(pe&inü, fed hoc meceffario plura requirere inuicem com- ao 5àquibus abürahatur ob fimilicu. "dinem interea fepercam ;. vult igitur ab -«no folo abftrahi tant vniucrfalesquod : appellat abfolutam ; in quo reijcitür ab 'emnibus ; quia natura apta ad vniuer(ali- taté logicam ita abftrahi poteft ab vno 'ficut à duobas] , alioquin natura folaris vniuet(alitatem logicam fundare nó poí- fct; ratio cít , quia natuta, po met :abitra&a , etiamíi abftcactio faéta fit ab - vno folo , non plus eft illius ; quam alio- rum quorumcunj; fimilium,& ad omnia Andiuidaa maaet indifferés pofitiué;alio- rs ab(tracta non effet; ità Aueríaq. 8. 1 t. Pafqualig.difp. 20. Amictract 4. q.2.dub. f. in fine, & alij paffim ; igitur . Adargamentum infe dicimus , quod na 'tura,tiue ab(trahatur ab vno folo indiui- : duo, tiu à pluribus quoufi; non conci- itur cum ordine ad inferiora , nempé vt llis cómunicabilis coniun&tim, nó tran- fcendit limites vniuerfalis metaphyfici . *.-35 Rurfus arguitur ad id ; pura rela. tio rationis nequit cóftituer "uer(alé, ac de multis przdicabilem, ergo vniuer(ale logicü non e(t formaliter re- latiuum,probatur affümptü, tum quia illa rclatio rationis eft fingularis quzdam fc. cüda intentio,ergo nequit vniuetfale co. ftituere; tum quia nec ipsá relationé vni. uer(aliratis pr dicamus de inferioribus , non .n. dicimus, quod Petrus eft fpecies, ncc ipfam naturam fubtali relatiodie có. eR fic eft ens per accidens,ergo talis relatio mec impertinens eft adcoftituendumvniueríalelogicurn;Reíp.negandoaffumptum;ad primam robationé dicimus , quod ficut fpecies prelTa, vel exprcffa eft vniuerfalis inre pra fentando, cíto fit fingularis in. effen- do,fic'(ecunda intéio vniuer(alitatis po- teít naturam denominare vniucríalem , eftó entitatiué. fit fingularis, vndé ipfa.» non eft vniucrfalis,, vt quod, & in effe €xercito, led folum, vt 440; ac in cffe fi- gnato, ad (ccundam pariter dicimus rela- tionem vniuerfalitatis: non clie pradica- tum; fed conditionem pcadicau ; quod kogica: L4 e naturá vni- ' 377 optimé Lichetcit.adnotauit, cuni ait nas turam fub ratione relationis ad inferiora przdicari de illis , non quidem quatenus eftens per accidés ex natara ; & relatio- ne con(titutum, fed tantum per rationem naturz,quze cft vnum ers per fe quz ta- men prazdicari non poteft; nifi a&u fic fab tali relatione ratíoais, Hoc autem probatur cuidéti ratione | quianon vniuer(alitas,nec aggregatum ex natura, & vnitcríalitate, (ed nacura cantü eft in rebus vniuerfalis fubietis, ergo na- tura etit , qua proprió pradicabitur de illis , illad .n. przdicatur de fubie&o; gs eft in co,& vniuer(alitas erít códitio,qua facit naturam in potentia proxima de illis przdicabilem . Verum tamen cft in prz» dicatione fignata, non proprie naturam, neq; aggregatum ex natura , & vniuerfa- litate, (ed vniucrfalitatem ipfam , in con- creto tamen,. i. vt applicata naturz pra dicari de plaribus,ratio eflquia predicas tio ininaodi fit per terminos fccunda intentionis; vt applicantur primis , ARTICVLVS IL Relatio inefsendi vuiiuerfale conflituity 5 andi efi ro " v» 3 predic 36 HX conclu&o eft Scoti in 2.loc, toties citato $. Sed contra,cum .n.q.6.vniuerf.$. Dicendum;de hac re du bius manferit , dicens , quod fi definitio vniuerfalis tradita 1.Periher.cap.$.quod eft efíc podicabile de pluribus, fit vera definitio, tunc effe vnumin maltissper q» definitur 1. Poft.2 5. erit pa(fios& e con- tra fi ifta e(t veta definitio,tunc ica« bile de multis erit paffiosdü poftea .s&t4 loc. cit. vbi maiorem habet au&toritaté s accejxat pro vera definitione illam , LI traditur 1. Poft, per efte iz, tenédü c(t in fenrétia Doctoris potius efse in, qua díci de c(fe vniuer(alis c(Tentiamg& quidé hee elt expreísa mens Doctoris ibidé , docet n. quod vniuet(ale in a&u illud eft;quod habet vnitatem indiffere : quàm ipfum elt in potentia proxima y vt dicatur de quolibet fappofito quod non conuenit natura RA da au ci non eilc in alio angulatiyquans mme sí me . áo e ME o oo o 3738 tum eft de (e , tamen quia in vno reperi tur, nequit effe (imul in alijs; & ideó de illo folo przdicari poteft cum veritate y non de omrübus;fed hoc folum cft poffi- bile de riatuta concepta fub indifferentia pofitiua ad e(fenduni fimul ini pluribus ; quarido .u. habet vnitatem fic indifferen tem ,tünc ftatim efl in potentia prosima ad ptadicaridum de pluribus ; cüí ergo di- «at Doctor vniuerfale in acu illud effe y liabet vnitaté pofítiué indifferenté a ciendum in niultis ;& ex tali itidiffereri- tia otiri potentià proximans ad prédica- dutbs(eu pfzdicabilitaterii de mülus, pa« lani cft (cüfiffe, ui vhiüerfale cóftitui- tut pet efie ins & rs dé ett paffio ; idé docuit q.18.vnit,ini fine, ebi dit getiu$ n e(fe apti dici de multis fpécicbus, ni(i ptius ab ree cócipiantur qiulta fpe «ies quibus fit gebus;fed in liac re prat- fcttiai teflimoriiunt Doctoris ini quzft; vitiderf, (iuc pfo vnd y fiüe pro aftera par- t€ pátumi debet vrgere , quia ibi fuit dit. biás ; ptaterquari quód etiarn? affertiué loeutüs effet , ftare debemus teftirnonio (fcripti (erit, duai ibi di&a alibi reüocat justd fegalami datà in qu£ft; ptoeai. ide dertiqj habet TUAE PSRUOR CI RA & ifi tex: 45. eiufdem lib. Haric eandem fentétiamt tradidit. Majrou. füper viiuerf. pafTu prime, Lichet, ini d.dift.cit. Tat. vac. . in Pétrürii Hifp. iri princ; Trombet. 7. Met.q. 8. att.1. tbi poflqtiám docuit duas conditiótie$ ad vrtiuctfale id atu requi- fitasità coricudit , ex ltis (equicüt ;qdod pramiffum eft ; quód ad ratiofiem vni- uetfalis iri a&u tequicitüf nattira ipfa.» j e(t aGu participata ir multis, & ip. ititentia vdiderfalitatis atcributa matu. rz per actim ifitclleGus coparantis talé naturátn, «t ptadicab;lem ad iridiui dua ; hac Tromb: vbi vides ad vüiuerfale iri s&u prius esigece, quod narra concipi&s tur vria iü i$,Vt de illisteddauit pré- dicabilis j (ic etiam loquitur Bargius de Vniuerfali it a&u 1.d. 4. q.6; $.. Ex alio membro (ic arguitur » ex Recentiotibus veró tradit banc. febtefitiath ex profe(so P. Fuentes q.6. diff. j art. 4: & quidera cü hzc (eteutia fit epreffifima Doctoris in 2 fent, & oppofitam (ub dubio (olum Difput.1V. De Vniuevfalibus in Communi» tradiderit q.6.vniuerf. miram eft cur Seg ti$ztàm vnanimiter banc arripuerint vtde mente Do&toris; fedantequam cG« fionenr probemus aduertenduni cft , quod cua dicimus vniuer(ale conftitui per eíse es araltis loquimur de illa vnitate indifferenti pofitiu&. ad effe in multis (imiaf , & coniunctim per intelle- Gun, - rug przced. declarauimus, 7 Primó itaque Probatur coriclufio' in fiunc mod&.; quod primo intelli simus aliquo dicimus efse eísentiam cius;(ed ' ptiniuni y quod intelligitur de vniuerfali Lógico, & in a&u, et efseiri multis, er- gó lioc fpe&tabit ad efsentiá eius ; ma. pa- tet miri.proD.taüni eX Árift.qui r.Pofter. 2 f. vtrique attribuens vniuerfali logc- coy prius tribui efse in s poftca dici dey inquiens vni € e(se vnü iri multis, Sc de'nialtis,tum ex Scot. cit.vbi ex hoc , gr vitite(afe cócipitur vnum in maltis , vel faltini (ic aptum efte in illis ob indiffecé - tiani pofitiuiami naturgarguit, quód fic in poteritia proxima, vt dicatur de mufis; tü taríderi ratiorie,quia effe ime(t cau(a di- ci des(icut.ti« quia hoc eft fic quia lioc e(t iri ilg per rationem, ide éritticiamus hioc de illo per intelledum . y pei Scotifta: oppofita? opitiió« nis di uitpto dc duplici efse in;rcali y & rationi, hoc importat communitatem pofitiuam ,ilíad negariuami , verumi eft efsé initealc' ptacedereé dici de ; & cí(sc cáufam, cut riatutra (it prdicabilis de in- feriotibus (ed eft caula remota, & no (a£ ficit ad conffitutionemi vniuerfalis logi- ci fed taditummietaphyfici ; (ed (i de. efse iri cationis ,& pet intelle uni (eraio fiats fal(a eft omnid minor j (ic enim. efse ini (equiti dici de, & vnider(ale eft vnü in riultis;quid dicitur de ainltis , vel (altim non MAN fed (unt pror(us idemi dici de, & ese iri, in lioc fen(ds praedicatio .m. qd fit fuperioris de imferioribus per iritelle&uoi , nor eft nifi quadami iden- tificatio rationis. illiu$ cum multis; & vnutri prádicári de alio cf lioc éffe in il- lo pet aliquam identitatem. Hinc dd i. prob. miri. cx Atiftot. dicunt quod & loquitat de efie imtealiy iam non definit fni« inillo realiter e — ideó enunciamus lioc de illo realiter y ] 2 [1 er, vt eft in ,Mecur Quefi.IT. De efiemia Vyiuerf.Lopici drill. 379 viuet(ale logicum , fed meraphy Gcum , |. ffiloquitur de efse ài rationis, hoc nondi- tur : abipfo dici de , quia predica- itio non eft , ni LidestiBcasio eationis grzdicati cum fübic&to . Sic ctiam ad 1. | gprob.ex Scoto e(pondent,& addunt ali- ui Doctorem ibi non loqui de vniuer- li completo fed incompleto , & pro fundamento proximo . Ad 3. aiunt yale-* rc in przdicationibus ; quz funt tocmali- «tet vcrz à partc rei, non in illis, quae fünt- formaliter vere per intelle&tum,& attri- butioncm alicuius fecunda intentionis y mon vcro à parte tei » nifi fundamentali- Mito , cum fuperius yzdicatur.de inferiori j 7*8 Lcuiffima quidem refponfio, & multa falfa continens, nam Arift.cit. lo- . quitur de rniuer(ali logico, ac proinde de - F3 inrationis , imà Ane quis (afpicaretur i definire vriuerfale metaphyficum, il- Jud dcfiniuit per actum yon i in mul- ;tis, non per aptitudinem; dicere veró «p -e[se in tationis,& dici de funt idem, ett ,yrorfas ridiculum , tunc eaim fruftra -quarerctur, quodnam fit e(sctia, & quod patfio , quia vcl verumque efsct de císen- ;tiayvel vtrumque paffio , certum.n. ett, quod dum hzc quaftio inftituitur , non . € (t altercatio de efie £n ;reali nam apud -omncs cft in confefso vniucríale logicü per efse in rcale non ,conftitai ; falfum etiam cft jesse áliquid de aliquo for snalitet eíse vnum identificari.cum alio , -wel eíse in illo , (cd potius eft per przrdi- cationem oftendere , quod hoc eft inil- lo, vcl identificatum cum illo, itautine- — -xi (t&utia » vcl identitas vnius cum aliosé- ge modo prarfapponatur, vt cad- fà veritatis przdicationis, hoc innuit'Do- -€&or füb lic. 1. dum ait indifferentiampo- fatiuam císe illam , fecundum quam vni- ueér(ale aliqua identitate efl pradica- bilede quolibet indiniduo , vbi vides fe- cundam Scotum predicábilitatem in ali- idenuntate fundari ; & rao ipfa fua- jl uia/fündamcntum , & radix przdi- ca €(t identitas extremorum pre- dicabilium, quod .n.-noncít idem cum aliquo ^ Lancia! vct , fed remo- àb illo ; ergo apuitudo adidenufi- candum efl fandamentum aptitudinis ad praedicandum , & actualis identificatio cit caufa a&ualis pradicationis. 39 Facile eriam refcellitur expolitio allata ad auctoritatem Scoti ; qui dubio procul locit. loquitur de vaiuerfali có- ppletoy vt patet ex hs, qua habet (ubi tI. vbi ait; quod indiferencia pofi tiua , /fe-- «undum quam nacura concipitut vna im multisper iatelle&um , complet vaiuere f4le in actu , quod iampridé docuerat 7. "Met.q.13.n.19-dum ait »aixerfale com pletum ejses quod est in pluribus , &* de pluribus , ergo Do&or loquitur de vni-: "uerfili completo ; & per conícquens.de .e[fc im rationis , loquitur enim ibi de vni tate in multis , quz conttituit vniucrfale- jn potenría proxima vt poffit dici de il- lis, vnitas aucean realis, quam habet natu- ra per. indifferentiam ncgatiuam , non conftituit naturam proxime przdicabi« lem demulris,(ed rantum remote. Acces dit,quod (i vaias rcalis in multis elt cau faremota predicationis ,.vt Aduerfarij. .concedunt , debent affignare talem vat» eft nili vnitas rationis in multis , .vz ibi- .docet Do&tor. Confirm. quia ibi ex nom T ia nature ad cilcndum in mul- tis dunfim à parte rei arguitquod (olum - remote eft prz-dicabilis de mulcis , & cx aptitudine ad ellendun mm multis imul per intel e&tum ait, quod ctt pradicabilis in potentía proxima, quod étiáa repetit : 4d. 43.q.2 F. ergo dici de (oras ab effe - in'ratione , (cu per intélle&tuam . t 40 Qodrandem dicebant ad 5. prob; eft pror(us fallum,& voluncarte dictam, fi enim praedicari accidentis defubic&to pra fupponit efle accidfehtis in fübictto y '€ur idem non erit de prdicaris per ra- tioncm formalter, quod prias prz (üppos antur effe4z ,pofteà derilis enunciens tur in quibus ab mtelle&u preconceptá fuere ? hanc plané paritatem conuimcunc rationes adducta ; & adhuc vlcerius pro batur , nam fimplex appcehentio prz cez ,dit compofitionem ,quia'bzc fpectat ad' fecundam, illa ad primam operationem, fcd pcr illam natura apprehéditur in pla-? ribus, pcr itam 2e Tu de pluribus, 1 c tatem, qua lit caufa proxuna, & hzc nom. - LI 'Konis, non poteft autem dici vniu $89ergo effe in przcedit dici de in omni prae. dicationc. Item in przdicatione. forma- li przdicatum debet aliqua idétitate idé-- tificari cum fübiecto , fed natura fcclufo opere intellcétus non ident ificatur tingu- lis ind:u dais, fed illi (oli , cuius e(t pro- pria; ergo neceffeeft , quod intelle&us aliquant machinetur vnitatem,(eeundum quam cum fingularibus idenuficeiar, vt proximé poflit de quolibet przedicari, Secundo principaliter prob. concl. fi daretur natura communis vna per inexi- : ftentiá à parte rei, ficut datur per indiffc- rentiam nagatiuam, procul dubio daretur wniuer(ale à parte rei in acto, haberet .n«.- fimul,& (emcl,& enitatem,& communi-. tatem pofitiuam in multis , qua duo (uf- ficiunt ad conttitucionem vniucríalis in. adtu fed natura Petri cü fua vn rate fot- mali in ipfo exiftens redditur communis pofitiué mulus eo ipfo, quod cótiderarur «t contracta nó ad folum Petrum; fed ab omnibas indiuiduis fimul , ita quod non fit propria alicu us, fed omnium ;ndiffes rentet , ergo per hanc implicem appre» henüonem naturz in ploribus imul habe tur vniucr(ale in actu ,abfiuc quod natu sa affirmetur de hoc , & illo indiuiduo , na dicebamus, hoc pertinet ad (ccü- intelle&us operationem. Tertio probatur, quia natura diuina litiné pluribus per- pon quia de illis non pradi m quia de illis nc icetur predica, tionc dicentejhoc cft hoc, fcd ird quia eft vna numero in illis abíq; ylia fui di- vifione, & multiplicatione, vt Scot. no- tat 1.d.8.q.3 .in fine cum caeteris Thco- gis,quód Ij eflet yna in illis rribus cum qliqua (ui diuifione , (alum numcerali ia quod effet vna in tribus aliqua vpitare minori, quam fit numeralis , (ané effet vniuerfalis in a&u, etiamfi non conci» finr aQu, ycl potentia przdicari de » ergo vBitas naturz in multis per entiam , quz (it minor vnitate nu- cf communis ' merali, cum communitate po(itjua (uffi- €it ad cóftitutionem vmuerlalis in 41. Quarto candem oftenditur cuidc- €i rationc, vniueríale predicari, yel predi €abilc cíie dc pluribus aliud non cit; quà "Difp. IV. De Vniuer[alibus in Communi ; vt fuperius enupciari , vcl enunciabile ef- fe de ilis, vc de inferioribus , ar inferiora non(unt, nifi per inclutioncm fuperioris in illis, ergo efse im (emper przcedit di- ci de . Dices , quod ficut fuper;os inra- tione fuperioris intelligitur, eo ipfo quod concipitor potens efle. in inferioribus , riamfi nó fit actu inclufum, iic é conira nferiora intelligürut eile talia, co ipfo q» concipiuntur includere potfe fuperius ,. (io actu nó includant ; & 1dceó actaalis nclulio fuperioris non c(t nece(saria ad cottituendam fotmalitaté infccioris Có. trà, neq; argumeniü contendit probare modó cíle necctlariam acualé incl.fio- nem fuperioris ad conítituendam forma- ltatem inferioris , fed (o'um probare in- tendit efse in lemper procedcre dici de y fi vniformiter fumantur,vndé dato ,.;uod inferiora talia dicantur per foJá incluiio- — nem poffibiié (uper orisin cis ,& actualis nccetíaria non lit, adhuc tamen habemus, uod e/se m apriudinale praecedit dici — aptitudinale , ficut a&uale przccd't &&uale;quia inferiora nó (unt , n:fi (upe- rius intelligatur poflein eis includi, (ed.— tedicab:litasvninerfal'snonett, nifi de, — inferioribus , ergo dict deséjer necetfas -—— rió prefupponitefíeim vmfotmiersüpta, —— 4» Reflatigitut ex d s , quod dici. dc lit paflio , nam quando sü: al'qua duo attributa , quz c dem rei conueniunt , fi vnum eft caufa altcrius nin pote(t id, quod eft caufa, eile putbo fübfequens ;. lud, cuius eft cau(3, fed pot us € contra, fea eile in mulus , & przdican dc mulus conueniunt vn ucríali& primum cft cau (a (ccundi,vt bucuf.; probatum ctl, lieb -phomo prazdicatur de pluribussquia eft in pluribus; (ccunda «operatio, pcr qua fit ilia przdicatio, tapponit primam,qua hocapprehendiur in do abf; vlla affic- mationc , ergo efsein multis erit eüen- Ua, & dici dc eri pa(fio. Confir. quod (upponit etlentiam rei ada.juatam , (cd idhuc nccetíari9 fequitur illain , cft pal- fio cius, at police pra:dicari de multis (up-. ponit adzquatain Vniuerlalis etientiaas 1am con(titucam per ejse in rationis , & adhuc neceffarió conuenit ipfi, ergo e(t proprietas eius « Dum vcró dicimus pa(- » Roncmn - Douclt.I. De effentia Vuiuesf. Lopici. eft. — 48Y fionem vniucríalis efle poffc przdicari de pluribus, intelligendum eft veré affir- matiué , & diredt? , fiué cffentialiter, fiue accidentaliter, fiue in quid, fiue in quale, fué neceffario, fiu? cootingenter. Katio efl;quia orfine;quod eft in alio; veré;affir gatiué ,& dircdde poteft pradicari de il. lo,veré quidem, & affirmatiué,quia repe sU jo (lo » directe ctiam ; quia directa przdicatio illa e(t , inqua pra-dicatü ali- Quo modo recipitur in fubic&to propoli- tionis, vt hzc homo cft animal, nam ani- (mal recipitur in hominc, vt pars matcria- lis cffentiz ipfius ficut € contra illa dici- gur indirc&ta;in qua porius fübieGü inclu ditur in przdicato , vt animal efthomo , vnd hzc dicitar innacuralis,& illa nata- falis, vt declaratü cft ve infit, trad, 1. £3. cü ergo vniuer(ale (it in multis, veré, atlirmatiue , & dire&é poteft , & debct pradicari de illis . Debet auté fic przdi- «ari abftrahendo ab illis deterinmmacis mo dis prz dicádi effentialitets vel accidenta- liter, in quid ,vcl in quale, neceísarió, vcl  €ótingenter, quia ex quinque vniucr(ali- à enymerádis coueniunt inícrioribus neccfsarió, .f.genus, (pecies , differentia, & propriumaliud veró con. tingcater.faccidens. Item quadam prz- dicátur intra e(lentiá,vt prima tria;quz- dà extra,vt vltima duo. Ruríus quzdam ra dicantur in quid) nemp mo- di aer inhzrentis , fed pe li per fe exiftenis , & quafi aliud (uflentancis , vt genus, & fpecies; alia veró in quale, f. tnod&alteri adbzrentis,& ex his quoddà gpradicatur in quale efsentiale, vc differc- tiayalia vero in quale accidentale, vt pco - prid, & accidens . Dcbetiandé po(ic dc '6mnibus przdicari , nedum fucceffiue, & difiunétim,(ed ctià fimul,& coniun&im, n& homo in rationc vniueríalis poteft (i- mul dici de Petro,& Paulo; ac ceteris in- - liuiduis, vndé dicebat Porphirius;gy par- Sion fpeciei plures homines funt 15 homo,non quidé à parte rei, fed per intelle&ü;ratio buius et, quia vniuer(a- le habet indifferentiam pofitiuá (ccundü uà pot de(cendere ad plura fimul, & có- cott de omnibus pari modo pradi- -. Sari; quia dici de proportionatur c/)€ jl « degita . fecun Contra allatam do&rinam folct obijci Primé auctoritate Porph. dcfinié- tis vniueríalia per przdicari de multis,na auté pet effe im, ac etiam Scot. q. 1 j.vni- uer(.$. Dicendum vbi docet rationé vni- uerfalis císe dici de , & fufficiétiam vai- uerfaliam a(fignat per dj ci de , quod eti robat hac ratione, quía in quid, & in qua [: (unt differenuiz eísentiales diuidentes vniuerfale in communi , & con(t ituentes uinq vniuer(alia (ed in quid,|& in quale dnt Ac contrahunt ptzdicari de plu tibus, vt conftat cx definitionibus pradi- cabiltü, ergo praedicabilitas cft ratio vni« uer(alis, Deindé obijcitur ratione. Tum quia tunc vniueríale concipitur in ordine ad multa,cum cognofcitur couenire mul« tis,fed hoc fit per przdicationé,ergo &c, Tum etiá , quia. vt paffim Diale&ici do- cent; & ipfe Scot.q. 14. vniu. hoc intercft inter dici de,& «i in, quod dici de fe copetit (ccundis intentionibus, r vero per accidens, é contra vero efje in rcbus per fe cópetit,& fecundis intentio- nibus per accidens ergo cü. vniucr(ale fit intentio , cius ratio eris dici de, non effe in, Tuatandem, quia vniuer(a- le Logicum , vt à Metaphyíico fecerai« tut, dicitur vniuerfale in przdicando, & metaphyficum in e(sendo,ergo efje in;cfb ratio iftius; & dici de illius. 44 Rce(p.primó falfum efse omnia vniuer(alia definiri p dici deyquia propriüs & accidés iuntur per ejse in,vt vide- bimus di(j. (eq. Deinde nontantum pet dici de ,(ed per ipfam a&um pradicandi definitur genus, & fpeciem, & ramé cer tü eft a&ualem pradicationem non císe de cíientia vniucrfalis , imó nec eius pros prietaté,fed accidens coe , ficut aus rie dendi in homine , vt art, (eq. non igiar quia per dici de [olent vniuer(alia defcri- bi,& eorum (ufficicntia affi gnari » inferre dcbemus eíse de císentia, quia & ipfe Sco tus non tantü q.12.& 19.,vniner(led erià q. illa 1 f. ingenné fatetur inquid & in. quale przdicari non cfsc per fe differea- cas vniuct(alis, (cd potius modos;qui in-uantà important cócepius contrahentes denen quit poísunt deb i jo auiem, cur ita actum fr, cita EET RE.) 392 uia tra&atas de. vniuerfalibus inuentus eft , vt rité cogno(centes terminos fim- plices abíque errore poffemus eos adin-: uicem coniungere fecundü debità (ubie- &ionem,& pradicatiopem , vnde cü vni- uerfalia defecuiant proximé ad bene enü ciandü terminos comunes de particulari- bas, hac de caufa. per dici de- fuerant à Porph. defcripta , & per dicide eorum fufficientia tradita; & demum vniuerfale logicum hac ratione con(ucuit appellari vn;uetíale in przdicando, vt ideo verum fit vniucrfale in Logica potius confideras. xi (abratione przdicabilis, quàm vniuet-. falis; vnde & illz quinque fpecies vni- uer(alis (olent potius predicabilia nun- eupari,quam vniucrflia . "Ad rationem neg. min. poteftenim. vniuer(ale , vt q. feq. dicemus, cognofci &onuenite-multisetiam per primam ope gationem , quando nempc per (implicem apprehenlionem. concipiturin maltis a- étualitcr,vel (altim apcitudine. Ad 2;Dar €or ibi oit effe conücuite per fe. rci, S per accidens intentioni,nonautem loqui- suc de effe imr, & quando etíam de ipfolo- queretur intelligendum effet de effe in xcalis hoc enim per accidens conuenit imenrionibus [écundis,quatenus fandan« (ür inprimis. Adi3iviiuerfale metaphy«. 4icü dicitur vniuétfalein effendo, loquen, sio.de ejfe: in reali,pct quod non excludi- für, quod logicitm nequeat dici vafuzrfa- Je in effenda , loquendo. de ejfe inratio- nis, tamenne zquiuocátio contingeret in Nocabulo, & etiam ob catione nuper ad- 4loctàm vniuerfale logicum in. communí, vu loquendi: vniuerfalc in praedicando Zee confueuit;& per praddicabilita- * àmezaphy uco diftingui «; — JurwAR TICYLVS: il, lle.in a&u , er apritudine constituit vniner(ale , dici de aptitudiue — tantum. e5i paff 4$. pies $ effe in multi (pe&are ad vniuectális effet] am, nedum wt dicic aptitadiné, fed étiá vc dicit 48, dici vero de muliis efie palfioné taniü , vt dicic aptiudinem. Conclufio ves hia-.. "Difp. IV. De Viiierfalibus ii Conmiumi! bet partes, & quoad omnes colligitur exe. Scoto , & probarur . Et quidem primo» quod aptitudo proxima ad effendum in: multis fimul , & coniun&im (ufficiat ad. conftitnendum vnrucr(ale in acta, eft có munis opinio , & eam manifcfle tradidit Do&orloc.fzpe cit. dum ait indifferen-- uam proximá ad elfendum in maltis fi- mul complere vniuer(ale , probatur ex Ari(t.qui 7. Met.4 5. definiuit, vniuer(a- lc per apxitudinemdicens effeíllud, quod aptum efl, vt pluribus infit. Necvalet cum quibufdam iyd »ibi definiri vniucríale metaphy (icum, & fandaméta- le; quia, vt notat Doctor in cum textumy & caeteri Expofitores, loquitur de vni uer(ali formali; & in a&u ; Probatur etiá ratione , quiaper vniuerfale in a&u illad intelligitur , quod eft cómune , vcl falticr cóomunicabile. multis cum (ui diuitione $ remanente tamen: adhuc aliqua. eius.vni« tate(edaptitudoproxima,&indifferentia pofitiua conftituit naturam in tali fta tu, quem vtique nom habec à parte reid.——* ^8 ialicét; vr ait Doct. naturaàpartereá —— u Un conDM. vtei intrinfecénon ves — pagnet ciTe füb: alia (ingularitate ab ed fub qua efjdilsnéHor spon taret communis, vt poffit effe in mulcis (rmalj - ergo talisapcitudo (ufticit ad confti dum vniueríale in a&u -. Confirm. quía quou(que manet natura coniuncta Irec- eritatinequit dici vniuerfalis, quia vt fic dicar tallseo ipo 3 dien india uut talis eo ipfo, i i£ indi daali pet isediechun ect i add fetenter comparatur ad omnia indiuidua, vt eis cómunicabilis , etgo &c. Preterea a&uali cómurticationi. rationis , qua vna fet inexiftericiam concipitur-in multis cit fola diuitione. numerali, correfpondetc debet potentia , (eu aptitado proportia- nata, ergo fi actualis communicatio Corte ftituit vniuer(le in a&u fccundo , ac va- latin exercitio , aptitudo.& poceniailli cortifpondens conflituet. vniueríale ve^ lutin actu primo . LT 6 Negat Blanc. difp.2.q.2. in nata abiicacta talem aptitudiné, quia 1n natu ta , anteqnaar actu referatuc ad incrio- Ta 5 à quibus cfl abftracta , folum (uppa- pitur Fa : ar M . exclulionc hzcceitaum; tui neque en- - sitas nacura cfl talis potentia, fic.n.cífec mes * eti Lu x 2n » 3 Ade «^84 x -Saw A : Poe le [em non;ipis - quiuis hoc af : Qua[1H. De effentia Vniuerf, Logici-c Art. TIT. s25 aténtitasnacurz ,& denominaijo ex- tüimíecayà qua denominatur cogni.a cum »ocetia rcaliscum encitasnaturz fit rca- s , ncque ip(, denominatio extriníeca , namnab ca folum cognita denominacursnó vcro apta ad ef[endu in mulus , ergo ralis :apritudo rationis non eít admittenda in natura abítra&ta, (ed ad fummum non re- pugnantia. ALIS i$ clt hzcfolutio,nam quando nil aliud (uppcteret, dicemus 1lià nó repugnantá ex incrinfeca ratione na- gutz procedenrem,quando non cít impe- ditaconíorrio hacceitatis ; quomodo (c habet in ttato. pracifionis obie&iuz ; có- — &ipià nobis pur odum. cuiuídam apti- tüdims proxima,& pofitiuz indiffereua .ad effendum in mulus fimul, Ec (ané noa .videtut vllo modo negari potte vniuerta-  Aein a&u cóftituium per folam apti;udi- nem rationis àd, e(lendum in multis per diuifjoné diderenziarum ; nam genus , & Fpecies, vt icta quzdá potcflarua, & per diff. céntias. i0 piutcs partes tübicétiuas & rauonis dinilibila, pr&cedunc & difiercucias 3n & Anferiora conft;iuta, quia vniuter alia funt priora natura particularibus, &, procul- dubio in illo pt;or: antecedencer ad có. traCtioncm , di uifionem fanc voiuer- falia io actu, érào &c. |... 1. 47 Sccundó,u0d ciam ynipérüolitas «onlilLa: cum a&tuali coaunicatione ip- fius vniuer(alis, colligitur ex scot.loc.cit. wbi vult vniuer(alc 1a actu dici dum eitin potentia proxima y vt pradicetur de impl- &is fimul , (ed nuiquá cit ifipotenua ma- gis propinqua ad (ic prac dicadum, mfi qf acu eongipiur ynàm in mulus tunc «n. immediate potcft (e.jui talis prz dicatio s nec vnquam fi eri poreft talis. praedicatio, E prius naturá concipiatur , ned apta fcd ctiam atu cxittens in pluribus idem . eXpréllius habet 4«d.43 «1-2. F-diceps vnii- ucale ele [imul dicibile de omuibus Jingularibus, 1a quibus. jaluatur,vult ec- Bo vniuer(alc 1o actu cciam faluari in fin- gularibus polt a&ulem co;cauonem , & letum fi: eoatra cómu- ncn; qua fepon,t tota rationa vniücte (alisin i&à. in fola apcitudine ad cifendü in malus , tamé viri graues illad cec ipit Biaac.loc.cit, Caeicit.difj. 5. vniuert.fcc, 3» ita ctiá loqui videntur. Fuentes fapras cit. & Mearille , dum ait vmaerfale ia actu fieri per actualem collationem eius cü (uis inferioribus ; £ulcitur quoque au- &oritate exprclfa Arift qui 1. Poft.2 5.82 lib.2.. ia fine volcas vniucr(ale in atu dc- finire, illud exprimit per actam , non per 'apcitudinenyy: per hoc mnd:cacetnedaas cam apticudine , fed ctiaarcuma&u ipfo e(lenátin multis cófi(tere vnuerfalicaié 5 ac ctiam folidiiliais racionibus , quz de- ducuntur ex di&is art. 1. contra Suatez., nàm propriü eit naturz vnuerfalis eiie pcedicabilea«de multus in tauone vniacc falis, ergo a&ualis przdicato de mulus, iua fit, vel faadatur in a&uali commauni- catione naturg per incelle&ü ad illa mul- ta. imul, nonzollit vniuerfalitacem ; tum quia actus nó deftcuic aptitadinem ad ip- fum,v: rifus-riübilita rem, imó potius per- ficir, & poait ia a&u fecundo ; rum quia nulla alioqui daretur a&ualis praedicatio vniuer(alis de fuis fingularibus,; & certe in hac predicarionc. Petrus. e bom, videmus ly bomo manere in (ua vniuecfa- litate,quia non lupponit fuppolitione, » , fingulati fed communi, alias eter lenLas "Peirus cfl bic bomo ,&, iic nóquam pra- dicatezur de Petco aliquod, fibi cóc cuia Paulo;n naturayergo vnuugrfaliras codfa- flit cuin ipfo actu eilendi,in maltis, X nó cuim aptitudine tàu. Cont. quia naru- ram e(fcin plucibus actu coi/caram per in» telleCtum (ub eadein enutate »ac vnitate formalicü fola dilione materiali , [ca mumeralt cít actus («cua lus nacucz con- fideraiz íecundum eife precio ab in- diuidus à parte rci y ita quód na ura fü AXali pri ione, ac ind.ff-zenva. pofitiüa "fu velati io actu pramp refpecta a cxiitendi in pluribus pet cale pott adum non detiruamir, [cd porius exer- .&eaturgaiurz vniuetlalita$. ...— 48. Nec v.l ec cüiucra Aduerfariorum reípálio aaturam,dua cfl ininfcciogib; dcuncre eife pie quia Amacui vni- tatem, quam habeba: i | puzcinónis cbicctiuz A em in, pluta Kk 4  cul- 384 tiufdem nominis, & rationis, Non valet, quia diuiditur folum sm e(fe materiale, & f'oumericum, non veró sr proprium elfe fformale, quia vaa , & eadem (ibicorce- fpóodet formalis vnitas, vt eft in omnibus inferioribus adatquaté , vnde valde diaec- fus eft (tatus naturz , vt extat in indiui- duis à partc rei difu(a, ab eojquo conci- pitur in ci(dem per intellectum , dum fa- € c(t vniuerfalis, naminillo primo fta- tu ita diuiditur, vt diui(io redundet etiam in ipíammct formalem nature vnitatem, ita quod n:tura in ftatu realis cótra&io- nis ef! ó hibeat fuam vnitatem formalé , non tamen quz fit eadem in omaibus in- diuiduis, fed propria vniufcuiufiue, quia 4f. in ipis multiplicatur natura,& con(e- uenter etiam vnitas natirg , vnde in ta- Vi ftatu Petrus , & Paulus non (unt vnus homo,fed plures homiacs ob pluralitaté humaaitatürat in altero ftatu cótractio. nis pec intellectum diuifio non redüdat in vnitatem formalem naturz fed (impli- citet fi ftit intra latitudinem hzcceitatá , & ideo natura incali (tata 'contraGionis remane:! vna formaliter io omnibus indi- uiduis,& (olà exttinfecé multiplicatur nu meraliter,vnde & in tali (tatu ob candem naturz vnitaté ia omnibus Pecrus,& Pau- Jus dici pofsüt vnus homo co modo,quo Porph. dicebat oés homines participatio nc Ípeciei c(ie vnum hominc. Ratio huius . diuerfitatis eft,quia aptitudini refopdere aebet a&us ci proportionarus,cum igitur aptitudo , quam habet natura à parierei 'ad c(fendum in multisfit remota , & ad plura difiun&im , confequenter ita debet ad actum reduci, vt à parte tei'íit in vno folo indiuiduo cum fua vnitate formali , & nonin al;js; cumautem aptitudo, quà hibet EowlA in ftata przcifionis obie- Cuz , ad c(fendumín multis , fit proxi- ma ,& ad plura conian&im;vt reducacar ad idum ci proportionatum dcbet aífi- gnari via, & eadem natura per inexiften. tiam in omnibus , & fingulis , ita quod vnitas formalis cius illi correípondeat , yt cft inomnibus indiuiduis adzquate. ' 49 eere m noftrá non lo- c tur de illa vnitate importat pcr in. Qisifótem in plura ciuídem racionis , tuin qu Difp.IV.. De Vuiserfalibusin Communi) quam natura acquirit ex vi precifionil luz , hanc enim vtique concedis mus diflolui eo ipfo , quod diuiditur , & ad inferiora comrahitur, fiue realiter , (i- ue per intelle&ü , vc loc.cit. dicebamus , nam talis vnitasc(t prorfus incompoffi- "bilis cam differentijs, cum ex (uo conce- ptu dicat negationem. a&ualis coniun. &ionis cum ets , fed loquitur de vnitatd focmali,qus (equ itur naturam ,vt eft to- dam a&uale, & effentiale , &c dc e(ic, quod etfencialitet dicit, & per pre dicationem tribuitur indiuiduis , modo idem predicatum obic&:ué famptum isa iatelle&us tribuit vai indittiduo , vc cct- buat eciam alteri , ergo licét per diuifio- nem , & cóntta&ionem ad inferiora di(-—— foluatur vmritàs cius , quar ipfim fequeba- tur ante diuilionemin tatiome totius po- tentialis , adhuc camen etiam poll diuie — — fionem perfeucrat vnitas qu iplun(e- — — quebatur inratione rotius eilencalis, ^ fo Tertio rande, quód dic; d« multis fit paffio vniuerfilis , cancü vc dicit apti- tudinem , nonadum , docet Do&ot 7, Mer.45.dit aic a&um ip(um przdicádi ac. cidere vniueríali, quod etram man.(etta ratione cóu:ncitur quádo homo v. g.de vno folo przdicatur dicendo Tetris cf bomoyfané przdicatur adhuc, vc va: uería € , quia non (apponit (uppotiriope fim rijfed commuoai,vt fupra dicebamus, id aute nó habet ex vi actualisiftius rz- dicationis,imó ex vi illius exttncatut re- lario vaiuer(alis , vc norat Do&or q; 16. vuiuct(.m (ol ad 8.quia ex vi illius appli- catut vni fingulari tantum,non ad plura, fed przcisé id habet ex vi. przdicationis aptitudioalis,oá cíló ex vi actaalis ad vnü un fingülare máncat coar&td, tá ex vi apritudiaal;s manet adhuc jllimitarum ad plura , ego dici de ett palTio vniuer(a« lis vc dicit aptitudinem,non actum. Di- cesfilrim adi przdicari de plurib. pof- fe poni paffionem. Neque hoc bene di- ceretur , quia cx vi a&ualis przedicatio- nis vniueríale noa magis applicatur ad pluraquàm a4 vnum (oluin, fed ad vtrü- quc manet indifferens , at cx vi aptitudi- nalis neceffarió extenditur d plura. Có- firm, id ctiam , quia vaiuéc(ale in acta apium Du«f. IT. De effeutlaVniuerf. Logici-edrt.IIT. — 583 eft proxime, & immediate przdica- / c. sam autem aptritudo nó com etit ei in primo modo, vt probató cft;er- in (cüdo. ; atque ita hzc apritudo prz- - dicandr, feu przdicabilitas de multis erit pekovimelim dh vcró pdicatio, nata fiue exercita erit exercitiü il- fius paffionis, vt ft ridere ri(ibilitatis. *"$1 Inoppofitumobijcitur 1.proban- Moeffe in «onftituere vniucrfale vt dicit "ipfam a&um efíendi in multis przcisé,no /— Gutemaptitudinem, quia vt arguit Blàc.. - sit. vniuerfale metaph Ne a&tu cognolcitur natura bnc dif- . ficum tüc tale fit, ijsinferiorum, ergo viuerfale logi -«um tunc fict tale,quando actu cóparatur -. ad míeriora, atque adeó ficut vniuerfum-metaphyficum non conftituitur per apti- -udinalcm ab flra&tionem, (ed per a&tua- -Jem , ita neque logicum per aptitudinalé "€omparationem, fed per actualem ; vnde "ficut vniveríam metaphyficü, vt oprimé — - *defihiaurs dcbet definiri vpà atu. à mul "tis abftra dtum per racioné , ira paritecvt optime dcGimatur vniuerfum logici jerít -definiédà vnà acta in mulus er rationé. Deinde vniuctíum logicum con(lituitür 'tále per a&toalem relationem ad inala,nó "alice ac albü conflituitur tale per actua- lem albedinem, atqui ilb dcfiniturfubie €um aclu afkétum albedine'; non autcm potens illi afhcere , ergo pariter vniucr- fum logicum crit natura aCtu affc&a rcla tione ad mulia, tinc dic, noo potett con- ipi nátura actu relara, quin concipiatur actu in multis , ergo ton potcft concipi vniucría lógicé, quincocipiatur vna actu in mulis, & con(equenter vmucrium lo- gen dcBiniewr vnum actu in multis smationem .. l'emum opinio Blanc.fic có- firmari potcft, niuec(alitas ett 1 elatio ra. tionis a0 plui a infcriorayin quibus eft na- tura vniuertalis , & de quibus prae dicabi- lis cft ncccfie ctt ergo, quod fi illa plura non (unt à parte rci , (alim per intelleétü accipiat eísc quia relatio nequit efse,vel «oncipi finc cxccmis, vnde illa plurayquae à parte rei (üt po(f.bilia, dü fit vniueria- le,süt in a&u per coladcrationé, ergo vni 'uersü logicü e(lentialiter re(picit plurag inquibus aétu fit; & non aytitüdinc um, $2 Ref. hzcomnia stgum enia in z- ina. laborare,cócedimus , n. vniucc- alelogicum fierí per a&ualem compaca- tionem ad inferiora,non autem aptitudi- nalem;hzc tamen a&ualis cóparat:o var, ucr(alis non fic fcmper ad inferiora , ia quibus actu cófidetetur inclufum, fed in. tecdum in quibus cálideratar apum iit- cludi, quare auliter cadit vtique fem- pet (upra comparationé,non autem fem pet fupra inclutionem argumenta autem ità procedunt;ac fi negaremus a&tualita- tem ctiam in coparatione, € ex;a&ualite- te in comparatione contendunc inferre a&ualitatem etià in iaclufione , xp falso deducitur, nà ante actualem inclufronem ipfa inferiora (unt, vt potentia includere, inquátum inferiora, licut ip(üm fuperius » vt potens includi , & fic terminant rela- tionem (aperioris, & vniuet(alis anccqua conlideretur aualis incluio in multis . Dices inferiora non císe , ni(i per actual incluGonem (üperioris ; atque idcó oos terminare relationemillius in ratione v». : niucríalis, nifj per efse jn a&tvale , Neg&- 7 tuc afsumptü, ficatenim acta elt aliquid faperius, non tantum quándo a&u inclu. "ditur ia. pluribus, (ed etíam quido ei có- uenit aptitado,vt fit ,& includatur in mu] «tis; quia ad (ormalitatem fuperioris non cit neccísaria actualis inclufio :n iofzrio- ribus , fed (ufficit etiam potentials; ita inferiora func actu talia, non tanti quam do aa includunt fuperius, fed etià quam do conliderantur,quod adu cis conuenit potle includere , & contrahere fuperius ; «x quo patet quid dicendum fit ad fin2u- la argumenta , & hacc doctrina expreísé habctur à Do&ore q.18. vuiuer(. in cor- pore quaft. vect. Item fi aliquid. $3 Sccundo obijcitur & contra pro- bando efsc /z conititacre vaiuccfale s» vt dicit aptitudinem tantum , non ve- ró a&um , quia uit paílim Scontiz do- ccat cx Do&t. cit. vt naturalit vniuer- lalis , requiritur. indeterminatio pofi- iua, lcu contraria , [ed hanc inde- .termimationem non - ,natura eo ipfo , quod ponitur conkra&a, fiue» 1d tit à parte. tci, Buc per intcileetum, er- fali t aum actu cí- Lu vaiucifalitas rzpugna m $86. "Diu. IV. Dé Vaisevfalibis in Conus. fendi in multis;quia hic eft (tatus cótra. &tonis . Tum 2. quia qoamuis patura de fe indifferens (it ad (ingularitaré , & vni- ucríalitatem ditiunctim , coniunctim un hzc dao in natura. repugnant , fcd ftatus contraéctianis cft ftatus (1 ngular;tatis ere EN repugnat ci «niueríalitas in tali ffaru. Jum 5. vnmcrfile formalitec ita. habet: indecermimnationem ad plura ; vc tic inca- pax determinauonis ad vnum at. nacura tn ftatu. cótra&ionis c(t determinata ad ynum per differentiam cótrabentem , er- go non eft vniueríalis. Tum 4. naturacó- trata nó praedicatur ,vt indifferens;ac ia» deterininata , (cd vt applicata ifti iadiui- duo,de quo prz dicarut;& vc vnd cü illo, alioquin verénon predicarctur , ergo nó manct vniucrfalis , remo:a. enim indiffe- rentia tota vniueríalitas ruit, Tum tandé natura non habct vniucrfalitatein, nifi in fuppolit:onc fimplici, nam quando dici- tuc bomo eft fpecies, homo efl vnincr[a- lis, ly homo fa pponic fimpliciter, dta q» no defcédit ad fuppolita fub fotmalitate fpecici, & vniucríalis, (cd qf peraétualé kontractionem pra dicatur actu. de indi- uiduis, non habet (uppofitionem fiampli- ccm, (cd per(onalem, verificatur enim de perfonis , & indjuiduis ergo in actuali iprzdicatione non habet vmueifalitacem. $4 Refp. hzc panter argumenta in gquiuoco laborare , ita ,n, loquuntur de natara contra&a per icellectuim ad actu e(fendumin multis , ac de natura contra- a à parte fci, cum tamen ambo hi tta-rus conira&tionis fiot intcr (e valde diuer fi; quando enim natura có;rcahituc à par- te rciycum yna, & eadem ne;ucat efle fi- mul ,& (femel ia pluribus , determinatur ad vnum, & fit illi propria, arque ideó in 1ali. (tatu realis contractionis repugnat àlii vniueríalitas ; qu&do verà contrahitur per inicllccti,cum vt fic obiectiné cóli- dcrara non vna & eademin plu ribus cumíola diucr(íitate numerali, tunc nen conideratar,vt coottacta ab vno fo- lo, (ed ab omnibusanfecioribus fimul, & femel, itagy licéchoc, & illud cogítitaat, nequit camen dici ad vnum determinata , aut alicu:us propría, quia indiffcréter om nia refpicit , & omnia conít iuit ; & idco licét per cótra&tioncd rcalé amittat:mas tora radifferéuam potitiuam,. indeice- minationem cótrariam,nó camen per có- waé&tionen rationis, quz fic zQüalierad omnia inferiora: perlcucrante: Vnitate, 9 4ocmali eruidem natu zin omnibus -cepie; cx quo paret; quid dicenda ad à gula argumenta naui ad prima ttcja yera -ett minor denatura có:racta à pacte rei » falla:de ipfamet contacta pcc incelleGt s «Ad 4 ctló ex via&ualis.przdicationis maneat. yn 'ucrfale applizatum adynu:üy adhuc tamcn cx vi aputud;nalis remanet - ad alia ind;fferens,& idcó cetinct vniucc- - falitatem , vnde dum' dicimus Petrus. eft «bomo, ly homo non amittit vnuerfalita- cmyyt enim eà amitteret; opus efTeccóns ceptum cómunem mutari in fingul . Ad vlcfillaett maiorquia natura retiogt vmucríalitatem eua in fuppofitionc ab- foluta fub qua poteft &t ad indiuidua de- fcenderes & idcó fala eft quoque minor, | ucícunque natnra deand iuidui . pra dicatur, fitluppoGtio-pcríonalis y vr :conftar ex dictis Inft.tract.1, c10. 5 $5. Tertio tandem ob; jcitur , ad pra- bandü dici decfle patTionem vniuertalis; t dicita&um , non vecró aptitudinem quia pa(Iio proportionata vniueríali de- ber ctie rationis, non rcalís,at fola aQua- lis praedicatio eft relatio rariogis , pradi- cabilitas veró eft rcalis , cum talis aput :do cópetat natucz euam à. jure eds &c. Kelp. naturam cffe pratdicabilcm de multis, poffe dupliciter intelligi, vcl fune ; damenialiter, & remote , & fic cf quid cale, neque hoc modo cit pa (jo vniuct- falis; vcl formaliter proxi. y. c imme diaié ;'& (ic ett quid rationis &, vniuerfalis,vide rationem huius in » ci H. Dices nuilà dau rglatio rationis aptitudinalis,(ed quzlber cft actualis;cu ambo extrema habeant actualem cxitte- tiam obic&iuá ergo &c- Rel p.quicqu:d dicat Braíauol,q. 18, negatur adu. pium, nam (uo wodo dátur aptitudincs 1005 .potiun faperius , & «nfcriusnurcem actu cófcrriin roac füb:jcibiliss praedi- «abiljs no vcró.in,ratioue actu jubiccti, & pradicau  & jo boc teníu collatio eoiü erit actualis, (cd elaüo apiudinalis . 46 Ex- » TN pec" S ET x oc Quat De effentia U/niuerf- Lorie MIT. — $87 - F6 Explicaà Voiuetfalis c(scn:ia, faci Je cft colligere germanam vniuc; (alis de Biitioscu, uod f. fit nun in multis eum. (ui multiplicatrone , Gr: dinifione, ac vcram eiusintelligentiam , quz talis et, quod per Ly vai ifitelligere'debemus vnitaré rationis, per S Vased pa uoca habentia folü vnitatem nominis, & analoga ; quando süt cürri £quiuocatione coniun&ta,quia de ratione vniuerfalis cít vt Gc predicarü vniuocü de fuis inferio- ribus,.i. habens rationé in fc vnam quo. modocunque hzc inferioribus .coueniat; fine effentialiter,fiue accidentaliter; dà-  tür enim , vt videbimus inca, vniuer(alía nedà e(sentialia fed etiam accideotalia ; & ratio-huius eft ,. quia cum de tatione eniuer(alis fit, quód poffit effein multis; ffifi'diceret rationem vnam , (ecundü quà reperiatur inillis, iam non effet in mul- tis, fed vna ratio efser in:vno ; & alia in . alio: ly im multis indicat quod vnitas v- filueríalis ton debet e(se numerica , ícd Cómunis ; tüm quia .yniuocatio proprié fpe&ar ad termini cómanem ;'tum quia vniaer(ale-dire&te o ir fingularis od adhuc magis declaratur;per part Yam à nobis additam ad maiorem - fionem cum. fni Ó— di fiifione , per quam fignificatur narurá vni« uet(alem débere, quidem plaribus cómu- nicari, (ed cam fui multiplicitate', ac dic . uifioné numerali, itaquod cftó ratione eiufdem natura vniüerfalistformaliter, &.. effentialiter indidifie po(linc humana in-7 'diuidua dici vnus homo in coim-nuni , ve. aiebat Porph.totiescit. ratione támé-di- "uifionis numcralisetiám in ipfam nacará redundanus pofsunt quoque d'ei-nó'tan- etum plura indiuidua; fed étià plures hori Ws. Ex quo fequitur; vt docet Do&or hic fob I; & omnes E: áduert ác naturá diuinam;eftó de fa&o it tribas perfonis comungicata, díci noii poffe vniuer(alem y quia non eft cómunicata c maltiplicita- t€ nümerali, fed vna, & cadé numcto elt jhronmibus tribus (uppofidis diuinis; qua etiam ratione req; forma eadem name- ro, fi poncretur a Dco. pec teplicacio- nem ín pluribüs fubiectis "5 -acquirerec vüiuct(alitatem , quia in €js nog iiec cum la; muliplicatione rimerali, — " 57 Facilé etiam eft ex dictis (adisfaced rc que(tionibusà Porphiexcitatis de vnie uerfalibus in fuo procem: Si enim prios Qquaratur, an voiuerfalia fint in rebusve potius in intellc&tu .i an fint entia reas lia,vel rationis e Refp.fi macerialiterfus mantur.f. pro naturis , quz denominarur vniuer(ales.süt in rcbus, (cu entia realia, fi verà formaliter fumantur j süt entia rae tionis, & tanti obie&tiué in intelle&u . Adüertendü tamen eft vniucrfale etiá ma terialicer fümptii poffe interdü císe ens rationis, cüemim vna (ecüda intentio pof fit (aper aliam fundari ex di&isdifíp. 3 q.8ar.2. poterit vniuerfalitas ipía appli cari etiam entibus racionis, & ita euenit c&entia rationisad inftar realiü à fuisine ferioribus abftrahuntar , & iterü ad ip(a cóparantur, vnde vniucrfale dicimus c(se enus ad quinque vniuerf(ilia', vt infra. Sí €cüdo quaratur; an eniuerfalis fint cor, porea, vci-erorporea? Refp. formaliter Süpta'nec corporea efse,necincorporeaj cum ita nom fint nifi quadam (ccü is ine téciónes haic, vel ili natura: affixa: ; ma tetialiter veró ; quia tatio yniuet(ali limitatur ad naturas. corporeas , vel i cotporeas, cosíequenter & corporea, & incorporea eíse pofsüt ; & etim ab his abfirahentzà ^ quandoq, qtidemi per irie- diffcrenriaii; quàndoq; vcro'etid per ef fcritiá; quando natura, qua dénomtmatue vniuér/alis, ef córporea, tüc vniuerfale corporeü ctt ; vt homo refpectu Petri, & Pauli; quando eft. fpiritualis , tüc eft ine corporcü,vcangeliea'natura refpe&tu Git briclis;& Rajfhaelts;quando nec eft cora porea nec iricorpotca formaliter, fed Ve trümd; perari (Hrué; vt fubftantia, quz cft ápceXin primo predrteamento,tuünceft abe ft rahcus ab vttoq; per indifferétia, quia & hoc; & illud else poteft; efto: fit £formaliters. quando tanídetri bens denominata elt cüsrationis | gy nec cor^ porcuin, nec incorpoream efie r dix fiit differentia ens realis tune ni verülediciuir abítrabens ab vtroq; no pev indiffcrenciá, (ed pér elsenciam, quia Alla: acgationes ei conuemiünt c(sentiali &cc «$1 tandem quafarür y anvniucefatia 338 fint in fingularibus , vel potius ab eifdem feparata. Hefp. materialiter fumpta effe in fingularibus , formaliter veró accepta poffunt aliquo modo dici ab eis (cpara- ta quatenus vniuerfalitas eft ens rationis habens tantum cfíe obie&iuum in intel- le&u; adbuc tamen etiam in ifto ftatu di- «i potlunt cum fingularibus coiwn&a per intellectum ; quia conftituuntar' per cíIe jn illis 3&u, vcl aptitudine . $8 Eodemt modo alijs quibu(- dam quz(itis de vniuerfalibus potcft (a- tis &iz,vcl accidentia? Refp. formaliter fam- pa, nec effe fabftátias , nec accidentia. realia, dici tamen poffe accidentia ratio - wis , quatenus funt fecundz intentiones , quz funt relationes rationis ; materiali- t€r vcró accepta , & (übftantias cffe po(- fc, & accidentia , & ctiam ab his abítra- tia, intentio enim vhiucr(alis fandari poteft (uper naturas fübftantiales, & ac- «identales , & pud formalitatesctià ab bhisabfteahentes, Si quzcatur an tint tec 'ha,vcl cemporalia? Kefp.formaliter fum- ta non cfe aterna,tamdir enim funt,quà- intelleQtu fiant ; materialiter veró fumpta , quantum ad exiftentiam adhac terea non funt, quia cam hanc habeant án fiagalaribus ad corum corruptionem elcíinun:; dicuntar ergo terna quantam &dceTentiam ; tum quia non (uot in po- Aétia propinqua ad corruptionem, nifi fn: in cífc exiltentiz , vt Do&.docet 3. 1).22.q. vn. G. tum quia quantum ad efie potlioilc (emper talia fuerunt,& erunt,vt «locct 1.d.36.q.vn.& d. 43.tuimquiaqua- Num ad pradicata complexa, quz ab exi- flentia non pendent, femper talia fucco 3K crunt,quia etiam fi non exi(lerent fin- ria adhuc talia przdicata fibi debita » dcftra&is.n. omnibus indiuidais -bumanz | fpeciei , vcrum aihuc eífet di- «cre hominem effe animal rationale , vc slocet 1.d.3.q«4. I. & k. quia verbum eff Wn his propotitionibus non dicit exiften- extremorum, fed neceffariam cóne- xionem inter illa. Scd dices, i yniuet(alia queres funt , cecté alicubi permanere bat fi nulli effet fingulare, vbi ccá:? Befisen Do6.cir, nallibi actu erum, (cd -—. - ficri ; nam fi quaratur , an fint fübítà- — nerf; Difput. IP. De Viineifalibisin Commhni. obic&iué folum in intelle&u diuino 4&8 cognofcente cis effe debita huiufmodi . przdicata,& cü his coiungi debere, quà- do ad extra producantur in agulatiuus, Qv &STIO III Ter quam operationem intelleus fiat — vniuer(ale in aGiu . 9 : ftione có , quod tota anima(t:ca fit, (ed quia malcü cofert ad noritià Vni« alis Logici, eam difcuticmus non ez profeffo, (ed (olum quantum patitur Lo- en inftitutum. Pro intelligentia tituli b m eft ex 3.dc Anim, plicem in nobis conftituiintelle&umyvnum » alterum patlibilem, feu poffibilem ( fiue formaliter , fiue folum rationc diftindtos ) cumenim cognitio €x potentía , & obicQto generetur, vt fu- sé Do&or 1.d.3.9.7. & nequeat obic&ü materiale immediaré recipi in intelicctg pet fondi eniin niei fuit, vt in eo reciperetur per fni fpeciem,& fimilitadie nem intenti » vnde dicebat Arift, quód lapis nó eft in intelle&u , fed fpe« Ibenter abftiteremus ab hac qu£ , » cies lapidisque cft accidésquoddamges — rens vicem obic&i& illud reprzíentans. Verüm licét (pecies fenfibiles ab obic&tis externis totaliter imprimantur. in fenfis bus,tám exterioribus, quà ioterioribus quia & ipf funt adhuc materia cor porca, ideóque opus non fit aliquo séíu agens mui cum illis obie&is fpecies (cn- fibiles comproducat, tamen quia fpecies iftz non (unt intelle&ui proportionatz, : vtpoté n cít potentia »: fpirita » pU ac proinde non receptiuus fpecierá, ni der ondas 5 ideó vltra iütcl. &um paflibilemqui talis dicitur , qua- tenus cít (pecierum » fuit opus alià conítitaere iutelledtiuam facultat£, quz cx (pecicbus fentibilibus (piritualem, ac,vt vocant, intelligibilem fpeciem cli- ceret, & intclle&ui po(fibili imprimecet, àquo munere producendi fpecies intelle- us agens. eft appellatus , de quo fuse Do&or 1.d.5.4.6.& quol. 15.quia obie. €ta (cn(ibilia non poítunt feipfis produ- - eere fpeciem fpiritualem faluim totaliter. - 6o Ru T--- i DEL — 0 onus. LIT. Quo aC Vuiuerf. fiat... 76e Rurfus ex di&is difp.przced. q.4. ar. 2. & q.8.ar. 1 .recolédi süt varij aus, quos circa idem obie&um potcft habc- se intellc&tus polffibilis; poteft. n. in pci- . mis habere actam abfolutum, quo fupra 1€ abfeluté fertat non in ordine ad aliud ipfum con(iderando, qui etiam fubdiui- tür in rc&ü,& reflexü, vt ibi dictü cft ; poteft eam habere aGtum collatiuum , . que rem aliquam, non iníc, fed in ordi- fic ad aliam confiderat, qui rurfus fubdi- nidirur, nam alter terminatur ad res , vt - $nuicem comparatas in aliquo attribu- to eis coneeniente ex natura rei in foo Ordine y alter vcró terminatur ad res', vt inuicem comparatas in aliquo attribu- to rationis , & ruríus actus collatiuus tàm primi, quàm fecundi gcaeris duplex eft; fimplex, & compofitus; fimplex eft, quo concipitut vnum jn ordine ad aliud finc aliqua afficmationc ; & ideó pertinet ad primam operationem,poreít .n. & ip» fa implex-apprehenfio e(ie. comparati- uà, vt docct Scotz2.d.6.q. 1. ad 2. & bene declarat P.Caucl.q.8.de Anim.n.5.quo- modo rclacionem ipfam (emper appre- hédimus; cópotitus veró eft;quo intelle- &us ita vnà ad aliud cóparat ,vt per actua lem przdicationé vná dc alio affirmet , - 61 Qraftio ig tur fupponit ad intelle &ü dütaxat fpe&tare vniucr(alis cffcctio nem , fen(íus cnim , quia eft corpori aí(fi- XUS , nequit naturam attingere, nili fub conditionibus. indiuiduant tempo, ris.locis&c. vt dicum eft q. r.art. 2. n.a fol.ad 2. idcóque vmueríale cfficeve. nc- uit,quod abf rsh t omnino ab his cón- itionibus «. Ncc alias pofle cfficere fal- tim ta!c vniueríale, cempe fenfibile ; ab- endo quidditatem. rcrum | fen(ibi- Ye Quia & ipfa natura rerum fcn(ibi- iam 1i (ccondum (c confideretur , non amplius cit (entibilis , licec fit quidditas tci fenübilis , ratio cft , quia fenfibilitas nedum oritur ex tali qu:dditate;fed etiam € €o , quód fit immería ceteris condi- ! 1nd;uiduanibus, vt reété aduer- ut Faf.ualig.cir.difput. 19. fcc. 2. vbi de rc agit cx profc(To ; lupponit igirur quaílio (vt d.cebamus )(olum intellc&tü cdiccce vniueciale , & qu&iit » cuius in 389 telle&us (it hoc munus, num agcotis, vel. potius poffibilis , quàd fi ad po(libilem pertinere dicatur ,quzit vlterius ex aul tis a&ibus , qaibus (e poteft exercere cir- ca aliquod obiedtum quem adbibeat. ad vniuerfale conficiendum . STU | 6» Hinc variz sütexortz opiniones; , Quidam enim aflerant hoc effe munus. intclle&us agétis,quia putant ipfum cam. phantafinate,ncdum fpeciem intelligibi- lem fingulatis producere, verü etiamfpe cies magis , & minus vniuerfaliü inquis, . bus proinde narura rclucet denudata à, conditionibus indiuiduantibus,ita Auer. - 1.de Anim.com. 8. D. Thomas 1.p.q.8 f. act. r.Caict.ibidem,& de ente, & eflentia. cap.4.q.6.Sot.q. 2.vniuerf, Zumel.1.p.q.. 13.art.7. Mafius fec. 2. q. $. Flandria 3. Met.q.5.art.2.& alij Thomflz quápla rcs, & ex noflris Orbeilus initio przdica- bilium.Faber 4, Met.q. 9.c. 4. citans Do-. G&orem ry. d. 3. 3.6. Alij é contra vo-. lür,hoc effe munus intellectus podfibilisy fed adhuc inter (e difctepant. ; nam affe-. runt multi fieri ab intclle&u poffibili pet. a&um abíolutum,quo naturam parícinas do à fuis inferioribus concipit quoad fua: prz-dicata qu:dditatiua;quem proinde vo. cant a&tum abtira&tiuum, fcu pracifinüi intelle&us poffibilis , vade hzc fecunda. opinio parum differt a prima , quia vtrae. que confentit vniuer(ale- fier: per ab(lra-. &ioncm ab inferioribus , & folà di(cres» pant de potentia abítrahente , hac vulc. effc intelle&um agentem, illa poffibilé ; ita defendüt Au&ores cit.q. A jen qui. ftatuebant. formalitatem. vnluerfalis. in abíolui0,& Capreol. 1. d. 8. q, z« art. 3«. Haru.c.1. de fccund. iotent. Conimb. qe: 4. Vallius dc vniuerf.in communi q.4 C« 9. Pctron'us lib.4.q. 1.ar. 6. Serna difpe 1.fec.4.q. 7ar.6. & alij. Tertia fententia. docet vnimeilale f eri per a&tum. collatis, uim , quo natoia fata vna. per abítrae, &ionem , & policiue indifferens cogno», Ícitur pluribus inefle cum tali nitate. 2» vel f'altim fic apia ad inc(lendum, ita com. muniter Scouitiz cum Do&tore 5. Mer. 11.& Eib.7.q.13:56 i0 1.4. 3: q 74. 4 1. q 2. & ex prote(fo 2.d 1 vbi cius Expolitores pta ertim Lishet- S. rct, E E . Tromb.7. $98  Difpu.IV. De Voiuerfalibus ih Comi : do " s. vue, Er 7.Met. « Bargius t.d.3:9.6:$. Ex alio mem- MidQuuc: 3» Q.6.diff.3 . art. 2, 'Mcurifle ldc.cit. Merin.di(p.2.dc Vaiuerf. q.1.1t€ ex Thomiftis Complat.difp.3 ..6. Loan. de S. Tho.p;2.Log.q. 4.art.2.Sanch.q.58. Vniuerf.Soncin.9. Met. 27 .£auet S. Tho. opuí; 55. &1;p.q.28. art.1. q. 7. de pot. art. 1.4. Met.le&.4.& -Pecibet. le&.10. Jtem Kecentores ex Societate , Kuuius q.5-& 6. Vnerf. ies ^ Up 6.concl.6. qui alios citant. Mor f.diíp. 1. Log:q.8.& Blanc:(upracit. V erüm neq; adhuc Au&orcs cit. omninó intere co- ucniunt,gnificant .n. aliqui hunc adtüm «ollatiuum efle primi generis , alij infi- nuant eífe [ccüdi ors (nam te vera in. hoc puncto non fe fatis explicant). Rur- fus quà plurcs volunt hunc actü collaciuü effe fimplicé (pe&tantem ad primà opt: ratione, dli] inquiunt effe compoficü fpe- étátem diecindi, & ita defendunt qui- cunq; contendunt c(fentiá vniuetfalis có- fi (tére in aduali prezdicatione de multis. 63 Demam nonulli Moderniores vo- Jentes relatas fententias concordare , di- ftinguunt , aliud effe vaiucríale fieri ab intelle&u, & aliud cognofci , vt vniuer- fále ; fit .n. pet fimplicem ab(tra&ionem abíque aliqua comparatione , non tamen cognoíci poteft,vt vniucr(ale;nifi per co iti atiam, quia debet co gnoíci cum ordine ad inferiora Sed hzc. concordia parum valet,quia ens rationis, quale ett vniueríale , vt hic de co loqui- mur, non hábet, nifi effe obie&iuü in in- tclletu -non habet autem cale e(fc;ni(i ex vi alicuius cognitionis, crgo tunc fit vni. €, ratim:loquendo fieri: entis rationis El cortofcile intantum fiunt , inquan- tum cognofcuntur ,.vcdi&tum eft diíp. 5. Q4» att. 2, ergo prorfus incpta:elt hec concordia , ac proinde ipfa relicta . 64. Dicendum eft vniucrfale in actu nó fieti per a&tü intelle&us agentis, (ed poffibilis, non q uidemabfolauim , fcd iuum, non compofitüfed fimplice, & hunc non primi , (ed (ccundi gencris. Conclufío eft Scoti  & Scotiftarum loc, iter, Ant. And. j. M«t. 26. qaando coguofcitur. ;'tam quia. cit. qunad.ocs partes, /& quoad (ingufas probatut. Primó non fictipera&umius - tellc&us agentis (ed potfibiliset alia lo» «amittamus,docct Scot. (pc cit. 2. d. 3, Q1 fub H,ibi .n.ex profe(fo impugnar il. lud di dintellcétus agens faciat: vniuer(ale illis vcrbis ; ex boc apparet: improbatiosllius di£it quod intelletius. agens facit vnuerjalitatem in rebus per. boc , quod denudat ipfam quodquid eft inpbanta(mate exiftens, dc quo ftatim: infra concludit, quód in intelle&u agéte munquam «efl tale, cui potentiaproxima conuenit dici de quolibet,fed tantum e(l 4n potentia proxima, vt est inintelletiu pffibulg& probatur efficaciter quía opi mio aduería 4dcÓ flatuit vniuerfale fieri pet perirsarmyr Vua quatenus arbi. ratur ipfum ita dbflrahere fpecies intel- ligibiles ex phantafmate , vt naturam de. putet, non tanrum à materíálitate , (ed éc à i indiuiduantibus , ita g» in tury athocfundamentum eft fatis dubiüs quiavtdicemusinlib.de Anim.probabie —— lius cft fpeciem produ&am ab intelledta.— agente reprzíentace naturamadhuc.cum. conditionibus indiuiduantbus , quz im phantafmate-reluccbant ;.& intellectus offibilis fit ille qui cam vltcrius abftrae darácoditionibui illis,ita quod fpecies, & phanta(manondiflinguantur cx obic« &o repraríentato;fcd ex propria entitates quód phanta(ma fit ens corporalej& fpes .€ies intelligibilis (pirituale ,"vnde intantü intelle&us agens .dicatur abflrahere à «concrctionematceriz, inquantum produ« cit fpecies (pirituales ; hzc enim ett ma^ gis recepta dcétrina dc intellectu agéte, quam docuit Scot.4.d.4$.q.3. Ttotibgs . Mct.q.7.& 8.Bargius cit. & alij Scotiftar,, qui paffim «cum 1pfo dicunt intellectum. agentem vtique transferre obiecta dc or« dine in ordinem, .i. cx otdine materialiü .ad ordinem 1mmaterialium ,non tamcm ex ordine fingularium ad ordinem vni« ueríalium ; & idem cum Scoto docét alij cómuniter-A mic.cit.art. 3. l'a(qual.(cc.3« Auería q.8.Blanc.cit. cum coeteris. Ac« cedit,vt aduertunt omnes hi Auctores, gr ctiam dato iniclle&tum agentem * ab- : fira- iefolanaturacomunisreprefentee ——— bá ey Dii sd "étz8 fftahete fpeciem, vt etiam depuret natu- támà condicionibus indiuiduaritibus, ad- hac tamen non dicetur efficere vniaerfalc 4n a&u,quia tora eius efficicatiatermina- 'tur ad illam fpecieni;qua eft quid fingu- lace; poterit igitar ad fummum dici intel esiceduul paio ue tntádo quaténus i yqua ex byiotlicf eft reprafentatiug vniuer- falis , aut vniuer(ale in libitu ; quatenus at medium y quo vniuer ale in a- apo. poffibilí j dum illi ger fpeciemi obijcitur ; vt docet Sin hun fenis iren $ o: füám , & Caict, cit; pro prima opinion coniu doaside S. Thom, &dlij Re tiores Thiomi(ia. 6$ Secundo quód nó fiat per a&ü ab- - fofutum , & przcifuum intelle&us pot fibilis(ed collatiuum , eft Scot. cic dum ait vaiser[ale in au e(fe illud ; quod liabet vuitateni indi, d y fecimdum iffuni idem ef in potentía proxi- 3t dicatur de quolibet fuppofito y fectitidim mentem DoGoris «inc fit nattita a&tu. vniuerfalis , quadido iam faGa vrià ,& indifferens pofitiué per ab- flra&ionent poftea comparatur ad infe- tiora in ratione participabilis fimul ab omnibus , & de omnibus pradicabilis q» adeo clarum eft , vt nefciamus quo verbo Dod&oris ibidem motus dixerít Pafqual. eit. ipfom inibi fencire , qy vriiuctfale frat pet cognitionem pure abítraGtiud ; plané Pr ot ibi vult vniuetfale ia acu. effe s&dicabile de rnultis ; & nà poterit hoc i pet itioné pure abftractiuá, j: natara fic abftra&a qon eft de alio predi. cabitis,nó. ni. dicimus Petras efl bumani- tat. et igitur , ve natura per a&tü ab- folutà abítra&ta ab indiuiduatione , quz ipfam ad vnum deut inabat, fiat cócre- ta pet tefpectü ad ififctiorasquod fier; ne (ine (upetueniéti a&u collatiuo.Ne- ue dicas pofita tali abftractione racurze jm in €a refultate re(pc&um ad inferio ta je interuentu noui a&us, qui col- latinus dicatur : Hoc enim proríus vo- Juntari diceretur j tum quià ex Vi a&tus abftta&iui potius tollitur à naura qui- libet refpe&tus ad inferiora ; quàm po- 0 Sesduafl IT. Quo aGbw fier Vuiuefale?— sor natut ; tum quia relatio rationis, & fe cunda interitio ; qualis eft vniuerfalitas y non làbet effe per refültantiagex vi po- fitionis extremorum y fed ex vi cognitio- nis, & negotiationis intelle&us ex. dictis difp.3.q.4.ar.2. Ratio antem à priori hu- ius atlerti eft; ; quia vniuerfale definitur vbum in multis,ergo nequit natura. hanc vniuerfalitatem recipere , nifi conicípia- tur in ordine ad multa y fed hoc fieri ne- quit pet abftra&ionem y quando .m. ime telle&as naturam abftrahit , potius illam fegregat ab inferioribus, $ àm concipiat illis comimüriem , crgo id fit per compa- rationem j prob. min, aliud .ni. eft conci perealiquid in alio , aliud veró concipe- xe aliquid fine illo , vel non cum illo, per abfira&tiotem intellectus concipit na- tüirarh don coricepto aliquo inferiori, et» £0 per abítra&ionemi nequit natura vni- uer(alisfieri , & hac ratio vrget tàmi de abftra&ione facta ab intellectu poffibi- lijquàmi ab agerite - 66 Tertiosquod fiat per a&i collati- ad ficiplicei», nó compofita, fequitur ex extent Dod adum prd gp €x fent. .à i fiere nát pr i iaiplceft veluti exercitium pradicabilicatis , &c vt aiürit Complut, potius faci przdicatumy quá ptzdicabile ; pradicabile verb ponit voinerfale tám a&tu conttitutütri s üid efteus ) send , €rgo a&ualis pr&- duo; quz fit per comparationem com- ofitam ; fupponit iampridem vniuerfa- ^ formale conftitutum .. Accedit, quod eft5 per a&ualem przdicationem com- furgat aliqua relatio rátionis, heec tamen ad vniner(alitacer (ufficienis rion eft, quia vniuerfalitas refert naturatm ad multa» ficceffarió,alioquin vniuerfalitas non ef- fct , ar przdicatio actualisex di&tis ibz art, 4. indifferenter refert niuerfale adi vnum , & ad plura , loquendo praferti dc pr dicatione exercita , ergo non et fufficiens ad conftitiéndum vniuerfale imb ait Do&ter q. 16. vniuetf: per Bag przdicationed actualem pótius extta- beari à nanura relationem vriuerfalis quàin conftitui ; ob rationeti allácam' . Quarto tandem , quód vaidérfale fag per 392 gera&um collatiuum fecundi i$ , fion primi , conftatex ditis difp. 3. q. 8. art. 1. vbi diximus fecundas intentiones , dc quar namcro cft vniuerfale logicii , , per talem actum collatiaum ficri; Er fi- . cutibi diximus fecundam intentionem actum collatiuum accipere tantum effe materiale , & dereli&um ex illo co- dem a&u in obicéto comparato, eífe au - tem rationis formale , & actuale recipe- re per alium actum reflexum , quo illa.» extrinfeca denominatio comparati con- - €ipitur in obic&to comparato modü i relationis ad aliad obietü , cui comparatur 5 fic in propofito cü dicimus . vniuerfale accipere effc per a&tü collati. uiid cft intelligendü de e(fe materiali, ac . dereli&to rationis , quia efle formale non i niti cü intellc&tus reflc&és fe (u- 4ptà naturà comparatá in attributo ratio- nis ad inferiora;cócipit talé comparatio- nem in natura ad modum cuiufdam vera relationis ad inferiora terminatam. 4, $7 Inoppofitü obijcitur r. vniuerfale kids fieri ab iptelle&u agente ; tài quia ; Vt ait Faber cit.eft expre(là Scoti fenten- 1a 1.d. 3.9.6.6. Contra ifl am opinionem, vbi ver(ZNpba arguitur bic habet Do&or, quód in fpecie rclucet actu vniuerfale, & 7-Met.q.16: manifcfté declinat 3d hanc partem 5 Tum quia id (uadet ratio, nam wn;ucríale e(t obie&umincelledus. poffi- 'bilis,fed talc obie&um praeparatur ci ab Antelleu agente,dum LI ab(trahit à phantafmatibus , & pre cedit quécunque a&üintelle&us potTibil:s,ergo &c.Refj. textum à Fabro citatum fignari pro ex- Aray& quando etiam conccderemus intel. Ae&tü agentem tales ab(trabere [pccies , mon fequitur ip(um ob. id proprié facete vyniuerfale, (cd g» former fpeciem,qua me- diante poffibilis inteilc&tus naturam in- telligens Gne indiuiduatione formet vni- uerfale , vtíupra dedu&tuin e(t,& in hoc fenlu dici poteft in. fpecie relucere. ada vniuer(ale,quatenus nimirüm in ipfa obie um cít actu infpe&um ab. intellectu Eae mel egiosin prt ird ni(i ddy: I itu. Ad locum ex Met. ait bands rius ngularibas , quia fit per abitractió- Difyut. YV.. De Vniuerfalibus in Commumi . nem(ed in 2.d.5.q. 1. faam docuit 4. dez inde , quod in Mct. loquitur fecundü te- nentes;quód intellectus agens cauíct co- itionem,quod cómaniter infua Scho- a non tenetur, & in 2. loquitur fecüdum aliam viam probabiliorem ; demü ait 9» in Mct.loquitur de vniuet(ali habituali , quod cft (pecics intelligibilis , & in 2. de vniuerfali a&uali. Ad tatione ià diximus q-1. art. z.in fol.ad 1.vniuerfale fandanie taliter tantum efle obie&um intelle&us Ji.naturam,vt à fingularitate. prafcindit. , vel precifione negatiua , quomodo prz-- fcindit à parte rei , quatenus formalitas naturz non eft formalitas hzcceitatis , yel przcifjone pofitiua , quomodo prz - fcindit cam per intelle&um (ingularitate denudatur ;» qua etiá re(pontione vtantur .Complut. hoc tamen non c ft intelligen- . dum cum przcifione., qua(i intellectus nequeat cognofcere etiam fingulare,vt in lib.de Anim. dicimus ay 68 Sccundo , quàd vniuecfale fiat . actum abftractiuum intellectus poffibi- lis,nó comparatiuum;quia yniueríale de- bct effe vnum;fed tale non ctt;cum conci pitur in mulcis,quia fic e(t multiplicatum, & diuifumyfed us quando abítrahitur abillisergo fit peractu abí(ltracciuum; nO ^ comparatiuum « Tum 2.quia nili natura non pra (cindcretur à differentijs, oüuá ,€am vnitatem , & indiffecentiam acquire- reret; quz ad vniuer(ale defidcratur;ergo actus abítractionis eft necc(farius ad vni uerfaliratem. Tum 3;vniueríale ett vnum aptum in multis, at natura habet vtrüque ex vi lolias abftractionis ; habet vnitaté , vt pater, habet etiam aputudinem finc in- teruentu alterius actus ; quia banc habe- bat à partc rei,fed remotam , & impcdi- tam à diffcrenua indiuiduali, tale autem impedimentü olg per folam abttra- cuoncm,& aptiuflé , quz erat remota , fitrproxima. Tum 4 natura fit fingularis ex vi diffcrentiz contrabentis , ergo fict vniuerfalis ex vi actus praticindentis il- lam à tali differentia. Tum 5. & 1. Poft, «& 1. de Anim. vniuerile dicuur, pofte- '€it.primó,quod Do&orin Mcr. cómu-  ncmab cis,yt omncs exponunt. hem yine temporis fecutus eft opinio- T 69 Rclp.non folá debere effc n , v JOE o —D nmn amDet M? j: 0 Quafi. LIT. uo ali fiat Vniuerf. fed vnumin multis ; quod non habet ni tura ,cum pracise intelligitur à fingulari busabhiradia » quomodo aucem talis vni- tas vniueríalis coafi (tat , nedum cü apti. «udine ad effendum in mulis , verum etia cum ipfo a&u , fatis explicatü eft q.pra- ced.art. 3. przfertim in (ol.ad 2, Ad a. vc. ram e(t a&am abftra&ionis nature à fta- tu exiftentiz , & contra&ionis realis nc- - ceffarium effe, vt przuiam difpofitionem ad vniuerfalitatem inducendam, vt nimi- rüm natura , qua à parte rci erat vna om- nium per folam indifferentiam, pott ab- fira&ioner fa&am concipi poffit in om- nibus vna per incxiflétiam a&u, vcl apti- tudinc faltim, per qué actü proprié natu- ra fitvniuerfalis,vnitas .D, natucz, vt eft vniucr(alis ,non eft vnitas abfoluta , fed relatiua;, non ergo negamus abflra&ioné fuo modo concurrere ad vniuer(ale , (cd dicimus pet ipíam non compleri , fed Lus percomparationem. Ad 3.aiantc Re- centiorces nacurà à differentia ab(ira&tam non effe comunem ; & aptam ad efTendü in multis pofitiué, fed tantum negatiue , quatenus non eft ME tate; atque ideó non císe vniuer| quia ad hoc requiritat communitas pofitiua . Nos concedere debemus etiam pofitiué e(íc cómunem , hanc enim aptitudiné ad- fcribimus naturz ctià in ftatu realis exi- ftentiz licet remotam, & impeditá à dif. ferentia indiuiduali ;jadhuc tamé au vni- ueríalis dicenda non eft,quia nondü con- cipitur apta ad effcndü in pluribus fimul, fcd «in ditiun&tim, concipitur aüt fic apta p«r nouam rclationé rationis , (quia talis aputudo ncquit cffe realis ) & tunc dici potcft vniucrialis inactu, vnde ad vní- uerfalitacem rcquiritur, vcl quod fit a&u in oultis , vel faltim apta ad effendum in illis cóuun&tim,quz aptitudo nó habetur ex vi. folius abftractionis ; fed noui actus i cmd Íuperuenients , per qp patet | Poncium;qui ob predictam rationem 4ifp.5. Log.n.74. probabile iudicat natu- Tam fieri potie Logicé vmuerfalé per fo- lam e:us abftr;étionem à differentia in- diuiduali , qua co 1o ccníctur in poten- tia proxi ma v poffit przdicari dc pluri- bus; €^ intali (tatu fit, libera ab iopeii- &^Sica. 393 mento fingularitati$ .. Ad 4. patet ex di« &is q. preced.art. 1. in folut.ad t. uomo - do natura ex vi przci(ionis à differenria con:rahente nó fit vniuerfalis, niti funda- meataliter, quad non tranfccndit limites vniucrfalis metaphyfici. Ad . patet ex di&is abttractionem cócurrere ad cófti- tucionem vniuer(lis , vt excludit concre« tionem rcalem naturz cum fingularibuss quia talis conctetio , & cótraétio vtique tollit vnitatem naturz, qualis exigitur ad vniuerfalitatem , non aut concrctionemy fa&am per intelle&um , & fic loquantur Expofitores ;jn eum locum Arift. dum aiupt vniucrfale ficri per abftractionems alia argumenta ad hoc facientia vide qe praced. art-i, cum folutionibus . 7o Tertio tandé, gj nonfiat peractü collatiuti fimplice, fed cópofi tum ; Pro» batur, quia nequit intelle&us comparare natuià ad indiuidua nifi cognofcat in eis. efíc, & eis couenirc, fed nó cognofcit cis: cóuenire;nifi quatenus ficatur de illis y ergo fit vniuerfalis p cóparatione copoli- t,nó aüt fimplicé,cü hzcpó detur, quia nullaróne ficri poteft naturá concipi vt conuenientem multis , quin cam de illis multis i éd, Sc rMtin alberi coue-. nire ;nifi per affirmationem. Confirm, quia ifte a&us comparatiuus, vel attingi naturam effe in multis a&u , vel apti ne tánt i, nen fecundá, quia ralis aptitudo ponitur in natura per folü actumabftra- Gionisque virtualiter eft cóparatio, hoc ipfo , quód naturá relinquit aptam ad fua inferiora,ergo primü,fed non intelligitur natura au in multis , nifi per a&ualem pradicationem de illis, ergo &c. Tandé per honc actum collatiuum natura c ratur ad fingulatia,vt fuperius ad inferioe rà fed inferiora conftituumur talia actualem inclufionem fuperioris , quae fit pradicando hoc de illis , ergo &c. : 71 Refp. comparationem fimplicem fpe&antem ad primam Ros ccel d in&am à compofita ,qua fpe&tat ad fe- cundam , plané negari non poffe , vt dixe muscx Scot,2.d.6.q.1.ad 1.cuíus doctri- nam reci piunt omnes ([ppracic.Au&tores, tum quia fimplex apprebenfio non(olum shiesinoi dedi opo dais 394 vt patet, comi 'intellc&us ad ptolationem* icuius propoGitionis dubia concipit v- tique predicatum in'ordine ad fübie&tü, fcd non progteditür vlterius, quia dubius eft, an debeat affirmare , vel negare , & hec vocatur compatatio fimplex, vel co- gnitio vnius in Ordine ad aliud abfque af- f&irmatione ,' vel negatione 5 tum etiam quiain feníi ion eft operatio enunciati- ua, & taineri oculus cernit per fimplicé ibcuitam albedinemiin paricte,z ftimati- u4 ouis cognofcit inimicitiam in lapo, & fen(us communis difcernit inter obiecta: fen(uum excernorum ; at'hec nor pof- fnnt cognofci fine aliqua faltim virtuali- 'comparatione,tam demum;quia intelle- &us attiagit fimilitudinem duorum al- borum per finiplicem: intaitamr extre morum relatorum abfque aliqua affirma- tionc, ergo: fimplex apprchen(io compa- ratiuanegar; nequit? An vero in hàc tfim- plici comparatione: plurium adinuicem: artipgatu? cohucnientia y vel di(conue- nientia coruin:ad' inuicem , quidami ne-; gant , vnde in propofito cam'intelle&us: efficit vniucriale comipatando naturam ad inferiora, concedunt intellectum nom aninpere conueniétiam- fuperioris ad in- fetiora,, putant .p. id fieri non polic (ine ... €omparatione compofita, ac enunciatio« * ni , Sed adhuc dicendum ett in (implici »paratiene plurium ctiamconuenien- tiam;vel diconuenientiam corum attingi offe , nam in excaplis allatis ouis attin - 'onüenientiam cam lupo , & intel-  conluenientiam ioter duo alba per aplicem intuitum; igitur ad argumen- Aum rieg. min. potet.n. natuta abftra&a .&9ncipi pluribusconuenire coniancti my & aptitudinaliter , & a&ualitet 9 & vtra- is tenetemus: vniueríale con- itui per folam conuemientiam aptitudi- xalem, fané argümentüm nollam vim ha beret ; conftat .m. dari talem conucnien- uam faperioris com inferioribus ab(que iali praedicatione - | .. 21 Ad 2. dicimus pera&tü compara- eos fufficit ad vaiuer(ale ; & .cummultis Viam fimplicem vtroque modo factum gefaliae voiucr(ales& Éil(um cff,cum at- Uungitug natura aétu ib gnultis » id ncccí, a 4.! - "Difp. I. De' Pniuerfalibus in Communi . fari ficri debere per a&aalem praicaz: tioné, vt uet ex modó didis, (i cut etiam: fal(um eft , vt atringatar aptà c(lein mul- tis (imul, & coniun&im , (qualis cft apti- tudo ad vnidéríale requifita): fufficere folum a&um abftra&ionis ,' quia licét ex tali actu aptitudo remota , quam à partc rei habebat naturáad multas difiu im; fiat proxima ex remotionc hzcccitatis facta per abftrationem , & in: hoc fen« fa aptitudo proxíma ad multa ditiu&ctim dici poffit refultare in natura. ex vi lolius abitractionis, taméaptitudo proxima ad multa coniunctim non hibetur , nifi per faperüenientem: a&lum comparatiaum y vt in| rc info ad 3: dicebamus; ncc abítractio dici poteft virtualiscom- atio natut ad niültà hoc fecundo mo* o, nempe ad aiultà coniunGiim , quia a €ay quz per cogáitionem habent effe , nà (ufBicit vittualiter cogno(ci , vt a&u di- cantur hàberc effe , (ed foluin habebunt: effc virmalitery & iri potentia . Ad 5. pa« tet ex dictisart.3.q. praced. in fol.ad 1. ad formalitatemr inferioris non.neceffa-: rió requiri: a&taalem' inclufionem (upe- rioris, vel fufficece aptitudirialé ; & quà, do'etíam actualis nece (Taria foret , falsi . cft hanc fieri per: a&um ptz dicandi (ufa ficefet v p ins ^ ui 74 Ex didiiscollipi poteft;quomodo! fiat natura viiuerfalis: formaliter , primó: -n. apprcliendit intellectus tingularia , ac realem eorum conueniétiam ;; deíndé ab- ftrahit natutam illam jqua erat ratio:con- uenientiat inter illa, abfiractio ; licét in huncmodum: regülariter fiat ,' ab(olus tà tamcn fierictia poteftab vno folo fia- gulari , confiderando nempé naturam abfq; expre(fa conlideratione tatis indi- uidui , vt diximus arr. 1. q-przced. in fol ad 1.ad vlt. cóf« Tertio coparat naturam. fic przciam ad indiuidua inaliquo attri- buto rcali, quatenus illam; nouit 2quali- ter. párticipabilé ab-omnibus difiun&im talis.m. aptitudo: in natura ad eífendum in multis difiundbim realisct , quia erac ctíam in natura artc przcilionem y licet: non proxima, & expedita ob impedi, tum diffcrentig indiuidualis , & talis cit aétus colliuus primu gencris« Qoa: vlte- ^ 04 ) u————t o Quafi. IV. ue Natura fondem Voinerf. *, L 4 * - * reris pop litat eam comparádo in- diuiduis,velüx omnibus communicabilem coniun&tim, & fic; conftituit vn uerfa- le formale jn actu primo , & hic cft a&us ,€ollatiuds fecimdi generis; quia talis apti- tudo proxima ad eflendü in multis con- | iob&imnon eft realis,(ed rationis. Quin. 1ó rurfüscomparat nauiramad indiuidua . comparatione fimplici concipiendo illa , vt vnam formáliteria omnibus per inexi- ficntiam,& tolü numerice diuifam,& tjc .€ottituitor vniaerfale foripale in a&u fe. ;cüido,& hic etjà a&us cít cóllatiuus fecü , di generis,quia talis a&us ine(fendi natu- rz-in omnibus pet. inexiftent/am non cft à parte rei , (cd omnino petintelle&tum , "Sextotandem, quia in tah flatu eft.pro- ximé przdicabilis de. omnibus , quibus ineffe cócipitur y exercet ralem vnjuetía- litatem cóparationc cópotita , dum illam : »yüam naturam méte concept enüciat de "fingulis przdicatione dicéteshoc ctt hoc. QVASTIO IV. Quibus Netiis pe[fit applicari intentio - Fniuer[aliratis,. : ; D refolationé haius fiti duo " A. dubia funt hic duicorienda. Pri- mum ett, an vaiuct(alitas conucnice pof- fit nature ompinó immu'tiplicabili à par- te cei , hcuc Thomiflzs quamplures po- nunt ele naturas Angclicas, quas iudicát immultiplicabiles -£ccundü numcrü..Ca- ict. V p«q.15.att. 9. decote; & eff'eotia c. 4:0. in Log.c.de fpecieyvt adhuc tlá- te bac opinione. defcnderec fubftantias angelcas varias (pccies cóttiruerey ait ad fundandum vniucr(ale log'cum ;pon etic neceífatium , quod.natura poffit multi. plicari naturaliter , vel fapernaturaliter, fed (ufficete , quód obijciatur intellectui non patricularizata quia tunc;haber non repugnantiam ad efíendum. io, multis,un dé poflca concludit, opus non offe, quod commünicabihtas , pct quam qonftitui. ruc yniuetíale , habeat. fundamentum ex ace Midi; fed. fufficit; quod'habeat cx parce noflri, quatenus inceile us s.de- nudando fiatucá ab idiuiduatione, illam cohicipiteü quadaaycoicabilitate; & hoc uod TT 95; 39$ modo defendicnaturá caiufq; Ancli,ct à parte rei numeraliter jmmultiplicabilc, fieri poffe vniuer(alem , fi cocipzacur fing indiuiduauone; cui opinioni adherent €t illi Thomiftz , qui conccdunt Angelos poíle de potentia Dei abífoluta 4n.cidem pecie multiplicati , quia d:cunt fa&a etià ;fuppofitione , quod nequeant multiplis cari,pofíc adhuc nauiram Angelicam fie- ri vmuerfalem inodo cxplicato à (Caict, Comunis fententia oppolitum docet, fed aoneademyvia , nonnulii (ignificant naturam, vt lit idoneum fundamcntiui vni uerfalitaus logicasc(fc debere actu mul? , tiplicatam, quodípecialiteraffirmantdegencrere(pe&tu (pecierü,vt difp. (ea. vi debimus;al;j fateotur quide actuale mul» tiplicationem neceffariam non effe, cone - Atendunt.tamen deberecffe phyficé muli, . j pisc 4. per potentiam naturalem, ira auc(ius diíp.2. Mct.c.2 9. & Zimar. ia - .anbotatiopibus cótra Iands 5. Met.q. 12. 2e proindé negant incotruptibilia poffe eti vniuer(alia, quia.non po(funt multis plicari potentia. phyfica. Alij demum do». «€t (afficere, quod fit muluplicabilis pet potétiam faltim (apernaturalci», itaquod illi naturg mulaplicabilitas non.repus gnet , qua ratione dicunt naturam Soli .yniuerlalem fieri poffe etiamli non-exi4 ftantyneqj finc furi plozes Sales, ad hoc n.(athcir d oc meré poffibiles,ità The miit.1.Polt,c.12. Philop.ibidé com.22. & 23. Simplic.t.Ceelicom.92- Algazelin. Log.o3.Auicen. 5. Mer-cap.2-X in Log, «cap de fpecie Alenfísz, Met.43. D. Tho. I:b.1.de Intérpr.léc. 104X opuíc. só-podi meditim Scotus in 2.d. 3.9/7 .& q.4 8.y2 muerí.Aat.And.cap.de genere & [cquüe tur Recentiores paífim Moln:t.p.)-50« att44; Vafq. p. 1. dilp. 1$1;cap.3. Suarez difp. $: Mct.(edt.a. n-28. A mic.tradt4qe 2-dub.$. Pf jualig.in Meedifp.1 2« tovs Blanc. diíg.i. fedt. i1, &alij.. -— 5 «75 Dicendüigitur eft cum hac pi lensentia ad fundandam irn logicam, noa quidem. » quod . tura fit;a&k plurifi ^. "v 1 acc tiebibkn TI NOME cit. 9€  Difp.II. De Poisefalibit in Commipi faliim, itaqnod nulla natura à patte rei implurificabilis poteft efe vniuer(a vni- ucrfalitate habente fundamentum in re, ualis cft logica vniuerfalitas. Conclu- do ttes habet partes , & quoad omnes probatur,& quidem non císe ncceffariam actualcm multiplicationem , omncs. feré fatentur, & cx co patet, quia alioquin na- tura Solis, Luna, Fenicis &c. non poffet concipi, vt voiuet(alis , quod eft £ilium , nam vno tátum exiftéc indiuiduo adhuc patura potcft concipi , vt indifferens ad plura; imó abfoluté loquendo neq; vnius indiuidui neceffaria eft exitlencia , vt na- ra vniueríalis dicatur, nam nullo homi- exillente;adhuc natura humana poilcc ab Anzelo , vt vniuet(alis concipi , & ra- tio cfl,quia quatuor falom vn:ucctaulia, vc videbimos, non indigent extenta (ubie &i ad hoc, vt przdicentur . 76 Scd neque necellarium eft , vt fic plurificabilisper potentiam pli ficam, & naturalem; tum quia eodem modo fc ha- bet natura quoad vniacrfiitacé5 (i malti. plicetur in pluribus per vaam potentiam v.g.natucalem , ac i1. per aliam .f; fupcr- naturalem, vt fus Paíqual. loc, cit. fec. 3. tum quia adhuc etiam natura Solis, & Lanz non poffet concipi , vt vniucc(alis, uia ab agente naturali plurcs Solcs , & nz produci nequeunt , vnde halluci- nantur valde Pand. & Zwar, dum hac gatione dixerunt incortuprib lia nó potie fcri vniuct(alia,nam 1. Poft. 11.ait Ar ft, 'ertorem eflc circa d tation vni- uer(alis, quando pa(lio alicuius fpccici , cuius cft «num tantum fingulare , de illo folo demon(tratur , & ouncs cyponunt dec Sole,& Luna, Tum qua a(fignari de- bet fundamentum adzquatum omnibus paturis,quz vniuer(ales &icri potluntbaec autem e tle nequit plurificabilitas phyfica, Quia ab agente naturali nec Solynec Luna multiplicari poffunt,ergo tale fandamen. tum pocius crit potencia logica , feu non gcpugaantia, vt à parterei multiplicéur, & hinc coll:gi potcft ratio à priori iftius afler:i; fimpicx non repugnantia cx natu- «a rciorta ad plurificari s fundimétum vniucr(alitatis , quia co ipío pót coacipi &ac cócdidionet in pluribus exifié vel exifterc potens, (ed huic nó tig,vel apritadini nó ett opus,qp cocrefpó dcat poiétia phy(ica,fcd fufBcityuod (al. tin à Dco poffit ad actum reduci , ecgs &c. hoc innuit Do&or q. 18. vnuerf. in corpore;cü ait ad naturam gencricam (u£ ficcte aptitudinem ad plurificari effencia- licet,cftà non habeat potentiam quia hec dicit ordinam ad a&tü ex viribus naturse, 77 Hinc probatur vltima pars conrra Caiet.X ctt ratio dcdudta ex Scoc. cit. 2. d.3.q 7-(ub A nà repugnantia ad plurift» cari, X cóicarictt fundan;eniü vniucrfae Iitacis , fed nacura de (e immu'tiplicabilis talé non repugnantia , vcl apc cudiné ha- bere nequitucc écab intellectu, vc exclut ditur rcípóito Ca-ei,crgo,c.Prob.min. quia (à patte rei cópctit natura calis re- pugnáua,vt tit n pluribus.certé cx fola cor gnicic ne tore lectus nó pt colli cal 5 repa gná.ia, & wibut apciiudo, aliocuin & m- diwduo X naturz áioinaz golfcc a,plicari ratio vn ucrfalis,vt ait Do&t.cii.vedecó- cludit hu:utmodi cóceptionzan ctfe 1m pli catoriam, qu. ra.16 inrcll gédi p. pognat oino fuo ob:ccko ncelle&o. Cor fic. uia vn ucríale debet císc «nd in malus , crgo fi dater natu;a, cuius va cà: m ond. uiduü fic potlbile, plicat polle cociiv,vt vni- ucr(ai.s, juia plicat polfe «Oc pi.vi vna ipizulus, Qaod adbuc mig s decliracur, quia vcl illa naturayvt 06; cocpicur cü re« Pugpária ad ctle in plur bus , vcl (rne tali rcpusvátia , (ed potios cü aptitudinc, fcd vi ü que implican prin ü quidé, quia tunc có-iperctur vniucríalias (imul cü repue grátia ad e(Ic i pluribus, alicrü vcró,quia tüc natura infe icpugnàs ad plaraligatem €«ociperetur n repugnans, & apta ad talé aralitaté,q prorfus unplicat,quia intel- e&us nequit tribuere ret,gy eis cilen a dirc&é re;ugnannon .n. poceft cócipcre boaué vüdibilem, quia hoc attr.bucura- tionilitati rc, fi homini tribucict Meere ning aplius hounoé,ícd as nüconciperet ; cd. crgo natura Gabrielis fit c(lentialiver fingularis, sin Thomitlas, fa intellc&tas. ctibuu. ci vn;uer(alitarem, Porpeequg , non amplius 3 rà » (cd aliud quidpiam có- cipere; & hi cauoncs (ant itd cóu:ncen- AC$, Quaft. LP; Quenatire fun dem Vniunf. — 397 ter, ve nüllus quem viderimus: 5vel pau- ei(fimi , extta familiam Dominicanam banc fententiam fuftineant ;i& qui. funt ex familia S. Thome non cadem via gra- diuntur, vt oftegdant non repugnantiam. "fPertar. 4. contra gentesc 3 $ ait natu- ram angelicam poll é (ine contradictione concipi,vt vniucrfalem , quia licét illi. re- eflc ia pluribus ,' vt ralis fpecics! efl,nó tfi ci repuguat , vt fpccieseft alio2 uin re t omni fpeciery& natura. ki cula plané folutio,vt ait Didac diíp, n cadem ratione homo dic! pof- et irrationalis,quia licét hoc repugnetil- lisinquaut& tale animal, non tamen ci re. at , inquantum aniinal abfolute. 78 veo ue eg q.4 inquiunt ex noitro intclligendi modo procedere , cy natara angelica poffit fine contradictio- ne concipi , vt vniucríalis cognoícimus enim pro flatu ifto angclicas naturas pcr [pecies corporum,qua non sür.actu intel- ligibilia; qaoufq; intelle&tusagens denu- det phantafinata à conditionibus .indiui- : duantibus,ex quo fit angelicas naturas nó: intelligi à nobis , ( à quod in (c funt intelligibiles, & sr principia indiuidua. lia carum , (ed ss noftri intelligendi mo- - dum, qui eft cognofcere naturam fpecifi-. cam prxcifam à condicionibus. indiui«: duantibus; quód fi cognofceremus ange- licam naturi, vt infe eft, concedunt non potíe tüc füícipere rationem vniucrfalis; & in hoc feaíu intelligunt diftin&ionem illam Caiet. quód duplex ett vniuer(ale, aliud ex parte intelle&us tantum , aliud eft ex parte rei, & incclie&us imul;& in- quit naturam iaplurificabilem feri vni- uerfalem ex parte intellectus rárum,dum concipitur. fine. indiuiduatione , Scd hac refpontio patfim reijcitur ab omnibas euidenter. tà uia licet intelle- &us na:uras angelicas inceilligat per fimi- litudincimn ad corporalta;adhuc tamen in- telligit sm praedicaca , qua eis non repa- gnaü; cum «uia aLo-jui non vere, fed fal- yas inteiligereius , ino ncc illa , (ed alia,quedam à noots conficta cognolce- remus; tà quiaeadem ratione. natura di- uina potiec my vt vniuerfalis, quia & ipfa pro ftatu i(to intelligitur per fpecies Logica córpori ; Nee (üfficirad hoc edita&dum afferre. difcrimen quód natura angelica - coponatur cx zenere, & differentia , non fic diuina . Q)ia vmuertalitas, przdi- cabil tas nor ocitur ex buiufmodi copo fitione, fed ex ordne ad plura inferiora ; nam fpecies fübalterna ; ctiam(i cóponas tür ex gencre,& diffcrentiaynon tameng vt fic;eft vmucrfalis , quia vt fic non cor paratur ad inferiora vnde fola cópofitio ex generc, & diffcrentia efficit quidem fpeciem fabijcibilem , non tanitn predie Cabilem. Tum tandem quia ex d ex noftro concipiendi modo apprehene - datur,vc quid commune; & ab indiuiduas ione abftra&um,non fequitur effe veré& proprie vhiueríalem , feda concipis ac (i effet varuerfalis ; quz duo valde» — differunt , vt bene notat Arriag. difp. 7. — . tiim.4 f: Si dicas vniuerfalefieri per ine — telle&um,& ideó (i natara angelica cone cipitur ad modum vniüerfalis , veré , & proprie vniuerfalis erit « Conirà , falfum et vniuerfale ficri adzqüaté perintelle- &um , quia —— in natura vniuerfas lizata multiplibilira rem parte rei , vclut fundamentum. 39 Refpondent alij, quod licét inan. s non fit aliud, à quo fumatar fpecies, & aliud à quo fumatur indiuiduatio, quia per eandem entitatem fimplicem babet - EH angelus etlc fpecificü & indiuiduale;hoc tf non obett quin eandem timplicé enti taté vno conceptu conf(ideremus, vt coris füiuit angelum in (ua fpecie, & habet rae tionem differétig e(fenrialis , & alio com» ccptu, vt indiuiduar , habet rónem diffe rentiz numerice;qua folutione etiá vtutis tur Complut.cit. Contra;quia licet mi (tz poffint hanc folutioné adhibere in naturis materialibus, vbi diftin&ioné fal- tim virtualé agnoícunt inter naturam, && differentiá indiuidualem;non tà in fpiri* rualibus habet locit, qua per eundem gra« dum sh ipfosin vtroq; efle cofticannturg vel ti talis obre&tiua partitio perintelle- &ü fieri poteftin A étin ipfis natara nof erit de fe hac, (cd dc fe come mütiicabilis , & à f are diftinctas ficut dicimas de "ed qw creatis. el i ! vt docet 2 : Mi EN MATS 398  Difp.IV. De VsiutrfalibusinCommni . & cíTentia cap. 4. ideó natura cum ve- ritateconcipitur vniuerfalis , & à (ingu- faritate przícinditur , quia non eft dc fe ngularis, fed aliquo modo (altim virtua- litecà (ingularitate diftinda ; ergo niti talis diftintio etiam intercedat inter £uram angelicam , & indiuiduationem , nunquam fieti poterit abftractio natura à ingularitate, & (ub eniuerfalitate con- €ipi ; vcl codem modo poterit »di- nina natura concipi (ub vniuerfalitate : Hinc bené probat Hurrad. difp. $. fct. g. non pofle in hac fententia talem mturz abíftractionem;quia hzc fupponit diftinctionem eius ab hzcceitate . 8o Refpondenr alij Thomiftz , quod licet natura angelica lit cx fe determioata vnum indiuiduum rcale , tamen adhuc tpanet indifferens ad plura fita , & idcó «oncipi pore(t vt potencialis ad differen, tias indiuiduales , & vt vniueralis , & in hoc ícníu explicant Caiet, cum dicebat ilcin naturam fore vniueríalea ex par- Ic intelle&us cin . Sed hoc effugium etiá ab iptis Thomiftis ceijcitar vt inutile or(us,quia (peies pradicatur eísentia-: iter de (uis inferioribus, fed natura angc- liga acqait efsentialiter pez dicaride An- elis confictis, quia natuta. realis nequit le entibus rationis quidditatiue predi. Caci; tuin quia refpicere plura ficta nà eít 1efpicere plura,in quibus poffit císe (ed potius in quibus repugnet c(fe,quía repu- maturam realem con(tituere indiui- i racionis j.cum candem «quia. eodem modo potfet natura d;u:aa fi cra vniería. : ponden alij , cale. gatuer ale non effc omninó fi&um,quia cfto noa habeac fundamentum in re , & ind: tfzreniia na- iras tuadatur faliim ia notlco concipié- Z modo , quo immaterialia per modum materialium concipunas, cum auté ma- 1erialia plucificari poíliaz per di ufiooem materia, qua eit principiam indiuidua- uenis; hinc fic , quod o ip(o, quod Aa» &clus concipitur a nobis ad modum rei materialis ,. co ipfo eius nitata. concipi pocell «t plarificabil;s. Reijciur , eciam 0€ elfugiuarum cx confucatione [cct- olu:i0 0,55. quia falfo ipn tituc faa- 0,9y süuliplicatio numetica prog niat ex diuifione iferté rez futat iip iq Rl v 7. & nosin.a Mct.tum quia iplo roni nó fequitur imentum res (piricuales concipià Nope d pei 00n tamé cft neceffe, quod in reca ge ad ; tum nde qoia etiam.hac via poffet natura diuina fieri vniuerfalis, quia & ipfani ex noftro imperfe&o concipiendi modo in- telligimus ad inftar rei materialis . ..$1 Reípondet randem Ioan.de S. Th. q.8. art. 3. talc vniuer(ale adhuc effe cuas fundamento in re ; quia licet re vera (ul natura angclica nequeant cífe plura indi- uidua, adhuc tamen concipi potett indif- fercatia nature, SC potencialitasad vnum iadiuiduum , talis , quod cx fc (ufficeret ad plura, 6i aliüde in re poncréursquia, vt: ibi fuse explicat,repugaantia ad pluralita té nO cft ex principijs incrinfecis iplius na- turz angelicz, (ed ex modo, quo ipfa in» diuiduatur,quia nimirum non indittidua- tur pcr defignat ionem materiz íed per ca renti illi sende in refp. ad 1.princ.con.. ceditsquod ex vi conceptus natura o süt. impo(libilia plura indiuidua. in cadé (pc-- cie Angelica;quare cócludit , quod fi có- cipiacur nardra inadzquatc.i.quantum ad. rationem (peciei, & non modus ipfe indi « uiduandi naturá,non accipitur natura, vc. tepuguaans multiplicationi indiuiduoruas;: & coní(equétet vc habens pluca indiuidua: pollibiliter. , licet politiae non refpiciae maulta,aon dcífe&u (ui ,(ed quia illa mulca. nà sic , Hac foluzio,licet eidé fal(o inni- tatur fundamento, q diuifio materiz (ic origo multiplicitatis oumcralis, ái conce dittotum , quod in hac quz (Lione coa- tendimus, quia concedit naturam angc- - licam non effe. de (e ctfendaliter finga- larem, Scimmaltiplicabilem,(edab. ex- triníeco proucnire , co modo , quo dicit Philofophus: vt refett Sco cit. q. 7. in fine q.18.vniuer( in folad 3. de coc- poribus caeleltibus y quod«in vna fpecie cft enumzantum Cor pus, vnus $9], vn.i.s Lana ,nonquiamatura tllafolaris tic abr intcintecodmmaltiplicabilis ; (cdex de« fcckumategia: 4quia cale corpas liagalass te-fait ex tou maretia ijlius  pecieccomie pactum ,nonsantum adtaali ) fed euam. por:en . — Quafi: 17. Que nature fundent Vuinorf- oteniia!i ; quare Giéurhbac ratione «duc "defenditur in. emtentia Philofophi cor- iota corleft a fieri poffe vn aerfala , fic Ley bác via id& defendi poteft de nitu- xis angelicis; & hic dicendi: modus fuit. cap,de fpecie , vbi ait fpecies non nieceflarió habere plura indmi dui ats, quia fíatura diuiditur jn. indiuidua. per tnáteriam , poffibile autem ctt totà ma- "tetiam actuari per. vnam formá, vr patet 'denatuta Sols , fcd fufficit cfle plura in T ed Ek nc,vt fpecies Ange. : » in quibus non poffunt effe plura .. $ndiaidua, cti careant materia, funt tamé plura aptitudine, quia forma de (cett ap- 'ta pluribus cómunicari licet contingat , non poffit;quia tota perfcétio eius có- "tinetur io vno indiuiduo;quod etia fizni- ficauit D. Th.opuf 48.de pradic.c. 5. $1 Inoppoíitum obijcitur 1. proban- o ad fundandam vniuétrtalitateutogicá "opus non effe , quód natura fit à parterei "nultiphicabilis .. QXiia vniveríalitas eft 1elatio at ;ion's , cr; illi fufBciont intc- riora plura (olum apprchenía rer intelle- &un;etiam fi aliàs fiacimpotlibdia,na:n Iclaticpi rationis füfficir procermino ali- id rarion:s. Tum quia'apcitudo etiendi multis coniunCtiim$ 'vt eit de ratione vniucríalis, ac etiam predicabilias , non conuenit naturz à paice rei, fed vt eft in intclle&u, ergonon ctt atícndenda cón- ditio nature in fe , fcd quam habet in in- tellc&u. Tum 3. quia Arift.dicit corpo- ra celcflia ficri potie vniucrfilia, & tamé inus fententia tunt per quamcunq; po- tcntià immulciplicab:lia, eo quia iudica: uit vnum:;u0dq; tllornm contare ex tota tnateria, nedum actuali , fed ctiam poffi- bili in fua (pccie . Tum tandem, quia in entibus rationis, & chymcetis, qua omni- 2Ó tepognant à partc rei , concipimus tationé vniucrí.lis logiciynempe genera , & fpecies;ergo &c. 83 Refp.uód licét vniuerfaliras for- pta fit relauo rationis , tamé dcbet haberc fundamentü in te ; quia nà potett intellectus  vcré applicare alicui intentionem vniuer(alitatisinifi (uppofi- to in re fundamento , aliàs iia bene pof- fet intentio fpccici applicari natura gc- 399 ncii-z, licut (pecificze, & in: contio gen:- tis indiuiduo; (icut natura generica, wc bene Rada notauit loc. cit. & vnincrfalg refpiciens plura. fidt, vt fupra diceba- mus, non e(t proprié vniuer(alelogicum; fed abufiud , quia 6c non eft refpicece plura; in.quibus ro:ic eife, & dequibus poffit praedicari , (cd potius in quibus ef- [enon polfit, dc pluribus .n. fictisnó nifi ficte praedicatur , at prz dicationes vnie uerfahis logici fant verz « Ad 2.cflà apti. uido proxima. ad e(lendü in multiscon- iunctim cóueniat naturz per intelledkü , hzc tamen hibec fundamentum in ce, g» cft non rcpuznantia, aut aptitado remo- ta ad elfendü in mul.is difiuncti.n. Ad 5. pofu:tillacorporaimunultiplicabilia,ndabintrin(cco, fed ab excrin(eco cantum; Àj: non quía forma, & natura corum. non fitaleri cómunicabilis , fcd quia non cft alia materia füfceptinatalis forma. A d 4, ficutens- rationis dicitur cosinquantum cócipitur ad modi veri entis , fic & in en4 ubus racionis admittitur vniuerfale, quia. ficut intclle&us potcft naturas cealcs- ab. infecioribus pre(cindecey icerum ad in« ferroracóparare inracionc vniuecfal;sla gici,ira poteft entia rationis, fcruaca portionc;pta fcindere à (ais lnferiacibat, & licut vmuerfalc logicii fundar in nata ris rcalibus .dicituc proprie variet(ale y quia refpicit infeciora, faliim po (Tibilia à. parte rei , fic vniuerfale fundatum in en «. tibus rationis proportionaliter dci debae: verü vniucr(ale logicumjIquia ilayde qui bus ponitur. przdicabile , funt po(libilia: fub ipío in fuo ordine .(. per opusintels; lcétus, & ideo non (iG, (ed vc«é predi-. catur de illis ; vide Fuent;q 7.ditf, 3; acr. 1. vbi D. Tho. & Caiet. interprecatut effe; locutos dc vniucríalilogico fi&to , nó aüe; proprié dicto ; fed .an i a(lecutus men-- tem illorum,iudicent Thoiniflz ,ad attinct, alia argumenta. boon MAR hoc fpectania vide difp. (eq. quail. a» arc. 3. contra 1,.C : 1 j40q 51 $4. Sccundo ob;jcitur àcontra probás; doad fundandá vniueríalicatem 0,us c(- fe multiplicatione £,&non: fufficere potlibilem Av neci fura vnis-. uciíalisfiatindiget dol e li ins . 4 iui 400 diuidua a parte rci non exiflant , noncít vndc abitrahatu: .Rur(us dici de l'equitur e[se m;crgo l1 natura à patte rei nó e(t in multiis.non pote rit praeci(a przedicari de mulus ncc con(equ&cr ficci vniucríalis . "Tandé nó quia natura aliqua eft porens €xilicre,idcó a&u cxittir, ergo à fimili , nó quia aliqua natura cft. pores cexiftere 4n vlantios debes dici vniuerfalis in actu, fed canc tancüumsquando exi (Lic in illis. Rcefj.ex didis q.2. ar.1. infol. ad. 1. ad vlt. Conf. naturam abf(lr;hi potle. ab vo folo indiuiduo cxiftéte , quod etiain fi non cxitlcrer, poffet adhuc abtirahi. à poftibilibus , (alin:ab intelleéu angeli- €o , qui à (ch(u non dependet in cogno- Ácédo,& idcó ncg.ntin. Ad 1. neg. Coa- feq.quia vatucríale ex dictis non coulli- tuirur per a&tum cileadi in multis à pac- tc rei , vel przd:candi de mulus , fed. pcr efTe , aut (alim potfe cffe 1n mulcis per intelle&um , quz camen multa à parte tci linc po(fibilia. Ad 3. negatur patitas y quia vt natura dicatur actu cxi(lens, vu. que oon (ufficit , quà ux poffibilis intra cau(as , (ed actu d:bet poni extra ill c , fed vt a&tu vniucr(al.s dicaczur, non nccef? facio requiritur exittentia in mulus , fed quód in illis exittere pollit ..- 85 Terüioobijcitur probando ad faa dandi vniuct(alitatem opus e(ic,quód aa tara (ic phyticé , & naturaliter inultipli- cabilis , &/non fufficere potentiam logi- cam, Tuam cx definitione vaiucríalis , non «n.dicitur , cui non repugnat , fed quod apcumett císe in mulcis,crgo noa (utficit non repugnantia, fed re.juiritat porcntia iua nacuralis. Tuin 2.quia Aritt.de* aiuit vhiner(ale sin illam potenciam na turz ,qua ipfc cognouit,fed nó cognouit, fifi poteaciam phyficàm , ergo c. Tuin 3:quta fecundum A riftot.omai porentiae pailiuz naturalicorrc(pondet a&iua na- tütalis;alioquin videretur po:étia palliua etsc Ecuttea ia natura , fi per nibilia aatu- ra poísct reduci ad aCtuim,vt collig.tur cx 3»de Anim. 'text.18. Relj.ly aptum natum fignificare » qp matura ex principijs fuis intrinecis efse potcft in multis ; àuc id cxlicctur poti» tiué per aptitudinem, (iuc ncgatuc, tan- 1 i Difjut. 1. De Voiuevfalibus in Communi. : iui j'€- non repugnanciam , at quocum que modo cxplicctur,certum c(t hoc non fignificate cantum potenuiam phyficam , (cd logicam quoque, uia contingere po« teft vt aliqu: natuca potlic císc in plucib. cx fefed aliunde üt iinpediunencun , vc contlat de naturis ceglocuin in (encentia Arilt. Ad 2. deficit. Acifl, vniucrfale fecundum vtramq  pocenciam , qas pro- mifcué fignificauit in verbo. aptum nae tuii & lalium cit Philotoph (m nó agno ui(sc potentiam logicam in rcbus , mul. ta cnim cognouit non implicare , cue tà videbat virtuie 4gécium naruciliuin. fieri non po!s«,. juod aperié coi'igitur cx 2. de Anini.4 1. vbi ait ignem habcce a imen- tum in infia'tü, quoadu( ,uc fucrit cóbu- fübil. hoc autem non ctt potlibilg vica. tc naturalium agenrium,quaa na.uralicer no cit coa.buttibilc in infimtum;& cdam 6. Phyf.docec conanuü eife in infinitam diuitib.le, & «à continui diii tio non po tcít pec agens naurale in infinitum pró- trahi. Ad 4. Dodt.q. i. Prolog $.«d argu- menta & 4.d,43.q:3-ad 1.& d 49. q. 11. Refj. nega illà propoticionem cilc vais ucríaliter veram éc si Aiifl.quia incor. pore datur pocegtia patliua, naturalis ad animam recipiendam & camo tota nitu ra crcata non poteit eam imdagcre ;nc igi tur illa poteoua patlitia naturalis dicacur frultra, (uficit.v c courelpondcat a&iua in Datura.i.i tora Coord:nationc cnt ili , aic Dodor , puta agens (üpccaaturale , pec quod poflit reduci ad actum, t6 Alem dubium diitoluédü ad hoc quz(icum peruncas cit ; Num ouncs adhuc naturz prztato odo multplica- biles potlint fundare intentionem  vni- ucríalicaus ? Negant Albert, act.i.pra dicab. cap. $. Soncia. 7. Met. q. 39. Ca- ict.in Log.cap. de generc. Tolct.q.de jd cic ad 3.'couicndentes folus naturas di» rcété in przdic "n ibiles po(- fc fieri aqu DUM Hoo quchter excluduat omnia prz dicata tran(cendé- tiayqua func luper ipía praed: camcota , & quidem Acift.r. Ethic. cap. 6. & 4. Met. 6-ita lignificatdum ait cns ,vaum,& bo- num non €(Ic vaiucríalia,qued euamfn tic Tatat q. vlc. predica. dub. 1 x D» 1 or ^4 ——HREHN p o Susfi IV. Que nature fundent Vuiuerf, — 401 €&or ipfc (entire videtur q.1 2. vniverf. in "fine . Exclodüt etià naturas incompletas, & parcicles,vt materiam, formá, & fimi- Jes, uz non directa per fe, (cd tátum per "rcdu&ionéad totem in prz d:caméto rc- ptur,& Scot.fauere videtur 1.d. t.q. *6. $. Dico tinc, dum inquit , quod ange. Tus, & anima diflinguuntur [pecie ,no qui- dem ficut dug [pectesyfed ficut fpecies,et pars fpécief y quia anrma nou cfl propri? fp ecies fed país [peciei. $3 Verum oppofita fentécia, quod in quocunq; genere ex enumcrans entibus flit repzriri vniuerfafe ett cómunior , & probabilior , proculdubio eft de "mente Do&oris;nam quoad tranícendc- tía quamuis in 1. d. 3. q. 3- $. Contra ifla "pnisotationem,& d.8.q. 3. S2 & T. ne- 'get cnsc(le genus , nontamen negacctle vniueríale , imó cum ib: omnibus tran- fcendentibus vniuocatíonem tribuat ,' & vniuocé intériocibus couenite affirmet , clarà fignifi cauit cffe yritdicata. vniucer- fulia;quod etiam cliré. fignificauic, A citt. 3. Mcr. tex, 10.dum ait cns , & vnumctle maximé vpiucr(alia. Qo atit€ ad parces phyíicosy& entia iocomplcta id jpsij cla- rius (i guificauit a.d. 3.q.69. 4d Qu nem quintam pracedentesi, dumi quicquid efl natura in. quocunins totalis ,vel pa» tialis no efl de fé bocyom- fis autcm nacura, quz nó cít dc (éhizc, po tc(l furiduce vniuecfalitatem,vndé ét q.7. fub A.ait in vniuer(um , quod alibus ne creatura ref intelligi fab atione vntuerfalis à fis FlrradiDviae, probatar euidenti ratione; nà tormáli- tas vniueríalis in eo conliftit, g» (it vnum; & oidinetur ad plura in quibus effe pof- fit pcc multiplicatione, X de ip(ispred:ca Fi,crgo natürg omncs €t incomplete , & tranicendentcs pollunt fundare vniuer- falitatém, ratio eft;quia hingelz ifl na- turz habcnt vnitatem efleniz , & repe- riuntur im plüribus , vel faltim reperiri poliünt cum tali vnitatc, & de illis radi cari , vt toperius de inferiori , ergo &c. «quia ens , materia  & foriia , fi fecundum p toriam naturam confideien tut,non funt quid Tliogulare,fed funt mol- ti^ lcabilia ; iunó muftiplicata, fecundum numerum, fctuando eniratem natarz tungulis interioribus erg3 &c. Taadem plures forme,plures maceciz , & plura 2» enta , fi inuicem conferantur , non mis nus conueniunt in ratione forma , mate- tiz;ac entis,vt Doctor oftsndit loc. cit. quam plures homincs intatione humanis tatis, & cqui in ration'saquin tatis , nec minus (ccernücut proprijs diffecccijs,er a goratioformal's vaiterlalis,feruari. pos teft in omnibus naturis plurificabilib. tà completis, qum incompletis , tam limi- tatis.quàm tcan(cendentribus , quid quod aliqua natüra fic apta fuadare vniucr(a- lirateai , nonoritut éx eius complemen: to, ne&q; cxcetus limitatione,fed praecisé ex cius multplicab;litate in plura. eiu(dé rationms;omats aaté prefarz naturz. süt hoc modo g qué plarificabiles,vt homo in plurcs hom .nesens in plara entia , mates tia in pluccs indiuidaas materias ,de qui« bus prz dicatur, anima in vegecaiam,feg fitiuam,rationalem,& hz rurfus in plures numetaliter differentes : dicentur autem hzc vniuet(ilia incóplcta,nó quidem for- maliter ,quia habent omnia ad vniuerfa- litatem requifita& eodem modo ceí(picit infeciora ens incopletum,ac completumy fed materialiter antum,quatenus nacuraz fin fantes vniuerfalitatem func parziales, & iocompletz. . 88 Quáuis autem in his omnibus fun- daripotlic vera ratio vniuerf.Lsadhuc tpoterit vniuer(ale d;(t nyui, & variari iux ta diucr(itaté natararü , in quibas funda- tur, ita fane diftinxerüt Mayc-paffu 1-(up. vniu. Maur.q.9.vni.ar.2. Ant. Aad. infin, predicab & alij quamplures ex noflrig vniuer(ale in tran[t endecale ; X prz dica- mentale, & inquit Ant. And. Porph. noa enumcera(le omnia vniaeríalia,fed limita ta un,& predicamcntalia, quia agít de ile lis in ocdine ad cathegorias,vbi ponuntat folü natutz limitate, & ideo loquitur. de illis vninettalibus ; quz aliquo modo in- ücniuntur in ocdine pradicamérali , qua fanc illa quinque,(ed pracer itla (ait An ton. And.) cít aliquod. eniuertale trai Ícendens , imó multa traofcendencia ; ex' quo patet , quomodo-totehigendus (iE .Anf, & Scot,dum inquiunt;ens gs "SEN. LLasdude, dil mdinll di £ bonum non efje vniucrfalia ncgant Lo. ada » ficut funt ifta quing; 2 tem abíoluté, Sic ctiam ex pane fun- don diftingoendü erit vniucifale 1n completuay& incoupletum iuxta diucr- fitatem naturarum , in quibus fundatur; & quando Scotus. ncgat loc. cii. animam non cfle pcopre (pociem, louitut copa- ratiué, quia naura ;ncópicta, & partialis deterioci modo jundat raioné vmuería- lisquàm«Opictas atque ita deficit a ione fpcciei propriz, oon rone vniuer(aitaus Abi clues bené feruatar p natu X44 Completo. uam incompleta,fcd ra- tionc fundamcnpt;;quem diccndi modum fcquanzur Aucrfa q. 8. fcc. 4» Fafqualig. €it.difp.1 3. & alij qoamplures. - - 589. Adhuc auicm pto vuiuer(ali, prz.- dicamétali, de quo deingeps locuturi (u- tius notandü cft ex Trómb.7. Mcet.q. 8. art. 1-9) vaiuctíaliras non atrribuiturna- wi Lmtatz vn focaterynam intra imi tationem ipfam natura eft quadam lati- studo,nam sm maiorem,& minorem có ucnicn.iam ig ration bus formalibus có- tentis in indiuiduis repertam antellcdtus attribuit aliam, & aliam ratíonem woiucr falis ipfis naturis , «vndc quia intelle&tus won percipit taptà conuenienriam indiui- duorum, vcl fpecicrumeiuídem gencris; ^ euantá percipit in indiuiduis eiuídé fpe- €iei, ideó naturz animalis , v; g. attribuit fecüdam intentionem vníucríalitatis,que €ft genus , & quia maiorem reperit in jn- diuiduis ciu(dcm fpeciei, attribu t natur v.g-humanz intentionem vniueríalitatis, quen icd, & fic gradatim proce- idum in tota linca przdicamentali . Quates, an ctiam priuationes , & nc- o" valcant fundarc vniuuer(alitaté . àt Conimbr.hic q.2.arc 1. ex D. Th. 3,2.9 72. art.6.. vbi ncgat peccatum ex. parte aucrfionis no habere fpecie, & dtm Arifl.4. top.67-ait non cutis omn.nó tiic fpecies, vnde colligunt ad ra- tionem otii alisrequiri pro Mnetintio entitacem pofigiuam ,qua per differentiá ftcontabisue ad Sun ie dia natus ram inferiorem , Scotus tamco quol. 1 8. $. Ex iflo fequuntur, concedit negatio- Rt5& priuationes polle (uo modo. dcao- 4o& — Difpu. LU. De Fniueifalilus in Communi . Am bari à notionibus gcncris,& fpecieisfc idco peccara ctiam cx parte aucr(ionis fi ecie ditingai ; & 444.23. G ait poll ab bac, & illa nepauonc alfiiahi concepuua €on quncm pcgationis in.cói , poa qicré analogum,vt ajunt Coaün. (ed veré vni- uocumycum ab inferioribus [ccuüdü eag- dcu cationem parccipctur , vcconttat conceptu ptiuationis in comm ni ad ce- citate & furditatem , & notio gcacris atficicas negauionem incómauni eut ciu: det fpccie: cum ilaque dcnominat nae 1uram rcaicm politiuam, quia cundcg fpcc.c habet efic&tum £ormalem ; & hoc totum fundatur in co, quod uos de ncga- tion.bus, & pruiatiopibus d fcurrimus ca proportione ad formas,quibus opj tur , Verüramcn cllnon ita p:oprié fun» dare vniuec(alitatem,vt entia poliriua, & hoc voluit Acift.& D. 1 ho, cit vt Blanc, nocuit difp.j.« fc&.16, ^n * 1^ QY-4& S.T LOiY. 5, n Fniserfale vet, ac fifficienter iüi quinque vniuerjalia dimdaturs — (o0 feu pradicabilia. 90 [5 t Porph.in füa Ifiz0ge Vni à; uccfale in genus, (pecicm , um fentíam;propriutm, & accidens, & qui yt conia ex di&is infine quz ft, pip | certumett non diuilille vniucrfale in to» 1a (ua aenplitudie iofpcGrum,(ed tantu) vniucríale limnatum, & prz dicamétale j vciütamem cfl(üb hacd.uilionc vniuer- falis pradicamencalis coprchendiífe non tancum illa , quz dirc&é in predicaméto ipentatun cd ctiam quz per reductio- hcim,& à latere , differenti .n. non po- vuntur inre&o; fcd à latere,& proprium tcdu&iué ponitur in pradicamento fui fubiecti, ficut & nonnulla accidentia có- munia imperfecta « Quatitur ergo, an Bes xv i o aint rent t recte, & ufhcienter tra t2,& fuppo- nitur contra nonnullos Punicabde e pluribus, & ymuerlule zqué lace patere , «à vnü (t propxietas alterius, ficut zqué patét tiftpiley& rationale, quod ctt adc à «crum ex dictis, vt probatione non indi- get vnde miramur, Paí.jualig. EU » D C scvdüadii. V. De Numer Foisir]falime ^ id cGcedar, & poftea difp. 2 j.afferat quis re effc praedicabilia , (ed vniuer- tantam-duo /f. genus , & fpeciem, d tenet Camcerar; di(p.7. Logicz . «91 Quamuis auié hzc diui(io famoía fit, & pa a à clafficis Au&ori-« bus, & Expoftit 1 , Arabibus; & Lati- nis, Aurcen« I, p. fuz Log.c. 6. Albert. tract, 1.przdicab c.9. D. l'ho.opufc.48. €. 1. cot.q. 12. vniucrf. & 1 d.8.q. $ fab S. item Alcxand. & Sucfan.r. Toptc.c. 7. & 4. Buridan. initio tra&. przdicab. &&gid. & alij — ibit Re- «cntiorum totrens. Non tamen y & quidem magni nominis Au&ores , qui ab hac diui(ione receicrant, alij augedo , alij € contra minuendo prefatam nume - rum ; Greci namque potiores cantü vni« uer(alia , quz de rebus eflentialiter prz- dicantur, & intet hzcea przfertim, que przdicantur. in quid, vt genus, & (pecié , agnoui(fe videntur , pro qa [entétia ci- tantur Dexippus: in ptedicam. cap. 14» Boctius ibidem com. 6. Sunplic.ibidem com.6.& 9. Porph.ipfc etr ra Ammnon.in ancepradic. c.3«. & ex 4bi ; mó adducunt Axift.qué Auerrabi era Aift.q falia cmumeraíTc,quin potíus (ub hoc no- mioe vniucrfalium nom nili geneta, & fpe cics propofuifse , vt conftat ex frequenti diíputatione,quam inftituit contra Placo- is Idzras,& 1.de partib.anim.c.f. Fun- mentü veró przcipuum huius opinto-nis cít, quia vt cóttat ex dictis hucu(que potiílima conditio vniuerfalis eft, vt fit przdicatum vniuocum;at vniuoca e(sen- tialiter dicuptur de fuis (ubijcibilibus , vt conitat ex corá dcfiaitione in anteprz- dic.data € 1.& 2. Topic.c. 2. «nde confe. quenter. c. de fuLftant. negat Arift. acci« dentia dc fuhie&o vniuocé dici,quia nom puzdicanrur efientialiter, & in antepred, Casdiflinguit e(Ic in (ubie&to , & dici de fubie&to, aique de fubicéto dici bominé dc hoc homine , in íubie&to aucem ede fcientiam in anima ,albedinemin corpo- re » tolumecgo prafdicata eíscarialia pro- prié dicunrut de (ubicéto,& cofequenter huic - ipfadola: funt vniuecfalia, Suffragaturét — ci 40$ di de viuerfálibus, quando , n. voiaerfafé dicitur contrahi per differencias, quxado dicitur poteftate cótinere fua ifcri vniuer(ale dicitur .aperius refpedtu i riorá,nó nifi de naturis,quar etfeacialicer dicuncur.f. generibus, & f»eciebus , pro« feruntur, his rationibus comaictas Auer (a q.8.(e&. 6. quamuisrion rc;jciat pror» fas diuifionem,& accepcioné vaiazrfalie à Porph. allatam , ait tamen non efe cz Arift. de(umptam , fed nouiter excogita- tam , ac proindé aliam acceptionein vni uer(alis pro eo, quod predicatur in-quid s & c(Tentialiter, eíle magis peripatetcá y & ctiam migis vtilem. Hanc opinioneas fequitur etiam Paíqualig,cit. (ed neà có- mani cecedere videatur , di(tinguit vniuer fale à praedicabili, quinque concedens pre dicabilia (ed duo vniuerfalia , & fequitue Camer. cic Lay 2v 91. AUjvero Recenriores.ex aduer( muimecum pugdicabilium auxerunt , vade : Caiet. cap. de fpecie addidit indiuiduum: m v.g. quidam homo;patef n. dici de o & Paulo, & caeceris , addidit ét definitioné, vt animal rationale, quia pa« riter & ipfa dici de plaribus. Quai dam etiam logi addüt ex myitcrio- Incarnationis (extum.pradicabile , quo' natura (ub(tantialis aifampta dicitur de- ona a fumerte , qua tatione vocaruac oc pra dicabile atfumptiuum,veré .n.di« cámus, Deus eft homo, Filias Dei eft ho- mo, & poffet etiam hoc predicarumdict de pluribus , (1 Pater, & Sjiritus Sanctus aliam;& aliam humanitatem affumerente Neque videtur híc przdicandi modusad: aliquem illorum quinque poífe. educi: non-n. hac praedicatio eft ia quid , & ef- fentialis, quia non eft fuperioris de infc- riori, & praedicatum ita conuenit fübie« &o,vt poílit ade(se, & abese pratec eius corruptione; neque cft aceidenialis , dicatum dicitur (ubttantiué de fubi &o, & humanitas con (t itai vau fubttane tiale pers tmd serment hac ra i Auer(a cit: conatus inquitg 404 Diu. 17. De Vuluetyfalibus in Communi. d&rína fidei cognitam , & hunc dicendi modum iampridem fignificauit Bafsol, 3«d.7.q. 1. 1mó Doctor ipfe ibidem $. Quarto-»idendum. - 93 Dicendü tamen cft cum cómimi, praíatá diuiíionem exa&am efse,& ade- quartam, vtpoté quz exhaurit omné róné pradicabilitatis ; vt. hanc coaclaionem probemus,fapponendum eft hic non di- uidi vniuerfale pro materiali , nempé va- tione naturz , quz vniuerfalitati (ub (ter- nitur , fic .n. vtique non foret adzquata diuiio,quis .n. non videt; quanta (it co- 'jiay& varietasnaturarum quz vniuer(a- itatem fandare poísunt . diuiditur vniuer(ale pro i.(. róne vaiuer(ali- tatis,& prdicabiliratis, vnde ad proban- dam (ufüciencium illius dinifionis fumé- da cit (ufficientia cum Doctore cit.q. 1 2. vniuerf. cx parte vniuerfalitatis , & pra. | dicabilitatis ,. vt quot fant modi diuer(i vniucr(alitatis, & pradicabilitatis , to-. tidem (iot vniuec(alia, & pradicabilia. Primo igitur ex. parce: vniuerfalicatis fic (umicur , natura vniucr(alis vel et in multis e(sentialiter , vcl accidenzaliter, (i efsentialiter ; vel tanquam tota císentia , & heceítípecics , quz proinde dicitur tota quidditasámdiuiduorum , vc docet Do&. 2.d.3.4.6. $..4d argumenta, quia haccciiates. perrinct ad císe materiale, & integritatem indiuidui , non ad ese for- male, & quidditatem, vcl tanquam pars eísentiz, & hoc dupliciter , vel tan juam pars materialis , & contrahibilis , & hoc eft genus , veltanquam pars formalis , & contra&tiua, & hzc e(t ditferentia, quie reípicit genus , velut forma a&uans, ac, dewerminans illad; (à veró narara votüer- falis pluribus ineft accidenraliter,vel ori- tür, & promaoat ab císentiarei ,& fic cít proprium » v6] prouenit meré ab ex^ trinfeco abíque nece(saria connexione , vcl dependentia ab eísentia,& hoc cít ac €idens . Quia veró ex vniuerfalitate ori- tur pra dicabilit;s , & €ó iplo quod vnü eft in multis, cft pradicabilc de iliis, ideo. ex (ufficientia iam afflignata ex parte vni- uer(alitatis foümitur fuffiCientia ex parte Le titia ni PIzcipué aflignat oGt.citquia vt di XiUS q«zsar, 2, in fole ad h. hic confiderat vi uerfalé ae cdm ub ratione prz-dicabil's ; fa» mitur autem fic , vt :nnuimus q. r. Inftit,", tra&. t. cap. $. omne, quod przdicatur ,'- vel — in quid, vel in quale, fi ia quid, vcl dicit totam etfentiam , & (ic eft fpecies fi partems& iic e(t genus; ti prae dicatur in quale , vel »rzdicatur 1n quale eflentiale , & fic eft differentia , vel in as qualc accidentale ,& hoc dupliciter , quia vcl praedicat; accidens conuertibile egre« diens à principijsfub:ecti , & ficeft pro-. prium ,;vel accidens commune, & fic eft vltimum vnitter(ate;hzec eft füfficiétia di^ uifionis vniuer(aliam , quá affert Scotus loc.cit. alijs quibufdam refuratis , & am- ple&untur cómuni :cófenfa. R ecctiores , vbi etiá explicat , quod pradicari in uid: cft przdicaretlentiam per modum fab. fiftétis;pradicariautem in quale eft prz« dicari per modum denominantis, 94 Hacceadem fuflicientia defumpta: ex parte —— exno- ftris quá plurcs.(cdinept?,co quia 10 qui-* serta cobinationibus deficiunt redo güt enim fic; omne,quod praedicatur ,vel ' predicatár inquid,vel inquale;fi in r2 c vel de pluribus differencibus (pecie, genus,vc] dc pluribus differentibus , nu-« mero,& eft (pecies, fi in quale, vel eflen- taliter, & cít differentia, vel accidentali- ter, & hoc dupliciter, vel conuercibiliter, & (ic cft proprium, vel inconnerubiliter, & (ic e(t accidens. Hic colligendi modus in duplici combinatione deficit, primó in ea , qug di(tinguit genusà (pecie pracisé r pradiciri de pluribus differentibus pecie, vel numero;ti.n. hzc fola d.ffere- ' tia fufficeret ad: ira diftingaendum 2enus à fpecie,vt duo vniucr(alia con(Eituác, ea- dem ratione differentia g-nerica& fpe- €ifica, proprium genericu, & fpecificum diftin&ta przdicabilia contbituercnt , vt bene deducit. Tatar. q.de di ffer.dub. 1. dc- ficit etiam in ea cóbinatione; qua diftin- guit proprium ab accidéte cómani in ra- uonc vmuerfalià per praedicari conucr- tibiliter; & inconacttibiliter , quia vt in» nuimus Ii p; Infk. loc. cit. prorcius repa- vmueríali (ub rone vniuectalis pra- dicari de inferioribus conuetcbilicer ; ca- uo 4 e—————— —— : Quafi. V. De Numero Voiuerf. 49$ tio eft, quia spud omnes eft in confcílo vni efle prius (uo inferiori ea prio- gitate, à qua non conucertitur (übfiftendi conícquenua,ex poft pradic.c.de priori. Et quidem DoGor loc. cit. licéc propriü appellet accidens couertibile,non tamcn illud diftinguitab accidente communi ia racione vniueríalis per przdicari cóuerti- biliter fed per hoc,quod cft pradicatum groucniés ex proprijs principijs fubie&t , c proinde aliae neceflariam cónexio- né «um co, aCcidens vero cómunc cx ex- trancis,ix communibus, vt con(tat intuc ti textum,in quo puncto Scouftz quam- res hailucinati funt. At refpondet nó- nullos vniuerfale ad inferiora po(se dupli- citer comparari, vel ad omnia collectiué Süpta ,vcl ad fingula feoríim, licet Íecun- do modo vniucríale magis patcat , & maioris longé amplitudinis fit. fingulari- bos,primo tf modo non c(l magis com- mune,& hoc enu poteft de illis conuer- tibilitcrprzdicari: Hzc folutio 1.p.Inít, loc.cit.ceiecta eft uia terminus comanu nis,& vniuer(alis cft ille, qui de infcriori- bus przdicari debe: nó tàtum coliectim, fed ciiam diuilim,hoc cfl de ommbus, & finguhs.cfto igitor quod ex ea parre, qua dc omnibus limul eft przdicabile , posce conuerubiliter przdicari,repegnat tamcn fic przdicari cx ca parte , qua cft de illis diui m przdicabile . 9$ Scd in hanccommunem f.fficiéca inuchitur Auctía q. 10. fec. 1, & Torre- ion di(p.vnic.de comp.przdic.q 1. 5pe- cics non cft tota efsentia indiniduorum , «& veré fe habet in indiniduo per modü partis materialis refpectu diffcrentiz. in- -diuidualis, ficut tcaliras generis n Ipe- €ic,€rgononbened.ftinguunturprimaduoprzdicabiliaperhoc,quodIjeciesdicittotamcísentiamtuorum iferiorá » vcró parcem , probatur aísumpiü , «uia ctiam fpecies contrah tur ad indi- uidua pcr differentias indiuiduales ,. & ditfcrentia indiuidualis ct. gradus císcn- 1ialis& intrinfecus iodiuiduo . Contr. B aes idcó cóple:é przdicatur in quid luis infcrioribus , quia dicit toram. na- ram communcmiliorum , ergo eadcm 1&tione gcnus completé. pradicabiur in quid dc (uis (pecicbus,quia dicit totam. naturam Commtaem carum .. Ruríus ra- tio vniucrfalis fami debet in ordiac ad illa plura , tcfpe&u quorum eft vniucc- (alis , & ex modo efsendi nature in ipis multis , fed cíló ditferentia SCING Bee nctis, quod contrahit , fiuc refpecta. (pe- cicisquà cum genere cop(tituic, (e habeat tanquam pars form.lis, & contrahens, tí fi comparetur ad infcriora, refpe& 1 quo» rum cíl vniucc(alis , fc habet tan quá pare matcrialis,nó minus, quàm ipfum genus , ergo non benc ditt:oguitur genus diff:« rcatia, quód hoc przdicceturc in quid , & - per modum partis matcríalis,differentia vet in quale , & per modam partis fors malis ;maior patet, min. Proh. tum quis differentia fuperior (c habet wcluti parg dcterminabil:s per vlteciores diffcrems tías; tum quia quindo genus (übilteenü contrahitur per diff:rencias inferioresto- tuin quod ctt in ipfo gcnere , etiam dif- ferentia conltitutiua cius, fubit talem de terininationem , & contraCtionem per inodum partis marcrialis. | 96 Micü cft fané, qnomodo przfertim Auer(a audeat hanc fuffi -icntiaa ceijces fc , cum cam libenter receperit , quite- nus fümifolet ex parte vniuerfalitacis: y q.8.fcc. 16. vbictiam cum communi ple- no ore fatetur, fpeciemdicere toram ia- diuiduorum cffenriam ; Ad primum vc« rum cít naturam [pecificam contrahi pec radamindiuidualem , hic tamé gradus s :cét (pectet ad integritatem enutatis 1n» diuidui , non tamcn fpedture dicitur ad eius quidditatem,alioquia, vc ait Doctoc hic , 1ndi»idua. incer feetl'cacalitec dif- ferrent ; Ratio hu us elt, aia cfsentia g & quidditas cít;lla , per quam cc(ponde- tur ad quz ftionem qid efl , & ad hac da indiuidu s inoram ccipondetur pec natu ram fpecifcam , à .n. quzrotur quid. eik Petrus? cc(pondctur ctt homo ; ac pee diffcreniam 1indiuduilemm. reípondetur (olum ad quz(tione.n qiis efl , nam ü ugrcatuc ,quis cft ille? re(pondeir e 'c.rus, en quomodo fpecics dicit tocam císent:am iadiuidui , licét non cotam ens titatem,genos aurem non ita fe bibet re» i, cttu [pcaierum , fi quinis HA, TM. * uo OD Wt rm" eft homo?on fufficit diccre, eft animal', fed addere debemus rationale,vt adequa té illius effentia explicetur, & ideó nega- tur paritas in argamento a(süpta de gene- te, & (pccie reípe&u (uorum inferjorum. Ad Confirr. patet p idem ;ideó fpeciem prz dicati copleté in quid de fuis inferio- tibus, quia per cà fatisfir quz fito in quid fa&o de illis adzquaté feclufa differentia indiuiduali, quo qui genus non fatisfit quz(ito fa&ojin Sod de fpe- cicbus fcclufa differentia (pecifica. Ad vls.ncg.min.quia diffzrétia forinaliter nó dic tur nift diuifiua generis, & conttituti- ua (pecie ncc. formaliter dici poteftcon- trah bilis per differentias diio de fua.racone formali ci quidam actus fimplex,& perfc&tiuus, non perfetibilis , vt norant Complut.diíp. 4.4.6.n.5 4- fcd tan'um in fcn(ü identico, & materialiter , quatenus.(.gcnus, cui idenüficatur , con- tr ahitur, & determinatur per illas, $c in 2s hoc fcnfu dicitur differentia generica; fi- eut igitarrilibile v.g.eundem modá pre- . dicandi,quem exercet in ordine ad fabie- &um1immédiatum (bominem , exercet etiá in ordinc ad fubiec&ta mediata.f. hüc y & illum hominem ; fic ctiam de differen- tia dicendü eít,quod eundem modi pre- dicandi, qucm exercet in ordine ad fubic- étum immediatum.f.(peciem, quàmcon- ftituit, exérccat etiam in ordine ad (ubie- €a mediata .(.ad inferiora illius fpeciei y itavt ficut de fpecie przdicatur per mo- dam partisformalis immediaté ,tic etiam de inferioribus illius fpeciei mediate : vt dicem:is difput.feq.q.3, att.vIt. ' 92 Secfdo principaliter probatur fuf- ficiétia illius Widifiena excludendo alias opiniones cam minucntces , vel augentes & in primis excluditur ; quz i mi« nüebat , non ni(i vniuerfalia eflentializus agno(cendo , quia vt diximus ex Scoto , & communi Scotiftarum difp. 2.q. 4.art. 2.& q.6.art.1 multum intereft efíe pra- dicatum vninocum,& vniuocé pradicari, fcu quidditatiué , nam ad przdicationem vniuocam fufficit, íi przdicctur vnaratio preci, fiue e(fentialis fic, iue accidenta- rn illis, de quibus praedicatuc , qua acce- ptio vniuocz przdicatonis no. eft volá.- .cetur fecundum vnam rationem pracisá ,. - Difja. V. De Vaiuafalibus in Conmwi.. taríayquia vt te(tárur Simplic.in reg.gua- do alteri de altero prétdicatur, fuit Au- ,dronici, & aliorum antiquorü '; quamuis ergo fit.de satione vniuer(alis , vt przdi- ,«t excius definitione colligitur , vbi dici- tur effe id,quod prz dicatur,vt vnum,non amen opus cít quod etiam pra dicetur cíientialiter,& quidditatiué,quia cum ni- hil tale explicerur inea , & pradicatio .vnitioca ab(lrahat ab císétiali, & denomi natiuaplané in hoc fen(u prefcindéte fta Licpradicari yt vnum in dcfiaiuone, 5» . vniuerfalis,quia quàdo datur ratio aliqua communis pluribus,nomen fignificans i la vt conueniunt in illo commani; primo fignificat illud commune. Conf. «t aliqua natura fit de pluribus przdicabilis,non. ,eft opus , quód przdicetur .effentialiter : .de illis,ergo neq; vt fit vniuerfalisCons . feq. patet.,quia etfecommune tale, quod" fit pradicabile dc illis multis , quibus ek ,commune, cít effe vniuer(dle , nec vlcen rius requiritur quód predicetur jn quid Yt conftat ex cius definitione , r .alfampttm , quia eciam(i natura fit acci- .dens; tamen fi confideretur , vt ab inrel- Ic&uabftrahitur, & comparatur ad pluta [ubie&ta inconcreto,eft prz dicabilis de il lis (ubie&tis. An vcró opinio illa fueritce vera Gracorum (upra relatorum , A mic. trac. 10-q. 1 .art. 4.ncgat ,& eorü teftimo- nià partim explicat;partim ait.non cffe fi- ,deliter velata, aut won inacnitis fed quic- quid lit de Graxis, certum eft Arift. eius opinionis nonfuiffe , quia Porph.in pro- «m. 1ía202es proponit tra&arc dc illis quinque sm Ari(t.fencentiam,&,Aciftot, ipfe 2. Doft.tex. 8. fic loquitür »muerfa- le namque efl predicatiun idjquod mon- Siratur,(ed quod vri" sc MT crgo &c.io ancepradic.veró ;.dü c. 1.dc- : finit vniuoca qud cílentialiter dicantur de infcrioribus, accipit ynittoca preíse, vt diftingueret contra :denominatiua, vt loc, .Cit.aduermus;ettó illa definitio abfolu - té loquendo; €t przdicatis acc idétalibus poffit applicarisvt ibi diximus ;c.aüt 2.nó eft mirum, (i excludit accidés,& propriü À dici de fubietio,cum etiam excludat dif fcrentiam , quam 1A vniuocé przdicari pofica MEL Senso !)y)!)oeanUn0ióf die, -foftea docet cap.de fübft.bac | tur vri uerfalia excludit à dici de ; i» accipit ibi vniuerfale proco, qp dicitur de. pro- prié inferioribus,& ponitur in rc&a linea pra dicamentali , quia vt ibi Expofitores adaertunt;hzé erat eiusintentio, inucfti- gare nimirumimaturas , qua in recta linca i debebant, hac autem funt genera ,& pecics ; Prefertim veró dü difputat con- tra Platonem,(pecierum; & generum fo- - lummodo meminit; quia Plato no ni fi illa* septa enim vniacrfalja e(Te effentía particulari, vnde Arift.difpu-* tat de illis iuxta fübiectam materia ; De- nique communis loquédi modus frequé- tíus'memorat vniuer(alia eflentialia gene-^ rà; & (pecies;quia hzc dicitur de proprié infcrioribus , aliaveró de fübie&is, aut quafi (ubie&is, vnde fa&tunieft , vt. vni ueríale in communi príncipalius dicatur de illisquàarde iftis,vnde quia anaioga- tum ftat (emper pro! principaliori hinc cft; quód pcr vniuerfalia abfoluté intelli- girhtur vniaerfaliarefpe&u inferiorum. (.- genera,& (pecies;ex hioc tà nó fequicur ;' iin etiani dari. debeant vpiuerfalia re- 'pe&u (ubiectorum cum talis vniuerfa- Iitas'formaliter tit diuer(a'ab illa; tü quia" bc infunt a&cideataliter illis, de q przdicanait jilla e(fentialiter,tum quia o Íi variatur predicabilitasex ordine ad id- fcrióra, & fabie&a , —— debet viiuerfalitascum illa: fic illius paífio. Nec yalct,g ait Pasqual.aon quácunque pr£- dicabilitatem effe paffiorié; (ed illam tà- tum, quie cft de ioferióribus. Nam pr&di- cabilitas de multis abfolute eft paffro,fiue " illa'fint inferiora , fiue fübicéta nature fraidicabil:s; . 98 Tertio neque dcbet e contra auge- t? Sumerus vníaerfaliü rarrone. definiuo- ni$y Quafi frc aliud vniuerísle diuerfüm ; nonquía fit tetmmus complexus, ideo- que vhiuerfalecffe non poffe ; vt multi ^ téfpondent ; taf quia potcft dici termi- nus incomplcexus , tiexcca propoficióriem fumatar, vt dictum cft dilp.1-q.4« art. 1 tum quia nón videtur neceffe vcrmuinum comp à ratione vnimerfalis exclu- dere, quia predicabilia: delignare poflu« inus tàm per incompkexosgüam pr eo N ria iua. V. De Numero Vniuerf. E 407 plexos terminos yita in. dicere poffumus, ' quod homo eft difcurfiaus , vel ritibihs , : ac quód cft aptus ridere , aptus difcurre- rey quia idem prorfus praedicatum impor. tant;tàm füb complexione, quàm (ub in» comple :10ne 5: Aicigiaár Do&tor q.12. vhiucr(ad 1. & q. 21: ad $: definitionem non conftituere diftín&tuni* predicabile ab alijs, quia non habct vnum pre dicare di modum .f. in quid,vel in quale, fed' ob: genus; & differentiam, quas contine; due lici qua(i módo prz dicar . Nec dicas: itaqioque de fpecic fore diccadum;quia & ipfa conftat ex gencre , & differentia. Nam (pecies non dicit genus; & fpeciem: fepatata  & finigillarim fumpta, vc defi- nitio;quz fingula diuid:c x. Phyf. tex. $.- fed totum mctaphyficum ex illis: reful- tans , quod ficut formaliter diftin&um: eít à (uis partibus ;: ita diftin&tum habet: modutn prz dícandi ab illis. Vide Brafa- dol. q.: 12. vbi bene reijcit folutionem? Mauritijad hanc ínftaritiam , & declarat qüoniodo noftra folutio valeat ». etiamfi: teneretur definitionem dicere tertiam em titatem,vt definitum, Vcl demutn, inquit Scotus » fi definitio conftituit vniuerías le,fane diftinétum non erit à przdicabi- Ii,quod confti'uit definitim, quia habe- bit eundem modam pradicandt y q habet definiti refpe&u inferiorum ; quas folut;ones- amplectitur. Paíq. difp. 24 to. z. Met.fec.4.nu.4. $9 Quarto hac cadé ratione negát qua plures indiarduum vagam: numerum aue gere predicabiliü ; quia non habet vnun iimplicem módum pra dicandi ,fed pt dicatur in quid;& in qualeyit quid;quate- rius dicit naturam, in sce c dicit modum indiuiduationis;qui extra concee ptum natura eft & à conditionibusacci- dcnialibus depédet,quz pertinent ad hicg & nunc, & ita nonreduciturad vpumtüim przdicabile,fcd ad plura.f- accidentale, & cfientiale ; que refponfio non prorfus di« fjlicet 5 Scd v t omme dubiam tollatur 7 dicendum ctt,ly quidam,aut aliquis bo« mo poíie dupliciter fummi, vel pro conce ptu commun: ind;oidui abfolute fumptis. d dicitut de hoc , & illo indiuiduo » de indiuiduo fic abíoluté (uxjto dif- 408 Di(pu.1V. De Vuiuerfalibus in Communi. fetemusinferius di(p. (eq. non enim cer- tum cít ab induiduis, vt talia funt, poffe abftrahi vnum talem communem conce- prum ,qui fit vniuocus,cum in ratione in- diajduationis fint prunó diuería;vel fumi potcft, vt importat aliquod particulare , & non commune omnibus indiuiduis jin- deterininatum tamcn,qua ratione dicitur indiuiduü vagum, vt f eccrnatür à certo , ac determinato; fic nó cfl aliquod vni- ueríale,quia non importat quid yaum có- mune pluribus , fed inmediate. fingularia ipfa fub difiü&ione , vnde tantum valet gpetrusefl aliquis bomo y quantum fi di- ecres, Detrus cfl bic velile bomo, Cc. Huius rei fignum eft , inquiunt Summu- lif quód indiuiduo vago nullum appo- mi potcít fignum particularitarisaut vni- uet(alitatis, no.n, dicimus omn15 quidam bomo;aliquis quidam bomo y qua tamen figna paffim apponuntur termino com- muni, dicendo omnis homo , nullum ani- mal,aliquod indiuiduam, ergo indiuiduü vagum non eft terminus communis , fcd potius particularis fub difiü&tione süpcus; wt diximus 1.p.Inft.trac, 1.c.2.ratione, » «uius indeterminationis poteft per prz- «dicationem applicari ad hoc;vel illud in- «diuiduam , & 1a hoc fcnfu dicitur. prai- «abile de pluribus ; Quod Confir. ciam «x Ariít.qui cap.de (ubít, excimplifican- «lo de prima (übítantia, inquir , vt aliquis dhomo,aliquis equus, fignum cuidens , in- diui vagum n6 importate aliquod «&ommunc , & vniuer(iles alioquin illud po(uiffet fecundam, & aon primam fub- ftantiam;& hac folutio,qua czteris pre- ftat,clt Scoti q-12« przdicam.& 1.d, 2 j. caa .Refpondeo ,,quàm malti ample- t, pratlertim Auería cit. q. 8. fcc.a6.X Pafqualig.loc.cit.fec. 3.vbi cx pro- fcflo omncs alias refatat (oluciones ; quae dfolent pr debi aifetri, i 109 Quirxo tádé, ncque ex erio Zlacarnationis introducédum cft à Theo- Aegis (extum pradicabile , quia in Chci- Sio Domino przdicatio naturz bumanz «ic Deo (pe&at ad quintum pradicabi- Ac,ghia pra dicatum illi contingenter có - peut ; quod autem pradicetur fabflan- svi Mlicéndo Dcus efi pomo » non ipc- dit,quin hzc przdicatio fit quinti praez dicabilis , quia cum dicimus, Petrus eft fuppofitum "Petrus eft perfona, talis prz dicatio fit fub (Lantiué , & tamen pertinet ad quintum przdicabile;quia eft extrà il- liuse(fentiam , & pote!t abeffe per Dei potentiam eius corruptioné. Acce« [d pm illa predicatio Deus efl bomo , Verbum eft bomo, poteit etiam fieri ali- quo modo adie&tiué,d;cédo pens efl bu- manatus yq o ficri nequit przli- catio fuper ioris de inferiori,fignü cuidés, quod ille predicationcs in rigore logico non (unt effentiales;. Et tandé,quod acci- dens pra dicabile ita cóuentat accidenta- liter fübie&o,vt noa cóltituat cü eo vnü fabftantialicer,vbi natura aísüpta contti- tuit vnum fubftátiale cü perfona aumé- te,non obftat ; tü quia abfoluté falsü jef& hoc a(Tumptum;nà modi (ubftátiales, qui fatis familiares süc Recentioribus, coíti- tuunt vnü (ub(tantialiter cü rescuius func modi,& tfi pertinet ad quincü predicabis le eocum przdicatio ét fecundam ipfos 5 tum quia efto materia, & forma vnü. pec fc conftituant , x» (übftantialiter vniane tur ; tamen quacuag; przdicatio formae - materia ile eo przcisé,quia forma contingeatek. (c habet ad Maisr fccundum fe coafi- : deratam ; tu n demam quia concediinuss qud in hoc fenfu hzc prczd:catio (ic (ub ftantialis /erbum efl bomo , quatenus natura humana coofticuit vaum lübitaa- tiale cum períona a(fumente.f. Chritü y non tamco ex hoc fequitar , quod (it per. fe, & cifentialis in tigore logico,quia prae dicatumilli aduenit cótingenter ; & hac refponfio eft Doctoris ig 3.d. 7. q-1. C. & D.vbi ex profetio tangit hanc ditficul- tatem , quam poftea folucionem ample- xi(ant Va(quez 3. p.di(p.68.c.4 . & Pa(- qieligioca vbi bené aduerti t, quod ia iftinguendis przedicabilibus non. dcbet attendi res,qüa ipfius cum (ubie&o, dequo ptzdicacur , ed modus, quo | crue (e habet ad [abie&um, Quia fi accidentalis e(t hoc c(t, fi facit, quod pradicacum conacniac (u- bie&o cotingéterperrinet hoc ctiá pr- dicaigra ad. quiam pcadicabile, qua ; € quintum fpe&at przdica- . — dicatur, neque vnig. dwell. V. De Numero Pniuer[.. fie cfl modos proprius przdicandi illius; qua de caufa notat T ribid.quod ha- bitudo quini przdicabilis poteft funda- si in re , quae ficfubttantia , quando hzc accidi fübie&o, & ilh comingenter vni- tar, vt cx profe(fo dicemus difp. (eq. q.$ 'Non omnino tamen abs reappellauit hoc Baffol. nouum pradicabile , quia ita ciiam Do&or ipíé innuit ibid..dumait ; quod cum nulfa vaio fit fimilis ifti pro» pter quam pradicatio dicatur vera, nullá e(t przdicatum diétü de fubic&o , (icut in propofito, quantü n. eft cx parteeius, qp przdicatur,eft fpecies, (ed quantum eft ex parte modi pratdicandi, e(t accidés,irà Do&or. Qjuia tamé,vt (zpé dictam eft, numerus piedicabiliit aufpicari nó debet ex varictate rcrü pra dicatarüs fed modo. rum pr£d:candi,tdeó cü oem bo- mo dictus de Dco; cftà in fc (it fpecies, tf refpe&u Dei habeat modum przdicá- draccideatis nou debet con(tituere nouis przdicabile , fed ad quintum reduci. *in Oi vo oSoluuntur ObicGiones « 161 YN oppofitü funt adbuc alia quz- "T D argumenca falsae ui] ói- tía, vel minuctitía numerum quinariüvni- "Wet(alium . Primo ita3; obijc. qaod at plura quinque , quia przdicamema (ant dec£ , ergo & pra dicabilia y oam diui fio quoq; predicamenrorü dáta cft penes di- &ertitaten módorum przdicandi « Tá z. quia ex iftencia fabtiflétia perfortalitas, "vnio fübftantialis , & fimiles modi non -przdicantur , vt genus ; fpecies, & diffe. entia , quia nom cont ituunt rei — miec vt proprium, quianon fluunt necef- 'fario ab effentia cum fine ilisetle poffit, ficc yt accidens , cá (int modi fübftantia- Tesyergo dabitür fextum prae dicabile,né- modus fi bít ancialis .'1 à 3. qvia genas dhinidi poteft in generalitfimü , & tubal- "termuai; item differentia in genericaas& : , fimiliter propri ü , & accidens. utrtandem quia tot modis dicicur voü Lares ME rcIquir 1. Topic. €: 12. vuiueríale, & fingulare funt oppofi- ta ,& tingulacra fur infima ergo &c. 102 Kelp.neg:gac:tacem,concefTo.n. q nu meros pritdicamenroris(ümacur etià Luca v £s 409» aliquatenus ex diuerfitate modi predicz di de prícàa fubftantia, de quo inferius non adhuc camem famitur eo modo, quo numerus pre dicabihium , hic n. namerus fumitur penes modü predicandt efsctiali- tcr,vcl accidentaliter, nó attendendo te 5. quz pradicarur;an fit (abítátid, vcl acci- dens, (ed attendcsido folam connexioné efsentialé,vel accidétalem, quá res habet c6 fübiecto, que eadem efTe poteftin dis ueris prxdicamentis , nam ità ifi genere accidentis cóne&itur color cá albedine vt pars materialis , (icut animal cü ho mine in genere fabflantie, & (icdealijs $ ar in diuifione predicamétoruma(figaa- tur numerus non folit attédendo modum pra dicandiy fed praefertim ré ipfam, quae przdicatur; exquo fa&ü ett, vt numerus pritdicamentorü fuperet in duplo numer przdicabilid, quia re$, & nature przdi- cabiles in fc (unt decem, modi veró prz- dicandi funt quimue;ficat comexio ear cü (abic&is quinque ifi modis fieri pot. Ad z. in no ra Schol non itd liberales fumus modorá fubftantialid ; vt Recea- tiorcs, eridé in hyf. difjs.g. q.9« di vnionem matcriz cü forma eíse relatio- Tiem pra dicamenralé, & in Mctaph.(uüb- fiftentiam có fiffere in duplici aegation admiffistf hismodis fübftanialibas,m idcircó addendü cf fextum pra dicabile, cü corü «modus przdicandi poffitreduei ad aliquod iftorü; fi n. fümantur; vt dicüt. aptitud:nem, pofsni redaci ad quarti jfi "vt dicunt actum , ad quintam przd:cábi- le; quia abcfse pofsum abfq; prieindiciosy. /& dcítruct;one efsent'e.i coceptus quid- " ditatiuri (üb:e&ti, de quo pri Ctuk hé id impedit, quod (irit modr fübftantiales, & non accidemia , vt Recernciotibas pla cet , quia aliad eft efe accideb $predtcde mentale aliad'przdieabiléjaceidens dicamentalc d.citar illud , quod fubftantia, vt quantitas, & qualitas; ci folet aceidens nominmlitet ; peraomcen accidenus e : ens veró pradicabile eft -q prad;cacum accidétariwm, non per ad e(scntiam rei , flue in le fit acei fiué (ubftantia, (ic veftis re(pe&u veftti- tr homo refpe&tu animalis dicunturace Mm | ciens, essi dd 2 410 Difpu.1V. De Vniutrfalibus in Communi. €idens , non nominliter , quia in fe funt fubftantiz , (ed verbalter , quatenus ve- ftis dicitur accidere veftito, & homo ani màli ; vndé dicebat. Seotus loco fupracit. quod habitudo accidéiis quinji praedica- bilis potett tundari in re, qua fit (ub(tan- tia» quando hzc contingenter vnitur al- teri, de quo pradicatur , licde fio efse bipedem dicitar accidens cómone quintü prz dicabile,& tamenres, vndé fumitur , eft (ub(tantia . Ad 3. illa diuifiones non muhiplicant icabilia , quia tàm ge- nus gencrali(fimum;quá fub alternuin ex vna parte;tàm differentia gencricaquàm fpecifica cxalia retinent c przdi- candi modum, illa per modü partis poten tialis, & ifta partis aGualis,vndé in raio- ne vniuerfalis formaliter non differüt in. ter fc genus (upremum, & fübalternüsdif- ferentia infima, & fübalterna, fed tantum materialiter penes maiorem , vcl minore multizudincm fübijcibilium .. Ad 4. ait Doctor in hac quzft.(en(um illius propo fitionis eíse, quot süt (ignificata vn;us op pofiu, tot & alterius císe, nam quot mo- dis accipitur vnum, tot accipitur, & rc- liquum, vt v. g. tot modis dicitur vnum, : , multa, tot modis idem, quot diuer- Y riaisodÜ pecicnumero;nó autem cít vcrayuoad numerum (üppofitoram,qu:a Nem, ftus, & iniutlus funt oppofita , non cft tamen opus , vt quot fuat indiuidoa nigredinis,tot fiac .Scalbe- adinis, quox funr iufti;tot ioc iniofti, :4303 Secundoobijeuur & cótra probá- tio, qp (int pauciora quiaque . Tum quia (unt przdica:a ; tot funt przdicabi- Ata fcd 1. Topic. c. 3. przdicata funt qua- 1u0r,dcfinitio, genus , proprium, & acci- «dens. Tum 2. gcous, & diffcrenia conti- menaur in fpecic , quamcomponüt , er. c diuitio bona, quia membra coincidur, ncc prz dicabilia quinque. Tum 3. omnc 23ccidens,vel cft zcnas vel c(t fpccics, c beat propria inferiora, de quibus eísé- jalter pradicatur ; vt conttat de colore pectu albedinis, & nigredin;s, crgo fa- (qns przdicabile . Tü 4. quía diuifio potcit ad bimembrem redu- 4i, li nimité , tradatur per capita gcnera- -haadqua caicrateducamur, 9 .i. ahud " cft przdicabile e(sencialiter, aliud accidé taliter; ergo ita fieri debct, vt regula (er- uetur bonz diuifionis, quz debet císe bi- membris. Nec dicas fuifse datam per fin- gulailla quinque membra ad maiorem rei declarationem. Quia potuiísent, & de- buiísent hac ratione plura alià membra affignari, nam diuidi poterat differentia ingenericam , & (pecificam ; fic & pro- prium, & accidens, genus in fupremumy & (übakernam; & raríus (icut diuiditur pradicabile peoes przdicauofié. in quid, & inqualeefsentiale, & accjdentalc;po- terat ctiam diuidi penes praedicari (epa- rabiliter, & in(eparabilier, intrinfecé, & extrinfecépollibilicer, & impoffib.liter, & alios fimiles modos, qui diuerías (pc-. €ies prz dicabilitatis conttituent . 164 Refp. qp licéc idem fic fecundam rem pradicabile, & prz dicatum , tamen differunt (ecundü rationem icabile «nim dicitur , quod poteft przdicari de pluribus, pradicacü veróà dicit illud , pec 9 terminari poteft, ac folui quatiio du- birabilis, (en problema . Arift. autem in Top. docet modum foluendi hutu(modi dubitationes, vndc ibi oftédit de aliquo , queonde potefl (cici cy eft genus , & fie c alijs , & ponit bi. quatuor pra:dicata ,. dao in quid.qua (üor genus, & dcfinitio, & duo ip. quale .f. proprium, & accidés » quia omnis quzttio folu: poteft , reípon- dendo per al Mtorum, vcl peraliqp reductum ad illa : quia autem nó fit qnz- ftio de indiuiduis,cum de illis nó (it (ci€- tiafed de fpeciebus ;ideO (pecies nó nu- meratur inter pradicara , cum in talibus quaftionibus fittubie&ü . Nec de diffe- rentia fpecifica fit fermo ibi , quia idem iudiciam eft de illa, (icut de (pecie , ditfc- scntiam auccm genericam reducit Arift. ad genus,cum in ipfo formaliter includa- tur, ita refpondet Orbellus initio przdi- «ab. & colligitur ex Scoto 1.4.8.4. ;.tub S. vide tamen aliam refpontionem apud Dod&orem4. 1a. vniuerí. Ad 2. cx code verum cft SP pn. de genere, & dif- ferenia. fundamenzaliter tampus, fic .n, (unt gradus metaphy (ici fpeciem comp nentes in rauonc totius císentialis ; ícd falfum eK , fi hac omnia formaliter (u« mán-: L-- R sb Quafi. V. De N umero Voiutf..— tnontur , fic enim fingula (unt intctiones diftin&z , & conftituunt vniuecíalia di- uerfa, ncc vnum fpe&tat ad formalitatem alterius, — cta totum — d3. acc comparari , vel a Not irinferiora dequibus e(fentialiter przdicatür, vt color ad albedinem, vcl ad (ubic&a , quz accidentaliter denomi - nat,vt ad lignum;vel parietem, ficét pri- mo modo imípe&tum; (pe&ct ad primü , velfecundü przdicabile » altero tà modo confideratam con(L ituit quintum przdi- fla 2. Ad 4. verum cft illa dinifionem pofic ad bimembrem reduc , fi trada:ur per rationes generales , & poffe amplius plurificaci , qnam in quinque mcmbra , fi tradatur pet (peciales, itaquod fatendum e(t diuifionein illam à Pocph. wadicam noncffe ita ex matura rei, vt mon potucr t alio modo fieri ; ordo tamen do&rinz polccbat, vt dum hunc przdicabiliü tra» &tatum ad praedicamenta coordiaanda o ditigebat,non nif illo determinato mo- do vniuerfate dinideret, cuius rer ratioóc fats congtuá a(Tignamus q. (e:). & plena (olutionem huius argumenti tradirus , LI » 74 QVA&STIO. VL. A«nbec diuifio (it generís im [pecies, |o dmmediatd. 70 10 T Eeant Boct. & Ammon. in : N defóicigpircidi Auic. in 1 og. €.7. Simpl.in przdicam. in definit &quiu. Albcit.trac. 2. predicab.c.9 Niger 2.par. Ciyp.q.16  Bruxcil.q.2.predicob. Vallius q.7.de vmiucrí. c.12. uia hr on nes negát vniuci(ale cffe verü gcnus ad iila qu.nque; atque idcó atferunc hanc. etse diviiionem L à, l'cét diuer(imodé. explicent ta- lem analogiam. A firma: $.0t.4.8. vniu. fcquuntur ceteri ounces ] acini tàm veteres , quim I: ccenuiores *cotiflze , ac Thomittz Maur. Anglic.& S.rnan. bid, "Tatar. q.2. Ant. And. ibid. Ochoa 1.p. Log.c-18. Conimb.1 oun.Con plut. 10- lec. &uvias, Hutt; Aucifa, Setna, Blanc. Pafqual.& cetcti patlia:; Quoad altcram 2 fici parcem [onuunt aliqui, vt rcfcrunr éoplat difp. 4.',«6. hanc diuiionem císe FU immcegiatam ; alij communiter aiunt cf- (c mediatam , praíercim veró scotitiz noftri 4. 12.vniu. Tadem Ioan.de S. Tho, q.6. art. 2.vtrum uc ait efe probabile, 106 Pro deciiione quafiti quoad vtrà que partem , d cendá cít , vniuer(ale effegcnus ad Ila juin ;ucyac proide diafios tcm cius in ca ciicgeneris mn fpecies, nà immediatam , (cd mediatam .. Probawuir, uia genus ad Ila quin qne cóparatü pre« ) peas dc ills simidemnomcen , & ratio« ncm, vt de pluribus fpecie differemibus, «t 20 (e habet vt genasa ! i'i, & in ca di- uiditar vc in fpecies ; Confeq. patet cx definizione ipfius generis; probatur a(sü prum, quia ex vna parte dcfin tio vniuer. (alis in CÓ! verificatur client ialiter de (in. gulis quin; przdicabilibus , vt gj fic vnü aptü eíse in mulcis, vel dici de multis , & ha:c particula; vt eidcbimus,indcfinitios ne fingulorum ,(tat loco genes , ex alia: vct. parce intentiones przdicab ilid ad« inuicemmon accidentaliter , & nunicti- cé, fed cífencialter , & .(pecificé di&in- guün'ur, alia cnim fpecies vniuer(alitatis eft genercitas, alia ('»ccicitas, &(ic- de al js. Imó addunt alij efsc genus ita vni- — vc. nullam procíushábeat analo« um adimixtà quia fingula illa predica» Diiesrim cag ons ive eir qe zqoalitet Li icipánt ratione vn.uer(aliratis,omni-. us cnim veré , & propr:é conucnitefse rclatiorics rationis, quibus naturz abftra- étz rcfecuntur. ad plura , nec hinc racio- ncm participat vna títaramintentionum dependcater ab alia , tiquidé uaque: earum effet veca vniuei Dita; era Rae intentioncs effent impoffibiles ; Cererü ,; vt docet Doctor q.8.cit. $. i4 d ifl am,ne- «c(fe non cft omnem ororfus negarc anas logiam o vniucrfali refpe&u illorü quim. que (pecrerü; tu:n -jnia analoga benc cit vniuocauone cfl cópofhb lis, vadeafsés rendo vn:ueríaic eise aniloguax ad illa quin 35.nà có ipfo excluditur vaiuocatid, vt cóltacex dictis difp. 2» q.-$/'arc cam. quia & in ipfo genere aliqu lis-analagig. reperiri tolet , quatenus. perfcótius in vna [pccie reperitur quàm in alia etiamti hec inz qualitas proríus proucntatab extrine (cco,cx ele di iari có» moa trahentiam , vt patet ex diis ibide ; qua fatione aicbat Arift. 7. Pbyl. 5 1. multas in genere latere z:quiuocationes, vbi z- Qquitiocationcm vocát analogiam ex ine- qualitate differentiarum defampcam ; tü tanden quia in propoíico in participáda racione viueríaliraós videtar. inter illas intéciones intercedere illa dependentia , Quz (oicc infcrre veram anilogiam, quia gedum vnjucrfalitus perfectius ceperitur in vniucr(alibus effencialbus, quam ta ac «idencalibus,quia illa prasdicácur in quid, ifta in quale, dia c(fenczaliterjiftaaccidé- taliter; icd t in ift:s reperitur juodámo- do dependéter ab illis,quia ita przdican tar de (uis fubijcibilibus mediantibus ii- lisrationalitas namque, & ri(ibilitas prius cóueniunt homini in cói dcinde huic , & ' iili ; Nonergo neganda eft quiliícunqae anjlogia jn conceptu vniuer(alis ad illa quínq; (ed concedenda ,. non camen ta- L5, quz vniuocationem excludat. ' 107 tem hac diio: non fit immediacr , (cd mediata , eaidens cft ex fufticientia huius diui (ions q. prgced.vt -ni exea liquet , vniueríalenon dc(cedit &mmediaté ad hzc qàinque,: neque eft ge -us argen flloram, qnia prius diuiditur m 9» diciturelleniajiter , & quod dicitur accidenraliter, qua dao iceri (üb- diuiduntur , rgo. vaiaer(ale'diuidatuc prius per ias duas differétias , conftituit de enere intec media , qua poftea (ub- ntur per aliasdi ffecentias, deucnié do :tandé ad iílas quinquc (pecies;cp aper kécolligitar ex Porph. e. de communit. ; Cut àuem in prooem. vmuecíate (La- tin duxerit inbisquin. fpecies, nec il. Mi tradiderit p rátiones magis generales, vclimagis fpcciales, vt poffe ficci d'ceba- mus in fine przced.quazft. Ratio cft;quia vniaerfália fc babent tan a reípe &u (uübicéti, de qi icantur , atque ideo explicare Peas aliquem formalem «ffcctü;& determinará refpe&tu eius ;fed fi ynuuer(ale diuifü.m fuiffet per rationes generales ,f, in elfentiale, & accidentale , nimis adhgc indeterminatus , & confufus mene € vniueríale prz beret ieGo, nec ixà lenlim docuiffct Porph. modü applicádi (ccüdas intencioac: pri. Difp.1V. De Voisérfalilas ipCómwuni . mis, qui tamen cft cot dis, Sc vn'cus Lozia« cz (copus , vc ipfe facere (Vat igebat , quia, illz- prima (pecies (ubulteraz tac remo. tz nimis àcali applicatione; (i veró ex. alia parte diuifam tuitfec pec cationes ad - huc magis fpeciales ,.plané diuilro fuiffet. fuperflua protíus vltra hunc quinar:ü na- merum , nec ad rationes magis (peciales erat opus deícendere , vt doceretur cxa- &yis modas appltcandi fecundas incentios nes primis ,quia fata quacunque alia lub. dwitione vltrahzcquinquz adhuc mem- bra fubdiuidentia feruarent cefpecta fa- bie&icandein fotmz. habitudinem, & cundem priedicádi modü,quem feru.t ta trm diuifann ; vadé (i diudatar. genus in gencraliffimü & fübalcernum, differentia. in gencricá,& (pecificam, tamen in ordi- nc ad fübijcibilia eundem séper (eraant. prz dicandi modum; quem totü diuifum, mam wtüímq: genus femper. praedicatur eflentialiter per modum partis potencia« lis,diffetétia per modu.n partis aGtualis ; fic dicendum dc proprio, acéraccidente, quod fiué tit (cparab le , (iue infeparabi- le, (emper tamé cótingcater vnitur (ubie €to nec attinet ad eius cífentiá in primo aut fecundo modo, quia non omnes modit variant pét (erationeas pra dicabil:s , fed illi tantum ;effentialiter,& accidentaliter fc habete, pet BATA 4 Mai en , ad Kem alij modi reducuntdt : pec quam do inam plené: fatisfieri-poteft ad vlii- mum argumentam quaft. przcéd. 108 Ex hoc colligitur has quinquc fpe cics vu :uctfalis effe infimas, quia hac , & illa gencreitas v.g quantiatis, & (abftaa tiz vc docet Scot. quol 6. (ub X.nó d. ffe- — tuere nifi numcro, ctlo natur ratz differat generc generali(limo, fic etiam bec, &lla fpeciertás v.g.homi- nis,& equi differunt uin numero, quia Vi- cét vaturz,quas denominan: fpecie inccr fc differant , intentiones tà denomináces.— funt ciufdem rationis; X (ic pariter dicé- dum de iatention bus aliorü vaiucrfiliü : tum ctiá quia cftó genus diuidatur. in (u- premü,& fübalternum ditfcrentia in ge- ncricam, & fpecifican , proprium tiai- liter, & accidens, hxc tamen membra nó inter (e diffecunt cx parte modi ptae- dican: eb Mitos 2 -Duafl.VT. £ualis fit Diuifio Puiutrfalis. dicandi , & in rationc vniuer(alis, (ed ma- tetialiter tátüm paenes maiorem , vcl au- norem mulutudinem eorum, de quibus !przdicantur 4 oppolitam tencc Poncius di(p.5. Log.n.1 11.cui fit fatis infrà dif. j. n.60, & 108. Ex quo: tandem deducicor hanc Porph.d:ui fionem vniuer(lis in g:- nus, fpeciem. &c. effe rité tcaditais qiiia diuifio alicu:us generis. eciam fübalterni poteft ficci afligoando omncs fpecies in- imas, quando ill poífonz cecio numera comprehendi , vi norauit Soto lib. a. Sumul.cap.4. 1: &. 2. b ' 1c9 In oppofitum ob jcitor r.probá- -do vniuctfaic non efie gnus ad iila quin- «que. Tum quia wnc aliqna fpeeies dire- € przdicaretur de (uo genere, quod cft impofhibile; Prob.coníc:. quia tüc etfec verum dicere. quód vniueríale eft g«nus ad illa quinque, inter quz numeratur £e- mus primü praedicabile , vclut vna fpecies vniuctfal;s in comuni. Tum 2.3uía cunc vna fpecies dilparita pradica retur dea- i, quia tunc eísct vera przdicatio, quód genus cft vna fpecies vniucrfal s, d:fferen tia alia fpecics, & fic deals. T 3. non tanti di(paratum de di(parato , fed etiam eppotlitum de oppofito pigdicaretur,n&- pe fpecies dc genete , cui faltim relatiue opponitur, Tü 4. quia tunc. inferius con- fticueretur (upra. fuperius , dicendo enim quéd vniueríale eft genus, tunc vniuerfa- le; q»od cft (uperius,ponitur infra genus; quod cft cius inferius ; ne igitur bzc in- conuenientia fequantur , negandum eft vniuct fale císe gcnus adilla quinque. Refpondct Doctor q. cit. omncs alla- tas propofitiones posce concedi,non qui- dcm císentialter , fed denominatiué, po- te(t.n. vna fecunda intério fundari (uper aliam acceptam , vt quid ; accam deno- aminarc, fcu de illa przdi cari ; vt modus, cnim cft comune omn.bus (ecundis intentionibus (aix Do&tor) quód quali- ber potefl eccipi vt quid , velut modus , quando enim cft iliud, quod iniclligitur, tunc eit quid , quando cítratio , fub qua aliquid intell gitur, tüc accipitur, vt mo- «us , quam doctrinam ex profcíso decla- saumus (upra difp.3.q.8. arc, 2, & docct idem $cotus 1,4.2.q.3.C. & 490.13. 9 1» Logi 8, 413 fub T. A4 r. igitur veraefl illa propofi- tio denomuatiue, Zniver[ale ef genus, qu:a vaiuecfale fumitur, vt quid genus vt modus , juitenus e(t ratio, fub qua. vnuztialz coofideraww , dum ad fua in- fer'ora. confertur, Ad 2. pariter noa in-* conuenit , quod genus , ditfzrentia, proe priam, & accidens finc fpecies denomis matué , & accidenraliter , Ad 5. air Do» &or locis cic. quód 'ntentiones nonopeponuntur,nifivtrag;accipzatur,vtquidsvelvtraquevtmodus,dimvetódicimusgenusell[pecics,intentiogencris(umistur,vtqu.d.intentiofpeciei,vtmodusy&idcó,vt(ic,nonprzdicaturoppofitideoppolito.Ad4.vnurrlalecontinetfub(egenusefsentialter,tamenneq;iaeconucn.t,gpviciimvnuerfaleacc:dcntalitercócincarurfübgenere;quatenusa£ficipotmo«ozenercitatis,vode genus vc quid eft infecius ad vn acrfale ; vt mo- dus ,císe pot (uperins ;& hec eft comunis doctrina Scot: (lariquà omnesalie Scho, kz recipiunt, efto (ub diuerfis terminis. 110 Diccs nullü genus poteít accidé- taliter de fuis (pecicbus predicari,fed vni, icatur accidental Mis uerfale - C iter deil $3 muipquimga dc Prob.min.nam quádo vna intentio applicatur alteri , vt modus. tüc efficit przdicationem der üudg .& accidentalem, at quando dicimas, ge- nus c(t vniuer(ale , tuac vniuerfalit2saps plicatur generi , vc modusquia cft rai fubqua confiderarur » ergo &c. Refp. neg. min, ad prob. patet ex dictis difp.3. cít.q.. art. maiocem ese veraas dikaxat ,quando intentio akeri applicae tav modus , cít interior » vcl difparata g non autem quando eít faperfor, vi eft im allata propofitione, genus eft vniucr(aleg Vidc ad hoc alia argumenra apud Fuente, q.6.d:ff.6. minoris momenu . ^ prnde pe j zs conca ilem cc partem uifio generis in | idédo per iffcrentias magis ge» nerales con(tituerentur. duo. de termedia , quz poftea fi ur pet alias td fierérias y m darenuur hàtale ueríalia, qua inter ifta quinque ex vpiu fale ig(um in 6i utei vs id N 414 diuidédo peruen:remus ad oo, vel decé vniuet falia,vt deducit Brafau.q. 12. vniu. €um Maur. q.9.$. Quinto dubtratur. Refpondetur ex Brafauol. ibid. dimif- fis Maur.ambagibus , quod cum proprie loquendo fuperiüsnon ponat in nummerü cum inferior: , quia inferiora in fuperiori vniunrur, noni diuidantur;idco genus, & fpecies, & pradicabile in quid non dicü- tur tria vniueríalia,nà pra dicabile i quid, — Difput. IV. De Vniuerfalibus in Communi. feu effentiale eft (aperiusad genus , & fpeciem,& in illis includitur ; atque ideo cum eis non facit numerum ; & ficeriam dicendum eft de przdicabili acciden- tali in ordine ad proprium , & accidens; Vel dicas , quodlcum hic. aflerimus vmi. :uerfalia effe quinque,non plura, nec pau- ciora,loquimut de fpeciebus infimis praz dicabilium ,' nam dari aliasfuübalternas fané negari non poteít. DISPVTATIO QVINTA De Vniuerfalibus in particulari .— tat ut 0JI tratfationem de /niuer[alibns in Cómuni ad fingula in fpe- d| ciali defcédimus;de (ingulis quafliones inflituendo 1uxtdordi- nen [cruatii d Porpban [uo tratt.de cuius obieto nà efl m diffen [io fiquidé fer? omnes pro adaquato eius : ] Junt cit Doctore noftro 4.7. fuir Fniuer, bile comune ad illa quinque , it ibie;0di- TPredi Uniusq. yn TPradica- »apium eft pradicari de pluribus, tale an. efl predicabile, de quo Porpb.agit im boc trait.nam cap-de gen, fatía diuijione eorum ,qu& pradicanturs aliud de vno folo aliud de pluribus pradicarisprofequitur deinceps tra& ationem eorit , qu& de ple tibus-pradicantur , diwidens illa in quinque fpeciessc* cap. v.i. colligit V7 protee — eu ficio egt(Je. Et adbuc poiius i ub ratione Pradicabilis, quam Vniuerfae et bie vuiuer[ale (ubietiumponi, quia C ipfa etw Mini, | P füb ratione pradicabilum ,q-m wmuer[aliwm confiderauity cniusrationem re di[p. práced.q. x. artia. in fol. ad bicobiethum attributions ,qu vatum efi an. Vniuer(ale igitur bac modo c ia onfide - abet omues conditiones ad tale obie- UEBbum defideratas à nobis affignsudas inferius "n, 12. ex Dotfore q.3« vniu. qu& ad | trevoducuntur, qucd de eo [wpponatur quod e s». quid efl » quód de co proprie demonjlrentur p»(fionesin [ctentíay G tandem quod omnia ibi confiderata babeant uu tributionem ad ip[umy Gy in eius gratiam confideremtur: bas autem omnes babet t Kuluer(alé in prejenti traBlatu nam dum initio tra. mouet illas qual. d quarum refolutione ab:iinet ob arduiatem an vniuer[alía (int m vebussvel im intelleduyan fint corpore ayvel incorporea crc. fant fupponit vmuer[alia e(feycr querit vbi fint, . € quoniodo, C" dum in fine trati.cap. vlt. de communitatibus mquit y fingula vu- werjslia conuemive inatione cümuni vniuerfali $quiafingula predicantur de piu- tibus y plan? fuppomt banc e(fe ius dvfinirionem im ratione pradicabilis , c [ic babct. primam conditionem, duin demonft vat genusyfBeciemycr c. differre ab indi- widnuo im pliettó, tanquam ile primo, r pradicari de pluribus, vptigyeandem pa[fionem de mon[lrat de vniucr[ali Pim ye rra fecundam a: qandem cap. vír docet efie osanibus commune predicari de pliwibus man jeff in- ofiniat vlla omnia e[se fpecies P vaiuerfa € cómune geaus, ad quod reducit um, grau vüra Wa quinq, viiuerfalia agatit in boc trac atu de andiniduo y QF. fpecie tiv;b, in pr Mafius fe& Duries NRI A d 2 52:2] ii c -  üimb, in proam-q.7. Maf[ius feb. $.9.3. Tolet. q«1. : &" «lij palfim; promifc uà autem alfighamui, pro oA d A dile, quiapro eodem vtrumq; fummus ,nam per predicabile intelli imus , quod i. ; dum, quía defi : qe i rium y vel combinationem accidentium commsnium y Y fola. fpecies defi- Quefl.I. Quo fenfu definiamr genus ecdrt.T.— Ari cie fubij cieli. qua tamen vniuer[Alia non (unt ; adoue tamen, C ip/a red«cun- tur ad ipium vuiuev[ale,non quidem vteius [pecies, ed v: tévmiat (p-cieru n eius, dndiuidua nimirumyvt fubucibilia [peciety: fpecies fubijcibiles, vi termini ge- gereitatis, C7 (ic tandein babet teri am conditiouem .. "Aner[4q.7-Logsjecl. .adbarens opinioni quorundam antiquorum Expo fi'torum ait non vuiser[ale in communi,fed partes eius. fubietituas genus, Jpecicsa Gc. fo- lur, c (ingillatim. uw ptas effe blc obielium a 1equatumy ratio eius free eft, quia Porph. non egit de illis quinq; fub conceptu commnni vniuerfalis, vel pradi- Cab. lsyfed laum aggrejfus eft diflintlà, C folut? illa fiagula explicare . Imó ne- que de fingulis cgit quatenus vniwerfalia fimt, nimirum per ord:mem ad plura y fié .9. folum genus]peciem, €? differentiam con[ider aut; proprium veró, C accidews aon explicauit ip ordine ad plura y quod e[l de ratione vniwer[alisyfed petius per or- dinem ad jubietfum, cui conueniunt. $ed fallitur Jgueríay quod Porpb. nom egerit de illis quinqy [ub aliquo conceptu communi, et de fingulis (ub ratione vniuer(alis in ordine ad plura, nam cum cap.vule. agit de commuaitatibus predicabili , agit de aliquo concep:u có muni, in quo conueniuntyg7 omnia definiuit in ordine ad plu- yay vt infraconlabit ; &" certé tollit J£uerfa vnitatem buiustratlatus, dum illa 114; folutablc accipit pro obie&o contra. Atrifl. monitum,qui 1. Pofl. 25. dixit, frieutien debere ee vnius generis fubiccli. « - Quam verà vtilis fit bic trakatus ad dive£Hionem operationum intelleGus , qui ejt finis Speaune porpb. expre[fit in progm.cum inquit innare primó ad defini£- 2 , effentialis conflat ex genere, cr differentia, accidentalis daturPetr. secimds ad diuifionem, quia in diui(ionibus eTent ialibus diuiditur genus in fpecies per differentias , in accidentalibus Prec pir accidentia propria, vel comininia: Tértió demum ad demonflrandum,quix mediwa in demon[t ratione eft definitio, qu& con[lat ex genere, differcatiay & quod demonflratur efl pa[fio ad ceteras etiam argnmentationes infernit, in quibus, wel accidentalia pr.edicata per efientialia comprobantir ,vel àconuer[o ^QYVRSTIO L' '- tumdubiorum,queftionem hncin plis Q ^. resdiftribuimus Articulos . ; De Genere. to" | qure erae Orph. cap. 2. definiuit ARTICVLYS 1. E- genuslog:cum illad effe iv */ 3 Or DM | | plu, An Genus definiri po[fit ; &P,quo fen|8 quod pradicatur de plu ry E un T 9 rus Jpecie differenii- ; : WWUP busintoquodquid,cit- 3 q,Ro imelliz&ia quaici quoa pri» € qiiam occurrunt difficultates quà plu. p maih pacem recolédua ett cx di« s iacantuim, vt nonnulli eamabiecetirt, — &is dilp. 1. 4- arc t; defiaitionem fumi aliam cx proprio capite adinueaerint, | poife dupliciter, và5 modo prefsé pro od ctiam fecerumc de cexerísvaiser- — definitione esplicanse quiddiacé vei ibas ; (ed quia hzc defiaítió e(t ipiius | genas, & difecenciun, vel INIM Acill. t. Topic.c 4.S lib.4.c.1.8 2. $.. quatgenus , & dilfzteutiam c rcainlen Met.c 8. & vcleg imatecipiturà Scoto. bánt', &'iicd.Gaicio eft ieu illius eil 1$, vnigecfz in cclebtiozibus Scholis, MS dads , & ditferemiam., alia iiedicon-ndie , pialercun que (ire ^ m Mo fid fo Conééptu 'quiddicaugo £L? explicecur, nulli poticut dicil: — & efsentláli rei ; quofeolu etiam ens «die tem. Ceterum quia exacta ciis inteil g$- (Edi polTe de finiel, c nojhibem go» tiaindl.orum exigit (olatiouem incídcd- eus, & dif-tendam ; & fioc wiodo deismen v aeERa SO Wet COMES SONO 05 * 3I egnugy: 3077 gri: Y 416 niri potcft omne id ; quod eft cns per. fe intelligibile,fiuc habeat genus , & differé tiam,(:uc non.Qvando hic q;zritur , an gnus dcfiniri poffit , noncit quzftio de d:finitione (ccundo modo fumpta,nam in hoc fenfu negari nequit genus e(fe defini- bilcfcd tantum primo modo,namin hoc Ícoiu rcgsrunt Ammon,.& Boct.. de ge cre. A Ibcit.tract. 1, predicab. c. 3. quos fcquicut Villalpan.c.de gencum alijs qui- buídam gcnus cffe deti mibile . . Diccndütamen eft cam communi gc- nus definiri poffc €t definitione preísé sü pra. Ita Door loc.cit.quem ceteri om- ncs (cquuntur, Probatar;quiaillud dicitur fic defnibile » incuius integro conceptu Aun potcft conceptus genericus , & diffcrentialis , quorum.Í. vnus (it alterius determinatiuus,fed de genere primo pre- dicabili poteft calis conceptus affignari , ergo pót preísé,& quiddiratiué definiri ; Prob.min.quia vt docet or in 4.d. 1«q.1,I.etíam in intentionibus logicis ba- — conceptum per (e vnum inucni- (uo modo genus, & differentia, & in ropofito in genere imbibitur ratio có- vm vniueríalis velut gencrica .(. efie in puo vel dici de pluribus , & prater imbibitur racio peculiaris contracti- ua illius , eie nimirumin pluribus fpecie diucrfis, velat differéualis , ergo &c. Ac- ccdit,quód genus,vr hic de eo loquimur, eit vnum cns per (c intelligibile ; vc mox patebit , quiánon loquimur de ipío pro aggregato cx prima, & fccunda intentio- nc,quali in reóto vtrunque includat , (ed vcl pro prima intentione vt connotat f'ecü dam,cut fübftat,vcl pro (ccüda,vt conno- tat primam;cul cft aplica diuer- fitatem opinionum,hoc autem modo ge. mus cít eps per fc vnum, & intelligib;le, €rgo eft proprié dcfinibile . »- Sed inflabis, Tum quia definitio pro- prie di&a conitare ex erentiay(ed generis non datur 9 | pec eu. uia (olius fpeciei e »* Difput. V. De Puiuerf.in parti. — 50 eius dcfinitiomE ingredi poffit B gu) Refj. definitionem gencris conftare gencre,nó rh cílenualiter genere, (ed ac- " cidentaliter , quia vniueralé commune ad illa quinque nó c cffentialiter gcnus , fcd trs accidentaliter à quadam (aperad« dita notione cx didis Q-vlt. piz&ced. difp, nec fcquitur procefius in infinitum ; tum quia genus prz dicabilc,non quatenus gc- nus;(cd quatenus (pecies (abijcibilis re pi cit vniacríale ia communi,vt (uum gcnus; tum quia femper fiftimus in (ccunda in- "tenuone gencris,à qua vclut cffentialiter tali.caterz omnes naturz fiuc reales, (i- ue intencionales illius vniuerfalitatis ca. paces denominátur tales. Ad :.Ncg.min, quia gcnuseft fpecies fübijcibilis in or. dine ad vniuet(ale,non quidem cffentiali- ter vi qud »Ícd M Re ,& vt modus . Ad 5. vcrum eft genus primum prz dicabile non habere A (apta fc , quod (it efTentialiter genus , poteit ta- men babere aliud .(. vnruerfale » quod fit accidentaliter tale; & etiá verum eft vni- ucríale viciffim accidentaliter contineri —— fub generequatenus cft affectum tali fe- ^ cunda intentione,vt dictum cft q.vlr.pre- . ccd.difp.in folu.ad 1 nus vt quid e(t inferius ad vniuzríale , vc modus poteit etie (uperius. Et hac do&ri najquz valdé familiaris cft in íchola «co- tiarum (oluendz (unt prz di&z diffical tates tangentes definitionem generis,qua euam paílim vtuntar Recenuores, vt vie deri potcft apud Ouured.controu.4.Log. punc. 1, qua quia noluit vti Poncius di(j. 4«de genere q.2. multa dicit inutilia & mi nece(faria pro folutione harum dif- ficultatum quz camen cx allata docttina facilli po (eode ; mt 4 Circa alteram quz(iti pus. in- tcliigentia eius ciendum e uod ome concretum, vt in propofito eft genus , & uodlibet aliud vniuerfale poftca dcfinic- . dum , de quo eadem quaz(lio inftitui po- teft , dicit in omnium fententia formam - fimul, & fubiectum;vel vtrü jue cx zquoy definitio 7, Met. 4.at gcnus nequit ef « & in vel vnu ndo aliud n nel er] & in reo, m connotando aliu . uia gc gius primi icabile cít i Ez connotando (üb:e&um , aut € Vin nai varias de hoc opinioncs à no- bis relatas diíp.2.q.6. att.2. Cu igicur ge- nus; *ad 4. Conf.vnde ge el M tà Porph . definitur , importet gcne- E. » «t formá afficientem aliquam maturam , atqueideó in concreto non in | ab&ra&o jiatur , conticpiunt omnes nec definiri (ecüdam intentionem folam , 4 e nudam naturam capacem illius in- tentionis, fed vc] vtrumque ex zquo , vel vnum in ordinc ad alind, nimirum vel fe- " €undam intentionem in ordine ad naturà fübftratam,vcl é cotra , vno excepto Faf- ual.qui r.p.fuz Mer. difp.49. tenet nu- dam naturam definiri , & intentionem : noneffe neccfíariam ad pradicari . $ Hinc tres cxorte funt opiniones duc - xtrems, & alia media.Prima extrema af fericin re&o , & yrincipaliter definiri na- ,vt tamen conno:at fecundam intc- tionem,cui fübftat , vndeait vt Quod de- finiri nataram,vt uo. fecundam intétio- ncm, qtia prz'fara dc nit;o non conuenit "maturz fecundü (eyquia vt fic ncquit prz- - dicari de pluribus , cum fecundum fuam |. ef'entiam non fit vniucrfalisncque inten- ticni,quia ncc ipfa (ccandü le potcft pra- £x dicari de plur/bus,fed nature,vt denomi- Ft patur genus, & cum ordine ad intentioné Ys: Die qua formaliter habet natura ef- vniuerfalem;ita laucl. in I og. tit. 4. c. 2. Paul. Venct.c.de genere; Amic. trac. $. q. r.dub. $. Tolet. 1. Moril.difp.2. art.2. Aucr(a q. 10.fec. 2.& alij. Secunda extre- ma docet hic directé definir! fccandam jntentionem in concrcto,vt.f.connotat na tura, quam afficit;ita vt ipfa fecunda inic- tio fit res definita , natura vcró connote- tur ex modo def. niendi , ita Scotus q. 14. vniu, vbi Maur. Anglicus , Sarna. Brafa- ucl. Anto. And.c.dc gen. Tatar. ibidé ar. 2.dob. 1.Ioann.de Mag.Fuentes q.6.diff. q- art. 2. Roccuscap. de gen. q. 1. & alij Scotiftz pa(fim, & cundi feré Thomiflz Caict.in hoc cap. & de ente,& effentia c. 9.Sáchez lib.3.9.3. Galleg. controu. 12. Araux.lib.2 .Met.q.4.ar.2.Mafíus hic fec. 1:3:3. Cóplut.difp.$.q. 3. Ioan. de S. Th. piss 1. & alij quamplures , quibus (ub- ribunt Didac.difp.6.q. 1. & Blanc.difíp. 3.fec. 3. Tertia tandem opinio media atle tit hic definiriaggregacum , (eu compo- fitum ex natura, fecunda intentionc;ita ! vr viramquc dircéte dcfiniatur, natura vt a kl : eius, vcluti pars, *00 uel T. € fenfdefriat Chus AL. ai materiale;intentio,vt formale, ex quibus vnum pet fe confurgit bic dcfinitem, ita ex Hl ccentioribus quamplures R uius. q. 2. Mvrcia q.3. Hurt.difp.4. fec. 1. Amic. hic trac.5 .difp. 2. dub. 1, & alij;dicüt aute hac duo conficere vnum cns er fe , quia natura animalis v. g. vt capax gepereità- tis , dicit ordinem ad illam tanquam po- tentia ad (uum actum, qnod autem fic ex duobus fic ordinatis , eft vnum per fe, ex a&u enim,& potentia fit vnum per (cs opinione autcm Pafqualig. nil dicendum occurtit, fatis .n. conflat ex di&tisnatur& non contt itui in flatu vniuerfalitatis , ni- fi per fecundam intentioncm. 6 Diccndum eft liic non definir: s?pre gatum cx viroque.f. ex rc , & intentione , (ed vel definiri rem,vt fubeft intentioni;, vel incentio n&,vt applicatam rei,iraquod vnum corum fit dire&é , & principaliter defioitum;aliud autem velati connotatü, & intrans definitionem per additamen- tum.Conclufio duas habet partes , quatit vna damnat tertiam opibionem vt pror- fus improbabilem altera vetó priniam,& fecundam ample&itur , vt probabiles ; Quodaggregatum ex vtroque. non defi- matur,docet Do&or q.14. cit. quia hoc eft illud ens per accidéscx rebus diucrfo- rum praedicamentorü , quod cum non fit ens pcr fc vnum, fcd Giinplicirer pluta,nec etiam vna definitione exprimi pote(t , vt docet. Arift. 6. Met. 4.& $.& lib.7. 11.8 43.& lib 8.13.& t4. concretum enim ac- cidentale dupliciter (ami poteft,vno mo- do, vt fignificat aqué prímo (abic&um, & formam, & hoc proprie dicitur ens per accidens,alio modo , vt non vtrumque ex zquo principaliterfignificat;fedvnumprimarió,alteramfecundarió,&hocdici- tur ens conotatiuum,quod vtique defini- ri poteft definitione quidditatiua per ad- ditamentum datayde qua diximus difp. 1. Q«4 ar. I.quia 1d , quod conccernir princie pale fignificatum; non cadit in intelle&u (ed vt terminans re(pes &um illius, X ideó nó defttuit enitatem cius ,yt docet Scor.q.8.vniu. propé finé , & 4.d,1.q.1. cit. e peras igitur genus. , uod elt accidentale concretum ; poffit defini i proprie , vt ens connotarigum j' vtdo- . » D «t em : | 418 vt docct prima, & fecunda opinio, milla- tenus tamcn dcfiniri potcft , vcaggrega- tum importans vtrumque cx zquo prin- cipaliter, vt ait tertia. .. 7 Rfpoodct Murcia cit.negando hoc eoncretum cíic ens per accidens , quia i- ct oon fit vnum pcr fe fubftantiale » eft tamen vnii jer e accidentale per phyfica vniorem, co modo , quo factunt vnu pet fc fubicetum, & fotma accidentalis . Scd valde vir itd «fes ipiror dà putar cx vnio- nc accidentali co quia cfl vcra, phyfi- cavnio fc ultare ens per (c vni y ad hoc enim non folum rcquiritur vera phy ü- ca ajo inicr (ubicétum , & formam, fed ctiam fubftagtialis cx per fe actu , & per fc potentia, qué quia non repetitur inter GERA. fat aani accidétalem , idcó ncgat Arcitt.loc. cit. ex illis ens ec (e vnü rclultare, Ecquádo etiam concederemas qualemcunque phylicam vnionem fuffi - cere inter formam, & fübie&um , vt ex illis fieret pcc fe ynum , cumtalisuoa tit :Dideaiei A genereitacem, quia cft olum vnio f. &a per rationem , dum in- tellcéius affizit patur illam inicntioné, confcquceater nequit inf«tre iliud. aggre- gatum effe per fc vnam. Rcefpondent alij concedendo aggrega- tam illud cííc ens per accidens,fcd negant id dcfinibile non c(le , vndc Blaoc. cit. quamuis gobifcum fentiat inquit ramen, banc rationem cx ente p:taccidens dedu- &am facile dilfolui . Ceterum ens per ac- cidcns nec e(Jc definibile , neque fcibile monfiramus ex profe(lo inf.difp.13.q. 2. art. 3.ynde ratio-inde deducta ctl cffica-cilTima, Scd adhuc copcedcodo,quód fir definibile, euidenter oflendiur non hic definiri aggregati illud;oà illud hic defi- nitur,quod de pluribus przdicatur, & ad inferiora deícendit, ac cooflatum ex re,& intentione non defcendit ad. inferiora, , ncque dc illis pra.dicacur exercité , auc ü- gnat , quia przdicauo exercita cit pro- piià primarü itencionü,tignata fccunda" map, ergo nullo g -ncic przedica;i0ni$  ót 1i PLE Qin prasócari de ploribus, *1& Vt veró jcobem:s alter conci, par- tem, qua auibas cxucemas opin;oncs tacit probabiles , & oltendaimus ctl de mcacc Difp,V. DeVnintrfin partic. .—— " DoGoris,tecolendüeftexdi&:s dif.,2" —— | q.8.att. 2. dupliccin eife przdicarionem excrcicam , & lignacam , illa perciact a4 primasyhec ad (ecundas intentiones, nam vt inquit Do&or in hacquett. omnc fignatur inccund;s intcttonibus p.t prie dicationem fignatamycxercetur in primis per exercitam, vnde ea, que cebus exer- cité conücniunt,ctiam in eacioaibus,que illis fanc applicabilesattribuntuc ligaaté; tunc autein aliqu.d conuenit alicui excr« cité, vt colligitar ex Doctore 4. d. 1.4. 1. quod à parte rci veré ineft illi , vt fi dica. tnus; q hono eft rationalis, hoc atiribu- tum conuenit homini exercite, quia rea- liter in ipfo cft , fignaté veró aliquid ali- cui conuenire cft, cum illi conucnit tan. tam,vt fi2no,pcr quod figaificatur attri» bu:am illud veré , & exercité conuenire rciycuius cft (ignum, v.g. fiia pitturare- prasécctur nobisaliquisequus,dicere (os —— lemus illum equum etfc ferocem, dum " B g tem fic loquimur , cetcé tigoifica à mus eoe tek "equo pido « bisintclligete ,quàd equas vetus, & vi« * uus, cu.us fignumeft, exercité habet. fe- rocitatem ; 1n hoc igitur fenfu multa tri- buuntur fecundis intentionibus , nam di- cimus fpeciem pradicari de indiuiduis, propofitionem conttareex terminis, cr quód fpecies, vt (ccunda intentio, veré , & exercité dicatur de ind;uiduo per ver- bum efl quaii verum fit dicere;iad:uiduü eft [pecics,vel (ecunda intentio propoti- tion.s cóilat ex terminis fed fignaté, quia funt figna , quód illz res,quibas tales in- tentioacs appl.cancut , veie , & exercité przedicatut de indigisuo , & conttat ex 1erminis« Etadhuc Do&or ipfc opcim& dcclarat difcrimen iacer a&tü fignacü, & exercitum in duobus ptzícitim fianli- bus;per noa cnim exercetur acgatio ( in- quit ipfe) per nego yeró ignatur, pcr zm 4um fi aiicec exercetucexciutio , pecex- €ludo figoa;ur , & vult dicere , quód 6 quis diceret 2egazie ncgai y vite ica dicé- do exercité afhemat , quia propofitio cft affirmat, & cancum fi gaaié negat, vn. de hoc przdicatum ucg4i, tcbaitr (ccü- de inicationi negacionis tantum figaas (6, exercé — conucnire,fedfigmaté, quatenus datno- ——— Quaf.I.Quo fenfu definiatur Genus. esdrt. T. ^— 419 t, exercitiü vero negationis fit pergo, dicendo, homo non cft afinus , vndc ze. gatio in au fignato ncgat , won. vcró degat in au exercito , X hac dotri- na eft valde: notanda in his rcbus lo- gicalibus . 9 Cum hac do&rina itaque poffumus vtraíque extremas opiniones concordare, & ctiam de mente Scoti defendere, nam fi (ermo fiat de praedicatione exercita, verum eft hanc prdicationem conueni- £c naturz,nó intentioni, neque »/ Quod, quia non dicimus homo cft 2enus,fed ho mo eft animal, neque »t Quo ,. vtaliquire(ponderefolentqua(ifecundaintentiofitratioformalispredicandinaturzquiaquodpraedicaturdepluribusinferioribusquidditatiae,itaprzdicatur;vtexviicationisdeícendatad.effendiinil:iionfolumfecandüid,quodpredicatur,fedctiam sin tationem formalem,vn de habet vt pra dicetur, genereitas autem | mon ita d«(cédit ad inferiora, ergo in hoc fen(u nequit cffe ratio formalis, cur genus »predicetur . Accedit , genus definiti, eífe 1dyquod ptadicatur,non quo;ergo etiam (i concedatur genereitatem efle , quo , vel qua natura praedicatur , non idcirco Au. '&ores (ccandz (ententiz fc refpondédo dctendunt definitionem zenetis principa- liter conuenire intentioni, fed natura. Si igitur de praedicatione exercita dcfimtio , men P.tph. iniclligamus , tenemu: dice- "re, quód ücut talis prdicatio conaenit nature, non intent: ori y ita. ills definitio tonueni: naturz, non intention, & hunc " dicendi inodam effe de mente Do&toris jn 1,d.3.q.1. n2tat L'chetabidem; $. (515 Jed contra ; vbi docet, vmucríale predi- cari de plüribus;n quid,non quidem [ge tenus cit ens per: accidens contlicucü. ex natura, & rclatooesled tantum per ratio- né naturz, quz cft ens per (e vnum , & in inferioribus eifencialiter iaclafum ; fub- dit camen naturam non effc fic proxime pradicabilem y nii ada c. fub relatione vniuer(alitats, & indeterminatiouc poli- tia ad »lura, quia non eft inpotéciaproximayvt a&ta dicit: t de illis,niá pcr calem relation£, & indccerminationé , qux ipsá ficit acta vmuieclalem & in hoc fenfa lo- andem de t Do&otis Mearifs. lib. 2. da Me '€unda intentio quendo de ifta predicatione intcellizendü eft, quod hic definiatur natura, vi [ub(tat intentioni, non quod principaliter dcfi- niatur totum cóftitutum;nec natura prin cipaliter, & vt Quod y intentio aurem, vt quoquafi tit ratio formalis, cur pradice- tur natura, fed (olum quód dcfiniatur, vt fubftat intentioni, veluti conditioni cam. ponenti in Itatu vniucrfalitatis, in qu séfiinon fequitur ipfam effe przd;cabilem nec vt Quod y ncc vt quc, Quia cft mplex conditio , (icut eriam abltractio ab infe» rioribus quia requiritur,vt fimplex codis tio puzuis ad conftituendamnaturà pro« ximé przdicabilem de multis , idco noa pra dicatur ipfa, nec vt Quod,nec vt qu05 & hoc torum có/onat €i, quod docuimus *q.2.praeced.difp.art. 1.in foLad 2.vbi di- ximus rclat:oné vniuerfalitatis in przdi- catione exercita nó effe przdicatum , fed cond:tioné prdicati.Si tamen velis inté- tionem appellare rationé formalem;qua- tenus eft forma denominans natur3 pro- ximé pra dicab:lé, ira tamen quód natura ex fe hibéat modum efífenialiter. przdi« candi , vt contendit Auería., qui nona vult intenrionem appellare icem «onditionem ; non repugnamus ; hanc [ententiam tenet .: fet fo 3.q. f$. ;& Oibellus- c. de gen. ait cfle fansprobabilem. - «^... V. - 10 Siveró loquamur de przdicatione fignata, & de hac definitione generis in- telligere velimus ; tunc dicendum cft ibi proytié, & per fe intécionem gencris de- finirt, quia talis predicarioef propria [ir «undarum intenrionum , & ilhs « vt Quod , gcüus enim pro fccunda intea- tionc illud eft , q» rali cp nisdeploribus fpecie difictenribus catur ; Quia tame ied rcípicit fignat & (ecundisintérionibus vtitor logie fignis primarü,ideb dicendi non d À à Porph.folà intentionem generis, fed cum dciur gens ins qodprekn ilis alli nature , bes & exerciré dde pluribus fpecie differentibus affirmatur , Vtroque 1gitur catur, (gc. fcnlus eft, pee wuwIy! 4106 modo poteft explicari definitio genctis ficut & aliorum vniacrfalium) & forté ac de cauía poflquam cius cíicnciam in- dicauit per przdicationem fignatam di- cendo, Gezus efl illud quod praedicatur y &c.ftacim exemplum attulit ia pradica- tione (ignara , quod homo eft animal equus cit animal vt nimirü p id ügnifica- rct police explicari esed gencris, tà pdi- catione (i znat2, dcfiaiédo iatétioi€ 10 or * dincadre, d przdicatione éxercita dcfi- niédo rem :n o;dinc ad intent!on m, IN e- qu- Do&or ilia 14.1eced t à pr. ma opi nione ,v: à nob:s cll explicata, licet ad jfe- «üdàá magis inclinet, cuius rei fignum cft , quia ad argarmeata qz conira ipsa ob j .ifolutiones adduc:t,ncc illos re j-ic,vt dbi Expofitores aducriur: vnü d:ncaxat . mon (oluit, uia procedit cótra iilam opr- monem fic incelic&ain, vt res effet , quae sdchoirctu: ; acento ratio,qu: defiairetur, - inquo scu (aftineri nequit, vt fapra decla aumaus;quod vt inagis patcat,lioct cac» Thic producere cam corum folutionibus Àbt à Do&orc potitis, -. 41 Obijciturergo pose principalicer 3itionc 15 4S ctiam aliorum vniucr- Talium. Tum quia logicus per fe coníidc. kat (ccundas inienciones,primas ver mifi pcr accidens, quatenus fuada;néta il- 'umyergo, ilias cantum defini: Tum iali rem definiret log cus, non incé-  MOntr te artiicx Ett: Lam j. Quod hic defioiur,vaiuocum cft ad oin /iayquz poísunt denominari gencra, fiue fit ensreale,fiue rationis, liue tubflantta , | uc accidens (ed mhilieaie ad hzc om- Ania datar rsiuoci ere mon rcs,íed incé- dme. Tam 4. f€$ (ub inccncioae defin cur, uic res per aceidens defio.cir Tu hoc imen:io fibi acidic , func eciam fequitur , fi per acci» defiaitur,ab(oluré dici debct nó de- finiri quia definitio cQaenit definito p (e, mà pet accidens, T tandem formale uefi- nicum debet e(fé quod iplo nomine for- sgoalitet,& per (e importatur , (cd nomen , *tin propofito eft genus , nom faguificat formaliter, & pet (c (ubic&tum, ded vanum gro cónouto, vc diyünas dile ade ré efsc nó aicum n hac dcfi- Difp.V. De Vuiueral. in particul. 1.q-6.it, 2.ergo genereiras, nó natura hic dcfinitur. Cofir. quádo dcfiaitur aliquod concretü accidencale , dcfiaitiotacadit fapra formam concteti,vt cx;l cec rantá e[sc formz.fabiectü vero puré denomis nauué (c habeat , & (clu. denominecut d. fiaxi,ergo ita cric in propofito. Probae, tur aísumptain,cum.n.d cimus iiou eft dilgrcg iuam vif is,aullo modo explicas tur natüta füb:cctuíed folum accidents, & idco 1cfinitio quiddicatue cadit cancü- fupra formams & hoc etl praecipuum fuas d. mentum fecundz f*nicncaz . *Od befpad 1.& 25,uod hic nondcfi- nitur fola res,(c4 resí(uo intécone fcofü iain cxplicato , adducic Doctor banc f[o- lattonemnce ipfam re jc (41a vidit (uf- ficieuter fitsficcresna re vera parü re- fett dicere, quód logca fit de fecundis iae tention bus applicaus primis,vel de pri- mis,vt ubftant fecund's,quia quocunque modo d icatur (emper faluauur ; «uod lo« gica fit Ícientia rauon.lis , & per fe cone uideret fccundas incétiones;ratio €(l,quia vno, vcl al.ero mmodo dicendo, nunquam aíseritur quód res folas , & nudas conii« dcrer,tic enim cfset arcit-x realis, fed vt dcnom;natas, & atf :Gos fecundis incen- nibus,fübquaformalitateconfideratznó(untmateriaidoneafacuicatisrealis,ierationalis.vteftlogicio«vdAd5.dicimusarguméamilludvrgce«rcinomuiopinione,nàcuamfecüdaaíseritnondeíiniriincentionemfolam,icdconnotandofübicétum,vndé adhuc 1 :1- laepinióne quzri poteft de voitacilliug €onnotativcl.n. eft aliqua res parcicula- ris,& hoc non,quia [ubic&tum non efseg proportionatum formg , quz (bi appli- catur , quia (cunda inteotio gencris hic definita nO e(t gencreitas haec,vcl illa, fed gencreitas in comuni 1n patitci res «onnotata per hanc fecundá iniencioncm erit communisoma:bus, qoe pofsunt à tali intétione dcnominari; Arc igi tur Do» €or,quod rcs illaqui bic defioituc, nom eft vna vnitate vniuoc itionis,lcd tintum habet vnitatem proportion:s, modus tii , quó hic dcfinitur , eft vaiuocus omnibus genccibus, quia ou:ncs natürze eod é mo- «0 «onucnium in mod) Wiédirana « de S S LM ^ 1 ü Dr 2» EP RESUC j "Vt " tow * y 4n tn M mm - Ps —- 'apdepedieco ———— — ———— go Quafi. L.Swo fenfu definiaturGeuus. edri.L. fois infer: oribus,quam refponiiodem nà improbat Doctor,fed fequitur , vt nozat ibi Maur. & amplectuntur. Recentiores, 9mnes,quos valdé exercuit hoc argum. tum, vt eft videre apud. Hurtad. Acriag. & alios hic, qualis autem (it vnitas propor- tionis, dcclaratum e(t (p. 2. q. f. art. r. od fi vrgeatur hanc enitaté non fuffi- €cre,vt aliquid fit definibile, quia defini- tio poftulat in. definito vnitatem vniuo. . cationis, i.n. de nitio e(t vna , defiaitum quoq;c(fe debet vnum, vt fit cum ea con- ucrtibile.Dicimus cam Do&ore ibidem, faltim ad e(Te vnitatem. vniuocationis ex garte mod', quo naturz diuer( funt ca- paces intétionis logicz;, & bác fuflicere , vt definitio gener s (it vna,ei]; vnum cor» teípondcat delipitum . 7-3 Ad quartü valecillud argumentü ontra primá opipionem , vt dicebamus, P intelle&am , quod fecunda intétio tit ratio formal:s, pet quam natura cont itua tur de pleribos prd cabilis,tunc .n. bend ^n £oncluditargamentü, quod ficut tal's in- tétio accidit naturz jt ctiá , & pradica. bilias , & definito generis per accidens tantum , & denominatiue con«eniret na- turz,ficur definito albi i4e5 per accidés€onuenir paricti quia accidit ei albedo ; At iam docuimus cum Lichet, &niuerfale przdicari de plaribus ellenual.ter ratio- ne natnra in illis inclufz,imtestionem vc to efe dumtaxat códit onem, quz eam in à&u proximo có(tituic ad. exercitium ta- lis przdicab litatis , & ideó Falsü eft de. fimiionem gencris conuenire natura ca- tione iplius inteatioais in eo fenfu; (ic di- €imus 1gnem dc fe efie potentem ad plura €«alefacieada, appro xrmationem ramen cf féneccff'iriam vt fiat in a&u proximo ad exercitium virtutis caletadtiug; nec tamé licet hinc inferce , quod approximatio fit ratio formalis calcfacicadi in 1gne , quia €oncurrit tantum ,v cond cio,q 1àm. do- iain ctiam rectpit A mic. Cic, - Ad quintum maroc non efl vaiuerfa- liter veta quia concreuim accidentale, 5 nó folum definiti potett ratiooe. forma ; vccuim definitur dod eile d fgregaciaua vifus,fed e.iam racione fab:ect , vc fi de- finiitur «lba:n ede. luuftaatian habeaté : , "uoc albedinem, quo cafü certum eft. albedine non dcfiaiti, etiamfi nomine albi princt- pal iter (igni ficerur albedo;fic 1gitur in a propofito genus eft vtique nomen con- creiQa principaliter nnportàs generei- tatem,bazc ramen eius defiaitio , fide 2 predicarione exercita intelligatur , oon conuenit haic concreto rationeforma , & intentionis, fed ratione naturz , vt ine tentioni (ubftant:s, vclut i códitioni ,. per quod etiam patet ad Conficm. ARTICV'L'€s'M vn definitio Gereris[it rei? affignata* 14 Pis recta definitionis generis intel^. , K. ligentia nor. quod cft concreta ac? cidentalia, vt in propofito cft.genus , o7, leant deB niri per fübic&nm,vt cum dici mus;quod album eft tes hibens albediné;. adh^c tamé.er/à definiri poffunt per pro- prium penus,& d fferentiá,vc bene notae uit Didacus difp. 6.4.2. m9 fec defipitio efl perfe& oc illa. Ratio eft, quia vt notat, Tatar.q. r.antepre d.dub. 2. ex Scoto 1. d.3.q-4.:n finc cum definitur concretum, accidentale per fubic&im , vt cum dici* mus;album cít res h;bens albed nem, ta-. lis dc(criptio non eft ,ni(i q:2dam nomi ois explicario, & non per (cexpreffio fi. gn'ficati,quia nomen cócretum de. per fe; f)gnificato fub:c£tum non mpor'a: , fcd. tantum de congotato, & de modo (igni- ficandi; perfe&ius igicur defiaitur concre tum,fi definiatur per ratoncm c:us acci« deotalem füpertiorem etiam in concreto, diccudo v.g.alb& e(t coloratum d.(grega- tium vifus.vndé defia endo concreta in hünc modü,im itandus femper e(t modus, quo ipfa forma dfiaitur in ab(tra&o ((cc U4tà tamen connotationc) vt v. £g. li in, ab(tra&o definitur albedo per colorem y non per corpas ,albu.n eciam defiaiti. de- bet per coloratam , quod elt connotati- uum genericum,& (uperius ad albuan, p totam inngimus difp.z-q-6.art.3. - At inquiunt Thomiftag Sonc. 7. Met q. 6Zanard.ibrdemq. 3. Kuuius in Log 9.3. Complur.cit, q. 2 Maius hic , & alij cx D. Th dc interpret, Ieét. 4. & de ens te & cllentia c. 7.coucreta aceide talia as niri per (ubiectum nuam per.pro» prium *. 4232 "Difp. V.De Puiuer[alibus in partic. prium zenus,& ideó in definitione con. €rctcrum aliud genusab ifto nóctie qua- tcndam. Scd hzc do&trina non. eft. reci- picnda,quia etfi concretíraccicétale po(- flit, ac debcat definiri per (übicé&tum, tan- Quam per extrinfecum add tum,vt docet Arift.7. Met.cap. 13,non tamen tanquam xr genus , quia genus dci nitionis cft ac- €ributum intriníecum,& cffentiale tei de- Éinice, at (übicétum noncft intriníccum Kormz..Si dicas falrim intrinfecü effe toti conífttuto accidétali. Contra , eft, quot €ale conftituiü cft ens per accidens cui de finito; non cópec t ; & adhuc fub cérem Mic con derauum illios conflituti v.g.albi,hoc.n.eft colora- «ü;vndé ad (ummü nequit dici nifi genus qphyticü , quatenus ett fübiectá informa- «um,& dcnominatü a forma accidental: ; wide dilp.1i. lhyf. q. 2. art. 1. vbi rurfus «ec Thoniiftica doGrina refellitur. "*$ Sed ini'àt Cóplur.cit dub.append. ellatenos pofle accidcns in concreto de- €initi per concretum fuperius loco. genc- «is;quia tunc ideam effet modus figoificá- di,& dcfiniendi concreti, & abftra&i& wiriufq; dcfinitio efTct qué perfcéta 1n gationc dcfioitionis, & vcrq; zqué pro- gie collocaretur in przdicamento. R ef p. ex. (cquelam , quia eiiam concreté fu. c. ingreditut definitionem inf.rioris truata connotat:one, ex quo fit , defini- €ionem concrcti (emper perfectiorem efie, quia ctl data per add ramentum ; & gratis concedimus accidentia in concreto an pr dicamentis pote difponi, et dice- vus dip (cq.& in virtute ill us di/politio- mis tenet Famofa illa rcgula argucadi Sü- enuliftarum,qua Scorus vriturq. i. Vor- uerf.& q.16.& quol.13. & alibi (zpé, & concictis ad ab(traóta tenet. confcquen- tia,vbi c(t przdicacio per (c... iu»crioris de inferiori,vt album c& coloratum, ergo albedo cft color, ex qua regula deducitur €uidenter, concretum fuperius e(lc veré | npn rcípc&u inferioris, alioquin regula la mon valerct. Scd adhuc vrgent Com- plut. connota.iuum, quando pradicatur vt tale, przdicatur in quale, non in quid ergo implicat ponere concrctum (aperius electo modo i0 definiuonc infcrioris uit dici geous log:cü EL per modum generis , de cuius ratione eft pradicari in quid, non in quale. R cfp. taie concrctum fuperius in deaaitionc infc- rioris prz dicart 1n quid de (uo. inferiori ia eft cius genus , & praedicari in. 4u4le d: (ubiecto mplic té cónotato,vndé quà do dicimus, :lb3 esi color:iumyly coto- ratü re(pectu corporis, Gu? (ib ect adie- & ué tenctur. , led ceipc&u albi jro tor- axali tenctur fubiiantiué , X tic rcfpectu fubic&ie'us predicauo el denominaa- ua, & ad cótiuarcfpectu ramé albi «quod c(t (uam iof-vius, ctt praedicatio juiddie tatiua ratione foring mrnportatz « 16 Haccergo lupyofita dedteina de da plici modo dcfiorendi concreu. acc den-* talia«cum att. przced. conclufum/ic pof- fc dcfiaitionem peucris mcellig: d« ce 1 quantthin ad excrcitam ped cationem , & dcintencione quantam ad. ogaitam , modó conte jucntec D cen iücft , quod fi in primo (enfu vclimus dcfioitionem ig- tcliigere, unc definitio g. ncis debet cex« plicacivt wa ica perfubicótu s va vt per. ly quod infinugfor natura &cncnca. , nom qu'demyquatdnus co axid (eurn defia'toy (ed prout importat ma:erigle dcfin ti, de- finitum en m ctl natuca,qustenus fübttar fecundz incentioni , pars vcró matertalis hu:us concret ctt ipfa natura in (c. Si ves ro definitio gcneris imcelligatur in (ec do (cniu,:ta quod non res, fed intétio de- finia'ur,tü: vel accipi poteft in (enu ma- terial, vt facit Ocbellus c. de gencre cum als quibufdamsvel «a fenía formalnfi pri mo modo accipiaturyadhuc cenferi dcbet tradita per fubic&tum , itaut perly quod. infinuetur fundamentum relatton/s gcne- rcitats.f. natura generica, vt fenfus tt ge- efl id, quod preedicatur 1, e(t ioten- tio ,qua fundatur in illo , quod przdica- tar &c.qua quidem per fuum füundamen- tum notficatur ; ncc inconucnit relatio- nes ptacrcim cationis (ait Orbel.) dcfi- niri per (ua fundamenta, cam Arittot.| f. Met.ditinguar modos , fcu fpecies rcla- tionum reaiium per iplarü tunda menta . 17. Si veró definitio accipiatur in sé(ü. formali,tunc inaenicndü cil aliquod con- cretam fuperius ad genus,quod cius dcfi- nitioncm ingrediatur per modum gcne« Us; A de ssssdedÉ E bei MER ER LRURLLL'ZÍLPPLCEU E ÉZZLLDÜLLTÍÍTT TÉ GÓLÓLT»)GOGS Qua[1. T. c/An Genus bene definiatur. c frt.1L, ris; M autem poni peteft predicabile de ribns, tale namque cócretum ait. Sco- tus q. 15. Vniuec(zin(inuatar per illa ver- ba indcfinitione pofita, Quod praedicatur de pluribus, hec enim elt definitio iphus przdicabilis in communi,& bene licec lo- Cogencris , quod deberet in definitione poni,ponere integram dcfi nitionem cius, vt Arift.docet 6. Top.c.3.cum definitio, & dcfinitum quoad rem (ignifizatam fint 15 idem ; & hic dicendi modus fuic Auicen.c. 6. fuz Log. quem (c uuti funt Caiet.c.de gea. Tolet.4. 3. Villalpand. q. 3.Conimb.q. 1.art. 1. Hurt. dif. 4. Log. fec. 1. Nec obftat, gy pradicabile (it pa(- fio vniuer(alis , ac proinde in definitione allata locum generis obtinere non poflit , €um non przdicetur in quid de quinque vniueríalibus, Nam huic obiectioni fc pius di&um eft Porph.hic definire genus, (pe €iem;&c. potiusin ratione pradicabilis , quàm vniuer(alis;& vt omnistollatur. al- tercandiocca(io ; dicemus nos accipere pradicabile radicaliternon formaliter y quo fiin MM zdicari inquid . Nec obflat,quod ch per illam parti- culà praedicari depluribus diflnguat ge- nus ab indiu:duo , ac proinde tenere locü differentiz,non is. Quia vt notat Do&or 1.d.11. q. 2. (üb C. benc etiam genus proximum prafertim di (Lin- guere definitum ab his , quz non füb co- dem gencre contoentur cum definito,ani malcnimdiftinguit hominemà lapide , vnde per preedicari de pluribus,velut per genus, poterunt omnia przdicabilia ab indiuiduo d:flngui , quod-man.fcflé col. -— exipíis Porph.verbis , duminquit ub js igitur, qua de vno folo predican- tur, differunt genere,eo quod bac de plu- ribus predicantur , declatat igiur fe Por- ph-po(uitfe illam particulam praedicari de pluribus loco generis. 18 Adhoc cuaprobabile eft genus in bac definitione etfc vniucr(ale,prafertim fi dicamus torpb.illa quinque. pedü (ub ratione pradicabilis , fed etiam fub ratio- ne vniuerfalis confiderafle X tuac fenfus defiaitionis efl jd, quod p gdicatur, erit, genas cit id vniueríale , quod pradi- catur ; &c, Ncque ob 1d fupci ua cfüct. il- 323 laparticula praedicatur ,de pluribus , vt quidam obijc:unt;veluti iam contenta in ly vniuer[alequia tunc poneretur ad de- terminandam propriam rationem gene- risyper vltimam particulam differentibus fpecieyqua fine illis medijs collocari , & cum ly vniucríali connecti non poteft, vc notauit Auetía q. 10.(cc. 3. vbi lunc dice- di modum ample&titur,quem docuit Ta» tar.tract.2.in Petr. Hifp. Ioan. de Lapide q- 2. Albert.trac. 5. prz dic.cap. 3. Soto q. - vn.dc gen.ad s. Titelman. c. 7. de predi Cab. Louan. c. de gcn. Mercat. c. de pro- prio. Didacus difp.6.q.2.& alij. Verü ta- men cft, hunc dicendi modum nó effe de mence Por ph.quia vt conftat ex texta,il- lam particulam predicari de pluribus ad aliü 6inem pofuit;vt.f.per eam diftingue- ret genus ab indiuiduo , fic autem pofita illa particula,non amplius dici poteft re- latiuum quod rcfetri ad vniueríale , tan» quam ad genus , vt perperam Tatàr. cit. e(t arbitratus quia tunc per vniuerfale intelligeretur es ab iodiuiduo füffi- cienci(Ti me diftin&um. .19 Ceterüaliz duz particulz roo tibus fpecie in quid, ftant loco di tig , per illas enim diflinguitur genus ab alijs prxdicabilibus,cum quibus conueni & inpradicari de pluribus,per ly enim 4iffe- rentibus fpecie , diltingaitur à fecundo prz dicabili quod pradicatur (olü de plu« ribus d;fferentibus namero;bzc .n. par» ticula dat intelligere,quód genus non di- cit totam c[Tentiam, fcd partem e(fentizg nam id;quód prazdicatur de pluribus fpe €cicbus,non potcft eife toa illorum efse- tia,quia fpecies habenc diuer(as cffentiag totalcs , que vna totalis non potefl de omnibus illis przdicari . Vnde genus dif- ferre à fpecie per hoc, quod pradicate dc pluribus fpecie diffcrentibus , fpecies autem de pluribus diffcrentibus numeros non ita dcbet intelligi fufficiat fola di- ueritas (pecifica, vcl numerica inferior ad diftinguenda vniucríalia, rta quod có- fütuaotuc. diin&ta. vniucrfa ic maioyem , vcl minoré multitudine Íubij» €ibilíum Lp, vt coptendit A : 10.fe&t. 1, & q.11. íc&. 1. hoc. eft flo quia diffcrentia ctiam Matan » ine, 1i / . MEecioM eet eiEDproedifferentibusfpccieintelligifundamenraliter,acpromacctiialivcidemfitfpeic;acplu(quamnumero,fcueffentialiQuafi.IednGenusbene definiature uder-II.— 45 tur per modum magis incomplcti , & rx prd: ioferius, quia, vt aiunt ?hilofophi, magis & minus in cadem li neanon uiu Mot cicm nt conttar dc » magis, & minus albo ; non crgo cx hoc modo difceracndi genus à [pecie fequi- tur geneta füperioras & inferiora abinui- c£ ( pecie diftingui , vt infert bic Au&tor., 21 Hicautem aducrtendom eft , cum gus definitur per pradicari de pluribus pecie diflercntibus , non c(sc accipienda icm pro formali , quia przdicari de plc ibus ditferentibus fpecie pro forma- i idem c(t, quod przdicari de pluribus contentis (üb genere, atque ita probando aliquam rationem cómunem cffe genus , quia icatur de plur;bus fpecie ditfe- rentibus, hzc aurem differre (pecie, quia concinentttr fub codem genete ;, commit- terccur man feftus circulus ; differre . n. fpecic p r ex co , quàd fint fub nere; & cífe'genus , co quia lit fupra a ergo przdicari de pluribus ttr, ita quod differentia inferiorum genc- ris actendatur cx diacrfitate cffentiarum fuarum pracifo refpe&u , quód fint füb €odem gcnere, vt cuit etur circulus in bac dcíiniuone ; hoc totum notauit Arriag. difp.7-L0g.nu. 26. fed füperbé dide, du ait forté nullum 1d adnoxaffe ; hoc eoim docet Tatar.cx profectio q.de (pecie ar. 1. * &.Secundà fciendum , vYbiait genas dcfi- niti per fpccié; & (peciem per genus fun- damentalitcr tantum, & pro materiali ,vt euitctur circulus in bis definitionibus . - à3 Poftremb per aliam particulam in id leparaumr P on ab alijs tribus prae- dicabilibus difkrcn.ia , proprio , & acci- dente , nam vltinfa duo abfolu:é pradi- €antur in quile , & accidentaliter , diffe- Fenta vctó. ptadicaur in quale quid; quia dicit partem elfentiz per modu de- 1erminantis, & qualificanus , & per mo- dum termim adic&tini , genus verà dicit effentiam per modum per fe ttantis , & termini fübancui , € idcó abí(olure di- ciiur prz.dicari in quid , & elientiam per modü clleniiz , quia dificrentia quoque L^8iéa prz dicat vtique e(fentiam, fed per modü qaalitati$ , qttam ex pofitioné tradic Do- &or q« 12. Vniuerf, & eft communiter ab omnibus accepta. Ratio huius di(ctimi- nis inter genus, & differentiam iudicatur üb Arift. (.Met.c.28. vbi ait, genus císe quod primum incft, & quod eft fubicctü, differentiam vcró fe habere, vt qualitaté cius; quia igitur differentia munus cft nó pr&berc primum quidditatis fupdamcn- tum, fed aducnire generi , illadq; deter- minare, vt cóftituatur fpecies,monus ve- rÓ gencris cft przbere tale fundamentü, ideó ad genus pertinet modus fubflanti- uus, ad d fferentiam vcró modus qualifi- catiuus , & adic&tiuus , vnde differentia pr&dicatur in quid fecundá rem , non fe» cundum modur , genus veró praedicatur inquid fecundam rem, & modum; & ex hac doctrina cxponendus cft Acift. vbi- cüque affirmat , tàm genus , quàm d:ffe- rentiam pred cati in quid.vt 7. Top.c.2» 1. Poft. 2 1.loquixur enim de pradicari in quid fecundum rem tantum . Num verà ex natura tei determinatum fit in quali- bet fpecie, quód hoc prz dicatum (it ge- nus,& dicatür fobftantiué; illud differen- tía , & dicatur adie&tiué , num porius cx Marte o. , vt contendit Auería, di^ cemus diípur. [c3.q.4«- Contra allatam definitionem obijci- tur,1. contra fingulas particulas , videtur enim in primis malé definiri genus per a&om przdicandi , quia vt diximus dif. praced.q. 1.ar,3. adus. candi meré accidit vniuerfali , & ex vi actualis prz- dicationis potius extrancatur relatio v» niucr(alis, quàm ponatur vt ait ibi cit.q. 16. Vnjuerf. in fol.ad 8. Secun do animal , quod cft m Petro , vcl Brue nllo, non potcft quiddit£tiu przdica- ri, nifi de folo Petro; vcl Broncllo, quia folum eft dc corum quidditate nam malitas Petri tantum conftituit Petrum & Brunclli Bruncllum; nó alia — crgo malé dicitur , quod przdicetur pluribus. Tertio € contra, non tátum dicatur yenus de pluribus (pecie di tibus,(cd ctiam geneic,fubitátia namque [usce de corpore;& fjsritu , Pel m int gencra, pra-dicamr ctiam dc | qe mr Nn» ribus 416 tibus numero differentibus. Nec dicasge- nus prz dicari óc ipdiuiduis. mediate can- tum,nam ar.feq.oflCdeinus etiam imme diaté pra dicati. Nec ctiam dicas [pcciem przdicari de indíiuiduis cum pracifione fcd genus tinc przccifionc; quia fi hoc fof ficcrct ad dillinguendum genus a fpecie in rationc vniuerial.s,uafic etiam differée- , tia generica, & fpecifica, proprium Bene, ticum;& fpecificum,item & accidens ucría vniueríal a conftituerent. vt (otics iaculcatum cfl cap. 4. de fubftant. & 7. Mct.48.(ccunda (uübflantia ,pizdicantut 1n quale quid,; € contra vero 2. l'oft. 79. diftcrencia piedicatarin quid; & cum tit gradus cffentialis ficut gcnus , ino no- bior y. dcbcbit queque ei concedi perfc- étior mcdus praedicandi .(. i0 quid , ergo non bene per hanc particulam di(iingui- (ur gcnus à d'ffcrentia. 24 Refp.ad 4.Mayron;paflu 2.logicos vcrbua peadicatir inteligere , vt. dicit eptitudinen: 5. vcl dicendum ; quód ficut rátio vbiuer(alis, vt (icy eraut in relatio- ncincüendi tàm aptitudinall, qua acttia- li; fic in propofito ratio ple dicabilis vt lic eruari poicftau relatione. pradicaedi tàm, apciudinaliquá actuali , loquendo 145,Ct de [»a'drcatione ignota, qr binc enim fcmper applcatur ad pluri;& quan- 4o Doétet ioc. cit« inquic cx v1 eciualis pra dicas; onis extrancari46laCon:m vat-- ltsyaducrtit do1,:d cileintcliigendum de pracd:cauione excicictynondignara.A d 24licét amunalitas contracta pcr. ditfecen- tiam à párte rci ad. conft iruendamndiui- uiduam alicu:us fpecici nequeat a. patte zci praedicari s i6 de illo fülo 4 vtnotat $60t.2.d.5... 1. (ub H , quia tamen adhuc natura remanet indi Ierens" intria(ecé ad fingulari aliacain [peciccun coa (itaen- dá temocté cit pr dicabilis eciam de illis, S quando ab intellc&t przecila ab. ilia s differcatia accipis indciciminationé po- fiiuam , cnc cfhcicat proximé prad;ca- bilis,vc explicaium ett di(p. pizc« Ad 3. genetalupecioza predicaacur de pluribus genere diffzceadbus, non quac enus gene- rá (unt, (cd «uacenas tubslierna, quo (e n- füdicun: uc Lpecies [ubigciotlesy mnia vc 1g- quit Doctor in hac qug (t, de dif créubus Difput.V. "De Pniuerf. in partic. J - es genereyinquantum talia , uihil per fe prae- dicator ; quomodo autem genus refpiciat indiuidua: iaté, dicemus attic, (eq. Ad 4« alio mode fumit Arift. ibi qu: quid, vt diftinguitur contra hoc aliquid. , vt innuetct naturas vniucrí(ales effc com- municabiles,nó yero pecfe fübhiftentesy; — i non dixit illas przzdicari in quale quid , . (ed fignificare quale quid. Patet autem ex di&tis,quo fenfu.mulus in locis dixerit A- tilior.diffcrentiam prz dicari in quid , ni- mirum quantum ad rem prazdicatà , prz- dicat etum attributum é(lentiale, & par- tem quiddicatis (pecificae non cámé quà. tiim admodum $ qnia praedicat per mo- di jualitaus,& adiacéus, Nequc hic mo- dus prziteándi derogar excellenjig gra» dus differeütialisiquia abfoluté loquendo. nodus, przdicandi in quale quid petíc-. &tiore(t modo predicadi inquid per mos. díi partis,ficut.n.forma cft perfe&iio tetiagquia illà cótrahit, ac detecmim 1n j'ropofito modus praedicandi in quid. & p. modü determinat s crit mado praidicaüicán guidy&,. ddierminabilis, vt benemotauit Didat ; 2$. Deiode ob jc.cótra totá def nem. Primo;quia. conuenit aljjs à 16,nam cofuenitenti. , quod| ra de pluribus [pecie differéoban qui non cit acnus;vt tc (tatur Arilboc. 5. | €,3. militer anima.i comn uni, qt cir de rátionali tiuay& fen qua pecie dificrunts& tamen Qon 20S AVIASPO Fédi iin fell ribus, nam gfvut.Q naa Io n deiiie ion unit pico quos diu Pusat odit. TERUEREIO i t;0.contincr aliqua. a il phirs T cíienuá 1c delinitg ?on ita €lic analogum , «t cxclu- dar vnixatemy conceptus , qu& ad vniuo- cationem fufliciat vnde innottra fenzen« 1ia magis adhue viet di ffi-ultas;(cd ope 2v wo me - ; eios Quafl.I:e An Genus bene definiatar. v» fez.IT. 427 v refpóndct Doctor 1.d. $43. $. Con- tra iffam vniuocationem eipfoArift.'€it.;Metro.quiaquidditatiuéincludiutinauibu(damntijs,q»c(tproc.fusconiraratjonégeneris,dcnmficreahaspotentalisadillas,coufcquenteromnihóprafcinditabillis,quamfolutioncmadhucmagisdeclaransd.8.4.3.S.&Y.6.4dprimum argumentum y ait conceptum generis neceflarió defumi ab aliqua rcalitate dift in&a à realitute diffe. femur y& per eam perfe&ibili, € contra- hibili, ac proinde limitata, & finita, con- ecptus vcró entis cft commun'sad fini- eres infimum; quam doórcinam dire- €ibi declarat, & nos infraexplicabi- intus", cum Dcum à predicamento exclu- demus; cadem ratione negat Maur. q. j.. . Vniuetí.$..Q uartó-dubitatur, cns$c(e -genus; & ce:eri Scoriflz palim ; ettà illi . qui tenent, conceptum Cnus-de(umi ab aliqua realirate adaquaté concepta.» vt d ü , hunc no- 3 on pes adicament — dum ificulter foluant, vt fu(ius in. Met. ^ - .37 Scd inítat va. RULA AL NN - ex vi dcfinitionis traditz i ens e(Te genus; pra(ertim tota 3 een dcfipitio ci competit , €u; rz dicetur in ,uid incozmpleté de pluci- bus fpecie,lioc ett ; plu(quà numero dile rentibus, «quod add;t, ne quis dicat ipfum petere principium, quodilla , de quibus ens predicatur,.(. Deus, & creatura, füb- ftantia,& accidcns,[upbponat efle (ub ge- mere » co quia illi appcllac: diftinéta (pe- Cie ; cü 1g:tur per nuilam particulam ex- cludacar cns aba(ta definitionescur genas |.dicinondcbebic, (i liec definiuo ett bo- na? Kcfp. fi loqu' tur de ente, vc folum traníccndit lubít ciam; & accidens -i« de , eme finito,grat s concedimus císe genus, "Nt mag's conitabic dilp. feq. Si verolo- quitur dc enic, vt conl cendit ,;* ercatutam ncgamus cile genus, t ob ra- tionem allata: quia non praefert reale tat pocéialéin, & corrah;bilem pet rca» liatem def tent ie, quod ncceriaium eld vt aliquod propc dicatur genus vt do- €cCSCOL £d 5.4,3. prope tin. tü quia de tonc genecs citvt dicat celauoné ad plus i* : | rcs ípecies, Deus aüt non eft. fccies, («il c(ientialiter e(t (ub(bantia: indiuidua ,.& finzularis , nullum veró genus conttiu;.- tur per otdinem immediatum ad rem in - diniduam, vade formaliter loquendo ex- cluditur à deGnicionc seaeris pcr hoc ; gp non praedicatur de Dco y & creatura , vc de pluribus (pecicbus, ficut neque ad illa contrahitur pcr veras differew ias facicg- do compaiit;onem Mctaphyíicam qug omnia neceiloria (unt , vt aliquod com- mune-de. plutibus dicibile in quid per modum: pattis eifcntg dicatur gcnus ,. Qaod fi Arriag. velit appellare. genus quégicunque talem conceprü etiam cir illas condicioncs,crit que fto de nomines re tamen vcra non 9unem huiu(cemodi concepium eile appellandum genus opti- mé,demon(trat Pa(qualig. 1,p. fux: Mct. d.(p.3 9.íc&. 2. voi aduertit quod cealitag apta fandare intentionem gcnctis deber dicercaliquam rationem cutis determi. natam , inqua faluetur potius. inchoatio huius natura'; quàm altcriusncc fofficiat ratio éntis, vt fic, quae cx (e non dicit in; «hoationem deterininatz oaturz fed cá» tum effe reale, (ed de boc fufius in Met, ja -. Ad intlantiam de anima in iiL dd mo argumen: o allatam concedimus ha- bercratiooem .genccis adilla. tria, quod auté non ponatar dire& in pcedicamen- to;(olum infert,g» non eft genus complzz tum nO €x dcfeétu vniucilalitacs; fed na tuiz, quz partialis ctt,ac incóplcia « Ad 2. 1amfüpra di&ü e(t vninerfale, vcl p;at- dicábile ; quod ponitur Joco gencris u.a hac difinirione. ; accidentalitet contiaeri fubgcncre. primo pradicabili , quarenug "f.quicquid conuenit gencri vc gonuselt, cGuenit ctiam vaiuerfali, quaccnusa tali intentionc dznominatar.. Ad 3. iilaplura ponuntur 1n definitione oblique tantü, & &onnotatiué, rcfpcétus enim temper defi fitue in ordine ad terininum, X t pouitur m eius definiione, y; adi 28 Quiares, an ita dcfininim nicdcíerie iua, v.i quiddiratiua ?. pef pr magn ic ablque cau(a iri praeli inier düop ^ miflas , & Scowftas, euo lic iie lis de nopvne; fi l'ocpb. Jo niic de genere , quatenus pra d,cabile cft , X non pouus Nn i Qu. M 428 quatenus vniuerfale , vumens cias.| fuiffe vidcturserit definitio, & noa delcriprio, quia dici de, licét (it pallio vaiuec(alis , et tamen dc etfentia pradicabilis ; Si ve- ró loquatur de gcnere , vt cit vniucr(le, tunc dicendum cft, quód ti przdicart fu- mitur formaliter; eft de(criprio ,quia elt data pcr páflionem, fi vcró radicaliter , cft dcfinitio , (ic enim dici de coincidir cü effe n, & aliero if&orum modorü in- telligédus eft Doctor q. 1 ;. voiucr( qui- do mquit przdicati de pluribus effe ra- tionem vniuerfalis; cum in 2-d.5.q. r.ali- tcr fentiat ; quód (i quid amplius conten- dan: ex hoc loco Scotiflz , dicimus Do- €otem maiorem babere au&otitatem in lib.fent. quàm voiuerf. in quibus folum- modo €a doctrina reci picada c(t, quz có- fonat cum lib. fent. iuxta rcgalam genc- talem, quain tradidimus in quaft proe:n, de recipienda Do&toris autoritate, Ad- uertendumtn c(t quod cü dicimus prefa- tam definitionem ctfe quidditatiuam,non loquimur de puté quidditatiua quz ran- tum con(lat ex pcoptio ;2neres X differe- tia , fed de quidditatiua per addtamentii data, in qu: vltra proprium geaus, ac d f- entiam, inuoiu tur quid aliüd ab eifen- tia definiri diuet(um ob ordiné aliquem; em habet ad illud , tinc quo definitio intellc&uin aon quietaret,quo gcne- tc definitionis non lolum definiuntur ac- cidentia omnia relatiua, quoi am c(T- to- tü cft ad aliud (c habere, & ideó perte&e concipi ncqucuni, nifi eciam cócipraatur fondamenunn;& termiqus;(-d etiam ac- cidentia aliqua abfoluta , imo & fubttan: tig, prz(ertim incópletz, vc docct scot. 4 d. iR d.1 2.0.1. L.& alibi lac pe. "in Prater allatam generis definitionem Porph affert aliam , dicens genus cfl id, €i fupponuntur. fpecies , quz dcfiaitiQ potcft iciy tum effentialis, cum acciden- talis iuxta duplicem (enfum;quei poteft abere ; i.n. itaintelligatur , genus eit yniaer4le , quog refertur ad fpecies , erit ellentialis , quia ccn: iale c(t seneti re- fpicctc (ua inferiora; (i veró ita intclli- fatur, jenus clt vniderlale, ad quod tpe- cies tut  Ícu quod terminat refpc- n fpecicrum, etit accidentalis, quia Difput. IV. De-Viutvfalibus in partic. Accidit geacri » quod refpiciatur ab infc- rioribus licét .n. nà refpiceretur pet mu- tuam relationé , adhuc «à benc idtellige- recur cóiticutum ia fuo cile pec re( pests si dici ad inferiora , € quonià hic po- ctior diccnd; modis elt £cequcatior a- pud Auctores , & magis inteatus videtut à Porph. idcircó cóicer docent hanc vlci- mam defiaitionein cíle acciden:alem .— ARTICV.LVYVS.HL. Quomodo Genus pradicetur de. indiuiduis. 19 Ompertum e(t apud omnes ges C nas delidliiaif prid C4 UR CH- prerca cnim dixit Porph. genus pradicani dc pluribus fpccic ditferentibus, noa aüt- dixit de (pecicbus ; wc in(inuaret genus non cantum de (jecicbus pizz-icars, ded dubitari tolet dc mod» , juo | , &du»lex cíle porett dulyun,——— Priasum cit, an mcd até anum pr | E dicctur de iliis «. med'aure fpecie, juo (cnfa d. cimus , quód Peirus ett animal, quia el homo, aa cciam polit ra:crdum etiam de carum indiiduis, que proprà — — abinuicem (pecie differre dowurslld mi v À. " ir hr ^ immediate przzdicar;; Eft (ausvaloata o — Op'nio , gcnus a. n prz dicari per feiplum immediate de iadiuid.is , fcd folum de fpccie, € hac med áte et à dc indiuiduisy. in quo à 1p: cie (cceraicoryquz de fuis ta- dividus imaediaié przcdicacur, ita Alber. traCt.4. de praedicab, c. r.Scot-q. 17. Vatu. Cooimb.. t .de (pecie; Tolet.q v0. Onna kam y de Auf. 3.9.7. Maius fec.2- genere. 3. 4. Laucli. tract. de quin» que pizd ve Ioan.de S. Tho.q.7, art. 1. alij paffim: quód maniteité vide- tuc Porph. ip(e docaide c. de (pecie dum ait Jf tque omninàó id omne ,quod eft an- te indintdua,dF de ipfis fine medio predi catum [pecies erit dz mtaxat, et nullo mo do generís rationem jubibit. Et hanc fe- quutur opiniomem;quicunq. negant indi« uidua gencrica.i.immcdiaté cóoteaca füb gencre,de qu bos immediate praedicetur, vt Suarcz diíp.6. Met.(ec. 9. vbi a(ferit nu| la racione potf'e gradum animalis contra hi imaediate. pec — pu alm i .Q.I. Quod Genus pradicetur de indiuid.c/et. 1. £19 ddaalem,fed mediante diff retia fpecifica , uc adcó nó dari hoc animal immediaté »ntentüm fub animali , (ed Petrum , vel v Leonem , in quibus per eandem in- inifibilem differétiam indiuidualem có. grahuntur omnes gradus fuperiores , idem quoque afferit Foalec. y. Met.c. 28, que(t, a4dec.3.& alij ad ipfum. Aliafentécia docet poffe genus &t per feipfum,& immediaté przdicari dc indi- uiduis,vt cü dicimus, hoc animal eft ani .mal,hoc corpus eft corpus, quz propofi. tioncs verz funt immediate , & non folo nomine,nam przdicatum fignificat nata fam corpoream, vcl (en(iriua in cómuni , & (ubie&tum eandem naturá. fingulariza- taim;itaex Reccdoribus multi, vt Runius cap.de fpecie q. $.Ouuied. contr. 4. Log. pünc. 4. Hurtad.in Log. difp. 4. fcc. 5. quicüque admitrüc indiuidua generica , & . jincó vt D Thom.opufc.5 $. & Sco- . tus 1.d.3.9.6 verf item vitimó vt ibi no PENA Er icter 1.d.8.q.3.ptopé finé & cla 207 giffime in 4.d.8.4.2.O. vbi citat Do&t A- ... wic&.r.[na Phyfic.qui fuit primus inuétor —— ánduridui ics idis: Sáchez q. $6, .Log.na.5. & 28. ] ures. — m e bm rcfolutione bw dubi E: - i m "J-. nad om. i * y" OE e. MET 2 , . 2 Ce z fe,primó vt fünt à parterei; & fic verüeft nullü dari indiuiduum , quod immediaté fub genere cóuneatur, quia omne tale có - tínetur immedíaté füb aliqua fpecie infi- ma ; fecundó prout ab intellectu. conci- piuntur fub gradumnaturz fuperioris non confiderato gradu [pecifico qué re vera rticipát,g vulgari exéplo de veniente à e ex plicari poreft,nà fi ex motu , vel aliqua alia animalis proprietate,quà in eo deprehédim is,cognofcamus illud effe in» diuiduumaliquod animalis,non uj difti. &$ (it nec cquus,vel afinus, tunc dicimur cognofcere indiuidud inadequaté , & in- €ópletéin qua accepcione fignificatur no mine huius animalis; & indiuidaa boc imo do cótiderata dicütur incópleta , & genc- ricayincópleta quidem,quia non attigiur af totam cí(lentiam (uam quam babent à parte rei,generica veró quia orinaliter , | 2000 Siímmediaé pasticipant nauxá generi. Logic [D di eft;indiuidua dupliciter cófiderari pof cam,Et qaidem hac indiuidu: generica» hoc modo debere admitti .i, non à parte rciy(ed apud intelle&um inadzquaté có- cipientem,docet Scotus aperté loc.cit«cü Auicé. & Varrone Magiilro (uo, vnde in- Suenuod in fingularibus cft ordo fecü- um ordinem vniuer(aliü , & quod prius vnuerfale quodcüue potett intelligi de- (cendere in propriü fingularey quàm có« trahatur per differentiam aliquam ad ali- quod inferius, tanquam ad fpeciem , vt fic habeamus ordinem ittorum fingulatiums hocens , hzcíubftantia , hoc corpuss & iic deinceps víque ad. Sortem ; hoc prenotato . 31 Dicendü ,qu5d licét deindiuiduis fpecificis , & completis praedicetur ge« nus media [pecie,de genericistamen , & incompletis per feiplum immediate prz» dicatur . Conclufio colligitur ex Scot. cit. camque tenent Auctores fecunda fententiz . Probatur , quia vt dicebamus hz przdicationcs (unt verz , hoc anima] c(t animal;hoc viuens eft viués,vbi pra- dicatum fignificat naturam (enficiuam in communi , & fubie&um candem matu» ram fingularizatam ; fed inter natu. tam in communi fumptam , & infingue larinullum poteft dari medium, ergo E nus immcediaté przdicatur dc indiuidui incompletis. Deinde ficut natura fpeci- fica in fingularibus eft indiuidua , ita & ncrica,ficut enim Petrus , ideo eft hic omo di(tinctus numero à Paulo , quia habet diftin&am numero humanitatem , ita eft hoc animal , quia habet animali tatem diftin&am numero ab animali. tate Pauli , elo igitur animal przdice- — tur mediaté de Petro ,& Paulo ;| vvfünt homines ,'immediaté tamen predicae tur deillis quatenus fan;jhoc » & illud animalquia inter animal ; & hoc animal nullam cft medium , quo probari poffit animal dici;de hoc ammali.Conf.illudpradicaturimmediatédealiquo,quod£ognofciturilliconuenirenulloalioter^tiocognito,&&contrailludmediatepradicatur,quodnoncognolcituraltcrconuenire,nifimediantecognitionealicuiustertij»fedintercKindisiialédone"Aopescogniti,&pa$3.*44,0itionemnaturagencricemedíatco«£uitiofpeciei,quanonmediatintercognitiopemindiuiduiinadzquatécogniti,&cognitionemnatura:generic,ergo.fnpradicaturmediantefyeciedein»uiduo.completo,feuadatquatécognitoyimmediateveródeincópletoyfeu inadz- quaté cognito: minor quoad primam par- Icm patet , ratio enim cur de Pctro (qui fub tali nomine datur intelligi indiaiduü completum, & adzquaté cognitum ) af- ctur, quód fit antmal,eft quia cogno- fco illum effe homin£, veré enim Petrus. idcó eft animal, quia eft homo, & parti- cipat naturam genericam mediante fpe- €ifica; Pcobatuz etiam minor c. quo- ad fecundam partem cxemplo fuprapoti- to de veniente à longé , quod percipitur effeanimal, fed non cu:us fpeciei, qp qui- dém tuit exemplum ipfius Auiccn. & ad- ducitur à Scot. loc.cit, vbi etiam refellit taciramre(pontionem , poffct enim quis dicere ; quód cum videmus vcnicntem à longe iu cafa pofito;no videmus hoc ani- mal,(edvniuer(ale;id dici non petet (ait etse X Dh rie eg nae €» det ergo debct intelligide ingulàri vniuerfa- lis. Próbakur psa rauone ibi à Scoto allàta ex Varrone, quado enim dc aliqua ze 12noramus,quid.fit diftin&té,& in par- ticulari, quarimus., quid eft hoc ?.at tunc ibi ly boc non(aüpponit pro aliquo eredi dame: vt hoc ligno, vcl 7 $'quia unc. nonignorarctur ; quid. fit illadjquod pcr tale nomen quatur ; idem non (upponiuir ,'& quaricut y. pponit ergo pro fingulari cntis,& qua ritur in: ipesesidod "- - saper d Y nc; quod. cftyel ligaumy vcl la- pho imeicdus. ia 3x I» oppotitum obijcitur 1» s ita prz dicantur dc dime. ib eee eifpofi ci im ferie prae dicamentali. y. (cd. in €alerie inicr gradum fpccificum: ; & in- dsaiduu m medias fpecicsycrgo gradusge- nerxus nó piz dicatur. dc-indiuidu s, ni mediante (pecie Cof. nó poc elfe mme- iata progretl;io decxtremo ad cxtiemü, nii pcr a:cdiü ,fe gradus genericus ct füprémus., ndiuiduus eft.infurus, (pcci- €45 verQ cll nicdius inccr vrgumqueyesuo LM & * Difju. V. De Vniuef. in partic. nequit gencricus predicari de indiuidao 5 nifi prius pczedicetur de fpecifico. Ref » cum diftin&tione minoris inter genus, indiuidaum completum;ac adzquaté co- gnitum vtique mediare fpeciem , nonta- menm genus, & indiuiduum incompletum,, feu see A: Quac indíuidàüam enim fic (amptum eftimmediatum generi . Ad. - Conf.conceditur maior; quando illa ex- trema non fint immediata at in propofi- tojgradus genericus X indiuiduusincom-. ples (unc immediate, & gradus generi-- cus dicitur füpremus , quiaeít fuperior , indiuiduus dicitur infimus, quia eft infe- rior, & non quia inter vtrumque alter intercedar . P 33 Deindcarguitur, bzc indiuidua ge nerica non dantur à fpcci ficis di(lincta,er pecificum. Tum quiafecand m$cuum —— — 24.12.92 grecia ipa bi aliquan * ieminal o pencse Jic aliquod. indi de uam in illa fpecie,ergo omniaindiaidua. - funt fpecifica. Tumtandem;quia animal nó multi plicaturynifi per rationale, & ir 1 Di- leer. non datür hoc an; nai Wii Auepoi nico do efp. neg-affumprum, non dene tur indiuidua generica à Ípecificis diltiae- 6a modo tam deelarato, ad pruna pcob,. neg. item allumprum, ad cuius prob. oc - Currit Doctor loc.cit.in 4«quóod licer illa. omina hoc , & onfirenr Áingulace (pccickinfima. singt voiueríalisacquit.efse jorerü natura ; nifi. iwalkyuio fingulari alicbius (pee1€i infima rejxtiarur ytamen: per e (upponunt pro "fingulari entis& magis vniuec(alis,& ra- tio cft ; quianen demonftxant fingulurc Xpecietiofima difta de; & adequate, (cd. *copntuse; -argumentaprobatLolumy.«gyvtiqueàpacte:rcimcecdatur,nccdara«páupgulaie:vnaigriul.sdiitinctààpwoodgn45dlixerui,eenEfis,(cdfpeciei;ytXindiocaulis(ufficienscftad'Quafi.1.QuandoCeu:pradic.deindia.dr.T.stlatifpecieiinfima,nótamenprobat,inpxusconci»poffitfing:loremagisAipuertafeaiiDiigoalis.con'donsncomempeperintelledumanimaLtateém prices cum fingularitate, ouam c ü rationalita:e5 neque enim oportet, vt m- ter coficepius ingularmmy& conceprum genericam animalrsobuerfcntur in men- te conceptus (pccifici, Ad altecà eiufdem aflumpt prob. ex Scoti auctoritate patet per idem ,'quód confiderando indiuidua, 1mftatu rcalis cxiftétig,owmia funt fpeci. fica (cd in ttata exlftéuz obie&tiuz apud intellectum inadzquaté concipienté cuá dantur generica. Ad vltimam patet quoq;: peridem, non enim animal à parte rci prius hingularizatur in indiuiduis , quàm contrahatat. per rationale, & irrationalc ; oppofitum tamen contingere poteít per  intelle&um — concipienté , Sic «uique iutelligendi funt Porph. & Scor. €it. initio dubij,dum dicebant vniuct(ale immediate" dictum de indiuiduis babere ihe E zum ita t l- indiuiduis complets ; tum quis (— €tíam fi genus przdicetur de incompletiss iQ 32 per modum genc- " moxdicemus, —— — 34 Tandem arguit Suarez, & eius arga: ta probare vidétur nec ctiam per in- telle&u inadaxuaté concipientem pofle dari indiuidua genetica à fpecificis di (tin Qa quia ratio generica precise fumpta eft indifferens, & quati in potentia cfica- tiali , vt per differentiam £pecificam de- terminetur, ergo doncc intelligatur hoc modo determinata , non potett inielligi proxi e capax indruiduationis, Accedit; ,; & fimpliciffima differentia determinan- - dam in áingulari totam;& integram císe-. oce inclüdit omnia pradicata fu- periora , fruftra ergo finguntur tot diffe. renüz idiaidualcs determinatiug pros. priorü sradutim fuperiorum . INcc v c vnicam à parte rei 4 fed ef- fe multiplicem per intelie&ü , nà nequit reddirauo , cur poflit eadem differentia indiuidualis partiri 10 plares pcr. intelle- &ü;quarü fingul fingulis gradibus (upc- X rioribus cortefpondeant,& non differen. tia Ípecifica in plures (pecificas. Deniq ic non cíl mmas elfentialis connexio. & or- do inier differentiam generis fpecificam, & indiuidualem , quàm inter differentias faperzoris magis,& min? vuiuerfales ví;ad fpecificam v. g, non eft maior connc- xio, & ordo inter (cntiens, rationale , & Petreitatem, quàm inter fubftantia, cor- pus,viuens;(cntiens , rationale; atqui cor» pus non poceft contrahi etiam per intel. le&um per;ditferétiam hominis, nifi me« dia differentia animali,ex corpore enim, & racionali folo nequiteciamperintelle€tumaliquidvnumcontfticurergon*queanimalcftdeterminabile per differéiam huius animalis v. g. Petri , n:(i media dif- ferenua hominis . 35 Refíp.ad 1. rationem genericam ante determinatioaem fpecificam nó cef. fe proximé capace pariter indiuiduatio- nis fpecificaz , quia cum indiuiduam fpe- €ificum fpeciem includat, (and nó poteft genus ad ipfum contrahi, niti media (pe^ cie, benc tamen eft capax indiuiduationis ice, quia cum indiuiduuin genericü ried: nen includat , poteit vtique im» mediaté ad ipfum contrahi. Ad 2. vna indiuidualis differentia (ufficit ad deter- minandá fpecié immediaté, & media illa omnia pra dicata /(uperiora à parte fei j; adhuc tf: per intellcétam poffunt. concipi aliz diffevcntiz ratione diftinctz , qua gradus (uperiores contrahant 1mmediaté modo explicato . Ratio autem, cut indt- uidualis eaigecis, my ita partiri per imelle&um, & non (jccifica, eft ; quia s uilibet gradus fuperior ,ét ab alio pract- yet capax indiuiduarioinis , vndc dici- mus hoc ens, hoc corpus, &c. vnde dari potiunr plures concepius ciutdem diffe- renta mdiuidualis,quorum quilibet cor reípondeat fuo zrádui fuperiori; at non qunlibec gradus tuperior precifus ab alio cít capax effectus tocmalis diffcreua (pee €ificz v. g. rationalis , póchim clt fubiee €um capáx rauoci s , nifi animal, & ideo nequeunt diti res conceptus eiufdem fpecifica i tiz. correípondcntes diticibuuue gradi. bus (upcrioribus - m paris y Nn 4 «um ipiam t plue crc d "7. 432. cam enim in gradu fpecifico infimo efsé- tialiter includantur omncs gradus fupc- riores v.g in homine, vtiq; rationale ne- uit horiné conftitucre; & ad ipfum füb- antiam, & corpus conrahere , nifi me« dio viucnte, & fcnriente; fed quia in indi- u'duo zceerieo no vifi genus includitur , potcft genus immediate per fingularita- tem contrahi ; bene tamen currit paritas dc indiuiduo fpecifico, cum cnim in 1pfo fpecies includatur, coníéquenter nequit gradus genericus ad ipfum có(tiruendum deíccrdere , nifi media fecic. 36 Hzc omnia bene (i2nificauit Blac. cit. ibi tamen valdc decipitur, dam ait in hoc tátum fenfu poffe admitti indiuidua generica , vt fub vno gencre non nifi vnü aflignari, vt [ub animal: hoc ani- mal, prout ideme(t, quód indiuidpü ani- gnalis,nam hoc animal. fic famptum , fub nulla (pecie continetur ; imó cómune ctt omnibus fpecierum indiuiduis, ram & Pe ttus eft hoc 'ammal , & Buccphalcs «ft boc animal .i. ind:uiduum animalis. Pre tcr autem hoc animal fic fumptur , nulla alia dantur indiuidua animalis,niii h.c ho mo, aut hic Lco, quz funt mdividua fje- cierum,nec aliud potefl mensaflequisin - quit ipíe .. Scd valde fallitur , vt diccba- (nus , ficut enin Pcrruseft hic bomo di- fiin&us numero à Ioanne, quia babe: di- ftin&tam numero humanitaté , ita cfl boc animal, quia habet animalitatem numcro diflianctam ab animalitate Ioannis , & fic de alijs. indiniduis , crgo plura indinidua erica dantur (ub eodem gcnere , non Vnicum tantum ; & quando hic fit que- fiio dc indiuiduis gcnericis , an dentut faltim pet iniclic&uns diftincta à (pecifie cis,eft qua fiio dc indiuiduis (i gnatis,non autem dc octet ie cft indiuiauum vagum animalis , quod magis proprie di cerctur aliquod animal , bí res à nullo ncgatuc; ncc ctiam e(t quz fL io dc conce- piu indiuidui gencrici m communi , qui videtut abítralu polie à fingulis gcneri- Eis, (i admittantur ; nam his admiffis idé Qin iu dc tali concepti, quod folet de cóceptu:indiuidui (pecifici 1 communi; quare concludimus Blanc. nó affecutum fuific flatum quatüonis , " Difp. V. De Vniutrf. in partic? :37 Pafqualig. etiam r. par. fuz Met: difp. $$. adhuc etiam rem magis confun- dit,dum diítingtiit de indiuiduo (ecundü cíle phyficum, & materiale coníiderato, l uo fen(a dicit totam ; & completam in« juidui entitatem , & fecundum elle fore male, quo feníu dicit (olü eife indiuidüa- le,vt fic, & poítea inquit genus immedia- té pradicari dc indiuiduis primo modo | confidcratis , (ed mediate de ipfis altero E inodo in(pedtis . Plané hoc ett contra a» ] omnium opinionum, nam indiuidua pgi- rho modo infpecta (unt completa, de qui« bus ramen fatentur omnes genus non nifi mediaté pradicati ; fecüdo modo fümpta (unt incompleta, quia dicunt puram indi uiduationem im cócreto, vt ipfe loquitur, fic autem poitunt immediaté (ubiterai y non tantum fpeciei, (ed cuicunque gradui (uperiori pracisé iampto » quia quili E (c folo-eft capax effectus formalis indti^.——— uiduationis, vt icindepedenter àípecie, ——— licét non ind uiduarions (pecifigg ; vt.———— contra Suarez di(currebamus ; (ed quzfo ne conteramus tcapus circa dicteria , a chymeras RécencioraiM M NE de ui videantur aff. rrc, n nlie paffim labü- tur ineptias. Poncius autem diíp.4. q.6.-— hancquzftionem pertractans querit, an. nacura genctica poffit :d:1à pattere. . que vila diff-rentia »oficiua prererindie — u.dualem , vndé non videtur adecutushic — Au&or ftatum |.uz(onis , non cnim cft difficultas dc :ndiuidu's ; vtfuntàpartetei,quiavcdiumcftn.30.certumeft.noilumdariindiuiduuaiàpartereiimmediatécollocatumfubgenere,quodnonfitcttamlubaliquafpecie,vtnotatScot.2.d.12.0.2.lit.C.;pA38Aliudautemdubiumad!ticulum[pe&anscft,cumicaripoflittumdeindiuiduiscompletis,vtPetruseftanimal,tumietis,vtocanimalettanimal,deillismediate,ittisimmediaté,quaritur,aninhisprzdicationibus(ecuetadhucvniuer(alitatemgeneris,velporiusinducatmodü.fpeciei.Hurtad.cit.tenetadhucpredicaripermodumisquiaadhucprzdicatpartemeffentiz , & per modum entisincomplcti ; idem Mode jj , [: & Pone * -uidgis ciuídi - amplius rationcm ^ U^ 9 - NEED gov ' quidem, (ed fine przcifione, & QI Quod Gesns predictus desndiidie Ar HT. — asi pter eo nimirum efto |xe« icetur de. indiuiduis » non tamen przecie sé deillis , cum etiam de ípecic- bus (ix pradicabile, in quo (cernitur gc- nus à [pecie , qua de folis indiuiduis c przdicabilis, qui dicendi modus Auicen. tribuiturj & rcfertur à Scoto q. 17. Vni- ucr(.in fol. ad 1. fed non fittit ioco ime mediaté (ubdeos aliam folutiouem. Alij inquiunt przdicari per modum fpccici , ita volunt huius , Didac. Blanc. Com- plat. & Arriag. dum praedicatur dc indi- uiduis incompleus , quia tunc pra dica- tüt ac fi diccret totam corum c(lentiam ; idem aíIcrit Aucrla,dum pre dicatur ctiá de completis, declarat «amen, id cfle. in- telligendum,cum przdicantur de indiui- duis ciuldem xpecici , quia rc vera tunc. gcnus non przdicator. de pluribus fpecie differenti bus, ied tátum numcro,& idcó indüic modum fpeciei . [.ouanicnics tan- n c.dc gsnete, quibus fab(cribit Blanc. ind ilp«4. n-6$. loquens de indi- 1 (pcciei., docent, dum ge-, nus id indiuidua refertar, non habere, » cneri$,aut alterius ex quatuor pratdicabilibus fed conftitüere. aliam quandum fpeciem vniuer(alis nno minatam ; quz lententia etiam abfolüré rciclienda cit , quia abíque neceffitate mulcplicac yoiuerfalia. F .39 Dicunus, quod[i genus compara- tur ad indiuidua complcta , bue diucría , - fiuc ciufdem f|eciei, f mper praedicatut per modim gencerisfi vero ad incoimple-. taypouus indu:t modum fpeciei Hc có- clut.quo ad 1. partcm communis eft quà * . mulg probant ex illo Auiccn.fundamcn- to , quia gcnus prz dicauir de 10diuiduis qu e iut dco nae huc manet diftinctum à fpecie» qug pra- dicatur de illis cum przcitione . Kuuius notauit buius rationis. infufficientiam qua genus, & [pecics differrent pcr iffetenziam ncgatigam , & non pofitis uam , nam przdicari de. indiuidius prz- ciséi* pon dc ahjs, magis diuerlis clt pu- ra ncgatio. Pakqualig» norauit ex alio ca- pitey quia tunc genus non tantum císct ge nus ,icd ctiam fpccics quia pradicaict dc pluribus numero differentibus,quodcitpropin[Bec»RatioAuic.equidcminfufficienselt, non c.inen ex co ca- pite;vnde dicebat Rauius,quia adhuc gc- nus haberet fuum modum przdicandi po fitiuum , quo fe extenderet tum ad tpe- Cics , tum ad indiuidua , [pecies veró tulé modum , quo fe extcnderet ad ind.ui;ua tantü,& quidem pofitiuu, cfló pittim per negationem explicarctur,ne:jue cx cox capite, vnde argucbat Falqual. nam cfto gxnus prz dicarctur de indiuiduis,non (e- queretur cfTc ctiam Ipeciem , fcd folii ef- Íc vniuerfale magis 1llimitatum fpecies quia (e.cxtenderct ad quz cunque (e fpe- . Cies extendit , & ad alia plura , ac etiam per diueríum modum pradticandi , ficut. etiam non quia feníus dicitur cffe fin gu- larium cum prazci(ionc , incclle&us fine pracilione quia etiam cft vaiucrfalium y deducitur intelle&um etíe ctiam fenfum,. fed olum,q» fic potentia illimitatior fea» (uj (ed ratio Auiccn. ex hoc rcfellenda 2» cft, quia [1 dilcrimen ab co a(Lgnacü ef- (gp (ufficiens ad dittinguenda gcnus, & fpeciem,vt diuerfa przd:icabilia , deberét etiam: in ratione vniuer(alium diftingui d.ffcrentia [pecifica,& generica;propriü fpecificom, & genericum;& fic ctiam ac- cidens, quia illa cum precifioneifla (ine pracifione przdicaniur de pluribus nu». mero differécibns,et fgpius ett inculcatü, - 40 Raro igitar , cur genus euá de;n- diuiduis eiufdem fpeciei praedicetur per modum generis, non fpccici, cft, quia vt fupra diximus hzc duo. vniucralia no di- ttinsuuncur per illas patticulas namero » vel [pecie differentibus materialirer cone. fjdératas, fca formaliter, hoc cít, fub cali modo pra dicandi. de ilis mulus, nempé compleié, vel incopleté , qui prz-dicandi modus indicatur per illas particulas, vt fa pra declaratü eit , tcd genus € compaura- tum ad indjuidua ciu(dew fpeciei retinet. tálé przdicandi modü , ergo veré pradis. catur per n.ocü gencris ; 1 rob-min. qtia pridicatur de ill is mediante xai ,n4m, fermo ctt de ind iuiduis compleus, ergo. predicantur incóplecé, & pér modi pz us Hac cófcq. eti euidens nà co Ipfo qe: gradus fuperior praedicatur de indiuidüis alio intct medio, fioi cft cóuahi ad illa T me- n^ LPS d Qu. T 434. ^ Difpu.V. DeVpiuerf. impari ^ 7 mediante (pecifica differentia ; atqj:deó &iilla deícendere per modum parcs ma- tcrialis eflentiz, Et idcó bene dicebat DoG&or q.17.Vniuer(.infol. ad 1. «p ge- — pus ad indwidua collatam adhaccationé gencris fcruat , quia de illis mediate prze* dicatur,non immediate, hoc enim manife €&é indica: ipfum predicaci partem eífen- tiz,non vcró totam effentià ;Conf.quia 2» «x di&is difput. praced.q.2.art. 3. quádo dicimus, Perrus efl bomo, c(t adhuc prz- . dicatio (pecici , licét enim ex vi actualis przdicationis reftringatur ad «num indi- niduum;adhuc tàmen ex vi aptitudinalis extenditur ad plura numero, ergo pariter in propofito hz predicationes , Petrus efl animal, Francifcus cfl auimal, erunt 1eris,quia efto cx vi a&ualis prz dica- - - tionis coar&tetur natura ad plura folo na- mero diffcrentia, adhuc amen eft aptà 5 proximé ad predicandum de indiuiduis aliarum fpecierum, p fufficit ad (aluandá M aii itatem genericamyper quod fol. uitur ratio Ponci] ad oppofitum. "41 Hincprob.concl. quoad altera par- tem cx contrario fundamento ; q nempe de indiuidnis genericis przdicetur p mo- düm (pcciei,non generis jideó enim predi catur dc fpecificis per modum generis , quia de1llis przdicatar mediate ; hoc eft àncompleté , & per modum partis , er- £9 écontracum de genericis immedia- 16 przdicetur , przdicabitur complete, & per modum totius qui eft modus pra-- priips esa . Conhr. quia refpectu il- - Jorum habet rationem totius, & comple- , tz cílentiz , ego pradicatur de illis per modum fpeciet,non generis. Probatur af- - futmptum; quia (icut cam dicimus, Petrus efl bomo,!y homo dicit totá eflenuam Pe tri , quia Petrcitas ad effentiam non fpe- €t c fit potius determinatio effentize , ita cam dicimus boc animal efl animal, animal dicit totameffemiam illius in- iuidui incompleti , quiaim eo nonrepe- ritor,ni(i natura fenfitiua y & haecceitas , quz ad naturam non perunet ; & fane ad przdicationemcompletam aliud non re- quiritur , nifi przdicatam explicare to- tun, quod pertinet ad effentiam (übie&i "teli indiuiduationc , ergo cum totum «etur , & per modum partis. (Quia talis-— ordononconíideratur , quando imme--—— — "t daré contrahitur perindiuiduales imb ^ — — ' hochabeatut in his predicationibus ge- netis de indiuiduis incompletis , dicendü - eft de ip(is praedicari per modam fpec:ei . 341 Nectefert;quódíecundürem , &* confasé boc'animal dicat etiam differen: tám fpecificam: Quia ad dift aguenda a: ptzdicabilia non accenditur praedicacum, & lubiectam,vtfunt inre , fed vtconci- piuntur à oobis , alioquin genius non di. ftingücrcetur à fpecie, & differenti a, cum ergo boc anintal, «t à nobis concipitar , differentiam fpecificam nón dicat, e(toa partc rei includar,iam extali modo con- cipiendi incladit zcadumrgenericum , vt: totani e(Icatiamcontractam pet diffecé- tiam materialem,& namcralem , non ve. : rà vt partem effentiz: contracta per for. malem,& (pecificam : Nec etiam refert - quód talis natura fit contrahibilis per dife ferentias fpecificas , atque ideó etiam de ^ — irdiuiduis genericis incomplete predi: — tunc przícinditur natura à tali contrahis-jbilitate,&folumconfideratutwtcontrasMhibilisperdifferentiaszmdiuiduales,naturzautemficconfideracznonpoteftDietribuiratiogeneris,fedtantumtpeciei.xrContrahancpartéConcl.arguitHur—— tad. cit. Q) ando quis videt quatuor jim , diuidua animal is,duos.C homines, & duos- leones, & cxplicité-cognofcit ea effe anis ' malia, (cd ignorat,qui animalia, runc ab iilis quatuor indiuiduis ab(trahit imme- diaté rationcm communem animalis;quá illis omnibus codem modo conuenire vi- det,fed illa eft racio; 1 ia conuc- nit pluribus differenubusfpecic , ergo cü ratio ab(tra&a de illis po(fit immediaté pradicari, à quibus immediate abftrahi- ache D reticdiein M code pc- iacópletis icabi ge- v À Ded rationem [ic Concegrw e fpecificà or rim ;Contrà;at- Eri runi itio (pecifica folis có- uenit indiuiduis eiuidem fpecici , nó veró indiuiduis alterius . Confir.illa ratio ani- malis abftra&a immediaté ab indiuiduis codé modo przdicatuc de lilis .(. in quid incópleté,ac &abíl raheretur à fpecicbus , & tà- Quaft.I.Quomodo Gesws pradie-de indi, eArt.IIT.. £3 $ & tamen de (pecie, & indiuiduo pradica- tur in quid incómpleté , ergo (cmpe: ha- bet rationem generis. Ruríus ad pradica- tioné gencris nà requiritur, imó eft pror- fus impertinés cognitio tot;us cflentiz fu- biecti,ergo cum dicimus boc animal eft animal , non pra dicatur tota e(fentia de fubie&o, & fi tota predicareruryiam illud indiuiduum e(fet dilinété: .& adzquaté conceptum,quod eft contra rationem in» iuidui generici ; Tandem ideo dicuntur indinidua generica »uia de illispradica. tur genus per modum generis , alioquin.» fpecificadicideberenb ^ — ^ -4* Refp.folutione intet arguendü da- tà; ad impugnationem dicimus, illa qua- tuor indioidua in flatu cxiftentiz realis vtique (pecie differre yat à vidente talcm: diffcrentiá non percipi, vnde in eius con- €cpru folo numero differunc fub genere tamen in ordinc ad illa ^y . Wt. fic cognita-, induit modiim fpeciei quia rcípicitilla , vt (olo numero diffc- tenisquod et proprium feci Diees Y (— €rgó genus geocralitimi habere potet genus quiaomms :  €abihs eft quoquejfubijcib/lis . Refp.be:- : v & cius probationem: ait effe: fpecisbus vt funt ordinatae in przdica- mento  , ille.n. ordo refpondet. natura rerum qua poftular , vc gradus genericus: .defcendat ad' indiuiduazionenr per fpe- ci€ , & ita ómnis fpecies prasdicabilis. cft fübijcibilis;potcft ramen intelleáus hoc ordine noníeruato faceré fpeciem: pra dicabilem quz nonfit(ubijcbilis, — Ad Confir. Ncg. affumptum; vt cóftac ezdidis. Adaliam , quando de Petro: cnunciamus effe animal, non fub rationc Petri, quia(ub hoc nomine importar in- diuiduum fpecificum, fcd (üb ratione hu- iusanimalis , vtique-nomcenüneianir tota: efsétia, quam habet à. parte renqpia prz- ter animalitatem includit ratiomalitatem fed'enünciatur tota cffefitia ilhus , vc ftat (ubmeftro concepta: ;; cum enim à nobis 1n concipiatur", nifi (üb raiione huius que! i^ bic&i eft cffeanimal , & fic Petrus (ub tali conceptu im ratione indiuidui genc- rici pót dici diflinSté,& adaquaté cogni- —À — indiuidui (pecifici con» usé , & inadzquaté, quia nomartingitur fpecifica differentia elplicinde Ad vit. hocanimal , & illad animal non dicuntur indiaidua genetica ., quiade illispradis cetur genus per modum generis , quias plané cx hcc capite: potius fj pecifica di« ci deberent (ed dicumur generica, & nom fpecificaq doilla dicuntur (óecifica indiaidua , quae genus párticipaüt mediante fpecie , vnde quia ifta genu$. participant immediate  . ideo generica appellari confüeucrunt . 44 Exd:&is colligitur refoiutio illius quztti , dc. quo fuse nimis agunt Recens tiorcsnonnulli , quodnam fit cotrelatiz vum generis, vw ei correfpondet intra» tione fübij. ibilis 5: primum enims & im« medíatum füntfpec:es ,, mediarum indie idua » tatione enim fpecierum przdicae c indiuiduis , quando dc illis prz di- catur per modüm generis , quando cnim de indiuiduis incompletis immediate , &C U. ique Pri ime RET mos dum fpeciei, & talis przdicatioad fecun» dum fpectatpra dicabile, nàad' primum. Hac de caufa alij dicunt fpecics. effe ter« minum formalem genereicaris,indiuidua- materialem ille enim dicitur. termi- nus focmalis alicaiusrelationis , qui pro rié & per (e illi correfpondet, materia - is veró , qui cam terminar ratióne ipfius: termini formaliscum quo reperitur cone iun&us, & non tam feipfo ,, quàminter-- uentu alterius, Neque ramen: hinc iofe-: ras cum Páíquailg, 1.p.füg Met.difp. 14. fcc.2.0. r2. indiurduà meré per: accidens; (c haberead genus: in rarione fubijcibie: lis,atque ideo adzquatum. correlatiuumi generis c(fe (ólam.ipeciem, vnde ad indi- uiduacomparatnm , fiueciufdem: y. fiue: diuer( (pecie, nullo mod rà tionem genetis. Hoc eniav eb prorías: ^ je diferté: flum. ; quia Porph.c-deípeci &ocet. , nedum cilc gcnus reípectu. fpc- animalis, fan& cum dc Fetro fic coücepto: cierumíub (e eonrétacum »fedietiam rez icitur boc animal eft animal, tota cfiéne v indiui duorum ,ad'qua rctcetur s tía enumciatur quia toracffentiaillius lus jo id manifcfi collum ex Erici uia ex confueto loquendi mo» Nx... S ct e 436 Oo Difp. V. De Voiuenfin panico: 000^ - inifione quam dicitur przdicari. de pluribus bo Rie differencibus. , quevct; nÉ non tantum conuenit fpecicbus , fed etiam earum indiuiduis , non enia ran- tum equus, & homo fpecie differunt, fed etiam Petrus, & Buccphalus, crgo. (i genuspropriéfubrationcgeneriseft.prailedeindiuiduis,1ndiuidua.quoqueproptiécruntfubijcibiliarefpe&uillius.&.qnamaisindiudaanon.fubijciancurncri,nifimediantefpecie,&depensterMt:^"eopriafubjcibilitasdiftiataà^fübicibilitare(pecie»quafifolafpeciesfitvnicum,&adaruatumfübijcibilegcis(uar5.declarari poteft ex doctri- m,quam Sco:us docet quol. 18. adit. inquit enim ibi , quod licec a&us exterior non. habeat rationem vo- lantarij & liberi , nii mediante adu. in- .. terioti volütatis.qiádo t a&us. exterior coniungirur cum interiori, & ex illo pro- potort fic; & in ratione'a&us conuentüt vniuocé forma fubttantialis, & acciden- talis,cíto accidental:s non a&uet, niti me diante forma (uübftantialis , quod exem- plum valeat ,quantum poteft, Colhig:tur etiam folutio alterius qua» fiti ,' Angenus cadem hibinidinc refpis ciat [pecies,& indiuidua in ratione fübij. €ibilium;an potius diüería , dicendum .r, cít , quod itudine eiufdem rationis refertur ad vtrumque: Ratio eft; quia ex parte generis femper e(t cadé ratiofun- dandi, (iue ad (pecies referatur, fiuc ad in- diaidua, nam dc omnibas przdicatur, vt pars materialis, & vt praedicatum incom pletum;X é contra ex parte: fpecierum , & indiuidaorum ratio terminandi cft eadem , quia terminant generetarem wt. ,— plura fpecie diftintta, (iue (pccifiza s flue - "muümerica,ergo ad vtru;mq; refertur relas ——— tione eiufdem rationis,Scfpeciei; Anve- deereidims T ro referatur ad vtrumque ea I i» -ne ctiam numerali, per quam cedit ,tunc ille excerioggrt di ftin&us, ha- H, bet ratioticm volanafi y diftin&al. fpeciem attíngat, &i aré ,- 3 ] "t quia vofuntarij meliaté , vade hoc iplD  -poreftdici quod fi e lito 0 hábet diftin&am rationem liberiabimte- — intelle&us natütam Eo, EUM & indiuidais,cadem indimitblitelatione —— xo vtrumque , fecusautem » fihoc —— i£ , us e riori,quia interior eft liber immcediaté. , qua do&trina ex integro poteft huic pro- polito applicari , & per cam probari ctiá s ITEM om indiuidua eíTe proprie fub jcibilia gene- ; Ed ris, licet mediaté,& depédemer à (pecie: & hac (ententia eft Scoti q. 17. Vniucr.in fol.ad s.quam paífimal:j (cquuntur. 4$ Vnde fi etià velimus a(hiznare ada , quatam , & totale cortelatiuum gencris in ratione (ubijcibilis , prater... quod nil aliud eft ,quod habitudinem generistet- minatc poffit, hoc fané erum fpecies , ac andiuidua (imul ; vcl (1 placet , poterit €t conftitui aliquod commone illis. impot- 1atum per hoc , quod eft plura fpec.e di-. flintía , quatenus ambo conaeniuot in rationc fubijcibilis ad genus. Nec. ob- flat,quód fpecics immediate fübijciatur enerisindiuidua veràó mediate , nam hac ftante hac difparitate potfunt habe- rctationem communem , & vniuocam in rationc fubijcibilis,(ic.n.de fa&o videmus rarionem (ubttàriax vniuocam eífe corpo- Ei,vt 16, & cali corpori,cám tamen ad tale vorpus non dcícendapnifi mediante cor- " T UA d vd ARTICVLVS IV. ^ — Expediuutur varia quafitade G 46 Y. *nr - lit in quid przdicari exercice S in recto de (uis inferioribus dicendo ,ho-- ndis eft prec "e da itandi cíL,quia pars,vt fic, eitó potficin obliquo pradicari de toto, veré enim di- «imus homo con(tat anima , habet cor- pus; caput , &c.inre&o tamen enunciaci non pote(t,vnde non bene d.citur, homo c(tanima, homo e(t corpus, i43; docuit Arift.4« Topic. cap. 2. & fuadet manite- fta ratio , quia hoc przdicatam 25/mal vt pars dioit isé in homine gradum feniitiuum, & nihil alind, vade ii przdi- caretar,yc pacsfaccrec banc (entum, ho- mo e(t animal .i.bomo c(t ca aacmàl , fiuc homo nóe(t plu(auam anunil; vnde vt aliquid de alio vcre pradiectur A "Te " 5.1.45 Genuspradic.cvt totumyvelpars.evfrt. IV. 437 &o , debet aliquo modo dicete totum il - lud;quod dicit fubiectü,hoc .n de rigore importare vidctur copala eff in illa pc- .— dicatione bomo eft animal , ncmpe sé(us eft,animal cft totá illud quod cft homo; cum igiturin propofito , vt conftat ex di- &is , animal dicat partemceffentie (uorü inferiorum,non vidctur pote cam vecita- te de illis enunciati in przdicationcexer- «ita , & io redo . . 47 Adhoc dubiü dicunt aliqui,vt A- uerfa q. 16. dc gencte fc. 5. in finc , Di- dac.a lefu difput.6.3.5. Blanc. difpu.5. fec.ro.& alij, quod illud axioma ; gy pars nó przdicatur de toto, verificatur ctun de partibus phyficis, vt (unt materia, & forma;ac etiam integrantibas,vt caputy&c brachium, non tamen de. Metaphyficis , huius rationem reddit Didac.quem (equi- tur Blanc.qüia cum partes Meraphyice Tamantur à tota tei entitate , nimirü ani- mal, € rationale ab incegra. humanitate, fub diuer(is ramen gradibus concepta», hinc eft , quód ctiam in ratione pacium dicunt totam naturam fpeciei , cunus süc partes, & idcó etiam in ratione veh am potfunt predicari de roto , quod dici he- Pid partibus Phyficis,quarum neutra icit totam entitatem ret conitituta . Hic dicéd: mod is n5 fufficit , mí aliud addatur,quia vt vt bene notauit Ru:uus c. dc genere q.. j. imó & Scotus ipfe q. 16, Vniuerf.ratio allata , quód pars nequeat Cer detoto , zqué m litat io parti- Metaphyiicis , & rauons , ficut in Phylicis. & vealib is, & excmpla &dducta ad'rd probandum fun: ind ffercater de. 5 partibus his, & ilis. Raciocna. difcrimi- ms adduct: à Didic. nihil conclidit,cum | falfo innitatur fundamento, vt infra vidc- bimus . 3. cftó cnim genus diceretur fu. mi à tota enutate phy(ica rci , non tamen itat à tota entitate metaphyiica , de qua hic ett (ermo,qu:a nó fumitur à d ffe rentia , quod, (i (amereiur à tora encitace : Ca , cü prz dicatum dicat quan- tü actu in (c continet,tunc genus coa c(- fenià fuorum infcriorum.predicaret, cü toram actu imporret , quod acc ipíc i:dac.concedcret , cü nobifcum tencat (olü dicerc partem matcrialcm cícnuz, 25^ 48 Alij dicür,quod licet genus, vt psce metaphyfica a&taalis , néqueat cum vc- ritate przdicar: de fuis inferioribus ; vc probatallararatio , tamen vt pocentialis -i,non vt a&u componens , fed vt potens componere (ípeciem, poteft cum veritate przdicari , ficenim altquo modo cótiner totum, quod continet (ubic um , quia cü po (fit proxime coniungi cum hac , & illa- diífccentia, continet illas omnes in poten. tia , & hoc atis cft , vt dicatur continere totum;quód continct fpecies, nempe vmá partem a&u , & alteram in potentia ;. ci. tatur à Ruuio pro hac opi. Cantecus qaí- dam hic c. de gen.q.5 Scd ratio allata, pars dc toto pizdicari nequeat pec modu partis,qué probat de adanili , & poten. tiali, «cbene notant Comjlat. difj»5 q. c. fepugaat eaim, quod pars metaphy(ica ; fiue conderetur, et a&u com»oart , (iue vtantecedit compof(itionca, formaliter y quatenus pars c(t, contiacat cotum illud , quod coatinet compofitum , cuius cft 5s, vt patceccontideranti . : Alij concedunt partem. poffe predt. cari pec modum partis , ncgantes ad vc» ritatem przdicationis necelfarium effe, e pradicatum importet totum cífe ubiet: , fiae explicit , tiue inplicité, fei(üfficit , vt importcet aliquid de fübie- &o;feu quod includatur ia co, itavt (cn- (us tit, liomo eft animal.i. coatiaet na« turam animalis , ira cum quibuí(dam alijs videtur (cnure Pafqualig. difp.s fcc.4. nu.2 scd hic diceadi modus satia reij- citur , quia (i jn predicationibus in recto (ola talis inclutio figa;ficaretur, & (uffis.— ceret fenfus allatus, pofet etiá pars phys fica, tàm integralis , quàn eential.s de fao toto in recto jtd oi didtado, ho- mo ett corpus,hoimo-éft capat, nam itae partes veré includuntur in (uo toto; at re vcra pizdicatio in rcéto aliquid plus. fi- gurficat, nimirui hoc cile illud, vnde c dicimus homo ctl animal, noa cancum fi- guificacac animal includi in homine , (cd hoiiaem etle animal , & hoc clie quic- qu;d iilud ctt. , nain per ly animal. nihil excluditur ab homine;quaa homo (it ii- tum anunlynam pradicaco etfet £alfa. any icd aliquo modo denotatur Me » q 438 Difpat.1V. De Vise alibus.in partie. € 5 »quod importatur per hominem . 49 Hacigitur dc caufa Tlomiftar có- muniter (entiunt genus ., cfto fit tantum pars fpec ci pralcindens ab alia.cóporte ; .qua: eft differeotia » praedicari tamen de infcrioribus per modum tot'us potentia- lis ; «um«enim fübhac ratione continet implicite, & confuse ctiam differentias ; «onícqucnicr continebit toram | fpeciei quiddititem , «nde hac ratione poterit de ipfa inrcQo prz dicari,ita Suarcz dif p.1 j. Mct. fec. 140.16. Soto lic q. vn. ar. 2. CoójL&.Ruuius cit. Mafius fec.2-9.2.Ca- ict.de cote, & eflen.c. 3. dicentes clic cx- preflam (ententiam S. Thong ibidcm;do «ent igityr ad ycritarem pracdicationis in 0 nó rcquitiquód prz dicatum actu , & Lomaliter dicar ; quicquid dicit (üb;c- €&um(alioquinnon forct przdicatio for- malis,(cd identica) fed fufficere , vt dicat impliciié,virtute?& potétia, & ideó quá- uis genus in ratione totius vniuerfal:s non dicat aiu, formaliter , & exprefsé ,cuic- quid d;cunt fpecies, quiatamen e tum illud confusé, com (it totum portn- ziale confufüm includens differentias, po terit cum vcritatc przdicari in rcéio de fuis infcrior.bus (ub ratione totius vni- ueríalis,& poentialis . ] Cz terum neque hac fententia ,. quam- uis communis , rem bene explicat. , cum €nim docct genus , quando praed catur de (pccicbus, nonfe babere , vt partem d vt totum potenciale, quatenus in con- fufo dicit , ac implicité totam (pcciei ef- fentiam,de qua przdicatur; quzrimus, in quo fenfu id intelligant vcl enim eatenus icit totam fpeciei e(fentiam qnia conti- ncat ind» ; &nonn poteniia rantum coníuío tamen, ac indeterminato diffcré- 1ias, quatenus non magts hanc dicit.quá illam,ted promifcué omnes, vc Suarez loc. cit. mfinuare videtur, & bic(enfus elt om ninó fal(us, mox enimottédcmus , genus jn potentia tantum. conuncre. ded. tiaS,non aucem in acta copfufo, & impli- «ito, vnde liget pre dicetur tanquam totü potéciale de (peciebus , adhuc pra dicab:. tur canquam pars fpeciei, fi vcró dicát &ó £otincrc in actu confuío diffcrcntías, (cd tantum ligaificare totam náturam [pcciei ves? . * (ub gradu vnineríali(upetiori , vt explicar Ruuius;fic fané manifefté patet non dice. retotá naturam fpeciei, quia dum fignifi- cat naturam (peciei. folum fab gradu vni- veríaliori, vtique fc haber tantum. vc par fpeciei abítrahens ab inferiorum d;fferé. vjs, & importans (olam rationem gene- ticam. communem. Accedit per. praedi. catum gencricum vnam fpeciem ab alia non d Ícctni , (ed prorfus copucairc , &itaenimciaridevnafpecie;vtnu!lapror(usfactamutationeilliusprag»!1cat;inef,fcobic&tiuo,potietaltericompetete,et»gonecexplicite.nceimplicitedicittoruimefiefjecieialioquinperipsü.&yfpeciesdicernereturabalia,&illudipsüprediestaumdevnafpecieenunciatummópoffetaltcricompetere,ergoetiamingaetionetotiuspotentialsveré.pradiEtantummodo,.vtparsRies!à»foDicendumigitorcftcum,Scot,16.Vniuerf.quodcflógenas,totumporentialedicattantumelicntiz,dumtamenprzdiciedicendo,homocítandicaturquianonfignificdumpartis,fedpermodamtenusprzdicatuminconctoexcon(esquenufignificattorumiuenimcft;ad.bocvr.portatur,pecfabie&tum;inris,quoditaexplicaripotftvcrapropofito,przdicaiuqfcidemcum(ubiecto,fedquando vni-- ucríale przdicatur de inferiori in con» ——— creto. pizdicarum eftidem cum fubie- — — &o in raiione habenuüs, dum enim dicio —— — mushomo eülanimal (cníasett;habens — humanitatem eft habens animali » quare pradicat €to in rationc fupgeliun ios malitatem , inlüc, modum faciliter rc hanc declarauit Door loc. cit. in fol-ad : 1,& 2. dumaitanimalpradicari de ho» — — minc non per modum ni ledtotius ,—— — quia etli genus primario Importct. mas teciam , & diffrentia formam, M rio tamen 1mportant totum , quod cone notant , quod explicat cxemylo Auiceu, $.Met.de manuato , & capitato qua. di- ueifa fignificant primario f. manum, & caput, capüt , vttümque tamen ex confequenti B fi t touiin in ratione habentis, nàm | —  gnáfiatam exponitür per babens N vbi habens rigo eft de (igniticato manua- | tis (ed demodo fipnificandi per. modum totius, vnde licéc dicére nion poflimus , homo eftuianus;eft cáput,dici tamen po teft,eft manbatas,e capitatus, & expli- catur,eft habens matü;ctt habens capat. * $t Cotta hune rdiiodü explicandi quo- modo fetioti tum eft denominatiuum , fi igicur genus , vtveré praedicetur de fpecie , debet pre- dicar: in concreto: y jam deilla prdica- retur denominatiue, juod eft falso , qaia priedicacut v6isocé . Tam 2. quia vc vr- m Blanc.citifilíum e(t , quod animal fit abés an'malitatem, quía porius e(t ani- malitas fubiifteas , concretum enim füb. ^ Pftantüle (tolum dicit: naturam cum fub- |  filtentiz, €cgo aonbene explicatuc illas s homo ett amimal ; in rationc t dicacioy quia pozdicauum ex cónfequenci E cote dioe eilelbicdti » ergo praedicatio generis de [pecie , vel efT'et idenuca , vel nugatorid, quía rdem bisponeretur. Tam — 4pportes phylfiez , & incegrantis magis di- ' dinseürucà totoquam metaphytice, ille Anmealiter diftingauncur à totosi(Ez nop; fedillit inconcreco przdicantut- de toto dicendo,homo c(t animatus, cft corpora tus, cft capitatus , ergo iftz velut magis "intime poterunt veré praedicari de toto. , : étiamlfimantur vt partos. fum tandem, | - quia r.Po't;c.4. Anf, docux parces defi: niuónis preedicari de defimto . "Ust Refp. Doctcrhie neg:a(fumptá,li : romne  denominatiugar fit: con- cretum; ton camcn odnce concretum eft denomipatiaum, quia denominatiua pro- prié funtillaqüz caduntad lubic&um , vel 1T fübiectum .,. & ideó: nomine adicétiuo fignificautur , & pra dicantur inquaale totaarconítat cx corum dcfiaftione , vt explicuimusdilp. 2; q. 6. nus przdicetur in re&o de in-: , arguitur, quia omne concre- 9 Quimodo cont.Genus (pecies,cov differscodri.I. 439 animalautemmon cadit ad. (ubieztum » vcl quafi fubiectum s (ed proprie a4 :nfc- rius , nec nomineadie&tiuo fignificitur » fcd (ubftantino , & predicatue in quid » Ad 1. fi Blanc. inceliigat , quód animal de principali fignificato non dicit habens 'animalitatem , fed animahcatem fubti- ftentem,verum eft affumptum cun cius prob. quia nec Deus de perfe (igaificae tó impoitat babeos Deitatem , vt $corus docet 1.d.4.q. 1. a4 4. Si vcro incelligat , quod neque illud dicat.ex confequeati , ac de connotato, ncg. a(fumprum,quia 9 Darua(cenus à Doctore in ibi allegatus in hoc (enfu inquit , quód Dcus c( diu'e nam habes naturam ; ne ex hoc fequis tueuotcoDoogquaed mulünlicatiog nem conccetorum | fub&antialium. non fufficit maltipl:cacio fuppofitorum , fed requricut etiam. plurificatio formarum ; vtdiximusloc.c:t. difj.2.q. 6.ar. 2.in di- ninis autem funt vti que tria fappofita ey fed vna fingularis natura. in omoibus , . Ada. Negaur con(equentia ,  nugatio enim , & identica pradicatio fequuntur tantum ex idenuitace. priacipalis 6 gnis cati ,nonautem ex identitate connotati y. nam dicimus moülicusalbus currit abíque vlla j ror(us nogacione ; licét. vtrüque idé fübiettürconnotct, qua ref; olio inQuitue à Doctote hic q. 16. ad r^ Ad 4.quíta par- te$ metaphyfice funt intimiotcs phyftciss &intcgrancibus,(equiturfolum,quodpotlincpradicaridetotoinconctetono«mnefübttagriuo,vtfacitgcnusyvbipatstcsphyficage;&integralespradicarinesqueunt;ni(iadiectione,&pecmodumdesnominautis,nonfequanuartàmen;gpvnquaprzdcacpotlint pcr modü parus. Ad 4« ait Arilt. vique. partes defininionis praze dicari de definito.quod concedimus,nom tamenáit predicari per a oduim partise 5 $5. Quaritar tecundó, quomodo ges nus conu necat (pccics, X d. lrerendas,am actu faliim contu(o, & 'püeterininato;a poicftate folum; Ceriücft apad omnes y ipecies , & differenias non contineri m gencre formaliter , & explicité  ton€ «m dc nulla pecie poez. cns cuim P ien pradicari 4 nim dicendo lomo cit-snis mal, (caius cticu houio clt ani;al m a ias * 44e — Difput. IV. De Voiuerfalibus im partic. — " nale, & irrationale; nec poteft etiam im- plicité continere genus aliquam differen- tiam dererminaté, quia tunc noneíler in. differens ad omnes . Quamuis autem có- pertü fit apud omn:s genus a&u in hoc fenfu d fferentias non continere ,non dc- fuere tamen , qui dixerint continere om- nes implicité a& confufo, & indetermi- nato, quatenus oon magis hanc dicit ,quà illà,vt dubio precedétiinGnuaunimus; cui fentent'a confemit. Auerfaq. 13. fe. 5. dum ait neceífe nó cffe, vt genus pesfcóté praícindat à differentijs de quo infrá.— $4. Dicendum tamen eft ci commuoi, nullo prorfusmodo genus continere in actu fpecies, & differeniias, fed potefta- tefolum. Ia Dodo q.z5. Vm. propa- "y, tum quia 2enus importat gradum fu- periocem ad illam , quem important fpe- €ies, & diffcremia, & ab illis abfira&um «f. ab bomine,& ab equo; à rationali , & irratiopali , ergo aétu illanon includi , alioquin actu ab cis non prafcinderet ; t*um quia hac ratione DoGor s. d.8. q.5. ad Conf.primi arg. pro Henrico inquit, €p conceptus generis, & aher quicunque «ois duobus cít neuter formaliter ad illa; tü quia vt arguit Aritt.7.Met. 42. (1 a&tu dhifferencias contineret, cum be fin om- ninó diucr(z,& oppofita, vinc actu eid€ oppofita ineífent , nec refers quod con- tinentia (it contafa, & indetcrmimata s , sodó (ic actualis; tum tandem quia. gc- mis, & diferencia font conceptus diaer- fotum graduam eiu(dé natucz ergo ncu- trum incladit atu alterü, Gcut in €ompo- fixo phyfico vna pars non includit aliam; remanet erg5,quód (olü potettate conri- ncit, axem eft natura füfceptiua om- njum differenciatum diuilim , & per cas contrahib.lis ad banc , vel illam (peciem «onftituédam, quó4 clare docuic Pocpb, €. dc ditfcr.dum dixit de gencee. poteflue idem babet omnes , qu Jub fe Junt 'fferentias, abu verb uud am , & Aciít. ipfe 1. Poft. c.8. dicens $upponauur tale e[fe genus , wt fit fecundi potentiam in plus. Yono bac rationc dicitur totü poten- tiile, quia nimirum a&u nó includit, nec fpecies,nec differédasfed poteftate cm. ^ $5 Relpoden: aliqui genus císe aftra &um à fjxcicbus, & differentijs, si cons ceptum explicitü, non autem i1mplicitü y. & idcó implicite importat differentias , & totam cfTentiam [peciei . Contrà , (ic vrgemus, vcl in abftractione peneris à Ípeciebus, & differentijs , intelle&us re- linquit differentias,vel (ecum trahit, fi re« linquit ergo nullo modo actu eas iaclu- dit,ti fecum trabit , esgoab illis non cfi facta abfira&io. Dices, relinquere expli- cité, fcd fecom trahere implicite. Córrà, n.hil poteft genus dicere in tali eíse obie &mo,nifi quod manifeftatur intali cogni tionc, nam genusvt fic , aliud e(fe non.» babet, nifi quod exprimitur inintclle&u ex vi talis cognitionis , vel ^3 aei 4 iab cile obicétiuo includit differenuiam, vel non, fi lecundum habetur inventumy fi primum , ergo non tantum implicité , fcd ctiam explicité genus differentiam — — e buius » Oniscótcmdivtde- — — monítret, quód rc(poadere genas. ip eie pracifo dicus differentias implicite eft — — a(ferere,quód ab[olaté illas non. b ou. tct,quia nihil pote dicere in illo el fc obie&iiuo , q» non manifeflatar inco iuone,vnde uit dcfend 1; quod od. , includat osi HB rationc identifica» tionisqaam ci ipfis habet à paste rci, nà autem fecundam cffe ris S EN 16. Quàuis anté genuspoteftate. fo contineat fpecies, & ditkeremrias, b : men continentia potencialis non eft ciu dem rationis , fpeciesenim coninet, ve- - lac faas partes fubie&tiuas , de quibus ef - przdicabile inquid , vade refpcótu ear dicitur totom potentiale, nam tale totam, illud eft,quod ita concinet faas partes, vt tamen cx illis nonc ur , led anta de illis it pradicabile » ac proinde illas — potius componat, & con(cquenscr finga- la p fix ipfum totum,vt docet Scot. 2.d.3.q«4. Hi, & ideà non cft proprie to- tá, fed metaphoricé tantum , & (imilitu- dinarié, vnde Acifk, 1. Phyf. 4. non appel- lauit illad abfolut& totum , (cd quodam- modo totum refpe&u veró diffccentiarü non dicitur totum , (ed pars poxentialis per illus perfe&ibihis, & determinabilis y & cius contiacntia cít. in generc cauíae masczialis eo modo, quo materia dicitur  — Y lucibiles , nam (cipit formas , quibufcü conft ituit va- .. tias [pecics , ita genus diucrfarum diffe- . gentiarum eft (afceptiuum, qubiufcü mc- ..— taphyficé componit diuer(as fpecies. -— In oppofitum folet obiici 1. quia A- rift.1 ,Phyf.a4.ait, vniuerfale totü quoddà e(t, multa enim coprehendit , vt pattes. f. fpecies, & 7.Phyf. 3 1. ait; in genere latere . gquiuocationcs;quia .f. a&u continet di- uer(as differentias , quz pariunt z:quiuo- — — — cationem. Tü 2,cum genus predicetur de ( fpecie; dcbet a&u cótinere cotum idjquod d dicit (ubieQum , alioquin falfa effet pra-- dicatio , non enim pars potefl pradicari dc toto. Tum 3.genus, vel eft pars actu , vcl cótum a&u,non primum crgo fccun- dü ;non cft auté totum metaphyficü;ergo : logici . y cófcquenter continet actu ipe |... €«s, & differentias laltim in contufo. TG - ———— Asquia hsc ratione genas dicitur à Boctio nuis fimilitudo (pecierü, quod non cí- fet nitifaltim actu implicito eas cóntinc- zct5àc €arü differentias. Tü j. genus con- tinet actualiter vnicué, & nontantü po- 1 &cialitetsgp cft ci realiter i&éuficatü (cd : lllercatié realiter 1déti ficantur cum ge- (0 merestomnes facentur, ergo &c-Tü tan- E . dtmquia gcnus cít rclatiuü ad fpecies,er ] go a&u dicit illas, & earum differentias. Y - $7 hefp. Arift. primo loco loqui de | ' coprchenftone potentiali, non a&uali,& loquitur dc vniuerfili in ordine ad partes fübiectiuas , nonin ordine ad. differétias, & vocat illud totum quodámodo , & ti- militudinarié,vt diximus, & fimilitudo có diit in hocqp ficut touim talé habet lati- tudinemvt non à fingulis adequetur par- tibus, (ed ab omnibus tiniul, fingulas aüt Cxcedat , ita vniueríale poteft ivefle plu» ribus inferioribus , & de ploribus pra di- Carijita tamco,quód eius inexiflentia, vel ptzdicatio non adcquatur à fingulis mfe- rioribus ; nam licét totum fit in fipgulis non tamen totaliter, & adzquaté, nifi in omnibus fimul; in alio loco ait in genere latete zquiuocationcs, quatenus quz fub IC continentur, non in co ri- goro(o gradu vniuocationis conueniunt ficut quz cocinétur fub eade (pecie atho- Logica . i Len Genus f fpecies infima Viiüérfe det-IV :.441 ma,vt notat DoGor 1.d.5.3.3.Q.. Ad ?- fauisconítat ex dubio poeced.ad vcrita- tem propofitionis nó requiri , qu ód prz - dicatum a&u contineat , quicquid cont!- net fübie&um , fed (ufficit , quó d fint idC in rationc habentis, & ficin propofito , cum genus przedicatur de (pecie in cócre- to,przdicatum eft idem cum fubic&to in ratione babétis, licét non fint id€ forma- liter in ratione totius, & partis. Ad 5. to- tum genctricum, vt tale cft,nec cfsetotum a&ualc; nec partem actualc, fed actu cfle totum potentiale,quia non dicitur totum potentiale,quafi potcriam habeat ad hoc; vt fit totum,fed quia potentia, non actu , fuas continet partes. Ad 4.dicitur genus tenuis timilitudo [pecicrum; quarenus im porrat rationem generica , 10 ta omnes inadzquaté conucniunr, & ex li:c inadz- qua tione procedit tenu:tas fimilitudinis,. nó autem quia imglicité innalaat omni ü differentias , vt cx Scoto colligitur q.4.. Voiuerf.in finc. Ad 5. negatur difícrétias identificari realitati gencrica in (c fpe &arz, folum enim ei realiter identificatue rationc tertii .i, fpeciei; quam cóllituunt, vt notat Brafau, q.24. Vniaerf.inhoc.n.diftinguunturgenus,&differentiaàmateria,&forma, quód non vniuntur inter Íe v«nionc aliqua Ns ipfisdiftin&a , & fe. parabili, ficut materia , & forma , v- niuntur fcipfis , & per identitatem in ters tio. Ad vlümum, probat tátum genus re- fpicere fpecies, & differentias, vclut ter- minum fuz aptitudinis , non autem tane quam partes intrinfecas ,& formales, $8 Quaritur 3. An genus fit (pecics. infima Vmuerfalis.Aucría q. 10. Log.fec, 2.putat genus e(le capax diucrfitatis (e« cundum cífe formale vniuer(alitatis, & ideó non císe vnum fpecie ahoma ; (ed diuidi poffe in dincrías ipecics , ita vt di- ueríitas proueniat ab ipía aatura , & 1e« dundet etiam in ipfam genercitatem, — Dicendum tam£ cft cum cói genus ef. fe fpeciem athomam in rationc genetis, ica q» nó dantur plutes fpecics genereita, tis;led vnafola infimasita Scot.q.9. Vni, uetf.vbi ocs cius E» pofitorcs ;& quol.ó X. & (cquitur ex dictis difp, prac. q. vlt." vbi flauimus diuine vpiucriale in cói o in 343 .— Dif.V. De in genus, (pecie, &c. efTe diuifioné gene-. foi : propofito i- — Ki [j'ecics infimas ,& abe ID .«étfundamenta remora(int diuerfa ,& — — di&is , quia genercirates fundatz: in na» ter C turis, etiam diuerfilfimis , vc fübftantias quantitate, &c. quoad rationem denomi- nandi illas , & predicandi de iplisomni- no conueniunt, & (olum ratione. conno- 1áti dift:nguuntur;(icat albedo hominis , & cqui ciufdem funt fpeciei , & (olum fpecie differunt materialiter , & rationc fundamenti. Confir; quía fpecies vaiuet - falis per dinerfüm modü cíTendi in mul- tisvel przdicandide multis di(cernücur , fed omnia genera, fiue fuprema, [iuc fub- alterna, (iuc fubftantialia,Gue accidenta- lia,& quacunq.excogitari poísunt;habéc cundem modum cedi inmultis, & pre- dicandi de illis, nempe per modum parcis materialis, ergo omnia illa fub fpecie in. fima generis continétur , & ró gencris in cói oibus illis coucnit, tanquá indiuiduis naturz genetica formaliter accepta, $9 Sed vrget Auerfa cit. diueriitas re- lationis, & aptitudinis, no (olum fumitur €x diuerío modo reípiciedi, fed etiam ex diuctfitate fübie&orum, & terminorum, nam de ratione relationis, & aptitudinis non folum eft talis, vel talis modus tcípi- £iendi, fcd etiam ordo ad talem , vel talé terminam»& ordo talis,val talis fubiecti, crgo exteali diueríitate eorum reíuitat euam formalis diuerfitas in 1pí(a relatio- me, & aptitudine , atque ita diucrátas — quantitatis  & fubftantiz cedundabit in , gros geuscn malc, - — ARcelp. hane, & alias rationes eiu(dem tcnoris, quas ibi Auer(a cógerit,nó infer- o —— xc inpluribus generibus diuecforum pre- . dicamenterum srh eíse formale generis, . fed uh sim materialocontingit enim tau- aum fecundi naturam , quz fübítecnitur neteitati ; quod ex eo £otugin, uia diuerlitas non importar diuersa . bitudiné ad inferiora;fcd folum diuerfam rem,qua referatur , vt qp fic (ubftaria, vel accidens; igitur ad arg.diftingui debct af fumptü, quod fundamétum remotum nó diuerfificat relationes, fed fundamentum proximum, [eu ratio fundandi, fimiliter tetminus materialis nó diuerfitcat rela- ignes, fed cerminus forsaalis , (ca ratie - tionis, vt probatü eft, quia omaes naturis fundant relationem geucreitatis , quatee. funt plura fpecie diuecfa'. -—7T JN" ftem si fa MSS ws (M * ww lis terminandi , & ià rmini materiales, tatio tamé fundandi, acterminádiin omnibus cít ciu(dei ra» musapugsüteücin mulüspermodupar- tis materislis effenciae, && omnes naturae terminant ralem relaionem , quatenus —^— 6o Rurlusvrgcbis adhuc fortias, quia enus (ubfc continet generalilimum, &. fubalterpum fed hzc fpecie diftinguun- tur,ergo nó eft fpecies infima ; maior c(t «erciffima apud oinnes y ita quod plufqua pueriliter ecrauic Fuentes , cü dixit q. 17. diff. r.art.1. geaus primum przdicabile e(fe dütaxat genus intermedium Prob. min-tum quia illa fpecie differant que — diuerías habéc deinitiones, & paffiones, "m. fcd genus (apremum,& fabaltermam funt. —- .huiufmodi;vt patet cx Porph.cidefpecie, — — ergo &c. tum quia plus diffecunt inte quàm duo genera fub d ha tum nuieto diffccunt,ergo illa difi fpecie, quia inrer diftiactionem mu " &am, & fpecificam non datur medium. Refp. quód licét geouslupremum, &^^ intermedium, quatenus talia fpecie diftin guantur ( dequocamen eft aliqua diffi .cultasapud nónullos Scotiftasq.12.Vni« — — uctf.) non tamen effentialiter di - nantur in ratione generis , & vniucrfalis, ««ü codem modo fint i0 multis , & przdi- 'd centur de multis, gp enim genus (upremü : v nulli alteri (ubijciatur i,fed interme "o dium vtique , accidit illis quatenus gene- ' ra funt, & vniuerfalia, quia hac r fubijcibilitatis nihil attinet ad róaenm vni- uerfalitatis , que conftitüitur perordiné ,ad inferiorayde quibus predicetur,non ad "faperiora,quibus fübijeiaturgadhuc ctiam — quod genus fupremum plura habeat infc- riora,quàm intermedium, meré per acci- deris fc habet ad illa, quatenus gencra o» , quia codé modo de illis multis predican- .tür, & illa refpiciunt , nimirum vc mulia ,effentialiter diüerfa , vade non nifi diffe- rentiam accidentalem inter ea poieft in« ferte, quemadmodum lineam decé pal- morum per excellum quantitatis intcaza * gan- | "mes tandem linez fpeciem infímam dicimus .. à bipalmariaccidentaliter tantü d'fferre; .. Éx quo etiam facilé occurritur Poncio difp.2.n.11 1. diftinguéti genus fuperiusy SH EEUU Mise vridicakilium que - licet vtrimq; prdicetur, vt pars contra- hibilis, tamen vnum: pratdicatur , vt pars contrahibilis per d fereatian nó vltima ; élTentialemi, aliud verà puta infimum; vt (4 pars contrahibilis per differentiam: vlti - gnam effentialem. Hoc enim parü refece 'ea diftinguenda in ratione pradicabi- t Rs De enim iiec tegere —. tias, quibus contrahi munt ratio- e dens brdicabiu, fed per dcdirienrad ats ——— fériorz,& modum prz dicaridi de illis;co- - — demautem modo pradicátur deill;s tans X genusfaperius,quam inferiué , quia refpi- iot illa, vcwulta effentialiter d:uer(as füagis autem, vel mipus intra candcim li- inonvariant fpecieme — * ET LVASTIOT 34i r i» ? 3! Pate - HG À " - deillo , qdod przdicatur quid vt cot — de pluribus numeto differencibas de ^» - - fpecie, & meritó quidem , cum genus, & t (becics relanua cenfeantur ; & quamuis gnirio rocius pendext ex parobos; vr. "videtar prius de diffciétia cractaride- esi .. buiffe, vt poté qua ctt alcera pars fpeciei, — —& priticipslis ; cameri quia hic nó agimus de Specie; ficuc neque de slijs Vniuerfa- fibus, fecundi cile reale, & metaphyfici, fed intentionale;& fog:cü, quomodo fpe ^. €ies prius rcfercur ad genus , vtCcorcelati . —wunj quàm ad differenciam, vt ad partem, ide) immediate poft zenus de ipfa difpu tamus, Tri&at autem lorph.c.de fpecie, noti tantum de ipecie fpecialifliima,& in- fima 5quatantü conftituit hoc fecundum vniuct(ale;fed etiam de fpecie (ubalterna, quia Icéchaec in ratione vniucrfalis , & pizdicabilis à (pecie omumnó difcrimi- neu. quia pra d cacur de plutibus fpecie differentibus, € idco ad primum vniuer- E TU TC 3 | €0 VER (ale (petat, tamen quia in ratione (ub j- 443 cibilis in ordine ad genera fuperiora oin- ninà conuenit curo [pecie fecuhdo prz« dicabili,ideó de ipfa agit in cap.de fpecié, quatenus eft fubijcibilis, cum cius natura explicuetit in ratione vniuerfalis cap. de genere. Diximus autem fpeciem fübalter nauy ia ratione fübijcibilis omnim eifene tialiter couenirecum (pecie infima, quia. g:nus celationie eiu(dem rationis refertuc o spe fiue (it (upremumt, fiuc inter- iedium;ex eo fo!um,quia refertur ad in f'riora ;im quibus e(t , vt pars materialis eiT.ntiz, vt in finc przced. quaft. & arc. dicebamus,ergo  cortuerfo in propofito eiufdear rationis erit relatio (ub Jcibili- tatis (peciei infima, & fübalternz , cum ad ca refcrantur , vt ad partem materialé (az eilentiz , imo hac raiione poffümus dicerc füb;jcibilitatem fpeciei, & indiui- dui effe eiufdem rationis, vt benc nocauitDidac.difp.7.quaft.r.ínfinc.Exquoconttat,nonrectAuerfamditinguerefiasfpecieseffsntialicer.etiiinraionefübijcibilsq.t.Log.fet.3.ex€oquiafubijcibilitasfubalternafuadacuedit.invniuer(aticategeneríca,&fübijcicurgeisnerijquodhobctfubealisgenecaya€ibilitasvecóinfimafandacorinvniuereubfealiageneca,(ubij- falitate pecifica , & idcó fübiicitur gene« rísquod fub fe habet tantum fpecies, qua- re cum fundamenta & termini fubijcibi- litatis vtciufq; fint diuerti, diuer(a quoqs etit (ubticibilitas. Sed hiec omnía nónili accidént'em diuerfitatem inferugt intet fpeciem fübaltcrnam , & infimam in ra- tione fübücibilis,& vr füpra notauíaus s diueriitas fundamentorum, & termino- rud materialium non diuertificat etfene raliter relationes,fed formalium , bieaue tem eadem eft formalis ratio fundandii fabi.cibiliratem ex parte (pecierum , & eadem ter minandi ex parte generü, quia omnes ad ea referuntur, vt ad partem mas terialem (uz effentiz; & diuerfitas , qu& oftendere conatur Auer(a ,non elt , mifi materialis , vt patet confideranti « Flzc autem qozftio , quia diucrfas continet difficultates, in varios (ecabitur Artie culos , : Oo b AR-444 ARTICVLVS I. vn [pecic: [ubijcibilis e pradicabilis A3 etant suia non poceft dati vna 'definitio cómunis vtrique fpecici forma- recià definiantur . 62 Mere cft pro intelligétia qua'fiti , quód eadcm omninó na- tura intra feriem pre dicamentalem fecü dum diueríos re(pcectus dicit pra dicabi- lis, & fub;icibilis ; przdicabilis, quatenus refpicit foa inferrora; fübiicibilis refjpcóta fuperiorum , quod ecam concedendó cít in ipla fpecie fpecialiffima,quamuis enim Porph;cap.de fpecie dicere videatur, vni- cam in ea cíje habitudinem fimul attingé- tcin, & genus; fub quo cft, & indiuidua , quz (üb ipfa (untyid tamcn intelligendum €fl dc vnitate nominis,vt notant ibi Ant. "And. Mauritius ex Scot.q.2 1. Vniucrf. ad A. Caict.Soncin. & alii Expofitores, qua- -XCcnus in [pecie infima vnum cft nomen vtrinque habitudinis, nam cuicü]ue com retursfiue fuperioribus , fiue inferiori- us,(emper eft fpecies ; vbi in fpecie (ub- alterna vtraque habitudo. diucríimodé maturam demominat, nam i icr fupe- . u riorum fpecies dicitur, refpectu infcriorü gcnus, Suntigitur diuerfz ifte relauo- nc5, non tantum numeraliter , (cd etià cf- Écntialiter,imó & oppofita, ficut rclatio- ncs Patris, & filij ,-Domioi , & fübditi, unt aurem effentialiter diuerfz , licet in vno;codéque fübiecto vniantur, quia re- lationum diucrfitas à formali diuctlitate damenti , & termini attenditur , talis autem diuetíitas interucnit in propofito, quia terminus predicabilitats funt iofe- riorayde quibus natura predicatur , fun- —o. daméum veró ipía naturz communitas, vin qua;illa ieferiora conueniunt; terminus aurcm fubiicibilitatis eft ipfum faperius, «ui eadem natura (ubiicitur, fundaméntü - vcrà ivfcrioritas, (cu dependentia ab illo; adhuc tamen benc poüiunt oppofitae. rc- Tationcs eidem conuenire refpectu diuer- -/ forum, & füb diucr(a ratione . 63 Exquo deducitur, vtbene Mayró adnotauit pa(fu 3. & 4. Vniuer(.& (equü- tur Complat. difp.6.q. 1. Sot. c. de ípecic, - Mafius (e&t. 1.q. 4. Sanc-q. 5 3. Auería q. - 11fec.5, & alij. Speciem reipectu (ubii- tibiis ; & pta djcabilis gquiuocü nomen Difjut. V. De P'uiuef. im parti. -ne fpeciei, cum aliqua tamen analogia s . hitionis generis;vnde folü ccftat explicas ia ifti tefpe&us fant oppofiti , & ita diuer(i , vc Ee odins fpeciei in nul. liter (umptz; cóueniunt ergo fpecies pre- dicabilis, & (ubiicibilis xar. in nomi- quia vt aduertit Orbel.cap.de fpecie, no- : men fpeciei verius conuenit. fpeciei (pe- cialiflime,quàm fubalternz, dicitur nam- quc fpecies à (pccificando,ícu determina- do,gcnus autem magis determinatur in fpecie fpccialiffima , quz non poteft vite rius (peciacari , & determina: per diffe- rentas formales , quà in (pecie fübalternayquzadhuceft(pecificabilis,&dererminabiliseísécialiter.Hacigiturdecau(aPorph.dittin&tasdevtraquefpecie^tradiditdefinitiones;X(peciéprzdicabilemdefinitperordinemadinferiora|dicendo$peciesefl,qu&depinribhammerodiffereniibusinquidpradafub:jcibilemveróinordineadfüperiodicedo fpecies efljqua |ubiciturgeneris — C de qua genus in quid prd. pra babile enim eft hanc eífe vnicz gum definitioné, vt ipnuit Sce ol.ad ;.non veró plures ,v arbitrati; Quariturergoi iftz Worm eue de a 64. Dicendü eit vtráque ef fignatà; ita comniver D'adtorc tus pre(ertim q.2 1. Vniuer(.& probatur , quia vcraque harum definiionum expli- cat adzquaté edentiam definiti , ipfum]; di(tinguit à od nó c(t ipsi ; vt patet di(currenti per (ingulas; & quidé definitionem fpeciei pradicabilis , duis- tum ad eas particulas , in quibus conuenit cum genere, explicare nó elt inod? nece fe, ci (atis liqueanr cx explicatiouc defi- t€ particulam diftinguentem (pccicm à genere; quz eft illa de pluribus, n.4mcro differentibus , & expofitiué dcbet in:clli- gh vt & de illa particula pluribus jpecie differentibus diximus circa dcfinitionzin generis quatenus exponit , & dac iniclli- gere propriam diffcrenciam,qus ctt prq- dicari totam cllentiam ind uiduorun, ii eut eim id , quod praedicatur de plui. bus basfpecie differentibos, neceffarió dicit - folum partem cffentiz illorum, ita quod - przdicatur in quid. de pluribus numero L-  differentibus,co ipfo dicit totam eficntià ^ jlloram;d/fferentia cnim numceralis fola.» ^4 non eft cffentialis, fed materialis. Vnde numcrus bic accipi non dcbet pro nume- ro przdicamentali, qui fpe&at ad pradi- camentum quantitaris , atque idcó dicitur : titatiuus,& fit ex diuifione continui, —. fed pro numero tranfcendentali , ac enti-  tatiuo qui rcfültat,& conftituitur cx plu- - ralitate quarumcunque rerum 5 & per res numeratas intelligimus illas,qua süt mul —- wiplicate per differentias intriníecas indi- - widuales, quz dici folent hzcccitates , ac proindc funt vlterius inconimunicabiics, bzc cnim (unt ca;qua propr:é numcerali- ter differre dicuntur , & dicuntur indiui- dua. Parum auté refert quod hzc ind:ui- dua fint qualis perfcétionis', vr aliqui expofcunt,quia apud admittentes ralé ;nz — qualitatem indiurduocü (ub cadé fpecie, fu * Lr fioi illa effentialiter diuerfay ..— fed folum indiuidaaliter,quia inzqualitas adi ^ a continctur infra latitudiné graduum alitu. ditam (pc dta titudo, de quà fpecics dica- ir, an a&unlis in re, veles im intelle- &u, an füffciat tr aptitudinalis, vt dicit de Sole, Luna; Phenice & c. dicemus ar 5. *- 65 Definitio ctiam fpeciei fübiicibilis —— o eftexa& tradita, vt patebit di(currendo — -.-pereius particulas; Cü enim dicitur fpe- — &iesefl, que fubycitur generi, poffet ita — - explicari,vt fecimus in Inflit.cü cói, vt fit - illud fübiicibile , y generi immaediace fu- | huic iid escladinss indiuiduum : - quod nó (übücitur generi immediate, (ed Y mediáte (pecie, vnde & ipía incompleta, |. - . feugenerica, efto immediate gencij fub- dantur, vt qua ft. przced.art.3.d &tü cft , adhuc t£ ci (übduntur. fub rationc fpeciei potius, quam generis. Verü quia praetcre quam quod ap, oncndo ly immediate ett novain particulam definitioni ad exeludendá indiniduum data hac cpoti- tione4equicuryquód homo non cff. fpc- €ics l'übitancigsvcl corporis animaus uia fab nilio iftorum immediaid. ponitur, vt : "bene vrget Maycon.patf.4» Ide cum ipfo Logica , wr o- 9.11. Quid fpecies [ubijcibilis.co pradic. c/frt.I1.. 445 ibidcm praftat d cere fenfam illius defi- nition'$ etie, quód fpecies tit vniucr(aleg quod generi fübiicitur, quia hic folü agi- mus dc co,quod tanqaam vniucr(ale, fcu vnum cx quinquc przdicabilibus fübiici- tur; vnde co ipfo excluditurindiuidaum; quod elto gencri fübiiciatur , non tamen tanquam va.ucrfale, quam expofitionem recipiunt Louanicnf. & Aucría fedt. 2. Fuent. Loan.à S. T ho.& alij,licet Poncius prima adharcatrefpóo!ioni.Quodfiobiicias,fpeciemvtfibi;cibilemnocffevniacrfalé,acproindenequevtponiturfubgenere.Occurriturfacilecxdicendisatt,fe].quodlicétformaliter,&reduplicatiué[pecies,vt(übiicibilisnonfitvniuer«falis,material ter tamen; & fpecificatiné tulis cft; illaveró particula, ponitur fub genere, vel generi [ubi citurscxplicat na- turam [peciei.fubiicibilis , & relationem fubiicibilitatis , per quem conftitaiturin tali effe, & tandem dum additur, de que genus in. co quodquid efl pradicatur,ex- plicatur modus fübücibilitatis nempe. » fübiici inquid , & fic explanatz manent hi duz definitiones . . : 66 Neaütyt conatur ofléderc Arriaga difp.7. fc&. 2. in his definitionibus cir- as committi dicatur , dum fpecies per genus , & genus per fpeciem definitur y obferuandum cft cum Tatar. q.de fpecie $.Secundó ciendum, quód vuum relati- uum non debet definiti per fuum correla- tinum , fed per fundamentum (ui correla- tiuivt euitetur circulus,& fic in propofi- to fpecies no debct intelligi effe definita per genus formaliter captum , (ed funda- métaliter , quà doctrina laté profequitur Blanc.feG. 8.de genere; & fet. a. de fj cic, & ex co confirmar, quia genus refpi- cit fpecie, & fpecies genus eo m vniucr(ale refpicit interiora)fed vniaería- le nó refpicit inferiora;vt rclatiua süt,ere go nec genus (pcciem, nec fpecies genus s. minor patct nam 1n dcfinitione vn;uerfa- lis arie mentio cepisse n tis, definitur namque y fit vnum aptum cflein multis , eigo ealedale folum re- firicit intcriora,vt multa funt,non vt infe- riora funt; ícd quomodo vnü relarinü de« b«ai definire ger aliud , xis Qo 3 D 445 C Tn oppofitiim obijcitur 1. conta dee itionem fpeciei przdicabilis , quiacó- uenit alij5à acfinito ; tum quia conuenit Dco, qui pre dicatur in qui d de pluribus numero differentibus f. de Patre, Filio , & Spiriui San&o , qui in cadem matura fubíftentes. con(Lituunt numerü trium períonarü . Tam 2. quia etia perfona c 1llis tribus,vt perfona (ant,pradicatur in Quid , talem enim cóccprum effe ab illis abftiabibilem cócedic Do&or s.d. 23:4. vn.in finc & clariusd.26. q. vn. infra Y. & in illis tcipfa multiplicarur , quia trcs petíonz diuiog rcal.ter intec fe diftin- guuntur; vt perfoaz (unc ,& tanien neque Deus; nec conceptus perfonz diuina: ad "Ma tria (appofita eft (pecies. Tum 3.alia etiam multa predicatur de pluribus nume tod:ffereatibus ià quid , que ramen non fun: fpecies, vt patct de anima rationali ide materia prima, de pancto;& alijs qui- bufdam entibus incompletis. Tum randé quia ditferentia , proprium , & accidens prdicátur in quid ,'& vt cota effentia de fuis inferioribus; rationale .n. rifibile, & albi praedicantur, wt tota e(fentia,de hoc tational:,de hoc ritibili , & de hoc albo . 6? Reip.negandoa(lumptum, adpri"mam prob.conitat ex dictis ifp. przced. «q.2.art2- prope finem , quod natura diui- mà in tribus péríonis cxittens nequit dici , "vniuerfalis per modü 4peciei ,vt docet Do kót t /d.8.q. 3: prope (in& & Tatàát: Qj. 1. dicam.dub.5. quia nó cft in eis cá (ui iuifioneyac multiphicitare nuaerali , fed — "éademnumcto. in omnibas, vnde licét bx — "diti inttres numero per(onit, nó ta- - "snentres numero Dij., qua ratione docet - "Scotus 1.d.24 Q vn. cria diuina füppofita Ton poffe áb/olu:e ,& fimpliciter dici na- mero diffecentia (ed tancü ssi quad | .cü *hac decerminatione peifonarti, quáateous "dici poc quód funt tres namero per(onz. «Ad'^. difficilior eft folutio, (i datar talis "€onteptas communis petfonz ad tres di- "minas per(onas, quia ralis ratio communis "eflet veré malcplicara it illis, & ideó a- tvjant Auctores; concedunt aliqui habere "modum tpctiei , quia in ratione pet(onz "ino nift numero differunt, Arciag. difp.7. *fcóis j« iiquit hibere: 4qnodum. genctis t d GA Difput. V. DeVuiutf. inpar... .diuinas períonas non folo nu vero differ. quia dining perfonz in ratione perfonaf »rmali fpecie differunt , quia Paternitas, Filiatio ; & Spiratio funt relationes di- uer(z fpeciei, Hurtad. id concedit. f.tres tc, áddit tamen nec proprie differre (pe- cic, quia süt pror(us zjuales in perfe&io- ne,(pecies autem nequeunt elfe equales ;. ideo concludit conceptum períone,vt fic, participate de genere, & de (pecie, & cf. fe vn:ueríale quoddam , oy Porph. igno. rauit , qui tant cognouit vniuer(ale rerá crcatarum , italoquitar. difp. $. fe&. 2, ^ Pafqual.verà difp.74.,(e&; 1. data cómu. nitate talis conceptusnegat hab.re ratio- nem gencris,vel (peciei,quia "gui rad horumconceptuum fiaitus e(t, aclimita. — tus, at quicquid eft in Deo, illimitatam — e(t; (cd nonexplicat poflea, qualis effet — cius vniuerfalitás. Nos dicimus, fiadmnits ——— q:3. in finc , quia licet Paternitas t0,'& Spiratio , quatenus rela alterius fpecieis tamenin nalitatum folo numero differ rct etiam fuo modo ille conc Xc ceptu generico , & differen nn ab« ftrahi poffit per intelle&tür adbuc inada- quat concipientem cóceptüs commuais nis creatis, & increatis, vt Scotu$ — - docet loc.cit. qui haberet modü generis cü hoc tfi ftatquicquid cft in D*o à te rci, effe infinitam, & illimitatam , ifi. —— namque cóceprus inadquati pendent ex. no(tro concipiendi modo , ncc explicapt res,vt funt infe di(Ltin&té  & adzquate, . 68 Ad 4. ref, ex Caiet. Cóplug. Amic.Toan.de S. T hom. & alij, quod en- tiaincompleta ficut noa ponuntur in re- £a liüca , ità nec proprie , & fimplicite? (unt vaiuet(alia genera » aut fpecies, (ed tancumsin quid. Sed vcconftat ex dics difp.prazed.q.a. dub. 2. etiam natara is» xóplcuc fundarc poffunt vcrá , & períca& vni 2 .II. Quid fpecies fubijcibilis , co» pyadicecfrT.— a wilucrülitatem , quia eodé modo rcípi- iciunt (ua inferiora y licut natur cóplet , nam ficut animal eft pars msterialis ho. minis, & Lconis,& vt fic de illis predica- tur ficanima eft pars materialis animz vcgctantis, & (enuentis, X vt tic de illis przdicatar , vnde licét natura in (e tiat incomplete , yniucr(alitas tamen lli con- ueniens eft completa. Necobitat, quód . ponfinrdire&é in przdicamento , bene enim ftat,quód ali.juid (ic directe in prz- t dicabil:bus quod indirecte rantü repeti- : tur in przdicamenris,vt patet de ditferé- à tiayquz eft vnum de pradicabilibus, & ri ' ^ . poneít directe in pra dicamentis ; quare cum huiufmodi geoera , & fpecies d;cun- "E tur incompleta , id dcbct intelligi funda- fnentaliter cantum, nó formaliter ratione ipüius vniuer(alitatis,cui docteing fub(cri bunc Murcia hic q.3.dub.6. Blác.di!p.3. fedt. 16.& alij- Ád 4. concedimus differe. tiam, propiium, & accidens fic conüdc- i; in ordine .[. ad propria infepiora y .. habere rónemfpeciei, tunc enim tantum 'audent ratione illorum trinm vniucr(a- Quando coparantrad fatui. vel quati fübieéta, V nouae Mayron, 3 Na Vrsebiadbc contra candem dc- finitionem,quia homo cftfpecies ; & ta- mer prz dícatuc de placíbus fpecie diffe- rentibus, yt de inafculo, & feemina , plus mmque duferant vir, & mulier, quà duo [4 - witi ied hi numero differunt, ergo illi (pe [ cie, quia inter differentiam numcricam , & (pecificam nulla mediat. Hac de caufa i - Redulphus Aericola lib. y.de inuét. c.6. - &quidam alij dixerunr [pecie infimam lle cle genus intermedium; fed pror- 1nepté , cü hoc 6t ompinó impoflrbi- le; quantum vero fpe&tat ad argumentum in fe, dicendum eft mafculum, & feemi- nam non d. ferrc, nitifpecie accidentali, nó vcró effenuiali , vt ex profeísó docuit Arift. 10: Metitox. 2 $ de quo vidcatur ibi Dottor,& Alcifisin expo(itione rextus; & io hoc sé(à vetá eft plus ditferre vir y & mulierem ; quàm dào viri abinuiccan ; vude in differeoria numcerali admittenda €tt latitudo accidencalis. - Deinde arguitut contra. definitioncm fpeciei fübijéibilis, quia agar aliqu : fpe, cies praedicabilis , quae nulli genezi [uo .j« Citur, vt materia prima, qua iuxta noftzg fententiamia Phyf dif, 2.q.4»art. 1. cft fpccics infima , & ramen non cít (ub ge- nere fubltaug in przdicamento, & idcm cít de pan&o quantitatis,quod nó eft (ub gencre quantitatis , cü non fic quantitas . Etquod mags vrzct.genus gencrali(fimü fubtlantiz reípectu huius, & illius fubftae. tz induit modum fpeciei ex dictis praz- €cd.q.art. 3. dub, z. ergo faltim reípcétu indiuiduoium incomplerorum , quz dís cuntur genericasdabitur fpecies'predica- b.lisnemini fuperior! fübijcibilis, 70 Refj.cuidam Thomiflz , quód fi^ €ut non inconuenit dari fpeciem fub jci- bilem,qua nó eft predicabilis, yt ipli ces nent de fjeciebus Angclicis , ita nec inz «conuen:t dari fpeciem przdicabilem,quae non fit fubijcibilis,ende cófequenter hác difhinitionemnonrecipiunt,quibus fauet €aicr.eap.de fpecie ,& Tarer quaft. de - diffcréria un me. Nos veró vuiumq ; hae bemus proincoucementi, & quidé in pro- polito prorfus ablurdü clt (pecem pra di cab lem admiticresqua non fit (übijcibie - Wis,quis omois (pecics , vt talis,debct eífe füb gencre, cóponitur cnim metaphy(ücé coniidcrar« ex genere, & differentia , om illosyt ex gradufuperiori, ex hac au:£ ve -ex rationc particulari& coowahente ge* rus. d.cendum igitur cfl ,gp ficu: omnis fpc cies lubijcibilts dcbet etie infe yniucre lalis vt arte. tà omnis przdicabilis cft eua (ubijcibiiis , fub genere aliquo có» tincturjquod iiexira przdicametum cO- fti uitur , nonquia:aiiqnid vniucr(alitas us ad genus requifitze er deficiat, (ed quia non fuudatur in natura completa, cui foli datur locus in predicaméto,vr modó có- textum eft, Kato buius c(t, «uia omais natura (pecifica (emper cóuemt cum alt- qua alia natura jn aliquo gradu eflentialig y.g» inexemplis al latls materia puimacóos fübitunte prout diio gar db acécen ub1tanums prout diíliu 9esiet 1C; CÓuenit ctiam in conceptu. pattis phy« - fice cifentialis,licét quoad modum con» ftitiendt cópolitam phyticü habeant ras tiones primó diucc(ss , vt docuit Dot, 2s Oo 4 Qn 448 d.12.q.1.$. fequitur [ecundó. Pariter pü &ü quátitaris coucnit cü inttáti téporis in €Oceptu indui (ib lis cótinuaciui, & termi natiut partium abftraheado à quantitate permanéti, & (ucccetli ua, vnde licut dixi. mus definitionem fpeciei pradicabilis , €t materiz prima, puncto, & alijs naturis incópletis competcre cum omni proprie tatequanium cft cx parte vniuerfalitatis; fic ctiam pet hunc dicendi modü , quem fcquitur Auct(a q.2, de fpecie cum mul- tis alijs, opiimé defendicur definitionem fpecici fübijcibilis enfdem conuenire. 7* Adalud de gcnere faptemo de. 5 fuis indiuiduis przd:cante per modü (pc- cici, concedimus co caía dari (ci pre- dicabilem,quz nonctt fübijcibilis,vt ecia loc.cit.diximus ex Didac.difp. 7.3.1.qui bene aducrtit,cum dicitur, omnem fpccié redicabilem efle quoque (übijcibilem , $d debere intelligi de (peciebus p:edican tibus dc fuis indiuiduis , vt (unt a. parte tei, & (cruato ordine, qué poltulat nacara rerum ,cui corre(pondcet oido przdica- métalis, iuxta quem genus non detcendit * inindiuidua,nifi per (peciem; quarc fi in- terdum ind:tidaa immediate: fübijciun- tur gencraslifimo , non ett connaturali- ter, Íccüdum quod indiu du s debetur , fcd per intelle&tü immediate iodiurduan- tem naturá generica fpreto ordine na- turali; iraque argument m («t6 fübule) non ofhicitquia P defiaiur fpecicin faübijcibilem , vt (pectat ad icriem vradi- ^ lem , qu contexta eít iuxta cxi» (^ 0 gentiam natucz recum., — Sed ruríusobijcies contra eandé defi. -"mitionem, quia pore(t etià indiu:duü imi. mediaté contineri (ab genere, ergo illa. s definitio cópetitetiam i0d:iuiduo  J/rob. affumptum in illis (peciebus , quae süc im- mulciplicabiles imdiuidualiter, vt funt fpe ciesangelice in (enrentia D. Thoma ,& rclationcs diuinz , ncque enin poflunt efTc duo Patics;aut Fiiij eterni cum 1gi- tur in his [peciebus ratio indiuidualis fit eadem formaiitlimé cü fpecifica.ponerur vtique immediate iub generc . Hoc argu- mentum exiftimat Arriag.di(j»7.(ect.2. cam infoluiá reliquerit. Specicsideó cft diflicilis (olutionis,& re vera d:fhicilc cft apud admittétes illas fpccics & dittinguc- Difp. V. De Voinérfal.in párticul..— tes fpecie fubijcibilem ab indiwiduo pef hoc ;quód !mmediacé ponitur (ub gene- rc;at neutrum bo;um nos tenemus,nega- mus .n. has fpecies, vt conflat ex di&is difp.przced.q.4.dub.1. & magis pat-bit €x dicendis att.feq. neq; pet. iilam pofi- tionem immcediatam fub seacre. przcisé dittinximus fpeciem fubijcibilem ab in- diuiduo, fed per hoc , quód fpecies fübij- cibilis seper eít in fe vamuertilis , licét nó quatenus fubijcibilis,vt inox dicemus, ARTICVLVS IL. Per quid. conflituatur [pecies in effe 1 vuiuer(alis num vt jubucib.lis , vel predicabilus . 71 (^Vminfpccicinfina , quz eft sii vniueríale, cócurrac haec duplex habitudo .f fub.jcib litatis ad fuperioragg ————- & pr dicab litatisad inferiora; nuncine— dazandam eft , per quam habitud:né maliter conftitucur m cífe eaiuertoli hac quz'flio poteft eui agiraci defpecie fubalterna , quacenusin ea con eadem duple: habicado ; in qua . E ris cft opinio Caiet. ca Mac d vl His Ri gnificauit fpeciéim ince peciet,& fe. — - erfübijcibi- cundi vniucríal s conftitui' per fübi liraccimad gcnus ; vnicum eius func tum futt, jura propria ratio (peciei fe cortclatuum generis , hanc autemra- - tonem corrclacui non habet per ordiné- ad inferiora , dc quibus dicitürs fed per ordinem ad genus , (üb «uo ponitur. Dicendua tan;cn ctt cum cói fpeciem conftitui micinfecé , & torma'licer in etfe vniucríal's, non per otdine;n ad fuperio- ra, quibus fubiicitur » fed ad infcriora, de. quibus prz dicatar9& ca quidé folo nume ro diffciert o. Conclafio eft apud omnes vnanin.i cof. n(u contra Caicr- recepta, & eft Scoti q.2 1.cit.infol.ad 4.vbiait fecüe dan dcfinitioné de fpccie;datà , quód .f. ptzdicatur de pluribus nuchero differen" tibus, eiie proptiá eius , inquantü cit vni» ucríale ; & probatur rationc tam valida ab ipfomet Gatet. cx: (Eimata, vt loc. cit. vnü dc numero vniuerfaliü , quia particie pat ronem vaiucríalis in coi ; ergo coltt:- : tuti» . tionem.i. ad füperiora. tutam eius debet effe infra laruidinem formalis conftitutiui ipfius vniucr(alis in cóoi,implicat enim quàd relatio quzdam in cói tendatad vnum termin ,& rclatio fab ca contenta , veluti fpecies tendat ad oppofitá, ergo cum vniuer(ale in cói cá- fiituatur in effe tali per habitudine ad in- feriora , covfequenter quodlibet vniuer- fale (ub eo cotentum deber incfie tali có ftitui per rclationé. ciu(dem rationis ma- gis coar&atá,& non pcr oppofitam rela- 'jod autem vni- - — werfile conftituatur per habitudinem ad inferiora in efkc tali, patec , quia refpeótu füi termini, fe habet vt fuperiis,ende illü fibi (übixcit , nóautem ei (übijcitur ; ergo (pecies non conttituitur in cfíc vniuerfa- bis per cfe (ubijc:bilem fuperioribus, (ed per e(fe ptadicob/lé de inferioribus. Ac- cedit (ubi jcibil:carem fpecier,& indiuidui tox cflc ciutdé róois , efto ex parte atetialis (ondamcnti duferant , vt dixi- . mus inito quaflionis; ergo per fubijcibi- (Go Vitatécóftiui nequit in effe; eniuer(olis,cü X «adem lubijcibilnas competat indiuiduo, 233 Fonaan ,vcco. Caen, facile dituitur cx decina, quà habet Scouus in bac i«€it; ad 4. vbi docet» quod viüque fpccies sm tuum propriam (Q Jem dicitur ad-genus velut ad eius prmvü corrclatiuum , àt sm rationé fui gcneris y. fub juo coutinecur «f; vaiaetfalis dicirur ctíá rclatiué ad inferiora , de quibuspra-' dicata r, vmucrf.le - n. refertur ab fübijci- bile;cx quo infert. qj fpecies per fe primó fécfertur'ad gcnus, pei (e aücnon. prim, ad indiuidua, velut interiora; quia ratione fai gcneris.(Cvniucrfalis: vnde tandé coa- eludit, quód c(to dei: nitio eius in ratione fübijcibilis .f. data in ordine ad genus, fit fpecici propriaíccuncü'fe ; quia datur per €iQs primum correllauuum , fecanda-ta- men;quz da:rür per ordinem ad ipferio- rà; licét detur pcr. pofterius corrclatiuis «4 pec indiuidua;adhuccft magis ad pro- potitam, quia eft proptia (pectei , in.quá- tum eft vniueríaic , quo modo praefertim hic confideraur à Porph. cx quo. patet ad argumentuca. Caict. falfum cífe; quod genus tit correlligiuam fpeciei, quatenus ctt va'uecfale quoddun , n formna-- 50 II. £uo emflituatur fpeciesin effe Volikédrt.1T * 449 74 1n oppofitum tamen adhuc vcg:'t poteit ; quia quod immediate fubijcicat eneri eft vniucr(ale, fed (pecies quacenut fübjcibilis immediaté fubijcicue. generi » ergo quatenus fubijcibilis eft vniuerfalis . Tum 2.quia fpecies ideà, eft vnum de na- mero vaiucr(alium, uia corinerur fub vni- uer(al: in communi , vt eius. pars (übic&i- ua, (icut homo dicitur animal,uia conti- netur fub animali, fe 1 (pecies, quatenus fub vniuerfali continctur, c(t (ubijcibilis,ergo &c. Tum 3. vi fpecies fubijciatur generi , opus eftvt abftrahatuc ab indiuiduis, erga vt ic e(t «nuuerüalis Tum. 4. (pecies (übiy- cibilis praedicatur de hac , & illa fpecie fubijcibili, ergo inquancum (ub jcibitis et tormalitec voinec(alis. Tam 5. quia. fpe- cies (ubijcibilis femper eft vniaec(alis,& é contra, vt dictum elt , € adhuc magis pa- tebit ex dicendis, ergo &c. Relp. quod. immediaté fübijcitur ge- neri cile vniuer(ale materialiter, & ced ci&icatiué, & fenlus c(t , naturam, quz po- nituc (ub gencre, cffe vniucrfalem, non ta- men formaliter , & redupl.catiué , quafi liz yniuer(alis , quiailli (ubijcitur, quiae re(pectu eius vniaeríalitatem nà exercet, " eu fuperiocitatemyfed infcrioritaré. Ad a. patet. per idem, fpecie. , quatenus conti- netur (ub vniuerlali ,effz vninerfalem ma- terialicec, & fpecificatiue ; vcl potias ncg. arfamptum cumeius probationc, homo . n. non dicitar animal, quia. fübiicitar anima- lit generi (uo,(ed pouus contra fubiicis tur animali , quia eft animal , & participat rationem ipfius,hoc enim cít fundamentü relationis (üb;;cibiliaus , qua illi accidit per intellectum; (ic igitar in propofito » non ideà- prz: dicabilia. (unt. vniuer(alia as formal«er ,:quia fab. vaiuerfíali continen- tur, fcd pot:us ideó vniucr(ile de his quin» que przd:catur, quia hec. fuat wee la , & rauooem parucipanc ip ucr(alis; quz confiftit in ordinc a infe- riora .' Ad 3. in co ftatu abítra&t.opiscít folum. vniuerfalis meraphyficé , non lo- gicé , & quando conccderemus etiam lo- Bi«é vaiertalem cic. , tunc dicere prae- ftarct potlidere vmucr(alitatem ex vi db» itra&ionisab imfetioribus , non €x vi (u- bic&ionis ád (uperiora. Ad «orgiégaltqs, qu ày6 " CDs. De Foüerf-inpánie. ^ o0 quia ex cópararione fpecici ipfius fabij- €ibitis ad hanc; & illam refü!cat in. ipfizs Vniuetr(alitas,à quo formaliter denomina- tur vnuerfalis, & (ic induit modü fpeciei prrdicabilis vnde tals fpecies erit fubijci- bilis,vt quid, prz dicabilis, vt modus, Ad $f- Neg.fequcla,verum quidé et! fpeciem , que (uBijcib lis eft effe vniuerfalem, non: tamcn talis ett quatenus lubijcibilis.ficut écon'ra fpccics que eft praedicibilis , ett ttiam vtique fub;jcibilis, noa tamen talis € ftjquatepus przdicabilis , * $1 Sed adhucfortius vrgebis,genus fub alterniim non contticuitur in ele vniucr- fas (obaltethi per priedicabilitatem, fcd p.t fobijcibil:tatem , ergo & fpecics po- terit quoqae pet propriam fubijcibilita- tem conflicui in etfe yniucerfalis- infimi , Ptob. affumptum, quia non conítituitur in tali vniuerfal tate per-przdicabilitatem de pluribus fpecie differentibus quia hzc ctiam'covuenit generifüpremo: ; nec per etinquzcft de pluribas numero differé- tibus,quia hezcctiam conuenit fieciei in-: mz , ctgo per nallam przedicabilitatem conftituitur;(ed praecise per fübijcibilita- ter. Refp.hiccommittifallaciam,quasficfecundumpluresInterrogationes,vtvnà,petiturenim,per'quidconftituaturgeousfubalternuminmtálieffe,quatiquidvnum fit in co effe gcnus & cffe [übalernd quae tamen dao vlde diuetía (unr;nam ete 2c- nus conuenit ei pcr habitudinem ad ipfe- fiora,de quibus dicitur,efle veró fubalcer- num conuenit ei per ordinem ad (upcrio- ra, quibus (abijcitur ; & quatenus fpecies fübijcibilis, non quatenus genusjitaque arg.dicimus, quód efto genus fubálternü , ZUG fubalternum , conftitnatur per bijcibilitatem,nihilominus quatenus ge- : nus conftituitur per przdicabilitatem de: pluribus fpecic differentibus: nec obftat , uod tális prz-dicabilitas competat etiam ^ generi fupremo, quia vt diximus arzvlt.q. przced,in fine gerius (lüpremum;& fabal- ternum non differo fionegencris , & vniuer(alis »—— 5 - 76 JníLabis adhuc;genus generali (Tfimü »on conftituitur in hac fopretma voiuer- falitate per ordinem ad i nferiora,fed prz- €ise pcr hocjquàd fupra fealiud 2enusnó ad' rationc alterius, fiue vna fundamétum al» nt cflentialiter in rà- habet,ergo genus (ubalternüin &a coaes— Gara vniuerfalitace conflituctur precisà p hoc,g fuprafc habct aliad genus, Prob, allumptum;tum ex Pocph.ci ex»coc 1. d.8.9.5.O.vbi docet nó cllc dzrat'oncge — ncris general;(fimi plures (üb (z haber fpecies, X dat exemplum de quauao, 44 3l conflituitur vnü ex. 10.2enetbus (upres mis.licét fub fc paucas habeat fj«cics, aut nullas,eo praecise quia non habe: aliud (u- prauen és genus. R ef]. fimiliter vt ad pre ccdens,sl;ud cfle loqui de genere gencras liffimo,v: genus cft, & vc generalitfimuag cit ,verü cnim elt atiumptum, fi con(ide- retur vc gencraliffimum eit)nonautem vb —— genusett,& inhoc fenfuloquütur Porph. — — & Sco. qui optimé dixitgeneralilimo ,— — vttaliprorfus accidere , quód habeat fih d [05 ^ fc (pecies, quia non con(ticuitar io zal fc pct ordinem ad inícriora, fed pe tionem ordinis ad aliud fuperius contra fi genetali (fimum , & fal conhiderentur,quatenus vatuerfa fes acciditeis habere, vcl non. nus fupraucniens , vt notà Mauri. q. 12. Vniuerfe- ^ E. 77 Pro compleméto huiusa sj OS fiat dubium diloluendum ;quódhicagie ——— tarifolet, quiaciusrefolntio multum jue —— uatad cognitionem fpecici üpre- dicabilis ; cumenim vidcamush duis D habitudines (übijcibilitatis, & prdicabie | ic infima, & fub- €r Acci" litatis concurrere in fpecie infim: alterna, quaritur anconcurrant per à i» dens & veluti difparatz,an pouus cOÓcur- — — rafit,vt perfe coonexzita quod vna fit de. terius, & origo ,. Ciica quod dubium tria prafertim reperimus Auctorum placita y duo extrema, & aliud medium cum dittin. ione procedés. Prima ira inio CX. ema abíoluté atfetit e(Ie dil paratas,itavt. yna vm accidés va dem " aliam 5 nec fübijci gencti e e dc ratio- se nmontuit ad edicsidid mulus s. nec € córra cíle predicabile c(t dc ratione. d ret eet tae enim , & de£acto vna. " rationum reperitur bae alia ; cuimif: i generibus (upremis reperiatur przdicabis. litas finefubijcibiliate , & inindmiduis: (übijcibilitas line pradicabilitate , ita Al- W beit. f , , Ti eft bect.ttae 4. zdicab.c.2. Complat. diíp. am Milos fcc. 1«0.4« Didac.d:fp.7.2. ZiKuuiusq. 1;Galleg.controu. 14. & aij. .. 1 Akera opinio extrema. docet cie. pec conneXas,& vnam originari ab alia;ni- mirum vel fübijcibilitatem ex. przdicabi- litate y^ veHé contta; Caiet.cir. poftquam conftituit effentíam (peciei in fubiicibi- litate , ait deinde przdicabilitatem (equi ád rationé fübijciblis , vt eius propriam paffionéyravt dicere valeat , ideó (pecies €ft apra dc indiuiduis predicari quia fubij €itur generi. Tolet.écontra q.vn. de fpe- €ic,& Sachez q.35 Log. fignuicát fubijci- bili 'vaiuer(aliratem., velut paffionem , itavt dicere valeat , fpe- Cics, ideó scelti a^ immediate , Quia eft quid vntuerfale in fe , indiuidua » enim non imimedtaté fubduntar. generi . "Tertia opinio media cum diftin&ione it,& ait) quód fi fiat (ermo de his n  abijibiltat & przedicabili- ecis? confideratis , vtique nonsüt vt bene demonfttát ratio- ' , nec vna per [c condNEutemfiTnitata,&coarctara,qualiseftvniuetfalitàs(peciei,vtiqueinhoc(enfadicendum "eft ex ip(a oriti (übijcio;litatem immedia. "fam ad $,vt eius propriam paffioné , dicét enimex|vniuerfahitace,vt ticnequéac 'oriti (übijcibilitas , quatenus tamé limita- 'ta,& determinata benc fequi potefl;con- "elitdit igitur przdicabilitatem,& (ubi jct- !bilitatem in hoc (cna ede perte connexa in (pecie, quarenus eius vmuerfaliras non fuprema, fed limitata, & fübordinata 'hoc.n.ipfo quod pred;:cabilitas , que per- "finer ad ratione; Ipecici: non cft predi- Cabilicas faprema,fed inferior , per fe , & non dilpáraté: perit. fundare relauonem fübijcibilitatiss fine qua ratio infcriorita- "tis ne [uit intelligi ; omne cnim inferius NOn. quia fecundum prze- "dicabile nom liabet eife vniuerfale e 'modocunqué y (ed vniue;lale (ubordina- *tumj & minus aleto ,(, genere,ergo idjcp " ncccílació coniangunxar in fpeci (0107 T. Qseolinacar [peces nef Vuiatifreder. LI: ast xondueic ad hoc , vt fit vhiuetfale minu£ amplum altero;nó poteft di(paraté (c ha- bere ad có flitutionem ralis yniuerfalis, fi- uidé de intrinfeca rationc cius cft , quód 1t vniue:fale fubordinatum , & inferius ficut non difparaté fe habet ad conftitue- dam caufam (ccundá hoc quod ett (abor- dinari caufz prime , i inordine politico tniniíito inferiori nonelt per accidens , & diiparauim, quod bou fuperio tijita loan.de S. Thom.q.8, art. 1. idcmq; fentire videtur Aucría q. 11.Log.fec.3.. 78 Dicendü eft pro rcíoluaone. dubij fubijcibilitatem,& przdicabi!tatem vti- quc in (pecie aeccílarió connc&i , nó ta- men velut caufam , & effcétum , quafi g» vna per fc oriaiur ab. altcra , (cd potius veluti d.ios etfe&tus ab eadem caufa. pro- cedentes , (ub diuerfis tamen caufandi ra- tionibus... Conclufio í(cquitur cx didis , & mox dicendis , eftue coníona doctri- na $coti q. 21. cir. & quoad omncs. par- ,tes probarur ,& primo quidem illas duas rationcs. in. fpecie: nece(Tarió. conne&i €x eo conflat, quod in ferie predicamen- -tali,& inxta ordinem a natura inflitutum üi xv enim pradicabilitatis v. g. c- mullacít (pccies predicabilis , quz non Mit fab /jcibilis , quia fpecies effeoualiter €onttituicar cx genere , & differentia , er- go ncéettarib alicui fübijcitur generi , & Qaando genus (upremam. przdicatur (uis finguiaribus immediate per m fpeciei , conftat ex diétis in finc preced. att; id e(le prater ordinem connacuralem rerum, & ex mero intelle&us beneplaci- to,& re vera tüc genus fapremü , vt fub- ftantia adbuc habet rationem gencris , li cet induat modum praedicandi fpeciei, «ne de cft genus, «t qud, fpecics vt modus, "quarc cuu rc vera fpecies non üt , mirud non ctt,li gencri non (ubrjcitur y ex alias euam parte non eft dabius £pecies fabij- ftc cx dictis difp. przzced.q.4. dub. adhuc dicemus iterum ,. ergo ha di tioncs fubijcibtlicatis & przdi L &bilis , que non lit przdidabilis , vt. con i5 , Que non fit pr , e E rà quantuim-eft de (e: inüte nici in diuer(is (obiectis vt bcnc demons ítrancrationcs priv lemienuz 4, ^79: Deinde quod non enc D wp - sz JEN LOL 4 r.c 452: flat caufa ,& cfíc&us, probatur ,:quiaifte habitudincs funt oppoficz,vnü autem op- pofitum nenperícoriturex alio , nec phylicé,nec metaphyf(icé;tum quia tota. gatio (ubijcibilitatis fita eft in relati inferioris ad (aperius , ratio praedicabili- tatisé contra, ergo ab his rclationib.ne- qucunt deriuari nifi relationes ad coídem terminos,non autem ad oppo(itos. Si di- €as cum 3.opinm. , 9p licét íubi jcibilirasne- queat deriuari ex prz dicabilitace,vt fic nà ita funt oppofita , bene tamen cx prz- dicabilitate, quatenus limitata , & (übor- dinata ,. nam hoc ipfo quod przd:cabili- tas non eft (üprema, fed fuübordinata, uc preedicabiliras petit fundare. relationem fubiicibilitatis. Contra hoc cft , quod iila limitatio,& fübordinatio non tollit op- mes przdicabilitatis cum fubijci- llitate,ergo adhucobflat, nc vna cxalia deriuctur ; tum quia non videtur maior ratio, cur fübijcibilitas potius oriatur ex pradicabilicate limitata, & fabordinata , quàm é contra, imó fübordinatio pradi- cabilitatis videtur fapponere fübicctio- mem pradicabilis potius , quàm pracce- «lcre;ita quàd fit verum dicere, idco prz- dlicabilitas animalis , vel hominis eít li- mitata,& coarctata, quia animal non cít fupremum genus, fcd (ubalternnm, , non «rgo fübijcibilitasex pradicabilitate età i & coar&ata deriuatur 5 (cd po- aius à coutra dici deberec, fi invicem fub- wrdinarentur in ratione cau(x, & effe&tus . , 8o Sidicas iterüi cum Au&oribus ter- aix opinionis , ideo porius (ubijcibilitaté -*x pradicabil itate limitata oriri , quàm *€ contra;quia prior, & effentialiter eft in "fpecie habitudo ad inferiora; per quà con- itürtür Ip ratione vniucríalis , quàm sbitudoad füperiora. Contra boc cft;quod 165 potius oppofito modo (e babet ; quód smimirum 10 fpecic , vt fpecies eft ; prior » Wk eilentialior eft fübijcibilitas , &ordo 18d füperiora, quàm ad inferiota , vt Scot. «loxet. q. cic. in fol. ad 4. vbi proinde ge- mus appellat primum correllatiuum fpe- .Xiei s indiurdua veró correllatiuum po- "f&crius , quem (equantur. Complot. cit. Blanc.difp.5. fcc. 3.Fuent.q. 8.diff. 1.ar,3. & alij quamplores ,. & probatur manifcs Difp. IV. De Vniuerfalibus in partic. ' hzc (oluiio ex ipfius di&isreijcitur; nam P . €líc (ccundi pre dicabilis, parum ge ? c ftaratione , qaia prius eft rem confticull in fua effentia , quam aliud conílitucres vcl alteri communt:cari , dum enim com- municatur , iam in (uo etfe conítituta (up- ponitur,(ed[peciesperfubic&t'onemadgenusintelligitariliud.parcziciparevelugrationem füuperiorem , & partem eífentias €ius , per przdicationem verà intelligi tur alijs communicari, ergo 1n (pecie. fus bijcibilitasre vera przedicabilitatem pra» cdit ; Et adhuc magis declaratur , prius naturam (pecificam intelligimus contra- here genus, quàm coatrahi ab indiuiduis , quia per contrahere genus media ditfe- rentia conílituitur in cfle fpcciety(ed qua- tenus genus conrahit,imcelligitur (ubijci- bilis, quatenas contrahitur ab indiuiduis incelligitus pradicabilis , ergo (ubijcibilia tas prz cedit przdicabilitacem . L $1 Reípondet Ioan.de S. Tho:aliudef — fe (peciem contrahere genus, & aliud fü--— bijcigeneri , illudemim perümetad cone ^——— fututionem naturz in (e, quz fitper ge» — — nus, & differennam , fubijabilitas autem — dicit rclauonem canonis, qua coordina» —— tur fpécies generi , & fic pertinet ad cundam intenuonem natura, non ad con ftitationem , & in hoc generi ioni$ prior eft vniucríalitas , & pr: ilitas- in ordine ad. conítituendum fecundum przdicabile ,. quod cft (fpecies, quàm fue ijcibilitas j licet refpeá rg fecun - dum fe. ptius intelligatat.contradio. ge» neris , qua cít fubijcibili- tatis,quam coni fabibilitas ad indinidua , qua cft fundamentum vniuetfalitatis ; Sed [| fi verum ctt , vc ipfefacetur , contractio. ncm generis ia fpecie eífe tundameniam — fubijcibilitatis , & praecedere coatrahibi- litatem ab indiuiduis, qua cft fundamen- tum pra dicabilitatis; fané fequicur. eciam (ecundá intentionem fübiicibilitatis pra» cedere debere intentionem pradicabilitae iis, nam ifte inrentiones cundem rationis ordinem fandant inter (e , quem hibcnc à parte rei fundamenta, alioquin non dicere tur ficti cum fundamento in re. Quod au- tem inquic relatione pradicabilitaus eife riorem quoad conítituendam (peciemin E hocenim vtique verum eft, imó. nó fol eft prior, (ed vnica & pracifa ratio cótti- . 9 tuens fpeciemin effe pradicabilis, at hoc ^. monquzritürin propofito;fed quzritur, S uznam iftarum rationum przce dar inca f ecic » vtfpecies eft , abfolute loqucn- o , non vt vaiuerfale » . 81 Denique q; connectantur potius ; veluti dao effectus ab eadem caufa. pro- .. «edentes fub d:uer(is rationibus caufan- J.. diqua erat vltima pars cóclulionis pro» ^ batur,quia differentia c(lentialis duo ha-- (— »bet,roum eft, quod e(t determinatiua, & |. . «onuadciua efentiz generis ad confti-  4uendam fpeciem : alterum ett , quod in. fe importat. gradum formalem eifentie . adhuc communicabilem , quia licéc rem E. à fe «on&titutam conftimar. in e(fe fubii- ——* . eibiliad geodiquen cótrahit , non tame "HN - eam confi ituit in vltimo cffe (übiicibili , (0 st facit ind iutdualis d; ferenti; cum igi a Voi unas e o dor d Fat in Z E mco, titur E. - bili ad genus ,q conflit fübillo c in pluribus, plné co taccm , & przzd'cabilitarem in fpeciea differentia fpecifica oriri (üb diuerfis ta- men rationibus ex ipfa namque vt con- tractiua gencris fübiicibilitas derimatur, S ex cadem , vc vlrerius communicabili . eritur pra-dicabilitas [peciei. - . $3 Etexhis facile fatisfit fandamen- tis carüi opinionum prafercim tertie que wtijue maiorem hi bebat ceteris. appa- renuam veritatis , ni| enim aliad effica- citer probar, quam duas illasrationes (ü- biicibilitatis, & pradicabiliratis non om- nino per accidens , & difpararé concur- rere ad conítitutioné huius fecundi pre- dicabilis, dc cuius intrinfecaratione cít cile vmuet(alc iubordinatam , & minus amplum genere. Hoc (ané verum eft, & nos quoque vltró facemur , atq; 1deo bac de cau(a dixunus , illas raciones etie. ne- ccilar;ó connexas in [pecie , verum non probat «ile connexionem inier. jlla 9 v&« Q.II. dn [ubijcib.ey predic fimt COBWOX d Aot M. Ag lat effe&us& caufas,ita quod vaa depenz dea, & oriatur ab alia a. sed obiicies, quod dri po(fint,imo de fa&o dentut fpecies (ubiicibiles , quz nó fiot pradicabiles , multi namque tales cie aíIccuat relationcs diuinas, quae funt immulciplicabiles intra fpeciem infimá y. quemidmodum ponuntur à Thomiftis: natu:z angelica ; nequc enim pofsüt eífe. duoPatres,autFiliieterni;&tamenhaerelationes funt inter fe vcluti fpecie dis — &in&z cx D.Tho.1.3.32,art.2.& q.10« de potentar. 2.ad 12. R.eíp. prorfus ime plicare fpecies , qua vaum duntaxat in- diuiduum (ub (e habere poffint , atque id:o ünt folum fubiicibiles , non verà pradicabiles, vt afferit Arriag diíp.7. n. 35. 0b rationem allatam,quia fi talis [pe- cies conftat ex genere;fub quo ponitur » & differentia (pcafica contrahente, non apparct, vnde repugnet illi communica- bilitasad plura ex principiis cius intrin« - (ecis uia nec ratione gradus genericiil-* li repagnaret,vt defe patet, neue diffe- rentialis , quia hic etiam eft adhuc vlte- S: .communicabilis ; cam non fit indi- alis, Relationesaurem diainz j vt. liximusart. prezed. in fol.ad r.quams ——- be Di MR DADO En drint "n |» quaratione funt multiplicab ] imus in creatis , éum quibus conueniun in pracifa ratione relationis;quarenas tfi petíonalitates diuinz, quo fenfa funt im- multiplicabilcs,non fpecie differunt, fed quafi numera !iter ; quatenus im conceptu - Communi diuinz perfomalitatis ab cis abftrahibili (pecifice conueniunt, vt ibis dem explicuimus . capu ARTICVLVS IIL n Species in vnico indiuiduo, C" Ge4 nus in vnica Jpecie conferuari 84 Enus, a&uali .i fecundum (ua pradicata ef- fentialia, vel vt tota quaedam potentialia fuas partes fübieGiuas refpicientia , &C- hoc vel metaphylicé,vel logicé ; difficule tas non cit de iplis primo modo infpe» étis , iic enim omncs concedunt , & ge« nus ia ynica [pecie & fpeciemin Mos les, vtcer-- Species ex dici cóGdg- : rari poiluüt,vel vt tota quzdam - - — (dua tefpe 454 indiuiduo conferuari polTe ; quia fecun dum 1otam fiam cílentiam commani- cantur cuilibet fuo inferiori, qua tatione" dicimus torrm animal effe in fpecie hu- mana,& toram humanitaté in Petro , fed' non rotaliter; & hoc fignificare volue- runt Parifienfes,cum c. de gem. dixerunt pofic genus fecundum cxiftentiaur (al- uari in vnica fpecie , quia deftructis om- nibus (pecicbus fola li remanen- tc,adliic homo effet animal, E (t ergo dif ficultas de ipfis, vt tota potentialia , ícu' vasti qua nictaphyficay quàm lo- gica ; & (enlasefl, amad coníeruandany cotafitarenr fuam potentialem fecundum ftacuai ei conmaturaliter debitaur exigat gcaus le esactu fpecies, & fpecies plu- ra iodiuidua , av potius (üfficíat apritu« dinalis entia 4 & quod illa plures fpecies rein gris, Né plura iioi: ul fp eciei (int. poffibilia , 10ad genus,tres exrant. opiniones ' dux exceiz , & vna mediz. Príara ex- a docet totalitatem potentialem,(eut rfalitatemy generis tàm atetaphyfi- &am , quimlogicam in vna fola fpecie €onferuati pofTe,ctiam (i aliat fotent un- polfibilesita Celcftin. difp. $. Log. fec.2, euayaliisquibu(dam; Fundamentum hu- ias opinionis eft ; quia ad lioc, vt gertus fit vmaer(ale metaphyficum , (uflicit , vc veniat in compofitionea fpecici;tanqua E müatcríalis PR 3E paco haberet illafpecíc , etiamfi aliz implicarcat . Fanrfusde ratioue vniacrfali logict cf y quod (ic vua in multis y velat pars ma. tciialis coram, fed relatum ad indiuidua illiaé fpeciei actualia, vc! poffibilia ; iam habetcífe vum y nanr ab illis omnibus indiuidu's abttralii potett ratio animalis, item lrabet efe ii multis, riempé inidiuis duis, & candem dicit folani parten ma. tecialem ipforaat,quia (i illa e(fet (pecics humaaa , (tinc adhiic artimalitas non di- Ccret totam edentiam liomim s,ac indiuia duorum eiusfed patte; & haac quidem taatetialétn,erg aihil te vera illi defice- tet requiitum a4. vatüec(alitarem ram logicainquam mctaphy (ica. Hinc ia- runt non ita pile de [pecie dici, quod juvmico. coníccaetut iadiniduo quoad LiJput. LV. Le Feuer alius im partic. fuam'vniuetfalitatem logicam , vel meta2 phylicam , fi alia indiuidua implicarent , uia de rane vniüet(alis cft , q» plura re- "T piciat infetiora , inillo antem cafa non pofíet illa (pecies plura inferiora habere!y qtfod nori contingit de gerere admi(fa. » vtia (pecie,quia haberet pro inferioribus: indiudua illins fpeciei « 8$ Altera Opinio extrema affcrit ge- nus pro (ua vniuerfalitate con(cruanda y tàni logica, quám qu LE lares fj cics requítere, non folurb po (fi biles : fed etid actu exifteote$ ; Fundamientü huias fentétiat eft ex ipfa natura. generis dedu- Gi, cum.n.hzc fit effenrialiter iicomples tayvt exiftat fccundum fuum ftatum conz natatalem; petit effentialitct perfici per d.fierentias,,uia perfectus (stus potens —— tiz yr ado ex MEM qut. fz t. vna differentia non cft adus. adz: ^d potentíg generis; cuni poffir Mid Es iebus eed , aliasyv : uari , uifi iri duabus [peci adminu$ —— — a&tu exiflentibus,& aliquiin(imuant, ops ^. pofitum nec per Dci potentiam fieci pof. fe,quia duz ad minus (pecies funr necefle riz, vt intell:garar genu npos tétialey nec poteft senusintel! ipe n& 1 09 differentiam diuidi , & ad^ un MAUS. " Put dre fimulabaliacondiuidarur, —— — & inaliafpecierépoaatuf , vadéinquit —— Átitl, 3. Mct, 10.neceffé ef UNA que generis differentias e[fe. Hinc i fufit, rion ità de (pecié poffe dici, quia Ii-« cet dicat poteritiam pet diífercacias indi « uiduale$ perfe&ibilem y quia: tamen bat 4 non (unt e(icnitiale$ 5 (ed marertales , & la(i accidentarim ; ad (uum perfectum flatum cotinaturalem nom indigct natu ra (pécifica y vt 4&u  exiftac im. pluribus indiuidui$ ; fed quoad totam (iam pet- fedionent e(lemialem; & ftatum períc- Gum illi debitum conferuari potet iu vtlico indiuiduo,vt patet de Solc, Luna s &c.quare ad vniuerlalitatem fpeciei co (eruandam (uffici pluralitas indiuiduo- P tum poflibilisiità Boculib. dc diuif. Ale- ; and. lib. 1. naeiral. quaft.cii 1; D. Th. 1 Poft.c.5.IcG.12. Fonf. $. Met c.28.q. 14: [ect.5. Sot.in Log.queíi. de fpecie » Tolct.ibidem«Niget q. 41. Lac lib. 1.de deducunt genus non po Asl ples . XA uh. - Fs | lures requirat fpft.eobecinl, feit. 455 uS 6j ae Mis" UE .de Demonftrat. q. 17.art.i.Complut. quiritur, vt pater ex Summ ilis , Ncq; di- dips. j-2.Ioan.deS.Thom.q.8. at. 4. cas effe neceffacia illa pluc1, vt a» ci» 2- alii lhomifte paífim.Immo vniuer-  ftrahanturille vuiuer(alitates » vt vid.- falitatem prefertim logicam fpecieiait tur innuete Do&or q cit-quia licet regu- — - «onfetuaripoffe infpécie , füb qua non — lariterita ficri foleat ábítractio natur — gmifi vnum indiuiduum fit poffibile,& ità ab inferioribus, quo (enfu ibi loquitur - loquuntardeípeciebusangelicis: — —. — Scot.abfolutg tamen poteft vaiueríalitas "dertiafententia media afferit , vtiq; tota ab vno folo infctiori exiftente ab- VU 1-9 |.  sequiri plataliratem fpecierum ad fer-— flrahi,ficuc à pluribus, imo ctiam (i nul- . - . gandam yniuerfalitatem gencris,itemg; — lü cxilterec poffer adbuc abftrahi à pof- AM indiuiduorum ad(cruandam vniuerfali- — fibilibus (alim ab intelle tu angelico à . «atem fpeciei tàmlogicam ; quàm me- fcnfibus noa dependcte,vt ibi diximus , taphy(icam, negat camen hanc effe debe- — & fuse probat Pa(qnalig.cit. (c&.4. -  geneceílario a&tualem , S& "zc videtur — 87 Quid auté requirant illa inferiora -— «communis Scotiftarü, vceft videre apud — a&tu exitte ntta. obicétiué in intelic&u , Parifien(es cap.de genere, Ant.Andr.ibi probatur ; quia vniuer(aliras cft relatio ,d€, fic.n.Scotus inlinnalTe videturq. r$, conueniens naturg per opus intellectus , Vniaerf.hoc idé a(Terunt ibi eius Expoíi fed nó pot effe,aeq; cognoci relutio (inc —.*orcs Maurit.Anglic.& alii ,S& fequuntur. fuo cermiíno; ergo cum adiequatus tcrmi- — «€x Modernis quáplures Ruuius in Log. nus vniuctí.litacis tint ioferiora;aon po- j:4. de fpccíc. Auerf.q. Wer eii telt hzc relatio fundari in natuca, ni(i ia- &.a4.dub. 3. Louan.cap. degenete. telligatur terminata ad illa plura iie: icd.contr.4. Log.pur yid , telle&um apprehen(ía , quod cft habere 4 Blanc.difp.3. fet. T legen. & .exi(tentiam obiectiuam ; & hec pracisé ir r ificat ad fufficit ad cerminandam vniuerfilitatem, | f exiftétia- nam relatio non maiorem a&tualitaceaa orum per in tü, requirit in termino , quàm ip(a fiibeat , ami ci. Didac.a Te(u difp. 7. Eo genas logicum ,vt fic, obie&ti- q-4-Pafqualig.tom.1.Mer.difp.g6. Roc- u8 folum in inzellectu exiftat, ad fummü Cap.de gen.q.4. & alij quamplures. — requiret im termino exiftentiam obie&ti- '.£us ! - 86 Dicendü t. quod hzc vaiuerfalia | uam. Hic tamen aduertendum eft , cum ——sfiformaliterconfiderenrur, quantum ad. dicimur hac vniuer(alia logice infpecta Jogicam vniuerfalitatem;licet non requi- rcquirere pro tetmino vniucr(alitatis plu rant plura inferiora à parterei actu cxi- ra inferiora obiectiué exi(tentia, non eft Ítentia, requirunt nihilominus illaa&u intelligendum , quod illa üc actu exigár, .exiftentia obie&tiue inintelle&u itàta- vt ig eis actu cile concipiantur , fed vt men yt quamuis à partezei non exiftant, concipiantar a&tu illis inc(le , vcl faltim fint tamen poffibilia illa plura Conclu- proximé potcatia in eis exiftere , & ratio fio cft Do&torisq. 18. Vniu. in fineybi  cít,quia vt vidimus di(p. praeced. q. 2. art. dum ait genus multas a&u fpecies requi- 3. non neceffarió conftituitur vnuerfale rerc perintelle&tum apprehe(as, explicat per a&um ctlendi in moltis ; fed ctiam Maur: ipfam1oqui de vniuerfalitate Jo» — per aptitudinem proximam:;quia veró & &a ; & docet quoq; Barg. t. d. 3. a. €. apa aptitudorationis (uum termin eX& "tob.quoad omnes partes, & quidé quo- — poícit obiectiué exiftécem in intellectus ad primam , quod nempé plurainfetiora vt bene probat Doctor queft.cit.ideó di» a&u exiltentianon requirant, conítatex cimus vniuer(ale plura actu lnfcriota exi dictis dip. pzced.q.4«uiahzcsüt vni-  gere,non tamen in quibus necelfarió ada. uerfalià eifencialia,ac proin dé quidditati/ concipiayir ineffe , fed vcl a&u,;vel apti ué przdicantia dc fuis inferiotibóEnd ve dine , quod manifctle Doctor innuit ia ritatem au:em przdicadonis cífentialis,— fine quzft.cum ait N ora, quod fimplicis . ; ncc fubiecti , nec attributiexiftenta re. — zer tenti potefl quod genns non en SR es su: " atum dici de multisynifi que concipiim tur ab intellctiu, en quomodo, efto pos nat ila plura a&u concepta, selationem - tamen vniucríalis ad illa ponit aptitudi- nalem, nam bené poteft cffe, quod am extrema confcrantur adinuicé.(.inferius, & (uperius, in ratione fubijcibilis, & pra- dicabilis, non ver a&u fubiecti, & pra- dicati,& fic collatio, & conceptio extre- morum etit quidé a&ualis, fed relatio in- ter ca veríans erit apcitudinalis . 88 Poftremo,gp illa plura a&tu conce fa debeant à parte rei (ub illis maturis ef- fe potlibilia , fatiscon(tat ex dictis q.4. praeced. difp. vbi contra Thomiftas lace probauimus naturas nó cffe capaces vni- uer(alitatislogica , nili (inc à parte rei larificabiles , ac proindé vniuerfilitaté peci quam ipfi fabricant fuper na- turas angelicas, (ub quibus non ni(i vnum indiuiduum poffibile agno(cüt, efie pror fus chymcricam,& commentitiam,quod etiam adhuc probatur , nam de ratione naturg vniucrfalis eft , vt fit vel po(Tit efle vna iri mulus, (ed natura angelica , vt ponitur à Thomiítis , nequit etfe vna in multis;ergo nequit cfle vuiuer(alis, Prob. min .quia ve] illa multa funt a&t« exiften- tia à parte rci, & hoc non;quia vnum tà- tü extat indiuiduü. füb his Thomiftarum fpecicbus,vel poflibilia,& hoc no, vt ip ficócedunt , vel(altim funt ab intelle&u cóoficta, vt poffibilia,vcl a&u cxiftentia , & neq;hoc,quia refpe&u talià indiu duo tum fictorum nüprzdicaretur quiddiza- tiué natura angelica , quia ens reale non dicitur quidd;tatiué. de ente rationis, ' Kcfpondent Cóplur.difp.6.q. 4.ange- licam ratüram conceptá vt logicé vniuer. efle vnam in multis, ad hoc tamen ncccílarium non ele , quando natura cft yniucríalis fecandum rationem un vt eft in propofito,gy illa multa (int actu cxifté tia,vcl adu po(libilia,vel a&tu ab intelle- &u confi&ia;fed tufficit , quod ex noftro concipiédi modo ità comparetur ad pro- prium indiuiduum, ac (i habere alia plu- £a ,quod tunc fit, cum nobis apprchendi- ir,vt füpetior ad illud ,& indifferens, nà vt fic conceptz , non repugnat multi- plicxrio in ilis indiuiduis, à poffibiliafo- Diju: V, Dé Vel pii 0 T m t MJ - sent. Sané hac folutío incapibilis cft, ci - An, vniucríale dicat ordinem ad plura.» y. - quando natura angclica cócipitur vt vni- ! uerfalis,vtique plurapyad quz referatur ,—— aflignari debent, ncq; affignari poffunt, nifi in aliquo ftatu illorum trium , vt di« fcurcenti. patebit . 1 . Contta banc Concdl.ftant Tbomiüie, — — inquantum coníttuunt aliquas fpecies — vn:ueríales inordine ad multa , etiam(i — — illa plura non fintà parte tei poffibilia 2» fub illis ipeciebus , quod probant, Tum quia natura Gabticlis pre(cindi potcft heir emer à differentia indiuidua« i(ub qua au eft , & vt fic accepta non eft fingularis , ergovniuerfalis, quia (ub — tali precifione concipi potefl, vrapta ad.— — etfieadam in multis. Tum2.quiaconcée — | ptus naturz fic precise cófideratz,quate do praedicatur de rndiuiduo , inquo eft, —— fit praedicatio füperioris deinfeiori, mà —— — conceptus ilie non cft ita decermi V es ficut conceptus indiuidui. Tum 3.indi- wuidaum Gabriclis ponitur in: przdi mento fubftantiz,& non ponitur 1 diaté fub genere , ergo fi athoma , uz erit praedi Tum 4-ip!z natura a d:camenro , vcíccu i ha funt vniuerfales c. de fobfl, ego &c« Tumtandem , quia natura Gabriclis Michaelis ditferun: fpecie , & cx gcnere , & differentia, ergo funt fpe- cies. predicabites . gm 89 Reíp ad hzc omnia vno vetbo;effe verayquia nauirz angclicz veré fünt mul riplicabiles à parte rein plura indiuidua ciu(dem rationis , quo principio negato tunc data hypoihcfi, Ad 1.negandum cft fieri poflc taíem przcifionem quia talis abftractio natura ab indiuiduationc , vt bene notaut Hurt.difp. s. fec.3. fundatur. in diftin&ione naturz à fingularitatc vel formali , vcl (altim virtuali , qug cum in naturis angclicis nó rcperiatursquia que* libet eft de (e haec in (entécia Thomitia- rum, conícquenter in eis talis abilractio fieri non poterit (ine mendacio ; qua etiá admifla;tunc adhuc negandum erit patü- ram (ic; ab(ltactam clic formilirer vni- ueríalemytüc enim [olum ad abitcactio- nen clicee iif "T" wu * nem fequitur vniuetfalitas, quando natu- Peabfiradta non eft de. fc determina: ad talem fingularitatem , vt. cuenit in nacu. gis materialibus quia enim nulla iftarum ^ . gefeeitad hzcceitatem determinata», "n idco abflra&a dicitur vniuerfalis ; at na- | £urà ica ponitur de fe determinata ad talé fingularitatem . Dices, natura fic abfiracta non cft (ingularis, quia nih:l c(t fingulate (ine fingularirate , ergo eft vni- werlalis. N koe (equclaqu:a & ipfi na- ] guras reales à tingularibus abftractas aiüt ——. &um Caict. neque cffe vniucrfales , neque (ed effc naturà sri fc , X in (uis —— pradicaus cflenalibus. Nec dicas eífe | wmiucr(alem , quiatunc conciperctur , vt c icetimsias Ac indifiertne Hoc enim ..— efifalfum , quia talis cóccptus dc narura .  illac(let omnino fiitius , velut omnino | gepugnans eius conmaturali conditioni , —— quz cít effe determinatam ad vnum fin- gulare; vnde quando etiá (ic cóciperetur, ci nó poffet natura veré vniucría- àm concepta ad modi vniuer- ia ille eft indetermi- o ex opere intellc&us cum repugnantia ex —.— parte obie&ti, iam ille conceptus cric im- !  plicatorius, & folum fite cífet illa pra- ] dicatio fuperioris dc inferior! veré auté 4 foret zqualis dc equali, quia licét natara | concipcretur cum taiori latitudine , qua | indiuiduü, tamen à parte rei forent zqua Jisambitos natura ,& haecceitas « Ad 3» data bypothefi; poneretur Gabriel imme diaié (ib genere , idc. cnim regulariter ponuntur indiuidua, mediaté .antum fub €, quia ali juo modo cxnatura rci ittinguuntur natura, & indiniduatio;vcl 1» poncrctuc fub (pecie achoma, illa foret fubvjcib.li tantum,nó vero pradicabilis, nifi dc vno folo. Ad 4. cífcnt fceüda (ub- ftintia ,juia vniuccé pradicarentus de primissnó quidem co modo;quo genera, 3 Ipecies, cü à pazte rernou forent am- plioies prins fcd co modo, quo ait Ari(. c.de fub. etiam differentás vanioeé pia- dicar) dc primis fublkanujs « Ad vloncg. Logica» gh IT. fn Genus plures requirat [oet eo lac inde. 457 con(eq. quia illacompofitio ex g«nere, & differenua folum facit , vi. bnt (pceics fub:jcibiles;vt autem forent ctiá predica bilcs,opus etfet, vt illa d:fferétia eflet pof Ábihs in pluribus indiuiduis à parte rci 9o Nec etia noftra cóclufioni obe ft fundamentum prima fententiz , quo có» tendebam fcruari poífe vniuer(alitatem gener;sin fola fpecie , etiamfializ impli- carent, plura fü fe indiuidua habente , quia nimirü adhuc pradicaretur de illis incomplete , & per modum partis mate- rialis , quod cft proprium gencris . Hoc aijumptum eft penitus fallum, ideó enim modó apimal v.g. pradicatur incomple- té, & vt pars materialis de Petro, quia cfl indifferens, & contrahibile ad aliasfpe- cies anrmalium 5 verum fi nullum animal effet poffibile prxter hominem,cum tunc nó magis pateret anima], quàm homo,& nO minus per ashes unit. L0 huma- nitaté diftingueretur Petrus ab indiuiduis aliarum fpecierü, plane implicat , qp data illa bypothe(i pr. cosmecon Pag iei per modum partis materialis , Vt magi adhuc conftabit conclufione fequenti, Sed dices , adhac 1n co caíu dicendo y petrus efl animal , non cxplicaretur tota effentia Petri , ficut fi diceremus, Petras tfl bomo; &rgo adhuc in co cafu prdicas- retur incoroplet?, & per confequens , vt. genus, Probatur affumptum ,quia data il^ ha bypoxhefi adhuc homo haberet princie ium difcurtendi,& fcntiendi, fed per il- .propofitionem folum explicaretug principium fentiendi , quia animal nó principiuagdifcurrendi , ergo &c. Rcíp. negando affumptum , quia cung €x hypoxheii animal non effet. poffibile in alia fpecie prz ter humanam; qui dice« ret animal,diceret ctiam ME pee M im implicite , & concorhitanter ob mutuam «onncxionem,qua tüc efdet intor animal» & rationale , ncque enim ad faciendam pra dicationcm copleram femper eft nes Cciie exprimere quemcungae gradum ef- feptia , nam cum dicimus bomo cft anie mal rationale , bac eft. praedicatio come plea , & "a ieplicicé folam explie cantur gradus (aperiorcs viucnus,cor pae 1is) &c. &; hoc totum y Mnr^ 2s Ace iP pe 458 $tadi&is,vbi oftédimus práfertim att. q-przced.omnem ptedicationem mme- diatam dc pluribus numero diffctentibus cnonciare cotam eflcntiam illorum. Die «es , licét data hypotliefi non poflct. anis malrcpctiri cxtra humaná fpeciem , ad« huc tametfi dicendo ,. homo cftanimal y pra ícinderctur a rationali, & vt fic pra- cifum non dicerct toram hominis .cffert« 1iá,ergo cflet przdicatio generica. Refj tünc non dati talem pracilionem , mo enim datnr ob diítin&tioner formalem; ^O vel virrualemsque reperitur intet animae litatem ,& rationalitaterbtuncautem nul la eflet diflin&io , & idem elc omninó principium (entiendi, & di(currendi,om nisautcm pracifio fundatur fuper aliqua dittin&ioncm. V cl fi darctur talis praci- f:osdicendum;vt nupet;quod adhuc prt- 'dicatio foret completasquia affirmans ho mincm cfie (ana affirmarct ét virtute s & implicité effc rationalem; & quando etiampradicatio foretincompleta ,.non tatnen efiet genetica , quia non efTet pet tnodam partis matcrialis , quod (ignifi- cat eífe conrrahibileni per plures diffc- rentias effentiales . Dices; faltim concedi dcbete , quod fi darentur vcl dari poffent plura indiuidaa dillin&z rationis, quorum tamcn ratio dittnétiia nó fic comotiicabilis vlterius.; aut faltim confidctarinon debcat , vt ta- lissita .(..vt fi efiet tantiim vnus homo flibilisy & vnum bratü, adliuc animal rationem genetisec(pcétu limi. fiis, & bui , quia tunc prz dicaretuc pet modum: parüs cflentiz deterrminabilis , * pliciedy diceret — MN E iplicité, nec implicité;ergo (altim in loc fen(ümatura generica non cequirit plures fpecies pofib/les , & poceft in pluribus indiuiduis cdaferuari » qu£ e(Tcatialitet 4diffctant, Porcius ditpia. Log«q:3:con- cluf.1. ob predi&tam rationem concedit, quod in tali cafu fine. fpeeierum plurali- tàte (aluaretüt adhuc conceptus pzenctis, vt diftinguitür a: cteteris:prsdicabilibus. Negat Auería quaft. 10/Log, fc&.4; qui vlt ratione-gencris, vt diflingciur à fpe- :xie y eft vc offic efle 1n pluribus fpecic- ursi etiim genus nequit efleynidi in plu- ^k 4 1 & ^ Difput. V. De Puiuenf- inpartites «so o sci te. tunm ribus ifidiuiduis , iam effet fpecies, nó 263.. nus, Sed bc Aucr.ratio non concludit; . quaia ifto cafu (upponitut illa plura in« iuidua cfe diftindtz rationis effentias lis,& pluíquam numero diftin&a: (pecies autem nequit efle ; ni(iin indiuiduis (olo manet differeteibus « Ad hanc itaque . inftantiatn dicendum cft argumentum cx, vriaparte c tiuibcete anittial teteriturum ratioricm generis co ipfo, quod effer praz« dicabile de duobus indiuiduis diftin&zrationisc(sentialis,feüctTentialiterdi£- ferentibus , pet modua partis materialis ctiárnfi de alijsmó effet predicabile, hec dlijecbmimicdbile 3 fed ex alia parte cae fum .císe implicatorium, quia £i illa indi» uidoa (urit ditindte inct£ tationis e(fentialisy. feüedentialitet differunt, & plu(quà nue. - metosergo differunt (pecie & fantin die — uet(is rene ,qu2cun;j; enim diffe — rünt entialiter ; differark ctiam fpc — m cie, endé in eo cafü data hy potliefá t. dum e(ct,quod vnumq:0dqj illot VES diaiduoram propriam [ fpes — ciem , quemadinodum de indiuiduis ame gelicisfolent dicere : e ME 2 Dicendum 2. quód htec vnider(alia.(o— — genus, & fpecics fundamemtalitetinfpca — — €&ta ,[. quantum ad vniuer(alitatem mea taphyficam requirunt plura inícriora, «2 genus plures (pecies , & (pecies plara ute diuidua , non tatnen atu à parte exi tiajfed folum potlib:lia; ita quad vniuer4 falitas metapltyfica generis poffit ferua« tiin vrlica tantum fpecie à parre rci exis ftente, & vniucríalitas (peciei 11. vnicd indiuiduo-ob platalitatem iti(criorü pof fibilem:. Cericlufio colligitur ex Scord eit. & e(t communis Auctoribus tertia fen:entiz , atque probatur quoad omncs tes; & quidé vcab. vltima incipiamus, àtio ,euidcns cam conuincit ; quia vtnas tura: aliqua (it vniucría metaphyficé y de« bet efle capax. vniuerc(alitatis logic , na* tuta autem generica y quz folum vnaud fpctiem po (lib.lem.habet , & (pecitica que vnum (oium indiuidaum,non pote a eísc'eniuétíalogicé.ergonec metaphy (i- € 55 iA ccedit ; vmucriale quoque Ae i fhy acam d. &ioiri ed Lillud ; quod;e ajuü icísc in mulcs.falam remuté s;fi- &Mf thbi'swv] - - -w *- MES: Peg ARM m r4 xc /QAT. An Geyus plerrbti fpei ev acidic 11. 49 cedet fale Yogicü dicitur c(sc illud , n mulcis; vel aptum cft e(se in vetya oximé, ergo vt terminus adzquatus vni uerfalitatis generi pin boc sé(u sác plu. "res fpecies poffibiles , & vniuerfaliratis fpecifice plara indiuidua poffibilia .. 91 Sed quia eft pracipua difficultas p ett ob Au&orcs prima fentétiz , ia aicmt pose faluari quoad vaiuer(alira tem genetícam in vnica tantum fpecie, ét fiíalig implicarent,eo precise quia venirec i&eius compofitionem per modó partis . materialis probatur id efse falfum, qu "modo in:antum eft pars materialis. 7i £ie:quia ad plures (pecies cft contraliibi- de,ergo 6 voa tantum císet polfibilis cer &é non pofset conf(titui eius pars materia- lis; Probatur a(sumptam , quia fi genus non císet communius fpecie ; quà confti- tüit,& differentia,qua cotrabitur, veré nó po(set dici contrabi , &ccoar&ari per dif- rentiám , quia noa e(set cuaioris ampli- LAPIS potentiális illias fpeciei, nam y]timü rugis tec pe a (e biber, t irt ais; S differentia talis e(sentize: Co ia ficut in cópotito i uda pocencialis cius .,quia eft (üícepriua alrerius forma: ab illa. in qua efl,ita in compofito met hyfico na tura geaétíca dicirur pars potécialit cius, quia eft fufeeptiua aliarum differentiarü , vndc fi aliz fpecies implicarent, omnino deftrueretur porécialicas generis, ergo cx hociQ venit in cópo(itionem fpeciei per tnodum partis materialis , arguere debe- mus, qp pro faa vniucríalitate (eruáda pla tes neccísarió exigat fpecies polffibües , * Refpódent aliqui. pofsc faluari adhuc potétialitarem generis in vna (ola (pccie potlibili ; quod declarant exemplo mates fiz coctus, que adhuc per modum po* rentiz etlivaita torma Cai enamtial- terius capax non (ir. Sed falfa clbpoísc dari materiam: phyáücam; quz lic vnibi- firm. 4nateria dicitur lis cum vnica tantu forma , vc lace de- monítramus in pby(cis diip.2 .q-4- arc. 1. & Dod&or di(erté oltendir 2.d. 14. q..1. 'vbi acriter euellic do&rinam illam d. ^ . materia celefti; fed quicquid fit de. hoc , -plané repugnat genus. poise fic vniti.cum diffetéua, (eruata adbuc (ua porentialita- tc, li.n; non eft. magis de, fe indctermi - natum, quam differentia, fà noa latius il- la, cur magis dicetur: geaus per difteren- tiam determinari, i£ coac&ari quam dif- fer per genus? Demum diffzrentia «eft gradas 'císencialiter (eparans tem ab 'alia iden» genus Participaorc,ctgo e(sen- *tialeett geneci pluribus differentiis (pc- "éificis eíse concrahibile., & confequeri- ter pluces(pecies poffibiles re(picere .... "94: Deibdé probatur altera pars coclu fionis ,'quod noa requiranar inferiora a&Gu exitkentia pro vaiuerfalitate meta- «phylica ; & quia cft przcipua diffi culras 'de genere propter Auctores fccundz sé- 'Tenpiz, qui contendunt genus iu rationc totius potentialis,& «niuer(alis metaphy fici plures a&u ípecics à. parte rci cxi- gere, Probatur hoc eísc falium, quia vni- nerfalitas generis metapbyficanon con- fitit ia hoc , quod; habeat plures partcs fubie&iuas, in quibus actu exiftat, (cd «antuar quibus poffit. incísce , cim ecgo.— waiuér(alitas metaphy(ica generis conu- ftat in relatione aptitudi nali fcu ra que- ritur terminus actualis, nam folusapz- tudinalis (afficit , bic 3utem. ctt (pccies ipfz potfibiles (ub genere; ergo (utlicien rer(aluacar vniger(alitas genccis per. ot- dinem , ad (alas (pecies poffibiles . Refpondent A u&torcs 2. (cac. no pro- »pter ipsá vniucrfalitatem geacris requiri plures. (peciesactu cxiftenies , (ed (oluad -exiftentià perfe&tam naturg generica /ftatü connaturalem ejus «Sed contrà , t quia hac rationc non folum plucium y led -omnium proríusfpecierü fub genere pe "fibilium exi&&cia requicerernz, vt genus «eset vndequag; perfcétüs i tgiuur modo -de facto genus cxi(Lir X colecuatur, qut fufficit ad (tarum eius connacurslean uge wovlpcticbusíab ea pallio isa go 4 é finc iflis,quas de fadto/ub4c habeo («rati vna duntaxaz jacolu ni» Jd ian quta E Pp 2 gra. 460 gratis damus, quod genus exiftens in voi- ca fpecie non haberet omnem perícitio- «fed nem;quam haberet in pluribus , (ed pro- pier hoc non dc(ineret eíse genus , qui talis perfectio eft prorfus ei extrinfecaz zz, vndé animalitas hominis dicitur perfe- &ior,quam equi, ratione tantum diffcré- tiz adianttz , ficuc etiam de fa&o nó dc- finit eíse genus , etiamfi non exiftat fe- es pr ebus perfe&tieribus pof re in aliis(peci ieribus po fibilibus t qiit idem fuo modo dicendü eíset de f pccie, Cbené notat Hart.diíp. 4. fe&.4. 11 admittatur inzqualitas quoad mer indiuidaales intra latitudine ciuf- em fpeciei. Tum tandem, quia quando etiam haec omnia admitteremus , nó pro- 'bant necefsarium ;eíse fimpliciter macu- tám gencricam tali modo exillere , («d ád fammunm naturaliter ítà efse debere . 94 Et hocmodo (atisfit fundamento fecundz (cntentiz; non .n. nece(ditaiem oftendunt, fed (olam cógcuitatem, quod sa&tu (ub (e habeat. plures fpecics , n. tuxtà naturalem retom difpofitio- tiem vtiq; magis debitum eft generi,quà fpeciei , quia| naturaliter loquendo (ub omni genere nobis noto inueniuntur pla tes (pecies exittentes, vbi (übquibu(dam fpcciebus non fifi vnum duntaxat indi- uiduum reperitur, vt patet de Sole,& Lu- naj tum quia multó magiscontert ad (ple dorem vniucrli , & ad varietatem rerum fnultiplicatio fpecierü , quàm idiuiduo- tum; & inhoc feu locuti funt veteres ilii Auctores , qui pro (ccunda (entendia adduccbantur. , Cótra hanc concluf.inftant 1. pluribus Arift. tc(limonijs, quibus docet generis plurcs debere c(le di fferentias ncceffarió, plurefa; fpecies, ità loquitur 1. Topic. c. 3. loc.29.& cap.6.loc. 71. & 3. Mer. 10. & 7.Mct.4 2.& 10. Met. 14.& alibi (zrpe. Dcindé rationibus , Tom quía nequit in- telligi genus per vnam differenciá diuidi, K ad vnam (pecié contrahi, nifi fimul ab alia condiuidatur , & in alia fpecie repo- matur. T( 2. quia diffcretiz fpccificae süt oppofitz, & veluti cótrariz ,cxiftentc au tem vno contrariorü debct cxifierc, & a- "Bud 2. Carli 48, T j.gcnus nequit cfc fi» e&ioné quà pofsetha- q Difpa.V . De Veiserfalibusim parties o * differentia, cá qua conftituit (peciemy differentia facit actu, diffctre (pecie -con(titutam ab omoi alia fpecie; quod e(- fc acquit , nili alize Ípecies actu eti à: d rd am aote goo 15 ad tes (pecies eft potentia naturalis, "bet reduci ad a&um , ne o A c 9$ Refp-Arift. velle dumtaxat , quod plures relpiciar fpecies poffibiles, uia hoc fufficit ad cius vniueríaliratem "metaphyficam ; Q(ialicubirequiritexi"lientiamaQtuálemearum;cuncvelloqui;tacdegenerephyfico,hoceft,iuxtanaturalcarerumdifpoíitionem,quofenfu«oncedimuspluresexigere(peciesinexiftentia reali , vcl loquitur de genere logi- €o; qp plures etiam a&tu exigit fpecics in exiftentia obieckiua . Sic etiam dicitur ad rationes; Ad 1. ex diuifionc generis fae a per differentias vtique neccífarió tefpicere. dcbcre. plures fpes Cics, non tamen necc(larió po«cerunt cócipi plures (pecies quz inuoluant naturam gcnerici parté materialem có(tituuuam ipfarume , - Ad 1. negatur diffcrentias feci : ptoprié cótratias » quia .carumoppofitio pocius reducitur ad priuatiuam, quatenus vna femper cft perícior , alia "e: eftde tior. Ariít.aüt 2.de Coelo locutus cft contratijs proprie dictis,& non dc omni- bus oppotitis , de quibus potius.dixit ip poftprzdicam. vt notauit Auerfa q- 10» e nó cffc acceffarium hoc exifterc, fi exiftit illud. Ad 3. zqué cocludit deípe- €ie,q» ncqueat cóferuari in vnico indiui- duo,quia ét talis diffcrétia nameralis di« ftinguit nümericé indiuiduum , q» coafti- tuit, ab oí alio; negatur itaq; minor quo ad (ccüdà parté,quia differecia diftinguit fpecié,q contlituit , non folü à (peciebu actu exittétibus;fed ét po(libilibus diftin Gione rcali negatiua. Ad vlr. illud plus probat, velit Aducríarius,cü.n. potcn- tialitas gcneris nó fit ad duas differentias uh,ícd ad (yncathegocematice infinitas, cócladit genus debere fub (e cótinere de facto fpccios infinitas ; patet igitur cx di« Gis q.4.praced. di (p.dub; 1.qüo potencia generis , & «uiusliber vniucr(alis lit nae turalis ad (ui mulciplicationé; X nc potc* tja S AC t^w AUi * E .. €ajnonautem logica, quz confiftit in fo- M lanon i E -— QI. cn Genus plures requirat [pec.eos hac ind.j4rt 1T. 461 tia ipfa naturalis dicatur ese. fruftra in- quit DoGtor 4.d .49.q- 16.$..4 d primum ; mentre cit vt tit redu&a ad i&um in aliqua fpecie, vel indiuiduo , fic enim non fruftratar potentia fccundum tom. velfpecié ; & idco fi genus vnam axat haberet fub fe fpeciem inaGu , eius potentia naturalis non di- ccretur fruftra ; Imó illud commune dí- - &um, fruflra eft illa potentia, € c. ex- . plicact (olet de potentia naturali phyfi- Metas elicn ad f ulti ) vniuer(alium ad fui. multiplica- tionem ex di&tis ibidem. mend bd. T LC VE 9.$. 1s "Quo fenfu y € anve&tà bic definiatur XT PUVsuM vor: 56 Por c.de fpecie (ub fine agit de Indiuiduo , quia eft proprium - - seluscorfellatiuü , potat au! Tauar. c.de yftantia 9.2. $. Tertio fciehun. ; efie wt n deme iui echec Ts m 'o(hec.n. unt y ; ima 3 politum ac perfonam indiuiduum ^ a fingalare& vnum numcro t ! | C , "ognat diuidi in plures partes fübic- i .m plura ifetioté v het albedo, - .- hic ipis", mquoliber prexicamento feperitur cám f.fuübflátia, quàm accidé- tis;füpppohtum véró reperitur tátur praedicamento fubttantiz , & di ud , quod eft a!tcri incommumg - ^ * Thy ^ , ^ tàm vr quo.i- ficut forma fübicé&tejquàm ?vt quod 4i, ficut (uperius infet iori, wt eX- plicat Doétor in 1.d. 2.9.7. $.44d prima uejlioncm Perfcna tandem reperitur tantum in gcBicre naturz intellectualis , Vnde yt notat. Doctor t. d. 23. q. vn. $. VI quxftionem, definiwirex  Ricar. 4. dc Trin c. 22. quód fit intellectualis natu- tz incomtunicabilis cxiftétia, 1ta quod fuppfitum addit fupra indiuiduii, quód "BC fubftantia, & períona füpra füppofi- tix,quód fix fubftantia inteile&ualiss& fic ifta tria fe habent vt magis'amplum ; vel minüusamplum , nam omnis pcríona eit (uppoltitum fcd nó é contra , & omne fuppotitum cft vnum numero , Ieniudi- uduum,fed non é contra . Logrea L 97 Rurlus,vt notat idem Tatar. q. de fpecie $. Quartà fciendum jind:uiduü , vt c » poteft (ümi pro fecunda intentione attributa illi , cui repognac diuidi in plu- ra feipía.i.in plura inferiora ciu(dem ra« tionis , quorum quodlibet fit ipfum , eo modo quo diuidi folet voiuerfale , alio modo primo intentionaliter.i. pro denos minato ab illa relatione rationis; Primo modo fümptum duplicem potcft fundas re telationem rationis , vna dicitur (übi " cibilitatis, per quam conftitu:tur corre itiüum fpeciei , fub qua ponitur imme diaté, altera pradicabilitatis , qua confti- tuitur potems pradicari , non de aliqua. inferiori,fed de feipfo; luxta hanc tripli* €em confiderationem tres quoque affi- gnat Porph. inditidui definitiones. Pri« mà c(t indiuidui primà intéuioniliterca- pti,quz talis eft , Indiuiduum efl cuius tolleio proprietatum ín nullo alioea- dem erit, quz propticratesillis carminis Dus dcfignantur , Forma; figura, locus s tempus cum nomine , fanguis , "Patria » futit feptem qua noti bábet vnus , & al- ter .' Alias duas tradit de indiuiduo pro fccunda inteotione, vnam quidé ex pars te 2 licabilitatis dicens ; Indiniduu eft illudyquod de vno folo pradicaturyake- ram ex parte fubijcibilitatisy fic Indiuie duum efl quod continetur fub fpecie. Dubitatur ereo in prefenti; am per has fin'tiones explicetur aliqua ratio coms nis , inqua vltra conuenientiam fpes cam conucniant quoque vt indiut dua üc; deinde an finr recté a(Bignatee;Qauo- ad ptimü dubiü Caict.c.dc fpecie, Alberte Soto, Tolet. Louan.ibidé Morifan.& Paf pend to.2. Met.d.24.nu. 1 1. Martinez && c [pccie q.3.negát indiuiduü hic defcrie bi fub aliqua rationc cóvuni quia nalla talis affi gnati poteft , cüindinidua intet fe fit primó diuerfa; vtindiuidua funt, VE €t ftequcoter docet Scotus 1.0.3.9.3-F» 2. dift.3.quzft.6.& 7. alibi , ac prc dc volunt hic. definiri indiuiduüm con fusé [imptum , ita quod omnta 1mme d:áté defcribantur , nullum tamenec expritmatur detxermiinaté, ficür de Indi duo vago dicere folemus ; quód guiticat rcm yram communem , fed par» Pp 35 tud 4 "462 ticulatcm , fumptam tà indeterminaté . * Dicendum tamen cít;po(fe per has de finitioncsexplicari rationem indiuidni ,. vt fic, vniuocé communem | omnibus in-. diuiduis,& de fingulis pra dicabilem ina Quid,qua ratio commuais habcbit mo- dum przdicandi fpecici. Conclufio pro- culdübio cft de mente Do&oris,qui con- cedit ab vltimis differencijs , & conftitu- tis per cas ab(trahi po(ie ab intellectu ia | adaquaté concipiente rationem commu- nem in quid , vt conftat 1. d.2 3.q. vn. in finc & clariusd.26.q. vn. Y. vbi, & cius Expofitores przfertim Lichetus , idem colligitur cx 1.d.2.q. 3.8. 4d illa vbi do «ct hanc propofitionem effe conceden- dam fingulare efl vninerfale , quia licet quod concipitur (it finguláritas , modus tamen;(ub quo concipirur , eft vniuerfa- litas,quia quod concipitur,vt cócipitur, habct ind fferentiam A ha: quod etia tepetit 4.d.13-q. 1.infra T; idem quoque ids q.12. Vniucrf.in fol.ad AC ait; gp indiuiduü, vt (ic., e(t fpecies re(peQu in- tention;s, & fequuntur eius Expofitores ibidé,vbi Brafauol.prefertim explicat in- iduum , vt fic cffe vniueríale dcnomi- natiué.& effe aliquod illoràquinque;né- fpeciem, quia exercité pradicatuc de eng illo indiuiduo, Gicerià Tatar. loc. cir.& Barg. 1.4.24.in finc $./4d qugflto- tic & ait císe mentem Doéctorisq 7.& $.Vniuer(.& Fuent.q.8. n. 3 3. (cquuntuf ^ Recentiores pa(im. Kuuius c.de fpecie - q.6. Hurtad, di(j.5 .íec.7. A rriag. dilp. m. £5Compluc.di(p.6.4.6.X f: uec S.T T-p.q:39.art.4. quem fequitur Caict. ibi Gi immemor alibi; vbi etiam Sàcius Do- — *&or bene aducrrit, quod non dctur 1(Le Ventepas communis indiuidui (ccundü £em,fed folum fccundum rationcm, qua- tenus à parte rei nulla ci corrc(pondet na tura communis, qug per talem conceptu adaquaré exprimatur » ficut regular;ccr dere folet generi, & fpccici , vc humanitas, (ed co;cefpon- omnes fingularitates rcalcs se, & inadzquaté conceytz qua de gana conceptus indiuiduationis , vt. fic , | (ogpacitus dicitur inadaquatus. 99 Probatur auc ; um quia definitio Difput. V. De Paiuerf. ín partic. xut "JJ uu VIP " ! » pd * "i ^ Te ^x p E: indinidui, vt fic, eft communis omnibu$. — 1 indiuidais, ergo aliquod commune ipi$ ^ 1 peceam exprimitur, & quidemcommu* —— 1 ne vniuocum , quía zquiuocam definiri non potcít; Tü quia ti hic non definituc ratio aliqua communis indiuiduorü , nec . defi niri pote(l,ergó tot a(fignandz erunt. dcfinitiones, quot süt indiuidua; T i quia indiuiduo,v: ftc , apponirur figna quáti- tatis,omuis;nullys aliquis, dicimus enim omne indiuiduü,aliquod idiniduü, ergo e(t terminus communis, quia hzcsütti».gnaterminicommánis.Tumeuam, juia hic fyllogifmus cit bonus; vr ait Rauius s Omne indiuidoum e(t incommunicabi- le, Petrus cft indiuiduum.ergo Xc.Sed (a nihitcommune datur -indiuiduis vniuo- cum, eciam vindi dua funt , crít vitio fus,quia medium erit gquiuocudm, aut tas liter analogumsquód cius vnitas non fuf-- ficict ad vniratem medii , qua ratione, 9 Scotus 1.d.3. q. 3. demonitrat vniua tioncm entis. Tum tàdcin, quia pofsumu: indiuidua cona, cic, juatenus funt timi lia in hoc,quod non func vlterius diu lia in plura inferiora , ergo vniuocé con. ueniunt ip ratione idm dui Sed cótra obiici folet 1,quia fi "v mis differcoti's abftrah: potefl ralis radio commun s,que hicdefiniaturgà nO crüt primo diuecizrqnia in aliquo 4uidditati- — ué conucment ; Éa€ habeb pes Ice- tuia 1mpliciter limplicé , & vlrimó de- nlantem, quia adhuc tetola poterüt ptum communem, & proprium $ dcm dabitur, sus in infinitü » «quia fi viumis. differentiis affignari po- tclilid , in quo conucatunt , & perc Sfibncadm erit rato de ills differen tspcrquasdifleruntque fantrationes, ——— s Doctor probat 1.d:3.q.3.vltimas cenuas non incladcte. conceptum enus qu:dditatiué; & hoc e(t vnicum fun-.— dameatum A duerlariorum, E 1co Kelp.hasrationesprobarefolü.p — — ab vlu mis diffecentiis nequeat abitrahi concepuis communis ada quatus, & rea- litatem impottaps, nam fi calem conce- prum communem habcrent , tunc viique non forent a parte rei primó. diacr(z 5 quia conucnicenr ia rcalitate, vc Petrus » & YN d €— & Paulus in humonitase ; f percoatc- - . quens non eflcn vitis d: freni dg v ora |^ pa ruris deberent alijs diderenu)s o t- i ferre, item nó haberep: concepium c m- A0 Her gsfers veter quia cilet retolubilis e vlieriores conceptus , qu'àans propr a t. vndc nec rca- realitatcs corre fj . f&di, fed deberet dari vIterior procetlus , & fic in infiaitum erit proceílus in reali- | — tatibus ;at ponendo, quód ralis cóceptus —  abíira&us, inquo conueniunt, fit inada- /— Qquatus  cuitatur talis proceffus in conce- gpribus, quia indiu:dua confiderata fub il- | doieitee cómuni non d:ftinguuntur rur- ——— fus per alias differétias indiuiduales , (cd 1 per eafdem adzquaté , & claré confide. yatas ,yt bene notant Ruuius, Hutt.& Ar tiag. cir, Sed inftabis adhuc fecuturum goceffum in infinitum in cóceptibus in- .. adequatisjquia cü ab hac, & illa heccei- ni Negat kurtad. $.69. cófeq. jia r primum actü abflra- di ue lum Iadi tract Minfonmi hac RicuppuR (i: — gnanctinillis racio iadiuiduationis , qua —— abfirahitar, (ed tantum remanent conce- «pius differentiales,: qui funt primo di- herfi;& 1deo non datur proceíius in infi- fit (ed in prima abflractione datur fta- tus. Hac refpontio füpponit vnum falsü; quod nimirü cum fit abftractio (uperio- tisab inferioribus,quodammodo fcpare- tur ab cisin eüc obicétiuo y quod eft fal. füm, lic. n. ficret abitractio mendax , vt docct in fimili Do&or 1.d.2.q.7. $. Te- | fiendo; verí.cum autem infers, quod ma- hifcité pacer, cum enim animal przfcin- diturab homine , fané non ob id home $rarfcinditur ab antmali licct .n. hzc mue | taa pr&cifio f:cri poffit inter fuperius, & ditferentiam illud contrahentem;non ta- 1nen inter fuperius, & inferius, quia inte- tius cflenuatirer incladit fuperius. — |o 101^ Quare potius concedendü cft fa- €&ta abiliactione indiuiduauonis ab hac, Jitas differentia cífet prac:la ratio di ie- For Q.H. Quo fesfuTadiuiduum definiatur eMrIV.— 465 & ila haecceitates manere adhuc ra*ioné «oueniendi 15 Hiis ob aliacam rationcm h. ctanieg non fequitur procefdus ia ia« finum , (cd adbuc deber dari ftauus ino prima abftractione obiecrina , quiaratio conuenicndi,qea manct in illiscft eadé, qua fea clab(tracta fuic 4 vnde fi fecun- $Ó, velteruió redeat intclleótus per va« rias rcflexioncs ad. illam abllrahendamy dabitur vtique proceffus in infinitum in przcitionibus formalibus .i. 1n actibas iprelledtus,non tamcnin obicctiuis , quia. ratio; quz abftrahitur per fecüdü,& cer» tium actum , cft cadem, quz abitracta fuit per primum; nullum autem cft incó- ueniens admittere proceffum in infiniti in przcifionibus formalibus, quia poteft iatelle&us ad libi: cedire ad huiufmodi -abtira&tiones faciédas ; (cd bene incóuc- nicns foret , fi daretur in obiectiuis, quia tunc admitteretur in indiuiduis-infiaitac rationes cómünes,& gradus couenicndi. * 102 Secüdo obijcitur ad idem]; Tum» quia indiuidunm definitur à Porph.efTe id, qy de vno tantam praedicatur , & caius » proprietatum connexio in nullo alio re- Lage e maie commune pluribus, Tum 2-quia formalis ratio: differendi ne- quit cíle ratio cóuenicndi, (ed indiuidua- tio eft formalis ratio differendi , ergo in €a nequit effc couenientia. Tü 3 quia ta- lisratio cóis implicateffet enim fimul, &c Ícmel cómunis, & fingularis, communis. uidé,quia cóuenit omnibus indiuiduis g ngularis autem, quia et fingularis ipfa » Tum 4.quia tác cocipi poffet natura hue mana cum indiuiduauone illa communi s qua faceret compofitum, quod non eflet. c«ommune;nec fingulare, noncommunes quia fi€ natura illa non effet indiniduata » ncc tingulate;quia fic ratio indiuiduatio« nis non ciet communis, (ed jars Tum 5. fi indiuidua vt talia , ali- quam d communem : etiam fpecics,vt fpecies.i. quoad | tias Ípecificas , non confiderando , quodi fint haius,vel illius genaris , hàbere potee rum talem rationcm Les qi ira fit media inter proximum genus, & ipe» &cs. Tüm 6.quia fi daretur ialisratio có- munis ; hace deberet pur Der Pp4 dí P. Y. B * am v^ EE yp «- 464. differentias indiaidaales , hoc autem im- ce nam quod eit contrahibile pec di£ erentias indiniduales , non ef intra ra- tionem indiuiduatiouis,fed effentise (pe- cificz . Tum 7- fi ratio indiuidui effet có« munis omnib. hzc effet praedicatio me- diata; Petrus e(t homo;quia mediaret ra- tio indiuidui humani inter Petrum; & ho minem. Tum $. poftquam Porph. tradi- dit pra fatas dcfinitiones , fubiungit hac exempla , $ocrates boc album, eego haec omn a indiuidua immediaté deícriptit , & confusé, non autem aliquid commune ips. Tum tandem , quía (i dati pót con. ceptas indiuiduationis didus in quid de vltimis differentijs idcm quoque de có- ccptu entis poterimus , & debebimus aí- ferere contra expre(fam mentem Scoti r, .3.q.3:F. prz'crtim,cum non imporcet t£ealitatem adzquité cognitam ; vt docet 1. d. 8.4.5. prope finem : 103 Reíp. ad rz. Tatar. in Petr. Hifp. c.de fpecie, $ Tertio fciendum , indiui- duü (ecundó intentionaluer captum prz- dicationee xercira prdicari de pluribus numero differentibus.(-de hoc,& illo in- diuiduo per modum fpeciei,fed przdica- tionc (ignata dici de eno folo. At hzc fo- latio non (atisfacit, quia fi pro fecunda 5 ifitentione induit modum fpeciei , nó fo- lum exetcité, fed etiam fignaté pradicari debet de immo hic e(t proprius rhodus pra dicádi ( pecieiratis; praftat er- 8o t (icut talís ratio cóis indi- uiduorü, vt indiuidua funt, eft (olü cómu fis,vt modus, fed fiagularis, vc quid , itd DE cóuenitj& de vno (olo prz- | » vt quid, fed de pluribus , vc mo- m exercité, quà (ignaté; nec repu- gnat indiuiduum confuse ; & inadz quate €ógn:tü przdicari de pluribus , fed tantü illi r, t;quádo eft claré, & adaqua- 1€ cognicim. Ad z.dicimus ad min.quod ind iüjduatio io cói , & confusà cognita non eft ratio diffcrendi, fed ipfamet per- fe, & adgquaté cognita,quo modo ex- | per Petreitatem,& Pauleitacem, ideó quamuis indinidaat:o , vt quidsfit ratio t , fà confusé cognita cli gatio couenrendi,vt modus, (cu denomi- Batiüé « Ad 3. cllct cóisy& fingularis, (cd Difpu.. De Vuiuefalibasim prit non codé raodo, nam cffet fingularis , we. quidycóis, vt modus. Ad 4.natura conces pta c indiuidustione illa cói non effice- ret cópofitum aliquod vnum in intelle&a noftro, quia indiuiduatio non concipitur intali ftatu per modü cótrahentis , & de- terminanus ,fed potius per modum cone. trahibilis, & decerminabilis ; quod ti có. cipetetur az quaré ,& di (t:n&é,vtiq, cf- ficeret quid vnum, quia tunc cóciperetur fingularis, vt vcré eft in fe Ad s. conce- dimus idé iudicium fieri potle de differcm tijs [pecificis adinuicem collatis , ticut de indiuidualibus, quod licét sipropriasràtionesnonconucniantiaaliquoillorum.generum,quzdiuidunt,conueniunttameninhoc,quodhabeatfimilem modá , diuidendi geuus,& coftituendi (peciem » quá rationé cómunem defcripit Porphe ; cap.dc diff. cuns ait differentiam effe, 2» —— ^» cft diuifiua generis , & conftitutiua vx peciei , & talisratio communis fpecies . rum,vt fpecies (unt, nó mediat inter: ximum genus,& (pecies,quia non eft illi cóuunis, vi quid , fed tantum«t m 104 Adfextum dicimus; : eft contrahibile per di -—- , e LE de min indui AM AI duales,vt quid, & velat &.. lis ad illas, vriq; reveraefleetlentiiàfpe- ^ — — Cificá quia fpecies: iddi&atalérea- —— —— litatem pre(efcrredebet,vcfüpradiximus ——— retine Ati " non; d quod cttcostra tantü, yt : 4 vcluti conceptus inadzquatus eiufdem ————— realitatis confusé cognige ,vt eftindiui- ——— — duatio tn cómuni , hoc .n. dicitur (pecics tantum,vt modus.A d 7 non eft inconue- niens inter indiuiduum; & (peciem infi- roam dari mediü per rationer , licét fint immediata à parte rei licut etiam q.prz» «td. att. 3. diccbamus inconucuicns non | esc indiuiduum cffe gencri immediatum. pet ratione, efto fit mediatü à parte rei ; vcrü tamen cft, quod iodiuiduum hama- nuim;vt fic, non ponitur in predicaméco vt inedium inter Petrü, & hominem,qui ibi ponuutur natura, à realitates, no au- tem mod: naturz,& puri cóceptus inade- uati, qualis eit indiuiduatio , Ad 8.tra- it illa exempla, non quia imncdiaté de- finiantur Socrates , & boc albü , (cd quia omnc, t bà — JI. Cio fenfu Indiuiduum definir. ete-IV.— 465 " omne, qnod figoatur infecundis incério- id Lima in primis , vc (upradi&ü - ft dc exemplis adductis à Poryh.pro cx- JV  plicatione dcfinitionum generis , & (pc- |. &ici. Ad vlt. concedit Lichet. loc.cir. ens pofíevniuocé dicietiam de vltim s dif- fcrentijsco modo , quo dicitur dc Dcó , x & creatura, quia vt fic dicit conceptum i uacum. nullam prae(ctecens reali- ci zatem , nontamcen eo. modo,quod dicitur , dedecem przdicamentis, quia vt fic. di- . .. €itconceptum adzquatum , & realitaté , | Tfepugnat autem vltimis differentijs con- uenire in realitate , cum in ea. fint primà : dhuer(z, & in hoc (cnínait procedere ra- —. — tjonesScoti 1.d.3..q. 3« Sed. quia de hoc ; agendum cft in.Met.: poteft pro nunc di- ci non cífc.candem ratjonem de. vItimis diffcrentiis ad cócepum«ómunem hec- | — eeitatis ab illis abitcahibilem comparatis, Wr c & ad cócepum communé entis , etenim ad iftum comparantur velut contra hens ntrahibije , ad illum veró- vt inferius uperius , prz dic tio autem fu- de infcrioti femper ett quiddia- — Agit us trou:5. Log. pun. 3.vbi ait , quod licet in — fententia pcz (cindenaium formaliter tan- — £üm ,'& cx parte a&tus , poffit prafcindi io communis omnibus indiuiduatio- nibus, ac ctiam ipfis indiuiduis formali- ter fumptis, camen in fententia praícin- détium etiamex patte obie&i nequit ad- miti calis ratio cómuuis, quia PY ciat | indiuidualis nó cft re(olubilis.in duos cà- &eptas,quorum vnus lir ratio conuenien- di «umaliis , & alter ratio differendi., quia primus cóceprcus non attineret ad rationem indiuidualis diffecentiz, fed edzquaté conft ituitur per fccundü,cum 15 à. conceptus tit. facere vlti- mo differre ; Foncius cx codem fundamé to idemtenct di(j.7. Log. q. 2. Sed hec ratio, ficut & al;zz , quas ib1 Poncius ad- | ducit, coincidunt cum modó rcíaus , & iam foluuis ,ncq; aliud ad (ummum pro- bant sni(i abvltimis di&fereariis abítrahi non poffe conceptü cómunem adaquatii, ac rcalitatem importantein, vt importare folent cóceptus generici,& fpecifici prz- dicamenrales ; & praíeram rationes Pó- cij 1n hocíenfu procedunt, vt patcbit di- fcurrenti perillas  & liquido conftabic difp.9. Met. de principio indiuiduatio- nis, vbi curíus de hac cc redibit (ermo , & exad&ius de-hacre di(putabitur cum his duobus Recentioribus; interim nota Po- cium in ea ip(a quzítione non faris fibi con(tare , quia (ub n. 18. conccdit , quod fi rgularitates , ac indinidua omnia , qua talias fint comceptibilia conceptu tam de- tetminato,quam oancs homincs, qua ho mines; & quod edam tnt tam fimilia in- ter (e & dcünibilia vna definiuonc vni- uocé competente iplis, quod&(upràconccil'erat.ineademdifp.n.7.&tamcnnegat ibidem hinc (cqui, quod cóueni;nc in aliqua rationc abflra&a ab iplis , & pracifa » que plane. e(t manifetta coura- di&ia,vt loc.cic.difp.9. Mctapb, demons ftrabitut ; codem quo js modo procedüc rationes, quibus idé Au&tor probat difp. 7-Log.q- j.n. $$. differentias vluimas (pe- -€ificas.non conuenire. in aliqua ratione differente vlimz , alioquin. non client vltima , probant enim non polse conuc- - nire inzali racione ; quz fundctur. in ali- qua reelirate, & fit illis cómunis;vt quid; quod autem in. concepta imadze juaco. àl- lis communi , vt modus., conucnire ne- queant, minime probant. 10$. Quoad 2. dubium, vt conftet de fafficienuia definitionum,quas ex Porph. retulimus, notandum eft, qp per cas Por- phir. non definit indiuiduuiu vagum , (ed fignatum vt patet in exéplis ab ipfo ad- du&is Socrates, & boc album jid -n. indi* uiduum proprie dicitur de vno (olo p dicati ,quia illud detis indiuiduum veró vagü nó niae quid etadicadder plura fu ne nam v, g. aliqvis bomo idem (onat » Q hic , vcl illehomo , & hic eft proprius modus figui&candi indiuidui vagi,vt,di- ximus quett. $ prac ed.difp.ex Scot«q.12« predicam, & licec in.crdum in propofi- tonc difiücttoe . iis 466 tione cius fignificatü reftringatar ad fup- pofitionem determinatam iuxta exigen- tiá przdicati, vcl fubicéti ; quod requirit 3llam reftri&tionem;aur ex intétione pro- fcrentis , vt cum quis dicit quidam bomo futt occifus,nam ex intentione fic loqué- tis ly quidam determinate (apponit, ab- folutd tamen , & cx matura fuafemper plora fignificat indetermmaté. *. Sed quamuishic defimiatur indiuiduü fignatum, nonramen definir particu- laritcr tentà f.pro Petrojaut Paulo,quia fic non efl definitionis capax , vt dictum eft difp. 1.q.4-ar.3. fed vniueríaliter ten- tons nimirum pro concepra indiaidui in communi , quem ab eis ctiam vt. indiui- dua funt, abflrabi pofíe iam demonftra- mimus , fic enim indiuiduü eft capax de- finitionis, cum induat modum vniucr(a- lis.Diccs,hic definiri indiuiduum;t fic , ergo non fub ratione vnincrfalis « Refp. vcrum effeaflumptum , quatenus ly vt fic excludit conuenientiam indiuiduorü in illa fpecie, quorom fant indiuidua;no "gutem conuenientiam in aliqua ratione €ommnni rationc indiniduationis przci- &&. Diccs rurfus,hic definitur indiuiduü, hen predicabile quoddam de vno olo dicibile diftin&ürn ab alijsvniuer- . falibus , crgo nonpoteft definiti fub ra- zionc irídiüidui in cómuni , quia fic prz- «licaretur de plüribns,ticut alia vniucr(a- Aia;& prafertim nom diftingueretar à Í "«icquia predicaretur de lioc,& illo indi- aiiduo, vt de pluribus numero differenti- m Refp conceffo antecineg. cofeq.ad. uc cnim bene ftatjquódà fpecie;ad quà reduciur,& ab alijs vniuer(alibus indioi- dunt in corbmoni diflinguatur , quia.» 7 Npecics,& alia vniuerfalia de pluribus prie &licantur, vt quid, indiniduáü veró non ni- "fi vt modus, ficut fipgulare non cft vniuer fale,nifi tt modas cx Scor.cit; 106 In illa igitur prima dcfinitione in- Qiuidu: , qua dcfinicbacut indiuiduü pri- tnó intentionaliter captum , & dicebatur Üescuius colletfioproprietatu in nullo alie eadem erit , definitur ratio indiui- "duatiohis realis in communi in concre- ^"ojhoh eft autem iniclligepda hec. dcfi- " hiug de eifdem numero. proprictatibus Difp. V. De Vuiuerfal. in particul. accidentia extrinfeca colleétim fumpta .et ait Doétor loc. cit.$. 4d auttoritae ;$num indiuiduum: cíle alteri timile;8 itnhoc enim (cna non folum tota colle. €tio, fcd ex aliqua ex illis-poteft effe — in codem fübic&o , quia nó poteft idem. numero accideasnaturaliter. e(fe in duo- bus fübieQtis,fed ett intelligéda de acci- dentibus omnino fimilibus ; quia fecan- dum communem naturz coríum nullum: indiuidamm cft alteri lumile 10. omniuam proprietatum colle&ione , fiue fit acci- dens indiuiduum, fiue fubftantia ; qnod addimus ob maltos , qui dicunt hanc definitionem non c ehendere; niii indiuidua humana, & bruta, juia inquiüt indiuidua reram inanimararum non ha« bere proprietates contentas in illis car- minibus,& quia aliquádo ita inter fe süt fimilia , vt inter illa d/ícerninequeat, vt. patet de duabus partibus aqu » albedi» ^ — nis,aut ligni inter fe. Sed quamuis veram —— fit cx. illis m: magis iater fe diftingui ,& diícerni indiuidua animata , quia plures earum participant »i nimata , tamen negat: ncquit y. inanimata ex eibi cà ticipant,fufficientet ir tionem etiarn aliquo mod derc indiuidua inanimata , & x neà; Quamuis a(it hec definitio noi effentialis  & quidditatiua, qnia res noa funt indiuiduz per aceidétia,led per pro« prias differentias indiuidaalcs cis incrine fecas,ac rcaliter identificatas y vt probat Do&or 2.d.3.q.4. & (cq.clt tamen (aff &ienter defcriptiga, quia optimé infinua» tur differeritia nümeralis intriufeca. per tes,glo(ans illad Boctij 1.dc Trin.cap. t« V arietas accidentium facit in fubstame 1ia differentiam. numeralem , & ratio eft;quia vt dicebasus; nequit naturaliter omnium proríus aceidentinin collcótio» ne j quia tamen licét hoc tix naturaliicer impofli bil) tamen non repugoat de po» in- i cea lane 1900 Pu tentia Dei abfoluta , ideó illa de(crijtio mon cít in toto rigore exa&a . . 107 Alrera definitio Indiuidui,d crat illad efe , duod de vno folo predicatur , affercbatur de indiuiduo fub róne prz- dicabilis yt diximus , & con(equentet fc- cando iatentionaliter capto, Vt aute in- telligatur modus przdicandi indiuidui , aduertendum eft ex. infra dicendis difp. to. duplicem e(fe przdicationem, vnam formalem, & ditcétam , alteram identi- cam , prima cít , inqua przdicatum eft aliquo modo à fubiecto diucríum , vel inrc concepta, vel alin in modo conci- piendi explicitum , vel implicitum, dici- tur aurem dirc&ta,quando in ca cít (ubie- &um , quod cx natura rei natum eft (u- bijci& pra:dicaum , quod natü cft prz. dicati, vndc hzc ptzdicatio, hono c(t animal rationale v . g, dicitur formalis , quia licet (ubiettum , & pradicatum in tc figu ficata non differant , differunt ta- men penes inodu.a fignificandi explici- tum,& iaplici.am , nam przdicatum di- cit explicité, quod (übie&um confuse , & ideo dici (olet przdicatio doctrina. —0 5 "hsS&(cientialis, quia facit (cire aliquid. , quod prius non. fciebatur , vel faltim non (ciebatut ido , nempé diltin- Clé , qua ratione. etiam dici folet pra- 4 dicatio arrificio(a , quia fini arcis infer- , qua ali.jüid ignotum notificatur ; cft .- euam illà predicatio dicecta , quia dcfi- 7 mitio naa c(t przdicari de dcfinito. Idé. tica vcro predicatio cít , in qua vtcü.que extree&uaum codem modo concipitur , ncc di(tinguuntur, ni(i rationc ratiocinante , vt cum dicimusbogo efl bomo , Petrus efl Petrus,& hac pradicatio dicitur na- -«  guralis,quia cx natura rei fignificaiz non potett verior cíle ; nam vt aiebat. Boct. nulli eftverior predicatio , quàm eiu(- dem de feiplo,adhuc tamen dicitur pror- fus ad (cientiam inepta, quia pcr cam ni- hil aotificatur ignotum . ] ! 108 Hoc fappofito; Tolet.Sot.& alij ita explicant hanc definitronem;vt predi cabilicas,que conuenit indiuiduo , cü. tit tancüm dc feip[o,non fit nii 1dentica , & naturalis , ac proinde ad fcientiam. pror« fus iuepray& sad cau(iimjuiunt Ari« IT. Qu fein Iudiniduum defiuatufigte. I — 467 ftot.inantepred.& c.de (ub(t.& 2. rior. c. 27. docere tadiuiduum de. nullo pta:- dicari,quia nimiram predicib;le propci& fumptum, vt fic, dealio dicituc , & eius przdicatio eft aliquo modo do&rinalis, Atquia hec explicatio (ic abfolute fum. pra non cít (aic ens,nà pra:dicazio idé. tica etiam conucait rebus in vaiuerali ac ceptis, dicimus enim homo elt homo , animal elt animal ,ad fant alij, vt hzc/de- finitio (oli indiuid:10 applicecur,quod ids quod folu:n identicé , & non alio modo praedicari potett de vao , illuleít indiui- duum, res cnum in communi , etfi identie cé przdicari pollinc , tamcn ctiam alio modo przdicari eis conuenit .f. formali ter , & directe de (uisinferioribus. 109 Sed hic dicendi modas,quocunq." modo explicetur, (i intendat negare indi amaem focmailem praedicatione , adittendus non cft, nam in peimis cer- tum eft indiuiduum accidentis veré , &c proprié przdicari de indiuiduo. fu5ftan- tiz , vcdocuit Alexand. t. Priorum (cc. 2.& certé negari acquit hinc cffe przdi- catioaem formalem , quia dum dicimus Tetrus e$t boc album , ly album tcact locum formz refpc&u (ubie&i , & cx- plicité dicit aliquid ; quod non dicit (us bicctum ; neque ifta przdicato eft na- gatoria , vt putauic Tolet. quia ali.juid amplius explicatur per przdicatum , fi- gnificatur enim Pettum habere ratione [ubic&i re(pe&u hu:us albedinis; & ddo Arift. in anteprzd. dixit boc album. de nullo pradicari, intelligcb it tan quam de inferiori,non tan juam dc (ubiecto, vt ex ipfo contextu coliigitur. Imó cum verumfit, quod docet Scotus 1. d.8. 3. 5. prope finemcuiuslibet vaiuec(alis dati propriü indiuiduum,nimitum hoc animalhoc ra- tionale,hoc rifibile, hoc album, quz dici folent ind aidua incompleta , fané ficut ha rationes in communi fumpta predi cantuc formaliter , & directé de indiais duo completo , & fpecifico «e de Petro, 'q» ücanianl, g» fc racionsdis;titb.l s , ale bus, üc etiam fümpue Nec ael lin- gularitate. poflunt. adhuc | liec, & directé. przdicari dc codea udiuiduo complctojuon quidem aestadà . 468 riori, fed tanquam de fubiecto, refpe&tu cuxus babent rationem forma ; omniu» namquc indiuidua incompleta fünt come municabilia , vt quo , vnde ift predica- £ioncs erunt formales, & direótz , Petrus: «ft hocánimal, eft hoc rationale, hoc ri- fibile , hoc album ; quam Scoticam do- &rinam páffim recipiunt Recentiores q. dc indiniduo ;Conimb.Amic.Hurtad,Blanc.Didac.&alijquamplures;&illepradicarionesfuomodoreducenturad1llavniuerfalia, quorum fingularia incó- pleta praedicantur de completo; & fpeci- có, nam ifta przdicatio Petrus cft boc animal erit in quid illa vero eff boc ra- éionale etit in quale quid,& (ic dc alijs ; imó fimiles predicationes potecunt dici doctrinalcs , & artificiofa in ref[jc&tu ad praedicationem omnino identicam.f. Pe- trus e(t Petrus , qura per przdicatum ali- quid € explicatur , quà per fübic Gt ; vnde reítat folum indiutduum | comple- tüm effe illud,quod no ni(i identicé prz- dicari pot de leipfo , vt dicendo Tetrus efl Tetrus,vcl Petruseft bic bomo,famé ly bic bomo 6gnáté , & particulariter, non autcm pro conceptu humani indiui- dui fingulis indiuiduis humanis cómuni , uatenus & Petruscft hic homo, & Pau- us cft hic homo , fic cnim son habet ra- tionem tndiuidui , [ed vpiuetfalis, vt mo- dus ex di&islopra . Quace concludendü €it cum negat Aciít. indiuiduum dceali- quo praóicari , locuítur vt de inferiori, ac ctiam intcrdum ípeciatim loquitur de indiuiduis fubitantig complcus, que non Rifiidenticé predicaripollunt. |— . |.,119 Vltma deínitio,qua crat, ízdi- piduum efie qitod continéiur 1t Jpecie, tradebatut de ipíb in rationc fübijcibilis, aurem intelligi de indiuiduo (pcci- fico,& tubie&tiche immcdiatas nam indi- uidua generica immediate ctiam generi fobijciuntur cx di&is q. praeced. art. 3, & Ipecifica ipfa fübijciütur cidé mediate ; yerum ramen cft , quos cum genus non Fiedicetar de fuis indjuicuis. icnciicis pili pct modum (pccict, vcib: dictum cit , abíoluié dici poictt.ornnta indiuidua iri- mediaié conticti (ub ipccie ; fubdit au- Ven l'orph. poitquam darc indiuiduum Difp.V. De Viiwrfim patti, 00 cóntincti füb fpecie, fpéiemquoquecó: - tiri genet dic didntoe c timetur Jub (pecie, fpecies autem [u ge quali hzc particula fpe&et ad irte- jedus deRiitiotis 1ndinidui füb róne vltimü ubijcibile, vt pote fub genere, 82 . coti um , & nüllum dari indiui- uum fab aliqua fpecie , cp confequenter n6 fit füb aliquo genere. Ex quia mdiui- duum opponitur vniuer(ali , i cut inferius fuperioti;hic c(t aduertendum fübijcibi- litaté, quz eft relatio indiuidui, vt infes rioris ad (ua fupcriora, effe precrpuum, in ind«uiduo inertia principalis r Índiuidui cft ró 1ferioritatis ad voiuct(ale, QVESTIO I. Me De Pifferentia . íi. 225 * Y'- 324 i£ Lr MEOS ;w. 7 111. y^ Xpeditis Vniuerfalibus in E przdicantibus, acce ad Vmuctíalia, qua poe & primó agehdü de Differentia, dicatur in quale effentialé, cum fentiale przcedat acgidét ex vi nominis dicituf fcrre; pro quo notdngum Doctore 1.d.5. q.2 48. 4 & noflris Forma ! eíIc idem differeos cnim dicunturdifferentia,quatpriusialiquocommuniconuenuntdeindepetaliquidillicommu: fuperadditum dif- fcrunr, illa veró dicugeur diuer(a, qua nó per quid (uperad ditum toris (ecernuntor quam doztriaain ai Do&or etfe Atift. 10. Met. 12. Lour ig hic Porph. de differentia , noa. de À uerfitate, & cam diuidit in cominuné , — propriam , & magis projriam y icu proe pujffimam, qua (ofa conftituit hoc ter tium vniuerüale. Cy;amuis autcm baec di uilio non fit bime;nbris, facile tamen e ;teduc;bilis ad bimembrem,yt notat Or- bell.c.de differ. Differentia namque ; v aitipfe Porph vci facir aliud, vel facital- teram "eu aleratü i. vt cottct exponiit vcl facit differre cilantialier, vcl accidé- taliter, primo inodo;b.betur differentia pcoprijduma , & in hoc sela d:cimus ho- mi- (cdfeipis,& fe —— eninem per rationalitatem à bruto differ tc, cds node ibo edisic pow có- dos dupliciter , vel per accidens pro. in(cparabile ; & (ic habetut dif- I ia proptia » & in hoc fenfu Sortes fimus dilicrtà Platone aquilo vel demü per accidés commune,& feparabile , quo . modo dicimus Sortem fedentem difler- fc à Platone ftante,& fic habetur differe « tia cómunis,qua ideó talis dicitur , quia attenditur penes accidétia rei prorfas ex- ——— .&rinfeca, & (eparabilia ; ficut € contra 5 ^ proprijffima calis dicitur,quia facit differ .. gc eisétialiter, proptia ver intra effeatiam, vel ad vecta ;, realis exi- ftentiz non eft aliud , quàm diuifio , & multiplicatio ipfius naturz: pracedés ab- flra&ionem intelle&us , fed hec diuifio , & multiplicatio veré datur à parte rei,er- go hoc primü mimus differeariz circa na turam gencricamin ftatu realis exiftétize reali modo exerceur, Maior patet; Prob. min.quia alia eft animalitasquz in equo reperitur,& alia, quz 1n homine, & qui- demalia , & alia realiter , & nonratione tantum. Hac autem diuilio animalitatis à parte rei per differétias, cíto fit realis, nó ti fit eo modo; quo diuifio vnius conti» nui v.g. ligni in plures pattes, vt bene no« tauit Tatar.q.de differ.$. Quartó fciendis & ratio eft, quia animalitas à parte rei ng habct rationé totius in ordine ad (peciess fed!potias partis, materialis , & contrahi- bilis,ac rc vera determinabilis per differé- tias. Nec dicitur diuidi , quati quód vna e(set entitas realis ante aduentum diffe- rentiz, & poftea per ipfam (cindatur , &€ amittat vnitatem fuam po velé com. tra cam retinendo folá extrinfecé dittin- tur per differentias a4diras, quianon natura creata talem vnitaté rcalem in omnibus per inexiftétiam, vt innuimus di(p.pr&ced.q.1.ar.2. folum igitur dicitar dinidi, quatenus vna, ac cadem manens, ita contrahitur per. hanc diffcrentià v.g. rationalis ad conftitutionem huius fpe- cici.[. hominis, vt eadem , quátum eft ex c , contrahi poffet, di fiunctim tamen, adi conftitnendá aliam fpeciem. v«g. equi pet hinnibilitatem ; ita chimrc vera narüra generica metaphylicé contrahitur,& de- terminatur per realitarem differente, fi« cuc materia phy(icé contrahitur, deter minatuc per. formam;& dicitur ctià re wes ra diuidi excrin(ecé per ditfereorlá, quates nus animalitas hominis per rationali fpecificé diflinguitur ab animalitate equis & in hunc modam explicat Dactor diui« fibilitatem natur per difícrentias in ef- (c rcalis exiltentiat n 1.d.5.9.2-$. Tertió & quamuisibi loquatur de natura fpeci- ficii. cm tamen dicendum eft quoque de generica proporcione (cruata « : 120 Sed obijciestota natura effentiey Q3 E 474 «..g. integra animalis natura e(t in homi« ne,& equo ; ergo non eft veré diui(a per differentias, qu:a tunc nori effet iniegea us in quolibet, Cóf.quia natura eft veré vna dn omnibus inferioribus,cum oqinia fünt eiufdem naturz , ergo nom diuiditur rc vcra pcr differétias; quia per diuifionent defituitut vnitas, Refp. illud ptobare fo« lum;quód no fit quzdam realis diuifio ; velut cótius actaalisin fuas pattes , quod vertieft , qiia à parte rei matura arniima- lis intantum dicitur diuidi ab liacy & illa diffcrentia ,inquantdám " ipfas contra- litur & determinatut ad hanc ; vel illani "fpeciem. Ad Conf. dicimus effe vnam iri omnibus pet indifferentiam, non per ir- cxiftétiá,co módo,qüo explicarü eft difp. ptaced.q.1. ar; 1. nec per talem diuifio- n& collitut hec vnitas,quia nó e(t vera di- üi(io,vt alicuius totius in partes j cd po- tius cotra£tio partis potentiali$ ; & ideo bià deítruitut illá vnitas per indifferétia ; fed «im ab extrinfeco determinatur;& Ii- rhitatarDices, fi datura nó elt vna in om - fiibüs per vA Peri dp potius iri mul tis mültiplet hoc modo ; ergo erit teali- tet;ac entitatiué diui(a in multis aritc dif- Éctentias,atqüe ità re verd nó dioidctur p differétias.Refp.quocuntue modo (e lta- ; beat natura anite dificrétiussnà lioc nó cft e pracntis ncgotij:lioc cettü cl jante diffe -t&tia$nó pofle dici Vnà in multis, uec mtl tiplicem,qutia cü diffcrentijs ipfis conti tttit illa multaj& quia in tali cont itutio- ne fe habet per eiodü realitatis poteritia- lis ;& detefmitabilis pet ditferérias hoc fcafa dicitür diuidi pec ila$,ac ctià id alio feüfa y quatenus exctiafecé mcrito diffe- - tcntig adiufi&lz ariimalitas hoininis [pc- : cie diffett ab animalitate equi ; . -—»121i Dicirhus 2.(i natuta gerierica 6ó- dideretut io ftatu cxiflétie obiediugyüc proptié cocipitur diuidi ad modum to- vius 1f fuas partesstotius himirtim poten- tialis in füas partes fabicétiuas , licet talis diuifionó fiat; nifi per opus intclle&us ; Hanc ctiam concl.ponit Tatar; loc: cit; Vbi ait genusin hoc ftatd diuidi pet dif- fcrebtias diüi(ione lógicáli , lioc autem aliud non cft; vcipie ibi explicat ; quam ljenus manife(tart à poltcriori quoad Difpu.. De Fuisérfaliuin par: 000 eius cómunitatem per eius partes fubiea &iuas, Sed adhuc melins, & clariusexplis — catur cócla(ío;qui4 gerius in tali ftatu ab- ftra&ionis conici pitur per modif cuiu(d& totius yniuetfali$, vt Sco, docet 1.d.1.q. iD.& qum toti poterniuale concipi tur diuidi ini plures partes poteftatiuas. (; in plura ioferiora v.g.in animal liominé y in animal equü per diuerías di ffcrentias y. ergo in tali (tatu proprie diuiditur per dif fereritias. Fit autem talis diuifio, & cotra- Gio per intellc&um, quia (upponit natu ram petintelle&ü abitra&à, & itavnàg —— — qualis nom eft à parte rei; quia iri aliae Te ftractione füpponitur haberé. viii per iridifferentiam poüitiuam,& concipis — — uic diuidi per differertiasim plures (pe- — cies Ynd, & cadem manens per inexifté« —— tiam ir illisvt di&umeftdifp.pr&c.q. $a —— árt.1. quani certevnitatem non habetd ——— pátte tei diui(aj& multiplicata « V ir 1ii Sedobijcies i.finatdrd animali$ — — Vna Torn. per inexiffencià im (uis; re " fioribus,ergo no cócipitur diuifaper di — ferétias iri "iis acmíi wi». AS iion vuliidinésie üli dis. 12 pedit vitare. Kefp.rieg.cófeq. quia M Er Pit loquendo vnius cópotiblci cà Dod diiifione non (ibi oppofita, &quomi« — riot eft; (tat cum diuitiorie maioris quare ficut vnitás fpecifica ftat cü pu cde A numerali, (ic vgitas geriecis (fat cd mal: tudine fpecifica «. Dices diuifio tollit afi- quam vnitaté, nec didi(uat poft dic p ge- manet iridiaifum, ftcut afitea nus pet differentiasdiuiditurinipecie$ ;— ctim diuidinon poffit ,mi( stt vaitaterd — — genericaim, vtique per illas diuifurti talé vnitaté nó retinebit. Re(p. quód (icut (je Cic$, cum diuiditbr ii indiuidua, non vtis que cadit diuifio fiiper. Vnitatem fpecifi- cám;quia (ecundü liané indiuifibilis cft cum h&c noi tollatur ; nifi per differen. tia$ eflentiale$, & formales , ad qiias. eft inipotcehs (pecies infima , fed fuper vni- tárerti numeralem rationis, quati d : u rit eo ipfo , qdàd ab indiuiduis abttc * tut, quo fen(u Vecum eft quód contra&tá "- per iatelle&um, & diui(a nó remanet fic vna, & indiuifa, Gcuci priuscrae in. ftátil 1 abfiractionis j lic à pári cam gx g A "^ I4 Ru JJ /—— min dividitur jn fpeciesper differen. A , non vtique cadit diuifjo fuper. vni- | — "Raté gencricà generis proximi , quia hzc ; 'tolk ncequir,niii per diffcrentias fubalter. - nas;sm quas proríus indinifibile cft gchus roxiait & infimi, fed fuper indiutfione Tpecific quà ope intclle&tus acquifiuit , .um à fpecicbus abftracta fuit ; & in boc fenfu ctiam dc genere verum ett dicete , uód cótractum per differentias,ac diui- - fum pec intelle&um nó remanet fic vnü , wtpriuserat inf(taruab(traGtionis ,—— . Sccundo,fi cadem fimplex natura exi- fleret reáliter in ploribus , ficut de facto matura diuina efl n tribus perlonis , & (à | vna albedo etict in pluribus fitbiedtis col. - locata, hzc vu]; non effet diuifio natura 1 E An multis , aut contract:o iplius ad mal- E t2, fcd potius eflct quafi applicatio quz- |. — . dam naturz ad plura fübicéta , ergo bac E i ; fliuiio generisin (pecics per differentias  ..- gonbenéa[fignitur, quod yna, & cadcm (ger inexiftétià in pluribus cócipiatur [pe S3 '€icbas, qu'a fic proprie nó concipitur có- |. hi ad plura,& diuidi in multas nacuras . &iu[dem rationis, lees juodam mo | o candcm maurtam pl uribus fubicct;s ap H plicari, Refp.neg.paritarem, nam licét in E. &aíu noftro natura genetica concipiarur s vna per jacxiftentiam imn pluribus fpeciee bus,& fpecifica in pluribus indiuiduis, ui - — ^  gotca , bcné concipitut fic vna manens "proprie diuidi in plura. feipía per diffe- ,EKentiss ; vt hominem v.g.in plures homi- - ^ nes,& animal in plura animalia. ..333  Tetüó,hec duo pugnare yidécur, natura v.g.animalis effe diuisá per. ditfe- E renti in fingulas fpecies, & effe totá eíse tialiter in (ingul.s,& non potius per par- 1cs ditlra&tà in illis, ergo talis diuifio ge- nctis per diffetétias nó poteft modo 1am explicato ficri: Prob.aísüprü ,quod.n.di- piditur,in partes diuiditur, & quod eft co rum in hngul;s,nó porett cile diuisir, fed ynum,X tidem erit in omnibus , Kelp.bené cxjlicari,quo;nodo hzc to talitas cuin diuiiione cobzrear; fi aduer- tamus, quod ani nal... potett. có/idera- ri,vt to:um c(ientiale rc(pe&u füorü pre. icatorum eff.atialiày ]uz formaliter, & quia hzc vniras non eft numeralis fed mi e ." SEE TE Quomodo Differentia dividat gens. e ist-L, 475 intrinfecg in fe continet a&u;& v: cottim pot£tiale refpeétu füorum ipferiorr, uz dicitur contincre in potentia,co quia non funt de conceptu efséali illius; vniüetía- le igitur anuma] , & quodl;bet aliud diui- ditur in (Da inferiora,non quatenus totum t(Ienriale , quati in plures partes fug. ef feniiz,quarum yna cócrahatur ad hoc in- fcrius,& aliaad illud v.g. ex homine ani- mal contrahatur ad Petrum; & rationale ad Pauli, quia (i tota cíleotia hominis nó tifec in vnoquoque , quilibet effec quafi dimidiarus hoino , vcl potius non; homo,ícd diuiditur qua(i tot. porétiale in plures partcs fübicétiuas-i.pluta inferio rajatg;ità non repugnat maturam vniuer- fa'é clle jn fuis inferioribus diuifam & (1- mul rotam sm c(sériamin Gingilis manes rcquia diuiditur (olum (fecundum torali- tatem potentialem, non veró actuale , sc ctientíalé X hoc cft,quod vulgó dicitur, | vnius (ale effe totü in m fao infe- rior' fed nó touliter ; quolibet inferiori quoad ro:alitaté cllen- icitar cffecoiü in 1alem,& a&tualcoi,non autem toralirer, quia ab illo inferiori non adze.uatur rora- litas eius, fcu latitudo potencialis. * SORORHFEYIVS IL Quomodo differentia fim«l cum genere fpeciemconflituat, vbi de coi . - pofitione Metapbyf[ica , 124 Oc fecüdii different/z monas , quod eft conflitucre fpecie p modum partis actualis , (ufficienter inti- nuauit Porph. per primam dcfinitionem «ius,cum dixir Drfferenriam e[Je,quo fpe ies excedit genus,eel abundat à genere vt alij legunt ; vt.n.notat Do&or 4. 27. citin (ol.ad $.conuenit diffecétiz,vt cft cóftitatiua [pecici;fenfus.n.cius eft,quod differentia eft , quz cum genere confli- tuit [peciemy;itaquod ibi pooitur fpccies, vt cotrelatiuum differentiz , inquantum fpecies clt contlituta; & differentia. con- ftituciaa ; abondat a genere ponitur pro Conítituere,& propria rationc conítitué- di, quia non vt genus conftituit seien ità explicat ibi Do&tor prafatam defim tionem; vndéimmceritó ezm carpit Pe- Qi 2 trus «476  Difput. V. De Pwiuerfalibus im partic. m^ b trus Greg.in Syntzxi tom. 1.lib.z.cap. o. quod diflercntiz monus adhuc ettam uia gis explicuit Porph. per quintam dcfini- tionem , quz cít aliarum pracedentium declaratius, dum ait, diiferenuá effe id ,quod«d(ubflantiamyrarionemq; cfert , «C quodqiars eius efl rei , cuius differen- fia dicitur e[fe . Et quidem differentiam cum gcnere fpeciem cóftituece adeó ve- rüc(i , vt nemo de hagre dubitauerit vn- quà,id.n di(erié dock: Arift.7;: Met.(olü dubiü cft,de modo;quo munus hoc à dif- fcrentia excrceiur in fpeciei cóftitucione an.(.exerccatur modo reali , ita vt quan- do dicimus d:ffcrentiá addi gceneti ad có- ftitucndam (pecié , fit hzc additio, & có- füitutio;cx natura rei , & rcalis, an pocius fit additio rónis. f.quoad rón& aliquà có- €eptam,vcl quoad maiorem expl.cauoné jn modo cócipiendi eádem r&, & ralis có- füicutio fimiliter fit per noirá incelligédi modü; Et qua (tio procedit de (pecicbus naturarum rcaliom y non autem de fpce ciebus,qua f ngi folcnt in enubus ratio- eis,cum. n.iflz fint mera entia rationis, certum cf non poflc in illis reperiri có- potitiorem realem ex gencrey& differen- tia ; Similiter qua flio noncft de Ípecie formaliter fumpta, & pro fecunda inten- tione , fi. n. exploratum elt , rclavoncm illam non confütui ex relatione gencrci- -. tatis , & difterentiz,quia hu:ufmodi re- lationes funt inter (e diuerfa císétialiter , & fingulz cófliruüt pradicabile d;ftin- €um, gitur quzftio eit de fpecie mate- tialitcr ,.i. de natura fpecifica rerü reali. 12$ Qua inre Primaojinio ett Nomi malium, quj ficut nó admitrüt vniuerfalia vllo modg in cendo, fed tà: à 'n fignifi «ádo, itd ncgát copo(itioné fpeciei ex ge nere, diffcrétia factà fiué realé, fiue ra- tionis,ità Ocham 1.d.2.9.6.& 'bidé Ga- briel,& i.p. Log.cap.16.& 17.& quol.$. Qq.11.& 13.Adà 1.d,33.4. 8. art. 1. & te- quitur Hurt $.Met.fcét.5. & 10.Ouured., €ótr.6. Log.punc. 2.& ex parte cósétit A- uería q.1 3. Log.(cCt.6.vbi ait cóftitutio- né (pecici ex genere, & differctia nó (em cfe per modü compoiit onis , led in- per modü (olus explicationis ; quando pimirü gcnus nop perícété pia- M fcindit à difterentia. Secunda opinioeft — — Thomiítarü,quificutinegant genus , & — diff:rentiá,aliotq; gradusmctaphylicos — cllecx natura tei actualicer diftintos y — affirmantes fola ratione diflingui cü fuds —— daméto inrc,quatenus inrelle&tus virtde —— te przcifiua,qua pollet, eandé iimpliceaa — — entitaté partitur in diuer(as formilicateg obic&iuas,quarü vna habcat rationé de- terminabilis ,& alia detcrmimatiui, ità im - propofito docent comyolitionem fpecie — cx genere, & differentia elle tamummos —— — dorationis cü fundaméco inre , iraquod —— cum dicitur [pccicm componi ex gene- re;& dífferen:ia,(cníus fit. cóceptü obie- tivum fpecie có»oni ex conceptu obit —— étiuo gencris,& d ffcrcniz ; tàlbigaifi- —— cat.S. | hom.de ente, & eiientia cap. 4« "a vbi Caict. Capreol, 1.d 8.4.2.art. 3. Son cin.7.Met.q.36. Laucl. ibidem «18. Mo-- rif. difp. 1. q.9. Complut. difp-s q-$ to.q.1. Vniucrí. Ruuius cap, de d ffc 4- Murcia cap.de fpecie q- 4. Didac de gen.q.3. Blanc.difp.3 (e&t. difp.15. ct. fc&.r 1 P. À & alij hecentiores paffim eft scor ftarum ,qui ficutiinrer genus, & diffcrentiam agnolcunt diftinctionem ex ——— natura rc; formalem, quemadmodü cti&--— inter coeieros gradus przdicamentales, ———— ità conícquenter afferunt talem compó- , fiuonem eflc aliquo modo realem,i oon —— €x diuctiis rebus , vt e(t phylica compofi - tio, ('iItim cx diuerfis realiratibuseiufdé rciante operationem intelle&us abinui» — ccm di (tinctis; ità ex profello docet Scoe — tus 2.d,3.].6. & 1.d.8.q.3. 8, Teneo opis — niont m mcam mediam ,vbifusé Lichets—— & Bargius , item 7. Mct. q. 19, vbi Ant, And.q. 14. Zerbius q» 144 & 1$. Fabet. ibidem diis. 18. Canon.1.Phyf. q-7. Tró- bet. in Formalit p.2. art. 2. cx exteris ve rà Fonfec.4. Mct.cap.1.q«4. (e&t 3. & f» Mer.cap.7.q. 3 (ect. 3. Molin, 1. p«q.$9* "i art.2, Amic.tract. 4. Log q.3 dub. 4«—— — arc.3. & tribuitur Ferrar. 1, conrca gene tc$ Cap.24. & 41. pro refolurione. 116 Dicendá;el » quod cópofitio fpe Ciei cx genere, & differentia quz dici [o« let mecapbyfica ; licét non hit realis cx regc & rey vt pbyfica ; cft tamen formalis ex natu. - "12 EA 1&6] eX realitate yj &rrezlicire;nó au- (folam rationis ex diver iis coc epribus "Giu . Ità Scot.& Scor:íte cit: Cócl, — bxc fundantur in diftin&ione formali a-  f&ualt , quam diximus dif]. praeced. q. t. art. 1-verfari inter gradus imetaphylicos 'ilertim gencricum, & differeutiolem, e Quia iuxtà modum dittin&tionishorum LET graduüm explicandus cft modus confti- tütionis, & cópofitionis fpeciei ; & qui - dé hic potíemus vrgenter: oftendere talé diftin&:onem , quia nimirum gradus ge- ficricus eít ratio cóueniencig à parte rei, mon autem dif£-rentialis , ité gradus gene Kicus, vtracio magiscómun s dicitur in cópolitione.metaphyfica diffecentialea rz cedere ex natura reí; & per ipfum có- trahi; rur(as gradus gener'cus füapte na- .. — tura cít pcrfeGtibilis per difterentialem , |. »monécó:ra, m vtique faluari nequcunt Eu Ero cege d;ftin&ione ex natura rei in-: y Te" c llos,nàá à hiec muncra cui Lu liter. cribuerétur ex libico intelle&us , T ue for- uel. IT. De compifit. gentiis fon differ ear I. 47 cft c métaphyficé cópofitus , Cum etian ipfe refolai poffit ab intellectu (ic cóci- piente in conceptam cómunein, & pro- prium, quia ét Deus conuenit cum crea- tura in gradibus tranfceadenralibus entis, fubttantiz, (piritus,viuentis,&c.qua (iat lirado; & conacnientia poteriteffefundamentumtalisabütra&ionis.Tandem(àcompofitiofpecieicxgenere»&dificrentiaooncltàpartecei;ledcmrationis,fe»iturfpeciemeísentialiterinrecífeiraIunplicem,effcaciadiuina.R.e(pondet Mori(an. cit. ad hoc argu. mentunn , & ad przcedens deductum cx dittin&ione graduum, & inquit ; qp licet hzc coinpoficio fit cationis , non inde, fequituc poffe ad libitum concipere intcl- leé&um 2radum hunc , vcl ill: promifcue pocencialem, vel determinantem,quia ng eitiomninó confidta(ed habet (fundamé-, tum in rc,róne cuius potcft , ac deber in- tellectus hunc gradum,qui . (eft principii cóueniendi cü pluribus,vt potentiale ,1llü. i T nóminuspoffet cum verirate.cócipi vcrà,qui eft principii diff-rédi,vt astua- E E orm prior animalitate, & ve. lemy& determinantem non é conuerso «- .— «ontrahibilis, ac perfe&ibilis per eam ,  Subdit ctiam hanc eo tionem repus. | . quéécontra: ;Scd quia hzcdittin&tioin- gnare Deo , non quía fit aliquo modo ex |. ttr gradus meta e vniuerfum o-. naturarei , & lapponat di (tináioné fore , fiendenda cft in Met.& interim ipfe Do-'— malem inter hos gradus, fed ex alio capi- mw &or facis cam demóltrat loc, cic. 7. Met; ] Q» 19. Vb: probat cóceptibus obiectiuis ge neris , ac differentiz dittinctas correfpo- dere dcberc realitates,vt veré faa itinera exercere dicantur , ideó,Le&toremadip«fümpronuncremi.cumus;&folumex ra- Vyone ipfius compofitionis metaphyfice tonibimur dcayonflzate ip(m non po(fe effc rauonis, & ex (olis conceptibus obie &inis cum fundamchto ín re , 1 327*Probatur ergo fic, Co pofitio me« taphy ica cx gradu aerierico  & differen- tiali calis cft, juód Dco repugnat, & eius fumma *timplicicat , vr patfim farenur. Omnes ,.crzo cít aliquo inodo realis , & nan rationis tantum , dbia hac non tollit. 1citatem à parte cei. Ec confir. quia ad taluandain cópoiitionem metaphylicà in uatura creata non (ufheic ipsa eile refo lübilem in cOceptum cómunc, & propcrü ci fundamento in rc ab intcilc&uinada- quaté concipiente,quia wine Deus ejam 2 ' Logica, " tc f. ex illimitatione, & infnirate natura diuinz,ratione cuius fic, vt nullus in cas: poffit concipi gradus cóis, qui noninclu- datur in rattonc particulari propter (ume : mam fimplicitatem , &, fit potentialis ad illam ob cius fummam a&ualitatem --- . 128 Vtraque folurio facile refutatur , , Prima quidem, nam petimus;an ftáte tali . fündamento , & exigentia à parte rei, vt hic gradus concipiatur, vt pocentialis, ile ! le vero, vtdcterminans , poflit intelleótus ; inuertcre ordinem; vel non,(i primü ere ^ go talis ditin&io, & compofitio non-ef& . cum fandamento in re , quia per fundas: mentum n reintelligitur maziuum ; feu occaíio necefficans inte. ) ad (iC: & ic concipiendum , & non alio modo; fi ecundum, ergo illi conceptus Í " nunt rcalitates à parte, rei formaliter di», ftinctas ,& non vnamtantum nedequ té conceptam, quia ordo rcquirit diftin-. Quos paa ades. : wu» 478 t^, tibil eniti ad (eip(um omninà ordis . nouit, & qualis cft ordo , talis eff diftine . &io,cüm igitur odo fit ex rei ipfius exis gentia préfitus, nonimtnutabilisab in- ielicéta;difün&tia quoque & corbpof(itio crit ek natura rei. Neéetiam folutio ad'ar : giunentum ex cópofirione deductumiifa: - usiscit ,& à Dco fufficienter expellitury fi cfi rztionis, nam falfum e(t y p in.Deo ne:xucat cócipi graduscómunis entis (ub- finu, & c. perfecte pritfcindens à parz ticulari, neque huiufmodi: pracitio tollit fuco man fi ip licitateinyquia ad ipsá (uf- iit (ümmaidenurasá patte ri. intecilé lá; qox abibütcea pra(cindumtur,ncc po tenudalitas copcepta in illaraciónecomus fiiad particulare collet a&ualitatem; qua : d:patte rei reperitut. irilla ratiane ; vndc cürb to:a 1mperfeótio cópoticioni$ metas phificie, vt ponitur ab Aducrfarijs, pcn- deat cx noflro iimperfe&o:cócipiédi mo« do;& non ex natura óbicéti, fané non vc« poguabit Dco, vndehiac rauónc Valq. 1«; p» difp. 22; toncft vatitus cuta in Dco admittcte, qua inre cettéalijs ett mas gi$ conféquenter locótus. 7129 Refípotdet Kuuiuscit.talem com potituoné non poffe pori in Deo; tà quia «Óceptus genericus debet efe vninocus, à Dec atté nequit przlcindtcóceptus. (ibi vhigocus;d cteaturis; vüquia conceptus. |o oir ride c£natuta e ibilis cttepcialitec peti cónent diffc e-« tiat.; Sed hcq; biec écfpotfio alet quia fal(utitelt nó pofe à Dco pseícindi consi «eptatri entis;, &fabitàntiz bi eniuoci, é&ccteatutis,vt ib Metridiceaus quod ad t due gehcticus fit (uapcé natura per. fedtibilis per difíetétialem; ideoque cepi: gnet in Deo reperiri corroborát argumé- ' iam, & ipfcrt aliqoá di (Hin&ionem ex na tra rei inter hos gradus, quia nihil potet cü veritate cócipi ; vt à (erplo perfc&ibi- . Ié,& cófequentet concedit aliuam cópg fnionem cx fiatuta rei ab ipfis refutare o :"Kefpóndct proiide Auerfa conceden- 'ilientiat crtatam nop habcre máioré cópofitionem; d tónisjadliuc tamct non; &d£qüarc (i mplicitacem ditinam;quia li- cétin e(Jentia creata cópofitio ex predi-- cxiis eíicaualibus nOdit tcalsy uircepctrj- V ! -« Difput. V.-De Phiutrfe im partis Ut i-o tür éópofitio ex natura, & fubfi fétía, e: fabflantia,& accidenti jAlijsq/modis Deo Cue apr Scd hzc folutio exeo fo« lum fatis ab(urda conuincitut , gi cócedit: creaturam omnem catere cópo (itioné ef« (cotiali quoad gradus metaphyficos , &- juátum ad liaric ad£quare. fimplicitatemi: tuinami 5 patumi áutéqi refert rionadzs quare ob ceteras copofitiones, quas ipfe . commemorat ; quia illz potius funt acci : dentales, vnde creatura (pirituales mates: tia formá carentes in ordine ad cópoti«: tiohé metaphyticam erüt puri(fimii a&ase 130: Deinde coricínfio oaftrademon: firatürà priori, quia adcópolitioné fea: — leni, vtdiftiaguiur à compofitionie ra--.— üonisdug coiiditionesrequiruntur;prie; — — ma cfl di(tin&tro rcali$ compónentium 5- E vr án cópolicione phyfica liquét , vbi mas; teria, & forma realiter dift vel: faltinp non fint: perfe Qté ideiatapl e. A tunc coribgit, quando :la.on ex ig tionibus idétificántutsfed quatenus vni. tüt in tert:o;cuirealiter (unt idet: da cft, draltera pars excom bént ratiopcm poreürii;& a&us;fed:ambas iltasco conctptüs 8eneris,& differe! priftam;quia hcàt gcadosaftipon di guanturreakue itullé ia quoinucaiugk tur , tfi corum idé&tiias- non debet Ü ck corumirationibus fortnalibus, fed tam: tutntatione illius tertij, ib quo vniüncur) & identificanutr, stávt.imtatitum funt eae dem itire (es quatenus fum réalitce ideri- ! tificaraillrtettioà qdof&abliiahantar j— ^ notrretnapet (ótficiens: auo. idetuitatis-yf 4 vt dircété docet DoGor i.d. S. «-4/atol c ] ptin. vhde mon valct dicerejanimalxcaseff | rauonalitas , ed.be&e in hoinineagicunal cit ragonale ; habeht quoque fecunda (o«* ditionem 5 quia fecundum Aríü.7. Met; 41:&.43; ideo ex gchere, X differentia tcíukat (pecics perfe vna;quia gradus ge« neticashaber ratidnem potentialis,& cá:wahibilis, grádus autérm difterentialis des terminantis  & conuabentis; 5: k o Ü In oppof«tü arguit Didac.e: Ade tcolo-; íi genus eüet difinctum d parié rei à differcnujs , cü qnibus proinde rea lem cflicecec cópoliionem ; winc trahla T . mutárt - Uu WEE LZ. CUTS. , " A... —  -— Mgsutári poffer de vna differentia (verifica "E  ónaliam, quiag 1dorcs potentialis , .& i 00 pri refpicit plures a&tualitatesoppofi- /  *gas, poteít illam Deus de vna tranímuta- |^ sein aliam; vt conftat de materia habente I C tentiam ad oppofitas formas ; & ratio Ww ius e(t; quia orrinis tealitas ab(oluta. ji jvc & ab ca diftincta realiter , f Rs. feparari ab illa,quia non dependet ab illa |.  "wtScotus ip(e concedit 2«d. 12.9.2. at da- Ip "£i genus fine differentijs eft prorfus im- ' . — "pollibile Mas: 16.& 3. Met.c. 3. Conf. IRA -iuia idé cim feipfo nequirrealem efficere |. . ópofitionem , fed genus cít idé realiter 3 » . kum differétia, ergo nequibit cum ca rca- (0. dem .efücere compofitionem, fed rationis. 2009 C C Refp.neg.confeq. qua teneret,fi inter |. e«genus,& differétiam realem poneremus P. diftinctionem,at folam fomalem admit- ^imus ; quz minor cftreali , & maior di- | ftin&ione rationisràm ratiocinante, quà — átiocinata ex di&tis di(p.t. q. y. art. 1. & fui taibus reale dintis, vt n: /— hate »lóquitur Doétor loc.  &it.& ett folutioeiafdé 7. Met. g.13.nu. .. 2e, Adconfir. vtique «pcftidem realiter . ea »,üequit cum eo efficere ; COD ofi aieepnis i Hec onibus iuinis, quz qui im cuiufque in ASTU Duictn De fim ideh- sificatut, ideo nullá pror(us efficiunt có- politionem, atqui idéificantur imper- £c&té, nimirum folum ratione terij , in quo vniürdr, vc ett in propofito de gene- — 16) & difíctentia , potluntaliquam ex na- tara rci efficere compofitionem, vt mox adhuciiagis declarabitur, 13 "Secundo argaitur ex Ocham  geous vion eft ver? & realiter poteritialead dif- ferentia; fed tantüm per noftrum cori- cipiendi modum; crgo nequit cüm &a ef- ficere compofitioniem vllo modo rcalem, fed ti rationis ; Prob. affumptü, tüquia nulla res e(t iri potgntiá ad (cipfam ,nec à feipía perfectibilie . Neqi dicasat 1d fuf- ficete diftinGtotié formale. Quia re vera hax nó (ufficit ;;vt vni dicatur potentiále ad áliud, quis per Scotü effeatia. diva eiufq; attribüta sür ex naturarei formalis cer diftinGa,& tamen nó eft perfe&ibilis ab cis ob identita:€ rcalem. Tum quia: fi pir m ueft IT. "De compofit gener.» diffs. c 4n. IL ^ 4?9 | « genus effet vere ede ad differentiis, tunc,quantum eft de fe, non minus pofi: t effe füb hac, quam fübalía , & tic diftin- guctetur realiter ab illa, quod enim effe potcft tine alio, vtiq; realiter diftinguitur ab illo, ergo cum implicet getius efle (inc diffítentia, fub qua eft, fatendum eft non efe verd potentiale ad illam , fedtantum per noftrum coricipiendi modum. 131 Rep. negando af(umptum ; eftó ,n. genus non fit veré potentidlead ditfe- rentiá;vt ad quid realiter diftinctü , ficut -ft materia ad formam, eft tamen poten. 'tiale ad illam, vt ad id; c quo cft imperfe- &é identificatum.f. ratione tertij , yc ;n, diximus fufficit imperfe&a identitas, wt «ni dicatur saecu ad aliud; & per hoc patet ad primam probat. affumpti , concludit enjm vnum non poffe/dici po- tétiale ad illad;cum quo eft perfecte id£, Alioquin foret in potétia ad fcipfumneq; nos Uc ép potentiale ad dif- : aped ob folam € forma- Jem inter ca repettam, alioquin, & cffentia diuina dici poffet potentialis ad acttíbu- ta, vt bené probat illa inftantia , fed atfe-- - rimus e(se potentiale ad illam ob imper- fectam eius identiratem cum e, quia eft identitas mendicata à tertio , à quo fi ab- -firahantur , non (anc idem realicer , vnde rcalitas generica, vt praecedit differendia- legy;erit veré potentialis ad illam, & pec- fe&ibilis per illam , vt docet Doctor f, d. 8.9.3 iofra I. Alia vero probawo tàgic arduam difficultatem examinanda in Me- - taph. dip.de natura cói,de qua videri po te(b Licher.2.d. 5.0: f. vbi pro eiusfolae «ione tnultadieitg intetim dicimus falua- ti potential tém generis dd di(ferentiám b imperfc&tám identitatem eius cá dif- ferentia in certioquod cü spfa cóftituit, ratione cuius imperfeGite rdentitacis diei- turjqtantum eft de (6; poffe effe fiáe illas non quidé porentia nathrali, & ad atur rcducibili,(ed logica, quátenus (i cófrde- rede vtptius'riaciralitee differentia cO- HE AVRNNA NI imdénitün perg i ] ci repagnetieffe (ab alia; éó (reonfr retur , vCConiuncrü v i tio implicet (eparari pote ab illa oh tea- loch identitatéeqei ptc (xi cób/gsdióde Qq 4' sme «430 - Difpu I. De Fniutrfalibus i parti: amborü in tettio , cui identificantur , ità dilerté docet Door 7.Met.q.1 5 cit; n. 20. vbi ait , quod centradt(lio includi- tur, quod feparetur propter vnitiuam - continentiam y dius reddens rationem fübdit , quedam natura in fe non repu- gnanty C tamen repugnant ofi - ten e[fe, vel fatta. Dices , fiextra ter- tium nó (unt realiter idé ; ergo per vnio- nemintertio nequeunt fieri idem , quia talis vnio non habet vim tollendi realem corü diftin&ioné,vt patet de materia ,& forma , quz etia in cópofito vnitz adhuc inter (c di (tinguuntur realiter. Refp. 9» aliqua poffunt voiri in aliquo terdo dupli citer, vc innuit Do&or 2.d.12, q.2.ad r. grin. velfola vnitate vnionis , vcl etiam - , vaitatc identiratistranfcundo nimirum in tcalem identitat£ ipfius, vnio primi gene- .£isnótollit diftinétionem realé vnitorü , . quo genere vnionis vniuntur materia ; & in phyfico compofitojin quo etià vnite realiter ab co diftinguuntur, vt lusd demonftramus in Phyf.difp.$.q.13.ar. 1. bené mor vnio fecundi modi ,qua qui- slé genis , & differentia vniunturin com- pofito Metaphyfico,vndé cá illud cófti- tuant fcipías illi realiter identificado ;illa qu0q; tealis idétitas in ip(a reddat, qua- £cnus qua funt eadem vni tertio, ét inrer | Kc cadem cen(entur, quatenus vnira ineo. 133 Tertio vrget Auería,(i natura ge- seris diftinguitut à differentia , petendü eft,nam animalitas,que eftjn hominc ,(c- cüdum ill&entitatem , qua dieitur diftin- gui à rationalitate,fit à parte rci determi mata; & diftin&a ab animalitatesqua e(t in equo, vcl indifferens , & indiftin&a, lIoc fecundum dici nequit , quia entitas gnimalitatis, quz cft in bomine, non eft snttinfecé entitas animalitatis , quz cfl in aíino,videmus .n. afinum interire, & ho- mincm remanere sm omné fuá encitaté; (i primü;crgo in ca formalitate dicit diffc- rentiá determi adcó ab ca M rei Co c includ tiam, pc ftinguitur à differé:ia (ua. bac NER ola epum um, quod folet vrgeri coma Scotittas. :miné,& afinum,quia animalitas hominis, ^ tati d ;Cendentibus » quibus " rminapté,& diftinguenté;atq; in tnatcría de natura; communi , de qüó etiam multa Lichet. loc. cit, illudq; opti» mé foluit Doétor 7.Mct.loc.cir.vbi quz- rens, an natura Sortis realiter: diftin E à natura eae res Me ,inquit; quod natara Sortis , ficut dif- ferentía numerali circum(cripta,non ma« net vna maxima vnitate in fe, (ed tantum illa vnitate minori , quz eft communis, fic neceft diuifa: ab human:tate Platonis diuifione numerali , nec aliqua ;quia nom fpecifica, ita Do&or; quam etiam refpó- fioné applicat ibi' naturis genericis, nam circum(criptis differenujs fpecificis nul- la remanet effencialis d:ffzrétia inter ho- &aliniprzcifis illis fuat-cadementitas, — — & cíientia, fumcndo ens ter, 66 — nominiliter; fed de hocex profedodt- — — cemus in Mct.«nterim vt ben& hanc Sco» —— tirefípontionem percipias, vide, qum die — — ximus difp. ptzced. q.i. art. 2.ad 3. Ad —— Conf. dicimus genus& differeniamtom ——— dici proprie difiecétia qnin iquoquid.— — "epis , nifi forte. V N te,dequo in Mex. fed ptopsiédienntur — — diuerfa . i. (c totisdiffimilia, &non pet- *— aliquid fui, vc docet Arit.g.Met.lo. —— — 134 Tandemobijcitur, quia Ati, 7. Met.31. air, quod genus nihil eft pracer eas,qua fant generis fpecies,etgn grada. £^ art genericuas nihil dicità parte rei lua ciicum , & d fferentialem . Tam quia vi ab(tra&io horü graduü fiat ab mtelic&a linc fi&ione , nó indiget pro f.indamento di (inctione ex natura rei pluriam rcali- tatum illis conceptibus correípondenziit., vt Scotus vulr 7. Met.q.19.cic- (ed (ufficit diftin&io virtualis& emincntia ci fimplicis entitatis, rationc cuius polea intellc&u partici (ine mendacio in diucr- fas fórmalitatesobie£kiuas, vc maior | Scotittarü cócedunt de concepubus tráfs | , ponunt correr | fpondere realitates| integras à parte rei | ncadmitdt rien 6 in Deo, quibut expreísé fauet Scotus ipfe 1.4.8,q.3« pFO* | pé inem. Tum demum, quia omaes grav dos Metaphy ici, vc pluciinum fundantut in vna fimplici encitate, vc patet in Ánge- lis, & accidentibus,quz (unt forma fime i - IM » (- Mlicts s ergo mon füpponun: diftin&ioné (felis vie fumenrar, concen à | cfficilit compo (i tione, nifi ronis. — «.. Refp.DoGor 7. Met.q.19.& 4- d. 11. | «Qe 3* Cc quod au&oritas illa adducitur |. -AruncataaiGn. Arift. quod genus,aut nó - eft aliquid prater eas , qua vg pim - fpcciessaut fi eft ,vt marcria c(t, & fecü- -. da pars difiunctionis efl vera. Ad 2. neg. D -aflumptiüm, ad prob.dicimus non effe ca- .. dem rationem de gradibusprzdicamen- LIÉ D nibus tranícco contio, is.m. COncc- du peboimicteuaedc up qen! ! — . la debet correfponderc realitas à parte. fei per ipfosádequate explicata;alioquin |» poneretur compofitio in Deo , vt bené g^ 5 Doch eir. q. 3. oltédic& Bargius, - ac Lichet.ibidem ; gradibus veró przdi- . camentalibus correípodere debent tcali- » loci. Do&or cic7, Mcc. q.' 19. ac etiam ad; 2 -a«1«ex profeílo; quà di(patitaté in- 'éc.gracus pr:édicametales,& uranícendé alius declarare muneris eft metaphy 4 fia «Ad 3-licét gradus metaphyfici gene- . a&us,& perficiéus;poteft (0 fi$;ac differentia (zepius fundétar 1n vna (Oo coemücace fioplici phytice, prout fimplici . tas excludit copolitioné cx re,& re , illa ^tf entitas eric muluplex , & con mctaphyficé. fex rcalitate, & tealitate ;yna poténal:;à qua (umaátur genus;altcra -a&uali,à qua füiatur ditferéua, & talem «cüpolitionem habét Aogeli,& accidéiia. - 45$: Sed ad maiorem copofitionis me -taphyfice notitiam occafione przcedétis -atgumenci venit hic declarandum axio- iaiilud ex: Arift. (amptum 7.& 8. Met. - quod genus fumitur à materia , & diffc- rentia à forma , non enim videtur verifi- «ari pofle in illisrebus,que carent mate- Iia ,& forma, & tamen habent proprium genus,& differentiam, c (iut in przdi- &amento,yvt (unt. A ngceli;& accidentia; Gum igitur cfle Toct^ph pc (umatur ab e(Te phy (ico,.à quo abilrahitur, indagádü eft, an hzc duo principia copofiui mztca- iiiimoper defumi debeant, & abitra partibus phyficis,genus quid& à ma- ^ fes & 1d. 5.q.3. 0 teriasdificrentia à forma .. Comunis opi» * yg ; nio eft in.hulla re. senus dcfumi à marcia, & diffcrentiamá torma; (cd vttüg;gvadü k c 3 e A ——— QUIE Decompofulene generis em differ, eet Ir, a8 promi(cué a totanaturá , & catitate ret dcfümi;diuccfimodé tamen concepta.» , genus à totacntitate, vt vlterius pciíc- €tibili,& determinabili, feu vt cum alijs in aliquo gradu cóuenir;differentiam vc- tà ab cade totaentitate, vt contrahebte , & determinante , fcu vt áb alijs in aliquo gradu difcrepat, ità Vafq. t. p.difp. 179. cap. 3. Routus q.5. dc ditfer; Sanchez in Log.q.45- Aucríaq. 13.fc&t.2. Suarez d. -. 6 lc Ct. 11. Palqualig.tom. 1. Met.difp.6o.. Blanc. di(p.3.(cAt.14. Didac. Complut. & alij paflim;vndé inquiunt illud Arift: dictum non debere intellig: proprié, fed . pet quandam analogiam, & fimilitadiné; & quidem ità loquitur Atift.nam 8. Met. cap.2«ait,sportet boc quidéyvt materia, illud veró,vt formam e[Je;cadé fere ver- ba habet cap. 3. & fic ctià loquit Porph. tates adzquaté, vt facere poffint veram . cap. vlr, genus preterea fimile efl mate- zompofitionem metapbyicam, vt bene . rie, differenti forma , ES ri ada € , axioma illud fic efse intelligendá , genus : fumi ab co;quod habet ratione materie.t, potenciz, & perfc&ibilis , differenti ve- ró à UP n €0,quod habct rationem aütem vzriufc Iationem fübire tota natura. fub diuerfis &onccptibus , atq; ità à tota illa diuerfi- lé concepta fumi vterque gradus. 136 Hicth dicendi modus recipiens dus non K. ;cü.n.hucu(q;probatü fit có- ,ceptibus generis , & difiercug neceffarió te[pondeic debere in cad& natura diítin- , &asrealitatcscon(equenter. dicendü eft non fufficere candem naiurà diuerfimo- dé concepubilem,vt ab ca. fümantur. có- err genciis,& diffcrentiz fed in caza afi;guari debere diuerías realitates,ynam uidé (uapte natura potentialem;à qua. umatur genus,altcram a&tualcmyà qua.» fug;atur S eENAME quod cflà opus , non fit gcnus, & differentiam (umi spet cx diuctíis pattibus phy ficis, img freqac- tct (umanuur ab eadcin natura DT. , vt in, Aogclis, & accidenubus femper tí lumi, dcbcant cx. diaerfis páttibus metas Phyliegpird docti 'ottor loc.cit, 7. Met. ;9 qc. n dbi ie poum- AO gres ep ade bi epe ,e quidem T Md yiLrae Anift.7. Meaph. 17, vbi ai arces dcfi- nitopis ) quis [105 SOUS, PVP Bid) m" 7492 '' Dif.P: De Vuiuerfal.in partici, ^. ! Cérrefpondere partibus dcfiniti, ergo per ' Arifi.(emper de(umi deben: ex diftinctis partibus definiti,nó phyticis, quia no om * ne definium tiles habet,erzo. metaphyfi cis. Nec poteft dici, quod tátii fundamé- * taliter ia ve definita huiufmodi partes * metaphyficz- correfpondeant | partibus "definitionis Quia Arift. ipfam definitum vocat formaliter, & actualiter totumser- £0 formaliter, & actualiter habebit pac- ' Rcs E ry qe ; & cum ex huiufinodi partibus debeat fieti vnum per. fe totum : metaphvficü,neccífe etit, vt vna cealitas habcat róné partis potenrialis à qua fu- tratur tó'eeneris,& alia roné partis ada. C - fis qua fumator ratio d:(feréciz, vt do- cet Arif, 8. Mer. 9.& 7. Met. 42.& 43. & hac rationejnguit Door, dicitar gcnus * fumí à materia, differentia à forma, non quidé proprie, (ed per quandam propor- ' tionem ad partes compofiti plyyfici. Sub- dit tamé Do&or loc.cit. interdum in phy ali differentia fumantur à diuerfis partibus M incorporibus animatis cor ' pus;qugd eft zenus;fümitur à corpore. » pro altera parte compofiíti , quod habet rationgm matcri,vt oflendimus in Phy- ficis difp.2.q.4.at. z.animatum verà. ab iaima;fufilis de Irc re bené difcurrit Pó- «iusdifp.4.Los.q.4. — ' ! 137. At obijcit Auerfa,opus nó effe ge mus fumi (emper ex realitate potétiali, & differentiam ex a&tuali nam vel differen "tig intermedig fam(ütut à formajfeu rea- "litate a&uali, & Gc folum genus gencra- "liffimum fumetur à materia , feu realita- "re eap ; fübalterna autem firmentur ^& forma, & ira non falüatur sradus poté- tiales (emper (umi à materia ; vcl faman- tur à materia , & fic (ola dikfetentia vlti. ma fumetur à fori, & habetur intétü- , quod nó omnis differentia fumitut à rea- litate a&aali. R efp.oés dificrentias fub- "alternas,vt differentiz fant, defui à réa litate actuali,& genera fübalterna , vt fic , . modo ex hoc; quied differentia conftitu- tiug generum fübalternorum filmantur forma , feqaatur etiaai ip(amet genera fuübalterna conftituta(umi;quíaanimalv.g.conftituiturexviuentetanquàmcxgenere,&(enfibili,tarquamexdifterentia,viuensfumiturexrealitatcpotentialiiftiusfpecieifübaltetnzs,(en.fibileexrealitateactualis,exquibusrealitatibusrefultathatcfpeciesfubalternafanimal,quoditerumcumvenitincó-infima fpeciei... hominis cá rationali,animal importat realitatem po«- tentialem iftins fpeciei , rationale reali tatem actualem, (ic de fingulis 5 & (ic patet femper differentias omnes fumi cx rcalitate a&uali illius fpeciei , quam conftituunt , fiue (ic infima: fiue fubal- tecnay & genera fimiliter ex i ds: ; 138 Poflremó cx módo ià declarato s. quo genus;& differentia cócurrüt ad cá. flitationem compofiti metaphyfici coclu dédam eft contra Murciam q. 4. de fy cic, & Blanc.difp. 3.fec. 12. & alios quc dam, differentiam femper effe perfeébig. ic ua aod conrthir re FR ' ert plut.q. 5. Kuuiusq. 6.&c Paf- —— " ficis cópofitis cotingere poffe , vt penus vIcdaci p otefí ex Doctore 1.d. 8.9.1.ad es bi do qualig.di(p.6 $ .cuius ratio €et,quod quàádo aliqua duo cómparantti in perfe&ione , pen ndum eft,quzmam illatum perfc&ionum fimpliciter, & ab- foluté magis excellat, & ex dit, quod quamuis matcria fit fimplicior «ompofito, tamen quia compofitum eft aGualius matetiaabfoluté dicendum.ett compofitumeffe perfc&ius materías actualitas eft pertc&tio abfolutà à tior fimplicitatey cum igitur ín ptopo(ito differentia séper excedat genusin actua - litate, quantamcunquc perte&ioné inue- niamus in gencre , tameníemper maioc erit perfectio differentia quia habetima gis de a&ualitate;eft.n. gradus derermi- natiuus gcaeris,illudque cflentialiter per- ficiens. Accedit, quód vt ait Porph. diffe 'rentia cít qua fpecies excedit genus, vci- ué in pertcétionc;ergo fempcr elt perfe ior illo, noo folü in ratione partis,quia 'eft pars actualis,vz ait Blanc.fed ecià ià tatione entis, quia magis accedit ad actua litatem; & quidem fi (pecies.cxcedim gez nus ín perfectione , vt omnes concedunt; . ctiani A duerfarij ipfi, fane lunc exocísü à (uis principiis habere debet, ex quibas conttituxur,cum:nequcat habere a ge« ncte,vrique habebir à diferencia . ; | Sc ex a STE altioris natu. uda s t femper ipo nebiliores , vt ratio- . .. - tale refpeétu animalis; quod cleuat ad EAE - gradü inteletioi , que tanien ipfum có. ..' finus perfectus reperitür gradus fem - .. ghificite naturam (etificiuam abftra&am : (Es ab his defe&ibu. ^ ^ | — .-139 Refp.argumétü, fi quid habet ro: re * ;j probare don f'olua differéncas fe- : y OR * cutdi genetís , (ed etiam fpecies confti. : (— -  tüutaó pet eas effe ip(o gencre irhperfe :: ' prater eleuationeiad p oré opta: tatio: : opea: ! tis d (Fereritiadleuat geriüs, & ide. feme .— -  perelft perfectior illo; vride eti K- ame in ánitialibus  iniperfettiy: perfe. $ rcpecitur gradus (enciendi , quàm i inpfo gencte, quia in iptisseperitur des: térmitiacus, & (pecificusimgenete icon-fufus,&itideteéminatusab(ltahésà:pet«fecto,&imperfe&toyquodaucemdetecmiríatuecft.,atque«diftinétum;perfe:&iuseftindeccrminato,&confulo5.Addias tamen, tjéftó animalia illaumper: Éc&a careat alkjdà opctatione vitali, id. Cit pet accidehs,vt bcne notat Paíqualig.: aima non reperit 1à tali Cor- poreorgavi teuifita ad. calessopetatio- nes j Quod ni ex defectu operationü va» lecet- € it perfectiorem differen « tiam s'etiüifiargur deberet genus iipec- fe&ius , quia de(unt o perauones geucti- ce alia qumedam argumenti addunc Có. plat.cit. que eodem modo toluuntar ,:i Ad €oaplaam nouta liuigs axccdpy- Lj (000 UI Deep genes e ifie, ats ticfidi ; quàm i genere ipfo animalis (1. ficz.compoficionis (pe&aret etiam re-. folutio illorüi dubiorü, Quomodo in qua libet fpecie pmo & differentia d-fignari, & An entia Canftitur.ua fpeciei debeat effe ei , eiufgsgeneti pro-: t ifitra proptium gradü, vt fe habet - / ptia,adeó vc alteri eouenire nequeat fed: irtationiale re(pe&u ei ,non$ürno  Opporumiusca tractamus dip. feq«q.:4. biliores,fed vel eque mobiles , quia rion. oceafione declarationis fecunda cegulat. €onflituunt fpeciem liaberit perfe&tior& «| antepca dic.diuerforum generum: &c. -..- operationem fenfiriua, quz gradu: gene- " fi$propriaeít,& etiamnónunquá;guo: ^ ARTTICVLVS IL | biliores , quia conftitaurit (pecicai , que : | habet minusperfe&tü gradum fenuendi: Quomodo differentia diflingudt. effet 2 ipfogenere animalis j vt patet de talpis, tialiter ; vifo yquam,confi iuit y.al. S Olftreis,& ront bad tacdtumnullü; ^ ais , vbrde mnuiua précifione ' alium fenfum habere vidétur , ergoin his; — - ris d differenti; acettam d P uli ' tialem fuperioris, d inferioris &.— 5 1 Orpli.pet quartà definitionc à fe ^s p Cotreci, & "explicatá ita definit: D ffcrentiam,quod fit id,quo diffevitef fentialiter later fe fingula. w (ingalarfga cies, vel Gngula indiridua vaius fpeciek à ingülis alcerius ,. fpecies enim noa dif& fcrunt fecuadumi genus, cum in ipfo.con4 uemattt;fed per proprías differencias ges nas illud jitaque quara etr tini T MUN orones y quod.ctat diltiaguere etfentisljter.wnam fpecicítab alia ; pro cnius déclatationc lig diderenduar eft ;- an!Ditferentia i 'in fuo concepus genus, quod diuidit ,;& differenti am (ito petiorem cui fubordinatur,vc v.g. nüb rae: tionale includat in (a0 conceptu-animal;! vel fenübile, fi eniminc ladit, non magis» dici poterit ratio diffcrendi:.,.quàm conse ueéniendi;& (icállata defiotco recta non? erit quod ii nón incladit) ccit precise rase tio diffcrendis & üicilludcne veré mue nus dítferenrz,a2 allara definito: bod: & cum hic quz (tione coincjdunralie fub al'jtitul;s propofitzean..(. di n fapalterna per fc pred:ceiuir de iofimazasg. &can genus inclifdanirin differencjs vla timis, & randeman perfe przdicctur de difcrearijs perxgms diuiditur, Nonef& doxé uam ode difligreatia io fenfü aae cectal;,at idinercoproot n: miruin (ignie ficat tac:onatestoe cationalitar € habens. , fic cnim éxpiorauun eit includeresges nus; B. E La, 464 ODifpa. IP. De Viiutrfalibul in partie. 5 2 fus, & differentiam fuperiprem illud có- füituentem,fed quz ft :o cft de differentia pró formali , nimirugr fecundum perfe* &ioncm illam;(cu gradum,per quem có- ftituit hanc;vel illam fpeciem, vt notauit Do&or 1.Poft.q.24.6. 4d queflionem. 141; Tresopinioncs. hic. inaenimus y: duas extremas;& rertià med:á; Prima ex trema eft af&rmatiuayque a(feric differc- tià infcrioré faciudese Diivéficeks aui lini fubordinarut,ac erià genas ipfüm , quod diuidit ,tribuitolet Themiftio, & Nomi nalibus;fcd prafertir quàtü ad inclafio- fiém dificrentiarum füperiorum tam tué tr Soncin,2.Met.q. 37. land. 2. Met. 11. Barthol/Spia 7. Met.defenf. 16. Cáce tus c.dc differ. Altera extrema id prorfus fncgat tam de genere, quàm de differentia fuperiori,» inclodatur ip infér:ótibuss&.. efi communis inter Scoriftas,& Thomi- las, ita docuit Do&torex ptofeffo 4. d, 11.93. $.:4d rationes , & 1, Ppft.q. 24. & q.9«X 13. Vniuer(. vbi Mautit. & 7. Met.q«17.vbi Ant. And. q« 14. Faber d.. 39.Canon.1. Phy. q« 7 Poricius difp. 7. Log.q« 4. & fequuntur T homitt& paffim Caj:col.laucl. Ferrar. Complus. Sot, Fó-, fec; Tolct.Sacffan.Hutt.Blinc.Didac.Paf qualig.Celettin.& alij omnes;Teruasé-: tcntia media eft Fecentiorum qtorudá inguentiü de duplici genere. differen Ri liud. Candsnct proptii ali- €xius generis,fed foteft etiam inalirepe - dirij& gcrius quoq; c(fe potcft fine tali dit fctentia& hoc gcnus differéntiararb in- quiunt períc & preícindere à perierc,qy «onttahit, & genus qnoque perfc&té praz- Écindcre à diftcrentijs jfalind vetó genus: aiíferentiarum cft; quod eft propritt ali. ; . €uius generis, & &im illo cantum feperi- tur ;& hoc aiGt &on pevfect? prefcindere à gcncreyneq; écontra genusà differen-. $ijsjita loquitut Auctía q.i 5. 16g. fec. f. ficciam Losup sue opdec. r.diftin , uic de duplici gencre difierentia rü,qui- dà chim escrabüt rationem genecicá ad diiquá eliam operatione; qua iit extta ge nus,vt atimatuw s que cleuat mixtü ad ationem vitalem, & rationale , quz €«Icuat animal ad operationem intceliccti- và, & has diffcrenias. concedis nó inclu- dete rationem gencticam formaliset , ij fi differétia talis fit, vc non refpiciat opes rationesnifi formaliter contentas fub ge. nere ad modum quo vifio materialis et quzdam fenfauo , auditio, olfa&io, &c. : inquit in fentétia noflra admitrente prae- : ciftones obie&tiuas omninó cen&dü eífe genus, ac differédias (uperiores in talibus : infcriocibus formaliter imcludi , 141 Dicédüett cum fecunda sécctía ; nec genus in fuo conceptu obie&iuo dif ferenuias formaliter includete,ne3; é có- | tra, P pos Pd infcriorem includere faperiorem., Ex quidem quód us non includat diferencias, (ed ome nino in fuo conce pu pracindar ab illis: deducitur ex dictisarr, praeced. vbi dixi« mus genas, S differenciam fumi à diuer- ; fis teplisanibus ex DAIICA RM E Vt fCde litas,qua refpondet conceptui gencricos " dida eit abea , quz reípondet di Ze rentíali; & probatur cxperientia ipfa a. : - cnim concipimus animal, vel tüc ; 1 7x menti obuerfanwr rauomalitas,& irratio.——— — nalitas, vcl non, non primum; qaia tunc; menti nil aliud obijeitur ,quàm fub(tásia | * anjmatá (cnfitiua;ergo sm. aut£eít: — tnum ab alio obiectiué pia inderei.co | - nofci fine illo, aux illo noe cognito ; fed. . c pars conclu(ionis (offici proba. tà cfl qi 1, huius di(p-art«4.dub: tbiofté dimus differentias nulle modoadu , 66. — ' formaliter contineri id. .expli- cité, nec impliciié fed poteftate folum, 143 Sed e neque contra differentia ipcludar getus , aut differentias luperio» ; rc$,quibus fubordinatut, lt Acid .4« To: picea. & libó.c. 3 -& 4 Mer-10.& fi 115. cap.1.his enim locis dierté docer: geous,; ree e(lentía — ntiarum jn: ex, uitur ; neque ditfetentiam füpee: oen lt de eoicrp He fi .di., fcn(ibile effet de cffentia raionalis,etiam act o de effeotia eiu(dem, ficut cuí inttipfccé conuenit rationaluás , intrin« fecé etiatn conuenit effe homin£;& pro» ; batur rationibus euidétibus ex Scot, loc.; cit: Tumquía. à differentia inferior con. ; tinet (uperiorem effenualiter,& genus ,, re d'uidictá fpecies non differtà dif «. crentía, quia in fpecis nihil continciut 1 quid. (000 Q-HIL De precfione generis, acdif dre HT, — ag qe iué preter genus, & diffcrétia. um 2.diffcrenta. fimpliciter cit prin- cipium diitinguendi (pecicm, quam con- - füitu:t, abillis quz (ub eodé genere con- tinentur ;ctgo nequit cíTentialiter inclu- dcrc genus , aut differentiam genericam (aper;orem, 2s fi includeret, ficuc eft priocipium diffeceni , effet etiam prin- cipium conueniédi cum illis ipfis , à qui- bus (pcciem diftinguit ; quia includit c(- fcntialiter illud ;in quo cóueniüt; Tum 3. ( diit eure debeo bomo efl animal c rationale, eifet vitiofa, quia bis repctere- tur genus , &d'fferentia generica fupc- tior, (emcl quidé per (e loquédo de gene tc, & itcrum,vt inclufum in rationali , tic & fcnlibile bis diceretur (emel in anima- li,& iterum in rationaliquá fationé addu xit Arif.6. Topic.c.6. Tum 4.fi rationale includit s&(ibile,aut animal adhuc aliquid iu4 addere dcbet (uper illa, rationc cu- jd "m conf(timiar , & fpecifice di- flingmat ab equo; & a(ino, «  quibuscon /— —  Wenit in rat MN Umdlitiun & feafibili- — &atis,tunc de illo gradu przcifo, quod (u- eo praanimal,& rationale addit rat onalc , quzcédum eft,an in eo, vt fic;includatar heu 00 , & quidem repugnat. diccre, qp includatar , fi enun cft ali.juid faperadditü animal, & fenfibili, aliquid altud ett praeter illa.ergo &c.Tum f-Quía tunc daretur proce(fus in infinitam, (1 .n. rauonale,& irrationale,vt fic , includunt fenübile;vel animal, in quo conueniunt , per alias different fccerni debebunt , de quibus redit cadein quzilio,ergo di- cendum cft differentiam inferiorem ete E Ii mpliciter implicem non refo- ubilem in vltetiore$ conceptus generis » quod diuidit , & differentiz fuperioris cui (ubordinatur. Tà tàdem quia fi genus, & differentia nó dicunt duos gradus per- fcGé przcifos in mente noftra, itavt ge- nus non includatut in cóceptu differét 2, ncque é contra fcquitur , fpeciem nulo modo etle metaphy cé coaipotitá etiam noftrum intell;gendi modum , quia compol1itio cff duirum partium;q uarum vnà non includit aliam, (ed amba in con- ftituto,qualil cunque fit talis copotitio, in.Ó hoc «ft ue iaGone paras non incl: di in altera,neq;illam iacludere;& hz ra- tiones probant ia vniuer(ümde quocurr- que genete differentiarum . 144. Aucrfa cit. fec.ó.gratis concedit. conítitutionem fpeciei ex generc, & diffe récia non femper effe per inodum cópo- fitionis,fed interdum pcc modum cxpli- cacionis , qui1 genus, & diíferentia noa (emper fe habent, tanquam dua partes condi(tin&z , quarum vna adda:ur alte. : ri, (cd (c habentnonnunquampermoddconceptusexpliciti&impliciterufdem,quatenusf.quod13conceptagenerisimplicite,&indcterminaté con tincbaiur,in concejtu differenu:e poftea explicatur , & determinatur. Scd oppo- fixü conuiucunt rationes allatz, probant enim differentiam addi geaeri, vt aliquid ab ipfo perfe&té condiftin&lum ; quod adhuc magis declaratur , nam gcuus in fuo conceptu rcipectu diffecenuz (eha-.- - bet;vt fubic&tum, differentia veró vt fore ma illi aducniens, ergo fecundum ftas ra- ;t'ones. formales. fcinuicem excludunt, qua fccundü (uas ratioucs formales vna aduenit alteri. Neque dicageuin Aucifay ad id (afficere , quód genus fic explicité extra ditfcrenuiam, c quo ftat, quód ad - hoc implicité ipuolaatur intpía. Nam quzrimus , qud intelligatur per hoc, q» genus includitur implicite in ditfereatias. vcl enim tignificatur id, quod cócipiturg quádo differentia cognofcitur, cile reali- tcr euam genus,Icu cfTc entitatem illam , qua ct.à gcnus includit , & hoc non ett includi amplicice in concept formali dif. ferétz, (cd potius includi in cóceptu ma terialijracióne 1dcafi cationis, no adteqi sm efle przciíum;& fic nonfumus in ca- fu, quialoquimur de cáccptibus formali- bus, & obic&iuisnon de materialibus, ac identicis ; 5i dicar Auer(a includi in ipfa formalitate diffcrenciz,(cd implicite; üc iterua rogamus,an includatur in ipfas v€ cít à patte rci , vci vt eft obictiué inins teliectu, non primiümj quia bic recurrerec ad (enium materialé , & idcuticü ; neque sth, quia fi includitur in. 1pfa sz illud efz fc , quod miclicétui reprlentatur , €rgo — includctar ?n ea ex plicités non autem ime pHEcixé Lolumyquod .n. attingicur à cognie ^ » tione » am j » 4 h "A. 486 ficne, & per ipfam reprafcnratur , expli- €ité dicitur efje in intellectu,u/a per 1psá cognitionem cxplicatur,& expanduur il- "]i, (i autem nó includitar inipía sm illud  (Te, quod intelle&tur reprzfentatur, er- go abiolui? non relucer m cóceptuobic- pendit ab ipfo genere, necimplieite dici "potett genus in ca inuolti, nifi róne idcn- Kificaionis, d. habet cü ipfo à parte rei, " d4$ Zeibius 7. Met. q.16. ello «à Do "orcteneat coclufionem , aic ramen eniá "oppofitam parté ; qp (di fferéuia inferior : füperiorci: , ce probabilem, & rauoncs D coris facilier fihoi poísc , vnde ad illan: dc procefiu in :nfinitü ne E confe. cü fit dcuienire ad alicuss dit- fcrentiasqua non incladunt alias, & que feipfis dillingauntur , (icut fünr differen tic; quibus diuiditur genus generali! limü Sic ét ac illam rónem, qua cócludebstur, nd differentia effer fpecies;negat con- Te |- nam iJlud, quod includit ditfetenuá, tcon(t iturumincluditcontlituens,il"ludcftyerafpccies,nonauremillud,quodincluditalindpermodwuincontrahencisgcnus,qualiseftd.fferentia,Scdceriénonitafacilefoluuntur ra- tioncs alat, vt putauit Zerbius ; & qui- dem quantum fj &at ad illà de procctlu in in5n:tum;aduertendü cft Doétoré per ipfam non ab(oluté concludere proccisü dninfinitum,(cd d. Ganctiué,vel quod da- - &etur talis proceífus in infiattüm , vcl da- retur tandein al;qua differentia; que non includcret ptior£ , per quod vult concla- dere ncn clTe de rarionc diffcrerievt (ic, pow; rc gradum fibi camunem cü dif- crentia oppofita, atque 1dcó e(ló quod dcnuur d ffctencz fübalterne;non cile de —. ratione illac(i ; vt diffcrentz (unt , quod anfctiorcs includant füpeciorcs y fed (olü quód eas fupponant , quatenus fübalter: »in comuni contlituto ; (ed q-ando et o&or per illam rationem abíolucé có- cluderet proce(sum in infinitum , adhuc beneargueret , nec ratio foluitur à Zcc- , quia (i ratioüale v. g. & irrauonale "xd vam d f&crentias (üperiores .f. ien- tiens, viuens, &c. pre aifgnare alias diffccentias, quibus feccrnanur ; de qui- Difpui. P. DePwuerf.in pari; — ^ bas tedic cadem qugftio,nec vaquam de*.— ueniemus ad (upremas, que feiplis di(tig guamur; in illis namque qua diuidunt cnus generali fimü,cóueniuntrat/onac,&irrationale;nóergoillus,fedaliasdcbetZerbiusa(fignare,perquasiradifunguanur, yc rurf.s ipf non diftinguá- tur per alias, Accedic écde RE di- uiden'bus genus generaliimum redire difücultatem, (i noa de ditfetentia alias fupciiori y (alum de iplo genere , g d:ui- dont ; nim fi illud íacludunt , rurfas alige — diffcrenuz. affignari debebunt , quibus diffciant , INec etiam benefoluiruüc afia - rà:i0, quod d:ra hy »otheti,tunc differen tia c//-t fpecies, Qiia fi femel cóceditur — «i ffcrenuam fupcciorem e(fentalizer in». ciudiin inferiot . ftatim fe itur, gi i Y includatur, vc cóft cuens in fao cól icut nim pidicarum cit- ntiale habet ratiogé- coit, tutjui rcípecru ilius; cui efi cOucait,ergo erit yeré (p nil includatuc MIC di 146 Reípondent alij , has. concludere , quia eodem m rent eti tranfcendentia, vt y includi in diffccencjs (uorum t vt cooftabit dilcurrenti per (ing in primis adducere inconuent ^ | non cft Íoiuere. uve jdncó- — uenicns, & eifdem rationibus fuftineri — — polTe videtar ens non ioca 1 quidditati-- ué in fuis vltimis differentijs y : modis contrihencibus , immó hzc L tur eflc mens Doctoris expretfa 1. d. 3. quat. 3. $. 4d quaflionem ,fed quia hows pücti decifio ad pra (ens nó [pe&tat ; adhuc ad- mil(fa opinione cói de etfenciali inclufios ne entis in vltimis diffecetijs patfion;bus, modi(;; oranibus realibus rerum, dicen- dü cft, non cl[c tantam neceffitarem ; vt ens excludatur ab illis, licut zenusà fuis differentijs ,quia genus,& ditfcrentia fa- ciant cópo(raoncin metaphyficamsergo - necellario debct haberc rationem cópar- tis cum differentia , atque adeó excludi dcbet ab ilia de ratione namq; partis cft , quód non includatur in altcra,ens autem cum fuis concrahentibus coimpotitionem non facit, vt pact in Dco, X bene Do-** &vr oltcadit 1.3.4.3. ad princ. $ oppofitam 1. obijci folet Ac.it.7: .vE itia doce de si itha differen. — 4ia.Primtm , quód in definitione parum is ^ viae trim differenkia po- — patur , vel etiám omnes fuperiorcs , quia - vltima includit omnes. Secundum quod - €]tima differeritia eft tota rei fubftantia j & idcó (i ca ponatur ini definitione; non licere aliam fupertoté addere ; quia com- - fnitteretur nugatio. Terium;quód ad iri- V, PAD ee diuidere fuperioré pet Que cft differentia animalis per diuifum fotmalitet fumptam — " tibus; &tandem inquitibi Arift. quod filio pedis est quedam pedalitas , qua przdicatio, cum t id abitracto; c(t c[- -— fentialis, & quidditatiud; : iuk47. (pedet ad hzc omnia Doctor d Atift. ibiaffignat duplicé modü E E k : e: pét fpem dae|.OrüncsdifferentiasVclperproximügeISENS$vperudebite,&fubdit.dirus,|patamreferre;cseaobra|..fiesquadatiproximumgenuspo«UoARfüpetióres,quiaomnesh.12temdicit,quódincludanturidiffeétia.vltima, nili in fenfa identico, & materia- li. Et cam dicit vltimam diffetencia effe totam fpecici fübftanuiam, ait Doctor id nion effe intelligedum totaliter, (ed com- pletiué, quia complet fübftanuam cei, & dctet minat in vltimo c(fe fpecifico« Tet- tium vcro quod ait de diuifione fuperio- tis diffcréiz per inf: riores, non proprié; & fotmaliter intelligi debet , quali quod differentia (upetior vcre diuidatur per id- Fetioret Oppolitas;(ed matetialitet)& idé ticé,ratione inn quod cóftituit, ipsü enim propri diuidiwr , non quide ia dit- : Ferentias ojpo íitas (ed 1o fpecies per ile las, vnde membra diuidentia, alia [unt in Qua, & in his includitur diuifuat, alra süt pee $6 & in hi$ non iucladicar; cü vec . — praedicat ibi (apeciorem differentiam de E 1nfe;iocis!lla prédicatio non eft formalis, & propria yitavt vaa in aliera Fotimaliter üeniendani differétiam vltimam alicuius. tas inferiores oppolita$ , vtbipedem, - as inferiores oppolitas , s v fion fios pedes habentem,clatum atem eít , qu alitet (um incaditt: in fidguli$ membris dididen- Que ITI De preci. generi, acdiferssdenII,— 387 includatur ; vnde non dixit abfolute f/ffío efl pedalitas, (ed fiffio efl quadam peda- litas, vbi ly quedam; vt notant pracipué Expofitorcs,dicit improprietatem quan» dam; voloit igitur tátum Philofophus per illum loquédi modii indicareait Doctors filionem pedis effe difterentiam per fe dixi fiuà pedalitatis inse(u explicato , 8c nori per accidens,vt cífe alat & nó alatüe At Coritra hanc expohitionem vrgebis- quód Arift.declarans ibi modum defi- niendis ait non debere dici anima! habens pedesbipes, quid faceret hunc fensü,ani- mal habens pedcs duos habens pedes, fed dcbet dici, animal bipes, quia dicédo bi- pes s qua ett differentia inferior , dicitur etiam labens pede$,. qua ett füperior. Refp. non dcberc (ic exponi illü textums alioquin fibi cótradiceret, cü dicit ibide y quód licet d: fioire pet primum genus, &c Omncs inferiores differentias , igitur per ]y pedes bxbens, intelligi debet 22aus talem differentiam contticutd , vnde vule dicete Philofophus, quó4 cum tot (pecies animalis pede$ habentis (int , quot difíc- fentiz. pedum non debct definiti per hgc omnia gencra (übalterna ; v.g. Hoo ett corpus, viuens animal , rationale, quia.» vnumincludiurinalio, ——— -——— 148 Secundó arguitur rationibus;norr poteft cócipi tugibile formaliter,quin for maliter concipiatur fenfibile , & viuens.z ergo ha differentiz fupeciores iacladun- tut forinaliter: in illa inferioti , Probatat aliuinptum , quia rugitus Leonis eft for- malicet qagdam (cn(atio , & quidà a&us Vitalis, & hoc atgamentum putat efse ine folubile Artíag. in fententia noftra ad- mittente prcilioncs obiectiuas, Refp. tamen facile negando atfumprum cá fua probatione, dificrentia :n. mferior, prat- Íertim qua nan cleuat genus ad altiorem gtadum oaturz , non cft Iimpliciter  & adgquaté principium opetationum , qua (unt propriz calis fpeciei, quia hat opee tationes dependent à tora natura, quare« nus impoctat talem effentrá complecam, quare ditferentia infzrior folum ett prin- cipium taliu. opcrat.onum,quatenis ta« les (unt, vnde difterentia v.s. tragicus mont addit nouam actionem à emycr di- ] in- - Aue fH LIED prácf. generis, acdifer-eA IIT. — £85) differencijs aliorum generum . Verü-bzc folutiomulusreijcuur ab Auería cit. & te vera non fubütütquia cadem difficul - tas fieri poteft ctiá de illo conceptu fub. ftanig , vC eriam comprehendic incom - pletisnam & fubftátia, vt fic, diuidi po- teíl per fpiritnalem; vt eft anima,& cor- potcam , vt alia quelibet forma (übftan- tialis , re(pe&tu quarum non ita analoga e(Tet,vt excluderet ratióné generis vniuo ci,vt patebit d.7.q. 1 Potius ergo dicédü cft,quód rationale v. g.formaliter loqué- do non cft (übflanria,nec accidens, fed ali uid (ubftantiz quatenus eft determina- o illius, ncc potelt dici füb(tantia ; nifi realiter, & identicé,vnde etiam;& in có- muni modo loquendi differentiz illius przdicamé:i dicuntur fübítantiales , non autem fübflantig , qua ratione ipfe A- wería quofdam modos v.g. fubfiiten- tia,vnioné materiz,& forma ,&c . vocare folet fübítüuialesnon autem fübftantias Quia formaliter fübflantia nó sür , fed ci €ius modificatio ; fic ergo de différentijs 'endam eft edy rieired rion quia -imuoluant tati. formalé (abfátie,fed ; Ema ge cundé ordinempin quo eft ibftantia , & eam determinantes, & có- trahentes fab eodé ordinc; fic etiá dicen- - dü crit de differentijs aliorü generüfer- uara proportione, vnde differentia rela- tionis erunt relatiuz , non formaliter , & cfTentialirerfed identicé tii, & realiter , uia nó funt formaliter relationes, fed ta ,. hitates celacionis;verü quidé eft frequen- ter differentiá cali nomine nücupatri ; «p necceflarió ex vi nominis vidctur eflentia- liter includere genus, quod diuidir , vel diffcrentias faperiores, vt eft de longitu- dinc,latitadine, & profunditate in gene- Tc quantitatis continuz que necetfarió videntur includere extenfionem , fedid totum euenit ob nominum penuria. Ad Conf. neg. aflnmprum effe vniuerfaliter vcrum , nam & pa(fionem pra (cindimus à proprio fübiccto,& é conuerfo, & ta- mcn pa(Tio nequitdicidealiofubic&o;valetigitutaffuupiumfolumimillisfotmaJitatibus,qua(uotcomm'ünior:sillis:&quibusprafandunt;Advlt,concedimasinierpeceeitatemincommuniy&Logiéav hanc, & illam in particulari non poffe in« tercederc mutuá przcifioné «quia cópa- rantur ficut fuperius; & inferius , & licet: fuperius poffit ab inferioti prt(cindi, nó tf contra , quia inferius séper inuoluit: e(lenualiter fuperiusvt ditü eft. q.prae- ced. art.vlt. dubi r.in folad 1-aliud aüteme cft comparare inferius ad füperius ,quod inclodit , aliüd comparare differentiam ad gcnus ,quod contrahit, contra&tíouns enim vtiq.prz (cindi poteft à fuperiori , qs contráhit,non ramen inferius; quod fi A« uería loquatur de differentijs rationis quibus cócipitur contrahi cóceptus Ceítatis in communi ad modum cuiu(d& naturz communis, tunc de illis differen- tijs rationis debemus proportionaliteg loqui,ficut dc realibus , 1$2 Demüobiicitur; tü quia tunc rea litas diffctétig effet omnjnó fimplex, &c purus actus; tum quia tunc differentias vltima eflet faprema, nam differentia fue puse dicitur,quz nullà aliá habet fupra &;quà includat ficut ove illud dicitur nullum aliud habet fupra fe , qe includat, ——— hec propofitio eft effentialis, & per fe;rationale eft fenfa tiu&yeft anima! , ergo predicatum c(fen- tialiter includitur.in fübiecto. Re(p.ad 1. i Seer quia cum fit entiam. includit ad coóponédü totü,& participane dü effe Félegis wi eft comune omni ti, vt Scotusdocetquol. 9. M. & imbi- bit intrin(eccam imperfe&ionemintratio- — ne partis ei proueniété;& cadé difficultas fieri poifet de gencre (apremo, quod nà habet cóceptum refolubilé in vlteriorc9 realitates , quar dicendü hos gradus fu ptemü,& infimum, non efle puros actus, quia licét careant cópofitionis ex his me taphytice,non tfi cópofitione cühisquia stt cü alijs cóponibiles . Ad 2«neg,it€ fee quela, quia nó cx eo differétia dicitur fue prema, quia nà habeat fupcrioré, quà ine cludat,fed quia in có (tituto per eà nó fuponit priocé differentiá , cuifübordine- turquaté omhis illa dicetur inferior, que prieré fapponit im conftituto cui (ubor" dinatur. À d tunc rationale fu ma^ tcrialiter,& in fcnfa identico. pro babé te ratiopaliatéjnon auccm, formaliter , ] Rr ojised 4ee. Dipu.. De Voiutrfalibusin pantiés s... $3. Sed dices ,(amcdo rationale fora tnalitet vel illa prz dicat ioncssüt pere y; ecl pet accidens, na fecüdi, quia tunc, ex ehitmali,& rationali fieret vnugiper. acci deos,ergo t. Ref; pras dicari per agctdég. ftat dupliciter, vc] per accidons pr dica. amétale, ge , icauir pet áccidés de differentia. ia eft exta ratione illius, bile, vcl pet accidens pradic fus prá primo modo: ] no auté fecundo modo , quia fpe&ant idé ptadicamentü , & ideb ex cis adhac rà vnü per (c. Sed dices iterü, liec iio aétia eft optima in Darapti ,omh:s lig- mac Ea Gmais homo eft tamo- Mie odé pepe al (fi$ diajor,& rainot extre tnita£ inclodütur & pradicatar formali. ter,& per fe de medio;ergo in cóclufious inaior etremitas C fenfibili iicladitür ; & przdicatar formaliter, & perfe demi fiori; rat ionali hitet Au&totes, & re(pon(ie eft Scoti 1; Poft.q.25.vt berti notat. Amic- quod. ex eirtüte foras (yliogiflice folum extte- 1hitate$ eniuniur inter (c ir coficlufione b vüiione cardi iri pizasifTi sinen támé "^ exviciaídemfotma opus eft,quod vaiá- tur codem rhódo ; ficdt in przmiffis, quod propolittones eandeti habeát pci- ácitatem; & fic contingere poteft, vc in propofito quod ptzmiflz infenfu fot tuali tint vert;conclofio éctó folim inia 9A materiali; & idebiico : vnde inquit &of loc.cit.lianc (jyllogi(innm nó te- iere; lomo «ft per.(c animal ; hlomoeft per fe rationalis;ecgo rarionale e(t pér fe iral; quia licét ex neceffarijs fequatut &óclulfio ricceffarias nà alias po(Tet cx vez fb fequi fal(im;tamé ex per (e nofi (cni- rompen quia nó oportet;quod fittahta nio exctemorü ad iiuic&;quari- &a Eft cü tettio;fic igitur eti non cft oc- tele ;quod ek prami(lis in s&(u formali &rrificatis inferatut conclifid vcta etiá ip (enfa formali (ed fufficit; quod it fenfu Sidentico;quod miltis$ exemplis derbon- fitari potett;prefercim in certia figtica yt '9mne iac cft album', omne lac eft dulce ; rgo aliquod dulce eft album 2» - — d rationale eft feni(bis, ,4 Refpondent commu.. tetitias cie genericas , & nullas dari (o8 SÁRTICVLCVS IV. | Quomodo diffeventia pradice- 1 tur dep "us. o5 ;» i$4. CEcunda de&nkio yifferentia , gj, 5. MJ fir illaque pridicatur de pluri- bus diff erentibus [pecie in. quale quid. y traditá eft de diffzrécia jn rationc. yniuet falis,vt de fe.có(tat; nà irn ordinc ad ca. , de quibus przdicatur , in ratione vniuer- falis cóftituitur;Supponimus autc hic, gi fer£ omnesdocernit Auctoresca Do& teq.27: Vuiucif. Anc. And. Tar, & alijs. Scoiiftiscorita Caiec;& Sot.indioc cap. Porphiper (ecundao illam definitionem (olum Eotsies dcfin'jtfe tar autem nz; fimas,(ola .n. genct;ca cft illaque prz - dicatur de pluribus (pecie differétibus im... qualequid .. Quod autegi ait Caiet.dele — nirionemillam ciam infimis conucnireg quia illis cx praci(a rationg diffcreatiz yt ic, quiz e(t facere differre non at clfc in altis (peciebus,, licet vt. ir ma (o'itelle po(lior in vna - Sane pro cet a(ino,quatentís afinus ell: , 1 effe taticualem id tàmeni. rior. repu : ei, quatenus animal ; poa rd M uu bicmodnsdelümindi, quemCaiet. ago ——— pellat per tion repügagitiárts comuenicns cffet, tuc definitio vniu$fpecici conues hiretalteri ; vt bend. inferunt. Coriplut; ' q. 3. fiquidem. differeritiaconfticuitiua d yniu$ fpeciei non repugadt. alteti ob. ra- tionem cofnmubctm ; & denericam ; (ed Ob rationcm propriam ;& (pecificam ; cü uia fi (pecibicis non tepugnarex predic iw de phi (pecie diferte jad- liuc definitio pro eis rmianca foret, quia à etiatn pr&dicantur de pluribus nunizro difterenibut.,..— . 14$. Curamé has folas defiaierit , iod .eft explotatü fatis,quidà eni. dicüt ità eci(Te;quia putánit omnes prorfus difíe- Cificas proprias vai foli infina (eciet y (gd omncs talcs cífc compo /itas cx uc ^ AW o* | n. Quoi Mfopeel di phi I An bus. ni fingulz gulg alijs fpecicbus etfenc Lose on ee ide propeniio- Jes dixériit, quod ytiq; differétias vlrimas ugnouit,altim quáti ad 6 eft, (ed (olum d enericas definiuit , tàánquá notiores , X - E |qu&riores , Sed quicquid fit de Porph. Be cuiüs mete fint ; qai ve)int , folliciti , cóítabit ek dicedis dilp.fég.d:vlt.omniaó dri débere vlrimas differécias;& fimpli- Es,qüz en post de pluribus nà : mero differéntibus in qualeqoid , & ideo : tum y ye a(fignaaerit definitione , in iséccómuné.cólequebter nó defioiuit itam, proüt eft tértiüm prdicabi Ie,vc (icin;coprebénait cà fübalternz, quá -jnfiinam, vt docet Do&or loc. cir. quarc dà eft in hoc art: quomodo definiri flit; ac debeat differetitia tertium prz- icabile,qua eft commanisycria; & re: fina quorfi conftinyaturin effe vniuer: 1 lis, ah, conttitgatur in effe cali per. or«  &linem ád'fpeci& qaam conft icuit,vt indi  &àt Caiéc Sor. & ToLin hóc cap,& fequi?  Petros, q.3.d« Differart4. an potius dinem ad inferiora illitis [peciet y ve | € olo CEBP» 3 co 76 Katioauré, rate: tiü duo capita cedocatur boc sh dubi,etb quia d quatur , vel quinque cóparati potett diffecehcla.Primo ad genüs cuius eft di£- fcrehcia, vr ttionale ad animal, & cer m Eft je baric compatariónem ip elle tértij yniuer(alis nón coltitut, vt nocat Do&or q.19. Vàiget(, ad ttum quia de illo mon |n effenrialiter,zd inere in qua- c: vnde elt przd'catio quinti vniyer(alis tum quia yniuer(aleconftrtüicur rale per tdinem àd inferius, gedus autem'reípe- | (übe ó 65 differétiz potius babet rationein 1 dor. per cg contrahitur, & limicatur Secundo ad alias diferencias inferiores vt cotporeü ad animat, & inanimatum, & ticetiam certum eft ex bac compara- tionc non conftitui in ratione vniuerfa- lisquia cum aon includatur in iliis effen- tizliter ; yt vifam eftart.przc. nequc de effencaliter prazdicariquo tame mo do przdicari debet differentia 1h ráció- né tertij vniuerfalis; vide qui oppáticot teneni;tt confequencer 'oquácur, depent posae ond füperiorerh 'Te- [pe&u ipferiorü babtre tónem cuiufddry vniucrfalis éfsentialis, & (ic (éntit Auerfa q.12.fec. 3. Vbiaici roto rigore bibcre rationem gencris,aut fpeciei, (i fumatur ad moduin per (e ftanus, Ter com pa- rari potett ad propria inferiora yt ratio- pale àd hoc, & illud citiodale 5 & nezue fic babere vaiuerfalitatem differentig concedunt o-nues, quia de illis oon pra dicatur in quale , (edmeréinquid,velpermodumper(eftxmtis,vade€tpraedicaturipabflra&o,&vctotacfjentia,vthzcratiópalirase(t rationalitas. Quarta tádem comparari po:gft & a1 fpeciem , quam con(tituit, & cuius eft pars forma- lis, yt fenciens ad animal, & rationale ad hominem, ác etiá ad inferiora illius fpe Eiel;vc fegrieps ad hominem, & equum ; rationaléad Petrum,& Paulum , & quía refpe&i amborum,tàm f. fjeciel , quai inferiorum ciusfcrüat enndem moduri przdicaodi .f, in qualequid,binc ad ee tancüm duo capira reducitur. difficultas » ^14 Dicimus r.differentià teruiü vnis er(afe, quz e& cómunis infime, X fübal rerng , itz definiri debere, ee id , tio T de pluribus in qualequid, ett i loc, cit,q. 27. Vniuerf.ybi eius Ex,'à titotes Mautit. Anglic. Sarnan. Bráfauol. item Ant. And, Tárar. & alij Scoriftg in hoccap.& (quitur Au&or-aliarü Sclio* lar b debfetrum Huc. Accag. & Cóplut. & probatur; quia omittédo illà parricul It cje differen: ibs ampliaput defiaitio iravt adzquaté cópreheridar, tà differes tià fubalterna, quà infima , & facilc pof» — fit vnicuique applicari, eta in fpeciead-— dedo pancdom Jpecieyvel numero d: rentibus. Pet haic etiam definitiope óptimée explicatur effeaca. dilferentig: yt éR vmuerfalis, nam cius edentia in ra* tionc ymuer(alis cófi ftit in hoc, qu in pluribus per modd partis formalis | feutiz, hoc autem torum explicatur illam particulam in qualequid , per? hoi eiim, "s id; oftcr yet DD 25 adiongitut fn qu4te ott Partem ford m. nti & qu. iem » quia : [t] iu M pt - cati per ipformancis , &akeri c 492 facentis , vc fcequenter di&um e(t ; Po- 9b ctcepnet ditferencil hoc modo przdi terittaniem in hac defiaitione affige& — care ri,quod tenet locum gencris, & quoddif fit pre(crtim ita praedicari de fpecie, vcl fcrentiz , vt in definitione aliorum vni- ucríalium feruata proportione , licét.n. diffzrentia materialiter fümpta , & pro prim4 intentione mon iacladat genus, & diffcrencá fed (ic forma limplex; fecua- dó tamen intencionalitet capta , & qua- temus e(t certium vniuerfale , con(tac. ex genere, & ditferentia, inqaantum conci- pitut , vt fpecies quedam vmucr(ilis in communi;in hoc reo o irit -" iodaliquam po c ingerere dif- M isi: modusifte przdicand i» qualequid. , nam videtar modus predi- cand. impo((fibil s,& tibi repugnans, prz dicar! .n. in quid eft przdicari , vt quid eflentiale , & quiddiratiué , przdicare in quale cft przdicari , vt quid extra cílen tiam, deno;ninatiué , at iflz ritiopes funt inuicem incompoffibiles, ergo &c. Conf.quia difp. przced.4. $.1de» n.ga- «imas defiaiionem coníticuece vnum vniuerfalcà caeeris dittinstü, qu'a prz- dicatur i» quale quid , nun ratione. ge- cris przdicatur ia qutd , rinone d.fferé- ti przdicatur in qua!e,atque ita nó ha- bet vnum przdicandi modum, (ed.dajli- ccm crgo idem crit in propoüto de dif Écrentia dicendam . ' 158 Pa(qualig.1.p.fuz Mer.d.5 o. fec. .vt hàc foluat d: fficultaten , cócedit rc- í eiufdem noo poiic idcm cffc. prz- 'dicatü in quid , & in quale ncque refpe- eiuídem id conuenire d.Iferenriz , nà Kc habct vc przdicatuinin quid. refjcctu fpecici cum fit pars effencialis ipiius, & eft icatum in quale refpedtu genc- &i5 , quia eft extra quidditatem illius , & - Mlli adiacet, & quia mediante gencre cciá fhoc modo,. p modii adiacécis przedica- €ur de fpecie ,.& cius infertocib is,ideó a- da'quatus modus predicádi eius d.ciiur is qualequid. Hec folutio aliquid cócinet ve titatis (ed (1 melius nó exphcetur nó (uf- Gcitnà re(pectu ciutdé debet differentia 'exercece hüc puedicàdimodü,& przicc- ti inordine ad fpecié,aut inferiora cius, 'pe&tu quor(ü cótlituitur in eíic vniucr alis;hoc igitur explicádü cft, quomodo Difp.V. De Psiuef-in pati. * reípcétu eiu(dem, & qnomodo po(- cius inferioribus , quibustamcn certum ett non ad'acere,(ed potius uxciro te e(fcarialiteciaclad: ; Hoc a utem por explicari cx&»1o có,ouci phyfici; fi .n foc ma cÓpare ur cü matctia,vt'queett om. nin extra etfenciá eius, ac mccé illi ada. cet,li verà comparetur cü có »oliro (a nà eít ex. ca eius efséc à, adhu: ramé dicis tur illi adiacerz, quia ad acecvnriote dle — lias , quod euá fudct có.mun's loqnendi: modus , animam .n. 'oleinus dicere for- mambhominis , etiamfi re vera fit foraa folus natcetize , fiuc corporis pro altera parte com»otiti5 lic is;tur eftia asp fito metaphyfico, d ffcrenaa, eramt dc iliius e(f.n' ia , adhi cam i dici porc ritilli adiacerg , q2tenus idiacer. alietà eiuscomparti , & fic poterit deapfo ib quale uid praedicans ; (0:quid » uatenug - — ett intra cius elfzntiam; in quale 9 quotes — nus ci adiacer ràuione. alterius. com. tis; rato lii us ed, quja ad veciratem pres — dica'ionis, ncdum tcqu ritur , quod pe ipfam explicetuc praedicacum im fa bie&o,tcd edam «cod. sjquo ipfi mfit. 1$9. Ex hoc au 6 bene deducitur,quo- k modoh. duo modi prz -anji nonfint —— incom,offibiles ref»cétuemídem , quia — — non codem inodo pradicuur di e Ta — in 4uale dc genere, & de (pecie, de geac- reen' m propr € , lecuadum rem piue- dicatur in uale, qu'a re vera cft extra cius etfenriam , at de (pecie y & eius infe» tioribus przdicatur in. quale tagcum fe» td im modum , quatenus per terminum adiedtiuum. üignificatur. adiacece alt eius coaiparti ; vnde concludit. Do&ot q.28. Vmuer(.(ub fisem in diff-rentia, vt pradicatur de lpecie, rationes predicare diin quid , & in quale non cilc oppofi* tas, uia pradicaci 10 qu d (ecüdum rem , & inquale (ecundum rem , vtique oppo* nonurat przdicari in quid fecudü rem y in quale veró tancum fccandum 1 non vtique opponuntur, licor plurale» & tingulare non opponauatur , fà iilud (uma- tur,vt quid, hoc veró, vt modus , Ec cum diccbaiuc , quód przdicari in quale ct. pezdi- ZEE pradicari denominatiué,quod oppo nituic icationi effentiali, rcfpodet pcr ide, quod praedicari in quale sm rem boc eft án quale accidentale , vique opponitur redicationi eísétial& e(l propr:é pre- Len denominatiua, non tomen pradi- cari in quale fecundum modum tantum , modus enim przdicandi in quale poteft etiam conucnire focmz fpecificz, in quo fenfu Arift. eriam appellat $« Met. cap. de quali; & 5. Phyf.18. qualitatem cfsen- tialem, vt norat Do&tor ibidem, ncc ta- men con(tituit praedicationé denomina- tiuam,nifi fecundà modum,;quatenus no- mine adietiuo (igni ficatur ; (ed quomo- do concretis etiam fubftantialibus , dum nomine adicctiuo fignificátur , ratio dc- | ' pominatiuorü conucnirc poflit, e xplicui- | , mus ex iplomct Doctore diíp.a.q.6.ar,t. Y -. 160 Ad Conf.neg. paritas,idcó .n.ex- ^ — «lufimus (upra dcfinitionem à numero (0 gradicabiliu, quia cüexplicité conuneat «genus cesa i8 illas partes im- portet etiam quoad habitudinem, quá ba nter Íe,vt .f.vna habet modu infor - E abet modum predicandi duplicis vni-  uctíalis .f; inquid ratione is, & in quale quid ratione dfíctentiz, at.differé- tia non pra dícatur , nili per vnieum tct- minui perfe&é in qui d;nec perfe- &e in quale przdicatur , fed fimul vtroq; modo iadiuifibiliter, & ideo vnü coníti- tuit przdicabile à caeteris diftinctum. 161 Dicimus a. Differentiam noncó- ftitui inratione vniuerfalis per ordiné ad fpeciem;quá conftituit, fed per ocdinem ad inferiora fpeciei. Conclufio e(t com- munis Scoti, & Scotiftarum loc. cit. qui differentiam definicrunt in ratione pra- dicabilis , non per pradicari de fpecie; q coni ituit , (ed per predicari dc pluribus inferioribus , quod cà fccit Porph. ipfe, & ideó eam (cquuniur lk ecenuores om- ncs Sàchez, Onna, Ruuius, Didac. Aucr fa , Complut. Aciag. Paíqualig. Morif. Fuent. & alij pailim , & probacur euidé- ti ratione, quia refpectu fpeciei;quà con- fiuit ,diiferétia nó cft (uperior,Ied ome nino aqualis , (cd quale non ett vniucra fale reípeétu zqualis,folum crgo eris vni» Logica L . | itis, & alia modü (ubiifléis, hinc eft, - Q. III. Quomodo liffer.prad.deplirib.ety.IV..495ueríalisinordineadinfriorafecic,refpe&uquortihabetróneinfuperioris.ualequidprzedicabilis,Prob«min.tüqaüpcriusnoconuertiturcüinferioriin(abfitendiconfeq.exl'oftprzdic.cap.depriori,benétamenzqualecüqualitumquiafüperiuscórraluturadipferius,atzqualegócontrahitucabaquali;necdifferentiacótrahituràfpecie;cumquiaPorph.cap.de(peciepropéfinemdi(eriédiftinguirprgdicationemzqualisde,zqualiàprzdicationefuperiorisdeinferioridicens,namautpariadepáribus,vtbinnibiledeequosautmaiora de minoribus prsdicentur,oportet,vbi per predicatios nem maiori de minoribus vt1q intelligit p-adicationem vniucrfalium de inferiori" bus X illa appellat maiora; hzc minora quia illa latius patent iftis. Conficm.quia vniuetfale , vt (ic conftituitur per ordiné ad multa; fed fpecies yt fic importat tan- tum naturam effentíaliter vnam , & plu- rilicas folum habetur. ab ipfius inferiorie bus , ergo folum inordine ad illa con(ti- tui po:e(t in ratione vniuerfalis . 161 Nec valct illa re(poníio, quz hic affetti folet,fpeciem nimicü habere fuam virtualé pluralitatem , quatenuscontinct fab fe inferiora ; idcoq; przedicationé de fpecie zquiualere pluribus przdicationie bas de indía:dais,(1 eft vltima. Nam cons trà eft , g vniuer(ale conftituitur pet oc- diné ad inferiora plura forma!iter,in quie bus nimirum fit a&u maltiplicatum ; vcl maliplicabile  vndé refpicit fimpliciter ulta; fed indiuidua, prout cótinentur in fpecic,non funt fimpliciter multa, fed po uus fimpliciter vnum , vt dicebat Porph. participatione fpeciei plures bomines fuit »nus bomo. Conf.quia fpecificatiuíi aliéuins debet participare formaliter ró- * nem illam,sin quà fpecificat,vndé ad fp& cificandam vifjinam potentiam requiritur Obicétü , quod fit formaliter coloratum & non viraliter tancü;íed mulcitudo € terminus (pecificatiuus vniucr(aliaatis, cf go debet etíc formaliter talis, & nó virtua liter tancüm ,. Tandem ex €o , quod fpe« ics fic virtualiter mulca »ad fummum fe- qui poteít quod diftzrencia re(pcóka eius -fitj quoqj virtualiter b curs non tà. r j men we 494 hen formaliter ; & a&ualiter, quia quas lis e& mukirudo,talise(t vniverfalitas ip- fam tcfpicieos , neq; fpccificatiunm po- tef fpccificare vltra fuam virtutem. 164 Scd Contra obijciunt, quia natu- ta cóftituitur vninerfalis in ordinc ad ea y de quibus primó ,& immediate prdica- tur,(ed differentia primario, & immedia- té przdicacür de ipfa fpecie, & mediante fyccie de infcrioribus ergó &c. Ti z.quia diffcrentia przdicatar de fpecie, & non vt fingolate, crgo vceniuerfale; Tum 3. quia codem gcnere pradicationis diffe- rcntia przdicatur de fpecie, & inferiori- bus eius, fi igitur przdicatur tanquá eni- "ier(ale, Gc etiam à ipfa fpccie « Tutn 4. qnia prafertim refpectu fpeciei exercet differentia propri& praedicandi modum in quole quid, imó pottori tationeyquam teípe&u infcrioruthsin ordine ad quz po- tius abet rationem partis materialis , q formaliss quia ad illa arulca contrahitur per alias peculiates vationcs dcterminarr- "xesipfam. Tum tabdem quia dantur qaoz- dam differénti&qu non adzquantar c á vna fpecie , fed corincniunt pluribus , vt €fic contifiuum , quod ncdum reperitur in quantitate permanenti , fcd etiam iu fücccffiaa , ergo datvraliqua differentia; 4o tcípeétu fpccierüm de pluribtts prie dliccur , atqae adeó fic vniucifalis.3464 Rclb,noteíse omninà ceriü,num «Sniverfale debeat n: ectlarió pradieart de iploríbus ithmed até, & Tarar«c. de pro- prio id negat,gcnas.n. € iam tefpeQta in« Wioicuerü Iuam retinet vmaetfalitatem , de quibus tf nó niti mediaté pre dicatur; «j&0 cti dito dicimus vlterius, nor quá- €ung5 predicationem immediatam cótti- ttuere vhiuerlalitace , fed illam tatiiü, qua - «ft fuperioris dc inferiori , quod non ha. bet differentia in ordirie ad. (peciem , fed tant inordinead inferiora eius ; & ideó quamois Petrus; & Paulus tiit rationales, :quia (ant homines,tamcn rónale nom ctt wnjuetlale quia refpicit hominé,fed quia are(picir Peirit& Paülum, vfidé vt notarit C oplat.hic cuo valde diucría (ont quod Peuo eonueniac cffe rationalem , quia itl homo,&q»odirationalicopueniatfecundaintentioyauct(alis, quia tcfp:eit c E 1 Box" 2L dh T" Difput. V. De Vniuerfalibus im partic. — horinem ; prímum eft verum;at fecundi eft pror(us falíam , vide aliam folutionemt apud Tata. cit. hic applicabilemi. Ad 2. dicimus, quod ptzdicatur, vt vniuerfalis , non formaliter, & reduplicatiué, (ed ma- tetialiter ; & fpecificatiue , vt fenfus fity differentia, quz przdicatur de fpecie;cft vniuerfalis, non támen refpectu illius,fed refpe&u faorum inferiorü , Gicat fpecies (ubijcibilis generi comparata cft vniters falis materialiter folam.i. nou per talem comparationem , vnde pratdicatio ifta us borno efl vationalis,nà tit alicuius prate dicabilis , vel (aperioris de fuo inferioris (cd erit prdicati topici de fubiecto cós muni, cum qug reciprocatur, ficut, & iT« la, bomo eft rifibilis s vndé à quibüldana appellantat prdicationes tertij; & quar« ti przdicati non autem przdicabilis, Ad 3. verum cft affumptumi , quatenus de (pecie ; quàm inferiortbuseii catur, vt diff-renitia,& inqraeqa füb cadem habitudine, qnia de prz dicatur , vt acquále, de atq vtró , vt füperias de inferiori re vcra tám refpecta fjeciei ; tiorant eius diftcrentia dicitur. nialis eorum ; £al(am.m. eft. diífei fuperiorcs dinidi ; & contrahi pe riore$ ad modurn partis materi. id vérit:catur tantum coricou identicé ratione gencris y q tuünt, vt fatis liquecex e m t idcó tam refpe&u fpecieisquám inferias r(t cius (emper préd:catut in qle quid s vt declatauimos concl. praeced. ramen.a " folum iti otdine ad indiuidua conft uiis. multa ,. qaare licétin ordiaead fpe habcat fufficientem modum;praui yriucrfalis,nom camen habet fufficientent tctannuni vniuerfalitati$ ; qua requirit fnulta infetiora pro termino « Ad s. cori ccdit ob. id Áuerfa «f 1 1. (e&t. 3. aliquas diffetentias,qua fint vaiuct(ales re(pe&ta Toss fed quia d.fp. feq.q« vlt tiegamus oluté tale$ differentias itotiMa$ y quz poffint in pluribus reperiri. (pecie- bus, idcó tiegatut a(samptum; ad curas probat. ibi dicemus 16$ Quaces an Dificsoiaiómai tur inede vniuer(alis, quia relpicitilla;ve . » ie 3 «andi - y^ ""*Lu , fubaltetna fpecie differát in ratione pre- dicabilisitavr duo yoiuerfalia cóftituát, ficut genus, fpecies. Auerfa q.12. (cd. 12.quem hic fequitur Pócius,afficmati - né refpondet , & cius fundamentum ctt , quia intátum fpecies eft cora effentia , & s pars, inquantum fpeciei, adduntur . vitem AG (pg nó (unt gra. dus cülentiales, generi vero adduntur d f fecentiz [pccificz qua (unt gradus e(se- £ialcs;fcd codem modo penitus (c babéc differenria infima ,& (übalterna compa- rata ad inferiora » quia differentia ubal. zerng adduntur aliz differentiz, quz sut us e(leniiales, infimz verà adduntur aliz, quz non funt e(fentiales, ergo tantà diuerfirarem babent in ratione. vniuccía- lis differentia generica, & (peci&ca,quà- ram habent genus,& (pecics . Nihilominus cum Scoto przdi&a q. 27 quem alij paffim (equuntat , ncgau- néelt refpondendum , & probatur , tum. ^quia tunc. fex foren; przdicabilia ; tum, quia de tariope differenti » vcett terriü e abile A irs prdicnri deis qnalequid S per hoc diftingaj: ir à ceteris vniner(alibus, (ed hoc viia i€ d ffcrentie conucnit,ergo &c. Tum. adcin, quia gcnus , & fpecies:deó a przdicabilia conltituebant, quia vnuin pta: d cat toram effe ntiam j & alterumis partem efIcntia, fed differentia , fiue fit anfima;fiue (ubalterna , femper pradicat partcm cífeatim , & ad boc omainó peraccidés cft, quód przdicauo fiac de multis f, dg. num. differ. ergo &c. dice undamé:ü ver doce nó fub. tncgatur .n. paritas affampta in mi- nori,quia ex hocquód Me infime addantur aliz ditferentiz, quz non fant gradus e(lenuales,noa fequitur, quód di- Cat totá c[5étià indiuiduorü , ficut (cqui- IUucex €o , q addütur fpeciei fpecialitfi- nz,& ro cít,quia (pccies infima sép di- Cit;cóceptü cópletü,(cd differentia íca- Per incompletum, etiam fit infima, . Atinítab $,ditferézia infima pradica-. tur d ibus in qualequid coipleté. , & (gbalterna in qualcquid incomplet 65 crgo funt diier(a, prz dicabilia, licut. cc- nus, & fpecies, Prob.alumptü , quia d f- o;aino d [Lin juic c(.n- fereada | Q.III. Quomodo differ-pradic. da plutib.ceee.I7. — 9 5 tialiter (ud conflitutum à quocunque 9 n00 cít ip(un,quod non (acit dit rerenzia fubalterna,quia in ratiooe (en(ibils v. g. homo conuenit cu.a e juo hac vica ra- rione teftatuc Hartad. dil» 6. fec. 4. €i no nunquam placuiffe appofitam opinione. Rclponfio tamen facilis eft, op diffcre tiam infimà przdicari de plurib. in qua- lequid comp!cté poteft dupliciter intel« ligi , vel quia dicat rxtam eísétiam illorü plurinm, & tic fallo ctt adumptli, quia omnes dilfecentize fant conceptus incom pleti, nec mag:s complet rar-opale homi- nem, quàm f;nb le animals vel quia có». fticaicilla- mula adzquaé difiaiilia ab. omaibas indiu:duis cuiufcü jue. alcecius (peciei, izavc per eam excludatur. oinois ratio conueaiendi, & ita vcrum cft ante- cedeos, (ed Neg. coníeq. quia facere dif- fectrecompleté;& adzquaté in hoc. fcn- fu non ett dicere conceprum rci com- pletum;quia bic integratur ex rationc có, ucuiendi , & rationc vitima difterendi fedcftdicereconceptum.incompletumyltimum,vtbenenotatHutt.^QVASTIOIlt4..DeProprio.167P2:traGauonédeVniuetíali:busefsétialibusadvniucríaliaaccidétaliadefcédimus,quescPropriü,SAccidés;&quiapropriiimaior&habeta£finitai£cumeffentiarei,quiaccidéscómune,vtpotéquod1mmediatéfluitabc3.ciieaeflrealiteride;ideópriusdeProprioagimus;quàdeAccidéce;poteitaut&,vthicomnesnotàthocnomépropriumdupliciter fuinipoimó vt opponiz , ur improprio, & dicitur illud quod pro-- prié X abfque vlla metaphora rei conue- nit;fecundo vt opponitur comuni, & tic! fignificat illud quod ita couenit ym rei y; vt alijs cópetere nó poffit & hocmo dcfinitio dici olet propria dcén;toydiffe 1éia dicitur propria fpecici ,d calLituits,. vt racionilitas bominis, & deni; pallio. dicuar propria nature, à qoa dimanat,vt. riliblitas hominis, vctfi quia pio duo, pra licata cifentialia habent propria ng». mina, quibus 1 centur nani vnuni i. citur defioiuoyatetuln diff ct enda » bine factu cf,vt nomen próprij appraprie- hr o4 rur A" «t 496 tur folum]przdicato extra e(lentiam , ne- ce(Tarib tamen, & conucrtibiliter conuc- nicnti naturz quam in(cquitur, vt efl ri» fibil'tas in homine; & de l'roprio in hoc enía proponitur quzftio , fed quia rur- fus potcft dupliciter capi , vel pro ipfi proptictatc ceal: , quz cealitet fluit ab cf fentia,& cüeffentia reciprocatur, vt eft rifibilitas qua ab hamanitate dimanat , vcl pro cadem affe&a iant vniuer(alitate logica in ordinc ad [peciem, & indiuidua eius ; hic agemus de Proprio ts vtcoque fenfu ,quamuis.n. primo modo potius ad Metaphyicum [jedtet, tamen abs re non erit aliqua de ipío,etiam pro prima intc- tione,di(ferere,quia eius natura c xplicata conftabit magis quale fundamentà exigat vniuerfalitas quarti przdicabilis, quà hic explanare intédimus;itaque duobus arti- culis rem expediemus, in primo tractádo de proprio inratione proprij , feu pro natura rcali,inaltero de vniuet(alitate, », qua (üpcr cam fundari potett , ARTICVLVS I. Mgitur de "Proprio in ratione proprij jew pro natura reali, prafertim de diflinB tone ipfius à fubieclo . 168 MS diíputari folét de. ,pprio in rónc proprij, nos hic quz magis neceffaria süt.& ad recta intelirgé tià vniucr(alitatis erus magis códucut,lte- ligemus;alia ad Meraph.dimittentes. Primo itaque dubitari folet , an ró for- malis Proprij vt propriü eft, (it realis,vel rationis. Didacus à Icfu di(p.9. dub.3.cxi ftimat rationem formalé omnis proprie- tatis realis non in indiuiduo, fed in fpecie effe rationis , & sif intentionem, idque probat tali ratione, a qua fe conuinci fate tur.à parte rcifolum datar hzc, illa ri- fibilitas laens ab hoc, & illo homine,nó tfi rifibilitas in cómuni flués ab homine in cómuni, hzc.n. folum datur per intcl. le&ü abitcahenté proprietaté à differé- tijs indiuidualibas, fimiliterque effentià, aqua dimanát ergo licet dimanatio pro- prictatis in indiuiduo, ciufue cü indiui. duo adz uatio (itrealis , no tà emanatio proprietatis in fpecic;eiufq ;adaquatto cü entia in fpecie crit realis , (cd rationis, Difput. V. De Voiuerf. inpartic 2" Scd certé (i hzc ratio valeret , nonfo - lum probaret rationem formalem om- nis proprictatis realis effe rationis , (ed etiam rationem formalec cuiu(cunque natut£,humanitatis,equinitatis,& c. uia necà parte rci dantut harucz commus nes extraindiuidua , vt diximus di(pur, przced. Porius ergo dicendum eft, quód licét in entibus rationis proptictates illis corrcí podentes (int rationis , t naturis realibus proprig pa(Tiones debét corres fpondere reales, quarü formalisratio fit realisstü quia paífTio debet. proportionari fubiecto,(abie&tü aüt páffionü c(t natu- rajnó indiaiduü, (ubiGtd.[ primü,& ade quatumyergo fi natííra ett realis,proptiee tas quoquc, ac cius formalis tatio , cílc tealis,tü quia indiuidua realia debét [üb fpecie reali contineri ; fed hec rifibi- litas , & illa (unt indiutdua realia rifibili- (atis incommuni , ecgo & ipfarifibili« tas in communi debet cfTe realis ea reali tate,quz tribui folct ceteris naturis entirealium;tamenvcrumeft,qceTat.cap.prafenti,proprium:rationeproprijfundarepotTefecurintétionemdiueríamabea,quaminrationevniuetfalis.^M169Secüdoquaritur,quomodo Pro» priü ip róne proprij firglefiniédü. Refp, illud ab Aritt.definici t, Top.cap. 4, hoc modo, Proprium cfly9 non indicatiquid reisfoli autem inc[l , ci conuerfim pra- dicatur,quz (ane definitio datur de pro- priofüb ratione propt:j,non fub ratione - vniuet(alis , vt notat Tatar. quia dcfinit per ordinem ad vnum folum, & per prz- dcati conuertibiliter,qua duo repugná vniuctíali ex dictis art, vlt.q. prac. & li- cét Do&or q.5 1. Vniuetf. in corp. dicat definitionem , quam tradidit. Porph-de proprio füb ratione vniueríalis , coinci- dere cum ifta Philofophi , noa debet in- telligi formaliter;fed materialiter tantü, quatenus definitio l'orph. &equiualet illi, velillà infert ; vt Bralau.noauit ibidem. Cum ait proprium nó indicare quid rei intelligendum cftà priori ; quia à pofte- riori bene indicare. poteft iuxta illad 2. de Anim.: r.accidentia magnam partem confcrant ad cognitionem (ubftantiz & ü "per " »- "1 , - ) E im pet hoc ignificare voluit, proprium non & iecur intra effentiam;quia 5 tunc illam indicaret à priori, fed extra » effentiam ; addit veró foli antem incfi , quia proprium füb ratione proprij oppo- nitur communi , & ideó ficut commune dicit relationem comrmunicatiui;feu con- uenientiz ad multa , ita proprium dicit relationem conaenientig ad. vnum cum exclufione communicacionis ad extra- ncum,addit tandem, c conuerfim predi catur, vt per hoc fignificaret neceflariá , & mutuam conncxionem , quz incer fu- "bie&um, & cius paffioné intetcedit , ra- tione quius (einuicem inferunt in fübfi- fiendí con(equenua, (i e(t homo,eft rifi- bile,& & contra; quod probat Ariít, di- cens,nemo .n. proprium dicit quod con- tingit alij ine[Jey vt bomini dormire,ne- ue ft forfitan per aliquod tempus ineft foii, pet quod fignificat proprium debe. re inefle foli, & temper , vt poftea magis | explicuit Porph.c.de prop. Ex quo colli- gitut tres conditiones rcquiri , vt aliquod predicatum dicatur proprtü, Mes cit , . qp non fit ptedicatum intra etlentiam;fe- cunda,cy conueniat foli, quia fà alteri na- ture conuentret iam non effct áccidens proprium;(ed commune; tertia demum , qp» neceffariam babeat cum fübieé&o con- nexionem , ita quod vbicunque talis ves inuenitur, & quandocunque;habcat (cm- r anncXam talem proprietatem ex in- trinfeca illias cxigentia, ac indigentia. s & dcficience aliqua ex his conditionibus, non;datur fimpliciter proprium , ncc in- tcgré, vt ibi ait Arift.quia non habet oés conditioncs ad ipfum effentialiter requi- fixas ; quanta autem fit neccílitas iftius connexionis diceinus poftea. 170 Sed dices,calor e(t propriü ignis, & tamé cóuenit alijs & rifibilitas ett pro prium Petri , & tamen non conuertitur eum ipfo, ergo particulz definitionis non bené a(fignamtur ; przícrrim etiam quia vna illaram fapertluit , nam fi conuertim przdicatur,íam inclt foli. Refp. concede do ca de caufa caloré non polle dici pro- iieri uai toto rigorc, quia non con- uenit foli : cam autem dicitur proprium deb.re conuerti cum (uo fubicéto jid dc- UPS — Quafl.IV.. De Proprio inratione proprij-eAri.T. 497 bet intclligi de fubie&to adzquato,& pei mi, quia nonc(t neccíle, vt proprium co- uerratur cü inferioribus (ui (übiccli pri- mo,quia ipfa fant fübicéta tantum fecun daria,& inada'quata,cacioné,n.praprij » vt ditinguitur à communi , totu habec in ordinc ad elfentiam , à qua immcedia- té fluit,ná in ordine ad inferiora talis cse tie potius habet comunitaté,quá rationé proprij oppoliram communi igitur de rá tionc rifibils , quatenus proprium eft à communi códiftin&um; cft, qubd couer- tatur cum homine eius adzquato (ubie- &o,non cum Petro,v:] Paulo ; Demum nulla particula eft faperflua, quia contice- tibiliter przdicari non ponituc , vt figni- ficetur conuenire illi (oli, quia hoc per an . teriorem particulam explicatum erat , (ed ponitur ad tignifi candam necctlariam, & muruüam connexionemyquam dcbet pto - ptium babere cü lubie&o, vt diximus, na ridere conuenit [oli homini,fcd quia nog habet cum eo cónexionem neceílariam 5 non e(t (impliciter proprium , 171. Tertió queritur,quodoá fit Pro- priü, q» hac definitione detinitur; pro quo recolenda eft illa quadraplex acceptio proptij , quam r. p.[nft.tradidimus cum | Porph.& Arift.nà propriü primo modo etat rp conuenit foli on tamen omni, vt homini effe Medicam ; fecundo modo ; quod conuenit omni ;fed non foli, vt ho- mini e(le bipedem ;tertio modo !, quod conuenit omni,(oli , (ed non femper , vt homini cancfcete ; quarto modo , quod conuenit omni foli , & femper, vt homi- ni effe ritbile ; quzritut ergo , nur proprium ex his modis fit hic definit Arriaga di(p.8. Log.(ect.2.inquit ea 2» accidentia , qua foli alicui fpeciei conue- niunt; ctíi non femperilli conuemiant, vo* canda c(le propria ab(oluté, quia in coms muni modo loquendi ridere dicitur pro- prium hominis,item dijcurrere,ctli non femper conueniat homini. , item quando Peirus v. g. habet phra(im ali uam , aut modum (pccialem loquendi , vel inceden di,quo nullus alius vritur , illa phrafis. di- citur propria Petri , ec£ nontemper. Pee trus illa vtacar,id probat Arriag.ex ira Cic. 1« Top» caps 4» vbi folum ercusit à B8B. ^ 49 — Dipu.IP. De Vuinrfaliusin pari, — fatione proprij id , quod alijs conuenire poteft illis verbis,nemo proprium alien. aus vei di xerit. quod aljs coguenire po- ! tefl quare conclüdit proprium in fecun- da cum acceptione excludi debere à ra- tione proprij rjgorosé (umpti,quia in il- la acceptione tantum víurpatar pro eo , quod aon conuenit oli sd etiam alijs; at9;ideó illud folum ab bac excludi deti- nitione , cetera ver. incladi , 172 Vei cómunis opinio cft; propriü rigorosé fumjtum efTe tantum proprium quatto modoó;atq, adeo illad tantum pec cam definitionem explicari , ità fignifi- cat Scot. 3 1. Vniuerf. & eft expreifaz us mens Arifl.& Porph. cit. & probatur , quia przdiétz trcs condition-s ad rigo. rofampropriü requifitze folum inaepiua- tur in proprio quarto modo, proprijs au - tem al:orum modorum (emper deficit ali qua illatum; nam ptoprifi primi modi có- uenit folis(ed non femper (omittimus di- €cte ,q non conuenit omni,vt ait Porph. quia hzc códicio couenit proprio in ra- tionc vniucr(alis, in quo fen(u de ipfo lo- quebatur Porph. nó auté inratione pro- prij,vt nos hic de co loquimuc)ratio cft, adgucit au&otitatem ; non enim negat: AUTt.rantum e(Te veré proprium, g» alijg conuenire poté(t , (cd etiam illud ; quà4. licét foli conueniat, tamen noa conuenit femper, lic namq: loquitur Nemo enin proprium dicit , quod contingit alij inef- Je,neque fi fov(itam per aliquad tempus inefl [oli ; vnde altos modos appellac ibi. Aritl.non limplicitet propria ; fed ali- ando, vel ad aliquid, nam ex dextrig quidem e(je aliquando proprium efl , bi. pes autem ad aliquid proprium eil. i. te« (pe&u alterius,cui nonconuenit,yade. 2 fubdit ibi b:ipedem cfle proprium homi«- nis,non fimpliciter, & abfoluté fed com- paratiu£ ad quadrupedia » quate conclus dimus , ridere non ede in rigore propriü hominis , (ed accidens commune , quod. & adeft,& abe(t,vt docet Scor.q.5 3- Vai, uerf. in folut. ad 1. quod etiam expre(se Porphir. docuit . MUT173 Adhuc tn verü eft propria alia- rum modorum po(fein aliquo fenfu te« duci ad proprium quarti modi ,& &am participare de$nitionem, fi proprium primi, & tertij modi. i T quia yt. notat Tatar. c(le medicum ibi ac- cipitarà Porph.vt dizit a&ü, & idco e(t fcparabile euà naturalitct , quiae(fe po- pria quarti modi,vt notat Tatar.cy citur ex ipfo Ariít. cit. vbi effe gramma- ur» yt dicunt apritudioé;(ic enim erunt m. à us. SENE) ticum dicit effe propriam hominis fim» — | tc(l, vt nullus homo medicinam edifcat ; & vai róne propriü ro modo nó eft reré proprium quia cancícere accipitur , Enron a&tiquomodo non conuenit (em pet homini; proprium autem (ecüdo mo do,licét accipiatur, yt dicit aptitudinc,& non adtü (quicquid dicat Poncius)vt no- tatidé Tatar, quia a&u habere duos pe- des,nó coucnit femper homini, adbuc cà nó cit in rigore proprii , quia nó cóuenit foli homini ;quare remanet , v: folü pro* pn in 4 modo fit rigorose propriü, qp ic defioitur vnde falsüclt,g» affamit Ac riag.g Arift.in Top.cxcludat (olü à vera rationc proprij, & rigorofa id, go alijs có- uenire pote(t,ná excludit etiáà,quod con- uenit rei feparabiliter , & cótingéter per illam patticulam conuerfim. pradicatur de re,per quam Ggarficatur gp femper rei £onaeniat jitaquod (cinuicem inferant in fübiifiendi con(cgaeniia, vndc truncatam pliciter,& in quarto modo, quia (urit il- lud, vt dicit iprrudioemynonadi; Hoc tamen intelligendum e(t , quotiecuoque. tales aptitudines ex pni ctfentiali-. bas fpeciecum ort ducant, & non aliun- de,quod ideó dicimus , quia sát quadam. inclinationes , & aptitudines peculiares quorundam jndiuiduorum , quz potius oriuntur ex principijsindiuidualibus co- rum,ac vario humorum remperamento , vt peculiaris inclinatio & propenfio Pc- triad arma, Pauli ad (cintas , & magis ad hanc,quam illam , qua proinde opti- rudincsnon veré dicuntur proptictates , fed potius accidentia quzdam de (ccun- da (pecie qualitatis,yt notat DóGor 2.d. 16.q.vn. K. Dices , erunt (altim proptie- tates huius, & illius indiuidui, quia 0j 110«. tur ex principis indiuidualibus corua , licut fpecifica. dicitur propria. fpeciei y. quia ex princijujs cius ipscifict 0; hy., ucit, UTE. 7 Bad IF Quidsahi ft prijriu in rique 4.1. 499 lie e . teft ad quartum; (i quartus ità a wx dacit. Kefp. indiuidua non habere aliam eram proprietateai prater illam nature, quz cft in (ínguli$ cohtra&ta y quia que-  €unq; alia proprietas affigrictur inindi- üiduo , poteft alia proríus fimilis in alio indiuiduo reperiri j quiaaliud effe poteft eiufdeet tempefamieniti ,vndé per accidées eft; quod illi foli competat, imo pore(t ex infirmitate, vel alia cau(a naturali tempe- tamentü illud afiquarenas variari, & con- fequenier aptitudo, ifla deftrui ; Taridem €tiàm fecundus modus proptij reduci po- mple (u- tnatur , vt- coréplé&atur proprium gene- ticum, & fpecificam, fecundus veró.f.císe bipedem ; tcferatur rion ad natüram hii- fbatiam,fed ad illam natura animalis, qua €ómunis eft omnibus bi pedibus, vc à qua- drupedibus diftinguuntur; tiam iri ordine Ad illam dicetué conucriire foli, & séper ; Porptli. autem diftinxit fecundum modii aquarto ; quia fecuu$ Arift. rion eft lo- cutus , tiii de proprio fpecifico quarti tiodi, forte quia notius, vel quia vt notat Do&or q.17, Vniuert.ad 1. proprii nul- lius eftinquantum eft genus;(e4 inquan- tum eft fpecies, quia ptopriuas folum eft Alicuias, iriquantum eft apti natam effe bie&um demonftratiouis , & hoc (« meft inquantum fpecies , quia folum inquantuni fpecies definicur. 174. Quiartó queritur ; án Proptium tigocose dictum, feu in quarto modo, di- cát femper aptitudinem; itaquod riequeat dicere actum. Communis opinio noftro. tüminfrà citatidi videtur e(se, quod fem- pet dicat aptitüdiné, vndé rcrü paffioncs paffim in aptitadinibascóftitaunt, & fa- ücce videntur Arift, & Porpli. cit. qui dü Quarturri proprij modam atlignantyde. » &pritudinibus ex carpiificant , monde acti- bus, imd atus excludunt , Dicendum i eit licét vecuim lit propeietatcs recü tegulatiter,ac vt in plurimum dicete apti- tudine$, interdu:n tamen non folum apti- tuduiem, (ed etiam actum dicuntaiic v.g. dicimus proprium eíse trianguli liabere tres angulos duobus rectis equales non tanium im aptitudinesíed ctià jn actu, fc €tiam inhztere eft. proprium accidentis teipeGidi noD tantum y vi dicit aptitudje net , ficuc eft inaccidente abfoluto , (ed ctii vt dicit actü, vt docet Do&. 4. d. 12. q.i. & ratio cft, quia huiufmodi naturj; non rantuni prafatz aptitudines necel- farió conneótuntut , fed & actus illis cor» rcípondentes, quod etiá cernimus im paf» fionibus difiuntis , vt eft par, & impat refpe&u numeri, re&um , & curuum re» fpectu line , conueniunt cnim fu s fübies tis necoffarió non folum im aprticudiné y fed e$ inaétu ; quare (i aliquod atttibu- tum habet etiam (ecundür actum; nece($a- riam connexionem cum aliqua natura , & ei tátum cOuenir, nó videtur ; cur nomine proptietatis appellati nó poffic,cü Fri bear omnes códitiones ad eam rejuifitas, vine dé fi Arift. & Porph, vidétur actus exclu- -dcre, loquuntur dc a&tibus nó habentibus €um fuüb;e&o ríecetlacíam connexionem. 17$ Quinto queritur , an ncceffiras Conne£ionis proprietacs c& faofübiccto tartta fit,vt neq; de potentia abíolara pof- fit ab eo (eparari. Negant Caprcol.1.d.3- q-3. & Catet. 1. p. q. $4. art. 3. Soncin, 8, Met. 1.ad 4. &alij quamplures . A flir- mant Fertar.4. contra gentes cap.65.S9« to q 2. dc propr;o, Bannes t.p.4.75.att. 6- Alij veró d:ftinguunt duplex proprie tátaum genus , qua dam .0. à (abiecto rea» liter diitinictz noa (unt , vt fur paífiones entis, & appctitas materie ad formas; & liz nequcüt à fuo (ubie&o difiangi; quz. dam vctó futi realiter di ftiacté,vt quáti- ta$ in matcriascalor vc octo in 1216, frigi« ditas süma in aqua, &c. & hz polltmr per potentiá Deiabtolurà à fuis fubiectis fee patari;ica Didac. difp.9.q. 1.dab.4. Auete q.14-fcct.5. & al;j lunores paffim, Dicendum tamen cit fcceifitatécon- nexionis proptij cum (tuo fubie&o nom folum e(sc phyficam,quazenus (ecanduns Communcm natura curfum. nüquam poe teft (ubicétum line fuo proptio inueniri, , fed ctiam mctapbyGcam , itaquod entia Dei abloluca. poísunt fepara ansam | ('d nec ettam pet incellectum pe 'oísunt iotclli- no fubiectum ipa e. rà colli- is ex Scoio vbicung s loq.icar de pra. i cius Expolicoics 1.d; 3. ue Venet Q5. * - $oa 85 ada. pro opin,2.d. 12. q. 2. ad 1. & 16.8.1. $. Sed quia via bac , & d, 15. q. vn. C.& 4.d.12. q. 3. $. Dico ergo ad poe & d.13. q. 1: art. 3. in prine alibi fapé, quem omncs (equuntut Sco tiflz Tatar. hic dub.3.Canon, 1. Phy(q. rt, 2. Tromb.4. Met-q.4. Lichet. q. 3. drolog. Rocc.q. 3. de proprio , Poncius ibid. Saxiustom. 1. Catalt, difp.1 1. q. 7. Faber 4.Mct.difp.6. & alij paffim.& tc- quitur Nominalium Schola; & probatur €fficaciter (ic conclufio demóftrationis, in qua paffio demóftratar inhercre fubic- €to,cítadeà vera, vt per nullam potentiá poffit falía réddi, ergo nequit (epararià fubic&o , alioquin Él cari poffet , nec effet eccrna veritatis  Refp. Didac. hanc conclufioné,homo cfl rifibilis, eífe atcr- Ag veritatis radicaliter , quia in homine neceífario (emper manet radix ri(ibilita- tis , quz eft rationalitas , noncít autem &terna vetitatis formaliter. Contrá, hoc noncít aliud , quam dicere (olam illam pramiíiam dcmonítrationis, qua perti- fict ad primum modum , cíTe tormaliter neceBariam,conclofioncm vcró effe for- maliter,& in (e contingentem,quod om- nino dici non potett. Kefp alij proindé , tunc fore vcram etia fórmaliter,non quia &&u cxiftat in homine rilibilitas,(ed quia «ónexio illius cum [ubicéto e(t 1n (ccun- do modo períeitatis, & ità femper cft ri- fibilitas in homine fccundü cónexionem pet fe,licét nó fccundà cxitteutiá ; quam- uis ero tune fa (Tec £al(a j bomo exifl;t vifibilis, ia tain emper veta forct, bo- mo efl vi[ibilts , quia cum cius veritas fit ncceífaria, ab(lrahit ab actuali cxiftenria, ontià,conexio per (e pred aci cü fübie to oritur cx neceffaria inhzrentia illius «um 1íto, ctgo fi riüibilitas neceilarió non áneft homini,non etit vera propofitio Íe- «ündut connexionem per (c in fccundo 1nodo ; Et quamuis veritas propoiitionü nece(lariarü non pendeat ex a&ual éxi- ficmia cxircmorum, poftulat ta.n6, quod fi cxtrema exiftunt ,. przdicatum veré «Xillatinfubiecto , vnde earum veritas ampliatur ad omne tempus,vt diximus 1, :s ft. cract t. cap, 11, & explicatur per . ticam condiWonalca, vt v.g. lo- -Difp.V.. De Voiuerfal. in particul. M—-— 8 mo eft vifibilis, .i. à fait , fuit camrifibis litate, (i eft, cum rilibilitate exiitit ,6 erit crit cum rilibilitate, ergo fi fena. exiftic, fi Deus auferat;ab co rilibili« tatem , propofitio neq; vera erit fecundiá cónexionem pcr fe. Refp.tandé alij, pro- politiones (ccundi modi dici neceffarias, quia neceffarió cópetunt fubie&o (ecun« - dam naturalem facultatem, & innatá eius cxigentiam,non tamen abíoluté,& in or« dine ad potenrià diuiná, ita Arriag.di(p, 16.Log.(cét.7. n.61. Conwrà , neceífitas conclaüonis non folum elt phyüca ,. fed etiam logica , alioquin etiam accidentia naturaliter infeparabilia poffent demona ftrari de (ais (ubiectis , quia neceffitate phy fica illis coherent, ergo pra dicata fe- cundi modi debent necellarió competere: fubic&is abíoluté , etam in ordine pocitum disinam Mee. Zabarei. in Log. lib. t.de propofitionibus neceffarijs Eris 11« vbi difecé oftendit ies tionibus fcceundi modi nedum i . €cilitatem phyficam, fed etiam] nam accidens proprium,cum ab effer & forma (ui (ubicéti fluat,e[sem dens dicitur, quia eifentiam coni ideo neq; re^, ncq; mentc poteft rijquod etiamreplicat 1.Pofl.cap.ó. . - 176 Ex quo rar(us roboratur afsert noftrü,oam (i Deus pollerjfeparar Ec priam pa(lioncm à (ubic&o,ergo. erit difcrimen inter accidens proprii , & accidens cómune infeparabile,quia vtri« ufa; connexio eum fubie&o císet eode modo ne«eílariá, nempé necellitate phy« fica, & fecundü cómunem natura cursu $ fed per potenuam Dei virüg; ab(olucé poísct feparari à (ubie&to« Reip. Didac- ncg.conícq. quia fepatata tifibilitate ab bominc, diceretur radicalitet rifibilis,ó& maneret in Co debitum habendi talé proe» prietatem , quia maneret in eo rationali« tas, qug cft radix illius, & principi exi« gitiuum eius , quod non potcít dici de.» «oruo refpectu nigredinis(i abcofeparetur.Contrà;quiaeademrationecoruüsdicipoffetradicalitcrniger,quiamaneretineoprincipiumradicaleilhusnigce«dinis,nempétaliscomplexio,&taleteaperamcntum,,&confequencermaneretPEparv€.vtw.LdeC"Tenpropriumà[ubieBopepefepavaristei.L.$01^fintodebitihabendinigredinem.R.efg.idemaffcréndoaliuddifcrimen,9fepagatariibilitareabhomine,adhuc homini conucoitet císe rifibile fecundü propriam 'fubieQi virtutem , & naturalem faculta- tem, vnde -. et sb cina iam pa(Tionem , & poftea illà rclin- Li e isque , ftatim naturaliter di- wmanaret ab ea, noii fic dc accidente infc- »parabili. Contrà, quia in multis acciden- tibus etiam naturaliter feparabilibus ex- perimar quód fübic&um illis denudatü, fi non impediatur , (ua nacurali facultate, da dcmnó fibi comparat, vt patct de aqua calida íe ad priftinum gradum frigidita- tis reducente, crgo tanto magis id cueni- gerin accidentibus naturaliter infepara- bilibus at; ita nulla cft difparitas allata sn reiponfione, & ex lus manent ex»lofa te(ponfiones sanchez ad argumenta aila- ta , nàm cum pra'factis coincidunt. 177 Demum, gp neceffitas connexio- mis inter fübicé&um, & pa(Tionem fit eti logica , ita «quod ncqucat (ubie&tum fine patlione ;ntelligi, vcl tub bfpolto cius; Probatur, quia vt docet Door q.3 1. V- niuerí.ad vlc. & alibi (ape, licét poffimus nó miclligere hominem cum rilibilitate uta abürahertium non cft mendaciü cx 2.1 hyf. 12 vt ipfe aocet 1. d.2. q.7, infca J.& 5.d. 3.q.vn.G ncquaquam tamé pof- fumus inrcll gcre hominé ünc ribil tate, vcl (ub ojpoito cifiollitaus abíque a iudicio ciientiz ipfius hominis, negando mimirum rifib.ltatem de homine , aut af- firoando eius oppofitum , & ratio etl, quia licut. ex rifibilitate recte infertur à criori humanitas, ita ex negationc ri- fibilitatis re&é icfertur negatio buinani- tatis , & vriucrfaliter ex negatione paf- fionis dcflru&tio (ubic&isergo nece(Ttas €onnctionisinter (ubicétum,& psffioré eit euam logica; Afsumptum conccdi- tur ab omnibus etian: ab ipfis Thounttis, yt. patetapud Complur. ditp. 8. q.1. vbi bene notant per hoc d'ttingui proprium ab aceidente communi, euià infcpatabili, quia aec fine tali. accidente diu di- ué poteít intell/giimió fub oppof(ito cius, vedi ipfe Pub €. de IER , €x quo cflicax deducitür argumentum cota Thormiftas , quia (i accidens propriü pct hoc diftinguitur ab accidente có! , quod nec mente potcft à [uo fübie&to diuidi, feparati, quomodo pofsun: ipfi asc: cre, quód ctiam à parte rci fit feparabile? 178. Sed contra obijciunt, quia omne prius, inquantum prius, cft (altiim per di- uinam potentiá (ep:rabile à fao pofterio ti, fed (ubicétum e(t prius natura paffio- nc ex Arift.in poftprzd. c. de fimul , er- go&c. Tum quia pec Arift. c. Met. 1 6, priora nat.ra d.cuntur illa , qua polsunt císc tine alijs , non tamen alia fine ipfis; ergo (i (abretum ctt prius natura paílio- .pc, poteft císe (incilla de potentia abío- luta. Tá 3. quia (i (abie&um nequit efe fine paffionc,iam dcpenderct ab ilia,atq; ita etiec poíterius ca; quód (i non depen. det,ergo pót effe tine illa . Tum 4. quic- Quia eft 1n aliquo infláti , in quo noa eft aliud, poteft à Dco confcruat; pro quo- cunque alio inttanti fine illo víedi (ubie&ü cít in aliquo prior: inflanti naturz;,in quo non cft (ua propria padioscteo &c. Tum tandem,quia quantitas eft pailio (ubttan- tiz corporea , calor vt octo 1g0is , licut. frigusaquz, & tamen de potétia Dci ab- Ío Bé poritar hzc ab illis feparari-. Reíp. maiorem cfTe veram, cum prius eft realiter diftin&ü à pofterioi , vt do» cet Scor.a.d.12,q. 2.A, ac etiam ell vai- ucr(aliter vera fumédo ly inquantum rc- duplicatiué,quia prius,inquantü prius,nó dependet à potleriori , & ita poteft eífe finc illoyinquantum priüs, (ed ex alio ca- pite potctt ede impedimentum. f.ex iden- titate (cali, vi notac Tátar,cit. ,& ita cft in propotitosgy (ubiecto nà repugnat effe fine paffione, ca rationcsqua prius cft il. la) fcd quia cfi idcm realirer,cü lla. A d 27 duplex cíE prionitas natura, vt fufius in» . Éra di[p. 9. q. 2. vna effcndi , & explicatu£ pet poísc cse pnus fine pofteriori, alia iocciligendi cum fundainento in re , quae non rc&té. cXplicaiur per polle císe , vel fcpatari prius line. pofteciori , fed cantum - pcr potie voum abíaue al osvcl prius alia intelligi, quia non includ;t illud in fag conccxuyyi docct Doctor 3.d. 5. q. 1. G« Aufl. oc-cic. loqu.tur de pioritate natu» rg Ciendiycd (ub.e&tum cft prius pa(Tioe "^ nc $02 fic (folum priorirate nátura intellizendi . Ad 3, (enderet ab ca pendétia quam yo- ' cant à poflcriori, & mielus diceretut co- -exigcntia,cuo fenfu dicere folemus,causà formalem p&dere à fuo efic&u formal , *Quátenns nequit efsedfiie 1o. Ad 4/ncg. min. quia yt bene nórát Canon, cit. efse qpuus nacura non eft efse- prius in aliquo fiznó,in quo non'fit poRerms quia nullus feiexiftentia menfurauir perinftans ratu. ( tz, fic qnod a] quo exiftat id ; duod dici- "tur natura prius,i&quo non exiftat, quod ft nacura pofteriüs, ted tantum yerfi cft , Ev io al;qtio inftanti intel! gitur illud, quà non 1melligitur iftud; ynde pti. ri- tas fola dirationis ex plicatur pet ycrbum efl ;& in'quo , (cd prioritas nacorz expli- atur [olütm per verbum poteft effe& im quos 6ett prioritas naturz c(scudi, yel pec deseo intelligituvy & in quot cR inccl- ligendi ; v futius infra difp. 9. cir. Ad j. ncy. illa cfse propria in rigore illorü fübie &orü, fcd (unt accidétia quaedá illis con- maturaliter debita, quare potius propétio €is innata ad talia accidentia recipienda dicenda eft corü fübiectorü proprietas. 179 Deinde argaunt cx modo;quo paf fio caufatur à fübie&o, omnes enim con- tecunt caufari ab co , vcl in genere caufz efficientis, vcl materialis; vel vtriufque fi- mul; (i dicatur primom , poteft £u bic&ü c(se fine paflione ; quia Deus im- pedire poteft omnem effectum in genere efficienris; fi dicatur fecundi neq; faluaturneceffitas connexionis pa(li onis «um fübicéto, quia caufalitas materia. fie tc potentiz palfiuz eft coxiradi&ionis i& contingens ex 9. Mer. 17. li dicatur 3. uam quod runc fnatetia ; & effi- Cicris cOinciderent, contra Arift.2. l-hyf. 79- adhuc fequitur propofitum , quia ncc eaufalitas materi , nec efficientis elt ne- £císaria, vt probatam eft," — — | - Reíp.fübie&um efse caufam pa(fionis; hedum in genere materialis caufz , quiá tunc certé non eíset necefsarià conncxio pitlionisad (ubie&um , vt norat Dottor 1.d.3.0.7. S; & 2, d. 25. q, và. C: & D. "Tho.opuíc.48. c.de proptio , fed etiá inr egeat entis non quidem phy ict, & pet verum j ae realem igfluxum ; ^ Difpu P DeVwunf is ppc: 7 in genere caua efficientis f - nim in hoc fen(u aliany caufam nó babet abeaquz ip(uin produxit fübie&tum, (ed li uerunt fotnine ebullitionis j ac fimplicig £eroerét; vcdiximus ig Phyf. dilp. 7. qa, quamurs igirarpolsec Deus omnem caus d tarm phyiicam-efficientem 1 i "Metaphyticam. Dices , Deusliberé con- fionem,érgo poterit fuum cócurfam füb. , alioquin libere non concurrereay & lic: fabie&um (ne palfione maneret, bet in produ&ione paffionis à coneurfu, quo producitur fübie&ü;quod noncredi- mus,non concurrit libeté,(ed nece(sarió, non quidem neceffitate fimplicitec , fed ncce ffitate fuppofitionis, quia en. do fubicétuin , necefsarió tenetür cócur-- rerecum co ad produ&ionem fuz paffioe nis, quod etiam ip mulus ajijseucnm Et cum dicebarur, ep marcriay& efhciens ng. coincidunr 1.phyf. Refp. Scot. loc. cit, : di&um Arift.eíse verü de materia ex quay feu materia partis,non de materia in quay qualis c(t (übie&um refpectu (ug pa(lio» nis; vide Do&torem q.3 ; Vols ríad3..- Sextotandemquazricur, quomoe do paffio fic indifsolubiliter ynita fubice &o diftinguatur ab co ; Thomiftz adhue non obftante tali nece[saria connexione, pa ffioné realiter à fübie&to diftinguunty eftb quafdam nó dittingaant;ità Capreol, Caiet.& Soncin. cit, Nomina!es é contra negant vllo modo diftingui à parte fei fed cantüm ratione raciocinata ; ita Greg 24d. 16.q.3. vbi Gabriq. 1. Marfil 1. q.7« art. j, Durand, 2.d.3.q.2. Scouftz. cü fug Dodt.loc.cit. medi&tesinter bas opinios ncs extremas diftinguunc illa diftin&io- nc ex natura rei formali ; qua fcequenter ytuntür in rebus megaphyficis ; Et quidé quód non d:ftinguantot realiter potefl in primis deduci ex di&is in vefolutione przcedentis'dubi) y fi enim eft tanta. ne- ce(saria connexio inter illa , vc ne mente diuidi poffint; ergo neque cealiter diflin- guentur ; nam in ab[olutis , quz pecie ACT, OP. De difiucl: jrijrijh fublefa «Met. — S03, Pride pk E ao Lipa e id 4 Probaur ud.jue ratione ex Sco- todedudis n2 p Adnan ilm » quia vt ait ibi D ,mrinfeca .litás (cparationis duocü ex tri- plici capite procedere pateft,icl quia süt iul natura ;. vt eft de duobus rclatiu s;, quia ynuni ef pons » à quo effertiali- tct dependet poílerius ; ratione cuius dc. pendencig loc riequir ede (ine illo, yt cft. de toto, & partibus, vel quia funt idé rca« liet,vnde poftea infert in eoáC 2. d, 2..q.. 1.A.& B. gj illud; gi fi ellex dittiactam áb.aliquo ; sies pofterius eo natdraliter , tiéccilarió eft idem illi;(i impoffibile ett, .. illad aluide(fe Gne ilo, & qv nihil realiter ftirituiti ab. aliquo, (inc quo gequi: eí- i. fibi contradictionescft prius co.fed eft poftcerius co naturaliter, vcl fimul natura Cü eo; (cd fübie&d eft pritts natura ip(a palin ex ineo fimul;quia (übie cauía illius ; etgo fi &um. rícqui eds niet pro sex c [13 ) inuiníéco : n Ó fi id ded or one ead ii ide CHÍO, 0c CIA nora Qui Arift, enrétia (unt in(eparabilia , non cx inttin- 'cà caeli nátura, (cd à cau(a estcinfeca.i; ab inreliigestia pecellacid ninoente ,non infert ccaledi identitatem , ( yt notat ibí DoctogitN.) id etit vtiqy ob idencita- teri zcaleni inter eajquix nunquam impli- cat ab intzinfeco. prius (cparari , à - e tigri;nifi propter idenutatetn realem. [a- füper pa(liones,vt platiaum, dicunt inna- tas aptitudines ad aliquid agédum, vcl cc- cipicüdum; at tales Eel, enis niliil rea - le (uperaddunt nátarz. (ic apt cx Scoto 4:0: 49-3. 10:ab initio v.g: tilibilitas ni reale humanitati fupecaddit, ratione cu- ius fitcapat rifus, vcl apuasad illum;nara Iubiectum quod ponitur ab ifta aptitudi- nc realiter d: ftin&tum, immó à quibuídà €x Adacrtarijsfeparabile, antecedécer ad illa UK IRBALAUT-SO €a ».vcl e(t naturas l;cerilius capax, vel non; non (ecunduin, tc 9 priunum; tunc.crgo de ilia priort aj- uicidiné quarendua cftyvtcum, Gt cadegi rcalicer (ubieGtosvel. non, i prunumy;crao pt lebat ftare in ilia (oja apciungine ad a&tü fübiccto realiter identificata, & non, poncrc anteriorem capacitatem , & apti tudinem ad ipfam; fi noo; ergo. pcocedi- tur, vt prius,& (icininBnitü; vide Trób., & Canon.cit. 1. Fh (:q. 1.art.vlt.bené hàc. ratioricm perttactantes. Tandé palfioncs entis fant adem cü ip(o ex Acift. 4. Met,, & cóccdunt, ipti Thomiílas, erg» fiinilis tet, X alig pa(íliones cuin (uis fubicctisg. quia ficut. (c habet pa(Tio entis ad ipfum €n5, ita talis paíljo ad tale cns,.nec vnqu& poterit afferri (ufficiens dilpacitas . 181. Quod veró cum taliideniiate teali ftec dillinctio formalis,probaturexillogenerali,principio1nferiusiacicidadiíg.8,.quad,nallumabfolatumidécificactibiform.lirerrefpectiuum,quiaab(olu- tü,vt lic,cftad fe, refpeótiuü ad aliud, (i- ué talis relatio. (it predicamentalis ,. fiue tran(cendentalis, parum refert, vt ibi di- cetus ,fcd (ubiectü, vt plarimd; eft quid abíolutom , & paffio cft relatio aptitudi- nalisad actum (übieéto naturaliter con» wcniehtem » ergo &c.. Deinde verificanz tut contradictoria ex natura rci de [ubi &o, & paífione , ergo ex natura rei di; flinguuntur $ quia contradi&tio fcmper arguit diftinctionem vt dip.9. g« 1.ar 2, dicemus, & quidem talem;qualis ipfa efl; Prob. a(famptum,nam (übiectum dicituc nauraliter prius ip(a paffione, pa(fio pg» ftetior,(ubiectum e(t cau(a patfionis, no. é contra, & tandem paífio aon eft de gà, ccptu quidditatiuo fubie&i , cum de ipío prédicetor tahrum, in 2, modo, crgo, ad minus inter ilta requiritur. diflia&ig fore malis, & ex natura rei, prz (ercim quand natura importat yeram realitatem , & no tantü pracifionem obiectiuam inadz tàn, vt cft de rapicendentibus , nà vugg inter naturas: tran/cendentcs  & carum pathoncs nonnifi diftin&io ratiocinata intercedere poteft ; vndé dc paffionibus tranícendenuium admini potcft Nomi. naliumn in » at hic loquimur de na; taris. praedicamen bs opa Sed obijcitur Monta qnod dine grantur rcalitet; quia caufa , & caufarur realiter. di ftipguuntr, fed (ubie&tum c cauía pa »,cgo&c. Tum xad ryveiip bae menn SRd ee iuReke "Maaiig $04 thento 9. Mct. 13. ergo propria paffio , qut dictt potentiam ad actum accidepta- Icir y vt rifibilitasad ridendü, collocabi« tür in prazdicamcnro-accidentis., vt ipfe a&us, & tic à fubic&o ; quod cft in pra dicamento fubftantiz realiter diftiogue- tur. Tum 3. quia fufcipit magis.& minus, pam vnus homo dicitur magis riübilis alio, ergo eft accidens realiter à fubicéto diftiactum. Tum 4.2 Cus efl nobilior po- tentia ipfum refpiciente , ergo fi rifus cft accidens,ctiam potentia jpfum rcfpiciés. Tumtandem ,quia illa contradictoria , Quod fübicétum elt prius , paísio pofte- fiot , &c.non tantum diftin&ioncm for- malcm fed etiam realem inferre viden- tur , quia nihil potcft pra.cederc feipfum. 183 Reíp. afjumptum valere de caufa phy fica per verum , & realcm influxum agente,ró de mctaphyfica, ficut cft (ubie &um cauía paffionis, vndé proprie non debet dici paffionem caufari, vel effici à fuübie&o; fcd tantum puliulare , & ebul- ab co , hzc enim vocabula infinuant &Gioncm utr i be per fimplicem emanationem; illà vcró phyficam,& rca- lem; vide Maurit.q.30. Voiuerf. declaran ' wem hanc cómuncm Scotiftarü rcfponfio- rcm. Ad z.ait Do&or 2.d.16.4.vn. A.ve- 1 cfíc atffumpram de actu & potentia, vt funt difícrentig diuifibz cntis «f. pro po* tentia obieétiua, & a&u cotitatiuo,nó au- &€m de potentia, vt cft principium opceráe di , quahs in propofito eft propria paflio án ordinc ad fuum a&tum . Dices, paflio tfi in pra dicamento qualitatis in tertia» fpecie. Ncgatur,loquedo de paísione pro $nnata rei proprierato)beec . n.ponitur re« xuétine inilio przdicamento ip guo eft tius lubicctum ob idcpiitatem realem cü illot qua nam autem fit paffio de tertia» fpecie qualitatis,dictü eft in Inf! 1.p. Ad 9. ncg. affumptum,re.n. vera non fuüfcipit magis,& minus illud;quod veré eft poté- tía,& aptitudo ad ridendi, fed illa maior, vcl ninor facilitas ad rifüm orta ex pecu- liari temperamento indiuidui, que quidé facilitas cft potentia naturalis de fccanda fpecie qualitatis , vt docct Do&or modó Jic. R« Ad 4. verum efi à um de yotenua seipiciene aétam y qui fi perfe- C uet Difput. V... De Vniuerfalibus im parti: &io lab(tantialis, non auté fi fit perfcétia accidentalis, vt eft in propofito; nifi accie piatur in fenfu reduplicatiuo, fic .n. vais ' uerfaliter a&us cft nobilior potétiaquod ' non officit . Dices, proprium vel eft füb- ftantia;vel accidens,nó (ubitantia , vt pa« tet,crgo accidens . Refp. cum Canon.cit, formaliter neutrum cffe, (ed pec identitas tem vtrumque quia in (ubftantijs eft reas litet ac identicé fubitantia, in accidenti» bus accidens. Ad $.non quacunque con- tradi&toria etiam ex natura rei inferunt realem di ftinctionem,fedtantilla,qua:radicanturindioerfiscebus,quaenimra«dicantutindiuerfisformalitatinififormaleminferunt.diftinctionem;vt ex-« plicabitur difp.9. cic. quamuis ergo prio« ritas,& pofterioritas temporis femper fan denrurin diuerfis — arque idcó fint cótradiétoria diflindtionem realem indu. centia,nó tamenquacunque prioritas ma emis ete édiqualiseft,qug — intercedit inter fubi Y& 183. Deinde pró Nominalibus vrge« tury$ ratio Canon. & Tromb.allatacon- tra diftin&ion£ paffionis à (übiecto rea lcm militet etiam contra formalem, nan circfcripta rifibilitateab homine per telleétum , aut homini repugnat rilus y 8c rifibilitas ipfa;att non. i ; ry enki 9 fccundil;atq; ita fübie&tü erit cspax ifbus aputudinis : nec. dicas effe cantum capax - fundamenraliter;quia fic etiam refponde- rent Thomiftz; vcl igitür ante aptitudiné dabitur femper aptitudo in fübicéto , vel non cft diflingaenda paffioà fübic&o ; nifi perrationem. — — — Refp.ti illa ratio non bene percipiaturs nontantum contra formalem diftin&tios ncm paflionisà fübicéto, fed eriam cótra diftin&ionem rationis ,' videtur poiic re^ torqueri; dicimus ergo cum Tromb.cit.& Brafauol.q.3 3: Vniuet(. non qué milita* re contra formalem, (icut coatra cealemg quia formalis aptitudo ; & capacitas de» bct vtique poni in fübicéto refpe&u il- lius quod eft fibi conucniens , & ab co realiter diftinctum , nec fufficit capacitas fundamentalis ; non autem poni poceft refpc&u eius, quod eft realiter idem (ibi, «uóia albi dici proptie eif in poremin à ———— S HN Sueft. IV. De Proprio inratione Vuiuef. ide L.— $05 ad (cipsü, & capax fai ipfins,quare circü (cripta: rifibilitate ab homine; vtique ipfi pórcpugpat ri(ibiliras, quia eft fundamé talicer capax, fed non bene infertur,ergo «ft formaliter capax ,& pofitiué talis apei tudinis, quia in tali przcifione quiddita- tiua nalla capacitas, (rae naturalis aptita do tibi cópet:t,quia hzc przdicata aduc- niunt in (ecundo modo, & pofteriori (i- gmo , &ücintali przcifione fübic&tüm €ft tantum capax priuatiue,f(cü negatiué, vt ait Tromb. quatenus non inclut ali- quid repugnans , fed fi przícindat pa(fio £ealiter à iübye&to,vt condunt Thom:- fte feri polTe, tüc (ubie&o affignari debe bx pofita capacitas , & formalis apti- todo ad apticudinem , qua praccifa fuit quia datar formalis aptitudo ad attribu- tü cóucniés fubie&to, & ab co realiter di- ftn&um.& ét quia ralis przcifionon ef fet per intelleétü ted à parte cei , in quo fia fübie&ü eft pofitiué capax. cuiuícü que arcriburi ibi naturaliter debit , ma- met ecgo illa ratio in fuo robore,adeó vt Zan. teftetur à nemine vng fu: (fe (olua . De hac qozftione diftin&ionis patfionis à (uo füb:c&o , quz. cft precipua intec Scoiittas, & Thomiflas; & à qua multe aliz dependen: refolutiones in Philofo. m » videri poffunt Canon. & Tromb. oc.Cit, & cx V ecentioribus .Sax us tom, 1. fug Cataft. difp. «1. 96. & 7. vbifu- 5€ ,  conformiter ad principia Scoti de bac rc tractat. ARTICVLVS IT. vC gitur de Proprio inratione vniuer (alis . Xplicita narura Proprijqnz na- 184 t cft fundare vn uetlalita:é hi- ius ua. ti przdicobils , nun. expl cana n anet ratio ift. us vojucríai citis, & quo- modo natura realis Fr. p ij couftiuator in ratione qoarti poedicabius. Dicenduum igitur. ett cu. communi Do&trum proprium conftiu in rauio- nc quai ds per etie pradit'a- bile de pluribis im quale accidentale nece[farió, & imiran[mutabiliter, (cu :n (ccundo modo dicendi pet fc ; ita. Do- Logica. Gor q.'36. Vniuerf. & Scotiflz ibidem , & przlertim latar.c.de proprio. Proba- tur,& declaratur Cóclufio,per hoc enim, qubd dicirur effe ptidivuble de pluri- bus , fignificatur propriam non cfe vni- ueríalc ccípectu foliusfpeciei, vt aliqui dixcruat , quia vn'act(ale pluca refpicit , (cd natura communis, cai propeium ada. quatur,confi dcratur ,vt vna , fed in otdi- nc ad indiuidua erus ; & *co.cir. ad 1.qua vationc ctia art vIcq.przced. negaaiimus differentiam conflitni in catione pradi- cabilis in ordine a4 fpeciem , quamcon- ft ituic. Pet hoc,quód explicite nan addi- tur mamero , vel frecie igmtcatur ad hoc przdicatile, non folum (pcctare pro pus fpecificam vr ritibile, quamvis ife ud tantum definicri (quicquid Ruuius d'cat) hic Porpb. cb r; tionem allatam , ptzcced.art.dub. 3. in rr pro- prium gencricum , vr fenübile, eo pror- fus modo,quo fupra dicebaa us de sife- rentia. Per hoc , quàd additur ín quale accidentale, goificamar ditin&io a tri bas vniuerfalibus prioribus , quz dicun- ur effeatialiayquia (pe&ant ad elfenuam rci, & infinuantar etii fubij ibilia ipfius proptij in cone vniucr(alis , hec enim nó funt fua inferiora quidditatiué, vc hoc ri- fibile vel iilud, hoc , vel illud fenfibile , quia de iflis non prdicatur in «uale, fed in quid ad modü generis, vel fpeciei , (ed fub jcibilia eius in ra&ióne qusrtt przdi- cabiiis [um 10ferora illios narurz com- mun;$,cu! proprium sdzq«aiur, de. ittis enun pidicajur 10. juale accidentale, vt S.oi, docet q. 30. Vn'ucirf. in corp. Per hoc tandcu4 quód additur «eceiiarió, e ini au[mut abdtti: y Wfinuaur. dtiftin- & o yropr:j quarti pred cab; s ab acci. dnte quimto ,rgdicabili, cu'a proprium de tuis füb:jcbil.bus ta necelTarió, x in- tial omtab.d cer. pigd catur,vi de ill som n nó ncaart ne.(ucat; licet cnim poffimus nou inclligcre hominem cim ritibilita- tc ; neiuaquam tamen mielligcre potfuz mus honané (Ot fibié, vc) yi c tib Té ab(* qae pia iudicio eisériz fius: à xoéya t;one pallron.s. valet. nferri. detiruét 0, Icu iiegau0 lubicéti, juod non cft verum, dc «cdente quigto predicabih, eria im st fcpa- go6 Difp. De Vuiuefal. in partiode s. feparabili ; quia fub eius oppotico poteft itclligi fine repugnantia, nam potett in- telligi coruus tine nigredinz, 1mÓ (ub al- bedinc , vt ait Forph. & Sco. 4.3 2. ad vlt. 185 Hinc infertur 1.nó bene difinzui propriü in ratione quarti prz dicabilis ab accidente quinto pr&dicabili per conuerc tibiliter prz dicat) , (etiam diximas. di- fj»4-q. tatio eft , quia vt frequenter in7 culcatü ett; »radicari conuertibiliter om- ninó repugnat raugoi yniucr(als,qycum comiparerur riis, de quibus przedicatur , wt füpccius fuis 'efsrior bus, & fit pradi- cabilc de (inguls, età (corti fumotis , muonquam «um eis conuerciur in fuoli- endi coníequentia » igitur per conuer- ;biliter radicari ditbinguitur ab acci- ente (olum in ratione proprij; aliud au- kem eft looi de rrlibilisvel (coüb.li ina fationc propri) , & aliud in ratione prz- dicabilis , & vainerfalis , vt notat Ta ar. quia yt proprium refpicit folam natutá , cüi adgquarur j vt ycró yoruet lale, infe- fiora illius naturz, quia propt:uin tale, » dicitur in ord nc ad vnum folum, vniucr- fale veró re(pc&u ylurium , vnde repu- gna idem tcípectu eifdem: elfe vniuer- ale, & proprium. vc docet Dottor 4.30. ad 1. & ita. intelligi debet. 1pleiiet 120- &or ; fi q»andoque. proprium dittnguit ab accidente per comertibiliter prg (i-a rj, quód n& c illud tunc di (t inguat in ra. tione proprij , non in rauonc vaaertans , 186. oféttur (ecá.4ó de Biniconé Pro prijá Por, h.tradita;quod,accidic orn y folii [emper eile ab plo dará de pro- ptio in ratione przdicabilis, noa autein proprij contra Tatar. , & conftat ex iila parucula omni » qu£ non tribuitur pro- prio (ub ratione proprij,nam («b hac ra- tione conuent vni foli cx di&is art. prae- ccd,ita docet ScÓ:, j 1. Vniueri. in corp». vbi aitquod pet p£imain parículan ac cidit habetur ratio pred ca, & moti zdicaudi f. in quale accidem ale , per. y omui, dr foli babéur lub j:ib lta pro* prij, fepertr epe puyqu. ila necef- fitas prz dicandi y per guam diftiagu cuc A quioto przdicab [;& licéc Porph.defi- . nicrit cantum proprium (pccificum , po- teli amen eadem proríus dcónuio appli * cati proprio generico, (i per ly omni , eo Joli imelligantut omaes, & lo € fpect allius genetis , cu' ade juator. proorium genericti ; serumramen ett, quod Arift. 1. Top. cap. 4- proprium dclinzaít (ub ratione propr J »& ideó omific illam pate ticuülam omar Aciaftabis cciam Por h. definijiT: propriuin (ub ritione prop'] non vniuerfal.s, quia illa d tio pm iefpi- — cit fpeciem, & dicit conucc ibifiratem cá illa, nec poteit adaptari iadindors Negs alfumprum cum cius prob. ficurenta omni inünuat indiuidua fpecie',ita &tia ly foli ad cadem retertur', vt excladandur indindga cuty(cu ue alceríus [pecicis ene de facit vine fenfum, proprium eit quo conenit oit c7. (0/4 omnsbusind ui- duis ill.us fpeciei & ilis toL s:poie!t d dici, quod per illam partculam a0tnuatioidoadfpeciem,quiaprope üm non przdicatur. de idigiduis , ni participant naturam fjccificar i princi» js emanat, 187 dofcrtur (dé decifi b multos ang t, quodoà i tuor adduct sà l'orpb.fundare p .ffitnos ,uonem quart: przzdicabilis, & dubiü eft . dc ipbus primis. Nam 6 fümamur &ips — fa , vt dicuo' aptitudinein , inboctcafü fundare poitunt , quia fic reducuntur a propr um quarto modo , vt art. preced. dub. 3, di&um cft ; At qu a Porph.oro^ prium primo, X tertio osa put, vt dicunt a&um , palam ett ficfumpra fane * ic dare non potíc hanc vniuertalitaten. quia primum non conuenit omni, & terium non conuenit (empet , & ideà pétrinent ad s.praedicabile.. Tota ditliculkas efl de proprio fecundo njodo jaa plerique d- lud excluduat , qiiia conuenit omni qui« d^a(ed noafol: , A lij écontri dad i7 €luduntquta;quod couucnit o mát, & sé pei neceffar'o copuenit, juancum tüurh cit Ad. excludendam contiagenuam qn prgdicábihis, & paruin refert , quód non. &ouueniat [olt » quia licéc haec ut condi- tio cequitira ad propri (ub ratiooe pro porpett cà omnino Lnpertincs ad propri 4ub ratione vn ucrfal;s , nam cale di «itur per ordinem ad piurajuon ad vaum (ol; & ita dc facto cic iniellectiuu m pro po- tentia | 12m ^. Suefl IP De PpsioüivatióhePuiurf e dll. gen | proxima dicimus prar icaride ho- ibine in fccindo modo perícitatis' , velut EorÁA e des eftó nófoli homini con- tieniat , (ed'etiam Angelis", ergó proprii fccundo modo (ufficit ad fundandá:i ftam vhittcr(alitarear ita (ertinüt Conimb; q. Y.de Ptoprio ,' & Lousm ibidem, & fuit fementia Fofec. 5, Mct.c.28.9.19: fec.4. 188. Hec diffi cültas decidéda eft ius ta di&à art. praiced. dub. 3. ibi náque dixi- rbu$ propriü fecundo modo poffe parti- 2x definitioné proprij/ quarto modo' Arift. traditi, quod coueniar foli" cs femper, (i ceferacur ad: gradü fübalternü Vte(Te bipedé ad gradu omnibus bipedi- Buscómuné , fic .n: dicetur illi foli cóue: fire, & séper;quo quidé seíu reducitur ad: topriüquarco modo. Sic ergo ét dicedü iri propofito, qaàd'in hoc (enfu fundare poteft hác vniuerfalitaté propr'j generi ci, & quàuis, quód cóueníat foli , non fit conditio requi (iraad" formafitatem vni-tretalicatis haus, prerequirirur tamen in eíus fandaiéto,nifi.n. illa proprietas có . lieniret prius alicii gradui fübalterno,nó: "A 4 ftique riccelfartó conueniret omnibus in- diuidais alicuius (pecici, & & alterius, nà intát i habét necefsaria cónex ion&7im hac i'optictate indiuidua illard (pecierü , in- Rr ratticipát euhdent communé gra; m fubslternam, qui eft principi exi» gitinam eius,quod patet de intelle&tiuo: quod dicitar angelis , & hominibuscon. Übcá're , vt proprium , rationc gradus in- tellectualis cis communis; vnde patet fe- cundum modum proprijnó fundare vii; üerlalitatem proprij , tili generícam , & quatenus reduc tur ad quartis n& falíum bom a;ant Cónimb: aliquas proprie- eselfe phiribus fpecicbus cómunes, & fion ratione «licuíus gradus geerici com unis illis; à certé (1 nó darectdr calis gra — dusgcnericus ab illis part icipatus,nec vti jué darccur proprietas eiufóé raudB isin ;$, proprii enim femper: pottalat ade- quacam effentiamsà qua promanat, extra equa nó repcrirur y. & perquá nece(sarió é einnibus inferroribus iZam pat tic ipantibus;,ncé videtur im alio poíse fan dart ralis neéclliras; nifi logradufubal- — cá fu trao plaribus ipeeicBus communi. | 183 Inoppofitü obijcitur t.quod pros priü nó (it vninerfale;quia proprii & co- mune opponüuntur; & ét quia non praxdi- catur de plaribus:i mmedtatéjqnia ri bie le priedicatut dé Perro, & Pàulo median- tc homine . Refp. propriü,& cómunedisr uetfo modo fumpta nà efse oppofita,di« Citat itaq; propritrípecieiscü qua conuere titurj& cc(pe&tueius concedimus nó dici Vniucrfile , dicitur aaté cómune indiuis» duis illius (pecici, & refpectu quo j;illord dícitut vníacr(ale,vndé cü Scoto q:50. ad 1.cócedimus propriü quatenus propriü s. & MAU e cuius eft propriü,no effe vnis uet(ale, (ed'tárü cefpe&tuillorü: plurium s quibusc(t cómane,vnde propri d, & q t vniaer(ale süt id£ materialiter, nó maliter; poíset tírdici proptiü'; ét refpes &uillorü, quia h'ec comunitas nó elt ad extranea;fed'ad indiuidua prie natura ,- Adaliud',vel dicimus vead r,cótra 2, có» cl.vir.art, q. priced. vel.cum Tar. hic, ? aliquid dicitur immediaté predicari-de ali quo düpliciter, vno modo immediatioa ne modi predicandi; (ic videlicet q»integ ip(um & (ua: (übijcibilia ni medict,q ha: beat talem modü przdicandi refpectu ils lori,& tic ri(bile immediate przdicatao de Petro, & Paulo,quia nihil e(t inter ip« s, & hzc indinidua,q» hibet cal modii pezdicand:.f.in qualeaccideotale nece(a farib ako modo 1mmrediatione cauíe, vel fubre&ti, & (ic nom pradicatur immedias té : »- rdi eor meowpost ali« id effe predicabile proprié fumptum. pe^ Secüdo arguitnr;quod nó fit vni» ucríale diftin&ü ab accidere; Tü quia có muniter diuidi folet accidens m przdicav mécale, & pradicabile ; (abquo:compree lienditur ét proprium.quia aecidens "- dicabile eftjquod pradicatut extra e tiá. Tü quia przdicarr in pale ctl cntiale vnirun conflítait pradicabilesetgo etiamy pte dicari in quale accidétale«T U 4.quia accidés diuiditur in (cpatabile,  inlepar tabileyproptimm videtur ace:dens yofepae fabile. l'um tandem quia modus c& d: eft idem tn proprio, & accidéu, quod aüt rcs, qui pradicatr, hic cónexayec] no à fubiecto , habet fc peracerdens In or» dific ad pracdicationemy!n qua nea ex ^" St 1 t t 308 Difyai. V. De Vuintfalibus in pari, —.——— -eaturilla cónexio, nec rationeillius vn&  Vniuer(. hac racione probat proprium ef alio modo przdicatur, q alind,qua róne Atriag.difp.8. Log.in fine tenet ,pprium nó c(Ic diftin&ü vaiuerfaleab accidente. R efp.ad 1.cftó verü fit. affümitur, th accidens prz dicabile (übdiuiditor per. modos przdicandi diueríos c(Tentialiter, quales íunt przdicari extra eflcotiam cü ncceílaria cónexione cum ipfía,& (ine. » tali connexione. Ad z.neg.paritas,quia non datut , nifi vnüs modus pradicadi in quale cffentialejnon autem pradicadi in quale accidentale. Ad 3.negat Doctot q. 32.ad vit. minorem, quaa €t accidens imíe parabik habet rónem generalem accidé-. is .f. adefle, & abeffe faltim logicé , quia eius oppofito pót (ubiectum intelligi fine repugnantia,vt diciwrintemu de. » toruo;& JEthiope ;fed fub oppofito pro ijno poteft, & idcó proprii maiorem, Uva is intrinfecam cónexionem habea «ii fubiecto , quáaccidens infeparabile , quia hoc non habet radicem in principijs matura. licét ex aliqua cau(a cxtriníeca.» feparari non poffit quaritii ad exittentia. Ad 4- neg aflumptum;nam ratione ncccf fati, vc) contipzentis connexionis prz- ' dicati cum fubicéto variantur. e(fentiali- ter pra dicabilia quoad modum p:zdican di,cui no'obftat,]uod in a&uali przdica- tione non (emper exprimatar talis cadi- tio,vel prz dicandi modus,fic.n. c enus, Sc ies nonconflituerensdiuetfaprzdi-«abilia , quía in actuali predicatiene fo- lus exprimitur modus przdicandi in quid & per modü termini fubftanciui , qui eft vtriq; communis, non autem e» primitur quod pee dicat part£ effentig fpecies to tam; he etiam differentia, & propriü non diftingueremur in ratione pradicabiliü , ajuia in actuali icatione folum expri mitur modus przdicadi in quale, & per modii ponens adiediui, d.c Me a . 191 Tertii arguitur, gp proptiü (it vni ucrfale rcfpeQtu meme qua cóuerti- sur pocius,quam indiuiduorum . Tà quia fpecics,de qua przdicatur proprium, ef& vniucrális,ergo éc& proprium y cum in 3ali pradicatione (ic ci zquale ; qua róoe tenet Mafius proprium ét reípeta fpe- 9xci effe voiueilale , imo Doctor q. 39. fc vniuer(ale, Tü qui PAPE Am ones generis re(pe&u inferiorü nó[t habent vt propria quarto modo , fed (ecundo,vt conftat de bipede , quod eft proprii ani malis códiftin&ti à qnadrupcdibus, eft genus innominatum refpectu omni bipedum, & tamen re(pe&tu hominis cff. proprium fecundo modo,ergo proprium non dicitur quartü przdicabile reípe&ta infcriorum, fed refpe&tu iplius naturz ,, €um qua conuertitur. Tum tandem quia fi fubijcibilia proprij in ratione vainerfa- lis (anc indiuidua (pecici,vel generis, sis qp propriü eft fpecificü,ve] genericü , er» go cadé erüt fubi jcibilia proprij, ac gene ris,vcl (pecici, & (ic nó erüx diuerfa pdi- cabilia,quia non func diuerfa fubijcibilia. Refp. neg. affumptum, quiafpecies im — tali przdicatione habet rationem v4 cibilis, quaratione non eft vniuerfalis gicé,ícd xantum metaphylicé ,vndé neg. etiam confeq; nam ad (ummum in pradicauonc proprium. babebit ratio" —— nem przdicati cómunis , non prz dicabi- lis. Ncgs Do&or loc.cit. ea ratione baui proprium cffe vniucrfale , fed id x oflenditcx co quia przdicanrde pluri — — bus,hocautemprobat, quia copuertitut — cum fpecie, vndé pradicatur inqaale de omnibusillis ; dc quibus fpecies przdica- tur in quid quod collat cile medi long diuerfum ab co,quod tangitur inargumé te. Dices, fi reípcótu fpecicieft piadi- «atum , ergo alicuius praedicabiks cff pradicatum, atq; ideo in ordine ad illam erit pradicabile - Refp. cffc vciq;alicuius raedicabilis pra dicatum; (ed nónper ta- comparationé eft pradicabile, ficut fpecies tubijeibilis refpeétu geueris cff vniuer(alis, ícd non pet talem compara- tionem. Ad 2.cóftat cx dictisauper in 3. €onfe&ario,qua ratione proprium gent" riscft ctiam proprium fpecierü in quar- to modo : vocat autem Porph. bipedem proprium hominisin fccundo modo ; nó inquarte, quia inquarto pofuit tantum proprium (pecificum » vndé (i proprium 4n quarto modo pauló Jauus fümatur y em fecundi modr ad illud attinec , «ei»quomode pow dici propr:üfpe- erum, e TAUTA QJ Anc Acádem [it Voiuerf- eo bend defindrt.I. $09 ieram,fi eft illis communc? Refp.candé DE ioleem de proprio fpecifico, igitur,quod eft proprium alicuius nature, [ as dicatur commune ommbus inferio - ribus illius, adhuc tamen ctiam refpe&tu illorum dici poteft proprium, nó qu:dem yt proprium diftinguitur cotra cominunc, Ícd contra extrancum; quatenus eius com munitas non cft ad extranea fed ad infc- riora eiuí(dem naturz.. Ad 5.neg. confeq. quia licét nt eadé (ubijcibilia materiali- terjnon camen formaliter , quia generi, & fpeciei (ubijciütur in quidproprio ia qua Je:aliaargumenta cótra boc (olui poffunt ex diis in lirmili (uperius de differentia . QV£A&ST IO V. De cci dente. 192 x 7 T manus extrema huic impona- ^ j V tür difputacioni de V niuerfali- ;busin particulari,cemanet hoc vltino lo- dum de accidente ; & quidem ra- .tionabi eto xpo iod cít omninó ex- tra effíenam illorü,de quibus pradicatur; —. & meré cótingenter illis tribuitar,& duo- — obuspariter articulis rem expediemus ARTICVLYS I. n AAccidens n"— ratione vniuer[a lis yc vt tale defimatur: à Porpb. [6 retià. x . N Oneft hic que(tio de accidente re- é ípc&a fuorum ioferiorum, vt de co - lorc refpectu albedinis, & nigredinis , & . de albedine refpeótu huius ; & illius albe- dinis, quia fatentur omnes in ordine adil la habere rationcm. generis , vel fpeciei ; ' fed quattio cft de accidentein ordine ad fua fubiecta , refpecto quor proprie di- .. €itur accidens, .i. de albedine v. g. in or- dine ad aiuem , & lac ; cum enim in con- -. reto süp:a poffit veré dc [ubieQtis qui- , im abíftza&o poceft tantum de (uis inkc- rioribus przdicari c[senuialiter,vt bec al- . bedo eit alocdo) «uaritor , an cum de: pluribus przdicacut. hoc modo , ingerat nouam vrxoeríalivacem dittinctam à quaa. iur jà declaraus. ecenuorcs nonaulli Logica, bus accidit, pradicari accidentaliter (riá .. iter identifietur cam illis; arbitrantes ab ip(is (tare totam Grecor á catecuam, vt diximus difput.4. q. $. uc runt accidens e(Te veré vniuetfale, quibus faucet Suarez difp. 6. Mer.(cét. 4. n. 4. vbi ait proprium , & accidens non effc pro- prie vnuer(alia , quia propria vnitas vni« uerfalis eit re(pe&u corum , qua füb illa e(fentialiter continentar « 193 Dicendum tamen c& cü cómuni, accidensquintum pradicabile efse veré , & proptié vniuerfale , Ita Do&or q. 44. Vniuetf. deducitur , & probatur ex dictis loc.cic. difp.4. q.5. nam de efsentia vni- ucríalis eft , quod fit vnum in multis cum fai multiplicatione, przfcindédo ab hac, quàd it e'sentialitec in illis multis, vel accidentaliter , fed accidens in concreto fümptum e vnumin pluribus fabietis , quia Petrus eft albus ; Paulus eft albus ; & cum fui multiplicatione, nam non ha- bet idem cfle album à parte rei Petrus, & Paulus,ergoaccidens cít eísétialiter vni-  uerfale, licét non fit vniuerfale eíJentiale, quia qu/bus conuenit, accidentaliter có- uenit, & non effentialiter. Conf. quia ac- cidens hoc modo fumptum .f. in concre- to rcfpe&u forum fubie&orum babet, guicasiá tequiritut ad rationem voiacr- alis , vnitatem .f. & multiplicationetn in pluribus , habet vnitatem per abftra&tio- nem imellcns,, quando nempe abftrahit naturam albedinis, non folum ab hac, & illaalbedine , (ed esiam ab hoc, & illo fi- bie&to albo , vndé album in communi , vt fpe&at ad hoc vniüerfale ,non folum di- cit pateram albedin:s przfcindendo ab bac, & illa albedine , fed etiam connotat fübicctum in communi pra(cindendo. à 'ingulis fübicé&tis in particulari ; babet eam commanitatem cum fui tipli- cauone , quia album fic abfiractum cone. cipitur contrahi,.ac diuidi in plura alba «o modo , quo fupra diximus de diuifione, vniuerfalis pes differentias, ergo Xe. 194 Obijcei- de ratione. vpiuctlair eft qp includacuc in bà (ubicótis ef ES milis VP dicatio n tora de inferiozibus,vel etd que dà identitas cationis vnius natur có plu- ribus-, wclillam aliquo modo ptzfuppo- nit à parie rei , «ü ergo ra nd ità | » 3 L I" . E - $10 fe habeat in ordine ad fubiecta , quibus accidit , fané tcÍpe&tu eorum vniuer(ale mon cuit. Refp.neg.aiumptum; vt«n.c6- flat ex dictis difp.4. q. 4. non cfide rone vniuctfalis , p p'adicetür de ;plüribusin quid, & cflcitialiter, cons niil talepóna- «toc in eius definitione , fed fufficitetiá, gp pradicetur denominatiué, dtm modo-ra- Aio pra dicans (it in [e vna 5'ncc miss re- uiritur idtitas rea!is nature cá plaribus, in quibus eft , fed (uflicitetiam idenutas quzdam accidentalis, (ctr qualifcq; con- «tetio ndtuiae ad illa, «nde licut in pradi- cationibas effentialibus intcllc&us pra- dícando identi&icat naturá «nam cum plu tibus inferiofibus effcmtialiter , erf in re nó fit cadem in illis pcr inexift ent: am, 1tà jmaccidétalibus idétificats(cu potius vnit -patoram albedinis c(i j luribus fubicé&tis , licét à parte rei in illisnon fit vna', & ea- -dem albedo, non folum vnitate nnmera- Vj,(cd nec euiá vitate minori , per incxi- entiam, fed £antum per indifferenziam . 19$ secundo li accidens haberet tóné wniuetfalis in ordine ad plura (ubic&a , quibus incfle poteft, fequitur dari poffe .  wiiucrfile à parte tei, cafa quo poneretur -à Dcoidé accidens ia plaribus (abiectis. 3Rély.cómpniter ncg.(eq quia vniuct(ale éicitor ee jn mulus per. fui multiplica- ? ionem, & dimtfionem, at ià cafu accidés . "bó diceretur de plur bus per (ui multipli- "xXauoBem fcd potis idé numcto indiuisü 7 diceretur de i;lucibus per folam fui repli- "«adont:Hgc ett cómwoisfolutio, qoa nes qj inceeduas s(i (atas , At fané nó vi- ; plené (atisficere,quia in coca(u ef- "séoplura alba, «uod malé negat hic Blác. jum ad multiplicationem concretorü ac- *€ideocalium (ufficiat (ola (abic&ord mul miplicatio ex diíp. 2.q.6« ait, 2.X tanc ve- "fésb illis abftrahi potict ratio communis - -dibi nempé (übic&i habentis albedinem, ua tatio malt iplicatctur in illis, quiage- Uf cent plura Bübentia albedinem ; non taníé hioe tequitur dari vniuerfale à pátte tei, quia qood €ftyaierfale , non cftal- ;bedo, fcd album , album autera non eft "anti à parce rei; fed mülople£, Atiac.é ^fi vis comun: adirerere folutioni,dicc- ^tt oportebit 3 qcod e(ià ilia hiat plura al- Difput. V. De Vninerfalibus in partic. ba , album tamen non eft vniuerfale re fpe&u illorum, quia effent plora alba prae ciséob (olà multi jüciiepdin fübic&torá, nonautem albedinis in (ilis , quod camen ncectiacium effet;quia forma ipía aceidc- talis cl , qua importatur per concretum huios vniuctía!is; iubie&um veró , quod cft hábcos illam,folum cónotarurs& idcó non videtur potíe habere rationem vni- uctfalistcfpectu illorü plurium,efto mul uplicctur in ei$,quia multriplicatur,ytcós. notáturm, non vt principale fignificatum ; 196 Teitio vniacríale poteft i ri démulus , antequam a parterei exi in tnaltis(ed id accidéi couenire Ux a ergo &c.Prob.rbai-quia in natora fufficit qnod praecedat aptitudo pluribas ine(fen di, vcl fi illa plata actu requiruncut , fufficitjquodfintperintellectumappreherefa,vtcóflat ex fuperius dictis; Prab.min. uia accidens non potcft veré prz dicari dc fübicéto, nifi prz oppofita a&tgali exi ftentia illius, vc patet ex Summwlis y. vbi alia przdicari pottont prefcindendo ab exiflentía,& omi temporis different Refp hoc argamentam mulcos fc, fcd finc caufa nam facil foluitut-di- cendo , accidétal:s de pluribus ficri nicgüeat fine exifteacia (ubiectorum, quibus actualiter in(it,ob ratioacm allatam,tan ue rentiam aptitudinalein, 3 habct accidens ad fübiecta, etiam poílibilia , potcft fieri pradicatio aptirudinalis de plovibus, qdi- bus ineffe aptttm eft;quod (afficit ad vni- aer(alitatem ( fi illa aptitudo concipiatur vt proxima ) nam ex di&tis difp. 4. q. 2. att. 3 s cilentia vmuerfalis nó tantum €óu- fitit inipfomet a&u etsédi in mulws,fed etd faluatur in ipfa apcitudine- proxima ibi explicata ad císendü in cis; quaré hoc erit difcrimen intet hoc vltimum vniuett 'faley& coetcta ex alia parte, quod exerci- ti praedicationis in ittis ficri poteft veré erá nullo infertori exiftente, a nó inac- €idente y apcitüdinalis priedicatio'tamen «ntvera in omnibus ob apticudicénatu- 1& ad cffcndü in mulcis fiue e(fentialiter, Áiué denominariue. Vrgebis,(ubicéta noa exiftéca nequeant ab accidéte refpiciynili per aoc6 poll; biliü, in quibus poffibili- [ — ex^. s 4 bx 2 ad died 'e(Lo exercitium piedicationi$. — QV. cAneAcidens fit Pniuerf- eo bené defin. cdi. v1 get effe poteit ;(ed exiftécia porfibilis nó | toni rrr efienisli- tas, q104 po.ejs ade(Je,etabeffe fine [ubie ter , & necefsarib, vade hecpropotio — fz,cr non tnefJe , non dcfiaict fecandá in- modalis, 4 dam iter efl albus, eft tentioneyyfeu accidens, vc vniuetfalc for ncceflaria , vt con(tat ex dictis in Sümu- lis , ergo vmuer(alitas quint) predicabilis fion bene conft tuitorin ordine'ad (übic- &s cantum poflibilia,(ed debenteffe exi- ftenta.. Refp/in pridicacionibus aptítu- dinal bus quinti cabilisnon poffibi- litatem, aut exiftentiá poffibilem przdi- cati de fübicé&tis non exiftentibus;, Gc .n, €onc luderet argumentum,(ed przdicaror ipía é-rma accidentalis , quz ill.sipeffe cft contingenter, vndé licéc fjr necef- faro aptà ad effendum in illisenon tomen ad.c(lendumin illisneceBarió ; (cd cótim- geniec, & adeo per hincaptitudinalem praedicatione accidcutis de (ubie&nis pof- fibilibus,quibus ine(e potett;bené expli- catur cius vniucríalitas ,-cftb exerciuium icationis requirat realem exiftétiam fubicétoram , vt vera fir, ^ ü "ing arto tandem vnimquodqicó- füiruicur 2^ eccle qrotiinfadcs aqui; bus abttrahitur,(cd album; g» cft quintum 'dicabile, non abftrahiturà Peuo , & aulo,vt fic, fcd quatenus hac alba , ergo - €óftituitur vniuerfale in ordine ad ilia,tà uam inícriora , quz cft vniuer(alitas ef- nrialis, non tanquam fubiecta,ergo noo datur vniuer(alitas quina przd:cabiis. - Refp.Didac.gemim rcíponfioge, qua: fum ncutra valet , vt foclb conl ibit cas nte vndé cas refcrre non curamus; euiter dicendü ad min. quod licécalbü nonab(trahatur à Petro, & Paulo, vtüc, quia hoc modo (um jofcriora à sturz hu- manz,utcab ipfis vcforingliter alba, quia hoc modo céícetut itctiora albedinis in . «oncreto;abftrahicur tfi ab iliis crus funt. denominatiue alba, & nus fant fubieta 4b aibedinc deoominabilia , fic sn. conueniunt in albo accidentaliter, & inariué , vndé ratione talis conoe- it ab ipíis,vt (ic, albüabflra m vmueríale conftituat. altcrá quaaci partea 10.de Tasatt. r- huuius q. 3: Atriag. 3. cümubtis alijs aflerunt-per identis'á 1-orph.atligna- maliter ,:nam abeffe , & non abcffe habet accideas ex aturafua ; partetei, — . Dicendütamé ett cum cói hic definiri accidens. fecundo intentronaliter capti & conícquenter in racione vniuec(alistal tim jmpliciiéjirà DoStor q. 34. Vniuerfi yb! notat accidens (umi pote priv in tentionaliter; vt idcm fonat,quod iohie- rens sve! al.erradiacens,& (ecupdo interi- tionalitec, quomodo nó importat, nifffe- cuadi inten:t0n£ , quz acccb.crur alieuij quod fine ibpircanua pore!t alfi" mari, & negari de fübiecko , & fubda. Porph. in lioc rantuafenfu hic de accideo:e loqui. Hinc demdé q. 35: explicans dcfiaitioné prafacamaccidencisait , quod per nomen fabiect: intelligitur fubic&é przdicatio- nisjX nà iahz lonis , & il'a vciba adeffes. € abejje bic non capi realiter , & priaió intécionaliter,yc fenfus tic, inhzrer,& nó indir afficit; & non afficit fübic&im pracer ipfius fübie&ti corruptionem ; fed intelligt fecundà iatentiopiliter , vt (eme fus tit, cuius affirmatio , & negatio nihil derogat eflentize (ubie& ;, (ic vc fübiedti eílentia ex hutofmodi affirmatione; vel negatione non dettruitur. 199 Etqudé quód defiuitio Porph. debeat fic imelligi, Propstur;quia confi - deratio accidentis primo modo fumpti (pedtat ad Metaph. & ett potias cófidctá tio accidétis prae icamentalis quam prze- d'cabilis, de juo ett nic (emo ; tum quia Ii dcfiaitio iraderetur de accidente realis, tünc diuiíio accidentis realis in fcparabi- ley & infeparabile dircéte rept ct defi mitioni, ex vi cuidas quodam accideus cófticuitur: feparábile abfquefabicéti rüptione; cá tandem brob.ex ipfo Porph accidend. qti videns diffcultaié , qoa ex - bus infeparabil ibus có:ca dc flaicioné ori batut , rc( poet prafacá definicione m ená 'acéidéa inieparabili cógenire , quia cc&e intelligi poc fubiedtü fine tili accidens teyvc/Ethiops gos niger, iind ser ne ipffus eor inc ,erzo Porph. loca e cei i o i orn ST 4^ "ek Gicorrupttone,ucl quod poteft eidé inef $12 eidentis cá (obie&o , vcl feparatione per intellcGü,quz nó fiuntnifiperfecüdamintcllc&tusopcrat;onem;illaveroparti- cula, (7 , in del;nitione pofita tcoeti de- bct di(iunctiué,(i adeft, & abeft,(uman- tur pro a&u afficmandi, & negandi,(i au- tcm (amantur, vt dicont aptitudinem , q» magis przrítar, quia non ett de effentia o accidentis, quod a&u affi rmctut, vel ne- getur, fic potcft adbucteneti copulatiué, quia cfto afhrmari,& negari Gnt oppoti- ta,non tamcn potentia ad illa, quia nó cft ad illos a&us fimul , fcd fücceffiue . Explicatür etiam accidens pet cam de-  finitionem in ratione quinti vniuer(alis , quia vt ait DoG.cit. per totom illud copu latum adefl €? abefl prater fubiecti cor- ruptionem in(inuatur genus , & differcn- tia ,nemrc pradicari in quale accidentale tran(mutabiliter ; diximus veró explicari inrationc vniuerfalis (folü implicite ,quia non definitur explicità pet ordiné ad plu- fa (ubicéta vt fieri deberet, vt explicité in ratione vniuerfalis defcriberetur , (ed «im implicite, quatenus per fubicétü in com- muni infinuatur hoc, vcl illud in partica- lari, cumquo pó accidens concingenter concdti; & g diximus dc prima dchinitio nc ,dicat €t dc (ecüda, d c ü ea coincidit, 200 Et hac dc6nitione fic explicara o per terminos fccumdz intéuonis tollitur omnis di ficultas emergens ex illis accidé tibus , quz vel fuo aduentu , & prz'ícntia Iructionemaffecüt(abiecto,vcmorsyiuentibus;combuftiolignis,calor(ummasaqua & fimilia,vel ablentia (ua,vc vi vere, calor naturalis, debita téperies ani» malibus,&c- nam cu dicitur acc:dés adef- fc ,vcl abeffc precer (übie&ti corruptioné, intelligitur quoad e(Tentiá, no quoad exi- flentiam, vi fcn(us fit, accidens adcfle, abeffe 1. aHirmari, vel negari de fübiedto Citra cius císétig prariudiciü, & in hoc sé- fu verü eft etfeniam homius integré có. cipi poffe (ine vita , & (ub oppotito cius , quia neutrü [pe&tat ad hominis effentiá , ncc mors opponitur c(icatiz rei , fed exi-. ftenig. At hic vrgetur difficultas de morc te,quia quádo pradicatur dc animali,tol- lit ab co prz dicatum efenciale, quod cf viucns,ergo non potcít affirmar!, & uc- Difput. V. De Veiuef.in pário 50500 ri integra manente homiuis effentía 1s; cíp. hic (ine cauía trepidace Auctores Caiet. Sot. Sanchez, Complot. Mafiuin,. & alios recurrendo ad varias folutiones y. quas tcfert,& reijcit Fuencesq. 1 1. d.ff.r, art.2. & ipfc candem relpondet , quod cá definitio (it intclligenda de abícotia , & pra(enua intentionali,(ufficit qp (abieótá po(TDt incellii tine contradict onc (ub yi ta,& (ub oppcfito eius.f. morte.Scd ipfe difficultatem tolit,hoc .n.probat ats gumentum;nó potle cocipi hominem fiue contradi&ionc fub oppoltito vita: , quia viuens cíl przdicatamc(lenualecrus Fa- cilc tamen reí ponde. ur , q» viens poteft fumi dupliciter , vcl verbaluer, feu parti- cipialiter,vc dicit actü,vcl nominaliger wt dicit aptirud.nem, & ablolui. uc a rempos re, primo modo ctt/predicatum: cohtin- gcns,& ci vt fic mors opponitur, non ad« tem oppon:tur ci fecundo modo,;quo pa- &o eft przdicatum. eflenpiale ,& folucio innuitur à Tatar. q.vit.przdicab.dub.3. . 201 Demü tic explicata definitio có- uenit omn: definito; quia TCccundz integ* tiones dicütur accidenua primarü,& ade — (unt , vel abfunt prater earuin Corruptio« nem hoc modo , conuenit eciam tecmanis (ubflantialibus, dem alijs accidunt, vt pa- tebit art, feq. hoc autem dici. non pollet , fie plicaretür de. inhzrenca reali, quia hzc nec cntibus ration/s conuemr y nec fubftantijs ; faluatur euam hoc modo di. fcrimen inter accidens. prz dicamentale , & pizdicabile , quód accidens primi ge. neris concraponitut. fübltanug , & ftat pro accidente inhzrente j accidens verà predicabile concadi(Linguitur à przdi- cato efsenuali , & (ic quicquid non-coa- ncait e[scnrialitet y dicitur accidens praz« dicabile , (iue fic aliquid reale, finc ratio- nis, uc inhzrns,huc fublftens, quo fen fu dicimus haac e(se pet accidens ammal efl bomo , quatenus inferius (emper acci- dit (upcriori przzdicabiluer . Hoc autem difcrimen penitus ruit iuxta primam (en tentiam, quia fi accideos pra: dicabile , de quo hic agitur , coaftiuitur y S defini per inhzrcnugm, realca , non.remanct vnde dittingaatur à pigdicamentali , qp onfbruxur « ét. pet realem inba geotia n m | - QV e dncAaidon fà Vase. eene df ch f13 ., Sed obijcies 1.quod & definitio intclli- gitur dc (cparatione per intelle&um;ergo mullum etit accidens infeparabile .. Rcíp. confeq. erit enim accidens inícpa- able tealiter , de qua leparatione io- itur Porph. cum diuidit - accidens in hie infepatabile. Dices,(i diui- it accidens reale , ergo illad ipíum de- it, quiacodem modo (mitur accidens in definitione ,& diuifione.Neg. confeq. «um cius Prob. Porph.cnim dcfiniuit ac- cidcns iacentionale,& poftca coníulto di vifit realc , tum vt facilius pofemus cam imcelligere dietas quomodo-f. acci- dens po(fit fcgari de fübic&to , cum dcn- tur aliqua in(cparab;lia, (übdir .n. , quod funt inleparabilia realiter, feparabilia ta- men pcr intclledtum ; «um quia vt magis explicaret accidens fecunda intentiona- liter captum , affignauit ftatim fübiecta rcalia, quz à tali intentione denominari poflunt. quod etiam in alijs ob(eruauit vniuer(alibus , dum explicuit coram dc- fnitioncs per naturas reales. — .&0£. Secundó definito fic ex plicata ét conueniret proprio , quàd (altim per in- tclicctum feparan poc à fübiecto .. Neg. con(cq. licét enim proprium poffit à [u- bicéto ,tafcindi per primam. operatio- pem ,nontamen bncmendacio[cpararipoxctt.per(ccundamnegandoipfumdefubic&to,veloppolitudafirmado,quodfieripoccít de accidente etiam infcpara- bili, vc ait Porph. & rario huius patet ex di&is 4. rzced. Dices , ram fala cft. ne- gato . accidentis infeparabilis de (ubie- éto, quàm propr:j de natura. Neg. pari- tas: » nam dicendo coruns non eff ntger, propofiuo eft fal( quia (ecundum com- muncin naturz cur(um omnis coruus cft .. Digersat diceedo bomo non efl rifibilis citfaliayquia implicat eius (cparatio,ctià dufallitatis hzc propofitio reperitur y illayita €x Scoto q.35.in finc; Ac- lit, quod quamuis rcbus fic flantibus illa it £al(a coruus non cfl niger,'amen fi id dicatur, nihil dicitur contra. cíicntiam coruisimo ii faciat hunc feofüm, nigredo nonsi de cílenuia corüineque cuin eius principis neceflario cóncxa , propofito erit vera. Artiag.cirac ét Quuicd, hic ac- guit cotra hác cómuné foluuoné oflcdés, uód cító valeat de. pcoptio rcalitcc indi indo à tübic&o, vi ett rifibile ,nó ctamé dc co,quod realiter di[Hiaghitur ; Sed cü nos nullua tale adaittamus. proprium , non vrgct argumentum, carent, qui talia propria admictunt . ' Tertio arguit Io. de S. Thom.idquod explicant ift dcfinitioncs, inucnftur cti& in accidenti fi ngulari,quia adc(fe, & ab etie à (übie&o conucnit ctiam accidenti indiuidualiter accepto , (edqnicquidinuenitutinlingularibus,&adIxdefcendit,nonpertinctad intentione vniuere falitatis , quia hzc non dcícendit ad (ia- gularia,ergo hic priura intentio acciden - tis definitur , non (caunda.. Rcíp. quod, * explicant definitiones accidentis in com- muni inucniri etiàm in quolibet acciden- ti in parciculari (ecundó. intentionilitec. cua nietos ies &ilaintendoad- cidenialicatis huic , & illi rcali accident apiicatz fuat indiaidud"zecidentalitatig in communi , & hoc mado non inconuc- nit ; jmà opas cít vniuec(alitatem ad (ua inferioradeícendere. — ' . 303: Quzres,an pee fata accidéris defi nitio po(li: explicari de accidéte rcali;ita quod ly adefl, C abeft intelligatur dc.» reali prz(entia,& ab(entia ; aco difti- cultatis ct ,quam moui, Porph.ipfe,quia, nimirum tunc ifta definitio. non videtur. ffe competere accid.ntibus infepara- ilibus. Refp.quod fiade(l, c abe[l (u- matur pro inhzrere,& non inharete,nul- lo.modo applicari poteft accideaci rcali , dequo hic cft ermo ; & eft tundamctum viue; falitatis huiusyquia iahzrcere, & nó inbarere conuenit. foli accidenti prazzdi- camentali , at nonfolum accidens przz- dicamentale , fed ctiam fubítantia hanc vniocríalitatcm fundarc potcft , vt mox diccmus ; fi autcm adcflc, & abetfe dicat conungcnter copuenirey& cura vilam cf» (entia rci cx genuam ficapplicari potcft ctiam accidenti reali. non t. ntum Ícparae bili ,1ed cios ul ARM » quia talis ina Íepatabilitas non 1pcétatur. cipis cficnug rci » [cd piens. We libus, vadé cum hoc , quod fic neccliacid. " Wt " con- $14 | Difput, V. De Vniwerfalibus in-pattie. Neo connexám cum indiyidao , flat femper , quod fit contiagenter connexum c. eius efientia , re(pe&tu cuius omne accidens dici poterit feparabile ; itaq; potcft tàm dcfinitio,quàm diuifio accidenti reali ap licarí, :taquod adeíle , & abetje (inc fu- . biccti corruptione attendatur. refpe&u quidditatis, e(Te vero feparabile , & infe: parabile attendatur. refpeétu (ubic&i ex parte indiuiduationis, ARTICVLYS II. Quibus naturis conueniat vniuer[(ali- tas accidentis, repeti n quorum, 204 Váplurcs afferüt vniuerfalitaté Q quinti przdicabilis füdari folü füpet accidens commune,quod à (ubftá- tia códiflinguitur ita figoificauit Burlcus hic quem fequitur Tolet.cap.de acciden- te dub. 1. Amic.ibid.q. 1, & ex noftris An glic. q.51,,& Brafauol. in q.3 4. Vniuerf. Dicendum tamen eft vniucrlalitatem quinti przd.cabilis fündari potfe fapra 5 quodcunq; predicatum contingenter có- iteniens alteri , fiue illud fit praedicatum fubftantiale, find accidens przdicamen- tale. Ità Scor.in 3.d.7. q.1. vbi. Lichet, Jtem D. Th.1, Poft. 9.& 1. Top.4.cap.& e(t communiter recéptum; Probatur au- tem. Tuin quia hic definitur accidés prz dicabilejnon ptz dicamentale,fed (ub eo etiam fubflantia continetur, quatenus po- teft dcalioperaccidenspraedicari,ergo&c. Tàm quia numerus pra dicabilium non fumitur ex varietate rerum,quz pra dicaotur,fed epe modi,quo prze- dicatum cam (übie&to connedtitur; (ed grzdicara fubftantialia potlunt alteri có- ' tinzenrer conuenire, non iinus , quam aécidentia;ergo potetunt ipla quoq; hánc vniuerfalitatem fandare; Prob min. for- ma.n.(abftantialis afficit materiam; & de ea przdicatur ,non in quid, fed denomi- natiné , & in quale,dicimus .n. materiam (fe informátar, corpus effe animatum , loquendo de corpore pro áltera patte, vc docet [ 1d. 8.3.4. X-& quol. 3.O. item bomo denom:nacur vcílitus à veít i- bus,vas deauratum abaaro, & é contta fole: forma ab ipía. materia. dcneminari dicendo hzc coroqa eft aüfes , cathedra - eft lignea , vasargcoreüm , quz-ounücg predicauoneg ad quintum pre ficabie fpectant,quia agrum , & arseuccü cone trahant figaram coroaz , vel valjs , quar de tc indi tferés erat, vt e(fet lignea, vcl pidea, atque'yta fc habet rcípectu ies per modi formz; dec ad »rzdicationeay quinti v maerfalis requit.cuc inhier&ia im alio,fed fola conuenieatis concingense 210; Relpódct Tolet.id illis praedica tionibus aon p-zdicari fubttan iar aurrg vcl argenti de váfe,& cocona;(ed tancum rcípectum vafis , vel coronz ad aurü ,vel argentum, ex quibusconflaca fuac , qui refpe&ug eft accideus (pe&ans ad prze- dicamettum habitus, (icut enun vas eife album, e& habere albcdinem , vt ibido- cet Aüctor fcx princ. ita elfe auteuin, vel deauratuim eft habere aurum circüftans , vcl tanquam materiam (ui , vnde inquit: has przdicationes,vas eft deaucatum, ha mo cft vetirus, aquiuslereillis , home eft habens veftes.vas eft aurum ; in quibus (olum ille refpectus habitionis pradicatur dc fubic&o,non verà veftis » vel aurum. At (i hzc folauo valetyfequi- rar nullam accidens prz dicari de (ubie- &o,fed tantam illum refpectam habitios ms de przdicamento habitus ; Prob. EE. nam corpus effe quanium cde album, ei habere quantiratem , & albedinem, &c. Sidicas,in his prz dicarionibus; quod for- maliter praedicatur , etfe illa accidentia , quia (umunturin concreto, quando ve- re retoluuntur. inillas xv est babens q«auitatemye sl babens albedinem,quod . tormaliter praedicatur, etfe illumirefpe- €tam habitionis, non aute accidentia s quantitatis , & albedims , quia fümuatar in ab(tra&o, & in obliquo . Sic nos: dicc mus in p fitoqa cum dicitur, ho- mo e(t veftitus, corónà cft aurca, quod formaliter przdicacar, eftvcttis, & au - rum adie&tiue virtue ee a s ; aliis praedicatioe mz accidentalis;licét in à niDus,in quàs rclolui poffunt. f. homo eft habens vettem, id; quod formaliter pras dicatur, ic ille refpectus habitiónis Alij fateotuc hits pra4icatroues effe. 7 vtique accidenilc$ j' non tainci quinti : pra- s "Uu Z» ^"-n» TO-— -- pradicabilisquia efe auteum,vel argen- tcum dicit tátum partem niaucríalé com pafiti artificialis, vt autem lit quifiti prat dicabilis, debet ali dicere totü Compolitum. Scd hoc nihil eft, quia pars illaprzdicatur per modum totius in con- creto, & adie&tiuc;ac mere contingéter , atqua ideó fimiles pre dicat [pectát ad hoc quintum przdicabile, séíus enia earum cít , vas eft fabricatum in argenti matcríds corona eft fabricata in materia auri, e(fc autem ex tali , vc] tali materia as eft accidentale vafi& coronz . Manear £rgo (ubitantiam poffe fuadare modum icádi quinti vniuetfalis, nam adbuc bemus exenpla magis obuia , in ui- bas non videtur afferri poffe inflantia a, uad valeat , vt cum dicimus y animal eft poe cati efl rationale, hic .n. quod ptzdicatur , (ubftantia eft , modus pra .dicandi accidenualis, & conungens cft, Quia iint » & differentia accidunt ioribus , t 106 Sed obijcius 21d nó e(fe de mente Porph. qui attulit exempja. de accidente -gredicamentali ; & cum agit de commu. Aitatibus vniuettaliuns , multa tribuit ac- ;cidemi quinto pradicabiliy ua lubttaa- tiz'repughant, ctiam de ineate 5ca- tiná loc. cit. 3, d. 7. vidctur dicere, quad de facto nihil, quod cft in p: dicamento (übttanriz; fundat habiudinem acciden- ti$quod cít quintum pradicsbtle«Kcíp.Tor,h.affctreexempladcaccidenceipfoptedicamenrali,&mulcadiccre;qua ipfi 'oli.copucnium ,, quia modus pradi- .-£andi quinti vniucríaus mags praética- tur in ugue in (ubft;oua, adeoquod c cem ili (oli: coguenire cenfctuc , sulibitcamen negauit, poiic etiam con- , ucnice lubltanuz .. Ex quamuis D'o&tor jta loquatur ioc. cit. camca infra (ubdis. , - quód non «(t de iatiunc accidentis y vc elt qunm vnrueríale , apylicari praci- sd prima intentionis qoa: a M.rapbe dicis - tut accidens,imó quod torte ita cfl de fa- - &oy& licéc viatur pacticula de (cnientia tamen D'octor;s dubitari no potell cum frequenter alibi dicat prac di- cationem form. lubttanuialis dc tubiccto cüc aceidentalem, denominattuam « * itatiua , , Q.V. Quibus conpetat Vaiuerf. actidentis &rIT.— x5 Deinde arguitur ratíone ; t quia vt aic Anglicus, quod veréjeft , nulli accidit ex Arift. 1. Dhy(; ergo cum fubftantia nulli accidat , denullo praedicari pote(t pet modum accidentis, tam quia vt aít Brafa- uol.quod przdicatur per cdam nini vniueralis, dcbet habere rationem infor- mantis , & inhzrentis reípe&u fübicQi actualiter , vel faltim. aptitudinaliter , quia pradicatio accidentis de (übieto ell folum vera per inhzrentiam , fed hoe tepugnar (ubítantie crgo &c. tum tandé quia modus pradicandi (equitur modü cf sédi,(ed (ub(látia , & accidés differant in modo císédi,ergo & in modo predicádie , Rep. eife quidem de ratione acciden* tis przdicamentalis , quod femper refpi- ciat (ubie&tum inhzíionis a&ualiter , vel faltim aptitudinaliter , nion tamcn de ra- tione accidentis przdicabilis, cuius ran« tum eft refpicere (ubiectum prsdicatio- nis meré pet wor Len diximus ad- efte se abe[fe in definitione accidentis 1ton fumi pro inhaerere , vel non inhzce- resfed pro affirmari , vel negari de fübie- &o abíqu: cius deftru&ione , vnde ratio Angl'ci nil aliud probat , m(i quód (ub- ftantia nequ:t accidece metaphyficé,non autem quód nequeat accidere logicé ; & Bra(auol.talíum atfamit , quód accidegs pradicabilezale dicatur per ordinem ad fubicclü inhziionis, vt bene notauit Li- chet.ci.3. d.7.9. 1. Ad 3. neg.abfoluté ma ior modus enim pizd!candi non fequi- tur;ab(oluté modum cilendi , fed vt (ub- ftat nofiro concipiendi modo , & fecün- dum habitudinem, quam habet ad (ubie- Gum, alio.juin tot elieot. predicabilia y q uot prae dicamcnta . 107 Circa alteram qug (iti parté, certá eft c: dictis atc. prz ced. accidens coniti tui quintum voiaet(ale,non n ordine inferiora fua , in quibusquidditatiue it claditur,(cd ccfpectu (ubicétorum bus meré.cenungeotcr. aduenit , quare quantum ad hoc nibil addcadumn eft . E & lolum al:qua ditficultas,an hec (ub:eótas ,feipectu quotum conititucur quintam vouucr(aley dc ,cant.cise olo nuineto dif- fczétia tavit cclpeét [pecierum pluriam dari nequeat accidens o enericüa, Vd fo- j ; um $16 Wa tefpe&u indiniduorü accidés fpecificü, ita.n.afscoeran: aliqui,inter quos videtur Sanch.q.80.vnde nolant album dici prae- dicabile quintum refpc&u Cigni;niurs, & la&is , (ed proprie refpe&uhatus homi- mis, haius niuis »I»uius lactis, ' Dicendum tamen eft cum communi poíse conftitui accidens quintum pradi- cabile in ordine ad fübiecta, nedum. nu- mero fed etiam fpecie diuerfa, atq; adeo dati accidens gencricum, & fpeeificum . Prcbatur euisencer,quia dantur acciden- tia qme dam,qoe non folum corimuünia s Tont plüribus indioiduis,fed etiam pluri- bus genctibus,& fpccicbus,& dc hisom- nibus przdicatur accidés commune mo- do ab omnibus alijs prz dicabehibus di- uerío , & codem modo pradicaur dc il- 1is .f. in quale accidentale tranfmutabi- litcr. R efp. quód licét codem modo pra- dicetur in hoc fenfa de indiuiduis ; & fpccicbus, quibus conuenit , attamen de 3ndiuiduis (olum przdicatut immediaie , de fpccicbus veró mediaté .f. medianci- busindiuiduis;qua [unt propria acciden- ium (übicéta, vndc Arift.c. de fübft. ait indiuidua mayis fübtlare, quàm gencra 4X fpecics,quia fabttant ipfis generibus , & fpccicbus, & etiam accidentibus , qui- "Ipusnon fubttanr genera ; & fpecies ; nita "quatenus sücin ipfis indiuiduis,vndc ho- "mo intantum diciuir albus , inquantum * hic, vel illc homo eft albus, & idcó cum 'accidensnon przdicetur immediate. de * pluribus fpeciebus , non potcrit refpcéta *Mlotum dici qnintum przdicabile. ** 308 Atcerié hoc no obítat, quin etiá * relpc&u fgccieram dici. poflit quintum rz d. cubile; rum quia lieet fubiecta 1n- lionis accidentifm. realium "e ; fit indioidaü, vt ait Arit.cit.c, de (ubR. fpceics tamen cffe poicft (übictt om przz- ' éicarionis accidentalis, quod fufficit ,vt fufuübijabile huius quidti. vniuer(alis , ' aum quia vt conflat eX diótis, non eft dc rationc yniuerfal:s , quod pradieetur im- mcediaté dc pluribus,cum nullum rale po ' painr in cius dc fin.tione ; tum ctiam qsia (o przdacatur mediaié de fpecie raediatio- * yc cauía:,vcl (übie&ti , non autem mcdia-  uoac mod; prx ditandi fic«quod inter ip. (c : Bifput. V. De nisierf. impartic, (um,& fpecies mediet aliquid , quod ha beattalet modur pradicandi tefpe&u — illarum, talis autem medíetas non impe- dit aliquid eíse przdicabile proprie (am- prum, alioquin nec differentia, nec pro9— prium e(sent veré i siepe As prt dicantur de indiuiduis medrante. fpecie y & de fpecicbus mediante bees ram dem;quia fuac aliqua accidétia rationis y quz pradicantur tmmediaté de maturis communimus , vc cam dieitus homo eft fpecies, animal ett genus , ite .m. pradis ,& timiles funt. quintrpraedicas bisits; & competunt homini, & ammali y non vt quzdam naturz(ingalaces.füntvtvoluitSanch.ci.fedproprià,vt(ung miturz communes ab indíniduis condi- fun&r. Igitur ad (ümmum indiuidu a erunt terminus proximus iftius pcaedica- bilis, nonautem adz quatus fed (ubijéi- bile ade juatum erit Lr een; €um quo accidens contingeaté nexionem , huc illud (i: genus, fiue fpe- cies, (iue indiuiduam , hzc .n. differentia fab; jcibilium meré materialiter fe habet quoad modam przdicandi , quem acci- dés exercet reípectuillorü;vadé Porph cap. vk. etiam dixit accidens praditará —.- dc pluribus fpecic diffetécibus ,per quod fignificat fe in qainto pradicabili agno- uiffe non tantom vniueríale fpecificum- » fcd piani: ers) afi 109 Quueres, an Acci nac tn fic n: itr vites, oncius t difp.9. Log.n. 9. confzqué tcr ad dits ab codem dip. nae Mine probat, quia accidens (eparabile miturati- tec, vt vedo refpectu muri, X accidens patabile naturaliter, vt 0127edo refi ^ &u córut , drilinguantor in pczedicabili- tate plu quam duo accidentia feparabilias ergo di ferunt fpecie in prardicabilitate e Tum quia proprium eft przdicabile di- f'inctz (peciei abaccidéce cómuni quimi przdicabilis eo;quia przdicatur per mo- drm alicuins neccfísario cóucaremis- fais infcriotibus , accidens veró prardicasur per modum contingenter conueaientis ; erge illad accidens quod prardicator pet modum ità conucnienus conanzentcr,vt vequeat uaiuraliter fepararr & iud gp pes 2 ,w» d grzdicatur per modum ità cont inzenter «onuenientis , vt poffit naturaliter fepa- fari, erant diftinctz "eee . Tam dein- à, quia accidentia infeparabilia emanát aliquo modo à (ubicctis fuis, & connatu- raliter exigantur ab ipfis, alia veró acci- dentia feparabilia non ità emanant, nec ità connaturáliter exiguntur , ergo alio modo conueniunt fübicctis, & confequé- ter diuer(o modo funt przdicabilia dc ip- fis. Ceterum conícquenter ad di&a (au perius di(p.4.q.6. n.108. & difp. $.q. 1. art. 4. n. 8. oppofitum tenendum elt cum Do&orc q.9. Vniuerf. vbi docet quinque fpccics Vnucr(, à Porphyrio a(fignatas effe inimas; & hocpra'(ertim de acciden- te alicrendum ett , quia fiué fit (eparabi- le,liué in(eparabile, femper tamen fubie- €&to contingenter vnitur , neq; ad cius cf- fentiam vlio modo fpe&tat nec in primo; pec in fecundo modo dicendi per fe; pa. fum vcró refert ; quod accidens fübie&to vniatür feparabiliter ; vel infeparabiliter, quia non omnes modi variant per fe ra- tioncm przdicabilis; alioquin aimis mul- tiplicarentut fpecies praedicabilium , fed illi tantüm cflentialiter, & accidentaliter fe habere , per modum quid, ve! qualis , sicce(iarió, & contingenter. Cont. quia ficut modus concludendi contingenter , vc! neceflarió variat eflencialiter ipeciem fyilogifmi , quando enim conclud:tor ex principijs necetfarijs conftituitur fyllo- gifmus demonfítraciuus, qnando veró có- €luditur ex contingentibus fit fyllo gifs probabilis, qui fpecie d:fferunt ; hic in.2 propofito modi pradicandi ncceffarió , & conungenter funt modi. praedicandi c(Tcntialicer diftin&i , quia contingens, & ncec(idariom e(fentialiter opponuntur ; bac autem ratio non zqué militat de modis przdicandi feparabiliter, & infe- parabiliier , quia infeparabilicas accideg- tisà (ubic&to infcrt folam neceffitatem phylicam, & natutalcm connexionis cius €um (ubiecto , non vcré mctaphyficam , vel logicam, qua fola conftiiuit modum pra dicandi ncceffarió eilentialiter diitin €turm à modo przdécandi contingeuccr. Conf. adhac; & amplius declavatir, quia fiué accidenstit Ícpa. abile, Gué infcpata- bile pawraliter à (ubicctotcmper vnitus contingenter €um eo , vt cótingentia ex- cludit oeceffita em metaphylicam, & lo« gicam,vnde fcparabilitas,& infeparabili- tas accidents infert (olum maiorem, vel minorein contingentiam oppofitam nc« ce(Titati logicz, & metaphyüca,fed ma- gis, & mtinusintrà candcm lincam non yariant (peciem;ergo &e, Hinc facilé occurritür rationibus Pó- cij in oppoitum addu&is. Ad 1. dicendü illam diuer(itatem ptzed'candi feparabie liter , & in(cparabiliter non etfenifi ace cidentalemn , nec illum modum arguendí femper teaere j non enim valet arguere , maículus & foemina di ftinguuntar plus y q duo mafculi;ergo dittinguütur fpecie y linea palmaris, & bipalmaris di t iguütue plusq duc linee palmares inter fc,ergo di ftinguütur fpecie , quia talis diuerfitas eft folü accidétalis intrà eandé fpecié effen- tialem . Ad a.negatur paritas ob rationes allatas, nam ficut ex diuerfitate matcrim contingentis ; vel neceflariz re(ultat dif- ferentia effentialis in fyllogifmo ex bacs velilla conftituto , ità ex diuerfitate eiuf dem materiz refaltare poteft differentia ctfentialis in predicabili , quod conftitui tur cx predicato conuenicnte fübiccto contingenter,vel neceffario ; non autem conueniente lubiecto magis, vcl minus contingenter, quia magis , vel minus non variant fpeciem; ficut à pari,fi fierét duo fyl'ogifmi , quorü vnus con(laret ex pro« pofitionibus contingentibüós , in quibus rzdicatum €onuemret fübie&to fepara- iliter etià naturaliter,alter veto ex pro« potitionibus contingentibus ,in quibus praedicatum conucniret fabiecto feparae biliter (ohàm fupernatucahiter, noo fpecie inter (e d:flerrent , fcd adhuc ambo effent fyllogifmi probabiles, & eiufdem fpecieis folüm ex aliqua conditione aecidentalá diffcrentes, Ad 3. licet accidentia infepas rabilia manent aliquo modo à fübiclis fu s, & connaturaliter exigantur ab eis €a tamen exigentia talisnon cfl, vt infe* rat cce (litfftem cónexionis cum eis mee t phy(icam& logicam; qua fola copftie wi modum pradicandi neceffarió etlene taliter. diftinétum :à modo pradicandi contingenter, (ed (olim infert maiorem» vcl aninorem contingenuam; & -— illa ie- Q.V Quibus competat couiuer[alitas accidemite/AMfrt.1. $17 " | is Ed aripoteratytm quo tata rerum dierfitas ad decé capita eu [uprema gez 4 $18 ^ Difp. DeVuiurfallbusimpani, ^50 alictas conueniendi fubieétis, &praidi- ma fed quia alia opinio interScotiflag — candi de ipfis cít (olüim accidedtalis,non' ell commuhiory & Do&ori conformior, - vcro c(fentialis ; Verum ett 2 nobnullis:. ilir libenter acquicfcimus ,. & pra(erumScouftis oppolitum teneri quod: aimi» — quia pro' oppolita fententia: conuincens; rum fpecics vniuerfaliuay non int infi- — ratio non apparct, [4 DISPVTATIO SEXT A2 Peur d MM ELi. c mv ARRA ARCET S. De Pradicameéntis in Communi, ese c/dstepradicamemis: wzsn, Rift. fue Teripatbeticd dotlriri& ab hoc libro de Predicamen- po tisfeude decem catbegorijs infcriptó [umpfit exordium:in quar wu de Tradicamentisegitynom quidem mateyialiter acceptis , " fRabflvatlo , quomodo dicunt res in. predicameito reponi- " WA biles vt fic a. ad Metapb- [peGant y fed forinaliter fimptis y A, o fenju fignificantves vt ordimatas ad inpitémyO" connexas. aed Jecundnm debitum [ubieClionem,cz pradicationem fiut coor-. dinatioxes illas ili vatione predicabilisy C fubijcibilis y Cr wt fic quid rationij* dicunty.jzrelatiohes ordinis inte fuperioray C imferiora,pradicationes umquam uis babeant futdamentum in rcbus y formaliter tamen fiunt ab intelletdu ; in bot Quo 2 fenfu pevtment ad Logicum yvt docet Scotis q.2. pradicaih.mam Lo timu- en  coordinare naturas iores, Qr irfertores,vt ciamus, quid rit? de aliquó affirmare ju ussvel uegare. Tum qtia libér sflé valde confert ad tritt opera- ; r3 Y gromum intelle&ias divcitionem yeteuiim ne. prónti[cug itelletius ves apprebende-- Tetyad rità affirmandnyvel negandiy C ad re? dif currendum ,nilvtiluus tra&batu/— Yd fénocaturgnatmr& comumores [ipra, imiuus commpnites infra collocantur ,Q* idem [cicutes re&? indicares [cimus confequerite? ve clé deducerescr uferre- .,, Iti boc tra£latn vr dé [nbictTo non agitur de votibus y velde vebus y vt notat Do» 9 q1pra dicam. [ed de aliquo intentionaliyqmia fubieésl «nd per fea Word T8 aliqua parte. [cientia debet babere attributionem ad totale, ad&quátuth uod in Logica .Arifl.efl quid ini£ntionalé y non reale ex diclis q. Prodn. Et. Quamuis popa votibussetl rcbus cohucniuti jexplicauerit griflenom vrgetyqiua de illis egit, vt fuat [; gnificat iut intentionum; de ifli$ vt fundamenta inteniionma ,inz terdum m. expe reri denominatarum natkrata iDuefligare vt inxtá etus exis gehtiam.prdicationes exerceantur « Hoc y eróintentionale non efl. »yuimer[ale ovs dimabile in. gentresmets ihodn$ pradicardisquia ordiriabilitasgquee cfl pajjioycons &eénit allsspuid indiuiduisy CF fubicibilUns, qua ptr 7 ordinasur in prd: c.unéta W $c0.34d/2 1. B« (9 3:d,3-4-4. D-&7 bic per Je. con(i Vantur,cum de ip[is demos teh paffionesyvt dc prima fubfl antia fignificare boc aliquid ,no.e(fen jubiecto, nec dici de fubietto- Erit igitur [ubte(lum bi c pradicamemiu in communiyvr dicit ratiotié qtandamisqua aliqua ordinantur fc cünda [ubijci, C7 pradicari 5 Yatio eft y guia pra[vpponituy quid; C7 quiaydum bic liber de pr&ducaman[cribiturydemü[lran iur pa[fiones de ip[oyiam vt aif Scot.cit, cr 4.7. niu quando aliquod [ubiectum. Mari hito faihousdufdr de fuis inferioribus demáftrentuy non primós,co.n. ipfo de [ubietto tà communi primó demonftrahtuvsnec cómiltuu error $ quia non Bias ftat etica, de ad Quatis [übictiiss G^ tandem omnia blc có »€ ita (ul»ratione pr&dicabdis C: fubyciends traduntur; qua. eld predicamcnti- 4530, (im: gratiam ipfuss yel vt partes fubicéliua 4 vt pradicamenta y. vc vt ed Om E) po , 2 r. AHt€- 4- 4 P] L ^ oQudflio T. Quot fiut Peedicameuta,.. epadicemeniun Q pofipradicamenta. H H ipeteffavia ad ipfius intelligentiam, vt ant er intres partes pri ond $19 uiditur tratbatus ifley pruma vocatur -Quapro, bi xe Camentis, 1 4 va de quibu|dam agitur ,nece[Jarijs ad collocationem, e ordinationem verum in predicamentis pertinentibus, P talia fuat tres definitio- mnes, wniuocorum,^[-aquinocorum , C denominatiuorum ,du£ diuifiones, & dua ve- guia. Secunda pars dicitur de IPradicameniis,que decem. enumerantur . Tertia de fPoflpridicamenis, q«g funt modi quidamyZ7 vel adomnia , vel adaliqua pradi- samenta copjequumnimr, Hc Difputatto correfpondet prime parti 4. C7 quia de MW ninocis, A CQuinocis «P Denominatiuis [auis pidimus difp.2..q-4-$« C" 6. fol. dic de y», qu dicameuto reponuntur y agemus . QVESTIO I "eb ; Quot [imt Predicamenta . A. Radicamentü, vt.ex pre- fatione di(p. conftat , cit quoddam -aciificio(um opus ab incellectuforma [2 | FEAR iu, & conflru&ü cx ;na- «uris reràm in cerra, & determipara (crie - &olicétarum fecundi dipoliioné fupe- rior fubugcibilitatis cum funda: mcuto 1n re , im quo arcif cio velucfonda- anentum toris ficuctuug func indiuidua, fpecies fpecial ffin;a deindc gencra . fübaltecna, fi adlunt (non an. efl de ratio-- mne przdicamenti , quod.dcnurcalia;gcnotatSco;:d.8.93.0.)tandem«ftgcnusgencraliffimum,quodtan«juamtecta,ifapremumfebabetiniilare«;ramcolle&ionev:n.1là(upra(etanquágenusrefjiciat;luncoriturquetlioquotfincbu:atmodiprzdicamenta,inquibustanquamjndeteraánatismanionibusrcs'"Vniuerlicollocant.r,&habitant.FlatoinSoph:ftayeum pofuit. jtzdi- €amentum f. c5; Xcoocratcs & Anaro- nicus duo, (ubttantiam ,& accidens ; alij tt: ffatucront iubftanniam Creatam,.ub | flaniam incccatams& accidens, vcl (c ü- duin alios fubtiarg am , accidens abtolu- tum, & accidens rclaiiuum , alij qua uor €lie dis erant; fübftanuao , quonticatem H Quahtazea, & rclatiopem , coe cra ver IDpropté dici pra dicaméta, ciatur Fof. $ Mer«.7.4.8.icct.4- Ammon. predi- Cimn,c.de arts 1 auctus dilp. 1. M ct. €- 27* & dip. c.13. AL j quinque 1. cticntá » ide nyaltccaasttatnn, & mom, ta quie Hun Plavonici Alij (c& enuincra: lubitá- & ad. ip[a Tredicamenta in Conmuni, Gr regaiis corum, qua in Tr&- tiam,quaptitatemqualitatem, télatiené, vbi & «uid action: & patfion cómüne ; quibus ab) addant.Q uando.Fcrchius vc- tig. 7. cenumctat octo. P'eripathetici ad- jungut $uü, & habitum contiituétcs na- imccuum denarium: quem numerum cx- cedunt. al; ob entia rationiswndecimum praedicamcntum.con (Litaentia,ita quani - iplures ex vofiris, vt vidimus difj,3 ..q.7. ad 3. Quidam dicunt accidentalia prz - dicamcnta e(lc decem, & odto;nouem cx teroiinis abi radtis& nonem ex terminis «oncret;squ bus daniur intelligi termina .connotuau J'ihagorici tandem viginti a(- Áignaurnt, doccbant n. duas e(fe coordi- nàtioncs. rerum, «pam determinatorum s, Andeterminarogü alteram, & in vnaquaq; Alkarum pogcbant decem quali principias an prima fioitu S par,vnum, dcxuti mae (culum quic[ccns,ccétum,lu:ncn, bond y & quadracum ; in fccunda infinitum ,im- parmulzcud.nem,inittrum, (geminam , anotumyobliquum, tenebram, malum T aliera parte longius ; qua; ad deceui capis t4 rduccbant atbanando ynicuiquc dno oppofita, vt pary& pat, Kc. * .€ numcro 1gi ur pta dicamcntorum 4i niter vtamur nümero d«nàco ab Ati«- Angcns tuit controucríia, Aaab AU. flor. affign«to cu us ramen primus Inu&- 4or dicii A^ichitas Tarcpunus Puhago- fICUS, OubC$ Lanicn in hoc conucmont 4p numcrus iftc depar;us cfi. caci reione Ot édi 10 potcft wecmonct $ o.q.1; re dicam dc quo fuse Suatcz tip. ; 9. ^ ct. feét.2. X Amic,uacliS aub. 5. mà vbicunqs Doctor loquicut dc iov oiumce- ro inquit rccprendai cuc non ob laua &fficaccin ratioucu (juicquid dica Bu ] Icol, $20 $c0l.1.d. 30. I. p. art. 3.prop. 6.) (ed pro- pier E hilefophorum veterum auchorita- tcm; tum quia jam inoleuir ;n Scholis, & ' euahit f:imofa d:uifto, ità quol. 1 1. att.4. & 4.d.15 quaft, 1.C. fecutus Auihorem fex princip. diccntem , nos iflius numeri denarij pig dicam. habcre fidem , non fcientiam, & ideo (pé fepius dubitat Lo &or de ifla díuifione, vt loc.cit. & in 4. d.10.q.1. K & $. Met. j & 6, & in cón. $. Mct.tex. 1 3.& alibi; idcm h«bet Mayr. paffu 8. fuper prz dicam. 1 3 Dicendum;in vno fenfu vnum dom- taxat prz dicamentum debet conflitur, in alio féníi plura, vcl pauciora ad lib tum ; ad maiorcm tamcn commoditatem & fa ciltorcm captüm con muntter con (titu&- tur dcccn. genera. Et quamus hoc affer "tum apud antiques $cola(i cos non :nue "Wiatur.vt poré quibus piaculum eidcbátur in Fhilofcph'a m gare illa decem c(le cm nino pr ma ,& luyrema genera , & aliud Bees admüterc fupra ilia , modó tamen 'Recentiorib.paffi m recipitor, ita Hurt, "Arrisg.& Quuted. in Metaph. Auerfa in Log.q. 16.(c&. 1. Poncius d fp. 11. Log. q.1. & alij paffim. Conclutio tres ho»bec paries, prcbatur,& explicatur tmul; Ge- mus generalifbmum poteft dupl.citci iu- «iy Prim ó in cigore, prout cft ;l.e gradus füpren us, & cómunitfimus , qui non hi. bet al uii füperiorem habentem rauoné generis ,quo fenfu de eo locutus cft Por- ph- & Doctor 1.4.8.9. O alio modo e, gradu generico nó tm liciter,& ab- uté fuprem.o; [cd «n quid, & in ;liquo €crto ordine , quo tcntu vidctur locucus Scotus 4 d.19 cit. defammuus decen gene . Kibus vbi ca vocat decem fuprema gcne- £2,non nbsp cra ncqueat gradus ad huc genericus illi faperior (ed quia ad ca tinquam ad (aprcmá capita 10. diuerius coordinationibus reduci. potiunt omnia » & lufficicnter cuacuant toiim €n$ crea- tum, imm;ó in hoc tenía eiiam locutus vi- detur ip(e Aci (t. c.vltantep. dum omnia ait effe; aet lubftantiam; aut itacem &c. nec ilta app.liaun gc- nera (impl;citer íencrali rase 'Si gencraliflii'um: primo modo (uina tur , tic non qii. vnum fopremü ge- Difp. VI. De "Pradicamentis in Commun X nus ftatui poteft , & confcquenter vmm dicamentutn , cu'us iftud tit apex , id aüt c(Ic nequit ens tranfcendenter (um- ptum cómune Deo;& creaturis, cx di&ig difp. praeced. q. 1. art. 2. «nde non rect Auerfa q. 16. (eót.2. hoc purat probabile; & (equur Ponc uscic.n. 13. coouca quem plura vide diíp.2. Met. an. (3 2. fed itla fupreri.um genus erit ens Bnitum, ^e vcluti genus Dim phciter fumaum dcícene det poltea in decem genera , veuridecás dum quid luprema,vt claré docuit Scotug cit. 1. di&.q 3. N. ibi cn. non oblcui có. ftituit ens iniu m genus füpreo d ad de- €cm genera, vel potus in eà d.tcéndat or dinc uodam .f, tnfubítaniam , & accie dens, & (ic de nceps tobft;aria iacorpo- tcam, & in incorporcam ,accidens ii abe tolutum,& refpcétiuu,hoc in intrinf-cus, & cxtrinlecus adaen ens , &c. lic euam habcc quol. cin fioc , Tü quiasdeo Scot; cii. excludi rac oné gencris ab ente, quia non cfi conceptus luoatus , ícd indiffe, reos ad fiaicum,& infinium, ecgo cá cóe ceptus ens finiti de fc ffi limqatus, nuls là ecu ratio,cor genus non dicatar. Tua Tum — 4 quia Scous7.Met,q.1.ai,quàd liinhate —— i | rentia accident s c(let de eientia 3píius s quantitas, qualitas , & relatio non forent generali(fima , quia cum inharrencia vi» deaur eiutdem rationis in oun bus, ac- € dcncbus, potetit abit rahi «nus conce- ptus cómunis dictus in quid de tpfis , qui eiiec .nfcriorconceptu entis, X (fuperior cis, oninis autem talis ( ait iple) ctt «o.c ptus generis : quz. ratio magis videtur conctudere dc concexu enus niin refpe &u decem gencrum , quia dicicur de ei in quid, & ett inferior concejuu entis, 4. Dices,non elf penus , quia non eft vniuocum-(ed analogü , cum perfccté nà ptetcindat à differ. nij»; Sed hoc tà ££ improbatum dil p.2.q. 5. art, 2, & 3. voi cum analogia tl arc-vn.uoCde tionem, &- dicere conceptum à dilferens tjs ptecitam. Dices, ideo cns finiü 00a cie genus , quia non importat ccalitatés fed conceptums vei t hancfgaificasnom.ertperfepoteacialis,&pecaittecentiagconitahibilus,fedpermodsinccinfecos,adquosnoncfi.veré.potenualisscumutcadcmTwo»AL.|ELolaSdwQuaflioI.QuotfinPredicamema..eadcmcumillis;acproindenoneftvefacontra&tio;infimnrevidentacaliquScotiftz,vtAn&AnJ.f. Met. 4.7. Faber Theor.q.7.& 7. Met. difp. ? c. 1. & dilp. 1.c.1. Hoc tamem e(t omnino vo luntarié di&tum,quia renétur adhac otté dere,cur hic conceptus finicus, & limita- tus non poffit dicere realiratein veré po-- t&ríalem per differentias contrahibilem , €ó vel maxime, quód fubftantia ; & acci. dens effcacialiter ditferunt iater fe, & e(- fentialiter in ente finito conueniunt, er- | non fitens finitum inditferens ,& creaturis,nihil videcur obítire cur non fit genus . Si dicatur obflare, ne decem genera in aliqua realitate per diffe rentiam contrahibili conueniant. quiddi- tatiué , ac pro:nde nec. amplius ünt pri- mó diuerfa , nec genera generali(Tima, iam petitur principium;hoc.n- coatendi- mus mod5,illa decem genera non effe pri rno diuerfa. Si dicatur , conceprum im- mediaté abítrahibilem à decem generi- bus effe conceptum entstran(cendentis, vnde ens finitum primó , ac immediate decem genera ign ficet.. Exploduucfa- Cilliim& , quia conceptus encis finiti. eft diftin&us à conceptu (ub(tantic quanti- tatis , &c. crgo eft ab eisimmediaté ab- ftrahibilis: nobi(cum fentit Bargius 1. d, $ q. 7. a(fignans definitionem modi in- trinfcci vbi citat Canon. (ed de hoc vide rurfus di(p. 1. Mer. 3. 6-art.2.3 n. 165. && indé vbi hoc ex proteíso probatur . $ Sec&ádo quod (umédo genus genera- lifimum in fccundo fenfu , poffit duo, vcl plura affignari praedicamenta |, prob. quia posent primo conftitui duo , ncm- (ubttantia,& accidensy.uia eps finitü mmed até diuiditar in (übttantia, & ac- cidens , uod alteri inharere nacum ít: . Vbi pet accidens non intelligimus efsc im, feu inhirentiam actualem accidentis; vt explicat P. Fabcr in Mer.cir.vt fic.n.dicit éloechum qnendam informationis ab ac «idente ab(oluco realiter diftinctum,ted imclligumus eus illud , quod immediate à fübitantia diftinguitac, & 5m xao cete- Tà ptdicamenta conueniunt e(sentiali- tcr, maiorem .m conucnienuam habet el. fcn tia quancitacis cuun e[senca qualitatis, . ege. $i! vel relationis , quamcum (üb(tantia , qui gradus circumícribitur. per apticudimalé inhzrétciam Et cercé gidiculume(t, quod aíserunt Ant. And. & Faber eit, diuifio- nem caus finiti in(ubftaniam , & acci- dens non eíse priorem diuilione eiu(dem in decem genera , (ed eíse omainó eandé breuius explicatam , quia (ub accidente Dove reliqua nouem pradicamen ta, Nam quam vnitatem , & communis tatem babet (ub(tantia cefpecri (ubitane tiarum,pacircr habet accidés re(pe&u ace €iden. ium: nulla.n. di( paritas pote(t a(fi- gnari,ergo (i ens finicum non immediaté deícendit in fübttanuiam corpoream , & iniacorporcam, fed 1o fubftantiam vtri com nunem;nec etiam immediaté deíc det in abfolutuin accidens , & ;refpe&is — uum ; fed inaccidens vtriq; commune .: quacc fi fubftantia habet rationem gene* r1$ , ctiam accidens in ferie accidearium rationcm generis (upremi. 6 Deindc ficut accidés in comuni ynà M dc — accidentibus ta olutis,quam r uis , ita aci rta, vniuocé dicetur de Mm ab(olatis, & refpe&tiuum de ce(pe&tiais. & ità tria tantum fuprema genera tui pofsencíub(tantiayaccidens abíoluty - & accidens refpectiuun .. Rurfus quia e quim vaitatem ,& commanitacemyatqs adco genericam vniuer(alitaté habet. re» fpectus intrinfecus adueniens ad omnes huius generis refpcctus, pariter habet re fpe&us extrinfecus adueniens adomnescia(demgenerisrefpectus;hacrónequa»tuorpollentconftituipraedicamenta,&iocisquatuorgencra(uprema,fübítàciasaccideasabo'utá,refpectusintrinfecusadueniens,&ce(pcóusexceinfecusadaenicos;queetfeac(umma,lupremasquastenusconumíTiimaforent.oimn.buscon*teacis(ubiuapeculiari(ericsXcoordinaetione;at;itadilarando,vclrücinqeddcOcepr.isinentisaugetipoccib,vclmiprcedicamenoramnaacrusadlibram,Diccs,accidensab(olutamaon.poffeconfttuigenus,numctkcommunequanetitatq4xconlequitacmateriam, X qua litau, qua formam tafequitur, hiac.| ficut TRaccriz , & focinx noa commuac l Tt gcauss $2; penus,pariformiter nec quátitati,& qua- itati. Tum quia abfolntum folum dicit ncgatiorem relationis, quz cóucnit quà» titati , & qualitati ex proprijs rationibus formalibus , non propter rationem pofi- tiuam vtriq; communem , ficut negatio Ieconis conuenit homini, & equo per pro prias differentias, non per quid commu- ne pofitiuum; cum ergo negatio non pof- fit c(fet genus ad entia pofitiua , non po- terit rcété accidens abíolutam dici ge- nus, & conícquenter nec relatio . 7 Scd primum nó valet; tum quia ma- teria, & forma babent proprium genus commune vt dicemus;tum quia acci tia illa confeqoantur totum compofitum ex di&is in Phy(.dif, 3-9. 1.tüm quia ma- is differunt in ordine ad principta quali- tcs naturales , & fapernaturalcs , quàm nera & qualitas , natusa'es .n. cau- ntur ab ente creato, fupernataralcs im- mediate à Deo, Densautenr ,& crcatura magisdiftingwontur inter (equàm matc- Sia, & forma ; & tamcn non ob id'fequi- itür qualitatem naturalem , & fupernatu- ralem non habere commune genus, ergo meq;ex hoc capite dencgandum erit quá- titaci, & qualitati, Nec tccundum aliquid prodeft , mam abíolurum non dicit fim- plicem negationem refpcétus, fed quen. dam modum pofiriuü-eficrdi ad'fe, quis Cohn am explicetur , ficut vnitas tur per negationcm,reuera tamcn. €ft qmd politiuumi; imé poflct cx oppo- fio quis dicere e(fe ad aliud cflc quid nc- gatiunm , quatenus habet annexam ncga- "tionem c fTend?sd fe , (ed dc hoc in Met. .. Tandem hoc iptum prob. cx (ufficien- tijs, quibus aduerfarij hunc numeram co- nentur oftendcte, ouncs.m. fufficicntiz dnpliciver peccant , vt aduertit $cotus 5. Met. q.6 primà.n. oftendunt oppofitum pte pobiti,nam fi hzc decem: a cient firjrema in rigorcydeberet cns immedia té inilia diuidi , & non pern uhas diui fioncs fubordmatas, co .n. iplo qued cns finiiom in duo tantum ü.c«mbra. primó diu:diuut, & vtrumq; deindc in aka,daiur intelhgi intcr ens. finitum, & ifta genera Difp.V1. De Pradicámentis in Communi - fionem illam fic pra cisé,& non aliter fie- ri debere , ergo voluntaria eft hzc diai- fio, non necetfaria- $ Tertio quod numerus ifte denarius. fit congruus, rationabilis, commodus, &c vtilis, atq; ideó retinendus , prob. Tam: quia denarius numerus vniucrfalitaté (i- gnificat,quarc inquit Hurt, congrué vai- ueríitas rerü ad dccem capita reducitur Tum quia omnia membra fimul (umpta adaquanr totum diui(umyJ.(. ens prz dica" mentales& finitum , & quia longe maior eft copia , & diuerfitasaccidentium, quà: (übftantiarum , vnde im vnica (ubftancia (apius inueniuntur omnia illaaccidétiay quz varia con(tituunr pradicamenta. o y. hinc optima ratione fa&um.ef vt [ub-- ftanriajynum dumtaxat conflitueret prz. dicamencum, accidens ver per plura di» ftribueretur,ne canta accidentiuar varie- tas pareret confutionem ,. Tum quia eft valde virilis, & accomodata captu cuiu(-. cun ; & qua(i fenübusobuia. , quia de- ducla cít ex varijs interrogauonibus;que communiter fieri folent, vt Aritt, docuit $. Metaph. 1 4- cuicung; enim harum pet: fpecialem fatisfic. pr dicationem; quare fingulis interrogationibus. fingula: cor: refpondcbuor piadicationes,& cófe.jué- ter fingula prz dicamenta - De indiuiduo itaq; fubftantiali;, vel quzriturquid fit z & reípodctur,quód cft homo, & fic prz- dicamenium fubflanua 5 vel quarituc quale it, & ref. efle calidum,album , & habetur prz dicamemum. qualitatis : vef quaricary quantum fit : & reíp.latumy,om. gumy& cft przdicamenram quantitatis z vcl quzcicur,quid reípiciat «& rfj. fiti, fi efl parec y eruum;fi clt dominus, & ha- betur pra dicamentüiclacionis : velqua- ritur, quid-agat : vcl quid pariaturz& refp, peraétioncs fcribic , vcl loquitur , vel per paffioncs,calcfit vapulat, & funt przdi- camcermta actions, & paff onis; vel quzri- türsvoi fitz& refp.n foro, inle&o, & ba- betur prz dicamcntem vbi: vcl quaitur y uomodo ht in co loco : & scfp.per itü at fedet; vcl quaerite quado hir, & reíg. heri , hodic; & habetur prad:cau.encum mediae plurcs comceptus gencucos, Quuando;vcl tandem «uar:iir,quomodó Yeceant fccundo quia. non ptobant /dim- 4c habeas: & rel p. hoc , vel illos odo fe hibe- enqQuafl. T. Quot fint Pradicamewa. * Wiabete , & eft priedicamentum habitus . 'icque aliqua alia interrogatio fieri pote- tit, que ad vnam iltarum non reducatur, Tandem patet.gp rationabilis hzc di- uifio affigna tcimqtancitatemy&c. quam per illos ter. minos Platonicorum vcl Pythagoreorü , hi namq, potius per quafdam paíTiones 'conflituant przdicameéta ,vt funt motus , ftatus, idem, alterum, par, & impar, &c. s& tamen. przdicamenta ex generibus, & fpecicbus debent conftrui. 9 Sed cotra 1. 'Concl. partem, & z.ar- guitur oftendendo decem effe füprcma *genera generaliffima in rigore, & confe- uenter decem inrigore przdicamenta . ü quia Arift. 10, Met. 12.& 5. Met. t2. vocat decem illa genera primó diuerfa , ideft in nulla realitate geaerica conue- nientia, quod dictum valde familiare cft apud Focmaliftas, & affertur à Sco.a.d. 34 D. qua ratione m 4 «d.1 ; qi. €. veretur concedere rationem vnam com- munem quiddiratiué omnibas refpetti- bbus. Tum z.quia 12.Mer.19.& 28. do- €et Ari(tot. principia «erum .i, naturas Przdicamentorum non effe cadein (cd diaerfayS& dumtax:t ali.jno modo.i, ana- gicé eadem . Tum 3. t. Pott. 108. ait propofrtionem 5::n qua vnum gencralit- 1imum negatur de alio , efTe imimediatà , vt hzc ,(ubflamtia non e(l quantitas,quia fon datur praedicatum faperius, quod de vno dicatut, & nondzalio. Tum 4.8. Mceth.16. docet ,ens,cum diuiditur in de- Cem genera , non cfle genus , ideoq; non efic ponendum 1n de&nitionibus ,qua cx "genere, & differentiacóflaut: & 5; Met. 16.ait non effe genus , quia in d. fferen'ijs incladitur, quod generi repugnat . Tum $. in antepradic c.4. diftinguit genera» in fubalterna,& nó lubaltetna, per prima intelligens, quorum vnum continetur (ub alio , vel fubtertio illis füpetiori & fübdit animal , & fcientiam non eflc fubalterna,quia nec continetur vnum fub alio,ncc ambo füb tertio; fed fi cns finitü ctict gcnus ad illa decem ; iam ilia omnia poticnt dici genera fuübalterna in 2.fenfu. , 10 Refp.ad 1. locumiliü cffe prono- bis,quia in illis locis docet afiac(fediucre tur per fubitantiam, qualita- n $23 fa,& alia differétia, diuctfa vocat, qua in nulla realitaté couenunudiffercnua;q «o in aliqua conueniunt .aut generica , aut fpecifica, & inter ditfcrétia numerat do- «cm genera, crgo (ecundumiplumin a4- qua communi realitate conueniunt ; & dum dixit genere diffe , noluit ob id negare »quin in aliquo fupcrioti genere «onucnircent , ad difcrimen diuer(orum quz prz mifecat , (ed (olumiatinuare vo luit ,q» non tanum (pecilicis diffetenrijg differunt,fed etiani gencricis , € his quie dem (ccundum quid fupremis: &, in hoc - Len(ulocuti fant Formalitte , dum ca vo- càt primó diuct(a, & Scotus in a. cit. qui vercbatur concedere rationcm rcípe&tus «ómunem omnibus qui 1ditatiu£ nc con- tradicerét authoritatibus Philoforhorü , vt ibi (e explicat , non veró;quin oppofj- «um ratiofuadcat ; & quidem in 2. d. tq. *$.P.inquirquàd pra fertim loquendo.de «el jeétiuis , negari poteft, quód lint. pri- aró diuerfa .. Ad 2.per principiarcrü ibi Ariit, non incclligit ellentias rcrum , fed poncipia phytica,.f. materiam, formam; & priuationem , quz dixit effe eadé ana- logicé i. proportione in omn:bus prae- dicaméts. Ad 3.vocauit propolfitionem illam immediatam, fi omniailla deccia ita fümantur , vt immediate fubftent enti finito, fic .n. quia in illo gradu fupcriori Omnia coucniunt;nonm porerit per illud cà- quam per mediü vaumf'ab alio diftingui : vetó illa decem nóita fumcrenrur , (cd fubordinaté, itavt ens finixum prin;ó dc- (cendat infubflantiam ,& accidés, poftca in accidens ab(olutum, & refpectiuu c. hoc certé modo illa propofitio 1mmedia ta non císet , probari .n. poffet per fubftantia non cft accidens, Ad 4.it. illis locis loquicur Arift.de ente traniceae denti; quia ctiam ibi loquitar de vbo,qua eft adzquata pafhio «nus zaliter fumpti s 4p coccáimus non ctic i áccediry quod in 2. loco folü di(puraré diticrim ncc al;quid afiertlué ponit, vt notat Do- &or (luper illom 4ex.-& cim d.3.q.3«IN. - j. icíp. te vera polle dici fübalterna Arilt.autéibi negat animali , & (cienciag fuba!ternationem illam , quam concedit ijs , que in eadem c pia d. camentali S&Tt oa .con- T A mo RF, rv 24 continentur , hzc autem fübalternari. di- ambo fub tertio ,«p ett determinatü ge- nus in illa coordinatione , quo fenfu ani- mal,& (cientia (ubaltepáari nequeupt, cü in diuerfis coordinationibus reperiantur, 11 Sccundo arguitur , quod non (inr decem. Tum quia $. Met. 14.0&o tantum enumceraz Arift. omitrens ficum , & habi- tum; quód non debemus afferere, tecille breuitatss caufa , vt reí(pondet Commen. nam ait I o&or ibi,& $.Met.q.5. quena prolixitss fuiflet addere. dumtaxat duo vcrba, Gitum,& habitum;vel vnum, .(.his fimilia, vt fecit 1.Eth. c.6. vbi (ex tantum enumeratis adiecit e bis fimilia , vt coe- tera comprehenderct. Tum 2.fi actio , & pallio duo prima genera conttituunt, cr- go Gmil:ter vbi actiuum, & vbi pafiuü , fitus aCtiuus , & fitus paffiuus. Tum 3. ando non dicit al quid reale , vt dice- mus diíp.8.q.vlt. fed denominationé cx- trinfccam,ergo plura przdicamenta,quia in infinitum tales denominationes multi- Lag ; peur cx a&tibus vitalibus. um 4.multz po(funt fieri interrogatio- ncs de indiuiduo (übftantiz ad genus mo £5 pertinentes , vt elfe Regem, Dodtoré, bonum, malam, &c. quibus nequit fieri fatis pcr predicationes horum generum, nam entia moralia in nulio horum conu- nentur; idé dicendum de ent.bus rationis. Tum 5. 6icutà caufalitatibus cau(ai'um &fficientis,& materialis (umuntur duo ge nera aCtionás .(. & paflionis, ita duo alia affignari debent à cau(alitatibus caufa fornnalis,& t nalis defumpta . Tü 6. quia f£nótus, & cetera pofljrzdicamenia habéc aliquam entis rationem , ergo dcbent ha- 're propriam coordipationem, & malta aliarcperiontur ad i(ta przdicamcnta no zeducibilia,vt modi intcipfeci, pafflioncs, entia artificialia,& timilia. Tandem yrz- dicabiba funt quinque ,. przdicata (unt Quatuor, cur decem przdicamcenta ? -12. E efp. idcirco adanuffim ibi dece £e non enumcrat , mo ncc in (iota.a etaphyfica,vt ibi Do&or aducirtitquia nümerum denariü flocci facicbat,vtpotequinonni(iinpopulari[eoíu fun, zlamcfium haberet ; & non in aliqua (oli- - » c Difp.J/T. De Prediamesitis ip Communi . da tatione. At inftat Ferchius ojt.veflig. 7. Atifl. Gedüm ibi , (ed eciamalijslocs ab ipfo de»romptis ex libris (cientificis ftadiosé octo dütaxat! praedicamenta »c- cenfere oamilTis tito, & habitu ab(4; addi» tione paruiculz colle&iuz , quam tamen alijs in locis addere (olet cum alia predi- camenta prztermittir; lignü ergo eft pre- dicamenta apud Ar;(t.oGtonari numerü non excedere, ncc ab co deficere. Sed hic Auctor,qui intima Acift. séla proficetur erucre, (i data opera id fccit; rationem ex ipfo adducere debebar, cur (iius, & hab:- tus à numero predicamentorü finr expüe genda , notare tamen libet At fd. loc.cit, f Met. 14. pa uis interiectis vctbisadde- re particulam colle&tiuam fimiliter au- tem, c? in alijs Sed quicquid tit de Aci (enfu, hic nos loquimur de diuifione en. tis n dccem pred camenia ex, natara rei, Ad 2. licet Ant. And. iilud. putauecit in- folubile , dicimus tamen non valcre pa- ritatem, & congruitas cft, quiaa&io, & paíTio veram , & realem rationem agen- di, & pauendi prz(eferont , non ita vbi actinum, & vbi paffiuum, nam vt notat Orbell.(up. pre dicam. vbi , circamfcris ptio a&iua,qua fundatur m loco circum- Ícribente , quamuis fignificetur per ver- bum actiuum grammaucaliter , non cí tamen vcra a&tio , & idem elt dice de vbi paffiuo, quod veram paffionénon hgnif;car , & de ceeceris praedicamentis , Ad 3. dicimus re vera predicamentum , Quando, ctfe denominationem extri cam, conpumerari tamen inccr pradica- menta realia , quia cüm h cnumcerus in vulgari hominum a tlimationce fundetur, & ex D. Aug. 11. confell. c. 14. nil fic no- tius , quam tcmporis cXiftentia , videiur hoc,quod cft in tempore cx;tterc tte alie quid rcalc , licut tempus vt quid reale , & noti (limum apprchenditut ab omnibus, cum tamcn formaliter fit ensrationis cx d.&is in I hyt.difp. 13.9.4. art. 2. quaproz pier inrigore cÜct expungendum de nu- mero prg-iicamcntorum;stolleratur rame propter vulgarer opin onc, quod fic eos calc : dcnomivatoncs tau:cn cxtr;picct ex a&ubus vitalibus yt intelhist, videri, &c, nonconfütuuunt hts dapi) di- - "»—-—4 Quu451.1, Summo diflinguantur abinuicem. — $25 finum, quia non (unt cntia realia,nec vt (ic indicantur effe, fed potius reducune tuc ad pcedicamétü qualitacis, in quo cft formi qua de(üma ntur. A 1 4.per idem denomimtiones in moralibus (unc extria fece,vt plarimü ex a&ibus volunzatis, & humanis legibus prouenientes; non entia realia ; entia deinderationis nó debét có- ftrucre prz dicamentü diftin&á , vt dixi - mus d. 3.q.7.ad ;. Ad 5. caufalicates cau- farum ad efe&us,qnzcun3; int, collocá tur in przdicaméto relationis,cüfintintrinfecusaducniétes,cau(alitates agentis ad mareriá,& é cótra cóftiruüt duo prz- dicam&ta a&ionis,& paffionis,caufalita- tes forrmz ad materiam,& é conuerfo, .f. informationis a&iuz , & paffrac, funt in £dicaméto habitus, & cü nó dict rea. € aGioné,(ed grammaticalé, non contti- tuunt duo,(ed vnum przdicamentum, yt fais locis dicemus. Ad 6. motus non eft per fe ia aliquo przdicamenxo , quia non eft refpe&us ümpliciter realis,(ed (ecun QV A&STIO IL omodo Predicamenta fint 2 inter fe diffinda. —— 13 Qu eft,anque in diuerfis przdicamentis collocanrur,debeàc diftingui inter fe realiter , an formaliter vel (utficiat di (tin&io rationis ratiocina- t£,1c proinde eft fermo de przdicamen- tis materialiter acceptis. (pro prima in- tentionc, non foranliter , & pro fecunda intentione,vt (ic.n. clarum e(t non diftin gui , niti diftin&ione numerali racionis , vt docet Door q. 1 1.prcdic.in corpore. Prima opinio a(ferit non neceffarió re quiri diftiationem aliquam ex natura le rei , fed (afficere diftin&ionem rationis rátiocimatz,ita communiter Thomiftz , ques neothericis fequütur Vaf. r. p. 138. n.4.& difp. 17 ;.nu.5. Saarez d, 39. pom irsqondii p hic id fin. — cam. Ruu.in antep.c.4.q. 3. Hurt. difp. 9. Mert.fe&.1. Auerfa q. 16. Log. fec. Sec dum quid, ideo ad predicamentü fui ter. , da opinio admittit neceffarià e(Te diftin- mini reducibilis,vt fuse diximus in Phyf. difp. 1 $.4. 1.poftpredicaméta potius func quzdam entium attributa, quam encia di recté ; modi intrin(eci,& pafiones, cum mon diftinguantur realiter à (ais fübie- &is,non (unt in diftin&is predicamencis: tandem entia artificialia , quia non funt vnum per fe , fed per accidens , neq; fümc in vno przd:camento collocabilia. Haec omnia re&é percipientur. ex dicendis in hac,& feq. difp. Ad vlr. ratio difcriminis eft , quis przdicabilium numerus ex di- &is d:fp.4.q. f.ad 1.de(umitur in ordine ad modos przdicandi in quid , & in quale dc fübie&is , neq;dicunt quafdam reales effentias, (ed intentiones fecundas appli- cabiles naturis diueríorum przdicamen- torum ; pra dicata famuntur in otdine ad diale&ticas een quz per quatuor z-dicata (olauntur,& funt ctiam fecun- intentiones applicabiles primisjat di- uifio pradicamentorum defumitur per modos varios efíendi , quibus diuiditat ens , & perquosin (ua. inferiora de(cea- dit,, que diuifio varijs modis afbgnari potcít;vt di . : € . Logica. &ionemex natura rei actualem, fiué for- malem,fiué realem;ita Fonf. $. Met. c. 7. q.3.fe&t.5. Amic. tra 18.3. 4.dub. r. Dicimus , przdicamenta nece(fario debere di(tingui inter (e realiter, ita Do- Gor in 2.d. 3. q. 4. D. & $. Met. q. 6. fe» - quuntur Scoti(lz omnes,& Zetb.q.7.V e netus sapit ge LR ar. 2. Nyphus q.1 2.& 4.Met.q.4. Iand. 3. Phyf. q. $.citatur ctià Caict 1. p. q.28. ar. 1. ybi x hoc, quod faübftantia eft in vno gene- re,rclatio in aliodeducir realiter inter fe diftingui , & Morif. dif|.4.Log.q.7.qui differt folum , quod diítin&ionem ter refpe&tus, & fandamenta vocat modalé , nonrealem iuxta; v(itatum loquendi mo- dum recentiorum , vt vidimus diíp. 1. q. $. ar. 2.cum haac diftin&ionem explica- nimus. Probatur ex his; quz habet Do- Gor cit.nulla ces poteit fimul , & edens tialiter contineri fab diaertis diíparatis fpeciebus,ergo nulla res pox etfe in bus przdicamentis, fed tantumin vno,er go resdiuerforum funt. interfe realiter diftio&z, Antec.patet,quia nulla res ba- bet duasctfentias, ergo nulla res conti- netur indaabus (peciebus. T6 quia qua jJ: 3 nmu- € p? ^ ji6 — Difp.V1.De Pradicánieniis in Coppmini. numero differunt , realiter diffetunt , res diucr(orum. pradicameptorum numcro d.ffcrunt,quia diftinctio gencfica arguit fjecificam,& numcralem, & resifle ge- riere differunt ergo Xc. - 14. kefpondet Auctía veri effe afsü- ptum de re sr candé ratione formalem ; ró sm diucr(as,quia vt fic poterit effe fado diuerfis Ípecicbus, & haberediuerfas cf- fentias. non rcáliter - fedratione diuer- fas,timiliter diflinctio numcralis nó séper eit realis; fed aliquaodo rationis cum fun damentoin re : nam bene potfunt in vna re reperiri duz tationcs formales virtua- licer diftin&z anteopusintellectus;(cd $étualiter,vt flát (ub duobus cóceptibus inadzequatisjitavt vna non iit de cfientia alterius,& Ee poteritintclie&tus for matc doo prZdicamenta dittinéta pero- pus incclicétus cü fundamento in tc: (ecü dam quis rátióhes deinde prdicamenta dicuntur mpertmixta , habere diuerfa gc- cra fpecies;& diffecentias. " Contra iftam re(pentionem prim ar-. £e poffer ómnibus illis rationibus , qui- us ofl éditur dift;n&io attaalis ex natu ra rci anteopus intellccttis: maxime quae defumantut €x contradi&torijscum.n.io ab opere. incelle&us. praedi- €amentis conucniant cócradi&toria, quod praecipue probaiut in actione , & pall;o- nt (qua. per aducríarios virtualiter di- flinguuntor )nà 2ctio de fva rat:one for- ilt cft aiusagentis , & cerminatur ad pátlüm, non eft actus paffipa(lio non cR atus 32cnt s , funditur in pao, rclpi- €t agens, crgo ance opus intelleckns nc- €éffarró (uot di(lin&a .. Tum quia repu- gnat, vt ab cadem t€ abftraliantur duo cà €cptus inadzauati duarum d.fferentiatü . diüdentium idem genes, vt patet, nequit «n.cadem rcs e(le virtualiter rationalis ,& irrat;onalis , eadem que nritas virtaaliter longa, non lata, & longa timul,& lata;cr- o répiignat, vt ab cadem re duo ab(tia- antur fnadaquati conceptus diffcréca- tutm diuctía gcrera diuideniium,patet (e qucla,quia ifta: magis inter fe difiir,quia diuerforum jcedicamenioram,quam :1.- Ta, qz (unt eiu(dem predicamentu. Tam Qui alis res cífet ens per accidens , quia -— infuo adaquato conctncludere t. res. dinerforum przdicamentorum . Tüquia c1 vao genere, & vna differentia confti- tnitar vna fpecies realis, non rationis , cx. ifta. ,. & cx differentia ind;uiduali conti. tuitur indruiduum rcale à-parte rci exi- flens,non pct opus intcll:&tus, (ed in quo Llbet praedicamento adeft hzc compoli- tio cx genere ,& differenua& cx fpecie, & bzcecitate ergo in-quolibet przdica- * menco adeft fuum iadiuidaum reale , fcu ojnia indiu:dua rcalia realiter diftinguü. tur,& con(equenter [pecic , & genere (i fünt diuer(orum generum, ergo ifta pra- dicamenta realiter diftinguütur. Tü quia data hac refponfione fi, vaus. conciperet inadequaté rem (fccundum. conceptum fubttantialem,alter vero fecundum con- ceptum accidentalem, res illa eflette[pe- &u vnius (ubftantia,re(pe&tu alterius ac- Cidens , & tamen à parie rei necclarió , vel effet (ubftantiasvel accidés,nó vtrü ; Hüc fpcétant: quac infra. dicemus de re- gula illadiuer[orum generum y Qt. . Secundo principaliter. potett. probari Conclu(io inductione;nam fubftantia as rcalter diflinguitar ab omni accidenre pradicamentali,cum poffit ab omni ab. foluto feparari per abíolutam Dei poten tiam , & etiam fer&ab omni refpcctiuo iuxta dicta in Phyf.difp.3.q.4«art: t.quá- titasquo3; eft realiter à fabttantia ; & qualitaxibtis diftin&a , & multó magis à relatione , vt diximus difp. 9. Poyf. q. 1. ar. 1,de qualitate nullus ambigit » relatio. ex dicendis infra difp.8.cft realiter à fun- darmento diftincta , nam que ct realiter. idenuficata,non eft predicamentalss, fed uanfcendcutalis, idem ciiam d: ecinus Ae aljs fcx pre dicamentis;crgo &c. In oppofitunrarg. ex Atift.c. dequil,— iti fiuc ,vbi concedit, idcm poffe ad plura. praedicamenta fpe&are fecundum d:uer fas rauomes. Tum 2.uia cx 5 Phylza 2, a&tio , & pa(Tio realiter non ditinguun-. tut ; rclaio non poniiwr à andamento. quid real:eer di tinctum , nec fex, vluma, gencraliffima, cum fint mod; etis; mul- tz quo5;relationcsiealiter com fundas. mcnto identificantur, -Tuin 3. pred'ca- Wienta pcr artem 5 .& rationem dilpofird - funt, u€ 4 Y gt ———Ó— 4 vtt, etgo bené fieri poteft , vt diftin&a pred ca menta (ügnentur, & conftituan r cx ration bus codem modo diftinátis, |. pec intelleétü. Tum 4.ex Rau. gradus etientialcs rei, non dilbinguütur, nifi vic- tualiter,vcl (alim nó realiter, fed polTunt przdicaméta ineodé reperiri , inquo nó " dittingiantur si gradus eísentiales ,. fed tantuin penes modos effeadi, vt (abftaria ' ab accidente per modü effendi per fe jac - " €identia peres díuerfos modos effendi in, "etgo nó neceffarió realiter differüt, quia mag s diftinguuntut. gradus etfentiales , cin modi eflendi: Tum $ ex eodé, quan 0 plura in cod reperiuntur non per có- pofitionem,di(tinguantur ratione , nam multa non poffunt vnü con(tituere,(i st ex natura rci dittinQka, nifi vnà fe habcat vt àctus;altétum vt potentiayíed przdica- méta aliqua funt huiufmodi ; vt patet in a&tione, X pa(fione , quz (unt in motu abíq;compohtionesergo«c. à 1$. Refp.ad 1. vel Acif-ibi locutas eft - ex fentétia aliorum; vt ex Adueriarijsét Auct(3 concedit, quía neq;diueriicacem rationis ibi expel vel folü haberevo- "lait, vt ibii(aa paraphra notat IKoccus , De hicét nibil eentialiter poffit eGein ,diucrfis generibus; potett tamen effe ac- cidentalner , & decnominatiué, quacenas rcs effentialiter varus generis, potett rem alterius denominare,vt vniucrfaliter do- cet Do&or 4. d.12.q.1. D. (ic Petrus qua tenus (ubltantia ett e(Tentialier. in.prz- dicamento fübttanuzquacenus denomi- natuc pater;cít in predicam.relationi s ac cidenialiter , veftis eft in predica m.(ub- 7 fianue , quatenus denommatut hab«us, eit accidenralicer imn priedicam. habitus . Ad 1. patebit ex dicendis fao loco , & ex di& s in Phyf.qualirer Ariit.ibi loquatur dca&ione , & patlione materialiter pro re actà,non formaliter pro. re(pe&tibus im agente, & in paffo fundatis ; relatio quo- quc & iex vltim: genera dittinguütur rea liter à fundameacs, (nam quz relationes fuot realiter identifica , noa (uacin prz dicamento) & quaimiuis tint modi, adhuc dcbenr dici realiter dittincti ex dictis di- fput. 1,.5.ar.2. Ad 3.pradicamenta for- malitet [umpra süc coordunauoncs intel- Ic&as , at materialiter dicunt. ;pías aita. - tas rcales per differentias contcactas , «c in inferioribus contencas, quo (enu aon funt quid rationis (ed reale. Ad 4. vecum cft gradus effentiales fübordinatos eju(dé rci non diftingui realiter, negamus ramcn idem de przdicamentis dicendum ,quia ' funt gradas effenciales difparati, & diuer- farum rerum ; faltain quog; ctl pradica- men'a folum per modos efícndi differre ; hi.n. modi citcum(cribunt nobis diffzren tias etientiales, quod patet, uia predica menta (uat diucr(a genera , & (pccies di- Íparatayergo proprias h. bé ditferentias: tum quia (1 pcacs modos tantum (übttan tia , & accideos. differrent , cuch modus non vatiet c(lentiam , cuiusett modus, non differrent effentialiter , alirer haoc- rent elicaciales differentias , ergo de juo dicicat (ubftantia quiddiratiué, dicezur ét accidens,etfic valecet dicere homo quid- ' ditatiue elt accidens , nec przdicamentca el(ientialiter different ; & con(equencer noneffent genera generalitliaa 5. £díuin -tandem ett przdicamenta. poifc in codé "^ Feperiti, in quoetlentualiter conueniant . Ad s-patet cx dictis, quicquid fic de ma. quod actio;& paíTio func refpe ctus reali» ter diltinti , & in rundamentis diuerc(is y vt diíp.7. Phylq.3.explicatum eft. 46 'Sccundo ad idé ex Sco.a. d.t. q. f- - Pjvoiprobabilem pütat modum illu: po nendi praedicamenta eile primo diue. (a in tónibus formalibus, iraut nuliüilloruin : foraalicer incladat aicerü, nec aliquid al- teríüs , quà.us per idéatacé in exittendo ' vn cÓ' incat alter quod eíl dicere , ad pradicamenta fufficere diftint. one É r- malen. Tum 2.d;ttinckio grzdicamé orü fumitur ex diuerüs inodis praedicandi, ergo illa diftinétio requiritur ad praedica meta qua fufficit ad variauogem prz Ji- cauonisscalis eft diitinctio rationis, T um 3 omnia (unt vnum in ente, [ed qua "eadem vni tertio,(unt eadem mcer fe y cr- go&c. Tandem quando vnum .nteccac - necetfarió ab alio, tunt idem incecíc,lua- "ftanua " accidcus, & é contra, aliter katíepararergo&e, |——— — PRep-s xumib: non approbare re- fpaniionem illam , (cd e e put f "n. X s ) X gat Difp. V I. De *Pradicamentis in Communi ; te;eo quia fufficiebat pro (olutione illius. dà ad probationem illius partis affampti argumcnti , nam (i przdicamenta forma- liter diftirguuntur, cclatio creatur ad Deum, cum fit à crcatura formaliter di- (in&a, poflct poni indiuct(o przdica- (ento à creatura ; tamen ibi dat alià re- (pófionem, quàd illa relatio eft ttanfcé - dentalis, cum fit realiter idencificata ; ex quo col!igiwr per Scotum, quz pontitur n diuerfis prz dicamenus , cfle realiter diftin&a. Ad 1. fal(umeft a(fumptui, ali- tet quia diuerfimodé pre dicatur abítra- €um a concreto, deberent accidentium dicamcnta multiplicari; quare dici- mus przdicaméta diflingui pencs modos dicandi dc prima (ue intia logicé, proximé loquendo, at metaphyice, & remocté penes modos cflendi cireumícri- bentes proprias differentias . Ad 3. fequi- tur omnia cífc vnum in conceptu ens, A eadcm Mosis hs Mp ima vcl etica interfe, Ad 4. neg.affumptü,vt Buct in cauía, & eficctu, & in telativis. * Poftrcmó arguitur, mobilitas, riübili- tas , & sla relationes apt rudinales (ub. ftantiaram (unt iilis realiter identifica: ertim in fchola Subtilium , & tamen adbuc (unt in peidicamento ad aliquid , €um fiot intcin(ccus aducnientes , ergo tcs vnius przdicamenti non cft ncce(ia- fio rcaliet. diftin&aà rc alierius przdi- «amenti . Conf. quia paífio eft in przdi- €amenio qualitas ,& tamen apud Sco- &iftas przícrrim identificar realiter ci fübic&o,quod cft in alio przdicamento . Dcmum eadcm figure entitas (pc &at ad tatem , vt cít fuperficics lineis ter- minata ; ad Qualitatem vcró , wt dicit ipsà £erminationem linearum , vt docet Scot. q.10.przdicam. Reíp. ncg. affumpium quoad 2. partem,cít enimregula genera- lis , quod quic id realiter ident: ficauir alicui, debet c ad pra dicameptü il- lius rci; cui idenuficatur, & (ic omnes rc- latiooes realiter. identificaue cü (ubítan- tia dicuntur cfle in predicamento fabftá - tiz , nonquidem formaliter, & dircété, fed tcduétiug s " identitatem nde tales relationes. d;cuntur potius tranícé- dcniales, un josdcims c5quia n$  Attinent ad quartum przdicam£tum ; vn- *É tur talcs relationes fundamétis iden-- tificatas e(ie proprie intcinfecus aduenié tes quia talis diderentia eft proprie rcla- tionum przdicamemalium , vc. infrà (uo loca dicemus; intanrüm ergo poffunt di- ci intciníccus aduenientes , quatenus ne- ceílarió (equuntur ad fundamentum cum tcali identitate cum ipfo. Ad Conf. nc- gatur affümptum quoad primam párrem, íi paffio (umatur pro innata cei ptoprice tate, quia & hzc reductiué ponitur in.» przdicamento (ui fubic&i , vt rifibilitas in przdicaméto (üb(tatiz ex dictis difp. $.q.4.art. 1. quo aurem feníu paffio fic in tertia [pccie qualitatis explicabitur in- ius di(.7. q. 3. art. 2. Ad vlt. non ait &ort candem figurz enutatem ad di- uería przdicamenta (pectare fub diuería ratione,(ed inquit figuramefle vocem z- quiuocam,& quatenus fignificat luperfi- ciem lincis terminatam fpectare ad quan- titaté ; quatenus veró ipfam terminatio- nem fignificat , quz realiter diftinguitur à fuperficiey(pcétare ad qualitatem, quod nec in toto rigore intelligendum ett, (cd tantüm in co fenfu,quia calisterminatios - efto re vcra relationem pra'ícferat , ad- huc tamen habet modum pradicandi , & denominandi qualitatis , vt. explicabitut infra loc. cic difp.7.q. 5. art. 2. Qv £STIO III. Quae res, &r quomodo reponantur in'Predicamemto. — — 17 C» primam qua (iri partem fup- poniaus cum Tat.q.preamb. przdicam.dub. 2. res per (ey propri£ , aC principaliter , & non voccs in. Przdica- méto collocari, ex rcbus cnim, nó ex vo* Cctbus przdicaméta (unt cófltructa , & res funt , quz in przdicamento difponunturs . licét non ita difponantur , nifi quatenus füb(unt mentis nofttz coacepuibus, rem pamq; in przdicamento reponi: aliud né cft quàm rem à nobis concipi fub ratione —————— fupcmioritaris,yel inferiorizatis, voccs igi. pet accidens , & minus princi- dicamenro penentor , qua« figna corü. qua pcr fe font m tur palicer in tnus .f; — Quaf. LIT. Que ponantur in Pradicam. ei... $19 dn przdicamento,ifta 4. vox,homo,non difponi debere , «y probabilius cenfet A- onercrur in przdicaméto (ubftáris, niti Ribes fignificaret;vcrüm tamé c(t, quod ctiam veccsipíz.,fi non veluti (igna serum , fed potiuswt qua dà res confide - Doy s felocum habét in predicamé- tis, & determinate (pe&ant ad, przdica- 'mentü qualitatis , quatenus f. (unt quali. tates paffionem inferétes (enfui auditus. 18 Supponimus deinde cü codem Ta- tar.ibidem dob.3. cripliciter aliquid pof. fcponiinorzdicamento,(cuin(criepredicamentali,prim?dire&é,feuinrectalinca;fecundoindire&é,(euadlatus;ter- 1:0 redu&tiué: in re&ta linca ponit 2e- nus lapcemum, & eade quibus przdica- 'sur in quid, genera .f. fubalterna, fpecics, & indiuidua; ad latus ponuntur diffcren- ' «iz c(lentiales , per quas naturz generica diuiduntur,& fpecies conft tuentur, redu &iué denique, quz ncc (unt genera, neq; fpecies neque indiuidua, neque differcn- tiz e(fentiales, aliquo tamé modo ad ali- "quid illorum pertinent,quta vcl funt par- ' £es intcgrantes, et caput , manus, brachia, ' &c. velíunt partes elientiales pbylicz, vc — materia, & forma reípc&tu cópofiti phy. fici, vcl paffiones , vt tilibiliras reípzétu hon inis, vel (unt termini rerum, vt püda reípeátu linez,vel ncgationes carum ,vc] aliud quid huiu(modi; bic ergoquaritur, quznam dirc&te in przdicamento collo- ccntut, an .f. entia rcalia,cl etiam ratio- nis,an entia per fe, vel etiam per accicés, an complexa , «cl incompleXa , an cóple- ta, vel partialia an finita, vel infinita , an uibechd ía tandem , vcl particularia, & indiuidua . Circa (ecundá partem quarftionis quz- timus;an res ifl , cum poffint, im abfira- Xo, & in concreto fumi, debeant in prz- dicamentis collocari fub nominibus ab- fira&tis, vcl concrets ; & quidem de fub- flantjs omnes conuesiunt fob nominibus '&oncreus dilponi dc bere, de accidentibus eft difficultas , cui occationem dedit A- tilt.ipfe, qui (ccundü varias veríiopes pre dicamenta accidenaum di(potuit tà fuo tcrm niscoücretis, quàm (ub abilraGtis iN yoh-j .Metq 4. X 7: Tol. Uu. 2. Foti pr. - Llanc.diip. 7-4c€t. 3. tuentur in concreto ' mic.tract.i8,/q.3. dub. 2. Alij comuni. cc inabítra&o, Iaucl.5. Mct.q. 16. Onna q. 3.art.4. Sot.q. t.de quant. Fuentesq.15. diff. 2.art. 1. Conimmbr.c. 4. pra dicam.q. 2. at. 1. Moril.dip. 4. Log q«4« Didac. à Icí(u difp. proaeme przdicam. Complut. difp.14.q.vlr.dub. 1, Acriag. diíp. f» Met. fc&.1. Tandein quidam aMj dicuntytro- e modo pofle di(poni i1 Auer(aq.ió. og.(cót.$. Maf- hic (c&t s.q.4. Ium. q.2. Huürt.ditp.9. M ct.$. 17. Caict. de ente, & elfcn.c.7.id aüt nó 1n codé sé(u dcfendür. ANUDTCYEVCVSUE Conditiones reponibilium in predica" mente afiguantar. "D Icimus entia cealia,non rationis, per Íc,non per accidens. 1ncom- plexa,non complexa, complcta,non incé  pleta,finita cflenzialicer,non iufinita,liuc gencta fint , fiue fpecies , liuc indiurdua pere; & dire&é in pracdicamenüs collo- cati . Probantur, & explicantur finguia ; & primó quód entia zcalia debeant cffe e(t Arift. 4. Met. 14. & 6. Met.4. diuidit cis in ens in anima, fcurationis, & in cns * extra animam, (cu rcale , quod deinde ia decem pra dicamenta (ubdiuidit ; tá quia przdicamenta fünt coordinationcs corüs qua vcra eflentia conttant;quod non folà de pradicamentis,vc à Meta phytico cófi- dcrantur, eft verum, (cd ctiam vc à Logi- ,non cnim alia przdicamenta itte ab illo coniiderat. Hic autem per ens rcalcaon cft intel- ligcndumens rcalc verbaliter, (cu ensexi- ns; quia qua ponuntur in prz dicamé- to , abtirahunt ab cxiltentia actuali , vt cit communis omnium fcníus ;. nec cít ncceífe res actu exi ttcre ad cóllractrone prz dicamentoruim, quia in 1$ ponü(ut fuperiora tanquam cfiepuialia praedicata infetiorum, & hzc vt quidduadué inclu- dentia ilia,cxifentia aucem de nulla crea" 10a qu.ddicatiué przidicatuc , ita Doctor 2.d.3.]. 5. lumitur. €rgo ens teile noihi- naliei pro cosquod exiftere potett inre- natura. Per hoc ex-luduuntut à praedi- camentus negationes, & gi liiationesyua- mun 430 Difp VI. De Predicamentisin jommi, -.. fwm licét aliquz dentur rcelcs , quatenus font privationcs , vel negarionces alicuius foraz rcalis , & nonintentional s; nin- quam: idcirco poflant dici entia realia; & quamuis ab alicuibus entia rcalia ncgat- ua voccntür, id taméc(t filíum yam ca- dcm ratione morié vocare goíseni.yitam priuatiuam, & vitium vittutem negatiuá, vt diximes 10 Ey ( ditp.aeq. mart. 1. Ex* Cluduntüt ctiam entia rationis omnia, contta E urid.ib fig. pradicam. dicentein entia rationis in predicam. relationis col locari, & concea-illos$cotiftas admitcen tcs vndecimü pradicamentum entiü cà- nis, nam cumnon int fimpliciter, entia, fed entiü vmb:z , nequeunt per (ein pra- dicameniis realibus reponi; & potius rc- ductià in przzd:camenus illorü,quorum fanc fimulacra, & vmbra, quá in proprio pradicamento, vt diximus difp. 3.9.7. fi- cucnegationcs , & prinationcs in prz di» camcntis 4llaram reraum,quarum funt ne- gationes,ex (Lentia quoque, & pa(Tiones ert um; ficat nà (unt quidditariuée enua , fed :denticé, nó habent diftin&ta,& pro- pria pra dicamenta, (ed reductiue ad prz- dicam. illias cffentiz ; cuius cft exiften- tia , & pa(Tioncs, aciinent, * 10 Secundo, quód fint entia per fe,& non per accidés, colligitur cx Arift. s. Me Ataphoir4.vbi cü diuififlet ens in ens per fe, d& cns per accidens , diuiditeos per (c in da dicam, Hic aüt accipitur cns per "fe pro cmte vnus cülentiz, (eu e(Tentialicec D 'proinde fimpliciter, & (inc ad dito dici poteft vum; vtleo;homo;albe-. : parte 1 . ptdicandi, y ticui [pecies, quafi c mple- 4ój ens autem per accidens, importat ens "etfentialiter multiplek vcl. potius plura entia,vt accruus lapidü domus ,& etiam concreta accidentalia, albumsdulce, vt as- qualiterimportant formá , & (ubic&tum, "quialicér faciantwnü , non tamen faciunt vaum effentialiter , g» dicitur fimpliciter - vn, (ed accidétaliter ex duabus eífentjs fimul cóiun&is, quarü vna non ett per fc | potentia,nec alia per fe a&us;cx quo col- ligitur ratio , quia ens per accidens ficut - proptié nó e(t vnum.fed plura entia, nó "eft vnius e(Lentiz fed multiplicis, ita po- "nitequit in vao pradicaméto, (ed in plu- tibus, vt albü rauonc fübiccti,.q cf iub- DET Qna, (peétat ad prz dicam» (ubftantie,. rauone vero foring ad ped cam. quili- tacs« Per hoc excladuntui à. prz ficumé- ito ómuia arcficialia, qua xalià , conftant «n, ex materia v.g-ligaos quod ctt (uottás tia ,& cx figura arificiali quz perti -ad qulitatem, vcl celationem, & cónfe- quenter non funt vnum quid,vc non 20 or 4.4.1.4]. 1.5, Multa hichabet 1 ocids ad explicandum quodoam, (it ens per fe - vnum, & quod vnum per.accideus; fed de hoc aginius. ex profetsó ditp. s. M qe vbi varios cxplicamus vnitat;s gradus ex quibus ctiam facilé dignofces,an dita h à l'oncio ftent ad urucmam veritatis. 11 Tertio quod dcbeant elfe incó nr xa, habezar ab Arift n antep. c.ylt.vbidi-uiditindecempraedicamentaeaquzfecüdumnullamcomplexionemdicundit&ratiohuiuseftquiarra&tatioprzdicamentorum,&eoramd'uifio,acdi!€tiofactacft.prz(crrimadcopftiruendaprimaelcméta,iinuencrerücon«cptus,ergocónftiturdebentex.tcbusincomplex;s.Sedcompleaalia(untfecundumrem,quad;ucríasnat.tasfignificantjaliafccundummodomtignifiÜcandi,licet(ecundumremvn;auacemnaturamlignificent,vtdcfinitoexpropriogencre,&A.Conítantesvtanimalrationae(naa - funt date per additamcnrui,d us - prefecntat naturas) licét,n.an gal ratio- nálc fecundum rcm ligoif.cer vaam narg- ram humanitatis , qu'a camcn plam diui« ditin partcs, vndc oon habet vati modum xé illam fignificat , alia funt comple tantum fecundum vocet, Ícd jncom,le- xa fecunduin rcc , & moduin ligoificane di ,vt Marcus Tullius Ciccro; Cum A- rift. exclufit à pradicamenus omnia có. plexasccrium cft non cile jocu u de com- plexis iecundum voceus tantum , fed de coinplexis ecunduii rem ; an rS c : reiececit complexain ugnifi cando «f. finitioné puré quidd tatiuam , vt luttinet Fon(..$ Mct.67.4.8. Ruutus bic c.4«Q-1«- & Amic.tradt-18.3. j.dib.3.vclillandis — — re&tà in pradicam,collocsu;r,vt « omaiu- niter aüeritur, cít dubium. igielt cube es - rl *uÓ 4 ndos(n.p'ces - 5 H d: "2j B w^ *e ^ -—Qua[l.II. Qua poantur in "Predicam. ed L.— $31 dieijquod:fi definitio (ümi'ur ,vt dicit to- tum mcetaphyficum refuliás ex partibus , *quaratio;ce habet vntrm modum predi. candi fpecie; in qu d , iuxra di&a difp. 4. Q.$. im 3. probat.con;l. cum Scoto q. 12. ' Vniu.ad 1:8 q.21.ad 5. fic poffe direóté poni im przdicamento » quia vc fic habet rationem (peciei ; vnde Porph, c. de fpe- ' €ic incoordinacone pralicamenti quz- m genera n»mimauit per tcrininos có- plexos,& per definitionem;vt corpus ani matumyanimal rationale, 104 fecuadum Lis erat commune genus Angel;s, & injbus. Ac( fumitur defiaiio , vt explicite dicit genus ,& differentia , (ic quia non hibet vnum przdicand. modü, nec poteft dici fpecies, vcloc.cit diximus bità: pred camento excludi. 22 Quarto quod entia tocalia , & c6- pleta,cít 'Ar:(t.7. Mer.8. vb: expre(sé ma tctiam teijcità przdcamenro, quod eriá —— demateria docuit c0. 2.d. 12,4. T. D.illà ponens folum reductiud in praedicam. & 3:d. 22: B. eodem mato loquitur " €or- | pore proalrera parte cópofici in 4« d. 11, Q.3.H h. idemafferit de pacte forma 'i,ét " dcanima rationali 2. d. 1.6. C. & vniuec faliter de partibus c(fentialibus id docer ex profeíloq;1$. pradicam-in corpore vbi ctiam idem. afferit de partibus inte- gratibus,& de differentijs q.t 2. vadé mo». dó ferécommonterinomni(cholateueturperhanccompletioniscond'tiopem,&totalitarisexcladipartesphyíicasmàidxextenduntadpartesmeraphy(i€35,dicentes propterea different as poni à laterc,quia funt entia mncompleta; quod noo placet Hurc. difj.9. Metfe&. 3. quia ánquit,non cft maior ratio de genccesquá : . de differentia, & ad di/paritatem inuemié - damycur genus ponatur dirc&te in recta o. linea, aon differentia , valde laborant op- politum (utLinentcs: & cercé quando Sco tu$ q.1 f. cic. exclufit partes à przdicam. nullam meationem fecit partium mcta- m , forté né ctiam per hoc gc- nas e xcludetet .. Et cur(us qui partesme- taphy(icas in prz dicam. reponunt, valdé infüdan: ad inueaiendam rationem , cur partes phytcé excludantur j & rationes , quz communiter adducuntur , vel nihil - . concludunt , velidem de partibus meta- phy icis oftendunt. Et precipué quod ait Auería cit. hoc effc,qota per hoc lolum , quod torum ex hisconftans per fe poni- iur in prz dicamento,co ipfo imucniun:ut in przd;camento per inclutionem io illo, & idco (upcrtluic illas (epararim ponere, quia bis ponerentar; Non valet , qnia «dé concludit de generc . Haec dictis vcl gragis z(timatar ab authoribus,vt cfl vi- dete apud Ruu.& A ici, velimnis , & nominalis,vt ab Arciag, difp. 3. M.z-. (c&. 1. & forté non tinc fund imento 5 peadect «n. ex ácceprione huius ter.iini direct à reponi inpredicaméto,& ab explicitio- ne, & acceptione generis (opremi , nam vt videbimus difp.(eq.. 1.fub tania po« teft ira genus fupremum conttitui , vt lit comunis entibus completis ,& incó»!ctis. 23 Vtautcm à cómuni nó reccdamus, '& rationem aífigaeinus , quz zque mi- litet de partibus metaphy(icis, rccolendu eft, quae dilp.praced.q. 1.ar.4.diximus.f; partem decoro. przdicari non po(fe per modum partis,cum igitur linea predica- mentalis dicceéta ex ijs conftituatur , qua ele pofíuat fubic&umvcl pri dicatü tor malis przedication's, quia füpcriora e/Ten- tialiter ptzdicantur de inferioribus , & inferiora recipiür przdicationem illorü ex hoc fequisor manife(té nihil quod ba- beat modum partis, & incompleti , pofe dircéte poni in przzdicamen:o , fed quic- p«- ibi ponitur , debere reponi per mo- im totius ,& cnuüs completi ; ex quo (c- oem »ad hoc vt aliquid ponatur in prz- icamento non e(fe neceifariuin , quód fit ets completum fimpliciter ; & fecun- dum rem, (ed fufficit , quod fit completü fecundum quid, (cu .(ccundum modum, qüz ratio concludit dc omnibas, n ficu inateria, apima, pes, caput, vt fic dirc& non yonuntür in przdicam.quia retinent modü partis, ca pari apimalitas, DHT na litas, corporietas non ponuntur dire- &€6 iu predicarequig tic in abfLrato re- tinebt riodum parus,fed tantumpoDun?turinconcrero,quomodobabentratiosnem totus, Attamé quia vcali.jud fic dis . rcá&éin przdicam. non tufijcit quod prz dicar: potlit de interioribus (Alier diffe- 1cnua LS $32 sentia e(sct dire&te in predicam. quára. tione mouetur Hurt. ad id afferendum ) etiam,quod potfit fafcipe- fc przdicationem fuperiorum graduum y uod nequit facerc differentia, cum ef(sé tialiter iftos non includat , idcirco-etli ex primo capite poffit in przdicam.reponi, ampcdimentum tamren oritar ex 2. Acce- dit,quod adbuc,vt tic, non habet rationé totius, ficut gcnus , quia figaificatuc per modum altetiadiacenus,& in quale prz- dicarur, non pcr modum per fe (tanus, & inquid vt genus (quod eft enum ex re- quifitis fecundum aliquos , vt aliquid di- catur per fe, & dire&é ingencre ) quàdo enim dicimus , quod Plato cft aoimal , cx tali modo loquendi nó Ggnificatur, quod prater animahtatem inuoluat aliam par tem e[sentialem , [ed quando dicitur ; qp cft rationalis, vel fenfitiuus, ex modolo- quendi datur intelligi , quod prater ra- tionalitatcm , & fenfitiuitatem includat aliam partemefsentialem , cui adiaccrc concipitur vt eius determinatiuum . 24 Ceterum quia partes frmnilarcs , & homogencz, qué recipiunt przdicatio- ncm eísentialem vniuerfalis fuperioris , ficut totü integrale, cuius funt partcs, vt SSco.monct 2.d.53.q.4.H.& 3.d.2.q. 1. H. 1à n. tota aqua quam quzlibet cius pars eft císchtialiter aqua , & non dicuntur aqu císentialiter à toto integrali homo- dependeater , fed independcnter , quod nen conuenit partibus etheroge- eis, & diflrmiliribus, nan manus náqu& E dici homo idcirco contra Suarez iíp.33. Met.c&. 1 .& 3 4-fc&t. 8. Ku. & AA tmc. partes bomogeneae tux directe in pradicomento , pon atherogencz , nam «quamuis homogenez fint aétu partes to- 1ius integralis, caius pra dicationem nó - eam pofsunt recipere; tamen (ont vcré indiuidua totius císeitialis vniaer(alis, && per accidens (e habet,quód (nt a&u par- €es ocius quantitatiui ; nom.n. ex hoc, qp parsaquz cít akeri vnita, idcirco non di- €itut císcatialiter aqua, & indiuiduüi to- tius vniucrfal:s : qnod ctiam tenent Lo- uanienf. V illalpand. Blanc. Fuent- & alij. Raio vcró, quam adducüt;quia iftz par - 165 non ordinanir eísentialicr ad com- Difp.V I. De Pradicamemis in Communi . jw mem aliud, non conuincit, nam va« eret ctiam de ztherogeneis « Oo hinc eandem rationem lomo manus fine bra. Chio, vcl pede , quamuis dici polit pars hatterogenea totius integralis re(ultantis ex ipfo, & brachio , vcl pede deficiente; tamen quia adhuc retinet denominatio: tocius, & recipit przdicationca c(fentia- lem vniuerfalis (ipicioris ,non minüs q totum rllud integrale,quod ex ipfo rcíai- tarct, & pede,vel brachio deficiente,nam adhuc dicitur homo, & animal racio nale perindé , ac quilibet alius home integer, idco ponitur directe in pradicaméo (ub. ftanuz,quod dici nequit de manu,vel pe-de abfcitio, quia talem pradicacionem nó: recipit, eftó Ouuied. hic idem quoq; ia- dicium faciat de his membris ex hypothe: fi , quod abíciffa adhuc informentur ani« ma,nam manus abfci([a, (r cadem potirc- tur an.ma , veré di homo ( inquit iple) etfencialitec cópletus, ticuti » i caret pede, vel brachio; quod noa vi«- etur omninó bené dictum; quia cora iis etur mácum;pede;vcl brachio adhac ce 1 idoncumy& adzquatum anima perfecbi-- bile,quantüm fufficit ». vt totum indé re- (ultans homo dicatur, non (ic manus, vcl brachium abfciffa,vt dicetuc inlib. de. » Anim. yndc membra actu non fungantur munere pasti , quia tamen manent femper effenualiter ocdi- Bata, vt informentur ab anima, séper ha- bent rasioncm entisincempleti, & ordi- nabilise(fentialiter ad conftitutioné al- tetius , atq; idcó neq; in (tatu (epatatio- nis à corpore funt in przdicainenxo dire- été, quicqoid dicat ied. tum. quia lie «et in rationc totius incegralis forcé pof- fcnt imrarc predicamenuxan , & dici en-- tia completa im genere (uo, quia ip tali.— ftatu non funt partcs, fed tosa, tamen ia ratione totius eífencialis adhac (um iacompleta,perindéacmateria,velanimaÍeparata;Vtergoquoadhochibeatucregulageneralis,exentibusphyicisilla deben cenferi comp vcl noncó- currunt,vel nonfünt nata concurrere, tà- — Quain partcs ; ad compofitionem alicuius phyficam, vel etlentialem vel intcgraié 5 vel fi ad talem naga snsapuddh E abfci(fa y ctiam tüc- "i ! c "E Tac tamen ità concurrunt; vt habeant dc- nominationem illiufinet entis , quod có- fRituunt;& c(fentiam metaphyfica eiuídé rationis cum ipfo participent. Ex gradi- bus veró metaphy(icis illi tantüm cense- tur completi, quantum fofficit vt dirc&te ip przdicamento reponantur , qui funt pradicabiles in quid , & per modum to- 1ius; ac per fe ftantis& quia fola genera, & fpecies fic predicantur , idco itti tantü gradus mctaphyfici dirctté. in predica mento ponuntur . 15 Quinto, quód entia effentialitec Qüta» at finita,eft Scoti 1. d.3. q.3 H. & 4.8.9.3.. Teneo opinionem meamscitq; cómunis,vt videbimus difp. feq. q. 1.pro- munc prob. quia quicquid eft in przdic. aut cfl genus aut fpecies, aut indiuiduum, ens 1n etilentria inffartum non poteft «(Te gienus,quia ex €o, quód eft infinitum, nó cft pcrfcétibile à differentia , caius cit perficere genus effentialiter ; nó fpecies, quia bzc conftat ex gencre , & differen- tia, qua fi non funt infinita, ncqucant in- - fnitu onlt icucre nec tandem indiui- duum, quia hoc conflat ex fpecie; & indi- pidvali differentia , fpecies non eft iu bita cx dictis ncquc ditferentiaquiá hec itialis, & incompleta ; hac rationc 5 vtuntur Fonfeca, Vaf. & alij, quz tamen wt Tatar.q. 1.ptz dicam. dub. 3. & licet Poncius cam hic inficiétur , ei occurte- mus inftà difp.7.q.r.arb1.m.9. — * Tandem quód eciam indinidea dirc- &? in przdicam. collocentur , efl Scoti 2.d. 3. q. 4. D.& 3.d.2 2. B. & fequi oc ex dictis , quia indiuiduum ett. ens perfe » ynum mcomylexam;fini'um, & comple- tui; infe conciüers omnia przdicara li- nca pizdicamentilis , quibus tubijcitur . Tum quia Arift.in przd.fubtt. per fe ex plicauit (ubltanuam primam, & fecundá, *i. ingularem , & vniacrfalem ; tom quia Fidix perle ad arborein fpcctat, & bafis &d colümnam , indiuidourm ett radix , & batis przdicamenu ex Scot. cit. 16 |noppol. atp. 1. contra 1. 2. & 3. conditionein, Tua quia predicamentum fit per fe ex generibus ; & tjceicbus, qve [un entia rauonis . Tum 2. quód tubtia- ta fit prior corpore , & corpus puus vi- | Quefi. LIT. Que ponantur in Predicásn. e ft.I.. $33 nentc, non hibetat ex niturarei, (cd cx opere intelle&ustendentis jitius in fub- ftantiam ,quàmincorpus,ergotalisfzrics,&predicamentumcítensratienis.T3.deenteperaccidensprobatus,quiaquantitasdifcectayc&ficexplaribusquidagstegatum,c(tcnsperaccideüs,&tamencftinpradicanquantitatis;(cientíaettinqualitaspraedicam.&c(lvnumag- gregatione ex plut bus habinbus;imó eft quid ex ab(oluro ,& refpeétu ad gbiectü intrinfccé cóltitoti ; veftis cft in predic. habitos , & tamen ctt quid accificiale ; etiatn patet in omn bus conctetis accide- tium. Tandem oratio c(l qu'd coplexum, & ett in przdicamento quantitatis Refp.pradicamentum conftitoi ex gez neribus, & fpeciebus materialiter,no foc- maliter , i, ex rebus ipfis ; quz dicuntat genera, & fpecies jmon c; ipta; genereitae te, & fjecicitate ; vnde Onod ponitur im pratdic. e&t res; Quo ponitur eft intentio , quia non ponun:ur res in przdicam. nift vt fubftant conceptibus cationis. Ad 2,ac- gum. vrgere contra Thomiftas nczantes diftin&ionem ex natura rer inter.evadus prz dicamentales, ac proinde ctiam prio- ritatem, & pofterioritatem ex natura rci, non autem coutra nos , qui vtrunque ad- mittimus. Ad 3.patebit ex dicédis in pro- prijslocis; nam quantitas di(creta non eft vcra fpecies ; (cientià eft vna qualitatis fpecies , vt dicit vnum per fe habitam, ro vt dicit illam aggregationem,, vt explica- binusdifp.12. & quamuis dicat rcípetár realiter identificatum ad obicétum,nó ob id eft ens pet accidens; «jura non ponimus illum dc effentia fcievtig ; veftis ponitur in przdicam. habitus ian. aam materiales & fundau entum habition;s pafTiuz, quae eit formalit;s habitas ; & concicta 2cct- dentium poruntur in pradicim. non vt fignificat, ex zquo fübicétum , & for- mam , vt ip fcq. att. diccaiuss Tandem ot;tro ron cfi vcra quapatatis ipeCiC5, VE fuoiecovidebimus . —- — : iy Sccundo,coptra 4«& 5. conditio- nén; Tum quia accidcnca inabltradto fua j'rzdicamenta con(ticount  & camen abttracta higoibcant per mod.im partis. Tum 2. partes phylica j $14 — Difp. VI. De*Tredicamentisin Communi. .— foa genera, fpecies], & differentias, vnde multis inlocis fubítantiz vocátur.ab A- rift. poffant concipi vt abülraéra»& con- creta in fuis inferioribus, & habec omnes paffiones fübftantiz , ergo perfe funt in pradicamento. Tum 3.genus,& differe- tia quomodocunq; fumantur,(empersüt «entia incompleta, ergo fi genus eft per fe in predicamento, omncs ali partcs de. bent reponi. TumA.cx 1. Top.c7. omnia pra dicgta dialectica in ptzdicamencis rc- eciantur, fed dialetica di(pütat de enti- s cópletis,& incopletis,ergo &c. Tu 5. rotü non cft (ine partibus , ergo fi totum eft per (c in predicamento,partes nó pof funt excludi. Tandem contra quintani .s Chri(tus cà in predicameto fubftantia , & tamenthabet c(Tentiam infinité. perfc- &à,& (i daretur linea infinita , adhuc ef. fet in przdicaméto quátitatis ex d. 8. q.5. «rgo finitas non cüneceflaria conditio. Refp.ad 1. patebitex feq.art. Ad 2. difp. feq. q. 1-art. 1.dicemus poffe quoq; ordinari: aliuam feriem przdicamenta- lem ex iftis entibus incompletis ad inftar przdicamentorum entium completorü , quz modó (uot in vu , nontamen fequi- tur dcberc in his dire&é reponi. Ad 5. quamuis fint entia iacomjleta. fecüdum rem;(unt tamencompleta fecundum m;o- dum in tatione habentis,quod (ufficit, vt poffint de inferioribus przdicarí,S€ cum genus etiam fit potens fuícipere pradica tionem fuperiorum graduum cf(lentialé , erit dire&té in gencrc. Dices,genus fupre- mum folum de inferioribus per modum totiüs przdicatur, non auté (üícipit prz - . dicationem-gradus fapetioris , cum non adíit , crgo differentia, quia eifenualiter . deinferioribus pradicaturquamuis non recipiat predicationcs fupeciorum, debet elfe dicc&é in genere . Reíp. ncg.patita- tcm, quia genus fupremum falciim potctt tccipete praedicationem c(lentialem cn. tis tranfcendentis, quod non habet d;ffc- rentiayquia non eft formaliter ens ; tum que pesdieater pcr modum per fe antis ; & liveliscam Hurt. ad e(lc per fe,cx dirc&é in generc íufficerc pofle de altero ciTentialitcr pradicati , & confc- quenter diffeentiam » quamuis à latere; dici.camen per fe in genere , eft quefti? de nomine. Ad 4. verum eít afjumptum» fiue dire&é, tué indirekte. ,-vel cedu&i- a€. Ad 5.folum ptobat partespertinere ad idem predicamétum indire&é, vel re- du&iu&, quacenus funt racione totius in przdicamento. Ad 6. Chrittum effe ig przdicamento tatione natur haman£, 1 non diuiz vt difp.(eq.q. 1.dicemus ; de- inde negatar paritas de linea infinita, & de infinito in edientia,qu a linca eífet dua- | taxat infinita (ccundum quid, fimpliciter tamen e(Tet limitacae, & fini naturcze. 28 Tandé contra 6.arg. Tumquia pre | : dicam&um cftcoordinado plurium prae- dicabilium fecundum fub, & füpra,indi- widuum non eft huiufmodi. Tà 2. Porph. claudit praedicamenta genere fummo, & fpecie infima , & ad indiuidua defcende- re proh bet,quia (unt infinita iuxtá prz- ceptum Platon:s, Tum 3: indiuidua ad fcicntiam per (c no (pe&ant, ergo ad pra dicamenta per fe nó (pe&abuntquz fi 23 4 parsprecipuilogicz ,&adícientian ot" — ——— dinantur. Tum 4.indiuiduu mg en vhi — : uoecam , quianoncít de plucibusfecun- ———— dumidemnomen,&rauonem,ergonod — eft per fe in przdicamento , quia heceft vna principalis coaditio. Tandem indi» :uidua funt entía per accidens , quia ftant ex rebus diucríi ocdinis , vt fecunda definitione Porph. Indíuiduwm - : e[l , cuius collectio proprietatum, qua im * vno e(l,in alio non poteft reperiri. n Refp. ad 1. przdicamentum eft coor- dinatio non folum przdicabilium , fed & 2 fubijcibilium,de quorum numero eft ia- ] diuiduum..A d 2.im9 debere claudi - a" T re, fummo, & indiu!duo, fi cat. n.apex po ! nitarprzdicasum , de quo nil aliad dici- | tur in re&ta [nea ita bafis debet poai fu- biectam,;cui nil aliud fub: jcitür, vc Scot. M ue doccun acit. Porph. ita fecitquia emu- / merarc folum carauit prz-dicata elfcatia- E: 112; & Piato indiuidua in prdicam. recé ; (ere vetabar, quatenus iafin ita (ánt , non Y Quatenus iadiuidua quo eciam (&afu non €ft nece(fe (pccics in praedicamento recé 4 fcre neges numctan4o ; vcl Porph.tan- tum volux diuitionem, qua fic per dies —- rcnias,non jrogre 4i vica pecie. Ad : j ü- ua" mmo amant Uo w- "uameEi—É———————— £). LII. Qunmede ponantur impredicám.cMfrt;II.— $35 3-ficut pertinent ad. predicamentum vt fubiecta Lars oes omnes. gradus fu- eriores,ita ad (criem przdicamentalem: peers velut id,ex quo vt ex fundaméto: zdificium priedicamét conftruicur ; nec, efi neceffe , quacunq; in: predicamento: ponuntur, immediatéad fcie nciam perti- nere. Ad 4.iliam folam;effe conditionem corum , qua ponuntuc in: prz: dicamento: vt gradus prz dicabik s& communes, nó indiuidui quod folum ponitur vt fubijci bile. Ad 5. ratio indinidui non cófiftit 1n ptoptietatibus extrinfecis, ied (olum includit naturam; & differentiam indiui- dualem;definitio Porph.cft quedam no- tificatio indiuidui à pofteriori.. AKKTICVLVS II. Conffrutiio v edicamenti in terminis: abflra&lis » vel concretis de-- terminatur - Dess in prdicaméto fübffatiae naturas di(pon debere in. cocre- — to;in predicameotis veró'accidemiiü in ri - gpre reponi debere imab(tra&o: non vlti mata abftraGione , e ipe demie etiam in: to poffent: col . Et quidem de fubit antiali przdicaméto do- eet ipfemer vías, videmus.n. in eo geme- ra , & fpecies difponi nominibus concre- tis (ubttanria, corpus viuens,animal,ho- mo;& ratio eft , quia re$ nom difponun-  turin preedicam nifi quatenus gradus (u- perior poteft efsétialrter dicr de. inferio- ri& inferior talem pradicationem fuíci- pere ,at in abíl ra&o fieri nejucunt tales przdica: ioncs,non.n.dici mus humanitas. eft animal t55 , «uia natura fic bgnifica- tz babent rationem parcs,X enusancó- pletiyat iv concreto haben: ratiomem en- hes me & totalis , vt diximus dilp. praced.q.r.ar 4. X ex profe(lo agemus difp. 10.q.5. nam cum natura fubitantia- lis nata fit cfle in (u, potito, inquo fuum bubet co: plememum, .f. fubuftentiam, ftauimac d (uppohico abitralitur, babet ranonem parc s,& torag metaphylica. 39. Sccundó. g accidécia debcat n me dia abftrachone reponi , mnitcfté Ret «x d icédis dif. 10, cit nam ab fracta me- dia abftra&tione funt termini illi, qui à ft bic&o abftrahunt, quod in concreto có- cernunt,fed nomab inferioribus, vt albe- do abftrahità ligno;per album conmota- to.fed non ab hac;vel illa albedine , vltí« ma veró abflractione bte et pos ctam ab indiuiduis pra(cindit. ,, vt albe- dincitas,dcbentágitur accidentium. prg« dicamenta in terminis media abflractio- ne abflractis-di(pom,vt docet Sco. q. 1 f-- Vniu; poft.refp.ad 2.princ.& q. 1 r.predi cam. poft. rcp. ad 3. & probarar auth, Arift, qui multa przdicamenta acciden- tiumrita difpofnit, (pccies n. quantitatis» & qualitatis (nb nomine abftracto refert. lineam , fuperficiem, fcientiam , egritue dinem, &c. Tum quia przdicameptum e(t coordinatio pluriü in tali ftatu ,.qa fuperiora ies przdicari per modum gencris, vcl (peciei , fed termini acciden- tales media abflractione abftracti adhuc permanent in tali ftatu, (ignificant .n.for mas accidentales per modum per fe cxi- ftentis,& completa naturz;quod non Có: uenit terminis vItimaté abíiracts,nam yt. fic tignificant formas vt incompletas, & per modum parus; cum ab omni habitus dine im ratione. habentis prafcindant « Imó quia coordinatio pre dicamenti eft ordo quidam effentialis intcr. pradicat fuperiora& inferiora, & per accidens fe haber ordo ad exerancum potius przdi- camenta accidentium difponi debent im terminis'abítra&tis, quibus praícinditur à quolibet ordine ad cxtraneü (ubiectü ». & ordo effentialis inter fuperiora, & m- fcriora denotaturquàm in-concretis,que ordinem dicunt ad (ubicóétum. e 31. Tertio tandé noncxcludimus ons nino cóctcta ab ; (Lis przdicamentis,nam. Scotus cit.quamuis fimpliciter I dicat ab(tra&ta accidentium ordinari 1m pradicamentis, addit tamen ctiam crcta poffe per Íc ordinari ficut Means & interius ,, non quidem concretum f abftraéte,vt album fi ub qualitate ed có- cretum inferius fub cócreto fuperiori t album tub.quali, vulr itaq; pra dicamen- tum acciécnüum;velcotum imabiliactos vcl tomum concreto potic rc&te contti- twi:binc Agfa. vlt. de Monta die $36  Difp.VI. Dc PredicamentisisGimmunls 0 dentium praedicamenta in concreto re- cepfait , & inprédicam, qualit. etiam de: 7 egit fub nomine concreto. Tum quia 1 quid obftaret;aut effet, quia concreti efl en: per accidés,vtvniucc(aliter Arift. dixit de quocunj; concreto accidentali . Met. z. aut quia non poteft pet fe fub-: ijci& pradicari; fed primum nó obftat , quia licéc fumendo concretum accitéta- Je pro aggregato ex €quo;ex fübie&o ,& forma,quomodó de llo loquebatur Ari- flot. cit. non poffit definiri , ncc poni in przdicam. vc notat $co.q. 1$ Vni. ad z. zameh formafliter,vt dicit formam, & pro tonnotató fübicétum,nonett ens per ac- cidens ; vt fzpe dictum clt : Neqiper fe nitas accidencisexcluditurpera&tualemdependentiamad(übre&urn,quiafübie- tum non pertinet ad intelle&um eius vt pars, fed vt terminnstalis dependentiz . vt Sco.docct 4.d. 1.4.2. A. & q. 8. Vniu. infine: cum ergo termini (int in prdi- «ar. ratione faorum fignificarorum for- ium,non matcrialiü, vt notat Tar. q. procm.ad predicam.dub. 2 albüerit for- fnaliter in przdicaméto qmilitatis. Neq; &t impedimentum oriri potcft ex 1. cap, &ria criam in concretis accidencalibus dà tut przd;cationes per fe fuperioris de inte xiori,vt album e(t coloratüalbuim cft qua Ye,vt Scotus docet q. r. Vniuerf.vbi ctiam fiotar à talibus concretis ad abtiracta te- inerc cóufcq.vt album cft quale;crgo albe do cft qualitas ; vnde r. Top.c.vk.ait A- fiftor.alburrcontineri fub colorato,tan- quam fpeciem fub genere . * gz Cótra arg.pamo;quód n6 poffint inabüracto difpont ; Tumquia vtficfe ibent per modam partis,vt fant abtira- fübftantiahia , pars veró non potett toto przdicari. Tum 2. accidentia de- ent poni in przdicam. eo modo ,quo de fubflantia pradicantor,quia pradicamé- a accidentium diftingauntur per ordi- em ad (übftantiam,vt diximus; (ed prz- itatis,veflisin przdicam. fübftamn- tiz , ergo hac altim neceífe eft con(ti-* tüere in concreto, Tum 4.. modus inheré tie , quo forma accidentalis inzft (ubie- Go; pcttinet ad idem prz dicam. firi acci dentis,at hic modus fignificarur: per.nge men concretum , quod concernit fübie» Gumnon per abítra&tum , quod à fubies: &o prat(cindic. Tum 5: ficuc fe habet (ub. fiftentia ad naturas (ubitanciales; ita in-- hzrentia ad accidentales, (ed (ubttantias les quamuis (int magiscntia , & perfe- &i0ra , nibilomtinus vcab(tra à (ub. fittentia, (ant catía incópleta, multo ma- gis aecidentales., vc ab'trahanc ab. nha rentia: ma. paret quia ficuc natura (uüb- ftantialis completur vltuna.é per (ubü- fteatiati;ita accidentalis pec imhzrentia. Tandem connaturalius. cft accidenc cife iafübic&o, quàm abillo pezfcindereserce go (alin re& us prz dicamenta acciden- tium difponentur per.concreta, qua oom — folum otdinem ad infcriora, fed eua fabie&a tigniftcancy] üàm per qua à (ub:ecto preícimdunt, — 33 Refp.ad r.accidés vltimaré &um effe quid 1zcompletum: , ' dia abtlra&tioncabftractum , in te lit pars concresi ad (ub bet ta nen modum fignificandà totius. ,, quia cft concrecum ad (ingulace, ea. ! [cinditab ordine in ratione babentis, vt. tzpé dictuas cft,non fic abítra&ts (nba tialia quz licec dicam ocdinemad pro- pria indiusdua, vnde hzc ef veras hzc ha- manitas eft humanitas , bzc ananilikas- e(t animalitas,non tamea ifLi, am initas. eít animalitas , nam. animalitas tocaliter ptrzícindit à (pecicbus. Ad.1. neg. ma- quia licec diuifio prazdicamentoram. ac cidencium facta fic juxta diuer(irm ordi - nem;queim dicua: ad (ubtitanuam , coor- dinatio tamen eorum in fuis pradicame- tis non eft fa&a , quatenus pra dicantus de fubftantia in. quale accidencale , fed dx "dicamar de fübüantia in concreto; nó in (0. Jabffracto,erzo &c. Tum 3. formz quo-. — — . ""yundam predricamentorum.f. Vbi, Situs , ve : s uel ,& habere , frabitradté (uman - "tur , incladuntur inalijs przdicamentis , Wempe locas ; & tempus in. predicam, quacenus praedicancur inquid dc (uis. in» tetioribus : tam quia licéc accideatia 10 abítracto nó afliciant a&ualitec- (ubáan- tiáso fliciupt tamen aptitudinalicet , un? etlam in aliquo fen(u actualicr , dicimus €ninqu9d corpus habet quancitaté due t Q. III. Quomodo ponantur in predicam.cidri. 1. bet albed: nem; fimiliter quanucas e: tco dit (ubic&tum, qualitas afhicit, &c. Ad 3. n«g. affumptum ; quia illà etiam quaruor przdicamenia in abflra&o fumpta. funt diuerfa à predicamenro quanctaus , & fabftantiz , «à praicferam varios rcfpc- &us extrinfecus aducnientes , vtanfra in fu:s locis videbicur. Ad 4.neg.ina.vniuer faliter, quia :nhzrenua , quando ett rca. liter ab accidente diftinéta , eftin prz- dicam.habitus,vt ibi dicemus, &'folü de- nominatiué vagatur per ilia prz dicamé- ta, vt docet $co.4. d. 1 2.9. 1: negatur etià mi. quia vtro«uc modo fignif;catur , vo- catar .n. predicamentum habitus , & ha- bere. Ad g.negatur patitas,quia e(fentia- lior cft habitudo naturz fubítant'alis ad proptiam fuppolitam , quod eft eiu(de m przdicament: «quàm accidentis ad fubie- &um,quod ett ipfi extraneum quare fta- tim ac natura fubítanualis à (uppofito ^ yrzícindit , cenfeiur incompletum ens , faltim in modo fignificandi , non (ic acci dens , quia adhuc retinet habitudinem ad interiora ; neque in hoc attendi debct qmaior , vcl minor perfc&tio :n entitate , nam adhuc hamanitas vt quid incomple- tü c(t perfc&tior accidente in concreto , od habet modum completi entis , re picitur .a.'ad modum fignificandi, non ad rem fignificatà, Ad6. patet ex dictis , de rationc .n. przdicamenti ett predica- tio,& (ubiectio cffentialis, & qu:dditati- ua,non accidenialis,& qualitatiua; aliter pradicamemtum accidentis non deberet conítitui ex generibus , & [pecicbus acci- dentis inter (e ordinatis fecundum füb , & fupra,(ed ex accidenre, & fübic&o, in- ter quz cadit przdicatio accidentalis. 34. Secundo arg.contra diipofiionem intermin:is concrcus. Tum quia Sco.ipfe q.1$. Vniu.ait,concrcta accidentalia non tlie in gencre , nifi reductiue fimpliciter uendo. Tum 2. Atifl.3. Top.c.1. ait iuttitiams non iuftem cite 10 predicam. Tum 3. concreta nO potlunt cüe genera , & (;ecies,quia ca folum potfunt genera , vcl fpecies c inari quz figoificát na turam per fe ftantem , & non alieri adia- €entemyaliter pre dicarentur in quale ,nó in quid accidenua verà in cocreto ligai- Logica . ; : $37 ficant naturam non per fe ftantem , hinc Arift. 2. T0j.c.2. ait coloratü non dici de albo ranquam genus, fed denominatiué. Reip.ad i.& 2. vel loqui Scotum, & Arift.de cócreto pro aggregato, ycl quia ron eit in predicamento, ni(i ratione for m (igniticauz , & quia coordiDatio cone crctorum pendet à coordinatione forma- rum , ficut vniuerfaliter verum eft deno- minatiua pendercà form.s denomináti- bus. Ad 3. dicimus probare folum in ri- gore debere ifta predicaméta in abítra- cto con(litu:, adbuc tà etiam in concreto poffunt conflitur,nam concret, licét vt refpicit fubiectá babeat rationem qualis, attamen vt refpicit inferiora ratione for- mz,quàm forvaliter importat, habet ra- tionem quid , nec vt adiacens prdicarur dc inferioribus , fed vt elfentialiter inclu- fum. Arift. auté fumpfit album , non pro formali, (ed' pro materiali , & (übie&o quomodo coloratum denominatiué di- citur de illo .. Declaratur amplius hzc folutio, ,uiaalbum, & nigrum , fi conli- deranuur vt talia formaliter, nó veró pro - ut connotant fübie Cum, coloratam prz « dicari potefl de 1pfis per modum generis, & fpeciei , interroganti AIOROP Sid fit album, vel nigrum fic fampta,bené repo detucquod cit coloratum , vndé licet fit concretum adiectinum; attamen nO prz dicatur per modum adiacentis, nili refpe- * &u fübie&orum de quibus accidentaliter predicatur refpectu veró inferiorum pre- dicatur e(fendaliterjac per modum pet fe ftantis; licet connaturaltot modus cócre- torum adiectiuorum fic. praedicari. per modum adiacentis . QVAESTIO IV. ; De diuifionibus , & regulis an- tepredicam. ^ 35 q)OR definitiones vninocorum "T quiuocorum , & uo- rum, quas dip. 2. explicauimus » fubdidie Arifi.in Antepradic. duas diuifiones , Sc duas rezulas , dc quibus erit Ícrmo in bac quzitionc. . r "vpn Prima diuifioeft corum , quz dicun- tur» nam alia dicuntur , cum coin Vu: psc $38  Difp.VI.De "Pradicamentis in Communi. fic, vt homo albus , alia fine complexio- me, vt homo equus; & valet hec. regula ad d:gnofcendam conditionem eorum y Quse in pra dicaméto repom debent, que eft incomplex'o , vt diximus q. pra'ced. árt.1. ac proinde Arift. incomplexa .po- fica diuidit indecem praedicamenta . Ex quo deducitur , hanc diuitionem princi- paliter effe rerum, feu conceptuum obic- &iuorum, & minus principahter vocum, quatenus pereas (igmficantur res , & có- ceptus, nam fcientia przdicamentorum non e(t de vocibus; quapropter ly dicun- tur in prafata diu(ione id (onat, quod concipiüntur , «t etiam dicebamus in de- finitionibus vimrimocorum , & a'1uiuoco- rum atq; irà fenfusdiui(ronis eric. Re- tam alie figmfrcantur conceptibas com- plexis , aliz incomplexis; & licét com- plexio, & incompletio (in: paíTioncs vo- €um, conueniunt ramen primó concepti . bus, & complexio , aut incomplexio vo. tumyttendimur proprie ex coxnplexione, aut incomplexione coaceptuum,itaut il. Ja vox incóplexa cenferi debeat y cui vnus tantum correfportdet cóceptus, comple- Xa vcro , cui plures, vt determigauimus in r. p.inft. tract. 1. c.3. 36 Sccundadiuitio eft eorü, que funt quod alia de (ubieto dicumur , & in (u- bic&o non funt, vt (obftat; vniuerfales, homo;animal;alia infubiectofunt, fed dc fübic&o nullo dicuntur, vt accidétia par- * ficularia,harc albedo 5 aiia dicumtur de fir- bie&o, & (ant in fübiecto , vt accidentia tniucríilia,coler, albedo; al:a deni ]z1ec fant in (abie&o; nec dicitur de fübicctoy vt fingularia (ab(tantiat Petrus Sortes; fin qua diuitione (olum ett adaertendum cf- fe in (ubicGo;& dici de fütrie&o diuerfi- modé (umiab Arift. nam «ffe in fubie Gto accipit provera, & reali inhe(ione in co; quomodo accidentibus conuenit nan li - «ét forma fuübütàárialis fitim materia vc. in fübiecto; non tamen inhieliad , vt docet Scot. quo]. y. À. (ed per vetam infotma- tioncm, nam inlrerere dicit informatio- fticim nou per fe, hoc ett, quod inbzrens , «um non (it à Gus Gicaphiciter 5fed Lecait- 1m quid, non facic vnum per fe cam fu- Ms4ào ,(cà per accidens ;at forma (ub- " ffantialis eft a&us fimpliciter, & cü maz teria facit vium pet (e , & ideó non dici. tur e(fe inubieGo per inhzrentiam. Di- ci verb de (übie&o (fumitur, vt fignificat pradicari dealiquo vt de inferiori quid. ditatiué . Valet hacc diui (io nedumad di gaofcendum difcrimen corüsqua in prar dicamento fubflantia reperiücur jab hiss. quz ponuntur in przdicamento acciden- tis,(ed eram ad cogaofcendam conftitus tionem przdicamenti tam fubitantig;qu& accidentiam, qma illud cóftituitur ex fübs flantijs varaerfalibus , & particularibus s & (iiliter iita ex accidentibus vniuer- falibus, & particularibus , nec aliud di. cend.1m occuttit de his diuifiomibus . 37 Primaregula anteprzdicamentalis eft. Quindo alterum de altero (tzedica- tur ,vt dc (ubie&o , hoceft; vt de quiddi- tatiué inferiori , quzcunq.de praedicato — dicuntur, etiam de fubiecto dici neceffe — — eft; nimi homoeflentialrer induditur — — in Petro, ét effentia hsminis in eo inclus. de:ur, erzo (i homo e(fcaialiter eft anis mal , etiá Petrus effcacialirer erit anim Valct ifta regiila ad cogaofcendum or nem eorum , qui pomintur im predi nierito, nani qua in re&a lirica p deben: effc effentialiter fubor: ut faperiora im inferioribus : j s & de illisquiddiatiué dicamur. Ex l$ ——— deducitur regulam valere , & tradifolang —— de prad:caris effcavialibus — vt 1. p. imft, trat. t.c. S. diximus, quia talia funt fape- ri0ra cefpe&u inferiorum im linca pras- dicamemali; & his quidem ; quz predi, — — cato competumet fupponitabfoluté, nó — autem vt (upponic fimpliciter, vel quar different iam ponant imer prz dicati ipe fuay & fubrectum , eft pradicationes m fccundis iatentionibus fiunt. per acti fie gnatum non y iq; exerceri dcb: buntsaili im primis, et (ze pius diximus z quar omnia —— éx Sco..9 ptz:dicam.& qui- bus obteruatis toluumtu: omm f ta,quz contra liinc regulam ficri f, - quo autem fenfu poffit exreridi quoq« ad prédicata accidenetlia i bid.explicarü eft. - Sccunda regola ; Diweiforum genetít, & non (abalcermaurm pofitorum diueríar funt [pecies, & differenu , vcl vt alij le RI. lr. »9 -. Quef IV. De diuifion. e) reg. c Antepsádic. — 559 gunt, diucrfz font. fpecie diffcrentig ; vt animalis .& (cience (ibalternorum vcró nil proh:bet caídem «ile d:fferentias , nà füperiora de inferioribus dicuntur. Valct hzc tegula ad cognotcendum ordiné co- ram;quz ponuntur in diftinctis pradica- menc$,diuerfa .n. przdicamenta diuerfas habét fpecies ,& differentias, Circa hanc regulam primó dubitari folet ; quid intel- ligar per genera. fübalternatim , & non fubalternatim pofira; genera .n. alia funt , quz in nullo füper:or) genere conuenirir, «t fant illa diuer(orum. przdicamentorü, alia, qua funt fub aliquo gcnere » inter fe verb (e habent , vt difparata,vt animal, & planta,qua dicuntur fübetternasquatenus in vno tertio conueniunt , ,f. in corpore, & in viuéte, quzdam tádem dicütur füb- altetna proprijffimé, quia vnum (ub alte- ro centinetur vt animal , & viucns. Soto, & Complut. hic explicant gene- ta fübalterna c(fe, quotum vnum fub alio continetur,uon fübalterna , quorum vnü non continet aliud, fiue fob tertio comu- fnicontineantur, fincin diuerfis fint prz- dicamétis;fauct $cot.q.10.predicam.fun damérum (fumitur ex 1pfo contexcu, nam explicans Arift.quz fint gencra fübalter- 52, adducit excmpla de fuperioribus re- fpe&u inferiorum . Tum quia hocclaré habctut in verfione Argyrop. quz cft om tibus caftigatior , Quando genera diuer- f funt, neque »num ab a'tero contine- tur, eorum ét differenti [pecie diffcerut; eorum autem generum , n »num fub altero contimetur, nibil probibet eaf- dem differentias e[fe. idem habet 1. Top, €.13.ib1 à pofitione generum ,vbi expli- cans Arift.genera (ubalcerna,& non alterna, in hoc fenfu,tradit hanc eandem tcgalam, & doctrinam . 39 Cómunisopinio , quà tradidit Ta- tar. m fumm.in ex pofit. huius regulaper genera fübalterna intelligit ca , quorum vnum fab altero cótinetur , vcl ambo füb tertio, non fubalt rna vcró , quein conueniunt ; Fundatur in hoc, quód exé- plilicans Arift, de generibus non fübal- cernis mentionem fecit ; de his, que praze- dicamento differunt, vt animal, & fcicn- tiaj tum quia 6. Top.c.2.loc.41. quz: (ub nullo quód gcnera alia funt alia inadzquata , de qui , tcrtio continentur , fabalterna vocat, de sce docet , non implicare haberc dií- crentiam coem, ergo cum hjc ait &cne;a (übalerna habere cafdem fpecie ditfcicn- tias , €t de contentis fub tertio intellexi: . Awuan;é quia rcgula ifta de genctibus füb tertio coi contentis intellecta in vno fenfu eft vera , in altero falfa, vt videbi- müs,ytràque cxpofitionem poffumus ad- miucre?& qp per fübalcernagenera intel- ligátar , qua (ub tectio conupcntur quà ad illas differentias , quas po(funt habere €ócs; & quód per no fübalterna accipiat » meia vnum non e(t fubaltero ; fiue (int ub tertio, fiuc nó,ex plicando reg.lam in eneribus fub tertio contentis quà ad il- las differentias, quas nequeunt in cói pof fidere; eó vcl maximé, qp ia textu vtragi expofitio fundamentü habet, vt vidimus j quapropter explorare debemus quà ve- riratem babeat hzcregula , przcipué ia generibus füb vno zertio contentis , de uibus eft maior difficultas; non quidem c conftitutiuis illuus generis communis, ha namque omnibus inferioribus conuc- niunt vt diffcrentiz conftitatiug viuen- tis conueniant animali, & planta , (ed de diuifinis, an .f. differenti diuifiuz ge- neri$communisconuenirepoffiotindiffetentergeneribuscótentis(übillocoi.40Primaopiniocftaffirmariua,fedAuthoresiftiusopinionisdioififunt;ali- ui n. indifferenter de qualibet differen- tta loquuntur,; eo quia putant nullas císc differentias proprias vnius Ípecici cófti- tutiuas,& vnius gencris diuifiuas, (cd quà libet communiorem cfic fpecie , & folü adaquati cü illa, quatenus eft alteri con- iundla differentiz , cx: qua combinatio-. nereíultat adzquarum conftituriuü fj €ici ; ac proinde admittunt eandem di ferentiam pluribus generibus. pofleaduce nire, illaque diuidere ; ita. Auería q. 15« Log.fe&. i. nod: vni. c.de di fc i 8.qui alios citat. Ali A ita non polunt habete communcs frecies, concedunt in ie rcperii policy in qua deicédanc iicrentuas inadz quatas; unde licét Vu à mera "NS vna fac l. LJ -- 3 OU Wo Lue iui * L4 549 fixa difparata haberc communes diffc- tentias , admittit tamen continere fub fe communcm fpcciem , quam inaditquaté contlituunt,dc qu busnon erit verum di- «cre , quód generum ad inuicem non (ub ordinatorum diuerfa (int fpecies ; ita 5 Arriag.di(p.8.Log.fc&. 1.fub fe&t.2. Alij ditiinguun: de differcntijs,& generibus, nam quz dam differentig (unt vniuerfa- les, gor totam lineam przdicamentalem unt, vt Corporeum, & incorporcum in przdicam. fubftantiz,& gencra ab il- lis conftitata d:cuntur. vniuerfalia, quia totaliter Jineam. przdicamentalem am- le&tuntur, vt corpus , & (piritus ,& dc iftis verum cft,quód non habent differen- tias diuifiuas fuperioris generis cócs,quia . talcs (unt illz vniuer(ales formaliter op- ofitz, quz nequeunt in codé repctiri;a- - dig (un: differentiz particulares, partica - "late genus diuidentes, & de iitis verü e(t pofie pluribus generibus infcrioribus có- ' uenire, refpc&u quorum non fe habebüt t difterentiz adequate coftitutiuz , has «n. afferant non poffe e(íc cómuncs , fcd inadaquaté,& non vltimaté ita Rau,hic , & Amic. af(eront exemplum de quanti- «tate;quz primo diniditur in permanenté, & (uccefliua,qua genera habent cócs dif ferentias. f. córinuiy& difcreii , qua (unt t diuifiuz quantitatis in comuni, nà da- tur quantitas perganens continua, Vel di- fcreta, & quantitas iucccfTiua conma , " wel difcreta,confentit Ponc. difp-7.n-46. Secunda opinio afferit , quodlibet gc- anus habere proprias differentias diuili- jitávt.vna diffcrenua fit vnius tantum generis d ufiua ., & vois (pecici confti- *tuuua,ita Doctor q. 10.przdicam.q. 27. "V niu.& 2.Poft.q.58. & alijs inlecis infra it. efta; apud Antiquos communis, quà «x Recentioribus (equuntur Mor;f, difp. . Log.q.6. Conplut. hic; Pafq. tom. r. €Mecdifp.61.67.& 68, Pro cuius refolut. ^ 4t Dicimus prymó , genera diuetíoiü przdicamentorum nullam babere com- munem differentiam conf(litutinam, aut diuiiuam , ncque. communes fpecies; áta Sco.ci.& 2.d.5.q.4. D. Probatur,quia praedicamenta (unt impermixta , itavt &num etfcnualiter non parucipat natura | $ Es d - — P Difp.J/I. De Pradicapsentis in Communi . alterius , ergo quz fub ipfis continentur, - nullam habcbun: d.firrcotiam cóem, nec conflitutiuam, nec diuifiuàa ; fapponimus n. nunc decem genera non habere (upra . (e aliud genus,na (i velimus loqui infen- tentia admittenre vnum , vel pauciora , quàm decem przdicamenta ,. fic de illis idem iudicium faciédum eft , ac de gene ribus (üb communi tertio coaftitutis ,de quibus in feq. concl. ex quo paret alias pats de fpeciebus, nam fpecies nonnili cx genere, & differentia coale(cunt, ergo ex diucr(s generibus , & differenrijs diuer(a quoque ífpeciesconfiruuntur, 41 Dicimus 2.geneta iater fe fübordi- nata comunes habent omnes diífereniias fuperiorum generum conftitutiuas,quod ctiam eft vcrum de generibus füb cói ter- tio cótentis; quia clecitind in diffecécia ^ illius certi conttitutiua; eft cóis cü Ari(l. hic,& patet, ná animal includit oés diffe- rendas, (. corporcum quz e(t conttitu- tiua corporis, animarü , :,uz eft coltitutis - ua viuenus, & fentibile, quie cft propria ipfius animalis; (i militer animal, & pla habét diftereacias cóitituguas coi i& viucnus. & fequitur ex prima T alteri de aliéro predicat X hinc cá dic mos horum generum eafden c(lc ditfcrenias conttimutiuas mil aid. fignificatur, quá rationem generis lupes tioris inueniri in inferioribus, non veró differentiam. conftitutiui generis fupe- rioris elfe vitimaté conitiruriuá generis - infcrioris,hoc.n,cftimpoffibile.Scquitue etiam gencra inter [e (ubalterpa. particie pare aiiquas d.ui(iuas (aperiorüs nà ani- diuifiiuis fubitanciz h:.bet corpo rcü,ex diu .fiuis corporis habet animati » ex diuifiuis viu&tis habet (enfibile ; quod etiam elt alicrendum de alijs (ub tertio ' cóhtcátis , quz habent commuaes diífc- rcntias diuiliuas, que gegera'conftitüunt in illis inclu(a j praeterquam diuifiuas 1m- mediati generis fuperioris , v.g. animal «& planta babeat communes diifcrentias. diuuiuss fubftanue,X corporis, puta COE - reum , & animatum, nontamenbas /——— — t communcs differentias diuttiuas vi« uentissvt eít,(cnibile, & vcgcetabile, 5» , vrmoxdicmus, —— c mpm ^4 Di- Pi : I p TAX PV ^ | t Duft. IV.De divifonib. evregulis e dntepr «di. ^ -— Dicimus 3. nulla differentia diuifiua itnius generis poteft efte diuitua alterius - generis , fed quelibet determinatum fibi genus vendicat, ita Sco.cit. quam probat q. 10.przd. fi eadem differenua fiue vlti- ma,fiué nó vltima aducniret pluribus ge- neribus, (equeretur idem fpecie,vel gene re inferiori effe in diueríis gener bus non fubalterdis,quod implicat, quia idem fpe €ie,vel gencre inferiori habet vnam císé- tiam , genera autem non fübalcerna , (ed difparata , ctiam ciuí(dem przdicamenti, non faciunt vnam ctfentiam , vt patet deanimali, & planta;fcquela probatur;quo- rum c(t vna differentia ;|vna eft entitas fpecifica , nam vnitas fpecifica nonniíi à ifferentia potefl prouenire , in caíu vna e(Tet differentia. Dicesa iefle diucrfitacé nercum; ideo conftituta non eífe ciu(dé peciei.Contrá;genera funt rationes con» ucniendi in (pecicbus, diffeietiz funt ra- tiones difconucnicndi, hinc genus dicitur à differentia contrahi , clc magis vniuer- fale , differentia minus vniuerfalis : vnde ger diffcrétiam magis accedit ad cffe in- . diuiduale , co qtia eius communitas per differentiam reftringitur ; qua ratione die citur genus inquid pra dicari , differentia in quale, & per modum adiacentis ; ergo ab illis generibus non poterit prouenire differétia [pecifica ; imó fi hocafferatur, potius illa differétia fe haberet vt. genus , quia omnia generis attributa illi copete- ret, gencra vcró fc haberet vt differciig, Refpondet Auerfa cit. & (c&t.5. nullü efle inconucnicos idem habere modo ra- tionem generis, modó raüonem differen. tiz modo cGcipi vt cóius,modó vt minus communc;quia genus, & differentia non funt quz dam entitates ex natura rej di- functz, fed vantü virtualiter , vnde ad li- birum poterit intellectus nofter formare diueríos conceptus srn diuer(as a (fi mila- See af ceucmentaedquis habet ea- dem (pecifica patura refpcótu dimerforü. . 44 Contra T sia icipon Gers n à argumenta probantia di 10n€ for- male M dr gradus metaphylicos . Tü quia admitla funda rali diftin&io- nc » adbuc efl talia , ná dittinGtio rationis rat iocjnata per boc diifcita diftünétione (o ka. | rationis ratiocinantis,quod illa non ad Ti- bitum noftri intelle&us poteft tribui re- bus, & inter aliqua conc.pi (zd neceffi- tatur intelle&tusad tales vel tales conce- pius formandos ex fundamento reperta in re, non fic cuenit in dittinctione ronis ratiocinantis ; cum ergo per Aduerfarios gradus mctaphyfici diflinguátur ratione cü fundamento inre , neceffarió concipi dcbét deterniinato modo,& nO ad libitü intelle&us noftri .. Tum quia ex 7. Met, 41. & 43. definitio dicitur per (c vna, quia vna pars eius cft per feactus , altera per fc potétia, (cd f1 ex noftro capite vna pars dicitur actualis,altera potentialis, & non,quia fic exigitur à parte rei,nulla ef- [et pct fe a&us, vcl per fe potentia , fed qualibet ciiet per accidens a&us, vel peg accidens potentia , quia nou ex fc ipfis, fed quoniam (ic à nobiscócipiuntur. TG quia vt arguit D'o&or quol. 1.P.qualis oc do perfe realis effet inter aliqua, (i eflent realiter diftin&ta, talis pcr (e ordo eft in» ter ilia,correlpondens, illi di(tin&ioni » quam habent, puta rationis, fi diflinguae tur ratione; (ed fi genus, & differentia e efsét à parte rei diftincta,neceffarió prior e(let ratio gencris, & vniuerfalior , ratio veró differentiz poflerior, & minus vni- ücríalis,& hoccx proprijs rationibus fot malibus ipforum ; crgo & fi ratione po« nautur ditlin&a (emper ratio gencris de» bet concipi, vt prior, & communior,non autem ad libitum n:; ftrum ; mai patet,ná ideo conceptus diuinz effentiz concipi- tur vt prior quam fapientia diuina ( quae per Adueríarios ratione diftinguuntur ) quia vbi ifta realiter diftinguuntur , vt im crcatis,eflentia clt priorjquam fapientia, & quz iiber alia attributalis ratio. Aliter teípond. sfl'umptum- yalere de dificientjs conftitutiuis vltimate fpeciae rumynon dc diuibuis communibus. Con- trà qualibet differentia hobet , vt fit diui- fiua generis, & conftitatiua fpeciei, fi e vluma;l peciei intima, fi non vltima, fpc* cici fubalternz,yt (eq.concl. dicem go.quaübe: ncceffario eri minus cómue 215,qUÀ genus, & non poterit nii vni fub alicrno gencri conuenire » non. «n, datur diffcrenua aliqua , qua fit diuifiva genez T Yo 5 m5 fas  Difj.VI.De Predicametisin Comum: ^.^ tis, quin ctiam aliquá fpeciem confliruat: hoc .n. eft diuidere genus.f.facere, vt id, cum illo addito vni tantam. 4$ Refp Run.d:fferentiam diuifiuam ü gcnere conflituere propriam fpecienr ,cá hoc tamé flat, qnod inadz- quate conftiwat illa genera. inferiora. , quibus conucfiit , vt fücceffio aduen;ens quantitati adequate conftituit. fpeciem quantitatis fucceffiuz , & quia cft com- tait illasinadequacé,ade'juaté tamen có- ftitauntur à ditcrenup proprijs vitimis. quaté conftituta per differentiam diuiti- gam qualis affi ematur quantitas fuccetfti- tia, vcté fe habct vt quid commune poten tiale ad quantitatem continuam,& difcre tam, per continnitatcem , & diícreuonem diuilibile, & cotrahibilead illas fpecies, Wt ad inferiora; & in hoc fenfu non difpu. tamus, quia effer diccre gencra inferiora habere füpra fe genus , à quo inadaquate conftitauntur, quod efl verum;vel non fe hibet vt genus fuperius, fed potius vt dif fcréria conflituens inadequate ex (c mo- tur, oti eft fpecies quantitaris continua fucccfliae , irauc fjmul cum continuitate diüidat quaritiratem in communi , & có- ftituat fimul cum illa viotum , & in hoc fcntu coincidit cum illa opinionn ponen tc differentiom vltimam nom effe vnam fimplicem differentiam , fedex pluibus «ombinatam, quam opinione ipfe 1: uuius «onfütat, X nc sconclaf. feq. nam conti- nuitas hoc modo non pcfftt e(ie ade qua- te conftitutiua motus, ficx aquo concur. tit (acceffio ad contra&tioncm quantita- Lo commani , & conflitutionem mo- itaut vna finc altera non fuffic:ar. Tà- dem principaliter conf.quia ficut in phy- ficisin fententia ipforum admittentium lures materiasdiuer(z.raticnisinceleibus,&(ublunatibus;nompoteft ma- teria caeleftis intormari forma füblunari mec (fublunaris materia forma aliqua coe- i proptet ordinem intrinfecam,quem inuicem dicunt , ita quia genus fc ha- | Yt rnatcria i| ica , & dificren- tia vt forma nictaphytica & vnum geras. "tfe eft alterius rationis ab alteto,nom poterit diuidi, & actuar: per differériam alterius «ris fed quodlibet petit propriam di" tiam,& hzc proprium genus, 46 Dicimus 4. quamlibet fpecic tàtm infimam; quà fubalternam non conftitui in proprio cíTe per plurium differentiatü combinatiónenr, & vríioncm , quarü (in gola alijs (pecicbus finr communes; fed fimul fumpta nonnifi in fpccie,qua con ftituunt, imeniaritur;(ed con(litui detet- minata differentia. fimplici , quat ita. fit ptopra illius fpeciei vt non fit alterius, fed cum ipfa adzquetur , & conuertaturz conftitui quoq; determinato, & certo ge nctc proximo , qued vnur crit, non ra; clt Scoti cit, &in 4. d.11.3.3. CC. vbi docet rerum differentías fumpliees ef Íe & in r.d.11.q. 2. C. vulehiominé per esos cp non folum abhis d;ftin- ui, quz (ub eodem g:ncre proximo có« Lage som , led edaà lapide, licét nonadz- quaté,& claré d. 8.q.3.in fine Prima pars dc differentia prob.ex 7. Met.45.vbi do» cent artem conftruenda delinitioms ait tandem dimdendo gencra deucniri ad timas differencias , & indiuifibiles. Tu quia quzlibct ilierum differentiarum: - ^ quibus combinauo 1lla coalefcit, Gom determinata ad banc fpeciem, cumquz- libet ponatür cxcddens,ergo neq ; cómum- étz poterunt dici ad hanc. (peciem: minat , Prob. conícq; pcr itlamc nacionem differentiz 1llg nomamittunt proprias entitates , quarum qualiec po- nitut indetermina:a , ncc per ibam come binationem aliquid de nouo aduen,t; ni vnio , quz cft ccípe&us quidam non has bens vim determinandi, (icut (i plura ge- ncra difparata (imul vnirenrur; ex il vnione non refültaret aliquod determi». natü, (cd c(fent adhuc plura radetermina- ta vnita, co quia talia inier ic, ergo in combinatione ditferentiarüm debet affignari. necetlánó aliqua. detcravunata diffcientia , qua conftwaror fpecies, & hzc ecteonuertibilis cum ipfa ; vt eue- niti combinatronc gcucris , & ditfzrene tit j €x qua idco determinata 1alurgit fpecies , quia & i genus üt quid commu, & indeterminatua; adeft tamen ip(a differentia determinant qx li non dc- fcrimiaret y quontumcanque vniceatuc, fiup quain cefaltarec( pecics . - 47 Hirecratio, quam fuse profequitur pa qual . cic. adducitur a $co. q.5 8. Poft. in oppoltü, quarens n. ibi , an quxlibec pars definitionis fit in'plus,(eu commu- nior,quàm d.-fiuitum, pro ncg iciua parte arguit » jud (i non cft aliqua pars con- crabliscam definito , non effet aliqua cau(4 , cur tota definitio conuertatur. Et fi diceretur, gy ex hoc, gy vnü additur alcc- ri,vnum per alterü dererminatur. Con- tra arguit, nihil additum alteri determi nat iplum ad aliquid inferius eo , qdód addicur , v. g. fenübile additum corpori nó determinat corpus ad hominem , qui eft inferior fen(ibili, (ed ad animal, quod &óuecnitur cum ipfo ; (ed (i qualibet pars definitionis eft coómunior dcfinito , nulla ipfarum addita potefl deccraiinare dcfi- . mitionem ad defiatum ; quod ponitur 1a- ferius (eu minus cómune. Deinde refol. uendoqueft.renet athicimatiuam partem; quando definitum pcr mulcas differentias circumfcribétes vItimam, nà. «na determinatur ab alia; & affert exem- plum de defiaitione reruarij, .(. quàd. ar numcrus impar: primus ,' quz definitio conuertitur cü tecnario ,& tamen i- bet cius pars eft communior üingillati fumpta, vt patet: quare ad replicam ait , verum efe a(lumptum dequalibet patte abíoluie,& ex (e,non tamen vt mutuo, & vicitIim aliam determinat ,& àb iila de- terainatur,vt patet in exemplo adducto, nam ly impar c(t differentiacommunis ad ternarium, quinatium, &c. ly primus cft ' indifferens ad dualitatem , quz ex alio numero non integratur , & ad tetnarii qui ett primus, quia partes ipfius no funt numeri , (ed ümul (umpta determinátur ad inuicem, nam ly impar decerminat ly Primus; vt ftet pro ternario , non pro bi- vario ,.& lyprimus detecmninat ]y impar adcernaciüm,;non ad quinatium;quarc ex mutuacoatractione fit cotam conucrti- bile cum definito , ^ Haceadem do&trina poteft refponde- — fi ptobation: Mus qnod ex mutua có-« combinatam , fe tra&tione differentia ille & a nc cun fpc- o Que IF. Dc diuifionib. évregaliscfotepredic. $45 cic cóuectibiles;quauis (cor(im accep: e in plus c hibeant ; quod potett con aM ni exemplo quantitatis permanentis cti- nuz , namha differenti pecmancacia .(. & cóxinuitas ting;llazim 1a plus(c habét;  permanentia.n. potefl conuenire quan- titati difcretz , & continuitas quantitati facce (Tiuz, at vt adinuicem determinan- tur, & combinantut , conacttuntur Cg peremnentiquantitate coatinuà, —— 5 ..48 Sedaduertendum,quód Scotus ibi dittinguit de differécia , quo. alia fit fe, & eísétialis, alia per accides, & accid talis ; de prima ait , quód eft cü propria fpecie cóuertibilis neceísarib , & probat ex Arift.z. Mer. 41. & 43. vbi ait , quód * fuficit definite pec vIrimam differentiam '*cuta genere , quia vltima jàcludit totam f'ibitantiam defifiti: de 2; concedit poffe fcorlia excedsoe dzfiaitum, fcd couiun- Gim conuerti ; figaüm. euidens doctrina allatam no c/Te vniuerfaliter veram, & de differentijs ellentialibus; aliter n&àropor- tcbat diliingacte, & diuer(imode decide- fequa (icum , quapropter coacedímus éc nos,quando vltimz ditfetentiz nos latet, ero A accidentia fimul combinata &icumtccibere naturam fpeciei deBaitio.. ne dcfcriptina', non quiddicatiaa; (icut cü volumus fignificare aliquod ind.aiduum inpatticulari, circumfccibimus ipsü per x. accidentia excriníeca , quz timul colle&a ia ipfo tantum reperiuntur , (e- oríiq vecó in alijs; at à di(tincte, & pro- priévellemus ipium fignificare , oporte- rc attingere. differentiam indinidaalem, qua vna eit, & (implex, non plures; ra- tio. verà difparitatis cíE;, quia ad defini- tionem accidentalem de(cripriuam fuff- €it , vt partes illa aliquo pa&o vniancur y at in definitione quidditauua, quia hec explicat vnum per fc ; quz ponuntuc in definitione, debent ctiam fc habe- Fe vt per fc vnita, quod non fix, nili cu vnum (cbabet; vt per. fc actus , alte- rum, vt per (c potentia , quod nequit reperiri an illis diffcrentijs in vnum com- binatis , ergo 1mplicac differentiai con- ftcu:tuam vmus fpeciei cffe ex pluribus i düinplex ; & d.tecmie * natz eie dcbzr. E Eeedore VU 4 — 49 Quod EN t wN (x x To E 49 Quod verb illz differétiz nó pof- fint mutuó fe determinare, probatur,im- plicat idem refpe&u eiufdem effc fimul genus , & differentiam , namquarationc effet genus, eflct per fe potentia, qua ta» tione e(let differencia , e(fet per (eacus , quarc fimul erit in potétis,& in aóu for- mali; ergo implicat illas differécias inter fe determinari; Prob.confeq.quia fi con- tinuitas v.g. per fe coar&taret permanen- tiam,cui aducnit,iam effet iptius differé- ti2, & a&us , permanentia veró fe habc- bit vt potentia; & vt quid efTentialiter dc- terminabile , & per coníequens effet gc- nus; in hoc .n.cófiftit ratio generis,quod fit quid cótrahibile per aliquam aliam ta tionem effentialem fupcradditam tanquá uid contra&iuum , € actualc . Dcindc 1 continuitas eft effemialiter à permané tia determinabilis,iam ccit genus, & pcr- mnanentia erit differentia. Quibus acce- dic, quod vcl ex ifta combinationc diffc- tentiacum rce(ultat vna per fe differentia totalis,& adzquata, vel non, fi (ccunad, terca inquirimus ab Arriaga, quomodo alia genera dicütur adaequata, quorü vnü uin poteft We Ud $44 Difp. L.De Predicamentisin Conmi; - (pecicicóuenice, & aliainadzs ,— quata,quorü duo, vel plura poísüt ad(pe €i€ coftituendà concurrere, an.fiex M v. 4 prianatura (íotadequara, vclinadequa- — ta,an veró vnüdicitur inadzquatum ex — concurfu aliorá, reuera tá in (e Meo, J quatü, (i (olü cócurreret. Si hoc alleratur,vana ett ifta diftiXtio ; gp fpecies poffic in duobus generibus imadequatis re. periti,nó veró adz juatis,qua Arift, expli. cat ; dum ncgat diuerforü generü ag (üb« ordinatorü cafídem cíle (pecies faceret n.hunc fensü ; fpecies non poteft eífe fub duobus generibus adzquatis.i. 6 elt cm. (ub vno gcnere, nequit tunc e(fe füb du bus,nà iilud dicicur genus ade quatü,quo« fc (olo conftituit (peciem,quamais poffit cum alio concurrere ; qua eft eidicula 2» expotitio . Si dicatur primum quia illa.» genera poffent (eparari, nam a&us , qui ex motiuo obedientig , & rel;gionis elici tur,poterat ex folo motiuo obed. Cuz fie 2 s 2 V ri,iam cffent diftincta cealitec , & confes Me ergo erunt] quid accidétaliter aggregatü: quenter nonpoílent vnamperfeípeciem — ——— vnde ncc vnam per fe (peciem poterunt conftitucrc"; fi primum , preecerquá quod talis eflct (pecics conftituta, vnde nó pof fet poni differentia alterius confticutiua , adhuc tamen ipía poneretur differentia 1s adaequaté conflitatiua illius fpeciei, Ex ifta doctrina impugnatur rcípon(io Ar- . riag.ait .n. (peciem non pofle conftitui cx duabus differentijs adzquaris , fed be- néex Unete Nam quzrimus ab ip- fo foe o iflz differentiz concurrüc adcottitutionem ynius ada quaue diffecé- tiz, non per aggregationé,quia mon con- ficcrent vnum per íci, fi per cópofitioné , ià cedit argumenti factü, pro cuius fola- tione, Ponc. cit, valde laborat,;& tandem ad diuerías recurrit confiderationcs . $o Sccüda emis concluf. eft praccipud cotra Arriag.i& fequitur ex dictis , i. .n. fpecies nó nili ex vnica diffcrentia cófti- tui pót propria, & adzquatay& hac düta- xat vni generi pot conuenire; tà qualibet Épccics cx vnico genere proximo , & vni- €a differéuia decerminatis)& ceris, ficuc rminatá, & certá habct entitatem,S& non cx noftro capite, erit cOftituta, Pra- con(titucre,mfi phyticé per modüadus, | Rm & potenciz facerent compoutioné,quod eft tilíum, Tum quia genera ill, uia fe» cüdum iplum habé: proprias differen:ias, quibus contrahuntur , conttituent pro» pr.as fpecies inadzquatas , & tic pocius actus illa effet in duabus. fpeci ina- dzquaus, quam in vna (pecie ; quz (ub duobus inade juatis generibus cóciicatur, Ex his patet fenius fecunda regula an» tepra dicam.nam fi cft (crmo de d.ffcren tjs cft itutiurs (aperiorum generum, lic p«r gencra non fübalterna ncceffario in- telligit Aritl. genera , quz nec fub aliquo communi tecuo conunentur , fed in di- ueríis funt praedicamentis , & per (übal- térna,qua: vel ad (c inuicem , vel (ub ter- tio (ubord nantur. Si veró erit (crmo de differentijs diuifiais& maxime de diuili uis generis proximi, tunc per (aübalteraa debcat intelligi, qua ad (ciuuicem (ubor« dinatur pcr non fübakerna etiam » qux fub cominuni teriio continentur , cuius diuifiuz diff-rcatig non potlunc illis ge» neribus cífe conmunes; & reuera hic vi- detur [ P TOURAN RM 00000 CMM MP PRDPRREPEEE X tuns diuerfoe funt fpecies, differéris E n non d e diuerfis ^ etidug tur przdicamentis , non poflünt haberc Ípecies communes;(ed neq;illa fub com- muni tertio contenta cx dictis in his cócl. . $oluuntur rationes in oppo[itum . $1 Ontra cóclaf. vrgetur, quod eedé m fpecies poffint eife in diuerfis pre dic. & coníequenter etiam ezdem dií- ferentiz ; nam corpus e(t in gencre (ub- ftantiz , & quaniitaris ; igura cftin gc- nere quantitatis , nam per fe con(idera- tur à geometra » qui folas quantitates coníiderat , & eít eciá in predicam. qua - lit. doplum , & dimidium fünt quantita- tes , & relatiua , ende (imul. ponuntur ab E Ariftotelicus f'enfus;pracipué fi le- Actilt.ia vcroq: predicam. fic fimile, &. diffimile fant relatiua,& qualitates, mo-  tusex H Phyf.cft in tribus pradicamétis. — Relp.5co.q. 10. prz dicam.neg.afium- ptüm , nam corpus inratione corporis z-u'uocé dicitur de corpore füb(tantie , & quantitatis , illad namq; eft (abttantia capax fuapié nitufa tring dimenfionis: , hoc vet eft iplumet cina dimenfio «. Fi gura poteft accipivel pro fuperficie figu- fata , & terminata , & fic ett quantitas, Vel pro ipfa fizuratione , & terminato nc , & fic eft qualitas , vcl faltimhabet inodum qualitatis, vc üoloco dicemus. Duplum , & dimidium, zquale, & inz- qualc formaliter fumi. fj mpliciter rclati- uajfolum fundamentaliter in genere quan titatis ,quatenusiptorum fundamentum eft quanttas;pariter (imile,& diffimile , quorum fundamentum eft qualitas . De motu autem diximus difp. 15. Phy, quod non e(t dire&é in predicamento,fed re- - du&tiut in przdicamento (ai cermini ; cü non fit re(pectus (impliciter realis . —.$2 Secüdo cótra alias concluf. argui- tur authoritatibus Arift. nam 2. Pott.c, dd definiuonibus poni debere plu- res differétias, quarum qualibet excedat dcfinitum;fed (imul (umptz cum illo co- ucrtanturs& adducit exemplum de ;d« fi- pitione ternarij , quod fit numerus impar primus ; qua reguli vfus e Porph. c. de dif£. & c.de commit. gcn, & diff, dum 4X MA " — Qual IV. De dinfnil. cpoigalie/fitpralie 345 definienslhominemdixit e(Te animal c1- tionale mortale,quz daz: differenti - mul fumptz conuerruntur cum homine » (coríim vero excedunt ; Tumquia 2. d part. Ani.non admittit cot diffecencias vl- timas,quot fpecies infimas; Tam 3. quia 1. Top.c7.&6. Top. c.3. docct diffz- rcntiam,que definitionem ingreditur fj ciei,in plus (e habere, quam (pecies . fà 4. quia 6. Top.lec.«1.& 4. Top.locart. - -ait genera (ub communi tertio.contenta non effe inconucniens habcrc commu- nes (pecics, & differentias ; qua rationc quamuis animal diuidi (oleat pec rationa« le, & irtationale atramen 7. Mct. 43. ip» fum diuifit in habens, & nou habzns pe- des;& hic c.4. in greffibile,aquarile , Sc volatile,tignuw euidens diffzrencias non neceífarió conuenire certo geacri , fed ad libitum fccundum noftram concipicn di modum, modó vni;modó alteri appli- cati potl'e;quapropter non implicabit cá dem differentiam effe communem | plu- ribus generibus ,& candem fpeciem fub pluri bus generibus contineri. Refp.cx Sco.q.58. Poft. documentum Ari(t.obíeraandum,cum vltimz d:ffcrea tiz nos latent, quz circumícribi debenc per plurcsaccidentales, vt diximus in.» probat.concl.& quia Porph. putauit da« ri animalia rationalia immortalia, idcir- co defin:uit homincm per morale, vt fic circumfcribens vIrimam ditferéuiam ho- minis ipfi 12notam. Ad z. ibi. Arift, pec differentias vltimas intellexit accidenta- les,quibus vuimur loco effentialium,quae veré excedunt, non etfenciales, de quibus loquimur. Ad 3. ibiloquicur Mibinten- tijs. med:js,aon de proprijs , & adzqua- tis (pecicbus Ad 4 intelligi debere illa loca non de diffetentijs edcntial bus, fed accidentalibus, quoeníu cadem fpecies poterit cíle fub diuerfis generibus,in vno €ficntialiccr, in alie denomipatiué, & ace cidentalier, vt mox dicemus. —— $3 Teruo ad idé arguicuc multis exé- plis;Corpus.n. dniditur in viuens, & non viuens, & tamenvjuensreperiturinArtegelis;Qrutascontinuadividiturinpetmancnicm,&focceffiuam,quedifferenUgrepcriüturinquanutareStmHAus&$346..Difj.^L.DePradicámeptisin(ommwi.bitusdiuiditurpernaturalem,&Küperna.turalem,perntelle&ualem,&moralem,&c.quedíffetenuzconuen'unt.et:ama&busintellectus,Potentiacogno(citiUadiuidituriocorporalem,firituale, ug dif(ccentia competunt etiam poten- Ur appetitiuz. Bipes eft differentia vo- lalis, & greffibilis. Incorruptibilitas «onueni: (ub (Lantiz corporcz.f.celefti , & incorporez .. Pra&icum , & fpecula- tinum funt diffecentiz (cientie in com- muni, & eidcm a&ui (cientifico poffunt conuenire .. Prudentia eft (ub genere ha- bitws,& (ub genere virtutis moralis. Idé actus moralis , (i fiat ex dupl:ci motiuo duarum virtutum , vt charitatis, & obe- dientiz , cx equo mouentibus voluntate erit (imul in illis gener.bus. virtutum cf- fentialiter ;non.n. effet maior ratio, cur wna (pecics fit illi a&ui effentialis,& non alia. Przdicariin quid  & in quale (unt differente diuidentes pradicabile in có- munis& vtraq; conuenit ditlerentiz cer- &i0 prz'dicabili,quz in quale quid przdi- catur; Propofitio affirmatiua diuiditur án veram,& falíam, qua differentiz pro- pofitioni negatiug quoq; competunt j & ' multa alia pofícnt exempla adduci. Nea: dicas (ait Auería) cum differentia ma-; 85 patet , quam genus , yel fpecies non debere na intora latitudinc (ed in fen- fu magisaccomodaro , & determinato . làm vcl. ifta . minario prouenit cx nfort:io generis, & habetur incencum, Lin fe (pectatam diffetent.á eile ad plu- ra Erosr eO orti ex Aqua ra- ione incláfa ia conceptu talis d;tfcrétig, Bebe efcHilanyais detenta ia ; Vsg. viüens, vg: copas pur cii poo jus Y corporc. —— p-differentiá emper refcinge- i $4 .re genus, & monitum eft in metaphy fi- €a dicerc gerius etiam reftringerc diffc- rentiamyquanquam id|coacedat Auería ; quare cum Ai gira: addita generi vide tur cx vi nominis plus extendi,non debet . fumiin tota amplitadine, vt nomé fonat, . fcd (ub ratione magi propria , & deter- minata; licét indigcamus oominibus (z- Eun determinationem exprimenti- 5j. tationale diuidit animal,& (cicn tiams& attamen virobiq;(amitur difforz miterz al.ud exemplum addacit Arift, 12. — Top. c.13. nam acutum conuenit quaus — | tita: q'ita darur angulus acuus, Xquas — — litati, f£. voci acurz . nontaneneft eas — demdifirenta. Necofliciquodvox, — — & ansu'us finc diuetforum pradicamens —— | toram,ficuraaimal&(cienta,namprzs —— — cipue in (ententia Aucríz vnum ptzdie —— caméntu.n poneatis , hzc generare vera. — fe habebunt vc duo (ub communi tertio. — - contenta, Noncrgocílcadcm differeas— | tiahic, & ibi , quamuiscodennomiüe. — appellata,vel ti eft cade m,non erit. e(fca- "PEE tialis;(cd accidentalis: »cr quod poifet ad omnia illa exempla refpon cad im- pugnationem dicimus nunquam differen . tiamà genere detecminati , fedex (c des. terminatam effe , quia ralis eft natura dif feceatiz, vnde negamus, yt à genere prae«- fcindit in plus fe habere tuac. — p concipitur , non et di renda is ge^.!iLaneri$,(edconceptusalteriusshinc prelbag — — ad (ingula exempla re(pondere. bf "D $$ Cücorpus diuid:tur in viuegs , & E non viuens , ly viaens non deben id. MN tora (uaamplitudine,fecundum quam ét — — — conuenit Angelis , (c4 fumi debi p. DUM. animato, quo (en(üunonexceditcorpus; — —— fed illad retkcingit.Qisanutas có d nua - j i €um diuiditur in perinanentem , & fuc. E ccífiuam , item & di(cceta » pecia , * & fuccetliuum vtrobique non eodé mo- : do (umuntur , licét idem nomen id (igni- 3 ficare videatur quicquid reclamer. Auer- Z2 faiprzterquam quod hzc-eft diutfio ac- z cidentalis,aar vt (uo loco dice;nus , fpe- : ' cies quantitatis [anctancun tres,liaca, fa »! perficies.& corpus . Habituum differen- 2 : tig a(figaatz quz (unt accidcatales,con- . ccdímus actibus conuenire , non tainea eentiales qua diuerfx fuot in adtibus , a & hibitibus; quod przcipaé imnotefcit ; - quód alio modo inteliectualitas ; velía- 4 pernaturalitas explicatur in a& ,. & in E bhabitu,nam cum ex noltra igaorantia pe-- netrarc ne(ciamus. vltimus , & proprias rerum diffe rentías, fz»e adiing inus ge- neribus quaídam difiecentias! cominu- niotes, quas poltea per aliquid. aliud ic- fringimus j fic rauonileimportare vis | "Ww v TOTEM detur : liquod comaune Anzclis, & ho- . mmimbus , circumfcribit ramen nobis ali- quid homini peculiare , per quod ab An- ge diftingaitur,vt docet Scor.2.d. r.q. Idem de differents potentiz dicen- dum. Bipes cft accideni. Es differentia : Tncorruptibilitas celi eft diuerfz. ratio- nis ab inco:rujxibilitate Angeli; ficut ra- dix elt diuerfa in ccelo , & in Angelo . Pra&ticum,& fpeculariuum numuá. pof- —." funt eidem actui conuenire, vcHabitui. , «t fuo locooftendea:us. In prudentia ra- »' .Homoralitatis e(t accidentalis , cum di- — . eat denominarioncin extrinfecam ex or- dine ad voluntatem prouenientem, vel fi dicit rai enem pracbci , quia prudentia €ft regula dircétiua operationem volun- tatis,iic eft iph eífentialis , & habi:us in- telicétitüs cft gradus genericus fobfe 5 contínens tamquam fuba'ternas. fpecies hibitus practicos;& fpeculatiuos . Actus ex duplici motio el'citus porius etfec in dujlici (pecie inima, quàm fub dupii- . €i gcnere; idco dicimns , ft mouua funt - fübordinata , ete invna fpecie centia liter,in alia accidéialiter, ti ex aquo mo- uerentyn genere phyfico edet in vi rer tia pecie mnominatayquia à mot iuis fo- lum exttinfecé fpecificatur actus ;' non ' intrinfece ideo non fequeretur duss dif- fcrentias fpecificas imul. vnam fpeciem con!Lituere jm gebcere monis , vel ide. di- . cendum vel quó-l nonimpicat , quia rà- - tio moralitaus eft extrinfeca. denomina tio ina&u , non quidefientiale. Fradt- cari in quid, ecà praedicari in quale di- füinguitur,non tignificat pradicari císen- taliter, quomodo diffcrentiz dicitur conucoire;vt difp. praced. diximus. Tà- - dem veritas,& faliitas; vc! non funt císen tialia przdicata propofiioms,vel ri funt eifentialia,veritas timé, & falfitas viriuf que erunt alterius, & alterius rationis « e 48 Quarto cx codé Aucría,quód mon neceflarió differentia detetmimatum ge- ^: V nip rep " s ex Aritt.2. Met. 43. voi 5 i- catis c(sentialibus. CA aie est T fub: fiantia yquo namque modo imtelligere eportet poc quidem prius tllud vero po- erint Tum 2«folet genus hominis a[-& «4 " Quaft-IV. "De diuifionib. eo regulise-Antepradi. — $47 figmari anirfial ;, ditferentia raitomale ; at zqué bene potuit affi gnart fubftantia in» tellc&tualis, quod cft ipfi commune cum Angelis , & deinde ditfcrentia poteft a(z figaari vel corpoream , vel mortale , vel ditcarfiuum, Infüper corpus animatum ponitur genus amimalis,feu viuens,in qua conuen;t cum plantis , & diftert ab An« gelis,st aqué bene poceft affignari viueng cognoícitiuumyin quo conuenit cum An- gelis& differt a plaris,& ditfzrentia erit effe (enfitiuum, vcl corporeum, fübttan- tia modó diuiditur. immediaté pet «ors poream , & incorpoream , & (ubttantia : corporea eft genus, juod diuidituc in vi« uens, & non viucos; voi viuens fe. habet vt differentia, fed pariformiter diuidi po* teft prius in viuentem, & non viuentem y ac po(tea viucns in corporcam , & in in« corporeá,vbi vines eft genus, císe corpo- reum eft differétis,ergo nó plus vna ratia e(t ex natura rei prioryquam alia, & cum uodlibet icc s diuidi pluribus mo dis immediate T ibusctiam modis 2e« nus,ditferent'a defjgnar: poterunt, & co- dem fcre difcurfu vtitur Ponc.cic. Refp. ad t. exSco-4.d. 114. 3. C C. 'ex hoc loco mon colligi, quod non fit per fc ordo n icarís e(lentialibus , nam immediaté ante voluit ; gj fi. eft nagatio - addendo in definitione priorem di tiampofteriori, q» pari róne erit nugatio é conuerfo addendo poltertorem priori s puta fiue dicatur homo eft anim róna- le (cnfibile,vcl sétibile rationale, fempep committitut nugatio,non . n. fubiungit s cft talisordo in lübftantijs,.i.in his, quae percinenr ad rationem alicuius definiti uam; alius; vel alius ordo tollat, vel fa« ciat nugationem;ncgat igitur ordin non in predicatis inter ie, fed te[pe&tu nugae tionis inferenáz, vel tollenda. Ad 2. zu bene a(I gnari genus hominis füb flantiam intellectualem , & differenriam. elle corporeum , vcl mortale, quia de ra- tione differentiae cftminuspaterc,quàmgenus,cumfitcoatractiua;fiigitur€or*.porcum,vclmortaleponetditierétia,tuncrónediffcrentiaecumplucibuss«dfalumnoncumpaucioribusconueniarct,quamrationegenerissnamiperenutEwÉMEELLEL.$48£onueniretfolumcumAngels,perdifferCnt;amcüomtiicreaturacorporea:difcurfinum veró alfignari nó poteft, quiaAngelus etiam eft. difcurfiuus in fenten- tia Scoti , & cadem ratione non bene aí- fignarctur vinés cognitiuum genus. pro- ximum animalis ,corporcum veró , aut mortale differentia; Neq; fubftantia po- teít prius in viueotem , & non viuentem diuidi, quia ficut in Angelo prius cft effe fpiritum,quàm viuentem,& viuenté,qui intelle&iuum , quia Ipiritualitas eft ra- dix vitz intellectualis ; & in his infcrio- tibus prius cít effe cerpus;quam tale cor- gpus.(- tim plex ,vel mixtum, aut animatü 5 ita immediatiusd uiditur fübftantia per corpoream, & incorporea ; quàm per vi- nentem,& non viuentem , & vniucrlali- 1er loquendo ctfi concedamus hac .& 6- milia exemplayquz pro fe adducit Aucr- fa; non tamen obiíta negobimus cfle or- dinem naturalem inrer. prz dicata cífen- aialia,ícd dicemus hàc ipsom con. tingere, quia ifle ordo nos latet - ^am ad idc vna, & eadé fpecies potcft cilentialiter conuenire, vel in vna, wclinaliazatione cum varijs fpecicbus , & ctiam varijs rationibus ib eifdem dif. ferre,crgo inxta has varias cóuenientias , & diftin&ioncs poterunt varia pra dica- ta cíientialia progencribus , & diffcren- atijs fingularum fpecierum conttitai , Tá z.per cundem gradum corporci. v.g. d:£ fctt homo ab Angelis, & conuenit cum «mni creatura corporca, ergo ide gra- dps apetta dinetforum crit genericus , & differ ga rci di ffcrentialis, ergo non crunt ex natu- fa rci diftincti, & determinati. Tum 3.1n- acllectiuum ip bia dicitur de bo- minc, Angelo, ergo poteft poni gcnus AIST-VT.ATI -— | ÉBatienem eoridem m particulari, Q7 primo Difp. V I: De Predicamentis in Communi tia intelle&ualis continetur immediatd fub corporc ; & (ub fpiritu , & (ic cadem differentia ad plura genera fpc&tabir; aut non continetur, & (ic quia eft communis: homini ,& Angelo,poterit diuidi per cor poream , & incorporcam , quz | tig nunc ponumtur diuidere fübitantiá in communi , ergo nullus determinatus. or- do reperitur inter pdicata quiddiratiua . $8 Refj.ad 1. coccd.totü,fed hincnon fequituc poffe indifferenter. ex hac , vel illa ratione genus, & differentiam (umi y. nullo ordine feruato,imó (icut ex ratione — cóueniendi vt tic (unitur tatio geaeris y & e LE diftinguendi vt fic rG diffe reiiz, ita ex rationc coueniendi vniuere falioti,feu cà pluribus (üumitar genus ma gjs remotumyex ratione conueniendi mis nus vniuer(ali fumitur genüs minustemo tum; & fimiliter ex rauone minus dili &iua,(cu qua alijs conuenit à conflituto, Íumitur differentia magis remota , & ex magis diftinztiua , & paucioribus con- ucuiente diffcrenria magis propria. Ad - 1. concedimus ctiam geous dilinguere — conftitutum ab his,quz nó (unt (übcod&- gencre»fed negamus ob id dici poffe diffe rétià, quia hec dutinguitur illud ab his, süt (abeodé gencre» Ad 3. conceptus illc Có:s nó effet proprié genericusyquia non correfpóleret à quse re; rcalitas generi cayquia hzc nó eflet diuitibilis per e rcà, & fpiritual&, cum bz differenug fint priorcs ex propria natura , nam incorpo« Ycüá, feu fpirius cft radix. intellc&ualitae - tis, quare i(ta nata cft aduenire fpiritui nó é contra; & intcllcétuale cóueniés homi- . ni; & cü corporco cópoffibile nó citintel Icétuale in cói fcd corpori proportiona- tü, & illios informatiuum , quod Angelo non competit. Pcr hoc patet ad vitimuwn. O SEPTIMA: Dc "Predicamentis im particulari , cov primo de abfolutis.o abjolnta [S Tralietione "'Pradicaneniorum in Communi gradum. facimus ad tra« €onfideranda,quia bat ex naturarei praecedunt fL raises rc[peti- na5vt potà,qu& fundantur, rm ipfis, identitas m : De bis aem Pradicamenis abfolue — qantitate, Pm itinde in gualitatesvt i —— nbflantia , «qualitas im z COTURCOUPUERI- m————— o (DM (o- OCSCUOHERBAQR-GesgU -— c - JGBTEEUN uo T €--—-M—Rw-€— Quafl.I. Be generalis.Predicars.[ubfl. ,dét.T. — $49 tis ea folum ip m^ qua nece[Jaria [unt ad eorum coordinationem conteteas dam , in boc .n. en[u ad Logicum pertinent ves.n. ipfe e fiet C e vt d tali ordine prtcifa, [petant ad alias facultates ,vnd3 de. fabfkantia , C^ ac- cidente , »t fic, agitur in Metapb. de quantitate agitur in Pby[ic. trai. de Contt- nuo ad 6. phyf. de QV£5STIO I Dbesubflantia. | 1 Vre premittit Arift.defce- dens ad predicamenta in pac ticulari fabftantiam cereris accidentium predicamcetis , cü ipfa fit fundamétü,& caufa omniüac- videt ü, eaq ;pcedat tépore;natura,& co gnitone ex 7. Met.cap.1.co tf modo;quo expltcat Doct.2.d. 3.9.4.füb B. Nos igi- tur quoq: ceadé de cauli ab ipfa exordic- fnor,vbi notádü hic fübftáuá nó (umi in illa amplitudine;per q excéditur ad (igni ficádà natara ,& effentia cuiufcunq;enris, quia lic etidaccidentibus conucnit ,. (ed prout ab accidéte condiftinguitur & cü €o adquaté diuidit ens reale, in hoc igi- tur figni ficato inftituituc queftio de fub. flantia, quamtibus atticulis ab(oluemus. ATYWTICVyDpws tL De generalifimo buius pradicam. ac £ius fpeciebus. 2 (C Vbfttátia,vt lic de ca loquimmr;pót fumi trifariam,commaailfimé , có- munitcr,& (trice; primo modo lübftan. tía dicitur omnc illud ens, qd ett. pcc fe, fiué per fe exittic; & non mn alio pec inhz rentiam, fiué a&ualiter, fiuéaptitudina- liter;fiué talem effendi modü à (e habet , fiué ab alio; & in hoc fen(u cóprchendic De fubftàtias crcaras,t& fimplices, quá cotmipofitas,& pattes eat ; tameííentia- les,Q integrales; vt Scot.docet q. 1 5. Prz- dicam.& 1.d. 8.q.3: l'cét.n. forma fit in materia, & pars intcgralis in toto , nullum tamé horü eft in alio, ráquà accidés in íu- biecto; quia inbarere conuenit anui lli, quod nó e(t per fc actüs,ncc facit vn per f: cum (ubiecto,cui infidet,vt Doétor no rat qtiol. 3:$.& quol.9. A. & hoc modo f'abítantia nc jici à (ublando , quia Deus in hoc . eft (ubltanua, & tame fpeciebus qualitatis egitur in lib. de /gmim. ci. de'wen. nulli rei fubeft, nalla accidemtia fufcipit, fed dicitut (ubftantia à lubtiftédo.i.à pec fc ftando ,'& non in alio ad modam acci- dentis, & licéc ifta per(citas efl'endi- ex- plicaci foleat per negacionem effendi in alio ad inflar accidcacis, noneft,quia for maliter in tali ncgatione contiltat, vceft communis omniü (cn(us cotitra Soncim. $ Met.q.r4itum quia ratio pet fe cxitté- di, vt conftitaic (übftantiam , & eamabaccidentedí(tinguit,cftratiopotitiuzs,ficutfübfantia,vtficeftentitaspofitit3,vtaitDo&torcit.quol.3.tàiquiavai»uerfalitecnullumensrealepoficiuutspotCltin(uàcilentiaconftitulperfolammegationemi:tumtádeinquis;vtdocetDoQtor2,d.5.9.2&.Coniraifia,nilulfimepliciterrepugnatal;cuientiperfolamnegationeergoinhzrcotianonpotettfüb- ftantiz repugnare per folam negationem inhztentiz inip(r cepertam , fed potius per aliquod pofitiuum , inquo fandacuc talisnegatio , ficut ncgatio hinnibilitatis in homine fundator in rationalitate ; igi- tur petfeiras fubftantia explicatur pef ncgationem inharentiefolum;vcluci pét quid cócomitans,qua de cauía cam. enu merauit Arift. inter (übftantiz propries tates,dicés efle commnne omn: fubitau- üz in fubie&o nó effc ; & fubftantia hoc prímo modo fumpta fimul cumaccideace membra funt entis tranfcendenter s üptia 3j Subitàtia (ccundo modo fumpta .(C communiter, cft quodcunr, ens parte! rfi fej& pec fc exiftens, & noninalio - modü accidcnus,nó ran € à fcyfed ab alio. & in hoc icniu tubftanua fimul c. acci- déte diuidit ens finitüy lmitatüs& come prehendit ompé tubftantiá creará , tà có- pletam, 4 incoiplcia, cam fimplices ; q. cpmpolütas,á parces cac, tàm C lcs, inicgcales, vt notac Scot. cit. qa 9. A. & lübflantia in hoc fepfuyeon [a] a [übi.ficndo [ubíitátia aiciuui jverim etia à fabítando , quia cis (ubllantia iae 4 * institu adi $56 fübfl are potcft alicui accidenti , vr docet Scot. cit. 1. d.8. q. 5. F. má ramen vt fola ratio fubfificndi y vel pcr fe exitlend: dit eticntialis ,& primara ,ratio veró fub- flandi (ccondzria , & concomitans , quia fubijci acc'dcnibus non clt prin: , quod inucnitur in (obfiantia, prius .n. efl r€ ia fe clle. quàm alijs (ibefie , & non idco fubftantia pet fcexiftit,& conüftit quia accidcnübus fubefl, (ed é contra ; qua. dc caufa merito. Arift. rationem fubftandi inter affc&ones fubflantiz connumera- uitycam dixit effe fufcepibilem contra- riotum,quod cft poffe fubflare acciden- tibus,intcr qua contrarietas exercitur. ^. 4 Tertio tádem modo fubftantia dici- tüuromnc ens infe , & per fc exiftens (li- «ét mon à (c) prout per fe e(fe excludit non folum inhzrere , & inalio effe per modum accidentis, verumetiam vt exclu - dit cflc in alio, vt pars in toto, vcl in alia cóparte per modum informátis, vt Scor. notat quol.4. M.& in hocfen(u compre- hendit (olum fubfiátias creatas copletas , 1àm fimplices,q compofitas excludendo mo earum;tà e(lentiales , quà intcgra- $, inquo fen(ü (obQátia diuidit ens fini- tum deícendens in decem praedicamenta, & dicitur ubflantia tàm à (ubfiftendo,q à (ubfládo potiori quodam modo , quam fubftantia communiter di&a , quia fub- ftamia cópleta magis dicitur per fe fub. fifterc,g incompleta, quatenus excellen- tiori modo in fe, & per (e exitlit, q. illa , & magis etiam dicitur (ubftare,quá illa , ia proprium fübicétum accidentia eft ftantía completa, vt dicimus in I hyf. juxta hanc triplicem (ubflátiz acceptio- nem epe folet effe opinio de genere, » generali(Iimo huius przdicamenti, f Prima opinie cóítituit genus fupre- mum huius przdicamenti fi ià com- muniffimé fumptàá,vt in eo é Deü ipfum reponant , ità Naim omnes Greg. 1.d.8. q.3 "Gabricl ibi , & Rubion. q. 1. art, t. & art. 3. Maior d. 8.9.2. Marfil. r. 12,art. 2. Baccon.d.8.art.2.& 3. Bonet. lib.1. Theol.Nat.cap. 1. & lib. 2. cap. 1. 2.& 3. quibuscx parte fauent ex Tunio- ribus Auer(a q. 17. (c&. 3. Hart. i. Met. "Difp. VH. De Ptedicaritu:s in partic, quam n £5: caotar Au&oresifti , De&. inpre dicimcento non conuneri,vt de fa- €&o cit 1n v/»; aiunt tame». polle contli- iii in prz ticamenro fübitantiz , (i fub. ftantia ità amp!é tumatur , vc omnéfub- ftàrià compleétatur crea:3, & increatam pizcifis imperfectionibus quz modo adinueniuntur in przdic»mento fubftan- Gg . Add r Hurr.g» i1 cófticai nequit pras dicamcotim tubttantiz,(ub quoc creae turis cont/nearur Deus , omninó tamen potíc, ac debere conftitui przdicamentü fubftanriz incceatz diftin&tü à predica- méto creauge,nà &r Deus habet ferié pdi; catorü ordine collocatorí, eft.n ens. fab» ftantiale, có; lecü fpirituale eterni, &c. Sccüda (cotentia genusfapremam hu- ius predicamenti conftituit (übftantiam communiter fumptam, vt in icamen . to recludat ctiam partes (ubftàniales , fi« ue cffentiales , & phyficas , vt fant mates ria, & forma;fiuc int » Vt caput 5 manus, & pedes ; itaden(iffe videatur ex Grzcis quamplarcs Ammonius ,Simpli« cius, Boctius ,& alij , quietiam differene tias (ubftantiales per fc sn hoc pni mento, ac dircété pofuerür, pro qua fent. citantur etiam Holc. 1.4.6; Venet. 4s fuz Mct.& Zimar.:n Theor. — — Tertia tandem, & communis fent.cone flituit füpremum genus huius przedica- menti fübftantiam tertio modo fumptà .l.creatam,& finitá,vt exc Deus , & completam , vt excludátor entia inco - pleta , quz reductiué (olum ad przdica- mentum fpectant; Verum eít non dcfuif- fe, qui generali(fimum huius przdicam. adhuc magisr cftcinxcrünt afferentes (o« lam ubftátiamcorporcam effc íummum genus , vt Angelos excluderent ab hoc pradicam.vt Plotinus Engad.6. li. 1, c. 2. A lberr.trac. t. przdicam. c. 7. 4&gid. ibie dcm, & quol.1 q.8.& (eg.Honorat. hic. Imó quidam hoc fupremum .ad- huc magis coar&tarunt ad (übndnciam corpoream corruptibilem , «t'Coelos ex« cladetent , & tribuitur Auerr.Nypho, Gandauenf;& alijs quibufdam. E 6 Huius «olutio pédet ex di&is e sire 2, att. I« vbi affignauimus conditiones entium in przdicamento 1e« poni- Queft. I. De geni ali[si"Predicam.fubfl.cfs.T.— gx ibilium: &«quàmuis Arriag. cenfeat € e(ic meram qónem de nomme , nam iuxta variam acceprioné generis, & prz- dicimeni poteft Deus includi in przdi- canto, vel excludi , vndc per hoc expli- cat Auctocitates. Patrum excludenci um Dcüà pradicumétostamé nó cit ita , nifi veliarus abut nominibs, , & ea exnoftro Capite con&ingere , hinc cíly'qy K ecentio- fes,(ed prelectim A'riag.omnesferé que- ftiones reducüt ad litem de nomine; quta nimirum nolun: vocabulis vt: fccundum vulgarem acceptionem;cti ramé Arift. in Top. & Scotus 4.4.1 - 1, docuerint vté- dum cffe nominibus fecundum commu- rem víum loquentium ; concecdemus & ros Dcum efTc in genere, fi hoc ita acci- piatur, vt nullam dicat imperfe&ionem , fed hic labor , hoc opus cíl, nifi .n« abutt velimus nomine generis , vidcbimas ge- flus etiam cx vi ipfius nominis impcrfe- étiónem importare ; ftando igitur com- -fnuni loquentium víui de genere , & de etie in pr&dicamento, ctiam fapicntium y & Philefophoru m.s « 7 Dicimus t. fübftantíam cómuniffi - mé («emptam , vt .(«. comprchendit crea- tam,X increatam, nec poffe, nzc debere poni gencraliilimum haus prz dicamen- ti,quia Deus nullo modo pont poteft in hoc pr&dicamento . Conclu(io eft recc- ptifftma in vtrag; Schzla Thomiftaram, & Scot;ltarum , quam expreís cradide- runt SS. Pattcs, quorum teftimonia af- fct Didac. difput.12.q. 2. nobis fufficiat Aaguft. rettimonium pro mille,'gr refert Dottor 1.d.8.9.3.8. Teneo opini- meam $ncdiam ex 7.de 1 iin.c. $. vbi diferte do- cet Deü non cde fübftantiam huius prz- dicaménti. Re(p« Arnag.cü alijs ibi Au- guft. accipere (übftamiam pro ea , quz Saphisinbus fubttat,quo fcnfu veri cft tiec eile lubttantiam,fec in przdicamen- to füb(tantiz. Vk taterur Doét.in boc fen(a Aug. ibi'accipcre (abftamam, (ed €x hoc;ait;colligi in nullo [cnfu poffe po- Bi wibfübllanua,vt genus cít , quia vt e(t pu ME limitata, vt ftatim pro- bxur , omnisautem tubttamia limita- ta capax cft accidentisycrgo ft Deus efte in geacue (abftauizy pollet accidéu fub- ftare, n hunc modum ait Do&or tenere tarionem Aagift. Probat autem ibi cócl. Scot. ex triplici capite ex süma. Dei (im- plicitace , ex infinitate;& ex necef(Titatc . Ex timplicicate diuina lic arguit j quia fi Dcusetfet (ub gcaere , vuque cx illo confücueretur per additionem differen- tiz ;atque ita effet mctaphylicé compa- itus, gy o5 ftat (fumma iimplicitati «Nec valet (olutio Vaf. 1. p. dilp. 22. vbi etfi nobi(cum concl.teneat, inquit ta men hác rationem non valere , quia cam compo- (itio c; genere,& differentia fit rationis y noa deítcux Dei irmpiiciraté. Non valet; tum qaiacum gcnus, & differentia dicant diuerías realitates, affereat veram. com- pofitionem metaphyücam , vt probaui- mus difj. $.9- 3.art.z. tum quia ei G. eg non diftinguamas ex natura tei ane opus imelle&tus , vamenvt Ruuius aduertit y hzc cóceptuam diuerfitas,ne fic fictitia s debet habere fondamentü in aliqua com- politione, fiué ex materia, & forma, fiud €x a& ;,& potéia,ná ni ti inre (it aliquid fc haoens,vt potentia ; & aliquid (c la- bens,vt a&us;abíq, nto ibi con- ciperetur genus,& differentiayergo etiam &i compoirio ex geaere,& diffeccucia im mediaté coaipioticioné ex natura rei non affzrret, & fornaliter "illam tamen inferc. radicaliter quta illam (apponic, Nec etiz valet íolu:io Hartad. a(figrari potle dif- ferentiam infinitam ,quz contrahat con, ceptum communem Deo; & creacurz, & qp de fa&o perfona diuina in. comuni. ità contrahitur ad tres períonas diuinas . Nó valet, nam tàm conceptui geacris, quàm diff-rétiz repugnat in&mtas , cum de fua racione habcant. ratioaem partis , quod infinito repugnat , vt mox dicemus , de conceptu autem pceríonz communi ad trcs diuinas perfonas fatis diximus f.quzit.z.art.i.infol.ad 1. — 9 8 Ex ratioue infinitas fic arguit; reg litas generis (emper ett potentialisad rca litatem uid euis re- ciri nequ;t in yin quo qozlibet rea Los ctt i sisienat realitas infioitay quá tumcurr];pracise (umatur nequit. effe 1a potentia ad aliam rcalitacm ,cum mfini- Íub- tüiitscui nibil entuatis dceít, co modo » quo $ft Quo poffibile eft illud haberi in aliquo -yno, vt Do&er explicst quol. $. B. Nec valct comunis Nominalium folutio Dcü efie in genere füblatis impcrfc&:omibus , finitatc f. ex limitationes vndé ait Augr- fa,admitti poffe Dcum cffe in genere Ta- 16 (umpto , & (ubftantiam communiffi- mé fumpram poffe appellari genus , ficut & cns communiffiiné fümprum , fumen- do népé genus proomni przedicato,quod non folo nomine;fzd etiam ratione figai- ficata dicitur in quid de pluribus, & non cft (pcciesquod vocat genus tranfecadé- &ale q.16.Íe Gt. 2. At iam di(p. $.q. 1. att. 2. prope finem oftendiimus contra. Arriag. ens non elTe genus ,& cadem ratione nc- gamus hic poffe dici genus fübflantiá co- snuni (fime fumptam , niti vocabulo gc- "mcrisabuti velimus, & in tàm fufa figni- ficationc accipcre,vt idem fit, quod prdicatum vniuocum, nà in hocíenf(u vtiq, non inficiabimur Dci e(fc(ub genere ; fed fi dc genere loqui velimus, vt fapien- tes locuti funt , certe implicat in ad:ecto «dati genus tranícendenrale,quia cum ge- musíuayte natura importet conceptü po sentialem, & per modum partis , femper 4e (c quid initum eft, & limitatum,tran- fccnácns veró «um dicat COnceptum in- alifferentem ad finitum,& infinità,viriq; prafcindit à limitaiionc, non ergo fübfta ia communifTiine fümpta poterit appcle lari geous, cum fit tranfcendens , & im- | exo dicere Deum eífe in genere fub- isimperfectiomibus. Cont, conceda- anos fübftantiam fic faimptam e(Te genus , tunc velad Dcum contrahitur per diffe- rentiá finitam,vel infiaitam,nó primum , 'vt patccincg; (ecundum;quia cum fübflan aia vt fic, fit perfectio fimpliciter, ià crig ambibita in ipía diffcrétia ratione (uz in- finitatis, alioquin infinita non cflet, com €i aliqua perfe&io dee(Tcr; quod ft in ip- fa includitot , ergo non eric genus , neq; t ipfam contrahetur,quia genus manet empcr à differenujs exclafüm, 9 Ex nccelfitate Dci tádem idipsü co Vincit, quia nulium gcnus eft neceif'e. ef- - descxum omnc taletit in vltima. a&ualita- Ln vero formaliter fit in potentia d vla tatcm, at quod «ít nc- Difput. VII. De Pradicam.im partic, -eeffe effe, non poteft cóflitui ex aliqua. uodnon cft necefle ele, ergo &c. Nec valet reflexio huius rationis,quam contra Dod&orenm facit Greg. quod népé Deus con(Lituitur ex ente;ac infinito ,& ramen ens in fe formaliter none neceffe efle 5. Nà Bargius bené neg;t paritatem , quia cómunitas entis non cft alicuius realita- tis,quz vna,& eadem formaliter per indif ferentiam reperiatur in Dco, X in crcatu - ra,vt laté difp.2.Met.(ed tantum eit com munitasconceptas inadquati,vndé rea. — litas , quam ens dicit im Dcod parce rei , c(t necefie e(Te; & non eft conititutio fa- Ga ex ence , & infinico,velu:exduabusrcalicstibusformaliter diftinctis,at com- - munis generis eft communitas. realis. ! per indifferentiam,& compofijo,quam —  — ficit cum differentia , eft metaphyficà — — — realis. Alij alijs ratiouibu No Dac AU) : rün non abfoluté probant Deum nó cífe "ur in generc (ubftanuz fed rantum non c(fe inco,vt modó contesitur. Etinhoc dis ——— — fcuríu dedu&oà Scotocx süma Derfigs ———— plicitate,in'initate,& neceffitate, fundas — - 4 ? tut racio, eua difp.6.q.3.art.s.m.2 4. prO» — batum eft lola entia cbialiter À "Mu przdicamento contineri , quia quic cft in caen Pe eitiliusgenus — gcoerah fimum, aut fub co con my nihil autem, nifi fiaituin e nusgencraliffiinunwautíub eocontentü, — — vt ibi deducebatuc. Ac Poncius difp. 10. Log.n.24. contra hanc rationem ait fa^ cere, quod valdé difficilee(t allignace fa, tionem, cur fubttantia,vt fic, non lit ge- nus refpectu Dei  & aliaruin (ubtlantia- rum; vnde n.25 . aliter ipfe probat, quod Deusnon fit in predicariento, & inge. nerc fabftantiz quia re vera Philofophos non voluit diuidcre ig prdicamenta;nili entia crcata ac finita, vndé certuin debet e(Te , quod in. pradicamencs his decem à Philotopho a(ligoaus né ponatur Deus ; & quod coníequenter vn ex condiioni- bus reramin illispofitacum fit finitas, At €x dicuríu Do&or:s conitat illam ratio* nem eífe bonam;quia loquendo de gene- re,vt genus cít & 1n accepuone apud Phi loíophos vfitata, non autem ad iibitum — «uiuíaj confi nus cx fua ratione di« cit (NH. 43-3 ; | EIER ERE Butt. Begiseralifs Pradicam de daI.— 353 Iit tealitatem veré potentialem , & per differentias contrahibilem , & ideó ram genus,quam quz (unt lüb genere imper- &Gionem inaoluunc compofitionis . vcl componibilitatis metaphylicz , vt cuam fatius dicetur difp. 2. Meraph. n.131. & indé, & n.165 . Ratio vero , quà ex pro- [ow capite a(Tignauit Poncius racionibus &oris noftri non acquieíceps eft om ninó frinola , Pr;mó quia non abíoluté probat Deum non effe rn genere fubftan- tiz,fed can üm nó e(T* ineo, vt modó ab Atift. contextum eft ; deindé quia com. mittitur in ca manifefta petitio principij, dum ait reuera Philofophum nolui diuidere in przdicamenta,ni(i entia crea ta;ac finita ; nam boc ipfum eft, quod hic controuertitur, mum ab Arift.przdicamé ta ità fuerit difpotitayvt (ola entia creata, & finita füb eis contineantur , an potíus intanta amplitudine,vt etiam Ded ipfum €üceteris Intcll.gétijs fab (e coprehedár. ^30 Dicimus 2. neq; fübftantiam fini- tam comuniter famptam, vt cóprehendit fab(tantias completas,& incompletas ef- fc (apremü genus in zdicamento , Ya Doót.q.14.& 1 Í pradic. depédetq; exdlictis dil peace .q.2. art, 1. in expli- «anda quatta cond'tione entis reponibi - lis in przdicamento , ibi .n- a(T;gnatà eft ratio, cur entia incempleta locum in pre- dicamento habe:e nequeant. $atis nunc fit adducere Aritt.ipfum, ficut .n. ab ip- fo accipimus huius pra dicamenti textu- ram , ita cius icítimonio flare debemus quoad eius generaliffimum, in hoc igitur €.dum ait primam (übftantiz affetioné, . [non effe in fübiecto, conuenire no (o- lum fübftantijs ,fedetiam fübftantiarum differentijs manifcfté difereuit ditferen 1ias à fubftantijs huius predicamenti ; & $n 2.de An, c. 1. loquens de partibus ef- fcnialibus phyficis /aquit » materiam fe- &undum fe non eite boc aliquid ; & for- foam cile pcr quam fx hoc aliquid; com- [geris vero e(le boc aliquidcum igicur oc aliqud fit prima fübftantia,vt in hoc €. docc:,reilas materiam, formam non ce fubitantias huius prz dicamenusnili rcdactuié o din partes prima fubftanuz « Tandem 7. Met. 56. diccns Logica ' corum, qua videntur fübftantiz , mukas cíIe (abftantiarum partes, «f. pedes , mas nus, caput, man:fefte fübft antiam (ecers nit à. partibns integralibus fubftantiali» bs , tignanter veró loquitur de partibus integrantibus ammaliam;qua fünt athe« rogcnc£ , quia dc homogeocis conclufig iniclligenda non cft , vt fuperius loc.cit; notauimus,vade rextus hic non modicam fidem facit dictis ibidem. Z5 11 Dicimus 3. (üpremum genus cathe gotiz (ubftà:ie elfe (ubítatiam tertio mo do EN nempe finità& completá, cótrahibilé per di fferétias ad omncs fini» tas fubflárias cópletas, tà corporcas, quá ve ricas itavt in hoc pradicamenta coprehendantur ét angeli, & corpora ce Icftia; ita Do&. loc.cit. & in 4.d.6.3. 19» M.& cft cómun s Thomitt.& Scoti ft.& e(t expreísé Arift. s. Met.15 & lib.7.tex. 5$. vbi. inter fpecies fübftantia numcrat demonia, caelos, & aftra, & 8. Met. 1. ponit in przdicaméto (ubflantias ab om nibus conceífas inter quas coelos enume- rat,& alias conceífas tantü à quibusdà .i« non omnibusnotasquz ex iplius (encen- tia funt incelligentiz vt colligatur ex 6. Met. 2.& 12. Mer. 5. diuidit fubftantiam przdicamentalem in fenübilem , & in» fenfibilem,per banc intelligens Angelos. 12 Probatur età ratione, quia Ange- li, & corpora celcítia habent o€s condi tioncs loc.cit.de(ideratas ad ens reponi- bile in prz dicamento , (ant .n. entia rea« lia per íe completayincomplexa,finita, & vniuocé conuenientia cá alijs fübitantijs ioferioribusin ratione cómuni. fubftauia abítrahentis à corporca, & incorporea y atcrna; & incortupnibili. Tnm quia eis cóuenit ró formal;s (ubftáciz, quz con- fhitaitur apcx butus cathegoriz, omnefqs affc&ioncs , quas cijaflignat A rift. nà ra» tio formalis fub ft antiz,vt fupréwum ge- nus huius przdicamenti, efl per fe effe,vt excludit etíe in alio ;nedumper.moaccidenus,(edétpermodumpartisinto»toyprzlertimcfientialis , quia non omneg integrales cxcludütur , vt diximus yaffee 6&0 veró pracipua eft übftare acciden- ubus,;vt Arift. docet in hocce. & 1,d.8, 4. 5 lub F. ex E ru [cd vrumgs x €. — -——— Aime afedd $:4 — Dif. VIL. De Pradicamemisim pártio — ^. A €onuenit cetli$& Anzclis; omnia namqy- fant (abftantig cópletade celis pacet,de Angelis probat vrgenter DoGtor z. d« 1e .6.& quol.g. vbi ofiendic ron pofse in- imare matcéris,& in alterius vemre có pofitioncm per modirpartis ; fubftart ét accidenubus, non quidé corruptiuis» (ed rf &iuis, Angelus nimirüintelle&tioni- s, & volitionibus , corpora coelcftiaza quantirati, & luminryadmi& üt ét cótra- zi2, nà angclus contrariorum aficétaü .f- amoris, & odije(t capax, & ce&lü modà iliuminatürymodó lumine priuatur,vt pa tet de Luna nunc eftin Oriente nunc im Occidtnte fecand diuerfas partesatque ita admittit conwaria faltimi lacé süpta; imó & preísé , quia afficitur raritare , && dé(ftate , vcHaltim opacicate; & diaplia- neitate, qua funt cótrariz qualitates. Ti quia etizafi fecundü- cómunem ponan- tür hz incorruptibiles (übftanuze carere phytica cópofitjone ex maceriay fotmay adliuc tamen habent Metaphyficà ex vea litate potentials a&tuali; & hoc cft fuf- ficiens fundameniü vnde intellectus de- fümot gcnus, & d:ffereatiam ( qua cópo* fitio neceífaria zft ad reponibile in prz- . dicamento) nar in accidentibus habcat genus, & ditfcrentia tine copofsione ma- teriz, & form2 . Tü tandem quia fi An- geli excluderentur , quia nacurd (piritua: kes.tunc ob candé rationé a pradicamen. tisaccidentiua: excludi deberent accidé- tiafpiitualiaac Aft. & caxcri Fhilofo- ghi (cientias,& virtarcs collécant imea- fhicgoria qualitatis non obttance carum fpiricalitarcgergo idem taciend(t de An- gelis m pialdican;enco fabfantiasqua id- eircó diuiditur in apice m corporcam, & incorpoream y quz diuifio vttque mánis elict, ti aliqua fübttantia fpiritalis ad. hoc gra dicameniunm nod pertineret « 13 Arbor itaq; pradicamenti fübftà- tkv ica etit coordináda, g» (upremirzenus fit (ubítanuia fimica& copleta modo iam declarato. Diuiditur in (piritualé, & cot- potalem, (p ritnalisin varias Angeloruar fpécics Corpus im corruptibile, X incor- raptibile. Iacorrupcbile in varias fpecies €:*'orum, & Planctaruar. Corruptibile R5 vWcass & non vigens . INon viuensin elementare, & mixtum, quomm quodli« bet varias fpecies hbet . Vincdiiin feni ^ tium vt animal, & infenfi ciuüvt planta; Plantain variasarborümpecies y & her- barum . Ammal in ratiopale y & irratios. male. Irratioralein variasbrutorumfpes — — : Rationile pite vt Sortes . &. Plato : quam difpofitionem cathego- rz abanis nom 1ta' porfectam rw affi gnautt c. de (p*cie ,fed quafi mutila y quia notadamu(fim oTa enumerauit ge« nera; (ed'ea tantum, quiz notiora! erant lioc .n; faris erat ibi tuo inftituto: Diti mius autem animal im ratronaley & irrae uonale , fcu brutum & hoc imvaridsbrus — torum fpecies ; quia non eít' ommnino'cere. tuaramal effe immiediatd genus tefpe- — - &n brutord, (icut rcfpectu hominis; quá- uis .n. ita pleci-]ue fentiant become | mtn efl valde probabile , & manifefté in mitur ab Arif.7. Met,z&vbiintereQuís ——— — & animal confticaic aliud genusinnomi-- 1 natüm dicens, quod s,cómwneeff|u- — — per equum, CP afimumsnonefl nommati —— d proximum genusyquamuisatillud dicat — — — císe innomimatum , confacuit tamcn po« * E wr fica appellari nominc byutie — —— - Satiifit ObieGiombus- * s T I4 | Sis Lern [coutra r,! q Deus fitum genece T: trate P'i'«Damafcenitib. 1.fidei e.97 1. In(t.c.7. vbi dicit yi i eife d. f- E ferentiam(ubttantiz, X fo (d concinne" Deum,& Angelos , & Aug. 4. de Trin.c. "a S. vbi ait, quzdam pradicaiméta dici pro- pe de Dco, (ubttantiam &, relauioneimy aétionem;coetcra iasproprié, & ineta- phoricé. Tum Aci(t; nam 1 2: Met. ?. ap pellar Deum primam fabitantiaims X r« Éthic.c 6. & $. Meter ci rer exépla eo- ram quz (unc in przdic.nuimerar Dieumy : & 4 Top. c. 3. loc. 17. ponit Deum (ub. E genere animalis, Tuay 3. rone, qnia inlt« nitas addita quantitati, vel qualirati nou cas cxtralit à prz dicamentis quanuatis & qualitatis, fi .n« darecur lnexintinita y - adhuc ad catbegoriam qaantiaris (e&tas 14 ret, vC dicemusq. fej. ergo neque addita. fabftanmar ipfam excrahet ab h»c przdi- camento , Tum 4. Chriftus i Po cww fimpliciter infinitàcá (it Deus, & tamen 2 prz d:camento fübftantiz , cum (i- mu! (ir nobifcfi vniuocé homo, ergo infi- itas nonobítat, Tum 5. arguit Auería fubftantia ample tumpta, vt coprchendit £rcaram , & incceatam , importat Conce- pium vcré.voum illis commanem ,vcgo . conftitui potettiyna fcries predicatorum incipiendo ab huiufmodi conceptu com- muni(fimo, qui praedicetur elfentialiter , & inquid de .omnibus (übitantijs, & hoc dicetur ynum rotius fübítancie praedica- mentum , Tum. falcim redu&tiué, (i nó dice&é , (pe&abit Deus ad hoc przdica- mentum , tanquam principium , & caufa itoxius (abítanciz creatz , vt .dixicSim- plic. in hoc c. Tum tandem, quia faltim , vt vrget Hurtad. poterit conftitui przedi- «amentum f(üb(tantig increatz diftiodtü À przdicamento creata , & in ip(o Deus reponi, & tale pradicamétü erir ens (ub- "ftantialecópletín fpirituale, à (ey zternü. 1$ Refp.ad Has Pairum auctoritates Do&tor loc.cit.g fi intelligi deberent vt . aéferantur ,& fonant , ponenda cfsent in Deo aliqua accidentia ; mens igitur Pa- rum fuit terminos fignifignies pradi- amentacx víu Philofoj im couenire Deo, non quidem co (en(ü , quo v(urpari funt ab cis ad puedicamenta fignificáda, quz funtres quzdam limitatz , fed ina propria fua Ggnificatiane;q habent prz- fcindendo ab imperfe&tionibus, vnde ij:dé - Patres Damaícen. in clementario cap. 8. & lib.r.de fidecap.1. & 8. & Aug. 7. de Trin. c5. affirmat Deum non elfc eps .(. pradicamentale , fed (upra ens neq; fub- ftantia, (ed fapra (übftantiam,qui loqué- di modus (tis apcrté oftendit non fuifse - Patrum inteationem Dcü in przdicam. reponere , ità Doctor cit. (ub V. qua 1c- Íponlione vtuntur Didac. & Vafq. cit. fed (i Damaíc. ità claré loqui vt re- fertur, multum fauct oppo fitz fententie. Ad Arilt.dicimus illis ia locis Dci n0- mine y vel Deorum non intelligere ve- rum Deum, quem vnum efe agnouit,fed inrcliiga Deos pofitos ab antiquis,qui di- ccbant cile (ubitancias qua/dum iu; erio- icsylubulifTima eorpora habentes, hniilcs qu.dea hoaxn:bas , (cd eis perf Ct. ore, Quo De genenili. "Puedicam.fubf.edn.T.— $55- quia immortales, ità notauit Do&or f. Met. intex.illam 15. Hic rameneít ad- :uertendum, glicécAci(t.t 2. Met,inue- ftigádo naturà primi principij diftinguat. .ens in decem prz dicam. & poflea diltin-. guat fübftantiam in fenüblem , & infen- aIDHCmTUD quia pernic qoradies spem i LS inde tame Ee tede ioetri abaliquibus, , Dcum poni in predicamento (ubítantias quia fuübttantia, quz ibi diuiditur, nó eft przdicamentalis, (ed cranícendens, bené tamen adhuc ad inueftigandimi cem, quz: eft extra przdicamentum, predicamcenra diuidit, vt.armirum facilius à (en libilibus. ad cognitionem infcn(ibilium peraents ret, & ab his, qu.e (unt in generc, ad res; qua funtextra genus gradum faceret , Ad 3. negat Scoc. paritatem fub R. aliud eft n. loqui de infinito fimpliciter, qualis eft infinita fubitaatia , altud de 1nfinita uid , fcu. in determinato ; nete, vt e(t aufinita quatitas, vcl qualitas, hzc .n. infinitasmon rollit amaem poten tialitatemyncc aufert omnem limitationé in genere entis, fedrantumin tali genere. linea infiaita dicetur edes illimis tata itas ,nó tamca illimitatü ens ; & ideo cum tali infinitate (ecundá quid ftat ratio generis, non tamen cum infint- tate Kimpltciter , quia hzc tollit omneqn limitacionem,& potentialitatenms, vt pro- batugn cft; gide ibi auream do&rinam.16Addi,saatishicdifputarc,qualis(itvnitasChuftiDomin;cft.n.ncgot&metétheologici;hoctàcertumeftquodfiinhoctreponiturprzdicamento,1deicontingittationehumangnaturz»nondiuine,vtomncsdicunt;vbiomninocauemodüloquendiPoncijvaldéimproriumquidi(p.11.Log.infinen.$c.adargumentuminquit.ChrilLumponi4nprzdicamento(ubttantiz,(icófidere10r,vtcftfuppofiuimhumanumprzcisdsabttrabédoabinclufioncdiuinitatis. Hic fané loquédi godus valde improprius cfty ne dicamus erroneit,quia yc fides docet in Chri(Lo vnà tancámodo (üppofitum .re- peritun& boc diuiaum,quamuiss crgo có- fiderari policy vt fuppolitem diuind «n humana natura (ubfilcns, nequaquam uà coníidccari potcft, vt foppot tü human. Kos * e $56 To prazced.nó ponuntur in prz dicamento goificatz in abftra&o, fed in concreto, i1 concernunt fuppofitum, fed in rifto aliud fuppofitum non reperitur, uà diuinum , ergo faltim diuinü füppo- ti .ep cft inGnitem,collocabitutin pr-- dicamento . Refp. fubfiftentiam fecun. dum fe in przzdicamento non poni,fed cf- fc conditioné neceffarió requifitam , vt naturà ibi ponatur; vndé concreta fub fla. tialia dicuntur effe in przdicamento ra- tione principalis fignificati.(.naturz non auté connotati, gerit auté hoc munus có- ditionis fine qua non abfolute , quatenus Tabfiftentia e(t,prafcindendoabhoc,qfitfinita,velinfinita,natura.n.humana, co on con(tituit hominem, gy termina- «ur fübfiftentia, fiu hec fit finta, (iae in- finita, vt bené notat Didac. Ex quo dedu- citur,nónifi accidentali(li mé, vt (ic dica- mus;ac mcré materialiter fuppofitü diui. num in Chri(to ad hoc (pe&are predica- mentum ; tum quia fubfifiécia diuina eft tantum conditio , qua Chri fti humanitas in hoc reponitur pra dicamento ; tü $» tale munus gerit , vt fübfiftetia pracise, non vt diuina. Ad s.conceditur conftitui poffe calem prz dicatorü (errem, (ed ne- gatur 4p praedicatum illud (ubftantiz có- munithia um haberet rationem generis, quia cà fit conceptus tranícendcns jssnol- lam à parte rci przícfert reTlitatem, vn- de ncque contrahibilis etiet per conce- ptus veré diffecentialcs . Dices;taliscon- ceptus communis eft potcntialis,& inde- terminarus,(cu ind;fferens,& de pluribus fpecie diffecenribus dicerctut in quid, er- go effet genus. Refp.g ibi nulla eft poté- tialitas,uia talis prztupponit realitaté à parte rei; vel tantum cft ibi potentialitas co modo , quo conceditur communitas ,. & indifferentia nimirum per intellectum ctdtowi ientem, quz commu- itas, & potcentialitas nó fufficit ad hoc, vt aliquis conceptus (it.veré genericus, fedzantum per noftrum intclligcndi mo- dü,vt notauit Bargius r.d.8.q. 3. pag.no- bis 18c. loquens de conceptu «nus, (,17. Ad6, necbene diceretur Dcü rc- auctiuc perüncre ad hoc pradicanicgtü, Difp. V1I. De Predicametisin partic. Dices,natutz fubftátiales ex didis di« quía id fonat imperfe&o modo patticí- pare rónem illius; nec quia eft principii, & cauía totius fubftaciz, debet reduci ad: illad przdicamentum, quia cum etiam tig. — principium, & caufa accidencium, ad illa rzdicamenta reduci deberet, non itaqiIDeus$ ad crcaturà , (ed porius creatura ad. Dc reduci debet,vt ad primam caufam, in qua virtualiter,ac eminécer cócineture Ad vlt. illud nonum przzd: camentum pro diuinis ab Hurt. inuectü ett prorfus chy« mericum ,tü quiare vera feries illa prz« dicatocum non poílet dici predicamen- tum , quia effec cantum ordinatio conce- piuum à noftro confi&a intelle&u cane dem proríus tem concipiente per modü magis, & minus cóis; przdicamentü ve« ro accipitur pro coordinattone realiratü, qua natz funt facere compoólitioné mee taphyficam , quz Deo repugnat ; 'ü ran fi concedatur e(fe predicamentum, plam | nequit poni à praedicamento fubftoniz ——— — creata diftinctum, vc contendit Huraad. — — quia pradieata illa ens,fübftancale, comre Y d pleuum, (piritaale ; (int praedicata comes munia Dco, & creaturis. —. 7 18 Secü ijc.conaz,Cond gd — —— ét pattes fia éinprgdicaméto qua — — — Arift. in hocc. defendit partes integran- —— tc$ veras c(fe (übitantias,quia nor in alio, velucin fubie&o , fed v toto &c.ad aliquid illas coputat inter primas, & (ccüdas fubftátias, caput, quoddam ca- püt,manus, quedà manus . Et $5. Met. 15. intet fübítantias enumerat partcs, & de- nique 2.de Ani.2.& 3. Met.z. & libi 12. — tcx. 12.(uübftantiá diuidit in materia; for- mam, & cópofitum,ex quo a licet - fuperius dittin&ü in infcriora quidditatte ué predicatur de illis,ergo fubftátia quid ditatiué pradicatur dc materia & toria. Refp. quádo At:ft. inhoc c. partes in» tegrales appellauit (ubitanrias,(olum do» cere voluit illas effe (ub(tancias , non ace cidentia, quia non funcinfuübiecto, non idcircó cas ditedé in; praedicamento co'- locauit; dixit ét effe vecas (ubttantias hue ius prz dicamenti, quia iliis non'repugaat e(fe tales, quaten:is süt partcs integrales» nam fi (int (i milarcsy intrat predicamés uim; c-cró ad aliquid aliud myftcc uas voluit yt VOR. COE PSU. Queft1 De gentralifs. gu ou TOLL IIT noe er; " voluit nobis aperire Arift. appellauit .n. - eas primas , & fecundis fübftanuias , vc in - dicaret ét rerum incójletarü , & partia- lium poífe nos fericm przdicamencalcm conflituere ad inftar przdicament: com. pletarü ; quatenus étipipfismucniunturprzdicatafüperioray&inferiora,genera;&fpecies,quarationediximusdifp.4.q.4»infinequamcunquevniacrfalitatisfpe€itabcBefuadariincnabusincomletis,licutcomplet;s,vnde porerit v.g.affi- - gnari, v: genus fubftantia phy(ica partia- his, que diuidatur in materiam, & formá , & hzc incorporcam , & fpitizaalem, ilia in codleftem,& füblunarem;fiin ceelcfti- bus corporibus admittitur materia & qui dem alterius rationis ab jfta inferiorum . Quod malé inficiatur Sancb. 4. j. ad 8.ca rat one fretus , q» hzc funt entia incóple- ta ac proindé inepta. ad praedicationem. Nam licet re vera tint incompleta , €a ta- men intellectus concipere poteft per mo dum entis fic completi, ficut requiritur : ad praedicationem , idq; totum innuit A- — rift.cit.fieri pofle vocans manus, & caput fecundas (ubftantias,& fimul partes fub- ^ flantiatum, qua dircé&te füpt in pradica- mento. Ad locum ex 5. Mec. vtiq; Inter fubftantias enumerat partes ibi rame de- clarat non dici (übítantias, ficut compo- fita conftituga pcr cas,cxcipe partes fimi. latcs y qua recipiunt przdicationem vni- ucríahs, (icut ipfum torum. Demum di- uifio illa (ubflantiz in materiam , forma, & compolitum non cft proprie ditufio fubftantig in cómuni huius przdicamen- ti, (ed potius quzdam refolurio fübftan- 1iz pradicamentalis compofitz , q cx co patere pó:, quia illa diuifio non continet Angelos, qui tamé süt if bac cathegoria , 19 At diccs,materia, & forma,manus, & pes (up quidditatiue fubftantia ; non minus,g cópofirü,ergo fi hoc eft in pre- dicameuro directé, eu & illa. Refp. ve- rum eile affumptum , fi fubftantia cómu- niter famatur, qnomodo dici folet fubftà tia ana iagfus uten. comprehendit ram completas fubitantias , quà incompletas, fallar WR CUAM ,h Rida fumatur, vt cft fupremumgenus buius przdicam:é- tiic -n. non dire&té , (ed lateraliter tane Logica « Pradic. fubft. etrt.T.— $$7 tum , & reductiué dicitur de m arccia, 8€ forma, ratione .f. compofiti , ac proindé non qu'dditatiué, ficut fuperius de infe riori. Ais , ergo fubftantia communiter diQa,vcluti commune genus etit ad fub- ftanuas completas , & incompletas, cua talis conceptus fübítantiz: non fit tran« (cendens, (cd finitus, & limitatus,& alto- qn vnuocus przícrtim infententia no- ra, Refp.ità efle, quod in hocfen(a par» tes cffenriales phy fice cadunt fub eodem. genere cü compofiro , ac ét partes inte- gralesaherogenez (en. habent ad füb- ftàciam tic (ümpram , vt modo homoge- neg ad przdicamentalé , ficut .n. ifta re- cipiunt przdicationem fübüantie pradie camentalisdircété non minus, q totum ipíum , ita vniuerfaliter oés fübftantiarü partes przdicationem analog I ubflatiz recipiunt nó minus,quà tota per cas cone ftiruta; exhoc tamen non fequitur,quod €odé modo recipiant praedicatione fi flantiz przdicamental:s , atq; idcó dire- &é poni debeant in hoc przdicamento . Hinc dedacitur , potuiffe vcig; fieri praz« dicámentü fubftantiz , qp cople&terctur (ubftantias omnes creatas, tam cópletas La since quo bené diícurrit Aucr- cit. nó tamen qp vlterius cópledter etiam mcrcatam, in quo Aucría deficit. 20 Solet quoq; hic afferri difficuitas dc corpore jito altera parte compofiti iu viuentibuscüm «ri. praedicetur quiddita- tiré de viuente , vt fuperias de inferiori y vt cü dicimus; gy homo eft corpus;coníe« quenter videtur dircété poni in predica- mento,non obftante,gp fit pars. Hac dif- ficultas vrget íolum ponentes 1n viuenti- bus formam corporcitatis preter animá s Q cx profefío docet Doctor 4. d.11-q.3« Mairon.pafíu 40. fuper Vnerf. conce dit alumptum . Dicendum tamence Scotcit, H H. q cum dicimus ani Íc corpus, ly corpus non ftat proaltera parte compofiti,li accipiatur vt ica» uo quidditatiua;& is,fed pro cor- pore mecaphyfico, q» inlimea predicamé tali elt gradus gencricusad viuésyqui vtie quc gradus delumitur à corpore pro alte» |. Ka parte » vt fuse mia Ic TE A Phyl.q-4«ast 2» pradcrtim in fol.ad1.8€Xx3ibii"y$583.vbietiamadducunturquxdamgrauesdfficu'taccsbicàMaiton.co&a,&folvuritor.Rogabis;anfaltimpottaiimaedifcciium,velinteritumcorpusproalteraparteponaturdirecteiggetiere?Zabarel.lib. de pluralit. form. annuit , €ó quia turic nom habet amplius rationem partis, [ed tocius ; vnde cuadit ens com- pletum,& proportióratum predicamen- (QV Atperpc ane TU GAST colt anim»! ciereritipiadbuc manet ens anccinpkeuü ; & aniv z effenrialiter fub- erdinatüm pef modum materi ; licut € contra ariima rationalis pofl (eparationé á corpóre adliuc manet enis incomplet y quia e(sétialiter (ubordinata corpori per modurn form: tum quía eff quid inte- gratum ex pluribus formis pattialibus cx dié&is difp.Ehyf.citz 21 Tertio obijcitur coritra 3. concl. ptobando nec Angelos , nec corpora coe- ]Jefta in hoc contineri pradicaméto; pra-- fettiri itr Arift. fcotentía, nam 10. Met. 16. cortüptibile, & incorrupubile diffe- 1üt gericre fed h&c (unt incorrüptibilia ; ergo noi haberi: genus cómunc cum ca- ducis; & códein lib.tex. 12. inquit ea dif- fcrre getiere j &. pradicauonis figura .i« pre dicamento, vtomnes exponunt1uo- rum rom cft communis materia, quod ét habet $.Met.$3. at Céli , & Angeli nom habcntcommunem materiam cuar cada- tet 6 ficc coimiune genus. : «Do&or 4-d.6.9.10. M. Atiflo- qui de genere pliyfico. i. matetianion ad. 1é logico, qu£ cft. cóis e» pofitio , & vult corruptibilia ; & incorcupubilia nomncommunicate in materia; qat (enfus «oll;gitut ex. cap praeced. & qoidem fa- miliart eft Atiftinomine generis fignifi- care materiam, vt coríttat ex 1, Polt.19. vbi docet iti fcientijs fieri noti debere. » uran(icü de genetein geüus.i. ex (ubiecta vnius in fubicétü altefius, & 4.Mct.2. vbi ait vnius feti(us vmü c(Te genus i. mate- riam circa quám« Vel (i loquitar de gene- re logico,non vriq'loquitdr de fupremo, fed intermedio , qj co'ticidit cüm fpecie fubalterna , alio.,uin araumencá adductü ibi ab Acift.ad probanduai corruptibile, & incorruptibile differte getiece ; e(ict in - Difp. FII. De "Pradicamentis in partic. quatuor terminis,initio.n. textusficeri — it rónemycumz contraria [pécie diuer[d. int , corruptibile autém'y * incorrupti? bile contraria (int y neceffe eft diuerfum incorruptibi- enus e[fe corruptibile, det in cóclüfore fius difci genus non intelligit fabalternim, effet u quatuor terminis ; quomodo auté ten argumentum Ariit. intelligendo de ge- nece phylico vide ibi Scorum , & Alen- fem - Adalium locum , non ità loquitur ibi Aritt. (ed aic differte gere eque noü eft cóis materia , & eid T- fa cathegoriz figura y it loquirurada- muffim $. Met. 33. fpecie veró differre ait,quorum idem eft genus : Joquitur era go Atit.de genere phyüico; vt cur(us ibi Do&or explicat;& fen(usett genere phy fico ditferre , & quz (untimdiuet(is, ca« thegorijs , hzc .n. adinuicem non tranf- mutantur quia non fit 'ex füperz ficié y neq; é contra , & quat (unti codé prdicamento , fed iri materia nom coms — mudüicant : pecie veró differre y idem eft genus;i. di ficá , à'qua fumitur differentia fpectfica f comgéntunt im materia ; aliam cti$ expoa fitionc riobisproficui vide apud Alense; ii Dices.vf Aritt.pofüiffciptelligem- tias actus purosy& limplicessaceidenti d incapaces 8. Met. 16.9. Mer. (7 & lib: ro; tex. 30.& lib.12.43. ergo nó folir phyli- cà, (ed & metaphy ticam cópofitioné ne- gat in cis;quod conf.ex Scot.quol.r$.C., & quol.7. Gg. vbi docet Arítt.in imelli- geritijs pofuitle intelligere idé c (ui (ub.- flácia quia fünt puri actus fecundá ipsi. Refp.& cft folutio cóis Acift. vocare cas á&tus puros, & fimplice$quatenüs carent cópofitiorie pliyticaj& negat in eis poté- tiá cóttadi&tionis ad e(fendd, X nó eísen dum; quia funt incorruptibtles , non auté ri: gat conyoliioncani potenciam mc- tapliy(ic&, ben& ri. nouit nou cífe puros; & fimriplices , vt intelligentia prima: qua dc caua nec etiam credibile eft pofuitle ilias omnium. dccidentitim prorfus 1mcd« paces,nani faltim rion videtur in cis tiegaf' fe accidentia reípeétiua ab ipiis realitet diftinavarios nem uic ;ad orbem moti ; ad [uos cíícctuss tOAÀIsS ^ Éerre per tormá pliya s ! ré(pcitusad foin» — ji t. ^ à i^. og H "rr N ' —. 4e fc hanc, .& nón 4 Ab? Ac. J)-- ! ;7« ad 1.prin. docere ibet intelligentiá cffe differentiam indi- uidualem,ob nece(fitatem effendi, quà ci tribuit. Refp.fi ita eft , plané difficile ctle — tueri intelligentias fecüdum Atift.in hoc pradicam.contincri, imó & corpora ce- Asso 1.4.3. do fent. Arift. quan — leftia, cü code modo ea videatur pofuiite entia nece(faria , vndé non abs re Auer. in «ap.de (pecie, & 10. Mct. cap. 26. nega- uit bzc in przdicamcntofubflantiz con- tineri. Sed (i Arift. prz di&ta expofitioné nó patitur, curent al;j explicarcqui fin- gola eius di&a vt Sacramenta recipiunt, quamuis .n. acris fuerit ingenij, & mul. tas(atis reconditas veritates lololumi- nis naturz du&u attigeritfatendi tamen eít e defe&u luminis fider in multis ce- cutire prelertim cü de Deo loquitur ,& intelligét;js, d (uperát humanu captum, ^"ARTICVLVS Il. Quo fenfu diuidatur fubflantia in pri- : fs " er fecundam, 7 vtraque bic —'. defimatur , ac vuaalteri comparetur. ag Goyuifie Acftin hoc c. fübftantià 4 D in primam, & fccüdam, viráq ;defininit, ac demum ad magis eer :viriufd; nauram vnam altetí cóparauir ; hz igitur tria in hoc art. nobis funt cx- plananda , diuitio fnbflantiz in primam, & (ccundam, vcriufque definitio; & eatü comparatio adinu:ccm ab Acift. facta. Quoad primum dubitatur , quomodo accipiatur fubftantia , dum diusditur in primam, & fccunda , an.í. pimó, vel fe» cundo intentionaliter 5 dicunt aliqui di- uidi (ubftantiam quoad. primam intétio- neim,vt Suarez difp.3 5.Met.fe&t.2. quem fequitur Eaber 7. Mct. difp.7. cap. 1. alij aflerunt diuidi quoad (ccundam , vt Soto in hoc puedic.q.1. att. 1, Sed vtrumq; de- fendi porefl, vt abfolute verum , ac eriam de Atiit, mente ; vt docet Doctor qu. 4. Vniü, in (ol. ad 2. vbi inquirens; quo séíu diuiferit Ari. fubftantiam in. prtmam , & Íccundam, ait, qp non cantan. antelli- git debis qu [unz prater operationem imtellecus , uibus vcrbis 6gnificac Do- &or joie viroque modo. explicari Aut : Sudf.1. De generalis. *Pradicam.[ubft. Ant. L $59 At quocunque modo explicetur diu; fio; ruríus «ft difhicultas,quodpam fit diuisó, & quide Authores in hoc oés conuenire videtur, vtnotatAuer(aq«16.(ec.2.,(ubftantiam,vteftapcxhuiusptzdic.nódiuidiinprimam,&fccüdam,quafiin(uasÁpecies,licutdiuiditurquantitasinconunuam,&dilcretam,quiafubftantia,vtfic.continetur.fübalteroexicmbrisdiuidcotibus,népefubfubftantiafecunda,atdiuilumdebetc(icquidindifferensadprimam,.&fecunda,Scdneq;hocrc&éa(leritur,quiabenepoteflà1u:süaliquodcótinertaccidentaliterfubaliquocsmébrisdiuidentibus,vtconftatdevniucrfasli;quodaccidentalitercontineturfubalteroexmcnibrisdiuidenibus,népcfübgenere;quamuisigiturfifubftantiafüpremacapiaturproprimaintentione, nó poffit diuidi 1n primam, & fecundam, vt notat Tat.9.1, | redicam.nor.3. cx *cor, q.12.Pre dicam.in fine , quia vt fic figni» ficat naturam cócm , non autcm fingulas rem,& indiuiduá , qualis importatur pet pramá tüb(tantiam ; tamen fifumatur pco ' 2. inuentione , diuidi potcfl incas vt in fuas fpecies, (ic. n. vt quid , abftrabic à fecundis intentionibus vniucrfaliracis, & fingularitatis , vt à iuis (pcciebus , & (o- 'eoncipitur yniueríalis, vt modus, 24 Yoiipitur in primis accipi f. b(tan a/a,vt genus g« ncrali(fin à, & diuidi prz-. fato modo ip primam,& fecundam, vclut n (uas (pecies;pozeft et acci pi fubftancia pro quocangue dirc&té. ponibili in hoc pradicamento, ex Tatar.ibidem,quo sc(u dicitur fubftantia. praedican.éial $,  có- prehendit fupremam,intermcdià, & infi- mam;& í£ic. diuidi in primam, & fecundà , -biniliá,quz ponitur ihfimo loco, hec eft prima fubttantia, & in illam, quz po- nicur in aliquo fiction loco,& cft [cci da, ícu in T8 quz folü ponir in. pre- dicaméto, vt (ubijcib.lis,qua eft prima, à in cam, quz ponucur yt. pradicab;lis , & cit íccunda ; in qua diuiionc fi fubítan- tia przdicauentalis fui - peo prie intenuonc.r. pro Datura; & clientia rea- li quatenus affici ,'Ot. intentionibus vni» ucclalirauis & fingularitals, fic cri duis. fio (ubi€& in aco dé. ja ; (1 veró (umatur RIS Xx 4 — pious E MEET $60 prout pracfcfert illam (ccundam intentio- Dein ordinabilitatis in predica méto , (ic €rit diu;fio peneris in (jccics, quia ita di- uiditur. oidinabile, in prz dicamento in Pra dicabile, & virimü fubijcibile, itá do- €et Tatar cit.quem dicédi modum multi €x Recentioribus fequuntur ; iuxta quod tal sdiuitio | 6: é fuo modo affignati m pradicau entis accidétium fimnendo (ab- ftanuam ampli ([imé pro nitutay^& e(Ten- tia rei, & pr mà pro natura fingulari , & fobijcibili, (ecüidam pro natara vniuería- li;& przdicabili,vt optimé notauit Mau- rit.q.4. Vniu dub.5.Pót é diuidi (ubftà- tia in primam, & fccandam sm rationem fubfittend: , & (ubütandi alijs, primario, & (ccüdarió velui per varios modos , vc volebat Suarez, vt faciat huac fensü ,(ub. füantia alia cft, cui primo , & per (e con- uenit (ubfiftere, & accidécibus (ubftare , & hzc cft prima , alia veró, cui conucnit fübtiftere , & alijs l(abftare mediae , & fecandarió, & hzc cít (ccunda, & in hoc fen(u etiam poteft diuifio cxplicari per terminos (ecundarum inrentionü , quate- mus (ubttantia poteft accidentibus copa- rari, ncdum per modum fübic&i inh ii0- fis, vcrametià przdicationis , quod vciq; €i conuenit pro fccunda intentione. 25 Exhis patet poffe hic diuifionem explicari primb ,& fecundó intencionali- tcr,tàm cx parté totius diui (i, quàm mem brorü diuidéuum ; & licet Do&t. cic. in- nucre videatur prafatam diuiliónem ex par:e mébrorum diuidentiü nonnifi per fecundas iotcationes affi gnati poffe, ca ratione fretus ; q» membra diuitionis dc- bent opponi non coincidere, at quod e ft fecunda (übftantia preter. operationem intellc&us, nó opponitur prin ze füb(tan- tiz,[ed e(t id , ergo &c. nihilominus nó eft ita in rigore intelligendus Doctor , quali prima , & (ccunda fubftantia à par- te rei comcidant omninó , & realiter, & formaliter , nam certum cft in cius (encé- €&ianaturam commanem, fuper quam fun- daturjmcentiovniucrfalitacis,diftingui€xnatura4ciabndiuiduo,fuperefundatur(cundaintentio(ingulatitdtis,&quodammodoopponi,fcdtantuimvogitiadicaremaioremoppofitionéccrni»WeDifp.VII.DePradicamentisinpartic.aiemtinterprimam,&(ccandamfubftantiafecundóintentional:tercaptas,juamprO.prima10rentione,quiatic fanc realitet — 1demsat iflo modo func intentiones pror — fus diuecíz ,& oppofitz, vadepercica — — membra diuitio magis clacet . | e etm 16 letes.quo modo ex bismagisdie« — — uiferit Arift. Refp.Suarez,Faber,Blane — — & alij diuifitie terio modo , & pro pri- ma incentione, quia hic explicat fubftan- tiá pernon efle :n (ubiecto, & períübftas — reaccidétibus, qua (unt rationes reales — & iuxta duplicem modü realem fubüfté- di, & fübftandi acciden:ibus diuidit fab- ftantian in primam, & fecundam; prima eft, quz per fc, & primario fübhflir , & ac encbut fubftat , (econda veró , uz ecundario. Sed plané fallum eftArift; — — hictantum confidcrare fubttanrra quoad. rauonen, (ub tiftendi , & fubftandi acci- dentibus, quamuis .n. quoad hanc óié y illam bic peculiari quodam modoconti- — — deiaucrit,vtpoté pérquáab accidéte(e-:.—— — cernitur, tal;$.n. coofideratio accidens —— bus appl.cari non potet; adhuc tamen: : iplam cólidcrauit , vt eft ponibilis. &. dinabil.s in radicaniéto , que lané coe — — fideratio tota intentionalis cft , nequefo- — — lum di(tinxit primam, & fecundam fu ftanuiam per. illos modos »timarió; fecundatio fubít andi, vcl fubfiftc: ed. preferum etiam per non dici , vel dicrde: fubiecto, imà quand. eciam primam füb- ftantiam ditlinxit à [ccunds , quia (übij- cirüc omnibus alijs ctiamipiis fecundis y——— hac certé iubicctio dicit fecundam int&- tionem in prima füb(tantia, ficat dici de intcationem oppofitam.ponit in fecüdas. & etiam in accidentibus ipfis, quia in or- dine ad illa, nedum hic comparatur , vt fubie&uminhatüonis ; verametiam pfe d:cationis , vt mox dicemus , quarc Con-- cludimos cum Do&tore cit.q. 4. Vniu.& q.1 2. Pradicam.in finc prarfatami diuifio- nem porius explicandam effe per fecun dis intentiones, quàm per primas , quia fecundum eam coafidcrationem prafer- tim pertinent pradicam:nta dd Logicil; & non tantum tertio modo, verumetam alijs accipi poffe etiam de. mente Arift. - & fic manet breuiter cxplicata hec füb- JM E » Y» 8.1. De diuifone fubfiamtin primam, feere. IT. $6t LN E nti diuifio, circa: uam tot verba in- | . nt inatiliter Au&ores paffim ; & o^ /. . -forté improbabilis prorfus non c(t A mo- —.  mijsopinio hancnó tàm efe diuitionem , /.. quàmenumerationem,& (eriem quandá eorum, quz in hoc predicam.ponuntur , velati cam dicitar , difcumbentium hic , eft primas; ille (ecundus,&c. qnem tame dicendi modam non adeó approbare dc. bemus, vt al:j modi dicédi iam relati om ninó dcbean: reprobari, vt facic hic Pon- cius,cuius rationibus occurrere ex dictis non c(t difficile ; fed recipi poteft , quia e(t expeditioralijs ; & minores paticuc difficul'ates . / 17 Quoad 1. Arift.codé c. definit, vel tius dz(cribit ptimum fubftantiam effe lam;qua nec e(t 1n fubietfoynec dicitur de fabiccto,(ecundam vero , quz 5n eff in [ub:e Ho, fed dicitur de [ubiecko, vor p fubie&m intelligitur (ubie&um inhe- fionis,& prz dicationis, ni quando vtraT; dicitur non cife in füb.ccto, fermo eíl de füb:e&o 1nhzlionis,nam pet hoc fubita* tia dillingaitur ab accidente;vadé pet it- €i negauonem citcamfcribitar modas gotiuimus períeicitis fübitandam conttr- tuens,& ab accidente diftioguens ; quan do vcró de primaltübttantmia ncgacur dicr detübiecto, & de fceüda afficinatar, tnc fit lermo de (abie&o przdicarionis,& pe ncs hoc diftinganatur prima , & («cunda fübttantia, quia prima fibitantia nullum babet inferius , dequo prz-dicecur , bené camé fecüda;quia hec cft vniaerfalis,illa fingularis, quacé etiam alteta negatio in dcliaicone primz fübftantiz , qua nega- tuc dici de tubiecto,circamfcribit po (ici- am hzcceirarem ; per quam ei repugaat dici de lubieéto.i. de inferiori; hinc patet lomodo hz d«cfiaitiones bené remexplicent,quiaeftódenturperncgationes,'nótamépfimplices negatrones,alioquin definitio priimz/(ubftanuzetià chymcse conueniret,fed per negacrones mdicances quid pofitiuuin,vt notat Tatar.cit.not«4. patet etiam quomodo ambz poffint cx- plicari pro prima intentione. Verüm quía cffe in Jebietlo,& dici de [ubiecto no cà- tum primo intentionafiter , (ed eciam (e- cund? intentionalitec capi poflunt, ità ni- c miram vt effe in fubie&io idem fic , quod przdicari accidentaliter, & denominati ué ,quicft proprius modus przdican di accidentium; & dici de fubietto i. d« in- fcriori, fit prazdicari e(fencialiter,ideó po terunt etiam przface defiaitiones expli« cati (ccan ió inréciónaliter, ica nimirum , St fecunda fub(tantia dicatur illayqua nó eft in [wbiztto fcd dicitur de [ubi ek o i. quz uon acciden:alitec , fed cilencialiter predicatar de prima , prima vctró fubítaa tía fit illa, quz nec cfl in fubietto ,uec di- citur de fübietfo à. nec przdicatur de . alio accidentaliter ,nec cílentialiter ; itag» ifta duplex negatio indicet oppolitàin- tentioné fübijcibilitacis omnimoda , pec quam excludatur omnis pradicabilttas & hoc man fefté infinuat. Arilt. pcr illud dc prima fubíftátia pronunciatum , quod accipiunt aliqui vc aliam prime. fübtcan- tize defia cionem eff qua propri? princi- aliter? maxim [ubil are dicitur, pet c.n. fignificat; qa0d ill non funt purz negationes/fed mobis citcüfceibunt omni modam fubrjcibilitatem prime fübftan- tia? 1n qnacunq; pred catione, tài elfed- - riali,q accidental adeoquod boc proná ciarum fic potius declaratio" dcfimtionis prima fubttantig,qua vt tradita pcr nc- gatronss poteracaltquá. parere fulpicio - nem Q noua,& diitin&a definitio, vel cd Mairoa.paílu 9.dicendum,q cü ea vnam cont icait definitionem, & ett de cius in- tegrirate;irà pec fecundas intétiones ex- plicát has definitiones primz , & fecun-da (ubítantiz Io. de Magiftrisq. 1. hu ius prz'dicam. not, 2. quz quidem expli- catio ci! inftitato logico multà magis ac« comodata,quám przccedens,& etiam ma HR demente Arift. qui defiait primam ubftantiam per oppofitionem ad (ccua- dam;cum ergo fecundá dcfiniat per prae dicati ; conueniens cft, vt primam dcfi- niret pec fubijci, . . tu 28 Scd dices, ex hoc; gp prima fübítan tiaomnibus alijs fubftar, accidentibus n& póX& ipáü(met fecundis (ubitanti]s, rofert. Autt.deflruBis primis fabitantus vr fibile ejfe aliquid aliarü ve manere: , aucem nequit incclligi, miquoad effe» — x actualis ciens Cam «n, turn Ac ides : : D ALD * S Lia » Ii joe ci ois ecu NR ER Z6. — Dig.VIL DePrédicmiioh pani: —— tia, tum naturz communcs in fe immedia té non exitiàt fed in indiuiduis, tolle in- diuidua,tolluntur ctiam. & accidentia) & natutz communcs ,omnia.n.corrümpun- 1ut ad corruptionem indíuidui ; vr docet. Doctor 3.d.2 2.4. vn:G.-quo autem ad cf. fe obie&inum , & effentiz non eft vera illa propofitio , quia nullo fingulaci cxi. ftéte,achuc poteft quidditas intelligi  & formati de illa propofitiones vera & ne- ce(lariz m ordine ad pradicata. cilentia lia,vt clacé docuit Forph. cap. 7. dicens fublatis indiuiduis nó tolli fpecics, vel ge- nera,quo .(. ad effe obiectiuum, & etien- tiz , ergo vt hoc Arift. dictum vcrifice- tur;oportet yt aliud dictum , vndé dedu- citur, quod. f.(ubftantia prima principa- liter, c maxim? fubflare dicitur jintel- ligatur de (ubftare realiter, & vera (u(té- tatione rcfpeQu accidétium , ac reali in- clufione naturz communis , quz efl. fe- «unda (ubflatia , non aot€ de tubttare in- tétionaliter, feu fubijci in praedicatione . Refp.quod ficut primum Arift.di&ü , . quod prima (übftáta principaliter;& ma ximé fubftat; poteft explicari tàm pro pri m4;d pro fccunda intentionc,népé de rca liaut intentionali fübiectione in prz dica tione , ità etiam confe&tarium ex co de- du&um;vt bené aduertit idé Io. de Mag. cit-dub. 5, vndé ex illo primo di&o tea- liter intellecto deducitur hoc fecüdü rca liter intelle&um eo modo , quo demon. fratur i arguméio.(. quod deftradis pri mis fübftanujs dettruuntur alia omnia .f. patüra: comunes,& accidentia quoad eífe actoalis exiltentge , & ex eodem logica- liter intelle&o ,deducitur illud idem con- tium logicaliter intelle&ü hoc mo- do;quod cü bic có (ideretur prima (ubítà tia in ordinc ad (ccundas , & ad accidcn- tia in ratione fübijcibilis, bac verà 01a in ordine ad primam in ratione przd;cabi- lis , vcl m Ken 2 velaccidentaliter , quia relatiua pofita fe ponunt , & perem- Le Deribit nnl fublatis primis fub- ijs riecht denso S oidipis ^ ^. 49 Exquo patet modo fit yerü il- - lad Aritt.di& defirudtis primis fübftan tijs,&c.tàm phyucé,g logicé, Dices,dc- flrucis omaibus ; hominibus adhuc c- — — ll aR n mane:et anima rationalis, & matería, vé «corpus pro altera parte compotiti cum - fuis accidécibus, ergo falfam illud di&ü,, : E efp.Louan:cnt.ob id habent pro fu(pes. &o Es Arift. dictum, veluti tendens ad. animz mortalitatem, Alij e» plicant de totali.deflru&ione primarum fubftantia: — rumjnemp? quoad vtramq; partem, quafi -—— Arift. apertis oculis agnouetit annihis . l:tionem ; Mairon, pallu 11.ad 4,ait,per primas (ubftantias bic Aritt. intelligere — fubftantias o€s lingulares , tam comple« tas,G incóplctas,quod fané textui fatis co fonü nó cfl. Facilis rame eft folutio, & ex. ipfo consxuco lige e NE ftlo- — quitur fimpl:cirer.de onmibus, quafi oía — prorfus interitura(intdeftru&isprimisfubtantijs,(edloquiturfignarédefecunedisfubftanujs,&accidentibusqua(ub.eflentanturincis(vt.n.dicimusinPhyf,«oumpofitumeftadzquatumfübiedumaccidencium,non matctia príma)nam per nt lhancpropofitionemiptendit Aril.demó — — ftrarc dependentiamtàmfecundar | fláriarum, q accidétiumà primis,parum —— auté ad hoc icfert,quod facta prime füb« flàriz dcftructione adhuc aliqua mancat Vh ;eius pars fuperfles, nam Dué mancat,fiué nomcertam cft naturá , quz in ipfa exta- bat , paritcr & accidentia in ipfa fundar .deleri;quod dictum, ficut verificatur c mé in lub ftanujs integris peii , de qu bus rcucra przcipue illud pronun- «iauit hic Acift.:tàcumomini veritate po. terit applicati quoque fubftantijs partia- libus & incomplecis con(Lituendo ,& di- ftinguendo ctiam in ipfis primas , & fe- ,cundas iuxtà füperius dita, Quares , quomodo intelligatur aliud - Ari(t.dictum; prima fubftantia proprié ; principaliter, & maxime fubflat,d gá -[. ponantur ille particulz JRefp. Orbcl. quod ponitur propri? ad diffeiéiam ac- .Cidentium , licét .n. accidens polit effe fübie&tum accidentis, non tamen vItima- té terminat cius depeadentià, vt lace ofté ,dit Do&or 4. d.1 2.q.1.pomitur principa liter ad differentiam fecundaram füb- ftanttarum, quz non (ubftan: accidenti- bus,ni(i prout funt in primis, homo. n. nó dicitar albus, vel niger) nifi quia. Sortes , vel B.—-Vo ^ uu WEM. . m N Mos 4752 . " "as FEN : i |». — sel Plato eft albus ; Et tandem ponitur 3 M. Bointsa oftendédá, quod prime fub- | flantiz pluribas fübftant, quam fecunda, eh VE p yt T *:".A^ "Wir Sec A1 - Pairs cared quibus (ub . . jo fccunda, & cum hoc i pis fecundis. . $0 Quoad tertia fübflantia fingularis vuiuerfali cóparata dicitur prima fübftan tia, & magis osieimds erit quá- m primitateim perfe ctionis im partici- ando ronem fubftantiz, q nó haber fub - Au c nuarl3lie [ra Arift. in hac cap. ailtid Viliuvsaaisss * anth aam 8 ^À enius compararionis declárarioné re- Wer ——. a —-—--- T nep 1e €olendum eft ex di&is (übftantiam ità ap pellari,vef à (ubftando , quz eft denomi- fiatio relatiua;vt ait Orbel. quia füb(tare fonat (ub alio ftare;aut alteri (ubelTe,vel vt inferius fuperiori, vel (abiectum acci- denti, aut à fübfiftendo,qua eft denomi nitio abfoluta, quia (ubtiftere fonat. pec fe ftare, & nonin alio,cui inkzreat ; hzc e(t ratio effencialis (ubftamtia , illa veró i accidentalis, & iftam confequens ; fatio abíoluta,& effentialis equaliter có- petit omnibus (ub(tantiis, cum a&qualiter . omuibus repugnet alteti inhzrere , vndé - ex lioc capite, nimitum róne fubti (tendi , non datur primiz,& fecunda fübítátiaynec fübftadtia particularis eft magis fuübftan- tia, q vniueralis ; vndé minus rc&é ali- qui &t.ex hoc capite .(: quantum ad ratio - neni fubíiftédi, aiuat fübttantiam prima effe aiagis (ub(tantiamsd (ecundam , quia erfe&tiori aiodo participat fübiiftentia , q (ecunda, cum partici pet illam imimedia té ,(ccunía vero mediate , quia .f. ratio fuppofiti primó conuenit indiuiduo , & €ommuonia nonnili per indiuidua fuppo- fitanuur. Minus redde hoc dicitur. , nam vt rotat Do&or quol.4. M. & quol. $. V. & quol.9. A. aliud eítlo-qui de fübüttere pro p fe eiie , vt excludi imnhatrete , aliud prout idem cit ,:juod incómunicabiliter pet fe cxifteccquod eit pro»riam füppo- fiti ,& petíonat ; quando hic fic compa- fatio iter primam, (ccundain fubftan- tíam; & quaritur queam cacum perfe- €t.0ri modo racionem (übttanua partici- petsquattio efe debet de ali quaratione , qua (ic ecriqscomanais, c n.tieri folec quacum; comparatio, in tora nempe : n oing. t j ed E ual Le dif [di is rimen ep female 65, tur fübtittere pro- acórhutiicábiliter per fe e(Te, fubttantias primáe düritaxat com- perat, ex hoc capite non debet dici prima in rationc fubfittendi;quam fecüda, & ana gis fübftantia , quam illi» . : 31 Potius ergo talisprimitas, & maio ritas attendi debet peincsdenóminati oné relatiuam fub(tandi, hec .& ratio perfe- &ieri modo partícipari pót ab vna (ub- ftantia, q ab alia, quatenus vna. füb(tare potce(t Dudbos pradicatis, ac magis in- denendenter, q alia , & (ane in hoc fenfi Anft. primasfubftantias appellauit tabe ftantias fingulares , f(ecundas auré vniuet- fales;ac illas etiam magis fabttantias di- xit;ità colligitur ex ipío contextu, vbi fic loquitur,prime [ub[lantie ide, omni- bus alij$ [ubijciutur y C alia ommnia,vel de ipfis predicamtur , vel in ipfis [unt y propter boc maxim? fubflantie prim& dicum ury& ex hoc etiam capite compa- raudo adinuic em fccundas fübtt arias ait , fpecies effe mag s (ub(tantias generibus y nempe quia pluribus (abftant,d genera , & itd explicat Tat.cit.dub. 2. At (ubftan- tias fingulares cífe primas (ubftantias in hoc fenfu , magi; (ubftantias vn:uer(a- libus potet adhuc dupliciter explicari , vcl realiter , & pro prima intentione , vel logicalitcry & pro fecanda. Primo modo fubftantia (ngularis dicitur priiha füb* ftàtia,quia quoad actualem exi (tentiam, & phyí(icam omnia fundátur in ip(a, quia & natui£ communes, & accidentia ipfa 2» exiftunt ad exiftenuiam cíus,& ea. fubla- ta ruunt quoad exifEentiam, quod infinua uit Arift. dicens, non cxi flentibus primis fubftanujs rmpotlibile cffe aliquid aliorü remanere j cum igicur fit bafis, & tunda- mentum, cut cete.a innituntur quoad exi ftentiam, optimaratione prima fübftan tia dicetur,quarenus prímó,& immediate exiltit , & nature comuncs (fecunda füb- fiátiz dicécur,quatenus fecüdarió ,& me diaté exiftüt,ad cxiftentia.(. primarürité magis (abitanti dicetur. , quía pluribus realiter (ubfta:,d. commuüncs, juia eGenialiter includit naturas. coipmunes fuperiores, &accidentaliter plurima (u- " fcipit accidentia;à quibus poftea median pit Ag tc denominantur euam f ; prima | jio. LI - $64 | Dif». VII. De "Tradicamentis im parti; — z é 31 Alioautémodo .f.los;caliterfub- ftantiz cenfequens ad rationem effen2 - Ns ftátia fingularis magis fubtiátia dicitur. j vniuerfa is , quia plaribus fub ftat praedi- €atisloquendo de pradicatione tài cf- fentiali, d accidencali, & diciiur ctiam pri ma fobftantia ; quia in predicationibus accidentalibus immmediaté lübijcitur , & primarió , fccundz vero lübftantiz me- diaté , & (ccundarió 1 vbi aduertendum ex hac prazfertim fübiectione in pradi- cationibus accidenralibus attendi deno- minetjonem (ubflantie, auia in prz dica- tionibus c(Tentialibusetiamaccidentia.fubijciumturfuisprzdicatisfapcrioribus;&excoyq:odeftlubie&tioimmediata,"2cindependens,diciturfübftantiafingolarisprimafübflantia,&magisfubflan1ia,qvniucrfalis,vndélicethomov.g.pluzibus(übttetaccidentibus,qPerrus;quiafubfitomnibusaccidentibusPetri,acaliorumfimulindiniduotum,ramen.adhucLEetrusdicidebetmagisfubftantia,quamhomoinrationcfubflandi;tüquiapluribuspredicatis(ubftat,loquendoetiadecflenualibus;tumquiaeflóloquendodcaccidenralibustantum;fubftetpaucio.yibus;adhuctamenfubftatnobiliori mo- do,nimirum propria virtute,quia imme diat &,ac independenter ab alio. homo au- 1€m. fübftat illis dependenter ab ipfis ;n- diuiduis,quz expofitio cx ipfo contextu «olligitr 5'v bi hac ratione diccbat Arift. anter primás(übftantias , & inter. fpccics vnam non cfle mogis fubftantiam , quàm aliam qoia zqualiter fubftanr,quod vtig; nequit cxcéfiué inrelligiquia hic homo; sel é homoin cómuni pluribus accidéti- , bus fubflat,ac przdicauscffenialibus, q hiclapis, vel lapis , fcdjintelligit in (centu prefato , qj equaliter fübflát prime fub- flantuz;quia vna in fübítando non depen dct ab alia, & pariter omnes fpecies [pecia Viflimz zqualiter à prima depédem füb- ftantia,nec vna dependet abalia , 33. Scd obijcics,vniueríalia precedere fingularia ca prioritate,à qua nó couerti- tur. (ubfiftendi confeq. ergo debent. dici prima fubftanug, & fingularia (ccundz. kem $.Mct.2. ai nue Meri raid n:agis lubltantias.q laria « Tandcm ier ase acides ibus eil proprietas (ub- talem eiusquz cit lubhftere, ergo cui conucnit prius talis ratio fubflantie , eidé —— quoq; ralts proprietas prius conueniet , at illaratio prius conuenit (übftantijs vni uerfalibus, ergo &c. Et cctté quantum ad: (ubftare accidentibus proprijs negati ne- quit fubftátias (ccüdas prius,& magisJub ftare primis, nà accidentia propría prius. cóueniüt naturis,& per cas ingularibus . Refp. ad 1. hic Arif.accipere primita- tem;non eo modoy(ed alio Jogé diuerío , vt explicauimus,& notar Tatar. cit. Hot. 3. Ad z.ibi Art(t.loquitar fecundümen- tem Platonis ponétis ideas (cparatas , vt ibi communiter Es pofitores notant,prz fertim Scot. Ad 3.ncg.(ub illata minor y nam ratio fübftantiz in communi, vr cfk prz dicamentum a ceteris diüetfum , vel equaliter competit omnibus fübftantijs prmmis,& fecundis, vt dicebamus, quate- nusomnibus ex aquo repugnat inhzrc« re;vcl ti aliqua intercedit analogia , pere fe&iori modo conueniet primis , quà fe» cundis, vt poté quz includunt totam Icctionem fecundarü,& aliquid amplius. Dices, (i equaliter cis coücnit ratio come munis (ubfi (tédi, ergo & proprictas füb- ftandi,qua ab ca dimanit . Refp,etiam(ü aptitudo fübttand: 2.jualiter ; imó prius. fubttantijs fecundis conucniret, aétus ta» men ipie tabítandi prius cxercemur in pri imis,quàm in fecundis , in quibusexcrceri nequit , ni(i mediate , ac dependenier ab illis. Ad illud denique de (übftare acci- dentibus proprijs,vluró concedimus prius cóuenire naturis , quàm fingularibus,, S. ijs conuenire medianiibusillis fed iam. di. ximus denominationem prima fubitan- tiz non attendi dcbere ex (übie&ione ad: huiufmodi prz dicara, quia ctiam aecidem tia fuüblunt füis vniucrialibus, ac eorum paffionibus mcdiantibus illis, led attendi ex fübicctione ad accidentia communia Addunt alii , qi immediata;ac i bati cue uenit Eesti g cdm vadit .9 quoad cíientiam, & necc ftcnuam tes e, conua fc haber » idco. «ew aj —— —— orent EMEND: FU "C" 7 enim ti(ibile realiter exiftit in homine , dud exile realiter in Petro » vcl Palo , ita Sanchez , Complut.& alij; - ARTICVLVS III. Declaratitur proprietates , Q* attributa exoc3 fubfl antt. 3 4Q Ex proprietates, vel attributa adícri pfit Atif. fubftantiz, vt dictü efi 1. p.Inft.quarum aliquz ei couueniunt pro ima intentione, aliqua pro fecunda.» , quzdam tandem pro prima, & pro fecun da, quatenus vtroq ; modo explicari pof- funt, folct.n. Arift.in his preferam pra- dicam. multa primarum inten'ionum ad mifcere in gratiam fecundarum , vt nimi- rü mclios difcamus iuxta earum extigen- tiam fecundas fundare intentiones , cas autern vocamus ét attributa , quia nó os conueniunt fübftantiz in quarto n;odo. Prima fubftantiz affe&tio eft in lubie- &o non cífe ,i: in nullo harrere fubiecto , fi explicetur primó intentionzliter  & hac non cit propria fabftantie przdica- mentalis ;n quarto modo propri jquia a €onucnit o9 pro-(us fub ftantise Là. in- Haken finz, tam complere quam incomplet, tàm ptimis,quárm fecundis ; licér:n. (ubftantiz fccundz dicantur de fubic&to,nó tamcn funt in (übiecto , quia natura nob inberet fuis ipferioribus , fcd potus illa contütuit in efic quidditauiuo '& torma fübftantialis, licet reciprarur. in fmarcria , & ab ca in cfle , & fieri depen- deat fi cft materialis, nnnquam tan di- €i poteit iij inhercre;quia vt Scotus do- €et quol. 5.S.& quol. y. À. inhzrerce dicit ron per fe informare , nec facere per fe vnum , fcd facere vmum per accidens , & darc effe, vel a&um [ccundum quid ali- cui priori fimpliciter enti :at forma fob- flantialis, vt per fc actus , per fe informat trateriam;dat ei a&tü fimpliciter;& cum €a facit per (e vnam ; partcs phyfica inte- grales (unt quidem in toto,non tamé tan quam in fübicéto,quia illi non ipbzrcnts fcd pouusillud coniticuunc integralitec: & tandcm hac affectio cóuemt. ctiam dif f. tentijs fuübflantialibus , vt ait Avift, in- - textusquia eque ipfe iphgrenc ei cuius Quafi. I. De prprietatibid fubflamis edre11I.. $65 funt differentig,(cd conftitaant in eíic (pecifico jac determinato. Ex quo fe« quitut,quàd licét ifta affc&tionó fit. pco- pria fabftantiz przdicamentalis in quar- to modo , cít tamen fic propria tiz in tota fuà latitadiaic, vt contcadilüm- guitut ab accidente ; falfum namq; efty quod inquit Tatar.hic,hanc affe&ionem Conucn:re accidenti feparato. in Euchati. ftia;quamuis.n. non fit ibi ía (ub:.eóto a» &uahiter, cft tamen a jxitudioalitet , dum autem dicimus proprium efk fübítantiz in (ubie&o non cí(le,vtroque modo intel- ligitut.Poteft ctiam hzc affe&tio cxplica- ri pto fecunda intentionesvt idem fit. (ub. ftantiam in fübic&o non effe, quod nom eife aptam de aliquo accidentaliter prae dicati , vtfapradiccbamus exponendo fecundó intentionaliter eandem particu- lam in dcfinitionc fubftanti . . Sed inftabis effe in fubteCEo male intcr affectiones recen(eti (ubftantiz , cum fit de ipfius definitiones & maléetiam cx- plicari per lioc, quod fubftantia nequeat de aliquo accidentaliter predicari , cadi oppofitum ex profetfo docaerimus di(p. $. q.$. art. 2. Refp. inrer affectioncs te- ceníeri , quatenus eff negatio immedia- te fequens ad rationem politiuam fuübftai tiz , ficut paffio fequi folet ad c(fentià y vndé dimanat , & ponitur in definitione fübftantiz , non (ccundam fe formaliter confiderata (ed vt indicat, & circumliri- bit rationem politiam fübftantiz, vnd& fatemur nocificationé illá (ub(tantiz po- tus effe de(criptioné,quàm dcfiiiioné 5 cando autem difp.cír.q.vlt.di ximus pof Íc tübitantiam quoq;acctdentuliter pras- dicari;loqucbamaur de pizriicari accidcdi- taliter per imodurb accidentis przdicabi- lis, hic autédicimus pradicaci noa poffe per modum accidétis przdicamentalis quia fundamentum huius predicacioni$. cít veta;ac propria inherent forme,que przdicatur, in (ubieéioy de quo pradica- tur,quz inhzrencia fübftantrig repugnat » & in hoc nulla eft contradictio. » 3j Sccundaqua cóuenit determinat fecundis fubítanujs , ac ctam ad carum ditfercntias cxtenditut, eft vniuocé pr^ dicari de primis i, (ecundum ide nomen ; * & ra- $66 E em in illis etfencialiter inclufam ; «X quo patet hanc affectionem elfe me- Té;nten;onalem. quia przdicari eft fe- €undarum intemtiondm , & inrell'2i .de- berede przdicatione figoata non exer- €ita,non.n.in tecminisfecundarum inten tionum valct dicere » lub(tantia prima» e(l. (ccunda, bené tamen in terminis pri- marum , Petraefthoao;e(tanimal,eftpationalis;Vtautemhaecaffc&iofolumAn(ubftácjsreperiatur,dcbentaccipiprimz,&fecunde(abftanrieinrgore,namfifuséaccipianturproquacun:j;natura.»vniaerfali,velparticulari,camhocmodopoffintetiaminprzdicamenusaccidentiumdiftribui,&a(Tignari,vtart.prz€cd.dub.1.diximus,potecitconfequen1ethzcproprictasetiamadvaiueríalia2»Accidentiumextendi,cumipfaquoq;de fuis inferioribus vniuocé prz«dicentur , vt di&um e(t 1.p.Inft.tra&t. 1.c.6.at rc(pc- &u (uerum fubie&orum;eftó poffint ef- fc vniuoca praedicata ,.quia dici poffunt de eis (ecundum idem nomen , & ratio- nem , vt conflar.de albo ref pé&u niuis , & papyri, nunquá tamen poffunt vaiuocé gra dicari , quia talis conceptus non in- claditur e(fentialiter in illis , wt declara- uimus diíp,2.q. 6. art. 1. quod alij dicunt pofie de illis praedicari vniuocé. acciden- pi e eücoridier x : 36 Tertiaquz determinate conuenit eta Lor rv iat hoc aliquid.i.igni ficare aliquod determinatum , & lingu- lare non vlterius communicabile, ad dif- ferentiam (ccundarum » quz. figaificant quale quid .i. aliquod. indetetminauum voluecle ; & communicabile pluribas . Neqae hinc inferas , genera ; & fpe- €ies in qualequid pradicari conrra dicta in difp.g. Nam vt notauimus in Iaft. non famitur hic quale quid in ptzdicamen- tis,vt (imebatur in prgdicabilibus ; quia bic (uautur, vt contrad/ftinguitur ab boc aliquid , quod (ignificat (ub (tantiam ità per fe exiltcotem, vt poditdigito demó- Ílrari dicendo, hoceit aliquid; € contra veró quaJe quid (ignificat lubaantia. vni- uct(alem aon per fe primó , & iinmedia- té (ub (tencem,(cd per primam fubítan. tiam, in quo vidctur habcre mo jum qua- T Difp. VII. De Pradicamentisin partic... litatis,qua: nó pcr fe, (ed per aliud exi (titg potcft etiam E BACEEA fub ffir figals ficare quiequid ,non a&iué, vt differens tiay fed paffiué, quatenus fi gdificatinact- ram vleerius communicabilem., & quali- ficabilem per e(fenuales differentias, "Vt autem hzc atfc&io fingulacibus td» tum fubítantiatim conueniat , cum dici« tur prima fabftantia boc a[iquid figni - care,non fufficit dicere , quod fignificet aliquid determinatum,& vnum numero s non alteri infcriori vlterius communica- bile, quia in hoc feníu etiam fingularibus accidentium conuenire potcft , yt dixi- mus in Inft.(ed addere debemus , quod illad determinatum,acnumcro T | fignificat, ità fit incommunicabile, vt al- teri nequeat cómunicari ,nec vt fuperius inferiori, quod cít e(fe incommunicabi- le, vt quod , necvtformafübiccto , fiud —— — fubftantialis , (ind accidentalis, eit. e(fe incommunicabile vt. atio. n.(i : politi " quod hi: Ariít, imcelligit per pris roam fubftantiam,yt notat Mair. paíT.1 1,nam ipíc nondiftinxit, vt nos Theologi, — inter fuppofitum , & ngulare fubflan- —— tig)confifticin hacdupliciinoommunis — «cabilitate , vt quó ; &vvtquód , ytdocet— — Scot.1.d.2.3.7.$..4(d primam queft.Dü — — autem dicimus primam fubftantiam hoc — aliquid fignificare , & fcciüdà quale. fumitur prima , & (ccunda fubftantia &cntionaliter , ríon.n.folummominibus; — Ícd etiam intentionibusconuenitfignifi* —— care res feu effe (igna rerum , alioqui £4 (umantur primó jntenttonaliter, tunc, yt ) notat Tatar. actus f/gnatus capitur A a&u cxercito ,vt (cn(üs (it prima fübftan tia lignificat hoc aliquid.i.eft hoc aligd . 37 Quarta, quz cóncoit omnifubità- tiz,non (olumdirecté, (cd etiamlatera-— liter ; acindirecté exiftenti in przdica - ? mento,ett,noa habere conccarium, quod quidem intelligendum ett de contrarieta te proprie dicta , qua verfaturinter for- mas politiuas übi inuicem oppofitas , & ab codem (ubie&o fc mutaó expelientes, ——— vt funt au umPladas qualitates ; hoc.n, modo nulla (abitaotia alceri opponitur quia cito vna forma fubitantialis à matc- ria cXcludatur per aducnium alterins, nó —— — ; ; idur. ^ e « yu ^———"— —— — CREER 7 a sd -* — 7" Que A. De proprietatibus fubfrdmia: c/fot-IT. idcircà cótrariz cenferi debent , quia c8. trarietas eft (pecies oppofitionis , at inter formas (abftantiales non: vcr(ator repu- ia oppofita,(ed tantum diíyarata s [m qua duplici repagnantia vide infra. difj.9.q.1.art. 1.. ) nam abioluté loquen-, do forma füb(tantialis non decetminatam: formam excludit, & magis hanc ; quam illam, quod ad oppofitionem requiritur fed Qué excludit omnem d; (paratam 5.& € quacunq; codem modo íncompotli- bilis eft ,& non magis cum vna;q cü alia;; Quod á dicas, faltim formas cicmenta- tes lic opponi,nam forma ignis magisre . t cífe«um forma aquz, Q.aeris vt €olligitar ex z. de Gen... Ref. forma: ignis fecundum fe (ümptam z'ju& in ca- denr máteria repugnare cü forma aeris , ac cum forma aque , dicitur tamemmagis pugnare cam hac;quam cum rila, racione qualitaturs- illas formas: infequentium ; quz veré ,& propri& inter fc comrarian- tac Ais , qualicates itta ab iplis: clemen- torum fübítant;js dimariant ergo prius iu ipfisslacontrarietasteperitur, d. dcin de paci. Ref: cum Tatar- hic 4.2« it (ol.ad 5. prin. g» cótrarietas in etfc&ti- bus. nom arguit femper in caufis contra. fietarem focmalem (ed rátum virtualem ,. & radicalem, qu& vltró adanctimus in ele mentis, quia vt ait Tatar. aliqui hibere conttarictacem victualem non eft aliud , Q illud poffe contraria producere «. IKkur- fus quamuis priuatio veré opponatur for. ma (ubftantiali, oppoiitio tamea noa eft contraria, féd folum priuatiua, cum priua- tio nihil reale pouiuuay yorat. im fubic- &ooppofitum formz. Deaunr ncq;dif- fctenug fübitanviales idea genus. con- dinidentes propt € dici polf'anc cótrariz, quía nom infun: gem ri, veluti conum fu- biccto,à quo vt fiam fe potfinc exclude- fe led dicun:ur coacrariz, quatenos fant primo diuería: ; cx quo patet erratle Ma- ir patfaü 16. dum his rationibus conuictus fiacuicin lübttant/js veram  contraricta- tem; ita |; de cont: arietate Fus? lumpta y m arum vel pro nobili diuertitate  & incompo libilizate atit pro oppofitione pruauua explicandus ett Arift. cum 1. Vuyl. go. ait iv omni genre. vnam cflc wA— $67 contrarictatem,& 10. Mcr. 24. differens tias (pecificasfubftantiarum e(fe contra. rjas;de quo vide Ant» And: cap; de fübft. quomudo autem hatc affe&io: quantitati quo; conueriiat dicemusq. feq. 38 Quia, qne Er omaiilteirie el uenit cft non(ufcipere magis & minass vt accidenuia,quia velconfideramus fube ftantias quoad rationem ipíam commue nem.(ubítantis; prout fübftaxia dicitur, non quidem à (ubftando, (ic .n. vna (uüb« flátia dicitur magis (ubflátiay q aliayuia heccft ratioaccidentalis, fed, vt dicitur a fub(itiédo,vel pcr (c e(fendo,& fic vna (übilantia non poteft dici magis fübttan- tia, alia; vt Scor, docet q. 1 $.predicam, propé finem , nec cadem (ubttaatia in: fe potelt dici modó magis.» modo minus fubftantia » ficut vanum album eft magis: albuar quàm aliud , vel lodié infe ma- gis album , Q bati , vcl etiam confideran.turfobftintig(ccédumrationespeculiaresearumy.&ticneg;fubflantiafufcipicmag,s,&,vnus.n«homo:noncitmagishomo,quamalter,necidem:homopotcftfaccefTiuéfierimagis.vclminuslomo;vteueuitde:accidente,Pro:;acintentionisAri(t.no,d.17.q.5.formàá.fufciperemagis&.,Q.ipfambaberelatitudigemquadam,quaelacitadoaliudnoneft.,quammagnitudo:formae,magnitudoautem:formaduplexefl,vna(ecundumquampluresfubie&tpartesinformat,&diciturmagnitudoexcen(ronisproueniensexlatituriineen.uitatiuaformz;akerafccundüqipfafotmamáior,autminorcítin(cipa,Scinuaeeadzmpacte(ubicéti,&diciturmagnitudointen(ionisproucniensexlatrtudis.ncgradual:forma;gradusautemformaeduplexettexDo&.ibideXXosoditaciuus,&fecundumiftumgradumeffereamimindiaiibiTiconfiflic,quiagradushuiufmodiaddatur,vcl(birahiaturymutarut[pecics,non.n.cltmáipfas.metdifferentia(pecibicayquazioduuifibisliter(pecieconjuanjbeacaiebatArif2$Mcr.10.rcrumc(eniiasfchabere,venumeroS,ju:busadditavoitace,velfub.tracta[ratumcilenualiternumeius.iuratatur;$68"Difp.VIL.De"Predicathentisinpartie...tatur;altereftgradusperfe&ionisinditidualisquzeftquedamrealitasformamatavniricumaliarealirateeiufdemfortmzadintegrandamvnamformamaalemfic,vclficintenfam.'39CüigiturArift.bicnegat(übitátiáreddefubflant'a(ecundumgradumpecificü,fic.n.neq;albedofufcipitmaier magis albedo albedine , vt dto,atque ita per hanc proprietatem nó «li ftingueret Arift. fübftaptiam ab acci- dente;vt ipfe pretend t;loquitur ergo de ipfa praefertim fecundam exiftentiam in indinidüis , & ait etiam in hoc fenfa non fuícipere magis, & minus; veram non ita abíoluté loquitur, vt ex hoc loco vidca- tur penitus przcludi via tuendi fubflan- tià füícipere magis, & minus quoad gra- dus indiuiduales , vt putauit. Mercen. in fuis dilacid. nam potius videtur compara tiué loqui, qj nempe & quoad iftos gra. dus magis, & minus non füfcipit,vt quali- tátes,quia albedo v.g.vel calor fecundum exit entiam ita füfcipit magis,& minus , vt paulatim, & diuilibiliter acquiratur , ec 1ntendatut, & acquifitus remittatur , ya quod fit modo magis, modó minus in- aeníus; at forma fübítantialis- (6i habet bonc graduum latiudinem, hoc .n. difca- tere non cít praríencis ncgotij) plané non habcbit,ficut forma accidentalis ,nà to- a fimul fecundum oés dicetur induci , & femel indu&a ,non amplus fuccetfiué in. tendetur, vel remiuetur, fed (emper com €is permanebit, quoufque corrumpatur , boc .vt. modo Scotiflz quampintcs dc- fcnidvot fab(tanriam (afcipere magis , & minus ex Dodore 8. Met. q. 3. vt FaberTheor.;$.fedanfalicitcrfuolocovidebimus;Scotiftznàq,nonignobilestuenturfubflantiáneq;hocmodopollema,gis,&minusfüfcipere,vtTatar.in:hoc€ap.q«2.dub.2.Barg. 1. d. 8$.q«2. $. 4d «liud de attributione.. Maior paffu 17. Caucl). im Anim.difp.1. (c&. 10. & alij , Quomodo autem hec affeGio ctiam quantitati conueniat dicemus q.feq . .40 Sexta demü , ac vlrima proprietas ef; quod (ubitáiia vna  & cad numero eft córrariorü füfceptiua fucceffiuà , de n eft d fficultas , an competat foli fab-- antig,& omni,nempe tam prima, quá. fecüda ,communisfteré opinio Scr j €o quia céfer banc cffe proprietatem fübe— ftantiz przdicamentalis in quarto imo do , ac proinde cum ea in tali latitudine. conuertibilem, ita .n. communiter inter- prezantur illa Ari(t. verba maxim verb proprium fubflantia , &c. ita.Au&ores- paffim przfertim Thomi(tz Caier. Sot, Maf. Sanch. Complut. & alij. Alia opin- negat effe propr in quarto modo , quia. nó tantum competit (ubftantia: predica- mentali,(ed ctiam extca pradi nam anima feparata recipit accidentia ae. cótraria » ac etiam materia prima y rüríus- non folum comperit fubftantiz , fed etia. quantitati , eadem ,n. fuperi cies modo - cít alba, modó nigra yndeait Maior. paf- fu 18. quód qui vult hanc proprieta ? feruarc , debet tenere. ualitates- contrarig immediaté informant (ubftan-: tiamficut quantitas ipfa- "mo Scd media viatenendaeft,quod nimi- — — ram hac proprietas foli vrig; ful bfant Nco^ conueniat, non — [miei d prim: dumtaxat, atquea lius tantum erit. propria quarto modo, itadocent ex Sco. —— tiftisquipluresin hoc cap. Delphinzs ;.— — Io.de Mag Au. And.«ui piOurX ; quod cum Arift. ait maximae autem p prium [nbflantie videtur , ly maxime accipi debet nominaliter , non adactoia- liter ,nimirum pronomineadicttino ; ge — — €onítcuatur cum illo geniuuo fubflus« « uj vt fcnfus fic maxima fübtlácix. t. pri. * mz fubftantia eft proprina;&c. Vt. aue, tem hzc affeétio (oli (ubftanriz conue- niat,& non etiam accidentibus, non tan» tum dc concratijs refpe&iuis inielligene, da eft,(cd dc concrarijs abfolutis praster- tim , vt norant Mair. paífü 18. & Io. dc Maz. hic $.5.$ciends ,conuaria.n«tcfpe &uma fafcipit oratio , cum cadem perícuc- rans ex aliqna dumtaxat. accidentali *3- riatione traníit de veritate ad falütatem y. aut é contra ; & boc fignificawt. Arilt, ipfe , dumad banc obiectionem de ora* tione tefj inquit , orationcm elle fuccefliue capacem verjtaris , & faltitae Sta k € $ iE D ^ PA A* t — Mat Quafi I De preprieratibus fubfanti.eAytIT. | $69 *isnon per mutationem (ui, fed rei , non ym. vul: negare, Q» etiam aliquo modo in fc non mutctur,icd (olum,quod nen mu- tatur co modo,quo (übflanua,cum füfci- pit contraria: ipfa .n. per folam fuiamu- tationem contraria (uícipit , ncc neceífa- 110 f(upponit. mutationem alterius , quia syoutatur mutatione ad fe recipiendo con- traria abíoluta : at oratio contraria fufci- 1 mutationem altcrius , quia muta- | so angit ad aliud ceci cótca- ria reípeétiua, vt funt veritas, & faliitas. 41 lIncelligenda eft. etiam de fübiecto vltimato, ac prorfus independent, nà fic excluditur quátítas cfto.n. pott & ipfa fufcipere-conuaria abíoluta , & per fui gütationé, nunquam.tamen ia recipere ' poteft, vt fübicctum vltimaté rerminans corum dependentiam, fcd rantü vt fubie- €tum proximam, & minus principale, vt €x profctio Scot.docet 4 « d. 12. q.2. quia Ficét in quantitate iamediate. recipiatur albedo,calor, &c. tamen quia etiam ipfa nancitas eft accidens , & eadem depen- ia dependens, ac qualitas ( & idé di- endüef(fct de inrelle&fa recip;ente fcien- tiam, & errorem , íi poneretur accidens realiter ab anima diflinctum ) non poceft illa (uftemare , niti bencficio (ubftantia fuftentantis ipfam, qp licét actu non pra- ftet fübflantia in Eucbariftia , przítacurfamenà Deo fuppléte vicesillus, & actu fatentantem quáxitatem in gencre caufa efficientis : vode (emper vcrum e(t dice- re , quod quantitasab alio (u(tentata. fuü- fleniat, & in virtute altecius, & quamuis incali flatu a&u non dependcat ad (übftà tiam, vc ad lubieGum inhzrlionis , adhuc tamen dependet. apsitudinaliter , & idcó m dici potefl. (abic&um princi- palc, ac indcpenders ; vnde conítat opus non cífc, vt aicbat Mairon. ad (eruandam hanc proprictatem tencre , quod qualitas immediate inharcat (ubftantig, ficut ipfa quantizas, Nec minus acgare quantitatem mediare inter fubitantiam , & qualitaté , vt fabic&um quod, & rccipicns, (ed tan- ttim vt fübie£tum qao , & rationem rcci- paendi, vt ail omplut. difj.12. q. f- & Lo.de S. .1.art. f. Nam quana- tàtem veré effc tubicdtà. q«od immedia- logia, NS um aliorá accidentium per quod fuübfti- .tiz inhazrere dicuntur, fusé monflramus diíp. 5l hy(.q.3-art.1. & 2. neque hic af- fert Cóplat. pro parte oppofita aliqui n €x ibi dictis non mancat perfc& olutum. Tandem bene ét dcfend: poteft hanc proprictatem covuenire folum hu ius przdicaméti (ubflaotijs , quatenus conutuir; niti iliis, quz (unt directe , vcl faltimreductiue in ipfo, vt [unt anima, & matcria prima ,& corpus pro altera parte compofiri; vel t sueri velimus (quod crit difficile) conuenire tantum fobilàcjs di- scéé in ipfo repofitis,negandü eft mate» riam primam effc fabicétü accidenrium, vt nos late tuemur difp.3.Phyf.q 1. Cor» pus auté,& anima rationalis, quando sü£ feparata,nó ampliuscenfentur partes, fed tota, & habent quati rationem fuppofitiy & idcó bene potfünt accidétia fuícipere., 41. Quod veró non omni fabftantiz huius predicamenti cópetat , (ed tanum ptimz, quod prater Scotiftas cir. tencng Ammon. Canter. Didac. Ruoius, & alij Prob.in primis Arift.teftimonio, qui mi- mimé docuit hanc proprictatem eíse có- muné omni fubflancg,(ed dixit efc ma- ximé propriam,vt (ok fubflantiz ill3 tri- buerct,& accidentibus negaret, quin po» iius c xpre(Tit conuenire (ubfLantig , quae eft vna nuincro , bac autem cft fola pri- ma fubftantia , Nec valet folutio Tatar. hic in (ol.ad p uz eft communis Thomift. quod licét (ecunda fübftantia, Íecundum (e nó fit vna numero, bene ta- men denominatiué, & per accidens dici tur vna numero , vt ipfingularibus repe- ritur. Non valet, quia «um talis exiflétia numeralis (« necetlarió requi fita,vr fubie Gum dicatur realiter contraria in fe ve« €ipere, plané (i natura , (cu fecunda füb- ftantia (ceandum fe taliter nó exiftig;, «3 tantum pez accidens ex conun&ione c diffcreniia indiuiduali, ic neq; per fe di- €ctur «ontiariorum fofccpriuayfcd rant per accidés. Neq; fatisfacit, gy al j dicüns illam particulam (am vnam» 7. 1dé nie mero fityidem fonare, ac vna, & eadé nue mero períeuerans, quo [cnfu poteit ét ta« lis vnitas (ccundis conacnire fübflanujs, Quio, vt diximus; pcr es vbum numero y m vU ^ ETAT Te — UDfg VU. De "Pelicanientisin fatti... dititeligie fisgalarem fübüftctii qua ome "finó neceffaria e&t ad (ubieclanr , inquo *eóttrariarecipi dcberit y & non fola períe- süctantià (obicéti qualitercir]. esi(lentis; o Ratione idipíam prob.quia Aríft.do- *€uit hanc proprieratem conuenire primae fübftantix ob eias (ifigularé modi cfien. 4, & (abftandi propria virtute , ac indc. pendenter abialio , & ide negauit con- (cniré orationi, quia fecipir.coptraria nó "per marationé füi5fed altcrius, at fecüda ftantie nequeant hoe modo cótariz Tccipete, (ed tantam mediate , & depen- denter à primis ; quod non fufficit, v eis «ilis próptiéta$ conuemte dieacur ; alio- Quir etiamoration y & alijs accidentibus *Opetére poffety quia & ipfa poffunt re« vipete córratia in virtute altcrius, ac dee pendétet à prima fabflaiia,ergo &c. Ac- cedit;cuod fi hic proprietas nonconue- mit fecüdit, nift per ptiRas , ergo re vcra *folü cft proptia prima tubflanuiz, & cü xa tonoertib;lis.euia proptietas lolum cü 6 conaertitut (übicéto,cui pra. 0,& im- tfhédiaté conachit , don cor cóuenit me- idiaté, & fecandarió , vt patet de rifibili Tefpcétubofninis,& Petr , vel Pauli; - 4$ At dices,fufciperc cóttoria nil alind «eft; d fubBare conirarijs; fed fubftareace tidentibas eft afie&tio: fequés fübftancia pé&dicon entaletn, vt fic ; cx Scot, cit; 1; €l/8.9:3. 6. Teneo opinion m; crgo faíci pere cóncatia hon tstÉrüm prima , fediit Kfecanda cotüeniv fob fran. Retp.cda- €tdédó min. fi (obflore lurhatür qnocüg ; hod fiac media é,1.06 immediate, hind depehdenter ; fii€ iodepeadenter , vndé - "étiatu ?v hoé fenfu eoncedi dcbet habc Bréprictatem edat fecunda compewere e, vtbené Roujus.adhotat (ed fi fübttare famatür proprie, princi^ ter, & tiakimés(olüm peim& cottpe« (übflatitizs fica pati, fi cobtraria tccie peretüm atar pet fcj?e indopcadenter, vt Beirat 2b Arift. folom, prim comperit füb frd is $0tandüm tamen eft, ey pro« priccas (ofesprendi CÓttatra homdicit de fictéc fob etis im vota faalatitodine, MU 6n folum dicirüctefpe &tu vtalfoioi fedus in ecdiaead prt i 'eveita Lpuierag & proprias pa (Tons, * X x 5. ^oc PR. quibus omnibus fubftat. prima: fobflast" tia s bac autem proprieta$attenditurío-, ^— lum penes contraria accidentia, quibu — — fubitare poteft independenter: —— 55. Vtaurem hac affectio: cuicárgs primar fubftantia conuenire dicarur. non:cft nes €ctfe , ep (u(cepriua fit (uceé(liué omit. -— coniiranoruim, fed fufficit aliqua poffe fue fcipete fecundum conueniermiamfug: naa ture , itaquod efe fufceprutam 2 tiorü indcBnit€ (umatür, neq; debet irà intcliig: de contrarijs abfoluris ,:& ptos prie (ümptis, €t prorfus refpcétiud exclu daritur,& minus propr: é dida; Ex. ' caelis, & angelis necetíe ett " trare(atém qualitatomactiuapü A pàfa — fisaram, vt bene hic notar Orcbel.ícd. fier aliquam a(fignare , cui itideper | terfoübRcar.Et candem cumrdicimus$(aba ——frantiame(Tecontratioruattiuar2sfuecefbaé,valiéwotandumeft.quoddo€et$co.4.d.49.q.13.$:eg,hocLL:»nondebereinteliigidequibufcungsconatrarijsacceptisfecundumnutmecum,nec.déquocangqseodemfecanidumendfeddecomcrarijsfecundumfpecie€cptis,&decodemfecundumT&tideeodemfccundummiynomomni,fedaliqno;quiatüncvilium(bid*étumdecerminaret(ibaltetoriorum,oconitateidefalfum;gideterminatuseftadcalorés.:efauitDoctorq.15Pciidicam.infine,aitjidebquaimcunqsfübftantiam:dicicGattariotum(afícepriuamyquianuliafubfÜe:tiacxratione(ubftanuaprohibetuccó«rraríafufcipere,licétaliquaexfudproeptiáformadetermineturad.vnücontrastramfhecommadicrdcbuerücprocóeletatiotitiahumuspfoprictaus,qaarcuhintentiotialitctpotcftexplicari4vciludsdicaturcóirafia(ulcipetedc«juoprardáecatacóttatía(ücceffruéverificaripoísüteHyeyio$uedogquimsQv£ASTIOIL$1»"aiainul!t7pni:b»beQrdntitalec.i346n*«B44(^xVabtitatémolis,quehoeptadeCoWdcamerkumconitmuisciedésteahcerdifiaétüaLubtta**ea6fl«nabingisómnium(cnías.con;tdi^Ne«^.^num[!".de'potenNopindes,&uiaidfuseprobamusdifp.9.Phy,q:art.2.nibilhicfuperc(taddendamadibidi&a,nifipAtriag.nupertimàdifp.s.fec.xtenetquantitatcfondiftinguiàmatetiaprima,idquetuc.fürpeculiariquadamvia,etiamàNosninahibusdiaetía,fedcertgminusfelicitet.Vt.n.refpondeatadilludincluctabicargimenta;quan- títa$ partis (eparata manet ab cia(dé (ub. ftantia , cühoftiaconfecráta nequeat c Alio corpore compenetrari: » qui eft effe- &us quát itatis, qug corpora exteadir ad impenecrabilitatem ; ait , quàd licet ma- feria recedat ex viiconfecrationis , ma: fient taletía ieationes ciüs ,qug proti- mé: fündànt mmpenerrationem; quatents natura faa fant mcompoffibiles cum alijs «bicatiodibus alterius diaterig. Sane hoe eft contra cotmunem: doótrinam ceram m Socíet atis, qi modos (de quor(rnu- vbicstio apnd omat m' à re wbicarà diftingwentes ) patfiei docent ef- fe infeparábilesà rebus ; quani fuat mo- - di, & per hoc modum à rc dittingunat , di Z eius e(tentiam in hoc có(tiraum ; femper fitaffixusrei vom — a rer in rerum natucaexiftere poffit eiaga Dci abfcluta , Falíum ctiam eft ibicationem fórinaliter , &  ptoxidie fondáre impenctrationém , quia cüdic rie que Des poffcr dao corpora in'eodélo- ^ £ocoinpenetráre, quia vnumquódq; faà petit vbicatióncm numcericam,nec vnum poteft in loco conftiui per alterius vbi- Cationem aut ambo per eandem;vt oíté- dimüs difp. 11. Phy(.q.5.arr,1.agnnos isi tur hic de quancirate, vclut dé accidente à: fubftantia realiter diftin&o ; idq; modó fapponiaus cum communi ; cótra quam licec.Poncius difp. 14..Log. n. $9. argu- fnentüm proponat , quód ei videtur yal. dé difficile, áttamen bené percepta quá - titatis elfentia; prout diftinguiturà fub- ftautia materiali, ex bic diecndis , & in Phyca loc.cit. facillime'diluitar; fala eníai affikmit; quod quantitas ex fui maru ra nofi hibeac faa eot«tate abfolata partes fias extraj(é- * Anuicé cum *proporuone. ad. pacces-loci.: precise, & fovdialíter ex Quat: Y De quamitiledfola] OE! — $7 inipenetcabilite? sed hoc habeit ex r& (pe&tibus vaionis rater.-pattes adindicé s quia fimiles refpédtas treperiuncuc intcr partes (ubfkintiz Gae cili. impcenetrabi- Hitate, (igaum-euidens banc prouenire à pattib.is quantitatis vt c ; Quare auc Acitt. immediate poft (ubttaucam teit- Éct de quaatt tace ear praferendo quá. htati,qdie rémen digarot videcur, & tio- biliot, vari rationes ab Expotitoribus dt féruatur, catimen precipug eft quà reds d.t Do&. 4.d. 11.4,5. F. q od cum Arift, (ülstadtiam cotitide auecit in rone fubz ftandídceiden'ibus ca.a in hoc muere qà inifis migif [ioftantiá imitecury qu quabtis, & fit fabRaacie propidqaiof fecànduin hapé rationem , quia e(E. pro. ximuin, & immediatum fuübiedtam alió- fum aceidencigim , Bac de cau(a po(t (ub- fantiam imipediaté agit de quantitate, ^ * JO 29 Seu 2»tt Bi s ARTTICYVLVS.E ?^ un quantitas gostinua, C7 di feret fai vere. fpecies buius predieamegti ^. ay. E quáátitate cótingà deno vtm sut cen € y& roa id (peciem' huius: pratdicdasedtí y qai Plo ctt LIN dn rieui] petat t ac £ideas à [ubft stra diftincbini, preferrzay in Vy qeu tr iis venir ed tci püé eft, «quz babet parten eerac Bireéh, nedui entitaciue y fed et (icaaWa tet, & impenetrabiliter y vnde'tórporíbas* inhzrens illa magnifica , & extendic- ad occujandum locpm ab altérius corporíg Joco diftihctü , at proide d:cirárquasa - ritas mólis, & magnitudinis j imó anto foquendoip dante cgi Ton iin oquendo ipfa datur inteHigi. To cültas Deoolsitaf ád quantitate dif ctecam ,qüg eft nurberns , &óratio, .n;ncgát fiumerurm effeens, & aca pet (e vnum, qain porius effe apo ri& multorü (ine ali o'vitiéuló, vene adinüicem , iegeten ep prie fpeciem huius priedicamentis valga rite? tf é&feri ralem ob» quaddam a tixeirs quá habet éüboc priedicamentó & inalogiam ,quamdhabet dd quácitate c9rinuatu; ica NNomipales omnesOcbá 4 X*3 3 d.14. "d E $72 d.24.q. 1. Greg.ibi q.z.ar. 1. Marfil.q. 27. att.1. lehiondaz. q.2. feres tod quam acriter ex Recentioribus defcadür quamplures Conimb.c.de quantitae q«2. att r.Suarcz d.41.Mct.fed.1. Fonícc.s. Mct.c-13-q.4. Aucría q.18.(ect. 2. Blanc. dilp.10.Log.(c&. 1. Mori(an.difp.6.q.5. & alij. € contra vcró, qui faciunt numerü ens aliquo modo per (e vnum, conícqué. €cr reponuot in hoc przJicamento , vc veram cius (peciemyita S.Tho.t.p.q.11.att.1.&2.&q.30.att.3.€ThomitlzcàmuniterCapreol.Caiet.Soncin.Iaucl.Niger,Matius,Sanch.Petron.Complut.Io.dcS. Thoma; idem tenuit Scotus 5, Mct.q. 9. & Scouftz Tatar. lo. de Mag. & alij Parificníes in Przdicam. quant. Ant. And.Zcrb.Faber, & alij .Met. 46 Dicimus, quantitaté di(ccetam nó efTc veré (pecicm huius predicamenti , quia nec numetus;nec oratio (unt aliquid pec fe vnum, ficut exigitur ad hoc, vt ali- id in przdicaméto reponatur.Hzc có- dloapud 005 efl tà cetta,ut quando etià Scotus,& Atift. ipfc oppofitu fentirent, adhuc ab ca reccdcre non dcberemus,tà- tà ct cuidétia rónum,quibus cóuincitur . «tamcn defunt pro ea Arift. Scoti, & Scouftarü teftimonta, pluribus n. in lo. €is ncgat ckpre(sc Arift. numerü cífe cns prés sausyagans Mad lara exci, & xnitatji cogetiem , ità legitur 3. 68.5. Mer. ox lib.«o. E & auct Auctr, 5. Phy(. 68. Scots autem quamuis oppofitam tenuifTct (entétiam , tunc temporis cómumis crat , q. 16. icam.X 4.Met,q. 2. lib. $.3.9.po- fica tà. 1.d.14. q. vn. manct problemati- €us, ncq; pro hac, yclilla parte vult (co- tenuá ferre, cd ilius dubij decitioné pol -- licctur,quando «a&abit dc numeris, nec. fc remittit ad ca , qug de hoc dixerat in Met. mos auté Do&oris cft (c cemittere in lib.(cat.ad ea,quz dixit in Merz. cü illa. acceptat tanquam yea & confooantia cü di&s in libris (cot. & idco cü in propoli- to noh le remittat ad.ca, quz de pumero , docuetat ia Mec. certum eflc deber non. firmiter adhadiTe illi fententia ; & quide €x lib. ícat. potius colligitur (enti o. ; In 4« d. 3.2. 2.ad 1loguens de Difp. VII. De Pradicamentis ihi partie, — oratione, manifcflé docet n6 effe ens per. Íc vnü,& d. 12«q.4.T. loqués de diuifione cótinui, ex qua rcíaltat numerus , ait per talé diuilionem (preter indiuifibilia ter» - minantia) nibil pofitiuum genctari de no. uo,& ia partib.nóé fieri ni(i trá(mutatio- né priuatiuá, quatenus acquirunt effe pre cisü,(cu difcétinuatü vnius ab alia , quae przcilio,& di(cótinuitas nó cít, nifi nega tio cótinuationis , & cóiun&ionis vnius partis cü al/ayex quo manifefte coll:gitat in sététia Do&oris numcrá nà cffe verü accidés per fc vnum vnitatibus quátirati - uis,cx qu bus cóponitur realiter faperade dici :cü igitor iu xta regulà initio Log.tra ditá tuert nó ceneamuc opiniones Docto risin Log. vel Met. quas in libris (ent.vbi maioré facit au&oricaté,vel retractauit , vcl (altim in dubiü reuocauic , ideo in hac tc opinione deferimus;quá illisinlocis do- cuit; & cà amplectimür , in qu&expre(sé inclinat inlib. (ent.pr zfercim qui. pco hac parte non de(unt Scoti de oratione id tenct [o.de Mag.in hoc prz«- dicam. & dc numero idem (cutire vide- wr cn tur Canon. 4. Phyf.q. f. act, 14 Baffol. t, . ; de iort e o à & Paulas. i. - * 8 po! ptoribidem,&cxReceatioribus. nos Poncius diíp. t tiber oes : 47 Probanur tait Los BMC UA nqi ti a(fignantut gradus vnitatis, trt deed Do&. Lag HLIREUNG pe- nitur vnitas aggregationis in 2.vn:ta$ Or« dinis,n 3.vaitas per accidens,in 4. vnitas cópoliti per (c,in s. deinü vnitas timplici- tatis (ed nó vidcturquiná gradas vaitatis poffit numero tribu; à pacte rei,nifi prie mus,vel ad sümum fecuadus , quatenus à, patte rei datur aliquis ordo inter res nus meratas ,quádo népé rcs ip(e habét intet fc cóncxioné vcl (ubordinationé quàdam Quantum ad locum,vcl tempus,vel digni" tat, vcl caufalitatem,aur alio modo;cum. igitur ncuter horum graduum lufficiarvt aliquid (ic vnuin ponatur in prgdicamzn- tojalioquin, & cumulus lapiduai, inquo reperitur prima vaitas, & reípublica , aut €xcrCitus, in quo repericur (ccunda, in prz dicamento forent rcponenda, coucluden- dum cít numerum non conltituerc verá fpeciem huius pre dicament , » " in quarto gr —— Quaft:H. De quantit are diferéta . ri, T. ' 48 Comi (unt müki tribuere numero vnitatem in quarto gradu ( nam ncc ter- tius gradas fufficit) a(figna'cs in eo vni- tátes matetialesqua habeant rónem po tenti, & mareriz , & vnitatem formale , «t illis aduemiens per modá formae có. ftituit ens pet fe vnà, ità paffim Thomi- ftz , & Scotifiz oppofitü defendentes , ui tamé pottea nó cóueniunt in affignà di hac vnitate formali; Thomifte namq; hanc vnitaté formalé ;quz ceteris aduc- hiens,vt a&us potétiz, reddit. numcrum fe vni, dixerant efe vlrimam, & po- temá vnitatem: Scotiftz veró dierum efle potiusaliam quandam vnitaté tran- fcendentalem omnibus fuperucni entem, qua fit forma fpecifica illis numeri , & in omnibos vnitatibus materialibus illius numeri re(idens,vclur in [ua materia. At plané incapibilis eft hzc Thomi- .. far&do&rina,nam luce clarius patet per vltimai itatem fuperaeniencem prio- resn o0 à parte rci imer fe vniri ad p vraies per íe conftitueodum , cá n. decem nummos numeramus, qj vnio- nem aequ adinuicem priores ex hoc, quod poftremo illis adijcitur decimus? & quomodo hzc vltima vnitas ceteris ad- venés illas informat,& a&tuat? Accedit, quid licet in rebus numeratis a(gnari poffit prima,(ecüdastertia,& vltima vni- tas rónc loci vel temporis,vcl d' gnitatis; aut cx eliquoalio accidenti vt diximus , nontamcen pet fe habeturtalis ordo ex róne numeri ,quati à patterei determina- tum fit hanc effe priorem nitatem, & il- lam potictiorem , ac vkimam , fed talis ordo eft prorfus ad libitum , nam ex decé nummis non magis vnus , quàm alter pot effe primus,vel vitimus in numeratione. 49 Refp. Complut. difp.13. q« 8- hac omnia E non e(Te ita vnü adu, ficut compofitum phy- ficum per veram » & intrinfccamvnioné partium, ac reccptionem forma in mate- riajquod vcrum cft quia com compofitio nuieti fiat per patres. diícreas , folà re- quirit vnionem ordinis , & quód vna ex- irin(ecé recipiatur in alia, nempe vltima in prex edentibus terminando extriníecé carum incomplet '» qui logiése - per modum partis ad » qui cà modus $73 informationis, & a&Guationis proportio- ratus natura entis difcreti; & quamuis ex natura tei defignata mon (it prima vcl vltima nitas, inquiant; tamen, ex natura tei vnamquamque ita fe habere , vt pol* fit determinare alias, fi vltimo loco acci piatur, vel ab alia determinari, (1 accipias tur antecedenter ; quare coacludunt vni» tatem numeri elfe vnitatem ordinis) nom qualis reperitur imcer partes exercitus y vel rcipublicz , quia in his non inuenitur aliqua realis, & phyfica entitas »acóplera aliam determinabilis , (icut in oume- 10; vbi vnitates antecedentes (ont per yl- timam extrinícce per (e derecminabiles; & bzc eftcommunis folatio Recentio- rum, Thomiftarum, Sanch. Araux. Maf. Io.de S. Thoma , quam inquiuat effc D. Thom.7.Mcr.Icét.vlt. : Hzc íolutio ex mukis capitibus reij- cienda eft ; tum quia admittit ex natura rei eandé vnitaté poffe effc per fe a&um, vel per fe potétiam refpectu alterius vni- tati$, proríus repugnat; nam fi cft nata eic a&us illius,quomodo effc poteft etiam per fe potentia ab ca perfectibilis , ex hoc autem , qp hac in numerando pri- mo accipiatur loco, & i lla vltimo, fequi tur folum per accidens vnam e(fe a&um, ' & aliam poté&tiam; tü quia adm'ttit vni- tatéordinis , qua tit vnjtas per fe actus, & potétic ,q eft prorfus fal(um,quia vni» tas ordims attenditur penes prius, & po- fterius, non penesactum, & potentiam; tum quia forma extrinícca non cóftituit vnum pert fe:cum illo , cuius eft forma y nam obic&um poni folet forma extrine fcca a&us, & potentiz terminus i nis, &c. ex quibus tamen nemo dicit fice zi per (e vnum ,cum ramen magis pendeat relatio à termino , a&usab obiecto, quá ceterz vnitates ab vltima , Dumautem aiunt Complut.determinationem extrine fccam ,quz. fix à forma : ionem alte- rius, fufficere ad conflit .vn& per fc & hoc folum in numero reperiri ; ma» Bifcflam committunt petitionem prinei- pij,nam alio excmplo nequeunt hàác por- tentofam per íc vnisatem oltendetc , nie fi in puncro , de quocft controuerfia, yy 5; . Tum 37x "T'fà quis ponédo vnitatem numeri cffe Wnitatem ordinis labuntur iunctis pedi- büsin illorum fententiam y qui;ftataunt hntimetum- formadffrelarimam; quae cóitér rEijcitur, établlis,quitenent'namerameflecnsperfevnum;namvelifterefpe&us;inquoformaliterconfifticnumers,poniturtranfcendentalis,&fic.innulIocritprzdicamento,velpredicamentalis,&ficpodusad'predicamentumrelationisfpce&abit;quàmquantitatis, Tum tina ia detmarius: numerusita deftrui» rA tollendo vitimam; (icut primam , vel '€fiárram vnitatem ; ergo in cen(Litutionc Yohs numeri vna viciffim ab alia depen. det, & vna per alieram completur, & nó tintum ceeterz omncs per vItimam « '^*«o &cotiflatam quoque folurio allata rion fubüftir ; nam fi vpisas illatranfcé- dentilis aduenicts vnitatibus materiali- bus, quati vocari formá fpec;ficá nume- xi,rcíidet it oibas illis, vt in (na prepria, & adarquara materia , vcl eft hac forma divifibilis, & diuifibilitcr exiftens sin plu fcs partes in illis vnixatibus matcrialibus, vel indiuifiFilis , ac proinde cota exiftens Snquacunque materiali vnitate; non $m , : tüm quía repiigrat quantitati c(ie indiui- fibilem tum quía repugnat idé accidens effc fimul in pluribus fubiectis realiter * "diftin&is, ^c loco diffitis, quaotücunque Tnadazquatá ponantur , nam ncq; anima ' rationali id conceditur , quia non infor- sat fübie&a (ua partialías& inada quara; fili vnita ; fi ptrmum; iam à capite redit Mifficulzs, nam dinila pét-partes, & fic -aMilperfa in fingulis vniratibus materiali- Büsnullamillis prebet vnionem inter fe; & pet^hioc téijcitur communis refpontio I wenus dicentium non effe incóuc- de accidéte difcrero; qy fit in diucr- fis fübiectis, quia natura (ua ea eft, vc po- ' ftulet effe indtuerfis (übicétis. Hoc.n.ip- füm oftendit accidens diféretam non efie Quid vnum ; quia vtique'aon habetipfum uoad in ndum maiora pritilegia , idm arfimaratiomalis: Fabri veró cic. f. et.difp. 1 5.c. 3. folutionem omittimus , ' quia (an& vimargua;, percipere noluit. 3 1 eer R efp.aliqui hzc oi probare quan dien! tonic c voii c, Difp. VI1:-Be Paeicámeutis-ià partie. ^» ' ris; vel dignitatis; tüm qaia cuiáli in rc- rum «ft a. non probant,a» at vnititem-proportionatam 1n fuo genere, juamuis igitur partes numeri, eoquiafunt diuifz , finc pror(usinepte: ad.canflitucndü vnum vnitate cont t tatis; pofTuntadhuc camen RAT tuere $i rationá quantitaris.di(creiae, mulca in vno fen(a poflunt efie ynü in alio fenfa ,vt multilapides(umt vnü zdificiü. fic igitur mulca continuaceffe poísür ynü diíctetü.Hoc torü nosq concedi. mus; (cd ncgamus, quaréunt maulta i no feníu; faccre seyer per fe viiuminalto sé fa ; vc patet on Sactploab igi o de mulcis lapidibus y üc igitur concedimus vtique amita continua facere jvnüdifcre- tüm; fed dicimus loc vaum, quad cófti- tuunt,;, non effe vcréper(evnum,quiavnitasabvnioneprocedit,qieftvnitasexpluribus,vtexpartibusconfurgens,cirigiurinterpattesMemarpetidvnio,autPhyficus nexus We Y vtique aliquod per fe vnü & illudappellatevnü difereuum ditio di (Lrahens , nam difctetio. ratio potius tollit vnionemsquài f2 Alijigitur fatentur,non polle uri. bui numero aliquá per fe vnitaté: inquar- to grado.ex amicam (cd tátü vni» tatein ordinis in lecundo gradu, quà ha- t bent vriitates quantiratinarà parte rei vt M narmerari poffin,vnaprins akerapoflc- —— tius abfque vlla ratione actus , & poten- ti vnde-iaquiunt nurerum conflizui cx vnitatibus sn aptitudinem , qua nümcera- ri) & ordinarrpoffitinà in bocditungui- tur vnitates, Vt éomponuot cumulum, & numerum ;: g»ibi dican:mulriiidint có- fulam, nonaqtem hic : ita graecum Ru- uius c.de quanit.q i6; rà, qu.a hic ordp prioris, & pofterioris nóclt in ipfisrebus à parte. rei ,nifi ex accidenu , vt diximus, .(. vcl ratione oci , vcl tépo- Py Acp »n bd v ( bus poneret quid reale , nonádcireó nu- mctus ab co haberet talcm vnitatem pcr quàm conftitui dcbéat cns pet fc vni in "genere quantitatis, quia alta cuam entia 'realia quanticatcecarentia biberentcalem — nuffietab:litatem,nec taraca ob :d numes rustran'evigcns ex- eis copiticutus poni ux " Quo I. De quwiónedifHeta A ÁRKi — m dhrsb WrnéAUecebes ens- per ledittin- Góc ab tlli efie büeirumeratis ;tum quia [oti Vitas ordi; quoarodocunque co- ftituatüc y non fufficit ad confüituendum t$ pet fevnü 1n canento ; t quia bac potius eft vrii&ds?rélatiua j quàm ab- olitd,dc apros mier rtm coníti- enda (peciedr Büius pradicamenti;; tüth 'tàndcm quia numerabilitas ad fum» -"mudi 'conítitaeret numerum; potentias - 1em, nón a&tiialé , de quo hicloquimur , & dici multitadinem vnitatum,non hu- Tüerabilem tantum ; fed numeratam. Alij tandem ingenue fatentur quanti- tatem difcrctami nullam prorfus habcre ynionem hy(icam, penes quà cius vni- ta$ attendatur iun potius ex fua eHentia 'pofcic negatione vaionis inter eius pur- ier vade aiüt , rodur in (cyrpoquerere, qui vinculum phyficum quarie m quan- £itate difcreta ; adhuc tamen babere vni- tatém fufficientem metapby fiéam , quia fiber jam elfeetiam quandcatis. f. ge- x & diffcremiam » p eft habere partes à pártes non vmitas cermimo cómuni, n folutió ftatim vef: llitur, quia 'éhtitas metaphyficá téi/nà cft rcali- ter diuet(a ab DER A qi orit vnitas per fe metapli datür im vnitáte ae phyfica rei vel có pofitiónis,vt im EM ;j eel üimplici- Lube in'Angehis, iit qidciracc dicre- ta iillla talispyeanitasrepetitur,nequecojofitionis;:;(iinglléitatis,imóocqaeordinis/vctiicufqué"Brobacáefl,ergoneq;eiCoilpotdegfundamctitojhrevnitasper[emietaphyficafufficisàdcamconttiruendam[ubvrogenete.$3 Concduüdéndum igitur eft: cü Baf- fol. cit, quód cum numcrus , & conrinuü " Pon differant , nifi licut vnurb j '& plura vnayquia üumerusfir ex druiftone conti- fui ex 3. '& 6. HOM ce àmplius differunt, quàm vnum album, & plura» alba » atq; adco ficit álbutt, & albanon ditfcrar pecie ita neq; numerus , & €ó- tinuü: Et cum kh übion.citd» ficuc ume- €a entis realis fun. pet. fc quantitas;out fmafpeci tis, (ed plures ; s; Rul/a à Quid atterri poteft. rario difpáriratis fubultés, eodenr.n. modo prior numerus etd mult.- tudo» vnitzatum tranfcendentaliam , ficti numerus quátitarjnns eft nlWiltimdo vniz tat ü-quáutatiuarü. Accedit, (icur.vni tas tranícendens praedicatur Mentis de vnitatc quanütatiua, ità numerus tràne (cendeos de numeto quantitatiuo, fed nd inerus tranfcendés duarü quantitatü; nog cít vnum ens; (icut ned; numerus duarum (ub& anuarü, vcl rclationü, ergo neq; voa qaantitas -& vnafpecic eius, tcuc gy nee quit fe vnum animal , nequit e(le vaus bomo ,à fuperioti.n. ad inferius tenet deg firuétiué . Et certe heec paritas de nume- ro tranfcendenti , &- przdicamental; e(t ità cuidcus, vt à Rubion. vrgetur , vc vcl «ietq.nomezus poni debear quid p fe vni *à tebus numeratis diftin&tum;vci neuter, qNeq; difparirgs., quam afferunt Cóplute -4:6-fufficivad ponendü numerü predicae métalé accidés xealiter fupcradditü rcbus mumeratis, vt infrà:dicecus in (ol. ad 4-; :!$4- Ex dictis infertur €t, q licat nume rus tranfcendenalis realis (.juia €t appli- cari pót entibus rationis ) folü pro mate- xiáii'cft aliquid reale, vcl potius aliqua ica a, népé res ipfae numerabiles;foraaliter veró non habet effe niti pec intellectü illa £lura colligen eminwnusm ordiné prio- ris, & poftertoris, 1dé pariter aicendü de nürero quátitaciuo ,g»-népe fold pro.ma teriali figà pacte. s€i ab imiclleétu eeu habcar vhitaté formalé , qf iila plura col. ligit pet modü vnus , cü «n. nuila vnioné 1calé habeat à parte rei,(i aliua hét ; di- cédü eft ei ab inrelleétu deriuac,g Arif. manifcíte fiznificauit 4.1 yi. 15 1.dü di» xit;ablata amma;tolli quoq; numerü, per Q noluit vtique dicere auferri ipfas vnitae tcs reales materiales , quae extant à parae rei, nec pendent abintclicótus opcratioe ne, fed (olam vnitatem formalem quá trini ecé illis cónnicat, cum illas in: colhgit, atque ità datur à parte rci nüuice 3 mattriali,: ] tus tranfcendens nun eft ens per fe vnum — fü es c ti ee pi i néQ; v sémnisvrcócedimt Aduct ^s ifi his non obitát,busj addimus (ari; pluta encid'hartierata j& pieferti-.i numer ita nc; i f vna : : ptacdicae Yy 4 — unen- e imetitá , quia non eft agccegatü per acci- dens Prts diae (UrEdh Send cio: eum ,vt homo albus,(ed cx rebus ciu(dem prz dicamenci,ex diuertis nCpé quantita- tibus cótinuis abinuicem diui (is,imó nu- merus aliud non eft ,q ipfamet quantitas cootinna in plures partes diuifa , ergo ra- tionabiliter fub hoc predicaméto coniü- gitur cam quantitate continua; vndé cum Arift. dixic. quanti aliud difcretum. aliud continud;nó diuifit quátitaté in cói, vclut in daas (pecies, (ed potius ipfam quanti- taté continuá , velut 1n duplici ftatu có(i- derau t, nimirá, & fub vnione faarü par- tiü , & (ub diuifione , in quo ftatu dicitur di(creta. Quia tamen adhuc fub tali fta- tu realis diui(ionis , in quo numcrum có- ftituit ; qui oritur ex diui(ione continui , folct ab iniclle&tu concipi per modum vnius, non quidem continui, fcd diícreti, quz vnitas ct omninó alterius rationis ab vnicate continui , hinc cólucuit de illa loqui velot dc fjccie códiftincta,à eina tatc continuayq» etia nos deinceps obí(er. uabimus , quia loqucndücft cái mulus; vc ait adapium , at (cnticndnm cum paucis. Soluuntur ObieEiiones . f iv oppof.obijc.t Arift. nedum hic in przdicamenus , vbi frequenter famose loquitur, fcd etiam $. Mec. c.15. vbi cx méce propria loquiuir de (pccieb. Quátitat is,quanutaté diuidit in conunuá, & di(cvetam , vclut genus in (uas (pecies , imó quod pondcrandá ett, ibi data opcra aliquas fpecies quantitatis omilit , quas . hic recen(uerat, vt per hoc dca.ó(traret fe 1n przdicamentis. fuiffe famosé loca. tum,& tamcn non omilit quandtaté di- fctctam , ergo fignum ctl re vera puiafie effe veram (peciem quantitatis . Conf. nà ratio quantitatis ita bene cQucnit diícre- t£ licut córinuzsratio .n. quantitaus di- citur cóiter eflc exrenfio partium extra partes , ac.éc numerus habct partes extra partes , cü coponatur ex vnitatibus quan- titatiuis , quar vna ncceflarió cft extra aliam; fimiliter & proprietates quanutas camelis » «cl inzqualiras, finitas, vcl nitas,effe diui bile, menfurabilc, 4 eque itt quantitati dülcre- Ao -- 79 eu Difp, VII. De Prad icamentisin partic. tz,accontinuz. Tandem (i ad ens per. fe vnam in pradicamit^ ponibsc requi- titur vnitas ex perícaétu, & per fe poten tia , & non (uffici: vi tas ordinis ad con. ftituendam fpeciem huius predicamenti, quia eft vnitas relata, fcquicuc nó foluna quantitatem di(crejam , (ed etiam coa tinuam ab hoc przzdicam. cli minandam cífc,quia nec ipía cgattituicur ex fuis par» tibus integralibus vt ex per fc a&u,& pos» tentia , quia nulla habet rationem a&us , vcl potentiz refpc&u alterius, cum fint eiu(dem rationis : item vnicas qu09; con» tinuitatis cft rclaciua, vt notauit Mayron. paffu.20. quia intelligitur. p copulationé pattiü ad termi co&«n at jità ad aliud, $6 Kcfp patere ex proxime dictis, io quo (en(u A citt. diuierit quantitatem ia conunuá,& diícrctá, & falsum loc. cit.in Mert. enumerare fpecies proprias quantis tatis dütaxat , imà pocius explicat ibi o&s modos , & ugnificara , quibus explicari pót quantitas, vndé ibidé diuidit quanta qp alia fint per (c,alia per accidés; & (at: conftat cx alijs locis initio art. cit, i; P non tribu;ffe numero vnitaté aliqua i lé. Ad Conf.ncg.a(lumptü,quia in quátie tatc difcreta vna vnitas non eit pats com- alia coponés vnü ens, vndé nó habet par- tes extra partes , fed poriustota extra ro» tá ,.ncq; quantitas dilcreta ,vt lic, vllà fe» cum aftert exten(ionem wniracum fed fo- lü multiplicauoné X uz libet vanitas, vc vnü rotà continuü, ion Opriam ex:é- fioné, vndé- excenfio exfola quatitate c- tinua,vt Dcshabctur,non ex di(creta ; fic €&t nó proprié, (cd tátüi proporcione qua- dà (olent ci tribui paffioncs quanutatis " quo ecià ícniu uc ibai folent multitudini tran(cendcorali , quz tamen ob id non aí(- Íccitar ad hoc. (pe&are prz dicamcacum; aut aliquà determinatam fpecié 1n genc- rc enus conítitucre, lic «n. ei tribuuntur vt non arguant aliquá vnà e(fentiá , à qua oriantur : vodé finitas conucnit quantita- tlcontinuz proptié rüne termini przfi- xi à partc rci , at non ità proprié coucnit numcro, quia terminatur pcr vitunà vni- taté, & hoc non Cit à parte rei determi- pata , fed tif pcr intellectus detignationé qui ci libito magis haüc , 3 illà exl 1- La Quafi. 11. "De quaptitate difcreta. e/drt.T. iltímá;zqualitas , & insqualitas non süt telationes aliquzsqug in toto numcro in- wcniaptat re(pe&tu alterius, (ed funt ipfz mulcitudines vnitatum , quatenus vna cft maiot , vel minor alia, quo (cnfu aceruus tritici dicirur equalis, vel inzqualis altc- ri vcl fi funt relationes, non (unt nifi ra- tionis,quz bcné fundari pofunt in pluri- bus (fubieCtisét dift in&is,vt Sco.docet 4. d.1.q. zin fol.ad 1.prin. diuifibilitas etiá wtiq; non copuenit illi in ordine ad adum realem diui(ionis quia hec íupponit vui- taté parti in ce diuitibili , qua ibi nulla cft, (cd táiü prouenit ei ab intellc&tu vni- tates abinuicem feparante , quas in vnum colicgecat; Et candé quáuis ratio men(u- t€ libi proprie cópctat » hoc tamé magis elt axributá rónis;q reale, vt docec Doc. quol.13.art.a, Ad vir. concedimus vluà uantitaté continuá non conltitui in prz dicem. folà vnitaté continuitatis,quia hax pót repctici ét inrer (pecie diuer(a,vt (üoioco dicemus,ted ob vnitaté cfsétie, & natnre ex pet (c au, & potcnua mc- tapbyíica conftiitz qua quia carct nu- mcrus,eà qp ocquit talis effentiz acciden- talis proportionarum reperiri fübicétum, ádeó exclodisur. à przdicamento, & ccn- fctur potius aggregatum pet accidens. Falíum eft au.éqpMair.aicbatvnitatemcontinuitatiseileformaliterrelauuam,conuinaitas«n.eftforinaabíoluta,vtdoetScot«4.d.10.4.6.ad1.prin.citóperteípeótum(olcacexplicari,«pmagisCXplicarurinPhyfdifp.deConunuo;ficraaiónalecxplicatarpctordinemaddiícur(um,&tameninfecítformaabloluta.$7Sccundoobijciun:Coplut.róvnius pet Íe;quantii fufficit vt quid in predica- mento reponatut, non conb ftit in indiai fibili , (ed habez plures gradus;fiquidem Angclus el magis per [e ens,& vnum, q füLttantia mate rialis,& hzc plufquá quan titas continua,erso laluim in inf mo £ra- aliquid dicretum effe per fc vnü , (i partes eius fint quid incomplet ,& ha- bcant intet fc ordiné, nà talis vnitas ordi nis (ufficicvt illad! cópoficü dicatur fime pliciter vnum, probant cx D. Thom.7, Meclect.vltexéplo domus, & fyllabz , qui ob ordincm inter iilorura parces re- " 577 pertü non cen(entur aggregata per acci- dés, (icut aceruu$ quia illorü pacres. dici poísüc inutce vnitz (ald vnitatc ordinis. Refp.iam nos ex Scoto reruli(ie omncs gradus vnitatis& pcobalc enitatem odi nis,ét G6 darctur à parre rei inter vnicates nameralcs,q» non cit vec, non (ufficerc vt aliquid lic ità vnü,quátüfufficit , vt in pradicaméto repooatur,alio4u n, S Ref publica, & exetcitus,& don us, & omnia alia artifi cialia compolita in przdicamen to locü habcrent;in his .a. omnibus repe- ritur aliquis ordo ad vnü fin£ , vcl cfficiés & c. Neq; dicas cum Complut.partcs fio - tà cópo(itorü nó clfe re vera , & phyfice entia inconplcta cflentialiter ord nata ad vnius totius coftitatiopE, (i cu funt vnira- tcs numeralcs.Nà falíam eft hoc, & illud corpus c(Te entia c(féntialiter incomple- taimmó Arift. s. Met. 18.diferté docet pattes,in quas diuiditur continuum, & ex uibus dicitur cófurgere numcrus, co ip- Áo, q» (unt abinuicem [cparatz , effe fin- guias hoc aliquid;& ens completum.Nce dicas eíic entia cópleta in genere conti- nui, fed incompleta in generc difcreti. Na tunc nullum ens poflet a(fignari comple- tumyfíed g/libet inc, et, & ordi nabile ad aliud effentialiter : quia pót ve- nirc cii alio in alicuius numeri compofi- tionem;numerus ergo dici nequit ens per Ác5&t in infimo gradu;nam qui cóponunt iplumyfont cntia per fe tota,cum habeant proprios terminos & lub hac róne con- ftituunt numerum, vndé per accidens ba- bent tónem partium ,quatemus [f.colligun tur fub ratione numerab4i, qu& ratio nc- dum nou deltruit rationcm totins. , quas -cft in partibus , fed potias illam exigir; uia tamen concurrunt ad numcr! cori- itutiobem aliquo ord me mier. fe fcrua- tO» accedit magis ad vnitaté numerus cx eis conflitutus , quamaceruus , & aliud quid timile mot dinaié collc&um. | Dices,concreta accidentalia pontintur. in przdicaméto folum ex co,quia habept aliquam rónem perfeitaus;licét nimplici- ter , & abfoluté int entia per accidens quia mcludunt accidens , & iubens Kefp.vt ponuntur in pradicamcnto non clic enia per accidens j «cd connotat:ua , $73 Quianonfignificant zqué primó vtráqi pentfes(e primario fignificit formam , fécundarió flibie&um, vnde ponuntar in przdicamento tantum róne formz; at hon fic dici pó: de numcro , cüm nequeat dari à patte rei forma accidentalis , quae copnótat plora, & diftin&ta (abiecta, etiá inadzqtaca,quibas ibhiereat . $8 Tértio numerus eft propri(i, & pcc fcobic&á Arcithmeticz,ergo nó pot cf- fc ens pcr accidens,de quo non datur. ve- rafcientia 6. Mét.e.2, cumque Acithme- tica fit (cientia rEalis, ftanteridus eft na- merusens pecft vnumj& teale. Hoc ar- gumenuim valde éxagzerant Thomiftz, ex hoc folo putánz pralij refiere. vi- tià,cum tamen & ipfi ad eius cencan- tar folutionem, quia Arii hmetica nonal. ligat numceto quantiratiuo , cà propor. tioncs ntimcrotum , ac proportionalita- tes qué bene demóflret in numero tran- fccndentisqué tamen ipfi non diftinguüt à.tebusnumeraris, ncc facit (peciem per fc vnam in geuere entis; (1 teneatur de en tc. per accidens, qp non eft mer aggrega- tum, poffe dari (cientiam , vt tenét quami- plurcs, ftatim Achilles ifte profternitur; Ri vero hoc nofiteneatur ,tuncdicendum €t dc obictto Arithmerticz , ficut dici- mus dc obiecto Politice, & militaris in- fra dip.12,q.2:a1,3. quodnigirum cum Pe TR proportiones inter numeros | poor e ropórtiones nó inueniantur An rebus ipfis numerab;libus , vt fundanc Anitatemyícd potius difcretionc , & qmul- titüdipem , vt bene notat Suar.cit. n.19. Adeo hibet pro obic&o, nó formalé vni- tatem numezi,fed materiale numeti j'ip- fas nempe rerum multitudines! , vt adin- uicem cóparabiles pcr habituditiés pro- portions,& peopoR dnalitátbd, radit bL- 'que erit vnus per fe habiuis ; (ed plürés aliquo ordine congregati; Quod fi cupiás aliquam ei vnitatem cx paric obieGti tri- buere , tunc dicas con(idccare numerum vclut in actu fignato,qüo dicit vnum per fc conceptum, üic.n, dicimus ctiam ipfum €i5 per accidens,quatenus cale in dois ,Bi confideratum.cffe (cibile; (ed quia ta- cft orininà racionis, non pe» . "rit ek loc capice Atinetién dice. d ^ E Dify. Vr: DE"besfiiiiminis in partieeo. tiafeafis ; Neqae lic vocem exiollatit Thomift , niin quando eciam quis alfo» reret Arithinecicám non hmitart ad ge« nus fcienrize rcalis , forcé non ira iprarioe nabiliter REN » vcipti picanc nam fi naturam i mus , plané eius démoltraciones .ta procedunt in fappurarione entiam. ratios nis, ticur rea irm, vnde ablatis omn.bus endübüs realibusadhuc Arithmetica: £s maneret , & exerceri pollec im ipfa mule tirudine enti ronis;hoc arg. adducit Baf fol.cit.fed dcelt (olutió ex defe&u (eres d'mus) typcgraphi,nónaüttods s o0 $9 Quare vcgét Cóplur. 1debnumes rustrápfcédés non elt accidensdfuperad- ditü rebus numeratis , quíanec»vaitatestranfcendentálesexquibüsconftituituryillisaccidunt;vndcfititquilibetres(ev.ip(ac(ttrancendentalitervnayita:code»imfumptaà(ciptis(antmaliz, ergo € contra quia vnirates quantitatiuz-accis dun: rebus corporeis dfi coatinuum «di» uidituccófequencer mimerüs'ex ers! eon ftitutus dcbet pom "accidéns tuperaddie tum rebus corporeis. Confres nunquam effc poilurie fine numcro rranfcendentas Ii,quía vna ncquit traufice n aliam, bene tamen finc quaütitatiuo, vnde dua gutte aque (cp rate, fi inuicem cóndinuentur , amiitunr dualitatem pra dicamenralé; &c quantitatiuám;quia no àmpliosfürc-dua quantitdrés,fcd vna pér continuitarem,ad huc tamén retinent ddalitatem tranfcene dentalem , quia aduhe funt duze res , nón vna per identitateni ; fed t per con- ianctionem , ergo numetüs quandtatis uus cft accidens fuperaddicum ^ 7: Refj-non effe extra contróuetliá y o vnitas quátitatiuaalíquid reale fuperad- dit quantitati diuifz ab alia ; imo (i vez lirit Complut przter indiüifiblle termi- nans aliquid al:tid fuperaddere , lioc eft omninó falfum, quia vc dixwnus ex Sco- to 4.d. 1 1341. diuiíioritis xjuanti- tatis continuz in partibus d'uifis) prater indiuiibilia teeminantia;nihil proi (us:de nouo generatur ;vnde vnitas quantitat iua vitra illa nihil dicit , nili puram negacio- nem contiuuitatis,,& quando partes illae icerum reuniuntar, praeter EY. lus féientiz beoe perpendae T E E n -. * L. , "s " — fus amitonrquiro illam negationem, & inboc fen(u.dicumor- amittere dualua- vemquia.ficuz quantitàs Cont.pu2 intcl- ligicet effe vita praecise ex indiuitone , ita. quantitas di(c reca ;vcellig. ur cfle nu» merus przcisé ex diaitione.contingz, cx ornon fequitar ontrnm aliquid jo- frtiud fuperaddere paribus diuius, Res etiaír; en tates quanticatiuas. in. prataco feafu. , (i. vecà intelligant Complut. additit partibus dinifis per yniaté  qUan- ; £4. De quastitie canina fpecie wenl 29 noluiffe Aciff, indicare numerum dicere tertiam entitatem pet. fe vna € partibus, cx quibus componitur; realiter diftinctà, vt dicitur de toto effentia[isquia tot cof le&tioü nó d'cit aliquid aliud pratet Lx partes, vt fusé oft imus diff .s.Ph :q. 13«art. 2. fed folum fignificalc volüiphu* merun confiere n coile&iobe Or iü fuarum vnirarum,,& efle magis Va dec upsquia habet vniratem otdinis , qu Yd ret acerugs. ». vr loco nuper citato mà Gatiuam edeindinifibile rermingn& s, Yt. declatamas vbi & intenrionem Scot. cit. severa intelligere, vciun dic uc» apcrimus, À d-alurm osur ,nó fatis con: at deficiunt latimacum (übdunciulin- flanquid Arift. inceligar pet viipá vài diuifibi iadditwn, parti. diuife | reddere tateaq aitclieformamnarjéti»Thoillamceentialitepincompleta,&con:mftnamjivoluntellcpotlrem;vidcftitaercpartemeffentioluer,ocdiuatàadcomponenda numerum predicamca:a- fem,quia porius res. conira fe haber » qp dum proprios acquirit terminossc ficitur ens in fe füb(ittens ». & completum hoc aliquid » vt Arift. docet $» Met. 18, Scd icquid fit de hoc ,. ao.vniras quanticati- ua addat lupra quantitate Maud politi uumsvel folam usd ionis,nam dc hoc ex profeffo in Met. dicemus cer- tum eft, vnum;vcl eom vedi (em nara ile T ng pars tendo m. gp illz vnitates;ut 10r diuifis sliquid reale fuperaddant. , adhu: explicandà manet , quomodo confpiratc po (lint ad coftitaédü numera » vc'ut ens p fc vnü,i quo cóli(tit cardo difficultatis. ..60 Quinto tádé yrgét au&oritatcs A- rif. qui $. Met. 19« ait numerü fenariü uà cílz bis tria)fed Ícmel fex. volens nume- rum haberc (aam pcr fe vnitatem ,& non — par cffe vnum pet oggrcgationem, fient. acer vus, gy écdixit Doctor 3,d.à 2- q.vn.L.vo lens binc probare totum dicere vnam per fc entitatem realiter à partibus diftincta . Et 8.Mct.. 10.indicare volés,vade vnitas i (amatur, , fcu à quo dicatur per vnpm»aic in fingulis pumerorü (pcciebus vitimam. vnitaté ellc formá numeri , liue KA (4. oeil numero peeititens v] rimus gradus e fTentialis tei dicitur eius Íorma,& diffec&tia-Et tandé 2.de Anim. cap.6. ponit numerum fenhibiie commu- ne;at | (ab fenfum cadit;reale cil. — Relp.vtiqs per.illum loquendi modü , cima denarij& cente(imá cécendrij; Sca- till vcro figni icant clTe quandam vai- raten tormalem,& tran(cendentea que bis omnibus fuperuegit ; & ex illis con- ftituit nümerum vag ,(cd quomodocunqs id explicetur , certuin cfe dcbet. hác vni taté cíle non po(fc,nifi raionis,quiaiuXe tà primum cxplicand. modu'ii vciq; pea- det cx numerantis atbittie fi (tere intali vltima vnitatc,quz nümerum compleat vel peificiai vel vlterius nuinerare, & in- frà quemors numerü pot ad libkumilla, qua ficbac vltima vnitasyficri prima y aut quarta; & etiam iuxtd alterum explicandi modum fatis conftat jliá vnirarem füper- uenientem omnibus vnitatibus ex adbuafi nuincratione nó proueuirc,ni(i ab intelle &u;lla fingula colligéte in vnü,no.n.di - cijpote(l prouenire, ficut dicimus de toto eíséuali,ex rcali caufalitate;q exerceant tcs cóponétes erga numerü, quia nulla talis adeft. Ad locü cx 2. de Anim. dicie mus numerü effe sélibilé in fuo materia fin rebus numerab;libus;in quibus vide mus , & femimus ncgationcm continua- tionis,quo modo cft quid reale... . jL61 eh nullo intelle cófidecdte süt cot eleméta;tot X c.ergo et » ad formale al. fuis t. Ne gatur [cq.quia folam parte rei dátur ma teriale numeri, nempe illa res numcra- biles qua ab intellcéta in «nom colligi »otiupt, & ideo vnitacm numeri non ha- nt , nh abintclicdtu .. Aus, intelle&us non facit numerum, fcd illum cognolcit, crgo m. VATLA AL Ch. € P.€-€KTR Nh, ^ ; $$6 ^ Difp.VII.De Pradicameniis im partic. €igo fecundum fuam formalitatem M opus intelle&us. Refp.ex vfulo- .. quendi materiale numeri dici folere nu "*'merum , quia parte rej cft quid nime- rab:le,in qua numerabilitate non penrec ab intelle&u a&ualiter numerante,& fe- «undum hoc dicitar numerus eífe in re- bus ctiam a&tu,quando non numeratnus, licét re vera numerus formaliter mon (it, nifi quando actu numctramus. Dices ran- dem;etgo faltim ifta numerabilitas ponit inipi s ynitatibus formalitarem aliquam; rationc cu:us peffit dici numerus habere in rcbus vnitatem realem.ac pet fe abfa; vllo ordine ad animam. Ncgàtur. confeq. quia rc vera numerab.litas illa cft tantuar denominatio cxirinfeca proueniens ipiis rebus ab intelle&tr potente colligere, aut mce»furare multitudinem carum, vt Arif. fignificat 4. Phyf. 13 1. dum ait ablato in- telIc&tu numerante non amplius remane re quidquam numcrabile ;cuius ratio cít, uia hac numcerabilitas attenditor fecun- ü prius, & poftcrius,quz nó conueniunt vnitatib.cx natura ip(arü,vt probatü cft. ARTICVLVS If. Quid fit quantitas continua , CT qua fpecicseius. 6i Voad prinsà quetiti parté Com Q plac difp. 13.102.q. 3. cfsetiam e oer «Ouinuz in eo ponüt, gy fit acci tribuens partcs fubflancias, feu acci- dens fübttantie extentiaum abí(olute , & fimpliciter,quia fubftantia materialis an- tecederer ad quátitacer nullam pror(üs habet extenfionern, aut partes ctiam en- . airatiuas aCtualiter,fed tantum aptitudina liter, & radicaliter , vndéin eo ftatu nul- Yo modo extenfa dici debet,fed vi exté- fibilis, & in hoc inquiant differre à fub- ftaniia fpirituali quz deg; exten(a , nt; extenlibibsett, Hocautem probant ex duplici capite, primó oftendendo exten. fioacm tllam catítatiuam im (abftantia a precedencem ipfam quantitaté non cfe ncceffatiá, fecuado oftendendo cile im- — potfibile;prinmuim femonftrantquia hzc D^ a : r i pluralitas partiü entitacima ; idcó ponitur à Scouftis infubft € » --— antia fha- terialifccundüfe,vtpoffit reciperequad — — titaté,né ihbalfübile recipiatur in(übie&o — —— indidifibiliadhocautemminimé efi nes — — — cetfaria , quia accidens requirit: (olum ini fabie&o potétià pafTiaà ad illud recipiem » dum, (icut ergo fubftatia ante albedinem M. non cft alba,fed dealbabilis tic ame quà titáté non ett extenfa,fed excentibilis , & ficut dealbabilitas in (ubttantía nó eftzali qua albedo entitatiua,fed potentia: patffi- ua ad recipienda albedin£, ità exteatibi- . ltasnoneftaliqoaextenfioentiatiun sg ———— fed capacitas ad illà recipiendá 5 & ficug enu nó recipit albedinem hsc ems al. üs , nec tenus nuger , fe | dealbabilis nondü e albus, & fic dc | alijs accidentibus , (ic fübftanria non re: cipit .juátitatem,quatenus dimifibil:s, vel indiu!fibilis fi per diniibilitatem,& indi ui (ibiliratem imelligantur forme aliqua contrarié,vel contradictorié oppofita at 1i per indiuifibilitatem intelligatur priua- cio,fic fübftantia recipit quátitatem,qua- tenus indiuifibilis,indé camé nó fequitur ! femper manere indiuitbilé quiaacquifs - Is. rà foraza , ftatim deperditut priaari m. E d € dici pot,gy recipiat vajoscems dil . . lisradiciliter; vadéconciudunt,( Deus — — fübítanuá materiíalé quantitate exuetet ; tnc nonámplias manfuraayd'uitibilem, ncc indivifibilem potuiué /ficut püctus vcl anoclus, fed intiuiüibilearprinatiué , & ità neq; maneret in Toco,ne; haberet fitü, cà litus,& vbi quanatté (npponác, vndé cxifteret tunc in vniuerío, non tans quam locat á in loco, (ed velut pars in to-. 10, doctrinà ex Caiet. acceperit t,p.q« f2.art.1. Probant dcindé (ecundü.f. cx tcnfioné entitatiuá. pracedere- non poffe quantitaté in fubftantia, quia dicunt com pofitioné pattiam iategraki, ét entitati- - uarum; effe accidentalein, nam rales par- tcs dicontar. iixcotales , vc diftinguantue ab eicntialibus, ergo compolitio ex illis — €oalcícens cHencialisaon ent; & haec eft. communis Thomiftarüm opinio, 65 Loan.de S. Tl. q. 16.arc. 1. banc fen tenuá moderatar , & ak quaptiracé przz« bere partes integrales (übitácia no cólli- tuendo illas, (ed ordinando inter fc, vndé dcclarat quétitatcm prebere diftin&io- nm — Quafi I: De quémizate cobtiosseys elis fp dot. IT. y m partium (abftantiz, aom quidé vt di- find oom fimplici cred io, (ed vt itur cófu(ioni ; quaré vi- detur coo dip Ioh materiali qul tiplicitaté partiü: antecedenter ad quan- titatem,fed in cogfufo,& concedit. com- pofitioné cx partibas lic vnitis . re(ultan- té cíie fubftantiale, qua omnia folent nc» c alij Thomi (Ez: ait weró quantitatem fübflanciz adacnientem illas inter fe or - éinarc tollendo confu(ionem , &.vnà akc ti vnicndo, non fc totá, (cdi(ccuo dum aliquid illi lecüdum cxue- nitatem, rónecuius dicitur poncre. vnà . ttem pa (t aliam, X nó (ccundü fe totà p eie cr italiextenlione parcium in ordine ad totum videtur. ftatuere. foc- malitatem quancitatis, q fententiá aulct trad:dere Sconiítz |, & (cquirur nuperci- mé Fabct $. Mct. difp. 15.cap. $. Prabat autem lioc Loande S. Th. etiá ex duplici cipite , primà exillo communi principio Thomiftaní qj materia fignata quantira- te (ic indiuiduationis principiam , ex illo . f fequituryg fi quantitas efl defignatiua tnatérig: quantum ad indiuiduationé , feu diftin&ionem tadiuiduor ét erit quàtü ad di(tinftionem partium. Pcobat dcindé ex alio capice, quia extcafio partiü in to- to non eft quzcunq;vnio carum ier (c , fed vnio penes exttemitates tantil , itacy non vniatur vna pars alteti (c tora, itaut im illa peneccetur, & imbibatur , (icuceft vni:o forma cum mareria ; talis aut& vnio fá&a pec excremitates.& indiuifibilia di- citur proprie vnio integralis , & nonctt fobftantialis, (cd accidentalis qua habc- tec-i(übftantia bencficio quantitatis, cu i$ effe&us formalis primarius cft ponc- re vnam parté fubftantiz exua aliam in- liter, & tine penctratione,quod fi faantia ex (c habere non potc(, quia cius escitrà quantitaté extremitates non Eisen: non habentur ni- fi per ind:uifibilia,ua ex fc fubftantia nó laaber v.g.lineá, (opecGciem, & punda ; tü quia hzc (unt (pecies proprie quanti« tatis ; tum quia fi fubftantia talia habercr. indiut(ibilia aeà quantitat&,cüc cius par. tcs vhirentur adinuicem  impencttabili-: ter ,quia nó ynirentur (e totis fcd pcr cx-; ub quia non haber illas plucificatas exiétio- modum. tcemitates , & fic fa»ftaecia haberet cx fc. fufRiciés principium, v telifteret peucte -. tieni q00a 1 locü,quod eft fal(um , quia quátitas (ola poaitur ab omuib.tale prin cipi:Ec fi dicas calem excen(ioné impc- netrabdé in ordiae ad locum cx ordinar vnione parziü ia taro proucnirc nompolfeyqutacaléerdinedbabent.parcesct1risChrittiiaEuchacillia,vbicànonha:bcarExtenGonelocale.lcfp.ipfevtitàléordinérepcrcüinterpartescorporig.Chaftietieprincipiumfufficiensadimpenécrationcm,&cxié(toneminocdinc ad. lacum,niii diuinizus igpedicetur ifte effe, &us,qui cft lccudarius ia quantitare,pri- marius auteaa,& in(eparabilis eft ponere, vàim partem extra aliam in toto. fine pc. netrauone vnius cum alia , quam extre nitatem «tiquc- habent. partes corporis Chrittiin Eacharittia. &4. l'ottca tà in folucione obie&tionü. noo videtur ibi conítare,ait.n. cum com: muni Thomiftarü,quod ablata quátitate à partibas nó mancot actu diít. nct, (ed, contu(ie ,& vna enutas cum capacitate | » ralicali diftinctionis partialis , quia rc- mota quantcatc (o'uitur illa «nio (ic or^ dinata,& exi£(a,& (uccedicalia, qua par tes ille (c totis , & confuse raiuatur,(cu potius fit vnum in (ubftantia , & ruríus. qua fubtátia quátitate exuta aeque. c(t: 1Bans,nec alicubi peliriué,(ed folam has beret cxiftentiaun (uam (ine loco , (icut. res excca muadum , & angelus non ope- rans ; (ubdit cà , quod adhuc disferret à (ub(lantia (pirituali ,, quia (jNcitus catct partibus.ncgatiué,& ecundum incapaci« tacemyfabftanria autem. materialis caret. partibus priuaciue , & cum capacitate ad. illas.(cd non dicizur atu illashaberc.»ync/[.«namcxtraaliam,(edadivauspercontafionemrcdadtasinterfe. & non (olum in ordine ad locü, quzelt. cóis opi. 1 homift finccré à Copl. relata... 65. Hc Thomiftarü séiétia, fiuc enos. fiuc aitcro modo cxpl;cata graücs (cmpet: pátfa cit difficultates, &4usé à nobis rc- felduu dilp-9, Phy. q, 1-381. 1, vbt agimus. cx ptofciia de eíjontia quantitatis conti- Dug; & «n» puso dor rplierva s (nd m $82 Difp. Y H: DePoidisames malta éontinet manife(t? (alfa: ; prim: námq; fal(am ett in (ubftantia materiali: rionprarequiri pluralitatem-partiüm en« titatiuarum , in quibüs recipidotut partes quatíticatis ,-nam ficat forma mazerialis? prefüpponit fubiectii imatédíale vita par«: tes fociia: (npponant dif inétas partes fuc: bic&f;e quibus éducantur, & in hac plu-' fálitáte barcium-eótitatiaarum: fundatur: potentia pafTiua: füb flantige anater ialis ad récípietdsm quantitatem y & per hanc à fifa piti difinsuitur , & cer- té tali patciuifi Mactilitate negata non vi- detátin quo fündári poffit porentia pa: fiu fübftantizinfater ialis ad qüanritaceai recipiendamyn& (i dicat fundari in hoc. «y fab antia marecialis habet illas radi- cálier , hocidem etiam deimmareriali dci poterit , vel afferri. debebit difpari- tas.que fi sfferatur hoc modo. qy mare- malis fobftantta caret partibus priuatiué tácum,immatefialis veró-negatiué , - fiUi repugdat-quantitatem recipere; hzc e(t manifcfta petitio principi] y haius.n« rationé qua'rimuc., cur tepagocc fnbftam tiz immareriali recipere quantitatem, & non immatetiali ,& cur iftà radicaliter xo bhabeat,nó illa, & plané huius nul- alia ratio reddi poteft ni(i quia mate- rialis füb(tantia habet plaraliracem: par: tium integralíam, nonautem immateria- lis. Exemplum autem allatum de albedi- neex hoc tárum capite tenet , quod ficut non fupporiit fubie&ti, in quo recipi de- bet album, fed dealbabile; ita nec quan- titas fupponit fubie&um: , in quo recipi dtbet quantitatiue , (eu impeneuabiliter exten(am,(ed extcn(bile-, at cffe fic ex- ten(bile eftetie 'a&aaliter exteofum cn- titatiüd, & (üb(tantialiter, quia ralis exten: fio:atualis eft fundamehrum extentibi« litatis ilhüs j ex alio autedi capite nonte« nct,quiaalbedo, & nigredo: nallo modo. pettinet ad: (ibítaneiani materialem: y^ vt cau(atinam illarum;& ideo nulla albedo. , aut mgcedo , quz enticatipa dicatur , de- bet peecedere in-(ubf&antia receptíone ipfarum,acexten(io aliqua prerequiricut: in(ubiecto ad receptionem forma ma-: tetialis,vt cft quátitas, quia vt veré dica-: £ür ex co educi ; forma tora educi. dcbet: F (7 "E TPLEVTS EF". QN ^ At. a, detoto fabtie&o prz(ajpólito , & partes forma ex diuertis partibus (ubic&i prar«- exiftentibus:, & cumcaliscexteufió pras —füppofira.iufubttanda:adrecipiendamquantitatemefjeneqacagquantitatiud y quiaxaárivas (ibi 1pti fupponccecur, de- bet poni catitariaa) & fubitácialis. Neqi talis'extenfio entitauidà baberucimeriu quantitatisan (ab(tantia, diet plut. quia wt:docet Scor.2.d. 3. q. 4« $. C9 tra Pd T pre x in caufando,non poxe re fato; quia runc cau(a i orans [uffici adcaafandam oífetcau(ata à » & effet illad cauíacü fui ape fanto po(let dare cauíz caufationem. fai. iptus, (cd extenfio, S diuilibilitas entia tatiua fala cft conditio mcceiFaria ma« terialis cauíat ad. caufandáraccidens, ma, teríale , alioquin &r caufari poffet à fub- ftantia imanatcciali,ergo talis exréfto ly beri ncquic pec quantitaté, quía tunc da ret fug cauíz cauíationemmtui 66 Rudüsnóbenediciut, quod(ub. —— füátia exuta quátitate nollibi poficiué cf fccnec ab altquo diftarer;(ed in varueríg (fet, veluti pars eius,ficut angelus nó oj rans, Hoc.n. Thomitt. cómentum quod fait. Durand. 1.d.37.p.2. q.1. efficaciter. - rcijcumus de fübítanria materidli exuta —— uatitate di(x9;cit. PhyGq tar. 2. in có tatione 2. [ol.ad 3. princ, & de angelo. non operante diíp.11.q«$«attva;concle 1« imó non poífe cciam de potentia abíolu- ta cceacutam in ceram natura. exi(lencena quacunqie . prorfus prafenca em probabilius etfe demoaicamus cad, difp;; q4«ar.1,fine.TandemfaliumquoquiettaerCompluc.fandamétumsquodcompofitioparciuun intcgralium accidat, rei matcrialij& corporca,cum podus fin de concept eius effen:ialtwt fic yralis.n« compo(nio eft , qua-c(Tencialitec diftio. guit fübftantiam corpoream abincorpo* 1Ca,non autem compolitio materie »- A. — forma , cumhizec ctiam de faóto copetat fccundum cultos fubftantijs«jueque fpiz ritualibus;quae (cocentia veriiliima e 12 admicrererüc vna inateria peuna. fubftan, tiarom fpirigaalumn .correípondens mas, - teriz pria corporalium j vnde & tales. ; 1 pate —— (a, prO .11. De quantitale.cautmeG eo oi paese eati IT. 69g sites imepvales voffanr ciam: dici ef- enjales fob ttancize materialis; quatenus is ; nonerzo hibere: - vt- cunque accidit fobft anc ie matotiali , fcd — — Deere n benc notat Hurtalilp. 13 Met-(eci4.$.19. op feque nih hanc (entenira. detendi Otelt »t explicatur à.fo:de S. Th. vt; .. mon(kcarus di p.:9. cit. Ehyfz q. T. arc. 1. fübftantia matetialis antccedenter 4d quanti cacem non folü habet fuas. par- tcs (übftantiales diftinctas , fed ctiam im- üicemordimatas , & vnitas per proprsás éxtremitates, ac iadiuilibiulia , pam fi pfu- fes illz párte$ qua6 lo« de S; T ho. conce- dit (ubttantig materiali antecedegter ad quantitatém: ,concipecentur hine vaione adinuicem fa&a pcr indiuifibilia (ubftanGalia,iamnonctíeteritita$corporea,fed potias in indiuiübilia rcfoluta , & (i corr. €ipiuntur cum Ynioné adimu;cem y nccef- farib cum aliquo intet. fe ordine concipi debét,quia indiuitibile quod copulat hac partem cum illa , pianà non cat copulat immediate. cum ália , fed-illa medianté imo net mente €óncipi. porcít rübítantia eorporca plüres habens partes fic confu; $? vnitas, vc enaquzq; pats fit omtibus , & ángulis itnmediaté vnit as & nó pocius vàa mediate ália et ibi fuse ofl enditias z folent zutem pcculiati quodà modo hzc indinifibilia vribui quáttàati, ctiaofi alijs fcbus corporcifcompctantquia haec (ac la cft; quz molem facit & corpora ma gnificat per longum; laurm,& profundi; & ea icddít: occapacitie loci impenetta- biliter ; & in hocfcn(u de. iptis)oquigür Aritt.6.Phyf.vt conftac ex demóftrario, nesquá ibi fici de panótisab initio; , qua probat continuum :cx illis componi nom potes quia «tium alteri addituth non fa- Cit giolém: j-ncclocom petit dillin&tum à loco illius,vnde falsü «f, quod aiebat hic Auétorjuod quz cü.joc wnio- pariü per indiuiübilia fa£ta tcddat eas ádinuicé iropenieteabilcs,aoc «n; folum vesura cft dexaianc paruud «facta. peroindioihbi* Wa: dc: génere:quantitacus; qua cít vrigit ; & Lax bpeseiabihizris prifici psum, ld'amei y Quod fummé:diiplicctiai hod AuGóre;eit itquacmediots xn 1e i: fokad arg; düplicem itnpcesietratione: di- "ftinguit velie biiinus proucnica- tem , vria cit parium in toto: , quatenus vna nó cf fe cotz vnita cum alia ; (ed .per fiat extremitatem ygaltera partium ir lp. o, quatenus vna eft incorn po(Tibilis cam alia in eodemlocó, & inquit primam effe&um primariuarquancitats ;alterartr vetó fecundarium, qui proindefeyarabi- lis e(t àiquantirace ;, vt patet de corpore Chrifti ir Eüchárift. vbr partes noa. font intet fe fe penetrat in toto , quia caput noneft immedracé vonum:cum ventte y iiec venter cum pede, fed bene in loco id vbi e(t capat, ibi venter.eft  jbt pev esy&c. Falfa plané e(t rora.bec doGtrie nj vt loc; cit.oftendimüsin(ol.ad z, vbé euridé loquendit mod repiehisndimus im noftris qibuídamScoxiftis , quia pene» tratid corporc, aut pdrtiü ciuidé corpa- risa dianicé acieriditur folum ig orifice ad locü,nonaudté in ordine àd (ubitintia eoe ruf fic. n. compenetrata dici no-poísésy mi iv quando vria téanfirer in alia per idea- titatem,qud penetratio bilis e(k& fcattráagkur diltingauur de penettario» nc [artium in toto ji inloco ,. cum (olü — ad-locim aetendatut ; m tedi ver alterius principi) meraphy(icu quod:mateuia fignata Qaáurarexfic. pri Á p: indiuiduationis,v nde déducebat.ltq Autor alteram probacionea fentenridg Thomiftica ,' non eit prz(encisüegouij deionftrare'; fed.ad Metifpe&tatie 5» - 68 Dicédüigitur ett je(Tentiati quan« tità:iscótminuz confifterein, extenfiong pastium fütapte natura incompo (lbiliua, 1n eodcm loco, quam incompoflbilitatá noivlibenz parces fnb tan tige materials. quia aatucalter, & cicra mirücoluuy funt inuicem compencttart .Scvaactalid ^ — flantra macerialis eum alakqnatiutag;veec -.— ró;illis.fuporaeniens.ita rhusesteddtts b vnaghzqQae d; iLinótum-potlalecdocum nce potlit oppotitum cosu0gcro auradi taculum; b cheiconft ax. vbt ufs corpor rs datiflbiná u femit;s loco-nó-finelmagng miraculo: , cams quanarasquaséti rin qpity exi dictum inompotlibiliifus paruuman eodede doy cay iesu pollulags ieptosuabiieiía qua. j$4 ^ Dipfu: VIL DePraliamoin parie. ^ 70^ quz fementia colligitur ex Scoto 4. d. 49.q. 16.$. 14 lij dicunt ,vbi docet rónem ámpcenetrabilitatis in corporibus à quan- titate przcisé prouenire jita vthic ác ef- fc&vs formalis susntitatis primarius, fc- «undarius ver6 ab «a feparabilis à «ft a&iualis es pulfio , & impencrracio, & loc dedocit Doétor ex ipfo Arift.4. Phy fic.26.77. vbi ait,quod fi dux. dimenfio- nes à fubftária feparari poísécadhuc íc pe nctrare nó poísét , per quod innuit quan- tiratem folam eic pracifam radicem im- netrabilitatis, vnde licét impenetrabi- ncn fit ipfaquátitatise(icntia, aptius van.€n per eam explicat ratio quancca- tis,quàm per ctteras paffioncs ,quia hac . eft omiü primag & rationi formali pro- &imier ,vhdémaleaiunt€ooplut.€i.q.rinfineinpenetrabilitatem àquanti- vate feparari pofle, imó fieri poflc pene- trabilem & ita de fa&io contigiffe in na- auitate Chrifti Domini& quando ad di- feigulos incrauit ianuis culis « Nam in iliis cafibus vtique impeditus foit actus Éecondus impeneirabilitatis,quia non íc- quta fuit ad eam impenetratioy& a&ualis expuifio vnius corporisab alio,(ed n6 ob I ablata fuit impenetrabilitasipfa , vnde áritas in illisca fibus dycitar facta fuif- tà Dco pcnettabilis , vt diciv ncgationé 26&us fccundi, f. impenetracionis,aon a- (&us primm .&, smmpenctéabilitatis ; Et cir- €a exphcationem buius fenientiz ; qua «communis cfi jo Schola noftra, & abom- mibus Neotericis plovibiliser: recepta ; ic immorari ton licct , quia ex prefctio «am tradimus in Phyf. loc. cir. vhi ciiam enocleaté ex licamus arcapam , & admi-. ' makilem quantitatis continuz compofi- . «onflituendo pam ex diui(ibi- libus vy e3 partibus componcentibus , & astegrantibus molem corpoream, ex in- dmübilibusveró , vtpartes continuan- ' aibus,ac vetminantibus;vt docet Arift. 6. Yhyk. 4 qua Peripaiecca fententia At- timé dilp. 16. Phyl. e(ló rece- Ide tamen rac rimus) vtadamuíTim quicunque dicit s non diluantür à. nobis difp. 9. cit. q. a« etiam antequam ipfum viderimus. , Scd dices, íi (übftanria materialis par» tes haberc: extrà (cinuicem citráà quantis tatem,imo & extenías vcl (altim excentia biles in otdine ad locum,ergo poffet fun. dare zqualitaem , & inzqualhtavé molis ex illis partibus coníurgentis,non mibus quam quantitas, atq; ideo ifla aon foret »roprictas quantitatis in quarto modo; vt c ait Aritt. Rf]. data noftrafencentia negari non pofle zqualitatem, & inequa- tatem in fübitantia quoq; materiali citrà quantitatem vtcanqs pode P yna (ub(tantia palmaris diceretur aqua - lisakeri pahnari, & inzqualis bipalma- Fi; vcrimtamen im rigore loquendo in fov Ja quantitate fundantur ille relationes y €um cnim ipfa fit , quar habet partem ex- trà partem, ncdum entitatiué ; fed etiam ficualiter, & impenezrabiliter »' ipfa cor- poribus inharens illa proprié magnificat y & cxtendit adoccopandum locüabake- — «- rius corpotis loco diftin&um, ide citar quantitas molis, & itüdinis óc. — proprie fündarc zqualitaté, vel ingqua- litatem in molc, & magniuadine ; quidem non ità proprié dc fubtkaniamas teriali dici poteft, quia vaa fubflária pus maris f) fundat imzqualitacem cam alte bipahnari,id eft per acci maris poteft naturaliter9S citrà miracu- lum reduci ad magnitudinem palimarcmy fi vna medietas cum alia compenetretury qnod poteft naxuralter contingere , qu'afolaquantitasaffertimpenctrap.litatemcorporibus,&hcfundabuntzzqualitat€zquantitatesverócumexnacurafuaruaepartiumconftituanttantam,veltancame molem. & determinentur ad occupandit tantum oue nens co adcout oppo- - fitum citrà miraculü contingere nequeat, ideó proprie, & pcr fc fundant aqualita- Q.II. De quantitate continga, e tius fpreeteiTr. $85 * licet cum: ratione naturaliter poffi- bili ; (obdit tamen id inteiligédum etie de | quantitate, & (ubftantia materiali modó exiftcntibus,nam íi (it (ermo de alia fpe- cie quantitatis poffibilis , ac ciam fub- flantiz materialis pofDbilis , potefl dari quantitas indiuilibilis, & (ubítantia ma- tcrialis fuapte natura impenctrabilis : Fa- | temur omnipotentiz Dei concedendum poffibili quicqu'd contradictionem nó implicat ,& quz ítiones motas dc tentia Dci ab(olata difficillime poffe re- folui,cum affucti (imus naturis rerü modó cxiítentibus; adhuc tamen veru cít cx his encibus modó exiftentibus conicctare » fle, quid dicendum cflet de alijs rebus ola fpecie ab his differentibus , nam [al- tim cum eis conucnire deberent in prz- dicatis gencricis ; modà quantitas à toto genzre , vt ux, s put füb fe fpecies ncdü exiftentcs, íed etiam poffibiles , vi- detur importare entitarem ex pluribus ibus integralibus conftitutam,& di- — mitibilitas eius in plures tales partes po- nitur cius pa(fio genericé fümpta , ergo repugnare videtur in terminis quantitas indumifibilis tum quia quantitas » vt fic & magnitudiné at entitas indiuifibilis ad hoc munus cit prorfus inepta , vr laté probat. Aciít.6. Phyf. per totum contrà Zenoniftas. Sic etiam repugnarc vidctur fubltantia ma- terialis (uaptc natura impenctrabilis, quia impenetrabilicas non cft de cóceptu cius, vt materialis eft,& vt diftinéta à (ub(lan- tia fpirituali » fcd fola pluralitas partium iategralium ; impeneurabilitas aute fcü ^princi piuin cius;c(t accidens illi operae ditum , nullo caíu vidctur illi pote identificari« Tum quia fi affcritur poffe produci (bisftantiam materialé (uapte na- tura im ilem, & non per accides füpcradditnm » cadem ratione afferi pot- fex i poffe (ubitantiam faapte na- zura albam , vel frigidam , hac enim funt accidentia realiter diftin&ta à fubftantia materialis ficut quantitas, qua cft princi- pium impe litatis, vndc nen vide- tur maior ratio de vao, quam de alio. Tá quia videretur cademrauonc affeiri pot- T CWMNUP C occ. f e,quod dari po(fit alia [pecies homini, Logiéd v Es Hi qua fit irrationalis,& alia brutoramqnq fit rationaUs . 69 Circa alterá que(iti partem, Arift. c.de quant. enumerans, fpecies quantita- tis cótinug memorat lineam , fupcrficié, corpus , & locum , vt fpecies quantitatis continu permanétis, dcinde tempus affignat,vtfpecieraquantitatiscontinuzfucceff)uz,acetiaminprogre(luaddit motum, Caeterum $. M etc. 13. vbi accu- raté magis,X cx propria loquitur (enten- tiade quantitate; fpecies enumerás quan titatis cótinuz memorat tantum lincam , fuperficié, & corpus ,locum aüt omittit, mo:ü veró, & tempus ait effe quanta per accidens. Hinc ort funt opi.dtuer(ie;alij ná]; affirmant has oés e(fe vcras fpecies quantitat;s continu , alij ncgant. Dicendum cítjlineam; luper ciem, & corpus e(fe veras,ac proprias (pzcics quá titatis continuz ,non tamen locum, mo- tum,& tempus . Concl, eft fcré commfi- nis, przíertim quoad primà parrem,quae fupponit darià parte rei in corporibus li- neas , fuperficies, ac etiam pundca, velut entitatesrcales, & non effeibi tantü per imaginationem noflram,vt cótendüt No- minalcs,contra quos laté agimus difj aem Lhy(.& Faber 5. Met.difp.14. Probarut aüt quoad fingulas partes ; & quidé quod non tantum corpus, fed ettam linca & fü perficies tint vera fpecies quantitatis có- tinuz,contra Duran.2. d. 2.0.4. Hartad, diíp.13. Met. fe&. 6. Caber.hic difp.2. dub. s. Blanc.difp.8. fe&.5. & ct uU dim paucos : Probatur, rumauctoritate Aritt.qui tàm hic s. Mer.c. 13. hastres [pecres a(Tignat quatitatis continuz fingu las dcícribendo ; tum ratione , quia omnia rationcm cómunem quantitatis e[' fcntialiter participant,&in(uperadduntillieifencialesdifferentias , ita vpicnique conueoientes , vt fingula perillasetiene tialiter ab alijs di fferant, ergo &c. E alfumprum,hac .n. omnia funt € ter cxiéfiones habétes partes extra partes modo (üpcerius explicatojdiuerfinaodé tf quia inea dicit Formalé ex iiBoneDE udinis, faperficics lacitudinis, corpus pro fundi linea formaliter cit quà- tita$ conunua cxtenía fecundü diimenfio- e acm TE ed Ww" *" ME (€ Wat 416 ge feciiate ii B iani Xuperficies eft quantitas conticua extenía fecundum di- menfionen formalem latitudinis,corpus eft quantitas couinda cktehfa (ecundü di- mchfiohem formalem profanditar;s. 7o Dcindc gy locus nó fit fpecies quá- titatiscontinoz', vcl (altim aon dittinctd à rüperficic,vt opif&acus eft Canoa. 4. Phy fic.a. t.Sot. T olcc. Flaad; Maf. Villalpan. & vidcitr confenrire Faber f. Met difp. 17- fab fiac, vbi arccontinentiatn ,quam additlocus fujra fuperficiem , else mo- duin cotinentiz [pecialem conflitnen- tem peculiatem fpeciem de gencic quá- titatis cft Scoti q. 23. pid cam, & Ant; Andt. ip hoc cap. &- $.Mct. qi i0: ac Ta- tariZerbij s.Metq.14/& aliorum cómus hitcr;& p tcbstur, quia locus poteft fami dlupliciter,vt Scotus docet quol. t 1;a1t;2. & 3. vclmaterialiter, vcl formaliter ma- tctial.cer noi eft , mf (uptificies conca- 13 corporis contifientis vt docuit Arii 2. V hyt.4i. fotimliter vecó eit ipfamet 1clarjo continentia, vel circomfeeiprionis actinz fundata in fupetficie cócaua cor- poris locadtis,& terminata ad contiexami locáti; quz ét dici folet Vbi actiuum , vt Doé&or notit :bidem,& hzc eft cómnnis Goétiipa Scotifl; à nobis ex profe(to cx. jlicata difp.rt.Fhyf.q.1: adco quod mi- tl tit, uomodo Faber cit. oppofituin dó Ccat,vt de menie Do&toris. S1 igttur I5- us fortbalitéc fumarur iam man: fcfte pa- ttt nÓ pertitere ad hoc pr&dicamentum; " Prin pullus rc(pe&tus perrinet ád préd:- ptüabfolvti , fed ptoprie (pectatad &dicamcntü Vbi,vr docet Doator loc. KIt.& 4.d.10.q. 1. antem fümartir mate- icf pro fondamento .f. 1liivs conti- tias ficvuiqs «d lioc atciner pra dicae tchitum,fed nó contiituit fpecicmnáà fa- i Bicic di (tinétam, quia nullam peculias — Tem ád3it (aperficiei extentionem; fed fo Jam contihentiam, vcl dd fümmü figurá. f £oncavar,trgo mon ctl fpecics diitinéta , & fupetficie , nam f ratione. Bgurz s vel conupc fitis ciset d frincta fpetics, eciam füpcrficics alba, & n grá d.üerías quanti« . pU (pectes conftiuucrent: tdm cmi illi didit contibcntis, & heo & illa figa- Aasfieut heec , ecl ila qoabitas, Y Difp. VII. De Predicamentis impartic. ? Demunmi ,.qy neque motas, auteiu$ — (uccetlio , ti diftinguatur ab eo j ncquetépusfiotverafpeciesquantitatiscontiriuzvthicopinatus.&Mair,patluz4.Zerb.cit.Ant.And.f.Met.q.10.multi(equuncur. Recentiores y: probat Bafsol. 1.d.19.q.1. Faber s. Mer. difput. 18. & nosex profcffo in phyf. dc morü quidé difp. $.q. 1. concl;r. de fuc- ce(fione atitem ead.di(p.q.6.art. 1.vbi & foluuntar rationcs iri oppofitum: de tem pore tandem difp. 15. q. 4. quatenus ibi oftendimus realiter à motu non diffin- gui , vnde fi motus non cít vera fpecies quantitatis continuz,nec erianierit tem» pus, & probatar ex ibi dictis , quia tépusg vt hic de eoloqüirnur , non e(t dili dura- tio ipfius motus, hic .ti nó loquimar dc tépore extrinfeco; quod eft duratio mo- tus Cali, per quam menfurantur onines ifti mous inferiores per horas, dies;me- fcs,& c. fed loquiaiur de tempote imcrims fcco; quod eft propria ac inttinfeca du« ratio ipfius miocus,fed nuliius zci duratio. - eft quáatirau$cius,etgo, &c. Prob. mi T. duratio nó cft aliqtiid realiter probamus,& lianc fenteiciam late def dit Suarez i0 Met.dilp.4o.(eci8.vbi quà plates cit Et quidé hzc fuitexpreísamés Arift. 5. Mer.c. 13.dumt mot ponit quamta per accidens, noa folua ly per accidens! idem fonat , qdod per aliud j quaternis fpecies motus fumü. türà partibus magnitudinis, ütperq. fic quemadmodí teatarüc quidam explica- rcy (ed ctiam vt ly per acctdens idem fo. nat, dp accidetitaliter, 4c mere abiexcrine* [eco omnes .n. morisfaltem de pocerttia. abfoluca fieci poffunt. in inftanti , etiam motus ijfe localis yti:non accipiatur. vt dicit totarti réaliratem motus,vc explica ifia$ difp. 15. €it. q«6« art. 3. Et tandeag difp. 15. Phyf. oftendimus morum pro. forthali qu:d. teípe&tiuum dicere , craor nequit (pe&taread hoc pradicam:: (. $olnagtur Obietiiones . $^ 1Noppof.obijc. t. probando nec li. I neá, tiéc (uperficie cíle veras quan. * titatis có; imus fpecies ; uia fusi fpecies . ditun-— m E 44 P" um à re duraate,vtloc. ci €x pir » de cu d Quafi. II."De quantitate contin. eov eius [pec codrt.IL. $87 diftingaüátur per quid pofitiuum fed li- nea diftinguitar à foperficie per carencii latitudinis , & fuperficies à corpore. per carenciim profundiratis.ergo Xc. Tu 2. prima paffio quantitatis cft impencira- Diuiras ; (ed linee , & fuperficies adinuicé naruraliger penctrátur;vs patetydum duo corpora plana (e tangunt, tunc.n. faper- ficiesambz incodem (patio coexiftunr, uia indiuiüibile non habet , quo tangat aad indiuilibile, & quo non rangat. (ed tangit (ccuadum fe zotum,crgo &c. T ü 5. tulhi genus przdicatur de fuis (peciebus denominatiue, & veluti accidétaliter, (ed 'efsccialiter tiy ac (übtáciue,at quantitas denominatiaé df del nea, & faperheie , dicimus. lidea e(t quanta, ergo &c. Tfi 4. [pecics effc debet quid completü jar li- nca , & foperficies fuat qu d incópletum, nam lineà e (cntialiter ordinatur ad con. ftitationem füperficiei, Gcluperficies ad conftitutiottem corporis , (icut panctam ud codftitütionem (ines ; ficut ergo pua- "Üumhac de caüía mon genierur jwopria dieu duds gta neclinea;SX (uper- cies. Tum tandem, qu'alinex fecuodam propriam extenfionem-inclad gar ini fa- perficic, & vira; in corporc, (ccundü qp £orpus PRO à(ionem; ergo mon (unt propria fpecies y Quia: vna. fpe- cies non iru cendalitee im alia. "73 Refpad t neg. min.licur .n, vna- quiz 1 (pectes relatz quam ratis cóinug chftituitur per peculiarem politiuamex; teníioné,vt di&um etl,'tà per eandein ab ália etientialicet d: (tinguitur , licet hoc quindoq;^à pefterjori per ncgationé (o- leat explicari,vt inpropofito.. Ad 2. pc- nietranuirTineg , & füperficies ca parte , qua indinifibiles funt, nó qua diuifibilcs , nec .n. linca fecundi longitudinem pot €ü alia penetrari, nec füperficies cum alia faperficie in latitudiacs vadé cü duo cor- ence tangunt, eorü luperficies dici dc- bét potiüs eite limul ia codemloco, quá cópenettari,quia penetratio, vcl impene- trátloatéd:tur in rebus corporeis cx ea pittes qua fant diui (ibiles y vc dicimus in Phy(tráétide Cótrinao. Ad 3. 2 jud pro- bat de corpore; dicunas .n. €c corpas cft quái , dicédü ergo eiie fpcc.ale peiuiie. giü quátitatis, nedum fubftinciue , 'e1àt tub forma denominitiua ( licet non Cina denominatiuo;(ed effentali) de [us [pe- 'ciebus przed carí immó & de (e pla, d:ci- mus n. quátitas eft ranta, eft exiéfa; dte. Velotius.negàdam lincam, fuperfici£ , & corpus quanta»dvi proprié, fi abfolu- 1€ faantur, quia fic potius-dici debent - quantitatcs jfcd quanta dicuntur, quate- nus funt im mater:a, xtatit coricretum ge- neris prgdiceiur de concreto fpeciei, vn- dà non erit pred cazio denominatina , & accidentalis , (cd eíleatialis in concreto , quemadimo4ü in gcnete. qualitatis fole- mas diccre , alum et? colocatum , poffe autem (ic in concreto di(poni.genera X fpecies accidenziüi iam diximus difp.pre- -&ed.ita Scoc. q.17. Przdicam.ad 1.9.16. A ddunt alij, quod cum dicimus quanti- tas eft quanta, lincaquanta,longa,litperfi cies lata , corpus profandü, nó e(fe ratio- née[fentialeim quantitatis, qua tunc pre-  dicavut, led eius affectiones, & attributa ^4. cite diaifibilem,menfurabilem, tàram, &c.qu.bus eriam nómen quantitatis fte- .quéter applicatur,vt docet A rift. 5, Met. 13: vnd? fenfus earü.propotitionum erit y "quantitas e(t quaata.«eft d:uiübils, linea elt longe (t brcuis i. eft tant vel tabi- "ue lorizitudiais X fic decoeteris. |; | 4. Ad 4. (olet comuniter vefpond lincá nó ordinari ad. cóftitutrone fuperfi- cici, & füpetficié ad conflituxioné corpa- fis nifi quatenus indiu fibilia continua- tiua, aut terminatina parcium corum!, ex Pei capite vtiq; nec (unc quantitates,nec pecies 'quanticanis:, & quoad hoc tenét paritasatiumpta de pun&o ; & ex quo.ca- pitc funt diuifibiles , fant proprié (pecies quantitatis, nec vna ordioatór 4d confli- tucronem alterius. Hzc tame folutio me- tito rcijeitur à Blàe.cit. & ab Auetfa hic Íe&.4. vt manifcfié falla, quia reuera li- . nca copulat , & terminat partcs £ici, von Meier i cd ét, quatenus longa , alioquin et ctia ter- m niti per puricta, qua font non lata :& fuperficics copulat , X terminat partes corporis non tànrü quatenus neo profun do, lic .n. ét per lineas, & punéta terminas ti j otict, fed quo; quatcous lata, Quaré a Zz i fe Lj - coim Auctía diuerfo modo gencra y & fpecies difoni in praedicamento. (üb- ftantiz, & in predicamento quartitatis, vt nempe bireponantur folum entía có- pleta illius geocris, hic autem ctiá incó- eta, vndé concedit lincà , & fuperficié isin pra dicamento reponi , femel dire- &té ub conceptu cói quantitatis, vt abío- luté dicit exccntonem,fiué n.agnitudiné ab(trahendo à detereinatione vnius , vcl duplicis , aut trinz dimenfionis; & iterü tcdu&tiué per inclofionem in fpecie cor- ris, 0cq; :d iudicat abfurdum . Scd fa- ré hzc íolutio cft peior priori , tum quia flatim concedit , q» A duer(arij cótendüt, lineam, & fupetticiemeffe fpccies incó- letas Kd uia conditio f] iilis illius, q; dirc&éeftponibileiniddicamcento,vtmodocóflru&tumett,ccapudipfumq.16.(c&.$.crat,qpefietquid completü , vbi & bac pcerfertim rationc entia incóplcta,& partialia à przzdicame- to extrahebat, quia bis effent in co, (mel tatione (ui dire&é , & ruríus redu&tiué tatione totius, quod conftituüit, vndé n; tü cft;qo bic accipiat  q» ibi re;ecerat , Zetbius cit.in fol.ad 3. princ. ait, q li- fca, & (aperficies poflunt dupliciter cóft derari,vno modo, vt fignificant quandam perfe&ioné quant catis, praícindendo à perícétione alterius perfetionis quanti- taciuz, quo (enfa dicimus lincam tignifi- carc longkudinem (ne latkudine , X (u- tficiem latitudinem fine protunditate , hoc modo contiderate non accipiun- tur, vt tctmint alterius quancitatis,(cd wc habentes in (ciplis ccrtam, ac determiná- tam rónem quantitatis; alio modo confi- dcrari po(junr quatenus vna includitur in alia, & ordinata ad cius conflitutronem, & fic non fün: (jccics di(tin&z. Ac ncq; hzc (olutio fatisfacit, (ic n. etiam dcfcn- dere potlemus materiam, & formam císe fpecies completas , & dirc&é.! politas in ptzdicamceato, fi con(iderencr, vt dicür quendam certum gradum f(ubttantialem, incomplctas vcio , & indirecte, fi conü- derentur , vtcffentialiter ordinabilcs ad alterius (peciei confticutionem. 75 1raq; rcipondcndum ctt, lincam,& i€ , licet matetialitec corpus (uo b 3 $8 Difp. VII.De"Tradicamentis in partic. : modo componant adhuc tamen efsc v&- ras,& completas quantitatis (pecies, uia dirc&é recipiüt,ac c(sétialicer jllius praz- dicationem , ficuti corpus , quando auté ita (e habent partes reípcétu totius , tunc bené poffunt dircté poni in codem ge« ncre cum iplo, & dici (peciescomplerae illius generis, ticuc iplum : nec obftat , d» ordinentur ad cius conft tutioné,dümo- do cü ipfo recipiant praedicationem eiu(- dcm generis , vndé hac ine dicebamus di(j. przced. q. 3. paties homogeneas, età — Aid » adhac diccdté in predicamento reponi; non poísumaus au- tem fic dicere de materia ,& forma, quia ipía non recipiunt diredé. przdicationé ubftantiz przdicamcntalisncc cciam de punéto,quia omninó caret. partibus , nec vilam pcor(us habet quantitatem . Ad $. poíset ndcri per idem ,ta« men ad maiorem harum ípecierum cx« cationé dicimus, quod lcér cie: includat longitudiné , non fi formaliter, (icut linea , ícd matecialiter uy, & prae (appotitiué, quo et'á (enfu corpus ;nclu- dit latitudinem : ró huius e(l, quia cü fus * - ». qerficies (it dimen(io , quz continuará dcbet per indiuilibilia (fecundum latitu- dinem, diu;fibilia camen (ecundü longi- tadiné, ficuc funt lince , idcó necefsc cft fuperficiem habere longitudinem : item Quia profunditas cft dimenfio ; que con- tjnuari deber per. indiuitibilia fecundum profunditatem , non tfi m latitu- dincnaquales funt füperficicsnecefsc eft corpus habere laritudincm , non quidem formaliter, quaii longirudo , vel lauitudo fit corum císcntialis excenlio , (ed mate rialiter (olum; & przíuppolitiué, quia.f. fupceficies indiget lineis, «quz (unt lon- g£, & corpus (uperficicbas , quz (uai la- i£ ad fuarum partium conunuationem 2 lunc cft , quod iuxta phra(im Ariit. f. Mct.13.nó dicere (olemus faperficié cise longitudinem , & latitudinem, fed juód ci latitudo cii longitudine , & quod cot- pus cft profunditas cá latikudine, & lógi- tud;nc, vnde (uperficies includit formali- ter, & in re&o (olam latitudinem, & cor- pus profunditatem, ceteras vero dimcne fioncs in obliquo, & materialiter : quod totum *- 1I. De quaytiarcomimia; eor eius peciebe dri... 589 "totum expliciri poteft in quantitate di- Tereta , in qua vnus numerus aliam prz» "füpponit ád fui conftitutionem , & non eft ille formaliter * quare cum dicimus cooset longum ; & latum , erit pradi- €atio tantiim materialis ; & hec eft com- Tniais inio Suarez di!j.40. Met. fed. 6. Pla.di 1:4 1 de quan Complut. dif. 13. q.4. & aliorum. — .76 Quidam ta nen, vt Blanc. cit.(ec. -€.& Aucrf. (eet. 4. efto concedant longi- tudinem linez, & latitndinem füperficiei fion ni(i przfuppolitiue conuenire cor- pori,& lógitusinem linez fuperficiei ine quiunt tamem conicedendam cffe aliam longitadinemyquam efferialiter includat faperficies citra lineam, & aliam rarfus Tongitudimem, & latitudinem, qti efen- tialiter corpus includat antccedenter ad fincam, & füperficiem& in hoc fenfü c(- —— cífe — tpe neÀ ed $cft longam, &latum ; ant ratriplciter. T üá s apetficits n6 fo- Ium includit fineds longas , fed etiam (uas partes , quas habec ia Jatitud:ne longas, & longitado harum partiumom eft lon- gitudo lneard, quia partes (unt li- ricas, & faac longz,& lace ; Tam x. quia quantumuis in fuperficie prfcindamus fatitudinemà line1 , femper in exten(io- nie Ila lata lózitudo etiam quedam eft ; quia lacicadine hanc poffümas linea me- tiri, qus ngn cft menfura latitudinis, fed longitudinis, Tum 3. quantum non fumit à continmtiuis excenfionein y fed potius extenfio in co fupponitur, & per illà có- tindatnrgergo cü Limea , & fuperficies lint contndatiua corporis , nó cric corpus per ipfa extenfum petlóngug , & lantm, fed per feantecedenter ad 1lli, vade ex fc di- et folettrina — j o 4« quia - ptofanda nequit intelligi trina di pe; n tic "mis folum verfus longiradnem;efict linca; ti folaas verfus latitudinem 'etice faperficies. Tum tandé vid tefminus imus nequit rerminare di- nentionem aüó5n latim; crgo cum fuperfi- cuv Gereri ubt tus roit te ifs re profunditatem torporis ; bit & ipfa fit lata « Coaf. quia fuperficies cérmmans corpus vtique non eit immediate cóiun- " Logica, Ga cum alia üperficie, fed cum parte.» corporis, qu erat lata , cuim qua latitu- dine remaneret ctiam fe a fuperfi- cie terminante: his tidoatus Did. difp. 13.4. f. hanc opin. cenfet probabilem. 77 Nihilominusà cómuni rcgédendü non cff ,quia frfemel in fuperficie er "longitudinem linez aliam proptiam ovi. At qi oec duplici loogitudine ef- fe longam, leve] propria long;tudine , & iterum lógirudine linez , imó corpustér erit rain & bislatum,cum taxmen vna o fa fíciar ad extcadendam in 16- gü faperficie , & (imnleius partes vmi dim in fatiurdine, & vna latitudine ad e» tendendam corpas verfus ! itera , & vni&- das;ac contintandas eius partes per próe faaditatem ; Seqrticuritem corpus hibe- re tripl cata pacti & faperficiem dupli- cat, quibus contíngari deberent ill: pat- teslongitudioss "Ruür(us praci(a linca & füperficie , adhac in ea lineam repetiri uia adhnc ia eareperitur longitudo pít- Aniverhrhsta fudaicun nón ett , ni(i li- nca , & iic de fupetficie refpectu corpo ris. lem poffe dati fapecficiem finc om- ni liqea , & corps finc omni füperficie y quia adhuc effec longim , & lat (ine il- lis. Nec iuuat, quod aít Blanc.cüt Didac, neccífaria adhuc effe , vt continuatiua, li- neas qnidem partium füperfciei, (aperfie cies vero partium corporis « Nam-fi fi perficies [eip(a cft longa, cur talis longi- tudo non fufficict ad cam terminandam, & etus partescomtinuandas? & (i cocp feipfo eftlonzanm, & latum ; cur talis titudo (ufficiens non cfit ad eius prófua: ditatem contimuandam; ac cerminitidame Kefpe blanc, nonfufficere qiia longitue. - do,& latitudo corporis e(t profund: nul« Ja carens diinenfione , continuauuü veri ac terminatiuum aliqua debet cárc mentioae , Sed contrá ;quia quando etia admirtetetür. latitaditicm cde cifentialis tet longam , '& profünditareim: latam ; & profundauy nom tamen € conrra adaiitrí ce aliua longitudo , quat ht c(lentias n Vwerim laticado, q«at (ic eflentias iet indo: 3 "ea fcindicà y & latitudo pto dicic ergo proíus ircationabihs: eit ala 72.7 lata 4 /$9e - Difp, VII. De Pradicamentisin partic: 7 ; Rata folutic: alia quoq; abfurda fequuntur €x hac pofitiope, vt difcarrenti patebit, (78 Neq; rationcs in oppofitü vrgét . Ad 1. neg. partcs (uperficiei habcre pro- priam lorgitudincm feclufa linca Ad 2. ,meg. poflc przícindi à füperfcie oues bncas rcmaréte cius latitudinc,(icut pra- fcindi ncqucun: pun&a à linca remancn- tc cius longitudine. Ad 3.cftó corpus nó fumat cxtcntioné à coniinuatiuis, quate- nus conunuatiua,& indiuifibilia (unt,po- 1cf tf aliqua ét ab eis fumcre , quatenus diuifibilia (unt,materialiter nGpé,& praz- fopsotus in quo €t fenfu imtell gendü €ít, quod corpus lit crina dimenfio , quia "f. materialiier eft longam,& latum for- maliter veró profundumitaut in (ola pro funditate cius natura confumctur. Ad 4. ,gatet per idcm. Ad $. pofict pcr ide pro- ari fub(i(tentiam non. poffe cffc tctmi- pum natura fu5ftantialis,quia fubfiften- 1ia ncquit c(fe terminus natura nó (ub fj ftentis;(ieut igitur fübfiflétia dicitur ter- minus naturz. non fubíüiftentis privatiué gantí , non auté contrarié ficut cft acci- dens, ita in quantitate serminus latus di- citur terminus dimenfionis non lata, nó Suidem contrarie , quo fenfulinca dicitur — , mon Jata, quia cft incapox latitudinis , (cd priuatiué tantum ; pcr gy foluitur cuiá illa €onfiz maio ; ceterum 101clligeptia baius dobijtota pendet ex traét. dc Continuo, vndeé ad illam diffcstur exactiot cognitio ierum quantitatis concrmoa . 79 S«cido yrincipaliter obifc. prob. um e(sc veram fpeciem quatttatis có- tina um aaCtoi kate Arift. illà hic ena €ncrants; rà rénc à Canoa.X alijs allata, quiararto menfura, a qualitas, diuiibilie 14$, & c otera: euamitatis affcetinnes lo» «o cóacniüt locus n. cfl zqualis locato , eft diurfibilis , méfurat locati, ergo &c. R«efp.DoG&or q.25.«it, Predicam.Tar. Mair. & alij Scotifla Arift. bàc vulgari- tcr Melo pov e iip, tunc tépori$ vigcbat , dicencium lo- d UM fpatiü. dimenfioparü intcr latcra &otporisconiinentis intcrceptü, q. opi- v:cué poitea rcfellic ex 4 Ebyf, iuam tr : $. Mer.c.13. fpecics quantitas s ads (entcnüamdclorp, vidé | propria mente a(fi locinon memi- nit . Ad rationem dicimus probare (olum locum pto materiali effe in przdicamen. to quátitatisPfic.n. illi cóucniüt illa pre- d cata,qua (olent quantitati attribui nom tfi probat cíle (pest à fuperficie diflin- Gà; nec ité probat locü formaliter effc im przdicaméto quátitat s, (ic. n. fpectat ad przdicamentum Vbi; vt dicimusin Phyf. Tertio obijc. de motu, & temporc, n& babent pattes nouo modo extenfas .(. pe» ncs d:uet(as moras, ac fucce(fiones , qui- bus partes fluunt,habent cría diueríAs in» diuiibilia , quibus partes facceffiud co- pulintur .(. ín motu mutata effe, & in té, pore inftantia , ergo nihil decft illis a4 ra» tionem quantitaus per fe ; neq; .n. requis ritur cíientialiter ad quantitatem exten fio per fpatiü locale fed (ufficit,g (it pee fpatium daracionis , in hoc autem fpatio vcra cxteníio parcium fücceffiuarum das tur, quarum yna non penetratur cd alia , fcd (uccedit ipfi. Neq; exam qp quantitas facce (iua à continua permancn tc obílat, quin motus, & tempus (int ve» rz fpecies,nam corpus de à fupet- fxie,& linca, & tamé eft veraquantitas. $o Refp.neg.affamprü,partes .n.mo- 5,000 tàm addunt partibus magnitudi- nis,(uper & fit)nouá exten(ioné, g nouG modum oppofit á permanétia; quarepus partcs motus non fimul exiftunt ; & rur- fus ifta(ucceffio,&extreitaspartiümotusinordineadfpatiumdurdtionis;nontàmprouenitcxmaturapartiummotus,qex imperfe&ione agentis non valcatis, fimultotü Les 1adaccte; vcl ex re- fifl entia ccrarij in » propter € vin- cendá forma (— dnd. idco non cít per (c quastiati Br paritas af- fumpta de corpore in ordine ad fuperfi. cicm valet quia licét corpus fu 11 perficiem,tf addit nouas partes adillam, (cd motus non addit nouas partes ad ma- gnitudincq fpatij , feu diftantiz ,in qua. cxcréküt, ncq; tépus addit nouas partes ad motáü ; cum veró dicebatur tempus, Sc motum diuería babere indiuitibilizjid cfl cndà de tempore exirineco pro meníura accepto, nonautem de temporc igtrinfeeoshoc n. eut cft omninó idcm cum Quafi. T. De quantitate continua, eo elus fpec. edoi.i. $9 cm motu , cuius eft duratio , ita ea(dem Babet prorfus partes , ac indiui(ibilia ca- dem cà ipfo, vt dicimus in Phy. difp.15. Ex didis im hoc att. colligitur fpecies proprias quátitatis continue effe pccrma- nentes , cum fü o continüa non fit vera quantitas y & has effc tantam ttes iá commemoratas, lineam; fuperficiem , & Corpus, quia ratio quátitatis e(t extéfio, fed hzc extenfiotribus tantü modis pót  diuer(ificari .(. in longam;latum ,& pro- fundum, nec alius modus poteft cogita- ti, vt Mathematici d t, ergo &c. Süt etiam omncs huiufmodi fpecies infimz;quia linea v.g.non diuiditur, ni(i in curuam,& re&am , faperficies in con- cauam, & connexam , corpus ia rotüdà , & quadratum , omnes autem huiufinodi difléreutiaduk accidétales, quia redticu- do, & curuitas, concanitas, & cóncxitas , &c. lolum dicunt varias figuras; ve ro accidit quanerati ; idem dic alijs quaptitatibus continuis ein(dem fi« guia (cd inequalibus,vt eft linea bicubi: ta,& tricubita; quantitas . n. cócinua ma- ior, & minor ineodé genere ektenfionis non differunt e Gentialiter, (edíolü acci- dentaliter per;zmaius,& minus, ficut c; lor: vt vnü,& vt octo per magis, & maus; fic: etiam in quantitate fucce(liua differunt biduum, & triduum; biconium , & trien- niü , vnde malé dixit Zerb. cit. has etie (pecies (übalternas, & linea ce&à , & cir- cularem, bicub:tam; & tricubitam fpecie differre, hoc .n. falsá efi loquendo de fpc cic ctientiali, de qua ibi loquitur; verum tamcn eít loquendo de accidencali ; dicí ctiam poteft quantitates inzquales fpe- €ic diflerre in ratione menfurz ; hoc cít; diuer(as men(uras conftituere . "&RTICVLVS I. Duid fit quantitas difcretas C7 que 0o fpedtes eius. $1: (^x Vantitatem difcreram dcfiniuit , . Atift. in lioc predicam. effe il- l3 , cuius comuni, abinuicem (olutz , neq; circa eius e(fentiam indagandam ett am-- plius hic laborádum ; quiafatisliquet cx umdce ral '5non copulantur termino dictis art. t. fed tanium c'tc& cius fpecies aflignandas ,duas .n. a(liga:uit hic Acitt. numerum .f. & orationem, & quidé nu- merum affignauit pra quantitate difcre- t1 permanenti, orationem vero pro (üc- ce(Tiua, vc communiter explicant. Circa numerum folet dubitari primb; 1n hanc (peciem ia tata affi gnauerit am plicadine , vc (ab ca comprebendat mul. titudinem , nedum entium cocporaliums. verumetiam fpiritualium . Ec communis opinio docet, gy hic per nu icelli gat malticudiaem folum vaitaumequan- titatidacam, quz repccianrur fohii im cones tinuis diui(is, A (eparatis abinoscenr, vn dé confequenter loquens inquit Acifk. &C 3. & 6. Phy numerum cefuliare ck digti- fione continui , & (ic mulcradine talium vnitautm vocant numerum przdicamoeas- talem,multitadinem vero aliaruay cerunt quárenus quzlibct cft in fe tranícendene iter viia , vocant numerü rran(cenden« talem, & ab'hoc praedicamento expua- gunt , quía per omnia vagatur przxdics- menia , & ecamad res fpirituales exten- ditur, nam nimerádo dicimus, due qua- licates,tres fab dátie quatuor Angeli, &c, Nominalesé coatrà namerü owniü rer criam fpiritualium vidétur io oc przdi- cimceoto reponere , quamuis ,u. à. rebus: fpiritualibus , quantitatis nomen videatur prorfus ablegatur, iaqaiunt , id intelligé^ de quanticare molis, & continaa , non aut de quantitate difcréta, cuius ratio, & af- fcQtiones qué bené falaancic in mulci-: tudine rerum pluriura (piritualiü, ac core poraliá, tres ^. Augcli n6 copulétur tec- mino cói , & (aat numero impares, &c« 81 Quamuis hzc queít o. fic magna €x parte de nomine,cum .n.numerus, liu& quantitatiuus, fiu tran(cendens, nullü ac cidens per (c vnü , atq; realiter di(tinckü t pter res nuaeratas , idem té iudicium poft ficri de vtroq; tamé' vt ob(cructur re&us loquendi modus, di-- cendu eft numerum rerum fpiritualium. vtq; ad boc predicamentum non fpe&ta- re, Ícd tantum numecam rerum cotpora- liam, intclligendo pcr rcs corporeas non tantum illas quet quántitate predit (nt^ bitcritipdtib he vt srt £2 4 Wü. e *921. enuniter intelligi, fed etiam illas, que an- teccdenier ad quant igatemshabent aliquá matetialitatem y vt art. przccd, diccba- mus de iub ftantia materiali , qua-fpa ha» bet maierialicatem anié quantitatem, li« cét com alia evctrabilé, idem a(fecen- dm cft dc «ualitatibus corporeis ; hzc an. omnia (uam habent matecialitatem ; & corporeitarcm eitrà quantitatem. ,nec ab ca rccipiun!, nifi impenetrabilitatem. Ratio huius ficrti.eft , quia ilia-(ola mul» tittdo conilituit numerum, huis pradi- £amenti-» qua accidentaliter. dicitur de rebus aumceratis» at multitüdo entikatiua » feurerem, quatenus vnaqueq; eft iran- fcendentalitergna;intrinfccé, & quafi cf* fentialiter dicitur dc illis, quia vna traü« fare .ncquit in alam per idcnutatem ; eatitatiné Joquendo (empcet. vna rcs € ab alia difcreta ; «um igitur multitudo ex vnitatibus1ranfcendétibus aggregata nO dicatur acci liter de rcbus, numera". us, rc&e dicitur numerus trancendens,. & non przdicamentals, hic -n, pradica-, tur per. modum accidenus ; € contra ec- rà, quia multitudo rerum exicníarum de iplis dicitur accidentaliter, inquantum.f. unt abinnicem diuifz , & difiun&tz » q» ipfis mcré accidit.cum ex-natura fuacó- tinuari poffint, vt cOftat de duabusaqua Mopeh «onunuentur , non amplius dicuntur ,-fed na. pra dicamentali- ier ( ict adbuc duz. maneant. tcanícen- denter , quia voitates tranfcendeniales nó pereunt ex conunuatione » fed cantá pre- . dicamentales ) idcó talis. numerus recté. inbboc przdicamento confltuitur,& fo- lis. rebus corporeis conuenit , nam (pizi- ques & incorpotea ità (unt durifz , & - crei, yr nullatenus modo conti- nugcj poflini- Ex quia etiam di(eretioy &. mulucudo, quirelükArcupndlipl o Mesia fubtiantiz, & qualitatis matcrialis [celu- fa quanütace » meré accidercr illis quia ex natura fua policnt illz plures partes ; cenrinuaci cum, fubftantia materialis, & ; Cartera accidentia corporea , ctiam PN v quaputatcm y proptià haber nt có-.. t;nuitaté, vt dicin.us s Phy[se p:9» ideo. bacnuluiudo rerum, cuamfi. non bnt - impenugoilcs [aapte nara; rede dices EE c1 " TX Difp. V1. De-Pradicamemisin partit i5. tir numerus pdicamétalis, & erit fpecies. P — etze huius prz dicaméti & vo modo dicetur. refulrare. ex iut one. córinui: vide Tat-hic $. Tertio fciendam. 83 Secnodó Dubitaursao (üb hac fpe cic comprehédatuc (ola amulitudo cetuug. corporcaruim permaneniü y verumetiam facceffiuarü , 2equé.n. Ke er tcs lapidesac deos,vel cesdies, vel ane, - nos, trcs item vel quatuor ootus, Negat communis opintos qtia Arift. numcruam reccoíet pro fpecie. quantitatis dilcretzs. permanentis, & pro quantitate fuece (Ti. va aliam Eisdem conftituit 4f. orationem; ideó dicunt mulcitudiné «ntium (acce fuorum ,«um pumeraturs, reduci debere ad orationem , Sed plané fatemur ,ounquam.nos capere potuiffe y. qu pacto, quoué fenfu tres anni,rcl mE, €5 aut tres fDotus poflint dici oratio, £ libenter fciremus, quodnam genus orae. tionis conflituant; immo affer pi ineptus, ac infultius afferi poffe; dicedü. igktur eft € multirudinem motai & tem, porumad hác (peciem periere , & vni ueríaliter rerum. quanimcung; fucceffi-. m ipfa WM d Tus quida elt,vc poftca dicemus j Per get aire i Los fpecie quantitatis di(cretae is. pracisé, imó ficextus legatur, gon inue. nitur cum exprefíe diftinxitfe quantitate . difcretam in pcrmanentem, fub qua dum- taxat fit onmerus;& fucceíTiuam, (ub qua . conflituatur oratio; & quidem nec appa -. rens (appetit ratio, cur numcrus folis re-. bus permanentibus; debeat. concedi , & ; facce (Buis dencgariscum ifiz., ficat ilz. poffintenumerari y &-in vnum «olligis ;. qu aré autem oratio /pecialitet fucrit aís gnata pro fpecie quantitatis diícretae fucecilibe sum tamen (ob [e qme Aium fucce(fiuo dacadinem. non as echo rang re rag 84 [sue Dubirari folet,an numcrus infima; vel íübalternaland.3, Phy(q.11,& 2. Met. q- 4. tenere cierüiofimamyvndé inquit, quo 1 licut in quam itare €óunua Jincagmaiors & ninor. Ju difcceta maior y & mindonumerj | - L4 - " t "CV -^. ' Q.II. De fpecieb.quamitatis diférete. Ast. LII. $93 came opinio Commient. 8; Mer. -€om;10. At contrarium verius eft , &c communi calculo receptum , qj probant optime Tyombet. 2. Met.q.4: $. 4d bec ripondetur & Zetb.5. Mcet.q.14. nam Arithmetica aliam paffipnem probat, & deimnóttrát de tecnariojaliam de binario , & tic de 8iijs,ergo per alia principia quae fun: pet fc,& tic nedum indiaidualitec , fed'ettam fpecie differunt ; ex quo dedu éitut , non valére paritatem a(fumptaim dé linca maiori , & minori eiufdem figu- * (ft etiam magis mox explicabitur) ia nümeri inzquales potius affimilan- tür quantiratibus continuis diuerfz- fieu- rz, vade fict in quantitate córitibua. ad-« dito vnoangulo alijs refültat alia fpecies figu , fic in di(ercta addita lia ynitate relültabit alia 4pecies numeri ; diximus aütem numeros inzquales inter fe fpecie differre , quia dno z quales , vt hie; &il- le ternarius; folo nomero differunt. ' '8j- Atfolet obijci , dp numerus minor ft pars: ris ex Arift. 5. Mer. tap. de Colobon. & Euclid; 4; Geometr- etgo nó eft fpecies ab eo códiftin&a, ti- «ut neq; anima eft fpecies codiflindta: ab hoinine;(ed pars fpeciei. Hoc argamentü multos'diuexat abfq; cau(a , coincidit .n,. cumillo;g feti folec in quantitate cónti- naa de linea, & fuperficie, quz includün- tot in corpore , cui  abundé fatisfecimus. art; przccd.in fol. ad-4. que quidem 1o- latio eriam in przfenxi fufficerec 5 (ed ad vbetiorcm do&trinam , & maiorem noti- tiam compofitionis nomcri addimus ex Trób.cit.g; numerus minor-non eft pats nütmeri maioris, nifi potentialiter acce- ptus,& quantum ad vnitates materiales ,- vndé fi numerus terparius có(tituitur ex binarió;hoc ídeo eft, quia binarius gemi ^ naai continet ynitatém ; €x qua cum alia. vnitate conftitucor cecparius , fed quàn- : tum ad foramm fpecifi camyquam impor- tat binariüs,vt e(t diftincta fpecies ab ip- fo, & quantum ad vnitate formalé m2 f. m fpecificam /(ccundum - i maitre c vnitate (pecifi- s: licuit ternàrium, fed ^ Jabarütn tagtümtresvmtates, qua raiione duxit Arift, 5. Met, 13.fex (ecunduin £peciem y & lubftantiam füam non effe bis trii au£ tcr duo , fed tantum effe (emel fex. Siautemquaztarur, àqho fuam famat ynitaiem quzelibet (pecies nutaeti. Refp. colligiur.ex dicis art. 1-vnamquémque numerum dici vnum (ua vüirate forma- li , quz omnes vanitates materiales (imul fümpras confequitur, vtinbipario dudlt: Írtis, in ternario trinitas ; & nonab'vlti- giavüitate dareriali , vc conrendebant Thomtfl.ibi citati; hac autem vn'tas for* malis numer: non cft aliquid reale in re2 bis nuuieratis,fed ett vnius illa rón's, q: ill;s teibuit intelle&&us,dum a&tuaaliter au merando finzulas in vn colligit, ex quo deducitur nulli numerum cífe verarg fpecicmà parte rei ; (cd tantum pcr' opus incclle&ns,vt docet Cano. 4. Phy(.q.5. & Do&or ini;nuat 4: Met. q. 2. Etcx hoc rutfüs deducitor, cur potius numcri inz- quálcs, quam linez dicantur diucrfas (pe cies conftituere, cum.n. effentia name: ri confiffat in adonatione, quam facit in- téllc&tüs per colle&ionem pluriam vni- tatífyinita diuerfascolledioneg, & adu- ciés sumerorim confliruuntur , at linea habet vcram & realemeffentiam, & ideó non: porcft re vera vna differre ab alia 25 fecundu magis , & minus in codcm. genettexicnlignis, — LEE 86" Circa Orationé vero qux coftitue batür altera quantitdus difcreue fpecies y non poffamus illos nor irridere, qui tàra: anxij , ac folliciti funt in declarando quo oratio veram rationem quantitatis pat* ticipet, vt defendant effc vcram fpeciem Iniius przdicaayenii . Sed [an oleum ; ac. operá pe cdürit; rumWquia , vc diximus art. r«ex Scoto 4.d. 1.9.2 ;ad 1. nonimportat. eis per fe vgum z tum qaia intantum di-; citur qu&üritas, inquantüm cofffat fj 2 bis longis ; '& breutbus (fermo ,n. | » oratione vocali ) at quou;odocanq oc explicetut, nanquá oft ur cffe quan ttrátem per [e,& contlituere (pec; em cf-* feritialiterà mimero diftin&lam ; nam fr coifideretur ;vt eft adundtio pluri rure gantiuqy tie nou tranfcead t ra némimtri — i , d» UO" 2 w&RSUMM $94 €rit;ni(i namerus fyMabarum ; fi con(idc- feturyquatenus conftat fyllabis , quaram vna breuj mora proferri debet , alia lon- giori , fic .n. videtur quanta difcerté cx molcitudinc morularum , quibus motus ipfi prolationis durant, Neq; ét ficoften ditur cffc quanta per (c , quia menfurabi- litas illa non conuenit illis (yllabis ex na* tura tei,(ed ex hominum voluntate hanc fyllabam cortipientium, illam producen- tium ob loquendi iucanditatem,& lepo- ré, & morulz illz ac motus , quibus pro- feruntur nó funt quanta n:fi per accidens ex art. preced. Nec etiam per id faluatur cíTe (pcciem à numcro diftin&am , (ed tantum e(fc numerum temporum, & mo- tuum, & ideo, Baffol. 1.d. 1 1.q. 9. conclu- dicorationem non cíTe quantitatem . At inquit Ruuias, non hac ratione có. ftitui (pcciem quantitatis , vt commani- tcr cenfetur , qua numerus mocuum , vel dutationum breuis, & longioris eriam in pulfatiene Cytharz reperitur , & tamen non eft oratio de genere quantitatis , in- quit igitur conftitui fpeciem quantitatis sa corpulétiam foni, aut vocis, qua pro- tur, qua nó cft aliud , quàm dilatatio , & prolungatio eiufdcm;& hec maior,vel minor corpu]entia orationis non defumi- tür cx motu, quo ipía profertur, vel tem - pore,quod confumitur in eius prolatio- need cx natura ipfarum fyllabarum,(yl- labacnim qu intcr,plures con(onantes interijcitur,Jongam jouet , & cor- iam petit, vt ftirps trabs, &c.non €; qua fimpliciter profertur , & inter confonantes non interijcitur , 87 Cetcerü mialé negar Ruuius oratio- nem conttítui fpeciem quátitatis difcrc- tg ratione téporis, quo eius fyllabz pro- nunc tatdé,vel citó, quia Arift. ip- fc €x co probat orationem cfe quantam, quia menfuratur yllaba loga, vel breai , aclongitudinem , & breuitatem fyllaba; accipiunt à tempore;nam ca dicitur lon- gajin cuius prolatione plus infaritur té- poris,illa breuisyin qua minus, ergo tem- ; non corpalentia foni, aut vocis pra. ftat quantitatem orationi, qualií cunque i lla üt; os binc ícquitur pulfationem Cytharz cíic orationem , quia non qui» Dipfuc. VII. De Predicam.in partic. libet namerus motaum, vel temporis at. tinet ad orationem, (ed ille dátaxat , qui infümitur in loquédo,& proferendo.Ac« cedit,non benc explicari à Ruuio ,. quó- modo per corpulentiá foni, vel vocis fiat. oratio vocalis quanta, nam cxtenfio , && corpulentia vocis,vt ipfe explicat,nó eft. diftinda ab extentione aeris verberati, ad prolationé vocis, fcd quo paGo quan titas aeris poteft orationem ipfam quam: tificare ; & quomodo ex plaribus aeris. exten(ionibus poteft componi quantitas difcreta,quz (t oratio? Sed plura contra hoc Rauij cómentnm videri pofsüt apud Amic.trac. 14.q.2. dub. 2. & Blanc. dif]. . 10.fec. 3.n0s (olü hic addimus , malé etiá Ruuiü affercre maiorcm;vel minoré vo« cis protenfionem in oratione cx natura a (yllabarum prouenire , hoc caíin proríus. filíam e(t, cum ex (ola hominum1nftita- tione id ortum duxerit , jaidem apud. Graecos quamplurima f ylla ipseque on-. fontes MR (in quibus preíercim vim faciebat Ruuius) breui&tur, vc liquet. ver(atis ioilloidiomate. — 2 3b .u£1 88- Cócludédii igitur eft ex dihisota,, - tioncm non cíle per (c quantam , (ed tan». tum per accidens , (ccundum q» conftat. fyllabis (ibi di(creté accedentibus cum certa breuitate yc longitudine in prolas t;onc,atque idco materialiter tantumy& , accidéaliter à numcro diffingui , vt cur- uitas,& fimitas cx Tatar.loc. cit, ficut .m. huiuímodi figurz,ex eo foli diftinguun. tur,quia curuitas in omni materia pote(t inueniri,non.n. determinat libi materia , vel(ubie&um, ficut fimitas, quz deter- minat fibi nalum»tic numerus , & oratio . differunt folum accidentaliter ; & mates . rialiter,quia numerus nop determinat fj» bi (abie&um.; fed ingeniri poteft in om- nibus continuis diuilis , & feparatis » orae. tio autem inuenitur folum 1n fyllabis ali» . cuius vocis,atque ita abíolaté. loquendo vaa tantum eft (pecics quantitatis di(cre- i£ f. numerus,(eu mulutado , quz vt in* uenitur in [yllabis dicitur oratio,vt inca teris continuis,dicitur numerus; ge fcrtq» DoGor q. 19. Vniuerf. diftioxcric. . orationem à numcro, etiam cíffentia litets. ibi 3 locutus eft dc oratione y vt fpecie . per 5 r i " add. f Tu 7 ger [evna , at cum aliter doccat in libris "Bepten.illa erre non ligamur iux- tà regulam traditam. -— $9 Sed dices;(i oratio nó eft (pecies à numero condiftin&a , (cd numcrus ipfe ih talibus rebus repertus .£. fyllabis lon- gis, & brcuibos,cur illam fpecialiter me- morauit, veluti fpeciem coodittin&am ? Refp.vt fupra dictum cft in (tru&urahuiusprzdicam.acciusfpeciesconftituendo,Ariftor.fecutumcífevalgaremloDmodum,&1ncommuniloquenimodoquantitasdifcretafucce(Tiuatribuiturorationirationefyll;barum;vndeapudGranimaricosextatintegertrattatusdequancitarc(yllabari;at$.Met.vbicxpropriasététialoquitur,(peciesquàtitatisaffisnansorationisnonmeminit.Itaqueexdi&is.colligitur,inrigoreo,genusfupremumhuiuspredicam,e(lequantitatemcontinuampermanentem,quadici[oletquantitasmolis,nonhabens(ubfe"rwygenusintermedium,fedimmediate (ub fe con- - illas tres fpecies wem deny , uperficiem , & corpus, de qui us tra& de Continuo in Phy(.& hoc diferte docuit Baffol. cit.1.d. 1 9.q 1. vbi notat non dari quantitatem fuccefliuam , quae fit veré quantitas, imó inquit re vera nun quam Arift. diftioxifTe quantitatem in permancntem,& fucceffiuam , fcd tancü in continuam, & difcretam,& neq; hanc effc veram quantitatem demonftrat in- fcrius d. 2 4. vndc concludit, gp Arift.ideó hic pofuit numerum, tempus ,& oratio- nem.quantitatcs,quia famofum erat tem- poribas fcis , & voluit loqui , vt plurcs; scílat igirur folam quantitatem pertnaoc- tem continuam effc re vera quanütatem , & ipfam folam hoc przdicamentum con- Ritucre; quam fententiam communiter tuentur Ncoterici , quibus praiuit Sua- rez in Met. difp. 40. íc&. 8. ARTICVLVS IV. peclarantur proprietates , C" attribue , fa quantitatis . Ril.cap.de quát. docet eam habe i: sei fubfdua duo attributa «ó Q9. 11. De fpecieb. quantitatis difereta.e rt. YIL. — $95 un «f. aed e contratium , ned iperernagis , & minus , quz ità (unt Peer e s in Infl.nó mol- tà fint addenda;licét.m.in quantitate com- tratietas illi inneniatury q ad motum cxi« git Arift.s. Phyf.diftátia nempé termino* rü motus, q nó nifiintempore potcft mo bile pertrantire, non tfi repetitut contta« rictasilla proprie di&a,q habent inter fe qualitates ab codem (ubie&ofe inuicem cxpcllentes,vt docuit Scot.q. 24. pradic, tum quia inter quantitates non. verfatur repugnantia formalis ,vt idem docet 4. d. 49-q-16.ad 1. pr.opin. immo nec proptid virtual;s,cü non fint formz actiug , & q.- uis ab codem loco quantitates fc pellant, non proindé dicédz (unt contrariz , quia vt notat Do&or cit.repugnanua contra« ria eft in ordine ad idem (übie&um;quá- titatcs autem duorum corporum non tc« fpiciuat locü,vt cóe fübie&um, (ed funt in illis cotporibus,vt in jpprijs fubie&is . Quamuis ctiam quantitas continua;& di Ícteta, magnum, & paruum , multum , & parum ; linea curua,& re&a; furfum ,& deoríam, que funt differente loci aliquàá oppofirionem inter (c habere videantur, rc tamé vera hzc omnia propriéinterfenócontrariátur,vcelfialiquasütcótrariayplanéadI;ocgcnusuonfpectabüt;continuatio3gitur,&difcretiocritvclutoppo fitio differcntiarü vnnm communc gcnus diuidentiom;magni;& paruum in quanti tate opponitur, vclut intcnsü,& remiffüm in qualitate, vbi tamé calor, vt vnü, & vt o&o contraria nó indicantur,vel certé nó opponuntur;ni (i relatiu£ vt docet. Arift. in textu, vndc voum, ac idem fubi dici poteft magnum, & parumm ad diuer- fa comparatü, idcm dici dcbet de mul- to,& pauco; re&itndo quoq; & curuitas vcl propri nó opponuncur;vel fi funt op» pofita ad pradicamcotum quantitatis nó rema ípecics eius, fed potiusad 4» pcciem qualitatis; fic tandem furfum , & deorfum, vc) non nifi relatiua ! Uur,vt Scotus docct 4.d.11.q.2 «ad 1.prin.. vcl fiué fint contratia , fiué 16, parum re- fcrt ad propofitum , vt ide docct in Log, loc.cit quia locus,cuins fant differcntiz y non cít [pccics huius generis . ! NE MEER Y. 31 Aliud ; "an $96 Dify. VI. DeTradicámentis ju párii RES Ro ^91 Aliüdattribatü, d habct quantitas €ominoane cum fübflantia , cft non fufci- pere magis,& mirius.i.nou pote intendi , & remitcisper incenfionem m.plures par- tcs forma (urit ín eodem fitu, X in eade partc fubic&i, per remi fionem veró tol- lantur, quarititas$ autem eft ratio ,vt pat- - tes cxienfionis diucríam loci partem pe- tanr,& ideo non cft capax imenfionis, & remiffionis; fufcipit ramen maius , & mi- nus,datur. n, linea ma"or, [inea minor, nu- inerus maior,numctrus minor, & fu(cipe- re maius, & minus in quantitate cominua eft cfle pias,vel minuscxcen(inn,in qaan titate veró di(creta elt habere pluzes vel pauciores vanitates. Soli difficultacé (acc- re pot, ait Acilt.c.dc ad aliquid a£. uale 4. & inzqnale fuíciprre magis, S minus, ficut etiam timile;& diffimi;ie, & nó niti tonc fundamenti ,(ecuniduim.ri d» quis par ticipat qualitatem, tcl quantitateualteri conücgichtem ,dicitar magis , vel minus fimiliss& z«qoalis iliergo quaritas,qoe eft fandamcntum &qualitatis,fufcipiv ma $i5, & minus, Facilé tamen occurritur, nc2.confeqsquia vt aequalitasin qüanzita te fundata (ulcipidt magis ; X minus, (uf- ficit vt quantitas ipía luícipiat maius , & thinu$;(i c.n. fecundum uajatorem, vel mi- fiórcm difletenuiam im quantitate dicitur maáiór,vel a; imor inz qualitas « ^. gi Vuigitur vcras ac adzquátas pro- ptictaccs,omni j;quantitati communes;tá conunuz,d dilcrctz deelaremus , dicesi- dum ctt eilequatuor , qaas per ardinem teceniet Scot. $. Met. q. 9. $. Concedos & Anc And.q. 10,X colb guntur cx Arif, 3$: Phyt. & $. Meti Prima eit d'uifibiliras ini partes iacegeales (juod. dicitar ob di- thfibilitatem : Aa eifentales qua có tienit (abitanti compoficeciràquanutate)pergAciít,$.Mec.(8.explicuitelientiamquariritatis;ícddiutolex e(t diui- fib:I«as iti partes integrales : alia ,qüze imi portat folam pacuum dittip&ionem er- titatitá;ac feparabilitatem vo-usab alia & hac or eíl paffió quanticatjs adaqua- ta,nam cotiuemt cca Lubttanug , & quae ktati inaterialteg dictis act 1«alia qua pars c(t (eparabiiis ab alia parte per incó« potliblitatem carum adinuiccn , & * inftraumento quanti altcriquiba combi ogalatesum- dem locum , & hac ett propria quaritita- uis ax Do&ore 4-d.1.4. f.infta F. & fub- ftantiz , & «ualitati conuenit foluar quadricateai ex codem «d. 1 2.q. 2. igitur hzc nó fit ratio conflituiua quan- utatis,vt denóftramus in Phy(.diíp. 9. q. t.art, 1 fequitur effe ptoprià , & adzqua- tam paffioncar , & dici poteít diuifibili- tas quanititatiua , vt ab entitariua f tur;quz alijs competit à quantitate: Hec itaq; daritibilitas eft. propria tati Am quarto modo, quia ei (olt conuenit ; vr probatum eft conuermit omniy quia nul- It:comínua ab hac exiafitur diui (ibilitay tcylicét interdií nou poffit ab agenté na» uicali ad actü reduci , vt con(tat de quan* titate Celi: di(creta etiam , de. qua minus. videtargeaar aliquo modo participat , d.» uis .a. à porte rei diui (it y. quatemista, med ab incelle&u  nuimeranse colligi in vni. potett ub cali colie&ioue ab 1n: telleaa diuidi, & ita dcfa&o diuidi totalemi nmumeruiu fececmc ia.duos tiales pares , vel unpares,X qti vnd: tem (ecernic áb ali j$ , x talis-diurtüb illi (ufficit cum non (ic vera fpecicsq titacis. Conuemt deut (cinpersqui quam quantitas pot ad. talea dla duci,vrim ind.u bile (efoludtutgec in inGini itin diuitibiis, rc dieitur. vnde & ipfuaz minima nmacurale. vt. int« niii cato, poceftqaantuai ett de fep ad« hiuc vlterius diuidi prarfercia, vi -juanca y ett3 ab agcarc nicurali nequeat 10:lcas micüto corporeo fiari talis. doumlio s vC vea ró diiuioig iafiaità proucahi porc , P : bct fict pct partes proporuonales , cit minores séper986 ininorcs s Vt. diciiug tra&t.de Coutimuo,naa (i fiac pcr aiqit ds titas,qua diuiditur y (it fioica , nan ft ias finita foret y eriam er partcs qe qualesprotralii iftinfitituom diuilig. — | 9$. Second t pcoprictas ctt, elfe Mitis infinictmsc ur ex Acitt. f. i ln , E RERN x eius delicati conttabit hác inicmicdiate fequi ad diui. fibiliatennó€ exilla ociti y finita magnis fi. tudo dicitur qug-nó nifiintot: partes z- qoa- . les,diaitio tan.lem faici poterit bsdane L9 p ! I4 —ÀUÀ Ww | QI. Deproprietatib. Quamtitatis, eet; 1c 107 fes, (cu eiofdem magnitudinis. diuidi Soeft, & finita multitudo, qua in fc tot vnitatcs, & nó plurcs colligit, in quas di- uidi poffit. Aliud veró membrum intel-figipoteft,veldeinfinitoinactu,&(impliciter,fcucatbegorematico,qy.f.tota&uhabetparteszquales,graliashabcrcrepugnat,quarécftinfinità, exté(um;, fi cft in quantitate continua; veltot con- tinet vnitates ,g» plures habere repagnac , fi eft in — tn ; vel dc infi- nito in poteritia ncathcgorematico, quod uodammodo inedier intet. fimpli- citer fiaicum, & Gmpliciter infinitum, vt - explicamus in Phyf. di(p.9. q. 1. art.6. in fol ad $.& dif]. to.q. t-ar. r.cx profeffo, numerus .n. v. g. fimplicitec finitus eft , qui tot continet vnitates, & non plurcs ; fimpliciter infinitus vero , qui tot conti- net, g plures cótinere nequit, c(t in (u- prema multitudine; infinitustandem fyn- cathegorematicé dicitur , qui continct lares, & plores vaitates (ine termino , . punquam tamen in tánti mulrirudine , vt dici poffint timpliciter infinita; & ad- ditionis incapaces , vnde cum maiorari poffit , folet etiam dici infinitum in po- tenia ex Acift 4. Phyf. j 94 Si deinfinito lincathegorematico, feu m poréria fic (cemo,nulla elt difficul- tas, quin omni quantitati conuéniat, quia vtraue quaniitas,'á continua,quá diícre tà fuo modo hác infinitatem participat , continua, n.nuilum habct. prz fikü tecmi- mum im d'uifione procedendo pec partcs proportionales , ex quo mamteflé dedu. citur , easim coniouo effe (yncachegore- maticé infinitas , vt demonftramus inia Phyf.loc.cit. numeras etiá (emper augcti potelt in infinitum per additioné: vnita- - tum ex diuitionc concinui refultantium ; crgo re vcra talis infinitas competit dc fa- &o quátitati& in hoc sé(u explicat hoc m Scotus 2. Met.q.6. & por &ni tum , & infimtum hoc modo conucnire copulauoé quantitati, uia non repagnat cádem quantitatem cile initam in actu , & infinitamin potentia. Atfrittud membrum in alio fenfu. in- telligatur ; nempe de infinito in actu : & cathegorematicos dubium ctt , an poilic quantitati conuenire , tutores infini abfoluté volant infinitatem & in hoc fen- (u explicatam effe vcram quátiratis pro- prietatem, quia calis infinitas in qnanti- tate non repugnat iue difcreta, (iuc con- tinua ; Qui veró tale infinitum reputant impoffibilc prorfus , quibusnos (ubícri- bimus in Phyf.difp. ro. diui(i funt , quid& inquiunt hanc infinitatem elfe quanti- tatispropriecatem in fen(u conditionato , quia fi daretur, vel dari poffet quantitae infinita , nonni(i ad hoc prz dicamentum fpc&aret ; Alij id negant etiam in fen(a conditionato,quia infinitas a&aalis de- "ftruit raionem quantitatis, non.n.infi- nitum mení(urabile forct , non effet diui- fbile, non poff« aliquid illi addi , vcl de trahi,& alia multa illi tepugnant,que có- munitet quantitati tribui (olent, vt dici- mus difp.1 e. Phyf.q. «.art.2, qua de cauía dixit Arilt. $. Mct. c. 13. de carione na- ameti e(fe numcrabilitatem, (icut de ratio. ne magnitudinis menfarabilitatem. Alij demum,vt Ruuius hic q.vlt. concedunt , li daretur quantitas continua actu in- nitayad hoc prz dicamentum fpe&aret , nontamen diícreta ; ratio autem huius di(criminis ett (ait ipfe) varia natura v- triü(que quancitatis , nam namerus, cum varictur císétialiter ex addizione vnita- tis) ái additio erit infinita, fict e(fcntia in- finita, non quidem fimpliciter , licut cít Deus,(cd RA » quod (atis cft vt excludatur à przdicamento quantita- ti5; at veró continua , etiamfi addantur infinitz partcs , (emper manct in. detec- minata. c(fentia as . . 9$ Dicédü cà eft,quod (i daretur qu- titas actu infinita , (iue continua, fiue. » difcreta , c(fet ia. przdicamento quan- tttaus,ita Doctor r,d.8.q.5. R. & elt có- munis. Suarcz difp.41.(cc.4. Soto hic q. 1.Sonc. $.Met.q.1 $. & Scorilt. padlim , colligitut ex Acitl.6. Topic. loc. 78. vbt docct lineam finitam , & infinitam eiof- dcm efie fpeciei, fi bzc dareuic , & pro- » quia fi daretur linea infiai- ta*, c(tó infinita foret in certo genere,» entis.(. infinita quantitas abfolute camem in generc enus focet fiaita , & | lunrata » neque ,n, ob id valetet dicere;ctt infini- ! tà 4 * 22 Sa I" CU -—-— :498 fa quantitas, ergo infinitam ens; quia ni uam ad (ammumin inferiori lequituc umm! m fuperiori , n fi iud inferius dit nobili(lioum contentum (ub illo fape- riori, vtnon (equitar. perfecti(fimus ali nus, crgo perfe&ti(Timum animal , (e qui- tur tamé perfe&iifimus homo, ergo. per- fe&iffimum anima! ; quialiomo cft per- fe&i(imum animalium, cum igitur tale non fit , quicquid continetur. füb g nere accidentium, nunquam fequitur ctt infi- nita quantitas , cft infinita qualitas , ergo infinitumens , & confequenter non ex- cluditur à przdicaméto ; Que ró probat etiam de quantitate di(creta ; quia vel (pe cies numcrorum non funt vcre fpecies , ficut necnumerus in fe e(t ver cns rea- le ex di&is,vcl fi lunt verz fpecies,camcn vt communiter dici folet,non (pectant ad petfc&ionem vniuecti;& Ruuius ipfe: » fatetur talem e(fentiam numeri non ric futuram fimpliciter infinitam , fed tancü fecundum quid, talis autem infinitas non excludit à predicamento . Neque omni- nà euidens cft,& adhucà priori probaciá infinitatem actualcm de(truere raionea quantitatis (cd tantü à po(teriori id col- ligere folemas:, vt dicimus in Phyf. difp. cit. & ideó ficut infinita albedo ad przdi- camentl quiliratis atineret (fi. daretur ita in propofito linea intinita( (i daretar; ad przdicamentum quantitatis (pe&arct, quia cum ipto maiorem affinitatem. hiá- beret, quàm cumquolibetalio;Nequebuicobítatquódquedamquátitatisattributavidenturtofioito.repugnare,quiaattribataillaporiusquáticaticonueniunt*aratione,quafinitac(tnonvecó,quao"quantas,vtfic,&(2n&inhocfeniuloqaebaturAcift.cic.£.Mct.coà3.declarás «nbi , quid intelligeret per mulctudiné numerabilem & magnitudinem meníu- rabilem, ait fc intelligere amfltitudinem, & magnitudinem finitam ; abfolute igi- tur concludendum eftt infinitatem aGua- lem non cífe proprictatem quaatizatis , Quia fi non repugnet racioni formali ip- fius quantitatisscamen 1n fc repugnat ra- tionc ip(ius infinitudinis ente ; adhuc tamen concedendum eft pofle dici eius proprietatem in (entu conditionato, ni- * Difp. VIL pe Prédicamenlisinpdftic: *» mirii (i darctursvel dati. uet talis infiniras,,uz no induceret. infinita- 1é in generc entis (imjliciter)fed raatíi ii certo gencre entis aujuc idcó non exclu. deret a. pred camento rem fic infiaitam, 96. Quáuisaüt ad przí(cos non f»e&ct infiniti attualis impoflibilitatem olten- dere, de hoc enim agimus ex profeiTo in PhyLaifp.zo.cit.tamen pretereundii nó cft,nuper poft noftram impreffioné tcn- taffe Actiag.di(j.13 dh probare infini- tum nó repugnare , ex duobus praefzciiay ptincip;js » qua iacit fec. 1.primuin eft , potfe vnum infia: tum c(lemarus alio, al- terum cítanfinitum cà-n in magnitudine, qudàm in multitudine poffe duobus. ter» minis includi, dummodo ill; diftent inter fe infinità;ncc fucce(fiué ab vno in aliam pcrueniri pofBt, q» probat, juia interhos minem. , S lapidem clauduntur ii fpecies anima'iim inz vales iater fe, re- ltimas, quia eít (pectu quarü homo e;t vlci € perfectiffimus Vni cnr editis ; 4d quia eft.imperfegti(im his ptincipijs conatut (oluere argum fcire folutionem, quia fi Deus produc 4 pycamidéiofinité longam , & iater illiü olas traijcerentur ] ncz à cofta ip cor fengiailen e MAH fi.utaey quadam i mi, nam aliquas videret. ntcetic. 4&as iter.co(tas finite diflantes m quafz daminfinité cx fiiis autem cognofcir fané omnium maximam, quia intcr om- ncs,fin;tas nece(lum eft vnam. effe maxi- mam ;tunc quzricur que (uccedic poft hanceít ne infinita» vcl finita , finita cfe non poteít,quia efi maior, quàm maxima omnium finitarü,neque infinita, quia nó habet niii dao; puncta, v.g. plus quam al- tcra finitascui luccedit,fin:tum autem ad* ditum finito anf eh PMID 5 " 97 sed duo illafuadaméta;quibus tot infa imolem commendauit À tria. ef- fe penitus cuinofa, laté demontlrauus id Thyl. difp. 10; cit. primum quidem q. t. art. 2.alterü vcró Q» 4« ratione quarta pco concl. € «xcinplum adduéctom d. infi- nitate fpecicrum poílibilium bcutoiua intct lapidem, X ho:ninem non cít ad t€, quia in oppotitum,vnodunraxat excepto» Cu» — ius (e ia&tat inucntorcin , fed USB - T w 4 2 ui. abl E boce-* gue ti ^ "n "ER 9. I1. De propr. ja talis infinitas: eft firicathegorema. tica , & infinito fincathegorematico vti . que terminns extrin(ecus a(fignari pót , ad quem f.ficin via, nqoá camen attin - at , vnde imallato exemplo malé dicicur fono terminus vlumus. illius infigita- tis, nam per hoc figmficatur, quod lit tec minus intrinfecus , infinito verà- cathe- gorematico omnis prorfus repugnat ter « minus àm intrinfecus,quà extrinfecus ; & illa ratio de pyramide ab ipfo addu- &a fané oftédit manife'té repognare in. finitum pra(ertim mter terminos quan- tümcurque di tantes iacluíam ; & (lum à Dco fieri poffe in&nirum fincathego- fetaticum, (ic .9. poteft à Deo produ- €i pyramis infinitz longicudinis, & linca intct eius coftis iacere tz infinita lati- tudinis, non aüt catliegoremíaticà ; quo- tum intelligentia pender totaliter ex ibi dictis;vbi etiam q. 2.art. 2, optime detegi- tur fallacia , qua deceptus Arriag. dixit fec.j. poffe De producere creaturá om nium perfe&iífimá,(uppon:t.n.ipfe,q to tacollcétio crcaturarum à Dco poffibiliü fit quid certum; ac determinatum;vt pol« fittotum fimal accipi, & ad.a&um redu- ci quod cft prorfus falsü ,"nam de fe e(t quid indcterminatü ,& cófufum, ficut to ta diuitió conunui ,vc ibrexplicamus .... : 98 Ternaproor etase(t equilitas , adt inzquiliras, & vc notat Dot 2. d. 1. q.3. k.no cft propcietas,nifi quátitats fi nitz, maius .n.& minns , quale, & inz- quale (oli quanttad fimi coueniür,quia dc ratioa? quancitatis aadior;$ eft excc- deccsmiaoris cxcedi ,& equalis commen fürari,quos omnia videntur. finizatem ar * ere, vasé proprie loquendo vnam in- fisitum dici non poffet aquale alteri in« finito, cx quo colligit Do&or;hanc pro* prietatem neceflario. (apponere. praicc- dcotem , nempc prius conucaire. quanto c(fc inim, vcl infimum , quàm aqua Ic, velineqoale . INon cítautem quaui- tatis affedtio 2 ualitas , vcl inzqualitas , vc £ormalitertelationes important con- ncn;emug , veldiconuenicotia duoruar in qi ancitacestrensdugr relationes intrin- íÍccus aduenienes à quaniitarc realiter d. itincig y (d pallio quantitaus cft apti ib» Quantitatis.esdrt. 17. | r 99 tudo ad cas findandas ,. vnde cum dicit Arift. hic maximé proprium efle quanti- tati fecundum eam aequale , vcl inzquale dici,ly Jccumdnum non dicit rationein fot malem, fed fundamétalem, feu dicit Quo fündamentale , non formale , vt Doctor norat quol.6. A.non quidem a&tuale fem per»& proximum,fed aptitudinale, & rc» motum , & in hoc fenfu competit oii quantitati ràm continuz,quim difcreta , & (empcer,vnde fi omnes quantitates vna (olae ceptasdeftcuerentut,illa adhuc di* ccretur zc jualis , vel infequalis alceri pof- fibiliquatenus fi illa produceretur , nata cítillicó fandare refecta eius zqualita- tem vel inequalitatem ; conuenit ctiam folt quanritaci , fi in rigore fümatur, pro cooueaientia (vcl difconuenientia in ex- ten(ione, vcl diferetione;& per quantita- tem ceteris tcbus;(ed quia nomen ip qua: ti atis,non (olü (gnificat extenfio- nem, diícretionem rerum corporcarti vcrüm etian tráslauum eft ad fignifican- dam perfe&ionem, & virtutem cuiufcun- que tei , idc etiam nomen ajqualicatis!, iozqualitatis translata (unt ad fignifi- candam perfe&ani vcl imperfe&à con- ucaientiam retum in perfe&one , inten- ione , & virtute, , vnde dicimus fpecies eíic inzquales.in perfe&ione nuin calo tem alteii qualem in gradibus, vel ina* qualem, vnum pondus alteri 2 uale , vel inzquale in grauitate ( falfum enim eft q:od aliqui fomniant , portdas etfe quan- tatem) & licut quátitaté virtutis quia in omnibus reperitur , Do&tor appellat tranícendentalem , ita ctíam ze3ualita- tem , velinequalitatem in ipfa fundatam tranfcendenzalem vocat 1.d.19.3. 1. & 4« d.6.9.10. fub D, & quol. ó. & alibi (2 p 99 Quarta proprietas ett ró menfure, tà a&ina, quam pafífiua, vt colligitur ex 10.Mer.tex. 1.& 2, deber auté fumi aptis tudinaliter, fic.n. qua'!ibet quantitas men - farate; «cl mznfararí pocetl, fiue fit con? tinua, fiuc dilcreia , vina .f. certific poteit magnitudinem páaiynumerus, f nurneral.s vnitas iultitudinem mimanó. tumyat actualier non cit necctfe , quias places (ünt udo d dig actu men- furant,ncc men(urautui ; bac aute pos i 3 prictas í Li 600 prietas fupponit neceffarió przcedetem oritutque ex illa (vnde tátum abeft, quod fit tatio formal s quantiraus ratio ipa » tncníutz,vt quidam aiunt, cp nec cít pri- ima, vec (ccunda cius affectio. , fed potius Omhiom vltima)4uia vna quantitas alteri Comparata idcó illam meníarare potett , vcl menfurari per eam ; quiaett ei z- qualis , vclinzqualis : fi zqualis , erit mcníüra pcr applicationem , fiue tuper- politioncm: fi ingualis,erit per rcplica- tioné,fcu rcpetitioné,fi quantitas menfu- rans eti minor meníurata,i veró eft ma- ior, Gc quantitas minor méfürari dicitur per acccísü maioré ad cam, vel im:norem tcceísü ab ca, ita notauit. Doctor 2. d.2. q.2.6.,4d fecidd pariemsvbi €t aducruit, €y ficut ratio quantitatis transfertur ad fi- gnificádà quantitaté virtutis, & rci perfe «lión&ita etià ró menfíurz transfertur ad notificádü quáta fit perfe&io rei , & hoc modo meníüta ponitur in quidditatibus rcrum, vbi perfc&ior femper dicitur me- trum ; & menfura imperfe&iorum , iux- ta illud primum in "vnoquogue genere efi ined e cgterorum y vnde mepíara in quidditatibus séper exercetur per accefsü ad pei fcétiorem, vel recefiumab ca 5 vt noit ibi Do&tor, & fundatur in ipíarum serum natura,népe in excellentia, & per- *c&ione vnius natura fupcr aliam,in quo differt men(ura quidditatina à quantita- tiua;ga hzc vt cóftituatur in ratione mé- furz, him proxime femper exigit ha- &nanam inflituiionem , quod. n. men(u- xta fit tani longitudinis ; aut ponderis, ndet ex hominum inftituto. Caterüm inter menfüram per appli- stationem (quam alij vocant per accom- Xodationem) & per repetitionem , feu scplicationem hoc intereft, quod illa con- Wcnit proprié quantitati continuz., (ic.n. *na quantitasalieri fuperimponitar , & «tius tantitatem noram facit abfque repe- aitione jat men(ura per replicationé pro« Brie, & pet fciprimó conuenit quantitas Xi difcretz,vt docet Arift. 10. Met.c.z. & son conuchit concinaz nifi quatenus ali- 2 inodo patticipat rationem vnitaris » quantitatis diícreta ficin.dicimus ma- itudiné clic quatuor vel fex palmorü;4poris,falimextrinfecadegenerclitusyDifp.V11.DePradicamentisinpartic.Adrationemverómenfaraquantitatiugploresexiguncurconditionesex.Arift.10,Met.c.2.3.&4.quasbicreferrenonOportet,namcascxprofcíiorecenfemausdifp.13.Phyf.q4ar.2.agentesdc'temporecxcrinfeco,vbietiápluradeclaramus&cxa&iusderationcmé(urz,dequapluravideripoffantapudSuarezdiíput.40.Met.fcc.3.Ruuiumhicq.2.&3.Amic,inLog.trac.14.q«4.dub.j.1coPofttemóaaequadirecéferifolétproprictaresqua(untpeculiaresma«gnitudinis,fcuquantitatismolis,quarumpracipua,àquaceteraoriginemdücunt,eftimpenctrabilitas,vtcolligiturexA«rift.4.Fhyf76.& 77.hazc n. eit itaini- ma quantitati, vt per principiam eius re» &é explicetur efentia quantitatis , & ita immediacé effentiam quantitatis conco« mitatut,vt cam nece(Tario (upponat ipfa» met diuifibilitas quatitatiua, quia prius efl rem etie impenetrabilem,quàm quáe - ticatiué diuifibilem , idcó .n. reset quas. titatiué diuifibilis, & inftrumento cor» - porco, quia eft impenetrabilis, vt fupra explicabamus , quando autem cum Scoto in Met. po(uirpus diaifbilitaré ef^ fc primam paffionem quantitatis, (ermo — erat de proprietatibus , quz: communcs crant omni quantitati,ràmcontinüz, quá difcretz, inter eas .n. diuitibilitas vrique rimum obrinet locum ;at impenctrabi- itas eft paíIio peculiaris magnitudinis , nam proprie non coauenit quantitati die fcretz , nifi ratione vnitatum ; ex quibàs cbalcícit , quatenus carü fingula propria continent quantitaté cum quancitate al- teriusimpenetrabilem. ]tem ex impcnea trabilitate feqauntur aliz affc&ioncsma- gnicudinis, nimirum figurabilitas, X vbi. cabilitas , figura .n. refultat ex ordinc qucm adinuicem dicum partes ordinaua intoto,& ficuatz inloco,& hzc nccetfa- rio przfapponit partium impenctrab:li» tatem, data,p. penctrationc paruum ad- inuicem, non amplius cólüiftit nguracor« vt conftat de corpore Chrittr 10 Sacra- mento, qucd tal fi zura caretettó inccin fccam rctincat, vc Do&tor docet 4. d. 10. q1-$. Dico rigo, iaiapia cer. " q4eq. »." Á. . " . ^ a - PRUNUS ITIN CUL p RA Ds Qua[l IT. De. proprietatib, Quamtitatis.om.21.. 60x / feq.ar.2. fic ctiam vbicabilitas circum- iptiua dicitur cóuenire corpor ibus ró. fic quantitatis, vnde quantitas coiter dici folet ratio e(fendi in loco circu:nfcripti- éé,& colligitur ex Aciít.t.Pliy( 15.& 4. Phy(:76.& docet Door 4. d. 10.3.5. & tel.to. H. id autem non debet Persi fimplici circumfcriptione , vt dicit fo- lam locabilitatem diuthibilem , principiü «tí. fic etlendi inloco diuilibiliter eftío- la corporeitas, vt docet Scot. quol. 11.ar. 3. & hac vtique quantitatem pracedit io fubftantia materiali , quia corpus de ge- fiere (ub(tanti praecedit corpus dc gc- riere quátitatis, fed deber imeiligi de cir- cuibícri ptione impenetfabili , modus .n. e(fendi in lóco impenetrabiliter compe- tit corporibus ratione, quanti tatis , vt fu- fius explicamus in Phyl. difp. 9. q. ett. t. . & difp.1 1.q.$. att. I* Qv4STIO. IIf. LUXUS mega, . 102: ,"xValitasomnes precedit relatio- (e à due ordine diguitatis,quamplu- fes etià otdine caufalitaui$ , qua de cauía 'Arift. y. Met. immediaté poft quantitaté egit de qualitate, licét alijs quibu(dam de caufis hic im Logica relationem praemi- fccit qualitati , quia tái ordo in Metaph. fertiatus rationabilior elt ., ac: abíolute tnelior, & valde ctiam |; infetuit ordini doétinz, qui plané perturbatar,fi intcr przdicameatum rclationis , &alia fex , qus etiam non ni(i relaciones cxtrinfc- «us adueniemes praícferunt , pradica- thentü abíolutum qualitatis interijciturs idcircó eum obíeruabimas in praríenti . liA RT XC V, bois a Quid fit Qualitas, vt fl [upremum Ge- sos DAS buius predicamenti. 493 ^x Valitas cripliciter (ami póty vt 775 A bmn:s hic nozant ex, Arift. 5. Mete 14: priaio pro caiuícunque reieí- -fentralrdifferéua y4uo (cnfu dixit Lo -diffetent.à pradicari dc ploubus in qua- -lequid, Secundo pro quocunque accide- Mp ug refpcetiuoyquo (ene Lógicds. s fu idem Porph. dixit accidés omni prz- dicari in quale. Tertio tandé pro fpeciaii quodam , ac determinato accidente ; quo quales effe dicimur,& in hocíen(u cotti- tuit hoc przdicamenum,; vclut fupremü genus; ita declarat Ariftapfe in textu, dü qualitatem dcícribedo dixit. cffeformam illam accidentalem , qua denominamut quales , vade: per ly quales excludantur primo differéua effentialis,per quà quid- piam dicitur qualcquid , item accidentia cartera, à quibus (ubieétum non proprié quale denominatur , fed quàtum,vcl rela- tum, vel alio modo, & Porphi.quando di- xit accidens omne przd:carí in quale 55 accipit quale iu lata fipnificatione , vt hic notat Tatar. prout praedicari in qua- le condiftipeuitur à modo przdicandi effentiali, & qudditatiuo. De qualitatis definitione , vt hoc con- ftituit predicamentum, eft maximainter Auctores controuctíia, quia cum lati(Ii» tné pateat. & varias fub fe conuneat fpe» €ie$, quz diuerfo inodo (ubftaniiamafRi- ciunc;difficile inueniri potefl ratiocómu nisomnibus illis, vt tcílatur D. Aug.lib. Categor. vndc Arift, ipíe iudicauitcom- modius dcfimri non poffe ; vt fic incói ,qtiampcreffe&üformalemnomincfuiconcretifignificatum,;vixmn.aliquidcla»rius,acnopi$potiusapparctqualitatiimcommuniadzquatéce(pondens.Verümpleriqueirtidenrhancdcfiaitionem.abAritt.traditamdequalitate,velutomninbvanam;fic.n.facileforetquafotmamdefinire;quantitasctt,(ccunduuimquantidicimur;fimilitudo;fecunequamdicimurfimiles,&c.imóinqu:uatArift.manifcftum,circulumcóimtiffe,duminprincipiocapitis qualita» tem definit per quale , ,& poitea in pro» greiiu quale per qualitatem. ALlj conten- dunt cile bonam definiaoné , qula datur pet effectumformalem ; quem cófert (us bic&o , quomodo definicelicet omnem formam ; àb alijs fiquidem accidentibus fubitantia denominatur .qpanra y velata , agen$paticns, &c.à «qualitate. veró fim» pliciter denominatur qualis;& negant ab Acifl.ciréulumcommud y quia vt bié no- tat Tato driproifetenilun dcRnitio T : Aaa. Quali» a— ALLEE Los rtg fla "€0o£ qualitatis datar per quale ,tanquá per ali- quid notius nobis, (cd quale defimitur pet qualitatem , tanquá pcr aliquid notius $m naturam; circulus autem proprié dicitur, uando vni definitur per aliud code mo- quo aliud defmnitue per ipfum , quod non contingit in prefenti ; ita Complut. Didac.Murcia, & "ife hoc pradicam. 104 Ceciüm cftó przfata definitio zradatur in ord;ne ad cffc Gum formalem ipfius qualitatis , atque idcó vtcunque dc- $cndi poflit, negari tamé nó potcft quod per cam non nifi confusé cücntia qali- tatis explicctur, ficut confusé vtique cx- ylicaretur quátitatis etientia;fi diceremus €ísc illam formam , à qua denominamur quanti; nec rcfert , qp cffcétus formalis, ger qucm definitur , fit nobisnotior ip- £2 quia tota adhuc ifta notitia eit contu- fa, vnde Ari (t.cefiniensqualc , definit il- lud per qualitatem, & hoc ipfum fatentus &iià Auétorescitati,vnde non (olii, ccpu- diantcs Arift definiuenem, fedieuá illam ample&tétes,quia vidé effe nimis contu- y& pcr gencsalia tradit&;aliam clario- zem inucit;garc (araguntqua magis nota fiat qualitas natura , qua per definitioné ab Arii, allatam, qua ccité magis vergit ad dcfinitioné nominis,quàm rei; & qui- dcm mirum efi;qua varia fint in hoc Au- € orum placita , nà due Auctores pent , velis candem — erronea  Artiag.difp. s. Met. Íc&. 2. definit qua- Sita ie decidi abfolutum Probat, quia naj|ücft accidens abfolutü y. n6 fis «qualitas, (1 gp .n. e(iet maxime quantitas; at quauzus a fübflantia pc» 3pfum non di» Stinguitur.Scd.quia hos cius principrü cit faifi imum cx dictis.cua ft.praecd. idc€x hoc ipíó fatisrcte litur cius definitio. -Hurtad.difp. 14M etfece1. definit, 9 fit accidens ab[olutum à quátiiate diftinélu ficat Arif. explicat mater iam prie &am;d non eft quid,nec quale, ncc quá- Sum 7. Mict. & per ncgationemaliorum.Scd (ané, (i aliam no habcbat Hu. dfi nitionem de qualitate prodeadam, nó c (t €ur ita irriderct loc. cit. definitioné qua- litatis ab Arii. allatamsquia re «cra Anf. definitio plos expl im ifta, illa. Re um pacflcdum Socuniflau eae. ' Difp. V11. De Pradicamentisin partic. plicat,quid (it qualitas,fed ifta fignificat. quid non fit,licét igitur hec definitio có« petat omni, & foli qualitatijadhuc tamen nimis obícura,& confuía e(t,quia nó exe plicat; quid fit illud , per qualitasà. quantitate diftinguitur , & ceteris pradi- camentis, ncc per cam formatur conces ptus diftin&us ipfius qualitatis ; immo in bunc modum facile foret co«tera quoqj predicamenta definire f. cp quantitas eít accidens ablolutü à qualitate diftinctü , &c. Et falíam eft Arift. 7. Met. materiam definijtle per (implicem negationem, ta- lem .n- modü definiendí vclut imperfe- &i(Iimà fpernit 1. Top. c.4. quinimó-ad- dit afficmationem , per quam explicatüt potentialicas materiz ,qua elt differentia rllus conititutiua,vt 1ibie(l videre .. 10$ Suarez dilp.42.Mcet.fcct.i. defis —— nit,9 fit accidens ab[olutum ordinatuns ad coplendam perfe&ionem fubflantia. tám inagendo, quam in exifle. definitionem ibi fusé declarat , & acriter impugnant Complut.cit. Sed breuter re fcliitur , quia falfumj ctt qualitatem cóplementum fübftaniig incxiftédo,& im agendo ,nam complementum fubftantia in cxiftendo eft Bé rti (5s ea fiintelhgat dc complemento inaliquo eite E91 ca efi adhuc qualias bcne dicitur cemplementum fubitantig , quia: etiam cartera accidentia hoc modo come plent(ubftantiam , in aliquo.f. effe acci denrali . Ncc etiam, bene dicitur compie-- mentü in agendo, quia (ubflantia eft ime mediaté actiua, etiam antecedenter ad qualitates. ; tum etiam quia plurima (unt - qualitates, qua actiux non (unc. - Blanc.dilpe 12. (c&. a.definit , qnod Git accidens ab[olutum ordinatum ad perfi- cien dam fubflamiiam ep videtur tump(üf- fe ex Suarez cit, qui bigoificar qualitareay efie à natura inftitutam vt fivornamencü. fub(tantiz . Sed hzc definitio comperi alijs accidentibus;qua fuo modo: Ínbic&ta perficiunt , nec comuenit omn& qualitati , quia ncc calor eít aquzin cífe naturali, nec vitium volun« tatis in efie morali. INecreipondere iue -uat, ita intelligi dcbere , vt omms qualie agit peiiecuo sel peto fubie&ri,cui ef Cone períectio. Quafi. IT. Quid fit qualitas eMni-L. .— 603. €onnaturalis,non aliorum vnde calor jli- «ét non perficiat aquam , perficit camco jgnem .Nam contra eft quod calor,ncdü re(pc&tu ignis habet rationem qualitatis, fcd & refpc&tu aqua,quà t non perficit ; nec explicari poteft , qüo habitus viticti fint ornameniü,& perfe&tio voluntatis. 106 Auería q. 20. fec. 1. poft logü di- fcursü fa&ü per plures gradus efscuialcs, ibus qualitas ab alijs pradicamentis ftingukur, tandem colligiteius defini- tionem hoc modo , efl forma accidenta- dis conueniens [nbietto fecundum certá al iquam denominatienem , C indiuifi- biliter. Scd facile reijcitur ;1ü quiaalia quoquc accidentia certam quandam. de- nominationem fuübie&o prabent : tom m e(ló non pertineat ad qualitaié red- € lubie&tii fuum diui (ibile s, vt fpeétac ad quantizaté, ,non adhuc rc&té dicitur có uenire illi indiuifibilitet , hoc .n. dici pót duinraxat de accidentibus (piritualibus. /[ Complat.cum ceteris Thomifts dcfi- niunt cüm D. Thom. br 28.art. 2,quod qu atas eft difpofitio: fubflantis,(cu ac- e«deus. difpefitiwum fubftantia , & cum codcm p.2 q. 49 art.2. quod cft accidens modificatiuum s[inà determinatiui fdb- flanti& , quas é« finit.oncs aiunt comcide re. Scd certé ifle dcfin.ioncs non cxpli- cant , qua fit ifia ratio d fpofirionis pro- pria qualiiat! d d. fferenuá aliorum acci- dentiü.neq5 d deicrminatioré afleiat pe- culiarcm ikandi, q illi fuo modo non affctan: c aec ra quoq; accidentia. Muliis explicare conantur Cimj lut. cit. quaná fit illa dilpofirio , que cft peculiaris cfiee &us qualitatis. Scd quando etià totà do- € riná;quà ibi dc hoc fusé wadür, admit- teremus , adhuc prafatas definitiones nó recipcremus, quia ex vi illarü definition non datur intelligi quid fit talis difpofi . tio)» quod fieri deberet y vt effent exacta duliuonss ; imó dzfinitio jpía ab Arift. longé melius rcm explicat , ait n, jtà de- terminare (ubítanuá , vt per eam dica:ür qualis,vnde cp amplius dicit , quà D. 1h. 1c7 Alij aemü dcfin.üt, quod fitacci- dens abjoluiii conjéquens formam;hcut éconciá quátitas dici folet] accidcs coníc- qwens matcriá , Scd coicr rcicitur, tum quia inueniuntur qualitates etiam in fub- ftant;js (piritualibus , in quibus a olla eft forma partis; tam quia idcó quan ti tas di- citur fcqui copofitü tóne mater , quali tàs vcro rationc forma. 5th. quaadam asc- comodationcm , quatenus quantit as. cft folum ratio patiendi , qualitas ver à fre- queniius cit racio agendi ,in quo quanti- ras imitatur n3xuram materiz,q uz eft ra dix omnis paífionis, & qualitas natürans forma, que cft radix omnis act ionis, vt explicat Sco:.4.d. 12. q.2. (ub C, (ed cer* uim eft non omnes qualitates. eífe a&i- uas , ergo in bocfenfü nequic omnis qua- litas dict accidens confequens formam . » Quid sgitur in tanta varietate rcfolue- mus? breniter dicimus , qp ticat quaft. praced. dicebamus, bené pcr radice im- penetrabilitatis infinuari rónem forma- lem quaatitatis, có quia ymucr(aliter lo^ quendo folemus per propriam paffione preiertim primam , & proximam rerum differenuas circumícribete, quz nos vt plurimom latent ; fic in propotito apuor via ad qualitatis cífentia.indagandáerit,primam,&pcoximáciusadinucnireaffe&ioncm,& indé arguere. principii cius exigitiuutm ellc efíentiam ipfam qualita- tis; talis aut proprietas cft fuf cipere ma- gis, & minus,leu intendi, & remitti «n. affeciio foliconuenit qualitatiy vt po- ftca dicemus , conucnit omni , quia nulla cit,quz fit incapax inteofionis& remií- fionis,& conuenit séper; ficuc igitur quis utas dcfinicbitur inordine ad partes ex- tenfionis , & omncs teré in hoc couenie- bant , l.cét diuer mode ;llas partes exten 1juas cx plicarent » lic in propofito qüali- tas crit definienda per ordinem ad paiteg intenuonis, quz Íolét dici gradus, & ficut ctfcétus formalis quanutaus eiat afferre (übic&o pluralitatem partiam cxtéüua- rum , ficin propoluo ecu formalis - or qualitatis erit afferre. fubicéto. pluralitas tem partium intenfiuarü , Ec certe miri cit,cur omaes acquicfcat dcfiditiom qu& | utatis dauz per pluralitatem part tcnionis , nec polkea videant cade i cilitatc joie ac debere explicat; effen- uam qualitatis. per pluralitatem paruum intentionis » A&à à ac ium ere Maneatigiur qulitarcelle — , —LABELALAS dduala dish A . » 604 aecidens abfolutum, ratione cuius [ubie Bum qualific atum pótintendt, & vemit ti;(ic .n.bené diftinguitur qualitas à quo- €tin3; alio accidente, & cius formalis ef- fc&us dift 'n&ius defi gnatur, quàm abfo luté dicendo, quod fit forma, à qua de- nomtinamur quales. Scd hanc noft:à qualitatis deícriptio- ncm 'mpugparunt poflcà Poncius , & Ouvicdus,illc quidem difp. 16. Log.q.1. n.8. impugnat primó,quia quani qua- Jiras non etlet. intenfibilá aut remiffibi- Tis ; adhuc baberet rationem qual tatis. Deindé , quia non quel. bet qualitas cft ánténüibilis,nam certe vna intelle o nu- mero non poteft intendi , aut remit. Tandem quia effe inten(ibile, & remiffi- bile non magis conuenit qualitati , ran- uam proprietas , quam haberc contra- fium , crgo tam bcné poflet defcribi cfle accidens ábtolutum habens contrariü ; q accidens ab(olutum intenfibile, ac fei fibile . Hinc pofteà faam profertdefini- tioncm quod qualitas optime explicatur effe occidens abfolutum penetrabile , nmonqudem illa Ponc j,quod qualitas fit uia hzc de(criptio omni, & foli qualita- ti conuenit , & cuadit difficultates aliorü modorum dicendi ; dicitur accidens ,vt diftinguatur à fübitantia, dicitur abfolu- tum, WE ng à relationibus ; dici- tur penetrabile , feü compatibile cx fe €um alijs rébus in codem loco, vt di(tin- guatür à quantitate. Ouuied. autem con- trou. 8. Met. pun&. 1. candem noftrá dc- finiionem impugnat ex. potentijs vitali- bus, qua lunt qualitates, abe nó funt iintenfionis capaces,quod & quamplures T ri de charactere affirmát, & tan- aullus Fhilofophus , vel Thcologus ncgát po(libilem e(le qualitatem nonin- ten(ibilem. Dcindé fündamentü eucrtit nofüz deícriptionis , cum probatur ex patitate extenfionis in quantitate , negat . «nim eodem modo competere exteníios.... re intendi pofle in cói fent£tia éapiewita c"? mem quantitati , quo compctit mten io qualitáti fi effentia quantitatis imexigc- tia cxtenfionis cofti - Deniq; & ip- fe (uam dcfinitionem affi gnat qualitatem effe accidens, quod fecundi rationé fu- | predicaméti tantüm fequitur sühalitaté perfeiam , & per a&ualita- € ^ L Dify- II. De "Predicamentis in partic. tem perfe&am inielligit id , quo vltimo conft:taitur totü Lib taotiale, cy in coro cópofito eft forma,& in toro Iinpliciyt Angelo, c(t cadcnnunet zotius (uoftinua- ; Jis iipartibilis enccas; hocaocé probat - qu nulla qualizas (e«quicar materiam, cd; fit potus indifferens ad ómacs , ied (e a»: per infequanac foraiam , qua eft perfe- € actualizas ; neq; allata defcriptio po« teft alteri aécidenui à. qualitate diuer(o competere,nam relatio,prz fentia, actio, ; E »4ffio, zqué materiam, & formam, füb- : 1 antiam, & accidens fequunrur ; quod 6. pra:entia forma aliudaé modal ill;us ac €idens canc üm potfcc (equ: fotmàm, qua eft perfcéta aérualicas, hoc non illi cópe-; tet cx przdicato generico , (cü fuperiori. pra dicamenti , fed ex prz dicato [pecifi- €o .(: quia eft ralis przztentia , talis duras . tio,ve] relatio; qualiras autem e precisó. PE uod fit qualitas , quacunq; alia fpeciali « diffecéndi feclufa feniper fequicur pere: . Mer T ^» Ds fcctam a&tualitatem, |. Itt& ramcn dcfinitiones non placent, : accidens abíolutü penetrabile, quia. differentia tangitur in eajqua tic propria, & adaquata qualitati,nam ratio abloloti competit quantitati , & ratio penetrabi- : 1 litatis cópetit fub(tantize, vnde illa defiai- uo dcícndi non poteft , nili aiferédo ipc- cics conftitui P mbinationc,&c vnioncm plurium dif iar inadz qua tarum ; quod foprà refuratum cft dilp. 6. | q.4.nüu. 46. Tumquia tota illa definitio competit cX inticgro pan&o de generc rra 1 bd quantitatis , nam illud eft accidens abio* - Mo lutum,vtomnces facentur indiuilibilia ad- mittétes,& elt peneit. bile cá alijs rcbus incodé loco;quia eft ex omni patte indi- uiübile. Tíquia gradü albedinis,vel ca- Y loris poffe cü alio gradu co, rari in 'eadé parte fobiecti,cftalbediné,vel calo- ü inten(joné per gcraduü pluralica- té;ergo qualitaté eife accidens abíoiutum penetcabile in hoc fcnlueft eíleaccidens intenfibile,vndé fic intellecta iila defcri- ptio coincideret cü noftra , quam Pon ciusinficiatur ,. Tum quia illa dfia4:0 dependet ex eo, quod cít incóroueria, — — Queft; IT. "Quid fit qualitas. crt. 1. y agg realiter diftinguatur à füb. ntia , & qualitate , quo («mcl negato cotruit : Neq; raciones, quibus noftram imp ; funt vilius. moment:namad1,dicitur,quodfappolitointendit&re- miti efe paffionem primam, & adzqua- tam qualitatis , licet ex deitru&tione ta- Iis paífion:s non (cquatur intrinfecé , & à priori deftrar rationem qualitatis , de- fttuitur tamen à pofteriori,co modo quo dicitur fubic&uc deltrui ex deftructio- nc paf(fioniscum eo realiter identificare. Ad 1. negatur affunptum, vt infrà pate- bit art. 4. 0.126. cuius probatio (i effi cax foret, probaret pariter nullum accidens idem numero pofle intendi, & remitti , quia addendo, vel detrahendo gradus,va- ritur aliquo. pacto identitas numeralis eius im racione totius integralis : poteft ergo eadem numero intelic&io intendi, & remitti inco fen(u, quo id explicari . folet inalijs accidentibus, vt dicemus in lib. de Generat. & Corr. Ad 3. negatur rurfus afamptum , vt enim patebit cx in- ftà dicendis art. 4« magis propria, & ade- quata paffio qualitatis eft fo(cipere ma- is, & minus , quam habere contrarium y idcó aptius per eam poteft. effentia o qualitatis indigitari ; & circumfcribi. At neq; defrnitio qualiratis, quam co- gitauit Ouuied.cft (acis idonea, nec enim €mni qualitati conuenit , nec foli : non quidem omni , quia non comprehendit nifi qualitates fübie&ns connacuraliter de bitas;non vctó quz violenter,vel neutra- Jiter eis conueniunt , calor enim reperitur fraqua , & albedo in pariete , ncc tamen fcquantur a&ualitatem períeétam illo- rum ; multz etiamq nüeniunc - emibusincompleus , vt anima leparatz » & corpor: pro altera patte cópofiti, qua: tamen noa funt in vltima a&tuaiitate;ace étiam conuenit foli qualiraci illa delcri- fio, non eim minus actio dicitur for mam infequi, quam qualitas , & hoc qui- | ex ratione generica actionis, non autem (peciali,nam forma dicitur effe ra- dix omnisa&ionis, qua talis cfly& a&io proprié dida nequaquam ma«ctiz con- uenire. 1 , cum eius proprium tit pa» ti; [ed à toto generc auribuitur forma « * o Logicae ,69$ Dc:ndé impugnatio, quanvindacic con- , tr2 noftram definitionem ,. ex porentijs vitalibus aninvz nulla eft quia faifiim c(t potenti^s animz effe qualicates.eius ('ib- ftantiz fuperadditas, cum potius fint fa- cultatcscidem confüb(tantiales , ac rea» liter identificata ; de chara&etc quid (it, dicendum apparebit moxart. 3.nu. 119. Deniq. gratis negat effentiam qualitatis. bené explicari per exigentiam intenfio- nis , quemadmodum cífentia quantitatis: per exigentiam extenfionis folet cxpli- Cati, fi femel concedatur intenfionem, & remiffionem qualitaci cenuenirc , vt pro- priam, & adarquatam cius pa(Tion , quia. vniuerfaliter loquendo bené (olemus per propriam pa(fioncm przíertim primam & proximam rcerüm differentias circume feribere. ARTICVLVYS II. Explicantur quatuor combinationes, ip quas diuiditur qualitas. 108 Inifit Arift.inhocprzdicamequalitateminquataor claffes, Íeit combinationes, primo in habitum, & difpo(iGoncm, fecundo in naturalem po- tentiam, & impprcntiam  tertió in paf- fione, & paffibilem qualitatem ; quart in formam,& figüram,quas pcr i explicuimus t. p.Inft, & quidem mirum eft, quanta fik Anctorum varictas in his cla(fibus afiignandis, & declarandis, cum tamenres non (it magni momenti, quia Arift. ipfc , poftquam ip(as enumerauits fatetur intexta non effe enumerationem proríus exa&am Nosigitur maiori, qua poterit fieri breuitate, ré explicabi prout magis confonam; videbitur verita- tati, € Arift. intencioni , non curantes diftin&te referre Auctorum placita. — . Prima qualitatum claffis cft Habitus s & Dilpoütio,& per habitum A ard vniuer(aliser omnis qualitas fubic& fponensad operandum vcl patiendum, ab extrinfeco ei proucniés, qua t ab co fig, mobilis diflicuker ü.j;ideuc- - niat , & per diípofitioncm omnis fimili- tcr qualitas ab excrinfceo. prooepicnsy& fubic&um ad operádum, vcl patiendum dilponens ; qua tamenab co fit facilite i Aaa - j we "kl ^ — » €o6 ,  Dipfut.VIl. De Pradicam.in partic... mobilis ,jvndecunq; hoc tit; & ideb mein bta huius comb:nationisnon diftinguun- tur effcnrialitery fed tant accidemalitery & qualitas có;s vrciq; membro, & primae - huiusclatfis cótticiua eft qualitas pro- ucniens (obiecto ab extrin(eco , & illud ordinans ,ac pte parans ad ageridum , vel pátiendum,& non tantum ad fic agendi, vc! patiendum j fed ctiam ad (impliciter agendum, vel pattendum « Colligitur ex Scoto q. 36. predicam.$. ad 1.9. & in 2. d.3. q.10. $. 4d qua (tionem, & cft Ta- iar. lo.de Mag. Ant. And. Mir. Orbcl.& aliorum Scorft. in hoc pra dicam. Pro- bantur, & explicantur fingula ; in primis .n. pon lolurh qmaliratesqua ordinantur ad sgcndü (cd ét, quz ad y atiendum, m hac clatle recenfentur ab A ciít; lilc.n.po nit: ritudinem, qoz plane non difponit fifbicétum ad agendum, [cd potius ad pa- ticndum; crgo malé fcntiunt , qui folam qnalitatcrm ad opctand difponentem di. «unt hanc ptimam claficim conftituere « Secundo in hacclatie reponit tantü qua. Kitates aduécitias;& ab extrinfeco proue- niétcs,vt bené Simpl.& Albert.norarüt, nO a(t innatas , & ex naturali cóf itutio. ne [ubic&o dcbitas;quia ift ad 2.cla(se pétrtinecti& td manifcfté conflat ex cxé- pli$ ab iplo Arift. addu&is de fcicpua ; & victore, calidirate.& frigiditate in. ho- fninc;fariitate,& a gritudine ergo fallun- tüf , qui qualitates 1nnatas ad agendum; $cl patiendum difponentes in hac clafíe yeponünr. Tertio bicicponuntur,rófo- lá quaitaic ua ab cxtrinfeco pro« tcnientes ibie&to conf.runt fic agerc.i« faciliter agis, vel minus, et fort omncs hibitus, (al i fiaturaliter acqeifiti , fed — küiamy quse danr fimpl.citet agerc , vt cft alor in aqua , quse dar ci poffe fimplici. «er calcfacere , & fpecies in intelicctu y &ui licét a&tiurtatem non conferacin ordi né uo , (ecuim camen timpliciter concur- fit ad intcllcétionem cfliciendam «i ha- bitus (upcinaioralcsiuxtà cómuniorem, nontfolom potcttiatn 1Odant ad: opcrane .. xum (td ilh: confcrunt potie Gmplicicer an (upétnaturaliter érzo malé feu; titmitqui dicunt liinc cpi oam fpeciei ef feillarear jualicituyquie (uppouéces po» tentiam, illi velut coadiutantes foperad-- duntur ad operandum , nam neq. calor in aqua fupponit poteatiam ad calcfacien. dumynec habitus füpernaturalis in anima potentiam ad (upernaturaliter operaodá . nii forté obedientialem. Qasrto tandé y quia Atift. habitumhic appellat qualitas tem (ubic&o firmiter adherentem:id n. datuc inxelligiex vi ipfius ominis, 9 di- cit petícétam pofle(hionem,& radicatio- nem y fiué hzc radicatio proueniat ex . a&uü frequcnitatione , vt eft dc habitibus. acquifitis fué diuturnitate temporis » yt cfi de febri, que lonigiori tépore fic ethi- ca , fiué ex peculiari rone (übic&ti , quod cít alicuius qualitatis tenax , vt cft de (pe- cie intelligibili iníntelle&u y róne cuius permanéttz cócedit Doctor in 2.loc.cit« poffe habitum appellari , vt hic de habitu loquitar Arift. Ec per di(pofitionem. €. «ontra intelligit qualitatem: ab es aci: mobilem, vndecuaq; hoc prouenit, fiué | ex defe&u ftrequentationi , fiue : cx brcuitate temporis y vt febris cita trá-. fiens , fiué quia fub:ectum nom fic illius: tcnax,vt eft de fpeciebus fcnfibilibus (en-, fuum prafcctim extérmocum; fiue exalio. capite hinc manifc(ià deducitur membra huius cóbinationis um accidentaliter di^ fingui ; nam inltoc enu cadem qualitas in vro fübiecto dicitur; inalio difpotitio ; imo t - bitus,modà di pori É.quas, litatem iilam , quarerat difpofitio , (i ia fubie&to valdeinuslefcat, dici habitam; fcientiam in tyronibus di/po(iuioné vo« catquz in eidem proue&us fic hibicuss. 109 Ex hoc facile tefcllituc communis loquédi modus Thomtt. «x D. Tho. p.2« q-4g«att. j cicligdautrum inne. ciem qualitaus per difponere beac y vcl malé (ubicétum, vt eti videre and QA plut difp.t $3 Nam vel ince de difpolitioüe bona , vcl mala moraliter, & Hoc niap., aai«quía tonc ad. liinc pecie fpcétarent tolain hibitus iorales,no au» tem incelle&tuales; rüni quia ciam 1n ge nere mori$ dari poicft babitus indi rens ncc bené , nec malé (ub»ectuai di« (poucnt-ex Scoto 4. d« 6: 4- 19... Vel. p«r ocac ,& male (ubiectuui difpouerm 1 ; ; incl Ld pecié a Mts F Quaft III. De fpeciebas qualitatis . cur. 17. dntellisuntidé , «quod. conuen enter , vcl diícoaucnieoter ad nacuram fubie&i ilud allicere, namfcientía , & virtus conue mencer d;íponaat intclledtom , & volan- tiicim, ercóry & sirium diconucnicnter , calor conuenicnter d (ponit ig0em, d:ícó ucnienter aquam; Ecncque id benc dici- tur,quia hoc non tantum huicfpeciei có- uenit fed eciam ceteris, vnde datur poten tianaiuralis bene, vcl malé difponens fübicctum,nam falubritas bene difponit, infalubritas malé , tic etià. 10 tercia fpecie quzdam qualitates bene fenfum afficiunt, quzdam male , imó hoc conuenit omni forma informanti fübie&um iuxta incli- mationem faz naturz , vel contta illà , ita «quod nequit affignariratio,cur hoc mu- nus bcne, vel aialé afficiendi lubiectü ma gis qualitatibus peimz fpeciei conueniat, quàm careris . Hinc ctiá rcfellitur com- anunis loqucndi modus co mex D. "Th.cit;art2.ad 3.effenualiter, & (pecifi- x diftinguentià babixà , & difpolitioné , quia habitum accipiunt. pro: qualitate ex m—- fua diticuker mmn na: icut eftícientia quia fpeciem fumic ab obie&o ncccario, à caníanecctla- ria producitur f. demonftratione, idco "firmiteibarcec in intellectu eiiam vnico a&uacqat(ra ob ncccilitatem, S euiden- tiam cáuíz; difpoiitionem veró accipiupt pro qualizate ex (ua natura leuiter: haié- te in [ubicéto,iicur eit opinio, qui quia fpeciem (amit ab obiecto conungena, & hibet pro: caufa argum. ntum probabile folum;:dcó facile potett ab intcllcéta di- ucili . Quamu;s. n. f(umendo 10 hoc fenfa habitum , &-dpo(itionem cffentialicer & (pecificé anter fe diftinguantur , vt pa- 'tets tamen fumendo hibirum ,. & difpo- fit;onem pro qualttate quacunquz. ratio- ne mobilier , vclimmobiiiret inharente Tübiccto, Lue 1d fic cx natura (ua, buc.» ^fubiceti , Guc cx parce tcmporis aui fre- quentatione acum , vt (unit Ariit, pla- né inhoc feníu accidentaliter tanium di- ues ca ur ex ers e ms vara io uis , & dilpofiuonis Mes iara Tatar. cit. : 110Sccunda qualitacum cla(fis e(t na- turalis povcatia; óc impocentia , vbi vc 607 notant Do&ot q.36.cit. $. .4 1 tertiam qusflionem, & Scotia (apraci.pot-n- tia,& impotenua famunturfandamceo:a- liter pro qualitacibus ablolutisnats £an- darc relationes potentie, &. impotcatiar, & pro facultatib:s (abie&to innat;s ; e'q; ex fua maurali conftitutionedebitis,pccquodexcludunturfpeciesAngelicazeft,n.fiutAngeiiscógeniteabiniaocreationiseorum:adbuctamenpertineatadprimamqaalitacis[peciem,quianonetanzcisdcbiteexnaturalieorumconftitutione,vthicnatatQ:bcl,Etpertfacukaaesianatashuiusfpecici,nonfolumin»telligiatur.qualitatesillae,quafübienaturaliterdbitz,&&congsnitecoriillicagere,facilitec.ivcldiflicolter»verumetiam,quzdaotfimpliciteragere;vtcalor1aignesfrigusinagaajgraeuitasingrauiylegitasinIci,calor.n,e(tpotenciacalcfadtiugigais,fcigasique&c.cumhoctamend;(crimine,vtinotaeuimus1;p»Init:cumDoctor:2.di16sqvn..P.&Scocdittisomnibusiohocpradi€ain.quodnóoinesfacultates innate, Sc Anitura dat ad (impliciter agendum.as hic ccponuntur ,q«ia ncc potéuz anime, nec paíliones propriz ad: hoc fpcctanz pradicams fed rani ü yirtutesaCtiuz, jud a (uis (ubsectisTuot ccabrcr di (Linde sha* bilitates vero , vcl inhabilitates naturales ad ytendüm butulmodi ficultatibus à na- turca datis, liue realiter à [ubiedtis di(tin- éris fiue ydenuficaris, pectant io vniuer fumad hanc [peciem 5 i ic explicandi (unt Sotus, i Scociltz, cum inquiuot im hac fecunda (pecie collocari tantum. fa cilitates,& difficultates natucalesad vtea dum facultatibus inpais , no autem iplag- natiuas racultaccs; per hoc.n. volunt taa- tum fignificare folas praedictas babilita- tess& imbabilicates vcedi f£ coliacbus. ia- nius vojuec(alier in hic fpecie reponi; s non autem volüt excludere omncs proce - fus ficultarcsipnatas d natara ditas ad fimpliciter agendua fed ilias vani, uge «um (ubicétis realiter idenificantur , & 4n hoc Jcniu.a9s quoque locuti fumus 1. p-Init.irac. 1.c.6.(ecuti co.nusé lo quen- di nioduin *5couftarum. Ex quo conttat. k.lli cos, qui dicunt hanc (ceundam (gge ^ Aaà 4. ciem "d $o$ Difp. V1. De Predicantentisin partic. ^ £ie m cíle tantum earom qualitatum; quz — Amic.trac. 16.difp.3.q. 3. dub.g« per fe primó date funt ad fimpliciter ope fandum,vt Suarez d fp.z.lcc. 4«— 111. Per naturale iguur potet intel- ligirur qualitas innata , qua fimpliciter, cl facile fubie&tum ea praeditum agit vel refiflit contrario ; per mataralem ve- rÓ impotentiam vtique non incelligicuc dcfe&tus,& priuatio potentias tic. n. qua- litas non£oret » vt-docct Doétor loc. cit. án przdicam. in fol.ad 2. quztt. 3-(ed vt ait Do&or ibidem, fignificat modü qua. lita'is,fecandum quod ila ett principium difficulter agendi, vel faciliter patiendi, vndc non tantum fumi d.bet pro facul- tate debili& imbeciili agendi, & retifté- di, vt pa(Iim Ex, ofitorcs accipiunt, fcd ttiam pro qual;tate pofitiué rerardaate, & impediente fubicctum ab a&ione , vcl efi (tentia, neque hoc cít alienum ab A- tiit wt aiunt quamplures, przíertim Sua- tez dilp.4 1. Met.íec.g yxe rietelatie cu- dus affert cxemplü non conf.rt vllo mo- do (ubicéto poientiam-refittendrconita €ijs,imó pottus formaliter oppoutdi prae fac ced acnfübiectuméacile ad paucn- dum à contrariospariter moll;ties non cft potentia retittendidiuilioni , nec perte- €» ncc mperée&ta , Icd porius eft quali - tas reddens fubicétum facile poficiue, vt diuitionem patiatur. Hoc aucem interctt ánterhos duos «/0dos acc picnd! ;natura- dem impotét &, quod ti accipiatur primo todo.non diftin2uitur á naturali »oten- tía fpecificé, & etl'entialiter, quia inhoc Afeníu (ignificat virrutem dobilem,& ia- becillem ad egendum ,vel refi tendum , «bi natatalis potentia bgnilicar virtutem »Salidam,& forie, vnde fic non dífierunt, mili ficut petfc&Ga & imperfcéta poienria ántra cac dem fpeciem; atin fecundomo . do fumaturynempe pro ate patiendi -aliqu;d facile,vel retardante-(ubicétü ab ,a& onc , vt n quibuídam c(t naturalis quadam 4«(idia , & inervia yel votaliter Riskeoce ab aliqua actione,quo modo &oxius humor in oculo dicitur naturalis ámpotentiaa1 videndüs fic-naturalis 4m- potcatia cíícntialiter , & fpccificéa na- — potentia differt, & impotentiam in bocíen(u cona Suarez cuam admittit v SK xac *112. Tecaaqualicatü cla(fis e(t paffia, & patlbilisqualitas , in cuius deligna- tione maior cft difficultas, qu: m in dua- busprzcedentibus , (cd relictis alioruas placitis,Doétor q. 36. prdicam. cit. ad. 4: qua(t. inquit , quódi(ta tertia fpecies cootlituitur per. comparationem quali» tatis ad (üb:e&tum natum alterari fecun- dum eam velad se(um;cui infert pa(fio- ncm, (i pramo modo de(tgnetur. hzc fpe» cies , tunc ad cam Ipe&tabunt difpofirio- nes maicriam przparanics pro. receptios ne formz (abftantial;s, at ti conftituacoe (ecix!o-modo, quod magis vider ad in- tcatiónem Ai itt.accedere , tunc difpofis tiones imatcriam plz paràtes ad primam fpeciem redigi debent quia diximus. ip^ (am conflit per qualitatem , non tanti di(poncatem fubicéótum ad agendum , vt XOitcr putatur, (cd etiam ad patiendum & recipiendü,detignanda igitur erit hac tertia (peciesad meniem Aritl- per ordi- ncm «d (cofum, quatenus ov nis. qualitas buius tpeciei vel paílioneg cffic in fen Áu wtontionalem , nam color vilum , fa- ' por guttum;fonus audi:um, calor, & tri» gustaétum,odor olfad'ummoucnr,& at ficiupt, vnde.non ponuntur qualitates a» €tiuz hic, ai(i in ordine ad actionem im- tcnuonalem , «cl quía efficitur ex aliqua 5 lcu imtenuonali immutarione ipius fenfüs , vt ribedo ex verecundia, €1 timore pallor, vcl quia tandem per (e ett paffio afficieos animam , vt [unt 0me ncs /ffcdus qui appellátur pa (ones aps peus fentitiui,irayamor,od:uas,&c. hz -n. paffionesad h nc (peciem percent , vt lign/ficat Arilt. in extus & notat Do- &or quol.13.Cc. vbi etiam (ubdit ; non taniun pafliones appetitus (enliuui , fed etiam inicelle&iui ad hanc [peciem pof- fc , ac debcreteduci , & quód Arift. hic mentioaem teci expreísé de patlionibus corp ralibus , & hanc fpeciem defigoa- uit in o; dine ad (cníum , quia iftz (unt - qualitates -huius (pecie. mamfeitiores » Hinccollige Poncium hic dip. | 6.0.2. 4-20. 29 nec ad menicm Scoti,oec A- rif.bené cittinguere qualitates hu:us gcc- ti& fpccicrà qualitaubus pruna, & d ! ipi pape -- ntc alie Quieft. TIT. Be fpeciebus qualituit edi /699 dz, qued ilia fom fcnfbilcs sétu externo, Tz autcemnon . Nam in bac ictcia(pecic Ari(. ponit amorem,& odium;qua nós&t qualitates fepfibiles fenfu externo , & 10 prima,& fecunda ponit calorem, & frigus (licet fub diverfa rationc)quz tunt quali- tatcs lenfibiles fenfu externo . 113 Ex quoauté capite, &.quo ps&o inter fe differant mébra huius combima- tionis,ait Doé&tor 2.d. 13.9.vn.$ De feci do per paffibilé qualitatem intelligi »jsà qualitatem fenfibilem, per paffionévció inteliigi fpeciem, fcu intentionem ipáus qualitatis fenfibilis; qz expofitio , c(to vera fit , non tamen omninó ad mentem Aci ft. ipfe namq; per paffibilem qualita- tem iniclligit Ham , qua firmiter, & di fubie&o inbaret , (cu qua in fübic&to fe habct jer modum permanenti , vt ruber prouen:cos ex ngturali complexr'onc, per | veró illamyquae de facili tran» it , vt rubor idem cx. verecundia proces 'dens ,' ex Quo conflat membra combina- tionis huiusron nifr accidentalitec dif. fcri e; cum quia Aríftipte (rgnificat pat- 'fiorem in. paffibilem qualitatem. (ofie tiarfi ey fi cx alquoace denti , aut alio medo im fubicéo perícueranter n anest; 'tü qu'a vbi eft idem formalis cfleótus in fpecies ncn potlunt diueríge caulas 10 fpe- Cic aflignari , quod imsx:imé verü cft de "qualitatibus , nam qua eundem ctfcétum ds alcai vatz iom caufare , cedé Ipecie qual tates (unt, fcd calicer fe babent pal- fio , acpatfibiiis:ualiras ,rubedo .n. & ! mnt. 6ué did permanesni:fiué citó cà fcant, zqualiter habcnr rubeum quid , vcl pallium efficere, ac aenominare pro ié- €, quo fubicéto inbzrent , nimirü vel n effe quieto , & permancnter,, vclin fie- ri, & tranícunter, qua de caufa ait Arilt, verecündum potius dici debere ciubuii- 'fe;quà rubcum «cflcctum efie. Neq, huic 'obitat, g denr aliqua qualitates ex. va- tura fua pcricucranies im fobicáis , à aliz fuapte n.tura iranlcunic$,vt lun.en& o- nus in acre, &cxbcccapiteábinuicedifferreetsetialicer,Sicut.n.inprimalpecieAritt.nonfümitbabr.amyaif,c(iueneproqualicatibusexnaturaiuamob;libus,«climmobiliousàiubicào;ted.proniafcuéproqualitatequomodocunq;mobili,vcl1n4mobikinfabicétoyitaInhzctertia(pcciepecpa(lionen,&pallib4cqualitatemintelíigicfenübilesqualitatesquacunq;citioncmcbiles,vcliemob:Icsà(übicéto,vtconítatexexemplis ab iplo Atift. allacis 114. Quatta claffiseft forma, & fizu- fa,vbi per formá nÓ intelligit cuid ab 1p- fa gura diftinctum, vcl bi quid dittinG intell:git, hoc nequit eife ; niti accidenta.- liter diltinGum pet aliquod nempé acci- d€s fieurz lupersdditum,q) figuram ipsa Rer arch vel deforme $ er Bert. inquit figutam d:c?, qux afficit quantita- tem;,& forman dici pulchrirudincm , vel deformits tem ; quem dicendi modü Suas rez amplcétitor explicans. pulchritudi- ncm per concemitaatiam colorum ; vel erunt accidentaliter di füin&ta ex diucrfi- tatc fubic&lorum, vt figura d:catur in ar- tificialibus.forma in naturalibus, vcl figu ra. tribuatur rebusinanimatir, forma aní matis iuxtà varios dicendi modosExpo- fivorom de hacic.. Hoc vnam nobis (uf- ficia, 9 cmnes diftingoentes formam à figura,nó nifi accidencaliter dift inguüt , vno excepto Auer(a, qui q. 20.[c&t.4. tot qualitates ad harc fpeciem reducit fub membro forma , vt necctlarió agnofcere debeat inier. ea diftin&tioné efkcntialein, ad fot mam fiquidem reducit omnes quas litaies ncn opcrattuas, & non fenlibiles , & nominatimaétus omncs v cales séfuü extcinorum;,qp fané on;ninó nouitaté fae pit abiq; vllo jiocíus fü4dau;étoscü actus omncs vitulcs, tam exicini, d. ntecni ad primam , vel tertiam fpecicmcómod;us tcduci | offiat, vt dicciius ait. le. Cótinunur autem bac quarta (pecieg qualitatis cx ordinc quem dicunt adipuie €cm , & ctiam ii ordine ad locui partes ciuídeu corporis figura. n. di. jut modus sra afficiens, quatenus x erio moe o tcrminatam , vade alia eis figura Cir» cularis, alia angularis j quia (91065 hu us inuicem corparata alio i: odo c babent fiualiter,q partes:llius; binc dicebamus 1. p» Inft. cum Oibel, poiic in 1€ figurata tria conbideratis ipfam 4; «m Baucoa.as yt lignum, 2« quanit«teun €;u5 I ,vel uc 2 Sls Ne "TS TR "€16 3. tandem ipfammet terminatione, vcl di- fpotitonem quantitatis, wt cft rectitudo, €oruiias,criangularo , & hec eft, qc di- &ilolet forma, & f'gura hanc ;uattà (pe- /&tem cont tiucas; Hnc ce&té ibrieus de- ducebamus cum Do&ore 4.d. 1.9.1.5. & d. 12.4.4. 1. qualitatcs hu us quare (pe- €ici non cífe proprie aualitatcs3;quod ét hic adnotant Tatar. Mayr. & alij Scoti- ftz cit.quia pot us quid relacinü dicunt, figura .n. vltrà quantitatem ( ait Doctorcit.)nondicit,nifirelationemtermino.Tumir.c'udcntiumpartesadfeinuicé;dicuntorramenqualitates,quia habent mo- dum dcnominandi, vel przdicandi qua- - Jitatis, quitenus modo quodam abfoluio puedicantor.non in nuante ordinem ad aliud,co.n. ipfo , gpiliquid dicitur. fimi- Je,z quale, diucrium; &c. illico infinua- tur ordo ad ;liud , «t dum aliquid dicitur rectum curaum,triangulatum, nullus cec 1e exprimitur ordo ad aliud , qua. etiam de cala (an t;s , & zgriiudo , deformi- -£2a5, & pulchritudó qualitates dicuntur ; quia neinpé modum przdicandi , & de- nominandi: qualitatis habent, cum tamcn in (c cclationem y yz relationes inpor- tent ,vc notat De&or quol. 1 8.T. 11$ Figura igitur proprié pertinct ad rzdicamcatci Sus, vt hic aduertit Tat. iem tomé intelligendum eft dc figura po- fuiué accepta ; quia fi priuatiué umatur , non dicit , nifi terminationem quandam Amrinfccam magnitudinis, que ml. pofi- tiuum addit vltia illam: (cd priuauoncm folum vlterioris exrentionis ,.quo.(en- * fü dc figura locutus. videtur Auctor. (cx ] princip. dum ait, quod artifex facic figu- k ^ süincifionis nil addendo ; (cd pouus ic- P -moucndo , & in hoc feníu figura non .di- * ftinguitur realiter à rc figataca,nec ab ea fcp»taripotefl, nec cft in alio pradicam. - ab ca,ita notauit Tromb.7. Met. q.3. ad Jsprin. Sed adhuc .de figura ponti. é ac : "wr -i Sagem ditlmguere, «uod yna cít f intrinícca , q«a. funda in pofitione de * genere quanutais, & im ordine , qué ier- dunt jnu;cem partcs intoto , alia. cxirine *feca , qua fundatur in pofitionc de gc ne- ae lius, ia orduic, quem inuicem Ira. ho e "Difp, VII. De Pradicamentis in panic. terminatam linealiter, vel fuper ficialiter:: gant partesin loco,quz diftin&io tradi — V" -4 torà Tatar.z.Ehyf;q.1 dub.3. & colig: - tur ex Scoto 4.d.10.). 1.6. Dico ergo, vhi. * vult corpus Chr'ftiin Sacramento ,1-ét.— caieac figura fecundi genenss , idh ic ta-. - mcn illam priorem retinercs4 »itenus c put non efl immediaié vnica cum pedes fed mediantibas alijs partibus ;qur ordo parcium ;n toto videtar vcigque aliquam fi guram conftituere , cum ergo. d.cimus figuram proprié. pertinere ad prz dicam. Sius,lermo praefertim ett de figura pofi- tiua extrinfeca: hanc eandem dittindtioné fgure hic etiam Recétores agaofcunt  , mutatis tamen: terminis , nam ; gurà ex« trinfecam vocant marhciaàaricam, tein ufecam veró appellant phyticam. Sed Di». ces, Aritt, poft4uam poluit figurauá fi hac fpecie,remouet ftam deo(um,rarü, — afperü ,& lene; vtpote pertinentia ad ge- nus (itus,fignum cuidens fizuram de mé- -te Arilt.ad litum non fpe&tare; tum qu'a. - domus in vacuo figuram retineret, vb. ui nullus adeffet locus , fcu fuperficies E biens. Refp.Mavr.paffu 42. potius dirit- fe rarum ,& deníum ad jtgdicam. fitus - fpe&are, quàm se&um , & curumm, quia. «- illa magis cxpriimunt.& praeferunt pot. tiones de generc fitus,qua i(ta,vt fere ip. fa nomina oftendunt , vnde figurze magis fi gnificantur per age mea cu mus veró in vacuo; vel haberet folam fi- gutam jnrrinfecam , vel e tam exrriníe- .cam in ordine ad [patium imaginar um ; vidcatur Tar.loc. cit.przfíctcm 1. Phyf. 116 Quaics,an figura (it modus fo- lius quantitatis , vel an ctiam connaeniat alijs-tebus inaterialibus? 1 homitlz ne» gantes in fubftaotia, & abjs rebus mate- tialibus pluralitatem partium, & omnem. . proríus | excenfionem. anreccdenter. ad. — quantitate. , confcquenrer dicunt figu- rà cifeioodü folasquantitatis. Scoc tta: vccÓ,qui plaralitate'n partum ,acetiam.——— otdincun earum ad. nuicem agnofcuot ia fubilantia materiali aateccdérer ad quas —— Aateq.aliquam «quoque er &isuram coa» * cedere ienentu: , alum inirinlccam, cx «ocnim inquaecratercía)at figurass, ——— quia partcs quantitatis fünr exten(e , ore dina, & proprijs teziniais terminar y - cx1ex:LInwCNENCSv2eXtonamquedefiniturfiguraqualitasyvelrelatiorefültapseXterminatione,»partiumquantitatis,ergohetiamparteslabftantiz:materialis,cuiuslibetalteriusaccidentismaterialishabentquantitatefecla(aordinationem,extenfionem,&teriminacionempropriamyplanéexillisiliquateíultabitfigura,&Gcnobifctmdefendic. Blanc. difp. 12. fedt. 9. & tenet Amic. q. f. dub. 4.19. vlterius fubftantia marcriali tribuit. etiam citrá quahtitatem figaram cxcrinfecam , quia etia nobrfcum concedit effe capacem rhodi fitus citrà uantrtatem j quare coa- cludit figuram , quocumque modo fuma» tur;conuenire cuicunque rei mátcriali , & don foli quantitati , Verum quia com- mufiitet dicitar figara modus quantita- tís,imo inter affe&iones eius cónumera- tuc, vt vidimus q. przced. dicendum eft , quod licéc figura iricrinifeca poffit, & de- bcat cuicírque rei materiali conuenire ob tationem allatà pro Scotittis; figura came exttinfeca poni debet modas quantitatis propfius, & racio eft quia licet (ubftátia materialis poffit effe in loco diuiüibili- tet (eclu(aqnan:itate , atque ideo funda- re in (üis partibus pofitionem de gencre. fitüsadliuc tamen partes illa: poffunt 1n- uicem rararaliter pererratí yat fi zuratio exirin(écz, & fitualis impenetrauionem: | uya ncceffarió poftulat, & in ea fun. aur, faa .n. tali penetratione coufar- duntur, & cotmi(centur partes innicem juanium ad locum;atque ideó figura /li - (uat '& cxtriníeca cuane(cit folaiatrin- feca cemanente,quia ex commixtione | 5» & contu(ione partiü in loco non deftrui tur ordo earum inter (e; at vbi et quan- titas, ibi necetlarló reperitur impeactra- tiopartium , nec naturaliter poteít oppo- fina euenire, atque ideo tacurali necef- fitate ad ipíam quantitatem fequicur fi- güta extrinfcca ; qua nece(fitate not fe- quituf ad altas res materiales ; rationa- bilitet ergo dicemus figuram extrinfe- cam «iE propram quant;tatis cali mo- do,vt do cetens rebus mate- rialibus cóGueire nequeat » | 2o anis ou s - "ac "» jJ " "UE e Quaft: LIT. De fpeciebus qualitatis. eAp)1T-— 1T ARTICVLVS HL: "An prafata diuifío fit fuffciens ,cr ve- ré generis in fpecies - n7 Voad primà& quaiti parté licet dicere poffemus nom enumetaf fehic Arif: adamuffim omncs qtüalitatis fpecics,fed magis famofas, vt ait Do&or .36.cit przdicam.in refol.q.6.qy amni - feíté infinuauit Arift.ipfe,dum pott ex« plicarioné quartz (pecierait, C7 fortaf- $ V pirteae alg apparét qualitatis modi , fed qui maxim dicuntur, [un: bistacaen quía aliquatenus ampliando fpecies ab iplo afgnatas commodé omnes qualitas tes reducuntat ad illas , diuifio prafata $ vclut idonca,& fufficiens eft amplccten: da;ltoc autem probibimus , non quidem inquirendo fufficientiam sliquaim, quas oftendatur neceffitas illius quatctoarij numcri , vt faciunt quamplares , cum.n. illa diuifto non tit omnino exacta, & ab- foluta,nulla talis affigaari potc(t, fed re«- cenfendo qualicates omnes, que aliquam difficulratem videntur ingerere, & often- 6cndo omnts poffe aliquo modo redu- ci ad vnam, vel alteram illarum fpecieci, - la prins afferri folet dubitatio de pul« chritudine , ac deformitate, z2citudi ac fanitate,quz non videntur reduci pof* fe ad aliquam illatitm quaraot (pecierü $ & (i-dicatarad 4«educi, vt innait Do&. cit.quol. 18. Loppoaitur (t atim,q quali« tates quati. fpeciei non füfcipiuat ma- gis, & minus, bene ramen pulchram, :& deforme, zzgrum,& fanum, Varíasad hoc folutionesaffert Amic.tra& 16.3. 5;art« 1,breuiter tamen dicendum eft illanon - cífe iimplices catitates , fed aggregatazas potius ex dider(is , vt bene bic Burleus adno:auit ,& tenent Fonfec:Suar.& alij y pulchritudo .n. eft quid aggregatum ex colore , & debita eiembroram propor« - tione,zritudo, & fanitas ex debita, vel: indebita humorum temperie, eotamen.a fenfu, quo dicuntur quilitates, reduci de- bent ad 4.(pcciem jvc docec Doctor loc. étr, & q.illa 36. prope finem, vbi ét füb« dit n0n negaiic Arift. ab omnibus«quali- tatibus quaru (pecici faicipere magis , & minus, (ed a quibuídam -— me athe. 612 Mathematicis ; poffant ctiam pertinere ad pr. mam fpeciem , vel fecundam fani- ta5,& xc gritudo ,quarenus valide vel de- biliter di(ponunt ad opera exerccada , zum in hoc fení(u Arift. ca rcceafuit ia. prima fpccie,& ctiam in fccunda , iuxtà quod (alubritas , & infalubcitas fünt ia- matz, vel acquifitar . 118 Sccüdo dubitatar de a&tibus intel Ic&us,& volütatis,cü.n. huiu(inodi a&us. mon int opcratiui, vcl caufatiui y fed. po- ziustermini actionum. potentiarum illa- rum,vt fusé probat Doctor qol. 1 3. hac rationc nor vidcntur poffe reduci ad pri- mam, vel. fecundam fpcciem,in quib.col- locari folent qualitates aliquam a&iui- tatcm habentes ; ad tertiam licàc reduci : ac iret fenfitiui » non tamcn intel- &iui,. quiere (pirituales. funt , genus autem tertz fpeciei eftqualicas fenfibi- Ls,ad-quariam tandem coní(tat non. pof- fc rcduci Variasquoque foludioncsre- fertad hoc Amic. cit. fed breuiter cum: Scor.quok 13. € c. ducendum pofle com- modé reducradprimam, vel tertiam fpe- cicm, poffunt ad primam-redaci fub di. fpatitione, licét .n- per ipfosnihil caufa- n poffit vt per a&ionem prod.étiuam y ora ipfi non funt a& iones. productiuz d terarni potius tal.um a&ionum;pof" funt es velat APYSax Quo y & ra- topr endialiquid caufareynempe, » babita , hoc mem dicimus habitum. , nr fcequétatie actibus, vt.cx rationi : prodecendi, vt notat Do&or 1.d.3- s. m fine , pollunt etiam. commodius iuc reduci ad terram fpeciem fub. pat- fdionc,vt diximus 1.p. Foft/i pracisé con- Aüdereniur , vt termintoperati per actio- Rcs intellc&tiuas , & cune negandum cít qualitatem (cnfibilem etfe adequatum genus illius verti a fpeciei, Aritt.veró de MNsraptum mentionem feci(le velut ma- t fcftioribus ; quomodo autem intclli- gendus (ie Arift. dum ro. Ethic. e. 5. nc- gat operationes virtutis e(le qualitates , explicat bene Doctorloc.cit- ^ 319 Demücf di&ficulas dc qualitatib, fupernaturalibust fant fides, (pos, cha- ; ditas , lumen gloriz ,charaéter ; qui por . &juzdam Sacragienta impriwigut, dc pà Difs. VH. De Pradicameniris partic; .. —À non videtur ad qaam iftarü. fpecierü re* duci debcát; imà nec videntur pofle fub hoc przdicameoto reponi (i n. ex Ari(- 10. Met.tex.vlt.corruptibile , & incorru« pribile differunt genere , tanro magis nas turalc, & (upernaturale. Reip. Dot. 4.d. 6-q. 19. M. etia qualitates (upecnaturales | oiao debere in hoc przdicamento repo- ni , quia illis veré conuenit ratio generica. qualitatis neq; [apernaturalitas poc. eas. extrahere ab hoc prz dicam. , quia natu- ralitas,& (upernaturalitas nó fant condi- tionés,nili per cóparationc ad agens , ta- lis aüt cópatatio nó variat aliquid quan- tum ad effein generc, quia responitur. in genere sr fuà propria quidditaté formae I&circüícripta relatione ad.agens, dictum: veró Plulofophi explicat de genere phy- fico, vc diximus q. 1. huius di(p. ar. 1. [A quidem qualitatü fapernaturalium maxi ma pacs pertinent ad primamfpceciea, & xaeleriimenamerarz concinentur fab ha: Le éode fides (pes, charitas, vocatur ha. , bitus theologici,ac ét ipfumlumen glorie habitus-dici (olet ;Soliveftaliquadifficule  — tas de Ci esAueríaloc.cit. reducit — ad 4. Ípecié , quatenus eft figura quedam: fpiritualisanimá contingens , & Chri(to cóGigurans,fed hoc reijcit Do&-ibid. ga nihil collocatur in gencre per proprieta tes i ifta chacadte- cit i ris in anima , alioquin X ps-effet * um gencre fü iae Edad tup petra,& fi &tpofletípecicsintelligibilisinh«c(peciereponi,quiaconfizuratanimàiplrobiedocognito;AitergoDodhicharaéterponaturformaab(olutue(dehoc.n.eftihiproblemmicus)poteinfccüda(pecieFeponi,ariadoeNtentiaqnfupernaturalis;ve|mcliusinprimafubbabiru,quiaeftdedifficilémobilis»&cítaliquodododifpoürioradbeneagendum,falcimremota,&im»píedavtdeclaratfublit.P.eté&aliquomópraeuiadifpofitioinajaadgraciamigerónereceptiuiettformapriorfincquanórecipereturformapofteriorcxpactodiuino,obhzcigiturmuneraoptiméreduci.arimcna(pecié.»20Circaalteráquartiparce,ettfctéMMd2T"c6isopini»9MÀQuafi.LLL.dnhatdiifiofàfufetens,eer...61518generisinfpecies»itapa(fimThomifiz.Scousaütq.illa36.predicam.quáuis$.4domne:iflasmodumdoceatdefendendihanccommunemopin.;abíolutétaméinprzcedétbusdocet,ficut i& in 4. loc. cit, N.nó effe reuera diuitionem gencrisin (jecies per differentias, fed po tius per quofdam modos diuerfos,qui ei- dcm pror(us qualitati cépetere potlunt , atquc ideó fentit effe porius diui(ionem fübie&i io accidentia , & hecett cois o- 'pinio Scotift. in hoc predicam. Tarar. o.de Mag. Otbcl. Rocc. Ant. And .Ma- it. palT. 4 2. Fabri 5. Met.dilp. 16. Zerb.ib. q.1 $.& aliorum in 4. d.6.q. 10. probatur aüt tü Arift.au&oritare;qui xradita qua- litatis diuifione in has 4. combimationes, inquit jillos efle diuerfos modos qualita. tis; tümrónc , quia nequit res vnius fpe- €ici cifential: ter tran(ire ad aliam fpecie, fcc fimul fub pluribus fpeciebus effen- zialiter cóciaeri at eadem qualitas ad pla rcs qualitatis clatles attinet , quia calor in aqua pertinet ad primi (pecié;in igne ad (ccundam,vt virtus naturalis cius , in- quantam caufat paffionéin. fenfu actus , pertinet ad rertiam, e alli funt diuerfi modi accidentalis qua differentia eifenciales, & Faber ait: hanc fuifle opinionem anciquorum interpres: tum Autfor.& przfecim Albert, ^-^ Refp. Thomiflz concedédo eidé 'qua-- litati cQucnire potle oés rationes forma- les fpecicrum illarum, negant tn inde fe- qui,quod fpecics cfentialiter diucr(as nó conitituát;quia bené potet cadé res ma- tcrialiter ptincre ad diuetías fpecies fub. diucriis ronibus formalibus,quas habet , imó ad diuerfa przdicamenta, vt conttat dc a&ione,& pà (fione, quz cum fit eadé entitas realis motus , eflicruat ti diuería predicamentà pp rationes tormales di- ner(as.Hac «à cctpófio explofa eft difp. ptzced.q.2. vbi oftendimus reale diftin- Gionem pradicamcatorum, qdz do&ri- -. icdaderuie pinu fi ice diui- o podatur gencris in fpecies plane jftz fpecies poni deben realiter dittingta, & non táptum formaliter fcu róne; Ec quj- de incapibileeit;'qüo cadem cniütas. ca. "oris poffit ede die is [pecicbus c(sé- -" a itus, nonautem: ualiter, cum vnaresnonnifi (üb vai fpe- cic eílentiali contineri queat ; Nec iuuat &iccre boc eucnire beneficio diaerfarum Formalitatum;hoc .n. elt,gp im pugnatur, non pole candem tem fub eodé generc €on titu: fimul & femel (ub diuertis f[pe- cicbus cí(lentialiter. 4 quia vnius entitatis ynà tantü eít. etfentalis conttirutio fab €odé gencre,& oppolitüafferere eft ma- nifettus error ia Metaph.nó ergo pt ea- dé res cfle (ub dincríisipecieb. nifiacci- .dentaliteriuxta diuer(as formaliates illi &ontingentcs,quod fi ira intelligant T miítz iam à nobis non diffentiunr. 121 Suarez proinde d. 42. Mer.fec. 4. poftquam & ipfereiecir alla.à Thomift. folationem,refpoadet re vera vnam rem pon nili in vna fpecie effeatiali conítitui poífe, adhuc ramen pofle ín al;js coniti- tui accidenraliter,& fic ia propolito vna qualitas erit in. vna tantum illaram fpes cierü eflentialiter , poterit tf effc in alijs accidentaliter jf illi cótingat fecundarió , & pcr accidenseszercere muacta aliarum fpecierum; Et fic ét refpódéj lkecétiores Thomiftz fatentes illà vererum Thomi« ftatem do&trini e(Te proríus erroneá. in Metapb. vndeIo.deS.Th.q.18.ar.2.aitnullamqualitatemeffe,nifiinvnacantáfpeciecífentiali,fedaccidentaliterpoffeelfeinalia,quznáaucemfitformalitagyqueilliaffercfpeciemeffencialé,&quiaccidente,aitidiudicandüe(Te,velexeffe&ibusqualitatigpuca(ivideamussePSvnàformaliratéinueniriinvnaquaitate,vtincaloreeffecerminüalteratiosnis,aliánonfemper , hatc fecupda (pecie accidentalem prebcbir;vel ex peincipijss À quibus caufatur qualitas; (i videlicet ex illis ord matur ad a&ionc, vel patlionem, conuenieotià vel dif conuenientiam natu ra , &c.tüpc «m. id eric Mine Y Won vcró inquit, tas cl! per fe ordin ta ad tri EDU S yeiesieni e [ubttans tig f, velillam Verücens ia fei vcl in ordine ad operation£ , non otdinar: auc & ad duos effe&tus tribu&dos aque primó.y Ícd ad vnü tantam ;, & non niu (ccundas rió, & concomnantec ad alcetam ,, acque idcó ex cffc&u primario attendcadü cí - fc tpeciem eflentialea) qualitas , & ex AES 614 , &cundarió. accidentalem . Sed licét tota hzc do&rina admitti poffit,tà (i bene ponderemus fotmalita- tes ; quz ponantur con(tituere. quatuor affignatas fpccies , videbimus , & qué sépericontra Io.de S. Th. & equé primó contra Suarez eidem qualitau conueni- re poffc,& fi hoc nóinuenitur in omnib. qualitatibus inueniri tamé pót in aliqui- bus, erit fufficiens inditiü has non cfle differentias cffentiales; qp aüt hoc ita fity probatur eodem exemplo caloris, illi.n. femper conuenit effe immutatiuü fenfus ta&us cffe principiü naturale calcfacien- di, & male, vcl bene difponere fubic&tü, fi fitin aqua, veligne,ergo erit zqué pri- mo in omnibus iilis tribus fpecicbus , ac effentialiter, fic ctiam per fe, & zqué pri tó ordinatur calor ad calcfaciendum,& immutandü (enfüm ta&us , vcl faltim ad bunc effc&ü non ordinatur per accidés ; ergo erit cflentialiter in fecüda, & tertia fpecie ; item licét accidat calori e(le inia aqua,tam fiue fit in aqua,fiue in ignes qué per fe ,& jjrimó ordinatur ad calcfa- Ciendd, ergo ex hoc capite faltim cílen- sialiter erit in prima , & fccunda fpecie , prarfiat ergo dicere formahitates, qua po nuntur illas cla(ies qualita conftituere, efie potius diuctfos modos accidentales , quàm vetas, ac pec fe differentias , atque ita przfatam diuifioné cfe potius (übie- &i m accidentia,quàá generis in [pécies; qui veró vellet oppofitum tueri vtatur via,uàm docct Do6.loc.cit. qux plane mclior c(t illa,qua|procedunt Thomifta. 121 Sed dices, o€srenétur admurrere przdicanié ü qualitatis, boc cft, g, hic affiguatur ab Arift, at pradicaméum cft cootdinatio ex (iipremo genere , & (uüb- ordiaatis (peciebus, ergo-cü genus huius po ab Aiift. per ha um,& potentii, & ilé qualitate, & figuram,veré hzc eiit. fpecies illius. Accedit, [quód qualitas cffentialiter prz- dicatur dc habiti dc natural: potentia, & de paffione , & non nifi vx fuperius de eriori, ergo vere funt fpecies, , Refp. neg. confeq. nam in affignan- disfpeciebus pradicam. in Logica (atis 1s cáftat Aritt , (curi (uiffc cómunem lo. Difp. VII. De Predicamentisin partie; - , » quédi modum tunc temporisyid patet ia przdicam. quantitatis ex quztt. prac. &c ét in hoc przdicam. przíertim quoad 4.. fpecié quz certé nonnifi sf dici fpe&at ad hoc prz dicam.mirü ergo etle non de- bet (i genuinas (pecies nó affi gnauit ,nec genus diuilit per proprias differentias . Ad Conf. neg.confeg. nà animal ris, & tamé nó funt (pecies animalis; Vcl melius ad vttüg; dicatur,re vera Arif.al i quas veras fpeeics a(fignaffe hu:us genc- ristales .n. vtique funt babitus , & natu- ralis potétiay& pa ffibilis qualitas (ed nó aflignaffe veras , ac proprias differentias huius generis diuiliuas ; & illarü fpecie- rum conftitutiuas, (ed potius nodos ac- cidentalcs eidé fpecici conuenire valen- tes,& inhoc fenfu dicimus veras fpecies nó alli gna(Te ; alia quz dam Icuiorismo« menti cócra hoc obijcit Suarez cit. quz foluuntur ex dictis vel tj libet, foluta vi- deri poflunt apud Fabr. cit. —. 115 hogas,qüo ergo vt efict diuo emi, infpecies? Refp, Mair.pa(l.42.qnem fequitur Amc.hic q. vlt. debere diuidi , ficuc (ubítanua diui- debatur in ípiritnalem,& corporaie, cor» poralis in fenfibilem, & infenübilé , (cn« fibilis in vifibilem,& ipuilibilem , vitibi- lis vt color in difgregatiuum ,& congre- atiud, vt unt allcdo,& nigredo, & hzc in fua indiuidua, Dices,quo hz poffunt cíie diffcrentiz qualitatis, li funt fübftan tiz cum diuerforum genetü diuer(e fint diffcrentiz ex regula aoteprzdic. Refp. Mair.g c le, & fpirizuale dicuntur dc qualitgribus fecudü analogiam ad fub- ftantiam, non auté yniuocé, & idcó non funt cz dem differ&iz quidditatiue ; vult dicere, gy licet ezdem videantur diffcr&- tiz,re ramen vera non (untezdem , quia circumfcribunt nobis differentias penitus diucrías,quia aia cft e(fentia fubftantig, alia qual;tatis, vt notauimus dilp . prec. q.vlt.io vniüer(um dc omnibus illis gene ribus, quae per tur diuidi -5 vide Mair. loc. cit, vbi circa hoc alias mouct di flicultates yifu dignas; Nemo autcm miretur, fi brevibus huius — — pradicaméu ftiuéturam expedimus, c. — " tanen | T. * de Pee . tro,& Paulo predicatur per modü genc- deberet diuidi , easdem differentias viden-, e LA — T 4 : » « b." Éuofl IIT. "De pooprietatib. qualtate &Aj.IT..— 6x tamen eius amplitudo fit maxima, & eius cognitio cuià magis neceffaria, quà alio- rum,quia non tancum confert ad natura. Iem philofophiam;(ed ét ad moralé , nec non ad Theologiam ipfam; id namq; fe- cimus;quia (pecierum eius exacta cogni- tio pendet ex peculiaribus (cientijs;prz- fertim vcró ex lib.de Anim. de gener. & corrup.ag etiá ex Morali , vnde coníulto hic dimittimus multiplicem diuitionem qualitatü, & pra'ertim habituum intcl- lc&us,& voluntatis, quam hic inferunt quamplures , huiufmodi .n diuifiones cómodius tradentur fingulz in (uis locis, ARTICVLVS IV. MAffetliones, D attributa qualitatis de- clarantur. 114 yjRima qualitatisaffe&io eft ha- D bere cótrariü, illique cóuenit tá in concreto quá in abftra&tostrigidum.n. contrariatur calido, & frigiditas calidi- tati, albam nigro , & albedo nigredini 5 Cum autemconrrarietas ponitur qualita- tis aff-&tio , rion (umiturintotorigore;quiainhocfenfüprimisduntaxatconuenitqualitatibus,qua:abeodemfubiectofeinuicépellunta&tionepropria,fedabfolotéfumiturprorepugnantiaduarumformarummagisinterfepugnantiü,quá«umtertio,&abcodemcóifobicCrofeformaliterexpellentiü,fineidfiata&tioncpropria,fiuea&tionealteríus,aliojuiniuftitia,&iniuttitia,albedo,&nigredo€onirarianombenedicerentur,eumnonfcexpellantàfubicéteadtioncpropria;fcdfoluma&ione(uarumcaufarü,quodbenehicadnotauitTatar.$.Quartofeiédum.Nequedicascontrarietatefiefümpramnonpoflediciqualitatisaffectioncm;quiacópctitétformisfubftancialibus,quzformaliterabcodemfübieétofepelluntinuicemabf.;;a&ionepropria.Hocn.atiumpiumeftprorfusfalfum,vtdiximusq.7.huius[difp.ar:.v1t.nàformafubftantialisabiolutéloqueudononexcluditdeterminatamformamà fübic- - €&o,nec magis hác, quàm illam. (qua de- terminata rcpüguantia ad veram contra- dieatemexigkur, qua cit qualitaus af- fcio ,vt dicemus difj.9. q. 1.att. 1.) fed aque excludit omnem difparatà , & cam quacü.jue éodem modo incompo flibilis cft, & idcó contrarietas (ümpta pro hae determinata repugnantia imer duas for» mas circa idé (ubiectum propria eft qua. litati ; & illi foli conaenit, licét .n. tribui folcat etiam actioni ,& paílioni , id toc fit ratione qualitatum contrariarum , ad quas terminantur, lic etiam dicirur re- lationibus conuenire,vt poftea dicemus. 12 $ Sed dubiücfl;an in hoc séíu có- petat omni (0à in primo feníu certü c& folis primis quataor qualitatibus conue- nirc) Arift. negatiné refpondet , quia in coloribus medijs talis & contrarietas nà reperitur,non.n. pallidum viridicontra- riatur: Nihilominus hecaffe&io ita vs intclligi,vt competat omni qualitati,fi ly ómui diflribuit pto secius finznlo- rumyinuen ti .n. potett hzc contrarietas in prima fpecie. mter plurimos hab:tus 5 & di[potitiones inueniri potcft in fecua- da,famendo prafettim naturakm im ténà pro pofitiua incptitudine ad aliqu actionem , fic in oculo qualitas facilitans.. "vfum potentiz vifiug contratia crit hue mori moxio illum pofitiué impedientisdc tertia nemo dabitat; demum prout quar- ta fpceics fpe&at ad hoc pradicamentü ;, ét inca potett affisnari contrarietas alie uainiet fanitaté, & e sritud.oé, formo» fitatem, & dcformitatem, quo fenía di-. cebat D. Aug.in Ench. c. 17. nullus ci- bus, aut potus fimul dukis eft ,.& amae- rus , nullum corpus fiiul vbi album , ibi & mgrum , nutlá (imal vbi deforme , ibi formofüro : Imó céinegauit coleres mc- d:os habere contrarietatem , iatelligit n& haberc talem , qualis cft inter extremos alioqui ex maioti , vcl minori extremo rum participatione bene potcft medius €olor cxuiemo comtrariati , fic viride die citur albo contrariari ,inquascum inclu- dit aliquid nigredims , id; celligiur ex Arift. 5. -hyf. c. 1- itaque medij colores non rationc (ui , fcd ratione extremorü qua formaliter, vel verius vitaliter có- tinent bonc proprietate pactieiparc pof- ; circa quam noncit ampliusimmo- yandum ; 9a cius períccta intelligenuia ya» * ] ! | » . .* o9 92" &16.— Difg.VII. De Tradicamentis,im parti. ] TUR dez ndet e& dicendis infra difp. 9. cit. q- 1« eretur magis , vel 1 calot ,'alioqui ^s 1. de oppolitionc contraria y ibi náq» dere ipfa non eff ambigendilocus veré — €x profetto hanc oppofirionem ex plica -.n. ip(a forrha,qua cft ix fübie&o , (u(ci- bin us,contrariorumq. definitionem , & | pitmagi & minus ; & idco vnum calidi dpcriemus,qualis,& quanta fit difüiantia, dicitor magis calidum alio , quia habet. quz dici folet inter contraria veríari.; infe mags intenfum calorem y imó t in hoc folutti cft bicaduertendum, qualitas ab (Erato folerbus dicere magis, vel mi» tcs quasdá vtigs nullü habere cótrarioms mus incéfam caliditatemsitavt magis , ve pam ncc lutné,nec fpecies feníibiles , nec minuscadatíüpra lantudinem: graduum ——— intclligibilescontrarium aliquod habents indiidualium , nonautemimnediatefü — — atque idc diimus poflc. dici hamc pro- pta quidditaié imabílra&ofigmificatamy — prietatem competere omni qualitati filY qua imi indiüifibili confiftit.IKeCté igitur — — otmhi dil ribuat pro gcnerib. (ingulorumy ar. 1. huius qu&fi.eficntiam qualitatis eX» non autem pro degils gencrüme | — plicabatnus per. liabete partes ititenio; 126 Sccüdaqualitatisaffcótio eft,fu- — ni$;tum quia per hoc euidétet diftngui- fcipere magis, & minusfenintédi &te-— tar quátisate' cuiusefkmntiaexplicatur — sini, vna.n.qualitascft imrenlioralit.s, — per habere parte$extentionis ;tum quia — — vynàm calidum magis calidum alio , «ma hec proptietas cft ita qualitaci p ipe pe habct plares gradus caloris, quà ilud,& vt nallo fenfualijscóuemrepoflio mf p — — idé;ndiucerlotéporemodo magis modÓ — ipfam , & nulla poffit qualitas aí ly irizascalidum;& hec proprietasefle ni» — qué ipfam rion participet; gi.n-aiü: Tho inicüm intenbbilé ; & remiffibilé fecun- mitasiatclle&um,& rola gus. dom gradus indiuiduales lora a. eft ita — itatcs, nec tamcn magis , & min M qualitatiadzquata, vcillifoli competat, — perc,eft proríus fal(um, quia vcinlb. de. — & onini & (caper; illi quidem folicope- — Amim.dicemus cx Scoto 1« d.16.q. Wü. - iit, quia érfi relatioties aliqua» ité actio y fant potentia: cum ipfa ania, (ubl & pellioymagis, & minus fufciperc dicane realiter idem,don autem qualitates deie7— tar, hoc planécisconuctit depcndenter  cumda fpeciesyt ipfi,opinantut e. à qualitate, fuper qua fondantur illt r7 —. 127 Vltima affe io, qu£ er qualitatt lanoncs, & ad quam terminatur inrdü jn quarto dodo euenire UI a&tio, X pa(fio; conuctit etiarn onini, nà siti cam aliquid fimile , v citó Ait. vidcatur hanc negare Pgur$ .catür, .quanutat AMathematicis quartz fpeciei , 1d tamen. le, vcl inzquale,& co ori os contüirbare non dcbetytum quia qua — hacpropricta$ explicandavenityjuo CX« — ponuntur ip quatta f[.ccic, non iunt vera plicata fuit illa in quantate, qp nempé qualtates ; uim quia vt norat Doctor q* fecundi dicat tón& fandamencalem, nam. 6.pr£dicam.in fine,nc. €t omnib. qua- fotmalés& fimile, ac di(fimile acciptame itaribus quartz (peciei cam proprictaté — tur, vt dicumt aptitadinem,non a&am;& cnc fauitnam pulchriiudo, & delermt- demum ficut.ibi diccbamus. mqualita y - tas(anuas, &gritudo fofcipiunt magis, & inzqdalitatc (ami pofle pdicamentali- d minus. imo & figuris Matlicmarcis tet, uálcédércr, tic ét in ppoüto dicia: &tiam in aliquo fenfu conacnire potcft s. musde timilicadine,& didimditcudiac, E- quia vná Jineá dicimus ellc magis rcétam;  máqyarple (umátur, & abfolute pto qua vcl cdtuam alia,compctittàdeinséegzer , .cüque coueniiétiayvcl di(caucniétia, vt aes rácfó Arifl.dicarnon conucnite qua^  cipifoletiricói modo loquéd:, vuiqué i ]iati rn acftraéto 5 quia non dicimus vnà ct propriü qualitatis [ed pec omnta tere albedinem ellc magts albediné alia $ hoc . vagatur,duas-n« relationes dicimus f tantum fpe£&tat ad icodutn loquédi ,qui1 . les, vt dua$ paternitatcs;filiaciopé vel «um. per abflracta nomina denotentur —.& paterniraté dilimiles,& tic de quidditaies, & ell coa eium copfiftàt .fi prefsé,ac determinaié fuinantut, 1p máiailbil:, non benc in abflraéto di- .. ilo tanum pradicámento repeti —^ —- ^" .» Tow qal "ww p ICM KEW NP We quM CP a v TN AM us t 6:17 DISPVTA TIO OCTAV A: De Predicamentis Refpetlinis . Eqs of] "Pradicamenta abfoluta fequitur Trattatio dev Giuis; e j| quia Relationum in Tbilofopbia frequétifimus eft vjus,nil enim P| frequeniius babent inore Tbilofopbi , quam boc referri ad illud , | materiam nempà ad formás atiionem, Cr. pa(fianem pro formali eam dicererclationemyC"c.ideó de Relatione int Di[putationé,que quamuis re veraad Meta abic infituimus [icum pert ineat s ficut C" exalda rratlatio aliorum Pradicamétorum; perfetía ta- men, € abfoluta cognitio relationis potius , quam aliorum rradicamentorum in Logica e$i anticipan da ob' relationum neceffitatem ad "Pbilofopbiam tradendanz praefertim iss totarelatiomibus [catet ; non igitur bac tratlatioad Me- n differenda 0, uit quia ignorata relationis matura, vix efl poffibilis ad pbi phiam ingrefins fed blc in Logica ex profeJo tradédas prout munc ageredimur, QVAESTIO L uid fit Relatio realis, Cr quotuplex , ybi difcrimen a(fignatur interpra- dicamentalem , C tran» — fcendentalem -.— [: Voad primam quzfiti parté Relatio fectidom fm enl prz cifam, fiuc fit realis, fiue rationis, definitar, quod fic vatio formalis, qua vnum vefpicit aliud, & 1.p.Inft.tra&. 1. c. 7. diximns in qua- cung; relatione tria confiderari dcbere , fuübicct&.f.fcu fundamentum,quod rcfr- tur, rationcm fupdandi,per d rcferiar, & terminum, ad c refertur, hzc nimirü mia cermunrur ;n bmilitudine Petri ad Paultm in albedinc, nà Fetrus relatus cft fübicctum,feu fundamentum relationis , Paulus eft terminus, albedo demum c(t ratio ipfam fundandi,quz eriam fuo mo- doin rclation:bus rations interuemiunt fe qua re inira Q. 4. «xa&ior erit fermo) fed quia de relacionibusiationis facis di- &um cft dilp.3 & 4. bic folem efl fermo de relatione reali , & nquirimusquid.fit y uaué conditions ad. ipíam requirantur. ft autemy vt ibi diximus, quz cx.fit in rcbus , vel faltim cxiftére poteft feclufo quocunque opere imiclle&us, ita quod fuü e(Te non cíF (uum intcliig) , vt cft in rcla- tionibus rations, vnde ibidé dicebamus tres con ditiopcs seguiti ad relationcin Logica . eant ; : a mt ter Spem  realé ex Scoto 1.d.3 1. q-vn.$. 4d qu&ft- & quol.6. LI. Prima cft , quod extrema eius (int realia , ita quod 1n ratione fun. i inandi abintelle&anomlin&ta,quiaidemadfeipfumrealiterreferrinonpoteft.Tertiatandem,quoda&umcóparatinumintclie&tus;quaconACHIdCompldipJeqtiividereomplut.difp.14.quzft.Meindyin7.Met.fe&t.9.&alios;adrumtamencít,hicpotiusprefüpponidebere,quàmprobari,quiacxactaearumcognitiopendetompinócxinfradiccndisdefübic&ko;&terminorelationisHincrelatiorationisàcontradiciturilla,quznoneftàpartereiinterduoextema(edeisaduenitperoperationemintelle&us;folettamenMpellarirelatiorationisaliquaveratiocóprzcis?,quiadcficiteialiquapre»dictarumconditionum;vtnotathicTa«tar.ex$co.quol.13.N.talierclatioeftsdiflinttiomatctizàprimatione,&ucr(aliterentisànonente,quiahzcnondifiingounturperfolamfi&ionemncftráy(edvéréàparte.rciadhuctamenillarelatiodiftin&icnisdiciturrationis,quia.noneftadterminumpofirinnm,&reaJem,&hocipfumcontingitinmultisalijsrelationibus.:2Quoadalicramquefitipartem;pre«Bbbcipua$c$18Cipuarclatíonis diuifio efl in przd:camé-- talem, & tranfcendentalé, inter quas non. idemab omnibus affignatur d:ícrimen. Aliqui pofucrunt difcrimen cx parte ter- tnin: , quia przdicamentalis requirit ter» minumrealem,& realiter cxiflcnrem, & à fundamento realiter diftin&üs vnde (u- pradicta tres càditiones cóitcr tradi fo- lent de rclatione przdicamentali ; at rcla- tio traní(cendens nó neceflarió petit ter- minum realem; vt conftat de coguitione entis rationis, & priuationis ; nec realiter exiflentem, vt conftat dc fcientia, & po- tétia rcípe&tu obie&ti: pollibilis ; nec rca- liter diftinQtü , vt patct in fcientia diuina 1e (pe&u císetiz inter qua efd relatio trà. fcendens,non tam € realis diftin&tio . Ce- terum licet fit verü illastres conditioncs. etíc praecipue rclationis pradicaq.éralis, ^ tamen negari nequit, quin ét (uo modo copctant relauionitranfcendenti , quia & | ipta relatio realiscft, non rónis; & quidé. (ccanda conditio , q». fi fit; inter extrema. ict.c.7. de ente; & ctf qngno modo realiter di ftin&a, zqué nc-- a cfl ad vrranque ;. quia effe nequit tcípcGtus realis, fiue predicamétalis, $uc- * wanícendenseiufdem ad (cipfum  nà rc- " fpicicntia; & tendentia. neccffario cft ad: aliud alioquin idé dici. poflet: fibi ipü ze» quale, & funile; & quoad lioc nulla pror- | fusafierti potef diparitas. inter relatio tedicamentalem; & traf cendentalé ,, | um elt fcientiam diuinà tra:  Kcédentaliter referti ad diuinam e(sctia,. auillo-modo à patte rci actualiter. diftin- TT ^  ueniuntur in relatione tran(cendétali , qn: eft:a&ualis, & nonaptitudibalistantum ,. . nam vilio intuititia.crcata-dioit tranfcea- dent2lé ordinem: ad: obiectum aétu: cxi- iens; orcario pafíTlua.ad Deum , & deoift 1dipsüconflatde vnione, actione, & paf- fionc,qva per.adaer(arios relationcsim- portant tranfcendemalcs , & intelligi nc- queunt finc- exccemis.realibus: a&ta. exis flentibus, ergo ex patte termin: hac. ca- ioncidiftingui nequcütrelaiio pra dica- mentalis, & tonlcendeps adaquaté,quia telatianes«ranicendentesactuaics rcquie Difj. IIT. De Predicam. GefpetHiuis- $ mat relationes fecundum etie, Prob. aísüz- 1 vt ciusobicótum , prz(ertim in fententia. ptumsquia effentia relationis efteffc cd, —— D —. ergo diftinguere relationes wanfcenden-- — . , f&enteattributa abeflentia; Imódmóío- t ' Yum liac: conditio, fcd ét alig interdü in-- rcillas, quatenus relationes; fed penes aliquam. runt terminum realem. a&u exiflentem 7 & (i interd nonrequirunt, hoc cis con- uenit; quatenus funt relationes aptitudi- nalcs, non tranfcendentcs.. 3. [dcircó Thomiflz alio modo colli- guo diftiné&ionem harum relationum ex. parte termini, in boc nimirü (eníu , quód. relatio ptadicamentalis teípicit terminü. fub rone puri termini , nullu munus cxer-- cendo circa illum , ed omnino gratis; at. tran(cendentalisnon refpicit iptum om- ninó gratis, & vt puré terminum, fedaliquidcfficiédocircaipfum,vel.f.producendoipfum,velamando,vclcogaoícendo;velvniendo,velrecipiendo,velactuádo,&c.exquofir,wterminusharürela.tionumnonpüréterminusvocetur,(ed.obie&um,fubiectum,principium,vclaliquoalionominciuxtadiaerfitatemmuneris,quodcircacürelatiocxercetjita:,NEdMe*Meshic.ci^S.Th.Mafius,&alijTho,camCa- .—— j.deeme&elfentag rpfequun-.— tur Fonfec. -Met.c.1 5. q.1. (eda suat — di(p.47. Met. fc& 4. Conimb.hicq: re — » Amic.q.1.dub.3.ar. 1. & alij; xb Verüm hoc difcrimen optime refellit P^ ——— Faber $.Met.difp.10.c. 1namdicere,g» — — rclationes tranícendentales refpicianta-. — liudjnon vt purum cit dcfiruee toa UE E hii ionemrelariomis ,quamtameninipfis. — agnolcinprafertim Suatez, cumillas po-- cs.à przdicamentalibuspenes aliud, — quam. penesad, non cít diftinguercillas,, — aliam differentiam extraneam,&c accide-- — ^ talem ,. Tum quia ét liocniodo poffemus; — — iplasrelationes predicamentalesinter(e: — — diftinguere,vt patermitatcm à fimilitudi--— nc ».quia paternitaseft ad filium ;. vt, eft: foppot itum viens; nmilitudó ad albumy. vt fiogularenaturgaccidentalis,Tüquiadilcorrendo:peromnes:relationcsttanfcendentales,patet,quodomneilladige:refpiciutyvaiquevtcecminumrefpicr,vcconfiatdecreationequainomnifens1cntia.creataDeumrefpicitLs1nzeldVÁROS"DEUEpm8Bnt—n———R———SEE. v ? e X " : x us RN : p. ws ». T — Quafi. T. De Relatione Pradicam. eT lfenl. o€19 dentaliter,& tamen relpicit Deum,vt pu- sé terminum , quia creatüra nullum mu- mus exercet circa Deum. Tum quia é con- tra relatio paternitatis ín omni fententia eft predicameutalis , & tamen parer ali. quid cfficit circa filium,cum illud produ. cat. Tum tandem quia illud (peciale ma- nus ; quod ponitur rclatio cranfcendens circa (um terminum exercere , dici pot aliud reipfa noa cífe , quàm ipfum refpi- cere tali, vebtali modo v.g.in vnione vnü 'exttemum alteri coniungere cft vnionem tefpicere illud extremum tali modo f. coniungendo, in a&u reprzfeatare obic- Gum cít, illad refpicere tali modo .f. re pra(emando, quz diucrfitates etià inac- niuptur in relationibus przdicamentali- bus iuxta diucrfitatem modorum , quib.is fuos rc(p;ciunt terminos, (imilitudo.n.di- citur aflimilare, qualitas adzequarc;(ec- uitus fubijccre,&c. Atq; ideó bene inquit Acriag difp.12. fed. 4. ninquam capere potuiffe, quid velint fignificare Auctores cir. per hec , quod cfl refpicere , vt purd terminum,& non vt puré terminum; quia nulla relatio , (iac pra dicamentalis , ftae tran(cendens ex zali re(picientia. ponit aliquid in teriiíno, fed (olum extrinfecé illum denominant tcrminum,vndc omnes illum refpiciunt, vt puré terminum. 4 Al] pro:nde diftinguunt has relatto- ncscx parte fundamenti, ita quod relatio tranfcendens cft illa, quz ita eft de effen- tia (übie& , vt tic ill;adzquaré identifi- «ata', & eilentialiter , vade ctiam proue. nit, vt fine illa neque effe , neque inielligi po (fi, v.g.relatio a&us ad fuumobiectü , vnionis ad terminü , creatarz ad Deum, potétiz ad a&us poffibiles, &c. pradica- reniaiis veró cft illa, qu& fubie&o meré accidit, & ab co (cparari pót,vt paternitas à Petro , (imiitudo ab albo ,ita Hurt.di- fput.1 $. Met. (cct. 1. Ouuicd.controu. ro. Mert. punc. 1. Arriag.cit.& Recécores paf fim, qui '9És conuzniuat in hoc , g relatio tranfícédencalis fit de (lentia fundaméc. Scd hoc quoque difcrimen infringiar ex dicédis q-(eq. vbi ex. ;pteffo oftendeaius nulià pror(us relatione, ércranfcende nca lm, poni potfe de eifentia ab(oluci ; imà h»c manifctlà ingoluere contrad;ctioa€ . Alij diftinguunt has r latioaes ex par- te vrriufque nempe tecmini, & fundamea- tij& inquiunt predicamentalem illam e(- (e, cuius toram effe:e& ad. aliud (e hibz- r€ cx 2. definitione vaditaab Aritl, c. ad aliquid; traáfcendentalem vero, cuius to» . tum effe non ctt (ojum adaliad , fea non - eft (olum re(pe&tiuum , (ed partim ab(os lutam,patticd ce(pectiauim, vade nonfos lü gerit munis refiendi, fedetiam adus — | nus ab(oluta n ex parte fundamenti, v&€ ——— fcientia v.g. non tatum rofert intelle&tü- ad venit: eft rnunus celatiuam , fed ét illum qaalificats ess cft munus abfolu- tum. Ate:tam q. (eq. conftabit implicare entitatem perfeynam, quzclfentialitee — partim fit abíolutay & ad fe; partim rcla- tía1, X ad al.ud,quiatanc contrad;ctoría vcrificarenrac de ea,quod sth candzm fuá roaém formale , quatalis eftjeifet ad (e; & nonad (c, ad aliud, & nonad aliud, - $ Scorittz vcrà alia procedunt via, 'docent.n. illas celationes e(Te cranícen- dentalcs, quz pec plara vagantur. gezd:- catnena , qualis e relatio crcarürz ad Deam, pradicamentales veto , qui (pez ciale contlitaant predicamentum, vc pa- ternitas,(imilicudo, Xc.ita Tat. & Fab. loc c t. & Lichec.2.d.1.q. $. $ "Nwncfol- — uend 1,qui proinde aduertant n9 0moem relationei (andamento realiter ideacifi- €atam ede ccanfcenidentalein, n23; € con- tta omae rraafceadentalem etf (abic- cto realiter eandem ;. fundaatac autein in dicto Do&oris 1.d.1. q-5. in fol. ad 1. prin. vbi ex eo docet creacioaem elfe ce« lationem tranícendencem, quia conuenit enti , antequam in genera delcendar, & ommce , quo4 conuenit enct in tali prioci- zate,cít canícendens , & non eft alicuius determinati genetis , vt ipfe prius docuit 1.d.8.4:4. N.& O.fequuatur plures exte ri, vnde f'olet.liic q. 1:non vocat relatio nes traafcendentales,nifi eas, quz ita (ane comauncs , vt prediceatar de. placib'is przdicamcatis, fic ctiain loquituc Suarez difp.cit.fe8t. 3. mum- 105: 7 Sed (an&, quxmais D3&. [oec cit. & &t 1.d.19. q.1. C. hoc igaitic itü felationis tran[cendeatis agnodm-ric, noatadi en hoc dixit cie paeci(u n , & adeq iatum Gades Bob 2 fà; * "TC" . T tr s€10 Dif VAI. De Pradicam. "t IM. NN "ficatom cius, alioquin quamplurimz re- lationes rebus vnius deterininat?: przdi- «amenti cócs, illifq; realiter identi carae, vt lunt omaes aptitadines , ac peculiares rerum inclinationes , qua ad illud przdi- camenium determinate l'peGant, in quo rcs ille inaeniantur;ab hoc membro ex- cluderentur , & pradicamécales dici de berent, tamen falfum ett .quia pet rcla tionem przdicamentalem intelligi folet, quz quaritüconítituit przd camentü aat faltim vnam ex al;js fex . Coníe teat, quia pet hác diuifioné a juaté. diuid:- tut relatio realis, avt quzlibet (ub alte- £0 iftorum membrorum debeat ncccifa- £io contineri. -6 Vt igitur relationis tran(cendencal's adaquatam róncm a (fi gnemus in coxa fua latitudine, inucftigandum eft, in quo có- fiftat ró relationis przdicamentalis, hinc - efi. facilc erit deducere rónem tranfcédé- talis, quz illi opponitur ; plané Do. cit. 2d.1.q. $. diferté docet illas cffe relatio- nes quescupcdien quz fuis accidunt fundamentis, ac projnde ab cis feparabi- les (unt; ergo e contra ill erunt tranfcé- te HÀ eis nó accidunt, (ed fant idé , monquidcm effentialiter (quia hoc iinpli- €at,vt dicemus) (cd rcaliter,fiue ifta (int aGuales , fiuc aptitudinales , ac proinde funt ab cis proríus infeparabiles. Ex qua doctrina colligitur ratio, quarc relationes prioris ordinis dicátur pra dicamentales, tzranfcendéiales veró ordinis poítetioris , uia .n.illz rebas omninó accidunt ,acci- it .n. huic albo effe iili fimile, Petro cf- fe Gilium,vcl patrem Pauli , hinc peculiare genus accidentis conftituere debent ; at Quia rclationes pofterioris ordinis, vt re- Jatio crcaturz ad Deum , materiz ad for- mi tcaa(cendüc ; X quafi peruadant ipsá rei entitatem, peculiare genus accidenris nó collituant, fed per reductioné (pe&át ad przdicaméta rerü quibus realiter 1dC^ ificaue ponuntur; quamus crgo quzdam aRElaciones peciali quodà titulo tranfcen- dentales dicantur, quia nimirum enti có- ueaiunt priu(qua in decé predic. deícen- dat, X ideó pec oia illa vagantur , adhuc th & iflz , & omnes aliz tundamécis rca- Meer idéaücaiz dicuntur ccan(cédenzatcs S) - ^ S y " ? i ddbudas Aden. a ] cageneraliratione, quardusperidemi: — tat eee eh imp ipe dunt enritaté fundamétorum fuot itayt enera/im loquendo omnisrelatio tran-. cenden:alis (it realiter idem cum fundz- mento ,& é contra , & rarfus omars prie- dicamentalis accidat fundamento, & & contra,ita cx noftris a(fignauit di(ccimen mter has celaciones Mair,t.d. 19.q.1.ar.3* & Io. de Mag. hic q. 1. dub. 3. vbi dant talem regalam, Omnis relatio, quz nó cft realiter dittiactià fao fundamento , cít ex le tranfcendeas , quia oinais. relatio, quz eft dirc&é in genere relationis vel in aliquo aliorum fex vltimorü przdic.cft accidens realiter à (ao fundamento di- ftin&um ; relatio autem, qua eít cadem cum fuo fundamento , non eítaccidens fibi , ergo talisrelatio non erit. przdica- mentalis , quare relinquitur , quód erit tcan(cendens hzc illi ; idem [entit Zecb. $.Met.q. 17. $. Propter tertium, & Baí- fol.1.d.30.q.t.ad5.prin.&Ponciushic.7Deindealiaprzcipuarelationisdiai(10tradifoletinrelatonemsmefse,&fecundumdici,.quamman:feftéafigaauitArift.c.deidaliquid,nonquidemdeipfarelationeinab(Ira&o,fedderelatiuisinconcteto,&reucrahocmodoaffignaridcbet,tumquiaficeamAcift.indicauit;tumquiaexeorumdifcrimineipeebancdiuitionéapolicarinonpo€erelationibusipfismabftra&o,fedtantuminconcreto,vtaliafiacrclatiua.fecundamefse,alia(ccundüdici,quamuisaucemomaeshuiu(modidiuiionemrecipiant,nontamenomnescodemmodocom)&ciusmembradiftinguunt,homittzcit.pucant.hancdiurfionemcoinciderecumprzcedenti,&idcrelatiua$13.c(seconfuaduntcumprzdicamentalibus,relatiua fecüdum dici cü trà- fcendcatalious . Sed imineritó; tum quia fcuftra a(fi gaaretur hzc diuiiio, vt ditin- &a ab illa; cam quia relatiua tranfcendé- tia císent.aliter depeadent à. fuis termie nis,& correlatiuis noa minus; d predica- métalia, ergo vel inagis vel eué relatua.— $rh efse vocari debat; tádei ti hoc veri ciset, ita eisentialrer refercctur creatura ad Dcü ; vc ala ad alatum, naim ala, vt ait Ad(t. | : ! Quafi... De Relatione Pradicam. éovTranfeend. | 621. Arif. íntex.refertur ad allatum sm dici, Neotherici quáplures opinantur hanc diui onem coincidere cü d:uitione rela- tionis inrealem, & rationis, vnde relati- ua sif (fc confundunt cum telatiuis r ea- libus, rclaciua fecundü dici cum relariuis rationis ; à qua. explicatione parü differt aliaquam tradi: Fonf.cit. Vafq. 1.p. difp. 173.0. 13. Conimb. bic q.1. & Faber cit. quod rclatiua fecundü ede (unr illa , quae veré à parte rei ad. aliud cefcruntur ; fiuc pradicamentaliter, (iue tran(cendentali- ter, relatiua vcró [ecundum dici;quz non veré, (ed vocetantum, & fecundü loqué- di modum referuntur ad aliud , vtala ad alacam, quod exemplü attulit Arift. Scd neutra explicatio recipi debet , non pri- ma; tum quia fruftra affignaretur hac diuiiio , velut diftin&ta à diurione in rea- lem, & rationis; tum quia rclationcs ro- nis Cópatari debent inter relationes fe- cundum cfic,nam füo modo non (olü di- cuntur ,fed ctiam funt ad aliud . Neq; fe- cunda;quia Arift.inter telatiua fccundum dici quzdam enumerat, qua veré dicunt relationem ad aliud ,vt fenfum, (ci&uiam, &c.ergo non omnia relatiua fecundü di- ci calia tunt fn vocem tantum, nequc hac rationc relatiua srh dici appellantur , fcd potius quia accidentaliter, ac denomina. tiué (unt relata ad. differentiam relati-uorumfecundumcfle,que(untrelatiuaeiTentialiter,vtmoxexplicabimus.Aljexplicátillaefferelaiuafecundüdici,quaciiveréabfolutaiincfolüapparcntiambabentrelatinorum,vndenódi.cunturrelatiua,quiaordiiemdicantadaliudverum,vclfi&tum,fedporius,quiaaliareferunturad.ipfa;ita(cibilediciturrclatiuumad(cientiam,nonquiaordinéaliquem habcat ad (cientia,(ed quia fcien - tia refertur ad ipfum fcibile; relatiua vero fecundum effe illa vocant, qua habent re- i ad aliud vcram , vel f: é&am. Sed hgc potius ett explicatio alterius diuitio- nisyqua relatiua diuidi (olent in mutua, & non mutua, vt illa dican.ur, qua adicuice rcciprocé reférunur reali relatione , ifta vetb non ; Ícd vnum dicitur ad aliud re- ferr1y quatenus illud ad ipsü retcrcur, (eu r1erinat rclotoncm alterius. cxiremi » * c Logica, Accedit Ariftor, non fcibile, fed ipfam fcientiam, neq; fenübile, (ed (eníum in- ter relatiua connumerati, ergo przdicta explicatio non eft, ad Arift. mentem . 8 Melius ergo lic diftinguuntur;ac ad Aritt.mencem , g relatiua [ecandum effe fint illa, qua süc effentialiter relatiua ita vt corug ctientia fit ad aliud (e babereg telatiua veró fecundum dici,qua relatiua $üt accidéntaliter tantü,& denominatiués ' formaliter veró , & effencialiter (unt abs foluta ; ita exponunt oés Scotiftz hic Io. de Mag. Orbel. Tatar. Mair. loc. cit. Baf- fol. 1.d.36.q.1 art.1. in fine, qua de cauía " Do&ot q. 16.przdicam.hac vocat zqui- uocé relatiaa; & colligitur hoc difcrimen ex ipío Ariít.qui prima definitione com ple&ens relatiua oia fecundü dici multa enumerat abtoluta partes fübftantiz ; vt manus, caput; &c. habitum»fen(um,fcien tiam;quz plané ad alia [pectant pra. dica- menta , neque in hoc reponi poflunt , nifi denominatiué , quatenusnempe relatio- ncs aliquas fundat, eo modo; quo Petrus albus sm albedinem denominatimé ponit in przdic. qnalitatis ; at fecunda definie tione explicans fola relariua fecundü effe enumerat duplum, & dimidiü, mclius, & pe us, & alia buiufmodi, quz plane omn nia sip corü etienua ad aliud referuntur, u" nihil prater ordiné ad aliud de ipfis t maliter acceptis intelligere poffimuss fic pater refertur ad filium  feruus ad do- minü , quia fub rónc patris aliud intelli« gere nequimus ; nifi quod ad filiü refer- turjlicét fundamétaliter,& cónotatiué ea róne,qua accidens cocrerg eft, (abictum infinuct; & hanc esplicationem videtur fequi Tolet, cit. Vnum tamcn circa hoc Doéct.aducttit quo]. 13.ad 1: princ. & cü co Tatar. hic not. 2. ncccílarium eíle ad relatiuum sm dici , quod importet abíoe lutum , & relationem (ub eodem noinine annexá,quod paet in ipío nomine fciene tig,quod impofitü eft.nó folum ad fignis ficandá qualitatem intellectui inbzreaté verum ét cclationem ad. obic&tum fci illi annexam, & totum hoc aggregati fi» gnificaiur per illud nomen, licét «ni prie matió,& aliud fecundatio ; idem patet de nomine manus, capitis, & aliarum paru ' S Bbb 3 14 FE EB Rida, €21 fubftátiz,dc quib. exéplificat Arift. qua- re^res omncs abíolutz per nomenabío. Jutum importatz relatiua fccundum di« €i noh erunt , &fi actualiter relauonem aliquam fundarent, fed (olum quàdo de- fiznàtar nomine non purcabíoluto , fed €órnotante relationem ad aliud . Dc bac diuifione fuse agunt Auerfa jus. Logs fcét. 3. Amic. trac. 15- q. 1. dub. 2. vbi alios inutiles modos rcfetunt ; qui fadle ex dictis rcfel'untur . : Qv &STIO IL Qualis, Cr quanta. fit identites relatio- , man tran|cendentalium cum rebus. | 9 'Y) Elationes tranfcendentales cü ree ' bus idétificari diximus q«praced, imó ex hoc capite aufpicati (amus diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignatü difcrimen,& ipfana tura rclationü :ranfcédenialiüs quaerimus in przfenti qualis, & quàáia fit talis1den- títàs; vt «n. ibi innuimus , Thomiítz , ac Wcotherici paíIim (upportunt huiufmodi relationes rebusidétificari, non folü rea- liter,fcd etià tormaliter, & quidditatiué , vnde cócludunt rclationé trancendenta- léà fundamen:o fuo nullo prorfus modo «x natura rei formaliter difliagui ; fed c(le penitus cádcem entitatem abíolutá funda- anéti,quz nó cfk pure abfoluta,(ed in ipío iikinl ecc conccpurincludit ordinem ad aliud, ita qp (ine taliordiae c(Teniialiter & quidditatiné neveat imelligi& vitro fateàtuc imentibus creatis nullum clfeita abiolutüm , quin im. fua effenuia mncludat aliquem trantcendentalé reípectü, (aisim enus ctLens per. participationem per »cellentialter pendens ab ente per eí- fentià; quis .n. actualis dependencia ctdet relatio cximatura tci à ctcatura diftincta, tpritudinalis tamen formali (Iimé cà ipfa cveatürz entitas ; addüt etin reb. quam- plutiais ab alijs m aliquo per fe penden- tibus fpcciales relationes ttáfcendétales ihcludi; ita inquiüt ip róne potenua or- dinem ad aétü cticncisliter ibibi , & in tOuéc ai us ordiné ad obicciá, & in róuc ^ qaciscitentiaiier iacópleur ordinco-ad. «dependentia apritadmali ad (ubüan "alim co » vt funt materia; & for- ) * , -Difput. VII, De Pradicam-sefpeBliuis. ^ ma & icisrmükis lij; -. hoc eft prin-- cipium metaph iini icol bicationeni non moucant , (cd is materijs velut indabitarum.acs — cipiant; ita Suarez difp.47. cit.ícók. 5.mu. 12. cam Caiet. loc, iam cit, ] Scotiftie veró é contrà licet cócedant identitatem realem harü relationum cü rebuscü eorum DoG.z, d. 1.35. $. 4d qua[lionem ifl am,& 4.d.12.q-1.F.negat tamé cóflanter formalé , & e(fentialé cü codém ibid. & quol. 1 1.art 4.X quol. 13. art.3.& alibi frequenter,vnde eft princi» pium Metaphyfíicum in noftraSchola s nullum prorfasrefpectum indudi incó« — — ceptru quidditatiuo ab(oluti ; & quia hie quotus eft quam maxime neceflarius in rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideb- diligenterett hicexaminandus — 5 19 Dicimus 1.relationcs tran(céden- tales rebus realiter identi ia Doc ifl, & citn m veddmer wis quidam scotiftz cit. d. przc.quafe — hotrelaciones à rete res diia dep s vocent tranfcendentales,eo quia per plus ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz cóis eft no- uem generibuscercü tamen eft in sétéria Do&toris hác,& cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiue carceris conuenire, & itaidocet ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4. 1. $..4d qu&fl ionem D. & ideo formaliter, & quidditauu? he relationes ccüt pradi- camentales , quia perfe funt deterininatdd —— generis,& folüm denominatiué tan(cen- dentales , quatenus denoininzre potfu res aliorum generü,& ideó eft queftio de folo noie. Noftra át Cócl.procedit de "i lacionibus veré, & pcr (e tran(cendental bus, & folidé probauur à Do&- in 1. loc, cit.hoc modo; Ois lla relatio eft realiter. — identifi cata cü funJamento, fioc qua fua damétum cffe implicat ab ;ntrinfeco , fed nulla rcs, etià de potentia. Dei abfolata , cfle pót rine ordine, quem dicit tranfcen- 'décaliter ad aliá , vt creatura finerelattgs — -— '&e dependentig ad Dcum , accidens fii matctiá (inc ordincad formam ; & f e dijs ergo tc minos patetex differé&ia , quam priced. quzft. affignauimus inter relationes tráfcendentales, & przdicamé tales, hzc .n. rebus accidunt , & poflunt adeffe,& abcife preter earam corruptio- nem, vt paret de (iailitudine, paternita- te;&c.attranfcédenralesminim,(edcáipfareincipiunt,&definür;Maiorprob.àScoto,quiaintrinfecaimpoffibilitas(eparationisduorumextriplicicapiteproCederepór,relquiafuntfimulnatura,vtcftdeduobusrelatiuis,velquiavnumcftprius,àquoeffentialiterdeppottcfius,rónecuiusdependentiznequiteffefincco,vteftdetotophy(ico,acciuspartibus,velquiafuntidemrealiter,yndepo*fteainfertineodem2.d.2.9.2.$.Centraiftud,illud,quodtieffetdittinctüabaliquo,effetpotteriuseonaturaliter;necefzfarióeffeidemilli;(iimpoffibilee(t.illudaliudeffetineifto,&quodmhil.tcaliterdiftinétüabalio,(imequonequite(lcfiniecontradi&ione;eftpriusco,fedcftpofteriusnaturaliter,vel(ímulinaturacumeo;fedfandamétüaeceffariócftpriusnaturaipfarelationefundata,ergofifundamétünonpoteftcffe(inetalirelatione,&hocimplicatabintrinfeco,ideritvciqueobidentitatemrealemcáea,quianunquamimplicatabintrinfecopriusfeparar1àofteriori,nifiobidentitatemrealem,vtConftatdefübie&o;&propriapaffione.1:Cofultóaütin1llamaioriaddimusabintrinfeco,quiatitalism(eparabilitasfolumabextrin(ecoprocedit,noninfertrealemidentitateuiintercadficiníepatabilia dicuntur, ita monet Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo, quod sm Philcfophü implicat efic ti- | he motu, nccob id fequitur realis identt- tas intet illa.ga talisimpo(libilitas no p- uenitab incrinfeco , & ex ^natura ipiius | Corli,(ed à cau(a extrinfeca .i. ab Iatelli- "itia necesario Lene mouéte; eit ét exemplü de partibus vhicis, qua süt prio- FA NMBMI pof coc me co, X tamé diftingauntur reatiter ab co. ex Do&t. 7. d. 2.q.2. quia talís impoflibilitas no pro- uenit ex abfoluta earü enticate, ed ab al1- We oro UMANE CMUUCKMUMPSMY T. PERTENECER aueaememnEEPEUPNGouue Sp -€ » dns. extrinfeco, népe ex carü eni'oncsquz s accidi & qua Ítta nequeunt nó & LC PE. Quafi. T Deident. velat. feapfeend.cum fünd. — 623 caufare totít y cá fintcaufe intrinfcce ,v-- notat Lichet.2.d.12:qi24 pót ctiá « £c exemplü de veritate. propolitionü necc(- fariarü,;& cérinzenti, nam COci es nequcunt eíse (ine illa;fappolito.Dei dc - creto;nec proinde hne enar di quia talis inteparabilitas prouenit; ab cx- trinfeco f, ex Dei deccero, & contra in neceísarijs veritas c( illis realiter identi, ficata,quía nequeunt efse fine illa ex cari natura, & ab intrinfeco. [n propotito aüc incópoflibiliias eísendi creaturam ab(a; dependentia ad Dcà e(t ex rationc intrin (eca ciusy(ic etiam incópoflibilitas e(sens di accidensfinedependentiaad(übie&um,&iohz,(mileía;alizrelationesrealiterfundamentís:identificantur.Hictamenaduertendáücft,illamScorimax'máproenmaioriaísumptaminargumentoàScodiftiscoiterficv(urpari,OfsrelatioychiusfendamentorepugnatefJe,finetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucs patitur infa» tias, primo n. fal(avrdetur de omat cc- fpeétaaptitudinali,q01a fundamentü cu, iufcanque talis poc exiftece fine actuali exiftétia termini,vt homo line ri(u, X ta. mcn rifibilitas et cum homine re licec cadem & quilibet talisrefpectas.cü fuo fundamento; Deindc hamanitas a Veroo atlamptanon pór eise inrerum natüra , quin eciam V erbü éxiftar , & camen vaio hypottatica nó eft ci realiter identifica. tà ,quas inftantias Vallo toluece aidicac trac. Formal. in explic. diuilionis entis in dcpendens ,& iadependens ;.(ed m«lius cit propolitionem aísuimere , vt ponitur -à Doct.loc.cit. in2.i 3.d.1. q«1. ks 4 d. 1 2:q. 1. I & alibi, quód. neape relario omnis cft cadem fandamento ; íi ne;]ua fundamentum implicat e(se ab intrin(es co , irat. impoflibilias (eparationis à fundamento (ic ipfius rien A fumpta ceísat omnis dubitatio y vt rect notat Gadiusno(ter quol.19. 5 5s 12 Contrá hanc Cócl.ob;jcics, hiac (ce quiomnia entia müdi e(se rclatuni, quod. vclati maximü incoucnicas intulit Aci(l, 4. Met. córra alscrentes omnes rerü veri» tatc$ eíse apparentes : i/rob.feq. quia 01a enia dicunt dependentiam ad Deü. Tum Bbb 4  a«x 621 fübftátiz,dc quib. exéplificat Arift. qua- re'res omncs abfolute per nomcnabío. Jutum importatz relatiua fecundum di €i noh erunt , éfi actualiter relationem aliquam fundarent, (cd fojum quàdo dc- fiznatot nomine non parcabfoluto , fed córnotantc relationem ad aliud . "s bac diuifione fusó agunt Auería q. 19. Log. fect. 5. Atmic. fn ue ies ry 6» 1 vii alios inutiles modos rcfetunt , qui facile ex dictis rcfel'untur . n2 Qv &STIO IL Qualis, C quanta fi identit«s relatio- , Aun tranjcendentalium cum vebus. : g Y) Elationes tranfcendentalcs cü re» t EX bus idétificari diximus q. praeced, jmó cx hoc capite aufpicati amus diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignarü difcrimeny& ipfana. turarclationü vanícedentaliüs quaerimus in przíenti qualis, & quáia fit talis 1den- titas; Vt «n. ibi innuimus , Thomiftz , ac Ncotherici paíIim (upportnt huiufmodi relationes rebusidéuficari, non folü rea» liter,fed exià tormaliter,& quidditatiué , vnde cócludunr relationé tranícendenta- lé à fundamento füo nullo prorí(us modo «x natura rei formaliter diftingui ; fed c(le pénitus cádem entitatem abíolutà funda- ique nó eft pure abíolutay(ed in ipío intrin(eco conccpurincludit ordinem ad ita qp inetaliordiae c(Tcnialiter , & quidditatiue nequeat intelligi; & vitro fatentur im entibus creatis nullum clfeita tüm , quin m- fua effenia includat aliquem trantcendentalé rc(pectà, faitim enus ettens per. participationem per »& efienuaimer pendens ab ente. per cí- — fentia quis n. actualis dependencia cflet relatio cx natura tcj à cteatura diftindta, tpritudinalis tamen formali (Timé cá ipfa cveatbre entitas ; addüt étin reb. quam- pluriais ab alijs m aliquo pet fc penden- Wbus fpcciales relationes trá(cendétales ihcludi; ita inquiüt in rónc potentia or- "dinem ad 2&u ctic ncisliter uimbibi , & in tOnc adt us ordiné ad obicdli , & in rGac pacis citentiaiter iacópleug oidineo- ad "alim cópartem et (unt matetia & tor- Difput. VH De Pradicam.vefpeHlinis. ma,& fic inmultis alijs ; &. hoc eft prin-. cipium metaphyficum apud ipfos ita cói calculo receptum,vt dc hoc fpecialem da. birationeni non moucant , (ed vbiquein fingulis materijs velut indubitatum ac« cipiant; ita Suarez diíp.47. cit.ícók. 5.ntr. 12. cam Caier. loc. iam cit, | Scotiftie veró é contrà , licét cócedant identitatem realem harü relationum cü tebus ci corum Do&.z. d. 1.3.5. $. 4d qua (lionem ifl amy& 4.d.12.q. 1.F.negát tamé cóflanter formalé , & cífentialé cü codém ibid.& quol. 1 1.art, 4. X quol. 13. art.3.& alib! frequenter,vnde rtincie pium-Meraphyficum : noftra la nullum prorfus refpeétum includi in có- ceptu quidditatiuo ab(oluti ; & quia hic puo&us eft qam maximé neceflarius in rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideo diligenterett hicexaminandus.: — « 19 Dicimus 1.relationcs tranf tales rebus realiter identificati.Irta Doc Citin 2. hanc cócedüt ocs Thomiftz, &€ uis quidam scotiftz cit. q. prac. quaf- am relaciones à rebus realiter diftin&as vocent tranfcendentales,co quia per plus ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz cóis eft no- uem generibuscercü tamen eft in séteria Do&oris hic,& cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiué caeceris conuenire, & itaidocct ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4.1. $..4d br ida D. & ide? formaliter, & quidditauu? he relationes ccüt prardi- camentales , quia per (e (unc deterininaci generis,& folum denominatiué tran(cen- dentales , quatenus denoininzre. po(funt res altorutn generü,& ide eft quxttio de folo noic.Noftra &t Cócl.procedn dc re lacionibus veré, & pcr (etranfcendenta!i- bus, & folidé probatur à Do&. in 2. loc, cit.hoc modo: Ois- lla relatio eft realiter identificata cü fundamento, fioe qua fua damétum cffe implicat ab ;ntr;nfeco , (ed nulla res, etià de porentia. Dci abíolata , cíle pót tine ordine, quem dicit cranfcen- :décaliter ad aliá , vt creatura fine relatio- "e dependentig ad Dcum , accidens (ine "dependenia apritadinali ad (ubüanriam, "mátctià fine ordinc ad formam ; pora ^ "2 c" elena d s E [ ( ] SABES 1 : : 1 | [ ( [ ! 1 : [ A n LI » dd J jÓ  preeced. quz ft. affigasuimus inter : Bouger tráfcendentales, & przdicamé . tàles, hzc .n. rebus accidunt , & poffunt adeffe,& abetfe preter eatum corruptio fiem, vt paret de fi alitudine, patetnita- te; &c. át cranfcédenrales minimé, fed cü ipfa rc incipiunt,& de(inüt; Maior prob. à Scoto, quia intrin(eca impo fibilitas fe- parationis duorum ex triplici capite pro- cedere pót, el quia fünt fimul natura , vt eft de duobus relariuis, vel quia vnum eft prius, à quo effentialiter dep pettc- tius , tóne cuius dependentiz nequit effc fine co,vt eft de toto phyfico, ac cius par tibus,vel quia funt idem realiter,y nde po* ftea infert in eodem 2.d.2.9.2.$. Contra iftud, illud; quod ti effet dittinctüab ali- , effet potteriuseo naturaliter, necefz farió effe idem lli, (i impoflibile e(t illud aliud effe fine ifto , & quod mhil tcaliter diftín&tü ab alio, (ime quo ncquit e(e-tinie Contradi &ione;cít cà co;fed cít poft. rius nataralicer, vel (rmul.natura cum eo; fed fundamécü neceffarió cít- prias natura ipfa relatione fundata, ergo fi fundamétü non poteft cífe fine tali rclaione , & hoc implicat ab intrinfeco , id erit vcique ob identitatem realem cá ea. , quia nunquam implicat ab inrrinfeco prius feparar1 à ofteriori, nifi ob identitatem realem vt ab intrinfeco, quia ti talis mfeparabilitas ab extriníeco procedit , n«n infert tealem identitateui inter cad (c inlepa- tabilia dicuntur, ita monet Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo, quod si Phiicfophü implicat efic ti- hie motu, necob id fequitur realis identi- tas inte? illa.g talisimpotlibilitas no ,p- üenitab intrin(eco , & ex nacura ipiius Corli,fed à caufa extriníeca .i. ab fatelli- gentia neceísarió Coelum mouéte; ett ét cxemplü de partibus vhiuis,qua süt prio- : pofsüt e(se tine co , & camé iuntur realiter ab eo. ex Do&t. 3. .d.2.q.2. E impoflibilitas nó pro- ." Utmitexabíoluta earü cnticate, (ed ab ali- DN T extrinfeco, népe ex carü énioncsquz À Jaume qua fttà nequeunt nó I: ro 6 &c. minor patetex differéia , -à Doct.loc.cit. ini2.i& 3.d.1. q«i. k. Quafi. TE Deident. velar. franftend.cumfünd. | 625 cau(are toti , cá fintcaufe intrin(zce , v-- notat Lichet.2.d.12:q:2$ pot ctiá «ff. exemplü de veritate propolitionü nece(- fatiarü,;& céringenti, nam cócingentes ncqucunt císe (ine illa;fappoltito Dei dc- creto;nec proinde Bree e s Tg quia talis inteparabilitas prouenit; ab cx. trinfeco.f, ex Dci deccero, & é contra, neceísatijs veritas c( illis realiter identi- ficata;quía nequeunt efse (ine «la ex ear natura, & ab intrinfeco. [n propotito ac incópoflibiliias císendi creaturam abfq; dependentia ad Deà e(t ex ratione intrin (eca cius, ic etiam incópoffibilitase(sen, di accidens fine dependentia ad (übie- &um, &10 hz  timilcíq; aliz relationes realiter fundamentis: identi ficantur . Hictamen aduertendü cft, illamSco:tmax'nmáproemaioriaísumpraminargumentoàScoriftiscóiter(icv(urpari,Osrelatioycuiusfandamentorepugnatefe,fmetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucspatiturin(tá»tias,primo.n.fal(avideturdeomuicc(pcétaaptitudinali,quiafandameptücu,iufcanquetalispocexiftecefineactualiexiftétiarermiai,vthomofinerifuyXtamenrifibiliraseftcumhominereLicecadem;&quilibettalisrefpectus.cü(uafundamento;DeindchamanitasaVerooatiumptanonpóteíscinrerumnatüra,qumeciamVerbüéxiftar,&tamen;vaiohypottaticanóeftcirealiteridentifica.tà,quasinftanriasVallotolueceaidicactrac.Formal.inexplic.diuilionisentisindcpendens,&independens;.(edm«luscitpcopolitionemaísuimere,vtpoaitur&d.12:q.1.I.&alibi,quód.nempeudomniscftcademfandamento;(ine;]uafundamentamimplicate(seabintrinie€o,itavt.impoflibiliiasepiscfundamentofixipfiusrclationisyüc.n.fumptaceisatomnisdubitatioy.vtrectenotatGadiusno(terquol;19...(s12ContráhancCócl.ob;jcies,hiac(c»quiomniaentiamüdie(serclatuni,quad.vclatimaximiincoucnieusintolitAcl,4.Met.cócraalscrentesomnesreruvertetateseiseapparentes:i/rob.[eq.quia01aentiadicuntdependentiamadDcu.TumBbb4aex$142:exAug.$.deTrin.c.5.increaturis,quicquidnonsrifübftantiamdicitur,tevtsriaccidésdicatue,&infrac.16.apertàdocetrelationem oém in creaturis effe accidens , düait illa effe accidentia rela- tiua, quz cum aliqua mutatione rerum , de quibus dicuntur, accidunt, ex quo de- ducit ctiam relationem creaturz ad Deü cíIc accidens , etiam expreffius do- «ct in fine cap. . hoiuímodi relatio - ncs fpe&ant ad predicamentáü relationis, ergo accidunt rebus , Prob. affum ptum , uta relationes iftz (unt relationes fecun efle , ex quibus przdicamencü rela- tionis con(tituitur, & omninó competit fecunda relatiuorü definitio tradita ab Ari(t. quia corum effe cít ad aliud efien- tialiter (e habere. Tum 4.relatio tran(ce- denialis effentialiter pendetiab extremis, ergo rcaliter à fundamento di(tinguitur , quia dependentia effentialis (emper in- Ker. diftin&ionem realem inter depen- dens , & terminum dependentiz , Refp. Do&or inconueniens cffe pm fere ota ad aliquid formaliter, & quiddi- tatiué, vt aflerebat opinio ibiab Ari(t.re- ic&ta,non tamen realiter , & identicé. Ad 2. concedit relationes in creaturis c(Ie |.» accidentia, (i fant ad illa, ad quz c(sétia- liter non dependent, at fi (unt ad illa, ac. cidentia non funt, nifi fumendo accidens E extraneo à quidditate rei , & in hoc en(ü ait Aug. (ümere accidens , cum re- lationem creaturz ad Deum vocat acci- dens, g é dicit cfle motabile; non tamen mancnte fundamento ,ícd per mutationé etiam ipfius fundamenti. Ad 5.neg.aísü- ptum ordo .n effentialis rerí ad fuos ter-- fnínos ponitur-per cedué&tionem in pra- dicam. ipfatum rerum ; ad prob.dicimus , non quaícunque relationes sin c(le con. ftituece przd;cam. relationis, & ibi dcfi- nici fcd illas ui , quz rebus accidunt qua- lesnoníunt tran(cen dentales. Ad 4.rela- tio tran(cendentalis dicitur cfTentialiter dere à fundamento,eo modo quo paf dicitur. penderc à fubie&o ; quatenus nempe cft fibi cófubflantialis,& realiter identificata , proprie tamen dici nequit €Gentialitcr dependere , quia non cft ab £9 raliter, & phyficécauíata, Difj. IIT. De "Pradicam. tefpetiuis. 13 Dicimus 2.relationem ttanfcendé- talem formaliter diftingui à fundamen- to fuo abfoluto, ita vt nó intrat cóceptum formalem,& quidditatiuum eius;ita Do- &or loc.cit.przfertim in 2. qué (eq.Smi- glec.difp. 10. q.8.Log.q» probat ui au&o. ritate allata Arift.4. Met. vbi contra Hc- raclic. & Cratl. córendentes veritates re- rum effe apparentes infert vt ab(urdü, gy oia effent ad aliquid, non inconuenit aüt oía effe ad aliquid identicé ,& realiter,vt modó probatum eft , ergo formaliter, & quidditatiué,ait Doctor; Tumau&orit. Aug.7.de Trin.c. 2. dum ait.omne, quod relatiué dicitur , effe aliquid excepto rc- latiuo , fundamentum relation:s cít aliqua entitas formaliter no incladens ;1- lam relationem;quá fundat;arq; ideó cü primum , & principale tundumcenrum re- lationis fit aliquid ab(olutum , hoc vti q$ iter non includet relationem fun- datá. Tum quia id apparet in rclacionib, diuinis , vbi e(t maxima identitzs in f; n- damento , & tamen fundamenti non ctl formaliter relatio,quia tunc nó eflet per» fc&ie formaliter infinita. Tum quiatüc in definitione hominis,equi, lapidis, & c. poni deberet relatio depedenue ad Deü, quia definitio quidditatiua có.inct, quic- Me eit de e(encia defniti , & unc quo efinitum ncquit quidditatiué intcll gi Tum tandem róne à. priori , qua pa(Iim vtuntur Scotiflz , realitas rclationis non includit formaliter realitarem abfolati , neque é contrà , ergo neceflarió fimpli- citer entitas abfoluta formaliter di(tin- guicur à relatiua, Prob. a(ífumptum, quia entitas abfoluta, v: fic , cft formaliter ad fe, relatiua vt lic eit formaliter ad aliud , ergo voa non includitur in conceptu for» mali, & praciío alterius,al;oqu:n eadcm cin entitas per eüdem formal;(Timé có- ceptum cflet fimul ad fc,& non ad fe, ad aliud,& non ad aliud , q» impl;cat . Prob. tt gm ca róne, qua cft ad (e;non cít ad aliud;& caróne,qua cft ad aliud, non cft ad fc. Re(p. argum.probare folum de re- fpc&u predicamcncali,g non tit de cone ccptu abioluti , non aüt dc tranícenden- tali. Contrà, arsumentum quantü ad hoc &qué probat dc vtroque & otledit 2 rd - tà - * ue. , Quaft IT. De idem. velaticn.tranfcend.eumfund.. 62$ talis tes in (no per fe conceptu contradi- &oria clauderet,ex com. quod cft rcs ab folnta,ef formaliter, & quidditatiud ad fc,nó ad aliud,& ex eo , quod formaliter includit refpe&ü, ctt formaliter ad aliud, non ad fc, ergo sm eundé cóceptü forma- lem; qui ei conuenirct, inquátü «ale ens, effet ad (c,& nó ad fe, ad aliud, & non ad aliud ; & fané parum rcfert ad contradi- &ioné euítádà,quod (it ad aliud pradica- fnentaliter ,vel tranfcendentaliter,quia v- traque rclatio e(fentialiter e(t. habitudo ad aliud, & íolum in hoc differunt , quód vna accidit meré (o fundamento, nó àl- 'teraj tum quia vt bene arguit Datíol, 1..d. 12.Q.1.6.Contra tertium modum , abío - lutam,& refpectiuum diuidüt totam lati tudinem,antequáinprzdicamentadcícendat,ergoprz(cindendoetiamàccfpetupredicamentali,te(pectiuumnequitcoinciderecumabíolutoquantumadconceptusquidditatiuos14Refp.nullàfequicótradictionem,quodeadéresfitimulabfoluta,&relatiuatranfcendentaliter,quiaincarehoitóncsad(c,adaliud(unt&zabmapervnicam,&vlrimàdifferentià(pecificam,ergo,àquibusprzdicatacontradioria(umaptur,itanequeuntduoconceptuspartialesilliscotrcfpondentesintegcarevnàtotaléfpecificumitaquodcademressm(uanronem(pccificá,quavnicacít,fitadfe,&uonad(e,adaliud,&aonadaliud,Reíp.aliqui,quodrelatiotrá(cédésn&opponitureüeab(sluto,(cdrant«metféintranfcendcati,atqueiócoceptücntisabbac(olaopponitucabfoluto,purusce(pe&us.Contra;quiacelacotranfcendcusduodicit,&rationemformal& tclationis , & ip(am traifcendentiá, quis igitur racione cranfcendentiz opponatut ellc iatcanfcendenti;tamen rónc relatio - nis opponitur etiam clTe abfoluto;& fal- fum ctt relationem pred icamétalé , qua- tenus przdicamentalis, opponi e(Te abfo luto qa vt (ic opponitur eife trá(cenden ti ; opponitur vcró efTe abfoluto, quate- inuicem, e(tó fint ambz deinregrocon- — nus relatio, inqua cói róne conuenit cum ceyxu illius rei ; & ideó non sih candem róné , fcd diner(as dicitor res 1]la. (imul , & (emcl rclatiua,& abfoluta.Contra, q.- uis ponantur formalitares di(tin&z , po- nuntur tàmcn vnum pcr fe concept in- tegrarc illiusrerquatcnus talis cft de iflo igitur vno pcr (e conceptu ,quem conítti- tüunt , quaritar an fit formaliter relaci- uus, vel ab(olutus,vel vtrumque ,& fi tcr- tium dicant, ecce ftatim 1mplicancià, nà licét fingule illz formalitates pattialcs fint diftin&z, tamen combinatz ponun tut efficere vnum per fe conceptum fimul relatiuam, & abíolutum; INeq; iuuat cum quibusdà recurrere ad conceptus diuer- fosinadzquatos ; quia hic loquimur de conceptu adzquato illius tei abfolute , q ponitur e(sécialiter imbibere tranfcen- deniualem rcfpectü & illà adzquaté con- ftituit in tali ipccie , & quarimus , an fit abfolutus , vel relatiuus ; vcl fimul vterq; & hoc vlcimum impugnamus, velut con- ccprum oinó inplicatoriam , quia quarli- bct res eft i0 vna dumtaxat fpccie atho- * 4. E "is - relatione tranfcédéti, & idcó quantü ad boc femper currit cadem paritas de vtra- que,v:de difp.z.Phyf.que(t.j.art. $..— 15$ Inoppof.obijc. t. inueniuntur res quz dà ex ,p»ria códitionc ità im pfc&te, vt carü e(sccia intrinfecá dicat jppottio- nem cum alijs, ad que cx natura [ua otdi* natur,fic accidentia rcferuncur ad (üblta tia habitus, & potentia ad obie&um , ad od ità referantur , vt illorü e(sétia , 8C (ftin&tio omnino iutclligi nequeat, nec uidé a Dco,& Angelis nifi p ordiné ad a*l.cét ergo a&us ad effentiá. potétiz nó ptineat,nec obiectü ad eisécià atus 5 - c unt rcs proríus intet fe d uct(z, tamem ordo ad ilia nece(farió, & c(cncioliter im bibitur in cis. Conf.nó pó',nec quidem ; Deo;cócipi a&us vitalis, vc à nó vital; die ftinguicur, nifi cum ordine intrinfeco ad princip:ü vitale, ergo talis ordo pertinet Omninó ad conceprü quiddiraunü . Rur- fus accidens realiter , & etlentialirer cft ens aptü igbarere fubftantiz , rio dicit ordincm inuaníccü ad tübItàcià,& quid» 08636 ^ Difp. PUt. DePredicamrefpeGluis, o dit:tiu? nequit concipi, & explicari , nifi p.talem ordiiem; q» cóftat ex ipfo nomi» nc accidentis,nà accidens eft vtiq; alicu- ius accidens, & qy accidit; alícui accidit ; qua de cauía accidens dicitür entis-ens 7: Met. cap. 2. Demum fi entitas creatus rz formaliter diftinguitut à relatione de: pendente , nec ineius é(Téntia includi- turjquerit vel vt fic eft à Dco dependens, vcl independens nó fecüidü ergo primü . Refp. neg.a(fampti, adprob.dicimus,fionideoaccidensdefiniripetfübie&ü,tehtiáperPu&a&tüperobiecti,uiahitermini,velhabitüdinesadipíos(diitiaillaruràrerum,&adconjuidditatiuamearum|pertineàr,cmapdececffentialisDed1ndefinitionecuiufcüq;ponitcumhzcnólicminuseffentialisalijs,vtdocetDoa*rin4.d.12.q.I.L.edratioeft,ializc,&aliahuiafmodiobimperfeeorüentitatemnóhabentperfe&üceptumquidditatiuü,&quietatiuum,nifiaddatürillud,adquodordinantur,ficformaAberandaccidentalis,fedetiamfubflaniialis,perfe&té nó exprimi- tur, & quietatiué , nifi infinuetur fobie- &um,cuius eft forma , vc notat Doctor ibidem; pót igitur accidens cGcipi,& de- finiri finc ordine ad fübie&tum,;fed hic nó erit«onceptus rei quietatiuus;fed tantum idditatinus,per quem perfe&é Deus , & forte ctiam A ngeli attingunt quiddita. tcm accidentis ab(oluti . Ob eandem ra- tionem, vcl potius ob affignatam à |Sco- to quol. 15. ad r.ptin.porentia nequit p- fc&é concipi, nifi p ordinem ad actum , & a&us, (eu operatio pcr ordiné ad obic- quiaf.cóiter voces linpotitz ad fi- gnifi candum operationes important relà tionem abfoluto anncxarn,quacé Tem oportet coiatelligere obiectum in rone termini, vndé (i vox pracisé imponere- tur ad fignificandam enritatem abíoluta, uz cít in epcratione, & per íe in gencre qualitatis, fignificatum illius vocis poffet intelligi non cointellige ndo obicétum in tóne termini. Hinc Doctor quol.cod fub H h. & 2.d. 24.3.1.in fol. 2.ài g.ait aucto ritatem Arift, a de Anim 33- poten — tamen ifta babitudo ad quácüque FN eit indwiitur per a/kus ,G* alfus per obie, 4, debcte intelligi extrinfecé,& manife, ftatiud,obiectoram.n.diftinctio manife- ftior e(t nobis di/timóbonzactuü, X di- ftin&o a&uü ditt n&ioncpotentiaru ny non auié intemfece, &etfenvialicer , quia fic propr'js d'fférerinjs abinuicem (ccer- nütur,quas vu;atungüc Deus,& angeli, 16 Ad Cont.ncg.atfamprásficur .n. ad habédut conceptum quidditatuuum ac« cidentis neceffaria non eft jiammó iaperti nens inhzcéntia aptitudinalis, fed (uffici attingere radicem talis aptitud'nis, fic in propofité ad- conceprum quidditatiuum a&us vitàlis non eft neceflarius talis or4 do,nec a&ualis,nec aptitudmalis, fed (uf- fiéit attingere differentiam abíolotà cxi« itiuam talis ordinis , & irà vniuerfaliter icéndum eft de quocun j; abfoluto dicé te ordinem tranfcendentalem ad aliud, q» ad eius conceptum qu:dditatiuü (pectat y nonordoille,(ed ratio abfoluta poftulans íllàm quomodo folent explicari omnipo tentia Deià Theologis , & alia attributa ad extra;non .n. dicendum elt has perfe- &iones in Dco includere relationes tran ' fcendentales ad creaturas, vt aliqui perpe tam arbitrantur ,quia eadem ratio , qua excludit à Deo relationes przdicamen- tales ad creaturas, excludit etià tranícene dentales , vt infra dicemus, ,. an Ad aliam accidens pót fumi duplici« ter, vt norat Do&t.ac.in 4.6./4d qonems vel formaliter , & pro pet fe fignificato nempe pro iplamet accideatalitace, & in- hzrenria accidentis , aut materialiter , & pro denominato ab ilta v. g. pro albedi- ne,primo modo vtiquc eft quid rclaiuü etfentialiter, quia eft ipiamet relatio ac- cidentalicatis,acinhzrenrig , & de acci- dente in hoc fen(u procedit argaimentü » nonautem fi accipiatur (ecunio modo . Dicitur aütaccidens etc ens , «qu'a cnus [edi qp ly quia noct caulaliratem ormalem , quafi formalisró entitac s in accidente (it inhiecere cali eni i. (ubtiá- tig, vnigerfaliter n. canfaturn à quacun- ue-cau(a its quocürue generc caufa cit illudyquod eít qa raliter enis. t. calis caus (& in tali genere,& ordinecautand! ; nec p E - "5. * pA eL T t. eftformale,vel effentiale in caufato, quia tünc nullum caufatü effet formaliter ab- folutum;ita exponit Do&.loc.cit.(ub G. Ad vit. entitas creature ab(oluta praci- sé, & fccüdü fe contiderata,neque c(l de- pédés; neq,indepédés formaliter,led eft dependens£andamen:alkter quia ip!i de- betur formnalisdependenzia , (icit homo formaliter , nec cít r:íi5.Irs,nec non cif - bilis in primo modo d: cadi per fe y. fed tantum radicaliter , qi1acenus inlecundo ^  fignoci debetur ri(ibilitas -; —cQYASTIO IIL J — " e 4nvelàtio predicam. fit accidens ex- - remis euus [uperadditum, e ab . eis reipja condiflinct um. 17 Kern o€s,vno,vel altero difcre- páte.relationcs trà cédétales eife vetas, & rcales formas in rccü natura. exi fté&ces modo precedenti qui (t. enarrato ; i eft controueríia dz relation.b. libus , an fint forma tcales accidentales rebus ipfis. fuperaddiue ,.& ab cis ccaliter ,vel(altim modaliter d:(tin &z ,nam pro parte negatiua adsüt. toncs tanti momenti , vt ab Au&oribus haius fententia inolubiles repatentur , & qui. eítà nos eas non ccnfcamus iniolu- biles, facemur nihilominus magaá prafc- ferre apparentiam , & forté maiorem quàm rationcs pro parte affirmatiüa . - res itaque tamofar extant de. hac re in.duz extrema, & voa med;a, prima té nega: relationes pr dicam, cffe c rcalcs formas accidentales , fcd aíferite(ie tantám denominationes cx- trin(ecas desüpcas ex collcctione,f(cu có- binatione rcrum, ta vt relatio praedicam. aliud non íit,quàm cocomitantia, & .co- exiftentia duorum exicemorum ,.— fimili tudo v.g. duorum alborum combinaco , iriaca, velalteriuscereg. inen: furz coexiftentia ; diffimilitudo veró al- bi,& nigti combinatio, inz«qualitas quan . títauis palmaris,& bipalmar!s cocxittcn- — tia , & fic de alijs: à Nominales paflim q.d. 28. 29. & 49. Ocham. Greg. Gab. aqualiras duarum quantitati palatium, | & velbi - .. Q. III . De diflinczelationis predicam, ab exirtmis. 61.7. quos (equuntur- Recentiores nonaulli » qui ob naufeam, quam illis afferunt. (en- tentiz Arift. D. Thoin.& Scou toties ia Scholis decantatz libenter ia Nominali( mum iun&is pedibas ruunt , vade in Lo gica negàt relationes , in Philofophia in, diui (ibilia, in Metaph. pra&cifiones obie- &iuas, & naturas cóes , quibus principi] negatis plane euercütur prefate fcientig gs; pra (ercim vt fuat ab Arift. craditge, & ias (Litutae, & SS. Patribus; negant igitur c Nominal.celationes pdicamentales Hut tad.difp. 16. Mer. fe&. 2. & 3. eius late« ro Atriag.d.12. Log.fect.6.& feq. Auere faq. 25. hy(: (eter. & 2.& alijquibus fà obijcias in hac opinione auferri vn. pra d ca néntü; efp.nós itr'dendo nó ob hoc aufecci ab Eccle(ia ynü Sacramentü , aut Decalogi pr&ceptum;in q (ent.lapíus cft Vulpes t.p.com.3 .difp.$ 8-arc.9.n. 1 $ vbi (olü prz d:csméta ab(oluta admittit. eífe entiarealia formaliter, alia idencicé can- tuin, vnd? feptem demit pradicameata. 18. Secüda opinio extteaa affirmat ree lationé pre dicamentalé cífe; vecà formá accidentalem rcbus fupecaddita, & ab eis reipfa dittin&, fiue talis diftan&tio: rea lis vocetur,Gué folii modalis, eó quia ree latio non fit proprié res , f. us rei g Hecett (nía cóisin (chola Peri eticag nà Aríít.hicia Logica , & rut(us 5; Mete flatuit vccum, & reale pradicamentü rela tionis, quod vuiq; nequit ex fola denomi nátione extrinfecacon(litui , vt dicemus Qt immo nó folü in fchola. Peripar, fed et Platonica; d verpetuó fecati funt oés Arift-Interpre:es à Arabes,q Gtzci;& Lacni , vt teftatur Soátcz difp. 47; Mere fc&. 1.0.10. & tota RV calium Schola Tho. mitará, & Scotiflarü , id namq. ex pro« tcilo docuerunt angelicus Do&or p. 1.94 13-ari.7.& q.18.arc 1.& q. 7; de potenta artig.ac alib: (zpé,S& Subtili$ x:d. 1.q-« 3:d .1.]:1.8& 4; d. 12.9.1. & quol 1145 alibi irte quod fola tot;ac «án4 torü auctoriras virorum hanc fententiam reddit oppoiita valdà- ili dif - Tertia demum opinio mcdiasconcedit, 6:9 Difp."UL. De Pradicam.te|peHliuis | | te diftin&asab eis,(cd tr fundamentali- cum diuina (ubtlaaria identificantur,non. tc, ac rone rariocinata, formaliter veró , ficincteaturis. Refp, imó ex hoc capite & a&ualiter folü diftingui p intelle&ü ; nos non benc ex diuinis relationibus de- ità Henric.quol.9.3.3. Alcn[ $. Met.cir- ducere ercatas accidentales;quia illz süt €àtex.20 Baccon.1.d.28.q.r.art.4. dub. — fübflanciales, & rranfcendentales. Coa- 3.Soncin. j.Met.q.28. opinionécx in-  trasquia hac (unt prad:cata cóia Deo, & tegro poflea cüalijs nonnullis amplexus creaturis, ergo ficut fcientiaqua in Deo eft Suarez di(p.cit. fe&. 2. vbrwult rela-.— ponit (ubítanua, in creaturis ponitur ac- tioné adzquaté ident ficari cü fundam- — cidens;quia (ci&cia in cói abitrahit à (cié 1O,cXigere tamen tctminum,non vt parté— tiaincreata,quz cft (ubftanua in Deo,& formalemrelationis,fed vtquid cónota- a (cictia creata, qug cít accidens in crea- t6 in obliquo, vndé cócladit ,relationem — turis , ic pariter de relatione dicendum e(Te formam ab(olutam,nonabíoluté sü- — erit,ncc poterit negari paritas, nifi negan ptam , (ed vcrefpicientem aliam ,quam — dorclationemin crcaus dicere accidens opinionem tribuit Nominalibus , à rcbascondiftin&tü,qua tané effec ma. : nifcila petitio princip:j,:d.n.eft qued ,p- ARTICVLVS I bare contendimus per aífumptam parita- elato pradicam. eft accidens ab ex- — Sed qusamus hanc ratonenex diii qo mremis veipfa condifiintium. nis rclationib.dedüctà,quia meré Theo- 19- T hec veritas facilius deducatur, — logica cfl, non .n. data opera cam addu- prius vtramq;fentenriá à noftro ^ ximus , fed (olum vtprzíatos Auctores aflferto recedentem impugnabimus , & — conuinceremus;qui Theologi (unc, & A- poftea noflram flatuemus. rift.au&oritacem a(pernantur, quos etiá Dicimus r.gp relatio predicam. nó eft — credimus faclé negaturos relationes fola duorumextremorü concomitantia, quoque diuinas;ni(i fides obuiaret . vcl combinatio . Conclutio ftatuitur có: —. ao láigitur accingimur ad roné nata ara primam opin. & prob. primó,quiaex — ralem;quaz funditus bác cucliit opin.;dá- opin.toliitur przdicamétam relatio- — tur in creaturis denomipat;oncs puté re- mis, quod certé conflitui nequit inmera — latius, etgo dátur puré relationes, d funt denoniinatione cxtrinfeca;,vt poíteadi-  pradicamentales.Coníe. patet, quia ef» &cmus;& oés relationes ponütur mutuz, — fe&us formalis non ctt , nifi forma ipfa à plané totam euertit peripatheticam do — fübiecto participata ; aisüptü poffet pro» dastisc omnis gratisconccdunt Ad- — bari cum Scot.cit. 24d. q.5. ex denomie Tíarij parü curantes de cucríione pr2 — nationibus fundatis in aione; & paffio- slicamenti relationis dicentes , nonobid — ne,in vnione, pratentia; & alijs (cx pradi woilialiquod facramentum ab Ecclefia 9— camenus ; quiaimportant puras rclacio- sut przceptum à Decalogo.Sed'(anéne- — nes, vt q.vlc-huius difp. & tutusin Fhyf; o rclationes rcales, aut omninó tol^  probamus;ti quia Aducr(arij bas negant , aut yaldé labefactant myíterium ze — efferelauones pradicam. , fed aiunt cílc . "'Triadis , vt hic vrget lo. de Mag. qp. traaíceodencales importantes abíolutum eft maximum Sacramcntü in fide noftra, — cum re(pe&u , idco ad probanionem a(- At inquiunt has negare in ereatis mon in — (ampi inducemus denominauioncs fi» diuinis, Contra, firclactonesin diuini milis, & diffimilis mes , & inzqua« funt realcs,& non taptumn extrema coe- — Iis, & alias haiufmodi fundacas (u p vnd xiflentia ; ergo etiamincreatis,coníegj — & mulza ex $.Met« 1 9-bas .n. conc-cáunt par er,quia omnia attributa Deo,& erea-'— efTc denominationesrclatiuas pure. prz» iuris communia,ti in Deo (ant realia, ét — dicamenrales; fiergo dancur i(te dcao* i in creaturis, con(tat deranione (übítà- — minatione$reales , vtique foinz reae ti, (apienug, c. hoc foluminterei, g — lessclatiuz dari debebunt , a quibus de» — io Dco obíumupá bmplieaiem diua — (umancur » [Nc iuuat discre has clje pue — a. wea x dE ou no eon C CONI TTTABI SIT. omnis extriaíe iüfeca denominatio realis ex forma aliqua reali exiftente in aliquo (u- bie&o femper defümatur , vt conitat. de effe vifo, & cognito in obic&o,plané ha- iu(modicelaciuz denominaciones extrin- fece à forma alicui (übie&o intrinfeca 5 fumi dedcbunt,& hzc vtique dcbebit c(- fe forma relatiua, (i .n. ab(oluta foret,v- tique denominationem relatiaam. dare non poflet, quía denominatio forma de- nominanti proportionari debet . Rcíp. denominationem relatiu& vtiq; db vna forma abíoluta derinari non poí- febcne tamen à pluribus, vnde denomi- natio Gimilis íamitur à duob. albis fimal coexiftcatibus; hinc ait Hurt. cit. $. 39. relationem przdicam. cííe duos conce- tus abfolutos qui eó quia non ab vna re la,'fed à duabus fimul exitentibus dc- fumuntur, propterea fimile d£ ad aliud, al bü vero ad (e , quia fumitur ab. vna albe- dine (ola, Ec (abit Arrrag.c-41. non eífc denomin. príasextrinfecá,fedpartimáwinfecáquatenusdicitipsifüdamétü;partimexcrifeciquaten?dicitterminü..^a1Hacdirefpófiocflicaciterreijcitur,quiafimiliudonondicitpraecisecóceptusduarüalbed:num,fedaliquidamphus.f.habitudinemillarü,quz.explicaturperficur,ergo&c.prob.allumjxumquia(imilitudodicitardevnoquoq.cxtremorü(eiunctim,namhzcalbedodicirfimilisilli,dezautemalbedincslimulexittentesnonitàprzdicaripoílunt,nonenimdicipoteft,quodhacalbedoficduzalbedines(imulexiftentes;erzofimilitndononcftidemquodduzalbedineslimulcxiftentes,necfimileidemyquodduoalbafimulexiftentia,Tum.iaperhanccopulatiuam,Petrusclts,&Pauluseftalbus,vriqueexplicaturcoexitentiaduorumalborum,non.tamenadhuccxplicatüreorumfimilirudo,quiaPetrum,&PaulumeífemilesnontantumdicitPetrüeffealbü,&Paulumeílealbum,fedPectumctfealbum;fieuPaulus,vadepreterhaac,Xillamatbedinemdicitétcomparationem.yniusadaliuexnatucarei,€nontantumer:"neeTamquiacxhaccopa»«M^""|edistintiilat.pradic.abctremis.ds.L.619^.fü$denoiminationcsextrinfecas.NàcamlatigaPetruseftalbus,&Paulus.c(taibusabíq;petitioneprincipijbencdeduciturhocconíequeas,ergofuarfimiles,nonergofimilitndoeftformaliter,&fcisécoexiftentiaalbedindPetri;&Paulijalioquipetereturprincipium,&probareturidemperidé.TumquiaalbedoPe- tri, & albedo Pauli coexittentes (ecüdü (aos conceptus abíoluros aliud non effi- ciunt, d binaciumalbedinü,nec denomi- gant illas albediaes, nili e(fe duas , vt n. vnialbedo vnum facic albam,tic duz al - bedines duo alba , quz denominatio cft abíoluta (pe&ins ad predicamécü quan- utatis,non vec relati 1a . T'ücà lem quia, explicare ten&ur, qüo hac albá , & illud. album extrea dicantur, cur hoc dicatur fuadamentum,& illud terminus, non .n- redté dici pofsüc extrema ,nilidetuc qd vcluti mediü inter ea ,cuius dicantur ex trema,hiic .n. ratione materia , & forma in compofitco dicuntur extrema vnionis » neq;éthoc exrcemü bene diceretur fan- damentá relationis, neq; illud tecminus s fi celatio dicit folum duos conceptus ab- folutos,aon.n. vnus coaceptus abfolutus. dici pür terminus alterius concejxtus ab foluti5neq ; fufficit recurrere. ad habitu- diné ration s;quia tüc nó falaatur deno - minationemcelatiuam effe realem. 21 Auer( cit.(ec.a.vt faluctin cóco- mitantia extremorü abíolutorü deno mi - nationem veré rclatiuam , ait illà conco -, mitantiá non ita debere explicari, vt di- cat vtrámque extremum ia recto ,& z- qué primó ; licut aiebat Hurt. fed ita vt primario ,& dire&é dicat vnü,népé tan- damentum;fecundarió » & in obli.juo di- catfeu connotet aliud .£. tcr: nü, (ic n. inquit explicari beoe denoiinationé re- lattuá.Sed non ob id euadit Auería pro potitas difficultates; Td quia choc mo- do explicando combinarione:m ab(oluca- ram, non vaa rcsrclatiua erit relaco , led, duz abfolutz vna in recto, altera in ooli- quo,imó cum nà mag s ejfe 4n xj ejje ad, fit de concepra relationis, mie ponicac teriings eile connotatuiày & tuadamcüe tum folum principale igmficauim,vade iuxta hanc via melius loquuature y qui ce-. neni yt/4j qué. proa pec cclaupaegs; : MM impor- / CERERI T 6,6 importari. Tum quia licét ponendo ter- - minum in obliquo,videatur expiimmicone  u ceptas relaiuus;& cóparatio fundamens — CILE ECT CI X^ Mo Me. rget em dflicultas, vel refpe&i- : hábetur intétu, ücur.n.illa (cultas ponitur rclatio rcaliscocxitenciae idem 4s ni ] ti ad termini , re tame vera nihil tale ex. pariter dici dcb:bit de fi miliadine i primitur, quia etiamfi dicamus hoc albi - cft (imile illi , «n insététia iftorum hoc tantumimportat;quantum fi diceremus, hoc eft album, & tllud eft album, wel hac funt duo alba ,9» (i aliquid realeamplius exprimitur vitra hos ducs conceptus ab folutos , fané nil aliud crit, nili vcrus or- do , ac realiscomparatio vnius ad aliud. Tum tandem; quia quocunque modo ex - plicetur relatio per concomtantiam, vcl combinationem duorum extremorum. malé definirentar rclatiua ex Arif. cffc ; c ipfum, quód (unt, ad aliud funt queen dcfiniri dcberent ad aliud effe illa,quorum effe eft cum alio eíte |. 5 cum relatio fecundü iftos nó lit habitu- -. do vnius ad aliud fed cocxiftétia potius ; vel combinatio vnius cam alio . 3 Denique prob.cócl.róne Mair.r.d. 39-4. 1. quia &t vtitur Zerbius y. Met. q. 17:quicquid cft in duabus albedinib. i mul exifientibus,totum eft in duab. fuc- cedentibus fibi innicem ,ergo fi fimilitu- do non dicit aliquid reale fupra entitates olutas illarum , ita fimilis erit yna al- bcdo exiftés alteri futora,, ficut alteri co- dem temporc exiftenti , qp tamen citer cgatut;etid ab AduerfariJs qui ad rcla- 1ionem pradicam, etiam vt ab cis cócc- yrequirunt terminum actu exi(tété , aflumptum patet; Ptob.coníeq.à pari na merus darum albedinum , quianihil di- €it (uper entitates abfoluras illarü , pra- fertim fecüdum Nominales ita faluatur in illis fimul exiftentibus , ficut fibi inui. cem fuccedentibus , ergo ét ita in propo- fito;quia fimilitudo nihil dicit prater en 1itatcs abfolutas illatum. Si dicas requiri fimultatem durationis ambarum. Contra vrget Máir. tum quia düratio eft modus poíterior ipfa rc durante , ergo fimilitu- do;quz dicit pracisé enrirates abiolutas duarüm non videtur pendere à duratione fimultanca illatum, tum quia vcl illa fimultas eft aliquid rcale prater illas albedines ,vc('non,ti non,redit diffi guliat  Gcyvel hoc elt ablolusum, & ad- —.24. Dicimus z.relationé predicam.nà elle aliquid füperadditui fundamento fo li tóne dift/actü ab co Eft Scoci loc.cit. «ontr3 3 opin.quz adz juaté à parte cei cclation«m pradicam. cum fundamento ident ficabat, Et prob. nam in hacfenten ua vel relatio habetur in fundamento ad poíütioné termini de nouo, vel fapponc- batur iam in fandamento quoad totü (ui eíic:G primü , ergo vcl erit fola amborü *xtremorü cocxiitentia, aut denomina - tio indé defumpta , quz crat Nominaliü opinio,vel forma aliqua de nouo rc(ultás in fundamento ad politionem termini. , qua eft noftra: verà dicatur fecundum, nempé (upponi fundamento identificatà ante m termini , tunc przterquá- qp non faluatur effe verum accidens , quia hoc non identi(icatar cü labie&o;cü pof fitadefÍc , & abeffe ,(cmper in fubie&to daretur tàm ante, d poft exiftentiam tet. . mini , & femper fübie&tum atu deno- - minarct relaiuum, quia«ffe&tus forma - lis relationis prz dicamentalis elt a&u re- ferte fübie&um, vndé Petrus albus fimi- lis dicererur Paulo nondü albo, & patcr illius filij,quem nódü genuit; Et rurfus (e- quitur, vel relationem srn (uà fpeci rónem à termino non pendere, vel.ré de- pedenté exifteie tine co,à quo det. Reíp. Auctores 5 .fenc.telationé sCpcr in fundamento reperiri quátü ad enticaté realé,q dicit,quia hzcnon eft diucría ab entitate fundaaíenti,non tame (emper in co reperiri cum denominatione relatiua , quia hzc denominatiq etíam péder à ter - mino;hanc veró termini neceffitatem, vt habeatur in fundamento relatiua. dcno- minatio, nonoéscodemmodoe»plicant.Aliquidicuntrelationeminfondamentodeliteicereinelfeincompleto,&inchoa.t0antecxi(tentíamtermini;copleriaus.tempottca.peraduentumtermioi,&hacdecauíaanteanonprzbercfundamentarclatíuamdenominationem;itàBaccon,&Soncin.loc.cit.SedContra.,quiapecrclarionemjncffeincompletoyvclinicle.v4^Ed|1ligant^TT"7"VTE"^.xIlfolamentitatemabíolutamfunda..métiexposfitoterminonataeftrc«fültarerelatio,.&hocvtiq;benédicitur,fednoninferuridentitasrelationiscumfundamento,fedpotiusveraàpartereidiftin&io;velintelliguntveramformamrclatiuárone(olüfeuvniuer[aliterdiftin&áabentitateabíolutafüundamenti,&ficdicendoredirdifficaltas,quiafeclu,foterminohabereturtotarelationisefsétia,acproindéfübicctüacureferretantcexiflentiamtermini;Immo(icdicendónontantumneceffariuseritterminusaddenominationemrclatiuá,fedecáà:adipfamentitatemrelationis,quiaantéter..minumponiturinchoatafolum..4$5Idcircocóccdütalijpreexiftererefadoneminfundamento(ecundumeffccompletumquoadencitatem,nontamem:ipfumreferre,vela&tudenominare,quia:adhocrequiriturterminus,velutneceífariaconditio,vndécxpe&taturterminus,.LRss|autementicatisitàSuarczcit..baceuifioeftminusrationabilis,quam:(00precedens,namillaanteexiftentiamteric&um;,(edtantüradicaliter,&inchoaté,ícdiftaconceditanteexiffentiamter"(ogerfc&ioné(uamforaliter,& in actuy& — megat prabere denominationé a&tualé , vndé duo dicit difficilia capta, «pum ctt ;. . Sy dttur relatio przdicam: a&ualis,& có- —. "pietafine termino ,alterü cf; juod calisde — Aut in (ubi-&o; & rumcns Gta non. deno- . minetillad; Et nunquam ifti esplicabunt;, A .  Quopad&otertipinus fit neceflacia: condi- ^. t9; vt relàtio przcx.ftens im: fundamcn* ...  tfecüduin rocam cnutacea Lua: illud;  — . ga&udenoaiinet rclitum, aifi ponat ha tudo real's ad illtid; uta (i fecandum ef huc fentiam nullam: babet cum co neceffariá- .  — eonnexionem; cur liabebit quantüad de- | — gsominationeny Ncc tandem vnquam fa-- — o diresplicabunigüomodo poflit effe coca; "p o  perícétio intrinicca: fimilicudtpis nifor- —  màsliubiedum,ntc illud denoiinct fimi —— Je & hacc fuicratio Scou $:Mct;q.1 1 ne "yContrà  xtinfecum Forma rclatiuz | tcrminus,qoi connotatur'. . — mini non concedebat relationem. in fun- — —. damento aCtualiter; & formaliter,& hinc: |... deducebat nó poffe au denominare (ub- misi relationem jn fundamento sm totá — QUIT. De diflineyelat-predic.ab extremisesfer.I. €3x 11. vbiait , fi relatio vniformiter infot-. mat tàm ante;q poft productioné termie ni,quaté non vniformitet denomina: ? I«Refpondent multi ex Suatez cit. ide(-- íc proprium cffe&uum cónoratiuocum s. vt non tribuantur à forma infarmante fü» bie&tum , nifi ponatur id , qupd neceffa- rio connoratur,. vt multis conltat exéplis;. nam fi vifio poneretur in lapide , non fa« ceret illü videntem;quia bic,effc&as cone : norat fübiectü vitale, & negatio vi(usim. eodem non ipfum denominat cecü, quia. ceciras cónotat in fübie&o: aptitudinem. ad videadum,que dec (t lapidi: res in pri« mo in(tanti dicitur creari,non conferua« ' - tij& é contra in cempore fcquéti. dicitut confetuari,non creari,non quia defit ali- uid reale ad creationem ,. aut con(erua- nionem:requi fitü,fed quia de(ant conno-- tata f. refpectus ad non effe immediate rzcedens, vel refpectus ad efe przha- itam, idem igitar dicunt de fundamen-- to rclitionis,quod ante exiftétià cermi- ni nó deauminatur per rclationé e(Te re-. latum , nomquiailli defit id qued eft in- rinfc iuz ; (ed quia dce .16 Inhanc doctrinamde connotatis: hic acriter inachuatar Hurt. Arcíag. &. Ouuied;in Mer.controu..9. punc. 4. in1« mó Hutt.paffim eam carpit difp.5. Phyf.. à $.18. dip. 11. à . 11. difp. 6. Mec. X- $. 39. & alibi, quia fi femel admititatur hzc doctrina , quod: poffit variari deno minatto. ex fola. varzatione. connotatoe- rum extrinfecorum abfque vlla: penitus: variadone fa&a in entitate forma. , fané pra betur anía cladendi omnia argumen- tà ; quibusprobarc(olemus dari modos: dittinctos à rebus , (icut .n; in propofica: inquiunt dari fimilitudiné realiter im Pes- tro albo ante exiftentiam albedinis Paue- li;quoad entitatem; non quoad: denomís: nationem (ic paritet (i fieret argumentü. quod.materia4& forma exiftenitbus nom: exiit it vnto,& potlca cxitlit,ergo vnio di: ftinguitut a cacerta,& forma, reponde-- ri'poffetnó exiftere vnionem: ia: materia: quoad denominationem ,.cxt (terc tamen: quoad entitacem;denominare autc matc-- riam vnitá: dum connotat formam ; imà» $i Difp. PII. De Pradicam.Re(pelliuis: 0 pofict quadlibet parsdoxum fuflineri, ve v.p.quod fola anima-rónalis ett homo in. &riníccé,connotando materiam, & vnios nem, vt puré terminos , & facta diffolu. tionc ani mg à corpore máncre afiimá ra« tionalem in cffe hominis quoad entitaté, fion quoad denominationem ; quia dcfi. «tunt connotata requifita « , 27 Scdquomodo vrédum fit doctrina de connotatis', nii non e(t prorfus à (cholis abic| ifti putant, & quo £00do connotatiua non fiot cum relaciuis «onfundenda, dicemus in fin. art. in quo See MARRIS deceptus eft Suarez . «onfundenshzccumillis, Cum tamen in- tet vtraq; fit magnum difcrimen ; mulii- iter e it folutio Suarez; Tam !DO minus fit de cóceptu relatio- '4dy juàm e(Te in, malé docet rela- importare entitatem fundamen- KP ficque ét deftru&o termino flabit deno A eoa CLQUN cUMdmab clc idem dici poterat de ipfa relatione Tumquiía effectus formalis proportiona *ur cau(z formali , itaquod (i effe&us ,fcu denominatio eft abfoluta caufa eri erit abfoluca, ti cffe&us eft connotatiuus , pa- riter & caufa,ergo fi denominatio relati "eayquiacft effectus connotatiwus, necef - farió dependetà termino , qui el conno- : tá, ide quoq; dicédü cft de relatione, gy : nimirü sm fe (it caufa'formalis.connota- tua, Tü candé,quia focma relariua nó fo. lüquoad cffe&u formslé dcnomivandi , - fed & in abftzacto sri. (e fampta pedet à aermiao,ergo fecundum (uam perfectio- mcm. propriam etiam. prefcindendo ab -effc&u formali denominationis non po- 1cít poni in fundamento, & ibi confcrua- st non cxittente termino. 28 BReíp.tádé quidam Iuniorcs entita em fundamenti continere petfe&tionem Asclationis ante exi tentiam termini, quia: Jn. findamento: incít intriafecé: rclacío «j1zdam tráfcendentalis ad tetiminü po(- fibilem , quz eclatio tranfcendcntalis. fic Predicamentalis exiitente termino fine: wa muatione intrim(eca. fundamenu. , [ox abeffe prater cius eptrptioB ds : fed (olum extrinfecascó quod tráfc&détaz Tis diffctat à przdicamenrali, non fecun- düintrinfcca, fed tantü ex connotatione extrinfeca tcrmini , non fimpliciter, fed quoad varium modum effendi, vt v. . al- bedo flatim;ac eft folitarié produ&a, di- citar, cx vi ordinis tranfcendeatalis affi- milab:lis albedini non exiftenti ,cum ve-- ro e(t produ&a altera albedo, df a&u af- fimilata,que actualis affiinilatio nihil in trinfecü ponit in priori albedine;fed can- tum extrinfec coplementà , ratione cu- ius a(fimilabiliras fjat actualis a(Tiinila- tioj& ait Amic. cir. trac. 15.9. f. dub. a. hüc eife probabil. modü defededi 3. sét, Ceterumiilla opin.ne3; hoc modo re- &? detenditur; Tá quia impoflibile eft. ,. relatio , quz erat tralcédenali ac proinde realiter Jidenzifica- ta,€x politione termini fiat accidentalis ,. & pra dicamentalis, & ab. eodé fundamé- to poftea diftinguatr ; Tum quia qfi & hzc metamorphofis cocederetur , adhuc difficulter explicabitur , qüo id: contin» gere pofficin illo fundamento- ab&; vlla prorfus fai matatione; hoc am priailegium vix diuinz conceditur volütati,vt potens ad aliquod obiectum terminata tandem quia cam albedo folitati produ a potens alteri a(fimiliari , a&u deinde: illi iam producte a (fimilatur , illa fimili« fit actualis, nó cftocdoille crá- dit a(Timilabilis cuicunqz 'albedini pellibil fed c(t eadem fimilita- do in indiuiduo,qua prius erat in poten- tia obiectiaa , & poftca fit ima&u , ficat: cótingit inproductione cuiüfcunn; alte-- vius.imdiaidui , quod prius-erat in poten-- tía obie&tiua ,& poflea fit ima&tu- 29 Dicimustàdé relawonem predica ee cíic i: oro p slm mé:o (uperadditam, wt quid reipfa ab cox actualicer diflnchls Vo D. Tic& Scote loc, cit, & $, Met. q. 1 1.cum corum affe- clis, quam probat Doctor róne, quo alij patfim vtuntur. Pót relatioprzdicamene talis alicui fündaméto fapcraddi,qp prius finc ca extiterat, & etiam ab eo tolli 4162. vt finc ex temaneat , ergo cü poilit ade -— od 5 ter- — Y minetur ad illud finc fui matatione. Tum. —— v ; y  mibust Refp/A * Kiss - fóndamce Sy. - Q. LIT. De diflinclaglat. radical extrewtseut.T.— 63 x 4céfdefis al» eO .reipfa diftinGtum n(éq. patet eic definitione accidentis, & tx 'co rper reati fufficiens foditfum realis diftin&ionis intcr aliqua áo 5 atiteC. cotiftat: expecientia .imiom- tionibus , Quorum fundamenta finé fe&tiis effe poliunr dam album (o- litarümveft fide timilirudine: 4:qua» po- — Coxefulrar: adialteriis ortum & eliaüct dd eiufdem intevituma o5 67 ores 3 Jent neg. cofeq;quia Pereasalbus fic fienlis l'aulo:dcaiba- 1 Ryo acquirit nouam eütitategfaper albcdinerh j (ed tahtim nouam denori- tiatióned eX! nóvacohinotatione teayi- ni ; g cónl.rcadt exéplo a&uü liberoruhi Dci, potditin- Dcas non vcllemunduni, a&us (jio3d entitaté ató. potuit nà cfie, portiticdime quoad dehomimarioné; affc- ruccetà iüftántiam de«teátionc, &.cone feruatioóeqae nó diflinguaritur à párie rci, & caniemin pritoo-inftau eft création; doticéóhferiatio Sit rempbre (cr " e t oisfébaatió, qen ercatido. o1 (^ got Hae lia doinSuarez,quatdcicefperisHureSériag.roptohendct?int;&quidemmeritósTümquia$nbacfolàciedic mániteffa ifiüaluittirper tio priniciitjs dor dium Petinmalboin hábete tota civiturem fimdimdmisqua dici poft fiebihis alteri álbo:poflibilt no £amem dici acd lingilems quia nor tiabet B iaielle T vwerirt i wa Pet ftd petitio principi cftim; ac fà dices roin digauc inj qnirib  denorj- tatüt -[jmilisyo eft Ecfpodere idé prt dé, Tua 'quia vt aicbat Hurt.-rc vera ex hic dodrina de connozatis /fic:malé adhibi- ta prizcluditut via probandi. modos.à re» s diftin&tos,nec poterit per argum. al. fatü probari vnio v.g. diftin&a- à mate» 4; & loti ,quo tamen argum, ad. hoc icrivtuozar ipti Aduerfarij.; INà ;mpér iégabitur. confeq. & dicetur ià fnat etiltere 'vnioné in rone ctis tatis, nón infóne denominationis 4 po fteáick noua connotationc. forma. Vnio- nem:denominare materiam vaitam, Tum qtria-bzeé ipfa éóoocatio , qua: rclaaioni i i ypracxittentianzónc entita- cis cófcrt róncm quoqs deaominatignisy Ny EE vel eft gopcitisite ibo ds Adr minü, vcb(emper adfoiiofundaawinio ; fi prim y idé dici poteratde, telacione 1pr (a:ab'initio;íi sm,cur.crao idee ced mótabat tcrmiwüt modo; ad; connoG«? T quia lias diucríitatis alia ratio rcddi ner iqaitndi quia factà éft ci aliqua realis ad» ditioynon . n; intelligi. por fundamentum iabere nouum; & incoinfecb ordinem ad «evminü: ne noua; acintciofeca additipr- i*e ; fic albedo, antequam coacipiatürig fub-e&oexifiensy ncm icorimorebar, quid «ex rinfécum;pcticaquipónitut ia (abiur £o, cx idine reali ad dicione inhaer&tiz diF citür cóntotarc-fobiéCtuay E xemplá we» 1ó; s. quod affert; du aGibuslibetis Dei, -potiuscft poo nobis, actus.n, diuina: «o» -lmátatis óbTiam illimitationeu ab(q5ád:- -ditiorie ialicuius:irea lis tel pectus. dicituc -teniinari.ad: crezsutá volicam efTe, quod- -potecat non velle, abíqg vlla prorfus fai -tnutàt ont ani rgo in creaturis rális il Jlichitatio:nom fit; nompóteticio fondam€ :t6.darisiouatecafinixcDnotatioab(qi rear  liadditione ; vel ad; &ram( fyadagenráa :denominabitareclatum per ptam deno -iinátionciegttinfecamoes pofitionecén- (mini extcinfeca , cum exhoc nib ioci :fccüiilliaddatr ; ep taméneqyip(ieouas orijadinituntsfrergo.illadcnominatioeft — nt£infeca; &-noud;certé curb fit. realis; SE -nontnis;aiiquid reale additur rundamé "to:ex patitionetermini y qua rátio planc: Ónmniniconuincit,vrnotat Faber Met, difp.19-c.:4» Nec etiaminftanua y squad affetzebantyde creatione, Aocóferuauone cft ad rem; «(aia à modo , qno.bec (cpaz ranurirà difbogauntnt, feparantur. auté nonróne realis refpcótus dcpendentig s ui per vramq; formaliter amportatur s ed iQucad:re(pcótus: cóbnotaros ad non cílc immediattpracedens,; qui connotá- tur à crcationey & ad.etfe prchabirü 5 qui tonnotacur à coriferuatione s! 5505] iugipi Rep; proindé; Auctores 1 iópit pe diud ars. bene. cóairici diftinctioncin Hmilizudims à folofnadamento . nontas micn.à fundamento y & ttrminoj; jua ab vttoq; (cpacázidmpolTibile tt«cuag gà potentia abfolnta y exquo dednciur: efie adeqdatiadé;cü vitoq; ag cile uid-eis us * Ccc perad- 634 — "Difp, PIT-Dà Poédicito Rol petliu ^. 0 'eraddere; Quz (olutio cófir;quia dü vp; amus probate vnioné ,vbicationé;actio- né,patlioné, &c.c(fe modos rebus fuper- additos,cx eo probatur , quia poffunt. re- periti extrema in rerum matura fine illis modis , vt corpus, & anima fine vníone , & lsinc deducimus diftioctioné abeis, cà crgo'de hisrelationibus przdicamentali- bus,fimilitud;ne,z qualitate; &c;oppolie tü expetiamur,ep extrema ftne illis repc- riri aequcunr, oppofitü ét debemus deda cete,qd népé nófunt aliquid excreinis fu- radditü,& ab eis códiftin&tü. Sed ncq; c folutio fatisfacit; tü quia non dcíuat, ui patent poffe à Dco Ícparari-fimilitu- inc à dodies albis,itauc fola £andamen- taliter maneant fimilia;tit 2 licét fcpa- tabilitas femper infctat realC. diftinctio- né inter aliqua éuo non tamen in(cpara- bilitas femper infert identitatem,vt dixi- mus difp. 1. q. $. art. 2. atq; ideó concc- dendo duo alba non potic cífe inc fimili- : tudine,non rité hinc infertur fimilitudiné identihicari cum illis . INec tandem valet affumpta paritas dé vnione , vbicationc , &c.quiaillz (ubt relationes extriníecus aduenientcs nó infurgentes, nifi facta ex- tremorum approximatrione » atque idcó extrema reperiri poffunt in. reram natura fine illis, at fimilitudo, aqualitas,& alig relationcs, de quibus hic pra fercim eft (cr sno, funt intrinfecus aduenienres iníuc- $.«f. cX natura extremorum , atquc idco illis pofitis neceffario refultat ,.& hinc eft,quod extrema nequcunt (inc illis in rerum natura reperiti ;, fatemur tamcn bac de. cau(ía cuidentius oftendi per ra- 1ionem allatam diftinctionem relationü esiriofecus aduenientium ab exttemis , 8 intriníecus aduenicnrium, vndé cofulto tam pteeíertim Do&or attulit ad often- dendam diftin&ionum iftarum à funda- mento,nonabvtroq;cxtemo . — . Deinde lo. de Magifitis hic affert. ad idé alià róné (atis euidenté,qua & vtuntur Complut.impoflib;le cít.fimul, & fex.el candé formà intendi, & remitti , quia iri« tenfio, & remifTio funt motus contrarij y: fcd telatio p 6cintendi, quàdo (uü tunda- -"ment( temittitur& remitti quando inté- relatio , & fundamcntü nó süt vna:fonía rcalicer, Prob» minor, quía fu pofito quod Sortes latalbior Platonc ,, remittitur albedo Sortisytüc Sortes fit ma gis fiaulis.Platont;; (i vccó. albedo Sociis 1ntendatür, tunc Getminus(imilisPlatomi,.cÓquia:Sorüsicóunuocecedità$radualbedinisPlatogis.Tacdemalijs*anonibus idipsü probat DoGor loc.cit. xjuz apud ipum-videri poífunz,& imme- ritó carpuntur luc à.Poncio , veiut infut- ficientes, & non fol rationibus, fcd erià au&toritacibus Parrum & Plilofophorü, Vf. Aug.$;de Trin. c.g. Amb.lib. t. dc fide ad Gratianum cap; 5 . Hilarij 12.de Trin. Acift; 12« Metz 2. & tcx, $2. Auicen. j, Metfuteéap.de celat, fimpl. fuper prz- dic. qui omaes doccat relationes. przdi- camentalcs effc accidentia sem j i /$2 An vet praíata diftin&tio,que in- ter celauoné,& fundam6:à reperitur, dici debeat realis, vel potius ce ficut & an relatio dici debeat ees , velmnodus, cít magnti inter Aafkores i emanat Co plut.difp. 14.9«5; cótendunt effe reale, & relatione debere dici t€, Neorerici paffim cót&dunt debere dici modum;ac proinde di(tin&ione cius à fundamento folü c(le modalcem. D'oGor in 2.d. 1.9. 5. $. Quod fi adbucsait, hance(To cotentionem de no mine, vt poté quz pendet ex acceptione terminoru ren modi,diftintiionis i74 lis" modalis,& inquit Doctorrelatio- nem poffe dici ré , & modü por dict mo. dus , quatenus c(t imperfecta entitas a quácunq; abíolutà cóparata per fe cxifte» rc nó potens, fcd fatal; ncce(itate (emper alteri áffixa.quod modificar ; pot dici res» quatenusef(lentialiter. cadit. (ub.diüifione enusrealis,& tam talc eft ges, viá mo* €o diftipguitur; modi 0. ie loquen- do dc. modis;& aru funt gradus "rins indi non indui s militcr' c quidditatiué , pra Y Y Schola Late pieno Mer.dicinus. * 1etià diftin&io realis; fümawr pro ca diuctfi». tatc quz inter dao reperitur quorü vnit. pót ftare fine alio, fioe id mutuo fit pof Pes or aia ue fenfu fmi pofle» dn x ips. q»cg, att. 2. dic da- fun&io, queda iind relag-. né repctiturypotidici. real;s;. li vero magis, x3 3433 ngo- í009$—. V 0 M oo eR M Nur Rr m M) a nen Dre Er.Bm Eo £—— m» 9 £9 NO mne c m o£572z -— X [umiacarqpro;ca diuckfitate quae 'duo repetitum :quor&alrerü poteft effe (incaltero reciproce, nó pot dici rea- lis; (ed modalisi; Przftat tamcn ab(oluté. loquendo cá appellare rcalery nó moda- Tern,rum qtria nom eo ipfo , €p aliqua diro ita inter vt vaü eife poí« fit finie alio non é contra;.dici debent lo- Iá modaliter. diftingui , co €nim gencre diftitctionis diftinguüntur Deus, crca tuta , quia Des cffe pot fine ifla non é cótra,& rfinon (unt modaliter! dift incta , fed tcaliter ; t&quia diftinttio modalis in fchola noftra in alia fenfu accipitur, q à Modetnis víarpetur,vtloc.cit:declaraui- mus; Nc igitur pariatur cófulio in teemi- nis,vocetur 1 (chola noftra diftin&io rea lis, vc ibi dctecrminauimus, cító.n.relatio nequeat cffe finc fundaméto , hoc nó ob* ftat;quin fint mutuorealitcr d«ftincta;fed tiq nó fint mutuo feparabilia cü reten- tíonc yppriz exiflctiz gp addimus ob nó. nüllosqui przfatà diftinctioné appellant realem non mutuam, in quo valde fallun- tnr; tumquia omnis diftin&io realis cft mntüa, vt ibi probauimus ; ü quia quod re latio-nequeat cfle fine fundaméto ; infert folum, quod non int mutuo feparabilia, nonautem; non (irit mutuó realiter diftin&a , & hunc loquendi: modum ob- feruamus in. Phyf. loquendo dc Vnione Aiíp. $- qua ft.9.. $2 e : 33 Pro-cóplémento huius art. aducr- tendum cít, quod licet relatiua videantur «um connotatinis habcre affinitatem , quia: dicant :juédam ordinem ad aliud; & ababíoluus cótradi ftinguantur; re tamen vera fi virorügs natura perpen- datur, in mulis differre deprehenduntur; primo .n. relatiuum per fc; prin;ó, & di- re&té aliud. teíp:cit, vt poter fibum , con- - potatiuum ver fec io & indirecte, acmunius. principalitct ; vt «oncretum ac- cidentis, quod principaliter importat for- mà; foadeo, K minus principaliter có- cerni fübie: ; dcindé relatinum te- icit-ali pcise 4 vk Lermioum. prai- cindendo- yalia, rauiene 5 con- motatiuum veró rei icit aliud per modum annexi, & accetiorij przícindendo à ra- dt Now . III. Bo dellincl, velat prédichmn:abéxtr.id.L. 635. té. v. 2;mavt terminü,fed vr (übie&tum; vnde conotatio ctiá in rebus abfolutis rc- pecitut. , vt conftat in exéplo addu&o de albo; dcmü differüc,q» cónotatio proprid pertinet ad modü Ggnificandi,nóad rem 1psà, vt di& à eft 1. p. Inf- yractur« c, 4,86 roperitucin nominibus,qua ex eorü impo. fitione vnum fignificat, & ex modo (igni ficádi principalis (ignificati dant ak gd dur» telligere (ecundarió , vc ibi declaratum ett €xéplo nominis cgne , qua ex vi nominis figaificat cóme(t;ionem, tamenex modo figaificandi vo mA Gt figmcari dat in^ telligere tépus vefoercinunm, & hoc dici- tur connotati; relatio aatem percíinet rcs ipfas, & idcó quamuistamrelatiuamy quam cónotat iuum diflinguantur .ab ab- oluto, hoc t intereít , quod cónotatiuür proprie diftingiic terminos , quorua al- ter elt ab(oluuis, alter connotatiuus, re- latiuum veró diftinguic ces ipfas, quarum aliz.[unc abfolutg , alia relatiuz . 34; Quanta alk fit connotatiuorü ne ccílicas, nemo eft, qui non videat;pa(fiaa n. infciencjs »mpinguimus in hostermi nos cónoratiuos, vnde incófuló videntur illos ablegare Hurt. Arciag. & alij quid& Recentiotescontendences bói. nomina plata (imul fignificanria diuecfz natura s qua proinde nos appellamus connotati- Ua, (1gnificare illaplura qué primo ,& per fe , vnde inquiunt v.g-vcritaté in actu mielle&us equé primà fignificare entita- tem actus, & entitatem obic&i , itavt fic dcnominaiio partim intrinfeca, partita extcinfeca y (ic ét oipotentiam fign: ficare fimul perf-&ioné incinfecam Deijacen» — titaté poffibilem creatucc z qué primo,ac in propolito fimilitudinem dicere zqu& primo duo aloa . Hic modus dicendi cft 9inó nouus , ac à vcritace alienus, Logic namq; dixerunt noujina isnct t AM fignificantia vnum fignificare primó , && puncipaliter , alerum aát fecundarió, & minus principalier, quia cum illa res fi £nificatz fint diucr(z natura , nó poffunt ub vna cói rationc fignificari aque pi- mÓ, quia fiait non (unt nata faccre per vnum , ita explicari ncqucum rónc per fe vnayfaciédo aüc, qd vnii fignihi cetur prie gnario»& aliud tátum fecundarió, nó ime Kou uc wo s MA 6j X Dp VIT DesPrddicam: Re/JoGDinih 6 XV. .0 pedimueiwnitas concepcus; vt norat. DoGt: ad. 1t:q.3. ecgo-dum iiti Kecearioreslifar quüiurit ces diuer(ás pet /illa»cnomina im fortatas arque primó:figflificar::; plane: dettraufit vniraté conceptus. qutaxob: e&c eam diuer(icate hiequcuof cffe pet (e par. €es vnios conceptusnon ergo fecedeadü: eft à confueto modo Dogicoriexpkican- € hoía illa connotatiua & iconibtario ferminorü ficexjlicata nó e(t darináda, fed potiusab-ommbus:ampleótéda vt su. frié neceffaria ad declatafida:placa Philo- fophita, &c Tlscolonica s duratio in; crca- tió' coiefuatio 3& alia huia[modi fime Coünocatione oWequetrit: perfecte expli- «ari; ve fuis;locis dicens. o c0 no -CNeruti tarrictreft ex alia parte; non in emnibusferé termiais mifcédam effecó- riótetióticm y vtfaciunt Recentiores alij ci Süarcy ; oco? expliéandz e(Te. vt ip(e facitqued po dic alicui reiladuenite noua. «ónotatió & ex hacinfürgereinre moti, &rintrinfecá denominato q priásinó ha- bebat, abf; vla prorfus eiusceatatiobe ; Mi i aiebat aloud: qaodprias nófi crat fitrille, deinceps denominari fiuiile (8&6 qi &l€ inttinfece quia habebác in fetotà tr; siillicadinisentitar€ ) poft productionem siherias albi ?plane hoc prfasrepugaat , jid nequit fieí realis; & phy(icustran- — bere dius contradi&orio iri conctadictoriü fine aliqua reali mutatione y fiergo hioc butt? priusrióndiccbatur (mile; & poft itóductioactm álcerias: dli dicirut: reali: t fiftile; certe fi hattidenóminatio'eft 3átrin(ecáyáó re(ültatyi(i pet ahquátn inz zfin[écà toditate j &'mriüratióne illias ati y téc vncüam explicabitsaarez, quoc odo prafercimi rebusctcatisdati pol ? noua ceréetatio »& imrinfeca denos iraíaciaj qüath prius noh habent, abíque xil prerlascaruamutadone ^ c oos 3ó . omiaq aazonciasi mon sposzhiagn x os RUDTTC L5 y ,S:tg moni 1H. 221 511 [23 RIUDe12)14£012006cunttriocgmanaliunfundameniadiruentur.ATeesrefolutionéprecedütt.ac71XCyguuntNomidsalesitiadétoritA35608:Phyfito,vbidi(erüsvéibisdocer"Wirelitiohénóàdatémotü,quraducnicavescosunibiioieeiusasiutd"2:tioncperíólammutationéakeriusextre»tib;déinquiuntaffezere;D;An(clinMosnolos;c.14:wbiait.vnü hominem. ex na», tiai£atb alterius ficti-ei i milerb, equaley! &ciabíque vlla fui mucátioncy; vnde hac! de-cauía ibi de nouo admanicin; Deo dest nomjnationcs relatiuas ; quía; x ip (is-nule; la fequitub mutatio ime yfient ego: (a]« uantut: rn: Dco verse denórbinaciórics. ee latiuz ab(qj diftinótis. celationibus ,nquag tnutationem faciant ; itactiá imalijs. ome; nibus (aldari poterunt ;jac debcebus ; (à cerent autem mutationem. fi cient: tórs mg rcales fubiectis: fupcradditz ;15.1:) 7 oRefp:Do&ocin 2.4.10: (Gy & $od& Y«Qa1 lo6cquoL 1 1: R; Aciftzibi affignas reto przdicamenta fit per (emotuss enam forma propria acqui (itionesac: nón üatc-atquiramel y éxcladitng ab. bao gcnece rwermratier vue ris SLUT niéci»; vty opriiácqui fr uoné habét, eo pice rir cofequü« tur extresma iá pofitá;fed séper ip accidéa trem car abfoluto acquifitórin ühctó relarótami jncqs:ibi moti p» fi t ad'quécia refpeétujimg:conecdit mo tü ad Vbi;quià ett de gcnere corü-re(pe- &uüjqui non neceffariycóféqunmurexa trema in effe pofita;jideóq; proptiamhaa sohicigis e pófsür ionem ;. Arift áit Doctor; nebare per huiufmodi rclationes fübiectü mutat. iharatione.có muiter di Anilaliüd efto m:fu- bicáifaliter fc 'e'àünc y quánypriuss atari bpm aeg relatio» '"DvAmb.& Simpl,cit, expre(TiTimé,Sc Ariftipfe $1/Met. c4; dunkaib., toc. efle: (pecics marationis; quot entis;fed.cátüas negauiv mutatione proprie diétás qua; cfi ad termini propria anouicatc- fis bile, & per fc ititent i, abrágétc; Ino ita, (eexplicatibid.y.Phyf7i oma poftquane Sauitad relatióné eflt per fe moi fenfg: "explicato fübdit') quare si accidens vo» tus boram efl j vi benà hicnotarunt Cos fiimb.qut; Et fieetiim exponi debet Am» fel.prs (ertimquià mnfiécap. modibillü: "oquédi,vt iucert(t pratermittity vt notae (Suarez difp.gy e&t fina. à ampliüs. ritcédat; vcaliqui yrgerc ex caauftorit. ANI ÓIURUMUR: Lies ME £. HI De difinc.velat. predicam. ab eitr-dr.H.— $37 fofitü dixi(Te, & ide fi D. Anfel.nó ftat amobis;alij Patres non defünt. Ratio ait cur denominationes relatiuz dicátur de Deo ex tépore abfq vlla eius macatione, eft quia dicüitur de ipfo períolà denomi macioné extrinfecá; per terminationem ni mirü relationis in creatura cxiftentis , vt paffim Theologi docét;neq.quoad deno minationé rclatiuam licet argumentari a Dco ad Creaturas,quia Deus cft a «cidentis;non ficcreatarz,vtnotat&or1.d.30.q.z.36Secüdoargaütróne;pofitisduo- bus albis,quoc(iq;alio precifo,illa dicnn- tut fimilia nó rantü fundamétaliter,vt te- deri folet ,(ed'ctià formaliter, fimilia 4n. cx 5. Mct.dicütur;quori qualitas cfe vna.i eiusdem rationis, talia aüt foret illa duo alba abfi.vllo modo fuperaddito,nà modus füperadditus((i datetur) nó vciq. faceret illa eiufdé rónis, fed' talia reperi- ret; (i6 é argui pót de duabus quanritaci- bus Wikuribur ortho alio fccla- fo,pr&ter eatü enricvates fiot formaliter e quales,quía equalia formaliter dicuntur, cei t eiu(dé mé(urie nec pluccs.partes ontinétur in vno,quá in altero. IHdé ar métü,& cü maiori euidétia, fit in relatio nibus di(quiperantie,pofito.n.albo, & wi grosquoci ].alio feclufo ,eo ipfo sü: d-ifi m les;ti.n.(ngulisaddas relationes di fi- militudinis,hz potiüs cóueniétid causat, quam d!fcrepantia, quta ille'dose relatio - '! fits sit ciusdé cónisi& rbagisinterfecoa tienitmt quàm albü;& oigrü fic € pofita itate palmari ,& bipalmari ftatim quoc. àl:o feclufo süt formaliter in |! quales quia formalis inzsqualitas có(i (tit . iminelafione pluriü partiüsquam aliayfed hác inchifioné habet bipslmaris formali scr , non fondam. ntraliter , immó quic- lid fingitur addi,non poteft facere inz E-- P ak y quia nonfacit quantitatem maiorem. vel minorem; cü nóoadd t, ecl M X »(-d (apponit, excel süyquo- . bipal fupcrar palinarem, & 1nzqua- Vicas formaliter conüftt in tali exceffü: . Teir(us hoc magis :dhuc cuidemer ofté ditur, «9ia Petrus eft effenrialiccr diuer- fus à Buccfalo, ergo relauo diucrfitatis, qua fie diüer(a dicuntur, nequit cflc acci - OUT Lok. xcd Ln. SATINdens eorü entitatibus fapcradditum;quia- tunc per illà formaliter denominarentut d:uer(a accidentaliter, non e(fentialiter » non.n.caufa formalispót producere cffe &tum formalem feipfía perfe&tiorem. Tá- dem precifa (imilitad'ne a duobus albis: diftin&ione à Petro, & Paulo, diftantia à Celo;& Terra,& tic de alijs,adhuc intel ligitur fta fe habere hocalbü, ficut illud y. item Petráe(fe diftinctuma Paulo, celi diftare à terrayquàtü prius Sirurfus dica mas data hypotcfi res fore (imiles fanda mentaliter, fic €t diftin&tas,& diltantes . Contra vrgét querendo , vnde motiuum habeamus ad ponendi aliam fimilitadi- né prater illam, quam fundamentalem di cimus, nul]a.n.experientia:id conuincit y uia nec illa formalis fimilitudo in feip- [A videri potcft , nec ab ca vllas procedit eífe&us , ex quoà pofteriori nofzatur. ; ergo prater fundamentalem pulla alia» fimilitudo admittenda eft , nequ: diftan- tia inter Colum ,'& Terram ,.& illa ipe fa form;lis eft dicenda, 37 Resp.vtibi,duoalba, & duo pil- maria,féclufo quocanq.tefpe&u ;nó cffe: fimilia,& gqualia,nififündamétaliter fi- eut pa(Trm dicimus fubit áciá füblara fub- fittentia nóe(fe formaliter fab itétem 5. fed't:nt& fundamécaliter,ac éc hamanita, tem pracifa rifibilitareremancre rifibis lem tantü fun tamentaliter, nonformali- ter ,ynde cam hac do&tina ipti: A duer(a« rij in al jsvcancur,nóelft ; euc cam ità fe- ucré damnent in propofi«o,nó;n, facilius: vnum a(jeritur,quá aliudyauc ergo omnes: prorfus modos eliminent raut et relatio-- ncs$admittant;ad impugnationé hiriasío: ludonisdeductà ex definitionib: (imili- tudinis, & aiqualiratisex $ ; Met. dicimus: cà Scoto cir.in 2. H. ib: definiri per fun» damncnta , quia cuf relaco in fe b. minie- mz emitatis;ac imrelligibilitatis:, facilias per fundaméta digoofCitur , & definitur. Sic ét refp. ad idemargum; factü in rela -- tiombasd.(qui parantiz;nam inalbo , & nigro requirantor relaciones dili militu- dinis, vt formaliter d:íh milia dicatur , à - licec ille diffiviliadines: inter fe: magis conutuiant, G:albü ; $c nigrumy.tà banc: écnominauonem ills non prabcut s (cdi L-— QUI Dédlisgeue jeeictte MER QUIT. 6859 jedgtta&isy & loco diílitis  numiii ióaddpliciais qua mupérus quater- riis hoctiiméan:cét iduplus: ejnt i- ;j, itifiderec m. im ils. quatuor. hoa qiibus; ficuter. : negauimns (u- i05 iim«efle- accidensc realiter dRRUSEUR nl ré büs numétaris; lici n.pco- io deeelatione:dicendüm, tti non Sie aaend vélyrelausao ci bnoi bt *ib£6: TS(scudov. ex: Nbairecit, nullü:f iab Gerda; imas pprimé né cffanidi id«Fiifiquidiéncat jordirié in yauer(o; Gra ;dfte fint livipfoi:dmn ont ord inco) ad jid) eae hac eftinconachiens., c0. oi ifia fort lv voüerfo y fimt adistuicé. ordi" Ráta iN eofine tcs nio vo &otar Doótor X36 im a Sem quts conia negantes boc qocemóbigéis ebd Ibitófdplit e. Mcty «és Ciresdorh. rp tales imconaex aim faciuat xBlünd PfubtTanc lá pneqs b continu tetnis-ositddo im cncibusánco nuc ait, RA adipriimsi mulatip ad.fa iUhedpiidiiondscitcoamntm dh me di- pesa pota v vit TT RA pd amuta- «Foris hoi rRércánut Neélgomcóuenicns efti vp0j & eoücavenncstótcónceg crc félitioués diftinttiomis,diitài ig a quat Rit éncra im xnigerta:gquiayr ami 7Maor- ái Aducr(icionmn adipirat iunesdri- deciceisportáreunitiatn efiibnas; Neodi- cat Aaefa citoquod elt nonironisdu Tóc, magnü tamen, X ibroliecabile omus vténtellectai y má.ceplicar Marr, norieíTe iones; niti ifitelle£tui to Jos Ecàne d *Paicloludo «oci vidcatur conirracs.chy- Syiefíca j re camen veranullamalia/baber xipüd cosiconfutauionem yratct adanca» biotfes!  & ckclamutioncs yit ipfe facctur Hiireait.S. 28; & ideà bané aitlocatgu- üimyquod'quidam tanti fáciumts ouhal ludere; & adhuc mitus vrgecin feg- fédtia S. Thotn noh multiphcanus rcla- tienes ad malriplicarióné numericá: ter» iiáótüo; wquicin quod eadem tiaiit- dihej qua 9nüdtbam telyncicbát alcerüa te & illud,:quod dc nono fir, SC quà dà petit vilirex his;alterttnóL omui torü fipüididen timplicisec (ed toldncad illud vidé ihe fentétianótahca yatierasads mittitur invmuer(bjncctanta rclauonua copíain eadeni tej/ lunc meatodacdrg ad imc nkurinjdam erguré Zr; beats n! A pellarung co quod nogconmnca aif pic ibcay Ici MEME OHp- 4d. motum digiti vos ebésgwnatstb- 5.sgt Ad iva) (ibt imodieuadéódi apart Maur. ett 21.d.39:q- pa ad;duosr edieun itor , Prunus ett eórum qUinegant re tionem ycxé: , o ncopnté produci. uu xx dicubi qelàtia &gs post, PATER Y lam eoncautari;al:j dic ü« proi id po cap Mart; quia écia io potius efl. (oque la qipr (mótà, Qaeosüfbehus y;indà sasitacie- "futgar ps dii mánacénb ostro) is 100 du - iem cthculMaiwxecoriuem (eurn do. idc Maditrss dithbimg iic ide actigac phg- ficasxanecephotreu (a Merapht ligas x oes vulc) Margó);& airluclecundaas «tionerejarieniai graduci à; terni9.in stundahaento: jua jare. i00; £0quurit de- 3tcy mimatüováat om iterég ous 6^ psrieo 2ficis podtula tatio phyjca.y Biemodus -xclfaadendi ad: propolitamn ddfliquleaui, ecl cit xbnninàtalíus s vel. Colum confitlac -inverbisgoctiumoang.-oinne cns £ calc zereátsi jozcrü odturzexiftés habete e4a- 35ifüi productus thmedigtéo wel Giluig umediaté ; «ci talb: lit veré cau(anim yat ribonunétaplrocice e«nrüyr to. n déronah- :quis etfcatusalyali qua; cat(a y, v. dà -hinalraaphorice cau(atusjadhyc t zdebet ciarílignari caufarcalis Xi phyled: n9 ergo fufficit. diceres quod iclatie pra- -ducium (à xetminaactione metaghogca; :iéc etiam dicerefufficityguod cius cau(a- ditas (it oxctapliyá cá; qnia pecibanc nó pro -ccdic.àrcaufa-e fectus: realice dit inétus, -cam non fé pec vérugvinflaxua phy ncumy endcdhoc modoos Scottita dice- | re folemiüs paífiodtan à :£abicéto cabiari » -uidicam nod diftmyunmus:cealitér ab d- ;lo, rero: liec qodo dicámus relatione sCau(áti ab exuremis , nomam ius tà: rga- diter di ucceaus: ab illis; Miei d uod.cauí&turpermelulàe — — «iájócraturalé ícqaiciànasquiacéfudsamrual, — 4 dunamanomaumalsno eiOedurerap — xetBgiepuaphyficamijniltquabdofumit Tioccaufulitate mi fap yia !tototx 4oidítenil;musohi(po y: Myfcqu 2ode baut dicetid: aodot» i T hzc rotülramoia: & lg rit zer Ccc 4. — eu- T4 VELUM . comic; Metüm fc rcf 449. Difp. VIII. De Pradicam. Re[pelliuiss Cxofalitatem , tollitar via probádi aliquid efic caufatum in vnucrío , quia calor di- «ctur fcquela ignis , compofitum fequela materie, & forma, & vatucríum fequela Dei ,non autcm cffe&us corti, Nec tandé fufficit dicere relationem cócaufari,quía yt ciiambené vrget Mait. ex, hoc; quod caufctur cum alio, non rollitargquin veré caufetur, nam & Arift. 1. Phyf.64. docet formam non caufari, fed concaufari,quia tion per fe fola producitur, fed ad proda- €ioncm cópofiti quod tamen nó obftat , quin fit veré producta , Ex his impugna- tionibus, quas facit Mair. deducitur ips ü fentire9quod relatio veré, & realiter cau fertur à termino,vc] producente terminü . Sed certé dum fobdit caufari non per aGionem phyficam, fed mctaphoricam , intentum fuum non affequitur, vel potius mos non a(fcquimur, quid iatellexerit pec actionem metapboricam , cum non fatis fe declaret , ex quo an(am fump(it Mar- dubitandi, an textus it mendofus , & . potius legendum putet a&tionem mcta- phyficam,quà m metaphoricam ; fed etiá fic legendo , non adhuc Mair. probarct intentum, quia caufalitas metaphy (ica i5 noneftreilis, & per verum influxum in effe&um, vt diximus ; At peiusomnibus loquitur Vulpes, dum ait relationem pul. lulare ab cxttemis pullulatione rattom:s 2.p.tom.1.difp.7. art. 3. 42 Alter modus dicendi. cft eorum , Qui fatentur ingenue relationem veré , & vcaliter caufati , & hi ruríus diuiti funt, -quidá .n. dicunt caufari à olo fundamen- to pofito termino, veluti códiticne , qui- dà écontraproducitoraliteràterminoinfar.damcntomerépaffiuéfehabente,vclàproducenreterminum.Etaddifficul.atempropofitàaiunt,quodlicétnequeatgcrslmitataminquacunquediftantiaproducereformamabíolutàpoflctamen£clauiuam;itaTatar.bicBurlifct,&Vallotra&,Formalit. & Faber cit. ac ét Rae uus, qui addit relationem produci ab a- gente, quod prodaxit terminum; propter ica. Uns ad fundamenium , & intcr alios modos (excepto fuo )hüc Ma- ndat, vt magis de mente Doct. endo manifc/ta con. mittitur petitio principij: cenentur.n.af- fignare róné, cur productio cffe&us ab- folati in quantacunque dittantia à limita. tione agentis impediatur, non aüt produ &io relatiui , nà asensgqué manet limi, tatum invtriufque produ&tiene , necrae tio à Ruuio aífignata fufficit  quzcitur n. quid fit ec correípondentia, cermini ad fundamentum, & qo hac poflit cle- vare virtutemagentis , vt agat intàta di- ftantia. Zerbius $. Met. q. 17. prppé Giné tcnens hunc dicendi modü., inquit, qu uiuis agens inordine ad effectu, quem p c primo producir, requirat contactü dic menlionalem, velvircualem.cii ps ffo ; no tamen in ordine ad cíffecti,quem produ- cit pcr meram concomitantiam ; & hzc folutio eft Baffol.1.d.30. att.2. quz fané maius habct fundamentü,q aliz , ex his , qua habct Doct.in 4.d. 10. q 4. & 5. vb: expre(sé videtur hanc vradere doctrini , quem tf Zerb. nó citat. Caeterum hanc quoq, folutioné oftendimus elTe infuffi- cienté difp. 11. P hyf.q.9.in fol.ad 2.prin. vbi etiam explicamus Doctorem loc.cit. 43 Frazfítat igitur diccre relationem gpximé, & immediaté produci à folo fun damento, pofitotamen termino, vcluti códitione necef(Tarió requifita , pet reful- tantiá quandam, & naturalem (equelam, que tamen nó excludat vcram cflicientiá eo modo, quo dcícen(um dcorsi in lapi- de dicimusnaturaliter re(ultare cx ipfa Ja- pidis grauitate , ad hác tamen re(ultantia Cócutrcre remouens prohibens , vt códi- tionem (ine qua non;quia igitur tcrminus non cócutrir per veri , X phyticü ipu- xü ad rcfultáuiàá relationis, hinc cít;quod diftantia no cbítat,quó minus pofito tcr- mino reíulict relatio in fundamento ia quátacung; diftantia , & multze in multis fundaments ; hunc dicendi modü, quc cóitcr fequuntur Recentiores; Comjlu:, Amic.Morit. Io.de S. Th.docucrüt noltri Licher.2.d.1.4.5.ad 2. Ochá, & quol. 11. rcfpódendo ad inilanuas contra cccuium dictum; & Bonct. ih (uis przdicam libel, de relationibus , vbi ab initio nonlongé fic cü cgregié declarat in hac veiba . Die camus igitur jd ifta dependentia cí]entias lis relationis ad terininüc[t qua dà cocsi- gu dA oe Ll dh b ada css . Q.1H. De diflincerelat pradic.ab extrem. e2dri.11.. 623 eec ipsü termini , ficut lud (ine quo non;quia nec preduci, noc vófecuari à quocüque .pót fine termino , & cx natara fa habet hoc, nam ficut. vo- luntas-non pór volitioné clicere refpcótu alicuius obic&i,nifiobic&ü (it precogni tü, &tà cognitio obie&incc cít caufa "produ&iua nec cóferuatiuaynec fübiecti- «à volitionis,ab illa:tamé dep£det coexi- gitiué, Gimiliter intcllectusno clicit intel- -Je&tionem, nifi circa obiectü , & tamen obicé&ü à pluribus non ponitur caufa cffe iua, nec cóferuatiua , nec fubie&tiua in- telle&ionis,palà aüt quod fic cGformiter efl dicendum de. dependentia cflentiali "relationis à termino , quoniam ipfa rcla- tio eft ralisencitasde cuius natura cft cp 'nó poffit cxi(Lere , nifi terminus cxiftais hec ille facis erudite; hic denique dicen- di modus tsibuendi toram caufalitavem rclationis.fundaméto pofito termino; vt «onditione colligitur ex Doctore;qui lo- qués dc otigine rclationis, & modo,quo producitur, non (emel ait, relationé con- fequi fundamentum pofüto termino, feu qermino non exclufo y ita loquitur. 4. d. 33.9.1 D. & quol. rr. & alibi(epe. 44. Ad 3.reípondet Zerb.cit. q.16. $. Tropter tertéum in finc Bullam relationé in (abiecto fuo c(Ic accidens exteaíum , aliter qualibet pars eius denominaret par té (ubic&i,in quo fundaretut, ficut & rc- Vua accidcatia.& confequenter quali- " bet pars hominis e(fet Pater ; Sed hac folut:o przterquam quod admittit acci- dens indiuifibile rccipi in fübie&o diui- 4ibili, quod (olam conceditur anima ra- tionali ob eiusindependentiam à (ubic- to, adhuc non cuadit argumentum, imó 1i tota duplicitas eft , non folum intota , quantitate v. g.palmari»fed ét in qualibet eius parte, adi uc magis fcquitur quamli. bet. partcm denominari duplam , vt infe- rebatur in argumento .. Ideo Lichet. cit, . 2.d.14q. $ infol. ad arg. Ocham. $.N4nc rcflatyad pcnult.conccdit, & ipfe1clauo- ncm duplicitatis effe indiuibiliter in(ü- —. bic&o,lübdit tamen nó denominare par- tcaj, quia primo determinat fibi: touim , & non pattem;& (ic nara eft canti deno - .  Munare totum 5 quamuis ex, conteguena dicatur ctiam effe in. pattibus/, quz do- Grina veta eft, & poreraz pcr eam Li- 'chet, fufficienter argumento fatisfacerc abf; eo , quod concederet abfatdum 1l - lud , quó relatio (it accidens, igdiuiübi - le, & in fubie&o re(idens indiutfibiliter; dicimus crgo duplicitatem ,gxqualitatem, 4 alias huius generis relationcs elle diui- fibiles, & in fübiecto extenfas , non tamé partes fub céticodem modo denomina- tc, nó quia patres illarum relationes fint altcrius rationis, ac a iherogencaz, vt hic dixerunt Coplut. hoc.n.oimninó irratio^ nabile ct, (ed ob rónemà Lichet. allatá, quia illz rclationcs.requirunt. integrum fundamentum, vt fiac denominatio, ticutz anima, licé fit eiufdem rónis in omnibus paribus , nó tamen denominatur animal qual.bet pars. fed totum dumtaxat, quia nimimm iud folum bi dcterainat , vt pertc&ibile adzquatim , fic etià modus (fubtüftentiz. in fententia illu poncnte litiüum non denominat fuppolitum.s anc, & illam partem aquz;íed totam il- lam aquam, quz non cft alteti vaita, et fi modus hic etiam in partibus reperiatur ; imó inaccidentibus ctiam habemus exé- pla.cotum , quz denominant tantum (u- bie&ü adaquaui,cciam(i (int quoque in partibus,narn longitudo palmatis v.g.cít vtique accidens ; quod non (olum ctt in toto palmo. (cd etiam omncs, & (ingulas eius partesatringit , fed qvia hasinade- quate tant ü refpicit, & rotam fibi deter- minat,vclut adaquatuin fubic&um , ideo tot. duntaxat palmare denominat tan- 1ü,non ycró partes & ideó dicebat Aciít. 2. Top. c.1. nó fempcr tenere copícquéc- tiam ab incíTe ad dcnominari ;vetam ta- men cít , multa quoq; cile accidentia , &c fcré omnes qualitates ita (e habere,quód indifferenter denominant tam (obice adzquatum, quam inadzquatum deno- minauonc ciu(dem rationis , vc albedo in paricte,calor jn aqua;lumcn in acre,quo- tum cxempla affercbantur in args — :45- Ad 4 rcf p. Doétcit. in z«in (olad 4. H€ric.  onqualibe: relatio vniuctfa- . Iter loquendo ditiingaium realiter à fao fundamento;fed tani illa, fine qua, óc cius termino fundameatü exillece pots IE. : 3 «tun $a Li fpa PU DisPradürans: vé beau VA. Q. A m.fufidamentum (inc-illa relationes E - diustérasimoporett exi(tiec; hoccftín- dicioni vhanife ttü:di£t impio HExchlis yi 'efgo rclatio:nequeacex litere fioe funda - - fnento;idqs ab inrineco: b? fepngbct , féquitór,duüd oj ille rf pectissquo.po- fiitür, vel Corcipiur dd (uumorcbecri fün - dsniémuniyfiucadiliud proferatur, vcad "ádycut fcalicerinliaeeec sel à quio cealiter - ditteoguicaryvelahó n30;tu qd'fimerzea- »Ticerddenoificaws,ita vtícipfarealiooad à 'fondizmétü vefékator, yzab»ce xfi dla » - ytilhi fodligrets)ve diflumilisy)iragzin jiro pofi otelatio'drftin&tinis Fetri à Dauio rt edaquee talia vealiterà Petco 5 'fcdhec 7 alieras how eft alia relatio rcaliteriditlio * 8d telirione diaértitaris ja: Petrus Is diftingeitor à-Paülo fcd cft (ibi ccalicr 1 eadéyitast feipfa rcalicet tais relatio di- TftitictionisfivdmerQlà' Pettosqua rcgu- ? f&adhtiéndbis:decliratiDoérr cit;.fub SN quandam inftantrar facit Ochà coh- eta allatadido&orisolurionem ;quam iet stridens crie Qm 11 3? Sedrdíéts; qdamuis diuerhtas nonalia : diuerfitaic y ded: (erp(a dicauur diiei(a à -Petto s qnià nequit effe fane illo: cum: t "i eitis fündarmientutit-Xamen Decus nequit 7 eei feipferdiuetfüsa diuct(itate qua dif- "feità Paulojqiiibpór ettefine ilia, atque ^jóindigebit alia relatione dittinctayqua ?diuét[us dieatutaprimá:lladnierfrate , E cin ab itla (Acàndadiueristaze; s ""di&trát testicery quia:por effe ime ilia; cur *füs quóq»alía indigebicrelationc diuer- f do dicatur abc diucr(ds ,:Gct c disi finis Refp. quod/ficoo cxparterc. ""Aitionis datat flaut;cum talis z (gi fun- 7 dale nr ü sequiceffe tbe ila; &eiusccr- "minoyvt diétd tfbita dotirftafüs ex por L te fundaimeri in eo?gedete Ps quoda - r'tjó3liüd'dewómiuatydicxnasoria 3i drei - "ur alià vifioxrevmita vmonigqua'iügitur ^tormancc productio diciwr alia. produ. 7€tione produótay& ró eft; quia gpeft;Qyo in aliqüo/geneve; nón ptelóáppoun au . Lbie&o aliud Quo iméódem gcnéccs vnde - Tatar; hic dubi. in fine dac duas rebülas *«x DoGtore clicitasprima ettqmanao à- liquid eff tale denomiiatinà € aliud *eft formálitertale eut flandum cft in nilo quoárjy- f ipm altersale; Altera a ink A avion Mig «Confirmaciui gàdd o cus &tilejt mie -d'yumcib ili 42-ukdote à nénoparies tali untedima [eis adosd ure iy f ed tsi ifeipjom 13a edited wc idmyquado u&brna (x pius boni in :Phyf; loqugodo *d:éhis ulodrsypraeceüid Oquendo de re, ivone $rodicboais; & ca faltiatis di(je. 7:4:2: quomodo nom aita pródudtione di i cacuc iéodüéba s Rage ad iro; licam der zfàcs Pcorum nce eéis zzvlasiopás; diy e -tatís ion dici pro sie darerfümm Gier hec 2miaterià prope id ;ciuci imioni vasta ; óc ikatio E quia fscuc nb labor: Quoy ita ree -porcítadiiei » fed folum dicetur di- ductus exttm(ccé- pét terminationem di- 'ucrfitauisiquam diti pesma diuctfitas ad "ipia -Fetrum-y quaé cft cam ipfa teahrer ridettiFicata, gro«qidovideid«éga in-Pbyf- Jloc;citzquibus fobícribit Ponzlue:o. 117. ci u$ Ads aídzanc Scotill z-paffim t CEhowifte poflc;auczclationem fic fine "esummis ét deipot&izabfolutay obie(feg "tialé depédenciab eis j:aut extrema fiü "relatione ob neccíTaniá cius(equclam a ca & hanceffe ácniéDaoétocis teltarur Licli.ci.in (ola hocar.gy erat 3.Ocbà , *& Bargi r. d. iaps-dia vbicir; loqut. «tütde vélatione iatciofecus adücnientea ;fémperconftaiter docet Icquicabíoluta -ncceffitave potitis vut emis;1dqi Cr tener -Zétls cite Etad:probauoné ruríus negát "priubtealiter/diit inctü:po(tceriori pof "fe ab'ipfo fepaksri, (i hoc ex ilo dimanét "pecnaturalé(eque[a3ac nccaftariam xoi. "éótbítantiám; & atleranc exéplir de fub- fiftehtia's qua-tealiet diftnguiut daas Atta (übttantia]i s & cftipodteriot ea it *fisora 4 quantitita,Sccamé siéOcmincefaderesavufà(imeialiquafüb."trftétici3jquamREdfinefiuras/co;quiaficaliquidatyüci!ellitàtchiatotifeqaüncardtlasentitacesz.AtGoxírihancicómoneim(Uluuogcn:fkàrNeotericiSuasÁuer(a.Amic.Blanc.gxü«Deus'hdexeirlibérecocumaradqualibecetRetárpotióoterannoy&fundasnieiitospor(ulptodereconcuciumradreslatiónéinyBccrtüefapud(1heologos;Dspoifeipipedireomuécaufabtazcmcaufakejauane:indpfonQESrEDEmvvnoebasErerisreieriedeTipsaljqn&camen distinc dd cóucrere oegcilacibimece(D tate & ex fi uppofitiongyga: id ger ea Rrcrfrlionegn cessio esp Ja dp oA pais fp exiftcaciá pari canere ad naui ralétez! [One cedr duet ie defun Eaailyséry Quia toti « RU Mina srius;elt concur, D cona it ad. exi iran dn ijcauarom lumumodi «quod, dida io Mu e » Cit. in 2i M jl;ad obiettio Và xus Mon f. tenetfinailesme BERN E TEES: Fiaeci agent bu das pes Vader en aeptioru. Ex £i Fd rcu cft Deira ET dac k€ COCWCE E 1 »4d; dE 1 depitae sitin ce(ulvati; fo , 319; cécurrir ad M da n ENIM, stir modis era pene unes ) el loni ao nr €CÀ Jp cát ide m1 Poffecergeciusgrefaca (a 4o. 3 Scottus npugnari ex€9 y. qid loccb Docks liac qsfüb Mug, n&ye;tmzoffioi- lia&fepacatiortis diorü esti iet capite pedere pósvel quiadum liy pazacayvel quia ynüzib priusyá quo effepzialuer de pendcetpo tjus 4,Sidc à dioc ne:uitab: €o fep iraavel demam, mapa ins ils le: poltca Inisru2 a» abjni: £i y.quod.pui'saequuns«(R Janeppfte- | Fior neccllan à eitade li quando hee : impo ibbilzasprouemt ab»; min(e C9» ceullgude,libjedta, S palliono € quo yihilg esl sey din tano ab lione «quo BÓ gor. elle lineconuad. Goog: elt prius: &0, («d cft ppftar us naturaliter, vel fimul puo cum. fanc cx hae regula Scori ux apifede inferis quod 1 n cxtre- RURSUS tont , 6«;,; aliadeft; quam ipfa.cxacenaa Tu: sb Denm; hac deeauíaaljj gai cocte omms & proprio Mare addideruac aicdad vngae mm II. Pe definite loesplSn d GR MEL IT. 64.30 raul gef: lida «i&jcgg repugaaz fme.illa con Valid UÉpe alitas; fenacis boc ccit;pr vocas Del P cansam iur dominia rio nil polisas.. a à Dro«oícruad.exccema Gne xela SE ita. Booty in hoc pradics Mir, & Fab cisbepha placettaeráco m modii 9; Rn my9ccuryt poc exdittis q» pearceda) lla regala Doctoris valer | pus zl Lowe sialis- imnolldras nori Sae og rt ap Vitcglegg, nara, prige, ris, SD ab. al laine picos ipemet explisatin hac q» ficautem cft us, prognüito, qubd mpo(ljbticas feparatio nj& s & tieccifaria eoacy io eHEemo rm ei relazione proxeoit;nà ab iatrinleca natu. rajfiagulorü ie Ani [ed.à Gmalrate. dücarionis cui Ambo, cpexiftur,qua vii. illisett accidenzalis,quia vnd de(tcu: poc. alio reaagenre; $ed quicquid fit de hoc ». cocladimus, gti pec pofibile,velipo(s;fibilea,daobasalbisauetur, "telaio a; naymanerét (Lava formaliterile Bol fqndamécalicets vr; dice isst nt «49, Ade licec pümerus.ex dicbs egi Prices, nonett ens aliquo: lpxi eA nis cd olno aagfriry Bai xglauo nu- masia sn 4 guae [3:53 ,no cft vna relacio (ayplex, led i8 quoli (ubie&» (ua xeladou gasket: cid pacs eo. paneasiilm exalcit Tapas compara: tiid-fe babens in exctilu», vel de je ctu; pates alrerius numeri quod po; familiae tiexemplo declacau de pins fun tralicntibus y nam imQuoljber c s] aon ualienris pliciter. nx 3 [ed coadiuuaniis ad .trahéndg,& Ic ET lida conttiuunc i iategram araGtio, , is&eolligitace x Do&ore 4d. 1« q«2 7i £e (ol. ad 1- pin-vb; loquitur cum particu. laduoracipa: forr? ob illos, qui tt; "3 ), 9 ^X ngoyctuaens per 6e vnamynon quia appoittug tac x gunóra qued A. x mi nofis avamegsi 4d hang; quit ad PU yawidet-go(Tunt. apud. Lachet, 5x x &. sw tie cda RA Wn goulfi axkagistaeiunt ; Neaceriet ene contcougr aa (qa ita glosiamuj de (u Íenréziaynag: wudeargamcatulam vaum Omni4 "xMUS INN STE AUIS sd^dr dee NC hd "WALEY .202€ LY ' wmegite valde vr. 644. 7 Difp.VUI De CPredicanivegellui 5 cmnia fump[crunt ab Ochá. Greg. Rub. ' & Autcol. (.d. 50. part. att 2,4 quo prat- fertim mazrà partem fue note doctcina mutua; unt,vt nó imnterító (oleat àinobis - appellati infiguisille Doctor Tromptua:: yum "N coterícorian. Alia vero args ta fpecialcs relationestágentia vt aGtio- né, vnionc,inhzrentiá,vbicationem;&c. (has.n.oés negat veteres Nominalcs) in Phyf.fuislocis adducuntur, & diluantur. Poncius difp.15. Log.n.43. mouet co. xra no(lranfcntearia dificultatea quà dam ; q&sf»ait efle grauitfi mam, nec de ca focatienem ficri lolere;vidccir enim; qued fimilirudo duorumalbot am nó fic diftin&tá realiter à coexiftentia illorum, fed illa coekiftentia ett relatio cxcinfo- : eüsaduen ens,cergo non datur relatio in- trinfetusaduenicns-diftinéta realiter à elatione exttinfecus aduenicnie; minor patct quieilla cocaiftemtia aon prefüp- pobit aliquid ex parte fundamentivel cec amini, ad'quod neecffatio (cquarut , ergo 3ton cíticlitio inrinfecüsaduenicns;co- ' fequcntia eit cuidens; probatur maior; : 3n qua fola vidctur ede difficultas.quia» aton eft vllum 4ignam di (tin&ionis realis antcr ip(a, neq.cnim poffuntcfle fine fe- inticcmyneg. yoam eft caufa, fcà princi- pium altcrius; neq.fübiectzgrar in füb:e- «s rcálitcr diftin&is,vt patct,ergo Xe £t quamuis (inquit ) potient euaderefa- «ilé difficultatem qui exiftimant cama EX och ba per potentiam Dei abío- tai po(Tc fiu:ul exittere ine (imilita- 4line,tamcn ín (entétia probubiliori hoc. propolita difficultas; & ob id inquit Ponc.n. 45. iudicare va: see probabile quod non detut vlià relatio 3initinfecüs aduenicns, qua (t dillinita: - ealiterà-coexiítentia duorum extteuro pua, licct fit diftin&ta realiter abexturc- mis,que coexiflünt & per eam ceferun- *un Attamen tcenendo cómuniorem Sco: tiftarum (cntentiam refpondet poftea ne . gando maioremyquamuis,n.cocxiftentia «uorum v.galbofüin nó poffit effs,quia fic fimilitudo, nec funihtudo etan;quio ie cocxi ffenniaallorum , tamen: po: etfe füm:ilitudo linc vita detéeminata cccxi- Écutia;quamuis cuim varicturcacxifi&- tiayqiiia eft quid (ucceffidum , nam dicit" quscaqdenponighod eft quid füccef uum ramen non variatur fimilitudo, fi- que e(t fundamérum pra: cius;duo enim alba eadem nume: cut ncc albedo, xini - rofimihtudine femperrcfecuntur ad fe-- inuicem non autem cadem numero du-- ratione femper durant, dum durant;neq.-- cadem etiam coexiftentia propter can- dem rationem coexiftunt. Nullustamen fang mentis ex adeó im: becilli ratione adduci debet ad- iudican- dut probabile hoc abfürduni;quod nul- ]3 detur relatio intrinfecus aduenicos;, q. fit di(tiné&ta realiter& coexiftentia duo- rum exccemorum;quam ait efTe exuinfes cus sducniewem Quiamairaem argue mentum firfacilis (olutionis,adhuc tamé' non exa&té (oluitur ab-ipfo;cttó enim có: cederetur fimilitudinem duorum alborü: diflinzut à-Coexiftentia illorum;quia hec: variatur, cam fic fucceffiua , ad variatto«: nem remporis;cui-coexiftit, non vero fis militudo , adhuc tamcn pofiet argumen-- tum vrgeri de duoram Angelorum diuec- fitate,quz men(urantur za0,& nontem: pore , vndé corum cocxiftentià ad com- munem- durationem: permanenten. 5» qualis cft zuum , confequenter etit pec -- manens; & non fucce (fius, argamen:um: igitur vrgebit faltim de relationibus fun« datisin entibus , que menfürantur auo:,. 1tod e(t duratio permanens, R efpó den.- m igítur aliter cítad argumentum , qp licet finilitudo , & quilibet aliarclitio füppomat extrema coexiffentia., adhuc: tamen rcalitet diftinguitur drelationc il la coexiftentiz amborum ; Que-quidear rcalis diftin&to licet dignolci, vel colli « gi nequcat ex earam feparatione, adhac tamen colligitur ex boc coexiftene tia exttemorumctt veluti caula rclatio- nis f(cquentis,cum a&oalisrélauo no caa (ctur,nifi ab exicemisa&u exittentibus , & adliuc euidentius colligitur ex diucr- fiscfle&kibusformalibuscarum; nam coe xiftent:a vv g. duorum alberum num ,u& ilia poteft dcnominarc fimilia , nam rae tionerciationis cocxiflentia tai coexis flere dicuntur duo alba, quam vnum ah bum, & vaunniSrun quia coexifleniia in 1! -— - É-o 082-6 ns 0-9 eem amo 0-6 0m E" Ge ODD I" A0 o" E" E o UC ae à o 9 O0 — Seo. EE isses tet di AE URB Ede eGuar mon [of p sie vetita . itatdáf eitídeas , d a rein nhen estt vel uet fitate fünddtut proximié card fim Niadoyvél diffinsilitadoyó autem in fim plici; & ata amboórü coexiftedria,quia y v di quántumad effeótum fora lem eocxittendi extrema omnidm re- latiotitiiéodé todo denoiinanturs Có« fx: hic felució y quiaicam lioc quod:duo alba (icf coettiltant, ac etian vbuml« bit; Aa pint det snnt rat / ad effettám coexi(tendi codem avodo fe habeant y adhiic táme lioc album aliter fe. pomo oar paper ted jám in ordine adnigrumgquia ett illie: dc dhmicaeérü ditior » (icmilitusa: q6'&c diffimititudó diuerfaa important. m reumimemehe ves y corte tériírbictámut veta ,-qdod nem- pétoéxifteiitia fit relatio exerinfecás ad eoieni un) duo entia aGbr exiftentia, rantümicdaqi(mrieter (e détantia, dir- modo iti coder tertiporeyeidetmq:dura- ptm ftáht y fequitur ad illa 'ece(fac fiojac iadifpen(abiliter relatio coexiften f étitic quani memorat Dockor x. d..3 9. $. guion nio ioqait eile rea: Ké, atho declaratnimo-fit intrin(ecus,vel excritifecus adueniós, fed Wielüid modo tit dehac nfiáoti y fofflicit peo folutione cufcatis Filsáeffe enaigrei Ouujed .có- à/$; Met.pün-4-fequitur cum alijs R.e cetitióribus (us Societatis Nominalium placitüm de indiflin&ione relacioríis pra dicamentalts ab exi eris; fed non addu- it, ni(i cod(üetas, & decantatas Nomi- nállim rátióhes-iam adduétas,&c (olutass ascftó masnificare;& corroboraré co Set arg borum orhártiefris, reip- f$ cinentüuflàm imgerancvlaorem difli- cültateta ; quae ex dictis (afficienciffimé son ddüatut. Aüreolus —— 4 itii tió quaidatii adducit árgumneuta $. Sed in vppofifuimy que catum péobant relatio hei ion darrin rerum natuta prater o- pus intelle&ds-pet modum cuiufdam in- verualli ioietéxcr eina, vi vtibüitur Henri" uit QI Bede elu rica .odMII 64$ ca; dequo iari mp9: alia vero argumens ta;quibds probatart/1.nec relaciones (e» cindi,& vercij irodf effe reales; qao.fen(i conclud.nt pacebít infcà q. to. art; 2. ex» plicando relationes illarum modorum . : : "4f a 65:01, 2pnloldz2udioSbi» : Qv E ST1O-'LIEL.». An relatio guedicamentalis couffitae -pioturper effein , vel ad. , vel... £a f pervirumqQs » jo 'tgpeer deem fentire vidécut ^7 Qu irelationem effencialiter cóttitui praecise pec e[fe ad ,effe in autem ercoa- uerite in (ecando modo dicedi per fe ad modáü pa (Tronis realttes idemificare jg» co!liganc ex Seoto 4*4. t 2.q. r.ita Trom. q:Mét.4.1.Ant Andbidem ; Mair. cit; 8C 4d. 1250.7.in fiae, & fic etiam lo nur Bonecéit. Alijew aduerfo , vt ce- t Rad p. picontr.à 3 art. 7. 1n finc ha- bitudinein relationis-ad fundamentá po- fae rant efencialem , no veró habitudiné adtetiminum Thomiftze veró ex D. Th. pq. iBarti zidicunr relationem confti Cai pleviransqufedefre ix óucnite tela- eU pé e comer accidentis, e[fe ad sin tonc proprizrelationis, qu& udinermi,vt prafeindit à róne e(fendj in, qaidamedicunt non effé real, (ed'àab P wid ab v rcalij & tónis, eru & "Canacrenf. p. p.q.att; cic /Capreo s 25:Q. Li rime VO MeGa 25 LI Aj du fic ptizcisé (umpta volunt efe realem; ità pàtfim Recentiores: Thomifti Baanes; Nazár. Ripaatt. cit. Gcatiad. contto. $2 ttact; 5. di(p. 1. Complu.difp.1 4. log.3. r« Vafqaez p.p.difp.1 24.c. 3. Suar/in Met. dilp.47.(e&t 2; & alij communiter. ^ 7! ^^$r Dicendameit relationeminó tan tüccofticei pet effe am ; (ed etiá per effe inynontamcn eo modó; quo ponuat Thoaiftz j quaft efr e ir congürrat praes cise, vcrátio generica anie ] plicacác conci .quoad oinnes páftes;: in quod relatio conftituatar per effe ad probat óptiine P. Kada citccontra Aus &ores fccoindas feat. & tes ett ira- perfe clara yt. próbatione non indigeat,nà om nes cum Acilt: róniem telaciuórum sépet explicuerant p hóv; cy cil joiwpe ug 846 — "Dif. IL De Predicdm.reféBinil & numquam aliter, vndc DoG. 1.d. 2.3. yn. C.ait rclationcrn, vt relatio cílscfse ad. aliud ,adco,inquit qp fi non fit ad'aliud y vtique rclatio non cit ,hec.n.eft differen tia fpccitica, qua ipfam. diflinguit ab ac- cidentibus abfolatis ; imó hoc ita intclli- gendü cft, vt ipfum efseadalind a&tuali- tcr, & formaliter relationem conflituat , ncn autein efse adaliud dp:itudinaliter tantum,& radicaliter;vr Atctores illi (i- gnificabant,e(sencia.n.relationis cft ipfa met formalis,& actualis ordo, & babitu- do,nó yeroquafi perentíar& Laculgás ce - ferendi ynum ad aliud; quavadeb sen kft,vt eciamjn relationibus aptitudinali- bus veritatem habestip(a.n. ét apritudi- nalisrelatio a&ualiter (uà, munus rcferé- di exercer; vnde nó diciwt apiitudinalis, oeka m fuiractu non referat , alu ratam non denomiucr, fed quia t£ ribus; ad quemaétu fundamegtü re. Xctts) adl) exiftit y (cdaptitudine falü , & io potéti2,qua de caufa rclatio illa, nó actualis » (cd apciredidalistantum nuncu patur,quod cott fignificauit Doó&t.quol. 33«infol.ad 1.prin. fic mobilitas v.g.de- rominat cerpus naturale actu mobile, & &&u jllud RCM ordipat ad motü , Íed nonad motà ina&u;(ed in potentia tan- tum, (cquitur Suar.difp.47.fcc.5.n. 9. & $a9is explicabitur ipfrà q-8.in ine. .. Sceando hec ratio e(sehdi ad aliud (d veté realis.& non preícindens à reali & ronis, vt diccbaut illi [bomifiz ;tam qa dierentiz entium realium debent císe reales, cum.ergo [et eff e 4d. contrabatur ens finità, € accidens realc.ad cottituen- dum genus accideotiii relatiuorü vciq.ef fc debet racio veré, & efsenuialiter ceilis ; tum G; quia relacio-prasdicaajezalis nà fo lum c(t cnsrealc,& accidens realc, fcd éc zclatio realis,nà per eam veré, rcaliter fabiectum refertur ad alud non imiaus , Quá veré& realiter (it quantam per quà- Xirató quale per qualitatem; ergo inrcla- tjonc non (olum ratio e(fendi 1n,quz- illi £ópctit,vt accidens,elft realis, (ed ctii. ra- Aioscfiédi adyqum iibi cóuenic pracisé vt elatio; Demuay rationes omnes, qug jp- bam relacionem cilc enscealeyofte adunt Ir ad cle real: , quawmas probant reali» tet reerre lubie&umadaliud. |... i.c «$2. Tertió,g»effe in coftituatrelatioz, nénon minus cí[sétiaJiter,q effe ad;& nào, tantum vi fario generica , fed etià vt (pes. cifica , probatur , quia vt docet Bargius, 14d.3. q 5.4 quo haius quac(ici refolutios . nem accepi mus, in fündaméto rclarionis, ercate, qua cft accidens;alia eft ratio fun damenis, & alia (ubiedti , & io in ca duz babitadines effendi.in (ant, apii » vna ad fundamentum fab róne fubic&i ,. inquantum e(t accidens, qua proprie di- citur inhzrentia;alia ad fuadamen:6 rc- , duplicatiue (ub ratione fundagenti , in»- quantum cfl relatio; € quod bz doa ha-. bitudiaes in relatione creata (int diftin- Ge, ex eo patet, quod relatio diuina in- cludit rationem ef$édi in veluti in fünda.mento,nontamenvelatin(übiecto,cum.nà(itaccidens,vtdocetDoctor4.d.12.q.1.infioe,&fegrurAmic.cit.qgedub.xar.2.Sügitureffein(amatusprorónecendiinyvc]utinfubie&o,concurritad.óontlitutionemrelationispradicam.ve,lutratiogenerica,quiaficvcleftipfaróaccidenusin.cóiadab(olutum,&reípeGiuum;vel(altim«amnobiscircam(cribit,(iverofumatucprorationeeffendi inyvelur ia fündaméto;, (ané in hoc (enfi concurrit ad conftitutionem relationis y velut ratio fpecifica nó minus,q e(ie ad y q multipliciter probatur 1. ga relatio vt: relatio e(t.habitudo eíséialiter iter duo exirema, ergo talis. habicudo a:qué. cífca- tialicer petit fundari,& cerminari.Secun- do non minus implicat relationem effe: fine fundamento , quam eife fine termi-- no, ergo (i ratio effends ad clbe(lentials; rclationi vt rclatio eft, etiam & ratio ef- fendi im» Testio.cadem funt principia có: tlitu€di,& diftinguédi;(ed Arift. s. Mcr .- difinguit relationes;é& penes fuadamen- ta , ergo ratio effendi in-conftituit rcla- tioné quoq; vt relatio e 9 ad có- flituendà relationemin fuo cile proprio & (pecifico non fufficit terminus , ícd ec requiritur fandamétü, ergo vttaq.tó có- currit ad.conftitutioné rcelationi ,vt rela- Ajo eft. Demülicet ro effend: in,veluc im (ubiccto , vniuerfaliter conueniat omnis bus accidentibus;idca 3; wienn có- 1u- - ftitütionem cócurrat, vclut ró generica , & cóis , th roeffendi in , velot in funda- miéto conucnit pezcisé relationi,vt à ce- teris entibus di(tinguitur, & relationibus dicamentalibus,vt ab accidentibus a- iorum genetü (ecernuntury ergo rclatio- ni compctit,vt differentia propria , & ró fpeafica non minus, q efse ad ; immo id ita intelligendum eft,vt ratio efsendi in, & ad non (int due diffcrentie, fcd vnam, &cadzquatam nobis circumfcribant có- ftituété genus cc lationü in tali e(Te fuo ; quia ratio effendi ad aliud in relatione re vera aliud nó eft in te, q certus, & pe- cüliaris modus afficiendi | realiter. (oum 'Kubic&um, nempe referendo, & ordioá- do:ad alind; hoc idem docct Zeib. f. Met..19.$. proptertertinmw i; 500 -0$3 Quarto g/ hoc fitde mére Docto ris, aperté colhgttur cx his , quz babet in 4 loc.citiprobáco fccundi'cocluf. vbi lo: quitur de habicudine ad. fundamentü, (ub one fundamenti)quiaJoquitar de illay-vt c conuenit relauonidiuinz y. bec funt Eius vctba: Secunda coimcinfio. p*obatur , quiarcfpectis Éefséttaliter babitudodn ter duo-extremasQ7 io ficut tollere ter- minii ad qué re(peGi usé tollere , vel de» firgere refpettit y1ta tollere tllud, cuius 7 refpettus,efl colicre refpecium, Cr de ruevévoné vefpectus, rion ergo qui uc. Fidés VefpeCwefd aceidés, adeorequi- rit fubiectu vel fidamentiy fed quare JpetluseftvefpoGins Ji deà requirit cuius yd adquid (iettam iu duuuis)Certà . vX(ingalis verbis Doctoris benc penía- tis cólligiturquód ratio efsédi in velut in fandamento fit dc e(fentia relationis , vt rcl ició éft Pritmó inquit , quód us pt habitudo inter duo exire ;érgo e(fentialiter peticilla duo,vt tc« Cs rere quodtollere funda. tamyvel illud,cuius eft refpe&us;,e(t tollere refpectü,& deftrucre rónem ipfi- ásyergo ratio e[fendi m,velut in füdamé tó pertinet ad rónem proprià refpe&tus.; Tertió aityquod re(pectus, qvia eftrefpe étusjideo requirir,cuius fit ad qp fityer:- Rs ad ali go reípe&tus j vt re(pc Gus neceliario pe tit füdarrnó mius quam tetminari, T4 dcm; àiry quod (rquctollere cermioum- LI. Po quid conftitsatur velatig -.  adquem;cft.detlruere cefpoct »,.irà collc- re idycuias eftymanitefie indicauir.c(Tc de iritrinfeca 100€ refpectus,vt fic,no minus effe in fundaméto,d e[sead terminum y Q» etià clarius docuir q.2.il!ius di(l.in (al. ad 5.prin.dü ait,quód depedentia rclatio nis ad fundamécü eft eücnt ialiilima , ita q linc ca nó potelt effc ratio telationis, 45$4- Sed obijc.1. auctor;t. Siimpl.(üper predic.dicentis, quod efie jj nó coftituig relationem,(ed e/se ad.Sccüdo Ari(t.de« Éinit rclationé (emper per cf/se-ad,&. mon per efse in. Teztio fi vtraq»hibizado ett dc ellen relationis,ergo relatio eft ens per. accidens, quia duo nón pofunutiee, re ynum pet fcsni (1 yn fiu per feactus,a- l.ud per te potéia 8. Metis v Ir (ed illae dua hab:tudincs aon (jc fe haberi: quia lgquijhar de Hine ejr di inimtun dameto,no vc in fubieQo.Quarto arguit icemb.locicit.probás,quad « ih natuza có p«tat sclacíont, tang: à Pee d flicuens in clie effentiali ,& efse-iy pote rius naturastanqua pa(Tio quandocü ];à- n d ooeéasid tas pet du differtriag ) quoc à yna coftitu:t fpeciem Sade] d di Mditut pcr Wie ti, & refpcétiuü, hac duo pe imme- diatc oppofita cit£a ens, & totam narurá ends cuacuant;czgo pre eodem figao quo abfoluc cft ad. ipo eode tc uum eft ad aliud, (ed abfolutü pzius natu ra e[t'ad [c quàm infit alteri , ergo tc(pe- &iuü ét prius natura erít ad aliüd;quà in alio, & hoc cít atgumcatü Mair.cit.q-3, «$$ Reíp.Simp .nà loqui tle Hy Y. infudaméco , fed vt in (übic&o; neq. e[se in hoc modorelationé non coottitue r€5(td nó cóftituere aliquod (pceiale gc- nus accideüti l rario. co in deis ME ano yt 15 omntum. 649 Difp. VIL. De CTeadicame.ve[yetHiniro. fundamentnim, altera ad termipum vt vi-: detuc voluife Baflol.t.d. 36. qi: art, 2«- fcd ipfamcet telatio e(t vna-fünplex habi tudo fundata in fundamento, & tetimina. tà ad termini, cui z qué effcociale eft fua daei, (icut & técmiriari; Ad 4; Tromb los quitur de effe insvt it (übie&ojnos auté; vt in fundamcnto, &c idco nihil ad rem;ad buc tamen ad arg. ir (c neg. min.ràm pri- mi fyllogifniiy quam (ubillatam fecundi ; tiep. prima minor,quíia ens peiédicamen- talé prius diuiditut ín ens infe Gc ens ina lio,& hoc poftea diuiditur in ab(olucüy& teípc&iudi; ncg. ctiamfubillata minor dp ens abfolutü pris nacura fied fe, quá in he Diei alió radicakter; fic 2n,vcl eífe in alió natura ptaicedic iri acei- deate ábfolito c(fe ad (é, ficat córora fo. lent mínus cóia priecedere , vel.faliia (i- mul aátuca babebit vtcumq. & idem erit proportiene dicécidum de effe, in lio & elle ad alind in accidente refpectiao ,.— -:/$6 Deindé obijcies; cóceptü relatio: nis;vt eft ad,nó cffe rcalemyquia aeque có uenit relatioaí rátionis, ac reali, ergo qid tü e& de (e , ab vtcoq; praícindit; Ref ncg.affumptum, quia relanioni tcali , tatiónis nihil abflrahi pót cóe yniuocd , vt docct Doctor 1;d.26/q;vn. Accedit y li-ad effet coe, et in eflct cóesquia hiec tio-fubt nece(farib: a: vt diximus; in télationenec cm y quantii- cinq. fingats referre ad alitid, nifi aliqoid rféferat-; Tandépietidmfi concederetur ad (T coe v niuócam yitiq.rclationnnes pibitur (emper con(éq.nám ad,qaod có- f^ t elatio pri iicdmretipdle t ads cotiuenit parte tei. ^^ je "*da fine huios quzft:nota, cp cir dici- my ad, hoc: intél afi cerénimus & timdamentum fint iffeutíd réfationis yacetaci patcesi]las jnttiniec cjlicet. nid habeant dicere No? tinalés, quid fácjetit felaciónem; velati ntítatem compofitamex fundamento ; tetriino;id'tamé nullo modo affer: po in fententis Realiumyqui pórtumt re- laüionem eic formati fimplicct depen dentem tanuioiexcrinfece à- fundaméri- to  termsoyaecéflario tamch, co mos s telatiónem effentialiter /coh(titaip dogquo dicimus! porcntiaas, vela tum al (cian tacui ycü —— nà 1t. «oníititutiua petentigyvelastus clnodá» hoic (née Guidi nonfà Stet minus rox (iat dec: conzepru: relauónmisg imtidfece ning cua d eonfliutiué, pras batüc ex Mair, cia: (tám quia terminus, & tundameacü regulatiter tan ab(oluta j cr3o wequeont ette parces intiiníecg; i tioais;, quia reswntus. predicamenzi nee queunteífe parrcsintdníccas ; & couftis rüciuz rei àlcerius praedicamentis cü prine cipia cci: conttitutiua àd-tdem. pratdicas meniumpertineát cudi re cóftituta,, fal" aim teductiué;tüm quía terininus,& fune» damierituin mon.(uat genus, & differentia aglationis, fed (olur:cxcréma illius, ergo ficut extremitates in linea go tes ovrgeo tm s neis ques SR i qus (uat partcs relationis; tüm tádem ga lioc dato multà fequecentar abía:da .(. Deum eíse dc efsentia éreatarzy& &iiun de elaectia arris;vicrelatina fimt inen bedinem de e(sentía familitudinis 4 c, «$2 Cüm ergo dicimis relatione. e(sen tialiter cóflitut per effe 18 alio, :& e(ie ad aliud (umi debent iz, X ad, vt dicüt (im. plicem ipfam habitudinem ,nà autem vt écimcladant extrema ipfius biDicudiqus » và vt bene notat Mair. cit. e[se ad aliud Aen rai de eísc in alio,vtin (ut yento)partim e(t intcinfecumyparrim extrinfccum,imtrin(tcurb quidem,quatc- nus dicicipfam habitudinem exprcísam per-ad,cxtririccom vcró y vt dicit termi- num illius habitudinisjprimuni eft dein- telle&uzclatiui,(ccii di. vero de cointel- le&usquia ponitur tantum,vtaddicamene tá ín définitionc ipíarelatiub &;hinc efty quód potius dicituc.tclatío-eonftitim pec ined csi enel mái i se ad 4 quia péroillas patti itarie fümptas ex pridiu tclatio- nis formaltters& folyotvittualitery & cx con(équcntiunuatitut extrema, d lant werd nom Ex quo:colligitur.fundamen- tum;& terminumoonnit extriníccé y à terminatiue ;accefsarió:tamco- velut, ad-, dita, ingredi defioittonem relationis, vt t Doctorína«d.1 2.q 1.5. & quidein maiori neccflitate; qnam piena iggte-. d laua]. 1. Per quid conflituatur relatio . sliatur definitionem accidentis , quia re- quiruntur pp formale eífe rclationis , ni zelatio formaliter.eft habitudo vnius ad :aliud, vnde Mair.cit. hoc difcrimen ponit inter accidétia relatiua , & abíoluta, quz etiam per additamentum dcfiniuntur , q definitio quidditatiua in abfolutis quic- tat intclle&um diftin&é attingentem 2c sius, & diffcrentiam eorum, etiamfi aliud non cointelligat, velut additü , fed nó ita in relatiuis , nam quantumcunque habca- tur conccptus fui gencris, & differentia , non quictatur intelle&tus , nifi coiniclli- cndo terminum , & fundamentum , & honc dicendi modum tencnt R ecentio- 4cs omncs Suarcz difp.47. (cét.vIt. Amic. loc.cit. & al:j paffim. Sed dices , illud cft de efsctia alicuius , fine quo mc cfle,ncc intelligi pot fed rc- latio nec effe , ncc incelligi pot finc fun- damenjo, & termino ergo &c. Refp. cx Barg. 1:d. 28. 9.3.aliquid (fe de cílentia alicuius poc dupliciter accipi primó ,p «o,fine quo rcs intcll;gi nequit , fiuc hoc ántret definitionem, vt pars eflentialis, fi uc vt additum , & Éic dicimus fibic ctum efle de c(Ícaria accidentis, quia eius dcfi- nitionem ingreditur ; vt additum , & in hoc fcnfu vtique extrema funt de c(scntia rclationis; alio modo,quód fit pars cfsen tialis;& intret deBnitionem, vt genus,vel diffeiefha , & in boc feníu extreima non funt de císcntia rclationis, quia nó intrant eius definitionem in rc &o , fed tartun; in ebliqao , & vcluti addita, pertincntq; ad €oiptclle&um, non aüt ad purum intelle. um rclatiui ; vt diximus ex Mair.cit. -.QVvVESTIO V Tn qua cor[ideratur relatio ex parte fa. : bictli , feu fundamenti . C48 qoia vt dixlmusq.przc. Relatio ud przdicam, conflituitur. €x efc ad, & in, idcó nedullitus contideranda venittàm cx partc fundan;éu, G termini primum pra (tabimus q. prafenti, alterü q«feq. & quia relatio pradicam. accidens cft , idcó fundamétum cius é fübicctum appellamus quatenus ei incft pcr inhei ca- |. "mum; (olet vero diflingui dupicx [ub;cs 645 &um, feu fundamentum relationis, p o- ximum, & remoi ; proximum ctt illud , inquo immediate di relatio, remotü, in quo e(l tantü med'até, fic v.g. relatio z- qualitatis prox;mé eft in quant.tate , rc- mote in fubftantia, relatio timilitudinis proximé in qualitate, remote in quantica te, & fob (Lancia ; notat autem Doctor 5. Mct.tex. 20. in fine, & q.11. n.7. folum fundamentum proximum abíoluté dici debere fundamentum , temotü veró dici dcbcre fübie&tum relationis , non funda- men;um quód etiam ex alijs locis fent. colligic P. l'áber 5. Met. difp. 22.6.2. Piatet hzc affignari ctiam folerratio fandandi relatioucm , & frequenter con- diuo aliqua, finc qua non fequererar rc- latio ad fundamentum , quz duo ncn sür confondenda , vt faciunt aliqui, cum fint oínó difLincta , vt Do&or declarat quoi. 12.C. in relatione paternitatis , cuius ra- tio fundandi cft | otentia generati Pa- ttis, condit;o vcró pracuia eft a&io gene- rauua ciu(dem, qua flatim tiáfit, & idco non proprie caufa , fcd tantum conditio prauia, finé qua relatio non fequeretur , appellari cólucuit, in hoc autem praícr- tim ró fundandi proxima à (undamento roximo diftinguitur ( licet multoties ie duo confundi folcant, prcipué quà - do fundamentü proximü confertur cum rcmoto, tunc-n. dicitur ró fundandi , vc albedo qua dicitur ró fandandi timilitu- dinem inter Petrum , & Paulum) quod fandamentü proximü relationis non eft ita Quo,quin & poffit efle Qaod , pót .n. fu(cipere denominauioné relationis ; quia & quantitas dicirur equalis, & qualitas fimilis, at rauo fundandi clita Qao ,ve nequeat cfjc Quod ;quamuis.n.&duasquantitatesdicamuszquales,&duasal«bedincsfimiles,nontamenusnquicftratioproximafundandihuirclationcszquiparanugcx$.Met.c.1f.dcnomiozuurfimilis,zqualis, nec poten« tia genceratina Patris dicitur pater. — — $9 Quamuis aüt relationis ciufdé pof finc c(le plura fübicéta diucrfarumratio4 nuincü lubordinationc declarata , qp vnl Íit proxiu d, alegum temocü , vc declara- tuzi €lt, camcn aki v rationis, X. . à dd aque i EL CL m Uum 6570 zqué immediata omnin3 impoflibile eft,qu'a cum relatio lit verum accidens; & per (c voum,vnicum ét fübie&ü in hoc : "e&(u poftulabit ; Vndé proríus abijcien dà eft à Scholis.opinio,juz tribu tur Hé ric.quo!.9 qu. 3.aflerens rclutjionem elTe veluti interuallum quoddam ioter. duo extrema , itavt fit vaa , ac cademhabitu- dointcr illa, & in ambobus infidcns , vc- lat in proprio , & adzquato fobic&o; id fané vt. prorfus irtationabile dánat. Do- &or cit. y. Met.q.11.n.7.& joe Sua. di(p.47. fc&.6.n.3.nam vcl relatio, qua intercedit inter illa abinuicem diftantia ; eft & in medio, veloti cordi. quz nc&it cornua arcus, vel hon, fed in extremis tá- tüm,non primum,quia paternitas nó rc- cipitur in acrc;neq. $m, quia idé numero accidens nequit e(Te naturaliter in daob. fübic&is tcaliter diftin&is , & loco di(- fitis;relatio igitur cft tantum in illo extre fno, 9 refcrtar ad aliud , & fi illu4 aliud. ad hoc referatur , dabiturin illo alio. no- ua relatio , & fic nan erit yna , & cadem rclatio in ducbus,vt in vno fübie&o, fed in vno, & ad aliud inquit Do&or cit. de hoc igitur vno fubie&o quod, & quale cf fe debeat , inuefligabimus in przfenti queft, & quia in hoc variz funt difficul- tatcs; duos ioftituimus articulos, ARTICVLWVS I.- utn fubieftum relationis debeat effe ens reale ,Co finitum, itaquod nequeat efie infinitum . 60 G Reg.15d.28.4 3.fignificauit re- lationes przdic.écin non cnti- bus fundati poffe,& quidem apud omnes in confefsó eft priuationem fundare rc- .Jationé principij ad generationé;& pari- ter caufa finalis dicitar fundare relationé cauíalitatis ad effectum , cum adliuc ipfe finis non cxiftit,vt conftat dc fanitate re fpectu deambularionis& (ic in multis a- lijs,qua an(am prbucrunt dubitandi an relatio przzdicam. neceffarió petat fubic- £o teale, & cxiflens ; Concedit ctiam i Greg. relationes przdicam. in Deo ad creaturas quz cft communis Nomi- najunn opinio , quaré coa(cqueaicr a(ie- Difput. VIII, De Praliceni refe iuis runt (übie&um huiufmodi telationii non e(fe - retaM tinitum , & limitaxum., Dicendü tamen cft, no c(fe idoncü re- lationis prz c. (ub .c&um, ní(i cas rea- leac finxum.E 1 comunis in f(chola Rea- liam , & necetfario fequitur ex noftris princip:js, ti .n. relatio,(i: accidens reale fundamento rc vera fapcradd tà , (cqui- turc neceffir.o ta'e findamentü effz cn. titatea rcalcin,ac fiaità, quia nó eos ne- quit per modu (ube&i fuftentare verum accidens; & eos'mnfmitü, ficuti eft Deus , cft accidentis incapax , quia eft ab omni potentialitate femotí ; vnde & Nomina. lcs ipfi ideo concedür in Deo relationes reales ad crcatucas , quia negant hisfu- peraddere fundamento verá rcalitaté ac- cidentis,(ed ftatuunt ipfas in mera deno- minationc,& concomitantia rerum;idco €um a nobis difcrepent in principijs,etiá in conclafione ditfentiunt; & hac dc cau- fa Nominalium fententia, licét repugnet comuni nfodo loqueadi Theologorà vna nimiter negantium relationes przdicam, - in Dto ad creaturas, quóad rem damnari nequit.vt multi inconfultó faciunt , quia non ponendo relationem accidens reali- ter a fundamento diflin&ü , nulla (cui- tut mutatio,aut cópofirio in Dco ex co, quód ponatur in tempore rcferri de no- po ad creaturas (ub ràtionc cceatoris,do- mini, &c. folü ergo damnari pt quoad modam loquendi ; qui (an? inconfuctus cft apud priícos Theologos, nec grauio- ri cenfuca inuri debet Nominalium fen- tentia vt nota  fec.1 $.n. 17. at pro- Ee nus concio noftram quoad v- tramque partem (ingillatim., 61 In primis, y fubic&um relationis predicum.ens reale debeat e(fe, & poti- tinum , fatis conftat ex modó diótis ; & docet Scot. 4.d.6.4. 10.$. fed reflant, & probat Baflol.1.d.30.ar. «quia cum fit accidens reale; & pofitiuü, cofequentec nequit in non ente fundari, quia non cns nó cít aptü entis rcalis fulcihentum,tum quia vt con(tat ex ditis q.prac.art. 2.re- latio fuam entitatem realem habet a fun damento in generc cficientis cau'z , et- go neceffario debct. cíle ens reale, quia nemp dat,quod nop habet. V ecu uu [2:207] -"-- toto ri. e .[. babeat illas ues con- ren Seat. relatas.in 1. q. fed qua- venus contrradiftinguitur à relatione ra- tionis, quz fit pera&ü collatiuü intclle- &us,vt Scot. loquítur quol.13. P. & pro tanto realisró dicitur, quia nó habet o&s illas conditiones , fed vna , vcl altera fibi deficit , potet relatio realis inhoc fenfu fandart in non ente ad ens, & in hoc fen- fu dici poteft priuatio fundare rclationé zcalem principi: in ordinc ad generatio- nem , & admitti pót in codé opin. Greg. dicentis relationes. reales ét non entibus €onucnire, non quód huiulmodi relatio- ncs fint entia realia pofitiua , quia verum accidens ,& realé non póx in non ente fu- bic&ati, (ed dicütrurrealesco fenía, quo tenebras, & caecitatem negationces realcs appellare folemus , quatenusdantur nul- lo cogitante intelle&u, (ic.n. nullo cogi- táte intclle& priuacio [uo modo cócur- rit ad generationem per mod principij, quo eti (enfü Doct. 1.d. 28. q. 2. ad 2-aic iogenium in Patre diccre celationé rca- lem negatiuá; Difficulras autem mota de finc nulla cft,quia v: dicimus in Phyl. di- fpur.7.4.8.art. f. ry noncít vere caufa rcalis,& phyíica, féd cani metaphori- €a, quia.ccalitec non dat cííe » fed rancüin moue agens, vc det illud,in ratione ama- ti, & dcfiderati , quare non fundac rcla- tionem veram, & rcalem. . Sed dices, Arift. 5. Met.c.1 f. imer re- lationcs i zdicam.cónumerare relationé ealefattiui ad calefactibile , & ctus, qnod fecitsad id, quod fa&ü.cft, & eius , quod fatur cit ad rd, quod factendü cfl, cr- go, &c. Refp.juód.ficut tesalig confidc- . gari potluntfüb duplici flatu, nempé exi- ftcnugsauc folius poffibilivatis, ita ctiam &iclaiioucs píz cónderari poffunt, vcl vt atu cxiftéces, vel prout aliquádo tuc- rint , vel futura fiot, aut tanquam rcalitec ioffibiles, & in hoc (ecüdo fcnía eas có- fiderauit-Ariftilcc.cit. pertelacioncm .n. exlcfactiu, ad. calcfaGbile wvtiq; nonin« xcllexic apinudinem calcfacicndi v. g. in igne, quia bax non clt rclauo pradicam. fcd:ttap(cendentalis ed. cam intcllexit, qua yolleatacta approximatione cale-- 25. c ERIT en fab. Rel.debeat effe ens reali e fimit «rz. 655 eft, quod.(i relatio ical s fumztur ncn in fa&iui, & calefattibil:sactu infurgit, vbt priusante approximationem habcbat (o lüetfe poffibiles.in pra(enti verà ett [ec- mo de rclationibus- prz dicamentalibus non füb ftatu merz potli bilitatis,(cd prar (etim fub ftatu a£tualis exitcnue . 62 Kltcra veró pars, q relationis realis fubiectum ete debeat ens finitum, & li- mitatü, docetur à Scoto 1. d. 30. q.2. vbi cum cónuni Thcologorum remouet à Dcorelationes reales ad creaturam , id- que efficaciter pcobat $. 44d. 1. qu.t[Ho- nenycx pexEs&a (implicitate,K ex perfe- &a neceffitare Dei, quia .n. Deus perfe- &é limplex eft, nihil c(t ineo , qnod ao eft ipfum, sih Aug. rr. de Ciu.n. to. ef* go relatio! realis noua in Deo ad crcata- ras nequit adm tti in tempore , cum ver compolicionci faciat cum co,.cui adue- nit,vt probat Do&or 2. d. 1. q. 5. $. 4d prinui alterius opinionis. Scd q» ncque ctiam ab z:erno;prob.ex nece(litate , p- fecta.n. eius necetTitas cft ex (c elle tales. quod nà vatiabitar cius efe, quacunque hypothefi pofita, fiae poffibilt , (iuc im- potlibili, circa aliudà fe, quia alia nó süt ncCeffaria, niii fecüdarió y ergo nalla poc in co ad. nitti tealit as, ne3; abseterao,ne- quc intempore, qux neceffaci-coexigat aliad à fc , tale .n. neceffarib. cocxigens. aliud à Dco non effet illo- coexa&o non exillente , & pec cófequens aliquid, quod perfecte efíct idé Deo non cfict , aliquo alioyquod noncft neceffitium ex. fc,.non exiftente, (cd relatio rcalis de neceffirata cocxizit ad (uum effe terminum cius, et» g» 1n Deo falua ciusindemnitatecoaftirutnequitrelatiorealisadaliud.àfesNeq;lacisfacitrefpótio,quetibuiturGil.bert.Porret.daripo(fei0Deorelation&realemadcreaturá.,nonvciqueill;inbzz»rentem,fedveluti atfiftentem. Nam (i illa relauo ett accidens, vt fapponimus, alicui. (ubicé&to hzcebit necelfatió y mifi dicatut- eile pecfe lubtiftens, quod ctt irrariona- bile pror(us, & accidenci directe repas gnans. Rettaccrgo facta füppofii. nc, ge 1clatio. predicamentalis (it accidens fun- daméco tüperadditá, olá cns fiotuin, S6 limitatam cde cius idoneum (ubicétum.. 5, Sed obijc. Relac. (ecunai modi re» Dud laii 6iz latmorü; quz nempé fundantur in a&io- ne, & paflione , (unt realcs , & mutuz $« Met.c.1 5. fed tales (unt' relationes Dei 2d creaturam, inquantum c ft cauía, & cf- fKc&us illius , ergo &c. Deinde (icut for- qma cít in ane ita denominat illud , er- €o fi non eft aliqua relatio in Deo ad «tcaturam realiter, Deus non cft realiter «rcator, non eft rcaliter Dominus , non: «fl realiter à creatura diflinctus . Refp.ad 1. fi teneamus relationcs pri- mi, & fecundi modi in hoc tátam differ- rc àtcertio modo rclatiuorum , quia in eis. clt mutuitas, non iniftis, vt Do&or velle videtur loc.cit. 1.d. 30.8. Re/p.ad r.quaf. tüc negáda cít minor ; quia dcfcétu iftius foutuitat'$. omncs. relaciones. creatura 2d Deum, qualefcunque (int , ad tertium modo. [pcétant, vbi vniucc(aliter collo: . antur relationes non mutuz , & fic in- nuit ibi Do&or , & iterum in eodem 1.4. 3.4]. $-& d.2 $.q vn. & quol. 15. Si vero dicamus diverfitatem Deià creatura in: prz dicatis proprijs , & conuenientiam in. 1ranícCdentibus effe relationes primi mo: di , relationem in róne caufzs, & cffcctus: tfc (ccundi, nc pida cfl vniuerfaliter ma- ior , quamuis .n. relationes huiufmodi in: «rcaturisfint mutuz, nontamen in Dceo,. nec oportet rclatioa tcttij modi. in hoc pra-cisé differre ab alijs , quód in illisoés. relationes fiot mutuz; inifto nunquam ; ger lioc . n. (ufficienter diflinguuntur, g» antertio numquá fünt mutug , in alijs ve- £Ó fic, lícét non M ita refp. Baís. 1.d.. 39.q. rar. 4. & (cq t Suar.cit.(ec.tg.n 27; Ad aliud Eodosbisi» Dum iode Fealiter cteotorem ,.dominum, & à creae tura di (Lin&tumincrinfecé, & (übic&iue y. fed extrinfocà , &terminatiue , quatenus terminat realitercreationem pa (liuam in: Greatura cxilteatem» atque ita- hzc pro- pofitio e(t vcra: ,. Peusejt realiter crea- or , vt ly realiter determinat inharcn- tiam-.1. totam propofitionem,non inhz- rens. i.cxtremum propofitionis.(cu pre- dicatum ita Doctor cit.in fine .- 64. Sed contra hanc Do&toris refolu-- tion& , quz-cóis eft'in Schola Realium ,. diccs r. quo paco (aluantur ha: denomi- mationcs rclatiuz in Deo fiu:diftinctis. Difp, PIT. De Pradicam. Re[peHliuis -.— relationibus ; poterunt ctjá , ac debebang faluari in rebuscreatis fine tanta entium. multiplicirate, & mutatione, vt ait Aucr- [a q. 25. fe&t.4. Secundo relationes oppo- fitz dant denominationes oppofita , er- go creatio paíTiua in creatura exiftés ne- uit Dcü denominare creatorem , ficut liatio nequit denominare Patrem. Tcr- tio Deus dicitur Creator. quatenus ad: creaturas referuir, fed ad creaturas refer- ri non potefl per relationem, quz eft in creatura, ergo , c. Tandem quando alie quid denominatur denominationc qua cít in altcro, accipit denominationem il- lius, ergo ti Deus denominatur denomi- natione in crcatura exiftente , diceretur creatura , ita vrgebat Scotum: Thomas Anglicus apud Barg, 1.4. 30.. Refp.ad 1. patere ex dictis q. praced.. denominatio .n. relatiua neceffació. fieri: debet, vcl per realem füfceprionem rela- tionis , vel per realem: eius terminatione: ex Arilt.5. Mer. c.ad aliquid, dü a(Tignat tres modos rclatiuorum ; cüigitar Deus. non (it fubie&um capax relationis, falua-- ri debent in co denominationcs relatiuze per realem terminationem ,.& quia crea turz funt capacescclationum., faluari de- bent in eis per realé [ufceptionem, & cü: vtrumq; extremum cft relationis capax » in vtr03; debet admitti qnia non cft ma- ior ratio, cur potius in.vno refültet,quam: inalio:, ficutíuntrelacionesprimi,&(e«cundimodi,itainnuitDoG.cit.infraQ.Ad1.re(p.relationes.oppofitasdenomi-- nationes oppofitas prebere (ubic&iué;,- & intrinfecé, at non inconuenit candé re: lationem vnam denominationem prabe-- re fubic&o;cui inhzret, intrinfecé, & fu bic&iué,& oppofitam termino extrin(e-- cé; & terminatiud , vt patet de viüione ,, qua intrinfecé, & fubie&iué denominac. oculum vidétem, extriníecé, & termina -- tiu parietem vium. Ad 5. Deus dicitur: creator realiter ,nomquia ipfe ad creatae ras realiter teferatur , fed quia creatura: iati dei arta fabile exeopre- cfe dicitur relariuum fcientiz, quia fcie-- tía referturadipfum; qua roónc s Cit; fub F. o&s relationes Creaturz ad: Deum: eoo PV fuis quem: «a alea dt^" ' QD Quali deheateffe flic relationis dI. 633 de denominationc formali , & intrinfeca Ceatoris, vtiq. dicitur creator , quia re- fertur ad creararas , fedtalis relatio eft rationis , in Deo à nobisexcogitata. Ad 4. cócluderet vtiq. fi vmiformis e(fet de- rioiuiioario,at in pcopofico vna eft intrin- . feca ,& fübiectiua, alia extrin(cca, & ter- mipatíua, & hanc Deus accipit adcreata ra,non illam; Q'u; plura de hac re defide rat,videat Dot.loc.cit. & Birg.& Mai. 3.d. 30.q. r.& 2. vbi fusà banc materiam tractant , & luculenter. 65 Quaresan (altim poffint admitti in relationes tráfcendentales ad crea turas? & ró dubiridi eft, quam affert Do &or cit. q. 2. quia Dcus cx natura rci fe- elu(a intellectusoperatione dicitüt. oar- nipotens,acormnifciens;ifta .n. ponuntur in Dco, licut attributa dicentia perfz&io- nem fimpliciter, & omne tale eft ibi ex ríatura tct , fed ifta dictmt refpectü poter tig , & (cibilitatis ad creaturam poffibi- lem , nam nequit Deus concipi omnipo- tens fine creatura poflibili , & implican- tibus creaturis Deus non effet ompipo- tens,quia nihil potfet produccre, ergo re fpec&tus (alim tran(cendentales'sd cceatu ras poterüt, ac debebír in Dco admitti . . Mart.loc.cit.q.5 . quem multi fequun- tar Recentiores, huiafinodi ce(psétus in Dco libenter admittit. Ceterum Do&. loc.cit.& ibid. Lichet. Ba(lol. Barg. Vige rius , S acriter Mair. infequitur, & alij Scotiftz paffim hos etiam relpe&tusne- [we in Deoad creaturas, & quidem ratio &. allara ex neceffitate Dei deducta vrget etiá de traafcédentibus , quia crca- tura,criam quoad etfe polfibile;& fcibi- le contiderata, adhac non eft in eo 2radu necefficacis necetíaria, in quo eft - femper .n. eius ncceffitas crit participa- t2, & idco ponere cccacuramrnó ede pof- fibilem,non e;iet ita impoffibile, ficut a« liquam realitatem in Deo aon cffe ;quia aihu- in eile potfibih non eft ita nccef- fari , vt Deus, & une ex hac pofiuione imnas nnporlib;a videretur fequi iaspof fibiliis, wouigitar ad creaturam euam intals (tatu necetfitauscon(ideratam ad. mti deber in D'oiclatio realis ; quias Deus cfct;ctianifi omnis cteatura rcpu- - Lega. ie pute e ficut Mehr non ar in [uo effe a contingenti , feu ( nc lis de —— d iz )illud E AF exigit ad (ium effe; ita neq; magis necef farium pendet in(axede à anas neceí- farió, fcu illud necetfarió cóexigit , alio- quin vmm non effet magis necelfarium. alio , fed effent in equali gradu neceffi- tatis, nam implicat in adie&to dicere vaü ens neceffatium coexigere aliud ad (uum eife , & adhuc effe magis ncee(facium il-- lo, quia fi concedatur mag,s neceflarium. potle deficere deficiente ininus neccífa- rio,& € contra;iam illa duo effc equas lis necefTizatis , quia ità vnum coextge- ret aliud ad fui efie, ficut € conira; & hac róne Scotica captiuati. Vaf. dilp. 104» c.6. Suar;di(j.47.cit.(c&t. 3«n.6. & (e&. 1$ n.1 j. & p.p.traCL, 1. lib.2.c.26.n. 14. Hur.dilp.t s. Met.fec.9.& alij negat rela tionesttá(cédétalesin Deo ad creaturas. 66 Adtauoné dubitandi allatà Doct, cit.$. ,4d arg. 1.qu&fl. remitti: fc ad infe- rius dicenda de omnifci entia & omri»o tentia Dci in. feqaenub. diítinctionibus 3$.36.& 43. vbi docet huiufmodi perfe- &iones potie dupliciter fpectari, vno mo. do fundaaicntaliter,& pro denominato; & fic fant perfe&ioncs abíolutz Deum: dénominantes fandamentalitet omnipo-. renteas& omniícientem, alio modo proe formali, & fic fupperadduat rcfpcctü ra« tionis , vndcimplicantibus creaturis ad^ huc Dcus diceretur omni potensob per4 fc&tionem abfolutà,q in ipío omnipoté- tia importat ene ovis refjcétüra- tioms ad creatnras , 6 poílibilestorent $ hocottendituc euidenter , quia etiam de fa&to non idcó €hyixara diciruc impof- fibilis quia Deus ncueaviliam produe ecre , & illi potentia der , led & contrà po:entia De: nonposefi exire im actum Circa chymzram,quia ipfi dccfl potentia paíliua,vt pcoducatur, ergo detectus po-- tete Fafbux incrca.ura ad produci nó infert in Dco dcfcétum potenti actiuae ad producere , aiioquin vciann e(let dice- re chymeram eiie uon poile,non tantum ia ipfa ex íc repugnet , fed eiiam quia. eus non pót ilia producc:c,cum ergo impoffibilitas [cinpcr cencatuc ex. paite Ddd 3 p 654^ — Dif-VIUI. De Peedlictm. gefpslluisz rei, non ex parte Dei, fatendum eft,quod fihomo eflet in. fe impoflbilis ;ac etiam quzlibetalia creatura , adhuc. Dcus effet emnipotens crátum ad intrinfecam per- fcétionem, & virtuté produ&inam cius, nam repugnantia hominis aon oriretur cx Dco, (ed exipfo homine, (icutnunc eritur ex chymera ; & hac (olutione vcun- turomnesiclatt Auctores. —— Dices,on nipotétia in fe efl virtos acti ua , crgo infe cft a&ina alicuius fact;bi- lis,quia nó cft a&iuafui, crgo neceffari refpicit trácendentaliter aliud à (c. Cof. 1tà fe habct potentia faétiua. ad fa&tibile, ficut vifiua ad vifibile , crgo ficut hac concipi ncquit fine obic&o vitibili , ita nec illa fine tcrmino fa&ibili, R cfp.quod oniniporctiain Deo, vt«fl perfectio 1un- pliciter , efl virtusactiua olicuins fa&ibi- lis, ncn qvod formaliter conftituatir in fuo efie pet ordinem tranfcédentalem ad illud, fed (olum quiaeft perfectio ab(olu- , tanata terminare dependétiam creatura- rüns poff. bilium ad ipfam ac etiam ad il- las,vt jofli bilcs,fundare ordinc rónis , de quo vidc Lichet.1.d.30.q.vn.iníol. adar gum. Greg. Ad confir. nó currit paritas, quia potentia vifiua ip fua entitatc depen detab obicéto, & idcó dicirordmé uan- fcendentalem ad illud,id aüt aífcri nequit dc poicmia factiua D ej,fcd tota ciustor- malitas debet indemnis faluari finc depé- dentia à creaturis, & ideó conflitni dcbet in perfc&ione abfoluta nata: fundare rc- fpeGtum rationis ad creaturas poffibiles,. veléatum réalem dcpendentiam in tali ftatu poffibili terciimare , quia vt fzpias. dictum ett , quantum ad denominatio- nes rclatiuasnon cft ferendum idem iu- dicium de Dco, & creauris - ARTICVLVS II. «n fubieium. Relationis efie debeat ncce[sarió accidens , e? boc abjo- lutum ita quód.ncqueat. e[se « re[pettiuum - 67 Tuus Tho. 4; cotra gentesc. 14. nega(e videtur fubflantià eflc gofle proximü , & immediatum B clario- ais prédicam.fundamétum, vnde quidaar Thomiftz folam verborum S.Do&oris(uperficiem attendentes, hanc fentétiam;, vt de cius m&e SP RHInpPeuiD: fa- uere videtur Zerbius nofter 5. Mct.q.18.. ad 4.8. Dicendum feriatim. Oppnfitüta men docct , vcl potius (upponit Doa. f- Mct.q.1z. & 2.d.5.q. r, & paffim in fua: do&rina, & cum co Scotiílz omnes, ac Ncotherici , Suarez ; Ruuius , Blanc. & Thomiflz melioris notz Caiet. Ferrar. Sencin. Iauell. Mafius, Capreol. & alij ,. qui explicant D.Th.loc.cit.locutum fui(- fe de Relationibus maiori ex patte , qua fundantur inaccidenti immediate , nan pofle quog; aliquasin fubftantia fundari expre(sé docet opuf.48. trac.5.c.4.& cft expre(Ia Arift. mens $.. Met. c. 1 $. vbi ait vnitatcm in fubftantia facere identitate ficut in qualitate facit fimilitudinc, & ia quapiitatc zqualitaté, idque probat Ma- ir-r.d.29.q. 3. mauife(ta rationc, ir- $c eR rationabile vidctur , quod habeant inter fe conformitatem , quz (it rclatto prz dicam. & dicitur fimilitudo, & quod duz (übftantiz ciu(dem (pecici y. v.g. duo liomines non habeant fuam pro- pottionatam cóformitatem, quz dicatut identitas effentialis, ficut .n. qualitatibus attenditur fimilitudo , vcl difIimilitudo: accidentalis, ita. im (ubütantijs attenditur fimilitudo , & | di(Timilitudo ciTenzialis: imnatura qua dicitur identitas , & di-- uerfitas ,. & (unt rclationcs. prz dicam.. quia dcftru&o v.g. Brunello nomamplius. Petrus dicitur ab co actualiter. digcríus,,. fed (olum potentialitet ,. (icutalbedo nom dicituramplius (imilis alteri albedini ia deftrudtz ,. Ruclus dum. ignis. generat ignem, & homo homiucax » generatio prius. termimatuc ad. ignis ES » u&m ad vllum accidés, ergoinillo priori Codex relatio effectus in. (ubitannia i» nullo medio accidente, & filiatro in ho- mine ad. patrem, Nee dicas Paternitatemy. & filiationem fundari ina&ione, & pa(-. fione, quz funt accidentia. Nam  infe- rius cum Scot. quol. 1 z. C. & 4. d.6:4.10.. I. & d. 13. q. 1, V.id effe filium often- demus, quia illis tranfaQtis manent. yrz- fai relauionesadcó quod inuncdiaté fü- dart dcbentin fübflantia Patris, & Filij aua QJ. ei *Una Relatio fundari poft aliai Ge IT. 653 üt faltim in potentia a&iua,& palfiua, "quz vtique realiter mon d:ftinguitur ab orum fübftantia, vr accidens (upcraddi- tum;'«t dicetar in lib. de Anima. Dicces;vnitatem, & pluralitatem gene- ticam , & (pecificam in omnibus predi. €am. reperiri, & (ic etiá relationes (uper illasfaudacz.(-idétitatem, & diuerfitate, , *€rgo(unt relationes tranfcendentales, no przdicam« Neg. confeq. quia relatio non dicitur tran(cendens ex co praecise, quia per omnia;vel plura przedicam. vagetar , wt dictam eft q. 1.lic. n. inhzrentia actua- lis edet relatio tiáíceodens, fed quia iden- tificatur.cum (uo fundamento;igitur quia "identitas, & diuec(itas (pecifica, vel gene- rica realiter a fuo fundamento diftinguü- tar,idcó cen(eri debent relationes przdi- cam. & licet fpecialiter fundari dicantur in fübtlantia, tamen (uo modo fundantur 'etiá in alijs predicam. vnde in quátitate, "& qualitatefundátur ratione vaitatis rc- Tationcs duplicis generis , ambae tamen ad "primum modi telatiuorum fpe&antes , nam rónc vnitatis in (lentia fündát rcla- tionem identitatis , ac ratione vnitatis in radibus intenfionis qualitas fundat rc- Ael fimilitudinis, X rationc vaitatis in partibus extenfionis quantitas fundat relacionem zqualizatis ; cx quo patet fi- militudinem, & zjualiratem non funda. ri in qualitate, & quantitate rationc eísc- tiz, nam hac rationc dug. albedencs di- cuntur ez dem, (ed ratione alicuius modi accidentalis. Videantur dehac re Mair. cit. & Ant. And.lib.[ex. princ..q. 9. 68 Maior cít difficaltascitca alià que fiti partem , an vna relatio füperalià fun- dari poffit, Negat D. Tho. 1.p.q.42. art. uad 4,& q.3. de potentia art. 3. adiz. & cum ip(o Thomiftz ocs Caiet.& Canar. 1:p.loc.cit; Fertar.2. contra gentes c. 12. & 13. Sócin. ;. Met. q. 29. Vaíq. difput. 166.c, 4. Didac.difp. 14. Log.q.3 .Coplut. difp.cit.& alij palim. Aflirmat Scor. 2. d.i.3. f-H, & iterum $..4d qusfl. vbi fc . Citacm 1.d.19. q. 1. $. Hic primó viden- diis & 4.d.6.q. 10. E-& quol. 6. $. de rer- ti0,& alibi frequeacer ,X cü iplo $cocitte omncs Mair.& Ant. And.;am cit. Liche. in 24loc.cit. Tatar.X lo. de Mag. in Log. etb.5. Met.g« 18.in fiae; Fab. ibid. dif». 24. Durand. 1,dig, q.2« Suarez difj. 47. feck.rr,n r1. & alij Aliqui vere has opi- niones quali conciliate volétesim uiuat, relationem poffe conüdecari dupliciter , primo formaliter, & e(Tentialiter, quo pa. Cto «ít rario referendi voum extremü ad altccum libi oppofiti vt v, 2. paternitas, etl ratio rcécrendi. patrem ad filium, .& fic ncgant relationem efe poífe funda- amcncam relationis , quia vt üc eft.ratio referendi noa id, quod rcfertac ; (ecundó macecialitery & accideataliter ; quatenus . f. vaarelatio conacnit cum aliá eiu(dem tÓais , vt paternitas compatata cum alfa parernitate, ad quam fuad it relationé. (i- militidinis,vel identitatis, fic.n. non cft ratio referendi , fcd id, quod refertur, & in hoc inquiunt relationem cum abfoluco conuenire iX accidere relationi , vt rcla- tio cít,quia vt zal.s nó refertur,(ed refert; dicun: igitur D. Thom. negare rclationc primo 0 con(ideratam polfc. aliam tclationem fundare , non aucein fecundo modo , in quo cantüm.fenfü afficmauic Scor. ita videtur (enüre Fland.5. M.t.4. 16. Ruuius in Log.c.7.q. 11. Dlàc.difp. 11. [ect 8. Sed fané hac conciliatio friuola cít, quiaqua(tio non eft de relatione in primo fen(usfed in fecundo, & in co nzgac S. Thom.po(Tc aliam fundate telationear, vt ex ciu$ratonibus conftib.t , & Sco- tus affirmat , quare przfati Auctores ita feutiendo (tant à (carentia Scoti. , nam adamuflimin eo feníu, quo ipti declavát, intelligit Doctor poífe vnam telationea cíle alterius fundamentum, - 69 Dicendü itaque cum (ecunda (en- tenua vnam relationé poífe- faper aliam fundari Ita Scotus loc.cit.cum Scoti(tis. quos teftatur Auería q. 15. Phy. fe&. magis confequentcer loqui , poftquam fe» mel técHdenne peuianct ird pen &as à rebus ,quàin ipfi Thoini Doétor au&orit, Euclid. 5. lib. Gcome- tri , vbi definit proporcionalitatea  cife duarum preportionü fimilitudinem , fed proportio , & proportionalitas funr rela. uones,crgo &c.. Probá: deinde Mair, & Ant. Aiid.cit. ratiooc cuiden:iffima, qua Suarcz& alij noti (unt ad no5ilcuin [ens 3 Ddd,4 | dei- "s €;6 tiendum, quia relationes etià denomina- tioncs rcletiuas (ufcipiant veras , acreae les,non minus,quàm eatia ab(oluta ; duze «fi. paternitates dicuntur inter fe (imiles, ficut duz albedincs, limilitudo cít enti- tas diucría à filiatione,ac patetnitate, & P es magis rcfert , eft, quod huiu(modi cnominationes (unt prefaus rclacioni - bus accidentales , (tante .n. pateraitate , v.g.Pctri, incipit de nouo effe (imilis , ali paternitas de nouo m" uc , & deli. nit cíle fimilis, eadem deftra&a ; incipit e(Te diuerfa ab albedine , fi hzc de nouo producatur , definit effe diuer(a, fi de- fteuatur albedoscrgo huiufinodi denom:- nationes fiét per relationes veré  & rea- liter (aperadditas , quia hoc fuit fuperius venom cx pracipuis métis ad diftin- £ucndum relationes à rebus abfolatis , Refp.Thomiftz neg. paritatem , quia dur dra vien (unt inter fe fimiles fun. damentali'er tantumj& negatiué, quatc- nus non (unt diueríz (pedis daz albe. dines (unt fi miles pofitiue per relationem [uperadditam. Hzc vtique c(fet optima reípon(io,fl a(fi gnaretur ratio,cur potius duz albedincs habeant inter fe conformi- tatem pof(itiuam, nó autem duz paterni- tatesícd hic labor hoc opus eft, fi autem hzc maior ratio non a(fignetar ,aut etiá ^ jnabíolatis nogandz eunt rclationes cü Nominalibus, aut. ctiam in ipfis quoque relationibus alias quoque fundart pote faxcodum etit cum Scotiftis. Dicunt igi- tur aliqui paternitates non poffe fundare relationem (i militudinis adinuicem,bene tamen albedincs,quia rclatio eft minima, ac dcbili(mz enriratis, vnde non porc- rit cüe caufa,nec materialis ncc cff ctis ua alterius forme, & cffedtas. A 7o Piiuclatamenrefponfio,nà quan» t ípe&at sd munus füftentandi , ncgant sah fundamentum etie (emper maroris entitaus re fundata, nà materia prima eft perfectior ipía forma (ubftantiali, quá tamen futtentat ; & quando ét id concc- deretur, inquit Zerb. cic. licét relatio fit dimriput entitat;s reípcótu accidentium abíolutorum ,tamen intrà fericim relauo- gum poterit vna cfie perfectior alia, & cgn(equentgr idougum cias fugdamcnua, Difp. LT. De Pradicam.refjetliuis Tua quia :elario fundanda non eft tani. ' ponderis, vt ad cam füftenrandam alia 2» relatio non fufficiat, immo cum fit debi- lioris cncitatis,quàin relatio fundans non multüim eam grauabit , & quando n'mis pene , cum prima relatio fupponatue undata ;n abíoluto , non cít ruinrz ti- mendum , nám faftentabitin virtute ab- foluti, cui tandém tota rcelaionum ftzaes innititur ; Quantum veró fpe&tat-ad mu- nus efficiendi, cum relationuu cfficictia fit.p modü (implicis re(ulrárie , & dima- nationis, vt fupra dictum cft,nó eft necef (aria maxima entitas , & virtus ad illam 5 & fi pót vna rclatio aliam cau(are in gc- nere materialis caufz ipfa (ubítentando , vt ptobatum cft , potetit & 1n genere cf- ficientis przfato modo; nec talis cfficien tia viderur repugnare relationi fundanti » (crtim fi ponamus cam in ordine te-ationisc(feperfe&ioremfundata.Tan«demhzcre(poníiononeuadicdifficultatemprincipalé,quomodoinrelationibus(aluécurdenominationesrclatiuzfincalijsrelationibus,quzponütur1abjsreb,Alijproindealiama(fignàátdi(paritatem,quódrelatiocítmodusrei,atmodusnonhabetmodumineogenere,quomodificat,vndeactionisnócftaG0,nequefigurafigura,cüigiturrelatio,fityquaaliarefcruotur;nonperaliamcelatonemfed(eip(arefcrcur,&ficpaternitas(cipfadiciturfimilisalteripaternitatij(imilitudo feipfa eft diuería à patetni- tate, ita Sóc.Caict. Ferrar. Fonfec. Vaf& alij ex D. Thom. 1.p«1.42.cit. & tatio , huius cft illa vniucríatis regula , quód ia uocuna; gencre id, quo aliq uid eft tale, fuipjo, Q" non per aliquid aliud e[i tale, quam etiam nos recepimus fupra q. 2 art, . 1, infol.ad 4. inconucnicns. 71 Hzc& folutio facilé reijcitur,quia licét modi noa detur modus in codc gc- ncre, quo ipfe modificar, datur tamco in diuerío; vt v.g.licét vnio nó indigeat alio vnionts modo , quo ipfa vniaz , vel vnia« tury indiget tà a&ione à (e diftincta , qua producatur, quia vnio non c(t ró ag-ndi; ideni dc buds figura ,& al.js modis otic dipotelt , & ratio buiusc(t , quia gp cft Quo in ypo gencre, potcítefie Quod in Q.V. efn*vna Relatio fundare po[sit aliam, dArt.H. 857 alio, vc cóftat de cognitione v.g. lapidis, «um .n. ipfa it Quo epr(entaur lapis non cgct alia cognitione, vt ipfum reprzc. — rA ndwtttor id get alia cognitione quia fic cuadit Quod, Sic zigiur in propofito, licétrelatio (eip- fa atur ad (aam tecminü oppofitü , vt paternitas ad filii, neq; ad hoc alia in- digeat relatione fuperaddita , quia reí pe- &u illius eft Quo, ad difparauum tamen fcipfa non refertur v.g. ad aliá paternita- tem in ratione (imilis, vel ad aliquod ab- folutum inratione di(Timilis, (ed indiget noaa rclatione fimilitudinis,& diucrfica- tis,& huius tatio cít , qaia paternitas rc- Ípe&u filij vtiq; habet rónem relationis, non tamen rcfpcé&tu albi , vel alterius pa- tctnitatis,(cd habet rationem entisdifpa- rati ,& idco inordinc adilla bene funda. re poteft rclationem fimilitadinis vel diucriitatis abfq; quàd relaciones dicatuc cflc relatio, ficut de cognitione lapidis dicebamus, quód alia reflexa cognitio- nc cognoíci pot abf4; quód. cognitionis ut c(le cognitio , quia tunc non ha- bct rónem cognitionis ed obie&i ; vndà ' €x hoc potius noftrum pot cófirmati ar- guincntum, quia (icut modus indigetalio inodo 1n diuerfío gencte ad habendum ncmpc eífectü formalé diuer(um ab co , quem ipfe prabet, (ic paternitas, vt d;ca- tur limilisalteri paternitatijindiget nota rclatione fimilitadinis , quia eife fimile - eft effectus valde diuer(us ab ille , qucm ipfaptzebci Illa vero regula 1djs q49 alí- 1 esi tale, C c. inteliigéda eti forma- tct .t in ordine ad illud , refpe&tu cuius habet rationem Qo, non aüt reipcétu al- terius, refpectu cuiis pot hsbere rationé Quod', vt conftat ex allatis cxempls 72 Inoppof obijc. 1. cenui(fimà end- ' taiérelauonis, qua poinde inepta eft ad aliam füftentandam. 2. quia tria tantüm ta rclationü pofuit Arift, 5. Met. €-15, vnitatem fuübftanciz quantitatis, &c qualitatis pro primo gencre , actionem , & patTionem pro (ccundo', & men(uram pro tertio, feá relatio nihil horum ett, vt cóftat. Tertio quia in diumis darétur aliz relationes reales prater quatuor, nam tc- lationes illa: habent inter (e «bitinctioné , & oppofitionem , qui cíTent ali rcla- tiones (apet ipfas fundatzs, Quacto a&io non fit per aliam actionem 5. Phy(. 10. ergo nec relatio rcfertar pet aliam rcla- tioné. Nec valct allata tefpontio moi pole e(fe mpdü in dinerío genecc modi- ficádi. Quia hic femper fiftimusin code gcnecc.l. reterendi , ücut ergo aGtionis noncít a&io,quia u gcnere agendi ipfa met eft ratio agendi, tic nec rclauionis eft relatio ,quiaà toto gencre ipfa ettratio referendi . Quintotandem darctur. pro^ ceflus in infinitü in relationibus realibus,, fi .n. paternitas fundat rclationem (imi liradmis ad aliam paternitacem,& é con« tra; hzc vtiq; fimilitudo rurfus tundabie fimilitudinem ad aliam, & e contra, quas fimilitudines erüt etiam inter fe fim:les. 73 Necvalet rcfpofio Scoti in 2. loc. cit. non dari proccílum in infinitum , (ed duri ftatum in (ccundis reltionibus,quae feipfis ceferantuc,vndé dà dus paternita tes dicuntur fimiles , vtiq; tales dicuntue per Gmilitud:né tingulis add.tà,(ed .uan- 4o pottea i(teduz fiailitudines inter (e dicuntur fi miles)boc noa fic alijs relatio implicat vrram (ine altera con(eruari , ci fint (imul nazura , eft autem a gene- ralis à nobis ex Scoto in fuperioribus tta dita,g» quando fundamentum ncquit e(fe fioe ccemino., ad quod refertur , relatio, a referturnó.eft ab iplo realiter ditim- & - Nonvalet, quia optigé vcget Oz hi, quamyis identitas Sortis ad Platonem nó flit efie (ine identitate coricfpondete latonis ad Sorté, atq; ideo in his poffit re(ponfio Scoti habere locü,camzn iden» titas Sortisad Platone pór effe [ine iden- titate Ioannis ad Paulum ; vel (tando in exemplo de paternitatibus,icét m.l:tu- do vnius ad aliam nequeat. cífe fine fimi Iitudine alterius (ibr correfgoadente , ta» m (imilitado duarum potett cife finc fi militudine re perza inter ali55 duas, X tic in lis re(pon(o Scotr noa valct . : 74 Ad i. [atis pater ex di&is. Ad 2.ef Scot.4.d. 6.q.10. lub D. quod vnitas, & pluralitas generica , & (pecifica , (upec quas füdácur relationes primt modt,repe- riancur in oib. prz dicamétisíctuata pro pote "653 portione, & analogia ad ipsü (ub- flantiz , atque ideó &c in, ptzdicameato relationis reperiri pot. fufficiens fanda-. mentum relationü primi modi y quia vna relatio cum altera comparáta vel cfteiuf- dcm vcl diuerfa ration;s ab illa,& Aviíc. loc.cit.pcr vnitatem fübftancig intelligit vnitatcm e(fentiz qua eríam in acciden - : tibus reperitur. A d 5. Faber loc. cit.con. cedit relationes oppofitionis , & d'itin- &ionis in diuinis e(fe relationes di (Lin- . &as à rclationibusoriginis fundatasin il- lis;Sed potiusnegáda cít co(eq. quia per regulam coti ci. 2.d. 1.4.5 infra N,ordo pofitionis relatiuz vnius elationis ci ia& diftinctionis ab illa, nó debet eíe alia relatio realiter diftinGa, quia impli- cat vnà fine altera cóoferuari,cü (int fimul - matura, vnde Suarez cit.hác Scoti doctri. ná, (ecatus inquit aliquos re(pe&us c(Ie intime inclu(os in ipfis relationibus,vt q. : üt ad propriosterminos ,& relauones op : pu , quam do&rinam immerità Fa- non rccipir,ci hit expre(sé Scotisali- Quos veró cffe accidentarios, cuiu(mo4i funt;qui refpiciüt alios terminos,qui per accidens (e habent ad talcs relationes ; vt v.g.in paternitare cx co,gp cft ratio refe- rendi patré ad filii, includitur intrinfecé, & ineparabiliteroppofitio cum filiatio- ne;atq. adcó diftinctio, at verb refpectus fimilitudinis vnius: paternitatis ad alian non includitur inuínfece in ipfa paterni- - tate fed accidentaliter quia yna paterni- tas eftterminus per accidens alterius , & vna potett cífe (ine , refpectu ad aliam,vt v.g.fi illa alia deruerciur. Ad 4. ficut a&io creature dicitur ficri per actio né Dci ,quiarefpe&tu Dei nó habct rón€ premit P effc&us,quia no c(t Deo ro arendi,íed crcaturg., fic relatio, licec re- ípe&tu termini fui nó dicatur referti, (ed refcrreyre(pectu tamé termini extranei , ac difparati poteft dicireferri,quia reípe &u illius noti habet rationem rclationis fed entis cuiu(dam difparati,vnde conce- "dimas rclationem,vt (ic formaliter cóofi-- 'deratá, nó fundare aliá relauonem , quia vt lic conlideratur inordine ad propriü terminum, vt conftat ex dictis . 75 Ads. cócedunt aliqui progrcffum Difp. VII. De *Pradicam.vefpeiliuis: — 7 ininfinitum.Sed licet Do&or loc.cit. ip. Sum ad uitat in relationibus róais,negat tamé oino in reslibusprafercim 4.d.6.q. 16. E. in quibus eft euitandus , quantum ficri poc ,prz(ercrm in pecíc ordiaatis,et docet Arift.2, Mer. inrer relatione vero, & fan lamenrü datar per (cocdo , quare cóc'udic Doctor, gy ficut in accidentibus dacur voü (ic vltimum , valens fabie- &ü etie nequear,ica in relationibus, ideà alij negant progceffum in infinitum , (ed variant in affignanda ratione; quidam ne fam proccífum ininfinitum,qu:a tàdem cuenitur ad ab(olutam;quod eft vltima- tum (abie&um omniü relationum , Sed ifti nó capiunt argumcotum , gp probare contendit proccílum in infinitum in aícé dendo refpe&u relationum, quia nunquá daretur vltima fundata. Alij proinde ne- gant hüc proce(fumquia cum etfeétus p cedens à caufa eà fit imperfe&tior, & im- potentior ad producendü,quó magis re- cedit à (ua caufa , vt patet ex calore pro- dudo ab igne vniformiter difformiter,na dcuenitur ad calorem , qui non poffica. lium producere, fit vt relatio, quó magis recedit à primo fundame:o, có (itimperfe&tior,atq.adeodcucniaturadrelatio.né,quaznóhabeatvimfundandialiam,&hanccenfetAmic.q.6.dub.3.ar.2.eifetutioréfolutionem;quzdaripoflit.Ceterüncq.ifta(acisfacit;tüquiaquofaluabuatiftidenominationesrclariuas in illis re. lationibus vl iimis,qua alias non fundát , faluati & dcbebüt in ceteris celationibus ab(a, additionc aliarum , imó & in ipfis abfolutis ab(4; vlls pzfus. relationibus; rum quia hac (olutio nititur ilii falfa do- &ring de tenaitate relatignis , quod alià fu ftentare nequeat , (upra refutatz - 76 Itaq. rcfp.folutione Scoti inter ar- guendum data , pro qua vide fupta q. 5. ar ,2.in (ol. ad 4.ablurdum, Ad impugna- tioné ibi fact ne. etiá progrelsum in infinitum;dabitur n. fL atus in ca recla» tioneycum qua ceicrey quz conciperene tur con(ürgere sconueniunt in tonc fun- dandi, & in ratione refcrendi,v.g.duc pa tecpitates fundant relationem tiailitudi- nisinter fe, fi hzc (unilitudo cooferacur qum altcra,qua tepzritur inter alias duas zx pater- [S . o0 Ghpreous, 9.V.cnrvna relatio pfsit aliam fedes. 659 paternitates,vt eft cafus in arsumeto po- fitus,(cipía dicetur fimilisilliy & nonalia fuperaddita , quia fi vlterius pergas, ean- dem femper reperiés ronem fundádi.f. có ucnientiam,& eamdem femper rationem referendi;& terminandi.f. vt fimile; & ja riter rcípódendü eft fi argumétir fieret ad multiplicandas relationes diffimilita- .. dinis, fcu diuer(icatis eodem modo argué do; lXóné huius afferunt Ant.And.& Ma it.cir,quia cum in vnaquaq. denominatio ne deueniendum fit ad aliquid quod in il- lo ordine dcnominandi eft ita Gxo; vt ne queat efTe Qod vt albedo nequit efie al ba;quátitas quanta;& fic de aliis fic in p polito (i (tendüfemper cft in illis relatio nibus;qua dicücur ad al.ud per denomina tioné etudem rónis cum ilia; q intrinfecé fecü atferü:,vt dü fimilitudo dicitur timi- lis, diuer(itas diuería ad fufci prendas n. has denominationes nó jadigét relatione realiter diftin&a;(ed ad fammü formali- ter,qua foluriome ctiam vtitur Suarez loc. Cit. & eft do&rina Scoti 5. Met. q.12.$. vd ta5dü loquitur de id entitate, Sed cótra hác folationem vrget Aucr- fa cit. quia relatio ad fimmü poterit per fcipfam dici ad cundem fuüterminü , nó aüt ad alium terminü difparatum; fcd ad hunc indigebit alia relatione vt fimilitu- do vnius paternitatis cít alia poterit vtiq. fcipfa dici fimiDs timilirudini fundate in alia paternitate;ga cft fimilitado ilii coc relatiué oppo(ica.at fimilis alteri imihitu dini i alio termino diipararo fundate dici non potcriaGnifi per nouam (rmilitudiné praectim per Scotü, qu: rehitiones mul. tiplicat ad multiplicrate cerminorü. T ü quia fempcr vrger ró tandamé:alis dittin guendi re lationcs à fundamento , fimil- tudo .n. duacü patcrn.tacü dicitur fimilis fimalitadini 2 lia cir tuarüs «u:bus detiru- €snonamplus tic itur fimilis ergo nom feipta, fed per rclactoné- fimilitudinis fa- pcetaddità antca dicc bscur brmilis; Tütá- dé, quia poxerix (alum hic rclationüpro- €ctius minfintüirah: p deoomimauoné femper diverfa ronis ab 1l rclationescur tribuitur j vt patetnitas et. milis alteri . paternitati hax firailitudo cft diffimilis hac diffimilinido cft üaulis alteridiffimilitudini ;& (ic deinceps trá- feüdo de vna in aliany nationé « 77 Mefp.affumptü efle verumquando relatio dicitur ad alium terminam per de nominationé diuer(z rónis, quia fic ha» bet rónem Quod at fiftendo in eodé ge. nere denominandi,(eipfa tefertar ad qué cüq. termipü, quia jn illo genere femper eft t6 formalis referendi, & ett ita Quo y vt riequeat cíe. Quod,cü aürc Scoc.docet in 3.d.8.relationes muluplicari ad multi- plicationé terminori, intc!ligit , qp relae tiones eiufdem ronis, & denominiconis multiplicentur in eodé fundaméto, pre- fertim abfoluto , iraquód o&s immediate fundcntur in illoy& non vna fuper aliam vt infra 4 6.atr.2.ad 3.confir. 4.arg.prin. Ad z. valet illa ró ad dittinguendas rcla- tiones à (undamentis inalijs rebas , quia fuadiméta illa fumt ita Quod, vc indigzát Quo ad (afcipiendas denominationcs rc «latiuas,nó:aütvaletdeformisrclatiuisiaordineadformalesdenominationes,quasfeciaffcrunrinicinítcé,quiainillogeneredenomimndr(untitaQuo,vtnequeáteffeQuod;quare ad hzc, & fimilia argu- menta negandum c(t (imilitadinem abfox lute, & in re&o poffe dici timilé, & diuer firacé diuerfamyücut vnig nom pot ab alia vntone denomimiri y neciprzsétia ab aliz praíenta ,qua doctrina paffim €t ab ad ueríarijs docetur. Ad 5. difficilior eft rez fponíio , quia proce(lus in infiniti trahi tür per denominationes femper diuer(ae rónis ab 1lla relatione cui tribuitur, poffcé tf dici fimilitudinem, q'denominat pa- ternitatenr (imilem;fufficere ét ad deno ininanda (rmilem di (fimilitudinem imipe fa fundatá; Prauidit hác cefpoionem A. uería idco conatur eam pracludcre, quia: relatiocft modus, nec habet denominateg feüteferre,niti fuum fabicétü,cui ineft tum quia dü fimilitudo dicebatur diffr- milis, & poftea diffimilitudo timilis, nó pot dcnomrmari (milis pet candem illam fimilitudinemyin illa. n.tanquam in fubi Go fundabatut, tcs aüt debct referri  & dcnomimari per relatione fibi inlwereté. Hzc tamen tó param vrget , quia no fo- lum forma in (ubicé&tü ; [ed etiam fübie- Gum n formam denominationem deri- uarie eco — Difp. VII.De Pradicam. Refpetliuis tiare pót,nam nom folum quantitatem di- «imus aibaa,fed ét albedibem quautá,vt £use oficndimus difp. 5 .Phyf.q.3.art.a. (i &üt ergo quátitas , quz mediat inter (ub. flantiam, & qualitatem, vtrág. denomi« niat quantá , fic in propoüto relatio fi mi. Yitudinis, quz in coordinarionc illarü re- lationü, velati mediat inter patcraitaté , inqua fundatur,& di (Timilitudinem,quà Südat,fufficiens eft ad «tri. denominan- dà (imilem,vnàquáq. tà in füo ordine ni- (irum paternitarem alteri paternitati S aliffim:litadinem alteri di(Timilitudini . 78. Solum contra sien pofíct , » tum hzc extrema fint. non folum numc- zo; fcd ctiam fpecie diuer(a , nempe dua gatern.tates,& dag di flimilitudines,non videntur per eandem fpecie relatione rc- ferti pofle,fed per aliam, & aliam, efto in gradu generico fimilis poflint cóaenire ; Sed huius folutio dubij pendet ex infra di- «endis de fpecificatione relationi ab ex- ztemis q. ro.art. r.in fine,vbi oltendemus fatisprobabile c(Te omnes timilitudines, inter qua cüq.cxtrema reperiatur efle in- tct Íe ciu(dem rónis, qua admiffa do&tri- naibi probanda, abfurdum non crit ean dé numero (imilitudinem referre pater- nitatem;in qua fundatur, ad alià,& & dif" fimiliwdinem;quz fuadatur;in 1pía ad a Vià atiter diffimilitudinó, quia .n. limul, & (emel aflicic paternitatem,& di (fimili taüdiné modo pradechlicato,idcircó quà- uis formaliter fit vna relatio, rf virtuili- £cr eft duplex , & rcfert ad duos termi- mos ; hac reíponíio videbitur forté cui- pam voluntaria (ed cogitet i(le quid me- l5, nos«n. ingenué fatemur aliam vfque znodo nos non videre viam euadcndi , & libentiusprasfate ref pótioni volumus ac- euicítere, quàm pcocelfum in infinituay admittere - Caucat tamcn à Camer. qui. qu. 9. log.ad euitandam hanc difficulta- &c m, negat diftin&ionem; diuerfitarem y diffimilitudioem , & alia idi- €crcre sclationcsreales, aiferenseffe, » tantüm negationcsrelationam oppofita. sum y quod conítat cx dictis clle falíum .. Qv &STIO VE - In qua confideratur relatio ex parte termini. ip gone natura relationis ex parte fundamenti ,nunc vcnit confiderá-- da cx parte termini, & quia ctiam ex bac: parte plures emergunt de rclatione diffi- Cultates , ideó hzc quaítio in plures di- flcibuitur articulos . ARTICVLVS I. "1n relatiorealis nece[Jarió. petat ter- minum realem y, € attu exiffentem . 79 py Eltionem rcalemneceffario pe tere terminum,in quem tendat ;. fatis cóttat ex dict. q. 3. etiamfi circa illà- nullà exerceat caufalitaté phyficá,& rea- lem,vt di&ü eft q.2.art.2.infol. 1:abfur-- dü;quia vt docet Lich.quol. 1 1. in refpó- fione ad inftantias contra 3. ditum, li cét terminus non requiratuc ad relatio. né ,vclut caufa totalis, vcl pactialis cius ,. cum non caufetar ab illo , requiritur ta« mé ue formale effe relationis, quia: relatio formaliter eft habitudo ad aliud ,. itaquod fi nihil ciet ad quod relatio ter. minaretur,relatio nullo modo effet , ita- vt terminatiué cau(at, tanquam conditio» neceffaria, qug caufalitas reductiné per- unctad caufalitatem forinalem exicinfe-- cam, & ifte cócurfus in genere caufg ter minantis cft ita nece(larius,vt frequenter aduertit Barg.ex DoG.$. d. 15. 4. vn. in: fol.princ.vt ncc ét à Dco fuppleri qneats- ,vt patet de atu intcilé&us ; & voluatae tisin ordinc ad'obicáta, potcft .D, vuque Dcus fapplere vices obieGti in genere cf. ficientis cau(z, non c terminantis ; ficuc ctgo nequit a Deo cobfetuari relatio- fi ne fundamétojita nec (inc termino; quà - tücunq. in abftraGto confidéretur ;; Non: igitur quaflio pracfens quaerit, num«aela- uo po aliquà ntiam fine ter« mino doicrian , D ióen elicnualicer dependeac ab illo modo fapetius expli« cato, hicncceifario fupponitur ad rela- - wioné cermini exigentiayed [olüm quaeri: . füf ata. num Íempct reae lis& pofitiuus& in quo tatu cui requit Waty QVI Au vilar. petat term.vealen,gJ exifl etr... 661 $250. (femper in ftatua&ualis exiftétig. $o Etquidem non eft quzftio de rela 1ione tráscendentali omncs fiquidem có cedere videntur cum Mair.1. d. 2 9. q. 6. host quos ibi fundamentales ap pellat ad termipum non realem , ncq. a- &ü cxiftentem terminari pofle ; & patet manifeftis exemplis potentia n. relpicit a&tü ét vt poffibilem, & non a&tu exifté- tem, fciétia babet ordinem ad Ícibile nó neccffarió exiftés, immo, & ad cns quod exiftere nequit, vt funt negationes,& em tia ronis,faltim vt ad obiecta terminatiua vt laté oftendit Ouuicd.contro. 10. Mct. n.2.& ita vniucrfaliter eft de refpe&ti- aptitudinalibus, qua-tendunt ad fuos terminos, non vt exiftens, (ed vt poffibi- les,& fub tali ftatu po ffibilitatis officien tes unt. , vc talestefpectus confurgant in fundamentis . Et fané minus re&é aiunt aliquijquibus cófentit Faber $.Met.difp. a21.& cx profeffo docuit Baffol. 5. dif. $.q.1 rt. 1. przfatos refr effe ratio- nis, non aüt reales nifi quando termini actu ponuntur, vt potentia nondicere re- fpc&um realem ad a&ü,nifi quando po- pitur in effcjhac ratione conui&ti quia » relatio dicit effe ad aliud,vt ad terminü , at non ens ,vel ens tanti in potentiane- quit dici aliud, Nórc&e fpeculantur Au étores ifti quia inde (equerctur nullà paf fionem c(le realem,fiquidcm omnes fere co(iftüt in refpe&ibus aptitudinalibus ad a&tus eis cósétaneos , aut faltim tales rc- fpe&us neceífario includunt, ité potétia matetiq nó císe realé , vt refpicit formas. poffibiles in ea recipi , & alia fimilia ab- furda , licec illi hec o1a concedant ; neq ; eorü ró conuincit quia ly aliud ex vi ug gnificationis non dicit diuccfitatem exi ftentia, fed cfientia qualifci..it;in quo fenfu nó ens bené d:ci óc aliud ab cnte.- $1 Remanet igitur fola queítio de re fatione przdicacn.aut ad pre dicamentalé zeducibli ( qu. d adduus ob aliquas rc lauonesimpertectas: .,uz non habécom ncs conditioncs ad realcin exacté necef- farias)& cur(us non cft que ftio de illa tc- cundum ftatum efscntig.& pollibilicatis có (i derata;fic. n. bene poísunc huiu(mo- di iclationcs édercad vermunos nó exi* ftentes, fed poffibiles , vnde etiam in cói modo loquendi dicere (olemus vnum al- bum cfse alteri fimile, & quantitatem pal marem effe femipalmari maiorem , éfi- nullum album , & nullum quantum exi- fteret, hac.n. enunciantur de illis (ecan- dum ftatum effentiz confideratis,alioqui in ftatu realisexiftentiz non enuncian- tur , nifi vtroque excremo exiftente ; qG- itaque eft, an relatio pradicam. in ftatu a&ualis exiftentie confiderata petat ter» minum realem actu exiflétem in rerum. natura; & comunis opinio contra Greg. cit. eft affirmans , quam Do&or femper docere vifus elt ,quotiefcunque aífigma- uit illas tres conditiones relationis prz dicam.q. 1. relatas , & ex profefo defene dunt Mair.cic. Baffol. 3.d.8.q.1.art. 1. & 1.d. 3c-3. rar. 1.& Lichabidé, vbi foluit argum. Greg.in oppolitü ,Faber loc. cit. & (cquütur Thomifie paffim,& alijNeo therici vnanimiter , quare pro re(olutio- nequaz(ti cum hac communi opinione, i Dicendum eft relationem predic. petete tecminum realem;& actu cxillen- tem; eft Scot. 4.d.6.q.10. $. Sed reflant y & ab omnibus rceipitur. Sed quàuis hzc concl.íit cis; cam tamen nó omncs co- dem modo probant;quia difficile cft ha- ius affertionis a(Dgnare rationem , quae e" non procedat de tranfcendétibus , : vt bené suarez aduertit fec. 8. & quidem. quamplures illa rónes , quas affert Maire cit. pro hac conclufione , quibus paffim vtuntur al;j hanc patiuntur calumnjams. quód zqué de tran(cendentibus conuin- cere videntar,quas tamen iple vltró cons ccdit tédere ad noo exift ens, vnde fi pro batur relationem przd;cam. effe nópo(- ft ad terminum nócxiftentem , quiaens reale,qualis cit ipfa nequit pendereà nG entc,& quia alioqui palet quoque ab en te rónis pédere, & quía relatio cft nexus inter extrema;at non pofsunt realitet ne&i, niti exccema rcalia plane buiufino di, & (milcs róncs a qué de sel pe&ibus tranfcendenribus , vc difcure reati conftabit .. Ideà Suarez alitcr pro» bat ; primo nimirum cx proprietate rclae tiuorum przdicamentalium , qua clt vs dicantur ad conuértenriam,, quae aur co» gertuntur; oportet, vt (imul coexiftant , alioqui couerti nó poffent.quz eft vna ex probationibus à Mair. adductis; deinde probat ex natura relationis przdicam.que idcó accidentalis dicitur , quia re(ultat ia £undimcnto cx pofitione termini , vnde ncceífarió fupponere videtur extcemorü exiftentiam,vt ex eis rcfültare dicatuc . Sed neque hac ratio conuincens cft , nili mclius deducatur, nà-& naturalis fi mul- tas extremorum fuo-etià: modocxigirur ad relationem traní(cendentalem., nam neque potentia marcriz fübfifteret aut ri fibilitashominis , ni(i forma fubttantia- lis,& actus ridédi forét potlibilis,.& eciá extrema fuo modo fapponuntur,antequà concipiamus in fundamento. rclationes tranfcendentales confürgere,vt v. g. prius fupponzur formapof(fibilis., quàmintel- Vigamus materiam potentem illam recipe- zcsprius fappoaitur rifus poffibilis, quà homo intelligatur rifibilis , & (ic inalijs rclationibus tranfcendenubus. Accedity. quàd Suarcz ibi colligit hanc probatio- nem affertionis pofitz cx quibufdam dif- ferentijs.,, quas ipfe (upra po(uerat inter rclationem. przdicamentalem ,. & tran- fcendentalem, à nobisq. 1.refucatis.. $5. Ratio igitur affertionisno(tra po- tius.cx.co deducéda eft;quia extrema rc- lationis przdicam.ta fe habent, qj füda- ancntumetle poteft (ine termino, & cófe- uenrer finc rclationc adillü: & ideo ro- Jatio dicitur illi accidere, nà (à fundamen-- «um finetcrmino effe non f90eoiá rcla- o forct illi cealirer identilicata ex regu. là Scoti fuperius. frequenter inculcata ad Ea eMS kel idc itaceca AE m fundamento; cx hocautG uitur. rclationem predicam, non pole : tendere in terminü, vt po flibile, us "&effarió vt exiftenté , quia fundamencum: eius.nequit eife finc termino polfibili;be aéihfine illo; cxiftenti,.vndé: poftca ad. zouà production& & cxiftenuátermini icitur per.accideas ce(ultare de nouo re Yauo-in fundamento. Et hinc eftygy.rela- tiopradicam, vt à:tcan(cédéci diitiagui- &uo, fcinpec dicitur a&tualis,catio eib,quia: SR i ad: viramq;, teciinascoexigatur » vc dics Gag celaliace va Lü » diugciie modétí id c&inzit vtrobiq; nam flatut- meré poffibilitaus (üfficit intermino, vt relatio tranfcendens a&u à fundaméto di- maret,vt conftat inexéplisallatis,non tá (afficit vt refultet relatio przdicam. vt -n- quisdicatur a&u Pater,nó fufficit, vt re- fpiciat filium.in (olo ftatu pof(fibilitatis- y alioquin B.V. non folü dici poffet Marec Chrifti fed & aliorü,quia alios: potuit ha b:re filios ,.(ed- debet re(picere filium in a&u realis exiftétizs, (ic.n. quia aGualis: exi ftentia accídit terminojideó etiam di- cimus relationem: przdicamentalem ab co pendentem accidere fundamento, 84 Hictamé recolédü cít ;'qj cü Tar aduertimusab initio huius dip. ex Scde to quol. 13. fub N. & alibi frequenter. dari pofTet relationé realem, eri. prz di- camentalé, & atu (übie&ü denominan- tem, quz terminctur ad non ens, (eu ad* aliquá ncgationem,.vel priuationé , talis: e(t diftin&io;qua forma dicitur à fua pri: uatione diftingui, & dependentia &ómpo- fiti phyfici à priuatione in fieri , & refpe- » quem dicit creatio adnoneffe reii immediaté pracedensex Scoto quol. 1 2. art. 2. & réfpe&us informationisad nom informationé immediate quecas ou uem dicit mutatio ex eodem 2.d. 1- q.5.- ,& 4«d. 1T. q. 1. F.hi omnes re(pe&tus, & alij quamplures his fimiles, (unt ad n» ens,tàquá adaeuminü;ad huc tamé dicun-- turreales, tum quia ex mrtura rei equun-- tur ad fundamétü; Tü quia terminus eo« rü,eftó quid poficiuum non fit, adhac ta«- men non eft ens ronis habens c(le przcie sé per opusintellectus, fed eft vera negae- tio rcalis,qua €t dici poteft actu exittens: (comodo, quo pót negstionibas, & pri-- uationibus exiftentia competere) quate- nus cxiftit modo 'accomodato , vt relatio: refultet. in fandamento & bac e(t cois: doGrina Scotiftarum, qui hos, & (imiles: tcípectus agnoícunt pro realibus , & ali» quid ponenubusin fundamenro,& (olum: reales.non vocant, aut realcs sim qu;d vcl ronis, quatenus illisdcficit vna ex condi« tionibus requifitisad.relationem exactà tcalé,-Neq; ab(urdum eft dati potte rcla-- uoné1cale, cuius tecminusnon fi: realis. & poliuuus quia vcin ingttiorilgiien USTED US Rn oM Q.V Ten Kdatiopttat term. claratum e(t, relatio nop caufatur à ter - mino, fed à fundamento, terminus auté cit folaconditio fine qua non; non in- conuenitauté negationc realéc(Ic con- ditioné neceffaria ad pofitioné alicuius ctfc&us pofitiui,ita .n. (chabet priuatio rc(pc&u cópofiti , quia concurrit ad mi- | nus vt coditio,c et cóflat in mulis alijs. $5 Etopinio Greg. inhocsé(u intel- lecta nulla pót efficaci ronercfelli;quia fi non inconacnit relationes tranfcendenta les, cítà fint forma rcalcs,c(fe ad termi- num noncxi(Lenté, & ad nonens ac ab co pendere in fuo.cffc relatiuo idem dicetur ,patitcr de relationibus przdicamenrali- us, nec vnqua poterit afferri quoad hoc dilparitas, quar valeat;vndé mirum cft, quomodo L:chet.cit.1.d.530.tam acriter Grcg.opinionem reprehendar,cum & ip- fc alibicum Do&ore paflim tales refpe- &us rcalcs admittat ad non cns, & fatca- tuuc rcípc&um in effe; & conferuarià cer- 'mino non pendere, nili velati à coditio- nc nece(faria ,neq; minus terminandi cx we termini alio mó exercetur , quà. per olim extrifecà denominationem , vndé non videtur , cur nequeat non cnti cópe- tete poffeycum nib.l reile in termino po- nàt; Verum tamcn cil relationem pradi- camentalem tendere non polle in terini- num, vt pofTibilemsqnia hoc folum tran - fccndentalibus conucaire potefi, vnd? X ipfe przdicameutales , quando ad aliqua tcalé negztionem terminantur , tendunt jnillam vcloti (u0 modo actu exiftenic , nonauté vcluti poffib:lem.. Vcrum ét ctt exempla relationd que Greg.affert ad id probandü,noncíle ad ré , nà exempla iila. de fcientia in ordine ad [cibile etiam non exiftens dc potéua reípcétu effectus pof fibilisdc memoria re(pe&u prateritorü, currunt de relatione tranfcendentali, qua zqué cflc potcft 2d terminá cxiftentem, "ac nom exiltentem 5. exemplum veró de ftaua Celaris, qua dicitur illi fimilis, e- tà (à nonexiftut, X q albedo cxiftens d£ fimil;s albedini po(h bili parü et;à vrget, quia nec flatua Cafaris fundat ad illu nó cxiflentem realem, & aéctualem fimilitu- ' dinem,vt bené gi L:cheucit.nec albedo, .. adaliampoftibilé (cd folà poventialcu;; ^ UE UA , realem,esexifl-codr. T. 66$ quatcaus funt fundaméta apta ad cas rc- lationes fuadandas terainis cxi (tentibus- 86 Reftat igitut, vt fateamur, qp (icut re(pectus tranlcendétales e(Te po Tnt ad non ens, ita & aliqui preedicamen:alcs , vc] íi id negatur de iftis, debet quoq; pa- riter negati de illis cum Au&orib. initio art.citaus, vnde Dafiol ibi cir. vt loqua- tut confequentec, negat quo;. telationeg wanícendentales ad cerminü non exitten tcm e(ie reales, vade negac mafcriam effe in potentia ad os formas pcr aliqaam re lation. rcalé ad illas cermioatà , (cd dicic e(fc in po:cntia fandamenzalitec , quate- nus efLaptazx (creforri exiftente termi-no;&étquiahibetncgationérepugnantaadformasrccipiendas,quenegatiodiciturpotentiaCO'ienitq;mater;zàpartcrei,&idemdicitdeinclinationeanimigadcorpus,&inharentiaaptitudinaliaccidétisfeparatiad(ubiectüyquamopi.nioné(«cutuseftadamufiim$mglec.difput.10.log.q.11.Sedhzcopinionóc(ttenenfa,quianegatrelationestranfcendentales reales,& (olá illas ponit in con ceptit ab(oluto cü relatione rón:s , qd eft tillum;ttua quia indé fequitu: oés patlio ' ncs efe formaliter refpe&us cóais ; tum quia cert eft apcitudiné aliquid aliud di cere vItra nó repagnátiam , quia fimplex non rcpugoantia conttituit potenriá new trà in [übic&to,non aptitudinem;tü tan« dem quia clt contra commuaem. ARTICVLVS IL. Jnvna', & eadem numero relatio pof- fit plures refpicere terminos. — 7 8g On eft quaftio dz plurib. ter« N minis fpecic ditin&is, fic. n.ca ftat ad plures terminos; plures quoq; ac diuerfas tendere relationes,vt in code ho minc alia eft relatio filiat;onis ad patré ; alia paternitatis ad filiü,alia (i militudinis ad albü, fed cft quattio dc terminis eiuf- dem ronis, & folo namero inicr (c d.ftin- &is;& quia i(ti funt adbuc du; licis gene- risquidamadeqaati , & rotales, quorum f. finguli per fe fümpci fofliciences luat ad terminandam tcluti one fuz (pcciel, et (c hibent plores fil:j in ordine àd paterni : taiem, ^tatem,quilibet.n.folus, & per (c fümptus fufficit ad terminandam patetniratis r tionem,quidam vero funt inadzquati;& pmo nee finguli per fe fumpti in fuf cientes (unt ad terminandaimzelationó fed fimul (umpti conftituunt vnum tota- 1cm,& adzzquacum, quo fenfu fingula par tcs Íunt termini i uati dependentiz totius, & indiuidua rniuerfalitatis [peciei, quzft:o inprafenti non e(t de terminis partialibus,& inadequatis,conftat n.vnà tclationé ad plures huiusmodi terminos tendcte,qoia in omncs illos tendit, velut in vnum adzquatum, & totalem,vt docct Do&or it 4.d.1. q.2.in fine.Sed cft que- ftio de terminis totalibus, & adzquatis; ótavt fen(us eft,an quando vnü relatiuum rcs tefpicit terminos eiufdem fpecici,. vt fimile plura Jimilia, & pater plurcs fi- lios, num fingulos refpiciat , & artingat pet diftinctas numero relationes, vel per vná,& candé numero extensá ad omnes. -Cómunis,& perpetua Thom.opi.affir enat pluresterminos eiusdé rationis at- tingit pet vnam, ac eandem numcro rela- tionem, ita D.Th.3.p.4.2 5- att. $. quol. 14r.2.& quol.9. art.4. Caiet. & Medin. ibidem,& Aluatez difp. 4 ;.nu. 16.Com plut. diíp. Jas Logi 15.4 vbt citant Ca- (ie Hcruz.Canartenf. Ri pam, Bánes, alud.Soncin. Iaucl.Ma(.Sácb.Did. feq. To.dc S. Tho.4.17.art.6. Ruuius hic q. 8. Fland.8.Met.q. 9.at. 3. Aquar. j.Met.di- lucid.9. Morif. difp. 8. Log.a.8.Sueffan. 5. Met. & fuit iam pridem fent. Henrici quol.4..2.& Alber.in pred cam. ad ali- quid c.vlt. Oppofita fcnt.cf Scoti,3, d. 8. q.vn. Lichet. ibid. Trób.5 .Mer.q.7. Bat- fol 3. d.8.q.gn.Zcrb. $. Met.q. 19.$. pro- prer fecundum. Pacifienf. hic q. 3. Mair. 1-d. 16. q.2.ad 2. Tatar.hic dub. 3. Faber H ent. difp. 21. & alij Scotiftz paffim, eq Baccon.3 4. 8.qu. 1.art.2. Fonfec. 5. Mctc.15.q. 5. Suitezidifp. 47.1ec. 17. Va « fqucz to.4-m pie cp 4. Blác. disp. t 1 fec.18. Amic.trac.1 $.q.7.dub.8. idemque tuentur iuxta fua. principia». . Hurt. diíp.15, Met.fec. to. Auerfa q. 2 j. Phyfec. $.Siniglec.difp. 10.q. 14.& alij .. 88 Dicendü cft cühac z.fcnc.nó pof- Dif. VIL, De "Pralicam re[jetluis. (c vnicim relationé plares attingere tet minos eiufdem ronis , (edrelaronis de- bere numericé soultiplicari ad jnultipli- cationem numcricá terminorü . Ita Do- &or loc.cit.quod probat folidi(fimis ra- tionibus , quas quia conatisunt foluere Thomifte excogitádo varios modos fal. viádi vnitatem numericá relationis ad plu res numcroterminos, ideó (ingulos Md cemus,& reijciemus,vt inde magis pateat euidentia hutus concluGonis, & foliditas rónü Do&orisquibus paffim alijs vtüt. Primus modus (aluadi hanc vnitatem relationis ad plures terminos fatis frcqués in Schola Thomiftarü eft ad productio- né noui termini ciuídem rationis vt v. g. noui filij nó refulcare in patre nouà rela- tioné patcrnitatis,fed priorem extédi ad illum,& tic deinceps ; & aiunt extenlio- ncm iftam eiufdem relationis ad diuet- fos termirics nó fieri per additionem rc- lationis nouz fed per explicationem pre exiftécis,quatenas ip(a de (e tefpicit om- nesterminos procedentes ex eodem fun- damento , q pontücur in efse abf. mu- tatione intriníeca illius relationis , fed p (olam extrinfecá dcnominationé (umptà ex noua cxiftentia termini. Hocq. multis declarant exéplis , fed przícttim habitus Ícientifici circa vnam concl. qi .n. hibe- tur demonftratio circa aliá eiufdem obie &i non aduenit nouus hibitus,(ed noua exten(ia pecxiften:isad illá, ficetiam dicunt vnam , & candem numero vi(io- ncm ,crefcéte numero hominü occurcn- tium , plura illa ob:céta attingere per fo« lam extcnfionem eiufdem, non per ad- ditionem aliarum vi tionum;eadé quáti- tas abíq.additione alcerius,fed per (olam exten(ionem ciuídem matorem occupat locam, & (ic in mulcis alijs, vnde conclus dunt nouam cxtentjomem telationis ad nouum ter minü nihil noui ponere precer cocxiflentiam noui cermint ficut ti fhiga- tar baculus in Fluüio, cui fuccedüt variae pattes aquz , dicitor illis de nouo coexi- ftere ex (ola nouitate partium aqua fuc- cedencium . 89 Caterum hic modus dicendi fem- pet graues; paísus efl diticultates; Tüga in primis labc£&a: £anJaméti quo Tao miíta Q.V. c/fn Relatoefpiciat plorestermoedyi1.— 665 dfe nobi (cuiicon(enferünc in diftin- &ionem tealem relationum prz dicamé- - taliü à fundamétis , & anfam przbet No- minalibus illud eludédi, (i .n. antiqua re- latio paternitatis non cxiftcnte (ecundo filio non refect' patrem ad illum, exiftétc a&t refert, nulla fa&a additione nouz cn- titatis przter noui tertnini cocxiflentià , ita dicét Nominales , entitatem patris nó exiftentc filio non extendi ad illum , (:u non rcfetre patrem ad filium , at exiftéte filio,có ipfoad illum extendi,& illum re- fpicere nulla additione facta nou enti- tates, ficut .n.aiunt Thomiftz paternita- tem, quzin Petrorefaltauit ad primi fi- lij produ&i fe virtualiter tédere ad (fecundum, & certiü filium , & dcfe&ü formalis , & actualis tendentiz folü pro- Cedere ex defc&u illorum, fic pariter di- €üt Nominales de ip(a entitate patris ia ordine ad filià fimpliciter, qp apta cft da- rcdénominationé relatiuam, & prius nó dat cx dctectu exittentiz « Tum2. quia hec cxcenfio ; vel eft tantum per intelle- €um, & hoc non, quía à patte rei refpi- cit nouum filium, vel in rc, & tunc debet accedere aliquis nouus reípé&tus ; quia extenfio ad hunc nouum terminum ( in. quit Doctor) non potcft effe formaliter, nifi relatro,cum.n. non fit quid abfolu- tm, refpeétus cífe debebit. Tum 5. nc- quic intclliai excenfio prioris relationis ad nouum terminum pcr eandem pracisé terminauonem, qua cft ad priorem ter- minum , ficut neq; anima intelligi potcft extendi ad nouam partem ex aliméto ad- ditam per informationem priore, lcd per houam,, crgo debet extendi per alià cer- minacdonem, quz nO crit, nili noua rela- tio. T ü4. quia paternitas fundatur tuper C cohvainem » vcl faltim  1llà neceffarió equitür,ergo ficut nó generatione prio- ris 6lij atuniic katerquoque fecundum , & tertium pcr inaiorcm eius extentioné, fed per nouam 5enerationem , ita ctíà il- lum reipicic get nouam patcrnitacem. Tü tandeir, quia e: Ca allaca (€i duo prio ra faliam «O'ineant doctrinam vtfuo lo- €O vidcbic ur ) idem couincunt, quia [cien tia de vna cóculiofle, dua excenditur ad aliam circa idem obiectum;realiter,ac in- trinfecé immutatursvt (ateotur Complut. vilio etiam eadem numero noa potctl ad plura obie&a ex tendi,vcl 6i potcft; i4 (- né erit pet nouos faltim attingentiz rc- fpcétus additos , extenfio quaotitatis ad maiorem locum ponitur ab omnibus po- "uus modusà quanutate diftin&tus; ran- dem licét entitas abfoluta' baculi mancat inuariata in medio fluuij luentibus yn- dis,tamcen cóiun&ioncs illius cum parti- busaqua variantur ad vatiationem illa- rum, quia quelibet coniun&o determi- natur ab illa parte aqua, ad quam eft, 9o Secüdus modus faluandi hanc vni- tatem relationssad plures terminos cítg ponendo ipfos partiales;ac inadzquarosg ita vt conficiant vnum tozalé,& adequa- tum 3 fed quia quilibet filius (ufficic po- nerc rclationem paternitatis ; at]; ideo cít adequatus;& votalis,ideo dift ingaunc de duplici ada quatione,vna (ufficcitie,q -fufficit,vt res tota exi(lat altera perfe Gionis ,quacxiftit fccundü coram (uana »erfc&ionem illi debitam , fic dicere (o- mus ánimal adzquaté exifiere in vnz fpecie adaquatione (ufficientiz , quia im vna exiftit (écundum omnes gradus fua cíicntie , at vcró noncxiflit in vna adz- quaté adaxquatione perfectionis ,quia a exigit perfici à pluribus fpecificis diffc- récijs ; itain propofito exiftente vno fi- lo, adequaté. exiit relatio adzquatio- nc fufficientiz, non tamen perfc&ionis , uia ficut poteatia gencratiua ; in qua a» undatur , adzquaté refpicit omnes filios à (e poflibiles generati, fingulos veró inadzquaté, ita & paternitas. Verüneq; hic modus bene faluat hanc vnitatem ; tum quia ad hoc vt quilibet fi- lius potfit, ac debeat propriam termina- rc paternisatem , fatis cft , vt finguli fint termini adaquati adzquatione (ufficien- iz ; tà quia inadequauo perícé&tionis nG inada'quati vnica rc m yater fucceffii plures generaus voü poft alteriug interit flugulos vtiq; refpicit, vr cermie nos inadzuaros quoad perfe&ionem , & tamcn fingulos rcípicit fingulis rela- tionibus]. tum tandem quiaaliud. eft lo- qui dc porenua generatiua , aliud de ij- -666Difp.VII.De"Predicam.re[jetHiuisuQfoa&uationis,quoillareducituradactum,&deipíapaternitate , illa .p. vtiq; inadzquaté reípicit os filios, at nó bzc, velilla paternitas,hac vel illa gene- tatio (cd adzquai? refpicit bunc, & ill. gr Tertius modus cft aliorum diftin- guentiü terminü formalem relationis, & materialem, ille eft ;qui per fe primo re- (picitur, & terminat relationis tendentiá, qatctrialis veró elt, ys per accidés termi tat,& ratione formalis; paternitas crgo , quz cí! in Petro, non refpicit pcr (c pri- to hunc, vel illum filium in patticulari , quia illa (appofita funt termini mareria- les, (cd períe primó re(picit rónem filij , vt ficà (egeniti, & quia hzceademratio formalis interdum reperitur in pluribus, idco poteft vna relatio terminari ad plu- gesterminos materiales , quia terminatur ad ilios (üb «na róne formali , & hinc & fit , vt variatis cerminis materialibus, (i mancat ratio formalis in vno , ríon varic- tur , (ed conferuetur relatio ; ita figaifi. cant Complat. cit. : Sed ctiam ifte modus , efto quandam habeat appatentiam veritatis , non (übti- ftit ; tum quia dum multiplicatur termis ni, multiplicatur etiam in eis racio termi- nandi, & cum hzc lit filiatio in propofi- to, pizíertim fecundum Thomiftas vtiq; hzc plorificatur in fuppofitis à Petro proiriserge etiam multiplicari debet re- io ad cam terminata ; tum quia cum plures generat vnum poft aíterius, interi- gum, (emper attingit fingulos per diftia- &as numero relationes , eriamíi cadem fcmpcr tit fpecifica ró terminandi , nó a- lia róoe , nifi quia numero multiplicatur, at ira eft etiam quando plures illos filios habet fuperftites ; tum tandem quia pc- ncs terminum formalem , vt fie, .i, pencs cómuncm rónem filij attenditur vnitas fpecifica relationis, hzc pouus dcíumi d; tione talis filij , namga tiones mutng ita fetefpici iss ctiam & alia, led pater- nitas in hoc pat lingularis , ergo & rclazio c1 re! pódens, vt cerminus primus . 91 Quarius modus faluandi banc vni- tatc clic no vtiqi prima paternitas, qua: dzquaté, & omncs ad efl ad primi filium refpicit (ingulostuz indiu: (ibie. liter, fed ita quód prima pacernitas has beat pro adzquato icrmino woum filiü, alia veró daos, alia tres,quarc ad genera , tionem fecundi flij nouam trclationem oriri,que indiuifib:liter, & adaquaté re« . fert hominem ad duos filios, & primam perire, veluti (iperfliam, & ad genera» tionem tertij filij ittam interire , & alia de nouo oriri, quz ad tres filiosa lzquas té refcrat , quorum nullas íeorfim oed talem relationem terminare. Sed neq;ifte modus cft idoneus ; tum quia cftà dari poffit aliquarelatio, qua plara re(jiciat adaquaté , quando ;lla plura nece(Taria funt ad ipfam ex vi (uz fpeciei, ramen paternitas, timilitado, &c,nó funt huiuf- modi , paternitas .n. (afficienter refultat ad pofitionem vnius filij (olum; tum quia tu»c non omncs paternitates forent eiuf» dem ronis, quia vna ex fua róne peteret vnum terminum, alia duos, &c. run qui& geuito fecundo filio gratis omninó dicie tur perire relationem ad primü cum pere maneat ipfo (uperftite tàm ex parte fan- damenti, quàm termini, quicquid ad có» feruationem illius relationis exigitur ; tü tádem quia idco Thomittz ab initio di» xerüt per vnam relationem pofle funda- mentü ad plures terminos referri , ne rcs 065 tot, táj; frequentibus mutacionibus fubijcerent, fed ita dicendo in illud incó- ucniens labuntur,quod cuitare cótendüt, & quidem abfürdius , quia quoties fieret nouum album, cetera alba exiftentia e (uas fimilitudines permutarent, Quintus mous cfl , gp vna , ac eadem relato pót modo incipere , modó defie nere referre lubie&um polio népé , vel ablato termino. nulla prorfus additione fa&a nouz entitas; Scd ifle modus in- currit omnes difficultates primi modi ; & pr&tereá impugnatur ; quia relatio no fe habct, vt potenua,& apritodo refcren- diquat modo rcfrre polli; , modó nó s fed eftipfea:et actus c fcredi, icut ao cit a&us agendi ; vum quia ti rclauo mo dó exercet, modó nen cxercet actum rc- ferendi , iam actus ille rctei 4i erit quid fvperadditum cnatati. cias; de eoim Q.V1. c/u ona Ril.refpiciat plures terminos. e/Afrr.IT.. 667 gedibic difficultas , an poflit tendercina — & ci nequeat magis hicaffignari , quam cs numero terminos . illedici deber etie fimul natura c& omni- 93 Sextus modus eft aliorü,qui cóce- — bus (ecundü (ubftantiá relationis. Rurfus. dunt in generatione fecundi lij nouáre- — fequitur tale rclationé effentialite? péde- lationé addi fundamento ; & ficingene- re ab vnoquoq; illorü terminorum; quia ratione tertij fed ad faluandam vnuaté — os, & fingulos attingit , & relatio pen- inquíüt, ex omnibus hisrelationibus vnà | det etlentialiter à termino; & ex alia par- integrari ade juatam ,& toralem perquá- — tc fequitur non dependere , quia quolibet dà additioné qua(i gradvalem relationis. po » eadem relatio manet. Nec ree Sed modus ifte dicendi ce veraconcedit — fpondere iuuat ab vno tantü termino de- totum, pretend: mus, addition uempé — pédcre indeterminato tà , & vago . Quia teal£in rclatiuo facta additione nouiter- relatio quoad exi(tentiam pendet à ter- mini, vt bené notauit Suarez m19. & (o- — mino exiftenti , ergo implicat dependere Kü inter nos rcinanet m denomine àtermino vago, quia quicquid exiftir án illud additum fit dift;n&ta relatio; vel — ncquit cffe, nifi determinatam, ergo ter- €omponat vná cum przcxiftéce ; ficut fe-— minus , à quo dependet hzc numero ree éibdis graduscum primo cóponitvnum —latio,cítdeterminatus;tàquiaticutrecalore;&fanéquantumadhoc attinet, — latioin coi totum fuum efle hibet ad ter- mulla vera vnitas inter eas relationesfia-— minü in cói,ita hec numero relatio haber gi pót preterextrinfecá,q habentex vni- — totü fuá eílead bunc numero terminum tatc fubie&i nó quidé vnitascópofitio- fignaté,& noun vagé, Tandé fcquitur cá- nis, quia bzc fit ex actu,& potétia,quam — dé relationé (imul intendi , & remitti , vt proportionem nó hábent adinuicemillg — fi (int tria calida , quorum duo in equali relationes, neq; continuitatis » c9 d gradu haberét fimilitudiné perfe&ioré queüt affigoar! indiuifibilia , qa & alterü effet in gradu inzquali, ià (i ca- relationes continuentur adinuicem , nec — lidum zquale recederet ab zqualitate ile tandé vnitas alicuius perfe connexionis, lius , & alterum inzquale accederet ad quia neq; talis connexio reperitur inter zqualitatem cü co, tunc fimilitudo in il- terajinosa gbus relationes ille depédét. — lo tcrtio calido refpe&ta vnios ineadere« 94 Deindéprobat Doctor idem (let — tur, & refpeóa alterius remitteretur ,. tüab inconuenienti, fequeretur.m.  re«.— 9$ Inoppof.obijc. Thomittz 1. non latiua nó etfent (imul natura , quia pater. pollunt in codem (uübie&o recipi plura ncdü eft corrclatiuü primi, fedét (ccundi | accidentia numero folo differentia , quia filij & tamen nedum natura , fed etiaté- — omnis diltinótio numerica accideniium pore pracedit sin cum celatione illi cor- — fümituc à fubie&to, ergo nequcunt elfe im re[pondente, & percunze primo adhuc | eodem (üb:e&toplarcs cefpectus [olo nue manet in eilerelátiuo per eandemrela- mero d.ffcrentes; & hoc eft vnicum eo- tion£, que ad ipfumterminabatur. Nec — rum fandamentam, ex quo eriam foluere valct, qp aiunt, eiTe fimul natura eum pris — prz (umunt omnia argumenta inoppofis mo &élio fecundu fubftanciá relationis , tüm;a:unt .n- quod licét fccunda , & ter- €um caeteris veró fccundum exrentioné — tia generatio lj lu fficiens ctiet,vt refül- eius accidenralem . Quia refpicere ter-.— taret relatio paccrnitatis in Petro, ramét mnibum oó eft accidencale fedellentiale | per accidens eucnit ; vt non prodücatür y telationi ; cá tocuun edercladionrs (üt ad — quia datur impedimentum ex parte füpe— . aliud, ergo relatiua funt (iinul natura;szb — damenti, quod non poteft rccipcre plura (ub relationis, & non per(oiáex- — accidentia folo numero diuerfa . i teafionéaccidemaléciuide relaionis, d. — iefp. ncg.aflumptum , cuius probatio. adhác nonniljgwerbolitace explicuerum — efló fit quoddam me licum princie Thomittz; pere primo, debét — pium in Schola Thoniift. efi camen prope allignare cum quocaetcrord euadat ya» — fus filium vt Doctor, demon trat loc. ier zal natüra sm tibilanua relationis, — cu. quem (equuntur 3 kccentiores, €68  )Difp.VIIL De Pradicam. Refpetliuis 2... (£s .n. formz tàm fubftantiales,  acci-  ternitate cft ynns pater, & hae paternita- elentales nó pcr fubiectü, g illiseft pror — te eft hic patet, ergo alia paternitate erit fus cxtrinfecü, fed pcr proprias hacceita- alius pater. Negat rucfus Do&or confeg. tcs indiuiduantur formaliter, vndé falíum | cum(üa prob. & ait in illa forma argue- €/t affumptü, nonfolum de accidentibus di , lac paternitate efl hicpater , ergo £clatiuis, (ed ét abfolutis, cü.n. quis vi- ^ aliapaternitate alius pater committi fal- dle: plureshomines, vnüquemq; per pro-— laciam coníequentis à deftru&ione an- priamfpecié, certé habet in oculoplures | tecedentis,quia ad alietatem patris non Épcciesintentionalesfolo numero diftin- — fufficit alietas forma , fed requiritur as; tunc igitur folürepugnantinfübie- etiam alietas fuppofiti , vnde intereunte sio codem plura accidentia folo numero — primo filio, & nafcente fecundo, vtique diffcrcotia, quando omnia tribuerenteü- — eciam fecundum Adaerfarios alia pater» «dem proríus cffe&um formalem, quod — nitate dicitur pater refpectu illius íecun- 3n caíunoflro non euenit, quiahzc nu»  di,nec ramen dicitut alius numero pater. merotelatiorefert ad hunc numeroter- —— Tertio filius per vnicam numero rela- aninum, & alia ad alium , ficut hzc nu- | tionemá&iliacionis refpicit duos terminos meto ípecies reprafentar Petrum , illa. .(, vtrumq; parentem,fpecie quidem di- Francifcum. Dices, accidens à (ubicéto | ftintos , fi mater non «oncurrit a&iué , "accipit entitatem,crgo & vnitaté,& prz-. velccccé numero, fi concurrit a&iué , 1 fertim rehitio quz effectiué pendet à fo-. verius eft,ergo &c. Refp. negando afsü Yo fondaméto ex di&is. Refp.Do&tor 4. ptum; quicquid alij dicanc duas enim re- d. 12.9. 1. G- affumptü effe verüextrin- es habet filius (alti namero diftim fccé in genere .£. cauíz efficicatis,& ma- — Gas , quarum vna indiuifibiliter refpicit - 1erialisno intrinfecé in generecau(zz for patrem» & alia matrem, & vna manet (i- malis ; hinc autem nou fequitur plurana- — gialcera, pereunte f. altcto parertum g mcro accidentia in eodem fübie&o effe "vt docet Zerb«$. Met.q.19. S. propter 1. inon poffe, quia cum vnitate cauíz ftare & hoc idem fateciteaentur Thomiftas (i pót pluralitaseffe&us, vt fufius in Met. — dicunt mattem concurrere tantüm paffi- .96 Secundo fi plures numero pater- — u&, cunc -n- pocentia gencratiua vtriufq. mitates potfunt e(fe in codé, iam iflenon | parentise(szt omniab alterius rais , & €íjet vnus patcer;fed plures,quiaadmulticonfequentereundemfpecie,&nudieroplicationemabfranimultiplicatur,&Ereterminarenonpolscat,vidé«oncretum.Rep.Do&cit.(ubF.neg; magisipfi, quam nos tenentes cum Sco- «oníeq.cum prob. quia ad multiplicatio. to, & Oaleno concurrere actiué , id co» nem concretorá nó (ufficit multiplicatio guntucafserere ; (cd etiam fi a(sumptums fonnarü, (ed & rcquiritur multiplicatio | admitteretur, adhac negari deberet coa- ÁKuppofitocü; vc di&tü eft difp.2.q.6.art. feq. quia pater,& marer (um termini per 2-Qiiaconcretüno folü (igaificat forma, fc cóncxi dependeuia fil; j, quia alter fi- Med &t (abic&tü conno:at , quar? vtriuf(q; | nealtero no fufficit ad generacionem , & plurificationemneccísarió cxigit bac de 4 con(cquenter ad terminandam filration&, «auía bomo habens plures (cientias vnus ^ ain propolito vnufqui(q; filius eft cec- fciens dicitar ;& non plures fcientes , vt^ minus ad: quatus , & tocalis paternitatis, notat Dodorquol.ii.H, fic ;gituc ho- — quare paritas proifus negari deberet. mo habés plurespaternitatesdicitur vti- — 97 a tandem obijc. Tum quia que placies pater ,fcd non plures patres. — quado pluces filij nafcütur ex eodé par- ices, Petrus babens plurcs filios,e(t tan- — tu,relat;o patris non pó: effe , nifi vnica , ium vnus pater namero, ergo per vmam | qu a in eadem actione fundatur , crgo & mumciorclauonein ad omnes ,& (ingn-  quádo per pluresa&tiones producuntur » Jos,quia i pcr aliam numero , ergo non — per irouri cit, Stllporc gene- ftidem numero pater refpedtu ommiü, | raciua reducatur ad a&tti per vnà ; vel plü- fcd alus, & alius numero, quia vna pa». rcsationes . Tum 2. quia. cficctustor- QUI. en va lar. re[piciat pluresterm.cedri.Il. 669 inalis «elationis fecundzr iampofitus eft — 4.d. 1.q.2./n fine. Diccs,id etíam contia- per primá,ergo fuperfluit fecüda , Prob. gere io ordine ad terminos adaquatos , alfumptum,;quia effc&tus iliusefet con- — & toralcs, quia vc diximusq. 4 art. 2. ia ftituere bunc patr , fed fufficientercon- — fol.ad g.fim:litudo,que elt in vna patera ftituitur hic pater per illam primam . Tü — nitate ad aliam, non(olum refpicit fimi- ios petétia viiua plurcs refpieit co. — litudinem alterius paternitatis fibi core res, vna potétia materiz plutesformas, — refpondentem,fed aliam quoq.fiinilitudis vna rifibilitas multos a&u ridédi , X plu- — nem difpararam inter aliis duas paterni» res trahentes nauim vnica rclatione re-.— tates repertá abfq; vllo füperaddito re» fpiciücar à naut, ergo &c. Tum 4; muli- — fpe&uin ipfa fundzto Refp.dcbere vtiq... plicatis terminis non uukiplicamuroja | incodem fundamento prafertim abfola- Fequi(ica ad relationem ;quia non multi- — to multiplicari relationes ciusdé ratios pon fundamétum , ergo neg; relatio. — nis ad terminorum multiplicationeanng um tandem ita dicendo imfintz prope — quidem itavt vna fundetur fupcr aliam s modum relationes forent himiliudinis, — quia cum o€s fint ciu(dem rónis , vna nó qualitatis diuerfitaus, &c. & oés res — poteft vt Ouod lufcipere denoininationé «ot, tà uc frequentibus fübrjeeréturmu- — alterius, (ed itavt ots immediatéineod&.— — tationibus , vt hoc folam inconueniens — fubie&to fundentur , fic exprcfísé docuit hanc fententiam redeat improbabilem. ^ Scotus 3:d.8.q.vn.cic.$. Contra, verf.pra 98 Kefp.ad 1. neg.affumptum , cuius — terea pater aliquo modo aliter rejicit probatio nullaet, quia fal(um eft paren- — bunc filium, C7 illum y1bi .n. ait debere £cs vaica aCbomc generatiua attingere — in patrc poni plurcs paternítatcs, non ita gemellos, & fal(um eft paterniratem fün-— p paternitas primi fiij excédatuc ad alios darrin prauiaactione, «um potius hec — perrelpeusalios in ipfa fondatos, quia fc habcat vcluti przuia diíj "&qui- illi rcfpeGtus effent pateroitates ; qnando 4 pisa omnia concederentur, ad- ies refpcétas fant see NEREAS io non concludit , quia fuper ü ett vnü fuper alium fundare ; fed Shàns. & idc m fandamenti point fun- haud omnes ifti refpectus immed'até dici plures relagiones, tum fucce(liué, tà | fundétuc in abfoluta cniitate patris; quae, fimul uia vnitas priotisltatcü plurali- — rein cafüargumenti aliati fimili.ado non tate polterioris. Ad 2. neg-alfumptü c — fundat diucifts rcfpe&tus ad alras. fimilis prob. quia neceffe&us prumz paternita.. tudines , quia illi etfenc ecfpzctus eiufdé tis,nec ecundz eft conttituere hanc pa-'— ronis cum ipfayatq. idcó /llos fandare n& trem fübitanzialiter , nam ille paterdici- — poteft, vndc vel feipía dicetar limil;s, velt tut lic ancccedentec ad qua-ü]; formam — abfolu:é (fimilis noo dicetur ; cum in g2« accidentalé ; etfeckus igitur huius nume- — nerea(Timiland: 6c ita Gro , vt nequeat ro relationis et referre patrem ad hunc || e(fe Quod , quod valde adnotabis, quia numero termini,& alcerius ad aliua nu- b iptláua Exéta nó ell ica facilis (olutionis, merotcrininum , & pervnà numero re- 9, 9; Ad 4. neg. coníeq. quia plurium fi Btione.n dicitur cantdim vna vice paters— lorü ad eindcm patrem fuat plurcsrelae.— & pct piuces dicirur pluries pater , juod  tiones,& pluciüalborü ad vou. ;loü plu etiam dicere deoenc hoi tte, cumiuce — res fimiliidincs , & taoé cit vnicus cere &ce(lue paccr plures. acquipc patermica.— minus ,ficutergo vnicusccririnus fu tes gencriado vaum. filium potkalterms..— eirad plurcs vel.tiories terminandas. ita sterium. Ad 3. cx; la iila nontuetad — vnicum fuadapicn. om ad j lares fundan- gear uia lojuan.uc dc terminis ?mada- — das non ,o. ncceil: elt ad jlunificarionem uatiytales.n. ium üaguli colores telpe — polterioris plur;ficari prius » Men ad u potétiz vinug, nula forme relpe" — mulciplcano vel verm norum, vel (uni € potenti iiatet.g, yag dlrackuscidés: menioraim (officit ad muiupl candas nue di refpeczusiipibiacisy ungulitriben- — ericé c Juuioncs (loqvédo 4r S in&- ip rcipecbd tractus nauis , Vvactat DOGb. — is & tr,ninis adaquatis "mig iur) Logiéa e ".» — ee. Ju nte 20 voasRips lee Diedietnt vofPa ife. Ys. viéetreyaititmeneceffiriorwt iuf, cktbes aiti reujtgilic aiosfed fb flic is ilbimitat iarfü- idaniofri asl jrlüces: relasoags: (antlandas, S termini ad plures vertainandas 7 A dog. fifa inoppo fiai (emtencaprórtus-curta- Turamültifudo rclatianum;SCfnequehs rá "funi Varishio«noad bífenclasimntmquare *fichioc argumentóstercii cblionuflat ideir- :6à: dixcrane sdacki vrelátionem: pofie: ad $lorestetrhinós Ciuftlem ritionisTefenrr, *tiagiscisiaxpedienseran ctenat c: piros (us Telitiches«mitolNominalibus jy)aam illis percent se o eiacplsnr Tcu qa «d'pátidionehpilzhnnt ende benc ioquit SRuerfa, naiscoblequentesloqurSco eu gmvé Homof(ubpdiendl asi sme ibuscóbodwme vhaarpoltiv (irperaliai Bat); Bargs Lighessgni id&bahet quoly Aat) 2« «Mere gilpità I; E6kbder Mst.sp19-pragrer primum Lode Maga inhpocap. Mair-1«d. £g.q «44 fe Ui dun KEccwiores pa(fim Maíad«p,diípu:a5; co huaridijoqz Metdacct ib Hbi diípun den 7. Valliustomax«l 93.4: 344 eu OnQRAS qu tytrtg Quiicdi cer Due 9)iN pics cAuer(ai..r5 eV byla fec Biàne difputzt 1,(ec5 4 $; Mwrkia d -3»0:62 Nouidiliun 3 LopaepIDiassip. us ps2aq. n5uniglec. diípot, x9: (9; imo S bhotviflaseolehtes &apreolii,di ren Ie ar2.ad;3-Sónciti («M EG. 9. 399 2 PR Qe Soto ilt.hoc apii 1« ad Sica ib den viquéopinioxmcdtanquin rd ori onc aue tuas tersbenáciid wlaruunay nonam uas; ME d mpelcipd- Amato sc nibiluplieasiüd: ipelaplé- d Sani mum eng inorü. Om jvcituesinimac s i ver enc wig ] tiem er ad pofitiontml cclauonum ; in. ja. i6 Di (cim conieniasita 2:510::5 v &inpagodbnid squat soiétuf)oq 21151 obo Je T€: Ts Wo 8/5 Ho: ii zUl 200/252 5E tto nu 2f Fh. ADAM Veréradabfoluturtoy.isa T homi(l: quam plicesyaetoralitenviderent encd uat poe ern n tiep V A á Fattan:o0ntra; Gat. cout Mafiggibiq fe$o3isqua. Io. de 8« qq dio js Cog centzou;s gc Rauius bc iari qq difp. a; punc, salNipbo $-Mecdi(pe 13 Hifpal;t 3»&gae&a]ijs (5s 5did3l A 1o. Dicendüas eflcuoras foot, eui0S duxa(tSeor.oGot;relatiopanoniawtuá s adabfolütunxrerminbrá j dias affi squafiti;efi | probatiDoótor.an.$.Re /podao igit «do satrehmiónC/fuxoprelauoalo- —10q. de rdabianibusimou suuni €x ardt $kaeinilnu losectimasob(ólntà. Mt est iquiar el jo nis bajada odi sr phus; vi guru rdPétsuin patrc dodaul: quavdicanurtergjimpdissielaup (elena Lid ee eU Si Sn LI tu tie ad. Lcjbile y renal atac-od ecd) UH, ar y Petri formalis S priinariüsag porius. in]uo nullaitlacorcef pen daas quA cel: . fopttanus ceniza fauiramqua díffidulta- — ioyScideo digitni gon ayoray; Cr S non (00 Mexees (unc lontentae jíddascivtrómae yc — teemimatusadicelarione uar ibl noD rS Sjft$ aediai')unaliutémaaljeriigrofm- — peittirs (edad enritatevieugab(o]ntan) y L perismitcn ica posa quani tion, Necvalet dicere un Qníeceeit. fecu dy gister mimü formalgm celadonig cí- terminum cy ais se aso nisse jene feahqueipelatienéinaliouxsémó cot-. oppotiramevekvoalgsG cübaiiaisel rot sf ünticatemftiaiecflicarocieSchnlais —bi&y eerie ui j 9s Hic ft Cie m Dig.20«donelim; dn. lNamcórraivüao ékeindec eit dias terae, quyalioecpotBiipicBedius gov eiat cir éxcagomirim alieaies relau opis yq xai: Baurcs bgdabavit., Nazan.- heit fryja.puljaPARx$6/Saokhiib.sliog.qazaGomplucdss.tarrigmosasi&ioeoxauarerelauofiomMiidodcetctnMon.£i15eeubsemenscriaMSycelekiemaqcneodxiopofitoridtior.ementisctIRAwfbitietolinistaarmutusQuàiionmanifidàadu(ideravusabiunre]Yeóscelacóemceciniaaniud:abíoiutin,|luyaeiciontiaréaliserA(erspradlcibeyAHtcom^"SciólaScopfiancannodifcrelenuliointelleG«anüxcranie,criaesendetsomaXena.laccbuossuopainGb,nop)ALAOL332'»hauu WHDw $1. 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N42 aj dicione xquáuis inirelatiurg Mielarteh n i à piraéreicon hae pese ihuues seh ione o brinase né rore cisüs c bn nee; ; hübectadie stan u3éi &enelrieatióné a relactónd attedius! tret proueniente y pet Quat ieate vu tópriilict in Severe voli n silber refaedü iue jacluo: sah eliob Arte op ijo on ydtifii Luis : «tet óc pem delarim ust ES ;énenis ditam cietduadiofo xh. nearalceriénctif] à ráripoteítob xituerli lanaysiplapec« $73 2 ham ce ipfam dicitura fav ik achete ir adipsü,t qai ovest nani licatio(a!t (Gáieriy nififenfus Ref ca aleriim extit- en ca^ ris ones iir iini ei tione-tib iinbecenteied:icpelationa €xt- fteticeih oZ» exuiémooy Bo «boc fofliccte woiliudotrtór malires crelaz siuraffec a «qnácü woperauoneinrellactas;radà Qa Uti qtrtó teladiuin non»marud sc B: t QérorSceuliter relacina, (j6ut sir muttdy xumdvoc folam dicrinihe qnod 1n100- div excromuabeft relati um per relación "ubi iaxriti(ecam s: (cddo mon dte y rb tanedrma cto peut peotclatior névrb bi ioris cod a bud cto perdcande sietaui onem peferamfibi exccintecame : 5 Mmef- monoyidHoc do&ttima Caict,:de ncJatiais tec j'senecis moriü'ab oum. bi 1c:)6inos walortimeoràSdhalà D:Tbo G0sjuas difféackincForràri 2;cont. -Genc- capat? m$/Thvibidoóc San y; Metim esc 30) Tux jaxcrininusxt(biactus eh celsus i tme E imr etoile mo» Gutirelat items tem e condi dr Prviptüms ónilin creed engen adfieies;» Toni qui rpéert i pre- pé cft hübere $à fé velationé j engin (oae plicátuliquid peo eio ted em yvndg Arif. V ARS Mi fülto sencid) fed ideo dici telis Bite wecqui riüem ;'quia eiie tci ad ipíaymat "Hiiquia werdicendo Cajetoigdidere vbs decer i$ apimior Hoonribi ah ommiyti ckplofam;vc diximus q5: iban. ;gtosqni da céb ac welatiórtég ibxecduo e cremaiieo vitai & candem Rabicidin sani cun Gier deett via Thebis Abe vicóntctud & vatione vitii d que Xd qucm dim uctías » preeber rt dgnominabiDqc5- extre ráisySe quamuis Acift y Phyfiandacem révideátur? ;cotirarcm roocasilive rbettes choneme cf dba ge ése gabe -: teeipivup ip paliosri Q (c; ]uii nuts g:quiatnüis s —— uentisica denomt » reíos Gusisn ipfáv faridatds sei portaos pend dy8cin quoga acin praferiti (auno eb de mu, SG ümplpei cipue eiie non percer e 87x Difp.VIIT. De Pradicam. Refpetliuls 2 -—— ^ gon poteft extrema rcfcrentijs diuerüis, & oppotiris,vt creaturá in tóne creaturae Deum in tónc creatoris; Ncc dicas can- dem relationem pofle prebere diuerías, & oppotitas denominationes extremis, attingendo vnum intrinfecé,& (übic&ti- ué,aliud exccinfecé folüm, & adhz fiue, vt cóftat de vi(ione,qua denominat ocu lum videntem,& parietem vifum. Quia .terminus relationis poteft benà denomi- nari inttin[ecé, quatenus eà terminat, nó tamen per cam referri extrinfecé,nam re ferri neceflarió dicit intrinfecam denomi nationém in re relata,cü.n. e(sentia rcla- tionisconliftarin ordine vnius ad aliud, vt tribuat cffc&um formalem referendi, dcbet ine(fe intrinfecé inre relata , quia non potcft ad aliud ordinari per ordincm exiftcntem inalio. Tá tandem;quia prius natura intelligitur. fcibile terminare rcla- tionem ,quàm accipiat denominationem rclatiuam à relatione (cientiz, nam quia terminat denominatur ab illa relatione, '' ergo non cft terminus illus zclationis per talem denominationem relatiuam , quz fupponit terminationem fa&am. 104. Neq. Ari(.à Caiec.cit.dü numera- uic intcr isis Ícibiley& lenübile , vo- luit in&cre, quód fint veré, & realiter ta- lia, & quód formaliter fpc&ent ad predi camétum ad aliquid; immo negat ibi ex- prese cie veré relatiuasqui non reffcruntur,&aitinboctantam(enfüdicipoffeadaliquid,coquódaliadicanturadipfa|«i.pertinereadgenusadaliquid,tanquamterminos,verótanquarelatina,exquoconetdhórconiraCaicr.relatiuanómutua,nonineoconfiftere,vtipfedicebat;quódvtrunq extremum fit vere rela tiuum reale,licet vnum intrinfece, alierü extrin(ccé , (ed ineo , quód in vno cxtre- mo fit inurin(ecé relatio realis , in altero veró non, fed (it ens ab(olutum, vt docet Do&t.loc.cit. 1. d.50. Neq. ex Arift. ibi deducitur,qued relatio (cientiz terminetur - ad (cibile (ub denominatione relatiua ex eius terminatione-in ipfo dereli&a, & fic vniuerfaliter contiogat in relatiuis tertij modi,immó oppofitum exprcísé docet, tenim in fine capitisintelle&tum nó feuminari ad ipfüm intelligibile ; quatc- nus intelligibiie ideft quoad de nomina: tionem relatiuam cius,quia alioqui idem bis diceretur, & idem explicaretur per ,nemj iatellig bile eft;cuius cft in« tellectus, & intellectus et eius, cuius eft &us,qua foret inutilis repetitio,Sc hinc infett vium debere dici ad colorem, ^ aut lumen , non autcm ad vitibile , ergà manifefté expretlit relauua tertij modi dici ad terminum fecundum entitatem e- ius abfolutan,& non aliter, hic eniin eft germanus fenfus illorum verborum , vt notat Zetb. cit. $. propter primum , cx Do&orcquol. :5.in fineart.2.fed fufam concertationem conira Caiet, habet D, Faber loc.cit. 10$ Dicimus 2.ét relationcs matuas nó , nili ad ab(olutum , itaut licét inalio extremo inueniant relatione cor- refpondentem, illatamen non eft forma lisro terminandi, fed entitas ipía , in qua fundatur, vndé ad fummum illa relatio di 1 poteft terminus concomitans . Ira.» Do&t. loc. cit. quamoptimis rónibus in- dé deductis optimé jnter alios Scotiftas probant Bafiol.Mair.& 7erb. cit. quibus. deinde alj paffim vtuntur; probatur igi- tur 1. quia relatio non tantum przcxigit fandamentum,fed & rerminum,ergo ter-minusvnius relationis nequit effe oppo- fita relatio , quia fic vna relatio przíup- poneretur alteri ; ficut vniuerfaliter ter^ minus füppooitur relationi, at hoc eft fal sii , quia rcJationes mutuz funt fimul na- turay in codem figno confurgüt pofitis extremis. 2, hoc ,quod cft vnü extremum terminare relationem alterius eft mera à denominatio extrinfeca proue pre- €is€ ex co , quod aliud eft ad ipfum fup- pofita in ipfo ratione terminandi ,& non €x co,quód ipfum (it ad aliud, quia ter- mino,vt terminus eft ,accidit,quod refe- ,vt ait Do&.(üb lic, G.ergo ró for- malis terminandi in termino ncn cft re- ferti, (cu ipfa mutua relatio, fed entiras ip [a abíoluta termini, quiatendétia, & ter- minatio potius opponuntur.3. ficut ratio fundandi e(t illa, que eft proxima caufa, ob q vna res ad alia refertur sità ratio rer- minandi ett illa , quz e(t proxima caufa y ob quam aliud referatur adillà, (ed hac —— QVI.cAn Rlatioterm.ad alfol.vvel efe, uat. III. 67 y —  — — semufa in relatiuis mutuis zquiparantiz — . adem cft ad fundandam rclationem,& "tetminandam , ergo fi vna cft abíoluta €t & altera, mimor patet , nam vnü olbü ft alteri fimile inalbedine, vnde (i qua- ratur, cur hoc album fundet (imilitudi- € adaliud, affignacur albedo, & fi qua - ratur cau(a,cor illod aliud terminer fimi- litudinem, adbuc affignatur albedo , non fimilitudo, quía in albed;ne cóparantur , non autem in ipfa fimilitodinis relacio- ne.4. hoc totum confirm.manitetis cxé- plis, palmus ett zqualis alteri paliro, non autem zqualitati illius pal mi,albü cft fi- mile alterialbo ; non aüt fimilitudini al- terius albi , immo illi collatü eft diffimi- 1e, quia albedo formaliter af[imilatur al- bedini, & non fimilitudini « Imó hoc ita verü elt , vt tà paternitas ad aliam patet- pitaté referatur in rónc fimilis,adbuc di- ti ncn pór in fenfo Aducrfariorüi termi- num talis relationis cffe reípc&um fbi formaliter oppofitum , quia fimilitudo vnius paternitatis refpicit formalitet en- titatum altcrius paternitatis & nofimi- . litudimem mutuam illius ; quare paterni- tasalia terminando relationem fimilia- dinis,rc(pc&u i]i.us non fc habet;vt rcla- tie,quia non cft tbi oppofita , (ed perin- de ac fi eliet quid ablolucum ; vnde inta- li cafu terminus relationis adhuc dici po- teft abíolutus,cftó mon vt quid , faliim vt modus , vt vniüeríaliter verum fit , faltim in aliquo fenfu , róné terminant efc ab- folutà, vcl habere modum abfoluti , quia t€ veca terminare nó eft cenderc, fed po- tius tendentiam liftere , vt conftat cx vi vocabuli, Quinto tandé probat D oétor, uia ou.ne relauuü definiri debet; & ex- dicas per füum tern, num ex Arift. 6. op.C, 2. li crgo vna relatio mutua ad al. teram termrmarcetur ; vtraq; debebit pec alteram dc finiri ; atque ita fequerctur il. ludabiurdum, quód Arift. cit. $. Met.15. inferebat , fi inccllcétus ad. 1micllgibite términetur (ub ratione rclatiua nimirum quód idem bis diccretur , & cxplicaretur idcm per idem , quod inconueniens cui- tatur, 4i relatio vnius extremi definiatur pct. entitatem abíolutam alterius , & e xontra; Scd de modo dcí£niendi relati- uadicemusinferius. — —. 106 Refp. ad bec omnia CóplutsNa zar. & alij Tbomiflz,in quocüque rcla- tiuo dift nguendá efie duplicem rationc terminádi,vpam formalé,aliam radicale, & materialem, encitas abíoluta vtiqs eft ratio matcrialis verminanstclationem,st Tatio formalis terminans eftoppofita te. - latio fundata in illa entitste abfoluta;, im- quiupt igitur allata argum. probarefolü de tetmino materiali; non formali, & ex inaducrtentia huius dittinctionis;ait Ru- vius,nos dccipi, quia nunqpam loquimur dc formali , fed de materiali*termmo,dü dicimus limilitadinem terminari ad al- bum; & ad illud referri, non ad (imile,inZ quiuat tandé,vt foluant prima rationem, qua fané caidenti(Tima eft;cü aiunt DDia- lcétici relationem refüktare expotitione termini cum fundamento , loqui de ter- mino materiali ,non formali , quia (ide 1flo fit fermo , no cft dicendücclationem dependere à termino; fed ad terminum, quia nó przcxigittcerminü inboc fcnfus fed potius cóflituitur per formalc oppo- fitionemad illum , vnde ftat opta qui relationem efIc rationem formalem »Üer. tninádi altam, & efle fimul natura cü illa. 107 Sedfalfum eft noflram fententi£ procedere ex inaducrtentia prafatae di- flin&ionis,nam quando ab initio gónem inftituimus dc termino celationis, fermo fuit de rónc formali terminandi , & hanc dichvus efTe entitatem abfolucam, quia in fimilitudine v.g. duorum alborum , ficut albedo in vno extremo eít ratio forma- lis fundandi cam, ita in alio eft ratio for- maliscerminandi. Tum quiaille dicitut terminus focmalis relationis , qui faffi- ciens ett ad (pecificandam rclationé , hoc «n» cit elle formaliter terminum relatio ni. (ed hoc totam hibet entitas abfolu- ta altcrius extremi ergo. Tu quia illud dicitur. formaliret. tctminus rclationis » qp hbet cóné vluimi , & finis; in qué ten» dit tclatio , ralis autem cft albedo vnius cxuemi, oon aüt fiaditudo, quà fundat ad aliud, Tum quia termalis,& per fe tere munus relations illc dicitur, qui fempe neccflarius cf! ad terminandam relauo- ncm talis autem elt enutas Dati im pads conflat in relarinis nó mutgis, uii MR: Tandcmdi£linttio, bc. tionis formali, à nera Done ;expligatur à. T howit scili Enitns. 3. & Lolum excogiat videtur ; deeda nofira.argamentaj emper aue. rtis gendccs ab extremis, reflxare ap opor is MA An Ig imieponcit Peer. ia os fu'fía determino, matetiali,oun- doaeicfor ijqnia loquebantac dc jl- qucm. eunt elle reliua. v ücorad Fr 1, eum.et Baca dieit i e $usm elt rclatiosyr ad ali £ neas «fle de, Ei iHd 5 a.enhci cali s e; quifit fic iii RAPPRuem ternis, 12133, ed "Refpo v pent ERA qu in und rplpir.Á- p. itio vrcunques(ed quod refpigin vt Use V mea Icm inta, cisé. per boc, quoc f Bg elaupsendii» (ed per corzelat TH Hie rui er n. DATI Peli uo 1 vbi in termino, ai int i& ideà de 3óne,setmini formalis relationis avt a f£ leaued s aianpolerus pppolitione e A dein gey yt demólirar fe- ein 9.cócl. accidit di - poicla Ves tend a Qo refcra- ve leal Ad aliud : Uum quiain.relatiuis nó mu» -€X pace vnbitextreui veta c- RAUM ANM MUNI UE À cflen tionis, & tam&i aliud Wie er dta er eloppofitís Turn .quia conc tpi porapta eGenua rglaionis.cu. :n9b9 confi pia uide hee pn bna MIEUBin xehulkater diliauip in eee 9» beur. air. D. Tha» Messager *Mussyne telatio r his marérnitatisad filium Chr; (tam ,& ta. men nó idaiuoinGbrilto BJ:atio realis ad. ipfam, datohoccaíu. dhicgareuias à. foret cns ap(olugua (eg telgtiuun 4 quia: Qà effet ad (eyed ad aliud, vnde de ratio uc entsiclatini $)g» nà in; Íe.Liftacicd.ad. 1431 $E 1e re(piceres miparc wer gi váteni wi tg lHerius .&o aliudoüenirgs ALIOD a. , Uchisabloluro » v&io n gahtis, a So cim wenrerdanonit n -Xbi. p. ipt. ,Fefp is Vio fccunda iljam d xus Mus -liszclauo exin EMpehrrun; Ee rM a i vna c um -auté To.de Roads udi d su p iaoppoft litez scri. C opu ia t dà , diciormuma BEHLOncm ze : oper npe "ans umq. apum neferzut ad, i; id;erg bre ia «atur gmutu rH $c.no 1i quod: Sire » tio termin cd (atis; Lcise onem -kerendi in e extremo qued v eu adhucett,ti ab(o/uci teum:naci ponatür; Accedit, quod relation conjcnit niu nus termina di EH be Mb S Pins E i -trabeprisnempe, MARS Don à ;potcrit com ireabin 'olureyjuo, (Mà genus re «uius ogp un 4 yes ift Vd rdi s áp] guia po gui ec rona 5f Ya Aq. sri oleae aQmpo t ; emma], Tandem temper o diosqugdá ekminare pocius e "olaesquam relaaion;s, ue f Seta Qua 4ezminasc nop.e xcd kel pito rendere a Puy Íf3, fcd Alea tendentlag) alterigSad | M o Jiplidipu BMemaies: o 1 Mni Lapis ae A Anf. jo deby anelasion $swbionsser rclauitiocti, propticáates ponip;qs dicantucad conus, tenti, & declacapsimogdum;quo &cri ides, betdasconserncotiayat »ficri debre p. belit iones. hihc inde, iac LCireu infeiip u$; omiibusabjsà Domino ,. hoc foa mre cto 5 moni putuds I^ o "Cw TS Puma Deieitas ef ener ferüus y ii'aaeem mei dr UE eraieied iL ea ituri dp [jh fex bern o icárbane y: ie eft vecmii je peifonaliiona qua P ó-hbréter i fertae iius file Alt abun S yn f erede tài; ri id forifrafis;& poet Tiaidis iem Marge $31gEft OTT PEE poA) &«hós Adtores ofdito hae dh tenestenermya fires ad cige fotun abrAef bi 1 itii eifütiéctl denti ibustolati. A Br hitirdis jrcec- fion ih iRe pidbesin fotad. ud yrs - eo ra Wie e pof Dis " E Vd es poaae " í d-€ e MALE bao d IX qiti Ec bM UPTAPiMiMMBenwiudot dier éyo 50393 obecimdoc8e eft pripeipale funda- tá oppefita fertoreladua: , quarenas Do forhaltet tahág dkereentóppoficioncm telatiuar; fed oppotitto're]jatiuae(sétia- liter ttcludit rationes referendi & terris tandi jer25vitüquetiiunus exercent ro; latiuà! pef réfactones cmalormplisec y quiiá rehítiu4 pet apfastelaciouBs Go nione pat fhtidacisenen 'dbfoluct fortantit forara [ei o poutiétiehi y awn probi quia. pofita mdi aa cof uri hoc! jxprelizi robes Létélpieiant, &crdladooes fmras 156 8e 5s dd ófe cef'piciédis (ed indie véfpitege Eft qiodhbetire(pleere alíids ie uber epis ]quiod eft tecininarenéld- cionem eiie erBania mai oppofionre per relalieriée fuctà virumque incli Nick raus reftendi, quee »d« s Cien V ite iet vtique pet. E iy téciinarecaütexca- pes L isedicer /in«quibussb- Tee fre ieé O1 T Gi quscin retattue opp esa Juss cesi i tim sape kr eei ptimo dti opgomtae fd divite Rer uA en)- teg ortilegieroo yt fic à aeysté fbr dC eercgc  füerfsice IR Rdd tede. e 6) qiacéngs ud'$ wie wA obs | voi pe DEREN »& frio fi Sie Gertiditd 676 Difp. VII. De Pradicam. RefpeBlinis.-— arg. princ.neg.min.ad cuius prob.conce. «lin:us vnam relationem oppofitang aliam !gefpicere,& ab caviciffim refpici,hinc ta mcn non ícquitur illamterminare, a qua gcípicitur, quia vnü proprie termiaare re fpe&ium altcrius e(t. ita ab co refpici , vt illud vicuTim no refpiciat , quia vi [pius $nculcatum cft,cermipare non eft cendc- zc , nec vllo modo /llud efséialiter inclu- dit, (cd cí(ientialiter cft littere c€desciam alteriusad feipfum , & ideo proprie cít gnunus entitatsabfolute qua vt fic ad a- liad non tendit,vndé bona cft folutio in- zer arguendum data,li ita explicetur. Ad X.impugnat. conceditur cotum argu. (cd neg. tub illata cófeq. quia no quicquid rc fpicitur ab alio , diciruc illum rc(pectum xerminare proprie, (ed quado ita refpici- tur ,vt non vaciffim refpiciat illud ; quod - folüm conuenit abfolutis.Ad :. Barg.ne- gat cafum, vclut implicantem per locum snttipfccü, eo tamen per impoflibile ad- mitfo,inqu:t Baffol.quód tales relationes à tundamcnuis (eparacz cílent vtiq.oppo füig,ctcnt mutüz,& le inuicem coexise zcntnontamcn cient terminata, fed ter minabiles , vnde paternitas elfet ad filia- . gioncim, velut ad oppolitü,non vcró tan- - «juà ad terminum, Ad 4. neg. cófeq. quia ad oppofitioné rclatiua nó exigitur eís&- tialiter munuscerainandi, (ed tutficit, vt fücoppolita tcinuicé & regione refpiciár.. 11z Dices relatio includit oppotitio- ' mécü fuo UMEN «dic.c.de oppofitis, vbi Arift. definicns re- - Jatiue oppofita inquit , qu&ciiq. vt rela- Mua dicuturcaipja,qua [nnt o portes at Got ipi Hr - doc cic.negat mai.ad prob.ait, vel | ct echac iau correlauuücius,&-repe : aluer ad Metodo relauua non tendit ad ab: folutü, fcd ad correlatiaüiergo c. Barg« non va Mecc hanc confeq, celatiua dicuntur ad tua «pjolta, ergo terminantur ad ca, vcl ibi «pi oppoiicum pro fundamentco,nó pro i, [ amen admitfa maiori poc nega Iiwiinor qaia oppofitio relauiua duplex * €(L vna cit (ormalis, & e(t, qua verlatur áutcr eclauonem vaius exicemi, & altcrà . oticipondceniem.n alio excrcmo, fcu in- a jalie- ra dici folet terminariua,quia nimirü ver- fatur inter relationem,& terminum cius, cum.n.relatio nequeat eife eiufdé ad Í ep (um;necellarió debet efle ad aliud à fe di functum , atq; adco hactationc inter fe pugnaat , & hzcoppofitiocít intrinfeca. omni rclationi; Et immeritó Io.de S. Th. cic. hanc oppofitioné inficiaturqua (i ex- trancam ab illis quatuor fpecicb. oppo- fitionis ab Arift. a(fignatis c. de uppoti- tis,nà veré; & proprie eft oppolitio rela- tiua,cü.n.oppofita dicantur,quz in code tepognant reípe&u ciuf(dem,vbicüa. re- pcerituc hzc repugnantia , ponitur oppoe fitio, quádo igitur hzc repugnantia repe titur inter eayquag fe non tcefpiciunr, vt in« ter caloré,& frigas,formara,& priuatio- né,vcl negatione,conftituir oppofitioné cotrarià,priuatiua,& cótradictorii,qná- do aüt vcrfatur inter cayquocü vnü refpj. cit aliud, conitituic relatiuà, ralis.aüc cít repugnantia relationis cum fao terminos & idco proprié eft relatiua oppotitio; && ex hac doctrina de oppofitione relatiua;. quam paffim admittunt Recentiores, pre im Suar.& Amic.cit. adhuc magis e« nctuatur fundamentum allatü Thomift.. cuius vis toca rm hoc erat , quod relatio includeret oppoíitionem rclatiuam cum; termino, & quod oppofitio relatiua vere fareur folam inter relatioum , & corree latiuü , vndc ftatim deduccbaat correlas- | tinum effe termmam telationis ; conftat -aüt minoré non effe vaiucrfaliter veram. 113 Teruó relaxiones diuinz rcípi-- ciunt focmalitet fuos tecminos quoad cc  laaiones mutuasoppofitaspater.n. referz tur, cerminatur ad filiam, vt (ic ,& non: ad aliquod ab(olutam,tan:quà ad terminü: rcaliter diltinctum, ergo idem erit dc re-  lauonibuscrcatis. Confir. quia: nfi. quiaetiam im — creatus relationes traníceodentales cera nantur ad corrclatiuum forimnaliter,vt pa- tet de materia ,& forma intet fe celaci$y G& aQtu, & potentia, qva inter fe refe runtur fecundum propriam eifentiamgcr go eti ariones. przdicamentales. y eee iohes, qua dc h sconcludunt,vie ur quoq; de illis concladere . R«fp. Matr. ci'negac maiorem, & coe vatur oflé dere, quod ct relationes diging Win - TENET ^ "1 ^21 UM SC N M tv- RUM M. - Q.VT.c/n Relatio term.ad abfol.vvel refpetl.c/dr.II]. 677 tetminántar ad eífentiam , at nó fatis ex- plicat, qüo poflit effentia vcré conttitui terminus diuinarum relationü , cü non fit ab cas realiter diftin&a ,' Baísol, inquit , d cuc filius in crcatis. e(E terminus duod rclationis patern;tatis, cít5 termi- nus Quo fit entitas eius abfoluta , fic etià in diuinis, vndé videtur velle , quod inter rclationem , & cius terminum Quod rc- quiatur realis diftin&tio , non auté fem- per inter cam; & cius terminum Quo» in uam recidit (olutio Fabri cit. c. 4. Pre-tamcndicerecumBargio,quod(iteneturper(onasdiuinasperabíolutaconftitui,dcbetnegariabtecedens,atcenen7feíadocommunemviam;debetnegariconquiaibirelatiocóftituitfuppofitumoLeper(onzabaliairalitecSUnMnecantérelationemintelligiturinroneper(onzdiftin&z,aut.habetaliquid,uoterminerrelationemperfonalem;noficcítincreaturis,vbipriusincelligiturxesabíolutafccundumentitatemfuà,fc:eundum quam terminare poteft relatio- nemalcerius extremi ; quam folutionem z^ ECcipiunt Recentioresomnes. 114 Ac conantur euertece Complut, hanc te(pontioné loc.cit. ybi probare có- tendunt , gr relationes diuinas terminari ad relatiuum oriatur ex ipfa formali (Tina róne relationis , non autem ex co ; x (int infinitz , fübfiftentes , & conftiruciuz um , quia inquiunt omnia diícri- mina reperta inter relationcs diuinas , & €reatas oriri exe[fe,m, create «n. funt in fübie&o,non diuinz, creata accidencia o fünt,nóp i]lz, non aucem cx effe ad... at relato in fua formalitate conftituitur per ad, nó vctà per efie 7 , adcáom sino materialiter (e haber cü :gitur quo- ad effe ad omninà conueniam creta, &c diuina ; (i ifte funz ad-ter (inum relati, yumyetiam à illa. Verom an/ta) cx di- Gisq.3- hans doctrinze Esificassnà cffe D vel enro f, innt poi par tatem relatonis,non wyaus, Q, 0€ «d; X quando £t boe ex cdengmis s ncgabimus € creatas ompgi- las :eclianio coexigic cum tiones ad abfolutim non terminantur , e contra veró rcs fe habet. in cteatis ; vad potius dicendum cft relationé vt fic cen- dere in abfolutum,vt in teriminü, ei tamé accidere, quatenus infinita, & fubfiftens, gptendat in rclatiuum. Ad Conf. qui te- nent rclationcs tranfcendétalesc(lentiale e(Te rebus ab(olutis, concedunt affumptü, (cd negát confeq. at nos dicentes cuam relationes tranfcendentes effe (aperaddi- tasyaltim formaliter, rebus abfolutis, nec elfe idem cum ipfis, nifi realiter, po(fu. - mus feruata proportione, paricatem con- cedere, & ità videcur fenure Doctor cit. lic. F, dum docet actum terminare rela tionem potentiz ub rónc abfoluta, quae in ipfoa&u faltim formaliter diftingai- tur à rclatiua;& bzc (olutio eft magis ex- pedita,quia nobis nó incumbit onus ofté- dendi quomodo róncs allat& concludant de przdicamentalibus, nonautem tran- fcendentalibus ,. ficut incumbit prefatis Au&oribus qui valdé in hoc laborant. 115 Quarto fi relatio nó habet pro ter mino alia relationemf;equitur relatiua nó e(Ie fimul natura , & cognitione , contra Arift. & eorunt naturalem conditionem, Prob.affump:um, tü quia paternitas ter« minaturad filium , oon vt rclatjuuin eft, fed vc abfoluzum , & (ubftantia genita, yt fic autcm cít prior filiaione; ergo patet- nitas cít prior filiatione ; tum quia rcla- tio, vi relatio folum pendet à Fundamen- to, & termino in efe & in cognofci , ef- go (i terminus non cít rclatio oppofíta y non poftulat illam in codem inflanu,nec pendet ab illa in fua cognitioneyatq; ideo .non (um fimul natura, & cognitione, Kefp. neg. cóíeq. ad 1.prob. ite; d neg, «&ou(eq. quia vt ait Do&t. cit. fub G. tam fubftantia generans patris, q genita filij -pracedut relationes paternitatis, & fili iohis priorirate naturz , & in fe DE ,nauua ambe (imul refultant p Andiuilibilem concomitantiams vnde pa- tctniras non terminatur ad ubftantiam lij. ua fit Gmal natura cam ipfa , vt vi» ,detuc lüpponcre argumeritum . Ad alte» sin j&obe neg. cuam confcg.ob eandem FAtuQ $uia Quantum a ellc illamjnee igi in (ecundo digno patur rcíultent amba pofitisextremis; pollunt eciam dici timol cognitione, non Quia re vcri cognitio woius fit necetfaria ad cognitionem alrerius, ná vr bené pro- bat argumentum , & resmaürfc(ta ett im clauis non mutus, füfficit cognofcere abíolutumiad quod terminatur, (ed quia «um fandamentum;& terminus (int cau- fz mcré naturalcs, (icut ipfis po(icisne- «cffarió caufantar rclatfones m effe , ità etiam ambo extrema caufant necefTarió jn codem (igno cognitionem carum , vt elocet Lich.cit.in tol ad 2 & 3.Suc(T.li- «cr refpódet Baffol. fed allata € (ufficiés . 116 Atdices fi vna relatio nó pendet &balia,vcl ad aliam,tanquám ad termini, fon cit vndé oriatur neccílitas;vt polita *nà ponatur alia , tà quia ex ipfa ratione «d atcenditur fimultas eatum ; tam quia fatis cft ad pofitioné relationis poni tun- damentum;& cius cerminum neceflariü . SRurfus fi ad in ln relationis co- gnofci debet abíolutum , ad terini - natur, non poterit cognoíci dependentia «rcatureà Deo;nifi cognofcetetar Deus fccüdum cius effe abfolutam . Refp. neg. «onfeq. nà fimultas naturz inter rclatio- ncs mutuas nó oritur ex co,quod vna or- dinetur ad aliam , fed ex neceffaria con- ncxione inter ilias hac autein attendi de- bet exconcomitantia caufarum concür- rentium ad vtramq. rclationem , ex qui Difput. PLI, De Pradicam. vefpeGliuis. 1^ - c diceretur ad filium;nec duplum ad dimi« dium,vt dimidiü eft. Tum 1. quia omnia relatiua e(fent tertij modi, quia omnia a» terminarentur ad abfolutuai in altero ex- tremo. Tum 3. terminus debet ede eiuf- dei gener s; ü coyquod terminat t pa- tet d^ (ubirftenría, qua eft terminus (ub- ftantiz ,X iadiuifibilibus,que terminant quátitatem, ergo terminus rclationis ne- quit efle ablolutum. Tum tandem , quia relaciaum debet definiri per (uum termi- nam 6.TOj.c. 2. at definiri debet per (uis correlatioum ex cod. 6. Topic. vb: ait Arift.duplum tine dimidio non definiri y & ex pradicam. adaliquid , vbi ait co- gnofcentem definité vnum relatiuorü co Levy & reliquum, & ex Porph. c. de ie dicente in vtrorumq. racionibus oportere vtrifg. vti , ergo &c. 117 Refp.ex Barg.cit.vtiq.partem di €i ad filium , duplum a dimidiam redu. plicariué vt 6ic,quia fub nomine relaciao. fieti tconuettentia, & reciprocatio rélatiuotum;non tàmé terminatur pater ad filium,duplum ad dimidiü, nifi (pecie ficatiuc.i. ad id, Quod cft filius, & dimi- dium; vel (i placet; dicascum Baffol. qu& fequitur Faber,filium,& dimidii,& vai- uerfaliter conftitutü ex ab(olato,& rela- tione effe cerminü Q 40d relationis , ab- Íolutü veró effe terminam Qwo; Vel vc im qui- ipfa z.conclu(, innnimus dicas ip(am te- bus necetlarió refultant relationes ; neq. ália concomitanria eft accidétalis omni- '$ó , fed per fe , quatenas cádem fünt. ex- trema , cx quibus rcfultam relaiones;li- | €ét diuerío modo,cxtremum.n.quod re- I rr vnius concurrit ,vt fundamentam, &u alterius coacurrit, vc terminus. Ad aliud conceditur. con(éq. & ideó fa- "€emuc non poffe naturaliter 'i di- ftin&té à.nobis relationem dependencia «reature ad Deum ; vt Do&or imnuit q. 1. Prolog, & ibi fusé Lichet. poteft tame «&ognofti vtcunq. ficat é cotusé artinge- ve potlumus perfe&ioné abfolutà omni- potentia De: , hinctüinon fequitur Deü Es dcberein dcánitionc creattitz,quia tio depenuécz non ct de eius intrin rónc, & quidditatiua'ex dictis q. 1. exudiatg, Tua quia tunc pátet nio lationem effe terminü cócomitátem, n tamé pet fe — vt terminus pri» maritis terminer, quia fine ip(opóc abo lucé ficti terasinatio , vt conttat in rclati- uisnómutuis. Ad 2.neg-co(eq. cü Lichs loc.cit.mon.n.diffecüt relatiua tertij mo-« ete s,quia - Fe era S ma ad abío m;rion aliajf 2 'olutum, ad técininátur, nóni eer Prey ad ut b oFReew m,yt quit Arift. s. et. Ad 3.Zerbicit.abfoline negat aum pium, quia re vera 'Ipe&at adi cero ol im tiri vt conftat ex is in acg. ; isi cergo dicendü inpropoii ; mino relatiónisjnec incouenit térmimim: ditc&é pertinere ád aliud przdicam, & tcdàctiué 'olum ad'przdicam.relationisg "& pet illu cclationcim defiairi dati Q.VII. c dnrelatiopetat extrema realiter difline. | 679 is definitio dicitur effe per additamentü, ivt diximusq 3.Ad 4.potiuscít ad op- politum , quia vt (upra diximus ex Scot. in vIt,róne pro 2.cGcl. y magis infca dc- clarabimus prp iniuntur relatiua fundam.fui correlatiui, quam per ip- fim correlariuà formaliter,vndé à quane do Arift. & Porph. aiunt rel atiui definiri debere per correlatiuum | , explicari :de- bent fundamentalitet . QV &STIO VII. ybi confideratur relatio ex parte. vtriu[que extremi quoad eorum '  diflintlionem abinuicem. 318 Vplex occurit difficultas exa. D | cust d q. prima eft, an requiratur ditt in&tio in re incer funda- tenrum,& üyqua dicuntur exuc- tna relationis, quanta eife debcar;qui- dam pauci dixernac. nallam di cione effc nccetiariausquod probapr ex rel nc identitatis ad fcipíum ,quz realitfjma videtur , quia tam proprie  & à parte rei fiae fi&ione intelic&us cít aliquod ensi- dem (ibi, cut e(l diuer(um ab alio vel. tnile alieri; Alij dixerüc debere vtiq, rer- minom,& fu ex natura rei toc- aliter dift mgui, non taucn (emper rca- litcr, quia eiudem ad (cipfum;potc «tie £clatio réalisfub: diuerfis formahtatibus confideratü, vt v. g cum :dem mouet f. ipfum, vt voluntas producendo in fe yo- litioncin,vel graue deícentum;tunc.n.vo- Juntas in rationc mouencis realiter refcr- tür ad (cipíam,vt motamita Baffol. 1.d. 0.q.1.ab initio,vbi ioquit,quod licet rc jones cauíanuis , & caulat, producen tis, & producti requirant diftindionem rtalé inter extrema,quia nilul pocctt feip fum cau(ate,vcl producere 1d tamen nc- cellarium nó cft in relauonibus a&iui ad paffiuum,mouentis ad ànotum;quia intcr motum & paticos cít rclatiotealis , & tameo volunds agit in fc causando a&tüm fuum, taquod ipla ctt agens,& paucns,mouens , mota, idem docuit Greg. 1.d.28.q. 2. Et videtur mes $c t 1.d 2.9.7. 2d. 2:410. d.25.q* yn.lub L.vbi uiplex dillingoit genusre- diftind B Agna lationum,primum eft earum, quz dicunt dependenuam elfentialé , vc relatio cau- fatt ad caufam; fecandnm e(t earum , quz dicunt (olam originarioné vnius ab «l:o przfcindendo à dependentia , vt (unt di- uioz productiones , tertium tandem eft carum, quz dicunt (olam dependenti accidentalem, vt rclariones adii, & paf- liuiymouentis, & moti, & relationes pri- mi generis,iaquit, repugnare incadé na- tura, & (uppoíito, relaiones fecundi re- pugnare in codem (uppofito,non naturas tclariones tainé cera generis ncc eciá in codem (appofito repugnate,quia idé po- tcit in feipío. perfe&tionem accidécalem caufare; vndé po(tea inferius infol, prime. ait , quod voluntas inquantum potentia Ida, qu. pt elicere (uam volitionems cit alia tor:malis r8 à porenuasvel ratione recipiendi (uam voliuoaé ipfam perficié- tem, & cum dicitur, quod poteatia ari- Ua cit p: IPEA Ui utandi pian inqua tum aliud, jaquic or,quod ly inqu& 1m dit reduplicat formalem d ins aliam folum quando mouens, G* motune funt ndifliuél a fubie&los[ed quado [unt Wubiettoyreduplicat rem alia , iib is manifcfté (ignificat fnflzice 1c diltindionem ex natura rei fotmalega inter exirema relarionis actiui,& pa(liui, mouentis, & moti , quz vtiq. cft relacio tealis;id.-defendunc ForaaaliLa illi ,qui docent diltindioné ex natuea rei foria- lem pra ícferre in te celationé poütiuam actuglé,vt Vallo p.2.focm.arc.4.in fiac, ..119. Dicendum tamen c(t, relitioncaa tealé( proprie de ip(a lo u&do) petere ex trema E dittia&a,ita Dod.1.d.3t.&quol.6.vbienumeransconditionesad.relationemrealemrequititas,hanccnumerat,vtprzcipua,&e(tcóisopi.Thomift.&Scori(t.gdocetP.Faber ;. Mete difp. 12.c.3..Barg.1.d. $«q. Vecf. J"tdb adducutursLich. 2.d.2 jj. vn. & alij A fi my probatur; quia per hoc probar A.» rit. 4. Mer. 1dentitatem ciufdem ad (cipe (um non c(le relarionem realem, quia re» latio cealis inter duo veríatur, 1dem aut pon cft duo rcalicer,yade idem ad feijsü tanium i6ae refercur 1d€ labi 1pli. copa rando , ac (i cileut duo exircaaa , diciuur t autcm 630 " Difp. VII. De*Prallicam. tefpecliuis s : AUS. 2 vt ilià habet, vt ait Lichiet. cit; 2.d.5. $ autem quodcunq. ens idem fibi fine vlla fi&ione intelle&us , non quía illa identi- tas dicat aliquam relationem realé eiuf- dem ad fcipíum, fcd quatenus dicit nega- tionem diftin&tionis rcalis ; qua negatio eít realis (00 modo. Deinde, vcl rermi- nus relationis realis eft oppofita correlae tio, vcl abfolutum , in quo illa fundatur quodeunq. dicatur , femper concladitur realis di(tin&io fandamenti à terminio , quia extrema nata funt fundare relatio- nes oppofitas. Nec fufficit dicere ad hic oppofitionem rclatiuá , qua femper ver- fatur inter extrema relationis , fufficcre diftiodtionem ex natura rei formalé incer illa/Nam ex relatiua oppofitione inter di qritias perfonas nó bene colligerét Thco- tum SS. Patribus réalé d:ftin&tioné inicc illa$5 & praefertim cü hic Git fermo de relatione rzdicam: quz eft verum ac cidens,nó videtur poffe inter formalirates ipfas cadere. pati Fetibalical nó eft f.ffi- ciens fübie&um immed iati phy tici acci- d£tis, 9» (olàm fübie&fatur in re phyfica . 1270 Neq. Dottor foc.cit.oppofitum docuit , fed fuppotita coi doGrmn de di- ftin&ionc reali exttemotti celationis,fo Jum docere voluit , non effe nece(Tariam &qualé in oibus , (ed inxta maturá ipfarü relationum, nam fi important fimplicem briginationé, petit realé diftin&tionen, tantü fappofitoram, (i viteriug important orto em e(fentialem,petüt cealem diftinctionem non tánturm fuppofitorü , fed & naturarum ; (i vcro importent (oli üependentiam acctdentalé , neutra requi- rüc, quiaidem pót à fcipfo a ctidenutts dependere cau(ando in (cipío aliquá pcr fe&tioné accidental vnde non idcirco i rali cafu excludit Do&tor realem diftin- &ioné quácunq. inter extrema relationis rcalis , fed cantum (appo(italem, & fic in co caíu, vcl ncganda eftrelaiio realis in- ter mouens,& motum, & admittenda (o lum inter mosens , & ctle&tum de nouo productum in móto , vt ait Bargius loc. cit.& (eq. Cauell,difp.5.de anim.fec. 13. fi. 10. vel fi concedatur etiam inter mo- tiens, motum cunc dicendumidem , vt tion habens aliquam formam rcalem di- Ringui ccalitet accidentaliter à fcipío innuit Doctor ibid.in (0l. ad arg.prin. ait qp inquanttm medicus e(d [anans, eff aliud d. feipfo €— fánatur ; dum üt ibi fobdit,g; duplicat róticm formalé aliá,nó veró ali rem, per hoc nó intendit excludere intet. - movens , & motum omné diflin&tionem rcalem quando idem m.ouct fcipfum, fed tantom diftioGionem realem pocos rum. Quod fi in tali cafu intendit exclu- dcic ab | fis o&m,realcm diflinQionem , & (olam formalem aftruere » tunc ncga- bimus intet moaens , & morum realem relationem verfari , quam ibi non expri- mit Do&or inter ca verfari. "111 Hinc igitur concludimus realiter diflingui debere extrema relationis pro- pré di&z. g ide addimus, quia fi relas . - tio bes bur mans fumeretur , pro ea ;f. quz nori eft penitusrationis, & pro iia ordine inter aliqua. ipit» que ex nacurá rei reperto , qui tamcn o0n '$mportet verom accidens,ita cócedi pot petere extrema rea liter diftin&as& lis iam forct de folo ne- mitie; in quo ét (enfu concedi pót diftin- &ionem formalemam portate ccalé ccla- tionem inrer! formalitates ex Datura rei diítin&as , non tamen proprie loquendo de relatione tceali,vt diximus a qe. ar. 2. cü plurib.Scotittis, c.n. folà dicit fiegationem fotmalis identicatis . inimé veró necelfariüi arbitramur , gy volunt aliqui , & famp(erunt à Soncin, f. Met. q.29.tátam debere eflc huin(mo- di realem dittin&tionem , wt fit inter eR» tía determinat, quz nü fe habeant, vt to tüm,& pars,» ideà' dixerunt, vt cuitarét infinitam propemodum miultitudiné re- lationurb partium proportionalium in có tinoo, fed (ane nullam videmus nccc(fi- tai iftius limitationis; nec numerus rcla tiorium inter partes«coniunui proportio maiorem habet d.fficultatem;quam nümerds ipfirum partium , vnde qu dicitur dé multinudine ipfarum parcium s hot idein «dicendum ecit. dc. rclationi- bas ipfarumadinuiccm . 112. Altera diflficulras inter Scotiítas, &'Thomilt, cftjan ratio fundandi debear- —— aliud,re- £uef V1. en Rel. petat oxttr. vealiter diflüintla. 691. teffe plurificata in exuremis., vt illa dican- - i rry inter fe referti fccundü illam, vt v.g. an vt l'errus dicatur realiter fimi- lis Paulo,debeat albedo, que eft ro fun- dádi talem relationem, cflc in illis exure- mis geminata. Affirmant Thomiftz paf- fim cà D.Th. r.p. q4 zat. 1. vbi ob hanc róné negat zqualitatem;que cft inter di- uinas perfonas , effe relationem realem , quia fundatur ine(fentia , quz eft eadem in tribus,vnde Catet.ibide, Bannes , Mo- lina, & alij inferunt confequenter, quód fi vna , & cadem albedo numero ponere- tut in duobus fubiectis , ibi non efse fi- militudinem realem, fed rationis, & hac etiam cít communis fententia Neothc- ricorum im Log.& Metaph. Dicendü tamen cit ;hanc non effe có- dittonem neccílarió requifitam ad rela- tionem realem, vnde fi eadem albedo nu- mcro effet ia duob. fubie&is » adhuc in- ter illa foret realis fimilitado . Ita. Doct, €x pcofeíso 1.d.51.q.vn.& quol.6. per to tum , vbi hac róne tenet à concra zquali- tatem; & fimilicudiné in diuinis e(se rea- les relationes, fequuntur oé scias difcipu liibidem Faber in 1. dif p. 47. Rada 1. p. €ontr.26.ar.3. Vulpes 3 .to. r.p.difp. 68. ar, 2. Bonctus in hoc pradicam.& alij paf fim,etló deuiet Baísol r.d.5 r.q. r.ar.4.X T Do&or probat aísertum rationibus '[heologicis , nos tancum ex iple Mcta- phyficas deducemus; probatur 1taq5 Tam quia ad relationem realem tres  illar(uffi- €iunc condictoncs frequenter inculcata vyexcrema tint realia , qp» fint realiter di- ttinGa, & cyoriatur cx natura extremo- fü cicrà opus intellectus , acita res (e ha- beret. (i eade numero albedo effer in. Pe- tro;& Pauloquia hzc forent. duo fimilia sullo cog:tan:e incelle&u y & realia , ac realiter di (tinta , vt patct, ecgo &c. T quiagqualitas , & fimilitado fundantur fuper voitatem quantitatis , aut qualita" tis in dittinótis cxcceimis;cergo quáto ma- jor , ac wcrior cft voicasaliquorum duo- Tán coi ratione fundandi , tanto maior , acverioraqualitas , vel timilitado erit incer illa; vnde magis fimilia funt duo al- ba, quia conueniunt i vna caionc fundá- di (pccifica.quam album, & nigrum, qua €onueniunt in generica , ergo fi aliqua s duo extrema conucmirent in vna ratione fondandi numerica , ficut hzc eít vnicas omnium maior, ita & relatio eíset vera. & realiffima. Tum tandé,quia vt ait Ra- da,fané eft resmiranda , q dao alba ean» dem albedinem fpecie babétia fint inui. cem fimilia fimilitudiae reali, vam il- la haberent candem numero albedinem, efsent quidem fimilia nullo confiderante intelle&tu, non tamen fimilitudinc teali » fed rationis , certé hoc album formaliter eset illi alteri fimile, ncc poíset nó oriri fimilitudo inter illa extrema ex natura,» tci; ergo e(set vcra fimilitado realis , 1213 Reípadét o&s ex Caier.cit. preter illas tres conditiones, requiri ét aliam,q». — ratio fundádi, feu fundamentà proximu fit in ipfis extremis plurificatum, vt v. g- alia fit albedo in Petro, alia in aulo , ró eoráü cít,quia fundamenta proKima funt uz primó referuntur, remota verà , feu biecta medianubusillis , wt albedo in Petro,& albedo in Paulo (unt primo fi- miles, Petrus autem , & Paulus medianri- bus illis; imó inquiunt hác conditionem includi in illis - eg dum .n. dicitur exe trema relationis debere e(se diftinGta s hoc cert non debet tác icelligi de ex- tremis materialibus & remotis , vt funt Pecras,& Paulus in fimil:cudine,(ed pra- fertim de proximis , & formalibus , hec m. fünt, quz primó refecuntur; & ruríus cum dicitur relationem debere oriti natura extremorum , vtique debe: intel. ligi de extremus ipfis formalibus, quia vt dc Íe conftat,inter Petrum, & Paulü non oritur (imilitudo ex natura ipforü in fe y fed.ex natura albedinum eis inhzcentiü 5 hinc poftea dicant ad aiia risen »Qqe po(ica eadem numero abedine in Petros ix Paulo, císent vtique veré,& realiterfie milia racione fundamenti realis nó tam& róne denominationis rclaciuz ,quia 1 eísct rationis, quo ctiam fenfu ens dicitur efse idem e nn cia odcunque opus inte , - Leto tá rhtioyi qua fondamar. vni €é oppofica (cutentia, labilis eft,& fluxay quidem innicitar ei» quod dc fa&o con- tingit in fundandis x TTA & hoe 681. — "Dig. VIL. De'Pradicam.vefpeGliuis «. affumit, vt conditionem per fc necelfa- riam ad relationem rcalem,ex quo capi- te itrepíit tota Adueríariorum deceptio; verum quidem cft , ita de fa&o in creatis -€ontingete , quód ratio fundandi eft plu- rificata in extremis,vt v.g«albedo in duo bus albis, & idc albedines (unt. funda- mcnta proxima. y quae primó referuntur per (imilitudiné, & róné ipfarum Petrus, & Paulus ; at hoc totum eít per accidens. ad realitatem relationis , procedit .n. ex "hoc ; quod aon eft poffibile in creaturis rcperite extrema quz fint realiter diftin -."€iaj& gp ratio fundandi in cis fit vna nü- meto, ex quo cci fit confequenter , vt. in €teatis ró fundandi fit inextremis gemi - nata , at quantum eft cx parte rclarionis 'hoc totum c(t per accidens,quiarelatto-  acs,primi modi prz(ertim,cxigunt vnita - temin róne: ! $» Met.tex.20. non - dliftin&ionem, vcl pluralitat£, imó vt ait : Doctor quol. 6. $. iflarum quatuor ra- tionum ; in diuinis rclationcs ipfz origi- - fiisquzad sii modum attinere vidétur , "fundantur in effentia;quz in tribus perío- mis cít omninó vna,& indiftin&a; quare deducitur, quód fi Deus poneret candem : albediné in l'etro , & Panlo, fimilitudo intcr ipfa effet relatio realis, tunc .n. ip(a -&fsent proxima fundaméta illius relatio- nis, & pomórelata per ipfam, & pariter xzclatio ociretur ex natura ip(orüvt ftant fub illa :atione fundandi , atqueita adhuc xxcrema relationis etiam formaliter ac- eepta effent realiter diftincta, quialicet aunc ró fandandi vnam relatione non di- düinzucretur à róne terminandi , dift in- gucrctut taméà termino totali , quia ter- sinus totalis ea "a praise albedo im altero extremo, fed iplum exttemü com » albedine;& timiliter ex parte fundamen- ti ,namtotale fi um effet (ubic- «&ü cüalbedine , atque adcà extrema to- talia di(tinguerétur & parte reis quod (ut. ficerct ad realitacem relationis , ficut (u£- ficit in diuinis ad veran & cealem.pcrío- nirum productionem sm Theologos , & soliigitur cx Doétorc t. d.7.q. vn. infra ..- quód priacipium Qnod , & totale rca- "liter di(tinguatur àcermino Qui , & to- »saliy non au tem ncecíle eft » quód ita di- upto: principium formale,& termi nus formalis, nam tenct patitas,quia non minot diflin&io requiritur inter produ. cens, & producti rationc produ&tionis intet relatum, & terminum ratione re- lationis , quia ipfa produ&io relatio eft. el (ine relatione concipi nequit ; vnde ex hoc à fortiori poffet corra Thomiftas deduci validum argum., quàd fi ad reali- tatem proda&ionis nó requiritur necef- fario extrema Quo effc realitec diftin&ta,. fed (ufficit talis diftinctio inter extrema. Quod ,ita quoquein relatione - Probatur ét contra allatam rcípófio« n6,» fi Petrus, & Paulus candé. numero haberent albedinem , forent fimilia rea- liter & quantum ad realitatem relationi. & nófolias fundamenti, tárex modo di- &is; tum quia fubie&tuim nó dicitur [umi- leex relatione fundata in albedinc in ab- flracto;fed inalbedinc, vt ei tribuit fuum effectum formalé , at in cafu pofito funt duo effe&us formales à patte rct diftin- &i, etiamli [it vna forma alb: , quia de- ftructio effcétu formali informani Pe- tram , pót adhuc remanere effc&us for- malisa& vnio cum Paulo , ergo funt duo exirema formalia rebitionts (imilitudiniss quia Percus elt (imilis Paulà proxime ró nc cffe&us formalis,qué recipit à forma, 115. lnoppof. obsjc. 1. rationé füpra: inlinuatamycdp exqrema ccferuntur realiter rone iy v.g.albedinis, ergo ratio fundádi debet eifc d. fEncta in exirem's,. Pcob. coa(eq. quia fandamenta proxima. fünt,qua ne referuntor , & per ip referuntur excrema materialia, feu (ub:c- &a. Relp.Scotittae commaniíter neg, fua damenta proxima effe , quz primo refe- runtur y nom.n. vna albedo dicitur alteri ftmilis) nec vna quantitas alteri qualis, fed cadem in naturay& Ipccie ; tundumé- ta ergo proxima uon referuntur v. g.albc ines ,ícd remota ;i, fübiecta habenti s illus albedines, funr, que primo, & pro- prié referantur ..Sed ccrcé iimeriió ne- gant quancitares duas non potfe,ac d.bes re dici equales etiam. pcazcifts fuübiectis y. ac pariter. duas. qualitates fimiles. cam. -&fe equales & inaquale , timile , X di£- sfimile ponantur proyrictatcs illarum, nó» Que] VI. e Ahvatiofund debeat in éxir uif. 655 m fübftantiz ,cui inhrent ; & ncmo »g nientis c orti otii & al. bedines duarum ho: we confecratat( dici camomni proprietate zquales , S fimiles kn? Mroppofitun; nà folum c(t manifeflé contra rationem, quia Má- ahenmatica demonftrat has palfiones de quantitate feparata à fubftantia , (ed«etia «ontra Do&erenm in 3.d. 1 2. q.2. vbi füb lit. A:& G. ex protétto oftendit has reta- tiones immediate fundari fuper fingala- 165 quantirates, & qualitatessittaut hz fint €xirema prim relata ctiam quando funt án (übic&o. Ec cum dicunt vnam albedi- nem,vel quantitatem non effe alteri fimi- Tem, & zqualem, fed candem in fpecie, & maturis perpendere debebant , quod ob- fccuauimus fupra q.4. art. 2. ab initio in uantitate , & qualitate ratione vnitatis ndari potfe relationes duplicis pex 1 eam ratione vairaris ineffentia tundant rclationem idenutatis, at ratione vitatis «uiu(dam accidenralis fündánt fimilitu- dinem, &zequalitstem, enim vero ratio- thc vnitacis ià gradibus intentionis quali- ta5 fuadat fimilitudinem , & ratione vni« tatis in partibus extenfionis quantitas & juahtirem. Refp.'ergo ex di&is; cócedendo quan- titates in extremis e(fequa primó dicü: tur zquales, & albediacsfimiles , & iptis gicdiantibus fübic&à dici tálía ; verü hoc totum accidit , quantum attinet ad rcali- tatein relatiomum , zqualitas .n.& fimi- litudo potios perunt vnitatem;quàm plu» ralitatem in fundamento ; vnde (i cadem albedo effet in pluribus fübie&tis, tunc illa dicerentur realiter fimilia, ctià quan- tutrrad denominationem relatiuam; quia jpfamzt fubie&ta ià eo cafu forent extre- ma qua prim referuntur ; & etiam pol- fent dici io extrema formalia e icati effe&us formalis, quos forma tilucrer ilis vt explicatum eft , & de- mum effet rcalis d:ftin&tio inter exuc» ma totalia, & adzquata . 1216 Demdéob;jci. quia extrema na- tà funt fandate oppoíitas rclationes,id]; benc ficio ipfuissationis fundandi , crgo hzc dcbet etfe diftiata io illis «. Coar. gquailitas , & fimüitudo referunt exac- ma,vt vnum , €rgoó quando vnitas cxtrc- moruminratione fandand: foret maxi- ma f. numerica , rcferrentilla , vt vaum pumero, atq; ideó relatio aequalitatiss fimiliradinis inter.ca tealis non efTet , fi- €t nec relatio eiufdem ad feipfum . Refp. oppofitionemrelaciaá. relatio- nam zquiparanriz ,de quibus przfertim cft przefens d: fficulcas, ede minimam in» ter omnes , vtbené Suir. obízruat difpe 47. Met.(ect.16. n.40. conliftit enim in hoc; quod due tclationces 4ingalares ità interfe oppunantur ,vt quamuis habeant fandamenta ciu(dem rationis , non tamen pofBintineffe (imul vni , & eidem; quia nequit vnum;& idem cilc fundamentum, & terminusrefpe&a ciufdem; palam au- tem eft haiu(ímodiroppotitionem nó c(- [etantam, quin poílit ab cadcmeriam nu mero oriri ratione fandandi , (i hac in duobus extremis cflet replicata, quiatam inumcrodidinguun.ur daz fiailicadines exortz à duibus albedinibus ; quam illae duz ; quz orireatarab cadem albsdinc. in duobus (ubie&is xeplicatay nec maior. op potitio effet inter illas «4m iarer iftas, quiatota earum oppotitio: vtrobiqy con- fiftit in hoc, quod é regione contrapo: erue germs cit fandamen:um vnius, cít terminus alterius ,& € contra, uz etiam folutio notanda eft ;quia nec atis candidé Scotifte:cit. ab hoc argu- mento fe expediunt , aiunt.n.extreima nonopponi relariué fecundum, fe;fed me - ritó rclationum oppofitaram,quod vtiq; verumceft ; ac nil refpondent ad hoc ; 1n quo confifit tora difficultas quod rela- tiones oppoficz orixur in extremis me- zitó rationis fundandi , quz proindé de- bet effe diuerfa in extremis. Ad Conf. facilior cft (olutioncg. adiumptum, quia nihil realiter dicitur fibi fimile,vel equa leyac proindé vera, & rcalis aequalitas eft inter duo extrema realiter diftincta; ve« rum. tamen efl id , 4n quo dicuntur 3ffimilari,velaxquar cile vnum) . at illa adinuicem realiter lier diftin-- Ga. Fff z QVE. 694 — Difj. VIT. DePredicm. Refjeiis: | iatrinecus, & cxtrznlecus aeníientem s QV.AESTIO VIII. Quotuplex fit. Relatio Pr&dicam. & quanam con[litwat quartum — Tr«dicamentum . 117 D2& non femel relationé Prz- ; dicam. yt à trá(cenienrali ic- cernitur diui fit in intrinfecus,& extrin(c- cus aducniété, lic praefertim im 3.d. 1.q.1. $.ai illud inoppofitii im 4.d.6.q. 10.$.bic dicitury& d. 10 g.1.1.& d.15. 071. $. ad buius autem,& quol. 11. art.4 C wien in locisprefertim duobus vltimis, hanc di- uifionem rrádit velut íuo t&pore cómuni- ter icccpram, & a prifcis Arift. Incerpre- tibus tradiram , & quidem ctiam Auctor fcx princip.cod.lib.c. r.in fine hanc d:vi- fionemaffignat , & veluti famoíam fup- it & de vlrimis fex pra dicam.agit,vc ti de refpe&tibus extrinfecus aducmicn- tibus, dum aitea veró , qu&ex'rinjecus contmguntyaut a& us aut pati ^ Wi difpo- » fitiesaut ejJe alicubiaut 1n morayaut ba ' dperenecefiario erunt ,cíto ibifub acci- - dente intrinfecus adueniente. cóprehen- dat quóq; quantitatem, & qualitaté. Hác tamen diuilionem vt. eucrcerentc, omnes fecere conatus Thomiflz . & wii juamplurcs,Ha rueus quol. 7. q. 14. Ca* Viel d.«-tp1. Bnocin- $. Mer. q.3 9. Ca- iet. 1. p.9.63-art.2« Sot.in hoc. przdicam, q.1.& S Pita zar Sr died Met.fc&.1. Ruuius bic . ifp.15. Met. à $.147. Attiag.difp.12. Log.(cc. 2. Auería q. 15. Log. & ali ? paffim hanc di- uiionem in&cianur cx Aurcol, 1.d. jo. párc 1 arr. 5. 2 m " 128 Dicendumtamen cft , rclationes pradicométales poffe , imó dcbere diftin guum relationes intrinfecus , X extrinfe- €us aduenicnies, & per illas hoc quarcum conftitui predicam. per alias veró vltima fex yrgdicam.et q.vIt-dicemus.1ta Do&. loc; c:t. cum tota ium Schola circa eadem loca, vel in przdi dernis noftris fuli(fimé defendit P. Faber f: Met.difp. 23. ex exteris veró cam ad- miccüc Vencer.$.fug Met c.36. & 37. Lo- p hic AM o.Log. d «Q9» peripat. Probatur in primis explicá do , qud Dod incliga: pr relationem pet illam. n.inceilig t quz nece(sarió cG- fürgit potiro fondam éco, X termino, feu orkur ex natura extremorum, & non ex aliquo eis exirinfece accedente , per ifta , veró intcllgitsquz infargit,nonex natu- — ra extremorü, ied virtute alicuius, quod omn:no ab extrinfeco venit , nec perti« net ad ióné cxiremorum, vt exirema fünt «ij vt habent rationem fundamenti, & ter mini, led 1ftz peculiares rationes often- dunt naturam h:rum rclationum effe cf- fentaliter aliam & aliain, ergo &c. Cóf. adhuc, & magis explicatur , quia dantur relanoncs quadam , qua pofiuse..tremis in rcrum natura , Virtute ipforum przci- fa,& alio quoc j; (eclufo,infargunt; dan tur aliz, qug politis extremis noniofur- gunt , (ed quedam alia requirunt penitus extrinfeca rone fuodamenti , & termini y. ergo diuiiio illa potett,ac deber admitti, Piob aifumptum ;quiarelationes fimili- tud:nis, & z:qualitatis pofitis excrémis im rcrü natura etiam in quacüg; diflátia res (u'tant, quaíi ad corü pofitioné, nil aliud defideretue vlrrà ipfummet. effe exire- moráü, (ic relatio paternitatis, & fiiátio- ' nis, luppofito homine gcacrante,& geni- to, neccílarió rcfultat ;€ contra veró re-- lauo a&ion: us extremis i c(se v.g. igno& ligao in rerum natura,etiam a&ti- uo eodem modo fe habente (ccundü po- tentiam actiuam,& pa(fiuo fecundü pa(- fiuam, cx folo defectu alicuius excrinfe- €i, v.g debitz approximationis non rc- fultat, hoc vero adiun&to refultat ; fic ét & Vbi nàocitur ex. natura extremorum; uia tüc illisin efse pofitis , vt hac cathe- dra & plateajoriretur (latim relatio pre- fentialitatis eius ad plateà , quod eft fal- fum, (ed requicikur vitecius horáü exrre- morum approximatio v.g. applicacio ca- thedizadplateam,vt.5cotdoc.quol,cit.TandemvtDod, arguit loc. cit. di- ftin&tio horü refpc&tuum ex prefsé colli- gitur ex 5. Phyf. tex. 10. vbi docet AuifI; ad genus ad aliquid non dari motü , quia non pet fc, (ed per accidens cclacioncs il- lius generis acquicaatur .(.ex ipfamet ex- tcemorum pofiuonc , affi rmat tame dari motü ad Vbi; quia habct propriam noui- "Q.V. Quunplex [se Relatio pradic. (at£ , & propria acquilitione acquiritur mon vetoad acqui fitioné alterius, qp ha- beat róné fandameuri, vel termini , & ti Vbi noneft , ni(i refpe&us locati ad locum,vt infra dicemus, ergo omniso debét diftingui hi duo ordines rcípc&uü inuinfecüs, & exccin(ecüs aducnientium. Refp. Thomiftz communiter ; quód cum dicitur pofitis fandamento , & ter- minoyin rerum natura, non illicó poni re lationem extrinfecüs aducnientem ; & per hoc differre ab intriníecüs aducnien te , vcl fermo eft de fundamento , X ter- mino proxiinis, & fic falíum cft illud a(- fumptüde quacü;. relatione;etià extr fecus adàeniente,(i deremotiseft veri iríói.relatione cciá intrin(ecus aduenic tejham polito Petro;& Paulo;nó (Latim iníurgi: fimilitudo, quiailla (unc funda- mentu,& terminus remota , at pofita al- bedine ini vtt0q. illorü, ftatim infurgit rc latio fimilitudinis,quia albedo eft funda- mentum proximum fimilitudinis; vnde pariter in propofito fi a&tiuoy & palliuo po(itis,loco,& locabili,non ponitur rcla- tio, lioc proucnit,quia actiuü, vel locabi- le non dene im fundamenro proxi- in cafu eft approximatio at po rec Me sncbir e certé ità neceffarió fequitur a&tio,X prasétialitas y ficut quae €ü3.alia relatio. Scotus ergo in hoc decc- pus cít(inquiunt) quód de (ubic&o, (cu fundamento remoto relationis lecucus. eft ,non dc proximo,& comparatione il - lius affi gnauic relationem cxtrinfecusad uenientem;quod facere nó debebat, quia ficetiám ipia fimilitudo exrrin(ccus adue nit , refaltat n. in fübie&o per acce(fio- nem licuius exttin(éci,nempé aloed. ^ 129 Atccettá potius dccipiuntur ipfi dum talcm fcrunt de Doc,noftro opioio né, na ipfc appellat a&tignem relatione ekitrinfecus adueniétem cóparatione fü- darmienti proximi nó remoti, Vt cóflat in 4 der3iq.1. E, hoc aüt |pro- ximum aQonisno cit approximatio; vt ip& arbitrantur, quia i pr xim recipit denominationem rclauo nis (ündarz immediaté,vt albedo » quat ett ratio fuadandi timilitadinemn, dicitor fimilis, ac approximazjo nó dicitur ages Logica « pro- ipli pucant. fed neq. pati€s, fed e(t potentia a&iua, ficut paffioni, potentia pafliua ex $5. Mct. C. 1 j. Immo acutiffimus Do&. hác rcípo fionem-Aduerfariorü. przuidens 4. d. 6. q. 19. B.cam ftatim pracludit his verbis, $i dicas rejpettum aliqué aduenire ex- trinfecus [ubietlo no tamé fundaméto.y boc nibil efl, quia relationes intrinfec&s. vt poté fimilitudosqua cofequituv albe- diné, cj: buiu[modi, poffunt extrinfecus. aduenire fubietioquia fundamétum de nouo aduenit , ergo fi ille funt intrinfe- € Q" alie extrinfeca , erit differentia earum in sq ari one ad f[undamétii , di(erté igitur D'oétor docet relationé de bere appellari, & iudicari extrinfecus ad . uenientetn , non ex comparatione ad fü- bicétüs(cu fandamentü remotü, quia fic ois relatio cífer extrinfecus adueniens , (ed ex comparatione ad tundamentü pro ximum, vndc fi Thomiítz accurate ma« gis Do&. noftrum cuoluctent , (ané non tam frcquéter de cius (ubtilitate ita grof- fe (entirent.Deniq.falfum eft etiam,.juod aiüt,fa&a approximatione a&iui, & paf fiuiita necefTarió(equi relationem a&io- nis, & paffionis inter illa , ficuc fequitur paternitas , & filiatio pofito homine ge- ncrante, & genito,docent.n. Scoti (t re» lationcs.intrin(ecus aducnientes (equi ad extrema pofita £xali qnadam necef(lita- te , itavc nec ab ipfo Deo poffiat impe- diri , quod etiamfentiunt multi Thomi-. fta ; vt diximus q. à. art. 2. ad $. conf.s. ^ arg. prin. at actio & paífio,ctiam appro ximatis extremis poflunt i iri, vtO« llendit miraculum a. Deo factum in fot« nace babilonica in (acris litteris . 130 Etquia Aducr(arij nedü diuifio- né huiu(inodi in (e impagnant;verumetia ipfamet vocabula relationis intrinfecus & extrin(ecus adueniétis adhuc vlterius ioo duae Scot. Pr ipiis E26 oh. proprie, cádi uaturyqui &or (ub hac dunfione có ahendeie.tn :euden tales, vt intelicxit relauoncs t folas pra ess prazdicamenalcs vero fecernuntur ab iL lisquia ifta: acciduntrebus , &*cis adue« niunt, vt áccidentia mere extrinfecaynom (f 3 wont | ilz, v. didum eft 3,» ergo omvertelas 696 tiones przdicam. vt in vniuer(um à tran* fcendeutibus (ecernunturc, ce&té vocantur à Scoto rclationcs aducnientes, quia veré adueniunt, & accidunt rebus; at duplici- ter huiufmodi relationes potfünt extre« mis aduenire, vel ex fola , & przciía eo- tum pofit:one, & non ex additione ake. rius aducniicij, & ita reété dicétuir huiuf- modi relationes intrinfecus adueniétcs , uia vt fzpius ait Do&tor loc.cit. refpe- n5 50n poteft magis intrinfecà adueni- re fundamentoyqia quàd neceffarió fe- quati ip[na pofito termino ; vcl nóad- ueniunt extremis cx corum praciía pofr- tione, fcd quidpiam aud aduentitiü ad- d: debet,non pertinens ad ratione funda menti,vcl termini, & ifta rc& dicentur bac rationc cxirrinfecus aduenientes. Ac- «cdir , 9 modus ille loquédi tonctempo- 1is erat cOitcr receptus, vt ipfe loc.cit.te- flatur, dcbeimusautem vocabulis vti jux- ta communem v(um,yt docet 4«d. 1.9.2. Poftremó, cy folz relationesintrinfe- «us aduen:cnies hoc quartum conflituàt prz dicameniü, alia veró fe vltima prz- diicamiéta; probae Doótsloe.cit.quia pre- dicamcnta font decem , viia (olà (unt abs foluta,rcliqua retpcé&tiua, vt poftca dice- mus, fi igitur olsrelatio eflct vniusrónis generic , ita quod rclatio in cói aon ha- beat fub fe fuilcientco róncs formales ad " «onítitàcnda pla fuprema gencra , non quidem fimplciter,fcd in certa;ac deicr- minata rcípcctuum ferie , przdicamenta santum quatuor forent, ergo ad faluandü famo(um illum buit ini mer ( ait - Do&or) opportunior via non apparct, d diltinzucndo relationem przdicanienta- lem in cói inintrinfecus , & cxtriniccus aducmentem, itavt illa coaflituat quarcü icamentà , ifta vcró veluci maior:s ambitus per variasadhuc differentias có- ibi poflit ad varia gencta relationü có» átituéda, & quid& iupicma in fuo ordine. Acceditsquód. Arift. recenfendo rclatios Bcs quati. przdicamenti meminit. sépcr «arum, qz ex iplamet extremorü poli- tone refultác X diftzibuendo aha (ex;prg dica éa recolit ea, quz vluacxuemotü potionem aliud quid extriofecum exa- Buatwi infurganoquod etiam ob[erualui D ifp. V1II.De Pradicam. Re[petliuis . Au&or fcx princ.loc.fupracit.ergo &c.. . Inoppof. obijc. 1. nee ed fud. iá in(inuatü nomine termini a&ionis ve] intelligitur pafsü v. g. aqua in calefa&tio- ne, & in hocséí(u fumpro termino etiam exifteotibus Petro,& Paulo, pót non c[- [c relatio fimilitudinis , ficut exiftente.a-qua,&igne poteft nó effc relatio calefa- €tionis ; vel intelligitat terminus: imme- diatus, & proximus , vt albedo Pauli cf imrmediatus terminus Guilitudinis Pe- tti, fed fic termino accepto , actio €t nc- ceffarió infurgit, non minas, quàm fimi - litudo potita albedine in Paulo, quia ter- iminus calefaGionis immediatus, & pro- ximus eft calor i ens , o- 1e inhaetére fübieto peceffario cft ato, ixavt neque per Dei potentiam impediri polit, quin (cquacur in igne relatio adio nis, & in aqua tef, paffionis . Ex quo dedaci poteft valida Conf. quia fi- militudo incer Petrüm, & Paulum in rónc albi ideó dicitur intriníccus aducniens, Sc ad quartum fpectat pra dicamentü, quia fappolita albedine in Paulo, oritur ne- ceílarió,nec haber propriam nouitatem y & acquifitionemyquia acquiri nequit, ni(à ad acquifitionem alicuius torma abío- lua .(. albedinis, fed itaeft in cafüde. » actione, & patTione , quia ncc atio, nec pa(lio proprie poliuncine(Te. , niii prius Drei abfoluto caufato in paffo v«g, ca- ote ina in aqua polito ftarim & Vide ame &c. 131 Refp. terminumactionis proprie Süpiz v. g. calcfadiionis, eíle patlum.(- àquá,non veró caloi€,hic.n.eft tesminus productionis, que re(picit cff: Ctum,non actionis,qua rcípicit (ubiectü, quod pa- Utup,& rran(nusatuc recipiendo formá de nouo product, vnde poa dicimus ca- lo:€ calcfieri& tranfmuari'fed. ly aquam vercó non produciyfed c j* traautari per calosern. im ijía recepi y quz okaaceuracé declacat Doctor 4. d. 13, q- 5. & nos difp.7.Phyf. q-3. Ex quo ia^ qns. ocn itid ,Simne- iati n.a coni aquam sm (uam po- teram. proximá;, (cut vermis nus pa(lomseit.ignis sm (uam potenug Sebuam proXiuzun . Cuin vcro — » Qual VALIT. Quotuplex fir Relatio Predicam. | 687 — in aqua tal itura&io non minus,quam (cquatur fimilitdo tecepta albedine in PAo 4 Refp.cum Lichet.quol 11. in fol. ad in- ftantias contra 4« dictum, cócedendo; g; etiam relatio extrinfecus adueniens nc- ceflarió infurgit interdü. pofitis aliquib. prater fundamentum ,& terminum, fic fitis abfoluté corpore, & loco natura- |n ncceffario fequitur Vbisfed pofito orein loco naturali ; vt coextenío , naturaliter fequitur Vbi; pofita materia, & forma , nonneceffario fequitur vnio , fed pofitaforma in materia, neceffario (cquitur vnio; & in cafu pofito igne, & ligno nó neceffario fequitur a&io in igne; piffio in ligno , fed indu&a caliditate in figno , neceffarió fequitur , fed nó idcircb dici poffunt relationes intrinfccus adue- nientcs , ac neceffarió oriri , vt fimilita- do; quia neceffitas (imilitudinis procedit ex natura termini & fandamenti, & ne- ceffario oritur ab. extremis abfolute in- is, non fic prafati re(pectus vbica- is, vnionis, aétionis, & pafTionis, fed eorum necceffitas procedit abaliquo cx- ttinfeco, quod rationem non habet ; nec Éondamenti, nectermini, — Hioc ad conf. ncg.min. fimilitudo pà- que dicitur reípectus intrinfecus aduc- niens , quia Lec neceflarió ad ac- quificionem albedinis in Paulo , qua ha- bet rónem fundandi vnam fimilitudiné , & aliam terminandi,vnde non potcft etie noua Gne nouitate fundamenti , vel ter- mini,at in propofito licét a&io, & paflio inequeant , nifi prius aliquo abío- luto caufato in paffo,tamen abíolutü il- Iud nullo modo pertinet ad ronem pro- ximam fundádi,negue ai enmiern it nec fundat paífione, nec terminat actio- |o me Lichet. doctrina valde notáda; ficat é contra prorfus abijctenda ; quam tradidit Vallo tra&.Formalit. fuper diuifionem, ibi nàq; vt hanc euitaret dif- ficultatem, negauit re(pectum producen. tis ydudtü, (cu educentis ad eduétü praccedere teípe&tum agentis ad paffum, fed ait rem € contra (c habere cuius. op- pofitum demonftramus in F/hyf. loc.cit. & (ané id cfl contra omnem róncmquia ncquit fubie&um pati, & rran(murari,nifi per formam in ipfo receptam , & produ. d. fi ergo pa(fio fupponit neceffarió re- fpe&ü educentis , ac producentis ad edu- um;vel produciü, con(equéter ét & a- €t, cum (it (imul natura cumpaffione, 132. Secundo € cootra alique funt re- lationcs qu: adhoc 4. prz dicamentum (pe&are dicütur , & tamen non oriuntur neccífació exiftente v.co9; extremo ; ita fe habet rclacio cau(e ad cffc&tum , quia nó pórt caufa (uü effe&um producere in quacunq; d (Lancia , (ed requic tur debita approximatio,lic & fe habet relatio pro- pinquitatis inter Petit, & Paulum, quz nó ttatim fequitar iplis pofitis ;a rerum natura, (cdín illis eft tantum fundamen- tum quati remotum, & oporteraliud ad- iungete , q» fit proxima tatio fundandi, & quafi excitandi relationem ; fic tandé c(l de paternitate; qug actionem ctpc- Gat , vt re(ultet in Petro patre refpedta Pauli Lj , & fic vniacrfaliter e( dc re- lationibus fecundi modi quz conditione extrinfccam poftulant , vt inlurgant ,& tamenípe&antad4.przdicam. , Refp. neg. afumptum , ad 1. prob. di- cimusomninó diftinguendum cffe iotec actionem ,& produétionem,vt cx Doct. 4jd. 13. innuimus,& inter caufam, yt ag tém,& vt producentem , ignis ,n. v. - vt agens refpicit paum f. a ]uam,vt produ .cens refpicit cfie&tum .i. calorc inaqua predu&um, non igitur requiritur appro- Ximatio effe&us ad caufam producentée, fed paíTi ad caufam agentem, vt .f. in co approximato » ac bené diípofito poflit formam imprimere , itaq ; formaliter , 8c per fe requiritur approximatio, vt refül- tet reípcétus actionis ad patum, non au- tem produ&ionis ad cffc&um , nifi mc- ré per accidens, & concomitanter. Ad 2« prob. negat P. Fabér cumalijs Scotiftis -affumptum, quia putaat relationcs difta - tiz, & propinquitatis [pe&tate ad przdi- cam. Vbi, br quia Vbi ctt tundamenria proximum ipfarum ,vt docct Do&tor in 4-d. 10... ad 1. prip- Sed plané concee dendum cft a(lumptum quoad hanc par- tem 5 quia fuppofitis duobus corporis bus ybicatis in rerum natura ità nceeí^ Fíf 4 fai 633 Dif». VIII. De Pradicam: gefpetlinis. farió confargit inter illa relatio ditantie tanta , aut propinquitatis , ficut füppo- fitis duobus corporibus albis , fequitar inter ca fimilitado ; & vtiqueverum cft etiam tales rclationesmon (ui abfolutas entiratcs Pcrri , & Pauli ; quia hec (unt fundamenta remota, inordine ad qua diiudicari non debet relatio intrinfecus , vel extriníccus adueniens , fic n. omncs relationes forent extrinfecus aducnien- tcs , vt diximus ex Scoto ; fequuntur ta- men necefTarió entítates Petri , & Pau- li,vt vbicatas, & ideó dici debent intrin- fecus aduenientes , quia néceffarió con- farguntinter extrema proxima : Ad 5. prob. dicimus di(parem efle rationcm,nà relationes intrinfecus aduenienres expe- Gant interd conditionem ad hoc dun- taXat, vt ponatur terminus , vt conftat in cxéplo ibi allato de paternitate, quo po- fito ftatim neceffario refultat , at extrin- fecus adueniétes, adhuc pofito termino , cxpc&ant aliá códitionem proríus extrin fccam , & aducntitiam róni cermini ; an vero omnes relationes fecüdi modi (int intripfecus aduenientes videbitur infrà. 133 Tertió tandem arguunt , q non bene diftinguantur e(l entialiter per con- fequi extrema,necefsarió,vel contingen- tct , vcl faltim non itavt conftituant di- uería praedicamenta. Tum quia neceffa- ría io , vel conti non va- riat rci císentiam » vt patet de nigredinc quz cft ciu(dé fpeciei in coruo, & in ho- " sninc)licét inhzteat illi neceflatió, homi- pi^ ci ita . Tum vciosames exne- ce(fitate, & coringentia có i fun damcent& variarentur eGedulieer fpeci- ficé relationcs,non tamenindé fequitur - quod differát » immoó cum omnes conuenire in cói róne refpe&us, fi eit bona diuj(io,omnes quoq; ad idem przdicam. pertinebant . Tum etiam quia qualitates quoq; fic fe habent, quod ali- uz. intrinfecus aducniunt , vt qualitates fpeciei, & quzdam extrinfecus , vt qualitates prim fpeciei , & tamen ab Arift. omnespenunturineodemprediportunécam.ergoficétinpropofito.Tumtandéfirclationes4.przdicam.diftinguunturabalijsperintriníecusaduenire,ncccffariumomnino'eratincargmdefinitionehancdiffcrétiamexprimere,fedhocnec.quideminltinuauit.Arift.fedporíustota,acintegradefinitierclatinorumquartiprzdicam.ciumquoq;rclatiuismerumfexpradicam.ergovelnonperdifferuat,velomninofacidebisfubcodemprzdicam.,&hzcfantargumentàAurcol.1.d.50.part.1.art.3.Refp.ad1.eftónonfempcritafit;poffetamenioterdumconfequutioncmnc«ceffariam,velcontingentemabintrinfcco,vcl extrinfeco effe, vel (altim circum- fcribere differentiam eflentialem accidé- tium , vt conftat de qualitatibus prima , & fccunda fpeciei , qua per hoc ponun- tur effencialiter differre, & fic eft in pro- pofito . Ad a. gratis concedimus (cprem vltima pradicam. in concepta gencrico rclationis in communi conuenire, & no» uem genera in concepti quidditatiuo & generico accidentie, & omniadeniq, - decem in concepta vniuoco entis finiri , quem & damus effe genericum; atq; ità non dari, nili vnum predicamentum , & genus fimpliciter (apremum , quod erit ens finitum , fed hoc nou obftat , quin poftca pet varias differentias valdé com- manes, & amplas (ubdiuidendo cns fini- tom conítitui queant plura przdicamene ta, & plura genera fecundum quid , .i.in parem rerumf Trim sca i -q- r« Ad 5. poterat Arift. ficat fecit de i ; ita re- fpe&us omnes tam intrinfecus, quam ex- trinfecus aduenientes (üb codem conclu- dere przdicam. tamen quia crat copia refpectuum extrinfecus aduenicne tiam, placuit Philofophis ad commodio- remdoótrinam, vt ait Smiglec. illos di- firibuere in (ex przdicamenta , & vnum conftituerc ex intrinfecus aducnicnti- bus, vt poté quz non (unt in tanta varic- tate, & cadem rationc qualitatcs ctiam omnes fob codem przdicam. conclu(it . Ad 4. conftabit ex q. feq. Alia quaedam argumenta folent hic confici , que op- magis adducentur q. vir, conira conftitutíonem fex przdicam. Daft. EX. De. fuprewo gosre quavü*Tradi. — 639 " QwYVESTIO IX. nodnam fit. fupremum Genus. quarti » Tradicamenti , &* anab Jtrifl. T (it benà. definitum . 1 Irca primá parté quzfiti non cft i: Ci C huic Wriüiiadiento fupre m genas affi gnare, cum :n. genus fupre- mü in quocüq; predicamento vnum e(Te debeat , videtar. inhoc quarto przdica- tento vnü genus affignari non poffe ;.& ratio dubitandi eft, quz affertur à Sco- MA 15. puedicam.in 5.arg.ad oppof. & molefta eft; vt vq; i hanc diem Autres angat; & eft ita quia non vide- tur poffe ahgnari tertuinus adequatus tclationis in comuni , quz dittutfupre mi genus , nam fi ponitur. effe correlati- ni, iam crunt duo füpreroa gencraadauata,fiponiturabfolutum,cumneccfarióinterminofequatur correlatio , fe- quitur & idem abfardum .f. dari corrcla- tiuum adzquatum fupremo generi, & fic érunt duo fuprema genera. : Di tamen eft hoc non'obftan- te; dari vnum fa ü genus buius pre- dicamenti. Irà Do&or cit. & 1. d. 21.ad prin. & falsó Mafius illi impingit,quód Iuius przdicamenti a(Bjgnauerit duo fu- prema genera;eft cómunis omnium fen- fus, & probat DoGtor, quia (ecundü vnà rauoné dicitur de omnibus fuisinfcriori- bus, Quz ratio eft habitudo vniusad ali- uid, & quta oés«elationes habent cundem modü denominandi fubftantiá .f, in có- paratione ad aliud;at accidentia, qua co- dem modo imant fübftantiam, funt vnius generis. Accedit ,quàd ficut mon- ivo effet ponere in vno ci duo capita;ità in vno prz dicaméto duo fupre ma genera; imimo fifingátut bec duo (u- prema gencra,cü habeant conaenientiam effentialé inter fe in róne efsédi ad aliud, fam ab ipíis potetit abftrahi conceptus comunis vtriq; cfTentialis, & hic erit gc- nusfupremum: Hoc igitur affcrtum dc (e clar&eft, nec aliud reftat, quàm Gordia- nü illam nodá di(ioluere, cuiuscerté tor folutiones funt, quor capita , cum tamen folutio fit óbuiz,quam aflignabimus;al;js prius breuiter zclatis j,& scietis. 135 Aliqui,vt Io.de Mag. hic , 4ucm fequitur Fonfec. s. Met.c.25.fed 2. & 5. ait lapremuni genus hüius pradicamenti non cífc relatiuum in concreto , fcd rela- tioné in abíl ra&o , relatio antem non ce- fcttur , fed tantü eft peincipiüreferendi . Ha folutio nó fatisfacit; tum quia ficuc nominatur rclatio in cói, ità & relatiuum in commun: , in quo effentialiter conue- niont fiogula quae; relata cuim qtia ficut caetera accidentiit przdicamenta potfunc nedum in abftra&to ,fed ctià in concteta difponi, vt di&om cft di(p. 6. q. 5. art.2. ità quo. hoc prz dicam. tum tandé quia cuiam-dc relatione in ab(tra&o redit ca- gerti dift Cum .n.tit habitado vnius ad aliud, defigati adhuc dc bent hec duoi extrema in communi , qua inu:cem fure dare porcrunt relationes mutuas. Nec valet; quód ait Io. de Mag. hoc cómune generali (fimam efle principi referendi, non diüfetfa exitema adinuicem , (ed idé ad fempfuim ; pütà hoc cámunc rclatittuma ad (cipfam. Nam »alidiffima cít inftan- tía ,quam ipfe ibidem vrget contra hanc folutionem,quód tunc relatio, quam im- portat hoc genus gererali(Timü , effet ra- tionis, non realis , quia eiu(dé ad (cipfua: non cft relátio realis, at predicamentuay reale debet € (uptemom genus rcz- le. Nec tandetiivaler,quod ait ad loc,te« látioné eiufdem numcro ad (epum vtiq; e(Te cationis,non tamcn eiu(denm generey vcl fpecie vt eftin propofito, Nain vtiq; rcalior eft identitàásnumeralis,quàm sc- nerica,& fpecifica, ergo fi eiu(dé numc- ro ad (cipfum relatio realis cfle nequit , tántó minus eiufdem senere, vcl fpecie. « Alij proindé cocedunt relationem yac etiam télatiuam in communi cflc hic (u- premum gerius , (cd negant referri atu exereito y aiuntq; conhidctaci tantüm irf a&a fignáto, & mente concepto, & idea nó habcre termitium in cómuni,ità Tho- miflz pafliat, Mafius hic feét. 1. q. f. & Sanch. 444 9. Sed ncc ifla (atisfacit, quia eflentia telationis confiftt in ordine ad termini , crgo fiué cóntideretur in effc- cxercito, fue hgoato, femper & cogitari debebit terminus einsexercité,vel tigaa- t , ficut à pati [icécaec:dGs in comuni acum inhzrendi ndn cxerceat,adhuc ta-- mea cogitacur fübic&um eius ia commu. ni,velut ine(fe (ignato, & (ic éceftà per vitioné in comuni nó videamus, a P. vifionisexerceamus, adhuc tameo in efle. fignato cog tatur vilibile , ad quod ten- dit. Accedit , quód relacio ia communi confcrt fubic&o relato in communi ali- uod e(ic,& hoc vtiq. non cft abfolutum, ftd relatiuum, ergo ad aliud refert faltim in cffc (ignato . Per quod ctiam reijcituc figmentum eorum , qui dicun: relatione in communi nóà referre actu (übicctum , fed in potentia tantum. Nà implicat fan- darc a&a relationem, & non aGu referri. 136. Alij concedant ev relatiuü in có muni referr,non tamen in fe & per feip- fum,(ed Hi inferiora, & ideo non o- pottet aíTignare terminum ia communi, ad quod rcteratur, fed (atis el, quod (ia- gulis relatiuis corre(pondeat fua propor- tionata correlatiua, & hzc refponfio di- ckur effe grauiü Auctorum Simpl.Boct. Albert. land. Burl. & videtur effe Scoti. Cit. 1.d.21.ad 3 . quam proindé recipiunt "Tatar.hic dub. 5. & Zerb. $.Met. qu. 19. $. Propter quartum in (ol.ad $.immo di citur eífe intentio Arift. qui hac ratione relatiua dcfiniuit, ac nominauir in plura- li, & non pcr modum vnius;ac etiam D. Aug.cap. 11, Categ.vbi in vniuer(um ait rclationem non generaliter confi. derari , (ed tant in fingulari in quolibet rclatiuo . Neque bec fatisfacit adbuc gnatur omninó , vt pracedens, & adhuc vlterius ; tum quia (icut relatio nunaeri- ca refpicit terminum nuinericum,& (pe- cifica pecificum,ita generica genericum, ' vndc aiebat Ariít. 4. Top, cap. 4. (à (pc- cies cft ad aliquid, & genus erit ad alig d; tum quia relatio,& relatum in communi babent veram e(fentiam celari i nis;crgo funt ad aliud incói , immo cum refpicerc terminum fit. e(Teaiale przdi- catum relationis , per (e primó competit relationi io communi , & per (c (ecundó rclatiuisin parffculari non antem é con. tra ; vt inquit hec folutio ; Nec valet di- cere per ly aliud (igaificari varios termi nos in (peciali; Nam ficut varijs fanda- mentis prz(ciaditar fündamcatum in cQ Difp.I/1IT. De Predicam.refpeHinis T muni , quod a(lignatur relariani ia com- muni,ita ctiam de cermino loquendü cft, nec vnquam poterit a(Ti gnari di(paritas quz conuincat. - 137 Neq. eft iatentio Scoti r. d. 21. : negate relauaum incómuni ad aliud etiá in communi referri ; tum quia in Lo- gica loc. cit. hunc dicendi modum re- tellit ; tam quia ibi non loquitur de rela- tiuo in communi , fed de relatiuis zqui- patantig, & dicit in hoc diftingui à rela- tiuis difquiparantiz,quod ifta quádo có ceptibus nofttis abftcahuntur,& in com- mun: conc Ipiuntur ? in ! - tionibus fpecifiie poni nel iyngm relatigumCQc ad ali; d t enrii s ; ia fpioedt, üan alain vt purum terminum » quod e(t commune omnibas relariuis, (cd etiam vt correlatiuum, & oppofitum, (ic pater in cói refpicit filium in coi, Domi- nas (cruum , at relatiaum zquiparantice in cói , quamuis per feipfum ad aliud re- feratur,vt ad terminü, non tamen rcfer- ri pót ad illud, vt ad correlatiuum oppo- fitam ,quia cum relatiua huiufmodi fint. ciuídem rationis,habent em conces ptum (pecificum;vade in cali conceptu v« niuntur, & per modum vnius concipiun- tur (ccundü id jin quo conueniunt , ideo- que non potcít huiu(modi relatiuo in cG muni aliud zquale corref i fo diftin&um,ad jin as in communi, ncc equa : fed (olum róne indiui inquib. da. tur vnü fimile ditin&um ab alio fimili ; tclatiua verà  dif(quiparamiz , quia funt diuer(arum rationum , non concipiuntur i pecificosideó abftrahi ciop- atq; i iculari , (ed etia in cói vnum ad aliud i.m tOnc corre- latiui ; hzc e(t. mens Dot. ibi. Neq. cx cog Arift, relatiua dcfiniuit in plurali benc itr , gp non conueniant in viia rationc generica, lic . n. in plurali vniuo- ca definiuit,& dcuominatiua, que tamen omnia in vna coi ratione gcuerica cóuce Quafi. IX. on Relatiua bend definiatur - giunt. Nec etiam D. Aug. dixit relatione non pofíc in communi coníiderati , cum eam fic ibi definiat ; fed ait naturam cius facilius dignoíci in fingularibus  cum.f. vnum i ad aliud fingulare refer- turjin ipíis.. realiter exercerur relatio- nis munusdicendo ; hoc eft timile illi y hic homo eft filius illius , vbi in commu- ninon realiter , (cd tantum cogitatione exercetur , vcl potius fi9natur . 13$ Alij proindé concedunt relatiuü in cói referri ad correlatiuü in coi, nó ta- men ci fed inadzquatum;ac proind? nó süt duo fuprema quia he füb alio — ;& hec hs pti- ma folutio,quam Ta«ar. aíIgnat loc.cit. Scd cam reijcit Do&or ipfc in Log. loc. cit. nam relatiuum, X correlatiuum (unt fimul natura, crgo vnüncquit effe prius , & cómunius altero,quia fuperius cít prius , natura inferiori, debent ergo poni z-4ua- lia, & (cerunt duo al.ffiima .. Alijadhucconcedunt. relaciuo in cói érterminum , & corrclatiuum adzqua- tum, ad quod referatur,fed non tanquam ad aliud correlatiuum fecüdü a liam for- mam gencre , fed pet formam eiuídé ge- neris, vnde nou fequitur dari duo zenera faprema, Sed licet hec (olutio poffet vc. cunque defendi cum aliqua explicatione, . & in(inuetur à Scoto. cit. in Log. ad 5. prin. tamen fic ab(oluté fampta nó cft à difficukatibus immunis , quia cx ca dirc- && (cquitur duo elfe fuprema genera hu- jus prz dicamenti,nà param retert,op illa extrema referantur per relationes ciuf- demgencrisiimó quia ilz relaziones funt eiuíde generis, & arque primz,ob id con ftituent duo (aprema gencra eiuídé prae dicamenti5 Accedit, quod illa duo extre- tria in couimuni fic relata conuediunt ef. fcatialicer 1nzali przdicato .f. referri ad aliud , ergo pouus hic conceptus ytriquc eilentialis eit commune genus « . 139 Compl.icniq.dif- 14. 3.6. Log. in fine fupponentes do&rinam Caiet. 1. p.q.13-a7.7. de relagiuis pon mus , gy ncinpe itvnà ; & cadem relauo vc- ré, & rcalitec conftxucre duo cxcrema in cfc relaciuo vnum ivfot mando inttiníc- «e, & pcr inharenciam, aliud exiriníece , z 691: & per adherentiamjinquiunt ipam com munem rónem relations ,vt ab(trahic ab inferioribus non exigere,vtincorrelatiuofitaliquarclatioilliinhaerens,àquaintrinfecédenominetarMarii,lodadhoc(ufficere,vtdicatuccorrelatiuumperdenominaiionemfumptamàrelationcyquamtermmat,vndehzcdenominationonpoteftcóftituerealiudfapremiágenus,cumproueniatabcademrclationc,àquaalterum extremum imrinfecé denominatur rclatiuum, ac proinde. ibi non dantur duo generali(Tima , fed eadé ratio cós relationis,(ecundü quà vcrume rr extremum denominat relatiuumscó« ituit (upremum genus huius pra menti . Haec tamen (olutio, quamuis ine iofa, in duobus deficit , primó quia undatur in illa Caiet.doGrina,quà prot fus falfam ex omniü có(enfü excca Scho- lam D.Th.demonflrauimus q. $.ar.3.có- cl. boeds quia etià Wr dept nonbe. ne tur ,genus .n. exequo euni fpecicbus, à crgo t egre minationem denominatiuam prebere ex- tremis, vt per candem relauionem ambo extrema veré dicantor relatiua ,eft pro- prit relationis nom mutuz,certé hoc có- vec. nequib:t relationi in cói,qua prae cindit à mutua, & non mutua, fed aliuas modam denoainadonis relariug pra» (ciadentem à proprijs iflaram a(Iignare debent relationi in communi, quod fas né nonfacilé przítabunt . ' 140 Reíp. itaq. quod licet arg. valde Thomiftas torquear ponentes vaum rela tiuam formaliter ad fauaj correlatiuum terminari,nos ramcn ,qut dicimus termi- nati ad entitaté ab(olutam,vel faltim ha« bens modum abíolixi,vt conftat ex q. 5» ar. y. parumy & n. bil vrget; dicimns.n. qp tergyinus relationis 1n. cói , vt fic, eft ali* qua entitas, vt habct viu; fofficientem adi terminandü, qua vt plurimü ett abfolu- ta, & ti interdum eft rclatiua,vt cum vna relatio fundatur in alia , 1d non habet, vt exercet muaus relationis oppoixa , vt babet cond:cioné aliquá cóem cum en- titate abfoluta,cationc «uius terrainat ree lationem, vt ipi explicatum cít, vnde non fequitur dari duo gcncra fuprema , quia &crminus rclationis in cói noneft. rclati- uus, & hecre(pon(io cft nobilimm Scoti ftarum Mair. 1.d.29.q. y. in fine, & Zer. foc. cit. quam plaufibiliter amplectuntur Recentiorcs o€s Suar, Tolet. Ruu. Did, AAmic.Blanc.& alij, & cerré ape citur ex illo Scotico principio cocta Tho- miftasg relatio non terminetur ad rcla- tiuunsvt fic. Dicesyadhiic hocmodo có- ftituendo vnum genus rclationis,ha re- latio in cói cfe nequit,nifi equiparátiz , nam rit prineipium referendi vtrumque extremum fecundam eandem formá , & perappellationé ciu(demróais in vtt0q. mam rclatiuum in Coi dicetur relatiui ce- tja inferiora erunt zquiparanci . Kcfp. genus hoc cóiffi mam effe celationé , vel Xclatinam z.juiparantag » vt modus, fed wt qid abttraherc ab omnibus,& ngu. - lis telatiouü (peciebus,quéadaodá voi- xeríale cóc ad quinq. vniucrfalia, vt mo- hae cic ad illa quinque, vt quid  autemyabftrahizà Gingulis;vide aliam (o- Tutionemr apad Scot. q. 25. cit. prop fi- uem; hzctamen eft clarior , & (afficit . 141 Circa alteramqualiti patté dici- mus optimam e(fe definitionem relatiuo eii iri dü x "s v reel » quibus boc ip(um c[]e efl ad alit debeo » cuius fenfus c(t , relatiua eiTes Squorue totam fuü c(e cit ad terminum &ekctri. Ia Do&or q.26.pra dic. & prob. las explicando particulas, dicitur ad | fcu relatiua, quia vt iaquit Doc. jicnon defmitur relatio in abftra&o , ncquc fübicctüm relationis , ncq- totum aggregatum»fed relatio in concicto,vt ni à css ae pte ed ^ 6 dicat partem eius, quod (1gnificacurs fed modü fighificandi, dicitur funt; quia hic definiancur tàntum rclaqua rcaliajnü rationis, cum-.n- (pra diui(ecit ens rcale in 10. przdicam.& nunc dcfiniat reladio nem quarti pras dicamenad ,confequenter loquitur de his,qu& süt ad aliud realiter y dicitac quibus , pec quam partigulum in- finaacur proxancecedentc, vi scfus fiz,relaniua (aac accidentiarealia quibas &c. lupecius.n ..diuiferat accidens. rcale in. nou€ praedicamenta, vnde pex hoc ex- claduntar relationes díninz ,que nó fant accidcatia, & ctiam relationes oés tran- fcendcmales,qua non accidunt rebus;di- citur boc ipsu effe efl ad aliud fe babere i. quotumtora e(fentia in eo confiftit,t. ad aliud referantur per quod diftin tut ab abíolutis,& relatiu:s fecundum di ci,qua non eífencialiter, fed accidentali- ter tantum ,& denominatiué referuntur, & tandem ét per candem particulam infi naatut d.fferentia à relatiuisaliorü prz-- dicamentorü,írita ex tur illz parti cule boc ipfum eie efl ad aliud [e babe re.i. quz hoc ipfo habet e(Te.cp terminus. intelligitut efle, quia relationes huius pre. menti neceffarió pallalant in funda- . mento pofito termino. quz differentia magis adhuc explicatur poítea per eam iecatem relatiuoram huius pradi- cam.quod (int (imul natura , & poíita (e nt,ac perempta fe pecimuat,quia p- id non tantaminnuere voluit quod in ef. ferelatiuo habeat neceffiríam connexio: nem vt relatiuumcum (uo corrclatiuoy. quia in hoc fenfu conuenit etiam relati - uis. aliorum ptzdicam. fed. etiam. infi nuare voluit , quod po(itis- extremis in». rerum natura necefiació fequitur relatio. ex (ola amborum politione , & quod re- latio perit cx (ol yambocam, vel altcrius: deftiactione, in qao fenfu non conuenit: relaciuis alioram predicamentorum ..— ; 442 Inoppofit.obijc. 1.relatio-haius. ic. eit accidés ergo malé dicitur to tü illius ee có(iftere 1n ordine ad aliud ,. quia cum (i: acides, debet &cexprimi p: ejfe in-Re(p. Thoauitz ex D.Th.1.p. q.. 25-art. 1. SC Caiet,ibid. relationem pofle confiderari, vt accidesy & vt tale accidés. & (ccundum primam contideratiouc ba- bere e(Je inyat iuxta fecundam cíle tocali. ter ad.aliud', & fecando modocontidc- ratam hic ab-Ayift.definiri . Hzc folutio non [atisfacit ,.quiain relatjoac non. di^ fingiuatur aparte rci e(Te accidcatis, & c(le vclationis, ecgo fieri nequit , vt (ic zcaliter in-(ubie&o , quatenus accidens, &non fecundum.effc relatiuo, cam in ed scaliter non-di fbinguantuc clc relatiuü & cíke accidentales& cl pondent quód fale uim bormalier ditungaüuroX vr E eft infubic&o,(ed ad terminum. Contra quia relatio Lectt formaliter ; vt sclatio.cft acci Sen etiá fecundü ef- fc peculiare relatiomis dicit effe in; 2. re- latio etiá formaliter ; vt dicit effe ad , cít 1Ó referendi vnü ad aliud , ergo quatenus relatio debet cffe m co, quod refert , er- go vi relacio formaliter non. folum dicic ad;led ét in , & quidé paternitas fecundü vltimum füü concepti denominat; & af- ficit patré, càquá forma illias , ergo pctit efc in co ét fecandü vltimà fuam formas btavem.3. fi relatio,vt relatio, non diceret efie inyergo fecundi fuà vltimá formali. tatem nihil rcale foret in reram natura , non e(ler fubftantia, vt de fc conftat, non accidens , quia non dicit e(Je in , ergo nt- hitforet .. Tandem przícindendo omni- po a ratione accidentis adhue relatio , vt relatio, petit effz 12 velut in fundamento, & talis habitudo cit ei ef(fentialis nó mi* nus ; quam ejfe ad , vx diximus q.4« er5o zcípooiio Thomift. non facisfacit 143: efp.igitür neg.conícg.quia qua do pictus i x Ai1elauo,eftcíT'e ad aliud , boc modo loquendi: no ántendic Arift, excludere a telatione 4r in vclut accidés infubic&to, & €t yt re uo infundaméto,quia re vera vttliq. ha- bé przdicam,rclauo, (cd inteudit excla- dere e[Je 12. accidens abfoluti , quia acci- dens abfolutum-pet. (nam inhzerenaà ica aflicit (ubigétum;vcibi filtar, & no ad a- iud ccferat , at relaiio , licét forinaliter, vt relatio, (t in tubicctoyilludq. afficiat , ita tá affici vr.in ip(o non fitta, [cd afl. Ciendo 1psü ordinet ad aliud , vndé pecu-, laris modusiohzrendi , & afficicadi re- lationü,vz dittinguütur , ab accidentibus abíolu.is,cit a ficere (ubie&tum referea- do illud , & otdinando ad. alud, atq. ita tot eil'e relationis dicitur ad alind, non ia non fit in (ubictào , fcd quia non (i- it ,& quicícit in co . Daces;crgo relatio duas iones ha- bebit effendi 15 vnà communem cum ac- cidenübusabioluus , & aliam fibi pro- prià; cii tà yna lufficcie vidcatur . R.efp. Ita c(le,& vnam non füfficere, qnia licut quodiibet accidens abtoiu cum h.bct du- plcx effe in commune; & parüculate, & babet,cómune vt acc vt tale accidens;verum e[Jendi in patticulatem i diftingui à parte rei adzeo dus ad,(ed tantum pet cc a quatos;porius.n.a parte rei ratio. di in; & ad ciccüfcribunt nobispropridg — & adzquatam relationis differentiam,vC — ab accidentibus abfolutis diitin ] Sed vrgcs,conccptus ineft abío ceptus ad cít relatiuus ) ergo.nondic cundem conceptum adzquatuma | rei. Neg.alfümptum quoad prima pat quandoquidem hax ratio effendi tmc munis, nec particul.ris efl abfoluta, non — ratio communis, quia [icut accidés come munc ad abíolutum,& refpeGiuum,netü» — — trum eftformaliter,itaetiamiratioeffeme — —— di in cómuuis ; non ró effendi in partici Ef laris,quia hzc eit pare re(pe&iua, eft dé o certus, & peculiaris modus afficendi fu-— — d bieéum referendoillud,quarélicétcons ——— ceptus ad fe iit abfolutus,non tamen MTS ceptusim[eformalrerloquendo. — ^0 Sccuadó relatio eft eifentialiter ha2———— bitudo vn.usad aliud , ergoin abftracto: concipi nequit fine tundamenzo , & ter« minosfcd boc eft £alfum; tum quia terme nus abítcactu s cil ille; qui formam figni- ficat áine ordinc ad (übicétum; rum quia termi nus viumata. abítractione ab(tra- &us praccjndit ab omni co,quod aon eft de cjus ratione 1n primo mode dicendi Ey ex Scot, 1.d.5.q.2. Refp.neg. min. Cü probat. relatio .n« ex peculiari (ua ró- nc polítulat terminum,& fandamentá, ab ei(q.etientialiter depen Jet,itavt fioe illis con(eruari nequeat, fiueiu concreto, fi- uc inabftrà&to , vt di&uin cit q. 3. vade, dum in abftra&o (igaificacuvs vaq. ooa datur intelligi fubiectum ex vi nominis per modum recipients denominatione a forma relauiua;beué taaien datur imtel-ligipcrznodum extremi relationzmfua- dantis , & quamuis extrema non (int de clientia relationis in primo modo dicen di per fey adhuc tamen ita pendct ab cis ; vt rclauo fine illis concipi xhyc9n ncc iuili- Alti po fjcfttrniaioi fore(fe 4&us in ordine ad effc&us for- Th..p3 faategulc Quo " ara. DNE males; fine pocemtiales, liuc actuales, il- 9 art.4. quem mr as di(cipu ride tur ,Fland.5.Met.q.. "X ]am de fe habét intrin(ecam , fic igitur in (itotelatio etiam im potenua tanc exittens dicitur a&us referendi , non vt actus excludit potentialitatem exiften- tie, fed vt excludit potentialitarem refc- tentiz ,'& in hocfenfu negari i affum- ptum , fi tarnen a&us referendi fumarar pro ipíomet exercitio referent pót có- €edr,quia relatio in potentia dicic a&tua- Tem refecentiam. potius ina&u tignato , quam exercito « coQVAESTIO X Quot,C7 qu& [int genera , C fpecies ve- lationum quarti predicamenti . T gencra;& fpecies inucftigemus fe V tiem liuius przdicamenti cóftituc- tes,fcrurandum prius eft , vade fumenda fit diftin&io, vel vnitas (pecitica relatio- num ,' & declacandi (unt tres modi celati- uorum ab Arift.a(Iiguati $. Mct.hinc .n. — ftatim patebunt genera. , & fpecies pradicamentum confítituentes . ARTICVLVS I. Vnde fumenda fit vuitas, vel diflintlio [pecifica relationum » 146 gie hic folüm inquirimus de vnitate , & diftinctione cf- fentiali& tpecifica relationum non auté de nunmerica,tum quizcx ea prafertim p& det (tatucre (eriem huius pezedic. türquia id lit de numerica dicendum , fatis có- atex dictis q. $-art.2. Tresatt przci- pué cxtanc in hoc negotto fententie due extrem, & vna media; Prima afferit ce- lationes accipere adzquaté hanc vnitaté,. que diitinctioné a fumdamentis;non veró: a terminis; l'atio cius cft , quia ad eundé fpecie; X numero cerminum potiunt plu- res. relationes (pecie dinet(z tendere, yt ad edndom albedinem relatio (imilitadi mis alcerius albediais- & alterius nigredi- nis ditfimilitado, fi crgo vnus ctt cermi- nus;& duplcx (pecie tclauo, (ané vaitasy & diltirctió [pecifica carum , ex termi nis autendenda nom erit , ita f12aificat S» relationcs fumere vnitatem,& dittinctio- ncm [pecif:cam a terminis , nona runda mentis; Ratio eius eff, quia in cadé ome nino: entitate fundantur relationes fpe« cie differentes , vt in cadem albed;ne re- latio fimilitudinis cum alia albedinc, &&.— ditfimilitudinis cum nizredine;crgo cum hic (it duplex relationis (pecies ; & non . duplex fundamenrum , fpecificatio rela- tionisà fundamento nequaquá fumi pa4 terit ;quz opinio coitcr tribuitur Scoti ftis,có quod (rpius aiunt relationes fpe» Cificari per terminos;(cq.Sonc. 5. Met.q. 31. Araux. $. Met. q. . art. 6. concl. 3. &calij. Tertia tandem media;quz verior eft , & communior, ftatuit ab vtroq.de- fumi; ita ex noltris quamplures, prz(er- tiniveró Io. de Mag. inhoc predic. q.5. hoc Zer.5.Met.4.19.(eq.Suar.di .fec.17. $ «:19-Leq hic t LE. n. r5. Rau'us hic q.6. Maf.hic. (ec. z.q. € Did difp. 14. [»2«q. 2. Sác.li. 5.9.38. Blan. di(p.1 2 fcc. 17. Comp.difp. 14.3.7. Io.de S. Th-hic q.17«arr. 6. & alij paffiar . Pro rcíolutione quz fiti ob(eruàdü ex- To.deMag.cit. & Zerb. in fol. ad arg, re« lationum duplicem eife ditlin&ionem s vnam intrinfccam , qua nimirum attcn- ditur penes aliquod intrinfecum, & e(sé- tiale in relatione ,extrinfeci alteramjque artendicar penes aliqua, que li cét necc(- faria fint ad celatiomscontk;tutioné, ad- huc tá ad eam extrinfecé concarrüc. Kar (us recolend'im ex dictis Jjundament ,, & termini rclacionis pote duplic tec fü- mí ,vcl marerialiter.f, pro entitatibus.ma. tcrialibuseorii, vel formaliter pro ratio- nibus nempe formalibus fundandi,ac tep minandirclittonem, hoc prenotato ». 147 D'cendà eii ditt.nctioné fpecifi- cà inuin(ecá relationü fumi ex proprijs ». & imriníccis earü differenti js,extrinfecar vctó fumi potie; camá fundamento (qe átcrmino,n0n quidem materialiter , formaliter confideratis, [tà Doctor 1. d. 1.4. f:inlol.ad, $» Henrici ,& j- ine q- 32. in corp.quem fcquantur Scotifte o6s | prafertim citati , & Recentiorespaffim 3. ent. Quoad primam parté prob. Pra xerum clienti diftinguütr ab alijs e(sé- tialiter per cadem principiayquibus.con- fticuuntur,eadcm nàq. (unt principia có- ftitutiua& di (tin&tiua, at relationes in» trinfecé, & effentialiter cóftituuntur per proprias differentias , cua n. fint acci- dentia , non conftant ex matcria , & fot ma, & cumnon (int entiaomainó fim- plicia , nece(fatió exigunt compofitioné €x genere, ac differentia . Nec dicas ter- minam, & fundamentum poflc ralem di- ftin&ionem intrinfecam coaferre. rela- Aioni,tanquam — reise vie pec umodum gencris, iz. Licet, m. fhoc dici poffet in opinione Nominalium 'on(tituenrium rclatióncm ex. termino & fandamento , velut ex partibus intrio- ^00 fedis; quibus nil proríus (aperaddat ; ta- » meninno(tra enrentia eam ab extremis di(tinguente realiter, nequaquà dici po- teft, quia ficut diltinguitur ab entirate.  » zermini ,& fundamenti, ita habet fua-in- ttinícca principiaquibus di (Linguitur ab illis., quz fané alia efle nequcuac, nit propric efleniales differentiae; tum quia genus, & differentia fpe&amt ad.ide pue- «licamentum , ad uod scs ipfas (andamé- 1umautem, & terminus (pe&tangrcgitehritecadalindpredicamentum.148:Quoadalterampartemprob.éc,.fiterminus;&fundamentum:mazerialiter(pectentat,vtiq.nequicpenesalla(umiditinétiorelationumIpecifica,uia.&(uperidéfundamentumtncosC«ufundar:pofluntdiflinctz(peciercJagiones,&adeundemterminumtendere,vtbenéprobantprima;&(ecunda opi- nio. Cetcrü (i fpeCtentur formaliter, (ae né in hoc(eníü telationes (pecie diuecíae petunt quog. terminum, & fundamentü fpecie dinerfayaut faltim alterum eorum, quod euidenter oftenditur inipliscxem- plispto prima,& (ccüda opinione addu €tis: naim albedo , vt dicit vnitatem fun- dat , veltetminat rclationem limilicudi- nis,vt vero:dicic pluralitarem;fuadac vcl Xerminat diífiailitudinem,, nà ratio for- malis , & proxima fundandi , vcl. remis Di TIT. De Pradicam.vefpeéliuis — "nandi fimi litudinem eft vnitas, diffimiltz tudinem veró plucalitas,vt art. feq.& ex inadacrtentia huiuis diftin&ionis ortum cft diffidium prime ,& fccundz opinio- nis , quia vt earum róncs oftendunt , lo. quuntur de termino, & fundamento ma- terialiter (umptis,non formaliter ; igitur in hoc fenfu verum eft pofse relationes sd tundamenta (pecifice diftingui;vt de &o diftinxit Arift. y, Met.cap.15.& in eodem feníu verum cft , quod frequen- teraiunt Scotiftz polse quoq, per ter- minos diftingui . ! 149 Dubium tamen eft, an cum dici- mus relationes fpecificari extrinfecé à fundamento, & termino;id debeat intel- ligi coiun&tim,itaut diuer(itas vtriufq. fi- mul requiratur ad díuerfitaté relationis; vci dibi&timyitaut fufficiat diuerfitas al- terutrius; Hoc (ecundum affirmat Io.de Mag. & probatur , quia (zpius videmus in codem. fundamento. formali diüerías fpecie relationes fandari ad diucrfos ter- minos forazales,& é contra diuerfas fpc» cie relationés fuper diuería fundamenta — ^ radicatasad eundemterminumformalé — — tendcre, quod conftat, cum idé cffe&us. tcr miaat relationes.dicerfarum caufary & altcrius rónis,& é contra fundat diuer-- 9 fas (pecie habitudines dependentim adile ——— l:s,quia e$ parte illiuseftfempereadems" — atio fundandi,& terminandi dependens vili tias (pecie diuctfas, ergo-ad.dinecfitatem. ———— (pecificamrelationum fufficit diuer(itas ————— alterutrius. .f..vol termini, vcl fündamen- ; * ti c2 urfr.ad vnitacem relationis (peci- cam exigatur viriuf. vnitas,quod ec: : athrmant Compluc.cit.n.8 j. eitó exem- : plà ; quibus-id probant,non fint ad rem; m - quia funt dc fandaméto , & tetmino ma- tcrialibus , videtutq, poffe id probari ex illa Scoti generali regula 2. d. 1. q. 6. ad: Y.prin.quod quzcunq.diffcrentia fufficit ad diftinguendum, fed nO qugcun;; idé- ticas fufficit ad períe&tam idcatitatem.ali quorum , Quóàd titenere placeat ci alijs ad diftincionem fpecificam rclauonnm neceísariá.císe dit inctionem (pecificam vaiulq; fimul f. ter mint,& fundamentis tunc dicendum cüeifdem,quod cü idem. cHicctus terminat relauoncs diuerfarume — — C ef X ett quo [piciftturvelatitcéAde IL. 697 ttaufardny » non illas terminat (ub cadem . gónc formali 5 Sed alter modus dicendi "magis arridet » quia hoc eft multiplicare entia fine nece(Titate, & (i percontemur, quznam fint iftz diuer(z rationes for- males, füb quibus terminat, nó erit ita fa- cile ipfasaffignare; Et iuxta vnum,vel al. terumex his dicendi modisrefoluenda eft difficultas de relationibus vtriufi; paren- tis ad eundem filium terminatis , quam Auctores, & praefertim Thomiltz hic tà anxié exagitant;vel.n. negandum eft rela- tiones paternitatis, & maternitatis e(Te. » fpecie diuerfas , vcl fi id concedatur ob iueríum modum concurrendi vtriufq; parentis , confequenter in filio quoq; ge- minandz (unt habitudincs fpecie ditlin- €t ad (ingulos parentes in cadem ratio- ne ptoxima fundata , vel in diucr(is, iux- tà relatos dicendi modos. Hic vero obferaandum efl , minus có- fequenter lojui. Recentiores quamplu- rC5, qui tenentes cum Galen.lib. 1.de (e- . mine, scoto j,d.4.q.va. matré quoq; .. elle principium generationis actiuü , (ta- | — unnt etiam ip patre, X matre vnam fpe-: . €ierelationem , quia inquiunt fecundam — hanc viam candé fpecie efle ronem fun. dandi in ambobus (ficut eft virtus gene- rauua eiufdem fpeciei) atq ;adco refpon- dctcis in filio vna (pecie relatio . Fallun- tur Auctores ifti, quia etiamfi ambo po- nantüt concurrere aGiué, virtutes tamen zY quu in hoc genere aótiui cÓcurfus , unt altcrius ronis, quantü fufficit ad fun- dandas diucrías fpecic relationes , vt in« nuit Do&or 1.d,3.9.7 $. 4d qu&flion£, & Tat, notat 2. Phyf. q. 2. $. Sciendum primó,vbiait , quod licet pater, & mater fint caula ciufdé (pecier inquázü quilibet cft homo, non tamen sr potentià causá- di; quia potentie generatiuz patris ,& ma- tri$ lunt altetius, & alrcrias racionis. 1y0 Inoppot.obijc.1.rclationé nó pof fc [pecificariá tecmino , quia ab co rcla- tio habet vnitaté,& diitinctioné , à quo babet efle; quia cadem fant pincipia c(- - fandi & difinguendi,fcd babet £fle à io lo tundaincato,non à termino, vi dictum Cit q. 3 art» 2, nam polito tccanimo , vc có dicio oe ,efficiécer dimanat à lolo/tunda- — UKWCO cx dictus ibidem, crgo à fuadainc- to, & non à termino babet vnitatem » & diftin&ionem. Refp. quod loquendo, de vnitate , vel pluralitate relationis quantü ad entitatem,& realitatem cíus, vt1q; re- lationem non fpecificari,nifi à fnndamé - to ob rationcm allatá , quia re vera folü fundamentü cft vera cau(a efle , feu reae litatis relationis ; cgerum quia inter alia accidentia hoc fpeciale inuenitur in relae tione,g vitra habitadinem ad fundamens tum;à quo accipit effe, & realitaté, ordi« natur quoque cx propria natüra ad tet- minum extriníecum , ideó etià inter alia accidentia hoc fpeciale habet, vt vnitaté , & diftin&ionem accipiat , non folum a co,in quo, & à quo babet effe , (zd'ét ab có , ad quod cft , & ratio huius ett , quía. non habet e(fe à fundamento vtcunq. (ed precise pofito termino;quod €: cucnit ia potétijs, nó dimanant ab a&ibus, & tà. — ab eis fpecificantur extrinfece, & actus ét fpecificátur ab obie&is ,à quibus no && p accipiunt e(Te,yt habetur 2, dc. Anim. 55, - Dices,ergo re vcra dici nequit rclatio- nem fpccificari à termino, quia cü non fit cius caufa, nó vidctur,in quo gencre cau- [zz poffit hzc fpecificatio fieri. Ref». in rigore loquendo in nullo gencre caufe ab. co fpecificari , fed rantum tanquam à có- ditione, & à quodam addito ad cius c(fe, & intellc&ioné neceffarió coexa&to, qiré fpecificandi modü folent Auctores redu- Cere ad genus cau&e formalis extcinfecz, in quo ctiam gencre diccre folent potere tias (pecificari pera&tus , & actus per obicéta, atque ita. inquiunt fpecificatio- nem relationis fumi à fondamento initia- tiac ,& radica]itcr,quia ct radix& caufa rclationis;à termino vcró completiué, & formaliter, quatenus eft id , in quo vlti« moó-Gflit relatio «.—.. 1 $1. Sccüdo obijc.€ contra, qp nequeat.fpecificaciàtundaumento,nama elatio fi». militudinis ;otcr duas albedines , & rela-; Uo (imilitüdinis ioter duas mgredines-y, non diltinguuatur [pecie ,& camen fons, dimenta Ípccie dilunguüntür. Reip. alie, qui pcgando afiumptum cuv Lo.dc Mag. Qt, quia 1cut albedo cft alterius fpeciei à.nigredinc, tic & rclanoncs vnius albe- din;s,& vnius nigredimis ad aliam fpecie , abinuicem diftinguuntur . Scd fi iflicou- Gzg  c«eduüm 3w39* OBif. VUE Derim Nie. XÉcdunt vnitatem vnius zloedins 5 abt ni- £rediniscum-alia e(fe eiufdem :ratibais (tobique , & cx fola diucrtitate-eatita- *tam albedinis,'& migrediàis-pratendant- - Faluare diucrfitatem fpecrfi cailará cela- "tioni parii coníequenter loquuntur ; nec "árgaaiento (atisfaciür, qtia ad drftingué- ids (pecificé relatioges non atrenduncur fundaméta remota; et funr albedo; & ni- $redo,(cd prox ma; (icut funt vnitates,vt "upta di&tam cft. Idciteó alij dicunt euá *ondaméta proxima fpocic difzingui, ni- inirdnié vritaresipfas, ac proinde rela- "ciones "proxime" im ipfis tandatas efle » quoquc fpecie differentes, & quidem cü *n:ta$ (equatur naturam ; velut eius pro pa páffio, ad diuetfitatern naturac ve- ofimileeft ctlam vnitatos ipfas vatiari; S Lice folutio abfgidubio melioreft:pre &cdenti , fi encre velimus froiilitudines "ocque- variari (pecie ad varistioncm Ratucarum y in quibüsreperiuntar «^-^! ;a2$2 Cotterüm non dc[üat, qui fentit fimilitadiné duarür-albédiat ctio €lu(- dem fpeciei cuin fittilitudiae duatümiz gredirium,quia lcécoature ; qua fantexe trema illarum relationü, fincalcerius.cad tionis;modus ram vnitatis ; qui cft ratio próxifia fundandiillas, etl vcrobkqz eiuf. dcin rónis , eo modó , quo dicimus pro- boruouem duplam inter duo, & quátuot repertam ése € uldem rónisicümics, qua réperitur interquan uc & detcm eap mümeri , qui illas (dndadc, f pecie aser fe diffctant; fic CC inrcliGon bus cauoms diccre folemus gencteiatém ir (abltan- ti& fáhdatàm cflc c uldem fpeciei cü ez y uae furdatur in quantitate , quie nimirü idcarcft modus pced candi viciaf qu. sica Tgitüédicüt in propofitó, q omncs patec Ritatcs (unt eiu(dé ronis iter. fe ; omnes ilem fmilicidincs ,& onines diffunilitu- diücs, Qn. reperiantur in his; & illis na- Qiris prorius accidentale eft per feróni- hus carum ; & hunc dicendi modü Blanc. (ajcacit. indicat próbsbiliorem. Quà Ki d.cas eoagis dittingui duas relationes . fimilicadints furidaras in aloedimbus , d duas, quarum vna m albedinibus, aliaia- te nigredines tündecur , fcd priores iue mtto di ftinguüuir, ergo poftcriores dc- Uti (pecie tiitiazui. Ad hoc fepiusdie Sou de "uni ef ia:ndiiti cra&rando defendi Ánitentionbusuiaiorem illamdiftihótioz acte M MEME leat; & hec re(pontio;aut éft probibiliór prscedéti ; aut certé- aiiagis niece(faria ad fedandaim grauem illatri diffi caltavem-fü erius motam qi 4 ác zin fine dé ptoce(z ui relitionum imn infinitum fundando vri füperaliam, vt ibrínnuimus ; neccaniins ficiari dcbétvilüs Scótifta ,quiaedm'exs preflis verbis docuit Do&toc: 4. Met. q. 12. infnl.ad t? vbi aic (aper duo Befiera« lidima fandári iege oh tei 'tcici ; quia non eft nécelfecántáh effe diftinGionedii relitionibut quarita. eftin fundamentis ;'pre(ertim rémotisg idein teact Didác, digit 4. 1 p.q. 1. 77 2 -OQig RSOIADOAY:SaT C 1 T. v5iv*fy . DÀ RTI C V.L 4 S IL 1354 Declarantur tres modi: Relatiuovur ae orci. Met. affignatio 2. 155 "q^ Rcs modos Rclativoram affi- 5127 A. gnaait Arift (; Mene rs. doces qé£dà relatiaa dici sch vnitatem, vel naz merü,fcu multitüdiné; vt (imitead limi Icsae uale 2d quate, dupl ad dimidiünd;" üiedá- dicifécandà aGinam potehtiaar y & pa(Ti&3m, ac criam potétiardi actiost nés; vr éaletictitàm ad talefü&tibile ca^ — Icfacicns ad éalcfa Gam & 'ofao aótiad * ad pa fliuum; quxdá randéjve «ic e^ 3d tenfüratm, & (cibile ad:(eicorians, 8C fe&tibiiead fenfum: Itad; ex triplici (àh«- damepto, vt pali m traduác [rcérpietes y c3 difüinxit gencra telitiónuin, quaram* priiday éft earum, quae in vititate , vel: pháralitate, Ica.oümero fundantur; vc z-^ qiale, mic, & idc, quz fuper exicemoc Uim eoaeuientiam fandanur g daprü; && dimidium ,-qua fundanrut füpec dilcon- déniéatám « Altérum eft eacamy quz in' aGionc,vel paflione,ftu potenaa actua y & pa(Trtas vC pateraitas ; d flliatio, & in vniuersi relatio caufg, & effectus. Ter- tiàm denique illacámiet, qux fandancar' laper'ment(urámy& men(arabile,vt (crea- dà; & fcibile; & addic Ant. cclaüoses hírius ieráj generis non eife iius quia * f&ienga realiter rtfeccur ad-(eibriéy noa tamen é cosirascelationes oro prit ? fecundi 2cneris docet ele- malas ; curas » diiiliónisepios: meuinic Doctor's fcd: UT & pres k ^ "us | sKelanonumi - Quef De primomdo elati. ide. 11. 692 sputfertim 5; Mqt.qea 2) 1,d.3 4.$4X d. acque ita per naincrum ,& multicud nem 732.42: $ Rc pod. ad 1,Q04 quol.13.V. - explicatur primu modus Relatiuorim. o) hos cing gemets endi cft; q cá aic Arift. Hecate EOM multitudine , *féu hünfero, ibi vn táteri,& nügienun nó "fumi pra dicamétaliter, pro enitatg nimi- ;fum quagutauscór nue , & numéro orro ,£X diu'fiobe cóunui, qnia tuac relátiones Hiis generis, ncn nih inprzdicamento , quanutaus effept,fed (umuntur tranfcen. Man, quami f uo modo in vnoquo- . que genere reperiri poísür, vt docet Sco. 13:d.19.qet i 1n2.d3:q«1. B. & D. Tho. -4y.7- dc potentiaart. 9. qü€ (cquuncur Có. : pu e alij; & quauis exé- : plaab Arift, allata vnitátemyac multirà- : diacm innudnt quantiatiu& ; fatistamén /conüateios mentem füitie fondamentü huius genecis Md qune itc ndere, inquanturti m- juàni i (ER quodin sitas » chultirudoy im oftca lubdit , eadein cffe , quorum fub- - ftant cit vna, fianlia , quorumqualitas cvna, zz qualia, quorum quantitas yn; quo :aürem fcn(u intelligi. debeant Sceuis s S.T h.cum 5. Mct; docencrclaiiones pri- «tni triodi-fündart fuper rem de: geaerc :quarititausy benc ex plicat Zerb. 5. Met. 'g. 18: $.Propier tertii 7 7021 0v /^7-Raríus ett ob(eraandü,quod c& inquit * Arift, relationes huius primrgeneris furi- "datiid. vnitare , vel maluitu dine fic fum- opta » per vnirarcm nop axceligit aliquid ,Syreipfa vnum lit in extremis celaus , na- tura... hoounis, & Leonis, aut Peui, & IPauli non dicitur vna in ambobus , quafi fit vnasceadé enitas , rauonoe cnius in- ster illa extrema refuliec relacio idengta- *tis generic vcl fpccificas fed inicliigit "tonucninaam in alquo przdicato com muni vttifq; quod proinde dicitur vnam, n6 per incxiltencia , (ed per folam mdif- fer&uam , in quo fenfu dumtaxat duoin- "diuidua eiufdem fpeciei dicuntur vnius, '& eiufdem naturar,yt diximus difp.g. . r. att, 1. iX e» profcilo dicemus in Mct.quà vn.catem Doét.in 2. d. 3. q.1. vocat for: Anak, & c(fentialom, vt cain à n axerica . Condittr;guat, qua dica (olet materialis y ; intelliget plucalitatem entitatd alicruis, -& altceias rationis  & difconucnientiaua extremorum: in przdicato cootmuni «- (5$. Cücrgo triphciter extrema poflint cóucnire , X vnà naturá participare trboc - feafu .i. n:turá eiufdé ronis, Gc € cotra tzi- -pliciter difcóaenice,hiac Arift: tres fpecies -affignauit ex parte vnicatis,S& totidé expar - temulc;tudims; ex eo n.suía duo extrema - cónenire poffunt in effzntia, & (ablbátia(per ? fübítantia fi quide incclligic ec Arift: effcu- -tia,& quidditate , vt oes bic exponüty ori. -tur1détitas , q0a- fundatur fupcr vnitatem "fubftácialé,(eu effentialé quo teafu oia indi ^uidua tá fubftantiz; quà accidentis dicitur teiufd&effentiz,Bznaturz ; Ex co quia coz» -uenire poffunt m:quatitate;quatenus quam- *titàs vaius nó excedir quantitacéaltcrius , -nieq; exceditur, oritur zqalitasyqus fun- »daturin quáritatibus ne qiácenus sbt einf - ,dé-natarz ,& róniseffenialis (fic in. fuadat iidehtytat&) £«d róne ickaalisexcéfioni siqua ius hzcrátzeft iaextéftonosquara eiLit- dasex eo:tandé, qp.cóuenire poffunt ín qua- Aitate oritur frailitudo,qug pariter. funda- -turin qualiratibas , nó quia fidt eiufdé n2- :urz;ac e(fentiz (fic.n.& ipfa fundantidé- :titacé) fed rónc emífdé inteuftoais. E' eGtrà -veró ;quia estrema tripliciter diíconucnire :pofsürt ;participando .f, naturas altgrins16- -pis;cetidé fpeciesoppofitz oriütur ex par- esekimdniser com diquaduo ot naturas alterius róais dicuntur diuería; :€o5g habentid'uerfas quiltates ,ve cafdé, mb tamé in codé gradu; d: fimilia dieimtir, -& tasdé ex co , tpimproportionata funt ini -quátitate;dicütur jnzqualia.V erum camen eft id,q» aducrtit Do&t.in Met loc. cif & 1. d. 1s.q. rlhas.o€s fpecies vagari per tocá gc 'nus entis, fi metaphorice fumantur ,nà om- fic ensalteri cóparatü eft id& . vel dinerfum ánaliquo prgdicaro;cit equale vcl inzquale quanatate virtürisicit (ime ; vel-difiuile, -quateuus gicüq; ens propri habetdiffue- 1à,quz ab Ariit s. Met. appellater qualitas. Sedobijcies,Vnitas,qua c - N relationis debet effz viricas plüriti, 03 vnt- tas vniufcuiufgs vt fic; aon dat tclatio- nem ad alind , fed omois vnitas plurinavre diftin&orü eft ynitas róuis ; quia in creatis nulla vna;ac eadem entítas realis reperitur in duobus re diftinétis, ergo nulla relatio esc parte vuitatis eft realis. dicem mulotado,& numerus pluralitate coftituitur, ac diuifio . ne, quz in negatione foimalitér confit zt , vndc ingq.alitas v.g. in hoe PU t.ib- Jeo ' Difp. VIII: De "Preditam. vifjéeluis. s 7. datur , quód hzc quantitas Jan 9 ha- bet,quod habet alia , crgo nulla: parte mulcitudinis elt realis , quia meatum reale , & pofitiuumnon habet. . 156 Reíp.coccffa maiori ,neg.min.cuius probatio ees tantü de pte: formali per incxiftentià,nam quacung; ralisan crea tura nequit effe realis at nó probat de vni- tate formali, per indifferérià: hcan.eft vni- ta5 realis, vcfusé oftendit Doct. cit. 2. d. s. q t- & hzc cft,quz ponitur fundamentü ha- rum rclationü primi g eneris. Ad aliud,licét multitwdo aliquo modo negatione inuol- uat,fupponit tamé reales, & pofitiuas enti- tates quarít vna «ft diueríz ronis ab alia,at que ità relatio diuerfitatis v.g. fundatur in homine, & leone, nó róneillius negationis przcise fed rone propriz effentiz vaiuícu- iufq;quatenus feeüdá vnitates formales süt plures effentialiter;redlatio po ceto di- mi lij ad dupli fundatur in dimidio,nó róne defectus magnitudinis extremi oppofiti , fed in (ua propria entitate, quatenus hec tà at maior. n ob idtamé —— | 065 relationes primü modum pettinkces effc reales ficut .n. Vnum multi- plex efl vnü numero,fpecie,genere,& pro- ótione;ita idétitas fundata fuper hoc , & illud ynü ad hunc primi modá fpeétabit,ét identitas nnmeralis, » apud o€s cft rela- tio rónis, quia eft ciu(dé ad feipfum , immo Arift. fub hocgenere exprefse recéfet pro- portiones oés inter numerosab Aritbmeti- 2 excogitatas,quz kdo reales jd unt i nequeat fubiectum per pride nidi ved numerus non cít re vera vni per fe ens,g; de tranfcendenta- li cecedunt omnes, in quo tamé proportio- nes fieri poflunt non fecus;ac in przdicam. Soléthic Au&ores dlfputare , an rclatio- . Qesrcales huius primi generis fundentur in : nitate Ípecificafoli., an étin generica, & Ax licét nonulli id neget, feré tamé .oésa t ct Ant. And. y. Mej.q. 14. ad 5. aeg fundariin his oibus vnitatibus ét ana- og3,dümodó fit talis,que dicat vnü concc- 9. obic&intt intrifiece eóuenienté vtriqg; analogatorü,quia nó minus sitfimilesá par terei, Petrus, & leo invóne animalis, quà Pe trus, & Paulus in róne fpecifica hominis fer udta proportionc,& ide arg ficri poteft de vnitate,ícu cóueniétia analoga. Nec refert, pA differétia fpecie, etfi one €óueniát;di. - ir fimpliciter diffimilia , vt cóftat de al- bedinerefpe&u nigredinis.Ná lieet verá fic wiuerfitace (pecificà vocari abfolute diuer- fit x6 adhuc 1f jdentitas genericain fuo or airelatio ex - vni dine dicitur tripliciter calis Imbtipfarie nitas numeralis pót effe fundamentü refa- tionü rcalium hutus generis fenfu fuperius " explicato q. 7. vt fiéadem numero albedo pogeeturin duobus fubiectis?, dicerentur liter fimilia., quod bene notauit Bonet. in hoc przdicamento. 1. Exponitwr fecuidns Relatiuori modus: 157 C Relationos fecüdi generis eft diifidium nó leue de earü fundà- mento proximo,feu róne fundádi , an fit a- &io,& pa a&tiua,& paffiu1, proxima, & formalis, vel potius demü fub. ftátia ipía,q eft principi radicsle actionis, & paífionis.Thomiftz paífim docét effe tp- $4 actione, & palfioné ex D.Th.i.p.q.28.art. 4. K 4.cótra gent.c.24 Bt 3.d.8.q. 1. art. s.ita Caiet.5.p-q. 3 s.art y.Iaucll.: Met.q.: 1.SaChlib.5.Log.q.31.Sotohic,&s.Phyf.q.2.art.2.Cópl.cit.Io.deS.Th.&alij,»probát,nàillud eft proximü fiunt relationis, quo pofito, &fi es no ponantur,relatio ponitur, & quo fublato €t ceteris remanen tibus nó ponitur talis aüt eft a&io refpe&t paternitatis v.g.nà eoipfo, cp verü eft; ho- miné genuiffe verá, ac neceffariü eft habe- re relationem paternitatis ad' filium , & quotifque non ponitur a&io ; etiamfi alia ad(int,non confurgitrelatio, ergo NC. ^ ^ Hác opin.Do& frequéter refellit hac pe fcrtim róae, quia ró fundádi , (eu fandamé TEerUnh HOD NNMEE debet ,quádiu ma- one : la, crgo &c. Act.C.1$o &q Treirca Gin 4d. Me Ls . qoos quol :2,C.& alibi fi rRCP l. cócedendo relationes fecüdi generis poft ine fündaméto proximo manere , dà. odo manear fundamérü remotít, dp cft fi- bie&t& inhafionis eaiti;ró hhilts eft ,quia TÓ "Fundádi in fis relatipnibusTolü eft necéfa- rain c» & in frio produci" relationis mónürinfaóto ez, & coferuari eius, fed ad ho fatlicit perféuetátia fundaméti remoci, -cui inlra réc, vndein hoc przfertim differüt relationes hniusfecüdi generis à relattoni- .bus primi;op illainharét immediate funda- méto proximo,vt y.g.funilitido ,pximein- herct albedini, &a ^ ;didte paricti,:t nó Ata efl dexelationibus huius generis , qjua paterniras proxime ipharet (ubilant'z ho- miais gencraotis, Rlratio fubftantia &critt, not Juccayfüidamento proximo , quz dne '&rina eft fiij, Didaci Morifani,N atiorüs quaidis Hmc opm.no teneanc quamlibem- ter Complut. receperunt , quia non minds idonea di ad fuam opiniortem ems : O— — COMQERRMG SD QM ——EPREPR P )o]po ILU PERIERE 148 Hac (olutio, ficut & dodrina, «ui inniutor,reijcitur à Do&ore loc. cit. pra (crtim veró 4.d. 6. q. 10. quiafunda- métum proxim&s& formale,non tantum ett caufa relationis in fieri (ed £t in cffe , cuidéter deducitur ex (uperius dictis de undamento,& termino,rclatio .n.pédet, & Ípecificatur ab extremis , non vtcunq; fcd (ubratione formali (andandi , ac ter- minandi cófttutis y ficut ergo Petrus , & Paulus non fpecificant relationem fini- litudivis , ni(i vt ftant (üb albedine ; quz €&t ratio fundádi illam ; ita Petrus pater, & Paulus filios nequeunt fpecificare re- lationes paternitatis, & filiationis;nifi vc flant füb rationc formali illas fundandi . Tum quia ficut fecundü fuas entitates ab- folutas, & materiales nó funt nata huiuf- modi extrema illas fundare rclaciones ita neque cófcruare, quia cofcruatio rtlatio- nis pendet à modo fundandi, Tum quia fal(um cft etiá huiufmodi relationes non inletere immediate fondamento proxi- fno ficut relationes prifni generis, nà fi ignis calefacit medio calore, vt potentia a&tiua, qua illi fit ratio agendi  & ratio fundaad: a&ionem , vtique relatio a&tio- -niszqué immediate inbaret calori , vt fimiilitudo albedini; & calor ab igne fc- paratus diceretur agens , & caleíaciens , ficut albedo feparataà (ubie&o fimilis, & idem dicendum foret de paretnitate re(pectu potétiz gcneratiue, (1 hzc pone retur accidens realiter diftinctum à ' - tentia generantis, vt ponunt Thomiflz. Nec rcfert, quod potentia generatiua nó denominatur pater, fcd fubttátia ipfa pa- ttis ; quianó eft nece(Te accidens (emper wenominare fubjcctum proximum , cui inhaeret, nam intelle&io vtiq; proximé ánheret animz no(trz , & tamen deno- minatio toti conucnit homini, cy ét cerní tur in alijs multis accidentibus. 1 quia Cum relationi in cói vt fic , cíTencialiter CÓpctat pédereà rone fundandi ,& funda- tnento prox«mo,nedum in fieri, fed éc in elfe, & conícruari ,hoc idem omnibus,& fingulis relationum ípeciebus conuenire debet, quia id eis conuenit róne generis, non at róne peculiaris differenuia, atque idcà malé per. hoc (cccrnuntur à jr&di- Duefl.X. De fecundo modo Relatinorain. ife1r. 701 &is Auctoribusrcleiones buius (ecunc: gneris à relationibus primi. Tum to: €, quia fi aliquis reperitur effe&tus pédens à (ua caufa , ncdum in ficti, (cd ét in ccn- feruari, telis praíertim céferi debet quz - libet tclatio ob tenuem eius entitatem « 159 Idcircó Io.de $. Tho.hanc cóem Thomittarü rc(pófioné modcratur& in- quit, q: actiones nó dicuntur fundare re- latiores, sm «p (uat in ficti, fed sti quod in fi&o cic, hoc aürira declarat, quia li- cet atio in (e tr&feat,cft incaufa reltnquit determinatione quandá ad cffeétü iá po- fità; hue per habreü , (iue per difpofitio- n€, aut ius vcl liquid timile, rónc cuius pót fundare rclattonc ad illü quae fü:t re- fponfio cutüfdam Tocccllant apud Fan- dria $.Met.q. r6.art.4.talem aüc rela- qui in caa determinationem cx actione pratecita cx coarguit Io.de $. Tho.quia tranfacta octionc,caufa ton amplius or- dinatur ad ctfe&à ,vc anre illam,quia ance illam ordinatur ad effe&ü, vt potlibilem ab ea produci , at poft illam ordinatur ad 'eum,vt impoffibile amplius ab ea produ- ci, quia caufa ereata non pót reproducere 'eundé numero effe&ü.Ceeterü neq; hzc folutio fatisfacit;quia non apparet,quiná habitos, vel difpotitio relinquator ex a- &iobe , m quibus fidari poflit relatio ad cffectü & quod idé numero cffc&tus ne- qucat à czulà creata reproduci, prouenit ex (olo extriifeco Dei decreto,vt often- dimus diíp.8. Phyf; q. 5. art. 1. & quando & ab aliquo intrinfeco proueniret relicto incaufa ex a&tione prterità,q eam red- deret impotétem ad illüreproducendü; ia hoc nó císet tófundandi relatione rea- "lem ad illü,ad hoc genus (pectantem.fed potius pofitiué impediret, nc ralem reJa- tioné fuadare poffet. Tüm quia admiíso €t,g ex actione praeterita talis relinquete-— tut difpoficio, vel hibitusi caufa , inquo fundaretur relatio ad cffectü iam produ Cüscuoc relationes huis geoeris nó time mediate amplius fundarentur in actrone , vt conteadiric T howiitz, (ed'üpet quá- litatem , quod neque ipti conceerent .- * 160 Alia proinaé sécétia eft Scoti Toc. €it.vbi docet nó a&tioné, & j'ai oné [eq potenuag1psá a&iuam,& paffiuam c(sg : Gzg 3 fu so* . Difp VII. De Pradicam.-Refjelliuit.". ^ for dáméta proxima huiu(modi rclatio- 18i, explicat aüté id non debere inielligi de«oí pcétu, quem de fe dicit potétia, [cd dc abíoluto, quodà refpe&tu denomina- tur neq; de potentia nuda, fed vt jam ad actü redacta pera&ioné , itaut s&tio  & paftio fint (olam conditiones, fiué difpo- fitioncs ncceflarió ptarequitita , funda- mentum vcro potentia ad adtü reducta, quz e(t cómunis Scotiftarum Ant. And. «. Met. q. 14. Bonet. in hocprzdicam. Zetb. q. 18. .. Proptor tertium , Fabri ibid. difj»& $. & fequuntur hic Recentio- res mult Ruuius, Didac.Mori(, Smigl.& alij, ac c&à nonnulli Thomiftz Socin. $« Mct.q:2 «ad 2. Fland.cir. Araux.ibid. , fatt.9.Et quidem magnum habet fun- amentü in Arift, ibidem , dum ait a(7j- |o wa verb, C pa[fia fecundi chinann c affinam potétiam , Cr potentiari atiio- ues , quibus verbis vtram4; pertincrc ad fundamentum docuit, potétiam quidem , vt ie fundamentum,aGtioncm veró, et condit:onem neceffariam, & pracuiam difpolitionem , fine qua nequit potentia fundamentum proximum effe, vndé vt ait Dodor 4.d. 13. cit.bené (aluatur didum Arift.ibi , quod relationes (ccandi modi dicuntur fecundum potétiam a&iuam, & paffiuam, vt fecundum fundamé:a, & di- untur fccundum actiones potentiatum , vt fecundü difpofitiones prauias ad illas relationes , & coditiones omninó necc-farias, quiaha relationcs nó confurgunt €x cxiremis ctiam formalibus vtcunque , uia (i Petrus modó pater,& Paulus mo- o filius ponerentur percreationem etia cum (uis potentijs a&iuis,& paffiuis,non eticnt formaliter ipter fe relati per pater- nitatem, & filiationem,fcd ncocísarió re- quizitur , vt ynam producarnr ab alio, & P emis genera, Petti. determinetur ad fundadam relationem paternitatis pci produ&ionem Pauli BE cn. ipfa Re contrá potentia paffiua Pauli, .— — 161 Caerüm contra hanc opinione yigéc Eq y yi | - Hurcdifp 1 j- Met[e&t.10. & alij eandcm rón6quá Scotus vrgebat conira p Opiniomé guia Fertus viugnte filio A a d posentiam generatiuam, vt v.g. f: caftre- tur , tufic,n. przciditar feminis officina , vcl (alim à Dco auferci poteft, & tamen adhuc remanet pater,crgo potentia gene «ratiua non cít proximam furidamentum ternitatís,quia hoc ablato concidit tc- atio , vt contra Thomiftas argucbamus. Nec valet refpondere cuin Ruuio , Did. Mori. & alijs abfutdum nó cffe relatio- nes huius generis manerc in fuis fübic- &is ctià ablato fundamento proximo, & róne fandandi . Nam hzc folutio abunié nupcr reie&a eft. Neque ctiam ipfi Sco- tiftz süt ab hac difficultate immunes;,có quis Do&or non di(tingaat realiter po.- :tentias proximas agendià radicalibus 2. d..16. q. vn. vc faciunt Au&ores relati, Quamuis ,v. ita nó dift ingaat illas, (i ac» cipiantur potentiz organicz incomple- té, vt (ant partiales anim. perfectiones, tamen (i completé accipiantur , pro con- ftituto .f, ex determinato organo,& par- tiali animz perfe&ione , eas realiter. di- ftinguit, nec vllus oppofitum docet, quia fzpius hominem videmus orbari potcne tijs fic (lamptis; certum eft autem, ci in- quit Doctor paternitatem fundari in po- tentia a&iua, loqui de illa in hoc fecando fen(uynon in primo, quia potétia genera- tiua in hoc feníu , eft proximum princi- pium, & fundamentum procedendi vnius ab alio,vt de fe con(tat ,nam finc organo non eft. potentia. generatiua reducibilis ad atum, atque idcó nec relationem pa- ternitatis fundare poteft, — . by .. Kdcircb Suarez, & Hurt.cit. cum alijs, vt melius prouiderent — rela. tionis,allcrunt eam neq; in a&ionc , ned; i entia proxima fundati y fed inradie cali .i- in ip(a fubftantia proxime , & im- mediaté , quia patec relationem, paterni- tatis in a&tu habet , non folum poftquam uan(it a&iofed ct:am( potentia gencra- di amittatur, Verum neque hec Opi.pla- €et ; quia rclationes huius generis (unt iones originis: ycl procellionis vniv usab alo ,. proximum principium huius procc lionis cit ró (uadand; tales qescionsialenó: principium non elt ip« fa (ubftantia patris, fcd potenzacius ge- neratiua cópleté lumpta » vt dicebamuse Cont, quia yc l'euus referamuc ad Paulds Quefl.X. Bs fétuido modo Ralatiuruni AI, 7057 vt pater ad filins; non (afficit intelligere fubfantiam vtriufq; precise , fed in fub- ftantia Petri debet concipi aliquid quafi pertinens ad rationem agendi, vt fübítan- tiam Pauli refpiciat in ratione effectus , etgo nuda fübflantia nequit cíle ratio fandandi patcraitatem , cüm finc poten- tia generatiua effe&um nonattingat. : ^! 162. Pro tefolutione huius dubi; no» tandum eft inter effe&us aliquos effe, qui à cauía fecunda effentialiter dependent, non (olum in ficri, fed etiam in conferua- ti,vt con(tat de lumine , fono , &c. alios veró ab ca dependere folum in eo infti- ti, quo fiunt; deinceps vero nullo modo , vt domusab adificatore, filius patre , &C. Cum ergo relationes huius fecundi modi fint. telationesoriginis , & procef- fionis vniusabalio , effe&tus primi gene- Jis,X in primo inftanti productionis co-rüm,acetíamdcincepsfundatadcaufamrelationemrealemdependeotizs,&caufa€contrarelationemoppofitamadip(os;&fifübftantiaponatutimmediatea&iua fine medijs potentijs realiter; vel forma- liter ab ip(a diftin&is, vt. probabilius eft (exceptis quibufdám anima potenti)s, vt in lib. de Anim. dicimus) tunc in ipao immediate? erant:fundate it relatio. ncs, fi veró in quibufdam actionibus ac-* «identalibus,& teanfemttibus agit quoq; media potentia accidentali, vt Sol illumt- hàndo , ita camen vt & ipfa attingat cffe- €tum,tunc vtri]; 12en$ proporttonatam fündabit relationem ad effe&um , quia vtrumque e(t verum agens in (uo ordi- fe; quod fi non attingat effectum vllo do, nifi media potentia accidemali , inipía fola fandabitut relatio.  Effc&us veto fécandi ordinis cantum $n primo :nftanti fundát relationem rea» 'm dependencia: ad caufam , non aüt de- 1ctps , (cd poftea ex ipfoaétu caufalita- is ttanfacto remanet tantum denomina- Lio qud ho fccit , &illüd fa&um eft, quz vtiq; eft &enom natio fcalis non ta- tné cclatió realis dependétiz ,& calcsctie dlcnommationes patris, & 61i), nempe qp lic generadit ,& tlle genius eit c: preise docct Arift. Mets €. 15. inquit o. quod ilc dicitur pater quia fecityllle fllius, quia quid paffam eft ; cui füffragatur commu nisloquendi modus , nam Paulü dicimus cflc filium Petri, np Petro defun- &o,non alta ratione, ni(i quia ab ipfo ge« nitus fuit; Et quod parernitas ,.& filiatio in creaus nó dicant relationes reales pro batut vrgenter, quia tales vtiq; forent cau falitatis , & dcpendentiz , fed poftquam filius genitus eft,non amplius à patre des pendet in effe , ergo nulla adeft ró deine ceps. fandandi relationes realcsad hunc modum fpe&antes , nam omnes iftz ali« quam importánt dependentiam vnius ab alios Etin hocfen(u admitti poffunt ra» tiones Aurcoli,quibus r.d.30.part. I,arte 2. ptobat relationes producentis,& pro- du&i ad'fécundum modum fpc&antes v.g. paternitatem , & fibationem non ef. 1635 Dices, adel[e etiam deinceps (uf- ficientem rationem fundandi relationem, ia-manent extrema , ad quorum poti« tionem neceffarió refültat relatio iatrin- fecus aducniens, vt fant paternitas, & fi- liatio ;. Contrà , non qu&cusque extre ma (ufliciunt ad couftituendam relatios nem intrinfecus aducnienrem (cd dcbent eíle commenfutrara relationi , quz in- de infürgere dcbet , at talia extrema noa funt Petrus, & Paulus, qui fuicab eo ge« nitus, fi (ecundum fuas emitates conti reütür , ergo prater illasoportet iotellie giin vno extremo aliquid quafi pertinés ad tóncm agendi , & in alio aliquam ró- nem dependentia , vc inuicem referantur relatione reali huius gener:s , cüm crgo »era&ta generatione , nihil tale pmancat in extremis , fatendum eít deinceps non inuicem referri eclationc reali haius. ge* neris. Conf. quia fi vrget allata obie- Cio , ctiam deberet dici generationem ipfam mantre;cürmancant extrema.f.ge- ncrans,K genitum , &spía fic relatio n trinfecus adueniens , ficut ergo ipfa non smanct,quia generans , & genirum fecun- dum fuas, entitatcs rion func etrema.ce jus formalia,(ed raiterialia raniumidem quoq.de paternitate, & filiatione di cft; quód có eel maxirié cft affercndum, quia patcrnita$,& generatio a&tiua, filia- ti0,& generato paffiua non difcruntyyt Gas 4 €x 204 Difp. VIII. De Predicam. Refpetliuis - NE. €x Scoto colligitur 5.d.8. q.vnica. $. 4d quafi ionem, vbi eas codé modo definit, vt de (e conflat in relationibus diuinis Diccs,in diuinis paternitaté , & filia. tionem cfle rcales relationcs, ergo idcm aicendum eísc in creatis , Contra, imó ex hoc nofirum roboratur afscrtam, quia 5 &dco in diuinis id verü cft , quia ibi a&io gcneratiua , & parernus influxus in filium peace manet , crgo quia in creatis fo- üm talis infiuxasex parte cauíz reperi- &ur in primoinítanti, & pariter dependen £a ex parte cffcétus , deinceps vero hec omnia ccísant , remanente nuda cniitate «auíz,& effectus , alserendum cft pater- nitatem, & filiationé non dicere rclatio- nes cales, nifi in primo inftanti , & tunc paternitas fundabitur (uper poteatiam.» actiuà, vt flat fub actu E cido ; deinceps vcro Bon diccre, mfi denominationcs cx- "rrinfecasex eo defumptas , quód ille ge». nuit , & iftegenituseft. Ncq;ab hac fcn- tentia alienoseft Door, nam in 5, d, 8. «it.(üb D. proponens hoc dubium, an fi- liatio dicat tclationem realem, tres adhi- betrefpontiones,& quamuis tertize, quar «ómunis eft, videatur adherere , primam 2amen, quz cíl,quod filiatio lit fola rea- lis denominatio cx a&u generationis , yracerito, non improbat , (icut (ecundá, m dicit else ab(urdam , figni euidens lam ceníere ptobabilem, tcttiz tíima- gis adla (it neà cóirecedore vidctetar, « ilafuppolita locutuscft de patetnita- 1c, quarcns de illias fondamento locis omnibus füpraciatis ; Et hanc noftram opinionem de relationibus fecüdi modi, & cx cifdem motiuis fecutus eft pofleà Woncius difj. 15. Log. n. 64. & fcq. licet «am bi proferat, tanquam ;& pro- prio Marte inuemam. 164 Pecrüncnr autem ad, hunc (ceun- dum modum relatiuorum , nedum rcla- woncs ininfecus aduenientes; fuper po- 1entiam fundata , (cd ciam extrinfccus «ducnienies pra([ertim dc geacre actio- i5 & paflionis, vx Scot. notauit in 4. d. 1 3-Cit.intertia cxplicatione , quam adhi- Aet ad tex.20. 5. Met. Arill. .n.ibi in hoe 1€ct ndo modo, ncdum rccenfuit relacio- 525 caulg d «c ctum ,  producenus ad productum, fed etiam agentis ad paf, fom, & a&iui ad paffinum , vt calefaci- tis ad calefadum; immo dicere poísa- "mus omnesin vniuer(üm relationes, ex- trinfccus aduenientes fex vltima przdi- camenra conftituentes ad hunc modam reduci, quatenus in aliquo fenfu omnes fundantur fuper potentiam actiuam , & paílhiuam "d Vbi paífiuum fupdatar in potenua padfiua, quam habet corpus co. tentum ad locari, & Vbi a&inum in po- tentia aCiua , quam babet corpus conti« nens ad locare , & ede sp. Spe&ant ctiam ad bunc modum , m prafatae relationes predicamentales , fed ctiam tran(cendentales , quz fandantur (uper potentiam actiuam, & paífiuam, vt rcla- tio iui ad producibile , a&iui ad affiuum, nam,hic quoque enumcrat re- Linen calcía&iui ad calefa&tibile, » , iones enim modi. fi (amantur , vt dicunt naturalem aptitudinem vw. g. iguisad producendum calorem , aut ca- Ieiicietdi aquam, fant tcanícendentales, licet (àfamantur , vt (unt ipfzmer rcla- tiones przdicamentales in c(se poffibili, & obicétiuo, adhucin tali ítatu predi- cam. dici debeant, quia eiufdem natura cft homo actu.exiftens,& homo polTibi- *lis, vndé (actum eft ; vc quadam rclatio- nes huius generis dicantur fundar; ip po- tentia abítrahendo ab actione , quales fant illa omncs , qua rcfpiciunt iy vt poffibilem , alie veró: fundantur im potentia , vt eft (ubactu fecundo , quales. funt illz, qua refpiciunt effe&um in fic- ri , nam harum omnium aculit Ariftor. excmpla in textu. Immo neque omnes: relationes, quas fub hoc modo recenfet ,. funt reales;nam quafdam enumerat , qua fundantur in a&tione futura , vt quod facturum eft ad id , quod faciendum. cft, conftat autem tales relationes non císc: realesquia non habent extrema actu exi» fteniia , nequit aucem rclado habere. maius císe 1n. fuis extremis ; enumerat etiam rclatiua quadam , quz dicuntug priuat:onem potentig vt im- poflibile, & &milai de quibus omnino «onítat non eísc rclauua realia « | Quas. X. De tertio modo Relatiuoremadr.. — 205 vlanatut tertius modus lati ad (cientiam,& fen(übile ad (enfum; tan- £l ipf à cow quam men(urabile ad menfuram , at rese 365 Irca relationes tertij generis — Ctra fe habct;g» fcibile eft menfura fcie- | .., eft cóisopinio,vt dicebamus — Ug , & fcnibilc fenfus, & Arift. codem ab initio act.diftiugui à relationibus pri- modo refetri dixit meníusabile ad men- mi,& (ecundi modi penes fandamétum , furam , fcibile ad (cientiam , & fen(ibile quia nimicumift fundantur fupermen- ad fen(um;Nonergo tertium genus cone | Ádurá;& menfürabilc,non ille jidq. aperté flituit Arift. in rone menfürz nec pefiés docuit Scotus s. Met.q.15.dá ait in corp. . talc fundamentàà duobus primis diftin- afit. hunc modürelatiuorum diftingui xit,(cd roné eius conftituit in €oyg» in cmeris, non per mutum dependen tá dicantur ad aliquid relatiua huius ge» giam, vel non rnutuam y fed per funda- neris,inquantum alia dicuntur ad ipfa, & damenta alia, € «lia: , atquc 1tà deícn« — diftinxit à duobus primis,quia inillis cft dant Ant, Aud. Faber, & enixe Zerb. f. relatio realis mutua in vtto]. eXtremo » Met.loc.cit. Bargius 1.d.30. & alijSco- — in Boc veró relatio nó cft mutua,quia nó tiftz , & paffim Thomistz omnes, eft rcalisnifi cx parte vnius extremi, vn« Vecum hec opinio,eftà plaufibilis,nó dé ad hoc genus fpc&tant relationes nom eft ad menté Arift.neq.Scoti in lib.(ent, — mucug,vt fic, denominstioncs in termi nec infe verajnonad mentem Arift.quia — mis earum reíukátes ex tali terminatione. ipíc 5. Met.tex. 10.nunqué dixithasrela- — 166 Necopinio illa eft ad menté Sce tiones fundari ia róne menfurz , autdici —si,pam eftó in Met.loc.cit.cómunioregs sm rónem men(urz, dere dixerit relationes tertij generis di ationibus primi modi aitdicifecundum — flingaià ceteris per ja& alia fundamé | vnaq,S& muka,& relarionesíecundimo — sa,nonautem emiam mutuà , di dici sr potétiá a&tiua,vel paffiuá; ed & à i i folá dixit quz dá rclatiua dici,vt men(ü-  iorébabet auctoritatem, & magis cx (cn« rabile ad menfará,& fcibilead (cientiá , tentia loquitur, diferte docet hac relati- & (cnüibile ad (cn(am , vbi potius hzc ua pracisé diftingui à relatiuisprimi, Sc emnia pofuit velut diftinGta exempla»$; — fecundi genctis,q» illa funt matua,nó ve- | non rt oftenderct (cibile, & (en(ibWecó — ro ifla , itain 1.d.3. q. f. füb B.& d.39» tineri fab menfuraJ& menfurabili vtac- — $. Re ndcotgitar ad primam;& $. td : eucaté notauit Suarez di(- 47- Cit (có. arg. ecund. quaft. & infrà d. 35 idem 133. Nec. fatisfacit refponio Sanch.hic — repetit, & rurfüsquol. 13. (ub V. alibi q. jo-ad r.prin.dum ait Arift.inillispri- — frequenter ncc alium di(cretionis mod mis ve: bisaliasvt menfurabile,ad men- — imcr illa vnquam memora» Refp. Bar- fram explicatfe communem ronemha- — fius loc.cit. diftin&ionem horum modo rü rclationum, & fccide propoiiionem — rum dupliciter inquici poffe , vno modo c esit erm dicetet,omaismeníü- — e&e&iueS& exirinfecé) fic diftinguun« $a, & menfurabile eft relatiaum tertij tur yer fandamen'a , aliomodo intripfe- neris,& cum(obiuagit C" feibilead jcié — €8; formaliter , & fic vtiq. diftinguüe tiam ,C7 fenfibile ad fen(ums refoluitil- — tur pec mutuo, vcl nom mutuo referri € Jam propofitioné vniueríalem pcr copü- — quia fd competit relationibus róne diuer * fatiuas , & oftendit pet [pecies » quodim  fiatis fundamcntorum » namre ionet genere dixerat , vt fi dixiflet ) omnts ho- tert'j generis rationc fui fundamenti no moeltanimal, & Pecriselt animal, & — petunt intermino rclationem realem ops Paulus eft an mal , Haec (olucio manifc- pofitá) benc tamen relaciones primh fté tcXtum extoruenquia in primis vec cundi , idco prisa differentia huius mos bisdixitalia dicrv caem(arabilead men. — dià primis duobus petenda e à funda- furam , (i ergo hac poíteriora adhibui — mentis.Sed h$: re[pontio facile rci]citurs fet in exemplüprioru,vcconte nditSan- — Quia mox oitendemus hanc non mura | €ius colligere debuifigt cibi [c babere dc ndemiam relauuorum tert) » e risillis conuenire,non ratione fui funda- menti, gp ita poftalet , (ed potius ex dif- rmi afhignatione,extremorü , quorum vnum a(fignatur in a&u; & aliud in. po- tentia, vnde hoc inducit inter relatiaa bar ius generis, & aliorü duorum potius dif. fcrentiam accidentalem. ex. tal; diffor- mitate dc(umptam quam cffentialem à fundamenuspetitamz ;.- 5. fa | 167 Vtigitur id magis patear,& qua» lis it diftinctio huius temi; modii dao- bus primis;an.f fit effentiali potius accidentalis tantum, inaeftizandum cft , vnde procedat,g relationes huius gene- risnon fant mutüz,aliorü vero sU d ponimus autc ex dictis q:6. art. 3. ec 1. illa dici gram n qua nih cem rcciproc "per relationes oppolitas vriq. realiter iulatcein, lla vcro non mutua , quorum vnum realirer fundat relationem;aliud veró tantum tcr minat,vndé nontam eft rclatiuum,quam abíolotum.Thomiüz paílim hanc ratio uem afferunt, quia vt extrema inaicé re- ferantur rclationerealrin fingulisexifté tCodebcnt effe ciufdem ordinis, fic.n.in- nuit D. Th. p.p.q. 1 3.att.7.& q.7.de pot. Att TO. & 2«contra gent;c.1 2. [m autem conditio deficit in men(ura ; & menlura- 10,2 pertinent ad huac tcctió modu, quia &0n lunt eiufdem'ordinis, vnde (cié tia ícfertur ad fcibile , quia non cfl cxtrà ordinem fcibilis , (ad(cibile, quia eft ex- ztá ordinem fcictias mon rcfcrtur ad (cié- ti. Sed hec ratio patfim rcjcicur ab al; jo & prasertim à Durand. 1.4. 30.q. 5.0. ^ olbidemq. 1; art. 3.. & ctiam ab ip- fo Scot.ibid.$. Contra primum , & qui« dem vía. adhue non ottenderimit 1ho- mifta , que , ant quara eíle debeat hac communitas ordiis , nam vel miciligunt elTc debere eiuídem ordinis i inuicem fubordinazi, & mutuo dependere , vt exs rae Io.de S. Th. cit. & quia nontafe. d abent estrema tecti yinodis 1dcb &e, Et hoc non fatisfacityqu:a vt at Doc.citeft aperia petiuo principi), id.p.eitycp quar- fimus ,quaré hzc cxaema nonc quse 1uó fübotdinaia, Vel intcHigunt eiusor- dinis 4. pra dicanieni , & hoc non, quia Mübilantia ;& accidens tont boc modo di- Difp. VIL. De "Pradicam. refpelu: uerfi ordinis & adhuc inter fe mtttüó rez ferantur, vel intelligunt effe debere cinf-dcmotdinis.i,generisnaturalis)VtaitFland.cit.art,6.quomodonaturaliadicuntureffealterinsordinisàbartificiali.bus,&(üpernaturalibas;&neq.hoc"quiainteractusfupernaturales,&poten«tidse(trelatiorealiscffe&usy&caue;vel debent effe ciu(dem ordiois i, cambo. finita, & limitata , vt Hzru. 1. di32.q.r. qua róne dieit Dcü ad creaturam nonrce- terti; & hoc in propofito non conuincit;, quia multa extrema relation huius ter- uj modi funt ambo limitatay& tame mu- tuó.nor referuntur ; vel debent effe eiuf ordinis .i. ein(dem rationis quó ád- Mr accen itaut -— ea fit fohim re'atio réalis vtrinq. io quibus eft eadcriy. caufa refcrrendi vnum ad aliud & cadem. ratio fundandi telationes,quo modo dao albà dicant effc eiu(dem otdinis »quia : fundamentum relationis mutuz eft eiu(-- dem fpeciei , & realitatis , vt vidctar ex- plicare Caiet.p.p.q.13.art.7. & neq. hoc facisfacit;quia tunc fola relationes zQU. paramtiz cierit mutuz. Tádé vrger Bat; ità bené (cibile inquintü efficiens (eien- tiam cft excrà ordinem (cientix,; (icu ine quantum men(uransvel terimans , ergo fi nom obtlantc di heu: ( quomodocunq. explicetur) vt efliciens- funda: ad iplamtelationem realem de fe-. cundo inodo; (ic etiam vt meníurans , & terminans , vcl (i talisdinec(ütas ordinis hicimpedit , etiam & ibi . ! /168 Ex alioigitur capite hec ró dcr menda eít.£.ex ditlormiextremeram a(- (ignat:one ,vt (upra innucbamus, & igné ' q-1 2. Met. infine,vbi pro- indé ait , quod fi in hoc tertio modo ex- tema a(ligaarciur vniformiter.f. vel am- bo in a&u, vel ambo in potentia, e(lct im cis mu:ua dependentia, ucut in alijs mo« /5310 quibus vaitormicer alfignantur , que cft communis ina Expoficorik Atiit. in hocpradic.Simpl. Boct.Amone Vorph.BuclCaiec. Tol. & aliorum, quod ampliusdeclarás Ant. And. . Met. . 16, adi. notat [cibile,&c ícicatiam(quod pae 1i modo de alijs reJatiuis huius generis dia debct ) poji dupliciter accipi , vale Quafl. X. De tertio mo do Relatiuóresm .Ayt.11.. 707 formiter.(. vt ambo (intin a&u , vcl am ibo io potentia ; aut difformiter i. vnum ijna&u, altcrü in potentia; primo mà lia- bét njutuá ance potita fe ponür, & perempta fe perimunt, & fic fcibilc cft ad aliud effentialiter .f. ad. fcientiam in potentia,ncc accidit fcibili ,quàd fciatur in potentia , nam fcibile non cft (cibile , nifi quia cius potcft e(Te (cientia , quta fi effet (cibile, & ciusnon e(fet fcientia in ;potentia, eflet fcibile,& non (cibile , ti- milc eft de fcientia in a&u , & fcibili ia à&u 5 at fecando modo non habent inn- tuam dependentiam , fcibile «n. non dc- ndet à fcientia in a&usquia poteft ctlc cibile ia potentía ; cuiusnon (it (cientía 4n actu, & fen(bile ia potentia,cuius non fit (cn(us in a&u , vnde hoc modo nosüt fimul natura nec pofita fe ponunr,ac per einpta fe perimunt , «t docuit Ariflot.in hoc przdicam. iuxta ergo hanc fenfum ; quem docuit. in Logica debet explicari in Met.q; nempc affignande rcelauiua vni formiter ,habét mutuam dependenvá, & ad primü,vel (ccund modu pertineat; affignando autem di fformiter mutuá de- pendentiam non habe2u; realem; & idcó adicrtium modü fpc &ent, cuius rei ma- nifeltum inditium.eft , dq alligaando A- riit.relatjua primi, & fecundi modi,fem- pcr ca vniformiter a(lignat ; ambo, in a&u, vel ambo iu potentias qp prz fertiua dignoícitur in (ecundoyvbi refert calcfa- &iuum ad calcfactibile , fectiuum ad [c- cabile,dcinde calcfaciens ad calcfa&tam, fecás ad id, quod fecatur, & rux(us quod fccityad id qnod fa&um eft , & id, quod facturam ceít,ad idjquod faciendum cít 2 fic.n. panas eme E ARP ENSE re ícferunt dependentiam realem , vel s ceppiem in aliquibus 5 at aíIigaando iter, non habent mutuam depen. ope KE eíIc (cibile üne fciétia in u y calcfactibile fine calefadtione in Stu,m€ line menfura in acu, & fic in alijs, quare ip(amet relatiua primi , iX (ecundi modi boc modo affigaata, n€ pe difformiter , (pe&anc ad tertium mo- dü,g .n. a(ligoatur ia acta ; vere, X cea, liter rcfeciurad id, quod aifignatur in po tenia vt fcienua ad Iibile, uon € cou; quia [cientia dependet à (cibili , non fci- bile à fcientia in a&tu;atque ita a(lgpan- do hunc tertium modum Atift. in Mct. nil aliud docetc voluit, quam illud idem, quo dixcrat in Logica, relaziua nempe diformiter a(Tignata non mutuo refegri cuias rci inditiua) e(t quód vtrobiq, D dem vtitur exFlnplisfcientiz X cii fcnfus , & fcníibilis , nec rcacra intendit conftitiece hunc modum à duobus pri- mis c(fentialiter dfünctum . zi 169. D'ces,é Q extcema rcladonit tec tij zencr'satlignentac vnifociiter , non ob hacamb»refectitur cealiter, erao nó cx diiform tate afigoationis corum nà- [citur haruai relatioatin. non muruicas , fcd ex natura fuadamenti huius teicij mo di e(Tentialiterab alijscondg'in&i , Pra- batur aümptum , nimaffipnac (cicn- tiain actu, & (cibili ia adu, fcientia vti- que fundat eelarioné realcm ad obic&tüt, adhuc tamea inobie&o nulla infürait rc- atio; quicenas c(t terminus eius, (ed fo- Jaextuníeci denominatio (cii , X intel- lecti . Refp. neg. confeq..naty edam ia primo , & fccüdo modo dantur quzdam relationesnon mutuz , vt fclationcs di- uctfitatis, ac ctiam cau(ar, & cff us in^ ter Deu, & cceatucam , hoctamen non praciudicat mutuitati , «uz iliis debetur €x ratione generica fui fundamenci ,cte- nim non muru;ias iatecdum-quibofià cà uenit relationibus illotü aj0dorum , von uiden per (e cx róne generica 1pfarum, ed ex rationc fpecifica alicuius peculia- ps fundameati;(ic ctiam ip propotito 1e. ationibus rertij modi coggenit non m tuitas in yniuck(am ex ioa pea. a(fignationis extremorüjira quod fi vni« formiter aíligncatur, repecitur in cis aue tuitas , ficuc 1n relationibus aliorum mo- dorü ; q Gi interdum oppofitam cucniat, in quibu(dam relatiuisquz etiim vnifo miter affjgaata non reterug. muta non cit cx ratione gi erica lotum, cx rónc qose i ll damenu,s & ideb.non ett fufficicns in CiU yt con D clícn.ialicer dilbactam. Accedit, gp età; maado Íci&uam in a Ts fcibl iu. actu, 'eioilz no referatur Faliter ad (eie 2o8 ^ Difp.VIII. De^Pradicam. vepelliuis. tiam [ et relationem ipfi exrrinfecà tame aflignando ambo in potcutia,tunc € (ci- bile tealiter rctertor ad (centia, & deré- dct à (cicntiá in potentia, vt ditum cít . 170 T«nendücrgo etl hücteruü mo düm non diflingui cffentialiccr à duobus primis, ficut illa funt inter fe ditlin&ta cx effentiali fundamentotü Qiucrfitate;quia rclatiua aliorum modorum pertinent ad honc terijum,quando vpiformiter nó ;f- fignantur,gp conftat cx iplis verbis Arif. qui nó pont aliam cóem ronem relatio- nibus huius generis,nifi quia denominá- tur ex rclatiome cxiftentein altero, ergo fecundü eius mentem in hoc gencre non itur aliqua noua relatio » qua [it in- infcca (ubiecto denominato y fed (ola extrinícca denominatio fumpta à rela- tionibus aliorjym cum . Et hoc fa- tis confentaneum ett intentioni Arift. c. illo 15,5. Met ,quia vt notat Dot. cit. 4.d.1 jai infra V.non intédebat ibi ex- plicate. folum naturam relationis pradi- Cam. (cd varios modos , quibus res dcno- fnibátur relatiuz (ficut in c. de quali non tatum poait fpecies qualitatis , ed etiam modos)& dittinguit duos generales mo- dos,«nü corum,quz denominantur,quia ifa referuntur , & bec diuidit ex dupli- €i fandamento . (.quantitatis,& potétiz, alia veró , non quia ipfa referuntur , (cd oo die oria ea , vnde hic mo- nón addit noui genus relationis , fed folum fpccialé modü denominationis, q conuenit terminis relationum pertinen - tium ad alía gencra . Cum igitur fcientia poffit obiectum fuum rcípicere , vcl (ub rationc motiui, vcl terminatiui,vel men- geni, vt notat Do&or 4 d.1.4. 1. fub rint fundat ad illad in ratie- ne motiui, (pe&tat ad fecandum modum, quia cft rclatio effe&us ad caufam; alia , quam fandat ad illud in ratione termina- tiul,& vocat Do&or quol.13.M. relatio nem attringentiat,ac tendentit in obie&tü, fpectat ad tertium modum , quatemus nó &ft mutua obiectum .n. nus termi - us nullà fundat cotrclationem ad actá; fi vero cotideretur, vt fundatur inintrin- feca rtione,& conuenientia poten tg ad obicérum, ad primum fpedat ; cc- latio tandé ad illad, vt menfüratiuum póc efie duplex , ficut obiectum pót bifartam conttitui menfura (cientiz , potett.n., cí- le menfura (cientig quó ad veritate, qua- tenus notitia intantum vera cft , inquátü exprimit obie&um, (icut cft;quo s&fu de relatione men(íarabilis ad men(uram lo- cutus cft Doctor quol.15.cit. & proprie dic: folet relatio confotmitatis actus ad obic&um, & ticappellatur à Do&. 1. d. vit.ad 1. & 4. d.8.3. 2. V. quatenus actus debet cffe ex preíta fimilitudo obiecti,vt verus fitnó quidem per cóicationé etuf- dem tormz , licut c(t albi ad album , fed per imitationem, ficut eft idcati ad idea ex Doc.quol.cit.O.& in hoc (en(u qnod libet obic&um cft menfuratinum fui a- &us;quia quilibet (ud imitatur obici y ficut ideatum ideam; poteft ct obic&um conflitui menfura in pecfe&ione , quate- nus a&tus eo cft perfedtior,quó eft perfe Giorisobiecti, quo (enfa de obie&to mé furatiuo loquitur DoG.cit.4.d. 1.9. 1. & hoc modo non quodlibet obiectum cft fai a&us menfuratiuum , quia meníurare hoc modo fupponit in menfura maiorem petfe&ionem , quàm in rc meníurata , vt notat Liche.quol.cit.$. Sequitur in litte va cuius ratio cítquia men(ura in perfe- &ione fit per. excelfam perfe&ionis fu- pra rem menfüraram, vt att Doctor 2.d. 1.0.2. G.ynde in hoc sefu potett obie&ü eflc motiuum,non tamen menpfuratiuum, vt intelle&io albedinis non poteft per al- bedinem ia hóc fen(u proprie mení(ura- ri, quía albedo eft accidens imperfcétius ipfa intelle&ione ; Itaq. relatio mcnfurg ad obic&tmmin vtroque (en(u , fi vaifoc- mireraffi snécur extrema, ad primü mo- dum (jectabit , quia relatiua iliius modi dicuntur f(ccundü cóuenientiam aliqua; vel difconscnientiam, (iut fecundum ac- cc(fum quendarb,vel recetium ,mensara. tur autem fcientia ab obic&o vno, vcl al- tero modo pér acceftum addllid, m con- formitate quidemy & Ui militudine primo tnodo; & it perfectione (ecundo modo ; poteft etiam redaci ad fccundum relatis uorum genus, fi ex parte ícient e ipeétes tur ratio menfurz paffiue, ex parce vcró obicéti rado menfura a&bur ; Cum aüc E Doe. » M ecsupmuiu Quat. aec psc fimilitudinem prz- tam imitationis ait ad tertium modum "fpedtare, non ad primum, ad quem rcij- cit tantnm fimilitadinem vniuocationis, "loquiturrigoroséde primo modo. — 171 num omnes huius tertij | generis relationes fint tran(cédétales,an aliqueetiam przdicam,& ratio dubitádi eft;quia hz relationes, vel tendüt ad ter- - minum in potentia, vt eft relatio fcientiae "ad fcibile,(enfus ad fenübile,vel tendunt . ad terminum in atu,tine quo earum fun ' damentü exiftere m. d » quales (unt ce- lationes creatore ad Deum quoad cffi- cientiam;diuerfitatem ,&c. Refp. non cf- . feomainó cercam , an omnes relationes 'tertij modi fiat fundaméto identificatz , de celatione fiquidem attingentiz quam :habet a&us ad obie&um, DoG&or manet anceps quol. 13. licàt in 3. d. 1 5.q. vn. ad 1, id atfirma(Te videatur,de quo in lib.de ' Anim. liergo o&shuiufmodi relationes i ponantur fundamento identificauz ,om- "fiéserunt tranfcendencales, nonautem i 'aliquz admittanar realiter diftinciz;ali- m autem tales dari inertio modo c(t atis probabile , .& foité talis efticlatio - dexiri , & Gnidri in animali in ordine ad ' columnam ; quia in onimal: videtar elfe ' realis, quia inipfo funccor , & aliaorgá- n1, à quibus dextra- pars trahit. robar , !& vires , in columna veto nullarefpon- * det realis correlatio (cd dicitur dextra , vcl tiniftra: fola denominatione fumpta :diduxta pofitionc animalis . ARTIGVLVS Ill: "Inn prefati tres modi. fufficienter affi- - s gnentur y ac velut ein (i 5s x fría genera quarti pradicamenti . — 171 47x Vidamafferant' modos rclati- 'uorü iam declatatos non effe füfficiétcr a(fi gnatosáb Atift.nec minus velutadzquata , & propria genoxa huius predi Ici quia Arift. ibi «. Metnon intendebat traderc,nec adasquatam totins relationis dinifionem,ncc propriam hu- ius prz dicamenti , ita Auerfa q. 19. log. (cct.7. Alij é contra contenidunt banc ci- fc adzquatam totius relationis. diuifio- - De fufficientia trium mid. velatszdre.LL 393 nem , & hac tria genera acceptant vclat adzquata,& proprià huius Bebicammn- ti, Alij tandem fatentur quidem cfle (ot- ficientem diuifionem oés modos relati- uorum comple&tenté,negàát tamen mem. braillins cóftituere propcias,& adasqua- .tà5 fpecics, vel genera laius predicamen ti,quia dinifio illa e(t lonzé marorisa bicus, ita (1gaificat Scotus 4- d. r3. cit. q. 1, V. dum in juit, qaod Aritt.in hac díui- fione non tantu ponit fpecies relationis, fed etiam modos, Jecundum quos aliqua dicuntar ad aliquidqua fenictia veciór cit, & ad Ari(t.mére magis accomodara. Dicimus itaq. primó tces modosrelati uorü cfTc (uffi cientet ali gnatos;ita Do- Got cit;& 5. Met.q. 12. vbi ctiam Anr. And. Zerb, Faber , & alij Scoui(tz , ac Thomiftz ; Prob. quiaciló Ari(t. non exprimat in particulari omacs relatiuo- ' rum modos, (ed folam manifc(t:ores, yc notat ex Scoto Zerbius cit. $. Propter cfeeundum ios tamen ita a(figoauit in: - quit Zerb. vt omncs alij facilé reducan- koe per qud laiiodqcan, , &analogia;hocautem probari pot recé- : ftndo ong i changé, Br rer- tür facere difficultatem, Sunt autem ii primis relationes cau(z. materialis, (o:- . malis, & finalis ad (uos effe&us, qua non . fundantur in vmtate , & menfura , vt pa- 1 &ct , nec in potentia actiua , cum bzc (it : proptia cflicientis .. Ett ettam difficulcas dc relationibus propinquitatis, & diftan- «tig , cocxiftentiz , dexui , & tiniflriin- tet columnam ,. & animal, non. facile cít a(lignare modü;ad quem pertineant , . €x tribus illis .danfuper dubitatur de rela- - tione vnionis,qua cert? ad (ecundum, & terti modii nequit reduci; quia eft mu- tua, & non fundatur in actionc;neq; eti ad primum , quia aliud c(t conucaientia, & vnitas , quz ibi a(fignatur pro funda- mento»aliud vnio,& coniunctio duorü , quz poffunt etíe inter (e omninó ditin- cta, & genere, & (pecie, vc cóttat de vaio nc accidenus cum (übitantia ; huimanita- . ti$ cin Vetbo,, .&c.Aurfus eft dubium dc rclationc arnoris ad amabile, & vrii- uer(aliter s pgetitus ad appetibile,que re» latio ccalis «ft ; & non fundatur in vnitàe t5, *te "Df *tÉ, vcl i&tiode et cogitat, nc:j- id rationc mcearfuce , quia-in amore ,800 eft veritas , qua nien(ucetür per obicóamamabile: 175 At fi pe e ien i mé pr mi, & fecuadi-mod! jomnes pte- fu fclafiogés $4& ducccüliniekodd. 'los reduci pótetunt rxtióne funda monti, & ad terium, quaddo:«muture nà faerint, ratione non murüstat;s , vade fi. poteacía a&iua amplé fümatat pro pocenra 6a1- fatiua:, quz inoaini caufa. re pericur- ad fuum effc &aam,fie omncs celationescau- fatumad fecunidüm modum (pc& ibunt, n valipotentiatundabitar propria. cau falitás Et & fundamentü priai modiiain- plia(culé famatur,vmitas némpé, &-mul- titudo (ca rametus pro couen:ctia duó- rum; auc diconüenienua in aliquo. prz dicato etfenfialiyaut accidentalis propin - itas, ditlatttia, cocxiftentia ,.& cuná -  Büles relationes ad primum modum ati * | ment ; nam ficut zqualitas ddorum pal. n cóucnientia ia quátitatesd io 14 rum.in qualitate, ita propim.ut- as erit conocniemia duorum mloco , X acce(ías , di (tantia ecit difconuenientiain loco , & ycluu rece(Tos abinui:cem inillo prz dicato, cocxiflenta etit door m có -uenientia in hoc; quod aqibo exiftunc in adem durauone , & fic dealijs ; relatio autem dextri & iimiftri aut real. s nó eft, fed mera denominatio extrinfeca ex. poii ione animal s defümpta, vel (i cft ceals -€1 parte animalis; fondabitur in. virtuie -imotiua illius[ooternite corpus collocare in «tali , vclzah ütiuimordinead columnam , «atque. iia rationc fundamenti ad fecundu modum ípect.bit:ati fi nó mutgitatis, "quia ercx parte columna nom corrcípon- - det reahscortelatio fpcétabit ad terri. 3Relatio ynionis ad primum. 'at- ctinct,fi vaitas, quar jbi fundamentum tia- Auucur, vkravnmnatem identiratsexcenda qturad vnitacern.vnionissper q aliqua duo jn vno tci uo affocianuirywe doces Scot«2. «d. 22.4.2, ad 1. vcmaterid, & forma in có ruo » duz quanmuates in voo indmiti- bbilypotcfteuam reduéi ad (ecubiaü cum ficiclauo earinfccus adueniens de prz- *licamento habitus, vc dictum cit in Inft, *& magsinfra conftabit  & oimnia tcx ulla laii fps 3.50 -eltima-piiedué «ax2nta tedaci! po(fimt ad rfesandumexgenerali esi ioca quodque an actiuum:s & pallium diuj- ditargsc dii cbauettar, freed. qfi ioter aliqua ectremamog sir 509103;« wc aft.de ivitode-Ionnzaieris ad Vermifi» rarone , fios axatuiraus :peétibiead:tétiom amo doam- Derelxiónetartié amorisadobié- duofauhwd: éendaett ; vt fupra de rela« "none fzi& ai-ad fcib Je ;:936d faeooiMd- retain ictu- amoris relatioarsíagenriee ad obieCtam; qui refpectus «I. conuenit; quaceéms actus, vitabs eft j; vectiaisur: ad ptisüm modu, quatenus fundatur in in "trinféca illacGuearcotia, & proportione y 'qüg necetlaris exig rur incec potentiau) » :&bic&um, (cd quitenus ditóon motua iex parte'obie&tif pedkac ut; rcfe- Tatur ad obié&um; vc vts causá fpe&ticadíccundum ;. fi randem vc meg. furabile ad menlará ; non ijudcm n. ve- "ritate, (ed iri perfectio eran : actosamoris cà perfc& ar eft j quà védit imobie&um perfectius; (pedtab;r ad pci- Tm n- modum. ; quia calis meníurauo in ipetfectione ft: per accefum cei:menfü- 'ftt ad meniuram in pcrfc&ione, accef- fus verà vniuster ad aliam ia aliquo. ac- tributo non ett ,n.(i conuenientia aliqua be césm rima ago recetfus toe iquadi(conuemencia ; quarc tic ampliá do fun ta primi: , &fccund;; modi ab Arift. alhignara, facilé omnes telatio- ^nesad cosreducentur,licétrc vera Arif, folü man feítintes exprefferit y vcanquit Do&or, vt inde alios deprchendercmus 174 - ope ai Pi "ordi nera non effe propria, & adaquata hu- p? ptsdicimcnd Al et 'óbinibos a fin- r. OR IHatióncs reàli$ pfe fict: Imiibfecus zduenientes ; &: canttitaende fpecies huius;pradica- shemrzGonclufio eft Scou Jot. cit. 4. d. i1g.& proD.quoad.omocs partcs., & pri- mó quod non finti bres modi adz-jua- tà adhuius pradicam, quia rc vcio dtt ibi nominrendit propriam, rigo sofam-huus: prardicamn, coord naiioneqi narcfed expl c are omncs modos re- laiuordas, ád quos vnasozq. rclat:o: paf fit aligua modo reduci y noa lolomre&- prédieám; ( — Quia DefoRbisamWl — zit fiscdéx Ealionis;nón [olam intcínfecos fedt excinfeorns siu ; immo: foiauz prie dicamentalis, fed'éctran(cenz dentalis;vt ipfa Aciftzexempla oitendür. | eóveI maxime: credondam eft jin- quit Dost/quia Arift; ia cap. przeced. de dali ecdgar quadam enumerat; qag nod? fuac de dicam: qualizacsquia non i gendic ibi ponetc tancum fpecies quahta! tís , (cd omnes modos yquib;pócal . dici qualesergo veritimile ed codem moo do rocederc ina(fignandistelatiubra dr ; atq; idcó illa tria genecaimonftla ab ip(o a digtatà vclut propria; & dat: quàtà huius pt edicameati &1e04Mi rid -: Quod aureavex illis generibus ilte (o» himiclationesünt feli endz y wo fpecies: Mrd pedicincquararo ancreales; & prat- dicam. ac idt infecus aduenientes fequi» tir cx przdi&iss quia hoc geas oaa cón(Licaitur ex célationibus- rations) fed: realibus,nequc ex tranfcen denralibus fed: i alibüs; & hissqaideay iaccia: deer cd viia es pear iai ineat ad vItima fcx. przdi- | de feddruibé amici tiniu(rmodi relatio- nó, X fpecies atfu.n debere ex omnibus; & fingulis illotum geüeram ob nooaul-: los, qui hoc pratdicam. contesant folum» ex telationib.pridii modi, vt Aüerfa loc. ! cit. aut (olaui ex relation bus fecüdi mo- : di,vt alij; Cin&h y & il Kallaatars quta cá» €x primo , qaámex fecunda imodocon- 1 ftraf potcítcü in vtcóq, paritetadiauc- gantur denominationcs relaciua ad hoc : nis, agi etià vx ter - uicmiodo poreritcontticürs li taceo emt. módí admuemacücüenomi aátion-s . INO : ettáit opas (ubdiuidere, vt aliqui factüco relationes hunus pradicamenci in relatio-.' nes zduiparácias S di(quipatubog, vteun 7 füppolitiónis , & laperpoutiors, vdluc : dias propriaynaud háiifmodi di? uliiónes £ ju beoe iuenrumtar fh rela tionib. extrinfecus adueniencibus | de hi$ * vci diafiohibus breuiter daimustis p. loiticttact/ 146.7. & quis faa patuit in97! menti ', niFaliad occuriit addendum de- quibus tamea pldra: videri póilànt apud * D. Dainafc. intua Dialett; c, $0.77 Lari 9 eeiabot dei ag (10139 -4 2"^ "y. e $: apo xpo mtb -Iv $21 e GIUpidE 215 mnbni5! 15 i1: Declar ntur ejfe Bones; yelaliupruom « ij 7X Vldnideétalitotgny projsrieta* (7X Jo ces , ver potias artributsenge metádic Acift;éad aliquid,& nos cüipfo» $ipUlétlara Ct: €. 2:amiitü habete cÓtra! ri Bi GfGipere magis;& anus, dici ad có» ucrtétiuneifetittulmura;&effefiutiiionc,&definitione, circa quas no 'Occurrünt di fficultaves exachinade. i Ptiti5 Citéi primam dubium eft , ag (olui e5sapetat relatiuis fecuaduin dict, : & ttan(cendentalibus , an édamerchatiuis: (ccánddm effe, & pra dicamcatalibus j&' fi hs competit;num competat fundam£.' taliter (olaiya& poriusetdam formaliter; Tata; hic hot. 2; quem fequun üt Caiet. ' Coniplat. Didic. Saar. Ruu.Smigl.Sca s lij, docct conucuire rélatjuis canti fe«' cüdü dici(de hism.exéplifkat Arift. )sim ' eifcabfolutum; cyirspórtatvt fcientia fe ' condum eIfe à [ j contrariatur ignorantiz) (ed fecundum : télatic ^ » quam i j T A dicic * ad (cibilejnóa diicitur hàbere contrariü .' "hanc propttétatea éc ad -101 m AL j extendunt aliqua relatiaà fecundum effe , qua A- citt. ro, Mecvó.imcef exempla concaacio ' ram,non foluài vit um, & virtatem enu- ' wizrauity fed eriam axqualitatem, & inar qualitate, fiinilitudinem ,& diffimilitue ' dráéim , :jüz fant relations haius przedi- ' €'heati ; 4áddunt tartien nos formaliter ' (cdtahtüi cónc faddamemd contrarieta- ' teivhis relatiuis aceidere y v& fimiles & ' diffidiile comttartà dicuatur ; quia fupee ^ qualitatcs cóntéácias funduncuc,ita Scot, : q:46. priediéaus. feqüuntut Tolet, ' Artic; Manu hic ei. ás D. dew 3$. ^ «de celdt: Albecnammoa-Sunplic Bo« 1 e Loiinienfi:& tos criam dedunus j v$ 1 cóm nuda t; p.-Intbit; loci cit! ^ ^ ^? /476 'Scd quaavuis ita tb: dacuerimus y 1 tü vt ctità Tyrónibus ofteaderemus vid y' 1 nsc itàtiabioitio ics memet ; b 1$vós dcc reeremasyrav quia comune : 7 n silia opio valdc probabilis eft: »:&' ! Sébto cónfémanea loc«ciGadd»mus ramé ^ nahc adliuc forcé probabilias eiie coas ólutumi,quodimportat, . arárietacéis proprram competere — AN "dam relatígis fecundum cfse , etiam for- taliter fecandum efse relatiuum , ita vi- detur cxprefse docuifse Do&. 1«d.5..7. T. & 2.d.15. q.vn. L. vbi diftinguit tres relationum rcalium fecüdi modi fpecies, quadam important dependentiam efsen- talem , vtcau(z ad caufatum , alia funt rclationcsoriginis (inetali dependeatia , vt paternitas, & filiatio in diumis; alig tà dem important dependentiam tantum accidentale, vt mou£s,& motum ; fubdit dcinde relationcs tertij generis non repu gnare in codem fübie&o , ficut repugnat al:edo , & nigredo , bené tamen rclatio- nes primi, & tecundi generis, quia idem | nó poteít caufarce,neq; produccre feipsü: vnde tandé concludit relationes aliquas rcpugnare in codem fubicé&to , non ratio- nc ojpolitrionis relatiuz , quia aliqua re- lationcs oppofita potfunt c(se fimul y vt rclauo actiui,& paffiui, mouentis,& mo ti [cd róne dependentia efsentialis, aut . aliqua alia fpeciali ratione » ergo quibuf- iain relationibus, (ccundum cfse conue- nit contrarictas in Scoti fententia , quam , etiam (ccatusett Ocham 1. p.(ue Log.c. . $2.& nuper Aucría q.19. Log. fec. 8. |. 177 Prob. tum au&toritate Arift. 10; Met. 16.iam allata;ncc fufficit dicere cf- f: contraria fandamentaliter,quia eua- Yitas,& inzqualitas in quantitate fandan tur, vbi non datur contratictas ; & diísi« tuiütado, poteit etiam fundari in qua'ita- tibus non contrarijs,vt albuin vt duo , & vt fex di(similia quidem funt,(ed non có» - traria: Tum ctiam rationc, quia ceruum cft inter aliquas relationes efse repugná - tiam circa idem fundamentum, vt patec« nitas,& fiiiatio fimilitudo,ac di(sumilitu do refpe&tu cin(dem , & quidem ita ree pugnant adinuicem, vt noneodem modo pugnent cum alia difpatata relatione, fed omnis talis repugnantia con(tittit oppo fitioncm,vt patebit difp.fe.q. 1. quia op volita (unt, quz circa idé fubie&tum ita inierfe pugnant , vt non aqué pagnéc cü tcttio , cü crgo talis oppoficio in itis re- latronibus non fit cótradidkoria, nec pri- vatíua, vc patet, ncc relariuas cum nó fiot coelatiua, ergo erit coatraria . Nec (uf- ticit dicerc haac conuarietarem non ori- Difput. VIL Dé Pradicam.vefpeui tiex vi ipfarum relationum fed exvifu torum,quz cum nequeant effe in codem fübiecto, conf. irodot & ipfe te lationes incompoffibiles funt. Nó valet tum quia ad contrarictatem relationum vtdictum eft , non (emper c(t neceffaria contrarietas extremorum; tum quia hoc ad fümmum conuincit contrarietatem non ipfis conucn:re primarió, non tamen conuincit contrarietatem illam in ipfas uoq; relationes formaliter non redun- are, . tandem ex ipfa contrariorá dcfinitionc, nam ca funt , quz ab codem fuübiecto (e mutaó expellunt, & ilii vicif- fim infunt,tales aurem fünt fimilitudo , & diffimilitudo refpe&u eiufdem termi- ni;ncquceunt.n.cfTe (imul in eodem fubie Go,poffuntq. eidem fucce(Tiué inefTe, q» ,n.crat alicui (imile, poftea fit diffimile , Upton. po et przcifa contratic. tate formarü ab(olutarum,& quando có- tingit mediantibus formis abíolutis., id . ita fit, vt contrarietas nó folum fit in for, mis abfolatis, fed formaliter etiam in ip-; fis relationib, fcu denominationib. relat». "Obijcies, Tum quia Arift.c. de quant. negat relatiua habcre contratietatem , qj probar;quia fi magnum , & paruum func contraria, idem (frmul contraria fufcipees ; ret,nam idem fimul cft magnum,& par- , v rcfpe&u dincríorü ; & cap. ad aliquid. ditm ait relatiqa habere contrariü, exem- plificat folum de relatiuis (ecundum di- ci. Tum quia forme contrariz actiuz. (e cxpellunt ab codem (übie&to ; v: conftat de calore , & frigore in aqua , at non ita fc expellunt (imilitudo, & di (fimilituio , edam refpeé&tu eiufdem termini , ab co- dem (ubiecto . Tum quia contraria rc« fpiciant (ubie&um,circa quod hibé& fic- ri at relationes nonrefpiciunt fübiectü, fed terminum. Tum randem, quia vt. ait Caiet, tanc ad rclationem daretur per fe, motus, vbi «n. eft contrarietas, 101 potc(d €(fe per fe motusex f. l^hyf. 178: Reip.Arif.ibi ncgare voluiffe ree, latiua effe cotratia rónc oppofitionis. ree; latiug precise , quod vtiq; verü cít , quia vt ex Scoto diximus, quz dam relationes oppofiue potfünt cflc ti mul , vc relatio ; aétiui , & pa(liui, mouentis; & E - ' Li SPET . idi. pm " . PRA (— Dua. XL'Déaffllionilurrelaiurim- $t ratio, q ibi fubdit Arift.de magno,& paruo refpe&a diuerforum , nihil cóclu- dat;quia in hoc fen(à neq; (cictia,& igno rantia re(peétu diuerfarum conclufioná fant contraria,vndé Auer(a ait Arift. ibi arguere ad hominem ; quamuisauté cap. de rclat. de folis rclatiuis fecundum dici exemplificet, nom tamen alia excludit , vndé 10. Mcet.16. ctiam de rel«tiuis fe- cundum efTe exemplificat. Ad 2. non cft neceífc formas cótrarias a&tiué fe expel- ani abcodem foiano: nam s fecunda tates , quz habent proprié contra- ria; vt albedo , & nigredo , non fe ex pel- lant in generc cau(z cflicientis: , fed for- malis, quod fufficit. Ad. 3.neg; min. cum: .m. relatio fit ratio referendi (ubiectum ad terminum; dicit ordinem ad vtrumq; Ad 4. alia eft concrarictas, quam Arift. $. Phyl. exigit ad motum , ab ca  dequa .hic loquimur ; nam per contrarictaté ad motum requifitam intelligit Arift.ibi di- füantiam term;norüsmotus, quá nonnifi temporc pót mobile pertran(ice, vndé ad . Quantitatem ponit motüm, & tamen ne- gatcontratietató, de qua hic eft (ermo ; non ergo cx ifta cóttarietace infi mo tusy(ed cx illa Accedit seq;nos, neq ; Ari - fiot. ncgare motum ad relationem quo - modocunq; (ed motü per (e prim , quia , nonacquiritur propria acquifitione , (ed refültat ad pofitionem alterius. 179 Secüdo altera affe&tio.(. (afcipere magis,& minus folct comuniter. explica ri, quod quibuldam conueniat celationi- bus;non focmaliter (ecandá fey fed canc rónc fundamenti y aliquis ,n. dicitut ma- gis vel minus tiailis aceri (ecádam quo. magis , vcl minus participat qualitate illi conuücniente , atq;ita€r nosexplicaui. mus in Intt. vt magis Tyronü capacita- tiinclinaccinar . Verum (6 res ferius per- pendatur , probabile cft qua(di relatio-. ncspotle magis; & minus (ufcipere ,2uià ierlaisentirauibus , & nonin fundamen- tis tamtüsvtcx profeito docuit Mat. pa. fu 3 1. füpet przdicam. ep ét (cncire. v.de: tat Tatar«citsdum in finc not. 2« conclu- dic uod reltionon fufcipit primo ma- gis X m imus, licét per (c hoc median- Ww iuo fundamento, quibus verbis fi 5nifi- Logicae 471 NNI. A: 713 cat hanc affe&ioné etiam per fe in. ip(as redundare CREE DO dape nd citer à fundamentis , vt de contrarietate dicc- bamus , Prob. antem róne à priori ;quia reazdamem.s in* iuifibili , vt qualitas ; duplum , & tri- phum;que fundantur in quantitate n minara;qua proindé y vt minimum variae ta y ftatim concidunt relationes illas;aliaz tamen non confi tunt in indiuifibili » fed liabent latitudinem,vt notat Tatar.cit.&c tales praefertim funt inzqualitas,& diffi militudogquia hzc dicuntur, cam alter. extremum deficit ab illa ind:uifibili men. fata ; inqua fundater aequalitas ; & fimi - litrdocum ergo hic deíc&usnon con(iz — ftat inindiwifibilt, fed po(Iit mag s,& mt. nus crefcere , idé pariter eft. a(sercáüi de inzqualitatey& diffimilitudine,quz fun- ditur 1n eo;vbi nota,quod per talé defe éü nó intelligimus purá tegationé , fed quátitaté;aut qualitatem illam indetermi — natam,inquatalismegatioreperitur. — — 180 Refp.Cóplat.Aucrfa, Amic.X alij affim«cum Fonfec. $. Met. cap. 1$.q«$« ec. 2. rclationesomnesconfiftere in in« — diui(ibili, ac proindé quando augetur s vcl minsitut quantitas,vel qualitas , non. augeri , aut minui relationes., fed variae ri , itaut priores deperdantur » & acquie rantur alie, yndé c(lo quantitas , & quae liras;in quibus fandantur, babeant latiture. dcm cendi poffunt intendi, & re mitti , non tamen quatenus fandant rela- tiones,quia vt fic babent rónem quand& indiuifibilitatis « H«c tainen folotio fa« ciliter, & fol.dé impugnatur,primó quia hoc intere(t,vt dicebamus, inter zquali« tatem, & nz 21litarei,quod illa in in^ diuifibili fandaciryaó 1a, quia hzc. fan-- datar jy quancarate , vt deficit ab. indíui* fib.li menfara,in qna illa fundabates, tà lis utem quantas hibet latigudiné, quia. uzcun; deügnetur y e(b digifibils, & ufficiensad fandandam nz qualitatem , Deindà «in dao calores (ant. fimiles in 1éiiuà , (hauc ac alter incipit remit » iri« ciii quoq; difimilis fir; ira quod part palfu procedant reni (lio, & difhimiiitu-do,& cü rcinitfio fiat in téporo; €t inte- porc acquiri debet relatio dilinilitudie Hhb B5,  4minueHlinc támen nón (cquitürad co z E rene? e M ors rote d Sic ^ "fofcipere 1$; "a Edere vira (édemedar 25 itam indeter FRE 0 Dif Dr Pedido pin: 62 ffi5:, ac^ proide fuo modo debct habeta Fiieediné gvadiualc, vel fi dicatur. aequi« tiimigtlanti jcam diffimilz Lm foto moth ,dcbebentadmittiphira anlás eia immediata , eteo huiafmodi.relatio- nes; qua habeotlacitudinens irt fündamés *ró;liabent ét tatitudinem ín fe tib cortés fpondentem,itaqued.iokcà-inrenfionemy. & remi(Donenilltusyetiamipfe infe in^ fendaptür ya€ temitartur y ita'etiam de 3&e'qnalitate difederíc Tatar. cit. dum ait: fundartrquamitsce indeterminata: , -&. ad eius vat iatiotim (écanduar maioritae t&f; vel mitióritaremvariati ; non quidé Creech: ,ob ónen in & Ct militacimangumern- nénto ; fed diuifibiliter., à tra 2i5,8c ininms, uifiad (0o viriacióné dlcétids ta tora Tat-loc. City vbi étiam obferüat jqmod'cü dicimus re- Aatíoric «vi pofle infemagisy& mb sefafciperég fed dependenrer à funda4 nteitisihóonondebet intelhgtiraut feay pecTicopus f.iadánsenaimyim fe (aferpes Fé iiais, && vriiiitis , A vabiari eadé prova füs:van attóne 5 qua variatürcelatio farr- dád$, dift quaneitastiondufc ipit nis p ate fiae cimeirinetqinlitasfaper cà fira füfcipit-y SCimicxemplozallato de dàbb3icsforibus'in mifi one fimilibus dü&? alter vemittitar ereftic ., & inten diaíteltiTstitido;on .h.dici debet misi Md dià hac ponitu£ con(re fiereiamidioi bili ;- vnd? obprimam cas fumjinqiicTdtafád o6,q104 relatio (dr foipiát másis,.& minus ynomfemper rea quiri,g» fundamentum:eiasfafcipratmaz gis, & imnimis; (éd'(ufficit squad. (ufcipiat maius, & minus; & obrfccundanra t., :g aliqnando relatiautir(atcipit magis; quà do cius fürtlamentum füfcip;icminus:, &- € contr, ita vt felatio'fa(cipiavmagiss & minus foffici in £üdaméto qualiicüg; NMactario, & muratio; &- hane opinióifem: "femütap Smig ccihie difp.-190:q«p €$4- térum efto iai ualiras y.& diffimilikndms habeant latitudinem quandath-, & forgé . esi& imilitado, quia dum: duo calores pac zi pa (Tu imtendurftuc y: crefcit etiam prz pextionaliter finrilitudonrer illosrztamé intet if itatem, &c di (fimilitudineme hoc vev(atur difcrimen y quod inzqaelie tas proyrié loquendo nom (üfcipirtmagis;s & inus; ratió eft ; quia citrláttado fai fündatmenti wort (it fecundam partes imo tenfionis (ed-extenfionis rantum ; confeé h rares pem 0 win redutx at inJp(nr itzequatitatem ; nequit effa- nifi ciufdent rationis; .f.extenfionis; bom intenfionis;vndé'e awsmentos vel decre: miegtoxquatiratis refulcat proprie loque do daiorsvcl miniotina'qualiras, non ma: . ji A Utrrm m ytnorauímus: cüs Jélphiao r. :Quod'eo;vel maxime. dicendum eft: quia vt dix imus dilige art. vlt. füfcipece tagis , & minus |i* proprietas qualitatisfic adatquatay folicompetat, & mon alijs vifi'dcpendézt tét dlrez,vndé riam poteit conuenire rela: tionibus,ai fria ipfafaridads.-—^ « ^^*2p | 362^ Téttio cirea tertia affe&tlonéaitie quidaay xélatiuorum 'conutitentiam di cere/matuam depem4eémiamynim-relacisa ut abalio er celacionenr rcalea juvtcóst quopeie fan datimatdyideofolisrezt - iis mutuiscortueriire: & fecundanr cf: fe;nomautemecelitiais fecutidutw dicitar inmtit Mafius Bic (céicr 9: Greg vero 14h 18:9. rz ex lacamutda relatiuotü cóc uerteriz corenditfempet;.&c in omni ter? mino: celátionis: inueniri" alia mutuama relation realé,& oia'extream effe corre: liriux; ac omnes relationes e(fe matuas. 7: 3 i Veráürcóisoiuursc(us eft bic e(fe-atz fe&iontrotbus relacimscócmymtntuis,. 8o nó (mutuis,st'effe; &c sm: dici yc €6fi fte ré5nóin mcn relacione reali: fibi inaicer cortefpondente, fed1anmm io mutaa de nominatione , n fumatur ex relattone reali;ide'raxonis; Flocrotum dedacieur: et ipfo-Ac&progretía:, tii quia intetaliz exéplaiilluLét addacit de tciécia, & (cibis liytumquia pec huiufmodi conuacrcentiá:yr & xveciptocatione docere volait mutuas denominatiónes -relataias.,, quz. poffunt: exerceri ci parte vpriu/que exicoroi, Zion —- acdiftin&as relationes (cd quàd vn di- catur- inordinc ad alind, liuc bic ordo 6c rcalis; Gucsón:s y vt fi dicimus Dominus ferurdominus , valcat euià dicere fcruus domini-ferous j' (cd huiu(modi denomi- natiófics cxerceri valent 5 ctiamíisclauo fitxealis ex parte ynius. extremi tantum , poterit zn. ficri cóuertentia fumendo tcr. tbimum fub relatione róais y vcl fub deno- minatione relatiua ex. terminatione rela - tione dcfumpta, hoc .n. velillomodo sc- na comparantur adinuicem , vt correlatiua, quare non benc ex hoc intu- licGreg.o€s relationes effe mutuas , & vant dene realitex cocrelaciua , ia hac ictas magis - pertinet ad Sibdemicrjarndi de eelatinnibi, 1$ quàm ad vem & ad modit a(figaandi exucma oájum; quatenus cotrclátaua funt «por. actatr jvédocct Ariftintcex conuenicn- iios hominis (ckulisy nonconucnienter a(» digux j vtrité poffit: conaertcre: ve; ergo fiat corucniens; acidonea itio pro presen ppem ies s cort Betveramq;éxtremum fub-uomine cela: tino, Sdingerc tiominayái.nop ad(vat, fic «n. aífignata , Ícmpev vsrumquc extrem i aqnutuo dicciur ad aliud 4. Ex «juo deduci- tür Tianc:prapr;etatem competere: om xis S [olis celativis quicquid hic di» &aht Soto &iVeracruciusquadft; 5. c4 Ac obijcics; diciad conuertenzia e etie fimul: natara: vel fak«maliudin- fextjae velariaa non; mota nó (unc fimul nee A va comen ades P itidé^é contra videtur -ctiam.compce- teiedenorinatiuis, nam album dicjuur àl :«bedinealbüm,& albedoalbi albedo. lojo fübiectum, & paílio, & quzdam propo- fitioncs folent! dici ad connertentiam ; weh folis telatinis | |.) diefquadi1..q» rclatiua non. mutua funt ipfa queque-faul natura, vc fubftancde- tiomimárioni relatiux (ecundü qua dicun tor ad conuertentia. Ad 1.ncg.atfumpud, "jüra coBuer entia eft imucua denoauna- uo róne alicuius habitudinis , denomina iio aüt non fc1ónc h;bitudinis muuiz tpud Z Qu AWSCMRTVILHMT-EEENEICU * , -— - * 1 Wt d XE Deaffetllonibus Rt rds. - ' éodinomnibusreperiri woluerit veras, Adaliud bene.diftipguunt Patilienf. 9» pee i n c rrr a Conacrtentiam , prima «n. cft próprictas rcrum. vcl terminorum ánter féaqualis vnucríalitatis  alcerà e(t propolitionuai; qua vna vettitur in aliam mutata; vel fer- Auataquantitate: iuxta rcgulis Suminuli- die: tcrtia tandem cit mutua denoinj: mato ratione alicuius habirudunis s 'qu folum conuenit rclatiuis « M ic. 2384 Quarta ,aciníigats celatiuócit affe&tio ctt cfsc fimul naura.1.(igiul nac rali exitlentia ,-ita quód vno exiftente aliud etiam exittecc (t peceffe, ica expli cui ip(cmct Art. intexu, vnde fubdit; qp polica (c ponunt , àc perempta fe peri snutit ». oam (i Pater ctt, filius cfl, e cO- uaycapiendo patremsx t.linmn,noo quidd pro:dcuomumato , fcu. pro cüticatibus ab- Folucis » fed foraaliiec quoad plas dcnoz siinationcsrelacuas , oq in hocfeatü pa- ter naci pao (iode üuLo aracua £0;& gcnus ca Pese muis.n. quo» tili elg ub(iitend; dou nrbt conuzrzantur » eonacqrünz 19r. «amen, quatenus lübflant (ceüdis in; térianibus,& relationibus ronis scnerci- tati$ ac Ípecicitatis ; imuib inhoc fenfu prias natura età imn] naruta éum fuo po - fterioti ;non quód ces, quz elt ptioc, & re$,qua-€it: potterior natura , ot ficut patütay lioc 4n. manifetlé implicat ;. fed quia-relarioncs iplz prioritaus, & poftc- .- tyotitatis (nz fímulnaurra, vnde forma- Iter loquendo, voum pon dicetur. prius quoafque aliud dicatur None bailes nis, &&ficquoad has dengminarignes tc- Jutiussdiqumprs mel agtura s He spofsibile.eft, vtidem: dicatur prius alio , A timul nauta cum co cum, prioritas , & fimülras Got oppolita.? Reip. Dod q27. pradicame Jed clatjujyiS gleganglo 4:d.13«q: 1 T» nen c(lc, incoriucaiens p polita de codem ptadicari , dicada not €odé modo... vou quidditari S aliad de- nominatiné:o2m hoc modo folemus er vnü oppofitum pra dicari de alioyvt cone dtacinintentionibus logicalibusy/ato ad. ^ tcar cur non inconucpicít, quia lic ao faluatur vera oppofiuo , ci (c ditforqy modus: pozdicauonis, 3be AUC, CELL An Hhh 2 ' jo. propofito, ape cum dicimus prés, vt relatinum cft , cífe fimul natura cum po- ftctiori, priorits predicatur quidditati- ué, fimultas denominatiud, eft prius wt quid,eft(imul,vtmodus. — ^ - 185 Porró ad huias affe&ionis exa- Cà cogn.tioné tria pun&a funt hic exa- minanda ; Primum eft, quomodo fitex- plicanda hzc naturalis relatiuor(i fimul- tas. Solct paffim explicari per duas códi- tiones , quas colligunt ex Arift. in poft- pracd.c.5 vna cft, cp alter cum altero có- uettatur in fobfiftedi cofequetia ; alia eft, qp neutri fit caufaalterias his n. obfer- uatis conditionibusilla duo vere, & prie dicuntur fimul natura. Verum fi lo- quamur de illa fimultate natur poftprz icamentali , fatemor bene conftitui per - illas duas cóoditiones, fed certé illa (imul- ta5, eftó conueniat rclatiuis , non tamen poteft eorum dici proprietas , nam alijs etiam cópetit vt duabus differenujs idem jus condiuidentibus;ibi.n. concurrunt ille du:z conditiones, nà vnainfert aliá ; ncc vna eft caufa akteríus , & idé dici po- teft dc flcbili, & rifibili in homine. Dicé- dum ergo cft , timultatem rclatiuorü talé e(Te debere, vt fe mucuó inferant ia. cxi- flendo, non vtcunque; (ed ex róne for» mali proptia , nonautemex rónc alicuius tettij, inquo vniuntar , vt eft de duabas diffcrentijs idem genus condiuidentibus , nam cx ratione formali propria vna non exigit aliam/led cantum ex ratione gene- tis , quod diuidunt ; ita hanc rclatiuorum fimuftatcm explicat Do&or 1.d.28. q. 5. T. dic&s,g relatiua efle (imal natura idem cfl, qj vnumabf(q; alio ab intrinfeco inc . cóntfadi&tionc exifterenon poffe, quia fivüum abfque alio poffet effe ; iam dicc- ,' retur ad fe , nec relatiü eset , vridc patet | rome fic explicatá cx intrinfcca retatiuótum natura, quatenus taliayorizi- ficti habere, nec alijs competere pote . ' 186 Alterum difficultatis puncti con- fitit in explicanda radiceneceffitatis hu- ins connexionis ; Qaidamopinancut fun- dari in maütua rclatiuorum ia, putánt .n. vnum correlatiuum iccà. finc alio exifterenon poffe , quia voum exigit alteram;vt terminum; qua opinio fuada- Difp. VIII. De Pradicamentis Ae[peéliuis, — tar inco, q» relationis terminus formalis fit alia corrclatio, & nó potius abfolutü » in quo fundatuc. At hoc fuse impugna- uimus fupra q.6.art.3. vbi etiam o (tendi- mas, depeadentia tollit fimultatem na« türz, non autcm ponit ,& ideó cum rela- tio dependeat à termino, non poteft effe fimul natura cum ipfo. Dicendd crgo eft; ex dictis ibid. przíertim in fol.ad 4.hanc ncce(Titaté fundati in cócomitantia cau- farum concurrentium ad vtramque rcla- tioné, quz funt cerminas,& fundamétü, nam cum fundamentum formale vnius fit terminus formalis alterius, & é cótra, cü in vno extremo rcfültat vna relatio , de- bet illicó in altero in(urgere oppofita cor relatio, quia wtrobiq; ponitur terminus , & fündamentü vtriu(que relationis , his autem pofitis neccífarió infurgit relatio, ita fignificat Do&or 1.d.50.q. 2. (ub G, Demü de hac proprietate dubitatur , an Conueniat omnibus rclatiuis, etiam no mutuis; Arift. exprimit in textu non con- uenirc,quia ablato (enfibili,& fcibili,vti- que: aufertur fenfus, & (cientia , at non € contra, ceni extant obic&a fcibilia, n quorü a&u : mcn son obítante , quamplures hanc af- fc&tionem extendunt ad oía prorfus re« latiua , fi ener (umantur , vt v.g. J ucin vel vtrüquce in potétiay fic i ae fimul natura, rirdoel Íe ia- fcrunt, nempe fcientia in a&u (citum, &c econtra, (cientia in potentia fcibile , & d contra; Arift, antemoppofitum docuit, quia nó vniformiterexcema affignauit , nàm, €x vna partc accepit fcientiam , &c fenum in actu pro a&uali cognitione, & fen(atione,& ex altera (cibile , & fenibi- le in potentia;quod .f. poteít (cirijpotc(t. fentiti , ita Caict, bic Soto. Tolet. Maí. Vetactux. Aucría citátes Barl. Simplic, Porph. Boct. Amon.& alios Aritt. Expo- fitorcs. Coetcrum: quamuis tota illa do- €trina vera hity& nobis grauffima, vt có- ftat ex ditis q.pra.ced. arc.2. 1r cx pl.ca- tionc tercij modi rclatiuorum , tamen fi bancrelat;iuorü (i multatem accipere vce limus fecundü exittentiam,vt folct coms muniter umi, & re vcra (amic Arjli, faz n€ inhoc fcníu ncquit competere Quis us la datur (cientia. Hocta- - s^ again C Quafi: XI-Deafétlinibu: elitum. — 717 K carprartantes nce can vniformi- iparatis, quia (zpe cxiftit vnum , Aen exit 2nd vr conflat de (cien- «tia detofain hyeme ; (Quare ex vnifot- miaf(fignatione folü concludi pót fimul. tas quoad: denominationem rclatiuam , - quia ficalfignata feinuicem: inícrunt re- ; latiné non tamen femper iquoad realem . eXiftenitiam y.at fimukas quoad. denomi - : nationem relatiuá porius (gc6tat ad pre - i«€edentem próprictatem , Verum eít ia. . men, quod fi naturalis (rmoltas accipia- . tür pro quadam naturali icxigentia, quam vnum rcjatiumm habet. alteriusvvniformiterfümptisuamcaufav.inpoteritiaexigitcffcctibinporentias&:cau(ainaQtucf"m1na&uj(icratucalis:fimultas.eft»€ommunisromnibus:relatiniswnitormitct(umptis,neepertinctadpraecedentemproprictatctnjquiareveraArilt.nontantumcontiertirtelatiuavniformiterfum.prasledctiamdiffotmiter,inquit.n.fcientia[cibilisfaientia,&(cibilefcientia(cibiles&accipitfcientiamina&u;.&(ciiempénebdhytpatetexcontextu.16g:guulcogmtione,cdefintuionecftdifhi.«ultasquomodgo intelligi debeat , quam- plures ,n« ita cx plicant , qüod ficut cx vi quce nigfugt imul formaliter & quoad deno minationesceladias, ita peritiam figni- ficauit Arift fimulraneam üxelligentiá , quoad .effe telatium: vtriufi« excremi y Ataur ficut exi (tere nequit Pater, vt:fic; nifi filius exiftat yita cognofci.nequeac: pa Aer in rationc pacis, nifi cogoófcatur fi- liusin tatione filsj.vádé inferunt vnürc- Jaguum debere: dfi aitiner alterum, eo . quia Aril.ait; 6 definitéicognofcitarvnü  &elagiuorum, dc finite é& debere eognofci Akgrum; it uadunc Thomiftat pa(Tim: ) ... .Baeimus tamtn,non fic bene explica» 1 hanc propíictratea, quafi relatio pater nitausdiítncté attingi nequeat fine co -gnitione relationis oppo fitarim filios néc pater definii-queae. , mifi in.dcfinitione aifumatur filiasvt filias Probatur ; quia rclatioy vt relatio rcipicitteravnum , 1c]a: iuam fuflicienter explicatur ; vi 16 sum exprimitur órdo eius ad iyu ter- ET logicae $ proprietatis cxtrema-rclatio - - minium sat relatio refpicit cermint quo- ad cutitatem abfolütati', & hzc przcise eft ratio tetmiiandi quamicá; relatione, vt dictum eft q.6.art.5.ergo vt cognofta tur relatio , faflicit cognitio abfoluti , in 9 tédit, etiam ignorata rélatione motaa in alio cxtremo-,: Et vcaliquid defiaiatur zjn cffe relatiui, füfficit affumcre entitaré abfolóluram correlátiui, non veró ipfum * €ortelatiuum vt fic quia exa&a relatio- "mis cognitio dependet a fundamento ; & termino, nec alterius cognitio neccffaria eft; Qaod eriam probatát ex Scoto r. d. 30.$. re red igitur'ad queft. quia (1 - pater deBinaatur pet filitim dicendo pa- | Ferteftygtd babet filium cim loco nomf -nisin definitione pofiti liccat ponere: » 'faamdefinitionem ex Topicis', loco; liceb:t ponere dcfinirione eigs dicendo , : pater eft, qui genuiteum , qui habct. pa- " trémyin qua dcfinitione.przter nvgario- nem , & quàd ignotum per zqué ignorü define dion regulas bonz dcEnitio- his,quz debertradi per priora ,& nouio- ' rà, committitur vitiofus circulus ab A« ;&wcaquintà. proptietaté effe.(j-. fit.damhatus 5. Met.c. r5. illisverbis no 2 ait intelle(lus ad illud; cuius intelle- us soia e gh xfi Sce bis effet dicii , - quare non vult sazclle&tum.tefininari ad intelligibile,quatenus intell igibile.i.quo- ad denomitiationeny relatiuam c105,3uia alioqui idem bis diceretub, & idem expli :€aretur per idóm,népé intelligibile eft cuigs cft intelle&us, & intellc&us cft.c- -ias,cuius eft iotelle&us; qua foret inuti- lis repetitios& ita eflet in propofito,nam fi pater definitur per fili, & rur(üs fi. lius per pattema primo ad:vltimum «cer definite perfemetipfum . ^^^ : 288. [nveoiginir sé(a.liec affe&tio i Tigéda eft;quem tradit Licher. 1.d. 30. Ue n (obad s. Soeftaicquod.f.cum fondd- mentüm,& cerchíinus cognita ncó pariant cogaitionemeclationi$ ; extééma euiafcun;. relationis cognita: necelfiri parient cognitionem vtriuc.]« relacionis isutud ;vc v.gicognitio paternitas depé ; det.a fündameniieognitionci pate, & abfojuti i& filio;igitur definit cés patrem dcfinité cognofcit rcm y quaclt pavery& remque cít filius,& quia funda Hhh 3 mem xDifp.VAT; De "Pradicam-vCliuis. .amentü , & term inus fuot caufz Acre na- -: qu tamén 6on pof - turales, fequiturquodres »qna.cft pater, , extra intellectum, &ressquz cft filius, cansar neceffarid «o-. funt labeicondineni an rone ! qaem relationum. patetnitatis ,(«& . filiationis; & hoc e(t » quod comtsuniter . dicunt Recentiores nobilcumcentientes, . mhem - deftruere prioris, &c quod cognitio relarionjs.non pepdet.for- . maliter à coguitiope correlatipnis » fed . tántum concomitanter , anarends dü.«o- enofcitar terminus. formalis y; fimul co- «gnoícitur gorrelatio indc telultás. In boc ; €odem (fcnfu ioteJligitur , qnod definire cognofcens patrem y. dcfinité.cogno(cet -& fliü ;& quia. tota zelationis Cognitio .:ex exiremorum nouria dependet, binerc . € inert Acilt.. quód fi indetermipaté , , &in vniucrfalicogoofcatur pater, inde- ig minaté.ctiás & in vniuerfali cegnofci- . il . 'uüt.id, cnius cft patefs &. fj determinate -.«ognofcaiuryquod 4. c( talis pater ,deter- -apipaté ctiàm. cognofci dcbebir .tezmi- ; nus... quad-talis-hlij e(t pater j vnde rc . vera Acift]y. definire fnmpfit pro detey- aninatà,& idco ex. bocmale iaferuntali- .qniyquod vnü zelativum pcr aliud defmri dcbeat..Et quando eriam fic:dicetet A- rift, inquit Tatar. €. de fpecie , & hié ir qradicam.relat«not. 4«exponidcbcce: in fenfu materialtquod. rejatiuuin detini- Xi dcbet per. correlatingmn d yet fonda- mentum fuicorftlatini ; ita»n«-Aril ipfe folct relatiga dcfinirespam r.Pol. c 3.dc- Aiit feruum;bompy, quiettalterius iufis &non pex ordinem ad-dominur, vr os- maliter coreclatiuoty.i & patrem; quige- ;muit viuens fimile innaura; & 5. Mec c. p qst stro s qnorum ——— £ft ma,2qualia; quoraprquantitascft €- ma , & huncmodum dcftoiendi telotmac epo Au&oresextrascho- Jam D. Tho. quid mehor earurrí part gm "Scoto dcfenduntrelationern terminar ad abíolutum; illumq; docct Doct paff fi.26.& 18.9.5.& d.30«0635 «A 43^ 7 "189. Obijc. fà relatiaa (unt. fsoju) c9- gnitioneyergo vn& nequit effe prius origi- tc alio;quod eft falsíquia patet eft prior erigineého, cá (imaltate.m. natarz.flat guioritas originis c1 Scoto 1.d,28.9.5« F. vic in 4-d.15. q- 15. con(ej.prab. quia ali- ja poísunt habere ordipé in intclledig , rue & & «£A -spo nullum poffünt haberc. ordinem extraántellectum; quia.hzc (imaltas vcloti ma- xima vidctut omhem à parte rei ordinem i ioris ; Deindc :- qrobatur vnü- tclatiuam debere definiri . per alterüznàá ita docet Ari(ti6. Top;ca. - & Porplic.de fpecie ; & cértéinperío didjnisque süt relatinz,id nó videtur.po( fe negaticü ibi zelationes otiginis.tetmi- - nétur ad correlatiuums vt fic; nó ad abío- - lutaim,vt conceffum etl q:6; art;3 ad 3. :ez Ad s; negat DoGt.cit.4.d.13.q. 1. Sx6- : ferjad-prób. inquit;quod efle 6i mulia in- :telic&tu poteft: intelirgi dupliciter, vel:ty illa fimultas determinec actum intelligen "dit: — aper obie&a;vel qu — -Anecip icótasqua intelligantur; ve aliter (& recidit iridem) oma f -dicerc:modum obieGtorum, vc intellige. -türgfeuvt.comparastur ad a&tumrintelli- gendi, vcl modum ipforum fecandum fe, rimo modo;propofitio eft falfa, qua: süc Mnitis auxelleóta ,-àcc. quia euatrtum. €üm]zoportear ca cormiclliginort propier hoc tollitur aliquid, juod conüenit'cis:fe. cundamt:; Dices; vt (ub pnt -nibns. intelliguntur, :hapem frmukatert oronimodam.iw intellecta ,.cr&0 nallaitz otdinem Ref(p.. Doct. proprie rationes cor habent queridam ordinem ínter. fe:, &- tamen ipfavthabéria ori labenc .&iam/funulcátem ;f,-per comparationem adattumimtelligendi ; (ic Deusvnico a- &u fimel ,& femel imelligic (abiectum , -& paflionem;cficGtum ,& caufa a «lo prioricaterm maturz » qua intcr ipfa. Sresíatoc cx natura rei, cum imoellgat res, ificmi funt s ifaut fimiitas fe tenet €x parce actus ; ordo cx parte.cerum cognitarum y cc vaum-3 iraliadz 5 € 15:390 Ad x.conftat exdi&is, qüo ill auctoritates fimt explicanda ;ad rationé :ieductam ex relauionib.diuinis multa fo- lentatffeite WA ecentiores4 nos dicimuosob xam rationem poffe probabiliter teneri, xjuod relatimum potcttdefinici per fuam 4otrelatimumy hoc. .. tenuit. D'oGt. qv rf. "Vaiucr£ ip olad penuk-& pin. Queft. Xi: Dé elliimis fex TrédicaiieAsfI. — 719- ad a. ptinc.i&c velut probabile defendunt. . infigacssScotiftz Mautit. q;cit V niuerf. Zen».q« Met. qag:$. Troprer tertium: ;: yerj-dictdii feciidoyBarg.1.d.30.$. Hoc. etiam: w generalius;lmmo Do&t. locicit. fólui ex profcTozationem fape- : riusadductam:pro. partc oppofira dicens . hereirenenerims CA Het i 4i cem uid-ingreditur-dcfmitionem ; fit prius. ': notius definito ; fed tantum inabíolu :: adiacentia.alicnius exuin(eci: de(uapto, - fed in huius affi enatione non conucniü ts, . Aliqui folenr ea confliructe in mera dc- -. nominatione extrin(cca taut nihil reale dicant prater formas abí(olatas à quibus . tales: fümuntur- inationcs y. vade "Vbis. g nibil aliud eft , quam der natio illaextrinícca qua prouenit (ub- flant:z.à fipcrüciecontinére Quando à . tempore inéiicantes habitusà vctle adia- tisy& loco» nominis-im definitiobepofiti. centes Kc . viburtor-D; T h. 5. Phy lecte : licer.dcfiriitionem eias.ponctesquandaril.- $.& $. Mer. lect.o. (cqnütur Heeru quol, lud'ponitut in definitione j:tauquarh pars J. 1 44-9: Lauell. piiNlct. q«23- Scoto in definitionis intrinfeca , & nom tanquam .: cap..Mafibidei qp 1«Sonc, 5 ;Met.3.49» - met&. xiinftcos vt efti pro« » & 41; J0nfcc. g:Mer.cap. 15 7: (e pofito;vnde ceffani oiajlláinconucuien- ; Nigerio ciypiq. 61; Alij concedugt quie ;. tiayqua' indc ánfcrebantur,quam folutio- :.| dem has.focimas pcedicámentales. ceíul- - nem euylum: oo: Mauritiüs j.& ^ tarc in rcbus exaadiaccia alicuius exirin- ocsadbibero Thomíflz.Q uando autem: ; cei y non.tamen 4oJa$ dcaomingationes . ' DoGt.in t4diyo-aivrclariuumoon dcoc» | exrrinfecas ponere , (cd ali3uid reale , in..: rc dcíiniti pev cosrelaziuryfed.per fus: ; cuidas cxpltcatianc poft ea. nó c óueniuat, damentug .cius:; debet intelifgi (inquit. nam: quidam volunt cflezmodos abíolu-. ; Barguis): de'cfimitione!data per: ptius; :: tos;vz Mocifan.difpco. q.va.1o,de-S. Th. - & nocius; & mon de definitione abíoluré;: q.19.arít. 1, Cóplucdi(g.16.4. 1.qui alios : ; quomodoautem beric poffit;exponi uexs :; citanr, A/Jíj.Ravwüteffe paros reí pes ,— tusille s ;Met c.p g« de rütellechu s Sc in«.!: quos vocintiextoinfecus aduenientes, ve :: tcllizibili | «itantrnon -dfficiar;y^y ideame; cos fecernant à-cólarionibus quarti pcrd:-.-. Doctorquoli3.X. ' .»5 i550] r5 1catmenti j quas;appellant;intrin(ecusads 78) AG onn o M» rf »o1 Uefücatcs; ita Scocus, X ScórilLe omnes: - M57 T iy sl P5563 11; ciufüpraq:8: Alij demam virumque «9«- - ope »itimis. (ex Pradicámentis «si 7 iungantatforenres pezíeterre abfolutum.. 1 REM »;cumtefpeQtus vov; g Vbi dicere locum. | ciE in trá&ationédiorü przdicamcn- :^ cud relpcébinad locatdm ; ata-Iauins in. torüjnofiquid res t pari more & fa. | [. q.-Seneralibpro vlc: prardicami, qui con- cillima explicacionis;vtquidaba ainfit ná:i5 tendi hancefle£ententiamompipiIntcr-. | & hax füos rabent tribulós;&:(pinasmon c; pretami Arift Pro refolutiooe quzfici -- minusquá zocdemiajfed quia. ; 292 «Primo flatuciidü cftbecylumaoqnaeaoibcosPhyl.gadioUDofasipreedicaméiafalciuomnia(oladc€üium;dea&tioncfiquide,&pa(z::nomipationccxtrin(ecaf(alüarinecpel|fione)Vbi;&Quaandojagiturin3.:&l4;:(esnccdebere;namvclhocitaintelligiPhy.quamobi€nosquoq;paucishoe!:;tur,vtfitvbumquodqucborumpuradejtiamcxpedíémus»cüdehis ex pro.» nominatio extrin(ecaà fora teali desü- - : urmus it liboPhyagitur prius ja: pta» vel quod tic ipfa forma.tc2!is Vr. 6xe * «Gmünii de ipfis agemus in vno articulg;, c ttrinfecé aliquod deno mi i E de hie de (insulis fihgillatim inálieró,, | «nó primit: quiz denomi natis cxtriploca y Tiles X pop. Nie Lpuiinoninyt Gesnihill reale ponit im (bie cto dene: ARTI € XE N, s. T; ad o cramifiauon, apex bis posdicugenr tO: Quid forimaliter dicant rv Itimiá. fex... Kunvfotmat depominantcs sac irati -: yon. fPreedicamenta, coco oves inuinfece fabie Qty qi ofhsiunc name..; eme er boc ; quod hzc: aliqua oléfunt (ofBicienues rermbimni mos, : pra dicam, confi (uot; io: aliquo. 3 Iii dang (qe filia 3a es : ; ? pdiut 4 queunt jio  Difp.VII.De Prelicim. Refpecliis. 5.7 qücunt conft tui in extrinfecisdenomi- - fatio funt in diuer(is predicamentis , vt - nitioribus. Neq; fecundum, quiaforma — patet de relatiuis fecundum dici denbminis , vt fc tenet cx parte (übic&i 5. manus , caput, pes; crgo &c. Ncc minus - quód intrin(cc? denominat 5 iam füppos- fatisfacitdicere cá. R'ecétioribus vtrüq; nitur e(fcin fuo prz dicamento,vt vifio ;'' imporrariin vecto;quiaocdo, quem for - quatenus atus oculi, eft in predicamen- m borcü przdicametorü dicüt ad aliud, to qualitatissneq;cx hoc, quod aliud cx-. cít de numcro relationum tran(cenden- trinfccé denominat v. g.patierem, inafio | taliá, & in cis c(lentialiter imbibitut , ac. repouitur diftin&o przdicamento, ergo — proinde ex cis fit vnü per fe, vade dicunt hzc pradicansenta non faluantur per fo- * modos horü praedicameotorü effe cífea- las dcnominationcs excinfecas, quomo- — tialirer relatiuos in hoc fen(u,nontamen docunq; explicentur, ) mere relatiuos , quiano (unt tota Secundo nequeunt faluari per modos « do ad alind, vt modi quarti prd m«té abfoluros ex adiacéria alicuius cX- — ti , fed pattimad fe , partim ada trinicciia tebus refultantes ; probatur; - quo diftinguitur relatio tran(cetidentalis quia quantum ad inttinfecam corum ra« . à predicamentali. Non fatisfacit hzc fo tonem dicunt ordiné ad aliquod cxtrin- — lutio ; tumquia ee 3 2.iam probatum fecum, quo ablato dettruantur , nam ab- | eft cx abfoluto reípe&u conceptum lato effc&u, vcl paffo, tollitur a&io;abla — per fe vngmpod eotlelecce »ietiamli re- toloco;& vefte;tollitur Vbij& habitus , ; fpe&us fit tranfcendens ; tum quia falsü crgo nó (ant formae mer abíolutze.2Mtc efthec(exvltimapredicamentarelatio- | ; valct;quod aiuntaliqui, ifta przdicamen | nestranfcendentalesimportare , quia per. ;: ta dependere ab aliquo extrinfeco , non... fe conftituant pratdicamenta diuerfanon . vtà termino , (cd vt à principio, vclfor- :: minas,quá relationes quarti prz dicamerr ma,à qua fumitur denominatto. Ná con- ti , & non minusaccidunt rebus flat «&ionem v.g.refpicerc effe&G, vcl ^illa ; ita.n.accidit Petro effc filiu pa(sá;& ad illá intrinfece ordinari , non. »fimilem , &c. ac e(íc agentem ; nifi tàquam ad rcrmiüà , ficut ordioatur: tem, locatum, &c. paternicasad filium, nà actio alicuius eft 194 Atinquiüt in relatione tráfcéde- aftio , & inaliud tendere debet , vt fit. tali cofiderari debere id, quod proxime , adtio& ctfe&usapud Philofophos pro- | & immediate denominatur ad aliud, non prié dicitür cerminus aCtion:s, vnidépa- — verb ceimoté quia comparatione fubies dct nos rem tám cxploratá probare ; efto. &i remoti ctiam tranícedentalis relatio illos non pudeat id negare ; Videaturdi- | dicetur accidere fübiecto, fic fcientia di- fpat.r1.Phyf.q.3.art 2. quoloci proba- citur cffentialiter referri ad fcibile rela-. ius Vbi nonctie tormamabíolutam, nà . tione tranícedenrali, intelle&us vcrà ac- ille ratioacs procedunt de ceteris iflis | cidentaliter tantüm. , quatenus fibi acci- . fex pridicamentis, & hoc totum docuit dit ipfamet (cienitia |, uz cft . Boct;dé Tiin.dum inquit fepté efe pra - imtediaté relata per relationem tran- dicamenia relatiga,& ja abfoluta. ;.-...—. fcendentalem ; (icin propofito , quamuis , 195: Tertio nó bené cóftituüturexab. :cffe adcntem, patientem;locatum &c.ac-.. foluto:, & refpe&u (imul , nam ha:c duo: cidanc (ubiccto remoto .(. Petro; noa ta- non faciunt concepti per fe vná , qualis:- mcn fubiccto immediate relato y c(Ic dcbet conceptus cuiu(cunq; ptdi- - fotma y (cu modus ipfe a&ionis, patTio- - camenti, Nec iuuat rcfpondere cum qui- nis ; Vbi. &c. hasci tialiter dcmo- buídam Thomiftis , abíolutum importa» .«minantur ad aliud, & funt etientialit r ri inte&o refípectumin obliquo ; me modi rclitiai Hzc tameit (o^ id non impoedic vnitatem conceptus .:. o libilis on e(t,nam4al(um c(t a&tionem, pàtli onem iuuat, quía abfolurum , & refpe&inum . . Vbi, &c. aliquo medo referri, tc .n. ve- ficconmunca non poffunt vnum aliquod .. ra nonfünt tclata,(cd rationes referendi, - x pradicameacur coafutuere ; [cd nece[s.— actio v-gicft (ccandum quam in i Quafl.XIT. De vvliimis fex Preditamenti: — 72x fubijcitur, agcre dicimur, Vbinon refer- — malitas con titui in refpe&ta extrinfccus: tuf ád corpus ambiens ; aut fpatium, fed  adueniente , quatenus ad inülarcius c£- immediate refert rern locatam , & (icde ^ formatur ab intelle&u . alijs,ergo omnesifla forma relatiug st —— In oppot.obijc. 1. quód fint mere de- ita accidentales (übic&tis fuis etiam pro- ^ nominationes extrinfecz ex rcbusaliorá ximis vt forme relatiue quarti przdi-— przedicam. defumptz , nam xa tignifica- camentijatq; idco horfunttranfcendene | uit Autor fex princ.c. 1. infine ; didin- talcs, fed przdicamentales , ficuc ille . pe n. ibi; quz extrinfecas cótinguntyab 195. Quartó igitut dicendá reftat fex — his, qua intrin(ecus (c habent, & illa di-. vltima predicaméta efle purosrefpe&tus, | ftribuit in (ex principia. Refp. Au&toté: & ratio cit, quia in omnibusiftisaliquid | fex princ. ideo hzc vltima fex pradicam. repcritur pertinens ad alia przdicamen- —appellatfe formas extrinfccas , quia func ta, néc ab illis inueniuntur diftin&a , nifi . relationes extcinfecus aducniétcsy vt ait per fuperadditamrelationemsergo refpe-— Do&t. quol.r t. R. nio autem quía impoz | &us erit formalistó conftitutiua corum, tent (olas denominstioncs extrinfecas . » cü fit difin&iua; prob. affumsptü difcur- ^ Vcl dicatur, resab his pre dicamétis pof- rendo per fingula ,.nam actio , & paffio fc denominari tti intrinfece , cum extrins dicunt candem formam fluentem , qua. fcc, intrinfccé quidem à modisip(isin- : eft.inaliogenere,& diftinguunturab ca, — hzerétibus, exttinfecé vero ab aliquo ex- & à feinuicé per fuperadditosrefpe&tus,trinfecoadiacente,cxcuiasadiacentiavtArift,declarat3.Fhyf.2 9. Vbi dicit (a- | talismodus refoltat in (übiecto, & quia perficiem, quz pertinet ad quantitatem; . : illüd cxctinfectim adiaceas notius cft , d: & diftinguitur ab: a: perxeípe&um fa; modus rezlis intrinfec?. (abiecto iühz- pcradditum contitehtie; Situs dicic pat. | rens, hinc fizpeexplicari folent hac prz- tc$quátitaris;; fed:vario modo ordinatas | dicam. per denominationes cxtritíecas .. adlocum. Quando dicittempus,vtmen« ^ 296 Secundo obijc. Complut. quod furam rei cemporanez , & deni. Habi-. nó dicant cefpe&tü , quia propria ró rcla- tus dicitremalterius przdicam. vtab a- tionis elt effe ad,fcu rcferrz vnd ad alind, lio-habitam; Quia vero huiuímodi refpe- id áüt non conuenit lis prz dicam. vt có- &us non infargunt ex naura extremos ^ ftat difcurtendo per fingala;nam quatuor. - rum, fcd vltrà illa petunzaliquod extrins: sv ienujpralthcitus éx ptopría tóne dicuuc : fccum pro-eotum rcfültantia f. eorü ap» - effet (quidem Vbi facit rem c(fein lo- proximationem modo iam explicato q. co, Cyiando in téth[iorc ; Situs difponic 8. idco Doct.3.d.1.q.1.& 4d. 15.9. 1.& ^. paires jntotco, & Habitus refultat cx co, uo; 1 1.art. 4. & alibi cos appellat refpc- q veftistitincerpore. De a&ioneitem us exttinfecus aduenientes cum Gil- X pal(fione idem patet, tam quia ex pro- betc.lib.fex princip.c.r.in finej& perhoc | pria ratione non dicunt ad , (ed a&tio di- - diftinguüntut à relationibus quartipre- cit effe ab agentc , pa(fio veró inpaffo dicaméti, quz omncs (unt intrinfecusad- | tam etià quia fi effent verz relationes , ucníentes; & hanc fententiam praeter Sco: ncceflarió efeht niutuz; quod ramcn cfc tiflas ibi cit.fequuntor Louanienf-hie Ve- ^ ncqu:t ; qüia a&tio, & pallio nón (unt fia - net. $.Met.c.56. & alij. Obferuanduin ifi mellaiuta, illie ett a&us a&ittijhec ve- - :eft,non ita debere cóftitui in re(pe&ibus | ro pattiui, ex 3. P hyf. 29:actiuum aüreft | extrinfecus aduenientibus hzc przdica- ^ caufa pa(liui;& piiusillo,vt de fe cótat. menta ,quaíi fingula przícferant refpe- ^ — Refp. neg. min, ad prob, dicimus Vbi: : us reales y vt patfim videntur docere. ;faaereremin loco aliud non:efla ; quàm ' quia vt mox conítabit predica- -- facererem ordinari ad locum , & idé paci ] ' non: potcit dicere te(- ';ritcríuo modo dicendumde Qoando;Sie^ pc »cumfacmaliter j& com- «tu & Habitus nám eriam inhetcbca fa- plcté non cófurgat inrcbus, ni per opus | cit-accidensctfe in '(übiecto .Vnio facit.» intelle&us , poteft tamen ctiam cixs for- formam clie in materia 5 & tamen adhuc. 722: Difp. VIL. Dé Pradicam: RefpeBidis. s. o. iinpottant quid relatiuum ; ex: hoc «ergo; necab illis.exbauriri totàm multitudiné .: jnfcrre non licet buiufmnodi prie dicamcue - haiufmodi celationam...Atcontra- hanc * ta non e(Te relatiua, (ed (olumio fuo gex ; folarionein direété procedit;inftantia. nere haberc peculiarem modum denoati«  Suar,& quamuis veraa (it re( potum aa : nandi , qui tamen adhuc relatiuus exits» vnienisy& alios quóflampetwaria: prz» :: ditcrfe .n. rclationesdiperfo modo fuos. pom a anri E rc pet acci- reípiciunt terminos pro carum diuerfita- ; dens,adluctamé: affigngri debetaliquod. te y. femper tamen selatiuomodo ». vnde . deter mínarum cx illis;nouem; 1n quo per. Vbi facere. cem in loco, ando in tem- | fe, & quidditatiué reponatur, vc git Do- pore, &c. alind non elt quàm refpicere | &or 4.d.12.q- 1$. Jd queflionem ; vbi , ipfum terminum, refpicete tamé tali, vol. : ctiam itmuit y: ;& clarius quo]. 1 v. art; 4. « tali modo .. Sic etiam dicendum ad illud . rcípe&us ómnes dexisinienis aduenien. . : dca&ione,& paffionc, & dum atio di- . tcsin illisfcx/ptaducamicoacineri Qua ..: citur e(c ab , hoc non cft intelligendum i re.ibid;im 4: ait quod focteactirctad sc-. ; dc ipfa aGionc pro formali, vthoc przdi , nus paflionis, vt ic pa flo dicat non ran» ; catmentum conftituit fed pro materiali , / tamrefpe&tum paffi dd agens,fed ad for-. . . & pro re a&ta,(cu forma flaente,vt dici- | mam; vclfori& ad genus a&tioais , wt fic . mus;n Phy. gratisetiam concedimus a- . a&io dicat mon tàntumre(pe&tam 29en-. &ionem,& paffionem, fi pro formali cà« .tisad patiens; fed foma&.informantis ad; : fidezentur,cfle mutuas relationes, effc .; illud quod iaforahs; & quiz Door du. :: fimul naturayac é actiusm, & paffiuum,. ;bitatiueloquitac ideo Mair, 1. d. 1p. q. : v ná (ub denominatione relatiua ynü nO eft. : 1. art. 3. air pertincce ad przzdicam, Vbi :; canía alterias, nec prins alio;fed tant jp... proptet;itirigiam: prarfentialitater y Sed ^ mareriali,vt dici folct de patre;& filio... : ilius inquit Ba(Tol4.d.1 4q;t.at; : 197 Tertio arguit Suar, probans non |, 1 pertineread przdicam. habitus; quod ;: cffe rclationcsextrinfedus adnenientes , nos quoq. cociuumus 1: p» Inft, y amplis 1 nam vcl omnes relationcs extrinfecus ad us declarabimus arc. (eq. Ad arg; igicur: ! ucnientcs,que funr diltin&a ronis habét conceditur primüm membrum s & neg: vim conflituéndi diftin&um przdicamé :. faltitas ; €onftitutà (untautca plura ge-- :! tum vcl non,primum conflat c(fe falsii ; |! cra, & przdica, ex relacionibus extrin«.:^ nam.vnio fecundum Scotum eft relatio | /fccus aduénienribus ; quam cx alij$ j non. : cxtrinfccus aducnicns, & ramen gon per. ex matura rci , namaqué benà tve tinet adaliquod cx: fex prz dicamenus , | rum ex illis; ticut.ex iftis c i, fed: nec conftituit nouum. ptzdicamentüm ,. ;totüm id factum €ft ad: commodiorem ícd pertinet ad przdicamentum formz |, |.dectrínam ; nam rgaiot cernitur diuerfis. quam yniofi vero dicatuc (ccundü. tunc tas ín modo denoasinand: mter relatioe.; cbet aíTignari regula difcernendi in qui- erae conem ws credet bus relationibus fit fufliciés ratio ad «on... j5;licur etiamdicet acci fubftana ^ ftiniendum diflin&um przdicamentum, ..:tia fint duo: membralens in commuaidi.: '; & in inue nop; vcl ficut.ex relationibus. uidentia quia vamcnanaior qu&dam dis :: inrinkecus;aducpientibus confitai rur y». necfitas.cérnicur indcr: accideritiaex di! ; num dunitaxat pra:dicamctumb ità ex exe; nerfs eorumimtticribus,idco noueáf ge« ::: tri(ccus aducnientibus debebit confii, .. nccaaccidécium conftiteca fdnb vmm! 5 tui altecum; Nec. n.videtur rà, curtor de |. fübitatcies Alia quaeidanmcoritra hioc fie «5 beant conítitui przdicamenta barumree — ri (olcntatgumtrita;) qua potiustangant ii lationum , & non illarumyprzfertim cum. | |predicamentaquadani iim (peciesjsideouio — non minor copia fit relationum intrinfe- | comobogiusinirii adduoentar ;: Demum c cus , quam extin(ecus aduenientium , ;.| ;arguit pec Hore cr, aem n e VR Refp.Faber $.Met.difp.2 3. c. 3» ad 7, «fex predicamiéta non (unt re(pe&tus, quia,» concedit relationem vnionis non perti- : .hodichic;ftare, federe &cateta non die : | peic ad aliquod iflorum fcx pradicam, . cunt habzzudincin d qum uü pt us, Tad PN an rM» bertóyqp (it Anas sir qd in i Quefl-XIIDeódftliont eg) Pagi. ex II. 1713 edad d aieeh And ia Log. - deaiciie vt hoeeonhiuit pradicamé- - :toimn;né eft d'rpatec ex Anftih Log. & $( Met. $0: Negatüt- tuat; ámó *ifla nequeunt explicari ine habitudincad -aliud,vt mox patebivesplicàdo sationc$ Jfinguloràm ; non vocatauteim A cift; icc fed traoftintátida fübie&i,itavt pro tec- fnino refjicíat nó aliquet cffe&tum per /apfam fa&atti,téd aliquod fübiedtum per 7 apfam trá(matatum; quate dum'iga!sca- , ad aliquid j quia perad aliquid urkogo- - lefacit aqgatn , aGtio baius pratircamenti ! máfticd "ételligannirfalum -telasioties " fio tel ht jito termino caloté , fed aqua 4 cceli ram ht Fotmalifteho fiti trac:formalit.áte. 1 norant [olupy bitudines quarti pfedicamenti propcidre - lationes appellari jcztetosautem diei dü -tàxat refpactus,quarnuiis re :vdra idt fo- làm difcrimen.in riomineyquia dilatio; -tefpe&us idem fum indigore: P zist sot anuo SH amneiton 1505.01 ds XA bTA CIA S USO be finduiis feu gradicamenii a & ri- ast 2p | Crisy equíaricconfticuir pet. : n AUPÉ reperies om i dytuod fubi- titirsageve dicimeur-i- vtexplicuimus t . p. Ift. trat. t. éap.7. cum Scoto idi q-t-cft refpe&us ipfias agentis ad paffti, quo agens dicirur formaliter ageris y cir- ca quam definitionem noi immoramur , quia ibidé füffi crentec 6t ex plicata; Hic aücinaefli gátídum manet; quenam ctio tics ad lioc préidicamentum (pe&tent. -- Ptimo'quericut an aCtió,quz hoc prz "dicamentam cótftivait: debeat effe pro- :daétiua fai cerrbini ( €o modós qdo diei idpiatm pót relatione produci, vt rirmi- Tut ptificipio formali dénerhiitra ridi pró- «docens y. ort adcedi vc tore formali pro- dücendi,cDocto Á icacin 4* lo€.cit. füb P. & Tatat-qiltpridicad. dub: 22 di. réf picere c pro sermino; & c thui s (entem id afficit talem effe debe- téjimio apud"T Homiftas &(d ftacertum vt 1d potius füpyonant, quá probcat,fequá- "ur Recentiores o6s ücinine dictepante, ea toe Min Qual. q:6.ad a difti q-47 Mi& qol. 2: Dd üieer podecit hoc purdicdit. Cetceruid — in cói modo 1o 3mendi . folcac aCtió fitáni pro' illa quz cít produ iiio teraiitii&Cageté pro actu cfficicndi - pet eatorerti teanfmatatam;ita Do6tor«., - v'jo€.cit; $. Md buitts autém difficultatis, fivbrdifereà hosdiftiüguit refpe&us, & ""félatiónem caufz prodacétis ad effe&tü 'ptédüGgm reijcit ad quartum predica- "rhetínim;velut intcinfecasaduenienterb , t péfpe&tam autem cau: tráfmutaritis ad 'fübie&tim tran(motatum in hoc prdi- : eartientó tepottit, vt iatritifecus adacnié- "em (equuntür Scotifte omnes Zerb. y. "Mef.q. 10.8. Propter primum Tatatloc. "eie Ant. And.lib.fex prinq.6. & alij pat- "im; Probatat auterhitum ex cius defini- -&órie À Gillser.allata, fiam id,quod fublj- - etéat actioni aperitis,non efteffe&tus "ipfi ptódu&os propriéloqaendo , (ed materia; circaquam agit; cumet exéplis /ab ipfo Arift. "yore d i6 hoc eap. de ea- fefacere, R fribefacere jcálefieti, & frige- fieri dele Qtaifi s &criftaris ignis. n- dicitar ^éalefacete aquárm s tori catozern, & aqua -€alefleri; nón Calor, volimtás dicit af- "ftari; delectári, & «tumi qdia fabieata di- -eitut paffüinj8ó effettus, icáve palTio eft in (abiccto,nón ic effe&ierso agens,tt ""fefpicit pafluri , nó dicit habiadine prá- -du&iui, fed potiés tranfrouraritis;tuim de "pim quid vt arBait Do&or cit. in44 G. foteutia a&iuá eft: priricipiunrtránfmit- tandi alid; inquantum aliud s. Met. 16. "tgo a&tio eft tranfmucatio alréruis j in Quantum eft alterum 5 fed refpe&us prtt- 'düctionismon éft 1e tranfmutatiol, Ee rion tcfpicit aliad gimquaneue a fed potius facit aliud; 'Neque Do&totló- cisimóppefirur cit.volait oppofitamdf feréte ; (ed i&tionent de gencre a&tionis &ocát productiuarh raxta cóérm modáüin loquendi; & iri 4d: 15. vbi de fioc agit ex 'profelfo, faatsi profert fentesitiamyvel P -AQtiesen proprie di&tdin, & de genere :actionisintelligit sam, quz non rantein dicitàt adtroy quo fenfu '! graminátiealícer opera- al dc Len "n Adam d n "operatie vitalis (pe&tins ad przdicamen- tum qualitatis dici folet a&io, quz expli catio colligitut ex ipfo conteXtu«. . '..199Sccundodubitatur,an fola actio | tranfiens fpe&et ad hoc praedica. vt vult -. Soncin.9. Mct.qu. 2 1. Ma BERE: ; alij an potius ét a&io immanens «Et di- ; €cndum e(l,qy licet accipiendo actionem Ammanérem pro operatione vitali, vt (u- aiit Arift; 9.Mer. 16. non fpe&tet ad hoc "pradrcament, qnia in hoc (en(u non eft .. vera a&tio, fcd z:quiuocé (olum,& gram- raticaliter, quatenus (ignificatur p ver- buaadigumyvt int-lligece, velle; &c.va- »xle Mopot Ípcétat ad genus qualitatis, vc . norat Do&tor.quol.13.DD. tamen acci- pi 10n2m immanentem pro ca , , que eft ad zerminum io ag£- , Xe fcu qua idé (cipsii immutat, vt actio , *.quaaqua calida fe rcducit ad priilinà fci- -:Sidiratem (ic [pe&at ad hoc pr . ttm;nop quidem ca ronc;qua cít produ- , &iuatermuni ,(ed quazenus tran(inutati- Ma ('abie&ti , quod ngu cft apagene di- , uerfumgquia,vz dicjü cft,lola atio trà(- giutatiua ad. hoc pra dicam. attinet ,.& idem dicendum et dc a&ione trasfeun- &e» vt eltípccicshuius przdicim: .—.. » Dices , potentiaacuua eft principium zan(outandialiad , inquan:um aliud s. Mt. 7. crgo [olaactio tranfiens eff fpe VU MERI ID ORA exalia paz- 3a icuoens funi moopers- -Xiorc vitali videtur adRoc pedtare prz- -Aicamótum;quia Arilt, hic enumerat de- Auri & trillaciy qua (unz opcrationcs zvitales. Re(pad.1.cx DoQt.a-d.25.9.vn. d 2- prine vera Arjft.ibi pontum die mire potenugdm factiuam; er aliqui con- anlem à actiuam, affert Ps exem- ,Plünm.deniedico feipfum medente , vcrü eit obícruandum non dicere ab(oluté. po- tentiam actiuá effe principium tranfat- zationis.in alteros(ed.(ubdit;vel prout aL. Zerupz.esi, medicus:n. fanat (eipum;qui Kamen non cft aliud A cipfoy[ed: inquan- mcdicus cft (anans; cft aliud à feip- Koiingnantuniíanatur ,fanatur.sinquam.— 1 Aum infirmus y nc La a uni medicus; Ron érgo pei hocex Med landa ,Bemtranícuntem.. Adall 4 724.  Difp.VTiT. De Predicam. vejpt. hoc "idip cdicamé- .Omni .ueniung omniayqng dc actione hluus pr Arift, a&iones vitales in lioc predica: ob aliquam firciliradiaci po habeat - «um; actionibus huius.przdicam.quate- nus.f.eorum effe in fieri confiftit,& cam €ontinua dependentia ab agente. vt dc- clarat Do&or cit-1.d.3.q.6.ad 1. prin.& .13:Dd.non autem quia veré fint a- tiones kaius predicamenti, Velideà eas hic enumerauit , quiain a&ibus vitalibus femper interuenit actio etiam. de genere a&ionis, cum obie&um immutet poren- tià;& por&iia dicatür intétionaliter pati. | 400 Tertio dobitatur. , an íolaa£tio occu pedes a ic predicament 6. . Affirmat Sonc.loc.cit.quia Arif. 3. Phyf. 19.docet actionem effe motum, ui vtiq fuceeffiuuseft 5 acproipde cscludit a redicam.o£s actiones in(tantancas; DL Ye: doccre Do&tor loc. mi- 0:5; 8 q.9.0. & qaol. 17. Omninó tameg dicendum cfléj actiogé inftantaneam debere fub loc pfidicam. recladi;tà nia actiomi in(tantaneg cog- dicam. folet enunciari;.tuqy quía malie pradicam. «onuenientius: collocari nc- quit xli .n. dicasad pax di THREE ni pexancrey hgc idem.dc a&ione fhecet- fiua diei pores Ncc Anifioppo(irü do- «uir. quia ron- (unii mqen. preise Eisen cse eer sum eft motuts eífe efiegiali cs i$uumynam & in ioftátr musin Phi Bcc papam locit Scotus,nam 4.d.43.q,$. 6 & H. ait ani- mat;oncm ficri 1n 4p(kangi;&: tamen coa edis iid ivspad Sto naria dicam. & quod'ampli edit pof fe interdum actionem, e - zi line quocanque mot & muazionc, vt -R fübiedhu LORI KR Ho praecedit tempore fub:ejus priuatione y. Aft autem 3. Phyl.i emper cfe coniunctascum mourn, quia fic regularis Mim o ol.cit.aCtipneuty 1 immutatn inftan- predicam.i intellectus fi qua »on mece(Tario debeat effe fucceffiua , & in 'Q.9.ait actionem fucceffiuam magis pro- prié dici adtioné quàm inGantanca, quia in (ucceffiua acquifitione formz in fübic- €&o, vt caloris in aqua per totam boram , in toto illo tempore non dicitur aqua ca- lefacta, (ed tantum calefieri propter con- -tinuam fucce(fionem formg in abiecto, fed in acqui(itione inftantanea , vt lumi- nis in aerc quamuis propter continuam dependentiam formz ab agente dici pof fit acr illuminari poteft tamen etiam il- luminatus dici , cum fit a&io tota fimul , ob quam dcnominationé videtur à róne -a&ionis, & paffionis dcficece;qua folent - res denominarc in ficri, non in fa&o e(Te. 201. Quarto dubitatur , an (ola actio  accidetalis ad hoc pertineat predicam.nü ét fubftantialis;& quamuis Suar.diíp.48. Íc&t.6.n. $-opinctur (olas accidétales hoc rzdicam. conftituere, dicendum tamcn "eft, ciam inipío fubitantiales contineri: . 1um quia formaliter, ac entiratiu£. ita cft accidens actio terminata ad quáutatem , & qualitatem, ficut terminata ad fübfta tiam, vt apud omnes eft in conic(s5 , vn- dé generatio fubftantialis folum calis di- itur extrin(cce denominatione à termi- no fumpta, qui cft fubftantia : tum qnia iantam connexionem habet aco. acci- denialis cü (uo terminos(icur fubztá cialis cum (ao, ergo vel omnes reduci debent ad predicamcntum fui termini,vcl omnes adiftud ; tum quia aliz relationes funda- 12 in fubftantia; & ad fubflantiam termi- "mate adhuc (pcctant ad geom rela- tionis,non fubftatiz,vt docet ipie Suarez difp.47.cQ.7.n.4. crgo idem dicendü de a&ionc; & hic eft cómunis ogni fenfus — li £ontra Suatez. Ncc obftat quod ipft ait, fübítantiam ,& accidens analogicé con- denirc,non vniuocé;atque itaidem dicen -dum cíle dc actionibus ad ipfa termina tis. INam fal(um eft atfumpt yt di nius.in Mcr, quo etiam neg.confeq. quia opus mon.elt tantam etlc s d inrcr E as, qui- ra e(t inter terminos , vt parer in actioni- bus terminatis ad prz dicamenta . à; Cum autem dicimus actionem (ub(ti- Valem ; & àccidenralem ee fpecics hu- tà, vnde non eft (ol illa Qucfl-XI. DeeAfone , e) PafrontieA4t;W. — 725 ius przdicam. non vtique loqui nuc d* actionibug produckiuis, qua . .teriminan- tur ad (ubltantiam; velaccidens per. ip(a proda&um;quia in iic fen(a fpe&tant ad quartum predicameiftum : fed pet a&io- né (ubftárialem,eà intelligimus, qua agé fübie&um  tráfmutat per tadüctioné for- ma (ubttancialis, & per accidentalem,qua tran(mutac. fubie&tum per inda&ionem formz accideatalis , ita .n; funt (pecies a&ionis trálinuzatiuz, quz proprie eft gc nus huius piedicaaeac, Vbi tamen ob- Íerua non ita (pecic fecerai füb hoc gcne- re actionem facceífiuam, & iaitancanea loqueado ràm de pcodudtiua quà dc tct maatiua z cà quia actio illamiaindi m2- dii fieri pot in inltaaci & ét in cempore, per faccetliuam nenpé approx'ationc corporis lum;nofi : tum ctià quia t£pus , & in Ris no funt nifi mé(arz hará actio- nü, nO autcm intrin(ecz earcü diffzréciz. . 292. Palio , licéc multiplicem hibeac accepiionem, yt pafsitn Au&torcs notát , tamen formaliter fumptasyt lioc cóttiuic przdicamentam , accipitur pro rcfpectu oppofito a&ioni , qui (ubicctiue celidec in patfo; (icut actio € conica in aneate;vi- dé defiaitar à Scoto 4. d. 13. cit quod fic refpe&u pafli ad agens, fea tran(inucati ad cranfaxurans : à Gilbert.veró , quod fit . effetiusyillatioque aELionis , p quidéin- 1clligi non debet dc (ola illatione confe- cutionis, vt notauinius 1. p. Inft. ficenim non(antam actio gaffionem , fcd & paí- fio a&ion? infert; cü fint relationes mue tuzyfcd dc illatione caufationis, quo (cn- fa caufa dicitar infetrc cffc &tü, non é có- trà : quod ncc etiam in roto rigoreintcl- ligendum eft, quia paílio non elt propric e&us actionis , cum actio huius prz- dicam: non fit produ&tiua,vt dictum cft, fcd. intelixgendum cft pzt quandam ana- logia ,quatenus nimiram concipitur qua» . dammodo cófequi ad actionemsquia n. agens agit y dicitür pa(sü pati , non € con- , tio confccutió- nis, (cd x. quodimodo eaufationis. Quia verà. paísio, praidicamentalis adaequatur cum actione pradicamentalt ei; oppo- DitOr icntec omncs illas dutifio- ncs babebit, genera , ac [pccies; as ha- ; : : et 716 1 "iff VIT. PENA ber a&do,cum tot 'módis vntr dicatur op» pefitoiü;quot rcli quét, vndéxeriatépro- portione predicaniéui hocád irittar pred. a&ioniscoordinarfipoterit ; á&dcbebit: 203 Scd hic quani folet; cut paflio di-- flincts cóttituat predicamentü ab aco ne;quia relatitra mutua ad idé folent fpe- Gare przdicamétam; Nec valet; quod dit Tatar. hoc lolum verificari in relar:uis incrinfecus aduenientibus: Qaia id ctiam cernitur in exrrinfetosadueniétibus; Vbi .n.d&tiunm,& paffiuó,Q rando a&imuam, & p: fficüm,&c, vni dumtaxat cóftituüt predicamenti: Accedit, quod bené'co tari pot ró effentialis cóis a&tomi,& E fioni , ficut cogitatur cóis Vbi a&iuo,& paffibo. Sed'ad hiec omnia con(tat exdi- &is difp.6.q.1. vbi docuimus diftributio *riem illà praedicam, plane naturalemnon  efíe;ac neccffariam, fed artificiose inué- xam pro comtmodiori captuad éuitamdá ' rerum confutioné;Et ytiq. concedendum p: ofle excogitáti aieo, & 10ni commuhfemj;(ub qua conrinean- Ar vclut (üb genere commurti ; vt dici: mus de Vbi actino ,& paffino; Quare aü £é potias ex actione) & patfione dao cà: ftituta fint predicámenta , quam ex alijs S Vbia&tibo, & palfiuo , &c. ratio tía alidc juatuor shdtua Vi uela Dea veram , -& pt " tionem actionis , &c patlionis dus uis ; Vobis n 'tc actión din onis; de eánim diftin- - Er eee Mute à motu; idm Ho mh mmotámtr; de "dilp.7:3.3. bujus sida Stet vecp et d HUE rash pnt. Bev valde fuse ie pies démat actionis, & paffionis ; cuis dó£trina dongiotiindi et exatoitie frenimvnqa 'Attmira Scoti exorbitatyid'eftin prese. ti md ppe doxccAEEE difp. E. Met q i'rutfus de bac re fer- DI eni 4, opimonem Aüreoli Dip. is^ gen |: pai Ont, * af Pbi; Rar; Ln "s 013v 4 4 quoq. de histta&tio per^ E m EE une GRO ESS: quare MER. "uà bicuiter tepgemas ' ; i refetucirs de' fo ajita- I TU Mina i ] itdtaryán — Ocum ex» abe AN a^Petipatcticis ponitac co ab dijera corpus ab cxtrinfee sab alijsteró fpatium ; vel vacuitas quadaiáb ipfoicór pore occupata;.& re pleta, fitadmitténdum Vbi. vr accidens additnmjquo resfórmalirer dicatur RE /& ad lioc.pradicauiea tum tim ncgarít affcfcntes Vbi; won effe;oifi "denomimiatioueni extrinfecam.a loco,;n quo res e(fedicicurs iue efe-ipfumlocü tealémextrinfecé-di em, quod etiam tuetur Mafius h:c qu; c Coninch. d f erDuriha :75»arti4 dub. r-& quidá quiatunt eifé fimplicem indittan- tubloti elc que non stini - Py diftantie. ^ e (fententia tominnnd "Thomíftis; quam Jolie o ieiuna difp.a1. q. j att. 1:éüm o&ore quolz1 1:& 1: d. ! 2:5. & 4d. t0.q. 1:862: &calibis Vic fündamentorii quo ceri cantur affer» turà Doct. quol. r1:aít: 3.nám poteft ef- fe Pettus interumüiatutà , & etiamrhaec fupe fité Min ,& quod Petrus - "pon (it hic; fet nifto locó,ergo Peccüm eife ere hoe Vbreft aliquid ] délümpta cx fi olent c Commiiniter conira: tobatt entit qás Neoterictap -— bd pou vies Saito lperaddita 'vbrcacioneat Rad : b: ie unc Mri fis'ab: hoc nud Focrówim [rperaddiimmon poteit Teeffe frtnplex itezanió ; nóua'an. ne- àció tot dütdr ye ablitióbens ali- cius poft hi) percedentis, dimmaute Pe "rris dc fiot cft hot loco, ji ari fit tian iniit &r A7 ab MESS Nec (fici dicee vba caticaerm Pt hie effa "nou sr! deren natia xtrini écat sb lhi»clocé ; vom quia — dari rioua écnomihatio efpettidsNomindlesid:pafs : Vilioweetebarfoc, t am Qu TUSDebr erii boo Ui veslis fine mararionc- puces wtdo-. Leer ddin r6 Qi 2s fim. res Sedem: i m e gremanci»etc e quoq.mianeb üt, denominationesab: ip(is defumpra tum; c. denóminatig prouenit à lo-. coia Petrum vitturealicuius.de nouo. (us psraddiu y vcbnen , fipritpum y Iberat; ipuentstmf fecundamjergo quamdiu Pe tr9s& ifle Iocusexiftanr in xerum matt; rey emper Petrascodermmodo denonin fabiwSi dicas nen manere femper eaa-t dem denomipationéa ondtenisppen f liaberur: debita applicdtto:Petti huig: lec co^ud (ufeipiendam iliam: denámiDatio neq. Gontte cft, quia de hacappligatig rieinquitimus, nific quid aTPerreditinn umso Ssaner s quid di&tinéiums) inauio sgquim Frgeeae, eyed désquodipctuiéit en aon N des tenditus cNEC tandi bic LE tigtatjoyvcl. zt quid£ape ud uu r Petcuserit hiei: iic-bene aductit Atiag- difp. E . Phyf. rebiepime hác rünem pro*; fcquitur. - amr Recentiores Nomina; Ics nanaift sultiplieatis j& a(tu: Q-vari nie icone erc argamene: tàm, dicunt .n. corpus: hoc diftare abillo: tone (Le aliquod imtrinfecum! y. fed cfle. v qued pofiit intet ytrum;. tanta. quanti ^ 4 Line (unt..merie: voci &c. (emper inquitimus,an fit quid, fo (iiperazddicam pofitiaumy velod iau, & emper vrget eadem difficul te sync XX thecuis conen« tur ifti negárewbicationes; Kati oues au: tcrn-s quibus ifki moucmur ,dilimus in iariocre ui quibu(iam obice &oni: —— uem ek profelfo:nupetrie wii deLvogodilp.g«deiSa- «c3 labi fc b e aou ergo exapplicatio Mi tare joo ybi nd Persio dn pafuumiambe vp Cain. vt di jum efbin At ebijcics ex pimasaliquem effe Em [o vue non erat Boni per eipicrida in eo aliqier: rcalem vigdum y qui à emn TRUM ergo. ie TOM. Ar ;d.39. MM arsqineg»afTumpinm, ait .n. vitu pefe id M EPOR ;à dextris T on i is hie a npnibi zqyod poftca f fase, probat Arpiad dili pep ic 63s, AdijcaamEn- nn concedi ediate . een: rir feào Slvnateuhtdt digno(ej $ £95 dexpccimur S & (c enti mus diucsfam: piieinnsS es i'ochti, & pu Dill adbvidendums depren iedtum iden dm jgimus c obie&tii ef- z edd n | iUo e fpem n mén Coain. quamplura obij-, citibih a ce dillolies prec phy prater ig quad Lee n ph d Rast, Y. penes hd ne f M i quini T7 ox bs i Uu odu 1 prius, S per (e terc Su is auédidebet. Vbi pa(Tiuiisque Cont om 16.q. LP tome fuper&ciem fundanrar. ind eie OR d ffe efz GITE ime, LE antradita à Gilb.qui i efiécircu E sa acti ER UN priónco cotpotis — zs Bc proucniéntem falaaunerm fupe anibérsiro c(t locns. vL COD 4; Phyf.-& ficeriáloquuotur Scppit ui DoSi.quolar»kx aducifa 'eot Ot5; qui s. ptaiuit Suatcz d ici i fecirzinquisnt mo Vecr le no dete ab yllo cerpore éxirin ife ntsd tejfed à certay8S determinato aio cuj t3a10 V bi rcf dicisg nti ;praíenS «€tixablatoquaennge corporc aiisei 718. Difp.VIII. De*Pradicam. ve[petliuis, Vt c6 ftat de vltima (phzea , quz vere , & propric liabet Vbi , nec camen circüfcri- bitur abalio corpore ,'& demotu facto in vacuo , (i daretur, pet quem vtiq; ac« quiretetur Vbi fine vllo otdine ad cor- pus ambicns, addát tamen, qy quia miodó ynotus fit in pleno ,1deó hoc idé Vbi per accidens etiam refpicere fuperficiemam- * bicztem. Caterüm vterq; dicendi modus foos habet tribulós  & fpinas , primus .n. difficulter affignat terminü rcalé , & po- fitiuü motus in vacuo ; nà quod inquiunt quamplares Thomiflz , & Scotiftz tunc acquiti maiorem,vcl minorem diftantiá, & prop;nquitatem , reijcitur à nobis di- fp.1 z.Pbyf.q. 3.art. r«& abfoluté non va- dfet;tü quia diltantia,& propinquitas funt xelationcs intrinfecus aduenientes , vt ibi oftendimus ac proinde miiess 53 girimó terminare mori; rum quia nó fua- "dantor in nuda fubftantia corporái, alio. qui fempcreffent codem modo propin-- atia » vcl diftantia , (ed fiapra vbicationes aitorá quz determimatz funt ad fundim« rcm inordinead fe.(cd ad aliud nimiruar elam tantam dif antiam;ve] propinquita- «em , vt docet Lise m 10.3.2. KR. acyroindc séper remanet difficultas , penes: «uid attendi debeant. vbicationes illa , tun randem quiadillata refpantio nequit hibere locum in vacuo interminato vbi dittan iay vel propinquitas , qua. ie cadfs nnlli ue ffc fieri motum , fedcerté abíque funda xnento, riam quarationc concedunt. mo- - Muminvacuo'terminato , coguntur ctiam: um concedere in interiminato: ' 207 Alter quo j; dicendi modus gré «explicat prafentiam realem. inordine ad s stie arium , tum quia hoc fpa Rum nequit habete rationem loci ,& eius müunera cxercáre , vt. fusé oftendimus i5 1 r-Fhyfi. r.art. rtüm«quia cam nie Vfic y nequit teeminare ce[pe&um rea- Jem diftantz, propinquitatis, & prz[en- tic , ridiculum .n. c(t dicere rem diftare à nilvlo;vel effe tiiulo prafenté, vt otté- -dímus ibd; q 3. átt« 2.qua de caufa Av- giag.cit.(cót.3. & Io. de fc&. 6. in- &rnué fatencur, quod cum dicc hoc Ybi . dici, & includere relationem tran(cend&-— | dus mere abfolutus,qu;a videmaseius cf« - dà Vbi nóconftituitur rcs alteri przsés y offet per tin tali vacuo pof- - tefpicerc tale fpatium » nolant explicaré aliquem ordincm! , qaem tale Vbi dicát vere ad illud (patium, fed tantum fignifi - cate tale Vbi fumdate *alem ordinem di- ftantig ab alio Vbi , vnde cócludunt vbi- cationes in rectam effe abfolutas, ac albe: ^ : dinem,& nigredinem , & g ficut albedo: àfi eipfa liábet conftituere album & non nigrü vel dulce fine vllo refpe&u ad«ó- notata diuería ita de ratione vbicatien:s huius e(t conftituere Petram hic przfcn tem,& non alibi,& ipfum conftituere in tanta,vcl ráta diftátia ab alio Vbi. Verit quamuis Recentiores praefertim ex fo- cictate pofüetint Vbi modum abfolutü : nullus tamen hucufq; fic puré abfolutum flatucrunt;vt pracitati Au&ores, nam ad minus dixerunt effe relatiuum fecundum talcm ad (patium; Et fané hic videtur có munis omnium fenfus,c» Vbi non itme. - fe&um efle rclatiaum, ron .n: conftituit in taliToco,vel fpatio: t&quia fi per mo- fed folam fibi ipfi fruftra ponirur,quia as vtaliquid (bi ipfi it prefens, (afficit exi- ftentiaqua eft i rerü natura;ncc n: aliii: efic&um addere poteft praíentia ad: (e hzc autem hab ger cxiftentiam , hzc cut haBetur Vbi : tmquía fi vbicatio- — ncs (ant res ábfolutz, ficutalbedo , fan&— ficar duz albedines poffunt efe in. di- ucríis- fübie&tis , ita & duz vbicationes — eiu(dérarionis, & fic pluracorporapow - terunt effe naturaliter in eodem fpatio: ,-— vcl loco: & e(t proríus voluntarie dictü y — q inquit Atriag. citillas duasvbicatios — nes talisctié natura, vt naturalitec vria* tatnt alizexiftac in rerürnatura. Quia! — oc non videmusin alijs formisab(olue — tisquantuimcuhque incompoffibilibus: y. potlunt .n; omnesexiftereinrerum na —— tura,(i habeanr diaerfafubiecta.- | — 208 Kaq:adhas anpuftias cnirandi —— iuxta di&t :a Phyf. loc. cir: di(tiaguédür — ef duplex Vbi,vnülocalc,alterü: praefcit *tialejillad atteoditar ín ordine-ad (pers fiicarambiéntem , qua ptoprié - loe Qus,-. to colligitur 2.d.2.q "T.i, (00000 Que.XILDe Vl, e finer. — 725 fe terminus motus localis, Poncius (olationes, vnam alia peiorem 7 localis eft , alterum vceró attenditur abíq; tetmino reali & realiter cxiftente , otdinead diucríaspartes , nonquideat ^ dümodoó fit poffibilis quod adhac fit re- formales,fed virtualesdiuinz fübítantim — fpe&tus extrinfecus adocniens, qua etiam vbique diffufz , cam.n-hzcfit virtualiter | ratione concedit de potentia Deiabfolu- - quia hic nequit fieri, nifi in pleno quate- mam in prima concedit poffe dare Vbi diuifibilis » habet confequenter viruitem — ta pofíc poni in materia refpcétum actua terminadi diuerías praíentias, vt ex Sco — lem vnionis abíque forma , cut dicatur qoc r.prim.& 4. d;.— vnita;quo nihil ab(urdias, & implicantius - 10.q.3.ad 3.& alibi fpc; dicituraüt hoc — cogitari potcft, Alia refponfio dicit P Vbi prefentiale fimpliciternonlocale, — fe in tali caíü Angclum de vna parte fpa- quia diuina fubftantia proprté non eft lo , tijadaliam transferri;fcd quod illa actio Cus corporum, cum intime illisillabatur, non effet realis pofitiuayquia per eam ni» & hoc Vbi eft per fc terminus motus la- * ros ee pofitiuum , fed tantüm diftantia ; quz cft negatio diftantie, - dat cüm locali,tamen fecundum fe zqué — Qua folutio adcó vana cft, vt ncc ipfiars Gonis, quicftó fa&usim pleno coinci- in fieri poceft in pleno,ac inyacuo,quiaha* — ridcat, nam fic refpondentestenentur af- bet pro per feterminoalià,&alia prese —fignare terminum illius dittantiz , ve! tiam ad alias, & alias pattes virtuales di- — indiftantiz,quo femel aff;gnato ille tdem uinz fübítantiz,vbique diffu(z etiam in — dici potctit cermipus ipfius Vbi , vel pr« vacuo, & fpazijsimaginarijs;.qu& Omnia.» — fentiz , quam negant tali motu acquiri fufius declarantur in Phyf.loc.cit.& quia — Deniq; ipfe refpondet » quod intali cafa quilibet refpe&us nuz (pedat ad — non poffet Angelus moucti de vna parte hoc praedicam. vt docet Scot.j.d.10.q.:« — fpatij imaginarij ad aliam parté, & quod K.idcó hoc Vbi prafentiale non minus, Angelus produ&usin fpatio imaginario qnàm localead hoc fpe&tabit przdicam, — folus effet ex fe indifferes, & indetermi- ^ Exqua doctrina bené intelle&a facilé — natus ad quamcinq; partem mumdi;, 87 foluitar difficultas, circà cuius foluuoné popcered Bras , vt determinaret ipfum adeó infudat hic Poncius difp. 17. n«65$. — ad vnam partem v.g. Hibetniam pra Ita & inde , arguit enim ibi , quod Vbi nom — lia,aut écontrà , deberet tum cum pro- importet refpe&tum , quia fi vnus (olus — duceret Hiberniam;aut Icalid;producete Angcluseffet in rerü. natura extrà Dei ,— refpectit extrinfccus aduenientem inipfa & nulia alia crcatura producta, wtiq; hic — ad vnam,& non ad alteram At hacc (olu- Baberet (uum Vbi intcinfecum,nam pof- — tio pcior eft praecedentibus; quia manife fettermivarc actionem Dei realemloco — ftà negat poflc fieri motum im vacuo có- motiuá polic.n, Deus realiter ipsüttanf — tra veritate quam ipfe tenet in Phyf. Sc . ferte de vna partc ípauj imaginatij ada- — contrà expreftam Do&oris imenuonem liam pattem ciu(dem fpauj, poffettiqui- — 2.d.2.q.9. tum quia falfum eft quod An dcm ponetcipíum tahter in fpatioima- — gelas in (patio imaginatio, vbi modo pro gmario, vt fi iccrü crearctur mundus, fi-.— du&tà cft vniuerínm, (olus productus,fo- €ut modó cft creatus, Angelusillehabe- — retindifferens,& iodeterminatus ad quá- fet locum fuum in Hiberniav.g, & poflet — eunq; parcem Mundi; hine cnim fequeree ipfam poítcà ponere caliter imipatio,vt (6— tar , quod eflet quog; indceterminatusad producerecar it:coi mundas,hibecetlo? — quácung; parté fpa] imaginari, 1n quo cum füum in Italia ; hoc autem nonpo(- — modo extat Mundus,quod etiam cft fal^ fet eic, nili m fpatio imaginatio — füm , quía cum fübftantiaillius Angcli n taliud, & aliad Vbi,tans — correípódcat omnibus partibus illus f Angelus hab qam formam abíoiuiam, quiano habes — rij, quia non ett immenius, (cd quibuf à rct quid reale exttiníecum in [pauo umas — confequentcr fi mandus produccrctur y gin:rio, ad quod terminaretur, Ad quam — Angelus illi prouincie ficrct prafens y ^. éiflicukatem folaendam iresibi adducit — qua: corefpomderetparii d wet de m - gia. nj Es ? d E Al. qae — Dipu.F2 De Pradicmn £ij;in quo arteà erat Angclus. Meliusere qo occutritut przfatas difficultati cx do- €rina allata dicendo Angelum isi tali ca- fu liabiturüm (ui Vbi intrin(ecam no qui demilocale fed praentiale  & quod à Deo transferri poffet de yria patte. (patij imaginari) ad aliam,& quod diuetfas ac^ aitetet prafentiassqua no effent formae abfolutz y fcd telatuz', & pro termino re(picercnt,vel dinerías partes (patij ima« inarij, ncque enim opus cft terminü tc- pe&us realis effe femper realem, & pofi- tuum ex dicis (uprà n.84. vel potius di- uetfa$ partes virtaales diuinz (ubftantias. vbiq; per fpatiact imaginarium diffu(zzy vt magis loc.cit. itt Phy explicabitur. | ; .- At conca hane dicendi modü videtür «dubitare Bofict. S, Fhyl.faa c.4. quia non .. variatut re(pcétus prafentiz ad diuinanr fübttantiam fecundum variationem lo- xorem;cum primd intelligentia fit omini« ibus inquocuáq; loco exittenübas quá litct indiflans, (ca pi (cns , vnde aliquis exiffcris i Occidc me cft ita prefens di- uinz fobflátiz ; ficüt fi «(fet in Meridicg vel in Oricptc, ita ie quod (ané legimus bilatiter y me allata diftipdtio de Vbi lo- «ali defampto à fupcificie, & pre(catia- Wi dcíampto ex ordinead dininá (übftan? tiam ticbis itmpotctür;vt nonas & chyme- tica,iam. p. patet hc dcl tni it Scliola Scotiflatum noneffe cuam. jokes L Scotiflas nó latuitjimó neque Bonct. ibi «ona cam dubitat, 0;ft cx aliorurà plas *ito, ft legenti conit abit; INec illa dubi- - Xátioif fe multüm vrgetsfalfüm .n.eft di ainam (abflantiarmnon poffe ob eius vic- xoalern diuifibilitater varios xefpe&us prafeotia certmitare s vt docet Scot, loc. «itiéufo.n. Deus fit cos illimitatuni quo «ad loctm;nó fegmtat(ait Do&.) qui 5m fimul cum Deo Rome ;& qui et fia €üm Deo Parifijsseife timal tnter ftsquianimitorvaletDeusdiueríasteraiaarcpiaséussobfoiillimitationem;endecttiidcmcorpusindiuetfistepliccturpat»tibusVniaerfiperdiuerfosrefpc&usdicitarDeoprafcns;idqueporeflefficacitetprobatieXparítatezterüitatis,*&immenfitaris,quia.«faternitashabartesBeesy&otxifütpluribusyatsewiEt*&inuariatiseifdemextremismanetomisnino1dcm(emperrefiye£tüs,quaratioinadnoaTEisdee|confemgatiónemeundemirpOrtateréal?cepenslanoaficanenspetcademextremanimirumidémobile,aceademdiuiria.[übttantiavbiq;diffufa,ergofemperpermanetidére(peétusprasfcntiz.Refjy.diuinamfübttantiam;quáaisfimpliciter,Scactualiterlitsüajévnaacindinifibilistamenobfuà immerilita- tem eft multiplex quoad locum virtuali tet, ob quam virtoalem mültipliciateni ;'qaiualet infinitis corporibus pér totuni ium itagitariutm locabi ibus, quan ficut illa corpota poffunt varías;& multas termiriare xay m lic modó pariter dinioa (übltartia; & Doctot loc.cit, cum HIS erento fict c confetuatione cune em itnportate fcfpeGtum cx co probat y quod eii(dcm re,& ratione ad. ide te y & ratione femper permanet ident refpc- €&to$, in ptopolito autem diliia fubflaxia condi. yt coexiflebs VAR ua: bus (patij imagnafij v.g. ocieritali, meti dinab rica luos cft fede IC, K ON ed babetur vt virtüalitce tnultiple ; atq; idcó diuerfas poteft tcr4 tyinare przfenuas ciüfd em omninó mo« bilis ad feipfam . E aM .430g. Atriag.qnoque d. r4-cità n. jz« alicrt quorunda inuentum ;qui dixerunt. fpatium imaginarium nil aliad efc;quai infinitas Dei virtuahitates, quibus e Ípódet infititis corporibus po, vode n eadera diuina fübikantja. indui fibili dant vpam virtualitaté;qu2 fit Ro tha ,& non (it Prage, & Bióc à parteteig - là actier ibr infecta quarmuis prima f1- fie i E aet ARR. cR to coincidere 5 valde tamen diffetunt N nO$ ri. (lues a (ferimus diuioam (ubflar : 24 tíam ob eius illumitationem in ordinc a locum & güigalete terminis Supodauti T eu. ,04 Ucri- 3 , — 0 Qu XPEDUU AR SUALEES — gar —. getfardm prafentiarü, gp & ipfe Artiag. — $ltró concedit fub n. 48. at illi Auctores quid agplius volebanb;& ideó obiectio- - ME or rre trinis i niu nos dir n| unt;licét primae facic videantur procedere, vnde data re- anoftra entenriz intelligentia , facile olues;6 conttanos adducátur ; qae plc- n€ haber: nequit ni(i ex difp. 11.- Phyf. bi ét videbis,quomodo immobilitasio- €i, & Vbi attendi quog; debeat in ordi- ne ad diuinam fubftanriam vbiq; diffusa , qua cft prorfus immobilis;& contiftens: amuis ,n. bunc ctiám modum faluan- di immobiltàtem loci conetur rcijcere Bonet. cit.cum multis alijs dicendi mo- is Thomift. Scotift. Auerroift, & No- minal, quos ibrvalde accurate refert, & .rcíellit,re tamé vera hic eft exteris pro- babilior ; & wes modi 5 quos ipfe ibiaf- fcrt,vt de mente Arift. & Com.funt pror Tus infufficientes,nam primus modus ari- buit ipmobiülitatem folii locisCelorum , quatenus (üpeificiescócauá vnius-et: lo» €us perpetuus, & incorruptibil:s alterius; ccundus tribuit ibilitatcarfo!ü lo- is elemeéntorü, quatenas Gngala haberz ja loca determinata, & inuartabilia; tet- tius tandem tribuit vtiq; immobil ratem cuicunq; loco,non tamenfecundum con- fiderationemi nátirralec,fed tantam fecü gum mathematicam ; quia hz cjabttrab:t àinou»& imnarería fenübilirieq;ideó tin- guli ifti modi deficiünt , qu«a vel non (al- sant imimobilitatém cuiaícang; lociscum "ramen de Ioco in genere immebilitatem Alfetuerit Arilt.ec conttat 4.Phyf. 41. qpátiones Je itmmobilitate loci zqué có- Mincant de ómriibus:ycl nondaluant illà "wtomninó oppofità motui locali ; vel dc ü non fecundü conliderarionem natu- llem,fed rantü qiathematicam, cum ta- perrattonesnaturales , & phyficas ko nc mébur rni loci SE ,vtad cum fpe&ar, vr [uo loco dicemus. H TO enar » quibus rebus con» ueniat Vbi buius predicam.hinc. n.fsctle polea colligemus tpccies huius przdi- cam, Ad huius pun&ti refolutjonem opus cft bteuiter is khyit recolere, quaaam 1. $ proprie dicantut effcin loco; qua «n. propri? fantin loco fingala habent pco- rà Vbi [enispawAliquircsomnesprocfustàmcorporeas,dincorporeas,ac&Deüipfuminloco.reponunt 5 licét nó in certo fpatio reclusá fed wbiq; in omni loco diffu(um ; ac con(equentet- affirmant;non folum Vbi cteaturatí, | & ipfum Vbi Dei iramétiuü ad hoc:fpes &are pratdicam.ira Fonf. (. Met.cap, -9.(e&: 3. & 7. Alij contraexcladunt hoc predic;aon (olit Vbi immé(ruum Dei, ted &t V6 angeliciscó qu'a nó pro». prie ponüt Angelüialoc»p intima prae — séciá (us fubita.tze in cili loco, vel fpatio fed per operarions,& applicationé virtu, tis,vndé talis denominatio císédiinloco potius ptinere videtur ad pradica.act:o- nis,ia l'homifte 1,p.3-$ zat. t4X 2. vbi proinde ait S. Th.aag:lam euiuocé effe in loco cum corpo:re;quia an3elus potius cantinetlocum,quaim cótincatur à:loco idip(um clarius docet opufc.48.cap.t«. / 210» Verior sér£ria.quá uis difp.. 11,Phy(.q.4. & vít cóis extra. (chol S. Th. negat Deum e(fe proprie inloco s fette docucrunt: Aag. lib. 85.9. q.2o.& Anfcl. in Monolog. cap. 22. vbi mnes dici Deum elfe ci loco, in loco,quia cérineri in loco limtationg. innuit : afficmant autem ex àlia parte, ae dü corporibus; fed ctiá Angelis proprie conuenire ciTe in.Ioco per applicatione fabftiaua ad cert locu ,& (pacium;vn- dé quamuis in fecic logé diuccti fint ma dictlend: in loco rcrü corporali, & fpi» ritualiü,quia corpora dicuatut eiie indo» co circumferipuud;i,cü excenfione. par« tum;fpiritus vero de&Gnitiud. y (cu iacit» camícripré (inc tali commen(üratione 5 nihilomtaus ingencce conucn.rc potluat . in aliqua cóne cói vautoca ab illis: pr£ci» fa & hzc cric cocinenzia palliug,(eu rea» lis preícatía rci locatz ad locü, à quo có tetur: , vc abürahit à: circumícriptiua , & detinittua y quz vaiyocatio p oftendi rationibus.illisequibus ptobart fo let vniuocatio:quorandaudfcé dentium 2 Quaré Vbi angelicum quo; ad boc fpc» &bit prdicao £t üscum fit Forma inbae- rens Aügclo. per £zrmalicer contticui- tur in loco; & cadem roncad boc quoq; lii i fpecta- Quafl.XIT. De Vbi , eg Siti, e dri IT. patet fandamentum Poncij falfum ec, - € aiebat nihil prafupponi in corporibus ad propinquiratem ; vcl diftantiam, ad p neceflarió fequantur ; & cum quo neccl- fariam habeant connexionem. At refpó- det Poncius etiam hoc concefío negando hinc fequi effe' relationes intrinfecus ad- uenientes, quia licet non poflint effc ifta duz przfentiz , quin fit ip(a propinqui- tas,vcl diftantia , tamen bené poteft cffe propinquitas, quin fint przsétiz , nà duo Angeli poflunt habere diftantiam,X pro- pinquitatem adinuicem;quamuis nó exte fterent vlla loca, quibus effent pra(entes: itaq, vt relatio fit intrinfecus adueniens debet neceffarió: pre(üpponere aliquid , fincquo non poflet exiftcre, curnergo propinquitas duorum locatorum ; & di- flantia poffit cfle fine prz(cntia corü ad loca; (equitar quod quamuis non poísint etfe tales przíentiz. fine propinquitate , quod tamcn ifla propinquitas non fit in- arinfecus adueniens. :  Verüm hac folutio manifefté contra- dicit Do&ori loc. cit. & veritati , inquit enim Do&or huiufmodi relationes pro-. inquitatis , & diftantig non immediate undari fupra res » fed (upra vbicationes illarum , quz determinant resybicatas ad fandandam tantam, vcl tantá diftantiam, falfum ergo eft polle duos. Angelos tan- tam,vel tantam diftantiá fundare, vcl pra- pinquitatem ab(que vbicationibus, quia fi non h aberent vbicationes localesqua ni- mitum fumuntur in ordine ad locüjhabe- rent faltim praífcntiales, qua defumütur inordine ad fpatium,vel ad partcs virtua» les diuinz (ubítantiz vbique diffui Cof. quia deficuctis oibuslocis iili duo Ange lijquos adhuc ponis per lcucam v.5.difta- «ze, vcl per (uas proprias entitates fundant «talem diftantiam,vel per aliquid fuperad- * ditum, li (ccundum , hoc efe nequit. ni(i "Nibcatio; f1 primum crgo duo illi Angeli femper talem retinerent imer (c dilan- tiam, quamdiu proprie manerent entita- cs,quia illa ponuntur rationes fundaadi talem ; üm quia adhuc fequi- tar cilercfpectam inuin[ecus aducenicn- sem, qoia neceffarió (equeretr ad enuta- cs progtias iliorü Angelorá, fi in cis im- : A0gita » i 735 mcdia? fundaretur : Concludendü igicut . eft, q fiué fit fermo dc propinquitate, & diftantia duorü locorum adinuicem, fiue duorum locatorum, femper hz relationes [unt inttinfecus aduenientes, quia necef- farió (equuntar extrema ;.& quidé quod ait Poncius propinquitatem , X diflantià duorü locorum efie refpe&tus extrinfetus adueniétcscx fuppofitione,quod fint mo bilia,eft omninó vanum, & inutile , quia przcipua loci affe&io cít e(íe immobilé * tum quia ex fuppofitione etiam, cploca effent mobilia , non adhuc fequitur inten» tum, quia tunc eadé effet. ratio de loci & locatismodó aüt quamuis locata lint. mobilia;adhuc tá diftátia,& propinqni- tas intcr ilJa sür relationes extrinfecus ad- ucniétes, vt probatum eft ex Scor.loc.cit, 212 Quoad przdicamétü fitus, qui a- lio nomine dicitur pofitio,Do&. 4.d. 10. q.1.$. pico ergo, diftinguit duplicé pofi- ion; vnà, quz dicit formaliter ordinem partit in toto, & per hác circüfcribimus differentiá quantitatis cótinug,alià, quae dicit ordincm partiü inloco , & cóftitit hoc przdicamenti, fe! faltim dire&à ad illud fpe&ar,qy idcó additur; quia ét pofà tio primi gencris, eftó per eam circü(cri« bamus differentia quantitatis ; debct fal- tim reductiué ia hoc przdicaméto tepo- ni,vt hic notat Anr. Aud. cá fit tefpe extriníccus aduenicns,nam partes totius, qua (unt extrema buius pofitionispofséc elle inuic€ feparata:,& tunc nó eset ordo illarü partium in toto: fiué aut pofitio primo modo fumatur;(iué fecüdo modo, certá cft non nifi ad res corporeas petti- pere , quia incorporeg nullus habent par- tes integrales , rónc quarum dicantur fi- tuatz',ac ctiam císe denominationem in- ttinfecam, quia non dicitur quis (cdegs à (cde, (cd à ic(fionc, vt àformaci intrin- feca . Przcipua veró difficultas cít , quo- modo fitus conftiuiat diaeríum pradicae mentum ab Vbi: Solent Scotiflz ex co iita dift ingucre;quod Vbi dicit babitudi- pcm otiuscircumferipti ad toti circum Ícribens, polioveri (cu (itus babitudi- ncm partiam circü(cript ad parres loci &itcuicribentis, hoc n» folum dilerime affi gnauit Do&or loc cir. & quia interd liü 3 . inuà 75^ Sinuariato Vbi, mutatur. fitus , vt notaui- imus in Inft.cum .n. vinum in vafe agita- tür,totum vinum femper eüdem retinet totalem, fed partes variant jocum partialem;quia fucceffiué re(pondent di- ver(is arti va(is ; hinc tanta vi argui di(tin&tio inter illa , quanta fufficit ad confiituenda diuería przdicamenta ; Kt hzcratio aptior eft ad c diftin&ionem éx naturarci intet Situm , & Vbi,quàm allata à nonnullis, » poteft mutari Vbi immataro fitu , vt (i quis (c- dlcns,aut iacés curru feratur , variat Vbi y quia faceefliué eft in alio , & alioloco , mon tamen variat fitum;quia femper ma - nct fedens cadem (e(fione. Sané hoc cft impoffibile prorí(us, quia fitus eft forma loco addi&a nó minus, quàm ipsü Vbi , , vtgo ficut fitus abfolart fumptus refpi- «it neccüarió locum , ita talis (itus talem locum, ita quod omninó implicat rema- mere cundem (itum corpotis » fi vatiatut focus, & Vbi, vnde quindoquis fedens fertur rhzda , vcl naui, catenüusremanet eadem (c(Tio, quatenus manct quoq ;idé Vbi immediatum refpe&u nauis, quam fcfpicit, vt vas, non vt locum , vt etiá di- «imus dc aqua delatain amphora ; & di- «itor nutare Vbi mediaté folum , & per accidés, quatenus teta nauis , quz ett id, «quod pcr (c mouetur , continuó acquirit alium,& ali locum, vt habetur 4. I-hyf. Xmo Artiag.5. Met. n.45. ait re vcra mu- tarilcffionem , & folum moraliter. ccn- feri eandem , quarenus. fuccedunt ali gotitiones omnino fimiles in ordine a4 diftantiam partium inter (c. 113 Alij t& hanc fitus explicationem impegnápt,quia fi nócft , nifi ordo par- vd locati ad partes loci,iam nó diíctimi- * fatur ab Vbi circumfcriptiuo, Prob.con- -quia per hoc Vbi ità ponitur corpus jn loco;vt totum corpus ftt in toco loco , & partcs locati in pattibusloci , ergoiam 2: rónc mr iftius Vbi ome ar be o partiji locati ad partes loci , atq» ide intali ordine ncqait fitus. cQ(i bert ,Alio- quio non con tiroet diftin&um pradica- mentum ab Vbi,cum adeius integritaté fpe&ct. Accedit, dj» cum totum integrale &oa lit ali quid realicet diftindoun fecun- Difp.VIIL. De Pradicam. Xe fpefluis; dum probabiliorem, à fuis - fic in propofito reípe&us € Án RdI- i — non erit aliud ab ipfis partialibus fimul (amptis, ná ficut (e rat fundamentii ad (fundamentum , ita re(pe&tus ad reípc&tum . Et tandé re(pe. Gus partiü locati ad loci nó (ünt , nifi plura Vbi partialia , ficut rcípectug totius locati ad totum locum eft Vbi to. tale,ergo tam hic,quam illa (pe&ant ad przdicamétum Vbi. His rónibas conclu- dit Bonet.in fuis predicam.ocdinem par tium locati ad partes loci non cffe de gc- nere fitus , vt inquiunt paffim alij Scoti- fiz, (ed de genere Vbi ; vndcibidem ita explicat fitum , vt fit modus quidam ip- fias Vbi,(ic quod Vbi dicat abfolute fentiam rei in loco wien ificet prienciz, (ic vel (io.f. 1acendo, ftando, vel AR i (ccüiü hàc ^— uam cóiter (equuntur es illi qui üitiapuunt fitü ab Vbi, (omar tur in Vbi,& e(t accidens eius, & dinidi- tur in ftationemfc(Tionem , &c. vt genus in (pecies,q» ctiam videtur innuere Doc. dicun inquit;q pofitio fpecificat Vbi . 114 Certé hec explicatio titus magni babet fundamétum , tum in definitione à* Gilb. allata;ait.n. quod pofitioesi quida [itus partimm yetgenerationisordinatio,fecundum.quamdicunturflantia,vel[edentia,4c.tuminipfoArift.quiperTtarc,federe,iacere,&c.explicatrationéfitus;&rationcsetiam,quibus(übtilishicScógftaprobatordipempartiuminlocopertineread.przdicmnentumVbifuntmagni ponderis; vndc fatemur, quód volentes conftituere fitam prz dicamen- tum diftinctü ab Vbi,facilius id aequem tut tenendo hanc (ecundá viam,qu& pri- mam. Nobistamenimagis expediens vi- detur tenendo primá vi te ficü e(fe przdicamentum di(inótü ab Vbi , quam tenendo fccundam multiplicate entia, & modos tine meceíTitate , cum quia , vt ait Artiag. cit. n. 42. (üfficienter intelligitur res fituata per illoiordiné partiü. ipfius locati ad locum , quem teijert Bonet. ad przdicam. Vbi,per illum . n- intelligitut fic vbicata ftans , vel (edens abf; addi- tionc alterius modi um quia licet — Quafl. XII. De Vi, dari poffit modus in diuerío genere mo- dificadi, non tamen in im gencre , at fcifio, ftaio , &c. (i (ant modi ipfo Vbi faperadditi , fané fnt ipfi quoque modi prefentiales , feu pr(entiam importan- tes,vndecum ipfum quoque Vbi prz(cn- tiam importet,iá daretur przfentia pra- fcntie, magis expedit negare irum efte difti predicamentum ab Vbi , jm illum ftatuere , vt nou modü pra- eníalitaris ipfo Vbi fuperadditum ; tum uia diuifio illa prz dicam.non eft necef- dria ex natura rci, tum quia Arift. r. Poft. 148.& s.Phy(.9. & js. Met.c.7. te- ceníens przdicamenta huiusnon memi- nit ; tam tandem quia etiam Scotus ipfe loc.cit.in 4.non inquit abíoluté effe prz« dicamentum díftin ab Vbi , fed ita poni à quibufdam, ende non multum an- xij de hac re effe debemus , nec €t folli- citi de (olutione rationum Boncti , quib. ides nó inco confiftere rationem fitus , quía tunc non conftituerer pradi- camentum diftin&um ab Vbi. Nam con-  €efio antec. neg. confeq. vltró conceden- tcs di(tinctum mentum non con- ftituere.. Adhuc tamcn liber fingulis fa- tisfacere , in gratiam cotum , qui vellent ea diftinguere, 21$ Ad 1.nó inconuenit rÉ vnius prae dicamenti interdum concurrere ad intc- qum rei alterius praedicamenti, nami cüdum cóem figura eft de przdicam. qualitatis,& peruner ad integritate quan titatis;vnio ctiam fubftantialis concurrit ad conítitutionem compofiti fübftantia- lis, & tameneft de genere accidentis cf fentialiter , & folu denominatiué (üb- ftátialis, & fic in multis alijs j ita ergo in : to poterit fitus concurrere ad có- um Vbi circwmfciptiuum , etiá(l fit dineríi przdicaméti. Ad a. conftat ex 9 allato de vino in vafe ptasétiam totius locati ad totum locum diftin&am effe à fingalaribus pra cutijs partium,& ratio cft, quia licét totum in- tcgrale non (it quidrealiter à partib. di- ftin&um; (zpe tamert in omnibus illis 6i- mul fümptis, & (ub vnione. coccpris fun- eo itu. edet. 17. 753 datur talis refpe&tas , qui ne ju't (unda- ti ia fingilis diftributiué (umptis,aut eciá colle&:ué,fed noa füb vnionc, vt conític de zqualitate vnius palmiadaliud , qua poftulat pro fuadamento totam quanti - tacem palmaré,vt fic & cft vnica, & fim- plex relatio , nonautem vna totalis ei mulcis zqualitatibus cópotita, quz fun- dentur in fingulis partibus. Ad 3. conce« dimus refpectus illos partium locati ad patteslocieife Vbipartialia, & idcircà non(pectant ad przdicam. Vbi , in quo folum ponuntur prarfentiz cocales,in pre dicam, veró (itus parciales. , Petes;an fitus (5t modus folius quan- titatis? Videtur affi cmare Do&or loc. ei. quia illum ibi appellat nodum qaantita- tiuum; dicendum tamen eít fitum cóue- nice cuicunque rei exten(2 in loco , qua - re cum fubttantia materialis fecunduga nos poffit effe exten(a in loco ctià (cclu- fa quátitate, l'icét penecrab:liter, ira quo- que proportionacum fitum habcbit , & ideó m diuidebatuc hac ig Ve circumlcnpauam in penetrabile , & im- penetrabile, fic etià (itus diuidendus eff , poteft tamen appropriate dici (itas mo- dus quanutatis , licéc alijs conueniat , ca racione, qua diximus difp. przced.q. j ar. 2. figuram dici modum quantitatis , €t coníequatar rem omocm extenfam , an verà corpus in vacuo elf et fituatum ,re- pondendü eft, ficut de Vbi dicebamus ; & demum an rará,& den'am, afpecü , & lenc,ad hoc predicamentum pertincant, dicimus inlib.de genec. & corrupt. Poncius difp.17.L08.4.7.inquit fitum importare non poffe re(pectua extriafe- cug aducnientem (übiedtatum in re loca- ta,& termitarum adlocum , quia omnig talis re/pe&us aut e(t Vbi ,ecl (alim tese liter identificarus cum ip(o,atq.ideó nom cont ituecet diuer(um pradicamérum ab ipfo Vbi quod ibi quibufdatn rationibus comprobare conatur; € concludit , uod ponendo Situm«onftituere diuet- um przdicamentum ab Vbi,dici debet y quod conftiftar in difpoKtione parcium in ordine ad (c , rationccuius fi tat in loco, dicereturces federe, auc ftare, aut iaccte &c, qu£ difpolitio eft. re(pes Gus cxcrinfecusaducnics; Quod probat , Quia ha difpofi:io e(t aliquid tá per fe collocabile in aliquo prz dicamento, quá Vbi,& cft omnino diftinctü ab Vbisquia bac difpofitio poteft cíle ea4é numero in diucr(is locis, in quib. variarcetur Vbis & prztcreà aon potcft intelligi (itus fine ipía, ergo dicendum cít , quod tit Situs . Conf. quia fi fic explicetur ratio Situs; teft (aluati diftinctio realis, & e(s&tia- is intcr Vbi, & Situm, & cx altera parte nihilliud poteft alfignari, quod fit Situs falua tali diftin&ione, ergo quandoqui« dem detar talis difpofitio à parte rei magis congrué dicitur , quod fit Situs; quam aliquld aliud. "ul Hzc tamen explicatio Situs nequaquá fübfiflere pót , quia vt fuprà dicebamus, Situs cft formaloco addi&a nó minus, q ip(um Vbi,ergo (icut Vbi nequit explica. ri, nifi per ordinem ad locá,ità quoq; Si- tus, Tum quia difpofitio partium in ordi« tie ad fe porius circum(cribit differentia quantitatis continuz,vt fupra dictum eft n. 112.quam pofitionem de generc Si- tas, Quod fi dicat Poncius.iplum nà lo- qui dc difpofltione parti in co fenfu in ordine ad fe, fed de ca difpofitione in or dine ad fc , rationc cuius (i res poneretur in loco, diceretur federe;ftare, vel iacere; Conua flatim cít ; quod hzc manifcíta i i ia , fi enim ca üm i(pofitio talisef&- , vt ratione illius rcs dicatur federc,ftare, vcl iacere , ergo non eft difpohtio partium inordine ad fc , & abftrahens à loco, ftd omninó locü cóo- «ernens, & partes loci ; Probatur confc- quentia, quia implicat apprehendere cor pus (cdens, ftans, vcl cubans per talc par- ium difpofitionem,quz omnino abítra- t à loco; ergo ti fiis conffüt ia difpo ione tali partium ratione cuis corpus dicatur ftare, vel fedcte;debet talis diípo- sitio cxplicari per ordinem ad locü, & nó ,pracisé per ordinem ad fc; quare concla- dendum. eft fitum. explicari debere per rdingm pzcriugwci locatz in ordine ad eee » vel pietes. eius. altero cx duobus modis sre bled) raiones id. Juníwalent, nam a primá dicendum eft, muodliect illa pariioie difgofi o in idi Difp.V1l. De Pradicám-ve[peBliuls i. ^ ne ad fc fit aliquid in predicamento col- locabile,& ab Vbi diftincta, nonhinc íe- quitur in hocprzdicamento con(titui de- bere (alti ditecté , n& porius (peCtat ad. pradicamentü quantitatis.) & eius diffe», rentiá explicat; vt inquit Doctor loc. cite; Ad Contncgatur a(lumptü quia data ex«. plicatione $us altero ex duobus modis, ià aff; notis, bené faluatur diftin&io rca- lis Situsab Vbi,vt declaratü eft, & rones quibus oppofitü oftédere nititur n.73.& . 74-(peciale difficultatem non continent quz fuperius nou fit folura, vadé minime opuscít easadducerc, & figillati diluecea dud De Quando € Habita. 416 (7X Via res nó tantü dicuatut effe in, : locoyfed cti in tépote hoc , vel. illo, vt heri,hodie, fuperiori anno,vt Ati« ftot.exem at in antepradic.c,5. (icut per Vbicoftituitur in fpatio loci yita pet. Quando in (patio téporis, & durationis e Vtaüt appareat penes beat hoc predica cmd ae ndi , d eft duplicem durationé£ realem (olere disftingui,vnàextrinfecá,qua.(;eoparatur,.adaliárem,vtmen(urailliusqualiseítdu,:ratiomotushorologijre(pectaaliorummotuü,alteramintriníecam,perquàrcsineipfaduratnq;alioextrin[ecomenfuranteablato.Suarezdiíp.so.M:fe&12,n.8.quem(equunturhicAmic.Blanc,&alij,con(tituithociupratmindarauoneintrinfecarecüfedmiusconfcquenter,quiavtdicimusiaPhy(.&tenetipíoSuar.duratiointrinfecareinoneft.ni&ieiufdemexiftentiaaperícuerans,atcxiflétianóponiturindi- uerío przdicamcto à re,cuius eft, pr tim cü in emésiandpnu nn iter ei idérificeturyergo &e. Na valetjquod inquit Suar. ità (altem diftingui à rc du- rátcyvt licet non praedicetur de ea , vt ac« cidens Phy(icum, praedicatur tam vt ac- ^xidens Logicum & hoc fafficere , vc fit diftin&i pradicam.Nó valec,tü quia e fientia ét praedicatur accidentaliter, Los gicé dc creaturis; t quia accidens przzdi cabile.nó (ufficit ad có(tituendii accidés, ptadicametalc y ex iliis fou gencreitn : n6 [ubfiafie pót apcidós: prie Qudf. XII, "DeVli , e Sitü. edt, IHE, nón tamen pr dicamentale . Deinde ctià jnfentétia realiter diftmguente duratio- nem intrinfecam a re durante, non benà poneretur hoc pradicamentum ex ca có ftitnii, nàm lioc przdicamentum nec té pus;nec rem temporalem importat , (cd od ex adiacentia temporisin rc tépo- En derelinquitur; vt cóttat ex ipfa Gilb, definitione , Ouando e$t idquod ex adia centia temporis inve temporali derelin- wituryquare ficut Vbi non dicit forma- tet locum,fed quod ex applicatione lo- €i re(ultat inlocosfic inpropofito Quan do non dicit tempus, fed quod eius appli- cattone refültar in re temporali; & men- fiitata per ipsi. Tandem proprie loquen- do res durare; & effe in «empore non süc idem,nam efse in tépore ex 4. Fhyf. 117. cft conrincri;ac meníurari cempore , du. rare vero eft píeueratoin císes(ed Quan. do — iod eísc 5 — &.tali tem« orte, vt 1€, .itr ) Pu vA inde cómuniter «docent ; ren t& non confirutpet dura- ti intrinfecam rerum;fed poríus pec coexiltentiamad aliquam extrinfecám nempéad motü primi Celi , qui vt regu- latus,& vnitoriis dicitur men(urare du- rationem illarum. dicitur tempus cxtrin- fecum ,vt diximus n Inft. vnde nec ipfum tempus , vceftintrinfeca duratio motus primi Celi , (pe&atad hoc, pradicamen- tí («d vt ponic adiacentiam fuam in .«c- büs,quas men(urat;& baceft vera exyli- atio iftius przdicamentisres ,D, prgcife oexiltentiam ad motum pr;mi Ce- i iütationgmen(urg dicuntur tano , vcl tanto tem pose durare hen diem, vcl an-  nüm;dicütur císc hodié, hri, fui(se, & c. at sit vera denominationes huius. pr. ch edo exéplisab ipfo Ari allatis;endé S Th opuíc. 48. c. de Quan- do; pct adiacentiam temporis ad tem.té- poralem intelligit menfürationem; quod exqmeníuratione tali in re tempo* rali derelinquitur, cft id, in quo formali- cer confiftit hoc predicamentum , vt (al- tim dircété ad iftud (pectat. "62 - Scd: ic it. comunis omnium fenfus inconflitutione przdicam. Quan- do,nontamcn omnes conacniunt. in cx. plicatione illius,quod ex adiacentia repo ris relioquitur in reb. ibi(ubiectis , Tho- miflz pa(fim infinuant effe accidesrca- - le, vt viderc eft apud Complut.cit.q. 4.8 Sanch.lib.6. Log. q.9. idem quoq. viden- tur (entire Scotiftz hic in. Log. dum ia* quiunt ex adiacentia temporis ad rem temporalem refültare in tempore Qyuane do actiuum, & in rc temporali pafTiuum, quos fignificát efie refpectus reales exe trinfecusaduenientcs; fundatur hzc opi- nio przícrtim in paritate cx Vbi defum« pta, ficut .n. ex extrin(eca circüfcriptios nc loci refaltat in re locata Vbi , vt accis dens rcale , per cp formaliter dicitnr effe. in loco, ficex incidentia extrinfeca teme poris men(urantis res temporales re(ulcat in cis Quando, vt accidés reale, per quod formaliter dicun'ur c(Te in cempore, ». Quem cendi modum rqoior Poncius hic,vbi camen nota malé ab ipfo defcribi Quando effe conucnientiá tei creata duz rantisad.aliam rem durantet , nam non cocxi (terria vnius rciad aliam;(ed coext ftentia rci ad tcmpus eft Quando;adeóur terminus iftius cocti (Lenciz pertinentis ad hoc prezdicamentum fit tempus primg mobilis, non autem quacunque alia. rcs durans, vt Poncius velle videtar... » 218 Dicendumtamen cft, Quando nó importare in cebus tépori fubtedtis foze ipà intrinfeca; X rcalem,fed folgm denos fainationé cxtrinfecà (umptá à tempore, €ui rcs eocxiflüt;& in quo ede dicuatur , atq. debomipátür cífe hodie , heri fuifle , &c. Probiquia (i qf formà realé importa ret in rc ducáte , hzc vtiq. foret celatiua, vteft Vbi,nà aüt abíolata,(ed nullà talézc lationé rcalé importare pót, quz fpe&et ad hoc prédicamétü,ergo de ico ».mip. quia per qünon pot in re téporali impor tari rclatio ad tépus , feü rmotü primi ee y di A Hei TURIS E Miren cclaratioue allata rónis cius, (ed he re- latio aà eít ttal, cd ein Prout Do- &or.quol, 13, N.quia verfatur inter c) ma e vt i r4 e: le, (ed epe VU ADM Pe 'undatur in obicet Vt cognito» qQ eura cocipitür. vc LAE [ le ori tela- tio méfutaui tüdat. in rc méfurata,vt noci" ficata $318 Difp.VII. Be Pradicam. Ro/petliuis - ficata per menfuram ; & deniq. difp.13. Phyf.q.4. art. 2. oft endimus tempus ex- ^ trinfíccum in ratione meníarz non effe quid reale , ergo relatio importata per quando nequit e(fe realis. Si dicas, (alim relationem menfarabilis ad men(üram cf fe realem, & hanc derelinqui à tempore extripfeco in re temporali . Contrà, hoc falsidicitur , quia hoc non conucuit illi ex vi temporis;fcd ab intrinfeco,etiamfi per impoffibile nullum effet tempus ex- triníecum;quia ex vi fuz inrrinfece dura tionis dicitur fic menfarabilis. Si dicas , hanc relationem tealem ele ipfam cocxi flentiam rei temporalis ad tenapus, vadé poo heri fuiffe eft coextitiffe circa- tioni hefterna primi Czli , effe hodie eft cocxiflere bodierna.Contra,quia vel ifla coexiltentia importat folam ambo tum exiftentiá in rerü natura, & hoc di- €i non poteft,quia non efTet maior ratio, cur vnum fit menfura , & aliud meníura- tum; fi cft relacio coexiftentiz vt meníu rati ad meníurá, iam conttat nó effe rea- » Accedir, quod coexiftentia fumpta pro amborum fimulranea cxiftentia eft telatio intriníccus adueniens , quia pofi- ta recemporali, & motu primi Czli, ne- ccffarió (equitur talis coexiftentia, 219 Necvalet, qp inquiüt Scorifte ex Ant. And, in hoc przdicam. lilapismo- ucrcetur modo extra Celum, tunc morü lapidis non coexiftere motui primi Cell coexiftentia iftius przdicamenti , quia non menfüraretur pcr illum , ende inqui- unt res debere a imari primb Ca lo, vt intet ipfas , & motum ciusre(ülcet y cenferi aüt (ufficiéter approximatas co ipío , quod imera ambi. tum huius vniueríi continentur. Non va« ! fet, tumquiaiam conceduntex ifta re- fpon(ionc,quando non importare qualé- Cüq. coexiftentiam rei n Ris A MA pus;(ed coexi it entiam in ratione menu. fati ad meníüram ; tum quia gratis etiam di&um videtur motum brachij fa&tum à Beato extra extimá partem Celi nó mé- furari é motu primi Cli, quia ficut mo- tus primit Czli ideb men(uta dicitur mo- tvuüta&torü intra ipfu;quiaob cius vni- formnat£ alfumitur à nobisad hoc mu- nus,ita quoq.poffct a(fumi ad«memfurane dum iot lapidis fa&um extra Ceelü, fi Deus nebisoftenderet illum motü; Po- tis ergo dicendum eft con(i (tere in de- nominatione extrinfeca fumpta à tempo ef te,& dicire(pe&tumextrin(ecus aduenié té , quiaad inftar talis cefpedtus nata e(t concipi,cum motus primi Cali non dica tur mcníurare hos inferiores , ni prius facta per inelle&um applicatione ips veluti menfüz ad illos, qua: fe habet ve- luti approximatio inter extrema , vt re» faltet ille rcipettus, uod vtiq proprium efl cc(pectascexrrinfeci . Fundamentum veró oppofita fenten- tizfacilédiluitur neg. pauitatea atlum- ptamde Vbi, & Quando : tumquia Vbi cít terminus motus , & a&tion:s, quz in motu interuenit, crgo neceffarió elfe de- bet quid reale , at Quando nullius actio- nis rcalis , —— rame terminus ; tum quia potius Vbi,& ()1ando oppoti- tas ibenccóditioner nam vt re$ discar fucceffiué prz (ens alteri , & alicri (patio locali,locus debet etfc immobilis , & la» catü debet continuo mutari , vt verà di catur facceffiué przfensalteri  & alteri fpatio daratienis , duratio ip(a debet effe fluens, & cran(iens, res veró ipía concipt tar vt immobilis, & eadem perfeuerás; e: qao patet ,Quàdo bene aumus (uüobire e m RUMP: Pica autem Vbi, ifp. 13: Phyl.n.9. 210 Qua; quibus rcbus poffit ap- plicari denominatio mét! s LI TEL ilibus, q colligit ex Arift. 4. 117; Sed potius a(ferendum cft, hanc ze omnibus. rcbus ali nomifationcm potle o permanen & men(urari cempore: adillud, immó ip(a quoq. immortales fabftantiz,vc A anima, vnde di cimus Angclos hodié cíJe ,& inomm t&« pore, licér non tranfirc cum temporc; , co vcl maximé dicendum;qui corum durationem intrinfecam: menfe rari poífe per cocxifteniam ad aru prie mi auiterni,ticut EMRMIME DrET — oltcne oftendimus ex wwe Phyf. loc. cit. Neq. Arift. 4. VIC. voluit negare ab(o- luce (übftanc;js immortalibus eWfe in cé- re,íed (olum nonfie intempore, ficut fablumsria (eneícendo,& deficiendo , nà ratione coexiftentiz non minus fanc in fablanaria; Imo Fonfec. ;Met.c.1$. q- 10. rationes iftius coexi- tizadextendithancdeno.minationemadDeumipíum,quiadcnominaturomnitemporefuiffe,&e(Te,&defilioDeidiciturEgobodiegenuite,2(crapuloconcedipoteft,cuminatiohuiuspradicamentificfojumextriníeca.Aliquinegátaccommoaripoderebusinftantaneis,herdeipfisinterrogarenonLicetquandofuerüt,velerunt.Scdcum&ipízdicantureeininftantiypoteft&iptis(uomodohzcdenominatiocópetere.Q'uidamétexcipiuntàdenominationchuiusprzdicamciipfummotumprimimobilis ,quo. niamnon extrinfecé » fed intrinfecé de- nominatur à fuo e. cum & c Celi motus : meníarare feip- üm fecundum pattes .i. mocü vnius paf- tisaffumi ad meafi m motum altc- tius, hoc (eufu poterit & ipfe hanc deno minationé participare. De fpecicbus au- tem huius prz Jicamenci non oportet ef. fe admodumrollicitos, quia vt Scot. do- cct .d.8.q. 5, O.& Tromb, r. Mct.q.1. ad 4. vel paucas habet , vel nullas. 211 Acobijciunt aliqui, puram deno- minationem excciafecam non füfficere ad cóttituton:ii vatas predicameni , quia de5?rzài cont ui plura alta predicamé- t2 i0xta iulcicadioem harum denomina tiomi'^n , vnuim.!: ex denominationibus , quibus obic&ta denoninátur ab a&ibus, aliud ex eis quib. Deus denominatur ab Efe&is creator, redeinptor, &c. aliud ex «is, quibus columaa dicitur dextra , fini- tfta, &c. cut igitar hz denomipationes MEituant przedicamenca diuer(a , fed reducantur ad przdicamenta forata- Zueft. XI. De Bluavdo , covFdabit efr. 1T.— 739 nonnulli, qui contendunt omnia nou ge nera effe vcra, & phy(ica accidentia; ho n. falfum eft, quia hzc noué genera tius diftim&a funt , ac enumerata ex fpe- ciali modo denominaadi primim (ubttá- tiam, quam inharendi , v« notauit S, Th» opuf. 48. cam ergo denominatio Quado necceífaria fit, & fcequenii (Tima inter ho* miuacsnó minus, qua denominatio Vbi dicimus .n. resede inloco,X intépore ficat Vbi conftituit vnum pra dicamens tum, ita vifum e(t fapient ibus ex Q'ádo aliudconftiviere fpeciale przdicainéué magis,quam ex alijs denomioationibus , qua nó videntur ita ncceifariz,quod mi run effe non debct , quia vt fzpius di&ü eft, hec przdicamécorum diuifio eft ar- bitraria,& famo(a,non nccelfaria ; qp au- tein exhisnouem geaeribus hoc (ic ac- cidens, & forma realis, illud (ola extrin- fcca denominatio , non cft pen(andum ex aliqua gcacrali racione omnibus com-* mani , (ed ex fpecialibus rationibus fin- guloram , atque manctibus . 221 Circa predicamentum hab'tus,fa n? ridiculacít , ac Philo(ophis indigna conítitutio huius prz dicamenti,qua paf. fim affigaant Auctores,innixj .n. cxcn- plo , quo Aritt. hoc explicuit przdicam, .. Calccatum e[Je armatum ejfe Lolà il- iam denominationenpaiunt, hoc contti- tuere przdicamentum ,qua quis dicitut hibere circa fe veítes , & indumenta, quà aliqui pomüt (olum extrin(ecam à v-si- bus de(umptam;alij etiam intrinZecà, ita vt cum quis fe veftit , przecec aadum in» time pra (cntiz ad fua membra 1& dua in veftibus , ctiá in (cipio producae modum quendam realem, ills dici- tar habcre; quod fi quis. t aonuluas ia manu;aut in aure flore uida negant rc(altare talem. modum habendi »qut (pe- Gat ad hoc pezlicamen:um., quia ccsil- Ix non habeot manas.indaendi ; qua etiá ration: Suarez difp. 5 3. Met. (ec. 2: nr 1:4. ait fola araia defentiua , vc galea , & loct- Tuc quibus fumuotur, vcl (übiectorum .. C1,n0n autem. offen (iux , a4 hoc fpeStacg. qui denominant , ita de Quando dicen- zac effecti foret paca denominatio cx- triníeca . Kelp. nos non cife ita lollicitos 4: indénitate decadis praxdicain. vc (uz praiicamen: d,qaia illa fola imapus exc- cent iüduendi;al;j vecó coacedun: , quia, fafficit.qy habeuot iod ornamcc. Kur- (us volant ali ]ui ex adiaceniia vett. ü cie 340 — Difp. Di Piedianerifpetuiss — &um circa corpus htrmanum refültare de- — tior ef illa, que repetitur inter extrema nominationé ad hoc pradicamentü (pe- quz non (unt a&u  diui(a, fed tantum po* &anté, itavt fi induatur flatüa, velequus — tentia, qnalis eft vnio , quae cunt armerur, hec,& fimilianon dicantur ve- ter materiam, & formáà, inter lubic&tum, fita, vel armata propriéloquendo, vnde  &aecidens j acinterpartes continui, qua idam curiofam,& dignam inducür di« , etiam de cau(a dixit Gilb. babitam e(Te putationem , an cum Simia hunianisve«  corporü, cumtamen, & alia, quz nó (unt ftibus induitur, dicatur verd veftitay & — corpora dicantur habere formas (ibi ine ncgatiué reípondent, quia ex Arift.3.de harentes, & plané ita explicui(Te videtur pattib.anim.c.1. natara cunctis animali. rationc habitus Arift. s. Met,2g. & hunc buscontulit veítes, arma, & ornamenta ,— dicédi mod tenet Baffolius 4.d. 11.4. 1» vt curei,piloslanam, fqgamas cornua,  art.r. fic ctiam videtur. explicare Auer- vngues,& fimilia, hominem veró nudum — facouftitutionem huius ptzdicam,q. 28. fccit, atque ideo illifoli aptiuudiné quan« — Phy(-(c&.5. ( etiamfi ibidem Baffolij opis dam peculiar&. indidifTe inquiunt adve — nionem non recipiat) inquit .n.in corpo» ftimenta füfcipienda, que tunc reducitur. re quefiti ; quod quamuis denominatio ad a&ü, cum ca fibiapplicat. Miramur — habitus(ernatur. à locali pra(entia veftis fané viros doctos in hac fcurrilia atra-— cum corpore , tameu non (umi per mera mentum impendere,& ram tidiculas mo — concomitantiá localem; fed fümi potius uere dabitariones , de quibus meritó — »er quendam niodü informationis,& fit» fcire pofíemus , quod arguté inquit Do« — tentationis; illa ergo denominatio ;, Eor 4.d.6.q.3-9..4d ifíam , deilla dubi« — fümitar à pra(entia per meram localem tatione mota à quibuídá de materiaSa-  concomitantiam fpe&tat ad idem pradi- . «rarenti Baptifmi in cap.Detrabe, quód | camétun,quod dicitur Vbi ; at vero hzc aqua per fe non fit (acramentum, fedtan — alia denominatioyque fumitur per aliam tum con:giléta cum veibis, nam alioqui Imbitudinem , veluti informationis , &c «omingcre pofTet , vrafinusbiberet Sa- — fultentationis, cft in hoc alio przdica- «ramentum;yflz funt, inquit Doct,Qb;e- — mento;vadé concludit in fine (c&ionis &iones, € fubtilitates Bernardice , «7 — babitum dici penés illas res, quz adiacét uidé fat15 afimins timédo, neafinusbi-  (übie&o adinüar forme ,. & (übie&um pe Sacramtntü,fed planénon mintsri- dicitur illasin (c babere, & veluti (often- diculac& dubitatio própofita deSimia. — tareranquam formas, crgo & ipfe Auer- . 213:In alio igitur fcnfu magis digno — (a nefcjuit aptiori modo hoc predica- explicanda cfl conflitutio iplius predica» — mentum conftitaere,quàm per vnionems gnentj,vt nimirü per habitum intelligatur — & hanc intormatiuam. - babiieilla mcdia, qua fubicctum dici (o- 114 Et probatur valida ratione , quiz Jet haberc formam,itaut ad hoc przdica- — vnio praertim informatiua digna eíl vt ancntum fpe&tet omnis vnio abíoluti ad . eifpcciale affi gmctur predicamentü nec . Abíolotum , omnis re[pe&us fubic&ti ad — valet;quod comuniter aiunt ,pertineread imam, & écontra,omnisdcniqaerca- — przdicamentü forma; quam vnit ,.& no- sconexio inter partcs adinuicem , lind — uum przdicamentü non conflitucre,quia eíleniales fint, fiué integrales ;íta valdé — eft modusimperfc&us. Non valet 5 tuay egregié explicuit hoc predicamentum; — quia vnio eft perfc&ior , quam fit a&io; ac íciió dimi(lisnugis, Bonet.infuis prz — quz cft vnitio,cum actio lit viaad vnioe dicam. libel. 10. vbiinquit qnod perar- — n&, & tamen actio conftituit predicamé matin c[fes «7 calceatum cjJe ml aliud | tü per fe ;tum guia i vnio ponitur in prat intclicxcruns progenitores noftriyquàm — dicamento forme. ynit , obc vDiOECRD, & copnexioncminter atas, —xioncm quam t Cü cà , pariróne, & Ld corpus, inttr calceamenta, & pedes, — actio non conilituct [peciale pradicamé Jjuod de illa connexione cxtremorum — tü, (cd po in przdicamento formas 3G diuiforum exemplifiárunc quia n9. «uiusc productiua op neceísariamcone —— d mopio- — " dicamento , vt importat cx equo form , (0 Que. XII. De Qu. let; quod inquiunt aljj, [pe&are ad prz- — hoc , ictquiaintrinfecépertinetadeiusintegritatemnectendociuspartes,nonlicauteactioproductigaeius.Namquandoidconcedereturdefübítantialicompotito,deaccidencaliramenconcedinequit,quia concret accidentale non ponitur in prae & (ubie&ü vnita;fic .n. eft ens per acci- dens exul à przdicamento ; fed lolum vt importat formá connotando vnioné , & fubie&ü; ergo inueniendü cft pradica- mentum, 1n quo per fe ponàtur vniones, (alim accidentales ; tum quia ficut ocs a&ones quantücüq; lint ad diuerfos ter- minos ; adhuc talem babent inter fecon- uenfentiam , vt omncs in vna recludan- tur cathegeria, idem pari modo de vnio- nibus dici poterit ; ác debebir. : aig Hocaurem foppet quód vnio debcat, & poffit dirccté ; & per fe in ali- quo cócludi prz dicam. probar indu&io- nc Bonet. (ub. nullo ità proprie contineri pofiet, ficut fub ifto, na ad predicaméta abíoluta fabftantiz , quantitatis , & qua». litaus fatis conftat perrincre non polle, cum fit effentialiter relatiua; eft n. nexus daorum, & implica: vnioné ;ntelligi ad fe, & conceptu abíolu'o, non ad przdi- cam. rclationis , quia non oritur ex natu- ta cxircmocum , [cd corum applicationé petit vt iofürgats nonactionis & pallio- tus (licet probabile id Scotus indicaucrit 4«d.12.q.1 C. ampliando rationcs corü) quia vnio actio , qua agens vnit formam cum matetia , & vnü cxtremü cum alio , et alia ab voione formali , qua ipfa cx- trema vniuntur , cum hzc fit terminus - perillam prodo&us ; ncc paffionis;quia à paffione v. g- dicitur. fubic&um calcfa- » ledab vnionc caloris dicitur cali- 5 im qua dcnominatione exprimuur 5 & informatio, non autem cife , ac inefle quieto: ad agens. Nec Vbi , vt ar Mait. 1.d.29.q.1.art.5.0b im fentialitatem f. em ad (ubiedt informatio aliquid amplins prafcatialitarem , & poflet Deus animam intimé corpori prafentem per. ji fimplicem a(fiftentiam, quod ta animaret, & Intelligeutia poffet diciCe- lo vnita per informationem , quía cít ei - intimé pre(ens. Nec fitus ob eandemró- nem,ac ctiam quia fitus cft corporum, at-- : habitus poteft etiam reperiti inter ea i, quz non (unt corpora, re(tat crgo, vtre- ponatur in przdicam. habitus, &ratio. — nabiliterquidem vt ax Baffol. vnio for- mz ad (ubic&um eft aliquo modo dere- hicta ex adiacentia accidentis ad (übie- &um; vel. potius eft ipfamet adiacentía talis, & quidem Gilb. 1pfe tecé(ct in hoc pradic, album e(Te, & quantum i zc(pe&tum fübic&ti ad albedinem, & quà- titatem ; & talis ynio formz ad ubicàü cft , quz veré contt ituit hoc przdicamé- tam, potius; quàm vaio rc(tis ad ss quia illare veractt modus fuperadditus extremis , vt-probamus in Phyf. difp. g . q.8.art. 2. ron autem iíta , vnio namque veftisad corpusnil pror(us addit reale. » , fupra intimam preícotialitatem , & con- tactum, quem babet ad membra : de hac tamcn attulerum (pecialiter exempla a, Fhilofophi,quia peculiari quodam modo nomen habicus illi appropriarur ; veftis n. populariter. dici folet Habitus; Ad- ueríus hanc reíolutionem quzdam obij- cit Aueríaq. 21. i/hyf, C:ct. 5. que nos diluimus loc.nunc cit.q.^, Scd à ex d &tis conftat ncc ipsi aliter. poaniífe cde dcnomiauonem predicamcnti huius , quàm per modum vnionis inforinatiuz , eieQ] quadam fi tie quantitatis, latiuà tantum o 1 n XE 2 2s T ERES ro A cialis ebd DISP y | " 9x n i. Tot JU . qtAi: i MU 3NwcC d Ou duteghp ouch DU Ahi BMgLr oor ctia AME P. ioi sons uie. 0 PETS iru RO n. £u T w^ n E E» T i e d "un N ^ v. 295547! Z^ 0f 6 dicamentorum quidditatibus , € paffionibusg — «d iungit anf que mulzem c evuntad ipforuna. - cognitionemsqua ratione Pofipredicamenta dici confueuere NIA sut aut numero quinqs OppofitayPrias, Symuly Motus,C* Ha- | bere,Conducunt. vtràh - quopi«im de bis quinq. inillis mentto faffa efl y de oppofitis .n» m] ContraridyC7 relatiu? mentionem fecit Arift or pradice[ubfl a- di dixitynibil contrari? jllis opponi, magnam, Gr paruumreniinpredicam.qualit,dumeruitbaberecontrarium:de&cquinqadpredicam.intelligentiam,iorisfimulmentionéfecitinpredicam.velationis,cwumpofuitrelatiwafimulDenedemotufattaeftenisXrdageretQpati,namnonfitaddioy:T! n € [ € p«ffio [ine motu: babere: ddr ied diuerfos habendi m. menborum trattationem cogni iantyquia vt notat Jguer[a Tom ve MG conpderanut, cognitionem vltimi predicamenti, dos ad illud pradicam.teducibiles. Doflpo[uit ta- toni predicamentorum quamuis ipfi maximé in- 4.12, Log. in prefat.bec coliueniumt rebus,non qui« [; in ordine ad aliudyvt patet in primis tribus,qu& unt quedam rerum comparattones, at cognitio ve eG na alicutus prafi tco pande lutam Wim ocet Seal. Mong G.Et quia de motu bic non. wifi cognitionem quandam nimis copfu(am tradere pofiemus , cum eius completa tratiatio fit pbylofopbica, quam tradidimus iam di[p.1 y. phyf. per totum , deba bere autem préter eaque adduximus in prced.di Jp-q-vlr. dum de boc predicam. egimusynit aliud dicédi occurati idcirtà foli de primus tribus í preséu erit fermo» QV.ESTIO I. De Oppofitis « 3 Ppofitio, (i ampliffimé fuma tur , conuertitur cum diftin- &ione , & diuctfitate , at (i comuniter accipiatur,cader eft cü rcpagnantia,proprie vero eft quid firi&ius ipla repugnantia; & ab Atift. hic diuiditur in quatuor fpecics,.f.in oppoli- tionem cotraciam,relatiyam, priuatiuam, & contradictoriam ; vt igitur propriam rationtm vera: oppofitionis cognolca-- mus;dcbemos inueftigare naturam gene- tis, quod cft repugnantia, per quid ad oppofitionem propric dictam refiriigé- tur;(cd prius aducrtendumsquod hic non loquimur de repugnantia ; & oppofitio- ne complexorum»latis.n,diximus in 1. p. ipft. cract.2.c.7. & gifed dc repugnantia uminc&mplcxattun ; & fimplicium ; nage ft(crimo de oppotitionc car d, qua jn prz dicam. rcponuntur, qualia funt ine complexà , non complexa , iL dnos Repugnantia igitur eft relatio duorum extremorum fimplicium , quatenus nte queunt habeve identitaré quandam fov- malemyaut yéalem, velquatenuseidem —— rei fingulari fimul; fecundum eandé ra- —— tionem , c vé[petiu Eiufdem nequeunt. ine[fe. Dicitur relaripjquia repugnantia e(t quedam diuerfitas,& diftin&tio, qu formaliter cft reladio;& fi extrema ertmt rcalia,& cxiftécia,erit relário reat sfim-— pliciter ; (i vcró vnü extremum erit non ens vel nop cxiftens, erit relatio realis fc cundum quid ; & fi cxtrema pollunt effe fine oppotitióne;crit relatio predicameé — talis, (in ancé,tranfcendentals iuxta dicta difp. praeced, dicitur diorgm extremos — ru [umpliciwm ad differentiam repogná- tiz jropofitionum; dicitur quatenes nee queuat babere identitatem c. vt veput- £nanua difparata,& comyoftib:lia com tchendaniur, vc dicemus ; additur, sel.— qua; ens eidem; &c, quia quadam funt — FE pon buectjoam reifiteidentid additur reifingalari quia vni-ifi yetcunaiter cdniucs communi albuni , & nigrum , dicitur fi. mi quia diuer(o tempore contratia pof fant eidem incffe;dicitur feciidum eand£ rscltetabariadaniga d .efle alba y 11 alia nigra ; ex 1ndi- egerat ; téliopalifoeres vieles e cundum quod;ptoducit. fpeciem ; dici» nis(ufficientiamoffignat Doctor q. 38. — przdicamnam oppofitioaliaeft fimplis.—— citer realis, cuius extremafanf entía i$ — — tutagens, vt eandem reci pit ; dicitur pa- tiens; dicitur refpett « eim (demi, quia rc» fpc&u dracrforum idem poteft effe ma. £nam, & paruum , fimile & diffimile -$. Quáuisauté oppofitaícu repngná« tia fo E dicam Veri lunda- tnentalitertamer, vt dicunt extrema per  felationcm repugnantia relatas [olent di- uidi in di(patata 5 & in oppofita proprie famptaexScoerduii.q.2. 00 -Difpatata (unt illa, qua ita inter fe re« ftieaant y vt eadem cone indeterminate 5. & indifferentet cum quolibet alio diuer- fo repugnent , vt liomo , & equu$ita pu« nant iotét fc vt codem medo , & indif, fcrentet qaodcunq;alid diuetfum refpi« ciant vt repugnans , nec habent aliquod ; cói [peciali modo , & determinate repu». güenc ; X bacíant duplicis generis y vt colligitur ex Scot«cit it, Daalia (unt;qua: (alüm babent incompoflibilitaté formas lem;quia vnü.aequi effe altecam ; vt al-. bedo; & dalcedo, nam ratio albed inis nó «ft ratig dulecdinis;alia funt qua habent. . qaoq.incompobilitatem fubicétiuam;, neq»in codem poliunr efie fubicctos. veduz torma fubflantialc$ dicantur euiá. difpakaxé rcpugbarc ; quia ecbab ccdemt: fübíeclo munuofe cxcludant shac temet ratioticind:ffcrenter refpiciunr quamucüs que forgram jubfiantialem nondubordis M os eg tpeciali modoà tue bic&todctermunaté excludunt . B 4: Oppolita ptoptic d.éta dicuntar il 3 1a uz tpcciali hoceitdetermina — ponunt te , fe iens sor a t nona. (c habeant ' A a4epugnantiZsv [esc Ct $adcuidSin- dinc relpiciat tanquam à vcl igaem; itavt pe AV NER * 2 Min n fpiciuntinrepugnando: . — — -Horum atttem oppofitorü qu [a icraaffigrat Arift.nam aliqua funt oppa - fita contrarie, alia relatiué , alia pridatie — ue, & alia contradi&totie ; cuius diuifio« eodem gencre contenra;& Lio:ir;aut vni. te(picit aluid y & fic eft óppofitio relati ua5aut nop;ctüc eft oppofitio contraria z: alia oppofitio eft fecundum quid tealis quatenus vnum extremum eít rion ens ; aut nullum fibi determinat (abie- étum,& fic eft oppofitio cotradi&toria y aut determinat fibi aliquod (ubie tum, à cit oppofitio priuatiuasA Iteram fufficiem - tiam tradit $. Met.tex.com, 15. quía ope pofita; vel ponunt fc, & fic funt relauua qu propter mutuam tia (imul fugt,& nog (unt; vcl fe excladunt& tüc. vel vtramque extcemutm ponit aliquid y. vcl nihil;ti primum (unt contraria ; quee dicurt duas naturas pofitiuas (ub eodear genere, (i alterum cít niliil, vel eft nega- tio impliciter , & funr contradi&or:a y vel eft negatio it fübiecto apto., & de- terminato, & fant oppofita priuatiué , Dchisquatuor gencribus cft agendum ,. ATIDeVITSRE Relatita , C* contraria oppofitio |, o declaratur ; " $ [he Atift. à rclatiué eppofitis à "A quia minus oppontntar , & ait  g» oppoíita rclaiue ea Juntsqug idsquod sut oppofitori e[Je sant aliquo alio modo ad. illa dicuntur, hoc cft illa dicuntur rclari ud oppotitay.jnz (ecundum id; quod op- ür,ad jnuicem fe refptciuntquod non «Oucnit alijs oppo(i us , quia licet vt oppoütum fundat oppofiuionis cc- fpe&tum ;tefpiciat aliud oppofitumynam albü dicitur opponi'üigro , tamen fecan- dam propriamentitacem nO refpicit, nec. . dicitur adaliud rcferri vt album non di- citur nigri albü;at relatiué oppofita fam- damentáliter accepta , hoc eft du proprias end arcte fundát oppo itio" nem, ad inuicem fe refpiciunt, quia (unt rclatiua y fic dimidium non folam dicitur — oppofit tim dicitur quoq; n7 inm dupli ;quod genus oppolitionis fa- tis rire cf difp.8.q.6.ar.5. in fol. ad r.vbi ét innuimus;quo fcn[ü conueni-- 1e poffit omnibus telatiuis tà &quipara ziz,q difquiparantiascfto in iftis clari au ac &t nó folü rclatiuis mutuis » fed & nó mutuis, nà de his quoq. cxépli- ficat hic Arift.5. de (ciconia A loibilber - quocollipirur non tantü dari oppoficio- mem rcelatiuá formalem ratione rclatio- num, (c4 ét rerminatinà vt ibi diximus . pofita contrarie dctiniri poffunt cx. his, quz lic habet Acift. & yo.Met. cap- 6. & alibi, quod (int forzme reales ,qua fib eodem genere maxim diflant , ab codem (ubietko mutuoje expellunt y &ui vicifim fucceffiue nata [unt inefJe wro cuins definitionis notitia fingala patticulz (ant examinandz . Primó di- citurquód fint forme reales, pet quam qrticulam differunt à priuatiuts S con- &radi&totiis , quorum vnum cft non ens . "Vbi nota: quód conrratietas aliquando: sumitur laté,vtcaicun]. oppofitioni có- enit ; fic r. Phyf. 42. & (cq. principia ;- ? [unt forma, & prinatiosdicürur có- aria , terminiggolitiur motus , vt dux. «juantitates , difó V bi dicuntut contraria proptez incontpoffibilitatem in: eodem fübiecto, & tamen numero differunt, fic xo. Met. 2 4. mafculioamy & fcaiininum vocat contraria ; dua forie (ubftantia- kcs , quamnisdifparatcopponantur , ali- ando dicantur contrarigs quare hic in riétiori acceptione (amitur y proat ab: &lijs eppofitionii gencrib.códiftinguit. 6 Secundo;dicitur fiib eodem generes quod aliqui. imelligunt de genere. i/byli- €o, (eu fübieéto, non dc genere Logico; €nia nlt formayctiam praedicamento éiunct z y contrariantr y vi calefadtio , | cid mtt] pepe ^" ceffario proximo , fedvel proximo, vef — — poniodd es ed ^ ^ QARMUEA WT RU S remoto,co quia hic recéet, Arif. tam at- bediné , & nigrediné ——— füb eod& genere proximo , dubel virtutis y & vitij, qui genere fübalterno communi gaudent .f. habitu ; alijtandem reftrin«- gunt ad genus proximum , quia: fi vido- fentire Arift. 1o. Met. 13. & 14. Scd: non eft à fecunda fententia recedendum; que communis eft;nam cum debeat cffe mutua tranfmatatio inter eontraria ,non: debent prz dicamento di fere, nunquam: enimterminusa quo pofitiuus in motu differt icamétoà termino ad quem» imó funt aliquando Har ce fpeciei i» et inaugmentationc.Nec vrget.quod "lcfadtios& frigus fint in Moe iom dicamentis,quia calcfa&io non ex fe có» tratiatur frigori; scd ratione proprij ter- mini .f. caloris , à quo fpecificatur y for mg autem contratiz cx (eipfis debent op» poni;cum igitur debeant effe ciufdé pre dícamenti, nec neceffario debent (ub ge nere proximo effe collocata, vt paret in^ exemplo adducto;& in mille alijs dicen" dum erit hoc genus vcl. proximum. , vel remotum (ignifi care ;. Acifk autem cir.- locatuseft de contrarietate nonin tota: amplitudine, fed'de illadeterminata,qug:informiseiufdemgenctis'reperítur.Dices,Arift.hicaiecontrariaaliaef.fefübeodemgenete,vtalbedo;&niztcdo,aliafübdiuerfisgeneribus,vxiuftitia,.&iniutlitiaaliaelTeipfazeneravtbonum,&maluimyergocontrariapotesrontpredicam.differre.Kefp.Ammo;perzenecaibifamcreAritt.nonpesicamenta,vclpropriagenera,namhaecbono;maloMRconueaire ,. (cd: metaphoricé pro: quibuídaav conditio« nibus generalibus . quatenus: quod!ibet. contrarium refpeótu lub:eóti vel eft coni ucniens;& haber cationemboni , vcl di« fconueniens ,& habet rattonem mali, Vel ; dicendumcum3Simpl. loqui ad mentem Pythagor. ponentium bonum ,.& malü» vt duo principia vnucrí(alia rerum 7 Fertüo,dicitur pax im? diffantyper hie aon jnclugitar -— Queft I. Di Opptfiierelarine eo tóytrilée Art. 1. 045 tieritia; n eirius contteniunt MS yquàm alburj& nigcrum ta- fnehbomo, & album non di H con- etàtia,fed inte a, Gcin- Ms ito ieri i t vd. L.- c c E r io metap V Mr Godcln re: locali datur principium;niediumy & finis , & princi Dium, & fnis maxime imet (e diftant y inm cum medio 5 fic in cwm - m genere repugnantibus dantur - i« sisse mend in illo ot- 5,86 generey vtin 'coloram al- bédoj& nisrédo y inordinefaporü dul- edo, &' amaritudo ', quz fe habent vc | finis. antur quoq; (apo« es;& colores medij, qui non tà diltant, ficat prittir. Qui maxima diftantia cft daplex, alia mepatiua ; vt in illo ordine , & senere rion detor alia maior , licet alia ficüilis , & zqualisdetut quedam veró dicküt trixima pofftié y quia (ola repe- icut iníllo c vt talia maior , Téc eifdem tationis , hlc tàm pofitiué famitut q negatiue y nam in qua- Titatnm cangibiliüm dantur or pri« ime qualitatescontrarie , » & fri- gus, humidum ,& iccum ^ ^^ "$ed pro Weise pues o m Tepu ia eft duplex alia effe&uiuzza » alia formalis , prirba eft qua vna res al- teri repugaat, quia poteft producere ct- fe&tum illi contrari y vt tol dicitac fci- gori contrárius & repugnans cffcétiue , quia potens cit. producere colorem , óc €alor in izne die(tur cffe étiué repagnaas fc zoriin 1408 y; quia: petcit producere *aloremitipfa aa 4: fepajbnatin tor- malis e(t , qus duo inter. (tex: fuis racto- *flbus formalibus y àn- €é6gotlo?l-à y vt calor ivaqua , & frigus doerdem rcjusnant foraialirer ; n9 ctte- €iué;vt cum Sco. 4. d. rXj.6. E. notaui- mus dif». s; PhyEq.3. att 3. €o quia talis tidy & expullyo frigorisà calo- "fc prot jedia inlormatione , & per vexhibiriónem proptic entitatis  idcoq; fervente qal icon nalis; in4pceienci non 5 ceffecuua: , (ed "pro for mam 4oqarmat. de contra- "Oei probi Myotc i cozc fübie&toy & per confequens vt (unt ipfi: usinformatiua , ipfiq; tribunnt proprios effectus formales? tum oy nicredo funt contraria non th'effectiua . 278 Hecauté repusnaticia formalis eft maltiplex, pra'fecmapud Scorumy nam primó aliqua dicantur formaliter repue re quando fimpliciter, omnimoe répagmont, icatic nallo modo per qui. cunq; porentiam fimaletfc poflint ,. nof folum tn fübie&o , fed nec etiam in eos dem inttanti ; & hac repugnantia repite a H : E gnanccontradiGtoria , quorum rationes formales. , quia confiftune incxclu(ione altét(us oppofiti, nunquam poterunt efe fe'fimilin eodesi inftanti , & de hacre* pagnanriía formali locatus eft Scotus 2. d.2.3.9. Q: vbi ex oppotitione formal intet (fe Caloris, & non c(fc eiufdem te» perta €olligit incompollibilitatem eos tumia eodemiaftanti . Secandó,torma- literrépaenant , qua ex (nisrauonibas. fotmalibus nequeunt in vnum per (2 cons denire, neq, in perfe cópofitionem ali- cuius terti] etiam (pecia quacaaq; po tentia vt homo;lapis, forma difpacitz y &c. qué ità tepugnant , vt prarícindondo dquacunqi potentia, adhac iacellettus dininuscoguofcit idi pfis hanc eopof- fibilitatem 5 & bzc repugnantia minot eft prima, n3 [us hoc modo repugnant » poflunt n codem tempore cíle;acqsita-» (e habeet-immediaté , vt (tatim ac ali» quid'àb vno iftorilar cecedit, fic (üb op». polito , vt nonftatim ac aliquid c(t non homo; e(t lapis; ficut cuenit in. contra- di&otijsjin quibus tratiqu:d ab e(Te alie cuius tecedic , (Lati eft fub non effe op* polico,vt notat Bio&. 4.d. 1.9.1. F.& T. 8:5. 7: & de lc repugnaatia loquie tur Sco. 1. d, 43. E«dam ait;aliqua entia eíle ia fe ipis poffibilia ; fed formaliter incempotlibili s vc non pallint cile fie -fríal vnum; velaliquod tertium ex €is; fcd. "hiec incompoftibilitas non eit -inordine -adidea (ubiectum; fed in ordiae ad cone ftitit ionem vnius per fe. "Tercio formas "Mtet tepoanánt, qti ex fuis rat;ionib. £oc- - enahbus fpxcraliaodo opponurur vt non um alijs.co.lem niodo pagnent., cx4no Yequituc incocopoflioras nvordiac- ad.fübic&um idem , quatenus vmum natum eftaliud cxpcllere ab codem fubie&to quomodo loquitur Do&.r.d.7.cic. &. in 4-d. 49.q. 16. B. negat duas dimenfio- ics adinuicé formaliter repugnare, quia veré vna quantitas non opponitur alteri , - fint cioídem fpeciei. inde alia €f foumalistepu, tia, qua duo repu- nant ratione e d eet forma- luin , fiué (imt primarij (iud fecundarij , fué cx (cipis formaliter repugnent , fiue non; quomodo intelligitur Sco.4.d. r. q. $« F. cum ait contraria , & dimenfrones. feinnicem formaliter expellere , qui mo- di ita (unt (übordinari , vt primus infe- 1at alios, fectmdus tercium, & quartum , & tertius quarcum,non € contra; & hac diftin&io c(t valdé not. multum .n. infer- vit ad lib. de Gén. cum de compoffibili- tatc contrariorii in codem fub.eGo agi« wx « Hic formalis repugnantia (ümitur tertio modo; nam prima conuenit come 1radiétorijs tantum, fecunda repugnanti- bus difparatis, quia c(t repugnantia inde- terminata , quarta non cít proprie for- malis, fed ratione effe&uum . 9 Solet adhuc dubitari , an dc rationc €ótrariorum (it maxima diftantia , an ve- ró mtutor (officiat ; & fi primüalferatur , fola cxwema dicenmr cenccaciaynon mc- dia . Sed faciliter (olur. poc diftinausez do «um Recent. quod cótzaria alia su: pet- fc&ta;alia impcrícCta, illa tequiccre maxi mà diftantiá)de quibuslocutus eft Act. 5. Met. 15.& 10, Met, r4. dim per banc maximam diftantiam definiuit Cotraria jmpcríe£ta veró no expofccre hanc ma- ximam diftantiam, fed minorem íuffice- ze,vt Cottariadicátur,(icur medium;quá- uis nódiflet à principio y vt diftat finis, nó obid:tamen abfolute negatur diftare .- Exquo liquet folatio: alterius dubita- tionis,namex hoc quod contraria maxi« mé diltant,inferur vnüxnonnifivni cort- traciaci poffe, non pluribusquam condi- tioncm aflignauit Acifl. 10. Met- 14. & feq. loc .n. ctt vniuer(aliter vcrü de có- tracijscxtremirs,nam maxima di (tantia.us folum ioter duo cxtrema verfathr, at có» varia imperfcéta non neceffario requi- ssnz hanc conditionem albedo .n. licet Difu. IX- De Fofipredicamenis: 7 foli nigredini perfe&é conttatietlit , i1 perfcété camen rubori, pallori, &c. kü aliquando plura videantur extrema con- traria,n: inusad vnü gcnus poffent teducivt error opponitur (cientiz ,& o« pinioni, gencrice verocognitioni veraz: ira yes crap 1. Alij hanc RE. tionem exponunt dc contrarietate ada» quata; non de iradzquata , fic liberalitas inadequaté opponitur auaritiz , & pro« pori v d ga comm » uni « Aiijaliter explicant,quód quando oppo- fitio cft fecandum am me iiid ng nifi inter duo cadere poteft, at fi eft. fi cundum diuerfam rationé; fic plura pote runt cidcm opponüisprima expofitio fun damentum habct in Aritl. ibi » & inSco- incomm. nam Ari(t, ex hoc ; 'Cone trarictas cft perfecta, & maxima differe tia, infcrt vni nonnifi vnum contrariung — Senis amuis imn re parum differant iftz expo 10 Quarto dicitur abeodem fubietas &c. hisverbis cxplicatur effe&us formae liscontrariotumsquz cft cxpulfio abeoe dem fübie&to;& notanter additur cui fa men vicifim, &c.nam noncx hoc ,quod aliqua forma: nequeunt reperiri: fimul im codem íubiedto, dcbemus.argnere conxrariaseífey.quiapotcritprouenireexfuebicdtiincapackate,vtcttalbedo,&c.imetellectioyquxnecfimul,nec.fuceeffiudpoffunteffeiníubieGtoeodem;quarerequiriturexpulfioquidemformalisàfubicéto,fedcumhocquod!(übie&umilludficviriuft;capax...Not.etiàexSco4.d.49.915.Bquodhrecexpulfionon:debetintelligidequibufcuuquecontrariacceptisfecundumnumerür,necdeqjiocunquefubie&ocodemfecundürnumerüsquiaalbedohecquzeftinA.&bacnigredo, que c(t in B. non. potum nec ia hoc, nec im illo (c cxpclleresalicet migrae rept de (ubiccto in fübiectumr, & tamem contraria dicuntur ,quare fafficiz, vt iftud! verificetur de cóirarijs fecundü. (pecie acceptis,quatenus aliqua: albedo , & ali qua ni poflunt. (1b: faccedere , nom idem: inome, fübiecto y aliter nullum wbic&tum determinarer (ibi vpum cone uariorum; fcd.in aliquo mM - ua[t. 1. De Oppofitis velatiué, ey) contratic. /4rt.I. 7 45 : addendum non fufticerc , imó nec re- quiri ad contratietatem ckpulfionem nu- fneralem,nam duz albedines, duz intel- le&icnes numero diftin&z funt in codé fubie&o i ncompoffibiles,non tamen có- rrariz dicuntur 5 proiode iritur exe Dei & incompoffibilitas f pecifica, . i. uarum formarum fpecic diftinctarum . ^ Infüper not. quod hac expulfio poteft dupliciter accipi vel aptizadinaliter;qua- tenus quodlibet contrarium natü cft op- eem expellere à fübieéto , vcl actua- terquando .f. a&u expellit. Quidam vt Tat. in Poftp.q.vn-$. Secundo f ciendum , fuftiné hic intelligi de cxpul tionc a&ua- li ;at quoniam vident contraria in sradi- bus remiflis fimul reperiri, v: patet de aqua tepida , hinc negant hanc expulfio- ncm conuenire formis contrarijs in gra- dibus remiffis, fed tantnm in gradibus in. tenfis ; & confequenter folum in gradi- bus intenfís cíc repugnantes affirmant , non in remiffis, nec ex faisrationibus foc malb:s. At quia ex proprijs rationibus formz repugnant, & non propter graduü intenfionem, album .n. vt «num veté ni- Ero vt vno opponitur ; potias eft dicendá expullionem aptitudinalcm effe effectum contratictatis, actualem veró effe acci- dcas feparabile, vt eft de rifu, & ri(ibili- tate;(cparatur autcm propter aliquod ex« trinfecum impedimentum ;qualis ett il- limitatio fub:ccti , quia .n. quodlibet fu- bic&ü eft capax qualitatis vt o&to, pro- pter iftam capacitatem poffunt reperiri im illo quatuor gradus caloris,v.g. & qua- tuor frigoris , vel quinque caloris, X trcs ftizoris ita vt o&auus numerus non cx- *edatur; idcirco calor , & ftigus itadinem ad repaugnandum,quod euc- fiirety fi noni gradus adderentur , vcl ca- pacitas fubiecti refiringeretur . Nonne- Pu tfi dari qnoque formas aliquas in- imibiles , quz séper a&ualiter querunt ex t femutuó , yt duz :ntellectio- tz; de his fufius 1n lib.de Gen. 11 €$, Sco, t.d. 17.9.3. V V. ait; in- cópoflibilitaté n codcm tubicéto quali- tat bus intenlis conucaire , non remitlis- Kety. Scotü, vt patet ex dictis ; abíolutc -on repugnant actualiter ; habent ramen repugnantíam hanc vocate formalen: 5 . cipue fü 4-d.49.q 13-Asquod non c(^ ct verum, (i lolum ratione graduum op - pagnarent; quare dicimus ibi loqui dc a&uali expalfione, vel arguetc ad hoíeme Deinde Arift. diuidit contraria in im. mediata, & mediata, prima funt; quz ca- rent medio , & quorum alterum neceffa- rio ineft fübic&o capaci, vt (anum, & a ü re(pectu antialis , fccunda (unt, quz abent med um, & quorum alcerum noa neceífarió inett (übiecto capaci, vtalbi & nigram. Doplex vcro potctt a(figaati medium inter cootratia, primum per nc- P: excremorum, vt iarer amicü , inimicum , qu: fant conttaria, datue medium, quod ett non amicus , inter er- - rotem,& (ciétii datur ignorantis, & in- fansnon dicitur temperatus, nec iacépet ratus,(ed non temperatus. Secundam per participationem vtriufq; extremi , quod potett euenite,vel per veram mixtionem cum permanen-ia entitatam vtriuf.j; ex- tremi , vt tepidum dicicur medium intcr calorem,& frigus , & qualibet qualitates contreriz in gradibus remi(fis ; vcl pct €— apparentiam , vt notat Scor. 2. .15« van. B. vt fant media fpecie diftin- €a ab extremis, quz dicontur patcticipa- re deextremis , nonquia realicec cx iilig cóponantur , fed quia magis conueniunt cua extrem's, quàm extrema intct fe, vc colorcs medij interalbedinem,&nigicdinem,virtutcsvitijsextremisoppolitzuoadeflereale,&phyficum,vtliberalitatishabitusdiciturmediusinterauaritiam,&prodigalitatem,nama(fimila.turauaritiz,vtprohibet(umptusfüpecfluos,ro»vtprzecipitnecelfarios,yideSco.q39.przdicam.ARTICVLVSII.TrinatiuayCcontraditoriaoppofítíoexplicatur.11Epriuatiu£oppofitisplutadixi- D xs d.4. Phyoq. 1. & 2. 1dco hic pauca dicemus;defiout [oiécilla cíte,quo- ri uii cfl prinatio alteris, 2? aieru cfi babitus,jen forma , v7 baben: ficit cir- £a idem jubte lum tev.pove d n itwra dz Kkk 2  c«448 Difp. LX. Pe Poflpradicamestiss ^ 5 "terminato; vnde vifus,& furditas nó op- ponuntur priuatiué , quia vnum non cft priuatio alterius , nec habent fieri circa idem (ub c&tum; ncque vifus, & negatio eiuídem in lapide, quía & (i vnvm fit al- terius catrcntia,non tamen reípiciunr (a- bic&um commune; fit vtciufq ; ca- pax ;.nec vifioy& eius negatio in. catello antenonum diem dicuntut priuatiué op- polita , quia cci (ubicclum ex (e fit. ca- paxinon adeft tamcn tempus detérmina» tum à natura, namante nonum diem non dcbetur viíio catello ; hinc trcs requirun- tur conditiones ex Sco. 1.d.28.q. 2. B. vt fint circa idcm fubic&um,; vt fübicctum fit viriufíquc capax , & in tempore detcr- minato à xaiura. Ex quibus fequitur con- tradictoria à prinatiué priua gos diffcr- &c connotato f. fabic&to apto. ; itemin- ter priuatiu£ oppofttà dari pofíe medii , «Lin fübiccto nó apto ex Sco. 2. d. 41. D. dc quo neutrum affirmari posit vt. lapis nec eft cecus, nec videns, 13 Addit Arift.aliá coditione, & pro. prieratem,.f.quód quamuisab habitu ad priuationc fiat progteísio, non datur ta- mcná priuationc ad habisom regrefsio , uz tamcn conddo multas patitur. in- antjas,nam non videns modo fit poflca videns,aer tencbrorfus fit denuo lucidus, non calidi pote(l de nouo acquirere ca- lorcm; quapropter ait Doctor 4.d.43.q. 3. T.non efTe conditionem vniucrfalem. , fcd patticularem. Di(crepant autcm Do- Cotes in afsignaticne regulz qua digno- fci poísit,à 4ua priuatione pofsit fieri re- greíTus, & àqua non Scot. cit.ait verifi- cari in ordine naturalis gcncrationis fc» «gndum dcícenfum , quia poft priuatio- ncm ibi non tedit habitus, quia non redit forma immcdiaté prcedens iliam habí- tum fecundi otdinem generationis ; hoc cft) dantur aliquz gencrationcs , quz or- dinatim multas alias pratequirupt , 1tavt genita per illas nón ex quolibet , fed ex aliquibus determinatis expofcunc ficti , yt accium y vt fat, preccquiat humorem à tcrra proucnientcin in vite qui deinde jn luccum, pefica.in vinum copuertatur , & tandem io aceium ; lic burritio multas przexig u (ubltantialcs mutationes ali- GEHE hcm TED baie uv Rt Appio oi s leindc in carnem , per nutritionem. conuettitur ; quando crgo natura in c« neratione. alicuius ordinaté. procedit , quati afcendendo à forma. imperfe&tiort ad períc&iorem,fi forma polterior rece dit,non datur ad illam tpcieonia de- (céndendo natura non inducit for mà pt uiam , v- g- quandocato corrumpitar .cx (anguine aggenerata, non potcít de nouo forma carnis tcd:rc, quia neq. forma fan- guinis redit, quz imincdiaté przceíferat ad carnem ., fed ncce(farió deberet ficri refolutio v(quc ad materiam primam , &c denuó per ilas formas prarequifitas quafi per quoídam gradus afceniere ad forma carnis. In poft pr. vetó q. 41. alias regulas afsi «quod priuato alia pri« uat;ícu tollit folum actnmsalia a&um ,&. potentiam ad a&tum , à prima cít rc h [ioynon à fecüda, vel priuatio alia e(t ha«, bitus;cuius principium cft intrinfecü ,vt. escitasyalia eft forma ; cuius principium cft extrinfecum, vt tenebra in aerea, pris ma non eft regre(Tusfed à f(ecunda;cotta, quas inftant Conimbr. contra primam s nam pct potentiam (i inteliigitur vitalis y cÍL vcra, at patitur inftátiam de atu, qur : ftatet pro qualibet alia forma , nam cal- aus, & edentulus non amplius acquirunt capillos, vel dentes, & tamen babent po- tentiam foloq. a&u carcat . Contra fecü- dam , quia frigus inaqua cft à "em interno, & tamen quando cft calidi , ad- huc redit ad priftinam frigiditatem . Scd potcft dici per potentiam intelligi potea tiam proximam fübicé&t:y quz tunc aufet- tür , quando cft cam diípofitionibus po« fitiué contrarijs ad areeros forn nam tunc fubicétum vo. mafict proxinic apti erga fotinà,vt eft ip oculo noxio h:t morc grauato , nofi lic quando potentia ifta noncit impedita , vt aer tenebrofus, Ad i.regulam verifica , quando ptinci« pium inicrnum leditur ,non quando in- tc2rum manet, nami claudens oculos di- exor non yidens,fed porens videre. — . 14 Oppolita cótrad;&otic [cu negati ue funt illa, quor&ta v um, cuna Jit. Y6$ 9 aliud e[t negatio eiv[deim $ velyt al) dz- cantfum que fecundugraljirtsstiouefi— ; iul C ud- es ^ £ k v. A - b D (HEITP C NU. T PR ir iedationem ópponwntur;vt federe,nó federe; lapisnon lapis;qua rationc diffc- funt pridatiue oppofitis ; quód hac nc- cffatió connorant commune fubic&um capax illa veró à tali fübie&o praícin- dunt.cx Sco.1.d,28.0.2. C. Contradicto- zia fant duplicia, alia complexa , & fint gropofitioncs contradicentes » yt Petrus «urit , Petrus noncatrit» de quibus egit Acif.inlib. Perierm. alia incomplexa , & fum termini cótradicentes ,vt animal, nó animal, de quibus hic agit Arilt.illa , vt contradicant ,prcipué debent pro codé infáti (umi, i(ta veróvt notat Scor. 2. d. 2:q.9. R.abfoluté süpta pro quocüque t€ pore cócradicüt,Verüvtexa&tiuscótradi&oriorünaturáindagemus,tria(unt€xamináda;anpoflitinteripfadarime- diü,ecundosan hzc oppofitio fit omniü maxima:tertio,an ad [aluandam contra- -di&ionem fufficiat virtualis diftin&ió, o ad primumynon eít fermo, an in- ter Contcadi&toria detur medium (ufce- puiuum vnius ex contradi&torijs , velv- 1riufque fuccefsiué-, hoc.n. ab omnibus admittitir, nam datur fübie&tum ,dc quo vcram erit affirmare, vel negarc. alcerum ex contradictorijs: (ed quzritur , an poí(- fit dari medium aliquod patdicipans de .«ontradi&orijs extremis;aut per abnega- tionem vtriufque , itavt neutrum contta- di&orium conueniat illi. .-. -.——. 15 Dicimus,quauis inter incomplex contradictoria fumpta cum aliquo finca- aliegoremate in propofidonib. pofsit da- £i medium per abnegationem vtrial-que extremi, inter ipfa tamen abfolute [um- pra; fiae complexa , iueincoinplexa nc- suit. dari medinm. , nec per paricipatio- ; Aon»ncoper abnegationem exiremorü . -IKKonclutio doeciarà $0.4. Miete qe 4 & » 3diaiq.7. kk. & d.4«q. I» E. & d. f*9. I * xL.qué ie. juun:uc Scotillzyvt Ant And. 4Met.q.ó Zeib«quá. Laucnt. ybi. dil p. E. fuse proie Armic, Bier. dil paga 3e 1. e[tque €o. nis.Pri- "Nom dictoribucerbule- poem cest ia f unantur 1n propoli- ; aione:dum aligáo fongathc, orcipacc;pro -batüc uam cosáditkoria meom plcxa ; vt Àiomo; & nonhomo , vcre dicus: con- Cut ux C Logigts : .ne acquiriquia non Q.1, De oppofitis priuatiud, 9) conradiél./Ari.I. 749 tradi&oria ex Sco. 2.d.2. q.9. Z.. etenim opponuntur, & noani(i hac oppofitionc z tum quia communiter dicitur, qnod con- tradictoria non ambo fimul, fed alterum dc quolibet praedicatur. ; quod nequit de complexis ver ificari,quia propo fitioncs non przdicantur, quareincomplexa süt vera eontradi&oria, & tamen vt notaui- mus 1.p.Inft.traét.2.c 7. ifl propofitigs ne$ (unt amba fal(z,animal per 7^ eit al- bum,animal per feefl non album ,. nar fi alterum illorü per fe.conucniret , nün-.— quà oppofitum ci competere poíset , (i« cut quiahomo cíl per (e rationalis:, nune quam erit non rationalis, 2 16 Secüdo,quód intercontradi&orie abfolaté fumpta non detur medium: pcr participatione, probatur cx Arift.4..Mct. C. 4. & (cq. nam veli(tud medii dicetur de contradi&torijs participare, quia fit có po(itum ex vtroq. vel quia virüq. fimul recipere pote(t:non primum , quia nulla rcs ex oppofitis intrinfccà? componitur » e(Te, & non c(e funt oppofita : rum quia talis res media no poíset generari, & cor- züpigquia cx illa, & in illà no pofset fieri mutatioshzc.ri.cftinter ens, & non ens , quorü vnü eft terminus quoalterü ter- minus ad qnem, qui nüqnam funt fimul, ergo fi illa forma de ente;& nó ente par- ticiparct,non pofsct gencratiua mutatio- beret pro termino à quo,non ensfed pro termino ad quem, ncq.corrüptiua mutatione deperdi quia non terminatctur ad ró ens, quod potius císct terminus à quo,idé diceretur,ti hoc mediü ponctct quid pre(cindés , & emi- nenier continens vtrumq.cócradictoriüe . Néq. dicédum fecundum , quia f retur ambas propofitioncs, contradicto- tias e(sc veras.quod implcat ; (equelTa-pa- tct,quia fi v.g» album; & non albü /imul c[sent inligno , císct vcrum diccrelignis eft album;& fimul lignum eld pom albü €x co .n. quod 1csceít, vel non cft, oratio diciwar vetayvelfal(a ; implicantia proba- wr:tum-quia hoc eft primü principium.» à quo omniaalia principia fciegriarü de- .pcodenr, quo detlru&to, rucrenr omnes Acientia x oin quia nullg res habeiet deter minatany heads P quodlibet císet 3 quod- 750 Quodlibet, nam fi v.g.homo eft animal, & non animal; quia non anima! eft nega- tio exita gcnus, iam homo cífet lignum , ciet accidens, imo chymera quia 1ftheec omnia fünt non amimal; tum quia oullas daretur &allitas in reb. lyzc .n. datur,qua- tenus rcs non ita fe habet , vt enunciatur, at [i contcadi&toria elfent in codem , non poffet res aliter enunciari , quàm fit in fc tpfa;tandem hoc 2 colligitur cx ipfis aducifarijs, nam fi luftinent hanc propo- fitioné etic veram .(.. inter contradicto- ria dari medium,& hanc cffe fal(am inter contradictoria nó dari medium , eo ipfo fatentur contra [eipfos contradictoria e[- fc imincdiata,& medium nonadmittere, Migtumo; deberent concedere . 17 Tertió, quod nó detur mediü per abnegationcm extremorum , ficut. datur inter privariué oppotitayoflenditur, quia 1unc ambas conjradictorias fequeretur €fic fal(as , quod implicat , fequela Prob. nam falfum ctfct album dc ligno affitma- rijquia illud non habct, falíum effet alb de ligno negari , quia hoc effet tribuere ligno negationem albi, quam tamen fap - ponitur non habere; & (i e(let verum , ià Ton daretur medium per abncegationem vtriafq, implicantia oíteoditur ij(dem ra tionibus,ac praecedens ; tum quia. natura «ontcadictoriorü cík,vc voum fit foi:na- Aliter alterius deftructi fi vnnm rc- «nouctur à (ubiccto,nó itin fübic- X ium effe , fed deflructum , crgo àn lo reperiretur oppofitum , quod tor- gis x sais rüctio. icessifte propofitioncs contradicür, :0mnis homocft albus,omnis homo non «ft albus,quia idem predicatum affira- "uüz,& ncgatur de fccundum id€ 3 rcípcctu ciufdem, & tamen (unt ambae Kal(z. T'am fecundo, etiam coatratia im- ancdiata axedijs carent , ergo carétia ita «on cít propria contradictoriorum. Tum tcrtioanimal nec cit cationale uec irra- tionale,namcrus nec par , nec impar ,'ens ancc ide ncc diueríum , quz videntur con- vradictoria. Tum quarto , ti inter income "plexa cum alix ao lincathiezgoremate da- wur medium , «120 etiam vr abfolute fu- sunu, non .n.cít maior ratio hicquan Difp. 1X. De'Pofipredicamnis—— ibi. Tum quinto , quz folum pet in(tang » incipiant fi mul, & unt,erga habent fimul c(fe,& non eífe. Tandem cft grauiffima difficultas de propofitionib, - dc futuro contingenti antc decretum di« uinz voluntatis, nam i(tz Petrus cras le» get; Petrus ccas non leget,non funt verz nec fal(z,quia omnem determinará veri tatem;aut falfitatem à diuino decreto ace cipiugt,à quo,vt antecedüt;prz fcindunt., 18 Kefp.ad 1.propofitionesillas non effe cotradi&totiag fed vmiuerfales cótra- rias)ideo ambas falías , nam vt ait Doc. in Met. cit. adhoc vt duz. propotitiones fint contradi&oriz requiritur, vt: fübie- &ünon fir aliquod cómune, quod in pla ra inferiora diftribuatur, quia tunc pote- rit pradicarü rationc vnius fuppofiti af- firmari,rationc alterius negari . Ad a. il- la cotrazia carere medijs in fubie&tis ap- uis,quia fe habét vt priuatiua , nó in inep- tis, vnde lapisnec eft (anus, nec eger : at contradictoria vniuerfaliter carent. me- dio;hinc re&é dcfiniuit illa Axift. 1. poft. $.per non habere medium fecundum fc , Ad 3. differentiasillase(Tequalicontrarias,cumdicantquidpofitiuum,noncótradi&orias.Ad4«ratiodiíparitatiseftvcolliziurexSco.1.d.4.3.t.E.quiaadhocvtpropotitioncstintcontradi&orie,vcldeconiradiétorijsincomplexis;itaut.vna(itvera,alterafalía,oportet,vtquicquidaturinvna,tocumidnegeturinalteraymodóinhispropotitionib.homoeftper(e o cít per (c nó al bus,non hoc intcrucnit, quia iri prima af- firmatur dc hominc ly albus cum perfei- tatis modo, in fecunda negatur folü ly al- bus, & affirmatur denuo petícitas , rariow ne cuius eft propofitio fal(z, non aík quia incomplexa non fint nata dc quolibet di- fiun&im pradicarisidcirco quando'abfo- laté famuatus,uaeceífario vna cft vera ,Sc altera falfayqma nó habet illa propofitio udefl aliquod ecd ps ad i B f: Me lud aee dicitar. ctfc y sd timam e(fe;inquo tes incipit , it intrinfecé , ac proinde non habet fimul e(fe,& noneffe, vcfufius difp. 14. Phyf- Qqez.art. 1. GC a. -.49 Vlhüma difficultas petit lógiorem 3oné de veritategé- tium in inelleQudioino, que non cít A zici muneris ; at pro nunc aliqui di- iru quod d sesradidtio attenditur penes inftans tépotis,non natur, vcl ra- 6.Contraiflam rationem , cü quia im pri- mo modo dicendi per fc fieri poffunt có» tradi&oriz,& tamen primus ille modus , v: przcedit fecundum modá dicendi per fe; dicit inftans rationis, vel natura , noa temporis; Alij vero dicunt de e(fentia có tradi&oriarii eflc quód pro quolibet (i- gno (i vna eft vcrayaltera fal(ay& écórra,&oyrepugoetcflefimulveras;vel(imulfalíasprocodemfignoshocaütconuenitillispropo(itionibus,quianeutraeftvera,vclfalfa.Contra»quiacontradictio«coplexaeftoppofitio,cuius(fecundumfenoncftdaremediüyergoabfoluteloquendofempervnaeftveraalterafal (a ;& re- dcunt omnia argumeuta fuperius addu- &a. Dicimus ergo» q creaturis ante dc- erctom diuinz voluntatis , quo determi- nat illas producere vel nó prodacere, nó conueniunt,nifi przdicata c(fentialiaanon contingen:ia, quare idemeft confiderare €reaturas ante decretum diuinz. volun» tatis, ac ipfas confiderare folum quo ad e(fentialia, & ha propofitiones ante de- crctum diume voluntatis mimdus erit y ante decretum diuinii mundus non crit', gquitalent iftis . vn»ndo que ad e(fentia- lia con(iderato conueniet exiflentia, mi do.quo ad e(fentialia con(iderato nó con- uemet exiftentia ; ex iftis fe- cunda eft vera, prima falía, 1ta de iliis di- cendum ; quare negatur neutras effe vc* Ta$,aut falías , ad probationem concedi- mius veritatem , aut fal(itaté propofitio« num de futuro contingenti à de- €teto ditio , quando 1lla futura abíoluce donc : intantü ,n. mo» "Vinticbriflus erit c(t vera, & oppofi- ta cít fal(a;quia determinauit Deus Anti chriftum producere ; at quando tuturum enunciatur de re cum auquo fincathezo- remate petfeitatis, tunc propofitioncsil. lz non funt in materia contingé- 1; (cd impoflibili quia contingens enun - 9.1. De oppofitis privatiue C contradiése.di.11.— 753 ciatut vt quid e(fentiale, (icut quáuis hac propofitio bomo efl'albus lit cocingens ; tamen hzc alia bomo per fe eft albus, ctt in materia impof(fibiliycà implicet cótin- gens efie neccilarium,(ic accidit hic quia pracifio diuini decreti, eft pcifio quoq; fcià quocun; contingenter cóueniente, 10 Dices,ergo ft hec midws per feno erit antc decretum diuinum cft vera  & oppofita falía, non poffet per diuini: dev cretum reddi vera , quia nequit immutàá- re rerum cflencias, & tauicn ante mundi conftitution&crat verum'dicerc miidus erit; Tum quia Sco.quo!, 1 4.S.ait prepo- fitiones contingentes elle neutras anre di uinum decretum , nec veras , ncc falas Refp. neg.coníeq. quia decretum diui- numaon facit; quod hzc propofitio,m& dus per fc eritexi[lensyGt verá (emper.n. hzceritfal(ay quia in materia impotlibi- li; folum ergo 1ftam aliam reddit. veram mundus erityqux c(t contingens, nà ante decretum nulla propo(itio eft cótingés, fed qazlibet necc(faria, vel impoffibilis & hoc vult afferere Scotus , cum ait pro potitiones-cotingentcs eflc neutras, quia tunc non wa vtcontingécces formari, cum przícindatur à cáuía omnis conun- tias& folum (ub d (iunctione contra- di&oria poffunt de rc enunciariquomo- do etit quzdam propofitio hypothcetica difinnctiua nece(lario vera,nà hzc s um» dus ant evityaut món erit equiualet huic, mundus babet potentiam ad e(fendá , er non effendum quz eft nece(faria. Adc(t ker rens de propofitionibus cx- ponibilibus adducta 1 .p«Inft.tra.2.c. 10. Quo ad 2.a& hzc oppofitio fit omniü maxima,not.quod noa loquimur de con« tradictorijs materialiter , vt .f.dicunt fu- biccta , de quibus enunciantur contradi Goria incomplexa , nzm cadem tes v. poteft dici'fimilis, & non fimilis cf, diuerforum , fcd formaliter (iimptis , pro affirmatione , & negatione , nec loqut* mur de maroritate perfectionis , in ordi. ne ad pecíc&ionem enütatiuam exces morum ,quia (ic perfc&ior eric oppoái - tio centraria, vel relautia , quae ver inter entia pofitiuayquàm cotradictoria , quorum vnum extremum cft aon cns; (cá Kkk 4 dc ide maiori , vcl minori perfectione iara- tionc repugnantiz, lc n. cft effentialis petfe&tio , & intrinfcca inoppofitionb. qui: ij eflentialiter funt repugnantia; 6 qua maiorem dicit repugnantiam y erit períedtor ,& maior , & que maxi. tom dicitrcpognantiam , erit perfcéti(- fima, & maximaoppofitioz ^ i1 Dicendum interoppofitiones om- tiià maximáette cótradictorià ; ita Zetb. 4 Mcet.q.6.ex Scoi;ibid. q. 4. feq. Amic. trac.19.q/7.dub.z.& Conim.hicq.vnar. 6. probar , & explicatur fimul, namilla e(t maxima oppofitio que maiorem di« cit repugnantiam, & incompoffibilitaté s fcd contradi&oriz extrema ex fuis ra- tionibus formalibus (unt ita incompofti- bilia, vt non folum eant e(se i é fübicéto , (ed nec &tin codem tempore , vnde vniucrfaliter ; mediü ex- cludunt, vt notat $co.1.d. 2..9.(). quod alijsoppofitis non conuenit , nam priua* tiua admittünt medium per abnegatroné extremorum; contraria quoq; imó qua dam in cffe rem:ffo conueniunt in codem fubicóto relatiue oppofita, mcdium per. abncgationem & habcnt: accedit autbort tas Arift. 10. Met. I *. & 4. Mct. 1 * vbi hoc fpccialiter. probat ex vniucr(alitate hnius oppofitionis, quia de quolibet vnü contradi&oriorum: nece(fario affirmat: , vtl ncgati dcbet » Succedunt his priuae tiu oppofita , quia extrema minus cóucs niuntquàm contraria, & relauua, illa .n. Ic habent tens , & nonens jifta vc duo entia pofitiua,nec pofsüt fimuleffe in co dé fübic&o . Deinde relatitia ; & vltimo contratia coptra Zctb.cit; nam i(tanatu saliter in effe remitfo ; & fupernaturalie ter in e(icinté(o poffunt fimul efle ineoe dem fabieéto;at oppofita relatiué quateé nusoppofita y.i. quatenus refpiciunt ea» emxtrema;, non poflunt effc in codem fübic&o , nequic.n. idem tcípcétu ciuf- dem dici pater, & filius; dominus; & fere uus,qnamuis nón implicet rc(pe&u di uerlorü, fcd vt tic proprie nó repugnant » Diccs; ex minori oppofitione non ine lertur maior oppofitio, fed ex contrarice tate infertur contradictio , nà fi duo funt gibumy& mgrum;tuntalbum ? & non al. — Dijp.1X. De Pofipradicamenies : 3.0 bum, non tamen ? conta; erzo &e. Tu 1. inter contradictocta datur mediumyet » go non intüt" fnakimà ittos ne, Antec. prob.nón album, & albitimü f di&oriá; intet-quz mediatals buto ht trag 's- diftat à non albo albif* ficum; qaarh album ficat «n. fe liabet fim pliciter ad fiinpliciter; ica: magisad maa gis.&c. Tü 3. mags di ftant contraria, qt contradictoria , ergo mriag:s opponunturs patet coníeq, quia diftantia eft. quzdam repugnantia j ántcé prob. quia necefle , & impoffibile plus diftat, & (unt con: traria, quám poffibile , & 'impoffibiles quc [unt contradi&oria j'isém qualibet alia oppofita includunt córradi&ionem ; & aliquid aliid addunt ; & tandem quia facilius nom album fit album;qaum nigrü fiat album maior diftántia ezit inter figrü, & albi, q inter albà & mon albü,'aàRefp.ad1;aegead'poimionéconetrariorü(emperioferticótradicbioné,ytpatetdeconittarijsine(Tereavitfo;alsum»piumaücefievetudeoppofitioncfpeGali,qdzeimaliquibusreperitur,nondevniucr(ali;&que.adeftinomnibus;vtcftcontradi&io,namradixomnisdi(limGioniseftcontradictio;(àquianoniaeferturperlocamimrinfecum,fedàcon«comitanti;iimóexhocarguiturmaximaperfe&ioimpenererepugnahtiz;quiaipsfacítradixomnisopoRtiosd»Ad2;neg.ant.adprobat.dicimusexSco.4.d.1^1 1, F. verum effo perfc&ins ens magis iftare à non ente,quà imperfcétius;quae tenos marorens entitatem ponit in cíle.y vnde duo. contradictoria magis diftant,, quam alia e qué tamen fünt incom bilia, tám .n. repugnát Deus,& no Deus quam album, & non album, ideóg; 6mnia equaliter excludunt mediü,(iué per partie cipationem , fiu? per abnegationem . ' Ad 3. neg. antec. ; dicimus poflibile, vt ftat pro contingenti , minus opponi impoffibili; non ve1ó vt cft quid commune ad neceffariam; & contingenss quomodo contradictorié cít oppofitu : ad 2. concluderet, ti illud addicum caulas ret maiorem perfectionem in ratione re Ls roni Ad 3; maior , vc] minor eps pofito nó;debet fumi cx maiori , vcl mi 8.1. Deoppifitis priátiud, epà contradicà, det. 233 tióti re(iftentia ad vincendá oppotitü, v» patet in ipfis contrarijs pofitiuis , nà mas $i$cü ftigorecóttariaiur fcbcis ephyme« fers tpor tnde ethica, & tamé hzc difficilius expellitur à (abico , eft ergo de pct accidens hzc retifteugia , (cd. pce fe deberaccipi €x maiori, veliminori con- neniétia,repugnátia,& incópoflibilitate. * 23 Quoad ;«an (ufficiat diftin&io vir tüalis , eu ratioriis ratiocinatae ad faluáda contrad;é&tionem, fiüé vt deeodem pra- dicata contradictoria verificentur,an ve. ib rcquirattdr diftin&io actualisex matu. tá tei, pauca dicemus , quia eft rcs mcta- phyficalis, & aliqua indi(pit. q.5. art.2, & difp.4.q:f.art. T. .& difp.g. q. 3. art. 2. tetigimus, d diftinitioné graduum inc- taphyticalit expliéaaimus: eft ergo" Ebo mift.opinio (uftinés diftin&ionem ronis cum fandaméto in re füfficere j tide illa tc 1n e(seobiectiuo tófiderata;:d; adco vcactu molciptiéatà gét incellcctüquam* tks irre ciitrà fit yna; eerificée türdáb Gorsa jraidicata qàia Lüc nó fe Tides iw vw i v propter dinerfoscotepuus obicétiupsin. adzquaté ex primécesiem — |y SE Spot. vict dofes: pra» tet A miettadoHe, dif qs /dubitl qui cdi Peces penis pm] bus cppoficamatsevia requiri 2 dittin- Étión£ cx natirditel actualem;quidà pre dicata corittidiGtoria (unc realiarà:parte rei, atn qu£&doftint rationis; Scabopcre inte]le&tus dependefit*, clarug? eft -hanc diftih&tioné'a&ualety nó requiri t patet in tedio ibis De dots qui dil ferunt in;cr fe contradi&oria vcrifici- tür deipis, amen figdificgtfim vnius €ft omnino idem àpanteiGl m fignifi- cato altcrius, co quia przdicata illa depen denter conueniunt-ab opere intellectus, - Probatar igitur hzc: nofira dentebtia » qua (olum,rauone ratio cidara. differant; quamuis 1d ese obic&iuo:fipp plura; à pattétessamcn fum voit ot»nino liters ipfis ncqueüt vexificai «o- tradi lta Pcob. confeq,adem no poteft timuül:eíse;& non císe ; nec de,co- dcm (ecundur idem pofsunt duo conira- dictoria vericari y (odà parte ici illa di- fün&a fant vnum aQuale, ergo &c. Rep. tuflicere quód ünt plura in císc obicóuo , có-quia contradictio nà c(l ii rebus ante opus intellectus , (i (armnaliccc Íumatur , nam confiflit 1n affirmationc , & ncgatione, quatenus funt enunciatiug, quod c(t opusintelle&tus ; ita cum c ris Thomi(tis Pafqual.to.2, Met.difp.$ 9. 24. Concra;eiti cotradictoria comple» xa , (eu propoliuoncs contradicentes fing opus intclicétus,attaxrien incóplexa indes pendentcr ab iniellcé&tu dátuc à patte reis nato nullo intelicétu cogitaüte ncgatige — ncs; & priuaciones rcales dantur in rebus, ergo ficut non por dc cadem ccatfirmari forma, & priuatio forma , quamuis mul» tiplex (it incíse obicctiuo , ita ncc dc ea- deu re à parte rci poterit affiimarifor- mas& ncgatio eiulden,s& (i mulciplicata fi róne. Lum quia magis süt incopollibi- lia ex fuisrationibus formalibus cotradi- &armainioplexa quàm oppofita priuati- etd; éelatiua ;veleoatratía cx dictis (ed iita non t: de eodé inreextra vc- rificabi fed requirunt fubiecra multipli cata: anüdepeaden:cr funt in rebus ab: intellc&tusergo!il25juando (uaa pra" dicáta rcbus, conüeuicn:ia [ifacer. uel» leciums ndi poterunt dici dc codsipar- tecci "Tipo quia verias y& fal(itas. pao pofitionun?non sfà aoBucniRUTiá» €. |i fconuententia 1pfatum cum te , v; habet e(sc obiecbiuum; fed «t Irabct. císc scale y eteó;licét in císe; 'obiecuuo res. illa. (ic mültipiox JJi'ineísereali eft ena; iam dc codeaicóvvadicfarja vepificacentur. Fura aia fifündara: requituns necc(sarià: di- ftin&ta fubidanjepta, itavt ianplicct in coe détn fandari.&o repeuias, (unt actu cea lids, requitunt: acu Idiucia- fundamcae tà j fi íurft- acu oer rationem , requie runt fundamens diuci(a.per tatide nem quia cqui. fundati habere ma- ioremeniitatem fu fapdamento,(ed ali» qvando gontradicteria. (unt atu. ccalia indépendehter ab epeze iniclicctus , & rcquirumcfandamenga a&u diucr(a , ecgo ifla craptactu à parte cei diucc (a; mta. pa» t€c,nàm conuenire in elsentia, & non coz ucnucc in eísenuia funt contradickoria , & a&tu apte opus intellectus (ui ia. homig ne re(pe&u equi, plas.n. conueniunt ho mo, & equus,quam homo, & lapis,& mj nus conueniunt bomo, & equus, Á Pe« trus, & Paulus,crgo in homine debét da« ti fundamenta actu diftincta à patre rei conuenientiz , & non conucnientiz , & nó per opus intelle&us,aut virtualiter di- flin&a,nam hzc vittualis diftinctio non ponit actu randamétaà patte rei, ergo ià de codé illa contradictoria verificaretur. 25 Inoppóf.arg.diftin&io rationis ra tiocinatz , qp infe erat vnum  facir in ef- fe (abie&iuo plara, & diuer(a, ergo (uffi- cit,vt de illis contradi&toria predicétur , non coniradi&orio modo , fed cum vc- ritate , Confeq. prob. quia tunc ceffant efTe contradictoria , non .n. verificantur de codem,fecundum idem,sed (ectndum diuerías formalitates noctes ane vna non ett alia. Tum 2. ad tollendam re- pugnántiam inter contradi&oria non te- quirítur tanta diftia&tio in fundamentis , me elt inipfis contradi&torijs, nà di- inguere realiter, & non diftinguere cea liter süt przdicata inter fc realiter diuer- fa,& tamtn in dininis effentia,& celatio, quz fnt fundamenta horum pr£dicato- rum , nondifferunt realiter. ergo fufficit ad tollendam r enantiá diftin&io con ceptuum obie&iuorum, Confequent.pa- tet , quia fi fufficit minor diffin&io,non eft maior ratio cur requiratur ex natura rei a&ualis , vcl ;maximé qn €ontradidtoria formaliter tantum diftin- » Tum 5. repugnantia contradi- : caufatur cx vnitate reali , foc. mali , & conceptibiliratis fandamenti , bzcomnia.n.requiruntur, vt aliqua con- tradi&torié repugnent, ergo (i vnum ifto tum amouetur, tollitur repugnantia , di« ftin&io mers obic&iuo tollit vnitatem conceptibi . m '16 Refp. ad 1. neg, con(eq. cum pro bat:quando przdicata nata fünt cóueni- rc indcpedenter ab intellecta; Ad 2. neg. antec.nam vt plurímum quando predica- ta süt phyticzs forma non poffunt cóueni re c (ais negatienibus cidé rei pliyficar , quámais fit mulapblex formaliter » quia non poffunt cidem rci fimplicier conue- nire; (cd requirit diftin&tionem rcalem Difp. 1X. De "Poflpedicamemis ; vt patet de albo, & non albo, quz dc ca dem nequeunt dicifecundü diaeras for- malitates, (cd ben (ccundü EN - tcs integralcs,quae süt realiter m przdicata dicunt inen i & oppofita contradi&torié tiones hacom formalitatum, (ufficit infendamicd diftin&io a&ualis foraali- tatum,quatum vni conueniat pofitiuum y alteri negatiuü; quia non implicat de co- dem fimpliciter caunciari , vnde res ea- dem dicitur limul conuenirc,& differre , fic (ant pt&dicata a(Tignata,nà licet idé- Litas, X di(tin&tio rcalis fint effectus rea- liter ditincki nó tamen eft neceffe, quod rationes identitatis , X diuerfitacis (int realiter diftin&z non .n. neccffarió tan» ta eft diftin&io in principijs , quom ig nig ue & conícquencer effc ratio» ferendi, & non efle rationcm dif. ferendi , quamuis exigant diflinctionem formalem intet e(Lentiams& relatione , non tamenrealem. Ad 3.ncg.coníeq.tcontradictorianatafunt.conuenitecxnaturarci.Po(íetarguiin[pecialidetraní(cendentibus,quadiucrfitartemconceptuumdicunr»&tamcnfundantcontradi&tocia,namcnsdiciturcomma.ncDco,&creaturis,e(fentiadiuinanonincaMendioemecDowns.inMeta.PronuncdicunusCatàillanonconucaireipdegcedJieabopereintellc&us,nifivirtualiter,&funiliter,quacationchanc(olaminsfcruntdift;&hzcdeoppofitisdiQtafufficiant,dcquiasquadederansvideatBonct.lib.4.(uzC2.14Qyv£ESTIOIL.DemodisPrioris,:»27JyRiora,&pofteriorailladicücarPquataliterfantinter(eordinata,vt vnü przcedat alterum aliquo modo ; €x quo fequitur, g;cum ordo fit quzdam . relatio, prioritas,&c pofterioritas (int re- lationes in extremis fic ordinatis funda- tque vt plurimünó funt fimpliciter rea les , quia quando cft per (c ordo imer ali« qua , non femper realiter diftingugntut » ita colligitur ex Sco,4.d. 13.9.1 S. & pa- Quafi. LU. Demdis Prioris -pee TH ma for. erii): relationes , : Dicespriusnoneft fimul natura cum eyes ergo relatiué pon refpicit il- , cum relata fint fimul natura; e ter € Priaspoflenore»&epoflenius formalicz Wai sdisisemsien a De joris; erioris enumerat,quia -&oribus víq. ad fexdecim multiplican- tur, nos pouores,& qui maximéadTrinitatismifteríüconferunt,explicabimus;xquibuspatcbuntétmodipofterioris18Primomodoaliquid:poteftdicipriusdivelphytica,quomododi «itp quidditaté, vt homo in ter animalia dicitur pre ftantior,& nobi - lior, vel morali,vt cum (ei ier officium quis antecedit;vt Pon- tifex eft cxteris priorin dignitate. Secundo aliquid dicitur prius ordine; vbi ordo (pecialiter accipitur hic , quam in definitione priotis,& pofterioris Í có- muni, ibi .n. vniaerfaliter fumitur pro ra- tionc ordinis in (c , hic veró pro quadam habitudine in aliquibus reperta no cx na- tura rei, (cd arbitraria ; vc eft in locaris, , vel in rebus numeratis , arbitrarié namq. bic e(E primus inloco , vcl'ab hoc incipit aliqua numeratio; licét alij aliter expli- tent hunc modum. (0 "Feiiosaliquid dicitur prius fecumdum locum natucalem Vniuerti ,qui folet di- Vidi in (upcrioremg& inferiorédextruiny &tiniftrum , ficigniscft prior aere re- oci fuperioris » pofterior reípe- tos aliquid d'citur prius tépore & ducaiio » akerüsduratione pra.- Mieres eti pratcipua quia: dipsa iq danti aw, & icauus aucé inor- , plex pra(nppoficio. 753 díne ad aliquod detetminatum inílans fe cundum apeow nra maiorem, & mi- norem;& quia rift. mundam pofuit ab zterno [ine principia, idcircó iltud nunc determinatü affignaait przfens , itaut in pratericisquz magis diflat dicütur prio rajquz minus di(tant, poíteriora;e con- tra in futuris,quz minus diítát;fünt prio rajque remotius,pofteriora;at quonià fe cundü veritatem mandus habuit determi: natum principium durationis ; in ordinc ad iflud (umetur prioritas , & pofteriori: tas,& illud dicetur prius, quod magis eft propinquum principio darationis,pofte- rius,quod efl remotius , Quinto;poteft addi modus prioris fe- cundam rationé,quo rllud prius altero di- citur,q licet re ipfa non fit príus eo,con- cipitur tamen vt priusà nobis,vt in fecurr dis intentionibus res Gam in hac pro- pofitionc bomo a omo, homo cft à par te (ubic&ti prior (cipfo à partc praedicati. Ad(ünt quog.duoalij modi ptiorís,.f. na turz;, & originis;/fed quia fpeciales babét difliculrates, fcagfim in Íequentibusart. exa . ARTICVLVS I. Declaratio prioritatis natur « 19 V T perfe&am habeamus notici priotitatis nauta , tria vidcbi« mus, quid, & quotuplex fit:Secüdüsan fit. realis, vcl rationis: Tertiü , aa per 1pfam poflit contradictio faltari , Quoad prium micum eft;qua difcrez pent inter fc Doctores, vt vix duo vnifor mcs inttenianuur in na agen srt : te naturz ; & pralerim Formalifte no- firi trac.formalit.atr. 4.de identitate; X di füinctione reali diíputant, an prioritas na rurz fit inter extrema , quorum vnam imaliquo figno naturz ,1n quo non fit a« iud , vcl tantüm fit pra(uppofitio huius Pere: qua controuct (ia Canonicus. Mea pur eife priusimaliquo um quo non 6t pofteriusyfed eft canrum fim - 6 wnde valet ignis cft, ergo cator a &rac.Formalit.art.cit.quem fequuntur ib, :Arct- lo. Dudouct.& ali; Formaliftesen- - mixc (aftinet ordincm nawiczz non. tanti dicere przfappofitionem huius ab-hoc., fcd ctiam verfari inter extrema ; quoruaa vnum fit in vno fizno, inquo non eft po- fterius,& maximé loquédodc ordine na turz pofitiuo,cui fübícribere videruc Fa ber 1.difp.2 5.0.21. Mouetar ad hoc afíc- rendom Tromb.ck Arift, $. Met.cap. de priori, & 7. Metacy, 3. & 4. vbi prius pa- ura definit per hoc,quod poteft (cparari à pofteriori, & effc finc illo; addit ctiam ratiogem ex mutatione inftantanca dc- du&am,quaminfrà n. 36. referemus, & £oluemus; Tota hac controuct(ia cfl fc- 1e denamine, & quia cius (olatio pendet «ex varijs teipsum eria (11 1z,yt omnis confüíie rollatuc in modo lo qucndi,opere pratiui eft ad decilionem quafiti varias , & multiplices prioritatis matürz acceptioncs premirtere , && nos gra fertimaddacemus illas;qug magis süt sArifl.Scoto,& rationi conformes. . - Primó igitur modo prioritás natura füumitar pro prioritate inconucrtibilita.- tis,quando.f. non conuettitut füb(i ften- di con(cqacntía; przter quá aliam.agno- fcerc non videtur Bonet. lib. 6. fuz Met. €ap. 2. quod poteft intellioi vel quivad c- xiftentiam, vt cumarguitur ab cít (ecun- do adiacente, ad cft fecandum adiacens , ;wt fumus cít, ergo ignisc(t,non tamen € *ontta , nonenim pnis fcmper cft imul «um fumo. , vcl poccít (ecundo intell.gi qui ad cílcntiam » cum... aliquid nona pritcauirit aliud ia (ua cfsétia,licet i(tud An fua c(Tentia prac».igat illad ; prior ta- amen explicatio cft cómunior , & ttaditür À Sco.1.d.7.q.vn.in fia-& 3.4.2.0, 2.ad 3. tbi adaercic Banc prioritatem non nzccf sario inferre cau(alitatcm in. priori natd- aa re[pe&u pofteriorisenan poteit clTe , quod cau(z cxi(lentia, ia£ccac uidimus exiftentiam cffe&us » non contga , vt -Auapdo: cau(a elk neccílacio productuia »alieuius effcétas , qui tamemab alia caa- fa polli produci ,vt c(t ignis,jui nggc]fa iio proweit calorem , calor aut «folum ab :gae ,(ed à Sole potcft A Difp. IX-De Pofipiadicaritmiis: calor eflergo prex illud dicetur matura ac prio»ritatc;cuiusexiftentiainferturpet.exisitcxtiaalterius,nonàécontea,fablcreraneffcétas.AliiuitamennoeíleprioritatemnaturgcoanaodatintelligeregulaladinnomirarcpeihipoliacsRobAnubieeamdi(linsiràpeioriatenature.,(&(o7lumappellauitptiorferadüincousceiuiAMRNA.prioritaténaturzdefiniuis,quodditinterea,querumvnumpotefte(lelinealio,nonécotta;ideircópowfkdicipriorizasnatucznonrigrosé.TuMiQu14Famil;2ide3oSecundomedoprioritas.naturg(umitucproprioricatndenugfeunaturalispreiignis,quo(enía.dieipra:füppofitionemvniusabaliocxnatuetateij&hecprioritasmultiplexc(,;nana vcl cadit intec duo quoad comucpirc aL cui tertio)& hac nà (caper elt priorita: canfalítatis,(ed naturalis prz (üppofitio- nis in e(fendo,quatenas vnum prius dici tut alicui tertio-conaenire,quam altetü., quia hoc pra:fupponit illud. , vc lognitur Sco.2..d. 1.3. 24 A,X 5.d.3.9.1.D quz ad hac duplex.ett,ticut daplex eft od eíse di, qui pot inter illa reperiri ex Sco. cit. alter cít ordó cílendi pofiziuns, qui cadit. inter duo pofiriua vcre , & realiter alicui tertio conuenicntia,vt e(t 2enas,& diffc-- ré&ia refpectu (peciet.ambo.n. in(uat fpe: «ici, led prius natura genus, quam diffe- rentia y quia d.fferentia prziupponit. go- .nus,cui intellig;tuc aducnire;aiter cft or- do priuatiuus. , qui cadit inter priuatiu£ oppofita quatcaus ordine naturas priua- tio dicitur praecedere forà. in materia. piis ab Edu tü- uc focma producta, ná quod : 4onugniat Berictna 4  s nd ineiicty& conaeniret, fi agens nonimpc- daret an formam in maccerja.. 31 Velac prioras cádit incec duoi, non in ordine ai dics en quo13; papgrigs Ggiancs ioyues ss 5 prifüppoifitat perverum , & rcalem in» fluxá,quo fe n(u Sco.3;d.1.q. 2. E , causá dit c(Ie naturaliter príoremcettcétu , quia in (uo "dali S NA effcéum exifté tem, ficut effectus nece(farió pracxigit caufam exiftentcm.; imó cauía, quantum cít ex féjpotett cfTe linc cffcótu ;. cum ab illo effentialiter non dependeat; at cffc- étus, cum fit:caufatus , &.«(enon poflit caufari, neceffarió dar intelligere cauíam exift éem;& dicitur à Sco.t.d.7. q;vn. in fin.& 3.d.2:0. 2.ad 3. prioritascaufalita- tis; Secutidó. cum ofitum; non cft vera , & khyfica caufa, (edvel Metapby- fica pecifimgplicememanationems. vt cft fibic&um retpectu paffionis , vcl(altim eft ratiofundaméialis,& radi», à qua ali id pullalat fine omni prorfus cau(alica tis vmbra, & dependenria, vt cft e(fentia diuina refpe&u attributorü, imo vnl ot- tribuum ccfpe&tualterius, nam immuta- bil:tasfccundü comunem.eft ratio eter- nitatis dimnzj: Dcus;n. cft iSqui irhmurabilis. vnde fehabet vclut cauf; virtualiset: nmius in 2.panft, tra« 1.c2.& hac róne dicitur priüs.mato . poteit iotelligi non inrclic&to pofletiori * wrtexillente; ] ertib,tandem;fi:d;qp prae- füpponiturnó sc habet.vr caufa,ncq .Me spy ca, ncq. virtualis, fed vt neceffa- río przrequi(irüad ee pofierioris ,. qua satione poflic iureiliginon intelle&o po fteiiou,nó é cétra; (icintelle&usnatura litcr dicitur praecedere volütaté, & intel: Je&:o voliuoncm ex $co.2.d..2 4: q«vn. ad 3.pro opi. & duo cffcctusord:nacé ob 1 cadé cau(a ;pucniétes fc hát codé modo. Ex histacilé refolui poteft controucr- fia illa [uperiusinfiuata: intér-ScotiíLas de prioritate narurae num Gtinter exxc- , ma, quorum vnum fitin aliquo gno pa* türz yn quo non fit aliud; an vero conti- flat in (iplc) przfuppofitione vnius ab alio; namq. natura: pricritas fumatur. p . peioritate gnconucrubilitaris,veliealis & Ys ez caufalitats , itaut quod prarfuüp- ponicut,dicaur caula iljius,à quo przriüp ponuurjpg & rcalem influxum , ficv turg bcne explicatur pcr potfe « himcaiio,nen é cóuá;, & verfatur mter €xucipa,quormus vium Quall. 1E Dé modis jrióris-c/Art.T, poffit effc fine alio ; ydg ex vi priocitae tis, quam quies cos crei »ani- mal potcft cx. fterc omine , € vn: - ucr imn fuperius fine inferiori xm écontra;&pariterexviprioritatisphyGcz.cauí(alitatispoteft«dronecCffcétucumGtabiploindependensaomtamen€contrà,cüficabjpfadejponx&dctaligenerepaoritausnaturlo.baturArííi.locisa'Tromb.cic.inMer.efg,dicebatprioranatucaeileilla,quzpoísüecle(ine.alijsnonautemalia(iae1pfisytmexesplicabiturinfràn./46.atfi.(crmoy tit dealijs modis prioricatisnatonz ^» ex« plicanda eft -pec-folam prafüppotitiou vniusab alio-prgfcindendo ab hoc; quo prius po(fit cxiftere (inc poleriori y vel non po(fit « I241v 32. Quoad 2. princ. quidà negant hec initia naturg ab(olaté dari à parte rei quidá veto negar dari iaftàua natura in» tcr praidicata eisctialia,(ed bac dicunr e£ feiuftatia cónislict cà [andau.ctodn res €0'gp negat €t predicata à pacte cei díftia ixfed tolum ecae ratioctnatajita Hurts B.Phyfe&t .6. ci alijs ltecentioribs admittunt tamen intet.cansá, & effecti , .: Dicendum cft; hzc intlantia ver&der£ à parte rei, etiam inter effentialia ppzdis cata przfcindendo ab opere intelledtus y qua inr in vnigo inftanti temporis; ita pailim Sco.cit.& jn 1.d. 1.q. 1. HE, 8co ufta omncs,(ed przoipué hanc coac]a(a explicar  & probat Zerb. $. Mcr. qué ra. quem (equ;tue Amic.trat. 19.9:7. dub, 2 non loquimur autem deprioutate (ccun dum jnconuertentiam con(equentig hac .m.potius eft prioritas Jog:ca,fcd de prio ritate naturalis pra (uppoittonis; Probd- Quir autem, quie codcm initagti cempo* zis vere à partc rei nullo iaeellecta confi- derantepotlunc.duo dar: cü naturali fippofitione , liué cum cauí(al tate y fi non, modo explicato, crgo ja ead fiand temporis pollunt dari placa iaftan- tia nacure , Antcc-gater;quia elfentialia à, parte rei prius conueniuni,quàm accidé«» taliayquia.res pius eftjinfe quam cxiimnie feca tecipiac, & inter cÜentialia quas süg. coumuarora,prius conaeniün: quam (pes Galioraqua bees ddugnuuna Oi eqe. patct quia hzc in(taftia nil aliad dicunt, quam ordincm prz (uppofficionis vnius ab alio, & quia hic ordo nonfolum in rebus rcaliter diftindtis,vcrü etiam án predica tis repcritur , quz formaliter dittimgaun- tur,vtionuimus diff .q:3.ar.2.& q. pre ced. art. 2. iéciton in inftantia quoq. à paite ret ecunt.. Dices,ergo indittitibile t&poris, quod elt inftans;crit diui(ibile pec inttantia na turz, & (ic haberet partes. Tum quia in , tantü vnum dicitur prius natura altero » quia poteft concipi abfq. illo ;ergo hzc infttia (ant per intelle&um, & rationis. Tum 3. quando cau(a dicitur prior natu- fa effe&u , veleft (ecrmo decaa(a ; & cf- fc&u formaliter (umptis,& eft falsü,nam vt fic funt. relatiua ; & fimul natura ; vcl quo ad propriascntitates,& fic quia non folum caufa v.g. ignis poteft concipi fine calore , (ed etiam calor (ine igue, vterq. prius natura dicetar. Tum 4. caufa natu- ralis nequit;effe finc fuo effe&u;& fi vic- tus illius concipiatut , hzc dicitordinem tranfcendentalem ad effe&tum, quare cü fit naturalisad intelle&tionem cau(z con cipietur effectus exiftens, ergo no debet dici prior effe&u naturaliter, prob. con- feq. nam hzc prioritas arguitur ex hoc , quod poffit coocipi fine effe&u. Tandé fi hzc inflantia (unt realia , ergo creata , & (ic pofteriora Deo cteante , ergo ha- berencalia inftantia , quibus poftcriora dicétur,& (ic proceffus in infinitum;neq. Dcus poffet dici prior natura , qua nullü ens creatum recipit io (e . | 33 Ref. ad 1. neg. (eq. quia non(unt AD durarionis, (ed folü naturalis prz pofitionis, qua rationc vnum pot con poA ive 2 ges apim à contrá; hinc non redté Amic. cit. becinftantia ait cffe inftantia d quo , non in quo5 nam vt dicemus arr. feq. prioritas d 4o dicit originationem vnius ab alio , & à priori- tate nauicz diftinguitur , & potett clle fineilla , vt patetin canfa, & cffcétu , vt tcl.tiua funt qua dicuntur fimul natura , fed cau(a prior origine effe&u, quia cft 4qu0aliud , & € contra datur prioritas maturz (inc ifto ordine d quo aliud , vt $H prioritas (implicis przíuppotitionis Difp. 1X. De Pofpradicamtniis. abíque vlla caufalitate ; iuftantia igitur - nature dicuntur in(tantia 19 quibus, aon. uód in vno dctur prius, in quo nó (it po fterius,vt dicemus,;aliter e igftantia durationis im quibus , (cd quatenus in v- no inftanti geiepsqums aliquid effc , nonnece(ífarió przíuppofito pofteriori ; quod non cftin relatiuis,in quibus c(t (i- multas naturz , qaia vnum non prazrfup- ponitur alteri, wi fine illo coacipi po(Tit, vt inq.feq. dicemus. Ad 2. ref». cum A- mic. & Hurt. inftaaria ita dicere in rc- &o entitatem cauíz independentem quà ad exiftentiam à pofteriori , inobliquo noftrumconcipiendi modum ; hinc noa idco caufa dicitur prior. natura ; quia in-« dependens concipitur ,. fed quiatalis eft in fe,qua ratione fu tum, & occa- fionem przbct noftre intelle&.oai . Ad 3. refp. Arriag.di(p.7. Phy(.fec.7. caufam Íecundü entitatem, nó (ecüdum relatio- nem, dici priorem effectu phyüco , finc quo cífe poreít , at cffeus , licét inada- quaté conceptus, poffet concipi , non n- telle&a cauía: , ada quate ramen nece(fa- rió dar intelligere caufam; quam pra:füpe ponit in effe . Ad 4. ex eodem caufa üa- turalis vt adzquaté concipiacur fecundi * virtutem ,& actum primum , quem habet caufandi, non requirit effectum esift ens temcd potentem exiftere, quia et cau [a naturalis neceffarià producat cffedtü y bocnon c^t de ratione caufe vc fic, vt pa- tet in caufa libera, & (altim poffet à Deo impedii;at effectus,quia concipicur exi- ftcns , neceffarió etiam praíupponit cau« fam exiftentem; ideó caufa dicerur prior natura. Haec tamen, & praccdens refpon fio valent de prioritate (econdum veram cau(alitatem,vbi caufa poteft cffe line cf Íc&tu propter diftinctionem realem, non inalijs, vbi caufa eft realiter cum effectu idétificata, Quapcoyter dicimus ad prio- ritatem natura (ufficere przfuppofitio- nceminentirate , quarationcnonitante £eíBratur intellectus ad how U polterioris przíupponcntis , licut necele Íxtatur intelligendo Mecca uoque prafuppofitit; vn4e i& ti aliquan prius natura ocqeat concipi d: uiu finc pgftcrioziy porcit altum praecitiué » ita. 1 É Quafi. H. De prioritate mature. effet. I. itavt'quantum eft cx fe,fi aliunde nó im- pedirctur y.f. ab identitate: reali , poífcc cfle fine illo. Ad vlt. bac inftantia pro- prié non dicunt ni(i encitates prioris , & pofterioris: taliter adinuicem dependen tes, & prz(üpponentes, quz przíuppofi- bebe e raliter dilbin&tum ab: illis; vnde debe explicar i perconnotata.34Quoads.prin.AliquiScotiftz;veTrombinFormal.art.4.inexplicationehuiusprioritatis,quiatalemprioritateyitaexplicant,vtiupradictumeft,vtpriusfit,veleflepoffitimaliquo(igno,inquononcítpofterius,a(leruntimeodem:inftantitemporis,fifantduoinftantiamaturz,cryeodemduocontradictoriavcrificari,fednoncontradi&oriomodo;uaaminprimoinítantinaturzconuenietynumcontradictorium,innconuenictalterum;fcdia2.inftanti,vndevoluntperinttantianacurzren(ürarirerumcxifkentias.qua£cnashocc(fepriusnacuraillo;noncfttantumlioconiabillo,fedeftlioceffeimaltquoprioriinquofimpliciter'non fit pofterius;fauet huic di- ccndi P. Faber r. dif p. 25.nu. 2 r-dum ait uod in omnibus prioriratibus hoc mo- loquédi imilloprioriin quo-eft vnit non eft ad aliud benc vtimur, & per hc formutam re&é explicantur ptioritates., 3f Dicendum eít,non potlc faluari có tradictionem per inftantianaturz ,qua explicenrur pcr cffe irr vno inftanti , im quo won (it aliud, fed (olumrquód in vno prius intelligatur; in quo nonintelligitur pofterius,ambo tamcn (unt in code in- ftanti temporis , fi cít ordo nairz poti- tiuus. Ita maior phrs Scotift.vt L.cli- late — füper loca Scotradducta Canon. t. Phyf- ze 2. Rada 1. p.cótr:.cítq.có»s apud iores ; & expreiic docetur à. Scot. 2,d.144.2-A» X 3.d. 3-4. rad 3. dum dtr- plicem illum ordinem naturz pofrtiuums & ptiuatiaum affignat;claré. n.ait priua- tioneqrdici priorem forma in materia y ie en iori tatur infit mace riz fed quia meet , n: ii peraduencam forma ;quod noneifet ve- rum; fii natura méfurarcent exi- fteociasy c n ineffe materia, & ima. inffanti expelli d forma;& probatur;implicat contradicto* ría fimul effe imcodem ; led qua funt ia eodem inftanti temporis, qnamuisin di- uer(is inftátibus naturz;fimul (anr,crgo &c. Tum quia quod'eit poftcrius natus ra vel coexiftit toti infláti temporis, vell parti , (i (ccundnm, ecgo indiuiliBile ha beret partes, fi primum , ergo quia prius natura coexifüit eidem inltanti, id priusy. & pofterius natura fimul exittent , vt nó poffit dici inaliquo figro: prius efle , in quonon fit pofterius. N eq. dicas mftans temporis efle virtualiter diuifibile , qua ratione porcrit vnum coexiftere fccundür vmm partem , alterum (ecundum aliam 5. vt cít in anima , Nam hanc virtualem di- uifionem refípuimus difp. 9. Phyf.q. z. are r.contra Salmaticenfes ponentes irn com tinuo pun&ta tumentia. Tü quia no'duo , fed plura inftantianaturz a(fignancur im codem init anti temporis, quz (i dicerent veram fucccffionem im exiftentia à par- te rei ,non videtur , quomodo poflic(al« vari inidiaifibilitas inftantis durationis » offet .n. quis dicereinftans cemporis ef c vnnmex illis inftantibus naturz. Tan« dem , quia fequereturin codem inftanti tcmporis materiam efse (ub diuerfis fore mis, eundem hominem fimul viuum , & mortuüm;in peccaro;& in zratia, imó ge nus fine (pecie, & fpecié liae indiuiduo y quz funt abíorda, confeq: prob.quia hzc omnia faluari poterunt per plura inftatíe tianatarz , vide difp. 4. Phyf. vbi de hac re egimasq. 4«- 36 Inoppof.arguit Tromb.ex «Metz 16. vbi per (cparabilitatem à pofistiori dcfinit prius& 7.Mct.3.& 4. probat füb- ftantiam eíse priorem accidétc quia poe teít e(se fiac illo,ergo nó repagnat prius eíse inatiuo fignoym quo non ic pofte flus. Tum 2. mutatio inftantanca finc (uisterminis,quz funt formay& pri uatio cerco ia codé míftanti té r Bi termim in (ubie&o; nà quod priuatio praceíserit in temporc antecedenti » cít de peraccidens ad mmat;onem ; | ntam quia po:set Deus creare materiam» : &cinzodes famam igni applicare, quoc. amitarciur, & taménoe s&fiinillo infanti labui(setprinationem; idem ctiam fcquerctur, (i aliquacreatus ga fuifsct ab zterno prodacta , caius nom eio natura pracederet efse, Tum 3. quia veré ab intelle&u vnü abíqs.alio cenctpis turycrgo ne ficfal fas. intelle&ussitaife. a Qtbcnt haberc à parte tei. T -; Rep. Acift.loqui de priori natura prio «iate caufalitatis quod cum fit realiter à poflcziori diftin&tumy re&é explicat ile Jad per feparabilitatem;, ex quaarguitur indepédeatiaynon per fepatationé a&ua- lein, aliter e(let priustemporc,non.nacu- 52. Ad 2. patet ex di&is dif p. 1 s. Phy(-q» 2.. vbt oflendimus terivinum à quo debc- xeicinpore praece formam. in matc- sía, sitet pulla e(set. mutatio ; quare de pcr fc ad mutationem tcquiritur quód gnatcriagrius tempore dicatur priuatajac proiude difp.14. q. 1-att«.1. negauimus &um Sco. 2.d. 1 q. 3.in creationcab tet» no effc aliquam mutationem, & fi.nó cf- £e dicitur natura precedereshoc cft in in, &anti nature priuatiuoy ron pofitiuo. Ad 3: illa conceptio mon.c(t diuitiua , (cd przcifiua y. quatenus vnum intelligitur , non quideminealio, fcd alio non intcl- Mihi quen fit vera, non rcquirituc walis (cparatio à patte tei . nt j| ; cscA RTTAQGVLEVS Il t2 Quid fit prisriavorigimis. — 37 pseenicuiceadi non a(fi- zu A goautt Arift.quoniania crcatis 3 regeritur abíq; caufalitatey quod. n. cft - »prius ocigme,cf eciamallius caula, pt sidcbimus, vnde ad prioricatem,cau- Ádlitaus in fententia ipius haber roduci ; . at Íecundum veritajenry quia datur pro- eluctio abíque impctíc&tiong s .dcgc eltuiia, ficut ratioproducenus , —À hun incladit caufalitatem 4dcirco; f hcg- logbptztec-ordinem natucz. alii. pofug- suut orjgiars appellacum;-qut in hoc for- tialiter.contifüt , quod: plura deatur in Tet ie ordinata ,coquia vaum ) àjio tangtiaor à peinerpie produccie vndc dj- «nlolet ordo à442 alii ; & quia. Filgs idininis ct à l'arte ideo orijnatus d;- "Gus Paucos 06 lic-cil idoqadecius | Difp. LX. De Poflpradicumtatis, & perfe origiois ; dantat.m. alij ordines eriginis, qui non fimpliciter y (ed (ecan- dum quidorisinis dicuntur, quia nonTutt ——D cerium »fedintec originationes ip(as, fed de his in Theolo«, gia ; (ufficit modo ordi inis fimw: pliciter explicite. 550050. s04 .Dubiamveft, amqua ficoxdinata intel ligantur, poffint dici priora,.& pofterio- ta. Thomiftz negant. cum D.Tho.1.p.q- 41..rt.3. €Ó,quod putant prioritatem, & poftecioritatem inaolucre. femper inz- qualitatemysaperfeé&tionem, & caufali-z tatem, quz: omnia fant à. Dco remouen* da,& tamen ponitur orizinisordo. Sco« tusaffiraaat précipae rdi s. 3.2.0, d.12. Q9 & d.28.g 5. E, & 2,d. 1.0. 1. H, &a« lijs in locis, qué fezé omnes Recentiores. quuntür Cana. 1.p.q. 42^ art. 3. Zumcl Vai p dig Has dip Phy lcs t, p.di(p. 1 ifp.8. Lec; 6. Acriag.di(.7.Phy(i(c&G.7..A mic.tra. 195 3«dub.7.-& alij, & quamuis (it qüaftio: nomine,nam cffc prius origine alio (o* lum intelligimus ab ;llo-aliud. ociginaris & produci, & eife. po(teriusconcipimus cffe ab.alio productum; nonáà fe, aiodo: veré Eiliusin diuinis elt à Patre. & Pates. producit Filium fecdndum omncs; & fo lum eft di(crepantia,quó d.non offic di- Ci-Pater prior. Filius poíteriors quare: in te conueniunt omncs, X diffecuntiamo-- do loquendi ; probatur tamen quód hio ordo originis, [iuc tit cü-caufalirate mi x2 vas iue (eiunctus, inferat prius) & po(Les rius; nàm c arguit Mayr. «d. 12.0, 2« acty- 14 2,vbi ponitur aliquis ordo, ibi ponie uir prius,& potterius,quia ordo e(t inter €9ug non (untdimulytquaxatione : Daci fccuadu ocdinem nacucat non dicun Wur fioul nacura; nec ordinata ordie orie giaisíunt timulóriginey & vbi non-c(t fi-- anjita5,15i (E prius & poftcrius,ergo or qeasicao ierat diii ipdaier: priasy pollerius imcali ordine; Tum quiza principium: ,& finn dicat habizudincm «anie (eipgreft pois ccmino ca-cauo- peo idi ov aai piuado,eui non dícatuc caula gcacyationis » eftprtor  genciationescrgo puncipian ociginaas : i CGMRIAAVE AGAM tui pil cindit,erie prins ofigi- Quafl. T. De prioritate originis. det. I1. "originato . Et tandernquiahicloquendifodusàSáctisPatribusur,nàecipuéBasil.1.cont.Eunomidloquéscdiuinisperfonisait,"Naminbispriorédecaufamdicimus,poflerius'verà,2:ipfaefl;quonaigiturpaGlorationébet,erdineminbisnegaresinquib.e(tprius,cpofterinonpofitionenoflra.fednaturaliquadamconfecutione238Daturigiturprioritasorisinis;formaliterdiciturdquo,preícindcsàprioritatenaturz,&inquo,nong»nequeat«umillareperirivtvideturdocereHurt.aMàmivtoptimearguitArriag.exboc,qp'iliquidaueTROobiddicizurilliincopoflibile;sicetiàvidebimus,prótn&ioinfuarationeformaliprzindit3cau(atione,&vtsicreperiturin«liainis,&tamenadeftetiam1ncrearis:&caufatione;quapropter caua efficiens non (folum dicetur prior prioritate natu- rz, & in quos(ed & prioritare enpnndr diquo, vnde gencracio viuentis definiti fo Aet; quod sit origo viuétis à viuéte,& cffe &us dicicur otiginauis,& polterior tá na tura,quá origine fua caufazin diuinis verà principiü produ&tiuum;sicut non dicitur €au(a,neq.erit prius prioritate naturae, cü Pater, & Filius sint simul natuta;fed tan- tum prioritate originis , & d quo; (olum enim prioritatem temporis y vel nature excladere debemus à diuinis pet(onis.. 39. Hincpatetnó effe omnino vana di ftin&ionem iliam à pluribus Scotiítis cc- cptam de signis otiginis in quibus , & à qquibus,vt ait P. Faber 1.dif.1 $21. vbi «contendit prioritatem originis effe prio- ritatem 19 q40licét non 1o ordine ad du. Tationem , & nonbené explicari per. d :q40,4uia Door ponit signa originis in- ter inccliectam,& volütaem,& genera- tionem;ac fpirationem, m ynü. non €ft ab alio. Scd (ane fallicur,.quia Sco.for- malitaté huius pcioritacs perpetao expli - cadit pec a q«o, & forte nunquam pcr iz  -quoyvnde 1.d.1 2. 2. ait patr prius ori- gine fiiiofpitare,& fiiium poltcrius, quia pater à (ejfilius ab alio ipicat, & 250. 1«qe L.at pate iusorigine filio. incellige- Telapidéyuia pater à fc, filius ab alio jn- z1ellizicy& quol$.Q, ait priusorisinc caa fare eft cau(area fejpofterius e(t cau(aré abalio;exprefsius 1.d. 10.q. vn. in fin.ait diflinguendo inter inflantia- origins no diflinguitur inter durationem , €x dura- tioné, fed tantüm d quo quis fir, & quol. 4«$.De primo ait,ordo autem ortginisam requirit nifi quód boc fit ab boc » sicetta. alibi frequenter. Veram tamea c(b,yt obs femuat Rada 1.p.contr.5. Doctoréaliqua Q doper signaoriginis intelligere si2dà, na. turz;& inhoc feníu inquit intellectü oris gine przcedere voluntatem .. Bene crgo diftinguebant illi Scotiftz de. signis ori« ginis à quibus, & ip quibns ynam in diuie nis dicuntur dquibusincreatisveró,ybioriginatioeftcumcaufationeconnesa»dicipoffuntinquibus,nonrationepro«prizfozmalitatis,fedonaruraeadiun&z,quzcftprioritásdmquo.4oDices,sifiltusindiuinisc(fetoriginepoftecior,nócritinprimo signo origi nis,fed infecundo , ergonon ab eterno. "Tamquianon poteft afsignari quid fot» tnaliter dicant hzc prioritas , & pofte- tioritas wc an f. quid diftinétü ab- ipsis originibus , analiquididem . Refp. ad r.cur filiasdicitur effe in fecüdo si- gno origimis,non in primo; nó eft fenfus, nó habcat exi(tétiam etiam in primo , fed folum, quód non habct efie à fe , hoc amsignificat effe in primo signo; sicut c dicimus hó in primo sigoo mature non eftrisibilis , (cd in (econdo inftanti ,non eft (cnfus, quód eré non habcat ri» sibilicatem, (cd quo non habeat illà jn» tra eísentiamyhoc-n. denotat ly in primo jnftanti naturg;.attamen vt omnis zqui- uocatio tollatur, rcétius erit infantia na tura explicare per yerbum intelligi eum precisione, & inftantia originis per effe à fe vcl abalio«Ad 2.Zerb.ait hoc prius» & pofterius dicerc entitates cxtiemorü y quz ex feipsis habent hunc ordiné , qu tenas ociginatio paísiua . formaliter € reípeétus denominans otiginatum, quod ; 4b aliosquod.eft clic. pofterius otigine , .9riginatio; aGtiua. eft teípe&us denomi« » Rans produc« quo alid, àod clt cf fc pi«asorig;neshi Sco-1,d,23. q» 3. F. . paternitatemai: formaliter cije priotita» ; sero erigiussas Mayr, v It ordinem die j8i — 0 Dij. IX; De Poffpyédicameniis 12. Quid diftin&um faltim tanquam. pa(Tio- fient ab ip(s originationibus ; primü vi- detur probabilius , quamuis ab. Amic. fc- cüdii uxzeis approbetur;fed de hoc alibi. . Tádé procópleméto huius q6, aduer« tere debemus ex Sco. 2.d. 1.9. 1. H. quol. a att.2. Q cx Ins modis prioris foli prius remporc rcfpicit duration£ , alia pra (ciri- dunt ,& pracipué prius natura , & origi- ne , de quibus frequentior cft in (cienrijs fermo , quia in eodem inftanti temporis potfunt aliqua effe priora , & pofteriora natura,quia caufa, vt cauía , non neceffa- rió dcbet tempore preccdere effectum , fed (afficit , vt in eodem inftanti tempo- ris fit; quomodo dicitur adhuc prior na- tura effectu ; poflant quoque dari plara infantia originis , quate hitres ordines fant fubordinati,vt cum fimultate tempo- ris flet priorirasmaturg , non econtra , cum (imulrate aacurze. ftet prioriras ori- ginis, non tamcn nece(le ctt € conuerío: €ü prioritate originis &are priorirarem natürz,vtd.ximus,dc hac priorirate vide. pluta apud Bonet. 6.Mct.cap. 2 QVA4ESTIO II De modis imn . 4r E prio- nespr 115, ttcs n odos fimultatis , qui- "busaliq ua mulefle cen ert reu *trcs diincaxat (int modr fimal;qara cum 'epponatur priori;& quocmodis dt vni *eppofitot ü,tot dicatur, & reliquum; tot "erunt modi fimulquot aiodi prioris; (cd "quia alij,vt not Do&torq: 42. pradicam. "ex moois priorisfuflicienci haberi pof- unc ; vel quiafufficiebut Acift. ponere 'llos qui fant ad: propotitam ,.& *pradicimenesinfecoimmt c T *- Primo modo aliqua. dicuntur fimul "eemnporc, qne .f.- func in'eodem tempo- tc, & dicuntur fimul inception ; (i vero 'aliqua imt mecodé tépore exiftéua ,quá- aris vnirprius altero mceperit, po(sux dici fimul tépore i duratione,et.có ione. Hic erint quedanr dicuntur. fi- * ena macura,ad ;jue duas couditiones-exi- "git Acfprima. cit,quod'dicamur ad'có- " wettenriam, fecunda quód vaum non fit caufa alterius , vt fe habenttelatiua rue tua , quz vt fic formaliter ta funt fimul natara,quas códitiones tetigit Do- €tor t.d.2 8. q.5.F.dum explicans fimul- tatem naturz rclatiuorum , ait confifte- rc in hoc,quód vnam non poffit efic fine alio abíque contradi&tione, & ab intria- fcco; dum dixit vnum non pof e(Tc tine alio,innuit primam conditioné;quz non fufficit, nam etiam fübie&um , & paífio ita (c habent, & tamen (ubie&um e(t na» tura prius paffione ; dum addidit ab(que conrradi&ttorre, & ab intrin(eco, denota- uit fecunda conditioné; riuscaufa ; quia caufa ab intrinfcco, eft ptior caufatos neceft de ratione cau(z quód fit neceffarió coniüdta: ci-éffe&u . Dices, datur duplex prioritas natutz y vna (ccundum | iniconuertentiam confe« 'quentiz altera sm caufaliraté ex dictis "q»przced.art. r.círergo fimultas fit prio mutati oppofita, quz fecundü- conuertétiá vni nó fit alte ma priorrat;ergo fimul matura dicétur,. quód ficut prima prioritas non dicitur ri nei vues iod large, ita fi- multas.illi oppofita erit largé fimultasma tatg, A riftor.autem affignaait conditio» ie (imultatis micura .- : --4z Tertio modo qugdà-dicitur fimul dimifionce , vrfüntduz differentig exa-—— 'quo diuidentes idem genus in fpecies per n arcam dne cr. tix cx uo diui genus ,.«um: uc iet oia nón media alia: dile- rentia vel fpecie, vt rationale; & irratio- nile immediaté,& ex zquo diui : :mal, n6 veró rationale,& aquatile, aqiiatile diuiditanimal , vt-ét per irrationale . Hac fimultasdf quoque fimultasnatarz, hoc eft y vc aliquiexpli- cát, fia.altas in natura cói , quia fi multas fpecieram vniuer(aliter debetatce ndi im natura communí genens; inqua conue- niunt,nonin propujs different: js- (pecifi- €is,maraliqua fpecies fimt quz (ecádüi propriasratioties formales: praup tur alijs, vtinquantirate linea "nitur (upetficici , & (aperficics corpori, -in quuhtate actus prafupponiur ca dicuntur,babem fimultatem oppofitá pri quáquam vnam ft caufa alterius , Refp, —— | 4üis,ac projade n5 funt (imul natura . Scd dicuntur (üb hoc modo Arift. non omnem fpeciem cóprehendere, imà ex- clüdere fpecies illas ug alijs prefappo- nuntur in proprijs, nam fi fjecics coafideratfet folum tin natura generis. conueniunt, vt fic nó poffunt di- ei plara fimulfed vnum; illz igicur diffc- Dusft- 111: De modis fandl. rentiz dicuntur hun diuiione , & natu- ra,quz immediate diuidant genus , & nó vna alteri pra (upponitur,vt ipfe Arif. cx- plicat in textu. Q ia róne optime Do& 4. 43, cit.docuit hüc modü cile oppolitü &: prioricati naturg,vt hec dicit ordiné qi dà naturalis prcfuppofitionis;quauis T letus iplum opponat prioritati ordinis. - FU SRVEAE TM DBEGIMA De Enunciatione . 7» Tu tis [y pretatione , in qui 30/ Papinii Predicamentorum , »bi de principiis remo- logifmi, f. de terminis,  fibiumgit "Atrifl- libros deinter- us de principiis propinquis , quales funt «| Enunciationes, fermonem institit vt po t deindc ordmatim ||. ad flrutluram totus fyllogifmi declarandam progredi in b. P MTS TE ME à prolatam cum int. ali Puls pras) Eti tar —— prout dicit vocem articulatam fi, «antem verumyaut falfum, quom eu] Prior. m[cripfit autem bos libros de Interpretatione , Grece menias, no quidem prout Interpretatio dicit vocé wid [ignific andi , vt notat Dolor bic Q.1. 'an[cenditq; limuues borum librorum , " fed an.em aliquid effey vel non effe , feÀ fienifi- cum Enuhiciatione vocali ceincidit; non quo ipfa vocalis yes ing per Je coufideretur , quia ex di&is q. TProzm. Locicg non eft err fede vocibus, cr nei injcriptio à fiue, c fubietto citur [ubieGlum in bis libris eJe Enuuciationem Bcibalem, vt per vt expre[f ue funt mentalium cüceptuumis qua lt , li- LU Lu deos vocalem ex, mígerel,rataumtm entdeiat cgye bypotbetice, ita Dottor cit. , fou 1d. Tai. q.1. $. Dubitatur primó, 1o.de pio ibid. Arts Illos borum lib. ". ibid, €f. aliquod patet nam bi c Fee de principiis fy uis volto Enunciatioues catbegorica, ef fees f t m pudica f quibus egit Jtrifl. im lib, Prior, 9 quamuis ; de » a ari tco proi sk "^ p E qu oir ovd witur de i e non uia mus € » mentum tertia pad pia ec pk quie ret: iutis , vnd pec; Eli a tbeticas que ducit ad im vlepde qua locnius ej pic n. Tnm etico jyllogifmo explicautt, quiaveducibiliseft ad canbetricm Wu ma p € perfecià concludit qua ratione eticm inbis libris un mal d A a propofitione difierut . Tum quia bic determinata progtev 1p. fumptam detcyminantur, nam libus Qrationt,vi deub durs o aS É c tandem polientiayco rdi pant quiere p Et de Lr eii any (p. ire ep ; opiam 5 a qe Inf vi inei e iffoluimus , bic ET LT fo i» de. Enspisiide más, dan epa ibi Pracimi] a, vi potà aitigris. indagmis La Qv&" 764 ^QV£sSTIO IL Am Enunciatio fit. Ens cales vel Rat tonis. z . Vpponimus diftin&ioné illà Enüciationisin méta- | Kévocalé,& fcriptà quarü duz pofteriores no dumü tur bic macerialiter,vt di- cunt voccs illas atticulatas, & chataéteres cfformatos, quo sé(u nulli dubii cft effe entia realia (cd accipiuntur formaliter,vt f. dicunt fignificationem ex libero homi num beneplacito illis conuenientem. Prima (ent. afferit enunciationes om» ncs c(ic cntia realia, tàm métalem , quàm fcriptam, & vocalem, ita Blanc. dilp. 1.de Enunc.fc&t. 1. Sccunda;aflirmat de méta- li,ncgat de alijs;ita Maf.hic difp. dc óra. q.2. Addit Ruu.q. 2. od licét mentalis quo ad a&um intcllectus fit ens reale , ta- mé fi fpc&tetur, vt fubftat ordinationi in ratione fübic&ti& pradicati , in qua ra- tio enunciationis confi(tit , eft ens ratio- nis, ab ifta opin. parum diftat Amic.trac, 21 dpa efla; communis. j acilis tamé cft folutio huius quet. 'Nà enüciatio vocalis,& fcripta formali- tct accepta nó süt entia realia , fed entia rónis materialia,quia vt fic fólü dicüt re- lation figni,nO naturaliter fignificátis , fed ad placitug Tur relatio eít mera de- nominatio extripícca ab humana volüta- tc proucniens minatio vetó cxtrinfeca,quáuis realis di- caiür,non recte tamen dicitor ensrealc , yt vult Blanc.cit, fed ens tÓnis materíale , E fondamentale ex j&tis difp. 3 .q.z:art. jte euo mCtifis eft duplex, alia forrgális;alia obictiud;fürmal;s eft actus iphidsutelleQtüs,quoyimdealteróafne«eIebatoófequétere(lensreaen'téalitetabintelle&uproducit!joatüdliertyeiisobicttisieBIogt£;"fucfaltitatisexdicédisdfeq.Orátfo'oDietecxercito;dupliciter(àmiiereeintquomloenmaddisejtabinuicé diGunca per negationem, & quo- niam bz'c obiccta poflunt elicyvcl realia, enicns ex diótis difp. 2.q.2. deno- Difp, X. Be Epunciatione. vcl rationis,vnde propófitiones,tá fiüt in entibus rcalibus , quàm rationis, idcirco . oratio métalisobie&tiua érit , vel ensrea le,vcl tónisin efie cxercito cogaitü ab in- telleéta quz paíTiua cogoitio erit quz dá : extrinícca denominatio ab a&u intelle - &us prouenies: Vcl oratio métalis obie* &iua fumitur in efTe fiznato , quo (enfir erit (ccunda intétio enunciationis, cuidas dcfinitioné explicuimus r.p. Inft.trac. 2« C.5. Ratio cft,quia vt fic dicit ordinarios ncm terminorum ad inuicem in ratione fübic&ti,copulz, & pradicati,g» cft com- . parárc obiecta in aliquo attributo ratio» nis exprimente rem eXtra [uum ordinem, Rationes in cótrariü funt illemet , ibus prob. fignificationem vocum , & dénominatiotes exttinfecas vniuerfali« ter effe cntia realia, vcl entia rationis fore malia,quz locis cit.funt folutz . Ceterüm folethicà DD. difputari ,an enünciatio mentalis formalis itvna(implexqualitas,anveroexpluribusactibuscompofita;itemanintelie&tuseodéom«ninoa&uapprehendatpropofitioncs,&caffentiatur;an vero diuer(us fit actus iue dicatiuus ab apprehenfiuo — P .. & alia huiufmodi quz (pe&at ad exacta cognitionem fecit operationis inielle &us ; attamen eft res potius animaftica y idcoq;ad em mtem Von de veritate , itate cognitionis dge* mus;nam licét ad animafticos etia perti- mcant,maximam tamen habent áffinita- tem cum rebus Losicalibus , nam Logica dicitur fcientia dilcretina veti à falfo , & : enüciatio definitarsquod fit oratio vetü y vel falfutn fignificarfs; preefLar igitur. na» turá veritatis & falfitatis bic 1nucftigaree QvA&STIO IL De, veritate, C falfhate- Eritas eft criplexyprima diciturve* : V idu : » wálcédentalis y. quia eft paíslo tntis; & omnibus rebus conuenit edam coguition: falfa ; nam & ipfa eft ns eale qua veritate agit Me taphyficüs;fecunda; fcitür in fienifican do, & cóuenit proprie vocibus, & signis. de qua fatis diximus difp.z,&in Inl. cipu9.II. en "verit fit in concepta formevelobietl.ude-1. 265 tipué 1.p.tra&. à.c. 5. vbi declarauimus; quo pa&o propositio vocalis dici pofsit vera;aut fala: tertia, dicitur in reprarfen- tando;fcu in cognoícendo, & cóuenit có- ceptui in veré exprimit , & reprasétat rem;sicuri eft, & dc ifta lo- quimar hic: & pracipué dc veritate , quz in fecunda intelle&us operatione reperi- tur ; & licét sit dubium , an veritas. jc giatur in prima operatione , imo 1n aCbi- bus fensitiuis an vero folum in actu iudi catiuo intelle&us ; negari tamen neqult ;. in fpeciali modo huic actui conueniat ; panis in ceteris etiam admittatur, de quo in lib.de An-) nam iudicium cft , cui tanquam principaliori analogato tribui- tur veritas , aut falsitas , sicut in vocibus grincipalias dicitur veritas couenire pro» itieni vocali ,quàm voci incomplexas, qua ratione Acif. 1. de interp.c. 1.& 3.58€ 9. Mct.c,vlr.5.de An.c. 6. videtur verita- tem , & falsitatem tantum fecundz. opc- rationi tribuere, & hac veritas dicit cone Éormitatemconceptas reprafentantis ad obicctumin (e vt dicemus att. . ficut fal- fitas negatione calis conformitatis , & difformitatem ad obiectum .- : ARTICVLVS OR un veritas fit in. conceptu. formali s velobiedliyo 45 I qualibet intelle&tionetriz praci- pué,vt ad presés [pe&at,interucorür, adeft intelle ctio ipfa, quz dicicur conce- ptus formalis:eft obic&á cogaitü,vt co- gnitum, & tcrminans intelicétionem , & dicitur conceptus obicét;uus : & adcft ob;e&um in fe consideratum: veritas nc- uit consiftere in coformitate conceptus rmalis ad obic&iuum; vt communiter — 2f. €onceditur, quiaab co , quod reseít , vcl moa eft, oratio dicitur vcta y vcl faifa cx €. de fubít. cum quia nulla cognitio císct falfay-nam qua libct ita repseieniaa sé sicat res pra(cntatur in concepta - 10,.& pct con(equens qualibet talcm ha- be: conformitate ; tum quia c(set con- formitas ciufdem ad [cipsü: nà cflc obie- iuum realwer eft ipfemet. cogaitionis cogllituem remi císcobicctiuo . Cum igitur conformitas ifta fumi debeat inordine ad rem in(e , quz sit terminus iftius conformitatis, Vt átt. 3. dicemus » quarimus de (übie&o , an sit conceptus formalis, vcl obie&iuus « Duran. r.d.19.q-.Heruzus quo! 3.q«- p artz& 5. Valq.1. p.difp.76.Blacdifp. 1.de Enunc.fect. 4.& ex noftris Vulp. t.p. tom. 2.difp.3 2.art. 4. Boncr. j. Met.e.2« ' füftinent veritatem fundari in conceptu obie&iuoad rem in (e. Ex altcra parte Suarez difp.8. Met. (c&.1.citans Caiet. T», p. q-16.art.2. Fera. 1.cont. gent. c. £9. && 60. & alios afferit conuenire. conceptüi formali,quz opinio eft ét Mol. 1.p.q. 16. diíp-1. Fonf.4.Met.c. 2. q.6: fect.7. & 8- Conimbr. 1.de interp.c.1.q. f.art.1« Mo ri(.di(p. ro. Log.q.8. Amic.tra&.2 1. difp.- 4.q.2.dub. 1. urt.difp.9. de An (eG. 1. & vt veram (uppenit Arriaga diíp: t4« Log.per totam (e&t. t. ex. noítratibus illà amplectuntur P. Faber dc penit. diíp. 9. n.5 j.Cauellus dc An.difp. 5. fc&.7. Tat- r.pericrm.q. 1.dub.2,Ant.And.ibid. q.3« & 6.Mct.q.6. Smifinch, tra. 3. de Dco vno difp.1.n.29.& ipfe Vulp. art. to. eam videtur docere. Addit Auer(a (ecundario faltim, & minus. ning eoducuke etiam conccptui obie&iuo, ita q.5. Log« fc&. 4. idem fcre afferit ems lib. a Mct«. 5.q. 2. conc]; . imó nullü poni di- (crimen inter has.opiniones,nifi in modo loquendi;quod- Faber cit.etiam docet. 7 Dicimusveritaté proprie, & formas liter, ac denominatione inttin(eca effc in conceptu formali, in obiectiuo veró (o- lum dependenter à formali, & extrinfeca denomimatione . Prima pars eft exptef Scoti 6. Mct.q.5. in fine, & in 1.d.3.9.3» C. vbi habet hzc verba. Quod potentia co cens affimilatuv cognito » verum eft per atium |uum cognojcédi, qui eft qua dam obietii (imilitudo ; quod. cas excaplo eris , nam 2s a (Timnilatur pcc figaram indnétaminqua cófiftit rae tio imaginis , & q. 7. 8. .4d qu&ftionem re[pondco ; probat obicétum a&tiu? cone- cuiierc ad. intelleétionem , quia eft. p fius fimilitudo , quod etiam atlecit q, 8». ad &. & quol. 13. O. docet a&tum dicere ad obiectum relauonem menfurabüis. ad LlÓ] y men: 266 Xo RD nota dg A NA "ug : tigna m )Gc sie pendcrz t9); dependen. By $HaP/5 £l 614i 5 Mp Nri Roriesicat tonem » v erpertiesputaand d: P X MO OR QA fed 5xdo qua loquimur,eft (iaiitsudog (eu edpíona Cyitesad obiactumaergolsi i- T tatis&dc menie D al COngrc« 39 rie Sod RR iir r tas fornler eft dp Qus intellétionis sit deritataziiaobitétwnrt of tánimteln ls ie dran. docktina ekeitur-prebstio Consi. 113 concoptifs Jiomális elt paeic & xsi3o expiefa abieáiis ficut fpecies imprcüa dioitürimaga vittsalisabiéti deeepdea wi iwgpá e a met rum reptgrf ts. ergab Trogi sar ebofqumkas era ag obi má oce ricatem ; Tomqna fice (e lrabecótário Pen op rire neut d «epué formalis ad elsi :suam ficat eratioeít (ignumadplagium Bgnitieant zes cx dictisdifi zs q«i. tà eonoefitsis cft Üsnum aauicaligétsepro-fcatane;, (ed ve« zitas ciratiómig negsco(ilc da. ir z2iC eiut fignificása pcr'otationtmnoad feipíam vtime,fe din Gtormitate ipGue aiasiogis adem jp [ec rgo idem da veri; tate conceptus formalisdicendam; mig, Acgatur à-V.ulpes;nagy preterquam 3s ilteritusab Anftus pradisam.c ibit. Ex c6,quàdires: orat 1$ó di ayprohatar adhuc, i i b uio i lationérnGgni; ad. gnatum s-vc ile mcr qon&culic azt; 1.7.7: 0m 5092:32 da quo; Tijfed:orauid voctise[tignaarect, Ac etisversdicicut-figniró veontb;& confor; fnésergo Bc. Tau: quia cogaitiordene aiigatub vcra, Ao n/réscognicas let Qo voriy Ww c liincodowioneo»: 2d foc idy 2 $ NCevalac;: gudeafiissciverien feli feumobicéto covniosvt imu icélo:inlig fienisum Cogmioncyvtinfübicétérdena» eA Ra lomslreut vitro ciao ocmlei, 86 de, noitiat parieoévisüs Non valet,quis pos eiusecse ooa (7 haber dyes coni» cx axcacut. cogffer axis à «onfprmitatg co- cái ébiozsppaimivesotáo Avieríás dici hanc Bn cw vocas deorges oognita adt prd. Mindy minia oogbuts ipato seprie star ^ bis. tla xls asiatüpéi 1e: dcpoidéóo: 4. 5» t $2 de. | : E z - * e . it i$ " fe HU a Tid b tio almverás &conformaor ropladeic, a "e cogniti érfintin lees : - oErCatucis cogaids;: idein dé. nitione:ctéae to nupsit deeniumai 3. D» -08» Secádayavsscolligüur ex Scotaguo. [een Ur oar abd ipm oir DESTIN 9 Wn, fc pto fe: ficut intelligitusjverus ed intelle GEasj8b alijs inlocisà Vulpes citatis ,& (atis le quet ek d&i£ , duiictejus aBiicftinus: té repraentà ; €oncepiuobiediitotepsa (eri eU galin-tfto-crit:al;qua: vogica (pet t il HOPMDUNMU LK pee axiomatAris ftoceli Propter quod -vnumnquadqna talegén aliad bnagiseci oi; 5 «nuin 1:Sad éootra a3. gj veritas (itin ie) y iaarid; Tum«uta fk talereprer ME AMNEM 2 —— buon '*t unago,diciurifide Teprgso- tatiud; xrgohomo veptatíedtapaseris for» malirer (imus; vdcagniddde: vera tepraxXentauaé(qu apyQw quarcnsy; &quia eiusveriap ef vcritar idirepraf eritSokmalités; enano [À 1«qu'$cx&ay-q Terefls velnielgn uiupol ue Tora w fulfa, i ex ogequeddyres cítan. inrelicóig "eonfocmisfibisyt40 lexxititsvclnàefl oue dinnitvay vs ina rgo RU. dopemier, mifi dofole - oycrgoJcsueprelcntate — QIH.o/n cveritfatdmdtemeegtu p odere f cradix;vetiauis ! lotus; Tar , uim. .concey mie atc reicpniti ^fibio ipfiin se ,ciillgiujl cóicipilur mteliedtus verus, ctgo: verias if vati coafoPmitáre confi fUt) paren come; feq: petdgcótgbeffa&tu: forasaki adi ca u- (siot Ancet-rob. guia rücnes «rodar tam »'Gtgo €on» pitür initolle&tus vorns Tum; oratio: vócatis eft f(ipnd diei:weras., fcdiocatio efti ufi 16i conceptar, nó cognitionis, ere go &c;Tüm s. veritas eft coformitas in sie (citado: »fed hzcin hoc confidit, ey resitucHe Qui prafencetur y ficuti elg in V desertae RTT e?7ó ih calilcócep r JTü- 67 ficx:eó; occisa di periere rera ike Lope ient vig repreícatank $, fienckéftyeffehcformaliter verae; qi Ree iPopere Mop OUR Fn» Lie Di warden rorpest eet taie Li ipaucedeyr meet eror sry ] yeMNO Wrcogn:t 1j Dultrie BIB sounds ueteres ái tig Reef oadora ipm ci sting aiidnib iplis 771-6 hs s bere lo:addiétoodi, D: HipePui meh eorr pcm Feast imago efürepraSératiua €e4 fatis'ct eo Cefarictt vepsi(entatiuns füce flalicers aodó veriras coggscignis pfo ipe fadt e(entalto conformis sci y idet efl dicere cognitio dicitur vera sepratfeue 12Hà£jse copniqio ver? veprarfebtal cít - que: prseter A17 SEIS frcot iri 3eoodicivur teprarfenzatiua s: e Fentationey nua fit inobieóto , (cd eprafématione indpfa formaliter exi« lene idem de cognitione dicendüm.;Ad di fótrre 6 cxplicaur aüthoritas iila à Blanc, fenfus .n2«ft ,"quàd:orario eft vc« r2j fiicónforrhis eft rei in fe exitteati, (ado fayfi nóteft conformis. Ad 5. diftinz.ans ceci Conci pitur: miele Gus verus primas rió propter talemconformíratcm-, negas tut , quia dicitür verus primario àcófare mitaté^corkeptus formalis , icut pervalé concepteni dicitur primario reae expri- uic re; (eeundarib, & eonfequenter ; qua teiius: ad conformitate concepuissfore rial capfequitur conformi: as wssmee oblcétiai; S códedimitinhd sergio c. lgauavttiwergveritita 3rocM codo, nen inreprziontando,dc qua loqütpar 2 ped ocutio cít; (icnudarcit onceptasfed deiin (e t dif pi2:0.1. Ae $1 era elm de «ónformitate concepts! abicótmiggflie nó cit primaria, idco-«nirés: prar(pneitee. intellcctui;fTcuti eft; qua cozauio fige lua scprarfentac,S& ex pcitin quxcepitate [entatio eibprimariz escisis; A À6 spatee cx diótis:imitio: quat .xao zweritam alijsetians/cümpetere- po (Lir 5: &:veget e etiam fi£ofmerur Codera coceprum óbies éiuvqi Ad 7; pacieas cosi tbi: in hát y quàd:rcat vrina tou m. exteinfec? denos " minatur (ama à fanitate-an:maló, qua disi Gita (anilas;im efpdo; ia opn:110 Ck triníccé dicizntveraà veritate (eiim ci fendu;que attrádixy& cac( xyeritatis ros gritiobis cum liocramcnáat; qubd fora máliter ox ciniin(ecé- dicitur vera prox priaveritatoasreprdfenrandoyde qa 1o»* iasumj quo. (enfe eciaoecim;z ( diécar Gic icerc) poftecdici iau mfece, & formalis tet fata -famitarein rCprezr(intando ;ujóc argugyentum vrgec contra cóncepus ab:c: étnuamsquj-wezis-dicitgr, quatenus ordis nets licit ad; veritatem rer in: eíseudozs Aliasrazioues adducit: V uljes ex quiam dam1ocis DDó&toris: defümptasa (ed zan« tnm peobant-ipccomeepte iobieGiuo: res petirrziliquam conformi azemajuod coga cedirub non :zmeno cadubt primitas tem coníOramidti$ 5.1 mic: :03 26,62 -3ivoup.fsuinLiNfDÉÓRI]LZILOX 11 E GRCOTUESS VS LNSS GER. -21 2:13:05 9igo r^ LOL otov ST Lu «an Enancialiapo[it de veta piitati t. - ir d. taa s D'ioersceiore merde o ; $5.-ido uisy IO e Welcome eire suem "nitlófe eorpleka; Gc quia Epunciadgr ert ples) ticceffatia i) jlig^y :&c connseits, Mts vel e: de prartecivo, vel de prizfensi; vel de fururog ptopotitio de prxfent? alia cft, quat detepminarady ; 6c Certáni páriem temporis ignificat:; »v€ petvus-per totabiboram £tadet, aka zog. quz ih termidauiat 3 optar. Li 4  po-. Lm partem confiznificat, vc Petrus flu € ; cognitio ctiam e! duplex ex Sco. quol. 13. art. 2. alia intuitiua , quz caufa- tur abob:c 4o exittenteyrt exiltens elt, alia abítra&tius, «quz abitrabit ab exiften tia obicéti; áciftis omnibus loqui debe- mus,& [colas quz'fiti eft, num veritas ita diftinguatur ab his propofitionibus , & actibus, vt cademmumcro enunciatio de vera in falfam poffit fucceffine mutari , vel faltim fi poftquam vera eft, & mutari ncqu't fücceffiué hoc modo in falsa, po- tüerit eadcm prorfus numero ab initio eflc vera, ecl fal(a: de propofitione vocali jam diximus in 1 ..Inftit. tra&t.2. c.3. Et vt ccita ab incertis fcparemus, enü- ciationcs neceffarize (uat verz , & impolfibiles funt adcó tal(z ex fui natu- tà, vt vera nequeat matari in falfam , vcl econtra ; idem dicimus dea&tibuscirca illas ; ratio eft , quia neceflaria veritas in ipfis proucnit ex ip(a neceffstate , & im- mire litate obic&ti,quod nó potcft ali- ter fe habere , quia e(lentiz: rerü (untin- uariabiles, & idco propofitiones de prz- dicatis (pe&antibus ad eílentiá. rci in pri- , mo,vcl (ecundo modo , nequeunt nó có- formati obic&o ; & € contza propofitio- ncs in materia impoffibili propter repu £nantiam terminoram non poflunt con- formari obie&o . Hac de cau(ía dicuntur gternz vericatis, vc] falütatis, quatenus fi faifent ctiam ab zterno prolata ; fcm- fuiffent verg , aut fal(z , vnde la ur abíolui ab omni tcmporis differc- 1ia,vt docuimusin 1.p.Inft. tra&.1.c. 11. 11 Rurfus,a&us intuitiuus, quo vide- tur Petrus currere , non pote(t fucceffiué queri de vero in falfum, quia curfus Pe- tri cxiftens fe babet ad actum intelle&us . velat obic&am formalc, & motiuum;iu- dicat .n. mtelle&tus Pew currere , quia itacxperitur effe à parte rci; & no mouc- tur ab aliqua conicétura diucr(a , vt facit in actu abftraétino, & idco ceflante cur- fu à que tei ; cefTat ét a&us inuitiuus , .quidependerab co . Similiter propofi- goncs contin dc przíenti contigni ficantes ceriam o" diffcréciam sut adeó verz ,vt no polli ntfuccefliué in fal- fas goutari ; quia fiinin yno ini ius CDifp.X. De Enundation 0 horg Petrus;v.g.nó fludetet;propofitioy Tetrus fludet per totam boramsettabío- luté (alfa , nam (c hsbet vt propoüit o co- pulatioa copulans omncs pattes illius ho- rz cum &udio Petri , ad fal(itatem vero copulat'u (ufficit , vt vna pars fit falfa. Remanct igitar difficultas de propotie tione contingenti de prz(enti confufam temporis partem fign;ficante , an poffit [acce(Tiué de vera ticri falfa,& de propo- fitione contingenti de przícnti fignitica- tecertam partem temporis, ac propoít- tione contingenti depraterito ab initio an potaerunt efle vera , vel falíz ; de pro- politione de futuro dicemus infra . Negàt Hurt.difp.9.de An. fe&. 3 .& 4. Quuied.contr.7.de Anim.pun&t.1. Smi- finch.de Dco Vno tra&.5. difp. 1. n. 35. non folum propofitionem contingentem faccc(T;iué fieri pofTe dc vera falíam , fed etiá poffe ab initio fieri fal(am;quge modà eft vera, aut é contrá , vndc afferunt hanc propofitionem veram v.g, Petrus currit, ita cffentialiter Íentare ex fui natura curfum Perti,vt fi Petrus non curteret, & ab intelle&u pro co tépore cliceretur ifta propofitio , (que propter nó exiflentiam ' curíus Petri effet fal(a) nó efleinquiunt, eandem, fed mtv c» illa. et tà- men q.24.Log.fe&.7.& Arriag.dilp.14. Logd cet. 2. í(cnti figüificare ; potcfq; hzcc doctrina exegi ploconfitgari, naro non minus coexifté- t'a'ad cempuseft c ircumflantia obiectis quam pratentia localis , &'a&ionis ver- buninon folum €oncernittempus (ed ét locum,vnde dicendo 12715 combarit y eft feníus, quodin aliquo teiporc; & in ali- quo loco comburit, & tàmen (i igniscó« burendo uimtaretlocum , nón mutarerue adhuc projofitio, Iicut murarccur , (i dis ecceum yonis indoc loco comburit,, non ália ratione, nifi quia in prima confuse, & vag connotauurc locus, ih fecundà diflin- &e explicite ; & determinate , ín pricaz locus pertinet ad obie&um material in fecunda pertinet ad obic&um formale, itadc temporc dicendum, Ad 4. ncgatae affümptum;& ratió liqact ex dictis; : | ; 21 Secundo ex codcea arg. vbi varias par obieétü, variatur etiam cognirio,tàm intuitiua, quàm abílra&iua attirigensta- leobicé&tum s ted dum intellcétus iudicat Petrum currere ,ctiam confuse, & abftca« Giué,& Petrus definit currere, ;à variae tur obic&um coenitionis,ergo,&c, Tum 2.3üia illacognitio Tétr «5 currit jeffene tialiter habet cepra(entare curfum Petri, non vt fic , fed vt vcrum , &'realem,erpo vtexiftentem ,crgo non exiftente cur non eriz ille a&us;qui per (aam eílentiama babet intellcétui exprimere incxiftentig. cuxfps in Perro. Tum 3. quia omníispro- poirtioafficmtans curfum Petri tefpicit il ium cx fappofitiónegquod lit;quo luppoe dado c nsi e lega propoti eit; ccitc ti0.Jla necctlario refpicit corium Petri , vt exittcn: em. Tunj 4.00n minus depcn- det.actus ab obiccto jn fe ; in rau onc ve» riy quàm inratione rcprar(antantis, (ed vt fic nece(fario reprzíentat , vcaon poffit non reprzícn arc, ergo nece(Tario eft vc- tus , vt nequeat effe falías . Tandem hac propofitio Cbriflus eft in Hoflia, eft có- tingens de przícnti confignificans tépus confuse, & poteft permancrewíq; ad cor- rüprionem fpeciecamhoftiz , quo tépo- tc definit Chtiftus effe inhoftia; cüc fic fi illa propofitio ad de(itioné fpecieriá y & prefcnuz corporis Chrifti adhuc per- manctct,& cuaderer fal(a, (equerctur fide fupernaturalem pofle concurrere ad a&tü falíum,quod implicat , (equela prob. quia prius actus illc ,quofidelisaffitChriftiprz(entiaminboftia,etatfupernaturalisobconcurfumbabitusfideiinf;fu(ze,&verus,quiaexprimebatrem,ficuticratàparterciergo(ipoftdeficionemfentizChriftiadhucidcmpermanet,cuadi:fal(us,fidesinfufaconcurreretadillumatumfalíum,ergodicenduma€umctiamquoad(ubftantiamdefinereaddefitionemobiciàpartetei,oeetiamaffirmari debet de qualibet aliaa propofitione contingenti , 23 Refp.curíum Petri dupliciter pof- fe contiderari ex Sco. 3.d.25.q.1.H , vel fecüdum (uam cffentià, quomodo abítra- hit ab exiftentia , & dicitur ensreale no- minaliter , vcl iftentiá exet- citá à parte rei, & dicitur ens verbaliter, — i fcu exiftens; fecundo modo curíus nà cft obic&í cognitionis abftra&iuz, nec mo tiuum,nec terminatiuü, quatenus cogni tio cft,& vt dicit relationem attinpentie, & repra(entationis ad obic&turmn , etiam fi actu cxiflat,vt docet Do&or quol.1 5. art.1. quia cognitio abflra&ina prefcin- ditab exiftentia,fed (olm primo mode ; at fi confideretur cognitio vt vcray& (ub relatione conformitatis, refpicit cursü vt cxiftentem; tuncad arg. dicimus maioré valete de obie&o formali , non de mate- riali,vt monet Do. in'1.d.1.9.2. modo curíus vt exiftens eft obiectum materia- dem lc coguitionis,vt cognitio cft, formale, fi vt vcra [pecteuur, idcoad ipfius variatio. nem yariatur cognitio vt vcra, non yt coio quoad fübftantiam ; fic .n. depen» dct ab obiecto, vt in (pecie, non vtin (c. * Difj. X. De Enumiatime. 000^ Ad 1.a&us ille reprzfentate dcbet cursá ^ vt verum ens reale nomiaaliter, non vet- baliter,& exiftentiam cur(us de Petro af- firmatam in effe obicctiuo]|, nen exerci- tà,& à parte rei,ytoptimémotant Amic. & Arriaga cit-Ad 3.ncg. maior fi de exi-- ftentia vt exercita intelligatur ,coocedi- tur, fi de exifteutia apprchen(a,quód fit À parte rci;tiué poflea dctar, fiue non;yt patet in qualibet propotitione falía , fed concepta vt vera. Ad 4. etiam neg. maior cx fepe didis. Ad 5. luppoiita ctfcntiali differentia actus (u,ernaturalis à natura- Inde quo alias,dicimus fidem infu(am in- clinarc ad iftam propolitionem in vniucg fali, Cbriflus efl in omni boflia mer con- fecrata, non vero ad propofxionem de aliqua hoftia in ond eren stmt det folumà fide humana, & naturali , po- tcít .n.ci (ube(le fal(am,fi.(.Sacerdos non fit verus Sacerdos, auc non habucrit inté- tioncm coníecrandi , quaré cum illa] pofitio (it circa hoftiam in particulari y poteft cffc An fd. 14. Dices, faltim illà vniuer(alé pofle fal(am reddi , fi omnes hottiz in mundo deficerent. Tt quia 6 Iudzusante Chri- fti vence semanas pre adum di- cetido Cbriflus na(cetur , & ipfum conti- PN Viene Viande 270 urin mü- do;ad hoc vt alus (apernauralis fidei in pei Was ie em Lc Tips quarc fi nulla daretur paticer- pofitionem de i Pre eee d edge c extremis, & aiunt cfe candem (ccü« dum duuerías (olum cxtriníccas dcnomi« nationes trémporum;quam opin; onem re fert Door in 3.d.2 (.3. 1, H, vbi.oppotà - tum verius edic docct,có quia quz imodó c(t de praecerico,e ít i prius. ,pofitio c det vcra. Ad wi tiir ar tmQua. Q)wid fit vvevitac cognitionis/e/drt.I1I. 773 trat de faturo;erac córingés:illa depratc- titopritis fuiffet fil(a,modó cft vera,hec dc faturo modo rft falfa, tunceratveta:[vederequàdptopofitioillaChriusnafcetur,vvàfideproucnirer,debebirinfpiceretempusnatititacisDominiàDeopraftiturum;vtabílractumàrcfpe&ibus ad partes LR futuras, quia huiufmodi refpcctus noo inciaduntur in tem naciuiatis Do- Do&or cit.pro- poticioné de praterito nor differre à p. arcam, quia folum enunciat coexi- ftentiamnatiuitatis Chrifti , & temporis à Dco determinati;cui accidüt re(pectus pr£tetiti,& futuri,qui conuenium: illijno im fe confideraco, fed vc ordinem dicit ad artes cemporaneas ,& füb- fequentes. — t ; Ouuíed.[oc. cit. n.6. affert ra- tionem,quam inquit effe magni 1d hoc vt propofitio in loc inlkan fif veta, debet (upponi illius obiectum , nom fo!àq in hoc inftanti , fed etiam inomni tempore importaro per copulamt,eo mo- dó quo per copulam importatur ; fed co ipfo, quod inhoc infiáti (apponitur obie tum propofitionis exiftens 1n omni t&- pore importato per copulam , implicat pottei in aliquo cempore importato per ess non exiftere, ergo implicat po- fte propofitionem ficii fal(am 5 maior probatur, ad hoc, vt hzc propotino Pe- rus femper currir, im hoc inttanti fit ve- t2, tion (officit Petri currere in boc inftá ti fcd deberin omm inftanti currere , & datio a priorr eftqma veritas confiftit in tonformatione actüs cum roto obic&to X ficato, ergo ad hoc vt propofito fit A«cra'ig boc inttanti, debet m hoc inftan- ti €onforasari cum toto obie&o fignifi- gor obiectum (igniFicatum dicit folum pratenté ,(ed prze- teritamy& (acutam dcbet propoti cio có- fondu. GMYOBIeBc y quarextus dic du. rxiógea nonfolüm prafenycm, fed eria pratertamsocfüvaram ; atiaor cft per fe nota, quia implicat füpponi in hoc inftá- ti obiectum futurum.n infl anti yenturo, & poflci in illo non cxiftere. e(p. maiorem verificari prafertim , quando propofirio«concingeus de prefen tu confignificat certam temporis partea, nunc eni. fupponi debet obicótum eius exiftens pro quacunq; illius tépotis parte y. fi enim in vna deficeret, to:a propotitio: falfa effet ; & hoc folüm indicat probatio ilius maioris,nam illa propofitio, Petrus femper currit, determnaté fignificat pec omnes & frngulastemporis partes Petrü currere; adeout fi im aliqua parte nó cur-. rerét, tota propofitio cífet falía , nam fe haber, vt propofitio copalatiua copulans omnes , & fingilas cemporis partes cum curfa Petri, & ad fal(itatem copulatiua fufficit , vt vna pars fit falfa ; ac quando propofitio contingens de prz enti nó fi- gnificat certas,& determiratas temporis partes, fed indetezminatam, & infufam , de qua fola hic cft quet io , tunc falfo eft obie&um (apponi debere cxiftés pro quacunq; remporis differentia per copu- [am in co inftanti importata , quia im co a&u intelle&us explicité attendit folum inhzerentiam predicati cum fubie&o nom cogitando actu de aliqua temporis di ffe- rentia; quia ramcn tempus connotatur & vcrbo, fic etiam implicité conignificátur temporis partes ex vi copulz, non tametr dcterminaré, fed confusé, mdeterminat?, & vage , & idebex vi copule non necef- farió (mpponitur obiedti exiftens in qua- cunque réporis parte determinaté , fed im tracung; indeterminatéscum quo ftat,vr. in aliqua iiHustéporis parte poffit obie- &um deficere , & propofitio fal(ificarig ers etiam concedi vor vmi ab- otuté affumat , vt propofitio in hoc ime flzcii tx etg debere oppoiiilias obe &um proomhni teipore importato per copulam;fcd addit eo modo quo per copu- JA«m miportatur, camyqua hmuatione 7 "&onced pote(t , nunirum quod fi per co- palamrmporrantr parre teimpors de- termiaasé , euam i eterminaté füpponi debeat obie&tum prepofitionis; fi veró mdctesmimaté,& conpasccodcm 409; modo cius obicétum fopponi de- beat in illis exiftens; fed tunc, cum in mi- hori inferatdr, co ipfo quod in hoc intáti fupponitur obiectum propofitionis exi» flans in omni temporc importato pcr co palam , inrplicat poftea in aliquotempo- re importato pet copulam mon cxiflcre , hoc vcrum cfl de omni tempore impor- tato per copulam dererminaté , non autc 1i folàm importetur indeterminate, & có- fusé, vt cftin propofito ; alias quafd3 ra- tiones adducit Ouuicd.loc.cit. fed coie- cidunt cum adductis ex Hurt, & Atriag. Vrgent etiam conirà hanc conclufionem rationes ,quibus probari folet veritatem cffc c(lentialem a&ui de quo ar feq, ARTICVLY S. IL Quid formaliter fit veritas cognitionis , ficultas non fucrit magni mo- menti, Recériores ramen litesrexunt im- mottaies: nam Hurt.difp.9.de An.(e&. 5. aflerit veritatem cx. natura ret, & formas liter cflc candem cum entitate actus,licét non dc primo conceptu ipfius , fed dc fz- xundo;quia eft attributum actus,cü. pen- AXleat ab affirmatione, vcl ncgauone , & €bicéto , bzc.n. caü(aliseft vera , idco aus eft verus, quia affirmat, vcl negat ebic&um , nóé contra : ab hacopinionc qparum diftant Dano. 1. p.q. 16. att,5. Smt- Ainchacact.3.de Deo vno difp.r.n. 31. XCaucllus ditp. 3. de An.íc&t, 8. aiünt.n.vc- zzitaté dicere entitaté aus,quamuis à no- i eyplieecur ertelationc , vel racionis, wt Bah. vel tranfcendentalem;vt Caucll.& JSSmisinch. ; qj & docet Aucría q.5. Log. « fest. 5. rud os UR ne dp "&iqug. opinio. tuit t Periher.c-1« crim e oai a dem en- "tatem a&tus ,. non yt sic; [ed vt oonnotat P ipic pi Rie P fequitur Suar. «iij 8. Met.[ect.2 Morií.dip.ro.Log.q. Qai apud Antiquos hzcdifDifp.X«DeÉpuninne:sitionemv.g.affirmantemeur(amPete?extrinfecam,vtdicitipfumcursüPetri,illàdicirinre&o,hücinobliquo,vtrüq;tamenformalitet,&quidditatiué,comodosquo relationes explicat difp. 12. Log. idem tenet Ouuied.contr.7.dc An.püc, t, Nec minor difensio cít inter rclatio- num propugnatores, Dur, enim Vafq. & Blanc.atr.z . citati aferuot. conformicaté hinc,in qua veritasconsiftit,folum dice- rc rclationem rationisynon realem. Alij, quód sit telatio realis cóformationis , vcl similitudinis di&a,ita Tat.1. Periher.q.r. dub. 5. Meuril.lib, 2.Met.c.q.2. cócl.4- S conspi putat Caucli.cit. addit P, Faber diíp.9. dc parait. hanccelationem non fempet elfe cumommibus condkio- nibusad veram relationem realem requi- cin« litis. Alij, quàd sit relatio tealis ali» apti "1 dens ab aptitudinali y & potea- impsum: cns nu eid acus 2lem,in abftraGtiua apti E & quando obiectüeft cxiflens, ita Vulp. 1« p»difp. 52sart. 1. Alij quodin relatione Cósiftat prz(cindente à realí *in aliquibus m a&tibus.c(t bufdà tealis,ita Fwodów eras auel. qe 13:Zumel 1. p.q-16.arz. 1.difp.2 Atmnic. traCt.2 1. dip. 4g. 1« dub. 2, & innuitur à isinqui Conim.i.deintetpic. 1.4.5. arti. Tande — quídà concedunt veritatem e(se. relatio- ncm conformitatis ad obiectum infe, vc ad menfaram in cognitione fpeculatiua;. ncgát camen in cogtine pra xquz Vousels regi  men(ura obie&i;quà Coatra; ita Morif. dip. cic. 16 Pro rcfolatione quassiti adaerterte dum, q aliter cft (peculandumde dining cognitionis. veritate, aliter de vetirate, i» ' Crcaue cognitionis: diuina n cognitio,cü perfedttima sis Scabetfentia iuini (o um vt ab obic&o moueatur diuinus intel - Iectus;ei que perre&ti (Time adzquetur, tà incifendo, qus reprafentando ex Sco-- 5.5, obic&i cónotationem refpuit Hat, — 2.d. r4-q.1. P; nec poffit à creaturis mo- Wilaga verb , quia cithotis acerdimus | ueri;ex codem plaribus in locis;przcipue «oua relationes J& cónotatas docet difp. - Y.d.3.4H. fequntnr quódnàllzm cealec 3 4e Log-foct. 1. verltaté forma cte ceto" re fandacad obie&n [cibilià, n *denorminacioncim param jgtrinleca pro-. «m ad elfentiam , quia c(trcalitet cd HCIUDI pesisionymcatali, exime us tim fumméidentifcara , & ade iata; opo- ad ereaciias , quia nalla. Quefi.I. Quid fi veritás cognitionis dri. IH. — 777 eft realis relacio j vt diximus dífp. 8. q. 5. axt.1 . aliter efset in Deo: formaliter ali- quid nonnece(se efse .f. hzc relatio, non 4m. relatio :poteft habere perfe&tius. cfse fuo termino; quapropter veritas ipfius di- uinz cognitionis formaliter conü(tit in entitate illius a&tus; vt monct Do&or d. 3 cit. F.& quol.13. atenus intelle- &us dininus media intcllcctione vnitur , & vitaliter attingit obie&ü y ficuti eft; & per cófequens veritas cft Ex ia císencialis , Quia eft ita e(sencialiter talis , vt nequeat attingere obie&ü alitcr,quàm fitde quo vide Vulp.d. 52.cit.ar.vlt.at noftra cogni tio,quia cft finita, limitata, & ab obi depender, fundat relationem ad ipfum. obie&um,vel realiter diftinétam,vel rea- liter idemificatam ; quod difcrimen multi ex ipfis aduerfarijs quoque fateri debent, nam in diuina cognitione nullam ponunt iclationem tranfcendentalem ad obic- &um , illam tamen .adiittunt in. noftra cozaitionc. fimiliter in caufis creatis ad: miccüut relationes ad effectus, non tame in Deo ; accedit ctiam , quód noftra co- £nitio don eft ita. efsentialiter: vera ex fui natura; vt dicemus, ficut cognitio di- nina ; quapropter praxermilfa diuina vc- ritate, de creata loquemur. .. 27 Dicimus primó , veritatem cogni- tionis nó dicere entitatem actus, neq; ip- fam actum ,'& obic&um, fiuehoc dicat foraalitet ; (iue vecoanotacum; (ed rela- tionem, non rationis,(ed rcalein. Conclu- fiocft Scctiinfca cirád:: &. prob.1. quod »veritasnon' dicat entitarem actus ,-i fit de obic&o contingenci ; patet ex. dictis att. przccd. voi oftendimus candé: pro- poiitionem po(se amittere veritazcm ; cp adhuc coofit. nà (i prápolit:o contingens €x Lui nacurà e(set eísentiabiter vcra , vel "falla; feqaeicturquód hzc jppoíitio Pe- rus currit, no cutrente l'et0 diceret or- dinem c(sentialem ad duo concradié&o- fiay quód eft faisü , implicat .n. quód 1dé ommnmo pendeat in císc a duobus contra- :didorià fitis: (cquela prob. nam co- gnitio fala de caríu Petcenu diceret duo - p ins cce pr , — «€ quatenus filfa (quod non c MU HERI; cess S PKtab MEL S a&u;vt cognitio eft ) dicet ordiné ad ne- tionem talis curfüs à. parte rei; imo de- et duo comtadiciotia ju. fe intentio- naliter reprafentare , quia ve (it fal(a , de- bet affirmare curíum exi (tentem , & ca- rentiam ipfius , nam fi non tepras(entaret curfum exi(tentem;diceret verum, (i.noi repra'(entaret carentiam. $y ordinem diceret ad illam ; (ed cürfum exiftentem,& per | differret ab au vero , qui talem ordinem tantum includit . Tam qaia, vt arguit Arriaga, Angelus intuitiuà cognofcit fuos actus , qub ad vltimam realitatem aliter'nó efle: intaitiua E dc eee rci exiftentisvtexiftés eft , & ficuti & pet confequens attingit vcrirarem, vel falfitatem fuorum a&uum , quaab Hurt, ponuntur effentiales differentiasquapro- prer,ti eliceret hanc propofitioné de fu- turo Petrus damnabitur, vcl curret.quia haberet determinatam veritatem,vel fal fitatem ex dicendis infra quam di (Feren- tiam cognofceret, iam de futuris contin- gentibus haberet proprijs viribus certamy & intillibilem cognitionem, fciret n. fa acus ille effet vcrus , aut falfus : negare autem Angelo hanc cognitionem , vt facit Hurt. eft pror(us voluntarium, quia actus ille.eft in fua. poteftate totaliter, per ipfum fertur in obiectam fururü , & non (e habet vt fecreta cordium,quorum cognitio de lege ordinsriamon debetur illi, quia non eit in fua poteftate. 18 Deinde, quód a&us neceffarius nó fit effentialiter verus,patet exjhis,qua di- ximus in diíp.8.3.2. quód nullus tranfce- dencalis refpe&tus potcít eife de. e(fentia abfoluci, at veritas formal ter dicit refpe« &umad obicótumyt dicemus, à admit» int adserfariscrgo'&c. Tum quia quód actus ncce(farius reptz(entet rem ro veré, quali. per accidens , ac fecundati conucnit ih, de fua «n. formali róne ba- bet repraícatare, quód homo fit v.g. rie "fibilis , (ed quód veré (emper. teprassécets ' . prouenit ex 1mt i nutabiligte obici, nam fi per impo libilevt notat-Ainic €tüm muiarctur , actus adhuc repra(en- taret hoiinem rilibilem - Tandem quia -fia&us cflc: cifencialiter veritas, S po n Mm et 7* fat propric. dici vv05, ficut. albedo non "dicitor alba, nec calot-calidus. 4 3- ^^. Secundo quód gn dicar,a&tum ip ré *&o,& abicétum in obliquos fiu vicon- moratur , fiue vtpartem. eopflituenrems sprob. f jfdem rationibus, qnibus 3 *oflédimus.dari à partecei Tea- dcs à fundamcotisdillinQtas; & precipue 'contra. Suarez vrgentadmitte illas irelaionessat (6, hz opinio«ffet vera,(a- nénullam prorfus habeec poílemus ratio ncm ad oftendendum relationes (unjlitu- 'dinis;z qualitatis, & eid ai agp - Aüería, qunm et *fc tanti di minationcs reales €xcoexi- ftentia cxuemorü ad inuicem odas. Spe- «ialiter veró conwa Arriaga ett,quod pa -nit formalitatem  & c(lentiam veritátis que per (e vnacfby e(le vnam per accidcs €x roous diueríorü gencrum ,JImo ex en- ste rcaJi ,& raiionis conflitutam» fà obic- Kum cile. aliquod ens rationis y ttem . qp detur a&u cntitasalicuius; abíq omnibus: partibus compon&bus in aC talem cn- gitatemyveimidéta v4 uu chri fts erit, da- tur vericasa&twabfque.obic&o in ac; d. ab. ipfo ponitur vt patscón(Luucns: weritaram,licdrin obliquo e. ;— «5. «29 Terioquód dicat relaiioncm, cft Scocquol.i:art.z.& 1.d:3qsqvatt. 2. gn. 4.d.8.q. 2. V & locis inrarm rci S pae &ctsuia veritas formaliter eft coforraitas xàe,v: aiv Arifk.c,de fubit. 14 00,404 vesefl , velton esi yoratie digitny vera, tci fal fa; )& ct quia cognirio coparatur i. vcm; vt [jgnnm matarale, veritasaucear &jniconirtic in conformicareciusad (- iguiati, vex primar illud ficuti.eft,(«d có- 49ra.itas €t. qnaidá inrcnuionalis friwiliju «o,8imagoycrgocfquadauclauo.RieiégonderSeuifinch,actumfuaentratedicieyaginemobic£ti,ficuc(uaenrirateeftreprafentatiuusobic&i;con(equitur.anicaclpe&tustranfcendcntalis:,perquem€x"glicaturconformitas,&veritasabfolura«acisContrà,namzc(pontiosonbabet5lociiitvpropoticionibuscohtingentibus;rgomeqsimactcbusnece(farijsnà(ieriBeoMirarissisi.1ike:*«lbattaaliqua do realiter diftinóia, Wc pof iat Aiulip aranidirquntiyqriuqnido clkzeali- «isfandata uvsdtticarca »v«i A L^ iusdiere,ef- ccenDifindse Dt Fnnteiirintl, n cr adétificata cà acus. (ieu eucnit.im sf; e eiccectcdde renes uera org Un quia, &:ncgomatiene inà lc&us, & fi&l i é p iso ersaiecurar ag Cl ncs &.cóparationejntellé&tus;niquia te opusintelic&tiépropofationwera, vive» va diífesc à falGyt &c:tii quia unpertines- cft wbd propo (itia tommaliterdicag Ere rererertd cotequeser a daHirat eti 32 ;Dicimyus fecüdo; hane zelatiooenz COforminarisqua-prerfeter veritas,no e[s Ic deterrüinate praedi alc, ant trart» reuninatc realem mentalis, in vno erit realis.períectayin at» tero realis imperfe&ta ;-quie à: Dots (zs piussocatur rtlatiotationis; vt contra die- flinginur à teili qam. omnibus coaditios nihus-auxta di&a imdi(j8: q. 2« Conclue fjo quo.ad omues. partes:(equitur:ex die Gs, & prius organs plam, deinde qt ad omncespariesprobabimus; exeme plum aptiTimum e(l imagor marialis ,. imquatria fant;s.encitas abfoJata f. colg* resydeindg £e(peGtus zepraíentiris adire» prelentaumy, catione equis cooftituitur in eíic imaginis v. $. D.Petri demüalius: re[peétus conforimiratis: inter imagi ncav reprafenrantem , &-Petrgm cepraíentae «um, ratione cuius: illa pi&tucacontkiugie tnr incauone imaginis ycra ,-.& hzc tria fnm inter fcommno dittin&a,poGunt,n- .reperiri-colores ab(q; relatione :ad D. Pettumy p ali eclariong imaginis, led-iime retta ro- latiane;vt patet, naialigus DX. Petri ima: gpxadorarur,quacenuscftipfius ceprzsc- statua , Gcrameniipf mudim no ce- grícntas,vetratai parte reisSic paribor- miter. dicendute.de; cogoitioac , qui; eft -imago-quae dar £pirimalis- obiecti aod: imipla uid Ceperiup1 yt. » cnutas oe mpe atus deinde.ce]atio s rae eus, iat d ofsuot eriamirepetiri cü Quafl.II. Qui fiteverieiicofosilnlé AIL prm CP Ant SS Quis mm "n ai ope Buts da repete Quim. cofituicàt inelle reprafenrationts; & no titic & vocátut à Scoto quol:13. ar.3.re- látio attingentiz, & tebdétiie it obicttü, t jn cecmind »; tandé cit aliustefiié&us" ormitatis acts reprarentantis veré i ad Ci RU sreibepu Law (co icat irratiórie nodi vere, qu Es oq; eft realiter idécificata cir áQtu, id doqstéaliter ditio&z, qdandoq; per £e rcalis;quàndoq; imperfedté tealis ; xrobantüt i opis i a 31 Primo adu Loruy Elus peu nidi n. is t veritatem tcaliteridentificáataat, & per confequers vctitás jh ip(is cft relatio tramfcendenta: lis,naim &x dictis difp. $.9: f. lieceft dif: cremtia incr'rélationem przdjcamenta- Ic», &.tfarifétndentalem quod iDa eft rcalitet diftinQra, fiet realiter cadent: funiptulà TtOb.? hija itfà eff relatio ceali- teridenii éátà fundácento, (ime qua füit disci ét ihctadie eóórridiatTonedt 14. éd IRra&ris Ge qictnt elfe ortifitate cui propi blé&is abf]; conitáárétioBe ab'ihcrinfEcó* peo» uchicáceqhla ffir tnaderibites j ticüe ef [ga tici. uie réprfentaot ; lininurs tabilés füfity eoo &c- Tdent dicehdürfrde dtibà flftririaje y dnt hetéftorib: depen kospobe tis Vt hie; & tiuac exittéci- $,& pet cO fcc ióose seiidri tena Lia obiecti fic varabilis; "Brus tamiesquia AbobicAo ic exittéce réduplicatine. dé: edetneceftartó illud taliter feprasétat Y 5a ott "ahrér reprafévisate , Haec tfi diffcrétia reperitur irtter 4&tus neceffarros igtüiriuos, & abftra&tuos;qr illi necefía- ó dicüt ordinem ad obiectirexiftés, & d&ttale vr fic, quare femper ordo ille eft intere xtréma realía dtu: ifti veró necef- 10 ab ftrabuinr ab exiftécia obiecti ; & amuis obic&um fit exíftés , de per ac- dens eft illis, qvia illud refpiciant noü vt exiftens,(ed vt abttrahit ab exiftentia; Qua tatione propofitiohes iftz funt fem- axes cute verbumin ipfis ab- oluitur ab omni téporis differentia quia- propter de ratione rmali Confotmitatis iftorü actu eft quod non fic inzer extre: ma réilis & ada CXi tentia &8 vel mii mà, qai1 potfimt ad'aotrentia crm evita "31 Sccüdo fi ptópofitionibas coatin Lope de pétetito iue de futs u de pre(entr determinatam velind 4 sec alat am pafteaitempo:is-fienititanv tibüs' veritás ett ab iptis realiter diltina &a contra Caucllum eereft Seoct'in id 8 4.2. Vbrnà lo quitut d telm ione apes. £üdinali y "vt F1lsó exponit Ceaclias fed dé pta ticamenzil, & realiter diitin ebay €o quia potlaac 1t z propotidones/aait^ tete vetitateür, vel (alim ibn tio-pores £àt éfle Hilfe erso veritas eft ab^dis dex Hte diftitian ^ Neé valst relpootio Que acl, quod'a&samitrit vericite ; aóquer áliquid feale deperdat; [cd folu formt2 litacc illii ajXti natt-eonfotiati ebic- Go; qu3 curd ab'obic&o dependear mus &atür àd rucrtioniem ipfius y^ eur fi hxc Pos fthponerecut ad fi20ifican0. Ouem,non etf'ec amplius fignam aptum. di ad figuificinduttr hominea & ramen tii il reale amitccect; Non valer, quia five 4s dicit quid formaliter átum abi-a26tg diftia&um, vt ipfe atfeviti necerlarió: ide nebicia aiu, qiandiui manet aócus alrer realiter ab illo diltinsueretur y máx? iicet ítifc parsbilitas nod (it aduer. figüum identitàtis rcalis , feparabilitas tameo vt dixtavis difp. f.q. 4-arc.2.eft fafliciens 6i« £ná di (tidctionis tealis T quia vel ves ritis fotmálirér dicit quid esie j velnie hil,ión (ceundam; vt patet; fi primum;ec go actus depérdendo veritarem -y amitcit aliquid reale : quod comprobatur exem- ploaddun&o de vocc hominis , homo" .n. dicit telaciónem (igar ad nacuram liy mae natti, qui; cum fic ad placrcum , c 'ela- tio fationis, fi tamen imponeretur ad 4i« : ificandum boueavamt en telatióné am rátiohis,coghitto verà s quia efl fi» nubi oivtirides dio figni nin et fdcio- nisjfe. rcalis in ipta;crgo quiaad muta» tio&emzobic&ti deperdie rationem serai véti, dmitucaliquid reales 6 cio 6 tidy Tertio fi óbic&tü iftarü propoti- iion coGigeriiuinent d anquod- esi fténs, vt funt propotitiónes de praitevicó ; défüturó; & que nón entigirchpieiunr 15 la relátiodton crit petteéte Won dc- Mmi : ficit nm— "y 780 ficit prima conditic, quod lit inter extre« marcalia; fi vero cít aliquod cxiftens , & pofitiuum , quamuis actus fit abttra- Gtiuus , erit camen realis perfceté contra Vulpes difj.cit. art. 1.n, 8. dicentem nun- quam in cognitione abftractíua relatio- nem cíIe realem actualé ; Probatursquia etli abflractiua cognitio non pctat, vt co gnitio cft , crminari ad rem vt exiflenté, attamen vt vera refpicit obiectü , vt exi- ftens à patte rei, fi eft de prafenti,vel vt fuic exiftens, fi cft de praterito,vel vt ali Quando cxiftens crit, ft eft de futuro, qua ratione diximus in r.p. Inft.tra&t.2. veri- tatem propofitionum de praterito,& de futuro dependere à vcritatepropofitionisdeprz(enti,intantum.n.nunceftvcraiftapropositio J4nticbriflus erit quia aliquando erit veram dicere J4mticbri- $ius efl, & idcoifta modo cft vera J£da fuit » quia quandoque fuit verum dicere "KL dam efl , cum ergo iflz propositiones rcípiciant obicctum fecundü exiftétiam, quatenus verz , fcquitur, quod quan propositio de pra fcnti etiam abftractiua formatur, & obiectum cxiflit , inter ipía sit vera , & perfecta realis relatio , cum adsint omncs conditioncs requisita nec verbum in iftis propositionibus abfolua- tur à tem potis differentia, vt cfl in pro- positionibus neceffarijs. Ex quibus om- nibus patet, qnomodo vcritas non sit dc- tcrminaté trapfcendentalis, vel prz dica- mentalis relatio, petfectié, velimperfccté tcalis, (cd indifferenter (e habeat . Diluxntur rationes: inoppofittm . 34 4f Ontra doctrinam traditam arg. ls primó probádo, quod veritas 1o dicat relationé conformitatis [upra acti. T quia ccgnitionon cftobiccto confor tnis,cum cognitio sit accidens, cbicccum fapé cft (abfantia , cns rationis, & alte- rius (peciei ab ipía cognitione. Tum 2,co £nitio entis rationis ; quod sicens cium, eft vera, & támen nó habet cum illo con- formitateav, quia nequit ad illud referri vt menfaratom ad men'rá, ex Sco.quoi. 13.M.& 4.d. 1.9. 1.5:& rauo füadet,quia menfura, & regula cft prior menfürato, €vs rationis d poficrius cognitione , à Dif. X.De Éphncistint ^ 50^ qua fit. Tum 3. cognitio entis rationis , & non entium nequit conformari illis, vt fant in (cipsis, cum nullum effe habcant à patte rci,ncc sint resfcd in intellectu, at vctitas famitur in ordine ad rem , vt eft infe, crgo in hac cognitione veritas non dicet rclationem copformitatis . Tum 4. quia nó folü cognitio eft obiecto confor mis ;(cd ctiam obiectum cft conforme co gnitioni , crgo vttü3 ; denominabitur vc- rum- Tandem faltim cognitio pract ca» cft vcra , & tamen non hibet talem con- formitatem ad obiectumranquá ad men- furá,quia ipfa cognitio eft regula, & mC- ura in practicis nó obiectü, vt v.g.cogni tio ifta practica efl caffà viuendus,cft re- gula, & cau(a caftitatis in homine . , Refp. ad 1.ex Sco. 1.d.5.q. 3. C. & quol.13.O.cóformitatem intet actumj& obiectü nó effe in modo cílendi, & cnti- tatiue,ícd in reprae(entando, & intencio- nalitcc, ficuc imago cft finailis Carari,nó incffendo,(ed reprzfentatiué. Ad 2.dici- mus,Q duplex eft cognitio entis rationis; vt colligitur ex Sco.2. d. 1.3.5. D. vna.» pra&tica,qua primó fit,& fingitur ad mo* dum ents;alia fpeculatiua, & quafi rcflez. - xa, qua iam factum confideratur fecun- dum propriam naturam, in prima cogni- tionc non cít eritis i M ehiouie fecun- da adeft veritas, quia confideratur, ficu- ti eflyre(pe&u cuius potcft dici menfura, non quidem quó ad perfc&tionem ; quo feníu a(ferit Do&or ensrationis non cfTc propriz cognitionis menfüram , (ed quo ad veritatem,yt diximus difp.8.q.10.art. 2, declarando tertium modum ; quatenu $ poteft ce cerminus illios conformitatis; vt videtur doccre Scotus 1. d.vli. in fine , Ad 3.quando dicimus veritatem cile c formitatem ad rem ficuti eft in fey ces no accipitur proprie, & pofitiué,vc à non en te di Linguitür,& eenit à ratusratayratü ; fed fumnur pro obiecto, quod cognofci- uim qisiscfigiut fit & vt venit a rcor, 1€ti5; nec per ly-icuu: cll in fe , ininuag tar femper exifteuriaà parte rci, fcd po» tius natura, conditio, & cílcntia illius.gp cognoícitur ( quam biben: (uo modo en- tia rationis, & ntgatiopes, ) & cxiftentia obiettiuain cognitione practica, Ada. ycri- fits propri? ,& formaliter, de qua lo- imur , non eftquazlibet Hd. 4 d ca tantum, quz eft ad menfurá illias , jnquofundatur , quz regula modo eft bie&um ,idebpotcft dici verum caufa- -Jiter; & radicaliter;lic£t formaliter dica- eur & verom veritate: i e(Tendo , non in reprifentanto. Ad $.tefp. obie&tum du- pliciter confiderari ;, vel fecandum efientiám, & in ratione obic&ti ; & vt fio eít mélüra cognitionis practicae, & canía veritatis ipáas;in tarum .m.cognitio di- «&ás effe caft? viuendü eft re&ta, & vera, quía caftitas ct obiectum eligibile , quia habet (uam bonitatem przponderárem, & obiectiuam , eftq; conformis Legi fu. era qua proxima obic&turn dicitur nü, & cligibile in moralibus; ficut etia idcirco in attefa&is cognitio domus cft yeraquia di&at omnes conditiones;quas dcbet domus habere iuxtà exigenua prie conditionis; vt poffit iaferuiri fni ; ad quemteft ordinata, & non ideo domus e(t vera, quía fic cognofcitur ; alio modo confiderátur vt producibile ad extra , vt effc&us,& (ccündum cxcréitium exi(ten- tiz, & (ic obie&um dicitur menfuüratum, cognitio menfüca actionis produci- tut obic&tum illud à partc tet ; ita Süarez cit. & cum co omnes Recentiores , 3$ Sccundo , quàd i(ta coformitas fit effencialicer ipfe a Gus vel (altim nó quid diftinctum;próobatur omnübus ijlisratio« nibus,qui bus impugnacut diftinctio rela- tionis abexcueis, vc vidimus tuo locas faperius d:fp, S. q.3-att. 2. à n.36« immo eifdé rationibusde fa&o. vtikur Ouuied. €obtrou 7«de A vim. punét. r$. 1. ad id emn ,n"àm anicquam concipiatur € reiauó conformitaus ipter actum 6c obiecto, n na fortnaltter dicin:us con» fiftere vcri stem , tud:cjum «cení(lutuitur verum formaliter, crgo luperfluit talisre- latio;ptoba:uraffun.ptum , quia adhuc in eo figno (upponitur obicétum ità fe ha- bere parte teijyt afhirmatur pcr indici, ein denter ad rclationem cít for- malkerverüy hoc cnim ett a€kum c(íe for malitet verüyquando de obictto 1udica- tur5 icut fe habet à parce rei.Hoc codem argu gento probari folct bonitatem moe» Lepess — ; Quafi. II. nid fit verias copiizionli eder. IT. 783 ralem in actibus humanis non con(iftcte io relatione conformiratis ipforum ad re- €tam rationem, quiazantecedenter ad ta- lem relationem a&us illi cliciti juxtà rectum rationis dictamen , & idco pom formal —— esee sas ad fimi- a argumenta hic nen faciunt: (pecia difficultatem ,& folui debenr,ficut quan. do fiuit comrà d:ftin&tionem rclationui ab extremis, quod nimirum extrema an- tecedenter ad relationem dicuntur talia fundameazaliter folàc, & radicalitet, no vero fotmaliter,quod de bonitate mota- Ld estere eren conce. quare idem pariformiter ín propos fito dc veritate dicendum, acctiam de: fa] fitate; vt conftabit art.feq. ni41. cü enim veritas ,& falíitas actuum mentis fint que dam (imilitudo , vel diffimilitudo corum intentionalis cum fuisobiectis, debemus feruata proportionedeipfisdifcurrere,vtderclationepredicamentalifimilitudinis,&diffimilitudimis;Seddimiifishisrationibusdeductisexcommunibusadhucfpecialiusprobaturconfocmitaté:nactuveronondicererelationemillifaditam;quiaveriaseftperfedtio:fimpliciter,cumfitattriburumDei,relationoneftperícótio(rmpliciterexScotoquol.5.etgovetitasnoncrit»niiiabfolutüa&tus.Tumà.quia(iveritaseifetquiddiftin&tüaba&u,&ina&utundatum,iampoflcta&tusintrinfecé(üfciperecontraria,veritatem.f.&(alfitareinycótra.Arift. c.de fubft. dicentem orationctm effe capacem contrariorum fine fui mutatione, 'um 3, velactus [ceutidam (uam effentiam a(fi- milatüt obie&o;vel non, (1 primumser períaam eíicatiamfolam eft. fimili vtra obiectiynon per relationem fupcrade ditam; ft (ceundum etgo per. fuam cffen- tiam eit formaliter falus , nam falfitas i non fimflitadine contiftit, vt infra. Tá 4» a&as pcr (uam «(icntiam eft reprafentae tio Petriquód (it homo,& ficuti e(l quia. per iuam e(feniam exprimit identitatem. Petri; & howinis, ergo per fuam efientià t(t verus 4 T üm 5. cffe repra fentatraum dntcnéi er obic&i eifenualiter dicit "enutatein ablolutama&us;ad quod cone "fequitpr relatio tranlcendentalis regraz- : Mmm j km tfertazionisad-obiectum , pet quam (ecü- «dum noscircomícribiur differentia e(fen *tislis actus, ergo quia faltimin propoti. itiombus necc(larijs actus ex fua matura cft c (Tentialiter repraícotatiuus obici, ficut cft;veritascritaGus effentiayad que « ófcquenter. rclatio:tranfcendentalis «o- formratisillamciraimfetibeuse. -— v»: 36 Refp.ad.1, nim. non etie vniuet(a- lites veram, & cnm.Scotus quol. 5. negat rclationem dicere perfectionemjloquitur in diuinis de relationibus originis 5 Vcl dicimus; quàd veritas ell: perfeótio , non formaliter accepra fed ratione fundame- zi, & fubftamiz actus, qurnatuselft cxíc iundare talem relationem , quam nequit &undarc actus fal(üs, A d z.conccdimus fe- quelam,Arifl.veró loquitür de mutatio- nc per íc immediata nom (üpponente aliá priorem, quomodo non mutatur oratio s nam hac prefüpponit mprasionem obie- ti. Ad 5. dicimus aéturh per faam effen- &iam (le fu ndamentabiter h (f; mlabilenty ettam fi per impoflibile nontefültaret re- latio, nom autem formaliter jy. vc io. fimili diximus dc relatione, & id (afficit,ne per eílentiam dicatur falfus. P«r idem ad-4. tum quiaactus c (fencialiter eft reprefca- zaciuus, non tamen cft cffentialiter reprae feutatiuus veré, fedceundarió quia pro- uenit ex immutabifirare obicébi. Ad: im. probawenc eoncl, arguendo«ontra. Smi- 4inch- athznanimustationé dilparitatis y €ur rapra(cntatio hit quid aétai incripfc- &üs& cxpliceumr per relarionécáfcenden- Sàl€ , non verÓ-1dé de veritate dicendum: Tertioad.idem ; relatio przdicamcn- ul;5 fundatur. in extremis habenubusiil- lam racionem, (ub qua refemmur;celacio: ehi«paivis, & filij (apponit parrem y & fi- liumzn ratione gencrantis;, & geniti; re- latio cau(z (apponit iam caufam, & cffe- étum snratione cau(z,& effe&tus: , ergo pclatio veri fimpliciter dcbec füpponece jam ipíum actum verum aliter nompof- fec illum referce fubirauone veri « Tum 2... actus (cienuficus: ctíentialiter ditfert ab! actu non (cienufico , heut (Cienra ,opi- nios error e(fenualiter etiam dif&cunt, fed: actus (cicnaficus ab. actu omnis non: vVulr.gct Veritarcin.etb diucríus »€rgo ve- ritas cít illi effentialis. Tam 5, ia atkug fidei fupernatnralis , quamuis (1t gd cótingens,vt (unt a&iones Dei ad extra, eft intrinecés& c(lentialtet verus, vi ne- cffe falíus, vnde fi quis Su. i vg derecaótum fidci de Incatnatione Verbi, ftatim rct ir xogoitionem Verbi Incarmti , quod portar obie&um , & hoc ptopter otdinem ,. quem.dicit obie- €tum im reptfícntando , ergo quia talis ordo feperitur im quocumque a&u , quis percipetet hanc veram propofitio- nem Tetrus currit ctiam percipeter cure uin petrenfem, ergo etiam in his confor- gv me effentialis. — - jj zxte 37 T.ncg.antcc. quia fi extre ma relationis season cag «a ratione,[ab qua rcfert iila, effectus foc Quod mre ne foraslem - ce 0,5: onmino (upere poaae fub Mushemwr t imet pautem, filiu, vr Petrus di e tí sat yt tt & filius for qnalrcec genitus, idem de alijsrelauuis di» cendum; extrema ergo ante sclationcag fupponuntur (olum habere infe rationes: fundandrynaro cavía ante se lationem lae ber potentiam a&tiuam, c otentia: paffinam duo alba communicant in €a« dcm natura fpecifia albcdinis, lic rela- tio veritatis non fupporüt: forma- liter ferum, ed folum rationem menfu« rabilis. quz eft ratio fundandi relationes tettijaodi.. Ad z, aGus(cienriz aba&tu erroris: dificrt per. propriam di fferétiam e(ientialem, quz eft cendétia- in propriüt Obieótum , vt caliter repre (entatum; per veritatem vero: differt canquam ptt ali- quod proprium,& confeqncns nece(farió* ad'propriam: naturam, quo ferifüdicimus: equum ab liomiinc di ferre per binhibili. tatem. Ad 4irefp. aQturmn fidei faperitatu- ralem dici neceffarió verum quia fertur in obic&um füb rarione. repelati à Dco ;. quz ratio forraliscff certi (fima ; cotin* gentia vcrb: obiecti io fc eft obicctuar materiale fidei y quatc fi quis perciperet a&tum repraefentanté. Incarnauioné Vera biypercipereejncarnationem reprx(enta- tamque ft obicéri illius aru» (ub ra« Aione cognitionis ; jicur peteiperet cursü- . i Petri ,. — "IN om tm tuo m . Ac iita.  Quafl 1, Quid fitcvertas pitt Ar. 295 fiexi,at vc cognofcat veritaté a&tus , rc- tirur,vt vltra represérationé percipiat Misni rubei eit obicdlo vt reuclato , vt in fide, vcl cü obicéto à parterei, vt in alijs a&ibus;nó ergo eft par ratio de actu fidei, & de cateris circa contingentia .- - $8 Quarto,oftenditur hanc relationé non cflézcalem , Tum quia hec zclatio ett indifferens ad rem exittétem, vel nà exitenicemyita.n. verus cft conceptus de rofaycom exiflir,Gicut cum nó exi titer" go non eft realis, ícd rónis. Tum 2. £qué yerum eft iudicium;quo quis iudicat bo- minem effe animal, ac illud , quo iudicat non-efle lapidem, fed hac conformitas , cum fitad negationé, effc realis. , ergo nec illa , quamuis fit ad c(le pofiti- uum. Tum 3. laltim in cognjtionc abílra- étiua cOtingenti de przíents, ait Vulpes, nequit effe perfc&e,& fimpliciter rcalis, alioquin periret differentia interaedens inter notti à Sco od i ínab jua veró minim. Tuu a. rela tio cx parte obicéti menfaranusnoneít rcalis,ergoneq;relatio — cüceptus encnfürat;, Tum:5.Sco muliis inlocis ait crum cflc idem realiter cum ente v: e(t videre apud:Caucilum.. Tandem relauo q1on (üfcipit magis, Sccuinus,vetitas(uícipitmagis,&minus,datur,n.vnüensmegisveriquàaluid2,Met.4.&4,Met.8.Refpad1.exdi&tis:inprobat.conicl,Oftendcrefolumllamrelationemctíeraronis,vtdiftinguiturà.relanonefimpliciter,&perfcétércali,nonquódtit16lasioperactumcollauuuminiclle&tuscagfata.Ad2.peridem;veldicimuscii.Sco.3.d.23.G,conceptum,quinatuse(tficriámmcdiatéàrebnéopereintelle&usnegouancs,duplicemeffe, poitiuum; quo tudicamus rem cflc talem,ncgatiuü , quo iudicamus rem non effe talem , & vtrüq: cauíart à pofitiua re mepfurante illos có- «epuis;tàm fecüdü id, quod eft quàm te- cundái non ett ; quare conceptas negatriuus pro termino ens ;pohri- uum. Ad 3,dicimus Scotum ibiloqui: de re ationcattingentizy que in abftractiua non terminatur adrem et exiít ente, aon de relatione confórmitatis,quia ben? po teft itio abftra&tiua cotormari obie &o in (c exiftenci; neq; heec & illa ditlio guunrur fpecificé in e(fe notitiz vera (cd tantum, cile notitiz;fimplic.ter. Ad 4. megaur paritas , quia relátiua tertij modi non funt mutua. Ad s..díicimüs Scott lo. qui de veritate in cflendo, quz elt paffic entis,vcl de a&ibus intuitiis  & neces. rijs. Ad 6. patebit in (eq. art. ARTICVLVS IV. |. Quid fit falfitas cogyitionis . 39 dte Metaphyvficü (petat có fi- : detareveritatem rerum,qua dicte tur in e(sendo,ad Logicü vcró aliquo mo do explicare veritatem in reprz(encdo , que cft cognitionis maximé complex , ita quia oppofitorum e(t cadem dcipli- aec saeeiA Mn — datur) pertinet ad Metaphytiéum , ad Logicum tantum fülfiras in rcpraenrando , & illa prafertios que cospitonicomploxa ,8 propofitioni conuenir& confitltir in dif- formitate ad tediin (e; duobus aut? ma- dis poteft intelle&us obie&o noncófoc mari,veHmeré negatiué, yt cam cotalicec illud ignorat, & hzc proprie non dicitue faltas, (ed nefcientia;& ignorantia, (ccu dopofftiaé, quádo percipit em;aliter ac ficin fey vc ti coriciperer Peccm currenti té,quádo fedet; & dicitur error, & :2no- rantia pofitiua , ità Arift. r. Pott. 109.in przfenti loquimur de feeüda;namlo:ui-- mur de cognitione;& propotitione fal(a.. oddentur ifte. propo(itiones falía - in nobis, pbat Atií.4. Net 19.21. & 28. contrà aliquos antiquos omacei no (Eram cognitione allcrétese(le veram , có quia res qualibet talis eft, (icut à quocü.j; pu- ratur etie, quod di&tü impugnat , quia fic corradictoria effent fimul «cra , à ab vnó vnnm-«contradictorium, ab alio alterü ve verum eee o. cid re- rum penderet à noftra cogicXtione,& ca« dem quia expetimür oos aliquando nom explicaré rcs, vt für in (ipfis, vnde ia ali am vcrumur fencentiam , ce molius pon- derara: Datac itaq; filias inveprarientá do,qua veritati àn eeprac(cnirá 4 oj poot- Mmm 4 ur 754 tar, fundaturq ;immediaté,& pri ormali conce ptu, fccundario,& depédé- tcr in conceptu obic&iuo , quando com- ccptus formalis alitcr atting!t rem sac fit infe, «t dc veritate diximus, & ij(dem ra tionibus o(lendi poterit ibi pro füubie&to vctitaus. adductis. e A quo tf proueniat qued tàm (epe in hoiufmodi labamur erorcs, & difficukta t€ in afícquenda veritate fentiamus, dice tur difp. f. Mct.q.9.att. 1. pro nunc dici- mus;aliquando ortam ducere à caufis cx triníccis,& occurrentibus impedimétis «f. ex indebita obie&orum diftantia , vcl ex dcícdtu nofirorum fen(uti, pé repra(entastur tcs, aliter quàm fint. ; & tandem Sco. 2.Mct.q.2. totam rónem difficultatis redegit inámperfc&ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo depé det à (enfu,& per (pecics intelligit à (enfi AR € autem p M dependétia, inquitiDo&or quol. r 4.P. probat ex dngregede Ttin.c.27. otiri p» cipué non cx natura potétiz , (ed rationc ftatus,quippe qui nó eft naturalis, (cd pa nalis ob. peccatum omfpinale commuf- fumà noflroprimo parente, ——— 40 De hacigitur falátate quzrimus , quid formaliter dicat; & n cx didis art. prz c«patet ; quód non dicit sé entitatemactus,velaGbáicüobiedto,(cdaliquidaddere(apraa&ü,dequocftdifficultas,maximéanfitquidpriuatiuumitautfalfitasPusReconfor.mitatis,anvcrófupraa&ürclationcmpofitiuamdifformitatis,&(italcm,adijcit;quen(it,&quomododiftincta.D.Th.1.p.9.17at.4.vbiCaiet.&alijThomif(zixfuper Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom. 1. dif. 1.q. 1 an 3. & cx noflris Smifinch. trad, 3. de Dco vno diíp.1.m.5 8. affcrunt falfitatem con- &rari&.opponi veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter dicere, Caucl- tegens tid Aedui: p. Met.di(pe7 1.(uttin&c quid negatiuum £olum formaliter fignificare « Diceadum eftfaliitatem addere füpra cognitionem , (eu mentalem propofitio- pcm realem rcligionem diconuenientiz, & dítlormiums, dc quaidem e(t dicendü quibus [z-- d "Difp. X. De Epsaciatint, s dillin&ionem ,& cealitaté, c verita:c diximus, Cocl.docetar à Tat, - 1. Petier.q. t dub. 5. vbi Loquitur de falfi- tate cótingentis propofition's,à qua reae liter ve etu CY feparati & ab Ant.And. ibid.q.5.vbi adducit doGtriná , imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper tex. 22: & 6.Met.q. 5. $. Dico ergo ad queflioné, Veri. Sccitde akt verá tati , «bi a(ferit veritati coplexz eppopi, priuatiné ignorantiamyque faltas negas tiua € vocauir,& cótrarié falíitate , quae do.f.vmuntur, qua im rc non fup vnita y vclé cótraffiergó falíitas proprié dicta, c qua loquimur, contrarie per Scotü ops ponitur vecitatino priuat;ué, acquit co - fiftete inaliquo ncgatiuo formaliter, (cd in pofitiuo, qaalis efteelatio difformitae í amus infra Ver(. Refpondcoypoe nat falíitaté in carentia veritatis formali» ter , loquitur tà ibi de falfitate oppofita tenus poteft (emanifc(tare, quantum e(t dirait intel lc&ui potenti talé ma nifcftationem agno(cere, quod conuenit . cuicunq. ent tanquam paffie, vndecum . entc corgertítur X per coníequeas fal(i- tas oppofita debet cílc non ens, quia die cit acgationem talis ise aliter fi ef (et quid poGasta, baberet talem potétián & vcritatem ,quód eft ;mpoffibile, — ' -- «1 Proba:ur aüt Cócl. hac vnica rónes relationes primi modi fundátur (aper v- nom,& multajtaut vbi cft vnitas nature, ibi cít relatio identitatis , vbi eft vnitas , & cóucnicncia in quatitate , ibi eft zr quae litas,vbi eft conuenientia inqualitate, ibá eít Gmilitudo,& é contra , vbi e(t multis todo naturarum in (pecie y ibi eft. relatio diuerfitaris,& diltin&ionis, vbi eft mul- titado,& di(conucbientia quantitatü , ibi ett rclauo i itatis,& tádem quz in xynalicate di(conueniunt,dicuntur di(Timi lia per rclationé diffi cnilitadinis , quz rc» lationcs nó funt fimplicces negationcs ope pofitarum,di£funilitudo .n. non c(t pcz- cisé carentia fimilicudinis (cd cft cclatio pofitiua oppofita contrarie losltuidipi s quàm doétrinam fuse expo(uimus ditj.8& qp IO.att« 24cr90 (icut cognitio yt abet Eu ow ELLA) i. co eri. dU e LR E TAM WY 4 »et quandá c 'obie- o in efle ntatitio fundat rclatio- nem irmitsti$ ad obiedtum;que eft lam intentionalis iimilitudo , (ic co- nitio falfa, quia liabet diíconucnie ntiam cum obie&o, aam illud non ex primit; vt cft infe , fundabit relatione di fformitatis politiuamad obie&um ,que cft quedam [nimiis di(fimiitudo,in qua forma- liter cofiftic falli as. Dices, calem relario- tiem per accidens (e babere ad denomi- nationemfalfi , nam fi per impoffibilciiG teíultaret , cere tio per fimplicem carentiam. fimilitudini$. reprafentatiaa: €im obicQo , in qua coníiftit vetitas, di- I icaBo diré Meiopalet de telis reí» valeret, ider et dc celatio- hc diuerfitatisiinzqual tatis;& di (limiii- tudinis (uftineri , &. per confequéris nuila s ratio oftédens - tmr re. ationes; tum quia poffet quis tum fittinere, quód falfitas (it quid potiti- tium, veritas ramen carentia iftius diffor. mitatis, nam có jpfo;cp nomadett ditfor- mitasin cognitione, & (i per icupoflibile non rc(ültaret relatio conformitátis, effet illa cognitio vcra;quia bó falfas & vmuer: falitér oés róncs, quibus oftéditur diflia- &io relationis ab extremis; pfobác écdi- fünctioné pofitivá falitatís à cognitione, "o4 aüit ccdé medo fic pbitofo* 'hàdü de itta relatione Quó ad realitaté) & di ftin&ionéà projofitione y vt (unius locuti de vetitate; patet €x ibidem d'&tis, nón.n. hac telatio cft rationis, (cd realis, - "quia independens ab operc intellectus, eris PER deem ^m nam Ji- cet propofitio cótingens de pre(entisqua- do eft negatiua , dicat relauipnem actua- lcm fimpliciter reatem,vt fiqaiscurrentc Petro dicat Petrus non currit hiec pró- polito dicir relationé realem difformi- Taus ad curfüm Petriesiftehtem , qué re- fpicit, attamen propo6itio in materia im- offibili qua abftrahit ab obicéto cxift€ te, & cius copia abíolmtor: ab omni dif- f:cettiatépóris,cam lt fempitefna: £u fi- tatis, vt Dopo est lapis, & illa, quz eft de yratctito,& futuro ;& que ett de prasc- u, fed refpicit quid'negatinum;cui ditfor- 1aüir ptopter affirmauonem oppofiti , Quel I1. Quid fit evitacignitimii Ae IV. 78x vt nn currente Petro fi dieatuz 12:78 currit; omnesáfle propoiuones dicena relationem realem fecundü quid, cü non fit intcr extrema realia ; ^ri propo- fitioncs ille, qua nequeunt guitar in ve- ras, vcl faltim ab initio nom poterant effe vera , habent £a] firatemy realitecidentifis &átáth rcliqua verà.realiter.di(tinctam « : Contrà arg. primo; fi faltas conhiflig in telatione d. formatis ad ré, quraaiog exprimitur ficuti eft ergo quando inccila gitür Pcttus vt anima! folum , talis con» ceps eiTécfalóws &'quia; Perrus non rarius tft animaljfed'etiamrationalise Tum 2. ficut (e habet malitia'ad bonitaté tta fal - fitas ad vceitateín nim ficut malum efb quidá volóntatis defc&us y ita falfnm ef& qidá dcfcótus intelledtus ex 6, Ech. c. 2, erzó ficut malicia fozmalicer dicit priua» tionci bonitatis cx.$co. 2.d.7. ita falíi- tás €rit priuario veritatis . Tum 5.ti falü- tàs diceret quid pofitiuum, czgo Deus có Currerec& eiletcanfa Kal(itaus in iotcl- le&t nottco;& ita po(Tet ali uem dccipe t€, quod repugnat (ümmxze cius veritati óc &tioni, Tam ficut carentia potctie tie videndi eft coscias,& (i nullus noxios limor aductiat in oculo; ita carentia có« formitatis: ad obic&um et praecise fal- fitas , quamus null. pofitum fequatur inactu. Tum 5. (cquereturs cpaliatcsà Deó pofict duri;quz nó crearetur à Deo, quod implicat, prob.fcq. ifia propoldo, "Deus: creat aliqnid demouo , poteft cíic falfa;cura fit contingens, cuius fal(itas no ericà Dco , aliter illa munia elíct vc- r3, ctgo aliquid etiet de nouo, purà pofie tiui illmsfal(itztis, quod nó ctletà Deo. ^45 Kefjsad ccadiciauts vinc propo- 'sitionem elfe £al(a, quado cócipitur ces "aliter , ac sit non cft len(us dc concepru qracisiuo y qualis eft ilic Petrus cft.ani- "mal, nam mhoc adc(t conformitas yfal- tim partíalis cam obiecto, icd «cldediui$100,siquisconciperctPetruaeffcfolu'anital,veldeposiriuéerroneo,«tomoe(tlapis,&vnmecfalictquadorc!uibueturquodaonhabetàpartcreivelabpsfa£eaonetur,quodhabet.Ad2«paritasváletdéfalsitateopposita.veritatiincíscdo,nondcopposita yc&iqu doo pode Bc quamvis in aliquibus valeac,non tamé ín proposito ,2um quia aialitia eft defe- &us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- Hi dicit non ens, vndc io omilfliouc potcít teperiri , at falsicas et deceptio , qua dar intelligere (cmper a&ü positiium intcl- le&us; tum quia bonitas , quz conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parte rci cf folum denominatio extrin(cca in au, & malitia eft carentia talis denomi- narionis, quz poftea accedente opere ia- telle&us concipitur ad modum positiuz £clationis difformitatis ad legem , at vc- ritas , & falsitas conueniunt intelle&ioai à parte rei;ideoq; in(urgunt ex natura ex- tremorum ; quate sicut malitia fit relatio fationis alsitas erit relatio positiua praríc ab intelle&us negotiantis, Ad 5.aliud c(t di- cete , Deum concurrere ad actü erroris & ad illamentitatem falsitatis, aliud po(- fe nos decipere primum eft vcrum , quia «oncurrit cum causis fecundis tanquam wniuet(alis caufa , & cum sinat illas mo tus fuos agere, concutrit ad deceptioncm illarum, (ccundum eft falíum , quia tunc £ffct author, & toxalis cau(a ertoris;qnod repugnat ; sic etiam concutit ad entita- sem atus peccaminosi,imó ad ipfam cn» titatem formalem peccati in fentétia Ca» iet. ponentis peccatum in positiua enti- tatcynó tamen dcbet dici per fc caufa pec cati, íed per accidens, quia prater inten- tionem ipsius eueniunt pcccara; concur» tit etiamad monftra , & alios naturales defcé&tus, non tamen dici debet caufa im- perfe&ionis; quia hzc prouenit ob im- perfcdtionem cauíz (ccundz » cum qua concurrit » Ad 4. ncg. paritas , quia. mor noxius in oculo ct inatétiale priua- tionisynecccecitasà parte rei in fuo cop- ccptu formali includit babitudinem ad aliud, vt falsitas, idco $i actus. concipeté- tur przcisé . vt habet carentiam confor- mitatis , diceretur falfusco modo , quo actus verus diceretnr talis, si przcisé cum carentia difformitatis concipererur, pa ries albus nigto diceretur diffimilis , si «t carens similitudine, consideraretur,, t matcrialiter, & fundamentaliter, nó for- qnalacr « Ad 5 scípondet Tac cil» idem itiua per intelle Dif. X. Dé Enuntiatine ^ 05,argumentum fic ii MOS d co qund aliquid de nouo fiat , & non à Deo, nam iftapropositio Bcus nibil creat de nouo, pes effe vcra) & hac veritas non e(fet à. » aliter propositio cílet fala ; quare re(pondctur ca(am umplicar Is nihil de. nouo creac, non potcít dari pro- positio illa de nouo,nam implicat aliu de nouo producere proposiaoné aliqua, ad quam non concurrat bs à similiter nulia cífec propositio yera dato ca[u pro» pter eandem ratiohem ; gu Mop iflx erunt pcopositioncs (eip E Isificantcsy de quibus diximus 1. p. Infra. 2-c.1; ida Secido arguit Pa(qual, ens cómaz hi fumptü dicitróncinveri tanquà pa(fionem; cuifalsiras opponitur , crga it eísc ens posiriuum , quid extra enscomuni(fimé non datur aliquod positiuum ; quod sifalsitas vt sic negatie ué opponitur veritati , qualibet ctià fal» fitas ncgatiu? opponctur; quia infcrior feruant naturam (upcrioris. Tum 2. qud fi dicit entitatem politiuam, iam haberet vnde poffet (c manifeftare cuicung; iri- tclle&ui , ergo haberet vcriratem , & fi nà cíTet oppo(ica veritati, quia oppofitid foliit, non includit roné altcrius oppofiti, p. cómic fallaci , quia arguitur. veritate incílendo ad veritatem in repr: Íentando, & à fal(itatc illi oppofita ád fitatem huic &ontrariam,concedimus «n, cns cómuni diccre rationem verita tis in flendo , & faltiraem oppolitam cf fc quid ncgatiuum (cd negamus falficate in reprazícotando eífe quid negatitum .& inferius ad illam falfitat£,nam funt al terius, & alterius conis, & (olum zquiuo- ec analogicé falütatem in communi dici dc hac, illa , vt innuit Doctor €. Met, Q» 3. in fimili de veritate communi ad ve-rXacem i0 e(jendo, & 1n reprzfentsndo; nii velimus concedere faluiatem 1n co- muni abfiraherc à pofiriuo » & negatiuo; vt diximus de róne ptincipij in comma- ni ad formà , & priuatione in I byi. dify, 14343. Ad 2.fimiliter dicinius faiícdtem in Xeprz entádo opponi veritati in reprae fentandoscinus ronec tolli nà includit; pon opponi veritati in effendo ; quaa in* cluditsvt palTionem,tcée.n. AN niel- ^ Quali. LI. uid fefalftas corrió Ar. IP- ^5 fe&us reficere nitioné falsi, & imtelligere em imilla repertam , eui falfitàti vt obie&to effec ilacognitio TcHexa cobfotmüi$/ —— — : «y Tertiorelato proprié nó fufcipit enasis,& minus,falfitas fufeipit mapis, &c vninusergo nó cft relatio; mi. prob. Pri- mó,quia magis méticaryqui dicit homine tffe lapiderm,q quí affirmat effe equum ; item fi duobus táncum currentibus quis dicat tres cürrere miris mentitur,quam fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia is à vetirate recedit . 6 quia qus mali fünt inaequales in malitia er & aGusfalfi « Tertió fi. quis cfformarec tres propofitióries fal(as, magis diceret falí(um,quam qui fhicam tantum, ergo fi quisconficeret vnicam propofitione fal- am ex fübie&o copulato: zquiualentent illis tribus, falfior erit hiec propofitio, qd iHa que effet de fübie&to Gimplici.Nec «valec Hu ; refponfio difp. 1 I. Log.fe&. z$/17.& feq. uod illaque eft de fübie- &ó copulato , córififtit in indiuifibili , idebqjtàm aberrat à vericate , qui falíum enuaciat de quatuor, quam qui de vigime ticonfiderantur.n. illa plora vt partes (a bie£&ti ad quz indiaise fertur; acus. , &c €t diftin&a matetialiter fe habent ad. illá propofitionenr, (ict atquénon moratur Vénétijs;qui el Rontz,quam qui cft Bo tionig,qdamüis bic nvinusdiftet; & boc ; nis ab(entia illa confiftit in' indiuifibi- 5& per accidens fe habet illa maior, vel minor diffantia. NO valet ; quía vt arguit Arriaga dil. t 4. Log. (cdt.3. fequeretur n6 agis vIpam effe ina'qua'eim (cmipal- mo;quam palc»umr, & babens ynü gradü albcdinis non'elfe di (limilius nigroyquanr lubens alb:dinem vtoóto y quod'ett fal- fü .-. Neq; copulatio'illaaliquid fluat, fiatrnon affirmatur cut(us de illis necef farib finu! (urüpris, & cum riccefíaria de- pero vniids ab alio', — & yquà ratione patitur o- perm Perietudidem vt poffe magís, vcl sinus falum eausiciari , Tádeayqnia vc» ritas propofitiupie (uícipit mags , & aiia mas , en itás'Ctiac oppolita , aütec. patet ex- Atiflocit. inpez ced.arc. tüquia' propono neccifatia magis ditat à fuite tate, venen veta, ci illa nequ... fieri falía cot iftayi certior,& eui. dentior;ergo verior;ttitn quia 1dem expe- rimur in bonirate morali , que magis, & minos fafcipit in a&ibus vc "üs 46 Refp.difficultaté h&c petere folu- tioné illius dubij,an vna propofitio fit ve tior,vel falfior altera; ncgant boede ve- ritate Herc. & Arriag.cit. ité Amic. trae, 16. dip. t.q.$.dub.5.art.i. & Ruuius 1, Poft.c.2.q. 4. loquendo dc veritate fot« mati, nón fundamenrali ; de falfitate ne- gat ctiam Hurt.affirmant Arríag.& Ru- go uns, vtromq; probabile cenfet Amictis. Sed yt rem breuitet explicemus , nor. ep veritas poceft fumi , vel pro propria for- malirate,quomodo dicit adzuationem y '& commenfurationem actus cum obie- &o,vel pro concomitantibus ipfam,qua« Iia fat neceffitasobie&ti,vel contingen- 'tia;rhaior,vel minor perfe&ioentitatiuz ipfius obiecti, maior, ecl minor efficacia rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo: modo adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vel il- Ta 'adzquatio fümitar extenfiue im ordi ne ad numerün predicatorum obic&i s. itaut a&tus nihi] reprzfenter, quod nove- periatar in obie&to, & nil Gt imobiccto y quod nón repra(entetur abadtu, fecundo- intenfiue, vt actus repra(entec obie&ü s quanam eft repre (entabile. Falfitas dez inde poteft fumi dapliciter, vcl negatiue vt dicitcarentiàm veritatis, vcl pofitiu£ s vt fignificat receffum à veritate, & diftá- tíam ,qua confiftir im illa relacione ing» ialitári; , sicut abfentia: Veneta- poteft imi,velvt dicit carentiam Veneta prae fencii vel vt significat diftantiá positiud y A. diftátiam Romanam , vel Bononiésé , Vt igitur deciaremus , anvnapropositiositvctior,velFalsvoraltera,iupposito,quodlouaamurdementaliproposterione,feudecognitioneimellectus(náiVocahspropositioimpropriediciturvev125Vcl'taMa)videndumett,an veritas & falsitas in ommbus propósitionibus cone síflát in indiétsibili, an veró i omnibus, vel fakim ip aliquibus prepositionibus rcípiciant Obieétum diuisibile: nam si prt mum concedatur , ncQuit vnà noy cx 869 Sicandeg «onfiderctur veritas quó . 988 —^ — Dip; X- De tera vetior, fi fecundum, debet ad« tti jn vcritatey & falüitate magis,& mi nus co.modo, quo in rclationibus datur ; $t explicauimusdifp.8. q-10. (,.. 47 Dicimus ergo » quod fi veritas fü- gatur pro concomitantibus ipfam,fic vna propofitio cft verior alteras patet » quia vga propofitio cfl de perfc&tioci, dc ma- gisneceífario obiecto , x proftaa ifto vna cfl alia cuidentior , quia euidentiora motiua concurrüt ad affenfum ipfius; ia colligitur ex Scoto-q. 14. Vuiu. cum ait veriusnon habere fuam veritatem à zni- pus vero; hoc ctiam voluit Doctor, cum rjuol. 18. T. ait Confimiliter tuult& coB- £ infjones fcquézes ordimaté ex codé priu «ipto babent veritates proprias diffru- Eas, C fortàpriorefl verior magis zecc[Jariayquia im neceffitate juam pen- . detápo[lerioriyfed 2 comier[o« Suetiam "i fimatur pro adzz quat; one acus cu Qbic&o cxteníiua quo ad numerum pre- Wicatorum , poteft admirierc aliqnam la. titudinem,prater quam in tran[cendeni bus , nam fi vna res habct in (e plura prz- dicata, & aus folum $num rcpra fentct, alter vcró. 6moia, certe conformior erit Íecundus, quom primus, ficut dua qnan- pes mag'sequales d:cütur,ia ünt,eua Íecundum omnes dimen tiones , quat fi cciam vnam tantam; át fi conbide- tentur dug propofitioncs dex odcm prz- dicato; vcl dc omnibus fimal fic yna nó &ft verior alicra éxicnbué , qnia conti» funtinindmitibili vcl «n. afl monos &onucnit obicéto  velpcganr, g. difcon, €cpit ; & quia trafecndentja habent con- ceptum fimpliciter (gplicem » propofi. tioncs dc ipusexhoccapite eras a ^ tenfionem repriíentauonis, fic due pro» pofitiones tornare obicéto Mir E Ág.inaquales in wejitate; quod. probatürs, qo de codem. opiccto,omaingpaflunt. ri imelleótones y quarn vba edrios « & diflinst,as yeprgís pret allud altera Lau:usyvt BÓ tepigicnpee obiadtu 2uin. c(l eel vierge ri Vcr&t, propter indiuiibilisatem obiectz vig propontid wergox aviccto tenia » Conf rM : tA o nam UU ja LEN. m ES *A. & incenüor rcprefentauo fornialiter eriz perfétior , & intenfior veritas , antec, prob. períc&ior aGus;perfectius , & cla« fius attingit obicctum;quá iraperfcótior, quamuis vterq; atti mgat cei ada- quatione exten(iua , & quo ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum Do&. in 4.d. $0. q.4. & 4. vnam vi-- fionem de Deo períe&iorem alterajquá- qesctbe Beatus attingat omnia prz- icata diuina, & Dcum videat, ficuti eff, & nulia creatavi(io repra(entat Deum , quam c(t rcprzfenrabilis, fola vifig iuina 1pfam adzquat inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitur comprchenfio ; tum tas vetitatis non con(ítitin mplici adaquatione fed in timilitudine rid fimilitudo fug - €rgo & veritas; tum quia in corporcisre, busidem cuenit, namidcin obicétum vie fibile, ve! propter perfectiorem potentia viiam , vel propter intenfius lumen teft períc&ius , & di(tindtius videri aly vno, quam ab alio, licet vcecque artingag omnes partes. obiecti. Demum probarí poteft. ex dottrina de comptreheof&ione apud Seot-jdeo4qnP, 00 ., 48 ,Dicesveriras-conGi(tit in ! tionc brin cum obiecto , fed equali inter duo nequit recipere magis , & mi- mujer dern rd im vnde nó magis atquales dicuatur duo aurei palmi y $ duo lignci& D. Aug.cpift 29. ait ome- nia reótà c(fc zqualiter recta , vt patet dd Vjnea, Re(p, veritatem non eílc (oli adar- quationem extenfiuam, fed euaminteimte ché «e 4 ncs vt repratfentct iud, ycutt ,; quantum rep! cft, idcirco adattic latitudinem quanda, vt peersega Ss magis ,& minus; ficut explicaium ctt. Neq; inferas, eego accu non cepra(cntans obiecrü, quaacà cít ce« praet (t falíus $INOn valct;alicett acus. Wwusedereuam falfus quod is " jv mem ad primumaute Adgsloquicur de rectitudine mas ufeaática, QUA cootiftie 1o indiditibili y nou de Ípecülazua yalicr etum ow ; 6—— -— M Quafi. IT. Quid fr) talis ;& ficomnes actus virtutis e(- Fennec Verom De falfitate dicendum eft ctiam;quod poflit effe vna propofitio fallior,fi.f. pri» uat perfc&ioti veritate , & magis nccef- fariaynde falfius cft dicere Deus non eft, m Mimdus non efl ; poteft etiam c(Te Ifior, fi plura negat przdicata, quàm 6 vnum folum , binc falíius eft dicere bomo efl lapis quàm bomo efl equus , quia.» ' prima remouet ab homine & rationali- tatem, & animalitatem ; fecunda fola ra- tionalitatem , & per conícquens dicit il- la maiorem inzqualitatem , & difformi- tatem,quam ifta,ticut arguebat Arriaga. Dices falfitas formaliter cófiftit in re ceffu à veritate ; ergo quia qualibet pro- potitio falía à veritate recedit , qualibec crit zqué falía ; de per accidens .n. cft; qp parum,vel multum recedat ; (icut cum quis Fuchariftiam fumit non iemnus,pec cat,& nil refürtjquód parumyvel multum comederit. R efp. falfitarem non dicerc folam catenuiam veritatis; (ed pofitiuam difformitatem:, ideoq. poteft actus ma- gis » vel minus efle difformis obtecto, fi. cut album potcft cffc magis 5 vel minus di(limile;vcrum eft ramen, quód fi obie- &um cof (tit in inci (bili tunc vnà pro» pofitio de illo nequit effe falfior,vt cft in exemplo adducto; praiceptum n. (umen- di Euchatifliam antc comeftionem con- lift it in indiuif.biliyt:f. iciuné fumatut, idcoq. fi non ieiunus quisaccipit , parum refett li abundé comedent ; vel non ; non fic (emper euenit in talfitare, nam ipfa di- ftantia à verirate maior 5 vel minor indu- cit maiorem, vel minorem difformitatem cum obiecto; inqua confiftit ralfitas , vt poteft exéplificari in multis actibus pec- caminofis, plus .n. peccat qui centum fu- ratur quàm qui decem . Ex quibus patct lento adargum. quamuis.n. veritas —& talitas futcipiant magis , & mi- —^mus ; adhuc tormaliter dicent '^"rzelauonem , cui tanquam "'Proprietas conuce |o mit hec fu. vediustibun fuo S loco. . 4 wd ueAEE 45 coghitiónise ert, 17. 79. SASGROTURMÉLS VOS -V. o, An propofitiones de futuro contingeut? Abfointo fint determinate verá, : vefalfes |... 49 T lfficultas heceft potius thealo D gicasquám logica ; agitur tamen hicà Doctoribussquia eam tangit: Arifl« iu fine r.lib.Periher. procuius rotellgé ; tiaynot. ex Tat.hic q;vlt. quod fururü cf düplex,vnum neccílartü , cp .(. impoffibis le ett nóforc, vcAntichtiftus erit homo alterü contingens, & hiocetl triplex ; vel q; raró eüemit, vt inbério thefauti ex fof- fione, vol vr in pluribus,vt homine habere duos pedes & de iftisnon loquimur ,ter« tium dicitar contingens ad vtrumlibet,gs «f. elt.indeterininatumex (cad efle; vcl nonef(fe,veqaód Sortescrit , vclnacerit; de qo pót ficri propofitio vniuerfalis vt 66s homines cras currét, vcl.patticulariss vtaliquistiomo:crascarret y vel iogulas tis,vt Petrus.evas covíetz & qualbiberiftas rü propositionitpót: rürfüs' cfle duplo; vcl abíoluta ,-vel.comditionata y abfoluta dicitur illaque füturanrexiftentiaicnts ciat de re abíq; alia corditionc,vt Petits leger,non qj lectio craftina: nó pendcat à motus códttioribus,Gc cirguinttantijs, im furexittentia , fed quiabac dep ia ,moü cy[irimitur ; fedifoli pec propofizic- 'nem cathegoticà affirmatur ; vel ncgatur fütura cxítlétia tei ;códitionata veró cft, in qua per códitionalé hypotheticam af- firmator, vehnegatur futura exi llentza rci depédentér à'códitioncyiraut fi nó poni- tar iriefféilla coditio;neque crit rcs illa, vt fi cias vcniét Pens , Sortes legets 5« fo Setundó:not. quód d; (fidium eft apad Dodctotcs;quid pér deterrhinatá vc- titatem; & fálficatemintélligatur. Quida - .n. intellizauc veritate nccenatiam , vt à cécingentidiftioguitur.scdnoriplacet,heepropofitiocótideprzetentiefttetrnintitévera,nontamenneceffarió,fedeómipceniter:Qaidamintellisuntveritatécuidentem:«edfalso,nammulaepropofitionesdeprafenti,éneceflarig,"funtincuidentcs,'&tamendeterminateverz,Quidamveró.Recentioresdiílinguunt,ptopo(iz:odcfuturopoteftcom."sdinAnDutsd.^"799Difp.csegompafári4dduosvcladfigaificatüAform3cyquodfignificat,veladcaufasiucFic&us,&formalisfinificati4confofmitatemcumfizpificatoforiiáliwobantvctitatéfimplicifer;'cohformitatemciteaufisappcellanrvesitazémderéEISquzveritatespoffontabipnicertzárbamitellescotifo:fitverii; (ed hic; )& nanc ctmifüis catis óparaturn , ex quibus mouetur intelle; &us'd propofitioné dc firuto formans dam;non fit determinate, cerriudayaz liter veram; quia cau(z-non (unc hie y. &. nunc determinat ad illud producédum, & e conira;firexemplum, fi inftávc prin cipis lectione y quis dicereu Petrus -crif. ifj€Ó qiia attendit ad ani orum bené ditpofitos erga Petrum fi Peuus etit princops;dicer yerum fimpli« £Xet' ^ quia illa tio conformar cum f;guificato fotmali.futuro. , & dicet quoq; dcterminaté y crum , quta confor« mátur cum caulis bic ,.& punc difpolitis ad talem clectionejfi ramé non erit Prin: €cps, dicct falfum funplitater y (ed derer: minaté verom: quia rcfpigiendo: caufas lius dlehienis ls indiciora bé: cófors mitatemy f&uxtá vetum mbtiuum, pro* nuncizup dla propofitioy. quapropter 1n fcntétia jftorum. determinatio veritatis attendi dcbet ex conformiiate, cum; mo- tiuo impeliente: intélicétum ad aliquod iudicinm eliciendum , Sed quamuis hace acceptio poffet admitti » quando vci& at- tingitur connexio canfz cum.cffeétu rà €um ex conicéturis folá intectur s. poris dhec babitudo-ad canfas y & ad mta de- nc minare debebir illud indici prudeos, vcl xtemierarintpyquàm veram, yel falfum, qui.n;cx leni cau(a. , vel cx fufficiepri mo- tictuf ad aliquid afhrmanditm, vclacgan- :dü ,nen dicitur tune vcre vel falso iudi- £areyled rc Ctéyrelmalé y prüdenter y vcl nfi paenters tm quia vcritas propofatio- ,hisnonmifvex ordine ad proprium figpi- ficatum fermale:fumí slcbet . Quare. por édctcrminacaro veritate anielligumns bm- gplicem veritatem ,. & cóformitatem pco- potitionis cum fuo fignificato,& propa- Fitionem.effe. detetminate - veram. .cft Allam inc fundare verigatc non falá- tiras fit nobis, occulta ge enim cít do per. accidens: xllüpropofiuióni (5.057557 208131] uS 1. Tcro ups. bác propot:gne; pliciter potlc dici drrerminaté cols el Fcepiaem rrr y cate: is! iin primo fenfo-l]a et propofirio derez. minaté ycc2 Quasolucn tigaiGicat: praedii catum me fe&ó non eXcludcndo; porentiam ad oppolitit ; vt iuc cbrifl vs, evit dicit icsiteariam: faruram cenueor,rc fubieótajcami hoczamen ftat quod-ha béat potentiam ad efi;ndum. ; tono aacem/: firopofitio: dicitum »d etecminac c; vera defcraiinationc de poflibili., quan doctiamexcludit potentiam ad appdfi- 1amj;vtbomoeft animal ; bis duabus de- tcrininapionibus. opponuncuno duz inde tctmmintiones,de inefíe, & de:poffibili;s poffe non efse, illa dicitindiffer&uam. e(sendurà, vcl non elsendugi;, qua indc« terminatione nulla res dici: iadif^ ferés; Gc indeterminata jquia qualibet. (f determinata determinatione de incíscinà vel eft;oclnon;eft;cá hac tn.detérmina tionc poteft ftareindetetminauo de. po fibili quia res.cótingens cü et poteft nà eíse,& cünon cft;pote(t c(sciquz diftin &io (0 modo applicatur etiam caufa li» berzs;quatenus pote(t agerc,& nó agere -' In przfenti loquimur de propoütione de futurojnam quz c(t dc prassetiy vcl dz prateritospatebqp cft determinate vcra» welfalfajn&cde quolibet futuro, (ed cone tingéuiy& abfoluto; nam nccesarium cft (cinpcr.detetarinaté verum ,.quia copula indus propótiionibus abíotuiturab Quis ni differcavid temporis;conditionarü ver rà (pc&tatad: Lheologiá;nans [eei affert orantis difficulrates. "Theologtcas » m loqaimut dc propoficonibus üngu laxibusynom de vniyer(alibus ve) pacticue lanibus;&anr paxiculares (ape dcrenoinas té verat; vniuer(ales deteemina: £ (alis, no fimplicitery&abíolutéied anoriditcr lo» uendo,& tccamdüxówvpé pauca cut* ms ; nam cumad falá ratem pcopotitio- nisvniuer(alis fufficiatvt prz dicatü. non conueníat vut contento (ua dub:ecto. » fi eft vniuer(als afzrmatua, vc! conucniatg Ur hac dicitipditfezentiam ad polle c(ic, 4 Q.II. De Veritatiefuturoeu aitrisgedlüm. Ani... 091 . 4é xffibiiley qnod earuryyal o jbuscomeniar idcirco propotitiones vniucz(alésfancdtte rmina té flc; & patticulàredeterminate:vere; folürignuride fangularibus c(t difficaltas , it^ 23Infaper loqnimug dé venizate derer teyaigaóorit de po(Tibiki fiet a repus coüxitizerftiraq uia ponit eco [» 1tatés(cd deté ionc'deaneíse.; x)ug Pistas pota Decir m des p «tive notat D m kdi3giG, pet duas catlegovicis: virtuglicec in illa. intlu(as in gnatum wnz de mcfse zribuiz tm (übiccto jradicáram y Seoppofitiril- Bác perdién hibuinirifalkerz; mon quf dein dc ine(sejqaiaimplicat, fcd:de poffi « bilet Petrus curver, nom explicatue (De truy ficcurketypo ét mo cuyvetsfed. Pecrus flecinivetyvr poteritiétnbnaurvexe s it Le fudeterminatione ftat ró cótimgátia. Senfus i AR ero Gon yt ciantuc itae propo Giziónes;: f) faicóikca- di&orizz,!vc Porrus cravleget 9: petrus «74$ ngn leger; vnaittatü fir determina: té vchalteta fal(ayvel fi. &na tanc prdfez vmtutyPerpuscrdyiégers fta sic verade» verihinar,vel falíajat vero de. sit fala fe3:- vera; ed priecindate- i: nan T»v.3l "' Bitvodopiniodíserens, quód propos? tiones defirtácó comingenu vsi conside- serur vt cóntcadv-toviar icegrant ivrigui Bypotliéucaa: disitiuá, vc Taetrdrs cras legetivey TUriusatonleget cras y siue di- eitittá vt Perruscyasleger -vel'uo leget y sSieyiliter si ieósideret vaccas liegdrica dis rénGtinl- ih àrdineladeceivaem; Sofilsi: atem v.brpereig legeroet effer ajstel Sisi rien arto erit deti até'véra;éó/s disiatetorcadióturia at Edarí nic deny acsi qeslibecex ego Per MA adi curi 6r alia peliausho M rer meaua; rftarb ediz vita vel Küfaxdte concisa cens fei vrianerac : werd ulteretiaégdesetmimuéy Scioecfa- jus st Voca nul clesie di cetiia Mene ve uet Jyaec- put gosdosiigocihnim lata E era fadeidiowafase jane» .alfigüari: doterniitiare: ca lamus"aliquis-,y - Cui cóucniar niecetfitas ittassicut a (Tgria- Hürjquando:tertmirius dererminate fuppp MR polrrflirracz r.c. 10i tti- "buicir harc ópinio A rif.hic, :itéAurco:in 35,439. q.1iát. a Cadier; opuíc. de verít. euüné.Molispedifp/t7:6c18,Masio hic cd. fa&t. vm.d. 4. Cordübzddib:r; qoe * ors ,dabir 36 à: Gonitmbr.cirantur Bat. dna Sul. n ron r.& Bárg:d:49.ad Axe princ. fed falsó jmamlle Folunvatferit utárum contiizens fécundü: (c conside- farumnallam babere deteyminationé ad (fe; velüó efTeySc Ger vc socnul- dim liabere deceeammaratn vetitatentjaut fálpicatemjarsi (pectemursvt fubcft diuina »volun aut ;sic c(t dc ceomimat t vcl ad «(lá - alá;velnbe(tédi j ad yeritutó » vk Galsita- té) iffiatt;quia futuri, cü sizin- -diffcrésad cffe, 6c noie (iere quirit: detes- snihaxi àrjpprla:cán(2,::qua;depédce;qua- *re nor necadit abfolure fon babere: ma - vimbatam vorira&cy v cHalgizati; -Batdius voro loquituráarfont. Azift.o a fa- 'Curkiürwericitem;vt.ipíemeo fe doclataa. 1553 dDicEdibett peopélsitiovcs £n cornzinpenti ubfolütoreífewcl debezmina- «tà veras dexermigna cé i lías v itaux haec s TE Mni raram iet «palis 98 eifode céningent iss: $2 7d ug: yeppeceftqs con, an; s:atoad ;diseolo- Igrois fe: Pato Dude $5 (rav ie rcros, aipiicede- icemtiobeli aao sizum éiidccecen(cce j)c qngcipfià api&meiLiny probat Gres v.d. Do etii se ornesferc ;ccbntide "ceatioimos delumpfere prot: ro ai Motif ic datp. aou4xiacoppositi av fenvenu füifsedo Sixspsguarttbdscoratá: corra itrams ftv ifa Cen uci manaícriprs áf- dferua cux iiri! icadólouaris&  rarionabilie «tct dnidein): iam nowfolum zaidenter:à Patribusufscisibmícd:érhiberusjn facta ;Senptanam Dan. 1 dicic dé DeosiQs yofl tais jantequa füant y €f. pne 2. dic uir; Erabflergét omncm [atrii ab Iooalis eo*um;qaz propositio cft dc fata -zurcóriméemri sizulari; &C ibidem atsbaj- -itür efse vetain «uude: Ioanni dicisus 5 cni" be jquiabac verba fidelijjesia fwit,G vc c za5& paílim habctur talcs ipyinitent webfulsiauégtaiScae ' m 792." A Popes süt determinaté -alitet epere,cp cft impiil; có vel maxime -gnulta füb iuramento per prophetas (dos , tanquam yera promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro przdixit xrinam negarionem , & latroni pofie(fio- n6, & ingceffum Paradifi. Tum quia De- n5 ab eterno prz(ciuitomnia futura , no Iquidé fub difianctione,q» forent,vel non — 3torent, nam hoc modo áinobis przfciun- zurncc proprie effet praefcientiasfed co- isaitio queda confufa,& imperfecta, pre- íciuit crgo determinat? iuxta illud i'fal. 338. Intellexifliomnes cogitationes me as de lügey" omnes vias meas prguidi- &lijigiturab eterno propofitiones fuerüc -etecminaté verz , vel fal(z, ergo quádo «os illas pronuuciamus , (i crunt contor- mesillisinmentediuinaabzternoexi"ftentibus,eruntverzfidifformes;falíz;"neqdicascumCather.haspropositiones.*eíscTheologicéveras,nonLogic;quiaAllepropoíitionesantecedénteraddiui«namcognitionemhabentdeterminatam:veritatem;velfalütate,non.n.ideofunt"veraquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDcoquiafic(untinfeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcien'&iahabcatcxcocxiftentiafuturorumcü"CERLaco,fiueexideis,fiu£àdecretisdi'inisiparárefert;inpra(entin.quarimusJftum;nócau(am,&modüfacti:Qi0d'adhucpotprobati;quiaq»nócftdetermiAnatéinfcveram,vclfalsunonecognoifcibilc;quarcfàfutura,cognofcunturàDeoscrunt determinaté coznofcibilia & squariuisnos non cognoícamus determi. tauéj& certe ;non ob id negari dcbet illis «rainata veritas vel faliitas; nam etjá «zoultas de przícnti , & neccílarias cecjó 9neicimus,& tamcn in(eipls habét detcr- fminatam vericatomyaut f. Mert ed $4 Sccüdo;prob.he. diones sic crminaté conformes, vel determtnaté *diflormes proprio obieóto quando pro- *feruntur,ergo (unt determinaté yetz vcl fla, con(e..patetex ir pati verita- ^uis; falfiratis, Adiec.prob.hgc propofi- *itio AEnticbyifins erit. y figntieat Anti- e&liriftüforcjinceriotépore futuro; in quo »quód cus potuifscr métiri, & metis a ftus, Sio e conde d a E MI eft conformis, fi non | formis. Ncc obftat nos neícire detecmi- uaté an fit veta , vel falfa; nec abfentiao« portée qde aon vri de prz(enti 1to erunt determi naté verz, vel Galle pbic&ü. ignoretur ànobis,vel fit abfens, vt in illisde ptate- rito,Si dicas,vt effe&tus (it futurus,requi ri determinationem cau(z liberz. ad illü producendum, quia fi eft adhuc indeter. minata& ia zquilibrio fufpen(a, cffe&us nequit diciyq» erit,vel non erit)hoc.n-ha- bet à determinatione cauíz , at ia prola- tione propofitionis dc faturo , cauía. eít indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitur indeterminatus ad effc, vel non effe, & per confequens fitio erit inde- terminate vera vel falfa; quod non eucnit in propofitionibus de przr(enti,& dc pre- terito , quz in (ua figmificarione indo] 1t determinationem'cauft, .— - , -« Contra,propofitio de faturo,licét nüc proferatur;in quo caua eft indctermina, tastfi non fignificat obic&tum pro punc. y fed pro tépore furuto ; in quo neceffario- caufa elt determinata ad. producendum, vel non produecendam, & ctfe&tus ad ef- fc,vcl aon cífe,crg0 nunc propoütio cri deteraríaté conformis,vel ditforais ; ^. non ingolgeret deteriinagioaem cau f (cd indeter minationemy (ci potentiás am habet ad producendü , vel no pros cendum , quiatalem potentiam habet cau(a in prolatione propo(icion:s,fe jue» retur, Qilla propofsio non eífoc dc futue royfed dc praséu ,nó de iaeife;(cd modas Iis de poffitsili,no cotingens, (cd nacelfa- r2 5prob.(cquelay&.n.hec ppofiio. . ticbiifluserit , fignificat Apüchr.ftü. vi poffibilé produci,vel nó pduci,& fub in- erminationc caufz de poilioil. (uo y pót dati aliqua caufa , qua fit indctermie ta indeterm:inatioae de incíle , n3 quxli- bet vcl agit,vclnáagitJergo faceret bune $690 , Atxi i 4t produci, & n6 product(eà po(Diile cft A atichiaftü pe ; duoi. iebcitü nó produci » E polito: modalis& neceffacia& p. "iequésabfolaiuat copul à iépori ifie UV ied ei 9.IT. De e it Loja ydüiatális potétia ' ' mhódóteperitür in ncaüfa. Tum. i jab: Totétam , quia illa iiopolitio-ederdetetuiinaté vera quó ad vtratmq:pártem daa effet copalatiua, ad: quatn requiritur vetitas. vtriüfqs cathe- Serien e satio ots : E lumyyt diximas 1, piinft.ctac.4:e .& 9. ($5. Tertio ptob, hzc jppotitio J£nti- ebri[lus erir, vel eft determinare vera, & habetur intétüve nó etit veray ergo non etit Aacicheiftus, pátet con(eq.ideo pro- itio affitmatiua nó eft vera , quia cius ficatumon ita fe habet à parte rei , vtéxprimituc per propofitiotiem ; aliter e(fetcofocmis;& vera, Ii ergo Antichri- ftus non etit d parte rei, ergo cótradi&to- ria illins affirimatiug eft vera quia e(t có- formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa neqait obiectum e(Te indifferens ad efie; & pon elTe , nequit... Aücichriftus cras elfesfcd.vel erit P^ ve non 'cta$ , ergoneq propofitio turo expriavcas eris « craftini Antichri- fti poteft eísc indifferésad veritatem, :& falíitatem; aliter (1 noneífet verum dice- re Jnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras nóevitspoteti inferrisergo Aa- £ichriftus cras neq.erit;neq. noeric quia €x propofitiorié copulatiua , cuius partes t dua dingülares negátlugvalet.con(c qüentia ad cathiesoricam fisgularem ne- gatitrim de przdicatócopulato ex predi catis partam cópulatiuz , vc Petrus neq; cac (tn24; Pecusloqaitur , ergo. Petrus nei; curti neqsloquitur; & fié due con ' tradiétohie e(fent vera;vide Gregicit, ^ *Qoutra titan veritaccimarg, Tum quia fi ptop- (itiones de futuro codciügeriti ha beten: dcteraiaatam veritatem fequere- tur Dcum aliquindo dixifie fal(ams quiá «tiülta per Pro »hcras praedixit vt euentu: fajque tàmen non fucrunt 1n elle pofita, vt cum Li. 38.przd; «c Ezechiz Difpone domi tias quia morieris, & Yon3.24d- di d'tiiodbucquadragintadies,nNimue[ubuertetur,&«amenieq.morsEzechiz,ncq.ciuicatssfuliocontigit,Tum2.Faturumvcconrng'fuarationeformalicftindifferensadvtrümlibet,ergoL0gKéA,futwrorim'eomingent,Art.V.293de(uarationeformalie(tindeterminaperiodnequitverécócipivtdeterminátü.Tum5.lihoceffet,ergofacuranc»ceffariocucnitentquiafipoffentnóeuc«nirejillapropofitiopoffetfierifal(aypo«tiatur'ergo,quóàdnoneueniát,quaritursquandopropofitio,quzeratvera,incipitettefalía,nonquádoeftvcra,quianequit€(fefimulveca,&fal(a,nóante,velpofts.quía quod eft aliquando ver; femper cft verum. Tua 4.nulla effec differecia inter propofitionem neceísariam,& contingé- tem;quia-ambz efsenc (empiternz veri- tatis. Tum $. omnia immutabiliter cueni- tent; & per confequens fruttra efsent có- fültationes dereb. faturis,vt arguit Acift, T 6.(i Deus determinaté cognofceret futura contingétia, quia hzc po(süt aliter fc habete;fequitar,g» Deus pofSet decipi nam (i Deus nouit Petrum fcísurum cras, & nófedebit, Deus decipictur,ergo fi no ait Petrum fe(surum cras, & pot nó fede- re,Deus poíset decipi, quia ficut ad duas .de ine(se fequitur conclafio de ine(sc, ita ex vna de ine(sc , & altcra de poffibili - quitur conclufio de poffibili. Tádem eft authoritas Arift.acgantis de futuris con- tingentibus dari pofse determinatam ye ritatemyvel taliratem . TON $6 'Kefp. has rationes nó folü auferre à nobis, (i valerent; notitiam certam futu rorüm,fed etiam à Dco; vndc Cicero li, 1. dc diuin. his per motus omnem. Dco futurorum przícientiá negauit , quapro« pret ab omnibus ; Catholicis (oli debe- rent. Ad t.igitur dicimus propofitiones illas non effe de futaro abíoluto , (ed có» ditionito , (enfus .n. eft , quód Ezechiel debebat mori in(pe&o ordine , & curfu fecüdarumcaufatum,& Niniue de ftrui, nili egil'set penitentiam ,quod de alijs fi« milibus eft dicendum : quia crgo: euens tus illt debebant poni in e(se dependéteE à conditione,tita (ablata , auferücur illi & per confequens Deus nó gradixit. fal- (ain. Ad z.dicimus futmcü. vt contingens tse tadeteriminavim. indetezminatione de polli bil, quatenus potcit poni; & non poni in e(s« , & in hac indcterminationc codfiftit formalitas cótingentig , dicitur tamen determinatum dcterminationc dé : Nnn ineíses 784 tar, fundaturq ;immediaué,& primarió in Éormali conccptu,fccundario,& depédé- ter in conceptu obic&iuo , quando cos- «cptus formalis alitcr atting't rem sac fit infe, vc dc veritate diximus, & ij(dcm ra tionibus o(lendi poterit ibi pro fubiecto veritatis. adductis . 1 A quo t& proueniat ,quàd ràm (zpé in bniufmodi labamur emorcs, & di fficukta té in afícquenda veritate fentiamus, dice tur difp. (.Met.q. 9.att. 1. pro nunc dici- mus,aliquando ortam duccreà caufis cx triníccis,& occurrentibus impedimétis , «f. ex indebita obie&orum diltantia ,vedl ex dcfectu nofirorum (eníuti, quibus (2- pé repra(entantur res, aliter quàm fint ; im moro hai i gua cultatis redegit inim ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo dct à (enfa,& per (pecics intelligit à (enfi bus mendicatas :yndc autem otiatur dcpendétia, inquitiDo&or quol. 14.P. & probat ex Auge1 $.de Tüneng oci cipué non cx natura iz, (cd rationc ftatus,quippe qui nó eft naturalis, (cd par nalis ob peccatum. offginale commif- fumà noftro primo puce . 49 De hacigitur falátate quirioug , quid formaliter dicat;& quidem cx dicis art. prz «patet , quód non dicit se entitatem actus,vel atii cü obiecto , (cd aliquid addere (apra a&ü, dc quo cft dif- ficultasmaxime an fit quid priuatiuum , itaur falfitas fic Mr MA Rar confor- mitatis,an vcró fupra a&ü relatio- ncm politiuam difformitatis,& (i talcm, adijcit, quena fit, & quomodo diftin&a. - D. Th.1.p.9.17.ar4. vbi Caiet, & alij Thomiftz ixfuper Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom.1. petes qua. 3j. & cx noflris Saifinch. trad, 3. de Dco vno di(p.t.1;58. afferunt faltitatem con- &rari£ opponi veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter dicere, Caucl- lus tamé diíp.3-de An.[cGt.9.Pafqual. 2. p. Met.di(pe7 1.(uttinéc quid negatiuum éolum formaliter fignificare . Diceadum cM — addere fee coguitiopcm , (eu mentalem propofitio- pem vealem rclionem di conuenientig , & dítiormiums, de quaidcm c(t diccndá ^ Difp. X. DesEnaciationé, 5 uad di(lin&ionem ,& realitaté, qe de verita:c diximus, Cócl.docetar à Tat, - 1. Petier.q. t dub. 3. vbi loquitur de falfi- tate cótingentis propofition's,à qua rea« liter vans enim potcft (parati, & ab Ant.And. ibid.q.5 vbi adducit iná y imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper tex. 22: & 6.Metq. 5. $. Dico ergo ad queflioné.V crl. Seciide ait veri tati y vbi afferit veritati coplexzz eppopi, priuatiné ignocrantiamyque fal(itas negas tiua €t vocauir& cótrarie falíitate , quà» do.f.vmuntur, quz m rc non funt vnita y vclé cótra,fi rgo falíitas proprie dicta, dc qua loquimur,contrarié per Scotü op ponitur vecitati,no priuatiué, ncquit co - fiftete inaliquo ncgatiuo formaliter, (cd in pofitiuo, qualisefteelatiodifformitasinfraVerf.depEtisj&cquamuisinfraVerRefpondcopaeqeQAPAerttütatcitaveritatircrüineffendotamhzcveritassuitddeiepcieatenuspoteft(emanifc(tare,quantume(tdefchisintelic&uipotentitalémanatternifcftationemagnof(cere,quodconuenit.cuicunq.enttanquampaffie,vndecumentccongcititur&perconíequensfal(itasoppofitaàeíicnonens,quiadi»citnegationemigeyaliterfief(etquidpofitig,babereztalempotétiagrelationesprimimodifundátur(apervnom,&icftvnitasnature,ibicftrelatioidentitatis,vbieftvnitas,&cóucnienciainquátitatc , ibi eft zqua« litas vbi cft conucnientia in qualitate, ibá eft Gmilttudo.& econtra ; vbi eft multi- naturarum in (pecie ibi eft. relatio diuertitatis,& dittin&ionis, vbi eft mul- 1 di(conuenientia quantitatü , ibi ett rclauo iuzqualitatis,& tádem quz in icatt dilconueniunt,dicuntur di (Timi lia per relationé diflicnilitudinis , quz rc» lationcs nó (unt &implicces negationcs ope pofitarum;di(limilitudo .n. non cít prz» cisé carentia fimilicudinis , (cd cft celatio pofitiua oppofita contrarie. Ligsrl:tadipi s quam doctrinam fusc expo(uimus ditp.Ss qp» 1o.att« 2,crgo ficut cognito »^ Me 1 . om coil AI oo pi i jii. io Med "a 'obie« lo in efle ref tUuo,fundat rclatio- ncm conformitstis ad obiedtum;quae eft intentionalis (imilitudo , (ic co- itio falfa quia liabet di(conucnie ntiam obic&o, nam illud non ex primit; vt cft infe , fundabit relatione ditformitatis politiuam ad obié&um que cft quedam tent ;onalis di (fimi litudosin qua forma- fite cófift falficas. Dices,calém relario- tiem per accidens (e babere ad denomi- ationemfalfi , nam fi esl impoffibilciiG teíultaret , adhuc cognitio per fimplicem carentiam. fimilitadinis. reprarfentaiiua: €im obicQo , in qua conhftit veritas, di- Ceretur fotmaliter fal(a, Conca, nà fi haec reíponfío valeret, idem potiet dc telatio- hc diuérfitatisiinzqual tatis;& di (imiii- tudinis (uflineti ,'& per confequéris nuila -G ratio oftédens - debere talcsre- ationes; tum quia poffet quis oppofitum futtinere, quód falfitas (it quid potiti- tum, v tamen carentia iftius diffor- itati$, nam co ipfoyc rionadeft ditor. itrcogoirione, & fi per impoflibile non rc(ültarer relatio conformitátis, eflet illa cognitio vcra;quia hó falfas& vmuer- Kilitér o€s róncs, quibus oftéditur diflia- &io rclationis ab extreniis; ptobá: écdi- fün&iosé potitivá fal(itatís a cognitione, AE Qubd aüt ccdé modo fic pbitofo? hàdü de itta eem ad rcalitat & diftin&ioné à projofitione ; vt (unius locuti dc vetitates patet x ibidem d'&tís, nón .i. hac tefatio cft rationis, fcd realis, - quia independens ab operc intelle&tus, - ai ss fimpliciter realis, nam 4i- ét propofitiocótingens de pre(entisqua- 'do cít negatiua , dicat relauipnem actua- Icm fimpliciter realem, vt fi Qaiscurrente Perro dicat Petris non currit bsec pró- potitio dicic relationé realem difformi- tatis ad curíüm Petriesiftehtem , qué ré- fpicit, attamen propo6itio in materia im- poffibilqz abülralit ab obic&to cxift€ t6, & cius copala abfoltitar: ab omni dif- f:centiatépóris,cam lit fempitefna: fülfi- tatis, vt boo est Lapis, & illa, quia eft dc yratctitoy& fütüro & qua ett de prasc- ti, (cd tel picit quid negatinum;cui diffor- füatür ptoptet affirmauonem oppofiti as cognitionis c rt. IV. 78$ vt non currekte Petro; fi diéatuz 122 currit omnes ills: propobuones dicenz relationem realem fecundü quid, cü non fit intcr extrema realia ; Sumlirer propos fitioncs illa, qui nequeunt: eutari in ve- ras, vcl (altim ab initio non poterant cffe vera , haben: fa] liratem: realitec identifié &atatn rcliqua vcrà realiter. di (tinctam , -.. Conttà arg. primos fi fa itas conhiflig ii telatione d: form tatis ad r€ , quiaanop e&primitur,ficuti eft;ergo quando inccila pitür Pcttusvt anima! folum y talis cons cejxüs eiTécfalías &quia:Perrus non rami tft antmalfedetiamrationalis. Tum 2. ficut (e habet malitia'ad bonitate, ita fal - fitas ad vceitateín 81m ficut malum eft quidá volantatis defe&us y ita falfnan eft qoidá defectus intelledtus ex 6, Ech. c. 2, ergo ficut malicia fogmalicer dicic priua» tionem bonitatis cx.Sco. 2.d.37. ita falíi- tás €rit priuatio veritatis . Tum 3.i fali- tàs diceret quid poitiuum, ergo Deus có &utrerec& eilercaafa fal(itaus im intcel- le&tt notLro,& ita poffet aliquem dccipe te; quod repugnat (ümmxze cius veritatisóc perfectioni. Tum ficut carentia potctie tig videndi eft coecuas,& (i nullus noxios htimor aducniat in oculo; ita carentia có« formitatis: ad obic&um et& pracisc fal- fitas , quamus nulli. pofitinum fequatur Ína&tu. Tum 5. (cqueretur, cpaliatcsà Deó poflct duri,quz nó crearetur à Deo, quod implicat, prob;feq. ifia propoldio, "Detis- creat aliqnid demouo , poteft eíic fal(a,cura fit contingens, cuius fal(itas no crità Dco , aliter illa sore uem elícc vc- T3, ct£O Tcv etict de nouo, purà pofie tiui illmstal(itztis, quod nà cfietà Deo. 43 Kefj.ad «cá diciauts vuinc propo- 'sitionem elfe ——— cócipitur ccs "aliter , ac sit , non eftlen(us de concepcu przcisiuo y qualis eft ilic Petrus. eft.ani- "mal, nam in hoc adc(t conforaicas y fal- tim partialis cam obicGto, icd «cl de diui $100, si quis conciperct Petrum effcfoiu 'animal,vel de posiriue erronco, «c bomo eft lapis, & vninecíalicr quado rct tibue- turquod aon habet à partc reivcl ab ipe Ía feónetut, quod habet « Ad 2. paritas válet dé falsitate opposita. veritaci in císe üo, nom dc opposita yclrqa doo cAR 7286 Bc quamuis in aliquibus valeac,non tamé án proposito ,2um quia nialitia eft defe- i&us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- li dicit non ens, vnde ia omi(fiooc potcít teperiri , at falsas e(t deceptio , qua intelligere (emper a&ü positiuum intcl- le&us; tum quia bonitas , quz conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parre rei cft folum denominatio &xtrinícca in actu, & malitiaeft carentia talis denomi- narionis, qua poftea accedente opere in- telle&us concipitur ad modum positiuz £clationis difformitatis ad legem , at vc- ritas , & falsitas conaeniunt itelle&tioai à parte reijideoq; in(urgunt ex natura ex- tremorum ; quate sicut malitia fit relatio rationis positiua per intell alsitas erit relatio positiua prz(cindédo ab actu intelle&us negotiantis, Ad j.aliud cft di- eere , Dcum concurrere ad a&tü crrotis, & ad illam entitatem falsitatis, aliud po(- fc nos decipere; primum eft vcrum , quia concurrit cum causis fecundis tanquam vniuetfalis caufa , & cum sinat illas mo- tus fuos agere, conaitrit ad deceptioncm illarum, (ccundum eft falíum , quia tunc £ffct author,& totalis caua ertoris;qnod repugnat ; sic etiam voacurtit ad entitas tem actus peccaminosi,imO ad ip(am cn« titatem formalem peccati ia fentétia Ca- iet. ponentis peccatum in posítiua enti- tatcnó tamen dcbet dici per fc caufa pec cati, (ed per accidens, quia prater intcn- tionem ipsius cueniunt peccara; concur» tit etiamad mon(tra , & alios naturales defc&us, non tamen dici debet caufa im- perfe&ionis; quia hzc prouemit obim- perfcelionem cauíz (ccundg » cum qua concurrit » Ad 4. neg. paritas , quia. mor noxius ip oculo cft inatétiale priua- tionisyneccacitasà parre rei in fuo con- ccpiu formali includit babitudincm ad aliud, vt falsitas, ideo si actus concipete- tur przcisé ». vt habet carenuam confor- mitatis, diceretur falfuseo modo; quo actus vcrus diceretur talis, si przcisé cum carcntia difformitatis concipcretur i pa ries albus nigro diceretur diffimilis , si «t carens similitudine; consideraretut,, i matcrialiter, & fundamentaliter, nó for- qualacr «Ad jseípondet Tav cif» idem Difp. X. D& Enuntiatime «5 argumentum fic ci MOESIA d 9 qui aliquid de nouofat5»&nonàDeo,naniftapropositioeusmibilcreatdenouo,[redite(ftvcra,&bacveritasnoneffetà.»aliterpropositiocíIetfila;qurefponditurcalumiplicare»nàiDeasnihilde.nouocreat,nonpoccítdaripropositioilladenouo,namimplicataliqu&dcnouoproducerepropositionéaliqua,adquamnonconcurratsàsuniliternuliaeífcecpropositioyeradatocaupro»ptereandemratiohem;quapropterifla:eruntpcopositioncsnalsificantes,dequidiximus1.p.at.2.c.10;:4àdumarguitPafqual,enscomu:niffimgfumptüdicitrónemveritanquápoetacnilsiskMppponitoraensitasn'!ensposiciuum,quiexigemundAnadaturauodpositiuum;.quodsifalsitasvtsicnegatieueopponiturveritati,qualibetetiàfal»fitasnegatiuéopponctur,quiainfcriorferuantnaturam(upcrioris.Tum2.qui.fidicitentitatempolitiam,iamhaberetvndepoffet(cmanifeftarecuicung; iti tclleGtui , ergo haberet veritatem , & fic - nà efTet oppofita veritati, quía oppofitü tolit, non includit roné altetius oppofiti, Refp. comiui fallaciá , quia arguitur veritate inc(lendo ad veritatem in repr fentando, & à fal(itatc illi oppofita ad fitatem huic contrariam ,concedimus «c ens cómuni(fimé diccre rationcm veria tis in cflendo , & falfitatem oppofitam cf fe quid ncgatiuum , (ed negamus falficace in Pi, CR I cífe quid negatiuum .& inferius ad illam falta, naim funt al- terius, & alterius conis, & (olum zquiuo- €c analogicé falütatem in communi dici dec hac, illa , vt nouit Doctor 6. Met, Q» 3. inlimili de veritate communi ad ve- ritatem in ctiendo, & 1n reprzfcntsndo; nifi velimus concedere falütatcm in có- muni abfirahere à pofiriuo » & negatuo; vt diximus de róne ipij in comas ni ad formà , & priuatione in khyl. dif», 14943« Ad 2.fimiliter dicimus Laiíicatem in xepraentádo opponi veritati in reprae fentando,ciius roncrh tollit, nó inchudiz; non opponi veritati in e[fcrnidó , quam in* cludivt palTionemrc&e.n. potett iócele lectus ^ iMi t ÁÀPIE arg rpas Sa e —ÁÁ 97CUN TAA 24 Am — Quali. LI ull fefulftas copi AI. T8 fetus refie&letc nition£ fasi , & intchigere falfitaterh iw ilia repertam y eai falfitàti vt obieQto effec iHacognitio Tcexa copfotmi$/ — — "«$ Tertiorelaio proprié nó füfeipit 1,& minus, falfitas (üfcipit apis, &c vhinus,ergo nó cft relatio; mi, prob. Pri. tró,quia magis métitaryqui dicit hominé tfc lapidem, quí affirmat effe equum ; item fr duobus táncum currenribus quis dicat tres cürrere mirus mentitur,quam: fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia fnagis à veritate recedit. Secundo quia atus mali (unt inzqnales in malitia; ergo & aGusfalfi. Tertio fi. quis cfformarec tres propofitiónes fal(as, magis diceret fal(um,quam qui vnicam tantum; ergo fi isconficerct vnicam propofitione fal- am ex fübie&o copulato aquiualentenr gis tribus, falfior erit hiec propofitio, d dWa'y qui effet de fübie&to implici.Nec Yes eq) vot dirette ubi. 2.$/27. 1 ^ ic- &ó à o", cenfittit in indiaiibili ideóqstàm aberrat à verirate , qui falfum: enuaciat de quatuot', quam qui de vigime ticenfideranur.n. illa plara vt partes fa» bie£&i ,ad quz indiais fertur; a&tus , 8c €t diftin&a materialiter (e babent. ad. illá propofitionenr, ficit atquénon moratur Vénétijs,qui e Kontsquam qui cft Bo fioriig,quanhüis bic avinusdiftet; & boc; m illa confittic in indiuitibi- 5& pet accidens fe habet illa maior, vel minor diftantia. NO valet ; quia vt arguit Arriaga dili. 1 4. Log. fedt. 3. fequeretur 26 Gogis vIpam e(Te inaquateim (cmipal- &$o, quam paleum y & babens ynü gradür albedinis non'etle di (liimilius nigroyquanr Wubens alb: dinem vt oto yquod'ett fal- füm .-. Neq; copalatio illa'aliquid faluat; fiitrnon affirmatur cut(us de illis necef farió (imu! (urbptis,& cum nicceffaria dc- —— ja vnius ab alio', (ed contusé — & y quà ratione patitur i(io- pere Vaciidudidem, vt poffit magís, vcl. minus falfum enusiciari ; Tádea quia ves ritas propofitiopis (ufcipit magis , & mii mas , ergotatitas etiam oppola , antec. - patetex Ariftecit. inmprz ced.arc. tüquia' propotitio neccifariarnagis dittat à faite tate; Quá cóntinigens vera, cü illa nequcae fieri falíaicot i zn n Breinopt- dentior,ergo verior;ttim quia idem expe- rimur in ied co one & minas füfcipit in a&ibus ds. . 46. Refp.difficultaté h&c petere folu- tioné illins dubij,an vna propofitio fit ve tior,vel falfior alteta 5 ncgant bocde ve- ritate Hurr.& Arriag.cit.;té Amic. trae, 16. dif p, t.q.$.dub.5.art.r. & Ruuius 1, Poft.c.2.q. 4. loquendo de veritate foft« malti, non fundamentali ; dc falfi tate nes gat etiam Hurt.affirmanc Arríag.& Ru- uius, vrromq; probabile cenfet Amictis, Sed yt rem breuiter explicemus , not. qp veritas poteft fumi , vel pro proptiafor- malitarequomodo dicit adzrationer y '& commenfurationem actus cum obie- &o,vel pro concomitantibus ipfamyquae« lia faut neceffitas obie&ti, vel contingen- 'tíajthaior,vel minor perfeGrioentitariuz ipfius obie&i, maior, ecl minor cfficacia rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo modo adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vclil- Ta adzquatio fümitur extenfiue im ordi ne ad numerat przdicarorum obici s, itaut a&us nihi reprzfenter, quod nove- periatar in obic&to, & nil Gt inobicéto 5 quod non repra(entetar abadtu, fecundo intenfiue, vc actus repre (ente obie&tü quanam ef reprefencabile. Falfitas dez inde poteft (umi dupliciter, vel negatiu& vt dicit carentiami veritatis, vel pofitiué s vt fignificat receffum à veritate, & diftà- tíam , quz confiftit im illa relatione ing Pieri 3 , sicut abfentia:- Vcneta- poteft imiyvelvt dicit carentiam' Veneta prae fentie ,vel vt significat diftantiá positiuá y JA. diftátiam Romanam , vel Bononiésé , Vt igitur deciaremus, an vna proposi «- tio sit vctior; vel falsior altera , iupposi-- to , quod loutamur de mentali proposi-t rione , feu de cognitione imellectus (nái vocahs ptopositio improprie dicitur ves 125 Vchtalfa) videndum ett; an veritas, &- falsitas in ommbus propósitionibus cone síflàt in indidisibili, an veró in omnibus, vel faltim ip aliquibus prepositionibus refpiciant obieétum diuisibile: nom $i pri mum concedatur , ncquit vnà poros cl pUT C n . det ápo[lerioriyjed 0 conuer[o« S . 988 -^ —. Dip; X. De, seliealcera vetior, fi fccundum, dcbet ad- mitti jn vcritate&falitatemagisó:minuscomodo,quoinrclationibusdatur;ytexplicauimusdifp.8.q10.|.;47DicimusergoquodfivetitasfugnaturproconcomitantibusBVvtiapropofitioeftverioralteraspatet»quiavpapropolitiocfdeperfc&tioci,dcmagisneceífarioobiecto,Xxproftatuiftovnac(taliacuidentior,quiacuidentiorayootiuaconcurrütadaffenfumipfius;iacolligiturexScoto.q.14.Vuiu.cumaitveiiusnonhabere(uamveritatemàmipusvero;hocctiamvoluitDoctor,cumrjuol.18.T.aitConfimilitertuult&con£lnfjonesfcquézesordinatàexcodépriu«iptobabentveritatespropriasdifliuEas,CfortbprioreflveriorGgmagisneccfJariaquiainreierpenam"mfimaturproadzquationea&uscüQbic&ocxteníiuaquoadnumerumpteWicatorum,poteftadririercalignamlátitudinempraterquamin tran[cendenü- 15, nam fi vna res habor in (a plura prz- dicata, & aGus folum vnum rcpra fentct, alter vcró emoia, certe conformior erit (ecundus, quem primus, ficut dua qnan- gus magsequales dicütur,i ncequa Ílecundum omnes dimentiones , quai fi iccuadum vnam tantam ác fik contide- tentur dug: propolitioncs de codem prz- dicato, vcl de omnibus fimal , fic yna nó «ft verior alicra éxtcnbué , quia conta- fiunt in indmilibii vcl «p. 2 f&imát,guod €onucnit obicéto , vel pegant,. qe dion, &cpit ; &  quiatrafecndentja habent con- ceptum fimplieiter-(mplicem Pepe &ioncs.dc ipiisex boc-capite erai 2 pe. Vcr& propreriindiuiübilisatem obie 1j Sitandeg «onfideretur yeritas quó ad in tenfionem repraentajionis, fic dua pro» po(itiones de codem obiccto poflunt ef- Ág.inaquales in wejitate 5 qnod Fes ia. de codem. opjectojommnp poflunt. dariimelleduuna e narii vba ops k & diflinstjüsseprgls pret eta f Luziusyv Gao £eprqienMet o T tun cb zeprarentzabile dad vv propontie-v: 3oic9to SVG y. ;eníeqpkob«quia vg- 97. :EON M. Aag, s enitn ri pn pae ar & intenor ccpre(entauo fornraliter eriz perféctior , & intenfior veritas , antec, prob. pevíe&ior a&us;perfeGtius , & cla« fius attingit obicctum,qua imperfcétior, quamuis vterq; attingat pere ada- quacione exten(iua , & quo ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum Do&. in 4.d. $9. q.4. & $. vnam vi- fionem de Deo perfe orem alterajquá- quiso Beatus attingat omnia prz- dicata diuina, & Dcum videat, (icuti eft, & nulia creatavi(o repra(cnta: Deum y quem ci rcprafentabilis, (ola vifig iuina :píam adzquat inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitar compreheno ; tum quatem veritatis non con(ítitin mplici ad&quationc fed in timilitudine deiimcmiemlisfed fimilitudo fug ; ; ipere m3gis  & minus y€r3o&veritas;tumquiaincorporeisrebuscuenit,namidcinobicétumviefibile,velpropterperfectioremporentig.vifinam,velproptetinteníiuslumenteftperfc&ius*diningvidenalvno,quam:abalio,licetvrerqueattiomnes partes obiedki à ron rua poteft ex docttipa de compteheoftone apudSeocj dep qenPs 000 48 ,Dicesverias-conGi(tit in tione actus cum obicéto , fed j intet duo nequit recipere magis , & mi- nus, quia conti(lit inindiui(ibili, vnde nó n aquales dicuntur duo aurei palmi y $ duo lignei;& D. Aug.epift.29.ait om» nia recta c(fc zqualiterrccta y vt patet da Vjnea, R eíp, veritatem non eíle (olá ada- quationem exten(iuam, fed etiam intem futam cum obiceto , vt repratfentct iud, & ficini eft , & quantum reprae cft, idcirco adatti; lasitudinem 3uandá, vt peii S magis ,& minus, jicut explicauum ctt. Neq; infcras, ego accug (e * Obiecrü, quaatü cít rc^ praet ft fal(as slNOn valet;alicee acus. wusedereuam falfus qu cit i» vt diximus ad primum Deauté Atigsloquicur de rectitudine mae uieanática, qua contiftit io indidilibik y noa de Ípeoülaziua yaliter etium po De falfitate dicendum eft ctiam;quod poffit effe vna propofitio fallior;fi.f. pri- uat perfe&ioti veritate  & magis nccef- fariajvnde falfius cft dicere Deus non eft, m Mimdus non eft ; poteft etiam cffc Ifior, (i plura negat przdicata, qüàm fi vnum folum , hinc falíius eft dicere bomo efl lapis quàm bomo efl equus , quia.» ' prima remouet ab homine & rationali- tatem, & animalitatem ; fecunda folà ra» tionalitatem , & pcr confequens dicit il- la maiorem yoermmensentiha verres tat uam ifta, ticuc ar, t Arriaga. Dice falfitas formaliter cófiftit in n ceffa à veritate ; ergo quia qualibet pro- potitio falía à veritate recedit , qualibet crit zqué falía ; de per accidens .n. cft ; qv parum, vel multam recedat ; (icut cum quis Fuchariftiam fucit non iemnus;pec cat,& nil refürt|quód parumvel muitum comedetit-;, R i folam carentiam veritatis; (ed pofitiuzm difformitatem , idcoq: poteft actus ma- gis vcl minus efle diflormis obiecto, fi. cut album potcft efc magis y ve] minus di(limile;vcrum eft ramen, quód fi obic- &um cóf (tit in indiui (ibiliitunc vná pro« pofitio de illo nequit effe falfiur,vt cft in exemplo adducto; praeceptum .n. (umen: di Euchatiftiam antc comeftionem con- lift it in indiuit.bilvt:f. ieiuné fumatut, idcoq. fi non ieiunus quis accipit , parum refett fi abundé comederit, vel non ; non fic fempcr euenit in falfitate, namipfa di- ftantia à verirate maior ; vel minor indu- cit máiorem, vel minorem difformitatemcumobiectoinquaconfiftitralfitas,vcpoteftexéplificariinmultisactibuspec€aminofis,plus.n.peccatquicentümfuratur,quàmquideccm.Exquibuspatctfepontioadargum.quamuis.n.veritas;&falütasfutcipiantmagis,&mi«mus;adhuctormaliter.dicent '^"zelationem , cui tanquam v Proprietas conuce -oLmit hec fu. p soe fuo  falfitarem non dicerc AIT U"l* 7-4 p itas cophitiónisiAe 1/7. 789. ^ART LCvL MIS Ne. An propofitiones de futuro contingit? Abfoluto [int determinate vert y ; vefalfe. |... 49 TXHfficultas heceft potius theolo ! D gica;quám logica , agitur tamen hicà Doctoribusquia eam tangit Arift iu fine 1.lib.Periher. proccuius mtellig&s tíajnot ex Tat.hicq.vlt. quod fururü cf& düplex,vnum nece(lariü, gp .(. impoffibis lc ett nó4orc; vcAnticheiftas erit homos alterü contingens, & hiacetl triplex ; vel q  raró eüemit, vt'inüétio thefauri ex fof» fione, vol vr in pluribus,vt homine habere duospedes & de iftisnon loquimur , tera tium dicitur contingens ad vtrumlibet gs «f. ett indeterininatumex (cad ele 5 vcl noneffe,vruaód Sortes crit , vcEnó erit; SA ne fieri propofitio vniuer(alis vt ó€5 homines cras curréo velpatticulariss vtaliquistimo:crascarret y vel. (iogulàs tis,vt Petrus eva cocer & qualibeniftas rü propositiontipót rürfas' ciTe duplet;; vcl abíolata , vet.conditionata y abfoluta dicitur illaque füturanrexittentiofnentüs ciat de re abfq; alia coriditionc,vt Petits leget,non oy lectio craftima: nó pendcat à mulus códttioribus,Se circuihttantijs, im fur exittentía ; fed quia bec dope. ia moü cvpirimitur ; fed.fol per propoficic- inem cathegoticá affirmatur ; vcl negatur fütura cxitlétia fei;coditionata vero cft, in qua per códitionalé hypotheticam af- firmatots veI negatur futüra exi lenta tci depédenter à'códitioneyitaut fin poni- tar in efféilla coditio;neque crit rcs illa, vt fi cias vcniét Pers y Sortes legets 5^ fo Setundó. not. quód d; (fidium eft apad Dodctotcs;quid per determinat vc- titatem, & fálfitatemiprélligatur.Quida - .n. intellizüuc veritate ncceiatiam: vr à €éringeaci dittiogiitur ; sed nori placet , qa propofitio Me neon praetenti eft fed s mcer Quidarhincelligon Ey e enter gunt ve- ritaté cuiaentem : ed falsó , nam multe propofitiones de pia fenti, é ncceffarig, tunt incüidentcs ,' & tamen determinate verz , Quidam vero. Recentiores diftin- guunt quod ptopb(icro dc futuro poteft ompafári ad duojvclad fi anificatü &4for* mle,quod fignificat ,vel ad caufas ei cRicétus,& formalis fignificati Confof-- mitatem cum fi pificato Foriáli vobant - vctiraté fimpliciter," cohformitatem Cu eaufisappellanr Vesiratém deréfrhjaará ci, quz vcrirates poffont ab ipniccr. (Epa- zári, ham poxcrit efle, quod aliquid iia fe: fit verit, (ed hic & nanc cimifuis catis cóparatum , ex quibus mouetur :iutellez: usd propofitioné dc firuto: formans. dam;non fit déterminaté, & cerriiudamaz liter verum; quia caufa-non funt bic y. nünc dctermiaat ad 1llnd producédum, & é conira;fir exemplum, ti inftávc prin cipis clcétione y quis diceret. Petrus eril "inceéps;có quia attendit ad anim orum bené ditpofitos crga Pcumm fi Peuus ccit princepsdicet serum fimpli« £iter quia illa propoitio conformarur cum fignificato formali futuro  , & dicet quoq; determinate vcrum y quia confor« màtair cum canjis bic ,:& nune di(politis ad talem electioné»fi ramé non erit Prin: ceps, dicet falfum fimpliciter » fed deter: minaté verom: quia tefpigiendo: caufis illius ele&ionis; ndicium:hér cófor« imitatemys fduxtá verum motuum, pro* nuncimup dla propofiuóy quapropter. 1n fcntézia j florum. determinatio ,veritatus aitcndi dcbet ex conformiiate, cum; mo- rino impellente: intéllcétum ad aliquod pesce rot tyr ica hae acceptio poflet admitti j. vcre at- tingitur connexio canía cum.effcétu y un cum cx conicéturis olá intecturs. poruis dhec babitudo:ad caufas ,& ad rubtuia de- nominare debebir jllud'indier pruáeps, vel temierariptnyquàm vctümy vel falfa qui-n;ex leni caufa , yel ex fufficicpri mo- tictuf ad aliquid afhrmanditm» vc] nrgan- :d ncn dier tune veré, vel falsó audi- garc;led rcéiéyrelmalé y prüdentery :xel "anf; paenter tum uia vcritas propolatio- Jbisnonmírex eidien ad qroprium figpi- ficatum £ermale:fumf slc bet . Quare por éctcrminacam veritate anielligumus bme- gplicem veritatem y: & cáformitatem pro- "potitionis cum fao fignificatoy S. propa- fitionem.efle. detetminaté veram. .cft jllam in tc fundare yerigawcm y tion falía- wo. Do opifp. dee tarem; fiue illiwcti oceula fiue nota , ocenim c£ do per. accidens! XMüpro idi obs yroi0s15!1] 1." eru ap bác: propoti:9né. dus pliciter potic dici derer minare [TT NOM determinatiane.de eye de» poffibis: lain prüno fenfo-jla'e& propo(irio dere , mainaté ycczy quae(olurn trguificat: praedi catum aet te&o ,.noneXcludendo; potentiamadoppolittt;:vt.4490ebriflvs,evitidicitciifteoriam:füruramcenuenot,rcfubieótagconihoczzamenftatguodhabéatpotentiamad.noné(iendum:;zunaaacem!:iropofitio:diciumndererminae;veradefcrminarioncde:poflibili.,quan4doctiamexcluditpotentiamadappdfitam;vtbomojeftanimal;bisduabusde«1crininapionibus.opponuncurdugjadctctimintionés,deinefie,&de;poffibilihzcdicicipdiiferentiaaadpotece,poffenonefse,illadicitindifferétiam.e(scndurà,velnonclsendugiyquaindc«terminationenullaresdici:poreftiadiffetés,Scindeterminataquiaqualiber.e(f;determinatadeterminationedeincf(scin&veleft;velnon.eft;chacth.determinationcpoteftftareindetetminauode.pofibiliquiares.cótingenscüe(lpoteftnàeíse;&cünoneft,potettc(sciquz.diftin&io(qomodoapplicatur etiam caufa li» berz;quatenus petet agere, S nó agere (In fient oqoicin: de jropoücione de futuroynam quz c(t dc praesétiy vcl.de prateritospatebgp cít determinate vera» - wel falajnecde quolibet futuzoy (ed con» tingéti,& abfoluto; nam nccefsarium cft feinper detetmrinaté verum »quia copula inis propótitionibus abi(oluitur ab. ons ni diffcrenvid temppri itjonatit yer rà (pcé&tatad: Lheologiá;nans [eeu affert auiffimas d;fficulrates. "Thcologicas » loqaimur dc propofitionibus Gngu laribusynom de vaiyer(alibusy ve] pauti cue laribus,6agr paxticulares (ape dctennina- té verat;vniuer(ales deteominar £ (ali a, no fimplicitery& abíolu: éjícd inoraditcr loe uendo,& tcemdüxómvpé pauicz. cut? um ; nam cunrad fal ratem propotitios pis vniuer(alis fufficiat,vt prz dicatü. non «onueníat vut contento [uo dub:ccto. » fi eft vniuer(als affirmatuay vci conucn:atgeaturyyal  jbuscomreniar ádeirco propatitiones vniuexíalésfuntdétermina .n té Life; K particularrideterminate vere; folirigaur de fangilaribus:ctt difficaltas . umnyo er loqnimug dé veritate deter rmimationc:deaneísey si de DAR S rwr mm icacür. « Dó&por m r:di391G, pet duas cathegovicis: virtuglitet nii intlufas yin qnarum vnz de mofee zribuiz tin (übiccto jredicátum ,:Stoppotitüril- Biópeadiéinrribiiniriakerz, mon quie dein dc irie(sc;qailaimplicac, fod-de poffi» bilijvtDetrus eurrer, nom expli rrur ficeurketyet ét wo cuyvers fed. Peorna flicuvelyvr potevitiétnbnaurveye s iu qua indeterminatione ftat ró cótimgátiar. Sen(üs igitur qu Lee vehi uror sot ct wl di&orizs vc Torrus craclegut g: patrui c74$ ngn leger vna ittarü tit determinaz tà vciaalteta falfay vel fi ma tanc prdfel mutyPetypurcrdslegery fa sicvera de» térthirraré,vel falíajan vero de. sitfalfa y, ———À » o 1svsl n Bitvo opimo afterens, quód proposi tiones de firiéco comengenu vsi conside- semur' vt conteadvcoviar mregrant aiam Iypotliéucaa dierückiuá, vt Taetrics cras legetyvey Teriuyatonllcget eras j siredi- ista vt Perriscyasloger -veluolevets Similiter sl eósideret vnaccailiegaroca dis fih Gind- ih drdineladsceiatomns Sols: atem v.brveiris letus et effer oye LT oed sMtatibrqnit derer: maté'vera;éófvdiaiatettorkradiótgria at po oaa óreriayetieman MéptmEPonh an iAgtieb dlizDelvusAoA (rcr, meada: rftarmb eli veta ovel Küfa-docdravisacécs fed mriarerat ' verá ülterstáa ia devetmimué, Scoecfu- 'seyj st Gras nullà qiizo: ici vals siat bac pun ufeurcubfaacius dd laur (fé vebüoefTeySconfequ licatu/DPe -té aligicui:deterniitüre sca lamus"aliquis^7 QI. De rieté fuus ctrigoi, cAnt. P. qu Is cui cóucníjat neceffitas ikassicut à (Dgda- Hürjqdando:terminus determinate fuppp: K cubes e en coe Hi i -buitir harc ópinio A rif.hip, :itéurcozin 35:439 qi Ti-át.3u Gadier; opufc, de verít.. -eniné Molise difp/t7:& 18, Masiochic «d. feGy. vnd. 4: Cordübidiba; quzt(Eiq. agg dabiri36 à: Goniimbr.cirantur Báfsol. dáng 1d/38:9231ap.3: ad t.&c Bárgid: 9. ad ua pirum d falsóynamiile folurxa(ferit futüruim contínzens fécundu fc conside farum fullam babere detesminationé ad &ter vc scnul- dim liabere deceeammacato vetitatertjaut fàlsicatem;arei (pecterursvt fubcft diuinae »voluntaui;sic cft de comiti vcl ad (fà - ali;vehape(tédit j ad verituró » vek £xlsita- "téj iffigtr;quia futurit,cü sibin- -diffcrésad cffe, c noie (imyorequirit: deter- anihaxi àryppils:cin(2,3 quadepédcc;qua- reinom neeauitabfolré &on babere ma - Teemibatam gerira&cn, v clsitatis -Batgiusvoró loquituráafonr: Azift/oafia- rcatidücweritirem;vt.ip(emeo fe rw a. 15g DicEdibett propéisitlowcs dc facro corziwpenti abfolutoceífewelidetetaina- t& vcrasyvetderermigate Gláas v itaut hac - poositto:Tietras: legét:crüss bot deteam nitixcateert tp ali3 o8 £ifode céinangeni vss 8; od ung: yeipepeftqs kon, ax: sata d: Tieolo- lerosf Xe: Plbitoliuslo 55 rav vercros, capciocd- ictmtiobeli aao spazum éiiéccecen(cce jc qngcipfià oj&néhiliny probat rc?) cd. i38.9: Ux rz dbxquo ormnesferc x coonitide "csationos detumpfere prob: ci Motif ric datp. aoc isaopposits av fenwnu füilsedb Sixtpaguartrdeconatá: cotra strat Ax 8 1] 24 Cen uci» manuícripra 4f» (eru tux ii AcadóTouaris&  rarionábilie -tct dui dein): rac rom lolum ezidenter à Pat ear emp dra mmi Senna Dan.3 1 dcwyc dé Deos Qui skal tmi s jante qua füants €. poe 23 - dig ui; Erabflerget omncm latximü ab Lpvalis eo?um;qua propositio eíb dc fata - sUcócimgemi sis utar; C jbidie x ita; efse vetain jede Ioanniydicius; 5 cni- dece fioj foeni elt voradimdésd mate rane!  bejquiabacicrba fideliljmma [wot vc *-—.t/91 i ne4uic c z05& paílima habetur tales. ytbdtentts webfalsitavtgtaiScae - CCTETXEM€ww o Tv 792 .' -alitet Deus potuifset métiri, & nds «perc, q cft impii; có vel maximé quód. pofítio inulta füb iuramento [** prophetas (dos , tanquam yera promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro przdixit rin2m negationem , & latroni pofie(fio- n6 & ingceffum Paradifi, TumquiaDen5.abzternoprz(ciuitomniafutura,nóIquidéfubdifianctione,q»forent,velnon'Xtorent,namhocmodoáinobisprzfciunzur,nccpropriéeffetpraefcientia;fedco&nitioquedàconfu(a,&imperfecta,preíciuitcrgodeterminareiuxtailludi'(al.138.Intellexifliomnescogitationesme«sdelügey"omnesviasmeasgrguidi$lijigiturabzternopropofitionesfuerütdctecminatéverz,velfal(zr,ergoquádo.sosillaspronuuciamus,fieruntconformesillisinmentediuinaabxternoexiftentibus,eruntverz,(idifformes;falfzz;"neqdicascumCather.haspropositiones:&íscTheologicéveras,nonLogicé;quiaallezpropotitionesantecedénteraddiuinamcognitionemhabentdeterminatam»vetitatem,;velfalütaténon.n.ideofunt"verasquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDco,quiaficfuntiofeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcienaiahabcatcxcoexiftentiafuturorumcü"ricthitatc(iueexideis,fiueàdecretisdi"uinis;parürefert;inpra(entin.quaerimusJfaCbum;nócau(am,&mod(facti:Quod'adhucpótprobari;qu;aq»ncftdetermiAnatéincvecam,vclfalsinone(tcognoMfcibile,quarcf1futura,cognofcunturàDeoseraotdeterminatécoznofcibilia&*quadiuisnosnoncognoícamusdetermi.tiacéj&ccrié;nonobidnegaridebetillisminataveritas vel faliitas; pam etiá «zmultas dc przícnti , & neceílarias cecjo Fnieícimus,& tamcn infeiplis habét deter- fminatam veritatom,aut f. * $4 Sccüdoprob.ha itiones süt erminaté conformes, vel determtnaté *difformes proprio obie&to quando pro- "feruntur, ergo (unt determinaté vetz vcl 3fdMz, con(e:.patet ex definitione verita- zui5,& falhiaus, Adcec. prob.hgc propofi- 5itio. 2t nticbrifins erit 5 fignificat Anti- seiiriftà forc incerto véporc futliro, in quo Era és abfoluitur copula à 1époris difiocSALT. ru Difp. X. De Emumiathne |... 4& prophetie,quz sit ice xcceflarià : formis. Ncc obftat nos nefcire detccmi- naté an fit vera , vel falfa; nec abfentia o« -bie&ti officit ; aliter nec propofitiones de przenri neq.de gunité erunt determi naté verz vcl (all, (i obie&ü. ignoretur à nobis,vel (it abfens, vt in illisde prate- ritoSi dicas,vt effe&us fit fururus,requi ri determinationem caue liberz ad illü producendum, quia fi eft adhuc indeter- minata,& io zquilibrio fufpen(a, cfe&as nequit diciygcrit,vel non erithoc.n.ha- bet à determinatione cauía , at in prola- tione propofitionis de furo , caua. eít indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitar indeterminatus ad cffc, vcl non effe, & per confequens propofitio erit inde- terminaté vera,vel falfa, quod non euenit in propofitionibus de przfenti,& de pre terito , qua in (ua fignificarione inaol1üt determinationem'cauft, .—— -« Contra,propofitio de fatuco,licét oüc proferatut;in que caufa eft indctermina, tajtfi non fignificat obic&um pro nunc. fed protépore fututo ; in quo neceffacio- cauía eit determinata ad producendum, vel non produecadam, & cffectas ad ef- fc,vcl aon effeergo nunc propouütio cri deterauraté conformis, vcl ditforais ; om organ eee IPM»(ed indeter minationemy(ci-potentiág aim babet ad producendà , vel no pro» cendum , quiacalem potentiam babct caua in prolatione propo(ition:s,fc quc» retur, pilla propofutio non effec de futue roy(ed dc praséu nó dc taeífesícd moda- lis de poffibili, nó cotingens, [cd naceffa- ri2;prob.fcquelay&.n.hec ;ppoficio A-B tcbiifliserit » fignificat Aoücheftü và potlibilé produci,vel nó gpduci,& (ub in- mcn M —- D pót dati ali quascaufa , qua fit indctermie Me cms et i go faceret és, Ancichitus $t produci, & n6 Dur one o AER a QI 1, 8 iltà nó produci » d proe dalis& nece faciai& p. Q.IT. De Veritaté fuatwrorüen éontingetit; Ar. PF. ?93 fen pasmieied se cem: Étia' ^ m6dóteperitürin ncaáfa. Tum. k jatétüm »quia illa ftopoliio-eticrdetetuiinatd vera quó ad viramo;pártem, ram effet copalatiua, ad: quat requiritur veritas. vtridfqs cathe- goricz; tiec effet contradictoria quiane- atijó nof cadit (apra moduü,fed (upra di- t diximas t, pinft.craca:e s. & 9. -^ $5. Tertio ptob, hzc jppotitio /4nri- ebritus erit, vel eft determinate vera; & habetur intétü,vel nó ctit vera, ergo non erit Aaticheiftus, patet confeq.ideo prco- itio affirmaciua nó eft vera , quia cius ficatummon ita fe habet à parte rei , vtéxprimituc per propofitionem ; alicer e(fetcóforaiis& vera, [I ergo Antichri- ftus non erit à parte rei, ergo cótradi&to- ria illias affjcimauiug eft vera quia e(t có-formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa neqait obie&tàm e(Te indifferens ad cie, & non eife , nequit... Aücichriftus cras neijeíic,de2;n0 elTe»fed vel etit ; vcl non etit cta, ergomeq; propofitio de futuro exprimens exiftentia craftini Antichri- fti poteft e(sc iridifferésad veritatem, :& falíitatem; aliter.(i noneífet verum díce- re JAnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras nóeritspotetic inferriscrgo Aa- cichriftus crás neq.erit;neq. no'eric quia éx propofitiorie copulatiua , cuius partes t dita fingulares negáclugvalet con(c quentia ad catliesoricam fiagularem ne- gatitram de przdicatocopulato ex predi catis partam cópulatiug , vc Petrus ne; cac (i623; Pecusloqaitur , ergo. Petrus ncj; curti o neqsloquitur, & fic dug con-* ' aradiétohie c(fent vera; vide Gregicit. *Qontra utan veritaccdmarg; Tum quia fi ptop- fitioaes de futuro codciddenti ha betent detecaiiaatam vericatem fequeve- tur-Deu:m aliqu.ndo dixifie falfum; quia -mülta per Pro »hctas praedixit vt euentu: fayqua ràmen non fuecunt in elle pofira, vt cam Iu, 38.przd. «c Ezechiz Difpone doml tes quia morieris & Iom3.24d- bac quadraginta dies, ^ Nine [ubuer teur, fic. mors Ezechiz, neq. ciiicat:s fubmerilo conxigic . Tum 2. Fa- turum vc connngens de (aa racione for- mali cft indifferens ad vtrümlibet ; ergo Logica, de (ua ratione formali eft indetermina- tumsergo nequit veré cócipi vt decermi- nátü. Tum 3.li hoc effet , ergo fatura ne« ceffario eucnitent quia fi poflent nó euc« nirejilla propofito poffet fieri falfaypo « tiatüc'ergo,quàd non eueniát, quariturs quando pcopofitio; quz crat vera y incipit ette falía,non quádo eft vera,quia nequit e(fe fimul vera ,& fal(a,no ante ,vcl poft s quíá quod eft aliquando ver; femper eft verum. Tu 4.nulla effec differetia inter propofitionem neceísariam,& contingé- temyquia:ambz efsent (empiternz veri- tatis. Tam $. omnia immaucabiliter cuenis rent;& per confequens fruttra efsent có« fültationes de reb. faturis,vt arguit Acift, Tà 6.6 Deus determinaté cognofceret fututa contingétia, quia hzc po(süt aliter fe habere;fequi tare Deus pofset decipi nam (i Deus nouit Petrum fefsurum cras, & nófedebit, Deus degipietur,ergo (à no ait Petram fe(surum cras, & s n fede- re,Deus pofset decipi, quia ficut ad duas .de ine(se fequitur conclafio deinefsc,ita ex vna de ine(se , & altcra de poffibili f: quitür conclufio de poffibili. Tádem e auchoritas Acift.aegantis de futuris con» ingentibus dari pofse determinatam ye» ritatemyvel talíitatem . P» $6 'efp. hasrationes nó folà auferre à nobis, fi valerent, notitiam certam futu rorum,fed etiam à Deo; vndc Cicero li, 1. dc diuin. his per motus omaem Dco futurorum przícientiá negauit ,. quapro* pret ab omüibus ; Catholicis folui debe- rent. Ad t.igitur dicimus propofitiones illas non effe de futaro abíoluto , íed có- ditionito , (en(us .n. et , quód Ezcchicl debebat mori in(pe&o ordine , & curíü fecüdarumcaufatum,& Niniue defttui nili egil'set penitentiam ,quod dc alijs (i« milibus eft dicendum : quia crgo: cuens tus illt debebant poni in eíse dependéter à conditione,tita fablata , auferütur illi s & per coníequeas Deus nó pradixit. fal- fun, Ad z.dicimus fatucü. vt continscns t(se tadeteriminavim indeterminatione de poili bil quatenus potcit poni;& non poni in e(s« , & in hac indeterminatione coufiftit formalitas cótingentiz , dicitur tamen determinatum determinatione dé : Nnn incíses 295 Sos Dias DesEanacidpitues o «C. 33.0. $ncffe, qus; (lát euro inderaryinetione gie, (q.i. cogro poffibili, & consen deo comi b ues asia gens, quabdo cxiftit.sefa detergipatibde ariefíc, divitür tamcngoniusgenpgutapos scft nah tffe, Adi s«qoncpdimns prom elis sjodé dc futitoy femel quód fiveravefk fcoper era; fed diftinguimus T fitmen dplexsgna H kífisy fimwplsciectsantecEdeus,A cofdqurm fis, & eft illa -— dic.ipter M D ma exroprijsiploruni mayas 3 VE quo: hómo shes king eut ex fuppofie zionc ,fccundnniiquidicopequens £O fegnentiz; & cit, qua; aliquibus c9uenita:fnppotitonealteriusyvt.dàDetcus,eárrityneceífaviàmoríetue5ddargyect£nuslatura»&eceílarioeuenireineceza1ccon(equenigesexfappotitione,&in.fénfaxtompodito(üppotte.f,determina*nátufanaqronr;canarndagendtimyquaftat,cum.Wibeitateyquiafüpponitvütmleberiatbie,trijibcau(a.f&dererminantisadprodys&idnem;nónecc(Iyasepb(olutas&cpu»fcquontis,&inícáfndsuifo.Adaneg.le»la;quiaptapofirioncs:neceiTatia:disvur(eiiiputeciireeitatis;dbfoluué,dnccefTiratefixmplicirer,«quianonfoliiabancimo:wegyfedinequepoterancnon,cicverz,conungcates;abetégmofüccur,vera'iex(áppolitioncyvprnit.difalis:,tica:(ecdcrevminaflenadOptpoóliruncAdMericMANCPuspertesuppofirione»nonfia"oboittequikDo&exorLitP)cunipotitabfolukspitaiterax'wiugeteAd6sxcípotderidemlit.Q.ScYürcuitertamendicimusyquodficon«tingcotia20ncueniceni,nccDeus1142,€óxnofec;ctyvie€poflctcognofcerepropiccinfsUibilitatemfcientiadiuinz;quiafuturuinvtficn9(ubfeqniruractumdiaínzcognitionis;(màcócipiturjantécede«fe,priusafarurücfitacarüp.decretidiuinavoluntatisdetérminancsillad.produccre&poftcaiatclle&usdivinusiledndconcipitvt£otacum;quatehinoacfisfüturumynonpo(letseminatadamvint?cogniuon:s,&percon(equesnbeei1yb4Ect;,eevalctparataieia&depotlibilyquiafallimqgnofcerealiteracfitpoffetalisg&golLISSIundickur;sb(osglmréMYadde"t.y,mequitarrli"Dousporeft- ré cognofonte tbr 4c fts (ed bene fequitur.g ero; etc rem non ekfayvide Senticits s y -:$2-Exquibus deducitur füruracontine gentia, etjam sr (cit Bon ede; oéceffaria « nam eii EL Sapus po CM ES ME nelson Dei pmileemin(t ad pralcps pedet non Dm taturitio; non. rontat paratam ceffeóhuls à peius enc eR-efeium prodiicii deberem hoe vede iret ie am praícno poftea quia hee parsaliashaben aptcccdentescy "quarum; digit fatutas idcirco eff. turíis quate cug di conl equat alicelus s fa us «li contin- fn (ey & libere prodg ANI Amt wrés crit cohríngeriss & lberé produs €ibiliss; Neque ex diana pre(cienria-pà nesg (Hicas fiplicitet ,'& ábíolura proues ye trenta Se t. Conjequens & xélinqnice ineo jpreprio effe cónaaturali ; exemplum :apuffimum ada deci eiebó, rhneingit »:lt; Quis lgquena i plareexideayr, à: Petro .exiltente in a4 liqua domes certum efto quodille libar manetibi& loquiters atavepelct. [ro dere» el.non loqui y eriam cunc à Perro, vileators pm hae vitionon denpgnir neecfitaró manengiin platea; & loquens díyná.[chabet vt coafequens; locutio vc ro vbanreeedés, S án FaHeng eue dus ats tamen in£en(u-compofito, f fuppotro , €p ibi peraaneat,. X loquarur., peceftario videtur À Petro .neceffitate cófequ£tiz, &.lappofitionis., que (Lat cum libertate. ;..$8.. Quomodo aft criam cu n decretis diuma voluntaus, quibusab zieroo pra^ Buiuit omnes actiones à; volantate creata futüras , bcne coberear catum libertas. (pc&tat ad Thcologü explicare ; nec nos ehe nas PAR mare volue . Nobis femper valde placuit modu: UR uo dadidis aa i uitsdetronvordia caufa prinia cli dicuiisPeMog, Lc(c/h Neapolis à Dres poo qr dd uci ex.ccmgs Cori cqui posant diaimarm voluntatem 99i * ) A " EL 1e ctiam diegorfns - — Quaf- LI. De Perm funPerióh cepit. 4e 1 osaet faratos, & alioram Uns idtetledtus iti riori dae rationis: : m etsquid effet fa&ura creata volan 2: velillo'rerü ording; media gra: ditsévia er Storo defumpra ponendo di, uíibá deérétá noni réré! ancecedeucía ,: &: pie(cindentia à noftra. decechinatione: ctím primis nee tiere illam»confequem«. tt£cum fecandis j(ed concomitantiayqui: pa vage er mede arr dn inentialém-iptiüs volütatis:céeara in! voluntate diuiifid (ccandum totá cias vir4i diffarétiam agendi, catione r&erd potett, quicquid creata ivo- ta fa dtr ki ong nier ta Bi fll prittnifà felentiaimedia de Effai! ibis hb eà farte, (éd (olii niplicisiim 4 re ek dva wget via dr end («sinere aeahsplures 'exifio- fil Eiern welrabli pci mers Las qe sen Vai 4 5C Joüriiérüleepint nope ilg ceptoc Dye Éc finie) A fetinymnd -— BononjesRs'Memplyfieus-pustieus o dé otitHitrhoe Pataurno CGl]es(ó Teeg antis mioheré'tünperelttr dAnflebk vale drrnui(o fua ds adhua:maniwit y: 8cam- fen v Elleatláein «pone yis" cradid ie PV ulpes fn fd Sama tóua rigo p. $6.80 (5.0 2 p.d: Qs ovile leur AuGrordt ]eat dai tias ferc edpiifleri capis. sob AU- bbc slipiiiPumablolé te Uépünt vt à fid chviió à nacarali ario fi& aberrántéyita ex: Recetitioribus Va(q. Sbarex, Conivbbr. Hort: Ami. Arriaga y- & ili; Quidam veró nituntur ipfum ex-: tare" A adibonum (enum reducere y He afferunt Ron :negafle abfolute dari déprópotittonibus conti ideter- ratae Veritaceryvel faltitacé , fed-ne- dalfe'veritüteri necéllariam;; vel fecundo: quód negauit decerminatdas veritavem z vel'fáliitátei: quo ad: nos; filripticicer; vel térra negáuieab illis dovérawridtd Ves ricátemjautfaliitatem ; vt confidérantup noit'tü feipfisifed'ti caufis; qai ante rol daétonem itideteeminatar! conciplmur ati ptódacemios effe&usy vel noh prodi cendosj'quefenfeffeétüs illi modo auge - Veritatem poflunt caufüted .( 0:005 c1 determigatumeffej) mj; derermiuatia 0q.! 0321401 & z39deillde egai12 111. b 5s ofsQuV ES TTUI Qus Mb «5: Devégüli: bona peilicatronhrad verdi j,. enuntiatiphe lel telidays oo a G5 cut i12 Usb Ji910] 553b & STtacff f v RE VD Sehr d enücid»: 5c] a0, & attribgrio; St god nonnifi ititeratinis cocretis; ecl abftraótis exercea tatsideo fap obcadu mex 1 pzlaftictpac: 1.Cé3:qdid iptueriinuecoacrevus; X dbi ftta&is.oboerecás ctt; 4d s£ormá Sipaili - cát'tíofi pec (e ftarirem, felvbàlrert adias ceáleq quotkeumodoimu ficandi;cans cernit; ao (actas; qüpasalloab(tráliio s» & folü tontiáin (cj ronvtaltori adiacend t€ fini ficat ; & huxbrerainf pofsüt vai iy & pluciicórignificare ; & «oor bcre prar icti pioititid oe ate figa ffrcacu, xótequea Cet eril cipit pocvtt rreoráb radios. v 2 Sphuséaotusr D, Gol d. gogi1aA quód: alites ficabttradtio mtubttacijs ;atier in) adoideübs abíoladis 8o dliey ü» xclatos uis do (übftaacril.büs.n. canerqus, pua;dsiiciéicélligebe(ujpoliézvaqailmiszcpatFiliauifickorforchalk,vm.abitaGiototeltfierilodfgvoliisiovolubmótonhaliverLizmificácnaturasligasmih$iispofirisy:GinDeitoySorcesNevvadeproaltisalíqaasdofuppOuitajazdursmíanitasabftralioabljis;Scfolumfigifichominisduiddicirem,3odiciteceiflenitsVitiaceabtbractionc:abftcatkós,&cReeceiitioribisdicimurab(traCruvoc«taplipheirm.Accidentiàabtaluta.potluntdüocencerüereypuca[ubicCtum;cuiinh£réfity&peopristadionlua;hmcdoplexfiabftradtio:,vclilbamdiciturconcretàad'fübié&ansypucàyacietem,proquoécaliquafidófujponirsucáatbedoprzfeiodiiàcotictetrodeadfubteétamyd&:(alamdi«citquálitiemrnliscolorts,&vcficvoscacüràModerisabitractunyphyficü:?a&áficnquiavetiosréfpionpropriaIndisvidushuncecillamalbedinem.;pocctüfieviteiionabtivaGtodicentevar(ozlbéeringybhatigiconsiadosdahmydiaeic(aiedrateupudomgidkahunsssSoofpabtéégotoHrbearpositizemg ica ordimad vitixaacirsbfiudeb- Ie podie taliddat poffunt pro pluribus fupponere ; nà czu- fa concernit tub ectum f. igncm , roxcft d trtterminus abt rabés à fübic&to, f. po tentia caufandi, que licét pró fubicéto nó fupponat, poteft ramcn fündamentum,.f. calorem;quo ignis calcfacit aquam,con- notare ; deinde poteft dari terminus ab ifto abftrahens,qualis elt caufzlita s calor, ,n. non cít caufalitas ; & tandé , qui: cau- falitas refpicit hanc. & illam cau(alititem inindiuiduo , poteft ab illis fieri vltima abftra&io dicendo ratio cau/falitatis. 6o Etquiaex hac do&tina de abítra- Gionibus pédet folutio huius qugftionis; qua nà benc percepta caufa fuit p Di- dac.à Lea inintelligibilem , imó ridicu- Jam putauit nofttam fententiam, idcirco diligentius cft expendenda . Nor. igitur cft, quod quamuis Scotus cit. vnicá tan- tum pofíaüerit abftra&tioné in (ubftaatijs , rc vcratàámen plures fant admittendz , vt in accidentibus abíolutis , ficut non vna; fed plures fant concretiones in fubftátijs, vt mcnet ipfe Scot. d.s . cit E. in illo ex- tra, & in 3.d.7 q.1.ad 2. & aduertit B. rg. 1.d. $. q. 1. non folum .n. dantur m fub- ftantijs concreta ad fuppofita , verü etia dantar concreta ad fingularia , fingulare namq; cít rcaliter à (appofito diftin&ü , vt patct in Chrifto, in quo eft natura ho-. mana cum fingularitatey(ed abfi;propria fuppolitalitate, & per confequens quam- uis Domo tconcretum ad Foi HANE » & humanitas przícindat, & abftrahat ab illo,non ob id tamen debet humanitasdi- ci vItimaté abüra&a propri? loquendo , 25: refpicit fingularia,& pro illis poicít apponere ; ficuc albedo in communi di- citur coneret& ad fingularia proprias quas tamé funt.extrafüam ronem formalem , hinc potefi fieri vIterior ab fura&io cóci-, piendo humanitatem pracisé. fecundum propriam rationem formalem, & talis có ceptus crit vitimaté abüra&us , poteflq; vocati rario quidditatiua humanitatis , ficut in albedine dicitur ,velalbedineitag; vcl quidditas albedinis,nec vitetius. pro- editur intellectus in abftta&ionibus j quàmuis.n. poflct ab ban ate abflra- here rationcm gencris » vel differentia: nil icfcrt;quia 1n rali abftraétione nó có- fe ^ qifg. X. De E * v m "m v3 X. 120 cipit;r a humapitas , fedanimall- tà$, vcl rstionaliias ;1dcoq: re&te concc- prus quiddiraus humanirauis przcisé di- cetur. vliimaté abflraérus 1n ordine ad . humanitarem ; quati concepta sbcipir: tur precii fme ab omn: co , quod eft. quocunqs modo ex fa'raronem quid dis tais, in quóconüftit formadas vltiimas té abítraAki, ex d. s. cii. C. Sumiliter in generibus dicendum, quod iit dupkx có- cretio,& ad inferiora (pecifica, & ad jp» es (ingularia generica, vndc animalitas icét abitrahat à (peciebus,concernic ad - huc indiuidua generica , hanc .f. & iilam, animalitatem,pro quibus fapponir.— - 61 Ratio veró.cur Scor. d.5.cit. affe- ruerit in (ubítaxijs vnicá tantum e(fe ab- ftra&ionem,eít , vc notat Barg. quiafub- ftantia non abttrahit a fappouto alienos vt faciunt accidentia, quorum fuppofita, . & fündamenta fünt AAA przdicamen ti,fed à proprio eiufdem przdicamenti y (amendo (uppofitum largé;prout conuer titur cum fingulari ; & quamuis in Chri- fto humanitas abücaha: à (uppolito diui- no tamen diuinum (uppotitum ibi gerit vices proptij fappofiticreatiquod lufi- cit, vt notat Lich. ibi. nifi velimus dice- - re cunc loqui de (uppofitis ad quz natu ra habet apritudinem , quale eft folum.a crcatü , flantijs à tuppofitoyquae habet. plures grae. dus , vnus e(t à (uppofito incommunicae; bili,alter à fingulari ; non curauit autem Dod&ot hos gradus diftin&é affignare , quia fatis eratip&i cxemplificare de. ab4 ftractione à (uppofito vt poffet cxplicas re vlimatam abüradtioncm diuinz eísé», tig , quz cum fit liogulariffima; vni tantum admittit ab(tra&tioné ,mó fuppofuit humanitate elTe .witimaté ab ftra&am;at in 3.cit. (atis exprefsé innuit. banc maltiplicem abftraétionem;& 1 il», lo cxtra dilindk quint££'-. T Notandactt etiam ditferentia;qua re, petitur iazer abflcaéta (ubít ual; , & ace cidentalia , quod accidentalia media. abe. firactionc acta concernunt ;. £i funt, nerica; nó olum propria indiuidua ge. ncrica , [ed ctim fpecics,vt color potelt. fupponere & pro hoc; vclillo coloze 5, &; peo Quarc eft vna abítra&io in(ub- € | Quaji JJ, De Pradic.abftratli, gj) oncreti JA V pv av . 2.52 , « albedinie., vé! nigredine; vnde cft di- Pibilis per differentias eflcntiales in fpe €ics, ratio eft quia vt fic habet rationem ede dahin blan. cf di ),1 :q- Ldtc. aiat a an- Gidlias ett geticticd fintfolum (apponunt Led rne erar tu ad 1 Aa vtanimalitas pro hao, vcl illa animalitate, nó pro harranitate,vel cquinitate& hoc, quia vt fic in proprio cóce ptu eft pars, cü e ipie s rst i rry veo aüt non pát de totopradicari , de diniduis proprijs eft videre in par tibus phy(icis, ànima.n. non pra dicatur dc viuente;(edde hac; vcl illa anima; vn- de diximus difp.cit. natutas genericas, cü ile indiuiduis Penericis: pradicantur , ha- bete rationem fpeciei ; nongeneris. - ^ 62 Exhisergo terminis concretis , & abftra&is mulcz, & diaerfz conficititur izdicationes, fed nimis longum effet re- idee ee diaifiones ad- u&tasaDD,principahorestangemus,*&illas,dequibusprecipuemInftit.Log.nuilafa&acftmentio;nàdciomepetfe,&»peraccidens,maturalifeuperdire&a,&innaturaliy.(euindirectafatisdiximusin2.p,Inttictra&:1.6.3.(imiliterdiui(tonescnunciationis(untécdiuifionesprzdicationis;dequibus1.p.Inft.tra&t.2.&tandemdepredicationibusaliquadiximusdi(p.3.q.8.art.2.cumde,»pradicauonibusfecundarumintentionüdeprimis,&dcfeinuicemlocutifumus."Tbomiftzecommuniterdiuidunrpiadicationemin:denticam;difparatam,&mediam,primacttinquaidcmeounciatur:defeipíoyfccanda;inquapradicacünuilamhabetconnexionécum(ubiecto,.vthomozcftlapis,homononcítequus,Amedia,inquaexaemahabenraliqualem&onbexioncm,(ednontoralemidcutaté.|"Sedrcéius,&(ubtiliscünoftrisFormaliftisditiinguendomcfintract.Formal.art.3.&alijsfaperlocaDo&oriscitádayquodprgdicauocft duplex;alia for- alis;aliaidentica, foroalis, vtcolligiwig €x Sco.1.d.4.4.2. B. & d BT Qt M4 d.8. 4-4-ad 1.princéX d.26.q.vn. Y .& quol.5. O. & alibi, cft ilia , in qua przdicatum . dicitur conuenire fubie&to per quandam adiacentiam, & inhzfionem , & eft da- plex, vel effentialis,vcl accidéralis,& de nominatiua; prima eft , in qua prz dica» tum adiacet fübiecto quidditariue, & ef- fentialiter,vt homo ed animal,fccunda;inquaprzdicatumadiacerfübic&toaccidentalitervthomoeftalbus,&becpecüliarimododicitur denominatiua, nam fi velimus ratione denominatini' amplia- re etià ad quidditatiua prz dicata; fic prae dicatio denominatina couertitur cü for- mali ín communi , vt notat Do&or quol, cit. quod pt explicauimus difj. 2. q« 6, art.1. Kuríus przdicatio. denominatiua eft duplex, alia intrinfeca , in.qua przdi- catum iatrinfecé adiacet, & afficit (übiee &um, vt homointelligit, nam intelle&tio jnharet ipfi homini , alia extrinfeca , im qua przdicatü non inharet fubic&o,fcd "alteri, ad illud tamcn babet habitudinem, :yt paries dicitur vifus vifione in oculo '€xiftente,& ad parietem terminata. -.63 Przdicatio identica cít, vt docct Lich. 1.d. 4-q.2..in qua pra dicatü enücia- tut e(feidem rcalitet cum. fuübieGto, noa modam formz adiacentis, & haec eft duplex , alia eft omnimodé identica , qua. ratione à Doét. d. 26. cit. dicitur prima idenitas przdicat;onis, & c(t illa, in qua idem predicatur. de feipfo , v: homo eft homo, & à lo.de S. Tho.p.2.Log.q. f.ar. 4. dicitur identica formaliter , quia exvt fignificationis terminorum: idem fignifi- cat vnu$,ac alter; alia c(t non omnimo- de identica,vt quando duo,quamu;s pro- 'prijscacionibus formalibus fint diuería 5». sdenuficantar amen realiter, qua ratione poitunt ad inuicem przdicari; hzc antem xdentificatio ex duplici capite prouenite poteít , velquia func eadem rcaliter ali- cui tero, qua ratione inter fe poftcaidé "&ificaacur, vt (ünt genus , & differentia in fpecie, nam animal, & rationale funt id& realiter rationc teitijs A hominiscui idé- tificantur; & (i ab illa vnione in tertio przíciaderetur,dicendo animalitas,& ra- tionalitas , vn(rnó effec ide realiter alteri. .. Et políuntaliqua inter fc realiter id£- tilicari, cri qt tertio pra (cindant, quia ambo, vel vnum eorum eft infinitum ; jn» funftas n. cit ratio idcotificationis realis, Nnn 3 quod explicat Trombi in Formálcattbe $: Ra Eclaratione pràdtcatilorts idetin VE, quiacemimplicer:sari phtsain(inie tixealiterdiftin&a, vífuséprobatiloodt 2:002:q. 5, &rquol. s; cpteeMa à »licui- minito ytranfit.ansenis períeGtam rdcridtateen.realeni ) d; pdo.con. 05 quatiamcumque duo ;abfbtahantur ; a tb cio; fi faltim vramállbrm facimfusitoUx) — rack bibcoitisríó vnde poffit períed é ceeli- cecidencificare fibi 4 quicduld. jede eoffbile»(icin adicinis.i cprepgoluio eft pera! identiceoSefpientia, sena send qu isi voirie cef i 1o /'calirer. sure aro ian prepter n£ltitater; p habent'yfint ad inbice. rea» Tizecidentificata gtiin fancintet Íe coyote $ tfi bilia Bciequcarit dati dun'infinsta kei dift:nctd. Diuiüdunt etiam F- mr Jrnc ide niichrn pránlicstióntv jgüdel- Qicáci m pliciter & dé cicam M Rr m bac diuifiopar thabec.vtiliciti sd 2lá digi Gu: mets Lr px addi perde €xtb5q 3: dic zug caufalas, vocis &licitue dc efteCi y velim reéto vt ta.eli ficcéfio 3à i gniniscitcacor,selanbblionay xit homoconítát cx anima , & éorpoéauo &ruB& tamch lhionot. vt aduéirunr € opl. &lifpcs q-3. qpnddomncs iftzr pradicanib: fies draidó:urinaffiratua, & n aid, zm iitz sát formalis otro LfEtsfibilisy - bomonon cfbvifrbiUs quamitisyna veta, -dltera (4l(3: item ha fnnt idenacar bono «fl bowro bom noniefl bsshas icon aas -— fit vera & &egatiuwfallae ci 5b Cun igitur onmnis;piatwicatio: fiatzin Seerisinis coocrétis; vel abfitactis, quattu- pliciter: pofTuntànrer: fe;combinati ycvel nàd'conctequm: písdicetur xde:concte- 1o jvc! gp praedicetur dcabftra&o; tertio x» abflractüd.catondexoncretostandemabftíaGumde|meminienücictur,WfGiEOgU22615LARUEGV.bd1651concrelabàindpolit.iis,keDETdpaviEde.dLHAionsDiff,BisEstonieau,esoRaecimavue:SirmatcdMDunfidersdliqfiapucpftivdibdSridnedeu3nCEtecynàhaeeebverajxanoiizlisyquiadicürurdchogupnecspatediraiseminT2Ienituerscjnseennesirreidicnpalbediicfacitvmitn1t;VidwrniineesroogudnscíteimemetRiiggaretumjvelfeEmc;ali^&ratibnaleinchomevdeinirer,vtaübum,&dulceinJaGeta"infubie&óyícd:quamometiquiaVcaitScotuscíj.in€reakisomais;cingpeoMmeca;e(etiam:manerari/incóctetoyviwiibonucitdolenolMadnedduliisiedinek,babet;quoque.dulccudinemy en zcípetkuo identitatis-in ter- Sog vt in fübiectoyqua cft tatio veriratis - prapofitioms;: qua:de:cauía in, Chrifto dua nacurgsddinuicem. in concreto ;pr&- -aiclturDéus eft homo;homo cit Deuss isqcisin concreto famptz concernüriden- «tatem fuppositi, E. conucrío vt coacre- « taadintiicem negatiué vcre prediccntur, por c rien vicbullam habean om -Hhabirudineabincer fcySc si ali - & aliquam tion hábent jvtr : "iópcopestid,dcbetia lla explicari ne- nr ran eR m Ce iraderr s a RR ne- -igatiu — X si 'haber:albe- &cpét confcquens habct. cuim al- Móoud. »iminn cóeodottdmnes — quaámtus E s : tnu cài (abüantialas quá. : Fée HraS, xt tcCta fiat predi -iseidetati He:de feymaicctm: afliama- 2 ;:catió, : bos AID aD Ee OUp «€ aua t ab(olat£ dici Pettusdó Peuus non cít cGcurialitet MZ iS albus. E eta. T AS a aao elo e P | Qui. DeBiisolfs adii etl. 899 et vifudic 4 dicatur de alio; : pear; fédiabeatve quoddam: qdódd modum pt. pa ex perci cv «j tli 2U(D12 E. edem de nier in e pee IRérde ETT dicitar: i albedoefoat V rtp ncs eR ;fatío huiuseft; quia Raesent gai&icetfo ominis EET "re viri md dp(traót Sla cobi IT vchabcfis fov t wenn dene al € b vermes Deus; rere eu rM eet ADM ment n cc E oen fon eve verdab MOOD FA füaecé Deumofod eA "Dei rta Deüs sincivia reg d par peer infinnacem! bhübéic; [66 nda; & descili de. eic fes funis füticcfatreo ferente; a uci Km eroe H0, mo Quod, aduiteuri ex tir)! l'eaPquh VE PSP Banc: ui Ab factors veni Scaiteoncrecaalfomsnabtca CEürum) me d^ ftin&tum , & "S fcr ideénti c dicáriohedo id e vm nti táseftentias: 8 3r& quim tsi Apre osge ndi fenu: fai] viveidón vfalfa devigore fefmónis, fed cohcedunrar y qnaten isi hlifidant«jüamdam exceasiodem y mà vaz tuere iamen yhincazeft e ? 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K MEC PASSES, $60 ^ — Difp. X: De Éyemtatiohe N^ abfira&i , de ipfisfolà illa concreta pof funt formaliter przdicari , quz in primo modo conueniunt , vade concreta Mit €tiua , quia tantum £ormaliter nata fu przdicari,fi non (unt in primo modo ; nó veré przdicantur ; concreta tamen fub- ftantiua,quia poffunt etiam identicé: pra: dicari, etiam(i in primo modo noa con-; ucnidot , (i adc(t infinitas , faltim ex par-' tc yniuis extremi , conficient propoficio- nem vcram ideuticé, Conclufio docetur à Scoto locis in princ.quz (t. cit. prob. & explicatur fimel ; abftra&tum vltima! praícindit ab omni eo, qp eft extra quid- ditatem , & ipfa quidditas concipitur in tali abítra&ione ab(que habitudine ad quodcüquc, quod eft pofterius , & extra progtiá ratione cius , quia hocabítra&iü includi boc fincathegorema per fe pti- gió,vt concedüt Logici, quarc rationabi liter ioquit Awic. 5, Met.c, 1. & 2, equi- nitas cít tantum cquinitas, ergo fi vt fic pracindit ab omni extrinfeco ; praícin- dit ab habitudine, quz cít caufa veritatis propofitionis , ergo quamuisin re multa praedicata conueniant illi naturz , tamen de ipfa vt fic confiderata nequeunt vc- rificari in propofitione;quia veritas pro- pofitionisnon folum peadet ab c(fentia rci fiznificata per terminos , fedà fignificandi, quaratione coaceditur ifta bonoeft albus ,nontamen hac alia , bo- mo 4 albedo ; vt dicemus , quia albedo prafcindit ab habitudine ad fubie&tum , etfi album, & albedo idé formaliter fi- gnificent:cum igitur adie&iua folà for- maliter poffint przdicari,co quód (igui- fficant per modum inharentis, & adiacen- £is, & quidditas vt vltimaré abftra&a nó includat fignificatum adic&tiui,quod non cft in primo modo, nunquam pox ficri in ipfis re&a przdicatio : at (übttantiuaus, uia poffunt identicé przdicari, quomo - do prz dicatum nó contideratur vt adia- cens fubic&o , fed tantum vt eadem res cum illo, tic poterunt de vluimaté abítra- €to przdicari;etiamfi ia primo modo nó conueniant , quod cuenit folum in diui- Dis propter infinitatem formalem cxtre- moruim;quz eft.caufa perfecta identita- £s, nan in creatis ; in qu.bus non poteít dari prz dicatio identi caynifá fit etiá for. malis,ex Scoto 1.d.$..q. 4. ad 1. co quia. intantü excrema funt inter fc vnita , quia . reípiciunt tertium,in quo conueniunt, yt . diximus n princ.haiusquzft, |... 68 Exquibus deducitur primb contra Recétiores)has jppofiuiones e "cte nianitas currityeft albaseft vifibilus ,bu-- mantas eft obietká intelleilus sue diuina efl bona, fep ms obictts fruitionis,distintla.ab(lratia  & (ii- les,quia omnia i(ta $dicata süt adiéctiua, & non in primo modo conuenientia ; & quamuis à parte rei veré conueniant, ne- qucunt tamen enunciari propter modum. con(igaificandi iftorum terminorum; vc- rum e(ttamen , qp multz cx his propoft- tionibus conceduntur , vt notant Lich. 1. d.5. q. r. Barg. ibid. Vallo. informalit.. pag.nobis 5 $7.vel - vía loquétiü, vel 9 carentià exprimendi conceprus , quis de- rigore fermonis fint falfe; vade ifle pro- o (itiones,efsétia diuina efl cómunica- ilis,efl obietiu Jrvigonisuh diflintia à creatis, "c. debent ficexponi, Deus fub ratione efféti $, vel deitatis efl comuni- cabilis efl obiettum Cc. & hoc expedi- tius eft a(ferere,quàm cá alijs Scotiflis |, przcipué Mayr. limitare regulam tradita de vltimaté abftra&is ad aliqua predica- tay namratio probans de vno przdiqito t 3 tfr . :Secundo;dedacitur, has propofiti oncs e[Jentia diuina cft usseutjepien- tiaefl pater," c.eífe veras identicé pro- pter rationem addu&am de przdicatis (ubftantiuis . Voun Tertio, colligitur cam Lich. has pro- pofitiones,bumanitas efl ensyefi (ubsta- tia,corpus,animal,rationalis,e(le forma liter veras cótra Vig.Barg.Vallo.cit. Bra fau.fuper q.16.vniu.& alios;quod proba- tur qa non przfcindit humanitas ab itlis predicatis, cü illa includat, ergo dc ip poísüc predicaci cü veritatespatet cófeq. qa radix vericatis in propoltitione c(t ide utasexcremorum; Tum quia Do&ot ait rsen e pee abflraGium vitimata abflratt ione, & predicatii ex Juaratione n9 potest pradicari, nifi for- maliteryuon poteft gropofitia efje » , ni(i — nme Ca e ardt v . dari propofi Mal du VET DECRE M Su * s hs | Q- III. De Pradic. abfiradlisem concreti. chr. L 4s it per fe primomodos(ed hac pradi-  phy(sco cófiderabilisexprimitu: pcc dc; vir on aram cprzdi- phylicetófiderabilis.esprimitur pez dc; icantur forma liter ,& in priaio pre ;, Tumquia erano m Pra d nonniíi ipíummet pradicari , vt inquiunt 'otifte cit.pon diceret Do&or,q poflit un itio vera posce br 58 n prigno modo;quia idem de fetp- fo.non fortnaliter,(cd Mun pradicatur. --Refp. non effe veras iftas propofitio- nes,quia humanitas, & animal nó funt in- finita,ncc vniuntur in tertio,at Doc. 1.d. 8.cit.dixit extrema debere [eris vnita- temrin tertio, vnde nunquam conceffit in ctcatis predicationes in ab(tra&to , nifi cum idetn de (cip(o przdicatur.Vel dici- tur non eflc verás , quia humanitas nó in- tegratur ex animali jfed ce(ultat .Caecertü nulla iftarum foluuonum valet , prima fà eífct Sen pacpett eflet fal(a;for- tcs cft bomoscft albus;&c..quia non vniü tur io tertiosquaprogcer fuffi cit,gp extre- ioslt funt difpara- ma (ipt vnita vcl jn t imal;& rati quib.loque- lulio- ra, vtanimal/& rationale, batur Do&t. cit. ve] inter te per inclulic nem,cómunicationé , aut ip. tione ; quas pradicationcs implicite «conceffit, cum a(lignauit regalam tráditam vt d xi- mus;Falíum €t ett humantatemnointe- ari ex animali,& rationalijimó quiarc- faltat ex illisintegratur cx illis; licut totü ex (uis partibus reíultat,& componitur,à ibus nequit abftraherc;cü fint, dc quid- iratito conceptu illius . & ul 69 Sed cotrà do&riná allatá arg.quia hacpropotitioizieileci us intelligit , ett vcra, & tamé intclle&us eft ,vitimaté ab- flractus, &ntelligere non conuenitipfiinprimomodo;quódfitvltimatéabftra€tus,prob.quiain(ubítantijsinquitDo&or,fitvnicaabftraótio;incellé&tuse(tabitractusabintelleétiuo,ficutvoluntasàvolitiuo.Tum2.Scotusin2.d.3.9.1.Eexponensdiétü,Auic«quodequinitascfttantumcquinicas,ait;quódfecüdüprioritatemnaturaicm,quàbabetnaturaadvnitatem;plura!itacem»particularitatemyvniuerfalitaténoncítdcfealiquodiftarumquamuisnunquamfitrcaliter.tincaliquo;ttorü,&vcficettquodquidcft,pcttcobiectuintellectus;cítamctafiaitionem,&aliaatttibucaconuenreaferit,quznoadicüturinprimomod»c,naturaab(tra&a.Tü3.naturavtab(tc:hiturvlcimaté,verécerminata&tumintelle&tusabítrahcetis;veréconcipitur,ergaextrin(ecépoterirabftra&ta,cócepta,&jedcnominari,&percó(equensta»denominauonespofsétcócipiadmo«dunicatis,&cfficicniiirationisformaelia,&deillaenüciari,Tà4. huamanitas;nChriftodiciturvnitasaísüpta,corruptaiotriduo,quofen(unon,conccrnit(uppo.fitamhàümanum,tumquiahocnóadeíty.tumquiaill:gropoficionesnocedtàfoc.manturdebomine,nccfuppofitumdiginum,quiai(tinoncQaenita(]umi,[eda(famere,crgoin(ubítátijsdeterminoabftractoà(uppofitis,quieftf(ecuadüScotumvltimatéabftractus5po(fantprzdicata,quanon(untinprimomodo,pradicati.Tum$;ifte(yllogi(musexpofitoriuscócluditindiuinis5,Patergenerat,DeitàscítPateryergogencrat;&titgenetarenócóuenitDe:tatiinprimomodo.Tádéaccfitioals , antecc. patct in. Chrifto , inquo albedar non potcít attingere fuppolitum. | Vctbi, fed folum humanitate vt fübie&um pro- prium ,& connaturale 5 . 7o. Refp. neg. intellectü effe vltima? abftra&ü,ni vt ip(e Doctor notat , aliud ntn (ubftácijs,aliud de perfe&io - nibus (ubltácialibus,in illis vna fit abftra €tio, in iftis, quia modü habent pradicà - diin quale;duplex fit abftractio , ficutin accidentibus ab(clatis , vnde intellectiuü concerait fuppofitum, (icut album jintcl- le&us abftrahit à (uppofito,nonab indi» uiduis,vt albedo. Ad 2. refpondet Maur. q. 13. vniu. dub. 4. quód eid cftdicece natu;z à parte rci,vc pr(cindit à fingula ritate , conuenire eflc obiectum iatclle- &us;coaliderabilé à Metaphyfico , Sc. aliud c(t dicere hec omnia pdicati, pode de natura vltimate abícracta, primum eft . dey  1sopipit Délbylüitanihe i SQ A. vetuimjquia vere d parte rei attcibatá) iffa (ant cim niaturasdentificata realiter; fe cendumeft falfum, quia ádweritaté: pro) potitíonis rion fufRck veritasrei fienifia cati fed tequidtor: &cverirasmodorum!fissificandis&quiamattitavitabféradts5!TNinfecontifieàtillapraedicataaba»ahitanenabilfàcóritinentias&foli,ptsdlcataprimimodirefpicitppefincas!théporcnsainelu(ümperfeprimósidcits&oilizfáropositionesfuntfal(e.Ad5:per!idemrefpinàquamuisillapradicatacóác;Mititqudnmticencacintdedefaproptetrépugeintiammodorófigni&candi,natacaA.vtfic nó refpicit ifta prac dicacá;& ifta in figaificando: concermmt alhacehtiti matti» Vel dicendum. cunv ghulti$ Scodiflisjregtilám Scoti nomvale« r€ de pt dicatis confequentibus a&ü inia telléctas;fed de illisqua à parterei cóue niint,nar quamus in feprarfcindat. tà ab erite reali quàmrónis, & idco ide ipfa int cenfiderata non potlint: praedicari pradicata realis;quat non farit primi màs di;& molto miriüs pfzdicararatiouis j)vt arguit Lich. ex Ocham ;'atamen ipíà , vt f eres hi oet itiditienia icat& racionis jp refpólio eft ieditlorihd eund in Chiitto norrett vIrimatéabftraGtazary imó e(t nattira humana fingularizata; nos loqtirhir de'liunratiitate ; prout praecise dicit quidditaté. hominis ab(traheaté ab oràni eójq» eft cxtra effentiá . Ad $»refi. odor d. .cit.committifallaciam;quia mutat rtedicatio,ná maior eftveracforfrialiterypritioreftvéraidentice:,fipátérfübftátiue(ürmáturjivéróadictuevtettdenóminatiuüis;liceR£alfa;icüthac,Deitáseftbona:,Quiapra»dicarét(ormalitets:Ad»eimumpatátesdiQisdd4vcioricidr eudonsbisos yr. Seécido arg, eyiftalfic filiacbumas viitàs e(lmivsály d (i quiaxócrétü fabftas tiále €x (ec6cerisit füppofini; fc amamal porcit pro iac; S illo amdali (üppogere, fed humáriitás prefcindirifuppofito,crs go atiimül nequit recte de illapra dicati Tim au eum diécre animal currit j Tittaiiraé eft ániroalergo lumanitás cur fit; inque fyllopijnotft cade formalis foletéfudh prütirs&impropotcigaeyiftnláchi eOcerte t) tico jled dc indiuitua; de tánicnid hac própotiiodi*, homoin dàa- Ese vosicóceriic dndüjidua fuppoü itdtitér ptopotitioeffco (ala Fl erede dr nmeenirti ndi Wiener emere tmm CE OR MGE d adi bran fa ofica à quibas pre folam $ vecta Mi qeoinede wepicit han elpicity quo picit. ni Ad 2. pateroperidem yquia za etlivíór varlarur | igtép cue mE em ft vr n ord tede wm pad concedant; poffede'dbteaGuis- inferioris - bus predicari pec quod cóftat ad cauion& Poticij dos -L09.1:95; óppotü tencatis; cb 1ve(oiibi rslvgov nusnsilis mus CUWROTTON Dy iSuigpum 21 £1UD £M 8 T QUELLI X23 JAE" "o dirae; luz de conepes a id Lajimof 5 rattis prdicati», x5 304780 ad prinia partc dabij pats ne gatiua conmiüniter cócoditur;vrt- de ba (unt faliz bomo eftbrmanitas,li- inue efl albedoalbum c[b colorg&c. ra: tio fepiusc(t in(muatá quiz abítca Gra, s poc (cindüc à fubic&tis S (appolitisicotie bri verser em i mgr pant dó lipmificandi (ubieótana ,.& raxdicatít fioc cómthunicencvinter (e yxoliiar radi /omnisveoitatispropolfitionibusDi: quia bflratàa: figmficat parteib.cocreti y qp habet rationéimapauspatsatité vr. pars y fitipby (ica) ig m eraphyticaynompoicii Idetoto przdicdri Sed quia hzc rau» non «oncladitimdiumssmam abtlracta y. - -A£Grihunrcásiohelcti (apposits praícime dant Xam& in:fcv nde.poílinvide» tificarirealitecjimmáaran e ,ideircó. pros poficones quibus abltru£ba dicuntag dc nece a I ntt Q9. II.De pisdeabibsa s coconerenledri.LL. $03: E "o. 1 LE vetei ^ is ues alm f atis.deniyensfientitássenseftbouitays.geonuséfbvurüst[alitar,86catnenaccidensdcceiétapredicataantdbftza&ta,Help:détigotefermdnis, oninesillsroposistioncsciícrimondpetens€;nóeítconctetiianibitumaalieceiiónVligrisimeltaccidens,sicuteami,lignumeftalbum:s:quodanasgisdeclarabitur,exmoxdicendis...TTS2.75ICircáfecadapartemcértüefbpriindiuinis,quandofaltimvnuméxireemumítinfinitam:$stülesprzditatioues€Bcidenticéverasproptettatidnem,mepiusreplicátàm:Déiodéfccundá:omnesadinittunturiftapraxicdtionesimabífkcaétisaccidenralibus:mediaabítractione,quando(chabentvéfapecius,8cinferius;vcalbedoeft colot,eít qualirasy &c»quia  (unt vltimateabftca&ta;, - Gcfuperiora 3a ordinc ad inferiora fe habent ,*vz.cón« cretajcum illa:concecnant& per modum totíius,vt in princ. quz ft. dicebamus. ht. (aper Fet& omnes concedunt: propositio» ncs; in quibus abftra&um gencricibpre: dicatur de abftratto difeceriabweh ex tra, effe falfas ; vc animalicaseft vationá- litas, Scé conuerío , quia intantum vau de altcto praedicacür inquácum  vaünmcur inípccie, quam vnionem coücommant per mómina concreta 4; &.à qua per abttraGta graícindunr, ergo vrabitra&tamo! polsüc adinuicem przd:caci . Idem quo; efiet Adic&dum-dcabtizaóts ,qua 1h orduc ad lia accidentalitgtrpcaedicari naca (uat vt hümanitas eftaibedo y vebaibetlincitas nisi quod: Vá(qubqu diífp.rg o: «limi- star bant veritatem;ptzzcipué;quando per ipredicarumabttrattá denotatuc officiü, ' aS actus fubie&iabítraéti y'vtrarronali- Xas efi diffcrentiasrifibilitas ejt preprie- L v; Maior difhcuitaseft.de abílca- ^ 0 ;& fpecifico j^anillud pof- sit djifto.pra dicati, prz cipuéin.lubítá- tijsyim'accidenabus- 3009; doquendo dc 'abitcattisvltimare ;..iteman abficactum diffcrentialc pofli cidefprofico diciv ca suni ioett anmialitasy cfl 1at107aliia5, 'ulbedineibas tfEcoloraitas, &« &LuO)3Nv -7x; Hart. Log feet 3. cdocéait? gencricitimi quà ms ialc abftcactü. veté dici de fpecifico.quéféquitur: Auer faq; x4. Log. (e&teaq. ac Blane;- difp, 2. (ed. 17; hoc folam de geperieo concedi « Alij her iR. ;ablicaQta fuperio- rid cg daplicit&r;eoafideyár: y; vel vrinconfufo conGnent rationes ; & per- fettiones infcrigram ;& vt fic pofunz.de prec ser ii fecundum gradi ptae« cifam;qtem tormaliter dicum ».& vt fic falso pratdicáturita Ma(, (eG. 4«.de Vni* uetfag6.Soro:q.3 Sanchez lib.7« q« 13» Saarez:difp.:6, Mct. (e&. 1c «Didagus d Ye(u dif: 5 ;q. 2.dub.2. Com plocdifpiqe Q-.& alijjà quibus 5:Meb.q.33£eebi4.BcBasicSoy2.peirsvnaTacore1[pecifica»tué:(umatur,cáfusédicere:rationesin«fetiorüm,Scpoflevtficpridicati:dc:ilksy(iweràredaplicariud,ve(ubftaritcoriecpaypizcifiuo,inbor.(enfunonpoísepradicacideahfériotibus:Adic,tract,4«4.9:dub.s,iftaspradicationcscanquam 'obabilius dictum aderit e(c fal(asyfoli concedit illas; quibus abft tacta dicuntur defais imimellatisinfcrioribusy fub cádá ab (bra tiores; &inomine gnilicaus ) vb bsc humanitas efi bmanitabbec ratioe ualitas eft rationalitas-sbac emn eft animalit as, &c:quód.ex noftris; afe» ránt Bar2.1.d:5 :q-1:$, Ibi bor omen Deus ,& Maur.fup. q. 1 3 . V niu» dub. 44 imó ipfe -«Do&or Ms. q. t; E.inillo ex tá afferitquod nó poteft dari conceptus ka vlrimaxe ab/tra&tusquin poflit de jp « prijs fiagularib* praedicari; vnde cocedié jppofitiones iftás bc anàmalitds ef dni- ib alitax Jàc:atbedincitaseft :albedineis t5,n6 ci itdibimanitas efl animalitas s quia liumanitas rió e(t fingulare animalis tatis, Tádé cómbhiis éft opinio spud Scót kiftas;ranfcendéc pofle dc alijs abftea étisdici, vt buon anias eft entirasseft ba» qitas&c. quiaad. vetiratem propofitioe viis, falcimadenticam ; iinquiünt fufticere infinitatem perm ffiuam;& vran(cendem- -tià talcm habenrinfinicatem yc nr có» mnia D'eoy& créatorissideo poterunt im abira&odealijspredicati / ^,0 5 3 -- 3$: Dicédum ctt,nullam propoüüohe patum difánt Fonf. - — — PPS — MER! fe ^ Difp. X De Éninciationé 000 0 ip eteatisin qua. vitimaté abltra& prz- dicetur de altero vltimate ab(tra&o , vel de füis immediatis inferioribus (ub eadé ab(tcaGione, & nominc fiznificats, e(Te vératn, fiue accidentaliter, & denomina- : tiué, fiue effentialitery/iué rranfcenden- ácr pczdicetur, ita Do&or cit. qué pra--: tcé Scotiftas fequitar Ruuius tract. de modo predic, Morif, difp.1. Log-q. 17. imo hanc fententiam volaeruntafferere. Ma. Suarez , & alij. illis diftin&ionibus dc ab ftra&tis, & przzcipuum fundamentü cft formalitas termini vltimaté abflra- &i, illum :2. intelligimus cam Scoto d.5. eis cit. q. 1. C. qui fignificat quidditaté abíolutiffimé famptam , & przci(l (fime ab omni co, quod cft quocii] ; modo ex- trà róncm quidditatisergo vt fic prefcin. dità qualibet habitudine ad quodcung; extin(ccum,fiué etfentialiter, (iué acci. dentaliter cum illo abftradto habeat có- fnunicationem ; ergo denullo alio pote» xit przdicari, quia vt fepé di&um eft,ra- dix veritatis cuiufcung; praedicationis cft Sdeniitas,connexio,& communicatio ex- tremorum , nó folum vt fantàparterei,"fcdvttalibusnominibusfignificantur."Conf.quianequitvnumpraedicaride.;alio;nifiiiludconcipiatur,vtinexiftens"illi,&aliqnomodocumcoconiun&tum,utavtdictumcfl,radixvetitarispropoitioniscftvnio,&connexiocxcremo1ü;(edquandoconcipiturcerminus vlii- -amaté abftractus , vtanimalitas v. 2. non »onfiderarur , vc coiuncta cü humanitate, "wel cquinitate , ergo cum verita:e nequit din tali abitractione de ipfa praedicati . -i Deinde potecf prob. conclufio figil- latini qubad omnes pattes: & primo q mollum'abftra&tum poffit de alio deno- ginstté pratdicari , etíi officium, & actü illios dicat 5 nam vel. eft (crmo de operae tione , ofli-io, & a&u [ccundo , (icureft - gifus refpectu rifibilitatis , intellectio re» ÉKpcéáu imtelle&us & hoc cft (alium; quia mec intclie&tus eít imteiledbio s. nec rifus c(t rifibilias, nec rationalitaseft confti- tuo homins  Íed- principium «onft:ta- xiuum; vel cit fermo dc officio ; & actu omo, & cá hic (icintrinfecus fubicót Ron gotetit predicari acetdésaligr à dc- art.q« & hanc eandem rationem adducit -Aurcol. Td. 4- part. 2, art.2.. nominatiué s. vt dicebat T: fed e(Tenz- tialiter,nam rifibilitas formaliter eft pa(- fio , rationalitas formaliter differentia ; quod fi per'paffionem , & differentia in- celligatur fecüda intentiones, fic cft prz dicatio denominatiua (ed non cít de vl: timaté abftra&is,nam & proprietas cone: cernit hanc, & illam pr fibilitas, hanc, & illam rifibilitatem. 76 Secundo cótra Hurt. prob. 9 iftz fint falíz bumanitas ef rationalitas , eft animalitas,ad inem, negat .n;hanc Tetrus eft bumanitas, quia licét Petrus in (e humanitatem includat » tamen vkra illam babet fubfiftentiam , przdicatum autem debct faltim confusé fignificare s quicquid dicit fübiectum ; fabínmimas , fcd humanitas vltra rationalitatem inclue dit animalitatem,quam rationalitas vt fic abítracta necconfusé dat intelligere , er Lid art etas os humanitate , idem iccendumde animalitate refpectu ratio» nalitatis. Sed neque ambo coniuncta pos terunt prz dicari , quia vt fic rationalitas deberet przdicari vt diffetentia .djuifiua gencris& conftitutiua fpeciei, & per có (equens vt vnumadiacens , qui modus fi« gnificandi repugnat vlamaté abítra&to . Tum quia negat etiam ipfe hanc propos fiionem Dess voluntate intelligit. quia vt fic datur intelligi coceptus nofter;quo voluntas licatiné fumitur, & conci» pitur vc principium operans , fed ét in his propofitioni bus inuoluitur. nofter con- ceptus , quo reduplicatiué animalitas fc- cundi fe,& rationalitas in fe concipiturg praícindédo à quocunque alio, ergo &oc. mon .n. abílracta dantur, nifi pcr iatelle- «&um. Nec valet, quodaait Auería, ratio- nalitatcmtuncinon pradicari in quale; & .Vt differentiam, [ed in quid , & vt genus ; boc .n. iamfuitíupra impugnatü difp.6. q.4« oftendendo veritatem illius regulz Diutr forkm generum non [ubaliernatim pofitorum, &c. Accedit etiam ; quód ab- ftracta vltimaté fe babent vt pars;u ne- icari cx dictis difp. $.q. 1. 77 leruo cótra diuerfas acccptienes vitimaté abftyacti à Suar. E oníec. E. ahjs - tem,& ri«. A 9. III.De prad. sbBlvathi eo cerit Ac.LT. $657 addu&tas vrgetar, quia (unt diflin&iones do plicacoriz , nam vitimaté abítra&tum ex iua ratione formali abftrahit áb omhi eo, quodeft extra propriam quiddiraté, vtex vi nominis itür,'crgo nequit fumi, vt aliquo modo refpicitinferiora, aliter non eec Itímate abítractum. Per Gd oltenditür eciam vliimaté abíitra- um non poffe de fuis ingularibus pre- dicaci , quiá'ab illis non abttraheret; tam quia etiam albedo poffet dici vltimate abftrz&a , quia cantuai cócretionem ha bct ad propria indiuidua, quod ett faisü, nec implicat przícindere ratiogem communéàfuisinferioribus,aliternuiladareturabftractiomtervniuer(alia."^Tàdemquódconcluiioverificeturétfotranfcendentibus(uodctiamfüftinecVallofuperart.3.Tormal.pag.nobis359.&probsbilepürátMaur.cir.)jrobator,infinicasilopergvffiuanilaliudeft,quàcomniuni:ds,&indifferentia:adcreataendisRctalatiypleeudentia:vtstcimatoà(ypr&efeindulDHdfercoDatnbetvtpaffió5'&ettéxiváátatimialementitatiseronónporefte(Tedaotioidehticeveritatis,vteftinBnirasfocmalis,&pofitiua in diáinis; patet confeqe nam idco anhinal itae ipn poteft-de uz mánitate dict s quia abftrd bit à* poténtiaz! litate; '& habitudide ad ibfeciorá y: ergó: idém de identiace dicdàdàm : Tum quia: Doctor; quód omnis identica »rzdizi catio in creaus eft formalis 1. d. 8. q. 4t ad ti fed cncitas! ve ábftiáóta nequit forz militer predicari aliter diceret concre- tionerm ad id j eai adiacerer, INec iouat ; aliqui dicunt , peculiare efle abftra- isttanféctidentbus de omnibus dici y: qiiia primás cenceptus, quem de ré ali fori amas,eft;quàd non hic aihil, fed iquid; non uat , qu1a conccdimus ra- enus includi m con: epdbüs nfe- vm y'ed aliud eit de illis praedicari vt vltimate abltractu , nam eias yc tie di- cit rstióneth enus vc ab inferioribus prae- cfic tationem entispieciln. ^ 6 728 Sedcor €ta arg. qp faltim peedicata e T anabftracto »rz dicari dc in bus, qium quia vc- ré lupcriora effentialiter iacluduntur ia inf: riotibus, ergo poterunt de illis predi cari; ab eo n. quod res e(t , vc] non ctt ; oratio dicitur vcra , vel falfa. Tum a. (i- «ut homo definitur. per animal ,.& ratio- nale , ita humanitas definiri debebit per animalitatcm , & raconilitatems at par- tes definitionis potlunt dc definito prz dicari,crgo erit verum dicere, humanitas cR'ammalitas & ratioaal.tas, vel faltim himanitas eft animalitas rationalis. Tum. 3: coütiderando hás duas naturas , bamas ritatem, fcilicer & equinitatem; concipi« fous ias conuenire, & d. fferrey ergo po^ terit ab fl Fabi conceptus commaunis-ab il» lisin xpuid priidicibilis talis érit coceptus animalitat/5; qua róne Arift 7. Mer. 43. ádducic hanc pradicationam d.ff.renuz füpetioris dc infctiori imabftra&o, (ci(- fio peduni cft pedal;as quadam j & $co« e áed rnmia t ei i sniiitas-e$! bana t aybácsibeduieitas. esi'abbediatitas;& fübditsqp n9 jopartets. qued in dba disne. Wr Lia prádsé ety deuliquo nec aliquid de ip- fésquia boceft impojibilesfea fufficit adi própofitis boc quód vltimaté bfiraddit » boc efl db omni alteris natuvasci à fup. pofito propio ton: fingulari,de ilo non prédicetur aliquid formaliteryuifi prie-diceturper[enuomodo. Refp.exdictisad1.nonfufficereadVeritateipropolitioni$veritatemfiznificatordm,féd'eriamveritatemmodorüfignificandirequiri;namquandorcsfiLireprifeindensab.alia,&poadellapraidícatur,nonconfotmaiuc rcii!la propofitio, «ceftin (fe; quia licéc rcs illa deriotctur , nón ramé vt alteri có- miunicatá j4üo veré eft à parte rer, alice ifte cient veta y Peirnscfl albedosefthta micnitassc? c. Ad 2 . non poic(t in ccóto humánitas definit: pec animalitatem ,.&C rationaliratem , quia hac praícindunt ab. illa, fed in obliquo:y «nde non potiunzin recto pciedican fed inloblupioidicendo. hàimnanicascofiát d& adnalxauy& rogas litate, Gcutín defoitione phyüqa homo non dicitur agima, & corpus, icd cx: alas & «orpore ; & licut non zocte — ono homo eft disini (loquédo de. corpore pro altera pàrte compoiXtd y. non; de generc (ubalterno) co qua cdrpuscft, piis, nomtotum y fic non re&é dicercrur, hüaranitas c(t animalitas rationolis, quia. animalicas (e habet vt pars. mou V tpi vtd:ximus difp.$:Gepe tara pec fd le £0 ceptum ron cídé càceptum Ago eret ti$.,. fcd: aniemalis,qui: itaeritab. Glusjys Qt diné etiani dicat ad.illa, à: quibus abílra- hítar,& vt ictórum fit quoddam; poté* táalc,animalitas autcm ab.illis prafciudit Nec vtget authoritas-Arift. nam pratcre quamquàd differentia fuperior. nO. pros ptié dé inferiori pradicatur » Vt diximus difp. jiq;gaar. jiidbuctamennon cti prg. dicario de vl timaté dbftracto, hers Mes vltin.o ', idcm dicendum dc hac Cationebac bumanitas eft. bumanit ^ ncgarhus ver illam aliam. de hac a dineitate cfle veram;quiahatc. sme tas dicit quidditátem albedinis aui ferentia indiuiduali , sc B OMBANEN. ab hac albedige s: heque erit. vli eae flracta 5 negamus. etiam. Ruedil fttactum ed. vlimatum Lr às E p cron fingulatia , non «n. dicseur. e ab « illis (ed concretum ad. & aut horitas Scoti nom vrget 18e an i vnum extra y: & oppofitam d cducitür ex. tota illa quz ftione à yt notauimuá set mé princ. huius quizft. . :79-Secüdo oarg ad ide. Tum. quia co QO- creatis ad abftracka tenct. coníc üétiay 6t in vitimaté abfira&is. nam valet dicere in divinis, Sapicns cft iuf us,ergo fapicn- tia cftiafüitia. Neqj dicas;cllc verü idcti- ticé propter infinitacem exturcmoriis qui& cü infinitas fit modus intran(ecus , & «oníeqücns exraquidditatem (api & iittitizy&e vlcimare abfiract pen dat ab omni eo, quod aliquo dodo E. tra rationé formalé,iam illa cxtrema pte- fcindent ab infinitate ezgo infinitas nom eli to veritaus illius pra dicationis., lum. 1: humanitas , & animauas rationc folü, diftioguuntoryat hac diftinétio (iei non, anícrt xienutaremxealcnjira nec veritas tcm propotitionis, Tádem anima raaonalis cfl atiamey& vamen "t" intcr ab(iracta,: üdi JH 19]-32721155 (31611! ios Difp De, Bostéfatine v, «0X 0. eit veras! ;So: Refpà core 55k onis quand quando o ee Usyvt san aero vai p Plein dini E en, infiniinin infiniraté; ad: ius rd cere lapientiá téjiuflitiags Seno. ce vlamaté voe nin fxedete ab infinitate; vnd vicem pra dicari i. d qu: non eucnitin cCeatis;vlu mare antem. flra&um MPH - qos sli :"r a * propb fü uoyin I; LIjeo ratio apientie« cít ratio diuina juflitimy aishec yeta ratio Deitatis eae ratio I: pientia: proptcr inst cit UNA ire umusa ze(pondcre quod modi im nic pd gii mo modo iuxte:di inb ow Eu hes dnas a m cum Daá air vitimaté flcind:tg ab.oi cpa quod eft. quocüq;modo extta rOncm rbi dsbecinelig pofitiaé modus. nj piri m. fecas(et(i SES aie tar 0.B5 dicari)nó tur ita effe extra rónem Ae», (cd tin negativó.que expolio videtur de, te Doct A ih aitqu rahcdo fapiésias iio E Ee pee etse tA DUenind finita;led visere fores 2,anter«cft falsus quo admiio,negatur iia ci; ex modo cóeipi& ps qui& . c&iur illa extrema; explicue Nt. cii tundamé vojn re,ncqait dei leu ter9 epüciariyná eíIet dic diftin&wm.e gliidé euni ert pto, MM: je am. ja.comaynt e(Te vluimaté à ua hucuf aee tdemodis pdicar; djmablradies wcoereto quo ad pri-; mas int£ilones,e ,9anmno vet ifegtur, minis fi & ini Cru onü Ado. feyQin ordine ad primas, tavt ia; propor, fitionibus acci iuit termin); yr «Qmunis, cacionc quada, A coocxieng dic ead in- ; ujeéjnen vt ra [cind.intà; sdlieüganigs Y oc owe af a — " -*- r. LP. . fintimntO Loto Ja i Sud ^ So DPI Re qe TO .WNDECI MAI jUlott0.2 4. "huis 3nu3 e'10:5i *» [Tee nei y refus d sde E vciebu eut ari fibi jr debate libras PHP d nrc" erm eoi1impo ose fioi. leg noo X one; T cd nim ^ laii i Cummni, à Dif ifa LL QiBibli c: js us de Eniheiatione i . oram tráttat,»rab em nem s find -iimpoffibiti Xmultaf;pa[fionesde«pfo"2pru9tvidinri PEEfdemcnmetiomftinfe,cfeciVaedoneeteDeuifvoeeuprtianvellealetmcontinentiamqiProem.Necfads^Detiuon,dotediataseafifioDemonftyationis,ertonfequenterquódobieurmere"»ipinivtnériripadPAete(Te(«Demonniviraeur2Eputs"agii"iaiempmatio,qacuiboritate»inumiMriicolificere.DNiftin&latratfatum'àlibrisPofl:ficutdiftinBoreetHiecaecRSylloei[nius,AeeevteftbeaALIdTee?iloiBomSieioimChimftbiitvéflieemTRübertuiesOrdriafirjrp.optrati.ymotialiquitdixeva. Nonvrgetsquiatomi.$yllogifmi1nConririssprerequiritayfus?explicanimuspairesvddreoperathpieniquiadiosfpeenlationiss"na;MlossQvesTIO^idum Diijcurfus.differataj.Jorge2:jd5b5.TarioneeHieiciniseftAHR:^iide:t8|An.146.quàdponrtisdiffe:entià/inter/duó;àMiesreoportetcognofécteinvtvideamus,ayDifcurfusdiffétataguiadaAogi(io(ptoeoden.fumimasSyllogiafüm;8CArguméaüloei)tieceffecpipriuscontidérareygi:dorMigeAe'"Argameétatio,*piféiifüsetoóeftocerüia' intellectas decr ; qda ex vno notoalíud ienotufin jt, & iptetcj vnde dicitür EE" afi didam cücfüs y mótus, & progref- /£x roto ta:juam à terditno aquo iitelieEms perzitad'gnotum tamjsa ad : verinitiumiád ju ue;ex- ua definitione col- Ug turjnó Ere.]uod inicélle&tus duo cognofcat vnd poftaliud, nam c-phires app: chiónfiones y vel ibdicia difctete "ibi iauic ea (uccedéntia effent (carfíus;-fed —— ici , quód vnm ser aliud &égnofae . fui; diglieieée poreft cótinsere, e yt bt "i deirordisen, 8: hàbitudiné obi&- iam, vt fi quis cogno(ceret Solem dietricffe;& diem à Sole vc à caufa de, ee déte;& hoc non fufficit ad diftur(am; n& "hoc potids pertinct ad fecundam intelle- &üs operatione, effetd; vel vnum vc! plu- € illorum obic&orü ad inuicem jecit ; ficut &t plura complera uit per primtamopcerationemappré- Fesigen opeceri Mescii iudiciumi;fed audicij; & complexi obiedtr. yprehéfios Técüdo contingere poteft i per dicàt liabitádinem iuter alenfus illorum obiez ori ftaur imellé&us atent ratut vr quia habuit ad aliad à enfum, & ex vi 1tas eliciat aífen(um alcerius , & hoc mo do intelligi debet definitio dicur(as, " gy, gaproptét tria intécaenrünt di(cur(um,cozació nodi cosnitío i ignotis !& illatio; (éà deductiorgaoti cx noto, pri "inum dicitür aécededs , lecandü confe: ? quens; vertiécobfes uen da; qiie eit nexüs "wtriufti; poteftas explicari exeglo [et adz ^ operationis , ría licirt in iudrélo adctt áp- $08 Dif», XI. De Syllogifmo in Communi . | : i; 6c1n difcarfa adett iudicium antece-^ deritis noti, & conícquegriaig ti. & fi- cut in iudicio adeft conpexiótermitiorü per copulam cfi fignificata,in qua formas Jitcr contiftit iudiciá,ita ip dilcur(a adeft phai» fabie&, apprchenffo prizdica- ficatayn qua connexione, & illationc có. fillit difcurfus formaliter, vt notat Lich. q.3.ptol. in ílla collat.q.an Theologia (it Lcicotia. Adeft ramcn fecundüm aliquos hzc diflcrentia ; quod iudicium in fecun-. da orcratjone quandog; cft affi rmatiuii y. quandoq; negatiuum, vnde duplici nomi- ne compofitionis .f. & diujfionis circum Kctibi folct y at di(curfusformaliter séper £ftafhrmatiuus,quamuis .n.aliquádo có-. clufio fit negatiua;tamen jllatio séper cft affitmatiua , quatenus intelle&tus iudicat - «onfcquens re&é ex antecedenti deduci; td hoc potius vcrificatur.de cognitione 1cílcxa , qua. intellcétus, poft diícurfum iudicat talem diícur(um €tle re&i, quàm 4le iplo conclufionis affenfu , fcu cogni- 'tione dcpendentcet ex prauiffis; vt fufius inlb.dc Anima dicenus. Hinc trcs conditioncs requituntor ad *difcuríum; yt notat Barg.q.4-prol. $. E- o Tbeoloyta 1n [enon efl. [cieutia » €x Maur. (ujct q. 36. Vniu, prima, qaod. in géllcétus ncelligat hoc poft hoe , fecunda nod inrcliisat hoe per hoc, tettia quod 3i is a&tibus concipiat arii ecedebs,& «Olequens; primà deducitur ex eó , quod cuifus eft qua dà via à tcrmíno à quo 'ad iet minum ad quem , priór autcm clt sctiminus à quo ; fecunda proucnit, quia vobicéta habent ad. inuicem dcpeodenuá ! cognolci; tettia cft neccílaria , quia vt xiwus, hon (ufficit ordo inter obic& Acá cxigitur quoqj inter affeniusquate di- kurfus ft; cim et Roto ptogi dimut. ad ágnoum , fiué notum lit caufa, bae effe tus , quas conditiones in nd. fcutiemus , Vnum ett hic aduertendüm ; guod cum dicitur confequens dcberc a c igtiotttm , nó iie erar plo a&iuali di(cur(u, quia tinc adelt allenfüs , X co- nitio illius, (cd ante, nó quod (inpet. de t effc nece(larió totaliter iguotü s quia [2 pius difeuczimas de i6, dü& lont norà reflexa ,qua.jnte * fucóclatioois drftinGus , fed ecit ipfcaf« nobis; fed vel quod fint ign riu ip AS e dia iae en | ti idein ad actualem cognitios nem,licét habitualiter'cognofcamus illa, 4. Concludendü eft igitur , tunc intel. . Ie&um difcurcere, cü a(fentit cóíequene conncxio propofitionü per HR aaa tipetantecedenstanquá pergau(am (al..———— timin cogno(ci.. Caeterum an de ratióne | difcur(us fita (len(us, cài: d conícquentis , & num illatioilla fit a&us à .cognitiaot con(equentis diftin&us tea liter, vel (olum formaliter , & num vltra hos a&us cequiratur cognitio. qazdom c&us aduertat: coníce quens illud effe fecundum regolas logie cales dedü&tü , virtute. cayus reflexionis angiter acere eoclulionipertinetad animafticos decidere;pro nunc poflet die ci cum communíori aden(am aptecedea tis e(fc quidem neceflarium , non, tamen vt formaliter, & eentialiter iotegranterm di(curfum, fed vt caufamillius; eio ete poteft , quia tcitia opcratio non cft qu aggregatum ex plaribusadbus »(cd vna Aimpléx qualitás, ficat caetera opcratios nes, & potias i(ien(us antecedentis perti- net ad (ccüdam operationemsqug necef- fatio préfuppomi dcbet ad rerciám. Neq; illato débet (ioura&tus realiter sb affen- fcn(us vt cau(atus ab alfenfipantecedéris y d videtur imnucre Scotus 3.4. prot. im —— Lich duis di. cur(um4ufficere , o» princigi am fit. phius natüraliter notunt,s C9 »t. (16 fit. cajas iuum alterius extremi A Rd 4f;vndé ^ illatio.erit caufacio , & de pendéua aifen fus conclufionis à pramifis, quod ctia ict ex iplo mom neam deduétio,& i n habitudinem dedudt: add yex ; deducitur y«auíatio vcró ex di&is 1d /[ diáp. $412. dicit relationé effectus ad cau(am . Tandem non videtur (emper ncceffarius act illesgiesos »quia pra. . mij eaapQda D cüidenter nota, habét fufficientem virtuté gouendi inicljectumt ada n Cond. quo caíu virtualiret inte Audicat illam con(equentiám : ; & iuxta regulas, & logicalia pus ) in aliquibus tamen calibus s -quàndo non e(t jtà cuidens, dcdu&tio (X, miffis, poteft contingere vt maneat pa us iellectis, BE] tel edteo- do fupra actum cognofcat. bonitatem il- fationis Ls à&us non videtur formali- ter dilcurfus,fed potius approbatio qua dat1, & affirmatio rectitudinis illius , vn- dc (emper eft affi tmatitins ,quádo difcur- fuseft re&tus;& negatiaus, quado eft fal- fus, (iue conclufio deducta fit affirmati- a» fiu& negatiua; & haec fat erunt pro de- €laratione difcur(us in praefenti . Pto explicatione alterius termini;.f. argumétationis,(olü recolenda funt , quz diximus 1. p.Inft.traé&t. 3.vbi definitioné argumentationis , €iüía; fpecies declara- uimus,& przcipué , quod in qualibet ar- mentationc funt ttia, .(.antecedens, & icitur terminus inferens, cofequens, qui terminus vocatur illatus,& confequnentia; fcuillatio: ité quód entimema , inductio, & cxemplü non differunt. effentialiter à fyllogifmo;vndeé in rigore fyllosimus,& arguinentatio funt idem inter fe , & non» nii accidentaliter poffunt differre . His prahabitis ,quó ad quafitum prin. cipale, qui fuftinent pie e(sctia- liter cile pzzmiífas re&té difpofitas, con- clu(ioné vcró c(fc terminum, & cffcétum fyllogi(mi quales fuerát Alb.tra. 1. Prio. é. g. Achill.q.d e poteft.(yllog. Nyphus 2. Priio.c.2.com. 2. dub. 2. Marf. ibi q. 1. & alij; militer, qui afferunt fyllogi(imü cf- fcntialiter incladere prmiffas , & cóclu- fionem, vt Conimb. 1. Prio. c.1,q.2.at.2. ad 4- Arriaga difp.t $. Log.fect, z Morif. 1,ptio. dub.z. & 5. & ex noflris Orbel, fuper lib.prio.c.1.niti idem atferát de di- fcurfu,neceilarió debent argumentatio- nem à difcurfu diftinguere. - Scd faciliter. refoluitur quaftio, fi di- aerías fyllogifini aceepriones jrenotabi mus; (y!logi(inus.n. vel fum tar icealiter, &inacu gnato, & vt fic accipitur. vt vnum inteiligio:le,incon plexua, defini- bile? &c.yel tum.tor exercié. , qu.tenus «fidiquod ügnabatur in fj lloziímo idea- liter, exetectur ab iatelleéta a parte rei & vt (ic adhuc poxeít (umi du phciter, vcl obicctiué quomodo d;ci: obiectiuas pro  po'iiones im figura di(politas 5 vcl [o rrbaliter y & iigniticas actum inicl- Logiéá E 9.1. dndifcwus differatabargumen — 365 le&us cogno(centem propofitiones obiez &iuas; quod adhuc Mplicier potcft effe. fiue obie&tiué , fiue formaliter accipia- tur, nam vel fignificat totum id, quod in- teruenit in argamentatione , & fic dicet tàm przmiffas, quàm concluíionem,imó & terminos ipfos, licét remoté,non pro- pinqué, ficut termini funt materia remo» ta,& ét illationem, vel formaliter , fi logifmusformaliter fümitur, vcl obiecti- ué, fi accipitur obiectiue ; vel (ümitur vt - dicit premitfas folum: vc! conclafioneta folum vt tamenà premiffisillaam, — 6 líitz accepriones oftédipo(sütexat^tributis;quzdefyllogifmoabArift.&Do&torib.(olentenunciari;tamde6yllogifmodicitor,quódcftinftrumentüfciedi,dire&inumtettizoperationisintélleQus,quodverificaturdeipfoina&afignatofumpto,nàina&ucxercitopotiuseftoperatiodirectayquàmin(lrumentumdirigeris,&inhocfenfü,quiahabetdirigeretàmprzmiffas,quàmconclufionemyMr.refpicittanquamobie&um,&materiá;circa3verfatur,vndetàmprzemilIz,quáconclufioreponuntutineiusdefinitione.Diciturét(yllogifmumconftareextribusterminis,&duabus propo- fitionibus r.prio.c.2 f. eodem fyilogiímo poffe mass conclufioncs inferri 2. Prio. c.1.fyllogifmum demonftratiuü per con- ditiones premunt definiri 1. Poft.c.z. oftenfiuum à ducente ad impoffibile dif- ferte penes pramiffas 1. prio.fe&t.2. c. 2. item habere vim | ioni ;elfe caufane conclufionis,& fimilia ; quz verificantat de fyllogimo in a&u exercito , non qui- dem vt conclu(inem dicit, fed vt fo przmi(t.s (ignificat « Diciturét fjllogif- mui effe va.oncim extremitatü, cx vna vniuer(ai,& altera particulari fieri flo» gifiü particular&,ita T«prio.c. f» & feqe tyllogifmum móftrar: a. prio.c. t 1. fjllo" giimum dialcéticum ex probabilibus ef- te cóllc&tum 1.top.c. 1. declarare patfio- ncs,& accidétia 1.Poft.tex, $7. multa ae lia; quz nóaifi de fyllogifino, vt dat prae- cis? inclligere conclaitoné;verificantur . Dicitur quoq. fyllogifmum conflare ex pre niilis& conclafrone;vt in ipfius dc- fiutuoneyprzmitfas efe materià,conclue Qoo fionem Sex aca tos mo og iris jo dejonttzagoney Tu moy dd tus. inp c u M c ME ficja NE eubuunzur. fyllogifsmosyt Pme es PURME ri NE cit, mimm f sàm;diuería ? piioncs» quia vocabulorum fign iaa. Dp9cxvíu lequensium pr: tn »v Exoprié; Pert Jrgenio bis D (eite cócju lone dasgitic - Mur Aes ene do fsllogi(mus. in; m .£xercito €onripi «t &nüper fe; E Eel gaitcare praemia Fives e ABKCSRUS €üda ome «iutio ilaca y iab eie bir&ütcttg-ope exe Bis Len eee jede ilen ve titia c(t cogninió.có peii, vtaic de puascicimer d xdilcurs pnr doc gni gei .czi'Ex his lionis exi argüme ntatio. * "spe UMIeEE ii áétuiexercito ,& obic Un dise ebore cama f.» fiie pro ud pro. Ericeadu AR x 2 'ó formaliter. & pro. pramiisis tage; La re manits y dtftinguetetur ficat. (cs «ünda opetauo MAITURL MR ABIOINESEER &.fient totam jntcgra- Lane beum jen : difcur(us- sclitmus cxteadere ad omne. illud. quod: mecetfació. i intexicnit. je tertia. operatia- ne, vt faciunt aliquizawamen proprie lo- quee diícutíus , Gc argumentatio nort iffictunt y quia; vt patet ex: dictis y. per strumgàe fi !gnificacor. connlafio. » vt ex penis is dedacta 2 A d *Sed.contra praxdi arg. ptá v: qi f i-e qu propzié loquendo. à pia- sifasySi concluljona le per conícquens, rA on ooU0 Bii 37Min Rotes. bas. eid «zc anguine fas quodi ie EUR. Hm p dam.con Bis itus BEQUd eH TOCA UPC ESHA DB taione ag Miisntuc, qpode ti [ug di- Cimosergo.y vel défio:xionemallam coms IAN bici ei) stia fii ignà4 tos fen(p-cmpr: ai Con», dede f ootatà la VG VLETIS chiens n propria a T dai p ia ipiius, -— y. nece joe.efl ads. Lec uad eei eoa Mn Wkrminusg Aper idems inu$àquo ;.tum quia non cit ico motus, [ed fnetaphoricé- Ad3, pre ai [à & conclufio. dicantur Eae a- ee yUag mici sHaPe m E quoddam,rà quia metaphic i din teria y quatenus conclufio ex.lli "didudy trio usen gorenualitt Ad, de vtilla diuifio dicayur propria geoeris iam [pecies;. deber s ipifyllogiímus vc uni períeq ofumctur, vcl in císe idea liwel vt. icit. conclufionem Cx, praemilsig- jadgsauonc ex diuerltate prae amiísarü, colligicur .duifio í alogis nonugr taüquai ab: entiniqu^ nam alia, & lig. --€onr dan UE mint e ^ asinure amus. E ytctqg n ug» 3 ameg gent: mot terme ——0— quem, vnadé fpecif E » Pn er 2 1 m EA. |  Gubnuh Disifs ple Vif. $ dider(is E dh ul fyllogifab.a sd condutot Mifpita.q SITUE alio cab dod ES FIN s di hd: iis dica &oric vex js catfatti y Maác jchfany dica difci T ss pum foi sia confi ftig dicio illatitroyfe nit"a[se- pear iiic, 5 coelos catu Bie da feciidie ope ratiómis pre(upponit ce Arii üfn 2m dicum laum efticáufs facio afsénfüs conici afiofii el faltiayéáite cr?ó mon éft ipie afsenfas. Tot d EU quía ri c ctt fccüda o; téllectüs, & illa de Hur à ipeum r6 vatlat-eíscntia- cónclufidheni y oai etia tetrüitib Bé iE s Brt tsi — Aoriues ien em &us duo d fóraialitgs dig | 'exjlicatae per y ma ; cui non tortéfpundent ptie- quia pré cedunt y: i sedie quia aceti ergo al aid liud malitas prdteq: Tándem^h fál iom o  ycLe& nom fignificancibus Formas! t05 adeft (yllosifmus; fion tám tn afsén- (id ché dus: ;iteth logefg n the tica cóniditioalis c quidam argumen-' tátioj quia dréitür habere vir illátiuanis' & tamen nulluseftafseiiüs intellectus , im propter Conditiofialém "particilam tarict iotelicétus (üfpenfus, étgo'fyllogit ms eftà difcürlu diftindtus, ^ "| 05110 "9 Refp.hec atgtimétà petere maior& diltuísionc dc formalitate di(curfus in tib. dc An;d.6:q.1021t/5. proponédam ; pro sicot adducta opinione de: juid- dita ríus tàqoa cómumore; Ad r." dicimus tudiciá tllatinum cfse actam: m- telícctus €Ognolcentis y cuius obicctuni nccelsátió" vel'etit conclufio j.vcl pta" müíie vt eau "inferentes , datur in fyllozilimo;illatio n. krrür in de- pendentiam concluiionis quz cít rcak- 'amd ;n. nori ' gi? iyu En at ne? condlutios tio? Anc 4F9 dide did pra is duis posit cf? D inrónc fimpl $ apu propter eh ni moda parit 5, quia termiai* m pens hd Met im nexi * Aide. yt buon rur rcu apptebe di fic ESL quz : (fanum: a€ cp. cógnoftitur £dcoüfequentetiudila EUEÉNSdueMietecodaofeiiniphliepeüdéteia"ànidicrofitio'éffsqofeifü.c6dd$fidiimlatitmm:ws"illatsén(ddíftiantd'a.illátió[Ifa(éhàbéteticaidifpéitia'irrcondufioiàprzilfsisveroytcaufalicttactua,Ge!quiahibitudoflleftreahtéPAgewerfiEont4,idcireonondicirfius'difcàrfuimétseiallsonesiRAefüdieiaie?miptitbegiadu;iVUES;"nzemumtapp:arsexc"XBifirdti(idcaltetíos,ficimca,RrYoras.cani?imadiosecdileQuPitácein;iateaitiaiSmetiowiIusménàpWhcaditvifütmexapreheWrfiddisakerlüsquaedgprehenfrorideueMAVATTIaliacwvtedenidifeurtu,Ad!fttonobis$3pergtigeez!Suridissri:usiiis,&beconfequensdifcutfuscriitégaitió.inoclusioisiflatae."Ads.tel."Auet(aida"illiscasibosnoodariinDWdicüpo:fai;fed(ólani1.operationemdiehprehéditfjpuVREXEdicite:bén4gaediiitiamiudicioquo Bioebdiaximusexplicando"fotinaliguidefiidià(eendunideptzu'pocficticasonidoiütahrdimscitütilatua;quidpate'refoluiàargu"NETSUEOE$iabtolice.a(sentret?intellc&us'anécedénti,iámdeducere:"3turftri6vafequenieni"atqQquohiadmRÀnaTulgediidseaitiCiréaiicecedihjsQuo2(ufpen$12(üfpenditurétconfcquentisa(senfus;nonobidtamenfyllogifiusproformáltcóCeptueritàdifcucíudittin&us,fed.tanti):proconceptuobieGtiuo. QV£ESTIOILC4affen[usconcluf.debeateffediflin&usabaffenfupramiffarum.IoCháq.3.prol.q.8.collat.cócl.5.OQGabribiq8faftinétnóneceffariprzmifsiís,& conclusionem atting!; citatur ab Amic. pro hacíententia Do- Gor ed falsb,vt videbimus. Alij quam- uis concedant diuersitatem afsenfuum , non folam considerando principia ine , vt ex terminis funt intelligibilia, & con-clusionem cx fe , vt eft quzdam proposi- tio ex cognitionc terminorum cognofci - bilis, hoc .n. ab omnibus conceditur , & tinet ad 2.opcrationem, verüm e ; vt sims inter fe ordinem, & dependentia , quatenus conclusio intelligitur pp prz- mifsas, qui eft atus tertiz operationis ; addunt tamen , quód quamuis praemiísae cognofcantur diucrfo actu;afsen(us con- clusionis deinde non folüm attingit có- clusionem , (cd é pramiísas ; itauc intel- Ic&us attingat principia primó afsenfü principiorü,dcinde a(séfu cóclufionis pcr quádà repctitioné iterü cognofcit princi- ia;quod aliqui explicant, quía principia unt obic&um formale motiuum intelle. &us ad aísé&ticdi cóclufioni,quz eftobic &iü matcriale,codem aüt actu attingitur obicctam materiale? & formale:hinc infe runt afsenfum principiorum formaliter includi in afsé(u cóclusionis zita Capr. 1. d.1.q.2. ad arg. conira 4. concl. Sonc. 6. Met.q.1 pr uir Med.ibidé Ra. 1 Poft. c. 1, q. 8 Arriaga difp. r5. Loz.fcc.4. Amic.tra&t.2 3.difp. 1. q» $. 11 Dicimus diuerfo a&u intellectum attingere principia, & conclufionem, ncc artingendo cóclufionem codem a&u at- tingit principia, quamuis dependenrer à ncipijs eliciatur conclu(ionis a onclufio cft Scoti q. 5. prol. in 4. collat, Abi docet fci que cit cognitio 3 ! Difp. XI. DeSyllgiforin Commu -— conclufionis cau(ari à cognitione prinz E cipiorum , eífcq; diuerfum a&um, habct in 3.d.24- q.vn. B. vbi ponit effen. tialem dependentiam cuidentiz conclu- fionisa principis; & d. 28. in fine ponit diftin&ionem realem , quibus in locis vi- dctur etiam docere fecuadam partem , 3 .f. non requirat illa repetitio. aoticiae principiorum, nam abfolizé docet habi- tum principiorum przcedere,& habitum concluf, (abíequi ; quod etiam clare in- finuauit r.Poft.q.8.& g. vbi loquens de ordine cognitionis przmiífarum , & con» clufionis, nullam fecit mentionem de ifta repetitione , ipfum fequuntur Scotifta: omnes Lich. Tat. Barg. füper prol. cit. Poncius hic , & Auería q.25. fe&.2. Pri- ma pars, quod fiot diftin&t a&us ; prob. ex Arift. 1. Poft.c.1. dicenre omnem no- titiam difcurfiuam fieri ex przexiftenti cognitione,ex quo deducit notitiam con- claf.fieri ex przcxiftéti cognitione pre- mi(farum. Tua 2,quia principia , & coa- clufio valde differunt , nam illa funt no- tiora,priora, & caufz, conclufio cít mi- hus notaypofterior,& effe&us ; illa quan» doq;(unt vniuerfalia; & affirmatiua , hzc quandoq; parriculatis , & negatiua vel & contra , quz omnia inferunt actuum di- ftin&ionem. Tum quia habitus fpccic di ftin&i íolamab a&ibus diueríz fpeciei Prairie doe eiufdem fpeciei , ficuti abitusifti ad a&us fpecificà: diuerfos inclinant;fed habitus principiorum , qui dicitur intelle&us , cft fpecie diftin&us ab habitu conclutionis,qui cít fciétia,er- e Tum quía ad diícurfum exigitur cpendentia , non foluminter obiecta » verum etiam inter a&us 5 vt dicebamus . 1n przc. quzft, Tandem in demoníira- tione ab cffcétu przzmiflz dicuntur cau- . d: at irtek i? » go 2 it verificari c rebus amiffas (zuii;caus , quia in ilis comincur cffcdtus, in tondiio- nccaufa , ergo de cognitionc praai(fa- rut ,feu dceiettu vt E sito , quatenus intellectus ex cogniuionc effectus infert y & clicit cognitionem caule , crgo h&c cognitio etit ab illa realiter diftinctacs 3 €um fitcaufata,& illa tit caufa, /— S 1i Secüda puis pór primo prob. ijsde. - arg. amos Sata moto Q. ILedpáfnfesianl aliae E AQAA. Bus |: Cenni oo e xditfec(is ; ibus b gnofciaceeGarió! dcbere con elufionem y&: principi; próbartt át1an afsenídin conclu nom attin gere formali- ter principiz,alitet idem actus producc- sevhahiros.principiorurn ,.&! conclu(io^ gis; vt ecfnitinaretur ad prihcipia v, Tet; eautafai ipGus; vt refpicit .cünclnüoné., idcarteraunaretur ad obic&pay tamores feidiüerfa. yvc funt principia &conclu- ji Ti. VER eg en au Refpz dum, Aaecari n fequi ca ab» furd3 j'quia: principia rion arcinguntuc yt Quodab affenfücócluGonis,(cd ai Quos gue : raisin codes á(se: iucipi atting ütar vr. Qod yao plaxcsdieaconicaredundaic pro, eipiayen jopncluGonem; iccta) Que, Quod iuis iius poto & pefneipia:xobi iii cant ekcmplo luéis; 1 coloris s omoi eliesrio amie epiobuM ipe vu Miller iri pr v gdomvifóao jilà qrind« piopami (t habetiyo manife (lans veritácá pridpiobémiatluds Lad la ea i obinxineludi iaraífenfai ; fionis ncn intrinfecà;jdfed quin: q fü is eonclufobisordinemd; otclientialegm. y & iríorimfecumád illum 25, 51501101 mus - rScdiszc vefponsioC cB taatuim vex lis yin ft tamenicojncidit dnafira sé« tenria, Com ;.ncdicunt princip n aficBlus:conclnGonfs elleohic uim: Quo 9l, intelli sunt :affentumi ollur zeraioart ad aggregarumi ex principijs y; & conclus fioficéxplicud,& form hoc :efà falíum;guta illudtecminát adicto com clufioors, quodiexplitause gcrápfamo cons clu&onem;vt teété ain ckuerfds bale agrcr &ftfubie bum, i& ipradicacum 35871y»era 805 quod (oluox.goificat dependentiam €ohclufionis à prificipusy depédcntiaqüt formaliter ioo cfl id, à.quo alid depcnd ; íed.tefpicirillad vt tepmigum; ergo Gicuconcluüo obic&biua monieclud;o;) ry (i zmatoretnyi minorem: lat£:jo & dependentia àxpraxinitdis a conclu fio formalis, quc cttticníuss mouniái ad ijs cermimbitit éselinrelligaaS f ilamaiermunari ad: congu iioncéno yt;dcs c4. Logica. : pendehteà rii ipia da: lone ipeiacipi pertinóo ad a (sósüonclulions, «c. tecmis nis il/ uS dcpédécia, 'eihiverds:non rt&é tamemdciodeinfertur.aepsü. prin: . Gpiorü includbinalffenfib onc]ison;s. s &eunden cíic;ficut ncque cum:edano» ^ fecimus ctcatoram vedep£ten(em à. A & ;vnuicríaliter cum-coggofcifbasieffe: Gürprouéni&ém à caufà, fequitur ea includi tr eicaturaj & Qo gnitioné ynjus ó(fie Co3oit jonen alterius -oxgBuatierpaiderone dybog rii dfbssp nicdiüm mj3nolidaton inicáciutzoney (ed ttiam peiebhafTis, dlieer.caelo (ro a9 dyfler- e tevene variar: GAticoluszo dalionis attingezenpr emillas, fannatefigeret 1pe8 Xii n aber rues irm f aa zio fee fpénideturiseus noir orani sl és bxreregibtigin conc porivatemjijua lo» co;ip&us ponuiisly brporacioamcntk dé» Mp Gatto wd bile Gianni aer angidang turadeogalo i) mfnin qutmtand exerit ientaledi, 85. qoa jade word L3; CO focmaátur eumqnefoaliituvitex brümaplq lughib carpcid caecus Gi oScvcods ceníctum; ergodiilivoealonsbdes hetfrerórbpetidormealijinneoge L: 020leo) imibanifyilogifmomt&caliz Xutioqucadt pss quiate api Mt miedo ccrtc bogzo eft à trii cf] asit s ak. l imalyBetrustskboro, eftt 6 atv vudljdicine bone 3 dr mb c(t. aifrel, vt évie addon Eris ; vna oa hegórica o pófirioy (ed [iy pothc tira bidding pei xni upset Rai glishis marge noipia.:.bü.quii liec priacijiar m sepetidanan vidbiar eri; «ifa per alum quemdam lrcfpxum , ;quo intetioétusocognafcrt xablotipnéngilbun dicréttidrducam qx eeiucibus qu Xic- tapoillius peor 3 qiàs funr aadcaky nl beicbo ga ade ido ÍcoMt tpferao ez raga aducrtirívéto y;qui xis non cícen4 pct voquivitüsonee acr pad Kor án 3j. NtOvft ier io operatio nsctle 6t (adlies ennüalqcl jiima; ved rurpr dar Bs duty eic igit unm O00 j *'3 "YU C WV C $14. al afsenfu cóclufionis diftin&us , hic;n. eft a&us rc&us , & procedit via compo- fitiuaà principijs ad concluGonem , ille - £-flexus , & procedit refolutorié à concl, (— bitus principij, & cócl.fimul, er ad principia re(oluendo , ergo per aísésü concl.non attingumcor. denuo principia . Quibus rationibus impugnatur etiam re- fpontio Ruurj dicentis medium: non rc- peti in concl. vt Quod , fed vt Quo , nam nifi vclit tantümodo circüfcribere depé- dentiam illam , necefsarió deberet. fateri concl.císe propofitioné hypotheticá , to- tü Dp aio includere a&ü reflexü . 14 Corra arg. prim oftédédo cundé omnino actum pofse císe refpe&ta concl. & przmi(sarum, Tum quia qf pluribus a&ibus vnum per aliud cognoícitur , cft difcurfus , ergo qf per vnum a&ü zqui- ualenté illis pluribus vnum obie&tum per aliad cognofcitur, talis actus erit difcur- fus,(cd poteft hoc facere intelle&tus,quia uz (unt in inferioribus difpería , funt ia derivcibos vnita ; ergo fi cogitatiua: v. g. pluribus a&tib. poteft: cognofcere vnü propter aliud, intclle&us poterit ifta co- gnofcere vnico a&u . Tum 2. quia fi hoc 1nodo non explicaretur tertia operatio , fcd quia vnum iudici eft ab alio cauía- tum;nó differret à fecunda. c(sentialiter , fed císet quid aggregati ex multis fecun dis operationibus. Tü qonmegimen c idem a&us erit vttiufque quia vnus habitus ab vnico actu fpecie caufatur , antec. prob. pet hoc .n. differt à fciétia,& intelle&u , quia illa eft habitus concl, ifte veró prin- cipiorü,at fapientia cft vtriufque,& emi nenter cít vterque habitus , vnde dicitur 6.Eth.c.7.(apientiam eíse (cientiá, & in- tclle&ü, .(- eminenter, & c. 8. (apiétis ef- fcnó foli citca terae 5" Ícd etiam circa principia dicere verüi,infüper fapié- tis císe, de quolibet hre bus rer iac Rcefp. admifso, 9 poffit intelle&us ;l- la plura vnice actu cogno(cere , nega- tus tfi a&tü illum dioe efse , (ed vel pw » vcl fccunda operationem intel- Gus ex dictis quz (1. przced. vbi etiam ex foludone ad 2. princ. patct refponfio ad 1. Ad 5. dicimus (apientiá dupliciter. pofsc íami , vel pro qualiber facultate in- Difp. X I. De Syllogifmo in Communis... c. telle&iua prout cum fophia conuertitur, | & fic non cft dcterminarus habitus ab: alijs diftinctus,vcl pro notitia primorum principioram;ac vniuer(alium caufatum y. fimiliter fcrentia porett faa: dupliciter y vel pro qualibet demonftratiua cognitio ne; & vt lic à fapiencia non diftioguiturg vcl pro ifla fcientia ; quz fpecialiar fubies Qa, & principia fpeculatur y; quo (enfu à: fapientia di Lingurtur , quz vniuerfaliffi- mas caufas, & prima principia conrem- platur, qualis eft metaphyfica,cuíüs mue nus eit pt incipia aliarum fcientiarü proe bare, qua ratione potcft dici (cieritia , && intelle&us eminenter; hincad atg. nega- mus fapiéttam efse vnum «habitü princi? i cociufion:s, fed efsc habitum conclaítonum ex primis principijs: dedu« Garum;& per hoc à fcieitia. , & imelle- &u dift inguitur, vt patet ex dictis. Arift. vcro velloquitur de fapiétia vnincríaliten fumpta , vel de propria fapientia , quate« nus habet probare principia lisi latona tiarüsrefpe&u quorü in illis fcienujs crat habitusiwtelledtus vide difp. 1. Mectiq-4s ' 1$ Secundo arg: afscn(as conl, at- tingat etiam principa ; & quód um aliquo pao afseníum principiorü: Tam uia éodem actu potentia tendir in obice m formale,& materiale, ia obie&tuni iod ,& in rónem vt patet in exem- do coloris,& Seria id przmifsz funt rationes (sentiendi , conclufio.ctt. que concipitur abintelle&u:, ergo-&c. Tum 3;codema zin Voloptes dent (o fiem do in media,quia hac fun volita propter fi« nem;crgo codem a&u tendit intelle&tus in conclu(ioné ,& in przmifsas , quia illa cognofcit propter iftas; Tum 3. non fuf4 ficit,vc medium cognofcatur in prami(- fis,ergo debet cognofci in conclufione s & licidem us circa conclationem , & premiísas,ántec.prob. quia cauíz de- beat e(se fimul cum cffe&us effectus me- dij eft inhzecentia przdicati cum tubie- &o;de qua non fit mentio inprami(sis y quz dicuntur ita , ed in concl. ; ergo in concl. debet includi medium. efp. cx Auct(a duplicem eísc rónem. etam in qua,fcu. per quam. & hec 2 9 — ade m codem acta coguofcitür cü obice. - — QU. cdoaffoficohcldifiig ab affa jranif. $15 £o Quod vt pátet de lümine , & colofe , aliam cx qua aliud cognofcitur , vt funt przmiftz cefg concl. & hzc füfficit , vt cognofcatür fimul, nó tamé eodé atu. Ad 2.conceffo pro nuüc affumpro, de quo in lib.de A nim.difp.7.q. 7.att. 2. refpon- det Do&or 3.diít.28.ad 3.neg.paritatem quia in ines& medijseft vrica bonitas , ideo poffet admitti vnicus actus circa finé & media, at in principijs, & conclu. fione cft duplex veritas alterius rónis;illa ,n. eft immediata, ifta medíata, ideo de- bet effe duplex a(séfus alterius ronis,& p coníequens idem affenfus non poterit ad vtrüq; terminati. Ad 5. fafficit,vt (int fi- mul cognita non codem fed diuerfis a&i* bus,vt dicemus quaft. 4. Tertioad idemex Arriag. aGusifte, quo quis ex cognitione, quod omnis ho- tno fit animal , & Petrusfit homo , de- inde dicit, ergo Petrus eft animal , dit- fert ab illoy quo abfolute dicié Petrus: eff animal ábq; tefpeGa ad premiffas prius cui preter inhzrentiam ani- malis in 9 aliquid aliud. explicatar & actingitur per primum actum formali- ter refpondens ad ly ergo quod non ex- primitur per (ecandum atum;tale autem ncquit effe;niiobic&kim premilfarum , ergoaffen(us cócluf formaliter attifigit , & exprimit pmiífas, mim. fubillata prob, (nam primum argumenti patet , cam primus actus dicatur conclalio , & tertia operatio y (ccundus dicatur fimplex pro- potitio , & fecunda operatio) ti non ex- primeretut obiecti praemitfarumyaliud non poffeca fTisnariyni(i depeadentia co- claf.à princip:]s,fed nequit hoc dicistum quia hzc veritas quod. Petrus-firanimal, €t ex te independenter à prammiffis co- gtiof bis ergo poterit «uis aísctere hác Vericiteni per prium actum indepédé- terà priahiliseognofciy néccontra jpsü nes có ip adduc:y air quia actus 3lie'forayaliter aci agix prietiidas;tü quia dcpendénuüa ilà phytica tion cognofcitur cóncla (ronis. Ud (per | "26: Rel'p.faahucr cótededo actü c elutionis primece. formialitez na- dam , & prakilam veritatem propotizio- iquid aliud: per. ly crgo- dcnota- nis, fed'al tum;tale autem non eft obie&ü premif- farum , (ed dependentia vcetitatis conclu- fionis à veritate przmiffarum tanquam àcaufa ; & ad primam. em negamus per actum cóclufionis polTe ex- "primi veritatem illam independenter à premiffis , quia infuo conceptu formali dicit a&usille dependétiamn ,eftq; veritas mediata cognita per praimilfas , ergo ab ifto re(pectu nequit préfcindere, & hoc imuit Sco.cum 1. Poft. q. 9. in fin. ait, ex boc cognofcimus diueritaté concluf. Cprincipiorumsquia conelufionem non cognofcimus ni(i quia pracognitis pre- milis, Ad a.impugnationé dicimus p a(- sésücocluf.nó exprimi depédentiá iplias a(séfus ad a(fenfum praemilfarum, hoc.n. non rcquicitur,fed exprimitur dependen tia obie&i concluf:ad obie&a przmilfa- rum, quia per talem affenfam intelle&us L6 veritatem concluf. effe mediatàá; /à veritate praemiffatum caufatam . Di- ces,ergo iam attingit premilfas, quia re- latio nequir concipi fine extremis ..Con- cedimus attingi przmil(fas, non tamé eo- dem a&u conclufionis, (ed diuerfo ,. qui dicicur atfenfus principiorum ;nec requi» ritut ad relationem;vt eadem cognitione piatur relatio, & fimul extrema, (ed fficit , vt diuerfis a&ibus , fedin eodem. inftanti temporis; ficutneq;cum cogno-- fecimus cffc&tum,eodé acu oícimus caufam, (ed diaerío licét fimul tempore. Quarto ex eodem ; fundamentum to« tius difcur(us.cft illud principium: , Que funt eadem vni tertio y funt eadem inter fexex di&is 1.p: Inft. tra&- 5. c. 6. ergo nc dicamus-intelle&uz m difcur(u inniti fundamento, juod igaorát,& de quo non cogitat atu , deóct ip álTenfa concluf. il- lud aliquo pa&o cognofcere , & hoc etit attingere obiecta pra miltarum,quatenüs. cognofit Peteum-eífe animal » uia exaema fuat eadem.cem tertio, f. cü bo» mine,nám fi idécitascumtertio cft ratio. afentiendi,vt moueaur irftellectusad fen(um , debec apprehendere rationc Fenxiendi . Tán 2:aétus, quo quis.crodit fuilfe Alexandrum , quis Deus 1a. Sacra Scriptutaid rcuelauit , & ipfz Deus cit ' v&rax ; qui nequiraenuri ctt incriaíecé Ooo 4  f(apet- 08:6. Qux DU 6yliifuloiemGausiuniS X19. Aeon eid »t:29. MPH ESHMLNFUM puse imillarum,. f. reu elac ignem» B idininam;Prob. conteg je Cue " A pasret. (PAR. BA e k &yanixus magis, quatn aug imonio ojttor]nyaane; Quod «ab a[s diis. pre mitfgrumx fgpespatotali RM dió efücit vufir bpern na 12.8 fu permambibny P oidenequg natural fios Raptor pcndensi3m: c. donis: accapti dolor in eif ab ipla. eis de z.; az Keljh kjg& 9p c &om 19 Ari dan EE E ameti exercitoyquacenus aljcnía is cj virmaalizeg, cipr fonte lonas atinr gelleétas pos illum aum € allamcee rectam iusta regu ptalogicalia aliter ficeqi e 3a llc»c ener E BN Pm veis m Áeutecicts ne(ouibtons ac fupra sm atus ceflectete  nec« hone An ipia eloiukg ga "^ kon p tend itat ette uode alum nce xt »quod addit: desore ads ur deisov ar muaionesde er ER eei ded üdncl? poaipur, aen cegnàícipet atfenlum conc]ufíoni 3n hae.eft neceffarium , quia af fatur ab aGenéu pra iiti my «igo nequis: deroulaen s clie aíscius Rp: aaa cam , aliter idem (der fimul &-caufaui; «aua, quatenus attingit. mh vagias qui relatio caufa cxplicarcus per Ay quia imxepetitione primcipior ü. inlen ftenzía ipfinsyex cau(aro m vt refpieit co» stu fioneqy: Ad: adimide, quod a&tus i|- uM Dare idt Vall aic p uin [iperpasurale, (cd Lolum. "qan diatuc à ioo lüpcinaturalis adhuc in pugnasic Aon yigets ahud «u.eít aliquid -pédere ab aliquo, dupernatnrali occalia- d sitaliters à vt 9 Qoam andae, yup pr iilis exc anplisadgustis cuepi aliud; did irre cohquam à can(a per. in om pb T d geli aal i e EE pae i turab; » dipende pisonbs i stiais1q no DUB6r OUOU, 9, Tix cds cochlgmsd pa unc Gaule «onciu - sonciu vines ergo anrcgu pioaclled &liciat-con u e i ia elixiane sntcllc tiim aumtpote 4jeyex i Un stati e: concl non enim po:cft cohiberi;pr. eA u pefita wü Fats Mora oom on Penna mipseemi atenta «onglali cx it aliai quia offen. MUR ven 1ys rider Á pegar Éosmaleimou MA Mes i "q atguienapro [OA pin e Cole yeritate IA, ede n 3 pracmifgssóe imas , D MMMCRUT s dou: ione., & dgpc vndédeducuac 5;ad boc autom DIAS stra ccodebar fie rg » Lenta, qitod dau formaliter inallentu conclutionis y (& bicatringat. inciníccé  &. per. (cipfamy Objcéhum praenarüarpa » Ácd fact "d artingat excrinfecé. quatenus &utn pramilfavum, efk. messy en üeotia veritais coneluü od aet ádíolüm probent yc argum nec aliud per. ea Quniede p sit ,.colligi 3s immo arc dere uDpugnacionc caiufdam $., /guidi affert. ad impf. nium »qQua €tàcs pohitis- -preiffis.potle soccliectun d ttsabi, ad A taobie Gray ex d agenionis nO ^x Cunmsptimo modo: coacedunus aliquod -elicrse aonclafiqugo. paper: Es TF. "] ^ 60200 d xr eser] affeplas. principiorü ioglue L4 " ! etn üc cus opm 1 fedrimpugnar Ou ; quia ti hene mi&it per fe Sexdo fisico jofiéidttingere prinia éGton, & noni perac- cidéns ex animi daft Gtione" óppotitunr coninoérey Clitrüs'adliuc- hoc'i[isü colo eivai ex (olutióne'ad 1.arputrientam; dj Pede near no "eit [aree ibas esa Ie ise A T ependesvet db óbie&o prarmitía uA ect nec non Gblietam prarmillará^atun rper d feriíliimzoncla(onis!; cajdrgumiento re- fpondec Ouüied) obie&tum"conclationis habere ekife ienrem virtut£ ad: ver- ntelic&us: yuré. iudi guatny wise eot ons o nce RM "ian ra diícürturumi; fti conclufionis y ré fasi dat;j fapé t0ta:Ixcc dó&tritia:eftil la, qua.tradi- dimns (upra n;:16.:non:pofse veritatem «onclufionis, vt fic; háberi independétee áprzwiífis , quiacx.(az ratione eft ,veri« tasmediata cognita per pramiffas;; verü vi dicebamus 5 ad hoc. fa laandii/minimé useftafTenfum prinmcipiorü tormalitee ii coticlufróhe includis aut-a(fenfum,cG- &lufsonis formaliter, & iotrinfecé: attin- gete obicctum praémiffarumiled fufficic frattinbat extrinfecé s. quatenus attingit veritati aoediaráu y quz. dicit -Koborci« Bationémad prasniilsas «iib 10026715 urit emat» rionq «o9 d» i» «MUSS IQ. Xibungo . 911.0121» b1PDs 22210002] rms nodtul idm promifit cana catclifioni -"Igijo?: iquoScnere egnía v. ciwDta 18. X Vaitiapofstt intelugi.de prar- roro mi(fis; & coaclunonei «dl bita (iae 39 cl $ormalitet accepc sx quódios docunqs famántu:., certam e(t praspoiísá soc cia Mcoecip Co ituemD- palis. pese nu cce ah sueur propuer: cóclationem quàm € capicsloy ; ncc. gcuere mateciaus: y, aq. formalis caa(z.' ibcrinfeez per. «eram. compefitio- «UD DUST -f1 dH 1u5 5 -[1 aJ déillisxebüsio ordine fiim; coticlu(T8 vai ec fe pb cdm copalitió ex perfe acti, & per fé porentia; vc orh* nés £entur : Certuriiettig (uper conclaà fion yefpie re peeinifsa: fait - eglliBittt ex có miu ers. ios ex prihcipis; rmi [y éx vel dicittiabis cidinéimt rios v liabiuidiüet caüfz hie nofi peccft accipi nd thus fen(ü propriéloquendo, quia etm qu&'tleediein adiénra termini ad qiiem, primifsstionrecédunt , jmo fuut (ial oe pie ru dicet te duMA afiquari caufalitatis. Hocautém hoimetip viriuer(aTicer verum de pteinfiffis obiez &iué tentis fea de rebus inícipfis ; «qural non femper diícüríus e(tà cau(a. ad effe &üm, (ed vel ab eff- Qu ; velabaliquo ag lio excrinfeco medio; nifi velimus loqui verse T e 1ntelledtü d dd cogno(ci; niam poreft effe , quod effe- étus tit dorior (üa diufi, idéodis poterit: excitate incelle&um ad cognitionem cau fie, fed hac virtus non eft in rc fecunduay fe Gófiderata, fed vt'a&ai inmellectas füb ftat :quaproptet: tota difficultas reduci tür ád-przmíísas, & cónclu(ionca: fors malitet fumptásan:f. a(seüíus pracüfsae * zàm (it aliquo-pa&to caufa afsé(us concl, ^: Prinz opinto negat. veram: cau(alitaté intet:hos a&tus,fed ti aliqua teperinu; de bete diciin generc cane matcríalis;exes uinfcéz, cà quigtermiini;ex quibus con ftat; éonclufíio , fumitur à premi (lis; à quibus poteft dici fubuwnidlrari materià eohcluftoni, ita; Rüb:0p;q.8.prol.ar. 4.86 citantut pro hic fentécia Dor. 2,d.2-q.24 & Apoll, 1. Poit.qe2À lijyreducunt hang cagíalitatenvad gepus caua: formalis exa tr inféczs quatenus afsenfus principiorum, inf3raándo ,Sciluminando intelicctu: deccruanác illom per reprae nup ebiecltis: & medij ad hanc, & nó illam có clafioaem cliciédam; ita-Hurr..di(p.7: d Janla 66:8, Mgril. r. rio. dub, 6: S, Arta; 8a diip-15.bop-fpét« j« Conmuuior opiy pio-elt;,:qabd has canale reducarug ad gcnus ange cfücienuss fcd di-tepant adbuc itt incer fo namal. quien lunt. nad ieise;veram &theienuam (cd pouas alsca fuyo gramilsacumc babere vt conditio" ncm $8 — Dif. XL. De Syllegif'mo in Communi |... - nem agentis,& vcluti inftrumctum, ita Auera q. 2 propiecf & Amic. trac. 2 j-difp. 5.q.6.dub. ;.C(teri vero admit, , tunt vcram, & partialem caufalitaté ef fc&iui , ita Nomin. & maior pars 'Eho, miit.Sco. 1.poít.c.1.q. 1.ad 2. T'ol.in ex-. pof.primi tex.not. 3. Ruui.q. $. Compl. difp. 17.qu. 3.Io.de S.T ho.4.p.Log.:qu. 24-ar.2.Dida.à Iefu difp.16.g. 3. Blanc. difp.1.de argum.fe&t.3. alij . 19. Dicimus,probabilius effe affensü przmiílará cftedtiue partialiter cócur- rerc ad afTensá cóclu(ionis;ita exprefsa docct Do&or q.1.Prol.ad a.pro Philof. vbi cótra D. Tho.arguédoait, Traierea Juppomtyquód principia [unt diflin&iua babitus cüclufionis in alio genere caufa, guam vt principiaeffetiiua, quod faljum €(l, quia fialiquamrationem caufa di- flintiius babent ad babitus iflos,non ba . bent, nifi rationé — effediine; & cla rius hoc afferit 1 ,Poft.g.8.& 9«Tat.ctiá 2«Priosq.1.ad 1 princ. & probatur; quia in premifsis adsüt omnia figna,quibus à pollciiori arguitur aliquid effc alterius cauíam cíffeitiuá, nàmprimó continent virtualiter cóncluf. vt ait Arift.1. Poff. ' €. & 2. dcinde cóclufio aliquo pa&bo af fimi/a:u: pratmifsis , ná-ex certi ine, euidc itia, & veritate premiffarü meti- ^ murccrtitud;nc, euidétium, & veritatc conc] d.fi pramiflae funt vninerfales,vcl pa ticulaecs;neceffariz,vel probabiles, aut falfze, vniuc:falis , vel particularis, ucecflitia, vc! probabilis, aut fa!ía cric eonelufio : &tandé adelt effentialis dc- pee itaut fi premiflze nó effent in. elle&u, impofiibile erit intelie&tum » elicere conclationem, quia conclnfio, vt .€6chríio, dicit ordinem illas, 2 ibus fué vez itat&; iarelle sabfqypremifsis cliceret io- ncm illamyaofi eff&t eonclafioy(ed:efsc- . ae y 3 cóelufione mete fcienti.h Bp ii $t finpler plopofcieser fée da apice; tio; quz'omnia 3csutnit a&uitatom im jremitusee e&u cóctufionis, lhis.n,ra- i ibus Dodo Ed.sqiz. A. & 6$. 04d «fionem;prob-t cotra UNIS e paztialerm caufam inte .a0 Refpond. folá ex his fequl, vel promi ffze nar códitiones nc 4 vt ait Aucrf. & Amic. ve] ? € habeant vt effc&us zuij,vt ait Ru ion.qua Tàd- tionc nequit intelle&us elicere.cóclufio nem;nifi prius: ducat. rn er pot pter ordinem iftorume m;vel tà« dé quod fint caníz in genere caufz for- malis 11luminando,& terminando intel-. Ic&um ad hanc, & non aliamconclufio- né eliciendá,vt afferüt Hurt. & Arriag. Verü addu&ze rationes plus probant; fi re&? perpendantur, & primó quod nó fc habeant vt conditiones ; nam códitio fiac qua non tüc rcquiriturquádo adeft agens indifpofitum, vel impeditum,& il la conditio cft quzdi impediméti abla- tiojideo nó dicitur effe& tet in approximatione igni fi agens,& paticssüt debit ta, non. 15, vt pa s ad lignii; at té approxima- dita, finon fequitur aGio , » quodagens non habct adz- quatam,& completam virtutcm,fed pe« Git fuppleri ab aliogaliter p:ccluderetuz omnis via ad oftendendá aG'iuitaté cau farum;quilibet .n:pro libito dicere pof- fecjtsaioh Íccundam v.g, effeconditio- nem, & effe&um folum à prima depen" dece, vt in fimili de obiecto intelie&us. contra T.opin;& fub lic.V ,.cá igitar in- fc non fitimpeditus — dam , nec ad recipiendum a&ii conclu- fionisyfi haberet cóplet virtutem pro- ducendi conclufioné, ipfamproduceres &fine pramifsis , cp eft falfum. Tá quia effentialis diftintio, inquit Do&or, né c[tab eo . gy non eítcaufa, przmiffe fa- ciunt, óriginaliter faltimy dilferre con-- X glufionemeffentialiter , quia di tinto conclufionis probabilis, & neceffari? aft effentialis, & nonnifi à prmifsisorigi- nalitcrprouenit . Et candem. quia cíle afsimilatiuam, & vic cualitér cotentiui eifeétus Quieróncset demon(irans nccefa ds:nec canías formales «nón inflauntcin cife-- extrinifecas; umifed (iquam exercent caufalitaté y . "hac efb erga intelcti-ipfumdetermis nando; - Do&:cit.1.d.3. q.7. arguendor . Rit ime qué len iin amiz i - - 7 M ! | QuafI HI umido previf fii cid feconcf $19. pando, & tilüminando; ergo cóclufio nó debcret necellarió affi nulari przmiff;s & pcr. illas effentialirer diftingur . Tum quia intelle&us non folum cft indetermi- natus ad producendum a&um cócl. , fcd eriam e(t incompletus ; quà ad actiuita- .— t6, vnde petit ab extrinicco determinari faltigià tpeciebus intelligibilibus, & có- plerijergo pramifia: noo folum determi nant imclle&um erga cocluioncm; fed €tiam complent cius a&tiuitatem; atlüm- ftum patet» aliter nulla cíict (pecierü in- digentia;fi fe folo, & roxaliter concarre- rct a&iué ad a&um, conícq. prob.quia fi conclaho eft prorfus igaota , nolla adeft fpecies 3pfius impreíla :ergo przmifia tüuncconcursü (pecierfupplebunt ; à nul; lo.n. alio in hoc cau pofset intelle Gus determinati & compleri «Quod fi dicas cum Arriaga; in co caíu concurrere (pc« cies pramitarum , eft voluntarie dictu ; & (alim habebunt. przmifke concurium. mcdiatum ad concluüonem ; ficut obies Cum mediante fpecie dicitut cauía in« tclle&ionis. Tumqunuia vt notant Cóplut, in aticníu concl. nomíolum;repecizur-tas tio intcile&tionisin coi correlpódens in- telicéui; nec fola ràtio intellectionis ta lis obic&i;correfpondens fpeciei impref- fa ,(ed ctiá rauo intelle&tionis difcu:fi. uz, quz per fe refpicit premifsas non in. teile&tum, vcl fpeciem , ergo ficut igtel. lectus, & (pecics ponütur catiíg a&tibia , ita quoque pramilz. Tum quia; vt con- ftabit in lib dc A nun. bené poceft vnus . a&us vitalis phy ficé in alium 1ofluere, fic enim 1nopinione maltorum volitio finis effe&tiué cau(at volitionem medij; tic igi tur in propofito porerit affen(us princi- piorum immediaté cü intclicétu ipfluere eficctiuéunaffentum conclufiuns,& nó tanum mediantibus fpeciebus . Tü quia, inquiunt;atfeocimur conclufioni propter przmntias, iy propter cít dié o caufalis, vcl caufa finalis, vel efficientis non auté for vel materials , fed. prazaa(dae non tunteaula finalis , cro cfficiens. : NNonncgamus tanic piaunisas , laltim . obicctiuas y poffe dici aliquo pacto cau . fam materialem, & m concluiio- ni5, waterialem ,«quatgaus termini €on- . clutionis fünt termini przmilsarum, for- malem , quatenus pramiffe ípecificant: conclufionem , fpeciticatio autem vidc- tur ad genus formalis caufa extriníc« cc pertinere. s J In oppof. arg. Tum quia in hoc enthi-. merbate omne animal rónale eft homo ;; ergo Chriftus eft homo,con(cquens nom cau(atur ab antec: quia cófequens eft de; fidej antcc.cft naturale, foperoaturale aur rem non cauíatur à naturali, quod eft ims; rfedtids, Tà 2.affenfus ifte (ic(set caue àc(sct 2 quiuoca , quia differunt fpecies quod ctt falsü , quia caufa zquiuoca cft: vniuet(alis, & remota , vt patct in coeliss a(seníus veró eft párticulacis.Tà ? .quanet doque recocdamur aétus. conclufionis 1 non praiifsarum , ergo poteft císe cone. clufio o ven aii Neque dicas rung: non cíle conclufionem ; Quia ille actus; caufatur à fpecic derelicta ab a&u concla in«ncmorid, ergo cum fjecies nó concur rat nifi ad fimiles actus ; ex quibus fait: producta yrá illa conclutio etit cadé fpe- cie, accum praemiffis, fiue linc prz mi(a. fiseliciatur. Tà 4. ncquitintelleGus eli-:- cere fecundam operationem , nifi prius habuetit appichentioncs tetminorum;,&. tamen ex ifta indigentia non arguimus - caufalitatem in prima operatione etga; f ecundam; ergà quamuis concl. 4 à pra mifTis, & tertia operatioà (ccunda,,, nónobid deberidici.caufa ; cadem quoqs. dependenua eft mier actum ániellcétus ,. & vol(tats, venequeat e(se voto obic-- &t in volütarc, qu:n praeccíscrit eiu dem: intellc&io in10tellcétu , & camen actus intellectus non eft cau(ía a&us volunta- uis, iuxta probabiliorem feitrentam , qu&- fcquitur Doctor 2.d.25. Tà 5..& fi przz-. miísz: poffint producere Ípeciem iptelli« gibilem, non ob id arguimus poísc pro». ducere alium aísenfum ciufdé (peciei, ad. quem fpec:csilla potcít concurrcre,ergo . multo minus poterunt concurrere ad a(- fenfum: conclufionis ,qua eft fpecie di-- fün&us; non .n.videtur.g vnus actus in. telleétus fit alterius productiuus . Tan. dem de ratione cau(z effectu eft, quód. fit cxiftens, ex dictisun Phyf. dips. q. 4. art, 1, fcd quando cft aísenius €ocluüonis - non "dS . ó dd "M iÁl Rcs, d fue Dp Dé sls niat o non efk a(Ten(us prz milium. quiahig pracedit nec (imul effe poveft,ergo sv; 43: Refp, ad 1, io illo, enchymemate, fubintcll sibzc mier, Chrftesett anic; mal rónale, quz in intellectiadeft ,quà- vis orc nó jpleratury & E (kde fidegideon ; poterit illud cófequens stiamo e(t dc fide, fcd potius éanclu(io Fhealo-. gicavrinümili dicempusinfca difpik 3i. qe gar boA di 2n efb-de (Nod oa eu squid (c vniuer(alis,nam ohiestugp: caufat (pecicm fpecies o perat .omcs ope-, rogis e nh vines fiigidicatem, S fimiliaquaz funt equiuo RAE 3,negamus aum illum ef-, feciu(dem fpecici cum canclaGonc. y Vt. fz pius cft di&um ,ad probat, cefp. yelgr alia(pecies fit conclufionis , & alia; fune; icis propofitiortis, ; is de eodem, pret ai iem wx producta , quia: ;intellectus formauir illam pro; tionem; vcl (i velimus afícrere .elle. eandem fpeciem, dicimus concurrere foe lum in quantum. a&us illi habent quan-; dam inzer fc fi militadinem, & conuenien, tiam tamen quia (peciesilla fe (ola nod; fufficit abía; prei(lis ad producendam, conclufionem,& ipía neqüit excitate invi telic&um ad affen(am prz miffacü, idcite- co mouct ad f.aplicem propolitioné cli- cicndam . Ad 4-xefp.cx Sco« 3.4. 23^ S. «A liter j concedendo trminos , quando. €nidenter €ognofcütur, canfate notitiam , i fecus quando funt inenida. tes,sctüeft camen magis dependere ter». ienoy 10nem à;fec rir ee &prima:g i[sz pervwim i tigam, A ia ifermo conci gen ,nonfic appre d tetmjnotum; gs; tum rriafpeciticatur:eísenirialiter. dote dlapelbampetpriccpis fien m principia pbylica mapas gemini e 1jídé, £camuss , fed pep princ: i mathematica. oftenía ; N 123men aGumantelles; £s eísc: prt y aqq mk nd ccíszrib prave joi fitus-y quia volitio; mon: fequiur.necefsatió ad iatcllé£tioné obic ; Gynccáb: ; »efsentialitergs ird, 3.0.7. $« 4n ifla: voluntas fit caufa tos turn quia ex Di Samen. non ; ficte p talis fuz volitionis. » attamen eftpoténtia erion tioni ncque dn actuad ;exipé; operas dra 3 Wn y ora m. dr fubabct exbfcovirttemi!complétám pros ducendi abquem athimpocerir.jHam.c]t« Swyquaca 4 cere,fraiocolidmpedimento; quod in pro4 sati T HF PATE. HR ifa fis nunquam élictct conclufipricm; fignü euidéns nondhübeft resale gii, fed rss FRA i ler ias; ME Rd In dc ratione cana: axytiuocit ) qu ffi efíc&um fpeqie dift inGaín produrre: düamuis nequeaz.effe&tunr éiufdeni fpea ciéi cffioere; quare nonre&à Krriagaeg hbc;, quod vnus aótis non peadus Vrerhr i pLa s v pi ders non : [xóducendi alium-fpecie diflinGtum, dummodo viriualitcr pos datur inilloj&cureft:;conclufio: pezmiísarum 5: Gc :ctiamfecundum alis quos volitio $nis cffc at valitiga nom medi j;quarn virtualiter iricladit; nó tamen aliam volitionem finis, Ad vliimia dicemus mfcq.quafti.c 15502 cibis od -izazbo,123;:192 i93 ti2180115 2112301 013 £) ti Q. V.s£ ST: 4.40» 15352 METGIUISPIP .igbaodi»i22,1122ido il Adbremi ER éaiofris 1» i conclu[io.. 13q Xp (ou 14 go Apreuz di32q.z; ad 1-contéa 62 : A dascai utünedoafsésirprasd mi(sat& cépore:neéc(sario debere pracex dere conclafionis a(séfam ; Qeamplares alij hocafserunt dc maior propolitione fninorem veró'fimul-cfse: c: conelufio? niy afscnfa. Communis opimo cft. ineBa dem inftàáti-fitul (ae scctfsario debet afsenfus conclü(ionis ,& principiorum gi fed adhuc di y qudáas aieat(uf2 (sri ton imticam cócluz fione pet labitusey afséfibus praim:dísaz rari dercli&os 5 Conimpoxament. Pofl C; 19-cart zi docent fatis (sc! a(sen(üa" prátni(sarucn-fimal exifterc curo « óncturzi fione-per actum recordationis , quo me nioréir intelleótus fc: afsenfuny habuifse ciscatales prarmifsas. Veram, imi Vere-ó resiquàm RKeceiitioresferé omnis fimul - | tancani exiitentiam volunt else meceísá « uam n3 (iod e52 ^ | 1 ormalii , ita Do&or q. $* ^ qa. M d. & 1. "olt. j8. & 9. J Prodec i er - .CX Sco.1. oft.cit. * a 5 z t dupli . confi- Eras ; * 1 , " utfa p (s ] cratis vel vt (unt quadam fimplices pro-  poficiones ad inuicem nó applicata, ncc ordinatz in fjllogiímo, vel vt in fyllogif- mo difpofita', & hoc modo adhuc dupli- citer poflunt fumi, vel vt füb(unt relatio- micauíz in ordine ad cóclufionem vt ef- fc&um; vel vt funt fündamentaliter cau- fe conclufionis, quo fenía fpe&tancur fe- cundum preptias naturas, & vt à relatio- nc caufz przfcindun:; quaflio non pro- cedit de premiffis in primo fenfu , quia vt fic poteft efTe maior finé minori & co clufionc , & é conuersó ; imó maior , & minor abí;; conclufione , quando .n. nó funt applicata;& ordinare in (yllogifmo, non habent rationem pra m.ftlarum ; fed diícutitur de premiffis applicatis;non qp necefíarió pramifsg fimul debeant clici Ab intelle&u; (ape .n, euenit, maximé in nobis propter ir:perfe&ionem noftri 1n- tcllectus;quod miaior prius eliciatur, quà minor,vt aduertit Arift. 1. Poft. c.r. fcd cít dubium;an alsenfas iili przzmiffarum, quamuis prius tempore elicit: debeant nihilominus permanere ,.& in codemin- ftanti fimalelecum conclufione. — — 1$ Dicimus,ti pra mifiz vt formaliter caufa conclufionis cófi derantur; funt fi- mul «ü conclufione,nentantü fimultate temporis,fed etiá natutz, fi veró vt fun- damentaliter cauía (umuntur , fic dcbét ambz in eodem inftanti temporis fimul efIc;non mmor tantü , nec habitualiter , aut per actum recordationis,fcd per pro- prias cniitates, cum qua fimuluate tn (lat prioritas naturz. Eft Scoticir, & cóis cü Arift.1. Poft.c. 1. & prob. primó; quód vt formaliter cauíz fint (imul natura cum €onclufione, patet, quia vr icfun: relati- | ua, qua func timul tempore , natura , hitione ex dictisditp.8. quaft. r1. €cundó y: fundamentaliter accipiun- tur debentetiam timui exiftere, quia pre milita (unt caglar co;iciuiionis , caufa au- teni quando a&tucaufat ; dcbetattu cxi- ftcie, & nó d immcdiaté pr c facrity licut fasc in Phyt, di-. second. 82r t: SCquoniam amba prz- AR nclufic ns fine tera cft infufficrens , vnde quzlibec ac- menmtiío vim habet inferédi ex fora yllogiftica,vt diximus r1. p. Inftit, tract. 3: nam medium , vt coniungat extrema y debet cum ambobus illis. coniuagi virtue te illios principij, Que funr eadé ud tere tie, funt eadeva inter fe, idcitcoai premi(Iz debent fimul cum conaclufione exiiterc, non fola minor. 26 Tcttid, debent etíe praefenres sm: m & fotgales entitates, & no per ab tus, nà habicus (olü eft caufaa&uit cin(dcm fpeciei cum illis, à quibus eite: nitus, a(jeníus principiorum , & aSenfus: €onclu(ionis fpecie differant,vi patctscr- go habitus principiorum n&qui: cócurrc- read actus (cientificoscóclulionum, fed pracisé ad a(lenfum pra mifíarum .. Tum quia habitus non dator potentis ad fim- pliciter operandum;fed ad promp:é , & faciliter operandum; vt notat Do&or 1. d.17. q.2: E. nam abíque labitur potett potentia in actum exire, abfoluié loqué- do;at pramilT'a requitontur in intellecta. 4d fimpliciter operandum , quia. (in? ip- fis nequit intelle&lus producere conclu- fionem; erg concur(us ipfarum ncquit ab habita fuppleri. Neq; fufficit, v: pze- fentes fint per recordauonis actum; quia tertia operatio e(Tent'aliterà (ecüda de- pendet; & caufacur , vt. fine illa nequeat ciie , & intellectus ex (enon cít fufifciés ad cliciendam concluüonem , fed à prz- mitIis determinatur; & completur, ex d:- €tis qua it. preced. ergo pramitla ex (e ipfis concurrere debent , vcl per aliquid [upplensillarum concutíum,a&us recor- ditionis non cft potcas fapplere ittà có- curfum , quia eft imperfectior, nec cmi: nentet Continec a(feofam premiffarum ; nec füfficiunt premiísz in c(se obiccti- uosqtua vctic habécetie (ecüdü quidscau fa verà rcalis expofcit. eíse fimpliciter - Tandem quod priorcs dicátur pziort- tatc naturz,patet;quia vt fic caulaur co- clutionem , qua ab ipfis e(entisliter de- pendet, e(fecitialis aüteim dependentia ififezt banc priotitatem ex. di&tie difp. 9. qu&ft.2. artem, v io " ^2 x ' . " ^in dj (put.7.q.4.art.t.- $:&— Dp X FoPesfy ; «An oppef. obijc. primo , quod afsenfus pramiísarm tempore antecedaf.» Jta quia difcuríus cft quidam motus wi mus ,de rauiooe autem motus eftiucecis fio, Tom 2. nequit inte ilc&tus nc Es fit nitus ; plua famul intelligere » vnd dicebat Arift. 2. Tops 44 cotingere va plura:(cire; pon autem cogitarcsergo af. fenfus illi non funt imdl ..[üm3- certum eft ietellc&um cí(se.dererminatum;ad co gnofcenda (imul plura,non.n. pot 1n iqies Qàm3q; numerum intelligibilium tendere fámul,fit v.5.talis determinatio ad. [cx ,& Habeat de quatuor obicáis cegnitioné s certé fi aliquam fyllogimi elicecet, pof» fet proillo inflanti habere cognitionem, majoris, & minoris,quia habct.ad duo ca pacitatem , non tamen conclulionis €o- gnitioné, quia excederet. Tum 4» babeat quis errorem aliquem nimis radicatum inintellc&u,certé fi formaret fyllogi(mü de conclufione oppofita vera, non pof- fet poft premiísas producere conclutio- nem, quia per vnug a(senfum non poíset ftatim expellere. exrorem tàm tenaciter. affixum .. Tum. caufa materialis tem» pore praccdit cffc&tum, vnde fubftantia dicitur accidens precedere tempore, na- tura, & definitione , praemi(see (unt cau(z maicrialcs conclufienis , ergo &c. j . 27. Refp. ad 4. ex $co.q. 8. cit.. dari quandá fücceffionem in diícurfu, quate»; nus rcgulariter prius coguoícitur maior; fcd cü hoc ftat, quod quádo cogno(citur , concluíio, permanet adbuc cognitio pra- miísarü; accedit, quod diícuríus cft me- taphoricé motus , nam potcft intellectus vnico inftanti TW. wm bp » Ad 2. ait poíse intellcüum p ^ voluit Arift, vcl dicimus textum jllü., císe pro nobis, ait.m. in (Kcienuia plbra fis; mul cognofci, quia cognitiones praemife fatum, & conclufionis (unt fimul .. Ad 3, aliqui dicunt,vt Ruu.aíseníus prami(sa- rum,& conclufionis propter. mutuá cons nexionem fc habete vt ynum;ideoq; non cXcedere capacitatem intellectus: Alij vt. Conimbr. & Amic. non fequi afsenfum. propter impedimentum at.conclulio in- ura cognoícete y; vt habitudinem aliquam habent inar. fes; & vt (unt connexa; non vt plara (unt js ; dylgifmim Conn -Migtsucide intellectu l 5 dq) & ad veratem ha atjqu6d quando incellc&us cliaet.epnz ui 6 mul.exiftácinpo pras ip en eraliqua« f ger (enonpertinensadiila cognitionem, Ad 4: fl deertorcactualiieft emo, (las tim pet. demoftrationer'expellerar quae cá Vue ADR eui deua eere tirudinem; fi dehabicualicrtoreyconces dimus nó ftatim de (Leui(ed paulaums ga bábitus nó opponitur. a&uioppofio for maliter fed virtualiter»: vein lib. de Any - dicemus, Ad $ ait Dockof premiísas císe quoque caufam cffectiud i deirco-quando funtapplicatz & naturalés, ftam pro» ducunt conclu(ionem qua cft effectus, ^28. Secüdo adideuxpotc(t dari csfaus; Qp fint a(sen(us maioris, & inocs, &in clicitione cóclufionis adneitatur fai (itag catum ,.tunc erit: áf: ;pra mi(saturm fine aísen(i conclufionis: antecedens pas tet ft faltitas efset difficilis cognitis & nà flatimex apprehenfione termioorum coa gno(ceretur ; "Tum a;ad a(scn(um cóclus fionis prz requiritur; vt termini eius.cone cipiantur vt coniuncti: , & pofkafsenfotn pramiísarum , quz oqgnia eunt císe. in inftanti . Tam 5. caufa cíiciens (ulum virtualitet cotinet effectum ; er0 cx «o4 gaitione ipfius cau(z oonnili virtaalisca gnitio.conclufionis potcft inferri , crga» cognitis priemifIis no necefsarió formas liter debet cognoíciconclufio. Tum 4« Ati(t 2. Prior. c.26.ait contingere poíse cogno(ícerc omnem mulam e(se fterilem;. & hanc eíse mulá, & dubitare, analiquid: habeat in ventre, crgo cum aísépío prz mifsarnm non ftat aísen(us concluGoniss; Tum 5. daretur eiufdem rei fimul. in-in« telle&tu cognitio con(u(a  &-di(tin&ta s. nam. cam dcfinitio dicitur;de: definito y definitum cx partc fubicéti see. m t&het., cx pacte pr dícatidiftinéte..— | 5 Rcí pad 1.neg,antec..quia: cum a(sene» fus conclu(ioàis fequatur:19 code initan- ticum a(scní(i minoris, neceísarió.fiante; concluftonem aduertitur Glíiras, €t ante: minorisaísen(um. Ad 2 (i praemiísz (unt: cuidentes, in code inítanti cliciuntur 11li: actus,fi incuidenics, ucc — prz ct ce fife- rd E tias p bicàs inclinat in inre itf; in erectionem ad; cie dif. féradt y &teo'idem de iticipiórü éefpé&tü conclu(ión tit fpe- cié diftínéta, nátiivr fe bet Peiéra in pra- &icis, ita priricipiaiu fr pelbilbur Té d z,libitus eft quaidá v virtus; & fetmei €ipiorümjergo €ofitinet in (e acciuitátem illorü; ergo-potetit Gur jctüclptsMdicoc «lufioiem concurrere, Turm 3.experiene tía cóftat ;(epénos alicui conclu(ioniaf- féndiri'exafsénfü premifsarum prahabie to mülto téporéarte jmasitné cum pro- pter nimiaai di ftta&tionemió potelt in- celleccusadaertere prarmiffis jetzo (alim in hoe cafü fufliciet prafentia per actum. £cifieioritiium y ram: veré tünc bv caufa, & effectus Cid aceto 00109 i of ^59 Kceljxad 1ineg, pisitalemi v brin Scoto diximustupra dq: 2.dd 2; Ad 2.dici- taüs hàabitü.hon' contincre votare actü, quia [e Tolo non poteft illum producere, ideo neut efficere, quicquid porens cft actis cáuiáre ; & habcimus inftanciam in caufis ze jaimocis; etiam perfectis, primae .ni- qdálitates funt cavía prauitatis)  le- uitat $,qud principiant morü,qui niBido- tinus n equit à primis qualitatibus pto- Venice & 10 multisalijs. Ad 3. imó quia tüc ad. cft maxima iniellecus diftractio, e xm x e MUR d e: principiofum re abáfsen(u cochifionis,quia prius puso dm etioti., in Sisi rm t va- | T fenis *i miners "s E: stre v fion ind More Des - er i izef iint m Nia ind. ^ E: idco i huh Ad. j : parebicinq; li , "QgvasTIO AU Mn aflenjus. premi wm vecefit tetine ardeo concluf. 39 (7 V2ftio pocas nino rita "&os euidéter apprehendit praz- mifsis Vt verás & cx llis fequi conclufiGe né ad i poffit c nót afsentiri, vel gecesari debeat elicere actuln alsea(üs circá cott «lutionem: Pro cuius intelligentia not. deterinhiadíó potéti£ ei duplex ex Scot. quol. 1 6.art.f. alid dicitur cottrarietati$y Tcü fpcci li cationis, alia coftradictionli$ » feu exercitij, ficut mdifferentia,fürinde- tcimninatio oppofita eft dapléx  contkae rietátis,& comridictietiis, determinatfo contrariétális cft , qua potentia determis tata eft in elicitione ad vium 4&um 66. ad oppofitum, vt voluntas citca bonumín [e dicivür fic deter minatà, quia nópot R elicere quemcung;a&um, tiüe volitionis, fiu nolitionis, (cd necccarió , fi Fa I9 ll ÉÁEOSEPR $14 — Difp. De Syllgiftin aliquem actum, hic e rit volitio; indeter- soinatio contrarictatis eft , quando circa obiectü pót oppofitos acus elicere , .f. amorcm vel odiü, qualiter fe habet volü. tas circa obie&ü oftenfum fub rónebo- mi, & mali. Determinatio cótradictionis cit , cum potentiaita cft determinata ad vnum fpccie actü circa aliquod obiectü, vt nó poffit illü né elicerequalis eft qua- libet naturalis potétia ex fe circa obic&tü ecbité przfens;indeterminatio contradi- &ionis cft (qua potentia pót in oppofita cótradictorié, vt (unt velle; & non velle, nolle,& non nolle,& hoc pa&o fc habet voluntascreata ctia circa bonum przci- $É cx Sco.cit, cum fit c(sentialiter libera. .. Conceditur ab omnibus , in premifTis neccefsarijs, vel taliter apprehentisafsen- fu:n ipfarum neceffirate intelle&tum ad — la afsenfum conclufionis neceffitate cotra- xictatis , ctiam vt fubeft voluntatis impe- rio, itaut circa illam conclufioné non pof fit disenfum eliecre ex (c, neq; impcerari à voluntate ad di(senfum producendü ;& Xó cít, quia I:cut fe hsbet bonum ad vcl. Jc, & malum ad nolle,ita verum a4 afscn füm,& falfum ad dif(sé(um, fcd nequit bo' mum efsc nolitionis obicctum , «t bonum €t, neq; malum, vt málum obicétum vo- Inionis cx diétisin Phyf.difp.7/9-8.at.2. €rgo ncq; vcrum pót eíscobicétü diíscn. "fus, & faifum obie&tum aíscníus, aliter po &cntta tenderet extta proprium obic&tu; «quarc ncq; vt poteft à volun'ate impcra- 1i intellectus , crit indifferens ad affensü , « diíscniim. Conceditur ét ab omnibus, antelle&um circa has neceísarias veria- 4cscx propria natura con(ideratum cfse determinatum determinatione cxcrcitij Ad afsGfumyitant ex fc ftatim prabeat af- fenfum,nec poílit nonaísentire , quia cx fc cft canfa nataüralis,qua, ti nó cftimpc- di:2, n«ce(sarió agit;nec habct j otétiam fuípcndendi a&ioncm; dubium cft de in tell. ctu, vt voluntati fubijcitur., quomo- 4 babet quandam pariicipatam liberta- 1615, an poflit .f. voluptas ftante aíscntu vero , & cuidenti ( rmmifsarum neceísa. rjaruc) Süspendcra assensam intelicctus «iro conclufioncm ; vcl ipsum difücalic- 1c adalia obieda. ML n ai eis Nuts 4 dir: CN : Om d :; 3x ;AMirmá) Raiuius 1 Poft efc. Murcia ; vlt. Ofia q.1. art.3. Mori " Prior.d ) 6. Auersa q.2 $ sect.3 .& alij. | Negant Conimb. 1. Poft.c, 1. q.4. att, 4. citantes Caier.Sonc& Fons Sach. lib. »Didac.à Iesu disp.16.q.4. Blác.disp, - ended ud E Mies «dc -4Hurt.disp,7.de, » Anim.seét.a. Amic-traba .disp.3- d 6 dub. 1. Arriag.disp.15. Log.se&t.6.Io.de S.Th.4-p-Log.q.24.art.3.COpl. disp. 17« q«4.& ex noftris Tat.1.Poft. q.1, dub. s. . Circa qeisiin pxobabiles commis nis feré fententia (uftinet intelledtü effe quoque determinatum determinatione conttarietatis, quando przmiffz rudicá- tur probabiles , itavt nulla ratio fal(itatis appareat ratio cft cadem , * "a przmif- fie iudicantur vt vere, & poffunt re&a il. ationc inferre concl. probabilem vcrà , non fal(am , quia cx anteccdemti vcro nó fcquitar fallum ergo nequit intelle&us: d.tfentire, tum quia (i diffentirct, a(fenti- ret contradi&torio illius conclufionis,&c per confequens virtualiter aflentiret có tradictorio praemiífarum , de quibus iam fuppon:tur aflenfus, crgo duo afséfusop« peau in1ntelle&tu;quod cft falfum. Dus» itatur tamen de determinatione exerci» tij nam quidam fu(tinent iatelle&um;ét vt à voluotate przfcindétem yindetermi- natum ec indeterminatione. exercitij » vt poffit elicere, vel (ufpendere aifenfum circa conclufionem probabilem, ita Co- nimbr.cit. atc.3. Blanc.& Morif. cit. 31 Dicimus primóypofito a(scíu pre» miffarum in intelle&ta 1pfum nece(tfitari ncce(fitate exercitij ad a(icofum concl. quando cft in materia neceffatia, vt non poffit à voluntate impediri ; ita Do&ot y.d.1.q«4 S. 4d argumenta,& 1.Poft.q- 8.X 9. prob. imeilcétus , & premiíse sit caula naturales conclaiionis debitz ap- plicata, non ipeditz , ergo neceltarió producunt aticníum conclufion:s. Dices in pediri-à voluntare mon coníentiente.s nec concurtente,imo füfpendentc cocurs Ium nec MEUM matorem participat libertatem y cum fit agis cóncxus cum voluptate propter rationalitarem, quàda caecerg potenti . Centrà ; voluntas nom dcbet concurrere camjuam  phylica - ple u ^s cen c Q.V. cn ex pramif. ntcef-BelleClus ad affenf.comcl. $2.5 fa.od.a&usintelle&us, quia vt intellectus. concipitar vólantati prauius, exi t in pro- priosaQus; — ubditur volürati nó indiget concurfu voluntatis phy ico.Ne- gatio confcn(us -, imo difsen(us volunta- us non eft. impedimenum | fufficiens flante afsé(ü. pracmiflarum y quia etfi no- lit volontas , fi vifibile eft proportionaté pra feos, & illuminatum,oculus non impe ditus non clau(us,adhuc videbit, ergo dif fenfus voluntatis.non impediet a(Teofum. conclafioois, qui affen(us (e habet. vt vi- fio ,conclu(o vt obiectum  a(fen(us prze- mi (larum vt lumen, & cognitio bona: il- lationis,vt applicatio luminis. Tandem iila maior conucnientia non officirquia ma- gis (ubijcitur voluntati potentia loco mo- t1025 quàm intelle&tiua, quia illa ab(ue imperio voluntatis non exit in ad ü,ficut intelle&us., & tamen eft magis extriníc- €à volütati,quàm intelle&tus ergo ex il- la maiori vnione nó debemus inferre tan- tam dependentiam intellectus à volunta- tc inoperatione » vt fi habeat obicctum | ace pc am ina&um , nifi prius eneplacito,& licentia voluntatis obten- ta ; tum quia in aGibus intuitiuisyetiamfi formaliter di ('entiat nequit impedire ap prehenfiones,vt cum vehemens vrget té- ratio,ergo neque in difcurfü talem. pote- ftatem, & dominium habebit. In contrar. arg. Tum quia. nullum bo- num poteít. quó ad exercitij determina- tionem neceílitare volütatem, ergo nul- lum verum: à pari. poterit determinare intellectum. Tum 2.poteít voluntas cau- fare ccilationé, & impedire continuatio- nem cuiuslibet aífen(us conclufionis  er- go poterit caufare lufpenfionem, Tum 3. ántellectus, vc lubditur voluntatis 1mpe- «tio, participat libertatem , & indifferen- .fiam circa juodcunque obicctum, er. 'étiam circa aileafum nece(larie conclu- fionis (ed non potctt effe indetermina- tus contraric,crgofaltim cotradi&orié . "Fuen-4-habitus z1znitur in. potentia erga aliquod obiectum,.juando potentia erga illud habet aliqualem libertatem , & 1n- diffcrentiam , vade in naturaliter. detac- minatisyt funt gyauja re(peétu motus de erfuüay non geactatar habixas cx Seo» 2. Logra e d.1.q. 10. K. fed inintelle&u era con- clufionem fit habitus, ergo circa ila ha. bet indiffcrentiam»faltim cxercitij . 33 Refp.ad 1.neg. téjquia.volü« taseft potenti formaliter libera yintelle- Gus potentia ior E natia dt des terminata « Ad 2. poteft ca qo nane i nem folum auertendo intelle£tum. af-- fen(a principiorum;& vt (ic poteft ctiam: impedire atfenfum.conclufionis ; ftante: ver affenfu principiorum , non pót ime ite continuationem a(fenfus. concla- fionis- Ad 3.vt (ubditur voluntati; folum: babet poteftaté cliciendi ; & non clicien- " di affen(üm pre miffarum 5 tamen hoc eli cito , neceífació necefIitate ex. fuppofi-. tione deinde infert conclu(ionis a(fensá s. vt patet jnalijs potentijs. Ad 4. cx dicen- dis in lib.de An.habitum non generari inv potenzia propter folam indifferentià, fed etiam quia poteft aliquam pati difliculta- temyvcl quia poteft intenfius;vcl minus. inteosé operati , qua ratione quando eft habituata facilius , citius, delectabilius.y. & inten(ius operatur ,etiam (i natucaliter àgat,quare ncgatar affüumptum.. - nd ad idem ; « do ex ijídem pra mifsis poceft inferri duplex cóclutio y vt in Barbara, Baraliptons Celarent , 7 Celantesquarü vna efl direGta, alia indi- rc&astüc preaitfa nó determinant iatel- le&um ad aliquá illarü , ergo indifferens eít ad eliciendü,& non eliciédü a(fen(üav cuiuslibet. Tum 2,apprehé(io terminorif, etiam primorum principiorum, non ne- ceffitat intelle&um ad all enfum illorumg ergo neque a(fenfus przmifarum. deter" minabit intellc&G1myad afenfam conclus fionis, patct conícq.quia maior cuidentia eít in primis principijs, quàmin conclu fionequa cuidens eft dependenter. Re(p. ad 1. ineocafu pramiffas des tecmningté necc(fitz ze intellcQtum ad € elu(ionem directam immediate , quia pee fe primó cft ex praemiis deducibilis y» mediate vero , & (ocundarió ad.co fionem indirectam,quatenus eft. conaer- tens concla[ionis dircétz « Ad 2. fi. ter- mini illi babent cuidentiam manifeftam conncxionis , pollumus concedere ap- prelicaGonem neccisitarc inccllectum ad | 0 Ppp midi - 326 sadicium ferendam , (cecus fi fint ineui- détes; ita Doctor 5.d.23.q.vn.S. Aliter. 34 Dicimus lecundo;quádo premitlz fütit probabiles , itavt nulla ratio fal in cóntrarium apparcat, nonrequiritur ne- ec(satió coafen(íus voluntatis ad affenfum conclufionis,fed fufficit," indifferenter fc habeat; quo caíu intelle&us neceffita- tur etiam quo ad exercitium ad inferen« dam conclutionem . Colligitur ex Sco. 3. d.25.q.2. vbi docet ad aftenfum fidei nó nccctfatió requiri voluntatis actum de- 1erminantem,& imperavuum ; prob.ij(- dem rationibus praced. concl. nam hoc folum di(crimé effer, quód pramifsz ne- ceffariz funt euidentcs , probabiles ve- ró incnidentes, fed boc nost vtget , quia. obicdtum vt probabile oftenfumett fuf- fiienter propofitumintelleétui , vt pof- fit intelle&us elicere affenfum circa il- laspramiífas, & ifte afse(us premiffarum eft (uff ciés cau(a, vt eliciatur probabilis conciu(io, ergo etiam volunzate non cO- "adicente nece (litatur intelle&us ad il- Ium aflenfüm;quia caufa naturalis no im- pedita ftarimagit. Tum quia fi per ;m- perium voluntatis potcft intellectus cli- ere aísclum conclafionis , fequitur pra- miffas illas & intelle&ü cffe tofficiences caufas cóclufionis, qaia voluntas no cau fat marorem probabilitaté in obie&tis.auc euidétiam; (ed hzcveta vel falfa (ani ;n- dependentcrà voluntatc, neque voluntas Me potcftaté crahendi intelle&tü extratoptiücóvaturalc obicétii;ergo precio dado à volütatis imperio, adhuc iatellc- €tus eliciet conel. affen(um,qura cft c«ula xaturalis- Tum quia L amones habent fyotitiam iocuidcniem de rebus fidei , & tàtmen non cx affcátu voluntatis , quz dc —fc eit mala, ergo hatc non requiricur ad. £crum incuidentium affcníum - Contra vrgctur; in his obiectis non de- tciminatur intellectus ad aflenfum , quia opinio efl (emper cum formidine de op- yotito; ergo nulla caufatur neceffiias in antclicétu e& pri (fis probabilibus. T qui? fi affen(usin probabilibus przcede- 1ct Confensü volantaiisnallum iudicium temerariu cliet peccatumynam pcccatum ^id o peccatü, quia votuntariü, T dem idé Difp. X I. De Syllogifmois Commit. 07— effet dicendi , quando propofitio proba- bilier appatet oppofita ,& qf effet vtraq; cótrtadi a - probabilis ,cum .n. fint cau(y naturales,fi potfent agere iode- pendéter à voluntate, iam intelle&us ne« ce(sarió aísétiret propofitioni probabi- lioti ex illis cotradi&orijs , cp cit falíam, | 5$. Rep. has rónes non vigerecontra- conclufionem, fed potius contra iudiciü priemiffarum,conclufio .n. noftta füp nit aflenfum przmiffarum in iulii; quo femel admitio , fequitur neceflario affenfus conclufionis ; dicimus ramen ad primum probate folum intelle&tum nom neceffitari ad affenfum certum, & cuidé. ter, concedimus, tamen cum hoc ftats 9 neceffitetur ad a(fenfum verum , (icut verz (unt przmi(Iz , ncc ob(tat formido de oppofito,hzc .n.tollit folum firmita- tem alfen(us,nó determinatiogé, vt di(p. - feq.q. vl.dicemus. Ad z.concedimusiae dicia przcedétia có(enfom voluntatis nó ele peccata , namtunc voluntati imputaá- tur, & temeraria dicuntur , quatenus vo- luatas tenecar impedirc illud iudicium ,. & nonimpedit; tenecur.mquia prudentia di&at in omnizc non enidenc poffe coat mitti etrorem in iudicando, & per coníc- quefis nó temeté cft afsétiendum y & cer- titadinalitet, (ed cum formidine de oppo fitoypofTet deinde voluntas impedire;ná quidem fufpendendo afienfum .cóciufio- nis (ed potius atfen(üm pra mi(larum di ucttendo intellectum ad alia obic&ta: Vct fecundü aliquos fufficit , vt (imul babeat iudicium pc tIibilitati$ fallendi, & nó cer- to ilsadhereat,gy (atis cít ad euirandany tezacritatém, & peccatum. Ad 3. conce- dimus allum ptam im primo cafür,quia fot tiusagens füperat rcfiftentiam contrarijs. & €xic in actionem, fr non adfit aliud imr pedimentum ; cum ergo vna propolitio: probabilior apparet fua oppofita , tam.» fort:or erit ad mouendum intelle&tum,&c per confequens intellectus affentier, nifi voluntasimperaretcogitationemprobae — — bilitatisalterins partis,vel periculi erraüe di, g (zpe folet euenire in huiuftaodi iu- dici ie rts Se tÓ oppofirc propotit io- ncs unt zqué probabilcsvcI nulla p pu tct ratio Vcrisvcl falíi, aic — 3 - " i - m 9 V.c/nes prami[fs neces. int. ad. affenfum concl. 817 $. Hiter,& d.23.q. 2. nullum elici afscn- fum, (ed meré neutras e(Te propofitiones illas intelle&ui ; neq, poteft voluntas im- perarc alfenfüm ad alteram pattem , nifi . Obiectum prius moueat ad illam ; quare neceísé erit , vt intelle&us ceffet à confi- deratione rationum vnius partis ex im- ge voluntatis,& hoc modo poterit vo ütas ad vnà part intellectü determinare, 36 Quarifolet hic;an atfenfum cóclu- fionisvlca affenfam pramiffarü prarc- quiratur cognitio dc bonitate illationis . Aliqui affirmant hanc cognitionem pra- requiri ét per modum iudicij, ità przícr- tim Poncius difp. 29. Log. n. 3o. vbi in- quit ad determinandü inccllectü ad asé- süconclutionis prater affenfüm praemif- farum vitcrius rcquiri iudicium de neccf- faria conncxione veritatis cóclutionis cü veritate premiffarü ; alijs prerequirunt banc cognitionem de bonitate confequé tig per modü fimplicis apprebentionis, . noniudicij. Comunis, & probabilior op: nio ncgat ralem cognitionem prarrequiri piz(crtim p modü iudicij it en ips 7. de An.(cct. $-Arríag.dilp. 13: Log. fct. 3. Ouuied.controu.9. Log. pun.2. & alij pa(Iim,g» probatur fatis cuidenti róne,nà bonitas illationis  & connexio veritatis conclutionis cum veritate pra miísarum fundatur in illa principio per Íe no:o , qui (unt cadem vni tertios(unt cadeni in» tet [c,per quod omnes rcgulantur difcur- (us cx diGis 1 p.Inft. nam in virtute illus principij per fe noti ex conexione extre- morum n tertio in premiflis infectur co nexio corundem inter fe in, conclufionc ; flatim ergo ac intelle&us percipit extre- ma efe vnita in tertio, co ipo manet dc- terminatus ad iudicandü c(ie cadé inter. [c inferendo conclufionem ,. at fic eft, g» pracisé ratione pre miffarum cognofcit l us cxcrema identificari cum ter» tio, vt fatis de fc conftat ; crgo boc folo determinatur ad iudicandam ca inter (e 1dentificari in conclufione , nec alia co- gnitio przrequiritar de bonitate confe- quentiz « Conf. quia ruíticus intcrdum bené difcurrit , neq; in co difcurfa antc- ccdenter ad c ouem medicatur bo- nitatem conícquentiz;(cd (otün aduertit notitiam pre mifsarum;ergo preter pre- mifsaram afsen(um , non requiritur alia exprefsa cognitio de bonitate conícquc- uz. Deniq; ti przrequireteturtalis ex- preísa cogoitio de bonitate confequétia: er modum íudicij , fzuftrà probaretur fooirés illationis aliorum fyllogifaorà , in quibus confequentia non cft tam eui dés, pet redu tionem ad quatuor primos. modos primz figurz , nam per tale iudi- cium pr cedens (emper cerrificaremur dc bonitate confequertig non crgo cale iudicium femper przcedit . Scd obijcies deinitioné (cicciz actua» lisab Aiit, traditàm 1, Po(t.cap.2. quod (circ cft rem per cou(am cognofcere, pro- pter quam rcs cft, & quod illius caufa ett, ergó ad afsenfum conclufionis prater a(- fenfum pra milsarum requiritur eram, ge cogno'cantur , vt illatiug conclulionis , Refp. per illam particulam Arift. folüm fignificate vellequod.cognitio (ciencifi- ca cohclufion:s.on c(t cognitio cius in ratione fimplici$ propofitionis » fed c Cognitio difcurüua , & dependens à prz- vtà caufis, iX taliter dcbet cogno fciconclufio,vt dicatur cíIcGtus demon- j ;non aütem (gnificare vo:uit exptcísam cognitiontm de bonitate illa- tionis przccdcre debere afísenfutn con- clufionis; 1tà diximus .par.Inft.tract. y. Cap. 24 diim illam definit1onis (ciétig pac- ticulam ex plicatemus, quod poniturquia nedum oportet ,quod illa cau(a fit proxi- ma, fed rcquiritur, quod intelle&tus (ciat cffeGum à tali cau(a pendere ^ 37 ritur deniq; an condlufionis aísen(us ià neceí(satid pendeat à premif- faram afsen(u,vt nec naturaliret , nec (u- aliter finc ipfo haberi queat.!.am ille a&us , qui fequitur hic , X nunc ex przi(lis poffit quoad (ubítantiam , & rationem íuam fpecificamhaberi ab(que €o,quod firà przmi (Ts. Ouuied.cótrrou. cit. pun&. $. cenfer falim fupernaturali- tet poísc produci ,.& conferuaci conclu- fionis a(senfum tine przmilfis quia af- fenfus conclalionis tantüm dependet à przmiffis focmalibus ; tanquam à condi- tione applicante motiuum , (cà formale obicétum ca rauone; qua depédet voliio Ppp 3  àco- A $18 Di/?. XI. di cognitione, f-d hoc conditionis genus poteft a Dco fuppleri , & poteft fupec- naturaliter dari volitio line cognitione; ergo potefl dari. (ujernaturaliter a(sc(us concluíionis finc aicnfu praemitfatum ; idé tcnct Poncius dip. 20.L0g.q-2 n. 10. cum enim affeníus conclufionis, & ptz- miffarum fint a&us realiter dittin&ti, non apparet ratio tam neceffariz cóncxionis intcr illos , quin poffit effe aísenfus con- clufionis fupernaturaliter abfq; a(sen(u premiffarum. Quod conficmari adhuc potcft , quia innoftra fententia affeníus con: lalionis dependet ab affenfu pramit farum in genere caufze efficientis,certum posi apud Theologos tems Deum etetale genuscaula , nam in genere cfüricnts cau(z quicquid agit cum caulis fecundisagcte pót fiac ipfisiinquit Theo- logus. Caterum confequenter ad dicta fuperiusn. 16. 19. oppofitum eft te- nendum, dictum enim cft ibi a(fensá có- clufionis in (uo formali,& intrinfeco có- ceptuincludere dependentiam à premi(- fis, & talem dependentiam. effe fib: eí(sc- tialem, vel (altim cealiter identificatam, non autcm accidentalem, & extriníccam; praereà ditum cft ibi , quod fi intelle- &us abfq ; premiflis eliceret propofitio- nemi iftam Tetrzus eft animal , talis " gros non effet conclufio , quinimó cf- entialiter di tab ca conclufione. » ( licet eífent de eode obie&o materiali ) ' quz inferretur. ex illis peemiffis , omnis homo eft animal, Petrus eft homo, crgo Peuus cft animal , nam bac eft fcientia , & tertia operatio, illa.yeró fimplex pro- pofitio,& tertia operatio ; bplicác et, ctiam dc potentia Dei abfoluta poffe eli- ci, vel conferüari afsen(um conclufionis, vt fic, abí4; ordine ad przmiffas ob cf [entialero dependentiam quam dicit ad illas , co mode quo dicunt Scocifle rcla- tioncm dependere in genere cauíz cfli- cientis à fandamento, & Tbomiftz a&ü vitalem à potentia vitali , adbuc amen ^ «ilem dependentíam à Deo füppleti non De Séientia; 9 potfe, quia e(sentialiseft rebus fic depen dentibus.Fundamentum Ouüied.oppofi- tum füftinentis falfum a(sumir in maiori, nam cx dicis q.5 , afsenfus przmifsarum etfe&iüe concurrit ad afseníum concla- fionis, & non tántümper modum condi- tionis applicantis motiuum 5 in minori etiain dubium a(fümit, nam inlib.de Aa, diíp.7.n.1 11. oftendimus nec fupecaatu- raliter pose dati volitionem fine cogni- tione ; Ratio ctiam Poncij inualida eft , quamuis enim in abíolaris realiter diftin &is prius per Dei potentiam polit à potteriori feparari , vt docet Doctor 2, d.12.q.2. non tamen é conttà , quando praefertim pofterius dependet císentiali- terà T vt cóftat de toto, & partibus, Confirmatio, quam nos addidimus, difli- cilioris cft (olationis , quia genus caufz cfficientis (emper à Deo fapplebile videe tur; imó hac ratione nos Scotifte tene- mus contra Thomiftas pofse Deum pro- dacere , & conferuare a&um vitalem in- dependenter à potentia vitali; verüm cü dicitur à Theologis omnem talem depé- dentiam in genere e fficientis cau( cfse à Deo (upplebilem,explicat Do&or 4. d. 12.q.1. fuprà E , & (ub S. id intelligi debere in abíolatis,non in refpe&iuis; in propofito autem conclufio; vt fic, ha rationem refpe&tiui,quià vt fic, intrinfe- c & c[sentialiter dicit ordinem ad prz- miísas,vndé deducitur, licet cius aísenfus in ratione qualitatis fit entitas abfoluc cui talis dependentia e(sentigliter , v faltim realiter identificaturj que folutio an (üftragetur Thomiftis negantibus actát vitalem pofse à Dco produci , & confet- tari independenter à potomia vitali in lib. de Anim. di(cutiemus. Alia quzdam folent hic difputari ad formam fyllogi(- mi (pe&antia, que coníultó hic mfísa facimus, quia (ufficienter de illis tra&a- tum c(t 1. p. Inft. ya&tj^ rc A—-— : "ex vlu,& ire ,De Scientia. . d tiones nitione pofleanaturam den gnande definitiones: € quidem CS $19 ze-qposT Trallatum de Difcurfu, &* Syllogifmo in Communi,ad j| eius fpecies oporteret nunc dejcendere, que funt Syllogifmus Demonsiratiuus, Topicus C Elencus , c primà de Dem cue flratiuocateris praflantiori attamen quianaturamyG7 cona iones Demonftrationis aptius venari no po[Jumus, nifi ex no« titia quidditatis C cüditionum Scientis qua effeius eft De» meon[lrationis, C" ad ipsi vt ad finem ordinatur demon[lratios - idcircà Difputationem de Scientia premittimus, veftieys Jn 3i Pofl.c.1. oflendit dari [cientiam, deiude c. 2. ip[am on(Irationis, eiufqy conditiones declarauit , duas a od attinet ad exiflentiam fcientia , fatis dictum »trift. inberentes ,. iti ex ip us de : efl in 2. p. Inflit.trati.1.c.2. vbiinnuimus contra antiquos de nouo dari fcientiam, € fi non de omuibus, faltim de aliquibus rebus : ad effentiam igitur fciemiie de clarandam accedamus . QvVAESTIOL Quid fit Scientia . t Cientia folet primó diui- di inactualem , & habi- tualé , vtraque debet hic declarari, & quidem quo ad fcientiam habitualem nó cft difficultas, hzc .n. cft babitus qui- dain de prima fpecie qualitatis, perma- nensyintelle&ualissdif[ponens intelle, non ad fimpliciter operandum , fed ad prompte faciliter , 7 expedit operan- dum, ex frequentatis a& ibus fcientificis acquifitis ; que definitio colligitur ex dc Initione habitus in cói intinuata à Scoto in 4.d.6.q. 10. O. ueut n. quilibet hibicus eit quzdam qualitas dilponens -fubiectum non quidem. ad fimpliciter ' agendum, nam abique habitu euam po- "tenta clicit. ali juos actus ; fed ad a- gendum fa ilicer , & proinpté, acquifita ;ecationc illorum acutis ad quorum prod:ctioneu habirus 1nclinat , ex dicendis [a1.05 in ib. c An. ica (ciétia habituals di fponit intellectum ad. faci- lius , & expeditius el:ciendos sétus fcien- tificosqu &taétia actualis diciiur, ex qai- bus fuit genita ; tic hobihitas illa demon- flrandi paron mobiltatis de corpore naturali cx frequeati cognitione. per. de- Logit ae monftrationem acquifita dicitar fcientia philofophica habitualis aus vero co. nitionis dicitur philofophia a&ualis ; um igitur habitus ex a&ibus generetur, & fpecificetur i desierit eol a&ualis,adequat it quid fit habi- tualis fcientia, ex ibus f. aGtibus geue- rctar,& in quos a&uscliciendos inclinet intelle&um; tota ergo difficultas erit. in explanatione actualisfcientim. — Scientia a&ualis ab Actif, definitur - in concreto r.Poft.c.. $cire efl remper cau[am c egno[cere,propter quam ves J quodilliuscfl caufa, & no contingit ali ter fe baberequà definitionem explicui- mus p.2.Inftit. Log.tra&t.t .c. 3.vb! nota4 uimus Arift. definijtle fcicntiá perfc&i- (imamáà pr:ori , & per cauíam non folum in cogaofcendo, (ed etià in e(lendo,vide, qua i dixiaus c.4.eXplicando particula illain definitionis demon(trationis , caM« fifq. concinfionis. Ex ifta definitione Ícicntig ab Ari(t. tradita Do&ores dein» de variascolligant condriones fcientiz » 3 Primaconditio eít quod fit vetayer« ror.n. &talntasmoníunt feientia, — Secunda conditio cft ; qnód fit certa s pro qua norant Do&torcs , vc aduertunt P.Cauclius de An.difj.3 .(cc.6.& Auerf, q.26. (c&. d wt certitudo eft firmas intellectus (10 acri determiuatz Ppp 3 . pau £o Difp. X IT. De Scientia. i BA; fpei pfotitg', . C hraedjea a » dis MOXO REOR: TTE PELE zelle&u certitudo, fed dabietas, nec fcié- Uc paratur laci materiali , qua il« tia, fed opinio , quz certitudo, & deferhilTurteaiteh obiectum clare , & diftintté patio intelle&us , vel prouen& ex 3jfo- — percipitur ab oculojhac cuidentia ortum mecobie&tosqiacesus ed (21, dedisyea. Tinberab'obteGtücceígitaresquasntellc4 filicitor, I& dc patcnaio Deinegioat soli« :5 e dlatimpricipit intdlie ét sc io- tei Ua Spera Ri vl xta esas bic&tà, ofitorimacceísar ianugm alij&di«:. 31893 comnaxipurs, & dripofrir ennorervtidosntiilesa y ablic; itl pai tits €tia2 s abaliljsimetaphyhea ; Vcl enoneát, as mactitilifidel ue luris courir bir MED ve ie ] indo j qrod: poteft myltipliditer occides: ae o Lusmolten pecciprre. rationeth con rij vlr guvojonat impari il: nein hui ree e zi, vitali eráudicet y &«nonaliter ;e9.s epa Reti. enit d às quiàniotictüc vier teet rs an i As ebat qui rir Mm : Lors seen Hasse sionis rat d qp Adi ^ 0à cinema tinh ela. TtLiClis GU CR torri a v ihrer duplex alia exip ope rome d iudicatur, aíseritur. te potentiz , & dubias le spento sb aliquibus maxim authoritatis viris, nis intime percipientis rationem conne- zin eei Le p xionis retmitprpnt; alignex paye. obic- Mf cimnibusxerritadinaliter exc &i, & cft apritudo il]a in ol mani- Lnles ci cnediahoNtap elim i o tac  feltandi (e Cfaré &e MAS rncellectuis ,quómaioriscathbessaysoos;viriiud vufteGmac icelle&tur-Obijciturs mouc xteditim afferenies eo finmius adhatet illàni ad fai codi onem; & plex , Bembo aiat ike dE A xia: 3cinediata:scüntell li- S irrefiagabilis veritatis. h;nc. x;apprehenjione rcémin F - berum utcs!hidciuintanaNimae £erbtudinis cug? deriuturilli propofitioi , ffea efintte (virriopíp diuino jnpixai3baliqni-— diftin&o! iddigers S hac culdioria cft bus hzc cenitidonporzlisyosatur(.eX- principiorum, que jmexediata dicuntur; »cepiasfiddi lupemhs táfalisceuitadine, », alia gmedsatayeo quta non ex fimplici.ape veuar valde mator eft) wel tandeiimeug-. prdbenfronetermvnorum mouerur imiel- &ur intelicétus ad iudicandum. cestitndi- le&usyItd propicr aliud prin pam. Aalitoptteelses quianaturilitermequita-. sftinétu quod cf cau(aseo MORS T -liteceueoirex quamuis (i pliciter potbt. 3 lur Persio NE 1anem, qua » eluerfieri vt fi viderer nocidens, [aum | euidenter: (citur; propiér. praaiísas ,jà "hád;caictibi [übftazedübic ugs, & fi vi^ qdibusaccipit pcopriam cuidentiam ; ip rlérét ignemapplicatum paíso ; infexcet. sataniantiia eaidens dicirur, quia princi- eabicalctict ionem adéfse eo quia natura. ;guay € juibus deducitur ,(ünt cuidenrias crum fic poflulatscom ramen Debs jof-. - clatum eft cuidéntiam irgmediatam non ^et, &ccalefs£tionem) ipmpedite , & acci-  conucnite fcienuz, nam [cienraictt cón- «dens à fubiei&a (eparare;basc dicitur cer- ; élufioniss nen principiorum 5 dompetcre -aitüde pbyüca , adfcieniiam perfectilT- | ramen cuideritiam mediaram nam qu- . mam .ptuma certitudo requiritur , nà fub, ibeiconduhbo cftex: fois printipijs eui »i€ertudibe motali pót (ubelse falsüj& fie, dentibus deducibilis ergo erit in (c egi- militer fab certitadie phy (ica Ad (ci&Gà. dens mediate): dubinm cft de cuidcua po c it&o.iouS perfc&à tufbcit pbyfica certi-.. senuatan df. seqnisatur,quàd intellectus 3:£üdo vt iníray& difprq« magis patebit . clane de MN Eme tci puat conclüf opc Hua JIerüa coditio «nod Gt evid6s eui- ,, ex prjacipijsillam deducendo, 4 pgrehen- *. dentia rft dacitas cogniGionisqn&;ntel» ;da195 dépendentiam llo euidenug co- 5 dc€hus.claré videt obieói verateon, Gcsiclngongab.guidenria pripipionmeso 41 ! ver trj E ga eh3ijQ UM i € i W^ - 1! gré, sratiispatopije 1, abíay / idedxer illam quet «: Cip «eH poni fed estadio. hi endens  princijia y S mn atu vceerunt, didacit dede dél IAE! 01 202122018 30221 &Ilt Sr hópihiie nedánt háneseuidentiany K Pic ecelfadaa eísie * Ftofictre diuo A ey x chaüóais fialitét ex te-euid eer cosofebi j «ju rórie ponunt no bran. "Ticelózisti cfse jitopriéXcienciam,uia) vele dtdaci éónckinones cx' articulis fi- dcij à Gwinrelet beatóriíuut pex itiiliteé congeduat fcientiam fübáliérpatae 6(s8. verad(éientiaar i jrceliéeba datae (ciéntia Tubálrernan te;ifiprid übáherhatisà d&d:znó. recipeiet plioerar& xem: ita Cao nM Meri yore ris in dé SAT hó fà Lóa d a6«it:5- Cousplat;; difp.vó:Logt qoa? qui alrosciqut 27.1065 Th es "Pese tuin se dilpraa qorzdrtd imomunt ciéntià nàfi véHoquimus Ii, & abr Ait, deféripca in lib; Poft? circa, neceffáriam e(fe eiidentiam; velidcdaós tiain genere 5 & ub vmucrialioriaccese pronc;& Bac aiit a eutden br, & (olüim dicere cogmtionenvetam; & écttainde aliquo -óbiedla, quéden(a — p concedunt "Fbeólomam: dict fcientiam "Scotus qi PEOL img ad collar; &c3. di: dog vuv OLEUM ENDE fuftine;de ratiotic propria (éienda. eíse cuidenga, & nónai(i mipco prid nomeunfzienuz acz cómiodarinótitid obfcura ,.Gc rmcuidca- ti; quamaiseertiflimia, quee noníólü cft £ómunis apud Séotrftas , (cd eviamo apud dniiquos, & ex R ecendoribus fequuntar: ! Al cus rà&t.27.de (eie. q.1 ; dub. 9; 8c 10. Blánch; A Log;dilpueltéet: 1. Dida-: cusà Ictu dic p. 18.q.1 X álij i. j yu no ! 6 Quamuis hzc nc nomimlis: qua ftioyattamen dicimus tcientiá propr.e di-- tá requirere euidencia m iteliecta tué - us, & uonitiimproprid crásterri ad actus^ ineuidentessquamurs certos ; 11a Doctor ci SC ped. e q.4iart 2, C. & quidem qp hxc fic mens Axitt, indubirauim cit-; nog : & ding niiquz-annexaim: E cipiaimodias; pe c(seiac (cic nrifirum ee(ültete cócluts in (üaprincipizdcbere ; Dui quiaex« mupiconfcof-í fi dcsj& faic pecie d fcruiio, hrió oppoaontanygam ula efto Ícura yita clüraj& euidensyergoceuid fs tücít aderat rint to fcicnu ti? Neque dirasovdlorg de:fciéntia; Atiftidet mcaynon defer 5a (ecandi generica amqepiipnéan. : ;vdlet,quix Smdccsiae qo dfreniaee emi gemtdiffeivalyopliniogec Q quisdicedb opiniongdy («^ Gfemiarb fp candum rgo trohedyo«mericaoy vrdiciecogbrrióneme velamrcó fimaneom cviíra , &Poploxbilig gon ttt éloquerau; (ed potjusaburerea üir yocabul; ic imptopotico. du friépie zcípecta fidei dicemium; $qnapzógtet xi Ícieamaadcdgricionzxrimneuidiicor ex undicac cnt tocdriótappro[nia, & Ly me nidenscédt ditereximitio drujadens, veh ditlrahcasy hon fecus ac f? diceretur fc1c02 tfà icarurá ho foc volueruat auidiog restecinde femenc ac quicun j; e Sa &s V'astibus Théolagiaaytiotl ram (cit 2-4 viamrappellatint ;/ derqua, reizctum age mus q.4 .art«3: vbt re[ponGiones Cosrie lut: cot iabiauis j-& ràtiones iu/cón- tcacindifalu&nas: 2! £iUD ef ; isola 157 | Quarticovditio, quod Grnecefsá« rid: pto ii notos Scd. tdi gs 314, 4:82 2 ép nédetlitas e(t daptei; allizamplteiter , quà resa éxiltit vi nori pottic mon exi« ftre jaliaeftabceümas fecaadum quid; (cà cotiplexa38 eftyquaresaliqugtaletm liabéchiibiudiaeu uxét de , vt necesaria vnà alterad tncludác quara ione iteiles Gus conci ias: teconmnos illacámonecele fario cómpoait vri de alzcco affioinái do , & propter buncmeccisapiambabiqusi dincmteranorcuum teinper propofitio del illis etipaciara eroteqd AM vdofo car & confe-,uéter wece(sarid vera , tta Vt nex queacftificari pro qnactmqoe tcapóris; diferencia y eo 1jula propetatorcsnece(o (atige ubilcahant d tempore y vedisi uus rip. Hitt. udeboti Cura cad. Leica: per- Ppp 4 ftc Aur Ael LLULLILUULUMRSU"ÁGIG LL - LL fc&iífi mam non reqnititur prima necef- fitas nam prater Dcuw omnia contiagé- ter exittant, eriam ip(a [cientia corrupti- bilis eft ed (ecunda, quatenus talem. ha- bet vcritatem, vt nunquam poffit contia- gcre mutari in falíam fpe&tata quacung; potentia, & téporis diffcrentia , & in hoc fen(u de cortuptibilibus eft (cientiaqua- tenus habent quadam predicata taliter illisconueniétia,vt non pofliat non con- uenire 5 hzc conditio includitur infecun da ; cá dicitur, quod debet eíse certa. cer- titudinc metaphyfica, itat nó. contingat aliter (e habere : vide q. feq.art. 5. Quinta conditio cít, quod fit de obic- &o vniucrfali,co quia de fingularibus nó cft (cientia,quod poteft probari;quia fcié tia oftendit paffioné dc proprio, e * a- quato obic&o , fed hoc non cít rc;aliter alijs indiuiduisnon competeret, etgo crit vniuer(ale;ri(ibilitas .. nequit Petro adzquaté conuenire , (ed homini ; quz conditio non conuenit fciétizvt fic, vt norat Daflol. q. y. Prol. att. 2.ex Sco. q. 3. Prol. R..(ed (ciétiz de obie&o crea- to;co quia naturz creata diuidücur in (in- pue » at fi c(set aliqua natura de (c zc,& (ingularis,cui primó coauenirent paffioncs, vcl qua(i paffiones , qualis eft eísentia diuina , tanc de fingulari poteft eísc (cientia , vt q. feq. art. 5. 8 Sexta quod (it caufata pcr difcurfum fyllogifticum, quia fcientia non cft que - libet tei cognitio,fed eft cognitio rei per caufamsdiícurfiua,& illatiua; & quia ina illatione potcft errare intelle&us; idcirco reqnititur, vt fit per demóftrationem rc- &e di(pofità in modo, & figura, & hoc cít, quod alij dicunt ,ad Ícientiam requi- ti cuidentiam confequentiz ; verum efttamen,quodvtnotatDoctor q.4. collar. q.5.Prol.& Baísol. cit. hzc conditio aon efl dc rationc (cientiz vt (ic , quia. dicic imperfc&tionem tàm in (eipfa , cum can- fatio dicat dependentiam ,quàm in intel- quia prz [upponitur potentialis po- tens de nouo recipere (cientiam,& vnum poft aliud (circ) hinc fcicntiz diuinz non Conuenir ; nam intellc&us diuinus vnico a&u fimuloia attingit claré,& difincte. Septima coditio additur àb alijs, gp fit Dip. XILDe $iepia. — 0 5 505 j Tio w , ZK propter fe,nà propter ases di ipro ter Iciecias pra&ticas à vera t: m tie exciadürsfed de hac agem.s infra q.5 .- Scd contra przdicta, X precipué con« tra definitionem (cientiz poteit in(tari ;. À Tum quia fi (cientia eft per caufam , da- retur procefsus io infinitum, nà hzc. cau- fa deberet per aliam caufam (ciri , & illa — - peraliam,: Tam 2. quia non re&à poni- tur ly quoniam illius eff cau(a,mam (i ad cogmtionem conclufioais requititur co- gnitio propriz cau(z , quatenus eft cau- fa , tunc omnis conclafiofc retar. fub ra- tione relariua  vt.(. caufata, & effe&us cau(z. Tum 3.quia nou re&é dicitar uod non contingat aliter fe babere,nam Us corcuptibilibus vt fic datur fcientia, vt patet in Phyücis,& in Poft, Arift.demon ftrat eclypfim de Luna ; qua non femper cóuenit Lunz, & de cflc&ibus per acci- dés, & e; ew philofophia.Tà uia g» eft mutabile; & cótingens, nequit arr alig» immurabile ,& aec ^ entia creata funt con ingentia, & mutabi- lia,ergo nequeüt caufarc fcicatiam neccí- fatiam,& Pee TUM $«quia intelle- €tus e(t mutabilis, ergo nequit e(Sc (ubie- &um alicuius immutab:lis, ergo non re« quiritur ad (cientiam nece ffitas. Tandem cuidentia non affignatut ab Arift. inter conditiones (cientiz;qua ratione Thcolo ia noftta, etfi cuidens non fit, dicitur à San&is Patribus (cientia, quia talis habi- tus nequit redaci, nii ad habitum fciétiae inter omnes habitus inte T1 9 Reíp.ad 1. ex dictis in 2. p. In(tit. trac. t.c. 4.caufas (citi nó per alia fcietià, fed per apprehenfionem terminorum, & per habitü;qui dicitur intellectus . Ad 2« concluíio cogaofcitur fub propria ratio ne,(cd dependenter à pramifsis, quod e(t cognofcere abíoluium cum relatione cf- fectus (altim virtualiter ; & implicité » q» non implicat . Ad 3. iam diximus non tc- quiri incorruptibilitaté fimpliciter quam alij vocant incomplexamyfed comlcxà » & ticde corruptibilibus ; quatenus (unt corrujxibil;a y datur fcientia , quia. vt fic süt incortuptibilia incorru ptibiliate cà* plexa propter necefsaiiam habitudintin repertam iater hoc predicatum eotraptis | bile; ] - . *"A e pem Wi. : , Quafi. I. Quid (it Scientia - üitio veritaus y fed vel demonttratur ecylp(is ó adapcitudinem , vel eclyp(is a&ua- lisde Luna in tali (itu, & ordine di(po(ita quemodo conficiuntur propofitiones ne cefsariz ; non tamen cau(antes fcientiam perfe&ilsimam » vt difp.feq. q. 2. art. 3. effe&us ctià per accidens habent (aa prze- dicata císentialia,& paísiones de ipfis de- monftrabiles , & vt tic pofísunt dici entia neceísaria ; & à (cienria contemplantur . Ad 4.refp.Do&tor in 1.d. 3. q. 4. L,obiez €um non quatenus mutabile caufare no- titiam immutabilem (ui , fed potius qua- tenus natura , & quia natura obiecti mu- tabilis habet immutabilem habitudinem ad aliud; poterit gignere notitiam fui ip- fius immutabilem. Ad $.refp.DoGor lit. L. duplicem mutabilitatem eíse in intelle €&u, vna eít ab affirmatione in negationé, & e conttà,. (à non intelle&ione ad intel lc&ionem; & é conucrfo, alia quafi à có- trario im contrarium , putaà rectitudine in errorem à veritate in falütatem , pri« ma femper incít intelle&ui , nec impedit fcientiam , quia opponitur immutabilita- ti fimpliciter parum n. refert, quód fcié- tia dcflrua:ur quo ad entitatem ; Íccun- da conucnit ill; circa complexa, quz non habent cutdentiam ex. terminis , at qua babent cx terminis cuidentiam , poísunt cau(are notitiam immutabilem in intcl- lcétu , itaut non pofsità (cicntia ad cr- rorem mataris& hoc (fufficit. Ad vlt. cui- dentia datu: intelligi ab Arift. vcl per cer titudinem,vt diximus, vel pet ly quoniam illius efl caufa , am fi intelle&us perci- pit abitadinem cauíz ad cffe&u , & ne- Cefsitatem illationis vnius ex altero , ha- bebit dc illo cuidentiam, & fatis declara- uitipfam, cum definiens demonflrationé dixit ex notioribus, & immediatis con- ftare. Theologia noftra improprie, & la- tiori vocabulo dicicur fc ientiancq; pro- prié ad vaumex quinq; habitibus intelle- €tus reducitur » fed ad alium alterius or- dinis ; nili velimus dicerc cum Scoto ad: f1pientiam aliquo modo fpcctare, quate- nus cft de pe imo; fumio ente, is. 833 D c^t TT " b » z x m bile Sra phyficts Luna nó demó. i 0000 frator eclypfis fi ter; nam non fie. AM o. UC fi jer necefsaria , & f(empiternz De Ostetto $cientia. 10 (^V afciétia relatione trá(cédé&ali referatur ad (cibile , vtad obie- &um;,onon pofsumus exactam habete co- gnitionem naturz , & quidditaris fciétiar, nii naturam y & conditioncs obic&i de- claremus;à quo císétialiter fpecificatue , & proprias (umit denominattones, & có - ditiones;vt autem di(tincté in hac re pra cedamus,(upponendum ex dicend's in» fta (cientiam fiu a&ualem, fiie hibituas: lei diftingat intotalein , & vartialem; fcientia actualis. pariialis eft. cognitio. vnius conclufionis invna demonfttratios ne demonttratz , vt cognitio hu:uscon. clationis homo eft rifib:lis,dic:tur fcien- tía actualis partialis de homine; cognitio huius conclufionis , corpus sint a ett mobile ; cít (cienua a&ualis partialis de corpore naturali ; (cienria habirualis par- ualis eft habitus cuiuslibet conclufionis. generatus ex frequentatis a&ibus circa il lam conclu(ioné,.ui fant (cientiz a&ua- les partiales , vt liquis fiepius conficerce hanc demóflrationem , omne habens. na* turam c(t mobile, omne corpus naturale e(t habens naturam , ergo omne corpus naturale c(t mobile  acquireret habitum quendam in intellectu inclinantem ad eli* citionem liuius conclu(ionis tantum, non alterius , quia cx iftis adibus c(sct geni- tus,non cx alijs. Scientia. actualis totalis cit ex pattialibusactualibus coflata, itaut cognitio ómnium pafsionum demonftra tarum de aliquo (abic&o,puta de homi- no;vel corpore naturali erit fciétia actua* lis cotalis de homine; vel de corporc natu rali:fcientia totalis habitualis eft habitus ex fcientia totali aQuali (zepius iterata ge- - neratus inclinans in conclufiooes (c entig totalis actualissquomodo vcró higcfcien- tia toralis, fiue a&ualis , tiuà habitualis y dicatur vna , declarabimusq. feq-Hocpranotato,priusdiuerías acceptioocs fu« bicéti, dcinde conditiones (ubiecti ades quati & attributionis Ícientiz, quod ne« mine (ubiecti (cientig datur 1ntelligt y. apcticmus « " * ARD $34 AiR TEICVLVS d... Quid € quotuplex fic abietium M un ce feiert MADE '1 C Voicühie mimus non pr fu- -. «9 bicéto informau onis »(cu inbc (io nis: quo fcnfu paries. dicitur. fübiecium albedims.& iotelle&us fubie&um fcien- tiz,inque fübic&tatur, neque pro fübie- &o proponi onis » dequoaliud dicitur ; neq; pro-inícrioriyin qua accepuone. Io quitac- Arilt. in illa: tegula; atepraidic uando-alterum de altera predicatup và de fübielo:&c. vcl alia «onfimili acces tione,(ed profübic&o;circa quod. qui « dibesfticmtiascratan quo. Aritt..1, oít. 149. ait vDam (cieptiam vnius cle; gena zisfubieéti j & fubicctum dicitur, vel in otdinc ad paffiones , quz de ipfo demon: ftrantur , vel quia quali. fufteatat toram fcientiam, & balis cft ac fundamenrum ipfius ; (olet ctiam dict obie&um s (um; gia fimilitudine ab.obie&o potémtizfi c €ut.n.cx eo,quod obijcitur. vna ».di- citur obiectum, ita quia fübie&tam. quafi fcientie obijcitur 5 vtabip(a cogno(cas turjdacitur obicctum;appellatar quoque materiacirca quam , ab atte delimpta.a mctaphora;nam (icut ars circa propriam materíam ita verlatur, vtextra illam noa tendat , ita fe; habet; fcientia circa, pro priam fub:e&ümiquapropter hi c uomi-, na idem tignificant,quamuis ab aliquibus erm diftinctioaffigneturs «56,5 : Hoc fübicdum primà. diuidi. folet in €otaplexum y & inincomplexum., com^ plexurn eft ipfa conclufio. denionftrauo nis coguitàsX Vy tole ibu(dam! obe: €&um,nam quod fciturseft canücsio prae: dicati cclbieGid ib: denonftetilete per caufam déoyonfiráta crgo ipfa: con-« utio '&üm fcientia squa eft; no « titia cóclufionist. reli illud y quad.inéonclui ie ctu A pais fro ác ipfo demonflratur;& de ifto.iniel-. ligitur communitet cà de (übiccto de, fcientiz inftitauntar qüzftioncs, pam ex: hoc poftea maaifcflatur , quodnam fit.o- bicétum complexum fcientiz «| 0c 12 Subic&ü incomplexum.dupliciter: Accipi neo vcolligturex Sco, q.. 3. Dij; X LL De Qtinl  cipitiyueqspa(Bo aliqua pot vete diet iat folum pt principii, fcd eciam vc fpecics * (ue oci mcg 10;:lis confiderctur: y. Prol.$.vel comumatiter & fic . qiodàdcicniacó dera Íestiucingr ; di piuca, Gu paffio pozaitidici reri erp tumida. Aug. 1.de der. J» G!e&tS.Orig nis doctrina «cl eernauefyyel va $ alio modo proprie, & forenliser, gii illad quod» &nis (eieyi de habiety ung tiam cuiusegtera coDÁi decandur s; por: additestitaeeeptiog di. quo Gim:trüs pco fülaiq&to poadiestuo nis » dicitur ids quod deotnlio fcicna: cona fidexatp pragdicatit oi m MCTaDPMS phiafophia,quódsàm deor Lip c4 depazeria y formas) caus y. ele. nentis pradicator,cnsrauonis ;sclfecanda in: — tentio in Logica AtitUfedproprisaceee —— prio.eftinfecuada.bgmficarione. .,o  Subic&um ineamplexum, süe ptum diüiditarin totale; Gcadequaiumi — & in pattiale y:primuaxielt. Gn; toris (cicntiz in citius explicauioné rora (aens eere hei eri e t it j9:9t ipijus conlideran vnde ; Biectum atrii uonin dics (olet. eo. quia omnia in (cientia coní , att ribürios nea habent ad ipfum ; Gitimin (fe [cis bili 4 quia vcl.(umt (pecícs cius y vel prins Mimi palfioncs , vire m RO num riordm; aur a ja 1 Lfatiogc; E diciturtotale in ordinc ad tosalem:(e tiamà:qua refpicixur; dicitur adasquatà y qhia;it cientiam taliter adequat. vcnon execdaryneque excedatar ab ipía. i i ida MA nidiad perfe&tam«ogniuos —— nem pettiocr hujus (bier c onfideretub à (cientia;& nihil eontidereccienzia qi adipfum noriiceducatur« Subicétum pate: tiale groptiéet i(pecies:aliqua:conrcata; fuliobicéto tetali ;quapropiet fgientia fiineGtima : partiale s ecfide: illis; peculiares inflitaantuc era&tatusin;fciene 1 uayná r. Po. ibet (cient ia hace óc: tta diticcüco lub ;palTio , 3 prine: | cipium;quate qu tantum-toncem; ponaipys.vebpaflionis nunquam. debeo - piro (abiecto pattiali a(licpárt ; iaz (1 nen - | tunc V f vat. EDS "T" MO 4M "s dift. cofrtirponifabieéta partioles excm: plugs Depsin8.phyfi foJumniodo confi», dhraiur, vt pryricipiem motus axerois ma - teBs prima copre ene m tismaruralis y 1d eo ia po(Tant; Eo senspisad, how prier pbieétum;cxtend Irádsy. ep qua» cynghc mode donGdbratuc à fcicurias: at cIpmeotà yquinnon folum:fanp principia miktorumsíed-etiam-fpecies«corpausna- p pesar 4-rererlariotr eod | parvialia Pbilofophiz;Hoe fibie&nn deinde diaid;ujr in pécncipale y quod erit digniot.fpeciesadaiquarizabiedli y & an minus jirincipah:s:quod crit fpecies. mia kien $i quod firpet obie&tum princi: de inielligauitidyd quo, pra cipe: x tr inÍcientiaot videtar Ouuicd, intellis gerecontrou, 1. óg.pinc.r.am.coincis eic cum übic€toatcribucionis;quod aduer tendi -c(tne fiia quiuocatioinnaogine, 71:34. Smitinclo in proe Theolq. 1;nui 4Ppugnat iftam diuiion£y ncgac.n.(u bieQtumadquaam formale: potic: diui« dii plara ptcaliufobicta fed vnicum e(Teaic;& mdiuilibile;to quía per Scotum Q»3. prol; $.De fecendo dicoy(übie&ü de- bet viraliter primó,& adequate conti- cte omnes vcticates fcientizr;at (i. diui (i- ile effecin plura partialia (ubieGa , non adaquaté- cótinétet, virtualiter. veritates jnfcriorum.Sed pró impuguatione. buius £enrentias (ufficit coómgnis c us Do -&orm cii Scozo q.3.vriiucr.ad 2. princ. ,&if principio. cuntslibec: libri Logica; sebidiuesfa a(fignat. parrialia, fabieGa..» fluxta libéorum vérirauemy& 1« Men qa. i& lib.6.q. x. hà diltidcttonem femper yt -vcrom (ippoo:t;Sc pluracótra. ipíum di- ,&eiius art api&eleq.. o (082132 bt £151 ai sHurziditpotLog.fec.r.& difp.r. Met. pit 1f e&t. 3.56 4. quei (equitun Ar* -ffiága diíp. 2. Loga (cc. z.& Quuted. ab -Anitibdbogitz i mpuguat  diuifionera. a(-igaamamtanquam»ocabulis ábutentem, -«& :ontufionemi. zigüencem : y». concedit rn. bbacétadattribur ionis cífe illud 5,ad : quod àmitairedncücury & auribtiriotiem - habent (quamtisidicreper éc i expliea- ; tione hatüs aiuriDatipnis, vc infra árt«6. ) ^ fcd négàchoc óbicctam totalc dici» & a- i125] .II Quid, cn qinefler ft dc io, 1. desptin ARM dplv"! elt agere gartoomnüium;quajn feienua cognofcum. turspurà fiin Pbilofophiía ;£oum hz pro- . pofitionescon(idetac& um e[L in», corruptibile; homo cfl riftbilisy mareria: cfi potentialis;Celum;hómo;, X materia. cfleriradzquatü'fübie& üs& totale; Dhys lofophigsincortuptibiles t'bilesSe-po tialc praedicará totale. ynio adz quata ehe. fezticsiconnexiones: itatum propofà ríams&cifta tria fubic&aytria pradicata yy & tres yhtones cfienr obiectum, MR : umi (fecundum :n, ipfum fnbicétum difs fcrt ab-obieéto;q» (ubiectum eft, quodam, conclufione fübrjcituz;obicétnm elt: tora, conclufio):& quodlibet (eorfim etit pans. tialedübiectum;vnde fübicQum atttibu- tionis etit par$ adzquati obiecti ; qp aliai nomine obieétum. proptiam.cOmuni(sis murn vocatur ab.ipío. Quera ctiam dicéà dimodum cx noftris iudicat. probabilem Poncius difp.2.Log.q. 20a inquit (ciés tiam adbuc retinete pofie (uam.voiratemg ex patte , obicéti : quamuis riulla ynum e(fec.ciusobicétü adzquatams(cd potius aggregátum ex omhibus., quod e(t manie fcfté contra Scottim q; 3. vniuez(al. & q» g-poloe li alibi frequente, |. 0n "r4 Hacth opinio-potius immer(a.mg - net in cófufione illa, & vocabulorü abus (usqué tribuit alijsquam aliquid. clatitae tiscontineat;etenim ab omuibus fcré Do oribus obieétum'adz quatum , .& tota" le cum obiecto attriburionis «afunditür -& códiuones aísignantut , :& in quz (tio- -nibus de.homine commuhis opinio facit veritatem; vt notat. Bart. in de »inore .Plurimum;ft.de qusfl. circa finc; pra* iterquadi qp riegar obiectum adiequacum -& tótalcjà quo fpccificatur fcientia, vri2 -tatem.aliqua aecefjarià babege » quod ef* - kc falíam.oftendcemuas qe 43025220 -. | Rurfastolet obiectum diuidi in mates -riale & formale,qua diuifio cft valde go itanda;nà cx ápía;peadet deci(io quzitio- mis fequentis ; cd. mirumcíl, quàm ünc— -imtertevarij praeruim recentiores tàm., ."Thomittz,quá Scocin hus rei explicae :tione;Fuétes q.3«Log-diffa Act, 1«explt- | cát obicctá formale illud cifeycp cit ícien" | tic adequatiquia per. [e à (ei&ria attingi tut» ZA 7 $56 tur, materiale vete effe inadequatüi,quia ingratiam adequati obie&i contempla- £ür à [cientia, vt color cft obie&um. fot. 1Dale vifas,albedo vero. obiectum matc- xfale , citatq; Scotum ini 2. d.2 4. E ; ad 2. princ. Hanc eandemexplicationem, dant Recentiores przfertim Hurt. Ouuied. & Ariiagacit. dicüt.n.obiectü formale cffe allad;quodper fe intéditur à potentia, nó proptct aliud;materiale;p in gratiá obie- &i tormalis cognofcitur , vel appetitur à potentia , fic inis cft obie&um formale voluntatis , media obiectum materiale , premiflz funt obic&ü formale fcientiz ,: «onclatio obie&um materiale; quia con- clufio cogno(citur propter przzmiffas. " 1$ Sedcotra Fuétes eft ipfemet Do&t, 3bi cit. qui ex profeffo explicationem ill ympugnat , & valde miramar Fuctes pro fc citatle Doctorem,cum aperte ibi dicat -albediné, quamuis obie&um inadzqua- tum;ciTe formale obie&tam vifus,nó ma- tcriale, co cuia color in comuni nonvid e tur,& fi nullus efletinteile&us;qui colo- rem io cómuni abftraheret;adhuc oculus bouis videret albumj& nigrum. Tà quia tàm adzquitum ob.e&tum, quàm inadz- quatam cit diuriibile in rónem materias Yem,& formalem , vc corpus naturale cít Obicétum materiale adzgquatam Phylo- fophiz, vt naturale cft formale adzqua- tom Celum eft materiale inadaquatum, Quatenus naturam haber. fimplicem , cft ánadz quatum formale. Per quod patet ad Huott.quamuis:n. explicatio illa reété o- :biccto matcriali, & formali voluntatis a- dajtati poffit, non tamen refpectu intel- Icctus;nam fic folum atttibutionis obie- lum cüiet obiectum formale. Tum qnia "fi piamitiz c(ient obic&ü formale fcien- tiz, cum habitus ex obie&to formali fpc- cificentar,nulla effet differentia inter ha- : "bituto principiorum, qui dicitur intelic- €tus,& habitum fcientia, & falsó diccre- tur fc. édam efle conclufionis , intellectü "verb principiorum , nec cft par tó de finc teípcQu mcediorü , & pram(Tis refpe&u " conclu(ionis , quia vt ait Doétor 3.d, 28. in fmcyibi e(t vnica bonitas mo'iua y bic «luplex veritas;vt fuo locodicemus. Tum quia quagnis pramüls (py aula cflici- Di, XILDesdmid i 5 "CSV (ro VERAT «vH 2» cns conclufionis,non tamen fant finis fed potius conclufio eft finis, vndeconcedi- turconclufionem cognofci per premifas, negatur verb conelufionem Aie pos 2 pterpremiffsquialypropterimmuitcaus falitatem finalem,imo przmiffeafumun ^ n tur in y CEDE Reus conclufionem; 16 Alij Thom. obie&ü materialedio cunt efle, cp pet accidens à fcientia confiv deratur, ,i.non per feattingituryfedróne — obie&i formalis,& iftud erit,g perfe, &rónefuiconfideratur,vtlapisróne füinó videtur;fed rónc coloris, h'nclapisdicie - turobie&tum materiale , color obiedunt formalevifus; In hocauté formali obies — Go duas rationes diftinguunt , rónem f, formalem qu4,& eft res illajqua attingi tuc y & vt in efle rci confideratur, quz o« bic&um formale quod €t vocatur, & tae —tionem formalem fub qna, & eft ró illa e^ per q res ineffe rei cóftituitor in effeos biecti, & fcibilisetenim resaliquapoteft — eflc in fc ipía confiderata obicdtü diuer- farum fcientiarü, vt patet de homine, qui vt ens naturale pertinet ad Ph; lofophià ,- vt (anab;lis ad rnedicinà , vt dirigibilis in - moribusad moralemynataralitas, (anabje — — litas, & dirigibilitas dicuntur rónes fub quibusynam per ipfas homo fpecificatur, & determiatut ad hanc. vcl illam fcicn« uam;& folet quoq;appellari obie&ü for» maleguo; Aljveró hancrónem vocant per quamy(cà propterquam quia eft mo - uuum affenücndi coclufioaibus , quos fe-- quitur Meuriffein Met.q. 4. proc. & ra«.— uon fub qua aiunt effe coditioné. quàdá obic&i, tine qua nó poffet intelligi, vc eft vniuctíalitas,vcl abítra tio à matcria,vel lumen aliquod ex paite potentiz,quo po- t&tia ad certum determinatur affenfum, talis eft lux refpeéta coloris, qui.l. ft im — fe viibilisltimaté ch a&uatur perlucé, — ^ & alij aliter explicant,vt dicemus q. (eq. 17 Expeditiustamen dicédáà có Do q.3.prol.$.ex bisiuxta expofitioné. Lic. ibi. verioribus Scotiftis, imó cum ip» [o D. Tho.2.2.q.1.ar.1.vt fatentur Com plut.difp.14prog.q. 2 .quod obie&um ma stiale fi: res que confi deratur in (cien* tia, & dicitur materiale obiectü proptet. indiffcrentiamquam habi , vc à Seit, c«en- t isdem ceci ^ irs $. II. Quid, ef quaipl. fe biet Sls. o1. 935 fcientijs confiderctur,& à Thomiftis di- £itur ro formalis qu& ; obieGum formale £ft ratio illa,(ub quà confideratur à (cié- tia, vnde modus confiderandi dicitur , & fc habet vt differentia cótrahens rem có. fideratam, & materiale obie&um ad de- finitum, & proprium modam confiderá- di illius cien , per quem modum vna Ícientia ab altéra diftinzuitur , quaniuis eandem rem«onfidecent,vt patet in exé- plo addu&o de homine,ita Acift.z. Phyf. 17. Hictamen eft not.cum Zab. lib. r. de nat.Log.c.8. quód cum modus contide- fandi có(titaat obie&tum in efse obic&i talis (cientiz, & confequenter fit ratio €ur paffio demonftretut de re confidera- ta,vt naturalitas,qua cft modus con(ide- randi corpus naturale à Philofophia , c& mcdiü ettam demonftrandi pa(fioncs de ipfo corpore : hinc fequitur, q» non debet modus ifte coar&are rem confideratam lecandum effe; quod habet in fe , quaá qj res confiderata pluribus inferioribus co- üeniat, quàm modus confiderandi, ficat babet animal rcfpé&u rationalis , fc folü debet coar&are in efse (cibilis, qua- tcnus.f. cadem res , quz indifferens cit, vt (ecundum diuerfa pr dicata contidc- fctür, à modo có(iderandi coar&etor ad ,& non illam con(iderationé;fed in t€ debent effe zqualiter communia, itaut dc quo diciturres coafiderata , dicatuc Cc modus con (iderandi,ita fc habet natura- litas refpc&a corporis naturalis:ratio hu jus eft, nam fi vnum excederet altcrüm ; iam cómitteretur error ab Arift. a(ligna- tus 1.Pott.c. y. .f.qubd paffiones demó- ftrarentat de fübie&to non primo, & ina- dzquato ; puta fi aliqua fcientia confide- farct animal quatenus rationale ; & per tationalitatem de animali demonftraret rifibilitaté;vcl fi aliqua (cientía per fenfi- tatem de homine demóftraret patfio- uem ipfi conticnienté,quatenus fen(ibilis «ít , iam pa(Biones demonftrarentur de fubie&o nop proprio, & inadzquato. Poncius hic difp. 2. 1.0g. conel. 2. valde infudat; vc affigpact obic&a formalia diz ftinGtiua fcientiarum , vnd? ait , quod fi comparentur duz fcientiz diftinctz ha- bitz dc cadem propo&tione qopplexa: ad (cinuicem , mom diftinguerentur ec parteobic&i formalis, vefma:erialis vla ratione , fed ex patte principiorum di- ucr(orum, quibus ofteaderetar illa cadc conclu(io in diuerfis (cientijs.Sed que it. feq. art. r. n.63. oftendemus hanc ditt in- tionem ex patre. princip. orum noa eíse primam, 2t radicale , nam ideó diuer(ía 1 funt principia, quia diuería cft ratio fre malis obic&orü, vnde omnis diftitdkio, & vnitas (cienciz à diftin &ione,vel vni. tate formalis obiecti trahitorigmem. 18 Quapro tcetabíec&tim cópletam,. — kno jecificans (cientiam, ips —— famq; áittiosueas ab alijs fciencijs nom; e(t materiale canculn, vel formale (jlam; * fed ex vtro |;toattitatam , nam vc notat Didac. à 14i in Log q.3.proce, neqrfa^ nabilitas vt (ic conttitiat med;cindyneq ; dirigibilitas Philofoghiam morale:n, fed lio;no quatenus fanabilis, vel dirigibili$) & per vtrumq; coaianctm refi Pond e debemus ad interrogationem , per qua (fubic&um quaeritur alicuius. fcientie , (ic Corpus naturale quitenus naturale eft fubie&um Philofophiz , ens in quantam ens eft (abie&om Metaph.vbi ly 22 q43- tim non fc tenet reduplicatiue , vt aliqui Scotiftz a(serant , quia runc facit fen(am reduplicatiuum,quando particela;cui ad- ditur, eft caua, vel conditio , cur przdi- catum conuenit fübiecto, vt diximus t.p. Inft.tract.r.c.12 modó neque naturalt- ta5,n€q; tatio entis e(t cán(a,cur hoc pre- dicatum .f. efse fubie&um adzquatuat Philofophi vel Met. conueniat corpo- ri, vcl enti, rion .n. valet arguete , corpus naturale. eft habens naturam, fcü liabet naturalitatem, ergo eft fübic&um Philo- fophiz , fcd cana eft , quia hibet omaes conditionesadzquati (übie&ti ; quaproe ptetly in quantim tenetur (pecificatiue, quia fpecificat rationem ,fecmdü quam cfse fabie&uni competit corpori . , Verüm vt clatius páteat , quodnam af- finir debeat pro fubie&to adequato ,8c Fibutronis in (cientia , debemus condi- tiones necefsarib" requifitas inqüitere, quz varié à/Do&oribusaffignantur, ita- utab aliquibus quátuordecim poaantur , irà Bonctus 1«Vkt, 6:3. Fland. jor ue v 853 Difp. X IE fed communior fententiaelt , quod fint trcs cum $coraq.3. Vuiu. ad quas cecerae reducuntur inftà n. $ 4.rcfctenda,ad qua- zum intcll; gentiam faciunt feq. atc, ARTICVLVS II. An de fubietto debeat pracogno[ci quin cft, fea existentia. 1 Vo quarit quz tionis titulus,an ? D «f. bs (ubiedto in fcientia praz- füpponi debeat , quod habeat exi (tenu; itant nullo modo poffit in (cientia demó- firari , deinde (i debet pre(upponi, qua- nam fit ifta, actualis n€ vel aptitudina- lis,anfalimobie&iua. — TE nid primum , coómmnis eft opinio apud Recentiores exiftentiá (ubie&i non ofsc demonfirari in [cientia à prioriyfcd ené à poftcriori, ita Io.de S. Tho. q. 24. art.1. Didac.à Ieíu difp. 16. q. 2. in finc. Morif.difp. 11.q.2.ar. 2.ex Scotiftis Lich. -3«prol.$. 4d argumenta alterius qu&« ionis, Barg. ibi. $. $eciido quia per om- né. Ttób.12.Met.q.2. Ant.And. r. Mct. 1, Faber theo. 2. & alij . Tat. vero 2. ofl.q. 1.dub.3 concedit pofse &t à prio- ridemonítrari , quem fequitur Amicus traGt.2 $-difp.2. q.3. dub. 4. & probabile putat Daísol.q.5.ptol. $. /£d rones eori. Alij admittunt de partiali negant dc tota- lijita Sonc. 1 2. Mct.q.2. Caier. 2. Poft.c. 1.dub.8. & alij apud Amicum cit, Tan- dem Zab.lib.de trib. pricog. c 9. Suefs. 1. Met.q. 1. Baldu. in proprio queito de hac rc , abfoluté negant fübiectum inia fcicatia demonttrari poíse,quo ad fi eff , Ícd neceísarió przfupponi . Quo ad (ccundum;qui affirmát de cn- te tationis dari (cientiam,concedunt (uf- ficere , vt de (ubic&o pracognofcatur exiftentia obic&iua ; qui negant dari,de ente rationis Ícientiam, con(equenter af- ferunt requiri:exiftentiam realem : Sed ifti (unt. intcr fe diuiti,nà Caict. 1. Poft. €.1, Tol.q.vn. ad 5. Niger in clyp. q. $« in Porph. a(serunt prz fupponi debere exi ftentiam actualem tcalem, nó quam fem- . per habca:,fed faltim flatutis à natura té- poribus ,vt quod roía in Vere exiftar,vel quod aliquando cxtitcrir )fjué in (c, fiue non habet,nec ad inferiorem ; De $denia. | 5000 [£^ ' - in (ao contineati virtualiter, Ruuius au- tem 1. Poft.c. 1.4.2. Blanc.in Poft. difp. 3 [c&.4. Amicus tra&. 27. di(p. 4- q. 2. dub. 1. (uftinent hoc non e(se deratione fcientie,ad quam fufficir;vt aptitudinalis cxiftentia (ubieGti prz(upponatur,fed ra- tione noftri intellc&us fen(ibus alligata císe acccfsarium, vt femel ltim habue- —. rita&ualem exiftentiam. 10 Dicimus primó, fi (ciétia amatur pro toto proceí(su cognofcendorü in ali- qua facultate, poterit probare exiftentià ' fubieCü tàm partialis, quám totalis à po« fteriori,no à priori, faltim pro ftatu ifto. Conclu(io c(t Scot q. 5. prol. V. 1. Met, P 1. & q. 5. Elench. € primó quod E 1t à pofleriori probare exiltétiam fübie &i,(iué partialis, (iué totalis, patet; nam Deus cft totale fübie&um in theologiag quz tamen oflendit Dcü effe, Arift.pro- bat per raedia phy fica exiftentiam fubie. &orum partialium philofophiz,vt ex fer ri (ur(um ad extremum exiflétiam ignis, €x unotu circulari cxi ftentià caeli, per me dia metaphyfica exiftentiam Dei. Tum quia poterit obie&um aliquod effe !Eno- tum, vcl faltim à proteruo ncgari,& fcic- tia habere fufficicns medium ad oftendé- dam cxiftentiam, vt patet in exemplis ad- duds, ergo abfq co,quod recurrat ad fü praem cientiam, ex fe poterit fuü fu ic&tum firmare . Tum quia metaphyfica cít omnium naturalium fuprema fciécias ergo ad ipsà pertinebit probate dari pro priam (übie&tum,non ad fuperiorem,quá avt ar» guit Doctor in prol.cit. hzc (cientia cflct prior roctaphyíica , ergo fi metaphyfica poterit hoc praftare, ctiam alia (cietiz » fi propria habebüt media;cü fit eadé ró» . Secüdo quód nó poffit à priori; prob, uia vel loquimur de exiltenzia actuali , de ifla , cum fit creaturis przdicatum contingensá caufis contingentcr exitten tibus caufatum nog poterit confici de- monítratio rigorofa, qua cft cx ncccífa- rijs: tum qui fcienti abit ab cxifi contia aciuali fu- bicéti; enti veró incrcato quamus fit efz fentiale pradicatü,non poic(t tame oftc- di à priori nili per dcitaiin, u^ nate klaLter vt dicemus fcq. concluf. * | 4 D " 1 — bitum, nec repugnans , & hzc Q.II.c/fn de fubieclo precognofc. quia eff. erlL $39 taliter nocognofcimus , ita Doctor in t. d.i. oe vel : uimur X exiftentia apti ijqua fubié&tum eft ens quod- dn poflibile inrerum natura non prohi quamuis ntce(sarió cóueniat fubie&to, attamen nó poterit oftendi , nifi concipiendo faltim rationem explicancé fübie&i nomen nul lam includere fal(itatem , néc vnam par- ticulà alteri repugnare , vt facit Door in4 d. 1. q» 2. art. 2. oftendendo Sacra- mentum nos vencer se ia, inquit; nulla particula defcripttonis [menor t alteri, vnde nullam includit falfitatem , quia ex d: Met. c. de fal(o,nulla ratio eft in (e falíay nifi partes inter (e contradicant , & per confequens Sacramentum non erit purum non ens, & impoffibile , quia nihil eft parum im- poffibile, nifi cuius ratio eft in fe falfa ; ficà pari eei deeie s poffibilis exi- ftentia fübie&i ex hoc , quod tatio an fius nullam in fe includit falfitatem ; fed hoc eft procedere à pofterioti , non à priori, quod pt » quia veritas, vel fa!(itas (unt effe&us poffibilitatis,vel im- poffibilitatis entis,ex eo .m. quod res eft; vcl nom cft, oratio dicitur veta , vel fal- (3, non € contra , erzo &c. z1 Diximus fi (ciétia fumatur pro to- to proceffu,& c. nam fi rigorosé accipia- tur pro notitia conclufionts demóftratio- nis potiffimz , inqua paffio de fubiecto ftratur, fic neq; à priori , neque à ofterioti poterit probarr exiftentia de abiecto, fed przfupponi debet;quo fen- fü intelligédus eft Arift.cum r. Pott. c.2. dixit de fuübic&to infcientia przcognofci Civ ds Diximus etiá , quod faltim pro atu ifto nequeat à priori probari poffi- bilis exitlentiz; quia fi quis diftindté ,& in (e perciperet v.g. animalitatem , & ra- tionglitatem,poffct forcé concludere pof fibilitaem de homine ; vt ait Doctor de .exiftemtia actnali Dei in r.cit. Sed contra arg, primó;quod nullo mo- do poilit infciéia. demonftrari fubieGti exiftentia . Tamex Arift. dicente fübie- €tum fupponi in fcientia , vt finem, item exittentiamad metaphy ficum perunere » ficut quidditas ab ipfo cófideratur,qua- ré non poteruntaliz- fcientiz oftendere exittentiam fubie&i « Tum 2.quia fcien- tia pendet ab obiecto,& fi datur fcietia datur etíam obie&um 5 ergo (i dubitaruc de exiftentia fubiecti, dubitaretur etiam de exiftentia (cientiz , quia fübie&ü eft bafis , & fundamentumícientiz. Tum 5, fabie&tum cft maximé notum omnium , Pi funt in fcientia,ergo nequit eius exi entia demonfítrati , quia demoaftratio ex notioribus procedit. Tum 4. fi proba- retur per m , hoc effet in virtute connexionis effe&us cum caufa , vt li di- ceretur, fumus eft , ergo ignis eft , valet confeq. propter neceffariam connexioné fumi cum igne , quz debet pracognofci " ergo ante i(tam demóftrationem (uppo- nitur ignisexiftentia . Tum $. quattio fi efl ab Acift. 2.Poft.c. r.appellatur que ftio toria uia querit ed ran vtan homo fit , vbi q(tio qualis fit , dicit quzftio patio red icis fit albus , nam non quzritur totus bomo, fed aliquid de homine,quare fi quis fübie&tü (ciétiz ne- gauetit omnia, quz funt im ipfo,auferua- tur, nec aliquid remanebit ad demóftrar dàexifl&tiamaptum;dicitur&ab Arift. ibi-quz (tio fimplex,& incoplexa;fed de- monftratio eft complexoram, ergo &c.- ir Refp.ad:.fubie&um fupponi im demóftrationibus à priori , & etia in illis à pofteriori ; in quibss concluditur alig» przdicatum (upponens fabie&i cxiften- tiam, & effe verum ipfius; non tamen eftneceffariü fupponi intoto proaeffu fcié- tiz in quo debet prius inueftigari,an (ur biectum (it,fi eft igaotü ,vt poffimusde- inde demonftrare pa (Tiones de ipío;namm fubiectum,cum fit finis, eft primum pri- mirate intentionis non executionis,qua- rc poterit prius in (cientia tractari de ali- quibus canquam medijs quafi inferuiéti- bus ad indagandam ipfius exiftentiam « Nec rerü cxiltencia, & quidditas in p ticulatiad metaphyficum (pe&at, aliter deberet ad oia genera de(cendere , & fic milia daretur alia fciétia prater Met: fed folum in communi . Ad 2. dicimus fciene tiam poífe probare ye (ui (abie&ti exiftenuiam,quod fufficit,vel atfumptua cffc verum dc (cientia in rigore , non de toto " €V CBRENMGÉGG h e—— o A OT ANN totoroceffu fcientiz,in quo poteft. dari aliqua demonftratio , qua fit politio , & quafi proic&io fundamenxi totius fabri- €2 (cicntialis, vt patet dc domo , in cuius adificaucne ctiam fitfundamentü. Ad 5. verum e(t modó fübiccta fcientiarum cí- fc maxime nota, & regulariter raro pro- batur ipforum exiftentia, peterit tamerr à pofleriori probari per aliqné effectum. nobis notior&. Ad 4. poterit probari vcl cx non implicantia rónis formalis fubie- Gi,vt diximus in prob.conclo£ vel ab cí- fc&u,in quo repetiauir aliqua condirio!. exquainferatur connexio effe&us cum. éau(a; & confcquenter exiftentia. caufasvtdocctScotus in prol.cit. vbi ex depen- détia;limitatione,& imperfectione créa-- türz arguit cxiftétiam cause independé- tis ilimitatz ,& perfectifsimz, qualis eft proque fasé,& (übriliter deinde pro- quitur ín 1.d. 2. q, 2.à litt. G.vel tandé (vt exemplo de fumo addu&o fatisfacia- 1nus) (i connexio effedtus cum caufa de: ct pracoguofci ante demonftrationem;: fufficit, vcl quod habeatur cognitio apti- tudipalis exiftentiz , vel faltim cognitio eonditionalis,putà fi fumus cft pofsibilis, ignis ett polsibilis, fed fumus cft ens pot- fibile,ergo ctiam ignis. Ad.$. ctiam( du-biteutc de toto fübiscto adhuc remane- bit aliquod medium à polterioci ad oflé- dcndam ipfius exi flenciam s icq; dicitur quettio (implex,& in Icxayqua(i Gt gpurtiendo tecmini (implicis(cd quia. . t per propotitionem dc z.adiacente , iri epa verbum cfe fimpliciter, & folum pr &icatur de (ubiccto,vbi in qua ít ione qa Vis fit, fit propofitio de 3.adiacéce, X pr dicacum dillinguitar à fübie&ro,& copus Ta: 5 imó ratio cítad oppofitum ,quia fi ati fio eft quaflio,erit propofitio dubita- bilis , ergo'poterit probari: per fyllogif- gnum ,crgo noti erit quid iacomplexum « vide V. Fabrum loc. cit. 33. Sccundo € conua, qy pofsit à prio- ti demonftcari Tum quia poteft fcientia à prióri fua: principia demonílrate, vt cà «x definitione invno genere cau(zé ofteri- dicac definitio in altero genere , vt facit - Anf; rPolt.vbi definitionem formalem demonfirationis probat pet. dofimitionó . puum yt prrgioni pit cone Ep 1 - K.& 2;d. 3.9.9.B.& prob. ab ipfo , quía 1 did Pod materialem,ergo poterit étiam fübicctd . proprium demonítrare à priori . Tum 2... quia exiftentia aptitudinalis per fe con« uenit fübiccto in 2.modo, (cd omnis rali. Wopohrio eft à priori demonftrabilis . ,. Reíp.ad 1.difparem e(Te rationem , nam: cauíz pofíunt cfic. fibi inuicem cau(z y. & idcirco poteft ynum przdicatum. de- monftrari per aliud notius , at exifentia aptitudinalis , cum fit modus intrin(ccus: rci, nó nifi à priori per quidditatem pof- (et oftendi,qua pro ftatuifto nó ita pere fc&é concipitur , nifi in ordinead com« pofsibilitatem, vel repugnantíam conce pofteriori; cui accidit quód modus in- tcin(ecus nequit cócipi fine re cuius e(t modus,neq. poteft apprehendi res aliqua vt verum ne potens exi(tere con cipiatur, quod eff concipere aptitudina- lem exi(tentiam, quapropter nequit de« duci de tali cxiftentia vera € Og — cum-conceptus huius cxiftentiz: inclu-- datur in conceptu premilfarum, & quid — ditatis. Per hoc patet adfecundum. —— 24. Dicimus z«fi (ciétiam fumamus, v£ communem ad.rcalei , & rationalé, nou: neceffarió prac(upponit realem cxiften- tiam obic&i, (ed (afficit obie£tina y at (i - do (ciétia reali (olumeftfetmo ex (c prae fupponit cxiltentiam realem aptitudi-; naleinactualeai verb alijuando requirit ex parte noftri intelle&us .. Prima pars de exillentia obic&iua patet. ex di&is q. pro:-art. 4«& difp.3. vbi vidimusens ra» tionis habere fuo modo entitaté, exiften- tiam;paísiones,& de ipfo poffe dar: fcic-- tiam,& propofitiones neceffarias forma ri. Secundo, quód'a&ualis exiftentia noti requíratursdocetur á Scoto in 4. d. 1.9.2» fcientia abftrahit ab cxiftentia obie&t- a&ualijaliter poffet quandoque effe , & nandoque noh effe, vnde de quibus noa unt,nec vaquamfuetuRi , vcl cunt , de monftramus paísiones , & fufficit , quód: haBcant vetat effe reale potentiale. T'um qnia poffet Dets fpecies rcrum infundé- rc,cciarifi non exiftant. Tandem & pró* pter incellsibim noftrum requiratür , qp aliqiàdo rcs aliquia extiterit, patet, M f QULA d fa i. mE j L. CAM D ui ad cognitionem f(cientificam requiritur fpccictobiedt cócurrés ad elicitioné il- dius,ípecies aut ,- ià Dco infundatar , ab obicáto. Me te produci- turyvt fufiusin lib.de An.crgo requiritur, quod éxiftat obic&tum ; maximé pro fta- tu ifto,in quo omnis noflra cognitio du- cit originem à fenfibus . . Ob.probando requiri a&ualem exi- ftentiam; nam 1. Poft. j. gp non eft , non pót fciti. Ncc dicas intelligt de coy nec eft;nec pót effe. Nam pradicata non af- firmatur de fübiecto dicitor .p. homo eft rifibilisynon aüt pot elfc rifibil;:s. Tum 2.fcientia realiter re- fcrtur ad obicétum , at relatio realis eft inter extrema realia. Tum 3.(cientia rea liter canfatur ab obie&o , vel à fpecie ab obic&o producta , ita vt obiectum exer- €cre deber a&ualem caufalitat€,ad quam ncceílario requiritur exiftentia. Tum 4. ab co,quàd rcs efl vcl non eft, oratio eft vera; vcl fal(a;ergo res debet actu efle. ». Tum 5.fubic&um fi urquo ad as fuel an fit dicit exittéria aQtualé , ergo & c min. ptob.quia verbum eff de fecüdo adiacente dicit exiftentiá actualem, vnde non eft verum diccre, Antichriftus eft. 25 Refjp.ad r.vtibi& ad impugnatio nem patet ex dictis 1. p. Inftit.traét. 1.c. 11.& track. 2,c.1. videlicet , cp in propo» fitionibus neceffarijs verbum eff abftra- hit à quacunque temporis differétia , nec dicit realem inherenciam przedicari infa bie&o;(ed (olum realem connexioné; ita vt fires illa exifteret,neceffarió tale pra dicatum haberet. Ad 2.patet ex dictis d. 8.4. art. s. quód illa efi relatio tranícen- dentalis,quz poteft ad non ens termina- ri, non przdicamentalis. Ad 3. dicimus. fcienuiám à fpecie caufari , non ab obie- &o immedtaté , cum fit abftra&tiua , id- Circó probat vltimam partem concl. prz- terquam quod potcft cientia auditu , vcl le&ione acquiri; poteft ctigm intellectus ex cognitione vnius rei cognitionem al. terius elicere,vt ex. vifibilibus inurfibilia cognofcere. Ad 4. per ly efle, & non cffe non intelligi a&ualem ex;fienuam ren & negationem eiufdem,ícd vel potentiale , vci necelariam conucnizotiam » vcl dif- Lqgica , tentia,(ed a&u, n conf atur quiae] eT. $41 Mec conucnientiam pradicati cum rci quid- ditate, Ad 5.cx Sco.in 4.cit. pracoznit o an fit non c& de efie sagll V fed dc uon repugoantia io effetu;feu de elfe apu - dinali,ncc femper eff de SIN Mdaccn te dicit aGualem cxiltentia , fed ali do veram eífchtiam, quo (enfü concede- retur bac propoficio, Antichriftus eft (ed comuniter ncgatar propter equi: uocationé, quia potc fl dicere exiffentja - aGualem idcoqueindiget explicatione. Sccüdo obijc. qp nulla rcguiratur exi- ftentiaobie&i, neq; aptitudinalis, in reas li fcientia, nam Plilolophia cft fcientia realis,& tamen multa de infinito , de va- cuo ,de priuatione demonftranerzo &c. Refy. illas non cffe verás demonitratio- nes,nec de illis dari veram ícienti1m po- fitiuam,fed ncgatinam , quia non habenc veras cíTentias ; vel dicendum , quód la- bent exiftentiam conditionalem,nà Pbi. lofophus data hypothcfi , quód detur in- i» »vel oceani. cla deinde paí- 1oncs , quz conuenirent , darentur à parte rei,quod füfficit, LA " FS & A J j D ei qucm x 53 VETNES ad de.  Ilt. An fubietlum debeat babere quid rei , 16 p)Racognitio quid fit ex dictisz. P In MA EA ira id nominis, & quid rci : quod (ubic&ü debeat habere quid nominis,ab omnibus conceditur, quia hzc eft prima oinpiunt cognitio ; quam de re al'qua hábcre potz fumus : folum dubitatur dequid rci , feu dcfiniuone . Et quidem ex di&is dip, 1, q-4.ar.3 definitio propri? dicta, & rigo- - rosé competit folum enri pofitiuo,per (e vno,reali ; compofito realiter, vcl (altiun quantum ad conceptus.& vniucrfaliqua propter fi perquid rei hanc dcfinitioné volumus intelligere y nec entia rationis , necens reale in communi poterünt effe [ubie&a fcientiarum quod eft falfüm ; id circó per quid rci hic intelligimus. vcl definitionem iftam , velíaltim conccpe aliquem quidditatiuum etam fimplici ter fimplicem;qualis eft conceptus cntits co quia talis conceptus fufti cit ad demó- ftrandas pafsiones defuo fubieQo- — Q4 Ex aliquan- - nen s i x 12; 3 A $42 na Ae Besson sg qM v. ai Ex quibus deducitut ;, quód enti. cogis polsuur, habere Eon re Nu (cientes, vc ibi diximus difp. 35. M &cauthotitates , quz in contrátium ai e. ! rütitá ib;valenr defciencíarisorola , Suis firer cos ip coi, quod propfiam quiddita- tuum conceptum haber ; per quem. paf. fioncs demonitcantur de ipfo ;. inüper Dcusqui etfi ccalitér (mplex fit , eft ta- nica in e€onceptu compofitus , oni cancc- ftit Vc éd inleruice »oteft ad demo- itràüda atttibura de ile Deo;qua (c hà- Ei quát atliUncE T ; conceptus ille bali lica gr it ad Tciedtiam; vt dixi-, diii ug 4. p. Pas 1 |j SibflanLa. fa, cióreih fübie&i hiabeliit cx iita &onditio-, ne, vnde plares fpecies fu iz ponu tür pao pea MALA pr a BONIPda AIL 6. Met. 1. fubf SUE demonftráu ior ; non, WIget.,, qu eft [chfus; : lu à non con, €ludicüt vt praedi ust Oum. clülionc,fed Uere: iectü, de quo pa fiones Ero ;ageidensex, . ifta cápite poffum t9 Tcienufi-, co vola. propriam dcfi- Toport qnid. frati deibfo de os evpen in math ijs qua dam accide uat: Vei ft éns, nl cratur à; leraphyfico js Álex. d Mat. ne Sheer cr Due - um ; ad 20. per o AE t j Seul nidis To jl OlQ ce Fr. L jeff ac pa e pee , (c de eo, quod fen es eed lau dedere 24 N, jen tur dc accid dilpsss pone a er co. per philofdj ipe En m cenas spas eit de (ubt ania mam E alia immicgiat, vt exponit G.non qi ej Pres D agb fd MANIERA facit principa liosipus pis Hs Ad;ationé di 2d. Ben «dcs pria p. tigayctja t: cho puas j9ncs). PfOI ferstopemperleconh & fi o:dinem dicat Msi peau, an Ícientig fit, quod babes proptiam quid rei inquirendum cf, an qua: nó ba« bent quid rei fea cócepti qui ditatiuum; poffir de ipfis cfle (cientia;talia ant. dao, rs inia SAN 1. cit. cos pez accidens, c Anar einn primá & ootat Dod, Mét.g., X eíl ens per. icerum Reds i spi vugd dict stan pS ret, ., fespagyfed ex pluri cgatam vel, » fient Facete: m, vel cum, ish yt exctcitus y vel'eumal:-, Gmasiong » Yt homo, E r) um cí cp ,accis, met ndum , quá, Aie pe Mi, Ti à s 1 [ [s "TR ini cipaz €» YR us Mm ar eie maius E Wufyergo ^h coliderar Vra n Tauricx fof. tij, Relp. la 1 pco Arift. non loqui de: dene en iptépote cinicula » óc cidenre à lübfagria contradifüncto ». npa : duphcizer (uai, fed dc e. : aceigets qua raro » Mi insi yt alij dicum. , fore, tn Cy EHE ved ace c & Pris tí M R d E LES, aped x: pese: y i ieleanl íecundo.. 5o dn adiu 3 s d E—- b uu t Nz IQ 12 2 ar dab eec ET Er. aai ores cepto viium fares pi ones démón, ftcábilés vt qu ue pa: bricdererim ach eau: Ern Lue (fionefrijséc: fie E fceindum quid. Ex u is onec osod u r4. Ae - it te 3 fcfentíari: ali &. jn cete de par étéalbó y [^ * Dente per accidens ereridltist s t5 accidetitalitate caufar abr cene diis i titar nor dari fcientiam cum Met. 4: fi redüplicátiue (limatüt i. vi ka f accidés eft (nà ti ab(olàre cófidereüut y quatenüs eft tale ens ;. quig vt lic hábet propriam emitgtem viang,& veram; po- terit ad aliquat (centia .fpettate) quod próbatur, quid Vt fic nó habet vnám caue fai per (é déd tibinatit ti; ed itidctermi-- fiataum& cón In&eóter cdufütur ab; illo ;. erbo: fion etit. dé lpfo' [ciétiày ue dej pro: potitionibus pér fej& tecefatif is We de bet: Dóbiuim eH de ente jtraccid here má teria KerEditós ;& atCidentalitare rei , Tia Adáittrünt 3tiqu jii dati [aetia. dii Hd I'entesteu dit diti n ih explis sten qu& feofü detur dé ipfo Moapoti- n$có: 4 tus 6. 2. Ant. Ark e aT Fab dedipois "Yo. 'Otbel. 6; ! ha AC AST d enti! per accidens "^on dati; leiebtiám AE: uía non eit vnam; T peciés ted dubój& [eiehtia'ab obiecto T «dtr eár ipfo etünt dox i MI. CmUEr uid fophyt eo diit etós cuum D nm on au. i po : ; rq ü vedi intu 5 4- ri. , él ratione Meu memet Wm qd ES | cet i n v ;Brotm. Me QUA rincudun GE" "e es de Dod cider fcieririam' dati i "o Dye 4 de EET váécides Yt E: $— oM s (Codd f aep uit. t pn to e; Pd dg nequ Hz ro, after de (ono; poteft ta citata oid ehietica j n4 náv A -quando objectum ute ptt füb Fe onini CIGUg. e illo d «itu i liM cite genetica j mo dar 1 Und 2M táliquod vnum óbiet luynicb: d noh ibile; nàm nümerüs (onorgs ot aridam proportionem. h uS I : y poteft ad lico ge u,noti fi lon » t Ji 1e nr : nu 2 C1 ue ue VE U- ! us y nitate e ia e dc din pud per acid 2 bs) B dupliciter ra ne exte ari d 1c non da. una nUnis € pafionis dem illoa - ert dionsun ipie cau Mii Ara E ia 4. blan Eo Pod. fe ir Rauius, Log. P né P dE n 3339: ie ih P e pet áccidens concedunt. cientiam. y r caius partes ordinantur ; Tiri ye termipans. p demi e; &ip harc: opin. incidunt Maf. .Pofi €: 10. (ed. 2. LA md cns per accidense(fe ypü pec [45 ens cipis dur ips T3 et. T Me EY L4. Aucría q:26.Log, (ect. 4. Mo ni.difp. 12 d: 1« Beadacrio alij ablolod negant de aliquo. €nic per accidens dará: « pote (cientiamyita Alenf- * 6. Mit, teXsjae: Sonc. 4: 13, Suarez dif. is Mele. Je 1:4, Io. dc S. Tho: 0.26, att.2.ad me plat.djp- A9.2« 8,6 Scorifljs ig. n 3-prol.$. Secundo quia atis tjs Circa, 2-faiétur omaes de. fingolapiogs: ina&u eXeicito per fe fecundo dari feien: damas pa(liones,qua per. (e. primà; dez- .monil(tur.de [pecie Per fc fecundo. de- mon(tzantur d de indiüiduis , lic.de Cir fto inthieologià demoaltraatur,v t homo Q4Q4. x ci, WD CEA E al $44. Dif». XILDe tft , paffiones humanz naturz ; Ex quo rurfus patet neq.huic parti quafiti bené atisfacece Poncium dip. cit. n. 13. dum affirmat dari fcientiam de indiuiduis , E paffioncs [pecifice poflant. per € [ecundo de illis demonftrari ;quia neq. in hoc fen(u concrouertitur quzfitum,cü omncs ita concedant de fingularib.fcicn- zià dari. Qaare dubii cft de ipiis ; vt (fn- gularia funt,an poffit dati p fe primo fcié i13, & commontor fentétia ef negatina , iDcü excipiendo ,de quo datur perfíc&if- fima fcientia, uon fit Wc eise * €Xcipit quoq; Vafq. 1 p.d.4.c.7.fingularia snédhopabit Mrs, Quibus tic pole ipie 1c&ü falimex matura potenuz. fcientia acquirere, quod didum Blanc.& Morif. dens, €it.cxtendunrad omnia fingularia, — — 30 Dicimusprimó de ente per accidés mulio modo dar: fcientiam vnà; hac con- latio colligitur ex Sco.in 2.d.3 4.4.fup. €.& 3. d. 7* q. 1I. D.& d. 22. . & 4d. 11.9.3. FF: i qubl. r3: A A. quibus in. locisaffcritquod quidosliquidef vium ! caliqüo dici - pct fene de ipfó poterit aliquod praedi- fct accidensin(e , nequit. «atum per (c enonciati vt diximus 2. p. Xuftit. tra&. 1.c. 3. fed fcientia qualibet «il de propofitionibus pet fe; ergo nulla gropolitio fcientifica de ente pcr accidés gpoterit formati de meote Doót. & proba tur rationc ; [cientia vna eft cognitio in- dharenue vnius paflionis per caufam,can- t medii (quod ett ratio, & quid- icéti) in conclutioné demou- iftratze de vno iubiecto , (ed cns per acci- iens; ticam le (pe&teuur , tué in cffc (ci- ibis, trae in ordinc ad paffiohcm demon dficabilem,fiué vt ordinatum ad aliquerà vfinem,fia vt conftans cx patcibus deter n Phsbili& determunantenon habet vnà eV Tenuam , pér quam paísio demonftre- fut ,noni cft ynam per fésnec vnaca potcft liabere paísiomem , étgo &tc. Ma. patet, xni, prob. quod imrinfecé , & formaliter €onuenit alicai femper 1lli conueniet, cui €ung; comparer ,nàai comparatio non sutcrt; quod per fc, &formalitét com- peut coimparato s fed cife vnum per acci- den5,non habere vnum pet (c conceptum jouinfecé conucme enu per accidensscr- ptos CMS o ais s j à A RAPI M. LL prr , Maro AU. . *, "t goquocu ; modo tonfiderettr, rtr rit vnum fübic&um, fed duo , nunq babebit vnam per fe rationem , fed duas , nec vnicam paísionem, nam hzc ab vni- caeílentianatacftdimanare , & vaiper — fc fubie&o conuenire,non duobus. Tum quia,vt aliquid fit vnum pet fe ex plari- bus conftitutum;requiritur, vt partes fe habeant per modum per fe a&us , & per Íc potentiz ; fed nunquam talis habitudo erit inter partescomponentcs ens per ac- cidés;aliter e(set ensper fe, ergo sép erit duo, & duas habebit quidditatcs , nec ab. ip(ovna poteit fluere paísio ipfi inhetés, aliter idemaccidens in duobus fubie&is. — j zin Ls 31. Dices,folü fequi de ente per- va q:2.Centrà, tunc datur vna gencre fcien- - ta cx dicendis q. feq» quando ex- &is (pecificis, hec doctrina eft à Scoti- ftis accepta , vt videbimus q. fequ. (ed à. partibus componentibusensperaccidens nonabftrahiturtale genus , quia nume- t0 fonoro v.g.quod eft muficz obicctü y non datur aliquod commune genus , qy latum obie&um fit mu(icz y cua numeras, X fonas (iot diuer(orü predi- —— camentorum. Trm quia habitus (pecifi- €i; qui de partibusentis per accidens hi bentur , non pertinent ad candem fciea- tiamtotalem, vt liabitus de numero , 84 babiius de fono , quz fünt partes numeri fonori, non pertinent ad muficà fed pri- mus ad Aciuhincucam;fecundus ad Philo- Íophiam ; ergo non datur vnus habitus gcnericus continens (ub fe babitam A:i- thinctice,& Philofophiz, aliter mon mu« fica arithmetica , (ed ani initiea maíi- éz fübalternareturs — Sed coma ob. 1. ex Scoto in 6. Met. cit.oppofitam bi concedit (cientiam (ubaltcrparam ef- fe dc ente peraceidens . Tum 2. quia res naturalesiniegré poflunt coattiaere v4 nam " slc deente peracci- — Rodi ven [edé fientiam nO oftendi ,neq. dari poffevnam fcientiam — qgenerejta Scotida ct eà Scoro 6. Met. p te5& q.5.prol.I. v» . T / Acceptz conuenire alterne fnt. de ente ^ » Qr. en de. fabietlo  pracognofc.quid rei. cr $aí gar caufam totalem per fe alicuius effc. Aus ,quz quidem , licet in genere entis fit quid per accidens aggregatum , at in generc cau(z eft quid per (c vnum ; er- £o de ifto ag. o vt Caufa poterit de.  monftrarie ab ipío proucuiens. .& fic illudaggregatü erit fübiectü fcien- tiz ; nam vt fic habebit quzdam pradi- cata, paffiones,que nulli parti fcorlim ynuenire poffunt , & vnà actum Tum 3. quía fciétia (ub- accidens , nam ipfarum obie&a addunt accidentales ifferentias (upra obiecta [übalternátiii : eium rat hominem vt fanabi - lem, ethica hominem vt dirigibilem in fuis actionibus , arithmetica numerum ; politica rempublicam s artes mechanicae «cs artificialesnó (olum vt habentralem;veltalemfiguram , fed etiam vt ex tali ; vcl s GR C tant, verfatur circa folam figuram nauis , (ed iam circa pateriam 5 fic ctiam dc arte fabricaroria domus, & de alijs dicédum ; . infuper phariachRi iore heri »& tadicibus compofita dicuntur apta ad (a- nandos peeuliares morbos; quar tu- diné qualibet illarü herbarü (cor(im non habet,& iíta omnia süt entia per accidés. 32 Kefj.authoritate cx 6. M ctnÓ vr- gcre,c& oppofitum habear Do&or in lib, fent.vt vidimus in probaeconcl. ad auth. €x prol. re[pondec Barg. ibi Doctorem loui conditionaté att. ndeo fi fcientia fubalternata (i$ de 4liquo vno per acci- Alens pre [uppouit duas tract antes de par tibus illius totius feparatinyimo codem modo cx ponit, locum 6. Mct, & potcít ieduci ex $. Quod. fi. dicatur lineam vi- fualem y vbi dubitatiuéloquitar de hac xe. Ad 2.rcíp.ex Scot. 1 .d. 3.9.7. M. & N. quod cum ylures caule partialcs ad. .vnü dicum producendum concorrant , CX iplis.ne vna pec (c cauía conflituiur in entitate,nec in ione cauíandi, quia quzli- bet feorlim babet propriau) fationent.es «au(andi  & folum dicitar vna cauía. per fe va itate otdinishinc negatur dc illo ag gr«g ato demonftrari effectum , vc dc v- nic au(a fimpliciter 5 fod vx de phiffbus Lof$icay- vnitis; fic cum Sol,& homo zenerant ho: minem, tàm Solquàm homo rctinct pro- prias rationes ij, &vnacauía fit folum vnitate ordinis , & ficut vna dici« tur caufa hac vnitateyfic ratio caufandi praedicata, & paffiones , quz de illoag- ] eregato demonftrantut;non funt. vnam , Toup ura .f.plures rationcs cau(andi, plu- rapradicata,, & plures paífioncs  atin eri ein dh ebcie Odd RED ia etiam 1 ordinis v. pee ;vnde non cít vna demonftratio y fed plures fimul ordinate, & voit ^j e9 vel maxime quod falíam eft illud azgrea vnico actu intelligi propter diuer^ taté obie&torum fpecificam , & fi vnus eflet actus in re, virtualiter tamen cíTet multi c vni (cd plures habitis cau faret;yt fufius dicctor io libros de Anini; - 33 Ad s.defcientijs (ubalternis dice- màs infra q.4. Medicina , & Moralistion habét pro obic&to i fed vt notant Zerb.st Bargic it. aliquando v« lens , puta ag« Fio poppe ue Dt timur aliquo ente per acc £regato ex fübiccto , & p pecden cd fpeciem i nie. pct piffionem innaimus ptincipiu ipüns,co modo , quo Thomiftz dicunt , ens mobile efTc fübic&um philofophiar vbi per. mobilitatem circum(cribunt na9 turam,quz eft illiws paf; onis principii fic (anabilitas, & gal ipium dant inte]. ligere principia à quibus emanant , quar fant de hominis eifentia , & vnum pet fe faciunt cum homine, Arithmetica confi- derat numerum , non. quidem materiali. ter pro fübttracto , & ina&u exercito , fcd formaliter ; & in actu fignato. ,quo« modo eft vnus pcr fe conccptus;vt de eqs te pet accidens in communi diximus , & de 1pfo poffunt proportioges quzdà. de« monítrari canquam pafTiones , vt docuis mus difp.7.q.2.art. 1. Politica.non eftve — per £c hibius; fed plurcs aliquo ota ine conercgati , co quia vno: ' -o Mi nat re man e tionem plurium,& quicquid de ipfa de- monftracyr, nen cfbvnum per fe: predi- catüs(ed aggrcgatione illis pluribus im« mcediaié cowacniens 5 idem de arte. belli« ca re/peétaexetcirus dicendum , & de Qia 3 aie -—n 846 artibus mechanicis, ficut.n. obie&a fcic- tiarü fpeculatiuarum maioré vnioné ha- bent inter (cy nam vnum cífentialiter. fub: altero continetur , quàm obie&ta artium, & labituum mora!iumyita maiorem vni- taté habebüt fciétiz fpeculatiuz , quàm alij habitus,vt q: feq. dicemus, Tandem: pharmaca ant aggregatum quoddam ex: diaté demonftr: luribus caufisnon vnum, fed plures ef- :&us caufantibus nam morbus aliquan do, et(i vnus:dicatur , re veratamen cfi quens plaribus defectibus; indifpofitionibus,ad quorum curatio- nem plura remedia requiruntur , ex quo- rum aggregatione pharmaca conficiun- cur, vnde cognitio alicuius medicinz pro- prie non cft vna; fed plures demonfiran- tes plures paísiones vnitas de pluribus fubicctis vnitis , ità notat Amicuscit. 34. Dicimus 2. de fingularibus,dépto' i JDeo;per (c primó nom dari (cientiam; ita Doctor q.3. prol.R,& 2:d.3-9 6. M, & cumco Scotifta omnes , Auecfa quoque Ruuius,, & Amic. cit. & probatur ex I« Poft.45.& y. Met. 5 3. &alibi (ap? y vbi Aift.ex profeffo ncgar scientiam de (in- gularibus;.& vnicum fuadamentum hu- 1us conclu(.eft,quód tetigit DoGor in 2. cit. quia (ingularia vt fic non habent dc- finicionem,quat vt medium: pofsit. infcc- vire ad'demon(trapdaspaísiones ,ncque paísiones pcculiaresipás vt fingularibus sonuenientcs,ergo nequit , euam ex: na tura potcaitize con(iderando intellectum, Bàberi de :pfis (cienzis antec. quó'ad pri« "fam partem probarum fuit difpi r«q.4- anj. quo ad. pactem oftélum fuic diíp.- $«qupar. r.cuardíiximus projrictatem ef Íp (peciei;)nonindiuidui,& adliuc proba- mr,quiapafsiories propri funt-quzdam: aptitudines ad operandam: ex opcratio* nibus s po(leríoricopnitasfed ríülla'opc- ratio cxpcritur in aliquo indiaiduo;qua or poísic cíle inalio eiu(dem fpeciei,er-. go nulla aptitudo' , & proprietas fluic à differentia'indiurduali , (ed'omnes ab: cf- fcpcia-dimanant y. & per confequens (unt omnibus indiuduiscommüuncs -. Tam.» quia fimgularitas-nonctt ratio'agédi y fed potins conditio agentis y (olim: effentia: ei pcincrpiuas& ratio agédi ; ac cfíentia Difp. X TH. De Scientia - de fe comunis eft,'& indifferens omnibus: indiuiduis pofsibilibus illius fpeciei Ex. qiio patet rG&cutrde Dce: ifsimo: pofsit dati (cientia;quia ipfiuse(fentia e(t de (c hzc,neceft platibus comunicabilis: cirfui io cs dete iic area cea pafsiones de ipfo per [e primo; & imme-- i atur 5 quz ratio militat ét de Intelligentijs in fententia! Arift. po nentis illas neceffe effej& de (c hatc. — emonftraz- tiones conficitur de fingularibus, vt (in-. — latíafant , nam demonftratur eclypfis: - Luna;& Sole; vt equos: quia: oftenditur yt liic& müc,& in i udiuiduali differemtia prouenit;ergo iu*- tclietus concipiens hzcceitatem | Petri lantc vnitaté& hanc diftinctioné nume- ralem. Tum 3. quia colle&io accidétiuav conuenit i vt (ic ex Porpl;c. de* fpecic;ergo mos ipfo demonftrari -« Tü 4«ex 2. Met. rr. hibetit nó: poffe fci- rrantequamad indiuidua veniatur.. —— Refp. 1 : " ? quamuis: imnümero finzulari conficiantut ,ccuera: e(fe de fpecicbus Lunzt, & Solis,nam etfi: alia'Luna ,.& alitct Sol. nameto eífent. in! - illis(icibus, S can illisa(jwet bus; ijdc prouenirent effe&us;& eclypfis) Ad 2: ve nitas numerica! ia vniuerfati- demonttta'- tut de fingulari ineife gnato y-qüo in-- duit róné (pecici mec eft vera vni — Petcused idem (bi ipfi. ab' alio dittin&us, ita neceffarió: ab hacceie tate Petri prouenire y vt. alia conGmilis: nof potuerit caanare,fed (olum à prima: caufa dererminatur ad lianc nuimeto vni - taté,vt diximus in Phyf.difp:&q: as art. 5 .- Ad 3.colle&tio illaveté noneft patfsio ,cü' fic plora pratdicataynonvnü; df t6 paf sio' large, quatenus pet ipfaat circüfccibiamus' hzcceitatein', & éreperiri pot. in alioindiuiduo. Ad 4. exponit Doct. in' Met.ly indiuidu5quód non intelligantur pi. mie [ed'vel (pecies fpecialilstma y» quatenus nonett amplius per i" c- 7! T rodidon 3 — gTLeAbfi nquode inalia priora, - "c propofitie 1 A . !Ex his s deducas habere quid — ote rini ex prz- ci $ CÓ E " L . a iy ia. & Pi Mae noni (übers quod moónhabct,excluditurab ipfa. Mn [ubiettum debeat primà continere . virtualiter omnes veritates fcientie. 6 Q'Cotus q.3.prol.D, dcfiniens (ubie a eu tatem gir orti lud effe, quod continet in fe primó vittua liter omnes veritates illius habitus , cuius eft (übie&um;pro cuius notitia aduertüt Scoti(tz, quod ly primé idem fignificat ac adequaté,& id adzquat? cótinct,quod in continendo nop dependet ab alijs ; (cd €ontinentia,alia effentialis , qua vnáü coa- tinet alterum in primo modo dicendi per fesalia eft potentialis,qua fuperius conti- net inferiora, alia eft victualis , qua vnum continet aliud in e(le producibili ab ipfo; & quia duplex cft e(fe .(. reale , & coeoi- tum,hinc duplex cft virtualis cotinentia , vna, qua aliquid poteftaliud in effe reali prodacere , altera ; qua poteft producere in effe cognito;& tandem quia effe reale cft duplex; Phyficum,& yficum, primum cít res à (ua eau(a realiter diftin Ga;fecundi eft formalitas pul- lulans ab alia ; fic duplex eft conrinentia virtualis in effe reali,vel Phyfica,vel Me- taphyfica;modó fubie&um nequit conti- fiere proprias paffiones continentia vir- tuli in effe reali Phyfico , nar à fübie- 2225.54. 4.ar. 1,realiter non diftin Suuntur,ícd cotinétia Metaphyfica, quia veré ab effentia fübic&i pullulant ex di- Gs in| is dip. 7.4.2.quzritur ergo an pres debcat —À — ter in ee cognito omnes pa(Tiones dc i lo demonftrabiles in (cientia;vbi nio quimur de obic&to materiali, (cd dccom - revtfupta diximus lieBum com hvirtualitey ép, o D" $47 : pofito ex eiateriali, & formali, quz vn «ompletum -fubie. fcientie intezra- rt lupra diximus art.1. (vt obic&tioncs Caict. diluamus tribuentis Scoto , ipfum loqui de materiali obie&o) non quód ca - le obic&tum eocaliter fine Dei, & intelle- «&us cencur(ü caufet ex fe notitiam paf- fionis in intelle&u,vc malé interpretarur Atimq.a4.prol.Do&orem noftirüs(ed par. tialiter,& in rationc obie&ti,nim intelle- €tio cx obic&to,& potentia gignitur;füpe pofito diuino cócurfü ex Sco. 1.d.3. q.7. 37 Ochácü (nisnomipal'bus in prol. feot.negat fubic&tumsontinere virtuali- , tet paffiongs in c(fe. cognito (mb ncgat etiam in cfle rcali, (zd proccdit ex co , qp agens PhyGicam cum Mexapbyico «gca- tc confundit;putatq;ad quamlibceccond- nentciam requici diftinclionem realem gy quod etl fallum) Comunis fenteatia | eft affitmatiua ctim Scoto cit fcd ett diTidi- um apad Scotiftas,fi hzc conditio debe- at conuenire (ulü (übie&of pecificoyque , €fifpecies fpecialitbma, an etiam fübic- &o generico. quod e(t penus quodlibet , vel diaabdtchciic cades; cei aliqui. in- diflin&é loquentes videntur vniaertali- ter loqui tàm dc (pecifico , qui de .gcnc- rico)ira Can. 1. Phy(.q.1. Tar.q. 3.proae;Log.Otkbellusinprinc. Phy(: Smi inch q. 1.proé. Tkcol.n 47.ex coy Quod ncgatía biectum zenericum, & dac folum (pccifi- cum;fed prfertim Bra(au.q. 3. Vn. & q. 1.qtiol, dc menre $cori allerit definitio- nem in prol. allatam conucoire vti; fu« bie&o,licét poftca folü in modo loqucn* di differat ab alijs Scot;(tis ; qui volüt hàé definitionem, vcl coadirionem a(Tignata efle (abie&i (pecificinó generici, n (i re- fpc&u ptopriarum paffionum , quas vir- tualiter continet , pa(fioncs vcro fuoram inferiorü, nonnifi potentialitec; ita Barg« lüper q. 3.prol.qui Paulum eitac , & Lí Faber Theor.5 .Zetb. 1. Mct.3.2.c(tq; Au rcol.in prol.q.de fübiccto Theol. ar. t.& Amic.tradt.27. difp.a.q. z.dub.7. 38 oe mn an i loquédo virtualiter continet in etlecognito tanc paffiones de ipfo fmediac£, & primo dc - monftrabiles in fcientia fiué gencricum. fit fiue [pecificam ,& per có; c quens cm-3n illis continetur cauía in inferiorum nonnifi potentialitet, quo ad primam partem cft Dott, cit. & alijs in locis adducédis,& probatur ab ip- fo,quia propoticiones,qua in demonflra tione a(fumuntur, aliz (ünt immediata" , vt principia,alig mediate, vt conclu(io , herentiz : paí- fionis in fabie&o,que eft definitio fübie- &i;inilta continetur 1pfa paífio de (ubie- &o demontlrata , ergo fübie&tü cft cau- fa cur ille veritatcs cognofcantur ab. in- telle&tu;patet;quía per (uà fpecié repra- fencat dcimtionem,q cffentialirer conti net ; hac cft caua , cur paffig cogaolca - tur;ergo virtualiter in e(Ie cognito cóti- net omucs veritates fcientiz,nam defini- tioton cfl ró qu« continendi,fed ró qua fubic&um continet. Tum quia (ubiectü ett cau(a adzquata habitus, qa eft primü 1n fcicntia primitate ada'quationis ; ergo dcbet virtualiter in effe cognito o£s veri- 1atcs cótinere de ipfo i fci&tia cófideratas, Secundo , quód (ubic&um genericum paffiones inferiorum potentialiter tantü contineat; eft Scoti 6. Met.q. 1. & proba- tur euidenter, virtualiter primó contine- rc veritates jn fcientia cft per. quodquid eft polTe f(ubic&um caufare notitiam vc- ritatis cocluGonis, & habitudinis paíTio- nis ad proprium fabic&um; fed genericü Íubicctum per fuam definitionem nó pót eíse cau(a,cur paffiones ioferiorü de ip- fis demonftrentur ; ergo , &c, malor pa. tct cx Scotoin ptol. cit. vbi ait contine- ac primo virtualiter cft ita independens effc in continendo, vt circumfcipto omni alio adhuc contincat, & nihil aliud conti- ncat,ni(i per tooem cius, vt corpus nattt- ralc ita cocinet mobilitatem,vt circüfcri- pta quac 'ccic corporis naturalis,Ct omnibus Pn kA ote xcr fud dcfiniiion&. poterit de ip(o demonítrari , & infcriora, nonnifi per rationem corpo rjs naturalis continenr. mobilitatem in, Communi; minor patet , quia per ronem Corporis naturalis vt fic nequit circula- ris mobilitas v.g» de, Cclo demonftrati , aliter omnibus corporibus conoeniret. - 39 Tucbé cüaliquibus Scoufus,veram esc. genus pojentialiter concre paffio- Difp. XIL Be Semis. 0 000- resveritates illius (cientiz , at paffiones. 1 ncs inferiori (ed vt (ic mom tribu taté habituisfed folü vt continet inferioribus, " ne Smifi &i in torale,& pactiale,li.m.(cientia cófi haber cum 1lla;ficut nec obieda , nullum crit partiale obie&tü ,vndé non re&té cor- »us naturale dicetur fiibie&üin tota Ph jocos: ens in tota Metaph.nec Git. logiímusin tota Lozica,neq; Pylofoph. aut Meraphy fica, vel Lo MT rre tica , & vniuerfaliter qualibet (ci&tía di- ceretur vna fciétia; & male in initio Phy- lofophiz, Logica e toas due in« Ítituetetut quz (Lio de fubiecto ipfarum, fed (olum M per iesra (fübie&um illo- rum librorüvelillius libri, qui primó ex« plicandus occarrit contra omnes Do&o^ res,yt ét dicemus q.feq.quapropter eoi d rmm: cae genas aliquod pro (b- bie&to in aliqua totali fci&tia,debemus ét alferere de ratione (übie&i f(cientiz non effc continere virtualiter omnes verita« tes illius fcientiz., (ed virtualiter. pro- prias ,potentialiter illas inferiorum . Poluimus in COC),ly proprid loquendi , nam fi velimus extendere continentiam viruualem, & illam diniderc in immedia« tam;& in proxi Are motam; hanc (umete pro. ijvt facit Dass viderür & , in 3. d. 2.4. q:2«C.& d. 36.q. vn.L vbi contmentian virtuale hioc [cafa tribuit (abiecto: ge». nerico,& citat fe in 6. Met;q.1.quo loco continentiam gencrici fubie&i ait eíse virtualem, & potencialem, fic nulla erit; ni(i de nomine diísentio . "sai Mit 40 .Obijc.1, oítédendo fubie&tü non contünete virtual:ter notitiam patfionü . . Tüquiacntia tationis-circa fuas. paíl;o- nes non]iabentac&ttuitatem aliquam , vt potat illas producere 1.effe cognito, vel , reali;codem modo te babet: relatio reas . lis,qua: nó cft dc generc acbiuorü , vndc , REQuit concurrere ad. productioné.pro* priarüm paflionü neq; 1d earum noricdià y cum non fit obicétum etium: inieliee: Hzcrefpoofiocoinciditcum opinios — adi, negantis. diuiionem fubie- | - derans (pecie aliqua generisnon cit pas —— fcientiz de gencre , necifta connexione. — th à Luna E continetu » ^ vit- *üaliter, quia ad cognitionemeclyp(is re- pu ) tert quie vc caufa ad. eclypfim concurtit , ac terra notitia nea eótinctur virtualiter in Lana: efe quoq; beatificabile cft-pafsio hominis ; & tame 'ex quidditate hominisnon cognofcitur, aliter poflet viribus nature cognofci ip- fe Deus , qui cft cerminus hutus patlio- nis, nequit in, cogaofci relatio aliqua; ai- fi cogno(caur terminus i p(iusrelationis, Tum 5.euidentia vetitatis concl.non fo- tà pendet à fübie&to, fed ét à pradicato , & à przmiffis, erzo —— primo , & a- tiaté conunceti in fübie&to. Tii 4. fe- queretar in demonftratione à pofteriori effe&um eísc (ubie&ü , quia cft id , quod virtualitet-contipet verizates . Tum . fi ek hoc; q»cauía virtualiter continet effe- &um in císc rei,coritinet etiá in ese co- gnito , ergo cx/notitia Solis incóplexa pa- terit baberi» notitia omnium etfectaum à Sole prodacibiliü,cp cft falfüm. Tum 6. fubié&tfi cóparatur ad (ciériá ficut obice &um ad potétiá, fed hoc ponirat primi y & adg juatum penes. primitaté cóitatisy non continentia» virtualis; vb patct/de co» lote refpectu vifüs, qui-de onmibus obie &is viiibilibus praedicatur) & ens dem. nibus obic&is intellectus, ergo &cc.quod' etiam fcruatur non (oluti'in obicétis poz tenciarü , fed &vin (ubic&is-(ci&iat us ni in Gconiecia cft lined5-in Acidamenea numerus, in Mecaphy(caxths, qua dc có« fideratis in illis(ciemjsplü&iicahams - ^. - 41. Kefpzad 1; patet ex difpi5. qp entia rinonis (uo-modo lisbent caufalitacé er- ga proprias paf&iones,reuera tf fundamé tum entis ronis ctt , quod caufat notitiá entis rónis, & harc notitiam pa(sioris ip- fius,qua ratione dicitur, ens rOnis, vt CO-/ guitum cauf(ate nocitiam patfionis : rcla- tto realis noocft a&tiua phyticé , (ed me- tà ?,ac non catfat nocittam paíSios ni$ gropriz, ni(i yt coznita, vc de ente ra- tienib digg co quia non eft obiectuni motiuü incelle&us;(ed terminatiuum. A d 2, cclypfabilitas;, (icut continetur virtua- liter in Lun quoad efse tcale , xa quoad císc cogn;tugn, attamen quia ordincm di- cit ad tétram, vel'aliud corpus opacum im eise reuli, ità quoque in e(se cogn:to de: pédet ab illo, ex quo folum (e u;tur, 1... nam non esc caulim ade quat cogni - tionis illius (ed requi cognitionem tcr- r£ , nontamen deducitur in Luna virtua- liter aca contineti,vt infubiedto, quam» uis iaterta contigeatur can quá in caufa y fion tanquad ia fübie&o : beatificabili* tasnequit cognolci cognita homiais ef fentia, eo uia ordinem dicic ad Dei ,v& ad terminum , qa ratione nó contineat fub obiecto naturalis atcinzentiz intelle- &kas creatisquod eft eos initum, cuius teg miaus non ett Deus,ex Sco. quol. 14. Ad. 5:neg.confeq. non.n. d cimus (abie&um eise caufani cotülem coz ainioois conclu* fionis, aà pra dicium, practise cona cu:tüat , fed dicimüs fuübicétam pruay continere , quia on (luni eft cau.a- ve- ritatis conclutioais ; (ed ét véritaris prin cipiorum;quace dus vitimaré omia cou tinet tàm- preedicatam coal. qtiam prin- cipia. Ad 4- neq. Pane cHectus-in illa: demontiratione non ett (abiccétiin j fed. rhedium ; & princi pium Ong .cogaoícens di. Ad y. cac ex cognitione tdo( a deue- nimus-ta cogoicionem effe&uas virtuali ter itiilla inclüti , quando effectus. fe bet vi paísio cdlz, nam tunc cft Conuers tibilis càviean(: à principijs iptius ema-: nat; ficein dltero pocélE/repetiri , bili 1n fud casís, quate exemplum Solis uon vrz ge, qiio f habet vr (übie&tum cess IT. dn fabieibemtinen suirtaaliter g)e t L1 $49 [pettu cffeQuum àb iplo producibiligrr & alie concaulie-tcquicuncur-, etfeGtus: nofi ih-Solé7 (cd' extra ceperiamuir , nec neceffarió à principi js luti 1plius; quá. uis (i quis perciperet victütem 1nicrnam Solis prodiletiuim effe&tuum pofset quo- que'incogaicioaem cffectuum deuenire, : * Ad 6. Do&or in prol.cit. ncgat omtti- rtiodam partcatérilicér «in. cougeniancim hoc; quód aeibo teeiniodüta ctus potena- . tiz, & faentig, &ihialijscondiuonibusy : ytett videreapud. Bafsol. attamen diffez rütin hoc,quód proportio ob:ecti ad po^ tentiatn ctt anociui-ad mobile, (eyagca-- ti$ ad patsum , at fübicétum (c haber vt cauí4 ad ícjentiam vt ad cfle&pum: hinc: quodlibet obicét iuclufurn.in. obicéta : pugio ,primo ,.& adzequato poterit agere inp o- tentiam, quia quando agens poteít agere in aliquod pafsum, quodlibet agens ciuí- dcm rationis potcrit in illud. pa[sum age- - re,& iftud à.quolibet agenze eiufdem ca- tionis potefi pati: at non fcquitar idé de fubic&to, quód fi fübie&um eft caufa ha- bitus , quodlibet inclusü in fubie&o pof- fit cau(are eundem habitum : ad exempla addué&a, dicimus illa obie&ta efsecóma- nia obic&is partialibus, & non folum yt fic dicuntur fabie&ta , (ed etiam vt alia confidcrata m Ícientijsad illa reducürur, wt (unt paf;ones , & principia , quapro- ter aflignantur fübiecta nontantam; vt jme illam predicatienem communem adinferiora, - vt Mice virtuali- tet proptias paffioncs, & icata; vi« dc 3 Fabrum theor. $. iur - 41 Secundo obijc. oftendédo deme- te Scoti , quodlibet fübie&tum virtualiter contincre deere omnes veritates Due tiz,& non aliquas potentialiter . Tü quia in 3.d.14.q.2. H, habentur haec verba.» , Ifiud ét confir.per Phylof.-Poft.25.»bi vult , quod oportet maxim cognofcere de fubietlo quid e$t; & ratio efl quia in vóne , c? quidditate [ubietti virtualiter dncluditurtotaro fcientie,tüc fic, quic- &juid eft ró, propter q aliquid infit alteri, conuenit omni illicui illud ineft, €t quic- quid cft ro diuifibilitatis, ineft formali- ter illi , g cf tali i D 2.d,5.q.4.G, fed ró , propter quà debc- mus dc (übic&to precognofcere quid eff, €ft inclafio sb armar i t in obie&o, ergo. de quocung; verificatur , quód de illo fit prc uid cj dc illo ct ellumubie ,.G virtaslirr includat totà (cicntiam, fed ifta gnitio de quocunq. fubi fid ipesi- fcosfiué generico, fiue enti ve- rificatur,ergo,&c. Tum 2n 1d. 3. q. 8 infine, ait pori yas [cienti af- fignatur penes M penes 9, Jcientie diflinguuutur, uon pe- nes fnielleum, ce D modo diftingui- do fcieptias, illa efl vna, pos »nius Jubietii primi , quatenus obietium pri- mutp-babet contiuere fcientid illá. vir- tpaliter : idcm habet q- 7, ciufdé dift. in diuifione diuifibile, ex. um; quia illud efl, d fine,& (upra L.ergo fi vnitasfcientig pe ncs virtualemcontinentiam fübic&i at- tenditur, cum tribuere dittin&ti vnitatem fcientizcópetatetiam(ubiedo — — generico, iftud on. ialierfed vir — tualiter omnia cótinebit : idem docet 5, d.2 5.9.2, C, Tum 5. quia quol.7. N, do« cet primam principium cotinere virtuae liter, & eminéter vctitates omniü pofte- riorü,non t&roportet, poflit e(le caufa immediate seiolied quadcunq. po- fterius; & p.d.3. qu.2. in primoexrra in- quit; quod quicquid tur de Dcoin Met. continetur virtualiter primó inra- tionc entis;& q.3.$. Quantum ad 2. art, ait ens virtualiter continere paffion« vltimas diffcrentias,& lit.M, exemplifi- cát de colorc, qui virtualiter includitur in diffetentijs , & pa(li onibus coloris . ,43. Refp.ad 1. 9 ficut ró icifü- biecti precoguo(ci debet refpectu paf- fionis 1pfius tübiecti ici tanquam mediü adequatum ad demonlftrandam paffionis inbzrentiá , at rcípe&u paísio- misalicuius fpecici folüm debet przco- guofci vt medium inadequatum , quate nus eft pars definitionis illius (peciei ; fic alia , & alia debet cffc inclufio rica y  fpecifice pallionis , illa Veeuis. ; hzc potentialis; Doctor itaq; vel (amit vir- tualem continentiam large, vel & meliuss ibi loquitur de fciétia vaius pafsionis in» herenus fübie&o , vt. fe declarar; quare loquitur de (übíc&o f(pecifico, vel de ge- ncrico in ordine vi rope pafsiones. Ad z.eodé mado reíp, nám precipue $ 7: Cit. in fine loguitur de (peciefpecialif- Ífima,quz nonnili virtualiter cótinet paf fiones ; & habitus iftius (pecici (amit ab ipía vnitaté sr virtualem continentiam fi fübie&um €t genericum muluplex,pi Thcolegiá , qu c(t de- obie&o insulardiidto »vtarguimuss eo Tp nequit virtualiter paísiones iorum coütifere: Quod magis pater exlocisadduétis ip 3. róuc, nati 10 quol, 7. aequit intcllist yt notat Zero. ci de o | Qr. en biet Scientia debeat effenteefscolot. IU. 851 éotitinentia virtuali propria, quia fic pof- feat per primum principium immediate €ogno(ci poflctiora y ficut pcr qui ditate eciéi immediaté coghoícitur paílio pecifica,.nam proprie in illa virtualiter continetur; quapropter heevirtualiscótinentiaapud Doé&torem aliquando fu- miicur pi ru t rp vt comunis ad dien proprié,& ad potentialem , & i ' quia ró generis faltim fienes ; Hinc concludendum definitione datam á'Sco; prol.q. 3. effe fubic&i (peci- fici, nam vt colligitur ex texta , loquitur de continentia virtuali: propria : quód. etiam patebit in q.feq.- Sed noui(fi - Poncius diff. 1. Log. 1/.12.& 18.vt oftendat definitione fübie Gi ex Scoto'addu&tam , quod virtualiter €ontincat omnes veritates (cientiz;ctiam' genetico.competere;ait fenfum illius nc- quaquam effe; quod (ecandum (e ,. & fc- ü faam'rationé pracisé contineat ve ritatestotias (cientiz; neque enim fecü- dum (e foli debet illas continere virtua- liter ita y vt (e' folo cum intelle&u poffit omnes illascaufare ,.impoffibile .n.'ett,. (inquit) quod ens, vt fic; quod ponitur obiectum adaquatum Metaph. cótineat omncs veritates metaphyficas , pratfertim illas, Ty de Angelis.; fenfus ergo illius eft, vt magis explicat n. 18. g» obiectum. adaquatum: debeat continere virtaaliter omnes veritates fcientiz ,cu* ius eft obie&am, non fecandumfe;X (ua: praedicata intrinfeca, fed (ecundum (e,& emniaillaquz funt ad ipfura reducibilia Cómode :'Ceterum expoltirio ifta: contrá' Do&toris incentionem, & literam palam müilitar,nam loc.cir.explicans quid intel- ligat per continere primo virtualiter ;in- 1 fignificare, quod comtinere in- . dtpendenter ab alijs rn. (ciencia coniide- ratis, & (ecundnm (uam rationem praeci- sé; & adequaté y. (ic quodin continendo: non dependet ab'alijs,(ed alia ab1pfo;ita- ut per iimpoflibile circüfcript o omni alio adbuc conti nere tt diecbamus ab initio CN Sdarticuli iuxtà.cómunemomniü. Sco:ifta- rum expofitionem ; non ergo rccedendiá cít à fententia no(Era, quam etiam tradi- derunt politiores Scotiftz, quod Doctor ibi fübie&um fpecificum defiaiuit , non: genericum,licet extendendo continentia virtualem poffit etiam quoquo pado illa défiitio applicari fubie&o generico'mo: do infinatofupra num. 39. Kn fubieGium debeat eJe neceffarium;. (44 Irimus q. *" D &4 vel ced. explicando 2; irioné (cientiz,debe- tc fcientiá effe neceífarià non necc(firate: fimpliciter; qua(i quod ipfa (emper repe riri debeat in recü natura;& nunquá cora rumpi, (cd neccffi tate fecundum quid, .f. quó ad veritatem, vt nó poffit vllo pacto: in fal(am mutari, quam nece(fitatem có- plexam appellauimus, quia eft nece lita s: propotitionis, & habitudo neceülaria in. ter íübiectum,& przdicatum conclu(io« nis demonítrarz . Attamen quia fcientiz omnem conditionem fumit à proprio fu biecto, (equitur fubie&um quoq; debere dici necelTarinm;inuariabile, & tncorru- ptibile , qua ratione cóiter aíleritur de cotruptibilibusnó dari fciéciáex 1. Po(t. c.7.& 6; Euh. c.5 hanc nece(litatemfubie: Gi, & inuariabilitaté explicare debemus, quanam fit ;. certum eft.n: c(fc dittin&tá à necelfitatc Íciétiz, hzc.n. caufatur ab: illa,eft. ; alicuius cóplexi .f. (ciencia, illa yeró eft incóplexi,qualisentitas [ubiedtie , Mirum ett, quàm varié lequantur Do» Gres in re tàm cuidenti, vt notat Auer fa: 4.26. Log. fe&. 4. Quidam.n. dicunt fubicctum.fcientiz debere eífe neceísa- rium, & incorcoptibile in vniuer(ali , nom in particulari, vel per fe,non per accidése yci inpotentia, nonina&u , vel in-acta. fignato, non exercico y vel quo adcelfen- tiam , noa-quo ad exiftentiam ;. quapro» prer ír fübiectum deindc íit corruptibile n particulari , per accidens... ad' corru puonem fingularüsm ,in a&u: excreito y & quo ad exiftentiam, vt fe habent natu» tz communes rerum creatarurm , non de ftruit neceffi MR 4; Ite 852 fag. Ite ditin&ioncs in hoc deficiüit, prima facic videntur loqui de incortge Subilitate fimpliciter, & corruptibilitae te illi oppo (itayiraut fübic&ü ex (ua toe formali non debeat per fe incipercyX de- "finerc,& (i quandoque incipit »vel definit cífe , hoc fit per accidens ad corruption alterius, vt patet in exéplo de naturisre- rum in vniuci falis que ad inczptionem , & dettra&:oncm fingulariü dicuntur ge- neracty& cortmmpi, quod exemplum ad- duci (olet pro explicatione harum diftin €iionum.Hoc autem eft falfumyquia nat- lis creatarum rer. naturis quocuque mo do infpe&tis comperit hac let pea litasfcd qualibct efl corraptibilis, & de- firu&ibilis etiam in vniucríali , per fe, in atu, & quoad cffentiam, Tü quia fi cor- &opribilitas fubic&ti; quó ad císe fufficit; yt.cognitio ni dicater neceísaria, fed va- tiabijis, & falla, quamuis non per fe; fc fperaccidens, vel alio modo illi ccuemat, fofficiet quoq; vt ccccm modo competat cognitioni, & lic (ciéua f;ltim per acct- dens, vcl quando coiroptibilitas fübiccto compctet, poterit mutari infalíam, quod efl copira rationem fcieniz, vt q-praced. diximus, al ter igitur explicari debet baec ncce(litas.ecl faliialigd aliud deber addi. Flcrig; quos fequi, Amice aet «17- dilj. 4.4. 2. dub 6. alia via incedüt; difuin- guát .n«de néccflitateyquod alra fit ccm- plexa, qua teperituc. in propofitione nc- Ge(saciá, quia nequit per quamcumqs po- tentiam mutari infálíam , ajia cfi incom- plexas qua rcbus incomplexis conuenit & cft duplex, vcl quo ad eísentià , & bec conuenit rcbus cx. (e ipiis babentibus cf- fcntiam,ro cx noftro libero arbitrio , ifti opponiur concbgenua. incomplcxa cü À. tes non ex proptia-natura*fed exlibc- ro homingm arbitrio habet císentiam,vt veftis elt hoc, vcl illo odo £ormata. de- penden:er ab bominum. placito s alia cft neccílitas incomplexa quo. ad exiftétiá , «quz dupliciter. explicari poteftavel poli, tiu£ , quando (sentia rei verà neccísar €xillit, vt posee: nonéxiftere, & jor v.0do compeut. à vel negaciue , fea przcfiuéyjuango..f. are rei non có- iidcra;ur iB ordinc ad. habendam cxi- a; ^" - Difp. X IT. De Scieytido 007 ftentiam,fed vt ab ea pre(cindit?huic nez ce(Titat: opponitur contingentia incom- plexaquó a tiam,vel quia. eísen. tia rei exiftit contingenter à parte rei y vt fant omnes rescreatz , vel quia etiam ia eíse intelligibili non preícindit ab exifté« tia contingenti, talia (ant omnia agibiliay & (a&tibilta, qua ab habi radicis con(iderantur in ordinc ad exiftentiam Veiineseenir erpet qrass t tem "t funt po iad ex- tra, & fecundumc itcüftanties fant illisà parte rei conuenire , ett codiuinnpe biete P DNE tiam; Tunc ad quet. r ',Obie- oup fcientia debere dope neceísariü m ceffitate complexa , & incomplexa , quo ad e(senuam ,quàm quó ad exi(len- 4 eds pofitiué, (cd praeci tiué Qua rationc agibilia pofsc císc dien mum fiot, &- con(equnenter morales (cientias - & practicase(se veré (cientias, ^ 46 Dicendum eft, obicdtà dcbere ef- fc ncecísarium neceíTitate veritatis obiee &iug in (ua efsentias(cü vt alij dicantnee ce(Titate coplexa obic&iua,vei nece(firae te incomplexa quo ad eísenuam nonre« qairere taraca noce(ltatem iucomplexá quó adcxiflenos, (iac pofitiué, fiue praeses ciliue explicesur , e(teomimunis y quie dem, quod id fe debeat haberc Bur n 1€ veritatis obicáinà , colligitur ex Seoe 1.d.3.. 4 L& fcq. &. patet quia fcientia requirit banc ncceffitatem ; vc formaliree ita lit vera ; quod nallo modo poffit c[set fala ergo obie&um ità (c debet habere in fe, vt dicat neceisariam habitudiné ad illa pr dicata,qugd nó poflit illa non re» (picere;fi.n.potfet aliter c habere,& alia piadicata oppofita contincre; iam (cien tia poíset elsc fala formalitevs & hec ine trineca necc(Tius que ceperirur in obies &o;& ex genua propriorum | jcatos ram dicicur neceflitas »quatenüs cadi: inter, przdi Ísenci E dicituf nccefli qas inco;lex: ig , quiaobies €umin fua «uidditate eff quid vnum in- complexam;s dicitur euam comple X4 as, vel obicctiué , vel virualitec , quatenus ft rario, cuz de vali quidditaie formetur AER S pto- ta5 incomplexg quó ad exiftétiam,liquet ex hoc jquod hzc neceffitas pofitiué ex- plicata folum Deo conuenit; & tamen de alijs rebus habetur fcientia,cü poffint de illis formari propofitiones atctna veri- tatis, quod (afficit ad fcientiam : neq; re- quiritur quod qualibet fcientia ab ftrahat .'&b obici exiftétia, nà fcientiz practicz nó ab(trahant,& tamen funt (cientiz,vt «um Sco.q.4.prol. dicemus q. 5. Tü quia medicina;quicquid docet;dirigitad opus, & res agam in vniuer(ali quidem, fed vt potentes exiftere  & in ordine ad cxi- Ttentiá poffibilem , & tamen in medicina inultz conficiuntur propofitiones zter- nz veritatis, qua:perveras caufasdemóo- ftrátur , ergo vt fic poffunt effe obicétum Ícicntiz : confeq. patet » quia illud debet dici fcientic obic&um; quod pót caufare notitiam fuarum paffionum veram , cer. tam,cuidentem, neceflariam; & per cau- Íam , hecomnia habct medica fcientia. - 47 Inoppof. obijc. preter authori- tates illas , quibus conantur Aducrfarij oftendete cum Arift. facultates practicas tion c(ic (cientificas, de quibus q. 5. Tum quia (cientia c(t ab(tra&tiua cognitio y de cuius rationc cfl , qy ab(trahat ab exiflen- tia obiecti , per quod differz ab intuitiua coguirione, ergo debct habere nece (Fita. té incomplexam quà ad ext(tentá abftra- &iué, Tum 2; obiectum fcientiz debet efle inuatiabile , quod aliter fe habere no pollet; (cd omne tale nece(larió debet ab ftrahere ab exittencia ,probatur;quia exi- ftentia eft variabilis ; ergo quod dicit or- dinem ad ipfam;vt fi€ cric quoq; variabi- e. Kefp.cxiftenuam rei nó toluin 1ntuiti- ue, fed ét abfiractiué cognofci polfe, vt libet Scot2/d.3. 9.9. & 11. F. & quol. 13. L. quando. (.non cít ratio cognoicen- motiua; (cd volun fe habet:vc resco- pons pars obicéti ; led quicquid (x de OC, dicimus ad acg. (cienuiam necetffa zio debereabitiahere ab cxiflencia rerü in particulatis & vc actualiter exiitunt à parte tei, don ab ynisecfalr, & vt pofsum exiitere , nam vt fic vecé de iplis rebus poriunciorn Migncs ncccísarig iratur nece(Ti- « IO, & per (fente. 3$5 complesz;vt concedit etiam Amicus: e* quo euidenter fequitur res ipfas bibere nece(Titaré obiectiua veritatis; yt quoq. concernun: aliquo exiftentiam,nà termini in propofitione non effent necef fario connexi, nifi infeiplis haberent nc- ceffarià habitudiné ; per quod patet ad 2. Diccs;ex 1. Poft.181.& 6. Mer. (ciens tig (unt de ijs, quz f eueniunt;aut vt plurimum , ergo obie&tam non cft ne« ceffe , vt fit inuariabile , & perpetuum.« Refp. non intelligere ibi Arift.res vt actu exiftentes,vel (emper, vel vt plurimü, fed vt porentes exiftere , nam cum videmus cx pofitione alicuius caufz fequi aliquem. effe&um faltim vt in plurimum, argui- mus à pofteriori virtutem inilla caufa s producendi talem effe&um, quomodo fit vniueríalis propofitio , & ab exiftentia a&uali ab(trahitur ; De dexonnnn à pofteriori non potett fieri in his, qug ra» Milos cueniunt ; de quo di« fpat. (cq. q-1, atta. uA GOTILON DA SOY. Quo fenfu fubietium ve[piciat omnia. confiderata in Scientia. ^ 48 Vidam ex Thomiftis docent fu- Q bie&tü (cie debere omoja in illa cótenta infpicere tanquam inferiora, de quibus efsentialiter przdicctur, quam przdicarionis communitatem vt preci puam , imó vt adzquatam fübic&i códf«- tionem (tatuunt . Sed hunc dicendi mo^ dum refutauimusgrt. 1, nam 1. Poft, 2. fcientia de tribus agit, de (ubiecto, quo pa[sionem demonttrac,de pafsione s quam demonf(lrat , & de principis, pet uz demonftrat , que tria (unt incer fe difindta, nec poísüt coincidere, ergoeft — contra rauonem fübie&i,quod przdices —— tur de omnibus in fcientijs conlideratiss & inillis includatur: quandocunque igi« - M MT tur eft aliquid , uod ldetd PR DEEU dealioytanuam de (ub fe eócento , quod tamen non pót. habercin iliafcientia rae tionem fubie&i, (altim parrialis, quia .f fic vel vt paísio , velfolum vt principium confideratum ab illa, illud cóc ftatui non poieru fubic&tum , quia qued cóuenit (u« ETT Si IR SDec fiio d oA Q. spetiorisfaltira fecupdacio debet iáferiori xoüitnirey& fi 1n fericr) repugpary figni ,ulllens, non:eperizi im fuperioriy erae fi ze(fe per.íc conódrracü.i án fcientia: vxparft )eílsinijafulue Quos nsc (equndario eo- TO — quod eíbede (uhia- &fnoryusqialoys rgo née primdtió ; nec(o- «undoxiNopueniEfüprciéri;»vide att, 4.- anicípiad 6confin p | xu Gommnnis:opinfoeft(ubicótuni.de- bero; re(pieote ,o3a in ia co nténta axnonam ftem .illosmjita vt adipsi bd- lbéant.azuábutioncysqua sons fabiedinm *atribatienis appcllart (6lct:j de: non e(t eadeni oium fentenziasex quo capise de- bear bac attributio:attendz i! nomiblátt, xdif p.v. Met.fcót. 3» quito doGvinamper xotámillam difpi£epe ues pr adifo iJog.lrca ! ao unicdiibud zl ánícnora cüesé penobicóta:stitibutionis án (cien js, eomentorawarór fieobicóta "ttccibutagqgatenusimferiorzfuntintiuoe i ià gratiá cófiderantur Jupcrigra,nó àcóe tra, ac proinde attriburionisobie d SC« pen Per (jecit cafptcikliffim&m .- 39: Dicendü efecum Sioriy. omnia in fcientia confidér we ordi- nem;,& attribuc Press tanquam ad finem» Scftopti vorius (cientifica h- b:icas.q; vonmeceffarib sópcr. dtbct cífe infcriuss& fpecies pecial E anayingo (2- Viuset.aliqu Biasiam interiora con(idczé ntpr.in. aet LS ot 3yn-& qsà «prol. & 6 M cte rs probaturg & rà cal ei rio copa tocdis:cit vnumqueddam anie fiat» cue» tundamenro: in rebusipfig £esnitis, vediccmus d- feq» exgo o6s «ius Parere cites (&connexa.s Ead 'ardinata qui finis: "n € Xàe ilie fiuit icéti;. Aeetiias.ergo Quas: qeípicient obiedtim um (cient eene ihren guaua;: Me ce c ela spiele i NOn. Lr nga sonitu v Qa Gi pia ápíius4 Pr ie ile m od cóc genericunry in cuius ubic&lsvel yt;partes eompa- «afines; velar prmoipia: t pri neqiie ulpa: ai fibicdiiasuis nóu mm n lÉ ce iorsingtis m cons yir au n l 52:58 Prebatuc aütemi mem aor rare reote ád ayagamen is3lcuyr nocdem fb con e (cicntian dam Min eit eedFanedemllotim iamen fape- riora, & ihtceioras in quibus inclàdunchir iilay Bo confeqüentcé fa eo: vois ad:infoa- riorà dicant otdincin ; axtti mem meta: illa: ab voitier(alierfibus dcaomina: tiorem (amu, diéicor. ti» praedicamen tum fubftanrizz y predica mencari:]dantiz- tatisiqualitau, &cc, cx? intentione: arz- tifiéisy.& diuidentis illa (uperids«eft rina cipalitcrintentum ; vnde fiidecem fcien- tie de pr&dicamétis inttituerentury quas- libec gro (ubie&o adésquato;à quo friecis- ficaretur , refpiceret: i propriam: necalift iamum ,& in gratiam ipfius: mferiora có - fideraret, vc explicaretpotenialitatéipe- fiusad interiora;non vero refpiceret (pee cic speciali (Himas;.alitét non vna! fcien-- tiaodaretur de [ubitantia y. (ed! pldres ; &- piutcs iuxta. fpeciécü: infimarume nàme-- rua: ficut igitur nom obffaate-imclatids ne fapttiotis in'inferioribas; inet iora t4* macn:dicuntur:ad'idempgesdioamegnm perninere,cagdeniq;: retuiti Coordinatioe- mem con (tituere frepter;conuioontiá poc teutialém jy: hsbot-senetanffi mum óto' iliorum j/adquod'dicunt-actrib sionem: A riasaziong:engpjtiaidtorum auge | quot ad vnius pcadicamenticenititatio; -oinq ám;j&6 Miietisodciaci ce (cii ü prem TETUEE Mision gai inim e erat reis: erc fcientia: IEEE ped premio peer rnc rig Curio allà Béiniseex dibus prob; noflruaraffer: tritíi, fino (pdties quáuislTint ominino dis Fparatg ititér fuy dicuntur càmen viii iri fu 6s dicebas Perphic.de [pecide lis mires Dopnines participatioe n Vp? Vus bómo-),&cf vnitate t didetéinasyprincipalius. Pw eed iei éxomrà fi BN qe pmi nee bi vifit Bue cies y Sendo bei bei ditbdum; quddíekcetie(pccifice 5 quamuisinret tenonprdia nentur; visitiatat zanemin fciera ix dOrmiao hi geh licag&«quigicaüfa viciis eb vni tas eWétis, Idorreo: erincipalitrinténzü iy illatotahrfcieniporiógencticamajlsia &ütn ;»&tatenas caufa principalisi corius fcietifici ardificijy N percóléquehisfjic cies habebuntcic effe fabilpagribunioné ad genus uta fi genus no cfleb; quod fua vitate congregarecdifper(agmoidarciur vni fticüciacroalis: ex: nex con: fatayvideq feQsioi e : , "Norah vétó di&um eftin rdclichifio- né tion neceflató imfcienga femper dez bere effc inferius, velfpecrem (peciali(n- rham obiectü atrribationis;(ed fapius cf- fc'aliquod' comune genericumjin caius gratiam interiora confideramur ip fcicnz ua j'fioraheer ( inqdam) id dictü eft ;quig oppolitum quoq; interdum accidere poz teft quod nimirum in (ciencia (aperius cófideretur in Bratiá inferiorisyad rllad1]; redacaturytüm tn effezci;tàm ;n efTe (ct- bilis, & "en preterm aceidit cü iu Ície- echa ineiusgrafiür eo: : ttiodo dependet faenriaide a cognitio pet. 68 aiftiiocenditur; in Phyfic ens mobile &c.adicor pás m poté cuis: riavüral per fa, & bd odii Ls lis expl poses i Bs veras heri in tui militantcontra fecunda | clatiódié'; &' Fortes cl aic, ptus füperiótes rti fcientia QUerie M à tiàm interiorum có fiderarrdébete 5. élithaión eftvaiued'alcec veram yoliceg ree it&potlit accidere, vt dictücfty es etfuifetieffe Ponci ij: conclus MA i t3: in Aetas aid enim tob. tum agriburionis jitadt: f mU dent. oppótitm conftat iiexeiiplis is de Lógica, fic; qui quidem d fc iti fie cór TOI HEOD RI QUEM M addu éityediindetin ds fclenti js aliquid eó* niens Gua v Ha (psties infia at fionart probie o add jlato- Quiodquidé verü emy Rp Ue ide Seneca là itithisfcteno je cenfideratisg te ptus quordáim nagis fi perióres: aun (t ifitid'eórtiane y quód irretepto: pido affistiaturg Vr inL MEN eritis Piciónisecun dz (übel tion Wohga mefita- tíoris &c/ in PhytiédicOCe priis'entis tuas sétialisjentis t6obitis&e: ceptis ettülfinc cótititores oihibi is c: fi detacis Sii sll 9 fedémeijey mon o slo nang eis'pro' obicttis adi fed conitidekántàr in sfddaeh iles maii eómurnt Rid f eiramdeqs ve eda étécity qualise id Pevopenqio: loziüsgia "ere Miri n MEAS d 1 Contra aret siortindts vt fir BERI HAR xe] libe vohen fidis uode fe^ As ARE perfectis actióosRétddaicndonf aitc- quiquide conz — D Rau SC T - B. e. I $56 Difp, X IT. alterins; illud vcró eft medium, quod eft ignobilins,imperfectius, & confert ad af- fecutionem finis ; fed in fcientia füperio- 'ris,& inferioris cognitiones funt ita ordi patz , & cognitio fuperioris eft ignobi- lior, & impetfectior;quia confufa,& ob- fcura , & cófert ad cognitioné inferioris, nam bac ncquit haberi fine illa, cognitio infcrioris eft perfe&tiorsclarior, & magis determinata, nec cófert ad cognitione fü petioris, cum poffit fnperius cognofci nó Cognito inferiori , ergo inferioris cogni tio crit finis, füperior:s veró medium, & confcquenter inferius crit obiectum at- tributionis, fuperius obie&um attcibutü, Tum 2. (icut pars effcnualitéc ordinatur ad totum, vt imperfe&tum , & incomplc- tum ad perfectum,& completam,ita co- gnitio partis ad cognitionem totius nam Ecs petunt cogno(ci cüimea propottionc, qua (unt, fed fupecius eft eflentialis pars inferioris,quod eft torum,ergo,&c. Tum 3 matetia, & forma , quia (unt e(lentiali- tcr pattes, non funt in Philofophia fübic- &um, fed conftitutim ex eis, ergoidcm de (aperiori refpe&u inferioris dicendü. Dices,(uperius effe quoddá torum e tétiale, cuius partes funt inferiora, & hac rónc inferiora reduci ad fuperius, vt pat» tes ad cotum. In(tat Hurt.probando fupe rius, ét vt totum potéiale, & vniuerfale, tcferriad inferiora , nam vniuerfale vt fic eít pars petens cótrahiad cópofitionem ici fed vt pars,rcfertur in cogni tionc ad totü, quod cóponit,ergo, &c. tü quia zenus ideo dicitur totum, potétíale, quia refpicit inferiores fpecies, in quibus clauditur, & de quibus przdicatur, (ed vt fic eft c(Tentialiter parsfpeciei, nam clau ditur vt quid potétiale, & przdicatur per modum partis pocentialis, ergo vt fic or- dinabitur ad cognitionem Ípecicrum. $2 Refp.hec argumenta procedere in efle rei; & quádo in doctrina feruatur idé Ordo naturz,non veró in elfe (cibilis , &c quando ordo do&ttinz eft ab ordine na- türz diuer(us; dixirnus.n.in q. proem. & difp.1.3.6. non femper ícientifcum fcr- uare inttadenda aliqua facultate cundem ordinclo, quem res (eruant inter fe nam À parte rei cognitio caufa ordinabilis cík ad coghitioné cffe&hus , quia liec mequit haberi fineilla, non tamen cotta, & ta» men quis poffet ordinare cognitioné ef» cai d co gutenE caufz, cames inde- monf(tratione à non2 contra,verum fi quis przfigeret bi —— cognitioné medij táquam nc vlumü,& — intrinfecum fuz (ciencig , tunc cognitio finis infetuiret cognitioni mediorum , in. effe (cibilis, vt patet in-frznefa&ina , in qua dirc&tio equi,quz cft finis, reducirur ad franum ; neq; hoc cft repugnans natüs ris reramsquia licét non fit mutua depene dentia ine(le tci , pot tamen dari in eíie fcibilis quatenus vna res eft à priori. pec cauías , & à pofterioti p cffe&us cogno- (cibilisimó & à cócomitantibus : poterit r quis ex fuo arbitrio cü méao tà inre,vt dicemus q.feq.atlumere aliqua rerü (eriem declarádam, fi nis iftius obice Giuus erit res ilz , no quidem vt (unt dif- fitz fed vt vnitz,& in vni compa&ta,nà vnionc ageregationis.(ed cópofitionis,&c vinculo reali,quatenus in vnu cóe conue- niunt effentialiter ,q» per differentias poft ea diuidunt,& coníequenter,g» habet r6». ncm totius, & principalis in eíse fcibiliss erit illad cóe conne&tens inferiorayque vt partes continet, & refpicit) ac diffcrétias vt aliquid ipfius : finis veró formalis erit cognitio iftius cóis, qp refpicitur ab infc- rioribus tanquà includeus ipía in eí(le fci" bilis,& à differentijs vt diuifinis illius, & pet confequens erit hoc cómune princi" paliter intentum à fcientifico, nà fol vt eft totü quoddá aétualc;(ed ét potétiale, quia vt fic dat vnitaté omnib.teb.v: pof- fint vnam materiam fcibilem, integrare $3 Ad 1. igitur dicimus maior, císe ve ram in cffe rei, non in cffe fcibilisex fine & arbitrio (cientifici , quomodo non rc- quiruntur illz conditiones, vt aliquid (it principaliter intétum ab attifice, fcd (ut- ficit vt potens fit darevnitatem n atcri& y quam declarare intédit; fac fe habet (opes rius cx dictis, ad quod inferius dicet ordi nem, & confert ad cognirioné ipfius , fi cut connexa conferunt ad cognitionem conncétentis, inferiora in ellc cibil:s süt conexa in vnum obicétü fcibile adazqua- fteriori; medium ex. — E proptia natura elt ad finem — Mon tum, fur erias eft cóne&tens tribuens illis vaitatem Obrectiuam, Ad 2. faperius im efc rci eft parsat in efle (cib iliseft cotü y inferiora fant partes, nà (icut partes vniü tur jn toto, ita inferiora in e(Ie ob:e&iua lifcibili vniütur in illo comuni, fine quo non cífem mena im fcd plnra us $ta,que proportioy& cónexio habet fun- damentum in rebus ipfis propter conae- nientiam in illo comuni, vt diximas . Ad 3. (i quis vellet inftituere fcientià de ma- teria, cognitio cópofiti in effe (cibili or- dinaretur ad cognitione materiz, quàuis hzc fit pars; nó eft tà paritas omnino in- tec materiam, & genus cóe, nam materia non c habet vt fuperius refpectu c ti nec vt totum quoddá potentiale , vt fe habct genus. Ad rámpugnat. illius refp. dicimus hoc,g eft ec parté potentialem (pecierum,quamuisin efie re: fit ró ordi- nans genus ad (pecies , in e(Te fcibilis ta- men c(t ro, cur (peciesordinentor, & at- tributioné dicant ad genus, quia per hanc communitaté generis (pecies interueniüt ad conflituioné vnius obiecti adzquati Ícibilisab artifice inéti; per idem ad 2. f4. Ex hucu(q; dictis liquet, quá re&te aflignauerit Doctor q.3. vniu. conditio- ncs (ubic&ti fcientig ; quatum primaeft , om deipfoprz(upponantur quod cft , quid e(L, vt vidimus art.2.& 3.Secun- da;gp per eius quodquíd eft. demonfiren- tur de ipfo patlioncs , quod cft continere pafliones demonttrabiles de ipfo,vt vidi- mus ar.4. & tertia,vt ad ipfum omnia alia in (cientia confiderata reducantur , & at- ttibutionem dicant, vt in praíenti often- dimus ; nec aliz códitiones requicuntur y nam qua ab alijs a fignantut , vcl (ugt íu- peifluz, vcl reducuntur ad iflas ; nam qp fubicétum non debeat effe prohibituni, hoc cft aliquod impoffibile,noo a:4uiuo- €tmnon ens per accidens, non corrupti- biley.[cd necc[irium, non demoatlribi- fed pra (uppofitum,pcluduntur in pri- conditione, nà li de tubic&o przíup- potiràc quod cft , iam non demontiratur an (cientiayim(en(u tamcn expo ato arta. j. habet. quid c(t serit dc finibile;& per co- !equa9s-poflibiltmon prohibii om; vniuo* f) snon ge quiuocuimg per (e; ncn pcr ac- Logica n £I. c 4n ad oliefl. debeat m nitio przdicatur de terne veritatis. Quoc habere principia, pet. monftrentur,op fit prius; iam incladantur in primae ditione, per principia .n.nó tellizi debét principia effendi,vt st f intrinfecé componentcs,fed intell d!,quales (unt pramiffe demonftrarionis inquibus definitio ME mediam.Quod dicunt ali eed tia, nam fromniaz ad ipfum reducuntur, id non excedit, neq; exceditut à fcientia. ' Deinde , q (übie&um debeat cífe ent reale, non eft neceffarium , quia de ente TOnis pót effe (cientia: Ln yniuer(ale y Deo fiogulari (fi- nor requiritur , quia d: mo eft (cientia; catur, ion de f » tandem, quód ommun iffi mt ly 1c c communitate attributionis ex plicatui vera conditio , & e(t tertia afi ignata ,ü de communitate pra-dicationis, eft faifag & contrarationem fuübie&ti « s De Fnitate $cientit. $5 On cft hic fermo de actuali fei& tiayhzc.n.cü fit cognitio cóclu« fionis demonttratz, multiplex erit, ficut plares funt cóclufiones in (cientijs,& " pote(b ab; alia (ciri,vt patet,licéc de hi: actualibus (cientijs videbimus, quomodg vnam integtéz totalem; fed loquimur de . fcientia habitualiquàm ex dicedisinlibe de An.(upponimus qualitatem quandam ele de prima fpceie ab actibus productás inclinantem in fimilesaétus, nó auté eg fjecics terü intelligibilesinter fe ordinas tà$, vt perperá quidá dixerunt ; & de ifta habituaii fciétia quarrimus vnitatem y.quag 1anquam preprictas fequicur entitarema ' Ant. Mirand.ib. 13. de cuer(Aing.cer« tamíect.6.X 7. lalius Syrenusopufc, de obice«Mct.icét.3 c $ 64x 7. alij fuftieXX " Difp. X 4 ifi viam fcienri totalé rep tct ex partialibus fciéjs- cópo- m id, & folü Doctoià atbitrio,& volütate plures fciécias totales cíÍe "cnr Nou doccre debent, qui Met yü- cam (latuun ita cómuné. vt ad paruicu- lariam entiua effentias conüdcrádas de- fcendere tencatur;nam fic omncsaliz fcié tie (altim (peculatiuz fupetfluccen: ,quia omnia ad FM Metapbyficam ertincrent.Ex aduerfo quamplures hane [Remis de vanitate Biene vanam , fpeobsbikny & fam refpuumt , itas m Corfimb.g. 1:proem.Phyf. $6 Media via &, uod quàuis fientar faltim fpeculatiuará vnitas de E sani e A; fed ex funda- ipcsao. TT ibilibus reperto ; ) 1.in fin.ajditio, vbi n lis rc nis (ciet im có- p ox [ ios ade jd Mat. "— conc i7. imgam inqui(i non vidco bs diuifioms h. ffi- iam per ali. ire neec(J actam $off e ffe oci fed lacuit diuer[is auci oi- &ns circa diner[a fabiecla [peculari, U 4 10t fu. ojideationi [ubdereyquat v bantar aliquá conuenientiam in prürci- vein 12 modo confiderddi lbere;ui- dua$ noftit dici parces inmr c; & quod fciétiz totalcs e auctorum pla-eitis ditinpaamur, X contéqueater,quod tat dari vo totalis icien: 145 vt dice- uus di(p, 1. Mcr. q« 1. $€ quód noa me- géà acbitririé fuerit fada. hzc diuifio , fcd propier conuenientiam. retum (cibi- lum:n Neue ipijs.& modo eoafiderandi ; dpfüm fequuntur Meur. ia Met.:3. 6. proe. & omncs feré Receotiorcs . Primü exph- «attir 02m vnicas íctenrie de(umitur ab " vnitate obicChi fcibilis. (cut ergo omnia Kcibiliain ence conucniuaz, & vnum 05:c i&um totale, ad; quacum imt egeace di- €untur fub quo omaia ran juam. partíalia €ontincmuuc , ità poxerit dari vna feiendatocalis «ns i22 quà obie&tum coa- fuderans, qua plurcs partiilcsteróiias in- e am nit merci ait Mcaphyficiconiderieent, ve ety quam partem eritis , nofT.m. a Ua. ior ratio;cur ofa (cibilia po(fint in vnum obie&um conuenire, nom aut. (cientiae in vnam communem ; & fi.veliscum Tho« mitis fciérias necefarió dittingui ex di- uer(a abftractioric 1 materia, itavt fcien« tia non ex rebus,vt fic,(ed vt abttraótio- ni (ubftat à materia, diftinguatur, de d mox art. 1. faltim ficut abítradtiones di-- uerfz à materia cóueniunt in abítra&tios ne in communi, qua poltea im tres diai- j ames de fcientia dici poíkr, quód de- tur vna totalis res abftractas inaeftigansy alias partiales continens iuxta diuecüca» temabítra&ionisrerum ; hinc 3. de Aa. 38.[cientia fecati dicitue y ficuc & rese Tum quia fcientia in commoni cítge- nus ad omncs (cientias, erpo vasa totalis generica potett dari . $7 Auamé,quia vant cátum ponere rerum omnium magnam con- fafione.n patere poterat ; & multip'icare fcientias tocalcs, juot fpecies catiuds, cljet in ii initum progretin lapreoti com factum clt;vt omncs [cientiae ad cec trm ngmcruim reducerentar yq i2 corales 6«].1.qua$ dicütur genera s na [écundée qui d;ftáte illa Kamota díuifiooe im deceax leries rerum claritatis gratia adinuenta, Non cftautem hec fcicaciacaar diuiz necat Doctor volarkacte facta , vt de ipfa verifigetar dictu sad fat. pro voluntatscd habaic fundaayzntír in rebus ipüisyita vc ticuc. pradicamento- rdm diui(royac dittriburié ex condenien ortam duxi:,ita de fcientijs diéendumy mul de c.juoy& Angelo, quia mulla pro- gotrüxibilibus,ali jus de '1aymobi- libas,aliqua de iomarefralibus,&ce - tépdeit diio Anius, Mille ceteras vero fcientias abícindere fibi ali«.— 1 a , maxime quiaceterz (cientiz (uper- fluerent ,ergo infent, ipfius ab(urdum eft. «o vnam (cientiam. Refj. av totales,& vnam ponebat.(. Mc- caph.contiderare fübftantias ; ceteras ac* cidentia.; vel reprobat , quia (cientificus debet prazcipue claritatiyordini, & facili- tati incumberein tradendis facultatibus , & con(ufionem , tü poterit,cuitare : vehandél ardel Mcert.non proat tra- di poterat,(ed vt fait ab. Arift.intbiruta . aq igitur E dentur (cientiz to- tales, quarum quelibet propriam rerum (eriem ab altera diftinctà. pra(cribit (ibi ,quarimus, vnde fumenda erit hzc vnitas (cientiz , & à quo habeat fpecificari (ciétia;& tria examunabimus., perfe&té Mecca s aree tet plex qualitas,& candem qualis (1t .vnitas, quam accipit à proprio fpecificatiuo ,  IL tio fcienti& . libetalio habit , allignat po- tet vaitas,intrinfecayquz propciá conte. altera, quà ex obie&o dicitar. defumere , à quo (pecificatur, & cífentialiter depen. det, vnde & obiedtiua dici folet; prima , quia non ita facilé cognofcitur , innotc. ck nobis pet (ecandam,& de iftaloqui- fit vna à ceteris diltin&ta, co vel maxi- mé quod idemobie&um videmus à plu. Primaopimo (quz adamullim eft ex. quoniam celebris ctt apad Tho .) atferit diuerfitatem fcienciatü fu- j quam (ententiam fus cxplicant ter,& in effe rei (cd oeinaliten 8c i fcibili con(iderato , quz ratio (cibilitatis flic in hac , vel illa abítra&ione à mace- ; pro quis . OSTEQIME ab(tra&ione fit potenrialius , & mi- nusi i 1 quia abftcahit ad actua litatibus fpecificis .(. ijs » actus. aüc e(t notior ia; & de ita nonet fermo ; alia eft formalis; qua forma ab- ftrahitar à materia,(eu quod e(t a&u, ab: €oQ cft potentiale; ná forma eft aas , materia potentía ; & cófequenter fic al - ftractum c(t magis imellig;bile, quia de- pucacüc 2 materialibus, & potéimtinis quz impedium inrellisibilitatem, & quia ttiplex eft materia , prima eft fingalaris - iquiequid pertinet ad fingularitaté res rum fenübilium, vt hac caro, hic calor hoc os, &c.(ecunda fea(ibilis , & (unt oés fenfib:les qualitates, vt calor, frigus , co- loc ,&c.& tertia icelligibilis,que ett (ab- ftantia corporca,feu matería prima;hinc triplex gcnus (cientiz daturloquendo de Ípeculatiuis, prima (cientía abftrahit à fiogalari, & cft , qae confiderat res feníibiles,vt fcafibiles (unt, no in pat- fophia ; fecanda qux abftrahit à materia fingulari, & fenüibili , vt Mathematicazas, que quantitatem coofiderat, non vt al- ;vcl nigram, calidam; vel frigidà; non tamen abftrahit à míatecia inrelligibili uia &ó confidcrat quantitatem fine. (ab- ftantia matcriali,cui ined ,& à qua depé- dct in e(fe, & in cognofti , tertia tandem: abí(trahit ab intelligibili materiayquae ta lis diciiur qa folo mteNectüpercipi pót ; & hzc cit Metaphyticas queres à. aate- ria abtlrictas concemplatucvt funt , quae vel non (unt in materia, vt fubQancig fe parata, vcl e(fe poffunt ab(que materia y  (übflantie y quiltatis;a&tus, po- ca, xc. Hec igitut immaterialicas eft Rrt z Fa. qe er di immaterialiras crit. . diuer(z intclligibilitatis , & quia ti -telligibilitas , & triplex genus fcientiz fpeculatiuz, Addunt tandé per hanc ab- actionem non intelligi d enominatio- iem extrinfccam ab actu iotellc&us ab- firahentis proucnientemyfed immateria- litatem illam obie&iuam , & radicalem , qua £n Íiq vel fic cft hos intelligi . ...6o Ruuq.4.proc.Log.aliter explicat bác sóné (cibi fub "ia. C quod il- Yacft vna (ciétia ab alijs diftin&ta,qua ,p- de habet principia;quibus vtitur ad pro- bandas Pace peque prine (e ha- * ex diuerfitate luminis (eu principiorum - eritur (ciétiarum diuerfitas, quam expo- amplc&untur Complur. & Io. de S. Th.& Amic.trac.27.dif.4..3. ad- - litas , nonnifi ab immaterialitatc obic&ti ót proucpirey& confequenter tota ratio Joecificarionis erit immatcrialitas . Alij hanc rationem (cibilis, (cu abftra- tioncm dicunt efle diuetíum lumé , quo &um cft ccgnofcibile ; nam obie- €um materia fcnlibiliimmer(um cft co- per fcnfus externos , a quibus oruim ducit Phyfica fcientia ; ebicóium materja intelligibili cognofcitur ab abftraGücft ab intelleétu fcibile : dta Ban. Lp.Q. 1-2r.3. Zum. q. 2. Alb. 1. Ehyf.tex.1.apud Am;c.cit. Alij hanc - abftractionem declarant , coquiainprimo gradu quadam intclli-  (unt, nec rc, nec ratione abfiracta à materiayvt funt rcs phyficz ; in (ccun- quedam (unt abficaéta rationencn rc, yt mathematica-obicéta : in 3. tandcm apud multos . in Met. cit. & alijs locis addu- cndis in art, feq. hanc [pecificationé de- Íumit à diucrfirate obic&orum adzqua-,& totaliumsitavt illas £c diftim& ee fticntiz,qua diuerfa obiecta;nullo modo. immatcrialitas;triplesquoqueeritin gra E . Eo T ieda aliquo culo, o ad confiderationem colirgata ; intc- re vnam totalem fcientiam : ipfum fe- (cé. 11 :Fonf.5.Met.c.7. q. 5 fe&. 2. Hur« f difp. 1. Met. (c&. 6. & 7. Auctía q. 27« fc& 9. Wie ipn pna Met j .q.3. Blác.difp.vlt.fec. $.& 7, & alij » 61 Dicendü eft;prima (entéia de tri- plici abftra&ione (i explicetur, vtà Sco« ti (cntentia diuer(a, eft omnino falía, ve- ta cft vt cüifta coincidit, non tamé cla difficultatem explicat, vc declarat modus Scoticus . Prima pars huius con- prob.difcurrendo circa explicationcs ad- dutas: nà primó fal(um omnino eft (pe- cificationem fcientiz (umi ex co, gp qua dam (int entia fenübilia, quzdam 1magi- nabilia, & quedam mcré intelligibilia « Tum quia obic&a (cientiz , nou cadunt (ab (cníuycum fint vniuerfalia , ergo om- nia funt meré intelligibilia. Tum quiae imaginab:lia funt ctiam (enfibilia per (en fus cxternos,à quibus dcriuantur in phane tafiam. Tum quia dittinctio fcientiz , & vnitas debct fumi ab co » quod per fe pet* tinet ad Ícientiam,quod autem obiectum fit pet (enfus cogno(cibile ; per accidens fe habet, nam fi intelleótus à (enfibus nó penderet , adhucin ipío (cienci& éflent diftin&z ,vt eft in intelle&u (cparato. Sccundo falíam e(t abflractionem à materia , prout przecilionem dicit, f peci« ficare [cientias, nam hac pracifio vcl di- citactum intelle&us abftrahentem , & hic nequit dare vnitatem fcientie, cum à (cientia non attingatur X folum fc ha- bet,vt approximatio obiecti ad (cientiá vcl dicit denominationem. prouenienté 1n obicétum ab a&u ab(trahenie ; & hac cum (it mera denominatio extramfeea, ens rónis matetialc ; non potcrit rcaliter fpecificate (cientias; vel dicit ab lt rahibi litatem obic&iuam,quatenus obicétü cft t conceptibile nó concepta bac ,vcl illa ra- tiobe in ipfo contenta: & nequc hec po- tens eft fpecificacefcicovias , quia vclue formaliter folum dicit conccpium quepe : 4m Quel HLod quo fcitniid fpecifiemtur. efr L 36g *. dam negatiuum f. pegationem affocia- , tionis alteríus rci , vel realitatis in intelle- &ione;hoc.n.cft pra(cinderc.i, non intel ligere przecifum cum eo , à s fit przci- fio hzc aüt negatio non cft fpecificati- .Waícientie. Tum quia illud poni debet 16 formalis (pecifi catiua fcientiz , quod eít ró,cur obiectum fit (cibile,& cogno- (cibile à fcientia,fed talis non cít ifla pre ci(io, nam illud eft ró fcibilitaris in obie- , €o, quode(tró, cur de obiecto demon- ftreur paífio in demóflratione, talis non et przci(io à materia, non .n. per hoc , quod homo c(t ab indiuiduis abftra&us , ideo cít rilibilis(ed quiae(t ronalis. Tü quia hzc abí(tractio potius fe habet vt conditio intellgibilitatis obie&i , quàm - tó formalis , immo nec eftneceffaria ad fcicntiàm,vt videbimus in folut.arg. Tà - demin rebus (ic abítra&is ab:omni ma- teria adhuc di(tinguenda eft ró materia- lis,& tó formalisobie &i , nam fj yllogit- mus v.g.in Logica abftrahit ab omni ma teriaycum fit ens ronis, & tamé in fe có-  fidcratus eft obiectum materiale logicz, non formale,ergo logica non habet fpe- €ificari ab obie&to vt ab(lra&to : corpus nitucale in communiabftrahit à materia fiogulari ; quantitas in (e à materia (enfi- bilii(ubftantiz feparatz, & tran(cenden- tia ab omni materia , non ob id tamé (unt completé obicóta fcientiaram imo à plu- xibus (cientijs po(Tant cenfiderari , ergo ab(tra&io non crit ratio formalis: fpeci-  (cientias. mericam conftituentem obiectum in ra- tione obieéti (cientie generice comple- t€ , coniinere tamen diueríos gradus, ad quos per alias rónes. formales contrahi- turconftituitq. cum illis diuer(as ícien- Has , Contra;ró fpecifica: diltinguens di- uer(as (ciencias contentas (ub iila ratione iaceo (cientiz per abflractionem có- itütg: deberet in (e cocimere abí(tractio- nemillam coumunem tanquam genus , -8. corpus huimanü yc abitractuimm. à ma- teria i.eft quid confidcrabile à NC abflractionem illam tanquam genus aj : ipfis contrahibile,vt fe habeat natural in communi ad hanc, & iliam. det : tem,vnde valet dioere naturalita: , nó valer, uod fit a nec fanabilicas eft abftra&tio muner phy(icz , & medicinz noi abftradtió à materia fingulari. — Vel tandem per hanc. ab datur intelligi ro formalis pofiti Gijquatenus ex füi natura includ tiz paflionis in fübic&to,vt explicat . ui. & adhzrent Complat.& Io de S. & hzc ctt fententia Scoti;que adhucma: là explicatur per abítra&ion m à mata* ria. Tumquiaabftractio fotmaliter dí« cit,quod non habet res;non quod habet» Tum quia non (ufficienter, necre&à pet.— has abítra&ioncs diuiduntut fciétiz (pe- culatiuz totales , nam logica abftrahit agitde numero , et communi thmetica 1 ad res materiales, & fpirituales: qua eft abítractio metaphyfica,& tamé fub Ma« z thematica collocatur; Aftrologia quoqs mufica, & perípe&iua , quia matliemart«  (unt , pertinent ad 2. abítra&ionenr » & tamé aftrologia'cft de corporibus cos- leftibus,eorumq.motibus,afpectibus , & influxibus , mu(ica de numero vt fono- rosperfpectiua de linea vt vi(bili , ? ett marcriam fenfibilem concernere ; fciea« tía tandem moralis abftrahit à materia 2s fingulari , quia resin vniuer(asli contidee rat,non tamen à materia fenfibili , nam - contemplatur humanas actiones vt diris gibi lcs, & per confequens in ordine ad circum (tàtias corporales , & materiales s diftincta: qua ratione impuenatar vltima expofitio huius triplicis- abftra&ionis v Conplut. & Io. de S. Tho. cit. multum laborant, vt fuflicicntiam huius diuiffo« rónibus ficmata. non cft immorandum 2 eo vcl maxime q» Metaphifica ip(a mule confiderat, quaáin Phy(ica quo. tra Gantur agi: ,.n.de principijs,de cautis ae 34 — fin pe&tetur,cum habeat pro obie&o' o fubftàtiam finitam , communé ingclis , vt [(tatuimus q. procem. iam aget de rebus abftragentibus ab "Omni materia quam róné fuse proícqui- tuc Aucría qur. philof. (ec. 6. ottendens Phy icam à Metaphy(ica non di(tingui. — — 6$ Praftat igitur dicere cü Scoto di- —. flin&ionem fcientiz , & vnitaté fumi ex —— * . nitate, vcl diftinctione obie&i forma- —— lisiuxta explicationé tradità q. prac.ar. 1-qui modusett ipfius Arift. 3.de An. 57. 4&38.& z. Metz. & 4.& r. Poft. 45. v- bi Aritt. docct ynitacem fcieptiz cx. vni-. "tate obici inueftigandam .. Tum gnia à quo re$ accipitentitatemyabco (umir. v- . mitatemy& fpecificationem , (cienua ve- roin fua entitate dependet al obie&o ; (  sgnapropter illa erit vna fcienua , dug v- c cum lnbebit obicétum formale.i, qua |... "gem aliquam contiderat fub proprio mo- do contemplandi, quo nonattingicur ab  .— alijs(cientijs, quamuisrces illa confidere- |— e 7 mw obalijs (crenrijs (ed (ub diuer(o mo- do confiderandi. Qui modus, cü (it mc- dium cócludendi pa(Tones de fübic&o ;: erit principale ingrediés im principis de- monftrationis , & confequenter. diucríz omnino , & difparata fcieptiz- habebunt. diucría principia , & modos procedendi ad deuvotiftradas paffiones; & hino eft y quodaliqui vt. Aureol: affignant dinerti- tacé (ciontiz cx diuerffrate. principiorü y. vcl modi procedendi ad probandas con- clufiones;hiac aute diftinctio nou cft pri- ma;:& radicalis,. mmvidco principia funt: dicería: , quia:diaerfa eft ratio formalis obiectorumsideod; omnis diftin&tio; vcl vnítas (cicnus trahit origineny ab vnita- tc, vcl dittin&ione obiecti . Ec hasc can- dcm fententiam de vnitate ,& diftinctio- ne ícientiarum nuper (ecutusc(t Oüuicd;. - contour, Log. pun& 5.$ 4. & Poncius dilp.zz. Log-q: vlt. — — , Cctrerum atlignare diflin&ionem om- Wiü(cientiavü non eft prafenris negouj y ficut nec. obicéta omnium: feientiarü. ve- ftigare y quorum cognitio reqniticur y vt ys det.ynitatem;, vel ditGinétionem (cientiarum: dogno(camus. Solum addimus, vt opti- j mé notae Auerfa q,27. Logs (c&. 9: qnod E M uu Difr. XII. De S$dentia .- n 354 v nó quzibet formalis ratio obiecti debet" totales fcientias multiplicare,nimis;n.có: intelle&us;quia tot e(Tent (cic ti2 , quot naturz retum;, de quibus pof- fent paffioncs demon(trari; vt igitur cet-- to numero,& ordine procedatur in (cié- tijs,zationcs illa formales aliqua. natura- li proportione; & vinculo'colligatz, & imn vna commun: róne cObenientes in vnum: colle&s ad eandén fpeGtabunt fcientia totalem; que veró funt inter fe diffitz , nec aliquam habent affinitatem , & pro- . portione; diffitas,& diuerfas conflituent fcieatias;fic ien entia materialia, vt funt fc ipfisincludunt ,habcent magnam: cóne- xioaem y.& naturale vincülum inter fe ,: ^hacoccafione Do&oresde liis omuibus: vnam totalem [cientiam comttruxerunr 5: idé de rebus pra&icis dicendá , de rebus: mathematicis, & metaphy ficis , nimis .n.- longum cílet obiecta omniu fcientiaram: rece(ere,vide Auerfam cit. fe&.7.& 8. :64. Inoppot. arguant Cóplat.& To.de S.Tho.primó,quod'nottralententia non! fati sexplicet punétum difficultatis ; naar cum dicitur, quod licéc eadcm res mate- rialiter infecta poffit ad plurcs attinere' fcienas , non autcm formaliter propter diucrfüm modum de&inichii in vna- tcié- tia,acimalia ;ceftat adhuc explicandum in quo'con(rttat hzc diucritasin definr& do: & ex alio'capite nequit. prouenire y ni(i cx diuer(itatetmmarerialitatis, & ab - ftrattionis; quia. f. ex diuerío-modo' ap-- picliendédi, fequitur diueríus modus de- finiendi Cont. non potcít in noftra (en-- tentia redd» ratio; cur tot definitionesa(- fignata in vna (ciéria ad illam pertincát nifi ad dineríum mmn modu:n de- uenratur znam fi dicatur lioc e(fe , quiazs omnes illa! dcfinitionesab vno fübie&to habent coordimationem,& deperdenciá;. explicandüm rein anct , vnde fümaetar i (La coordinatioyquz vnitatem iftam: confti- - tuat:fi pro radice affi diucríus nio dus definiendi,iam'iffe ex d:ucría abflra- €tione ortà ducits(i dicatur hoc e(Te quía" omnes definiiones paraculürcs: vnian- tur,& continentur f. b vpó cómmuni ge- ncré. Gontza cft; quia hac vn1o, & ri i Euef IL. equo fieiie fpetfientir. o. 983 dinatio nonni(i ab abftractione , & im. amaterialitace poteít prouenire:cergo lim. pliciter re(pondere , ideo fcientiam effe vnam quia in ea confiderata vn:untuc in vna rationc formali ob:e&i , e(t petitio principij;& nugatio,huius .n. ratio inqui- ritur, Accedit tcádem;quod fi vnio in yno communi (ufficeret ad vnitatem (cientie, jam omnium yna daretur (cientia, oec ct- fet ratio, cur omnes mathematicz: [cien- tiz non (int vna fcientia genere, Refp. ex di&is fatis futhc enter ex ra« tione formali obiecti explicari ynitatem fcientig, neq: abttra&ionemaliquid có- ferte , ni(i pro ipfamet ratione formali , & contiderandi modo explicetur : decla- rare autem, in quo hic peculiaris definié- di, & confiderandi modus cuiufcüq.fcien« tiz conftutnon pertinct ad Logicam,(ed ad vnamquamq.Ícientiam in particulari z fic Phyfica docet fiaem eius effc conli- derarc entia naturalia yt in hac commue ni rat;one naturalitatis ;-& habendi prin« Cipium motus;& quietis conüeniunt (ub qua deinde ratione defcendit ad inferio- ra contemplando illa, vt propriam natus ralitatem fub naturalitate :n comuni .có- tentam h bent : M i(ica dozet fiaem ip. fius oífe con(iderare numerum, vt fono- rum , & ip gratiam buius varias propor- tiones, & atfe&iones ponderát «-Mathe- niauica in cómuni babet confiderare quá - titarem fub rarione meníurab:lis , Meta- pbyíica contemplatur omnia entia (ecun- rationcs quaídam generalcspradti- ca fciétia operationes vt dirigibiles in ma teria morali;& fal(um eft bas diuer(as ra- tiones formales originari à diuería ab- ftra&ione;nà preterquamquod bac ab- ftra&io,vt communiter explica:ur non fatis explicat di(tin&ionem (cientiarum ., tum multa vnius ab(tra&ionis confide- rentur ab alijs fcienrijs : adhac tame hac cauf(alis non eft vcra,ideo corpus natura- " leet conlidcrabile vt naturale quia ab- ftrahit à mareria fingulari,ncc ifla , idco . quantitas e(t men(urabilis , quia abftrahit à materia fingulari, & (cnlibili; ergo hc abítractio nonerit radix fcibilitatis obic- cti : fed radixerit. propria nauxa cuiot- cunq. obiecti: petere autein , «ur aliqua "res ít iot:lligibilis in juaniü eft obic&ahabeantmaturasconüimiles,& af» — faes,aliquanon, aliaratio adiuci ue — quit.nifiquia boc efthoc, &illus c(t il. — lud.E: his liquet ad 1.confir. Ad 2. con» cedimus feq. attamen claritatis on- moditatis gratia hanc fciéN tct totalem ín plures fecund tales diuifam fuiffe,vc fupra 6$ Secundo quód immatei 1à di(tinctiaa, prob. Tumquía i tia fepatabilis, eo qp intelligibile: ac fpiritpales& fp riualitatis pr eft à materia denudatio, ergo intant eft (cibilis hoc, velillo modo ; inquanté c(t ducr(imodé à matcria abftrah:bilis radix (c.bilitaus rei hoc , velillo — hs modo erit diuct(aimmaterialitas : & fig." — uando diucríz definitionesíüb eadé ab. — ra&ionc procedunt jlicét diuerías quid» ditatcs definiant io e(fe rei ; dicuntur ta« e 4 men ciufdem fpeciei,vt definitiones ph v fice,quiaomnescodem modo procedüt — T includendo materiam (enübilem motui & fabie&am , omnes erunt eiuídem (pcciei- ia effe (cibilis propter cófimilem definiés. dimodum. Tum 2.Ari(t. 6. Mct.c, t. (cié- tiam (peculatiuam per triplicem abftra. &ionem in tres fcientias diui it T efp.ad 1.ncg.affumptum,nam & ip» : fa indiuidua materialia (un intelligibilia: imó per ip(a imelligimus fpititualia , vn» de itaamuc pro flatu ito. in cognitione À rebus materialibus; & quamuis in scien tijs debca: fieri abílraétio ab indiuiduis hoc non eft , quia indinidua finc proríus inimelligibilia, nà adus iplelibttraótio « nis non prefupponit obieétum abítraótüs fed quia (centia eft. tátuif vaurerfaliumy vndc hzc abftra&io erià io. (piritualibus fieti debet ; & proprie eft abtkractio fu- petioris ab inferior;:fal(um etiam ctt ine telligibile idem eífe;ac (pirituale 4 nà ens tía materialia , cum finte(lcniialiter ta» lia,non potfunt vt fpititualiaconcipi:fal- fum cít quoq, definitiones diucc(icü quid ditatum in cilc (cibiliseiafde clie |pceiely vt att.fcq.Sed vt penitus hac rauo lolua- tur,not.quàd cum áiferitur rcs. materiae lcs non cadere (ub fcientia; hac. fnuna- 1crialitas requitita;vel dicit. cond:ioc€ KRrt 4 E — pradicatü obie&i,& eft falfum , quia ?.  rehendi;neq; materialitas obiecti cft ra jo cótingentie iptius quó ad fcibiliraté y — "quia etiam in (piritualibus dantur propo- |. Bitioncs contingentes,vt Angelus moue- —— * "fur,intelligit,& c. vel (e tenct cx parte. » (00 porenagzsquarenus dicit modum , & me- - ... dmm cogoofcendi, eo quia intellectus nó 3 — materialis non poteft vt immaterialis ap- EC — prch: — —.. percipic materialia materiali modo .i. por ^ fpccies materiales, vt fen(us,fed 1mmate- |» — — rialiter.i.per fpecies immatetiales ; & in D hoc fenfu vere (unt ille propotaiones, E, ; te5 materiales nó cadunt fab (cientia, ma 1erialias ;impedix intelligibilitatetm , & — . fimiles. Ad Arift. dicimusa(fignare fu£- ; ficientiam (cientiaram penes obiecta , & diueríos definiendi modos ,quos circuin- fcribit per abftra&ionem à materia , re wera tamen intendit. af[;gnare rauoncs Kormales obie&torum .. rut fcientia fit vna fimplex qualitas, 46 q[ Oquimaur de (ciétia roxali,& ci- L pu habituali ; fatemur auté hanc difficulta.em e(fe. potius animafticam , «um fit communis omnibus habitibus , prafüpponatq; cognitionem , quomodo fiat intcnfio qualitatum ; veram quia in quazi!.procm,cuiuícüq;fci£tiz quzri fo- let;an illa fciétia fit vna; & quá vniraté ha bcat,nequcat explicari,niti fim plicitas ha b/tialis (cientiz inucftigetur;idcirco hàc mo cmus-dubitationé,gr noftro inflitu- &» iat erit,reliqua ad li.áe an.remjttimus, Prima extrema opinio docct (cicntiá e(ic-vnum-(implice babitüi per primà de- mon(üratiopem illius (cientiz acquifitü facilitantem intellectum, .nonfolum cir- caillam. demon(rationem , fed ét circa emncs,quibus perficitur per quàdam ex- tenfionem,ita D. Tho.p.2.q. $4. ar.4. vbi Caict. Med. Vafq.difp. 80. Val.q.6.de ha-. bit.pun. 3. Salastract. 10. diíp..$. fcG. 1. Rua-q.4.proc.Log-Celeft. difj. 1. Log. fc&.4. Compluc. difp. 19.2.4.10.dc S. T. q.17.ar.2.Dfferunt aücquo pato babi- tus ille dicaturexcendi ad. alias conclu(: poftquam (ccundum cífenriam per p rimá Difp. XI LDe $dentia. 55^ demóftrationé fuit acquifitus; iet. ,quód in intellctu cf peret "n re, primam,(ecundá, tertiam , & czterig conclu. cam habitus acquititur » perficit intclle&tum quó ad primam potentiam , per 2. demonf(lrationem extenditar. ad perficiemdum intelledum quà ad 1 poté- ;& fic deinceps, fiu? fint plures ifla: potentig in intelleóta , (íu&vpa formáli- tet  & virtualiter multiplex ; hoc modo igitur dicitur exiédi;quatenus :nrelle&us non remanet interminatus erga 2.demon- ftrationem,fed terminatur per. hibitum ; cut (abijcitur. Io de S. Th.ait extehdi non per acquifitionem nove entitatis;fed per acquifitioné novarum (pecieram . Vafq. & Salas admittunt nouam entitaté in ha- bitu per 2.demonflrationem,que tamen non fit eiufdem rationis cum ent:tate há- bitusyfed modus quidam. uu. & Czrleft. quód fit omnino eiu(dem rationis , (icut intenfione acquititus. eft eiu(dem 467 Scecüda sécextrema eft «coti mul- tiplicanris habitus ad mulcip'icationem conclufionum;& demon (fl rationü in (ci€ ;itaut quot funt conclufioncs demone flratiestot finc hab.tus genersti fpecie di . Met.q. 1.& q.3. prol.D,& T & 1.d.3.9.7.àd 2. princ.& 3 .d.25. q.2.in fin.& d.31.D,& d. 56.L,ip(um (equücar omnes Scoüftz. vt Lich. & Tar. in prol, cit. BaíTol.q.6. Ant And.6. Met.q.1. Zer. . 3-Faber difp. 3. Mcur.q.6. prog. Met. Pari q- 1. prog. Log.& r.poft.q.vlt.Ca- merar«q.16. Log. Fuent.q.4.Log. diff. 5, art. 2, Canon. 1. Phyf.q.1.tem Nominales omnes, & ex recentioribus Conimb. 1, Poft.c.25.q.vn.ar.4.Suar. difp. 44. Met. fcét.1 i. Hart.difp; 16.de An-fec.a. Arria, difp. 1-Log.fec.5 -Aucría q.49. Phil. fe&. 7. Morif.dilp-1 2. Log.q. 4.Blác.difp. vlt. fect. 8. Amic-trac. 27. d. 4. q. 1. dub. 2.& 3: Tol.q.7.progm.Log.& alij. Rabion.q. 7.prol.a(ferentium coclu(io- ncs in fcientia demonftratas c(íc dupli- gencris ; vcl n. demonll rint. diucrfas paílioncs de diuerfis partialibus. 4obie- , &-harü dantur hab;tus (pecie diftio- Ci,vdl demonficát diucrías paílioncs de codcm Quefi.IT. c/An fit «Una fmplese qualitasc./frei 1T..— 863 £odé (übic&o ,& hoc dupliciter, vel fuc- €c(fiu& & diftin&is demonflrationibus , & de itis dantur habitus fpecie dittincti partiales;vel fimul;& eode actu demóftra tiuoti .[. de oibus paffionibus fieret vna propotitio deprzdicato copulato, vt om nis homo ef rifibrlissadamratiuus , difci- plinabilis,&c. & tüc concedit deiftis om nibus dari vnumhabitum fpecie infima . '* 68 Dicimus tamen ad multiplicatione conclufionom in fcientia , (cà proprieta- tum, fiue pluribus,fiué vnica demon(tra- tione demonftrertur , multiplicari habi- tus (pecie ditlindtos,& cófequenter (cien tiam totalem non effe vni (pecie , & fim- plicem habitum,fed plures; ita Do. cit. & prob.ab ipfo duabus praecipue rationi- bus 6. Met.:]-4.quibus tàm Nominales, q R ccentiores vtuntur , vt e(t videre; maxi- mé adud Ccg.4. 5 .prol.art. 1. Prima ró/; aé&us circa iilas concluf.fpecie diftinguü - tur,crgo habicus inillas 1nclinates , & ab yWllis actibus produé&i erant [pecie diftin- Gt isantec. prob.actus rHi;qui funt fcientie actuales partrales, habcnt diuer(a (pecie : c&t:, ergofpecie dittinguuntor,nà vt €um Arift.art. przced.dixunus ex diftin- &ionc obicctorum valet. ioferre fpecifi- €am d ftinctionem actuum; ancec. prob. actas(cientifici ; vcl (unt de pallionibue diuer(orum fubte&toram,vel de pa flioni - bus ciufdem fübiedty, primi iam differunt quo ad pa(fioncs,fubie&ta,mcdia, & prin ,vt cá de celo demonítratur incor - :litas propter carentiam materiz, & contrariorum , de füublunaribus corru- pribilitaspercompofitioné ex. materia , & coacrarijs nó. n.apparet, quomodo ia &ibus cadere poffit vnitas fpecifi- €2, fi obic&a genere differunt. , fimiliter principia, quibus demon(ítrantar paffio- nes illa, (ccundi ii demon(trant pafTiencs illas eodem medio, .f. definitione fubie- &i, adhuc obic&a proxima differant. fpe cieynam principia integrantur ex medio , & paffionc, & contcquencer (i paffio eft diuerfa, principia complexa erunt diuer- , quia. habent veritates euiden uas, & ioncs;idem dc conclu(io- nibus i doce Do&.5.d. 28 , multó magis quando mcdium cft Arg. princ. prob. Tum quia idem ebicCtum a&tus ,. Schabitusab illo pco* : : vode actus ab obicé&tis fpecific in- tur, habitus ab actibus. Tü quia,fi actus fpecie. diftin&ti eundem fpecie habitum poffenc caufare,non etiec ró, cur iniurcl- le&u vnos$tantum habitus non admitte- retur. Tuin quia babitascíft quoddamfe- men actus, in quem inclinat potentiám femina aüt (jcie differunt fi rllorum fra Gus fan: (pecie diuerfi, Tum quiaactus illi product habitus, vt (unt omnino di« ftin&i,& non vt in aliqua formalitate fal tim virtualiter affimilantur , quomodo duz caufz aquiuoce ciu(dcm cffectus affimiliari, crgo habitos produ- &i erunt fpecie diüerfi . : Refp. Thomif.a&us illos fpecie dittin gui in efie rei ; & quó ad ronem fübic&t tormalem qnoa in effe fcibilis , & ra- tionem fub quasquz eft vel abfractio à maretía,vcl ratio formalis obie&i, vcl vt ait Ruu.connexio,& dependentia princi piorum eiufdem (cientiz adinaicem:aam. licét infcientia totali fint diuerfa, fe inui cem tamen fupponunt , & vnum ab alio dependet,vt in Philofophia principia lib; de ccelo fa pponunt effentialiter principia communia corporis naturalis: ,principia hb.de gen. dependent à principijs lib. de celos& fic de alijs sidem in Losca appa- ret,nà principia lib.prio.praeexigüt prin- cipia lib. przdicab, praedica. & petierm. C Tb.top.clenc. & poft. dependét principijs .b.prio.& propter hanc depé ,quamtiis in e(Te rci (int diucriay: non tamen tn cffe fcibilis. ü ; * 69 Sedi art. priced: hasrefponf. ceie éimus : namarg. proceditde obicct's in effc (cibilihoc.n. non eft'aliud , quà co« gnofcibilitas obie&i,non quz cüque ; fed. modo illatiuo,feu vt per demonítratione eft (cibile, ergo (i obiecta, vtin demon ftratione famuntur,(unt diaerfa , erüc ine efic (cibili dinerfa. Tumquia etfi hóc efz tcibile c(ler abitra&tioà materia , ad- huic non foluitur argoméntudi ; nam ab- fira&io,licét fi confideretár in ordine. 9 ad terminum;à quo fit , vr süt fingulatia in prima a ;,, materia gs cse iníc^ m, $66 tia;pof(fet dici eiu(dem rationis zattamé fi fp«&tetur terminus ad qu£, f. res abílra- à, c(t omnino diucríz rations, ficut res ille fpecie dilinguantur , diucrfafq; paíliones, & media includunt , ac verita- tes complexas ; (pecificat;o autem fcien- tig nó dcbet (umi ab abftractiones vt. re- Kpicit terminum à quo , nam fic clt cóce- pius negatiuus , fed vt refpicit terminum Ad quem; Si veró per rónem fub qua in- 1elligatur ratio formalis obie&i, & mo- dus cófiderandi ipfius , adhuc vrget arg, quia hzc ratio formalis eft tantum ynaz genere in fcientia totali, vt patet in natu- ralitate ; quz genus eft ad naturam caeli &lement, mixti; &c. Tumquia etti ea- dem fit, tamen in demonftrationc, vt fu. ftituit diuer(a principia, & complexas ve ritates, faltim partialiter , vt dicebamus, ergo concluliones deduce crunt diuer- fz fpecici. Tandem connexio illa princi- non infert identitatem fpecifica, alitcr fcientia (ubaltérnans , & fubalter- natà cílent vna fpecie fcientia , quia funt connexa quoad principia ; tum quia ma- jor dependentia reper ituc in caulis effen- tialitcr fabordinatis, vt (unt caufa prima, & fccunda, quaminter principia commu nia, & particularia, at illa dependétia po tius arzuis diftin&ionem fpecificayquam identitatem ; idem cuenit inter affenfum conclufionis, & affenfam principiorü , & inter habitum concluf. qui dicitur fcien- tia, & habitum principiorum, qui voca- tur intellectus; inter primam , & fecun- dam operationem intel|eQtus , .. 7o Secunda ratio princi. defumitur à Scoto ex Rewariomc oun rico, 9 po terit quis habere primam concl. fcietie , & confequenter babitum facilitantem E tentiam €rga illam conc]. non tamen erga alias, (icut habet; qui perfe&té acqui fiuit totalem fcientiam ;imó progreíiutempo tis poteít haberi habitus circa decimam ; vel centefimam concl. & amitti habitus circa primam, non e(t idem habitus facilitans potentiam circa omnes cóclnf. Refp.concedendo in princ. habitum illum non inclinare potentiam ad omncs fiones Dif». XIl.De$dmin, 0 .conclufioncs (cientiz , vel propter &am Jpecierum reprz(entancium — illas, && defectà applicationis , (ea exctcicij ipiius poientia ; yel quia nouis ills a& bus pecficitur habitus , qua tóne Adem eijencialiter prius erat ympo«ens ad ,concurrendum , poftea fit potens: ; qua: perfect o poreuc prouenire,vel quia de- terminat intellectum fecü dum aliam, & aliam potendiam, vt Carec.vel quiaacquí- rit de nouo mod. m qucadam diuerfe ta- tion;sà (ciplo, vt Va q. vel tandea quia perficitur per &ddiconem entitas ciuf- dem rationis, vt Czlefít, Jte re(ponf.non uaac. Tum quia fal-. fum eft habitum intrinfecé habere via facilitandi porentiam ctga omncs concl, nà habitus ex primo actu (ciétifico pro- da&us , quicquid habet virtutis ,ab illo a&u recipit, (ed nequit a&us ille includes ite perfectionem omnium actuum (ciens tit , ergo nequit producere habitum in« cludeatem yim facilitandi porcenuam in omncs actus . Tum quia poteft quis poft 4» vel 6. concl. elicere erroneum actum cítca obic&üícientiz , ergo (i vnicus cf. Íet habitus omnium conci. idem habitus. elfet timul fcientia, & error ,quod repu gnat . Nec valet reípó(. Caiet. quam etia approbat Arriag. non (equi repugnanià , uia non cít reípe&u eiufdem concl. fed iuer(z. Non valet, quia error, & fciétia funt diuerfa fpecies efscatia) iter diuidé- tes habitum in cómuni,ergo non pofsunt eidem habitui conuenire ; fiue in ordine Ad idem obiectum, fiugre(pe&u diucr- forumyaliter idem habitus in duabus fje- Cicbus j tum quia vt notat Greg. cit, ad-. huc eset error, & (cicotia xefpecku eiuf- dein ; nam fiille ralis elicuifiet loco er- ronei atus actum oppoltitü (cientific » vcl fi pott clicitionem erroris , mutaret. fentétiam , idem babitus inclinaretin illa oppofitam concl.vera.n, & (ic in fe c(ser fcientificus babitasjllius concl.& tamca Ademoino incliaabat in a&tü erroris op- . politum,ergo eífet habitas etroncus , Ácientificus rc(pe&u eiufdem ; tua quia 5 admitteretur folum refpedtu diucr[o- ruayadhuc fequitur jntep:um, nam error 1;coixl, eft compollibilis. cum fcientia. pr- od anth — ueft.L. Au fit ha fuplow qualitas fir. 15. $67 rima ; incompoffibilis cari (cientia fc- cunda, ergo: habitus (cientificus primae non eft idem cum: habitu  fcicritifico fe- tificus prima eft compoffibilis c habi- tu erroneo fecunda , cum quocít incom- liabitus fcientificus (ecunda .- "à prima nó valet , quia etiá (i acquireré- tur (pecies de nouo' , non ftatim rédditur facilis intellectus , fed difficulter afentit nouz conclufioni, quz difficultas tol- litur pet exercitium, fignum euidens dari nionum habitum im intelle&tu , nam habi- quadam facilitas potétig erga ali- quod obiectum ex frequentatis actibus dcquifira , vrinlib.de An. dicemus. Nec re(p. Caiet.(atisfacit » impercéptibile .n. eft , quo pato habitus detétminet intcl- le&um fecüdum vnam potentiam, & nor fécüdü aliam, (i.n. habitas potéseft per- funt fimul vnita ; qüo ipfum intelle&um tion perficiet fecüdü vltimum fuz: poteni- tiz? & qüo deinde omninó' immutatus perficit de nouo; & redditur potés,& per fc&us ? aliqua ergo mutatio erit in habi tu.Qd' fi admittatur noua entitas moda- lis,nó cuitatar difficultas, nam actus pro- ducens modum: poterat. primó acquiri ,. & tunc produxiflet habitum; non modd, - tamen eft diaer(üs abalio actu, ergo non poterit babere vim producendi cir- dem habitum, féd ali dinerfum 5 t quia poterit quis obhuifci prima concluf. & Confequenter amittere habitum circa il lam; retinere tamen cognitionem , & fa- eilitaré crga alias , ergo hac facilitas erit verus habitus;nón entirasmodalis,de cu ius ratione cft, o nompollit effe (ine re y «uius cft modus. Nec poteft dici, grillud additum (it entitas ciu(dem rónis ,quia fi $rius noff inclinabat potemiam ad. os, Tit poíL ea, caa fit eiufdem rationis, & vircutis, & folum difcrimen fit ex parre : tum quia fi quis eliceret actür vt 4- Citca primam cocl. alius veró'cl'ée- 4. a6tus circa. 4. concluGiones, quorü quitibet Btynem, ifti habebant aequale tá in 5 ftameifta opinione &ta menbhabitus primi foláinclimaret in - tónes formata contra ptiimá; primam concluf.habitus (ecuridi in 4. && tionis non fufficit; vt plura, & diuerfa re- fpiciat obie&a, fed'noua entitas , & alte Ex quibus ; dia fententia ponens habitum illi ex vai« ca demonílrarione de przdicatocopu generatum : n& praterquamqt traiftam; magisadhac refellitur, paffiones illa , vt Mcr -€ fcuntüt; fifnt diueríz rationis , & polfünt- habitus fpecie diftin&os producere, ex — ,quod ynitz' cognofcerentur ynó müe — — tareht naturam, fedomninocedée(fenty — ergo non vnum, fed diueríos producent — — habitus ; tam quia falfum cft poffe vnico' a&u cognofci, vt dicemus . Soluuntur. Qbiettiones Z YNoppof. arguunt r. à fimili , nam 4 I habitus PON: nom eft ab: habitu (cientiz diffin&tus, vnde Arift.6. Eth.c.7. fapientiam ait efTe fcientiam, &c iatelle&um . Prudentia; quamuis fit circa plurima diuerfa , & fpecie diftin&a , eft vna gx Arif.cit.c. vlt.fidesinfu(a e(t vnus habites ,, quamuis articuli crediti fint diuerfi, Temperátia eft vna, & ram sinis qais habere temperantiam circa ci4 um;noncirca potum, aut res vcnereas s: idé de iuftitia, & ceteris virtutibus mo- talibus, tiué infufis, (iu& acquifitis dicen-- dum. Charitas inclinat. inamorem Dei y & proximi;in dile&ionem amici, & inni- miciy & e(lo (it maior difficultas circa amerem inimici ;non ob id nouus, & di- ftinétashabitus charitatis ponitur. Potée tia cft vna, & tamé fertac 1n diuerfa fpe- cie obieéta. Vnica vitionc oculus fertur in imaginem , & (i. fpecies colorum fint: diaerize -. Vnico' actu videntur fénfibile , & cómune, vt quantitas, & al-- bedo; illa ett sénbile cómanerefpectu vi- fus,quiaett à ta&upercexibilis, ifta eft proprium;& tamen differunt . In An9cks admittant 1 hcologí fpecics vni- ueríales rcrum fpecie diftinQrarum; iofit- afferunt cadem vifione beatifica vj- dere Deum ,& creaturas m Verbo , per riouun manet etiam reprobata mez- »pouum te(pe&tum terminationis . Et tan- . demeadem rclatio extenditur ad plures &crminos,ergo idem dicendum dc habigu ' Écientiz, .(. quod diuerfitas obic&torum , & concluf. non inferat diftin&tionem fpe &ificam habituum, nam fufficit vt aliquo amodo conueniaitt in vna rarionc fcibilis . 73 Refp. hasrationcs petere longiore diíputationé in lib. de An. velin Theol. dií(catiendam, & pracipué an habitus , & a&us[pecificentür ab obiectis, tam for- malibus, tà materialibus, vt docét Hurt. & Arríag. an (olum ex formalibus , vcaf- ferit cómunis cum Sco.cit. pro nunc igi- ut brcuiter dicimus, fal(um effe,habitum principiorum cífe idem cum habitu con- clu. nà ficut a&us princip.e(t cau(s actus .oncluf. ita habitus priaci p.mediáte actu «ít cau(a liabitus conclaf. Aritt, autem ; de fapientia pro qualibet fa- eultatc initellectiua,vel pro Metaphy(.cu- Aus munus eft principia aiiarum (cientia- fum probare,quo fenfü dici potett fciért- tia, & intellectus eminenter , non torma- fiter,& quocun3; modo fumatur , nüqua vnum habitum fotmaliter , fed pla- zCS, vnü-veró vnitate generica, vt art. [e]. Prudentia dicitur vna ab Arift. non fpc- €ificé, (ed genericé, vc explicat Sco. 3. d. :36.L. Fidcsinfafa ; ia3u/t Do&or 5. d. 23. D.clt vna fpecie, quia vnica fpecie elt ratio formalis a(fentiendi rebus fidei 'F. authoritasreuelantis Dci; non .n« a(- fentitur eredibilibus ex proprijs ratio- nibus illorum, fed vt lunt à Deorcue- "fata, at (cieicía tendit in concl. non taa- Xüm propter principia lecundum propria "ycrítatem, quam principia habent ex cec- inis, fed ét (ecundum propciamverica- em; quam ipfa conclufio habet ex cermi- misalià à veritate princip illa. n. e(E. ve- Aita$ mediata , biéc immediata ; ideo ad. amultiplicationé conc]. maltiplicaut fpe- €ie (ciencia ? Meurif: camen docet fidem infufam et:à (pecie diítingui ad maltipli- &ationeurcredibilium, contra DoE.ctr, ^ Temjpecantia, (i libet vnamrationeam fotmaln fpee (cam honeltatis, elt via cie & Gavplex qualitas, quamuis o5íe- maéecialia fiat diucr(a ; nec noua dif- ficolas, qa cicca ali juod: obicdiuaf. , XI. Dé Sena 2.0000 eirca potum experitur dip di- ftin&um habitum in Nollicasey ed folum in potentijs fenfitiuis ;. nam obiecta ifta point dupliciter con(iderari , vel inot- dine ad potentias rationales , & (ic meré materialia funt,quia ha potentiz (olà ra- tienem formalem: virtutis in'ip(is confi- derant, & appetunt, parücurando de di-. terfitate fpecifica inter fe, velitiordine -ad potentias fentitiuas, & hoc modo (unt obiea formalia, propter diuer(am (pe- cie dele&tabilitatem,quam habent, & fic diucrfos a&us , & habitus fpecie caufa- bunt; quare habituatus circa temperátiá Cibi pot adhuc habete difficultatem cir» ca potum; quia nouo indiget habitay nom in volicate »fed in potécia apprehen(iuas & appetitida (enübili . Vel dicendo tem- 'erátiam -&-ceteras virtutes morales ere vnitatem genericam,nó (pecificá,vt- priíertim de iaftitia docet Scot.3. d.31« D.& idem de infufisdicendum , que «à Scotiftis negari f(oleut . Charitas eft vaa fpecie, quia c(t vaius ob:c&i formalis.f. amoris Dei pp (e ,-Sc amor proximi. fiue amiciyfiuz taimnict non differt niti mate- rialitecab amore Dci ,vt o(lendit Sco-3« d.28. & licét aliqaa di tüiculzas fentiatuc y hocelt propter potenti un: fcafitiuamce iracibilem ; vt de cibisd ximus. 74 Potétia e(t vas, quia. non (pecificae tur à quolibet obte&o inadze juato . fedi ab obiecto adz juato, cá (it vniueríalory. & vniucr(alius refpicirt obiecti, non (ig habitus; aliter vnus da zctur rcípectuom- n:ü adbud, ficuc vna potentia , vade mc- diaarrenet vià inter potentiam, & a&tü z nam potentia eadem numero poteit ini plures-actus (pecie tendere ; aétus ideor numero in vnum. nuincro obiectum , at habitus idem numero ; & Gmplex io pla- res con(iniles: actus. Oculus nonvnicaLus viüone attingit colores imaginissfed plu- ribus,tigaum eaidens,quó plutesfunt co digeteyvt imaginem: pro fpiciat. Quanti- tas ab oculo non vidctur propria tpecie.  (pecie coloris , vnde (e haber qua obiectum materiale.Species illa yoiuere 1o [i adactezentur non valeret patie lass Nara 85, quia (peciesille cllenrà Dco infufez, at habicus quia generatar ex actibus, nó nifi in fimilcsa&us à quibus producitur, potelt inclinare, & quia a&tus/pecie di- ftin&i habét diuer(as fpecie a&iuitaces , vtiam tam eft , idcirco non poffunt dati habitus ifti vniuerfales. Beati (i ten- a&ibus , vt probabiliter docet Scotus 3. d.14.q.2.argumentum non vrget ; fi ve- to vnico a&u, vt ibid. afferit Do. & q. 3. prol. Y.& 1.d. t.q. 2.ar. 2. dicimus crea turas effe obie&a (ecundaria, & materia- ,non primaria, motiua, & formalía, co- gnofcunturj.n. non fecundü proprias cui- , & in (eipfis , fed (ceundum cla. ritatem diuine cfsentiz , idco nen eft pa. ritas nam loquimur de obic&isformali- fpecie diertis ; & fi valeret , proba- tct etiam vnicum habitum eíse omnium crum , ficut vnica vifione beata videri pofsunt omncs creaturz po ffibiles. Tan- dem eee de rclatione eft falfum, yt diximus difp;S.q.6. art.2.  —€— anat ratione; T quia fcictia cft vna fpecies qualitatis;fed nulla fpecies eft cx plutibus fpecicbus cóftitu- ta,crgo nec (cientia, ma.patetyquia re&e infertur babitus cft vna [cientia,ergo vna qualitas. Tum 2. fcquererur, babitum.de ente cteato poíse perfc&tiorem efse ha- bita de Dco,namiíte Git vt decé;illecon- tincat viginti habitus particulares , quorü quilibet lit perfc&us vt vnii, includet vi» inti gradus perfcüionis, ergo pfectior, Tum 3. qui acquifiuit habitum circa. pri- mam concluf. facilius deinde cognofcit fecunda, ficut (ciens vnà cantioné, faci- lius canit caeteras , ergo idem habitus. in- clibat ad actus dineríos , nam habitus eft Lacilitas. Tü 4» per rónem formalé fübie- &i demóftrantur omnes paffiones de ip- foscer2o vnicus habitus harum paffionü , quia vnicum obiectum motinum, & for- male, Tü 5. habitus ifti (ecundü nos (unt diuer(z qualitatis ípecies, ergo séper etit verum dicere (cicntià c(se vnam fimplice qualitaté . Tum 6. fi (cientia totalis efset quid cx plütibus aggregatum , ergo for- maliter eíset relatio, & ordo; quod eft fal (um. Tandem eadé (cientia eit contrario- 1 na. V: de fcientia par tiali, & vnius concluf.& de vnitate i: ecin.- fccay& dc iftare&é infertur,quod iit vna qualitas (pecificé,non detotali,& vnica - tcobie&iua, qua folam dicitur vna gene ricé vt art.(eq, Ad 2.habitue de ente crea to femper crit imperfe&tior obie&iué,li- «cé intenfiud vel extentiué fit pei qp non implicat; tum quia illi viginti ha«- bitus non conficiunt vnü thin bitum,vt viginti, fed (unt plures habitus, vt infra. Ad 3.qui acquifiuit habitum pris. mz conclauf.tacilius cogaofcit ceteras ná pet facil icatem incli, in ad cogni quo modo cófimiles proprijs atibus , nà- idé habitus per concomitantiá iurat po« tentia ad cliciendos actus alterius ronis, quatenus i (ti conueniunt in rónc generi- cum atibus proprijsillius habitus, &c quó magis actus ifti conueniunt , có ma« gis habitus iuuar ; icur exercens actum vnius virtatis , facilius exercet actü ales riusyquia per primum affucfit obed;re re- &z roni, & bonum honcftum amare, in róne actus illi conueniunt ; & cómit. tens vnuni peccatum,promptius aliud cà- mittit, iuxta illud J45y(Jus abyftum inua cat,quia per primum peccatum fic proua« prior ad afpernendum rectum dictamen, 4. iam diximus fupra, in cafu quamuis fit vnum: obicéctum formale rcmotüai s . f. definitio fubie&i, proximum tamen.f; principia demonflrationis, funt. diucría ; tum quia ipfamet definitio aliter fumi- turin vpa,ac inaliademonfiratione,.f.in vna , vt eli cau(a virtualiter cotinens vnà paffionem  inalia vt virtualiter continés aliá , bg eft aliquo modo diueríaratio — a formalis caufandi-Ad $.non negamus has bitus formales , & partiales eí1c timplices qualitates fcd habitus totales, & genecis cos. Ad 6.1i per (i tit agaregatio , & ordo patualiuim habi« tuum concedimus (equelamyattamen cá« muniter vel füritue. pto habitibus ipfis , velpro habitu generico coti» nente partiales , vc explicabunus att. fcq. idcirco ncg«(eq. Ad vlt, oppofita Peut bY t uantur,etgo,&c- 1 deerminaà — tionem illatum, fed perfacilitae. indeterminate adactusalis — I2 x ad candem fcientiam, non quia cadé fpe- cie ". ri fic qum » (cd quia (cietia i$ habet explicare omnia, quz adia- arcem aliquo pa&o funt connexa, przci- " pué in cognitione, qualiter fe habent op. pofita nam vnius cognitio iuuat ad co- ghitiomemalterius. —— - 26 Tertiopro media fent. arg.pofsüt vnico a&u omncs paffiones fubiecti per definitionem demonftrari , ergo (i fzpius iterctur actus ile , generabituc v- pius hsbitus inclinans n omnes paffio- ncs (ubie&i ; coníeq. patet , Quia fi vnica eft cauía, vnicus quoq; erit effe&tus ; an- tcc, prob. ficut pot deomnibus przdica- tis quidditatiuis confici vnica propofitio de prz-dicato copulato; dicédo, homo cft fübftaritia corporea, animata , (enfjtiua y rationalis, quz vnico a&u cognofcetur , ita poteit de omnibus predicatis in qua- le accidentale infeparabiliter, vt fuot paí fiones, confici vnica propofitio conftans .ex prz dicato copulato, & demonflrari nitionem de (übie&o, v.g. omne ani- mal rationale cft rifibile , difciplinabile admiratiuum,&c. homo eft animal ratio- nale ergo eft rifibilis difciplinabilis ad- miratiuus, & c. patet paritas, quig nó mi- nus pre dicata Lomderi Um noftra (en- tentia diftinguuntur à (ubiecto , quàm paffiones .f. formaliter. Refp.neg.antec.& ad probat. neg. pa- ritas,quia etfi przdicata quidditatiua for- maliter diftinguantur à (ubieGto, attamen funt talis natürz, vt integrent vnam rónc formalem completam ; hinc quamuis fc- iunctim confiderata explicentur a&u fpe cic diftin&o , non tamen vc in vno fubic- &o vnita intelliguntur;non (ic pa(Ti oncs, quz mogis formaliter diftíngauntur à fubie&to, quàm przdicata quidditatiua ; etenim pulos fimul fumptz non fa. ciunt vnam tealitarem completam,& có- fcquenter non poffunt vaico a&u conct- piyfed potius plurib? a&ibus ficnul, vndé non cft vna demonftzatio, fed plures,nec vicus gencrabitor habitus, fed diuerfi. | ARTCVIVLS Ill. /. Qualis fit vnitas Scientie totalis. 177 auimus hatufq;dari diuer. fas totales cientiasyq * fint | died vnas (imple habit res, quot funt concluf. :n vna cotali (ciétia demoltratz ; videndumre(tat, quo pacto ííti partiales habitus cóflituent.voá fcientiam totalem. Aliqui, intet quos citàtur Nominales, docept partiales habitus v. £g. Logicales vnam Logicam conftituere tolum vnita- tc agaccgauonis, ficut plures lapides vna cumulum faciunt . Ab his parum diftat Hurt.difp.1. Met. $. 190. & (eq. afferens in (ciétia aptali dari tot habitus omninó difpatatos, quot (unt fpecies fpecialiíTi- meg in ipfa coliderauz,& omnes i(tos ha- bi:us tntegrare (cientiam totalem per ag« regationem. Quidam vero fuftinét hos »abitus vnam [ciedam totalem fpecie in- fima componere vnione per fe, vel in eí- fe Phyfico, vel in eífe artificialium , quo- modo lapides,& ligua , quis in effe Phy- fico fint diuerfarum fpccierum , attamca vnam domum coa»ponunt , quz in gene. re artificialium erit vnum | per (c artifi- €iale in fpecie infima, Dicendum eft, fcientiá quamlibet to- tal& cffe vná,non aggregationc, aut vnio- ne per fe Fhyfica, fcd artificiali, quz ta- men non erit dicéda vnitas fpecifica , (ed potius generica»ita Scot.cit, & pracipué 6. Met.q.1.cum Scotiftis; prob.primó, gp yna dicatur non per aggregationem; tum quia partialia non conueniunt in obie&o rorali, & adequato, vt lapides in cumulo,fed aliquo nexu per fe, ergo fcien tiz ipforum non conttituent fcientiá to- taléjque efl de obic&o adzquato , vt a2- grcgatione quadam vnitz. Tum quia non daretur ró,cur v. g. primo Metaphyfica, vel Theologia ante ceteras fcientias non addifcatur , & cur Pbylofophia ex coclue fionibus naturalibus , & logicalibus , vcl non integretur (icut pas rum refert , qy cumulus ex his, vcl allis la- confiruatur, co quód (unt accidé- taliter ordinati. Accedunt fpecialiter có- tra Hurt. tationesquibus q. prz cart. vir, eftendimus inferiora in eile (cibilis po- tius ad (apcrioga reduci , quàm € contra. 78 Secundo, quàd nó vniaotur vniore pet fe Phy(ica,prob. quia lec vnto velt fct ex au; & potétia, & hzc n6 ca Itin ter qualitatis fjecics perfcétus j« có, le- l5; WX «UV. A: LE T Wu [nag ^M. MO nd proe e 879 . — Dif.XHL. De Seintia. 000 "Y (rir id E quiliber,velfalim maior pacs habituum - poffint prias, vel: ius'alio acquiri ;& quando vna conclufio ab alia pendet, non: eft dependétía i ages cauíz rmateria- lis, & fubie&iuzs, fed potius in genere cau fz eéfficientis,ergo idem de illarum habi- tibus dicendum. Vcl hec vhio effet inten- fiua ,& hoc non, quia lícét poflit.qualitas: intcndi,nó'tamen per gradus alterius fpe: cici vt calor non intenditur per albedinc, fed per aliam calorem'eiufdem fpeciei ; ifti habitus (pecie diftinguuntur. Vcl tà- dé cffct vnio cxtentiua que nequit admit- ti in rebusfpiritualibus, quz partibus ex- tenfiuiscarentytum quia partes extéfium $üt ciu(dem fpeciei; & candem prob.quia actus, cx quibus geserantar ifti habitus y non (unt enione per fe phyfica vn ti . Tertio ; quód hibéant vnionem per fe in genere artificialium ; patet ex füpradi- étis , nam predicamenta rerum dicuntur quadam opera artifieiof1,co qu'a (é bu- bent vt man(rones quada , in quibus fpe- eiiles rerum feries fao ordine collosan- tur, non totaliter hominany arbitrio , fed fundamento, & occafione ex rebus ipfis defumpta, ita de (cientijs dicédum, quód Logica v.g. dicitar vna totals (cienria , quia ex illis partialibus habitibus confla- tur debito ordine dilpofitis naturis obie- étorü Logicalium fpetaris, (i cat domus efl vnum artificiofüm opus, non tozaliter hominum arbitrio confita ctu ed habi- to fe[pectu ad conditiones partium , ex quibus conflat , vt grauiora deor(ui, le- uiora furfum difponantür , qua ratione ncxtt quodà naturali dicumtar inter fe. » vnita« Ceeterum non dcbet haic vnitas im £eueie arcificialiem fcbiliomy dici fpecie ttim totius [cientiz dicitur vnum, & opus quoddam artificiofam in gcnere (cibiliü, & tame noncíl voum vt hic vmtate. » f; ceifieagfed potius ecaericaynée obiccta parcalia ingeaere Icibiliüm (e babent vc numero di laj ergo idem «de hibi. tatem ab obicéto defüpiat ; quanuris boc po [Tit reduci ad qutt. de nominc. fas;necpoteritaWi gnari, quinamhabius ^ 7 sheer ii, cm a&us, cum: 7, mam fit fundamen ifti vniri d tia, & due pacto! , vel fpecie. Sco.in Met. cit. quodi fcientia, ita fe habent; cmd esee ipfius poffunt ill i ele babA paffioied cel fübiecti; aliqua veró potenti in vno communt , & € uidditatem iplius non poffunt : emonítrari paffiones, (ed bene continctur potentialiter ratio ad demonflrandi paffkoncs illas dc, fubiecto; ita fc habet genus, qu liter cótinet proprias patfiones,qe de ipfo per fuam quidditatemd , tamen palliones inferiorum 4 cierum nonnifi porenrialiter , v. g. rifibi tinct , quía fic cóntinet füb: fe quidditat , per quam rifibilitas eft dem , quz continentia veré habet f damentum inre. S. PRO 8o. Q.ioniam auté ex cominentia ali- quorum, yt diximus, fub aliquo coma;uni fumitur vnitas (cientiz ;(equitur, inquit Do&tot, quód triplex habitüs pót inali- qua fciétia affigoari, vnuseft habitusfor malis, & veré (Cicniüticus , qui formalit inclinat in cognitionem alicuius cont tualis , qui folam virtualiter ett fcientifi. cus, quia formaliter nó inclinat in cognig tionem conclut. fcd alicuius virtualiteg continentis paffiones de ipfo demonlt ra- bilcs, qualis cfl habitus cognitionis quida duatisfubie&ti . Terrius tandem dicituc potcixialis quia porencial;ier inchoat &g in cognitioncin fciéuficam, naa torma- liter inclinat in cognitioné alicuius quide ditatis , & cx hoc virtualiter inclinat im Cogu;tiontm proptiasum pa(fionum , & €ü hoc poteniialiter quoq. irklnar 10 co 2. gniuonem paztitonum inferiori de ipfis Ter proprias rationes deimonfirabilium , formal, feu concluhionis dici- tuc vnos vaicate fpecifica;tàco inuin(ccas quam cx trinlcea ,& obicctiua : licüt vna Ipccic 471 0 Dig XII De. ie eft conclufío (cibilis:at habitus vir- 'tualis dicitur vnus vnitate fpecifica intrin fece ,obic&iue tamen, quia obiectü vir- qualiter continet plurcs cognitione fpe- &ic diítin&tas, quamuis in (c eet. (pecies jnfima , dici poterit vnus vnitate generis ; & tandem habitus potenuali quia communior e(t jccit minus vnus .f. vnitate generis remoti non dicetur auté ynus vaitatc generis per pr2dicationem , itant fit genus de illis przdicabile in gd y quia habitus quidditatis (ubiecti eft omni- nó fpecie diftin&us ab habitibus cócluf. fed folum per virtualem continentià plu. rium (pecie diftin&dorumquó ad cogno- ijitalcolligitur etia ex. 1.d.5.q. 7. in fin. Dices,ti obie&um eft vnü [peciequo modo fcientia ip(ius potc(t elf. má gu faliffimo, puta de ente folam, non dcícé- dendo ad infcrioragquo pacto fcientiaip- fias erit vna genere proximo; fi obicctü xft remotiffimum ,& communi flimam ? 7Refp. ex Sco. r. cit. quod (pecies fpecia- fif[ima;quamuis fit vna fpecie infima , ta- men virtualiter includit plura fuo: modo . iftin&a fpecie,& con(cquenter fe habet caufando veluti qnoddam geaas :idcir- «o habitus quiddicatis illius poterit dici "?nus vnitatc. gencris próximi incaufan- do, & virtaaliter continendo plata fpecie dillin&a . Ad 2. fi valeret , concluderct €ognitionem vnüierfalis non debere cíle Hen fpecie , & numero, fed gencre , vel ecie tantum; quaré diciinus , vnitatem obieGiuam,quam habitus umit ab obic. &o,non effe inttinfecam, fed exccin(ecá tnde non neceíTarió cade dcbet effe vni - tas (cientia,S& obiecti fed fufficit, vt ali- quomodo fpecificetur ab obiedo : & ia in cótinendo virtualiter proprias paf ones codé modo fe habent omnia obte- €, fiue fint communi (Tima, tiu fpecies infima ,vel mediz , eodem modo quoq. fpecificabumt vnam (cientiam , quod (it vuiüsgemeris proximi: tum quia vnitas genetica obicGi eft vnitas gencris in prat- dicando;at vnitas (ciecig eft vnitas. per ContiDen:iadse mere eese & li crit dealiquo vniuet-— &o 1 atn VASTI( dána t 1 /— De fubalteratione fcientiarum ; 61 Antur aliquz labordinatz, aliz verb omninm. difpatate , it dignofcentur ex declara tione illarà ,quie .n.nó habét códiciones fabordinatarum, di(parata dicétur : hzc. igitur (abordinatio nuncupari folet (ubal ternatio , qua vnam fcientiam fubalter« nantem denominat, illam .f. fub qua nitür alia fcientia, akera denominat. (ub« alternatam , qug fubalternanti fupponi« tur , Ad hocautem vt aliqua fcientia teri (ubalternata dici poffit,tres requirí tur conditiones fecundam communioré fcntentiá, prima , vt fubalternata habeat proobiecto aliquid contentum füb obie- fübalternancis : fecanda vt fupra hoc obic&tam addat differentiam accidenta- lem: tertiavt fua principia demon(tcen- tar in (cientia fübalcermnte. Si vero alie a(fignantur conditiones y velad itas reducuatut , vt quod (cientiai fubalternans demonítret propter quid y fübakecnata demonttret. qui4, quod fus bic£tam (ubalternata (it partim-idé, pat tin diuer(um cum fub:eéto fubalternanz tis, & limilia:vel non (unt neceffacie có- diciones: , talis elt conditio aí[ignata. & Dur.q.7. prol. n. t t. quod .(. finis: (ubal- ternata peadeat X fine fübalternátis, haeo proprié veci (icatur. in fci&dijs pra&icis,quando fubiectum vnius fc ha- bet vc initrumencum » vel vt mcdium ce- Ípe&u (ubieéti alterius ,vt £rz num c(t fus bie&tum , & finis iniin(ecus frznctaóbi- ue, quz (übordinatat eque(tri , cuius finis, & fübicétum cít cqui dire&io , ad. quam fcenum inferuit ; at i (peculatiuis non nccetlario requiriturjnam inufica eft fci&tizad inuicem | arithimcaeg fubordinata ,& ramen obic-... &um illius nó eft propter obic&tüilt ius 'olíct tamen hzc conditio ad bonum (ea. :. um redaciy*fi per ipfam dependétia prins cipiorum fubaltermarg à principife fübalternamcis detuc intell gi .. * dHas ergo tres conditio | nes declatare de "tt M , beuw$e c vs uaf T. De fulalurnatofe fete. ednL $15 .ARTICVLVS Explicantnv prima du& conditiones. Sa £^ Ítca primam conditioné nor eft 4 multun aer X arae ora conueniunt obie&um (abalternate debe- recontineci fub obie&o fübalternantis, quatenus fi fubalte tcicm aliquam mi comtenplandi up gehe fub- ernantis , tanquam fpecies fub genere contincbitur,ve] fi idé omnino obiectum detat , quia tamen (apra illad addit differentiam ali acccidentalem ,. vt dicemussadhuc cotirteri dicetur fub obic- fi Yr Re o bus, v.g. vt fic , erit ub homine contentum ; & hac conditio afi gnatur ab Ariltor. I, Poít. 10. & 30. vbi docct Arift. obie&tü fuübalternantis debere aliquo pacto effc idem cum obíc&o (ubalternatz ; & ratio ipfa (aadet;quia omnis conditio fcientie pracipué ortum ducit ab obiecto , ergo fj vna (cientia altecí (ubalternatur , & a5 i det y neceffe erit obic&a illarü vt [ubalternata adinuicem , & ordínata. » fe habcant , qua rationc vt notat Amic. tra&t. 27. difp. 4,3. f.dub. t. cotra Ca- ict. bec conditio nó erit accidétalis fcié- tiz fubafterne,fed de per fc requi (ius, fi- €ut ab obiecto principalius fcientia fpeci ficatar«Nec eft poffib;le,cy affecit Caiet, dari polTe (ciencias fubalternas ratione principiorum , co quia principia vnius à principijs alterius pédeát, & quod dcinde rion adír (ubordinatio obie&orum ; erc- fim principia (cientiz in obiecto includü tur, vt diximus queff. preccd.ergo depé- dentia principiorum, a dependentia oble €torum trahít originem « Soldm dubitaci poffet , an ficut obic- Cum /fabalteraz incóplexum(de quo Io eti fumus) debet effe aliquo modo idem €um obicéto (ubalternamus,idem lit di- &endum de obicctis.complexis.(. de con- Clufionibus;itayt tài fubaltetnans,quani ubalternata (int de 1j(d& omnino conc. fubalternantem, & fubalternatam in hoc morifiratione quid hec vcro de- mon(trarione quia, Lopes * 83 Oppefitü eft verius cum Scot.q. 3; Brobim nc, & 3.d,24.0. 1. A.& H.quem cr omncs imitantur .f, quód necctla- rió diuer(e debent effe concl. viriu(qac quM probat ;quía,vt dicemus , principia ubalternatz fumuntur à. rnancc , quoniam ab ipfa gre ea clafionesipfius , & vbi delinit fi - nans , ibi incipit fübalternata , onu queunt iftz (cientiz de ij(dem effe con- cl. Tum quia eadem fclentía poterit füas concl. vtraque demonftratione demon- ftrare,vt docet Arif. 1, Poft. 30.ergo hec differentia non confliruit(cientiam (ub. alternantem; & fubalternatam , si ponit inter has (cientias ; quod exemplis confirmat , nam fcientia maualis a(trolo- gia (ubalternatur, quia illa per experiene tiam nofcit coniunctiones Stellarü in fi- gnum tépeflatis,vel ferenitatis , hzc ves rÓ per proptiam caufam,& à priori; Ma« chinatiua ctiam Stercometriz (ubordi- naur,quz .f. agit de corporibus. folidis s & taincnilla experimento percipit con- ftrü&ionem zdificiorum , hec per caa fas. Kefp.etiam Arilt.ibi docere hic dif- ferentiá in cadé rotali (cictia reperiri pof fe; ideoq;neg. cófcq.& art.(cq«magis ex- plicabimus,quo pacto intelligatur ibi A« rift.& Q fit huius conditionis intclligétia, Secundam conditionemaliqui negát alTecentes differentiamgquam addit (übe alcecnata (ipia fabalternancisobie&tums debere effe effentialem , aut faltim paf* fionem infeparabilem , citataé. przcipuà Sonc«4. Met.4. 9.ex his vero, qui hác có- ditionem adimittunt,eft Zab. lib, de trib, .c. 12. Smigle.difp.17.3.8. do- centes. banc accidenialem  diffescotiam faperaddiam non habere rationza pat- tis formaits fübicétis Kid materialis; v« gs eikc toaoc.um,qua cit diercaria à muli- ca füpra nuaerum addita , inquiunt non clic rationem formalem obieósi mufi« €x. , [cd materialem «. - .. 84. Diédü eft cam eommuni diffecé» tim (apcradditaa non elTe etientialem , nec pa(Iioné.n ; fed meré accidentaleimn , & (c habete vt rationem £ormalem , non materialem 5 ita coliguog ex —- £ite 5 c og2à Coo Dif X HEC DE Sentia C pas rima par, quod fit accidentalis d;fferé pee ex cif. fa pecit. vbi habct , gy obiectum fuübaltermatz: debet effe ake- füm ; quod cft accidentaliter differre ab obiecto (ubaltermantis,ná differentia ef- fentialis facit aliud , accidentalis facit al« terum, vt dicitur cap. de differ.idemy col- kgitur' adductis exemplis ab Ariflot. düs 'Fum quiapequit effe c(fentialis ; nam (ic omnes Ícientiz. deberent dici fübalter- nace Metapbyfica ; tum eriam quia füb- akernata non depeaderet à fübalternan- te,nam baberet propria principia imme- diata , & per (e rota , abíqueeoquód à fübalernantc rectpiat , quia paffiones de illo obiecto demóftrabies adasquaté dc- penderem abillo cum tali differentia, v. g-Ieicntiade homine habet propria prin- eipia immcdrata,non probata in alia fcié 1i2, ni nifibilitas adaquaté , & primó ob :s«uidditate fluit; confequens au- tem ett talípm,quia fubalternata ita pen- det à (ubalternante,vt bac praciía non ha: beret, vnde (üasconcl. probaret , nec cf- fet (ientia * & tandem non cffet (cientia diftin&ta à fübaltermante , (cd potius cum jlla vnam totalem con (titueret fcicntiamy ficut (cientia de fpccie; v.g. de demólra- tionc vnam logicam totalem integrat cü: fcientia de (yllogifmo, & fcientia de celo: eim (ciencia de corpore naturali. Neq; poteft ce patio, nam vt notant Compl. & au. hicad: candem (cient fpe&tac fubie&um con&deraze & pa(fiones fu- biedti , ccgo fubalternans: coniiderabit Obicctum. vt. ft (ub illa pa(lione fupcc- addita. à (ubulernata , & ficnon dittin- guercarur; cürquia ideo'Sonc.a(Terit hoc, wt Áaluarct vanitatem per fc obiecti fub- it, cmt paffio (it magis minteca (ubiectoyqua aecidentalis dif- fecentiayadhuc non facit vmm. per fc, » «um lubic&o: , quia eft cxtra ciusquid- ditatem , crgo ftüflra eecedit. Sonc. à €ommur (enient. iod 85 Secüda pars;quód fe habeat vt pare formalis, nom materiulis; pcob.d P. Fabro: Thcor. 1 2.quia quód fe habet vt contta- Kns,& alteri aducmens iamiconftituto, "mequit e(le pars mater ali$, fed formalis, »9»oXcadinus dip. 6.q-3. differentia à fübaltetnara füperaddita vi 2/ effe fono rum refpecbu numeri contrahit numer fpecialem co(iderationem, vbiab A-. rith. vniderfalia$ contemplabatur , & ity toto.f. ininumero fonoro , non'nu« meru$ intelligitar adueniréfonoco ; (ed^ foriorum trumero;ergo &t. T ü quia mo- iderandi (e habet vt pars forma-- lisjnon materiális:hzc differentis fe ha-- bet vt modus confiderandi , (ub quo (ub alternata speculatar obiectum subalter-- maotis, er$0 &c. — a» Contra t parten toncl, arguitur , eo quia diWerentia illa cum obie&to facit vnuni per accidens, & accidentaliter di- citur de obieGto;at q. 2.art. 5. fuse oten-- dimus non pofle dari scientiam de ente. per accidens,nam przmi(fz demonttra-- tionis debét eife per se, & propofitiones de ente per accidens formatz: nori sunt perse cx dictis ibid.& 2.p.Inftit.traQ. 1. c.2. T quia scientia subalternans;& sub- alternata non nifr accidentaliter differ- rent, ficut obie&um illius accidentalitet- differtet ab obie&o i (tius. 86 Mesp.cóiter à DDünegatibus scié- tiam de ente pec accidens. quam respósz optime declarant Compl. disp. 9. q.. 1 qobiedtum, & difícrentia accidenta- lis superaddita poffunt müftiplicitet su- mi, vel vt vtruamque' in recto, & z qué có- ftietunt aliquod tertium , & lioc modo. aom pertinent. ad scientiam ; quia non fa- ciunt vnum per sc ; vel quia vnum fit pec sc conlideratum;alítid vcro per accidens,. & ncque taliter spe&anr ad. scienti sub akernatam : nam vtrümqne per $e consi- . deratucab illa , aliter quta quod eR. per sc,potctt c(fe ine co' , qdod eftper acci denis, poterit dari sciéuia subalternata (- néaliquo illorum: qirod per accidés con- fideratur , vt v. g. mufíca fine mumero' , vel (ine sonorojquod ett fatsij, cü vtr üq.. per sead muficaem pertineat; tertio pos- $unt confiderar? , quatepus vmm ctt dc ratione alterius,non imrecto, scd mobli- quo, & lioc modo e^ nie con. templari2]uód exéplo manifcttacur:nau vui ducc se, vt cindir ab Bar - rhonia ,spe&at ad. P6 ys. fic nuincrus se- candum sc ad Atícdlnet.ac 1i contidere- [2 D » »* Tyr Quai IP. De Suba lternatione fcientiarüm.cofrt.I.— 873 &ui (onus inordine ad harmoniá, & cen- «eatum;fic dependet à numcro, qui fc ha bet vt principium, & radix ralis concen- t0s,& in hoc fenfu vtrumque confidera- turagufica ; quo pa&o obicctum fub- alrernatz eft entm per fe quia vnum per fe in rc&o confiderat , f mufica fonum larmonicü, numcrum in obliquo vt prin- .Cipium,cau(am , & radice (onus harmo- anici ; poffuntque de ipfo formari ptopo- fationes per fe& paffioncs demonftrari ; A& cum diffarentia füperaddita pradica- tur de obie&o (übalternantis ; vt fonorü barmonicé de nnmero fit propofitio per fc [altimin quarto modo , quatenus cffc- 4&us per fe. pradicatur de fua cau(a per fe,vt cum dicitur volütas vult;quod fuf- ficit ad rationem (ciemiz faltim mon ri- otofz. Ad 2. dicimus, nó cadem diftin- &ionc diftingui debere fcientias. inter Ícsac obie&a,nam fcientia de fubftantia, pin icm genetis » &« tamen. op iffeiüc plufquam senere ; ratio uia non inerinfec ,edextcinleee ciétie pe- nes. obicet: DUM MDUA. 3 suamuis cr- So obie&ailla in efleretper accidensdi- fi, álioguantur ,.atramen in effe [cibilis , (cu wt per (e conliderantur à. fcientia , (uffi- «funt ad caufandas. [ricos pecie clen- talon feditlndtas Ex quibus egui- tur, non quamcunque aceidentalear di£- ferentiam fü prem cuicungne obie- io fufficere'ad conttitiendam fubalter- najám [cienuam, , alitcr dareter fcientia de namcezo colorato, de linea alba  &c, [olm illas qua: pé: e rejicit obie- m fubaltcen vt principium, ra- icemyalicuius effectus, Idem quogj di- cent *. ira y. cec di v vx | * £p TOUS AS OREEMI De alternata evt fic pertinet E Aa 5 Dam yea evo gf phyf. fed En » Yt fit per angulos ie&tat ad per(pectiuam,qua ratione de- pendetà linca , quia anguli cx lineis tan- h ex principijs conflituüntar , 9 contra fccunda parte arg. ierentia illa cflct pars fore ternatio fcientiarum ab 1pfà ficut à principaliori ,& fic xinctar füb rc naturali, fi- cut & viína us vero, & linca (u b re Mathematica , (cientiz de ipiis potius Fhyficz , quàm Mathem. (ubaltetnaicc - tur, Tum 2. quia. fübalternata diff.cc 5 fubalternante, quiailla applicat ift ius co - «lufiones alteri materizvt v. g. uia demonftrat partes circuli difficilius copulari , quia maximé mter e diflapt hanc eandea demonttrationem confici chitugia, led inalia materia , quia confiderat cizculare vulnus , non quem cunq; citculum , cum ergo ratione mate- riz nbalternata diíferat à fubalternan- tc, differentia, quam addit;erit pars mate- tialis . Tum 5. quia fübakernata nonde- monftra: pa(loncs cx natura , & princi- pis illus diffecentiz, fcd potius ex natu- ra, & principijs obic&i dubalternantis , nam principia à fübalternante defümit er go potius obicctum ctit ratio formalis , uàmillud additum, Tum 4. idcm docct ift. 15. Met. fum. 1.c3. diccas eadem Obicela 7atjode barmonica C7 per[petiiua eft s entra namq. prout »i[us  velpro wt vox [pecalatur , verum prout. linca f nugneri at bac propri lorum paf- ut. pouunc, mixti generis inter mathémati- gas Vnpowitnaeies tois ia $; di- cumur amen potius ernatz aem. Ja (abiectumapapetial c eft ides cum pbic&o iftius, € (ubic&tum formale osuem ut sies miutetr rae vrá fubiccto, materiali. tauquam ipio "Leiénris mper enda e icis Acientjs,vt caum principia [RAN (rimi y S 3 patebit ex feq, art. Ad 4» Arift. (olum 1b: docere muficam non conti vocem vt fic , (ed vt applicatam » Ícd wt dcpendentem à numero tanquam à prmcipio ; vade docet voecm , & . ya tic paffioncs numeri , & quod potius mofWam íent. quamais oppofita (uam habcat proba- bilitaem.o . "Hr T ET 876 Difp. X II. ARTICVLVS IL Tertia conditio declaratur, $8 Egàt aliqui hác cenditioné cf- N Íc Secifra quía putác füb- etTternantem, & fabalternatà efie de. 1jsdé concluf.& folüm differre;quód (ibuler- nans iilas demóftrat demóftratione pro- pic? qid , fobahernata veró demonftra- tione quia. Communiter tamen concedi- tur bzc conditio , quód fubalternata (u- mat principia à fübalrernante ; fed diffc- «unt DD. nam aliqui volunt effe omnino eadem principia vtria(q,yt Mirand.com. Log.ícc.4.ali; vcró docét effe diuería, ita «t principia fübalternatz fint conclafio- ncs demonflraue in fübalternante , inter quos eft adhuc diffidium , nam quidam putant non efie ncceffarium, vt principia fubalternatz (int cognita vi fübafternan- tis,fed (afficere fi experientia cogaofca - tur, & quod fübalternata fcíat refoluere fuas coneluf.in principia caenite per fen- fum; citantur Dur.q. t. prol.n. f2.Gillios lib.1.trac. 6. Alij dicunt fatiseffe, vt ha- bens (übal tornei cognofcat illa princi- ia per fidem, & ex au&oritate habentis ubalternantem, qui euidenter cogno (cit illa principia ; quare in fent. i(torum , fi quis non haberet (cientiam fubalternan- tem , & confequenter nefrírer euidenter concluf. quz funt. principta fübalterna- t2, crederet tamen illa principia yt vera ropter authoritatem docentis, vel rene- cuidenter fcientijs illa per veram fcientiam fübaltegnantem , adhuc ille di- «cremr habere fübalternatam fcientiam , licet fubalternante careret ; ita yeriores "Llomif: vt eft. videte apud Complut. ry art Io.de den 16, dtti.3. andem alij requirunt. vt he princi- pia fint nota habéti rol bui ere alrerpantis in eodem intelle&tu exiften- ' &is& fi nom haberet fübalternantensnul- le pacto cognitio concluf. fubalternatz poffet in.illo dici fübalternata fciétía , (cd potus T ita cxpre(fé- Do&or q. 7. prolin fin.& 3.d.24.5.ad 1: pro 1. opin. quem prater Scot. fequütur Aur. Greg. Gab.Dur. Argent.in prol. fent. Vafq. 1.p. difp,4.c. $e 6. Val. ifp. 1s q. 1, pun. 3« " X ooet (GE. T De Sentia. 2705 - Mol.ibíd.q. 1.72.0114. Met.q. 9. Suas tez d. 1. Mct.fec. $.Coaim.Morcif. Blanc, Auer(a, Amicus, Ruuios hic & alij. $9 Dicédü eft,neceffarió fubalcerna- tá debere e id Íuà principia a fubal- termante cuius für conclafiones demon- flratz , & in eodem iniclle&u conacnire debere vtramq;(cientiag) aliter fubalter- nata non cliet fubalterna fcientia , pc primó quod principia à fübalternante fü- (cipiat,tum quia dependétia Ícientire ró- ncobiedtiarguit dependentiam tn primn- cipijs, quz virtualiter in ob/e&is centi- nentur. Tum quía fi fubatterrans ,& (ub- alternata effent de :jsdem conclution. fed ab illa à priori demonltratis , ab tfta folüm demonftratione quia , fruftra dae rctur fübalternata fcientia,fi de cadem te haberetur alia perfc&tior.F.fübalternans, — qua procedit demonftraione propter quid ; imó omnis Gcomera effet perfe- &é per(pe&tíaus , & omnis arithmeticus perfecte maficus , abf; eo quod petípe- Guam, vel muficam addi(cat.f. (ctenti&m illam à pofteriori. Tum quia (ubaltet- nans,& fübalternata differunt obiedtis ergo,& conclafionibus. Tum quia fubal- - ternata quó ad cognitionem quia,& per fenfam non pendetà (übalternante ergo nulla ctit fubotdiatio . "m Secundó quod hzc principia fübalter- nata fint concluionés fubaltermanris , non cadem omnino vttiu(4; prob.ex di&o Scoti ab omnib.fere recepto,quod vbi definit (ubalternans , incipit fübal« ternata , fcientia verb quacunq. delinit in concluf. ergo conclufiones fubalternan tis erant principia (übalternac. Tà quii fi eflent cadem príücipía,ergo cardé come claf. ergo nnlla Pies tias. Tum quia hoc pater exemplo , ftrt Perpeáida v.g.demon(trat remà - minotem apparere, qüám fit jn fe ipfa, hac dcmonftracione, res vifa (üb an* gulo magis ptotracto videcur füb angulo minori,& minorapparet,resá longe vie a videtur (ub anguió magis protra&to.» ergo &c. principia Büius demonttratio" nis nàfunt principia Geónetria', imó po tilis concluJiones, nàm Geomerría démó fitat maio. quia fincz ab cadcm báfi pro. tacta o inter bas fcíeme e . i E) IV."De jubaliernatione [cientiavum. c/frt.11, 4fractz quà priusconiunguntur, efficiunt maiorcm angulum; quo msgis protrahü - tur, có minorem cauíant angulum , res. à longe vifa videtur per lincas magis pro- tractas , ergo per minorem angulum vi- detur, ecce quo fübalternans probat , & demonftra: principia fübalternaiz . Hoc aürnon eft neceflario intelligendum de omnibus erincipijs, ficut ncc fufficit , vt vnum , vcl alterum principiom demon- ftrctur à fubalternante , fed requititar quód principia fubalternatz pro maiori patte dependcant à fübalternante ; hinc "quamuis, Chirbrgia quà ad hanc. conclu- psuux » quód vulnus circulare difficile eucetur,depédeat à Gcometria,cuíus cau fam à priori atras eodqna partcs circu Ii inter omncs figuras maximé inter. fe diftant , quoniam circulus ex angulis non conítat: non ob id tamen chirurgia dici- tur geometriz fubalternata fimpliciter » fcd tantum fecundum quid' , nam in al;js principijs nonpendetabilla. /— ^. 90 Teruó,gp fübalternás, & fübalter- mata debcát in codem intellectu reperiri continuari;ita quod perfpe&tiaus. non babens geometriam , (ed folü cognoícat perfidéà Magiftro;non habeat . veram fcientia perfpectiug , prob. à Sco. cit.de rónc fcientia cft,quod fit notitia. 2 certa,& cuidens,ex pr incipijs certis , cui- denubus,& immediatis cau(ata , notitia concluf. fubalternatz in no habéte fubal- tcrnanté nó cft huiufmodi, crgo &c. Ma. patet cx q. 1. huius difp.& ex Ari. 1. Poft. €. I.»bi docet non habere demonftratio- tiem,ncq.fcientiam , qui nefcit. concluf. refolucte in principia vfq. ad prima ; & immcdíata, Mi.Prob.omné certítudin£ , & enidentiam habet conclufio à certitq- dinc,& cuidentia principiorum , cx quo iofert Arift. principia elTe certiora , & , scd principia in nó haberte (ub- aliermantem. | non babent certitudinem , '& cuidenuiam;quia non sant immediata , & cx terminorum apprchentione nosci- bind per principia subaltecnanis de- monftrabilia ,. qua tamen igno(aritir ab illo,ergo nequeunt certitudinein , & cdi- d:nuam conclafioni tribuere ;acmo .n« dat H quod non habct * ):icav 873 Resp.1.nó effe de ratione scientiz eui- dentiam, sed certitudiné,quia fin:s scien- ti cftaffecotioveri , scu firma adhafio: ad yerum qua per certitudinem habcturz at euidentia , & claritas requititur vt al« teri deseruiens , quatenus obie&um  cui- dens firmiorem caufat allensum : modó fides bumana aliquando talé certitudiné causat vt omné hzffitationé excludat, vt fine hz fitationc credimus Indos e(fejaut Romá: hac certitudine credit non habés metrià principia perspe&tiug in atte* tione Magiftri; maximé quia non cre» dit Magiílro, vt homo eft;sed vt geome. ter,& consequenter vt habens fiimitaté ,. & cuidentiam illoram principioróm. — . 91 Scd in primis fals cflcuidéiià n& effe conditionem per fe ad scientiam re» quifitam,vt probanimus q. 1. cit.& disp, $Cq*q. 3.art. 2.diccmus, nam claritas ina cognitione non solü cxigitur propter cer titudinem, sed propter seipsam , quia cft intrinseca io cognitionis,vnde in- trinsccé perfectior cfl cognitio clarayqua obscura,quamuis vtraq.certa : quod non: elTet verum , fi effet tantum accidentalis conditio:quod.n.cít de per accidens,non diftinguit ctlentialiter;at euidcntia e(fen- taliter facit diflinguere sciétiam à fidc , Tum quia hzc certitudo non excedit. li» mites fidei ,quantumuis maxima ,.crgo' non poterit causare certitudinem scienti ficam , ad quam aliquid plus requiritur , Tandem fj cognitio conclus.sabalterne erit scicntia , dummodo ipsarum princi- pia apprchendantut vt vera ; idem dc qua: libet scientia dici poterit, f. quod fa prine cipia alicuius conclus.crcdantur finc for- midine cognitio conclus.erit fcientificay non crgo peculiariter de subalterna hec clict affereodum 1 Resp. 2, notitiam hanc radicalitet ,.&. sccondam subftantiam clle cerrà ,. & cute dentemynam ex sc aptitudinem habet, & inclinat onem resoluédi sua principia in. subalternantisy qeamun de fap €to non rcsoluat propter defcétum subie-- é&i. (intellectus, 1n quo non adeft subal- acrnaos, cai pollit continuari , hac rà» cone hatent illam non tcibuit. denomi- nationem fcicutifici TA » V cuidenter 3 c ALME Es. Lu $78 cogro(centisi»d tcientiam 26: $c condum' fe iufficit eid dentia cidicsbDs, nonautem &d fciem iam [ecuodum fta üperfedtom. |$1 COÓt!aarg. cognito principtorürit £aíu € radicalicer connderata! non liabet Certiudinem,& eatdentiani feiéüt ficá y: quia (pe&at ad fi em , ergo rion poterit €aufare notitiam conclu(. fecundum füb- ftantiam cerctam,& euidentemyriam cffe- élus non excedit füam caufam in perfe- €tione conclu. eft etfectus principiotum« Tua quia qozlibet vera opino effet fe- cündum fübftantiam fcientifica quia li- €é non ptobetur per propriaj& euidétia principia;eX fe (amen ettec demon(trabi- lis, ham proprias cau(as habet à. parte rei beh qe W Tum quia (icut hog atur cognirióaliqua y quá fic radicaliter €értay& non aGuilitcrqdia ftatim ac nó (t actualiter €éria , e(t etlentiabiter du- bia,& opinio yita neq. dabiliseft cogni- tto radicalitér euiden$,& non a&tualicery parita$patet , quia non minuscertitudo €ft effenualis differentia eognitisais quá euidentia  Tandein fequitur y od cum principia (ubalter&arZ. ex fe (int refola- bifia it princ pía (ubalterfiantis quamuis tion biabetis fobulternantem a&tu non co- gno! cat ila cienufica cognitioà: forma fitér,cogaofcet catét cognitione fcienti fica tadicahierjimó notitia cuiuslibet có- &Iohióris,quauis ró habeatur per praimmf- Qa, potict aaliuc diet feietiria vadicatiter y quia eftcaliter illa conclufio copaolcib: lis; & quicquid éórra iftud diétà: affcriec "Ehomufla ;poteft cótraipfosrerorqueri, CORéb p. 3. principia fubakernaug in Ca- fü ; quamuis nori e(ferít euidentia à prio vij à per principia (ubakecdaptis ,' effent timen eurdéria 4 polterióti j& perindu- tionem à fingularibus vt chirurgüs;ls. «ét tion babeat ptirícipium illud gcomc- eri£s;partes circuli qaximie mcer (e ditta: &cyqqa cácec 3ngulis , pot«tit camen fci- te créCülate vulnus dificilé fanati à po- ffriorij& perexpertentiam.— Sed lizc tcípólio roni facit ad rem, lo- *quimuf «mde fcientia fubalternata , vc td- lis cft;quo pacto dependencia dicit à füb- aftcrminte in cogartiorc principiorum à Wuacunisfabalcccgantus ) cognido vero d un cU EGET A Bep WU qc auf à Er. Difp. X 1 I- De Sent e Me I" à pofl:cioriy & per ekperieatiam nequit - dici fcientia fubalterta, cum non depen- dcat Z (abalternaritejita Dó&.io 3.cit. T. 93 Obijc.r.g;(übalternas; & fubaket nata (int de ci'dé conclof; Tü quia Atift. 1. Poft.c.7.te*. 29: ait mufícü , & perfpes &iuutm polfe demoaffrare , quz ad'gco« inecram,& acictimeticon pédtigi ; Ac. 1o tex. 5o.in hoc,ait, differre (ubalternan' teni à (ubalternata; cp illa demonttrat gp quid, hac verb'quia, (.gpez dem concluf. áb vna demoniflrantur $ priori y ab altera: à potlettoriy & via ferias, vc feipfam' ibi dcclarit; vnde videmus multos mufica pollere (ine arichirmietica y nanmrilld'acqui- - fuot pcr experientiam. Tum 2.quia vt di- cebamus art.prac.in 2. arg: princ. in' 2.& 3.Confir.m'oppof.(abalternata ealdé de- monttr.t concluf.fabakernantis , & fold ditfert, quàd vbi fübalternás demóftret iri vniuerfali' y fabalternata illas applicat determinata imaterig; vnde priacipijs v« utut eifdem, fed appl catis proptiat mate ri , ergo nulla eft differentiamter con- cluf. vn:us,& alteriusynihi cxrtibfeca: , 8 materialis (icut albedo à (ub:e&to abflra &i non d. ffect e(feniiatiter à feipfa vt im fubiecto , Tum x. conclufio pertinet ad illü habitd, ad qué (»cctat me tiastermíi- nas (ed'medius teret 205,910 fübalterna- tà vtitur,perunct ad (abalternaneim y er- go»Xc. Tandem ab Aritt. hazlciétiz vni uoc dicuntar,ctgo nó diffecunt if&er [t Kefp.ad t. Arii. in tcx. 20' non doce- re mufrcum & arithivieticum eie de eit- deti conclut. (ed folum qvó4 qualite fcientia debet procedere ex proptijs, aec licere traníceadere de genere im genus y ptaterquam quod in- fübalrermatis iciemtijs,in quibus fapeciot quati defcendit ad genus inferioris, & rp(ius conclu(; demó- frat faltas in vmiuc£ati, quia affiarcat habetis pencs obic&z , vnde eognat di- ci (oleni:in tex. 30. quamuis mültum va- rient intcr fc Do&t. breüitet dicimus. A- rift. ibi loqui dc (ubal:etnata ;ton (olm vt dicit habitam cónclu(: dé nonit atari principia à fabalernáte accepta , fed 913 vt fgmBcat tibt eonchut: via , & ex peticnicia péobitaciar, & lire 1Gac dixit [ubalternatà demó:trore quias Q.V. Te f ubalternatione Scientianum. efl $79 iX per (en(umyn& mufica v g.cft duplex , pn experimentalis , & hec potcft ha- iberi tinc aridhimetica cui proprie nó füb. alteraatur; alia fcienufica, quz fuas pro- bat conclüf. per principia in arithmetica probata , & bec proprie ctt 'fübalterna ; .cum igitur ait Arift. 'fübalternà demon- flrare quia, & per s&(um , koi de ex- perimétali,qua vt fic non cft reduplica- .tiue f'übaltetna, fcd folum 4pccificatiué ; fciétifica quoq; dicitar demóflrare quia mam vt dicemus difp. (eq. duplex .eft de- .monftratio,vna propter quid, qua: habec . emnes conditiones in definitione. po(i- tas altera qui 4, cui aliqua ex illis deficir Coo ditioni bug uod. ubalterna,non dc. monftcat ex immediatis , nam (ua princi- pia demonftrantur in fubalternante,idcir :€ó non demonftrat propter quid, (cu po- tiffima demonftratione ; vt facit (ubalter» ,Dans, (ed. demonftrat quia . 94. Ad x.tefp.cx dictis in przced.art. Kalfum elTe has (cientias aateríaliter folü diffeccey ia eft palTio in fbalterna- ta dem ata, & aliain fubalternante , vt patet ia exemplo addu&to ibi; geoine- ter -n.folii deimonftrat partes circuli ma* ximé ditare, quia caret angulis at. chi- rurgus ex hoc deinde concludit vulnus circularc ferius curari , quia partes cius maxim? diffant, qua erat concluíio gco- metra; vndc falíum eflconclutionces viti ftra&a à lubiccto, & vc ibas in (übic- &Xo;tum quia femper eft alia pa(Tio à (üb Alternata demonttrata , quz aliquádo có- tinetur. füb pa(fione à (ubalternante de- .monftrata; qua rone videtur cade , & [o- lum matecialiter differens; ncq.cx hoc;qp principia fumit à (ubalternaie , debemus. ' arguere identitatem illarum,nam tantum fequitur vnà abaltera dependere, co quia uio demonftrata dependet vt à caufa fubie&o (ubalternanus, nec eadem om- Aino principia def(umit in fua communi- tate accepta , (cd ad propriam matetiam fubalternatg contracta, vt dicemus, (ignü enam additam fubiccto fubalternantis (ie pcr íc con(ideraram à fubalternata , & paíliones ab iptius fluc- rc quidditate ; à qua € de(umuntur adaz- .quemli .muficas purus arit flrari;ergo non i ufa; differre inter fe, ficut albedo vt ab- p ime o quate prissivebaliemaa Ad j.medi. ,umà (ubalternata ; contca&um atfumi- .tür ad propriam m materiam, qua rónc non (peat proprie MED Ad 4 dicuntur vniuocz aai Tinitatem,& cognationem, quam hab&t.obie&orü , & principiorü,nó propter/détitaté intcr fc, Secundo, quàd non polit fubalternàs femonfirate peioapie ubilteraatae (cd .hac à prjoti deujóftret proprias concluf, ,prob. Tumquia.fubaleruantis concluf; abf(trabunr à materiafenfibili, quam co« (55$ BinisenCromeri ede 1nea à materia ili abftra, &iua de linea viuali, f. de linca vt n bili,ergo concluf. fubalternantis neque. ,unt effe principiafübalternatz. Tum 2. fubaltetnata.demoftrar propciss concla, Pet caufam proximam,;fubaliernansinon- ALDEA COH ergo illa.demonl rabie peste: vetà quia , & con(equenter pédet ab ifta. Tum 2. .fequeretur Arithmeticum effe maficum , .quia ille muficus dicitur, qui (cit conclu - fioncs muficas demóftrare ergo fi arith- metica demóltrat propter quid , conclu, icus dicetur etiam muficus. Tum 4.(übie&um fübalteinau, ficut habct proprias paffioncs, ita quoq; habct propriam quidditatem;per quá po» terunt pa(Tiones ilJz propter quidydemó- *t fubálternante.in do. Jandem.conclu(- (ubal. ternaue nondemonflrantur propter quid à fübalternante,vt patet,ergo à (ubaiter» natasergo nlla fubordipatuio ad (übalter- nantem,prob prima conícq.nam funt als aliqua Ícieuia. demonftrabiles copter quidyicut prepritm ts it.caufam . -95 .Relp.ad 1.cócluf fabalternatis sür principia (ubaltetnatz,non.quidem vt in vniuerfali demonitrantur, (cd vt ad mace riam fubalteroatz applicantur .0:odo exe plicato in praced. (oluc, Ad 2. caufa re» mora cft duplex, vna; gue gon cauíat c£. fedumail "er aliquas iens con ttales contrahatur yt aniajal. iu ti. fibilis ; altcra, quz non caufat Wm 7 nifi determinatg aaterig appliceiur , vt , mf carpi vulneratae applice- SIT € 980  - ma cum differentia addita fscit vnam per fe caufam, & immediata , & ideo hac ce- gn'ta;nó e(t neceffe vlterius progredi de monftrando;fecunda;quia non conft cuit vnum pcr fe cumillo addito , ideo nó có- ficit cà. illa materia;cui ap| licatür,pro. pofitionem indcmonftrabilem,& immce- diátam , quapropter neceffe ett vlcerius denióflrare medium a(fumptum per alia principiain fuperiori (cientia; vt patet in fzpe adducto de vulnere circu- firare per caufam proximam, qua ci non fit vnum per fe,& cffe&us dependeat rc- , & mcdiaré ab obie&to fübalrernan- tis, non procedit ex principijs immedia- tis,& per confequens nó demonftrat pro pter quid: fubalternans autem dicitur de- moniftirarc propter etgreni procedit ex immediatis ad probandas proprias con- clu(. Ad 5. ncg. feq. nam fimplex arith- meticus , quamuishabcat proprias con- xcluf. hz tamen non funt concluf.. mufi- €z , & licét (int principia requiritur ta- , vt determinentur,& applicentur fo no qui eft obie&um mufice , vt deinde inferantur concluf.quod fine mufica fie- rincquit. Ad 4.peculiare eft obie&i sub- altcrnatz , quód ficuc conftat ex rebus vnum pcr (e nó conficientibus modo ex - plicato art.prgced,ita per propriá quid- ditatem pracisé ton funt paífiones ille dcmonttrabiles , ficut nec eaufantur ab illa quidditate praecise stimpta , sed vt ia tali matcria , & ab obie&o subalternantis depédet:quare hoc habét paffiones ift, vt non fint ab vna scientia demottrabiles propter quid sed à pluribus, vna subalter sante quafi descendendo, & suppeditan- do principia ,quz sunt ipfius conclutio- ncsalia subaltctnata ; qua(i ascendendo, & proponendo suas conclufiones;vt pro- bénturà subalternante; in qua continua- tione,& coniunctione principiorum con- fiftit scientiarom subaltcrnatio: vade di- ci poffet subalternatam ptoprijs viribus , & intra proprios limites non demonflra- te propter quid, at viribus à subalternan- mutgatis, & ipfius auxilio demon(lca- re propter quid. Hinc pacet ad 4. à 96 Tettio qp nó requiratur nccoffarió Dif. XI IDe Scientia: 00V coniunctio subaltermantis,& subaftern&? tz in eodem intelle&u , grob. Tum quia de ratione conclus. eft , quod fit euidens in principijs,& ex principijs,non in fede rationc quoq.subalternatz cft quód nou habeat proptia ptincipia, sed sumat illa: à subaltetnáte,ergo nó cfi de ratiogc sub alternatz,quod conclus.in ipsa subalter- fint caidétes,ergo fi effer fine subal- ternante, adhuc eflet sciétia, T 2. A ftro. logia plurima demonftrat ex principjs creditis sola fide,nà coniun&tio, & aspe- Cus syderum, numerus orbium, ex mo- tul maxime diuer(itate demonftranturg qua nonn:(i longa expetientia à pluribus succe(Tiué obseruata poteft haberi , ex quibus principijs fide creditis scientificd reliqua demoniítrantur, ergo &c. Tam 3. mufíicus vc muficus cft sciens , sed mufí- cus vt muficus non eft arithmeticus,ergzo vt non arithmeticus eft sciens,ergo nó ha bensarithmeticam adhuc habebit müti- Cam scientiam,hzc .n, etiam vt diftin&ta* abarithinetica ett scientia. Tum 4.scien- tía subalterna vt fic supponit,non probat gua principia , & vt fic eft scientia , ergo de ratione subalterne scieatiz non eft; gj sciatsua principia in priora resoluere quare separata à subalternante erit quoq. scientia. Tum f. ifti habitus rcaliter di- ftinguuntur, ergo poffet Deus in aliquo conseruare su balternatam fine subalter- nante , qua poffet procedere ad proban- das cóclus. vt prius,ergo ficut antea actus eliciti dicebantur scientifici , qula ab ha- bitu scientia causati, etiam poft scpara- tionemtales erunt; quia habitus solum ia confimiles a&us inclinant. Tum. subs - alternata quant cft cx se inclinat in có- clus.cuidentem vitibus subalternanmtis, er go fi aliquando acquiritar per fidem; hoc cft pcr accidens,qua rationc non eric ine- uidens,& obscura,sed cx se euidés;proB: scq. quia fides subftituiturToco subalter- nantís non ratione obscutiratis , sed pro- pter certitadinem; qaam babet;ergó non communicat sciencia obscuritatem, scd certitadinem. Tandem babitus subaltec; natg ex se pctit continuari cum subglicr nante ctia quádo cft separatus, ergo ti non cocinuatur atu ,ctb.ce pec accidens & QV. De fubalternatione feientiarim. efl 88i I& quia confctuat apti tudinem , ctit (cm- iper idem habitus (cientifi cus; hinc Acíít. 6:E:h.c.4.loquens de notitia principio- rumait, Cram -n. aliqualiter cognita , credita: funt ipfa principia, C7 c. 797 Refp.ad1.cex Sco.in 3 cit. de rone fubaitermatz eft, quod habeat principia noia in l'übalternaate, & (i -non e(Tent no- ta in fübalterpante, ipía non effctícien- . tia, ficut fi coriclufio in quaeung; fcientia non cílet euidens per principia , non cflet ftiencfica , ergo intelledui non lsbenti fübalternátem faebalternata-non erit fcié- tia, quamuis frin fe fpcétetur,fit [Cientia, ficut nec cóclufio demoflrabilis eft fci&& wfica nefcientr illam demon(lrare . Ad 2. -. multa afftologi propria experiétia cogno fcunt;nam licet nó viuant tot annis , quot vna circulatio completur, attamen ex ob- feruatione iam habita poterunt. calculan- do deducere durationem celcftis circu- lationis , cum cceli vniformtter mouean- tur; iii his veró, in quibas fide procedit , non habent fcientiam , Ad 5. neg. conícq. vlt.etenim nec ícientia eft habitus princi- piorum; vt fcientia. c(l, & ramen non po- tcftabillofeparari; concedimus itaq; di- fiin&ionem interbas fcientias , non camé feparabilitetem malice , vt (ciétia eft; ab Arithmer.in codé intellectu ; Ad 4. fub- alterna fapponit f&a principia probata in fubalternante;non autem probat, & ideo dicitur fübalterna y fi non effent proba- ta inilla, tunc fübakernamon eflet fcicn- tia, fic fi in aliquo hc principia non (unc probata, & cuideniia ,1n ipfo fubaiterna non erit (cientia ; (icut de conclut. fcibili apud intcllectü nefcientem principia di- ximus non eflc (cientiam . Ad $. admiflo «a(u habitus ille non inclinaret in pofte- riores fyllogifmos ; quia concluf. obate pertinerent ad fidem ; vcl íi ad ientiam, non ad fübalternatà vt fic , (cd ad illam,que principia probat à poftciio- Tij& per (entum, & dicitur experim:enta- lis,vt diximus . Ad 6.& 7. fübalternata.o fcientia ita per (c peuic à fübalcernáte cau- fari , vt fab illanoncaufatur ,.none(let hab (cienuafübalternata; ncq; 1 aétu nó con- tinuatur, vtdeoncluf. diximus rc(pcétu principiorut; cü dicitur. quod fidcs (ub- fLicaitury&c« re(».ex hoc ipfo, quod cut- dentià non t£butt , iam cómunicat obfca. ritaténec tides humana e(t tabce certira- dinis, vt certitudinem fciertie adzquct . Atift.antem,vt notat Lich.5.d.2 4.logui- tuc de (ciétia per accidens , & fecundi quid,quod colligit ex ipfo contextu, naim in fine illiusTitterz addit Arift, Cum .n. fidem quodsmodo adbiber quis cr prin- cipia fibi nota funt , fiit , mam jt m "n di ctv fie conciufionis per accidet babebit fc iem iam. p Vnàm éft hic not. quod a(fignara tfes conditionesconweniunt (cientie füb«Iter- natz fimpliciter; fi ramen daretur álqua [Cientia, cai yna,vcl duz conucnitéc con- ditiones, diceretur fübalcernara illi, non fimpliciter, (cd.fecundum quid.. De divifione Scientie in fpeculatiuam.y € pratiicam . 98 T T £c áiuifio, quinis poffit cogni- H tioni incómuni adaprari,aut fal tim cogaitioni , prout eft cóunis fecua- de & tertiz operationi incelledtus ; om- ne .n. judiciü , & omnis diícuríus polfec dici pra&ticus, vcl fpeculatiums , attamen fpecialius loquemur , vt (cio codpetit tàmaé&tuali,quam habitusli. Quapropter noriquód ficut in quolibet habitu tria in- terueniuat ,.f.. habitus ipfeactus,in quem habitus inclinat, & obiectum atus, cirea quod verfatur 5 fic in fcientia cám practi- 'cayquàm (jeculatiua, nam in (ciencia fpe- culatiua adeft habitus fpeculatiuus,adef . actus; qui dicicur (peculatio, feu cognitio fpeculatiua, & tandem eft obicctd (pecu labileja quo tàm actus, quam habitus de- nominátur (peculatiui; m pra&icis quoq; adeft habitus pra&ticus , cognitio p cay& obie&tü practicabile, & operabile, qp praxis appcllari confucuit,praxis.R.e nomé Grscá,& Latiné fonat id€, ac ope ratio,ctt]; nomcn atftractü,à quo prá- Cticum der1uat ; vndc nó codcm n.odo (c ent praxis, pracbicü, fpeculatio, & Ípeculabile,nà fpeculatio proprie dicitur de actu, nó de obicé&to , piox.s € cótiá di- citar dc obiectojnon de actu, quien ; ea CORN IONS M. $5; -— Difp. XI I. De Scientia» ^ ,ens denominatur à praxi; hinc praxisdi.— ditionibus, & an codem modo , vclunt ftinguitur à ccgnitione pra&ica.contra primario, alicri fecundaréb. JBaccb.q. 4. prol. art.z.oppofirum fufti- —— Prima opinio folas actiones externas, ncntemj& rario efl cómunis víus]oquen-  & tranfcunics ponit effc praxim , non in- cium tà Ph kfophorü, quàm Theo'ogo- ternas, & immanentes, citatur D. Tho. 1. rum cü At fl. G Eth.c.4. vbigGionem, & — 2.3.5 7.art. 1.ad 1.& 22.q.179.ar. 1. Cós effc&t o6é ponit ob'c&ascirca quz babi-. munis tamen concedit etiam de a&ibus tus pra&tici verfanur; de quo videre Li- immancntibus , & internis ,lic&g non de &h q-4. Frol.& P.Fabr.6. Met. difr. 1..—— omnibus, nam quod (petat ad a&us vo- Com igitur. habitus habeant (pecificari/ Juntatis Heor. 1.p«ar.8. q.5. ad 3. & Var. abaCtibus.& «Qus ;b cbic&tis , vt perci-. ro 1b. 1.9.4 negant intentionem finis cf- piaius;quid effe fpecolatiunm, & pra&i- fe praxim , fed folam ele&ionem medi cum d: cant in habitu fciétifico, debemos | rü.. Maior lis c(t de a&ibus intellectus, rius querere de aQu , per quid confli-. namcum poffint dupliciter contidcrari y in tali , vel talie(ie, quod nequibi- velvcab imperio voluntatis praícindüt, mus cogno(ccte, nifi obic&ta illorü (cia- — & antecedunt , vcl vtà voluntate imperá- mus,per quid differant interíe; ficileau- — tur , quidam volunt ét primo modo cop- tem erit cognofcere , quid fitobic&tum | fideratos e(fe praxim, (1 func dirigibiles ; pie bile,fi prius inucftgsbimus,quid ita Nominales omnes , vt Ocham,Gabr. It praxis, nam perncgatonemtalisra- in prolcni.Greg.q. $.ar.1. Rübion.q.10 tionis conftituenr's praxim explicabimus | art 1. concl. 3.& uo ac Va- fpeculabilisde illo obic&o. «—— fq.di(p.8. Ale(. 6. M et-initio. Fo(. 2. Mets ,€3«qu fe8.2. Suarez difp.44. Met. (cct, "ARTICVLVS 1 eat & ePcete I. jd 3nd $5.3 . - di «II. c An.& i pz. Log. c 1. Ar- fit "Praxis . oer iim 1. Log. fc&. 4. Morif.difp. 12. 99 V Hfücilem , fimulq; facilem diffi-  Log.q.6. Blanc. difp. 2. (c&.4.Io.de S. Th. culratem aggredimur explican- — p.2.Log.q. 1.att. 4.Conimb.q. 4. proaeme ,&andam, d.fficilcm, propter opimionü va- art. f. Kk uu.q.5.jrooem.Auería q. 26. (ect. fietatem.facilem,quia pun&tuscontrouer | 5. Amic.traGt.2 7-di( p. 4. q« 4» dub.5. Iau. fiz conflit in Do&orum placitis , cüfit 6. Met.qt4.& alij. Quidam veró abíolu- fcré Ncminalis quzftio , rà quilibet pro. té negant vt fic cifc praxim , ita $co« q«4» arbitratu vtitur hoc nomine Praxis illud prolart.1.vbi Ba(fol. Lich. Barg.Vig. Ta- nimis ampliando , vcl refi ringendo. tar.& q.2.procm Log, $.$ecundo jcien Vtautemcertaab incertisfeparemus, dum. Ant Anda, Mti 1, Zerb.q. vlt. concedunt omnes nomine praxis folum — Fab.in prol.difp.9.& 6. Met.difp. 1. Rad. a&ticnem intelle&ualis naturz cum Sco. — 1. p.cótr. 3«art.1. Vulp. t.p. di(p.4.att.1.8c 1.Met.q.7. intelligi debere , necquácun- — difp. 28.ar, 8. Smi(jnc. q- prooem. Theol.n. que, led tantum,qua aliquo pa&tó dirigi- 124.& (eq. Cauel.de An.difp.5./c&t.4.& bil.s cft, vnde nccactionesbrutales,nec | fuper 1. Met. Scoti q. 7. & q. 4. prol. in inanimatz,ncque ila, quz in bominibus Schol.Camcerar. te vc & ex Thomi- paturalcs funt ; & ab imperio voluntatis j fts fequuntur Capr. q. 2. prol. €oocl. 4» excipiuntur vc funt operationeswegeta- " Sonc. 6. Met. q. 2. Sowsin prooem q. 4- les, &c. dicuntur praxis, quia nen (unt di- vbi Ma(ius q.10 Did.à Ieíu q.6. Compl. rigibiles ; idcirco tria funta&tionum ge-.— difp. 1. q.6.C cele (t. di(p.t.(e&t.a. t6 Dur. nera;quz nomen praxis forsiri pofient ,— q.6.prol.Suetf. 1. Mct.dilp. 10 & alij. At ^f. a&ioncs intellectus, actiones volunta. y: actus intelie&us (pe&etur , vt efl à vo- tis,& a&ionesícn(uum ; necfolüeftdif. luntate impeta:us , adhuc eflc praxim ne. [cníio,an iftz aCiiones (int praxisverum — gant ex Scouflis Ant. And. Lada , Sai. etiam anabíoluté ipfisratio praxis con- — finch. Zerb. Tat, Camcrar- Vulp.  Bafz ueniat, an vcro obícruatis qmbufdá con- (ol.cit. adenittunt alij. aliquo modo cugy : «cce-  ééetetis Authotibus , vt - Ef quoq; differentia quó'ad códitio- fiesaliquas,nam Grez. Rub; & Fon. cit. aiunt non requiri quód (ciens; fcu hibés: nitionem pra&icam lit potens eflice- te aGionem , que dicitur Praxis j cómu- nior veró exigit poteritiam actiuam (al- tim remotam in ipfo fcierite ita Va(o. Ac- riag. Mol. Ouaied. Auer. & alij. Q'aidam addunt deindestalem actionem debere li- beranie(fe;quidam veró fufficere docent; vt (it ex fc à voluntate dependens, quam- tiis nonliberé fiatyità Ouuied.controu.1. Lo . punc. Zz- j ; : 1 Tande cft di(creparitia;eo quia A uería fuftiniet (G5. atum imperatü'primarió efie praxim, imperaneem veró fecüdarió, oppofitüm docetur à Scotiftis,inter quos mediat Amic. dub: $. nam actus virtutis morales imperato$ à volüntate inquit e(le fecundatió praxim;iimporátes vero .f-qui eliciuatur à voluütate imperante alijs po- tcotijseffe primario ;a&tus ramen artifi- €ialcs,vt font opera artis,€ contra. f impe ratos prímatió y imperante$fecundari .- roo Dicimus primó,nullum actü pre cédemé voluntati mpcriü efe proprie fraxim ;hec concl.eft Scoti t. Met. q. 7. & q.4.prolaft. f. & cx parte fuit probata Q.prodei.art. $. dum Logicam fpeculati- fcientia flaturmus , quamuis (ft ope- fationum intellectus directiu; & ptob. adbué péimó de operatione intelic&us 4b alia directa, quia praxis proprie lo-qué do diffett ab obiecto fpeculabiliy namco Énitio pra&ica di (fcrt à cognitione fpeca latiua.ex hioc,gp illa cft ad praxim, ifta ad obiectum vc ipcfülibile 4. vc neré con- em plabilc;& cogimofcibile, vnde non fo- Ium denoayaaót diuertimodé proprias ogriiciones(ed éc diuerfinodé diatdant áil.s, nam citca obie&tuai fpeculibile co- f»ceulatiui denom matur veo , 1i €onforin;s eft iili tL t diffoum's; at Cofimtio practica nó dicitur vera, vcl ral- »fedboria vci mala, ficut praxis alia ctt ofidalta malas ac fpeculab:le vel verum, vci falfümrdicitur loquendo de veritate, & (liicateobiectiua ergo omn $ cogni tioqua vera, velfalía proprie denoaiiaa ' &ur aontáamcu bona yel m ala; peccat po- peculabilis,quàm ad genus praxis", talis eft cophitio: direda abalía cognitione, feu à' regulis logicis,nà in hac cognitione do: . ere, vel entitatem; vel directionem pa(fiuá. inxra log;caies régulas,quz eftillatio;& confe- quentia , eiititassctusnoo dicitur bona y. vel mala,fed vera, vel £ilfa; vt patec,cófe- quentia quoq, dicitur vera, vel falfa & quamuis aliquando dicatur bona; vel ma. lajhoc eft improprie, quatenus cam veri - tatej& falfitate confunduntur,quia Doni- tas proprie dicta pcriinet ad. voluntatis obiectum; non ad obic&um intelle&us ,. vnde quàdou; qnis perci ses obié&i quid: diratem dieitur bené difcurrére 4i. verez T quia cognitio direéta, vt Co2nitio eft, fpedtar ad gcnus (pcculationis quia fol & intendit veritatis obic&tiug attingentiá y ét vt dircéta ad praximnon fpe&ta- bit,Prob.copfeq. nam illa dice&io cft ia- ftrumentum ad veritatis indagationé or- dinatum,táquam ad finem y ergo propri ad grius foi finis reduci debet; nom ad ge nus*finiSoppofiti, qualisc(t praxis refpe- &u contemplationis veritatis. Accedit : Atift. fcientiam practicam , fea actinam [cmper detimuit in ordine a1 voluntaré y fiuc appetitum rónis; ita 6. Eth. c.2.5.de An.46. & 49 6. Met.C. r,& alibi. — Conf. actio intelle&tus dirigens aliam a&ionem ei uident nó eft. proprie practi- Ca,crgo actio dire&a non cft praxis , có- Íeq. patet, antec. prob. cognitio pradt:ca directiua cx (ua hoc hibec » quod fà maturo confilio, & prudenter frt chicita , citm obic&ó non cóformetur y adliuc bona iudicatur , £3; fafficiensre- gila actionum ab ipfa ditc&tarum , taut tr iuttz ipfam eliciendar;'ünt bong, fi trà ipfo, fnt male, & hoc, quia e(t re» ula, & menfura illartrm , crm actoacs conforaari, nón cum ob.cétoin fc, fed vt à prudenti iudicio di&arum ,ve patct in habéte coníciéaam imiiacibilé : at fpeciratiu: omae fuam veritate dc. cipi: ab ob esto , 1ut fi ilbinon. confotz matur, nanquam erit vera, quanrucumg; mature, & prudeatcr eliciatur i quód pot deduci ex Att. 6.Eih. c. 2. ted cogn tio ditigensaliain cognicionen independca- DOM T ido t Me EL. r $82 terà vo e , vt funt regula logicales, fi non habct contormitatem cum obie- €to, mupquam crit vera , aut rc&a ,. ergo ipra&tica non erit,(cd fpeculatiua. Acce- dunt et;am ratioocs Ícquentis conclu(.. Secundo prob. dc alijs actionibus fen- . fuum ;.nam praxis cx comuni vía dicitur ilia actio, qua regulabilis eft,& dirigibi- lisà cognitione practica, quam pro incn- fura reípicit , illamq; practicam denomi- nat,& confequenter prafopponit illà pon per accidens , fed pcr-(e y ficuc vniuerfali- 1cr omnis men(ura prior e(! menfurato , at qozlibet actio (enlitiua , vt à volunta- tc praícindit non cíl poílcerior intelle- €ionc, imó per sc cft prior,vt notat Sco. €it.ergo noneti praxis . 1 101. Dicimus 2. omncs actus cliciros voluntatis , & impcratos, cuiuscung; fint otcntie,cuia intclicctiugs e(fe praxim in lore;quo ad 1. partem de actibus clici- fiscít Scoti cit.& prob.ab ipío, quia oís Guselicitus voluntatis cíl cílcntialiter "poltcrior cognitione dircétina , eftq, in otcftate cognoscentis , qux. süt condi- tioncs praxis, vt infra. Tuum quia vt ipse arguit contra primam, & fceuudam vià , »omnis a&us voluntatisét circa vltimü fi- né cit dirigibilis à rc&ta rónescrgo cít pra Xis,cOseq, patet; quia praxis hic sumitur , ,vt dicit actum regulabilem ex hoc , quod poflit bené, vclamnalé ficri; anteced. prob. quia €e circa vlum.um hé contingit er- fare, & linon in ordine ad obicétum, sal- tim quó ad circunfiantias ; vnde Thcolo- . Si quaplurcs. docent. dilectione Dei pos- $c fieri malam in gcnere moris;.fi.s.debi- fo rcmpore non cliceretur, v.g.fiquis ex - €flicio t ncretur succurrere laboraotiin ."€xuemno periculo, attamen leuiter puta- zct, & ccronec poflc in a&a dilectionis ; Dei peraaaere;illudq ;auxili á omittere; , peccaret, qua tóne dicicur atus dilcétio- mis Dci circumttantionab:lis secundum qualcynon secundum qnantum;ergo qui- Nbet voluntauisactus elicitus erit praxis . . . Quibus rationibus prob. ét a&tustr- geracos.ancellectas: ele praxim cócra Sco: iftascit. dam Door 2.d.6.0,2. € d.42. , &diminit peccatün-cogitacione ergo ali- 9nainzelicétio ; wt à yolüzate imperata y U-" Dip, XH. De $üemis . zCOMEDV ^ Ha cs 4 wd H $ ! i T erit dirigibilis in genere móris; vt bené y. vcl.malé fiat ergo eft praxis: & explica- - tur exemplo nam prudentia di&a: de cir * cumftantijs ftudij quo loco , & tempore : exerceri t : item judicium credendi B. articulos fidci eft praGicum , & spectat E. &d virtuté infusam fidei, babetq.pro obie €&o, nonfolam volitionem actuscreden- - di,(edetiam actum ipfam , vnde merito- riusc(t, & füpetnaturalis. —— A Reíp.quidam Scetifte cum Sco. q. 4; prol.art.1.nó fequi,ergo actus intellectus: ynperatus-eft- praxis ». fed vel cft praxis. vcl pra&ticus , nam licét omnis praxis tir aus clicitus,vel imperatus,non tamen contra: ró eft, quia veintelle&us dicatae pra&icus, debet extra (e teadere ex 5. de An«49.Í. debet aétusaliarum potentiard regulare,vt aix regulat proprios actusnó* extra fc tendit, Tac. in prol, cum Toleta- no re(pondct intelle&tionem vt imperatá- non eife a&ü. intellectus, fed.alterius po- tentia .[. voluntatis imperantis. Barg.ait e(Ic praxim materialitery.nonformaliter. - 102 Sednullarefpótio fatisfacit: nam — — actus ccedendi nonett praóticus , cum n^ lic regulay(ed.regulatus;nec (c priorefsd- —— tialiter. actu voluntatis ,(ed-elfencialiter- pottecior, cum (ic nnperatus;, crgo fi om. . nis a&us vel e(t praxis, vel e(t pra&ticus. y» &; actus ille non.ett prackicus;ecir praxis;- Tum quiae(t formaliter bonus in: gcne- re moris , & oppo(itus formaliter malus, ergo formaliter prxis quia ifLas funt di£- ferenug praxis, Tum quia fatis«extra. (e tcadic iatellectas , dà: dtrigit actum illie ,- nont fic, (cd vt à volantace imperatum, naa primó-dicigit volücatisaótum-. Tom quia non(aluatur cótradicbio, nam fi nó" elect praxis , non:poflee dici peccati Se« cunda:rc(pon(o niliauat;-nam (ic nó: fo- lumaótusintelle&tus 5ícd caiufcunq. al« terius. poten vc impcrati non cifent- actus illarà: potentiarum y. tamen Scot tusadmitciraétus aliarum potcatiacü e[- fc praxim . Tum quia mon tantum actas » [ed.etiam potentiz (ubduntar. voluntatis: imperioyimóactusfuübduntar medijs po- tentijs , ccgo actus imperatus- dici. dcbet esc ietiiggp i ti impcraue. Ter tia pcígonüuo y ti ox plicctur quad licmae- teria- " Quafi V. Quid fit Praxisc uA, 1. — gerialitér praxis 1i fecundario, & depen- | denter,non formaliter.i. primario, & in- "Acpendenter ; quo pacto a&us voluntatis dicitor praxis , vt ip fcq. concl. quo fenfu etiam íntelliger eft Scotus in 2.d.42. cít veta, & noflram confirmat fent; at fi 3y materialiter excluditomné rónem pra 'Xis ititrinfecamin ipfo actu credendi, cft fálía, & contra Scotum quol. 18. vbicx  groteffo oftendit aGtum cxtcrioré;.i. im- eratum addere dittinctam bonitaté,vel malitiam actu interiori , itaut fit duplex 885 eft habitus directiuus correfpondens ia intellectu, ab Arift. cit. factiuu: nunca- atus; cum isitar hi a&us fint dirigi: ic: rca ratione , imó quandoq; prz cep:a regulatiua immcediat? cadant fuper tios S,vt infrasveré dicentur praxis . i& 103 Ex di&tiscolligitur primo de róhc praxis efle, quàd (it à principtointr nfe- €o cognofccni ex vi cognitionis rcgulah- tisinipío cxiftentis, non quidé in co fen- fa, quo velie vidétur Aurcol.q.2. prol.ar, 2. Caict. 1.p.q. 14.art. t6. Molin. 1.p. 9.1. "bonitas, vna in a&u voluntatis interiori »' art, 4. difj. 1, & alij Recem. quafi ope- *& imperante, alia m actu exteriori& im- persto (eer a&um.n. exteriorem intelli- git ibi Do&or omnéactum alterins po- 1entiz à voluntate , vt fc declarat ibid.) 'ergo duplex ró praxis ; quia duplex diri- wibilfus in gencrc moris,cü aliter fitcir- «umítantionabilis a&us voluntatis impe- rans , aliter actus imperatus. Accedit. au- 'thoritas cx d ds Et tandem impu- nantur omnes fimul, quia tora definitio "praxis tradita à Sco. conuenit a&tui intel- AFetoriiperi odi dicere , 'qüod requi- satur effe actam alcerius petestiz omní- n0 , videtur petiuo principijshoc.n. eft; quod quzritat : qnomodo aucem fit cx- plicandus Scotus , dicemus infra. - Éx bistádem ptob.altera pars de a&ti- "bis aliarum potentiarum; &àm hi actos , :Xcl (ünrimaanentes , vt fenfationes , vel "tranfeonres;qüz relinquüt opus poft fe, "yt opera artrficiofa:, & quilibet cft diri- " gibilis/nam immanentes ; quia fünt epe- ^ ra vittatum moraliudspefunt ben? , vel malé fieri in penere moris j vt à volunta- '1ei étui ad laudem , vel vitape- riui "Inputati ,' john de "ipfis im idtelle&u habitus prudentia: can- uá regula directnia;qui a&titius dici fo. t ab Arift. c. Mctic. 1, & t£. Met; (am. 3«c, 1.tranfeüntes veró non folum funt di 'tigibiles qàó ad boniratern , vel malitiam in genere moris, (cd etram quó ad. perfc- &io vclimperfectionem in genere : rust we iramuis fjnt boni in genere tolli, 1 bfc tepore ; & loco dcbi- rís iux ca nen prudenciee, poffunt ta- ien elfe imperfcéti in zenere arcis, (i nó fotmatentur [ecuudum cep ulas art:s,qua ratio exerceri debeat ab illo codem , qui habet ngtitiam regalàté vt re(pectu eiüs dicatur praxis, quo eciá fenfu Scotifta g- : plures Do&to. & mtelligantq. 4. prolog. $. dicoigitir ,& $. fecundis articulus, vbi innuit; praxim debere cffe à pricipio "anuinfcco cogng(centi .Sané hoc modo imclligi nó debct, quia vriq; poteft vnus ' dirigere a&t:onem alterius, vt v.g PraTà- tus aCtioncs fübditi , quz non tant (ub- dito, fcd eriamip(i Przlato pracipienti, & contenti imputantur , atq; ideo nón atum refpe&u illius , fcd ctiam refpcétu' iftius dicitur praxís,operatio.n.in eniuct- fum dickat praxis re[pectu eius, cui ali- gue modo poteft imputari.Et hoc n6 (à Tuneft vcrum; vt aliquidicunt , ae ido opus illud pote(d críam ab ipfo confuien- tc produci prox:m? , vel faltim remo: ; Quia Atchite&us manibus truncus po: ditigcre conlalendo actionem fabrorum in doiho zdificanda, quam tamen ptoxi- mé exercendi facultatem non habet , -& Angelus per intetnas infpirationes confu lit hominibus actus temperantiz, & cafti . tatis , Quos ipfe nec proxim? , nec rcmo- té elicere poteft , cum careat fenfibus, & tamen adhuc a&ioncs ciu(modi Archite - Go, & Angelo imputátur,vt caulis in ge- nere moris. Debct ergo (ic inicliigi quod intátum praxis dicitur femper aliqao mo do procedere à principio intrinfeco co- gnofccnti , quia etium opcratdo d;Qata — 5Ó ab iplo [ci&e exercearut, fed ab atio , tamen cius voluntas intcrucnit , vcin pe- rang, & applicans dictan illi, qu€ vulc mioucre ad opus, ádcoquód cms cognitio non folum refpicit pro obiecto opcrabili actu Li - pet NC . med 386 Difp. XIT. De 4 a&umfi volütatis prz cipiéis;, fed 1 etiam ager id externum ab alio fa&tü 5 vndé quia original:ter prouenit à volun- tatc ; rzcipicnts vi regulatiuz cognitio- nis ciuídem , tdeà opus illud dicitar pro- cedere à principio intrinfcco illi cogno- fcenti , quantum fufficit , vt etiam refpe- &u cius dicatuempraxis;& in hoc séfu de- bet intelligi Doctor cit. praefertim in 1. loc.loquitur.n.de voluntate, quatenus e(t caufa « &us imperati, qualis effer, etiamfi ab alio produceretur: verum eft tamen»; ibi loqui de praxi infent, Arift. & vt rc» gulariter in nobis contingit , quo modo operatio exercetur. vel (altim exerceri potcft abipfomet cognofcéte;& in 2. ar. tc vcra dif putariaé procedit, & in vtráq; partcm diifcrit Ex his foluantur argume t& Aurcol, cit.gbus probat rog pra&tici in pra fato a tiuitatis re[pe&u cófiftcre. 104 Colligitur 2.ad rationé praxis in rigore requiri liberam cfle,vt poffit fieri, & non fieri ita Sco. q. 4. prol. M. quam- loquendo,non requiratur hec li bertas proxima, fed (ufficiat remota; pro cuius intelligentia cft not.ex dicendis in lib.de Ani.quod voluntas eft potentia cf fentialiter libera, & nonnifi libere poteft agetc;hzc autem libertas eft duplex ; vcl proxima , vt cam voluntas potell agere , & non agcrc expedit : vel remota cum voluntas poflet ex fc nó agere, ed ab ex- trinfcco determinatur ad vnàm contradi- &ionis partem, (ic Bcati süt determinati adamandum Deum, & Chriftus ad ope- ra precepta exequenda non habebat vo- luntatem expeditam ctiam ad (ufpenfio- nem a&uum, eo quia Deus cum.eo habe- bat concutíüm denegatam ad oppofitum a&us, aliter fuiffet peccabilis.In propoft - toad praxim rigoros? requiritar libertas proxima , qnia illà actio dicitur praxis , qua efl imputabilisad laudem ; vel vitd- — affumit,nam actio diciuir pra perium in genere moris, ve] in genere ar- tis, ad hoc autem requiritur libertas pro. xima,qua e(t fundamentum torius impu tabilitatis , in his .n. quz neceffaríó agi- mus,nó laudamur,ncc vituperamur. Vc- rumiia&io neccHaria cft aliquo modo d'rigibilis, (alum retSoté , tunc minus ri- gerose potlet dici praxis, quia ctiam po- , competere actui interno » deinde exter- ^ J34 ^N "2 C1 4 AV | "^ . idi Iv "" mio S cfi efe meriroria, vt videbi dar 9ycuitis a&tioncs necelfariz , & iemoié liberzfucrunt acceptas à Deo —— ad meritum ex fpeciali difpcenfa:iones 3. mener Scot dri efus? aplica Pie " ber jdilps a4... H E 1 , 10 Did j« Adi vollratis eic ds tis eft primario praxis , tu$ vetÓ — fecidano ina epe quo ad exc cutionéjira Sco.g.4-prol.ar.1, & contra — 3. viam, 1d. 42. B.3.d. 73. & quo. 18. quibue in Jocis docet moralitatem primó no;& per confequéos etiam cfle praxim quz formaliter eft dirigibilitas , prob, db ip(o, quia fundamentum dirigibilitatis ir a&u cxtetno fiue immanent;,6ué rranfe- untc eft libertas ex dictis, (ed hzc prim cópctit actui voluntatis deindé actui ime perato. Tum qaia intelleus non dirigit alias potentias , ni(i media voluntate , c^ go hzc cft primo diri r,alim potens — tiz media voluntate . Tum quia fi extere - nus cffet impoflibilis propter alig» impé- dimetum, adhuc internus effet praxis » probat Sco.cit. nó é cótrà,ergo exter dicitur praxis dependenter ab interno. —— Refp. Auetfa illam operationem efle - praxim perfc, que fcquitur, &confor- — matur cognitioni practicz vt obiectü có .gnitum , & regulatum, talis c(t a&io exe 'teriorsrationc cuius voluntas « na,vcl mala. Amicus, licét cocedat . moralcs externos efle fecüdarjó práxim , hoc tamen negat de actionibus attificia- libus, at[gnat zationem difparitatis; quia perfeétio moralis,que cft bonitasprimás rió compctit a&ui volíitatis, at perfe&uo Artificiofa eiae v. 3n exter o., & iplo mediante a&tui voluntas quicquidfitdelbertae 3»... ., Contra Aueríam vrgctur qut iffum lac dirigibilis à regula racionis y vt fic autcm noníolum habet ration obic&i, [ed po- tius &ionis , nam obi iim non dicitur formaliter bonum, velmalum bonitate » vel malitia formali, fed actis ctt, qui tà- liter denominatur, Tum quia actio cxte- rior & impcrata cft dirigibilis non fecü- dum cfle natura (cd vc habet effe voluüe — "  fariüm» ' triam; & liberi, quia vt à libero, & vo- luniatio pra(cindit , non e(t moraliter di. igibilisat vt fic non habet ration&obie- (ed'a&ionis , & (ub tali effe ab actu » Amicus veró aquiuo. €át; nam licét confiderando actus iítos 1neile lizmato , & in potentia, prius ratio: praxis, & dirigibilitatis conueniat exter- no,quàm interno, attamen quando à par: te rei exercentur , implicat , quód praxis prius a&uetur & exerceatur in atu ex- terno, qui pofterius »onitur ; quam in in- tetno, prius exiltit * to6 Es his omnibus deducitur, opti- mam cíTe definitionem:praxis traditam à ia ma epe dixit, praxis eff abus a potétie ab intellectu ymaturali- tev pofferior intelle ione, natus elici co« formis vóni veélead boc vt (it refus ; in . qua definitione tres poniitur códitiones, : X prima, quod (itaQus alterius potentia, — quàmintelle&us , quia cum.intelle&us ;. [vt fit pra&icus, 4l; extra. - fetendere; vt. colligrpoceft ex 3. de An. pL: —— fitit in cognitione: eti fed vlterius procedit ad apus re- gulande illud , non quidem quodcunque opus , fed quod eft dirigibile inmatcria morali, & practicabili, vt excladacut er- . ror practicus;(equitur acti dire&tumon: etfe actum intelle&us,vt inrellc&us ett ,: fedalterius quati di tincta potentia , na: intellectus wt tic diftioguicurà (cip(o:,ve à volantate imperato, & confequenter actus intclle&us à voltate imperatus nó eft a&us intelle&us , (ed eft actus. intel- cótus impcrati ,S voluntati (ubiecti. Sc- cunda conditio e(t , qubd fit naturaliter Ifottcrior intelle&ioncyquia regulatü, Sc menfuratum; vt eft praxis, cít poiterius xegula, & uenfura, qualis ett intellcctio: practica. Tertia conditio, quód (it con- formis cg. ila, quia non quameung, pra- xin definit Doctor, fed re&am , cuius re&itudo (umirur cx conformitate. cuu regularationis , (icut irre&titudo ex ca. rentia tális conforaitatis « f hac condi« tione imcluditur alia conditio «f. (quod tit ftuis inctinfecus ,& per (c cognitionis: practica ,nam (i á&tus. ex propria natura cit à ratione I$ » iain rado diri- QJV.dediw. [eientia im prac. eo* fpeeul. - IL 887 gens cx füa quoque natura refpicit aGum illumiin quem ordinatag; táquam in pro- prium fiaem ; hec omnia magis patebunt: foluendo rationes incontrarium , inqui- bus aliqua authoritates Arift. adducen- tur pto his conclu. Soluuntur Obieliones . 107 Ationes contra r.coacl. often détes a&ü intellectus dirigibi- lem praícindendo ab actu voluntatis effe praxim, fuerunt adduétz , & (olutz in q.- proem.art. j.dum quarcbamus,an Logt« Ca fit fcientia praGtica, vel (peculatiua . Contra *.concl. arg. r. q» a&us volun. tatisnon fint praxis; ex Arift. 6. Eth,c.2. habetur ,quód electio cft cau(a cffe&tiua. aGtionis, quàm praxim appellat , fed cau- fa ett prior, & diftincta à cau(ato , ergo clc&tio, quz cít voluntatis actus ; non eft xis fermaliter, (ed tàtum cau(a; vnde Commen. i. Eth.c. r.praxis definitur, g» fit operatio fecundum electionem. Cont. habitus pra&icus generatur ex praxibues, fcd habitus praéticus gcacratur ex agti- bus fequent. cle&ionem, non ex electios ne, nam f; quis nom (e cxerccat cancn- do , quamuis f:epius habeat volitionem: addifcendi mpiicam , nunquam babicuny muficz acquiret , ergo &c. : Relp. Sco. q.4. prol. $. Contrafflud ; corfce dendo o&x actionem ab electione impceratam cífe praxim,non tamen onmné praxim effe imperatá aGtioné , nam ibid, fubdit Arif. Elethionis autem appetitus, € ratio, qua gratia alicnius 4. pra&i- ca; funt ./. ptincipium,& fequitur ,Neqi. fine babita morali eji elettio .(. ré&a s bona atíio .n. fine mo«e non eit : ex qui- bus patct habitam. virtutis priys clicere clectioner;quam clectione mcdia actum, imperatum : ende haec authoritas probat actum itopcratum clie praxim y quis eft. fecunga pars conc]. & nullu:n actaan,quaí non c(t imperatus, vcl ele&io , cie pra- »im, qua eit. peima conc. Adiliaa» de- finiionem ex Couim. ait vel nonetíc de- fcriptionem coDucrtibilcin;vc) hicft con- ucrtibius cum.praxi Ly feendani won di- cete folum habitudinem effcciuam , (cd etiam £oimalem », V chele AE lu 888 0 Difp XLI De fdentia 2 mi pro £otentialibera ,& dominatima , velpro elicitione adtus,no proadu. Ad . cófit. ait , quod in moralibus habitus pra- &icas virtutis immediaté fit ex clediío- nibus, non ex actibus imperatis y vt. patet £e non habente pecunias, qui fi nibilomi - nus fapius eliceret volitionem dandi cle- mofimnr , acquiterechabitum liberalita- v sabíque aliquo imperato atu: attamé, . inquit DoGtor ;quia eum a&us imperati fant impollibiles , non ita [requentar cli- ciuntur volitiones, nam ex Aug. 1o. do "Erin.c.1« quod. non creditur alicui. pof- fibile; aut ipíum non vult. auc tennitcr , vul:: hinc eft quód non generatur habi. tus;qui-eft virtus moralis in- voluntate fi- . ne prax busimpcratis ... A irrartificiolis non dantur habitusin voluatate , (ed. vel folum inintcligsta , quz eritars, vcl. fal- tintin poreatiacxecutiua, voluotas autem tatum cx fccquécadis actibus acquiritin- clinationem.ad-imperandum aGius exter- . " nos; & hacrat:one qui fepius: non canit y: non hibet habitum mufiez--.i,. difpofi- tiobeiiliaminpotentiaekterna , acc Ts *clinationem y: qniaminus fcequenter clicit: volitionescanendi , ; &a$- Secundo arg« quà a&usintello- us ve imoeratasno fic praxis,auth, Sco- ti 4: prolart. v, vbt pofiquá docuit pra- xim cilc actam cligum,vcl impetratum, obijciccótra fc quia tuac fequereturadtür intejlectus cfe: praxim y quia aliquis pót clc imperata volantate,contra primá partionlà dcfinitionis praxis , gy (it actus alterins potentiae ab intellectu cc(podet nullam, intellectionem: e(fe praxim y (u- menda ptaxim pro illaoperationey ad q. debeuexcédi intellectus , fed (olü* ex hoc Tepipieioi Mino Impcidcese elt praxisvcl praóticas & hoc. sin concedit - :-Refp. Faber cit. Do&oré loqui de in- téllcstioncy vr intellcétio elt ,.non'yt ctt imperata, Ditg« a inicliccbionem vt im- parat cile praxim mareeialiter, noo for- mater, vc Do&ot elavé docet in 2.d.42. &cidconegauic à Scoto hic elfe praxim *ormalueruQaucllus. iaquit., intelloctio- -méntdcirco ncgazr effe praxim. quia vr in placita noni operati à voluurate » igi pamccdics vcl;quta non immediafé di- x tem imperatis efl tantum materialite ORC volent. ó te[pon(to (atisfacit; non prima,q . rà patet Scot ibi fatal do dnte one vt imperata , de qua vt fic, ait, (oli eic practicam , vel prazim , vt re&é- ade uertit Smifinch. Non fecunda quia cum. Door in2.cit. ait intel cíIe mas - tcrialiter peccatum, nonformaliter, pet; — — ly materialiter intelligit (ecundatió per^ — ly formaliter intelligit primarió;que do- . Grinacf communis ommbus actibus im - atis " ipfemet docet in. prol. cit«; .Contra iftud ,aic nv, coiter mon. genevas: tur babitus pratbicus:, quieft-virtus. praxibus imperatis; [equentibuseletlioo .— né,non tamé genevatur ex illis fequenti — pu ex eletionibu:,imquibusefefor — iter bonitas moralis, in praxibusd cumdig:tur quilibet. actus imperacus: ma terialiter, hooefiflpunda ib Dogs is f ex hoc capiteibi negat Do&tor. intelle €tionem effe praxim ,, debcbat Gtid aeg re: dé oíbus imperatis . &- taraeo de alij: concedit prater ifitellecti ons, INec tam dem folaittertia, nam Scotuüsibi cxpref^ sé ait nullam intellcétionegy imperata cfic praxim, nod vt in plocigumy& fi tio haius e(ict y quiarimmediaré mon dii gitur etiam hoc vrget de'alijs impetge tis'aétibus, ergo voiucr(aliter.negaredes bebatimperatos ele praxim «525 109 Quapropter quamuis fic difficili - 1ruslocus , attamé quoniam in alijs locis: cit. aperté concedit intelleGbioné cile pec- catum, vel bonam; & con(equenter prae xim, debemus hunclocum explicare , .q» nequit melius fieti y qnàm. expolitionea Lich:ta&a;vi delices,qynó'loqustur $co- tus de omn: inrellectione imperata yf dc ilia, quat. fimt eft cegulatiua operas : tionum; poteft.n. voluntasimperare in« tclic&tai, vt cogitet & quzrrat de medijs rcquifitis ad, fincm, Qaod perfi cim inquifitioncy& cogitatione qua co» gnitio,etia vt imperatajpotius cit practie Ca, qua praxis » quia e(treculatiuay de his cogn«tionib9s. dixit nullà 1ntelMectios nem e(Te praximsque cxpofirio colligi tur cx iplo textua:t mn. Doctor, Gís igitur dicitur intelleciio el imperata à Polar ' fatesergo ef? tres "on foni, fed fe- [ Iur, ergo v axi, vel prattica, qe Cd pleri ai ipe. n. nata 8. denominari quafi. accidentaliter d praxi, ad quam exten(ibilis eft , nonau- tem efl terminus talis extenfionis, ecce loquitar itione , quz eft cxten- Fo 4. dire&iua, & tcgulatiua, que vt fic nequit effe dirc&ta , non de illa , quz ton cít exten(bilis, (cd terminus, |. quz eft dizc&a mediaté . Quomodo auté in- i fit authoritas. illa inzeilecius telligenda e xtenfione fit pra&licus , diximus fi exponcndo deliaiioums praxis $ed comer Log. n. 80. quamuis no- us —— i mm ixelie- pofie effc praxim , tamen no- Éitram non tecipit expolitioncm , & ali- tet Ls apap dg Ripe o ae itur i pet *. Meta. n. 74. v oftendi- —— Rigcedam, eius vcrà expofiionem lacri 15 non . o oo. 410 Terto arg.qp a&osaliarum pot£- /— wianumnd t y vt fant . «on (nc praxis, quia Acift.6. Met. c.r. & Ae Mcrfam. 2c 1. i (— Git vcrfari circa agibile.f. circa elcGioncs, 9t (c declatac ibi , f;&iuum vcró. circa. /* &Gioncs tranícuatce. ergo quia praxis efty R denomias intellectum. praccicum , iym 3Gus tran(euntcs non cfle pra- ín y (cd cffc&tionem , ficuc dift nx« 6. Kth.c. 4. vbi praxim,(cu actionem docuit €fic aliam ab cffcGtione - . Refp. praxim inultipliciter accipi. ab Ktitt.vt notat Vaf.cic. quandoque etum fumitar vc Áfia3nificat a&ioncm eicétiuami tan um , quz aGceptio cft eaxia e. 1igo- toía,& ;n hoc (cn(uloquicur locis cit. uádoque vcró nó:ta in r'gore, (cd vt di- eon à fcculitiones quo pacto coim tün;s cft a&iont, & eticcueni , & in hoc £cniu.nos bic loquimur » quia quzrimus dc obiecto cognitienis praece vc à (pe- eulatina duttinguitur ;. in hoc (cafu. 1o- quutus elt 24 Mcr. 3. dum dixit fiac t pe- eulatiug: elfe veriatem , pracuca veró opus, nà fi per ly opus intellexiilct actio- nem firicté (mptam , noo probattet ia- acniuim , quod etat oftendere Mctophyu- , Logs intellc&om pe2&icü - (0 QV dedinf.flenein pratl. v foe. s. 889 cam practicam non effc , fcd (peculari- am, vnde ex negatione , quàd cflet pra- ctica, non pofset inferri e(se fpeculatiuá, nam poísct dici eíse factiuam j.& 6. Eth. | €.3.dixit tationé (peculatiná nó mooere, fed practicam , pet quam inxellexit facul- tatcm commonemactiuz, & factiuz . Quarto conttacortolaria deducta ar- guit Arriag. Tumquia fi nonrequicete« tur,quod principium praxis fit in cogno- fcente , (equeretur o€s (cicntias e(se pra- €ticas , excepta Theologia , quia omnc funt de, rcbos abí(oluté factibilibus ; imb €ognitiónem , quam habemus de diuini product;on;bus, effe practicanr, quia e(- fet de re operabili; gy cft falfum,quia oul- 1; cognitio alicuius ocdinatot ad inpof- fibile ibi. Tum 2. (i neccfiarió requires i vedo t Minn e poffit errare , queretur fcientiam Dc:, itioncmg uam Angelus habet de m. uc, dictamen prodentir »quam Chriftus ha» bebat inhac vita,vifionem Dei in Bcacit mon eíse practicas (ed (pecolatiuas , quia ncc Deus poteft errare nec Angclus,nc- que Chriftus, aut Beatiqui non (olum n6 oÍsunt errare, imó necefsario agunt, cedit , quod licet po(fit ertoc contis gereante cosmtionem d:tectiuam,ta pot directionem voluntas. pofsct deteta minari ad ncccísatrib agendum ex ——X tionc dirccrioa prius habica, quz ex (c cf practica,quiadirig t serpo illud opus nee ccísarium eísct praxis. Tandem ainentes non funt liberi, & tamcn. quaadoq; cftie €;unt recte artificialia, 11 Redp.ad 1. ncg.(cq. nam vt notat Scot q-4. prel Mead coznicioné practic& tequiritur,nó (olüm quod fic oflentiua 9» peris , Icd et diteccua , itaut opus fiat ex vi iliius dircctionis, quod nó accidit in ile liscognitionibus ,qua (onc mere oftenfi- uz, & ico (peetifatinz; & Éalíum eft nat- lam cogaitionem ordinariad impoflibie le nbi , nam vt monct Scot. ia. prel. cie. $.Conira tfi ud, 1.d.6. q. 1. impollibile potcft císe obicccü volentotis ; cum quia licet tit fibiimpotlibile,non cft camé ab- (oluté ii poflibile, quin poflit cadcte (ub pracc,:to, vcl cótil;o, vt diximus de An- geld nobis confolcnte quídam acus Ttt virtu Ht $96 sirtutisci fnipo (ibiles .. Ag 2. de ratione graxis efic ; vt opus illud fiat ex vi cogni» stionis non fimpliciter oftendéus; fcd di- &gigentis fimul; quare requirituryquód vo Juntas t:c dirigibilis, qua rationc negatur a Scc.cum verioribus Scotiflis (ciétiam Dei practicam eífe q«4. prol&-r. d. 38. quia d'u'na volunras eft inobliquabilis ;. & prima rcgela in fuisoperationibus, de eogmiionibus Anacii Chrift i, & Beato- rum concedimus practicas eife, licét vo* Juntatesnon poíIint errare,nec actus ipr« farum hint praxis in tigore y quia vc dice- mus art.Ícq.de rüne (cieotie pra&ice nó eitactualisdire&ia , (cd aptitudinalis , €ü iguur.cogaitiones ill ex (eiptis- (mt "ditcétiue y crunt practice, quamuis voi Juntetcs fint. ab exttinfeco determinat adactionem rectam, hoc ar. cft peraccis dens; & ab extrinfeco .. Perltoc patet, ad acont. ram quía »mfenténtiá: noftra vo» Iuhtas nunquam ab intellecta «determi matur,vi nccefficetur ad agendi, [cd feni ger ranetiatrinfceelibera ; vto lib. de 4áAn.dicimus. Ad 3.conf.ex ibid. diccadis oluntas inamentib, eft edenrialitcr lrbe xa libertate nacurali,ua polsüt ageres & nonegerc,non libertate morali, quz. fa- pra illam addit aduettentiam touiscire xa matcríam moralem viruis,  vitij j «um igitur per amentiam fit pertütbae aus rationis víus , vt.nequeat adueriere « cognolcare , quanam fintopcra mo» aliut bona,«clmalay carent regula diri- qiia ibero(équener libertate morali um hoc tamcn ftacguód quàndo; nó gercarbstur rónis víüs circa res artificia- des, & ideo potfunt iuxta artis: precepta *opcrari quia habé&t libertatem artificio Xamjqua dicit libercatem nataralem cua aduertentia ad rcpulas artis. 112. Quares,sth Sco.4.d.6.3. 10.O; & 2. d. 4 1.iín calce corporis quaríiti dan- tur actus indifferentes; qui nec boni süt y ncc mali,vt icuarc fcftucam,fticatio bar- be, &c.an ifti a&us fint praxis. Re(g.aflir anatiué, quia cum (int deliberati, & inge erc moris, ertic iuxta regulam 10nis nom porycu precipieniem, aut confulentem y d.permittencem ,qua ratione a&us ifti »dicuntur impuzabiles ad laudem ; quate- SN oo Difp; X TEDe een vo 15. "T AM P nusoperans per ipfos, licetmof agat usc ta re gufam rationis precipienterm , tame & ron violat illam , qua eft minimi ri - genere motis ;fed de his latius in trac, « actibus humanis. 'à» b^ "d ^ Contra — arguít Auerfa . uia praxis eft,que regalatarj& ad ! motitiz pratica Brincipalicateedistur) fed talis cft a&us imperat Piddimegne Ice, & praecepta artis;v.g.(cribendi, di,&c.tradunrur de a&uali (criptione; " 'cántu,non de-volitioné fcriptiems; & cá: «£03; & ad hos'aQtus im feribendi & canendi ats iptori. eft obi siith dicitur 'attica per ordinem ad bier à peril ed attdéimpetiam , (t obieótum notitia i uficazatcis: en s P ad hoc vt notitia dicatec practican ufficit: y vr itd ipfam (equátur 'aGds ali nis vi is: pef mo turali | quclat(ed ek igicar,vefequatuma fforitid* cognitus, Gc tepre(ent i GiuésraliScftactusimperarus, oomimperans. Tui 4:ex Amic.perfectio ,& impefcttio voluntatis eít boniras velsavalitim — moralis,nóartificialis;beé.m primó ców — petit rer aruficiali inde independentem a? voluntate, volüntati veró. dependencer? à re artificiali , ergo primatiozótus ex termus erit praxis - 113. Refj.actü&externürdupliciter pot fc cótiderari,primó gebe rali hoc cí],srh fpecie fua , & ex obie&o, a tcquz ab aliquo homine ffat y in cuius tífir ! porettate et vt fit vel non tit. z. quafi im 4 actu exercitosquatenus.f. imperatur a vo- , & applicatur ab ipfa porétia exc- i cutiua ad operandi; primo niodo fundat- bonitaté vel malitia obiectiua in genere attis,feu fundamental quiad fpccificas tioné, & porentialé, fecundo modo fuse dat bonicaté,vel malitiá formalC,& actuar lem,& quó ad exercitium; tunc ad r.die cimus concludere dc praxi, & dirigibili- tátc in potétia & quo ad fpecificationé* non de praxis& dirigibilitate — Pos. quo — Q.V. de diu [cientien pracLep peu. del. 89i. qub àd exercitium, cum.n.prius fi volun tatis actus,quam adus extcrior,& vterq; fit dirigibilis a róne, quia przerequiritur applicatio potétia tali,vcl tali modo;im- plicat , quod ratio praxis prius exercea- tür in actu externo, quàm in interno, E- xemplum cft in moralibus,nam actus ex- ternas: homicidjj primario prohibctur:, & fupcr ipfum ipmediaté cadit probibi- tio, & fupra volitionem auc (ecundarió y Quia idco volitio homicid;j eft mala , & prohibita,quia homicidium eft malum , & prohibitum; qu caufalis cft vera ; & hoc (i-contiderantur in cífe potentiali , & obicétiuo;quáaquáwt fic libertas prius conueniat interno quàm externo , nam primitas malitiz non attenditur penes primitatem libertaris,qua eft fundamen- 1um,(ed penes primitatem prohibitionis, attamen in effe exercito volitio bomici- dij eft primo mala , quàm homicidium. Quia primo exetcerur. , &.in externo dc- indc exercetur depgendenter. abinterno . : mptü valet de praxi in effe.obie ,& poteatiali; non incíle cx ercito, actuali, Ad 2.pcr idem; nam inob;ecto mufica includituz aliquo pa&o applica* . fio potentiz executiue . Ad 3. dicimus a- &um voluntatis non fcqui per modü na» turali fequela- ; immo efie per fc inten- mytáqui neceflarió & per fe primo in exercitio regalatum. Ad 4.illa perfectio artificialis in: efle potentiali primo «om^ petit rei artificiali, nonin effe exercito , d: dependenter à voluntatc , qua cít «aua illius aGus . *a414 Dices,eüdé ordiné (eruat actus internus, & extetnus; dum fiunt n atu , quem feruant,dum funt in: potétia,vt pa- tet decffe libero, quia. n.efíe liberü prius competit inrernoquàm externe in co fi* £16,1n quo ambo func in petentia , idco iacu prius compxtit incerno,quà m cx-« teffio ,€rgo quia ró praxis prius compe» tit externo , quàm interno in effe potcen- tialiji cendi, dá (unt ina&u. Tum quia ft ideo actus exterior , vt dicatur forma is exercice , folum prze- xigit ioteriotem, vt ab co liberzaté par- ticipet,non erit fiinpliciter verom; quod ratio praxis abactu interiori dc- riuatur in exteriorem;(ed hoc tantum ds libertate verificabitur. Rep. non (cmpee feruati eundem ordinem inten.ione , & executione , quando .(. talisordo cít execationi iacompoffibilis ; vt patet da fiac, & medio ia intentione, & executios nojibi.n. finis eft prior, hic pofterior, ita €It in propotito,vt dixiaus;pracipué in generc moris;quia ad hoc vcaliquid pro liibeatur primatió, fufficit quod fit libe rum, (iue primarió, fiue fecüdarió , proe hibitio .n. pendet a voluntate legislatos fis ; at in a&u exercito nece(farió priug ponitur jaternus quàm externus, Ad a- líad dicimus in effe. exercito externum non (olum accipere libertatem fed ctiaas dirigibilitatem; quia non eft a&u dirigi bilis,nifi medio actu voluntatis hoc, vel. illo modo applicantis; & maximé loqués do de praxi imn genece moris , nam vc ait Door 2.d.42. B. quia voluntas cít pri mus motor in regao anime, & omnia illi: obediant, tenetur dace re&titudinem,norr folüm fuisaétibus , fed etià-a&tibus alias rü potentiarum; vnde bzc caufalis e(t vea rayidco potentia exteriot deficit operane do, quia voluntas deficit imperando , dine. Quid fit, c vnde [umenda ratio grás &ici , c fpeculatiui - ^. 11j Iücrécize pratici, & (peculadiuk D nó (olt applicant habitibus fed ét actibus, cü hoc difcrimine, quod a loquamur dc a&ibus; tantü.de intel lectja uis dcbet intelligi , ratio cft , quianullug potentiarum. ab intcile&td potcft dici practicus, quamuis fit praxis 5. nom n:eí(t dirigens ,;& tegulansy ícd di- rectussat fidc habisiuseit füsmosic [à- tio faltim practici nó (o]um tribuitucha- bitibus iatellectualibus,(ed etianyvoluns tatis ,virtatcs namq; moxales.appellaatur habitus practici , & ratio huius cft., quia: tàm ifti; quam illi ordimantu£ ad. praxim: Em diuetíintodé ,nà PAPAE 05 , vt prüdenta: , & ars ,refpicingr pra« xim dircctiué, noo.-n.habcrit aum con ad actus altarum porentiarum, vc cx dicendis in lib.de deduptgnimumpen tC à i- E9:z Tabitus voluntatis refpiciunt praxim elici tiue,quia phyficé concurrüt ad proprios acus ; cum crgo fit diueríus ordo in his, & illis habia us, diucrfía quoq. erit ratio practici. Verum quia communiter pra- €üicum fumitur vt diffcreniia condiftin- £ta à (peculatiuo, & hzc nonnifi bab;ti- bus intellectus poteft cóuenirc;hux ctt, quód de practico, quod cum fpeculat;uo diuidit hakitum intellectualem in comu ni,loquemur;& dao quzrimus,quid for- maliter dicant , & vnde fümanuur , anf. à fine , anab obiecto , Prorcfolutione primz partis quafiti not. quàd ces à nobis cognofcibiles (unt dupl:cisgeneris, qngdam ,o. funt produ- €ibiles, quzdam improducibiles , faltim i nobis,hec non poflunt cognofci nifi (c- cüdum propria predicata in primo, X fe- cundo modo,ac quidditates ipforum; il - la dupliciter pogunt cognofci primó quà ad coram eílencias,& prazdicata,prefcin- dendo ab exiftentia , fecundo etiam quà ad exiftentiam/f. quatenus (unt produci- biles inreram natüra,con(iderando mo- dum,& circumftantias productionis illo- füm,vt recté,& congrue fant;ptima co- goxto dicitur fpeculatiuaquia fiftit in có tc mplatione veritatisnec vltra progredi- tur,ciufq; finis eft (cire ; Secunda cogni- tio eít practica,quia fe extendit ad opus; iudicat.n. hoc effe profequendum , illud fugiendum;ciufa.finis eft opus ; qnapto- quer racio practici (ccundum cemmun£ in cognüionc dicit ordinibilitatem ad opes , quod eft praxis . An . 1316 Scotusanté q.4.prol.art.z.dilige tjus explicans quid fit ifta ordinabilitas, vcl exteníio ry ig qua confiftit ra- tio practii; ait dicere duplicem rclatio- ncm aptitudinalem priotitaris naturalis » & conformitatis; quod practica cognitio dcbcat effe prior naturaliter praxi » pro- bat ex 6. Eth. c.3.vbi docet Arift.electio- nem rectam , qua eft praxis , neceflarió Iequirerc rectam rauonem , cui confor- rpatur;& patet ex dictis, nam omnis pra- xi$ s vc] cit actus clicitus , vel imperatus voluntatis , vterq. aoté prarfapponit acc intellectus ; tom quia regula elt prior na- turaliter regulato. Quod deinde dcbcat Dif. X11. De Sentia. cc conformis , probat ex eodem Arift. ibid.docente quód veritas confideratio- nis practicz eft confe(sé .. conformitet Íc habens appetitairecto : duplex autem cít conformitas, vna paffina, & hzc con- uenit appetitui » & praxi, alia actiua , & hac cfi propria cognitionis practice, ga eft regulaiudicans , & dirigens quomo- do gerere (c debeant aliz potétiz inpro* ptijs actionibos. Quare illa erit practioa cognitio,cui ex propria natura cóueni&t haz duz relationes aptitudintlcs, Notan- ter dixit Doctor has relationcs effc aptie tadinales,non actuales, quia per accideng eft , quod ad rectam rationem fequatur praxisrecta : cum.n. voluntas fit e(lene tialiter potentialibera, poteft non agc- re propofito fibi obiecto à recta ratione practica,vel non conformitcr agcre; noa ob id tamen cognitio directiua , & tegü- latiuá non erit,cum.n.fit ex fe talis , nom pendet in hocá pofteriori,& effectu. Ex quibus colligitur, male à recentio- tibus referri, Scotá fen(i (Tc illà effe pra cticam cognitionem, ad q fequitur quos o operatio aliqua,vt amor, vali delectatio : Nunquam .n. hoc affcrit, vt. - patet intuenti textum, imà oppofitü do cuit, dum dixit cognitioné illam c(le pra" cticam , quz ex ín; natura cft regulatiua praxis , inter qua fit relatio dircctiui ad directum,& regulatiui ad rcgolatum, taz lis auem non eft qualibet actio quo* £anq;modo fequens cognit;onemyfcd i- la,quz elicitur vi cognitionis directiua ad Fen cognitio rc . , -oll gitur 2. ad cognitionem practicá nó(oflicere;g verfetur circa rem opera" bilé,hoc.n.conuenit & fpcailatiuz ;tà uie Phy:ofophia,quàm moralisfcientia yet» fantur circa act;ioncs no(trz. voluntatis » qua (unt res operabiles;ícd adbuc reque ri,gp verfetur operabili dictck modü,& circü(tantias acuonisfaciéda Col igitur 3. cognitionem practicam illà ciic,quae cx (ui natura et ad. praxim extcnhbilis, ad opus oidinabilis, hice re(pectus conformitatis actiuz , cum aptitud:nalis,e (t ccaliver idéuficacus; qua propter non.cft códitio neceffaria , Vt fit ordinabilis cx intentione fcientis» Vc lale . 59 aft. AE " V ris RET nS shui rinqoit Do&oryea- Faélu iltá eon ordinare, 1 quig cé pisi: xinfocus fcientia qula pé- feictijs acbitrids erit quoqs acciden is ipe untmerumcqaine on Bi 79417 fiin phus proc maios, netta pra- idi dmt nc Qd c 1 praccidis & vci tpeculariuo diltinguirur «oucr piat hábicui gk aceai im tellect uali» alitcr i lieercodiiipetituhabitus .n- in tácuqo dicitur dirigere ; ingnaptli .eftipzoducti- n&sacios pracrics qual niediare dirigit , f$ in hàbiam cx fc attiggis obiectum, fed pyédioatus xqui eft. imoediaté direct: Bisp; ioc verbapuluplicitct cantingits.vr toMisicár moSco.q 4  prókarguédo corra ita qiam, Soin fn, ad fóncs opin. nà üg aliqui poodici practicus siii dire & viftüáliter, rj: & eft. coghiuo princir j raetiey xc quo dedugitar omclul i icétiboreieqeci inna ilr rd fidinizeipcactici: jn ga feionti Mr MA EPDIA ME iebdigitur Piscis ibedirecbinus fp squiliter x qi Ecxpeétse dirigg in-praxi m,sa-ef oouni dio concitifhinis practicas hos dup iei i6H5 eb roxime er eum diétag in parts EütorMijés Gi tu hcielfo rali eL talimode A GNMGE CL qudbdiditum UR. rit [o iineisrin foa biles tit ats , éLiciihaghienimdhibiivsdadindg p áctüspátt&icolirczwekt dios ,enm.die ctàtim vente: li liba ede; pnofequende m» iid opns bgodirecao itoagibis fibsserie córhufto Ycientiei monilia fa cybilibuscéndluto aruis,oqnetjunthebi- tisinetitiancos ádcopus in yniüesfali No- £at infupécDoctórs dift habisesypiacr falcs diti folemápec 'y:v&ide medii, ni diuldétut inuheocica ani, £peculazià y & iti praccicámiyndmquód farmalirer ünt T indc ji«d quoniamxquáddo funt ali- (duo cx:tema.oppofiuà «quanto alig d reé&dirabyho. oppobronfm , tanrp acce- dit adaliid, modo confi decauo a paru - culari,quia eft immediate. du «cua. gra- xis à particulari proxime habet xónem prátuci;& quántà aliquid recedic ab 1lias, tantó magis acceditad fpcculutiuum.s &. an. Logicae Vnde [umnátwizatia hraSh Jgecal. ii. 835 haciónzhabiususvniuer(alis pot dici -/e :culatiuus yin quanpun-recedic ab jactu. in particulari ; yndeagaab(olute c.t culis; fédcompataiud4:, 56s. Tx his deducit Scotus, quid dicar, (ic - eulatiuum.s. gam cutmopgonatur praet: - 0, dicit carcntiam illius otdip.stionis- 3i ópus;uaur goguitieispesulacua Grilla, q dd cócciplatigng propri). obiecri f thc, S vitra non procedit s. hinc. LIZIO a. Meg c zl aéciatpeculatiuadicituclibera, pra- SINCROIIA WELHMUENUA TIER EE Anis [peculatigae cll weritas yqacticae vero «0 püsynam jlla-ci.proprerde shax proccn Alin1,;cum: miaitira aliacü poxenuarí) -ox18:Sedeorm arzdicca i0flajuc, quia practica & fieculaeivum: funt d; ffcrentig chuifrdüz (cieotig ja cochmuni » ar. ku relpcctusy wel'pulvatieposet cde. diife- rétta alicuis eeálisabloluti, qnalis eft fciée tlaergo praceicu anon dicit illos re(pe- &rüsguccfperalarisum-cátengarb illerü. Sic(paprateicisb s Sie ealaiguo dupli cicer pollboan i decanb wel Kecuridum id y. 4pst patze cei d; cuntsvelikecug dam id; &.à nobisexplicintur y primémedo fuüt di ig; e(onctales Iiontiz y fecunda mootio.dscont refpectes Bocacentià jp (ah fd OAjlicato, (ant; potius; pafsiónes Gon? (equentes, quàm ciencals diffctentge y iftesah circ utolfaribuntsvthotar Sao: eit, zilChrca ai preen) difficultátis aducrten; dhm.g dex Sco,cis, ifia vod, notitia » &ohabitus pracucis Scfpeculaciut dicürit &alcs ineran(ecég (4 forcgddireri per propa» dis nijas cffenciales yX.de hoa non eft quaiíbio, Ccáiusrin-bs) vndocau(ali- xo otiginausé:iesepiantifte di wd peii acpibus ve|habidbusser.quo (tqdfi- ayrnon foutfaccrequaficoyqui re[pades habitósidia: practicos cl (pecilauuos » iquiagh actibus pidcticisa)& (Qeculat uis icaufantutqhamuisín. actus ftat eaula;har bituumsátcamen;:vt 00; aCdDoqier lit: E y &tactüs)fbi funt prácticiy i fpeculuuuig xrgo bibentiauías) 4.curscaies com ineng idiffetepvias x&icontequencec ifla xNular etant; originatiue .cawíagtes. diiérotiig illas ; d habiibussqutsre;ab sodG lhabiwig: y &actusdbabcbuntipné practici , vel (pea culayiuiy& deiffo qe ciens qiedipi UU 3j n 394 ' in qua difficultate certum eft intellectum ton poffe effe talem caufam, quia intelle- &us efl cauía comunis vtriq; tàm pradti- : co,quàm ípeculaciuo,crgo mon potefl effe. caufa dift inctiuasaliquid aliad igitar affi - gnari dcbcbt , quod (it proprium vnius , & non alterius. Prima opinio eft Henr.quol.4.q. 1-qué fcquitur Grcg.in prol.q. .ar. 3. Fland. 6. Mct.q.2.2r.2,& ex parte Amic.ttac. 27. difp.4 q. 4.dub.6.fcientiam.f.dici pra&i- cam,vcl (peculatiuá à fine,nam finis pra- €t icz cft opus, (peculatiuz vero ipfa ve- ritas,& fcitc obic&i;quá fent. ex noflris fcquitur Baffo.q.7.prol.ar.3.Secüda (enr. cft Scoii q-4.prol.ar. 3. & omnium Sco- tiftarum,has differentias nó fumi à fine , fcd ab obie&o,vcl tiobie&um , & finis coincidunt , non fami ab illovcfine ;. fed vt obictto,quem modum dicendi fere (c. quitur Rubion.q. 9.prol.art.r. 119 Dicendücfl,aGum,& habitü dici pra&ticum,non à fine (ed ab obic&to, idé de fpeculatiuo dicatur;ita DoGor cit. & quidem de habitu patebit, id demóftra- bimus de a&u ; Prob. igitur à Sco. prima pars,quod à fine non habeat,quod fit pra- &icus. Tum quia ró pra&ici formaliter fumitur ab aliquo intrinfeco aui , có fit effentialis illi cx dicédis art. (eq.crgoori- ginatiué erit ab. aliqua caufa extrin feca & przfappofita illia&ui , fed talis caufa nequit cffe finis,ctgo &c.mi.prob. finis vt finisnon cft caufa, nifi vt amatus, quia zx di&tis difp.7.Phyf.e.8 .art.3. intà tum finis caufat, tn quantum mouct agés ad agcndum, (ed r6 pra&ici conuenit a- &ui iue finismoucat agens; fiue non, & conf:quenter fiué fit actu cau fajfiue nó quia (ufi cit dirc&io aptitudinalis, ergo noncaufatur à fine ; non .n, amabilitas , & potentia ad cau(andum fufficit quia cf fc&us, p we tecipit,à causahabct, quia cauía actu caufat;no quia poteft caufarc . Tum quia vcl finis cft ceusa , vt eft extra productus,vcl vt confidcratms,vel vt inté tus & amatus ;non primi, quia vt fic cft poftcrior a&u practico, & aliquo modo Aus;faciens aüt diftinguere dcbet cf- fe prius; (i pe ose vt ficnon cau- fat vt finis, (cd vt obicttum , quia vt fic PMEANEDLSS iL Dip.  De Sdemia.  Lo ATE T sb 4. jnon babe: rationem finis 5 ad qi quititur , vt fit amatus, fed potiu né obic&ijnec tectum, vt iam oftési R eíp.Baffo.notitiam przcedé.é ame rem finis non c(fe pra&icam,íed fpeculatiuam,quia non cit à prax: vc à fuo prin- Spas cit intentiofinis , vnde fol mittit pra&ticá notitià polt finis amorem,non crga finem, fed erga media, Per - hocad a.ait finem vt inicnium, sea incer tionem finis caularc notitiam practicam; & in hoc fcníu cx plicat; limitat do&ri namtradiamde praxi. M .. Contrajintério finis eft praxis regulas bilis ex di&is art.pracced.ergo refpicit re gulam priorem, ergo non przcedit noti« tiam practica (cd fübfequitur. Tum quia contingit quandoq; agerc contra atualedi&amenrónis, vt cumquis peccando habet confcientiam remurmuranté, quod dictamen eft pra&icum,yt patet,nà au dirigit adopus, &attinetadscientiamfal tim moralem,& tamen non eftab intentionc finig,quia hax potius cft illi oppofita, Tum quia preícindendo à quocunq; a&u volütatis hoc iudicium, Deus efl se — - mà diligendus,non eft ípeculatiuus,quia non fiflitinfola contemplatione vetitatis, ergo pra&ticus,ergonó eft deratione notítiz pra&ticze a&tualis cóformitascum praxi. Tandem je a&usbonusmoraliter dicitur taliscx conformitate cum — regula rónis, vt cómuniter docent Theo * logiin ttac. de aG.ham,(ed intentio finis cft bona formaliter , (i cftcirca conuc- niens obiectum, ergo habet regulá prz- uiam,cui conformatur, quz pradtica crit» quía dircétiua operationis teta. ) Amic.reíp.rónem praébici habere efTe à fine,non caufatiué,sed terminatiué , nà vt a&u cxiftente fed vt potente cxiftere uia effe&tus pot terminare d uz cau(z tàm vt producibilis , quàm vt produéctus.Hac refponfio non cft ad pro potitum , nam diftiactio per. effe&us c(t diftin&io à pofteriori,nosautem quati- mus diítin&ionem per priora, per cau. (as,à quibus originatur 120 Secunda pars,g fumatur ab ob:c-. &o;prob.à Sco.nam actus (ciéua pracri- H ca cau(atur ab intellectu à pra miffis 5. 1 intcl- Qu. Pale fu Tatelle&us non eft ratio diftinguendi, vt diximus,ergo erunt przzmi(I, quia vt di- «emus di(p.feq.concluf. (cientifica debet elTc ex proprijs, non cx cómunibus, cam igitur alie (int pramiffae cóclu(. practice, km cóclu(-f; tiuz,diftinctio à prio ri ex premiffis fumi debebit » praemia: aüt non funt cauíz originariz huius difti €tionis,quia & ipfz virtaaliter includun- tur inaliquo priori , tale aüx eft fübiectü €x di&is q.2.ergo caufa diftinguens pra- &icum, & am latiuum erit obic&ü pro prium vniufcuiu(q; exemplum : hzc con- clufio practica, Dcus eft (ammé diligibi- lis, deducitur ex his przmitfis , (ummam bonü cft fumme diligibile;Dcus eft (um- mum bonumyin quib.vircualiter continerur,premi(Tz immediaré continent con- clu(ionem rone medij, qp eft caufa conne &ens extrema , medium aüt vitimaté có- tinetur virtualiter in fübie&o; inquo etià virtualiter continetur predicatum.(.(um. mé diligibile. Quandoq. aüt medium eft à e o diftin&i, vt eft reip: refpe- minis,quz ponitur finis medicin uctamen in [pens obie&um ^w qp virtualiter primó,& vltimaté cótiner, non ille finis, nam 1ntantum hzc, vcl illa fanitas concluditut de homine, quia ho- mo cft tali, vel tali temperamento cófti- tütus;& in fcientia morali fzlicitas poni - tur finis,fed demóftratur de homine per proprià róné,quia idco fzlicitas talis có- petit homini, quia cft talé animàá habens; ynde fubie&um eft faltim finis remotus fcientiz,& idco ab ipfo (umi debét prin- €ipia,licét non in quatü finis , fed vt obie €um.Conf.ex Arift.6.Mer. 2. & 6. Eth. € 1.& 3.de An.5 r.vbi practicü à (pecula tiuo diftinguit penes obiecta ; clarius 1. Magn. Mor.c. 35. Notat tamé Do&or, q» cü ró pra&ici dicat duplicem reípactam prioritatis , & €onformitatis a&iuz , (cu dire&iuitatis , primam rc(pcctum proprie m6 habet ab abordine potétiarü, eo quia voluntase& regulabilis , & poíterior in- rece eu o) pe MN accipit ab Obiectosquia ideo inccllecuis cecté di- etat eee eiie (umme diligibilem , quia D cus iníe vci contine: ycjicascan iluus hir pratLep fpteul. ert. 1. 85; propofitionis,& rectitudine il!à. Vbi ad- Uertit duplicem effe rectitudinem praxis eliciendz vnam neceffariam , quando .f. indepédenter a quacunq voluntate obic- cram natum eft terminare aliquà actio- nét patet inexéplo allato, & vniueríaliter ip illis omnibus , quz funt intrinfecé bona,vel mala,& ideo przcepta,vel pro- hibita;quia fant bona, vel mala;altera rg- ctitudo eft contirigens,cum .f.obicctum eft bonum bras à ab actu alicujus voluntatis,vt fant apre on funt bona, vcl mala,quia praccpta vel prohibita, vt fa- crificium miffz innoua lege cft bonum , veteri lege nonerat bonum ex ordina tione voluntatis diuinz , & in his vltimig notitia dicitur practica refpectu illius vo luntatis, quz non e(t deterininatiua recti tudinis,nó aüt refpectuilliusquz deter. minat rectitudinem ,& bonitaté obiectis hzc.n.non depédet ab intellectu tanqua à regula dictante, quia eft caufa rectitu- dinis obiecti, & prima radix omnis obic- ctiug bonitatis, Inoppof.arg. t. q iftz differentiz ra mátut à finc; Tum ex Arift.qui 3.dc An, 49. aitintelle&à exten(ione ficri practi- cum.i.qui cft fpeculatiuus, per ordinatio nem ad finem fieri practicum , & 1. Met. C-I.practicam fciétiam docet ignobilios rem c[Te (pcculatiua quia eft gratia víusy ergo vfus eft per fe finis practicz, er diitinctio (umitur à fine ; clarius hoc ha- bet 2. Met.c.5. vbi inquit finem fpecula- tiuz cíIe veritaté, practice autem opus. Tum 2.quia actus dicitur prascticus, quia cft moraliter bonus, vcl malus, fed boni- tas, & malitia conueniunt actui ex circum ftantijsjincer quas principalior eft finis ; Tum 3. obiectum , fi eft caufa actus , eft effectiua, erzo non e(t prima radix difti ctionis, prob. conítq. nam omne agens agit)quia mouctur à fine , ergo finis cft prima cau(a,& radix omnis diflinctionis, Tum 4.principia practica femper fumum tur à fine,crgo finis eft qui virtualiter in- «ludit rone repete x: 121 helíp.cs Sco. Cit.ad arg. pro. opin. g dug triplex gradus iniclectue fecundu Arilt.primus;cum percipi fpe- &ulabilia ; Secundus cum cogitat agiblie 3 Tit 4. bu £9& Xinh DÓpXEEE «Be eionih. DESEE Ín vniaecfáli i6/diccado de redijsimpar 'eieutbris Tercioscum de medijsanpavri- culatteófalit propter finis afecutioner. Hine fecüdam prit gradum intellecras eit fpeculaciuds;qui deinde extéditur:ad copnitionem' practicam in vnime(ali, & &ptitudinalem, qua non refpicit finear vt amatum/f(cdvécogiritum ;fecundurftter- Sum gradum refpicit irem amarum & voliróm & voluntate; quarencgatuy intel» Teccom extendi ad'practic grins optér finem A did de r, et. cel p, Sco ad ire; primc.o«q: collar. qus víG£^y. feroperario ti eft obiectum enti practicas tanceftper fediRin- I criubfeios vt obiectum cógitieim 5 mon: Mises fa finalis fi vero nori eft'obiecum ,. Lo Deque edu slBabeat hibitudinéad vfam;bom ded vcad perfe fusca tncaee(t'obic- pun & quia liübitadiiémhicitad vfurri,. Vicecve ur graclátiraltedos«óliueraram:, xRoBicéti; adlitic éóteladiuit henoliilicas fcientia practicae. Ad id dea Met sit Tip itorh pevalátiaümprofihe iamédia- 4v Tübere [pet ulàcionen quat d'ciuiva- "rais qui virer rton rebidit;habiui pta- xicürmproa né: imtnediato Ttabere opus «b hosdami praceicam 3q6d diciiur: opus; "Quis refpicit tlüd'regütandoguard: Arif. «a(Benaaie diffremiam babiaiuiispenes: 10s os iweethid drefpiélanr) inp ra ü- witadiitinaiononidtprma & origmh Aisgesdixirias Ad 1l $ oxcetloqridb - rudis rn: fidmerátur: AQUA EDIT Bus ud didit Fw; d reor y s eni ons. sdproStiimtrisenrmanrd- cite *titfe fp dueloaviuE propier "fineniyqtt meer trice de- tcr nij icone] nonc pioréyaub vp - uer dàdine gltum: DIET ayaoudít inudofeca fudismriab: Ti. neyoticunebiectó coirici : 5i noue dibvtoisehytialipay: -deinoritw patet t8, tus quiz Rire Obiciti aene ipt s vopnitióy efi valérec tet,d actüs tu&. Ad 4. 2(tmpr defever(í steicdaco (eiécoe qdiefobi S piá &n6v quaa iren ice datum tuifiüsigoprob.cóvla On& C422 cor ineróres eit BaiseQ uie Pih mre m Mood cát Eel o B dee ER A meri esa M aee erit | oem ecrire val riae uta, Scpr dpt 4 Vaerice nei ripa myrdqud "WR DE iiem reir m Ré were bas: donet coh fon ueri NCidcént yay yetildisi «à T yitrae confotitiitqueà is Tua allé Fecit t tenbtiHas ree da dit ccs dé finis cflet Mig Et yquewt cóferriisintenit Sin iebnd seni t Sirene im pet &icvaiadds  4 am n Nu Vide fnt get?) pii eM.l. 89r bj" omm mié ongugko que Af in obi furis. hp an A p2210/ "dens Saisir A ers »* esa c T6 zat e ' a minus dependet, 6i b 2 Eier vem irae i eimi iic imosediaid Gri fn endo cau feticzaernillim vete WE TU eR meer inrer cte piede xobie&o:dantar riotitial m 1 tíot $5 ipu E iotiarrície iz pru&tiez At da nd eal onis ^nRetpad c ; cite quandóccau; 3 diftin&ar funt. viiuóce ci (uis ffe fimiles, rom vrimocatio: ey c fümilirudino satum tor diérpcucs formas. M groducic calorens,faltiti Bifihwitutibe Fire uf detti uab adefl;ccffeCtas eft milis fuicaw» — - fron forone; fed'aomfa modoeeadifor: qmi; c cü domusc Xa fidum ia radar (téles:adeft timaktadoin-for. e cà ta:id inflacilhus f, (ed, non (mo id! si icavdomes: extcai Bupeioeit yii es domi.sonceà dabec:cfíe-d. ivilligicir: iri eios? Gocogricum:juandougiat edid ctus (hot fim ies:afiqua fim dicunt Bllarah*; uitio cdsfareffictenies (pee di- qun aova lentioForcechiecltatenm aeorf- «tnhvetieótaulh fic ro mbec obibetare- fipcistmraua« A dz: imeufüree (pea ae forkarabrobtectis; nd caufarentult:à Hab: ve gerft vicessillorum «' tom qnaeónda &osditumurfpezincare prac Agatif: s y (Gdiqwiatiabentrax mae mco AMineqiKipC i$4q. wa dpi diaBhcum, er a quias ilpon em (he nó pendét ioh (it cauía rea- c oo ceca pof- HEN pta iic c fpcilhtum, fioi ation formali; qua fv nitur fj» atlb4 GEM bimE wea) Miet ee scares d fica. Mairena vary ecc p Yes e ee luimveotfideal. nem. fátioneny continet I fpeeatátias , & dicitur virtualiter v y féciindüraliam cotuinet: cort cas eee «onfi deracut [ 53 vtopOtediteife termi MOM OBLURID V. fts th atcur ids penis vitàllb quomodo: Doas vil &fririim boruim: dicivit^terminus dile» &iórks; & diligibilis ;& hoc modo dici eit^Sirunliver practica « !s E 262131 5125: biiolo20).44 12:1... 3 SR TIPCV Lv 8 FT "fiecibuonin conie ib git [ott s? hama cR pm rs AY defueiufic j qui negarüealy latas-differéntias: praótici., i colunt fcieniz'in cóiconnenire , cg quiaoéax(ciéiá fpeculariuà elled. xerity. i$ Sancixo:r Log. qrz; Valiiusaslo i» dip. p-y/q. 4- adlyeret Amic. traót; 27» acoDey difppq.z.dab.6: cócl y. qui Aléficital (v Mótantox.77T Ire uer, Zabs &: Bal, ; - Oppotira (ententis e(t communis & traditar& $co:3. 4jproliad arg.pcinc« qud. probacexAnft.& Met;c. t. vbv (cienciany diniditin practicám y & f peculatiuam, q etiam docuit y 1-M ccm; 3:6. 1 «& li. 14 cz & lib: sa6Xiye Gs Ei. initio. Tug quia irlibiPott.-vbrGr exaCte naturam: etplicat (Cicntizr, mun quae excludit notis tiam praéticam a ratio fiicnsiay do oiiies-códiciones-; quas adducic notitia racticaradaptari potlüm ipro* buius (upra. i;arG^ fi magis: mad ipit ex-éolurjone obiefterum oii .* 115 en(tant ,namcAz for) icr; 6:2. adründ féientiavidetucéxigere y qo fir 5ratia fut. atur alterius; vtieftpraxj ica noct . tas fedipeciiliet.ó- ih. boc allcrissnam - Gc, 1s diuidit faculvatesantcljceun «an tacul- tatem fciendi, qua res confiderat, quarü patrz aliter fc habere nonpoffunt,& in facultatem ratiocinandi confiderantem, que aliter haberi poffunt;primam in c.2. vocat contemplatiuam; & c.3. diuidit in fcientiam, fapientiá, & intelle&tü, fecun- dam in prudentiam , & artem, fcientiam di (tinguit à prudétia,& arte quia illa e(t. «irca obicttam ncceffatium , quod aliter haberi non potcft, ifle verfantur circa obiectum contingens , quod aliter poteft eflc , nam opetabile dicit ordiné ad exi- flentiam , & per confequens eft variabi- lc, non ateroü,cum igiur de ratione om- nis(cicntie fit habarc obie&um neceffa- rium, & hzc ad contemplatiyam fpectet facultatem , notitia verà practica fitcir- «a córingens pertinens ad ratiocinatiua , fcu a&iua, non potctit cogniio pratica feb Icientia tanq. (ub genere contineti , 125 E efp.in 1. loco [olà decere feien- tiá (peculatiuá5quia eft gratia fui, perfe- tiorem e(fc pra&ica quz eft gratfa al- Meriusnomtf negare (ciétiá cffe, imó fi onctc háx diuifionem ; & hoc modo e antellizeadus Acift.dum 2. Mct.5. ait pra «&icanrnon confidcrare cauías per fe y .?. gratia fuisfed in ordine ad aliud. Ad 2.di- «€eimu$ cum Sco, q-4«cit. quód (ub. nomt- anc (cientiz comprehendit etiam moralé y» quia fae diftin&tionem. affignat ex hoc, we fcientia eft de re demóftrabili , nà alt pradenia, at habitus vpiaeríakam. clt de £e demonttrabili poffunt .n. de epcrabiibus in. vniacr(ali confideratis fieri pro* potitioncsnecellariz ; & (olum de parci- «ularibusnequit fieti demófkcatiosde g.- bas e(t prudétia; nec obftat obiecti cóua- itiaynam a&tus,qui contingenter elici- zür , concluditur neceffarióy debere cfTe sar MANN dn ic&tus; inquic r de ipfo contingenti eít (cientia quaniirad conel. demonftra- tam ncoc (facióper aliquod. C neccffaci à conueniens contingenti .. Vocauit auiem Arift. hanc facultacé contemplatiuaia, nó Quia (it propri fpevulatiua » fed quia eit vniuet(alium , vbi prudentia eft finsula- 1:0m ade modi, qao medicina diuidi folet infpecalatiux, quar eft vniuerfaliü , Difp. X IH. De faentia. e Twp 2 E - acquiritur ; quatenus nom proxime diris git , & in particulari. Quam i Aucría q. 16.(et. 4. cófirmat ex 1.m mor.c.32, & 33. vbi facultatem intelle- &tiuam diuidit: ex. duplici obiecto intel- ligibili& séfibili , primumait effe obie- &ü contemplatricis, srà obie&um confuf tricis , per primum intelligit vniuer(ale, á per si particulare, & 6. Eth. c. 7. & 8, n clare afferit pradétiam effe parriculariü ,. Dices 6.Eth.cit.prudentia definitur fit habitus cum reGta ratione a&tiuus, fd hoc conuenit cuicunque notitiz pra&i- €z,crgo qualioct (ub prudentia, non fub fcientia continetur. Tum quia c.7.ait pra dentiam c(fe vniuer(alium ;. qnod-de arte docuit 1, Met.c.t.ergo (icut fub atte co- tinentat habitus voiuerfalinm,& particu- lariam fa&ibiliü, ita füb prudentia vtrü- er habitum agibilium dac intelligere b id multi cocedunt rónes iítas, & re ndent Arift, pec fcientiam intelligere olas (peculatiuas ; quia ift» procedüt dea monftrationibus rigorofis, nonficfciem- tiz practice , quz (unt de minus perfc&& cegno(cibilibus in fey minnfq; eertisqu& (peculatiug ,vt notat Doctor cit qua rez fponfio cf expeditior. Attamenjdicimus. adhuc fuftipendo priusallatam y ad 1. ex- Sco. cit. qp definiuo prudentig debet in telliai de babitu a&tiuo proximo, qualis: c(t habitus acquifitus ev a&Gibus , non de remoto; quaks c(t (cientia. Ad.a.in 1». co idcirco ait prudentia cffe yniuerfaliis, quia in e(fe perfecto prasfüpponit fcien- tià moralé vniuer(aiit in eodcm intelle- &u . Noncurauit autem diftinguere ar- tem ab experientia » ficat feeit de pruden tia (ciétia quia artes vt in plurimü ac —quirütur experimétis, && gui ione fius principale crat explicare babicus: 1c 6tiuos crga agibilia, nó erga fa&tibilia .Cum igirur practicum , & fpecu- latiuü (int differét:g diuidentosfciéam y videndum remanet , qüo illi conuen;ant y circa quod süt duo dis imum ett,am fint differentie ynmediaté diuidétes (ci tiam in communi  itavt qualibet fcientia fit vel practica, vcl specolatiua , & nulla detur media; (ecunidü an (nt differentia & practicày qoa ex vía fingulari aéiud ciipntiales, ap Yel aceidentalcs « Ec QUIA Qum. pratl.erfpec [ope diuid ant crt.ll $39 Etquidem circa primü dubium nil oc- €urreret dicendá, cfl.n.quaftio de nomi. ne nà pédct ex diuct(a acceptione pra&i ci & fpcculatiui , de quibus iam detctmi- nauimus quód pra&icum dicat extétio» nem ad opus , (peculatiuum carentià talis . extenfionis , inter quz nullum cadit me- dium, ergo omnis Ícientia , vcl e(t pra- Gica,vel fpeculatiua , vt cü Sco q.4.prol. art. 1, & $ Quarta viadocuimus o. prog. art. f. oftendendo falum ec Logicá nec e&c pra&icam , nec fpcculatiuam , ^ Verü cftó bac quaftio fit de folo no- mine, vt diximus, Ferchius tamen nupertimé veftig. o. valde. infüdat, vt probet mon cffc diuifionem immed atam, fcd da- Ti medium pct abnegationem extremorü »f.[cientiam fa&tiuam , qua nec practica, ncc [peculaciua cfl; totum cius fundamé- um partim ex Arift. auchorit. defumptü tft , qui (cientiam diuidens (emper vtitur tripartita diuifione , népé infpeculatiuá, actiuá, & fatiuà, vt ex varijs locis — oftcadit popup tim ex rationesquia (cié- tia pra&ica , & (cientia actiua funt pror- fus idcm, & folum diffcrunt idiomate,ná ptacticum eft vox grca, a&tiuum latina, €rgo non bxné diuiditur (ci&tia inpra&ti- cam, & fpcculatiuamy& curfus pra cea Ls ina&tiuam,& fa&iuam ; quia nihil poteft tanquam cómunc diuidi 4n (cmctipfum , & inoppoficumünm, nec.n. poteft ho- . imo diuidi tatiquam aliquod communc ad hominem; & brutum , tunc..n. idem effet communius fcipío , & vnü oppofitum ef- fctcómune alieri oppofito;& de illo prae- dicaretur , Nec reípondere valet, inquit ip(e, pra&ica limi communiter, vel pro- priéipra&ica proprie eft fcientia a&tiua, & di inguina: contra facti commu- niter veró fignificat omnem fcientiam, qua non cft fpeculatiua, & non eft gratia vetitatis,& cognitionis folum, fed gratia operis. Nam contra inftat;probans id cí- fcabuti vocabulo pratica , & in Schola petipatetica a qiuocatioge ludere , quia Arift. femper accepit practicum; vt con- tradiftinguitur à (peculatiuo, & fa&tiuo , ergo nonlicetalhjs in eius Schola accipe- rc pta&t;cum , vt quidcommuue ad a&i- cmom,&factiuum.s 127 Sed 'tota huius viri concertatio manifc(lé demonftrat ipfum có:cxcre li» t€ de (olonomine; & de folo vocabulorü víu cfe (oMicitü;idcirco, cü de re có ict, communis modus diuidendi fcientiam ia pra&icam , & fpecalatiuac, non:eít deferendos , & rurfus in a&iuam, & factiuam , quia effc ad finem extra in« telicétum e(t commune ad (ciétiam a&i uam,;& factiuam; ergo ficut [cientiayquae nonhabe: talen finem, fed folam verita. tem;dicitur (peculatiua fic é contra que hibet talem fincm, dici poterit pra&ica vcl fi hoc vocabulum eft fa(peGum, alio cói nomine potcrat appellari v.g. operae tiua; & ficut operatio diuiditur in a&io« nem;& f:&tionem.i. immanenté, & trá« feuntem, fic fcientia operatiua in activa , & factiuam fobdiuidcetur. Ruríus tal intruditur mcdium per aboegationé exz tremoram inter Ícientiam, quz cxtebdi- tur ad Py qualiseft, qug ponitar cis ad actiuá; & fa&tiua,& illam, quz nó ex« tenditut ad opos, qual:seft (peculat iua y quia femper vrget ratio DoGoris , quod 1nter extendi, & non extendi dati nequic mcediumyetiam per abacgationem extcemorum , cü fint contradiétoria. At ref p. Ferch. c.5. ad 14. potle daci medium in; tcr contradictoria, fi "er NE iocti pliccaturjalioquio mirabilia paralog zare poffemus, vt v.g. quod inter bipatium, 8c. millenarium non eft oumetàs medius, (ic arguendojintet primum;& nó ptimü nort cft medium , numerorum autem b:narius eft ptimus , millenarius non cft prin us etgo &c. Vcrombac (olucio probat (opi quod iater extrema contradictionis po« teft dari mediüm , fi matcerialicer (amans tür,nonaütem vt ftantlüb membris con. tradict;ionis formaliter , vt i pfe ibi fate- tuc,& ex eius exeplo deducitur,quia inter binarium , & millenarium numerum da« tür vtiq; medius numerus, denarins, qui« narius, c. qui tamcn numcri confidera. ti, vt funt oon primi , non median inter. millenacium & binarium, alioquin pco« bare policmus intct numerum binatiumg & qüiinarium non dari medium (ic para- logizando,intcr parem ,& unparcm non datur mediü , oumctorü binarias eft. pary qui- , eo6 Xi sto Dip aoo Den feadtaon acu. quinariusimpets crgo Ko. fie; dn gropc- fito. £a£ti0a enédiace: porch. marecialier intér a&imamwX (pcouladiuáfadforgislis ter; vt flacfib illo, exttenocoMuadiétio, ji fisgquad.cft ex teofio ad opusimó modia. fcd.ctbmebrü inadequatá bos essen INec fundatuoot in oppot. C mu cfquia. paw aee posce Mi uidat tripartita djuiftone» Bon tamcn.id fem fecitbipartita:s Y&.€x: multis locis calligicaz, quos. pe adducit €; 4.- &flà ibi cóenéat.nán. facere weram: diuifjonem » (cd potius comparatione. 4 qnod an oninie pófi verom, itd Airernei iet pde quia de hac xe apxij nolumus ele: certum eft patte fcientiam diuidi B bie partita, G tripartita; , dinifiome zque:be- né, quia yc. diximus di(p.i«q A iart.psud- ido gcnus patcas/fi le haie pecies,vcin pofito eft de. cientjaJcommodü eft ac vtile illnd immediate diuiderein fingu las, & hoc fuit, an £apfa y: quod. Arift. £re- quentius.tripartità diuifione fucrit v (so TNec etiam ratio; qua. affercbatnpafatis vrget » imóper dift fin&Goncm ibiallaram fufficicntér diluitur;,qnag £t de.m&- tc Ari(t..diximus (upra arte ad 3 «neque nouumcfd. in fpecies diuidi appropriato cuidam illaru ipfo;nomipe gend- ris,fic motus diuidi (olet inmoti proprie i&ums& mutátionem, pomum Áigni €a oinne genus: Samen pd «ialiter maUs Ap osDe » Jic ergo inpro- gofitoj pradtica: fignificat promifcué om- né notitiamy qua ad opus cxtepditur.ex- £taintelle&üu xta, mad lequédiArif, m $.Mct. 3v fpeculat ipe fimis »exttas., pra- ti autewi opus, pcculiarieramterb pos — amu eim (olet. jenhenm Ad. iur tli am fpeciem (cicntias qua a 5 & qa: «acabulum.practies. t gc notitig, remped adtjnam, & fa» A illamaatitiam; qperatius quia, de nominibus rixam no pinus,: 1428 At inflazFercha«1a.nullonomi- nc: poe. . hane ; mnoriuá —' um aput, quod probat cx Ar agn. mor«e-vir. vbi prse quadnon ener nii tas tàm.ad fa on MM ? s i lup ifi^ (tia, quàmde habatuali diniioncna (ic tice R eT pe Arif folum iznnudte velle iquodinon f j xz facultas dc fa&o. qué agat pice pie pari rry m m nun rum avsdicau porta prd qid alti ashoc an ceriom elis, fc concediun 4G. eid audnem. £xWa » amti cBba nid iere Quid copimiibr ia aet «uam; &cfaétiuamby mulae ihincifincgjvb ticin ab Td niunis varias amt pcEREAUSA QE itiarum fpeciesannqaratas concede , Trew iun pr pter e Iv Pura npe site mde NE Ci uerb nom fpcétár ; uia. £u itnctn,noatejontun adf d ,diftinctam, quater] dati&zmyar iple: di acts T -pradicagw vt soin ins;cld y. -nomon oftendit, aí wuiehor »D.. em iquodamór y eo-ántemiplo T ,amoré Sei , - ders epa tius practicam laptt ; 4:€E: péculat Pale ffo man tij & poteft exagitan iris totali; nondoquimur: autem de. ic ípecnladaio,ptóut ànobis mamvt fic nequennt peer re unt cled Eun CIE T uicum  &, fp vt Caiet, yel formaliter, vt fe dra quifuftinent Theologiam, & ke qe dici practicam, & fpeculasaga Y uü d H QJ Qumprali. c) fptc. feient.dinidam. efr.II.. 901 gimus q.proarm. cit. quod alij exteadunt - etiam ad a&um, ita Amic. tradt.27. difp. 4.q.4.dub. 10, Auería q. 27. (c&t. 4. ad. dunt Hurt.difp.1 1. de An. fcct.4. & Ac- tiag.difp.1. Log. (c&.4.cundem act fal. tim diuinitus poffe fücceffiue dc fpecula- fiuo ficri pra&icum. 119 Dicendum eft nullum a&á ,neq; habitum fcientificum, fiue pattialem, tiué 4otalem poffe cfíe pra&icum , & (pccu- Jatiuum, tàm fimul , 4 fuccetfiué , & pet confequens has differentias effe quiddita tiuas, & effentiales; ita Do&tor q. 4. prol, art.2. & arguendo córà Gocfr. & D. Th. quem fequantur Scotiflz omncs , & vc- tiorcs Thomiflz,faltim loquédo de íci£- tijs naturaliter acquifitis , quoscitant , & fcquuntur Did. à Iefa difp. 1. 9.6. & Có plut. ibid, prob. ex Arift. qui 3. de An. e gj Mct.4.& 6 Met c 1.& 6. Erh ci. & feq & 1. Magn.mor.c.3 1. & 35. ex di- ucrütate obicctorü arguit i diftinguit Écicntias in (peculatiuam ; & praGicam, & cx hoc, quod vna non cft practica , iu- fcrceffe (peculatiuam , & fi e(t pradtica, quod nó (it (peculatiua, quod verum non €(iet , (i cadem fcientia. fimul effe poffet Gica , & fpeculatiua, Nec faumsfacit Vafa.1.p-dif -9.dicens in his locis Arift. &on atrendiffe (pecificam diftin&ionem otenuarum; ed varietatem opcrationü. on valet, hoc.n. intendimus, quód ex varietate obiecti (peculabilis, vckoperabitis lee diftin&io [pecifica pra&i- ez, & fpeculatiug co;nitionis. ' "Deinde prob. róne, & primo dc actu , nam ratio pra&tica, & fpeculatiua funt op poftitz differenuz, quz contradi&toriam oppofitionem infcrunt, vt notat Scor.cit. cognitio .n. pra&tica fcrtur in obiectum wt opcrabile,ex fe eft directiua operatio- mis, rcípicit obic&um in ordinc ad exi- ftcatiam: (peculatiua veró ex propria na- «ura refpicit obic&um mfe, non:n ordi- m*« ad opus, nó cft dire&iua operis, & ab exiftentia prz (cindit , ergo eidem actui nequeunt conuenire , conieq. prob. quia idem a&us tenderct , & non tenderet in 4,5, dirigeret, & non dirigcrct ; antec. £yood attributa illa conucpiant ex proprijs naturis, prob. quia qu& conueniunt a&tul rationc obiecti formalis, competunt illi efientialiter, nam actus ab obiectis (pcci- ficantur, ifla vcró attributa cóucniüt acti- bus cx obiectis proprijs formalibus, cffe -n. practicabilc cft rat:o formalis con(ti- tuens Ícientiam practicam , ficut fpecula. bile conftituit fpeculaciuam, vnde diuer: fz paffiones omnino dcmóftrátur de quo libet per diaerfa media, & principia , & fi ab iliis auferatur ratio [peculabilis , vel operabilis , non amplius remanent obic« cta pra&cz, aut (peculaciuz fcientize. 130. Mukapliciter re(pódét primó his rationibus fold probari no poíTe dari acti formaiiter practicá & fpeculatiuum , noa tamcn eminenter , Sed hzc refpon(io ab omn:bus feré reijcitur , quia quzlibet co- ghicio vel fcrtur in obice in ordine ad opus, & fic eft formaliter practica, vel in ordinc ad fe, & fic e&t formaliter fpecula- tia , & ficut nequit dari obiectum, g» fie con(iderabile ab intellectu ; (ed nullo ex his modis, ita ncquit dari coguitio , qua non fit formaliter practica , vel (peculas tiua o. : ^ Alij refp. «y practicum , & fpeculatiuü poffunt dupliciter cófiderarlprimó adz- quaté, .i. fecundü oés conditioncs;penes quas opponuntur, quomodo practicé di- Cit cogaitionem cum relatione ad opus , fpeculatioum cogn:tioné veritatis cünc- gitione relationis ad opus ;fecüdo inadz- quate, quarenos dicüt perfectiones (inzu- loram finc mutua repugnácia, v.g. fpecue latiuum dicit cognitionem ob:ccti fccon dum propriá naturá, & pa ffiones,non ex- cludendo fimpliciter relationem ad opus, fed fecundum quid, .(.vt obiectum (pecu- latiug modo confidcratur; practicü dicit cognition directiuá non excludédo (im. pliciter róné. [peculatiai , feu cognitioné naturz,& pa(fionum , (ed fccondu quid in primo fenfu i(tz differentia funt incó- poflibites , & conucniunt vc fic actibus , quorum quilibet cef icit obiectim tora- liter pracicab e , vcl cotaliter fpccatabi- le qua róac dicuntur obiecta adzquata * at íccundo modo (unt cópoffibilia in eo- dem actusquia ille accus tunc refpicit plu- ra obiecta vnü practicabile,aliud tpecula- bile inadz quate proptec — ; 90L : Difp. X11. vel peifcetioné obiccti : adeft exéplü de znim: rationali,in qua vniütur petfcctiori modo formaliter gradus vegetadi ,& fcn» tiédi in plátis, & inbtutis difperfi;& obie «ta sé(uum externorü adaquaté proprias potentias rcfpiciunt , vt obiectum vnius non fit alterius , at quia fenfus communis inadzquaté refpicit omnia fenfibilia , ifta [ofiunt od vnam potentiam fpectare . 131 Contrályreeturquia róncs practi- cab:iis,& (peculabilisnon pofsunt inadz- quaté refpici ab codé actu , nà actus vnus non nifi «nicum pot cefpicere obiectum, à quo fpecificatur , & nequit in plura o- biccta formalia tendere, vt in lib. de An. dicetar,& fi plura refpicit hzc erunt ma- terialia obiccta,non formalia , aliter non eflet ma ior ró,cur vnus a&tus plura, & plu ranon refpiciat :quare femper inobiccto vnica formalis róterminandi corrcefpondere dcbet, ergo idem actus nequit refpi- ccrcinadzquaté obiectum practicabile, & (peculabile . Ncq. dicas refpicere illud obiectum (ub aliqua cómuni ratione, Tü quia hzc communis ratio effet obiectum illius actus, non tóncs inferiores practica bilis ,& fpeculabilis : ficut actus attingens animal praícindens à rationali ,& irratio- nali,non ob id attingit hominem, & equü fub proprijs formalibus rationibus. Tum quia hzc ró adzquata ncceflarió deberet e(sc vel ptacticabilis , vel fpeculabilis , vt contra prec. refponf. arguebamus : Nec exépla adducta faciunt ad rem , nam gra- dus vegetandi, fentiendi , & ratiecinandà €x proprijs rationibus formalibus in com. muni non funt oppofíiti , nec fc habent vt diffctentiz diuidétes commune genus, (i- cut fant practicum, & fpeculatiuü in or- dine ad fcientià . Similiter obiecta (cnfuü externorum pofsunt inadzquaté. refpici à fenfu communi , qui c(t potentia tcípi- ciens pro obiecto adzquatofenfbile (ub rationc aliqua fuperiori , & communi fcn- fibilibus externis : at lata differentia cft intec potentiam, & actum, eadem .n, potcntia pót plura refpicere inadequaté, vt intellectus omnia intelligibilia , & fenfus communis oia fenfibilia , non aüt cadem intellectio ompía intelligibilia, aut plura, ncc cadem (enfació pluta e£(ibilia, (cq qd De Seientid. "oue. 0 : TI multiplicatione obiectorum. particulertü | multiplicátur aus;vt fafius ia lib.de An, 132 Ex his manct probata fecüda pat de habitibus partialibus: ná caen actus fp cie diuer(i gencréc habitus (jecie diucr- fos , nec poilit id& habitus concuttere a actus fpecificé di (tin&os ex di&is q.3.(c« quitur,quód ficut actus pra&bcus, & fpc» " calatiuusfpeciedifferun:itahabituscors rcípondentes.Tandem probaturdeíciene — - tijs cotalibus , (cientia .n. totalis dicitur : vna ex f'nitate babitus alicuius quidditatis vt includeniis vel virtualiter, vcl potétías litet veritates demon(rabiles de co cui eft quidditas, & de inferioribus (ub co cá. tenus, itant o1a con(iderata in totali (ci tiaconucniant invna róneíormaliconfií. — derandi;, vc! genetica , velípecifica,vtqe 3. fuse explicauimus ; (ed nequit dari vna cognitio alicuius quidditatis , qua refpis ciat illam (ab rGne praCticabilis,& fpecüe labilis fimul, vel (ub rone aliqua ES ci déte, yt probatum cft, ergo neq; babicus fimilis poterit dari , ex cuius vnitatefüs — matur vaitas totalis fcientiz . Tum qu vnátas (cientiz totalis pendet ex vnitat principiorum , fed nequeunt dari p ia comunia fcientiz practicz , & fpe atiuz, fed omnino fünt diucr(a,vnc c [ gnitio principiorum fpeculatiuz dicun tur ad habitum intelleus pertinere, cipiorum veró praGica. ad fj xt aducrtunt Compl.cit. m Cum igitur quilibetactus, velhabitus. — ex propria natura habeat , quód fit pra» . &icus , vel (peculatiuus , & efleatialiter 2.fcquitur has differentias efle quidditati-. uas, & cífentiales fcientiam 1n communi. diuidentes;& con(equenter nec €t diuinis: tüs cundem actum , vel habitum pofi de, fpeculatiuo fieri practicum , quia | Deus cffentias rerum igummtare. E qua. adhoc vt fiat talis mutatio in au, debe rct etiam mutari obiectum, aliter non cf; Íet maiorratio , curantea erat (jcculati. uus, modó pra&ticus,ad mutationem aü E. obiecti mutatur €t actus,quó ad entitat&sc 133 ln oppo[-sgenis idéipteliectug |— efi practicus , & (peculauuus, etg &ha- bius. Tum 2. fidcs eft iul Mos fpzcujatiua, nam inclinat ad a(tus praétáe v E gotics | gtet perfc&tionem obie&i,vt Th .- .* wel ptopter vniuerfalitatem eiufdem ; vc Agr oprijs obiettis 9T. Quom.praci ev fpec. fcienr., diuidant. odrtIll. 9035 €0s;vt qubd Deus (it colendus, & ad fpe. eulatinos, vt cp Deus fit vnus, indepédés, &c.que funt concluf.metaphyficales, & pm iuz. Tum 5. operabilitas, & non perabilitas in obiecto nó funt effenria- ksj&' ita diffetentig, ergo neq; in acu; vel habitu; Tum 4. habitus f pecula:i- tius concurrit ad directionem , qua fit à pra&ico; ndm metaphyficus oftédit Deü e(Te (ummum bonum , primum ens, infi- fiitum,&c. qua omnia rudant ad dirigen» dá voluntaté in Dei amorem; Phy(icacó- fiderat naturam anime , & palfionü eius, faturam herbarum, & corporis humani ; ow cognitioies inferuiunt morali y & dicinzimó funt principia, quibus me "dicus fuas demonftrat conclufiones pta- €icas, ergo pra&ticum, & fpeculatiuam nonfünt oppofite differenti , vnum .n. oppofitumnon concatrit ad conftitutio- alterius oppofiti « Tum f. virtutes its idferioribus dilperfe repetiantur vni fuperioribus, vt de gradibus fen- E anima rátionali;et pra&ticum, & fpeculatiuüib (cien is ordinis fpecie diftinguan- fut , tamcn in scientia fuperiori, vel prolicologia, Losica; poffunt vniri, Tum G.diximus (u« pra).3. dati poffe vnam fcientiam totalé emniü rerü , crgo hc non erít practica, sictpecohidhd fed vtrunr]; formaliter » "Fandem íi quis haberet cognitioné pro- dü&tionis rofz v.g.hzc cognitio e(fet fpe eulatiua, vt patct ; fi tamen hoc actu per- manente communicaret illi Dens poten- tiam produé&tiuam co(z , tüc euaderet illa €ognitio practica, quia etfet de aliquo o- tabili, ergoidem actus potcft. dc fpe- &üflatiuo ficti practicus fuccetfiué . *x34 Relp.ad i.neg.paricaten, idé .n. jnteli e &us eil fciencificus, opinariuus, & erroneus, & ramen idem a&us, vcl babi- gus nequit cíie fcientia, opinio) & error, nec fimul, ncc (ucceffiué ; ratio eft quia diffcrentig: itae accidentaliter conaeni- unc intelle&ui,& inadz quaté propter fui sli mitationemyat a&ibus, & hab:tibuscf fcm i aliter competunt 5quia [ümuntur cx fouvalibus. Ad 2. neg. antec. nam atus noh fpeci ficanturex à- bic&tis materialibus,fed folum ex formalibus, qua ratione diximus q. 3. oésactus fidci effe eiu(dem fpeciei; & confequcn- ter vcl pra&icos , vel fpeculatiuos , quia vnicum habent motiuü affenticndi.f. au- thoritatem reuclantis Dci. Ad 5. diximus etiam q.cit.differentias accidétales obie» &iin effe rei quandoq; effe e(fentiales in cffe fcibilis,& in ordine ad actus, vnde co guiriones ri fibilitatis, rationalitatis, & a« - nitnalitaris fpecie, & cffentialiter diffe. runt,nomi tamen obiecta in effc cei, Ad 4- folum fequi habitum fpeculstiuum ette virtualiter pra&icum, no formaliter : nec repugriat vnum, & idem effc formaliter fpecülatiuum, & virtualiter pra&ticum » ficut aqua calida cft formaliter calida y viraaliter frigida, vinum virtualiter cali- dum, formaliter frigidum ; tum quia noa eft cau(à adzquáta a&us pra&tici , ad có: clutionem.n. practicam requiruntur duae pramiffz , quarum vna ct oftenfiuabo- nitatis obfecti,alia directiuo in gencrali y vt (ümmum bonum cft diligendum, Dcus *eft fummum bonum; ergo d:ligédus, ma- ior eft dire&iua in genctali, remote, & formaliter practica , minor tm fe cft for- maliter fpeculatina , at in tali fyllogifmo eft virtualiter practica « Ad s. aifumptum non et vpiucrfaliter verum » precipue quando di(perfía funt oppofita inter (c & imbibun: contradidtociam oppofiti nem : vnde nec fcientia diuina , quz emi nenter continet omnes perfectiones po(- fibiles actium intelle&us, dicitur formas liter,vel eminenter pra&tica,& fpeculati« va fed ctt formaliter (peculatia2, vel pra Gicaiuxta varias op:niones, Ad G.affum- ptum etfe verum de (cienajs (pecuiatiuisg non de fciemia in communi , quamuis .ne per precifi;nem detur fcientia tanquam genus pra(cindens à differenüijs pra&ticiy & fpceulat.ui, non tamen à parte rei datur" hac lcientia,led femper eft in fais fpecie- bus inclu(a. Ad rai ose cómunicaret Deus virtutem productinam rof& alicuís habet de productione ro(a fcieptiá (je- culatiuam , quia (olum cogno(cerct mo- dum, quó à caafis nawralibus eft produ- €ibilis non p fà&ticám , quia licét lt de te opc-  € C o € —A oA c wx €€m]R 904 Difp. XII. opcrabill, non tamen operabili modo, .i. non vt à (c opcrabili,& dirc&iuo iudicio; pof con n.unicationcm virtutis , adbuc ille actus efict (peculaciuus , quia nulla c(- fctinipío tfa&a mutatio , necefiet rega- Wariuus, vcl applicatiaus propriz volunta- gis, & virtutis; & per confequens deberet alter atus produci omninó à primo di- uerfus: fic plyficus contiderat ,quo pa- €to 3&tus lint ab anima elicibiles, contem plaur ipforum dependentiam, non tamen e(t cognitio pra&tica , quia non confidat opcrabili modo, & in ortine ad circam- cunflantias morales produ&ionis, Pl'oncius died q.8. à n. g t. licet «um alijs Scoriftis dcfendat eandé fcien- tiam partialem non pofte effc timul pta- eiicam,& fyeculatiuam, oppofitü tamen tenct de fcientia totali comple&éte mul tasparticulares fcientias habentes diflin- &anumero, & (pecie obiecta, quia in bu- aofinodi fcicotia potiet vna pars dirigere praxim,& confcquenter e(le pra&tica , & Alia pars per fc non dirigere, & con(equé- fcr cile fpeculauua zargumentum veró cx DISPVTATIO DECI MATERTIA Defomé.. 020007 DoGore adductum q. 4. prolog. art. s. D: ait concludere de (citu aliqua partialis -— de (cieotia vna Coral WERE illud (olucre , prout procedit cons tra (cientiam totalem. Verüm ioc Pearl placicü reijcitur à nobis di(p.1. Met. q n.71. vt expreísé Scoto contrarium, taiosudem & Sem argumentum be né ponderctur,nedam de (cientia partiae li probar effenon poffe fimul SE IU. & (peculatiuam , fed etiam de totali , v& fatis conftat ex di&is n. 152. tàüm quite Do&tor loc.cit.dum negat eandem fcien- tiam císc po(se (imul practicam, & fpecue latiuam , ocdum loquitur de fcientia. a partial , (ed ctiam dc tocali ; eius etiam. folutioncs & inftantias ad Scoti argumée -refutamus; & quidem fi i nedum concluderenc. de quod poffit e(se (imul pra&kica ,.& (pec laiua » fed ctiam de partiali , wt difcuge " genti patebit ;. vide dif. 1« cic. M num, 71. De "Demonflra tionc. *» zz "Iter partes fubictié Logic Mtrifl. principe locum obtlo. Ai met demanfiratio, vt.q. proam. tetigimus , Quapropter bae Di[putatio inter cateras logicales principalior erit corree fpondcns libris Pofl. in quibusde Demofiratione agit ye ipfam vefoluendo in principisysr conclu[ionem ; vnde bi Li- rirejolutori injcribuntur yvefolutio .n.eft totius in pare tesy[eu principia folutiogqua duplex cfl, alia realis, qu P oa J veali atbioneyalia perintelicéiumy quse diuiditur in pr je amy»t cám propofito fine inquirimussscdia Cr in fpeculatiuam y'vt cum a conclufione principiaycir cau[as inuefliganus : qus refolutio ad logicalem coe tratta efl Plant is partes, 9 principia felatiot € quia principia fyllogi m$ alia [unt jio e[fe m modosdr in figuray que magis commumia Junt , alid asaterialiay quales [unt premisa fécundum debitas códitiones yf. quod fmt per fe» immediate, priores c. binc libriyin quibus formas figu gotà de magis communibus, dicuntue.libri Befolutory Priorumyi ra declaratur , v& : lli veróyin quibut agitur de materia hece[jariaque minus communis eftyimfcribuntur Re[oluiorg oe Bteriorum. Iatentum igitur Arift. in bis libris eft. naturam y € La rper pes | saonfirationis insefligdrey * confequentev firomentum. [cicnd» commune demonfivationi, defimibioniyhae 4m in 1. ib tum, vt militat contra (cieotiam totalem, quas ibi affert cont illud, validé foente fnbietium erit Demonfiratio mon ine — 20 Suef. De effemia;eo fpecieb.Demonflr.e/t.T.— 90$ fideratnr vi medium,Cr pars Demonflvationis, nom vt pars fubieWiua ex ditlisq. eit. c difp.1.q. 4. ita colligitur ex $c0.q-3.F niu. C fuse oflédit P.Faber tbeor.19, dn Bot; quid ibi videtur cnm. Zab. docere e rationem pop quid , , efte fubietium, non dcmonflrationem in communi ad propter quid agit Jrifl. inbis lib. vt patet ex progre[Ju ope- autem efi falfumyquia de vtr. quia ; boe V LAT M mini qmd 0o0QyESTIO L..- - De e[fentia , €" fpeciebus Demon- f vationis .: , ii Vm Demonflratio fit fyllo- eh giímus faciens fcire, ipfius NUN cxiftenria, & poffibilitaspé det ex poffibilitate, & cxité tia fcientia, quapropter quód fit poffibi- s Demonftratio asia probari, vt ofté dimus (cientiz exiftenciam a.p. Inft.trac. 1. €. 1, non negamus tamen difficulter cf. formati poffe, ficut valde rarum cft (cie. tiam propriá reperiri, co quia proximas , Popma z vt I eRcle gamus; at difficultas, & raritas non infe- runt impo ffibilitatem: vt autem nacoram, & quidditatem demonftrationis eiuf. fpecies inue(tigemus, prius declarare de- bemus vulgaram illam d emonftrationis diuifionem in propter quid, & quia , de- inde an hzc diuifio fit ad quata , an vc- t aliz dentur demonftratioais (pecies , ARTICVLVS I Quid fit Demonflratéo proptet quid , € quia. 3 py Écoléda funt,quz diximus de De- monflrationc pore quid 2. p. Ánfi.traét 1.c.4.. f qp Dewonfiratio pra- fier quid, üt illa, qua per caufam proxi- tham, & ada datam procedit ad proban- clam cócluf. quod cx Sco. « ailigitur quol. 7:1. & quol.14. M. vbi docet tunc concla. fionem demoníliari. propter quid , eum pz Ptopriaui immediata Causá pro- atut;leu propofit onem, qu& mota tüt ex teémidi$ cuius dc nontlcatiod s duas af- fignaut Acitlidcfini: ncs 1. Pofl. é 2. Prim; defin t:0 e(t , quod üt fj/logi mis feiennaus (ens fcires vs per fcieptiá,vt ibi notauimus;'intelligit Arif; proprij(fimam;X per caufam, q prius de- finierat;aliter hzc definitio comueniret demó(trationi quia . Dubitari tamen po- teft circa hanc definitioné,quomodo de- monftratio dicatur cau(arc (cientiam, cá demonítratio aliud non (it , quá difcuríus Ícientificus, feà ipía fcientia . Pro cuius refolutione pramitzenda e(t doctrina tra- dita difp.11.3.1.de(yllogifmo , qui mal- tiplicitet fumi pót, vel idealiter, vel exer- cité,& tunc vel formaliter,vel obicctiué; infuper vel yt dicit przmiffas , & conclu- fionem,vcl pramifTas folum,ve! concluf, folam, etiam de ftrarionc di- ci — Rurfus, quód (cientia , vcl cft actualis , vel habitualis , vt difp. praced. q.r.motauimus: his przacceptis. Dicimus.g fi cum'quibufaá (u(tine- te velimus demonfttationem hic definiri idealiter captam, tunc dicetur caufa (cien tiz in(trumerkalis, quia vt fc dicit vnum ex in(trumeniis fciendi dire&iaumtertig opetationi$,& con(equenter,quia denó- ftraro dirigit cognitionem intelle& uà non quáci que,Mf(cd (Ciérifi cam, erit caufa illias inftrumétalis. Si vero cá alijs dicas mus demonflrationem exercité fümptam dc6airi, fed formaliter , tunc lj. per (cien- tiá intelligimus a&ualé, quz eft cozmtio cencí. cü d:citar demó(tratio caufa fcientiz, dcbet (aci pro przmniffis (olum,quae funt caufa effe&tiua coclex dict difp.t1. q.3 Si veró intelligamus habitualé fcien- tiam, fic demóltratio definiri poterit y vel pro cÓ.Lfola, vel vc é prmitfas sigmificat,ná habitas Íc.étiz. can(atur ab actu .[. cóclutione formali, & (altsmtemote érà emifis. Arramé h demóftratio dicatar bie dcfinita obied ué fumpta, fic quia nó femper obie&tum phylicécócurcit ad cogniuiocem (ui, póx cxpl.cari,gp fit (ylogif- 3uu5 faciens [circ .i, includcas fcientiam Vuu ob.e- meo X oNEGRM. Vellesnfiveilve iA Jg E m. Bd Me RBS Cea Ne E MA eit dciérmecónedortiilé ife WEfRPR "Sea EHflisn i Foriiha lens Yi; qued vide uci is esr mc WE? X az en &ni: riis. PoRcS dit udzd abe Mie iohi ii MIRO Rrécsis £Mertorico à 654198 JDrENII de: KOPUOA- pMend quid'dàtot ped difereiwiamt flratione,e7 ferenti bor di, HM brpa ordin phap ima dinem els ISO GC cft cfic&us; alia ité nu- zn. [int ; vcl dicatur , & melius demon: ficuti osé idealo ub: ici Toga Arittieti rici esdhiitetyl re sapit! rajtdarum qo loritw eo ctt ieTt ra aed: eeiidiyte fpe2 (unt matetia domm ans ciiam naci oseiicé eoi sl iur demóttrario proprer quid. fttiehomatiónefoq Sou eg ; C Imi EdR * üodact debe dee Wages proceda Abravienedoc ical datei lé efie pa j mur p $nvenuóipfiuraod ex ei s v cityted cie facitafus operi efto -ignsecüdv deni eli i es Gcfi)llo ifo ze pum dep PHI: iuris prior dnpntievr efte elifem sy egewfiseqdedde ra riscenui Pa peni eem immi LIT neewdà dirt ipe; : fontis oim Rórdod idem ROREM noráie delihironaiti dedion trad md y: n "Euer a fed folucf qüaadaiagaferitiodrp oho Ww e. s Sd to 5i j diidie n, joe adierit fei. re es Soa veagin pe ^h UP euitüntirs vade psoltquaefteadit Afp: GC e Dem E sus SA stotidlefin tiodes Ceiehtiz Wdém dj REUS BAUR ] £lóriis, incipit 'conditionés néceflàerag e £i? RES GHE r glicicy emus frenar eurdens; di hon qp Iimeeset ' en "argnimicy UE f'atmü aar ! lub wy" i nad esi cus ue eee: GE A Tes megattüeyii sien y ' T nya Po Eccc iei | EAT vera dee PN echa c.ulg affumecctoc Voies dap Ine. un meus 25 s vroktisdi heri ud ihi punire rere e ES pois Em Elie do ei cas] erudi era rd d a Dur Ja piel Moti igus e AUÉ ba i : TA e i I e Wc "Dit Eo uta E yes rui isa e d "Erie "T ii Sb] die ioter cites em ccm : E on [2 d , ej [4 . tfi tan . sh acie Du RON déd  plcEt te baesln per ooo Po t a D» Efi gr y » e ey f x P ankl dU) ii3lol ADR 2.GQ uu $c-: 9. I. Disifoiéspetict duni n I $:5$ecundusmódiscontpg) »wnd ibi ide mus, cam pét €. aemotao d dirairedcébar Sc cla d catu nct prae e e he prr fbmcdi üs ef udiucr TD RA m bet Dry citar eg ipofir ihe Tguz)í ae med yt epa wamrfb dotá tanget -eficatralis rein M- Jg dodo ein rS. hx ja xata re nrota 86) bilis neis d fi sd en ictatágt p imó vlterius poflct erkiptévega eT: fi afferatur pro caufascur paries Mx II medie. Trao er "o c popntot3lit quic V Kehcen d dq oed Hbi si acerba bili») &i «ut aliquandto pass d ridyoioait rn ep bj fintpdnetcenmab gov: elicünspoliitt (a cd ke ép T eme £Up e -h erübbiugg 1956 0) detelb prrüà, Ípn is & i S Mam nsns te(saniO voe xe bat Wd Vbenfelenionogiui afi d Siro rk demó(irauono progíasQuidipon q4i45 facia cdoxicgoonfltasiepgin, S167 haa» (à pter quidsquod — Ld — üahsnsb qup guapa di- eiistugitsxcaula cce. Cuoido Buisius: pic n isa titrifà cau(à s. quasaboeffréldio ced eftd quia, [cd asfor roprou qund Epio inkevencens etie & pooítpeptida fieuia is hy sibrentaia tt a emus «9 lantur cit tales isque f o exi of] mdi nee A DE A HR Jupes si a $oe zio bus excedédblisiofis iz) jergoée cauíam cémotamontellekit [»latwioutarn ful. Puer nba bbodzipeca prese atte e sort percadfagmrooxora li ucxone veuilen jac ndn icomtprtibilfan au cion&rotianen: qvia (So: uma qur preacdit dc agi pax ima sponuete nnn sna die Danai si vaigsh Yee Apr erkr levier nam in a Pe td idt affe. 4xéplibdaseratiano 93miblis j quacproz batafidedbQoa peii utor ii üc& drdemoftotiorfen prápeer, qaad fufficit escena ecc d &cdrfiritugq texicaní prbpriag & enyertibyiaDióiü: Ruüijqcibabde: ei g»atiméquian&rdlsexpieisipnoanicá io» uu, ric nb jue werk mega 1j t24 p pecaeis inira isti Dyjegdustuqui dcitans flratióeit hiat fà» Qéod fab rabioncsáoiCtia: (Eb- electis a pofmnc cfsizprimb figbrg; daa G;diebur esc éftrat &5ab Acifl agi abnan ia: zcótd Gab tux fulftscin.o. qudd palfia griversónp Qaa quar cattf am cj ipry jade gg uineciplm di dune gare fro icoaialndr efl yrpoaliunzaüéam idee uq afi [nli »ipafbo cniacnesbahs non iér cB icadfasbpositsaiTiétus oslonv iz va v ifla. iitaidoxtmusoub s15bas)1o mnl ci beatius Y; qklud a Banator abzAzi(uda menfl (aso voa (ocdud ad tuto £ubs aliernasatn »;demopíluat teUgoid Müssen ellas mid Wwrp olds fu qpeokts wv qeidemyted oe dice rA nid yori£au(da Mi dno cag éedeidug psadüppaalpa»pcb quami áno»fivdi rut m afübakernaznie dcgiori een y 9i (tui cd peaeods Vir w rahy mme vnd: «ort: éjo isonsi din ero Tec e rion itt 10ícis tipo Ifl idit iatubidut s vni: s jdmitaon ueneno éco Mp oberdguriade 90$ tidcns,vt falsó dacet Zab.cit.c.$.vcl cum ex vnorclatuuo alccrü infertur. Et quam - u sexprcíse non atTigaetur ab Aci; tamé fatus dedoci poterit ex. ipfo contextu in princ.a (Ienans .n.diffetétias, quibus de- monftrauo quia differt à propter. quid. , ait, no quidem medojfi non per imme- diata efficiatur fllogi fmus,non.n, acci- piur prima caufa y [cientia veró ipfius £roprer quid fecundum primam causá y ut modus vt diftin&tus ponitur ab. Aci- dora tribus enumcratis , vt pátet legenti textum,quando ergo non ecipitur pri- ma, & immediata caufa, fit démonoftratio quia , in dcmonftratione autem à (igno non fumitur taliscaufa . 9 Ex hisomnibus paret non recté ab aliquibus demóftrarionem propter quid di(tin&am poni à demonítranone quia per hoc,quod illa fit sper à prioriyhec à pofteriori, qucmodo vidctur loqui Did. à Ic(u difp. 17.3. 1. & Faber Theorc. ro. c. 1. Nam lizc quandoque à cauía procc- dit,quód eft à priori demonflrare . Dices Scot,u0l.7. A.ponens differen tiá inter has demonftrationes,ait demon ftrationé propter quid císe pct caufam , demonftrationem qxia cfee pec effect , quód deinde probat quia omne demon- ftrabilc per aliud dicit ordinem ad illud , vcl " ad Puce vel vt siete y et- o demóftratio propter quid c(t (emper i priori, desire acce fteriori. Refp-iotentum Scoti ibi efsc,(o- ]um oftendcre duobus modis aliquid de- monftrari poíse per aliud, .(. per cau(am, & per cilc&um, bunc modü vocauit de - gaonftrationem 44a , nam vcré cft talis eere dixit Cic demól(tra tionem propter quid, non quód ceníctet oémi demonfirauonem pe rnm - opier Quid,nà in quol. i. PM. de docct ad demonligaticenh pure quid requiri, vt fit per causá vit- iter cótinenrem ctfle&tü proxime , & adzquaté , fed loqunur antonomaíticé , & (eccundum vulgarem loquédi modum, enus ofs demonftratio propter. quud €(t per cau(am,& à pr:ori , & omnis de- monftratio per e in , & à poíteriori io quia,, & demonirauo -- o -9-- Difp.De DemopBratipe ^ "e *t] à figno pót dici per cffe&um , nam vnus cítcó&us ddisenican pcr alium, Tandé ex his deduci poterit definitio demóítrationis in có; ad propter quid , & quiajquà alli pnaui Ariít. 1. Toy.C.t. vt nocauimus in [nítit.cit.c.4. quàd .t. fit fyiigifews ex veris, & primis , aut eX talibus,que per aliqua prima , 7 vera eius,qua circa tpfa e(rscognitionis prine cipium [umpfertt,breuius dici pótsquod fic fyllogifmus verus, certus,C? eutdés y verus ad difterentià fophiftici certus ad differentiarh topici, euidens ad : tiam thcolog ici,vt de fcientia di(p. prz» €ed.q. 1, docuimus,Quot [int demonflrationis fpecies . 10 q-Xtriplici capice affignari poísüt (pecies demóftracionis, ficut crie pliciccr diuidi poteft,vel ex parte formas vclex parte materizex qua , vclex parte.— materiz circa quam, vt de fyllogi(mo im cói notauimus r.p. Inftit. trac. j.c. 11.1 — przíenti aon e(t (crmo de prima& fccum da diui(ionc,& dc (pccrebus ex his capi" tibus prouenientibus,idé.n.dicÉdá,quod dc (yllogi(mo docuimus, (ed detcrtia dio — uifone, qua demóf(tratio.eft vna (pccicg efsencialiter à copico , X clécho iyliogit- o diftincta propter matcriá ncccísariá, Circa quà ycrfatuc bic.n. differentia non facit (olum accidentaliter differri acc e»yt af- fcrunt Compluc.hic fed efsentialiter , vt cum Tat. oftendimusloc. cit. & (caiug quzfiti c&,an demoaftratio rationc mà- teri, circa quam verat y Gt diuiübilis& quiz Gat, ^00 o5. : Prima ama pn folam dcmons rationem propter qyid admittit, ncgats c demonflvationem quia cís& veram oft racionis (pecicm , ita Auic- Alex» Thcm.Simpl. & cx recent. Co- pl.di(p.18.4,4. Ma(- 1. Poft.cur0-fec. 1,» t.Coniab.q.1.art. 3. Ab lusparum zcco dit Soto 1. Pofl. q. $. qui licet concedat; dat demóflrationes Ipecic d.ft ngui, nie gat tàmen gencrare aíscn(us couc). ipee €ie dincríos, quando pecunent ad cadcm Ícisntiam totalem;alij veró admit ge nose * 2 bad | QT. Deifontiai t) fptcieb. demonfhat.et. I. 909 .geerare affeníus (cientificos diueríos, non tamen diftinétos babitus, fed eundcpi a fpecie . Secunda. fentent. excrerna eft Aucrr.1.Poft.com.95.& 96,Zim. theor. pra regreliu demonftr.Tetrel. tb.6. difp.Log.c.7.tres fpccies , demon- ftrationisadmitté5, .f. demonítrationem iaydemonflrationem propter quid , & ftrationem fimpliciter (cà porif- fimà.prima oftendit, quód res fit, (ccun- a oftendit caufam, propter quid res fit, fepvonctiem efle, vt quando (cimus dié c,vcl Lunam eclyp(ari,attamé demon- ftratur pet pop caufas , cur fit dies, vel eclypfetur Lunajin bis.n. caibus fci- tur an (it,& tantü queritur propter quid fit ; Tertia vtramq;demonttrat;& quod ves fit,& propter quid fit , vt (i quis 1gno* faret,& Lunz cclyphim,& cauíam ecl7- pis, & per interpofitionem terra: inter Solem , & Lunam demonftre: Lunam *eclyp(arishac demóftrarione fcirer ax fir, & propter quid [ityidcoq; dicitur poufli- ma, fimpliciter demófttratio. Inter has «uas vltimas demóftrationcs ab aliquib. liz affignancur differentia , vc tefert P. Faber theor, 10«cx Zab. lib.de fpcc. dc- mon.nam demon(itatio propter quid,inuiant,hsbet pro medio quamlibet cauaam praster formalem;non conftat cx ter minis conuertibilibus,pramifíg (unt no- tz folum natura,non nobis, & fiunt no- tz per dcmonftrationem $444; at demon ftrario potiffima hibet pro: medio (olü cau(am formalem; cóflat cx terminis re- €iprocis, & ipfius piaemifía font nota na tuta , & nobisimiediaté pcr enum, & fine demontiratronc q«ta«. Media fent. duas ponit inmediaias fpecics dea.ollra- tionem quias& propier quid, licec diffe. rant authores y. an imt fpecics (pecialifli- fug , an vctó lübalternz , & priorcm.a pauca videtur afferere Faber eit -S ad. Diccndücft;duascíle veras demó Iyationis (pec es 'ubalternas fa propter - quid S quiayita Sco «juol7. Ad 2. Po- H.q- 56. cta; cómunisnam prater Sco- tifLas ipfam fequuntur Aoctla q« 28. fec. 1.lo.de S. Th« 1$ art 4. Blanc.diip.$. dc demó.lec.2;& e j Ruu-1« Potl.c.10. q. 1. Did.à Y-íadifg.ag.a. 1e 2 ybi tà- Logica. mé demóft rationem propter quid (pecsé infimam ponit. pco Ha dip. 2. q. 3 dub. 2. & 3. prob. primo, quod dcmon- ftratio quia fit vera fpecies demonftra- T10ni$ T alijs diftincta,nà Arift. 1. Poft. 3o. de ipía loquitur tanquam diftincta à propter qn tex.17.& 18.viramq.ait ex necellarijs cop aieo:: dum quia duplex (cientia af gnatur ab. Arift. 1 ,Poft 42. & 2. Poft.2 5.quia 5 & propter quidrer demonfratio quia crit vcra. :monítratio . Tüquia fuit origo omnis fcientia: propter quidnam vt ait Arift. 1, Met.c.1.cx effcctuü cognitione philofo- phati ceperunt homincs ; qui modus eft. nobis conaturalis ex t Pbyba. Tum quia cognitio genita pcr hanc demonftrationem eft certa, cuidens & pecclfaria ab opinione cflentialiter diftincta , crgo cít fcientifica,quáuis nó fit p causà » non .n. sd pm qua nam fpecie intelle&ualis habitus poni poflet,nifi in [pecie (ci&tig» cum qua maiorem babet Aieiem : 11 Ex quib.exploditur re(»ófio Co- nim. atictétiü ad (ciétiá nece(larió rcgi cognitioné c(fe pct causá ; Quod eft til-. séyn& Arift.ciclaré hác coynitioné ab efic&tu Ícientificam sdmifit;neq;ad róné fciétiz in communi videtur hec condi- tio noceffaria, m fi fat quaflio de nomi- nc;cxploditur é refpontio Comyplet.ad- mittentii quidé pcr hàc demontirationé gencrari fcientia fed valde imperfectam; nó in róne hàbitus,(cd difpofitionis, nec fpecic diftinctà à (cientia pex. demóftra- tioné propter quid product ,qua cit per fecti fcientia habitus habet ront . Re- fellitar quidés nà Arift;de his locus eft tád de fpecic diocrüis,nà iHam ait proce- dcre ex nó imediats,ncc proximis; iflam ex immcdiaus;& adaquaus caufis; cum ergo cx diueriis procedant wiscipijta & quádoq; fint ét concluliones diuería y 6t in codem totali [cientia, fpecie differens ex dictis difj.praced. q. 4. confcquéter fi a&cníus ecunt f; ccificé diuerfi, ctià ha- bias ex ills geniti, nà cx dicendis in lib. de An.actus fpecie diucifidiucrfos habi tus (pecie producunt. Tà quia habirus, Bc ditpolitio cx dictis dilp. 3.9. 3.ar. 2.difTe- rix pencs graduü iniéGonc;vel remiffio- Vuu j mcam $id i o5Digokaddio Tledlgytofaaidiha v. .Q. nc;tant capéqtatieae mé diciarhabis tus, quie prius téati fax dicebaum xdifpoft tio;erpe Halemotfl rac uit; fiegiataroia ceraretor;it denetafct qa lidatd secéfaat & tofcquétethabi cófab(tfy sedo mit taziaa ric bPaprér uid Fé-quia ursgisidiflirang dersóftra offa fraprei-quédyquans ft düe demon vaaents propter quad, tedio eciaatintadem(cimia -fpecieiiffesnt ex di puit iieiedscfici Roo S ilgrsos: y 5célido:dy RO deturaliadpecieepre tet bis dodf;orobicxzAri[t. cite fbioduss t20tü zllionáie dumóq rationis fpeciesi Füréifa Enitrnart Jiesiapus i duci dcbee,erzo eui demótflrstiogpter quid, & potilh ma (pecie diffevceno 4 Biz t6 in hic cóimimi-racionccóue nfümeg damgns fitét peansirprokiaasScimanedista Bebityrad« (a tionis fpcciv sabítrae eatit. (icucqasgiscderméftratio-gaí4 fit diti plex fpecie y xadxa mem ponitur táqu&irirediaa fpeéicssfobsherna fuly démottratioriein coi & iux diuidit Acif. tcx. 30.«pet Hiocygs eft demoaftiare prim rnediata s- 8 dcmonftrace nom pez cime rüiediüta;hàgc dermortt ratione qut a, vel: uod appelisuit jillim vevópropter qaid, Fü quia diffzréisbaffignztarvel:si fl «i fryvel nó (itis probát inétü «IN i prima: differétia, q» demonttratio propter quid: e flcadar proprer qutd [it potiüliava veró eit fie, A [4 Cei rit fft yct vanz , nam. oi demontratio priori oft édir an fitu: Yicét loc faeric cogmitü pcxperientia, vt : «ect Scé: T. d. 3.q.4. E. má p' demonftra- cienc a priori a1 fit cffcébas certius & p: féGtias cosno(citut, quà pexperiéuà (o2 ki, tümqttia fi caufa remoca facic faite gs ent juiultomagis:cau(a proxuiyz; tü'qui Vaccidésett ad-demontltation£ , qp etfes fus prinécoguofcatur; vel.n6, (i codemy f&cdio demóttracar: Sectida ditfarengza y &t(i vct fits vtcdicemus, auaménommte siio differt oacfs focmalis: à céterisicauv d caue ince r fe, ergo'fi caus fa focmalis-(utiicientcr diit uvguit;demod fuation& potilli mna; mulsiplicat(pee ics dedoflrauonis,étalia ctia cau(arum gencra debebuns; fpecies inulriplicare y & csi iecindantemipqupnb (ut. sidera & vU y iecwie ics fis es gramen dier vibteeatxerorinis c6m exbil: reci hücajondüUan Ro qo bici (vmbemdiarusf OU PETEREERDUE tiené pro "peroa tà, ibik& XQ fari etirper, aceti dehsteinbec af demoni caionecnd dai inediinvai Poffecc(Tes aótius: )-piiemout ftrajionó uf, alcoriecó seni dor &ápprelienfronE-, Sc c demaorfs edges rti vdd qiidyiigho soatávia Axa UI TUE notiores; di tto Perprai gid 5v. nod emigy csewdd sifeóta diobis, Gc natura £o no'reqafitdhiee'cadicio 1 vide Fabel. iD Tertdojg hes fiacípecas n&,probquadaertat ptinciprorü eifice nete (perficit achat Aq ftrácioni;at primo pia sroccdétia abre: Cb veli cru romorit y velascocomiati i? dcinóftriioncigó 4 &oqug prócedüng c& dsaeg(rs cau(arG zcricrznnsp n dingnoni« dica qur, f aeciosti otov patet et di&ts diprarced. quip iotger£r de móttrarionesab'illisacotkit nes gicrgo dea mólttatio-«puria; & propter quidyerüt (par cies (batterie (abr demónlrariong tm €6i có émar tanqua- fub azenerecvniuactr iri quid:doilissxzilicabilislecaobam'ali» Qatamalosia zhac uv; non tolliz vnmo» eauionemex di&is.dil; p.m oqe$earcu: dii oppcf. arg. r.-quodxiemonttraiar ir ho (t vera:dismofficatie z; Tàauth. Ji: Naz«-orat,q.digenzis'di feuríuax al cf &a mo tio iciemtids (ed com:ccturams "Tr rex Arift, qur xo Poft cans pott defia tioné (eic demonitranon saddi,. $i dutcruofsTozias Srre iHiscanditi Yibus;góicifedemóftrationé; *détnenft rac (on qurenar T 1eriés illasa (lignatas«s mit cog: pec hic, demottcaxionemacquidi; c Gciéviamsirpurabetdcfi niii t apart Lr . peccáufam pxaptiam,& a. ;«próbariim- dora gotlibiranc ca cadsqjua val dd ao 9.1. Drm noie eor. ARIA 1L pi 3tlpotierioribiquod, Piicheo, Veni err vada ti:a demon(aa Ra eR remet aile io & tek.15,l; juo ficura wen caufam DAY m Xlatetipetisióné eben de T. UR eerie cnc «dapi du X53 "eii imc perder Mrd t áuo-iliá ad den: iieniioné pite itipliéitetude Es dlojtieriritcogaitlosq a Re ta" laocidersqoo iptelicsizAritempbis ipnecíor., quid 9uinis me pe ex notioribas;gpooeedefe ignótionbas ; Yr] z-quà c Scomdosid dang y EE cR Jong diiénace subdi cuc ee en n mondi uio gufa on quíctat intelleztü, vidi umiis ats prasccit, Bus 2x pitdp-har hien alcat ibnccàu(adrz dos ali xdcbot d . d »s]ez c pricdientio mnátutalis$, icr &atriacon ea « Tua» $ aon our propptiiótgays nod, agr Aetius e 393x];:xichov Uatiaao, de; Eu. daniuh3ituní gg can s.s X c baie mit Bind] dr noci qauopalis per.r iles debonins fg) ro tilbile eogupgl. €lliatiquali, 3 cu ine 6ecellorio, quod faará nsqua «o Su MAN SDRUtD dL iifRoy eo Rielcem;niaubdo: pot ac. ipKerttaulo mylicquaBa Wifeien effe, vopcrewel ads iodund enqpvoupcas Vei sem 2d EÀeiren it pa MRem dneoskteegrbaidojs; Üiepigcan *iaiovenipite ne peratut: - 49,8 er rey is epe ted prex méds ins cud. M HL ganUH (00 "fspliciteccpsy aticlud ad jo E: Afi sini ^a uie imt P ka mec La;eng Bb P 0981/£4;3656cr; ] Vira s inii secas epe meri odd v ái visi mole Vd d- mirer wem ied. Sensu t dd ilaedcoscr £A ed Re ILLE e steonRlfileiek: $33 p Kade Woienvis gerfc ide -86 MUS P3jac agn hephpicrijui etis an boa Padi. 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Ad 5.9» magis vrget ,dicimusex Seo. 1. d. 5, 4. 4.E. vbi doce: Do&tor,quo pa-. €&o per cxperiériam poffimus habere de aliqua propofitiove infallibilé cognitio- ncimyinquit , quódlicét experientia non habea:ut de cmnibug fingulatibus , fed dc plur bus,rcc quód (emper,fed pluries, tamcn expertus infallibiliter nouit, quod ita fit vniuerfaliter , puta quod. effedtus aliquis conueniat omnibus indiniduis,& sépcr,& hoc per hác propofitioné,quic- uid euenit vt in pluribusab aliqua cau ja non liberay fl effelus naturalis. illius ci «f£ , quia cau(a non libera mon poteft producere vt in pluribus cffe&tum;ad cu- ius oppofitam ordinatur,vcl ad quem ex forma (ua non ordinatur; & fubdit, quod quandoq; per experiétiam (citur effc&ü congcnire (übie&to , quo (uppofito dein- de intclle&us pergit ad indagandá causá via diuifionis , qua reperta potcft illa có- clufio à priori cognoíci;tádé addit,quod vt habeatut coguitio (cientifica, non de- bet (ciri a&ualis vnio extremorum , fed aptitudinalis , quia paffioncs (unt aptitu- dincs rerum. Tota hec do&trina pót huic rationi applicari,qüo.Cpoffit intelle&us cognofcere"prami(fas demonflrationis ab cffedtu effe neccflarias,fi non cogno- fcithabitudinem cauíg ad effc&um,& fi hanc cognofcit , cur non etit cognitio à priori,cum fit per caufam . 17 Dupliciter aüc pót p effe&tà demó flrari caufam effe,vcl propolitionc de 2. adiacente ,cdm demon(tratur ex effz&tus exiflétia caufam exi (tere, ycl propofitio- . ne dc 3,2diacente , cü demonftratur cau - fam alicui conuenire , quia ilii conuenit etfeQtüs;iprimo modo faciliter probatur y nam poteft y.g. intelle&us ex multiplici cxperictia infallibiliter cognofcere fumü rati ex igne; ex hoc inferre cxifte tiam ignis, quem non vider,ex cxifLentia fumi , qucm videt; at [ccundo modo fi üt notz przmi(lz,co quia in vna ipfarum. f. in maiori caufa przdicatur de effectu ,.f. ' rationale dc rilibili,in min. effc&us ; feü paffio przdicatur de (ubie&o ; vt rifibile Difp. DeDemoifratpe: de hominc, & dcinde in conclaf, caufa.fz tat onaile conciudiur cife ia fübic&o, & in homine , minor crgo poceft (cici expes tientia inodo cx plicato,& vt nat propoe fiio (oienuslisyintelledtus ab acta proce dit ad apt tudinem, uam concipit nece (at:ó cOucnire lüubictto propter expcer;é- tiam plurics habitam ,non.n. a&tus vt plu rimum conuenit alicui, maxime (i nó ab exitinfeco prouenit , n fiiailla re efe apt tudo ad talem actum; Poteít ctià co» gno(ci praedicatum aliquod conucaire fa bic&o necefTarió,quando prz dicati ne» quit concipi fine illo ubic&o, t par, & impar rc(pe&tu numeri; maior autem co- gnó(ci poi,vel yia diuinonis,vel etiá ex- perientia,fi vt plucimum experiantur ter mini illi coniun&i , quamuis non fe ha« bcant vt caufa,& cffc&us , (ed porius vt duz paíliones ; vel quia effc&us cft ralis naturz , quod nonnifi ab intrioíeco prov ucnire potcft . A Ex his dicimus ad 5.neg.antec.cam x. prob.nam poteft accidens (ciri conueni- re neceffarió alicui, & li ignoretur. cate fa, f. per experientiam;tü quia in demás ftratione quia ignoratur;nó quidem caus fa fimpliciter, (ed causá ineffe f(übie&to 7 quod (citur in conclu(.at in pramiffis (ci- tur cau(am cóiungi cum pafTione,& paí- fionem cum fubiccto. Ad z.probat.neg. feq. nam ad demó(trauioné propter quid nó (ufficit fcire,quod paffio fit à tali cau fajfed requiritar quod per caufam demo firetur fübic&o conuenire, quod non accidit in demonftratione quiayin qua folü fcitur caufam paffionis conucnite fübic- &o per paaaionem, & in hoc fenfu intel- ligi debet di&ü coe, quod demonttcatio quia nO expriait causa paflionis.i.06de móftrat paffionem virtute cau(z , vt per medium Ad 3.probat.neg. ta nüquam in przmilfis explicatur caulam Ptfiocis incf[e fubicGto, vt fit in cocluf. fed (olum e(fe cum paffione coiunctam 5 & paffionem cum labiedto, f. rifibilitate proucnire à rationalitaté,& homini con- ucnitcc;de quo iterü dicemus q.vlt.cóc. Tertio drg.quod hz demon(tratioocs non (int c(fencialiter dittinétz ; quia can dem fcientiam tjm a&ualem, tuin babi - walem 9 De effentia e fpecie. demonfirat e det.17. | 914 taalem generagt quando (unt de codem Obic&to a&ualé quia prz mig vtriuíg; funt (ub cadem ra&ionc à matctia  & et ciu(dé (pecici in efle [ct bilis, vcl (1 panàtar diuer(z fpecici ; cum fiot cau(z quiuocg , poterunt eundcm fpecie ati n(um fci&tificum caufare, cur D& ignis cüdem pecie calorem pra- ducunt; habitaalem, quia LIZIO hic do- cet quando: has demon ftrarioncs ad cádé (cientiá (pe&are,quod intelligitut có- muniter de habitual : Tü 2. vna fpecies, nó fic alia fpccics., at demonflratio 44ia poc fieri propier. quid cx 1. Poft.c.10. Reíp.neg.affumprum; ad prob. prime partis negamus pramitlas in e(fe fcibili (se eu(dem fpeciei, cum nà fpecificétur ababítractione à materia ex diGtis difp. prazced.q. 5.negamus etiam poíse cundé affenfum producere, & probatio valet de caufis :uiuocis inadequatis , & illimi- tatis, vc (unc Sol, & ignisrefpe&tu caloris, nen dc adequate vt süt mi(szt; ad Prob. 2-partis dicimus(cié- bo habitaalem EROR e(se vnam fpeciesled genere, vt difp. cit.oftédimus, idcirco non vrget arg. Ad 2. non serere bi Arifl.candcm demontirationem con- fantem ex jjfdem premiflis ex quia fieri propter quid, (ed mutato medio, & conclutione in alteram premilsarum 5 vnde nop cit eadem dewonftrado. 19 Quarto arg.quod dentur aliz [pe- cies. Tü ex Arif.1. Pott.42.vbi docet P ftátior£ císe (cientià qua fcimus 9 efl, propter quidyquà lt casqua (cimus quod eft ,vcl propter quid; & 1. Poít.8.docet , quod diquado cü cognouerimus r£ c(se, quarimus propter quid vm aliquando ve tó vtrüg;fir nobis manifeftü ; & 1. Pott. à tex.5. ví. ad 30. agit de demonflratio- ne;qua facit fcire fimpliciter, in tcx. ve- fO 30.diftinguit demonttrationé in propter quid, & quia, vbi & (ubiungit hanc petrinere ad fubalternatam illam ad fub- altemantem, & quod contingit lubalter- náté fcite propter quis ignorare gel & 2. Poft. 2 . declarat qo demonttratio pro per cauías ctficiéce, B na. ;& materialem, i non meointr. formalis,qua ad poxitfimà fpcctat ; ex qui- bus omnibus de mente Atift.videtr de- monfílratio propter quid à poc (liia vt fpecies diftincta posenda. Tu m 2. uia 5 Afecunx tam ex medijs,tum ex przimi[- Éis,vt vidimus recitando opin. Auer. Tum |A D ie quz fica,an (it, gd (ir, qua- e ity propter quid ht, duo viima [pe- Gant ad demonftrationes quia,. & pro- prerquid,ctgo alig dug dari debent pri- mis duobus corrcfpondentes. Tum 4.da- tur demon(tratio ducens ad impoffibile; item cum ex przedicato fupcriori concla ditur aliquid fupctius cOucnite inferiori, vt cumper viucns oítenditur fübftantía dc bonae; rur(as cum ex aliqua vniuer- (ali necefiaria infertur. fingularis propofitio: tandem cum quiddixas demonflra- tur de re,& nó per cfi c&tü fed per aliud medium,nG eft demonftrat;o q4i4, acq. eft demonftrario propter quid , nà quid- ditas nó haber cau(aim:crgo ali dart de- bé: demóftrationis (pecies ab ittis duab. . 40 Ad r.neg.in tex. 42. Aci[.ccs illos modos atligaare,verba.n. sür ciétta aur. €fl certior dr prioryque ip[ius qnc pro- pter quid efl eadem, ed non cayque [eor fim 1piusquod ab £ayqu« propter quid, quibus vcrbis (olà docet certioté cffc fciG uáqua (cimus quod efl, & propter quid. quàm eà, qua (cimus quod efl, (rociim à proprer qu1d,nam vt dixiruus , quod eft , poteft (crei Gne propter quid, noo é con- trà.In tcx. £.docetquód aliquádo fcimus quod, quarimus propter quid;-aliquan do veró quzcimus quod, & in a&uali inquiftione vcniajus jn cognitionem ipfi- us quod, propter quidyvt.n. notar Zab. cit.aliud eft loqui dc qua (itis, prout ante demonftrationem qua cü:ur ,. & aliud de. ij(dem,vt per demonftrationem (ciuntut, nam vgacantumqugítio poc demonttra. tionem przcedere,quia nüquam duo fi - mul quzrimus;fed vnam quaftioné poft aliam;at per demonftt ationein duo fimul, notificati pofsunt: quarc nó datur demonftratio folum norificans propter quid , X. non 40d c£], (cd (cmper vurumq, ooufi- cat,licét aliquàdo pcefseric notitia quod; cfl aljquandonon. Ju tex.3 o. diftinguit à demonítracione quta , demon(trationem,; propier quidydc qua faerat outs à tese. $.Cum 9g Movspifcderr PA bÉDÉus inp.. «Cute viri fabditifubaltavamem uli- quándo neftire qvod eflsquáuts fciatogrg- pierquid, leQuituribi qe9; efi experi tÀli;& feti cuo, AX, Peraog nttioné eni d- é labio; quar e&di: iazaliqqmod fikeuld- re-j noh dp co /quód hálic éivcimcelieQrida "Cog niltiórt s & per demonttietipm j qi eft vifuor faliii qaqait aser tt pc euis [cre muera kt, 9i mplsnolra tire £l rid wefciác quia tion aduertit. Exen. 2 5:Lolüm deducit demonfttationépro- pter quidydo ctícifpecieinfimü/Ad $;pli- ict quómodo entis àlfigoate uión faciadt ad ré ex dict iiyprob. conico Ad 3 o€s ias quacttiones pertinerd'adhás itr. demonftrationés y dá fi dertón(lrávar per ropríá cali(áthy [peBátad detótt ratio- Fate foem di Ord. simi (Bi det Efe Tero, feierte Mod AA Su onn Vue eed F3pefte v Vebefe&basiv dl er ed Ue EM Es riq? geihdnfraeiónii d Sh fciam eol Cx fn ixedeRi Wieauiiyc gehen üe- biccto' friei^ yidctà (- no&it Auerfa qi-18: (bct. 5 dola j&il&is cfe deiderosfcationg iguiu» aite ü13b1u:» 2213 é propre? qii, fi ien ratur QE b X3 $i132& & onvidoriflds de ad dcchófpracie 35au eR T/QCWSESN 5I tio:duéens ad impii diosa ri "y dio D 1C P T ng is detmóftratio quis vnà. bpoqué. M Area T n6 ichidis eedieitiradiias wtdblinsus ken 2 p Taft ira Gir 6. Prardichtatn ple aa 1 imme traut el rius i per ptókiinás &adequd fitsése ybiay]tod ila pt Kar ve d rárut de esperti De jn dias qua ftnfibile de hoailüc;cft demó ft tatio próv id dcionftrasronis, propter tid yfi wo per.ptopri& cánfüimy vein EUN bieih 'adaquact& exéplo dc (ubftacia pér viuens, eft demóe firatjo q8j2 . Cur de: fintulata demon: ft ratur aliqtia paffió; quamuis noo fitis 12,8: Íciencifica démenftrarioy cft ramen fuo niodoad- hás demonflrationes redue cibilis.. Et tandém q. feg.dicemus 5 - pacto iip poffit s: í í uiunxup t 3v ob Qv 4 /5-T4p-Q.v Hyocoup p ?u E cimi Benonltibiis, s PNG ode fyl zd tno t proximas Téteritré priedicavi c (ubteóto jfeumds toriensimiinrao qimori y prie rien tquodiibet genusc poRig D e imi ems ne,& fi Uie eia m fit ddtequaue Psy hat vus em ie làroá actione siis cfcdoseididhsi Prid d dem cox ppm ldemóftra- € dil icitiorren cau(gs f yr eme em i; müléoieffidiensemóc gu»;v 63 igo. Alb; pofitiotibus; quía &$ftaeg  oQirtuprimaaoque fiet par. RUIT feeeafun fanidpede lem pubis tfonis part ériii ed emon p prean(- n andres. ci&ucmul rait Hel fh erre im Propeteden téià lem fblamq: tor. Gir fn Site etr ir au foedera afia 71:08 lev oiaDPE ra ) ua á bei alib fyltosif mo. ftmaior caufarum pene adinticit: dimus: i aci. pa etes predetto tetri Auetr. fiere'i-oflcoms i6. pof eadtee raesent [zr rata na rer idein Vin ómcdimjor qui quiddide riget p streftit, med demóric: V doctstoplosapp clair si$ s rii cámirátum e(fc UÍ caufam piorima, dedans nc eUe t reg ed onftcationeYo*oper Qros « Ob po- kal gium hmmm em Sca-siteo 22] bonae e quai vagtidy urtíica Q n: £yg- Sont» im guns oli pude pn clafienem démoftcatoita;D9 Gs cie.-Pri- An PBi Aia octtik qtu de Eos Rc vta jr aliter eme] :coaelquoq &t per.o1a gene» sa depooftrabijlís,. vj pr hien aufà e fheiens fit apta raliquindo: Caufa éotraalissSe».ncs iacelligi ur de qua Viber-caufact. per; acaidens x (ed descasfa er. (es & eum e(Te Gu enmuertibilis.& fie plicata prob/prim anth Ati. nam 2, hy[.22«doget xquód tunc (eimus vad- quad; cum «ogne/Giqus ? quid ; hoc aüt:iccidia qnando sccipimos primam eaufauvproximams & 4a) gyediatà;; Sc de» edcclaratiqaor!inr qsufatum gencras detex«68,coaclüdicqudidiquatuor süg tta caufarysm ,& qp for maprero, 1p5i& wopter quid comprehendit s &7. Mato . 49x 60.ait queftion& propter quid mos . gerh& refalai pec oia geocray & 8. Mets pné rnPhyf.7o. phyiicumait per omnia iatuor gencra dcmonttrare i clar ius. 2- (l.11- ex profefodioc mouct quaticü, affirmatiué refpódet, poftqua.n.qua« qugr.gencra numeranjt , addidit, Qmes. tfl a per medii moffrautnr, n demon, ratione tanquam metiiura ingredi po(- unt,& exc lis rem oranifeftauindactiug, -, Deinde rpbirónenam ie quolibet Bex pote (t dri caufa perfey & adaqua- da cinuseffcOtus erguper iplam poflet ecinon&tar :preprer uid y antec. patet ex nonamplicontias (x jndu&iono nam in generecayía foynalis poteft. v.aeíl fenti iaa, dpmonflzark per enimag (cn iiam y. jus qticau(a (eraalis phylca y Be € pallionpar definitiqnem (ubicz "de 3i qua e& fora tietgphy fica; E acce nct conie dg coinpetio phyüso p9s demondkrari;pet That CHA priam yqua. cit caufa-mte- zialisex quas notat. $0.5. 222 Byitom [tc fpi nale deimelleétione potcit dc- gnon Wrap? pecfptibgalia aem. & ioi ma- ! ust AjcBesiedieDetvenfitonque. I wpay M MMans eff «au(amatez -iglitatis; án quain io recipitur qi. muljü m esr uir ca jndpicitua- Ji; ficeriispotctit demóflrari vitalitas de actibus liberis, quod fc effenalis ipfis, «ex hoc, quód à principi )svitalibusprodu cuntur; & liberas eficptialis de actuyg- imas Quin principi iMAvepitlfique, iiam principium vitale non*poteft opeca- xi nonc üalitet y. nec priecipium liberugv haturaliter; tandem de cau(a finaji pacetynam domus y,g«ideo eft lapidibus, him eps cen(iracta y.vt. pe (lit aes à plu- yia; & tempe ftatibus dctendere, deagbu datio fic proptct (apitatem ; büc (pe&anr ftrationesAnIt«do.eclypli Lune propter terea interpoljtionem.igter Sot lemy& Lünam;quatinterpofitio («haber vclutizcaufzcfhciens;& de illuminati'ong Lunz.psulatiai facta propter: (phericam figatá qua.rcduci-poterit ad genus nríatée rialis cane, quatenuseit conditio quedé fabiecti illuminati v Accedit, quod cut cX hisefíe&ibus à pofteriori demonl(tgas ri poffunt ipforü caufas ctgo.a- priori pes caufás poterit talcs effectus demóliteri.. coSecüda pars manet cx his probata n ficut non iinplicar eiufdem efTc ctus daa ri plires cauf25 diuerfi genoris, à quibus pet fe dependcat,nec implicab r per.illag 06s démontlrar.t hinc Acifk.1. py. rait. bat. Twncputamusz ognofcere.yniq. CWcaufasprinas eogpouerimusst?; pei cipia prima v(qyad elementa: exquola «oaliqui deducunt ad pecfcétá(cienuiamy requiéi, quód per ocs can(as dean tecti Qy:dictá intelligi dcbet de. (ciévia períe«- 6a (amplicitcty at fatficit ad (cienam im aliquo. genere perfectam »quód demons fitct peraliquàacau(am s vtcoitce doceat Expo(rtorcsirca illum tesiüjco yel max ximcsquod vnadetpóüratjo vpico«nedig, Conttáre debct, vari deg: dicemus; fx wng cagí(a,& quie libet cáu(ak propriéetenta pecícQtà natoo:gcnere; quod-oxprelline ducttri Poft. 45- Exéplo: quos] ;-potres Mlaftzati, vcoocat;Aucifa ctiloók.3 «nan pron acie e age RUNI M ' rlicitinaactuitmoralium , &. cuta € beauusl;acmotdinatasX quia cft azens hberés ae ctam alijscxempls adiu " on- NU WA WR 916Contra primam partem concluf. arg. Tum quia non poteft ex fine demonftra- tijbac.n. cau(a non praecedit effíectü , nifi intentionalitcr, quo pa&to non dicic ve fa caufa,nec realiter proprie cffe&tus ab afa dependet,vt diximus difp.7.Phyf. q. $.ari. 5. Tà z.quianec ex lente, quia sion adelt inter cfficientem caufam, & cf- fc&um neceffaria connexio, nam pate(t e[Iiciés cile fine effe&tu,vt adificator fi- nc domo:accedit, juod medium debet cf fc intriníccum , quta demonftrat o eft ex proprijs quae funt intrinfeca, at efficiens eft exccinfecum, (cur finis. Tum 3. neq; €x agatertali, qura medi cft necetfariü , materia cft caufa contingétia & corcupti bilitatis,& eft in potentia contradictio; ni$ ad cífc,& non effesitem pallio nonc greditat à materia, fed à totocopolito, aut faltim rone for. ng ex Sco«.3 1. vni. «CÍr à materia pallu'at (quod nó videiur verum, quia materías& efficiens nó coin. cidunt )nó (c habebit vc caufa materialis , fed potius vc efficiens metaphyücé . De €aufa formali dicemusart. (e. z$ Refp.ad r.finé co modo pote, vt mediuma(fumi,& demóllrationé cx co fotmari, quo pa&o inter cau(as numera- t0t,cam igitur finis, quamuis meraphoci- €8 caufetyadbuc imer caufas phy(icas co £ineaturs quecenus eft radix ois aCtionis ag&usyquod allieit,Sc mouet; vt ex plicai tnusq.ci.art. y.ad zin hoc (enfa poterit admxti ex iplo contici po?e deimonftra- tioncs, Ad 2.cócl. ioteligi debere de cau ft efficiente it a&u, qüo ncceífarió con- Xingitur ctn cffectu, vcl fr de cfhciene in poteriia ctit fermo; evi de cffie&ta. in nee lo jui debemas, ia quo feníu la ét ti&ceilariam comexionem, vt diximus 1.p. [attic.irac. 2.6.3. Neque requi ritur mediire(fe wrin(ecuny rci,4uamuis dicatur elfe propriu mynó.n. imriafeci , & ptopríiam conwertücur «; Ad 3« materia eft cauía corraptions , & contingencia zcalis,& imcomplexancü hoc ramen ttaty quód (it caufa nece ffitatiscompkexz, & fitionmis (empketnz veritatis, etiam cit íiccau(a , nam vceté demronitiacut €octaptibilitas de cópotito , vt dimus 6i y. przc.q.2, arts j.adalud dicumus gai- — Difj. DeDemonfiratime, fiones o£s totius compofiti ab ipfius na tura immediate fluere aliquas tamen fóe nc Xlliquas róne materiz,refi quarum matctia erit caufa metaphylica radicaliter (hànc.n. caufalitatem nog repugnare materiz oftédimus difp.z. Phyf, q. 8 ar. f.) dicitur tamen demonfiratio procedere ex caufa materiali , quatenus caaíalitasquam erga fübie&tum demone. ftrationts exercet materia , eft inpenere materialis caufie , & medium ponitür ia demonftratione , non folam vt refpicit paffionem, fed etiam fübieGü,vt art.(equ Gftendemus; cum dicitar aüt à Sco. iA fion conuenite fpecici rone forma, pet tormam ibi non intelligit cam | v i nas à materia diftinguitur, fed indifferenter pro principio intrinfeco ; & quacunque. parte definitiomis,ná vt ait Atift, 2. Phy(z 27. & $. Mct. c. de caafis,omnes partes: definitionis funt forma , cuimsrationemy H-quiaomni$ affi gnat Sco.z. d. 3. q. 6. realitas fpeciftca, quales fant definitio« nis partes,coftituit in cfTe formali,fcü in elle quidditatiuos& realitas indiaidut.có- ftituic peecisé im effe materiali scu come  tra&o,tleoqsilla entitas dicitac formalisg — hzc matctialis,& quiz materia cft parsef. fenti& y poterit in hoc (enío dicj forma « 16 Secumdoarg.contfa z. parcem; má Atill. 1. Poft. f.ícientiam defimuit. pet caufam per qdam rcs e(t. y nomrper cau(as- vt [ignificaret vnius rei vnicá cffe caufam propriam,quod a(lerere videtur 2. loft. 25. Tum quia medii tanc eflyt quid pei accidensaggregaterm. Refpébi. Ariit:af- figoare quod ctt fimpliciter necelfarir- ad acquirendam fcientiam perfe&ti , faba - &m in aliquo genet, f;quod decr falcimr vna pct fe caula , nom negare tamen quiae plutes poffiat dare eiufdem eonela. m £y Poltidoccre idem pradicaià de vm fjyc ^ €ic demonilratum per certam caufam. y pole de ais per eandear. demonftrari irtahscaufa ill:scóuematy vt patet dc frtiuo per znimal demontitabile ton (o. Id de homine fed étde equo. Ad 2.dicia thus conchit.. inm non demonftzari yni* ca demótbiatio nc pet itlas caufas; fed pl. ribus; ioqaimur aü: de concluf. non fora imáluer, windudiordiniad jnmopeg — | -— qnem certam , i cui tam vt Gic diderfificator «d diuerfitatem * principiorum, fed d« cencluf. materiali- "ter vt eft vna propofiuio demonttrabilis. ARTICVLVSII. ' De medio demonftrationis pot ifm. 4 Emóftratio poti(fima maltipli- » Dae accipi folet à DD. primo ipro fpecie cód;ftin&ta à demonflratione quia, y propter quidsquo sé[u loqucba- tut Aucrr, & hanc acceptioné abiecimus q. prccd.fecundo prout à demonflraiio. nc quia leceroitur » & vt fic conuertitur Cü demóftratione propter quid,& nos lo cati famus in 2.p-Infl.tertio prout efl fpe -€ieslub dew Oftratione propter quid, có- tenta ; cflq; dem óllratio propier quid , Aimpliciter,& perfc&iffima,& in hoc sé- fu ipsà accipimus in przséti  nà cü dc- -monitratio propter quid ,dicat cognitio- idcatem habitam per caufam in quocüq; gencre cau(z yeró nó inferant cerütudinem, eaiden-  tiam,& nece(fitatem, quia vnacít intrin | fec; & effentialis alia extrinleca,vna in- fcrt certitudinem phificam, altera certitu dinem mctaphy ficá iüxta dicta difp,pc- ccd. q. 1« idcirco per demonfirationem potifimáinteliisimus , quz perfcétffi- Tam parit fcientiam.f. ia maxima certitudine, & nece(Titate, & cui fpeciali mo- do conditiones ab rye rl conue niunt: & 1mus , an quodliber genus caue fit donc mediü ad p à talé (cientia ; verum eft tamé, cy P. Faber theor. 10. videtur loqui de deinóftracio- ne hac, prout cü propter quid couertium, poti ífimá a » quz. procedit à eol dliaoaiicaciont quia, quie per cffa €tum concludit;at in zheor. 14. & 15. alit- qualem videtur ttatuere diueclitatem "Pro rcfolutione noc.caufam cfficienté alià cffc cxiinfccá;squa agit actione trá- fcumtes.ian fuoicéxü diftinatü, alá incrin Éccáyqua «alis dicitur, quia agit in (erpsa » & bac cile duplice, vclun.azic actione phy fica, cum;níc producit cffectü rcalitec diitin&tü,vt caua in fe caulat frigus y vc] aQtiooc inctaphy (ica , quando .!. pcr Fchaitastiaq act pyficam: ab 1pla cmja-  Queft.11. De medio Demonflationis ofri-3T.— 917 nat aliquid folum formaliter diaer(uns , vt fant paffiones rerum;& hzc cau(a non erit nifi elientia , & quidditasfübicáti , quz in ordine ad pifTiones dicitar cau(, efficicns metaphytica, in ordine ad (ubie &ü dicitureau(a formalis ; quatenus cft quodqu:deft ipfius; pó: €t inotdine ad paffioncm dici caufs formalis , vt notat Aucría q.23.(c&. 7.quia eft ró prima fore malis,qua t4lis paffio cóuenit fübiecto ; infuper dici pót materialis caufa , quia à fubic&o, in quo paffio recipitur, non eft realiter diftinéta,& tádé dicetur finals, nam paffioncs ad comp lementü,& perfe - &ionem eflnriz fubie &i ord'nantur. ' . 48 Infüper not. de paffione triptic& dari pofle dcfinitioné, prim& formal£, in ua ponitur gcnus; & differentia circum "an finé per (übie&tum , fiue per terminum , vt c lyp(is eft priuatio luminis in Lunaà sole recepti : fec dá caulalé,in qua ponitur tantücaufa propria, & ade - quata illius patfionis,vt eclypfis cft inter pofitio retcez inter folem, & luná : terti ex vtraq. integratam , &ab Arif. dicitur differre à demoofirstione fola termino- rum pofitione,& ficu, includit .n. totum id,quod habet demonftratio , vt eclyp(s eft priuatio luminisin lona à fole tcce- pti caafata per iaterpolitioné rcere. Tà- demex dicendis art. (eq; in hac decion- flrationc: proprié. concludi. patlionerü de (ubie&o: bis preacceptis. Mirücít,qui varij (inc intec fc Do&t. in hac matecia.INos principuliores rc «cc mus fententias,Zab. lib. 2. den edio c. - móftr.(u(tinet glibcr genus caofz dui - fit proximü , (uificere pro medio demóltrationis pociffime: Fab riheor; 15«folam cau(atmformzitem adauttit pro medio,qvá thcor. i4. dixit elle definitio- né fübiecti, nó quidem fecendam omncs partes , fed (ccuodumn vlimam differcn- tiam:alij pouunt pro medio defiaitionerá totjnalcin patlionis ,quod probabile pa- tatur ab Aucría cit, aij. intcgratam ex viraq. ita prz(eruim Caiet. & approbant Conmnb hic; alij dcoiq.dcfini conem cia falem pafliojis quz noa üt defiiitio lu^ bic&i, vcl fi cíi valisynon pc nator inediü, quatenus cft(ubieétt defipit.o , (cd fold VUfpo X ef De dieviüinfiraeiafi XA aa, e(t cauía patfionis, ita. Tjald.: AgnitatFase auo €x 2)Poft. 61,52 e AM 16.dilpp. 49-3 dub.2-.: 5001 g33 329, d 1a o-us pus non: dcfitiienem fora.a'tm paf(licnisjam ex caufaliy Sdes- mali »:cgratae , fcd. caulolem saptifi med Bde n. oflrationisqiaufbu;ite Sc. gl oilig-56. Tatsgpepnl Trpeb.ó: Mer. G1. Sonc qr 8 Amie cit alij; prob. «pri- n0. «qucd tormalisdet nitiopaflionis, fi1, m, cdxum cx Seo, «im quiaillud aon. Hn medii im d«monftreuone pofi ma;qiue £ogni.o «ontingiqugrere propier. qu i5 t ubieóiosl d cognua paffiopedcío- bn &o, ge 3 «ips Íotmalcm dcfinirion&yte- flatasfhug inquigepdaycerinfit(ubie Glo, qi quia. iia e ;eit caufa inkaren «uz paffionis n Sc. nator patctaquía, pr: & demot een peediliee Ufl ma: dcbeptex cantis proctdtres SX; €x immcdiats;« Tum quia definivio: palier e (ubie to sion. pizdicatur immedias vt necipía pafíos fed mediate,-er- aonrqut ad :Ipiedipm 4 (Tarn qeia.pete» [s Principi me — — au Smacmefp ub s imb apium ad Jridcodum eme foxmal;s. jMins pa(iotiss 3Turn qu jor cflct inpatural soma in dila. tom dicretgr de definiiont »:cu iq ; secundo quod; PNDAMNA FxionpMA renis ib dta ip gisdium s Prob; quia Arift, 22Po(o. Sx (Poft. 224 defini» tionem diüiigit in illamspug ft principii) (eu aiedifi jin Mani que.cit cóncinfia,& in cim que (o! a pohitiant. dificttà detuó Dirauung ; (ed dcfinisiopoffioniscex fokr mali» & canfali intcgráta;continerat: tub Los tto ébros£I g8 no £c medium» terxerun dcfniso «oincrderet ctum pti» $92. Tum quia;oó cft yra;per frd dux medium au m.dclicuef]c ger; ác ynum, Tom quialicét.yngm defidiv tioncm tonficc regt; uimcp — € medium futiopesuiul Tationc definitionis (otmalisgkk wem fe.cliet medium s (ed per aci perd Quod Aoiutertstdebeikio cus Gl UniconeuD tudiem Me ect atr quidycn 2 dole n Ígd.pex.eaplaax paflionis (arisfis buic quae Ldsia mquatir caus, «ur Mp Aoqumeigpua que vltrà querit,crgo caufa, feü s Cau- "m rhe pi rtiediptp. qu. de 2. irse gary Cu EU Np pas di ; baee &afrfiti qiiacersusoft Nu, cur quiliofbta dubicéio: ^T. patet uffici eri I$ dft, prae UiBoiteodr vip cx jd scd sbto endisse demoAftrae uomis! seen d ociuulie utm demi Ee de itátiua oni ta: iod; ( ÁTATTT t'gaufa pafl cs : itio fübieGti cócutrit edet re een dp M83 dx Mur se orutarmg cec priinó: réocaralr-fulbin&á sri btadaui nari ue iab can excrinfocae nori conficiufio pcopofitionty vniueríales; pec e iai irm nm RÁÀÓ99 0 fum; quia etfi e 'perícícquatu cáofamiscaufa tamen non (empor s Vel ale qarerdeaeryo slug cae patet derit onet fa-ecly fido di deamers laris eít-cauía niis ;& fusd otteiidie PidlFabor citston» 1704) iiio cüaíce mon r ifice- peo medi poaífis mae y paiccconfeqi quia perianc- mellis imoedermotidra 5 d.a dus &iflinsa eft ocium désec qu ftio . predi toad apeirdig yero c nir Jiexef vein eie cd fput, praeced qiie t alibi Mem horae men g debere etfi m-5312 Scgutido; : Med eren erem dran chifal ftia Ar igchiedidtus cav intimt paf fsótie&(ablv£toi; quiacali pfá vanquar ab ada mice gu X a a & taauferütumy cdi ees $»/TGquia ai anllüd; ep . ck j aliori voe dn Cz deer eie [t] caüfd; Qiccalia fiit éa ida; ipfe e(t maxime cilia da r inécis;fed des Ee Gift calfay cub áli (iat mes eirióftra actedüc ad defiaitio ás habencrónem Schoeqa Ubrtipiéi accade ad ideni onttibie£ti qum 12iux* demonttracio ratió Mert i atió né a diehutieius bct effc maxiihé deavsplicatanidi &o per qienseále crit fübicéri defiaitiocAc dicaucor í uu rs&ude An. riScacde Anis. clare docet quideft fübitétic(le caufüdydetmodfkrarius om- t ionis; Sc hàc catione in-27PoQ gie Ufifiionc:, quia: f eff medium. o0» iodewmi pol- Zee uc tio H$ país ; (Icinedium huiasdemon(tricionss,év £r prior Gt alteraeffencizlicer y vt optimi: nó'ac PcFabet contra Zabu& atioyréeeg« tiótos , (uRincnces inc pafsionibus elséniai: Wet osdisiatis: ciae polle péo medios affümi indeaion(tiaione: pon(ssma ced fpeétu fechinddi y Fas ibshaiase(] quia'ta Ldetnónitvatio neoeller pep verga cau» fa aciudleqBiiedaeisydamo pafsio pripro sc? ulasitet norbctkaautopof aas 1d; -nzincer iptisctturdaet£e ctuaav.ab6sdé cüifa tvofi ond Qoi 3A cflrGpvs| necpri) mb palsio cà Wibincto tacivcpróporio:» rici oiriediviuvy vt (»cxet/xtno- tan dium ty quio d haseruetiomtiaqo fic pogtsi-! mid 86d poca tiodt «ion d radioqureo Aptipcc do Nec valed aeree aee aconolta liio p iab, tgo d'onlggn a PNE iode v giai govib june r 7 Sus tisDelsioDoünfrMoni dI. ocn fideméon fequitsr illa doaion(lracio. Not valet j:quia Arift; definicns demonttrz, dixitexqm iata prmiffa tonftarcyéed excimmediatis ; de vtraq; id prm peniuepaa aetates conca 12 mam pafsionc$ à:tota rei dnida dit ty perbom fola e osa fcd etiath chéngtoria! conflitüitüc bx. diy &is difis Py qi rz:arirzidátcó- defi nitióo4übie&tzponrtar mediam-fccundamr omticdy partem! quamuis: ràdicaliter we plartata ntarformz vt dixis mus-dtticopresedd,-o 1:0 6m 419 ^31 Taodetn g non folür fie medii, vt eft'édfá pafsionis , verum:£c vt definitio: futic&; Drobimedimm ermediünonfos lunid cere debet coumexionem: neceffal riain t6 predicate y (elieum puísiono fed q*o«quc cam (tib ecto-y quia ideo fübied etum necetTinio vai cüm país;onc ii cócle(ione cóclüditur,quiaambo itprara rhifsis-o(teridüur cám mcdio enita, erga fieut eps ara" cago — ter, vt eft caua pafsidnis yj quia. fàb- ratione'e(É neceffa rio cónmiex e f$ pavifonmüer vt dofihitio: roe i mlfter modiam hommaterialitervcafo [éri A cdiciquiauiqo nif fiu ha 6 rome dis cic oicuioncam mollaiamrcafatie Qro Coutrà: primoóy:x det:mio Bere irn. amnem dempnz fuarionépóti(sima ; Jum quia! LIZIO la Poltzcomis 17a: nwdiümre e doBinsiod netilpeinhi xiremi.iopatsionisc Tüm 22 defiai ci ofóran ilis. paísiomis. c [b. proxiitya] catüía cónexiotispalsiómis\\cabubic&taye quoa hat ccoünon x wtiedidius prouiaims cx ríaédtapafsión jd trauy: (abi ecbi crgox dcbevepoanódiü.Tà y:: pa(sto romodiad &wic tb proppíte dbfiniioor y: & ipfa mest. d-anke^nettdefiaitiom fübicGti; ccaodllar dothontdvarié» e" inedia o6 ifta zqhia ex ume diaus; Ippabdius, — ma debcteetse oiaiduns beneris;s fed: pa ficie(t dcgremote: roo: dedi cri ipísas defimigio-fürmatis ;unz):e( id cod eui genere 5 nó disfiri pub Hectavas aliuucius. T dapgzenédri iq metet qw t eA ne ae 0e axcdyis.n (jacit pottettas fub:e&rog, élus pafitong y voc autéxb Dmm finitio pafTionis,quz cit prior paffione, & poftcr:ór fübicito, definitio aüt fübie &i eft prior ipfo (ubie&o, Tum 6.defiai. £:0 paíficn;scft notior paffione. , facit propolitioncs necclarias , de omni , per fe,sin qipfum,& per caufam,ergo habet oés condiciones medij. Tum?7. ex 1. de An. 11. habetur ipfam quodquideft cf- fc vtile ad aoi enda cauías accidé ziü fübítandia quibus verbis videtur. significari definitionem fübictti c(le cau- fam primamnan tamen proximamyergo «aufa proxima crit definuio accidentis , & paffionis, fed dcmonftratio potiffima e(t cx medio proximo, ergo &c. Tandem non poteft demonftrari animal rationa- Je cfic hominis definition, quz cft pra- dicatum,nili per definiuonem ipfius de- finitionisdicendo omne explicans quid- ditatem rci cíl definitio rei;animal ratio- nale cft buiufmodi,ergo &cumó ti quz- ratur , cur animalrauonale fit hominis definitio: oprimérefpondetur , quia ex- plicat hominis quidditatem. 33 Refp.ad 1.loqui ibi Acift, de defi- mittone cau(ali ,nó tot. mali:yel inquic Do 4torsonon loqui de potiíf;ma demonftra- tionc, Ad 2.ncg affumptum aliud .n. c(t aliquid eíIe extremü conexionis , & e(Te; «auíam connexionisjpa(fio, & ip(ius de- finitio sür extrema cónexa cü (ubiecto , fcd caufa hiius cóncxionis eft definitio qu£ &t cft cau(a cnticatis paffio- «is s & conícquentecomnis habicudiuis gaffionis ad (ubie&tum. A d 2. ncgat Sco, amcec. nam defiaitü nó inelt definitioni , ende tám paíTio y quam definttio paílio- inis immcdiaté míunt fübiccto , licet de- fünitio notius inf1.:v raque tamen per de- itionem fubieóti. Ad 4. neg. min. nam ptio non eft in predicamento diítia- €oà ex dió " 'iq-4.art. «Ad f.ex Tat; ma.quia ad. Sidon iemontraionia flic een wi aedi in róne cognofcibilitaus ii. q fit cau(acur cogno(catur inhatrécia pra dicati ín (ubicéto,non aur requiritur vt fit medium quó ad ordin priorwaus , & policcioritaus » aliter ncc cff: ctus.q ci. , potiet e(fc mediumin deine:ira Difp. De Demonflratione 2... tio non dicit frente quidy& caufam ine hzrentiz in (ubiecto, vnde fieret petitio ijynam cadé cít queftio, an Luna eclypfetur , & an Luna priuetur lumine s. an! fic rifibilis& an tit aptus ad rie. dendum,jAd 7. folum (equitur defiaitiee nem (übie&i non cfe cau(am proximam uoad ordinem , nontamen quoad cau. litatem , quiaab ipfa omnia emanant £ . vcl per accidétia intelligit accidétia com munia,per caufasaccidentium acciden- tia propria , quz à definitione. fübic&i caufantur. Ad vlt.illam non e(le demons: flrationem poti(fimam , nam cffe definitionem formaliter dicit fecundam inten» tionC,quz non conaenit e(fentialiter mali rationali , fed accidentaliter , vel Auería effe quoddam catum quidditatiuü , adhuc non eílet di monftratio in rigore , quia non demone ftraretur pa(sio(ed potius pradicatü fue - petias de inferiori ,vt cü oftenditur ho« minem effe animal per eífe viuens feníi« tiqum, in E przinifsz non fant coner. tibiles: & (ecundum quod ipfum, vt pa«. tet;vide art.(eq.ad 1,contra 2.conc 34 Secundo, q definitio pafsionis ex. formali, & caulali integrata fit medium; prob.quia Arift. 1. Poft.c. a. docecidem cse quidefl , & propter quid , crgo me- dium debet v pie quid e, peine ,& ter quid y crgo cx vcaque definitio« La 6rd iq ex m ib:d.me- debet eíse cauía , vt pafsio fit (im- piu & init (ibieCto , prim praíta - it definitio formalis, fecüdum definitio caufalis. Tam 2.medium eft adaequata s €au(à cónexionis paísionis cum (ubiedtog ergo vicam |« definiuonem continebit s prob. eon(eq. connexio pendet à (ubies Go, X pa(sione vtab extremis, ergo de« finiuo. fubie&i , & definitio palsionis erunt cauía huius conncxionis, Tum 3, mcdiü buius demon(tcationis debet. caa fare perfcótam paísionisnotitiam , crgo omné cau(àim , tum formalem , tum eHh- cientem includere debet ; quia cognitia perfecta cft ex omnibus caulis. Tandeua praeaniísat huius demonttrationis debeng . elsc maxipé ; & immediatg, ers Conc quia Adé.dcheirquia hec defini go. A eo deber pro me«- ERES 4" E' u 7? — mss ] Q. I Demedio Demopfirationissefrt; I.9t. dio;nam fi foláe(fet definitio fubic&i e( fent maxime propriz lubie&o ; non paf- fioni,(i dcfinitio paffionis tantum, efsét - myaximé proptia paffioninon fübiecto . Rd in Primoloco Arif. b era de d (abie&i, er quid pa(fionis , v ue o definitioni fübie- &í,vel 6i loquitur de qxid paísionis , non eft fermo de quid formali, fed caufali, & tandem fi loquitur de quid formali, non intelligitur de medío pczcisé fumpto , fed vt in demonftratione cápto, & de to M igawraj e dope deis omi tcícit que (tio pro CO EN Y verum ctiam qua "^ Sour, faior M ?es, per quae 1o er qui pcd vela in 2. loco es car " de finitione (übiecti,qua eft caufa vcriuf- a(sione vt ab extremis, fed à dcfinitio- ic ubie&i pédet,vtà cá,nó à definitione pafsionis,mediam autem fedebct habe- re vt cauía imexiftentize effecutiua. Ad 5. cau(a m notitiam in fimpliciter,vt diximus vel &Giorem, quà aliz caufa , quia quietat sntellectá , & quia defiaitio fübie&i aliquo modo &(tin omni genere caufz . Ad vlc.debent (fe maxime propriz quoad. caufalitaté, -&d quod (ufficit, vt m praemi(sis accipia- tut proxima caufa inhzrentiz , non verà quoad formalitarem, itavt mediü fit for- malitas pafsionis ; rmó dinerfum c(fe de- bet,cim fe habeant vt caufa, & cffe&us. 3$ Cotra 2,cócl.arg 1. qp dlibet cau- fi proxima etiam externa poisit effe me- dium in demonftratione potiísima. um quia illa dcbet dici pots(sima demoaftra tio,quz perfecti(simain parit (cienciams itavt de re ni! amplius quar; poísic , fed qualibz cauía proxima nara ett calé pa- terc (cicntiam , ergo qualibet poteft eí- fe mediü;mi.prob.ex Arift.2.Pott.c, r. vbi docet per caufam farisfacienté quz ftionsproprer quid (atisficri omnib, alijs qugrftionibus, & patet exemplo, nam gu interpolitionem tecrz inter Sole, & Lu- nam poceft fatisücri omnibus quzttiotibus dc eclypfi an (it. quid üt , qualis fit, & propuec quid tác, idcm de alijs de. mon(trationibus  4uàsaddacic Acitt, 2. Pott. T um 3.qua cclygus dc Lunaj& ti. Lew milia accidétia fant per caufam propriá demonftrabilia, propter quà rcs e(t, fed caufa eclypis, propter quam eft, cít interpofitio terr , ergo per hanc ccit de- monftrabilis demonttratione potifsima. Tum 3. demonftrationes mathematicae fant certiísimz, & poufsime, & tamen vt plurimam procedunt ex atficcedente iam probato,nó ex defiaitione fübie&i non enim ex definitione quantitatis pro». tar mathematicz conclufiones., Refp.ad 1.ma. effe infafficientem,nà vltra hoc requicitar' vt'quietet intelle&ü per caufam proximam, & neceffariam neceísitate metaphyfica, quam fola caufa formalisin fenfu explicato continet y ideoque nezari debet demonttrationes , quas conficit Ari(t.in 2. Poft.efle potif- ftmas , vt fusé oftendit P. Faber cir, Pec idem ad 2.nam eclypfis,K accidécia externa (unt demonfítrabilia per proprias cauías,non tái demon(lratione porifsima ern afsignatá róné. Similiter demon rationes mathematicg à multis negátuc e(Te potiísimz quáuis fint certiísimz,qa nó habent omnes conditiones requititas , 36 Secundo.g defin tio fübie&: non fir mediam ,oftenditur ; Tum quia com- mitteretur petitio procu j; nam defini- tio non eft quid diftin&umà definito, er o (i paffio demonftratur conuenire (u« biedo definito,quia conuenit definit/o- ni;probaretur jdem per idem;hinc. Arif, 2, Prio. c. $.ynum modi ponit petitionis principij, quando probatur defiaitum per definitionem,velé contra. Tum 2.(eque- retur demonitrationem non effe ex pro« prijs» quia oés pafsiones ab cadem e(fen- tía flientes per eandem defiitioné pro- barentur , & ic non demon(traré&ur per caufam, quz vnicuiq;tanquà propria có petatíed ex cómuni , Tum 3-fequeretur maio. & cólu(. effe in codem modo dicé di pe: fe,..in fccundo modo, gp e(t falsü, Tum 4.fequeretur definitione cífe cx me diacis, nà Plio conucnit d. finitioni fu. bicóti nó imedraté,fed media propria de finitionc;X (ecü4a paísio axcd.áre prima. Reíp.ad 1.nó peti principiü , quia de» fiiio, dcfiaitum diltmguncur,vt dixi- n»is di( p. 1. q. 4 arta. & paísio potiuscouenit dcfiniioni, quàm dcrinitoj Arif. aus Xxx iem tém loqoituryquando dcfnitio, & defini- tum fant 2qué nota refpondenti , vt ex- plicaima$ 2.p. Inft.trac.3.c.3. Ad z. de- monftrationem cífe ex proprijs non in- telligi de principi js sIteri non Couuenier tibus,(ed de princtpijs conuertibilibus, & quia idem medium póx cum pluribus paf- tionibus conuctti , idco potcft dici pro« riam refpe&tu illarü , Ad 5. neg. faltitas equei« fa fficit. n.quàd pa(Iio notius có- neritat defiaitioni « Ad 4. dicimus paffio- n€,& propriam definitionem itmediaté conuenire fubiecto immediatione (übic- €i, licét definitio notius conueniat; feeit da paffio dicitar etiá (abiecto immedia- té conutnite immediatione cauíz , nam caufa eius nó cft prima paffio ; fcd quid- ditas (obiEGi; vide Tromb. c;t. 37 Tertio,gr non fit mediam vt dcfi- mitio,f(ed folum vt caufa, prob. cx Sco.q. $.prol.S.docerte non oportere principia fcibiliseffe principia in [eipfrusTubiecti y fed efTc principia lolum, per quz ftremur paífiones de ipfo.Tà z. demon: ftratio dirigitür (olum ad cádendá (ciem tiam maioris extremi, non minoris,ergo per accidens eft, uod medium fit defmi- tio (übicéti . Tam 3. medi quandoq; cft etatio, jtádoq:(cla di&io, fed dictio nc- Qui dici det nicio,qua sépét eft oratio , ergo cífe definitioné cft acidemtale me: dio. Tum 4. medium vt medium e(t cau- fa ,quia fcire eft rcm per caufam eogno- fcere , ergo per aceideos cft definitio vc mnedium. T um 5. definito (nbie&ti , vt fic dicit causà inhzrétiz nec propter quid , at de ratione medi eft, quod (it caufa inhatentiz,& dicat propter quid. Refp. ad 1.fufficere, vt medium fit ró qtridditatiua fübie&ti, & caufa virtualis $ vc ducas ia z.p. Intt trac. t. c.4. Scotus adc loquituc de caufa forumliter. Ad 2. demonltrarioné dutrzi ad cogioícemdá , rion quidcay p:ffioncai vt fic, fed paffro- q mem in (ubicéto,idcirco requiri vt mcdi- um cognoícatur vt:dé cum paffione , X fübic&o. A4 5. id fempcr medium debct cíle tota o, quandoq; veró vtimüt vna pacte, (iue araccrialt, iuc formah , qc vei matctia fat ridicaliter , & otiginátiue caufa. paísio- ds. ^d 4. cdi vt inediam nó cil: cau- "Difp. X 1L. DéDenaonfratioge 2 ^. fam vt fi(ed caufam connexionis predia cati cam fübie&o, nec cumfc xionis,(cd ilhus, qu e(t neceífatia meta a iin quod exigitur, vc iit effentia- c lubiocto , idcoq; medium demonftra- tionis poti (fima vt medii debet effc de- finitio fübiedtis & caufa pa (ionis. Ad (». definitio fubiedti vt (ic precise noa di cit cattsá inhzrétizsnec proper quidsfed.vt definitio fübicdt, & vt efl caua. paíse. De maiori extremo demonftrationis, " 38 ia st, d poffnt habere rónem - vasi Me , tione propter ys (nà de d ratige - nie quia nula eft difficultas,vt (upra dixis — müs).Caccidés cómuneyaccidés propriüy rss AGO Set eui e vel adzquata,& ex oí parte , flc continet omues caufas jac xri demon: cas,(iué extrinfecas;à quib. res per fe pendet im effe; eclincompleia,& inadazquata, vt cunr datur pcr vni, vel duo ge« nera caufaramt , ec fi daretur per caufam marerialem,vel formalem , apt fimilem s vel cfficieatem, vcl pet ambas caufas in- trinfecas,materialem, & formialeaz , find fint phyticzt; (iue metaplyyticgr. Hiec aüt difficukas intelligi potcft cà de posto tione poti (Tiam , T aud demon(lcatione propter quids(icut (upra ditt iaximus, ci medium demóítratioms imuire $. Zab.Gtpé cic. fathine: tit accidens pro- priumyquám accidés có nume poffe pro" maii exccemo inferuire eug inrdemom- ftratione par De dcftm cione vec? comunis fententia ncgat poffe à priori, Sc deinontlcauone propter quid ti de finito , quategus definitio e foralner capias. vt eft efscatiali s. mto, lic&; ixcerialiter inmnpta dz: vtc(t prt dicium abfolucé acceptá polit dcmottrari,ts [X mada juata, puta dcfnitio per causa. matcrijalé poterit có» cladt pec defimiconé fimilis, vcl fotavalis cauíg, ta videtur séure Sco». Polt.q.5 € 39 Dicimus priino, accidens comune foli ingredi poísc pro maiori Medis in demótcauóne nC ade tein : tiia, pailioncmi vcrOun demon:trauionié .11. De maiori exiremo demonitar etri. I. 913 potilTim: bec concluC fequizur ex didtis art. priced, i prob.primo,quód accidés comune fir demóflratione propter quid dAemonfirabilc de inbie&to, nam art. 1. - 'Oltendimus quà bct caufam in guocung; . gencre aisum! poíse pro medio in hac :dcmonttratione , fcd i(lz aliquando ciu- font aliquod accidenscommune , vt pa- ^et ip exemplis ibiallaus quando .f. ac- "iden s aliquod per fe confequiwi, & fcm (o5 pet ad pofitionemcaufz., Deinde. quàd ncqucat efse maius ex- tremii in demonfl ratione potiffima, patetex di&tis art, przced. vbi folam causa formalem poíurmus pro medio. Tü quia «onclutio demonítrationis potiffimz de « bet císc fimpliciter neccísaria, per fe, dc «cat acr ipfum, vt q- feq. dicc- gus , fed accidens commune non'confi- - €it cumfübicé&o propofiionem cum bis tóditionibus , quia ex (ua ratioge forma- Iipotcft ade fse,& abeísc, ergo non ncccf  farió conucni  incft omni tcmpore L-- epa cfl de omni pc flcrio- fiflico ; non przdicawr per [e in primo, vcl fecundo modo , crgo non efl pcr fe , qucmodo ad dcmófl raticnum exigitur ; ncc tandem ncceísarió copucttitur cum fubiz&csitaut conueniat c mni, toli, & sc per»nam hoc cft peculiare accicéus pio- prij, vt docet Porpb.c.de prop.ergo non eft quatenus ipfom . Ncc valet relpontio Zab.hac accidentia. dici [| oísc ncceísa. ria neceffirace cauf z , quatenusad poti- tionem talis cauíz (equuntur talia acci- dentia; licét non tini neccísaria nece(Tita te übiecti . Non valct; quia iam conce- dit vt hc non conficere dcmonfliationé potiffimam, & fimpliciter, ad quam re- € poufli ma necc(Titas , & certitu- o propofitionum , vr diximusart. prz- €cd.qualis non efset hzc necefísitas; tum quia ncc neccísario iequütür ad. pofitio- nem ralis cauíz , nam ab alia caula natu- rali contraria ,& maioris viriutis,aut fal- um à Deo poísent impediri, ergo bac pc €císitas caufg non erii implioter necef- fitas,vide P. mtheot, 14. 1$... 49 Ex hismanet probaia alia pacs cÓ- cl.quod poísimus vti in demouftratione potiisima pro maiori Mo palsione lub.cétismam hzc jt popelione fimpliciter necefsariam, pe fe,de omni  X quatenus plam, cum «óucniat omni, Íoli,& femper,nec pcr poiétià D -; pof- lit à fübicéto fciungi , & confeq cnier non cótinget (ubicckam alter ie aaberc , Conia obijc. quod accidens commu- anc fit maius cxtreavá in demon(tratione poiísima; Tü quia per se in secundo mo ;do dicitur de.subie&o , nam illud przedi- catur in secundo modo,quando subie iogreditur definitiooem ill us, accidés ay rem py Subiectu m hibet definiti. Ti 2.vel accidcos commune per se conuen subic&to,& habctur intcotumjyel peraccidens..s. rationc alterius, idenMuzrrit dc ifto alio an per se,vcl pec accidens d ucniat,& lic vel dabitür subic&áà, cui ine rit per sc, vcl procederctur in infinitum Tum 3. (i perse non incífct,nó magis vai sub c&to cóueniret, quam «lieri cuicunqg quod c(t falsum quia non quodlibet cít An quolibet Tandem LIZIO 1. Poft, 22.do cct de eclyp(i dati scientiam;ait n. Eoriz, que [ape fiunt, demonfirationes cz Jeé ti&yvt Lone dcfctlus, nep him, uod fecundum quoa quidem tales fuut, f. m per funtieclypfis atem c(t accidens cóc; & 1. Poft.his demontl rationibus de ac. «identibus commuo:bus accommodat, & declarat cond tiones in 1.lib. (signatas, quz funt demonfirationis potilsi e,Retp.ad 1.neg.alsumprum,quia vt di- ximus m 2,p. Tot traét. 1,c 3. ad ptopofi tionem per (c (ecüdi nodi prater boc o fubic&um ingrediatur definitionem prae dicati requiritur necesaria habitudo cau [a cfhc cntis mctapliyicz ad effeótum, quz (olum ctt inier (ubicctum 5 & acci- .dens proptium., Ad a.dicitur per fe con- ucnire Hj. imiediaté , non veró per fe .i, neccísarió,quod requiritur ad demófltaetionem. Ad 5.adhoc vt cuilibct nó infit , fufficit, vt per (e cópetat (ubiecto im quar 10 modoy,quatenus dator in aliquo (übiee &o caula 1otrin(cca accidentis có s , hoe aui€ nà fvfhcit,fed requiritur ilia neccf- faria babitudo ad poti(simá. deu oftratig nem , vt non coung «c lubic tam aliter fe habere , Ad 4-tolum probat. daride bis accidétibns demóttrationé propter quid, nou potilsimam;nec Ault.2.loft. oa ncs €Quditauncs adaptar illis demon(tcatigs TOC A EEUU nibus , (tibus, [ed foli illis exeplis declarat, quo pacto mediam fit cau(a maioris extremi. Dicimns z.defininanem: non habé rem aliam cau(am prioré nó poffe de dc- finito demótrari à priori, (eu effe maius extremü 1n demóflratione propter qutd i at dcfiniuonem habentem aliam caufam priorem poffe cffe maius extremum, & à priori dcinonftrari de definito per illam Cau(am, etiam vt. effentialis e& definito ; talis autem demóftratio probabiliter vi- detur cfe propcer quid non potilli an3;ita "Tat.2.Lolt.q 2. dub. 3. quem fequuntuc Auería q.2 8.(c&t. 6. & Amic.2. Poft.trac. vlcq. $.dub.1. nec aliud inédit Do& cir. fivc&é perpédatar; Prima pars probatur, uia fi carct cauía,à qua dependeat ip ct- e non habebit medii fafficiés, quo poffit demó(trari à priori de definito. Tales aüt definitiones (unt precipue adeguata, & vndequaq; perfe&a, que.(. datur per emncs cau(as;à quibus res pendet in elfe, € .n. omnes includat caufas, nulla rema- net accipienda, qua vti poffimus pro mc- dio,& (i aliqua cx illis acciperetur ,cü hzc fit quoq; demonftrata in concluf. idem demonit raretur per idé . Similiter eadem tónc definitio cótinens omnes cauías cffentialcs, putà propriü genus, & proprià differentia , non poterit per aliam cau(am e(lentialé demóftrari, vt probat ibi Sco- tus,nà quidditas (ubiecti effet quzftio, & prz fuppof(itü (imul, & femel, cet quzftio, quia demonftrarctur in tondaf! de dcfinito, effet pre(uppofitüyquia affümeretur vt medium, faltim fecundum parté, 41 Secunda pars, q definitio aliá prio rem Lr isti tanquam caufam pli à priori demonftrari,ctiam vt cft quiddita- tiua definito, cft Arif, vt infra videbimus; & prob. quia illa eft demonftrabilis pro- politioà priori, qua habet cau(am proxi- mam conncxionis przdicati cum (übie- &o, calis cffet ita itio, etiam vt cít cifenualis defiaito, erbo &c. Vt au! co- gnofcamus; quz nam tint rftz definitio- nes, agen in(picere ordinem caufarum inter (c ; nam in primis, quia nulla caufa adequata in (uo genere alià (apponit prio rem 1n eodem generc; aliter non cílet coe talis,fed partiaiis, ideo nulla definitio ma tecialis, v.g. poterit demontlrari per align Difp. De Danopfiatine, definitionem material£. Et quia finis dicitur prima caufa,idcirco per definitione finalem poterit demonf(trari dere definitio tàm materialis, quàm formalis, vt ex hoc, quod domus eft ordinata ad defcne dendam nos à pluuia, & tempeflaribus, optimé concludere poífumus debere ex tali determinata matcria, & fpe-iali for- ma confttui, quod eft probare definitio- pem materialem, & formalem domus,& con(cquenter etiam vt fuountur effenria liter; & quidditariué , rá eo i pfo quà pro» batur aliquid efle materiam, vcl formam alicuius, oftenditur adhuc eiie de c(jentia iliius , quia materia, & forma funt partes eífentiales,fic de lanterna prob. quod de- beat ex materia pcrípicua cótlarc ex fiae y quod eft illuminare ; & ex hoc, quod ho. mo eft ád beatitudimem ordina us, dedu- citut effe füb(tantiam inrclicéuslé , qua folum efl beatitodin s capax; quod przdicatum concluditur vt eifenniale homiie ni,(icut homo sin (uam e(fcntiam refpicit beatitudinem vt f. nem. Caufa cff ciés LT f efi neceffaria, determinata, & cóucris Dilis caufa alicuius prad.cati effentials of fc&us, q. (e h:bcbit vtcau(a formalis ipe fius cf diusyin tali cafu poterit cócludere definitioné formalé cffe&tus,vt quod pto- ucnità principio effentialiter libero » cft indifferens intrinfecé , & e(fencialitcr »yt poffit cflc, & nó cffe, volitio prouenit à volü:ate,q eft princi pió effentialiter libe- tüy crgo volitio eft indifferens efTenciali- ter &c. in hoc fyllogi(mo maior extrem? tas cft definitio libertatis acus in genere caule formalis, medi c definitio ciuídé libettatis data per caufam cffcdiiuà Tandem quia materia, & pacto süt fibi inuic& caufe ex ditis d! p 8. Phyf. q.1. att. t. potetit dcfinitio formalis pec matcrialé demóftrari& e cóccá ; vt omne conflans ex corpore organizato contact Éc cx anima, que cft atus calis cor poris, equos cótlat ex corpore organiza o» crgo &c.& é conucrio; ité definitio materialis dcmóti rationis probatur p alicrà formas lé, qu ab alijs dicitur quo juc filialis. 43 Tanié,g; he dcmóttrationes pro- babiliter reduct debcát ad propier quud» non ad potiffimam , probati pot, non «n. faris coidanter faluangur conditiones m: Q .IT. De siaio. esteem. Denonfivab. tiffime in illisquia premiíTz non videntur cífe de es "nra fec&dum quod ipíumyaut faltim non omncs i(tz demon- tiones,& fi oppofitum velis (uftinere, nil contra no$. oholsm ^, In contrarium obijc. qp quzlibet dcfinitio poffit à priori probati, & adgquata. T quia poterit probari perreguias logi- €ales.f.per definitionem definitionis, ficut cü volumus oftédere alique fyllogi(mum efc in modo, & in figura,vtimur regulis logicalibus de (yllogifmo traditis, ic A- ift.2. Poft. 17. ottendit dcfinitionéter- narij,g lit numerus impar primus,efíc ve ram, & quidditatiuam definitione p re- logicales,& definitionem definitionis. Tumquia bec definitio, eclypfis eft priuatio luminis folaris propterobic&io- fiemtertg,eít adzquacayX tamen demónflratur, vt quod priuatur lumine folari ropter obicétionem terra , eclypfatur, priuatur.&c. crgo echyp(atur. Refp.ad 1.ex Arift. a. Poft.8, vbi negat probationem illam effe veram demó(tra- tionem, rà cít, quia 4T. logicales non fant caufa in cffendo , (ed folam rationes cognoícendi;& notificádi, quare nó procedit cx cau(is concluf. tum quia procedit ex cómunibus , nam illz cegulzcuili- bet definittoni adaptari poffunt, & tandé nonoftenditur per illas definitionem de definito proprie loquendo,fed rantü. de- finitionem adzquatam habere codi tiones optime definitionis. Ad 2.nec illadcfioitio cít adzquata, quia deficit caufa materialis,que ett Luna,nec demooftratur de definito.f. de eclypfi,(ed de Luna,que cft fupieum, in quo recipitur cclyplis . 44 Contra z.parté opponitur 1. autho ritas LIZIO ui 2. Pott, à c,2. oftendit quodquid. (eu definitionem no potse dc. mofirarià priori de definito, & 1rali]uá- do dcmonitratu: ; illam non e(Te dco:on- firauionem fed logicum syllogilinü; ide t6. Met.tcx. 1. Scot.etiam 2. Fofr.q. 5 -&x profcí[so oltendit quodquid Lorma- liter non poísc demonítrari neq; à prior! . neq; à po fterio.i, at ab(olué fumptü  & materiali &er poíse à potteriori demóftra- Ti,À jxio rit mnc » ied aligp non. n. vnlt de6 nitioné formale poíse per mate- rialé de moftxari, (ed & contra materialem per fotmalem,& finalé;idem docet fü tex. Met.cit.& 6. Met. q. 1.ad e princ. i . Vtadzquaté fatisfaciamus bk obie4 &ioni, diligenter indagáda eft més Ari(t. inillis tcx.& quo pacto procedit ; primà igiturin tex. 2.quarit; an def nitio, & de» monflratio (int de cadem re ; & negati refoluit ; quia demonftratio eft accidéc complexi, & affirmatiué, vel negatiué cludit, definitio eft efsentiz, incomple: nccaffirmat,aut negat ,immo pro princi pio inferuit demonítrationis . Deinde à tex, 3. vía; ad 8.difputatiué quzrit,an des finitio fit demopftrabilis; & pro parte ne& gatiua arguit ;.tum quia nó cít demoftrae bilis (yllog;(mo reduplicante (.f. inquo medium alsumatur m przmi (fis cum hae reduplicatióne /7 jui »«p requiritur, vt poffit deinde concludi in quid maius extremum de minori ) nam in min. petcre- tur principium y quatenus medium dice- retur 17 Quid de fub:cGo , cuiustamen idditas quzritur, ncc mcdium císet ig emonfirabile dc (ubie&o; tum quia ne- gue demonftrari diuifionc, nam ifte mo- us difcurrendi non eft à priori, ncc ne- celsario illatiuus , & minor eíset probart- da, quare ille fyllogifmus non cfset dema ftratio;tü quia nó cít demófirabilis per de finitioné dcfinitionis , vt oratio indicans hominé per císétialia cít. defiuitioillius y animal ronale exprimit hominé per efsen tialia, ergo &c. nà in min. petitur p'inci- pi ,idé.n. elt e(se definitione, & expri. mcre ré per cílentialia ; cum quia n*qaig oftendi per definitioné contrar!j, nà jro- cederet ex zquc ignotis,& poffit dar: cit culus ; & alias rónes adducit. pro bac ray 4$ Deindc à tex. 8.incipit propriá ape rire lenient& inillo tcx. ;t'mó diírina guit dc caufa, uod quzdà elt cadé;quadam cft alia,i. quada e(tintrin(cca, quze dam cxtrinfeca, & hzc vcl eft demonitea-. bilis.i. poteft demó(trationi infecüire, && fic poterit eíse medium; quo demonfire- tur quid efl feu dek;nitio, & fobdir,quod hac nó eít deu óftrauo, fed fyllogilimus topicus, fübiungit poftea alium modum, quo contingit [cire quid efl , ncmpcc ab cffc&u per (c demonitrando fi cfl, à» mul deuepiimus in cognitionem quid eff, yt omnc afirum patiens interpolitionem ferrz celypfatur, Luna patitur interpo(i- tionem teirz,ergo eclypíatut, quo , logiímo fcitur / ei plis & quid eit, & gn ttid; in fine deinde huius textus, k initio fequéeluti epilogat;quz do- tuerat,& quod nó poffit oftedi quid eft, uando non habet caufam alià 4. extrin- cam,quando tamen ipfam habet, poffit dcmóftrari,fed logico syllogi(mo; addit vIterius diuifiones quafdam definitionis , & pracipué in tex. 10. ait , quod quzdam dcfinitio eft principi demonftrationis, quzdam conclafio,quzdam à demóftra: tione fola pofitione terminorá differens: & tandé in finc huiustex. concludit, M - Wifeli igitur ex ditis, C" quomodo eft fius quid eft demon[lratio, &r quomo- o nó eft," quorum efl C* quorü non eft, 46 Ex his colligitur primo; Ari(t.quid eJ] accepi(Te, prout eft qaid complet ex pmnib. caufisintrin(ccis:2 fi hibet cau. fam cxtriníccá;po(fe demo (trari; 5 .hunc syllogi(mum appellatfé lózicum  & de- monítrdtionem,quod debcr etponi com- garatiué .f. in ordine ad potiffimam de. monftrationem dicitur syilogi(mas logi. cus , fed quia eft fyllogifmus certas , cui- dens,& per causá,crit demonttratio pro- pier quid , cx quo magis confir. vltima pars noftrz conclu(. in hoc fenfu explica- £i potcít in 6. Mct. Nec aliad voluit Sco. afscrere,(amptit.n. quodquid cfl;redupli- Catiue .1, vt perfe&é explicat quiddicaté fei [fecundum omnia przdícata e[sentia- lia, & hoc pado negat. pofsc probati à priori per alias caufas intrin(ccas , & de- mon(tratione potiffima;in qua;in ju't,sé i cít (appolitum, & medium, Vetü ett ibi Scot. potius recitare. feot. Expotitoris , quam fuppre(so nomine authoris ibi innuit, quam propriam mentem dectara- te, vnde nezar mateciam císe caufam for- , X conleqoenter quo 1qtid tormale Toti: de.nontt;ari pet. quo4quid matc- ziale; & tainen potius oppolitum eft vegum, vt cum codem Sco. ofteadimus di- fpar.5.Dhyf.3.3.aft,2. & 5. eodein mo- ds exponi poceft in Mer. cir. .. Secundo ad idem atg. ratione. Tam qiiia petercur principium, dad m m.a9- . ri medium debcrei dé (u3is&o pradicani inquid, noa.a. quod [uid efl pot pet ihi- Difp. X I1. DeDemorfain, 5 qüaritur in cóclu(. peteretur ét principii. in maiori,quia maius extremü icare- 1 tur de medio inquid, & tüc vt fit vera pre dicatio»medium debet supponere pro sa- bicóto cócl.& fic maior nó differret à c6- cluf.quz ró eft Arift. Tü2. predicarüin. cócluf.demóftratiua debet efsc accidens ex. Poft.c.1. ergo nequit efse definitio. Tum 3.dcfinitio hon poteft predicari,ni« fi de dcfinito;at (i demon(ttraretur, deberet de medio praedicari. Tü 4. omnis des finitio immediate cópetit definito , ma« xime fi datur per cau(as intrinfecas, crgo. quzlibet e(t indemonftrabilis; Tandése- quitur hanc demon t rationem, per quam scitur sabítantia , nobiliorem cfse potif- fima , perquam (citur accidens . cot 47 Re(p.neg.(eq.a0n.n.in mia. peti-- tur principium;quia nó eft eadem d. finistio,qu£ cft medium, & quae concludi n€q.1n tmaio.nam ih maiori medium ponit pco (ubie&o diltincké cognito, feu pro dcfinitioae ipiius, in conclutione ves to fubie&am fwpponit pro secontusé ca - gnito, (icut vniuersaliter definitio, & definitam differunt ,non .n.sunt termini sy« nonimi,& hzc differcacia suflicit, vt (nc diftin&icerimint, & nc principium peta- tur, vt diximus disp. 1.q.4. art.2.. nec aus thoritas Acilt. vrget, nan ibi disputatiué loquitur, vt i pscaict se declárat. Ad a. ibi eft setmo de demon (ratione potillima, i0 qua $cipet paíTio eft maius exccemü ; Ad 5 .neg.alfumptum, nam vna dcfinitio póx de alcera dici, vc syllogismus conttis €x veris, primis; & rimaediatcs,Xc. eft tas Ciens scire. Ad 4. aísuinptum eft veram in eodcm genere ; vt dcfiaitio materialis eft immediaca in gencee macerialis caus. y vel vt att Doctor hi, quatlibec eft iame« diata imme atioaesabiccti , quia inter ipsa & definicd acdhil mediat, cui peius conueniat d-fini'to ; nontamen qualibet cíl iimnnediataiaynediatione causa. Ad $. jua mu S ex to capite po(fic pee fectior dci demonitratio conciudens de iri is nna concludés pa(Tionem 3 tainetr óbiccu n sciencig ett conclutio "tà pciaciprjs depeadens; hinc quia prim. eipià potilfing nata sunt gigaere certioa en, Qu «fr. 1I. De premiffs Damnfirationis.tAtyt.III. 912, r&, & magis neceísariá notitiam , d prin- cipia demóftrationis propter quid, idcit- «o abíolut illa erit demonftratio pori ffi ma. quz facit fcire pa(fionem De pramiffis Demonflvationis. T premiffas Demóltrationis declaremus, ipfarü códitiones etüt expendendz. LIZIO 1. Poft. c.2. quafdam conditiones aísignat pra mi(larum, quaf- dam veró cap.4. & pracipué locutus eft de demonftratione propter quid ; condi- tiones funt ifte, vt fint verz  primg, & immediata ,priores,notiores, cauíz con- clufiohis, propriz, neceffariz , de omni ; per fe, de przdicato vniuerfali, fecundum quàd ipfum, & primo;de quibus multa di- ximus 2. p.Intt. tra&. 1. idcircó quz fatis ibi expohita fuerunt; bic precermittemus; fic fe habet prima conditio, quod fint ve t2; Íccundatamen conditio cxa&iüs erit .. ámueftiganda;quapropter in duos arc. bác gítioné diutdemus , ia primo agemus depinipia & immediatione pribmiffarum, in 2. de ceeteris conditionibus. Sed prius interim corrigendus e(t patentiffi- mus error Ouuied.cotrou. 10. Lóg. punc. 4,n.6.vbi aitopus non cííe demonflrationem conílare (emper propofitionibus, y funt pet fe , vt patet; inquit , in emonítrationc: Omne progreífiuam cft viuens,omnis homo eft progre(fiuus, crgo omnis homo cft viuens , in qua minor non przdicatur per fe de (ubic&o ; quia progtrcffiuü non eft propta paffio homi- nis, ed animalis. Profe&o inhoc puncto omninó hallucinatur Ouuied. nam Arift. 1 .Poft.cap. 4. diferté docet períciratem elic q neccísitatis gtadum, qui re- periti debet. in propotitionibus demonftrationem inttantibus, adcoquod fi propofico non fit in aliquo dicendi mode ex quatuor,quos ibi afsignat, fit prot(us inc- pta onítrationeimn. cóltitaendam, vt fatis probatum eft 2 part. Inft. tract. 1. & in demonflrarione, quam Ouuicd. ad. ducit; falfum eft illam minorem non effe propofiuionem per (e, & przdicacum eius ncn per fe de fübie&o piadicari .f. progrc(siuum de homineynam pcr primá rc- fitio per (e nota;qug difficultas re vera fab dccem pun antepredicamenralé quicquid pes € predicatur, de fuperiori » de inferiori Le. neceffe eft pradicari , vndé (i pro- greíliuum de anim,li przdicatur. per fe, vt cius adzquata paífio , etiam de homi nc per (c praedicati debet, licet nó primàg & adzquaté,íeü (ecandum quod ipfum; itaq; hoc exéplum minime probat i inorem non eí(Ie propofitionem per f ed probat tantüm non efle f. um d» ipíum; qui erat v timus gradus nece(fitas. tis in propoficionibus loc.cit.ab Arift. a fignatus, neq; cum gradu períeitatis corte fundi debet, licez enim omnis propofitio fecundum quod ipfum fit quoq; per fe, nó ramcn € contrà, narm dati poteft pro- pofitio, qua fit per fe, licet non fecandà quod ips, & talis cft omnis propofitio s inqua paífio (uperioris praedicatur de in- teriori . Explicatur primitas , € immediatig pramifjarum ywbi de propofitione períemota.  Vpponimus cx 2. pini RN E S primitatem,& immediationem nó ef- fe duas códitioncs preemiffarum , (ed vná, & nilaliud fignificare 3 przmiífas de- bcre cífe indemonftrabiles per aliud me- à CUATRO E mis | Mee &ter qp (ipfis cá&nofcarur , vnde pec. (eoo dci ét; hinc orta eft celebris illa difficultas intet veteres tá Scoti(tas , Thomiftas,tü Nominalcs,quid fit nomine , vt Recétiores. eb ietdan pria ia B RERNN crit rius. fit propofie am nota in Bacxh Scoti , deinde. uo hzc conditio competat pre. ae oy pd. im X t cc 49 Circa primam parté difficult. not, ex Lich. 1.d.2.3.2. qp in propofitione per fc notaly per fe nó lumitur, vt diftinguie tur cotra per accidens ,quafi quod cffe no tü dicatur de aliqua jppofitione in aliquo modo dicendi e , (ed vt diftingunur contra per aliud  itaut illa fi propofito per fe mota , qua non habct evidéuam ab alio; hinc defimtur à Sco. 1.d.2.q.2. A t8 clle, qua cx terminis proprijsy. qui. [ung XXX 4 ali- aliquid eiusyvt funt es, babét cuidenté yeritatem;ex quo dcducitug non excludi cognitionem terminorü quia inquit Do- &or, impoísibile eft, aliquá propofitioné nofci terminis illius ignoratis , nà fe- &unda operatio intelle&us prarfupponit primá,vndé dicebat Arift. 1. Foft.6. prin- €i, ia cognofcimus,inquantü terminos co gno'cimus; & multà minus excludi debet étía intelle&ma pet ly pus quía no- titia nece(larió efl ab intcllc&u; quare qp excluditur,cft omne aliud, per quod tan- quiam per mediü moucatur intelle&us ad €liciendum affenfum in propofitioné illá; fed ttatim ac apprehendit terminos illius htionis, vi talis apprchenfionis cognofcat euidéter cónexioné inter illos, & idcirco ait habere euidentià ex terminis proprijs;addit,» funt eius,.i.quando có- cipiuntur in co fenfa,in quo ponuntur in- ' &egrare propofirioné illam ; nam termini poflunt diuetfimodé eandé rem fignifica- £c. f.copfusé, vel diftin&?, vt (unt dcfini. to,& dcfinitum,definitio.n.diflin&é G- ificat qp definit cófuse repra(entat cx diis &is difp.1.q«4-art.2.vult erge Doctor, 2 fit propofitio per fe-noxa, cui affen- t intelletus vi apprchéfionis terminorü ipfius cognito co modo, quo propofi- £ioncm cópo itaüt (i terminus cofusé zcpraentat, ex cognitione confuía iphus enoucatar intelle ad, áffeníum , vc ia pw eroi: Doe rs totum eft n L4 e, li i ] ex cognitione i- nta eliciat iudicium ; non autcm erit fitio per fe notayfi ex cermino con- use sigmficantc conflatct,ramen vt afsctitet intellectus, effet neceffe,g diftin&e conciperet fignificatum illius termini; vt: ptzdicatiá cuidenter concipiatur coouenire (ubic&to cx cognitione diftinGa écfinitionis, non (officeret aotem cognitio confufa definiti, propofito, in qua przdicatum diceretur de definito, nó Het per (c nota;quia indigeret, vt euiden ter petciperetur,alio termino.f.definitio- nc;qui non effet terminus ipfius, cum fit diuerfus à definito,ex diGis difj.cit. contra AQUINO (si veda), e(fct4; per aliud nota . $0 Hinc nó re&é Fofnan.afierit in séc, Dot requiri ad projotitioné pct fe no- VÀ, vi [emper ex coguittonc dittuidia tct- Dif. XIII. De Demenftratione; 5. mínorü dcbeat moueri: intelle&usad affeníum propofitionis; itaut nulla tit pofitio pet fe nota, qua ex terminis cóft sé fignifi cantibus conftet. Hoc.n.eft contra ipíum Scot.cit. & córra Scotiftas feré oés,vt Lich. Tat.Barg.Fabrum, Sti tinch. Vulpes, & alios, claté.n. DoGor ibi ait propofitioné illam effe pet fe nota, (i ex cognitione confuía terminorü ftatimcui« denter apparcat illor( c manév s de quód diftindté cognofcantur ;imó [ubdir  quód propofitio,quz eft fe nota terminis confusé conceptis, eft é períe nota ter« minis diílinQté cognitis,nó tamen é cone ttà necefíum cft propo(itionem pet se notam,terminis dillindte perceptis;effe tale, fi confuse accipiantur.Hzc tamen doris na clarior apparebit, ft dubia, & obicétips ncs adueríariorum diffoluerimus. Primó igitur dubitari poteft ex Caiet. dicente , quód cum prima paísio pradicae tur de definito, quamuisilla. io poísit per definitioné probari ; erit. pet fe nota;faltim fecundum fe , licét non quó ad nos;quia definitio ,& definitum , i uamui$ quoad nos differant, non tamé ceundüm rem. Attamen hzc opinio.ex plo(a manct e& di&is difp. cit. vbi oftendimus definitionem, & dcfinitü nó diff:rre folum rationc ratiocinante (ed ex. fündamcnto in re, & pet coníequens nec fccundum rem erit pcr íe nota y fed demopftrabilis demonflratione potiffima que cft à priori,& per caufam, nóquidc in cognoícendo tantum, fed etiam in e(- (endoscrgo nonfolum quoad nos erit dc móltrabilis,(cd ctiam in fe (pc&araynan ordo cauíz in cífendo non attenditur fo- lam pencs noftrum'concipiédi modum; vt cft ordo cau(z in endo,quiin -demonftratione à pofteriori reperitur verum etiam in rebus ipfius; vade prinet- e immediata dicuntur indemonflrabi- ia (ccundum rem, & à prioriquamuts à pofteriori , & quoad nos ficétur» ergo quzlibct propofitioà priori demonflrabilis erit (ecundü rem demóitrab;lise S1 Secüdo dubitari poteft ex. Mayr- coquia dàuur. mult propotiiiones inde- montirabiles,& contequcnter per fc no" tz; & tamcn non ex appreheniione. tere minorumyvt (unt propoficiones cogat :Q.1LesDepnpifitionper fewua.od.]. -sper fenfum vc nix eft alba, ignis eft cali- : dus;Sed teíp.faciliter has propofiuones " proprié nec cíicindemonftrabiles , quia vcré inniue datur cauía per (e alb«dinis, - & in igne caufa caloris, pcr quam dcrmo- ftratione propter. wd luo modo poterit calor de igne, « albedo dc niuc dcmon- /ffraci ; ncc iflas propobtiones cí!e per fc 'motas;quia non ex apprchentione terminorum cognofcuntur, (cd cognitione (ca ficiua; & cxperimentali, & confequenter: peraliud, nonper fe; vnde communiter ut propofitionem aliquam contia- ' gentem eflc per fc moram, quia ex cognitione terminorum non percipitur ipío 'tü cónexio, fcd per aliud extrinfecü: nifi "velimus diccre e(fe per (e notas,quatenus ^o "primoà (entibus percipiuntur, vt iofra. . Tertio dubitatur ctrca diuifioné pro- ; pofitionig per fe notz, nà Thowitla ipsam diuidüt in propofitionem pcr fe no- -tam,& per fe nofcibilem;vclin propofitionem per (cnoram in fe ; & notam no» bisgnotain fe eft , quz nullum habct mc- - dium; quo polit probari conexio termi morum,tamen à nobis non cognofcitur e nifi per aliquod mediü cxtrinfccum;nota nobis '& in (c eft, cum nos apprchendi- mus conntxionem illam vi terminorum.g dupléx;vel.n; eft nota omsibus tàm in (ipientibus; :quàm fapienti- E "bus; vel fapiétibus folü, qua pacto Boct. ánliebdom. diuiit cómnné animi conce- . | gtis&c Acif. x. Top,c. 5:diu'tic problema. $i Iftz diufiones nó approbantur à - Sco.cit.ná prima nó cft bona diuifio,0g " ex membris omninà diftin&tis conftarc 'debet, cadem autem propotitio dici poterit per fe nota,cum cft actu cogoitas & pet fe nofcibilis, cum a&u non cognolci- tur, qug cognitio accidit propofittoni Sccunda vetó; vt ibi explicatur, nec va. let, quia propofitionon folum tormalis, fed ét obiecta , vt propofitio eft, dicic ordine ad intelleciósergo hi ternum,cx buscóttar,no funt apt: ad caufandürafse sü,non erit per fe noca in (e$ quaproprec ois propofitio in (c nota pet (c erit & no ta nobis,feu poft;bilisà nobis coguolci fi termini cóciperétur; acl) nosc ognitis terminis nó cognoícimur eu:déetcr cóne- x:on€, figni cuidens no- (ufficcre cogut« tionem illam,quam babemus de illis ter minis , (cd requiri cognitione pertectio- r6 d eric diftincta , illaiaüt etit cófu(a , & có(cquéter propolitioné illà ex fe no cíic' perfeDone Món: i rit noriuá alterius propolitionisex vermit ni$d; (tincté fignificantibus coftáce, fi» cut.n.tecminus confuse: significas eft di ueríus à dittincté ijgnificate candérem y ita propoficioncs ex illis compoti e Nec c(t cade ro dc coi concepiu,& problema-: teni ifia nO dic ür,nitr propoficioncs proa babilcs,d nó ex terminis immed:até poi plütor,fed ex motiuis & rónib? probabili bus, ende re&:. qdà süt not« oibus, dà fapiéübus try prout magis,vel midus Có- uincüt róncs:at propdfiuo p fe ngta dicitut talis c apprehélione terminorü, 8c I tàa fapié! esq infipientes,yt cognocant illà;nccctlarie apprchédere debent: terminos, qui-ftatim caufant aijenfum, fequituromnem. propofitionem pcr. (e: notà elfe tàié (ap tibus ,& ipli piencibus; | ld entiores INcotherici, vt A « uet(a , &:Ruuios hanc. diuitionem alice: explicant; .f. quód rra rt per fe no.: ta in fe;eft; qua conttat teriimis notioribus natura ; per (c nota nobis; quz ex: terminis nobis notioribus omar $i & dicti. coincidere: cdm diu:üone illi: LIZIO .dc notiéribüs nataray& nóbis tra dita 1.i^oft, ac8 P hy.cir Sed quáuis: recte diuidat Ariinotiora nobis; & natu ra; quia quzdam ordine natutg prius ma« ta funt concipisquedam veroordine do- &rinz d:cuntur nociora nobis, quia facilus percipiuntur , et íuacfenfibiiora ex: di&t.s difp.1.q.6. tamcnin c goreloquen do propofitio per fe notanun poteft cÓ- ftarc ex netioribus nobis, quiay vt contt4. Mayr. dix:mus;non funt apti ad caufan- dum aticnfum cx propr:js rationibus, gouus ex cognitione (enuiiciua » & cxpes turcntali inteilectus afienut , vt in hàc nix cft alba. d toph Aduerfari] re(puüt. à rónc propeütionis p (e pora lcet des indc 1lià admruát. ; hae latis de pro; ofitione per fe nota , vide Fabr. theor.7. &^ 1: fent. d. 14. ci 1. & alios Scoriftas cit. 3 Circa à crà qugiiti partem;an pre mif[z ácnionttiraucn:s d cbeant efe 1m« mediatg , loquendo ac acmonftrecione po: ITE. 9030 propter quid, eft vna opinio, quod amba pramiffa: debeant e(se immediatz ,& in- demonftrabiles, non folum virtualiter , fcd ctiam formaliter, demonftratio veró ex folum virtualiter immediats fic demo flratio quía . Alia eft opinio , quód (uffi- ciat ad demonítrationé pa quid y cx virtualiter immediatis conftare,dummo do dcmon(lrans fciat refoluere principia virtualiter immediata in formaliter inde- monftrabiliajita docet Do&or 1.Polt.q. 11. in fin. quamuis non (e declaret ex: preísé, an prima demonftratio fit propter quid, vcl quia . Rcs eft facilis eie ji primó .n. cer- tum eft ad demonítrauionem poti(simá requig quod conítet ex formaliter im. mediatis, & per fe notis, cü.n. inbac dcmonstratione cócludatur paísio dc (ubie- &o per definitionem fübie&i ex di&is q. przccd.iam ràm maior , quà minor erunt immediata, in maior. namq; pafsio dici tur dc defioiwone , & in min. definitio de definito, quz pradicara immediaté conuenignt proprijs fübie&tis. Tam quia habere liec principia dicit perfe&ionem .f. independentiam , ergo huic demonftra- tioni competer, At loquendo de demon- flratiónc propter quid , in comuni vtraq; Opinio cít probabilis; prima videtor ha- bere fundamentum in LIZIO.nam 1. Poft, C.2. probans hanc códirioné principiorü ait ex primis autem indemonflrabilibus, quoniam non fciet non babens demó(lva- tionem ip[orumyfcire.n. quorum demonfiratic cfl, non [ecundum accidens babere demonflrationem efi, quibusverbis videtur innuere principia nó per accidés fciri debere;hoc eft non per aliud, (ed (c- ipfis,& tex. 30. docet (ubaltetnatam ícié- ,, uam demonftrare quia ex hoc ; quod pet . principia folü virtualiter immediata pro- " &edit, vt explicuimus dif». przced.q. 4« att.2. ad 1. princ. quo feníu declarauimus definitionem demouftcationis traditá ab LIZIO 1. Top.(üpra q. 1. art.1. in fin.& 2, » In(t.trac. 1.6.4. Secüda veró opinio e(t is probabilis ,habetq;(ugm fundamentí) in Atitt. nà in fine cap. 2. docct aut om- nia, aut quzdà pri ncipia mclius cognoci cóclufione, quia.f.quzdà dantur, quz de- .déta&u non cócurrerét. Dubiüigitur Difp. De Demonfiratüna j^ fio& talia erunt principia virtualiter iaz- mediata , nec obícucé colligitur ex verbis cit.pro altera opin. dum ait non [ciet nom babens demonflrationem ipforum i... principia erunt mediata, oportet de ipfis habcre demonfttrationem, aliter nulla ef- fct fcientia; quà opinionévt mag s Scori- cà, & ccm fecuti tamus 2. p.Inft; tra&. 1. € 4.iixtà quà dici deberet definiuonem traditam 1. Top. nó cíle demonitrationis in cómunifed propter quid fold vc innai« mus fupraq 1.att.2- ad 1. priac. fimiliter fcientiam fubalternam vt fic nomdemon- ftraresquia, (ed propter quid, quod etiam tetigimus di(p.praced.q.4.art.2. refpon- dendo ad 1. princ. in fine ; inillis .n. fen- tenuis. in quibusnon adíant rationes có- uincentes , non dcbemus determinat alteram : partem fequi . e : $ ubium tamen clie. j,an prim. dpi refolutio debeat i víqrad prima principia vniuer(alifsima., vt síít prine cipia mietaphy ficalia quae p polus folent , itant demonftrans non (9- reíolucte (uas eui hadas vfq; incipia propria in- determinato inne, Br immedíata, fed etiam v(que ad ima,& noti(sima , an verà fi cc- aer e principia pr » & determi- nata. E t quidem quód neceffarió babens demonftrationem ex principis virtuali- ter immediatis , debeat habere notitiam tincipiorum formaliter ymmediatorum, quibus illa eflentialiter dependent , iam fuse oftédimus diíp.preced.q.4.art.2. T uia in cau fis eísétialiter fi natis; iri» Hos nO operatur, nifi a&u cócurrat (ü- petiorg ergo principia virtualiter 1 ia tà Honemom cau(are (ci&tificá cóclufioné, fi principia formaliter immediata ,à qui- bus in hac caufationc eísétialiter cp de ptimis, & vniucr(ali(simis principijs » ná &gid. Vcn.intext. 19. & alij át. Oppolitum tamen ett verius , nam ct fü formaliter ignoraret aliqui ilia princi- pia , poffet adhuc habere demonttrationé peculiaris conclaf. fi propria, & immedia- ta principia ilius cognotecrct« Tum quia vnica , vel alim pauciisimge eíscnt de- montiraciones pocilsima, tot .f. quot cf- fcnt ilta vniucríali(sima principia Ma 9. 111. De promifis Demonfiratianis. Aet. 1. 933 emnia alia ab iftis dependent , ergo non polfent conítituere demonftrationé potifsimà , de cuius ratione eft habere prin- cipia indcpendentia quó ad caufationem concluf. Tü quianec conclufio,nec prin. cipia peculiaris demonftrationis quà ad cognof(ci pendent cx illis. Dices dignitatem efTe vnü ex prz- itis antcnftratione "pm. 1. Tü quia explicanstex. $. qua fint principia Das: tomg viae vcio di- uidit in dignitates & pofit:oncs . ergo v- trag; cognofci debent ante demóflratio- nem. Tandemquia veritas omnium prin- €ipiotü pendet à veritate d'ignitatuch,er- go ad quamlibet demonftrationé cócurt te debet ét vniuer(ali(sima pricipia. Refp. quidam per dignitatemibi exponunt prin M propria, & immediata, vt diximus 5. p. Inft.traét. 1. c. 1.61 veró intelli gáturvni- uer(ali(sima principia ; vcl cítíermo de - precognitis ante omnem (cientiam,vél (i de peculiati demonf(tratione loquatur Precognofc debent nó formaliter,fed ha- itualiter,vt f. nà ad(ic rodea oppofita inintelle&u ; vel ti adhuc formalis cogei- tio ipforü praexigatur ad demoaftratio- nom, hoc crit, noa quia requicantur ad cauíandam conclufionem fed rantü quia fià proteruo negarentur. propria princi. pia, nonnifi per iila vniucríaliisima proba rentur demóftrationc ducente ad impo(- fibile; tum quia éc in proprijs principijs includuntur contraGa , nam fi verum ceít quodlibet aut effeyaut non e(Je,verü quo- que erit homine vcl efse, vel non c(seani- tnal rationale, & eonfequenter,li quis fcit hominem eísc rationaleim (sc vecà , (cit quoq; oppofitü císe £ilfum,& hoc ettyg» ali. ui dicüt principia vaiucríalifsuma includi virtualiter in qualibet demonítta- tionc. Ad 1.ibi loquur de dignitate lac- 6, vt dicit principia cuiuslibet (cienue, in qua dantur proprie dignitates , vt eitlo- Catus ccxt.a $» vcl l»quaur dedemonttrationibus a4: hcioacicis quarum mola ex talibus prac. Js integrantur: veltandé qe dignitages. Ingredruntur quamlibet emonitcauiogem contra&tz. pcr terini- nos (peciuics; Ad 3 .parec ex dictis. $6 Hiac vmnediacioné hacu(; expli- €1tam congcnite. dixigus demonitcauo - nià priori, & per caufam ; cceterum fide. demonftratione quia, & ab cffc&u loqui velimus, ipfa quoq; debet habere fua im- mediata principia, quibus coguitis quic« tatür in ,nec vltra editur in- quirendo in tali ordine cognitionis, al;ter vcl daretur proceffus in inünitum; vel có clu(io nó cflet (cientifica; hzc aüc imme diatio nó e(t eiufdé ronis cum przcedéti, ná que conuenit demon(trationi à priori dcbet reperiri in principijs (e ipfis cuiden tibus, & nó per alia priora; at immediatio f£equifia ad demóftrationem à pofteriori dcbet ineffe in principijs euidétibus nó p alia principia in ordine cognitionis à pg- fteriori;aliter nó effent immediata, & ta- lis eft immediatio illar propofitionü , q à cognitione sé (itiua dependet;à fenfibus n. omnis noftra cognitio origine ducit» uz propofitiones, quàuis fint mediata, & demóftcibiles à priori,funt t à poítc- riori indemóftrabiles, vt cü Sco.in 1.d.3- q«4. E diximus fupra q. 1.art.2.ad 2.& (i A de (enía Thomiftg intelligüt propofi- tioné per fenotam quo ad nos, por admi ti ipforam opinio, vt fupra oftendimus, AJMAETIGVLYVS. IL Cater£ conditiones dilucidantur ^ $7 Értia cólitio eft, quód (int prio- , "ES rts ,qua Senn i5 ec ad conciuuone:, nà aliquid dicitur primum ps nega:toné priocis,dicitur prius per ha itadinein ad pofterius , vade aliqua pro- policio eit priina, quia nà habet aliá prio rem , non ob i] tamen erit prior rcí(pectu alicaius cóclufionis, vt notat Sco. 1.Poft, q-1. Ac Omme totum ej] maius. [id para te, dicitur prima , non c(t ramen prior re- fpe& huius coaclaf, ois homo e(tcifibi- lis,quia non dicit habitudiné ad illam tá- quam ad (uum pofterius. Dicuntur etiam praemii priores , quia cum caufent cons cluiioné , przcedunt ipíam ex d,&is difp. 1140*4..jü2 conditio uic explicata conucnit etiá pramilTis demoaftrationts quia nam itlz quoq; dicuntur cauíz concluf, in cognolcendo. LIZIO autem intelligit dc prioritate cauíz ctiam in eíIcodo, quo pacto folum premiflis demon(irationis propter qu id; conucuiz. Quac- 632 oS Difp X ETT. De Deiopfiratidie . "Qyiuartáconditio eft, quàd fint notiores, occafione hu'us oritur dubii; an pre mifit debeat effe notiotes natura,vel no bis;folet.n.diitingui, quód aliquid cft no "tius natarasquia in fe cft perfectas, & independens, & confequétet prius; aliquid «ft notius nobis, quod .f. facilius cogho- fcitur à nobis;quia propinquius cftfenfi- bus,vel áliqua'alia €aufa citcaqnamdi- vifionem dequa vide d. s. Met;q Siart:z- «(t nor.cp quis Acift.r. Poft. 5. dicat rion eile cade notanobis,& natura, tf hocaf- écrit, quia plerüg;id accidiz,verü poteft iucnire,yt quod eit notius natura ficetiá rotios nobis cam .f, facilius cognofcitur  «au(a, 4] cffc&tus , et e(t de Sole refpectu anflsétiarü. CU igitur pmiflie dicüturdotiores, quia loquitur Ari(t.de demoftratione propter quid , qua cx caufis proce- «lit, intcll.gi debet denotioribus natara » "€] quá doq ;süc notiora vobis ; demóttra- x10 aüt qriaycü Lolü proccdit ab cffe&u ; xft es notioribuscobis ad notiora natura. ' $8 Rurfus aduertédü, quod pramiff per hinc conditionem dicuntur: notiores concluliode:i.magis& perfe&ius nor quz maior perfectio tripliciter pot con- tingerc,vel.in cerütadine, v3] ifícuidentia,vcl ingraduum inten(ione ; certitudo «t fima adhafio intellectus oppofita o "formidmi jemdétia cft claritas im cogno- Xcendo oppotita obfcuritat!, graduum in *tenlio cft duplex propria, feu gradual , quz atteriditut penes plurcs ecadus ciuf- ^dcm'rónis.pecifice , vtalbum vt tria cft *intenius albo vc verüs vcl c(t impropria ; (cu lubttantialis, quz fumstur i ordine ad plurcs gradus (pecificos ; quo pacto Angclas dicitür- immaterialior anima rationali, vt notant Con:m. ex Tar. bic. Dubium igitor eft an przmila quà -ad hac cria Gnt noriores conclu(one  ; upponimus aüc cum cómuni ràm certi4udinem,quàm cuideniram. füfcipere ma *gis,& miaus,patet dc cecasadinc,qua cü "dicat firmam adhz tionem iaiclleétas cü «xclutione totali tormidinis,potcrit intel as magis, vel minus ficaxiter adhereze, ficat magis, vel arünoc poteft effe im- osnurabilitàs obici. propter plures , vel 3pauxiores caulas immutabilitatis , & ma- gin d minus neceüatiz pofignt efie ra- tióncs cflentiendi;cumquo magis,veFmi nus ftat totalis exdlufio lormidinisde op pofito; vt Angelus cft altero immateriá« fior, quamuis vterq. excladat omné mas tctiam,& amot eft magis, vcl minus in« iten fas,licet totaliter careat odio «Idem. multo magis patet de euideatia, nam idé obicétum poteft magis, vel minus claté videri j itemrecolenda funt quz diximus devetitate dif p.10: 7490; finc. Hurt.diíp. 1 t. Log.fec.5 . Ouuied. có trou. 10, negát pra miffas effe magis cere tas; & euidétes conclu(ionc. A rriag.difp. 16.Log.fec.3. quem hic feq. Ponc.quáai adntittat quamlibet przmiffam polfc.effe Certiorcm,& cuidentiorem concla(ioney iiie effc eaidentioréjnedat ramen ambas effe certiores. Alij apud Ruuium concedunt immediatas przemiffas efTe cet tiores,& cuidentiores,nó mediatas. Cóis opinio cü Sco. q.11. & 13; Poft.admittit przmiffas fimul,vcl fcorfim acceptas oo tiorcs e(Te in his ttibus ip(a cócl. ita rece tiores oés , quos longum effet recenfere $9 Dicendum sgitur,praemi(sas fimul vel üngillatim captas eísecertiores, eute deoiiáres,& perfc&iores m ge Von fico ipía cócluüone; lo uimuc atit de có clufione,quaccnus conclufio eítnó qua- tenus propotitio,.i. vt e(t deducta ex pr cipijs, & ad tertiam (pectat operatione Q 10d (int certiores probat LIZIO cap. 2. ccicicudo concl. caufacur ,& cft propier certitadiné premilsarumsergo maror cercitudo przmifsar(t, antec- prob. quia certitudo propohtionis prouenit ex ve- ritate obiecti ;& ncccfitate,at veritas S6 neccffivas conclut. eft,& caulatur à verte tarc,& mecc(litate premilsarumyconfeq. patet ex illo axiomate Propter quod vni quodq.tale, C iliud ragisy]uod efse ve» rum aliquibus conditionibus ob(cruatis oftendimus z;p.In(t.trac: 1.c. 4.qua: con- ditiones adfuntin prafénti.  vcintuc patebistum quia quod cx fe eft raleyper- tcétius habet formam, quam quod pcr ali ud elt talc, quia illud immedianius , hoe n.ediatius;qua ró de quibuícüq. pramnif. fis concludit libet coftderaus. Refp.Hurt.quem fequitur Ouuied.cis axioma illud folum valere io cau(a finali tefpeétu mediorum, no 1n alijs a -fion idco ignis cfl calidior aqua ; quia ex fec cali, 5 aqua veró ab ignc, fcd quia nulla qualitas aque operatur intensé , ac ipfa cft; ad aliam probar.ait valere de, » agentibus per gradus intcn(ionis , non dc ' agentibus, vt dant efle (ubtlancialiter, (ic (0 7 potett efie, quod premit (int certiores - €etticud:ne graduali, noo vcró. fub&tin- ' tiali; & adducit mnftantias,qua (olcnc af- fertr coniraillud axioma. Sed verum effe axioma illud non folam. $nfinc,& medijs, verüm ctia in alijs cau- o 7 fisibioftendimus, & praccipué ex cócef- fis arguitur ,nzm 1dco plusamator finis, - quàm mcdia, quia boniias finis mouet vo  Juntarem Contain pc - fedaffen- fus pra mifiarü n.ouct imelle&ü ad affensum cócluiionis, crgo magis affencitur in- tellcétus praemaffis,& firmius,quàm con- - clufioni, patet conícq. quia 6 finis;quia | €lt caula motiua,magis amatur,ctià pre- 'mifie,cum fint caufa motiug , magis crüt «crig , Quodaddit de alijs caufis ; primó "ef dabis an qualitas poflit producere ef- - fe&ü fibi e'qualem,de quo in lib. de Gcn. Deinde hoc adnifl o,deducitur veritas il- 'Jius axiomatis, nam poffctalia reddi ra- tio,cur qualitas non producat cffectü z- qualem, nifi quia qualitas eít talis (cipía, -etic&tus veró babet entitatem, abilla, & CÓfcquenict dcficere aliquo modo debet. - Tandcm fi axioma illud valet de agétibus rh gradus intentionem, valere dcbct de "agétbus, vt dant ctie fübflantialequando Sut caulz zquiuoca, nam li praetuifize süc &citiorcscertitudine gradgali, multó mageeeioner fübtlàialihzc.p.(ccundü AHuit.fequitur fubftantia a&Gus;fcd (ubílà- tiaa&tus prz miliarum cft, petfe&ior actu conci. quia huius eft caufa zquiuoca;quz "sCpcr eftiuo cffc&u perfectior, crgo «c. "quod fint przaiiz cauts zquinocz, pater,quia vcl prai(lz lunt immediaia, & "fic cognoicuocut habitu intelleétus , qui fpceie aifrguitur ab habitu conclu(. cíi- ?que efenuialicer perfcctior;ti lunt mcdiaur, cornofcuniur bapiur [cientiz (pecie | t; men diltincto ab habituconcl.fed quo- | niam habitus: conc]. ab ilio dependet, dc- bcmusin iio arguere maioié pcucétio- xé,quàmin ;fto,quiá pluribus dependet. co Hancioncm decaufis uotis AC- Queft.1H. De premifsis Domonfirat: &rt.II.. 955 riag.cit. ait cGcludere ad hominem có:ra Hutt. nó abíoluté, quia inquiz, non id: o media minus amantur quia propter fiuc appetuntur, nam Deus amat juftum pro- pter gratiam, nó tamé magis diligit gra- tiam, quam inftgm, fed quia media non haben: bonitatem d:gnam amorc fic inten(à; at obicitum concluf. hibet. capa- citatem tctminandi tàm certü affenfum, ficut premilTarum obic&um; & fic vniuerfaliter videtut iliad axioma negate. Scd ex ij(dem principijs rcfellitur- hzc teíponíio , nam obie&um conclutionis,, cum babeat incdiatam veritatem ,& nc- ccffitatem, non erit capax tante certiu- dinis, ficut obieé&tum przmiflarum, quod immediatam cótinet veritatem, & nccef- fitatem indcpendentem, hzc .n. deca dentia in concluGone arguit ininorcin ca pacitatem cettitudinisficut in medijs dependentia ad fnemargu't. miporcin ca- acitatem amoris , € minorem bon:ta:e, um quia fiquis diligeret Petrum, quia cít filius Pauli, quamuis Petrus (it eioídé bonitatis cum Paulo;attamé quia motiuü amoris cft relatio ad Paulum, quia .f. cít aliquid Pauli, remiífior ctit amor Fctri, quàm Pauli; quia intcllcétus ideo atsc. tit conclufioni, quia cft aliquid przmit- farum , minus afientire debebit coclulio,- ni, qoàm przmilTis. Exemplum de $tàt;a non cft ad propolitum; quia gratia nó c(t cauía amoris Dci erga iutltuim, fed potius fe habet vt. cffe&us, in quaniii Dcus oc- dinauit hominem; uftum habitu füperna- tural! gratie condecorare, aon .n. gratia iuttificat hominem ex fuinaiura ,fed cx ordinatione diuina, vt docent Scouflz . Accedit principaliter, quod euidentia ctt cauía certitudinis natucalis,non quad ht adzquata , nam datur certitudo (ine cu; - dentia, (ed inadzquata, itaut quindoad- cit, concutrit ad caufandam ccrcitudné , nà ficmius adhzremus ij$, qua videmus , quam qua non videmus, lhcut facilius itta ncgaremus, quam ilia » (ed premiiize (unt eutdenriorcs conclulione, vt conccdic Ar riga ,-& mox ptobabumus » crgo func cuam ccraorcs, Sccundo q, fint euidcnt ores; Prob. ijídem ratiombus, quia ouinem clirita ix cuidéuià coaclufio recipit à premullis, Mdb 934 Tum quia przzmiflz babent perfc&iorem nofcibilitarem .f. per (c; & immediata , cóclufio imperfcütiorem, quia per aliud, & mediatam , ergo euidentius przmitla cognofcuntur , Tum quia illa propofitio eft cuidentior ,quz vcl cft intgitiua, yel magis ad ità accedit,euidentia ,n.cft cla. ta obie&i y: deoria, & inuito, vnde cla. rius cognofci mus rcs fen(ib:]es, qua notiores nobis di cuntur; quàm infenfibiles, & falsó negatur ab Hutt, quia res fcnfi- biles nemo negauit, Deum autem aliqui neg:uerunt , quamuis ex fenG bilibus 1pfius cxiftentia concludatur , qua ratione hzc propofitio Deus efl nà dicitar per fe nota nobis yiatoribus, quamuis euidenter fciamus res (cnfibiles cffe;ergo quia principia funr per fe nota, vcl faltim accedunt immediatius principijs per (e noris,quam conclufio,erpnt euidenuora conclufione, Tandem de. perfc&tione. eflentiali ma- net cx dictis probati quia przzmi(Iz funt cau(z zquinocz conclufionissde quarum ratione eft, quód fint perfc&iores effen- tialicer cffe&ibus, quos virtualiter con- tinent; nec obftat , quód fint partiales ex concuríi intelle&us ; quia contideramus ipfas inordinc ad obiedia » nam obic&tü premifarym, quod cft vnio medij cum extremis , eft caufa obiecti conclutionis, ^f: vnionis exipemorum , ergo obiectum conclufionis erit imperfeckius obic&o przmifiarum, Tum quia intelle&us quic quid cau(at ip concluf;caufat vttoscundatus przmiffis, De perfectione graduali etiam oftenditür, quia regulariter caufa zquinoca non caníat. cffíe&tum in inten. fiori graduquà (it ipfa, vt lux vt tria non cauíar caiorem yt quatuor, Ícd potius vt duo ergo fiafenías przmiffarum cft vt duo, conclufionis ailenfus erit minor. Vc rum cft autem , quód aliunde poterit af- fco(üs conclufionis imendi.f. ex maiori conata intelle&us;cx imperio voluntatis; hoc autem eft de per accidens , In oppof. arg.1, quod. aon fintertio- res , aut cuidentiores; Tum quia eodem modo vniütur extrema cui mcdto in premiflis, ac inter fe inconcluGone, imó ea- dem vaione , quia vniuntur inter (c virtute illius principrj Qué funt eadé vui ter- tioy[ uni cadem inccr (e, at vbicít cadem Difp. X 1 1I. DeDemonflranoge,  vnio, & idem obic&um, eft cadem certi- tudo, ergo &c, Tum a. vn:cü eft motui, & obicétum formàle in fy!logifmo; & conclufto,inquit Atriag. refpicit pro obie &onó folum extrema càncxa inter fe,fed ttiam cum medio, ergo nullum difcrimen certitudinis. Tum 3.nequit affignati caus fa haius maroritatis , fi ,n, pomtur ;enmee diata connexio. tciminorum , fit peutio principij,hoc-m. quaritur anex ea orias tar maior cctpitodo, vcl euidendaas 6 pas nitat minor dittatia à lumine int ett filtum, quia lumenintelle&uale no fe habet vt corporcü , minus illuminat obiectum remotü . Ti 4.tam eft certum Chri (tum efle tibilem, quàm ine efie ritibilem; quia illa eft conclutio Theolo- ica , quz cft certior principio naturali , um 5, cóclufío ex princip;js fidci dedue €&ta no cít incertior ipfisprincipijs aliter non eflet de fide , de cuius rat/one e(t, babeat fummam cettitudinem, et go idcm dicendum de conclufione matoralt, Refp.ad r.ncg. codem modo, & eadem vnione vniri exicema cum medio, ac inter fe,vt aduertit-Amic. tra&. 26.di- fp... q. g.dub.s. art.7. nam ynio cinmedii eft immediata, X 1 cft mediata, & dependens;neci cipium oppofitum docet , imó f cum medio affignarur pro caufa vnionis extremoruminter íc, deducitur effedi- — ueríam ynionem. Ad 2. diximus difp. €ed.q.3.art.2.cum Sco.in 3.d. 28 inh. d.23. D. aliud efe obie&ü formale con- clutionis, & przmi(farü , quamuis obie- &um concl. quc conclu(ionem includere uma doner xps vt vem d mus 41/0. 2. Ad 3«caufam císe 1m- very gh As .conncxío- ' nem terminoram, nec ob id peti cipium , quia iam a([ignantur plores-ra- tiones, cur lec immediatio caufct maio» rem ceruindinem, & cuidentiam, vc fuse diximusin prcb. conclu: zum «uia. licét lumen intelle&us non 6t corporeum, tà» men negati ncquic , quin difficilius attin» Bets qua magis diftátà primis principtjss quàm «quz magisaccedunt , vc patet exe perienua , & ideo. Ic habet quati EX sd quia vnto — ndeat àprgmiffis; ne» laca a €orporcun»Ad 4-fi lo-;uimur dc ifia — gom  mjfteria fidei : non » diuerfis actibus (pec ificis s (ed ciu(dé  peciciy quia idet ltsbent obic&utn for. M. -- "f reaelationerm diaibam,at conclus . Dé peemifiis Demonfrationisss4r.1T. 9 3$ fofitione Chrift us e(t £iübilis, quatenus e(t conclufio. eX illo ptinci- pio naturali horno eft tiüibilis , c(t minus €erta;at fi confideretut,vt e(t propolitig fimplex de fide , potetit ec cettiot , fed fil ad rcm,yloquimur. n.de ptopolitione s vréonclufio cft , non vt propotitio , , Ad $.tieg.paritás ex Scot.3.d. 13. D. quia 4 i i feticlata non cognofcan- ones liaberic. diüerfum obic&urn e trialc à priticipijs, nam principijs iotcl br er Y tetminoram apprelicns fione;conclafroti vetó ex ynione cxtre- füiorüm cum medio táguarm ex tnotiuo , & cx ip(a vnione formiali cxitemorum anquam ratione formali Que; turti quia tion implicat liabere minorem certitudi- | erm de conclufionibus dcdu&is cx pria €ipijs reulatisyac de ips ptincipijs nam de iftis [iab í € ittimetio per . diaté , de illis liabetüc cogeitio difcarti- uentef à fide irtimediaté nó €auíata, (cd mediaié , & vi luminis nata- ralis intclfe£tusjvnde petriniét nod ad fi. dem;fed ad (cientiam theologicam, Sccüda ad idem ex Artiag. iffa má fat certitudo iti premiffis , & nonin có- elaticaa fic poffet explicari s vt fi «num € duobus effet negandum , potias ncga- tctur Condafio, quàm aliqua prschitia- tum, quía deilla minofem hiabemas cer- fitodincm ; fed hoc nequit teperitr inter affenfuim pramiffarum, & coocl. etgo equalis eft cetcirudo in oibus ; mia. prob, obus cxcinplis,ptimum cft, in hoc f51- logifmo Deus «jl Jumma veritas, jed Deus reuclauit je e[Je fmmam verita- demyergo efl jumma veritassocqait dicis pe (1 neganda elíet aliqua verita ex illispotius negarctar cóclufto j quia bac €fl eadé cum maio. sfn efl in (yi ogifmo partieulari,ná fiin. premis (citur oés homines eic rationalescx quo deducitut Fetrit eife ratiogié videtur impoffibi le tino € habete ceccitudiné de cocl. ac de remiíltsyitavt potius ncgareiut. cóclu« f»yquam pramiffz,ca.n.1, 'o,gs quis cft Ccctu5 ones homines etie rationales , & Pes á (ub ly omn, includisenuscf cua eodem tnodo Pettameffe catíonalem. . Refp. nó tecté maioritatem illam EXPLICATI pet pole vcl non potfe negari , repugnat eniai conclufionem negari , (i €x premi ffis veris tete infertur , melius dcclatabitur. ex maiori ncceffitate, & itnrüediata tetminorom Conncexióne, at fi velimus loqui ex hypothc(ü impolfibi« li, & tanquam pet fignuar à potlctiori y pofsumus admittete modum ill à loquen- di;quátenus minor cetüitudo e(t in con- clutionesquàc in ptarmiffis; non quidem vt propoitiones ill fur in modo, & fi- gura di(pofia, (cd vt confiderantar in (e ipfi$ 5 vide minor cettitudoeft in hac ptopofitione Petrus cft rationalis, quàm in ilta eft rationalis ; quia mitior nece(fitas.( atediaia, (cd vt (unt in fyllo- gi(ito difpo(itz, ncquit negari coclutio , quia (imul fiegarentut ptzmiísz cx hoc, quód fe liabent vt caufa 4& effectus ; nec inferasergo eadern neceffitate (unt ne- Ce(sariz jquia adliuc (lat, quód veritas có cl.fit mediata, & mitius ticce(saria ; (icut pofito decreto Deisquód nác fit Petrus $ necefsatió exiftit nec potctit negati De- trum efse, quim etiam negetut diuinung decretüm , & tarnen non eft eadem nc- ceffitas immuabilitatis li:c , & ibi : (imi litet ex omriipotentia Dei infertur polli bilitas creatura ,etfi hzc negarctat , au- feretur ét Dei otpotétia,ex quo falso de duccs cádé aeceifitaié, & obicétiuà certi tudiné cíle in antccedétis & cófeqnenti . 6$. Tertio Arif. 1.Po(L.c.2.in fait e( fc magis credédum, aut omnibus pfifici- pijssaut quibutdá,ergo nó omnta süt cer tora. Tum 2.conclutio aliquádo eft (en- fu nora, vel pluribus denmonilrauionibus, €tgo in his catibus exceder. Tum jiprz- milse demougttrations propter. quid (ci trt demon(t catione quia , etgo impeifc- Gius,mam pcrfectior eft fcientia propter qid quàm fci&ia quia. Tàm 4.fi minüs cuidenter conclufio (circtut, ita vt ad di- mimutionem certiudimis pre milsatà mi nuatur certitudo concltandem e(sct de- uerieadum ad conclaf.millius certitudi. ni5 uia f fittum pecsblationé fmiti cort faivitut. Tam $.poíset conclutio ptobabilis císe inteüfior feientifica, fi ex inten fionbus przuiffis dcducereiur, & fic peces 936 erfedtior. Tandem axioma illud nóvale in caufis zquiuocis , premisa fant caufi z:quidocz conclutionis, ergo &c. Reíp. LIZIO ibi loju: de perfe&iori afsen(u , quj dicitur intelle&tus , quo folü afsenti mur princip: js immediatis, nó ne- sauittamé principia mediata etiam per- fctturs cognofci » qui1 mdependentius , quim conclafio, licét cognitione fcien- tifica altcrius fpetiei. Ad z. patet ex di&is nos loqui de conclufione, vt. pendet à pra m (His; tum quia non císcet eadé for maliter conclofio,fed materialiter , quia al variationem mediorum variatar. Ad 3.cum principia à pofteriori fciütury ha- bent rationem concl.quomodo auté pof- tiat dcinde afsumi pro principijs in de* monftratione propcer quid dicemus q; ftq. Ad 4. non magisconcludit , quàm (i tormarétur contra oppofitam ferr. fiué alit minor certitudo concluf. (iue zqualis,pofset minui,ergo veniemus ad nou.» Ccrtitadiné; quaré dicimüs talé diminu- tioné ticri p partes proportionales, ficuc ;n. diminacione certitudinis pmilsarum nóperuenitut ad nó cerritudinem;neq;in diminur/'cne certitudinis conclufionts ; nam in diminutione datur. procefsus in infinitum ex diclis in Phyf.difp. g.& 10. tam in gradibus etafdem rónis, quam di- Qeriz rois, Ad f.eísct per accidens pet fcét:ior, (cd efsenualiter imperfe&ior,fi- cut cogniuo fübftancz, vt duo,elt acci» dentaliter imperfé&ior , & c(sentialitet perfcétior cognitione accidentis, vt tf1a, Ad 6.refpodct Sco, qi 13. Poft«quod quà iis sib proprias,& fpecil:cas rónes nó fint [Xoprié cóparabilia principia, K cóclulio nes, quia conclufío eft (cita (ciécfice prin cipia vecó per hab tà fiaperioré,attamen vt conttentunt in c6muni cognitione cec ta,& cuidenti, pofsunt comparari, € de ipiis vc (ic verificatur illad axioma. Hac do&rina euià fao modo applicati pót przmi(fis demonttrationis ab effe. &u, nà quáu siuxta ordiné obic&orü p- fc&iot àt cóclufio , a'tamé in ordine ad noftrá cogaitioné € contra tes fc habet , ne tüc perfe&tius cogaofcüur effectus, * & ! s Btreuiter igitur de hoc nouorcs dicaatur refpectu noftri 65' Quin conditio dy Gcex caufis fa "ire cs licata 2p. Init. tfac- T.C 4 tbi * * Difp.XIT. De Demovfrating s 7^ contra Adtic.o(teridimus l'ufficere caus fas virtuales, quod poteft colligi ex Sco. ros 7. A. & I. vbi demonftrationes co vocat propter quid;idem habet q« 3» prol.& alibi;fusé et & fupra oftendimus s quomodo cau(z potlint effe medium de* monftrationis pro viseniM ibas inlocis declarauimus fextam coaditionem .« od lit ex proprys , Reliqoge quo3.co* ditiones (aus dilueidarz manent in à« pe cit;c. 3.& 4. vbi fecandum co; opin. mentam Acift. patcfecimus , nee occurrunt niti difficultates qued aioris momenti,quz paffim apa Do&k; videri pofsunt , f« eft aot. quod (icut dantur propofi tiones de omni. poíterio« rifticocum/f. praedicatum e om« niibus contentis (ub fübiecto,& feimperg ita dantur titiones de nullo rioritico,quando praedicatum nulli cone tento fu» fubieco, & nunquam tit, quz demonftrationi-negatiua: uiunt. Rurías ad demon(crationem potifsimam primus , & 15 modus (a« lainmodo  n erp tioni propter quid,vel quia ctià alij mo» di prt Polsuntj& ren modo intelli* gendus cít Atifc. cum r. Poft. 10. nega dlios modos prater primum, & fecundü eíse demonftratiuos, & Scotus q. 164 Poft. car idem docet in fent. Lincon. | QvAsTIO-V. De circulo Q^ regre[fademonjivatiuo « 66 (^1 circilusin digore (amatur;efc fije S cies fyllog:(imi à regrefsu. diftins &a,at (i fafa acceptione, (ic erit genas ad circalürigorosü ,& regrefsá, vodc (yllo» ifmus citcalaris dici folet, dequo. Arif. 2.Ptio c. .& Sco.ibi q. 4. diciturque «ir^ culát;s nó ablolucd, fed in. habi ad aliqu prioré fyllog fmt, co quód reuet- titur ad aliquá premifsá , à quapror e logi(nus proce(sit , ficut motus circula» tis,qui fit reuertédo ad illud, vnde venit tnobile ; quare q; huic circulari fyltogi(* m9 cóuenit tahquá gencriserit m ci tigorofo,& regrefs. can qaam fpe pendemus;dcindefpeciesaperiemus. ' $yllo $ lnosita ue circularis indt Duafr LV. De cireulo, t vegre[fu demonflrat. — 937 Scor.cit, éft ex conclufione, «y conuer- fa vnius premijiarum alterius pramif- f illatio 5 ex quo elicitur duphcem pro- €cfsum, feu fyllogifmum interuemre, cá circulariter blogs » & fecundus (71- logifraus eft , qui circularis dicitur in or- dine ad primum, in hoc primo arguitur à przmiffis difpofitis in modo , & figura 1n fecundo à conclu(tone primi cum pro. pofitione conuertente alterius. premi(sas ad inferendam aliam premi(sam in co- dcm modo, & figura. Hinc notat Arift, ibid. vt ex veris procedere poffit ifte fyllogifímus, & concludere , debere fieri ex terminis conucrtibilibus; rat;o eft , quia wiia przmiíssrum debet. conuerti conuerlione fimplici (non alia conuerfione, aliter mutaretur quantitas , vel qualitas propotitrionis, & fic non eser in eodem modo ) vnde fi termini non cfsent conuertibiles, propofitio conuertens non cí- fet vera: exemplum , omne rationale. eft tilibile, omnis homo eft rationalis, ergo |. emnis homo eft cifibilis, fit fyllogi(mus  «ircularisin Barbara hoc modo,omnce rifibile cft rationa!e, omnis homo eft rifi- bilis, ergo, &c, in quo concluditur min, r conclufionem, & conuertentem maAoris primi fyllogifmi; vel omnis homo cít rilibilis, omne rationale cft homo,crgo omnc rationale cft rifibile, concludi- tur maior per conclufionem , & conuertentem minoris primifyllogi(mi . Deinde docet Arift, an poísit in qualibet. fizura circulariter fyllogizari, & in quolibet modo, & dat has regulas, prima eft, quod in modis particularibus pr mifsa vniuer(alis on pót circulariter (y logizari, quia non concludnur vniueríalitcr, nift exambabus prami(sis vntuerfalibus,& cx puris parricularibus nihil poteft inferi; .. Secunda eft, in modis negatiuis pramiísa afficmatiua non pót circulariter €oncludi; quia przmifsa affirmatiua infer tut ex ambabus affirmatiuis , illa: autem in cafü ambz císent negatiug, ex quibus nil re&é lequitur , vide Tar, m expofitio- nc textus :& hac fatis de genere... 67 Corculus, & regre(sus dcmonftra- tiuus fuat [pecies itus (yllogi(mi , diffe- runt inter fc , quia circulus proccdit seper 3n codé demoniirand. genere ,.f.à priori rs roo de t & propter quid , feu per causà; quod pát primó contingere vel in diuerfo genere cauíz, vt cum ex caufa finali o(tendimus. caufam efficientem, & deinde ex cau(a cf- ficienti probamus finem, fiu? cum ex for ma inferimus materiam, & ex materia 2» formam; vel (ecüdo euenire poteft in coenerecaufz, vt cum ex cau(a mate« riali infertur effe&us, deinde afsumimus effc&uin pro medio à priori in genere » materialis caufig, & concladimus caufam materialem;qua prius erat medii, & hoc dupliciter , vcl .n. concluditur eadem om- nino numero caufa,vel cadem (pecie. e» grcfius autem non procedit in codem ge nere demonftrandi, fed diucrfo, nà ynus [yllogiímus eft demonftratio quia , altct demonítratio propter quid. Vterq; aüt tàm circulus , quàm regret- fus poteft dupliciter fieri , vt aduertunt Conimb, Aucría; Blanc. & Io. de S. Tho. ycl quód cenclufio afsumpta pro przmif- [a nonaliter fit nota;nifi ex vi prioris fyllogifmi, in quo ex pramifsis fuit illatay&£ hic difcar(us dicitur circulus, vel regref- (us vniformis,formaliter, & proprié; vel uód non folum fit cognita per priorem yllogi(mum, fedt alia via, itant cum loco przmi(sz fubftituitur, fit alijs modis magis nota, ac quando erarconclufio,&c hic difcuríus dicitur circulus , aut regre(- fus difformis, matctialiter, & improprie quia non rcucctitur Dn pero notitia , ad uam per priorem ogiimum perueti- Ua es ; fcd ab alia perfc&tiori apugr dari Circulam admiferünt. Antiqui LIZIO 1.Poft. c.3. ponentes omni demonftrationem, & (cientiam,itaut ide re[pectu eiufdem eíset cau(a, & effeQus, notius, & ignotius. Ex oppofito Niphus 1. Poft. com. 3 j. referente Amico tract, 16.diíp.1.q.4. dub. 1. omnem refpuit cir- cularem demonf(trationem , fiué in code, fiué in diuerío genere caufz . fent. admittitin diuerfo genere cau(z ; at Alex.3-q.nat.c.5. Apollin.q.18. Poftar, 2. & Aic. cit. in aliquibus ealibus concedunt in codem rc, nontamen ine ki ror Sere uàáplures , aut lale Fesler neta 2M qu Dir im tanquam e vt Neri- & Vgo Senenfisin open A d We Yn Lt 95$ Cal. Communis fenfus tüm veteram; tei rccentioram a flirmat dati regreffum,; 8 viilem effe in fcientijs;licét fit aliquod di fcrimen,nam quidam volunt;tunc vtilem efic regre(fum, (i demonftratio quiz precedit , dcmonftratio propter quid (abfe2 quitter jit Caiet. Bald.& Aric. quidam, vt Auctía, docent (erbper vcilem effeyqüa lifconq. Precedatdemíonftraro. Dicimus primó; nequit c: rcules in oibusadmitti,fed in a!iuibus, ram in di: ucrfo gcnere, cuam in eodem gcneresnotf tamen in ijfdem numero rcbus. Prob. r. qp non dctur circulus in omnib. ex Atiff. 1, Polt.c. 3.& 2. Prio.c. 4. vbi Scotasq. 4. nam fi de omnibus poffet dari circulus, iám quelibet prz mi(fa e(fet circularitet demonftrabilis,quod effe fal(am oftendi mus (pra cum de fyllogifino circulari'loquercmpur, & przíertimimn Ferro mulla pramiffa poteft circulariter demonftra- ri, nón maior, quia vniuerfalis non infertur ex patticulari, qualis ett minor , neq; poceft minór inferti,quia affirmatida noa deducitur ct négátida , qualis eft maior y folu ergo ia Barbara, & cum tetmini süt €onüertibilcs,poffant amba pramitle cir «ulariter deduci. Tum quia nó quodlibet eit prius, & pofterius natura,caufa, & cf- fe&us , notius , & ignotiusmatura reípe- &tu eiuldenm,etiam in diuerfo genere cau- fz,quod efTet néceffarium, ti de ócmibás darctut circulus, ha in ifto femper proce. ditur demonttrarione propter quid , & «on(equeuter à priotibüs , & notiotibus tura,& à caufis, - . 69 Sccundo, d poffit admitti circulus m diuerío gcuere caufit, patet exdidbis -14rt.3-vbi cüm Arift.o(tendimus pof- c vnam definitionem vnius pericris de- snonflcari pet aliam altérius genctis de. 5 dcfinito, & é contra; X findamentü ha- bct indicto Arift. 2.Phyf.5o quód caufg fünt (ibiiauicem cau(z, quod, quomodo fit intelligendam, fuse explicuimus difp. S. Phyf.q. t.ar. 1. vbi hanc mutuam caula- litatem, licét non fecundü exiíttentià cau- fatum , (ed (ccuridum diucr(as cones po: fuimus non(olunin diacrío genere. caa- Mz (cd &in code, dux12do aoa fiat ez 1é rp rods geacte caulz mate- ia generar vaporj& ex a- Difp. XT TT. De Demonfraitohe 5. pore pluüia, vt ait Arift. s. Poft. 1$. & £7 de gen. 68.:tem a&us in genetc efficiétis caufz caufant habitum, qui effe&iué cot currit ad proda&tionem alioram a&uum: in eodé ét genere piper calefacit ftoma- cum; & à ttomaco per alium aumero calorem calefit; ex quibus manet-probata u vItima pars concluf; Qaod autem aliqui . ref; ree ini his non efe perfc&um cic- b calum, uia non regreditur ad eandé tu- mero caufam,& in eodem genere; parunt refert,quiz ficconficiunt queftionem de nomine; fufficit , vt vterq. proccílus fit Ld ad quid,:  L Dices démonftratie eft vniuer(alium , €afas addu&i dé caufis ad inuicem in eo- dem 'éfubt particularium, mp ^3 queant de illis cónfici mds NE LZ circularcs.Refp. etia de illisca s ficiunturvniüer(ales propoütiones, nan cum vaporeft medium ad inferemdá pluuiam . füpponitpro ommibusvaporibus, ex quibus fic ; vel eft generata plouia - generabitur , & plutrià fupponit pro illis, quz ex vaporibus funt: tg ,velges — nerabuntut; idem é coatrà dicendam, cüt. vtimut pliuiapromedio s 0 9 7o Dicimus fecundóyrégretfuseft pof fibilis,& vcilis (ciccijs;ita Soda iA &q.;.prol.ad 3;primc.vtmocat P. Faber tlieor. 9.claris z.Prio. qu4t & prob.ex Ae— "rift. 1. Poft.c/re.vbi dit duplicem demorm flrationetn quía , & propter quid , & ait tp quando tetmimi fant reciprocispóvfie- tt rrantitus de vri ad aliam; affett exeunte plum de aofí feintillatione planetarum y qua à priori probatur per effe prope nos, & à pofterioti demonilrat plametarum — | Wesen maiden cioe n D atim Luünz,&ipfiusfphernwafügurajdé docet c. 5.& 1; PhyCc. 1. vbi dat modum 1 inaeftigandi ex. tiotioribus nobis notio- ranatura quando fizé (unt immanifeltio- raj& 8. Phyf.5 2. ex motu zterno probar , &teroiratem motoris, & tex. $3. €x 2ternirate mótoris oftendit miotttm ccecnum; T.dé Áa.1 t .docecex notitia e(lenciz nos deuenire in cogniciónem accidentium y & ex cógaitione accidentium in motidam eifentiz; r. Phyf.6i.ex reram corrüptibis Ditate deasonttrát exiftentiam materte y, 0 & rdiGewcr.exmuteriaà priosde- m ^v ca(cow. dre Quéfe. Decireuloseregrefudemonfratiuo. 912 monftrat corruptibilitatem. Tum quia a poflibile c(t Bra epe nobis notiores uam fint propriz cauíz ; crgo poterunt posa cus ani quia inferce. (uas cau(as ; dcinde caufas cíle.notiores natura cogni-, tione diftin&ta: , ergo per ipfas poterunt propter quidconcludi eHiedus.Efl etiam vtilis, quia hac yia ab. effc&tu. ad cauíam eftnobisinnata à natura, vtait LIZIO 1, Phyf.c.1.& 1,Met,c.1.& nonnifi hac via ex notioribus nobis fuerunt adinueniz Ícientiz ; quare.fi deinde non liceret 1e- uerti à caufa ad effc&um,nullz, vc] paueiffimz darentur cienuge propter quid. Tum quia per regrefíum à cauía ad. effe- Gam, vbi. prius crat cffc&tus nobis.con- fusé notus, & per fen(um,fit cognixus di- ftindé, & (cientifice, vnde alias proprie- tates poffumus deinde de effe&u inucfti- garc; qua prius 1gnorabanuur.vt. clarius €x concl, feq. patebit, (155 hn. 04 ^71 Dicimus 3.neque citeulus , neque reflus vniformis, formaliter ,& proprie potlibilis ; fed difformis, mateyialiter, & improprié;ita colligitur ex Sco.1.Prio, ] 24. vbi vt vct fupponit fyllogifa cirtula tem debere procedere. ex. przini (Tis megis nous, gn primü fyllogi(miü fue- tint cogniig;& al:js locis iofta cit, Prima pars,quod non íufficiat in circulo vcl re- grcítu,quod procedat ex cóclíolü cogni» tà ivi prioris (yllogifini, cft Acitt y. Pott. €:3. hocin.probát rónessquas coutra circu Wü adducit; Tum quia idem edet nouus, & ignotius relpectu ciu(dem,;& per (cipfum pede ndaMís prise not Pai prima conicq;- prob. natn quiliber (ylio- gimus: dcbet; procedeie ck iae cud cx dictis q. prac. att« 2, crgo conc], primi fyllogifa erit iguotior , & qualibet pra» mila cec nonior, (i autemin circulo; vel regre(su aliqua. przmiffarum probare tur per conclufione;n (olam vt cognita vi ptioris fyllogumi siam crit notiory& prz» mifsa iila 1gootior. , &. hoc eadcm. ous nino notiria;qua prius nosccbarur n. tam intensés Secunda conícq.et;à patet , quia fi prziniísa illaa in rcgreisu noiceretug a concl.primi fyllogiin: tà:ju3 per cau im faltim in cognolcendo, qua conc. in p imo iyllogifmo cognofcitur per. eandé [ rzmifsam tan uam per cauíam i pco» baretur in fecundo fyllozifmo. per feip- fam, eísetq; (eipfa ite nod oUd. »n.cft cau(a caulz ef lo... » Ncc valet illa refpófio,quod poffit idc efie ser prieneii rius, & poflerius in diuer(o gencre cau Mig tius. , Sc ignouus in diuerío ordine c cendi , notius v.g. nobis, ignotius natüra.Non va lec, hoc .n. impugnatur quod nó poffit in hoc caíu idem habere rationem cff:&us, & caufz: pam fi conclufio vr cognita p primum fjyliogi(imum non habct maioté - cognitioné,non potcft c(sc cauía cogna» fcendi aliquam. przmifsarum, nec in co- dem, nec in diuerfo gencre caufz,quia vt fic eft minus nota, & vt poíset demóllrarey deberet perfcéius cognolci, quà prae- miísa demon(lrabilis, Tum quia cogni tio,quam habet«onclufio pcr primà de- monftrationem, cft cogn tio mediata, & à pofteriori fi (citar demóftratione guias ergo vt Bic cognita non potcft in rcgressu  vckcirculo propter quid. inferuire vi pra mifsa,quia pramifse in hae dcmoftzas tiont dcbent cogno(ci cognitione immediata; fi vero prios (citur demonflrauonc propter quid, cogoofcitut cognitione. dittinéa,& minus, quàm prznfsz , er- go vt fic cognita non pór aísumi vt prg- mna in demonít ratione quia,in qua P mifiz.fünt pot;orcs conclufione cog tionc cónfufaj& quo ad nos, . ou 3 - Ex lispatet probatio. fecunda partis conclu(.f; quód concl a(sumpta in circus lo,vcl cegtcísu, debet perfcétius,& aliun- dc cognoíci, quàm fit per prioré demons ftrationécognita - Scd valde difficile eft explicare , quo pacto conciu(io.illa mas gis fciatur ;. duo tamen modi poterunt a(; gnari ambo «x Scoto deducti,qui fe» ré in vnum coincidint. Primus mocus docetur à Sco, 1. d dias E. vbi dechiás,quo pacto (ciátur €oclufioncs, nquit;quod pót baberi expe riétia de cócl."(.quod eclypfetur Luna, & tunc per yiam diuifionis » & refolutionig inquiritur caufa, qua via dcuenitur. qfüq. ad princi pia nota cx termjgis, & tunc ex tali principio potcft conclulio prius tia experientia nota ceruus cognofci.f. icien- Hhcé : fÉcinquirendo causam eclypis potcft dcucniri ad hoc principium pet. sc au edd ue, M 940 gotum,g opacum interpofitum inter lumino(üm, & perípicuuim impedit luminis mulciplicationem ad perfpicuii, & (à pcr tzcíolutionem inuétum fucrit, gj terra cft tale corpus interpo(icum inter Solem, & Luná;cclyptis (cictuc non folum cxper:é tia,(ed é pp quid.Ex qua doctrina clici- tur hic proccifus in regreilu, vt prius co» gno(catur confuse effc&tus.(. ex periécia, quod exiftat. Secundo re(olutorié inucnia tur caufaabitrahendo ab hoc , quod «tfc- us (it, vcl son fit in tali (ubic&o. Tertio demon(tr.«ione qua pec effc&tum demonftratur caufam efle in tali (übieéto, & totushic proceilus ett coafulus, Qam cffc étus cunc dittincté cogno(citur, uando per cauíam fit nctus, coufusé vc- cum via feníus percipitur; caufa etiam confusà ccgnolciuur quia (olüm (citur , qued iit, non quid t, Tandem poflea à priori & diftin&é ctfe&tus dcioonftratur Cauíam , qui regretlus e(l necetlarius y «t habeatur cerifBiina cogniuo,& (cien- €'fica de rebus. 73 Secundus modus innuitur à Sco, quo!,7. A .vt oprimé aduettit P. taber cir, explicans .n. quomodo poflit aliqua vert- €4s de cíe&Gu c(fe euidens ab(q; eo, quód cognof(catur propter quid;inquit, quia propter quid mon babetur. a fenfu mfi me diante viieriori cognitione y quibus ver- bis infinuaui , quod fuse poftea delaravit Zab. I.b. de regreiiu cap.4-& 6. vide- - licet, quod primó demonttracione quia probetur cauía : fecundó non ftam fiat pem. fed paul;sper iux«a maiorem , vel minorem inrclleétus petípicacitatem (0 Wtlatur in cognitione diiin&ta cauíz in oct Ee ei igando viterrori cognitione, & alijs ijs quid fit caula, & «qualis üt conacxio €um cffc&u,que cognitio ent perfectior, quam illa babita per. demooftrationem qua j & tandem poft hanc axcntis nego tiationem fit demonftrauo propier q:4d; quito voluit fignificare 5cot. cum P- cit. dixic per diuftonem quandoq; ledeniri ad principia nora cx terminis si. inuenta cauía, & circa (p(am negotian- Difp- X 11 I. "De Demonftvatione ... 3 ta. Hunc modum obfetasuit Arift. nam t. lhyf. ex generatione inucfliga- uit. exifteatiam materiz , deinde aijs inedijs perfe&ius aperuit naturam mate- riz mulcas patlioncs declarando, vt quód 4 fit (afceptiua contrarioruin , quorum na« tura eft mutuó (cexpellereab eodem (ü« bie&to, qua rationc materia modo ett (ub. formaunodo fub priatrone, qua candem ^s dittincta cogmuonefupoficad prio: de I montirac? de Gen.matcriam cilc cau(am *3 tran(iutabilitacis |. Et quonia: v. pluris mum praecedit cognito effcctes contu(a,, idcirco regularicec regreius fica dcinous ftatione qui 2 ad demonftiauonem pros pier quid 6 vcró prior citet d: movft a« tio propter quid , & deindc ctlcctus co» gnofccretuc non (olum ilia ácmonit; aio ne,íed e* periencia, & contuccodimc, nom erit improbibile poüc tunc nci rcgref- (um ad dcmonftrauoném quia, vamus prior ut frecuenaor,& potitzccgniaeni acconiodatior , X 3 74 Quoddi&á cft de cauía & effc in tegreijuydic endum cc de duabus inute cem cau(is in dirculo f-.quód caufa aiiume pia pro media in cir.ulo prius «hijs vije- perfc& us cognofcacur , aat habetur de ar cognicio immediata,nam caula vt c a immediate debet cogaofu, licét vt ef» fc&usiwmmeédiaiécognofcatur. Ex liis patet; quomodo rationes Ari contta circulüm non ofliciant noftre fent. non.n ie-uitur idem eodem modo cogat tum eflc notius , & ignotus, prius, & po- flerius,aut per (eip(um probari eademta* tionc, vt dedgcebatur ex regreffu vaitor- miy& totm.liter, (ed íolü idem vno actu cognitum etle norias cognicam alio actu, & vt fic potte efle prius,vel pofterius, c, qua ratione hic dilcuríus diciiur circus lus,yci icgrefsus maucrialis , quia. rcuere titur ad eandem matcriam , ille verà di- citur formalis,quia eíset flio non (o lumad candem rem,íed etiamad eandcca cogniioncm formalem , videte Ll. Fa- bium cit. qui rationes in contrarium foluit ex profeíso , j ad »B. wes Zi Urt at *x  Q To AY De Syllogifimo Topito , €) Elencho. "e^ rllogifmüm in Communi [epius docuimtsvatione materia. 6o diuidi. intres fpecies, Demonflratiuum «J. Topicum, C Elé- vbuia:sy de Peu fatis egimus án duabus precedenibus di[p. tàm quà ad effeium, quem parit, qu« efl Scientia , quàm quà ad inatcri amy ex qua confici debet 5 roflat pro complemento buius operis de Topico y C Elencbo. pertratiare , quüd in bac f^ vica difp. abfoluemus correjpódene libris Top. Q Elench. Pt autem exatla babeatur cognitio de bis fyllegifmus, duo effent inue[ligandayma- feria ./. ex qua componuntur? cffe£lus quos producunt; de materia fuse diximus vir peri e domne uis vt aliqua de ejeiibus Jubiungamus seffetlus ela $yllogimi Topici,eft o inio, $yliogi[mi Elenci y v pparentis esl error; quorum, vognitio maxime confert ad cogmtionem fcienti& ,cui opponunt uryerror p.ex à - pofito.contrariatur. fcientiey opinio veró ( cum mediet iater errorem, G* fcientia), erit oppofita vtriqs ficut colores medij comtrarij dicumur extremis» dnm sa Qy£ZsTIO L AR ait C'quomodo à frien- (ferat. s Ari habitam opinionis am- IA Y bigit nemo,& probat Arift. d A iplc r.Pott.c.24. quia pee- a.ter. propofitiones. necetfa- rias dangr età contingentes , fcd he oon poflunt cogaofci per (cientiam, vel habi- tum principiorum » cum obicc&ta horum habicaum (int propofitiones neceffariz,. vt in (uperioribus vifum ett, ergo cogno« cantut per alium habiti » qui dicitur opi- - io; claré aucem apparebit. difcrimen inter (cientiam, X opinionem, cam cxpli- catum fucrit , quid tit opinio , &in quo cius formalitas contiftat: Arift .cit. text. 44.cam definiens. inquitquod cft exifli- matio.i« affcnfns immediata propofitio- nis , € nonnece[Jari&; procuiusdefini- tionis intcll;gentia sciendum ex Arift.ibi, quód (icut in propolitionibus necellarijs duplex a(fignatur habirus, vnus, qui dici- tut intellectus , & verfatur circa propofitiones i iimediatas;alter, qui verfatur cir- «a mediatas, & dicitur (Ícicntia,ita etià in propofitionibus contingentibus duplex ali znari debet habitus opinionis, vnus, qui cicca mediatasalter, qui circa lme- diatas propo(itiones ver(etur. Rat: eit, vt norat Io.de Mag. 1.Poít. q.vlt, quiae Logéa. ficut datur ftatus in przdicatis effentialIbus, ita & in accidentalibus, & ideb cum 1n carum probatione non deueniatur ad. propofitioncs nece(farias , quia cx necef- fario non fequitur contingens , peruenie- mus vtiq; ad aliquas contingétes primas y ac immcediaras, quibus affentiamur ex probabili connexione tetminorum, qualis eric hzc, Omnis mater diligit filium y ifla n. in (crie contingentium ab omnibusacceptatur, vt vera; aliud exemplum affert Io. dc Mag. fed nos commune adduximus. [taq; iba defin tio cfl opinio- nis fime difcuríu, non aüc illius, quz cum diícurfu. habetur, qua rurfus eft duplex ; vt ait ibid. Io. de Mag. propter qui, 8€ quia , ficut,n. notitia alicuius ncceffati accepta per propofitiones neceffatias inmmediatas dicitor (cictia propter quidyac- cepta verà per mediatas dicitur quia , fic ctiá notitia alicaius vcri contingentis ac- cepta per propofitiones immediatas, SC contingétes dicitur opinio propter quid y accepta pcr mediatas dicitur quia . 3 Vtigitur. prafata definirio poffit ap plicari opinioni per difcursü habitae, quae [cientia corcefpondet , loco propofitio- nis immediate ponenda eft mediata , vt in fumma dicatar , quód opinio di(curfiua cfl acceptio propofitionis mediate " nece(fari&» mà (i non (pecificetur, quà propoliuo ft mediata, vel immediatacss Xyy 3 942 Difp. XIV. De Syllog.Top. em Elec: d cfinitio conueniet ojinioni io commu- niad vtramq, & folet (ic pa(imab Au- €oribus explicari, quód Opinio fit cogui tio, fex ajJcn[us determimaims alrevius partis contrad.Clionis cum | formidine alterius, per hocs quód dicitur cognitio, vcl ailen(us,conuenit cum fcientiay& alijs noiitijs neceffar;js, per hoc, quod dicitur determinatus; fecernicur à dubio, & fuf pt €ione , quia dubitans in neutram partem dcclinat fed manet anceps,vt notat S. Th, 2.2«0:4»art. 1. füfpicans vero, cto mags in vnam parté propendeat, quàm in aliain, quia tamen Icuibus mouetur inditijs, & conic&uris,ideó non aifentirur li detecminaté , at vcró opinans, vt poté innixus magis vrgentibus, alter! part! determina. 1& adhzercr Quia tamen adhuc ilta deter. minata adhazi;o non cit ita fixa, & (Labi- lis, vt fit (inc vlla formidine alterius par- tis, pet hoc fecerniturà (cienria, que ett finc vlla prorius formidine; cuius ró cft , quia & «x natura obicéti , circa quod vet- fatur,quod eft necetfarium, ac impoffibile aliter (c habcre , & etiam cx modo, quo &irca illud verfatur nimirum cum certica- diac, & cuidentia atfeofus fcienuficus ita fe habet, vt inuoluatar in eo virtualiter in lufüm iudicium de impoflibilitate (ui oppotiti & idco eit adha(io detecminata ad alteram partea fine focmidine ; é contrà veró quia Opinio, aut verfatur €ir- caobiectum variab:le, vt fic , ac potens 4l ter (c habere, aut (i ver(atur circa obie- étum nece(farium , non tamen modo ne- ccetfario quia vtitur ad. illud medio pro- bibili, & dialeQtico , quod potcft in pro- batione deficere , ideo formidini (em, ec obnoxia efl, aut cx vno , aut cx alio capite, itaucib alfenfü opinatiuo faltim vit- tualiter, inaoluatur iudicium , quod vcl €ius obicctum poteft aliter (e habere, vel mediü quo vtitur a probatione deficere, 4 Scd hic dubitari folet,anj& quomo- do dcrauione opinionis fit tormido de parte oppotita. Katio d ibitandi ettjquia propofirionibus conctingenubus imme- diaus aifcotunar abkque. vlla formidine, &c ctiam quibulda.« hittotijs, rmó quida fuis opinion bis ita firmier adhrcnr, vt Dppotias proifus falías exittiment., vc cucai ier .1ta5, & Scoullas, atqi ita notauit Ari(bipfe 7.Ethic;c;3« Aces - dit , quod formido auferre wA eee minatronem ad alteram partem ,fi ergo talisdcterminatio cft de cílentia opinionis nequit eífe formido. Hac de caufa li- cé Io.de Mag.loc.cit.& Tat.ibid. tencát formidinem cffe de clTentia opinionis, c Camerar. nuper q.14. Log.alij tamen Sca; titt, vt Mair, 344.24. q.vn.arc. 6. X Bat. . fol.q. 1. Prolog. quos fequuntuc Recen. tiorc$ quamplures, oppofitum docét, a(- fecentes. formidinem per accidens. intcte dum aliquam opinionem comitani 4 ormia rum vcl cx difpoticione recipientis mcd. fic non adhzrendo ficaitec , vel ex aqua. litate rationua ad partes opiqatas. à aliquo alio accidenti , ait Biol. addi . Mutr.fotmidinem cffe derauoucopinioe nsfaíe,nonauwemwetg. A ( Ceicrüm, fifi Scotiflz (revera velle videniut) intendant négste de rationc opin'onis cífe,vt vel at ack | ter anncxà, vel (alti aptitudi ) midinem de pacte oppolita , (ané audien. di non (aac ; quia ita deít  difer i inter certicudioem (cienaz, & proba tutem opinton s,quod certé alio m ignari nequit , nili dicendo, quod fciéti; ctt cozn tio quz ex (uo genere, & cX m * tura obicÓbi circa juoiverfaur, SXxmo«do, quocirca Mad vecfatar ; eft i A x falficatis , ac proinde etiam formidi partfoppofita , & op. mo contra e gmrio ex (uo geusre , cui potett fubetfe tallum,quodcóftit etiam de ipfaopinios nc vera, fi , n.talis opinio. verfatur circa Obic&tum coningens, cfto quatenus vera includat conformitatem cum eo hic, & nunc, tàmen quia obiectum eft in fe variabile, poterit illa cognitio ex genere. » fuo, & ex obie&o eísc falfa, etiam vere fccur circa obiectum neceffarium proce« dendo ad illad per mediam probabile. s eiiamli dicat conformitate cuin co , ad- huctamenex modo procedendi Fr c(se falfa, uia inedium, cui innititur, licec. (t probabile;non tamen neceísario vecum $ ergo opinio efttalis cogmtio ex gencre fuo, vt (i nG ictu (emper habeat anncxim r formidinem, illam tamen babere potcits quia «um cx obiecto fuo , tum ex moto procedendi poct illa [ubc[sc fius Nc€ valet) MN LEE. Sf L Quid fic qalet, qnod a:t Ba(sol. fyllog:(mam topi- €um cx genere (ü0 non generare opinio- nem cum formidine , (cd cum adhzrentia conclaüoni opinatz, quátum fieri poteit ipfum. Non valet, nam pcrconramur, prie (ic hec Grmitas adhz ionis ,vel.n. 'aciagit neceffitatem,vel non,fi primum, :ergo à scientia non diflert , fi fecundum , ergo abfo'uré loqnendo, & ex genere fuo potett illi flübe(se £alütas , atq; 1deó fyllo- gi(imus topicus generat opimienem cum a&uali- formidine , vel (altim cum apti- £udinali. 6 Exhis ergo concludimas formidine 'aptitudinalem efse paffionem opinionis, qus oritor ex nacura afscníus opinatiui, qui ex (uo genere calis e(t, vc nunquam at tingat certitudinem , & firmitatem actus fcientifici;per quam dütaxat tollitur omnis formido.V erum tamen cfthanc apti- tudinem impediri poíse ne exeat in aCtü | ^e E va capitibus M: inge- r ex ici tamen poteft przíerbo oh »quia licét fandame- tum a(sensus (t cx (ua cond.tione incertum; & fallibile , tamenquia multis experienajscomprobatum chenditut, ac vt verü in plurimum, idco acceptatur fineformidine,hac ratione abfa; vila fafpicione deoppofito alsentimus propofi tionibus contitigentibus immediatis, vt quod macer dligit filum, ac ctiá antiquis liitorijs, quiavt notat Doé&or quol. «4. $.De primo , licét humanum teftimoniü ex (ua conditione fit fallax mediü ad a(- fentiendum , etie tamen portet tot homi- wm autoritate firmat, vt in nobis pa- fiat certitüdinem- quandam morale , qua de cau(a inquit Aug. 1$. de- Trinit. c. 12. & t2.à Doctore ibi relatus abfir, vi fcire nosnegemus, qu& tefiimonio didicimus aliorum , alioquin nefciremus effe Qceanum , nejciremus effe terras, at wibes qua celeberrima fama cómendats eadem racione prudens Scotifta, vel Tho milta poteft tàm validisfundamentis (uà ftabilire fententiam , vt moraliter fibi fc- carus ir de fua opinione, nec cimeat de oppofita. Porcít ctiam hoc in'erdum accidere, vt notat Tat.cit. cx temeritate , & m tte fgpius videm? quof dam indo&tos finc (afficienti , ac (ol, -- e inia .  fundamento ita pertin1citer fiis a1hzre- re opinionibus , vc non opinari, fed vec fcire przfamant, & oppofitum :d:ccnt proríus impoffibile, quod certé procedit, aut ex ignorantia , aut ex voluntatis pertinacia, cuius indolis funt Haretici , qui fua fal(a dogmata tàm vera cxiftimant, ac ipfas fidei vecitates,yndc potius ex tam.» pertinaci adhz(ione dicuntur Haretici , quam cx co, quod haiitenc in fide : talis quoq; iudol;s erant Philoíophi, de quibus Acift.loqucbatur 7.Eth:c.c.;. & hicopi- nandi modus non tàin dici debet opima, dues temeritas, & przsiiptio, vt inquit atar. Quamuis autem formido modo redeclarato (it de. ratione opinionis inc tamen non fcquitur tolli in opinione determinationem ad alteram partem,eti& Quando interuenit aGualis ipía formido, quia hoc eft proprium dumtaxat da- bitacionis , vel (ufpicionis, vt diximus hoc igitur folum efficit formido , quod quia a(sen(us determinatus alterius par« tis non eít cum euidcntia, & certitudine, fic afscntitur determinaté intellectus pae ti illi,vt iudicet formaliter, vcl virtuali tcr ob.ectum illud probabile pofse aliter fe haberc, vnde proprie formido tollit firmitatem afseníus , non yeró determi nationem. 7 Inoppot. obijc.quod formido nihid per featcincat ad opiaionem, Turn quia pót e(se opinio de aliqua corlufionc nccefsariacum nimirum proceditur ad ca.m per medium topicum, (ed in tali opinio. .ne nequit efse formido, quia talis conclufio nequi císe fal(a,ergo,&c. Tuin 2.crià in probanda conclufione contingent: elt aliquis actus , quo incclI:ctus coafidzrat ise fitionem efsc veram , nom Daikdusndo ccsdiqoi un & talis eit fine íormidine , quia nonrefpicitoppofi- tam efse poffibile, & calisactus cfl opipatiuus, cum ex ipfo generctur opinio, Tum 3. poteft angcti opjnio non a:igmé« tata formidine , multiplicaus .n. rationibus probab;libus augetur opinio, & mi- nuitor formido;ac incertiiudo , e: 9» hzc ad illam non attinet . Tum 4. a&us opi- natiui noà. corrumpunt fcicotia* , nam Arift. zpé eandem probat conc iio- nei rationibus p ilibusf, & n cef- Yyy 4. bj» 9 44 farijs,ergo funt fine formidine, quia for- mido non flat cum fcientia . Tum tan- dem;quia negatio certitudinis , & euiden tiz,quz cft origo formidinis , non ctt de eísentia actus opinatiur, quia nul'aas negatio eft de efscntia alicuius pofitiui qualis cft actus ille . 8 Refpondet ad hzc omnia Tatar. cit. dub.2. ex Greg.q. 2. Prolog. art. 4.(ed valdé perplexé , conuictus .n. argumentis admittit quendam habitum medium innominatum inter opinionem, & fcicn- tiam, quem nec ipfe intelligit, nec. dcclarat. Ad r.icaque dicitur poíse efse opinionem vtiq; de cenclofione necefsaria, non tamcn cognita vt talis, quia per medium probabile non poteft attingi, vt neceísa- xia » fed attingitur vt vera , abflrahendo à conacxione neccísatia , vel contingenti; & quia medium non c(t necefsatio yerum , ideó licét per illud afsentiamur -;Obic&o in fe nece(sario , non tamen cum tanta firmitate , quanta requirit obiectü, & hinc relinquitur locus formidini : tum etiam quia licétconclutioni in (e nequeat fübefse fal(itas, poteft tamen fubefse. » ex cocapite; quo deducitur ex medio probabili, vc in fümma fit dicere opinio- nem de conclu(fione necefsaria pose talfitatem fubire non cx natura obic&i , fed ex modo procedendi ad eius probationem, vt ditam eft ,' Ad 2, probat tan- tum pofse opinionem reperiri fine a&ua- liformidine, quod concedimus, non tamen fine radicali , & ayritudi;ali . Ad 3^ parner conclud.t de formi ine a&uali quz co mapis minuitur, quo plurcs affz runtut rationcs probabiles , radicalis ta- men fcmpcr inuariata manet, ncc tolli potcft per multipli cationem tationum., , probabilium , (ed (olam magis , ac magis impediri, ne exeat in actum. Ad 4. pendet cius folutio ex fcq. art. pro nunc di- catur probare cantum de a&ual. formidi- nc. Ad vit. illa negatio circumfcribit nobis differentiam quandam potitipam , vt, pa(Tim in alijs multis euenit , 9 Quia cum opinione magnam habet affinitatem , non crit abs re. aliqua dc fide 1n fine huius art. (ubtexere . Fiaes igirur cfl ajfenfus determinatus alierins parus propier auclorkatemycz teitimo- ese" Vt Difp. X I1. De Syllog/Top.eo Elenc. P "adhuc tamen deficit quoad euidentiam, nium dicentis; quia veró duplex potett effe ceftimonium, cui creditur, diuinum s vel humanum, feu cteatum, vt etiam Angelus compleGtatur;duplex quoque fides diftingui (olet , humana .f. & diuina, (cu alio nomine naturalis, & fupernaturalis , aut etiam infufa , & acquifita, vt loquitur Scotus qnol. 14.6. De primo intet quas efto plura ponat difcrimina , hoc tamen potiffimum eft, quod quia Deus eft tee. ftis infallibils, ideo diuine fidei nequit fabe(se falfum , vndé quoad certitudinem accedit ad (cient ram, imó ipfam fupetat & claritatem, vndé cam definit. Paul. ad 4 Heb.11. Fides est [perandzrum fubflantiarerum argumentum nonapparentilé, ob certitudmem crgo. infallibi - diuma fecernitur ab opinione, o fcuritatem annexam à fcientia L^ * ks A vcrà é contra humanum teftimonium. falli poteft, & fallere, ideó huma dci poteft tubeíse falfum , v oi maiorem habet cum opinione affinitatem, quàm d'uina, quade caufa Arift. fidem hanc (diuinam cnim non agnovit) frequenter vocat opinionem, & ! cum alio cófundit 2.de An.157. t. cap.1. 4. Top. loc.67. & lien: ca, quz ad opinionem deferuiuni fctlocum ab su&oritate. Hoc tame huc difcrimen netatur inter nàe nam;,& opinionem,quodlicét vttag; imnitatur motiuo probabili , 5d tamen inter | c(t, quod opinio innititur motiuo intrine / feco, .(. conpexocum obiecto , fides vero extrin(eco.f. teftimonio ali ho modo conftitaunt- duo genera, vel.fpes cics habitus formidolofi . 10 Sed obijt nónullus fidem huma ná nó pofsc proprie opinionem dici, quia hamana fides poteit attingere phy ticam certitudinem , aut metapbylicam, curnee quit fubcffe falfum, nunquam tamen opinio, Frobatur a(sumptua»nam alseníus y quem pra bemus lute propa eni dac jU € fl, videtur certus euam phy «ce; &. nontantum moraliter , eo quia non po«- tüérant ; etiam pbyfcé loquendo, tot ines, touuc Geculis affiramace ; quod Roma cft, li cc, vcra nou císec. Ac 1ftud ditum bcae rcfclht Arrag.in fioe Logs cQa4- Quat. I. Quid fit. opinio ; e» fides. €onftat .n. omnem a(senfüm humana fi- dcnitentem, etiamfi omnium hominum au&oritatc fulcitetur naturaliter ,& phy- ficé efse fallibilem,cfto moraliter fit ccr- tus,quor .o. hiftoria ntur in vna re- ione certiílimz , qua tamen negantur ab alijs? imo quot hiftoriz ab omnibus fcriptoribus traduntur vt certi(Timaz:, quas tamen nullam prorfus habere (pe. Ciem vcritatis demenftrat ingeniose, Sc- cundus Lancellotus. Abbas Oliuetanus in (uo opufculo Italice con(cripto Farfa/ loni de gli anticbi Hi(lorici ; qug magis trita, ac decantata , quàm illa de Hotatio Coclite, quod folus fapra pontem totius  Etrafci exercitus impetum füftineret,vn- de Petrarca cecinit Horatio fol. contro To[cana tutta , & tamen meram faba- là císc oftédic (edulo loc.cit.idé Au&or. BL "S QE SLiO lI. | Wn fcientia, € opinto poffint e[fe ap wl de Acces 0. If "Y T omnes hic térà no:át pro intel ^oc V digétia;quefiti difficultas mouctur non dc folo obic&to incomplexo, & -remo:o, quale eft fubicé&um conclutionis , fic .0. conftat. dc codem (übiccto . pofle fimul haberi (cieniam , & opinio- nem fecundum diuería pizdicata: , qui dc illo ottenduntur, (ed de complexo,& propinquo 4.de eadem conclylione, & difficultas eft, tum de atibus , tum dc... habitibus ipíisifcientiz , ac opinionis . autem in hac cclebti contro- ueríia mulie foleant. recitari fententiz , celebriores tamenad quas cater: redu- cuntur. funt duz ; Prior acgat tam de actu,- quàm de h:biwu , quz communis cít inter homittas:, & Scotiftas cumza corum Magif(lr:syid.n.aperté docuiíse .» videntur D. Tho. q. 14. de. verit. art. 9. ad 6.& i. Poft.lec. 44.& Scotus in 4. d, n. A epi cxpreísa Arift. [cotentia 1 -cap- quai proindé (equanrur Themift,. poit.ca.4s.ibilop. com. 13 y. Auerr. Com, 201. Albert. Lincon. Ve- nct. zgid. Fundamentum huius fent, íu- mutur cx ipfa repugnantia iater cuidca- tiam & ineuidentiam, cecucidiaem; & Incerüitudiaem circa candein vericatem, t oT 945 quia aísenfus (cientificus eft iudicium » quod rcs non potett aliter fc habere, «ur natiuus verb iudicat. eandem poísc ali* teríc habere; perillam plene, & perfe- &é determinatur intelle&us; & manct omnino: conui&us circa veritatem propofitidnis , pcr iftum veró non conuin- citur;catione iliius eft omnino certus, & firmiter adhzret conclu(fioni, rationc. » Alius e(t incertus , & formidat deilla & tandem alter cft euidens, & alter ineuidens: & quia illi habitus iauicem repu- gnant , quorum actus funt re pugnantes , idcó ex tali a&uum repugnanaa deducit hzc (cotentia etiam repugnantiantas habituum , non. (olum naturaliter , fed etiam fupernaturali:cr, & de porentia ab- folutazità videre eft apad Cóplut.qui pro hac fent. ciraét omncs Thoiniftus d. 20. Log. q. 4. X apad Cametar Log. pro cadé omacs Scoriftas (upponit , 12.^Alcrasétédáaffirmat per diuecía media vnum ,(. demonflratiuum , aliud vero probabile pofse de cadem conclu- fione ri fimulfcientiam , ac opinio- nem,ita Alen(.3.[.q.75. meinb.3. D. Bo- nau.3.d.2 4.art;1.q. 3. Ricar.5.d 25. q.. 1, Argent.q.5. prolog. att. 2. Mar lil.art.3. & alij Vctercs, & Recentiores quamplures recipiunt Hurt. difp. 10. de Anim. fec.  Atriag.l.(p.6. fec. 6. Ouuied.. conu. f de Anim, punc. 3. Amic. trac. 27. Log. di(p.2.2.7.dub.$ .& ex noftris Balsol. Mair.(upracit. imó & Tatar. ipfequam» uis priorem proficeatur featentiam y ait tamencx itla non fequi contradi&orium illud, qubd aliquis tii;ul afscntiatur cum formidine , & (ine formidine , nam pct [cientiam: afsenutur (ine formidine , & per opinionem cum formidine, hac autem duononrepugnant , quia id fit per diueríos actus, non per cundcm. Funda: mentium poti thium huius (eut, ett. ipfa experientia , & confucta praxis proban- diconciufioncs , ex qua (c argnit. Mair. cit. imos faic lhiloiophorum d.fci;ulog in(tcucre per auctoritates. j X dici aliorum, SB is per cacioncs probabiles, ad que poft modum ad tidcrun: rariones de- inonilraUua$: & ccr.umett, quod per auctoritates , & rauoncs probabiles non pratcndcbant facere cuidens,. quod «o. cbant , 946 Cebant, fed tantum creditum, & proba- bile, & poftea pedetentim ar&ius imprimere pcr rationem demonflratiaam; (cd nunquid (ait Mair.) per demonftracioncs deflrucbant fidem, & opinignem, quam antea diícipuli conceperant de eodem a(- fero? nequaquam, quia tunc fcuftra , & in vanum illas adduxi(sent , ergo (cien tia, € opin o non folum de poilibili, (ed et am de facto, & regulariter (e compa- tiuntur in codem intelledha. 1; Dicimus tamé, a&tü opinionis non poíse fimul haberi cum a&u fcientia de eodem obiecto. Hanc conclufionem tenemitis cum priori fent. licét non cum tanta rigere, (icut ip(a, vt cx probatione conftabit, quz vt facilius deducatur, no - tandum opinionem pofíse (ami dupliciter, Vt conftat ex di&tis quat, prec. vel vt hibet contingentiam ex parte obieti, Circa quod verfatut , & tunc cft, cum verfatur circaobiectum , quod in fe eít va- riabile: wcl pracisé ex parte modi , quo citca obiectum verfatur, & tunc cft, €um veríatur circa obiectum necefsa- riam procedendo ad illud medio proba- bili , non necefsario : & in hoc fenía rurfus attendi poteft , vel vt connexa-cum a&uali formidine, vel vt cft fine illa , iam 4n. diximus pofse interdum ab. actuali formidine feparari, quocunque aucé mo- do (amatur ex his , inueniemus non bene fc compati cum (cientia citcaidem obie- Quin: vt patebit di(currenáo per fingula. 14 Sieaim primo modo fumatur, vt ni mirá contingétiam habet ex. parre obie- €ijomncs fatentur, & fateri tenétur pror fus IMPLICATE, quód (imul cum (ciencia fit dc codem obie&o. Ratio eft, quia fcientia petit obie&um neceísarium, & inuariabile » ergo cum opinio? hoc modo fupponatur haberc obicétu m continges , & variabile , plané repugnant in codem intelleétu refpcétu eiu(dem obie& is quia tunc idem obicétum eíset, & non efset nece(s rium, &intelle&us simul, & sc- mel affirmatrct contradictoria de codem, ham pcr aísensum scientificum iudicaret catum cum subiéCto neceísarià ba- conaexioneun, per opinarijum non habere neceifariam, sed coacingenté, & hac cit ratio qua probauut Azüt, 1. Loft. Am Difp. XIV... De Syllog. Top. ex Eleme. cap.vlc.opinionem in hoc sensu not. efse cum fcientia compaubilem , quia tunc (inquit ipíc) idem intelle&us (imul exi» (tiaviret, quód resalitec le h«berc em & quód ron poreft aliter fe babere. INec tuat dicere, porsc intelle&um vtrumq. affirmare per diuerfa media, & per hac tol: coatradi& oae n. Non iuda! , quia iuàd à parte rei prasdicatuin ft. neceísatió conncxum cum fübiesto, vel noa ac- ccísar.ó co nexum , nà pendet ex med'a cognof(cendt, (ed ex med o efsendi, talis namque vel taiiscoanex:o. jxaedicati cum fabie&o no» pendet ex med.o, quo ca- gnofco, sed ex ip(a intrinfeca caufa inhzrcnti vnius cum alo , cum igitur fit femper rna, & eadem, nequit pet vid medium modo contingentem oít modo neceísariam per aliud, Accedit, quàd opinio accepta hoz primo madd tendit inobicctum ex narura füa con:ingens, & variabile, ergo nequit intelle&us. ad tale obic&tum procedere ncceifarium, quia conclufio contingens tali medio nequit oftendi , nam hoc. modo capiendo opinionem; obie&um opis nabile non cít (cible. 2. I ro Lr opinio n alio ii pro afíseníu obic&i neceísarij per medii probabile cum annexa ioi, nimirum non penctratur neceflicasobie- &:o per illud enedium, fic etiam IMPLICAT opinionem cum fcientia con(iftere de codem obiccte, fi enim intellectus rem eu:denter pouit ita císe , & eft o certus per afseníum (cientificum ; qe modo formidare timul poteítae ita (iC 2 Ruríus de rationc (cientiz eft , vt tollat ab intelle&u omnoem focmidinem, & trepidationem, ergo nequit fimul cum €à coníittere opin'o. cum à&uali formidi- nc 1 Ncc bere dicebat Tarar, nullam ex hoc fequi contradi&ioné,quia pet fciene tiam aísenticur (inc formidine, per opie nionem cum formidine, atque 4$ noo eundem atum. Naus formido , &c ecuritas , fcu certitudo intet Íe ocn terrepugnant, quantumcunque ex diuerssis actibus vei it ergo opin:o habens. annexam actualem formideea nequic císz cum fciencra, quz fecum: as defert (ccurita.emiz Acceditquód Taur. LE Quéktliodo Jui) gdspw]mefml. oar Tatar. inuenta (00d plures aceeptant Recentiores 1. xn ad (aluandam contraditionem de cffs&bus repugoanti- busin eodem (übie&o pet folam forinatum pluralitatem elfet idoncum, poffe- mus diccre non repugnare ctiam nata- taliter contraria in (ummo :n codem fü bic&o, vt v.g. calorem,& frigus in aqua, a(ien(um , & dilfenfum in iniclle&u ; & velle, ac no!le in volantate rc(pectu eiuf- dem obiecti ; (i .n. hinc inferatur contradiio ex repugnantia effectuum in co- dem (ubic&to ab ils formis: procedcatium ; ftatim dicetur non cffe contradi&ionem, quia illi cffe&tus (unt ad ucrfisformis, & quód voluntas amplcótitar 'Obie&tum per volitioneim, refpuit il lud idem per nolitionem. &c. quz. ceicé do&tina totam cuertit ph lotophiam , nà ex cffeGibus rep igaancbas in codem fa- bie&o confueaetunt Ph lofophi: deduce: ibilitareim formarum , va- e pr j Si Tatac. ergo admittere volebat fcientiam , & opinionem eife de eodem obic&o compo(lib lem , pouus debcbat dicere fcientiam in cali caíu im- pedite actualem forinidinem ab opimiome6ob quamzepugaare videntur ; & de opinione in hoc , vel primo (en(u proce- rationes r. fentent. 16. Si alio candé modo fuma'uc opinio nempé abfoluté , pro affeniu probabili, pracilo actuali form dine, :n quo da nta- xat fenfu docent A actorcs 2. tent. poife confi t-re fimul caa fcientia ,. probacur adhuc, falin naturaliter , X regulariter non poe ttace jiinul, nam vt in uic Do- étor cit. 3. d. 34. nol. ad 3. princ. cum idocuntar nicdium. probable , & de- monítratiuuim ad cantemconclafionem, fi bcne percipiatur v.s med;j demonttra tiui, nuilum affcn'u«m gcacrac aiiud ine- diuin, & vcait Doctorsdulecticum nibil faciec unpeditaim à demonftiratiuo, vclut à cau( for: 0:1 , & longe efficacius fua- dcnie Vi& conuincence ; quod etiam no taut Tarar, cic in boc. quart; quam rati0a€ bzaé pro(cquitur Auerta dilp.  Log.(ec. 4. dux m. inceilectus cordc n rau one conainc;ruran cognolceenda ali- qu: veritit eneg git potlca raüoncs pro bioiss,& poacouupeentes, nccab eis LE * UU "^ TA. moueri dignatur; ficut fi quis ad al.quod Obie&tum vidcn um poffet vi lumine» Solis, vtique e. iguz cand-lz luincn contcuncret ; & qu: dem conflat, quód ti ad aliqua per fe. nota rationes inducantur prob.ib:les , nullum in nob:s caufant affcnfu , ecgoidem dicendum cr.t ictuata proportione, fi inducantur ad füadédam vertaccm jam dcomonítratam, & hoc etiam notauit Greg.q.2 prolog. art. 4-ad 3. Qui et am ratione probaiur. conira Qul:os non po(fe in rali cafa ex medio opinat.uo , & (ciencifico elici vnum , & eundem a&um, ftante en:m cuidentia teiv-lex ipfistermin s, vcl ex medio de- monftraciuo, prob.bile non mouet intel lectam, nec ad cundem a&um affenfus, nec ad dittiactun . Ln fi mnoueret, prz- ftaret. dicerc moucre ad. diftiactos fi. mulco npo(fib les , quàm ad vaum, & cundem, (»ecic, & nunero, quia afsenfus fzient ficos. & opinatiaus d.ftinguuncut f»ecie cx tuerfa ratione af(senueod: , er» £^ fi intel Sus refpicit intali cafa duas rarioncs afsentiend. diftin& s , & ab v- tri; mouctur, cl'ciet daos actus fpecie diftin&os, & non vnum, ficut oculus vi. dens fimul album, & nigrum , elicit duas vifione[pecied (tinctas, & non vnam ; quarc malé fibi confulunt illi AQUINO (si veda) Temistio, . qui in tali cafu, cum adhibetur medium ncceísarium , & probabile , né concede- rent actum opinionis, & fcientiz císc &- mul, concetserunc mcdium probabile , li. cét fe (olo nequeat aísenfum (cientificum producere pofse tamen cum confortio neccfsarij ficut qui fe (olo nequit atcol'e« rc pondus eus vircs excedens , potcit ta- mcen aitcrius conforuio, & licéccalor vt quatuor ncqucar producere ignem, po« tcft tamcn iunctus cum calore, vtocto, Mala dottin. peiori exemplo confirma t4 nam virtus caloriS,vt quatuor; & vt o- &o.non dff.r .nt fpecie, fed tantum fes cundum ;nag 5,& minus, ac etiam vftrag €ieuaiua tant ponderis, vel tanti, vndé li intendatar talis virtus per gradus eiafz dcm rationis, tandem cffc&um attinget ; at motiuum probabile, quantumcungs crcícat m ethcac à, nunquam tamcn pere tingit encrziam dea dire: iy: , cut Opinio, quan umcun.; in: endatur jet ra» EH * Uopcs$ 3e. " mde 949. Difp X IV.. De Syllog.T'ep. eo Elené "Á tioncs probabiles , nunquá attingit (cientiz certitudinem. Scd vnum, & cundem a&tum;qui (imul 6it fcientia, & opinio, ex  sumedijs (ciegti fico, & opinatiuo fimul concurrentibus elici non pofse , adhitc magis "€onftabit cx dicendis di(p.6. de Anim. q. :9.contra Hurt. Artiag, Ouuied. & alios ARecenttores, 17 Mancat ergo nihil efficere rationes probabiles poft demonftrationem, nec quicquam moucre intellectum ad di ft in- «&um,vcl cundem a&tum, nec magis cor- :xoborare eandem fcienttam, vcquidam aiunt; tum quia innullo gradu pofsunt atungere cerütudipem fcientiz : tuns uia cum cx fuo genere fit noutia certa , & Í rma, non po:cfl ex motiuo probabi- j (uapte natura labili, & fluxo maiorem fünerc foliditatem poteft quidem in1elicctus. demonflratione imbutus cogno(cere qualis, & quanta fit probabi- Ditis niedij topiei ad candem conclufionem inducti, tamenab ca non mouebitur, vndéincali caf. hibcbit rationém probibilem pro obicéto praecisé , non promotiuo, Vcrum tamen cfl, vt notat idem. Aucría cit. quod cim non bene percipitur vis medij demonftratiui , eft n.faus abfcondita, & ab(trufa, vt. LIZIO .Andicauita Met. tex.1 .& (ec.2 8. Probl. 3.tunconültm iuuant ad eiusvim | pet- cipicadamrationes probabiles, & (api- entum auctoritates ; & quia ita corxingit , Vt plurimum, hinceft ; quod in coa- fudto modo probandi concluiioncs etia fi dcmonfliatio (uppetat, vlicrius inducuntur rationes probabiles , & auctoritates, quz vcluti viam difponunt ad percipiendam demonflrauonem;& hoc eft, quod probat-C£1ndamentum 2. fear, per- cepta aucem femel, ac penetrata vi mce «lij denionüiratiui , concedimus vltró. deflrui fidem, & opinionem; quam antea difcipulus conceperat de eodem afserto ex rationibus, probabilibus, & aliorum teftimonijs , vt exprcísédocuit Sco. cit. »d.24.ad 3. prinillis verbis , fialiquis abeat prima opinionem de aliquo Wperueiat demon[lratio y corrumpitur opinio, neq. hoc cít ioconucoiens,vt in- fetcbant Auctotes 2. fent. immó | potius nec esarium;quia vt ipquit Adagium, vii BR APR. maior, ceffet'minor y ita eft in propofi« B to quod aduenienre energia conuincen« tis demonftrationis ceísat períuafio fa» &a anteà. per medium probabile, non Qnia a&u pofitiuo eam refpuac intelle- &tus , & quafiab ea. difsentiat , (ed quia de illa amplius non curat , & in hoc .fen(a dicitur corrampi opinio a fuperaeniens te demonfltrarione , neq. ob id dicendus, erit Magifter antea fcuttra laboraíse in- ducendo rationes probabiles,v: Mair. vt- E ebat , per illas. n. di(pofuit incellectam , dircipal & veluti mags promptum red- didit ad petcipicodam demoaitracionem, cuius vim ab initio non 1llico. penetraf- fet ob eius difficultatem, aciogen:;j imbecilliratem: ficut nec agensmacarale frutlra dicitur laboraíse inducendo. di- (pofitiones in materia ad f^rmam fub ftantialem , etiamfi in. eiu(dem adueo illz corrumpantur in coinmuni fent, AQUINO (si veda) o Temistio & Scout. NEED. 748 Quares,an faltim "n luté- do, & de potentia Dc! opinio'hoc. fumpta pro lnplici aísensa probab nc actuali formidine. annexa. poffit scicncia conlillere, cam eadem con fio probatur medio topico, & d ftcatiuo ?. Resp. etse fatis probat quod ctiam Foac. hic defendi men non eít ex eo capite probar qtio pa!lim vtuntur Auctores £.sen nimirum non sequitar cótradictio, quod E intclle&us de eadem rc fic fimul certus; & incertus,vt inferebát Auctoresz.sent, co quia id non fit,nec pereundem atm, nej. per idem mcdium , nam per actum opinionis flu&uat, ac trepidat, per actü scientiz firmiter adharet: per medium demonitrativum est certus, per topicum incertus, quz non est contradictio, cum 21 non fitdecodem pgr idem, H«c ratio: non valet , & plus probat, quàmvelint. Au&toresilli; non valet, quia vt supra 3 contra Tatar. argucbamus ; non. Semper formatum pluralitas collit contraditios nem denominatiuumi eidem  (ub:eóto  repugnantiumjimó cum oppolitz denominationcs - ab vna torma sumantur s sed semper à digcríis ;poísent semper có» tradi&oria enünciari do. pocos DPA Go abíq. tepugaantia, quia id fierez rae y 223 uox x 2. in * à E HEN Ny. dd E s - 070 v 27^ €»221^ Qua[l. H. en Scientia, epopinio ftem fimul. 949 (übic&o cxiitentium; non ergo formatiué incerta, quatenus non affert ceriiu- rum pluralitas fufficit ad tollendam con- traditionem, quandó tales producunt cffcétus formalesqui inuicem repugnant, & vnus in codem fubic&o poftulat neceílario negacionem alterius; neq; eadem sarione (uthcit diuerfiras caufarum oppo ficos cffcétus inducentium , nam regula- rircr loquendo cffe&us oppotiti ,non ni- fi à diuertis caufis oriri foleat, vndé. hac taione nunquam oftendi poífet repugnintia effectuum in eodem subiecto, uia (emper aflignarentar diuctfz cauíz illorum, non ergo efficientia diuerfarum . cau(aram fufficit ad collendam formalem "effcdtuum repugnantiam, quia ipti in fubieé&o repugnant ex fuis rationibus for- malibüs à quibufcunq; inducantar causis; quate (i medium probabile, & necessacium 1oferunt in codem intellectu cffe- &us icpugnantcs, vc certitudinem, & in- €crtitudinem, evidentiam, & ineuiden- tiam, fane. non vidcrur diuerfitas mediorum fuflicicns ad contradictionem rollE- dam, al:oqu.n cx d'uer(is motiuis pofie- n.o$ (mper de codem à parte rei contradict.itia ver ficare pradicata, ctiam quod dficix non iti desctam probat, quam ye lint ra fata ratio, quia i diuecfitas actu» ua» & mediorü i ufficit ad £contradictio- nem tellendam, poteri. d: fendi opinioncm flare cum Icientia nó tantum in h. c teruo [eniu , vt eft une actuali, forniidi- ncjicd etiam in primo, & secundo, quod tamcn 1pfi quoq; renuüunt, nam fcmpcr faluabutur contradictio ex mediorum diversitate, & actuum pruralitate , imo. de- I poicrit eaden: racione polle etie fi- mulin codem intellcétu atlenfum scientificum, & erroncum eiuldem conclufionis; quia vtiq; talcs atien(us ex. diuei fis med;js procederent. 19 Kauo igituryqua id probari debet, €a cíl, quia ratio , cur opinio foro alter opponatur (ciéug,eft 1pla actual.s formido deo, ponto, & poliuainceititado dc uo hec D. 1bcerctado; à for- n: LGt€ opponitur certitudinr, fccutitati , qua per (cienuam hbctor; fcd opinio vitio modo fumpta ctt lunc actuali tormidine , & fioe j oficina inccr- Gcud.nc, quia ees cs folum ncga- dinem inrelle&tui, sed folum probab.lita- temyergo nil obflac, quin cum (cientia 2» compaciatur; Patet maior; Probatur, & explicatot. minor ; cum ad probandum hominem cífe rifibilem aTumitur medium nece(facium , & probabile, poteft in- tclie&tus vti. probabili dupliciter , vel vt cxpreísé indicet ex vi talis medij aon efse ncccífariam connexionem inter (übie&tü, & przdicatum, vel vt abfolaté iudicet ez vicalis mcdij hominem effe rifibilemab- ftrahendo a neceífaria connexione , vcl non neceffaria; primo modo affen(usopi- natiuus cft poficiue incertus, quia adeft iudicium expre(fum de variabilitate obie &i, & fic ettincompoffib lis cum fcientifico, qui oppofitum formaliter iudicat, nempe przdicatum effe cum fübic&o ne- ceflario conncxum ; fecundo modo cft tantum negatiue incerrus, quia iudicat t&- tum pte dicatum eflé com (ubie&o conne xum praícindendo a necessitate, et contingentiía connexionis, et sic est cum scientifico compofDibilis, Et hocaffertü concedunt etiam multi Au&ores t. fent. vn- de Greg.ex illis q.2. prolog. art. 4. ad 3. inquit , quód habentes fciétiam, vel fidem dc aliqua conclufione, licét vtantur ra- tionibus probabilibus , non tamen ytütur a€tibus formidolofis, feu adtibus atfentie di cum formidine,qui (oli proprié dicuntur actus opioatiui (cu opinionis, ira ille. Ex quibus patet, ipfum concedere aiTensum probab:lem tinc formidine cà (ciens tia compoffibilem, l.cét pottca nolit pro prié vocari opin;oncm; idem voluit Ta- tar, hgnificarey cum ad.;ittit potfe generati habitum quendam ex s&ibus proba- bil.bus íinc toraudine , quem nec ipse, vult opinionem appellare, qoa lis ctt de folo nomine, us eft, quód oobiícü conucniant dc re. Nec etiam Scotus ipie voluit hoc negare loc, cit. nam ratio, quam adducit cx contiadiétorijs de ceruicudine, & incer tiiudine,procedic de opinione "primo, & lccundo modo accepta, & pre- Ícitim prmomodo, vt.f. auenditur cx patte obiecti variabilis ; & contimgcatisi infcrius veró in fol, ad 3. vbi de opinionc loquitur ex. parte. medij. prebibiliss cito ctiam neget effe in hoc gcc fcicntia compoffibilcm, co quia diale&i- cumnihil facetet impediuim d medio demonfiratiuo, vt fupra deductum cft, fatis tamen conftat eam rationem non probate, mfi nawrál:ter ,& regulariter loquendo, impoffib:lem efle ralem fimulta- tem , non autem de potentia abíoluta. Quod diximus de opinione in ordinc ad scientiam , parizer dicendam eft de fide humana; quid veró iit de duina dicédi, noncít przícntis ncgotij determinare, potiet tamcn feruara. proportione idem quoquc de ipfa dici, & iuxta allaram do- &tipam Scotus loc.cit.explicari; quód (i obscuritas positiva ponatur de ratione fidci iuxta. d: finitionem eius ab Apoft, traditam ad Hebr.1 1. tunc foret neganda arias, sed huius exacta difcuflio ad "[bcolcgum fpe&tat. Sed conira nunc dicta obijcies T quia ctiam loquendo de opinione pro solo a&entu probabili; adhuc eft e« zenere fuo capax lormidinis, scientia vero inca- pars ergo adhuc in. hoc (enfu repugnant, um 2 «via adhuc, vt sic, est incerta, per hoc .n. a scientia distinguitur; quod (i dicas, e(fc tantum negative incertam .i, non ecttam; adhuc probatur intentum, quia scientia est certa; opinio non certa, quz duo contradicunt. Tum 3. quia adhuc ex scientia, et opinione (ic (umpta ; 6i simul eficnt, sequuntur duo iudicia repugnantia, vnum formale, quód res nequit. aliter se habere, alterum falcim virtuale ex per opinionis quod possit aliter se ha- re. Tum 4. quia adbuc non cuirantur omnia contradictoria, qug ex hoc inferebat r, fent, nam per affcníum scientificum manet convictus intellectus, per opinati» pum nop est copui ctas, et cetera. T um tandem quia videtur proríos superflucre actus opinionis, vbi est actus scientiae, sicut rzcxiftente lumine Solis fruftra adhi- tür J.:men candelz , i 21 Refp.ncg. conseq, nam calor v.g. composlibilis est cum (iccitate; humiditas vero incomposssubilis, et tamen stant simul calor, et humiditas; iudiciü ctl falüitatis capaX » apprchensio incapax » X tamen stant si mui n codem intellectus et de eodem obiecto; solum ergo inde deducitur, quod scientia cum opinione con- [Difp.  De Syfog. Top. e» Elenc. iun&ta impedit formidinem , ne in adum erumpat. Ad 2.0pinio tertio (ume pia dicitur incerta negatiué  quatenus abftrahit à ceratudine , & incertitudine pofitiua , & per hoc adhuc fufficienter à. (cientia diftinguitar , quz eft. pofitiud certa*ficuc inquit Dobor 2.d.3 q. 1 1. F. & 5 d. 1449.3. B.& 4d. 45.02. D.& alibi (zpe notitiam abstractinam, etiamfi interdum pertingat rei exiftentiam , ade huc tameo fufficienter ab intuitiua. distingui., quia. non necessario alligatut exiftentg tei, sicut illa led indifferen- ter reprzíentac rem » (iuecxiftat , (iue non , & idco dicitur abitrahcre ab exi- ftcpuia rei ; Neque per hoc , quod opinta dicitur non certa, et scientia certa, ralis infertur contadiduo, quz arguarcorum incompoffibilitatem , quaquelbetfore ma disparata dicit negationem alterius in hoc sensu vt albedo negationem dulcedinis, et dulcedo negationem albedinis, et tamen sunt in codcm diae ficut non repugnat in Phyficis vinum e e formaliter frigidum, et virtualiter calidum, et in moralibus, qui cum aliqua imdebita circumstantia elicit. adtum diles &ionis Dei, etle formaliter ad Deumcó veríum, et virtualirer ab eo aueríum ; nonrepugnant duo iudicia, quorum vnd — dicat formaliter rem ita; be on kai ud dicat oppolitum non formaliter y Er virtualiter tantum , Accedit, quodinprósfito iudicium factum ex pronto ! ili idem affirmat, quod fa&um ex nccel» faro . hominem etle rifibilem abftra- hendo à. necessaria vel non necessaria connexione. Ad 4. quia conuinci intel» lc&um , & nop conuici pendet praciíe ex conditione med j » nullum videtur. in- conueniens dicere , quod. conuincatut per vnum medium , & mon per aliud, sicut inconuenicns crat quod efiet cettus » & incertus dc cadem conclufione ; nam duo contradictoria councngr de. incellectu respectu d:uerlotam 3 ilta veró teípectueiuidem; absoluié in. co casu 1intelicctus dici debct conuiccus ,; tum quia. denominatio funi debet à medio: nobiliori  & cfficaciori stunts t1 diceretur non conuictus fiae addito , cum. negatio fic mali; nanus natura, et pras. x dr. ec- o7 Qul. IL $dfrémr. de(traat , füdicaretur intellectum non ef- fe conuictam per medium neceffarium , Ad vlt. quamuis cognitio demonftrati. ua clarius, & cerríus rem ofteadat ; quàm probabilis , adhuc tamen ifta non fuper. fluit, quia eft diact( rationis ab illa, && faltim diuerfo modo tem oftendit: sic in Beatis simul admittütur cognitio vefper- tina, & matutina de cadem re, & à $coto praefertim notitia abstractia, ac intitiva in Angelo respecta füi ipsius 2. d, 3. 9. 8. quamuis per matutinam, ac intuitivam longe clarius res ostendantur, quam per vespertinam, et abstractinam; et etram ndo esset frustra, adhuc non probat ntenthm de potenria absoluta. Ex dictis facile eft refolaere quefi- tum de fimultate fcientiz; & opinionis, vt habitus important, nam fi (amatur opinio, vt specificatur ab obiecto,quod eft contingens, & vatiabile, sic habitus scientie, et opinionis directé opponuntur;atq; id poterunt elTe simul, nifi ad in- SP Motu habitum contrarioram ; quatenus .[; ab initio non illic vnus al- terum deftuit , (cd paulatim :. si autem opinio fümarur pro afenfu probabili absoluté pracifa formidine, tic poterit con- fiftere perfectus habitus opinionis cum acto, & habitujfcientig , ac etiam actus o- piniont$ cum habitu fcientig , & hoc e- tiam naturaliter,& regulariter loquendo, quia ratio, qui loc prohibebar de actibus , non eque militat de habitibus , vt diícurrenti conftabit , QVASTIO It. Quid fit error, C" quomodo à fcientia; o € opinione differat. 21 ER proptié fignificat falsü qd , AZ & ficut filsü proprié reperitur in a&ibus intelle&us , e quia veritati oppouitttr , quz cognitioni tribui folet ; ita errot proprié Ipe&ar ad. intelle&tam ia fuis opetatrom bus:tot modis autem contingit errare y dicere falsum, qvot mo discontingit dicere veru ; quare ficut veritas speciali modo cribuitur (ccundz ,. &terig erac ctm error , os f.llum, errot igicur proprié eft cogn fula rcalexplicias ahter ds :j d -. di 9jt simplex est iudicium erit secunda operac tio falsa y& correspondebit babitu: principiorum in syllogismo demonstrativo, vel topico:(i verà erit a(Tenfus falsus alicuius propofitiot's ex vi alterius causatus, erit discursus falsus, et verus efíc&tag syllogismi fali, scientiz, et opinioni oppofitus. Sed pro maiori dilacidatione not. gj fufficit ad errorem , fi quis proferret folum pro potitionem falíam , nifi quog; ita iudicet, et affentiat per imelicctum itaeffe , (icut tali propotitione enuncia- tur. Hicaffentus potest. quandoque; esse cumformid'né, quando; cum certitudine, experientia .n. constat, aliquos ita falis dogmatibus aóbarere, vt mortem fübire non dubitent; ratio autem huius est, qu:a radix erroris in intellecu oritur ex hoc, quod id, quod in (e non est verum, apparer inte!lectu: verum, quz veritas apparens, et exiflimata est daplex, vel probabil;s apparens, vel necessaría, fi. my quod non est probabile, potest apparere probabile, etiam uod est probabile, potest apparere necessarium, minus m. hac dis ftant , quàm illa ; (i veritas est appareng probabilis, causat atfensum falsam cum formidine, si est apparens necessaria, causat aíIenfum falsum cum firmitate; vnde tàm potest errare intellectus, ti qnod non est probabile, iudicat vt probabile, quàm fi iudicat necetTarium, qued in fe et probabile, vel falsum; requicitur au em hzc veritas apparens, quia intellectus a 1'a(- fenfum (o!ummodo movetur a vero, non a falso, et si vcritasnon esset apparens, et cxiftimata, sed exi(lcns, aflenfus nom elTet falsus, sed verus; qua ratione LIZIO, 1. Elenc.c. t. definit  syllozifinum capties fum dicens, quod iit. syllogismus appaerens, atque non exi[lens « 24 Ruríüs est not. quod qnaudoq; oapi« hio cit dc re apparenter vera , & i níc falsa, noa ob'td camen illa opinio dicetur er» roneasled pro5ib:lis, € vera, non.a.quz« libec verici$ appatens causat errorem; sed (folum illa veritas, quz apparet probasbilis, in (c tamen eit improbabilis; quae -:tamenan ic est probabilis, licéc mon. ita beat à partc rei, causat opinionem abiliter veram; rano haius c(t, vt ^ D 2 e o t 952 notat Auerf. q. feci. 6. quia ex LIZIO cit. probabile illu4 dicitor, quod creditur ab omnibus sapientibus, aut pluri - mis, aut quibuídam in scientijs excellentibus; improbabile est, quodà sapientibus.f:lfum ceofetur, licet rudibus appareat verum, vc quod Sol, et astra sint exiguz quanttat;s; quando igitur aliquid cen(ctuc verüyaut ab omnibus, aut ab aliquibus sapienubus, quamuis aon ita fc habeat à parte rei; afséíus circa illud non dice tu: erroneus, sed opinat uos, et probabilis, neg; hac apparentia excludit probabilitatem; quando vero apud omnes sapientes cit Fil(um, et solum rudibus videcut verum, tunc aífenfus erit error, quia quod est improbabile apparet probabile. Quod diximus de errore circa propositionem, dicendum quoque; erit de errore io discursu-, nam tunc proprie discursus dicitur erroneus, quando non recte consequens deducitur ex antecedenti, quamuis infe (it verum, veritas .n. conclutionis, vt propositio quedam simplex est, de per accidens quali (e habet ad recitudinem discursus; dupliciter autem potest conclusio male deduci, vel proptet defectum in forma syllogistica, et dc hoc diximus 1.p. Intt. trac. 3. dum regulas bonz argumentationis a(lignauimus; vel propter defectum in materia, quando. f. conclusio vt probabilis, vel necessaria deducitur ex motivo improbabili, vel non necessario. Ex his manifeste apparet diftinio inter errorem ex yna parte, et scientiam,  et opinionem ex altcca; Scientía . n. cít co- itio vera veritate necessaria, cui nequit übefie falsum, certa, et cuidens; 1fti accedit opinio; quz est cognitio vera veritate obabiliter apparente; habetq, aliquam cuidcotiam-(altim probabilem; error tamen tanquam aliud extremum est cognitio omnino falsa, quia nec necessario nec probabiliter apparet vera, vnde veró proveniat deceptio intellectus nofiri pro statu ifle ; tetigimus éifp. 10. € Sat Difp. De Syllog. Top. e» Elenc; Sed dubitabis; de ratione difcur(us cft, vt conlequens inferatur vi antecedens Us , fed hoc folum interuenit in re&o di- f-urfa, ergo nullus difcur(us eric falfus y Min. prob. quia quando confequens in« fertur vi antecedentis,recte infertur , vn» de dicebat. Arift, cit. fyllogifmum dcfi- cientem in formanonefífe verum fyllo. gifmum , quia in ipfo concluiio non ne- cetfario infertuc ex premiffis. Item vnum non nili vni contrariatur , ergo error ne« quit c(fc fícientig, et opinioni contrarius. Refp. neg. min. Ad prob. dicimus veram eife , ti antecedens in (e (pecta- tum habet vim illativam consequentis, at quando CONSEQUENS deducitur, non quia sic ex (c deducibile, sed quia intellectus concipit in. ancec. vim illatam coníeentis, quia iudicat ANTECEDENS eíse cau- am iftius, tunc infertur consequens, f. non recté. LIZIO autem loquitur de syllogismo peccante in forma non est syllogismus illativus, quia non recté deducitur. conclusio ex pramissis, etiam veris, sicut recté infertur, qu est in forma, quamuis praemisse sint fal. [2 , positis. n. his premissis, “Omnis eit lapis,” “Petrus est homo”, rite infertur s ergo est lapis, nam illz praemissz sic. disposita habent VIM ILLATIVAM, quamuis non habeant vim probariam, cua (int falsa, non loquitur autem de syllogismo, . prout cum quocun3. discursu conuettitur, vt fic.n. dicitur de syllogismo etiam peccaate informa, quamuis zquiuacé 5 quia potest intellectus aliquis aíseníum conclaf. elicere ex a(sensu pramissarum, im non recté disposit sint in forma, vt i(pofitg camen sint apprchen(z , qui a- Gus císet cectia operatio intellectus, et discursus, non tamen rectus, sed falíus, Ad 1.(atis diximus difp. 9. q. t. attats cud hanc concratiorum proprietacem explicavimus $S, Et hac fatis de facultate Logica 1 Quz omnia cedant in laadem D; Anto- ni] , in cuius Sacra Domo moramur, et fab eiuídem auspicio has elaboravimus lucubrationes, WUMTRBCCCSUS ETE DB "aum TONS Wv Ee M Vis tenti Artisest ?TT NEPTIS dnbie a Ha Ile rtAticCETET HIS TEMbirticwie v Aperi Cen Au "I $2601 )ís Cm d - 4n - pls 15) 3 ] Nec Qe ey i ovoien Quo CURE E, oU yit xb ratrtutt T Fir. TWPWPPEUMOy P NTC T Y YcPEM. Bartolomeo Mastri. Mastri. Keywords: implicatura, Categories and De Interpretatione, segno, segnare, segnans, segnato, notare, nota, notans, notatum, notatura, segnatura, signifare conceptus animae, res significata, “Amo” aequivalet “Ego sum amans” – Homo albus aequivalet “Omne homo est albus” – Homo currit aequivalet Aliquis homo currit, signum artificiale, ad placitum, significare naturaliter – baf, bif – definizione di signo, tratta d’Agostino. Aquino. CICERONE.  -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mastri” – The Swimming-Pool Library. 

 

Grice e Macedo: la ragione conversazionale e l’orto romano – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Macedo was a philosopher and a friend of Aulo Gellio. Macedo. Keywords: Livio. Macedo.

 

Grice e Machiavelli: l’implicatura conversazionale del principe di Livio– Machiavelli at Oxford – filosofia toscana – filosofia fiorenina – scuola di Firenze -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Firenze, Toscana. Grice: “While Strawson prefers ‘The Prince,’ my favourite Machiavelli is the dialogo, discorso, ovvero dialogo intorno della lingua –“ Grice: “The full title makes it sound slightly analytic – ‘whether it should be called ‘florentine, Italian, or tooscana’ I mean, a stipulation!” -- Grice: “Like me, we can call Machiavelli a philosopher of language – the trend being very Florentine between Machiavelli and Varchi.” -- possibly Italy’s greateset philosopher – Noto come il fondatore della scienza politica moderna, i cui principi base emergono dalla sua opera più famosa, Il Principe, nella quale è esposto il concetto di ragion di stato e la concezione ciclica della storia. Questa definizione, secondo molti, descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia il letterato più del termine machiavellico, entrato peraltro nel linguaggio corrente ad indicare un'intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata e, proprio per questa connotazione negativa del termine, negli ambiti letterari viene preferito il termine "machiavelliano".  L'ortografia del cognome è, purtroppo, ambigua: la versione "Macchiavelli", quella della statua a lui dedicata agli Uffizi, in attesa di chiarimenti dell'Ufficio Culturale del museo o dell'Accademia della Crusca, andrebbe considerata ugualmente corretta in lingua italiana. L'analisi della firma del filosofo, riportata qui accanto, farebbe propendere per la "c" singola[senza fonte]. «Nacqui povero, ed imparai prima a stentare che a godere.»  (N. Machiavelli, Lettera a Francesco Vettori.) Niccolò Machiavelli (scritto anche Macchiavelli sulla statua a lui dedicata all'ingresso degli Uffizi) nacque a Firenze, terzo figlio, dopo le sorelle Primavera e Margherita e prima del fratello Totto; figlio di Bernardo e di Bartolomea Nelli. Anticamente originari della Val di Pesa, i Machiavelli sono attestati popolani guelfi residenti almeno dal XIII secolo a Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre Bernardo era tuttavia di così poca fortuna da esser considerato, non si sa quanto veritieramente, figlio illegittimo: dottore in legge, risparmiatore per carattere o per necessità, ebbe interesse agli studi di umanità, come risulta da un suo Libro di Ricordi che è anche la principale fonte di notizie sull'infanzia di Niccolò. La madre, secondo un suo lontano pronipote, avrebbe composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio Niccolò. Cominciò a studiare latino con un certo Matteo, l'anno dopo si dedicava allo studio della grammatica con Poppi, all'aritmetica  e l'anno seguente affrontava le prove scritte di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca paterna: la I Deca di Tito Livio e quelle di Flavio Biondo, opere di Cicerone, Macrobio, Prisciano e Marco Giuniano Giustino. Adulto, maneggerà anche Lucrezio e la Historia persecutionis vandalicae di Vittore Uticense. Non conobbe invece il greco, ma poté leggere le traduzioni di alcuni degli storici più importanti, soprattutto Tucidide, Polibio e Plutarco, da cui trasse importantissimi spunti per la sua riflessione sulla Storia. S'interessò alla politica anche prima di avere degli incarichi istituzionali, come dimostra una sua lettera, la seconda che di lui ci è pervenutala prima è una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, affinché si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia dei Pazziindirizzata probabilmente all'amico Ricciardo Becchi, ambasciatore fiorentino a Roma, nella quale egli si esprime in modo critico contro Girolamo Savonarola.  Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata teorica e speculativa. Si apre la seconda fase segnata dal forzato allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica attiva. «Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri, la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata, parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel fine ambiguo sorriso»  (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli)  Caterina Sforza Riario, ritratta da Lorenzo di Credi. Niccolò aveva già presentato al Consiglio dei Richiesti, la propria candidatura a segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un candidato savonaroliano. Pochi giorni però dopo la fine dell'avventura politica e religiosa del frate ferrarese, Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto il 15 giugno dal Consiglio degli Ottanta, elezione ratificata dal Consiglio maggiore, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo segretario della Repubblica, Marcello Virgilio Adriani, che il Giovio asserisce essere stato suo maestro.  Per quanto i compiti delle due Cancellerie siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei Dieci di libertà e pace, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, ianche questa ulteriore responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il «Segretario fiorentino».  Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura italiana di Carlo VIII, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla riconquista di Pisaresasi indipendente dopo che Piero de' Medici l'aveva data in pegno al re di Francia- e alleata di Venezia che, intendendo impedire l'espansione fiorentina, aveva invaso il Casentino, occupandolo a nome dei Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura Paolo Vitelli, e la mediazione del duca di Ferrara Ercole I, iriconsegnò il Casentino a Firenze, autorizzandola altresì a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a Pontedera, dove erano acquartierate le milizie del signore di Piombino, Jacopo d'Appiano, alleato di Firenze.  In maggio scrisse il Discorso della guerra di Pisa per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire, perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli, vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti sarìa impossibile che reggessero».  Il 16 luglio 1499 si presentò a Forlì alla contessa Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro e madre di Ottaviano Riario, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo vaghe promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di Luigi XII e dovette ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e temporeggiò finché la malaria non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo a togliere l'assedio. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento, quello che «era il più reputato capitano d'Italia» fu decapitato.  Nessuna prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle critiche di un cancelliere di Lucca, fu che «o per non havere voluto, sendo corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore, o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo». Conquistato il Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi soldati a risolvere l'impresa di Pisa le cui mura furono bensì abbattute nel luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi, lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il commissario fiorentino Luca degli Albizzi, che fu rilasciato solo dietro riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la Repubblica, che decise di mandarlo in Francia, insieme con Francesco della Casa, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di Pisa. Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise raggiunsero la corte francese a Nevers, presentando al re e al ministro, cardinale di Rouen, le rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono Luigi a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la Repubblica avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei francesiche richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti accampati in Lunigiana e minacciavano la rottura dell'alleanzamise i legati fiorentini, privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla ribellione di Pistoia e dalle iniziative che frattanto aveva preso in Romagna Cesare Borgia, i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi contro gli interessi fiorentini.  Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti con la Franciascriveva da Tours il 21 novembree guardarsi dalle macchinazioni del papa: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia, Machiavelli poteva finalmente ritornare a Firenze. Quella lunga permanenza nella corte francese verrà dislocata negli opuscoli De natura Gallorum, dove i francesi verranno descritti come «humilissimi nella captiva fortuna; nella buona insolenti più cupidi de' danari che del sangue vani et leggieri più tosto tachagni che prudenti», con una bassa opinione degli Italiani, e nel successivo Ritratto delle cose di Francia, dove, spostandosi su un piano d'analisi prettamente politica, finisce col fare della Francia l'esemplare dello stato moderno. Soprattutto egli insiste sul nesso fra la prosperità della monarchia e il raggiunto processo di unificazione nazionale, sentito come la lezione peculiare delle "cose di Francia".  Cesare Borgia «Questo signore è molto splendido e magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna»  (Machiavelli, Lettera ai Dieci) La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce della Francia quando tentava d'impadronirsi di Bologna, si volse contro Piombino, entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di Luigi. Fra una missione a Pistoia e un'altra a Siena, Niccolò ebbe tempo di sposare. Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sei figli: Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido, Piero e Baccina. Padrone di Piombino il 3 settembre 1501, il Borgia, per mezzo del suo sodale Vitellozzo Vitelli s'impadronì di Arezzo, dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle terre di Valdichiana, di Cortona, di Anghiari e di Borgo San Sepolcro e di lì passò a investire Camerino e Urbino, chiedendo nel contempo di intavolare trattative con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio, aveva rinnovato gli accordi con la Francia. lo stesso giorno della caduta della città nelle mani di Cesare, partirono per Urbino Machiavelli e il vescovo di Volterra, Francesco Soderini, fratello di Piero: ricevuti, si sentirono ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita, insieme con le altre terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi è il breve scritto dell'anno successivo, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, nel quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani  «fecero giudizio differente per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati giudico ben giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii ma io non approvo che gli Aretini, simili ai Veliterni ed Anziani non siano stati trattati come loro. I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia pericolosissima.»  Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte risoluzioni, come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu resa vitalizia la carica di gonfaloniere, affidata a Pier Soderini, che appariva uomo accetto tanto agli ottimati che ai popolani. La prima missione che egli affidò a Machiavelli fu quella di prendere nuovamente contatto col Borgia il quale, formalmente capitano delle truppe pontificie e finanziato da quello Stato, intendeva tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della sua famiglia, stringendo un nuovo patto col Luigi XII e ottenendone libertà d'azione nei suoi piani di espansione, non solo nei confronti di signorotti quali gli Orsini, i Baglioni e il Vitelli, già suoi alleati, ma anche contro lo stesso Bentivoglio di Bologna. Seguendo la tradizionale politica di alleanza con la Francia, Firenzepur diffidando del Valentinointendeva confermargli la sua amicizia, per non essere investita dai suoi aggressivi disegni.  Machiavelli giunse a Imola dal Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze non aveva aderito all'offerta di amicizia propostale dagli Orsini e dai Vitelli, congiurati a Magione contro il duca Valentino, e ne ricevette in cambio un'offerta di alleanza, alla quale Niccolò, affascinato dalla figura di Cesare Borgia, guardava con favore più di quanto non facesse il governo fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta la durata di quei tre mesi di campagna militare e, due ore dopo l'uccisione a tradimento di Vitellozzo e di Oliverotto da Fermo, ne raccolse le parole «savie e affezionatissime» per i Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per avventarsi contro Perugia e Città di Castello. Firenze, a questo punto, decise di mandare presso il Borgia un ambasciatore accreditato, Jacopo Salviati, così che il nostro Segretario lasciò il campo di Città della Pieve per fare ritorno a Firenze. Vitellozzo Vitelli, ritratto da Luca Signorelli. «Vitellozo, Pagolo et duca di Gravina in su muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavagli; et Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto aflicto se fussi conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la virtù dello huomo et la passata sua fortuna, qualche ammirationeArrivati adunque questi tre davanti al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello ricevuti con buono volto Ma, veduto il duca come Liverotto vi mancava adciennò con l'occhio a don Michele, al quale lLeverotto era demandata, che provedessi in modo che Liverotto non schapassi Liverotto havendo facto riverenza, si adcompagnò con gli altri; et entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo alloggiamento del duca, et entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca fatti prigioni venuta la nocte  al duca parve di fare admazare Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo insieme, gli fe' strangolare Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale Orsino, l'arcivescovo di Firenze et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale nuova, a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel medesimo modo strangolati»  (Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini). La morte di Alessandro VI privò Cesare Borgia delle risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per mantenere il ducato di Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle vecchie signorie, mentre Venezia s'impadronì di Imola e di Rimini. Dopo il brevissimo pontificato di Pio III, Machiavelli fu inviato a Roma per il conclave che il 1º novembre elesse Giulio II. Raccolse le ultime confidenze del Valentino, del quale pronosticò la rovina imminente, e cercò di comprendere le intenzioni politiche del nuovo papa, che egli sperava s'impegnasse contro i Veneziani, le cui mire espansionistiche erano temute da Firenze. O la sarà una porta che aprirà loro tutta Italia, o fia la rovina loro. A Roma gli giunse la notizia della nascita del secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come la neve, ma gli ha il capo che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da che somiglia voi parmi bello», gli scrive la moglie Marietta. E Machiavelli, che lungamente in questo scorcio di tempo aveva frequentato la casa del cardinal Soderini, al quale forse prospettò già il suo progetto di costituire una milizia nazionale che sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, s'avvia per Firenze.  In Francia  Ingresso a Genova di Luigi XII, Le fortune della Francia in Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad opera dell'armata spagnola di Gonzalo Fernández de Córdoba. Firenze, alleata di Luigi XII, e timorosa delle prossime iniziative della Spagna, del papa e della nemica tradizionale, la Siena di Pandolfo Petrucci, era interessata a conoscere i progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere in viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la coniettura e iudizio tuo». Machiavelli e a Milano per conferire con il luogotenente Charles II d'Amboise, che non credeva in un attacco spagnolo in Lombardia e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.  Raggiunse la corte e l'ambasciatore Niccolò Valori a Lione il 27 gennaio, ricevendo uguali rassicurazioni dal cardinale di Rouen e da Luigi stesso. In marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a Piombino da Jacopo d'Appiano, per sondare la posizione di quel signorotto. È di questo tempo la stesura del suo primo Decennale, una storia dei fatti notevoli occorsi degli ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se invoca Apollo nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende Firenze:  «L'imperador, con l'unica sua prole vuol presentarsi al successor di Pietro al Gallo il colpo ricevuto duole; e Spagna che di Puglia tien lo scetro va tendendo a' vicin laccioli e rete, per non tornar con le sue imprese a retro; Marco, pien di paura e pien di sete, fra la pace e la guerra tutto pende; e voi di Pisa troppa voglia avete. Onde l'animo mio tutto s'infiamma or di speranza, or di timor si carca tanto che si consuma a dramma a dramma, perché saper vorrebbe dove, carca di tanti incarchi debbe, o in qual porto, con questi venti, andar la vostra barca. Pur si confida nel nocchier accorto ne' remi, nelle vele e nelle sarte; ma sarebbe il cammin facile e corto se voi el tempio riapriste a Marte»  (Decennale primo, vv 529-549) I tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a Ponte a Cappellese il 27 marzo 1505, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai loro confini. Machiavelli andò a Perugia l'11 aprile per conferire col Baglioni, ora alleato con gli Orsini, con Lucca e con Siena, poi a Mantova, per cercare invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio a Siena. In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse spunto per presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino. Rimasti diffidenti i maggiorenti della cittàche temevano che un esercito popolare potesse costituire una minaccia per i loro interessima appoggiato dal Soderini, Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di soldati, istruiti «alla tedesca», e finalmente, Firenze puo vedere la prima parata di una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella successiva conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa di Prato del 1512. Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre 1505, la Spagna, con Ferdinando II d'Aragona, aveva preso definitivamente possesso del Regno di Napoli. I piccoli stati della penisola attendevano ora le mosse di Giulio II, deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel luglio, il papa chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva muovere al signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio, che era alleato, come Firenze, dei francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei Fiorentini. Si trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa del papa al quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a Nepi. Giulio II gli dimostrò di godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare truppe in suo aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua voltadopo però che fossero arrivati quelli di re Luigie seguì papa Giulio che, con la sua corte curiale e pochi armati se n'andava a Perugia, ottenendo, il 13 settembre, la resa senza combattimento di Giampaolo Baglioni che, con stupore e rimprovero del Machiavelli e, un giorno, anche del Guicciardini, non ebbe il coraggio di opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte papale, dopo aver atteso a Cesena fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo questi, dei Fiorentini di Marcantonio Colonna, entrò trionfante a Bologna l'11 novembre. Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò ancora dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i Nove ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo, responsabili militari della Repubblica.  In Germania  Massimiliano I d'Asburgo Il nuovo anno si apre con le minacce del passaggio in Italia del «Re dei Romani» Massimiliano, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio sulla penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore del Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza della Repubblica: fu inviato a questo scopo l'ambasciatore Francesco Vettori e lo stesso Machiavelli. Giunse a Bolzano, dove Massimiliano teneva corte,  e le lunghe trattative sull'esborso preteso da Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria.  Da questa esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il Rapporto delle cose della Magna, compost il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il Discorso sopra le cose della Magna e sopra l'Imperatore, del settembre 1509, e il più tardo Ritratto delle cose della Magna, una rielaborazione del primo Rapporto. Rileva la grande potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati non spendono perché tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in publico».  Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai minori delle nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta la Italia [...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a uno imperadore molti più denari che a uno altro principe». Tanta forza potenziale, che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore, è limitata dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una realtà simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire l'imperatore, «perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi potente, è domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia di sorte da potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi il re di Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne qualcuno li ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede».  La conquista di Pisa Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa, Firenze mandò Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati prelevati da San Miniato e da Pescia all'assedio della città irriducibile. Riunite altre milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno; poi, il 4 marzo del 1509, andò prima a Lucca a intimare a quella Repubblica di cessare ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si recò a Piombino, incontrando gli ambasciatori di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove truppe, in maggio era presente all'assedio: Pisa, ormai stremata, trattava finalmente la pace. Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove fu firmata la resa e l'8 giugno poté entrare in Pisa con i commissari Niccolò Capponi, Antonio Filicaia e Alamanno Salviati. Un ben più vasto incendio era intanto divampato nell'Italia settentrionale: stipulata un'alleanza a Cambrai, Francia, Spagna, Impero e papato si avventavano contro la Repubblica veneziana che a maggio cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in giugno, anche Verona, Vicenza e Padova, consegnate a Massimiliano. Firenze, da parte sua, doveva finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo acconto in ottobre, Machiavelli era a Verona per consegnare il saldo a Massimiliano, che era stato però costretto alla ritirata dalla controffensiva veneziana, resa possibile dalla rivolta popolare contro i nuovi padroni. E Machiavelli commentava dei «due re, che l'uno può fare la guerra e non vuol farla, l'altro ben vorrebbe farla e non può», riferendosi a Luigi e a Massimiliano che se n'era tornato in Germania a chiedere soldati e denari ai principi tedeschi.  Atteso inutilmente il ritorno dell'Imperatore, se ne tornò a Firenze. Venezia si salvò soprattutto grazie alle divisioni degli alleati: mentre Luigi XII aveva tutto l'interesse di ridurre all'impotenza Venezia per avere le mani libere nella pianura padana, Giulio II la voleva abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne contrasto alle proprie ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della Francia ma non nemica del papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e Machiavelli fu mandato a Blois, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo.  Machiavelli confermò l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la Repubblica potesse impegnarsi in una guerra contro Giulio II, in grado di volgere contro Firenze forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una mediazione che evitasse il conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla responsabilità di un impegno nel quale era difficile trarre un guadagno. Dovette tornare a Firenze il 19 ottobre, convinto che la guerra fosse ineluttabile. Le vittorie militari non furono sfruttate da Luigi XII e la sua indizione di un concilio a Pisa, che condannasse il papa, provocò l'interdetto di Giulio II contro Firenze. Il 22 settembre 1511 Machiavelli era ancora in Francia, ottenendo dal re soltanto un breve rinvio del concilio: dalla Francia andò a Pisa e riuscì a ottenere il trasferimento del concilio a Milano.  Il ritorno dei Medici a Firenze Le fortune di Luigi XII volgevano al tramonto: sconfitto dalla nuova coalizione guidata dal papa, era costretto ad abbandonare la Lombardia, lasciando Firenze politicamente isolata e incapace di resistere alle armi spagnole. Pier Soderini fuggì a Siena, i Medici rientrarono a Firenze: disfatto il vecchio governo, il 7 novembre anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico, il successivo 10 novembre fu confinato e multato della grande somma di mille fiorini e il 17 gli fu interdetto l'ingresso a Palazzo Vecchio.   Giuliano de' Medici duca di Nemours Il nuovo regime processò Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi, accusati di aver complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli a morte. Anche Machiavelli è sospettato: arrestato il 12 febbraio 1513, fu anche torturato (gli fu somministrata la corda o, com'era chiamata allora a Firenze, la "colla"). Scrisse allora a Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di Nemours due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma scherzosa, la sua condizione di carcerato:  «Io ho, Giuliano, in gamba un paio di geti e sei tratti di fune in sulle spalle; l'altre miserie mie non vo' contalle, poiché così si trattano i poeti  Menon pidocchi queste parieti grossi e paffuti che paion farfalle, né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle o in Sardigna fra quegli arboreti quanto nel mio sì delicato ostello»  Giulio II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'11 marzo il cardinale de' Medici con il nome di Leone X: era la fine dei pericoli di guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere, Machiavelli cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore Francesco Vettori e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo podere dell'Albergaccio, a Sant'Andrea in Percussina, tra Firenze e San Casciano in Val di Pesa.  L'esilio dalla politica. «Il Principe» Qui, tra le giornate rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter mano al suo libro più famoso, il De Principatibus, dal solenne titolo latino ma scritto in volgare e perciò divenuto ben più noto come Il Principe. Lo dedica dapprima a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel 1516, a Lorenzo de' Medici, figlio di Piero "fatuo"; ma il libro uscì solo postumo, nel 1532. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere quel «redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma da un Medici si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività cui era stato relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia.  Sperava che l'amico Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo desiderio che questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento «che io sono stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la fede, io non debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bontà mia ne è testimonio la povertà mia». Delle ombre della sua povertà, ma anche delle sue luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più famosa lettera della nostra letteratura:   L'Albergaccio di Machiavelli a Sant'Andrea in Percussina «Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus»  (Lettera a Francesco Vettori) Ritornato il 3 febbraio 1514 a Firenze, continuò a sperare a lungo che il Vettori, al quale spedì il manoscritto del Principe, lo facesse introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto dipendeva dalla volontà del papa, e Leone non era affatto intenzionato a favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i pensieri delle cose grandi e gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose antiche, né ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti dolci». Si era infatti innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei né tanto laudarla né tanto amarla che la non meritasse più».  La guerra, ripresa in Italia dalla discesa del nuovo re di Francia Francesco I, si concluse nel settembre 1515 con la sua grande vittoria a Marignano (oggi Melegnano) contro la vecchia «Lega santa»: Leone X dovette accettare il dominio francese in Lombardia e la stipula a Bologna di un concordato che riconosceva il controllo reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote Lorenzo, capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo invano dedicava Machiavelli il suo Principe: la sua esclusione dalla gestione degli affari di Firenze continuava. Si diede a frequentare gli «Orti Oricellari», latineggiamento che indica i giardini del Palazzo di Cosimo Rucellai, dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come Luigi Alamanni, Jacopo da Diacceto, Jacopo Nardi, Zanobi Buondelmonti, Antonfrancesco degli Albizi, Filippo de' Nerli e Battista della Palla. Qui vi lesse probabilmente qualche capitolo di quell'Asino, poemetto in terzine che voleva essere una contaminazione fra l'Asino d'oro di Apuleio e la Divina Commedia dantesca, ma che lasciò presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedicò i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. Machiavelli si era già cimentato, quando ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali: una imitazione dell'Aulularia di Plauto e una commedia, Le maschere, ispirata a Nebulae di Aristofane, sono tuttavia perdute. Al 1518 risale il suo capolavoro letterario, la commedia Mandragola, nel cui prologo egli inserisce un accenno autobiografico  «scusatelo con questo, che s'ingegna con questi van pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perch'altrove non have dove voltare el viso; ché gli è stato interciso mostrar con altre imprese altra virtue, non sendo premio alle fatiche sue.»  Intorno a quest'anno vanno collocate la traduzione dell'Andria di Terenzio e stesura della novella di Belfagor arcidiavolo o Novella del demonio che pigliò moglieil suo titolo preciso è attualmente stabilito in Favolail cui tema di fondo è la visione pessimistica dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio interesse a danno, se necessario, di quello di ciascun altro.  Il ritorno alla vita politica Lorenzo de' Medici morì, lasciando il governo di Firenze al cardinale Giulio. Costui, favorevole a Machiavelli, lo incaricò della stesura di una storia della città sotto lauta retribuzione. Machiavelli, galvanizzato dall'incarico, diede alle stampe nel 1521 l’Arte della guerra, dedicandola allo stesso cardinal Giulio. Nello stesso anno fu inviato in missione diplomatica a Carpi presso il governatore Francesco Guicciardini di cui, pur avendo opposte visioni della Storia, divenne buon amico. Nel 1525 cercò di guadagnare il favore di papa Clemente VII offrendogli le Istorie fiorentine. Nel frattempo giunsero la revoca ufficiale dell'interdizione dalla vita pubblica e l'affidamento di missioni militari in Romagna in collaborazione col Guicciardini. I  Medici furono cacciati da Firenze e venne instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si propose come candidato alla carica di segretario della repubblica, ma venne respinto in quanto ritenuto colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente VII. La delusione per Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente, cominciò a peggiorare vistosamente fino alla morte. Abbandonato da tutti, fu sepolto nel corso di una modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia nella basilica di Santa Croce. La città di Firenze fece costruire un monumento nella basilica stessa; esso raffigura la Diplomazia assisa su un sarcofago marmoreo. Sulla lastra frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par elogium (Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome).  Pensiero Machiavelli e il Rinascimento Con il termine machiavellico si è spesso indicato un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari, capace di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore negli interessi propri e del suo popolo. Ciò si accompagna a un travaglio personale che Machiavelli sentiva nella sua attività quotidiana e di teorico, secondo una tradizione politica che già in Cicerone affermava: "un buon politico deve avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere amicizie clientelari per avere un'adeguata scorta di voti".  Con Machiavelli l'Italia ha conosciuto il più grande teorico della politica. Secondo Machiavelli la politica è il campo nel quale l'uomo può mostrare nel modo più evidente la propria capacità di iniziativa, il proprio ardimento, la capacità di costruire il proprio destino secondo il classico modello del faber fortunae suae. Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e ragion di Stato che impone talvolta di sacrificare i propri princìpi in nome del superiore interesse di un popolo. La politica deve essere autonoma da teologia e morale e non ammette ideali, è un gioco di forze finalizzate al bene della collettività e dello stato. La politica, svincolata da dogmatismi e princìpi teorici, guarda alla realtà effettuale, ai "fatti": "Mi è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa piuttosto che alla immaginazione di essa". Si tratta di una visione antropocentrica che si richiama all'Umanesimo quattrocentesco ed esprime gli ideali del Rinascimento. Nel “Dialogo intorno alla nostra lingua” dà un giudizio severo su Alighieri. Alighieri è rimproverato di negare la matrice fiorentina della lingua della Commedia. Il passo assume i caratteri dell'invettiva contro Aligheri, accusato di aver infangato la reputazione di Firenze:  «Alighieri il quale in ogni parte mostrò d'esser per ingegno, per dottrina et per giuditio huomo eccellente, eccetto che dove egli hebbe a ragionare della patria sua, la quale, fuori d'ogni humanità et filosofico instituto, perseguitò con ogni spetie d'ingiuria. E non potendo altro fare che infamarla, accusò quella d'ogni vitio, dannò gli uomini, biasimò il sito, disse male de' costumi et delle legge di lei; et questo fece non solo in una parte de la sua cantica, ma in tutta, et diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria dell'exilio, tanta vendetta ne desiderava. Ma la Fortuna, per farlo mendace et per ricoprire con la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente prosperata et fatta celebre per tutte le province, et condotta al presente in tanta felicità et sì tranquillo stato, che se Alighieri la vedessi, o egli accuserebbe sé stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia, vorrebbe essendo risuscitato di nuovo morire.»  Poi, durante un altro scambio immaginario con Aligheri, Mhiavelli rimprovera il carattere "goffo", "osceno", addirittura "porco" del registro utilizzato nell'Inferno:  «Aligheri mio, io voglio che tu t'emendi, et che tu consideri meglio il “parlare” fiorentino et la tua opera; et vedrai che, se alcuno s'harà da vergognare, sarà più tosto Firenze che tu: perché, se considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi versi non hai fuggito il goffo, come è quello:  "Poi ci partimmo et n'andavamo introcque";  non hai fuggito il porco, com'è quello:  "che merda fa di quel che si trangugia";  non hai fuggito l'osceno, com'è:  "le mani alzò con ambedue le fiche";  e non avendo fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver fuggito infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella»  Autografo delle Historiae Fiorentinae Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo anche violenza, se necessario, alla legge morale.  Non a caso il Principe, nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo, a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è rassegnazione nel Principe, né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La storia è il prodotto dell'attività politica dell'uomo per finalità terrene esclusivamente pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività, nella situazione politica e nel pensiero del tempo si identifica con la persona del principe.  Di conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi protagonisti, ai pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di decisione e di coraggio. L'obiettivo è creare o conservare lo stato, una creazione individuale legata alle qualità e alla sorte del suo fondatore: la fine del principe può determinare la fine del suo stato, come capitò ad esempio a Cesare Borgia. Il Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la scoperta che la politica è una forma particolare autonoma di attività umana, il cui studio rende possibile la comprensione delle leggi da cui è perennemente retta la storia; da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una vigorosa concezione della vita, incentrata unicamente sulla volontà e sulla responsabilità dell'uomo. Una errata interpretazione del Novecento fece del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola nazione ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del Settecento, mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino (es. nazione fiorentina o, nel senso più generico di popolo, moltitudine). Tuttavia, Machiavelli propugna un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia; così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di una civiltà italiana, Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che spezzava in due la penisola.  Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea dell'unità italiana, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma la figura ideale del principe nuovo. Machiavelli dunque intraprese un viaggio che identificò come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della "nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento culturale).  Il principe o De Principatibus. Niccolò Machiavelli nello studio, Stefano Ussi, Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati, quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una figura rispettata e conosciuta in loco).  Altro elemento caratteristico del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere amato che temuto o e converso" La risposta corretta si concretizzerebbe in un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo, fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".  Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia "volpe" che "leone", in modo da potersi difendere dalle avversità sia tramite l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo un solo atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una minaccia violenta o di astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli viene associata la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo, nemico della libertà. Inoltre gli viene erroneamente associata la frase "il fine giustifica i mezzi", che invece mai enunciò. Questo perché la parola "giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre Machiavelli non vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base ad un altro metro di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a conseguire il fine politico, l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello Stato.  Machiavelli nella stesura del Principe si rifà alla reale situazione che gli si presentava attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto deciso, forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei mezzi giustificati da un fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe che voglia portare alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo schiava, dovrà seguire. Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti: egli stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe che finalmente vorrà impugnare le armi. Alle accuse di sola illiberalità od autoritarismo, si può dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De Principatu Civili", ritratto di un principe nascente dal e col consenso del popolo, figura ben più solida del Principe nato dal consesso dei "grandi", cioè dei grandi proprietari feudali. Non esiste un unico tipo di principato, ma per ognuno troviamo un'ampia trattazione di pregi e dei difetti.  Controversie sul Principe «Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue»  (Ugo Foscolo, Dei sepolcri) La gelida obiettività e un certo cinismo con cui Machiavelli descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente spietato che un capo di Stato deve mettere in atto, colpì i critici. Così, da una parte vi è la linea di pensiero tradizionale, secondo la quale "Il Principe" è un trattato di scienza politica destinato al governante, che tramite esso saprà come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante della stabilità dello stato. Dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo cui il trattato di Machiavelli, che era originariamente un repubblicano, ha come vero scopo quello di mettere a nudo, e quindi chiarire, le atrocità compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per attuare le precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si dimostra necessario. Il principe è visto anche come figura assai drammatica, la quale, per il bene dello stato stesso, non si può permettere di lasciare spazio al proprio carattere, diventando così quasi un uomo-macchina. Secondo alcuni, Machiavelli venne in realtà accusato da subito di nicodemismo, e:  «...di non aver mirato ad altro, in quel libro, che a condurre il tiranno a precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui graditi...»  (Attribuita a Niccolò Machiavelli[28]). Machiavellismo § L'antimachiavellismo e il repubblicanesimo. Gli esponenti di questa seconda interpretazione (la cosiddetta "interpretazione obliqua", diffusa dal XVII secolo, e avanzata per la prima volta da Alberico Gentili spirandosi a Reginald Pole, poi ripresa da Traiano Boccalini e in seguito Baruch Spinoza)[31], furono numerosi soprattutto in ambito illuminista (anche se venne rifiutata da Voltaire), che vedeva in Machiavelli un precursore della politica laica e del repubblicanesimo: la sostennero, dal Settecento, Jean-Jacques Rousseau[33], Vittorio Alfieri[34], Giuseppe Baretti, Giuseppe Maria Galanti[36], gli enciclopedisti (in primis Denis Diderot[3 Opere: Discorso 8] e Jean Baptiste d'Alembert), Foscolo e Parini[, e ha avuto diffusione soprattutto nell'Ottocento, prima e durante il Risorgimento[26]; ne è un esempio quello che Foscolo scrive nei "Sepolcri": «Io quando il monumento / vidi ove posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue». Forse alcuni di essiad esempio, per quanto riguarda Foscolo, è un'ipotesi alternativa di Spongano e riportata anche da Mario Pazzagliaritenevano anche che, pur essendo Il principe un'opera fatta per i tiranni e i governanti, fosse utile lo stesso per svelare al popolo gli intrighi del potere, ritenendo valida l'interpretazione obliqua, qualunque fossero le intenzioni di Machiavelli.  In generale, per i sostenitori di questa lettura, Il principe avrebbe, come le satire (ad esempio Una modesta proposta di Jonathan Swift), uno scopo opposto a quello apparente, come avverrà anche per alcuni scritti di epoca romantica (Lettera semiseria di Grisostomo di Giovanni Berchet o alcune Operette Morali di Giacomo Leopardi).  In epoca più recente, tuttavia, nella maggioranza dei critici è prevalsa la prima interpretazione, quella tradizionale, dal quale risalta la libertà e concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di Machiavelli, che non descrive mondi utopici, ma il mondo reale della politica dei suoi tempi,e la sua concezione anticipatrice del realismo politico e della cosiddetta realpolitik. L'interpretazione obliqua è stata riproposta in modo minoritario, ad esempio in alcuni monologhi del drammaturgo e attore Dario Fo. Il modello linguistico prescelto da Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui modelli letterari; lo scopo, esplicito soprattutto nel Principe, di scrivere qualcosa di utile e chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di immediata evidenza. Il lessico impiegato dall'autore si rifà a quello boccacciano, è ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti, provengono per lo più dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini. La concretezza è una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed essenziale, tratto dalla storia sia antica che recente, è sempre preferito al concetto astratto.  In generale si parla di uno stile "fresco", come lo ebbe a definire il filosofo Nietzsche in Al di là del bene e del male, con un riferimento particolare all'uso della paratassi, a una certa sentenziosità delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito di un maggior rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti che, se espressi con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto difficili da decifrare, e riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità espositiva. Opere Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di Pisa, Parole da dirle sopra la provvisione del danaio, Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, De natura Gallorum, Ritratto delle cose di Francia, Ritratto delle cose della Magna, Il Principe, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, Dell'arte della guerra, La vita di Castruccio Castracani da Lucca, Istorie fiorentine, )Riedizione Istorie fiorentine, Venezia, 1546. Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua, Decennali Mandragola, commedia teatrale Belfagor arcidiavolo, Epistolario, L'asino, Edizioni critiche in pubblico dominio:  Legazioni, commissarie, scritti di governo. Fredi Chiappelli. Laterza, Roma-Bari. Drammaturgie minori Clizia, Andria, traduzione-rifacimento dell'Andria di Terenzio Onori Nel 2009 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus Nella cultura di massa Il suo nome, modificato in "Makaveli", venne usato dal rapper statunitense Tupac Shakur tper firmare molte sue canzoni e un album uscito postumo. Niccolò Machiavelli viene proposto anche nel videogioco Assassin's Creed 2 e il seguito Assassin's Creed: Brotherhood, in veste di Assassino. Proprio in quest'ultimo assume un ruolo particolarmente importante, insieme ad altri personaggi dell'Italia rinascimentale. Niccolò Machiavelli è, assieme a John Dee, il principale antagonista della serie di romanzi fantasy I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale (come capo dei servizi segreti francesi), scritta da Michael Scott. Nella mostra "Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo" (Roma, Complesso del Vittoriano, Salone Centrale, promossa dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e dalla sezione italiana di Aspen Institute, la sezione "Machiavelli e il nostro tempo: usi e abusi" presenta, tra altre "opere", Figurine Liebig, pacchetti di sigarette, schede telefoniche, trading card, cartoline, francobolli, giochi da tavolo e videogiochi dedicati a Machiavelli. Nella serie I Borgia di Neil Jordan è interpretato da Julian Bleach. Machiavel è una band belga, catalogabile sotto il genere progressive rock. Il nome della band è un chiaro omaggio a Niccolò Machiavelli. Nella serie I Medici è interpretato da Vincenzo Crea, Edizione nazionale delle opere Edizione Nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli, Salerno Editrice di Roma:  Il principe, Mario Martelli, corredo filologico Nicoletta Marcelli,  Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Francesco Bausi, L'arte della guerra. Scritti politici minori, Giorgio Masi, Jean Jacques Marchand, Denis Fachard,  Opere storiche, Alessandro Montevecchi, Carlo Varotti,  ITeatro. Andria-Mandragola-Clizia, Pasquale Stoppelli,  Scritti in poesia e in prosa, Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Filippo Grazzini, Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi,  ILegazioni, Commissarie, Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo Melera-Morettini,  Legazioni. Commissarie. Scritti di governo. Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina,  Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo Melera-Morettini.  La famosa frase "Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso come esempio di machiavellismo, è del critico letterario Francesco de Sanctis, con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli espresso nel Principe. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua Storia della letteratura italiana, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci è un piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha gittato nell'ombra le altre sue opere. L'autore è stato giudicato da questo libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un codice di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi, e il successo loda l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina. Molte difese sonosi fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi all'autore questa o quella intenzione più o meno lodevole. Così n'è uscita una discussione limitata e un Machiavelli rimpiccinito".  Celebrazioni per il V centenario del Principe di Machiavelli, Accademia della Crusca, Opera di Santa Maria del Fiore, Libri dei battesimi: Niccolò Piero e Michele di m. Bernardo Machiavellidi Santa Trinita, nacque a dì 3 a hore 4, battezzato a dì 4  Dal Villani, nella sua Cronica. In Discorsi di Architettura del senatore Giovan Battista Nelli,La sua trascrizione del De rerum natura è nel manoscritto Vaticano Rossiano  L. Canfora, Noi e gli antichi, Milano Giovio, Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat a Marcello Virgilio graecae atque latinae linguae flores accepisse»  R. Ridolfi, Lettera Riccardo Bruscagli, "Machiavelli". Il Senato romano fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, "La sua vicinanza a Pier Soderini, vexillifer perpetuus, si accentua progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo indotto dal timore di un potere esecutivo più forte e irrispettoso di una lunga tradizione di libertà repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo, Ante res perdita, post res perditas: dalle dediche del Decennale primo a quella del Principe, Interpres: rivista di studi quattrocenteschi:Roma: Salerno,.  Lettera. È un'ipotesi del Ridolfi, cDiscorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, «Giovanpagolo, il quale non stimava essere incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a' prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro. Ed avessi fatto una cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella potesse dependere»  Nella sua Storia d'Italia, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli  Ritratto delle cose della Magna, in «Tutte le opere storiche, politiche e letterarie. Lettera ai Dieci, Il carcere, la tortura e il ritiro all'Albergaccio, su viv-it.org. Ottenendo un giudizio evasivo: cfr. la lettera del Vettori Lettera a Francesco Vettori,  David Quint, Armi e nobiltà: Machiavelli, Guicciardini e le aristocrazie cittadine, Cadmo, Studi italiani. De credulitate et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra.  Il machiavellismo, su dizionariostoria.wordpress.com. Machiavellismo, Treccani, 2Citata in Niccolò Machiavelli, Periodici Mondadori, A. Gentili, De legationibus. R. POLE, Apologia ad Carolum V Caesarem de Unitate Ecclesiae  che talvolta elogiarono però anche alcuni consigli pragmatici dati al principe, come quello della religione come instrumentum regnii; ad esempio Voltaire, nel capitolo Se sia utile mantenere il popolo nella superstizione, del trattato sulla tolleranza, afferma l'utilità, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il popolo  La fortuna di Machiavelli nei secoli, su windoweb «Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma, essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la libertà nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia come proprio eroe, ben evidenziò il suo intento segreto; e la contraddizione insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico è stata finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia vietò severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo... in fondo, quanto scritto la ritrae fedelmente. il libro dei repubblicani fingendo di dare lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli. Rousseau, Il contratto sociale. Dal solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e là ricavare alcune massime immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe in luce (a chi ben riflette) molto più per disvelare ai popoli le ambiziose ed avvedute crudeltà dei principi che non certamente per insegnare ai principi a praticarne... all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra Tito Livio, ad ogni sua parola e pensiero, respira libertà, giustizia, acume, verità, ed altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e nell'autore s'immedesima, non può riuscire se non un fuocoso entusiasta di libertà, e un illuminatissimo amatore d'ogni politica virtù» (Del principe e delle lettere,)  «Con quel libro, se la sapessimo tutta, egli si pensò forse di pigliare, come si suol dire, due colombi ad una fava: presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta e naturale una caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinché si risolvessero a non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare insidiosamente i Medici a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il collo, seguendo i fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in quella sua dannata opera.»  G. Galanti, Elogio di N. Machiavelli cittadino e segretario fiorentino  Alessandro Arienzo, BORRELLI, Anglo-American Faces of M., Voce "Machiavellismo" dell'Encyclopedie  Franco Ferrucci, Il teatro della fortuna: potere e destino in Machiavelli e Shakespeare, Fazi Editore, Mario Pazzaglia, Note ai Sepolcri, in Antologia della letteratura italiana, cfr. l'inizio del Dialogo di Tristano e di un amico.  Introduzione a: ORIANI, M. //repubblica/rubriche/la-parola news/realpolitik Realpolitik  Video di Fo che parla di M. (trasmissione tv Vieni via con me, su youtube.com. Il Principe di M. e il suo tempo. Catalogo della mostra, Roma Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La  su M. è sterminata. Tentativi di redigerla sono stati realizzati da Achille Norsa, Il principio della forza nel pensiero politico di M., seguito da un contributo bibliografico, Milano Silvia Ruffo Fiore, M.: an annotated bibliography of modern criticism and scholarship, New York‑Westport‑London 1990; Daria Perocco, Rassegna di studi sulle opere letterarie del Machiavelli, in "Lettere italiane", Cutinelli‑Rendina, Rassegna di studi sulle opere politiche e storiche di M., in "Lettere italiane", Nell'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha pubblicato in 3 volumi l'opera Machiavelli: enciclopedia machiavelliana. Di seguito una selezione di studi. Gilbert, M. e la vita culturale del suo tempo, Bologna, Il mulino, LEFORT, Le travail de l'oeuvre M., Paris, Gallimard, Marchand, M.: I primi scritti politici Nascita di un pensiero e di uno stile, Padova, Antenore, Riccardo Bruscagli, Niccolò Machiavelli, Firenze, La Nuova Italia editrice, Roberto Ridolfi, Vita di M., Firenze, Sansoni, CHABOD, Scritti su M., Torino, Einaudi, John Greville Agard Pocock, Il momento machiavelliano: il pensiero politico fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, Il mulino, Dionisotti, MACHIAVELLERIE, Torino, Einaudi, SASSO, M.: Il pensiero politico;  La storiografia, Bologna, Il mulino (Napoli); Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell'età moderna, Roma-Bari, Laterza, Gennaro Sasso, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, I-IV, Milano-Napoli, Ricciardi, Viroli, Il sorriso di Niccolò, storia di M., Roma-Bari, Laterza, Cutinelli-Rendina, Chiesa e religione in Machiavelli, Pisa, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, Ugo Dotti, Machiavelli rivoluzionario: vita e opere, Roma, Carocci, Bausi, M., Roma, Salerno editrice, INGLESE, Per M.: l'arte dello stato, la cognizione delle storie, Roma, Carocci, Corrado Vivanti, Niccolò Machiavelli: i tempi della politica, Roma, Donzelli, Andrea Guidi, Un segretario militante. Politica, diplomazia e armi nel Cancelliere M., Bologna, il Mulino, Pedullà, M. in tumulto. Conquista, cittadinanza e conflitto nei 'Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio', Roma, Bulzoni,. William J. Connell, Machiavelli nel Rinascimento italiano, Milano, FrancoAngeli,  Attilio Scuderi, Il libertino in fuga. M. e la genealogia di un modello culturale, Roma, Donzelli, Ciliberto, Niccolò Machiavelli. Ragione e pazzia, Roma-Bari, Laterza,. Altri contributi A. Montevecchi, Machiavelli, la vita, il pensiero, i testi esemplari, Milano E. Janni, Machiavelli, Milano S. Zen, Veritas ecclesiastica e M., in Monarchia della verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium (La Ricerca Umanistica, Cosimo Scarcella, Machiavelli, Tacito, Grozio: un nesso "ideale" tra libertinismo e previchismo, in "Filosofia", Torino, Mursia, M. Gattoni, Clemente VII e la geo-politica dello Stato Pontificio  in Collectanea Archivi Vaticani, Città del Vaticano 2002 F. Raimondi, Machiavelli, in La politica e gli stati, Roma 2004 Pasquale Stoppelli, La Mandragola: storia e filologia. Roma, Bulzoni, Figorilli, M. moralista. Ricerche su fonti, lessico e fortuna. Napoli, Liguori editore, A. Capata, Il lessico dell'esclusione. Tipologie di Virtù in Machiavelli', Manziana, 2008. Giuliano F. Commito, IUXTA PROPRIA PRINCIPIA Libertà e giustizia nell'assolutismo moderno. Tra realismo e utopia, Aracne, Roma, Ferri, L'opinione pubblica e il sovrano in M., in «The Lab's Quarterly», Pisa. Giuseppe Leone, Silone e Machiavelli: una scuola... che non crea prìncipi, Centro Studi Silone, Pescina.  Machiavelli i Guicciardini, Lublin, Marietti, "M.: l'eccezione fiorentina", Fiesole, Cadmo, Marietti, Machiavel, Paris, Payot et Rivages, Enzo Sciacca, Principati e repubbliche. Machiavelli, le forme politiche e il pensiero francese del Cinquecento, Tep, Firenze 2005 Frédérique Verrier, Caterina Sforza et M. ou l'origine du monde, Vecchiarelli, Cutinelli-Rendina, Introduzione a Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, Lettera a Francesco Vettori Letteratura italiana Francesco Guicciardini Teoria della ragion di Stato Istorie fiorentine Barbara Salutati Machiavellismo. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  M. in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Niccolò Machiavelli, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,.M., su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. M. su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Niccolò Machiavelli, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Niccolò Machiavelli, su Find a Grave. Liber Liber. openMLOL, Horizons Unlimited Progetto Gutenberg. Audiolibri di M. su LibriVox.  di Niccolò Machiavelli, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Goodreads.   Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.Discografia nazionale della canzone italiana, Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi. M. su Internet Movie Database, IMDb.com.  M. su filmportal.de.  Antonio Enzo Quaglio, Machiavelli, Niccolò, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fabrizio Franceschini, M. Enciclopedia dell'italiano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, -. il Principe, ediz. Istorie fiorentine, ediz. Le opere minori di Machiavelli, su machiavelli.letteraturaoperaomnia.org. Opere di M. con giunta di un nuovo indice generale delle cose notabili, Milano, per Silvestri, Rassegna bibliografica degli studi machiavelliani: una ricognizione dei contributi scientifici dedicati al Machiavelli negli ultimi decenni. Grice: “L. J. Cohen told me that he once asked for the MS of The Prince at his college – and they told him: ‘We cannot find it!’ --. Niccolò di Bernardo dei Machiavelli. Niccolò Machiavelli. Marchiavelli. Keywords: Livio, storia romana – H. P. Grice on the history of England – Livio, storia romana –la storia romana come fonte d’essempi nella filosofia romana --il principe, Macchiavelli fascista – l’ossessione dal duce per Machiavelli, la dottrina fascista dello stato machiavellico, impiegatura Machiavelli. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Machiavelli," per il club anglo-italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Macrobio: l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Ambrosio Teodosio Macrobio.  MACROBIO AMBROSIO MACROBIO TEODOSIO adere al Platonismo. E praefectus praetorio Hispaniarum, proconsole d’Africa, praepositus sacri cubiculi, gran ciambellano. È ignota la patria di Macrobio. Certamente Macrobio dove essere legato da stretti rapporti alla famiglia dell’oratore Simmaco, a un figlio o nipote del quale dedica un saggio. Scrive un commento al Sogno di Scipione di CICERONE, che ci è giunto intero, e i Saturnalia, lacunosi. Dal saggio "De differentiis et societatibus graeci latinique verbi", Delle differenze e concordanze del verbo greco e del latino," restano soltanto estratti, nulla può risultare sull’argomento. Nel "Commento", dedicato al figlio Eustachio, cerca d’interpretare in senso platonico il saggio di Cicerone, accumula molta erudizione e perciò spesso si occupa di argomenti che poco hanno da fare col suo oggetto. I frequenti riferimenti al "Timeo" e le lodi del Platonismo -- Platone e Plotino sono chiamati, i principi della filosofia -- fa supporre che Macrobio si sia servito di un commento platonico a quel dialogo, probabilmente di quello di Porfirio, derivato in ultimo dal commento di Posidonio.Si è anche pensato a una fonte latina intermedia e sulla questione sono state presentate svariate ipotesi.In ogni caso, anche se non si giunge a considerare Macrobio come un semplice trascrittore di una o due opere altrui, che non mette nulla di suo, si può sospettare che non abbia letto i numerosi autori che cita, Posteriori al Commento sembrano i Saturnali in 7 libri, scritti prima della pubblicazione del commento virgiliano di Servio, pure dedicati al figlio Eustachio, al quale volle presentare i risultati dei suoi studi di autori di cui generalmente riprodusse le parole. Però cerca di organizzare tali temi fingendo di riprodurre le conversazioni che, durante banchetti fatti in occasione delle feste dei Saturnali, avevano tenuto persone insigni per cultura su argomenti svariatissimi. Quest'opera, che e espressione del genere letterario dei simposio o convito iniziato da Platone, contiene materiali molto diversi, sia per il significato delle questioni trattate, che per l’importanza delle notizie riferite. Macrobio cita numerose fonti, ma non è sicuro che le conosca direttamente tutte, tanto più che non nomina quelle di cui deve essersi servito più largamente, Plutarco ("Questioni conviviali") e Aulo Gellio. I libri più significativi sono quelli IV-VI, che riguardano VIRGILIO, di cui si esalta la universale e profonda sapienza su ogni argomento. Le dottrine filosofiche che M. espone nel commento al Scipione di Cicerone si conformano al Platonismo di Plotino. Il divino o il buono, causa prima e origine di tutti gl'esseri, che trascende il pensiero e il linguaggio umano, e l’intelletto (nous o mens) che include in sè la idea o il modello originali della cosa.L’intelletto è poi identificato alla monade o unità prima pensata col neo-Pitagorismo, non come numero, ma come la sorgente e l’origine dei numeri. L’intelletto, a sua volta, genera l’anima cosmica, identificata a GIOVE, che è principio di vita per tutte le cose corporee che essa forma imprimendo nella materia l’immagine dell'idea.Così una sola luce divina illumina tutte le cose, connesse tra loro da vincoli reciproci e ininterrotti. Nei corpi del cielo e delle stelle il principio animatore è una pura attività razionale.Nella filosofia psicologico, M. dice che nell’uomo ad essa anima si uniscono l'anima sensitiva e l'anima vegetativa, che sole si trovano negl'esseri inferiori. Rispetto alla esistenza dell'anima, prima e dopo la sua unione col corpo, alla sua discesa dal cielo e alla ascesa ad esso, È pp alla reminiscenza, alla sorte che l’attende dopo la morte.Macrobio si conforma alle dottrine che il Neo-Platonismo deriva dalla tradizione pitagorico-platonica e che appartenevano al patrimonio comune della coscienza dell’età sua. Anche per M. il corpo è un sepolcro dell'anima (soma sema), sicchè la filosofia deve insegnare all'uomo a liberare l’una dai vincoli dell’altro.Perciò, riprendendo la teoria plotiniana delle virtù, Macrobio pone su quelle politiche (dell’uomo nella vita sociale) la virtu purgativa, che lo purificano dal contagio del corpo, che sono proprie di chi vuole immergersi nella contemplazione filosofica, quelle di chi ha raggiunto tale scopo, liberandosi completamente dalle passioni e al di sopra di tutte, la virtù contemplativa dell’intelletto. Il commento ha così trasmesso al pensiero medioevale la conoscenza di numerose teorie platoniche e neo-platoniche, fra le quali ha particolare importanza l’identificazione dell'idea a un pensiero divino. Ambrogio Teodosio Macrobio. Macrobio raffigurato in una miniatura del Medioevo Ambrogio Teodosio M. (in latino: Ambrosius Theodosius Macrobius) è un filosofo Italiano. Studioso anche di astronomia, sostenne la teoria geo-centrica. Una pagina dei Commentarii in Somnium Scipionis di M.. Della vita di Macrobio non si sa molto e quel poco che è stato tramandato dai suoi contemporanei non è del tutto affidabile. Così è dubbio se vada identificato con il M. che fu proconsole d'Africa o col Teodosio prefetto del pretorio d'Italia, Africa e Illirico, identificazione oggi condivisa dalla maggior parte degli studiosi. Due cose appaiono però certe agli storici moderni: che M. nacque nell'Africa romana e che non professasse il Cristianesimo (come creduto nel corso del Medioevo), ma fosse pagano.  Opere  Lo stesso argomento in dettaglio: Saturnalia (M.). I Saturnalia, la sua opera principale, sono un dialogo erudito che si svolge in tre giornate, raccontate in sette libri, in occasione delle feste in onore del dio Saturno. L'opera ha un carattere enciclopedico ed è centrata principalmente sulla figura di VIRGILIO, anche se i suoi contenuti spaziano dalla religione alla letteratura e alla storia fino alle scienze naturali. M. contribuì significativamente all'esegesi dell' “Eneide” e dell'opera di Virgilio più in generale. Inoltre è grazie a lui se ci sono pervenuti frammenti di vari autori famosi, tra i quali spiccano Ennio e Sallustio, e se si è mantenuto il ricordo di autori meno conosciuti come Egnazio e Sueio. Nei Commentarii in Somnium Scipionis, partendo dal Somnium Scipionis di Cicerone, scrive un commentario in due libri, dedicato al figlio Eustazio. In questi due libri emerge il pensiero filosofico neoplatonico: Dio, che è origine di tutto ciò che esiste, crea la mente (noûs), che crea l'«anima del mondo; a sua volta l'anima del mondo, a poco a poco, volgendo indietro lo sguardo, essa stessa, incorporea, degenera fino a diventare matrice dei corpi. M. compose anche un'opera grammaticale dedicata al verbo greco e latino, De verborum graeci et latini differentiis vel societatibus (titolo da preferire al più diffuso de differentiis vel societatibus graeci latinique verbi, basato sia su fonti grammaticali come Apollonio Discolo, Gellio, e una fonte utilizzata anche da Carisio e Diomede. L'opera nella sua forma originale non si è conservata ma ne restano ampi estratti, i più importanti dei quali sono quelli realizzati nel IX secolo molto probabilmente ad opera di Giovanni Scoto Eriugena. Un altro gruppo di estratti, più limitato ma testualmente molto valido, è conservato in alcuni fogli di un manoscritto bobbiese scritto fra il VII e l'VIII secolo. Infine l'operetta macrobiana è stata ampiamente utilizzata da un trattato grammaticale sul verbo latino, composto forse in area orientale e tramandato anch'esso da un codice di provenienza bobbiese. Tutte queste testimonianze ci consentono di farci un'idea piuttosto precisa del contenuto della perduta trattazione macrobiana, che sembra destinata, più che ad una utilizzazione scolastica, a fornire esempi e discussioni erudite sul sistema verbale latino, utile soprattutto per un lettore colto, in possesso di una buona formazione linguistica. Va inoltre notato come questa sia in pratica l'unica opera latina dedicata esplicitamente ad un'analisi sistematica del sistema verbale latino, che trova qualche analogia solo in alcune sezioni della grammatica di Prisciano. Ampie parti dell'opera furono citate in un manoscritto del IX secolo attribuito a Scoto Eriugena. Durante il Medioevo Macrobio fu identificato come cristiano e per questo poté godere di una buona reputazione, che gli permise di essere letto, studiato e citato dai più illustri filosofi come Pietro Abelardo. Le sue opere furono copiate dagli amanuensi nei monasteri e così non venne dimenticato, ma, terminato il Medioevo, in un primo tempo non venne considerato dagl’umanisti, che poi invece lo ripresero. Non ha avuto tuttavia grande considerazione nel XV secolo, poiché, al Neoplatonismo, la maggior parte degli studiosi preferiva le opere di Platone stesso. L'appartenere ad un periodo così tardo della storia antica non gli ha mai giovato e solo oggi si sta riprendendo lo studio delle sue opere in modo più approfondito, pur con meno intensità rispetto al Medioevo. In effetti gli studiosi oggi non analizzano tanto l'opera di Macrobio per conoscerne e apprezzarne il pensiero, ma cercano più che altro di dargli una datazione e un'identità. Codice teodosiano. ^ P. De Paolis in Lustrum, n. 28, 1986. ^ Cicerone, De re publica, lib. VI. ^ Macrobio Ambrogio Teodosio, su romanoimpero.com. Bibliografia (LA) Ambrogio Teodosio Macrobio, In Somnium Scipionis, (Venetiis..., Per Augustinum de Zannis de Portesio : ad instantia Do. Lucam Antonium de Giunta, 1513 Die xv. Iunii). M., Commento al sogno di Scipione, testo latino a fronte, Saggio introduttivo di Ilaria Ramelli, traduzione, bibliografia, note e apparati di Moreno Neri, Milano, Bompiani, 2007. Macròbio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Alessandro Olivieri, MACROBIO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ambrosius Theodosius Macrobius, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata (LA) Opere di M. su Musisque Deoque.  Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro. Modifica su Wikidata Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Ambrogio Teodosio Macrobio, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (FR) Pubblicazioni di Ambrogio Teodosio Macrobio, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Macrobio a Ravenna Archiviato il 10 aprile 2018 in Internet Archive., su patrimonioculturale.unibo.it V · D · M Grammatici romani V · D · M Platonici. Portale Antica Roma   Portale Biografie   Portale Filosofia   Portale Letteratura   Portale Lingua latina Categorie: Scrittori romani Grammatici romani Funzionari romaniScrittori del V secoloRomani del V secoloNeoplatonici. Macrobio is best known as the author of Saturnalia, a semi-philosophical dialogue that covers a wide range of topics, although its principal one is the poetry of Virgil. However, there are also some reflections on religion and matters of psychology. More interesting philosophically is a commentary he wrote for his son on the Dream of Scipio by Cicerone – an extract from his Republic). In it Macrobio explores the nature of the soul, mainly from the point of view of the Accademy. The ssoul’s immortality and divine nature are discussed in the light not only of philosophy but also in that of the science of his day. Ambrogio Teodosio Macrobio. Keywords: Macrobio. The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Màdera: l’implicatura conversazionale della carta del senso – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Varese). Filosofo italiano. Varese, Lombardia. Grice: “I like Madera; especially because he uses words I love, like ‘sense’ – ‘la carta del senso’ and soul – anima --.” Insegna a Milano. Ha insegnato a Calabria e Venezia.  È membro dell'Associazione italiana di psicologia analitica, del Laboratorio analitico delle immagini (LAI, associazione per lo studio del gioco della sabbia nella pratica analitica), e fa parte della redazione della Rivista di psicologia analitica. Fonda i Seminari aperti di pratiche filosofiche di Venezia e di Milano e PhiloPratiche filosofiche a Milano.  Studia Jung. Define la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso "analisi biografica a orientamento filosofico", formando la Società degli analisti filosofi. Fondat l'”Analisi Biografica A Orientamento Filosofico”, pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare il metodo psico-analitico, nata agli inizi Professoree oggi praticata in diverse città.  La pratica dell'analista filosofo si rivolge alle dimensioni “sane” ed è volta alla ricerca di senso dell'esistenza dell'analizzante. L’orientamento filosofico è inteso come ricerca di senso che, a differenza della filosofia come modo di vivere dell’antichità, parte dalla biografia storicamente, culturalmente e socialmente incarnata. Questo è un tentativo di risposta alla crisi delle istituzioni tradizionalmente riconosciute come orientanti l’esistenza; l'analista filosofo si propone di riformulare su base biografica i processi formativi integrandoli con le psicologie del “profondo”. L’aver cura “terapeutica” dell’insieme della personalità e della vita dei gruppi è stato da sempre vocazione della filosofia, riproposta come contenitore di diversi approcci e discipline delle scienze umane, dalla psicoanalisi alla pedagogia. Il senso è inteso come il fattore terapeutico fondamentale.  L'analisi biografica a orientamento filosofico non si occupa della cura delle psicopatologie, a meno che l'analista filosofo non sia anche uno psicoterapeuta, psicologo o psichiatra.  Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all'analista non solo la competenza professionale ma anche l'indirizzo vocazionale della sua vita alla filosofia, dedicandosi agli esercizi filosofici personali e comunitari.  L'ambito di esperienze e teorie da cui deriva riunisce l'eredità delle psicologie del profondo, la filosofia intesa nel suo valore terapeutico e come stile di vita, la pedagogia del corpo e le pratiche di meditazione, la psicologia sistemica, il metodo autobiografico e biografico, la narrazione delle storie di vita in una prospettiva sociologica.  Saggi: “Identità e feticismo” (Moizzi, Milano); “Dio il Mondo” (Coliseum, Milano); “L'alchimia ribelle” (Palomar, Bari); ““Jung. Biografia e teoria,” Mondadori, Milano, “L'animale visionario,” Saggiatore, Milano); “La filosofia come stile di vita,  Mondadori, Milano, Ipoc, Milano, Il piacere di vivere, Mondadori, Milano, "Che cosa è l'analisi biografica a orientamento filosofico", in Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Jung come precursore di una filosofia per l'anima”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica. La carta del senso” Psicologia del profondo e vita filosofica, Cortina, Milano,,  Ipoc,  Una filosofia per l'anima. All'incrocio di psicologia analitica e pratiche filosofiche, Ipoc, Milano   Jung. L'opera al rosso, Feltrinelli, Milano. Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Mimesis, Milano  “Che tipo di sapere potrebbe essere quello della psicoanalisi?”, in Psiche. Rivista di cultura psicoanalitica,  “Dalla pseudo-speciazione al capro espiatorio", in, Tabula rasa. Neuro-scienze e culture, Fondazione Intercultura, Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Le pratiche filosofiche nella formazione, Adultità, Guerini, Milano Bartolini P., Mirabelli C., L’analisi filosofica: avventure del senso e ricerca mito-biografica, Mimesis, Milano-Udine  Campanello L., "L'analisi biografica a orientamento filosofico e le cure palliative”, in Tessere reti per una buona morte, Rivista Italiana di Cure Palliative, Campanello L., Sono vivo ed è solo l'inizio, Mursia, Milano  Daddi A. I., Filosofia del profondo, formazione continua, cura di sé. Apologia di una psicoanalisi misconosciuta, Ipoc, Milano,  Daddi A. I., “Principio Misericordia, perfezionismo morale e nuova etica. La proposta màderiana per l'Occidente del terzo millennio”, in Rassegna storiografica decennale, Limina Mentis, Monza,  Diana M., Contaminazioni necessarie. La cura dell'anima tra religioni, psicoterapia, counselling filosofici, Moretti, Bergamo, Galimberti U., Dizionario di psicologia. Psichiatria, psicoanalisi, neuro-scienze, voce “Biografico, Metodo”, Feltrinelli, Milano  Gamelli I., Mirabelli C., Non solo a parole. Corpo e narrazione nella formazione e nella cura, Cortina, Milano  Janigro N., La vocazione della psiche, Einaudi, Torino  Janigro N., Psicoanalisi. Un’eredità al futuro, Mimesis, Milano  Malinconico A., "Dialettica di redazione (ancora in tema di analisi biografica a orientamento filosofico)", in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Malinconico A., Psicologia Analitica e mito dell’immagine. Biblioteca di Vivarium, Milano  Montanari M., “Per una filosofia del profondo”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Montanari M., La filosofia come cura, Mursia, Milano  Montanari M., Vivere la filosofia, Mursia, Milano  Moreni L., “Intervista a tre analisti filosofi”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Sull’analisi biografica a orientamento filosofico  Analisi biografica e cura di sé  Una nuova formazione alla cura  Psiche e città. La nuova politica nelle parole di analisti e filosofi  Quattordici punti sull’analisi biografica a orientamento filosofico.  Romano Màdera. Madera. Keywords: la carta del senso, “profondo” “la grammatica profonda” “la grammatical del profondo” Tiefe Grammatik – implicatura del profondo, implicatura del superficiale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Madera” – The Swimming-Pool Library. Madera.

 

Grice e Maffetone: l’implicatura conversazionale – filosofia campanese – filosofia napoletana – scuola di Napoli -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice: “I like Maffetone; he tries, like I do, to defend Socrates against Thrasymacus; in the proceedings, he provides his view on the foundations of Italian liberalism – and has recently explored the topic of what he calls ‘il valore della vita.’” Si laurea a Napoli. Ha contribuito al dibattito scientifico sui temi di bioetica e etica dell'economia e della politica, alla Rawls,, tentando di ricostruire i principi del liberalismo applicandoli al contesto dell’economia. Insegna a Roma. Presidente della Fondazione Ravello.  Saggi: “I fondamenti del liberalismo” (Laterza, Etica Pubblica, Il Saggiatore); “La pensabilità del mondo” (Il Saggiatore, “Rawls” (Laterza). “Un mondo migliore. Giustizia globale tra Leviatano e Cosmopoli, “Marx nel XXI secolo,” Luiss University Press. Radio Radicale. Sebastiano Maffettone. Maffetone. Keywords: contrattualismo. Rawls on Grice on personal identity. Keywords: quasi-contrattualismo conversazionale, i due contrattanti – il contratto come mito – contratto – marxismo, comunismo, laburismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maffetone” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Magalotti: l’implicatura conversazionale – di naturali esperienze – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “I like Magalotti – very philosophical” – Grice: “When a philosopher is a count, we don’t say that he was a professional philosopher, but not an amateur philosopher either – ‘philosopher’ does!” – Grice: “I like his ‘saggi’ on ‘natural experience’ – he is being Aristotelian: there is natural experience and there is trans-natural experience – and there is supernatural experience!” Appartenente all’aristocrazia, figlio del prefetto dei corriere pontifici. Studia a Roma e Pisa, dove e allievo di VIVIANI e MALPIGHI. Segretario di Leopoldo de' Medici, segretario dell'Accademia del Cimento, fondata da de’ Medici. Fa parte anche dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia dell'Arcadia, Dall'esperienza al Cimento nacque i “Saggi di naturali esperienze, ossia le relazioni dell'attività dell'Accademia del Cimento”. Passa al servizio di Cosimo III de' Medici  iniziando così un'attività che lo porta a una serie di viaggi per l'Europa (raccolse in diverse opere le sue vivaci e brillanti relazioni di viaggio). Ottenne il titolo di conte e la nomina ad ambasciatore a Vienna. Si ritira alla villa Magalotti, in Lonchio. Si dedica alla filosofia, con particolare attenzione per la filosofia naturale di Galilei Opere:   “Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo, pastore arcade” “Delle lettere familiari del conte M. e di altri insigni uomini a lui scritte, Firenze,  Diario di Francia, M.L. Doglio, Palermo, Sellerio. “La donna immaginaria, canzoniere, con altre di lui leggiadrissime composizioni inedited” (Lucca); “Lettere del conte M. gentiluomo fiorentino dedicate all'Ecc.mo e Clar.mo Sig. Senatore Carlo Ginori Cav. dell'Ordine di S. Stefano, Segretario delle Riformagioni e delle Tratte, Lucca. Lettere contro l'ateismo, Venezia. Lettere odorose, E. Falqui, Milano. Lettere scientifiche. “Lettere” (Firenze). “Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del cimento sotto la protezione del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia, Milano. “Scritti di corte e di mondo” Enrico Falqui, Roma. “Varie operette del conte Lorenzo Magalotti con giunta di otto lettere su le terre odorose d'Europa e d'America dette volgarmente buccheri”  Roma.Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Cimento sotto la protezione del serenissimo principe Leopoldo di Toscana e descritte dal segretario di essa Accademia (Firenze: per Giuseppe Cocchini all'Insegna della Stella); “La donna immaginaria canzoniere del celebre conte M. ora per la prima volta dato alla luce e dedicato alle nobilissime dame italiane” (Firenze: Bonducci); “Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade” (Firenze: per Gio. Gaetano Tartini, e Santi Franchi); “Il sidro poema in due canti di Filips tradotto dall'inglese in toscano dal celebre conte M. ora per la prima volta stampato con altre traduzioni, e componimenti di vari autori” (Firenze: appresso Andrea Bonducci); Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond, Opere slegate: precedute da un carteggio tra Magalotti e Saint-Évremond, tradotte in toscano” (Roma: Edizioni dell'Ateneo). Scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Elogio storico nell'edizione de La donna immaginaria canzoniere del conte M. con altre di lui leggiadrissime composizioni inedite, raccolte e pubblicate da Gaetano Cambiagi, In Lucca: nella stamperia di Gio. Riccomini, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, POMBA,  M., Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia” (Bari, G. Laterza). Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca, Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia  Lettere scientifiche ed erudite  Comento sui primi cinque canti dell'Inferno di Dante, e quattro lettere del conte M. Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade  Lettere scientifiche ed erudite  La donna immaginaria  Novelle  (il volume contiene anche opere di altri autori) Gli amori innocenti di Sigismondo conte d'Arco con la Principessa Claudia Felice d'Inspruch.   DICE poldo di Toscana . Lettera III. SopralaLuce.AlSignorVincenzo Vi Sopra ildetto del Galido, il Vino Signor Carlo Dati. Lettera V. 111 P relazione 13 28 un composto d'umore e di luce. Al 48 394 refazione medesimo . Lettera II. . Fiore. Al Serenissimo Principe L e o . Delveleno dellaVipera.AlSignorOt 78   ne d'osservar la Cometa l'anno 1664. Leltera VII. Donde possa avvenire , che nel giu dicar degli odori cosi sovente si prenda abbaglio. Al Signor Cavaliere Giovanni Battista d'Ambra. Lettera re Giovanni Battista d'Ambra.Lette Descrizione della Villa di Lonchio.Al Strozzi. Lettera X. Intorno all'Anima de'Bruti,Al Padre secondo. Al Padre Lettore Don A n giolo Maria Quirini. Lettera XIII. 262  INDICE 395 . : 126 Sopra un effetto della vista in occasio Al Sigoor Abate Oilavio Falconieri. . Sopra gli odori . Al Signor Cavalie Signor Marchese Giovanni Battista Sopra un passo di Tertulliano.Al Pa Sopra un passo del Concilio Niceno Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XIV. . Monsignor Leone Strozzi . Lettera XVII.. . 170 252 ra IX. VIII, Іоо Letiore Don Angiolo Maria Quirini. Lettera XI. dre Lettore Don Angiolo Maria Q u i rini.Lettera XI. Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XV. 85 157 279 Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XVI. 282 Sopra un intaglio in un diamante. A 289 300 7   Conte Ferrante Capponi . Lettera XIX. Sopra la lettera B , e perchè ella s'a doperi cosi spesso nel principio de  396 INDICE. Sopra un passo di S. Agostino.Al Si gnor Abate Lorenzo Maria Gianni. Lettera XVIII . . Sopra il Cascii . Al Signor Cavaliere Cognomi. Al Signor Tommaso Buo naventuri . Lettera X X . FINE. SilAJilUsCEn il poeta per una lelva, per la quale tutta  notte aggiratosi, la mattina in su falba si trova a piè  <l'uQa colliuciui. Kipoaatosi alquanto ^ •! per voler   aalire f quando y fattuegli incontro una lonza, un leone e  una lupa, h costretto a rifuggirsi alla selva. In questo  gli apparisce Fombra di VIRGILIO , il cui ajuto è da esso  caldamente implorato contro alla lupa, dalla quale il  maggior pencolo gli soprastava. Virgilio discorre lunga*  mente della pessima natura di quella 6era, onde cam«  porne lo strazio , offerendogli sè per guida | a tener altra a Canto   via lo conforta. Dante accetta Tofferta di Virgilio « e te-  nendogli dietro ti mette in cammino.   V. I. Nel mezzo del cammin tee.   Keir età di 35 anni. Ciò non t'aTguìtee per congetture;  ma provasi manifestameute da un luogo del tuo Convivio,  nella aposizione della canzone: Le dolei rime eTamor, eh* io eolia;   dove 9 dividendo il cono della vita umana in quattro  parti, che tutte (anno il numero d'anni 70 « resta, che  la metà del suo corso, secondo la mente del poeta, sia  ne' 35 . Che poi questo primo verso debba intendersi  letteralmente, cioò del numero degli anni, e non alle-  goricamente, come alcuni vogliono: si dimostra da un  luogo deir Inferno , caut. XV, nel quale domandato il  poeta da Ser Bnmetto di sua venuta, esso gli risponde,  V. 49;   Lassù di sopra in la vUa serena  * JUrpos* io lui • mi smarrì *n una valle ,   1 Avanti (he Vetà mia fosse piena:   riferendoli a questa selva» nella quale racconta essersi  smarrito nel mezzo del commin del suo vivere.   V, per una selva oscura.   Forse questa selva ^ oltre al senso letterale, che fa  giuoco al poeta per 1* intraduzione del suo viaggio , ha  sotto di s^ ((ualche senso allegorico • dei quale sono ar-  ricchite molte parti di questo primo canto ; e vuol per  avventura s guilicare la selva degli eiTori , per entro  la quale assai di leggieri si perde l' uomo nella sua  FRIICO.    3   a<h>1etccnu; e cìie iia *1 vero nel topraccitato luogo del  •uo CoFwivio ti leggono queite formali parole ; È adunque  dà f opere, che y ticcome quello, che mai non fosse stato in  una città , non saprebbe tener le vie -, senza l' insegnamento  di colui , che le ha usate : ro/1 V adolescente » che entra nella  teloa erronea di questa vita , non saprebbe tenere il buon co/m-  mino y se da suoi maggiori non gli fosse mostrato ; nè il mo-  strar vatrebbe, se alli loro coaiafidamenti non fosse obbediente,   V. 8. Ma per trattar del ben ecc.   Del frutto, il qual ti ritrae dalla meditaiione di quel  miserabile stato pieno di pene e di rimordiinenti , mediante  la quale s' arriva alla caDtemplaaione d' Iddio , che è la  fine propostasi dal poeta. V. 1 3. Ma po* eh* »* fui appiè ecc.   Il colle è forse inteso per la virtù , la qual si solleva  dalla bassezza della selva.   V. l6 vidi le sue spalle   VestUe già de* raggi del pianeta ecc.   Il senso letterale è aperto , volendo dire , che la cima  del colle era di già illustrata da' raggi del nascente sole.  Ma forse, che sotto questo senso n' è chiuso un altro ^  pigliando il sole per la grazia illuminante , la quale all' u-  sctr Dance dalla selva degli errori cominciava a trape-  lare con qualche raggio nella sua mente.   V. ao. Che nel lago del cuor ecc.   Por che voglia insinuare , nella passione della paura  commuoversi e fortemente agitarsi il sangue nelle due  cavità del cuore, dette volgarmente ventricoli; de' quali,     4 Canto   prrò eh’ e' parla in lingolare , pigliando la parte pel  tutto , vuol forae dir principalmente del destro , che del  sinistro i maggiore. ALIGHIERI lo chiama lago , credendosi  forse che il sangue che v’ è , vi stagni , non essendo in  que’ tempi alcun lume della circolazione. Qui però cade  molto a proposito il considerare un luogo maraviglioso  del Petrarca nella seconda canzone degli occhi, finora,  che io sappia, non avvertito da altri; nel quale dice  cosa intorno alla circolazione da far facilmente credere,  eh* egli quasi quasi se l’indovinasse, arrivandola, se non  con l'esperienza, con la propria speculazione. Dice dun-  que così :   Dunque eh' i’ non mi sfaccia ,   Si frale oggetto a s\ possente fuoco  Non i proprio valor , che me ne scampi ,   Ma la paura un poco ,   Che 7 sangue vago per le vene agghiaccia ,  insalda ’l cor , perchè più tempo avvampi.   Non ha piti dubbio-, eh* e’ si parrebbe forte appassio-  nato del poeta, che volesse ostinarsi a dire, che il sen-  timento di questi versi suppone necessariamente la notizia  della circolazione del sangue ; la quale , a dir vero , so  fosse stau immaginata , non che ricooosciuu dal Petrarca,  non ha del verisimile , eh’ ella si fosse morta nella sua  mente, ma, da lui conferita e discorsa con altri, per la  grandezza del trovato avrebbe mossa fio d' allora la cu-  riosità de’ medici e de’ notomisti a procacciarne i riscontri  con resperienze. E ben degno di qualche maraviglia il  vedere , come , il poeta altro facendo , e forte altro in-  tendendo di voler dire , gli è venuto detto cosa , che  spiega mirabilmeote quesu dottrina; poiché, se ben si    considera il lento de' lopraddetti Tersi , ^ tale : Ma il  cuore rìsalda un poco, cioè ritorna al suo esser di fluidezza il sangue , il quale nel vagar per le vene s'ag-  ghiaccia dalla paura , e ciò a fine di farlo arder misera-  mente più lungo tempo.   Puoss' egli dilucidar più chiaramente Teffetto, che opera  nel sangue il ripassar cb* egli fa per la fornace del cuore,  dove si liquefi, s'allunga, s'assottiglia, e si stempera,  caso che nel vagar per le vene lontane o per paura,  come in questo caso nel PETRARCA, o per qualsivoglia  altra cagione si fosse punto aggrumato e stretto; onde  poi, novellamente fuso, e corrente divenuto, potesse  ripigliare il nuovo giro ed allungar la vita (la qual tanto  dura, quanto dura il sangue a muoversi), e si a render  più luogo r incendio amoroso del poeta?   Ma ciò, per chiaio ch'ei sia ed aperto, ò tuttavia  assai oscuramente detto in paragone d'un luogo, del Da-  vanzati nella sua Lezione delle monete. Il luogo ò il se-  guente : Jl danojo è il nerbo della guerra, e della repuhhlica , dicono di gravi autori, e di jolenni* Ma a me par  egli più acconciamente detto il secondo sangue; perchè,  siccome il sangue , eh' è il rugo e la sostanza dei cibo  nel corpo naturale, correndo per le vene gì-osse nelle mi-  nute , annaffia tutta la carne , ed ella il si Bee , com* arida  terra bramata pioggia, e rifà, e ristora, qucaUunque di tei  per lo color naturale s'asciuga, e svapora: così il danajo,  eh* è sugo e sostanza ottima della terra , come dicemmo ,  correndo per le borse grosse nelle minute , tutta la gente  rineaneuina di quel danajo, cheti spende, evaviacontl-  nuatnente nelle cose , che la vita consuma , per le quali  nelle medesime borse grosse rientra , e cos't rigirando man-  tiene in vita il corpo civile delta repubblica. Quindi assai 6    Canto    éi leggler ti tomprende , eh* ogni ttato vuol una quantità  di moneta, che rigiri^ come ogni corpo una quantità di  sangue , che corra»   Che dunque diremo di queit* autore ? Nuli* altro ceiv  tamente , te non che , dove i profeMori delle mediche  facoludi non giunsero, se non dopo un grandissimo  guasto d* inomnerabili corpi, egli senz'altro coltello che  con la forza d'un perspicacissimo ingegno penetrò nel  segreto di questo aumiirabile ordigno, c tutto per filo e  per segno ritrovò raltisstmo magistero di quei movimenti,  che noi vita appelliamo*   V. 31 . £ qual è quei, che con Una af annata ecc.   MaravigUosa similitudine.   V. 35. CoA /'animo miò , eh* ancor fuggiva ecc.   Rara maniera d'esprimere una paura infinita. Bocc.*,  Novella 77. Allora , quasi come se *l mondo sotto i piedi  venuto le foste meno , le fuggi Canitno , e vinta cadde ro-  paa '/ battuto della terre.   V. 3 o* Si che 7 piè fermo ecc.   Solamente camminandosi a piano : dicansì quel che  vogliono 1 commentatori, in ciò manifesraniente conviensi  dalla dimostrazione e dall' esperienza. £ vero, che il piè  fermo retu sempre Ìl più basso. Onde convien dire, che  Dante non avesse ancor presa l'erta, il che si convince  anche più manifestamente da quel che segue :   V. 3 i. £d ecco, quoti al cominriar dell’ erta»   La voce quoti vuol significare ( e tanto più accompa-  gnau con l'altra al cominciar t che denota futuro), che  PRIVO. 7   Verta era ben vicina, ma non cominciata; c pure in fin  allora avea camminato , adunque a piano. Nè li opponga  quello, ch’egli dice ne* veni innanzi, y. l3.   Ma po’ eh’ i fui appii d" un colle giunto ;   poiché appiè d'un colle li dice anche in qualche distanza;  anzi t' e’ doveva comodamente vedergli le spalle, v. l 6 .   Guarda’ in alto e vidi le sue spalle ,   tornava meglio eh’ e’ ne fosse alquanto lontano. Molto  meno dà dilEcoltà il seguente v. 6 l.   Mentre eh’ i’ rovinava in basso loco;   dicendo: dunque se ora egli scende, mostra, che dianzi  saliva. Saliva , ma dopo aver prima fatto il piano , per  lo qual camminando il pie fermo sempre era il più basso.  Del resto il leone e la lonza non poteron impedirgli il  salire : solamente la lupa gli fe’ perder la speranza dell’ al-  tezza, cioè di condurti in cima del colle. Di qui avvenne  eh’ egli prete a rovinare in basso loco,   V. 3a. Una lonza ecc.   Una pantera. Per essa , come animai sagacissimo , in-  tende veritimilmente la lussuria.   V. 36. Ch’i’ fui, per ritornar, pUi volte, volto.   Bisticcio. Tibullo ti fe’ lecito anch’ egli per nn^ volta  un simile scherzo , Ub. IV , corm. VI , v. 9 .   Sic bene compones : ulli non ille puellat  Seruire.     8 Canto   £ Properzio te ne volle aacor etto cavar la voglia,  elcg. Xin, Ub. I, V. 5.   Vum tiU Jecepiiì augfiur fama puellis ,   CtTtus et in nuìlo quaeris amore moram.   V. 39 quando V amor divino   Mone da prima quelle cose belle-   Direi, che per la motta di quelle cose belle non inten-  dette altro il poeta, che rattuazione dell* idee, o tì vero  lo tpartimento dell* idea primaria nell* idee tecondarie ,  che è il diramamento dell* uno nel diverto tignificato nel  triangolo platonico. In tomma la creazione dell* univerto,  allora quando formò il mondo temibile tutta a timile al  mondo archetipo o intelligibile creato ab eterno nella  mente divina.   £ non è inveritimile, che ALIGHERI abbia voluto toccare  quetta dottrina platonica, nella quale, come appare ma-  oifettamente da altri luoghi della tua Commedia, e prin-  cipalmente nell* XI del Paradito , egli era vertatittimo ,  donde ti raccoglie e 1* intento amor delle lettere e la  pertpicacia del tuo finittimo intendimento , mentre in un  aecolo coti barbaro pot^ aver notizia delle opinioni pla-  toniche , quando i principali autori di quella tcuola o  non erano ancor tradotti dal greco idioma , o t*egli era-  no, grandittima penuria vi aveva de* codici tcritti a penna  dove vederli e ttudiarli. Na t* io ben m'avvito, tal dot-  trina Incavò egli a capello da BOEZIO, del qual aurore il  poeta fu ttudioiittimo , dicendo nel tuo Convivio queite  formali parole : Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia  mente» che s'argomentava di tonare » provvide ( poi ne*l  ai/o, nè Taltrui consolare valeva ) ritornare al modo» che   F ni u o.    9   alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi; e ansimi ad  allegare e leggere quello , non conosciuto da molti , libro  di Boezio ) ìlei quale » cattivo e discacciato , consolato si  aveva. Quivi adunque potè egli facilmente apprendere a  intender Puniverso aotto il nome di bello , e ti per la  moMa delle cose belle intender la mossa del mondo  archetipo disegnato ab eterno nella mente d'iddio. 1 versi *  di BOEZIO sono i seguenti: lib. Ili de consol. etc.^ metro 1\.   O qui perpetua mundum radane guhemés»   Terrarutn caeUque salar , qui te/apus ab aeuo  Ire iuhes , stabilisque nianeru das cuncta moueri ;  Quent non extemae pepulerunt fingere caussae  Materiae fluitantis opus uerum insita sutnmi  Forma boni, liuore carens : tu cuncta superno  Ducis ab exeinplo : pulcrum pulcherrimus ipse  Mundum mente gerens , similiqtte imagine formans ,  Perfectasque iubens perfectum absoluere partes.   In numeris elemento ligas , ut frigora fiamtnis y  Arida conueniant liquidis : ne purinr ignis  Fuolet , aut mersos deducane pondera terras.   Tu triplicU mediam naturae cuncta mouentem  Connectens animam per consona membra resoluis, etc.   Che poi per la motta intenda l'attuazione delle idre  mondiali, ciò si convince apertamente da un luogo ma-  raviglioso del suo canzoniere nella canzone :   Amor y che nella mente mi ragiona;   dove parlando della sua donna dice cV ella fu T idea, che  Iddio si propose quando creò il uiondo sensibile, il qual  atto di creare vien quivi espresso con la voce mosse.     IO    Canto   Però qual donna sente sua beliate ,   Biasmar , per non parer queta ed umile ^   Miri costei , eh' esemplo è d’umiltate»   Questuò colei, che umilia ogni perverso.   Costei pensò , chi mosse l* universo.   Altri forse intenderà (tutto che i comentatorì in questo  luogo se la passino assai leggìensente ) per la mussa di  quelle cose belle, la mossa data ai pianeti per gli orbi  loro; ma trattandosi d"una mossa data dall" amor divino,  panni assai più degna opera la creazione dell'universo,  che r imprimere il moto a piccol numero di stelle. Dire  dunque , che il sole nasceva con quelle stelle , eh* eran  con lui quando Iddio creò il mondo : cioè eh' egli era  in Ariete , nella qu^d costellazione fu creato secondo  Vopiniooe di molti.   V. 41 * a bene sperar vera cagione.   Di quella fera la gaietta pelle ,   L*ora del tempo , e la dolce stagione.   Può aver doppio significato : primo in questo modo ,  cioè : 51 che Vara del tempo , e la dolce stagione tu erano  cagione di bene sperare la gaietta fera di quella pelle;  cioè, Si che l'ora della mattina e la stagione di prima^  vera (avendo detto che il sole era in ariete) mi davano  buon augurio a rincer l'incontro di quella fiera, e a  riportarne la spoglia. £ in quest' altro : Sì che aggiunto  all' ora e alla bella stagione l' incontro di quella fiera  adorna di sì vaga pelle non poteva non isperar felici  successi. Così rincontro d'uno o d' un altro animale  recavasi anticamente a buono o a tristo augurio.   F R I M O. (I   V. 45. Za vista, che m'apparve étun leone.   Il leone è preio dal poeta per limbolo della superbia.   V. 4^. £d una lupa eco.   L'ararizia.   V. Si. £ molte genti fe' già viver grame.   Ciò si può intender di coloro , l'aver de' quali è  ingordamente assorbito ddl' avwo , e per gli avari me-  desimi, che ai consumano in continui affanni per l'insa-  ziabditi della lor cupidigia, onde chiama la lupa bestia  senza pace.   V, 53 . Con la paura, eh’ uteia di sua vista.   Qui paura con bizzarra significazione vale spavento in  significato attivo, ed è forse l'unico esempio che se ne  trovi. Cosi l'addiettiva pauroso è preso attivamente, Infer.  cant. 3 , V. 8 H.   Temer si dee di sole (fucile cote ,   eh’ hanno potenza di far altrui male ,   Deir altre no , che non son paurose.   Cioè non danno paura ; ma questo non è tanto sin»  gulare , quanto il sostantivo paura in significato di ter-  rore, e f.tcllmente se ne troveranno esenipj simili cosi  ne'Crecif come nei Latini. Uno al presente me ne sov-  viene, ed ò di Tibullo, eleg. IV, lib. Il , v. q,   Stare uel insanis cautes obnoxia uentit ,   Naufraga quae uatii tunderet unda maris !   V. 60 dove il sol tace.   Verso l'onibra della selva.  Canto   V. 63 . Chi per lungo silenzio parta fioro.   Quriti è Virgilio, «otto la periona del quale pare,  che debba intendersi il lume della ragion naturale risve-  gliato nella mente del poeta dalla teologia figurata per  ranima di Beatrice de* Portinan in vita amata da Dante.   V. 63 parta fioco.   Dal sento delle parole par, che Dante •* accorgesse ,  che Virgilio era fioco dalla semplice vista, ma a bea  considerare non è così. Perchè allora eh' egli scrisse questo  verso avevaio già udito favellare, onde può ben dire  qual era la sua voce, oltre al dire eh* e* Paveva veduto.  Che poi lo faccia fioco , ciò è furila per tacciar la bar-  barie di quel secolo , in cui allorché Dante si pose a  cercar lo suo volume, cioè a leggere e studiar TEneide,  nino altro era che la cercasse o studiasse , onde poteva  dirsi Virgilio starsene muto ed in silenzio perpetuo.   V. 70. Nacqui suh JuliOt ancorché fosse tardi.   Dice esser nato sotto Giulio Cesare ancorché fosse  tordi, cioè ancorché esso Giulio Cesare rispetto al nascer  di Virgilio fosse tardi, cioè indugiasse qualche tempo  ad aver Tassoluto imperio di Roma, onde si potesse con  verità dire che la geme nascesse sotto di lui. £ vera-  mente Virgilio nacque avanti a Cristo anui 70, agridi  d'ottobre , e per conseguenza avanti che Giulio Cesare  fosse imperatore.   V. 90. Ch" ella mi fa tremar le vene e i polsi,   piglia i polsi universalmente per Parterìe, le quali  eo\ loro strigoersi e dilatarsi con contraria corrisponden-  za alla sistole e alla diastole del cuore continuamente    R I li O.    i 3   dibatt^nfti. E qui è da notare ravvedutezza deì poet  mentre dice, che gli tremavano le vene ancora, come  quegli che beni»iÌmo sapea , che per non andar mai  diigiunte dall* arterie, in una violente commozione di  queite, non può far di meno che quelle ancora tanto  quanto non •'alterino.   V. 91. A te convien tenere altro viario.   Quasi dica; ben li può luituria e tuperbia vincere,  ma superare avarizia, ciò è all* umane forze impossibile.   V. 100. Molti son gii animali 1 a cui t’ammoglia.   Molti vizj veogon congiunti con Tavanzia.   V. lOi. ... in finckè’l veltro ecc.   Questi è messer Cane della Scala veronese , onde la  sua patria, dice Dante, che sari tra Feltro e Feltro, perchè  tra Monte Feltro dello Stato d' Urbino e Feltro del Friuli  si ritrova in mezzo Verona. Fu messer Cane uomo d'alto  affare in que' tempi, e d'animo grande e liberale; ed  essendo desideroso, che la sua generosità fosse per opera  conosciuta, intraprese ad onorare e soccorrer tutti coloro,  che di gran saliere fosser dotati, fra quali ricoverò anche  il nostro poeta, allorch'e'fu di Faenze cacciato co* Chi~  bellini intorno all'anno i 3 oS.   V. io 3 * terra , nè peltro»   Peltro^ stagno raffinato con lega d’argento vivo. Qui  per metallo in genere , onde il scntimeaio è questo ;   V. io 3 . Questi non ciberà terra , nè peltro ,   Questi non si ciberà , cioè non sarà signoreggiato da  ambizione di stato > uè da cupidigia d'avere.     14 Canto triuo.   V. ic 6 . Di queìF umile Italia»   Vinile y atteso il tuo miserabile stato in que* tempi per  rintestioe discordie, ond' ella era sempre infestata.   V. 111. Là onde invidia prima ecc.   O sia la prima invidia di Lucifero contro Iddio in  Ciclo, o contro l'uomo nel paradiso terrestre, o pure:   V. IH. Là onde invidia prima dipartiìla\   Là onde da prima inridia la diparti , preso quel prima  avverbialmente.   V. iiS. Che la seconda morte ciascun ^rida.   Allude al desiderio , che hanno i dannati della morte  deir anime loro dopo quella de* corpi per sourarsi alla  crudeltà de' tormenti, onde S. Luca, cap. aa, io persona  di quelli : Monies cadile super noi, et colles operile nos.   V. lai. Anima fia ecc.   Beatrice de' Portinarì , la quale , siccome à detto di  sopra , fn io vita ardentissimamente amata dal poeta.   In questo, che segue nel primo canto, si consuma un  giorno intero , eh' è il primo del viaggio di Dante.   INFERNO.    CANTO SECONDO.    ARGOMENTO.    Si fa dall’ ioTOcar le muae e l'ajuto della propria  mente. Dipoi acconta , com' egli peniando all' impreia  di tal viaggio . cominciò a •gomrntoraeoe , e a motirare  a Virgilio eoo molte ragioni, di' e' non era dovere, ch'ei  ti mettewe ]>er niun conto a cimento >1 pericoloio. Dopo  di che narra, come Virgilio lo ripreie della tua viltà;  e con dirgli, ch'egli veniva in tuo aoccorto mandatovi  da Beatrice, tutto di buon ardire lo iraarrito animo gli  rinfranca, ond'egli ti ditpone al tutto di volerlo teguitare.   V. 4 . ATapparetfhiava a sostemr la putirà ,   Si del cammino , e ti delta pittate.   Il Boti, il Vellutello, ed altri comentatori tpiegano  qneito luogo coti ; M'apparecchiava a tiiperar le ilitE-  cultà del viaggio, e tollerar la noja della pietà, di' eraii  per farmi quei crudeliitimi tirar) , ond’ era per veder  tormentare l’anmie de’ dannati. Io però ardirei proporrej6 Canto   un* alfr.i roiuMcrazionc , le a sorte Dante avesse piut-  tosto voluto dire, eh’ ci •'apparecchiava a sostcoer la  {guerra della pirtare , cioè a ftf forza al suo animo per  non prender pietà de’ peccatori, avvegnaché U crudeltà  de’ «upplizj. fosse per muovergli un certo naturai affetto  di comjiafsione , al quale ciafcun uomo fi seme ordina-  riamenTc incitare per la miseria altrui. £ veramente il  senso letterale pare , che favorisca mirabilmente questo  sentimento ; poiché , s’ei s’apparecchiava a sostener la  guerra della pietà, cioè la guerra, ch’era per Wgli la  pietà , segno è eh' e* non voleva lasciarsi vincer da  quella, ma si resistere e comb.ucere con la considera-  rione, che quegl' infelici erano puniti giustamente, anzi,  come dicono t teologi, citra meritumt mentre avendo offeso  una Maestà inBnita, e sì infinita venendo a esser la loro  colpa, questa non può con pene finite soddisfarsi. Dico  finite quanto all' intensione , non quanto all* estensione ,  la quale non ha dubbio , che durerà eternamente. E chi  porrà ben mence ad altri luoghi dell’Inferno, ne troverà  di quelli, che armano di piu salde conjetture il sentimento  da me addotto in questo passo. Tale è quello dell’Inferno,  canto XIII, dove, dopo il primo ragionamento dì Pier  delle Vigne , Dante dice a Virgilio, eh* c’ seguiti a do-  mandare all* anima del suddetto Piero qualche altro  dubbio, imperocché a lui non ne dà Tanimo, tanto si  sente strignere dalla pietà del suo infelice stato, v.   OntV io a lui : dimandai tu ancora   Di quel, che credi ^ ch‘ a me soddisfaccia ;  eh* i non potrei: tanta pietà in accora.   E piià apertamente si vede questo star su la difesa, che  fa Dante contro l’ importuna pietà de* dannati, la qual tenta di vincerlo al canto XXIX dell’ Inferno , quando  arrivato in tu ruldina costa di Malebolge dice cosi, v. 43^   Lamenti saeltaron me diversi ,   Che di pietà ferrati avean gli strali :   Ond" io gli orecchi con te man coperti.   Il qual terzetto par, che esprima troppo maraviglio-  samente un fierissimo assalto dato dalla pietà all’ animo  del porta , e la difesa di quello con turarsi gli orecchi.  £ non solamente si troverà difendersi dalla pietà , ma  sovente incrudelire contro di essi, negando loro conforto  e compatimento. Così Inf. cant. XXXIII , richiesto da  Branca d’Oria, che gli distaccasse d' insieme le palpebre  agghiacciate , non volle farlo , v. 148.   Ma distendi ora mai in guà la mano ,   Aprimi gli occhi I ed io non gliele aperti,   E cortesia fu lui tesser villarto.   E Inf. XIV , vedendo Capaneo disteso sotto la pioggia  di fuoco, dice stargli il dovere, v. ^t.   Ma , com' io dissi lui , li tuoi dispetti  Sono al suo petto assai debiti fregi.   Io però confesso di non aver per anche si fatta pra-  tica SU questo poema , eh' e' mi sovvengano così a un  tratto tutti i luoghi, ov’ e' favella di pietà in questa prima  Cantica dell’ Inferno; e considero eh’ e’ mi se ne può  addurre taluno ora non pensato da me , il qual mostri  così chiaro il contrario, eh’ e' metta a terra tutto il pre-  sente ragionamento. E considero , che altri potrebbe ri-  spondermi , che il far dimandare da Virgilio Pier delle  Vigne , e ’l coprirsi gli orecchi con le mani posson     i8 Canto   ambedue etter effetti dell' cuer Taiiimo del poeta troppo  vinto dalla pietà, e non dall' eaier a lei repugnante ; ma  io non piglio per aaiunto di provare , che egli si picchi  di non calerti mai piegato a pietà de' dannati , anzi che  in molti luoghi confeita la aua caduta , qual è quella ,  Inf. canto V, v. 70.   Poscia eh' i' thhi il mio dottore udito  Nomar le donne antiche e cavalieri ,   Pietà mi vinse , e fui quasi smarrito.   Nel qnal luogo non meno ti pare la perdita del poeta,  che il contratto antecedente; mentre, te egli non ti fotte  potto in animo di non latciarti andare alla compattione,  non avrebbe indugiato fin allora ad arrenderli , avendone  avuta occatione molto prima , cioè tubito eh' ei vide la  miteria dei peccatori carnali. Ivi, v. 3S.   Or incomincian le dolenti note  A [armisi sentire : or son venuto ,   Xà dove molto pianto mi percuote.   Ma egli Ita forte il più eh' el potette : però , allora  ch'egli ebbe riconoteiuto quivi tanti valoroti uomini, e  coti alte donne , piegò l'aaimo alla compattione ; ond'egli  dice , eh' ei fu quoti smarrito , cioè ti perdè d' animo ,  vedendoti vinto il pretto. Per lo che concludo, che, te  bene da quetto e da muli' altri luoghi ti comprende la  vittoria della pietà , ciò non toglie il vigore alla ipoti-  zinne del preiente patto , potendo benitiimo ilare in-  lieme l'un e l'altro : cioè che Dante ti ditponeiie a  toitener la guerra della pietà , cioè a non compatire i  dannati ; e poi , come di animo gentile ed umano , di  quando in quando cedette. V. 8. O mente , che scru/etti ciò eK io vidi ecc.   Dopo ÌDTOcate le Muse, invoca la sua memoria, chia-  mandola mente che tcriite ciò eh' egli vide ; cioè, in cui  a' impretaero le tpecie degli oggetti vedati.   V. IO. Io cominciai;   Vi a’ intende a favellar di qncato tenore , e queata è  maniera uaitatiaaima di Dante per iafuggir la proliaaità  dell' introduaioni de' ragionamenti ; coal ed io a lui ed  egli a me ; cio^ diaai e diaac , ed infiniti altri aimili faci-  lisaimi ad intenderai.   Y. l 3 . Tu dici, de di Silvie lo parente,  CoirutlUile ancora , ad immortale  Secolo andò , e fu tentibilmente.   Tu dici. Tu hai laaciato aerino nella tna ENEIDE, che  ENEA padre di Silvio , eaaendo ancora nel corrunibil  corpo, andò a aecolo immortale , cioè diaceae airinferno,  e ciò non fu per aogno o per eataai , ma aenaibilmente ,  cioè in carne e in oaaa.   V. 16. Però se I avversario d'agni male   Cortese fu , pensando I alto effetto ,  Ch'uscir dovea di lui, e ’l chi, e 'I guale   L’avversario d* ogni male è Iddio, e ‘I chi , Romolo fon-  dator di Roma , e 'I quale , e le aue alte qualità ; onde  il aenao de' aeguenti terzetti è tale : Se Iddio , penaando  la aerie delle coac , che doveano farai per Enea c la aua  aucceaaione, conaentì l'andata e '1 ritotoo di lui dall'Iu-  ferno : ciò non parrà punto di atrano a qualunque abbia  punto d'intendimento, conaiderando eh' egli fu eletto per  .vutore di Roma e del romano imperio.     20    C AVTO   V. 22. La qual* e *l quale ecc.   La qual Roma, e '1 qual imperio.   V. 14. U* siedv il xuff<//or del «o^ior Piero.   Qui Piero per Pontefice , onde il maggior Piero viene  a eMer Cristo , e non S. Piero , come vogliono ì coni»  mentatori; perchè s'e* parlaste di S. Piero, non direbbe  del maggiore y il qual ti dice solo comparativamente ad  altri minori ; il che toma appunto bene , però eh* e* parla  di Cristo, il quale rispettivamente a $. Piero può vcrar  mente chiamarti il maggiore*   V. aS. Per quest* andata, onde li dai tu vanto ecc.   Onde cotanto T esalti fra gli uomini per ralcissimo  privilegio concedutogli.   V. a6. Intese cose che furon cagione   Di sua vittoria , e del papale ammanto.   Allude alla predizione fatta da Anchise ad Enea nel  sesto deir Eneide ; per la quale egli intese la sua vitto-  ria, da cui dopo lunga serie di avvenimenti fu stabi**  lito in Roma il papale ammauto , cioè l'imperio sacro.   V. a8. Andovvi poi lo Vas delezione ecc.   S. Paolo, quando fu rapito al terzo cielo. £ veramente  ne recò conforto alla nostra fede con l'oculata tettimo-  niaaza delle cose credute da essa. E notiti che Dajite  da principio di questo suo discorso, fatto qui a Virgilio,  non si ristrinse a dir solo di quelli, i quali ancor viventi  pass;u*ono all* Inferno, ma di ciascuno, il quale, sendo  ancor corruttibile, andò a secolo immortale. Laonde non  solamente di Enea, ma del celeste viaggio di S, Paolo  ancora saggiamente piglia a ragionare.  ai   V. 34. Perchè se del venire C tn ahhanJono ecc.   M* abbandono oon vuol dire, d* io mi tgomento di ve«  iiire , come spiegano tutti i couieou , ma come chiosa  il Rifiorito : Perchè s* ì mi lascio andare a venire , assai  dubito del ritorno,   V. 37. E qual è quei che disvuoi ecc.   Ci mette con mirabil similitudine davanti agli occhi  i contrasti d' un' anima, che dal male al ben operar si  rivolge.   V. 41. Perchè» pensando consumai t impresa y  Che fu nel cominciar cotanto tosta.   S'accorge Dante d'averla un po' corsa» allora che nel  primo canto, senza pensar nè che, nè come, s'impegnò  ad andar con Virgilio, dicendo, v. i 3 o.   Poeta t i ti richieggio   Per quello Iddio, che tu non conoscesti,  jicciò eh* i' fugga questo male e ptggio.   Che tu mi meni là dov* or dicesti ,   Si eh* i vegga la porta di S. Pietro ,   E color, che tu fai cotanto mesti.   Onde ora confessa , che , sbigottito dalle suddette con>  siderazioni, l'amor dell'impresa, da principio con sì lieto  animo incominciata , era per tali pensieri consumato e  svanito.   V. 43. Se io ho ben la tua parola intesa ,   Rispose del magnanimo quell ombra ,  Vanima tua è da viltate offesa.   Rispose Virgilio : Con queste tue riflesiioni , s' io 1 * ho  ben'imesa, in loitanza tu ba* paura*     Cauto   V. Ss. I* tra tra color elle son tospeti,   Nel Limba , dove nè godono , nè dolgonti ranìme.   V. 53 . E donna mi chiamò beata e bella.   Beatrice , la quale , ticcome è detto nel IV canto , è  poeta per la grazia perSciente o consumante, secondo i  teologi dicono, anzi per la stessa teologia; e ciò, secondo  nota il Cello nella Lezione duodecima topra F Inferno,  per due cagioni : Una, perchè, siccome non ci è scienza,  la quale più alto ne levi nostro mortale intendimento  all’ altissima contemplazione d' Iddio e della teologia ,  così non avea Dante, mentre eh’ e’ visse, trovato oggetto ,  che più gli facesse scala all’ intelligenza delle celestiali  cose, che, siccome scrive io più luoghi, le sublimi virtù  e l’altre doti esimie dell' anima di Beatrice. L'altra ca-  gione , per la quale sotto il nome di Beatrice intenda  allegoricamente la teologia, è per mantener la promessa,  ch'egli avea fatta nella sua Vita Nuova; dicendo, che,  se Iddio gli avesse dato vita, avrebbe scritto di lei più  altamente, che aveste scritto altr' uomo di donna mortale.  Il che veramente ha egli molto bene osservato, avendola  posta in così bella e maravigliosa opera per la scienza  maestra in divinità.   V. 54. Tal che di comandar i la richiesi-  La richiesi. In pregai, ch'ella alcuna cosa mi comandasse.   V. 55. Lucevan gli occhi suoi più che la stella.  Più che’l sole.   V. 60. E durerà quanto 7 moto lontana.   Lontana, dal verbo lontanare. Quanto il molo lontana.  Quanto il moto s' allontana dal tempo presente : cioè la  tua fama durerà quanto dura il tempo.     a3   Piglia moto per tempo ella peripatetica , definendo  Ariatotile il tempo : Tempus tJt aumenu mottu seoundwa  prius et poiierUu.   V. 6i. L’ amico mìo, e non della ventura.   Dante , il quale per aver amato di puriaaimo amore  le bellezze dell' anima mia, e non le doti eaterne, che  la fortuna coraparte a' corpi terreni e corruttibili , fu  veramente amico di me , cio^ di quel eh' era mio , e non  {Iella ventura , e non della bellezza, per la quale altri di  lui men faggio m’ averà riputata felice e ben avventurata.   V. 63. Nella diterta piaggia i impedito   Si nel cammin , che volto , e per paura.   Impedito dalla lupa, e volto indietro per paura di cita.   V. 64. E temo eh' e' non ria già zi smarrito,   Ch’ io mi sia tardi al soccorso levata.   Dubito, che postano i vizj aver già preto in lui tanto  piede , che l'ajuto celeste non giunga in tempo.   V. 67. Or muovi ecc.   Muoviti , vanne : così il Petrarca :   Or muovi , non smarrir t altre compagne.   V. 71. Vegno di loco, ove tornar disio.   Toma egualmente bene al senso letterale e allegorico ,  cioà e a Beatrice e alla teologia, il desiderio di ritornare  in cielo ; il che imitando per avventura il Petrarca nella  canzone :   Una donna più bella asstù che ’l sole ;  disse della teologia :     34    Cakto  costei batte t ale   Per tornar all* antico suo ricetto.   V. 72. Amor mi mosse ecc.   É Vamor d* Iddio , pel qual e' desidera che ciascun  nomo ti salvi, e questo è il eeoso allegorico o vero se-  condo la lettera ; la mosse la dolce memoria di quell* aniur  eh* eli* avea portato nel mondo a Dante , ond* ella il  chiamò, v. 61 , L'amico mio.   V. 73 dinanzi al Signor mio»   Avanti a Dio.   V. 74. Di te mi loderò sovente a lui.   Gran promessa, dicono alcuni, fa qui Beatrice a Vir-  gUio 1 non intendendo questi tali qual utile possa ritor-  nare dair adempimento di essa a uu* anima divisa per  sempre dalla comunicazione della grazia e della beatitu-  dine. Dice in contrario il Vellutello , che Beatrice con  tal promessa promette a Virgilio in premio quello, che  da lei dare, e da lui ricevere in quello stato si potea  maggiore ; ma non dice poi , perchè , nè di ciò adduce  alcuna prova. Na il Cello nella Lezione sopraccitata spa-  ne, che anche all* anime perdute si può (come dicono t  teologi ) giovare con levar loro qualche parte di cagione  di dolore, e in fra gli altri mudi in questo, che sentendo  elleno celebrar le lor memorie o esser qualche compas-  iione di loro in altrui, elle pigliano alquanto di conforto  ( » ei però può chiamarsi tale ) di non si vedere abban-  donate al tutto da ogn* uno , e tiiassituonieuic quelle, le  quali non son dannate per fallo alcimo enorme e brut-  to, ma solo per non aver avuto cognizione della fede cmtiana , come VIRGILIO. Diremo dunque « cYie non »ia  ota d'ogni conaoUziune tal promeMa di Beatrice.   V. ^ 6 . O donna di virtù , sola , per cui   L'umana spezie eccede ogni contento  Da quel Ciel , ch'ha minor li cerchi sui.   Qui piglia itrettUaimamentc Beatrice nel «eoso allego-  rico; e dice, che per ewa, cioè per la teologia, fuomo  supera , ed è più nobile di tutte le creature contenute  dal ciel della luna;, essendo, che sopra di quello si dà  subito neir intelligenza movente Torbe lunare , la qual  •enza dubbio sì per pregio , si per eccellenza di chia-  rissimo intendimento è alT uomo superiore. £ che Dante  portasse opinione delT intelligenze moventi secondo la  dottrina d' Aristotile, è manifesto per quel clT ei dice in  altro luogo di esse. Par. cant. Vili , v. 37.   r’oiy che intendendo il terzo Ciel movete.   Ciò potrebbe anche intendersi in quest* altro senso :  O scienza, per cui l'uomo eccede, cioè trasvola con T in-  telletto dalle sublunari cose alle celestiali e divine.   V. 80. Che Vuhhidir , se già fosse , m'à tardi.   Che se io Tavessi obbedito in questo punto stesso , che  m'hai comandato, pure la mia obbedienza mi parrebbe  tarda: tale e sì fatto è il desiderio, che ho di eseguire i  tuoi cenni. Or venga qualunque si pare, e mi poni da altri  poeti forme così maravigliose e piene di si forte espressiva.   Y. 91. Jo son fatta da Dio , sua mercè» tale ^   Che la vostra miseria non mi tange ,   Nè fiamma cTesto incendio non m* assale. l6 Canto   Io lono , la Dio mercè , talmente fatata per Tacque  della gloria, che la vostra miseria, cioè die T infeliciti  di voi altri ioaprai , non mi tocca , nè fiamma deir in-  cendio de' dannali non m' assale. E notili, die quella dei  aoapeai la chiama raiirria, non conaiaiendo in arnao do-  lorifico, ma in pura afflizione di apirito per la diiperata  viaion d' Iddio; dove quella de' dannau la chiama fiamma,  perchè tormenta poaitivamente il aenao.   V. 94. DoTina e gentil nel Ciel, che si compiange  Di questo impedimento , ov" io ti mando ,  Si che duro giudicio lassù frange.   Quella donna , il cui nome è taciuto dal poeta , è  inteaa generalmente da' commentatori per la prima grazia  detta da' maeatrì in divinità grada data; la quale, perchè  viene per mera liberalità divina, è anche detta preve-  niente, dal prevenir di' dia fa il merito dell' azioni umane.  Queata dunque addirizzando la volontà del poeta nel buon  proponimento d'uacir della aelva del peccato, e di aalire  il monte Bgurato per la virtù e per la contemplazione,  piega e rattempera il rigoroso giudicio d'iddio; onde  dice: che dal compiangerai di quella donna per l'itupe-  dimento, che trova della lupa, il buon voler del poeta,  duro giudizio laaaù frange, cioè muove Iddio a conipaa-  aione , vedendo, che gli manca più il potere, che il volere;  onde merita d'aver in ajuto la aeconda grazia deiu illu-  minante , la quale ( ipongono i commentatori ) da Dante  è chiamata Lucia , dalla luce , eh' ella n'infonde nell'ani-  ma Questa seconda grazia chiama finalmente la terza ,  detta perficiente o coniumante , espressa per Beatrice o  per la teologia; dalla quale vien condizionata la niente  umana alla contem) dazione della divina etienza : il che     SECOSDO.   Ottimamente li conacguiice col mental TÌaggio dell* In-  ferno e del Purgatorio , cioè a dire con la meditazione  di quelle pene ; •! come avviene al noetro poeta , il qual  per tal cammino li conduce alla fruizione del Paradiio ,  e ai alla contemplazione d' Iddio.   V. 97. Questa chiese Lucia in suo dimemdo,   £ disse , Ora abbisogna il tuo fedele  Di te , ed io a le lo raccoaiando.   Lucia nimica di ciascun crudele  Si mosse , e venne al loco , dov V era :  Che mi sedea con l'antica Rachele.   Questa donna, cioè la grazia preveniente, richieee con  tua dimanda Lucia , cioè la grazia illuminante , che aju-  tatte il tuo fedele , cioè Dante ; il quale in altro luogo  dice di tè , eh* egli fu fedele a creder quella, in che la  grazia illuminante TammartlTava: e Lucia ti mette tubilo  a chiamar Beatrice, la qual ti sedea con l'antica Rachele;  e ciò per tignificare, che la teologia è indivitibil compa-  gna della contemplazione, poiché Rachele (che in verità  fu moglie di Giacob ) nel vecchio teitamento ti piglia  per la vita contemplativa.   V. Io 3 . Disse: Beatrice, loda di Dio vera.   Che non soccorri quei , che t'amò tanto ,  Ch' uscio per te della volgare schiera ?   Disse , cioè Lucia Disse. Loda di Dio vera. Chiama  la teologia e la grazia vera lode d' Iddio , forte perchè  dalla prima comprende l'uomo gli ecceUi attributi di  quello, ond* avvien a intiniiarne conceui più adeguati  di qualunque altra lode, che privi del lume di lei tlamo  capaci di udirne; e dalla teconda ti nvuùfctu raltiiiiiuo  pregio delle tue miaericordie.     a8 Canto   V. ic5. eh’ uscio per le /iella volgare schiera.   Per te toma bpne nel temo allegorico e nel letterale ;  poiché Dante non t|nccò meno al tuo tempo per la pro-  fonda notitia della tacrata teienza, che per le rime e per  gli altri parti , a' quali tollerò il tuo nobilittimo ingegno  Tecceitivo amor di Beatrice.   V. ic8. Su la fiumana, ove'l mar non ha vanto ^   Qui il Fioretti , non rinvenendoti qual tia qiietta fiu-  Dtana , poitilla in queata forma : Che fiumana ? ieslia.  Ma noi , per ora latciando il Fioretti nella tua tfacciata  ignoranza , terberemo ad altro luogo la tpotizionc di  quetto verto.   V. 109. Al mondo non fur mai ecc.   Dice Beatrice , che al mondo non fu mai pertona coti  aoUecita a cercare il tuo bene e fuggire il tuo male ,  com' ella dopo tale avvito del grave pericolo di Dante  fu pretta a venir laggiù dalla tua tedia beata.   V. 114. Ch'onora te, e quei, ch’udito V hanno.   Perché le poetie di Virgilio non tolamente onoran  lui, che l’ha fatte, ma qualunque ne diviene ttudioto;  onde ditte di té medeiimo nel primo canto , T. 86.   Tu se’ solo colui , da cui io tolsi  Lo hello stile , che m’ ha fatto onore.   V. lao. Che del bel monte il corto andar li tolse.   Ti fe' ritornare indietro , quando poco di viaggio ti  rimaneva per condurti alla cima del bel monte , cioè al  tommo della virtù o della contemplaiione.    39    V. i 39- Or va, eh" un tot volere è efamendue.   D’amendue noi ; il tuo cT andare , il mio di venire.   V. 143. Entrai per lo cammino alto , e tilvettro.   Spoogono i commentatori alto, cioè profondo. Io però  m'aRerrei al parere del Manetti nella tua ingegnoaa ope-  retta circa il silo, forma, e misura delf Inferno di Dante,  dove intende alio nel ano proprio tignificato, cioè d’ele-  vato e aublime ; con ciò aia coaa che egli pone Teotrata  deir Inferno in aur un monte aalvatico , per entro il cui  aeno ruoli eh’ e’ ai cominci immediatamente a acendere.  Ma di ciò non fia mio intendimento al preaente di fa-  vellare I potendo ciaacuno in queato ed in ogn’ altra par-  ticolarità del aito e della forma della atupenda architet-  tura di queato Inferno aaaai ampiamente aoddiafarai con  ana breve lettura del aoprammentovato autore.     INFERNO.    CANTO TER20.    ARGOMENTO.    ]\^0STiiA in qaetto terzo canto (*) c Tettersi condotto  per lo canunino alto e ailreitro alla porta dell* Inferno»  la cui Menzione comincia ex abrupto al principio del  canto» come l'ei leggeue. Di poi, acendendo per J' in-  terne vie del monte, arrivato in quella concaviti o ca-  verna della terra, che è quali come un veitibolu dell' In-  ferno, ed è immediatamente sopra il primo cerchio, cioè  sopra il Limbo, vede quivi Tanime degli teiaurari, cioè  di coloro, che mentre vissero non furon buoni ni per  aè , nè per altri , ninna buona o rea cosa operando.  Questi dice eh’ hanno per tormento il correr perpetua-  mente in giro dietro un' insegna che tutti li guida , c    (*> Dira qvslceia di riè che dir« il CrlU con r«atorità dal  iigliolo a dal nisota dì Dante, cha dal prima vcr.o dal quinta  canta comincia la narrationa dal paama. Calli, Uh. X..3a Cauto   chr in cotal cono ton punti e fieramente trafitti da tafani  e da moaclie. Attraversato quello spazio poi destinato  alla girevoi carriera di quegf infelici , dice essersi con-  dotto al fiume d’ Acheronte , e quivi aver veduto venir  Caronte per l'anime de' dannati, e dopo, euer tramortito  in su la riva di quello.   V. I. Per me si va ecc.   Si finge, che parli essa porta. Ferme, il senso it Per  entro me.   Y. 4 . Giustizia mosse ‘I mio aito fattore.   Veramente il motivo di fabbricar P Inferno venne dalla  giustizia, la qual si dovi far di Lucifero e degli angeli  suoi seguaci.   V. 5. Feeemi la divina potestafe.   La rowaui sapienza , e 'I primo Amore.   La Santissima Trinità, della quale spiega le persone  per gli attributi: il Padre per la potenza, per la sapienza  il Figliuolo, per l’amore lo Spirito Santo.   V. 7 . Dinanzi a me non far cose create,   Se non eterne ecc.   Seguita a parlar la porta per esso Inferno; e dice, che  avanti a lui non fu altra specie di creature se non eterne.  Per queste intendono assai concordemente i commentatori  la natura angelica ; la quale, siccome dovette esser punita  per la sua ribellione , cosi par molto verisiiuile , che il  carcere d' Inferno fosse fabbricato dopo il peccato degli  angeli; e sì dopo la loro creazione. Che poi Dante se  li chiami eterni, cioè in ritguardo dell'eternità avvenire.       33   p«r la qaal dureranno, onde i teologi U chiamano eterni  a pitrte post^ o, come ad altri dì essi è piaciuto di no«  minarli, sempiterni, a distinzione delT eterno a parte ante,  il che si conviene solamente a Dio.   Na siami qui lecito il metter in campo una mia con-  siderazione , la qual mi dichiaro , eh' io non intendo di  proferire altrimenti, che ne’ puri termini del potrebb* es-  sere , a fine di sottoporla al savio accorgimento di quello ,  al quale è unicamente indirizzata questa mia deboi fatica.   10 discorro così : L’ Inferno ( secondo Dante ) fu creato  col mondo , e ’l mondo fu creato in istante.   V. la. Perch* io : Maestro, il seruo lor m è duro.   Onde io ( vi s’ intende , dissi ) : O Maestro , il senso  lor m* è duro. Duro , cioè aspro , e non , com* altri vo~  gliono, oscuro. Perchè leggendo Dante l’ immutabil de-  creto di non uscire della porta d’ Inferno , a ragione di  bel nuovo s’ intimorisce.   V. i3. Ed egli a me, tome persona accorta i  Qui si convien lasciar ogni sospetto.   Da questa risposta di Virgilio si conferma il detto di  sopra , che Dame non disse essergli duro , cioè oscuro ,   11 senso deir iscrizione dell’ Inferno, ma duro, cioè aspro,  spaventoso ; perchè Virgilio non piglia ora a chiosargli  la suddetta iscrizione , ma lo conforta a francamente  entrarvi. Così la Sibilla ad Enea nel VI , v. a6i.   Nunc aiwuis opus, Aenea ^ nane pectore firmo.   Ma io di qui avanti non mi fermerò a conciliare i  luoglìi simili di questo canto col sesto delP Eneide, come  benissimo noti , a chi scrivo, le non dove m'occorra di     34 Canto   fare apiccare l'eccellenia di alcuna di queati col para-  gone di quelli.   V.i8 il ien étW intelletta.   La viltà e la cognoicenaa d'iddio.   V, ai. Quivi sospiri , pimti , e ahi guai.   Ne* tre arguenti terzetti par , che Dante abbia voglia  di auperar Virgilio nell' eipreaiione della niiieria de’ dan-  nati. S'ei ae lo cavi o no , giudichilo chi farà confronto  di quello luogo con quello del VI dell’ Eneide, v. SS^,  Bine txauJiri gemi/us , et saeua sonare.   V. iq. Sempre 'n queW aria , sema tempo , tinta.   I comineo latori apirgano eoa): Tinta senza tempo, eioh  lenza variazione di tempo al contraria dell' aria noatra,  la qual ai tigne a tempo come la notte , e ai riachiara  da' raggi del aopravvegnrnte iole.   La Cruaea legge diagiuntamentr, Ària senza tempo, fintai  onde il Rifiorito apiega quel senza tempo, eterna, quaai  che il aentimento aia tale, aria eterna, e tinta. Coi) nel  canto che aegue la chiama eterna , v. i6.   JVon avea pianto , ma che di sospiri.   Che l'aura eterna facevan tremare,   Cooiidero di pii), che l'epiteto di eterna in quello  luogo del terzo canto corria[>oude al perpetuo aggirarli  delle voci de' dannati , v. a8.   Farevan un tumulto , il qual s'aggira  Sempre in quell' aria , senza tempo , tinta ;   poiclià , a’ e' a'aggira eternamente , torna molto brne il  dire, che eterna aia l'aria, nella quale s'aggira. £ poi    nè meno può dirti, che rana deir Inferno aia tìnta senza  tempo , cioè ( come tpongono i commentatori ) eterna-  mente , perchè ancorché Dante dica di etta , Inferno ,  cant. IV, r. io.   Oscura , profonda era , t nebulosa  ’ Tanto , che , per ficcar lo viso al fondo ,   r non vi disccrnea alcuna cosa,   Ciò non toglie , eh' ella in alcuni luoghi non fotte di  continuo illuminata dal fuoco , come nel terto girone  de’ violenti , ed in queito medetimo degli teiaurad, dove  te non altro vi balenava , v. i33-   La terra lagrimota diede vento ,   Che balenò una luce vermiglia.   V. 3l. £d io, eh' avea d'errar la tetta tinta.   Cinta d’errore, adombrata dall'ignoranza di ciò ch’io  ndiva.   V. 35. Che visser sansca infamia , e sanxa lodo.   Che in queito mondo , nulla mai virtuoiamente ope-  rando, non latciaron di tè alcuna memoria.   V. 37 . Mischiate tono a quel cattivo coro   Degli jingeli , che non furon ribelli ,   Ni far fedeli a Dio , ma per te foro.   £ opinione , che nel fatto di Lucifero fotte una terza  Lizione d' angeli , la qual nè t'accottaiie a Lucifero , nè  ti dichiaraite per Iddio, ma ti teuetie neutrale. Di  queiti parla il poeta , e in pena della loro irreiolutezza  li mette con gli teiauratì.  Canto   V. 4 o> Cacciarla eie! , per non tster men belli:  Nè lo profondo Inferno gli riceve ,   Ck‘ alcuna gloria i rei avrebber d elli.  n tentimcnto ì tale; Pel Cielo ton troppo brutti, per  rinferno aon troppo belli ; coti ti atanno in quel mezzo,  ciof nel veaubolo di euo Inferno. Notiti ben , eh' egli  dice, V. 41.   Nè lo profondo Inferno gli riceve ;  volendo dire per Io profondo Inferno, coli, dove ti tormentano i rei > i quali avrebbono alcuna gloria cT averli  in lor compagnia. Non come dicono gli i|>otitori.' ti  glorierebbero per vederti puniti del pari con etti , che  non commitero altro peccato , che d’etterti indiflfereoti  tenuti, ma alcuna gloria v'avrebbero, perchè agli occhi  loro la piccola macchia di tale indifferenza non varrebbe  ad appannare il lustro di loro eccella natura, dalla quale  ritrarrebbe alcun taggio della gloria , e ti della celette  beatitudine.   V. 47. E la lor cieca vita è tanto batta ,   Che ’nvidioti ton i ogn altra torte.   Non tolaniente di quella de' beati, ma in un certo modo  di quella de' peccatori. Tanto è riera, cioè vile ed oscura  la lor misera vita, onde dice, che misericordia e giusti-  zia gli sdegna , quella che di loro non è avuta , questa ,  che per cosi dir li disjirezza con distinguerli sì di luo-  go, come di pene da’ peccatori. E credo, che P intendi-  mento del poeta sia J* inferire , che la maggior pena di  costoro èia vergogna di non esser almeno stati da tanto,  poich’ a perder s’aveano, di perdersi, come suol dirsi,  per qualche cosa. Ond' egli arrabbuno e mordonsi le  ■lani di noo aver avnto tanto «pirito da irritar almmend  la divina giuttisia, la quale in « fatta guisa punendoli)  par loro , eh* ella « per così dir y non gli •cimi , e ai li  Timproveri e facciasi beffe della lor dappocaggine.   V. Sa 9Ìdi un insegna y   Che y girando , correva tanto ratta ,   Che d’ogni posa mi pareva indegna*   Mette costoro rutti sotto un* istessa bandiera a dinotare  la simigUanaa dell* indegna lor vita. Li fa correre per giu-  stamente punir Tozio e Taccidia del tempo, eh* e* vissero.   V. S 4 . Che ^ogni cosa mi pareva indegna.   Spiega il Vellntello, eh* egli erano indegni d* alcun  riposQ. Il Buti: Correva quest* insegna t che mai non mi  parca si dovesse posare , e forse meglio. Non credo però ,  che nè Tuno, nè Taltro la colga. 11 Daniello e'I Bonanni  •e la passano senza dirne altro. In quanto a me direi :  che la mence del poeta sia stata di pigliar in questo  luogo indegno per incapace, o altra cosa equivalente ; e  nel resto io credo, che Dance abbia forse voluto dar da  strologare a* grammatici toscani ; come fece Ennio a* La-  tini in quello indignas turres, dove da Girolamo Colonna  r indignas viene spiegato per magnaSy e dal medesimo  vien allegato in conformazione di ciò un luogo di Servio,  il quale spiegando quel verso di Virgilio nelP Egloga X  indigno cum GaUus amore periret , spone indignutn per  magnum, e quell* altro pur di Virgilio nelle Ceiri:   Verum haec sic nobìs grauia atque indigna fuere.   Nel quale Giulio Cesare Scaligero spiega indigna y  cioè inefiabile , e per trasUto , immensoCarto   V. 59 - Guardai, e vidi l’ombra di colui.   Che fece per viltatt il gran rifiuto.   Intende di Piero d«l Murrone , che fu Papa Cele-  stino V , il quale , tra per la tua sempliciti e l'altrui  sottigliezza , s* indusse a rinunziare il papato. Questi fu  ne' tempi di Dante, onde non debbe tacciarsi d' iinpietà  il poeta, sapone nell’ Inferno l'anima di colui, che non  essendo per anche dal giudizio mai non errante di Santa  Chiesa annoverato tra' santi , come poi fu , poteva leci-  tamente credersi soggetto ad errare, e si interpretarsi in  sinistro i (ini delle sue per altro santissime operazioni.   V, 63. ji Dio spiacenti , ed a’ nemici sui.   Corrisponde a quel eh' ha detto di sopra , eh’ e' non   eran nè di Dio, nè del Diavolo.   * •   V. 64 . che mai non fur vivi.   Morde acutamente con questa forma di dire la perduta  loro vita.   V. 65. Erano ignudi , e stimolati molto.   Stimolati, risguarda anche questo la lor pigrizia.   V. yS per lo fioco lume.   Traslazione mirabile di quel eh* è proprio della voce,  per esprimer con maggior forza quel che s' appartiene  alla vista. Similmente nel primo canto , v. 60 , per si-  gnificare l'ombra della selva disse, dove'l sol tace:  qui con non minor vaghezza un lume assai languido lo  chiama fioco.   V. 83. Un vecchio bianco, per antico pelo.   Forma assai rara e nobilissima per esprimer la canizie  del vecchio Caronte. Gridando : Guai a coi anime prave :   Non isperale mai veder lo cielo ecc.   Coinime mirabilmente otaervato, ioduceme mollo mag-  giore ipavento , l' imrodur Caronte minacciante l'anime  nell' atto d'accottarti alla riva, che introdurlo muto verao  di eaae , aiccome la Virgilio , il quale non lo fia parlar*  ae non con Enea.   V. 88 viva ,   Partili da codesti , che son morti.   Kon diaae da codette , che aon morte , perché come  anime eran vive ; ma diaae , da codesti , cioè uomini ,  de’ quali ti potea veramente dire, eh' e' foatcr morti.   V. 91 . Disse; Per altre vie, per altri porti   Verrai a piaggia , non qui , per passare :  Più lieve legno eonvien , che ti porti.   Intendono i commentatori,, che Caronte predica a Dante  la tua aalvazione , e che però gli dica, che egli arriverà  • piaggia per altre vie , per altri porti , intendendo del  porto d' Oatia poato vicino alla foce del Tevere , dove  finge il Poeta , che l'anime imbarchino per l' itola del  Purgatorio ; e che queato più lieve legno aia il vat-  tello con cui vien Vangelo a caricarle , di cui Furg.  cani, n, V. 4 ^’-   e quei s‘en venne a riva   Con un vasello snelletto , e leggiero ,   Tanto che t acqua nulla n inghiottiva.   Il Rifiorito però aaviamente contiderando (aecondo io  pento ) quanto era cota impropria il porre in bocca d'un  Demonio coti fatto vaticinio , mi tpiega queato patto in     40 Canto   diverto lentimento. Prende egli altri porti in quetro  luogo per altra condotta, cioè per altri die ti portino,  e per lo più lieve legno intende l'angelo , che pattò Dante  aJdormentato dall' altra riva , tenta che egli te n' accor-  geue. Il che toma aitai meglio al rihuto che fa di lui  Caronte ; mentre di lì a poco li vede verificato quel  eh’ egli dice, cioè che egli per altra via verrà a piaggia,  ticcome vedremo più a batto.   V. 94. £ ‘I Duca a lui ecc.   E Virgilio ditte luì.   V. 99 ave' di fiamme ruote.   Ave' con Tapottrofo per avea, non ave terta pertona  del meno nel preiente del verbo avere, come hanno  alcuni tetti.   V. 104 e‘l teme   Di lor temenza, e di lor nasciiuenti.   Gli avi e padri. Quelli tono il seme di lor semenza ,  quelli di lor nascimenti, perchè da etti immediatamente  nacquero. Coti il Rifiorito.   V. Ili qualunque s'adagia.   Qualunque ti trattiene , non qualunque » accomoda  nella barca , come tpone il Daniello , che tarebbe alato  tpropotito.   V, li». Come t Autunno si levan le foglie,   L’una appretto delF altra , infin che 'I rama  Rende alla terra tutte le sue spoglie.   Similitudine tratu da Virgilio nel VI , v. 309.   Quam multa in tyluit autwnni frigore prima  Lapta cadunt jolia etc. ;  ma adattata asiai meglio da Daate, nel cui InTerno niuna  deir anime era eacluia dall'imbarco, liccome niuna delle  foglie riman tu Palbero ; al contrario di quel di Virgilio,  nel quale tutti coloro, che non eran sepolti, erano lasciati  in terra. E poi elf i grwdemente nobilitata col prose-  guimento di essa fino al restare spogliato del ramo , pa-  ragonato al restar voto il lido j dove Virgilio la regge  solamente nella prima parte del cader delle foglie , e  dell' imbarcarti fanime ; passando poi subito a quella  degli uccelli , che passano oltramare.   V. 1 18. Cori seis vanno tu per f onda bruna.   Bellissima ipotipoti , e che mette sotto agli occhi il  camminar della nave.   V. lao. Anche di qua nuova tchiera t'aduna.   Di quelli, che continuamente e per ogni stante di tempo  muojon dannati.   V. laS. Che la divina giuttizia gli tprona.   Si che la tema ti volge in detto.   Chiese innanzi Dante a Virgilio : perché quell* anime  paressero si volonterose di passare il fiume , v. qi.   Maettro , or mi concedi ,   Ch’ io tappia , quali tono , e qual cottume  Le fa parer di Irapattar ri pronte.   Ora gliene rende la ragione, mantenendogli nello stesso  temp^ la promessa, che glien' avea fatta in quc* versi 76.   le cote li fien conte.   Quando noi fermerem li nottri patti  Su la tritta riviera d Acheronte.    4     4a Canto   £ dice , che ciò accade , perché la divina giustizia le  sprona ai, che la tema §i volge in diblo. l*^eIU epoai/ione  di queato paaao i coumieotatori a* aggirano per diverae  strade t non mancando di quelli, che ae la paaaano eoo  la mera apiegaaione allegorica, lo però , fìntanto che non  trovi meglio da aoddiafarmi, atarù nella mia npinionet la  qual è : che Dante abbia preteao d'eaprimere un terri-  bile effetto delia diaperazion de' dannati , per la quale  paja ior nuir anni di precipitarai ne' tormenti , ed empier  in ai fatto modo l'atrociià delia divina giuatiziat la quale,  secondo loro , è sì vaga della loro ultima uiìaeria. Coai  abbiamo veduto di quelli i che oda rabbia, oda gelo-  sia, o da altra violenta paaaione ai tono indotti a darai  morte volontaria per un diadegnoao guato di aaziare il  fiero animo di donna o di principe contro di loro ade-  gnato. Cosi Inf. cant. i3. Pier delle Vigne, segretario  dì Federigo imperatore, dice essersi per un aioiile guato  data la mone , v.   L*anÌMO mio per disdrgnoso gusto ,   Credendo col morir fuggir disdegno ,   Ingiusto fece we , contro me giusto^   Un a’imil disperato affetto ai vede raramente eapreaio  da Seneca nel coro dell' atto primo drlT Edipo , dove  parlando in persona de' Tebanì ridotti all* ultima diapera-  aione per quell' orribile peauleoza, fa dir loro cosi : v. 88.   Prostrata iacet turba per orai,   Oratque mori : solum koc facilee  Tribuere Dei. Delubro petunt;   Jlaud ut uoto nuinina placent,   Sed iuuat ipsos satiare Deot.Ancora il Boccaccio fa proromper la diaperata Fiani-  metta in una aiiuil bettemmUf tacciando gli Dii dell* in-  gordigia , ch'egli hanno, di rovinar coloro, die da esai  aono inaggtormeote odiati. Fiam. lib. 1 . Ma gl* Iddìi a  coloro , co* cfuali essi sono adirati , benché della lor salme  porgano segiu> , nondimeno gli privano del conoscimento  debito. E COSI ad un* ora mostrano di fare il lor dovere «  e saziano f ira loro»   V. 117. Quinci non passa mai anima buona»   Tutte ranime, che di qua pattano , aon dannate; però  tu Dante puoi ben comprendere la ragione , ond* egli  ai motte a rigeuard dalla tua nave.   V. i 3 o. Finito questo, la bufa campagna   TVemà forte, che dello spavento  La mente di sudore ancor mi bagna.   La terra lagrimosa diede vento ,   Che balenò una luce vermiglia ,   La quai tu vinse ciascun sentimento:   E caddi, come Vuom, cui sonno piglia,   Quetto luogo è a mio credere oteurittitno , e tengo  per fermo , che a volerne capire il vero tignificato , aia  necettario intenderlo affatto a roveteio di quel di' egli  ò arato letto e apiegato 6nora. Poiché dicono i commen-  tatori, che la luce vermiglia fu l'angelo, il qual venne,  e addormentò Dante col terremoto, e coti addormentato  lo prete e lo pattò all' altra riva. Io qui non domanderò  loro, com' e' tanno, che Dante fotte pattato dall* angelo  e non pintcotto da Virgilio o da qualche demonio , potto  che egli non ne dica da per tè nulla, dicendo tolaiueute  nel principio del IV canto , che, coin' e' fu desto, ti  44 Canto   ♦roTÒ «Ter pasiato i! fiume Acheronte. Tuttavia, perché  di ciò ftimo, che §e ne potsa addurre qualche probabi)  conjettura , mi riitrignerò domandare : «e la luce vermi>  glia naace dal vento esalato dalla buja campagna nel auo  tremare ( intendo tempre di star tu la fona della lettera,  che col tegreto dell' allegoria benÌMÌmo ao guarirti di  questi e d'altri maggiori inveritimili ) , come ti può mai  intender per etta vermiglia luce un angelo venuto dal  cielo ? E poi qual nuova virtù hanno i tuoni e baleni  di far addormentar le persone ? O qual necessità v'era  d'addormentar Dante ? E per averlo addormentato e pat-  tato dormendo, qual grande avvenimento ti cav' egli da  questo tonno ? Il Vellutello è stato a tocca e non tocca  d* indovinarla, facendo nascere non il baleno dal terre-  moto , ma il terremoto dal balenare ; ma non ha poi  •piegato come ciò post* estere , stante il sentimento dei  versi seguenti: i33.   La terra lagrimota diede vento ^   Che balenò una luce vermiglia*   Spiega il Landini; Che, cioè il qual vento balenò una  luce vermiglia. Dunque se fu il vento, che balenò , non  fu il baleno , che fe' tremar la campagna e spirare il  vento; e per conseguenza, se il baleno fu parte dell' aria  infernale, non ti può dire, eh' e' fosse l'angelo. Io però  credo, che con pochissimo la lezione del Vellutello si  farebbe diventar ottima , cioè con legger quel Che per  Perchè, o Perciocché, o Conciossiacusachè ; si che il  •enso fosse ; La buja campagna tremò , la terra lagri-  mosa diede vento ; Perchè ? Ecco : Perchè balenò una  luce vermiglia. Cosi toma quello, eh' io diceva da prin-  cipio, che a capire e a voler dar qualche sentimento aquetto luogo era necenarìo intenderlo a roretcio di  quello , eh' egli era inteso universalmente ; cioè dove gli  altri intendevano il baleno per effetto del terremoto e  del vento , intender il vento ed il terremoto per effetto  di esso baleno. In tal modo non i più veritimile , anzi  torna mirabilmente l' interpretare il baleno per la venuta  deir angelo; il quale, oltre a quello, che n’accennò Ca-  ronte quando disse, v. 91.   Per altre vie , per altri porti   y errai a piaggia , non qui , per passare ,   Più lieve legno convien , che ti porti.   si rende molto credibile, che foste più tosto egli, cioè  l’angelo , che Virgilio , o un demonio , il quale passasse  Dante, si per la gloria della luce, che balenò agli occhi  del poeta, ti perchè estendo il passar Dante di là dal  fiume opera soprannaturale e miracolosa, molto maggior  dignità è farla operar per un angelo, che per un’anima  o per uno spirito ; e ti finalmente perchè altre volte ,  quando è stata da superare qualche gran difficoltà, come  alla porta della città di Dite , dice espresso , che venne  un angelo a farla aprire. Che poi alla venuta dell’ an-  gelo la buja campagna tremaste, è nobilissimo accidente,  e proporzionata corritpondenia alla grandezza dell’ avve-  nimento. Lo stesso sappiamo esser avvenuto , quando  v’arrivò Tanima di Cristo Signor nostro per liberare i  tanti del vecchio testamento; come ti legge in S. Mattea  al cap. XXVII e al cap. XXVIII più strettamente; dove,  scrivendo la venuta d’un grandissimo terremoto , ne dà  per cagione la scesa iTun angelo ; Et ecce terraemotus  factus est ntagnus ; Angelus enim Domini descendiS de  taelo. Dove notisi, che quell' zaùn ha la stessa forza, che Canto   io intendo dare a qnel che, cioè di perchè o di percioc-  ché , o di conciossiacotoché , arnia clic interroghi, nè ciò  aenia molti eaempj di prosa e di versi , come si può  vedere al Vocabolario, e più difltusamente appresso al  Cinonio.   Un simil costume si vede anche osservato da' poeti  gentili, come eh' e' lo conobbero benissimo adattato alla  dignità de’ celesti personaggi. Servio : Opinio est sub  oduentu Deorum moueri tempia. Seneca , nell’ Edipo ,  atto 1.*, scena prima, dove Creonte ragguaglia lo stesso  Edipo della risposta dell’ Oracolo , v, ao.   Vt sacrata tempia Phoehi supplici intraui pede ,   Et pias , nutnen precatus , rile summisi manus ;  Gemina Parnassi niualis mrx trucem sonitum dedit ,  Imminens Phoeboea laurus treiimie, et mouu doutuau   E Virgilio , Eneide , lib. Ili , v. 90.   Vix ea fatus eram , tremere omnia uisa repente  Limina, laurusque Dei, totusque moueri  Mons circum , et nugire adytis cortina reclusis.   Precede questo alF Oracolo d'Apollo ; luogo imitato da  Callimaco nel principio delf inno in lode della stessa  Deità , V. I.   *Oso« S Ttt’nóAAswoc iaiiaaro Só^iroq   ‘Ola, f ZXov TÒ fiéXaipoo' enàf , inàif , Sant dXtSpót,   Come s'e' egli mai scosso questo ramo £ alloro sacro ad Apolline;  Come s' e’ scossa questa spelonca l Fuara profani: fuora:   Lo Scoliaste dice, che ciò avvetiiva per la venuta dello  Dio. Le sue parole sono : itetdfigovvTOt Tov dfov. Come t"e’ icotto quitto ramo, come i e' scossa questa spelonca!  Non , Quanto s' è scosso questo ramo ree. ; come traalata  il traduttore di Callhnaco, lenza ponto avvertire, che Io  Scolialte greco l’ ha inteio in lenio di coinè e non di  quanto: Olov 5 rà ’II^A.X«vo{ ) 'Atri Toó o2at, Siro(.  Or reggili le l’ interprete doveva mai tradurre otog  ovvero Sicmf per quantus; e pur era un lolenne tradut-  tore , e che li piccava iniioo di icrivere veni greci.  Virgilio nel VI fa lervire un limile avvenimento a no-  bilitar la venuta della Sibilla nelf Inferno , v. iS5.   Ecce autem primi sub lumina solit , et ortut ,   Sub pedibus mugire solum, et juca coepta numeri  St/luarum , tùtaeque canet ululare per umbram ,  Aduentante Dea : Procul , o procul ette profani.   Coll Claudiano de Rap. Froterp. , lib. 3 , alla venuta di  Plutone, V. iSa.   Ecce rrpens mugire fragor , confligere turres ,  Pronaque uibratis radicibus oppida uerti.   Che poi Dante non dica apertamente dell’ angelo ,  ciò è fatto ( come awertiice il Boti nel Comento lopra  il canto IV) con grandiiiimo accorgimento i poichò egli  non potea dire le non quel tanto, eh’ ei vide; e te dice,  che la luce vermiglia lo fe’ tramortire , vincendogli cia-  •cun tentimento, e che in questo fu panato di là dal  fiume , sarebbe stato molto improprio , eh* egli ci aveste  dato conto di quel eh’ accade durante questo suo sveni-  mento. Dico svenimento , non sonno , al contrario di  tutti gli tpositori , i quali , mi maraviglio , come in cosa  tanto manifesta abbiano preso un sì grosso equivoco.  Dice Dante , che la luce vermiglia gli vinse ciascun     48 Canto   lentimento, cadde come Tuoma preio dal loono. Dunque,  a' ei piglia la limilicudme da colui, che cade addormen-  tato, ^ troppo chiaro, ch'egli cadde per altra cagione;  che non li piglia mai il paragone dalla iteiia cola para-  gonata. Qual freddura larebbe mai queita ? Caddi addor-  mentato, come cade quegli, che l' addormenta’ Tramortito  bensì; e ciò ■' intende molto bene, come polla derivare  dallo ipavento del terremoto, e dall’ abbagliamento della  luce vermiglia ; ma non già il lonno , il quale è ami  •cacciato , come vedremo nel principio del leguente  canto, e non luaingalo per un tuono. Un caio asiai limile  li legge in Daniele al cap. X , dove egli icrive di lè  medesimo, che la vennta deir angelo, che avea combattuto  col re di Persia, avea ripieno di tale spavento quelli  eh' erano col profeta, che l'erano fuggiti; ond'egli, vinto  in ciascun sentimento e abbattuta ogni lua virtù , rimase  solo a veder la visione ; yidi auttm ego Daniel solus  uisionem. Porro uiri , jui erant mecwn non uiderunt , ted  terror nimiue irruit super eoe, et fugeruni in aiscondilum;  ego autem relictut solus nidi uisionem grandem lume , et  non remansit in me fortitudo, ted et species mea immutala  est in me , et emareui, nec habui quiiquam uirium. E poi  diremo noi. Dante esser caduto morto, per quel eh' ei  dice al canto V dell’ Inferno , v. 140.   E caddi , come corpo morto cade ?   Dunque con qual ragione or , di' e' piglia la similitu-  dine dal cadere d'uno, che l'addormenta, dir vorremo,  eh' egli si cadesse addormentato ? Nè meno volle Dante  cavarci di questo dubbio della venuta dell' angelo , fa-  cendosela narrare a Virgilio, siccome nel IX del Purga-  torio li fa dir, che Lucia Io prese dormendo, v. Sa.  Dianzi ntìf alba i cKe precide il giorno ,   Quando f anima tua dentro dorniia ,   Sopra li fiori , onde laggiuso è adorno ,   Venne uno donna , e ditte : /' ton Lucia ;  Latcialemi pigliar cotlui, che dorme :   Si t agevolerò per la tua via.   avendo fone in ciA mira non tanto alla varietà e alla  bizzarria, quanto (come avvertUce io Smarrito ) a lalvar  la modeitia, per la quale non vuol coti pretto farti  bello d'un tì alto favore; riapetto , che manca poi nel  Purgatorio , dove la tua anima per la meditazione del-  r Inferno era divenuta piti monda , e ti pili vicina a  pervenire all' altittima contemplazione d' Iddio.   Veduto del concetto principale di quetto luogo , è  ora contegnentemente da vedere con brevità d'alcune  cote, che rimangono, per aver una piena intelligenza  anche de’ pai-ticolari tentimenti.   V. i3o. Finito quetto , la huja campagna   Tremò ri forte, che dello tpavenlo  La mente di tudore ancor mi bagna.   Qui mente per fantaiia; e 'I tento à; La fantatia, ri-  membrando l'alto tpavento, ancor ancora muove tudore,  il qual bagna me, e non \a mente, come t'accordano con  gran bontà a intendere il Vellntello e 'I Daniello. Coti  ancora vediamo quell' azione , liati dell' anima , o degli  tpiriti, che i' etprime con quetto vocabolo di fantatia,  per allungare al palato, e romper Pagrezza de’ frutti acerbi  gagliardamente immaginati , muover taliva.   V. i33. La terra iagrimota diede vento ere.     So Canto terzo.   Qurito è confuroie la volgare opioionei che crede il  terremoto produrti da aria terrata nelle vitcere della  tetra ; la qual opinione tappiamo ettere tlata leguitata  da Dante , come ti raccoglie da un luogo del XXI del  Purgatorio ; dove in perenna di Staiio rende la ragione  de' terremoti, che t'odono intorno alla falda di quella mon-  tagna con quetti versi 55 e aeg.   Trema forse quaggiù poco , od assai ;   Ma per venSo , che irs terra sì nasconda.   Non h dunque gran fatto , che , portando egli quetta  credenza, dica, che nel terremoto della buja campagna  otc) vento di terra, volendo inferire di quell' ana, che  nello tcotimento , e forte nell' aprimento della suddetta  campagna ti sprigionava.   INFERNO.    CANTO QUARTO.    ARGOMENTO.  Raccolta , eom’ an tuono Io f«ce ritornare in ,  e come trovò aver pattato il (ìamc Acheronte dalP al-  tra riva, la qual fa orlo al catino de!!' Inferno, chiamato  da lui valle dolorosa d'abiuc. Dice poi , d'eticre tcrio  nel primo cerchio <^’ etto Inferno , che è il Limbo. Di-  manda a Virgilio della venuta di Critto in quel luogo ,  ed ode la tua ritpotta. Quindi patta a veder 1' anime  de* bambini innocenti , e dopo quelle di coloro , che  visterò secondo il lume delle virtò morali ; e con la motta  per discender nel secondo cerchio , termina il canto.   V. 1 . Rufptmi t alto tonno nella lesta   Un greve tuono , ti eh' i" mi riscossi ,  Come persona, che per forza è desta.   Statuì dio della similitudine presa da chi dorme; onde  chiama sonno quello , che in realtà era tmarrimento di  spiriti , e svenimento. Chiamalo alto , a differenza del    Digitized by Google    Sì Canto   «ODDO naturale: anzi, a fine d'eeprimerlo alùiiiraot dice,  che un greve tuono a gran pena lo ritcofte , rome ai  rìacuote persona, che per forza è desta* £d ecco retta la  comparazioDe fin all' ultimo^ dopo averla fatta operar  con grandisiimo artifizio in tutte le «uè parti. Il tuono  potrebbe a prima viata parere non eaaere auto altro,  che il rumore degli alilaaimi pianti, e delle mìaere atrida  de* danoati, chiamate da Dante poco pid abbaaao tuono.   J tu la proda a mi trovai   Della valle d * abisso dolorosa ,   Che tuono accoglie d* infiniti guai.   Goal di aopra nel terzo canto , t. 3o , rasaomiglia i  gemiti degli aciauratì allo apìrar del turbo : qui , ove ai  aeote il pieno del triato coro dell' Inferno li rasaomiglia  al tuono. Potrebbe forse anclie dirai , che questo tuono  venne dall' aria del terzo cerchio della piova, dove aon  puniti i golosi ; non essendo punto fuor di ragione il  credere, che insieme con la gragnuola venisiero aoche  de* tuoni , siccome veggiamo accadere nella noatr* aria ,  il che nell* Inferno ajuu a far crescer la peoa e lo apa>  vento de* peccatori. Considero dall* altro canto , che in  sì gran lontananza , qual è quella del terzo cerchio ,  volev* essere un gran tuono per esser sentito da quei ,  eh* erano in su la riva d* Acheronte. Ma bisogna ancora  considerare, che quivi non tuona all* aria aperta, come  fa a noi , ma nel chiuso della valle ' d* abisso sotto la  volta della terra, che rintrona e rimbomba per ogni  banda, e sì lo strepito vien portato , come per cana>  le, all* orecchie di Dante ; e a chi farà rifiessione , a  qual distaiza arrivi la voce d* uno , che parli aoche  pianamente per una canoa forata, forse non parrà tanto gUAKTo. 53   HiTerUtroile queito pensiero. Senxa che delle campane alla  campagna aperta, dov' elle abbiano il vento in favore,  •'odono dieci o dodici miglia lontano^ e rartiglierie tirate  alta marina di Livorno s'odono talvolta Hn di Firenze,  che per retta linea aWà ben cinquanta miglia di lonta*  nanaa. Più coerentemente però al costume non meno ,  che alla grandezza della fantasia di Dante, si dirà, che  il tuono non fu altro, che quello incominciato nel canto  antecedente , di cui nel ritornare il poeta in s^ , udendo  lo strascico, non rinvenendosi (come accade a chi dor-  me, e molto meno a chi è svenuto) quanto tempo fosse  stato fuori de* sensi , lo credette ( stando assai bene io  sul verisimile ) un altro tuono. E di vero, per passare il  fiume su l'ali d'una potenza soprannaturale, non vi volea  cosi lungo tempo , che giunto su l'altra riva non potesse  ancora udire il rintuono di quel tuono stesso, che scop-  piò col baleno , allorché Dante si ritrovava al di là dal  fiume ; maravigliosa osservanza di costume. Si desta na-  turalmente, perchè già il miracolo della sua trasmignv  «ione era fornito, e udendo in quello tuonare, mostra  di credere d'essere stato desto dal tuono , come farebbe  ognuno, che si abbattesse a destarsi in quel eh* e' tuona.   V, 1. Rupptmi tolto tonno ecc.   Questo luogo si vede imitato, o per meglio dire stem-  perato dal Bocc. Itb. I. Fiam, Fù it grave la doglia del  €uore t quella aspettante , thè tutto il corpo dormente  ritrosie , e ruppe il forte sonno.   V. XI. Tanto che per ficcar lo viso al fondo.   Per invece di quantunque , ed opera graziosissima-  mence. Il senso è : Tanto che , quantunque io ficcassi lo     54 C A H F o   viso al fondo. Piglia ficcar la viltà per Guare gli occhi ;  maniera aliai biiiarra.   V. i5. r tarò primo, e tu sarai teconio.   Queite parole di Virgilio aono aliai chiare quanto alla  lettera; ma vuol fon' anche lignificare euer egli nato  il primo a entrar a deicriver l' Inferno , lì come fece  nel VI dell' Eneide , e Dante dover eiiere il lecondo.  A chi lia riuicito più felicemente queito viaggio, aitai  leggiermente ai può comprendere dal paragone.   V. 15 . Ed egli a me; V angoscia delle genti.   Che son quaggiù , nel viso mi dipinge  Quella pietà, che tu per tema tenti.   Spiega r effetto dell' impallidire per la lua cagione ,  che è il compatimento de' mortali affanni de' peccatori :  forma di dire veramente poetica, anzi divina.   V. ai che tu per tema tenti.   Che tu interpreti per effetto di timore.   V. a3. Cosi ti mise, e coti mi fe' ‘ntrare   Ne! primo cerchio , che V abisso cigne.   Qui incominciamo a icender dal piano dell' atrio dell' In-  ferno , cavato lotto la volta della terra , dove abbiamo  veduto eiier puniti gli iciaurati , e corrervi il fiume Ache-  ronte. Entran dunque nel primo cerchio, che è il Limbo.   V. a5. Quivi , secondo che per ascoltare ,   Non uvea pianto , ma che di sospiri.   S* intende nel primo verto : Secomlo che ti potea  comprendere; cioè. Secondo che per l'udito ti potea quakto. ss   Mcrorre ; poiché gli occhi non icrvivano a ditccrnerlo ,  mercé dell’ aria oicura, profonda, e nebuloia d' abliao.  Ma che vale eccetto , aalvo , fuorché , aolaniente , pid  che. Forae da magit quatti de* Latini; onde con tal par-  ticella vuol lignificare , che non v’ era maggior pianto  eh’ un leniplice lamentar di aoipiri , lecondo che l’anime  del Limbo non erano tormentate (dirò coli) nel corpo,  ma lolamente nell’ animo , per la privazione d’ Iddio.  Queito viene apiegato mirabilmente nel verio arguente a 8 .   E ciò avvenia di duol senza martiri.   V. 33 innanzi che più ondi.   Andi leconda peraona dell’indicativo preaente del verbo  Ando diauaato , dalla railice uiata andare. •   V. 34 e t' egli hanno mercedi.   Non basta, perch" e' non ebher batletmo;  Ch‘ e' porta della fede , che tu credi.   Qui mercedi lo iteaao che meriti; nè qurata è l’unica  volta, che Dante l’ ha preao in tal lignificato. Farad,  cant. XXXII, V. ^ 3 .   Dunque , senza merci di /or costume ,  iMcate son , per gradi diferenti.   Parla dell’ anime, che in quello, che tono create, h.mno  da Iddio , lenza lor merito o demerito , maggiore o mi-  nor dote di grazia. Chiama il batteaimo porta della Fede.  Coll vien chiamato da’ maeitrì in diviniti lanua Sacra-  mentoruia,   V. 37. E s' e’ fuTon dinanzi al Cristianesmo ,   Non adorar debitamente Iddio.     56 Canto   Parla de* gentili innocenti» cbe furono avanti alla ve-  nuta di Cristo ; i quali » ancorché non peccaiiero , anzi  adorassero la Divinili, non Tadoraron debitamente, cioè  secondo il verace concetto , che si dee aver d* Iddio , e  secondo il legittimo culto prescritto dalla Legge mosaica;  ma lo riconobbero o nel Sole, o nella Luna, o nelle Sta-  tue , e sì Tadororono con riti profani ed abbominevoU.   V. 41 e soi di tatuo efesi.   Che senza speme vivemo in disio.   Vi •* intende siamo. Cioè , e soì di tento , o vero » e  sol io CIÒ siamo efesi.   Questa dice Virgilio esser la sola pena di quei del  Limbo , Ira* quali ha riposto sé ancora ; Aver vivo il  desiderio, e morta la speranza.   V. 47* per ooler esser certo   Di quella fede, che vince ogni errore.   Per aver un riscontro della verità della nostra fede.   V. 49. Uscinne mai alcuno, 0 per suo merto,   O per altrui , che poi foste beato ?   Credeva Dante ( che non v* é dubbio ) U liberazione  degli antichi Padri operata da Cristo nella sua resurre-  zione ; pure da eh* egli avea sì bell* occasione di chia-  rirsi del vero , e con ottimo fine d* armarsi contro qua-  lunque titubaziooe gli potesse venire di così alto mistero,  non si potè tenere di domandar Virgilio , s* e* n* era  uscito mai alcuno. E notisi , com* egli dissimula bene il  suo animo : domanda prima di quel che sa , che non è ,  e che nulla gl* importa il sapere, cioè s* e* n* uscì alcuno  per suo proprio merito , per farsi strada a domandar»     di quel, che gli preme aMaÌMÌmo Tesier fatto certo, lenza  che Virgilio potaa ombrarvi sopra od accorgersene.   V. Sa. Rispose : I* era nuovo in questo sfato ,  Quando ci vidi venire un possente ,   Con segno di vittoria incoronato.   Era di poco venuto Virgilio nel Limbo , quando ci  vide venir Cristo nostro Signore , che mori intorno a  quarantott* anni dopo la morte di esso Virgilio; il quale,  perocché si non conobbe Cristo , però non lo nomina.  Dice solo , eh* ci ci vide venire un possente incoronato  di palma. Possente dalle maraviglie, che gli vide ope«  rare in quel luogo , traendone sì gran novero d* anime ,  ond* a ragione si persuadeva , quegli non poter esser  altri , che un grandissimo , e potentissimo principe.   V, 6o. £ con Rachele , per cui tafito fe\   Vuol dire del lungo servizio di XIV anni reso a Laban  padre della fanciulla, per averla in isposa.   V. 64. JVon lasciavam rondar , perch' e* dicessi.   Ancorch* e* favellasse , badavamo a ire. Lo stesso con«  cetto lì ritrova replicato al XXIV, v, i del Purgatorio,  ma con dicitura così bizzarra , che ben duuostra la ric«  chezza della gran mente del poeta.   . Nè 7 dir l'andar , nè l'andar lui più lento  Ratea { ma ragionando andavam forte*   V. 66. La selva dico di spiriti spessi.   Qui selva per moltitudine : metafora assai f<untgliare  Dante. Così nel piiiuo di questa cantica selva chiamò   6     S8 Canto   gli errori giovanili, per entro la quale dice etieni egli  amarrito , e più apertamente nella »opraccitata apoiizione  della canzone :   Le dolci Time d amor , eh' io eolia ,   dice amarrirviii l’uomo all' entrare della tua adolezcenza.  Ancora nel primo libro , cap. XV della tua Volgare  Eloquenza, rispetto ai diversi idiomi, che si parlavano  allora in Italia, chiama quell’ opera Italica telva; e selva  finalmente chiama in primo luogo una moltitudine di  spiriti. Così abbiamo nelle scritture : Secar decurtus aqua-  rum plantauU dominus uineam iuttorum. Qui molto giudi-  ziosamente, trattandosi d'anime dannate, piglia la metafora  più ruvida di «/va. della quale, avvegnaché si sia servito  ancora S. Bernardo, è tuttavia da notare una doppia  limitazione. La prima, eh’ egli parla in quel luogo delle  anime, o più verisimilmenle delle diverse adunanze de’  nuovi cristiani, non già di quelli della circoncisione, i  quali erano toccati a S. Pietro, ma di quelli venuti corì  nudi e crudi dal paganesimo , onde oltre T esser forse  tutti per ancora e male istruiti nella fede, e peggio  riformati ne’ costumi , ve ne potevano esser molò de’ re-  probi. La seconda, che in questo luogo selva è pro-  priamente metafora di metafora, non pigliando il santo  per piante di questa selva le anime a dirittura, ma più  tosto le varie adunanze delle anime , velate prima tali  adunanze sotto l’altra metafora di vigne, per viti delle  quali vengono a intendersi le anime particolari, e di  ciascheduna di queste vigne cosi numerose ne forma,  per dir cosi, le piante d’una vastissima selva, che è la  metafora secondaria, come si vede manifestamente dalle  seguenti parole , che sono poco dopo il mezzo del sermone XXX su U Cantica ; Merito et Paulo inter gentet  tam ingens tylua eredita ett uinearum. Anclir appresso  gli Arabi si trova usata la stessa figura, come si può  vedere da quest* esempio d' Harireo Basrense nel suo   primo • Le sue parole sono le seguenti :   dLJLsNwc   jivervio io dunque penetrato nelt interna densissima teha  per saper la cagione di quei pianti. Nè altro intende per  sehat che una grandusima calca di gente, che s'affollava  d'intorno a un ceno romito per udirlo predicare.   V« 67. Non era lungi ancor la nostra via   Di qua dal sommo; quancT 1 vidi un foco,  CK ejairpm'o di tenebre vincia.   Credo, eh’ ei chiami sommo l'erta, per la quale d«l  piano di sopra , dove corre Acheronte , erano calati nel  Limbo; e credo, eh' ei voglia dire, ch'egli erano caiu-  minati ancor poco per la pianura di esso , quando ei  vide un fuoco , che illuminava un emisferio di tenebre.  Questo fuoco non si rinviene molto chiaraiuente, dov'egli  fosse, e come ei si stesse; nè i commentatori si fermano  troppo a esplicarlo. Pure dal chiaiuarlo col nome di lu-  miera, e dal lume, eh* aveva a rendere non meno fuori  che dentro alle mura de) castello, m'induco volentieri a  credere , eh* ella fosse una (ìsunnia librata in alto nell* aria,  come vergiamo alle volte alcune meteore di fuoco, le  quali durano a vedersi nello stesso luogo, inhn tanto  che dura la lor materia a ardere , e prestar alimento alla      bo C A K T O   6(unina , pfT cui •! rcndon vi«ibili. Nè è da star attaccato  alla fona delle parole, dicendo, che, te quetto fuoco  illuacrava un eniieferio di tenebre, bitognava, eh’ ei fotte  in terra, poiché alando in aria veniva ad lUuttrare una  porzione maggiore della mezza tfera: poiché Dante in  quetto luogo debbe intenderti come poeta , e non come  geometra; né è veritimile, eh’ ei pigli itte allora le tette  per miturare il giro dell’ aria illuminata.   V. 73. O tu, eh' onori tee.   Parole di Dante a VIRGILIO.   V, y(j V onrata nominanza >   Che di ior suona sii ne la tua vita ,  Grazia acquista nel ciel , che gli avanza.   La fama e ’l pregio , che riman di loro nella tua vita,  cioè nella vita mortale , la qual tu godi ancora , o Dante ,  impetra loro quetta grazia dal Cielo.   V. 81. L’ombra sua torna , eh' era dipartita.   Partitti allora dal Limbo Virgilio , quando a’ preghi  di Beatrice andò a trovar Dante nella telva oteura.   V. 84. Sembianza avean né trista, né lieta;  e però conlacevole al loro alato nè di gioja, nè di  tormento.   V. 91. Peroeehb eiaseun mero si eonviene   Nel nome, ehe sonò la voee sola;  Tannami onore , e di ciò fanno bene.   Mi fanno onore , e fanno bene a farmelo ; perchè a  tutt’ e quattro ti conviene il nome , che la voce d’ un •olo diede a me» cio^ in quello di pòeta. In «ustanza:  fanno bene a onorarmi, perchè siamo tutti poeti, e f o-  nore , che è fatto ad uno , toma sopra tutti.   Y. 94. Cast vidi adunar la bella scuola   Di quel signor dell’ altissimo canto,   D' Omero , dal quale hanno cavato tanto i poeti , e  in particolare i quattr(\ posti qui da Dante.   V. 9y. Da eh’ ehber ragionato insieme alquanto,  Volsersi a me con salutevol cenno :   £ ’l mio maestro sorrise di tanto.   Qui non accade strologar molto quello , che Virgilio  a costoro dicesse , vedendosi manifestamente ( tanto è  artifizioso questo terzetto), eh' egli li ragguagliò dell* esser  di Dante, del suo poetico spirito, e della sua profondis-  sima scienza- Ciò si discuopre dalla cortesia del saluto,  eh* essi gli fecero , e dal sorrider , che ne fece Virgilio ;  poiché quel sorrise di tanto altro sicuramente non vuol  signiBcare , che di questo , cioè di tcmto che fu fatto.  Nè quei grandissimi spiriti si sarebbero mossi a far tanto  di onore a Dante , se da Virgilio non ne fosse loro stata  fatta un* assai onorevol testimonianza, della quale essendo  frutto il cenno salutevole, esso ne sorride per compiacenza  di vedere , quanto fossero «tate autorevoli le sue parole.   V. ICO. E più d’onore assai ancor mi fenno ;   C/f ei si mi fecer della loro schiera,   St eh’ V fui sesto tra cotanto senno.   Cosi n andammo insino alla lumiera,  Parlando cose , che ’l tacere è bello ,   Si co/u era' i parlar, colà dop’ era.     6j Cauto   A chi noD aTCMC ancora Bnito d’ intendere quel , che  VIRGILIO ditcorreHe con Omero, e con gli altri tre,  Dante con questi tenerti finiace di dichiararlo , volendoci  in austanza dire, che da quello, che diaae di ane lodi  Virgilio, fu di comun conaentiuiento giudicato degno  d' eaaer nirsao nella prima riga, e ai annoverato tra' mag-  giori poeti , eh* abbia avuto il mondo. Più dilhcile iin.  presa stimo , che sia I' indovinare quello , eh’ e’ discor-  ressero in sesto , poiché Dante si fu accoppiato con esso  loro, non aprendosi egli ad altro, se non di' e' parlaron  cose , delle quali A bello il tacere , com' era bello il  parlare colà , dov' egli era. I commentatori hanno avuto  in tal veocrazione quest' arcano , eh' e' non si son pur  anche ardili e spiarlo con l' immaginazione. A me quadra  molto un pensiero sovvenuto al sottibssimo ingegno del  Rifiorito. Stima egli, che tutto il discorso fosse in lodar  Dante, e perchA mostra, che ancor egli favellasse, men-  tre dice , v. io3.   andammo infino alla lumiera.   Parlando cose , che ‘l tacer è hello.   Il suo parlare non fu per avventura altro , che recitare  qualcuna delle sue canzoni , secondo che da que' poeti  ( siccome s' usa per atto di gentilezza ) ne fu richiesto.  E ciò non solamente torna bene al costume , ma ( che  più si dee attendere ) al sentimento de' versi ; essendo  verissimo, che orala modestia fa diventar bello il tacere  quello, che allora bellissimo era a parlare.   V. Ila. Centi v' eran , con occhi tardi e gravi,   Di grand' autorità ne’ lor sembianti :  Parlttvan rado , e con voci soavi. Quello tertetto paò lerrir di norma a qualunque pi>  glia, deicrtvendo, a rappreiencare il coitnme di gran  perionaggio.   V. il5. Traemmoei co/l dalF un de' canti   In luogo aperto , luminoso , ed alto ;   Si che veder si potén tutti quotili.   Dal dire, eh' e' li trauero da un canto del caatello,  ai convince manifeicamente , eh' ei non era murato a  tondo, come alcuni si persuadono, e fra gli altri il Vel-  lutello : tanto pid eh' e' non si può nè anche dire , che  il castello era tondo bensì, ma che v' erano diverse  piazze o strade , le quali venivano a formar degli angolii  poiché non pare, che Dante figuri questo castello per  altro , che per un dilettevol prato intorniato di mura ; e  s' ei potè mettersi in luogo da poter veder tutti quanti ,  chiara cosa è , eh' e' non vi doveva essere impedimento  di mura, o di case, o d'altri edifizj. A tal che questo  canto, dond' e' si trassero Dante e Virgilio , mostra , che  la pianu delle mura non dovea esser circolare. Molto  meno è veriiimile , eh' elleno abbracciaiser il foro della  valle, come è opinione cfalcuni, i quali si lon falsamente  immaginati, che tutto il piano dello scaglione del Limbo  fosse diviso , come in due armille concentriche , una ester-  na e maggiore, dove non arrivasse il lustro della lumiera,  e quivi stessero l' anime degl' innocenti morti senza bat-  tesimo sospirando continuameote , onde dice , v. a6.   ffon avea pianto , ma che di sospiri ,   Che laura eterna facevan tremare.   minore l'altra ed interna , ed illustrata dalla lumiera , è  questa facesse prato al castello de' Savj e degli Eroi. £     64 Canto   invrrUimile I dico , tal optDÌone. Prima , perchè in pro>  porzione dell* altr* anime del Limbo y piccolisaimo è U  numero di quelle* che sono ammesse per tspecialissima  grazia dentro al delizioso castello ; per lo che* rimanendo  loro un luogo sì vasto , vi sarebbero seminate più rade  che per un deserto. Secondo* perchè in qualunque luogo  del prato si fosser tratti Dante e VIRGILIO posto die nel  centro non potessero starvi per essere sfondato * e ter-  minar ivi la sboccatura del secondo cerchio * sarebbe  •tato impossibile discemer tutti quanti* a non supporre*  eh* e* sì fosser ridotti tutti in un mucchio vicino all* en-  trata * perchè da distanza assai minore , che non è quella  del solo semidiametro di questo prato * a farlo cale * qual  se lo figurano costoro , si smarrisce di vista un uomo dì  statura ordinaria. Direi dunque * che il castello fosse da  una porle del piano o pavimento del Limbo * e che per  avventura nè meno arrivasse con le mura in su la sboc-  catura del secondo cerchio- E che sia *1 vero* usciti  eh* e’ ne furono*, dice Dante, eh* e* tornarono nelf aura*  che trema* cioè in quella, dove sospirano i padani in-  nocenti, che l'aura eterna farevan tremare. Che se per  lo contrario il castrilo fosse stato abbracciato dall* armilla  esteriore* per discender nel secondo cerchio, non oc-  correva, eh’ c* ritornassero in quella, dove l’aria tre-  mava. Kè vale il dire* che per aria tremante si può in-  tender anche l'aria del secondo cerchio; perchè la sua  agitazione (si come vedremo nel seguente canto) era  altro che un semplice tremare, dicendo il poeta di questo  cerchio, v. a8.   J* venni in lungo <t ogni luce muto ,   Che mugghiai come fa mar per tempesta,   S" e* da contrari venti è combattuto.    Ecco dunque, che il catCello era tutto dentro all* orlo  del Limbo io su la mano , tu la qual camminavano : e  torna ottimamente allo scemarti la sesta compagnia in  due , essendo Omero , Orazio , Ovidio e Lucano rimasti  dentro al castello , e Dante e Virgilio essendone usciti  o per altra porta, o per la medesima, ood* erano en-  trati , ma voltando all* altra mano , e incamminandosi per  altra via da quella, ond' erano venuti. Così si condus-  sero, dov' era il passo per discendere nel secondo cer-  chio ; si come vedremo nel canto seguente.     INFERNO.    CANTO QUINTO.    ARGOMENTO.    Xl }>eccato , che ii punisce in questo secondo cerchio ,  è la lussuria, come il più compatibile all' umana fragilità,  c per avventura il meno grave. Fmge il poeta di tro-  vare al primo ingresso Flinos giudicante 1' anime. Di poi  passa più oltre , e vede la pena de' peccatori carnali ,  la qual dice essere un furiosissimo , e perpetuo nodo di  vento , il qual rapisce , e porta seco voltolando in giro  queir anime. Virgilio gliene dà a conoscere alcune , che  erano già state al suo tempo , ma di Francesca da Ra-  venna intende dalla sua propria bocca la cagione della  sua morte , e insieme di quella di Paolo suo cognato ,  con r ombra del quale si raggirava per 1' aria del se-  condo cerchio. Cori discesi del cerchio primajo   Giù nel secondo , che men luogo cinghia,  E Scatto più dolor, che pugne a guajo.    Digitized by Google    68 Canto   ^ Discesi ; Io Dante diacesi. Men luogo cinghia ; si di-  mostra peripatetico f ponendo il luogo, distinto dall* esteiH  sione della cosa locata. Quindi è , eh* ei dice il pavi-  mento del secondo cerchio cignere, abbracciare, occupar  minor luogo, in sostanza girar meno del primo, secondo  che per lo digradar della valle gii\ verso il centro si  discendeva. Così veggiamo ne* teatri dalla lor sommità i  gradi infmo all' iullmo venire , successivamente ordinati ,  sempre risirignendo il cerchio loro. C ben vero , che  quanto meno luogo cinghia, contiene in sè altrettanto  più di dolore, che non fa il primo. Poiché, dove quello  per esser solo dolor della mente , svapora in sospiri ,  questo, che alFligge il senso, pugne a guajo , cioè arriva  a trar guai , pianti e lamenti dolorosissimi.   Y. 4. 5 rauvs Afinos orriòilMente « e ringhia.   Qui orribilmente ha forza di esprimere P orrida resi-  denza , il tribunale formidabile , la fiera accompagnatura  de* ministri , e forse il ferocissimo aspetto dell* infernal  giudice. Bocc. Fdoc. Kb. 6 , 42. Quivi ancora si veggono  tutti i nostri Iddìi onorevolissimamente sopr ogn altra  figura posti. Dove notisi , che per 1 * avverbio onorevolis^  simamenie ci dà ad intendere la preminenza del luogo ,  quanto la ricchezza degli ornamenti sacri , ed ogni altra  nobile accompagnatura pertinente al culto degli Dii sud-  detti. Ringhia: accresce lo spavento, dicendosi il ringhiare  de* cani , quando irritati, digrignando i denti « e quasi  brontolando, mostrano di voler mordere.   V. 6. Giudica , e manda , secondo eh* awvinghia.   Qui avvinghiare per cignere. Ciò che Ninos ai ci-  gneise , viene spiegato appresso. Vede qu«l luogo Inferno è da essa.   Da in luogo di Per, ed esprime attitudine , proprietà,  c convenevolezza. Cioè qual luogo d'infemoèprr essa,  o vero convenevole ad essa. Veggasi di ciò il Cinonio.   V. li. Cignesi con la coda tante volte ^   Quantunque gradi vuol ^ rAe sia messa.   Conosce il poeta T obbligo, ch'egli ha d* uscire il piti  eh* ci può dall’ ordinario , rispetto al luogo , e a* perso-  naggi , eh’ egli ha alle mani. Quindi va trovando maniere  strane ed inusitate di significare ì loro concetti ; come  in questo luogo fa, che Minos si cinga tante volte la  coda, quanti gradi hanno a collocarsi gid 1 * anime con-  dannate. Quantunque per quanto , nome indeclinabile.  Bocc. introd. n. i. Quantunque volte , graziosissime donne ^  meco pensando riguardo ecc.   V. i3. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:   Vanno ^ a vicenda y ciascun al giudizio:  Dicono , e odono , e poi son giù volte.   In questi tre versi è compresa un* esattissima e pun>  tualissima forma di giudizio.   V. a3. Vuoisi cosi colà » dove si puote   Ciò che si vuole ; e più non dimandare.   Le stesse parole per appunto furono usate da Virgilio  a Caronte nel canto terze, v. 9 S.   V. a 8 . t venni in luogo d* ogni luce muto.   Notisi , come stando sempre su la medesima bizzarra  traslazione d* attribuire il proprio della voce al proprio  della vista , va continuameDte crescendo» Nella selva ,     ~e Casto   dove r oicurit.\ e T ombra erano accidentali per l' im-  pedimento de' rami e delle foglie , diwe aolamcnte tacerai  la luce , V. 6o.   Mi ripigneva là , dove 'I sol tace.   Nell* atrio dell' Inferno dà al lume aggiunto di JSoco , ac-  cennando io tal guiaa , non eaier ciò per accidente > tua  per natura ; cauto HI , v. 75.   Com’ io discerno per lo fioco lume.   Qui finalmente , dove a' ò innoltrato nel profondo della  valle, muto lo chiama; e vuol denotare, che le tenebre  di queato cerchio non aono accidentali , nè a tempo ,  nè aaaottigliate da qualche apruzaolo di languidiaaima luce,  ma apeaae , folte , oatiuate , ed eterne.   V. 3l. Za bufera infernal , che mai non retta.  Mena gli spirti con la tua rapina:  Voltando , e percuotendo gli moietta.   Il Buti definiace eoa! : Bufera è aggiramento di venti ,  lo qual finge l’ autore , che sempre sia nel secondo cerchio  dell" Inferno. A chi pareaac queata voce o poco nobile ,  o troppo atrana, ricordiai , che ai parla d' un vento in-  fernale , e che merita maggior lode il cercar la forza  dell' eapreaaione , che 1' ornamento delle parole ; ed è  queata una pittura , che non richiede vaghezza di colo-  rito , ma forza; e tanto piti è bella, quanto è meno  liaciata ; estendo il naturale coti risentito , che non può  bene imitarsi , te non è fatto di colpi , e ricacciato ga-  gliardo di sbattimenti. Questa bufera adunque leva e  mena gli spiriti con due movimenti. Con uno gli aggira  secondo il corto della tua corrente, che va turno torno    ^UIHTO. 71   al cerchio ; con F altro ( e ciò fallo con la sua rapina ,  cioè col tuo grandissimo impeto ) li va voltolando in  lor medesimi. Cosi veggiamo la pillotta e '1 pallone , i  quali, se vengono spinti lentamente per Taria, son por-  tati con un solo moto ^ che è secondo la linea della di-  rezione del lor viaggio , ma dove urtino in muro , od  in legno, osi, cadendo in terra, ribalzino mcontanente,  ne concepiscono un altro , Bglio di quel novello impeto ,  che gli aggira intorno ai proprio asse.   V. 34. Quando giungon dinanzi alla mina ;   Qmvi le strida t il compianto t e*l lamento'.   Bestemmian quivi la virtù divina.   Qual sia questa rovina, i commentatori non lo dicono ,  o se lo dicono, io confesso di non intendere quello che  dicono. Crederei, che per rovina intendesse T autore il  dirupamento della sponda, giù per la quale egli era ve-  nuto ; e che questa fosse la foce , d' onde metteise il  vento , il quale foue cagione di maggiore sbatiimento a  quelle pover* anime , che vi passavano davanti. A simi-  litudine d* un legno o d'altro corpo , cui la corrente d'un  fiume ne meni a galla , il quale, se s* abbatte a passare,  dove sbocca un torrente, o altra acqua, che caschi con  impeto da grand'altezza, questa se se lo coglie sotto ^  lo tuffa e rìtufia per molte fiate , e in qua e in lè con  mille avvolgimenti T aggira , e strabalza , in fin tanto  eh' ei non è uscito di quella dirittura , e non ha ritro-  vato il filo della nuova corrente. Di dove, e come possa  quivi nascer questo vento , vedremo allora , che si dirà  della fiumana dell' eterno pianto, di cui nel canto se-  eondo mi rìserbai a discorrere in altro luogo*     71    ClISTO   V. 40. E (ome gli stornei ne portan F ali   Nel freddo tempo a schiera larga e piena ;  Così quel fiato gli spiriti mali.   Brllisùma iimiUtudlne , e cavata ( «ì come la «cgitcnte  poco appretto delle gru) con finitsimo accorgimento da  animali tenuti in niun pregio , e per ogni conto vilittimi.   V. 43. Di qua , di là , di giù , di tu gli mena :  Nulla speranza gli conforta mai  Non che di posa , ma di minor pena.   Eipretiione felicistima ed inarrivabile di quel tormento ,  e che vince quati il vedere ttetto degli occhi.   V. 48. Cori viiF io venir , traendo guai ,   Ombre portate dalla detta briga.   Qui briga vai lo ttetto che noja, fattidio, travaglio;  e briga preto nello ttetto significato d’ agitamento di  venti. Farad, can. Vili , v. 67.   £ la bella Trinacria , che caliga   Tra Pachimo e Petoro sopra '/ golfo ,   Che riceve da Euro maggior briga.   cioè sopra ’l golfo , eh’ è più battuto dallo scirocco.   V. Si. Genti, che faer nero ri gastiga^  Corrisponde al detto di sopra, v. 18.   I' venni in luogo iT ogni luce muto.   E cerumente la pena de’ carnali è pena data loro dall’ aria ,  poiché l’aria col solo agitarsi si li tormenta.   V. 54. Pu Imperadrice di motte favelle.   Ebbe imperio sopra nazioni , che parlavano diversi  idiomi. Modo usato altre volte da Dante : distinguere , o  denotare i paeii dalle lingue , che vi ai parlano. Infer.  cant. XXXIII , V. 79.   Ahi Pila , vituperio delle genti   Del bel patte là, dove 'I ri tuona.   V. 55 . A vizio di Lutturia fu ri rotta.   Che ’l libito fe' licito in tua legge ,   Per torre ’l biatmo , in che era eondoita.   Aaaai è nota la legge della diioneatà promulgata da  Semiramide , per cui ella penaò di aottrarai all' infamia  de’ suoi vituperj.   A vizio di Lutturia fu ri rotta.   Forma di dire assai singolare.   V. 60. Tenne la terra , che ’l Soldan corregge.   Dice il Daniello , che Dante in questo luogo piglia  un equivoco ; e che abbia voluto dire, Semiramide aver  regnato in Egitto, ingannato dal nome di Babilonia, con  cui nel suo tempo chiamavasi volgarmente il Cairo , allora  signoreggiato dal snidano , non rinvenendosi dell' altra  Babilonia fabbricata da Semiramide nell’ Astiria. Di questo  errore pretende scusarlo con fargli nome di licenza lecita  a pigliarsi da' poeti grandi, tra' quali gli dà per compa-  gno Virgilio in un certo patto , non so già quanto a pro-  posito , e con quanta ragione. Se io avesti a esaminarmi  per la verità dell' intenzione , che io credo , che abbia  avuto Dante ; direi forte ancor io , come il Daniello :  tanto più che in que' tempi non ti aveva coti esatta no-  tizia della geografia, che sia sacrilegio l'ammettere, che  un poeta anche grandissimo abbia preso un equivoco in-  torno a una città, nella quale era facilittimo l’equivocare,   6     74 Cauto   intrndendoii allora comuneniente per Babilonia quella  d'Egitto; ticcome oggi per Lione templicemente ('inten-  derebbe sempre quello di Francia, e per Vienna quella  di Germania; e quanto a questo, che Babilonia vi fosse  in Egitto, e che fosse la stessa, che dagli Europei si  chiama oggi il Cairo , l' afferma Ortelio.   Il Boccaccio nel Decamerone, di tre volte, che nomina  il Soldaoo , intende sempre quello d' Egitto ; e Dante  stesso nell' XI del Farad. , t. loo.   E poi cht per la sete del martiro  Alla presenza del Soldan superba ,   Predici) Cristo , e gli altri , che 7 seguirò.   Farla di S. Francesco , il quale i certo , che parla del  Soldano d' Egitto , e non di quello di Bagadet. Il Fe-  trarca dice anch' egli nel Sonetto; L'avara Babilonia ecc.  non so che di Soldano. 1 commenti l' intendono per quel  d' Egitto ; e il Gesualdo , se non erro , lo cava da una  sua epistola , nella quale fa menzione delle due Babilo-  nie , d' Egitto e d' Assiria.   Ma chi volesse anche sostenere, che Dante non abbia  errato , potrebbe farlo con dire , che per Soldano intese  quegli stesso , che nel suo tempo signoreggiava la vera  Babilonia di Semiramide , essendo la voce Soldano nome  di dignità, e perciò convenevole ad ogni principe; e da  Cedreno si raccoglie essere stata comune ancora ai Co-  liifi di Soria , particolarmente dove parla di uno di essi,  che ebbe guerra con Alessio Comneno. Siccome e con-  verso il Soldano d' Egitto aveva titolo di Cohffa , prima  che dal Saladino fosse unito l'un, e l'altro titolo insieme,  quando egli di semplice Sultano , eh' egli era , diventò  Fun e l'altro, avendo ucciso il ColilTa nell' andar a pigliar    Digitized by Google    9 0 IRTO. 7$   da lui lecoudo il lolito l' ioicgne di Soldano. Fu anche  Soldano titolo d' ufTizio coinè ai cava da quoto luogo  del Ponti 6 cale romano citato dal Meunio ; Circa Ponti-  fiiem , aliquando ante , aliquando poit , equilabat Mare-  icallus , siile Soldanus Curiae.   lila per vedere adeiao , con quanta poca ragione il  Daniello tacci Virgilio d’un timigliante equivoco , laiciaio  di riapondere a quello eh’ ei dice , che egli nel Sileno  confondeaae la favola d* lai e di Filomena , e nel terzo  della Georgica acambiaaae Caatore da Polluce , nel che  vien Virgilio difeao molto giudiziosamente dalla Cerda ,  vediamo il terzo equivoco notato dal aoprammentovato  apositore di Dante ne’ seguenti versi dell' Egloga del  Sileno , T. 74 .   Quid loquar? aut tcyllam Nisi? aut quamfama secuta est.  Candida surtinctam latrantihus inguina monstris,  DutUhias ue rosse rales, et gurgite in allo,   Ah, timidos nautas canibus lacerasse marinis ?   Qui dice il Daniello , senza allegarne alcuna ragione ,  che Virgilio equivoca da Scilla hgliuola di Forco e  d'Ecate, o, cum’ altri vogliono, di Creteide, a quella  figliuola di Niso re di Megara. Io credo però di ritro-  varla , e dubito che si possa dir del Daniello nella spo-  sizione di questo luogo di Virgilio, quello che di Virgilio  disse il Berni nell' imitazione di cpiell’ altro d’ Omero ;   Perch’ e' m hem detto , che Virgilio ha preso  Un granciporro in quel verso d Omero,   Chi egli , con reverenza , non ha inteso.   Noteremo dunque di passaggio , come bisogna , che  quest’ autore si sia cieduto , che Virgilio parli d’ una     76 C A H T O   loU Scilla , e che a queita attribuendo i moitri marini , e  r ingordigia degli altrui naufragi , liaii dato ad intendere ,  eh' egli abbia voluto dire di quella di Forco 1 ond* egli  nota r equivoco in quelle parole :   Quid loquar ? aux tcyllam Nisi ?   Sapendo, che Scilla figliuola di Niao fu cangiata in uc-  cello , e fu , come altri vogliono , appiccata alla prora  della nave dell’ amato Minoi) e finalmente gettata in  mare, e non mai trasformata, come quella di Forco, in  moitro marino. Ma la verità ai à, che Virgilio intese di  parlare dell' una e dell' altra Scilla; e, toccando di pas-  saggio quella di Niso, si ferma a discorrer più diffusa-  mente dell' altra di Forco , come dalla lettura del luogo  è assai facile a comprendere ; ma forse il Daniello non  s’ avvide di questo passaggio , e trovandosi inaspettata-  mente nella favola di Scilla di Forco, la credette vestita  a quella di Niso , equivocando egli medesimo nell' equi-  voco immaginato di Virgilio.   V. 61. L'altra è colei, che e’ aneUe amorosa,   E ruppe fede al centr di Sicheo.   Didone , seguendo in ciò anch' egli 1 ' orribile anacro-  nismo , ed accreditando T infame calunnia d' impudiciaia  datale da VirgUio. Eneide IV, v. SSa.   IVon servata fides eineri promissa SUhaeo.   V. 64. Siena vidi, per cui tanto reo  Tempo ti volse.   Tocca di passaggio, e con maniera nobilissima la guerra  de’ Greci , e l' ultime calamità de’ Trojani,      V. 69. CK amar di nostra vita dipartille.   Della morte delle quali fu cagione Amore illecitOi   V. 7». i' cominciai ; Poeta , volentieri   Parlerei a que‘ duo , che ’nsieme vanno ,   E pajon st al vento esser leggieri.   Gli accoppia ioaieme , perchè iniieme avevano peccata.  S’accorae, ch’egli erano leggieri al vento , dalla facUitè ,  anzi dalla furia, con la quale il vento li portava; e  ciò molto convenientemente, atteao il loro gravitaimo  peccato , eaaendo atati per affinità al atrettamente con-  giunti, come più abbaaao udiremo.   V. 78. Per quell' amor, eh' ei mena, t quei verratmo.   Per quell' amore , eh' e' ai portarono , il qual fu ca-  gione di queato loro eterno infelice viaggio. Efficaciaaima  preghiera , e convenientiaaima a due amanti , acongiurarli  per lo acambievole amore.   Y. 80 O anime afannate.   Aggiunto di mirabil proprietà, e aenza dubbio il più  proprio , che dar mai ai poaaa ad anime tormentate da  ai latta pena. '   V. 8a. Quali colombe dal disio chiamale   Con f ali aperte e ferme al dolce nido  Volan per F aere dal voler portale.   Grazioiiaaima aimilitudine , e piena di tenero e com-  paaaionevole affetto. Nè traendola Dante da coti gentili  animali , quali anno le colombe , vien a intaccar punto  della lode , che le gli dette poc’ anzi , per aver para-  gonato gli apiriti di queito cerchio agli atomelli e alle     ^8 Cauto   gru, 1’ una e l’altra ignobile «pezie d'uccelli, poicliè in  ciueato luogo ha maggior obbligo di far calzar la similitu-  dine all' andar di compagnia, che facevano i due amanti,  il che ottimamente si ha dalla comparazione delle co-  lombe , che ad avvilire con un paragone ignobile quegli  spiriti in generale, come fece da principio. Del resto gli  ultimi due versi di questo terzetto posson aver due sen-  timenti, l’un e l’altro bello. Il primo è: Con Vali aperte  * ferme al dolce nido volan per Vaere , cioè volan per  l’aere con l’ali aperte o ferme, cioè diritte al dolce nido;  o vero volano al dolce nido con l’ali aperte e ferme ,  descrivendo in cotal guisa il volo delle colombe, quando  con l'ali tese volano velocissimamenie senza punto dibat-  terle, e in questa maniera di volare par che si ratb-  giiri un certo non so che pid di voglia e di desiderio  di giugnere.    V. 88. O animai graziosa e benigno ,   Che visitando vai per V aer perso  Noi, che tignemmo'l mondo di sanguigno.   Ninna cosa odono o parlano pid volontieri gli annuiti  che del loro amore. Quindi è , che quest’ anima chiama  Dante grazioso e benigno per atto di gentilezza usatole  in darle campo , raccontando i suoi avvenimenti , di dar  alquanto di sfogo al dolore. Per V aer perso. Il perso è  un colore oscuro , di cui lo stesso Dante nel suo Con-  vivio sopra la canzone Le dolci rime ecc. dice esser com-  posto di rosso e di nero , ma che vince il nero ; e Inf.  caut, VII, V. io3.   L' acqua era buja molto più , che persa.    Digitized by Google     QUINTO. 79   V. 90. Noi che lignemmo il mondo di ttmguigno.   Scherza in la contrarietà di queiti due colori ; Fai  visitando per F aria di color perso noi , che , per eaiere  arati ucciai in pena del noatro Callo , tignemsno il mondo  di color di aangue.   V. 94. Uh Jttel , che udire , e che parlar ti picKe :  Noi udiremo , e parleremo a vui.   Non ì gran coaa (dice aaaai giudiiioaamente il Landino) ,  che coatei a’ indovinaaae di quello , che Dante deaide-  rava d' udire. Una , perché di niun' altra coaa , fuori  che de’ auoi avrenimenti , potea ragioneTolmente cre-  dere , eh* egli aveaae curioaità di domandarla ; 1' altra ,  perché il coatume degli amanti é creder, che tutti ab-  biano quella voglia, che hanno eaai d' udire e parlare  de’ loro amori , tanto che aenza forai molto pregare non  fanno careatla di raccontarli anche a chi non ai cura  aiperli. Che riapondeaae la donna pid tosto che l’ uomo,  ciò é molto adattato al coatume della loro loquacità e  leggerezza.   V. 96. Mentre che ’/ vento , come fa , si tace.   n ripoaarai del vento non é coaa impropria , anzi é  accidente confacevole alla natura di quello , dimoitran-  doci r eaperienza , che egli non aoffia con aibilo con-  tinuato , al come corrono i fiumi , ma a volta a volta  ricorre, come fanno Tonde marine. Oltre che non aa-  rebbe inveriaimile il dire , eh’ ei ai fermaaae per divina  diapoaizione , acciocché Dante potesse ammaestrarsi nella  considerazione di quelle pene , e riportar frutto dal suo  prodigioso viaggio. Per questa ragione vediamo nel canto  IX spedito un angelo a fargli spalancar le porte della     8o Canto   cittì di Dite, e altrove molt’ altre graxie tingolariuime,  le quali la bontà divina gli concedè, per condurlo final-  uiente alla contemplazione della aua euenza.   V. 97. Siede la terra , dove nata fui ,   Su la marina , dove ‘I Pò diicende  Per aver pace co' teguaci tui.   Bavenna ; poco lontano dalla quale il Po inette nel-  r Adriatico. Discende per aver pace co’ sui seguaci. Ma-  niera veramente poetica. Dicono alcuni , per aver pace ,  cioè per trovar pace in mare della guerra, ch'egli ha  nel auo letto da' fiumi tuoi teguaci ; perocché , fecondo  che quelli tgorgano in lui , lo conturbano e P agitano ,  onde ti può dire, che gli facciano guerra. Ma te Dante  volette ttar tu l’allegoria di quella guerra, non li chia-  merebbe legnaci ; poiché , fintante che uno è teguace  d’ un altro , non gli fa guerra, e , facendogli guerra, non  |i può chiamar più teguace. Diremo dunque , eh' ei vo-  glia dire , che il Po co' tuoi teguaci diiceode in mare  per ripoiare dal lungo corto , eh' ei fa , per giugnervi ,  a fine di unirai come parte al tuo tutto , eitendo queita  unione la lola pace , alla quale tutte le creature tono  d.a inviiibil mano guidate. Veduto della patria , è ora  da vedere chi folte coitei, che favella con Dante; per  Io che è da taperii , che quetta è Francetea figliuola di  Guido da Polenta tignor di Ravenna ; la quale , eitendo  ttata dal padre mariuta a Lanciotto figliuolo di Malatctta  da Rimici , uomo valoroto in vero , e nella teienza e  inaeitria dell’ armi eiercitatittimo , ma zoppo e deforme  d' atpetto troppo più che ad appajar la grazia e la de-  licatezza di conci non era convenevole, fu cagione, che  ella t' invaghiate di Paolo tuo cognato , il quale non meno grazioio , e arvenente del corpo , che leggiadro  dell’ animo e de' coatumi , del di lei amore ferventiiii-  mamence era preao4 Ora arvenne ^ che , mentre , tcam-  bievolmence amandosi , in gran piacere e tranquillità si  Tiveano , indistintamente usando , appostati un giorno  da Lanciotto , furono da esso colti sul fatto, e d'un sol  colpo uccisi miseramente.   V. ICO. jimor , eh’ al cor gejuU ratto s' apprende.  Prete costui della bella persona ,   Che mi fu tolta, e '/ modo ancor m' offende.   Platone nel Convivio , tra le lodi , che dà Agatone ad  Amore , dice eh’ egli i ancora delicatissimo , argumentan-  dolo da questo , eh’ egli i ancor più tenero e gentile della  Dea Ati , cioè della calamità , la quale esser mollissima  a delicatissima / argomentò Omero dal vedere , che ella ,  schifando di toccar co’ piè terra , si tiene per t ordinario  in tu le lette degli uomini. Iliad. T, v. 93.   .... Tvt pio 9 * ateahol sróStc iv fàp in' ovSit  nlAra^as , <2 A A’ apa f/j'S xai^ óvfpóv xpoara fiaùani.   Ma amore non solamente non mette mai piede in terra , o  in tu le teste , le quali , a dire il vero , non sono molto  toffei , ma di tutto V uomo la parte più gentile calpesta ,  e sceglie per tua abitazione. Negli animi dunque , e ne’  temperamenti degli uomini, e degli Dii pone il tuo trono  Amore ; nè ciò fa egli alla cieca , e senza veruna distin-  zione ■ in ogni sorta <t animo la sua tede locando , ma  quelli solamente , che in fra tutti gli altri p'ut gentili  tono , e pieghevoli con delicatissimo gusto va ritcegliendo.   suStò 9 fizaiipii(;ipfits 6 pi^a tixpiipiusnpi *Epura  Xtc araAòc óv qdp iirì TÙt fiaivit, ovff tiri npavietr.     8a Cahto   ( S, larn iravv fiaX«ut<i) cy roif fMi^xararoig  TS* S*T»T> KoÀ fiaivti Koì oisut' iw )'àf> v6$at KOÌ  XM àiiUpixfn rhf Sixqffiv iSpvxau,’  »ai oò» av f{>7( ir xóacui rati dXÀ,’ ^ riti   iv vKXtipòv vio( i;^ot<rv >* ’^XP dxtp^^iToi' ^ 9’ àt  ftoAouiùy, oÌKÌ(ixcu.   £'l Petrarca nel toaetto : Come't ccmdido piiecc., ri-  cavando con maniera più morbida lo ateaao originale, fini  di copiarlo anche nella parte tralasciata da Dante , che  rijguarda 1' avversione , che Amore ha ordinariamente  agli animi rosai e dori , dicendo :   Amor , che tolo i cuor leggiadri invesca ,   Nè cura di mostrar sua forza altrove.   E nella canaone; Amor, se vuoi, eh' io tomi ecc. , par-  lando con Amore, tocca leggiadramente in ogni sua parte  il sopraccitato luogo di Platone , dicendo dell’ impeWo,  eh' egli ha non meno sopra gli Dii , che sopra gli uo-  mini , con questi versi :   £ s’ egli è ver , che tua potenza sia  Nel Ciri s) grande , come si ragiona ,   E neir abisso ( perchè , qui fra noi  Quel che tu vali e puoi ,   Credo, ehe’l senta ogni gentil persona).   V. loi. Prese costui della bella persona che mi fu tolta. Lo prese del bellissimo corpo che mi fu spogliato  dalla morte , e ’l modo ancor m’ offende , perchè mi fu  ' data violentemente, e mentre mi suva tra le braccia  del caro amante.  V. io3. jimor , eh' a nullo amalo amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte,  che, come vedi, ancor non m' abbandona,   Belliiiiina repetizione : Àmor , eh' al cuor gentil ratto  s' apprende, prese cosuù come gentile. Amor, eh' a nullo  amalo amar perdona, prese me come amata. Mi prese del  costui piacer, del piacer di costui. Costui nel secondo caso senza il suo segno si trova spesse volte usato dagli  autori. Veggansene gli esempi presso il Cinonio. Questo  lungo può aver doppio significato. Hi prese del piacer di  costui, cioè del gusto, del piacimento , della gioja d’amar costui. E mi prese del piacer di costui, cioè del piacer  che io faceva a costui, e questo corrisponde ottimamente  al detto poco innanzi : Autor , eh' a nullo amato amar  perdona ; mostrando non tanto essersi innamorata per  genio , quanto per vaghezza d' accorgersi di piacere e  d’esser amata, e per cert’obbligo di gentil corrispondenza.   V. io6. Amor condusse noi ad una morte.   Arroge forza con la terza replica , e con grandit-  aim' arte diminuisce il suo fallo , rovesciando sopra di  amore tutta la colpa. Tib. lib. l .° el. VII , v. aq.  Non ego te laesi prudens : ignosce fatemi,  lussi! amor. Contro quis ferat arma Deos ?   E'I Boccaccio, giornata IV, nov. I, conducendo GuU  scardo alla presenza del Principe Tancredi , non gli sa  porre in bocca nè altra, nè piò forte difesa per iscusar  sè , che r incolpare amore, il quale, cioè Tancredi,  tome il vide quasi piangendo disse : Guiscardo , la mia  benignità verso te non uvea meritato l'oltraggio e la     84 Casto   vtrgogna, la quale nelle mie cose fatta m' hai; eiccome io  oggi vidi con gli occhi miei. Al quale Guiscardo niun  altra cosa ditte te non questo. Amor può troppo più che nè io ni voi pottiamo.   V. IO/. Caina attende chi'n vita ci spente.   Calila è la g)iiaccia, dove nel canto XXXII vedremo  euer paniti coloro , che bruttaron le mani col sangue  de’ lor congiunti. Dice dunque , che questa spera detta Caina sta aspettando LANCIOTTO marito di lei , e fratello  di PAOLO , che fu il loro uccisore.   V. Ila O latto ,  Quanti dolci pentier , quanto detto  Menò costoro al dolorato patto !   Tenerissima riflessione , e propria d* animo gentile ,  ma che non s’ abbandona a soperchia vilU col dimostrar  dolore. E qui notisi , come Dante per ancora sta forte  all’ assalto della pietA , la cui guerra si propose di voler  sostenere al principio del secondo canto, v. l.   Lo giorno te n andava , e f aer bruno  Toglieva gli animai , che tono in terra dalle fatiche loro; ed io sol uno m’apparecchiava a tottener la guerra  fi del cammino , e sì della pietose.   £ che ciò sia’l vero, dopo eh’ ei non potò pid rattener  le lagrime , dice , che in questo pietoso oflìcio egli era  insieme, v. 117, tristo e pio-, dove mette in considerazione, se quel tristo si potesse in questo luogo intendere  per iscellerato , malvagio , empio , e non per malcontento,  mesto , e maninconoto , come vien preso universalmente ,  e (1 come io con gli altri concorro a credere etier re-  ritirailmeote alata l' intenzione del poeta. Pure nel primo significato abbiamo nel Inf. triatitiimO) r. 9I.   Tra qutJt’ iniqua e trutitiima copia  Correvan genti ignude e spaventate.   E di vero tristo in aendmento d’ empio (a un belliatimo  contrapposto con pio , venendo a estere il poeta in un  medesimo tempo empio per compiagner la giusta e dovuta miseria de’ dannati , del cbe nel XX di questa can-  tica si fa riprender acremente da Virgilio, e gli la dire,  che è sciocchezza averne pietà , e somma scelleraggine  aver sentimenti contrarj al divino giudicio, che li pu-  nisce, V. a 5 .   Certo V piangea poggiato a un de' rocchi  Del duro scoglio , zi che la mia scorta  Mi disse : Ancor se' tu degli altri sciocchi ?   Qui vive la pietà-, quandi è ben morta.   Chi è più scellerato di colui,   Ch' al giudicio divin passion porta ?   Driaza la letta , drizza ; e vedi , a cui ecc. E pio poteva dirsi il poeta , per non poter vincere la  naturai violenza di quell' affetto, che contro a tua voglia  lo cottrìgneva a lacrimare ; dove pigliando tristo in si-  gnificato di metto, avendo di già detto', eh' ei lacrimava,  vi vien a esser superfluo ; e non solamente tristo, ma  pio ancora ; chiarissima cosa estendo , che chi piange  r altrui miseria , n' ha rammarico e compatimento.   V. lao. Che conosceste i dubbiosi desiri ?   Pubiioti per non esserti ancora l’ un F altro diKoperd. 86 Canto   V. I3I. Ed ella a me; nerrun maggior dolore.  Che ricordarsi del tempo felice nella miseria, e dà sa il tuo dottore.   Quella lentenaa h di Boezio nel lecondo libro de  Consol. proia IV, Le lue parole iodo : In omni aduer si-  tate fortuna» infelùissimum genus inforlunii est , fuisse  felieeiu. Tanto che questa volta per il tuo dottore non  debbo intendersi VIRGILIO, come, dal Daniello in fuora,  quasi tutti gli altri si sono ingannati a credere , ma lo  stesso BOEZIO, la cui sopraccitata opera Dante nel suo  esilio aveva sempre tra mano , e leggeva continuamente ;  onde nel suo Convivio scrive queste formali parole. Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia mente , che i ar-  gomentava di sanare , provvide ( poi nè 'I mio , I altrui  consolare valeva ) ritornare al modo , che alcuno sconso-  lato avea tenuto a consolarsi ; e misimi ad allegare e  leggere quello, non conosciuto da molti, libro di BOEZIO,  nel quale, cattivo e discacciato , consolato si aveva.   V. ia4- Ho , s‘ a conoscer la prima radice   Del nostro amor tu hai cotanto affetto ,  farò , come colui , che piange , e dice.   Sed si tantus amor casus cognoscere nostros ,   Et breuiter Troiae supremum audire laborem. Quamquam animus meminisse horret, luctuque refugit ,  Incipiam. £n. lib. Il , v. io e seg.   V. i» 7 - Noi leggiavamo un giorno per diletto   Di Lancillotto , come amor lo strinse.   Qui, prima di passar più avanti, giudico, che sia bene  chiarir l’intelligenza del rimanente di questo canto , con riportar la atoria di Lancellotto cavata da' romanzi fran-  zcsi dal libro di Lancilolto Du Lac, e riferita in quella  dottiatiuia acrittura di Lucantonio Bidol6 , nella quale  in un dialogo fìnto in Lione tra Aleaaandro degli liberti e Claudio d’Erberé gentiluomo franzeae apiega inge-  gnoaamente varj luoghi diSicili de' tre noatri autori  Dante , il Petrarca , e '1 Boccaccio. Farla Claudio Dovile dunque eapere > eome avendo Galeaui figliuolo  della iella Geanda acquitlalo per sua prodezza trenta  reami , s ave a posto in cuore di non voler <t essi coronarsi ,  se prima a quelli il regno di Logres dal Re Arius posse-  duto aggiunto non aveste ' £ per ciò , avendolo egli man-  dato a Sfidare , furono le genti deir uno e dell' altro più  volte alle mani. Dove Lancilolto avendo in favore di Artus futa maravigliose pruove contro di Galeaui , e avuto un  giorno fra gli altri l'onore della battaglia , fu da esso  Galealto pregato, che volesse andare quella sera alloggiar  seco; promettendogli, se ciò facesse , di dargli quel dono,  che da lui addomandato gli faste. Accetta Lancilolto con  quel patto l’invito , e poi la mattina seguente , partendoti  per ritornare alla battaglia dichiarò il dono, che da Ga-  lealio desiderava : il quale fu di richiedere , e pregare esso  Gale alto , che quando egli combattendo fatte in quella  gionuila alle gerui del re Artu superiore , e certo d averne  a riportare la vittoria , volesse allora andare a chieder  merci ad esso Re , e in lui liberamente rimetterti. La qual  cosa avendo Galeallo fatta , non solamente ne nacque tra  Lancillotto e Galealto grandissima dimestichezza e amistà ,  ma ne divenne ancora etto Galealto , per cosi cortese e  magnanimo alto , molto del Re Artu , e della Regina Gi-  nevra tua moglie familiare. Alla quale per tal pubblico PUI5T0 Amor, eh a null’amato amar perdona, mi prese del costui piacer it forte,  che, come vedi, ancor non m’abbandona.   Qui ribadisce :   Questi, che mai da me non fia diviso.   Nel che ti ponga niente a quante volte e in quanti  modi rioforra V espressioni d'un ferventissimo ed ostinato  amore , e con quant' arte s’ingegna d’attrar le lacrime e sviscerar la pietà verso que luiserissimi amanti. V. i3y. Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse.   Il libro ) e Tautor , che lo scrisse , fece tra Paolo e Francesca la parte, che fece Galeotto tra Lancillotto e  Ginevra; onde l’Azzolino nella sua Satira contro la lussuria. In somma rime oscene, e versi infami dell’altrui castità sono incantesimo, e all’onestade altrui lacciuoli ed amU   Tal eh* io ti dico , e replico il medesimo. Se stan cotali usanze immote e fisse, la poesia diventa un ruSianesùno.  E questo è quel , eh apertamente disse il Principe satirico in quel verso. Galeotto “ il libro , e ehi lo scrisse. Qui è da notare incidentemente, come alcuni hanno  voluto dire, che il cognome di Principe Galeotto, attri-  buito al Centonovelle del Boccaccio , possa da questa  storia esser derivato; perchè, dicono essi, ragionandosi  in codesto libro del Boccaccio di cose per la maggior Cauto quinto.   parte alle gii dette di Ginevra e di Francesca simiglianti, pare  che quel cognome di principe Galeotto  meritamente te gli convenga. In questa guisa inferir  volendo , estere il Decamerone il principal libro di tutti  quelli , che contengono in loro cose attrattive alla carnale concupiscenza; che tanto è a dire, quanto dargli  titolo di Primo Ruffiano, o vero di principe de' ruffiani. Na di ciò reggati più particolarmente il Ridolfi nel soprammentovato dialogo, ove parlando assai diffusamente  di tal opinione ti sforza di mostrare , essere molto veru  simile a credere tal disonesto cognome, come anche  quello di Decamerone estere stato posto al Centonovelle più tosto d’altri, che dal BOCCACCIO; il quale nel proemio  della quarta giornata avere scritte le tue novelle senz’alcun titolo apertamente si dichiara. Quel giorno più non vi leggemmo ovante. Aocenna con nobil tratto di modestia l’ inferrompimento  della lettura, ed in conseguenza il passaggio da’ tremanti  baci agli amorosi abbracciamenti. Il conte Lorenzo Magalotti. Villa Magalotti. Magalotti. Keywords: di naturali esperienze, ‘naturali esperienze’ --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magalotti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Maggi: l’implicatura conversazionale -- implicatura ridicola – filosofia lombarda – filosofia bresciana – scuola di Brescia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pompiano). FIlosofo italiano. Pompiano, Brescia, Lombardia. Grice: “I like his portrait” – Grice: “My favourite of his essays is on the ridiculous; but his most specifically philosophical stuff is the ‘lectiones philosophicae’ and the ‘consilia philosophica.’” La famiglia aveva possedimenti e anche un negozio di farmacia. Il padre Francesco, uomo di lettere, fu il suo primo maestro.  Studia a Padova con Bagolino e frequenta attivamente gli ambienti culturali della città. Si laurea e insegna filosofia. Degl’Infiammati, strinse amicizia con Barbaro, Lombardi, Piccolomini, Speroni, Tomitano, Varchi, entrò quindi a far parte del circolo di Bembo, frequentando insigni filosofi come Paleario, Lampridio e Emigli. Conobbe Pole, Vergerio, Flaminio e Priuli. Il dibattito sulla questione della lingua e sui temi estetici legati soprattutto all'interpretazione della Poetica aristotelica condusse alla preparazione di un commento allo scritto di Aristotele che, iniziato da Lombardi, fu proseguito, concluso e fatto pubblicare da M., con altra sua opera dedicata ad ORAZIO, a Venezia: le “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotations”, dedicato a Madruzzo. Lascia Padova per entrare al servizio del duca Ercole II d'Este come precettore del figlio Alfonso e, insieme, per insegnare filosofia a Ferrara. Si conservano appunti delle sue lezioni sulla Poetica. Anche della vita culturale della città estense  fu protagonista, divenendo  principe dell'«Accademia dei Filareti», che vanta membri come Bentivoglio, Calcagnini, Giraldi e Cinzio, oltre a essere amico degli umanisti PIGNA, PORTO, e RICCI, che gli diede pubblicamente merito di essere stato «il primo interprete della Poetica di Aristotele».  “Mulierum praeconium” o “De mulierum praestantia” e dedicata ad Anna d'Este, la figlia di Ercole e di Renata di Francia, che nello stesso anno fu tradotta “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne.” Comprende anche una Essortatione a gli huomini perché non si lascino superar dalle donne, attribuita a Lando, che si pone come corollario dell'orazione di M.  Alla chiusura temporanea dell'Università, ritorna a Brescia, partecipando alle riunioni dell'Accademia di Rezzato, fondata da Chizzola. Abita nella quadra della cittadella vecchia, in contrada Santo Spirito. Sposa Francesca, figlia del nobile Paris Rosa,. A Brescia sede nel Consiglio Generale e fu incluso nell'elenco dei consiglieri comunali della città destilla reggenza delle podestarie maggiori del territorio. Fu destinato alla Podestaria di Orzinuovi, ma vi rinunciò, come rinunciò anche alla podestaria di Salò, e partecipò alle sedute del Consiglio Generale. Altre saggi “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne, Brescia, Turlini “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotationes, Venetiis, Valgrisi; De ridiculis, in Horatii librum de arte poetica interpretatio, Venetiis, Valgrisi, “Lectiones philosophicae” Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms.  Expositio in libros de Coelo et Mundo, Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms,  Expositio de Coelo, de Anima, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Quaestio de visione, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Espositio super primo Coelo, Piacenza, Biblioteca Passerini-Landi, ms Pollastrelli, Mulierum praeconium, Modena, Biblioteca Estense, ms Estensis latinus. Oratio de cognitionis praestantia, Ferrariae, apud Franciscum Rubeum de Valentia, Consilia philosophica, Vincentii Madii et Jo. Bap. Pignae in favorem serenissimi Ferrariae ducis in ea praecedentia, Archivio di Stato, Casa e Stato,  Modena. Note  In Sardi, Estensis latinus 88, Modena, Biblioteca Estense.  G. Bertoni, «Giornale storico della letteratura italiana», C.. Fahy, Un trattato sulle donne e un'opera sconosciuta di Lando, in «Giornale storico della letteratura italiana»,  Bruni, Speroni e l'Accademia degli Infiammati, in «Filologia e letteratura», XIWeinberg, Trattati di retorica e poetica, III, Roma-Bari, Laterza,  Bisanti,  interprete tridentino della Poetica di Aristotele, Brescia, Geroldi, Giorgio Tortelli, “Quattro M. in cerca d'autore”, in «Quaderni del Lombardo-Veneto», Padova, Vincenzo Maggi, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vincenzo Maggi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Maggi. Maggi. Kewyords: implicatura ridicola, Eco, il nome della rosa, Cicerone, il tragico, filosofia tragica, pessimismo, l’eroe tragico, Nietzsche, la tragedia per musica – I curiazi, catone in Utica – tragedia per musica --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maggi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Magi: l’implicatura conversazionale nell’uso delle parole – il mistico – I mistici – la scuola di mistica fascista – il veintennio – filosofia marchese -- filosofia italiana – filosofia fascista -- Luigi Speranza (Pesaro). Filosofo italiano. Pesaro, Marche. Grice: “A fascinating philosopher – “journey around the world in ten words,’ a gem!” --  Insegna a 'Urbino. Si dedica alla psicologia “trans-personale”. Fonda il Centro di Filosofia Comparativa (cf. ‘implicatura comparativa’) e “Incognita” a Pesaro, tesoreggiando ‘l’intelligenza del cuore’ e il principio dell’interiorità. Scrisse “I 36 stratagemmi” (Il Punto d'Incontro; dal, BestBUR). Il suo “Il Gioco dell'Eroe. Le porte della percezione per essere straordinario in un mondo ordinario” vede un clamoroso successo. “I 64 Enigmi. L'antica sapienza  per vincere nel mondo” (Sperling & Kupfer )è segnalato  al primo posto dei libri più attesi. Lo stato intermedio tratta l’argomento rimosso dei nostri tempi: la morte, e abbraccia l'orizzonte ampio degli ambiti cari agli autori: filosofia, mistica, psicologia transpersonale, esperienze ai confini della morte. Esce un aggiornamento ampliato del Gioco dell'Eroe con il sottotitolo “La porta dell'Immaginazione”. Vgetariano dichiarato., si focalizza sui modelli mistici per approfondirne, oltre la portata metafisica e auto-realizzativa, i concetti di efficacia ed efficienza: nel libro I 36 stratagemmi declina il taoismo nei suoi aspetti di strategia psicologica; nel saggio "Le arti marziali della parola" in La nobile arte dell'insulto (Einaudi) evidenzia come l'arte del combattimento diventi arte retorica e dialettica. Nei saggi Il dito e la luna, La via dell'umorismo e Il tesoro nascosto mostra il rilievo della comunicazione metaforica e umoristica. Elabora e sviluppa la dimensione della psicologia trans-personale all'interno del Gioco dell'Eroe, disciplina da lui creata e imperniata sulla capacità umana dell'immaginazione. Altre saggi: “Il dharma del sacrificio del mondo” (Panozzo); “La filosofia del linguaggio eterno” (cf. Grice: ‘timeless’ meaning, versus ‘timeful’?). Urbino, “Quaderno indiano,” Scuola superiore di filosofia comparativa di Rimini, “Il dito e la luna,” Il Punto d'Incontro); I 36 stratagemmi (Il Punto d'Incontro, BestBur); Sanjiao. I tre pilastri della sapienza, Il Punto d'Incontro, Einaudi, Uscite dal sogno della veglia. Viaggio attraverso la filosofia della Liberazione, Scuola superiore di filosofia comparativa di Rimini,  La Via dell'umorismo (Il Punto d'Incontro); La vita è uno stato mentale. Ovvero La conta dei frutti delle azioni nel mondo evanescente, Bompiani,  Kauṭilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra). Arte della guerra e della strategia” (Il Punto d'Incontro, "Lo yoga segreto del perfetto sovrano"; “Il gioco dell'eroe” (Il Punto d'Incontro); “I 64 Enigmi, Sperling); Lo stato intermedio,, Arte di Essere,. Il tesoro nascosto. 100 lezioni sufi, Sperling); Il gioco dell'eroe. La porta dell'Immaginazione” (Il Punto d'Incontro, 101 burle spirituali, Sperling); Recitato un cameo, nel ruolo di se stesso, nel film Niente è come sembra, di F. Battiato, a fianco di Jodorowsky. Jodorowsky scrive in seguito la presentazione  di La Via dell'umorismo.Blog.  «Fondai a Rimini il Centro di Filosofia Comparativa”. Per spaziare in temi altissimi con una narrazione transdisciplinare. Attraverso immaginazione, religioni, filosofie, arti e scienze».  Incognita. Advanced Creativity  Il Secolo XIX  (Onofrio) " 'Incognita' di Pesaro. Diario di viaggio nell'Oltre, un'immersione interiore al di là dello spazio-tempo"31  Il Secolo XIX  (R. Onofrio) "Advanced Creativity Mind School. Per capire l'entrata nell'epoca del post-umano" Per il titolo del suo album Dieci stratagemmi, Battiato si è ispirato a I 36 stratagemmi di M. Il sottotitolo, "Attraversare il mare per ingannare il cielo" è il primo stratagemma dei trentasei che compongono che il libro.  Stralcio della quinta puntata (youtube)  Modelli strategici. Corriere della Sera, (Camurri)  wuz  Panorama (Mazzone)  wuz  Panorama (Allegri)  Il Secolo XIX Onofrio) "Aprite le porte all'Immaginazione, c'è un mondo oltre la quotidianità" M., I 64 Enigmi, Sperling & Kupfer, Milano: «Diversi anni fa, in un’intervista, mi chiesero perché sono vegetariano. La mia risposta fu molto sintetica (e la penso ancora così): Non mangio animali. Non riesco a digerire l'agonia».  La Repubblica (Michele Serra); Il Riformista (Luca Mastrantonio); Il Venerdì di Repubblica (Schisa)  Il Gioco dell'Eroe, Il Punto d'Incontro,. Libro/CD con prefazione di Battiato  Il Gioco dell'Eroe Gianluca. Scena del film ove compaiono e A. Jodorowsky (yout ube)  La Via dell'umorismo, Il Punto d'Incontro, Vicenza, La Stampa (Il Premio è stato conferito dalle autorità della Repubblica di San Marino con la motivazione: «Lo scrittore che ha costruito attraverso la sua produzione e l'attività del Centro di Filosofia Comparativa di Rimini ponti di comunicazione tra le antiche saggezze d'Oriente e d'Occidente, attualizzandone, in teoria e in pratica, il loro messaggio filosofico, psicologico e spirituale per l'uomo contemporaneo»). Gl’altri premi sono stati conferiti a: Battiato (Musica), Jodorowsky (Teatro), F. Mussida (Arti visive), S. Agosti (Cinema), M. Gramellini (Giornalismo), Gabriele La Porta (Televisione).  Sito ufficiale di Gianluca Magi (in cinque lingue) Incognita ◦ Advanced Creativity "Psicologia transpersonale. Che cos'è?" Video Lectio brevis  riflessionisul Senso della vita su riflessioni. Gianluca Magi. Magi. Keywords: l’uso delle parole, il mistico, ‘implicatura comparativa’ mistico, scuola di mistica, l’uso di ‘scuola’ mistica --  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Magnani: l’implicatura conversazionale della linea e il punto – filosofia lombarda – scuola di Pavia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannazzaro de’ Burgondi). Filosofo italiano. Sannazzaro de’ Burgondi, Pavia, Lombardia. Grice: “I like Magnani; he has written about conceptual change, which I enjoyed!” -- Grice: “I like Magnani; his treatise on the philosophy of geometry is brilliant!” --  essential Italian philosopher, not to be confussed with Tenessee Williams’s favourite actress, Anna Magnani --. Insegna a 'Pavia, dove dirige il Computational Philosophy Laboratory. Dedicatosi allo studio della storia e della filosofia della geometriai, i suoi interessi si sono poi rivolti all'analisi della tradizione neopositivista e post-positivista. Si è poi dedicato al tema della scoperta scientifica e del ragionamento creativo. Studia tematiche riguardanti il ragionamento diagnostico in medicina in collegamento con il problema dell'abduzione, presto diventato fondamentale nella sua ricerca. La sua attenzione si è anche indirizzata verso il cosiddetto model-based reasoning. Fonda una serie di conferenze sul Model-Based Reasoning. Trattai problemi di filosofia della tecnologia e di etica, rivolti anche al tema trascurato in filosofia dell'analisi della violenza.  I suoi interessi di ricerca includono dunque la filosofia della scienza, la logica, le scienze cognitive, l'intelligenza artificiale e la filosofia della medicina, nonché i rapporti fra etica e tecnologia e tra etica e violenza. Ha contribuito a diffondere il problema dell'abduzione. La sua ricerca storico-scientifica ha riguardato principalmente la filosofia della geometria. Dirige la Collana di Libri SAPERE. Opere: “Conoscenza come dovere. Moralità distribuita in un mondo tecnologico” “Filosofia della violenza” “Rispetta gli altri come cose. Sviluppa una teoria filosofica dei rapporti fra tecnologia ed etica in una prospettiva naturalistica e cognitiva. Note  Web Page del Dipartimento di Studi Umanistici  Computational Philosophy Laboratory Web Site  [Cfr. le varie pagine dedicate a questi convegni in//www-3.unipv/webphilos_lab/cpl/index.php Computational Philosophy Laboratory], Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Filosofia, Pavia, Pavia (Italia)]  Sun Yat-sen Award   Cerimonia  Book Series SAPERElesacademies. org. Edizione cinese:   Philosophy and Geometry  Morality in a Technological WorldAcademic and Professional Books Cambridge University Press  Abductive Cognition  Understanding Violence  The Abductive Structure of Scientific Creativity  Author Web Page  Handbook of Model-Based Science  Logica e possibilità, su RAI Filosofia, su filosofia.rai. Filosofia della violenza, su RAI Filosofia, su filosofia.rai. Grice: “Philosophy of geometry, so mis-called – I call it the theory of the line and the point – always amused me since Ayer misunderstood it in 1936! Hoesle and Magnani prove that it’s less geometrical than you think!” --  Lorenzo Magnani. Magnani. Refs. Luigi Speranza, "Grice e Magnani," per il Club Anglo-Italiano -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Grice e Magni: l’implicatura conversazionale – filosofia lombarda – scuola di Milano – filosofia milanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I love Magni – He has gems like ‘Petrus is Petrus’ – I’m talking about his “Principia et specimen philosophiae” – The titles for the chapters are amusing, and he refers to ‘ratio essendi’ – and other stuff – *Very* amusing --.”Figlio dal conte Costantino Magni e da Ottavia Carcassola, si trasferì a Praga. Entrò nei cappuccini della provincia boema a Praga. Insegna filosofia entrando, grazie al suo insegnamento, nelle grazie dell'imperatore. Presto fu eletto Provinciale della Provincia austro-boema dell'ordine e divenne apprezzato consigliere dell'imperatore e di altri principi europei. Il re Sigismondo III gli affidò la missione cappuccina nel suo paese. Ferdinando II lo inviò in missione diplomatica in Francia. Fu uno dei consiglieri del duca Massimiliano I di iera. Dopo la battaglia della Montagna Bianca, sostenne l'arcivescovo di Praga Ernesto Adalberto d'Harrach nella cattolicizzazione della popolazione e nelle riforme diocesane. Prese parte in nome dell'imperatore ai negoziati con il cardinale Richelieu sulla successione ereditaria al trono di Mantova. Divenne consulente teologico nei negoziati per la pace di Praga e missionario apostolico per l'elettorato di Sassonia, Assia, Brandeburgo e Danzica. Riprodusse a Varsavia di fronte al re e alla corte l'esperimento di Torricelli usando un tubo riempito di mercurio per produrre il vuoto.  Riuscì a convertire il conte Ernesto d'Assia-Rheinfels e sua moglie.  Dopo che l'Praga venne affidata ai Gesuiti, entrò in contrasto con i gesuiti, che lo fecero arrestare a Vienna. Rilasciato dalla prigione per intervento dell'Imperatore e tornò a Salisburgo, dove morì quello stesso anno. Frutto della sua polemica con i protestanti è “De acatholicorum credendi regula judicium” in cui sostene che senza l'autorità della Chiesa, la Bibbia da sola non era sufficiente come regola di fede per i cristiani. Trata lo stesso argomento in “Judicium de acatholicorum et catholicorum regula credenda”, le cui debolezze argomentative scatenarono la contro-offensiva dei protestanti. Si occupa di metodologia, logica, epistemologia, cosmologia, metafisica, matematica e scienze naturali. Rifiuta i principi aristotelico-scolastici, ispirandosi alle dottrine di Platone, Agostino e Bonaventura. Altre saggi: “Apologia contra imposturas Jesuitarum,” “Christiana et catholica defensio adversus societatem Jesu,” “Opus philosophicum,” “Commentarius de homine infami personato sub titulis Iocosi Severi Medii,”:Concussio fundamentorum ecclesiae catholicae, iactata ab Herm. Conringi, “Conringiana concussio sanctissimi in christo papae catholici retorta,” “Echo Absurditatum Ulrici de Neufeld Blesa” “Epistola de responsione H. Conringii” “Epistola de quaestione utrum Primatus Rom. Pontificis, “Principia et specimen philosophiae, Acta disputationis habitae Rheinfelsae apud S. Goarem, “Organum theologicum”; “Methodus convincendi et revocandi haereticos”; “De luce mentium”; “Judicium de catholicorum ei acatholicorum regula credendi, “De atheismo Aristotelis ad Mersennum,  Demonstratio ocularis, loci sine locato: corporis successiuè moti in vacuo, Bologna, Benatij. Vedi la voce nella Enciclopedia Italiana. J. Cygan, “Vita prima”, operum recensio et bibliographia, Romae, “Opera Valeriani Magni velut manuscripta tradita aut typis impressa, «Collectanea Franciscana», A. Catalano, La Boemia e la ri-conquista delle coscienze. Harrach e la Contro-Riforma, Roma, Storia, M. Bucciantini, La discussione sul vuoto in Italia: Discussioni sul nulls, M. Lenzi e A. Maierù, Firenze,  Olschki, A. Napoli, La riforma ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della Congregazione de Propaganda Fide, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Biblioteca Francescana, Milano. Relatio veridica de pio obitu R. P. Valeriani Magni, Lione, Ludwig von Pastor, Storia dei papi, Roma, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Bihl, G. Leroy. Ad universam Philosophiam. De Ordine &Jl)lo Dottrimt. Oftii Theophilc nullum entium affitmiri de alio ente,  fed fingula negari de singulis quae verd affirmantur de entibus non lunt entia, sed habitudines, quae intercedunt entia. Ego enim illa duntaxat nunc upaui entia, qu3e  per al iquam potentiam pofluni efTe, 6c intelligi, feorfum  abomni alioente. Harum habitudiuum, ut docui, aliae funtiden: itatise (Tentiae, ut, “Petrus est Petrus”. Alias identitatis rationis, ut “Petrus est Paulo idem m ratione naturae humanae. Demum aliac funt efle aut principium, aut ter-  n)inumalicuius motus – vt: “Petrus generat”, “Paulus generatur”. Ex quibus duntaxat potest demonstrari et existentia, et natura entium.Verum non sunt negligendae reliquae: Ille,enim, qua: referent identitatem essentiae sive affirmatam, sive negatam, inuoluunt Frequenter  niotum nostrae rationis a cognitione imperfecta, ad perfectionem: v.g huius propositionis, “Homo est animal rationale”. Praedicatum licec  sit identicum subiecto, ipsum tamen explicat diftin&ius. Qux autem consistunt in identitate rationis, sive affirmata, sive negata, coordinant cognoscimentum et praedicamenta, & in omni di-  £lione, iudicio, ac ratiociatione praetendunt terminos, qui ab identitate rationis, communi pluribus entibus, denominantur universales. Et licet eiusmodi identitatesr ationis non inferantur syllogismo, sed  cognoscantur sola collatione, seu comparatione terminorum, cognitorum aut immediate aut mediante illatione: tamen hae habitudines  tum fubeunt illationem, cum ex identitate rationis affirmata, aut negata de duobus principijsali cuius motus, infertur proportionalis identitas rationis, inter terminus illorum motuum, v.g. Quae est ratio entitatis inter Petrum et Paulum, ea eft mter filios Petri et Pauli. Quoniam vero in primo libro de per se notis, per didboncm connexam ordinavi in cognoscimento, & praedicamentis entia per se nota: coordinationem graduum entitatis, nomino cognoscimentum, &   A per iu*  X   2 Vakriani M.   per iudicium conncxum exhibui in clau^diftin &asomnes entiurn per se notorum pra:cipuos motus per se notos, quorumillos. quos  quifquc confcit in se, ennarraui (atis accurats, inlibro demeicon-  lcicntia: fupercft, ad complementum appararus philosophici. exhibere illas propoauioncs. quarum veritasnon dependeat abentium cxi-  ftentiajeda rarionc a?tcrn^ > & incommutabili, cuius modi debent cf-  fe i!la?,qutfin syllogismo denominancuc maiores: Minores enimper se nota propoliciones, exararaz in cra#atu de per se noris , habenc ve-  rit3tem,pendulam ab exifteruia Ennum; v. g. Luna mouetur, qua? , fi  corrumpatur,inducit Falfiratem iliius propofitionis, Ac vero hxc: Id,  quod mouctur, neceiIari6 movetur ab alio : eft vera,tametfi corrum-  pancuromnia mouentia & mobilia.   Harum vero propofitionum incommutabilium funt innumera nequecft vllaclfYerentia motus, quaenon sibi vendicetpropiias vericate'S mcommutabiles: puta has.Id, quod Loco-movetur 5 neccessari6 Loco movetur ab alio: ld, quod alteratur, necelTari6 alteratur ab alio; U>  qnod generatur, neceflano generatur ab alio. Veium hae omnes deriuanc (ibi incommutabilitatem ab hac: Id quod mouetur, neccessariu  mouecur ab aho>oporcetergo congercre invnum craclacumillasim-  fnutabilium,quas nulla ipccialis pars philosophiae pcrcra&ac, quatenuSjvbiv.g. ventum ficad tra&a cum de generatione. Ha?c, fd, quod geiif ratur, neceflario generatur ab alio demonftracurperhanc : id,  <juod mouetur, necefl.ui6 mouetur abalioj quae supponatur dcmon-  (trata m ipfo vestibulo Philosophia?,ica vc non fic opus in vllo ratiocir  nco repetere demonftiacionem fadtam. Hiccrgotra&atus comple&iturhas propositiones ajternas, & ir>» commucabiles>in quas neccirario refoluancur omnes lllacioncs. quas  habebir,& habere poteft vniucrfa philosophia: has nuncupaui Axiomata, & licniiTec denominarc Maximas, veluc, quac influanc vim iliatiuam propofitionibus maioribus. Exordioraucemtraclatum ab habitudinibus idcmitatis elTentiar, deinde profequar illas,quac funt efle pi incipium & ccrminum motus,  casvero, quae funt ex idcncitareracionis, poftrcmo loco commemorabo.nimirum ilIas, quacafficiunc motum: mocum, in quam, icalem cx  quo duntaxar argumentor entium exiftencias & nacuras. Scd veiitus, nemeusftylustibi vfquequao^ue probccur, voloprius  ^cxcufareilla. qu^forcaflis exiftimabisnofacii congrua fini,mjcintcdo Obijciturprimo loco oblcuritas, quxfuperec vulgarem conditionem, j4xiowata S  ncm rhilofophantiura. Respondeo, quod obscurafas obuenit vcl ab  obie&o, ve! a ftylo (cribentis. Meum stylum audafter dico tam darum  quam quicflepoifitnatioenimfcribendicum clarirate est mihi & rco-  peccisfima, et familiaris.cxcerum grarulor philosophiae obfcuriracem  ab obie&o,quae aiceac plerofque ab hoc ftudio, qui Reipublica: vnlius  opera,& aecace impendent in agro>in mechamcis^in bcllo & iimilibus Laudatur pasfim rraditio do&rinae per quarftiones , quae rnouentuc  de (uL,ie&o alicuius fcicnciae>placecque numerata partino earum.Hanc  methodum refolutiuam Ego non adhibeo, fed compofiriuam : Haec  enim exordicur a nonslimis & prarcendens lucem eacenus partam, reuelat semper obfcuriora : qui verdmouec quxftionem,obijcit tene-  bras,quas fubmoueac,(olucndo qua^ftionem propofiram.   Uli,qui per qusftiones cradunt lcientiam,ducunt argumenta ex om-  nibus locis diale£ticis:Ego proiequor lineam mocus , tfnde dunraxac  infero enrium exiftencias,tSc nacuras,ijsargumcncis, quadola poflunt  efle dcmonftrariua,quarue,adnumerata Diale&icis , digniratem pro-  priam peflundant Memineris vero, Theophile, argumentum, quod  inihi est demonstrativum, alicui fortasfis vixerit probabile:(untenim  plerique, quibus opus fu pharmaco magis quam syllogismo. Quoniam vero motiu func fubordinati > demonltrationes anrece-  dentesnancifcuntur,maiorem certitudinem , & euidentiam a lubfe-  ouentibus:fcilicer > exiftencia,& natura primi mouentis confirmatur^  iecundis,alijfque fubfequentibus.   Hxc conditio ratiocinancis ex motu,e(t oppofita illi,quae ducitur ex  nacura Quanti difcreci f 6c continui, nam in Mathematicis vix  aliqua demonftrationum anteccdentium pendec a iubfequenti-  bus.   Tibiver6,legentimeostra£htus , occurent frequenter nonnulla  amcnegle&a , qiu? tuo iudicio debuiflenc dici; ied fcuo mehorrere  confufionera,vcl minimam,mareriaium>quas fuis locis deftinaui rra-  £Undas;Ide6,Licet fciam mulcum lucis acceflurum rci , quam expo-  no.fi eo loci cognofcacur aliquid,alio loco referuarum , ramen id fe-  pono,& pra:ftoloL loco congruo do&rinam,qua: no debec anticipari.   Nil pono moieitius obueniet cibi m m ea Philofophia, quam quod  fcpono obiediones manifeftas,dn#as ab exiftencia reru contra con-  clufionnsillacasa racionibusanernis,v.g.infero mouentem non pcfle  quietcece in termino trafeuntcqui fu fibi iCqualis in entitate.Cui co-  clufioni videcur aduerfan expeucua omniu generaciu fibi fimile in na- A i wraj, - r" — ta....\....^x   V zlcriam M. tttra^fed (tperpendasfolutiones eiufmodi obiedlionurnj facile intelli-  ges eas^fi anteuertantur , neceflai io (us deque conuerfuras vmuerlam  Philosophiam, fine quarlira evidentia. Ponofi vim a.gumenti con-  clufionisillataealTequans facile inteliigcsrcrum exiftennas, &naturas  dependcrea rationeaetcrna.a.rumpra in fyllogifmo.&fupponeslatere  aliquid in entibus concretis,vndecaptas occafionem errorrs.   Confulcoabftineoa quamplurimis, quce alioqum magna conten-  tionecontrouertuncurintei Philofophos , fi tamenhzc ncghgentu  non detrahatfcientia^quamprxtendo : Commemoroadexempkira  differentiam interdiftin&iones formalem*rationis ratiocinat*e,&mo-  dalem.Eiufmodi enim contenrione.splunbus feculis agirarae, non ha-  bent momentum ad veritatcm quaefuam,quod pofcat dispucationern zuternam. Non infero ex conclusionibus primo illatis, reliquas omnes, qur  inferripoflunt ed illas duntaxatj quae cx ponunt natura mcntis, quoi  fub»jciturratiocinio : immopleraquc rranfilio, quxexdcmonftrati*  non obfciueprodcuntinlucem.   s : DemumnouerismenondocererespervocabuIa,fed res, confue-  ta oratione declaratas, significo per vocabuU vfitata,fi Hippetant , vci  adhibeo aha ad placitum meum. Capvt ir.   -dxiomata ex identiutt ejfentiali.   Ursauternpr^miffisaggredior habitudincs identitatfs eflenti».  A Afeddebeopnusaflignarcrationem communem omnibus cnti'   bus quatenus hxc dodnna fit vniuetfal.ffima, Nofti Theophile. fpecierum. quascognolcituri adhibcmus . jffiW  eflc lenfib.les a . as imag.nabiles.ali.. intelligib.tes/ enlib.lcs refeW  aliquod lenfib.le.non lolum quod aftu exiftat.fed & quod fi, p S n  t.ffimum fent.ent.: At vero imaginab.les. &,nrelh#b,lcs r-fe r ..m . J   nutum, magmantis &intcllige. Hisnonrolumentia ^uexiftem  praefenua.fed abient, a,pr^erita,futura,poffib,), a , ac dcmum ab ft ra   Exphcaturuserg Rationem communem omnibusentibus eim  affignaredebeo. quxaffirmetur deentibuspr. sentibus affirmVk  dc pwtcri^affirmabitur defuturis , affirmaretur de poflibSus^f!   Tcnirenc     X     jixiomata S  venirent ad a£tum,qu#ue affiimatur de his, qux inrelliguntur, abftra-  hendoabimentione praeteritorum praefentiumjfuturorum^ ac pofli-  bilium.   Dicoigitur Ensefleid, quod exerceta&um eflendi, vt v.g amans  c(l id,quod exercet adtum amandi: Ctrm cogito Theophilum, coguo  id ; quod cxercet a&um eflendi Theophilum. Leo exercet a&umel-  fendi Leonem & quodlibet entium exercct a&urn eflendi feipfum,fe-  cundum praecifam entitatem vniufcuiufque, ita vt Ego , quinon fuin  Theophilus, non poflim exercere a&um eflendi Theophilum: nec Leo  poteft exercereadtum eflendi hominem. Qnaproprer ratio , communis omnibus entibus, abftrahit ab omni fpeciali exercitio entitatis : ita  vt nuila fit,aut poflit intelligi communis omnibuscntibus , quam quae  nuuraliter concipuur ab omnjbus , quaeue habetur in ipfo communi  vocabulo.£«i:nimirum.id.quodaaumeflendi autexercet, autexer-  cuit,aut exercebit,aut potelt exercere,concipitur vt Ens, quod aut eft,  aut fuit,aut ent,auc efle poteit. Seclufa (citra negadonem ) omni praecisa rationeentitatis vllius. Itaque id, quod non exercet actum eflendi, non est ens. Pneterita non (unt.fed fuerunt entia. Futura non sunt/ederuncemia. PofTibilianonlunt/ edpofluntefle entia, &confequentcmil ho-   r»meflens. Ens vero abftraftum ab intentione praefentis, prarteriti , futuri, &C  posfibi!is,denotat praedicata cflentialia Entis,mter , quae nil eflentiali-  us ipfo exercitio eflendi.   Porio Gntiopponicur Non Ens,quodeft inintelligibile noncom-  teIle&o Ente: quienimdormiensnilomnium cogitat, non ideoin-  tclligit Non-Ens,quia nil entitim intclligat. Qm autem , int?Heclo  Ente,intelligitnilcfletefidui,tiensccirecab aaueflendi , isdemum  intclHgit, feucogitatNon-Ens.   Quaproptcr dico, Rationem, communem oronibus enubus, elie  Rationcm Non-Entis, fi, poiitiua intelleaione, intellicatur sublata: scilicet Non Ens est ens coguatum, vt ceflauit ab a&ueflendt vel qua -  tenusnonvcnita4 aaumexiftcndi. VerumNon-ens habetfuasd.t-  fcrentias,& quidcm plures.has pcr ordinem narrabo , exorfus a mim-  ma Nonentitatcvfquead maximam.   Lapis, cxpeiscaloris,noneft calidus, arpotcftcalcre, fceatenusdi-  <icorcaiidiKin pocentia. Eflcensin potcntia cft minimus gradu*     m    M.   Nan-E ntitatis:nam id,dequo negatur caIor,eftens,tametfi Non-ca*  lor fit Non- Ens:non tamen lapidi cfl mcrum Non-Ens, quandoqui-  dem lapis potcft efie cahdus. Lapis non eft vifiuus colorati,nec poteft efle vifiuus : Non eflr vifi-  uum.nccpofleefle vifiuum,eft Non Ens:at verd h*c negatio pocen*  i\x vifiua? , eft de lapide^qui eft pns;ita vt, lapidem non efle vjfiuum,  non fic mcrum Non-Ens. Socrates ccrto certius generabit filium; quifilius eft Non-homo:  non tameneftfic Non-homo.vtfunt Non homines illi , qui nonerunt. Sed est homo futurus. At vero sunt alh , qiuceflcpoflunt.ncc ta-  menerunc;quotfunt animantium,quotex hominibus,qui poflent gc-  nerarcfilios. ncctaracngcncrabtint? Haccnon funtcntia fucuta, fed  denominantur posfibilia,qua: magis recedunt ab entitatc, quam quod sunt futura. Entibus possibilibus proxime accedunt entia prastcrita : h*c enim  fic non funt,vt nequeant efle ; nec tamen deficiunc ab omni encitatc,  quandoquidem fuerunt aliquando.   Denique illa quae neqne (unt,ncque erunt ; neque fuerunt, nec esse  pofliint videntur esse mera non entia.-puta corpus re&ilincum bian-  gulareiid enim imposfibilc eft eflc, fuifle,aut fore.   Non-cntium autem quaedam intelliguntur oppofica negatiue alicui  cnti prxcifo,ac fignato. Vnicum vero Non-Ens incclligicur oppolitum negative omnibus entibus absolutc confideratis Si ribi oppono  ncgatiu Non-Ens,id Non entitatis,nuncupatur Non-Theophiius-  Cuiulmodi fonr Non-Pcti us, Non-hic Leo, et a!ia innumcia. Non-  nsautcm oppofuuiuomnibusenribus.abfolutcconfidcratis nun  cupatur nihil. Porro intell.gereaut confiderare prxfata Non ! Entia  cftcautelaamulnphcibus, grauis fimifquecrroribus. proucnicoiibus  ex confufa sub.eaione, & predicationc huiulccmodi Non-Ennunv  a quibus tibi caucbis haud d.fficulcer, f, nouucris accurat8 . qu* (uh *  lungo. ^ * iUU V.x est aliqua differentia non cnritntis, qaamnon folcamus aut Lapis non est, fc J potcft eflc calidus,' d nuncupatut E W in potcn-   cun L d U P m g Td. eft ' ""P 0  linsi posfibncfc.   Anti-    Jlxionuts 7   Antichristus efl furuius , dicitur Ens fumrum.  Filiusi ; em non cognituri mulierem, dicitur ensposfibile. Abraham fuit homo dieitur Ens praereritum. Corpus reiiilineum biangulare dicitut Ens abfolute imposfibile  Non-Theoph:Ius dicitur Negatio vniuscntis.  Nihil, dicitur, Ncgario omnium entium.   Porr6 nil horum por eftcfFc< aut subjectum aut praedicatum reale,  fi exciptas ens in potentia , & ens imposfibile secundum quid:Iapis e-  nim, quiaftirmaturcaIidusinpotentia, quiue abfolute negaturvift-  uus.  Eft ens.   Cetctum nil cntis eitquod fubijcias reliquis Non-entibus, quod  per singular exempla demonstro.  Anti-Christus est futurus. Anti-Christus stat loco subiecti, qui in eadem propofulone supponitur Non- ens,cum aiTeratur futurus. quocirca fubiedtum illius propofitionisnon est ens. Eadem est conditio huius. Filius Petri, non cognituri mulierem, est possibilis. Scilicet subjectum illius propofuionis non est ens, sed poteftetfe  ens, vt fupponitur, haec etiam Abraham fuit Homo: Habet fubiectumj quod fuppomturnoncfie, fed fusse Ens : dc-   naum ifta:   Corpus reSiIineum biangulare eft imposfibile , non fu bijcit en<\  cum in ipfa propositione afteratur non folum Non ens.led Sc cfie im-  posfibi)e,quod fu cns:Cauebis crgo ubi a multiplici er rore,fi lupra di-  dum confuetum modum enuntiandi ndh:beas conlcius,ennumerata  fubie&a di&arum propofitionum non erte entis. His ergo eatenus explicaris, staruo primas propositiones universalissimas formatascx Ente& Non ente, abftradasab omni difte-  rentiaentitatis.   Vidcote'1 heophiIum,&tuaccuratcin fpecT:us enuntias v.gde te  ip(o,quodfis coloratus, quod fiscerta figura determinatus, quae propositiones non sum illatae l et tamen dependent a te, ut a termino simpliciterdiiao.quiaccurareinfpeaus de se enuntiar prasrata, et aha  eiufmodi. Verum hoc loco non ccnfidero habitndmcs, quarinter-  ccdunr terminos realiter diftinaos, sed eas duntaxat, quas nos comminifcimur inter ens, relatum ad lemet ipsum, et ad non ens, cumcnim priroum, quod obiediue cadit in mentcrn nostram, fitcns, ftlfl  M. fit Ens, fiid simpliciter dictum, seu apprehensum, referarur ad femet ipsum, fefe pertinacifiime enuntiat, acrepetit Ens. Unde habemus hanc propositionem. “Ens est ens.” Qux est prima omnium per se notarum incommutabilium, non solum quia non sit lllata sed etiam quia non sit enuntiata, aut exarata abaho termino simpliciore, a nobis accurate in(pe&o. Ex hac propositione habetur haec. “Non ens est non ens.” Quae est notisima, citra ullam illationem: ignorarem tamen illam fi nelcirem hanc Ens eft ens.   Porro quod ensfit ens,^£quipollere videtur huic. Ens est se ipsum. Hinc vero fubinfero alias propositiones:Vnam ex eo, quod ens est  ensi in numeras ex eo, quod ens sit se ipsum vfic ergo argumentor;  Hoc, “Ens est ens.” Ens vero est impossibile, fit Non-ens: Ergo hoc ens non est Non ens. Hoc Ens est se ipsum: ld autem, quod est se ipsum, impossibile est sit ullum aliorum entiu. Ergo hoc ens non est ullum aliorum entium, scilicet: Hoc: “Ens non  est ens”, nunc upatum A.nequc ens nunc upatum E, neque vJlum aliud,  ex omnibus,quae exiftunt. Quoniam vero enri, vniuerfalisfime confiderato, licet fubfumere  quotquot funt entium cxiftentium6c exindeformare propofitiones,  & ilIanones, prasfatis analogas, uno exemplo commonstro, ut ld fiat. “Theophilus est Thcophilus.” “Theophilus est se ipsum.” Hmc fic argumentot “Theophilus est Theophilus” Id quod eft Theophilus imposfibile eft. sit simul non Theophilus. Ergo Theophilus non est simul non Theophilus.” “Theophilus est se ipsum.” Id, quod est se ipsumi impossibilc est, sit vllum ahorum cntium. Ergo Theophilus non est vllum nlioium cncium.   Scilicet Theophilus non ctl Pctius; non hic Lco, non hic lapis, non vllumaliorurn cntium. Quoddixidc Theophilo, idv erificatur de quocunquc alioente,  quo Axiomata quomodo libet confidermo. v.g. Ens ad tu est enfac5 Hi ; est re ipsum. Ens m porcnua,cft cns in porcntia, elUe iplum. i. urrens elt curtens, est se ipsum. Quin iramo aufim diceie Non ens eft non-ens.est se ipsum. Sic enim argurnentor Non-Ens est non-ens At Non-ens est impossibile fu Eus Ergo Non ens non est Ens. Non Theophilus est non Theophilus, At non Theophilus est impossibilc quod sit non-ens, aliud anon Theophilo. Ergo Non-Theophilus non est non-ens, aliud a non-Theophilo. Neque bexiftimes harum propositionum luillum ef cvsum in Philosophuv. tu iple ex pericris freqnent! flimum, £ximiumque solatium ex-c-  uidentiflima incommutabiluatehuiul modi propohuonum: faepius enim infertur condufio tam recondita, tantique momenti in PHILOSOPHIA, vt trepidi exhibeamus noftrum aflinfum. Verum conie&i   incam necessitatem qucc nos compellat, aut aflentiri illatfe conclusionem, aut negare ens esse se ipsum, inttepidi aflentimur illatae conclufioai. Ni> Haenimeftillatio, quae vimillatiuaranon fibi derivet ab hacptopofuione. “Ens est ens.” Id uno syllogismo ostendo  Luna loco movetur Id, quod-loco mauetur, neceflari61oco-inoiieturabaHo:  Ergo luna Loco movetur ab alio. Quod Locob meueatur, cernisoculocorporali, quod vcro Ens loco-motum incommutabiluer moueatur ab alio.cernis oculo mentali. lraque pr^bueris assensum duabus illis prasmiflis, & tamen trepides af-  feiuui conclusioni, cogeris praebere affcnfum, fi animaduertas, ex negata conclusione, et conceflis premissis necessario sequi, Lunam simul  moveri et non moveri. Quod moveatur supponitur in minore: quod  loco morum neceflario moucaturabalio,concediiurin maiore. Ac impossibile est junam moueri Localiter, & non moueri locabiliter, si  non sit possubiIe, Ens simul esse ens, & Non-ens.id sctb est impossibilccum ens necessario sit ens.   Hoc confirmatio cuiuscunque illationis dicitur a Philofophis probatio pet impossibile  Itaqueens quod cunquc simpliciter dictum fefc ex erit in propositionem hanc identicara. I o VtUrUni Mtgni   Ens est Ens; Ens est se ipsum Ex quibus citra illationem habemus has, “Non ens est non ens.” Non-Hns.eft fe ipsum   I:x quibus qualitcrcunqjtc ratiocinando habcmus has,  Ensnondt Non Ens  Non Ens non eit ens Habes ergo Theophilo ex rarione, comrauni omnibus entibus, unam primam, vniuet falisfimamque propolirionem, incommutabilem, per se notam, ex qua ratiocinando intuli alias. At vero nulla cearumillationumfunr reales, quandoquidemhabitudo, aut affirmata,  aut neg3ta, non est realis. Negata non est realis, quia non negatuc habitudo vlla, sed ipsum Ensdealio ente: Habitudo autem non est affirmata non est realis.-nam termininon sunt realiter distin- ens cthpraratae enim habitudines affirmatae, funt habitudines identitatis,  inquibusens, vt fubijcitur, non diueifificatur afe , vt praedicatur. lllx enim propolirones , quas in Logica denominavi identicas, non fuiil i eales, immo nec sunt propofuioncs, sed dnftiones. Ut enira  is, qui dicit, fecernit ens dictum a rdiquis entibus, fic qui statuit lllud ipsum Ens clTe se ipsum et: non esTc ullum aliorum entium, concipic ens catenus cognitum, velut sit indiuisum in fe,& d uifum ab alijs, jicl  vero nolTe de aliquo cnte, est dicere ens illud. Non tamen inuoluo dictioni mdicium, fcdaio, iudicium de illis propositiombus non esse realcjecquidem icio eiufmodi affirmationes & negationes elle notitias intellectuales entium,cognitorum infra intelledioncm ed hanc  distinctionem reieruo in alium locum. Grice e Grice, Grice ha Grice, Grice izz Grice, Grice hazz Grice. Valeriano Magni. Magni. Keywords: implicatura. Luigi Speranza, “Grice e Magni: ‘Paolo e Paolo: assiomi e principi metafisici” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Maierù: la ragione conversazionale – filosofia lazia -- filosofia itailana -- Luigi Speranza per il gruppo di gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza (Roma). Filosofo italiano. Roma, Lazio. Lessico intellettuale europeo – Terminologia logica della tarda scolastica – centro di studio del C. N. R., Ateneo Roma. Secondo le norme del lessico intellettuale europeo il saggio di M. è stato sottoposto all'approvazione di MAURO (si veda) e GREGORY (si veda). M esprime la sua gratitudine al prefetto della biblioteca apostolica vaticana e ai direttori delle biblioteche angelica, Casanatense, nazionale centrale Vittorio Emanuele II e Universitaria Alessandrina di Roma; Ambrosiana di Milano; dell’archiginnasio di BOLOGNA; Padova; Marciana di Venezia; Corpus Christi, Cambridge; della Biblioteka Jagielloriska di Cracovia; della Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek di Erfurt; della Bodleian Library di Oxford; della Bibliothèque Nationale di Parigi; della Oesterreichische Nationalbibliothek di Vienna. Deve alla loro cortesia se lei è stato possibile utilizzare i fondi manoscritti o a stampa sui quali è stato condotto il lavoro. Ringrazia di cuore MINIO-PALUELLO (si veda), che lui ha fornito preziose indicazioni relative alla traduzione boeziana degl’elenchi sofistici; Pinborg, che ha messo a mia disposizione le notizie da lui raccolte su Maulevelt; MAURO (si veda) e Dazzi, che hanno avuto la bontà di leggere e discutere con M. il manoscritto. E ancora Zafarana, Crapulli, Bagliani, e Stabile. Un ringraziamento particolare vada a GREGORY (si veda), che ha indicato M. un metodo e lui ha aiutato costantemente e conctetamente durante la preparazione, la stesura e la stampa del saggio. Senza i suoi consigli e il suo incoraggiamento non avrei potuto superare le non poche difficoltà incontrate. Spera che i risultati non siano del tutto inadeguati alla fiducia accordatami. Roma. Nel corso dell’esposizione sono utilizzati i seguenti simboli: CP a D', ‘G’, ‘1°, ‘5 variabili proposizionali; ~ “non,” segno della negazione (~p, P); ‘3° «se... allora», segno dell’implicazione (p > q); «e», segno della congiunzione. In genere è omesso. pq si legge: “p e q”; «0 », segno della disgiunzione (pvg); = « equivale », segno dell’equivalenza (p = g). Per quanto riguarda le citazioni di testi, si noti: dei testi tratti da manoscritti o da antiche edizioni sono state normalizzate le grafie secondo l’usus scribendi del latino classico; si è unificato l’uso delle parentesi per tutti i testi (compresi quelli ricavati da recenti edizioni); le parentesi acute, ( )m indicano sempre integrazione. Le parentesi quadre, [ ], indicano espunzione, o includono una frase o un rimando utile alla comprensione del passo in esame. Gli studi dedicati alla storia di quella parte della filosofia del linguaggio detta ‘dialettica’ dimostrano che l’insieme delle dottrine fiorite nella storia non può essere ricondotto, puramente e semplicemente, al patrimonio ereditato dagl’antichi romani. Possiede una propria autonomia e una fisionomia ben definita. È vero però che ciò che i filosofi hanno elaborato non è spiegabile senza tener conto dell’eredità degl’antichi. Proprio per questo, qualsiasi tentativo di delineare una storia anche parziale dei concetti di filosofia del linguaggio deve prendere le mosse da un esame di quanto i filosofi hanno ricevuto dall’antichità. Ricorderemo quindi, brevemente, i filosofi italiani e i testi di logica antica noti nel medioevo italiano. Cfr. Bonner, Medieval logic: an outline of its development, Chicago, Moody, Truth and consequence in logic, Amsterdam; Bochenski, A history of formal logic, trans. and ed. by I. Thomas, Notre Dame, Ind; W. and M. Kneale [citato da H. P. Grice], The development of logic, Oxford – originally, ‘The Growth of Logic,’ an Oxford seminar. Si tralascia qui di ricordare e discutere opere come quella di Prantl, Geschichte der Logik im Abendlande, Leipzig, utile per le notizie che fornisce ma superata nell’imposizione. Di essa esiste una traduzione parziale con il titolo Storia della logica in]. Maestro di logica per eccellenza è Aristotele. La sua autorità è incontrastata. Con le sue affermazioni i filosofi fanno i conti anche quando si è ormai operato un notevole distacco dalle posizioni aristoteliche. Il complesso di opere aristoteliche che va sotto il nome di organon -- e cioè, “Categorie”, “De interpretatione” – su cui H. P. Grice ha datto seminari publici a Oxford con J. L. Austin e J. L. Ackrill e J. O. Urmson --, primi analitici, secondi analitici, topici ed elenchi sofistici – ma non la Retorica o la Poetica, o Dell’anima --, a mano a mano che è conosciuto nelle sue varie parti, è utilizzato e assimilato grazie a un’assidua ‘lettura’ nelle scuole, especialmente al primo studio europeo a BOLOGNA, fondato in 1201.  La storia della filosofia del linguaggio è, per molti aspetti, la storia della penetrazione e dell’utilizzazione delle opere dello Stagirita. Accanto alle dottrine aristoteliche sono da ricordare quelle del “Portico,” -- stoico-megariche. Esse hanno operato in modo meno scoperto, grazie alla mediazione di BOEZIO (si veda), soprattutto, specie per quanto riguarda la dottrina delle proposizioni ipotetiche e dei sillogismi ipotetici, del resto sviluppate anche, nell’ambito della scuola del ‘Lizio’ aristotelica, da Teofrasto e Eudemo. Ma per comprendere l’ ‘evoluzione’, p unita longitudinale della filosofia del linguaggio e la posizione storica di certi problemi è necessario tener conto, oltre che dei contributi dei due grandi filoni della filosofia del linguaggio ricordati, anche di altri autori e testi che hanno avuto notevole importanza per la conoscenza e lo studio delle dottrine. Innanzi tutto, oltre alle opere retoriche, vanno segnalati i “Topica” di CICERONE (si veda). Poi, il “De Interpretatione” attribuito ad Apuleio di Madaura che, con le sue due parti dedicate rispettivamente allo studio dell’enunciato e [del Occidente -- condotta da LIMENTANI (si veda), Firenze).[Sta in Apuler Mapaurensis Opera quae supersunt, De pbilosophia libri, Liber De interpretatione, ed. Thomas, Leipzig. Per questo testo si veda Sullivan, Apuleian Logic. The Nature, Sources, and Influence of Apuleius's De interpretatione, Amsterdam] 11 sillogismo categorico, è stato a lungo il manuale su cui si sono formati i filosofi. Ancora, l’Isagoge di Porfirio, dedicato ai predicabili o quinque voces -- genere, specie, differenza, proprio e accidente -- che, nelle traduzioni di VITTORINO (si veda) e BOEZIO (si veda), è stato sempre ben noto e diffuso e ha fornito ai filosofi la formulazione del problema degl’universali, che infatti prende le mosse dalle parole del proemio. Inoltre, le opere enciclopediche di Marciano Capella (De Nuptiis), Isidoro (Etymologiarum sive Originum), dedicate alla sistemazione delle nozioni fondamentali delle arti liberali e che riservano quindi una parte alla grammatica, la dialettica e la retorica, riprendendo dottrine aristoteliche mediate prevalentemente dal De interpretatione attribuito ad Apuleio, almeno per quelle che si trovano in esso; il Liber de definitionibus di Vittorino; le opere di Boezio, siano esse le traduzioni di tutto l’Orgaron di Aristotele o di Porfirio, siano commenti alle opere di Aristotele (uno alle Categorie, Si veda la trad. di Boezio in Categoriarum supplementa, Aristoteles latinus, ed. L. Minio-Paluello adiuv. Dodd, Bruges; i frammenti della trad. di Vittorino; v. la posizione del problema degl’universali. Martrani Minner Fericis Capellae De nuptiis Philologiae et Mercurii, ed. Dick, Leipzig; Cassiopori Senatorris Institutiones, ed. Mynors, Oxford; Isidori Episcopr Etymologiarum sive Originum, ed. Lindsay, Oxford. L’opera è edita tra quelle di Boezio in P. L. In Categorias Aristotelis libri quatuor, P.L. Per l’ipotesi dell’esistenza d’un secondo commento cfr. P. Hadot, Un fragment du commentaire perdu de BOEZIO sur les Catégories d’Aristote dans les codex Bernensis, Archives d’histoire doctrinale et littéraire] due al De Interpretatione?) o a Porfirio (due commenti), o, ancora, ai Topica di CICERONE (si veda), siano monografie (Introductio ad syllogismos categoricos, De syllogismo categorico, De syllogismo bypothetico, De differentiis topicis, De divisione). Sono opere che fissano una terminologia (che alla lunga soppianta quella di CICERONE e di Apuleio e s'impone definitivamente) ed offrono ampio materiale per l’approfondimento delle dottrine di filosofia del linguaggio. Infine, un’opera anonima, Categoriae X, uscita forse dai circoli temistiani (MINIO PALUELLO l’ha edita di recente sotto il titolo di PARAFRASI TEMISTIANA nell’ARISTOTELE LATINO, ‘lanciata’ da Alcuino, il quale forse per primo l’attribuì ad Agostino, con un’edizione dedicata a Carlo Magno. Sono da ricordare ancora i Principia dialecticae attribuiti ad Agostino, il De doctrina christiana e il De ordine certamente di Agostino, più per lo stimolo fornito dall’autorità d’Agostino allo studio della dialettica, della quale egli sottolinea spesso l’importanza in quelle opere, che per un effettivo contributo dottrinale (esso, comunque, è di matrice del PORTICO. Anic Mani Severini BoertHm Commentarii in librum Aristotelis IIEPI EPMHNEIAXZ, rec. Meiser, ed., Lipsiae; Anrcrr Manti Severini Boethii In Isagogen Porphyrii Commenta, rec. Schepps-Brandt, Vindobonae-Lipsiae. In Topica di CICERONE commentariorum, P.L. 64, 1039D-1174B. 1? Introductio ad syllogismos categoricos, P.L.; De syllogismo categorico libri duo; De syllogismo bypothetico; De differentiis topicis; Liber de divisione. Cfr. Ryk, On the Chronology of BOEZIO Works on Logic, Vivarium. Cfr. Anonymi Parapbrasis Themistiana, PsEUDO-AUGUSTINI Categoriae decem, ed. L. Minio-Paluello, Aristoteles latinus, Bruges. Cfr. P.L.; cfr. ora De doctrina christiana, recensuit et praefatus est Green, Vindobonae. Cfr. P.L. Questo patrimonio di testi e di dottrine non e tutto utilizzato nei vari periodi. Mentre la cultura filosofica è dominata prevalentemente dai manuali ricordati, e segnatamente dall'opera di Isidoro, Alcuino, per scrivere la sua Didlectica, utilizza un corpo di testi comprendente Isagoge, Categoriae X, De Interpretatione dello ps. Apuleio e il primo commento di BOEZIO al De interpretatione. Nel successivo si diffondono, oltre all’opera pseudo-agostiniana Categoriae X che lascia in ombra quella originale di Aristotele (pure non ignota), il De Interpretatione dello ps. Apuleio, l’Isagoge, il De interpretatione di Aristotele, i Topica di CICERONE e il De dialectica dello ps. Agostino. Intanto, cominciano a diffondersi gl’altri commenti di BOEZIO e tutta l’opera di Boezio (traduzioni, commenti, monografie) s’afferma decisamente: la 1? Cfr. praefatio a De interpretatione vel Periermenias, ed. L. Minio- Paluello-G. Verbeke, Aristoteles latinus, Bruges-Paris; il De dialectica di Alcuino è in P.L. Una prima sistemazione dei dati relativi alla diffusione di questi testi è in A. VAN pE Vyver, Les étapes du développement philosophique, Revue belge de philologie et d’histoire. Per la diffusione delle Categorie d’Aristotele, cfr. gli studi di Minio-Paluello: The Genuine Text of BOEZIO Translation of Aristotle’s Categories, Studies; The Text of the Categoriae: the Latin Tradition, The Classical Quarterly; NOTE SULL’ARISTOTELE LATINO MEDIEVALE, Rivista di filosofia neoscolastica. Oltre alla praefatio alle Categoriae vel Praedicamenta, ed. L. Minio-Paluello, Aristoteles latinus. Cfr. L. Minro-Paluello, praefatio a De interpretatione. Per la diffusione del De interpretatione, cfr. Isaac, Le Peri Hermeneias en Occident de BOEZIO ed AQUINO. Histoire littéraire d'un traité d’Aristote, Paris] sua influenza dura praticamente incontrastata. In questo periodo si rafforza e consolida una tendenza, affiorata già nei secoli precedenti, a raccogliere in un solo manoscritto più opere destinate a coprire un ampio arco di dottrine logiche e perciò poste a base dell’insegnamento. Un gruppo di tre opere, Isagoge, Categorie di Aristotele e De interpretatione, circola stabilmente insieme; ad esso si affiancano le opere di Boezio, e soprattutto le monografie De divisione, De differentiis topicis, De syllogismo categorico e De syllogismo bypothetico che, insieme alle tre opere ricordate, costituiscono i septem codices posti da Abelardo alla base delle sue esposizioni di logica. Altre opere, come il De Interpretatione dello ps. Apuleio e i Topica di CICERONE, sono oggetto di lettura. Ad esse si e intanto affiancato il Liber sex principiorum, esposizione di sei categorie -- principia: azione, passione, quando, dove, situazione, abito) che integra quella di Aristotele, che ad alcuni di questi temi non ha fatto molto spazio. Il Liber risulta composto da uno o due frammenti di un’opera riguardante la expositio delle Categorie di Aristotele dovuta ad un anonimo autore. Intanto nelle scuole cominciano a penetrare le altre opere di Aristotele tradotte da BOEZIO e tutte tradotte di nuovo dal î  Cfr. per tutti, L. Minro-Paluello, Les traductions et les commentaîres aristoteliciens de BOEZIO, Studia Patristica, e Chenu, La théologie, Paris  (Aetas Boetiana). Cfr. Perrus AsarLarpus, Dialectica, the Parisian Manuscript by Rijk, Assen. Ch; L. Minio-PALUELLO, Magister Sex Principiorum, Studi Medievali. Per la storia della cultura IN ITALIA nel Duecento e primo Trecento. Omaggio ad ALIGHIERI (si veda). Il testo (AnonvMI Fragmentum vulgo vocatum Liber sex principiorum) è in Categoriarum supplementa,; si veda 13 e — mem greco specialmente ad opera di Veneto; Abelardo ha conoscenza degl’elenchi sofistici e dei primi analitici; i topici (già però in parte noti ad Abbone di Fleury, Gerberto d’Aurillac e Notkero) e gl’elenchi sono utilizzati da Adamo Parvipontano nell’Ars disserendi; Giovanni di Salisbury per primo dà notizia dei Secondi analitici, venuti in circolazione ma non ancora normalmente in uso a Chartres. Tutte queste opere sono già oggetto di lettura a Parigi. Si ricostituisce allora il corpus delle opere logiche di Aristotele, con o senza aggiunta di altre opere. Si denomina ars nova il complesso di opere aristoteliche di recente acquisizione -- Primi e Secondi analitici, Topici ed Elenchi --, mentre con l’espressione quivi la praefatio dell'editore; l’opera è in capitoli. Uno tratta della forma, cinque delle prime cinque categorie ricordate, uno dell’habitus, uno de magis et minus. Su Veneto, cfr. i contributi di L. Minio-Paluello: Giacomo VENETO Grecus, Canonist and Translator of Aristotle, Traditio. Note sull’Aristotele latino medievale, Filosofia scolastica; Veneto e l’aristotelismo latino, in Venezia e l'Oriente fra tardo medioevo e rinascimento, a cura di PERTUSI (si veda), Firenze. Cfr. M.T. Beonio BroccHieri Fumacatti, La logica di Abelardo, Firenze. Cfr. Mio-ParueLto, Note sull’Aristotele latino medievale, Rivista di filosofia neoscolastica, Cfr. Minro-PaLueLro, Adam of Balsham «Parvipontanus » and his Ars Disserendi, Mediaeval and Renaissance Studies», Joannis SarissERIENSIS Episcopi CarnoTENSIS Metalogicon, rec. Webb, Oxonii. Sui programmi di studio a Chartres e a Parigi cfr. Isaac; in generale, cfr. GRABMANN, Aristotele, Mediaeval Studies, ora in Mittelalterliches Geistesleben, Miinchen. Cfr. Minio-PaLueLLO, Magister Sex Principiorum: il ars vetus si designano i testi in uso da tempo, anche se, in seguito, l’espressione viene usata dai filosofi a designare prevalentemente le tre opere: Isagoge, Categorie, De interpretatione, alle quali risulta quasi sempre aggiunto il Liber sex principiorum. Queste sono, in sintesi schematica, le linee storiche dell’acquisizione del patrimonio logico da parte dei filosofi. Ma essi, mediante un assiduo studio e commento dei testi, giunsero ben presto a elabotare gl’elementi fondamentali di un corpo di dottrine. Due contributi dottrinali sono decisivi in tal senso. Da una parte, la dottrine della GRAMMATICA RAZIONALE O FILOSOFICA, raccolte da Donato nelle Artes grammaticae e da Prisciano negli Institutionum grammaticarum libri, sono oggetto di studio e di commento, diventano testi di scuola e vengono distribuiti secondo criteri scolastici. Di Donato si legge l’Ars zizor, l’Ars maior -- libri primo e secondo dell’ Ars maior -- e il Barbarismus -- libro terzo dell’Ars maior. L’opera di Prisciano è divisa in Priscianus maior (comprendente i libri I-XVI degli Institutionum grammaticarum libri) e Priscianus minor (libri XVII-XVIII). Tra i commentatori di Prisciano corpus aristotelico ricostituitosi circola in due forme, la FORMA ITALIANA (o italo-germanica), senza l’aggiunta di opere di Boezio, l’altra francese, che ha in più il De divisione e il De differentiis topicis di Boezio. Cfr. Aristoteles latinus, codd. descripsit Lacombe, in societatem operis adsumptis Birkenmajer, Dulong, Aet. Franceschini, pars prior, Roma. Prosi Donati Serva qui feruntur De arte grammatica libri, ex rec. Mommsenii, in Grammatici latini, ex rec. Keilii, Lipsiae: Ars minor, Ars maior, Prisciani GrammaTICI CAESARIENSIS Inustitutionum Grammaticarum libri XVIII, ex rec. Hertzii, in Grammatici latini, cit., Lipsiae. Cfr. Roos, Die Modi significandi des Martinus de Dacia. For- occupano un posto di rilievo Guglielmo di Conches e Pietro Elia. Ma l’approfondimento delle dottrine grammaticali è stato possibile grazie alla filosofia di Aristotele mediata da Boezio (compreso il Boezio degli opuscoli teologici). Il secondo contributo è rappresentato dall’inserimento delle nuove opere di Aristotele e soprattutto degli Elenchi sofistici nell'ambito degl’interessi logico-linguistici in sviluppo. Gli Elenchi, commentati a Costantinopoli da Michele di Efeso, tradotti e commentati da Giacomo Veneto, rappresentano in Occidente il contributo di Aristotele e della tradizione greca e bizantina mediata dal Chierico Giacomo alla chiarificazione dei problemi che traggono la loro origine dall'uso equivoco delle parole nel discorso. Essi sono il primo dei testi nuovi di Aristotele ad entrare in Occidente, e innanzi tutto IN ITALIA, per poi passare in Francia, dove e già in atto lo sviluppo delle dottrine logico-linguistiche, e quindi nel resto d’Europa. Lungo tutto questo arco, da un lato l’analisi delle parti del discorso proposto dalle grammatiche di Donato e di Prisciano, dall’altro l'indagine sui termini di cui si compone l’enunciato, quale è nel De interpretatione e nei commenti boeziani ad esso, contribuirono a individuare alcuni temi, che vanno da quello della vox a quello della SIGNIFICAZIONE (SEGNO) e della consignificatio, dall’indagine sui rapporti tra piano della realtà, piano mentale e piano [schungen zur Geschichte der Sprachlogik, Beitràge zur Geschichte der Philosophie, Miinster W.-Kopenhagen. Cfr. Minio-Paluello, Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino; Rrjk, Logica modernorum. A Contribution to the History of Terminist Logic, On the Theories of Fallacy, Assen; un bilancio del contributo grammaticale e del contributo proveniente dalla dottrina delle fallacie si trova in In, Logica modernorum, Il, i: The Origin of the Theory of Supposition, Assen] linguistico  a quello, più complesso, tra oratio ed enuntiatio da un lato e realtà SEGNATA – SIGNIFICATA -- e intelletto che compone e divide i concetti espressi dalle parole, dall’altro. Fino all’articolazione dei termini componenti l’enunciato in categoremi o parti significative, soggetto e predicato, e sincategoremi, particelle consignificative o operatori. Dottrine semantiche ed enucleazione di strutture rilevanti da un punto di vista sintattico sono ben presto sistemate in appositi trattati de proprietatibus terminorum, detti anche parva logicalia in relazione alle dottrine propriamente aristoteliche rappresentanti per eccellenza la logica, e che nel nuovo genere della letteratura logica, le summulae, fanno seguito ai trattati nei quali le dottrine aristoteliche sono riassunti per la scuola. Ma, contemporaneamente, ci si dedicò allo studio dell’inferenza logica, elaborata a partire dagli stessi testi aristotelici — Primi analitici e Topici — e da elementi del PORTICO. Si comincia a parlare delle conseguentiae e si avvia la costituzione di dottrine della logica degl’enunciati che trovarono posto in trattati autonomi. Questo corpus di dottrine, appartenenti sia alla logica o CALCOLO DEI PREDICATI che alla logica degli enunciati, è designato con l’espressione logica moderna, o logica modernorum, mentre logica antiqua è detto l’insieme di logica vetus e di logica nova. I trattati più significativi nei quali si concretizza la logica modernorum sono i seguenti [Cfr. In Arist. Periermenias; e ancora DE Rijk, Logica modernorum, Cfr. I.M. BocHENSKI, De consequentiis Scholasticorum earumque origine, Angelicum; ma si vedrà con profitto di BòHNER, anche Does Ockbam know of Material Implication, Franciscan Studies, ora in Collected Articles on Ockbam, ed. Buytaert, Louvain-Paderborn. Una prima sistemazione in BòHNER, Medieval Logic, Proprietates terminorum: studiano i vati categoremi, e comprendono: de suppositionibus o dottrina della funzione di un termine che occorre in una proposizione in luogo della cosa di cui si parla. Essa si articola in varie specie; — de armpliatione; — de restrictione; — de appellatione; — de copulatione; — de relativis, studio della supposizione del pronome relativo, condizionata dal rapporto che esso ha col termine (antecedens) al quale è ordinato. Queste dottrine hanno molto spesso, al di fuori delle surzzzulae, sistemazione in trattati autonomi; Tractatus syncategorematum: è lo studio delle particelle consignificative, o operatori logici. Essi sono talora espliciti, talora impliciti in un categorema. Omnis è un semplice sincategorema. “Differt” è un *categorema* che ha un importo sincategorematico. Lo studio dei categoremi comprendenti un sincategorema trova spesso posto nei trattati de esponibilibus. Ma sincategoremi e categoremi aventi un importo sincategorematico condizionano la supposizione dei termini che ad essi seguono, confondendoli. Si hanno così anche alcuni trattati de termiinis confundentibus. Tutti i trattati dedicati ai sincategoremi hanno avuto alterna fortuna. Spesso sono stati assorbiti nei Sophismata, raccolta di problemi vertenti su proposizioni che richiedono particolari analisi proprio a causa dei sincategoremi e termini con importo sincategorematico in esse presenti di: e L.M. De Ryk, Logica modernorum. Cfr. anche, per una valutazione in termini di logistica di alcuni temi, Prior, The Parva logicalia  in Modern [Griceian] Dress, Dominican Studies; WersnerpL, Curriculum of the Faculty of Arts at OXFORD (H. P. GRICE), Mediaeval Studies, ha fatto il punto sulla questione (cfr. anche: Developments in the Arts Curriculum at OXFORD. De consequentiis, dedicati alla dottrina dell’inferenza logica e in genere alla logica degli enunciati; De obligationibus: analizzano e sistemano le regole della disputa scolastica, che hanno avuto origine dal quotidiano esercizio della disputa sulla traccia, probabilmente, dei luoghi dialettici; De insolubilibus, dedicati all'esame di proposizioni antinomiche secondo la tradizione del paradosso del bugiardo. La discussione è condotta con l’aiuto di dottrine sematiche e serve a precisare il significato di una proposizione; De veritate propositionis: è un genere di trattato che si ricollega agli insolubilia e ripone in discussione il significato della proposizione; trattati de probatione propositionis, trattati de sensu composito et diviso. Quanto la logica debba a influenze bizantine e arabe è ancora oggetto di indagine. Ma due fatti sembra siano definitivamente acquisiti. Il primo è che di nessuna delle opere; ma si veda M. GrABMANN, Die Sophismataliteratur mit Textausgabe eines Sophisma des Boetius von Dacien. Ein Beitrag zur Geschichte des Einwirkens der aristotelischen Logik auf die Ausgestaltung der mittelalterlischen philosophischen Disputation, Beitràge zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Cfr., per una presentazione generale, Brown, The Role of the Tractatus de obligationibus, Franciscan Studies. Secondo Birn, The Tradition of the Logical Topics: Aristotle to Occam, Journal of the History of Ideas, queste dottrine hanno avuto origine dai Topici. Cfr., per alcune note storiche, Prior, Some Problems of self- reference in Buridan, The British Academy; RiJk, Somze Notes on the Mediaeval Tract] comprese nell’Organon di Aristotele, fatta eccezione per i Secondi analitici, esiste una traduzione dall'arabo, né risulta sia mai esistita, mentre, per quanto riguarda i Secondi analitici, perduta la versione boeziana, essi sono tradotti dal greco da Giacomo Veneto e poi da anonimo. Solo dopo Giacomo Veneto, Gerardo da CREMONA (si veda) ne fece una traduzione dall’arabo. Ma tutto Aristotele, con eccezione di poche parti, giunse ai latini prima dal greco che dall’arabo. È questo un elemento in più a testimonianza che i rapporti culturali con l'Oriente greco non furono mai interrotti. Per questo canale passa anche il commento agl’elenchi, tradotto dal greco e attribuito ad Alessandro d’Afrodisia, peraltro perduto în greco (il testo greco del commento agli Elenchi pervenutoci è di Michele di Efeso. IN LATINO restano alcuni frammenti del commento di Alessandro --  e il commento ai Secondi analitici di Alessandro d’Afrodisia, del quale parimenti manca il testo greco, entrambi tradotti da Giacomo Veneto. L'altro fatto è che l’Isagoge alla logica di Avicenna, unico trattato logico dello Shifa tradotto in latino, e la Logica di al-Ghazali circolarono ed ebbero influenza, insieme con le opere di De insolubilibus, with the Edition of a Tract, Vivarium. Roure, La problématigue des propositions insolubles suivie de l’édition des traités de Shyreswood, Burleigh et Bradwardine, Archives d’histoire doctrinale. Un bilancio puntuale delle traduzioni dal greco in latino è in L. Minio-Paluello, Aristotele dal mondo arabo a quello latino, in L’Occidente e l'Islam nell'alto medioevo, CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO, Spoleto, oltre che nel già cit. Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino. Cfr. Minro-Paruetto, Note sull’Aristotele latino medievale. Giacomo Veneto e l’aristotelismo latino] Averroè e degli altri filosofi arabi, in una direzione ben precisa: se della determinazione delle intenziones o concetti, e quindi È ; ; - ; h; scorso considerato a livello mentale, e della discussione di problemi appartenenti alla metalogica. Filosofi e testi della logica modernorum Il periodo di storia della logica oggetto d’indagine in questo lavoro è limitato ai secoli XIV e XV. Ma l’esigenza di rendere conto dei precedenti, o del formarsi di alcune dottrine, ci ha condotto spesso a tener presente non solo opere del secolo XIII, ma anche i testi, disponibili in edizioni, del secolo XII. Diamo qui di seguito uno sguardo sommario ai filosofi e ai testi utilizzati. Ci si è limitati alla Dialectica di Garlandus Compotista , alle opere di Abelardo (Introductiones Cfr. la Logica di Avicenna in AviceNNAE perbypatetici phi i medicorum facile primi Opera in lucem redacta È pon rota potuit per canonicos emendata, Venetiis mandato ac sumptibus haeredum nobilis viri domini Octaviani Scoti per Bonetum Locatellum Bergomensem, ff. 2ra-12vb; la Logica di AL-GHAZALI è in C.H. LoHR, Logica Algazelis, Introd. and Critical Text, « Traditio. ma si tenga presente anche il Liber de intellectu di ax-Kinpi (o Liber introductorius in artem logicae demonstrationis collectus a Mabometh discipulo ALquinpi philosophi) ed. in Nacy, Die philosophischen Abbandlun- gen des Ja “qb ben Ishàq al-Kindî, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Di recente ha sottolineato l’importanza dello studio delle intertiones, e quindi dell’influenza araba, J. Pinporc nella rec. a RiJk, Logica modernorum, Vivarium, Dialectica, Edition of the Manuscri i i I ; pts with an Introduct the Life and Works of the Autor and on the Contents of dhe: Passent Work by Rijk Ph. D., Assen, dialecticae, Logica Ingredientibus, Logica Nostrorum ®, Dialectica), all’Ars disserendi di Adamo di Balsham, detto il Parvipontano, a quanto ha pubblicato Rijk nella Logica modernorum: sia nel primo volume, dedicato alla penetrazione e ai commenti agli Elenchi sofistici (Glose in Aristotilis Sopbisticos elencos, Summa Sophisticorum elencorum, Tractatus de dissimilitudine argumentorum, Fallacie Vindobonenses, Fallacie Parvipontane), nonché ai testi editi nello stesso volume sotto il titolo Frustula logicalia ma relativi al secondo commento di BOEZIO al De interpretatione; sia nella seconda parte del secondo volume, nel qual esono edite alcune sumzzzulae (i testi utilizzati sono, nell’ordine: Excerpta Norimbergensia, Ars [Sono la prima parte (comprendente Editio super Porphyrium, Glossae in Categorias, Editio super Aristotelem De interpretatione, De divisionibus) degli SCRITTI DI LOGICA, ed. PRA (si veda), Firenze. La seconda parte, Super Topica glossae, fa parte della Logica Ingredientibus, e sarà citata in modo autonomo. La Logica Ingredientibus è edita da Geyer, Abaelards philosophische Schriften, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster W. 1919-27 (la numerazione delle pp. con- tinua da un fasc. all’altro); ad essa si ricollegano le Glosse super Periermenias XII-XIV, ed. da L. Minto-PALUELLO, Twelfth Century Logic. Texts and Studies, Roma; la Logica Nostrorum petitioni sociorum, è edida da GEYER, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster (la numerazione delle pp. continua quella della Logica ‘Ingredientibus’). 48 Perrus Asaearpus, Didlectica, cit. (cfr. n. 21). 59 Apam Barsamiensis Parvipontani Ars Disserendi (Dialectica Alexandri), in Minio-ParueLto, Twelfth Century Logic. Texts and Studies, Roma. Cfr. De Ryxk, Logica modernorum.; i testi elencati sono, nell'ordine: Glose in Aristotilis Sophisticos elencos; Summa Sopbisticorum elencorum; Tractatus de dissimilitudine argumentorum; Fallacie Vindobonenses; Fallacie Parvipontane. Emmerana, Ars Burana, Tractatus Anagnini, Tractatus de univocatione Monacensis, Introductiones Parisienses, Logica Ut dicit, Logica Cum sit nostra, Dialectica Monacensis, Tractatus de proprietatibus sermonum. Ma si utilizzano anche le Fallacie Londinenses e le Fallacie Magistri Willelmi®, che in realtà trattano temi riguardanti gli Elenchi sofistici); sono stati presi in esame e utilizzati anche i testi che Rijk riporta ampiamente nella prima parte del secondo volume (Ars Meliduna, Summe Metenses) e quanti altri testi egli utilizza al fine di ricostruire le origini della logica terministica confluita nelle summulae. Queste costituiscono il tramite naturale tra l’insegnamento di Abelardo e le summulae, secondo quanto ha suggerito Grabmann e ha dimostrato Rijk. I testi, tutti anonimi, delle summulae edite sono datati dallo studioso olan- [Cfr. De Rijk, Logica modernorum, II, ii, Texts and Indices, Assen: Excerpta Norimbergensia; Ars Emmerana; Ars Burana; Tractatus Anagnini; Tractatus de univocatione Monacensis; Introductiones Parisienses; Logica Ut dicit; Logica Cum sit nostra; Dialectica Monacensis; Tractatus de proprietatibus sermonum; Fallacie Londinenses e Fallacie Ma- gistri Willelmi. Cfr. Rijk, Logica modernorum, Ars Meli duna e Summe Metenses. Cfr. GrABMANN, Handschriftliche Forschungen und Funde zu den philosophischen Schriften des Hispanus, des spàteren Papstes Johannes XXI, « Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor. Abteilung, Miinchen, e soprattutto Bearbeitungen und Auslegungen der aristotelischen Logik aus der Zeit von Abaelard bis Hispanus. Mitteilungen aus Handschriften deutscher Bibliotheken, Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor. Klasse, Berlin, e Kommentare zur aristotelischen Logik im Ms. lat. Fol. 624 der Preussischen Staatsbibliothek in' Berlin. Ein Beitrag zur Abaelardforschung, Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschaften, philos.-histor. Klasse, Berlin] dese al periodo che va dalla seconda metà del secolo XII alle prime due decadi del secolo XIII (sono collocati agli inizi di quest’ultimo secolo solo il Tractatus de proprietatibus sermonum e le Summe Metenses. i | Per i secoli successivi, ci si è limitati ad esaminare i testi appartenenti alla tradizione delle summulae o singoli trattati rientranti nella tradizione della logica modernorum. Così sono state prese in considerazione le Sumule dialectices la cui attribuzione a Ruggero Bacone è stata rimessa in discussione, e dello stesso Bacone le opere, certamente autentiche, Summa de sophismatibus et distinctionibus e Compendium studii theologiae; quest ultimo ha notevoli affinità con le Sumule dialectices ricordate. Sono state, naturalmente, consultate sia le Introductiones in logicam  che i Syncategoremata di Shyreswood (f dopo Cfr. Rogeri Baconi Surzmza gramatica nec non Sumule dialectices, nunc primum edidit Steele, in Opera bactenus inedita Rogeri Baconis, OXONII. ; | Già P. Grorieux (Répertoire des Maîtres en théologie de Paris, Paris) aveva collocato l’opera tra quelle dubbie; v. ora L.M. De Rj, Logica modernorum, che avanza il nome del domenicano Roberto Bacone. R. SreeLE, nell’Introduction all’ed. cit.,fa riferimento al Compendium per sostenere l’autenticità. Roceri Baconi Liber de sensu et sensato nec non Summa de sophismatibus et distinctionibus, nunc primum edidit R. Steele, in Opera bactenus inedita Rogeri Baconis, Oxonii. FrarrIs Roceri Bacon Compendium studii theologiae, ed. H. Rash- dall, Aberdoniae. L'edizione è in GraBmann, Die Introductiones in logicam des Shyreswood, Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, philos-histor. Abteilung, Miinchen; si veda ora SHERWOOD'S Introduction to Logic, transl. with-an Intr. and Notes by Kretzmann, Minneapolis Minn. In O’DonneLt, The Syncategoremata of Sherwood; le Sumemulae logicales, il Tractatus exponibilium e il Tractatus syncategorematum di Pietro Ispano, divenuto papa col nome di Giovanni XXI; per le Surzzzulae logicales di Lamberto di Auxerre, abbiamo utilizzato i cenni che ha fornito Prantl nella sua Geschichte der Logik im Abendlande. Di Vincenzo di Beauvais si è consultato lo Speculum doctrinale, che raccoglie tanta parte dell’insegnamento grammaticale e logico del tempo. D’AQUINO, gli opuscoli “DE MODALIBVS” e “DE FALLACIIS.” Tutte queste opere si collocano intorno alla metà del secolo, con la sola eccezione del Compendium di Bacone. Alle esposizioni e ai commenti al corpus tradizionale degli scritti Mediaeval Studies; cfr. SHERWO0D'S Treatise on Syncategorematic Words, trans. with an Intr. and Notes by Kretzmann, London. Perri Hispani Summulae logicales, quas e codice manu scripto Reg. Lat. edidit Bochefiski, Taurini. In Muttatry, The Summulae logicales of Peter of Spain, Notre Dame Ind. In Perri Hispani Summulae logicales cum VersorI Parisiensis clarissima expositione. Parvorum item logicalium eidem Petro HisPANO ascriptum opus, Venetiis Apud Jacobum Sarzinam; cfr. ora PETER OF Spain, Tractatus syncategorematum and Selected Anonymous Treatises, trasl. by Mullally, with an Intr. by Mullally and Houde, Milwaukee Wisc.; le pp. saranno fornite di volta in volta. Per la datazione dell’opera, cfr. ora Rik, Note on the Date of Lambert of Auxerre’ Summule, Vivatium; per il testo, v. LampERTO DI AuxERRE, Logica (Summa Lamberti), prima ed. a cura di F. ALESSIO (si veda), Firenze. Vincentit BeLLovacensIs Speculum doctrinale, Duaci (ed. anastatica Graz). Useremo il testo che sta in BocHENSKI, Sancti Thomae AQUINO DE MODALIBVS opusculum et doctrina, « Angelicum. In AQUINO, Opuscula philosophica, ed. SPIAZZI (si veda), Taurini-Romae] logici si farà riferimento solo occasionalmente, e anche in tal caso si farà riferimento solo alle expositiones di Alberto Magno e alle In librum primum priorum Analyticorum Aristotelis quaestiones, attribuite a Duns Scoto e certamente databili al tempo del doctor subtilis; si utilizzeranno inoltre le In libros Elenchorum quaestiones, certamente di Duns Scoto. I filosofi e i testi presi in esame possono essere distinti in tre gruppi. Va considerata innanzi tutto l’opera dei logici inglesi nel suo complesso. Essa rappresenta il contributo più originale € più coerente allo sviluppo e alla sistemazione delle dottrine logiche medievali. Di Occam, sulla cui personalità è qui inutile soffermarsi tanto è universalmente riconosciuta la sua importanza nella storia della logica, si sono esaminate, nell ordine, l’Expositio aurea in artem veterem, la Summa logicae (nell edizione del Bohner per la parte da lui pubblicata Be per il resto nell'EDIZIONE VENEZIANA), il Tractatus logicae minor Le expositiones di ALsERTO Macno delle opere logiche d’Aristotele stanno nei primi 2 voll. di Opera, cd. Borgnet, Parisiis. _ In Opera omnia, I, ed. Wadding, Lugduni Sumptibus Laurentii Durand. n Ivi. n © Cfr. GuiieLmi pe OccHam Expositio aurea et admodum utilis super Artem veterem, cum questionibus ALBERTI PARVI DE SAXONIA. Impensis Benedicti Hectoris Bononiensis artis impressorie solertissimi Bononieque Impressa s. pp. Ockuam, Summa logicae. Pars prima. Pars secunda et tertiae prima, ed. by Ph. Bohner, St. Bonaventure N.Y-Louvain-Paderborn (la numerazione delle pp. continua da un volume all’altro; perciò non sarà indicato il volume da cui è tratta la cit.). Macistri GuieLMI (!) OccHam Summa totius logice, VENEZIA per Lazarum de Soardis e l’Elementarium logicae, da collocare dopo il Tractatus logicae minor)". Avversari di Occam sono Burleigh e Riccardo di Campsall. Il primo e maestro a Parigi. Compose molti trattati di logica: sono expositiones della logica antigua, oppure opere legate più propriamente alla tradizione della logica modernorum. Di queste ultime sono state prese in esame le due redazioni incomplete del De puritate artis logicae e il trattato De probationibus, sulla cui attribuzione al nostro maestro sono stati di recente avanzati dubbi. Il secondo — fellow del Balliol, poi del Merton  ricordato come maestro [m È in Buyraert, The Tractatus logicae minor of Ockbam, Franciscan Studies; per la datazione di de sta e della seguente opera di Occam, cfr. ivi, pp. 51-53. In Buvraert, The Elementarium logicae of Ockbam, « Franciscan Studies: poiché non citeremo le ultime pp. della seconda parte, la numerazione delle pp. non dà luogo a confusione tra le due parti; omette- sue mp l'indicazione del volume e dell’annata della rivista. er le notizie biografiche relative ai maestri inglesi che seguono, Empen, A Biographical Register of the arida of OXFORD to (Di 1500, 3 voll., Oxford; per il nostro autore, cfr. MARTIN, Burley, in Oxford Studies presented to Callus, Oxford, Rio. NI ties E Ockham and Some Mertonians [LIKE H. P. GRICE], Mediaeval Sudies, e Repertorium ivi ferergicig, Mertonense, De puritate artis logicae Tractatus longior. With a Revised Edition of the Tractatus brevior, ed. by Bshner, St. Bonaventure N.Y.-Louvain- na e 1955. È contenuto nel ms. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibli Amplon. Q. 276, ff. 6ra-19va; l’indice del ms. è in Tesio, Lea klung der Sprachtheorie im Mittelalter, Beitrige zur Geschichte der Philosophie, Miinster. Pinborg avanza dubbi sull’autenticità dell’opera] reggente nelle arti e come sacre theologie professor — scrive, fra l’altro, una Logica valde utilis et realis contra Ocham e delle Questiones super librum Priorum analeticorum: di entrambi utilizzeremo quanto ha pubblicato Synan. La generazione successiva annovera Guglielmo Heytesbury: fellow del Merton, e tra i fellows fondatori del Queen's, e poi ancora fellow del Merton, è ricordato come maestro in teologia; e due volte cancelliere di Oxford. Compone la sua opera maggiore, le Regulae solvendi sophismata, e i Sophismata. Di lui si ricorderanno le Regulae, il De sensu composito et diviso, il De veritate et falsitate propositionis (questi testi sono Cfr. Synan, Richard of Campsall, an English Theologian, « Mediaeval Studies, Introduction alle Questiones (di cui alla n. seguente); v. WersHEIPL, Repertorium Mertonense. Rispettivamente: Svnan, The Universal and Supposition in a Logica Attributed to Richard of Cempsall, in Mediaeval Thinkers. A Collection of bitherto unedited Texts, ed. O'Donnell, Toronto; e The Works of Richard of Campsall, I: Questiones super librum Priorum analeticorum. Ms. Gonville and Caius 688, ed. by Synan, Toronto. Cfr., oltre a Empen, op. cit., ad L: J.A. WrrsHerPL, Ockbam and Some Mertonians (in part.: il suo testamento), e Repertorium Mertonense. Cfr. Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek, ms. Amplon. F. 135, f. 17r: Explicit quidem tractatus optimus datus OXONIE a mag. Hytthisburi; cfr. W. ScHum, Beschreibendes Verzeichniss der Amplonianischen Handschriften-Sammlung zu Erfurt, Berlin. Cfr. A. Mater, Die Vorliufer GALILEI, Roma. Gregorio da RIMINI (si veda) cita i Sophiswata di Heytesbury nel suo commento alle Sentenze. stati editi a Venezia, e il trattato De propositionum multiplicium significatione, conservato in un solo manoscritto. Billingham, poi, e maestro nelle arti e reggente e fellow del Merton. Di lui si sono studiati lo Speculumz puerorum sive Terminus est in quem e il De sensu composito et diviso Wyclif compose una Summula de logica e tre trattati che vanno sotto il nome di Logice continuacio: sono stati tutti pubblicati da Dziewicki nell'edizione delle opere latine di Wyclif sotto il titolo Tractatus de logica. Condiscepolo di Wyclif al Merton e Strode, maestro nelle arti, poeta e uomo politico: la sua Logica [Cfr. GuiLeLMI HENTISBERI Tractatus de sensu composito et diviso. Regulae eiusdem cum suphismatibus. Tractatus HENTISBERI de veritate et falsitate propositionis. Conclusiones eiusdem. Impressum VENEZIA per Bonetum Locatellum sumptibus Octaviani Scoti. I capitoli delle Regulae saranno citati autonomamente. Essi sono: De insolubilibus, De scire et DVBITARE, De relativis, De incipit et desinit, De maximo et minimo, De tribus praedicamentis. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. lat. VI, 160 (= 2816), ff. 252ra-253vb. 87 Cfr. Maierù, Lo «Speculum puerorum sive Terminus est in quem» di Billingham, «Studi Medievali», A ERMINI (si veda); notizie biografiche; testo dello Speculum puerorum sive Terminus est in quem; testo parziale del De sensu composito et diviso (dall’unico ms. noto, Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. 14715), ivi, appendice. J. WycLir, Tractatus de logica, Now First Edited from the Vienna and Prague Mss. by Dziewicki, London  (First repr. New York-London-Frankfurt): la Logica occupa le pp. 1-74 del vol. I; il tr. I Logice continuacio è ivi, pp. 75-120; il tr. II Logice continuacio è ivi, pp. 121-234; il tr. III Logice continuacio occupa i voll. IT-III dei Tractatus de logica. Cfr. Dictionary of National Biography, ed. L. Stefen-S. Lee, London, ad /., e EMDEN, op. cit., ad I. in sei trattati (uno dei quali dedicato alle Conseguentiae) è tutta conservata nel ms. Bodleian, Canon. 219”. Un autore del quale non si sa altro se non che e inglese” è Maulevelt: i più antichi manoscritti delle sue opere, diffuse prevalentemente nell’Europa, sono della metà del secolo XIV”. I trattati qui presi in esame sono Per il testo dei trattati ancora inediti ci serviamo del ms. Oxford Bodleian Library, Canon. 219, ff. 13ra-52vb: la successione dei trattati nel ms. non è quella voluta dall'autore; qui si darà solo l'indicazione dei ff, non del trattato. Per il testo delle Conseguentiae ci serviamo della seguente ed.: Stroni Consequentie cum commento ALEXANDRI SERMONETE. Declarationes GAETANI in easdem Consequentias. Dubia Magistri PAULI PERGULENSIS. Obligationes eiusdem Stropi. Consequentie RicarDI DE FERABRICH. Expositio GAETANI super easdem. Consequentie subtiles HENTISBARI. Questiones in Consequentias Strodi perutiles eximii artium doctoris domini ANtoNI FracHantiani Vicentini. Impressa fuerunt VENEZIA que in hoc volumine continentur per Lagarum de Soardis, sumptibus Heredum nobilis viri domini Octaviani Scoti civis Modoetiensis et Sociorum 1517 Die 8 Aprilis. Risulta dai sgg. ms.: Erfurt, Amplon. Q. 255 « Explicit tractatus fallaciatum lectus Lovanii per mag. Thomam Anglicum dictum Manlevel (f. 27), e Amplon. Q. Hec questiones fuerunt compilate per Manlevel Anglicum doctorem solempnem. Non serve molto alla identificazione del nostro autore quanto si legge in PRANTL (che ricorda il Tractatus obligationum di Martin Molenfelt, per il quale cfr. Murtaty, The « Summulae logicales); F. EHRLE, Der Sentenzentommentar Peters von Candia des pisaner Papstes Alexander V., Miinster, che identifica Tommaso con Martino; GraBMann, Handschriftliche Forschungen und Funde; K. MicHarsri, Le criticisme et le scepticisme dans la philosophie, « Bulletin international de l'Académie polonaise des Sciences et des Lettres», Classe d’hist. et philos., Cracovie, ora in La philosophie au XIVE siècle. Six études, herausg. und eingel. von K. Flasch, Frankfurt. Ma cfr. J. Pinpore, Die Entwicklung der Sprachtheorie ..., cit., p. 146 n. 23; il Pinborg mi ha comunicato le notizie di cui a questa e alla seguente n. con lettera del 18.8.70. Cfr. Gottinga, Universitàtsbibliothek, ms. Theol. 124. De suppositionibus e De terminis confundentibus. Un’adeguata datazione può essere proposta dopo un accurato esame delle sue opere. Per la scuola parigina sono state invece considerate le opere di tre autori: Buridano, Alberto di Sassonia, e Inghen. Buridano e rettore dell’università. Delle sue opere  utilizzeremo il Compendium logicae (il Tractatus de suppositionibus sarà citato L'incipit del trattato De suppositionibus è: Expedit ut terminorum acceptio lucide cognoscatur, e l’explicit: Utrum istae propositiones de virtute sermonis sint verae hoc patebit in libro de Consequentiis et sic sit finis huius operis causa brevitatis »; del trattato De terminis confundentibus l'incipit è: «Affectuose summariam cognitionem terminorum vim confundendi habentium, l’explicit: «consequentia negatur quia ante- cedens est verum et consequens falsum. Il secondo trattato rinvia al primo, ma i codici consultati presentano varianti a questo proposito: il Vat. lat. 3065, f. 26ra, ha: aliquae regulae positae sunt in tractatu de suppositionibus sic incipiente: Intentionis praesentis in hoc tractatu etc. », e ciò è anche (meno «in hoc tractatu etc. ») nell’Amplon. Q. 30, f. 141r; il ms. Cracovia, Biblioteka Jagiellotfiska, ha invece (f. 295v): « incipiente: Expedit etc. », mentre i mss. Cracovia 2178 (f. 43v) e 2591 (f. 80r) omettono l’incipit, pur conservando il rinvio al De suppositionibus. Il trattato De suppositionibus, a sua volta, ha un rinvio all’altro: de quibus patebit [così i mss. Cracovia 2178, f. 40v, e 2591, f. 75v; il Vat. lat. 3065, f. 68ra, ha patuit] in libro de terminorum Confusione ». Maulevelt parla dunque di tre trattati (De suppositionibus, De terminis confundentibus, De conse- quentis) che potrebbero essere parti di un'unica opera logica, o surzzza. Utilizzeremo il testo dei due trattati secondo il ms. Vat. lat. 3065 (De ter minis confundentibus, ff. 25vb-28ra, e De suppositionibus, ff. 65vb-68rb), per il quale cfr. il mio Lo « Speculum puerorum ..., cit., pp. 312-314.  Cfr. Joannis BuripaNI Perutile Compendium totius logicae cum praeclarissima sollertissimi viri JOANNIS DORP expositione. Impressum Venetiis per Petrum de Quarengiis Bergomensem. Anno domini 1499, die XI Maij, s. pp. I '''+—m_—1__——___r o_o T_—1-P-P1_1_.u nell’edizione della Reina #), i Sophismata®, le Consequentiae”; si ricorderanno anche i Capitula a lui attribuiti dal ms. Vat. lat. 3065%. Alberto di Sassonia e anch’egli rettore a Parigi, quindi, e rettore dell’università di Vienna e poi vescovo di Halberstadt: ricorderemo le sue Quaestiones in Ochami logicam, la Logica!” e i Sophismata. Inghen, professore a Parigi e rettore, primo rettore dell’università di Heidelberg, ha lasciato molte opere, ma qui saranno utilizzati solo i Textus dialectices. Le opere di questi filosofi, per la diffusione avuta in tutta Europa, servono a caratterizzare [Burano, Tractatus de suppositionibus, prima ed. a cura di Reina, « Rivista critica di storia della filosofia. Burani Sopbismata, per felicem balligault parisius impressa [...] die 20 Novembris 1493, s. pp. (ma con paginazione a mano nell’esemplare utilizzato). Burani Consequentiae. Impressus parisius per Anthonium caillaut, s. a., s. pp. 9 Ms. cit., ff. 105-107vb; per essi cfr. G. FepERICI VESCOVINI, Sw alcuni manoscritti di Buridano, Rivista critica di storia della filosofia. Per le quali cfr. l’ed. dell’Expositio aurea di Occam. Arsertuci Logica. Perutilis Logica excellentissimi Sacre theologie professoris magistri ALsERTI DE SAXONIA ordinis Eremitarum Divi Augustini. Impressa Venetiis ere ac sollertia Heredum Domini Octaviani Scoti Civis Modoetiensis et sociorum. Anno a Christo ortu. Die XII. mensis Augusti. 101 Cfr. ArseRTI De SaxonIa Sopbismata nuper emendata. Impressum est Parisiis hoc opusculum [...] Opera ac impensa Magistri felicis Baligault Anno ab incarnatione dominica, s. pp. (ma l'esemplare utilizzato ha la paginazione a mano).Stanno in Parvorum logicalium liber continens perutiles Perri HispAnI tractatus priorum sex et [MARsILII dialectices documenta, cum utilissimis commentariis perCONRADUM PSCHLACHER [...] congestis, Viennae Austriae, Johannes Singrenius. I trattati di INGHEN sono: Tractatus suppositionum, ivi, ff. 146v-166r; Tractatus ampliationum, ivi, ff. dottrine ampiamente conosciute e accettate. Non più di un cenno è riservato al Tractatus exponibilium di Pietro d’Ailly (} !%. Il terzo gruppo di FILOSOFI è quello ITALIANO. Pietro di Mantova [si veda], studente a Padova, lettore di filosofia a BOLOGNA. Pietro ha lasciato una Logica di notevole interesse. Gli altri filosofi o vissero a cavallo tra il secolo XIV e quello successivo, come Paolo Veneto. Poiché tuttavia le loro opere testimoniano che IN ITALIA l'insegnamento della logica e impartito spesso su testi di filosofi inglesi o derivati da questi, essi sono posti accanto ai filosofi del secolo XIV quali loro legittimi epigoni. NICOLETTI (si veda), noto come Paolo Veneto, studia, fra l’altro, a Oxford e insegna in varie università italiane e soprattutto a Padova; citeremo 168v-173v; Tractatus appellationum, ivi, ff. 175v-179v; Textus de statu, f. 180; Tractatus restrictionum, ivi, ff. 181v-182r; Tractatus alienationum, ivi, f. 182v; Prima Consequentiarum pars, ivi, ff. 184r-193r; Secunda Consequentiarum pars, ivi, ff. 194v-208v. Al titolo Textus dialectices seguirà solo l'indicazione dei ff. 103 Cfr. MacistRI PetrI DE ArLLvAco Tractatus exponibilium, Parisius Impressus a Guidone Mercatore. In campo gaillardi. Id. Octobris, s. pp. (ma l'esemplare consultato ha la paginazione a mano). Petrus MANTUANUS, Logica. Tractatus de instanti, Padova, Johann Herbort; l’ordine dei trattati è diverso dai mss. alle stampe; l’ed. utilizzata è s. pp., ma l'esemplare che ho consultato ha una paginazione a mano; la segnatura della Bibl. Vat. è Ross. 1769; cfr. la bibliografia in Lo «Speculum puerorum »..., cit., p. 299 n. 16. La più completa trattazione d’insieme del pensiero di NICOLETTI è ancora quella di F. MomicLiano, NICOLETTI e le correnti del pensiero filosofico del suo tempo, Torino; pet il soggiorno ad Oxford, cfr. B. NarpI, Letteratura e cultura veneziana del Quattrocento, in La civiltà veneziana del Quattrocento, Firenze, dove si afferma che NICOLETTI rimane a Oxford almeno 3 anni, e si le sue opere: Logica parva, Logica magna, Quadratura. Paolo da PERGOLE (si veda) e  discepolo di NICOLETTI a Padova e resse la scuola di Rialto a Venezia; la sua Logica segue da vicino la Logica parva del suo maestro; il trattato De sensu corpositio et diviso dipende dall'omonimo trattato di Heytesbury !°; i Dubiz sono legati ai temi delle Consequentiae di Strode. Altro discepolo di NICOLETTI e il vicentino Gaetano da THIENE (si veda),  professore a Padova, che ha legato il suo nome soprattutto al commento delle opere di Heytesbury (Regulae e Sophismata). Si ricorda di lui l’Expositio delle Consequentiae di Strode. Il domenicano Battista da FABRIANO (si veda) riporta il seguente documento. Die 31 Augusti 1390: Fecimus studentem fratrem Paulum de Venetiis in nostro studio Oxoniensi de nostra gratia speciali cum omnibus gratiis quibus gaudent ibidem studentes intranei. Item eidem concessimus quod tempore vacationum Lundonis possit libere morati. Cfr. ora A.R. PerreraH, A Biograpbical Introduction to NICOLETTI, « Augustiniana. Pauri VENETI Logica, [Venezia, Cristoforo Arnaldo], s. pp. AI titolo Logica parva seguirà solo l’indicazione del trattato. Pauri Veneti Logica magna. Impressum Venetiis per diligentissimum virum Albertinum Vercellensem Expensis domini Octaviani Scoti ac eius fratrum opus feliciter explicit Anno D. 1499 Die 24 octobris. Macistri Pauri VenETI Quadratura. Impressum Venetiis per Bone- tum Locatellum Bergomensem iussu et expensis Nobilis viri Octaviani Scoti civis Modoetiensis. Anno ut supra. Cfr. B. NARDI, op. cit., pp. 111-118. Cfr. Pau or PercuLA, Logica and Tractatus de sensu composito et diviso, ed. Brown, St. Bonaventure N.Y.-Louvain-Paderborn 1961. Si tenga presente anche I. Bon, Paul of Pergula on Suppositions and Consequences, « Franciscan Studies », XXV (1965), pp. 30-89. Cfr. per l’ed. dei Dubia, n. 90. Cfr. su Gaetano da Thiene: P. Silvestro DA VaLsanziBIo, Vita e dottrina di Gaetano da Thiene, Padova 1949; per l’ed. dell’Expositio (che citeremo col titolo Super Consequentias Strodi), cfr. n. 90. professore di filosofia e teologia a Padova, Siena, Firenze e Fer- rara, cominciò la sua carriera accademica un decennio dopo Gaetano da Thiene; compose, fra l’altro, una Expositio del De sensu compositio et diviso di Heytesbury. Il senese SERMONETA (si veda), « magister artium et medicinae », figlio del medico Giovanni, insegnò a Perugia, poi a Pisa (per quattro anni) e finì la sua carriera a Padova; ricorderemo i suoi due scritti di logica: Super Consequentias Strodi!5 e Expositio in tractatum de sensu composito et diviso Hentisberi!*, Un’Expositio dello stesso trattato De sensu composito et diviso scrisse anche il carmelitano senese Bernardino di LANDUCCI (si veda)), che divenne generale del suo ordine.Cfr. J. Quérrr-J. Ecuarp, Scriptores Ordinis Praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, p. 847; G. Brorto-G. ZonTA, La facoltà teologica di Padova,  Padova. Cosenza, Biographical and Bibliographical Dictionary of Italian Humanists and of the World of Classical Scholarship in Italy, Boston, ad L’ed. dell’Expositio è in Tractatus de sensu composito et diviso magistri GuLieLMI HENTISBERI cum expositione infrascriptorum, videlicet: Magistri ALEXANDRI SERMONETE (impressum Venetiis per Jacobum Pentium de Leuco, a. d. 1501, die XVII julii), Magistri BERNARDINI PETRI DE LANDUCHES, Magistri PauLi PercuLENSIS et Magistri Bapriste DE FABRIANO. Si veda ora L. GAR- can, Lo studio teologico e la biblioteca dei Domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova, Battista da Fabriano. Cfr. J. FaccioLATI, Fasti Gymnasii Patavini, I, Patavii; A. FagroNI, Historiae Academiae Pisanae, Pisis; Ermini, Storia dell’università di Perugia, Bologna 1947, p. 501. Cfr. l’ed. cit. inn. 90.  Cfr. l’ed. cit. in n. 113. Cfr. l’ed. del testo in n. 116; si vedano per le notizie biografiche: J. TritHEMIUS, Carmelitana Bibliotheca sive illustrium aliquot Carmelitanae religionis scriptorum et eorum operum catalogus magna ex parte auctus auctore P. Petro Lucio BeLGA, Florentiae apud Georgium Marescottum Contemporaneo del Landucci dovette essere il lodigiano POLITI, artium doctor: alunno di MARLIANI (si veda), insegna calculationes a Pavia! e compose vati trattati di logica: un De sensu composito et diviso, una declaratio della Logica parva di NICOLETTI e una Quaestio de modalibus, che sarà qui utilizzata, scritta al tempo di BORGIA (si veda). VETTORI (si veda), di Faenza, insegn a BOLOGNA, medicina a Padova e poi di 1593, pp. 20-21; C. ne VrrLiers, Bibliotheca Carmelitana, I, Aurelianis (ed. anast. Romae), nr. LXV, Bassani Porti Quaestio de modalibus, Venetiis apud Bonetum Locatellum 1505; l'incipit è (ivi, f. 2ra): « Excellentissimi doctoris magistri Bassiani Politi Laudensis quaestio de numero modorum facientium sen- sum compositum et divisum. Quaestio est difficilis in materia de modalibus, utrum tantum sex [....] », l’explicit è (ivi, f. 4rb): iam patet ex dictis quid sit dicendum. Finis »; cfr. ivi la lettera dedicatoria a Rodrigo Carvajal, dalla quale risulta che fu alunno di Gerolamo Marliani, vivente quando l’au- tore scriveva (insegnò a Pavia nel 1486-87 e nel 1507: cfr. Memorie e docu- menti per la storia dell'università di Pavia [...], Pavia 1878, ad I.), figlio di Giovanni Marliani (per il quale cfr. M. CLaceTT, Giovanni Marliani and Late Medieval Physics, New York 1941. Sul Politi cfr. C. DionisortI, Er- molao Barbaro e la fortuna di Suiseth, in Medioevo e Rinascimento. Studi in onore di B. Nardi, Firenze. Cfr. Quaestio de modalibus, cit., f. 3va: « Pro cuius declaratione prae- suppono mihi unum fundamentum Petri Mantuani in primo capitulo De instanti anno elapso dum Papiae calculationes profiterer per me fortissimis rationibus comprobatum »; il suo Tractatus proportionum introductorius ad Calculationes Suiset è edito insieme con la Quaestio ai ff. 4va-8vb. 120 Quaestio, cit., f. 3va: «[...] stante fundamento diffuse declarato in tractatu nostro De sensu composito et diviso », e f. 4rb: « Hoc autem diffuse declaravimus in tractatu nostro De sensu composito et diviso ». 121 Ivi: «[...] optime poteris sustentare definitionem Pauli de supposi- tione absque aliqua limitatione, ut diffuse contra modernos declaravimus super Logica patva ». 12 Ivi, f. 3va: « Alexandro nunc summo pontifice ».] nuovo a Bologna !*; ha lasciato molte opere di medicina e due opere logiche, composte entrambe al tempo in cui insegnava logica a Bologna: la prima è Collectaneae in suppositiones Pauli Veneti, la seconda è Opusculum in Tisberum de sensu composito et diviso; utilizzeremo solo quest’ultima. Non di tutti questi trattati si troverà qui un’analisi appro- fondita, ma ad alcuni si farà solo un riferimento.La struttura della summzula, o summa, ha subìto una notevole evoluzione. Essa risulta composta di alcuni trattati che riassumevano le dottrine dell’Isagoge e dell’Organon (in questo caso, l’esposizione del De interpretatione occupa il primo posto) ai quali seguivano altri trattati sulle proprietates terminorum. Con la Summa logicae di Occam cade la distinzione tra elementi della logica antiqua ed elementi della logica moderna. La materia è ristrutturata, secondo un criterio ‘naturale’, in parti che studiano l’elemento più semplice o termine, la proposizione, e il sillogismo o strutture logiche complesse. Questo criterio naturale non corrisponde alla distinzione tra logica elementare o degli enunciati e logica o CALCOLO DEI PREDICATI. Ma con il De puritate artis logicae di Burleigh si fa un passo [Cfr. S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna. Cfr. per entrambe: BenEDICTI VICTORII BononiensIS Opusculum in Tisberum de sensu composito ac diviso cum eiusdem collectaneis in suppo- sitiones Pauli Veneti. Expositio Benedicti Victorii Bononiensis ordinariam logicae Bononiae publice profitentis feliciter explicit. Laus deo. Finis. Bononiae. Cfr. Bonner, Medieval Logic] avanti. L’opera, si è detto, ci è pervenuta in due redazioni. Se il tractatus longior risulta di due trattati (de proprietatibus terminorum e de propositionibus et syllogismis bypotheticis) e risente ancora del criterio naturale che presiede alla Summa logicae di Occam, il tractatus brevior avrebbe dovuto risultare di parti dedicate alle regulae generales -- e cioè consequentiae, syncategoremata e suppositiones --, all’ars sophistica -- dottrina delle fallaciae --, all’ars exercitativa -- o de obligationibus -- e all’ars demonstrativa -- o sillogismo. Nel iractatus brevior, dunque, la distribuzione della materia non obbedisce più che a criteri puramente logici, ponendo in primo piano la logica degli enunciati. Ma per avere un quadro più completo delle modificazioni subite dall'impianto dei manuali di logica, è opportuno accennare ancora alla struttura di due opere. Le Regulae solvendi sophismata di Heytesbury sono una surzzza !” (ma vanno anche sotto il nome di Logica), ma della summa tradizionale conservano ben poco. Si articolano infatti in capitoli dedicati agli insolubilia, al de scire et dubitare, alla supposizione del relativo (de relativis), alla expositio de incipit et desinit, ai problemi de maximo et minimo e a quelli, compresi nel capitolo de tribus praedicamentis, relativi al moto locale, quantitativo (de augmentatione) e qualitativo (de alteratione). Più tradizionale la distribuzione della Logica di Strode. In un primo trattato Strode ricapitola la materia dei seguenti libri: De interpretatione (con in più la trattazione delle proposizioni ipotetiche), Isagoge, Categorie e Primi analitici, nel secondo si toccano i seguenti argomenti: termine, proposizione, de obligationibus (è, [Cfr, l’Introduction del Bonner a W. BurLEIGH, op. cif., pp. VI-XI. 127 Op. cit., f. 4va: traderem brevi summa» e «Et in sex capitula nostram dividens summulam [...] ». 128 Così, secondo ScHum, op. cit., p. 88, è nel cit. ms. Erfurt, Amplon. F. 135. questo, un trattato dedicato, come avverte l’autore, ai « principia logicalia » e che deve servire ad introdurre i giovani « in tracta- tus graviores» !®); seguono gli altri quattro trattati: conseguentiae de suppositionibus et exponibilibus, obligationes, insolubilia. i Si può notare che in queste opere nuove esigenze e nuovi problemi si fondono con esigenze tradizionali d’insegnamento. Ma emerge sempre più l’affermarsi della logica degl’enunciati o consequentiae rispetto alla logica dei termini, giacché la logica dei termini è sottoposta a verifica mediante consequentiae. Ciò è stato già rilevato a proposito della suppositio, ma trova ora nuove conferme soprattutto nella dottrina della probatio propositionis. La logica elementare, specie nella probatio, è il presupposto indispensabile di tutta l’articolazione del discorso e delle analisi proposte. Contemporaneamente, anche a livello di organizzazione di un corpus di dottrine logiche, la consequentia va a prendere il primo posto. Si è ricordata la collocazione che essa ha nel tractatus brevior De puritate artis logicae di Burleigh. Ma si pensi che, spesso, il sillogismo è considerato, come dev'essere, un tipo di conseguentia (Riccardo di Campsall parla di consequencia sillogistica e Alberto di Sassonia ha de consequentiis syllogisticis) fino a giungere con SERMONETA (si veda), all’affermazione del primato delle consequentiae rispetto ai sillogismi. Le corseguentiae sono communissima pars libri Priorum, aut ad ipsum isagogicon. Tutto ciò è testimonianza di un lavoro che lungo i secoli Fa Cfr. Logica, cit., f. 19vb: «Et haec dicta de principiis logicalibus ad iuvenum introductionem in tractatus graviores sufficiant ». 19 Bonner, Medieval Logic, cit., pp. 29-31. 131 Cfr. Questiones ..., cit., 12.34, p. 205. { sa” Logica, IV, 7: De consequentiis syllogisticis hoc est de syllogismis, . 28vb. È 133 Cfr. Super Consequentias Strodi, cit., f. 2ra: Ad secundum dico libellum hunc esse communissimam partem libri Priorum aut ad ipsum isagorgicon, et per consequens immediate postponi debere ad librum ha avuto di mira l’identificazione di strutture logiche sulle quali fosse possibile operare. Ma è ben noto che la logica è, nel medio- evo, una delle arti del trivio e HA PER OGGETO IL LINGUAGGIO  (è quindi una scientia sermocinalis) come la grammatica e la retorica, differendo però da la GRAMMATICA e la RETORICA perché DIALETTICA mira a discernere le proposizioni vere da quelle false, mentre la grammatica e la retorica insegnano, rispettivamente, a SERVIRSI del linguaggio con correttezza – LA GRAMMATICA -- e con eleganza – LA RETORICA. A sua volta, IL LINGUAGGIO-OGGETTO  d’indagine è una lingua storica, il LATINO. È da chiedersi perciò fino a che punto i risultati dello sforzo compiuto per identificare strutture linguistiche sulle quali fosse possibile operare validamente da un punto di vista logico autorizzino a parlare di logica formale; o, in altri termini, se le strutture siano autentiche forme, siano trattate SENZA FAR RIFERIMENTO AL SIGNIFICATO delle parole e al senso delle espressioni. Quando si cerca una risposta, la difficoltà maggiore s'incontra nel fatto che la proposizione studiata ha un ineliminabile importo esistenziale, per cui elementi extra-logici -- ontologici, gnoseologici -- finiscono per condizionare la trattazione della logica. È tuttavia utile indicare alcuni elementi che documentano il progressivo affermarsi di una concezione formale della logica. Oltre alla distinzione, troppo nota, tra materia e forma di un argomento, ricordiamo che Buridano considera la copula est “formale propositionis;” essa cioè è l’elemento Periermenias et anteponi ad librum Topicorum, Elenchorum et Posteriorum. Patet hic ordo, quia de consequentia hic tamquam de subiecto agitur, quae communiot est omni specie argumentationis seu syllogismo simpliciter, de quo agitur in libro Priorum ». Cfr. Moopy, Truth and Consequence ..., cit., p. 10. 134 Cfr. R. CarnaP, Sintassi logica del linguaggio, tr. it. A. Pasquinelli, Milano 19662, p. 33. 135 Cfr. Tractatus de suppositionibus, cum copula debeat esse formale propositionis; Reina legge: «esse (verbum) formale », ma l'integrazione è superflua. Ma v. BURIDANO, Consequentiae, cit., tei] formale della proposizione categorica o atomica; che Alberto di Sassonia parla di “formale propositionis” per le ipotetiche: sono tali le particelle sincategorematiche (come “si” – sillogismo ipotetico; “vel:, sillogismo disgiuntivo) che fungono da connettivi tra proposizioni atomiche in modo da formate proposizioni molecolari; che Heytesbury usa il termine forzza per indicare una struttura logica, considerata solamente dal punto di vista operativo, nella quale le variabili stanno per proposizioni. Il progressivo, cosciente affermarsi del primato della logica degl’enunciati va dunque di pari passo con l’individuazione di forme logiche. Infine, in un testo in cui si discute della diversità delle logiche, proprie delle varie scienze, all’interno dell’unica (universalis) logica comune a tutte le scienze, e quindi della diversità della rationalis logica fidei e della logica naturalis, Holcot scrive. Sed quid est dicendum: estne logica Aristotelis formalis, an non? Dico, quod si non vis I, 7 (distingue tra materia e forma della proposizione o della consequentia e precisa quali elementi siano da considerare spettanti alla forma). 156 Cfr. Sophismata, cit., II, 8° «Non Socrates currit vel non curtit », f. [4lra]: «[...] quia formale, scilicet nota disiunctionis, in utraque affirmatur », e  « Non aliquis homo currit si aliquod animal currit », f. [4lra-b]: «[..] eo quod in illo sensu negatio cadit supra formale propositionis, scilicet supra notam conditionis. 157 Cfr. cap. VI, app. 2, nn. 8 e 9 (in entrambi i casi si tratta della proposizione copulativa. 158 Cfr. HoLcor Opus questionum ac determinationum super libros Sententiarum, Lugduni 1518, I Sent., q. 5J: « Eodem modo rationalis logica fidei alia debet esse a logica naturalis. Dicit enim Commentator secundo Metaphysicae commento XV quod quaedam logica est universalis omnibus scientiis, et quaedam propria unicuique scientiae; et si hoc est verum, a multo fortiori oportet ponere unam logicam fidei, et similiter alia logica utitur obligatus certa specie obligationis, et alia libere respondens secundum qualitatem propositionum. Modo philosophi non viderunt aliquam rem esse unam et tres; ideo de ea in suis regulis mentionem non fecerunt. Sunt igitur in logica fidei tales regulae: quod omne absolutum praedicatur in singulari de tribus, et non in plurali; alia, quod unitas tenet suum consequens, ubi non obviat relationis oppositum. Et ideo, concessis praemissis dispositis Terminologia logica della tarda scolastica 43 vocare logicam formalem nisi illam, quae tenet in omni “agi sicut dicit Commentator primo Physicorum commento XXV: er- mo concludens per se debet concludere in omni materia, tune patet, quod non. Si vis vocate logicam formalem illam, quae per naturalem inquisitionem in rebus a nobis sensibiliter a non capit instantiam, dico quod sic » !®: secondo Holcot, la logica aristotelica è logica naturale, e la sua validità non trova eccezione nell’ambito della nostra esperienza. Essa è quindi formale nell'ordine della natura. Ma la logica aristotelica non è una logica universale valida in ogni materia (non è applicabile, ad tr pio, al dato rivelato, come al problema della trinità) e in tal senso non è logica formale. Forse altri testi potranno ts mentare meglio e chiarire con quale coscienza i maestri Fa ev si servissero dei propri strumenti scientifici, e quindi della logica Ma sembra incontestabile che qui s’affaccia 1 esigenza di una logica formale, la cui validità si estenda ad ogni campo del sapere e non dipenda dalle particolarità della materia trattata, De sia cioè condizionata dai princìpi di questa, ma ubbidisca solo ai propri princìpi. Prima di concludere, è il caso di spendere qualche parola per presentare questo lavoro e per collocarlo in rapporto ai temi ora accennati. na . Ciascuno dei capitoli nei quali esso si articola è dedicato ie studio di un termine o gruppo di termini, e quindi di una dot- in modo et in figura, negatur conclusio, quia in conclusione obviat cera oppositio; sicut si arguitur sic: haec essentia est pater, haec essentia t.- filius, ergo filius est pater; et utraque praemissarum est vera, et app: ispositio tertiae figurae ». . de" Ivi (continuaz. del testo della n. prec.). Il passo è gar w F. Horemann, Holcot. Die Logik in der Theologie, in Lo ssd Mediaevalia, 2: Die Metaphysik im Mittelalter. Vortrige des si mi nalen Kongresses fiir mittelalterliche Philosophie (Kéln 31 Aug.-6 Sept. 9 herausg. P. Wilpert-W.P. Eckert, Berlin 1963, p. 633. 44 Alfonso Maierà trina, che ha un certo rilievo nel quadro dell’insegnamento logico della tarda scolastica. L’ordine con cui si succedono i capitoli non è quello strettamente alfabetico. Il criterio alfabetico si compone con quello dell’affermarsi cronologico delle dottrine. La combinazione dei due criteri ha portato a una disposizione che, pur salvando la varietà dei temi trattati, forse conferisce una certa unità all’esposizione. Le dottrine, proprie della logica modernorum, relative ai termini e alle proposizioni hanno trovato una particolare sistemazione in due specie di trattati che corrispondono a diversi punti di vista. Uno è quello fornito dal de sensu composito et diviso: si pensi al trattato di Heytesbuty). L’altro corrisponde a quello della probatio propositionis -- quale si trova, ad esempio, nello Speculum di Billingham. Si è dato un certo rilievo a questi temi per due motivi. Primo, perché sembra siano le dottrine verso le quali confluiscono le altre. Si vedano i rapporti tra appellatio e senso composto e senso diviso, tra ampliatio e propositio modalis, tra suppositio confusa, descensus e probatio, tra propositio modalis e probatio, tra la dottrina della probatio e quella del senso composto e del senso diviso: è una fitta rete di nessi che corre da un tema all’altro. Secondo, perché i due punti di vista, in certo senso concorrenti, finiscono per unificatsi. Il de sensu composito et diviso è in genere analizzato per mezzo della dottrina della probatio dai filosofi italiani. Il rapporto tra di essi costituisce uno dei temi più interessanti della filosofia scolastica del linguaggio. I capitoli appellatio, ampliatio-restrictio, e copulatio affrontano una problematica che, pur presente nella tarda scolastica, non ha ricevuto un impulso notevole in quel periodo. Essi infatti svolgono una tematica caratterizzante: le prime discussioni sulle proprietates terminorum. Segue un capitolo che studia un aspetto della suppositio. La dottrina della suppositio rappresenta il frutto più maturo dei parve logicalia e apre la strada allo studio dei termini dal punto di vista della logica degli enunciati. Qui se ne tratta un capitolo particolare, la confusio, al quale i logici della tarda scolastica fanno continua- mente riferimento e che mostra la tendenza a una nuova organizzazione della dottrina in un quadro più ampio. Seguono capitoli dedicati alla propositio modalis, alla probatio propositionis, al sensus compositus e al sensus divisus, che dovrebbero meglio documentare la capacità di analisi dei filosofi alle prese con un linguaggio storico e informale come IL LATINO mentre aspirano a fondare un linguaggio scientifico, ideale, o formale. Quanto di tutto ciò la logica derivi dalle dottrine grammaticali si vedrà nei singoli casi. Rijk, nella sua Logica modernorum fa un primo bilancio dei termini che la logica fa propri RICAVANDOLI DALLA GRAMMATICA FILOSOFICA O RAZIONALE. Di essi ricordiamo suppositio, appositio, appellatio, IMPLICATIO, IMPLICITVM-EXPLICITVM, incongruu. Ma bisogna aggiungere che la logica necessariamente fa leva sulle dottrine grammaticali nella sua indagine sulle strutture linguistiche  del LATINO. Si pensi allo studio delle parti del discorso, in particolare del NOME con i suoi casi (si veda la funzione dei casi obliqui in contrapposizione al caso rectus), e del verbo e del tempo di esso. Del pronome relativo e l’ANAFORA, la CATAFORA, l’ENDOFORA, e l’ESSOFORA, in rapporto al problema della supposizione, la prae-suppositio, e l’implicatura. Si pensi al rapporto tra forma avverbiale e forma causalis o nominale del modo; e, ancora, a quanto siano presenti le dottrine delle costruzioni sintattica – SINTASSI, SEMANTICA, PRAMMATICA -- grammaticali, indipendenti, nella vox attiva o vox passiva, e dipendenti (dictu72) e, in particolare, all’importanza che esse rivestono per l’esame del senso composto e del senso diviso. Si vedrà se, e quale, utilità possa venire alla discussione di problemi affrontati dai filosofi del linguaggio  del nostro tempo, come H. P. GRICE, dalla lettura di testi del genere. Segnaliamo soltanto alcuni punti nei quali il confronto risulta immediatamente interessante: 140 Op. cit., I, pp. 20-22; ma cfr. tutta la prima parte del secondo volume della stessa opera. la dottrina dell’impositio richiama alla mente la critica della dottrina del nome avanzata da ‘Vitters.’ La consignificatio temporis è negata’ da Russell. La dottrina della copula e della predicazione può essere esaminata alla luce dell’ONTOLOGIA – come rama della metafisica, come ha fatto D.P. Henry, sequendo H. P. GRICE – “Semantics and METAPHYSICS,” Part II to his “Studies in the Way of Words”. Per quanto riguarda i modali. Si veda l'esame dei particolari egocentrici e degli atteggiamenti enunciativi operata da Russell. Si tratta solo di alcuni argomenti e punti di contatto che permettono però di notare come il ripropotsi, a distanza di tanti secoli, degli stessi temi sottolinei quanto siano insoddisfacenti le formulazioni e le soluzioni finora affacciate, se la ricerca intorno ad essi continua con impegno. Cfr. Ricerche filosofiche, ed. it. a cura di M. TRINCHERO (si veda), Torino: ad es., $ 40, pp. 31-32. 14 Cfr. A Inquiry into Meaning and Truth, tr. it. di L. Pavolini col titolo Significato e Verità, Milano. Cfr. Henry, The De Grammatico of AOSTA: The Theory of Paronymy, Notre Dame Ind.., che utilizza C. LEJEWSKI, On Lesniewski's Ontology, « Ratio; per i particolari egocentrici, e per gli atteggiamenti enunciativi. APPELLATIO. Appellatio »—mpoonyopia nell'antichità. Il valore primo e fondamentale dei termini appellatio e appellare è, rispettivamente, atto di NOMINARE (DESSINARE) o semplicemente ‘nome’, e ‘nominare’, ‘designare’ DESSINARE. DISENNARE. Ma appellatio rende la “rpoonvopia”, fra l’altro, in due contesti: quello aristotelico o LIZIO delle “Categorie” e quello del PORTICO delle dottrine grammaticali. In rapporto al testo aristotelico e all’insegnamento DEL PORTICO si sono costituite due tradizioni. Di esse la più antica, e più ampiamente testimoniata, è senza dubbio la seconda. Un primo cenno si trova nel spagnuolo Quintiliano, il quale, discutendo del numero delle parti del discorso, si chiede se npoonvopia sia da considerare una specie di nome o una autonoma parte del discorso -- in questo secondo caso, NOMEN è quella parte del discorso indicante una qualità propria, individuale, esempio: ‘SOCRATE,’ o GRICEVS, STRAWSONIVS e PEARSIVS -- mentre appellatio è la parte del discorso indicante una qualità comune, esempio: ‘uomo’ -- e se il termine “npoonvopia” sia da rendere indifferentemente con “vocabulum” o [Cfr. Thesaurus linguae latinae, appellare, appellatio. Cfr. però L. ApAmo, BOEZIO e VITTORINO traduttori e interpreti dell’« Isagoge» di Porfirio, «Rivista critica di storia della filosofia, il quale rileva che Vittorino rende « prevalentemente “xamyopeiv” con “appellare,” xaxmyopla con “appellatio”, xatnYyopobpevos con appellativus. appellatio, oppure se “vocabulum” debba essere distinto da appellatio, indicando il primo termine i nomi comuni di corpi, visibili e tangibili, e il secondo i nomi comuni di cose invisibili e non tangibili. Come è noto, per i grammatici filosofici della tarda antichità il NOMEN può essere PROPRIVM *o* APPELATIVO. Un NOME PROPRIO DESIGNA  i nomi di persona (o animale – H. P. GRICE, “Bellerophon rode Pegasus”). IL NOME APPELLATIVO i nomi comuni: la dottrina del PORTICO è qui evidentemente ripresa. In questo contesto è frequente il richiamo, esplicito [Institutiones oratoriae, ed. Radermacher, Lipsiae. Paulatim a philosophis ac maxime Stoicis PORITCO auctus est numerus (sc. partium orationis), ac primum convinctionibus articuli adiecti, post praepositiones: nominibus appellatio, deinde pro-nomen, deinde mixtum verbo participium, ipsis verbis adverbia. noster sermo articulos non desiderat ideoque in alias partes orationis sparguntur, sed accedit superioribus interiectio. alii tamen ex idoneis dumtaxat auctoribus VIII partes secuti sunt, ut ARISTARCO et aetate nostra PALEMONE, qui vocabulum sive appellationem nomini subiecerunt tamquam speciem eius, at ii, qui aliud nomen, aliud vocabulum faciunt, novem. nihilominus fuerunt, qui ipsum adhuc vocabulum ab appellatione diducerent, ut esset vocabulum corpus visu tactuque manifestum ‘domus lectus’, appellatio, cui vel alterum deesset vel utrumque ‘ventus caelum deus virtus’. adiciebant et adseverationem,ut ‘eheu’, et tractionem ut ‘fasciatim’: quae mihi non adprobantur. vocabulum an appellatio dicenda sit tpoonyopla et subicienda nomini necne, quia partvi refert, liberum opinaturis relinquo. Ma appellatio vale nomen per Quintiliano: cfr. ivi, XII, 10, 34, vol. II, p. 408: res plurimae carent appellationibus. Più generalmente, per il valore del termine APPELLATIO IN RETORICA, cfr. H. Lausserc, Handbuch der literarischen Rbetorik. Eine Grundlegung der Literaturwissenschaft, Miinchen, Registerband. Stoicorum veterum fragmenta, ed. Arnim, Lipsiae, $ 21 Diocles Magnes apud Diog. Laért. VII, 57: toù Sì Xbyov tori pépn Evie, die gno Avoyévne TE Èv TD Tepi pwviig xa Kpbatrrog * $voua, mpoonvopia, pfua, oiviecos, &pipov e $ 22: Diocles Magnes apud Diog. Laért. VII, 58: tot Sì mpoonyopla pév, xatà tèv Atovivnv, pépos Xbyov omuatvov xouviy Toubenta, olov “Uvapwroc”, “Immoc”. dvopa SE tot pepog Abyov SnXoiy idtav mowrtnta, olov Atoyévng, Zwxpktng. Presso il PORTICO tpoonyopia è parte del discorso accanto a $vopua, non una sottoclasse di esso, come sarà PER I LATINI. per i latini.] o implicito, alla distinzione tra vocabulum e appellatio. La tradizione aristotelica è legata a due passi delle Categorie. Aristotele pone la definizione dei termini denomi- [Prisciano però ripete la dottrina originale. In Grammatici latini. Secundum stoicos PORTICO vero V sunt eius (sc. orationis) partes: nomen, appellatio, verbum, pronomen sive articulus, coniunctio. nam participium connumerantes verbis participiale verbum vocabant vel casuale, e aggiunge,  in Grammatici latini. Sic igitur supradicti philosophi [del PORTICO] etiam participium aiebant appellationem esse reciprocam, id est dvTavaNALO TOY mpoomyoplav, hoc modo: LEGENS EST LECTOR et LECTOR LEGENS, CVRSOR EST CURRENS et CVRRENS CVRSOR, AMATOR EST AMANS et AMANS AMATOR, vel nomen verbale vel modum verbi casualem. La lettura di alcuni passi dei grammatici mostra quanto fosse articolata la discussione relativa a appellatio in rapporto al nome (per altre occorrenze, cfr. Thesaurus linguae latinae, appellatio):  DiomEDIS Artis grammaticae libri III, ex rec. H. Keilii, I, in Grammatici latini, cit., I, Lipsiae. Dopo aver definito il NOMEN  pars orationis cum casu sine tempore rem corporalem aut incorporalem proprie communiterve significans, aggiunge. Sed ex hac definitione SCAURO dissentit. separat enim a nomine appellationem et vocabulum. et est hotum trina definitio talis: appellatio quoque est communis similium rerum enuntiatio specie nominis, ut HOMO VIR femina mancipium leo taurus. item vocabulum est quo res inanimales vocis significatione specie nominis enuntiamus, ut arbor lapis herba toga et his similia. Ma cfr. Appellativa nomina sunt quae generaliter communiterque dicuntur. haec in duas species dividuntur, quarum altera significat res corporales, quae videri tangique possunt (i altera incorporales, quae intellectu tantum modo percipiuntur, verum neque videri nec tangi possunt; Ex CWarISsII arte grammatica excerpta. Nomina aut propria sunt aut appellativa e Appellatio dicitur quidquid praeter proprium nomen est. appellativa nomina sunt quae generaliter communiterque dicuntur. haec in duas species dividuntur. alia enim significant res corporales, quae videri tangique possunt, et a quibusdam vocabula appellantur, ut HOMO arbor pecus. Alia quae a quibusdam appellationes dicuntur et sunt incorporalia, quae intellectu tantum modo percipiuntur, verum neque videri nec tangi possunt, ut est VIRILITA – H. P. GRICE, “HORSENESS” --, pietas iustitia. ea nos appellativa dicimus »; PrIScIANO, in Grammatici latini. Quidam autem IX dicebant esse partes orationis, appellationem addentes separatam a nominibus, alii autem  nativi o paronimi (distinguendoli da quelli univoci e da quelli aequi-voci) nel seguente modo, secondo la traduzione di Boezio. De-NOMI-nativa vero dicuntur quaecumque ab aliquo solo differentia casu secundum nomen habent appellationem [tv xatà tobvoua mpoo- myopiav éxe], ut a grammatica grammaticus, et a fortitudine fortis . Sono partonimi quei termini che hanno appellazione, cioè traggono la loro funzione di NOMINARE e quindi la loro forma lingui- [...], alii XI [....]. his alii addebant etiam vocabulum et interiectionem apud Graecos. Proprium est nominis substantiam et qualitatem significare. hoc habet etiam appellatio et vocabulum. Ergo tria una pars est orationis. Hoc autem interest inter proprium et appellativum, quod appellativum naturaliter commune est multorum, quos eadem substantia sive qualitas vel quantitas generalis specialisve iungit; Donato, Ars grammatica, in Grammatici latini. Nomen unius hominis, appellatio multorum, vocabulum rerum est. sed modo nomina generaliter dicimus. Qualitas nominum bipertita est, aut enim propria sunt nomina aut appellativa [...]. appellativorum nominum species multae sunt. alia enim sunt corporalia alia incorporalia; POMPEO Commentum Artis Donati, ex rec. H. Keilii, in Grammatici latini,  Lipsiae. Qualitas nominum principaliter dividitur in duas partes. omnia enim nomina apud Latinos aut propria sunt aut appellativa. Sunt nomina appellativa quae appellantur corporalia, sunt quae incorporalia, e ConsENTII Ars grammatica, ex rec. H. Keilii. Qualitas nominum in eo est, ut intellegamus, utrum nomen quod positum fuerit appellativum sit, an proprium. appellativa enim nomina a genere et specie manant. Appellativa autem nomina, quae a genere et specie manare diximus, plures differentias habent. nam vel rem corporalem vel incorporalem significant. Della distinzione nomen-appellatio-vocabulum resta traccia nei commenti a Prisciano: cfr. quello di Guglielmo di Conches, (in Rijg, Logica modernorum), quello d’ELIA (si veda) e la glossa Promisimus (ivi, p. 260). 6 Cat. 1, la 12-15 (l’espressione messa in parentesi è alla r. 13); transì. Boethii, « Aristoteles latinus; cfr. STEINTHAL, Sprachwissenschaft bei den Ròmern, Berlin. Nur ist allerdings xxtnyopia bei Aristoteles nicht véllig gleichbedeutend mit rpoonyopia und Uvopa, so wenig wie xamnyopeiv] stica, da un altro termine, che può essere detto principale o primitivo – RYLE, “FIDO”-FIDO -- , con la sola differenza, rispetto ad esso, della terminazione, o suffisso. Invece, dopo aver precisato che le sostanze prime significano l’individuo (q68e qu, hoc aliquid), Aristotele afferma: In secundis vero substantiis videtur quidem similiter ad appellationis figuram [o sub appellationis figura, sub figura appellationis: o oynua tig mpoonyoplas] hoc aliquid significare, quando quis dixerit HOMINEM HOMO hominem vel animal. Non tamen verum est, sed quale aliquid [motéy 7v] significat (neque enim unum est quod subiectum est quem- admodum prima substantia, sed de pluribus homo dicitur et ani mal). Non autem simpliciter qualitatem significat, quemadmodum album (nihil enim significat album quam qualitatem), genus autem et speciem circa substantiam qualitatem determinant (qualem enim quan- dam substantiam significant). Secondo Aristotele, mentre i nomi delle sostanze prime designano la realtà individuale, un nome di una SOSTANZA SECONDA desi- [dasselbe ist wie rpoonyopevtw; sondern xatmyopia in der hier gemeinten Bedeutung entspricht noch eher dem platonischen Ausdrucke èrwwwyia. Wahrend nimlich évopa, Wort, nur das lautliche ovuforov, Zeichen, der Sache ist, und in npoonyopia die Anwendung dieses dvoua auf die mit demselben bezeichnete Sache liegt: ist xatnyopta das Wort, insofern es nicht bloss Zeichen ist, sondern zugleich das Bezeichnete in sich fasst, d. h. das Wesen und die Bestimmung der Sache aussagt und insofern Be- griff ist ». È da notare che PrISCIANO (in Grammatici latini) dà come DE-NOMI-NATIVO il SOSTANTIVO rispetto all’AGGETTIVO [cfr. H. P. GRICE, “FIDO IS SHAGGY”] (es. SAPIENS SAPIENTIA), che è il contrario di quanto si può vedere in Aristotele (del quale si veda anche Cat.). Per principale: cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., 168A; per primitivo: cfr. Martino DI Dacia, Modi significandi, in Opera, ed. Roos, Hauniae (cfr. PriscIano, in Grammatici latini. Transl. Boethii, « Aristoteles latinus; la prima variante è in apparato critico, la seconda è corrente. 9 Cfr. Cat.; transl.] gnano il genere e la specie. PRIMA SOSTANZA: ‘quest'uomo’ o ‘questo cavallo’ e SOSTANZA in senso proprio. LA SECONDA SOSTANZA, ‘uomo’ o ‘animale’, pur utilizzando gli stessi nomi che designano le sostanze prime (‘quest’'UOMO’ e ‘UOMO’), in realtà designano di esse le qualità comuni. Sono — precisano i filosofi — degl’UNIVERSALI. E l’UNIVERSALE, secondo la definizione aristotelica, è ciò che è predicabile di più. Così, questo testo si presta ad essere accostato da un lato alla definizione di NOMEN appellativum – SOSTANTIVO COMUNE --, poiché nome appellativo è il nome comune, e ciò che in grammatica è detto ‘COMUNE’ in dialettica è detto ‘universale’; dall’altro, al primo testo dello stesso Aristotele, giacché, se ad esempio grammaticus deriva da grammatica, e grammatica è una qualità, come album deriva da albedo e designa principalmente una qualità, sarà lecito chiedersi, per un verso, se LA SOSTANZA SECONDA va considerate nella categoria della qualità e, per un altro verso e soprattutto, se, e come, ‘gramma-] Boethii, Aristoteles latinus. Cfr. Copulata tractatuun parvorum logicalium (ed. Colonia) che fa derivare la dottrina dell’appellatio da questo passo (in BòHNER, Medieval Logic). Cat., De interpr. Cfr. Introductiones Parisienses, Quidam terminus COMMUNIS SIVE UNIVERSALIS SIVE APPELLATIVVS [“shaggy”]; Cfr. Occam, Summa logicae. Et ita omnia illa nomina communia, quae vocantur secundae substantiae, sunt in praedicamento qualitatis, accipiendo esse in praedicamento pro eo, de cuius pronomine demonstrante ipsum praedicatur qualitas. Omnia tamen illa sunt in praedicamento substantiae, accipiendo esse in praedicamento pro illo, de quo significative sumpto praedicatur substantia. Unde in ista propositione: ‘Homo est animal’, vel: ‘Homo est substantia’, ‘homo’ non supponit pro se, sed pro suo significato. SI ENIM SUPPONERET PRO SE, HAEC ESSET *FALSA*: ‘Homo est substantia’, et haec VERA: ‘Homo est qualitas’. Sicut si haec vox ‘homo’ supponat pro se, haec est FALSA: ‘Homo est substantia’, et haec VERA: ‘Homo est vox et qualitas’. Et ita secundae substantiae non sunt nisi quaedam nomina et qualitates praecise significantes substantias. Et propter hoc, et non propter aliud dicuntur esse in praedicamento substantiae. Si noti però] tico” o ‘bianco’ possano designare una sostanza. All’impostazione del problema contribuiscono due dottrine, cioè la definizione di NOMEN data da Prisciano. Proprium est nominis significare substantiam et qualitatem. O, come leggeno i filosofi substantiam cum qualitate, e l’affermazione boeziana relativa alla costituzione degli esseri. In una sostanza diversum est esse et id quod est. L’ id quod est è la sostanza completa, ed è tale grazie a un esse, a una forma, che è un quo est, ciò grazie al quale la sostanza diviene quello che è, ciò di cui la sostanza partecipa. La dottrina grammaticale del nome, substantia et qualitas », si presta ad essere interpretata alla luce della dottrina boeziana, per la quale la sostanza, designata dal nome, è un composto, un quod est, e si costituisce in virtù di un quo est, una forma. Ci si chiede: ciò è vero di tutti i nomi, non solo dei denominativi e dei nomi di sostanza seconda, ma anche dei nomi di sostanza prima. E come si può articolare nella PREDICAZIONE tale distinzione: ponendo a soggetto la substantia, secondo la terminologia grammaticale, o il suppositum, secondo la termi- [che Boezio, In Arist. Periermenias, forma nomi di qualità dai nomi di individui. Alia est enim qualitas singularis, ut Platonis vel Socratis, alia est quae communicata cum pluribus totam se singulis et omnibus praebet, ut est ipsa humanitas. Age enim incommunicabilis Platonis illa proprietas PLATONITAS, SOCRATITAS, GRICEITAS, STRAWSONITAS, PEARSITAS, appelletur. eo enim modo qualitatem hanc PLATONINATE – Platonitatem -- ficto vocabulo nuncupare possimus, quomodo hominis qualitatem dicimus humanitatem. È il problema posto nel De grammatico d’AOSTA. Prisciano, op. cif., II, 18 (cfr. la prec. n. 5); per l’uso, cfr.CHENU, La théologie au douzième siècle, Paris (è qui ripreso e parzialmente modificato l’articolo Grammaire, Archives d’histoire doctrinale. Cfr. Girson, La philosophie au moyen dge, Paris CHENU), e a predicato ciò che vien detto rispettivamente la qualitas  il significatum. I filosofi hanno sviluppato questi temi, mentre nei secoli successivi le dottrine fissate vengono tramandate in modo sostanzialmente immutato. La storia della teoria dei paronimi o denominativi (o derivati) è stata di recente ricostruita da Henry che ha studiato il De grammatico d’Aosta. Riprendiamo qui le linee generali della dottrina anselmiana e seguiamo lo sviluppo del problema. È noto che Boezio pone tre condizioni perché si abbiano i termini denominativi: Tria sunt autem necessaria, ut denominativa vocabula constituantur. Prius ut re participet, post ut nomine, postremo ut sit quaedam nominis TRANS-FIGURATIO, ut cum aliquis dicitur a FORTITUDINE FORTIS, est enim quaedam fortitudo qua fortis ille participet, habet quoque nominis partecipationem, fortis enim dicitur. At vero est quaedam transfiguratio, fortis enim et fortitudo non eisdem syllabis terminantur. ALBERTO Magno, I Sent., d. 2, a. 11, sol. (cit. in CHENU, Duo sunt attendenda in nomine, scilicet forma sive ratio a qua imponitur, et illud cui imponitur; et haec vocantur a quibusdam significatum et suppositum, a grammaticis autem vocantur qualitas et substantia. L’influenza di Porfirio è stata determinante per una impostazione del problema in termini di predicazione: cfr. Moody, The Logic of William of Ockbam, London, in part. p. 74. 19 MartINno DI Dacia, /.c.; ma cfr. Cassionoro, Irstitutiones, cit., II, iii, 9, p. 113: denominativa, id est derivativa [....] ». 20 Cfr. Henry, The « De grammatico » ..., cit., pp. 79-101 (per la ricostruzione storica del problema: in questo saggio sono sistemate le ricerche precedenti dell’autore), e The Logic of St. Anselm, Oxford. In Cat. Arist., cit., 168A-B. L’analisi delle tre condizioni in HenRry, The « De grammatico » A fondamento di questa interpretazione è la dottrina boeziana della costituzione dell’essere mediante la partecipazione a una forma, e quindi al nome che la designa: il denominativo si ricava dal nome della forma, e si differenzia da questo soltanto nella parte terminale. Con ciò non è ancora risolto il problema, se il nome ottenuto significhi principalmente la forma o il soggetto al quale inerisce. Altrove, però, lo stesso Boezio afferma che ALBUM [SHAGGY] è detto denominative di un corpo e perciò può essere predicato del nome di corpo, ma non è possibile che la definizione di album o SHAGGY, e tutto ciò che essa contiene, possa essere predicata del subiecium, cioè del nome che funge da soggetto. Diverso è il caso di animal, detto di homo: animal non solo può essere predicato di homo, ma, essendo esso posto nella definizione di homo, la definizione di animal può essere predicata di homo. Vengono così a configurarsi due tipi di predicazione secondo Boezio: una predicazione secundum accidens, e si ha quando si predica del subiectum ciò che è in subiecto, e una predicazione de subiecto (o in eo quod quid) o essenziale – H. P. GRICE, IZZING, NOT HAZZING --, e si ha quando una parte della sostanza è predicata della sostanza stessa. Questo secondo modo di predicazione ha luogo quando le sostanze seconde sono dette di sostanze prime (non solo, in tal caso, è predicabile il nome, ma anche la ratio o definitio del nome. Ma quando un denominativo è predi- [Cosa siamo soggetto (“FIDO”) e predicato (“SHAGGY”) è detto da Boezio, In Arist. Periermenias. Termini autem sunt nomina et verba, quae in simplici propositione praedicamus, ut in eo quod est Socrates disputat, “Socrates” (FIDO) et disputat (IS SHAGGY) termini sunt. et qui minor terminus in enuntiatione proponitur, ut Socrates (FIDO), subiectus dicitur et ponitur prior; qui vero maior, praedicatur et locatur posterior, ut disputat (IS SHAGGY)»; cfr. HeNRY, The Logic of St. Anselm. Boezio, In Cat. Arist.; cfr. HENRY, The Logic of St. Anselm] cato di un subiectum, la PREDICAZIONE attiene al nome, non alla ratio o definitio del nome. Si vede bene, dunque, che altro è il modo in cui uomo (SHAGGY) è detto di Socrate (FIDO), o ‘animale’ di uomo, altro è il modo in cui album (SHAGGY) è detto di una sostanza qualsiasi. E poiché album (o grammaticus o SHAGGY) non è il nome della qualità (albedo, grammatica, SHAGGINESS, HORSENESS, PLATONITAS), ma di un quale, cioè di un soggetto cui la qualità inerisce (è nome cioè non della sua razio, ma del subiectum), bisogna precisare in che modo esso denoti il subiectum. Anselmo nel De grammiatico fa porre così il problema dal Discepolo. De grammatico peto ut me certum facias utrum sit substantia an qualitas. I termini usati sono quelli della definizione del nome data da Prisciano, ma posti in disgiunzione -- substantia an qualitas. Ben presto però, nel corso della discussione tra Maestro e Discepolo, si cerca di spiegare come grammaticus sia substantia ET qualitas. Per comprendere la risposta data dal Maestro nel testo di Anselmo, si consideri innanzi tutto l’analisi che egli fa di homo: Nempe nomen hominis per se et ut unum significat ea ex quibus constat TOTVS VEL OGNI  homo. In quibus substantia principalem locum tenet, quoniam est causa aliorum et habens ea, non ut indigens illis sed ut se indigentia. Nulla enim est differentia substantiae sine qua substantia inveniri non possit, et nulla differentiarum eius sine illa potest existere. Quapropter quamvis omnia simul velut unum totum sub una significatione uno nomine appelletur ‘homo’, sic tamen principaliter Boezio, In Cat. Arist., cit., 191A-B. All’origine della distinzione tra definizione nominale e definizione essenziale è Anal. post. II, 10 (93b 29 sgg.) secondo  ScHnoLtz, Storia della logica, tr. MELANDRI (si veda) Milano. Cfr. De Grammatico, in S. Anselmi Opera omnia, ed. Schmitt, I, Edimburgi; Anselmo stesso c’informa che il problema e molto dibattuto al suo tempo. Tamen quoniam scis quantum nostris temporibus DIALECTICI certent de quaestione a te proposita hoc nomen est significativum et appellativum substantiae: substantia est homo et homo substantia. Si legga di seguito la risposta fornita al Discepolo per quanto riguarda grammaticus: Grammaticus (SHAGGY) non significat hominem et grammaticam ut unum, sed grammaticam (SHAGGINESS) per se et hominem per aliud significat. Et hoc nomen quamvis sit appellativum hominis, non tamen proprie dicitur eius significativum; et licet sit significativum grammaticae, non tamen est eius appellativum. Appellativum autem nomen cuiuslibet rei nunc dico, quo res ipsa usu loquendi appellatur. Secondo Anselmo, dunque, ciò che distingue l’uso di homo e di grammaticus è che il primo per se et ut unum significat ea ex quibus constat homo, il secondo non significat hominem et grammaticam ut unum, sed grammaticam per se et hominem per aliud significat; il primo è un nome di sostanza e quindi, boezianamente,  praedicatur de subiecto: esso significa e nomina la sostanza -- est significativum et appellativum substantiae --, cioè, ancora boezianamente, esso può essere predicato di un sudiectum non solo come nomen, ma anche quanto alla ratio o definitio del nomen. Il secondo è nome di un composto di sostanza e accidente, composto denominato dall’accidente che inerisce alla sostanza: non qualitas, quindi, ma quale. Il suo nome è predicabile del subiectum-composto, non lo è la sua definitio, 0 ratio: la praedicatio secundum accidens importa che ciò che è predicato non costituisca sostanzialmente un unum aliquid con la sostanza cui inerisce e da cui dipende sostanzialmente. Cfr. AristoTELE, De interpr. 11, 21a 7-15; transl. Boethii, « Aristoteles latinus. Eorum igitur quae praedicantur et de quibus praedicantut, quaecumque secundum accidens dicuntur vel de eodem vel alterum de altero, haec non erunt unum; ut homo (FIDO) albus (SHAGGY) est et musicus, sed non est idem musicus et albus. Accidentia enim sunt utraque eidem. Perciò altra è la significazione, altra la funzione nominativa di grammaticus. Esso significa per se l’accidente, ma nomina il subiectum, l’uomo che ha la grammatica; il subiectum è significato obliquamente, o secondariamente, per aliud, ma è propriamente nominato. L’accidens è significato primariamente, ma non è nominato. Vengono così differenziandosi due funzioni proprie del nomen: una è la significatio, l’altra è l’appellatio. Anselmo usa poco questo ultimo termine, ma usa molto appellativus, appellare. La prima è ordinata al significato, l’altra al REFERENTE (DESIGNATUM, DENOTATUM); e l’appellatio è qui lontana anticipazione della teoria della supposizione. Nelle sue opere, Anselmo prospetta, fra l’altro, la possibilità di considerare il rapporto tra i nomi come humanus SHAGGY e humanitas SHAGGINESS; poiché tuttavia tra di essi non corre un vero e proprio rapporto di paronimia, egli non ne affronta l’analisi. La considerazione di casi come questo avrebbe però permesso di dare al problema un respiro più ampio, come si vede in Occam. Qualche decennio dopo AOSTA, Abelardo riprende il problema in un contesto in cui la presenza di Prisciano si è fatta più determinante. Va notata, innanzitutto, la distinzione che Abelardo scorge tra il diverso valore di qualità in Aristotele e [Nec si album musicum verum est dicere, tamen non erit album musicum unum aliquid. Secundum accidens enim MUSICUM ALBUM, quare non etit ALBUM MUSICUM. Quocirca nec citharoedus bonus simpliciter, sed animal bipes; non enim secundum accidens »; cfr. Henry, The Logic of St. Anselm. Un cenno in tal senso in BòunER, Medieval Logic; ma cfr. D.P. Henry, The Early History of « Suppositio; sonlin Stadics, ripreso in The Logic of St. Anselm; ev appendice 2, n. 1. Henry rende significatio per se con meaning e  appellatio con reference (cfr. The « De grammatico »). Per appellatio in AnseLMo, cfr. De Grammatico. Cfr. Epistola de incarnatione Verbi, in Opera omnia, Romae; ma v. Henry, The « De grammatico ». in Prisciano: mentre per Aristotele qualità denota tutto ciò che è considerabile sotto la categoria della qualità, Prisciano ritiene che qualità sia nome di tutte le forme: omnium formarum nomen accipitur. Ciò permette di considerare qualsiasi forma, quindi anche le forme sostanziali, come qualità, e spiega come si siano moltiplicati i nomi astratti per indicare le forme (es. deus/deitas), e si sia posto il problema di ciò che li differenzia dai corrispondenti nomi concreti. Per quanto riguarda più direttamente il problema dei paronimi, è da dire che Abelardo include questi termini tra i nomina sumpta, i quali si distinguono dai nomina substantiva perché sono detti delle cose semplicemente per significare la forma che ad esse inerisce: essi #0 determinano la sostanza delle cose, ma denotano ciò che è affetto da una certa qualità. 32 AseLARDO, Dialectica, Cfr. CHENU, pet quanto riguarda i nomi divini.Ma già Anselmo parla di nomen sumptum (cfr. Henry, The Logic of St. Anselm, cit., p. 64; s. ANSELMO, Epistola de incarnatione Verbi, cit., p. 13; cfr. glossa Promisimus, in De Rx, Logica Modernorum, Il, i, cit., p. 262. Per AseLARDO, cfr. Logica ‘Ingredientibus'. Sunt autem omnia denominativa vocabula sumpta, non autem omnia sumpta sunt denominativa. Sumpta autem vocabula ea dicimus, quae simpliciter propter adiacentem formam significandam reperta sunt, ut “rationale”, “album”, “FAT,” “SHAGGY.”. Non enim ‘rationale’ dicit animal rationale vel ‘album’ corpus album, sed simpliciter ‘rationale’ ponit affectum rationalitate, ‘album’ affectum albedine, non etiam substantiam rei, quid sit, determinat. Sumptorum veto tria sunt genera, quia quaedam cum nomine formae in materia vocis ex toto conveniunt, ut “grammatica” o Letizia nomen mulieris cum grammatica nomine scientiae o stato d’animi. Quaedam vero penitus a nomine formae differunt, ut studiosus a virtute, quaedam autem cum per principium conveniant, per finem disiuncta sunt, ut fortis fortitudo, quae cum in primis syllabis conveniant, in ultimis differunt. Et haec tantum sumpta, quae scilicet principio conveniunt cum nomine formae et fine differunt, denominative esse determinat. Denominativa dicuntur subiecta illa quae habent appellationem ab aliquo, hoc est vocabulum quodcumque significans ex forma adiacente secundum nomen, id est similitudinem nominis ipsius formae, ut iam est expositum. Cfr. Dialectica. Sicut autem nomina quaedam substan- [Ci si chiede quindi in quale categoria vadano considerati i nomina sumpta, e si risponde: quando contingit idem vocabulum res diversorum praedicamentorum significare, secundum principalem significationem in praedicamento ponendum est, ut album quod albedinem principaliter significat, propter quam maxime repertum est atque ubique eam tenet, quam etiam praedicare dicitut; e ancora: Cum enim tradat grammatica omne nomen substantiam cum qualitate significare, album quoque, quod subiectam nominat substantiam et qualitatem determinat circa eam, utrumque dicitur significare. Sed qualitatem quidem principaliter, causa cuius impositum est, subiectum vero secundario.] tiva dicuntur, quae rebus ipsis secundum hoc quod sunt data sunt, quaedam veto sumpta, quae scilicet secundum formae alicuius susceptionem imposita sunt, sic et definitiones quaedam secundum rei substantiam, quaedam vero secundum formae adhaerentiam assignantur. Cfr. AseLarDOo, Logica ‘Ingredientibus’. Il tentativo di ricondurre le parti del discorso studiate dal grammatico alle categorie aristoteliche è già in Distributio omnium specierum nominis inter cathegorias Aristotelis, ed. Piper, che ha attribuito il trattato a LABEONE (cfr. P. Pier, Die Schriften Notkers LABEONE und seiner Schule, I, Freiburg i.B.-Tibingen, e in « Zeitschrift fiir deutsche Philologie. Ma il sec. IX è il terminus ante quem per la composizione del trattato secondo il De Rx: cfr. On the Curriculum of the Arts of the Trivium at St. Gall Vivarium Cfr. Dialectica, cit., p. 113; v. anche ivi, At vero in his definitionibus quae sumptorum sunt vocabulorum, magna, memini, quaestio solet esse ab his qui in rebus universalia primo loco ponunt, quarum significatarum rerum ipsae esse debeant dici; duplex enim horum nominum quae sumpta sunt, significatio dicitur, altera vero principalis, quae est de forma, altera vero secundaria, quae est de formato. Sic enim ‘album? et albedinem quam circa corpus subiectum determinat, primo loco significare dicitur et secundo ipsius subiectum quod nominat. Alle pp. 596 sg. della Didlectica, AseLARDO si chiede se la definizione « formatum albedine », sia di 4/bum in quanto voce oppure della sua significatio, e poiché sembra ovvio che sia definizione della significatio, chiede ulteriormente se sia della significatio [Richiamando quanto si è detto della soluzione anselmiana e confrontando ad essa quella proposta da Abelardo, si può rile- vare una stretta analogia tra le due posizioni: per Anselmo, come per Abelardo, il termine denominativo significa principal mente la qualità o forma da cui è tratto, e secondariamente il subiectum che nomina. Il termine NOMINARE di Abelardo ha lo stesso valore dell’appellare di Anselmo. Non è venuto alcun contributo originale tardo alla interpretazione del problema dei paronimi.] prima (albedo) o seconda, e mostra le difficoltà dell’uno e dell’altro caso. Conclude però a proposito della significatio prima. Dicatur itaque illa definitio albedinis esse non secundum essentiam suam, sed secundum adiacentiam acceptae. Unde et eam praedicari convenit et de ipsa albedine secundum adiacentiam, hoc modo: omne album est formatum albedine, et de omnibus de quibus ipsa in adiacentia praedicatur, e per la significatio seconda: Potest etiam dici definitio eadem esse huius nominis quod est album, non quidem secundum essentiam suam, sed secundum significationem, nec in essentia sua de ipso praedicabitur, ut videlicet dicamus hanc vocem album esse formatam albedine, sed secundum significationem, se scilicet consignificando, ac si (si)c diceremus: res quae alba (HORSE, PLATO) nominatur est formata albedine (HORSENESS, PLATONITAS) Cfr. De Rik, Logica modernorum, Vincenzo DI BeauvEAIS si limita a richiamare la differenza tra il procedimento aristotelico della derivazione del paronimo (da fortitudo, fortis) e quello di Prisciano (da fortis, fortitudo): cfr. n. 6; PreTRo Ispano, Summulae logicales, ripete la dottrina d’Aristotele e di Boezio, impostando il problema in termini di predicazione; così, riprende anche la distinzione dici de subiecto - esse in subiecto, che ricorda quella boeziana praedicari de subiecto-praedicari in subiecto. Eorum vero, quae dicuntur de subiecto, omnia praedicantur nomine et ratione, ut homo de Socrate et de Platone. Eorum autem, quae sunt in subiecto in pluribus quidem, neque nomen neque ratio de subiecto praedicatur, ut haec albedo (SHAGGINESS, PLATONITAS, HORSENESS) vel hoc album (SHAGGY, PLATO, HORSE). In aliquibus autem nomen nihil prohibet praedicari aliquando de subiecto, rationem vero praedicari est impossibile, ut album de subiecto praedicatur, ratio vero albi de subiecto numquam praedicabitur. Le Sumzyle dello Ps. BACONE riprendono la terminologia e i problemi noti: dezominativum, sumptum (è il concreto, mentre astratto è il termine dal quale suzzitur il concreto); diversità del [Ma Occam ha fornito un’analisi esemplare del nostro problema, inquadrandolo in quello più vasto del rapporto tra nomi concreti e nomi astratti, dal momento che poi con Duns Scoto, i nomi astratti formati sulla base di nomi concreti si erano moltiplicati sempre più. Andavano quindi analizzate tutte le possibilità di rapporti tra nomi concreti e nomi astratti in modo da poter individuare i paronimi e indicarne correttamente le valenze significative. Secondo Occam, quattro sono i tipi di nomi concreti e di corrispondenti nomi astratti; in tre casi però il nome astratto e il nome concreto sono sinonimi, in quanto le forme astratta e concreta non importano cose differenti. Innanzi tutto sono sinonimi le forme astratte e concrete della categoria di sostanza (homo-humanitas), della categoria di quantità (quantum-quantitas) o che riguardano la figura e sono riconducibili alla quantità (curvum-curvitas), e della categoria di relazione (pater-paternitas). Non c’è alcuna distinzione, infatti, nell'unità dell’indi- [procedimento del logico aristotelico e del grammatico di Prisciano. I nomi concreti sono tali perché significant rem in concrecione et inclinacionem ad subjectum, sive ad materiam in qua est accidens, quia album idem est quod res alba, res enim nominat subjectum sive materiam in qua est albedo. Ma è bene ricordare che non tutti i concreti sono denominativi, giacché, oltre a quelli che designano la forma accidentale in congiunzione al suo subiectum, ci sono i concreti che designano la forma sostanziale in unione con la sua materia. Cfr. Summa logicae. Stricte dicuntur illa synonyma, quibus omnes UTENTES INTENDUNT (users intend) uti simpliciter pro eodem; et sic non loquor hic de synonymis. Large dicuntur illa synonyma, quae simpliciter significant idem omnibus modis, ita quod nihil aliquo modo significatur per unum, quin per reliquum eodem modo significetur, quamvis non omnes UTENTES CREDANT ipsa idem significare, sed decepti existimant aliquid significari per unum, quod non significatur per reliquum. Isto secundo modo intendo uti in isto capitulo et in multis aliis de hoc nomine synonyma, o cognomina. Un’esposizione molto chiata in Moopv, The Logic of William of Ockbam, Occam, Sura logicae] -viduo, tra la realtà di esso e il principio formale che lo fa essere quello che è, né si può supporre che la quantità, la figura, la relazione siano cose distinte dalla sostanza quanta, o che ha figura, o che sia in relazione. Alla domanda: che cosa significa dunque la forma astratta humanitas rispetto alla forma concreta homo, Occam risponde che la prima designa tutto ciò che designa la seconda, ma in modo differente, giacché humanitas equivale a homo in quantum o qua homo, cioè alla forma reduplicativa del nome. Infatti il nome astratto rende reduplicativa ed esponibile la proposizione in cui è posto. Sono, inoltre, sinonimi i nomi la cui forma astratta equivale a quella concreta con in più un sincategorema, o un avverbio, e simili. Sono, infine, sinonimi i nomi la cui forma astratta è un nome collettivo e quindi designa molte cose simul sumptae, mentre la forma concreta può essere verificata pro uno solo (populus-popularis). Ma, oltre a questi casi, vi sono nomi astratti che non sono sinonimi dei corrispondenti nomi concreti, e costituiscono il quarto tipo. Essi sono di tre specie: innanzi tutto, si dà il caso che la forma astratta abbia supposizione per un accidente o forma che inerisca a un subiectum, e il concreto abbia supposizione per il subiectum dell’accidente o forma predetta: così, ALBEDO sta per l’accidente, album per il subiectum, cioè per IL CORPO BIANCO  (il contrario si ha per ignis-igneus: ignis, che è la forma astratta — sostantiva, meglio — sta per il subiectum, e igneus, che è la forma concreta — aggettivale — sta per l’acci- [4 Ivi, pp. 22 sgg.; per la expositio in generale, cfr. cap. VI, $ 4; per la reduplicativa in part., cfr. Moopy, op. cit., p. 63. 4 Occam, Summa logicae: l’autore insiste sul carattere arbitrario -- ad placitum instituentis -- della utilizzazione di un termine in luogo di più altri. Possunt enim utentes, si voluerint, uti una dictione loco plurium. Sicut loco istius totius ‘omnis homo’, possem uti hac dictione “A?, et loco istius totius ‘tantum o qua homo’, possem uti hoc vocabulo ‘B’, et sic de aliis.]  dente); inoltre, il termine concreto in molti casi può stare per una parte di una cosa e la forma astratta — sostantiva — per il tutto (homo sta per il tutto in « anima non est homo », mentre humanus sta per una parte in anima est humana. L’anima infatti è una parte dell’uomo, o viceversa: anima sta per una parte, ANIMATVM per il tutto; infine, talora il concreto e l’astratto stanno per cose distinte, per le quali non valgono i rapporti accidens-subiectum, parte-tutto, già esaminati, ma valgono altri rapporti: quello tra causa ed effetto (homo che indica la causa, e humanus che indica il prodotto dell’azione dell’uomo), tra luogo e ciò che sta in esso (Anglia, Anglicus), tra signum e significatum (la differenza essenziale nell'uomo non è l’essenza, ma è segno di una parte dell’essenza, la razionalità. Orbene, denominativi in senso stretto sono i concreti inclusi nella prima specie di concreti e astratti non sinonimi, mentre in senso largo sono denominativi tutti i concreti che non siano sinonimi della corrispondente forma astratta. Terminus autem denominativus ad praesens potest accipi dupliciter, scilicet stricte, et sic terminus incipiens, sicut abstractum incipit, et non habens consimilem finem et significans accidens dicitur terminus denominativus, sicut a ‘fortitudine’ ‘fortis’, a ‘iustitia’ ‘iustus’. Aliter dicitur large terminus habens consimile principium cum abstracto sed non consimilem finem, sive significet accidens sive non; sicut ab ‘anima’ dicitur ‘animatus’. In Expositia aurea ..., cit., ad l., però OccaMm aveva affermato: denominativum multipliciter accipitur, scilicet large, stricte et strictissime: la prima accezione (large) è esemplificata, fra l’altro, proprio con animatus (occorre come esempio della secunda differentia dei nomi concreti e astratti non sinonimi, cfr. Summa logicae; la terza accezione strictissime è quella aristotelico-boeziana; la seconda è così formulata. Secundo modo dicitur denominativum cui correspondet abstractum differens sola terminatione importans rem in alio formaliter inhaerentem et ab eo totaliter differente, et isto modo dicitur materia formata a forma. Si noti, infine, che sempre nell’Exposito aurea, la trattazione dei denominativi è limitata al richiamo degli elementi boeziani e alla riconduzione [Ma Occam va più oltre nell'esame di questo problema. Vi sono dei nomi che sono detti absoluta, che significano primo tutto ciò che significano -- quidquid significatur per idem nomen, aeque primo significatur. Tali sono tutti i nomi della categoria di sostanza e i nomi astratti della categoria della qualità. I nomi non assoluti sono detti connotativi. Nomen connotativum est illud, quod significat aliquid primario et aliquid secundario. Dei nomi connotativi è possibile, a differenza dei nomi assoluti, dare una definitio quid nominis, cioè una definizione nominale, che esprime ciò che è importato dal nome; di album, ad esempio, la definizione nominale è aliquid HABENS [HAZZES] albedinem: orbene, secondo Occam, album significa primariamente ciò che nella definizione nominale è al nominativo -- nell’esempio, aliquid -- e significa secondariamente ciò che nella definizione nominale è al caso obliquo: albedo . Nomi connotativi sono tutti della praedicatio denominativa alla praedicatio univoca o alla PREDICATIO ÆQVIVOCA. Al testo di Occam fa seguito un lungo passo che a un primo giudizio sembra richiamare elementi di Buridano, incluso tra le lettere maiuscole F e M. così: «F. Quamvis ista dicta venerabilis inceptoris clarissima sint ut notatur hic per venerabilem nostrum expositorem magistrum Guilielmum de Ocham. M; esso è dovuto all’editore, frate Marco da BENEVENTO (si veda). Summa logicae, cit., p. 33. #1 Cfr. ivi, p. 35, e Moopy, op. cit., p. 56, il quale rileva che la differenza essenziale, della categoria di sostanza, è invece termine con- notativo. 4 Summa logicae, cit., p. 34. 4 Così il Moopy, op. cit., p. 55, e L. Baupry, Lexigue philosophique de Ockbam, Paris, s.v. connotativum; si veda sw. connotatum una citazione dal II Sent., q. 26, O: Illud quod ponitur ibi (sc. in definitione nominali) in recto est significatum principale et quod ponitur in obliquo est connotatum: il termine connotativo connota ciò che significa secondariamente; e s.v. significare, la quarta accezione. Ma cfr. Bacone, Compendiumi. Deinde diligenter considerandum est ulterius, quod nomen inpositum alicui rei soli extra animam, potest i termini concreti non sinonimi dei corrispondenti astratti, e quindi tutti i denominativi (assumendo il termine in senso stretto o in senso largo), e, più generalmente, tutti i termini contenuti nelle categorie diverse da quella di sostanza, compresi i nomi concreti della categoria della qualità. La terminologia, e quindi la soluzione, occamista non è diffusa al tempo del maestro [Dopo di lui, Strode ritiene, semplicemente, che connotare vale secundario significare, mentre multa simul significare extra animam, et hec vocantur in philosophia cointellecta, et apud theologos connotata ». 50 Ivi, pp. 34-35. 51 Cfr, BurLEIGH (Super artem veterem Porphyrii et Aristotelis, VENEZIA) che distingue semplicemente (sotto Denominativa vero, nel commento alle Categorie) due tipi di nomi concreti: il concretum substantiale e il concretum accidentale. Di essi, solo il secondo è denominativo. Iste terminus homo est concretum substantiale, quia sibi correspondet aliquod abstractum, scilicet humanitas, et non praedicatur denominative; ideo dico quod omne denominativum est concretum sed non e contra; nam concretum quoddam est accidentale et quoddam substantiale. Concretum accidentale est denominativum, sed concretum substantiale non est denominativum respectu illius cuius est substantiale. Srrope, Logic. Item, terminorum quidam dicuntur abstracti et quidam concreti. Abstracti sunt illi qui ultra illud pro quo supponunt non connotant aliquid inhaerere sibi, ut hic: li ‘homo’, li ‘albedo’. Sed concreti sunt illi qui connotant illis pro quibus supponunt aliquid inhaerere, ut fere omnia adiectiva, ut ‘album’, ‘nigrum’ et alia adiectiva, ut alibi magister declaravit. E? sic patet differentia inter suppositionem, significationem et connotationem, vel inter supponere, SIGNIFICARE et connotare. Supponere nam est pro aliquo capi ut subiectum et praedicatum in propositione. Sed SEGNARE vel  SIGNIFICARE est aliquid repraesentare. Connotare vero est secundario significare, ut li ‘album’ non significat principaliter, sed supponit pro substantia quam etiam significa et connotat sibi inbaerere albedinem; v. anche ivi, f. 15vb:  terminus qui principaliter significat substantiam, ut ‘lignum’ vel ‘lapis’, dicitur ex dicuntur esse substantiae vel in praedicamento substantiae; sed qui connotant qualitatem, ‘album’, ‘nigrum’, sunt in praedicamento qualitatis, qui quantitatem, in praedicamento quantitatis. Butidano e Wyclif accostano sempre a comnotare l’avverbio accidentaliter: per l’uno ciò che è ‘connotato’ è ‘appellato’ dal [Burano, Compendium logicae, cit., III, sotto Denominativa vero:Circa quam est primo notandum quod triplicia sunt denominativa: quaedam sunt denominativa voce tantum, quaedam significatione tantum, quaedam voce et significatione simul; esempi del primo sono homo-bumanitas, che sono sinonimi: et alia denominativa reperiuntur in terminis essentialibus et absolutis, e continua. Sed denominativa significatione tantum sunt concreta habentia abstracta cum quibus non conveniunt in principio vel non differunt in fine litteraliter vel syllabaliter sed comnotant aliud accidentaliter pro quo sua abstracta supponunt principaliter, ut li ‘studiosus’ est denominativum significatione tantum respectu huius abstracti ‘virtus’, quia li ‘studiosus’ connotat accidentaliter vittutem pro qua supponit li ‘virtus’. Sed denominativa voce et significatione simul sunt concreta habentia abstracta cum quibus quantum. est ex parte vocis conveniunt in principio litteraliter vel syllabaliter et differunt ab eis in fine et connotant illud accidentaliter pro quo supponunt sua abstracta principaliter, ut li ‘album’ dicitur denominativum voce et significatione simul respectu huius abstracti albedo; quest’ultima specie sono i denominativi veri e propri, i quali secundum illud nomen habent appellationem, id est connotant illudaccidentaliter pro quo supponunt sua abstracta principaliter. WycLir, Tractatus de logica, Terminus substancialis est terminus qui significat naturam rei sine conmotacione accidentalis proprietatis; ut iste terminus, homo, significat essenciam humanam sine connotacione extranea. Sed terminus accidentalis est diccio significans essenciam rei, connotando accidentalem proprietatem: sicut iste terminus, albus, significat substanciam et similiter albedinem, que est proprietas extranea ab essencia, que est substancia. Terminorum alius est concretus, alius abstractus. Terminus concretus est terminus significans rem que indifferenter potest contrahi ad supposicionem simplicem vel personalem; sicut iste terminus, homo, significat in proposicione tam personaliter pro persona; quam eciam simpliciter pro natura. Sed terminus abstractus significat pure essenciam rei sine connotacione aliqua ad suppositum cui inest, sicut iste terminus deitas, bumanitas, albedo, CANITAS etc. Et sic ex omnibus terminis concretis possunt abstracta capi. La definizione di termine denominatus o denominativo non fornisce elementi notevoli. Si veda invece im. Miscellanea philosophica, ed. Dziewicki, London. Nota primo quod “abstractum” in terminis vocatur terminus qui termine concreto, come si vedrà; per l’altro l’accidente è il significato primario del termine. I paronimi costituiscono dunque una classe particolare di nomi, che pongono all’attenzione del logico il problema del rapporto tra significatio e appellatio. Ma che cosa un nome significhi, che cosa nomini, e se la funzione nominativa del nome sia primaria o del tutto secondaria, sono domande che i filosofi si pongono per *tutti* i nomi, non solo per i paronimi. Viene così in primo piano la considerazione del momento istitutivo del nome, dell’atto, cioè, per il quale il nome è costituito come « vox significativa. Si constata che all’origine del nome sta l’esigenza di designare le cose e che quindi la vox diviene significativa innanzi tutto perché l’uomo possa parlare delle cose usando segni fonici in luogo delle cose stes- [significat formam substancialem vel accidentalem primarie; sed concretum est terminus qui formam et suppositum cuius est talis forma significat. Suppono quod cuilibet termino significati est dare primarium significatum.Pro i ntellectu tamen, nota quod primarium significatum alicuius termini est significatum ad quod intellectus tali audito immediate fertur intelligendus; ex quo sequitur quod omnis terminus communis significans habet duplex significatum, scilicet primarium et 2ndarium; sequitur quod omnis terminus habens predicatum debet principaliter sumi pro significato suo primario. Exempli gracia, cum proponitur, Homo est animal, INTELLECTVS AVDIENTIS hanc proposicionem non fertur super Socrates nec Platone, sed absolute super significato primario, quod est species humana que est humanitas. Si autem proponitur cum predicata humanitate, videndum est si predicatum limitat ipsum subiectum racione primarii significati vel secundarii. Et sic revertitur nobis illa antiqua regula et famosa: Talia sunt subiecta qualia permittuntur ab eorum predicatis [cfr. De Ryx, Logica modernorum, II, i, cit., p. 561]. Exemplum ad significatum primarium. Hec est re- gula vera: “Homo communicatur multis, eo quod predicatum non potest com- [e 5; si constata anche, d’altra parte, che la vox resta significativa anche in assenza della cosa da nominare e che quindi le due funzioni del nome non sono strettamente interdipendenti. Altro è il significato, altro il referente del nome. Delle occasioni che si offrono ai filosofi nei testi in uso nelle scuole come luoghi per dibattere questi problemi, dobbiamo richiamarne due: una è rappresentata dal secondo passo delle Categorie d’Aristotele e dalla sua utilizzazione nella definizione delle fallacie’. L’altra è la definizione che Prisciano dà di NOMEN. Esaminiamo brevemente i risultati in questo paragrafo. Ricordiamo che un’ampia documentazione per lo studio di questi temi è fornita da Rijk nella sua Logica modernorum. Come avvio allo studio di questi temi si tenga presente l’insegnamento di Abelardo, il quale, esaminando la dottrina della petere significato primario huius termini 40mz0, cum Socrates non communicatur multis, licet Socrates sit illa humanitas que communicatur multis”. Exemplum, scilicet significati secundarii, homo currit et predicatum limitat subiectum ad significatum secundarium, cum non potest competere significato primario, eo quod humanitas, sive species humana, non potest currere, nisi sit currens. Et suppono quod significatum termini concreti accidentalis primarium est accidens sive forma talem substanciam denominans; ut huius termini, album, significatum primatium est albedo substanciam albisans. Similiter huius termini iustumz, est iusticia subiectum iustificans. Ista supposicio tenet per primam Aristotelis auctoritatem allegantem. Album solam qualitatem significat; quod intelligitur primarie; sed substanciam cui inest albedo secundarie. Et cum omne denominans, ut huiusmodi, sit prius denominato, ut huiusmodi, sequitur quod a principali debet capere suam primariam significacionem sed omnem etsi non sequitur quod album omnem substanciam significaret quod factum est. La prospettiva diversa di Wyclif rispetto a quella di Occam è condizionata dalla soluzione REALISTICA – e non NOMINALISTICA --  al problema degli universali. Per la distinzione tra significatum primarium e significatum secundarium, cfr. ancora m., Tractatus de logica, I, cit., in part. pp. 7 e 76-77 (si veda p. 77: «[...] tripliciter contingit signum significare secundarie quodlibet designandum, ecc.). 55 Cfr. cap. IV, $ 1. 56 In particolare, cfr. la prima parte del secondo volume] impositio, o institutio voluntaria, che è quell’atto libero dell’uomo che attribuisce a una vox una significatio, distingue molto chiaramente la funzione propria della vox significativa  di essere signum, e quindi di generare o constituere intellectum, e la funzione, secondaria secondo Abelardo, di designare le realtà estra-mentali, detta, quest’ultima, nominatio o appellatio. Nel procedimento istitutivo della vox, l’inventor ha guardato a fondo nella natura delle cose: su questo stretto rapporto, in sede di institutio, tra natura delle cose e nomen, si fonda la funzione secondaria della vox. Perciò i nomi dicono riferimento (nominant, appellant) alla realtà attualmente significata, perché tale è una quaedam imponentis intentio, e cioè tale è la volontà dell’inventor. Nel caso di distruzione della realtà esterna (“Roma”, il nome di Roma), però, il nome perde il suo potere appellativo -- la significatio rei --  mentre sussiste la « significatio intellectus. La prima è appunto funzione secondaria, la seconda è funzione primaria della vox; e proprio perché la prima è funzione che viene meno rebus deletis, essa è irrilevante ai fini della determinazione della significatio vera e propria. La significatio si allontana così dalla nominatio. Questa distinzione abelardiana tra significare e appellare- nominare è netta, specie nella discussione sugli universali, giacché in questa indagine non ha peso la nominatio. Per quanto riguarda, poi, la distinzione tra sostanze prime e sostanze seconde, Abelardo glossa l’espressione aristotelica sub 5 Cfr. Logica ‘Ingredientibus’, qui vocabulum invenit, prius rei naturam consideravit, ad quam demonstrandam nomen imposuit; Logica ‘Nostrorum. Impositor (Compositor: Geyer) namque nominum rerum naturas secutus est: così legge Rijk, Logica modernorum. Logica ‘Ingredientibus’. Rerum quippe significatio transitoria est, intellectus vero permanens; cfr. BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI; De Ru] figura appellationis » così: «ex similitudine nominationis ». Il Maestro Palatino, cioè, ritiene che, mentre le sostanze prime nominano le «res subiectae » « ut personaliter discretae », cioè in quanto distinte l’una dall’altra, le sostanze seconde sembra significhino anch'esse le cose come distinte, ma in realtà il modus nominandi dell’uno e dell’altro tipo di sostanze differisce: le seconde infatti  sunt impositae propter qualitatem substantiae, e nominano le cose ut convenientes, in quanto cioè le cose nominate dalle prime convengono in certo modo tra loro. Abelardo perciò afferma che generi e specie, cioè le sostanze seconde, sono in sensibilibus positae per appellationem, extra vero per significationem: essi infatti nominano le cose sensibili e in certo senso le significano, ma non le significano in guanto cose sensibili, dal momento che se queste perdessero le loro forme attuali, sarebbero ancora nominate da generi e specie; perciò la significatio di essi non è esaurita dalle realtà sensibili, che non sta in queste. Anche per le sostanze seconde (anzi, a maggior ragione per esse) vale quindi la distinzione tra significatio e appellatio-nomi- [Logica “Ingredientibu»’, In secundis vero. In primis videtur et est, sed in secundis videtur similiter, ut scilicet significent rem subiectam ut personaliter discretam, sed non est verum. Et unde videtur similiter, supponit: ex figura appellationis, id est ex similitudine nominationis. Similes namque sunt secundae substantiae cum primis in eo quod casdem res quae discretae sunt, nominant, sed in modo quidem nominandi differuntur, quia primae, in quantum hoc aliquid sunt, nominant eas, id est ut personaliter discretas et ab omnibus differentes, secundae vero easdem appellant ut convenientes. Sed wmagis. Secundae non significant res suas ut hoc aliquid, sed potius ut quale aliquid, quia cum primae substantiae maxime propter discretionem substantiae sint impositae, secundae impositae sunt propter qualitatem substantiae. Logica ‘Nostrorum. genera et species quaedam, non omnia, in sensibilibus sunt posita, hoc est sensibilia habent nominare, et ponuntur extra sensibilia, id est res habent significare et non cum aliqua forma quae sensui subiaceat, quia si res omnes formas quae sensui subiacent, amittefent, non ideo minus a genere et specie nominari possent. Sunt igitur] [natio, tanto più, in quanto la convenienza su cui si fondano non può essere esaurita dalla denotazione di una singola res subiecta. Questo stesso tema è affrontato da alcuni dei primi commenti agli Elenchi sofistici nella discussione della figura dictionis, che dai grammatici viene definita: « proprietas constandi ex dictionibus sive ex sillabis tantum: la stessa vox, ad esempio homo, proprio perché può denotare più individui, sembra che significhi la sostanza individuale, mentre in realtà la significa soltanto sub figura appellationis, cioè, non la significa in senso proprio, ma la nomina; CIÒ CHE È SIGNIFICATO IN SENSO PROPRIO È L’UNIVERSALE – cf. Speranza, “Platone e il problema del linguaggio” – Grice, “Meaning and Universals” --. I testi che affrontano il problema fanno tutti riferimento, esplicito o implicito, a Categorie genera et species in sensibilibus posita per appellationem, extra vero per significationem Cfr. Fallacie Parvipontane, cit., p. 586. 6 Cfr. Glose in Aristotilis Sophisticos elencos, cFigura dictionis secundum appellationem est quando aliqua vox eadem figuracione appellat plura et ex hoc videtur significare hoc aliguid. Ut hoc nomen ‘homo’ appellat Socratem et Platonem eadem figura et ex hoc videtur quod significet Socratem et Platonem; non tamen est verum; Summa Sophisticorum elencorum, cit., pp. 334-335, e TRACTATVS DE DISSIMILITVDINE ARGVUMENTORVRA, che dipende dalla Summa riportandone perfino un esempio; Fallacie Vindobonenses. Ex similitudine appellationis, ut hoc nomen ‘homo’ videtur significare hoc aliguid, [non: add. Rijk, ma sembra vada espunto] quia appellat hoc aliquid, idest INDIVIDVVM, sed non significat hoc aliquid, immo significat aliquid, idest VNIVERSALE. Il testo non ha in questo caso un riferimento esplicito alle Categorie, ma la terminologia risente delle discussioni sul passo ricordato. In Fallacie Parvipontane non occorre il termine appellatio nella discussione della figura dictiones, ma si sofferma che il sesto modo di questa fallacia è quello in cui si confonde hoc aliguid con quale quid. Ut autem hoc facilius intelligatur, sciendum quod dictiones determinate significantes dicuntur hoc aliguid significare, ut propria nomina et prono-] [C'è da aggiungere che in questi testi si trova talora un riferimento al nomen appellativum, che è appunto il nome comune, o l’universale. Nell’Ars disserendi di Adamo Parvipontano, appellatio ha un ruolo di primo piano e denota la funzione del nominare. Essa è propria del termine comune, usato come comune, il cui corrispettivo, o designato, è detto appellatum. L’appellatio dà luogo a sofismi O IMPLICATURE (entanglements), se non se ne precisa opportunamente di volta in volta la portata. Ma è bene seguire lo svolgimento del pensiero dell’autore. Adamo nella sua opera si propone di illustrare quanti e quali siano i generi del discorso, e quali i fini dell’arte che li studia. I generi del discorso — insegna — sono due: l’uno si realizza attraverso interrogazione e risposta, nella disputa, l’altro si realizza senza di queste, nella esposizione. Il fine è insegnare come discorrere e come intendere ciò che è comunicato attraverso il discorso nelle discipline filosofiche. Constatato che ogni discorso parte ab interrogatione vel enuntiatione, che entrambe hanno due parti, il de quo si parla, e il quid de eo o ciò che si dice £, e che ciascuno di questi può essere considerato da due punti di vista, qualiter de quo o cosa designata, e qualiter quid o termini designanti, Adamo comincia il suo studio dal de quo o soggetto, precisando che la designazione di esso può essere chiara o oscura, mina. Dictiones autem indeterminate significantes dicuntur quale quid significare, ut nomina generum, nomina specierum. Indeterminate caratterizza il termine communis o universalis che ha confusio. Ma cfr. Logica ‘Cum sit nostra’, per i rapporti tra confusio e quale aliquid.Cfr. Glose..., cit., p. 222 (a proposito di De sopb. el. Cfr. L. Minio-PaLueLLO, Introduction a ADAM or BALSHAM PARVIPONTANUS, Ars disserendi; ci serviremo dell’introduzione del Minio- Paluello per l’esposizione dello schema dell’Ars. 6? Cfr. Ars disserendi] e'che la designazione oscura può avere duplice origine: o perché si applica a differenti cose, o perché il designatume è difficile da cogliere. Passando ad esaminare le designazioni sofistiche, egli distingue quelle incomplexe, cioè consistenti di una sola vox, e quelle complexe, consistenti di più voces. Le prime possono aver luogo per aequivocatio, per univocatio, o con termini collettivi. Le seconde possono aver luogo, se il sofisma è causato da un solo termine, in quattro modi, di cui qui ci preme ricordare solo l’aequivocatio e l’indistinctio. Se il sofisma sorge dal rapporto tra più termini, in molti modi, di cui ricordiamo solo il termine collettivo. All’esame di ognuno di questi livelli di sorgenti di sophismata Adamo fa seguire una esposizione delle regole che permettono di dominare le difficoltà. In tutti i casi ricordati, il Parvipontano fa ricorso al termine appellatio, per caratterizzare l’origine del sofisma, e una volta a nominatio. Per la designazione sofistica incomplessa: — l’aequivocatio è definita eadem diversotrum non eadem ratione appellatio, cioè ha luogo quando si ha la stessa appellatio di più cose non allo stesso titolo, in quanto il nome usato non conserva, nei vari casi, la ratio, la significatio, o definitio grazie alla quale l’appellatio è stata data — l’univocatio invece è eadem 9 Cfr. ivi, pp. 18 sge. 20 Ivi, pp. 25-31 (eguivocatio), pp. 31-32 (univocatio), pp. 32-33 (termine collettivo). 71 Ivi, pp. 42-44 (aequivocatio), pp. 44-46 (indistinctio), pp. 62 sgg. (termine collettivo). 72 Ivi, p. 26; definizione alternativa è: Aequivocatio est eadem diversorum huius aliter quam illius appellatio. equivoce enim dicuntur omnia quorum duplex significatio [GRICE, VICE e VICE], ma anche: Ex quibus igitur que aequivoce dicantur comperiri difficile, duo: plurium pluribus ignorabilis differentia nec tamen nulla; plurium modus appellationis pene idem nec tamen idem; cfr. Rik, Logica modernorum, dove sono esaminati alcuni casi di  ratione diversorum eadem appellatio » ”: essa si differenzia dall’aequivocatio perché non causa, di per sé, sophisticam duplicitatem come si ha in quella; l’univocatio perciò non è un vero e proprio principio sofistico, e si può vedere meglio ciò nei commenti agli Elenchi sofistici ispirati al Parvipontano; l’uso dei termini collettivi dà luogo a sofisma quando si ha « plurium ut non unius appellatio: nel caso della proposizione contraria non sunt concedenda, il sofisma sorge dal fatto che contraria (termine incomplesso) designa due realtà opposte, e si può dubitare se si parla dei due contrari separatamente o di entrambi considerati insieme. Per la designazione sofistica complessa in cui il sofisma sorge dal fatto che un termine è applicato a designare differenti cose, l’aequivocatio ha luogo in tutti i modi in cui si può avere nella prima classe; l’indistinctio è definita: cum quod ipsa verbi variatione distingui solet, in quibusdam non distingui contingit, ed è così distinta dalla aequivocatio: Differt autem ab equivocatione indistinctio quod illa ex diversorum est eadem nominatione, hec ex unius indistincte variata (sc. nominatione). DI si può notare che nominatio prende il posto di appellatio in questo caso. Infine, per la designazione sofistica complessa in cui il sofisma sorge dall’uso di un nome collettivo in connessione con altri termini, Adamo pone le stesse condizioni poste nella prima classe e fornisce l'esempio, duo contraria non sunt con- equivocatio secondo Adamo, e op. cit., II, i, p. 495, n. 1, dove ratio è resa con definition. Apamo DI BarsHam, Ars disserendi, cit., p. 32. 75 Ivi, p. 32 (22 rec.). % Per ulteriori considerazioni, cfr. RiJk, op. cit., I, p. 75. TI Apamo DI BarsHam, Ars disserendi, cit., p. 32. 8 Ivi, p. 45; nella proposizione « verisimilis falsi probatio falsi similis non est», verisimilis può riferirsi a probatio oppure a falsi; di qui l’îndistinctio, giacché non è chiaro quale caso abbia verisimzilis.] cedenda », nel quale il termine incomplesso contraria è sostituito dal termine complesso duo contraria. Il valore di appellatio nel testo di Adamo può essere ulteriormente chiarito da altre occorrenze: appellationum novitas, appellatio permanens, appellatio secundum accidens e così via; tutte confermano che l’accezione fondamentale è parallela a quella di nominatio. Si è detto che appellatio è funzione propria del termine comune in quanto comune. Ciò fa sì che, data l’ampiezza della possibilità di designazione di esso, appellatio s'accompagni sempre nel testo all’indicazione di una pluralità (pluriumz, diversorum) nei confronti della quale va operata una precisazione, una determinazione limitativa. I seguaci del Parvipontano sviluppano questo elemento elaborando la dottrina dell’ampliatio e restrictio dell’appellatio, in alcuni trattati di arte sofistica. L’anonimo autore delle Fallacie Parvipontane definisce l’aequivocatio in rapporto all’appellatio, così come si è visto nel testo di Adamo. Aequivocatio est eadem diversorum non eadem ratione; è un caso di congiunzione (altro esempio: «duo et tria sunt quinque – 2 + 3 = 5. Si quos autem appellationum talium perturbet novitas, sufficiat eis eorum que distinximus sine nominibus cognitio, ne incognite distinctis incognita etiam nomina adhibentem horreant. appella- tionum autem novitatem non horrebit appellatorum tam frequentem usum quam necessariam disciplinam perpendens ». 82 Ivi, p. 36 (28 rec.): «Advertatur autem secundum ea que predicta sunt non ex omni translatione equivocationem contingere, sed ex qua permanentem appellationem fieri accidit et que eius sit ad quod transfertur ». 83 Ivi, p.4(2? rec.): « quoniam secundum accidens est huiusmodi certorum appellatio. contingit autem et hoc his que secundum acci- dens fiunt appellationes frequenter, ut cum dicitur ‘pater istius est albus’. Cfr. l’indice analitico dell’ed. cit. curata dal Minio-Paluello, per avete un quadro completo dell’uso di appellatio. Terminologia logica della tarda scolastica 77 appellatio; l’univocatio è compresa sotto l’equivocatio e e questa può essere intesa in senso lato « quando (sc. est) ex variata appellatione sive ex variata suppositione [...]»: in questo caso, suppositio è concorrente di appellatio; ma suppo- sitio vale qui subiectio, cioè è funzione del termine che è soggetto grammaticale in una proposizione *; appellatio, accostata a suppo- sitio, ne assume in certo senso il valore: infatti ora appellatio è proprietà del termine posto in una proposizione. Univocatio quindi viene definita:manente cadem significatione variata nominis suppositio; quia, etsi vatiatur suppositio, manet tamen eadem significatio » ®. L’anonimo autore precisa che si hanno tre specie di umivocatio: « Prima est quando aliqua dictio sumitur ad agendum de se vel de suo significato »; esempi sono: « ‘magister’ est nomen » e « ‘homo’ est species »; « Secunda species est quando aliqua dictio transsumitur modo ad agendum de aliqua rerum alicuius maneriei, modo de tali manerie rerum, ut cum dicitur: ‘homo est dignissima creaturarum’. Potest enim sic intelligi ut fiat sermo de aliquo appellatorum huius nominis ‘homo’; potest etiam intelligi ut fiat sermo de tali manerie rerum; maneries vale ‘universale natura’ o ‘forma’ di una specie”; si noti l’uso di appellata per designare i subiecta di homo”; Tertia species est quae consistit in ampliatione et restrictione alicuius dictionis, quemadmodum accidere solet in nominibus appellativis ®: 85 Fallacie Parvipontane; essa è duplice: alia est principalis et per se, alia ex adiuncto ». 86 Ivi, p. 561: «Item. Univocatio ex dissimili acceptione unius termini accidit; sed equivocatio eodem modo habet accidere; quare ratione simili- tudinis univocatio sub equivocatione continetur ». 87 Ivi, p. 562. 88 Cfr. De Rijk, op. cif., II, i, p. 532. 89 Fallacie Parvipontane, cit., p. 562. % Cfr. De RyK, op. ciz., II, i, p. 588. 9! Cfr. appendice 1 a questo capitolo. ® Fallacie Parvipontane, cit., p. 562. 78 Alfonso Maierù il nomen appellativum è condizionato nella sua funzione di sog- getto dal tempo del verbo, di modo che può avere appellatio rispetto a cose presenti, passate o future”, Il Tractatus de univocatione Monacensis, che mostra parecchie somiglianze con le Fallacie Parvipontane, definisce l’univocatio e la distingue dall’eguivocatio come segue. Est igitur univocatio manente eadem significatione variata nominis appellatio, quando scilicet aliqua dictio variat appellationem. (Nota) quod equivocatio consistit in variata nominis significatione, univo- catio consistit in variata nominis appellatione 9. Se risulta chiaro che urivocatio è proprietà che appartiene ai termini in base alla loro funzione significativa”, è altrettanto chiaro che, confrontando questo testo e quello delle Fallacie Parvipontane, sempre più suppositio e appellatio appaiono ter- mini concorrenti; nel nostro Tractatus si parla di ampliatio e restrictio dell’appellatio”. Nelle Fallacie magistri Willelmi, la univocatio è ripresa sotto la figura dictionis e definita: eiusdem dictionis in eadem significatione et terminatione varia appellatio », e si aggiunge; « Et notandum quia variatur univocatio usu et accidente consi- gnificatione. Accidit enim ex hiis appellationem restringi vel ampliari » 9. Anche questo testo conferma l’uso ormai accertato 9 Cfr. ivi, e De RiJx, op. cit., II, i, pp. 494-497 e 528-533; cfr. anche cap. II, $ 2. % De Ru, op. cit., II, i,p. 533. 95 Tractatus de univocatione Monacensis, cit., p. 337. % Cfr. De RIJK, op. cit., II, i, p. 496. 9 Cfr. cap. II, $ 2. 98 Fallacie magistri Willelmi, cit., p. 691. Nelle Fallacie Londinenses, cit., p. 665, si legge: « In tertia acceptione (sc. figure dictionis) dicitur appellatio dictionis, scilicet quedam proprietas que inest dictioni ex eo quod supponit unum vel plura». Il contesto indica che qui suppositio ha il valore tecnico più tardi comune (cfr. p. 668, e De Rjx, op. cit., II, i, p. 541); appellatio perciò è inglobato nella suppositio. Terminologia logica della tarda scolastica 79 di appellatio come funzione della « vox significativa » capace, nella proposizione, di ampliazione e restrizione. Il contributo dato dai grammatici alla dottrina dell’appellatio è rintracciabile in alcuni commenti a Prisciano, là dove occorre la definizione di rozen (« substantia et qualitas »). Guglielmo di Conches distingue quattro gruppi di nomi: Nomina igitur vel significant substantias vel ea que insunt substantiis vel quedam figmenta animi vel modos loquendi; substantias, ut hec nomina ‘Socrates’, ‘homo’; vel ea que insunt substantiis, ut ‘albedo’, ‘nigredo’; figmenta animi, ut hec ‘yrcocervus’, ‘chimera’; modos lo- quendi de rebus, ut ‘omnis’ 9. I nomi del primo gruppo sigrificano l’intelligibile, o essenza di qualcosa ‘9, ma rorzinano le realtà individuali, anche se nel testo non si fa alcun esplicito riferimento all’esistenza di esse!%; ciò non è vero solo dei nomi appellativi (ad es. di horzo) ma anche dei nomi propri (Socrates) !. Per i nomi del secondo gruppo, Guglielmo distingue tra ® Il testo del commento di Guglielmo di Conches, secondo il ms. Fi- renze, S. Marco 310, è ampiamente riportato dal De Ru, op. cit., II, i; il passo cit. è a p. 223. . 100 Ivi, p. 224: « Significat ergo hoc nomen ‘homo’ et similia appellativa substantiam, et non aliquam. Quod igitur ab hac voce significatur, ita ut significatur potest intelligi, non tamen esse. Unde dicimus quod solum intelli- gibile significat et non actuale » (cfr. le considerazioni del De Ryx, ivi, 1227), i 101 La p. 224: « Quamvis igitur ‘boo’ significet communem qualitatem omnium hominum et non ipsos homines, tamen nominat ipsos homines et non ipsam qualitatem. Unde dicimus quod aliud significat et aliud nominat » (per il riferimento all’esistenza, cfr. n. 100 e quanto ne dice De Ru, ivi, ; 227), Ù 102 la p. 224: «[...] hoc proprium nomen significat substantiam ita quod aliquam individuam, et significat propriam illius qualitatem [...]. Nomi- nat vero eandem substantiam quam significat, sed non qualitatem»; ma cfr. il testo di Boezio] forma astratta e forma concreta del nomen, albedo e album: pet entrambi Guglielmo stabilisce cosa significhino, cosa nomini. no: « [...] ‘albedo’ significat solam qualitatem, hoc commune acci- dens. Nominat tamen sua individua, ut ‘hec albedo est albedo» 18. Più articolato è il discorso per 4/b4m, e ci riporta a quanto sap- piamo dei paronimi: [...] ‘album’ idem accidens signific sl a i AR nto € denti at quod et albedo’, sed aliter, ; ‘at inherentiam illius accidentis et subiecti, quod hoc nomen albedo non facit. Ergo hec duo nomina non in re significata differunt, sed in modo significandi 1%; e alla domanda, se album significhi sostanza e qualità, risponde: pg: ita, sed secundario, quia cum determinet inherentiam acci- ale et subiecti, quia certum est quia sola substantia est subiectum accidentium, secundario, idest innuendo, significat  substantiam 15, | Della terza classe di nomi Guglielmo afferma che « figmenta animi [...] quoddam significatum animi significant et nomi- nant », mentre di quelli della quarta afferma che « nec substan- tiam (nec) qualitatem significant nec aliquid nominant » !%, ; Guglielmo, dunque, precisa per ogni specie di nome cosa significano, cosa nominano. Ciò è particolarmente importante per i nomi delle prime due classi. La funzione del nome in quanto designa qualcosa (zozzinatio) è identica a quella che nei testi precedenti, abbiamo visto, era chiamata appellatio. In Guglielmo essa assume sfumature che, a lungo andare, confluiranho nella dottrina della suppositio; in particolare, per quanto riguarda i nomi della prima classe, Guglielmo afferma che essi, nella propo- 193. Ivi, 1% Ivi. ist, iuziio 6 A Ivi; cfr. anche p. 225: « Adiectiva igitur nomina nominant illas substantias quibus insunt accidentia que significant, ut ‘4/44’ rem cui inest albedo ». 106 Ivi; p. 225, Terminologia logica della tarda scolastica 81 sizione, possono designare se stessi o la specie!: si tratta di quelle funzioni che saranno chiamate « appellatio materialis » e « appellatio manerialis 0 simplex » ‘!® e che saranno dette più tardi « suppositio materialis » e « suppositio simplex ». Di diverso avviso è Pietro Elia, il quale, nella Sumzza super Priscianum, commentando la definizione che Prisciano dà di nomen, riferisce le opinioni dei suoi contemporanei: dai raggua- gli di Pietro Elia, si può ricavare che ormai la dottrina di Pri- sciano si è incontrata con quella di Boezio (« quod est », cioè «res existens », e « quo est» o forzza) e che Prisciano viene spiegato con Boezio !”. Dopo aver esposto una prima opinione, secondo la quale tutti i nomi significano sostanza e qualità !, perfino omnis e nichil!!!, e una seconda, che sembra essere quella di Guglielmo di Conches !, ne enuncia una terza, per la quale ogni nome significa una substantia, oppure modo substantie: i nomi propri e appellativi significano la sostanza, giacché sono 107 Ivi, p.224: «Sed quamvis proprie nominat (sc. ‘homo’) ipsa indi- vidua, aliquando tamen ex adiuncto nominat speciem quam significat — ut hic: ‘bomo est species” —; aliquando se ipsum tantum, ut hic: ‘homo est nomen? ». 18 Cfr. De Ru, ivi, p. 526; cfr. la glossa Promzisimus; v. quanto si dirà più avanti a proposito del testo del ms. Vienna, lat. 2486. 19 Il De RiJk riporta ampi passi dal ms. Paris, Arsenal 711: cfr. ivi, p. 231: «Hoc autem est illud quod plerique dicunt, scilicet quod omne nomen significat gu0 (quod: De Rijk) est et id quod est, ut hoc nomen (‘bomo’) significat id quod est, idest rem que est homo, et illud quo est, scilicet humanitatem qua est homo, quoniam homo ab humanitate est homo ». 110 Ivi: « Et rursus hoc nomen ‘albedo? significat rem pro substantia que est albedo, et facere album sive albedinem, ut fingam vocabulum, pro forma. Et hoc idem de cetetis nominibus dicunt ». ill Ivi: «Quidam tamen nimis ridiculose dicentes quod ‘omnis’ significat formam que debet dici omnitas, fingentes nomen ad similitudinem huius quod est ‘buzzanitas’. De hoc nomine quod est ‘richil’ dixerunt quod signi- ficat rem que non est pro substantia et nichilitatem pro forma ». 112 Ivi, pp. 231-232. 82 Alfonso Maierù stati trovati dall’imzpositor per parlare delle sostanze !5; gli altri nomi, che sono nomi di accidenti, significano non la sostanza, ma « modo substantie » !: così pure i sincategoremi e i « figmen- torum nomina » !5. A quest’ultima opinione sembra aderire ELIA (si veda) !!, In altri commenti a Prisciano vengono riprese alcune dottrine nelle quali le correlazioni significatio (primaria) —forma e signifi- catio (secondaria)—substantia (o subiectum d'una qualitas) si van- no sempre più accentuando, di modo che appellatio cessa di valere nominatio per limitarsi a designare una natura universale, o anche l’intellectus di essa. Così, le Glosule in Priscianum del ms. Colonia 201 affermano che il nome nozzinat la substantia per via dell’imzpositio ricevuta, ma significat la qualità !”, giacché la qualitas è in realtà la « causa [Dicunt ergo quod nomina propter substantias primo reperta sunt. Qui enim nomina primo imposuit, ad loquendum de substantiis ea invenit ». 114 Ivi: «Sed postea dilatata est locutio, ita scilicet ut non solum de substantiis, verum etiam de ceteris rebus vellent homines loqui. Imposuerunt itaque accidentibus nomina quibus de illis agerent, sed positio eorum est secuta positionem nominum prius impositorum propter substantias. Data sunt itaque nomina accidentibus sed ita ut quamvis significarent illa acci- dentia, tamen modo substantie significarent et in natura communi vel propria (vel) ut in natura communi vel propria. Scis quid est modo substantie signi- ficare: significare aliquid sine tempore et in casuali inflexione communiter vel proprie, vel quasi communiter vel quasi proprie ». 115 Ivi: i sincategoremi (omzzis, neullus) «[...] nichil significant sed tantum consignificant, ut ‘omnis’ consignificat quoniam universaliter et ita quod sine tempore in casuali inflexione et quasi communiter. Nichil enim commune pluribus designat, sed quasi commune aliquid significaret plura complectitur [...]. Hec vero habent alia nomina huiusmodi, ut ‘quis’, ‘nichil et figmentorum nomina, ut ‘hircocervus” et ‘chimera’, ita scilicet quod nichil possit obici contra ». 16 Ivi, p. 234. 17 Ampi passi ivi: cfr. p. 228, n. 1: nomen substantiam tantum inventionis nominum » !!, dal momento che la pluralità di qua- lità, cioè di forme, è la vera causa della pluralità di nomi. Il commento anonimo a Prisciano, contenuto nel ms. Vienna, lat. 2486, fornisce elementi, decisivi nel senso indicato, commen- tando le espressioni « significare substantiam » e « significare qualitatem ». Per la prima, l’anonimo autore riferisce un’opinione secondo la quale ogni nome significa sostanza e qualità: «[...] ‘homo’ significat essentiam que est horzo et istam proprietatem, scilicet humanitatem; et ‘albedo’ significat rem albam et aliquam proprietatem, scilicet albere vel facere album. Et sic omnia alia »!!. Per la seconda, si afferma: «Significare qualitatem est de notare de quo genere rerum aliquid sit vel de qua manerie. ‘Album’ bene denotat de quo genere rerum aliquid sit, scilicet quod ‘album?’ dicitur nomen corporum et quod semper intelligituralbum corpus » !®. Le espressioni « rem albam » del primo passo e « nomen corporum » del secondo non devono trarre in inganno: non si tratta di un significare che denoti realtà esterne, ma di un rinvio alla realtà specifica, astratta, universale, cioè alla forma che è oggetto dell’intelletto (intelligitur), come ben indicano i termini essentia, genus, maneries occorrenti nei testi. C'è uno slittamento della nominatio, 0 significazione secondaria, o appellatio, verso il piano mentale, comunque intralinguistico. Ciò trova ulteriore conferma nella dottrina secondo la quale se albume, posto a parte praedicati; nominat, quia ei fuit impositum, qualitatem vero significat non nuncupative, immo representando et determinando circa substantiam propter quam tamen notandam substantie fuit impositum »; perciò, continua il testo, ogni nome ha due significazioni: « [...] unam per impositionem in substantia, alteram per representationem in qualitate ipsius substantie [...]. Similiter ‘album? per impositionem significat corpus — idest nuncupative, quia qui dixit: «dicatur hec res alba”, non dixit: “substantia et albedo dicantur alba”; in quo notatur impositio —, albedinem vero significat per representationem ut principalem causam. Riportato ivi, p. 241. 120 Ivi, pp. 242-243. 84 Alfonso Maierù significa una qualità, posto però 4 parte subiecti significa una essenza !!, La prima parte di questa affermazione testimonia di una particolare interpretazione dell’appellatio come proprietà del predicato, il quale come tale « appellat formam » o « ratio- nem », come si vedrà; di modo che la dottrina dell’appellatio, se fa leva sul momento istitutivo della vox, dice riferimento alla realtà estramentale attualmente indicata; e se fa leva, invece, sul mo- mento ‘significativo’ (nel senso più forte), dice riferimento alla qualità o forma che è causa del nome. La glossa Promisimus, infine, riprendendo la distinzione tra nomi propri e nomi appellativi presente in Prisciano, analizza i rapporti tra significatio, appellatio e nominatio, riporta varie opi- nioni sullo sfondo della quadripartizione dei nomi di Guglielmo di Conches, e precisa che, secondo un’opinione, il « significare substantiam et qualitatem » è del nome proprio come del nome comune o appellativo !2; per un’altra opinione, invece, solo i nomi propri hanno appellatio-nominatio della sostanza significata, non della qualità, mentre i nomi appellativi hanno appellatio, e appellant i loro appellata in linea di diritto, ma non li nominant di fatto !*. Per quanto riguarda i nomi astratti della categoria [Modo opponitur eis de hoc quod dicit Boetius: “album michil significat nisi qualitatem”. Ita exponunt quod intellexit: quando po- nitur ex parte predicati, tunc significat qualitatem. Sed bene potest poni in subiecto; et tunc significat aliquam essentiam ut ‘album est corpus’: tunc ‘album’ quoddam corporeum significat ». 12 Dal ms. Oxford, Bodl. Laud. lat. 67, citato ivi, p. 258: «Et eorum que significant substantiam quedam determinant qualitatem circa substan- tiam, sive communem, ut ‘homo’, sive propriam, ut ‘Socrates’, que ‘Socra- titas” a Boetio appellatur [cfr. n. 13]. Concedunt ergo quod utrumque istorum nominum ‘homo’, ‘Socrates’ significat substantiam et qualitatem; neutrum tamen eorum plura, licet alterum sit substantia et alterum qualitas, que sunt plura, tamen significare substantiam et qualitatem non est significare plura ». 13 Ivi: «Nomen proprium nominat, idest appellat, cam substantiam quam significat, sed nullam qualitatem. De nulla enim qualitate agitur per Terminologia logica della tarda scolastica 85 della qualità, essi, — si dice, ed è dottrina più comune — sigri- ficant ma non appellant '*. I nomi concreti della categoria della qualità, infine, « nominant, idest appellant » le sostanze cui ineri- scono gli accidenti, e significant primariamente la qualità. Per questa seconda opinione, dunque, i nomi astratti signifi- cano, i nomi concreti della categoria di qualità significano e nomi- nano-‘appellano’, i nomi propri significano-nominano-‘appellano’ l'individuo ma non significano una qualità, i nomi comuni signi- ficano e ‘appellano’, e talora nominano. Il valore di appellare non coincide con quello di nomzizare, come si è constatato finora: l’ap- pellare dei nomi appellativi non dice necessariamente rinvio al referente estralinguistico, ma, sulla scia di quanto si è visto negli altri commenti a Prisciano, rinvia solo agli appellata, al correlativo mentale designato dal termine. Ci sono, anche da un punto di vista grammaticale ormai, gli elementi per una considerazione della funzione appellativa di un nome, all’interno di una proposizione, che sia condizionata appunto dalla struttura logico-linguistica della proposizione stessa. Già con i Tractatus Anagnini la dottrina dell’appellatio, alla proprium, ut hoc nomen ‘Socrates’ et significat et appellat hunc hominem. Appellativum vero significat substantiam et omnem appellat, sed non omnem, cui convenit proprietas designata per ipsum, scilicet humanitas, nominat, sed quamlibet substantiam cui ipsum convenit appellat, quia pro uno- quoque eorum habet poni. Ut hoc nomen ‘boro? significat hominem et omnem appellat et quemlibet hominem, sed nullum determinate ». 14 Ivi: «De hoc vero nomine ‘albedo’ dicunt quod solam qualitatem significat, scilicet a/bedinem, sed nullam appellat, tamen omnem significat ». 125 Ivi, p. 259: « Nominant autem, id est appellant, adiectiva substantias illas quibus insunt accidentia illa que eis significantur, ut ‘albus’ principa- liter significat qualitatem (substantiam: De Rijk) determinando eam inesse, secundario subiectum albedinis et illud nominant ». 86 Alfonso Maierù fine del secolo XII, non ha più una funzione centrale, ma il suo posto è occupato dalle dottrine della sigrificatio e della suppositio. L’autore, anonimo, richiamandosi alla distinzione tra nomi propri e nomi appellativi ‘%, caratterizza l’appellatio come proprietà di un termine di aver riferimento ai suoi appellata: in questo senso occorre a proposito della supposizione di un termine in presenza della dictio ‘alius’ '? e a proposito della supposizione conseguente all’uso comune (« de communi usu loquentium »), e in partico- lare discutendo « de nominibus articularibus », o nomi di dignità e cariche pubbliche, che, assunti al caso obliquo, hanno appellatio ristretta !8, Appellatio dunque occorre nella discussione più gene- rale dell’ampliatio e restrictio d'un termine, di cui si dirà nel seguente capitolo !?, Ma tra la fine del secolo XII e la prima metà del secolo XIII circa fiorì quel genere letterario noto col nome di sumzzulae; in esse la dottrina dell’appellatio, pur non svolgendo un ruolo cen- trale nella trattazione dei « parva logicalia », appare ormai matura da un punto di vista logico: l’appellatio non è più considerata come proprietà del nome in quanto tale, ma proprietà di un ter- mine in una proposizione, cioè in un contesto sincategorematico, in una struttura sintattica logicamente rilevante, nell’ambito della quale si precisano le possibilità operative dei termini. Se ancora nella Logica ‘Cum sit nostra’ il riferimento sintat- tico non è decisamente affermato e sussiste una considerazione del nome assunto nella sua atomicità !*, il discorso si fa più com- pleto e interessante negli altri trattati. 126 Tractatus Anagnini, cit., cfr. ad esempio pp. 301 e 316-317. 127 Ivi, p. 271: «[...] tunc precedens terminus restringitur ad suppo- nendum illa que cadunt sub appellatione sequentis termini », e ancora: « sub appellatione sequentis termini », nello stesso contesto. 128 Ivi, pp. 274-275: « nomina articularia sumpta per obliquum restrin- gunt appellationem, ut ‘video regem’, ‘loquitur de rege’ ». 129 Cfr. cap. II, $ 2. 130 Logica ‘Cum sit nostra’, cit., p. 449: «Et est appellatio sermonis Terminologia logica della tarda scolastica [Le Introductiones Parisienses, dopo aver definito i termini suppositio, significatio, consignificatio, definisce così l’appellatio: Appellatio, ut solet dici, est presentialis convenientia alicuius cum aliquo; vel: quedam proprietas que inest termino ex eo quod pro presenti significat, ut solet dici. Ut hoc nomen ‘Antichristus’ non appellat Antichristum, immo subponit et significat !, Perché un termine abbia appellazione, si richiede la conside razione della struttura proporzionale (convenientia) e il riferimento al tempo presente. Manca, nel testo, qualsiasi cenno all’appellatio come funzione del predicato !°. } Anche il Tractatus de proprietatibus sermonum definisce l’ap- pellatio indicando come elemento caratterizzante la connotazione temporale del tempo presente ‘*, che deve aver luogo in un con- testo proposizionale !*. E poiché l’appellatio è inferiore alla suppo- predicabilis significatio sine tempore [...]. Vel: appellatio est proprietas ter- mini communis quam habet secundum quod comparatur ad sua singularia, que comparatio inest ei secundum quod appellat. Ut cum dicitur: ‘homo est animal’, iste terminus ‘homo? habet comparationem ad singularia, que com- paratio inest ci secundum quod appellat Socratem vel Platonem »: interes- sante il rilievo relativo alla predicabilità, ma il prosieguo del discorso mostra qual è il vero interesse del nostro testo. Si noti che la suppositio è definita «substantiva rei designatio, idest significatio termini substantivi»; è chiaro, dall’analisi di homo contenuta nel primo testo, che suppo- sitio e appellatio non si escludono. 131 Introductiones Parisienses, cit., p. 371. 132 Seguono (ivi, pp. 371-373) sei regole relative all’ampliatio e alla restrictio di suppositio e appellatio. 133 Tractatus de proprietatibus sermonum, cit., p. 722: « Appellatio est proprietas que inest voci ex eo quod assignet aliquem mediante verbo pre- sentis temporis. Per hoc patet quod ille terminus tantummodo appellat qui vere potest sumi cum verbo presentis temporis; ille vero nil appellat qui vere non potest sumi cum verbo presentis temporis, ille scilicet qui nil potest significare presentialiter. Appellare est assignare aliquem. Unde terzzinum appellare nil aliud est quam terzzinum convenire alicui, hocest esse assignare alicui me- diante verbo presentis temporis ». 88 Alfonso Maierù sitio, in quanto è un capitolo di essa !%, l’appellatio può essere anche definita come la coartatio (o restrictio) della suppositio mediante il verbo di tempo presente !%, La Dialectica Monacensis, agli elementi già rilevati della conno- tazione temporale in un contesto proposizionale, aggiunge che 4p- pellare è accidentale per il termine, e che la funzione del termine che appellat è quella di essere predicato !”. Ancora, le Suzzzze Metenses caratterizzano in modo molto chiaro l’appellatio come suppositio del termine « pro iis qui sunt », « pro existente », a differenza della supposizione, che è funzione del termine non legata ai « presentia supposita » !*. 135 Ivi: «[...] cum suppositio et appellatio se habeant quasi superius et nferius [...]». 136 Ivi, pp. 722-723: « Quoniam (autem) variatur per verbum presentis emporis vel preteriti vel futuri, et cum talis variatio sit suppositio coartata et talis suppositio coartata per verbum presentis vel preteriti vel futuri dicatur appellatio. Dialectica Monacensis, cit., p. 616: « Dicitur autem terminus appel- lare id de quo vere et presentialiter et affirmative potest predicari. Ut patet in hoc termino ‘bomzo’, qui appellat Sortem, Platonem, et omnes alios presen- tes. Et notandum quod terminus communis hoc quod appellat, supponit. Sed non convertitur, quia multa supponit que non appellat. Iste enim ter- minus ‘bozz0? supponit Cesarem et Antichristum, non tamen appellat cos, eoquod. non sunt presentes. Unde accidentale est termino appellare id quod modo appellat, quia iste terminus ‘hozz0” appellat Sortem cum ipse est, cras non appellabit ipsum dum ipse non est, sed tamen supponit ». La supposi- zione è comunque superior all’appellazione; di essa si afferma: «[...] ter- minus communis pet se sumptus supponit pro omni quod potest participari formam eius:[...] », dove è presente un riferimento alla forzz4 (natura uni- versale) come residuo delle interpretazioni dell’espressione: « substantia et qualitas ». 1388 Cfr. Summe Metenses, cit., p. 458: «Quoniam appellatio est nota corum. que accidunt termino inquantum est in propositione, ideo viso de suppositione termini videndum est de appellatione eiusdem et de diffe- rentia que est inter appellationem et suppositionem. Sciendum tamen quod appellatio termini est suppositio eius pro iis qui sunt. Unde appellata dicuntur presentia supposita; suppositio est tum pro existente tum pro non Terminologia logica della tarda scolastica 89 Questa caratterizzazione è prevalente nel secolo XIII, e non solo nelle varie sumzzzulae, ma anche in testi come lo Speculum doctrinale di Vincenzo di Beauvais !*. Lamberto di Auxerre ricorda quattro accezioni di appellatio, ma afferma che il valore principale resta « acceptio termini pro supposito vel suppositis actu existentibus » !°. Pietro Ispano a sua volta definisce senz'altro: « Appellatio est acceptio termini pro re existente », il che rende questa funzione del termine diversa dalla significatio e dalla suppositio !!. La necessità dell’attuale esistenza della cosa appellata fa sì che Pietro attribuisca l’appellatio non solo ai nomi comuni, ma anche ai nomi propri quando designano una realtà esistente ‘4°. Bisogna però distinguere due casi existente. Et ex hoc patet differentia inter appellationem et supposi- tionem [...]. Non autem terminus appellat nisi pro eo qui vere est. Et propterea manifestum est quod multos appellavit quos modo non appellat, et multos postea appellabit; item multos appellabat (appellat: De Rijk) quos modo non appellat nec postea appellabit ». 139 Vincenzo DI BEAUVAIS, op. cit., 240: « Appellatio vero dicitur quae- dam proprietas quae inest termino, eo quod ille potest accipi pro aliquo supposito actu existente. Unde differt a suppositione, eo quod suppositio est indifferens respectu entium, et non entium [...]: unde suppositio communior est quam appellatio »; per la distinzione tra nomi comuni o appellativi e nomi propri, cfr. ivi, 95-98. 140 In PRANTL, Appellatio dicitur quatuor modis: propria nominatio, proprietas nominum, acceptio termini pro supposito sub suo significato, acceptio termini pro supposito vel pro sup- positis actu existentibus... Quarto modo est principalis intentio... ». 141 Summulae logicales, cit., 10.01, p. 102; continua così il testo cit.: «Dico autem “pro re existente”, quia terminus significans non ens nihil appellat, ut “Caesar” vel “Antichristus”, et sic de aliis. Differt autem appellatio a suppositione et significatione, quia appellatio est tantum de re existente, sed suppositio et significatio sunt tam de re existente quam non existente, ut “Antichristus” significat Antichristum et supponit pro Anti- christo, sed non appellat, “homo” autem significat hominem et supponit de natura sua tam pro hominibus existentibus quam non existentibus et ap- pellat tantum homines existentes ». 14 Ivi, (10.02): « Appellationum autem alia est termini communis, ut 90 Alfonso Maierù riguardo all’appellatio del termine comune: se il termine ha sup- posizione semplice (se cioè sta per l’essenza comune d’una cosa), allora « idem significat, supponit et appellat »; se invece ha sup- posizione per i suoi inferiora, esso significat la natura comune, supponit per quegli inferiora per i quali viene quantificato e ap- pellat gli inferiora esistenti !9. L’uso dei termini appellatio, appellare da parte di Guglielmo di Shyreswood merita un discorso più ampio. Innanzi tutto, va precisato che secondo Guglielmo appellatio è la generale predica- bilità del nome in una proposizione che abbia il tempo presente !*. Ma il maestro ci informa che, secondo alcuni (guidar), il predi- cato ha appellatio mentre il soggetto ha suppositio 5. Ora, la “homo”, alia termini singularis, ut “Socrates”. Terminus singularis idem significat, supponit et appellat, quia significat rem existentem, ut “Petrus” ». 143 Ivi, 10.03, pp. 102-103: «Item, appellationum termini communis alia est termini communis pro ipsa re in communi, ut quando terminus habet simplicem suppositionem, ut cum dicitur “homo est species” vel “animal est genus”; et tunc terminus communis idem significat, supponit et appellat, ut “homo” significat hominem in communi et supponit pro homine in communi et appellat hominem in communi. Alia est termini communis pro suis inferioribus, ut quando terminus communis habet personalem supposi- tionem, ut cum dicitur “homo cutrit”. Tunc “homo” non significat idem, supponit et appellat, quia significat hominem in communi et supponit pro particularibus et appellat particulares homines existentes. Introductiones în logicam, Appellatio autem est presens convenientia termini i.e. proprietas, secundum quam significatum termini potest dici de aliquo mediante hoc verbo: est [...]. Appellatio autem (sc. est) in omnibus substantivis et adiectivis et participiis et non in pronominibus, quia non significat formam aliquam, sed solam substantiam » (abbiamo tenuto presente le correzioni suggerite in KNEALE, op. cit., pp. 246 sgg., al testo che il Grabmann ha fissato nell’ed. cit.), e p. 82: « Appellatio autem inest termino, secundum quod est predicabilis de suis rebus mediante hoc verbo: est »; cfr. DE Rik, op. cit., II, i, pp. 563 sgg. In questo senso il BocHENSKI, A History of Formal Logic, cit., p. 176, intende appellare come ‘nominare’ le cose presenti. GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, op. cif., p. 82: « Dicunt igitur quidam. quod terminus ex parte subiecti supponit et ex parte predicati appellat ». Terminologia logica della tarda scolastica 9i supposizione può essere duplice: « aut secundum actum aut secundum habitum; della supposizione abituale (che ha ri- scontro nella supposizione naturale di Pietro Ispano 19), scrive: « Secundum autem quod est ‘** in habitu dicitur suppositio signifi- catio alicuius ut subsistentis. Quod enim tale est, natum est ordinari sub alio »; la supposizione attuale è definita « ordinatio alicuius intellectus sub alio » !: un termine, in quanto tale, è naturalmente capace di fungere da soggetto e in tal caso ha supposizione abituale; se è usato in una proposizione, esso è attualmente ‘ordinato’ a un predicato, ed ha supposizione attuale. Ciò premesso, Guglielmo commenta così l’opinione dei quidam: Et sciendum, quod ex parte subiecti supponit (sc. terminus) secundum utramque diffinitionem suppositionis (sc. actualem et habitualem), ex parte autem predicati supponit secundum habitualem suam diffinitio- nem. Scieridum etiam quod terminus ex parte subiecti appellat suas res, sed non secundum quod est subiectum. Ex parte autem predicati appellat. Secundum autem quod predicatum, comparatur ad subiectum suum per aliquam suarum rerum et secundum hoc appellat 199. Sembra di poter ricavare dal testo le seguenti affermazioni: la supposizione attuale non importa l’appellatio; la supposizione abi- tuale, propria del termine in quanto tale, importa l’appellatio; l’appellatio è perciò proprietà del termine in quanto tale: il sog- getto appellat in forza della sua ineliminabile supposizione abi tuale, il predicato appellat in quanto esso ha solo supposizione abituale; e poiché il predicato significa una forma che inerisce alla substantia del soggetto, il termine predicato designa solo una 16 Ivi, p. 74. . o 147 Summulae logicales, cit., 6.04, p. 58; cfr. DE Ru, op. cit., II, i, pp. 566 sgg.; cfr. anche cap. II, nn. 67 e 69. : 188 Nel testo di GueLIELMO DI SHYRESWOOD, op. cit., p. 74, si legge sunt, che è riferito insieme a suppositio e copulatio. 149 Ivi. 150 Ivi, p. 82. 92 Alfonso Maierù 151 x n forma e appellat secondo che è ordinato al soggetto, e grazie al soggetto; il predicato è quindi assunto nella sua intenzione e aa; - ; inerisce’ al soggetto che riceve estensione dalla copula !2. Da quanto si è detto, appare evidente che la dottrina della appellatio proposta da Guglielmo è ancora legata all’analisi gram- maticale della relazione che intercorre tra nome appellativo e realtà designata. Ma resta vero ancora, per Guglielmo, che il nome, per sua natura (de se), «supponit pro presentibus » !* cioè ha la funzione, che gli deriva, come si sa, dalla sua impositio, di nominare le cose presenti: è questa la ragione per cui l’appel- latio è legata, come a sua « conditio sine qua non », alla connota- zione temporale della copula di tempo presente. 151 Cfr. ivi, p. 78: «Queratur, utrum dictio, que predicatut, predicet solam formam et si stet simpliciter aut non. Et videtur, quod non. Si enim ita esset, vere diceretur: quedam species est homo sicut dicitur: homo est species. Dicendum, quod hoc non sequitur. Omne enim nomen significat solam formam et non absolute, sed inquantum informat substantiam deffe- rentem ipsam et sic aliquo modo dat intelligere substantiam. Nomen ergo in predicato dat intelligere formam, dico, ut est formam substantie subiecti. Et ideo cum illa substantia intelligatur in subiecto, non intelligetur iterum in predicato. Unde predicatum solam formam dicit ». Si ricordi che significatio è definita (ivi, p. 74): « presentatio alicuius forme ad intellectum »: forma è una natura universale; per il De Rij€, op. cit., II, i, p. 563, n. 3, l’espres- sione « significatum termini » del primo testo della n. 144 vale « the universal nature the term signifies ». 12 Così il De Rug (ivi, p. 564) intende il passo di Guglielmo: di contro ai « quidam » che appaiono sostenitori della teoria dell’identità per quanto riguarda la copula (soggetto e predicato hanno la stessa estensione, indicata dalla copula), Guglielmo è sostenitore della teoria dell’inerenza (per la quale cfr. Moopy, Truth and Consequence..., cit., pp. 32 sgg., e cap. III). sa Cfr. GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, op. cif., p. 85: «Et dico, quod ille terminus: homo supponit pro presentibus de se, quia significat formam in comparatione ad suas res. Hec autem comparatio tantum salvatur in existen- tibus. Solum enim est suum significatum forma existentium et proprie pro hiis supponit de se »; per forma, e significatum, cfr. n. 151; per l’interpre- tazione proposta, cfr. KNEALE, op. cit., pp. 247-248. Terminologia logica della tarda scolastica 93 Di contro alla dottrina che interpreta l’appellatio come una specie di suppositio, e precisamente quella specie che vale in rela- zione al tempo presente, dottrina che deriva dall’affermarsi della suppositio come teoria generale del termine nella proposizione in sostituzione dell’appellatio (ben illustrata dal De Rijk'*), sopravvive nelle sumzzzulae l’interpretazione dell’appellatio come proprietà del termine derivante dalla primitiva impositio: essa è documentata dall’Ars Meliduna, dalle Sumule dialectices attribuite a Ruggero Bacone, ma anche nel Compendium studii theologiae di Ruggero Bacone. Se, per parte sua, l’Ars Meliduna afferma ancora le tesi dell’appellatio come risultato immediato dell’institutio 9, della 154 Cfr. Logica modernorum. Causa institucionis vocum fuit manifestacio intel- lectus, idest ut haberet quis quod alii intellectum suum manifestaret [....]. Notandum tamen quod institucio vocum non fuit facta ad significandum, sed tantum ad appellandum, quippe cum appellacio vocum magis sit necessaria ad loquendum de rebus subiectis quam significacio. Quod autem ad appel landum fuerint voces institute, satis probabiliter coniectari potest ex illa inposicione vocis que fit cum puero nomen inponitur: ibi enim non queritur quid significabit illud nomen vel quo nomine puer significabitur sed pocius quid appellabitur. Amplius autem ex hoc quod ubicunque proprie ponuntur nomina in supposito semper ponuntur ad agendum de appellatis tantum, ut dicto quoniam horzo currit. Appellant ergo nomina res illas propter quas supponendas fuerunt instituta. Verba quoque similiter, saltem casualia, idesi participia. Licet autem ad appellandum tantum fuerint institute voces, tamen preter appellacionem habent etiam significacionem, sed hanc ex appellacione contraxerunt sive ex institucione facta ad appellandum ». Discutendo della significazione dei nomi, l’autore c’informa che, secondo una tesi, essi signi ficano le forme ideali, per cui « desinente re appellata, manet vocis signifi- catio » (ivi, p. 295); ciò ricorda da vicino quanto scrive GIOVANNI DI Sa LIsBURY, Metalogicon, cit., IV, 35, p. 205: « [...] temporalia uero widentur quidem esse, co quod intelligibilium pretendunt imaginem. Sed appellatione uerbi substantiui non satis digna sunt que cum tempore transeunt, ut nun- quam in eodem statu permaneant, sed ut fumus euanescant; fugiunt enim, ut idem (sc. Plato) ait in Thimeo, nec expectant appellationem »; cfr 94 Alfonso Maierù necessità del riferimento al presente e della priorità logica della significatio e della suppositio rispetto all’appellatio, giacché il nome conserva quelle quando perde questa in seguito alla distru- zione della cosa ‘appellata’ !*, il discorso diventa più articolato negli altri due testi. L’autore delle Sumzule scarta sia la dottrina della suppositio come proprietà del soggetto !”, sia quella dell’appellatio come proprietà del predicato: l’appellatio è ordinata agli appellata e perciò è proprietà del soggetto come del predicato, giacché en- trambi sono ordinati agli appellata; e poiché i termini che hanno appellazione sono usati nella loro valenza significativa, ogni 4ppel- latio è personale (‘personale’ indica che il termine è usato a deno- tare le realtà significate) e si può articolare a somiglianza della supposizione personale ‘*. L’autore, inoltre, ricorda due opinioni Timaeus a Calcidio translatus commentarioque instructus, ed. T.H. Waszink, « Plato latinus », IV, Londini et Leidae 1962, p. 47. Cfr. MurraLry, The « Summulae logicales » ..., cit., pp. lviti-lix. 156 Ars Meliduna, cit., p. 316: «Significat enim hoc nomen ‘Cesar’ adhuc illud individuum quod olim significavit. Neque enim nomen re (ce)dente significationem amisit quam prius habuerit, sed appellationem, — que est per verbum presentis temporis vera attributio sive copulatio. Unde et semper exigit rem existendi. Distat ergo inter suppositionem, signi- ficationem, appellationem, quia duo prima precedunt tertium, ut in hoc nomine ‘Antichristus’; semper etiam post ipsum manent, ut in hoc nomine ‘Cesar’; ipsa vero simul. Significat itaque ‘Cesar’ individuum, non quod modo sit individuum, sed quod est vel fuit vel erit. Et ita significat individuum quod non est nec tamen (erit) aliquod individuum. Sicut supponit vel, secundum alios, significat boro qui non est et tamen quilibet homo est, quia significatio dictionis appellationem ampliat ». 157 Sumule dialectices, cit., p. 268: «[...] quarto modo dicitur supposicio ‘proprietas termini subjecti’, sive subjecti in quantum alii supponit et subicitur in oracione »; quindi è scartata la tesi che intende la suppo- sitio come « substantiva rei designacio » (ivi). 1588 Ivi, p. 277: «[...] dicitur quod appellacio est termini predicabilis sine tempore significatio (significato: Steele). Quod est falsum: quia appel- lacio dicitur per comparacionem ad appellata que respicit. Cum igitur subjectus terminus equaliter respiciat appellata, sic terminus predicatus erit appellacio Terminologia logica della tarda scolastica 95 relative al riferimento temporale del nome che ha appellatio: una, più diffusa, sostiene che il termine comune denota tutti i suoi (possibili) appellata, senza alcun riferimento temporale (su questa affermazione, legata all’analisi del momer appellativum, fa leva la dottrina dell’ampliatio e della restrictio); l’altra, invece, intende l’appellatio del termine come riferita al presente, giacché « ter- minus est solum nomen presencium » !’. Questa seconda è l’opi- nione condivisa dall’autore delle Sumzzle; fra i vari argomenti addotti a sostegno di essa, uno è ricavato dalla dottrina della ampliatio: se il termine avesse appellazione per il presente come pet il passato e il futuro, l’ampliazione non avrebbe senso !, e conclude: Dicendum est igitur quod terminus est solum nomen presencium vel existencium, nomen dico significacionis [...]. Quare terminus de se solum concernit presencia, et supponit pro illis de sui materia; pet naturam autem verbi de preterito et futuro, vel habenti materiali eorum ut verba ampliandi, poterunt stare pro preteritis et futuris!9!, All’obiezione, che si può formulare contro la tesi che so- stiene essere elemento caratterizzante dell’appellatio il riferimento al tempo presente, che cioè il nome, a differenza del verbo, non connota il tempo, e quindi non è giustificato alcun riferimento subjecti sicut predicati. Cum igitur omnis appellacio sit respectu significacio- num, omnis appellacio erit personalis. Sicut autem supposicio personalis dividitur sic appellacio potest dividi; alia discreta, alia communis etc., et competunt eadem exempla tam a parte subiecti quam a parte predicati »; cfr. Duplex tamen est sentencia de appellacionibus, quia quidam dicunt quod terminus appellat de se appellata presencia, preterita et futura, et est communis entibus et non-entibus. Alii dicunt quod terminus est solum nomen presencium et nichil est commune enti et non-enti, sive preterito, presenti, et futuro, secundum quod dicit Aristoteles in primo Metaphysice ». 160 Ivi, p. 280. 161 Ivi. 96 Alfonso Maierù temporale ‘2, l’autore risponde che il nome, di per sé, né significa né consignifica il tempo, ma, piuttosto, l’imzpositio che è all’ori- gine del nome è in relazione alla « res praesens » da nominare, e la significatio che ne consegue non può prescindere da ciò !9, Dalla stessa posizione muove Ruggero Bacone nel Corzpen- dium: in polemica con Riccardo Rufo di Cornovaglia, nega che il nome designi un « esse habituale » indifferente alla connotazione temporale e quindi valido per presente, passato e futuro!” e si richiama all’originaria imzpositio del nome che esige la presenza della cosa designata. E all’obiezione che il nome « significat sine tempore », risponde che ciò è detto « quantum ad modum significandi, non quantum ad rem », che anzi, usare un termine per designare una realtà non più esistente o non esistente è usarlo equivocamente e, in fondo, dare ad esso una nuova impositio !£; e ancora: una vox petde la sua significatio una volta distrutta la « res signata »; se dunque una vox significa una realtà non più presente, lo fa perché riceve una nuova imzpositio 19. 16 Ivi, p. 283: «His suppositis, est dubitacio super jam dicta quod nomen significat sine tempore, igitur hujusmodi termini ‘homo’ ‘Sor’, cum sint nomina, non determinant sibi tempus aliquod, nec appellata magis presencia quam preterita vel futura ». 163 Ivi: «[...] inponitur enim nomen rei presenti et appellato presenti. Oportet enim quod sit presens et ens actu cui nomen inponatur. Set hoc dupliciter: aut ens actu et presens in rerum natura, ut ‘homo’ ‘asinus’, aut secundum animam, ut ‘chimera’ et hujusmodi ficta apud intellectum et cognicionem ». 14 Compendium ..., cit., p. 55. 165 Ivi, p. 54: «Nunquam enim homines, quando inponunt nomina infantibus vel animalibus suis, respiciunt nisi ad res presentes sensui, et ideo non abstrahunt a presenti tempore, nec ab actuali »; cfr. Ars Meliduna, in n. 155. 16 Ivi, p. 57: «Sic possumus inponere illis nomina, set alia inposi- cione et alia quam illa que entibus fit, et equivoce; ut Cesar potest per nouam inposicionem significare Cesarem preteritum vel futurum vel mortuum, set equiuoce enti et non enti ». 167 Ivi, p. 60: in part.: «Si enim non est pater, non est filius, nec Terminologia logica della tarda scolastica 97 I testi ora esaminati rappresentano indubbiamente i documenti d’una sopravvivenza di tesi tradizionali, talora riprese polemica- mente (da Bacone) contro l’affermarsi di quella considerazione dell’appellatio che abbiamo detto sintattica: il termine può essere considerato nel momento della sua utilizzazione in una proposi- zione, e in tal caso ha appellatio quando la supposizione di esso è rapportata al presente. Una tale considerazione è possibile grazie al sostituirsi della dottrina logica della suppositio, come dottrina generale del termine nella proposizione, a quella del- l’appellatio, che, muovendo da premesse prevalentemente gram- maticali (nomen appellativum), si era affermata prima come dot- trina del rapporto intercorrente tra il momzen comune e i suoi appellata e poi come dottrina del zomzen condizionato dal tempo del verbo nella proposizione; i due modi di considerare l’appel- latio sono esemplificati, fra l’altro, dalle due opinioni che abbiamo visto nel testo delle Suzzule dello ps. Bacone. Ma, insopprimibile, rimane l’esigenza di rapportare il nome al suo momento istitutivo, quando si pongono le premesse del- l’appellatio e della significatio; la tesi del decadere della vox dalla sua significatio quando vien meno la « res appellata » sostenuta da Ruggero Bacone finisce, però, per distruggere la possibilità non solo d’un discorso logico, ma d’un qualsiasi discorso. Niente di nuovo, rispetto a quanto si è detto, si trova nella tradizione dei commenti ad Aristotele fioriti nel secolo XIII !8. e contrario: set signum et signatum sunt relatiua, ergo perempto signato, non erit vox significatiua ». 18 Si veda, ad esempio, ALserto Magno, Praedicamentorum liber I, in Opera, I, cit., pp. 157b (i derominativa) e 158b: «Et quod dicitur appellationem (quae dicitur quasi ad pulsum, et componitur ab 4 praepo- sitione et pello, pellis) notat, quod alienum pulsum sit ad id quod deno- minatur, sicut et nomen proprium appellatio vocatur proprie, quia ex col- lectione accidentium ad id significandum appulsum est. Nomen enim com- mune propter hoc dicitur appellativum, eo quod in eo multa pelluntut in unum, et ideo est commune multorum ». Ma si veda, per questi riferi- [La trattazione della dottrina dell’appellatio qual è svolta dai maestri del secolo XIV presuppone la conoscenza dei problemi finora esaminati, da quello dei patonimi a quello del « nomen appellativum » a quello, ancora, che è posto dalla domanda se l’appellatio sia una proprietà del predicato e se rimandi a una forma o natura universale. Di Occam si è parlato a proposito dei patonimi; si è visto che la sua dottrina è punto di arrivo di una tradizione di analisi, puntualizza lo status dei problemi e fissa una terminologia. Per quanto riguarda l’appellatio, il « Venerabilis Inceptor » ne precisa il significato una prima volta in rapporto a suppositio, una seconda distinguendo due accezioni di appellare. Ecco il primo passo, tratto dalla Sumzmza logicae: Est [...] sciendum, quod ‘suppositio’ accipitur dupliciter, scilicet large et stricte. Large accepta non distinguitur contra pes arena sed appellatio est unum contentum sub suppositione. Aliter accipitur stricte, secundum quod distinguitur contra appellationem !9, Il secondo passo si legge nell’Elementarium logicae: ‘Appellare’ autem et ‘appellatio’ dupliciter accipitur; uno modo pro significare plura, per quem modum dicuntur quaedam nomina esse nomina appellativa, non praccise quia significant sed quia significant plura. Ideo nomina propria non sunt nomina appellativa [...]. Aliter accipitur appellare pro termino exigere vel denotare seipsum debere sub propria forma, id est ipsummet praedicari in aliqua alia propo- sitione. Et sic solebant (dicere) quod praedicatum appellat suam for- mam et subiectum non appellat suam formam. Nel primo testo Occam afferma che « appellatio est unum menti e per altri, Miztellateinische Worterbuch, s.w. appellatio e appel- lativus. 169 Summa logicae, cit., pp. 175-176. 0 Elementarium logicae, cit., pp. 217-218. i Terminologia logica della tarda scolastica 99 contentum sub suppositione » nel senso che essa è un capitolo della supposizione !; appellatio invece si contrappone a suppo- sitio solo se si intende che questa è proprietà del soggetto e quella del predicato: a chiarire il secondo valore giova il testo del- l’Elementarium. La prima accezione di appellatio, appellare è legata alla dottrina del « nomen appellativum », la seconda invece caratterizza l’appellatio come proprietà del predicato che « appel- lat suam formam ». Ma cosa valga questa espressione si ricava da altri passi: nella Sumzzza logicae l’espressione vale: « ipsum (sc. praedicatum) et non aliud » !2, nell’Elementarium essa è glossata con « praedicatum ipsum non mutatum seu variatum nec alio sibi addito » !#: dal punto di vista logico, una proposizione il cui predicato « appellat suam formam » è vera quando lo stesso ter- mine, non mutato, cioè assunto per tutto ciò che esso importa dal punto di vista della sigrificatio, è predicato « de illo, pro quo subiectum supponit, vel de pronomine demonstrante illud praecise, pro quo subiectum supponit » ! facendo una proposizione vera; così, perché sia vera la proposizione « album fuit nigrum », è necessario che sia stata vera una volta la proposizione: « hoc est nigrum ». Ora, non è richiesto in tali proposizioni che ciò valga anche per il soggetto !5: è noto infatti che il verbo condiziona ciò che segue ad esso, non ciò che precede, e che il soggetto di una proposizione con verbo di tempo o comunque di valote di- verso dal semplice presente ha supposizione per ciò che è o pet ciò che può essere (o per ciò che fu, o sarà), mentre il predicato ha 171 Per Pu. Bonner (Ockbam's Theory of Signification, « Franciscan Studies», VI [1946], pp. 143-170, ora in Collected Articles on Ockham, cit.: v. in part. p. 230, n. 51) e il De RiJ€ (op. ciz., II, i, p. 564) è quel capitolo che riguarda la supposizione di un termine in relazione a cose esistenti; ma cfr. nn. 186 e 187. 172 Summa logicae, cit., p. 195 (l’espressione occorre anche a p. 242). 173 Elementarium logicae,  Summa logicae, cit., p. 195. 175 Elementarium logicae, cit., p. 218. 100 Alfonso Maierà supposizione, nel suo valore specifico, per il tempo e il valore indicato dal verbo !. Nella dottrina dell’appellatio di Riccardo di Campsall vanno distinte due fasi: la prima è quella che emerge dalle Questiones super librum Priorum analeticorum, la seconda si riscontra nella Logica. Nel primo testo, appellare occorre sia in concorrenza con sup- ponere, almeno in un caso in cui si tratta della suppositio del predicato !”, sia nell'espressione « predicatum appellat suam for- mam », che è usata come medium di argomentazione 18. l’autore non fa riferimento ad alcuna connotazione temporale in questi con- testi, e l’esclude esplicitamente là dove definisce il nome comune o appellativo come quello che « significat naturam communem habentem supposita » !?: qualora non avesse un « suppositum presens » o  412 Alfonso Maierù In conclusione, Wyclif conosce due grandi generi di probazio: una legata ai termini mediati, l’altra, meno formalizzata, che si ricollega forse a una tradizione vicina a quella testimoniata dai Tractatus Anagnini”. Infine, è importante rilevare che i maestri di formazione pari- gina, ma anche Occam, non conoscono altro tipo di probatio che non sia la expositio: da questo, che è il più diffuso, comin- ceremo l’esame dei singoli modi di ‘prova’ della verità delle proposizioni. 4. L’« expositio » I termini exponere, expositio hanno una loro storia ante- riore all’uso che ne fanno i logici nel medioevo, sia nel campo blema possit pluribus modis concludi. Ad quod dubium sine verbis respon- deo quod particularis affirmativa et universalis negativa de subiectis non transcendentibus ad minus quadrupliciter probari possunt: a priori, a poste- riori, aeque et indirecte; ut ista propositio: ‘homo currit’ a posteriori potest probari sic: ‘hoc currit et hoc est homo, igitur homo currit*; a priori sic: ‘omne animal currit, homo est animal, igitur homo currit’; ab aeque sic: ‘risibile vel animal rationale curtrit, igitur homo currit*; indirecte sic: quia contradictoria istius significantis principaliter quod homo currit est falsa, igitur ista est vera ‘homo cutrit’ ». C'è da notare che il procedimento a priori, quale qui esposto, ricorda molto da vicino l'operazione contraria alla resolutio che Billingham chiama compositio; quello 4 posteriori, stando all’esempio addotto, si identifica con la resolutio stessa; la probatio ab aeque non contiene alcun accenno all’expositio, che è invece presente in Wyclif; infine, la probatio indirecta è identica alla probatio indirecta ex opposito di Wyclif. La dipendenza di Pietro da Wyclif non è proprio docu- mentabile, come si vede: va piuttosto detto che una stessa tradizione è giunta ai due autori, probabilmente da fonte inglese; in Wyclif l'utilizzazione di questa quadruplice probatio è puntuale e normale, mentre Pietro, per quanto mi risulta, non va oltre questo cenno. 5 Manca in Wyclif ogni riferimento alle « probatio per habitudinem Terminologia vogic. delta tarda scolastica 413 della retorica ® che in quello delle tecniche di approccio agli auctores oggetto di lectio ®. Il Mullally nota che l’origine del termine va ricercata nell’esigenza di chiarire i vari sensi del di- scorso, compito che già Cicerone assegnava alla dialettica 2. L’affer- mazione torna nel medioevo *, in un contesto in cui si discute del compito che spetta al commentatore di Prisciano; in verità, l’esi- genza stessa della expositio, a tutti i livelli, ha la sua origine nel bisogno di chiarire, illustrare, mostrare qualcosa mediante discorso. Nel secolo XII troviamo in testi di logica due usi di expomere: uno, relativo alla vox che « exponitut per significationem alterius predicabilium » che ha una lontana parentela con la probatio officialiter, come si dirà nel $ 6; cfr. Tractatus Anagnini, cit., pp. 285 sgg. 9 Per la retorica, cfr. LausBERG, op. cif., pp. 700 sg., sv. exponere ed expositio. 61 Cfr. Boezio, In Arist. Periermenias, I ed., cit., p. 132; II ed. cit., p. 157: expositor è il ‘commentatore’; e p. 7: « Cuius expositionem nos scilicet quam maxime a Porphyrio quamquam etiam a ceteris transferentes Latina oratione digessimus »; Cassionoro, Institutiones, cit., I, VIII 16, p. 32: «[...] nequaquam vobis modernos expositores interdico ». Per la distinzione tra autentici, disputatores, introductores e expositores cfr. E. R. Curtius, Europdische Literatur, Bern 19619, p. 264.  MutLaLty, The « Summulae logicales » ..., cit., pp. lxxiv sgg., in part. p. lxxiv n., cita Cicerone, Bruto, xLI, 152: «[...] latentem explicare defi- niendo, obscuram explanare interpretando [....] ». Il MuLLaLty, ivi, cita anche De doctrina christiana di S. Agostino, III, dove le ambiguità verbali sono chiarite con l’applicazione di regole grammaticali.  GucLieLMo DI ConcHes, De philosophia mundi, P. L. 172, 101-102: «Antiqui vero glosatores [...] in expositione accidentium erraverunt. Quod ergo ab istis minus dictum est dicere proposuimus, quod obscure exponere, ut ex nostro opere causas inventionis predictorum aliquis querat et diffinitionum Prisciani expositiones [...] » (il passo è cit. dal De Rixk, Logica modernorum, Il, i, cit., p. 110, che segue il testo corretto da E. JeaunEAU, Deux rédactions des gloses de Guillaume de Conches sur Priscien, « Recherches de théologie ancienne et médiévale », XXVTI [1960], p. 218). 414 Alfonso Maierà vocis » #, l’altro relativo alla propositio 9. Questo secondo solo, opportunamente precisato, diviene corrente nella logica medievale. Che a questo stadio l’accezione sia generica, si può constatare anche in Abelardo #; ma ben presto essa si fa più rigorosa. La propositio in tal caso è detta exporibilis. Ma poiché essa è tale in virtù di una vox 0 dictio, è necessario individuare quali dictiones rendano esponibile la proposizione. Si afferma quindi che le dictiones aventi tale proprietà sono quelle sincategorematiche o aventi un importo sincategorematico. Pietro Ispano, nel Tractactus exponibilium, così definisce la propositio exponibilis: Propositio exponibilis est propositio habens obscurum sensum expo- sitione indigentem propter aliquod syncategoreuma in ea implicite vel explicite positum vel in aliqua dictione [....] mentre Buridano afferma: expositio non est nisi explanatio significationis syncategoreu- matum $, La ricerca dell’identificazione dei termini esponibili è operata % Glose in Arist. Sopb. el., cit., p. 212: «Figura dictionis secundum significationem est cumz una vox exponitur per significationem alterius vocis, ut hec vox ‘quid’ exponitur per quale vel quantum, quia iste voces non videntur differre in significatione, tamen differunt » (cfr. anche De RK, op. cit., II, i, p. 500, n.). 6 Introductiones dialetice secundum Wilgelmum, ms. Vienna lat. 2499, f. 27r, cit. in De Rik, op. cit., II, i, p. 132: «Sed quocumque modo ipsi exponant istam propositionem: ‘quoddam animal est homo’, absurdum est eam dici regularem, quia absurdum est ut illud quod prorso continetur ab aliquo in ordine predicamenti, de continenti regulariter predicetur »: si tratta semplicemente della conversione della proposizione. $ Cfr. cap. V, n. 74; v. anche KneaLE, The Development of Logic, cit., pp. 212-213. ST Op. cit., p. 104. 6 Consequentiae, cit., III, 1; cfr. cap. IV, n. 147. Terminologia logica della tarda scolastica 415 nel contesto proposizionale, giacché è fatta in vista di chiarire il senso dell’intera proposizione f, con l’aiuto delle dottrine gram- maticali, oltre che della tradizione aristotelico-boeziana. L’Ars Meliduna individua in particolare le dictiones exclu- sivae” e i quantificatori”, ma non usa la terminologia del- l’expositio, mentre il quinto dei Tractatus Anagnini, che tratta de quinque dictionum generibus (distributive, infinite, aggettive, esclusive, relative) ? e che può essere considerato un trattato de syncategorematibus come ce ne saranno nel secolo XIII”, usa il termine exponere collocandolo in un contesto che è importante perché vi si distingue la « propositio que exponitur » e quella «per quam exponitur », anche se la terminologia è in concor- renza con quella della resolutio””. Tra quelle dictiones che l’anonimo autore chiama distributive sono individuati i compa- rativi, e tra quelle dette aggettive, i superlativi 9, la cui analisi 6 L’Ars Meliduna, cit., p. 329, trattando della contraddizione, afferma che dictiones come tantum, praeter, nisi, adbuc modificano il consueto rap- porto tra le contraddittorie secondo il noto schema del ‘quadrato’ delle proposizioni, e perciò richiedono un’attenzione particolare che tenga conto dell'intero contesto della proposizione condizionato da quelle dictiones. © Ivi, p. 333. © Ivi, p. 322. © Op. cit., p. 297 (argumentum del 5° trattato). 73 Come ad es. il trattato Syrncategoremata di SHYRESWOOD, cit. © Op. cit., p. 317: «Nos autem admittimus eas et dicimus quod frequenter ca que exponitur est incongrua et illa per quam exponitur, con- grua, ut ‘Romanus est fortissimus Grecorum’, hec est incongrua; hec autem: ‘Romanus est unus Grecorum et est fortior omnibus Grecis aliis a se’, hec est congrua. Similiter ea que exponitur est congrua, sed ea per quam exponitur est incongrua, ut “Socrates et Cesar sunt similes’, hec est congrua; sed hec est incongrua: ‘Socrates est talis qualis est Cesar”. Sed fottasse nulla illarum resolutionum est congrua] ha origine grammaticale” ma ha giustificazioni aristoteliche ®. Nel secolo XIII Guglielmo di Shyreswood, fra l’altro, analizza l’expositio dei verbi incipit e desinit. Ma Pietro Ispano, nel testo citato, così enumera i termini o dictiones (signa, nel testo) che rendono esponibile una proposizione: Pro quo notandum est quod ea, quae faciunt propositionem expo- nibilem, sunt in multiplici differentia. Nam quaedam sunt signa exclu- siva, ut «tantum», « solum »; quaedam exceptiva, ut « praeter », « nisi »; quaedam reduplicativa, ut « inquantum », « secundum quod »; quaedam important inceptionem vel desinitionem, ut « incipit », « desinit »; quaedam important privationem finis, ut « infinitum »; quaedam important excessum, ut nomina comparativi et superlativi gradus; quedam important distinctionem, ut « differt », « aliud ab », et sic de aliis; quaedam important specialem modum distributionis, ut « totus », « quilibet », et sic de aliis. Unde propter ista, propositio redditur obscura et indiget expositione, et ideo dicuntut facere propo- sitionem exponibilem 8, Alla metà del secolo XIII, dunque, i principi dell’expositio sono già stabilmente fissati, come testimonia l’opera di Pietro Ispano. © Il MuttLALLy, op. cit., p. lxxvi, rinvia, per i comparativi, a PRISCIANO, op. cit., III, 1 e 8, in Grammatici latini, II, cit., pp. 83 e 87. 78 ARISTOTELE, in Cat. 5, 3b 33-4a 9, afferma che la sostanza non è suscettibile di più o meno, mentre ivi, 8, 10b 26-30 afferma che lo è l’accidente. Cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., ad I, e De differentiis topicis, cit., 1178C: «Namque ad comparationem nihil nisi accidens venit, hoc enim solum recipit magis et minus ». Ma v. m., In Isag., II ed. cit., p. 253: «Quae uero secundum accidens differentiae sunt insepatabiles, ut aquilum esse vel simum vel coloratum aliquo modo, et intentionem suscipiunt et remissionem [...] ». 79 Syncategoremata, cit., pp. 75-78. 80 Tractatus exponibilium, cit., p. 104. In luogo di desinitionem, l’ed. legge definitionem. Il trattato mostra l’expositio dei vari termini: esclu- sivi (pp. 104-108), eccettivi (pp. 108-110), reduplicativi (pp. 110-114), incipit e desinit (pp. 114-118), infinitus (pp. 118-122), comparativi e [ Il secolo XIV però riprende la dottrina, ne riesamina i fonda- menti e ne fissa rigidamente le regole operative. Innanzi tutto, vengono riesaminati i termini che rendono esponibile la proposizione. Nel Tractatus de suppositionibus, Buri- dano afferma che delle voces incomplexae, o semplici dictiones (di- stinte dalle voces comzplexae o orationes), che significano sempre in stretta dipendenza dai concetti ®!, alcune hanno puro valore di categoremi, cioè significano le cose concepite mediante concetti, e perciò possono essere soggetto o predicato nella proposizione; altre hanno puro valore sincategorematico perché significano solo quei concetti che sono le operazioni mentali, come 707, vel, ecc.; altre, infine, sono miste: o perché, oltre ai concetti che significano im- mediatamente e da cui traggono la funzione sincategorematica, significano le cose concepite ma zor possono essere soggetto o predicato, o perché hanno insieme funzione di categorema e di sincategorema ®©. In altre parole, alle voces incomplexae possono corrispondere concetti incomplessi o complessi *; questi ultimi, sincategoremi come fat? o categoremi con sincategorema come chimaera, vacuum, rendono esponibile la proposizione, nel senso che i loro molteplici significati devono essere resi espliciti « per orationes illis aequivalentes in significando » *. La proposizione superlativi (pp. 122-124), differt e aliud (pp. 124-126), fotus (pp. 126-128), quaelibet e quantumlibet (p. 128). 81 Sul rapporto tra concetti e discorso mentale da un lato, voces e orationes dall’altto in Buridano, cfr. REINA, Il problema del linguaggio in Buridano, I, cit., pp. 412-413. 8 Tractatus de suppositionibus, cit., pp. 187-188; cfr. REINA, op. cit., I, p. 405. 83 Tractatus de suppositionibus, cit., p. 189, e v. Sophismata, 1, £. [Sra-vb], dove si afferma che tutto il racconto della guerra di Troia (« conceptus valde multipliciter complexus ») è stato significato con la vox incomplexa «Iliade », come «vacuum » sta per «locus non repletus cor- pore », che implica tre concetti: locus, repletio, corpus. 8 Tractatus de suppositionibus, cit., pp. 189 e 190 (duodecima regula). 27 418 Alfonso Maierù exponibilis, una volta operata l’expositio, è propositio exposita; le proposizioni ad essa corrispondenti sono le exporentes: tra la prima e le altre c'è equivalenza e la regola fondamentale sul piano operativo è la seguente: « Sunt [...] consequentiae formales per exponentes syncategorematum ab exponentibus ad expositam aut ab exposita ad aliquam exponentium » £. Abbiamo fatto precedere il discorso su Buridano a quello su Occam perché Buridano, posteriore a Occam, esplicitando il rap- porto vox incomplexa - conceptus complexus, aiuta a capite Occam (anche se la posizione dei due filosofi è diversa: alla stretta subot- dinazione del linguaggio al pensiero in Buridano, fa riscontro in Occam la « concezione del rapporto fra discorso mentale e di- scorso vocale come rapporto fra due ordini paralleli di segni, ri- spetto ad un unico ordine di significati » *), il quale tiene il discorso più sul piano dei rapporti formali e operativi. Nel capitolo « De propositionibus aequivalentibus hypothe- ticis » Occam scrive: [...] quaelibet categorica, ex qua sequuntur plures propositiones cate- goricae tamquam exponentes, hoc est exprimentes quid ista propo- sitio ex forma sua importat, potest dici propositio aequivalens propo sitioni hypotheticae ®. Si tratta di proposizioni apparentemente categoriche: sono le proposizioni exclusivae®, exceptivae ®, reduplicativae” o inclu- 85 Burmano, Consequentiae, cit., INI, 1. 86 REINA, op. cit., I, p. 413 (cfr. Occam, Summa logicae, cit., p. 179: suppositio materialis, simplex, personalis, per concetti e per voces) e pp. 411-412 (suppositio materialis solo per i termini vocali e scritti secondo Buridano). Summa logicae] denti termini connotativi e relativi (come sizzilis) o collettivi”, oppure il relativo gui”, o termini privativi (es. coecus) e infiniti (immateriale), o i termini designanti «figmenta animi » (es. chimaera)*; incipit e desinit*, il verbo fit": tutte queste propo- sizioni hanno una loro expositio, ad opera di exponentes di cui numero e forma variano di caso in caso”. Diamo un esempio per tutti: per la verità di « Socrates est albus » è necessario che siano vere: « Socrates est » e « Socrati inest albedo » ®. Alle proposizioni ricordate, Occam aggiunge le universali co- struite con i distributivi utergue, neuter”; di tutte, poi, dà le regole della conversione !%, S'è detto che il secolo XIV stabilisce una volta pet tutte le regole operative nell’ambito dell’asserita equivalenza tra la pro- 9 Ivi, pp. 252-255 (per i connotativi, v. cap. I, $ 2). 92 Ivi, pp. 260-261. 9 Ivi, pp. 255-257 (De propositionibus in quibus ponuntur termini privativi et infiniti), e c. 13, p. 258 (De propositionibus in quibus ponuntur termini privativi non aequivalentibus terminis infinitis): la differenza sta in ciò che le prime hanno due exponentes, mentre le seconde « plures habent exponentes quam duae ». 9 Ivi, pp. 258-260. 95 Ivi, pp. 280-285. 96 Ivi, pp. 286-287. 97 È detto dei privativi non equivalenti ai nomi infiniti, ivi, p. 258: « De talibus autem non potest dari certa regula, quia secundum varietatem termi- norum talium propositiones, in quibus ponuntur, diversimode debent exponi ». A maggior ragione differisce l’expositio da tipo a tipo di pro- posizione. 98 Ivi, p. 253: «[...] ad veritatem talis propositionis requiruntur duae propositiohes, quae possunt vocari expomentes ipsius, et una debet esse in recto et alia in obliquo. Sicut ad veritatem istius: ‘Sortes est albus’, requiritur, quod haec sit vera: ‘Sortes est’, et quod haec sit vera: ‘Sorti inest albedo’ » (cors. mio). 99 Ivi, p. 254; esclude però le universali costruite con omzis. che invece saranno incluse dagli altri autori] posizione exponibilis e le proposizioni exponentes, per cui la congiunzione delle exponentes IMPLICA, ed è IMPLICATA da, l’exponibilis. Ma anche a questo proposito va ricordato qualche tentativo precedente. L’Ars Meliduna, analizzando le ipotetiche compositae, considera come terza specie di esse le propositiones IMPLICITE, che hanno luogo con il relativo !%: la proposizione che implicat et continet vim alterius propositionis  è detta IMPLICANS, l’altra è detta IMPLICITA (cf. IMPLICITVM); mentre, quanto ai rapporti d’inferenza tra le due, si afferma che alla proposizione IMPLICITA segue la sua simplex, quella proposizione que remanet sublata relativa particula et verbo quod ei redditur; ad esempio: si Socrates est aliquid quod cutrit, Socrates est aliquid. Ma all’implicita può seguire illa quam implicat nel rispetto dell’habitudo terminorum, cioè dei rapporti tra i termini in essa posti. L’analisi, condotta con l’ausilio della consequentiae, non giunge tuttavia a riconoscere le strutture dell’equivalenza vera e propria. Un tentativo ancora è nel secondo dei Tractatus Anagnini. Sotto il titolo de equipollentiis cathegoricis si discute, fra l’altro, di un argomentare secundum inferentiam, quando sia presente in rapporto inferenziale uno di questi termini: ‘idem’, alie habent aliquid implicitum per relativam particulam. IMPLICITA dicitur propositio que preter principalem significationem, — idest preter significationem que ex principalibus attenditur —, tamen implicat et continet vim alterius propositionis. Ut ‘Socrates est aliquid quod currit’ IMPLICAT istam: ‘aliquid currit’; et ‘homo qui est albus, est animal quod currit’ has duas: ‘homo est albus’, ‘animal currit’. Unde magis proprie diceretur ista IMPLICANS, ille IMPLICITE. Et generaliter: numquam ad IMPLICITAM sequitur illa quam IMPLICAT, nisi hoc operetur habitudo terminorum. Ut ‘si liquid est homo qui est Socrates, aliguid est homo.’ Sed non: ‘si aliguid quod est Socrates est homo, aliquid est Socrate»; quia non coaduniatur hic consecutio habitudine terminorum ». ‘indifferens’, ‘differ, ‘scitur’, ‘prete’, ‘nisi, ‘nunò’, ‘incipit’, ‘desinit’ »!*. Si tratta di un tentativo, in cui il procedimento proprio della expositio s’inttavvede solo nel caso dei termini incipit e desinit. Ma  la dottrina è già fissata: basti per tutti Pietro Ispano. Tuttavia si raggiunge il massimo di chiarezza e di formalizzazione, definendone le regole sul piano operativo. Burleigh ne dà una formulazione molto chiara. Discutendo della expositio di termini come tantum, solum, incipit ecc., Burleigh ne richiama le regole fondamentali: la proposizione exponibilis aequipollet, cioè equivale, e quindi IMPLICA ed è IMPLICATA, dalla congiunzione delle sue exponentes; perciò (si ricordi la regola fornita da Buridano) dall’exposita ad aliquam exponentium » vale la conseguenza, giacché da tutta la copulativa (e l’exposita ne è l'equivalente) a ciascuna parte è valida l’infe- renza (pg 2 p, oppure pq 2 q)!”, ma non viceversa; mentre la falsità di una parte è sufficiente alla falsità del tutto !®, Alberto di Sassonia considera proposizioni equivalenti alle ipotetiche quelle che contengono dictiones exclusivae (tantum, solus, solum, unicus ecc.), exceptivae (praeter, praeterquem, nisi 1% Op. cit., p. 240. 105 Ivi, p. 241: «Item. ‘Socrates incipit esse; ergo Socrates nunc primo est’. Item: ‘Socrates nunc ultimo est; ergo Socrates desinit esse. De puritate artis logicae. Item notandum pro regula, quod omnis propositio exclusiva aequipollet copulativae factae ex suis expo- nentibus »; per la proposizione exceptiva, cfr. p. 165, e così via; p. 171: «[...] exceptiva et exclusiva non sunt simpliciter categoticae sed sunt implicite hypotheticae; valent enim copulativam factam ex suis exponen- tibus ». 107 In part. l’exclusiva implica la sua praeiacens: op. cit., p. 138: « Con- tra. Omnis exclusiva infert suam praeiacentem; ergo cum ista ‘Pater est’, sit praeiacens huius: “Tantum pater est’, oportet quod sequatur: Tantum pater est, ergo pater est ». 198 Ivi, p. 243: «Item notandum pro regula, quod ad hoc, quod copulativa sit vera, requiritur quod utraque parts sit vera, et ad hoc ut copulativa sit falsa, sufficit, quod altera pars sit falsa.]  ecc.), reduplicativae (inquantum, secundum quod) e quelle che contengono incipit e desinit. Il discorso è molto particolareggiato per ciascun caso, discutendosi ogni volta dei vari valori delle dictiones sincategorematiche, delle regole di ciascuna proposizione, dei sofismi che di solito vengono formulati in ordine ad un certo tipo di proposizione; noi ci limiteremo a riprenderne le linee generali. La proposizione exclusiva ha esposizione per mezzo di una copulativa composta di due categoriche, una affermativa, l’altra negativa: « ‘tantum homo currit’, exponitur sic: homo currit et nihil aliud ab homine currit ». Tutta la copulativa è detta da Alberto exponens dell’esclusiva e per essa valgono le regole, già viste, che reggono la copulativa !”, Alberto, inoltre, parla di expo- sitio propria e impropria: la prima si ha quando l’expomens è data nella forma tradizionale e regolare, la seconda quando l’una o l’altra parte dell’exporens contiene elementi non appropriati: ad esempio, della proposizione « Socrates est tantum albus », il cui predicato è un termine connotativo, si ha questa expositio impropria: « So- crates est albus et Socrates non denominatur aliquo alio acci- dente ». La seconda proposizione categorica non è regolamentare, e tutta la congiunzione è falsa. L’expositio propria invece è questa: « Socrates est albus et Socrates non est aliud ab albo », che è vera 159, 19 Arserto DI Sassonia, Logica, cit., III, 6, f. 20ra: et ista copulativa dicitur exponens istius exclusivae, et utraque illarum (sc. pro- positionum, affirmativa et negativa) sequitur ad illam [...]. Ex isto sequitur quod quaelibet pars categorica quae est pars exponens exclusivae sequitur ad exclusivam: propter quod quaelibet pars copulativae sequitur ad ipsam copulativam cuius est pars ». 110 Ivi, f. 20rb; oltre che in tal caso, Alberto pone expositio propria € impropria « quando dictio exclusiva additur termino significanti totum inte- grale » come è domus (f. 20va, 8% regola); quando la stessa dictio « additur termino significanti numerum », (ivi, 92 regola), o « additur termino communi distributo habenti plura supposita » (ivi, 10° regola). Terminologia logica della tarda scolastica 423 Anche la proposizione exceptiva ha esposizione per mezzo di due categoriche, una affermativa, l’altra negativa, che costitui- scono una propositio copulativa!!. Così « omnis homo praeter Socratem currit » ha la seguente expositio: « Socrates non cutrit et omnis homo alius a Socrate currit », mentre di « nullus homo praeter Socratem cuttit » l’expositio è: « Socrates curtit et omnis homo alius a Socrate non currit » !, Inoltre, ogni exceptiva ha una praeiacens, che si ottiene da essa (« dempta [....] dictione exceptiva et parte extra capta, residuum dicitur praeiacens exceptivae » !!5): il rapporto dell’exceptiva con la praeiacens è regolato nel modo seguente: « Si praeiacens exceptivae est vera, exceptiva est falsa. Unde si ista est vera: ‘omnis homo cutrit’, ista est falsa: ‘omnis homo praeter Socratem currit’ » 14, Anche la reduplicativa ha esposizione per mezzo di una copu- lativa !5: il numero dei membri di essa varia però a seconda del numero dei termini dissimili in essa presenti !!°. 111 Ivi, III, 7, f. 21va: «Ex hoc patet quod omnis exceptiva aequi- valet uni copulativae in significando compositae ex una affirmativa et alia negativa: diversimode tamen, sicut iam patuit, exponendo exceptivam affirmativam et exceptivam negativam ». 12 Ivi. 113 Ivi, f. 21vb; v. GuLieLMo DI SHyREswooD, Syrcategoremata, cit., p. 62: «Item si praejacens est in toto vera, exceptiva est falsa et e con- verso »; anche un’altra accezione di praeiacens è fornita da ALBERTO: Ulterius sciendum est quod copulativa composita ex duabus categoricis, cui copulativae propositio exceptiva aequipollet in significando, dicitur praeiacens exceptivae ». u4 Ivi. 115 La controprova è fornita dal caso in cui la negazione « praecedit reduplicativam et verbum principale », giacché allora « fit propositio con- tradictoria reduplicativae »; così la proposizione « aequivalet uni disiuncti- vae », e cioè ha «probatio per causas veritatis »: ivi, III, 8, f. 22va; cfr. $ 8 di questo capitolo. 116 Se la proposizione ha tre termini dissimili (es. « homo in quantum animal est sensibilis »), ha quattro proposizioni esponenti («[...] ad veri- 424 Alfonso Maierù Marsilio dà molto spazio all’expositio nella seconda parte delle sue Conseguentiae. In undici capitoli discute delle proposizioni includenti termini exceptivi (praeter, nisi e praeterquam)!", le dictiones exclusivae (tantum, solum) "® le reduplicativae (inquan- tum, prout, secundum eam rationem e simili)!, incipit'? e desinit'*, o signa alietatis (differt, aliud, non idem, alterum e simili) ‘2, infinitum'*, aggettivi di grado comparativo e superla- tivo !4, signa collectiva (omnis)!®, totus !%, ita e sicut'?. Di tutte Marsilio fornisce l’esposizione mediante proposizioni in congiunzione, nel modo ormai noto !*. tatem istius requiritur veritas unius copulativae, compositae ex quattuor propositionibus; v.g. istius copulativae: ‘homo est animal, et homo est sensibilis, et omne animal est sensibile, et si est aliquod animal illud est sensibile’ », ivi, f. 22va); se la proposizione ha due termini simili (« homo in quantum homo est risibilis »), quattro sono le esponenti (« requiritur quod haec sit vera: ‘homo est homo’, et quod homo sit risibilis, et quod omnis homo sit risibilis, et si aliquod est homo quod illud sit risibile », ivi, f. 22va); se invece tutti i termini sono simili (« ens in quantum ens est ens»), « propter coincidentiam propositionum solum habet tres exponentes, seu unam copulativam pro exponente, compositam ex tribus propositionibus [....]: requiritur quod ens sit ens et omne ens sit ens, et si aliquid est ens quod illud sit ens». Per incipit e desinit, cfr. C. WiLson, Heytesbury. Medieval Logic and the Rise of Mathematical Physics, Madison Wisc. 19602, p. 41. 117 In Textus dialectices. de comparativis. de superlativis. De exceptivis sit haec regula: a qualibet istarum ad suas exponentes simul sumptas vel e converso est bona formalis consequentia: Terminologia logica della tarda scolastica 425 C’è da aggiungere che, per le proposizioni esclusive, Marsilio esige che la praeiacens costituisca il primo membro della congiun. zione di proposizioni mediante la quale si opera l’expositio !?. Naturalmente, il rapporto tra l’exclusiva e la praeiacens è definito in modo diverso rispetto a quello che vige, secondo Alberto di Sassonia, tra l’exceptiva e la sua praeiacens: « quando arguitur ab exclusiva ad suam praeiacentem consequentia est bona » 199. Anche Pietro d’Ailly, epigono della scuola parigina, dedica un trattato alle proposizioni esponibili !#, nel quale non si discosta molto dalla tradizione di Buridano, Alberto e Marsilio. quia ibi arguitur ab aequivalente ad aequivalens »; così per gli altri casi. La proposizione negativa è in genere prodata « per disiunctivam de partibus contradicentibus partibus copulativae ». 129 Ivi, f. 197r: «Et propositio quae remanet deposita dictione exclusiva vocatur ptaeiacens [...]. Prima est affirmativa, ut ‘tantum animal est homo”, quae exponitur per copulativam bimembrem cuius prima pars est praeiacens et secunda universalis negativa. 130 Ivi, £. 197v. 131 Cfr. op. cit.; sono sei capitoli: cap. I, f. [2v]: i termini privativi, negativi o infiniti sono esponibili, ma «[...] de talibus non possunt poni regulae generales vel, supposito quod possent poni, nimis longum esset et nimis tediosum, et etiam cognito quid nominis talium dictionum, facile est exponere propositiones in quibus ponuntur » (contro Buridano: cfr. n. 84); afferma: «[...] illud dictum non erat verum generaliter, scilicet, omnes propositiones in quibus ponuntur termini relativi vel cognotativi (!) aequi- valent propositionibus hypotheticis [...] » (f. [3r]); ff. [3v-4r]: la proposi- zione universale è esponibile se il quantificatore è ufergue o neuter, non lo è se il quantificatore è omnis, o nullus, o quilibet; cap. II De exceptivis, ff. [6r] sgg.; cap. III De exclusivis, ff. [14r] sgg.; cap. IV De reduplicativis, ff. [21r] sgg., e in part., f. [21v]: «Sed tamen apparet mihi proprie dicendum quod in propositione proprie reduplicativa reduplicatio nec est pars subiecti nec est pars praedicati, sed se tenet ex parte formae proposi- tionis, ideo denominat propositionem reduplicativam; et ita potuissem dixisse de dictione et de propositione exceptiva quando locutus sum de dictione proprie exceptiva in secundo corollario primae dubitationis princi- palis secundi capituli, quamvis autem probabiliter dixerim oppositum »; cap. V De incipit et desinit, ff. [24r] sgg., e in part., f. [25r]: «Ex hoc La logica inglese posteriore a Occam ha sviluppato queste dottrine, soprattutto in tre direzioni: da Sutton, Burleigh e Occam !° è stata elaborata la dottrina dell’expositio dei relativi, che poi ha ricevuto una buona sistemazione nel terzo capitolo delle Regulae di Heytesbury; all’expositio de incipit et desinit sono stati dedicati vari trattati, fra cui quello che costituisce il quarto capi- tolo delle Regulae di Heytesbury; alla trattazione dell’expositio del comparativo e del superlativo si è riallacciata in particolare la dottrina de maximo et minimo, di cui ancora una volta Heytesbury ha offerto un esempio d’un notevole livello nel quinto capitolo delle sue Regulae (ma va tenuto presente che in esso la termino- logia propria dell’expositio non è frequente !*). In questo contesto, vengono introdotti nuovi temi, nell’analisi dei quali sono applicate le regole dell’expositio: sono i temi propri della filosofia della natura che caratterizzano il secolo XIV come secolo che ‘precorse’ (si prenda l’espressione con la precauzione usata dalla più recente storiografia) il secolo di Galileo, discutendo il ‘limite’ di una potenza attiva o passiva, o il primo ‘quando’ di un processo di trasformazione. Il metodo applicato nell’analisi di questi e analoghi problemi è quello logico-calculatorio, cioè una sintesi di procedimenti logici e di procedimenti propri della filo- sequitur corollarie quod quaelibet propositio de incipit vel desinit exponitur pet unam copulativam compositam ex una de praesenti et alia de praeterito vel de futuro, sed tamen per aliam exponitur propositio de incipit et per aliam propositio de desinit [...]»; cap. VI, altri verbi: fit (factum est, fiet) ed equivalenti, ff. [29r-30v]; in part. il termine che segue questi verbi « appellat suam formam » (f. [30r]). 13 WersHEIPL, Developments in the Arts Curriculum..., cit., p. 159. 133 Per i tre capitoli ultimi delle Regul4e di Heytesbury, cfr. C. WiLsoN, op. cit., pp. 29 sgg.; per il De relativis, cfr. un cenno nel mio articolo Il «Tractatus de sensu composito et diviso» di G. Heytesbury, « Rivista critica di storia della filosofia. Salvo errore, in De maximo et minimo occotte una sola volta il termine exponitur al f. 31vb; ma cfr. n. 48. Terminologia logica della tarda scolastica 427 sofia della natura (calculationes): il risultato più celebre è il Liber calculationum di Riccardo Swineshead. Ma, contemporaneamente, su di un piano più propriamente logico-formale, Billingham viene inquadrando l’expositio in un contesto che sistema, come si è detto, tutta la trattazione della « probatio propositionis ». Il termine exporibilis è definito come quello che ha « duas exponentes vel plures cum quibus convertitur » !*. È importante rilevare che, mentre gli autori esaminati, specie quelli di forma» zione parigina e lo stesso Occam, danno una notevole importanza alle proposizioni exclusivae, exceptivae e reduplicativae, Billingham dà invece importanza a proposizioni contenenti altri termini quali omnis !, primum e ultimum'*, maximum e minimum, compa- rativo !* e superlativo !’, incipit e desinit, e ai termini exceptivi ed exclusivi, come a differt, aliud e aliter, riserva solo un cenno !4, e alle reduplicative neppure quello. Tutto ciò testimonia di un interesse spostato verso gli argomenti di filosofia della natura che fiorivano ad Oxford in quel tempo. Billingham non sviluppa nel senso delle tecniche ‘calculatorie’ questi temi, ma la scelta è indicativa di un clima culturale. Strode, nella Logica, discute dei termini exporibiles, trattando, di seguito, le proposizioni exclusivae (con un cenno alle exceptivae), le universali, semper totum infinite immediate, incipit e desinit, differt, i gradi positivo, comparativo e superlativo (e a questo pro- posito precisa che i termini maximum e minimum, primum e ultimum, intensissimum e remississimum, velocissimum e tardis- [Cfr. Speculum] simum, propinquissimum e remotissimum, utilizzati dalla filosofia della natura, sono superlativi e perciò esponibili) e le reduplica- tive 42. Anch’egli definisce la proposizione esponibile in rapporto alle exponentes: Nam dicuntur exponentes cum duae propositiones simul inferunt aliquam propositionem formalem, vel plures, sic quod consequens sit determinatio antecedentis cum hoc quod nulla illarum per se sufficiat istam inferre, et ad utramque istarum tam coniunctim quam divisim ex exposita valet consequentia, per quod excluduntur tam singularia quam causae veritatis 193, Questa definizione può essere così illustrata: a) le exponentes sono due proposizioni che in congiunzione (sirz4!) fungono da antecedente in un’inferenza logica rispetto a un’altra proposizione (exposita); b) in modo tale che l’inferenza non valga da una exponens al consequens; c) mentre l’exposita può fungere da ante- cedente rispetto alla congiunzione o a una delle due exporentes (« tam coniunctim quam divisim ») !#. L’accenno all’esclusione dei singularia si giustifica per il fatto che il contesto riguarda l’expositio delle universali, e l’autore nega che l’expositio di esse possa essere fornita dai suoi singularia!S: infatti scrive: 14 Op. cit., ff. 24ra-26vb; per i superlativi elencati, cfr. ivi, f. 26ra. 18 Ivi, f. 24va. 14 Strode scrive: « sic quod consequens sit determinatio antecedentis »; la determinatio consiste in ciò che, da un punto di vista formale, la con- giunzione di più proposizioni (cui l’expesit4 equivale) non infertur da una di esse: ciò è precisato nel testo. Ma forse non è da escludere che l’autore intenda di più: si ricordi che si ha conseguentia formalis secondo Strode quando il conseguens è «de intellectu antecedentis » (cfr. Moony, Truth and Consequence..., cit., p. 71). 145 Op. cit., f. 24va: «Solebant tamen antiqui dicere quod univetsalis exponitur per sua singularia, quod tamen non dico servando quid nominis de li ‘exponi’ »; ma cfr. ivi, f. 21ra: «Mobiliter supponit cum ratione illius sufficienter contingit propositionem in qua ponitur concludi ex una copulativa facta ex omnibus suppositis vel, nt verius dicatur, ex omnibus]  [ ‘omnis homo currit’ sic exponitur: homo currit et nihil est homo quin ipsum, vel quod non, curtat, ergo etc. »!4; l’expositio non può essere data neanche mediante induzione: « iste homo currit et iste homo currit et iste homo curtit » all’infinito, «ergo omnis homo currit »; ma sappiamo che la proposizione universale può essere probata mediante inductio !. Tralasciamo per il momento il riferimento alla dottrina delle causae veritatis che verrà chiarito più avanti.Wyclif affronta la trattazione dei termini exponibiles, precisando che la proposizione esponibile è equivalente ad una congiunzione di proposizioni !9. Nella Logica, egli tratta delle proposizioni exclusiva !9, excep- tiva, universale affermativa‘, delle proposizioni includenti uno dei termini differt, aliud, non idem'®, incipit o desinit'*. Nella Logice continuacio, l'esame della expositio emerge a vario titolo nei tre trattati di cui essa si compone. Nel primo trattato si discute della universale affermativa ‘5. eius singularibus, et etiam cum constantia debita eorum suppositorum con- tingit omnes singulares et illarum quamlibet ex tali propositione concludere, et primus modus dicitur probatio vel inductio, ut iste: ‘homo currit et iste et sic de singulis et isti sunt omnes homines, ergo omnis homo currit [...] » (testo già cit. nel cap. IV, $ 5), e f. 22ra: « Probatur etiam quod illa ‘omnis homo currit’ non formaliter inducitur ex omnibus suis singularibus sine tali medio [...] » (il medium, o constantia, è la proposizione «isti sunt omnes homines »). 146 Ivi, f. 24va. 147 Cfr. cap. IV, n. 194. 14 Cfr. $ 8. 149 Cfr. Tractatus de logica] ; va notato che Wyclif conserva, a differenza di Strode, la probatio per singulares. Essa può essere provata nei quattro modi già esaminati (4 priori, a posteriori, ex opposito, expositorie). Per quanto riguarda l’expo- sitio della universale, l’autore precisa: « pro regula est tenendum quod quelibet universalis affirmativa exponenda debet exponi per suam subalternam, et universalem negativam convenientem in subiecto, sed de contradictorio predicato » !8: cioè di « omnis homo est animal » le exporentes sono « homo est animal » (subal- terna) e « nullus homo est quin sit animal » (universale negativa). Avverte però l’autore che l’expositio vatia a seconda del quantifi- catore, del soggetto (che può essere un solo termine o più ter- mini), del verbo (di tempo presente, o passato, o futuro, oppure ampliativo), del predicato (che può contenere, ad esempio, un relativo implicativo, come nella proposizione « omnis pater generat individuum de sua substancia cui est similis in specie. Anche per la universale negativa Wyclif pone la quadruplice probatio !8, ma, di esse, la « probatio ex equo » non è data per mezzo di exponentes, bensì « per suam simpliciter conversam vel quomodo- libet aliter equipollens » !. In modo analogo, la probatio della particolare affermativa è data in quattro modi !9, Nel secondo trattato Wyclif affronta « ex professo » il tema dell’expositio, che infatti resta qui caratterizzante, nel senso che vengono talora accantonati, o meglio presupposti, gli altri modi di probatio. L’autore tratta, nell’ordine, dell’expositio delle proposi- [Quadrupliciter ergo contingit exposicionem huiusmodi variari; vel racione signi, vel racione subiecti compositi vel simplicis, vel racione verbi, vel racione predicati »; in part. racione verbi (con la ripresa dell’ampliatio), pp. 94-97; racione predicati, p. 98. 158 Ivi, pp. 100-106. 159 Ivi, p. 105; ma vedi p. 106: «Exponentes autem talium universalium non inveni, quamvis cum diligencia sum scrutatus ». 160 Ivi, pp. 107-115 (ex equo, cioè « ex sua simpliciter conversa », p. 115). Terminologia logica della tarda scolastica 431 zioni con i termini differt, aliud (e aliter, sic) !%; o exclusivae !® e exceptivae 8, con i termini incipit e desinit'#*, o con le espres- sioni per se — per accidens!©, con infinitum e inmediate'%; delle proposizioni includenti aggettivi di grado comparativo !” o con termini de plurali (tali sono, ad esempio, « quattuor sunt duo et duo »; « duo homines sunt homo ») !9. Nel terzo trattato, egli discute delle reduplicative ! ancora sulle comparative !”°. Di tutti questi casi egli fornisce un’analisi ampia e dettagliata, con esempi (sophismata) dai quali si traggono conclusiones che riecheggiano (specie a proposito de incipit et desinit, de maximo et minimo ecc.) le discussioni di filosofia della natura correnti a Oxford. Non riteniamo di doverci soffermare su questi temi. Segnaliamo soltanto che, in fondo, Wyclif nella Logice continuacio torna sui principi enunciati nella Logica svolgendo la trattazione con più ampio respiro. In Italia, Pietro di Mantova fa un discorso del tutto analogo a quel che abbiamo visto fare dagli altri maestri, per quanto attiene alla expositio delle proposizioni universali, exclusivae, exceptivae, reduplicativae, o contenenti i termini infinitus, totus, aeternaliter, ab aeterno, semper, differt, aliud, non idem, o com- parativi e superlativi, o immediate !". Anche per Pietro l’expositio 9 e ritorna [Tractatus de logica,  (« de maximo et minimo »). 171 Cfr. Codices Vaticani latini. Codd. 2118-2193, rec. A. Maier, Romae 1961, pp. 31-33 (l’ordine dei trattati, come s’è detto, è diverso nelle edizioni 432 Alfonso Maierù è operata per mezzo di una congiunzione di proposizioni e per essa valgono le regole della copulativa !?, L’expositio è dottrina fondamentale nelle opere di Paolo Ve- neto, ed egli ne tratta a più riprese: nel quarto trattato della Logica parva!®, nella prima parte della Logica magna, e sia nel primo trattato, dove si discute dei termini esponibili, resolubili e officiabili *, sia nei trattati dal quarto al diciottesimo sche trattano delle dictiones che richiedono l’expositio '%, ma anche nel trattato diciannovesimo, dove si parla della expositio dei termini modali in forma avverbiale !%, sui quali torneremo; infine, in più luoghi della Quadratura!”. Le regole che presiedono alla expositio sono così sintetizzate da Paolo: [1] Ab omnibus exponentibus simul sumptis ad suum expositum est bona consequentia, et e converso. [...]. [2] Ab omni exponibili ad quamlibet suarum exponentium est bona consequentia, sed non e e nei manoscritti); v. n. 331 per incipit e desinit. 1?2 Logica, cit., f. [22rb]: «Et valet consequentia ab ista exposita ad istam copulativam et ad quamlibet eius partem principalem, et e converso ab ista copulativa ad illam expositam et non a qualibet parte istius copu- lativae et principali ad istam expositam valet consequentia »; f. [28vb]: « Oppositum tamen arguitur quod ab exclusiva ad suas exponentes est bonum argumentum [...] » ecc. 173 Nell’ordine, viene qui discussa l’expositio dell’universale affermativa (non della negativa, che è probata dupliciter, « aut per sua singularia aut per suum contradictorium »), dei comparativi (positivo « comparabiliter sumptus », cioè in comparazione di eguaglianza, comparativo [es. fortior] e superlativo), differt, aliud e non idem, le exclusivae, exceptivae, reduplica- tivae, immediate, incipit et desinit, totus, semper, ab aeterno, infinitum. 174 Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb. 115 Si tratta, nell'ordine, di exclusivae, exceptivae, reduplicativae e sicut, comparativo e superlativo, de maximo et minimo, totus, semper et aeter- num, infinitum, immediate; v. n. 337 per incipit et desinit. 176 Ivi, I, 19, f. 7ira-vb, ma anche nel trattato quarto della Logica parva, cit. 177 Soprattutto nella prima parte, ma anche nelle altre. Terminologia logica della tarda scolastica 433 converso nisi gratia materiae Ex cuiuslibet exponentis contra- dictorio sequitur contradictorium expositi, sed non e converso Paolo da Pergola affronta gli stessi temi trattati da Paolo Veneto e perciò non ci dilungheremo oltre. Per concludere, notiamo che l’expositio non è un’operazione logica che riconduca i termini mediati a quelli immediati. Ad essa è più appropriata la descrizione fornita da Occam, e già ricordata, secondo la quale i termini connotativi devono essere ricondotti a quelli assoluti: ma quest’ultimi sono appunto termini mediati. Nella expositio, inoltre una delle exponentes è negativa: ciò per- ché i termini exporibiles sono caratterizzanti e quindi, in certo senso, limitanti la proposizione: petciò essi hanno un certo im- porto negativo, che va esplicitato. 5. La « resolutio» L’operazione logica che realizza pienamente l’esigenza di ricon- durre i termini mediati a quelli immediati è detta resolutio. Essa, infatti, meglio d’ogni altra si riallaccia alla dottrina aristotelica già ricordata, per la quale la proposizione mediata ha il suo prin- cipio di dimostrazione in quella immediata, e in particolare in quella prima e più nota a noi secondo il senso !°. Ma i termini che designano questa operazione, cioè resolutio e resolvere, non hanno avuto un’accezione tecnica per molti secoli. Impiegati per designare la risoluzione della proposizione o del sillogismo nei loro termini, come si è visto !, nel secolo XII essi vengono usati in concorrenza con expositio, exponete. Lusi si È 178 Logica parva, cit., III. 179 Logica] già accennato, avviene nei Tractatus Anagnini!®, nei quali, c'è peraltro da aggiungere, si parla di resolutio con una frequenza che non abbiamo riscontrato per expositio. Nel terzo trattato, a pro- posito della dictio ‘qui’, considerando che, quando essa è pre- sente, la proposizione è apparentemente categorica (dal momento che equivale a più categoriche avendo in sé ‘implicita’ un’altra proposizione), l'anonimo autore parla di resolutio della prima « in copulativas »; nello stesso contesto, parla di una « resolutio in adiectivis » diversa da quella che ha luogo « in substantivis », cioè della resolutio che una proposizione includente un relativo ha quando contiene un aggettivo o un sostantivo come predicato, e della possibilità che questa resoluzio sia impedita !*. Nel trattato 182 Cfr. n. 74. 183 Tractatus Agnagnini, Iudicium predictarum impli- citarum potest haberi ex resolutione ipsarum in copulativas. Debet autem talis fieri resolutio ut loco relativi ponatur antecedens et loco antecedentis ponatur relativum pronomen cum coniunctione. Unde istas concedimus: ‘aliquis bomo qui desiit esse, non est’, quia copulativa vera est: ‘aliguis homo desiit esse et ipse non est®. Hanc autem iudicamus incongruam: ‘gli- quis homo qui non est, desiit esse’; ponit enim aliquem hominem non esse, quod falsum est. Secundum predictum iudicium omnes iste videntur incon- grue: ‘Socrates erit album quod est nigrum’; ‘Socrates erit senex qui est puer. Omnes istas dicuntur esse nugatorias et ita resolvuntur: ‘Socrates erit album quod est nigrum’: idest album est nigrum et Socrates erit illud. — Predictam resolutionem implicitarum non recepimus et dicimus aliter faciendam resolutionem in adiectivis, aliter in substantivis. Et predictas ita resolvimus: ‘Socrates erit album quod est nigrum’ idest quod est vel erit album est nigrum et Socrates erit illud; similiter ‘Socrates erit senex qui est puer® idest qui est vel erit senex, est puer et Socrates erit illud. — Verumtamen dicimus quod hee voces que sola significatione sunt adiectiva, possunt resolvi sicuti pure substantiva et secundum hoc ista erit incongrua: ‘Socrates erit senex qui est puer. — Quandoque inpeditur resolutio pre- dictarum implicitarum in copulativas vel propter signum universale vel propter defectum recti vel propter aliquid aliud. Propter signum univer- sale, ut cum dicitur. ‘omnis homo qui currit, movetur® vel ‘omnis homo currit qui movetur; hec non potest resolvi; nam si diceremus: ‘omnis Terminologia logica della tarda scolastica 435 quinto, resolvere occorre a proposito della presenza in una propo- sizione di un termine infinito (ad es. zon albus)!*, o di solus!9, per indicare l’esplicitazione di quel che in tali casi la proposizione implica. Anche nel secolo XIII il valore di resolvere resta generico, e può essere equivalente di exporere !. Ma è nel secolo XIV che il significato di questo termine viene restringendosi e specializzan- dosi. Per la verità, ciò non è riscontrabile né in Occam o Burleigh, né in Buridano, Alberto di Sassonia e Marsilio, ma solo nei testi degli autori inglesi fioriti intorno alla metà del secolo, e in quelli degli italiani. Billingham, nello Speculuzz, scrive: Terminus resolubilis est quilibet terminus communis, sicut nomen vel participium, qui habet aliquem terminum inferiorem se secundum homo currit et ipse movetur®, esset non latina, quia ad dictionem confuse positam non potest fieri relatio per relativum postpositum in alia c(1)ausula. Similiter: ‘exaudio precem que fit ab illo’, ista non potest resolvi, quia non dicimus: ‘prex fit ab illo et ego exaudio eam? ». 184 Ivi, p. 313: « Sciendum etiam est de nominibus infinitis [...]. Ut cum dicitur: ‘Socrates fuit non-albus’, non est sic resolvendum ‘Socrates fuit non-albus’ idest: Socrates fuit et non fuit albus, sed sic resolvendum est: Socrates fuit aliguando et tunc non fuit albus ». 185 Ivi, p. 319: «Nos autem dicimus quod talis locutio potest esse congrua et vera, etiam dictione transsumptive posita, quia non sic resol- vimus ‘solum flumen currit idest: non alia res currit, sed ‘solum flumen currit, idest non alia res fluit. — Dubitatur de hac dictione ‘solus’, quam exclusionem habeat quando adiungitur nomini proprio pertinenti ad non existentia cum verbo pertinenti ad existentia et ad non existentia. Quidam eas non recipiunt, immo dicunt eas positas propter resolutionem, ut ‘solus Cesar non est’, idest Cesar non est et non aliud non est ». 18 GueLIELMo DI SHyreswoon, Syncategoremata, cit., p. 65: «Quod patet si comparetur affirmativa conclusionis ad affirmativam praemissae et negativa ad negativam, cum tam praemissa quam conclusio resolvitur in affirmativam et negativam ». 436 Alfonso Maierù praedicationem; et tunc resolvitur quando capitur inferius eo in eius probatione, et componitur quando capitur superius eo !87, Un termine si dice resolubile, secondo Billingham, quando nella probatio si fa ricorso ai suoi inferiora; ciò non è vero solo dei nomi e dei participi, ma anche dei verbi (« Consimiliter fit reso- lutio verborum ad substantiva, ut: ‘homo currit, ergo homo est currens’, et e contra compositio ») !8*. Tale probatio per inferiora è la resolutio, propriamente parlando; il ricorso ai termini supe- riores è detto compositio !9. Per quanto riguarda la resolutio, il discorso si sposta di con- seguenza sul rapporto tra i termini inferiori e superiori, spesso affrontato nei trattati de consequentiis. Billingham ne tiene conto e riprende le seguenti regole: 1) « ab inferiori ad suum superius sine aliqua dictione habente vim negationis valet consequentia »; ad esempio è valida la conseguenza « homo cuttit, ergo animal currit ». Ma l’inferenza vale talora anche « cum dictione habente vim negationis » quali sono i termini esponibili, il « non » e i ter- mini privativi e infiniti; così è valida l’inferenza: « tantum homo currit, ergo tantum animal cutrit »; 2) « Ab inferiori ad suum su- perius cum constantia subiecti et cum dictione habente vim nega- tionis post superius et inferius tenent consequentia »; 3) « Ex prima regula sequitur alia, quod negato superiori negatur inferius, quia sequitur: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo homo currit’, quia ex opposito consequentis sequitur oppositum antecedentis. Nam sequitur: ‘non homo cutrit et hoc est homo, ergo hoc non currit’ » 19, Secondo Billingham, la prima regola regge il sillogismo expo- [Speculum..., cit., pp. 340-341; ma cfr. pp. 367-368, e passim, dove resolvere e resolutio hanno valore generico. 188 Ivi, p. 342. 189 Cfr. n. 45, e capp. VII, nn. 36 e 37. 190 Speculum..., cit., pp. 341-344. Terminologia logica della tarda scolastica 437 sitorius affermativo; la seconda, il sillogismo expositorius nega- tivo: entrambi questi sillogismi sono alla base, secondo il maestro oxoniense, di ogni disputa, anzi della possibilità stessa della dimo- strazione, giacché essi sono fundamentum di ogni altro sillo- gismo !9. Il richiamo all’espressione « syllogismus expositorius » merita qualche cenno che ne chiarisca il significato. Essa è già in uso nel secolo XIII!?. Nel secolo XII, invece, l’Ars Meliduna ha l’espressione « sillogismus expositionis »: richiamandosi all’auto- rità di Aristotele, il testo afferma: «Per sillogismum exposi- tionis fatetur Aristotiles probari posse sillogismos tertie figure, ubi duo dicuntur de tertio » e aggiunge: «Et dicitur  me- rito talis sillogismus expositionis, quia quodammodo exponitur medium per suum inferius ». Ma dagli esempi addotti si può rica- vare che non si tratta del nostro sillogismo ‘*. Più probabile che 191 Ivi, pp. 341-342: «Super quam regulam fundatur syllogismus expo- sitorius in tertia figura [...] et iste syllogismus est fundamentum omnium syllogismorum affirmativorum. Super quem syllogismum fun- dantur alii syllogismi negativi, quo syllogismo expositorio affirmativo vel negativo negato, non erit ulterius disputatio, nec potest arguens aliquid pro bare nec improbare aliquid esse; quod si arguat per syllogismum in modo regulato et negatur illud, et tunc statim veniet ad syllogismum expositorium ». 192 Cfr. ad es., M. Fernanpez Garcia, Lexicon scholasticum philoso- pbico-theologicum, Ad Claras Aquas 1910 (basato sulle opere di Duns Scoto), pp. 667a-668a, dove esso è definito come quel sillogismo che ha per medium un terminus discretus; cfr. anche rs. Duns Scoto, In librum primum priorum Analyt. Arist. quaestiones, cit., q. XI, ff. 289b-290b. 193 Ars Meliduna, cit., pp. 381-382; infatti il testo, tra i due passi, con- tiene quanto segue: «Exempli gratia: ‘omne animal est res, omne animal est substantia, ergo quedam substantia est res’. Quod conclusio vera sit potest ostendi ostenso utramque extremitatum de hoc inferiori medii Socrate probari per tertium modum prime, hoc modo: ‘omne animal est res, Socrates est animal, ergo Socrates est res’; similiter ‘omne animal est substantia, Socrates est animal, ergo Socrates est substantia’ ». Basti esami- nare questi esempi alla luce di quanto detto e di quanto diremo appresso. 438 Alfonso Maierù si avvicini al sillogismo expositorius quello che l’Ars Meliduna chiama inmiediatus, « cuius maior propositio est inmediata », con preciso riferimento al rapporto inferius-superius'*. Guglielmo d’Occam nella Suzzzza logicae scrive: [...] syllogismus expositorius est qui est ex duabus praemissis singu- laribus dispositis in tertia figura, quae tamen possunt inferre conclu- sionem tam singularem quam particularem seu indefinitam, sed non universalem, sicut nec duae universales in tertia figura possunt inferre universalem 195, A chiarimento di questa definizione Occam precisa che le due premesse singolari non richiedono soltanto che il soggetto sia un termine singolare, ma che la realtà designata da esso non sia di fatto più cose distinte '%, Per Occam il sillogismo espositorio è di per sé evidente, per cui, se un argomento può essere ricondotto ad esso, questo argomento è corretto !”. Un'ultima osservazione Nel testo aristotelico richiamato (Anal. pr. I 6, 28a 23 sg.) a expositio corrisponde Exeo oppure txtiderdar. 1% Ivi, p. 383: « Alius mediatus, alius inmediatus. Inmediatus dicitur cuius maior propositio est inmediata, idest terminos habens inmediatos, scilicet tales quorum alter non potest de altero probari per medium demonstrativum, idest per tale medium quod sit causa inferioris et inferius superioris ». 15 Summa logicae, cit, p. 367. 16 Ivi, p. 368: «Est igitur dicendum quod syllogismus expositorius est, quando arguitur ex duabus singularibus in tertia figura, quarum singu- larium subiectum supponit pro aliquo uno numero quod non est plures res nec est idem realiter cum aliquo quod est plures res », e p. 306: « Est tamen advertendum, quod ad syllogismum expositorium non sufficit arguere ponendo pro medio pronomen demonstrativum vel nomen proprium ali- cuius rei singularis. Sed cum hoc oportet, quod illa res demonstrata vel importata per tale nomen proprium non sit realiter plutes res distinctae. Est autem probatio sufficiens, quia syllogismus expo- sitorius est ex se evidens nec indiget ulteriori probatione. Et ideo multum errant, qui negant talem syllogismum in quacumque materia [...] », e p. 306: « Eodem modo, quando aliquis discursus potest reduci ad talem syllogismum va fatta in merito alla definizione di Occam: egli afferma che il sillogismo espositorio ha luogo nella terza figura (il termine medio, in tal caso, è soggetto in entrambe le premesse), nella quale i sillo- gismi non hanno mai una conclusione universale (neppure quando hanno due premesse universali), ma possono avere solo una con- clusione singolare, particolare o indefinita. Billingham recepisce questa dottrina, come si può rilevare con- frontando quanto abbiamo riferito sopra con quanto è detto da Occam: per lui, infatti, il sillogismo espositorio è fundamentum di tutta l’argomentazione (e ciò perché, come afferma Occam, esso è « per se evidens»); le premesse sono costituite di termini inferiori ai termini comuni e perciò non possono essere che sin- golari. Billingham però si discosta da Occam perché estende a tutte le figure il sillogismo espositorio '*, ma, ancora come Occam, proibisce ch’esso possa concludere con una proposizione universale (e non potrebbe essere diversamente: la conclusione non può mai essere più ampia delle premesse, secondo il noto adagio scolastico « amplius quam praemissae conclusio non vule »); infatti egli fa ricorso alla resolutio solo per la probatio della inde- finita affirmativa (e della particularis affirmativa, « quae semper convertitur cum indefinita affirmativa ») !?: essa deve essere pro- vata « per duo demonstrativa », giacché « non est indefinita quin habet vel habere potest demonstrativum sibi correspondens, nec e contra » 2°, Le due derzonstrativae fungono da premesse del sillogismo, la indefinita (o particularis) da conclusione. E va rile- expositorium vel per conversionem vel per impossibile vel per propositiones acquivalentes assumptas, non est fallacia accidentis ». ù 1 198 Speculum..., cit., p. 342: « Potest tamen syllogismus sr esse in qualibet figura: item in prima figura: ‘hoc currit et homo est ! si] ergo homo cutrit’; exemplum secundae figurae: ‘homo est hoc et anim: est hoc, ergo animal est homo? ». 19 Ivi, p. 351. 200 Ivi, p. 350. 440 Alfonso Maierù vato che questo distingue l’expositio e la resolutio: la « propo- sitio exponibilis » è convertibile con le sue exporentes in con- giunzione, mentre le proposizioni immediate non sono convertibili con la « propositio resolubilis ». Questa è dottrina comune a tutti i logici in questo periodo 2, Quanto alla indefinita negativa, essa può essere probata o mediante il sillogismo espositorio negativo, o mediante una con- 201 BrLLincHaM, Speculum, cit., p. 344: «Terminus exponibilis est qui habet duas exponentes vel plures cum quibus convertitur, Et in hoc differt a resolubili, quia licet sequitur formaliter [...], non sequitur e contra; sed in exponibilibus bene sequitur sic et e contra»; STRODE, Logica, cit., £.18vb: «Regula tamen est quod a resolventibus ad resolutum est bona consequentia; sed non oportet quod valeat e contra; si (!) pro omnibus expo- mentibus ad earum expositam consequentia tenet generaliter et e con- tra [...]» (cfr. anche f. 24va); WwcLte, Tractatus de logica, I, cit., p. 83: «Ex istis elicitur talis regula, quod universalis proposicio exposita convet- titur cum suo antecedente debite exponente, licet non universaliter. Sed quandoque proposicio resolutorie vel officialiter proposita, cum suo ante- cedente, gracia materie, convertitur [...] »; PreTRo DI MANTOVA, Logica, cit, f. [76vb]: «[...] semper a resolventibus ad resolutam arguitur componendo et valet consequentia et non e contra de forma »; PAoLo VENETO, Logica parva, cit., III: a quanto riferito sopra (v. n. 178), va aggiunto: «[4] A resolventibus ad resolutum est consequentia bona, sed non e converso [....]. [5] Ab officiantibus ad officiatum est consequentia bona, sed non e con- verso [...]. [6] A descriptione ad descriptum est bona consequentia, et e converso [...] », e ancora, ., Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb: « Ex istis elicitur talis regula, quod universalis propositio exposita convertitur cum suis exponentibus sumptis simul, sed propositio resolutorie vel officiabiliter probata cum suo antecedente resolutorie vel officiabiliter ipsum inferente non convertitur nisi gratia terminorum [...] », e I, 20, f. 73vb: « Et in hoc est differentia inter propositionem exponibilem, descriptibilem, resolubilem et officiabilem: quia propositio exponibilis cum suis exponentibus convertitur, propositio descriptibilis cum suis descriptionibus convertitur, sed propo- sitio resolubilis non convertitur cum suis resolventibus: Ita similiter propositio officiabilis non convettitur cum suis officiantibus; propterea, si ab officiantibus ad officiatam est bona consequentia, non oportet quod e contra sit bonum argumentum.] sequentia, il cui antecedens sia la corrispondente proposizione uni- versale negativa 2°, Strode ha una dottrina del tutto analoga a quella di Billin- gham: la resolutio o resolutio per duo demonstrativa non è altro che il « syllogismus expositorius », che è in funzione del termine comune °*; la resolutio è la probatio della proposizione indefi- nita o particolare, anche se nella proposizione sono presenti altri termini che richiederebbero un altro genere di probatio (tali sono verbi ampliativi o di tempo passato e futuro, incipit, intelligitur, e i termini privativi ?*). I fondamenti del sillogismo espositorio sono quelli posti da Billingham; ma, oltre alle regole di infe- renza che definiscono i rapporti tra termini inferiores e superiores, Strode richiama altre regole, fondate sull’autorità di Aristotele: una afferma che quando un termine è predicato di un soggetto che sia suo inferior, tutto ciò che si dice del predicato si dice del soggetto; l’altra afferma che, se in un sillogismo il medio è un pronome dimostrativo, gli altri due termini debbono costituire soggetto e predicato nella conclusione; c'è da aggiungere che Strode chiama anche ‘resolutorius il sillogismo espositorio nega- 22 Cfr. Speculum.  Logica, cit., f. 18vb: « Similiter tenet iste modus arguendi, ut: ‘iste Socrates hoc non est, et iste Socrates est homo, igitur homo hoc non est’; ‘haec non est vera et haec est aliqua propositio, igitut aliqua propositio non est vera’. Et iste modus arguendi vocatur syllogismus expositorius vel resolutio propositionis ratione termini sui communis; omnis nam terminus communis non impeditus est sic resolubilis per duo pronomina », e f. 21rb: «Et con- similiter respectu cuiuscumque casus scripti; nam cum talis terminus ‘omnis’ praecedit, ad resolvendum propositionem in qua ponitur ille, deleatur ille, et loco illius ponatur pronomen demonstrativum sui suppositi cum affirmatione eiusdem in recto de illo pronomine et erit syllogismus expo- sitorius ». Resolvere è usato anche per indicare la prova dell’officiabile; perciò l’aggiunta per duo demanstrativa per la resolutio (cfr. ivi, f. 18vb). 20 Ivi, f. 19ra: «Debet .amen ad concludendum particularem vel indefinitam de verbo ampliativo quandoque aliter capi constantia quam in illis mere de praesenti, ut ista: ‘homo cu*rebat’, sic resolvitur: ‘hoc cur- 442 Alfonso Maierù tivo 2°; resolutorius ed expositorius sono quindi sinonimi, come confermano i Dubia di Paolo da Pergola 2%. rebat et hoc est vel fuit homo, ergo homo currebat’. Similiter ‘puer fuit senex’, sic resolvitur: ‘hoc fuit senex et hoc est vel fuit puer, ergo puer fuit senex”. Et consimiliter sic dicitur de futuro, ut ‘senex erit puet’, sic resolvitur: ‘hoc erit puer et hoc est vel erit senex, ergo senex erit puer?. Similiter ‘coecus potest videre’, sic resolvitur: ‘hoc potest videre de- monstrando aliquem hominem, et hoc est vel potest esse coecus, etgo coecus potest videre’. ‘Socrates incipit currere’ sic resolvitur: ‘hoc incipit currere, et hoc est vel incipit esse Socrates, ergo etc... ‘Album desinit sedere’ sic resolvitur: ‘hoc desinit sedere, et hoc est vel desinit esse album, ergo etc.’. ‘Chimaera intelligitur: hoc intelligitur, et hoc est vel intelligitur esse chimaera, ergo etc.’ ». 205 Consequentiae, cit., f. 26va-b: « Si tamen ex uno termino formaliter infertur alter, et non e converso, respectu cuiuscumque verbi tam a parte subiecti quam a parte praedicati in recto, terminus inferens dicitur inferior et illativus dicitur superior, de quibus datur ista regula: ab inferiori ad suum superius sine aliqua dictione habente vim negationis nec confundendi praeposita est bona consequentia, quae fundatur super multa dicta Porphytii et Aristotelis, scilicet de quocumque dicitur inferius, ut species, de eodem dicitur superius, ut genus. Item Philosophus in Praedicamentis dicit: quando alterum de altero praedicatur ut de subiecto, id est de inferiori, quicquid dicitur de illo quod praedicatur dicitur de isto quod subicitur, quod intelli- gitur de directa praedicatione. Item confirmatur regula per rationem [...]. Et super hac regula fundatur syllogismus qui vocatur expositorius, cuius praemissae sunt mere singulares, cum quibus habet omnis indefinita vel particularis resolvi, ut: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo homo currit’, et sicut in tertia ita et in prima figura, ut ‘hoc est currens et homo est hoc, ergo homo est currens’, et sicut in prima etiam in secunda. Et hoc est quod dicit Philosophus secundo Priorum quod medio existente hoc aliquid, id est, pronomine demonstrativo, necesse est extrema coniungi, id est consti- tuere conclusionem. Et nota quod similiter est syllogismus resolutorius negativus, ut ‘hoc non currit, et hoc est homo, ergo homo non currit?. — Et notandum quod in omni tali syllogismo oportet quod solummodo illud quod demonstratur in maiori demonstretur in minori, et sic iste modus syllogizandi tenet ab inferiori ad suum superius sine negatione er sine termino confundente. Sed iste modus negativus tenet per istam regulam: ab inferiori ad suum supetius cum negatione postposita inferiori et superiori Terminologia logica della tarda scolastica 443 Wyclif, sia nella Logica?” che nella Logice continuacio ”*, tratta dei termini resolubiles, o comuni e mediati, che vanno probati per mezzo dei termini immediati ?”. La resolutio è ricon- ducibile al sillogismo expositorius, e Wyclif nota che, sebbene esso sia più comune nella terza figura, si può avere in tutte le figure purché la cosa denotata dal pronome hoc sia, diciamo con espressione occamistica, una numero ”°, La resolutio è « probatio cum debita constantia superioris de inferiori. Similiter tenet cum quacumque dictione habente vim confundendi postposita » (cors. mio). 206 PaoLo pa PercoLA, Dubia, cit., f. 66va: «In hac secunda parte principali huius tractatus tria [...] agere propono [...]. Secundo, syllogismum resolutorium suis conditionibus limitabo. Tractatus de logica, cit., I, p. 4, e ancora p. 6: « Termini resolubiles sunt termini communes qui possunt resolvi usque ad terminos singulares; ut isti termini, anizzal, homo, etc. ». 208 Ivi, p. 82: «Sunt enim, quantum ad propositum pertinet, aliqui ter- mini resolubiles: ut termini communes, puta nomina, verba, adverbia, et par- ticipia habencia signa ipsius inferiora [...] ». 209 Ivi, p. 68: «Et semper terminus mediatus, si sit resolubilis, debet probari per terminum immediatum, ut iste: homo currit, sic resolvitur: Hoc currit: et hoc est homo, igitur homo currit. Alia proposicio: Cras ero episcopus, sic resolvitur: tunc ero episcopus: demonstrando crastinam diem per ly “tunc”; et tunc erit cras: igitur, etc. Ista proposicio: alicubi Deus est, sic probatur: ibi Deus est, et “ibi” est alicubi; ergo etc. Et ista pro- posicio: aligualiter ego moveor, sic probatur: Taliter, vel sic, ego moveor; et “taliter” est aliqualiter; ergo, etc. ». 210 Ivi, p. 37: « Et notandum quod in qualibet figura potest fieri syl/o- gismus expositorius. In prima figura sic: boc est homo, et Sor est hoc: ergo, Sor est homo. In secunda figura, sic fiet syllogismus expositorius: virtus est hoc, et bonitas est hoc; ergo, virtus est bonitas. In tercia figura sic fiet syllogismus: boc diligit Deum, et hoc est homo; ergo, homo diligit Deum. Et iste syllogismus expositorius in tercia figura est maxime usitatus. Et sciendum quod oportet bene notare rem pro qua supponit hoc pronomen hoc in syllogismo expositorio; quia si fuerit diversa supposicio in antecedente et consequente, tunc syllogismus non valet: ut hic: hoc est Petrus (demon- strando naturam humanam) et hoc est Paulus (demonstrando eandem na- turam): ergo Petrus est Paulus. Hoc argumentum non valet [...] ». 444 Alfonso Maierù a posteriori » della particolare affermativa: si tratta però di una « probatio a posteriori inferiori », distinta da quella probatio che l’autore chiama « a posteriori totaliter separato » (0 « demonstra- cio 4 signo, vel demonstracio quia »)?!, Anche la particolare negativa ha « probatio a posteriori », ma « inferendo talem parti- cularem negativam ex singulis »; gli esempi addotti tuttavia sono vere e proprie resolutiones??, Nel caso di proposizioni come « chimera non intelligitur a te », Wyclif introduce un altro modo di probatio (si ricordino i modi 4 priori, a posteriori, ex equo e indirecte), che è detta captio ?*; anche questo è un modo di « pro- batio » 4 posteriori 4. 211 Ivi, pp. 107-108: « Secundo modo probatur particularis a posteriori, et hoc dupliciter: vel a posteriori totaliter separato, vel a posteriori infe- riori. Exemplum primi: în corpore quod videtur a me sunt subiective opera ciones vitales; ergo: corpus quod videtur a me est vivum. Et illa probacio est famosa aput philosophos natutales, et vocatur demonstracio 4 signo, vel demonstracio quia. Exemplum secundi est tale: hoc currit, et hoc est homo, ergo homo currit. Et isti modi probandi innituntur sophiste, de quo datur talis regula: Quod ad particularem affirmativam aut sibi equivalentem infe- rendam resolutorie oportet maiorem esse singularem proposicionis inferende et minorem esse singularem de subiecto sinonimo cum priori, et verbo ac predicato proporcionalibus verbo et subiecto proposicionis principaliter inferende. Verbi gracia, inferendo istam, homo currit, sic arguitur: hoc currit, et hoc est homo; ergo, homo currit. Secundus modus probandi est a posteriori, ut inferendo talem particularem negativam ex singulis; de quibus utendum est arte con- simili, sicut dictum est de inductione particularis affirmative. Ut, homo non est papa, quia hoc non est papa, et hoc est homo, igitur etc. Homo non fuit ad bellum troyanum, quia hoc non fuit ad bellum troyanum, et hoc est vel fuit bomo; igitur, etc. ». 213 Ivi, p. 118: «Sed forte contra illud arguitur inducendo quintum modum probandi proposicionem, qui capcio dicitur. Nam tu intelligis istam proposicionem: aliguid quod non intelligitur a te est, cum intelligere potes quod claudit contradiccionem. Intelligis ergo subiectum huius proposicionis, et per consequens eius primarium significatum; et cum solum primarie significat aliguid quod non intelligitur a te, sequitur quod tu intelligis aliquid quod non intelligitur a te. Sic enim probatur quod #4 scis aliguam proposi- Terminologia logica della tarda scolastica 445 Pietro di Mantova discute del sillogismo espositorio, del quale scrive: «in quolibet syllogismo expositorio terminus qui est medius est terminus discretus aut aggregatus ex termino com- muni et discreto » 25, ma non parla di sillogismo risolutorio; nelle edizioni, si può leggere solo il seguente titolo d’una parte: De eodem syllogismo resolutorio, sotto il quale è trattata la dottrina della resolutio. Pietro, a questo proposito, afferma: « quaelibet propositio cuius primus terminus est resolubilis reso- lubiliter tentus non verbalis, probari debet per duo demonstra- tiva » 2!6; cioè all’espressione « terminus discretus aut aggregatus ex termino communi et discreto » del testo precedente, corti- sponde qui l’espressione « duo demonstrativa », e poiché « non quilibet terminus discretus est immediatus, nec quilibet terminus demonstrativus est immediatus » ?”, la probatio della proposi- zione resolubile non può essere opera d’un qualsiasi sillogismo espositorio, ma solo di quello che abbia come premesse propo- sizioni immediate: il sillogismo sarà allora ‘resolutorio’, caso particolare del sillogismo espositorio. Per i sillogismi espositori, si precisa ch’essi possono aver luogo in tutte le figure, e che concludono validamente se affer- tivi, mentre alcune accortezze richiede la conclusione nei sillo- cionem esse veram quam non scis esse veram, capiendo talem proposicionem scitam a te: aligua proposicio est vera quam non scis esse veram. Sed dicitur quod conclusio intenta est impossibilis. Ulterius dicitur quod modus probandi per capcionem est modus probandi a posteriori; nam posterius est me scire illam proposi- cionem: aligua proposicio est vera quam nescio esse veram sic significantem, quam me scire aliquam proposicionem esse veram quam nescio esse veram. Ideo ille modus probandi, sicut quilibet alius significabilis, continetur sub aliquo predictorum ». 25 Logica] gismi negativi, specie se in quarta figura 2!5, Analogamente, il sillo- gismo ‘resolutorio’ concluderà secondo le stesse regole in tutte le figure, dal momento che, ripetiamo, non è altro che il sillo- gismo espositorio applicato alla probatio delle proposizioni resolubili, Il termine resolubile è definito: terminus communis aut discretus non demonstrativus terminus, quo contingit aliquem terminum immediatum notiorem reperire eandem rem significan- tem per quem concludi potest » ?. La proposizione in cui il termine è posto si dice probabilis®!. Pietro precisa anche che nel resolvere le parti del discorso diverse dal verbo, il termine notior è tale a posteriori, mentre nel caso dei verbi il termine è notior a priori, ed è il verbo esse 2. Pietro chiama resolvenda o composita la proposizione mediata, e resolvens la proposizione immediata grazie alla quale si opera la probatio; una volta effettuata la resolutio, la proposizione me- diata è resoluta 3. 218 Ivi, f. [73ra-b]. 219 Ivi, f. [76va], sotto il citato titolo «De eodem syllogismo resolu- torio »: «Ostendemus nunc quas propositiones etiam concludere possint expositorii syllogismi, et praemittamus quod terminorum secundum quos et per quos probari possunt propositiones [....] ». 20 Ivi, f. [76va-b]. 21 Cfr. n. 30, [4]. 22 Op. cit., f. [76vb]: « Refert tamen in resolvendo et alias partes ora tionis, quia in resolvendo alias partes orationis a verbo, capitur terminus qui est notior a posteriori; in resolvendo vero verba capitur terminus qui est notior a priori, scilicet verbum substantivum »; per i termini e le propo sizioni immediati a priori o a posteriori, cfr. il testo di f. [76va], in n. 39; per quanto riguarda il resolvere verbum, esso è definito (f. [77vb]): «est notius verbum exprimere, scilicet substantivum et eius correspondens parti- cipium »; ci si chiede anche (f. [77rb-vb]): «utrum quodlibet verbum adiectivum sit resolubile in verbum substantivam et suum participium ». 23 Ivi, f. [76vb] (continuaz. del passo della n. preced.): « Huius enim resolvendae ‘hoc currit’ resolvens est haec: ‘hoc est currens’. Ideo bene Terminologia logica della tarda scolastica 447 La resolutio vale come probatio delle proposizioni affermative indefinita, particolare e singolare, purché il primo termine sia reso- lubile 24; nelle corrispondenti negative vere la resolutio è lecita solo quando il termine, in virtù del quale è operata la resolutio, ha supposita, altrimenti bisogna assegnare, come medium di prova, le contraddittorie di esse 5. Paolo Veneto conserva ancora un valore piuttosto generico dei termini resolvere, resolutio, con riferimento al relativo impli- cativo qui, che equivale a et (0 vel) e ille”, e alla resolutio di sequitur tamquam a priori: ‘hoc est cutrens, igitur hoc currit’, et ideo a resolvente ad resolvendam vel compositam in verbis valet argumentum de forma et non e contra. In aliis autem partibus orationis non valet de forma a resolvenda vel composita ad resolventem nec e contra, sed de forma bene valet a resolventibus ad resolvendam. Convenit autem inter verba resol- venda et alias pattes orationis, quia semper a resolventibus ad resolutam arguitur componendo, et valet consequens, et non e contra de forma»; cfr. anche f. [78rb]: « non valet argumentum de forma a composita ad resoì- ventem, sed bene e contra a resolventibus ad compositam tam in verbis quam in aliis ». 24 Ivi, f. [80ra]: « De indefinita autem sive particulari et singulari te- neatur quod ipsa est probanda a primo termino a quo in ea potest sumi pro- batio. Ex quo sequitur quod est diligenter advertendum quod non quaelibet indefinita sive particularis probari potest per duo demonstrativa, [...] et ideo illa ‘tantum animal est homo’ per duo demonstrativa non habet probati quia sumeretur falsum ». 25 Ivi, ff. [79va-b], e [79vb-80ra]: « Pro omnibus igitur propositionibus negativis veris resolubiliter probandis dicatur quod, si termini ratione quorum probandae sunt supposita habeant, sunt resolubiliter probandae, sed si suppo- sitis carent capiendae sunt contradictoriae concludendo istas esse veras indi- recte eo quod contradictoriae sunt falsae, et ita conceduntut conclusiones ibi illatae secundum istam regulam probandae »; per suppositurm, cfr. cap. IV, nn. 62 e 99. 26 Quadratura, cit., II, 22, f. 34va: « Patet consequentia, quia relativum non confusum est resolubile in pronomen relativum et notam copulationis, aut in pronomen relativum et notam disiunctionis », e f. 34vb: «Nulium relativam nominis confuse limitatum est in pronomen relativum et notam copulationis universalite(r) resolubile », ecc. 448 Alfonso Maierù qualsiasi verbo nel presente del verbo esse 2. Ma, naturalmente, prevale l’uso tecnico dei termini. Scrive nella Logica magna: [...] est sciendum quod omnis terminus communis pro aliquo suppo- sitivus, et omne verbum praeter verbum substantivum praesentis tem- poris et numeri singularis, est resolubilis; omnis enim propositio in qua subicitur huius(modi) terminus habet probari per duo pronomina demonstrativa sibi correspondentia 28, C'è però da notare che, in concorrenza col termine resolubilis, Paolo usa talora resolutorius?. La «probatio resolutorie » è propria, secondo il nostro autore, delle proposizioni indefinita e particolare, e della singolare che non abbia come soggetto un pronome dimostrativo 2°. Le corrispondenti negative possono esse- re provate in tre modi: o resolutorie, o assumendo la contradit- dittoria e dalla falsità di questa ricavando la verità di quella, 21 Ivi, II, 37, f. 40rb: «Omne verbum praeter verbum substantivum praesentis temporis est resolubile in verbum substantivum »; «[...] su- biectum enim huius: ‘omnis homo currit’, supponit pro omni homine qui est solum ratione resolutionis illius verbi ‘cutrit’ in ‘sum, es, est’, sed aeque bene resolvuntur illa verba ‘erit’, ‘fuit’ in ‘sum, es, est’, sicut illud verbum “currit’ », ecc. Ciò in un contesto in cui si discute « de suppositione termi norum respectu verborum praeteriti ac futuri temporis ». 28 Op. cit., I, 1, 4, f. 13rb. 29 Ivi, f. 13va: « Exempla de adverbiis resolutoriis, ut: ‘aliqualiter est” resolvitur isto modo  Logica parva. Qualiter propositiones illative probentur prae- senti doctrina dignoscitur satis plene. Et primo namque a resolutione est inchoandum, qua indefinitae, particulares et singulares de subiecto non prono- mine demonstrativo rationabiliter inferuntur. Quaelibet ergo talis est taliter inferenda, ut pro antecedente sumantur duo demonstrativa, in quorum primo praedicetur praedicatum resolvendae et in secundo subiectum: verbi gratia, ‘homo currit’ sic resolvitur: ‘hoc currit et hoc est homo, ergo homo currit’ »; la Logica magna, cit., I, 1, 4, f. 13rb, afferma che tale probatio è propria della indefinita, e non menziona le altre proposizioni. Terminologia logica della tarda scolastica 449 o mediante la universale negativa corrispondente ?!, Il sillogismo che ha come premesse due proposizioni dimostrative è detto expositorius o demonstrativus: può essere affermativo o negativo e ha luogo solo nella terza figura °°. È evidente che il sillogismo demonstrativus è riconducibile alla probatio mediante demonstra- tiva, ma Paolo Veneto non insiste nel collegare le due dottrine né nella Logica parva, né nella Logica magna. Paolo da Pergola, nella Logica, considera « propositio resolu- 21 Ivi, f. 13va, scrive: « Indefinita vel particularis negativa potest tripli- citer probari: uno modo per duo demonstrativa quemadmodum est (haec) indefinita affirmativa ut ‘homo non currit: hoc non currit et hoc est homo, igitur homo non cutrit’. Secundo modo potest probari recurrendo ad eorum contradictoria ipsa probando vel improbando, quo facto statim patebit veritas indefinitae vel particularis negativae. Tertio modo potest probari per univer- salem negativam sibi subalternantem, ut ‘aliquid non currit’ probatur sic: ‘nihil currit, igitur aliquid non currit’ ». 232 Ivi, II, 13, f. 175vb: «Et iuxta tertiam reductionem est notandum quod syllogismus expositorius non potest fieri nisi in tertia figura. Et ratio, quia ad syllogismum expositotium requiritur antecedentia duarum demon- strativarum (ex demonstratarum) inferentium propositionem mediatam; modo hoc non potest fieri in aliis figuris. Si enim dicitur in secunda figura: ‘animal est hoc et homo est hoc, ergo homo est animal’, consequentia bona est et formalis, sed non syllogismus demonstrativus propter causam dictam. Similiter si dicetur: ‘hoc currit et homo est hoc, ergo homo currit’, syllogismus expo- sitorius vocari non debet, sed syllogismus irregularis, optima consequentia formalis existens. Eodem modo est dicendum de negativis .[...]. Numquam tamen est dicendum quod aliquis horum sit syllogismus expositorius vel demonstrativus; ubi autem syllogismus demonstrativus non ita stricte sume- tur, potest sine periculo dici quod in qualibet figura talis reperitut sicut exemplificatum est. Verumtamen est advertendum de pronomine demonstra- tivo ne supponat pro aliquo communi, quia tunc impediret syllogismum demonstrativum, aut quia esset terminus communis, aut quia ratione eiusdem suppositio mutatur, sicut hic: ‘hoc est pater et hoc est filius (demonstrando essentiam communem), igitur filius est pater’ ». Salvo errore, il « syllo- gismus expositorius »» non è menzionato nella Logica parva, né, nelle due opere logiche fondamentali, è messo in relazione alla resolutio.] bilis » sia l’indefinita e la particolare, che la singolare non dimo- strativa 2; le loro corrispondenti negative possono essere provate sia resolutorie, sia « per suum contradictorium » 4, in modo ana- logo a quanto ha affermato Pietto di Mantova. Nei Dubia, invece, Paolo affronta la trattazione del sillogismo ‘resolutorio’, del quale si afferma che è « fundamentum omnium syllogismorum ». Perché si abbia un tale sillogismo sono neces- sarie, tra le altre, le seguenti condizioni: Quod si syllogismus (in rapporto alle quattro proprietà: che risulti di tre termini; « quod semper minor fit in recto »; « quod conclusio sit omnino confor- mis maiori »; « quod sit in figura: nam in omni figura potest fieri syllogismus resolutorius »); Et won in modo (« quia si esset in aliquo 19 modorum non esset syllogismus resolutorius per immediata procedens, sed per mediata »); Et medium sit hoc aliquid et non quale quid (« Id est, sit terminus demonstrativus pro uno solo supponibilis et non pro pluribus [...] »). La reso- lutio deve avvenire «per immediata apud sensum vel intel- lectum » 5, Da questi elementi risulta che il « syllogismus resolutorius » altro non è che il tradizionale « syllogismus expositorius ». Ma risulta anche, dal richiamo a ciò ch’è immediato rispetto al senso o all’intelletto, confermato quanto s'è detto, che cioè esso va ricon- dotto alla dottrina aristotelica dei Secondi analitici. 23 Op. cit., p. 45: «Resolubilis est triplex, scilicet indefinita, patticu- laris, singularis non demonstrativa simpliciter quae probantur sumendo duo pronomina demonstrativa simpliciter, primum conforme subiecto propositionis resolubilis et secundum in recto ut patet in exemplis. Particularis vero indefinita, et singularis negativa possunt probari dupliciter, primo resolutorie et hoc ubi subiectum pro aliquo suppo- nit, ubi vero pro nullo supponit non potest probari resolutorie quia minor est falsa, debet igitur tunc aliter probari scilicet per suum contradicto- rium [...]». 25 Op. cit., ff. 68vb-69ra, Terminologia logica della tarda scolastica 451 6. I termini « officiales » Quanto alla grafia dei termini occorrenti in questo paragrafo, va precisato che la tradizione manoscritta del secolo XIV ha officialis, officialiter e così via, mentre manoscritti e stampe del secolo XV hanno officiabilis** e così via. Noi scriveremo gene- ralmente officialis, e useremo come equivalente italiano ‘offi- ciabile’. Officialis deriva da officium: quest’ultima termine vale sia ‘funzione’, sia ‘compito’ e ‘fine’ ”. Il nostro officiaiis non va confuso con quei termini « officiales » che designano dignità e cariche pubbliche #*, anche se il valore nei due casi è analogo: alcune persone hanno un officiuz: nella società, alcuni termini hanno un officium nella proposizione e nel discorso; si può, anzi, seguire un graduale passaggio dal primo al secondo valore del termine: i maestri hanno un loro officium??, le arti hanno un 236 Ma si vedano i mss.: Vat. lat. 3038, f. 8r: « Et sicut dictum est de prae- dictis officiabilibus vel officialibus [...] » (il testo è quello di BILLINGHAM, Speculum..., cit., p. 367, in apparato alla r. 34), e Cambridge, Corpus Christi College 378, f. 42r (cit. in n. 185 del cap. VII). 237 Cfr. LAauSBERG, op. cit., p. 765. 238 Nei Tractatus Anagnini, cit., p. 274 (cfr. cap. II, n. 56); cfr. anche Occam, Summa logicae, ‘angelus’ est nomen mere absolutum, saltem si non sit nomen officii sed tantum substantiae ». Secondo M.-D. CrÙenu (Tbhéologiens et canonistes, in Études d’histoire du droit cano- nique dediées è Gabriel Le Bras, II, Paris 1965) il termine officium in S. Tommaso deriva da Ismoro, Etyz., cit., VI, xix, 1, per il quale le funzioni dell'anima sono officia che si esercitano nell’unità d’una natura (p. 838): ministerium, in sinonimia, assicura la sacralizzazione dell’officium, sia per i teologici che per i canonisti, in ecclesiologia come in liturgia (ivi). 239 Cfr. di RosceLLINO, la lettera ad Abelardo (in J. ReINERS, Der Nomi nalismus in der Friibscholastik, « Beitrige zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters », VIII, 5, Miinster i. W. 1910, p. 80): « Quia igitur suscepto habitu doctoris officium mendacia docendo usutpasti, utique monachus esse cessasti, quia beatus Hieronymus monachum, monachus ipse, diffiniens: ‘Monachus’ inquit ‘non doctoris sed plangentis habet officium, qui se vel 452 Alfonso Maierù loro officium?, le arti sermocinales studiano gli officia delle vatie dictiones *!, Per le Summe Metenses e per il Tractatus de proprietatibus sermonum, officium è proprietas dictionis o sermonis, mundum lugeat et domini pavidus praestoletur adventum’», e GoFFREDO DI Fontames, Quodl. XII, q. 6, ed. J. Hoffmans, Louvain 1932: « Utrum liceat doctori praecipue theologiae recusare quaestionem sibi positam [...] »; la risposta è che il maestro in teologia è « doctor veritatis habens officium publicum docendi » (pp. 105 e 107); nella disputa scolastica, l’opponens e il respondens hanno « diversa officia » (Tractatus Anagnini, cit., p. 260). 20 Cfr. Cassioporo, Institutiones, cit., II, I, 1, p. 94: «officium eius (sc. grammaticae) est sine vitio dictionem prosalem metricamque compo- nere »; e ms. Oxford, Bodl. Library, Laud. lat. 67, f. 6ra (cit. dal De RiJk, Logica modernorum, II, i, cit., p. 165): « Officium eius (sc. dialetice) est docere, argumenta invenire ad probandam questionem propositam et de eisdem iudicare »; considerare l’officium è un topos delle introduzioni alla dialettica nel sec. XII (DE Rtjk, op. cit., II, i, p. 148); cfr. ms. Vienna, lat. 2486, f. 17r (in De RK, op. cit., II, i, p. 235, sotto Quod officium): « Offi- cium uniuscuiusque artis est quod convenit opifici secundum ipsam artem » e ancora: « huius artis officium est considerare proprietatem litterarum in sil- labis, proprietatem sillabarum in dictionibus, proprietatem dictionum et uniuscuiusque accidentis earum in sintasi »; Summa Sophisticorum elen- corum, cit., p. 267: «Officium eius (sc. opificis agentis ex arte) est sic disputare ut videantur circa propositum ea esse que non sunt ». 21 Cfr. ms. Chartres 209, f. 37rb (in R.W. Hun, op. cit., I, p. 227): del verbo est si dice: « quantum ad officium quod exercet in oratione in ui substantiui consideramus [...] » e « aliud est agere de uocibus per se consi- deratis, aliud de eisdem ad uim et officium quod habent in oratione posite relatis »; Fallacie Parvipontane, cit., p. 569: « Et notandum quoniam nomina supponentia verbum duplex habent officium. Supponit enim quandoque nomen pro aliquo suorum appellatorum, quandoque pro nullo ». ABELARDO (Introductiones dialecticae, cit., pp. 73-74) parla di officium delle voces, ma anche delle litterae; per l’officium del verbo est, si veda, cap. III, n. 26. 22 Cfr. Summe Metenses, cit., p. 474: «Est ergo locus sophisticus in dictione qui provenit ex proprietatibus dictionis. Que sunt significatio, consi- gnificatio, officium, transumptio, constructio, ordinatio, prolatio, terminatio eic.», e Tractatus de proprietatibus sermonum, cit., p. 707: «[...] utile vi- detur instituere tractatum de sermonibus et diversitate proprietatum et Terminologia logica della tarda scolastica 453 mentre le « dictiones officiales » sono quelle « quarum constructio est deservire partibus aliis » %. La caratterizzazione del termine officiabile come quello che ha il compito di ordinare il discorso o determinate un contesto presuppone l’analisi sintattica delle strutture della proposizione. Poiché il compito di ‘costanti’ e ope ratori nella logica medievale è svolto dai sincategoremi ?#, questi saranno i termini officiabili per eccellenza per lungo tempo, dalle Summe Metenses* a Guglielmo di Shyteswood #9 e Ruggero Ba- officiorum que considerantur iuxta sermonem. Que sunt copulatio, appellatio, suppositio, et multa alia de quibus dicemus inferius ». Si noti la differenza tra i due testi: nel primo, officium è elencato tra le proprietates, nel secondo officia è in endiadi con proprietates: ma si può supporre un passaggio dalla posizione del primo testo a quella del secondo. Cfr. anche DE Rijk, Soze Notes on the Mediaeval Tract De insolubilibus..., cit., p. 100 (v. cap. II, n. 91) e p. 112: « Sequitur de secunda specie insolubilium. Que provenit ex officio vocis vel ex his que circumstant vocem. Que sunt tria: significatio, suppo- sitio, appellatio. Unde videndum quod, quando ex aliquo officio quod est in voce vel circumstat vocem, provenit insolubile, id est cassandum, si sit accidentale. Cfr. Summe Metenses: tra queste dictiones sono anno- [verate  pva). exponentium sui oppositi. Nec dicuntur exponentes nisi significantur copulative, nec causae veritatis nisi significantur disiunctive. Secondo Strode, dunque, le causae veritatis sono opposte alle exponentes. Queste operano in congiunzione -- significantur copulative -- , quelle in disgiunzione – disiunctive. Per le causae veritatis valgono quindi le regole della disgiunzione (p > p v q – “She is in the kitchen; therefore, she is in the kitchen or in the bedroom”), mentre per le exporentes valgono le regole della congiunzione (pq 2 p – “She likes peaches and cream; therefore, she likes peaches”). Strode se ne serve per la probatio delle negative dell'esclusiva, eccettiva e reduplicativa, ma anche delle proposizioni in cui compaiono i termini incipit e desinit. Quanto a quest’ultimo caso, va rilevato che Heytesbury aveva assegnato alle proposizioni contenenti incipit o desinit una duplice expositio, tra cui si doveva scegliere di volta in volta quella più conveniente al problema in esame *%; i due modi dell’expositio non costituivano però una disgiunzione di proposizioni in congiunzione. Strode, invece, as- 54 Logica, cit., f. 19rb; cfr. anche f. 24rb: «Et hoc est generaliter (notandum): cum aliqua propositio habet exponentes, eius contradictorium habet causas veritatis ». 35 Ivi, f. 26va: «Ista tamen ‘Socrates non est asinus in quantum est homo? et consimiles debent dici reduplicativae et habent (probari) per causas veritatis oppositas exponentes reduplicativae, sicut convenienter dictum est de exclusivis et exceptivis », ma cfr. f. 24rb, dove si assegnano le causze veritatis anche all’opposta dell’esclusiva negativa. 36 De incipit et desinit, cit., f. 23va: « Incipere dupliciter solet exponi: videlicet per positionem de praesenti et remotionem de praeterito, ut quod in praesenti instanti est et immediate ante instans quod est praesens non fuit; aut per remotionem de praesenti et positionem de futuro, ut quod in praesenti instanti non est, et immediate post instans quod est praesens erit. Desinere etiam dupliciter potest intelligi, scilicet vel per remo- tionem de praesenti et positionem de praeterito, ut quod in praesenti instanti non est, et immediate ante instans quod est praesens fuit; vel per positionem de praesenti et remotionem de futuro, ut quod in praesenti instanti est et immediate post instans quod est praesens non etit ». Cfr. agg analoghe in GueLieLMO DI SHyrEswooD, Syncategoremata, segna piuttosto la disgiunzione di due congiunzioni di proposizioni (pq v rs), e cioè le causae veritatis 7. La stessa cosa fa Marsilio, ma solo limitatamente al caso in cui il verbo incipit « affirmatur de subiecto singulari substantiali » (ad es. di Socrates) Tra i filosofi italiani, Pietro di MANTOVA (si veda) si serve della probazio per causas veritatis per l'esclusiva ®, l’exceptiva mere negativa” Logica, cit., f. 25ra: «Incipit communiter debet exponi per posi- tionem de praesenti et remotionem de praeterito, ut: ‘hoc nunc est et immediate ante hoc instans quod est praesens hoc non fuit, ergo hoc incipit esse’; vel per remotionem de praesenti et positionem de futuro, ut: ‘hoc munc non est et immediate post hoc instans quod est praesens hoc erit, ergo hoc incipit esse’. Et e converso modo debet exponi li ‘desinit’, ut dicunt, per remotionem de praesenti et positionem de futuro, ut: ‘hoc nunc non est et immediate ante instans quod est praesens fuit’, vel per positionem de praesenti et remotionem de futuro, ut: ‘hoc nunc est et immediate post instans quod est praesens non erit’. Sed ego dico quod tales potius debent dici causae veritatis et non exponentes, ut patet in praecedenti. In istis ergo servetur haec regula, quod non oportet aliquam propositionem de incipit et desinit exponi nisi ut propositio simplex et singularis numeri. WycLIr, nel porre il problema, non esplicita il riferimento alle «causae veritatis », per cui è difficile intendere se si sia staccato dal modo di Heytesbury; cfr. Tractatus de logica. Sor incipit esse, sic exponitur: Sor nunc est, et ipse immediate ante hoc non fuit: igitur etc. Vel sic: Sor iam primo est et ipse inmediate ante hoc non fuit: ergo, Sor incipit esse », e p. 191: « Et hoc est quod solet dici: hoc verbum, incipit, debere disiunctim exponi per remocionem de presenti et posi- cionem de futuro; vel per posicionem de presenti et remocionem de prete- rito; ut, si Sor munc est effectus et non prius fuit, tunc incipit esse. Vel si non est in instans quod est presens, et inmediate post illud erit, tunc incipit esse. Et sic de desinit ». 328 Cfr. Textus dialectices, cit., f. 201r. 329 Logica, cit., f. [29ra-b]: exclusiva in numero plurali affir- mativa habet duas causas veritatis, quarum una est gratia alietatis et alia est gratia pluralitatis: verbi gratia, ‘tantum 12 sunt apostoli dei’ altero illorum modorum verificari potest: ‘12 sunt apostoli dei et nulla non 12 sunt apostoli dei’, vel sic: ‘12 sunt apostoli dei et non plura quam 12 sunt apostoli dei’. Unde talis propositio exclusiva in numero plurali non debet exponi quia propositio exponibilis copulative significat et non veri- 480 Alfonso Maierù e le proposizioni de incipit et desinit. Paolo Veneto avvia il processo mediante il quale questa forma di probatio diventerà con Paolo da Pergola un procedimento autonomo, fissando nella Logica parva la seguente regola (che, si noti, segue quelle relative alla probatio mediante expositio, resolutio, officiatio, descriptio, e a senso composto e senso diviso): « ab una causa veritatis ad propositionem habentem illam causam ficatur disiunctive (ex distiunctive), et ab exposita ad quamlibet suarum exponentem est bonum argumentum formale, sed talis propositio neque verificatur copulative neque ab ista exclusiva ad quamlibet esponentium valet consequentia: convertitur enim cum tali disiunctiva cuius quaelibet pars principalis est copulativa, igitur etc.». Come si può notare, la probatio qui è data mediante la disgiunzione di due copulative. Ai ff. [41vb- 42ra], invece, Pietro di Mantova scrive: «Sed ista ‘a te differt omnis asinus’ habet duas causas veritatis, quia primus terminus in ea mediatus est resolubilis et exponibilis. Ideo ista significat disiunctive sic: ‘a te differt quilibet asinus, id est a te differens est quilibet asinus’ resolvendo, vel exponendo sic: ‘omnis qui est asinus est tecum et nullus asinus es tu, igitur a te differt quilibet asinus’, et hoc est verum et ideo illa est vera ‘a te differt quilibet asinus’»: in questo passo l’accezione di « causae veritatis » sembra essere generica. 35 Ivi, f. [33va]: «I...] exceptiva mere negativa non habet exponi, sed habet causas veritatis disiunctive, et regula superius data de exposi- tione exceptivae vera est de exceptivis non mere negativis ». 31 Ivi, £. [47rb-va]: « Incipit solet sic exponi: ‘Socrates in instanti quod est praesens est et non immediate ante instans quod est praesens fuit veli Socrates in instanti quod est praesens non est et immediate post instans quod est praesens erit, igitur Socrates incipit esse’. Sed haec consequentia non valet quia in primo esse mundi [...]; et quod illa disiunctiva sit vera patet quia eius prima copulativa est vera in illo casu », f. [47va-b]: « Ideo dicitur quod illae dictiones ‘incipit’ et ‘desinit’ et huiusmodi non habent exponi sed habent causas veritatis», e f. [48ra]: « Aliquando autem li ‘incipit’ non habet illas causas veritatis per positionem de praesenti et remotionem de praeterito vel negationem de praesenti et positionem de futuro, sed aliquando habet easdem causas veritatis quas li ‘desinit’, quia illae convertuntur: ‘Socrates incipit non esse’ et ‘Socrates desinit esse’ »; cfr. WiLsoN]mest bona consequentia » *. In questo contesto, le causae veritatis sono assegnate alla proposizione « denominata ab ablativo conse- quentiae »: data la proposizione « homine currente risibile cutrit », poiché l’ablativo assoluto può essere risolto in una proposizione condizionale (« si homo currit »), o temporale (« dum homo cur- rit »), o causale (« quia homo currit »), la proposizione origi- naria sarà vera quando almeno una delle proposizioni alle quali x equivale l’ablativo assoluto è vera**. Ma, ancora nella Logica parva, si afferma che la proposizione esclusiva negativa ha « duas causas veritatis, oppositas exponentibus exclusivae affir- mativae » **. Nella Logica magna, invece, si fa ricorso alla pro- batio per causas veritatis, oltte che per l’esclusiva negativa *5, anche per la reduplicativa negativa 9 e per incipit e desinit *", in modo analogo a quanto afferma Pietro di Mantova. Infine, 332 Logica parva, Logica magna, cit., I, 5, f. 35va. 336 Ivi, I, 8, f. 4irb: «Si autem (sc. negatio) cadit in totum et super reduplicationem, non habet exponi sed solum habet causas veritatis quae sunt contradictoriae exponentium reduplicativae sibi oppositae »; nella Logica parva, cit., IV, invece, aveva scritto: « Negativa vero reduplicativa, cuius negatio praecedit notam reduplicationis, non est exponenda sed pro- banda per suum contradictorium ut saepe dictum est». 337 Mentre nella Logica parva, cit., IV, l’autore ritiene che « dupliciter exponitur », nella Logica magna, cit., I, 18, f. 65va, dopo la discussione di molte opinioni, scrive: « Propositio ergo respectu huius verbi ‘incipit’ vel ‘desinit’ exponi non habet, sed habet causas veritatis quarum quaelibet propositionem de incipit vel desinit potest inferre, et disiunctiva ex eisdem cum ipsa propositione convertitur. Unde haec propositio ‘hoc incipit esse’ habet duas causas veritatis, quarum una est copulativa duarum demonstra- tivarum, unius de praesenti affirmativae et reliquae de praeterito negativae cum determinatione huius dictionis ‘immediate’, ut: ‘hoc nunc est et hoc immediate ante instans quod est praesens non fuit’, Secunda causa veritatis eiusdem est una copulativa talium duarum, unius de praesenti negativae et alterius de futuro affirmativae cum consimili determinatione, ut: ‘hoc 31 482 Alfonso Maierà Paolo da Pergola scrive: « Probabilis per causas veritatis est illa propositio quae habet multas causas veritatis disiunctive sumptas, sicut incipit, desinit et ablativus in consequentia » 38: per quanto riguarda incipit e desinit, non c'è bisogno di altri rife- rimenti dopo quanto si è detto. L’« ablativus in consequentia » ci riporta alla Logica parva di Paolo Veneto, dal quale il Pergolese, al solito, dipende *’, Tuttavia egli allarga il discorso, riservando questo tipo di probatio alle contraddittorie di ciò che può essere provato non solo mediante expositio, ma anche mediante reso- lutio, descriptio e officiatio, e in genere a tutte le proposizioni negative: Nota quandocumque propositio probatur copulative, sive resolubiter sive exponibiliter sive officiabiliter sive descriptibiliter, eius contra- dictorium est probabile per causas veritatis, scilicet per disiunctivam compositam ex partibus contradictoriis #9, nunc non est et hoc immediate post instans quod est praesens erit’. Similiter haec propositio ‘hoc desinit esse’ habet duas copulativas causas veritatis, quarum una componitur ex duabus categoricis, una de praesenti negativa et alia de praeterito affitrmativa, cum hac determinatione ‘imme: diate’; ut: ‘hoc mune non est et hoc immediate ante instans quod est praesens fuit’. Secunda causa veritatis ipsius est una copulativa composita ex duabus talibus, quarum una est affirmativa de praesenti et reliqua nega- tiva de futuro cum simili determinatione, ut: ‘hoc nunc est et hoc immediate post instans quod est praesens non erit’. Vel, si tibi placet, potes dare causas veritatis cum prioribus convertibiles breviores, ut: ‘si hoc nunc est et immediate ante munc non fuit, hoc incipit esse’; et: ‘si tu non es albus et immediate post nunc eris albus, tu incipis esse albus’. Eodem modo dico de li ‘desinit’. Non ci addentriamo qui nella determinazione dell’atteggiamento che Paolo Veneto tiene rispetto a Pietro di Mantova. Logica, cit., p. 79. 33 Si noti che manca ogni cenno alle « causae veritatis » per la esclu- siva negativa (ivi, pp. 57-60); nella trattazione De consequentiis, però, si trova la regola riferita da Paolo Veneto nella Logica parva (ctr. ivi, p. 98). 30 Ivi, p. 84; e ancora (ivi): « Si vero est mediata (sc. propositio) debes videre an sit affirmativa vel negativa; si est negativa, debes cam probare per causas veritatis, aut per contradictorium, aut per singulares, ut supra Terminologia logica della tarda scolastica 483 Il riferimento all’expositio è stato ampiamente illustrato; altret- tanto chiaro risulta il cenno alla resolutio, officiatio, descriptio quando si pensi, come si è detto, che in tutti questi casi la pro- batio è data mediante congiunzione di proposizioni, la cui nega- zione è una disgiunzione di proposizioni negative. dictum est ». Questo passo può essere chiarito ricordando che BILLINGHAM (Speculum..., cit., p. 357) ha assegnato l’oppositum per la probatio di dimostrativa e universale negative o con soggetto infinito, e per l’indefinita negativa ha assegnato una probatio disiunctive: cioè universale negativa o due dimostrative (quest'ultime sono il sillogismo espositorio nega- tivo); che PaoLo Veneto (Logica megna, cit., I, 1, 4, £. 13va) ha assegnato tre modi di probatio alla indefinita o particolare negativa: sillo- gismo espositorio negativo, contraddittoria, universale negativa, e che per la universale negativa (ivi, f. 14ra) ha assegnato il contraddittorio; Wyclit e Pietro di Mantova hanno svolto quel discorso che abbiamo richiamato nel $ 3. Qui Paolo da Pergola, parlando in generale della proposizione mediata negativa, richiama tutti questi vari modi di probatio accanto a quella « per causas veritatis. Il trattato contenuto nei ff. 6ra-19va del ms. Amplon. Q. 276 della Wissenschaftliche Allgemeinbiblio- thek di Erfurt! si compone di varie guaestiones, per ciascuna delle quali si adduce una lunga serie di argomenti (cominciando in genere, dalla parte negativa: videtur quod non), ai quali si risponde (in oppositum) spesso dopo aver formulato una determi- natio brevissima, magari di una sola proposizione; ma talota si ri- sponde di volta in volta dopo ciascun argomento. L’autore — chiunque sia — si preoccupa di fornire una casi- stica delle difficoltà che possono sotgere nell’obiettare, e nel rispondere alle obiezioni, contro i sophismata?. Il trattato si colloca quindi tra quelli che intendono offrire sussidi ai prota- gonisti della disputa scolastica. E poiché le difficoltà nascono sempre dall’uso dei termini cui si fa ricorso, la trattazione verte necessariamente sul valore dei termini e sui modi di ‘provare’ le proposizioni che li contengono. 1 Cfr. Introduzione, n. 79. Il microfilm del ms. di cui mi sono servito non è eccellente; manca il fotogramma del f. 14r; il f. 15 del ms. dev'essere corroso in una delle col. 2 Ms. Amplon. Q. 276, f. 6ra: «Quoniam in(n)ata est nobis via a communibus ad propria, ideo nos de modo opponendi contra sophismata cen E PA primo de communi modo opponendi et respondendi dicamus. Gli argomenti trattati possono essere così riassunti: 1) ci si chiede se l’inductio sia un modo valido di probare la propo- sizione universale 3; 2) a) se la « probatio per contradictorium » sia bora, e cioè valida ‘ e b) se la « probatio a destructione consequentis », o anche la « pro- batio ex opposito conclusionis inferendo oppositum praemis- sae » sia valida 5; 3) ci si chiede « de probationibus incidentibus in multiplicibus, ut in aequivocis »: « an sufficiat cognoscere aliquod multiplex in uno significato » 9; ma la quaestio si articola in varie questioni: a) «an aliquod nomen sit aequivocum » 7; b) « an... significatio dictionis sit eius forma accidentalis » 8; c) « utrum sufficiat probare multiplex in uno probato significato vel non, et ad illud persuadendum oportet inquirere utrum aequivocum significet per modum copulationis sua significata aut per modum disiunctionis » 9; d) «an nomen aequivocum possit distribui pro omnibus suis significatis sive pro quolibet singulari cuiuslibet significati simul a signo universali sibi addito » 1%; e) « an sit contradictio in aequivocis » !!; f) «an propositiones habentes terminum aequivocum debent dici una vel plures » !2; 4) a) sulla base di quanto si è detto ci si chiede poi « an copulativa sit una »!5, e 3 Ivi. 4 Ivi, f. 6va 5 Ivi, £. 7vb. 6 Ivi, f. 8vb. 7 Ivi, «quod non est, videtur»: f. 8vb; «Quod umne nomen sit aequivocum sic videtur »: f. 10ra. 8 Ivi, f. 10vb. 9 Ivi, f. 11rb. Cfr. ps. Duns Scoro, In librum I priorum Analyticorum Aristotelis quaestiones, cit., q. x, ff. 230b-231b: Utrum terminus aequivocus contineat sua significata per modum copulationis. 10 De probationibus, cit., f. 11vb. 11 Ivi, f. 12rb. 12 Ivi, f. 12vb. 13 Ivi, f. 14va. 486 Alfonso Maierù b) « an sit (contradictio in copulativis) » 14; 5) analogamente, a) « quaeritur an disiunctiva sit una vel plures » 55; b) « an sit contradictio in disiunctivis » ‘6; ” 6) « quaeritur an haec propositio ‘homo albus currit’ sit una (vel plures) » 17; i 7) «an falsitas implicationis falsificet propositionem » 18; 8) «an una negatio possit negare plures compositiones » 19; 9) infine, si discute de incipit et desinit: « Quaetitur de expositione et significatione istorum verborum ‘incipit’ et ‘desini’. Primo quaeratur quid significent, secundo utrum suum significatum ipso (?) esse syncategorema vel categorema »: a) «De primo sic quaeritur, utrum significent motum vel muta- tionem » 2; b) « Deinde quaeritur an si(n)t syncategoremata » 8; c) «quid ponitur in huius(modi) praedicationibus (?) proposi tionibus, et videtur quod hoc quod dico ‘incipit’ et ‘desinit’ » 2; d) « (D)einde quaeritur de negatione istorum, et primo utrum habeant intellectum negationis secundum quod possunt con- fundere, dato quod aliquo modo sit ibi negatio » 8; e) « utrum possi(n)t confundere ratione istius negationis » #; f)  j; op- pure 7 D LC, .v.#), e non viceversa !. I sersus di una proposi- zione in disgiunzione sono causae veritatis di essa: basta perciò che sia vero uno dei sensus perché sia vera l’intera proposizione. Così non è per i sersus in congiunzione, poiché in tal caso è necessario che siano veri tutti i sensus perché si abbia la verità vede in ciò un’accettazione della dottrina occamistica della suppositio simplex da parte di Heytesbury. l De propositionum multiplicium significatione, cit., ff. 252vb-253ra: « Unde et si arguitur sic: praecise tot scis quot sunt aliqua quae Plato scit esse, ergo non scis plura quam sunt aliqua quae Plato scit esse, non valet argumentum. Nam per id antecedens non probatur id consequens nisi pro altero sensu [...]»: si tratta della singolare negativa; il procedimento è analogo a quello di cui alla n. 9; ancora, ivi, f. 253ra: « Si tamen arguitur sd istam probandam, sic incipiatur: talis propositio sic praecise significans potest esse quod rex sedet et quod nullus rex sedet? (...) tunc ista est impos- sibilis, igitur non potest esse sicut ista significat, et ista significat praecise quod potest esse quod rex sedet et quod nullus rex sedet, igitur non potest esse quod potest esse quod rex sedet et quod nullus rex sedet: neganda est consequentia; nam consequens id, ut praedictum est, suos sensus copu- lative significat, quorum tamen alter sequitur ex isto antecedente»; per la proposizione in esame, cfr. n. 18; il modo della probatio richiama il procedimento della probatio officialiter. Probare occorre un’altra volta al f. 252va, nella discussione della universale; A Ivi, f. 252va: «Ex quo etiam apparet, cum cuiuscumque proposi- tionis copulative solum significantis contradictorium disiunctive significet quod cuiuscumque multiplicis plures sensus copulative solum significantis contradictorium disiunctive significat opposito modo quo etiam talis univer- salis multiplex significat copulative ». Terminologia logica della tarda scolastica 495 della proposizione cui la congiunzione equivale '. Anche l’espres- sione causae veritatis ha dunque il valore noto; nel caso speci fico, designa solo i sensus in disgiunzione !*. Questo è il primo dei casi esaminati nel trattato. Seguono poi il caso in cui la proposizione universale affermativa non significa tutti i suoi sersus in forma universale, ma uno di essi in forma universale e un altro in forma particolare ‘5; la proposi- zione particolare affermativa o negativa !; la proposizione singolare affermativa o negativa !”. L’autore passa quindi ad esaminare le ipotetiche, e comincia dalla proposizione de copulato extremo!*. Si discute poi della [Nam si copulative significaret, ad eius veritatem cuiuslibet sui sensus veritas requiretetur » (è detto della particolare, cfr. n. 16). 14 Cfr. ivi: «[...] est fallacia consequentis arguendo a propositione habente plures sensus disiunctive ad unum sensum», e f. 253va: « Ca] arguitur a propositione plures causas veritatis habente ad unam istarum, ideo est fallacia consequentis ». L'espressione causae veritatis occorre ancora altre tre volte, ai ff. 252va, 253rb, 253va. 15 Ivi, f. 252vb: «Quaedam tamen universales sunt multiplices, non tamen sensu; quaedam enim sunt universales multiplices quae in uno sensu sunt universales et in alio particulares vel singulares existentes [...] ». Se affermativa, tale proposizione significa i suoi sensus in disgiunzione; se negativa, in modo opposto, e quindi in congiunzione (ivi). 16 Ivi: «Patet igitur quod quaelibet particularis affirmativa multiplex, et etiam negativa quae in quolibet suo sensu est particularis, suos sensus disiunctive significat », e: « Nam ad hoc quod verificetur particularis aliqua sufficit quod verificetur aliquis eius sensus ». 17 Ivi: «Consimiliter etiam de singularibus est dicendum pro parte. Negativa autem singularem (!) singulari affirmative disiuctive significanti [segue vuoto di circa sci lettere] copulative significare suppono ». 18 Ivi, f. 253ra: «Consimilis etiam responsio est ad propositiones hypotheticas multiplices, ut sunt propositiones de disiuncto et de copulato extremo, copulativae, disiunctivae, temporales, conditionales: non potest esse (una) responsio. Unde primo est sciendum quod quaelibet affirmativa 496 Alfonso Maierùà copulativa !. Sia data la proposizione [1] « tantum Socrates est homo et aliquod istorum et plures homines sunt »; essa può essere intesa come composta di due proposizioni, delle quali una risulti una proposizione de copulato extremo. Gli ele- menti che possono essere presi in considerazione sono perciò i se- guenti: [2] « tantum Socrates est homo »; [3] « aliquod istorum et plures homines sunt »; [4] «tantum Socrates est homo et aliquod istorum »; [5] « plures homines sunt ». La [3] e la [4] sono proposizioni de copulato extremo, ciascuna delle quali ha in comune con l’altra l'elemento « aliquod istorum » (l’extremzuze copulato è il soggetto nella [3], il predi- cato nella [4]). I sersus della [1] possono essere dati indif- ferenter dalla congiunzione della [2] e della [3], o dalla congiunzione della [4] e della [5]. Poiché non si ha motivo di preferire una congiunzione di sersus all’altra, la [1] signifi- cherà i suoi sersus mediante una disgiunzione, il cui primo multiplex et hypothetica quae est particularis, indefinita vel singularis ut praemissum est, suos sensus disiunctive significat. Unde et ista: ‘potest esse quod potest esse quod rex sedet et nullus rex sedet [...]». Si noti che l’autore include le proposizioni de copulato extremo tra le ipotetiche; l’esempio addotto è quindi una proposizione de copulato extremo, propria- mente categorica (del resto, non avrebbero altrimenti senso le indicazioni circa la quantità della ‘ipotetica’. Negata, la proposizione in esame significa i suoi ‘sensi’ oppositis modis copulative (ivi). La conclusione di questa discussione è: «Idem etiam de propositionibus multiplicibus de disiunctis extremis et affirmativis» (ivi). 19 Ivi, sotto: «Pro copulativis est tunc sciendum ex suarum partium principalium captione solum significans copulative, sive utraque eius pars copulative sive utraque disiunctive, sive una eius pars disiunctive et alia copulative significet illis duobus modis quibus et istae partes significant copulative, et cuiuslibet talis contradictorium oppositis modis quibus istae partes significant disiunctive significabit ». Terminologia logica della tarda scolastica 497 membro sarà la congiunzione della [2] e della [3] e il secondo membro sarà la congiunzione della [4] e della [5] ?°. Anche nel caso della proposizione [6] « Socrates currit vel Plato currit et Socrates non curtrit », si possono avere interpretazioni diverse: la si può cioè intendere come una congiunzione di proposizioni, formata da [7] « Socrates currit vel Plato currit », e da [8] « Socrates non curtrit », oppure come una disgiunzione di proposizioni formata da [9] « Socrates currit », e da [10] « Plato currit et Socrates non cutrit ». Poiché l’una o l’altra interpretazione si addice a simili propo- sizioni (« indifferenter copulativae vel disiunctivae possunt esse »), i sensus della [7] saranno espressi da una disgiunzione, di cui un membro sarà una congiunzione e l’altro ancora una disgiun- zione . La negazione premessa alla disgiunzione dei sensus della [7] (e così della [1]) darà luogo a una congiunzione di proposi- zioni negative 2. Heytesbury esamina ancora proposizioni il cui dictum può essere inteso multipliciter®, proposizioni che hanno vari sersus in funzione di un pronome relativo in esse presente che può riferirsi a due diversi antecedentes”, e conclude la discussione 20 Ivi, f. 253ra-b; le [1]-[5] sono indicate da Heytesbury con le lettere dalla « alla e; l’analisi è già nel testo, dunque. 21 Ivi, f. 253rb. 2 Ivi: «Ex quo satis patet eius contradictorium istis duobus modis significare copulative ». 3 Ivi: «[...] est sciendum quod sunt quaedam propositiones multi- plices quarum est dictum multiplex, a quibus ad suum dictum arguendo fallit processus [...]»; esempio è: «non scis propositionem falsam esse propositionem veram vel propositionem falsam sciri a te ». 2 Ivi, f. 253rb-va; esempio è: «aliquid differt ab animali quod non differt ab animali»: antecedens del relativo quod può essere sia animal sia aliquid; esso significa disiunctive (causae veritatis). 32 498 Alfonso Maierù con un'analisi dei sersus delle proposizioni comprendenti una condizionale ®. 25 Ivi, f. 253va-b. Sono di vario genere (ivi, f. 253va): « Quaedam tamen sunt conditionales quae indifferenter copulativae vel conditionales, et quaedam disiunctivae vel conditionales, possunt esse. In entrambi i casi significano i loro sensus disiunctive, mentre le contradicentes significano i loro sensus copulative. I termini “compositio” e “divisio rendono “oivdeois” e “Sraipeote” occorrenti nelle opere aristoteliche, principalmente in due contesti: quello del De interpretatione, dove, a proposito dell’enunciato, che risulta di più termini, si dice che la verità e la falsità sono attinenti alla compositio, o affermazione di un termine dell’altro, e alla divisio, o separazione di un termine dall’altro; e quello del De sopbisticis elenchis, dove si parla delle fallacie secundum compositionem e secundum divisionem. Ci soffermeremo sulla seconda delle dottrine aristoteliche, ma non è inutile un rapido esame preliminare dei valori che i due termini e i corrispondenti aggettivi assumono [Non ci occupiamo della Suxipeoig platonica (cfr. ad es. FEDRO). Per i valori degli stessi termini in RETORICA, cfr. LAUSBERG. De interpr.; cfr. transl. Boethii, Aristoteles latinus: circa compositionem enim et divisionem est falsitas veritasque »; cfr. anche 6, 17a 25-26, transl. Boethii, ivi, p. 9: « Adfirmatio vero est enuntiatio alicuius de aliquo, negatio vero enuntiatio alicuius ab aliquo », e Metaph. VI 4, 1027b 19 sgg. e XI 11, 1067b 26; in part. per obvieowe cfr. Top. VI 13, 150b 22 e 14, 151a 20.31. 4 Cft..6.2; 500 Alfonso Maierùà nei testi logici. Dei due termini, compositio è privilegiato rispetto all’altro, per il maggior numero di accezioni con le quali occorre. Nel suo Tractatus syncategorematum Pietro Ispano fornisce una sistematica esposizione dei vari modi in cui può essere inteso il termine compositio *. Compositio può essere rerum o modorum significandi: compositio rerum è quella della forma con la ma- teria, dell’accidente con il suo subiectum, delle facoltà con l’essenza (potenze dell’anima con l’anima), delle parti integrali tra loro in un tutto (nella linea, le parti della linea rispetto al punto e della superficie rispetto alla linea), della differenza con il genere nella costituzione della specie 5. La corzpositio modorum significandi può essere o di una qualità con la sostanza, espressa dal nome $, o di un atto con la sostanza ed è espressa dal verbo”. La compo- sitio di un atto con la sostanza può essere duplice: si può inten- dere l’atto in quanto « habet inclinationem ad substantiam, secun- dum quam inclinationem dicitur de altero », cioè in quanto l’atto è considerato « ut distans », ed è il verbo di modo finito; ma può intendersi l’atto « unitus » alla sostanza, in quanto « privatus ista inclinatione, et sic est in participio » ®. La « compositio actus ut distantis » è ancora duplice: può essere in rapporto con una « substantia exterior », come nel caso della proposizione « Socrates 4 Cfr. op. cit., pp. 483 sgg. Ma si veda anche la traduzione inglese di J.P. Mullally (PETER OF SPAIN, Tractatus syncategorematum..., cit., pp. 17 sgg.). Si confronti quanto dice Pietto Ispano con la triplice distinzione di compositio (rei, intellectus, sermonis) di Dialectica Monacensis, cit., p. 569. 5 PetrI HIsPANI, Tractatus syncategorematum, cit., p. 484B. Per la com- posizione degli accidenti con il subiectum, si veda il Liber sex princi- piorum, cit., p. 35: «Forma vero est compositioni contingens, simplici et invariabili essentia consistens. Compositio etenim non est, quoniam a natura compositionis seiungitur [...] ». 6 PerrI HISPANI, op. cit., p. 484B. 7 Ivi, p. 484C. 8 Ivi, p. 485F. currit »°, o può essere in rapporto con una « substantia intra », x quando il soggetto è sottinteso, come nel caso di « currit » !°. In tutti questi casi, si può dire che il concetto di compositio, in quanto fa riferimento agli elementi di cui esprime un rapporto, rientra nella categoria di relazione !!. Opposta alla composizione è la negatio !?. Particolarmente importante è la « compositio actus ut distantis » perché sta alla base del costituirsi della proposi- zione 5. Il caso più semplice è quello del verbo est: esso « consi- gnificat compositionem », ma poiché rispetto agli altri verbi esso è natura prius giacché « in eis intelligitur » !, tutto quello che di esso si dice vale per gli altri verbi. Alla radice di questa interpre- tazione sta un passo già ricordato di Aristotele 5, ampiamente sviluppato dalla grammatica speculativa !. Che il verbo est, e 9 Ivi, p. 491D. 10 Cfr. ivi, e p. 486D: «Quod autem in verbo fit compositio actus ut distantis, patet per hoc quod actus significatus per verbum semper significatut ut de altero; cum nam dico “‘cutrit’, oportet intelligere substantiam determi- natam, de qua dicatur ‘curtit’, ut praedicatum de subiecto ». 11 Si veda ivi, p. 484A: «Sciendum ergo quod compositio ad aliquid est, quia compositio est compositorum, et compositio et composita sunt compositione composita quare compositio in praedicamento relationis erit ». Cfr. anche H. Roos, Das Sophisma des Boetius von Dacien « Omnis homo de necessitate est animal» in doppelter Redaktion, « Classica et Mediae- valia », XXIII (1962): la « necessitas habitudinis terminorum » (p. 190) non è altro che « necessitas compositionis » (pp. 191-192). 12 Perri HisPANI op. cit, p. 490D: «Cum secundum diversitatem compositionis (ex compositionem) diversificetur negatio, ideo post composi- tionem, dicendum est de negatione »; ma cfr. L.M. DE Rjk, On the Genuine Text of Peter of Spain's «Summule logicales», II, cit, p. 89: «natura divisionis non potest cognosci nisi cognoscatur natura compositionis ». 13 PerRI HISPANI, op. cit., pp. 487A sgg. 14 Ivi, p. 483F. 15 De interpr. 3, 16b 22-25 (cfr. cap. ILI, n. 8). 16 Cfr. ad esempio Tommaso DI ERFURT, Gramzzatica speculativa, in Duns ScotI Opera omnia, I, cit., xxvii, $ 1, f. 59b: «[...] Verbum habet quendam modum significandi, qui vocatur corzpositio, de quo antiqui 502 Alfonso Maierù quindi ogni altro verbo, significhi quella compositio che è rapporto fra due termini nella proposizione è dottrina comune; non altret- tanto comune è la dottrina che suo opposto sia la regatio. Si legga Guglielmo di Shyreswood: Sequitur de hac dictione ‘non’, et videtur quod debeat esse verbum quia significat divisionem et haec, ut videtur, opponitut compositioni denotatae per hoc verbum ‘est’, et sic debet esse verbum sicut et ipsum; contraria enim ejusdem sunt generis. Et dicendum quod haec ratio peccat dupliciter, tum quia haec dictio ‘non’ cum significet divi- sionem tantum — haec dictio ‘est’ non significat compositionem tan- tum ut dictum est prius et sic non significant contraria — tum etiam quia compositio denotata sive consignificata per hoc verbum ‘est’ non opponitur ei quod est ‘non’, quia compositio est modus significandi dependenter, ratione cujus exigit sibi nominativum et hoc est illud quo propositio est unum ex suis partibus. Cum autem huic consentit Grammatici mentionem expresse non fecerunt, quem tamen modum moderni Verbo attribuunt, moti ex dicto Philosophi I. Perihermenias, cap. 3. ubi dicit quod hoc Verbum est, significat quandam compositionem, quam sine extremis non est intelligere; et tamen hoc Verbum, est, in omni Verbo inclu- ditur, tanquam radix omnium, ideo compositio omni Verbo inhaeret, per quam Verbum distans a supposito, ad suppositum principaliter inclina tur [...]» (ma cfr. xviii, $ 10, f. 53b, dove l’autore, trattando della figura, afferma che essa « sumitur a proprietate rei » e che le proprietà comuni in rebus sono tre, « proprietas simplicis, proprietas compositi, et proprietas de- compositi », e continua. Ab his tribus proprietatibus imponit Logicus tres voces, ad significandum scilicet Terminum, Propositionem, et Syllogismum, licet aliter sumatur simzplicitas, compositio, et decompositio in nomine figurae simplicis, compositae et decompositae, quam in Termino, Propositione, et Syllogismo. In Propositione enim et Syllogismo sumitut compositio secun- dum distantiam circa diversa significata diversarum vocum cadens. Sed in nomine compositae, et decompositae figurae, sumitur compositio secundum distantiam vocum circa idem significatum eiusdem dictionis cadens »). Cfr. anche Martino DI Dacia, Modi significandi, cit., nr. 112, p. 53: «Huic autem modo significandi essentiali generali iungitur alter modus significandi immediatior qui dicitur compositio, et ille complectitur ab omni verbo. Et est compositio modus significandi sive intelligendi uniens exttemum distans cum altero extremo »; R. BACcONE, Surzza gramatica, cit., p. 80. Terminologia logica della tarda scolastica 503 anima, asserit et est affirmatio; cum autem dissentit, deasserit et est negatio. Est ergo compositio hujus verbi ‘est’ sicut subjectum affirma- tioni et negationi et opponitur negatio ejus quod est ‘non’ affirma- tioni et non compositioni, nisi affirmatio vocetur compositio, et hoc est aliud a compositione hujus verbi, ut dictum est !. In breve, la compositio è anteriore all’affermazione e alla nega- zione, e perciò la particella zor non si oppone a compositio; ma se si assume compositio nel senso di affirmatio, la negazione non vale divisio, e si ha una contrapposizione. L’equivalenza tra com- positio e affirmatio, divisio e negatio è affermata da Boezio !* ad I? Cfr. Syncategoremata; ma cfr. anche: Sed vi- detur adhuc quod quando ‘est’ est tertium adjacens, non sit ibi praedicatum, sed solum compositio [...] » (cfr. W. or SHERWwooD'°s Introduction to Logic, cit., p. 27, n. 25), e Introductiones in logicam, cit., p. 33: « Sed (sc. verbum) consignificat compositionem, quae est copula et omne aliud verbum sic con- significat per naturam illius. Cfr. MARTINO DI DACIA, Quaestiones super librum Peribermeneias, in Opera, cit., q. 12 « Utrum eadem compositio in numero est in affirmativa et in negativa », pp. 246-247: « Ad quaestionem dico, quod certum est, quod quaestio nostra non est de compositione, quae est actio intellectus, qua componit unum cum altero. Nam talis compositio solum est in affirmativa. Sed tantummodo quaerit de illa compositione, quae est modus intelligendi et datus verbo pro modo significandi, et de tali dico, quod ipsa est eadem numero affirmativa et negativa [...] ». 18 Cfr. In Arist. Periermenias, II ed., cit., p. 49: «Igitur quotiens huiusmodi fuerit compositio, quae secundum esse verbum vel substantiam constituat vel res coniungat, adfirmatio dicitur et in ea veri falsique natura perspicitur. et quoniam omnis negatio ad praedicationem constituitur igitur quoniam id quod in adfirmatione secundum esse vel constitutum vel coniunctum fuerit ad id addita negatio separat, vel ipsam substantiae consti- tutionem vel etiam factam pet id quod dictum est esse aliquid coniunctio- nem, divisio vocatur». Ma già in Boezio è l’affermazione dall’anteriorità della compositio intellectuum (e conseguentemente verborum, che su quella si modella) rispetto all’affirmatio e alla negatio (ivi, p. 75): «Nunc vero quoniam in intellectibus iunctis veritas et falsitas ponitur, oratio vero opi- nionis atque intellectus passionumque animae interpres est: (quare) sine conpositione intellectuum verborumque veritas et falsitas non videtur existere. quocirca praeter aliquam conpositionem nulla adfirmatio vel ne- 504 Alfonso Maierù Abelardo ”, da Occam® a Billingham® e Strode?, Burleigh, poi, afferma in generale che il sincategorema è « dispositio com- positionis » * e, in particolare, che i sincategoremi possono essere riferiti o alla « compositio materialis », cioè alla proposizione intesa materialiter (in quanto sta per se stessa), o alla « compo- sitio formalis », cioè alla proposizione assunta nella sua valenza significativa *. Ma si ricordi che tutta la discussione sulla propo- sizione modale verte sulla questione se il 7z0dus determini o non determini la compositio o l’inhaerentia costituente la proposi- zione #5. Se la compositio fonda la proposizione tanto che « omnis pro- gatio est » (cors. mio). 19 Cfr. Introductiones dialecticae, cit., p. 75: « Compositionem vocat af- firmationem quia ostendit coniungi praedicatum subiecto. Divisionem vocat negationem quia dividit praedicatum a subiecto ». Ma come Boezio, anche AseLARDO ritiene che la compositio intellectuum sia anteriore all’affirmatio e alla negatio (Logica ‘Ingredientibus’): «Sed tamen consigni- ficat (sc. ‘est’), id est cum aliis significat quandam comzpositionem, id est quendam compositum intellectum sive affirmativum sive negativum, et per compositionem tantum compositionem intellectus accipimus. Cfr. Prooemium libri Periermenias (in Expositio aurea, cit.): « Nam in compositione et divisione est veritas vel falsitas » e «sine compositione et divisione, hoc est, sine affirmatione et negatione non sunt vera nec falsa ». 2 Speculum..., cit., p. 338: «Terminus est in quem resolvitur propo- sitio, ut praedicatum et de quo praedicatur, apposito vel diviso esse vel non esse, id est in propositione affirmativa vel negativa [...] », e il ms. Venezia, Bibl. s. Marco, Z. lat. 277 (= 1728), f. 2r, espone (cit. ivi, p. 323): « com- posito vel diviso, esse vel non esse, idest in propositione negativa vel affir- mativa ». 2 Cfr. Logica, cit., f. 13rb: « Et dicuntur sola verba significare cum tem- pore, quia ipsa sola sunt instrumenta quibus mediantibus [anima est] anima est apta pro certo tempore componere vel dividere, id est affirmare vel negare ». 23 Cfr. De puritate artis logicae, cit., p. 221. 2 Ivi, pp. 141, 224-225, 227, 235, ecc. 25 Cfr. cap. V, $ 3: compositio e inbaerentia sono sinonimi per le Sumzze Metenses e Guglielmo di Shyreswood (n. 46). Terminologia logica della tarda scolastica 505 positio est compositio » *, la proposizione composita però è la proposizione ipotetica: così per lo ps. Apuleio ”, per Ars Me- liduna*, per Averroè ?, per Alberto Magno Un'altra accezione meno stretta di compositio è quella che denota l’unione di più voces costituenti un’oratio, non necessa- riamente una enuntiatio o propositio 8; in tal caso il termine è equivalente del boeziano comzplexio ®, e terminus compositus sta a designare anche l’unione di nome e aggettivo #. Ma compositio 2% L.M. De Rijk, On the Genuine Text of Peter of Spain's « Summule logicales », III, cit., p. 46 (è il commento a Pietro Ispano di Robertus Anglicus). 2 Cfr. Peribermeneias, cit., 2, p. 177 (v. cap. V, n. 26); cfr. SULLIVAN, Apuleian Logic, cit., pp. 24-30. 28 Op. cit., p. 352: « Deinceps ad compositas ypotheticas transeamus. Compositarum, prout hic accipitur ‘composita’, quatuor sunt genera ». 2 Cfr. AristoTELIS Opera cum AverROIS commentariis, I, i, Venetiis 1562 (ed. anastatica Frankfurt a. M. 1962), De interpretatione I, 721: « Ora- tio [...] est vel simplex vel composita Composita vero est, quae ex duabus constat orationibus simplicibus ». 3 Liber I Peribermeneias, in Opera, I, cit., p. 410b: enuntiatio simplex- composita o hypothetica. 3 Cfr. PETER or SPAIN, Tractatus syncategorematum..., cit., p. 20 (pro- posizione imperfetta). 32 Cfr. Boezio, In Cat. Arist., cit., 169A: «Sine complexione enim di- cuntur quaecunque secundum simplicem sonum nominis proferuntur, ut homo, equus: his enim extra nihil adjunctum est. Secundum complexionem dicuntur quaecunque aliqua conjunctione copulantur, ut aut Socrates aut Plato, vel quaecunque secundum aliquod accidens conjunguntur »; e 181A (il testo è nella n. 6, cap. III). Si noti però che cormzplexio vale anche conclusio e ‘dilemma’ in Cicerone (cfr. KNEALE, op. cit., p. 178). 3 BrLLincHAM, Speculum..., cit., p. 351: « Sic cum terminis compositis, ut ‘homo albus currit: hoc cutrit et hoc est homo albus, igitur etc.’ »; il termine compositus nell'esempio è homo albus. Cfr. Pretro DI MANTOVA, Logica, cit., f. [66vb]: «nomen compositum » è « vox incomplexa » risul- tante di più parti: « Verumtamen quia consuevimus scire quid vocabulum significaret extra compositionem, cum veniunt duo vocabula in compositione, vocabulum illud resultans dicimus significare aut connotare illud quod istae duae dictiones significant per se sumptae antequam intrarent compositionem » 506 Alfonso Maierù designa anche l’unione di termini significativi nella proposizione o nel periodo #. Un’accezione più tecnica di compositio, ma poco diffusa, è quella che denota il procedimento logico della probatio quando si procede dai termini superiori: così in Billingham *, e forse i precedenti sono da rintracciare nei Tractatus Anagnini* e nelle Summulae di Pietro Ispano ”. Nella dottrina della conoscenza (in particolare del giudizio), compositio si oppone a resolutio e designa o, platonicamente, il processo dal molteplice all’unità oppure, aristotelicamente, il pro- cesso dal semplice al complesso *. (esempio può essere respublica); invece, nota il Mantovano (ivi, f. [65ra]): quilibet conceptus mentalis est simplex, ita quod nulla est pars orationis in mente quae sit composita, quia tunc partes orationis significarent sepa- rate ». HevrEsBury, De sensu composito et diviso, cit., f. 3a-b, ha terminus aggregatus (es. « duo homines »). * HevTesBury, De scire et dubitare, cit., f. 14vb: «[...] et quod illa propositio significat praecise iuxta compositionem terminorum », e f. 15va: et quod haec propositio ‘hoc est homo? significat primo et principa- liter iuxta compositionem terminorum »; STRODE, Conseguentiae, cit., f. 32ra: « Sed omnes istae regulae debent intelligi generaliter cum significant praecise ex compositione suarum partium primarie praecise significantium ». 35 Cfr. cap. VI, n. 55. 3% Tractatus Anagnini, cit., p. 225: «Contra hoc quidam dicunt: illud quod est superius cognitione, etiam fit pars in constitutione inferioris, perhi- bentes speciem constate ex genere et substantialibus differentiis. Hoc verbo quidem simplices abducti dicebant genus esse quasi materiam, differentias vero quasi formas ex quibus iunctis constitueretur species. Sed dicit Magister Adam: “omne significatum dictione est simplex et incompositum”; et dicit ‘componitur’, idest diffinitur, ‘constitutio’ pro diffinitio, ‘constitutio specie? pro diffinitio speciei. Item, compositio illa, secundum quam redu- cuntur inferiora ad sua superiora, opposita est illi compositioni, secundum quam superius reducitur ad sua inferiora »; il procedimento, caratterizzato da Billingham come compositio, è il primo, se per reducere si intende ‘ricon- dutre’, ‘riportare’ logicamente. 3 Cfr. GarceAU, « Iudicium »..., cit., pp. 268-269; cfr. n. 5 al cap. VI Terminologia logica della tarda scolastica 507 Per quanto riguarda, infine, la terminologia impiegata nella trattazione del senso composto e del senso diviso, notiamo che vengono usate le seguenti espressioni: fallacia compositionis - fallacia divisionis, o semplicemente compositio (o coniunctio)- divisio; sensus compositionis - sensus divisionis; sensus compositus- sensus divisus®. 2. Aristotele Le fallaciae del ‘senso composto’ e del ‘senso diviso’ sono illustrate da Aristotele negli Elenchi sofistici, ai capitoli 4° e 20 #!. Incluse tra gli errori dipendenti dal linguaggio usato (rapà TÙv Mew, secundum locutionem, o dictionem) esse sono stretta. mente connesse, tanto da rappresentare l’una il reciproco dell’altra. Infatti, si ha fallacia in senso composto quando si congiungono termini che vanno tenuti divisi, e si ha fallaci in senso diviso quando si dividono termini che vanno presi in congiunzione tra loro. Perciò, nel corso del capitolo 20, Aristotele  sugge 39 La schedatura del De sensu composito et diviso di HevresBurY ha dato i seguenti risultati: oltre a sensus compositus e sensus divisus, l’autore usa, per designare senso composto e senso diviso: compositio e divisio (ivi, ff. 2ra, 2rb tre volte, 3va, 4ra), fallacia compositionis et divisionis (f. 3ra-b) e ancora: «sensus divisus significat divise » (f. 2vb), « diversitas compo- nendi vel dividendi » (f. 2ta), « componere vel dividere » (f. 3rb); usa inoltre compositio per indicare l’unione di più termini che segua un altro termine, ad esempio possibile (f. 2rb, 2va tre volte); «simplex compositio » — « duplex compositio » (f. 3rb). Per le occorrenze nelle Regulae, cfr. n. 147. 4 De soph. el. 4, 165b 26 e 166 a 23-38. 41 Ivi 20, 177a 33-b 34. . 4 Ivi, 177a 34-35; transl. Boethii (rivista in base alle indicazioni fornitemi da L. Minio-Paluello con lettera del 23.12.71) in Boezio, Elenchorum sophi- sticorum Aristotelis interpretatio, P. L. 64, 1029C (si tratta della traduzione boeziana elaborata sul greco dal Lefèvre d’Etaples): « Manifestum autem et eas, quae propter compositionem et divisionem, quomodo solvendum, nam 508 Alfonso Maierù risce di assumere in congiunzione i termini che, intesi divisi, dànno luogo alla fa/lacia in senso diviso e, viceversa, di assumere divisi i termini che, congiunti, dànno luogo alla fa/lacia in senso composto. I medievali hanno poi fatto propria la raccomandazione aristotelica: ripetono spesso «ubi peccat compositio, ibi solvit divisio », e viceversa ‘, e trattano insieme le due fallaciae come due complementari possibilità di errore. Gli esempi con i quali Ari- stotele dà una prima illustrazione del senso composto sono: a) « possibile est sedentem ambulare, et non scribentem scribere »; b) « discit nunc litteras, si quis didicit quas scit »; c) « quod unum solum potest ferre, plura potest ferre » *. È evidente che l’errore si divisa et composita oratio aliud significat cum concluditur, contratium dicendum »; ma v. anche De sopb. el. 23, 179a 11-14; transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1032B. 4 Cfr. Glose in Aristotilis Sophisticos elencos, cit., p. 246: « Conpo- sitio est solvenda per divisionem, et divisio per conpositionem »; Fallacie Parvipontane: Ubi enim fallit divisio, ibi solvit compositio, et econverso »; Vincenzo DI BEAUVAIS, op. cit., 277: «Iuxta quod dicit Ari- stoteles, ubi fallit compositio, ibi soluit divisio, et e converso » e «ad haec omnia docet Aristoteles simul soluere, scilicet ut si concludatur divisim, di- cendum est quoniam coniunctim concessum fuit, et e converso »; Ps. BACONE, Sumule dialectices, cit., p. 342: «Nemo enim debet dubitare quin fal- lacia composicionis decurrat super hanc maximam, ‘si conjunetim ergo divisim’, divisio super hanc maximam, ‘si divisim ergo conjunctim’; ergo (in) fallacia composicionis conceditur composicio et probatur divisio, et in fallacia divisionis e contrario »; ALBERTO M., Liber I Elenchorum, in Opera, IL, cit., p. 547b: « Adhuc autem notandum, quod licet semper simul sint compositio et divisio in oratione quantum ad hoc quod si compositio fallit, divisio solvit, et e converso [...]»; ALBERTO DI Sassonia, Logica, cit., V, 4, f. 40rb: «omnis syllogismus peccans per fallaciam compositionis solvitur pet divi- sionem et e converso »; BILLINGHAM, De sensu composito et diviso, in Spe- culum..., cit., p. 387, ma cfr. n. 97. % De sopb. el. 4, 166a 23-32; transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1010D- 1011A. Teniamo presente anche le osservazioni di COLLI (si veda) in ARISTOTELE, Organon, trad. it. e note, Torino. Per il terzo esempio, il Colli rinvia a PLaToNE, Euthyd., 294A. Terminologia logica della tarda scolastica 509 nasce in tutti i casi dal porre in congiunzione termini che vanno presi separatamente: la prima proposizione va intesa così: ‘chi sta seduto può camminare, chi non scrive può scrivere’, mentre, assumendo congiunti i termini sedentem-ambulare, scribentem- scribere, si cade in errore; la seconda va interpretata: ‘intende le lettere, giacché ha imparato ciò che ora conosce’ e non: ‘intende le lettere, giacché ha ora imparato ciò che conosce’, congiungendo didicit-nunc; la terza: ‘chi può portare un solo oggetto, può portarne più’ uno per volta, non contemporaneamente. Gli esempi che Aristotele utilizza per il senso diviso sono: a) « quod quinque sunt duo et tria, paria et imparia, et quod majus aequale, tantumdem enim est majus et adhuc amplius »; b) « ego posui te servum entem liberum »; c) « quinquaginta virum centum heros liquit Achilles » 4. In questo caso, gli enunciati vanno così interpretati. Il primo: 5 è uguale a 2 e 3, e il 2 e il 3 sono rispet- tivamente pari e dispari; non è vero che 5 è uguale a 2 e 5 è uguale a 3 (separatamente) e quindi che 5 è insieme pari e dispari; né è vero che qualcosa è maggiore ed uguale a qualcos'altro, che seguirebbe se si ritenesse che 5 è uguale a 3 e che 5 è uguale a 2 (mentre è maggiore di entrambi) per il fatto che 5 è uguale a 3 e a 2. Il secondo: ‘io ho fatto di te che eri schiavo un uomo libero”, mentre non è corretto intendere (separatamente) ‘io ti ho fatto schiavo e io ti ho fatto libero’. Il terzo: ‘di cento uomini il divino Achille lasciò cinquanta’, ma non separando la parola virum da centum e congiungendola a quinquaginta. Nel capitolo 6, poi, dove tutte le fallacie sono ricondotte all’« ignoratio elenchi » ‘, Aristotele afferma che composizione e divisione derivano dal fatto che il discorso, nonostante l’appa- 4 De sopb. el. 4, 166a 33-38; transl. Boethii in BoEzio, op. cit., 1011A; il secondo esempio, che ha riscontro in TERENZIO, Andria (v. 37: «Scis: feci ex seruo ut esse libertus inihi »), probabilmente deriva da una commedia greca; il terzo, forse da un poema perduto. 4 De sopb. el.] renza, non è lo stesso se inteso in un modo o nell’altro, e perciò i due sensi vanno distinti alla ricerca di quello corretto ”, Infine, nel capitolo 20, dove mostra la soluzione da dare a questo tipo di fallacia, Aristotele dà un altro buon numero di esempi di enunciati, nei quali l’interpretazione in un senso o nel- l’altro conferisce al tutto un valore diverso. Ricordiamo tre di essi che hanno avuto una certa fortuna nel medioevo. Il primo: « Putasne quo vidisti tu hunc percussum, illo petcussus est hic? et quo percussus est, illo tu vidisti? », donde appare la differenza tra il dire « videre oculis percussum » e il dire « oculis percussum videre » (‘vedere, con gli occhi, colui che è percosso’ e ‘vedere, colui che è percosso con gli occhi’): esso avrà fortuna nel secolo XIII, in concorrenza con il secondo esempio del senso composto sopra riportato. Il secondo è: « Putasne malum sutorem bonum esse? sit autem quis bonus, sutor malus, quare sutor malus » ® e mostra la difficoltà che nasce dal fatto che attributi opposti sono con- giunti con lo stesso nome; il calzolaio, buon uomo e cattivo arti- giano, non può essere ciabattino buono e cattivo insieme. Il terzo esempio è: « Putasne ut potes, et quae potes, sic et ipsa facies? non citharizans autem habes potestatem citharizandi, 47 Ivi, 168a 26-28; cfr. anche 7, 169a 25-26. nei 20, 177a 36-38 e b11; transl. Boethii in Borzio, op. cit., 1029D- # Ivi, 177b 14-15; transl. Boethii in BorzIo, op. cif., 1030A. L’esempio occorre anche in De inferpr. 11, 20b 35-36, dove si discute della liceità di affermare « unum de plutibus vel plura de uno » e quindi di operare un’in- ferenza valida da due proposizioni in congiunzione tra loro con predicati differenti e identico soggetto (ma è da notare che la transl. Boethii, « Ari- stoteles latinus », II, 1-2, cit., p. 24, ha citharoedus dove Aristotele ha oxvTEÙS) a una proposizione con soggetto immutato e predicati in congiun- zione tra loro. fa Terminologia logica della tarda scolastica 511 citharizabis igitur non citharizans » 9; esso si ricollega al primo degli esempi del senso composto sopra ricordato. La dottrina di Aristotele, per quanto riguarda il nostro argo- mento, è tutta qui. Un contributo potrebbe ticavarsi dalla discus- sione dei sillogismi modali a premesse in senso composto o in senso diviso, ma le due pagine della logica aristotelica non sono acco- stabili immediatamente 5. Per l’una, come per l’altra, saranno i maestri medievali a fornire analisi più precise e puntuali. 3. Da Boezio alla fine del sec. XII La prima patte della Logica modernorum di De Rijk è, come s'è detto, uno studio sulla dottrina dei sofismi nel medioevo fino al secolo XII incluso. I risultati cui l’autore è giunto sono i seguenti: a) la prima fonte per la dottrina dei sofismi nell’alto medioevo è Boezio, che ne fornisce alcuni elementi nel secondo commento al De interpretatione © e nell’Introductio ad syllogismos categoricos *. Ma tra i sofismi esaminati da Boezio in questi testi non figurano quelli secondo la composizione e la divisione; De soph. el. 20, 177b 22-25; transl. Boethii in Boezio, op. cit., 1030A. 51 Cfr. BocHENSKI, La logigue de Théophraste, cit., che registra a p. 136 (« Index des termes techniques grecs ») solo Statpeote, che però occorre, alle pp. 63 sg. e 114, a proposito della ‘scala ontologica’ platonica, dalla quale trae origine il sillogismo aristotelico, e del rapporto tra i termini di questo. 52 In Arist. Periermenias, II ed., cit., pp. 129-134, cit. in De Rgk, Logica modernorum, I, cit., pp. 25-27; le fallaciae ricordate sono quelle secundum aequivocationem, secundum univocationem, secundum diversam partem, se- cundum diversum relatum, secundum diversum tempus, secundum diversum modum: cfr. ivi, pp. 27-28. 5 Op. cit., 778B-780A e 803B-D; cfr. DE Rik, op. cit., I, pp. 4041. 5 Cfr. il prospetto in cui sono confrontati i risultati raccolti dai due testi boeziani in De Rik, op. cit., I, pp. 42-43. Ma cfr. Frustula logicalia, cit, p. 616: «Queritur cur Boetius non enumeravit divisionem et coniunctionem et amphiboliam, que magis proprie impediunt propositionum dividentiam 512 Alfonso Maierù b) sulla traccia di Boezio si muovono le varie Glosule in Periber- meneias fino ad Abelardo 5; c) il primo cenno in Abelardo al sensus per divisionem e al sensus per compositionem quale indicato dagli Elenchi sofistici è nella Logica ‘Ingredientibus’, a proposito delle modali: la modale in senso composto è modale de Sensu, la modale in senso diviso è modale de re *; d) Adamo Parvipontano nell’Ars disserendi enumera i sofismi ex coniunctione ed ex disiunc- tione, corrispondenti al senso composto e al senso diviso di Aristo- tele”, segno di una più decisa penetrazione degli Elenchi sofistici nelle scuole medievali. Ma è con i primi commenti agli Elenchi sofistici prodotti dalla scuola di Alberico di Parigi e poi con i commenti dei Parvipon- tani che si hanno le prime esposizioni sistematiche del senso com- posto e del senso diviso, tanto che esse penetrano anche nelle esposizioni del De interpretatione, là dove Boezio aveva intro- dotto le fallaciae 8. Noi cercheremo di ripercorrere brevemente il cammino della dottrina utilizzando i testi editi dal De Rijk. Le Glose in Aristotilis Sophisticos elencos dànno un’analisi abbastanza elementare del testo aristotelico, e riferiscono opinioni di maestri precedenti. La conpositio è definita « [....] proprietas orationis secundum quam ea que divisim data sunt, coniunctim accipiuntur, ut ‘iste veronensis valet bunc panem et hunc, ergo vale duos panes’. Non sequitur, quia datum est istum veronensem quam que enumerat ». Cfr. n. 58. 55 Cfr. De Rijx, op. cit., I, pp. 44-48. $ Op. cit., p. 489, e Glosse super Periermenias..., cit., p. 13; cfr. De Rijk, op. cit., I, pp. 57 sgg., dove si discute della conoscenza che Abelardo aveva degli Elenchi sofistici. 5 Op. cit., pp. 63 e 65; cfr. De Ru, op. cit., I, pp. 72 sgg. 5 Cfr. Frustula logicalia, cit., p. 613, pp. 616 sg. (cfr. n. 54) e p. 619: « Videntur tamen quedam esse que impediunt contradictionem, que Boetius non ponit, scilicet divisio, compositio, accentus, amphibologia ». Terminologia logica della tarda scolastica 513 valere hunc et hunc panem divisim, sed non coniunctim » 9. Ciò che distingue la compositio e la divisio è questo: quando la seconda è vera e la prima è falsa, si ha il sophismza conpositionis, quando la conpositio è vera e la divisio è falsa, si ha il sophisma divisionis®. I modi o le specie di composizione sono tre, per il nostto testo: « quandoque conponimus plura uni, ut ‘iste vero- nensis valet bunc et bunc pane; quandoque unum pluribus, ut ‘Socrates et Plato habet unum caput’; quandoque plura inter se, ut ‘possibile est album esse nigrum’ vel ‘hic et hic veronensis valet istum et istum panem’ »®®. Nel testo si introduce una distinzione importante: senso composto (corpositio) e senso diviso (divisio) possono avere oti- gine in voce, cioè nella struttura linguistica della frase, o secur- dum intellectum, cioè nella diversa intelligenza della frase stessa °°. Apprendiamo che Maestro Giacomo Veneto riteneva che oggetto dell’analisi del logico sia la struttura della frase ® giacché il logico in essa individua le difficoltà o deficienze che dànno luogo ai sofismi. Un esempio di questo modo di considerare il senso composto e il senso diviso può essere il seguente, relativo al senso compo- sito: « ‘omne non-scribens potest scribere, sed Socrates est non- scribens, ergo potest scribere, ergo Socrates scribit’ » dove « datum est Socratem scribere cum potentia (sc. potest scribere) et postea divisum est a potentia, cum intulit: ‘ergo Socrates scribi » *. 5 Op. cit., p. 209. 9 Ivi. s Ivi. 6 Ivi, p. 246 (a De sopb. el. 20, 177b1): « Due sunt species divisionis et conpositionis, (una) secundum intellectum, et altera secundum vocem ». 6 Ivi, p. 209: « Magister vero Iacobus dicit conpositionem et divisionem tantum esse in voce, et non secundum intellectum. Est autem conpositio secundum ipsum quando aliguid conponitur cum aliquo et postea accipitur divisim et seorsum ». # Ivi. 33 514 Alfonso Maierù Il nostro autore, per la verità, almeno in due luoghi riconosce che Aristotele tratta della corpositio e della divisio « secundum vocem », e sottolinea il primato dell’oratio che esprime l’intel- lectus ©. Questi rilievi sono importanti perché permettono di no- tare come i maestri medievali mirassero a trasferire sul piano lin- guistico il discorso sui sofismi, in modo da trovate su questo piano accorgimenti formali atti a evitare errori. Un altro testo, quasi contemporaneo alle Glose, cioè la Surzzza Sophisticorum elencorum, critica questa tesi e il tipo di analisi in vocibus o in sermonibus o în terminis % e sostiene che il so- fisma in senso composto (compositionis) o in senso diviso (divi sionis) ha origine in intellectibus, nel fatto cioè che una propo- sizione si presta ad essere interpretata secondo diversi punti di vista. Si richiama l’attenzione, ad esempio, sulla proposizione « possibile est sanum esse egrum », la quale, intesa in senso diviso, è vera, in senso composto è falsa, senza che la diversa considerazione implichi modificazioni nella struttura linguistica 65 Ivi, p. 222 (a De sopb. el. 6, 168a 26): « Ad quod dicendum quod Ari- stotiles loquitur hic de conpositione et divisione que fit secundum vocem et non secundum intellectum. Et conpositio et divisio secundum intellectur continetur sub oratione, quia oratio continet amphibologiam et conpositionem et divisionem » (cors. mio), e p. 246 (a De soph. el. 20, 177b1; continua il testo cit. in n. 63): « Sed cum dicit Aristotiles: “quod est secundum divisionem, non est duplex”, tunc loquitur de divisione vocis, quia alia vox est divisa et alia conposita ». % Op. cit., p. 313: «Quidam enim dicunt quod hec conpositio fit in intellectibus; quidam alii dicunt quod tantum fit in vocibus [...]. Illi qui dicunt quod fit in sermonibus vel in vocibus [...]», e p. 314: «Et ideo sciendum est quod secundum illos qui dicunt sophisma conpositionis tantum esse in terminis [....]» (cors. mio). ' Ivi, p. 315: «Hec autem sententia, scilicet quod compositio dicatut tantum in terminis, nobis non placet. Sed dicimus quod fallacia compositionis fit in intellectibus, et hoc videlicet quod plura significantur vel intelliguntur in aliqua oratione »; lo stesso vale per la divisio, pp. 317 sgg. Terminologia logica della tarda scolastica 515 della frase ®. Lo stesso testo ammette, però, che i sostenitori della tesi opposta evitavano l’errore in senso composto o in senso diviso ricorrendo ad accorgimenti riguardanti la disposi- zione dei termini nell’enunciato ®. L’opposizione del nostro anonimo autore, in realtà, non vale a negare una linea di tendenza che riconosce nella constructio, nella ‘sintassi’, cioè nella diversa disposizione dei termini nel- l’enunciato, l’unica possibilità di fissare regole stabili per il rico- noscimento dell’un senso e dell’altro. Semmai, le sue critiche sotto- lineano la necessità di un’analisi approfondita, i cui risultati val- gano a fugare ogni dubbio. Et ideo sciendum est quod secundum illos qui di- cunt sophismata conpositionis tantum esse in terminis, fit illa talis conpo- sitio duobus modis, aut scilicet quando prius coniungimus duas voces et postea separamus, scilicet cum relinquimus unam et concludimus aliam, ut superius diximus [è il caso di « potest scribere » nell’antecedente e « scribit » nella conclusione], aut quando prius aliquod adverbium iungimus cum aliquo verbo, postea illud idem iungimus cum alio verbo, ut in supradictis para- logismis patuit [è il caso, ad esempio, di « verum est nunc Socratem fuisse conclusum, ergo nunc verum est quod Socrates fuit conclusus »]. Et etiam sciendum est quod secundum istos nulla orationum predictarum est multiplex. Unde non est dividendum, sed dicendum quod alia est conposita et alia divisa. Ut in istis est: ‘veruzz est nunc Socratem fuisse percussum’, hec est composita: ‘ergo verum est quod Socrates fuit percussus nunc’, hec divisa ». 70 Sulla scia della Summa, almeno per quanto ci riguarda, si muovono le Fallacie Vindobonenses, cit.: analoga è la caratterizzazione della fallacia in base all’intelligere (p. 508: «Fallacia compositionis est quando compo- sitio est falsa, et divisio vera, ut ‘omnia individua predicantur de uno solo’. Si velis intelligere coniunctim, falsum est. Si vero divisim, verum est, idest quod unumquodque individuum predicatur de uno solo. Fallacia divisionis est quando divisio est falsa et compositio vera, ut ‘duo et tria sunt quinque?. Si velis intelligere divisim, falsum est; si vero coniunctim, verum est»), come è analoga la distinzione dei paralogismi secundum habundantiam e secundum defectum (cfr. la Summa, cit., p. 320: « Item. Vel alii paralogismi qui fiunt secundum habundantiam et defectionem, de quibus dubium est sub [Più interessante la trattazione della compositio e della divisio contenuta nelle Fallacie Parvipontane. Precisato che senso com- posto e senso diviso sono pertinenti alla substantia vocis, cioè alla ipsa vox, mentre accentus e figura dictionis spettano agli accidentia vocis, compositio e divisio sono così descritte: Compositio itaque est fallax coniunctio aliquorum que voce et intellectu dividi debelre)nt vel intellectu tantum. ‘Fallax coniunctio’ dicitur ideo quia nisi sit fallacia, non est compositio. Hoc enim nomen ‘compositi’ prout hic sumitur, nomen fallacie est; ‘voce et intellectu ideo dicitur quia compositionum alia fit voce et intellectu, ut hec: ‘possibile est album esse nigrum’, alia intellectu tantum, ut hec: ‘ista navis potest ferre centum homines”. Divisio est fallax divisio ali- quorum que voce et intellectu coniungi deberent". Riteniamo che ciò che è detto di compositio valga anche di divisio, anche se non risulta esplicitamente dal testo. Compositio e divisio sono dunque i nomi delle fallacie, la prima delle quali è una congiunzione erronea, la seconda una divisione erronea di termini: congiunzione e divisione erronee che hanno la loto radice non solo nella vox ma anche in intellectu, o addirittura soltanto nel- l'intelletto ??; con ciò il testo assume una posizione media tra chi qua specie fallaciarum reducantur », e le Fa/lacie Vindobonenses, cit., p. 509: «Item fiunt paralogismi secundum compositionem. (Qu)orum quidam viden- tur fieri secundum superhabundantiam, quidam (secundum) defectum »: ma il rilievo è già in DE Ry. Più oltre (ivi, pp. 608-609) ci si chiede quale differenza vi sia tra la fallacia «secundum plures interrogationes ut unam» e compositio e divisio: « Eadem enim est oratio sophistica ex compositione et divisione et secundum hanc fallaciam. Verbi gratia: ‘quingue duo sunt et tria’. Sub hac forma proponuntur plures propositiones velut una. Potest etiam intelligi composita, similiter et divisa. Et videntur adtendi omnes iste fallacie secun- dum idem quod secundum copulationem terminorum. Et tamen adtendenda est differentia quia compositio vel divisio fit secundum coniunctionem vel disiunctionem vocis cum coniunctione vel disiunctione intellectus; fallacia Terminologia logica della tarda scolastica 517 sosteneva che la radice del sofisma è la vox e chi sosteneva ch'è l’intellectus. i; 3 L’anonimo autore presenta poi un’accurata analisi dei vari ‘modi’ sofistici propri del senso composto e del senso diviso. Essi sono undici: cinque sono comuni ai due sensi, tre del senso com- posto, tre del senso diviso. Esaminiamo i primi cinque modi comuni. Primus [...] est quando aliqua dictio ita sumi potest ut sit su- biectus vel predicatus per se vel determinatio predicati ?3. La proposizione « possibile est album esse nigrum » può essere interpretata in modo da considerare possibile soggetto e il resto predicato, o viceversa, e meglio, che il dictum « album esse nigrum » sia soggetto e possibile sia predicato: in tal caso, la proposizione è in senso composto (« erit oratio composita ») e falsa; oppure, si può intendere che possibile sia « determinatio pre dicati », cioè che a/bum sia soggetto e « possibile est esse nigrum » sia predicato; qui possibile determina solo il predicato determi. nando la copula est, e non è uno degli estremi della proposizione: essa interponitur, la proposizione è in senso diviso e vera”. Secundus modus est quando aliqua dictio ita sumi potest ut sit predicatus cuiusdam cathegorice vel determinatio consequentis cuiusdam ypothetice ”. Data la proposizione « Socratem esse animal si Socrates est homo autem secundum plures interrogationes ut unam facere fit secundum modum proponendi qui fit tanquam una proponatur, cum plures propo- nuntur. Unde non adtenditur secundum vocem ideoque extra dictionem dicitur esse hec fallacia; la prima interpretazione intende la proposizione come un « sermo de dicto », la seconda come « sermo de re»; v. cap. V. 75 Ivi, p. 577. 318 Alfonso Maierùà est necessarium », si può intendere che mecessarium sia predi- cato del dictum di « si Socrates est homo, Socrates est animal »: in tal caso la proposizione, composta di un soggetto (che è il dictum di una ipotetica) e di un predicato, è categorica, è in senso composto e vera; ma può intendersi che wecessarium determini solo il conseguente dell’ipotetica « si Socrates est homo, Socrates est animal » in modo tale che antecedente sia «si Scenes est homo » e conseguente sia tutto « Socratem esse animal est neces- sarium »: in questo secondo caso è in senso diviso e falsa ”. PA foce fee si qa aliqua propositio ita sumi potest ut È lusdam ypothetice copulate vel i i cuiusdam condicionalis 7, 7 iabnianicaii Sia data la proposizione « Cesar est animal et Cesar est substan- tia, si Cesar est homo »: se la si intende come proposizione copu- lativa, le sue due proposizioni componenti congiunte da ef sono « Cesar est animal », « Cesar est substantia si Cesar est homo »; in tal caso la proposizione è in senso diviso e falsa; se invece la si intende come una proposizione condizionale tuo antece- dens è « si Cesar est homo » e suo consequens è « Cesar est animal et Cesar est substantia »: qui « Cesar est animal» è parte del conseguens: la proposizione è in senso composto e vera ®, Quartus modus est quando dictio di i A ; istrahi potest ad di diversorum potest esse determinativa”9, si VSS IRE Nella proposizione « quicquid est verum semper est verum », l’av- verbio semper può intendersi in congiunzione col primo est o col secondo est: se si intende « quicquid est semper verum est verum.] la proposizione è in senso composto e vera; se si intende « quic- quid est verum, semper est verum », è in senso diviso e falsa ®0. Quintus modus est quando aliqua dictio non posita intelligitur apponenda, vel semel posita intelligitur repetenda 8; Nella proposizione « Socrates videt solem ubi sol est » si può sot- tintendere existens, e se si congiunge a Socrates (« Socrates existens videt solem ubi sol est ») si ha senso composto falso ©, se invece si congiunge con solerz (« Socrates videt solem existentem ubi sol est »), si ha senso diviso vero. Invece nella proposizione « tu es vel eris asinus » si può intendere ripetuto un termine: se è da ripetere #4, si ha la proposizione « tu es vel tu eris asinus » che è una disgiunzione in senso diviso e vera (è vera la prima proposizione che la compone); se è da ripetere 4sir4s, si ha « tu es asinus vel eris asinus » che è una proposizione « de disiuncto predicato », in senso composto e falsa ®. I modi propri del senso composto e del senso diviso sono dati nel testo in parallelo e mostrano come un senso sia il reci- proco dell’altro. Primus [...] modus qui est compositionis proprius, est quando aliqua predicantur de aliquo divisim que volumus fallaciter de eodem predicari coniunctim; Primus modus qui est proprius divisionis, est quando aliqua coniunctim predicantur que fallaciter volumus divisim predicari de illo *. 80 Ivi, p. 579. 81 Ivi. 8 In realtà, si può chiedere a chi vada riferito existens, se a Socrates, o a sol in «ubi sol est»; dalla conclusione del paralogismo seguente si ri- cava che va riferita a Socrates: « Potest enim intelligi hec dictio ‘existenten’, et sic propositio vera est; vel hec dictio ‘existens’, et sic propositio falsa est. Fit ergo secundum hoc talis paralogismus: ‘Socrates videt solem ubi sol est, sed ubicumque Socrates videt, ibi sol est, ergo Socrates est ubi sol est’ » (ivi). 83 Ivi. 84 Ivi, p. 580. 520 Alfonso Maierùà L'esempio che illustra il modo del senso composto è: « hec ypo- tetica est simplex et est propositio, ergo est simplex propositio » nel consequens noi congiungiamo erroneamente due termini («& siva» plex propositio ») che andavano tenuti divisi. Per il modo del senso diviso il testo fornisce quest’esempio: « iste homo est albus monachus et iste homo est monachus, ergo iste homo est albus »: nella conclusione noi predichiamo albus di homo erroneamente separato (‘diviso’) dal termine monachus ®. i Secundus modus secundum compositionem est quando aliquid attri- buitur pluribus gratia cuiuslibet eorum et postea assumitur tam uam attribuatur eis gratia eorum simul; Secundus modus secundum Siivi stonem est quando aliquid attribuitur aliquibus gratia eorum simul postea autem sumitur ac si attributum sit eis gratia singulorum *, i Anche qui gli esempi illustrano come il modo della composizione e quello della divisione siano reciproci. Per il senso composto: « individua predicantur de uno solo, sed ista duo Socrates e Plato sunt individua, ergo predicantur de uno solo »; è evidente che « predicari de uno solo » è proprio di ciascuno individuo non di più insieme. Viceversa, per il senso diviso: « isti duo hatiliies desinunt esse, si aliquis desinit esse, ipse moritur, ergo isti duo moriuntur »; desinere esse qui è predicato di duo homines insieme considerati, mori è predicabile solo di ciascuno singolarmente preso: posto perciò che solo uno dei due uomini muoia, è vero che «isti duo homines desinunt esse », ma non che « tei duo moriuntut » , Tertius modus qui est secundum compositionem, est quando aliquid attribuitur alicui respectu diversorum temporum, postea fallaciter infertur ac si attributum sit illud respectu unius temporis tantum 88; Tertius modus qui proprius est divisionis, est quando aliqua negando sive affirmando attribuuntur alicui coniunctim, postea vero separatim inferuntur ®, Anche in quest’ultimo caso si ha, come nei due precedenti, una diversità di predicazione. « Socrates fuit in diversis locis, ergo verum fuit Socratem esse in diversis locis » e « album fuit nigrum, ergo verum fuit album esse nigrum » sono esempi che illustrano come ciò che è predicato va inteso divisimz secondo una diversa verificazione temporale e non coriunctim, cioè con simultanea verificazione; sono perciò esempi del senso composto. « Socrates non potest esse albus et niger, ergo Socrates nec potest esse albus nec potest esse niger »: la negazione qui riguarda la contempo- ranea predicabilità di due contrari, non la predicabilità anche ‘divisa’ di essi; è un esempio di senso diviso”. Questa lunga analisi dei vari modi — che trova riscontro in parte nei Tractatus Anagnini* ed è presupposta dalle Fallacie 89 Ivi, p. 582. 90 Ivi, pp. 581-582. 9 Op. cit., pp. 331-332: si esaminano congiuntamente compositio e divisio. Il testo annuncia « septem principales modos » (p. 331), ma s’inter- rompe dopo il sesto. I primi due modi corrispondono ai primi due modi comuni delle Fallacie Parvipontane (ivi: per il primo modo è dato l'esempio «album possibile est esse nigrum »; il secondo segue il primo senza solu- zione di continuità ed ha il seguente esempio: « necessarium est Socrates esse animal, si Socrates est homo »); il terzo modo (« deceptio proveniens ex diversa transsumptione partium orationis », ivi) può essere così illustrato: data « quodlibet animal est de numero hominum », se si intende che est è il predicato e tutto il resto costituisce il soggetto, la proposizione è vera e vale « quodlibet animal de numero hominum est », cioè vive; se invece « quod- libet animal » è soggetto, est la copula, « de numero hominum » il predicato, allora è falsa. Manca il quarto modo. Il quinto è « deceptio proveniens ex diversa determinatione orationis ad orationem, dictionis ad dictionem » (ivi, pp. 331-332): dato l'esempio « decem et octo homines sunt decem et octo asini », se si intende come se fosse « decem et octo homines sunt totidem asini », la proposizione è falsa; se invece si sostantivizza decemz, essa vale  Londinenses® — va tenuta presente perché rappresenta un ten- tativo serio di fissare, nella struttura della proposizione, elementi per individuare l’origine degli errori e quindi fornire la solu- quanto « decem res sunt decem homines et octo asini» ed è vera. Infine: « Sextus modus est deceptio proveniens ex diversa coniunctione vel disiunc- tione: data «verum est Platonem et Ciceronem et Socratem esse duo », se la congiunzione “et” è sempre copulativa -- cioè congiunge proposizioni --, l’enunciato è falso. Se una sola volta è copulativa, l’enunciato è vero e il senso è: ista duo enuntiabilia sunt duo. Questi modi non hanno riscontro nei modi comuni delle Fallacie Parvipontane, anche se l’ultimo ricorda il procedimento del quinto delle Fa/lacie (dove però è data la disgiun- zione) e il penultimo quello del quarto: ma gli esempi appartengono a una tradizione diversa. ® Op. cit., pp. 657 sgg., ha tredici modi, di cui sette comuni e tre propri alla composizione e alla divisione. Cominciamo dai modi propri: essi ripe tono, talora migliorandola, la formulazione delle Fallacie Parvipontane (in particolare, cfr. p. 661: « Secundus trium propriorum modorum composi- tioni provenit ex eo quod aliquid in una propositione predicatur collective et post predicatur distributive. Secundum hoc sic paralogizatur: ‘Socrates et Plato habent quatuor pedes, ergo sunt quadrupedes’ », dove formulazione ed esempio illustrano meglio lo spirito del modus, e p. 662: «Tertius et ultimus propriorum modorum divisioni provenit ex eo quod in una propo- sitione aliquod verbum copulatur ratione unius instantis, in conclusione ratione plurium », che è formulazione che allinea bene al corrispettivo modo del senso composto il terzo del senso diviso). Dei modi comuni, il primo, il secondo e il sesto corrispondono rispettivamente al primo, secondo e quarto delle Fallacie Parvipontane (ivi, pp. 657-658, 660-661). Il terzo modo [Tertius modus septem communium provenit ex eo quod sub eadem forma vocis incidunt due propositiones ipotetice ») si articola in una tri- plice suddivisione, di cui il primo elemento (pp. 658-659) è accostabile al terzo modo comune delle Fal/acie. Gli altri due elementi sono: « Secundus subdivisorum provenit ex eo quod sub eadem forma vocis incidunt due propositiones ipotetice, quarum una est conditionalis, reliqua disiuncta » e « Tertius subdivisorum provenit ex eo quod sub eadem forma vocis incidunt due propositiones ipotetice, quarum una est copulativa, reliqua disiuncta » (ivi, p. 659). I rimanenti modi comuni sono: «Quartus septem modorum communium provenit ex eo quod aliqua dictio potest determinare aliquam orationem totalem vel partem illius »: data la proposizione «omne animal Terminologia logica della tarda scolastica 523 zione di essi. Se è vero che, come riconosce il De Rijk 2, le analisi grammaticali hanno contribuito allo sviluppo della logica nel secolo XII più di quanto non abbia fatto la dottrina delle fallacie, è da ritenere che la stessa analisi dei sofismi, almeno per quanto ci riguarda, è condotta con criteri che hanno origine gram- maticale. In conclusione, nel secolo XII le strutture linguistiche in cui si concretizzano le fallacie del senso composto e del senso diviso vengono sottoposte ad attenta analisi”. Un testo delle Sentenze di Pietro di Poitiers (} 1205) è illuminante per quanto riguarda un orientamento che si fa luce: quello di individuare attraverso la stessa disposizione dei termini in una proposizione il senso com- posto o il senso diviso: rationale vel irrationale est homo », ome può distribuire « animal rationale vel irrationale » e la proposizione è falsa, o solo « animal rationale » e la proposizione è vera (p. 660). « Quintus septem modorum communium pro- venit ex eo quod oratio potest subponere verbo vel pars orationis »: data la proposizione « verum est Socratem esse hominem et Socratem non esse hominem », si può intendere che soggetto sia « Socratem esse hominem et Socratem non esse hominem » che è il dictum di « Socratem esse hominem et Socrates non sunt homo », e la proposizione è vera; se invece Socratem ogni volta che occorre è soggetto, il dictuz già formulato deriva da « Socrates est homo et Socrates non est homo » e la proposizione è falsa (ivi). « Septimus et ultimus septem modorum communium provenit ex eo quod aliqua dictio potest intelligi preponi vel postponi »: in « album est omnis homo », album può essere il predicato di « omnis homo est albus » e la proposizione è vera, oppure la proposizione può valere: «hoc album est omnis homo » e in tal caso è falsa (p. 661). Tutti questi modi, salvo qualche analogia, non hanno un preciso riferimento in quelli dei testi precedentemente esaminati. 9 Cfr. Logica Modernorum, cit., II, i, p. 491. % Oltre ai testi esaminati, cfr. l'Ars Meliduna, cit., che ha un cenno alla fallacia secundum compositionem et divisionem (p. 351; a pp. 334-335 È un esame delle difficoltà che sorgono dall’uso dei numerali, cui si fa ricorso da Aristotele in poi: «duo et tria sunt aliqua, aliqua sunt quinque, ergo aliqua sunt duo et tria», ecc.); per le Sumzzze Metenses, cit., cfr. p. 477. 524 Alfonso Maierù Et assignant hic compositionem et divisionem, sicut si dicatur: Iste potest videre clausis oculis, id est oculis qui sunt clausi, per divisionem verum est; si oculis clausis, id est quod simul sint clausi et videat per compositionem falsum. Si tamen ex parte subiecti dicatur: clausis oculis potest iste videre, magis est sensus divisionis, et verum est Ita etiam de impenitentia finali potest iste penitere, sed si peniteat iam non erit finalis, et ideo his positis in predicato magis erit sensus compositionis et falsitati propinqua est locutio 9. Il tentativo fatto dai vari maestri è stato quello di analizzare la proposizione per vedere quale senso fosse corretto attribuirle. Ma ora si mette in rilievo che a seconda che alcune dictiones stiano a parte subiecti o a parte praedicati fanno meglio senso diviso o senso composto. Questo principio si tradutrà più tardi in regole precise: si individueranno strutture che permetteranno di valutare facilmente il senso della proposizione e quindi la sua verità o fal- sità. Si tratterà di regole convenzionali, arbitrarie, ma che hanno grande importanza. Il periodo che va ad Occam non apporta notevoli novità nella dottrina del senso composto e del senso diviso. Ciò va detto anche di Buridano e di Alberto di Sassonia, che i i , pure vissero quando una vera svolta veniva operata nella | trattazione di questo tipo di fallacie. Il discorso degli autori, ora, si muove in genere sulla traccia del testo aristotelico e solo qua e là affiora una notazione di un qualche interesse. i Vediamone qualcuna in via preliminare. 95 Perri PrcravensIs Sententiae, II, 17, edd. PS Moore-J.H. Garvi DIG 5 È -J.H. Garvin- 1% Dee: Notre Dame Ind. 1950, pp. 128-129, cit. in De RuK, op. cit., , Ds 175. % Il rilievo è già in Wirson, William Heytesbury..., cit., pp. 12-13. Terminologia logica della tarda scolastica S25 Sappiamo che Aristotele suggeriva di risolvere la fallacia della composizione intendendo divisi i termini e viceversa, ma ora si tileva che non ogni composizione o divisione dà luogo a fallacia. L’affermazione tradizionale va dunque intesa in senso restrit- tivo: là dove c’è fallacia della composizione, la soluzione è la divisio, e viceversa”. Un altro tema che talora affiora è quello della riduzione del senso composto e del senso diviso ad altre fallacie, per il quale si è visto che Aristotele offre la traccia con la riduzione all’« igno- rantia elenchi ». Ma alla fine del secolo XII in quei commenti a Boezio editi dal De Rijk sotto il titolo Frustula logicalia si sosteneva che Boezio non aveva accennato alla comzpositio e alla divisio perché intendeva comprenderle sotto l’aeguivocatio, da intendere in senso lato”. Invece Pietro Ispano, Tommaso 9? Cfr. Tommaso D'Aquino, De fallaciis, cit., nr. 657, p. 230; Occam, Elementarium logicae, cit., pp. 121 e 123. È per lo meno equivoco ciò che si legge nei Tractatus Anagnini, cit., p. 330: «[...] quas (sc. fallacias composi- tionis et divisionis) ideo mixtius tractamus quia ubicumque est fallacia com- positionis potest esse fallacia divisionis, et e converso »; si vedano invece Fallacie Vindobonenses, cit., p. 508: « Et est sciendum quod ubicumque est compositio, ibi est divisio, et e converso; sed non ubicumque est fallacia compositionis est fallacia divisionis, nec e converso », e Dialectica Monacensis, cit., p. 574: «[...] numquam in eodem paralogismo debent assignari hee ambe fallacie, sed altera tantum »; così va intesa la Surzzza Sopb. el., cit, p. 313: «iEt notandum est quod ubicumque est conpositio, ibidem est divisio. Sed quando compositio facit fallaciam, tunc est sophisma composi- tionis; quando autem divisio facit fallaciam, sophisma est divisionis ». E si legga Occam: « Circa quas non est curiose disputandum an sint una fallacia vel plures, aut quis vocandus sit sensus compositionis et quis divisionis. Hoc enim parum vel nihil prodest ad alias scientias intelligendas » (Tractatus logicae minor, cit., p. 86). 98 Op. cit., p. 617: «Comprehenderat (sc. Boetius) enim sub equivo- catione amphibologiam, coniunctionem et divisionem, quorum sophismata habent fieri secundum termini alicuius diversam acceptiorem », e p. 619: « Ad quod dicendum quod ‘eguivocatio’ laxo modo accipitur a Boetio, ut dicatur: equivocatio idest proprietas secundum quam aliquid significat plura equivoce 526 Alfonso Maierùà d'Aquino !, Duns Scoto !" e Occam ‘® pongono il problema del rapporto tra arzphibologia e compositio et divisio, anche se lo stesso Occam finisce per considerarlo problema non rilevante dal punto di vista della logica applicata !®. Ma in questo periodo la discussione sul senso composto e sul senso diviso trova il suo centro nella identificazione del tipo di ‘molteplicità’ che occorre in queste fallacie e delle ‘cause’ che la determinano. Già le Glose distinguevano le « fallaciae in dictione » secondo una triplice molteplicità: attuale per l’anfibologia e l’equivocità, potenziale per composizione e divisione (e, sarà specificato in seguito, per l’accento), fantastica per la « figura dictionis » !*, forse seguendo il commento d’Alessandto (senza dubbio l’Afro- disio), ora perduto ‘9. Tutti gli autori che se ne occupano nei secoli XIII-XIV !% confermano che la molteplicità potenziale ha luogo nel senso composto e nel senso diviso. Per quanto riguarda le cause, i testi ne identificano due in rapporto a tutte le fallacie: causa apparentiae e causa non existen- principaliter; et in hoc sensu amphibologia, compositio, divisio, accentus sunt equivocatio. Summulae logicales, cit., 8.10, p. 95. 100 Op. cit., nr. 656, p. 230. 101 In libros Elenchorum quaestiones, cit., q. xix, $ 2, p. 240b. 102 Cfr. Summa logicae, III, iv, 8, cit., f. 99rb (dove si discute delle modali), e Tractatus logicae minor, cit., p. 87 (trattando dell’alternativa pro- posizione categorica—proposizione ipotetica). 103 Elementarium logicae, cit., p. 121 (a proposito delle modali); v. n. 97. 10 Op. cit., p. 222. 105 Ma v. ALEXANDRI quod fertur in Aristotelis Sophisticos elenchos com:- mentarium, ed. M. Wallies, « Commentaria in Aristotelem Graeca », II, m, Berolini 1898, p. 22; cfr. PreTRo IsPANO, Surzmzulae logicales, cit., 7.08, p. 67. 106 Cfr. Dialectica Monacensis, cit., p. 569; Pietro IsPANO, op. cito; ALserto M., Liber I Elenchorum; VINCENZO DI BEAUVAIS, op. cit., 276; Tommaso D'Aquino, op. cit., nr. 656, p. 230; Duns Scoro, op. cit., q. xix, in part. p. 241; Buripano, Compendium logicae, cit., VII, 2. Terminologia logica della tarda scolastica 527 tiae (o defectus, o deceptionis, o falsitatis); esse possono facil- mente essere ricondotte a una definizione scolastica di fallacia che troviamo in Pietro Ispano: « fallacia est apparentia sine existen- tia » !”. Nel caso del senso composto e del senso diviso, si cerca di individuare la causa della confusione tra i due sensi (« causa apparentiae ») e il principio dell’errore (« causa non existentiae », « causa defectus »). Ma la discussione sulle cause chiarisce come vada intesa la molteplicità potenziale chiarendo i vari punti di vista dai quali può essere considerato il discorso fallace. Molteplicità potenziale si ha quando le dictiones o voces occor- renti nell’enunciato sono materialmente le stesse, ma dànno luogo a diversi significati. L'identità materiale (o ‘sostanziale’) delle voces è « causa apparentiae », la pluralità dei sensi, o pluralità formale, o attuale !%, è « causa non existentiae ». Tuttavia detta pluralità formale è spesso ricondotta al diverso pronuntiare ', alla diversa prolatio !!° opunctuatio!!! che inter- 107 Op. cit., 7.03, p. 66. 108 Cfr. Dialectica Monacensis, cit., p. 570; GUGLIELMO DI SHYRESWOOD, Introductiones in logicam, cit., pp. 89-90; Pietro ISPANO, op. cit., cit., 7.25, p. 74, e 7.28, pp. 75-76; Ps. Bacone, Sumule dialectices, cit., pp. 334-337; ALserTo M., op. cit., p. 548a; Tommaso D'AQUINO, op. cif., nr. 657, p. 230; Occam, Tractatus logicae minor, cit., p. 86; BurIpANO, op. cit., VII, 3. Si notino, in particolare, nel testo di Tommaso d’Aquino, le equivalenze potentialiter-materialiter, formaliter-actualiter, e si legga BuRIDANO (op. cit., VII, 2): «Multiplicitas potentialis dicitur cum vox, existens eadem se- cundum materiam et diversa secundum formam, habet multas significationes ». 19 Arserto M., op. cit., p. 545b: « Divisa sic pronuntianda est [...]. Composita autem oratio sic pronuntiatur [...] »; v. n. 113. Per la pronun- tiatio nella retorica classica, cfr. CICERONE, DE INVENTIONECiceRoNnE, De inventione: pronuntiatio est ex rerum et verborum dignitate vocis et corporis moderatio; ma cfr. LAusBERG, op. cit., p. 787. V. anche ps. BAcoNE, Sumule dialectices, cit., p. 331. 110 Cfr. Dialectica Monancesis, cit., p. 569: «ex modo proferendi »; Ps. Bacone, Sumule dialectices. -it., pp. 331 e 337. Il Occam, Suzzrza logicae, cit., III, iv, 8, f. 99ra: « Causa non existentiae est diversitas punctuationis », e Elemzentarium logicae, cit., p. 121. 528 Alfonso Maierù viene nella utilizzazione pratica dell’enunciato !!, Alberto di Sassonia, invece, definisce: « Causa autem defectus est diversitas constructive orationis earundem (sc. dictionum), sicut patet in illa ‘quidquid vivit semper est’ » !!. Il riferimento alla constructio!!* indica che alla base di questa dottrina può esserci una preoccupazione di origine grammaticale, che più chiara- mente traspare, presso lo stesso Alberto e presso altri autori, pro- prio nella descrizione della compositio e della divisio: una oratio è composita quando « dictiones ordinantur secundum situm magis debitum », ma è divisa quando « dictiones ordinantur secundum situm minus debitum » !5, mentre altti maestri non privilegiano la compositio rispetto alla divisio 9 (ma il riferimento alla construc- [12 Cfr. ALBERTO M., op. cif., p. 535a-b: « Modi autem arguendi [...] sunt duo, scilicet secundum apparentiam acceptam in dictione, secundum quod dictum est idem quod voce litterata et articulata pronuntiatum est sive pro- latum: [...] omne enim quod dicendo profertur, hoc vocatur dictio: unde hoc modo et oratio dictio est: forma enim dictionis hoc modo accepta pro- latio est: et quae una continua prolatione profertut, una dictio: et quae pluribus, plures est dictiones ». 113 Logica, cit., V, 4, f. 40va. 114 Per i rapporti tra comstructio, congruitas e perfectio come proprietà del discorso secondo Martino di Dacia, cfr. PinBoRG, op. cit., pp. 54-55. 115 Così Pietro IsPANO, op. ci., 7.25, p. 74; cfr. Aquino, op. cit., nr. 657, p. 230; SASSONIA, op. cit., V, 4, f. 40rb, parla di «magis apte construi » e «minus apte construi » rispettivamente per sensus compositus e sensus divisus. . 116 Cfr., ad esempio, SHyreswooD, Introductiones in lo- gicam, cit., p. 89: «Est [...] compositio coniunctio aliquorum, que magis volunt componi. Divisio est separatio aliquorum, que magis volunt dividi » (si ricordi che in altro senso Guglielmo privilegia la compositio: cfr. n. 17);- VINCENZO DI BeAUVAIS, op. cit., 277, dove distingue composizione e divi sione essenziale e composizione e divisione accidentale e precisa che l’oratio è composta in rapporto alla composizione essenziale e divisa in rapperto alla divisione essenziale e, se falsa, è resa vera rispettivamente dalla « div'-io Terminologia logica della tarda scolastica 529 tio è rintracciabile in testi della fine del secolo XII !!?). Per chiarire la natura di tale posizione, esaminiamo l’esempio addotto da Alberto: è il noto sofisma « quicquid vivit semper est ». Ci si chiede con quale verbo più propriamente semper vada congiunto, e si risponde ch’esso va congiunto con est: dun- que, congiunto con es fa senso composto, congiunto con vivit fa senso diviso. Che gli avverbi « de natura sua habent determi nare verbum », come scrive Pietro Ispano !!, è dottrina gramma- ticale; se ne conclude che semzper « potius determinabit verbum principale quam minus principale » !'9, cioè es? piuttosto che vivit. Guglielmo di Shyreswood ricorda che secondo Prisciano « adverbia magis proprie habent precedere suum verbum »!2: di qui dunque i cenni al « situm magis debitum » che troviamo accidentalis » e dalla « compositio accidentalis »; BurIDANO, op. cit., VII, 3. 117 Per un verso cfr. la Diglectica Monacensis, cit., p. 569; « Est itaque quedam compositio sermonis que nil aliud est quam constructio sive ordi- natio alicuius sermonis componibilis vel incomponibilis ad alterum cum quo videtur potius quam cum alio coniugi, sic tamen se habens quod ab illo possit dividi et ordinari cum alio cum quo videtur minus coniugi et ordinabile. Divisio autem est separatio alicuius ab aliquo cum quo natum est ordinari secundum debitum sicut qui debet esse in partibus illius orationis. Ex hoc patet quod ista oratio que multiplex est ex compositione et divisione, quan- tum est de se, sensum compositionis semper habet actualiter et principaliter, sensum vero divisionis protestate »; pet l’altro cfr. le Fallacie  magistri Willelmi, cit., p. 687: « Fallatia secundum compositionem est quando infer- tur coniunctim ex divisim dato tamquam coniunctim dato. Dicitur autem in dictione quia fallit ex proprietate dictionis, scilicet compositione, cum sit compositio dictionum constructio innitens compositioni. Fallatia secundum divisionem est cum infertur ex coniunctim dato quasi divisim dato. In dictione dicitur esse quia fallit ex proprietate dictionis, ut ex divi- sione, cum sit divisio dictionum constructio innitens divisioni. Ideoque secundum divisionem nominatur hec fallatia ». 118 Op. cit., 7.25, p. 74. 119 Ivi. 120 Introductiones in logicam, cit., p. 91; cfr. PRISCIANO, op. cit., XV, 39, in Grammatici latini, nei testi. Ma sem di i i bra un’indebita estensione caratterizzare senso È pra il testo più illuminante tra quelli sfogliati in ordine al ‘Porto tra queste analisi e la dottrina grammaticale dell: constructio sono le « quaestiones » di Duns Scoto sugli Ele, chi sofistici. La sua analisi è tutta impregnata delle dista È delle esigenze derivanti da un’impostazione in linea con la ram. matica speculativa. In essa trovano posto e sistemazione o i temi della pronuntiatio, prolatio e punctuatio che abbiamo vi accennati e utilizzati dagli altri autori. i Di cit., VII, 3, primo modo. Occam, nella Sunzza logicae, cit A » 99ra), per questo sofisma fa riferimento solo alla diversa puachia: Tractatus logicae minor, cit. 86. i È sotto il pri : ‘-, p. 86, i due esempi sono dati di segui ae polo continua poi affermando che, se c'è una lea compositus în quo dis composto e diviso, essa è che «ille sensus est di duo siiae di ictio componitur cum alia dictione; et ille est divisus ictio cum nulla alia immediata sibi componitur » (p. 119): in un’altra, non si ‘compone’ i tra, ; npone’ con una terza dictio nella si izi cfr. l'esame dei modi, più avanti (nn. 133 e 134), COCAINA 531 Terminologia logica della tarda scolastica Conviene perciò seguire il suo discorso fin dall’origine. Distinta una triplice molteplicità !2, egli afferma che la molte- plicità potenziale si ha « quando est ibi identitas vocis secundum materiam, et non secundum formam » ‘, e che la forza non è altro che la prolatio 4. « Causa apparentiae » della fallacia in senso composto e in senso diviso è: « unitas materialium cum similitudine orationis compositae ad divisam [...] et e converso in divisione »: non si tratta soltanto della materiale identità delle dictiones, ma anche di una diversa somiglianza dell’un modo all’altro che sulla materiale identità si innesta; questa diversa somiglianza si fonda sui diversi « modi proferendi compositim vel divisim », che sono di specie differenti '”. Ora, precisa l’autore, « [...] modus profe- rendi est quidam modus significandi Logicalis, per quem unus intellectus ab alio distinguitur » !%. Accanto ai modi significandi grammaticali, che stanno a base della constructio !”, Duns Scoto pone dunque i modi significandi logicales che fondano la diversità dei ‘sensi’ (inzellectus) anche là dove è una stessa constructio. Essi 12 Op. cit., q. xix, $ 4, f. 24la. 13 Ivi. 14 Ivi: «Actualis multiplicitas est, quando est ibi identitas vocis secundum materiam, et formam, quae est prolatio ». 15 Op. cit., q. xxiv, $ 5, f. 247a: « Unde dicendum, quod unitas mate. rialium cum similitudine orationis compositae ad divisam, est causa appa- rentiae in compositione, et e converso, in divisione. Et licet istae simili- tudines radicaliter proveniant ex unitate materialium: istae tamen simili- tudines super modos proferendi compositim, vel divisim fundantur, qui tamen sunt specie differentes ». Perciò le due fallacie non vengono unifi- cate dall’autore (cfr. q. xxiii, f. 245: «Utrum compositio et divisio sint duae fallaciae distinctae specie »). 126 Ivi, q. xxvi, $ 4, f. 249a. 127 Ivi: « Ad rationes. Ad primam dicendum, quod si maior intelligitur solum de modis significandi Grammaticalibus, qui sunt principia construendi unam dictionem cum alia, tunc falsa est maior. Sed si intelligatur, quod omnis diversitas in oratione, vel provenit ex diversitate significati, vel modorum significandi Logicalium, tunc vera est, et minor falsa ». sa Alfonso Maierù sono infatti « ex parte nostra » !® e si traducono in una diversa prolatio e in un diverso punctuare, che non toccano la con- structio in quanto tale !®. Ma la constructio operata dai « modi significandi » grammaticali dà luogo (naturalmente, si potrebbe dire) al senso composto, mentre il senso diviso interviene facendo quasi violenza alla natura delle dictiones e alla loro disposizione nella orazio: 0, meglio, il « modus proferendi » che sta alla base del senso composto è più rispettoso della constructio che non il « modus proferendi » che fonda il senso diviso; ciò risulta dal- l’esame dei tre modi, concretizzati in tre esempi, che Duns Scoto assegna alla composizione e alla divisione !, 128 Ivi, $ 2, f. 248b: « Dicendum, quod diversitas modi proferendi est ex parte nostra. Sed quod oratio sic prolata, hoc significet, et sub alio modo proferendi significet aliud, hoc non est ex patte nostra ». 129 Ivi, q. xxi, $ 6, f. 243a, discutendo del rapporto tra molteplicità attuale e molteplicità potenziale: «Est tamen intelligendum, quod licet determi nata (ex terminata) prolatio determinet orationem multiplicem secundum actualem multiplicitatem, et potentialem, sicut accidit in compositione, et divisione, una tamen multiplicitas ab alia differt. Nam determinata pio: latio orationis multiplicis secundum potentialem multiplicitatem, punctuando ad alterum potest ipsam determinare, manente semper eodem ordine vocum. Sed determinata prolatio, manente eodem ordine vocum, punctuando, non determinat orationem multiplicem secundum actualem multiplicitatem ad alterum sensum, sed ipsa transpositio terminorum. Si enim dicatur Pugnantes vellem ma accipere, ly pugnantes, non pet punctuationem ad alterum sensum potest determinati. Per il primo modo (sedentem ambulare est possibile), cfr. ivi, q. xvi, $ 3, ff. 248b-249a: « Sed ulterius oportet videre, quis modus profe: rendi facit sensus compositum et divisum. Et dicendum est, quod continua prolatio eius, quod est sedentem, cum hoc quod est ambulare, causat sensum compositum. Iste autem modus proferendi possibilis est in ora- tione, nam sic modi significandi Grammaticales ad invicem dependentes terminantur et quae nata sunt coniungi coniunguntur. Iste autem sensus accidit orationi praeter aliquam violentiam, ideo iste sensus magis appropriatur orationi. Sensus autem divisionis accidit ex discontinua prolatione earundem partium. Et quia quae nata sunt coniungi ad invi- Terminologia logica della tarda scolastica [Sembra che queste precisazioni possano illuminare testi che, mancando di espliciti riferimenti, altrimenti risulterebbero oscuri 15, cem, separantur, ideo iste sensus minus appropriatur orationi, unde accidit ei cum quadam violentia »; per il secondo modo (quingue sunt duo et tria), ivi, q. xxx, $ 1, f. 25la: «Ad primam quaestionem dicendum, quod Coniunctio, vel copulatio, per se copulat inter terminos: per accidens autem inter propositiones. Et huius ratio est: nam cum Coniunctio sit pars orationis, habet modos significandi secundum quod cum aliis partibus orationis consttui potest; sed non construitur, nisi cum illis, inter quae copulat, oportet igitur ista habere modos significandi sibi proportionabiles, qui sint principium constructionis; ergo non copulat inter orationes. Sed tamen, quia terminos inter quos copulat accidit partes unius orationis esse, vel diversarum, ideo dicitur copulare inter terminos, vel inter orationes. Magis tamen proprie potest dici, quod coniunctio posset copulare inter terminos unius orationis, vel inter terminos diversarum orationum »; per il terzo modo (quod unum solum potest ferre plura potest ferre), ivi, q. xxxiii, $ 3, f. 253a: «Circa tamen modos intelligendum est, quod tot sunt modi secundum compositionem, et divisionem, quot modis componere contingit, quae nata sunt componi, et illa ad invicem dividere, resultante diversitate sententiae. Sed ad videndum quae nata sunt componi, intelli- gendum est, quod Priscianus dicit, in maiori volumine, quod omnis deter- minatio, et omnia Adiectiva Nominaliter, vel Adverbialiter designata, praeponuntur aptius suis substantivis, ut fortis Imperator fortiter pugnat, et ratio potest esse, nam Adiectiva de se quasi infinita sunt, et ideo per sua Substantiva determinantur. Dicit etiam Priscianus, quod licet omnia postponere, exceptis monosyllabis, ut nunc, turc, et huiusmodi, sed hic videtur esse dicendum, quod quando determinatio componitur cum deter- minabili subsequenti, tunc dicitur oratio composita; et quando ab eodem removetur, dicitur divisa: sed huic modo dicendi repugnat iste paralogismus, Ex quinquaginta virorum centum reliquit divus Achilles, nam si praedicta oratio dicetur composita, quando ly wvirorum componitur cum ly Quir- quaginta, tunc propositio est falsa, cum tamen ille paralogismus sit para- logimus divisionis, et tunc dicitur esse vera in sensu composito, sed tunc dicendum est, quod haec est littera, Quinguaginta ex centum virorum, etc. vel quod paralogismus ille est compositionis, ponitur tamen inter paralo- gismos divisionis, etc. ». 131 In particolare, cfr. Ps. BACONE, op. cif., pp. 334-336 e 341-342, oltre al testo di Occam, in n. 117. * 534 Alfonso Maierù Accenniamo, per concludere, ai modi posti da ciascun autore. Pietro Ispano assegna due modi al senso composto e due al senso diviso ‘©, mentre le Sumzyle attribuite a Bacone forniscono due modi per il senso composto e due per il senso diviso, e ne aggiun- gono per ciascun senso un terzo in forma dubitativa !8. Il testo 12 Op. cit.: « Compositionis duo sunt modi. Primus modus provenit ex co, quod aliquod dictum potest supponere pro se vel pro parte sui, ut haec: “sedentem ambulare est possibile” [...]. Et sciendum quod soleat huiusmodi orationes dici de re vel de dicto. Quando enim subiicitur pro se, dicitur de dicto, quando subiicitur pro parte dicti dicitur de re. Et omnes istae propositiones sunt compositae quando dictum subiicitur pro se, quia praedicatum competentius ordinatur toti dicto quam parti dicti. Secundus modus ‘provenit ex eo quod aliqua dictio potest referri ad diversa, ut “quod unum solum potest ferre, plura potest ferre” » (ivi, 7.27, p. 75); «Divisionis duo sunt modi. Primus provenit ex eo quod aliqua coniunctio potest coniungete inter terminos vel inter propo. sitiones ut hic: “duo et tria sunt quinque” » (ivi, 7.29, p. 76); « Secundus modus provenit ex co quod aliqua determinatio potest refetri ad diversa, ut tu vidisti oculis percussum”. Haec est duplex ex eo, quod iste ablativus “oculis” potest referri (ad) hoc verbum “vidisti”, vel (ad) hoc participium “percussum” » (ivi, 7.30, p. 76). 133 Op. cit: «Et sunt duo modi secundum hunc locum (sc. fallaciam compesicionis); primus, quando aliquid componitur cum uno et cum divi- ditur “non componitur cum alio, ut ‘possibile est sedentem ambulare’ Edi et universaliter, omnis oracio que est ex modo nominali dicitur esse secun- dum quod est de re et dicto [...]» (p. 335); «Secundus modus est quando aliqua diccio componitut cum uno et cum dividitur potest cum alio componi, ut ‘quicumque scit litteras nunc didicit illas [...}'» (ivi); «[..] 3.48 modus est quando determinacio componitur cum uno, et cum dividitur componitur cum alio subintellecto » (p. 336); « Primus est modus (sc. fallaciae divisionis) quando aliquid dividitur ab uno et non compo- nitur cum alio, ut ‘quecumque sunt duo et tria sunt paria et imparia [...] » (ivi); « Secundus modus est quando aliqua determinacio dividitur falso ab uno et componitur cum alio posito in oracione, ut ‘deus desinit nunc esse’ » (altro esempio è « quadraginta virorum centum reliquit  dives Achilles ») (p. 337); «In hoc tamen paralogismo dicitur esse 3.48 modus divisionis, quia cum dividitur determinacio ab aliquo actu posito in ora- cione componitur intellecto, set hoc forte non facit composicionem de Terminologia logica della surda scolastica 535 delle Suzzule è riecheggiato abbastanza da vicino dalla esposi- zione di Alberto Magno, il quale attribuisce tre modi alla compo sitio e tre modi alla divisio !*. Vincenzo di Beauvais, che segue qua hic loquimur, et propter hoc est ibi primus modus » (ivi). 14 Cfr. op. cit., pet il senso composto: «[...] primus provenit, quia aliqua dictio in oratione est composita cum aliquo, et tamen non dividitur id quod est in oratione: et tales sunt hae duae orationes, ut posse sedentem ambulare, et posse non scribentem scribere; « Secundus modus provenit ex hoc quod aliquid componitur cum aliquo in oratione eadem posito, et dividitur etiam ab aliquo posito in eadem oratione: et hujus exemplum est, discere nunc litteras, siquidem didicit quas scit [...]» (pp. 545b-546a); « Tertius modus est, quando componit cum aliquo in oratione posito, sed sub intellectu in eadem oratione; et hujus exemplum est quod dicitur, quod unum solum potest ferre, plura potest ferre: sensus enim compositionis est secundum quod continua et composita est prolatio inter haec duo, 747 solu:, cum hoc verbo infinitivo, ferre, sic, quod potest ferre unum solum, ita quod nihil amplius plura potest ferre: sic enim composita est et falsa: et sic dictio exclusiva respicit infinitivum ferre: quia quod sic unum solum potest ferre, et nihil amplius, non potest ferre plura: quia sic dictio exclusiva ponit formam suam circa hunc terminum, unu, et excludit id quod est oppositum uni ab infinitivo super quod ponitur posse vel possibile: et ideo quod sic unum solum potest ferre, non potest plura ferre. Si autem discontinua et divisa sit prolatio inter haec duo, unu solum, tunc dictio exclusiva excluditur ab isto termino, unutt, et conjungitur cum participio subintellecto quod est ens vel existens solum, potest ferre: et hoc est verum: et ideo divisa est vera, composita falsa » (p. 546a); per il senso diviso: «Primus ergo modus erit, quando aliquid dividitur ab aliquo in oratione posito, et cum nullo componitur in eadem oratione posito: et de hoc duo sunt exempla sic, quinque sunt duo, et tria: et formatur sic: quaecumque sunt duo et tria, sunt quinque: duo et tria sunt duo et tria: ergo duo sunt quinque, et tria sunt quinque, quod falsum est. Adhuc alia oratio: quaecumque sunt duo et tria, sunt paria et imparia: quinque sunt tria et duo: ergo quinque sunt paria et imparia. Adhuc autem penes eumdem modum accipitur et haec oratio, quae est majus esse aequale et formatur sic: quod est majus, est tantumdem et amplius: sed quod est tantumdem, est aequale, et quod est amplius, est inae- quale: ergo quod est tantumdem est aequale et inaequale. — Cum autem in his orationibus sit multiplicitas in hoc quod eadem oratio secundum 736 Alfonso Maierù da presso Aristotele, ammette tre modi di paralogizzare per il senso composto e tre per il senso diviso '5. Tommaso d’Aquino conosce tre modi che valgono sia per il senso composto che per il senso diviso, i quali però non aggiungono niente di nuovo al materiam in omnibus his divisa et composita non eadem significat, sed aliud, in omnibus his significat divisa et composita. Exemplum autem ; juod est quando aliquid in eadem oratione componitur cum aliquo, et ii ab isto componitur cum aliquo in eadem oratione posito, ut ég0 te posui cane entem liberum: et est in hac oratione multiplicitas, ex eo quod oc participium, erfemz, potest componi cum hoc nomine, servum, et si est oratio composita et vera: vel dividi ab illo et componi cat e nomine, liberum, et sic est divisa et falsa: et hoc juxta secundum oa compositionis. — Exemplum autem ejus quod est tertius modus co » sitionis (scilicet quod divisum ab aliquo in oratione posito ine cum aliquo non in eadem oratione posito, sed sub subjecto intellecto) i hoc: quadraginta virorum, centum reliquit divus Achilles: et est h multiplicitas ex eo quod haec dictio, certurz, potest componi cum res termino, viror4m, et tunc est adjectivum ejus et est casus genitivi: et Sic Rae est composita et vera sub hoc sensu, centum virorum ita orco cigno quadraginta. Vel iste terminus, centum, potest addi ad hunc um, reftguit, et tunc componitur cum hoc termino subintellect st: est virorum, et sic est divisa et falsa sub hoc sensu, quod de prezà qua aginta virorum, centum reliquit divus Achilles, quod est impossibile. sti ergo sunt modi compositionis et divisionis. Ma l’aut a Di gere chiarisce ulteriormente il meccanismo del senso composto pei ee pag: Si autem quaeritur penes quid accipiantur modi compo- onis et divisionis? Satis patet per praedicta: quia divisum ab aliquo i oratlone posito: aut non componitur cum aliquo in eadem a » sic est primus modus: aut componitur cum aliquo: et si componitur, ta "gn cum aliquo in oratione posito, aut non posito, sed subintel- lecto. primo modo est secundus modus, altero autem modo tettius t: in pine quam in divisione ». > sn pat ei senso composto: « Primus fit eo quod parti È og soin 1 intellectae, potest ordinari cum diversis verbis, bre sie > si ile est ambulare, possibile est ut ambulet; possibile agi ipa cun ser re “N ut stano ambulet. Minor mul- i ; , est vera; distingui niter de re vera, de dicto (ex dicta) falsa. Secandas inte rn Terminologia logica della tarda scolastica 537 testo dei suoi predecessori !*. Anche Duns Scoto assegna tre modi, come si è visto, e sono comuni ai due sensi !”; ma Guglielmo adverbium possit componi cum uno verbo, vel ab illo dividi, et componi cum alio, ut hic: Quod scit aliquis nunc didicit; sed magister litteras nunc scit; ergo nunc didicit, non valet [...]»; «Tertius fit, eo quod nota exclusionis possit componi cum diversis verbis, ut hic: Quod unum solum potest ferre, non potest plura ferre»; per il senso diviso: «[...] uno modo, eo quod dictio copulativa vel disiunctiva potest copulare dictiones, vel orationes; secundum quem sic paralogizatur: Quaecunque sunt duo et tria, sunt paria et imparia; quinque sunt duo et tria, ergo etc. Secundo modo, eo quod participium possit coniugi cum diversis nominibus, ut hic: Ego posui te servum entem liberum; entem potest coniungi huic nomini servum, et sic est vera composita, quia priori nomini natum est plus com- poni; vel ab eodem dividi, sic est falsa divisa. Tertio modo hoc idem con- tingit, quando aliquod nomen cum alio nomine potest coniungi vere, vel ab codem dividi false; ut hoc nomen centurz in exemplo Aristotelis, cenzum quinquaginta virorum reliquit Achilles. Iteque secundum divisionem potest fieri paralogismus, quoties a coniunctim dato, infertur divisim; et e converso secundum compositionem sic: Iste est bonus, et est clericus; ergo est bonus clericus, et e converso potest argui similiter secundum divisionem ». 1386 Op. cit.: «Primus modus est quando aliquo dictum potest suppo- nere verbo vel ratione totius vel ratione partis: si ratione totius supponat, erit oratio composita, si ratione partis, erit oratio divisa » (nr. 658, p. 230): corrisponde al primo modo del senso composto di Pietro Ispano, fa leva sull’esempio base: « possibile est album esse nigrum », e richiama la distin- zione della modalità de dicto dalla modalità de re; «Secundus modus pro- venit ex eo quod aliquando praedicatum, in quo pluta adunantur per coniunetionem copulativam vel disiunctivam, potest attribui subiecto co- niunctim vel divisim. Si coniunctim, est oratio composita; si divisim, oratio est divisa» (nr. 659, p. 230): anche qui, l'esempio è classico, ma è dato al negativo: «quinque non sunt duo et tria»: la discussione verte sull’interpretazione del rapporto tra soggetto e il predicato «duo et tria»; «Tertius modus est, quando una dictio potest coniungi diversis dictionibus in locutione positis: erit autem tunc secundum hoc composita oratio, quando coniungitur cum dictione cui magis apparet, vel apta nata coniungi; divisa (diversa: Spiazzi) vero, quando ab ea disiungitur. Sicut in hoc paralogismo patet: Quod potest unum solum ferre, plura potest ferre [...]» (nr. 662, p. 231). 137 Op. cit. gli esempi sono: (a) «sedentem ambulare est possi-  d’Oc i i lea atti due modi comuni al senso composto e al senso n Pe gl 5 stessi occorrono anche nei trattati di Burleigh editi er !. Alberto di Sassonia, invece, torna ai tre modi, ma 5 adem aut aliquibus eisde i b ‘m replicata vel repetita, eadem dicti i cum una vel pluribus » (Elezentarium logicae, cit., pp. 119-120; di. Tresa 139 Per il pri i imo modo con i termini i . i modali, cfr. D i i i di do 9 . De puritate ar, ass per il secondo modo con et, cit, ivi, a 242: « fa pio, oa pini tra pg inter duos terminos ia $ 5 est locutio, ex eo d i : I, IG È quod potest inc bag cà propositiones. Et haec distinetio e rit deg a mitrigria Ma iena secundum quod copulant inter terminos È ergono meine 8 secundum quod copulat inter propositiones sic rotta» sig con vel, cfr. ivi, p. 243: «Et est sciendum faod “gu Legea cp ‘vel? ponitur inter duos terminos, uiciea csbieg 3 hei potest disiungere inter terminos vel inter proposi. ri Arg Propositiones, sic est disiunctiva, si disiungat inter ‘minos, e disiuneto extremo. Et h: istincti ;ecun Lernia la le d j laec distinctio est s o eri Le Secundum quod disiungit inter duos = O nis, si !s divisionis; secundum quod disiungit i, Li ionis; quod disiungit intel » SIC est sensus compositionis »; e con si, cfr. la dieci hi e Terminologia logica della tarda scolastica 539 anche questi sono comuni ai due sensi !°. Più interessante l’esposizione di Buridano, il quale, dopo tre modi comuni ai due sensi che ben rispecchiano quelli dei testi finora ricordati ‘4, esamina altri tre modi, anch'essi comuni: la negatio può cadere sull’intera proposizione categorica, è « negatio negans » e rende composta e falsa la proposizione, o può cadere sul soggetto soltanto, è « negatio infinitans » e rende divisa e vera la sofisma « Socrates dicit verum si solum Plato loquitur », ivi, p. 250, e del sofisma « omnis homo, si est Sortes, differt a Platone », pp. 42 sg. 14 Il primo riguarda le modali (cfr. Logica, cit., V. 4, f. 40va: « oratio respectu alicuius modi »); il secondo riguarda le proposizioni che « ratione alicuius coniunctionis vel adverbii » possono essere intese come proposi- zioni categoriche o ipotetiche (ivi, f. 40vb); il terzo sorge «ex co quod in aliquibus propositionibus aliqua dictio ex diversis coniunctionibus ad diver- sas dictiones eiusdem orationis causat diversos sensus, sicut de illa: ‘quicquid vivit semper est’ » (ivi, f. 41ra). 141 « Primus modus est per hoc quod una determinatio potest coniungi cum utroque duorum determinabilium et separari ab altero, vel unum detet- minabile cum utraque (ex utroque) duarum determinationum, ut in illa oratione: ‘quaecumque scit litteras nunc didicit illas’ [...], et in hac oratione ‘quicquid vivit semper est [...]. Similiter in illa: ‘quadraginta virorum centum reliquit divus (ex dives) \Achilles®. In hoc autem modo sensus compositus vocatur quando illa dictio coniungibilis diversis  coniungitur cum illo ad quod habet situm magis convenientem et divisus (ex divisis) vocatur quando separatur ab illo ad quod habet situm magis convenientem, ut quando coniungitur cum illo ad quod habet situm minus convenientem. Secundus modus est per hoc quod diversi termini possunt coniunctim esse unum subiectum vel unum praedicatum, vel possunt divisim unum esse subiectum et alterum praedicatum, ut in hac oratione ‘sedentem ambu- lare est possibile’. Potest enim totum dictum subici et modus praedicari et e converso, et est sensus compositionis; vel potest una pars dicti subici et alia praedicari et quod modus se teneat ex parte copulae, et est sensus divisus et propositio divisa [...]. Tertius modus ponitur prout plures termini possunt simul coniunctim subici vel praedicari in una proposi- tione categorica, et possunt etiam divisim subici vel praedicari, et aequi- valent tunc uni propositioni hypotheticae, ut in hac propositione: ‘quinque sunt duo et tria’ [...]» (op. cit., VII, 3). sia Alfonso Maierù proposizione (è il quarto modo) !®; la negatio negans può cadere sull’intera proposizione ipotetica, e rende la proposizione co: ‘ posta e falsa, o può cadere solo sulla prima categorica e la pro “ sizione allora è divisa e vera (quinto modo) !*; infine data lino. tetica « homo est asinus et equus est capra vel deus est Îae può avere una disgiuntiva, e la proposizione tutta è composta e vera, oppure una congiuntiva, ed è divisa a falsa (sesto modo) !4, Buridano, il quale non esclude che possano darsi altri modi ritiene che questi siano i principali !5, i 5. La logica inglese da Heytesbury a Billingham La trattazione del senso composto e del senso diviso nel secolo XIII e fino ad Alberto di Sassonia è caratterizzata da due elementi: a) innanzi tutto, come si è detto, un accostamento diretto al testo aristotelico, scavalcando la mediazione delle summulae o dei commenti agli Elenchi sofistici fioriti alla fine del secolo XII: questo accostamento è rivelato dai ‘modi’ presi in esame della maggior parte degli autori che sono riconducibili in genere ad esempi occorrenti in Aristotele; b) in secondo luogo, da un’ana- lisi condotta con i mezzi forniti dalla grammatica speccilerive; ed è singolare che se nel solo Duns Scoto, tra gli autori esaminati, le dottrine vengono in luce sistematicamente, l’uso di certa termi: nologia e certe interpretazioni vadano ricondotte alle dottrine della lasagne speculativa nelle quali trovano la loto giustificazione, L. sie sea come in Occam e Buridano, esse sono in via di Nel secondo quarto del secolo XIV in Inghilterra alcuni logici 12 Ivi, 13 Ivi. 14 Ivi. 145 Ivi. Terminologia logica della tarda scolastica 541 impostano diversamente il problema. Emergono sugli altri Gu- glielmo Heytesbury prima e Riccardo Billingham poi. Entrambi dedicano un trattato ai problemi del senso composto e del senso diviso. Ma Heytesbury ne parla a lungo anche nel secondo capi- tolo delle Regulae solvendi sophismata, cioè il De scire et dubitare, e s'è detto che le Regulae vanno datate al 1335 ‘9, di modo che, a questa data, Heytesbury aveva elaborato la sua dottrina, almeno per quanto riguarda un capitolo fondamentale !. È probabile che 14 Cfr. Introduzione. Ma nei vari capitoli delle Regulae, cit., è presente la dottrina del senso composto e del senso diviso: cfr. De insolubilibus, f. Tra: « Sed ista obiectio et ratio nimis cavillatoria est, et bene potest dici sophistica, quia vadit solummodo ad verba et non ad intellectum, cum intelligantur omnia superius posita i sensu diviso; arguit autem iste cavillator contra ista in sensu composito: nimis enim esset prolixum in verbis tantum instare, ut nihil diceretur quod cavillatorie non posset impugnari. Ideo non tantum ad verba nuda, sed ad sententiam referas argumentum et videbis quam potenter concludit »; De relativis, f. 21rb: «‘Tam incipit aliquis punctus moveri qui per tempus quod terminatur ad instans quod est praesens quiescet, ergo iam incipit aliquis punctus moveri et ille per tempus termi natum ad instans quod est praesens quiescet’: notum est quod non valet consequentia, quia antecedens est verum in casu et consequens impossibile. Unde universaliter hoc nomen relativum relatum ad terminum stantem confuse tantum non habet sic exponi. Arguitur enim in huiusmodi exposi- tione a sensu composito ad sensum divisum », e f. 21va, a proposito di casi col verbo apparet (altri casi con apparet in De scire et dubitare, f. 14va); De incipit et desinit, f. 26rb: «Ad aliud cum arguitur quod Socrates in aliquo instanti desinet esse antequam ipse desinet esse, optime respondetur distinguendo illam penes compositionem et divisionem. Sensus divisus est iste: ‘in aliquo instanti antequam Socrates desinet esse, Socrates desinet esse’, et ille sensus claudit opposita. Sersus compositus est iste: ‘Socrates desinet esse in aliquo instanti antequam desinet esse’; in isto sensu tenendo totum illud aggregatum a parte praedicati, satis potest concedi illa propo- sitio »; De maximo et minimo, f. 31va-b: « Sed arguitur forte quod primum est falsum quia non est possibile quod 4 punctus sic movendo ita cito tangat punctum ultra 4 sicut 5, ergo 4 non poterit ita cito tangere aliquem punctum ultra 6 sicut %. Huic dicitur concedendo conclusionem, et ex ista non 542 Alfonso Maierù in Inghilterra le Regulae siano state al centro di discussione al loro apparire; è certo però che del De scire et dubitare è stato fatto un adattamento incentrato sulla dottrina del senso composto e del senso diviso, adattamento che, sotto il titolo (che è l’incipit) Termini qui faciunt 8, ha avuto una certa fortuna nelle scuole !9. Viene da chiedersi quale dei due trattati di Heytesbury sia anteriore all’altro, se le Regulae o il De sensu composito et diviso: la fortuna arrisa al secondo capitolo delle Regu/ae, che non si spiega se fosse stato disponibile l’altro trattato, farebbe pensare all’antecedenza della composizione delle Regulae; l’altro trattato, in tal caso, sarebbe stato composto per l’esigenza di sistemare tutta la materia nel corso della discussione nell’ambito universi- tario. Ma questa è solo un’ipotesi e non abbiamo elementi suffi- cienti a confortarla. È un fatto però che, oltre ai termini modali, vengono in primo piano in questa discussione i termini che riguar- sequitur quin ita cito sicut 4 poterit tangere , poterit ipsum etiam tangere aliquem punctum ultra è, quia ista significat sensum divisum et alia concessa denotat compositionem », e ivi, f. 3lvb: « antecedens nam significat secundum divisionem, consequens autem secundum compositionem » (cors. mio). 148 Cfr. appendice 1 a questo capitolo. Ma è da tener presente che anche il primo capitolo delle Regulae, cioè il De insolubilibus, ha avuto fortuna: cfr. WersnereL, Repertorium Mertonense, cit., pp. 212-213; il primo testo citato dal Weisheipl è l’expositio che ne fa Johannes Venator: cfr. il mio Lo « Speculum »..., cit., p. 313 n. 67. 149 Il trattato fra l’altro è in due codici, Padova, Bibl. Univ. 1123 e Worcester, Cath. F. 118, che contengono, nella prima parte, una succes- sione di piccoli trattati che potrebbero aver costituito un corpus di manuali per principianti negli studi di logica, corpus formatosi nella seconda metà del sec. XIV in Inghilterra (il ms. padovano è inglese); il cod. di Worcester porta l'intestazione « Sophistria secundum usum Oxonie », mentre il rilievo per il codice padovano è dovuto al compilatore del catalogo manoscritto (cfr. c. 341). Il confronto fra il contenuto dei due codici merita un’analisi più approfondita. Il WersHEIPL, The Development..., cit., p. 159, rileva che al De scire et dubitare, comunque, si affiancano discussioni analoghe a Oxford: si ricordi fra l’altro, la discussione di John Dumbleton (primo libro della Surzzza) sull’intensio e remzissio della credenza, ecc. Terminologia logica della tarda scolastica 543 dano ‘atti dell'anima’, come si vedrà in seguito; che termini modali e verbi designanti « actus animae » sono ferzzini officiales secondo la dottrina della probatio propositionis !°; che il De sensu composito et diviso di Billingham tratta prevalentemente dei zer- mini officiales!!; che in un adattamento anonimo !° dell’altro trattato di Billingham, lo Speculum, la dottrina della probatio dei termini officiales è ricondotta a quella del senso composto e del senso diviso, come non è nello Speculum di Billingham. : Tutto ciò fa pensare che i temi del De scire et dubitare di Heytesbury, più che non quelli del De sensu composito et diviso, abbiano avuto fortuna in Inghilterra per la dottrina che ci riguarda, a meno che non si postuli l’esistenza, in ambiente universitario, anteriormente a Heytesbuty e a Billingham e quindi ai manipolatori dei loto trattati, di un testo o di un dibattito che abbia condizionato e convogliato lo svolgimento successivo delle elaborazioni relative al senso composto e al senso diviso sui termini che saranno poi detti officiales !*. In tal caso però il De sensu composito et diviso di Heytesbury con la sua ricca articolazione resterebbe sempre più un fatto isolato che non trova precedenti, se non quelli lontani (e non sappiamo quanto noti in ambiente oxoniense) del seco- lo XII. Forse per sciogliere questo nodo sono necessarie altre indagini sui manoscritti. Ciò che caratterizza le analisi del senso composto e del senso diviso proposte in ambiente oxoniense rispetto a quelle dei secoli precedenti e dei contemporanei che operano in continente! è 150 Cfr. cap. VI, $ 6. 151 Vedi più avanti, p. 556. 152 Cfr. Cambridge, Corpus Christi College ms. 378, ff. 34v-45v; per esso v. il mio Lo « Speculura »..., cit., pp. 302 e 323-324. 5 153 L’ipotesi è stata già avanzata in Lo « Speculum »..., cit., pp. 389 390 n. 128, sulla base d’un primo confronto tra i testi di Heytesbury e di Billingham. ; i : d 154 Quando Occam scrisse il Tractatus logicae minor e l’Elementarium (nel quale ultimo dà ampio spazio alla dottrina delle fallaciae) era in con- 544 Alfonso Maierà l’abbandono sia del testo aristotelico — che non viene più seguito da vicino e costituisce così solo il lontano punto di partenza della discussione — sia dell’impostazione mutuata dalla gramma- tica speculativa, quale abbiamo trovato in Duns Scoto: resta, di questa, un’esigenza che ormai la logica ha fatto propria da tempo, e cioè l’attenzione alla ‘struttura’ della proposizione esaminata; non sono però più rodi significandi o proferendi a fornire la intel- lectio dei vari sensus della proposizione, ma la ‘posizione’ occu- pata dalle varie dictiones. Il tema ha avuto uno sviluppo note- vole grazie alla discussione sulle proposizioni modali, come abbia- mo visto nel capitolo quinto, ma ora viene esteso a tutta la trattazione del senso composto e del senso diviso, e, più general- mente, diventa punto cruciale delle analisi logiche di questo periodo, giacché è su di esso che si incentra, come si è detto, anche la discussione della probatio propositionis. Un altro elemento caratterizzante è il controllo dei rapporti tra senso composto e senso diviso effettuato mediante corseguentia che, accennato qua e là in precedenza!5, viene esaltato nell’analisi proposta da Heytesbury. Ci siamo già occupati in altra sede del trattato di Heytesbuty !%; tinente da tempo (v. Introduzione. Quanto ai rapporti d’inferenza dell’un senso dall’altro, già ABELARDO, Glosse super Periermenias, rilevava a proposito delle proposizioni con possibilis: «Et videtur semper affirmatio ‘possibilis’ de sensu inferre affirmativam de rebus; sed non convettitur. E contratio autem negationem ‘possibilis’ de rebus inferre negationes de sensu», e p. 32: « Cum autem affirmative de ‘possibili’ de sensu inferant affirmativas de rebus (sed non convertitur) et negative de rebus negativas de sensu (sed non convertitur) [...]». Cfr. Occam, Elementarium logicae, cit., p. 123: «Est autem sciendum quod, licet talium orationum sint semper distincti sensus, tamen saepe unus sensus infert alium ita quod saepe impossibile est quod unus sensus sit verus sine alio [...]». Gli altri testi pongono paralogismi (figure sillogistiche), non conseguentiae. 156 Cfr. Il « Tractatus de sensu composito et diviso » di Guglielmo Heyte- sbury, « Rivista critica di storia della filosofia] a questa esposizione rimandiamo per problemi particolari e ci limitiamo qui a richiamare gli elementi fondamentali che carat- tetizzano l’opera !7. Il maestro individua otto modi del senso composto e del senso diviso. Essi sono classificati in base ad elementi sincate- gorematici o che hanno importo sincategorematico. Il primo ha luogo con i termini ampliativi o modali 8: si ha senso diviso quando il ‘modo’ viene a trovarsi tra le parti del dictum e, se verbo, è in forma personale; si ha senso composto quando il modo precede il dictum e sta 4 parte subiecti: il modo in tal caso, se verbo, è impersonale !9. Il secondo modo ha luogo con i verbi dotati di « vis confun- 157 Sarebbe da discutere lo stato del testo, anche in ordine ai commenti che esso ha avuto in Italia, ma è questione che ci porterebbe troppo lontano. Ci limitiamo qui a utilizzare l’edizione veneziana del 1494, che raccoglie le opere di Heytesbury. Nel prossimo paragrafo, parlando dei maestri italiani, diremo qualcosa circa il testo ch’essi avevano presente, almeno per quanto riguarda la distinzione dei vari modi. 158 De sensu composito et diviso, cit., f. 2ta-b: « Et primus modus sicut in principio fuit exemplificatum est mediante hoc verbo ampliativo ‘pos- sum’ vel quocumque consimili ampliativo, sicut ‘convenit’, ‘verum’, ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’ et sic de aliis, quibuscumque similibus accidit compositio et divisio ». 159 Ivi, f. 2rb: «Et sciendum est quid sit sensus compositus et divisus respectu primi modi, sicut et respectu aliorum modorum, et generaliter respectu quorumcumque modorum positorum, et primo cum hoc verbo ‘potest’ sive fuerit suus modus, qualis est ille terminus ‘possibile’, ‘necesse’, ‘necessario’ vel ‘de necessitate’ et sic de talibus. De quibus sciendum est quod quando aliquis ipsorum invenitur in aliqua prmpositione absque alio relativo implicativo sequenti [v. il 3° modo], tunc est sensus divisus et tunc tenetur illud verbum ampliativum in tali proposittone personaliter [...]. Sed quando illud verbum ‘potest’ vel suus modus totaliter praecedit in aliqua propositione, tunc est sensus compositus et tunc sensus compositus significat identitatem instantaneam possibilem respectu istius compositionis sequentis illum terminum ‘possibile’ et tunc tenetur ibi talis terminus dendi » 1: si ha senso composto quando il verbo precede gli altri termini, e senso diviso quando tale verbo non è il primo nella proposizione 181, ì Il terzo modo si verifica con il pronome relativo !£. Il caso più semplice è quello del pronome gui: esso può avere expositio in et ille; se ha expositio, la proposizione categorica equivale a una ipotetica, cioè alla congiunzione di due proposizioni catego- riche; se non ha expositio, la proposizione resta categorica. Si ha senso composto nel secondo caso, senso diviso nel primo !£, ampliativus impersonaliter [...] »; v. cap. V, $ 7. 10 Ivi, £ 2rb: «Secundus modus est mediante termino habente vim confundendi, sicut sunt huiusmodi verba: ‘requiro’, ‘indigeo’, ‘praesuppono’ incipio’, ‘desidero’, ‘cupio’, ‘volo’, ‘teneo’, ‘debeo?’, ‘necessarium’, ‘semper’, ‘in aeternum’, ‘aeternaliter’, ‘immediate’, et sic de aliis ». ” del Nel primo caso non è lecito il descersus dal termine confusus ai suoi inferiora, mentre nel secondo il termine non confusus ha supposizione dreraioit Ma Heytesbury non si sofferma su tutto ciò. ; "Ivi: « Tertius modus est mediante termino relativo ‘qui’, ‘quae’ quod’, qualiscumque?, ‘quicquid’, et hoc maxime respectu termini com- munis stantis confuse tantum, sicut sic arguendo: immediate post hoc erit instans quod immediate post hoc erit, ergo immediate post hoc erit instans et illud immediate post hoc etit ». ; 163 Ivi, £. 2va-b: «Nota hic duas regulas pro relativis. Prima est quod illud relativum ‘qui’, ‘quae’, ‘quod’ vel ‘quid’, quandoque exponitur per unam coniunctionem ‘et’ et per illud relativum ‘ille’, ‘illa’, ‘illud’, et ali- quando non exponitur, quando ipsum praecedit negatio vel terminus includens negationem, [2] et quando refert terminum stantem confuse tan- tum, [3] et quando praecedit verbum principale, sicut patet in proposi tionibus antedictis in tertio modo. — Secunda regula est, quod quando relativum ponitur in eadem categorica, supponit sicut suum antecedens ut ‘omnis homo est animal quod est rationale’, sed relativum positum in alia categorica variat suppositionem, ut ‘omnis homo est animal et illud est rationale’: quia terminus relativus numquam debet sic exponi dum refertur ad terminum communem stantem confuse tantum (cfr. [2]), sive post negationem (cfr. [1]), sive post terminum distributum immediate positum, quod fit quando propositio est in sensu composito. [...]: tunc est sensus divisus quando illud relativum subsequitur verbum principale. Li] Terminologia logica delli tarda scolastica 547 Il quarto modo si ha con i termini infinitus e totus che, quando precedono tutta la proposizione, hanno valore sincategorematico, altrimenti hanno valore di categoremi: nel primo caso la proposi- zione è in senso diviso, nel secondo in senso composto !*. Il quinto modo si ha con la congiunzione ef !9 posta fra ter- mini che stanno 4 parte subiecti o 4 parte praedicati 16. essa fa senso composto quando dalla proposizione originaria non è possi- bile inferire una congiunzione di proposizioni, senso diviso nel caso contrario o quando sia possibile inferire una proposizione contenente uno dei due termini senza l’altro col quale in origine stava in congiunzione !. Il sesto modo si verifica quando occorre la congiunzione tune est sensus compositus quando illud relativum praecedit verbum princi- pale (cfr. [3]), et hoc sive illud relativum sumatur in recto sive in obliquo ». 16 Ivi, f. 2rb: « Quartus modus est mediante termino quandoque categorematice sumpto quandoque syncategorematice, cuiusmodi est terminus ‘infinitus, -ta, -tum’, TOTVS, -ta, -tum’; et ad hunc modum possunt reduci isti termini prius positi adverbialiter, scilicet ‘semper, ‘in aeternum?’, ‘aetet- naliter? et sic de aliis » (l’autore li ha posti anche nel secondo modo, n. 160); f. 2vb: «Unde generaliter quando iste terminus ‘infinitum’ vel aliquis huiusmodi terminus syncategorematice praecedit  totaliter propositionem ita quod istum non antecedit aliquis terminus qui est determinatio respectu istius termini stantis syncategorematice, tunc est sensus divisus [...]»: se ne inferisce che nel caso contrario si ha senso composto (ma cfr. f. 3ra: «[...] sed quando aliquis terminus determinabilis respectu istius praecedit ipsum quando ponitur a parte subiecti, tune tenetur categorematice, sicut quando ponitur a parte praedicati [...]»). 165 Ivi, f. 2rb: « Quintus modus mediante illa copula coniunctionis ‘et’, sicut sic arguendo: isti homines sunt Romae et Ausoniae, igitur isti homines sunt Romae ». 166 Si ricava dagli esempi che occorrono ivi, ff. 3ra-b. 167 Ivi, f. 3ra: « Respectu notae huius coniunctionis ‘et’, si fiat compo- sitio vel divisio, faciliter potest cavillari, quia differentia faciliter apparet inter sensum compositum et divisum»; è infatti uno dei modi più tradi zionali. L'ultimo caso ha riscontro nel testo della n. 165. sa Alfonso Maierà vel'®: si ha senso diviso quando è possibile interpretare la pro- posizione originaria come una disgiunzione di proposizioni cate- goriche, e senso composto quando ciò non è possibile !9, Il settimo modo ha luogo con le determinazioni ita o sicut in quanto esse hanno il potere di limitare ‘a un certo tempo’ (passato, presente, o futuro) la supposizione dei termini se- guenti !”; se una proposizione è preceduta da una tale determina- zione e non è « de simplici subiecto et de simplici praedicato » 17, si da senso composto; se invece la determinazione manca, si ha 1 Nel primo elenco dei modi, questo appare come settimo (ivi, f. 2rb): « Septimus modus mediante ista disiunctione ‘vel’, ut patet in hoc sophi- sma(te): ‘omnis propositio vel eius contradictoria est vera’ ». Ma nell’espo- sizione dei modi esso è discusso come sesto (£. 3rb). 19 L’autore non fornisce molti elementi. Precisa tuttavia, nell’ambito della validità delle regole della disgiunzione note dalla logica degli enun- ciati (ivi, £. 3rb): si vero fuerit post distributionem vel negationem vel aliquem terminorum habentem vim negationis distribuendi vel confun- dendi, tunc [non] fallit argumentum tamquam ab inferiori ad suum supe- rius cum negatione vel distributione, quia universaliter disiunctus est supe- rior quam aliqua eius pars; ideo non sequitur: tu differs ab asino, ergo tu differs ab homine vel ab asino » (differo è termine confundens). 170 È sesto nella prima elencazione dei modi; ivi, f. 2rb: Sextus modus est mediante illa determinatione ‘ita’ vel ‘sicut’, ut “ita erit’, ‘ita fuit, ‘ita est’, ‘sicut est’, ‘sicut fuit’, ‘sicut erit’, ut sic arguendo: ita est quod Socrates erit tantus sicut Plato, ergo Socrates erit tantus sicut Plato, vel e contra ». I Ivi, f. 3rb: «Quando arguitur componendo vel dividendo mediante hac determinatione ‘ita est’, ‘ita fuit’, ‘ita erit’, ‘ita potest esse’, vel respectu termini distributi, vel respectu duplicis compositionis, vel negationis, vel alicuius habentis talem vim cuiusmodi est iste terminus ‘necesse’, frequenter fallit ille modus, ut sic arguendo: ita erit quod tu es omnis homo existens in ista domo, igitur tu eris omnis homo existens in ista domo [...]. Respectu tamen compositionis simplicis, de simplici subiecto et de simplici praedicato, bene valet consequentia: ita erit quod tu eris episcopus, ergo tu eris episcopus [...], et causa est, qui ad idem instans refertur determinati et illa propositio, sed non est sic de aliis ». Sembra quindi che, per Heytesbury, quando la proposizione che segue la determinazione ha lo stesso tempo della determinazione, è valida l’inferenza, se invece il tempo della proposizione è senso diviso, giacché in tal caso soggetto e predicato, la il tempo del verbo non è al presente, si comportano come in qualsiasi propo- sizione di verbo ampliativo. eda) L’ottavo modo è proprio dei verbi che designano atti dell dia letto o della volontà !?; alcuni di essi sono elencati nel secon " modo tra i termini aventi «vis confundendi» . Essi hanno quia i capacità di ‘confondere’ i termini seguenti, ma oltre fa ciò ue il potere di far sì che il dictum seguente « appellat se pi Si ha senso diviso quando il verbo sta tra = parti del Ing Um; se invece totalmente lo precede '® o lo segue !, allora si ha senso composto. Mo Le A questi otto modi Heytesbury fa seguire in una p 14 cazione un nono modo, che poi tralascia nella span pren zione, perché ritiene sia da considerare sotto la E e ca niîs », ma che avrà fortuna presso i commentatori del seco ; Ecco il testo: Nonus modus, mediante termino nie poso a ser legni | 5 > a i i de futuro ad eundem termim r respectu verbi de praeterito vel d i eun È È - a parte praedicati; respectu eiusdem verbi qui modi possunt redu i i i eno diverso da quello della determinazione, l’inferenza non è valida (così alm i o i 1 n * DIRCI n Se ruta « Octavus modus mediantibus terminis pe reni volusitatisi sive intellectus significantibus, sicut sempe en oc verl ; ‘haesito”, ‘credo’, ‘volo’, ‘desidero’, ‘appeto’ et sic de aliis ». s 173 Cfr. n. 160. 17 Cfr. cap. I. | 3 RE 5 De sensu composito et diviso, cit., f. 3va: « [...] et tunc est So È pins ue divisus in istis propositionibus, nre ed pr gen i i jat inter huiusmodi casi intellectus seu voluntatis media i | È : infinitivi modi [...]. Sed quando huiusmodi verbum praecedit totaliter, tunc t sensus compositus [....] ». . . : ha 176 Questa precisazione è solo nel De scire et dubitare, cit., f. 13rb (è pic attenuata nel trattato De sensu composito et diviso?), ma è Ra a incertezza dall'autore: cfr. il mio Lo « Speculum »..., cit., pp. 389- 9 ni Alfonso Maierù ad compositionem vel divisionem, sed magis est fallacia figurae dictio- nis, ut ‘album erit nigrum, ergo nigrum erit album’: non sequitur 1”, Per tutti i modi, Heytesbuty precisa che l’inferenza dal senso composto al senso diviso, o viceversa, non vale a meno che ciò non sia possibile « gratia terminorum » 19: così, per l’ottavo modo, quando occorre il pronome hoc in una proposizione il cui verbo sia scio, senso composto e senso diviso sono equivalenti 1? De sensu composito et diviso, cit., f. 2rb: il testo ha 4 parte praeteriti invece di 4 parte praedicati. 178 Per il primo modo, cfr. ivi, f. 2va :« Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum, ubi sensus divisus verificetur per huiusmodi succes- sionem respectu diversarum partium temporis cuius compositio est possibi lis pro instanti, consequentia non valet. Sed respectu terminorum in quibus huiusmodi compositio est possibilis per instans nec aliunde per aliquam rela- tionem implicativam aliud denotatur per sensum divisum quam per sensum compositum, vel e contra, valebit consequentia »; per il secondo modo, ivi: « Arguendo a sensu composito ad sensum divisum mediante aliquo termino habente vim confundendi terminum sicut prius est dictum, generaliter conse- quentia non valet »; per il terzo modo, ivi: «Item respectu terminorum relativorum non valet consequentia a sensu composito ad sensum divisum communiter, nisi fuerit gratia materiae » (ma un discorso più complesso si vedrà nei commenti); per il quarto, ivi, £. 2vb: «[...] respectu terminorum qui sumuntur aliquando categorematice, aliquando syncategorematice, infe- rendo sensum compositum ex sensu diviso fallit consequentia »; per il quinto, ivi, f. 3ra: «Sed satis possunt faciliter aliqui respondere dicendo quod non valet consequentia arguendo a sensu diviso ad sensum compo- situm seu e converso mediante illa nota coniunctionis ‘et’ post terminum distributum. Similiter cum ista coniunctio ‘et’ copulat duos terminos a parte subiecti positos quorum unus est distributus alius non, difficilis est responsio (ma la differentia fra i due sensus faciliter apparet: cfr. n. 167); per il sesto, cfr. n. 169; per il settimo, cfr. n. 171; per l’ottavo, ivi, f. 3va: «In omnibus (sc. exemplis) nam est sensus divisus impertinens sensui compo- sito et e converso et proptetea est consequentia mala [...] » e «[...] potest igitur dici quod non valet consequentia huiusmodi arguendo a sensu diviso ad sensum compositum nisi gratia terminorum ». 551 Terminologia logica della tarda scolastica i ALE i drianii giacché è irrilevante che il termine immediato (hoc) preceda o segu ; 179 verbo !?. Ho E: E° î Il trattato di Heytesbury non è privo di ge sog testo che abbiamo esaminato !°, e non sempre gli eleme La valgono a chiarire la portata delle affermazioni del ce (slide i i in ciò sia ir i i trina. Ma aiutano in ciò s : fissarne con chiarezza la dot i . e a quanto sappiamo delle dottrine precedenti (per bm o a le proposizioni cum dicto, specie le moda li, e i ta ig pe tutto, mentre per quanto riguarda i relativi ca der ci sun i che però no! Y- h, Occam, Sutton ‘*, 1 e s'è detto, a Burleigh, pe a Lnccvis in termini di senso composto e La diviso), s mi ro Wo Siae zan] i sedi de scire — ha Su tutti i modi, l'ottavo — ge in Heytesbury la trattazione più estesa nel De sensu sonpasie Ù i i sta - ivi. Itre a quella delle Regulae). Questi verbi, cui è i ap i ione 12, nel secolo XIV rice- pre riservata una particolare attenzione "*, cer vono, come si è detto, un’accurata analisi. Nella Logica » i ini i i insieme i verbi scio, dubito, volo e i termini modali sono trattat izi ivisione: si ha senso composto i i e e alla divisione: si np ordine alla composizione e ( cl cina uno di questi termini precede il resto ar Line pa i i i tra gli elemen i ivi ndo il termine sta le del ice i 5 in fine della proposizione (cioè dictura; quando invece sta in tin mana icati izione s assi a parte praedicati), la proposi? id Art probata in senso composto o in senso A i iu Cit., pp. 254-255. 19 ivi, f. 3va, e Il «Tractatus »..., cit., PP. 4? sala 180 iaia a e e alla successiva eliminazione del nono ;i basta scorrere i rilievi fatti nelle note precedenti. 181 . VI, n. 132. : nu: . dr 182 ‘n dall'Ars Meliduna, cit., p. 348, dove i verbi | piso | A sono detti verbi « quorum significatio proprie ce si - sg i Strope, Logica, cit., f. 19ra: « Et ideo quando in dun ga orum: ‘scio’, “dubito”, ‘volo’ et terminus rogge peo grin : ; ° i i ici Opos: i iti dictum, dicitur talis pr s A iragiorg pg sorde » ‘possibile est album esse nigrum’. F posito, ut ‘scio Socratem currete’, pos » 952 Alfonso Maierù più che al posto occupato dai verbi indicanti atti dell'anima e dai modi, bada, come si è visto !#, alla supposizione che essi conferi» scono ai termini sui quali operano: nel senso composto causano supposizione semplice, nel senso diviso supposizione personale. La stessa tesi di Strode è sostenuta dall’anonimo adattamento dello Speculum contenuto nel ms. 378 del Corpus Christi di Cambridge: si ha senso composto quando uno dei detti termini (e sono zerzzini officiales) precede il resto della proposizione, senso diviso quando sta per i termini del dictum; quando sta in fine, allora indifferenter si può avere senso composto o senso diviso 185, quando mediat accusativum et infinitum verbi in propositione, ut ‘album possibile est, vel potest esse nigrum’, dicitur sensus divisus. Sed quando finaliter sequitur, dubitandum est arguentem, an velit tenere talem propo- sitionem arguens in sensu composito vel in sensu diviso, sicut in ista ‘omnem hominem esse animal est necessarium’. Si sumatur in sensu compo- sito, conceditur quod sic tunc debet probati: talis propositio est necessaria, scilicet ‘omnis homo est animal’, praecise significans quod omnis homo est animal, ergo omnem hominem esse animal est necessatium. Et si capiatur in sensu diviso, debet probari ut universalis, scilicet per singularia vel pet exponentes, quarum quaelibet est falsa »; cfr. anche ff. 19rb e 26vb. 14 Cfr. capp. V, $ 7, e VI, $ 6. 185 Op. cit., f. 42r-43r: «Termini officiabiles sunt omnes termini fa- cientes sensum compositum et solum talis propositio in sensu composito est officiabilis. Et termini facientes sensum compositum sunt omnia signa mo- dalia, ut ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’ et ‘necessarium’, et omnia verba significantia actum mentis, ut ‘scire’, ‘nolle’, ‘credere’, ‘imaginari’, ‘percipere’, ‘dubitare’, ‘haesitare’, ‘demonstrate’ et similia. Unde quando aliquis istorum terminorum totaliter praecedit dictum propositionis facit sensum compositum (tantum 4dd. inferl.), ut ‘scio deum esse’, ‘possibile est hominem esse animal’. Sed quando aliquis istorum terminorum intermediat dictum propositionis, scilicet (ponitur) inter accusativum casum et infini- tivum modum, tunc facit sensum divisum tantum, ut ‘hominem possibile est cuttere’. Sed quando aliquis istorum terminorum finaliter  subsequitur dictum propositionis, tunc ista propositio potest indifferenter sumi in sensu composito vel in sensu diviso, ut ‘hominem cutrere est possibile’. Omnis propositio in sensu composito est officiabilis, ut ista ‘necesse est deum esse’ sic officiatur: talis propositio est necessaria ‘deus est” propter eius Terminologia logica della tarda scolastica 553 Il trattato Termini qui faciunt, a proposito degli stessi termini (modali e verbi designanti atti dell'anima), scrive « [...] quando aliquis praedictorum terminorum vel consimilium praecedat tota- liter dictum propositionis vel finaliter subsequitur, tunc ii illa propositio in sensu composito », e aggiunge: « sed quando - quis dictorum terminorum mediat dictum propositionis, id est ponitur in medio inter accusativum casum et modum infinitum, tunc illa propositio est totaliter accepta in sensu diviso »!; ica - SAR la stessa tesi ritroviamo nell’anonimo trattato Termini cu. quibus ®8. Il trattato De sensu composito et diviso di Riccardo Billin- gham è da ricondurre a queste ultime discussioni. be L’autore si interessa a quello che considera il primo modo primarium significatum ‘deum esse’, igitur necesse est deum esse. Li Lay propositio in sensu diviso est resolubilis, si primus e sit reso! - ni vel exponibilis, si primus terminus sit exponibilis. tì um prim: ; - ‘hominem possibile est currere’ sic resolvitur: hoc possibile est nn fa hoc est homo, igitur etc. Exemplum secundi: ‘omnem esi pe est currere’ sic exponitur: hominem possibile est currere et nih | est homo quem vel quam non est possibile currere, igitur etc. Unde propositio è rg diviso debet probari per primum terminum mediatum in illa i proposi ros : Il primo termine sul quale la probatio si opera può essere impedito Si A DI s° «Sed nota quod primus terminus. probabilis impeditur sex mo; 1 ni modo, per propositionem hypotheticam, ut ‘si homo currit, “1 currit?. Secundo modo, per propositionem modalem in sensu composito, ut pe cutrere est impossibile’. Tertio modo, per exceptivam et per exe cp ut ‘omnis homo praeter Socratem currit?. Quarto modo, in propositione p cr ralis numeri, ut ‘duo homines habent duo capita’. Quinto modo, pa 5 relativum ponitur a parte praedicati et refertur ad terminum stantem discre e vel determinate, ut ‘homo currit qui est albus?. Sexto modo; per ig tionem negativam, quae debet probari per eius oppositum, ut n us e currit’ A_ parte l’ultimo modo, ben noto agli altri sostenitori E" pro pei i primi cinque non sono ricordati come impedienti la probatio del primo mine: ma essi richiamano regole del senso composto note in past (1° e 2°, 4°) o al tempo dell’autore (5°); per il terzo modo, cfr. il cap. IV. 186 Cfr. appendice 1. 187 Cfr. appendice 2. 554 Alfonso Maierà e che ha luogo con i termini officiales: modali e verbi signifi- canti actum mentis! Degli altri modi, egli ricorda quello che può essere luogo con e?! o con vel!9, Ma, per quanto riguarda il primo modo, egli afferma categoricamente ! che si ha senso composto quando il termine comune è preceduto da un termine officiabile e senso diviso quando il termine comune segue il termine officiabile ‘2, giacché la probatio propositionis può essere fatta solo in base al primo termine della proposizione !?, Per il resto, il trattato non contiene novità né a proposito della dottrina che qui ci interessa, né per quanto attiene alla probatio della pro- posizione quale la conosciamo. i È necessario rilevare, concludendo queste note, che la dot- trina della probatio si è così impadronita di quella del senso com- posto e del senso diviso, che in Heytesbury si presentava come una sistemazione dei vari capitoli della logica di quel tempo-in funzione di un preciso punto di vista. Questo predominio della probatio sul senso composto è sul senso diviso dopo Heytesbury permetterà, come vedremo, ai maestri italiani di spiegare il testo . de [Voco autem officiale omnem terminum verbalem significantem actum mentis, ut ‘imaginor’, ‘intelligo’, ‘scio’, ‘credo’, ‘dubito’ ‘significat’, ‘supponit’ et huiusmodi, quae communiter verba non sunt vera actus singulis simplicis sicut sunt huiusmodi verba ‘percutio’, ‘vendo’, ‘do’ et huiusmodi »; ma si veda, per i modali, ivi e Speculur, cit., pp. 345-346. o Ms. Paris, B.N., lat. 14715, f. 82ra: « Penes secundum modum com- positionis et divisionis fiunt per o" (notam?) copulationis ut ‘quinque sunt duo et tria’, quae falsa est ». DE Cfr. ivi, f. 82ra: «Similiter in sensu diviso cum disiunctione, ut contingit hoc esse, igitur contingit hoc esse vel non esse; tu scis 4 vel b igitur tu scis 4; haec significat 4 esse, igitur significat & esse vel £ non esse »: Evidentemente Billingham, che non si rifà al trattato di Heytesbury, adotta uno schema tradizionale in due o tre modi, al quale si riferisce, 191 BILLINGHAM polemizza contro chi sostiene che si abbia senso composto anche quando l’officiabile segue gli altri elementi della proposizione: cfr op. cit., pp. 389 sgg. ° 192 Ivi, pp. 387-389. 19 Cfr. Speculum..., cit., p. 373. —1 Terminologia logica della tarda scolastica 553 di Heytesbury con le nuove regole, in modo da eliminare ogni incertezza dall’opuscolo del maestro. 6. I trattati italiani dei secc. XV-XVI In Italia la dottrina che studiamo ha avuto due forme, legate a due diverse tradizioni. La prima (per la quale basti ricordare Paolo Veneto), è quella più diffusa nella logica inglese, incen- trata sui termini officiales; l’altra — della quale esamineremo, nell'ordine, i testi di Paolo da Pergola, Battista da Fabriano, Alessandro Sermoneta, Bernardino di Pietro Landucci e Bene- detto Vettori — segue invece da vicino il resto di Heytesbury, che in Italia ha avuto enorme fortuna. Paolo Veneto tratta ex professo del senso composto e del senso diviso nel trattato 21 della prima parte della Logica magna. Riconosciuto che la dottrina « ortum trahit a terminis officia- bilibus » !*, egli respinge la tesi di coloro che assumono la proposi- zione in senso composto quando il modus! precede il dictum o lo segue e in senso diviso quando esso sta tra le parti del dictum '6, ma respinge anche la tesi di chi (come Pietro di Man- tova) ritiene che si ha senso composto solo quando il modus pre- cede il dictum, mentre quando esso sta tra le parti del dicturz 0 lo segue si ha senso diviso !”. Per parte sua si schiera con coloro che 14 Logica magna, cit., I, 21, f. 76rb. 195 Si ricordi (cfr. cap. VI, n. 279 e il cap. V, sulle proposizioni modali), che Paolo Veneto ammette varie specie di ‘modi’; cfr. ivi, f. 76rb-va: « Pro quo est notandum quod omnes illi modi superius explicati, puta nominalis, verbalis, participialis et adverbialis, sensum compositionis et divisionis expri- mere possunt, sed qualiter est difficultas ». 196 Ivi, f. 76va: « Dicunt quidam quod universaliter quandocumque modus simpliciter praecedit orationem infinitivam vel finaliter subsequitur eandem, sensus compositus firmiter nominatur, ut ‘possibile est Socrates currere’, “Socratem currere est possibile’; sed quando mediat dictum, sensus divisus vocatur, ut ‘Socratem possibile est currere’ ». 197 Ivi: « Alli dicunt quod quando modus simpliciter praecedit est sensus 256 Alfonso Maierù ritengono che il modus posto in fondo fa sì che la proporzione sia assunta indifferenter in senso composto e in senso diviso: Dico ergo aliter tenendo medium istorum, quod quandocumque modus simpliciter praecedit dictum categoricum vel hypotheticum facit sensum compositum, et quando mediat verbum dicti et primum extremum tenetur in sensu diviso; sed quando finaliter subsequitur idem potest indifferenter sumi in sensu composito et (in) sensu diviso 18, Li Quando è in senso composto, la proposizione è officiabile in ragione del termine officiabile che precede o segue il dictum (la proposi- zione, con l’officiabile che segue il dicturz, aequipollet ‘9 a quella con l’officiabile che precede); ma quando è in senso diviso essa è resolubile. Ma bisogna fare attenzione: quando la proposizione in senso diviso ha il zzodus «a patte praedicati », se un termine comune precede il verbo di modo infinito, la probatio comincia dal termine comune; ma se il verbo è preceduto solo da un termine immediato, la probatio comincia dall’officiabile anche quando questo sia preceduto da un termine comune posto comunque dopo compositus ut prius, sed quando mediat vel finaliter subsequitur est sensus divisus, ut “4 scio esse verum’ et ‘4 esse verum est scitum a me. Cfr. PieTRO DI MANTOVA, Logica, cit., f. [105va]: «Item, praemittamus quod verba pertinentia ad actum mentis faciunt sensum compositum et sensum divisum. Faciunt autem sensum compositum cum totaliter praecedunt dictum propositionis, ut ‘scio hominem currere’; sensum autem divisum faciunt cum inter partes dicti mediant aut totaliter sequuntur: ideo haec est in sensu diviso ‘hominem scio currere’, aut ‘hominem cutrere scio’ » (è il trattato De scire et et dubitare, e la giustificazione è che questi verbi operano la e a sui termini seguenti, non su quelli precedenti; si veda cap. VII, 198 ; i " Ried ale Logica magna, cit., I, 21, f. 76va; in luogo di surzi, In sensu composito est falsa (sc. propositio ‘creantem esse deum est necessarium’) quia tunc aequipollet huic ‘necessarium est creantem esse deum’ et officiabilis, sicut illa valet: propositio est necessaria ‘crean: est deus’ sic primarie significando, quod falsum est ». i Terminologia logica della tarda scolastica 557 il verbo di modo infinito ?°, Degli officiabili, i termini modali nella forma verbale fanno senso composto se sono presi imper- sonalmente, senso diviso se presi personalmente ?", mentre la loro forma avverbiale, che è esponibile, si comporta in tutto come la forma nominale ?®. La proposizione interpretabile in senso composto e in senso Est ergo pro toto notandum quod quando talis modus finaliter subsequitur et tenetur in sensu diviso, si verbum infinitivi modi terminus mediatus praecedit, ab ipso incipiatur probatio propositionis. Si autem fuerit terminus immediatus, a modo incipiatur probatio propositionis per offi- ciantes, non obstante quod ipsum praecesserit terminus mediatus existens post verbum, verbi gratia dicendo: ‘hoc esse creans est necessarium’, illa propositio officiabilis est sicut illa cui aequipollet: ‘hoc necessarium esse est creans’. Sed dicendo: ‘hoc creans esse est necessarium’, propositio illa est resolubilis respectu istius termini ‘creans’, sicut illa ‘hoc creans necesse est esse’. Ita ergo quod si dicerem ‘deum esse creantem est necessarium’, primus terminus probabilis est li ‘deum’ et secundus est li ‘necessarium’. Sed si dicerem: ‘deum cteantem esse est necessarium’, primus terminus est li ‘deum’ et secundus li ‘creantem’, dato adhuc quod sit appositum verbi infinitivi ». È da notare che, allo stesso proposito (senso diviso con modo in fine), l’autore ha sostenuto che la proposizione « creantem esse deum est necessarium » è resolubile grazie al termine creanferz, così: « hoc esse deum est necessarium et hoc est creans, ergo creantem esse deum est necessarium », e che la proposizione « hoc esse deum est necessarium » va officiata (« Et in sensu diviso similiter, quia debet officiari immediata facta resolutione primi termini [...]», ivi). 201 Ivi, f. 76vb: «Verumtamen est notandum quod huiusmodi verba ‘potest’ et ‘contingit’ non habent huiusmodi distinctionem. Quandocumque nam personaliter sumuntur faciunt sensum divisum, ut ‘antichristus potest esse’, aut ‘Socrates contingit currere’; sed quando impersonaliter sumuntur, tune faciunt sensum compositum, ut ‘potest esse quod antichristus sit, vel currat”, ‘contingit hominem currere’ aut ‘contingit quod Socrates legit, vel disputat’ etc. Quaecumque igitur dicta sunt de terminis officiabilibus possunt etiam in terminis modalibus exponibilibus confirmari, ita quod quando modus praeponitur facit sensum compositum, ut ‘necessario omnis homo est animal’, quando mediat inter subiectum et praedicatum facit sensum divisum, ut ‘omnis homo necessario est animal’; sed quando finaliter subsequitur potest 558 Alfonso Maierù diviso può essere vera o falsa in entrambi i sensi: ma è necessario distinguere questi sensi, a meno che la proposizione non sia vera in entrambi 2°. Regola generale è la seguente: « A sensu composito ad sensum divisum et e converso non valet argumentum » 24, anche se in casi particolari l’inferenza può essere valida 25, I maestri che commentano il testo di Heytesbury ne espon- gono la dottrina in sette o otto modi 2%: in genere i modi 5 e 6 di Heytesbury sono trattati in uno solo, il quinto 2”, mentre c'è oscillazione a proposito dell’ultimo modo appena accennato da Heytesbury: alcuni ne trattano, altri no ?®, indifferenter sumi in sensu composito vel diviso, ut ‘omnis homo est animal necessario’ », . i Ivi, f. 76va: « Dico quod quaelibet istarum (sc. propositionum) et con- similium cum proponitur est distinguenda secundum compositionem et divi- sionem nisi in utroque sensu fuerit vera ». 24 Logica parva, cit., III, e Logica megna, cit., I, 21, f. 76vb: «Ex ista sententia infero istam conclusionem, quod a sensu composito ad sensum divisum cum termino officiabili frequenter fallit argumentum [....]. Similiter a sensu diviso ad sensum compositum non valet talis forma arguendi [...] ». ca Ivi, f. 74va: «Et si ex his concluderes quod sensus compositus con- vertitur cum sensu diviso, dico quod verum est quando utrobique modus est primum probabile [...]. Sed quando modus non utrobique est primus ter- minus, tunc sensus compositus non convertitur cum sensu diviso [...] ». Si tratta, in tal caso, dell’equivalenza (convertitur) tra i due modi. 206 Invece di « Unde octo vel novem modis accidit [...] » del f. 2rb del- l'edizione 1494 del testo di Heytesbury, il ms. Roma, Bibl. Casanat. 85, f. 8rb, il ms. Venezia, Bibl. Marciana, Z. lat. 277 (= 1728), f. 12v, e l’ed. 1501 col commento di Sermoneta, cit., f. 3rb, leggono « Unde septem vel octo modis [...] ». ar Il testo del 1501, cit., f. 12rab: « Quintus modus mediante illa copula coniunctionis ‘et’ et ‘vel’ [...] »; il ms. Marciano, al f. 12v, pone solo la « copula coniunctionis ‘et’ » e non accenna a vel; ma a f. 14r tratta di e£ e al f. 14v, di seguito, di vel. 208 I mss. Casanat. e Marciano non hanno l’ottavo modo (il nono di Heytesbury) né, dei commenti, lo hanno quelli di Paolo da Pergola e di Benedetto Vettori, come si vedrà. Terminologia logica della tarda scolastica 559 Il primo di questi commenti è quello di Paolo da Pergola. Il maestro discute sette modi e di ciascuno considera analitica- mente gli elementi differenzianti l’un senso dall’altro e i casi in cui l’implicazione di un senso da parte dell’altro è lecita. Il primo modo ha luogo con i termini modali (« sive sumantur nominaliter, sive verbaliter, sive adverbialiter »), e si ha senso composto quando il modo « praecedit vel subsequitur dictum pro- positionis », e, se è verbo, esso ha forma impersonale; quando invece il modo (se verbo, in forma personale) « mediat inter partes dicti seu extremorum » si ha senso diviso ?”. In tre modi differiscono senso composto e senso diviso: innanzi tutto, il senso composto esige, a differenza del senso diviso, che i termini della proposizione abbiano una verifica istantanea; inoltre, la proposizione in senso composto richiede che si possa formulare la corrispondente proposizione de inesse insieme con la proposizione modale senza che ne segua alcun incon- veniente, ma ciò non è richiesto dal senso diviso 210. infine, il senso composto va provato officialiter, mentre il senso diviso va provato secondo che richiede il primo termine della propo- sizione ?!!, Dall’uno all’altro senso, e viceversa, vale l’inferenza solo quan- do si verificano le seguenti tre condizioni: che anche il senso diviso come il senso composto richieda una verifica istantanea (l’esem- pio addotto ha il verbo potest)”; che il relativo implicativo qui, Cfr. PaoLo pa PercoLA, De sensu composito et diviso, cit., p. 149. 210 Ivi; forse è un po’ forte intendere l’espressione « ponere in esse » come formulare la proposizione de inesse corrispondente, ma cfr. n. 239. 21 Ivi. 212 Cfr. gli autori seguenti. Credo che questo sia il senso della frase di Paoto (op. cit., p. 150): «Prima, quod compositio sit verificabilis pro instanti et non exigat tempus limitatum. Ideo non sequitur: Tu potes pro- ferre A propositionem, ergo potest esse quod tu proferas A propositionem ». Qui compositio non vale senso composto (ché altrimenti avremmo una ripe- tizione di ciò che si sa) ma vale ‘complesso’ dei termini che costituiscono una quando è presente nella proposizione, non denoti altro nel senso composto e altro nel senso diviso; che i termini occorrenti non siano repugnantes o opposti (es. iustus-iniustus)?, Nel secondo modo, con i termini confundentes, si ha senso composto quando il termine comune ha supposizione confuse tantum e senso diviso quando ha supposizione determinata: poiché la supposizione determinata è verificabile mediante disgiun- zione, ciò che differenzia l’un senso dall’altro è che nel senso diviso si ha la verifica con disgiunzione che nel senso composto non si può avere. Perciò dall’uno all’altro senso e viceversa non vale l’inferenza, almeno da un punto di vista formale, anche se può valere « gratia terminorum » ?!, Il terzo modo ha luogo con i pronomi relativi. Senso com- posto e senso diviso possono aversi in due modi: innanzi tutto, si ha senso composto quando occorre nella proposizione qui (relativo implicativo) e senso diviso quando in luogo di qui si ha et ille; ma in entrambe le proposizioni può occotrere lo stesso pronome qui: in tal caso il senso composto si ha quando il pronome precede il verbo principale ed è unito al suo antece- dente; quando invece esso segue il verbo principale, si ha senso diviso 2! Nel primo caso, il senso diviso costituisce una ptoposi- zione ipotetica di contro al senso composto che è proposizione categorica; nel secondo caso il senso diviso è « magis distributus » rispetto al senso composto. Perciò, nel primo caso l’inferenza tra i due sensi vale solo eccezionalmente ?!5; nel secondo, l’infe- proposizione o un dictum, e quindi sta per la proposizione stessa in senso composto o in senso diviso. Cfr. StropE, Logica, cit., f. 23vb: «[...] ali quando verbum requirit instans pro supposito, id est pro quo debet propo- sitio probari vel verificati, et aliquando tempus ». 213 PaoLo DA PERGOLA, op. cit., p. 150. 214 Ivi: il testo ha solo « [...] non valet argumentum de forma », ma pare che ciò importi che può valere « gratia materiae ». 215 Ivi. 216 Ivi, p. 151: «A resolutione de gui in et et ille, illa, ilud valet argu- Terminologia logica della tarda scolastica 561 renza vale dal senso diviso al senso composto, e non viceversa CA Il quarto modo, che si verifica con totus e infinitus, è spiegato da Paolo con gli stessi elementi forniti da Heytesbury: si ha senso diviso quando uno di essi precede tutti gli altri; se invece segue il verbo principale, o è preceduto da un altro termine, si ha senso composto. La differenza fra i due sensi è quella che deriva dalla funzione di categorema o di sincategorema che i due termini pos- sono avere, e dall’uno all’altro senso e viceversa non vale Vin- ferenza 28, . Il quinto modo ha luogo con et o vel (oppure 442): si ha senso composto quando i termini congiunti da e? o vel stanno collective e senso diviso quando stanno divisive; oppure: senso composto è quando i termini in congiunzione o in disgiunzione stanno dalla stessa ‘parte’ della proposizione (cioè dalla parte del soggetto o del predicato), senso diviso quando stanno in parti diverse. La differenza tra l’un senso e l’altro è data dal fatto che il senso com- posto richiede la verifica di tutti i termini della congiunzione 0 della disgiunzione insieme, mentre il senso diviso comporta la verifica di ciascun termine per sé (e quindi anche di uno in assenza degli altri). Perciò, infine, dal senso composto al senso diviso DO viceversa non vale la consequentia”?. Per quanto riguarda în particolare la disgiunzione, poiché da un elemento di essa all’in- tera disgiunzione vale l’inferenza (« hoc est homo, ergo hoc est homo vel asinus »), Paolo da Pergola avverte che questa non ha luogo quando la disgiunzione è preceduta da un termine distri- mentum quinque conditionibus observatis. Prima quod non referatur ante- cedens stans confuse tantum. ...]. Secunda quod non praecedat terminus distributus. Tertia quod verbum principale non sit negatum. (tesa FA Quarta quod non praecedat terminus qui indifferenter potest teneri catego- rematice et syncategorematice. Quinta quod non praecedat terminus modalis de sensu composito ». 217 Ivi. 218 Ivi, pp. 151-152. 219 Ivi, p. 152. 562 Alfonso Maierù butivo o avente importo distributivo (« tu differs ab asino, ergo tu differs ab homine vel ab asino »: non vale) ?®, Il sesto modo si ha con la determinazione ita fuit ?!, ita erit, ita potest esse: una proposizione è in senso composto quando è preceduta dalla determinazione (e il verbo in tal caso è di tempo presente, come si ricava dagli esempi), altrimenti è in senso diviso (e il verbo non è di tempo presente, ma ha il tempo che ha la determinazione del senso composto). Il senso composto importa che la determinazione restringa la proposizione al tempo o al modo indicato dalla determinazione, mentre il senso diviso consi- dera la proposizione absolute 2. Dal senso composto al senso diviso l’argomentazione non vale quando intervengono altri ele- menti sincategorematici 2*; se invece è « in terminis simplicibus », l’argomentazione vale dall’un senso all’altro senso e viceversa ?*. Infine, il settimo modo si ha con i termini mentali: quando il termine mentale precede o segue il dictum della proposizione, si ha senso composto (come per il primo modo), quando esso sta tra le parti del dictuzz si ha senso diviso. Nel senso composto, essendo il dictum determinato dal termine mentale, i termini del dictum sono disposti alla confusio e alla appellatio rationis 3, ciò che non avviene per il senso diviso. Per quanto attiene ai rapporti fra i due sensi, l’autore elenca nove regole, delle quali la sesta, la settima e l’ottava riguardano 220 Ivi, p. 153. 221 L’editore legge Il/la fuit (ivi). 22 Ivi. 223 In tre casi secondo l’autore: « Primo cum termino distributo »; « Se- cundo mediante termino confundente confuse tantum. Tertio respectu duplicis compatationis » (ivi, p. 154). 224 Ivi: « Sed in terminis simplicibus et sine distributione et sine termino confundente confuse tantum respectu simplicis comparationis, a sensu com- posito ad sensum divisum, et e contra valet argumentum ». 25 Ivi: «[...] sensus compositus est aptus natus ad confusionem et ap- pellationem rationis, dummodo terminus fuerit capax; divisus hoc non exigit simpliciter ». Per l’appellatio rationis, cfr. cap. I, $ 6. a Terminologia logica della tarda scolastica 563 i sillogismi 6 e la nona dà raccomandazioni per l’utilizzazione del settimo modo nella disputa e nei casus obligationis ?: pet- ciò tralasciamo queste ed esaminiamo le prime cinque. Prima regula est ista, a sensu composito ad sensum divisum et e contra non valet argumentum [...] nisi in tribus casibus; primo, cum termino demonstrativo simpliciter sumpto ut: Hoc scio esse ve- rum, ergo scio hoc esse verum [...]. Secundo, cum prunomini de- monstrativo additur determinatio palam convertibilis cum praedicato. Ideo bene sequitur: Hoc album scio esse album, ergo scio hoc album esse album, et e converso. Tertio cum pronomini demonstrativo additur determinatio palam superiori praedicato ut: Hoc coloratum scio esse album, ergo scio hoc coloratum esse album 28. Ma questi tre casi non valgono con i termini dubito, credo, ima- ginor, suspicor, apparet 2. Per quanto riguarda le regole successive, bisogna premettere che Paolo distingue, con Heytesbury, « termini omnino noti » (come ens, aliguod, hoc), « termini medio modo noti » (substantia, corpus, homo, Socrates), e «termini omnino ignoti » (come le variabili A, B, C). La seconda regola è la seguente: « A termino magis noto ad minus notum vel omnino ignotum in terminis mentalibus non valet argumentum, nec a minus noto ad magis notum » 2°, Le regole tre e quattro ? riguardano proposizioni contenenti termini omznino ignoti: si tratta di problemi de scire et dubitare (quando si può dire che una proposizione è scita, dubitanda, ne- ganda ecc.), che non esaminiamo in questa sede. Infine, la quinta regola è la seguente: « A sensu diviso ad sensum divisum de forma non valet argumentum »: ad esempio, 226 Ivi, pp. 156-158. 21 Ivi, p. 158. 228 Ivi, pp. 154-155. 29 Ivi, p. 155. 230 Ivi. 231 Ivi, pp. 155-156. 564 Alfonso Maierù non vale « A scio esse verum, ergo verum scio esse A », giacché non si tratta di conversione semplice della proposizione; la con- versa di « A scio esse verum » secondo Paolo è « scitum esse verum est A»? Il testo di Paolo dipende strettamente da quello di Heytesburye ne rappresenta una lettura attenta alle minime pieghe del discorso, condotta secondo il criterio della « probatio proposi- tionis » (in particolare nel primo modo), che però non è spinto, mi pare, fino a forzare l’originale carattere del testo. Ciò che Paolo viene esplicitando si irrigidisce però in piatte formule scolastiche, che del resto ben rispondono alla intenzione dell’autore, il quale vuole fornire, come dice nella dedica a Pettus de Guidonibus, una tavola o prontuario ordinato della materia, già nota e diffusa in modo disordinato, come strumento cui ricorrere per evitare i sofi- smi con l’ausilio di regole certe ?*. La seconda expositio del testo di Heytesbury che esaminiamo in questa sede è dovuta a Battista da Fabriano. Egli premette all'esame dei singoli modi alcune osservazioni. Innanzi tutto, « [...] arguendo a sensu composito ad sensum divi- sum aut e converso ut plurimum et frequenter consequentia non tenet » 24: la proposizione in senso composto e quella in senso diviso non si implicano reciprocamente, né l’una in qualche modo implica l’altra, da un punto di vista generale. Inoltre, non è possibile dare un’unica descrizione del senso composto e del senso diviso, essendo i modi più di uno; quindi, ad esempio, non si può caratterizzare la proposizione in senso composto come quella in cui il modo precede o segue il dictum e la proposizione in senso diviso come quella in cui il modo sta tra le parti del dictum: infatti non tutte le proposizioni in senso 232 Ivi, p. 156. 233 Cfr. ivi, p. 149. 234 BarTISTA DA FABRIANO, Expositio..., cit., f. 4ra. composto o in senso diviso hanno un modo e un dicturz. Quindi è necessario fornire, per ogni modo, una descrizione appro- priata dei due sensi ”5. L’osservazione è impottante, specie se si tiene presente che lo stesso Paolo Veneto impostava ancora la determinazione dei due sensi sulla posizione del termine officia- bile nella proposizione. Battista da Fabriano ricava il rilievo dal- l’esame dei vari modi di Heytesbuty. I modi esaminati sono otto. Rispetto al trattato di Paolo da Pergola, Battista considera in più il modo caratterizzato dai termini connotativi. In breve, seguiremo l’esposizione di Battista, sottolineandone gli elementi di novità. Nel primo modo (con i termini modali), la forma verbale del modo (ad es. potest) assunta personaliter fa senso diviso ?*, assun- ta impersonaliter fa senso composto #”; la forma nominale (possi- bile, impossibile) fa senso composto quando precede o segue il dictum, se cade « inter partes dicti » fa senso diviso 8. Le diffe- renze fra i due sensi sono quelle stesse elencate da Paolo da Per- gola”? e sostanzialmente allo stesso modo è fissata qui la possi- 235 Ivi, f. 4ra-b. 236 Ivi, f. 4va: «[...] personaliter quando (sc. potest, non potest) construuntur cum recto a patte ante », cioè quando il verbo è preceduto dal nominativo (rectus). 237 Ivi: «Sed ista verba sumuntur impersonaliter quando non recipiunt suppositum per rectum, sed totaliter cadunt super adaequatum significatum alicuius propositionis ». 238 Ivi. 239 Ivi, f. 4vb: « Prima, quia propositio in sensu diviso universaliter pro- batur secundum exigentiam termini mediati praecedentis, si quis fuerit talis, de sensu composito autem probatur officiabiliter. Secunda est, quia propositio de sensu diviso cum li possibile non ponitur in esse sed de sensu composito cum li ‘potest’ vel ‘possibile’ ponitur in esse, sicut ista: ‘possibile est te esse Romae? aut ‘potest esse quod tu sis Romae’; istae duae debent poni in esse, id est, si possibile est te esse Romae et ponatur: ‘tu es Romae’, nullum sequitur impossibile; et similiter, si potest esse quod tu curras, et ponatur in esse quod tu curras, hoc admisso, nullum sequitur]  bilità di inferenza da un modo all’altro 9. Nel secondo modo, con i termini confurndentes, il senso com- posto si ha quando il termine confundibilis segue quello confun- dens; quando invece il termine confundibilis precede quello confun- dens si ha senso diviso #!, Le differenze fra i due sensi sono fornite qui molto più chiaramente che nel testo di Paolo da Pergola: impossibile. Et hoc modo intelligitur: possibili posito in esse nullum sequitur impossibile. Sed de sensu diviso non ponitur in esse, ut ‘album potest vel possibile est esse nigrum’ non ponitur in esse, quia de facto album possibile est esse nigrum et tamen, si ponatur in esse, sequitur impossibile [cioè « album est nigrum»], ut patet. Similiter de ista ‘sedentem possibile est cur- rere’: si ponatur in esse, sequitur impossibile, videlicet ‘sedens currit?. Tertia differentia est, quia propositio in sensu composito cum li ‘possibile’ vel ‘potest’ requirit verificationem instantaneam respectu compositionis se- quentis, hoc est requirit compositionem sequentem posse verificati pro instanti mediante ista nota ‘est’, ut patet, sed de sensu diviso hoc non requirit, sed significat successionem respectu diversarum partium temporis respectu illorum terminorum positorum in illo dicto ». 20 Delle regole di BATTISTA, la quinta (ivi, f. 5vb) riassume le tre condi- zioni di validità poste da Paolo; la prima (ivi, f. Sra), la terza (ivi, f. 5va) e la quarta (ivi, f. 5va-v) sottolineano separatamente la mancanza delle stesse condizioni. Nuova è la seconda regola (ivi, f. Srb-va): «Secunda regula: arguendo a sensu composito ad divisum cum li ‘possibile’ vel ‘potest’ in terminis compositis non valet consequentia formaliter et simpliciter. Unde non sequitur: ‘possibile est te esse omnem hominem, ergo tu potes esse omnis homo’ ». 241 Ivi, f. 6rb; ma Battista caratterizza la differenza tra i due sensi servendosi di varie formule (ivi): «[...] est sensus compositus in hoc modo cum terminus communis stat confuse tantum sequens aliquem istorum termi- norum vel, melius, sensus compositus est cum terminus communis stat con- fuse tantum vel immobiliter, sensus vero divisus est cum terminus capax confusionis stat determinate vel mobiliter; nam dicendo: ‘promitto tibi omnem denarium’, haec est in sensu composito quantum ad hunc modum, et terminus communis non stat confuse tantum; vel dicatut quod sensus compositus est cum terminus confundibilis ab his terminis sequitur aliquem horum termi norum, divisus vero cum terminus confundibilis praecedit vel cum idem terminus stat determinate. differt sensus compositus a diviso quantum ad istum modum dupliciter. Primo, quia ista de sensu composito est probabilis ratione termini facientis sensum compositum, sed illa de sensu diviso ratione termini praecedentis. Secundo, quia propositio de sensu diviso requirit verificationem disiunctivam vel copulativam, ut ‘denarium promitto tibi’ aut ‘omnem denarium tibi promitto’, illa vero de sensu compo- sito non requirit talem verificationem, ut ‘promitto tibi denarium’ non requiritur quod promittam tibi 4 denarium vel quod promittam tibi & denarium, et ita de aliis similiter 2. I due sensi sono « ad invicem impertinentes » e perciò non è lecita l’inferenza dall’uno all’altro *, a meno che i termini che insieme a quello confundens formano la proposizione non siano singolari e semplici, giacché in tal caso la supposizione non varia, sia che il termine segua sia che preceda il verbo confundens. Così sono lecite le conseguentiae: « incipio videre Socratem, ergo So- cratem incipio videre », « promitto tibi 5 denarium, ergo b dena- rium tibi promitto » ?f. Nel terzo modo, con il pronome relativo, si può avere senso composto in tre forme: quando l’antecedens del relativo ha supposizione « confusa tantum » (es. « promitto tibi denarium quem tibi promitto »), quando il relativo è congiunto all’antecedens che sia distributum (cioè quantificato da omnis) senza che tra antecedens e relativo sia posto il verbo principale (« omnis homo qui est albus curtit »), o quando il verbo principale è preceduto dalla negazione (« chimaera quae currit non movetur »). Quando non si verifica nessuno di questi casi, si ha senso diviso (es. « ali- 242 Ivi, f. Grb-va. 243 Ivi, f. 6va. Aggiunge l’autore (ivi): « Et notandum quod ‘indigeo’, ‘requiro’, ‘praesuppono’ et huiusmodi non confundunt confuse tantum nisi cum gerundio. Unde si dicatur: ‘indigeo oculo”, li ‘oculo’ stat distributive, sed dicendo: ‘indigeo oculo ad videndum’, li ‘oculo’ stat confuse tantum immobiliter ». 24 Ivi, f. 8va. 568 Alfonso Maierù quis homo qui est albus currit »)?5. Tenendo presente che il pronome qui in una proposizione in senso composto non può essere risolto in ef e ille e che il pronome relativo, posto nella stessa categorica, ha la supposizione del suo artecedens, mentre, posto in una categorica diversa da quella che contiene l’antecedens (si tratta quindi di una proposizione ipotetica composta di due categoriche), ha supposizione determinata e « replicat totam com- positionem sui antecedentis » (così, data « omnis homo est animal et illud est rationale », la seconda categorica vale « animal quod est omnis homo est rationale », di modo che illud ha supposi- zione determinata ma replicat [cioè richiama] tutta la compositio precedente) 24, argomentando dal senso composto inteso nella prima forma al senso diviso non vale la conseguentia perché l’antecedente è vero e il conseguente è falso 2”; argomentando dal senso composto inteso nella seconda forma al senso diviso la con- sequentia non vale”, ma vale se si argomenta dal senso diviso al senso composto ?*; argomentando dal senso composto nella terza forma al senso diviso, « non valet consequentia de forma licet valeret quandoque gratia materiae » 9. Per quanto riguarda il quarto modo (con infinitus e totus) l’autore non fornisce altro rispetto a quanto sappiamo ?! se non 245 Ivi, ff. &va-b e 9vab. 26 Ivi, f. 8vb. 27 Ivi, ff. 8vb-9ra. 248 Ivi, f. 9ra. a Ivi, f. 9rb: « Arguendo tamen e converso in omnibus his, conse- quentia est bona, quia in his quicquid significat sensus compositus significat sensus divisus, et plus, ut dictum est ». 250 Ivi, f. Iva. 251 Senso composto è quando il termine è categorema, cioè quando è a parte praedicati, o a parte subiecti, ma preceduto da una determinatio (ivi, ff. 9vb e 11ra); dall’un senso all’altro e viceversa non vale la consequentia (ivi, ff. 10ra e 11rh). Terminologia logica della tarda scolastica 569 la determinazione chiara della differenza fra senso composto e senso diviso: Et differt valde sensus compositus a diviso mediante hoc termino ‘infinitus, ta, tum’. Primo, quia in sensu composito significat aliquod certum et determinatum esse sine principio et sine fine [...]. Sed in sensu diviso syncategorematice significat, quocumque finito dato vel dabili, dari maius in quacumque proportione [...]. Est enim una alia differentia, quia syncategorematice est signum confusivum et re(d)dit totam propositionem exponibilem. Unde haec est exponibilis ‘infinitus est aliquis numerus’ et praedicatum stat confuse tantum, ut patet. Sed haec ‘aliquis numerus est infinitus’ non est exponibilis sed resol- vitur, et praedicatum stat determinate ??; Differt  sensus compo- situs a diviso cum isto termino ‘totus’ etc., quia in sensu diviso reddit propositionem exponibilem, in sensu composito est ferminus reso- lubilis. Item in sensu diviso convertitur cum universali et est terminus confusus, sed in sensu composito neutrum sibi convenit, ut patet. Item differunt in significato, quia in sensu diviso et syncategorematice ‘totus’ idem est quod ‘quaelibet pars’ [...] sed in sensu composito significat ens integrum et perfectum cui nihil deest, ut patet ex usu loquendi et accipiendi hos terminos 25, î Dall’uno all’altro senso l’inferenza non vale; né si dica che argo- mentazioni come « infinita sunt finita, ergo finita sunt infinita » sono consequentiae valide perché si procede «a conversa ad convertentem »; risponde il maestro: « Dicatur quod nulla illarum est bona conversio, cum continue in una tenetur idem terminus categorematice et in alia syncategorematice » 25, Il quinto modo, come è noto, ha luogo con le congiunzioni et e vel: si ha senso composto quando i termini congiunti da una delle due particelle stanno collective e senso diviso quando i ter mini stanno divisive ; ciò significa che, mentre le proposizioni; a deest il testo aggiunge est. 254 Ivi, f. 1lva. 25 Ivi. 570 Alfonso Maierù in senso diviso equivalgono, rispettivamente, a una congiun- zione di proposizioni se si tratta della particella ez, e a una disgiunzione di proposizioni se si tratta di vel *, le proposizioni in senso composto richiedono che la verifica della congiunzione o della disgiunzione avvenga rispettivamente coniunctim o di- visim?". Ecco alcuni esempi. Le proposizioni « Socrates et Plato sunt duo homines » e « omnis numerus est par vel impat » sono in senso composto perché non equivalgono a « Socrates est duo homines et Plato est duo homines » e a « omnis numerus est par vel omnis numerus est impar »; le proposizioni « tu es homo et albus », «tu es homo vel asinus » sono in senso diviso perché equivalgono, rispettivamente, alle proposizioni molecolari « tu es homo et tu es albus », « tu es homo vel tu es asinus », per le quali valgono le regole operative della congiunzione e della disgiun- zione. Se però il complesso di termini congiunti dalle suddette particelle è preceduto da un « signum confusivum », distributivo o negativo (es. differt, aliud), le proposizioni sono in senso com- posto e le regole della congiunzione e della disgiunzione non sono applicabili 8. Per quanto riguarda il sesto modo, le notizie date da Battista 256 Ivi, f. 1lvb: «Et ex his patet differentia inter sensum compositum et divisum quoad hunc modum, quoniam in sensu diviso copulatum aequi- pollet copulativae et disiunctum disiunctivae, sed in sensu composito non. Patet etiam alia differentia, quia in sensu diviso a copulato ad quamlibet eius partem et a qualibet parte disiuncti ad totum disiunctum valet conse- quentia, sed in sensu composito non valet ». 251 Ivi, f. 1lva per la congiunzione ef: « Sensus veto compositus requirlt verificationem totius copulati collective et non divisive », f. 11vb pet vel: « Sensus vero compositus [....] requirit [...] quod verificetur totum disiunctum collective ». 28 Ivi, f. 12ra-b. Infine, l’autore si chiede se, poste le particelle 4 parte subiecti, i termini congiunti o disgiunti siano tutti distribuiti oppure solo il primo; es. «omnia duo et tria sunt quinque », « omnis homo vel asinus est asinus »: cfr. ivi, f. 12rb-va. Terminologia logica della tarda scolastica 571 sono analoghe a quelle fornite da Paolo, comprese le regole riguardanti la validità dell’inferenza dall’un senso all’altro, con la sola aggiunta della non validità nel caso sia presente un relativo implicativo ?. È da notare però la precisazione relativa al valore della copula est della proposizione che nel senso composto segue la determinazione: « Universaliter [...] in omnibus huiusmodi propositionibus li ‘est’ non significat tempus quod iam e(s)t prae- sens, sed tempus quod tunc in illo instanti ad quod fit limitatio fuit praesens vel erit praesens. Il verbo “est”, cioè, PERDE LA CONNOTAZIONE TEMPORALE AD ESSO PROPRIA, e conserva il solo valore sincategorematico, lasciando che la connotazione temporale sia affidata al tempo del verbo posto nella determinatio. Anche per il settimo modo l’autore ritiene la dottrina tradizionale: con i termini designanti atti dell'anima la proposizione è in senso composto quando il verbo, sive praecedat sive sequatur, determina il dictum, e allora la proposizione va provata in funzione del verbo che causa senso composto; è in senso diviso quando il verbo sta tra le parti del dictum ed è da probare in funzione del primo termine della proposizione stessa. Perciò le proposizioni esprimenti i due sensi sono « valde ad invicem imper- tinentes et raro vel numquam convertibiles » 24, a meno che la consequentia dall'uno all’altro senso non valga « gratia materiae et terminorum. L’ottavo modo è qui per la prima volta discusso. Facendo leva sulla distinzione tra termini substantiales e connotativi o acci- dentali, ricavata da Occam?, l’autore afferma che l’ottavo 259 Per le regole, cfr. ivi, ff. 13rb-14va; per il relativo, ivi, f. 13vb. 260 Ivi, f. 13rb. 261 Cfr. capitolo III, e capitolo IV, $ 2. 22 Op. cit., f. 14vb. 263 Ivi. 264 Ivi, f. 15va. 265 Summa logicae, cit., pp. 33-36; v. cap. I, $ 2. 572 Alfonso Maierù modo ha luogo con i termini accidentali o connotativi, e aggiunge che, se questo modo è meglio assimilabile alla fallacia « figurae dictionis » o dell’accidente, se ne discute nel senso composto e nel senso diviso perché quei termini, posti 4 parte praedicati, hanno « appellatio rationis » se costruiti con i verbi designanti atti del- l'intelletto, e « appellatio temporis » se sono costruiti con il verbo al tempo passato o futuro *. Si ha senso composto quando il termine connotativo ha appellatio (« animal fuit album », « co- gnosco venientem »), se il termine non ha appellatio la proposi- zione è in senso diviso (« album fuit animal», « venientem cognosco ») ?”, L’inferenza dall’un senso all’altro non vale, se non talora « gratia materiae » 24. Né è da dire che la consequentia vale, ad esempio, nel caso di « album erit hoc » perché si consi- dera « hoc erit album » come conversa della prima: infatti la 266 BATTISTA DA FABRIANO, op. cit., f. 17rb-va: « Iste est octavus et ultimus modus. Et fit mediantibus terminis accidentalibus vel connotativis positis quandoque a parte praedicati quandoque a parte subiecti respectu verbi de praeterito aut de futuro aut verbi concernentis actum mentis vel intel- lectus », e f. 17va-b: « Notandum tertio quod appellatio temporis est acceptio termini habentis respectum ad solum tempus importatum per verbum, ut “hoc erit album’: li ‘album’ respicit solum tempus futurum et ad hoc (ex huc) ut ista sit vera requiritur quod aliquando erit ita quod hoc est album; sed in illa ‘album erit hoc”, li ‘album’ stat ampliative et supponit divisive pro eo quod est vel erit album et non requiritur quod erit ita quod est album; et similiter dicatur respectu verbi de praeterito. Appellatio autem rationis est acceptio termini limitati a termino praecedente concernente actum intellectus, ut ‘cognosco venientem’: ibi est appellatio rationis [est], quia terminus se- quens terminum concernentem actum intellectus supponit pro suo significato sub ratione tali; unde ipsa significat quod cognosco aliquid sub ratione venientis; sed sic non significat illa ‘venientem cognosco’, sed quod illa(m) rem cognosco et illa est veniens, et ideo patet quod valde differunt »; il cenno alla «fallacia figurae dictionis » e alla «fallacia accidentis » è al f. 17va. 267 Ivi, f. 17va. 268 Cfr. in part. ivi, f. 18rb. Terminologia logica della tarda scolastica 573 conversione della prima proposizione è: « hoc erit quod est vel erit album » ?9. Ancora più analitica l'esposizione di Alessandro Sermoneta rispetto a quelle esaminate; di essa ricordiamo gli elementi nuovi e caratteristici. Scopo dell’opuscolo di Heytesbury, secondo Ales- sandro, è quello di facilitare la soluzione dei sofismi e di aiutare ad evitare gli errori, giacché compito di quella parte della dialet- tica che si chiama sofistica (o sopbistaria) non è quello di far sì che gli altri cadano in errore, quanto quello di evitare gli errori ?°°. L’opuscolo perciò è da pospotre a quello dei Primzi analitici !: questo mostra la corretta formazione del sillogismo, il nostro trat- tato mostra le deceptiones; infine, esso fa parte della dialettica ??, Del senso composto e del senso diviso non è possibile dare una descrizione univoca — ritiene Sermoneta ”* con Battista da Fa- briano — giacché i modi sono otto, e può succedere — aggiunge Alessandro — che una stessa proposizione, considerata secondo vari modi, può essere ora in senso composto, ora in senso diviso 7°. Primo modo. Quando un termine modale « totaliter praecedit 269 Ivi, f. 17vb. 270 SERMONETA, Expositio..., cit., f. Sva: Non enim inventa est ut aliis concludamus falso, sed ut deceptiones vitemus ». zm Ivi. 22 Ivi: «Ad tertium dicitur quod utilitas huius non parva est sicut et totius dialecticae cuius est pats [...]. Item a progenitoribus nostris ars artium et scientia scientiarum dicta est; ad omnium nam methodorum prin- cipia viam habet [...]» (cfr. Prerro Ispano, Surzzzulae logicales, cit., 1.01, p. 1). 23 Op. cit., f. Svb. 214 Ivi: «Secundo est notandum quod ex quo octo modis causatur sensus compositus et divisus, non inconvenit ut respectu diversorum termi- norum potentium causare sensum compositum et divisum una et eadem propositio sit de sensu composito et diviso sicut ista. ‘tu potes esse hic et Romae in 4 instanti’: est enim de sensu diviso primi modi et de sensu composito quinti modi merito li ‘et’ ». 574 Alfonso Maierù aut finaliter subsequitur dictum propositionis, fit sensus compo- situs, quando vero mediat inter pattes dicti erit de sensu diviso » 5; in particolare il verbo potest, assunto personaliter, fa senso diviso, assunto imzpersonaliter fa senso composto ?”. Le differenze fra i due sensi costruiti con potest e possibile e le loro negazioni sono queste: la proposizione in senso composto è offi- ciabile, quella in senso diviso resolubile o esponibile; la prima « requirit verificationem instantaneam » ?*, la seconda non la richiede; da ciò segue, in terzo luogo, che la prima « de possi- bili » può essere « posita in esse », ma non così la seconda ”?, La discussione delle obiezioni fornisce ulteriori chiarimenti: il modo necessario, che, essendo avverbio, dovrebbe essere exponibilis %, in realtà equivale al modo wecesse e petciò fa senso composto, mentre possibiliter non equivale a possibile e quindi è esponibile e non fa senso composto ?8!; né fanno senso composto e senso diviso verum e falsum**: evidentemente, Sermoneta non ritiene che questi due termini siano propriamente modali. 25 Ivi, f. 6ra. 26 Ivi, f. 6rab. 201 Ivi, f. 6rb. 218 Ivi, ma cfr. ff. 6vb-7ra: «[...] per verificationem instantaneam in proposito non intelligimus quod praedicatum requirat mensuram instantis, sed ponatut in esse id quod importatur per propositionem; et ideo concedit magister quod possibile est te moveri, quia licet motus non mensuretur in instanti, tamen debet poni in esse hoc totum in hoc instanti, veritas haec, scilicet, quod tu moveris: non tamen quod sit ita, sed quod sibi non repugnat pro tali instanti verum esse te moveri» (nella risposta alla quarta obie- zione non esaminata da noi). 299 Ivi, f. 6rb. 280 Cfr. capitolo VI, $ 6. 281 Obiezione e risposta in SERMONETA (si veda): Ad secundum dicatur quod non inconvenit li ‘verum’ et ‘falsum’ non facere sensum compositum et divisum nisi in voce aut in scripto, non tamen proprie, cum intellectus hoc non faciat; et ratio est, quia li ‘verum’ non ponit neque aliud dicit quam si non poneretut; ideo, Terminologia logica della tarda scolastica 575 L’inferenza dal senso composto al senso diviso e viceversa non vale generalmente 28. Secondo modo. Con un termine corfundens, « sensus compo- situs fit quando terminus communis confunditur confuse tantum a tali termino praecedente [...]. Sensus vero divisus fit cum sequantur huiusmodi signa terminum ab eis confundibi- lem [...] » 4. Le differenze tra i due sersus sono quelle note 28, così come ci è nota l’imzpertinentia dei due sensus e quindi che la consequentia non è lecita ?*. Terzo modo. Dopo aver precisato, secondo la tradizione, qual è il senso composto e quale il senso diviso con i relativi e le diffe- renze fra i due sensi ?”, Sermoneta fornisce un lungo elenco di « documenta de mente He(nti)sberi », in cui ricapitola la dottrina e le condizioni di verità, anche in rapporto agli altri modi: Primum, quod sensus compositus causatur mediante hoc relativo ‘qui’ cum antecedens stat confuse tantum. Ex quo sequitur quod tunc non valet argumentum a sensu composito ad divisum, scilicet cum relativum resolvitur. Probatur, quod a termino stante confuse tantum ad eundem quia omnis propositio infert suum dictum fore verum, ut scribitur in Postpraedicamentis; et ad oppositum negatur assuntum, nec terminum modalem dixerunt logici mobilitare, nisi cum est aptus natus facere sensum compositum et divisum ». Tralasciamo le altre due obiezioni. 283 Ivi, f. 6rb; al f. 7ra-va l’autore elenca « quattuor documenta » tratti da Heytesbury e un corollario, relativi alle condizioni di validità caso pet caso, che sostanzialmente niente aggiungono a quanto hanno affermato i commenti già esaminati. 284 Ivi, f. 7vb. 285 Ivi, f. 7vb-8ra; i verbi careo, indigeo, requiro, ecc. « faciunt con- fundere confuse distributive mobiliter cum absque gerundiis ponuntur in propositione, ut ‘careo pecuniis”. Quando vero cum gerundiis collocantur, confuse tantum, ut ‘indigeo oculo ad videndum; cfr. il testo di Battista da Fabriano, di cui alla n. 243). 286 Ivi, ff. 7vb e 8rab. 287 Ivi, 9va. 576 Alfonso Maierù stantem determinate non valet argumentum [...] 28; Secundum docu- mentum est quod sensus compositus fit cum immediate hoc relativam ‘qui’ additur termino distributo, sic scilicet quod non mediat inter relativam et terminum distributum verbum principale; divisus vero cum resolvitur relativum actualiter aut cum inter ter- minum distributum, scilicet antecedens, et relativum cadit verbum principale, ut ‘omnis homo qui est asinus currit’. Ex hoc sequitur non valere argumentum arguendo a sensu composito ad divisum; patet, quia tunc maior est distributio in sensu diviso quam in composito 9; ‘Tertium documentum, quod etiam causatur sensus compositus mediante hoc relativo ‘qui’ cum principale verbum negetur, sive relativum prae- cedat sive non; divisus autem cum resolvitur relativum 29; Quartum documentum: sensus compositus fit cum hoc termino relativo ‘qui’ quando coniungitur termino potente stare categorematice et syncate- gorematice, sive immediate coniungatur sive non, dummodo praecedat talis terminus stans syncategorematice; divisus vero cum resolvitur relativum aut non praecedit talis terminus ipsum relativum 2. Quin- tum documentum: sensus compositus fit cum praedicto relativo ‘qui’, cum praecedit terminus modalis faciens propositionem de sensu com- posito; divisus vero cum ipse modus aut verbum termini modalis facit ipsam de sensu diviso aut cum actu resolvitur relativum 22; Sextum documentum: sensus compositus fit cum hac determinatione ‘ita erit’, ‘ita fuit’, ‘sic est’, ‘sic fuit et cum hoc relativo ‘qui’ simul, divisus vero cum non ponitur li ‘ita erit’ etc. 29. Di questi sei docuzzenta, i primi tre riprendono le tre forme del senso composto di Battista da Fabriano, e gli altri tre ricol- legano questo modo al primo, al quarto e al sesto. Niente di nuovo aggiunge Sermoneta per i modi quarto RE 288 Ivi, f. 9vb. 289 Ivi; in luogo di distributo, il testo ha distributivo. 290 Ivi, f. 10ra. DI Ivi. 22 Ivi, f. 10rb; al secondo au2, il testo aggiunge si. 29 Ivi. 294 Ivi, f. 1lrb-vb (differenze tra senso composto e senso diviso, non validità della conseguentia dall'uno all’altro senso, discussione di difficoltà). Terminologia logica della tarda scolastica DIT quinto ?5 e sesto 2%, Al settimo modo, invece, dedica una lunga analisi della quale ci limitiamo a ricordare qualche punto: si ha senso composto quando un verbo designante atti dell'anima determina il dictum della proposizione; ciò avviene, secondo Sermoneta, sia quando il termine precede il dictu72 sia quando esso lo segue (e ciò è secondo l’intenzione di Heytesbury)?; si ha senso diviso solo quando il termine sta tra le parti del dictumz ?*; ma se il verbo cade su di un solo termine (« cognosco Socratem ») o su di un incomplexum che significhi un complexum (« scio 4 propositio- nem »), si ha senso composto quando il verbo precede e senso diviso quando segue ??. Tre sono le differenze tra i due sensi: innanzi tutto, i verbi in questione « [...] confundunt confuse tan- tum terminum capacem confusionis cum faciunt sensum compo- situm, sive se teneant in dicto propositionis a parte subiecti sive a parte praedicati; unde ‘scio quod homo est animal’: tam li ‘homo’ quam li ‘animal’ confunduntur; in sensu vero diviso non confunditur nisi illud quod se tenet a parte praedicati, ut ‘alte- rum istorum scio esse verum’: solum li ‘verum’ confunditur »; inoltre, « [...] in sensu composito terminus supra quem cadit talis terminus faciens sensum compositum appellat suam formam, et non in sensu diviso »; ma esse acquistano luce dalla differenza fondamentale, cioè: « de sensu composito propositio est officia- biliter probanda aut descriptibiliter, de sensu vero diviso secun- dum exigentiam primi termini probanda est » ®°. Perciò, continua Sermoneta, « arguendo a sensu composito ad divisum aut e 295 Ivi, f. 13ra-vb (come sopra). 296 Ivi, ff. 14rb-15ra. 297 Ivi, f. 16rb: «ut arguitur velle magister »; Sermoneta però ricorda: «Ali vero dicunt: solum cum dictum praecedit talis terminus fit sensus compositus [...] » (ivi). 298 Ivi. 299 Ivi, f. 16rb-va. 300 Ivi, f. 16va. 37 578 Alfonso Maierù contra in his terminis non valet argumentum: probatur merito differentiae ratione appellationis formae et confusionis in sensu composito quae non servatur in diviso » *. Ma poiché appel- latio e confusio non hanno luogo (« esse non possunt ») quando il soggetto della proposizione è il pronome hoc non accompagnato da un aggettivo che lo determini (« absque aliquo determinabili »), vale l'argomento dal senso diviso al composto e viceversa perché ciò che si intende con la proposizione in senso composto si intende con la proposizione in senso diviso, e quindi le due proposizioni si equivalgono (« convertuntur »)®*%; ciò si ha anche quando oc, posto a soggetto della proposizione, è accompagnato da un deter- minabile, purché il determinabile sia « palam convertibile cum praedicato » oppure superius ad esso ®%, Per quanto riguarda, infine, l’ottavo modo, che ha luogo con i termini connotativi, si deve rilevare che Sermoneta limita la possibilità del senso composto e del senso diviso ai casi in cui i termini connotativi siano posti in una proposizione che abbia il verbo di tempo passato o futuro, o participi equivalenti, oppure abbia incipit o desinit: si ha senso composto quando il connotativo segue il verbo e ha « appellatio temporis », e senso diviso quando il connotativo precede il verbo, « cum a parte ante non appel- let » 4; nessun accenno si fa qui ai verbi designanti atti mentali (che secondo Battista da Fabriano fanno sì che il termine conno- tativo che segua il verbo abbia « appellatio rationis ») giacché di questo Alessandro ha già parlato nel settimo modo, come si è visto. La trattazione del senso composto e del senso diviso svolta 301 Ivi, f. 16va-b. 302 Ivi, ff. 16vb-17ra. 303 Ivi, f. 17ra. Seguono altre regole (ff. 20va-22vb), che riesaminano i vati temi toccati da Heytesbury. da Bernardino di LANDUCCI (si veda)è la più sistematica tra quelle finora esaminate: essa utilizza e discute i trattati di logica dei maestri più rinomati IN ITALIA al suo tempo, ed accenna almeno due volte alle opinioni di SERMONETA (si veda), che designa come quidam doctor, di modo che può essere considerata come il punto di arrivo di una tradizione di interpreti della dottrina del senso composto e del senso diviso. Secondo Landucci, il trattato fa parte degli Elenchi sofistici e perciò esso non è da porre dopo i Primi analitici, come vuole il Sermoneta *”, Inoltre, l’autore fa sua la tesi secondo la quale non è possibile dare una descrizione univoca di ‘senso composto’ e di ‘senso diviso’, giacché di volta in volta diverse sono le raziones che presiedono alla individuazione dei vari modi ®%. 305 Lanpucci, Expositio..., cit.: autori espressamente ricordati, oltre ad Aristotele, Averroè e Heytesbury, sono Strode, Pietro di MANTOVA (si veda), NICOLETTI, e Paolo da PERGOLA (si veda). Si legga il seguente passo relativo alla discus- sione circa la capacità di omnis di distribuire tutto il disiuzcium o il copulatum’ «a parte subiecti: Ad hoc dubium inventi sunt plures modi respondendi. Primus est Petri Mantuani, qui tenet quod totum disiunctum et totum copulatum sit subiectum. Secundus est Pauli Veneti, cuius opinio in diversis operibus est diversificata: nam Sophismate nono tenet quod prima pars solum sit subiectum, et in Quadratura tertio dubio secundi principalis, et in Logica magna et etiam in Parva tenet quod totum disiunctum vel copulatum sit subiectum, attamen solum prima pats est distributa, et illa appellatur ab eo subiectum distributionis. Tertius modus est Hentisberi, Sophismate septimo, qui dicit quod talis propositio est distinguenda eo quod subiectum potest esse totum disiunctum aut una pars tantum, quapropter utramque partem sustentando respondetur ad argumenta probantia quod non distribuatur totum ». 306 Cfr. ivi, f. 2rb (posizione del trattato della suzzzza della logica) e f. 3vb (per la « verificatio instantanea »): cfr. nn. 307 e 325. 307 Ivi, f. 2rb: «Circa secundum dicit quidam doctor quod iste libellus est pars libri Priorum et quod immediate postponendus est ad illum librum, quod quidem, salvo meliori iudicio, non puto esse verum [...]. Ideo puto aliter esse dicendum, videlicet quod iste libellus sit pars libri Elencho- rum [...] ». 308 Ivi, f. 2vb. 580 Alfonso Maierù L’esame degli otto modi segue uno schema costante: in una prima parte si descrivono il senso composto e il senso diviso e se ne mostrano le differenze, in una seconda vengono poste le regole dell’inferenza dall’uno all’altro senso, in una terza ven- gono poste obiezioni (con le relative risposte) a ciò che è detto nelle prime due parti. In questa sede noi trascureremo quanto Landucci afferma circa i modi terzo ®”, quarto *°, quinto ®!, sesto ®!° e ottavo (con « appellatio temporis » soltanto) ?: in essi infatti l’autore non prospetta nulla di nuovo rispetto a quanto già sappiamo dai com- menti precedenti. Diverso è il caso dei modi primo, secondo e set- timo, che sono simili tra loro, e nei quali si propone un discorso unitario che mira a fissare per ciascuno di essi caratteristiche tali che lo distinguano dagli altri due. Il primo modo ha luogo con i termini modali. Ora, il termine modale è così descritto da Landucci: « Terminus modalis est terminus determinativus alicuius dicti et connotativus alicuius passionis propositionis, non habens vim faciendi tale dictum appel- lare formam » *!*. I modi sono i quattro classici, più veruzz e falsum: Landucci non accetta la definizione di Occam secondo cui qualsiasi termine che possa predicarsi di un dictum è da con- siderare modus?*5; egli ritiene invece che solo quei modi che determinino una proposizione connotandone una qualche carat- teristica siano termini modali. Termini come scitum, dubium, intellectum, cognitum non sono modali perché, oltre ad avere ciò che è proprio dei modali, fanno sì che il dictum « appellet for- 309 Ivi, ff. 9vb-12vb. 310 Ivi, ff. 12vb-15rb. 311 Ivi, ff. 15rb-17vb. 312 Ivi, ff. 17vb-20rb. 313 Ivi, f. 23vb-24vb. 314 Ivi, f. 3ra. 315 Cfr. cap. V, $ 6. Terminologia logica della tarda scolastica 581 mam » 355: essi rientrano propriamente nel settimo modo, come ve- dremo. Senso composto e senso diviso così sono caratterizzati: Ideo sensus compositus in primo modo causatur quando terminus modalis totaliter praecedit aut finaliter subsequitur totum dictum totius propositionis in qua ponitur, aut finaliter subsequitur (!); sensus vero divisus causatur quando terminus modalis mediat inter partes propinquas totius dicti; unde partes propinquas dicti appello totum quod regitur a parte ante et a parte post respectu verbi illius dicti, id est a verbo orationis infinitivae vel coniunctivae [...] 317. Ma Landucci, dopo aver precisato che questa è l’opinione di Heytesbury, Paolo Veneto e Paolo da Pergola !, ricorda le opi- nioni di Strode*? e Pietro di Mantova ° e conclude: « Istarum opinionum unaquaeque est sustentabilis et nulla est demonstrativa, et ideo eligat scholaris illam quae sibi magis placet » ®!. 316 Op. cit., f. 3ra-b « [...] et non habet vim faciendi appellare formam tale dictum, quod dico ad differentiam istorum terminorum ‘scitum’, ‘du- bium’, ‘intellectum’ et ‘cognitum’, quia, licet possunt determinare dictum propositionis et ‘connotare passionem, non tamen sunt termini modales primi modi, ex eo quia habent vim faciendi tale dictum appellare formam ». 37 Ivi, f. 3rb. 318 Ivi: «Prima opinio est communis tenens quod diximus, et est opinio etiam Hentisberi, Pauli Veneti in Logica parva et Pauli Pergulensis in hoc tractatu [...] ». 319 Ivi: «Secunda est opinio Sttodi in Consequentiis suis, qui ponit quod quando modus totaliter praecedit est in sensu composito et quando mediat est in sensu diviso; sed quando finaliter subsequitur, tunc est distin- guenda, quia potest capi in utroque sensu ». 320 Ivi: «Tertia est opinio Petri de Mantua in capitulo de modalibus, ponentis modum praecedentem facere sensum compositum, mediantem vero et subsequentem facere sensum divisum, et hoc potest etiam elici ex tractatu soppositionum, ubi ipse tenet in octava regula quod termini modales non habent vim confundendi nisi terminos sequentes, et ideo quando finaliter subsequuntur non confundunt aliquem terminum, et per consequens tunc faciunt sensum compositum. Le differenze fra senso composto e senso diviso sono quattro; le prime due sono generali. Per la prima, la proposizione in senso composto va provata in funzione del termine modale, mentre la proposizione in senso diviso va provata « ratione primi termini, dummodo talis terminus fuerit mediatus » #2; per la seconda, nella proposizione in senso composto il termine modale confundit tutti i termini comzunes presenti nel dictumz; non è così nel senso diviso, giacché la confusio non si esercita sui termini che precedono il modus *. Le altre due differenze riguardano potest, non potest e possibile, impossibile. Precisato che potest fa senso composto quando è usato impetsonalmente e senso diviso quando è usato personalmente **, Landucci pone la terza differenza, per la quale la proposizione in senso composto (« cum dicto praesentis temporis » soltanto, cioè con il verbo del dictum all’infinito pre- sente) richiede una « verificatio instantanea », che non è richiesta dalle proposizioni in senso diviso. Cosa sia da intendere con « verificatio instantanea » è un problema che Landucci si pone. Rifiutata la tesi di Sermoneta (« quidam doctor »)®5 e di chi 322 Ivi, f. 3va, e continua: « Voco autem terminum mediatum omnem terminum excepto pronomine demonstrativo singularis numeri; pronomen vero demonstrativum singularis numeri appello terminum immediatum, et quando ponitur pro subiecto in propositione, talis propositio dicitur imme- diata, ut haec: ‘hoc est homo’ demonstrato Socrate. Et notanter dico ‘singu- laris numeri’, quia in numero plurali est terminus mediatus et communis, ut vult Paulus Venetus in Logicula »; cfr. cap. VI, n. 41. 32 Ivi, f. 3va. 324 Ivi (ciò vale anche per contingit; tra i modi è incluso anche il verbo oportet, e di tutti e tre i verbi è detto: « personaliter vel impersonaliter sumpta »: f. 3ra). 325 Ivi, ff. 3vb-4ra: « Unde requirere verificationem instantaneam diversi diversimode exponunt. Nam quidam doctor dicit quod propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit huiusmodi verificationem, ut puta ista: ‘possibile est te moveri’, non quia praedicatum seu res importata per prae- dicatum mensuretur instanti, quia motus non mensuratur instanti ex quo est de numero successivorum, sed quod ponantur in esse id quod Terminologia logica della tarda scolastica 583 ritiene che la verifica istantanea di una proposizione esige che « sua de inesse sibi correspondens pro infinito modico tempore possit verificati » *5, egli così spiega la frase: propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit verifi- cationem instantaneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod arguendo a sua de inesse de praeterito vel de futuro ad suam de inesse de praesenti cum tali determinatione ‘ita fuit’, seu ‘ita erit’ si sit de futuro, consequentia valeat, ut, verbi gratia, haec propositio de sensu composito ‘possibile est te esse Romae’ requirit verificationem instan- taneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod arguendo ab ista de praeterito ‘tu fuisti Romae’ vel sibi consimili ad talem de praesenti ‘tu es Romae’ cum ista determinatione ‘aliquando fuit ita quod’, consequentia valeat; et quia huiusmodi consequentia valet, scilicet: ‘tu fuisti Romae, ergo aliquando fuit ita quod tu es Romae’, ideo illi de sensu composito correspondet veritas instantanea; ideo illa est vera, immo est necessaria, quia omnes tales propositiones de sensu composito verae sunt necessariae, et eodem modo dicatur de futuro; et si talis consequentia non valeret de praeterito aut de futuro, tunc illa propo- sitio de sensu composito non posset esse vera, immo esse(t) impossibi- lis. Vel dicatur, et brevius, quod propositio de sensu composito de li ‘potest’ etc. requirit verificationem instantaneam, id est requirit ad hoc quod sit vera quod sua de inesse de praesenti, si sit in mundo, sic adaequate significando sit possibilis, et si sit illa de sensu composito de negationibus praedictorum terminorum ‘potest’ et ‘possibile’, requi- importatur per propositionem, ut puta veritas illius propositionis seu signi ficatum, ut sit sensus quod in hoc instanti tu movearis, non tamen quod sit ita, sed sibi non repugnat pro tali instanti verum esse te moveri. Sed iste doctor iudicio meo volens istam differentiam declarare intricavit se et nescivit eam exprimere, et dictum eius est falsum. Nam quaero: per verificationem instantaneam aut ipse intelligit quod sua propositio de inesse sit vera in instanti, aut quod suum significatum sit verum in instanti, aut quod sibi non repugnet esse verum in istanti. Modo quo- cumque intelligat, sequitur quod omnis propositio vera requirit verificationem instantaneam, quod est falsum et contra Hentisberum in tractatu De incipit et desinit, ubi ponit quod aliqua est propositio quae pro sui veritate requirit tempus limitatum; unde omnis propositio vera, est vera in instanti, quod probo [...] »; cfr. il testo di SERMONETA (si veda) in n. 278. 326 Ivi, f. 4ra. 58 rit quod sua de inesse, id est indicativa illius dicti, absque negatione sit impossibilis etc. #7, La verifica è risolta dunque dall’autore in prima istanza in una operazione logica complessa, nella quale sia posta come antecedente una corseguentia e come conseguente la proposizione in senso composto; in seconda istanza in una consequentia nella quale sia posta come antecedente l’affermazione della possibilità della proposizione de iresse e come conseguente la proposizione in senso composto, ad esempio, la verifica di « possibile est album esse nigrum » nel secondo caso va data così: « ‘album est nigrum’ est possibile sic adaequate significando, ergo possibile est album esse nigrum », dove sia l’antecedente che il conseguente sono falsi. La quarta differenza afferma che per i suddetti modi (potest, possibile e non potest, impossibile) la proposizione in senso com- posto esige che se è posta ir esse, cioè « si accipiatur sua de inesse sibi correspondens » come spiega Landucci, allora « nullum sequitur inconveniens », petché «si talis propositio de sensu composito sit vera, sua de inesse sibi correspondens, si sit in mundo, erit possibilis »; ciò invece non è vero per il senso diviso, giacché la proposizione può essere vera e la sua de inesse essere impossibile: così « album potest esse nigrum » è vera, ma la sua de inesse « album est nigrum » è impossibile ®8. Quanto alla liceità dell’inferenza dall’un senso all’altro, Lan- ducci afferma che con potest e possibile non vale l’inferenza dal senso diviso al senso composto né «e contra negative » quando un verbo o participio richiede « tempus limitatum pro veritate talis propositionis » (cioè non vale: «tu potes pertransire hoc spatium, ergo possibile est te pertransire hoc spatium »: prima regola) *; né vale dal senso composto al senso diviso « vel e contra 327 Ivi, f. 4rb. 328 Ivi, f. 4rb-va. 329 Ivi, f. Ava. Terminologia logica della tarda scolastica 585 negative » con gli stessi modi «in terminis compositis seu distributis a parte praedicati » (esempio: non vale « possibile est te esse omnem hominem, ergo tu potes esse omnis homo »: secon- da regola); né, sempre nello stesso caso, vale dal senso diviso al senso composto « aut e contra negative cum terminis per se aut per accidens repugnantibus » (« album potest esse nigrum, ergo possibile est album esse nigrum »: terza regola)*!; né dal senso composto al senso diviso (« et e contra negative ») con il relativo implicativo (« possibile est antichristum esse hominem qui est, ergo antichristum potest esse homo qui est»: quarta regola) *°. Più generalmente (quinta regola) con tutti i termini modali non vale de forza l’inferenza dall’un senso all’altro e vecevetsa, date le differenze che sussistono tra senso composto e senso diviso, purché nella proposizione siano posti termini co- muni 53, Il secondo modo ha luogo con i termini che hanno « vis con- fundendi », cioè « mediantibus terminis potentibus confundere confuse tantum vel distributive mobiliter vel immobiliter » #4, pur- ché essi « non connotent passionem propositionis nec faciant appel- lare formam » *5: la prima precisazione distingue il secondo modo dal primo, mentre la seconda lo distingue dal settimo *%. Né si 330 Ivi, f. Sra. 331 Ivi, f. 5rb; e: «Unde voco terminos per se repugnare oppositos contrarie (ut ‘album’ et ‘nigrum’), contradictorie (ut ‘homo’ et ‘non-homo?), privative (ut ‘caecus’ et ‘videns’), relative (ut ‘dominus’ et ‘servus’); etiam generaliter illos terminos appello per accidens repugnare qui non opponuntur proprie aliquo istorum modorum, tamen non possunt de eodem affirmative verificari, ut 4 locus et 4 locus, et esse adaequate in 4 et esse adequate in © instanti » (f. Srb-va). 332 Ivi, f. Sva. 333. Ivi, f. Svb. 334 Ivi, f. 7vb. 335 Ivi, 336 Ivi, f. 8ra: «Et notander dixi a principio: ‘dummodo tales termini 586 Alfonso Maierù dica, aggiunge LANDUCCI (si veda), che tali precisazioni sono superflue giacché una stessa proposizione può essere in primo modo o in secondo, o in secondo e in settimo, per diversi motivi *. L’autore, pur definendo probabilis questa opinio, titiene che i modi vadano tenuti ben distinti **: se così non fosse, il secondo modo inclu- derebbe il primo e il settimo come suoi casi particolati, ed Heytesbury avrebbe dovuto cominciare dal secondo la sua tratta- zione, come invece non ha fatto’; fra l’altro, avverbi come necessario e contingenter fanno senso composto nel secondo modo, anche se sono modali, e solo impropriamente si dice che lo fanno nel primo, così come impropriamente connotano una passio della proposizione #°;. sono infatti esponibili, non officiabili, come si è tante volte ripetuto. Le differenze fra i due sensi sono così formulate: Prima est, quoniam propositio de sensu diviso ad hoc quod sit vera requirit verificationem in suppositis termini communis cum descensu copulativo vel disiunctivo; propositio veto de sensu composito non, quia uterque descensus sibi repugnat [...]. Secunda differentia est, quoniam propositio de sensu composito ut plurimum probanda est ratione termini confundentis, sed sua de sensu diviso non [...] #4. non sint connotativi’ etc., ut pet hoc differat secundus modus a primo; dixi etiam: ‘non facientibus appellare formam’, ut pet hoc differat a septimo ». 337 Ivi. Una posizione analoga a quella respinta aveva sostenuto SERMO- NETA nell’introduzione alla sua Expositio: « Ad hoc respondetur quod, licet haec opinio sic arguens sit probabilis, tamen magis consonum videtur veritati secundum mentem Hentisberi ipsum [!, cioè i modi 1°, 2° e 7°] separari quam non [....]». 339 Ivi, f. 8ra-b: «Etiam si secundus modus non separaretur ab illis, tunc Hentisber errasset in isto suo tractatu, quoniam secundus modus esset communior et subalternans primum et septimum: sed communiora sunt praemittenda in doctrina, teste Aristotele et Commentatore in primo Physi- corum t.c. LVII et etiam tertio Physicorum t.c. II, ergo Hentisber debuisset tractatum suum incipere a secundo modo et non fecit, ergo errasset ». 30 Ivi, f. 8rb. MI Ivi. Terminologia logica della tarda scolastica 587 Esse riaffermano che la proposizione in senso diviso è probata mediante descensus, mentre la proposizione in senso composto, richiedendo la probatio in funzione del termine confundens, sarà exponibilis oppure officiabilis. Di qui la regola generale fornita da Landucci: « Arguendo a sensu composito ad sensum divisum aut e contra in isto secundo modo non valet consequentia » #%, Il settimo modo ha luogo con i verbi che riguardano atti della mente: ma questi verbi possono designare atti della volontà (volo, nolo, malo, cupio, desidero, opto, odi) o operazioni del- l'intelletto: «absque formidine » come scio, teneo, cognosco, concedo, nego, o «cum formidine » come dubito, credo, ima- ginor, suspicor, apparet e simili 8. Questi verbi possono cadere su di un « complexum verbale », cioè un dictum all’accusativo e l’infinito o con quod e il con- giuntivo, o sopra un « terminum incomplexum » (Socrates, « a pro- positio »): nel primo caso, se uno di essi precede o segue il dicturm fa senso composto, se sta tra le parti del dictu72 fa senso diviso; nel secondo caso, se esso precede il termine, si ha senso composto, se segue a questo, si ha senso diviso *4. Il senso composto e il senso diviso differiscono perché il primo ‘confonde’ i termini comuni seguenti capaci di ‘confu- sione’ e fa sì che il dictum o il termine seguente « appellat for- mam », e il secondo non fa ciò *5; inoltre, la proposizione in senso composto è officiabilis, la proposizione in senso diviso non lo è #4, 342 Ivi, f. 8rb-va. 34 Ivi, f. 20rb-va. 34 Ivi, f. 20va. 35 Ivi, f. 20vb; e ancora (ivi): «Quid autem s[c]it appellatio formae puto notum esse ex Logica parva, quoniam ille terminus appellat formam qui repraesentat suum significatum sub conceptu proprio ». 34 Ivi: Landucci precisa che il primo termine della proposizione in senso 588 Alfonso Maierù Di qui le regole generali: [1] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum aut e contra in praedictis terminis non valet consequentia #7; [2] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum et e contra in praedictis terminis ubi praedicatum sit iste terminus ‘hoc’ et subiectum, in sensu diviso, non sit terminus pet se notus non valet consequentia [...] 4, si foret ter. minus per se notus bene valeret consequentia *’; [3] Arguendo a sensu diviso ad sensum compositum ubi subiectum fuerit terminus pet se notus absque aliquo determinabili, et praedicatum fuerit hoc pro- nomen ‘hoc’, consequentia est bona, et e contra, mediante verbo import- tante scientiam vel certitudinem [...]; notanter vero dixi ‘cum verbo importante scientiam’, quia cum isto verbo ‘dubito’ non valet conse- quentia 59, Tralasciando le regole non riguardanti strettamente l’inferenza, concludiamo ricordando le due regole relative a hoc quando è sog- getto della proposizione: l’inferenza è valida dall’un senso all’altro e viceversa se il pronome è « absque aliquo determinabili » 5, oppure « cum suo determinabili palam convertibili cum praedicato aut palam superius ad ipsum » #*. L’operazione compiuta da Landucci, come si può rilevare, è consistita nel fissare criteri distintivi in modo da giustificare pienamente l’articolazione dei modi proposta da Heytesbuty; egli ha mirato a precisare la dottrina tradizionale che aveva unificato modali (primo modo) e verbi designanti atti dell’anima (settimo) sotto lo stesso motivo della probazio officialiter, e ha identificato composto dev'essere immediato perché essa possa essere « probata officiabi- liter »; così è nel caso di « ego scio hominem esse animal ». 347 Ivi, ff. 20vb-21ra. 38 Ivi, f. 21ra. 349 Ivi, f. 21rb. 350 Ivi. 351 Ivi, f. 21vb. 352 Ivi, f. 22ra. Terminologia logica della tarda scolastica 589 motivi precisi che non permettono la riduzione al secondo modo del primo e del settimo. Di diverso orientamento è la trattazione di Benedetto Vettori: più vicina al testo di Heytesbury nel ritenere l’articolazione in otto modi con la distinzione del quinto (con et) dal sesto (con vel) e con la mancata inclusione del nono, accennato e non sviluppato dal maestro inglese, relativo ai termini connotativi, la discussione del Faventino si svolge su di una linea generale che non ritiene niente della impostazione dei quattro commenti finora esaminati e sembra anzi in diretta polemica con la matura esposizione di Landucci, le cui tesi in certo senso vengono capovolte. Nell’esame di questo trattato, ci limiteremo a segnalare questi motivi di dissenso all’interno della tradizione più comune e che servono a chiarire l’origine e la destinazione di certe precisa- zioni, specie di Landucci: otterremo così un quadro più chiaro dell'esame finora condotto. L'esposizione si articola in lezioni, e sono otto in tutto; di esse una è introduttiva, mentre la sesta discute insieme i modi cinque e sei. Nella prima lezione Vettori chiarisce il suo atteggiamento in questo trattato. Innanzi tutto afferma che il senso composto e il senso diviso possono essere considerati o « secundum se et absolute », oppure « unius per rispectum ad alterum ». Conside- rata in se stessa, la nozione di senso composto è fondata sulla nozione di verità o falsità istantanea (quindi sulla verifica istan- tanea) della proposizione corrispondente al dictu7z, che ha una sua determinazione ad opera di un modo; perciò la proposizione in senso composto « de modo non exponibili vel verbo concer- nente actum mentis » è officiabilis, giacché tale probatio « explicat 353 VertORI, Opusculum in Tisberum..., cit., lect. I, 1: « Et sic notitia sensus compositi secundum se causatur ex notitia instantaneae veritatis vel falsitatis propositionis significantis dictum vel determinatum a modo reddente sensu(m) compositum. propositionem significantem dictum categoricum propositionis officiandae, cuius praedicatum denotatur inesse subiecto secundum idem tempus imperceptibile [...] » **. Considerato in se stesso, il senso diviso a sua volta può essere mostrato (potest ostendi) in due modi: «aut explicatione propositionis, aut expositione eiusdem » #5; perciò la nozione di esso è legata alla explicatio o alla expositio; la explicatio di « tu non potes pertransire 4 spa- tium » è: «tu non habes potentiam ad pertranseundum 4 spa- tium », che è falsa; mentre la expositio (0 resolutio, dice Vettori) esige che sia vera in un tempo percettibile la proposizione « hoc possibiliter currit »; per questo si suol dire che il senso diviso deve « verificari temporaliter » 3%, Considerati poi l’uno in rapporto all’altro, i due sensi rien- trano nella dottrina della conseguentia come specie nel genere ?7. Da queste considerazioni deriva la determinazione del posto da assegnare al trattato tra i libri logici: in quanto i due sensi sono considerati in sé, la nozione di senso composto e di senso diviso è legata alla conoscenza della proposizione e in tal senso è « pars determinationis libri Periermenias »; in quanto essi sono consi- derati in rapporto tta loro, il trattato va posto immediatamente dopo il trattato delle conseguenze ** e immediatamente prima dei Primi analitici. 1 fini del trattato possono essere interno o esterno alla logica; fine interno è la soluzione dei sofismi, fine esterno è servire a tutte le scienze *?. Per quanto riguarda le cause del senso composto e del senso diviso, è da tenere presente che ‘causa materiale’ è il 354 Ivi. Si ricordi come è data la probatio officialis: « Talis propositio est..., quae praecise significat ..., ergo...  « dictum verbale » o un suo equivalente, giacché compositio e divisio sono proprietà logiche di cui la prima inferi cioè esige l’istantanea verifica della proposizione, e l’altra la verifica tem- porale, e si sa che la verifica è proprietà delle proposizioni o dei dicta soltanto *. Inoltre, il modo, o il termine comzponens vel dividens, dà nome e definizioni al dictum composto o diviso *! e quindi la capacità di confondere (virtus confusiva), propria del termine che è modo, opera o su tutto il dictuzz o solo su di una parte di esso e fa senso composto e senso diviso *°: perciò la virtus confusiva del modo ne è la causa formale; e poiché la confusio è opera dell’intelletto (« est de operatis ab intellectu »), senso composto e senso diviso sono legati all’apprebensio, della capacità di un termine di ‘confondere’ un dictumz, da parte dell’in- telletto *4, il quale così ne è causa efficiente. Di qui seguono due affermazioni di notevole importanza: innanzi tutto, senso com- posto e senso diviso non hanno luogo senza la confusio del termine; inoltre, non hanno luogo senza il riferimento all’intelletto (sine intellectu)**. Come si può notare, la seconda affermazione ripren- de il vecchio tema del rinvio all’intelletto, del resto già presente in Heytesbury, per il quale senso composto e senso diviso sono molto simili quanto alla struttura linguistica (vox) ma omzzino impertinentes quanto all’intelletto, in ordine alla verità e alla falsità e « quoad formam arguendi » #7, Ma sulla prima affermazione si fonda tutta la struttura del trattato di Vettori. Egli si chiede infatti, subito dopo, se si possa 36 Ivi, lect. I, 2, supponitur primo, e prima conclusio. 361 Ivi, supponitur secundo. 362 Ivi, supponitur tertio. 363 Ivi, secunda conclusio. 364 Ivi, supponitur quarto. 365 Ivi, tertia conclusio. 366 Ivi. 357 HeyTEsBuRY, De sensu composito et diviso, cit., f. 2ra. 592 Alfonso Maierà dare un’unica definizione di senso composto e senso diviso. Ricordata l'opinione che abbiamo visto essere propria di Battista da Fabriano, Sermoneta e Landucci, egli la rigetta come « falsa imaginatio »*8; egli afferma che, non essendo il concetto di senso composto e senso diviso « mere aequivocus », esso può fungere da concetto comune e indifferenziato (indifferens) rispetto ai con- cetti propri causati dai vari modi 9, Ora, la ratio communis pro- pria di questo concetto è quella che si è detto: non c’è senso composto e senso diviso « sine virtute confusiva » + Da questa affermazione seguirebbe che la proposizione « pos- sibile est Socratem esse istum hominem » non è in senso com- posto perché nessuna parte del dicturz ha confusio, € che la pro- posizione « possibile est Socratem esse hominem » è in senso diviso giacché solo una parte del dictum ha confusio: entrambe, invece, secondo la dottrina tradizionale, dovrebbero essere in senso composto perché il modo precede totaliter il dictum; se- guirebbe inoltre che la congiunzione e?, la disgiunzione vel e il relativo implicativo, non avendo capacità di confondere, non farebbero senso composto e senso diviso, e quindi i modi tre, cin- que e sei non sarebbero tali”. Per rispondere a ciò, Vettori afferma ancora una volta che un termine fa senso composto quando ‘confonde’ o tutte le parti del dictum o almeno la principale, cioè il soggetto, e fa senso diviso quando confonde la parte più remota, cioè il predicato; perciò, continua Vettori, alcuni termini che non hanno tale capacità, non possono fare senso composto 0 senso diviso, ma possono causare corzpositio e divisio (giacché altro è compositio, altro senso composto, e così via); tali sono tutti termini elencati da Heytesbury ad eccezione di quelli del primo e dell’ottavo modo, VETTORI (si veda), dubitatur primo. 39 Ivi. ; . ; 370 Ivi (in particolare il secondo corollario al primo dubbio). 371 Ivi, dubitatur secundo. Terminologia logica della tarda scolastica 593 dei quali si parla communiter quando si tratta di senso composto e di senso diviso *; perciò non « ex diversa applicatione modi ad dictum » nascono le diversità tra i due sensi, ma dalla diversa confusio *: ci sono proposizioni, il cui modo (in forma nominale) precede il dictum, che non sono officiandae perché il soggetto di esse non è confuso (es. in « possibile est Socratem currere » solo il predicato è ‘confuso’), e perciò sono in senso diviso (come « Socratem possibile est currere » e « Socratem currere est possi- bile »; ma, mentre quella è explicanda, queste sono resolubiles); proposizioni come « possibile est hominem esse Socratem » sono invece in senso composto perché il soggetto è confuso e quindi sono da probare officiabiliter o exponibiliter. Ora: se non c'è confusio e il modus precede tutto il dictum, si avranno propo- sizioni compositae, non in senso composto, e se il modus sta tra le parti del dicturz, si avranno proposizioni divisae, non in senso diviso; le compositae « possunt probari vel explicative, ut in sensu diviso, vel officiabiliter aut expositive ut in sensu com- posito » 3, Ciò premesso, egli accetta le osservazioni relative alle propo- sizioni « possibile est Socratem esse istum hominem » e « possibile est Socratem esse hominem »; ritiene inoltre che ez, vel e qui facciano compositio e divisio, ma non senso composto e senso 372 Ivi, supponitur primo; in part: «Quia autem stat aliquos esse terminos non habentes vim assignatam, ideo ab actione sensus compositi vel divisi auferuntur, licet ex eisdem causetur compositio vel divisio in propositione: hi igitur erunt qui assignantur a Tisbero in littera, praeter hos de primo et octavo, quibus communiter utimur in locutione sensus compositi vel divisi [...]». È evidente qui il riferimento alla tradizione, per la quale modali e verbi designanti atti di volontà (1° e 8° modo) fanno senso composto e senso diviso essendo officiabili; l’autore non accenna, infatti, al secondo modo, che per Heytesbury è appunto «cum terminis confundentibus ». 373 Ivi, supponitur  secundo. 374 Ivi, supponitur tertio. 38 Alfonso Maierù 594 diviso. Egli è cosciente che quest’affermazione nega la dottrina di Heytesbury e degli altri logici e perciò la dà come sua IDE personale ?. Egli continuerà così a parlare di “senso composto’ e di ‘senso diviso” secondo la terminologia tradizionale, anche in quei casi in cui avrebbe dovuto semplicemente parlare di Lp e divisio, e continuerà a descrivere i modi nella maniera tradi- zionale. N Tralasciando i modi terzo, quarto, quinto e sesto, cl soffet- miamo brevemente sui quattro rimanenti, limitandoci ad esami- nare la caratterizzazione fornita da Vettori. a Primo modo. Ha luogo quando i termini ampliativi o, bageg si operano su di un dictum verbale o un suo «prec Ss a senso composto quando il modo precede ° segue i ic n mentre quando sta tra le parti del dictum si ha ce De È, il termine modale, sia quando è officiabile che quando cp ; nibile, è sempre in primo modo 8; i verbi potest e contingi 375 Ivi, in fine: «Et sic his habitis facilis est responsio ad gup dum corollarium, concedendo id » Laren gra soir pa er) pro aliis autem tribus negatur notam cor n be hdi i implicativim non facere compositionem vel divistonem, quan ipa e nullum illorum facere sensum compositum La cap cum nullum horum habeat vim confusivam, ut pro egg ir 3 Gu hoc arguatur fere omnia in tertio articulo esse contra core Lodi logicos, concedatur. Ideo volui haec dixisse Reni prop: hear noster habeat quod obicere, et hoc de tertio articulo et per q hodierna Pad; A her 376 Ivi t. rimo. . . 377 da n è ia la tesi di Strode e di -_ ko; Lei magna), relativa alla distinzione da fare quando il modo s gr ps 318 Ivi, fertio, fra cui: «Ex quo sequitur è pen lic nomen sensus compositi in propositionibus modalibus ut = uerunt q cai SI cfr. ad es. il Landucci, per il quale in questo caso si e unta modo; cfr. anche il testo del VETTORI, 0p. cit. lect. III, i ‘ubi sl fis ; prima conclusio, dove si ripropone il problema per g men pira si risponde: « Termini modales adverbialite= sumpti componuni Terminologia logica della tarda scolastica 595 assunti impertsonalmente fanno senso composto; personalmente, senso diviso; il dictum vero segue alla proposizione vera: « deum esse » è dictum di « deus est »; quindi, vera questa, segue che è vero quello e non viceversa; triplice è la differenza tra i due sensi: a) il senso composto ha verificazione istantanea, sia perché tutta la compositio è determinata dal modo, come vuole Heytesbury, sia perché tutte le parti della comzpositio sono ‘con- fuse’ dal modo, come si è detto, mentre il senso diviso richiede, a sua volta, una successione temporale, sia perché il modo determina una parte del dicture, sia perché è confuso solo il pre- dicato; b) il senso composto è officiabile o esponibile, mentre il senso diviso « probatur ratione termini mediati »; c) la terza dif- ferenza proviene « ex parte illativae positionis »; cioè la proposi- zione in senso composto implica una proposizione nella quale il modo sia affermato della proposizione de inesse corrispondente al dictum (es. « necesse est hominem esse animal, ergo haec est necessaria ‘homo est animal’ ») e ciò non è possibile per il senso diviso (non vale l’inferenza: « homo contingenter est animal, ergo haec est contingens ‘homo est animal’ ») 1, Secondo modo. Si ha con un termine che ha « vis confundendi » (confuse tantum, mobiliter o immobiliter) nei riguardi di un proprie et per se in primo modo », e ciò contro Heytesbury, che « ratione suae confusionis vel immobilitationis » li tratta nel secondo modo. 379 Ivi, lect. II, 1, quarto. 380 Ivi, quinto; continua: «Ex quo patet error nostri aemuli conce- dentis esse id ad quod esse verum sequitur suam propositionem esse veram. Jam enim scripsimus circa notitiam insolubilem aliquam propositionem esse falsam, cuius dictum adaequate est verum, ut haec ‘Socrates dicit falsum’, posito quod nihil aliud dicat, et tunc ipsa est falsa, et Socratem dicere falsum est verum ut sequens, ergo etc. Et hoc idem militat contra ponentes obiectum scientiae-vel dubitationis esse significabile complexe et non ipsa conclusio [...] »; quest’ultima è la posizione di Gregorio da Rimini (ma cfr. cap. I, appendice 1). 381 Ivi, sexto. dictum © d'un suo equivalente *: termini aventi la capacità di “confondere” sono di tre specie: alcuni esercitano mediate tale capacità (così omnis nella proposizione universale affermativa, e non causa « compositio »), altri la esercitano immediate (come le « dictiones exclusivae », e non causano « compositio »); altri infine la esercitano sia immediate che mediate, purché non siano im- pediti da altro sincategorema: di essi, alcuni « confundendo immo- bilitant », altri no; fra i primi, sono incipit, desinit, promitto, debeo, obligor, necesse, necessario € impossibiliter; fra i secondi, scio, credo, volo, cupio, immediate **; si ha senso composto quando sono ‘confusi’ quei termini che possono esserlo: se si ha confusio mobilis, la verità o falsità della proposizione è mostrata dalla dalla verità o falsità del descersus a una proposizione « de di- siuncto exttemo »; se si ha confusio immobilis, la verità o falsità sarà provata mediante descensus alla equivalente proposizione in senso diviso; si ha senso diviso quando un termine comune della proposizione non è confuso perché antecede il termine confundens: la verità o falsità di essa sarà provata con descensus dal termine comune non confusus, descensus che non è possibile col senso com- posto **. Di qui deriva l’analisi dei rapporti tra primo e secondo 382 Ivi, lect. III, 1, conclusio. 383 Ivi, supponitur primo: cfr. LANDUCCI, OP. cit., f. 7vb. 34 VerTORI, op. cit., lect. III, 1, supponitur tertio, e cfr. supponitur quarto: « Et ex hoc supponitur quarto quid nominis sensus compositi et divisi in secundo modo. Sensus enim compositus tunc est, cum vis terminorum confundentium confusiva et per consequens vel illius immobilitativa est in terminum communem, ratione cuius veritas vel falsitas datae compositionis, si ex confusione et mobilitatione est, habetur verificata vel falsificata proposi- tione de disiuncto extremo compositioni correspondente ut descensus; et si compositio fuerit ex immobilitatione consequente aliqualem confusionem termini, erit verificata vel falsificata propositione exprimente descensum illius termini communis in divisa propositione compositae correspondente, ad mo- dum quo ea(n)dem declarat compositionem ex vi immobilitationis termini factam. Et sic sensus divisus erit, cum vis illorum terminorum confundentium modo: il secondo modo è superior al primo, che è inferior a quello (« Le. ] differentiam secundi modi compositionis a primo esse sicut superioris a suo inferiori ») #9; ciò è contro l’opinione di Landucci (« Senensis quidam » scrive Vettori), ma alla obiezione di Lan- ducci, che non si capisce perché, se così fosse, Heytesbury avrebbe cominciato il suo trattato dal primo modo anziché dal secondo Vettori risponde che questo si deve al fatto che comunemente si parla di senso composto e senso diviso a proposito dei termini che denotano la possibilità, inclusi perciò nel primo modo *%, Accostiamo subito a questi due l’ottavo modo. I verbi desi- gnanti atti della mente sono di due specie: alcuni designano un atto interiore (intelligere, scire, velle), altri designano un atto este- non transcendit in terminum communem per praecedentiam illius ad ipsos ratione cuius veritas vel falsitas datae propositionis divisae habetur ES descensu illius termini communis repugnante eidem in sensu composito.» L'esempio addotto per il secondo caso del senso composto è « niecessatio: omnis homo est animal »: l’autore non illustra come va operato il descensus in questo caso; si limita a ribadire che «[...] datae propositionis veritas habetur verificato vel falsificato descensu attributo illi termino i S diviso extraneo eidem in sensu composito ». sana sa Ivi, supponitur septimo; continua così il testo: «Quilibet enim terminus qui ratione sui significare posse esse vel non posse esse facit sensum compositum in primo modo cum quilibet talis habeat vim confun- dendi tantum ratione suae confusionis, faciet sensum compositum vel divisum in secundo modo et non e contra; patet enim aliquem esse terminum com- ponentem vel dividentem in secundo qui nullatenus significat posse esse vel non posse esse et sic a ratione compositionis primi modi secluditur ». Tuttavia vii [..] supponitur sexto, quod licet quilibet terminus ‘cdimponena vel dividens in primo modo possit ratione suae confusionis componere vel divi cà in secundo modo, aliqua tamen est propositio in sensu composito vel ; iviso in primo quae nec est composita vel divisa in secundo modo, ut hi ‘necesse est Socratem esse istum hominem’ et ‘Socratem necesse est fees istum hominem?. Et hoc patet per quid nominis sensus compositi o divisi in secundo modo » (cfr. n. 384) sith 386 Ivi, sotto supponitur septimo. 598 Alfonso Maierà riore (video, tango, audio)". Solo i primi fanno senso composto e senso diviso in questo modo **. Tali verbi possono cadere su di un termine incomplexus, o su di un dictum complexum (di qui la distinzione tra probatio descriptibilis e officialis); se cadono su di un complexum, o dictum categoricum, perdono ogni «vis appellationis formae », giacché « appellare formam est restringere terminum ad sui definitionem, sed dictum categoticum nullam habet definitionem, igitur non appellabitur appellatione formae » 39; del resto, solo con un complexum si ha senso com- posto e senso diviso ?, e precisamente si ha senso composto quando il verbo precede o segue il dictuz, mentre se sta tra le parti del dictum si ha senso diviso 32. il primo ha probatio offi- cialis, il secondo va provato secondo il termine mediato precedente, se è presente nella proposizione ®”. Per concludere, esaminiamo l'impostazione che Vettori dà del settimo modo, che ha luogo — egli dice — con le determi nazioni ita est, ita fuit, ita erit. Egli così procede: dei termini am- pliativi, alcuni significano la possibilità (« consignificant posse esse vel non posse esse ») e appartengono al primo modo; altri invece consignificano il tempo, sia se sono considerati in sé (al tempo passato o futuro), sia se considerati nella forma di participio 387 Ivi, lect. VIII, 1, supponitur primo. 388 Ivi, supponitur secundo. 389 Ivi, supponitur tertio. : , 39 Ivi, supponitur quarto; continua: «Hoc idem patet quia sequitur tamquam ab eodem idem: ‘tu intelligis hominem esse animal, ergo hominem esse animal intelligis’, quod non contingeret si dictum illud formaliter appellaretur, sicut hic non sequitur: ‘tu (ergo textus) hominem intelligis, ergo intelligis hominem’, ut patet intuenti ». 391 Ivi, supponitur quinto. 392 Ivi, supponitur sexto. . 33 Ivi, supponitur septimo, e conclude: «Et scias istam differentiam non causare omnimodam impertinentiam inter hos sensus, quia aliquibus conditionibus observatis sensus illi erunt pertinentes [...] ». i — Adam est praeteritus, antichristus est futurus: il participio è detto distractivus; considerando che ampliatio est dilatatio verbi, vel ratione sui, vel ratione participii distractivi ultra propriam sui consignificationem ad plures scilicet temporis differentias », può accadere che unì verbo ampliato possa essere restrictus di fatto « ad unam temporis differentiam  tra quelle richieste dall’amzpliatio; così avviene nel nostro caso, giacché ita, (e solo per accidens l’espressione « aliquando fuit ita ») limita a un istante del tempo connotato la verità della proposizione #9, e quindi l'aggiunta di if4 a un dictum è causa formale del senso composto in questo settimo modo ?, Di qui deriva che il senso composto si ha con l’aggiunta di ifa che restringe l’arzpliatio del tempo del verbo nella proposizione a un istante del tempo con- notato dal verbo che fa parte della deterzzinatio, e che è il passato o il futuro; il senso diviso è dato dalla proposizione senza deter- minazione e col verbo ampliato -- es. senso composto: aliquando fuit ita quod Socrates EST albus, senso diviso: Socrates FUIT albus. Di qui ancora risulta che il senso diviso sta al senso composto come il più ampio al meno ampio. Nel primo caso quella compositio che è il senso diviso ha verità verificabile nel tempo 3% Ivi, lect. VII, 1, conclusio, e praemittitur primo. praemittitur secundo; cfr. anche: Quantum ad primum prae- supponitur primo quid nominis restrictionis. Unde restrictio est acceptio termini in propositione pro paucioribus quam in propositione ampliata. Dico ‘acceptio termini in propositione’, ut denotetur restrictionem non fieri extra propositionem: est enim species suppositionis, quae est proprietas termini proportionaliter capti. Dico ‘pro paucioribus quam’ etc., ut deno- tetur terminum discretum non posse restringi [...]. Supponitur  secundo quod terminum restringi ad pauciora in propositione potest dupliciter intel- ligi: vel ad pauciora scilicet supposita personaliter termino attributa, vel ad pauciora, id est, ad pauciores temporis differentias connotatas per verbum cui accidit ampliatio vel ratione sui vel ratione participii ampliativi, et haec erit restrictio ampliationis cui committatur compositio septimi modi ». 39 Ivi, 1, praemittitur tertio. 397 Ivi, praemittitur quarto.  (« Veritas [...] compositionis divisae proportionatae illi de sensu composito est temporalis et non istantanea [...] »), nel secondo invece è istantanea (« [...] veritas limitatur ad certum instans proportionatum propriae connotationis verbi restricti »: propor- zionato, cioè, al passato o futuro, secondo i casi) **. 398 Ivi, supponitur septimo. Il testo del trattato “Termini qui faciunt” si trova in due manoscritti: PADOVA, Biblioteca Universitaria 1123, ff. 10va-11vb, e Worcester, Cathedral Library, F. 118, f. 30v sgg. Ho esaminato il ms. Padovano. Il testo, ANONIMO, ha, al f. 10va, Incipit :termini qui faciunt” e, al f. 11vb, Expliciunt termini qui faciunt. Il trattato quindi trae il suo titolo dall’incipit. Anche a una prima lettura si può rilevare che ci si trova di fronte non a un’opera originale, ma ad un adattamento di un capitolo delle Regulae solvendi sophismata di Heytesbury, intitolato “De scire et dubitare”. Il materiale del capitolo di Heytesbury è qui organizzato in modo da offrire in primo piano la descrizione del senso composto e del senso diviso, alla quale seguono VI casus con le relative risposte. Nel suo testo, invece, Heytesbury vuole chiarire le difficoltà relative all’uso di scire, dubitare, ecc.; per far ciò, egli formula gli stessi VI casi; passa quindi a descrivere senso composto e senso diviso. Infine risolve i casus. Heytesbury e il suo anonimo manipolatore si propongono fini diversi. A conferma della dipendenza del trattato “Termini qui faciunt” dal testo di Heytesbury diamo di seguito in sinossi i passi più importanti dell’uno e dell’altro (si noti la successione dei fogli dei passi riportati: si constaterà quanto diversa sia la collocazione dei brani paralleli nel testo di Heytesbury e nel nostro trattato. Ms. Padova, Bibl. Un. 1123 (f. 10va) Termini qui faciunt propositiones aliquando sumi in sensu composito et aliquando in sensu diviso et sunt isti et consimiles: scie, dubitare, imaginari, nolle, velle, ‘perci- pere’, CREDERE, ‘intelligere’, POSSIBILE, impossibile, ‘contingens’, NECESSARIUM, et alii consimiles. Unde notandum est quod quando aliquis praedictorum terminorum vel consimilium praecedat totaliter DICTUM PROPOSITIONIS vel finaliter subsequitur, tunc sumitur illa propositio in sensu composito, ut illa ‘Scio deum esse’, ‘Dubito Socratem currere’, ‘Possibile est album esse nigrum’, ‘Hominem esse album est impossibile’. Et significant tales propositiones sic: Scio deum esse, id est scio QVOD deus est. Credo Socratem cutrere, id est: credo QVOD Socrates currit; ‘possibile est album esse nigrum’, id est: “Hoc est possibile: quod album est nigrum, et sic de aliis. Sed quando aliquis dictorum terminorum mediat dictum propositionis, id est ponitur in medio inter ACCUSATIVVM CASUM et, modum infinitum, tunc illa propositio est totaliter accepta in sensu diviso. Et tales sunt istae: ‘4 scio esse verum’, ‘SOCRATEM percipio currere’, ‘album possibile est esse nigrum’ etc. Et istae significant sic: ‘4 scio esse verum’, id est illud quod est 4 scio esse verum; ‘Socratem percipio currere’, id est: illud quod est Socrates percipio [De scire et dubitare. Ad cuius evidentiam est notandum quod aliquando accipiuntur propositiones quaedam in sensu composito quibus consimiles sumuntur in sensu diviso quae non convertuntur cum illis acceptis in sensu composito. Item sciendum quod huiusmodi propositiones maxime fiunt per terminos actum vel habitum animae importantes, aut posse esse vel non posse esse, seu esse necessario vel non esse, vel impossibile esse vel non esse. Eiusmodi sunt isti termini: scire, dubitare, intelligere, imaginari, percipere, velle, nolle, possibile’, ‘impossibi- le’, necesse et sic de aliis multis. Quod autem cum his terminis fiant tales propositiones satis apparet iuxta communem modum loquendi [H. P. GRICE, “ORDINARY LANGUAGE”], ut cum dicitur: ‘scio 4 esse verum’ et ‘4 scio esse verum’. Propositiones istae multum sunt similes, sed non convertuntur. Una enim accipitur in sensu diviso et alia in sensu composito sicut et hic. Aliquam propositionem dubito esse veram’ et ‘dubito aliquam propositionem esse veram, intelligo vel imaginor aliquem punctum esse medium huius corporis’ et ‘aliquem punctum intelligo vel imaginor esse medium huius corporis. Et ita apparet quod multae sunt propositiones similes sicut istae iam praemissae et  aliae huiusmodi quae non convertuntur, cum una accipiatur in sensu currere; ‘album possibile est esse nigrum’, id est illud quod est album possibile est esse nigrum postea, vel sic: de re quae est alba potest fieri res nigra, et sic est de aliis. Ad istam conclusio- composito et alia in sensu diviso, quia sensus compositus rato vel numquam convertitur cum sensu diviso, sed in maiori parte quantumcumque sint similes sunt tamen sibi invicem impertinentes sicut inferius patebit. Item tamquam pro regula est observandum quod cum aliquis istorum terminorum vel similium praecedit totaliter dictum alicuius propositionis seu sequitur finaliter, tunc talis propositio accipienda est in sensu composito, sicut sic dicendo: ‘scio 4 esse verum’; tota illa propositio accipitur in sensu composito, et tunc convertitur cum hac propositione ‘scio quod 4 est verum’, et ex hoc sequitur quod talis propositio ‘a est verum’ vel aliqua propositio significans quod a est verum est scita a me. Multi tamen sunt termini prius accepti qui non multum competenter sequuntut finaliter huiusmodi dictum propositionis, quia improprie diceretur: ‘4 esse verum scio”, ‘aliquam propositionem esse veram scio’. Aliqui tamen istorum competenter possunt sequi huiusmodi dictum finaliter. Convenienter nam dicitur: ‘4 esse verum est possibile’, ‘hominem currere est possibile', ‘hominem esse asinum est impossibile’: sive igitur totaliter praecedit talis terminus dictum huiusmodi sive sequatur finaliter, erit totalis propositio dicta accepta in sensu composito. Prima supponatur  nem probandam arguitur sic, et primo supponitur ista propositio: suppono quod omnis propositio, de qua consideras quam non scis esse veram nec scis esse falsam, sit tibi dubia. Deinde ponitur iste casus, quod tu scias quod 4 sit altera istarum duarum propositionum ‘deus est vel ‘homo est asinus’ et lateat te quae istarum s[clit 4... (f. 11ra) Ad eandem conclusionem probandam arguitur sic, et ponitur iste casus, quod tu scias quod a s[cJit unum istorum contradictoriorum: ‘rex sedet’ et ‘nullus rex sedet’, ita quod tu scias quod quodcumque istorum sit verum quod illud sit 4 et e contra, nescias tu tamen quae istarum sit 4, sicut nec scias quae ista- rum scit vera; isto casu posito, facio tibi istam consequentiam. Tertio ad eandem conclusionem arguitur sic, et ponitur quod Socrates sit coram te et scias tu bene quod ‘hoc est hoc demonstrando Socrate et nescias tu quod hoc est Socrates, scias tamen bene quod ista propositio ‘hoc est Socrates’ significat praecise quod hoc est Socrates, tunc isto posito sequitur quod ista propositio ‘hoc est Socrates’ est tibi dubium quod quaelibet propositio de qua considerat aliquis quam ille nescit esse veram nec scit esse falsam sit dubia eidem. Deinde ponatur quod tu scias quod 4 sit altera illarum: ‘deus est’, ‘homo est asi- nus’, quarum unam scias esse ve- ram et necessariam, scilicet istam ‘Deus est’, et aliam scias esse falsam et impossibilem, scilicet istam ‘homo est asinus’, et te lateat quae illarum sit 4. Item arguitut ad idem sic. Ponatur quod tu scias quid sit ve- rum istorum, demonstratis istis contradictoriis tibi dubiis: ‘rex se- det’, ‘nullus rex sedet’, sic quod scias quod, quodcumque istorum sit 4, quod ipsum sît verum, et quod solum ipsum sit 4 et e con- tra, et cum hoc scias quod 4 est verum istorum, nescias tamen quid istorum sit 4 sicut nescis quid istorum sit verum. Istis po- sitis, fiat haec consequentia... Item ad idem arguitur sic. Po- natur quod tu scias quod hoc sit hoc, demonstrato Socrate, et ne- scias tu quod hoc sit Socrates, scias tamen quod haec propositio ‘hoc est hoc’ significat  praecise quod hoc est hoc, et etiam quod ista propositio: ‘hoc est Socrates” significat prae(f. 12vb)-cise quod hoc est Socrates. Sit enim Socrates coram te quem scias esse homi- nem et nescias ipsum esse Socra- tem, quc posito cequitur quod Terminologia logica della tarda scolastica 605 Quarto arguitur [sic] ad ean- dem conclusionem sic, et ponatur quod Socrates sit coram te, scias tu bene quod ipse est Socrates vel Plato, nescias tamen quis istorum ipse sit, scias tu bene quod ista propositio ‘hoc est Socrates” signi- ficat praecise quod hoc est Socra- tes, tunc ista propositio ‘hoc est Socrates’ est tibi dubia... Quinto arguitur ad eandem conclusionem probandam sic, et ponitur quod tu scias quid demon- sttetur per subiectum huius pro- positionis: ‘hoc est homo” et quod aliquid scias esse hominem et nihil dubitas esse hominem et quod tu scias istam propositionem ‘hoc est homo’ sic significantem praecise quod hoc est homo, tunc ista propositio ‘hoc est homo” est scita a te esse vera vel scita a te esse falsa... (f. 1lva) Sexto arguitur ad pro- bandum (!) conclusionem sic: po- natur quod 4, è, c sint tres propo- sitiones quarum duae primae, sci- licet 4, d sint scitae a te, tertia sit c dubia; et dubitantur sic istae propositiones vel removean- tur a te, ita quod nescias quae istarum s[clit 4 nec quae d nec quae c nec quae sit tibi dubia. Isto posito, arguo sic: aliqua ista- rum est scita a te et quaclihet haec propositio ‘hoc est Socrates” est tibi dubia... Item posito quod scias quod hoc sit Socrates vel Plato, nescias tu tamen an hoc sit Socrates nec scias an hoc sit Plato, et tunc erit ista propositio tibi dubia: ‘hoc est Socrates’... Item suppono quod tu scias quid demonstretur per subiectum huius propositionis: ‘hoc est homo” et scias quod illa propositio signi- ficat praecise sicut termini illius preetendunt, et quod scias aliquid esse hominem et nihil dubites esse hominem; quo posito, sequitur quod ista propositio: ‘hoc est homo’, sit scita a te esse vera vel quod illa sciatur a te esse falsa... Item sint 4, d, c tres proposi. tiones, quarum duae sint scitae a te, scilicet 4 et 2, et tertia, scili- cet c, sit tibi dubia, et nescias quae illarum sit 4 vel b, et simi- licter lateat te (f. 13ra) quae illa rum sit tibi dubia. Istis positis, sequitur quod aliqua illarum pro- positionum sit scita a te, quia tam a quam È sciuntur a te per casum, et sequitur etiam quod quaelibet illarum sit tibi dubia... 606 istarum est dubia, ergo conclusio... Septimo arguitur ad eandem conclusionem sic: tu scis quod hoc est Socrates et dubitas an hoc sit Socrates eodem demonstrato, ergo illud est scitum a te et tibi dubium; et antecedens arguitur sic, et ponatur quod heri vidisti Socratem et neminem alium, et scias tamen bene quod adhuc ille homo quem heri vidisti est So- crates, et sit Socrates hodie coram te et lateat te quod iste est So- crates, tunc sic: tu scis quod iste homo est Socrates; hoc arguitur sic, quia demonstrato isto homine quem heri vidisti, scis bene quod iste est Socrates, sed neminem heri vidisti nisi istum hominem, ergo demonstrato isto scis bene quod iste est Socrates et dubitas an iste idem sit Socrates per ca- sum, igitur sequitur conclusio. Alfonso Maierù Item tu scis quod hoc est So- crates et dubitas an hoc sit Socra- tes, eodem demonstrato; propter quod ponatur quod heri videris Socratem et scias adhuc quod ille homo quem heri vidisti est So- crates, et videas Socratem modo, et lateat te an sit Socrates, sed credas quod ille homo quem nunc vides sit Plato, et non videas ali- quem nisi Socratem; istis positi scis quod hoc est Socrates d monstrato illo quem heri vidisti, quia absque haesitatione conce- deres quod hoc est Socrates, de- monstrato illo quem heri vidisti, quia scis bene quod ille quem heri vidisti est Socrates demon- strato illo quem heri vidisti. Scias nam gratia exempli quod neminem vidisti heri nisi illum qui est So- crates, et tunc sequitur quod tu scis quod hoc est Socrates, de- monstrato illo quem heri vidisti, et eodem demonstrato dubitas an hoc sit Socrates, quia, demonstrato illo quem iam vides, dubitas an hoc sit Socrates, et idem est quem iam vides et heri vidisti, igitur eodem demonstrato scis quod hoc est Socrates et dubitas an hoc sit Socrates. Appendice 2 IL TRATTATO TERMINI CUM QUIBUS E PAOLO DA PERGOLA. Kristeller in “ITER ITALICVM” dà notizia di due trattati de sensu composito et diviso di Paolo da PERGOLA (si veda), nessuno dei quali corrisponde a quello che abbiamo utilizzato nella esposizione precedente e che ha l’incipit: “Cum saepe numero cogitarem.” Del primo di essi, contenuto nel ms. Sessoriano 301 della Biblioteca Nazionale di ROMA, KRISTELLER (si veda) dà questo incipit: “Quoriam ignoratis.” Il secondo, invece, si troverebbe nel ms. Casanatense 85; l'incipit è: “Termini cum quibus.” Il ms. Sessoriano contiene in realtà il trattato a noi noto, ma esso non è segnalato da Kristeller. L’incipit fornito dallo studioso è quello di un altro trattato che nel codice precede il nostro testo. Ecco l’indice del ms. Sessoriano: 1) ff. 1ra-54vb: (Pauli Veneti Logica parva) (manca il primo trattato e metà del secondo): inc.: ef ita non immobilitant. Ideo bene sequitur: scio omnem propositionem, et iste sunt omnes propositiones, ergo scio istam et istam et sic de singulis (cfr. l’ed. veneziana del 1567 « apud Hieronymum Scotum », tr. II De suppositionibus, cap. V, p. 22, 30); expl.: secundum quod mei in exordio primitus asserendo promisi (nell’ed. cit. manca l’ultimo paragrafo: merito-promisi; nel ms. segue, di mano posteriore) E7 sic est finis. FINIS. 1 Cfr. Iter Italicum, II, London-Leiden 1967, p. 122. 2 Ivi, p. 97. 608 Alfonso Maierù 2) ff. S4vb-SSvb: Incipit tractatus brevis magistri Pauli Pergulensis de sensu composito et diviso ad medium inveniendum in silogismo (ma cfr. Codices vaticani latini, II, 679-1134, rec. Pelzer, Romae, Vat. lat. 1109, ff. 144v-145r, dove il testo è attribuito a Marinus de CASTIGNANO (si veda) sotto il titolo Tractatus de inventione medii. Pelzer per lo stesso testo rinvia al Vat. lat. 3037, ff. 151r-154r); inc.: Quoniam ignoratis principiis et ea que sequuntur ignorari habent ab his qui perfecte scire cupiunt; expl: Et sic sepe hec legendo multa alia exempla per temetipsum per regulas ante positas inveniri poteris. Finis. Explicit utilis tractatus ad medium in silogismo inveniendum; 3) ff. 55vb-58vb: (Pauli Pergulensis De sensu composito et diviso: ) Item de sensu diviso et composito tractatus eiusdem. Inc.: Cum sepe numero cogitarem; expl.: que hic scripsi plurima ex te repperies (cfr. l’ed. M. A. Brown cit., pp. 149-158; l’explicit ha riscontro nell’ap- parato); 4) £.59r: versus memoriales. Il manoscritto, del sec. XV, cartaceo, di ff. 59, a due colonne, è dovuto a due mani diverse: la prima, fino al f. 54vb, al punto indicato; la seconda, dal f. 54vb alla fine. Il secondo testo segnalato dal Kristeller occupa i ff. 55va-58rb del ms. Casanatense 3, ed è anonimo. L'attribuzione di esso a Paolo da Pergola è stata forse ricavata dal ms. Marciano, lat. VI, 248 (= 2878); questo codice infatti ha, ai ff. 92va-93vb, un trattato de sensu composito et diviso, incipit: Termini cum quibus, attri- buito al Pergolese (ma ai ff. 89ra-92rb ha il De sensu composito et diviso, incipit: Cum saepe numero cogitarem, che una mano poste- riore a quella che ha copiato il testo ha espressamente attribuito al Pergolese: si veda il margine superiore del f. 89r). In realtà il testo 3 Per la descrizione del codice, cfr. Catalogo dei manoscritti della Biblio- teca Casanatense, I, compilato da Moneti, Muzzioli, Rossi, e Zamboni, Roma. 4 Cfr. J. VALENTINELLI, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, IV, Venetiis 1971, p. 160; il ms. è segnalato dal KRISTELLER, 0p. cit., Tk p. 226 del ms. Casanatense e quello del ms. Marciano differiscono, nono- stante abbiano lo stesso incipit, giacché il primo è notevolmente più lungo del secondo. Diamo di seguito i due testi, segnalando in nota, del più breve, i punti di raccordo con l’altro; si vedrà che esso è derivato da quello maggiore e, così come ci è pervenuto, sembra un riassunto frettoloso del primo. Per stabilire il testo più lungo ci siamo serviti del ms. Casana- tense e del ms. 1123 della Biblioteca Universitaria di Padova, che lo contiene ai ff. 9va-10va 5: anche in questo caso esso è anonimo. Il ms. Padovano è più antico e perciò è stato preso a testo base di questa edizione. Ma Brown ricorda sotto lo stesso incipit anche i testi anonimi contenuti nei mss. Oxford, New College 289, f. 36r sgg. e Worcester, Cathedral F. 118, f. 55b sgg., che non abbiamo preso in esame. I* Termini cum quibus sumuntur propositiones aliquando in sensu composito, aliquando in sensu diviso, sunt isti: scire, dubitare, ima- 5 Una prima analisi del contenuto del ms. è nel mio Lo « Speculum »..., cit., pp. 308-309. 6 Cfr. Introduction a PAuL or PeRGULA, Logica..., cit., p. XI. * P = Padova. Biblioteca Universitaria, ms. 1123, ff. 9ba-10va; C = Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 85, ff. 55va-58ra. In questo apparato non sono segnalate le trasposizioni e le varianti come ergo | igitur, iste / ille. Ho letto P in microfilm negativo; si rilevano inter- venti in inchiostro più intenso sul testo, non so se dovuti alla stessa mano dello scriba, o a mano differente; essi non saranno tutti segnalati: noteremo eo) le cancellature, e le aggiunte in margine o in interlinea (indicate con Pe). 1 termini] Incipiunt termini qui cum quibus Termini P_2 composito +et C 39] -ginari’, ‘percipere’, ‘nolle’, ‘velle’, ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘necessarium’ et ‘contingens’. Et sumuntur propositiones in sensu composito quando aliquis praedictorum terminorum praecedit totaliter DICTVM PROPOSITIONIS, ut ‘scio 4 esse verum’, vel finaliter subsequitur, ut ‘album esse nigrum est impossibile’. Et ista propositio ‘scio 4 esse verum’, et aliae consimiles quae sumuntur in sensu composito, sic significat: Scio quod 4 est verum. Et ista propositio ‘impossibile est album esse nigrum’ et sic singulis. Sed sumuntur propositiones in sensu diviso quando aliquis istorum terminorum mediat dictum propositionis, id est ponitur inter accusativum casum et infinitum modum, verbi gratia ‘4 scio esse verum’, ‘album possibile est esse nigrum’, ‘aliquam propositionem du- bito esse veram’. Et tales propositiones quae sumuntur in sensu diviso sic significant: ‘a scio esse verum’ sic significat: illud quod est 4 scio esse verum; ‘album possibile est esse nigrum’ sic significat: illud quod est album possibile est esse nigrum. Et ideo tales propositiones sumptae in sensu diviso et in sensu composito sunt quasi sibi invicem impertinentes, et in sensu diviso valet talis consequentia: ‘illud quod est 4 scio esse verum, ergo 4 scio esse verum’; et ista consequentia simpliciter est bona: ‘hoc scis esse verum et hoc est 4, ergo 4 scis esse verum’. Sed arguendo in sensu composito non valet consequentia, ut hic: ‘tu scis hoc esse verum et hoc est 4, ergo tu scis 4 esse verum’, quia antecedens est verum et conse- quens falsum posito casu possibili: posito quod 4 convertatur cum ista ptopositione ‘homo currit’ et posito quod tu videas hominem currere, sed quod tu nescias pro certo an sit homo vel non, isto posito, antece- dens est verum, videlicet ‘tu scis hoc esse verum’, quia ista convertitur cum ista ‘tu scis quod homo currit’ et ista est vera, ergo et alia; et altera pars antecedentis est vera, videlicet quod ‘hoc est 4°; et consequens falsum, videlicet ‘tu scis 4 esse verum’, quia convertitur cum ista: ‘tu scis hominem currere’, quia per casum est tibi dubium si sit homo vel non. Sed ad concludendum propositionem in sensu composito oportet 3 possibile+et C 6 totaliter] totum C 10 propositio om P 11 sin- gulis] similibus C. sed om C sumuntur-+autem C 12 istorum] praedicto- rum C 13 accusativum] aliquem (2) C_ 16 significat+quod C 17-18 sicnigrum om P__ 20 suntom C etom C 21 illud] id C 23 sed+con- similiter C 25 tu om C quia om C_ 27 posito] pono P__28 nescias] nesceas P__ 31 4] verum P homo C_ 32 videlicet] quod C 34 non+ Terminologia logica della tarda scolastica 611 accipere utramque praemissarum in sensu composito, sic: ‘scio quod hoc est verum et scio quod tantum hoc est 4, ergo scio 4 esse verum?. Posito quod 4 sit altera istarum: ‘deus est’ vel ‘homo est asinus’, et bene scias quod 4 sit altera istarum, et sit ista gratia exempli ‘deus est’, et lateat te quae istarum est 4 et consideres tu de istis, et scias istas significare praecise primarie, isto posito sequitur ista conclusio: 4 scis esse verum, et tamen tu non scis 4 esse verum. Antecedens probo sic: hoc quod est 4 scis esse verum, demonstrando istam ‘deus est’, ergo a scis esse verum. Ista consequentia est bona, quia consimilis modus arguendi in sensu diviso valet, et antecedens est verum, quia istam scis esse veram ‘deus est’ et ista est hoc quod est 4, ergo hoc quod est 4 scis esse verum, et tamen tu non scis 4 esse verum; probo, quia non scis quod 4 est hoc verum ‘deus est’, quia latet te per casum an 4 sit ista ‘deus est’ an ‘homo est asinus’, nec tu scis 4 esse aliquod aliud verum per casum, ergo tu non scis 4 esse verum; ideo conceditur conclusio. Et si arguitur sic: ‘4 scis esse verum, ergo tu scis 4 esse verum’, negatur consequentia, quia ista possunt stare simul: 4 scis esse verum, et tamen tu non scis aliquod 4 esse in rerum natura. Probatur sic. Ponatur quod « sit ista propositio ‘deus est’ et quod tu scias istam, et quod tu non ctedas aliquod 4 esse in rerum natura, tunc antecedens est verum ‘4 scis esse verum’; probatur: illud quod est 4 scis esse verum, ergo 4 scis esse verum; antecedens probo: istam ‘deus est’ scis esse veram, et haec est illud quod est 4, igitur hoc quod est 4 scis esse verum, et tamen tu non scis aliquod 4 esse in rerum natura. Alia conclusio est ista de primo casu: tu dubitas 4 esse verum et tamen nullum 4 dubitas esse verum; prima parts patet per ca- sum et secundam partem probo, videlicet nullum 4 dubitas esse verum: quia nullum istorum dubitas esse verum demonstrando istam ‘deus est” vel ‘homo est asinus’, et quodlibet 4 est alterum istorum, ergo nullum 4 dubitas esse verum; consequentia patet et antecedens homo C 34-35 oportet-praemissarum] requiritur quod utraque praemis- sarum sumatur C_ 37 posito] supposito C 38 ista+gratia P—39te+ta- men C add et delPest]lsitC =40isto+casuC 41siclsiC 42de monstrando-est’ del Pe 46 quia+tu C 48 an+haec C 49 verumi om C 53 scis] sis C esse-+verum C 55 tu om C 56 probatur] probo C 57 istam] ista C 58 illud] hoc C 59 natura+quia per casum tu non credis quod aliquod 4 sit in rerum natura C 61 4+est tibi P per casum] ex casu C 63 dubitas-verum] est tibi dubium CU istam] 612 Alfonso Maierà sequitur ex casu. Ideo conceditur conclusio et negatur ista conse- quentia: ‘tu dubitas 4 esse verum, ergo tu dubitas 4 vel 4 est tibi dubium’, quia antecedens est verum (‘tu dubitas 4 esse verum’, quia per casum tu nescis an 4 sit ista ‘deus est’ vel ‘homo est asinus’, ergo tu dubitas 4 esse verum) et consequens falsum, quod tu dubitas a, quia suum contradictorium est verum: ‘tu non dubitas 4°; probatur, quia non dubitas illud quod est 4, quia non dubitas istam ‘deus est’ et haec est 4, ergo tu non dubitas hoc quod est 4. Similiter ista consequentia non valet: ‘tu dubitas 4 esse verum, ergo 4 est tibi dubium’, quia antecedens est verum, ut probatum est, et consequens falsum, videlicet ‘a est tibi dubium’, quia ista non est tibi dubia ‘deus est’, et ista est 4, igitur 4 non est tibi dubium. Ista conclusio est possibilis et sequens ex casu: 4 est scitum 4 te et tamen tu dubitas 4 esse verum: antecedens probatur, quia 4 est ista ‘deus est’ et ista est scita a te, ergo 4 est scitum a te, et conse- quens probatur ut prius. Item sequitur: tu dubitas 4 esse verum et tamen tu non dubitas aliquod 4; prima pars probatur ut prius et secundam partem probo, quia tu non dubitas illud quod est 4, igitur tu non dubitas 4, quia tu non dubitas istam ‘deus est’ et haec est 4, ergo tu non dubitas illud quod est 4; ideo conceditur conclusio et conceditur ista: tu scis 4 et tamen tu non scis 4 esse verum. Prima pars patet, quia tu scis hoc quod est 4, ergo tu scis 4; secundam partem probo, quia tu non scis an 4 sit ista ‘deus est’ an ista ‘homo est asinus’, ergo tu non scis 4 esse verum. Similiter ista est vera: 4 est scitum a te et tamen non est scitum a te 4 esse verum. Et ista est vera: 4 scis esse verum et tamen nullum verum scis esse 4, quia hoc verum non scis esse 4 demonstrando ‘deus est’, nec hoc verum ‘homo est animal’ et sic de singulis, ergo nullum verum scis esse 4; nec aliquid scis esse 4, quia aliquam propositionem nescis esse 4, ergo aliquid non scis esse 4; nec 4 scis esse 4, quia 4 est ista ‘deus est’ et tu nescis istam esse 4, igitur 4 nescis esse 4, et tamen haec est falsa ‘4 nescis istasC 64 velletC  68estozP. 69sit]scitP 72 quia2+tu C 73 hoc] illud C 74 ista] haec C 75 dubium] dubia P est? om P verum-+ergo 4 est tibi dubium quia antecedens est verum C 79 probatur] probo C.81probatur] proboC = utormP = 85haeclistaC 88 4+et G 89 non scis] nes(c)is C an?] vel C 92 tamen om P 93 de- monstrando+istam C verum+ demonstrando C 97 a+nec 4 scis esse idem sibi ipsi 4 quia illud quod est 4 nescis esse 4 C 98 ipsi+a esse idem sibi ipsi’. “A èsse verum est tibi dubium’: si concedatur, tunc sic: ista propositio ‘4 esse verum est tibi dubium’ convertitur cum altera istarum «deus est” esse verum est tibi dubium” vel “‘homo est asinus’ esse ve- rum est tibi dubium” et quaelibet illarum est falsa, ergo verum conver- titur cum falso: conceditur consequentia et negatur antecedens; ante- cedens probo sic: ‘4 esse verum est tibi dubium’ convertitur cum ista «deus est” esse verum est tibi dubium”, quia 4 est ista ‘deus est’, ergo si haec sit vera ‘4 esse verum est tibi dubium’, haec foret vera “‘deus est’ esse verum est tibi dubium”: negatur quod istae duae propositiones convertuntur. Contra: subiecta convertuntur, copulae et praedicata convertuntur et propositiones sunt eiusdem qualitatis et quantitatis, ergo convertun- tur. Dicendum quod regula non est generaliter vera, quia oportet addere quod termini pro eisdem praecise supponant in una sicut in alia. Nam ista consequentia non valet: ‘quilibet homo est unus solus homo, ergo omnis homo est unus solus homo’, et tamen subiecta convertuntur, praedicata et copulae convertuntut etc. et propositiones non convertuntur, et causa est, quia in ista ‘quilibet homo est unus solus homo’ li ‘homo’ supponit pro masculis tantum et in alia ‘omnis homo est unus solus homo’ li ‘homo’ supponit tam pro masculis quam pro feminis, et ideo non convertuntur. Ideo, si conceditur ista ‘4 esse verum est tibi dubium’, contra: nullum istorum esse verum est tibi dubium demonstrando istam ‘deus est’ vel ‘homo est asinus’, a est alterum istorum, ergo 4 esse verum non est tibi dubium: syllogismus in quarto modo primae figurae; si negatur, contra: prima est universalis negativa et minor est parti- cularis affirmativa particularem negativam concludentes, et conclu- ditur directe, igitur etc. Pro isto negatur quod maior est universalis negativa, quia hoc totum ‘nullum istorum est verum’ est subiectum ad li ‘est’ et est affirmativa, et negatur quod concluditur directe, quia 4 est ista deus est et hoc est falsum quod tu nescis istam esse idem sibi ipsi C 103 antecedens! om C 104 probo] probatur C 109 convertuntur--et C. 111 quod+ista € 115 convertunturl+et P om C et2+tamen C 117-118 omnis-homo? om P__ 119 feminis] femellis €121 esse verum om C 122 vel+istam Casinustet C_ 123 dubium+con- sequentia est C 124 minor] secunda C est? om C 126 igitur + syllo- gismus C isto+dicitur quod C est] sit C 128 et!+etiam € conclu- quia conclusio non fit ex maiori extremitate et minoti tantum, sed de illis duabus et de parte medii termini; ideo non concluditur directe. Capio istas quattuor propositiones: ‘homo est homo’, ‘homo est risibilis’, ‘homo est asinus’, ‘homo est rudibilis’; capio tunc illas duas ‘homo est asinus’ et ‘homo est rudibilis’; munc istae duae proposi- tiones convertuntur et una istarum est vera et alia falsa, ergo verum convertitur cum falso; consequentia patet et antecedens probo, quia ista convertuntur cum aliquibus, ergo convertuntur; consequentia patet, quia ex opposito consequentis sequitur oppositum antecedentis, quia sequitur: istae propositiones non convertuntur, ergo non con- vertuntur cum aliquibus; ideo si conceditur consequens, tunc arguitur sic: ex consequente sequitur quod ista convertuntur, ergo significant praecise idem, ergo convertuntur inter se, ergo sequitur conclusio probanda, quod aliquae propositiones convertuntur et tamen una est vera et alia falsa. Capio istas tres propositiones: ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus est’, quarum quaelibet significat praecise quod deus est, et arguo sic: istae propositiones convertuntur, ergo quaelibet istarum convertitut cum cum duabus istarum, sed omnis una est vera et omnes duae istarum sunt falsae, ergo verum convertitur cum falso. Ad primum argumentum dicitur quando arguitur sic: istae duae propositiones convertuntur cum aliquibus, ergo convertuntur, negatur consequentia; nec sequitur: 1sta ‘homo est risibilis” convertitur et ista ‘homo est asinus’ convertitur, ergo istae convertuntur. Eodem modo respondendum est ad omnes tales conclusiones, quia si talis modus arguendi sit bonus, tunc istae conclu- siones sequentes sunt verae, et omnes tales quarum una est ista ‘hoc est aequale’ et ‘hoc est aequale’, demonstrato uno cui ipsum primo ditur] concludatur €129 ex] de C 130 duabus] duobus P_131 ho- mo%est 07: C 132 risibilis] risibile est C asinus+et C rudibi- listet C duas+ propositiones C 133 nunc] et tunc arguo sic C 134 alia+est C 135 quia om C 136 ista] istae propositiones C consequentia] consequentiam C 137 patet] probo C 139 arguitur] arguo C 140 quod 07 C 141 idem+consequentia patet per definitio- nem istius termini converti tunc ultra ista significant praecise idem C ergo?+a primo C 142 propositiones+inter se Cet tamen] quarum C 144 deus est*+deus est deus est deus est in mg C 146 ergo om P quaelibet istarum] una vera illarum C 147 una+illarum C 149 dicitur om € duae propositiones om C 151 risibilis im mg Pe om C 152: tales om C 153. conclusiones! +consimiles C 154 sunt] essent C 130 est inaequale, ‘ergo ista sunt aequalia’, negatur consequentia, et etiam ista ‘hoc est simile et hoc est simile, ergo ista duo sunt similia’, negatur consequentia ista, et etiam ista: ‘hoc est immediatum et hoc est imme- diatum, ergo ista sunt immediata’: non valent huiusmodi consequentiae, quia dicunt quidam quod numquam convertuntur aliquae proposi- tiones nisi quando quaelibet illarum convertitur cum qualibet illarum alia a se ipsa. La Contra istam responsionem arguitur sic, et capio istas duas copu- lativas “ ‘deus est’ et ‘homo est’ ”, “ ‘prima causa est’ et ‘risibile est’ ”; tunc arguo sic: istae duae copulativae convertuntur et istae duae copu- lativae sunt istae quattuor propositiones, ergo istae quattuor propo- sitiones convertuntur. Pro isto negatur quod istae quattuor propo- sitiones sunt istae duae copulativae, sed istae quattuor propositiones cum istis duabus notis et etiam cum actu animae sunt istae duae copulativae, quia si conceditur quod aliquae propositiones convertuntur, quarum non quaelibet convertitur cum qualibet istarum alia a se ipsa, sequitur talis conclusio, quod quattuor propositiones convertuntur et nullae tres, et sint istae quattuor: ‘homo est’, ‘risibile est’, ‘homo est asinus’ et ‘homo est rudibilis’, tunc istae quattuor propositiones con- vertuntur, quia ‘homo est’ et ‘risibile est” convertuntur et aliae duae convertuntur, ergo istae quattuor propositiones convertuntur, et tamen nullae tres convertuntur, quia istae tres non convertuntur ‘homo est’, ‘risibile est’ et ‘homo est asinus’. Similiter sequitur quod centum pro- positiones convertuntur; tamen nullae viginti, et sic de aliis quod numquam videtur esse verum. gti Ideo pro secundo dicitur, captis illis tribus propositionibus: ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus est’, conceditur quod quicquid convertitur cum una illarum convertitur cum duabus illarum, et hoc accipiendo illas duas divisim; et tunc quando arguitur: duae illarum coniunctae sunt falsae, negatur, sed bene coniunctim sunt unum falsum et propositio falsa et tres tamen illarum non sunt propositio; et non sequitur: ista ‘deus est’ convertitur cum ista et cum ista, ergo convertitur cum duabus illarum, negatur consequentia, et causa quare consequentia non valet hoc] homo C 155 primo om €157 duo om C 161 qualibet] quae- libet P 168 istae? interl Pe 169 et om C 171 quaelibet+illarum EC 172 et+tamen C 173 tres+et nullae tres P__ quattuor+propositiones C est!1+homo homo est P est? om P 175 convertunturl+probatur C 176 istae om Cpropositiones] species P 182 conceditur] concedo C quod om P 185 et? om C 187 cum?] tamen C cum3+cum Cest quia, licet ista ‘deus est’ significet praecise sicut unam illarum per se et certum sicut alia per se, non tamen praecise significat sicut illae duae significant, ideo non valet consequentia. Album possibile est esse nigrum, et tamen impossibile est album esse nigrum: prima pars probatur sic: hoc quod est album possibile est esse nigrum, ergo album possibile est esse nigrum; et tamen impos- sibile est album esse nigrum: probatur, nam ista est impossibilis ‘album est nigrum’ et ista praecise significat album esse nigrum, ergo impossibile est album esse nigrum. Similiter eodem modo possunt probari conclusiones subsequentes, videlicet: non currentem possibile est currere, et tamen impossibile est non currentem currere. Et etiam: sedentem possibile est ambulare, et tamen impossibile est sedentem ambulare. Similiter: falsum possibile est esse verum, et tamen impos- sibile est falsum esse verum. Similiter: impossibile possibile est esse, et tamen impossibile est impossibile esse possibile; possibile est Socratem scire hoc 4 et possibile est Socratem scire hoc 5 et omne quod est hoc 4 est impossibile et omne quod est hoc d est impossibile, et tamen impossibile est Socratem scire aliquod impossibile: sit 4 ista ‘homo est asinus’ et 4 ista ‘nullus deus est’, quarum utraque sic signifi- cat praecise, et pono quod utraque illarum cras erit vera et quod Socrates sciat tunc utramque illarum, possibile est Socratem scire utrumque istorum, demonstrando per li ‘istorum’ 4 et 5, et quodlibet istorum est falsum, et tamen impossibile est Socratem scire aliquod falsum: pono casum praecedentem: isto posito sequitur: possibile est Socratem scire quodlibet istorum, et quodlibet istorum est falsum, ut patet per casum, et tamen impossibile est Socratem scire aliquod falsum, quia ista est impossibilis ‘Socrates scit aliquod falsum’ quae praecise significat Socratem scire aliquod falsum, ergo impossibile est Socratem scire aliquod falsum. Possibile est hoc 4 esse nigrum et omne quod est hoc 4 est album, et tamen impossibile est album esse nigrum; sit tunc album aliquod album quod cras erit nigrum, tunc sequitur conclusio. Socrates scit aliquid esse quod non scit esse: probo, et pono quod aliquid sit 188 quare+illa C 189 unam] una C 190 certum (?)] tunc non C 195 nam om C 197 similiter+et C 198 probari+omnes C 199 etiam+non C 206 impossibile!] possibile C—aliquod om C impos- sibile2] possibile C 209 sciat] sciet C 212 sequitur om C 213-214 per casum] ex casu C 214 tamen 07m C ista] haec C 219-220 sit- nigrum om P 221 probo et in mg Pe pono] posito C aliquid] ali- 220 Terminologia logica della tarda scolastica 617 quod Socrates non sciat esse, et quod Socrates sciat illud bene, tunc capio istam propositionem ‘aliquid est quod Socrates non scit esse’; ista est vera, ut apparet; tunc arguitur sic: Socrates scit istam ‘aliquid est quod non scit esse’, quae praecise significat aliquid esse quod Socrates non scit esse, igitur Socrates scit aliquid esse quod non scit esse. Si conceditur consequentia, tune sic: Socrates scit aliquid esse quod non scit esse, ergo aliquid scit esse quod non scit esse: negatur consequentia, quia arguitur a termino stante confuse tantum ad eundem terminum stantem determinate. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram quam non scis esse veram: pono quod aliqua propositio sit vera quam non scis esse veram et quod bene scias istam; tune, posito casu: tu scis istam propositionem ‘aliqua propositio est vera quam tu non scis esse veram’, ergo tu scis qualiter ista praecise signi- ficat, sed illa praecise significat unam propositionem esse veram quam non scis esse veram, ergo scis aliquam propositionem esse veram quam non scis esse veram. Pono quod non sint plures propositiones in mundo quam istae duae ‘rex sedet’ et ‘nullus rex sedet’, quarum utraque est tibi dubia et consideres de istis et scias istas esse propositiones contradicentes inter se, et scias cum toto casu quod nulla contradictoria inter se contradicentia sunt simul vera, isto posito, sequuntur conclusiones: tu scis aliquam istarum esse veram et tamen nullam istarum scis esse veram. Prima pars probatur sic: tu scis aliquam illarum esse veram, quia tu scis quod ista sunt contradictoria ‘rex sedet’ et ‘nullus rex sedet’ et tu scis quod omnium contradictoriorum alterum est verum, ergo alterum illorum est verum, ergo scis aliquam istarum esse veram; et tamen nullam istarum scis esse veram: probatur sic, quia istam ‘rex sedet’ non scis esse veram, nec istam ‘nullus rex sedet’ scis esse quis P 222 sciat!] sit P illud om C bene+aliquod esse C 224 esse+tunc C apparet] patet C arguitur] arguo C Socrates scis in mg Pe 225 quod+Socrates C 226 Socrates! inter Pe aliquid esse in mg Pe 228 esse?+Socrates C 232 istam] illud C tunc] isto C 233 casu tu scis] capio C 234 tu! om C veram] tu scillam add et del P__ 234-235 ergo-unam] quae praecise significat C 235 sed-significat in #g P° 237 non-veram] etc C 240 istas] ista C pro positiones contradicentes] contradictoria contradicentia C 243 scist+ali- qua illarum P 244 Prima-veram om P 245 contradictoria+demon- strando Cet interl P° 246 alterum] illorum est alterum illorum adé et del P 247 ergo!-verum om P aliquam] aliqua C 248 sic om 245 618 Alfonso Maierù veram, et non sunt plures istarum, ergo nullam istarum scis esse veram. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram et tamen nullam propositionem scis esse veram. Prima pars probatut ut prius, et secundam partem probo, quia illam ‘rex sedet’ non scis esse veram, nec istam ‘nullus rex sedet’ scis esse veram, et non sunt plures istarum, ergo nullam propositionem scis esse veram. Similiter, tu scis aliquam propositionem esse veram, ut probatur, et tamen quaelibet propositio est tibi dubia: probo, quia ista ‘rex sedet’ est tibi dubia, et ista ‘nullus rex sedet’ est tibi dubia, et non sunt plures illarum, ergo quaelibet propositio est tibi dubia. Et simi- liter, nulla propositio est scita a te: probatur, quia ista ‘rex sedet’ non est scita a te, nec ista ‘nullus rex sedet’ et non sunt plures istarum, ergo nulla propositio est scita a te. Et sic probantur conclusiones aliae consimiles. IT* Incipit tractatus de sensu composito et diviso Magistri Pauli Pergulensis. Termini cum quibus sumuntur propositiones aliquando in sensu composito, aliquando in sensu diviso sunt! isti, scilicet scire, dubitare, intelligere’, ‘imaginari’, ‘percipere’, ‘velle’, ‘nolle’, ‘possibile’, ‘impossibile’, ‘contingens’, ‘necessarium’ et consimiles. Et sumuntur propositiones in sensu composito quando aliquis isto- rum praecedit totaliter dictum propositionis, ut ‘scio esse verum’, vel sequatur finaliter, ut ‘album esse nigrum est impossibile’. Et ista propositio ‘scio 4 esse verum’ et alia consimilis quae sumuntur in sensu composito sic significant quod ista propositio est scita a me sic significando: 4 est verum, et ista ‘impossibile est album esse CU 254 scis-veram om C 259 sunt înterl Po 261 suntom P_ 262 probantur+omnes C 263 consimiles+Expliciunt termini cum quibus P Expliciunt termini cum quibus deo et mariae virgini gratias amen (+die 112 lulij in meg) C. * Ho letto il ms. in microfilm. Ho cercato di limitare gli interventi a quei casi che chiaramente li esigevano; i risultati della lettura proposta, co- munque, non sono confortanti. 1 ssunt 775. 250 255 260 Terminologia logica della tarda scolastica 619 nigrum’ sic significat quod ista propositio est impossibilis sic signi- ficando: album est nigrum. Sed propositiones quae sumuntur in sensu diviso sunt quando aliquis istorum terminorum mediat dictum proposi tionis et ponitur inter accusativum casum e(t) istum modum mediatum, ut ‘4 scio esse verum’, ‘album possibile est esse nigrum’, ‘aliquam propositionem dubito esse veram’; et istae propositiones sic significant: ‘a scio esse verum’, id est, istam propositionem quae est 4 scio esse veram; ‘album potest esse nigrum’, id est, de re quae est alba potest fieri res quae est nigra; ‘aliquam propositionem dubito esse veram?, id est, aliquam propositionem quam ego dubito esse veram. Ideo tales propositiones sumptae in sensu diviso sunt (f. 92vb) particulares et in hoc sensu tenet talis consequentia: hoc 4 scio esse verum, ergo 4 scio esse verum. Sed? ad concludendum3 propositionem in sensu composito requi- ritur quod utraque pars ipsarum sumatur in sensu composito, sicut: ‘scio quod hoc est verum et quod hoc tantum est verum, ergo scio a esse verum’. Supposito quod 4 sit altera istarum ‘deus est’ vel ‘homo est albus’ et bene scias quod 4 est altera istarum, et 4 est ista, gratia exempli, ‘deus est’, sed lateat te tamen quae illarum sit a, et consideres tu * de istis, et scias tu 5 ipsas sic[ut] praecise significare et tamen hoc supposito quod omnis propositio de qua considerat aliquis quod modo scit esse veram neque scit esse falsam quam scit de natura illi eidem (sit dubia), illo casu posito sequitur conclusio ista: 4 scis esse verum et non scis aliquod 4 esse verum, ergo 4 scis esse verum: conse- quentia est bona et consimilis modus arguendi valet in sensu diviso, et antecedens est verum quia ‘deus est’ scis istam esse veram, ut patet per casum an 4 sit ista ‘deus est’, neque tu scis 4 aliquod esse verum ut in casu supponitur, ergo tu non scis 4 esse verum: conceditur conclusio et sic $ arguitur: 4 scis esse verum et tamen? 4 non scis esse verum in rerum natura. Alia conclusio sequens ex eodem casu est ista: tu dubitas 4 esse verum et nullum 4 dubitas esse verum. Prima pars patet per casum, et quod nullum « est tibi dubium probatur sic: nullum illorum est Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 34. excludendum 725. ut 75. ut 775. 6 scic m25. ? cum r25. U è Wa 620 : Alfonso Maierù tibi dubium, demonstrando istas duas propositiones: ‘deus est’ et ‘homo est album’, sed quodlibet 4 est alterum istorum, igitur quod- ‘homo est (f. 93ra) album’, sed quodlibet 4 est alterum istorum, igitur quodlibet 4 est tibi dubium. Consequentia patet, et antecedens sequitur ex casu: igitur conceditur conclusio et negatur consequentia ista, videlicet: dubitas @ ergo® 4 est tibi dubium. Ista® consequentia est tibi possibilis et sequens ex isto casu: ‘4 est scitum a te et dubitas (quod) 4 est verum’. Secunda pars conclusionis satis patet, et quod 4 est scitum a te probatur: quia hoc quod est 4 est scitum a te, ergo 4 est scitum a te. Consequentia patet, quia talis consequentia valet in sensu diviso; et antecedens probo: quia ista ‘deus est’ est scitum a te et ista ‘deus est’ est hoc quod est a, ergo 4 est scitum a te: conclusio conceditur. . Item sequitur: tu dubitas 4 esse verum et tu non dubitas aliquod 4, igitur scitur quod tu scias 4 et tu non scias 4 esse verum, et illa ‘a est scitum a te’ et ‘4 non est scitum a te esse verum?, et illa ‘a scis esse verum’ et ‘nullum verum scis esse verum 4°, ‘non aliquid scis esse 4°, ‘non 4 scis esse 4’. ‘A est verum’! et ‘4 est tibi dubium’ convertitur cum alterà istarum: “deus est’ esse verum est tibi dubium”, “‘homo est albus’ esse verum est tibi dubium”, ergo convertitur cum falso; negatur quod “‘4 est verum’ tibi est dubium” convertitur cum altera istarum: “deus est’ esse verum est tibi dubium”, “‘homo est albus’ esse verum est tibi dubium”. Contra: si 4 est forte ista ‘deus est’, igitur si haec est vera: “ ‘4 est verum’ est tibi dubium”, haec forte est vera: “ ‘deus est’ esse verum est tibi dubium”. Negatur consequentia, quia istae duae propositiones (non) convertuntur. Contra: (f. 93rb) subiecta verbum (?) convertitur et possi- bile et praedicata manent eadem et propositiones sunt eiusdem qualitatis et quantitatis, igitur convertitur; argumentum non valet, quia istae duae propositiones non convertuntur: ‘quilibet homo est unus solus homo” et ‘omnis homo est nullus solus homo’, et tamen subiecta convertuntur et copulae et praedicata sunt eadem, (et) etiam propositiones sunt eiusdem qualitatis et quantitatis. Et !! si concedatur “ 4 est verum’ est tibi dubium”, contra: nullum istorum esse verum est tibi dubium; 8 vel ws. 9 Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 78. 10 Cfr. Ivi, 1. 99, Ivi, 1 120. Terminologia logica della tarda scolastica 621 concedo istas duas propositiones: ‘deus est homo” et ‘homo est asinus’, et 4 est alterum istorum, sic esse verum non est tibi dubium: negatur consequentia. Contra: 4 est syllogismus in quarto primae figurae; quod non dicitur quod hoc totum materialiter supponat istum est verum est subiectum in minori, tamen idem totum est praedicatum in maiori et ideo non est syllogismus in quarto primae. Capio !? istas quatuor propositiones: ‘homo est’, ‘animal rationale est et ‘homo est asinus’ !3, ‘homo est risibilis’, et capio istas duas pro- positiones ‘homo est’ et ‘homo est asinus’ et arguo sic: istae duae convertuntur, et una istarum est vera et alia falsa, igitur etc.; patet conse- quentia. Quia istae convertuntur probo, quia ex copulato sequitur oppo- situm, quia sequitur: ista non convertuntur, igitur non convertuntur cum aliquibus; et arguo ex consequente sic: ista convertuntur, ergo significant praecise idem; consequentia patet per definitionem istius termini ‘converti’, et ultra: convertuntur inter se, igitur a primo sequitur conclusio probanda, id est, aliquae sunt propositiones convertibiles inter se, quarum una est vera et alia falsa (f. 93va). Capio istas tres proposi- tiones ‘deus est’, ‘deus est’, ‘deus (est), quarum una ex !* hoc numero praecise significat quod deus est; tunc istae propositiones convertuntur, igitur quaelibet propositio quae convertitur cum una istarum conver- titur cum duabus istarum et omnes duae istarum sunt propositiones falsae et omnis una istarum vera est propositio, ergo vera convettitur cum falsa. Ad! primum istorum arguitur: istae convertuntur, ergo conver- tuntur. Quidam responderunt negando consequentiam, quia sequitur, ut dicunt: convertuntur, igitur praecise 6 idem significant; et etiam!” eodem modo respondent ad omnes tales consequentias consimiles, sci- licet: hoc est aequale et hoc est aequale, demonstrato uno ante ipsum est inaequale, ergo ipsa sunt consimilia: negarent consequentiam et etiam: hoc est simile (et hoc est simile), igitur ista sunt similia, quia dicunt quod numquam est concedendum quod aliquae propositiones convertantur nisi quaelibet illarum et quaelibet alia a se ipsa conver- 12 Cfr. Ivi, 1, 131. 13 albus 775. 14 est 775. 15 Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 148. 16 precisse 775. 7 etiam et rys. 622 Alfonso Maierù tantur, dum dicunt quod non sunt concedenda, aliqua sunt contra- dictoria. Contra istam regulam atguitur sic: istae duae copulativae “deus est’ et ‘homo est’”, “‘capra est’, et ‘animal (est)””, istae quatuor propo- sitiones !8 (sunt) istae duae copulativae, igitur quatuor convertantur et tamen quaelibet istarum et non quaelibet alia a se ipsa convertitur. Pro !? isto negatur: quatuor propositiones sunt istae duae copulativae, quia, si conceditur, aliquae propositiones convertuntur. Similiter talis conclusio, quod quatuor propositiones convertuntur et nec? sex nec xx etc. tamen istae (f. 93vb) repios quia accipiuntur duae propositio- nes convertibiles et demum aliae duae convertibiles et nunc quod nullae tres istarum sunt convertibiles et eodem modo est de viginti et centum et mille quod non unus videtur etc. Ideo pro isto argumento negatur ista consequentia: convertitur cum omnibus istis tribus, igitur conver- tuntur cum duabus istarum, quia nullae tres istarum sunt propositiones ut intelligibiles et falsae. Contra: ‘deus (est) nam convertitur cum ista et cum ista, ergo 8! convertitur cum istis, cuius consequentia negatur continue, et haec est causa quia non valet, quia licet ista ‘deus est’ significat praecise sicut istae videtur (?) per se et iterum significat sicut ista alia per se, non praecise significat sicut istae duae, ideo conclusio non valet: album 2 possibile est esse nigrum et impossibile est album esse nigrum; prima pars probatur, scilicet ® quod est album potest esse nigrum, igitur album possibile est esse nigrum; et impossibile est album esse nigrum: nam ista est impossibilis: ‘album est nigrum’, quae praecise significat album esse nigrum, igitur impossibile est album esse nigrum etc. a tractatus de sensu composito et diviso parvus et utilis. en. 18 propositiones quatuor 775. 19 Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 167. 20 nec add ms. 21 conclusio (?) w25. 2 Cfr. Termini cum quibus, I, 1. 192, 23 sic licet 775. I numeri rinviano alle singole pagine, il numero in tondo indica che il termine ricorre una sola volta; il numero in tondo seguito dall’abbreviazione ‘n.’ indica che il termine ricorre una sola volta e soltanto nelle note (es. 110 n.); il numero in corsivo indica che il termine ricorre più di una volta nel testo, o nel testo e nelle note (es. 120); il numero in corsivo seguito dall’abbreviazione ‘n.’ indica che il termine ricorre più di una volta soltanto nelle note (es. 130 x.); — il trattino unisce numeri di pagine alle quali si fa un rinvio dello stesso tipo (esempi: 174 n.). 140-150, 151 n.154 n., 155-165, 166 n- NOMI DEI FILOSOFI I E DEI TESTI ANONIMI Abbone (Fleury), Abelardo, v. Pietro Abelardo Adamo di Balsham (Parvipontano)  Adamo, L., Agostino, Aurelio, ps. Agostino Alberico di Parigi Alberto Magno Alberto di Sassonia Albertuccius, v. Alberto di Sassonia Albertus Parvus, v. Alberto di Sassonia Alcuino Alessandro d’Afrodisia, Alessio Ammonio Anselmo d’Aosta ps. Apuleio di Madaura Aristarco Aristotele Arnim Ars Burana Ars Emmerana Ars Meliduna Avetroè Avicenna Bacone, Roberto, v. Koberto Bacone Bacone, Ruggero, v. Ruggero Bacone Battista da FABRIANO (si veda) Baudry Becker-Freyseng Beonio Brocchieri Bernardo di Chartres Bianchelli Billingham, R., v. Riccardo Billincham Bird, O. 20 n. Birkenmajer, A. 16 n. BochefiskiBohnerBOEZIO (si veda) Boh, I. 35 n. FIDANZA (si veda) Borgnet Braakhuis Brandt, Brotto, Brown Buridano, G., v. Giovanni Buridano Burleigh, W., v. Gualtiero Burleigh Busse Buytaert Campsall, R. di, v. Riccardo di Campsall Carisio Carnap. Casari Cassiodoro Chenu CICERONE (si veda) Clagett Colli (si veda), Consenzio, Copulata tractatuum parvorum logicalium”, Cosenza Crisippo Curtius Pra (si veda) Deman “Dialectica Monacensis” Dick Diocle Magnesio Diodoro Crono Diogene di Babilonia Diogene Laerzio Diomede Dionisotti Dodd Donato Dorp Giovanni Dorp Diurr Dulong  Du Marsais Dumbleton Giovanni Dumbleton Duns Scoto Giovanni Duns Scoto Dziewicki Echard Eckert Ehrle Elie Emden Ermini Eudemo Fabroni. Facciolati Fallacie Londinenses, “Fallacie Magistri Willelmi” “Fallacie Parvipontane, Fallacie Vindobonenses, Federici Vescovini, Fernandez Garcia Filone megarico Flasch Fornari Fracanzano Franceschini Frustula logicalia Gaetano da Thiene Galili Garceau Gargan Garlandus Compotista Garvin Geach Gerberto d'Aurillac Gerardo da CREMONA (si veda) Gerolamo Geyer Ghazali-al Giacomo Veneto Gilson Giovanni XXI, v. Pietro Ispano Giovanni Buridano Giovanni Dorp Giovanni Dumbleton Giovanni Duns Scoto Giovanni Duns Scoto Giovanni di Salisbury Giovanni Versor Giovanni Wyclif Glorieux Glose in Aristotilis Sophisticos elencos Glosule in Priscianum, v. Glosule super Priscianum maiorem Glosule super Prisciamum maiorem Goffredo di Fontaines Gohlke Goichon Grabmann Green Gregorio da RIMINI (si veda) GRICE, H. P., Gualtiero Burleigh Guglielmo di Champeaux Guglielmo di Conches Guglielmo Heytesbury Guglielmo d’Occam Guglielmo di Shyreswood Guglielmo Sutton Hadot Henry Hentisber, v. Guglielmo Heytesbuty Hertz Heytesbury, W., v. Guglielmo Heytesbury Hoffmann, Hoffmans Holcot v. Roberto Holcot Houde Hunt Introductiones dialetice secundum Wilgelmum Introductiones Parisienses Isaac Isidoro di Siviglia Jeauneau Johannes Venator Jolivet Keil Kindi-al Kneal Kneale [CITATO DA H. P. GRICE] Kretzmann [solo filosofi] Kristeller Lacombe Lamberto d’Auxerre LANDUCCI (si veda)  Bernardino di Pietro Lausberg Leclercq Lee Lefèvre d’Etaples Lejewski Lesniewski Liber sex principiorum Licht Limentani Lindsay Logica ‘Cum sit nostraLogica Ut dicit’ Lohr Lukasiewicz Maier, Maierù Manthey Marciano Capella Marco da BENEVENTO (si veda) Marinus de CASTIGNANO (si veda) Mario VITTORINO (si veda) Marliani, Gerolamo Marliani, Giovanni Marsilio di Inghen Martin Martino di Dacia Martino Molenfelt Mates Maulevelt, T., v. Tommaso Maulevelt Mazzetti McCall Meiser MELANDRI (si veda) Menghus Blanchellus, v. Bianchelli Michele di Efeso Michalski MINIO-PALUELLO (si veda) Molenfelt, M., v. Martino Molen- felt Momigliano Mommsen Moneti Moody Moore Morgan Mullally Muzzioli Mynors Nagel Nagy NARDI (si veda) NICOLETTI (si veda) Norberg, Notkero Labeone Occam, G., v. Guglielmo d’Occam Ockham, W., v. Guglielmo d’Occam O’Donnel Offredi Otto Palemone Paolo da PERGOLA (si veda) Parvipontano, v. Adamo di Balsham (Parvipontano) Pasquinelli Pavolini Pelzer Perreiah Pertusi Petrus Lucius, Licht, P. de Pietro Abelardo Pietro d’Ailly Pietro Elia Pietro Ispano (Giovanni XXI) Pietro Lombardo Pietro di MANTOVA (si veda) Pietro di Poitiers Pinborg, Piper Platone Politi Pompeo Porfirio Prantl PRETI (si veda) Price Prior Prisciano Probo Promisimus (glossa) Pschlacher Quétif Quintiliano Radermacher Ralph di Beauvais Rashdall Reina Reiners Riccardo Billingham Riccardo di Campsall Riccardo di Ferabtich Riccardo Rufo di Cornovaglia Riccardo Swineshead Rijk Roberto Bacone Roberto Holcot Robertus Anglicus Rodolfo Strode Roos, Roscellino Rossi (si veda) Roure Ruggero Bacone ps. Ruggero Bacone Russell Sanuto Scauro Schepps Schmitt Scholtz Schum SERMONETA (si veda) SERVIO (si veda) Sherwood, W. of, v. Guglielmo di Shyreswood Silvestro da Valsanzibio, Ofm. Cap. Simone di Dacia Simone di Faversham Speranza, Luigi, Spiazzi Steele Stefen Steinthal Strode, R., v. Rodolfo Strode : Sullivan Summa Sophisticorum elencorum Summe Metenses Suppes, Sutton, W., v. Guglielmo Sutton Swiniarski Synan Tarski Teofrasto Terenzio Termini cum quibus (trattato) Termini qui faciunt (trattato) Thomas Tisberus, v. Guglielmo Heytesbury Aquino Tommaso di Erfurt Tommaso Maulevelt Tractatus Anagnini Tractatus de dissimilitudine argumentorum Tractatus de proprietatibus sermonum Tractatus de significatione terminorum Tractatus de univocatione Monacensis Trinchero Tritheim (Trithemius) Ugo di S. Vittore Valentinelli Venator, J., Johannes Venator Verbeke Versor, J., v. Giovanni Versor Vettori, B. Viano Villier Vincenzo di Beauvais Vyver Van Wadding Wallies Waszink Webb Weigel Weisheipl Wilpert, P. Wilson Wittgenstein Wright Zamboni Zonta INDICE DEI MANOSCRITTI Cambridge, Library of Corpus Christi Cracovia, Biblioteka Jagiellotiska Erfurt, Wissenschaftliche Allgemein- bibliothek, Amplon Gottinga, Universitàtsbibliothek, Theol. Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. Padova, Biblioteca Universitaria Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. Roma, Biblioteca Casanatense, Roma, Biblioteca Nazionale Centrale « Vittorio Emanuele II », Sessoriano Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, lat. TERMINI GRECI aSivatov v. impossibile &hndég v. verum àvayxatov  v. necessarium àvarviimés resolutorius àErovyv àbprotos, v. Uvoua, pnua amoderere probatio anépavorg enuntiatio àmbpaor (def.) negatio artogpatimde, v. \byoc Updpov Buatpeore divisio Sua) verv resolvere Suvatév possibile Exdeows expositio txtidectar expositio ivbeybpevov contingens Evbotov probabile inwvopia uatagao (def. affirmatio satapatixòe, v. MbYoc xatmyopeiv  appel lare xatmyopia praedicamentum, appellatio Mextéy dicibile Mic mapà tiv Méeuv dictio, locutio eros: -<). dmopartixoe A. xatagatimòe puépog Xbyov oratio puépos, v. Adyog Bvopa.; -B. &bprotov  nomen $poc . (def.) terminus mov tu quale aliquid Tong idia, xow qua- litas mpoonvopetv 51 n.; v. appellare Tpoonvopia .; -t. dvravariaotog ; -oyMua mig npoonyopias appellatio, vocabulum mpéodeois appositio rpoconuatvev consignificare Tporaowe dueros ; «al età tporov Tpotkoen praemissa, propositio pipa ; -f. &bprotov verbum onpaivev signi ficare obuBorXov nota 636 cvurépacpa conclusio oivéecpos civdeoe compositio oyfua, v. mpoonvopla  v. li hoc aliquid tpérog (def.) modus okotg dictio quo quvh vox TERMINI LATINI ablativus  a. consequentiae a. in consequentia absolute, v. supponere Absolutus, v. modalis, nomen, suppositio, terminus abstractum, def. abstracta-concreta ex omnibus terminis concretis possunt abstracta capi, v. terminus accentus acceptio, def. a. terminorum a. vocis a. disiunctim o copulative (per copulativam propositionem) accidens a. sive forma a. Subiectum accidentia adiacentia a. vocis secundum a. v. adiectivum, determinare, dicere, fallacia, falsum, nomen, praedicare, praedicatio, significare, terminus accidentalis, v. compositio, concre- tum, divisio, forma, nomen, pro- prietas, suppositio, terminus Accipere 219 n.; a. in sensu compositionis 359 n.; a. coniunctim-divisim 615; a. significative 219 n.; v. definitio, denominativum, modus, usus Accusativus 347 n., 552 n., 553, 602, 610, 619 Adaequate, v. significare Adaequatus, v. significatio, signifi- catum Adiacere, v. accidens, appellatio, esse Adiacentia, v. coniungere, copulare, copulatio, definitio, praedicare, VOx Adiectivatio 212 Adiectivum, def. adiectiva nominaliter vel adverbiali- ter designata 533 7.; a. accidentis 171, 213 n.; a. nominis 336; a. verbi 336; v. substantivatum Adiectivus, v. determinatio, dictio, nomen, participium, terminus, verbum, vocabulum Adf-, v. aff- Adp-, v. app- Adverbialis, v. determinatio, modus 638 Adverbialiter, v. adiectivum, capere, significare, sumere, terminus Adverbium 48 n., 192 n., 211, 212 n., 227 n., 268 n., 294 n., 333 n, 334, 335, 336, 337, 338 n., 343 n., 346 n., 348 n., 353 n., 354 n., 359, 369 n., 386-388, 391, 443 n., 453 n., 462, 515 n., 529, 537 n, 539 n.; adverbia componentia et personalia 212 n.; adverbia impersonalia 212 n.; adverbia localia 212 n.; a. negativum 203 n.; adverbia numeralia 253, 271 n., 284 n., 303 n; adverbia resolutoria 448 n.;_ a. temporale 212 n., 237 n., 336; a. demonstrandi 406 n.; a. hortandi 336; a. negandi 460 n.; a. optandi 336; a. qualitatis 212 n.; a. quantitatis 212 n.; a. similitudinis 270 n.; a. determinativa compositionis 359 n; v. verbum Adversarius 491 n. Aequivoca (nomina) 146, 485 Aequivocatio, def. v. fallacia Aequivocus, v. nomen, praedicatio, terminus, aequivoca Affirmare 321, 479, 504 n., 521 Affirmatio 197 n., 203 n., 321, 330, 354 n., 441 n., 499 n., 503, 504 n., 544 n.; v. qualitas, xxt&gaote Alienare 179 Indice dei termini latini Alienatio, def. 185 n.; inoltre 109, 185 Alîetas, v. signum Amphibolia 511 n.; v. amphibologia Amphibologia 512 n., 514, 526; ». amphibolia Ampliare 78, 94 n., 107, 139, 145, 146 n., 149, 151, 152, 162, 168 n., 169, 175, 177 n., 179 n., 186 n., 188 n., 189, 190 n., 364 n.; a. copulative aut disiunctive, aut disiunctim aut copulatim 188 n.; v. amplificare, verbum, vis Ampliatio, def. 170, 182, 186, 190, 599; inoltre 19, 44, 76-78, 86, 95, 139, 145, 146, 147, 148 n., 149 n,, 151, 152, 153, 154, 157, 162, 165, 168-170, 172, 175, 177 n., 178, 179 n., 182, 184 n., 185, 186, 188, 189 n., 192, 231 n., 232, 328, 346 n., 430 n., 599; a. respectu suppositorum 170; a. respectu temporis 170; v. amplificatio, appellare, appellatio, restrictio Ampliative, v. stare, supponere Ampliativus, v. participium, praedi- catum, terminus, verbum Amplificare 175 n., 176 n.; v. ampliare Amplificatio 175, 176 n.; v. ampliatio Analysis 396 n. Antecedens (opp. consequens) 19, 101 n., 235, 237 n., 239, 243 n, 278 n., 286-n., 292 n., 389 n, 393 n., 399 n., 428, 440 n,, 441, 443 n., 448 n., 449 n,, 461 n, 490 n., 493, 494 n., 497, 518, 541 n., 542 n., 606, 610-614, 620 (v. oppositum); Indice dei termini latini a. exponens 440 n.; a. (pronominis relativi) 285 n., 293, 434 n., 546 n., 561 n., 567, 568, 575, 576 Apparentia, v. causa Appellare, def. 87 n., 88 n.; -a. du- pliciter accipitur 98; -a. = esse commune 102, 103 n.;-a. = prae- dicare 103 n.; inoltre 47, 49 n., 50 n., 53 n., 57, 58, 70, 71 n, 72 n., 84, 85, 87 n., 88, 89 n., 90, 91, 92, 93 n., 95 n., 98, 99, 100, 101 n., 102, 103 x., 105, 106, 107 n., 108 n., 111-113, 116, 119, 128 n., 129 n., 130 n., 132 n., 151, 153 n., 168, 179 n., 225 n., 228, 342 n., 343 n., 393 n., 394 n., 578, 579 n., 598; a. ampliationem 118 n., 119; . complexionem 110; a. non complexionem, sed formam lil n.; . conceptus 262 7#.; a. formam, def. 598; inoltre 84, 98, 99, 101 n., 106, 107, 109, 110, 115, 116, 117 n., 119, 175 n, 426 n., 549, 577, 580, 581 n., 585, 586 n., 587, 598 (+. dictio, praedi- catum); a. hoc aliquid 72 n.; a. individua 101 n.; a. rationem 84, 107, 113, 114, 116 n., 260, 261 n.; a. propriam rationem-omnes rationes 108 n.; a. substantiam 85 n. (v. nominare); a. significatum formale 113; unum totum sub una significatione uno nomine a. 56; res appellata 93 n., 97, 105 n.; v. instituere, institutio, rpoomnyopetv Appellatio, def. 49 n., 86 n., 87, 89, p D PPDpp ap pp 639 90 n., 94 #., 101, 103, 118, 207 n.; -a. dicitur quattuor modis 89 n.; -a. dupliciter accipitur 98; -a. = proprietas praedicati 109 n.; inoltre 19, 44, 45, 47-49, 50 n., 58, 59 n., 68,70, 71-74, 75, 76-79, 80, 82, 83, 84, 85, 86-93, 94 n., 95, 97-99, 100, 101 n., 102-105, 106, 108 n., 109, 111, 112, 114- 116, 117, 118, 126 n., 128 n., 129, 130 n., 131, 132 n., 133, 135, 139, 147, 148 n., 149, 150 n., 151 n., 152, 153, 155 n., 157, 161 n,, 163 n., 164 n., 168, 172, 175, 182, 203 n., 221, 260 n., 347, 453 n, 572, 578; . alia discreta alia communis 95 n.; . manerialis 0 simplex 81; materialis 81; personalis 95 n.; reciproca 49 n.; . variata 47; . ampliationis, def. 119 n.; inoltre 118, 193; . dicti 124, 127-130, 150, 151 n, 349 n., 356; . dictionis 78 n.; a. enuntiabilis 129, 344; » . formae, def. 119; inoltre 109, 116 n., 118, 120, 121, 122, 132 n,, 173, 578, 587 n., 598; . rationis, def. 107, 113, 572 n.; inoltre 108 n., 110, 114, 116 n., 120, 260 n., 562, 572, 578; . rationis vel conceptus 107 n.; . suppositi 134; . temporis, def. 118 n., 572 n; inoltre 118, 572, 578, 580; termini 88 n.; a. alia termini communis, alia ter- mini singularis 89 n.; 640 a. termini communis, alia pro ipsa re in communi, alia pro suis infe- rioribus 90 n.; vocum 93 n.; . per modum adiacentis, per mo- dum non adiacentis 106 n.; a. pro formali significato, def. 111; a. pro ratione 111; sufficientia appellationis 135 n.; ex figura appellationis 71 n.; sub figura appellationis 51, 71, 72; ex similitudine appellationis 72 n.; habere appellationem ab aliquo 59 n; v. restringere, tpoonvopia Appellativum, v. appellativus Appellativus 47 n., 58, 98 n.; appelativum 79 n., 97 n.; v. nomen, terminus Appellatum 73, 76 n., 77, 85, 86, 89, 93 n., 94, 95, 97, 101, 128, 131, 132 n., 133-137, 148, 156, 160 n., 168, 174 n., 223 n., 452 Di appellata dicuntur praesentia suppo- sita 88 n.; a. praesens 96 n.; appellata praesentia, praeterita, fu- tura 95 n., 96 n.; appellata actualiter entia, tria habi- tualiter entia 136; sufficientia appellatorum 135, 136, 167 n. Apponere 136, 157, 166 n., 167 n., 168 n., 170, 171, 203 n., 204 n,, 209 n., 223 n., 225 n., 259, 331 n., 344 n., 368, 519 Appositio 45, 176 n., 344; appositiones id est praedicata 352 n.; v. tphodeore Appositum, v. appositus P » Indice dei termini latini Appositus=ex parte praedicati posi- tus 157; appositum 160 n., 557 n.; a parte appositi 160 n.; ex parte appositi 159 w., 160 n.; esse in apposito 209 n.; v. terminus Aptitudo 241 n.; v. nomen Arguens 437 n., 552 n. ‘Arguere cavillatorie 491 n.; v. forma, modus Argumentare, v. modus Argumentatio 41 n., 395 #., 401 n. Argumentum, def. 398, 400; izoltre 290, 295 n., 386, 394 n., 398, 399-401, 415 n., 432 n., 440 n.,, 443 n., 447 n., 452 n., 461, 468 n., 480 n., 493 n., 494 n., 541 n,, 548 n., 558, 560 n., 562 n., 563, 575, 576, 578, 579 n., 614, 620, 622; a. notius ac probabilius 399; solutio argumentorum 386 n.; v. enthymema, exemplum, inductio, syllogismus Ars: -a. logica 218 n. (v. logica); . nova 15; . vetus 16; . disputandi 399 (v. disputare); inveniendi 395 n.; . iudicandi 395 n. (v. iudicare); . resolvendi 395 n. (v. resolvere); . anche officium, sermocinalis Articularis, v. nomen Articulatio, v. vox Articulatus, v. vox Articulus 48 7., 49 n., 297 n. Ascendere 244 Ascensus, def. 239; inoltre 233 n., 239 n., 240 Assumere 439 n. Assumptio 398 n., 399 7. 2 pp ps so po Indice dei termini latini Attribuere 339 n., 520 n.; a. coniunctim 521; a. coniunctim vel divisim 537 n. Attributio 208 n.; v. subiectus Auctores 413 Authentici 413 n. Calculationes 427 Capere: -c. adverbialiter-nominaliter 466 n.; c. exponibiliter 372 n.; c. modaliter 464 n.; v. abstractum Captio 444; v. modus Casuale, v. casualis Casualis 45, 338 (v. inflexio, mo- dus); casuale 303 n. Casus 172 n., 549 n.; v. accusativus, genitivus, nominativus, rectus, obligatio, obliquus, verbum Categorema 215 n., 226 n., 228, 454 n., 486; categoreuma 229 7. Categorematice, v. stare, sumere, te- nere Categorematicus 226 n. Categoreuma, v. categorema Categoria, v. praedicamentum Categorica 355 n., 420, 422 n., 482 n., 517, 538 n., 546 n.; c. implicita 129 n.; c. simpliciter 421 n.; c. de inesse 403 n.; v. dictum, propositio Causa: -c. apparentiae, def. 531; inoltre 280 n., 526, 527, 531 n.; c. deceptionis 527; c. defectus, def. 528; inoltre 527; c. falsitatis 208 n., 475 n., 476 n, 527; 41 641 c. non existentiae, def. 527 n.; inol- tre 526, 527; c. veritatis, def. 473 (v. probare, probatio, propositi); -causae ve- ritatis sufficientes 476 n.; izoltre 428, 429, 472-475, 476 n., 477-482, 488, 494, 495, 497 n.; v. institutio, inventio Causalis, v. consequentia Cavillator 541 n. Certificabile 402 n.; v. probabile Coartare 139, 161, 163 n., 166 n., 169 n., 195 n. Coartatio, def. 165 n.; inoltre 88, 139, 152, 159, 161; ». restrictio Coartatus, v. suppositio Cohaerere, v. modus Cohaerentia 343; c. praedicati ad subiectum 342; v. nota Cointellectum, v. connotatum Collective 256, 561; ». praedicare, stare, tenere, verificare Commune, v. communis Communis 221 (v. appellare, dictio, esse, nomen, ratio, suppositio, ter- minus, vox); natura humana c. 370 n.; commune, def. 221 n.; inoltre 221 n., 370 n.; naturaliter commune, def. 221; via a communibus ad propria 484 n. Comparatio 87 n., 92 n., 293 n, 416 n., 562 n.; c. aequalitatis 266 n.; c. secundum excessum 266 n.; v. distributio Comparativus 266 n., 270 n., 277, 284 n., 286 n., 293 n., 303 n., 416, 424 n.; v. terminus 642 Complexio 110 n., 111 n., 197, 505; v. appellare, dicere Complexivus, v. conceptus Complexum, v. complexus Complexus: -complexa, incomplexa (designatio sophistica) 74 (v. con- ceptus, dictum, incomplexum, ter- minus, vox); complexum 259, 371, 455, 462-464, 465, 467, 468, 469, 471, 577, 581, 598; v. connexum Componere 97 n., 198 x., 394 n., 407 n., 436, 440 n., 447 n., 482 n., 503 n., 504 n., 507 n., 513, 530 n., 533, 534 n.-537 n., 538 n., 548 n., 591, 594 n., 597 n.; c. = definire, 506 n.; v. adverbium, diversitas Componibilis, v. terminus Composita, v. compositus Compositio, def. 502 n., 512, 513 n., 516 n., 528 n.; inoltre 159 n., 167 n., 198, 199 n., 214, 225 n., 230 n., 319, 334, 335-337, 344 n., 346, 347, 349, 350, 351, 353 n., 354 n., 365 n., 369 n., 403 n, 407 n., 436, 456, 486, 490 n, 499, 500, 501, 502-508, 512 n., 513, 514, 515 n., 516, 521 n,, 522 n., 524-526, 528, 529 n., 531 n., 532 n., 534 n., 535, 536 n., 541 n., 542 n., 545 n., 547 n,, 548 n., 550, 554 n., 558 n., 559 n., 566 n., 568, 591, 592-597, 599; . accidentalis 529 n.; . contingens 349; . duplex 507 n.; . formalis 486 n., 504; . indicativa vel infinitiva 370; . materialis 486 n., 504; . necessaria 336; . simplex 507 n., 548 n.; nnonanann Indice dei termini latini c. actus ut distantis 501; c. intellectus 503 n., 504 n.; c. rerum o modorum significandi 500; c. sermonis 529 n.; c. terminorum 506 #.; c verborum 503 #.; c. secundum distantiam 502 7.; secundum compositionem 381, 499, 523 n.; via compositionis 396 n.; v. adverbium, consignificare, deno- minare, determinare, determinatio, dictio, disponere, dispositio, falla- cia, forma, locutio, modalis, mo- dus, necessitas, oratio, paralogi- smus, propositio, sensus, sophisma, oUvieog Compositum, v. compositus Compositus 499; composita 366, 420, 505 n.; compositum 198, 501 x.; v. conditionalis, copulativa, dictio, intellectus, minor, modalis, nomen, oratio, prolatio, propositio, sen- sus, sermo, subiectum, terminus Comprobare 395 n. Comprobatio 395 n. Conceptus 394 7.; c. complexivus 214; c. complexus 417 n., 418; c. mentalis 220 n., 506 n.; v. appellare, appellatio, ratio Concludere 43, 229 n., 275 n, 412 n., 428 n., 429 n.,, 441 n,, 446 n., 447 n., 461 n., 508 n.,, 515 n., 541 n., 610; c. copulative-disiunctive 274 n.; c. directe 613, 614; c. divisim 508 n.; c. formaliter 275 n. Indice dei termini latini Conclusio, def. 398, 400; inoltre 43 n., 45, 186 n., 210 n., 241 n., 329 n., 397, 410 n., 431, 435 n, 437 n., 439, 442 n., 445 n., 450, 457, 485, 505 n., 522 n., 541 n, 603, 604-606, 611, 612, 614-617, 618, 619, 620, 622; v. cuprépacpo Concretum, def. 68 n.; c. accidentale 66 n.; c. substantiale 66 7.; v. abstractum, terminus Conditio 375, 376, 380; conditiones contrariae, contradicto- riae, subalternae et subcontrariae 371 n.; v. modalis, necessarium, nota Conditionalis 460 #., 518; c. necessaria 380; c. de dicto et composita, de re et divisa 381; v. consequentia, nota, propositio Conditionatim, v. descendere Confundere 149, 164, 177 n., 192 n., 210 n., 217, 222, 223, 230 n., 255 n., 260 n., 261, 265 n., 285 n., 286 n., 291 n., 474 n., 486, 548 n., 577, 581 n., 582; c. confuse distributive 265 n., 266 n., 283, 285 n.; c. confuse distributive mobiliter 302 n., 303 n., 575 n.; c. confuse tantum 251, 252, 259 n., 267 n., 268, 284 n., 285, 286 n., 287, 291 n.-293 n., 294, 302 n., 304, 459, 562 n., 567 n.,575, 577, 585, 595; c. confuse tantum —immobiliter 303 n., 304 n.; c. confuse tantum mobiliter 303 #., 304 n.; 643 c. distributive 265, 266, 284 n. 293 fi; c. distributive mobiliter 303 n.; c. distributive mobiliter vel immo- biliter 585; c. immobiliter 233 7., 595; c. immobiliter vel mobiliter 233 #.; c. mobiliter 233 n., 595; c. necessitate signi 233 n.; c. sine distributione 260 n., 283 n.; c. sine distributione confuse tantum 283 n.; potestas confundendi 260 n.; v. immobilitare, signum, syncatego- rema, terminus, virtus, vis Confundibile 284 n.; c. non confusum-confusum 284 n.; v. terminus Confuse 217, 447; minus c. 233 n.; v. confundere, consignificare, copu- lare, dictio, negare, significare, stare, supponere, tenere, vis Confusio, def. 224; inoltre 73 n., 155, 157, 217, 221, 222-224, 231, 232, 234, 243, 247, 250, 254 n, 255 n., 258, 261 n., 272, 273, 276, 277, 284 n., 295, 300, 302, 306, 556 n., 562, 577, 578, 582, 391-593, 595 n., 596 n., 597 n.; . immobilis 596; . mobilis 596; . necessitate modi 233 n.; . necessitate rei 233 n.; auferre confusionem 223 7.; v. modus, terminus

Confusivus, v. signum, virtus, vis Confusum, v. confusus Confusus 217, 222; confusum 261 n.; ononn 644 v. confundibile, copulatio, relativum, suppositio, tempus, terminus, vox Congruitas 528 n.; c. intellectus 403 n.; Congruus, ». intellectus, locutio, pro- positio Coniunctim 428, 508 n., 513, 537 n., 539 n., 570; v. accipere, attribuere, descensus, intelligere, praedicare, subicere Coniunctio 49 n., 196 n, 197, 198 n., 202 n., 227 n., 355 n., 453 n., 503 n., 505 n., 507, 511 n., 512, 516 n., 522 n., 525 n., 533 n, 534 n., 539 n., 546 n., 550 n;

c. copulativa 147 n., 294 n.; c. copulativa vel disiunctiva 196 n., 537 1 c. disiunetiva 147 n.; . expletiva 330 n.; v. copula, nota, vis Cadunpee 203 n., 207 n., 393 n, 504 n., 505 n., 515 n., 532 n, 534 n., 535 n., 537 n., 539 n 576 n.; c. in adiacentia-in essentia 203 n.; c. intransitive 205 n.; coniunctae (prop.) 615 Connexum 371; v. complexum, modus Connotare: -c. = secundario signifi- care 66; inoltre 66 n., 104, 106, 111, 177 n., 183 n., 215 n, 388 n, 505 n., 599 n.; c. accidentalem proprietatem 67 n.; . accidentaliter 67; c. passionem propositionis 388 n., 389 n., 581 n., 585; c. qualitatem 66 n.; c. tempus 144 n. Connotatio 66 n., 67 n., 144; o D Indice dei termini latini . extranea 67 n.; . accidentalis proprietatis 67 n.; . temporis 144 n.; . verbi restricti 600 Connotativum 65 n.; v. nomen, ter- minus Connotatum 65 #.; connotata = cointellecta 66 n. Conpraedicativum 230 n. Consequens 42 n., 235, 238 #., 239, 243 n., 278 n., 286 n., 292 n, 389 n., 393 n., 428, 443 n, 461 n., 493, 494 n., 518, 520, 541 n., 542 n., 610-612, 614, 621; v. determinatio, fallacia, modus, necessitas, oppositum, probatio Consequentia 18, 20, 39, 40, 41 n., 42 n., 107, 234, 235, 236 n., 239, 241 n., 243 n., 246, 253 n., 254, 258, 273 n.275 n., 278 n., 282, 284 n., 286 n., 345 n., 377 n, 381, 389 n., 420, 425, 428, 432, 436, 440, 442 n., 447 n., 449 n., 469, 472, 474 n., 477, 480 n, 481, 490 n., 493 n., 494 n, 541 n., 544, 548 n., 550 n., 561, 564, 566 n., 567, 568, 569, 570 n., 571, 572, 575, 576 n., 583, 584, 587, 588, 590, 610-615, 617, 620, 621, 622; . formalis 418, 424 n., 428 n.; . materialis 235; . necessaria 377; . rationalis, conditionelis, causalis 236; c. syllogistica 40; v. ablativus, inferentia, necessitas, nota Consignificare, def. 144 n.; -c. est polisemis (!) 143; inoltre 61 n., 82 n., 139, 141 n., 142, 143, popopno noann Indice dei termini latini 144 n., 181 n., 198, 224, 225, 226 n., 228, 454 n., 503 n., 504 n., 598; c. compositionem 501; c. tempus 140 n., 141 n.; c. tempus sine differentia 181 n., 215 n.; c. tempus confuse-determinate 209; tempus consignificatum in verbo 159; v. copulare, denotare, rpoconualvev Consignificatio:  -c = secundaria  si- gnificatio 140 n., 153; -c = modus significandi 190 n.; izoltre 17, 78, 87, 140, 142 n., 143, 144, 146, 147 n., 161, 166 n., 167 n., 168 n., 169, 171, 172, 215 n., 452 n; c. varia 143; c. temporis 46, 140, 141 n., 181; c. verbi 159 n., 190 Consignificativas 226; v. dictio Consignificatum, v. consignificatus Consignificatus, v. tempus; consignificatum 140 w., 159 n. Constantia, def. 236, 237 n., 274 n.; inoltre 148, 234, 236, 237, 273, 274, 429 n., 441 n., 443 n. (0. copulatim); . debita 274 n., 275 n., 429 n.; . debita singularium 275 n.; . debita suppositorum 275; . sufficiens 236; . sufficiens suppositorum 274 n.; . singularium 275 n.; . singularium vel suppositorum 274 n.; c. suppositorum 273 n.; c. subiecti 274 n., 436 Constitutio (=definitio) 506 n. Constringere 190 n. Constructio 338 n., 341 n., 452 n.,, onpanonn 645 453, 515, 528, 529 n., 530, 531, 332, 333: ns c. specialis 262 n.; quantum ad constructionem 338; secundum constructionem 339, 341; v. modalis, modus Construere 531 n., 553 n. Contingens 328; v. compositio, mo- dalis, èvBeydpuevov Continuitas subiecti cum praedicato 167 n. Contractus, v. falsitas, veritas Contradictio 444 n., 485, 486, 512 n.; v. oppositio Contradictorium, v. probare, probatio Contradictorius, v. conditio Contrahere 151 n. Convenientia 87 Copula 41 n., 109 n., 179 n., 181 n., 184 n., 186 n., 204 n., 214 n., 227 n., 229 n., 230, 247 n., 270 n., 291 n., 321, 336 n., 346, 355 n., 363 n., 365 n., 503 n., 613, 620; . principalis 270 n.; . simplex 363 n.; . verbalis 365 n.; . vocalis 214 n.; c. coniunctionis ‘et* 547 n., 558 n.; a parte copulae 355 n.; ex parte copulae 321, 539 n.; v. determinatio, modus, officium, syn- categorematicus Copulare: +c. = adiacenter signifi care 211; -c. = significare simul esse 196 n.; inoltre 154 n., 195 n., 198 n., 202, 203 n., 205, 207, 208, 209 n., 210 n., 211 n., 212 n, 213, 399 fi 305 n, 922 1 533 n., 537 n., 538 n., 550 n.; c. intransitive=consignificare 205 n.; c. confuse 212 n.; onnn 646 . confuse et distributive 212 w.; confuse tantum 212 n.; . determinate 212 n.; . discrete 212 n.; . personaliter 212 w.; . simpliciter 212 n.; in adiacentia, in essentia 203 n.; . tempus confuse-determinate 209 w.; . modus, officium, significare, ter- minus Copulatim 188, 189 n.; c. cum medio (o cum constantia) 274; v. ampliare, descendere, descensus Copulatio, def. 207, 209-212, 213; inoltre 19, 44, 91 n., 94 n., 153 n, 195-199, 201, 202, 203 n., 204 n., 205, 206, 208-212, 213, 214, 260 n., 453 n., 533 n.; . sive impositio 195 n.; . confusa 211; . confusa distributiva 211; . confusa tantum 211; . determinata 211; . distributiva 211 n.; . distributiva immobilis 211 n.; . intransitiva 205 n.; simplex aut personalis 212 n.; . adiacentiae 205 n.; . essentiae 203, 205 n.; . terminorum 516 n.; . verbi 210 n.; . secundum actum, secundum habi- tum 210 n.; v. nota, officium, significare, vis Copulativa (prop.) 422 n., 432 n., 472, 473 n., 480 n., 486, 489 n, 491 n., 497, 615 (v. propositio); c. composita 423 n., 424 n., 482 n. Copulative 188, 189 n.; v. acceptio, ampliare, concludere, descendere, graonnnnnnn 00NnAnnnann5a0NnnN Indice dei termini latini descensus, probare, significare, supponere, tenere, verificare Copulativus, v. coniunctio, descensus, dictio, verificatio Copulatum, v. copulatus Copulatus, v. descensus, terminus; copulatum 208 n., 211 w., 570 n., 579 n., 621; c. ex terminis de praedicamento ‘ubi’et ‘quando’ 271 n. Deceptio, v. causa Declarabile 402 n.; v. probabile Decompositio 502 n. Deducere ad inconveniens 411 n. Defectus, v. causa Definire 396 n., 413 n., 451 n, 467 n.; v. componete Definitio 55, 56, 57, 60 n., 61 n, 74, 91, 210 n., 379, 387, 409, 410, 413 n., 598; d. sive descriptio 468 n.; d. nominalis 65 n.; d. quid nominis 65, 105; definitiones non secundum essentiam sed secundum adiacentiam acceptae 61 n.; definitiones quaedam secundum rei substantiam, quaedam secundum formae adhaerentiam assignatae 60; v. constitutio, probare Definitivus, v. oratio Demonstrare 268 n., 289 n., 398 n., 442 n., 443 n., 449 n., 459 n, 604-606, 611, 613, 614, 619, 621; v. adverbium, officium Demonstratio 397 #.; d. a signo 444; d. quia 444 Demonstrativa (prop.) 411 n.; v. propositio Indice dei termini latini Demonstrative, v. tenere Demonstrativum 409 n., 439, 445, 447 n., 449 n.; v. pronomen, re- solutio, resolvere Demonstrativus, v. scientia, syllogi- smus, terminus Demonstratum 133 #. Denominans-denominatum 69 n. Denominare 97 n., 230 n., 355 7, 422, 425 n., 481; d. compositionem 353 #.; v. denominans Denominatio 121 w., 405 n. Denominative 55, 59 n., 382 n. Denominativum, def. 50; -d. multi- pliciter accipitur 64 n.; -triplicia sunt denominativa 67 n.; inoltre 54 n., 59 n., 61 n., 64 n., 66 n, 67 n.,97 n.; v. derivativum Denominativus, v. praedicatio, termi- nus, vocabulum Denominatum, v. denominans, ter- minus Denotare 98, 115, 116, 117, 186 n., 202 n., 214, 229 n., 260, 360 n., 378, 502, 550 n., 590, 599 n.; d. sive consignificare 502 Derivativum 54 n.; v. denominativum Descendere 228, 235, 240, 241, 244, 253, 254, 256, 260, 262 n., 264 n.; d. conditionatim et disiunctim 278 n.; d. copulatim 278 n.; d. copulative 241 #., 290, 299 n.; d. disiunctim 241 n., 242 n.; d. disiunctive 241 n., 242 n., 299 n.; d. nec  copulative nec disiunctive 251 n.; . difformiter 264 n.; . uniformiter 264 n.; . ad singulare 246 n., 272; . ad supposita 260; ALALALA 647 d. ad universale 272; d. per disiunctivam propositionem 278 n.; v. propositio Descensus, def. 235; -d. est quadru- plex 238; inoltre 44, 232, 233-236, 237, 238, 240-242, 244, 245, 246, 249, 251, 253, 254, 257, 261, 262 n., 263, 264, 267 n., 272, 273, 274 n., 275, 278, 279, 281, 289, 301, 304, 546 n., 587, 596, 597 n.; d. coniunctim 290; d. copulatim 241, 299 n.; d. copulative 241, 257, 473; d. copulativus, def. 238; inoltre 239, 586; d copulatus, def. 238; d. disiunctim 241, 255, 300; d. disiunctive 241, 473; d. disiunctivus, def. 238; inoltre 239, 586; d. disiunctus, def. 238; inoltre 239; d. insufficiens, def. 240; inoltre 239, 240; d. sufficiens, def. 239; inoltre 240; d. difformiter et non uniformiter 282; d. ad inferiora 233, 468; d. ad singulatria 260 n.; d. de copulato extremo 281; v. immobilitare Describere 402 n., 462, 467, 469, 470 n.; v. propositio Descriptio, def. 468; inoltre 395 n., 440 n., 462 n., 467-469, 470, 471, 480, 482, 483; v. definitio Descriptibilis, v. probatio Descriptibiliter, v. probare Descriptivus, v. oratio 648 Descriptum 440 n., 469 n.; v. pro- positio Designare 85 n., 103 n., 107 n, 134 n., 198 n., 202 n., 375; v. adiectivum Designatum 74 Desinere 478 n., 482; ». incipere, propositio Desinitio 416 Determinabile 112, 185, 539 n., 578, 588; d. subsequens 533 n.; d. superius 184; v. terminus Determinare 145, 365 n., 371, 373 #., 403 n., 465, 471, 486 n., 529, 532 n., 551 n.; d. compositionem 336, 353 n.; d. inhaerentiam accidentis et subiecti 80; d. inhaerentiam praedicati cum su- biecto 335; d. qualitatem 60; d. qualitatem circa substantiam 84 n.; d. qualitatem agendi 343 n.; d. verbum 336; v. adverbium, vis Determinate, v. consignificare, copu- lare, stare, supponere Determinatio 163, 178 n., 185, 187 n., 192, 229, 291 n., 333, 344 n., 363 n., 375, 376, 428, 481 n., 482 m., 484, 530 n, 534 n., 539 n., 547 n., 548 n., 563, 568 n., 571, 576, 583, 599; d. adiectiva 159; d. adverbialis non modalis 358 n.; determinationes adverbiales-nomina- les 334; d. intrasumpta-extrasumpta 375; d. superior 184; Indice dei termini latini . compositionis 350; . consequentis 517; . copulae 355, 357 n.; dicti 390; inhaerentiae 333; . obliqui 159; . praedicati 339, 343, 517; . subiecti 230 n., 339; . verbi 348 n.; . modus, propositio Determinatuii, v. determinatus Determinatus, v. ratio, significatio, suppositio, tempus, terminus; determinatum 178 n., 261 n., 530 Dialectica, def. 400, 573 n.; -d.= scientia disputandi ex probabilibus 399 n.; v. officium Dialecticus 398 #.; dialectici 56 n., 144 n., 225 n. Dicere: - secundum accidens d. 57; . cum modis 331 n.; . de dicto 351 n.; . de re 351 n.; . non proprie 268 n.; secundum complexionem 505 n.; . sine complexione 505 n.; v. modus, subiectum Dicibile 125, 126 n.; v. Mextév Dictio 63 n., 67 n., 72, 73 n., 77, 78 n., 86, 92 n, 94 n., 126, 134 n, 135 n., 140 n., 147, 162, 177 n., 197, 208, 212 n., 223 n., 228, 248, 249 n., 251, 259, 266 n., 267, 274 n., 276, 277, 287 n., 29%, 320, 321, 381 n., 415, 416, 417, 422, 425 n., 432, 434, 435 n., 436, 442 n., 443 n., 452, 453 n, 454 n., 467 n., 480 n.,, 481 n.,, 502, 505 n., 517 n., 518, 519, 521 n., 522 n., 523 n., 524, 527, 528 n.-530 n., 531, 532, 534 n., SÌ Pe pe RE pd e aaa apaoa Indice dei termini latini 535 n., 536 n., 537 n.-539 n., 544; adiectiva 110 n., 166 n.; adiectiva appellat suam formam 110 n. (v. appellare); . communis generis 297 n.; . composita cum aliquo 535 n.; confuse posita 435 n.; confuse significans 223; . consignificativa 225 n.; . copulativa vel disiunctiva 537 n.; . determinans compositionem 335; d. exceptiva 277, 290, 292, 303, 404 n., 421, 425 n. (v. exceptivus); d. exclusiva 249 n., 276 n., 277, 291, 295 n., 303, 415, 421, 422 n., 424, 475 n., 535 n., 596 (v. exclu- sivus); dictiones modales 277, 334; . officialis 453, 454 n. (v. officium); . reduplicativa 303, 422, 424; . significans actus mentales 459; . significativa 208; . substantiva 110 n., 111 n.; . syncategorematica 229 n., 251, 283 n., 336; extra dictionem 517 n.; v. appellatio, fallacia, figura, forma, locutio, proprietas, significatio, subiectus, HE, puo Dictum, def. 123 n.; inoltre 45, 118, 123, 124, 125, 126 n., 127, 128, 129, 130 n., 151, 335, 347- 352, 354-356, 357 n., 358, 360, 361, 362, 363-367, 368, 369, 370, 371, 372, 374, 382, 389, 390, 455, 461, 462, 463 n., 464 n, 465, 467, 497, 518, 523 n. 534 n., 537 n., 539 n., 545, 549, 551, 352, 355, 356, 259; 560 n., 562, 564, 565, 571, 574, 575 n., 577, 580-582, 584, 587, pp AAALALAALA DAALALALA 649 589, 591-595, 596, 598, 599, 603; . vel significatum 124 n.; . categoricum 471, 556, 590, 598; complexum 598; . hypotheticum 471, 556; . multiplex 497 n.; . singulare 354 n., 361; . verbale 591, 594; . propositionis, def. 123 n.; inoltre 124 n., 125, 341 n., 354 n., 359, 371, 490 n., 552 n., 553, 556 n, 559, 574, 577, 581, 602, 603, 610, 618, 619; v. appellatio, conditionalis, determi- natio, dicere, expositio, minor, mo- dalis, oratio, propositio, sermo, significatum, subicere, supponere Differentia 583 n., 598 n.; d. substantialis 506 n.; d. temporis 112, 181, 182, 184, 187. n., 189, 214; v. ratio Discrete, v. copulare, stare, supponere Discretio 376; d. substantiae 71 n.; d. terminorum 393 Discretum, v. discretus Discretus, v. appellatio, suppositio, terminus; discretum 220 n.; dupliciter sumi- tur d. 220 n. Discontinuitas orationis 167 n. Disiunctim 188, 189 7; d. cum medio 274; v. acceptio, ampliare, descendere, de- scensus, exponere Disiunctio 196 n., 512, 516 rn. 522 n., 548 n., 554 n.; v. modus, nota, significare Disiunctiva (prop.) 425 n. » 472, 650 475 n., 480 n., 482, 489 n., 497; v. propositio Disiunctive 180, 189 n., 477, 480 n., 495 n.; v. ampliare, concludere, descendere, descensus, probatio, significare, supponere, tenere, veri- ficare Disiunctivus, v. coniunctio, descen- sus, dictio, verificatio Disiunctum, v. disiunctus Disiunctus 548 n. (v. descensus, tet- minus); disiunctum 570 n., 579 n. Disiungere 393 n., 537 n., 538 n. Disponere compositionem 335 Dispositio 227, 335; d. compositionis 336, 504; d. tertiae figurae 43 n.; v. modus Disputare 218 x., 452 n.; d. ex probabilibus 399; v. ars, determinatio, disserere Disputatio 218 n., 437 n.; d. realis 394 n. Disputatores 413 n. Disserere idem est quod disputare 400 n. Distinctus, v. significatio, suppositio Distrahere 178; v. terminus Distractivus 599 Distribuere 211 w., 233 n., 242, 243, 254, 255 n., 259, 279 n., 286 n.,, 287, 291 n-293 n., 295, 485, 548 n., 579 n.; habere naturam distribuendi 259; v. modus, vis Distributus, v. suppositio, terminus Distributio 100 n., 108, 210 n., 224, 241, 254, 259, 295, 363 n., 474 n., 493 n., 548 n., 562 n., 576; d. per comparationem 259 n.; Indice dei termini latini v. confundere, modus, subiectum Distributive, v. confundere, copulare, negare, praedicare, stare, sumere, supponere, tenere, vis Distributivus 234 n.; modo distributivo 262 n.; v. copulatio, signum, suppositio, syn- categorema Diversitas componendi vel dividendi 507 n.; v. relativum Dividere 504 n., 507 n., 513, 515 n., 533 n.-537 n., 548 n., 591, 594 n., 597 n.; v. diversitas Divise, v. significare Divisim 428, 508 n., 513, 537 n., 539 n., 570; v. attribuere, conclu- dere, inferre, intelligere, praedicare Divisio, def. 516 n., 528 n., 529 n; inoltre 167 n., 337, 499, 501 n., 502, 503, 504 n., 507, 508, 511 n., 512 n., 513, 514, 516, 521 n. 522 n., 524-526, 528, 529 n, 531 n., 532 n., 534 n., 535, 536 n., 541 n., 545 n., 547 n., 550, 554 n., 558 n., 591, 592, 593, 594; d. accidentalis 528 n.; secundum divisionem 381, 499, 523 n., 529 n., 537 n., 538 n., 542; v. fallacia, locutio, modus, oratio, paralogismus, propositio, sensus, sophisma, Suatpeous Divisive 253, 561; v. accipere, stare, tenere, verificare Divisus 499; v. conditionalis, minor, modalis, oratio, prolatio, proposi- tio, sensus, sermo, terminus Duplicitas sophistica 75 Elenchus, v. ignorantia Enthymema, def. 401 n.; inoltre 400 n., 401 n. Indice dei termini latini Enuntiabile 125-129, 130 n., 154, 522 n., 551 n.; enuntiabilia insolubilia 126 n.; v. interrogabile, nomen, praedicamen- tum, subiectum, verbum Enuntiare 49 n., 126, 133 n., 330 Enuntiatio 18, 49 n., 55 n., 73, 125, 126, 229 n., 230 n., 330, 341 n., 352 n., 354, 499 n., 505; e. simplex-composita (hypothetica) 505 n.; enuntiationes simpliciter 351, 352 n.; e. de inesse 345 n.; v. modus, pars, verbum, vis, ambpavare, Mdyoc Esse: -e. actuale 177 n., 178 n.; e. commune 177 n.; e, intelligibile 178 n.; e. potentiale 178 n.; ‘est’ secundum adiacens 198, 199, 203, 213, 237; ‘est’ tertium adiacens 198, 199, 200, 203, 204 n., 205 n., 213, 503 n.; v. appellare, modus, ponere, praedi- camentum, praedicare, significare, subiectum, verbum Exceptiva (prop.) 373 n., 423 n, 432 n., 479, 480 n.; v. propositio Exceptivus 553 n.; v. dictio, signum, terminus Excludere 454 n. Exclusio 297 n., 435 n.; v. nota Exclusiva (prop.) 373 n., 432 #., 479 n., 480 n., 481; v. propositio Exclusivus 553 n.; v. dictio, signum, terminus Exemplum 400 n., 401 n. Existentia, v. causa Expletivus, v. coniunctio, propositio Explicare 402 n.; v. propositio 651 Explicatio 590 Exponens (exponentes) 192 n. 250 n., 259, 275 n., 287 n., 292 n., 369, 409, 418-422, 424 n., 428, 430, 432, 433, 473 n., 475, 478, 479 n., 480 n., 481, 552 n. Exponere 84 n., 113 n., 179 n, 180 n., 186 n., 259, 270 n, 286 n., 287 n., 340 n., 342 n, 343, 402 n., 403 n., 407 n., 409 n., 410 n., 412, 413, 414 n., 415, 419 n., 422, 423 n., 425 n., 426 n., 428 n., 429, 430, 433, 435, 437, 462, 464 n., 475 n., 476 n., 479 n- 481 n., 541 n., 546 n., 553 n. 582 n.; e. disiunctim 479 n.; e. de re, de sensu 340; v. antecedens, probare, propositio Exponibile, v. exponibilis Exponibilis 255 n., 330 n., 383, 402 n., 420 n., 574 (v. modus, propositio, terminus); exponibile 19, 40, 402 n., 432 Exponibiliter, v. capere, probare, stare, tenere, terminus Exposita (prop.) 421, 428, 432 n., 440 n., 480 n.; v. propositio Expositio, def. 414; inoltre 39, 63 n., 185 n., 198 n., 259, 266 n., 273, 276, 287, 409 n., 410, 412, 413, 415, 416, 418, 419, 421, 423, 425, 426, 427, 428, 429433, 434, 438 n., 440, 456, 467, 477 n, 478, 480, 482, 483, 486, 487, 541 n., 542 n., 546, 564, 590, 594 n.; e. propria, impropria 422; e. de re, de dicto 343; v. syllogismus, &xdeowe Expositive, v. probare 652 Expositor 65 n., 413 #. Expositorie, v. probare Expositorius 442; ». syllogismus Expositum 407 n., 432, 433; v. pro- positio Extrapraedicamentale 126 n. Extremitas maior, minor 614; e. propositionis 393 n.; v. extremum Extremum 227 n., 496, 502 n, 538 n., 556, 559; e. propositionis 187 n., 355 n.; e. propositionis categoricae 227 n.; v. descensus, extremitas, propositio Fallacia, def. 527; inoltre 39, 72 n., 507, 508, 516, 517 n., 525 n., 529 n., 531 n., 538 n., 543 n; . accidentis 439 n., 572 n.; . aequivocationis 454 n.; . secundum aequivocationem 511 n.; . compositionis, def. 515 n.; inoltre 507, 508 n., 514 n., 525 n., 534 n.; f. secundum compositionem, def. 529 n.; f. consequentis 472, 473, 474 n, 476 n., 477 n., 49 n., 495 n.; f. divisionis, def. 515 n.; inoltre 507, 508 n., 525 n., 534 n.; f. secundum divisionem, def. 529 n.; f. figurae dictionis 550, 572 n. (v. figura); f. secundum univocationem 511 n.; f. secundum diversam partem (rela tum, tempus, modum) 511 n.; f. secundum plures interrogationes ut unam 517 n.; v. modus Fallere 508 #. Falsificare 486, 490 n. neh Indice dei termini latini Falsitas 476 n., 486, 499 n., 503 n., 504 n., 524, 589 n., 596 n., 597 n.; f. contracta 353 n.; f. contracta fallibilis, infallibilis 353 n; f. simpliciter 353 n.; v. causa, improbare, notitia Falsum 338 n., 339 n.; f-verum 345 n., 346 n.; f-verum = accidentia propositionis 345 n.; v. modalis Figmenta animi 79, 80, 419 Figura 43 #., 72 n., 450, 502 n. (». appellatio); f. simplex, composita, decomposita 502 n.; f. (syll.) 396 n., 439 n., 443 n,, 449 n.; f. prima 437 n., 439 n., 442 n, 443 n., 613, 621; £. secunda 439 n., 442 n., 443 n, 449 n.; f. tertia 437, 438 n., 442 n., 443 n, 449 n. (v. dispositio); f. dictionis, def. 72 n., 78; inoltre 72, 78 n., 146 n.,, 152, 208 n,, 414 n., 516, 526, 549, 572 (v.° fallacia) Forma 15 n., 42, 59, 71 n., 81 n, 82, 88 n., 92 n., 98, 103, 104 n, 106 n., 109 n., 110 n., 149 x, 158, 163 n., 165 n., 170, 171 n, 199, 284 n., 493 n., 506 n., 535 n.; quo est 81; " stauendì 558 n., 591; . compositionis 396 ds: £ dictionis 528 n.; f. accidentalis dictionis=significatum eius? 485; f. loquendi 350; mmm Indice dei termini latini . praedicati 103 n., 457 n.; . propositionis 418, 425 n.; . resolutionis 396 n.; . subiecti 457 n.; . termini 106, 137; . vocis 522 n., 531; . sive ratio a qua imponitur (no- men) 54 n.; materia formata a forma 64 n.; de forma 440 n.; ratione formae 163 n.; sub propria forma 98, 360 n.; v. accidens, appellare, appellatio, de- finitio, nomen, praedicare, praedi- catum, significare, sumere, termi- nus, valere, vox Formale 42 n.; f. propositionis 41 n., 42; f. in propositione 319; formalia syllogismi 396 7. Formalis, v. compositio, consequen- tia, formale, logica, principium, significatio, significatum, suppositio Fundamentum 199, 200, 203 n., 204, 206; v. subiectum Futuritio 177 n. Ph Ph ihr i Genitivus 536 n. Gerundius 567 n., 575 n. Glossatores 413 n. Gradus, v. comparativus, positivus, superlativus Grammatica, v. officium Habitualis, v. suppositio, suppositum Habitudo 100 n., 101 w., 258, 454 n., 460 n.; h. terminorum 379, 395 n., 420; v. necessitas, probatio Habitus, v. copulatio, modus, sup- positio 653 Hoc aliquid 51, 72 n., 450; hoc aliquid-quale aliquid 72 n.; v. appellare, significare, còSE cu Hypothetica 304 n., 355 n., 378, 421 n., 496 n., 517, 520, 538 n.; h. copulata 518; v. dictum, propositio Identitas, v. relativum Ignorantia elenchi 509, 525 Illativus, v. terminus Immediatum, v. immediatus Immediatus, v. propositio, syllogi- smus, terminus; immediatum 397 n., 45Immobilis 240; v. confusio, copu- latio, suppositio Immobilitare 242, 243, 249, 257 n., 258, 266, 276 n., 278 n., 284 n.,, 286 n., 295 (v. vi: i. = impedire descensum 304; i. confundendo 596 Immobilitatio 595 n. Immobilitare 242, 243, 249, 257 n., 266, 276, 278 n., 286 n., 295 Immobiliter, v. confundere, stare, supponere, vis Impertinens 550 n., 571, 591, 603, 610; v. terminus Impertinentia 518 n. Implicare 420; v. officium Implicatio 45, 159, 486 Implicativus, v. relatio Implicitus 420, 434 n.; v. categorica, negatio, propositio, terminus Imponere 54 n., 60, 71, 83 n., 96 n., 108 n., 140 n., 214 n.,, 218 n. 261 n., 321; i. nomen 82, 93 n.; i. ad significandum 260; v. forma, intentio, nomen 654 Impositio 46, 70, 83, 92, 93, 96, 108, 114, 140 n., 181, 195, 286 n., 490 n.; i. primaria 476 n.; i. vocis 93 n.; secundum impositionem 490 n.; v. copulatio, intentio, nomen Impositor 70 n., 82, 289 n. Impossibile 328, 331, 333 n., 439 n.; v. modalis, propositio, &SUvatov Impossibilitas 353 n. Improbabile 400 Improbare 400, 437 n., 449 n, 457 n.; i. = ostendete falsitatem propositio- nis 401 Improbatio 186 n. Inceptio 416 Incipere 290, 303 n., 478 n., 479; i. et desinere (incipit et desinit) 242, 259, 277, 287, 292, 303, 416, 419, 421, 422, 424, 426, 427, 429, 431, 432 n., 441, 442 n., 478, 479 n., 480 n., 481, 482, 486, 487, 578, 596 (v. propositio) Incomplexum, v. incomplexus Incomplexus, v. terminus, vox; incomplexum 227 n., 468-471, 577; i. significativum complexi 469 (v. complexus) Incompositum 506 n. Incongruus 45; v. propositio Inconveniens, v. deducere Indefinita (prop.) 356 n. 401, 439, 442 n., 449 n.; v. propositio Indistinctio, def. 75; inoltre 74, 75 n. Individuum 94 7., 101 n., 133 n,, 221 n., 246 n.; v. appellare, nomi- nare Inducere 444 n.; i. formaliter 429 n. Indice dei termini latini Inductio, def. 401 n.; inoltre 239, 274 n., 275, 400 n., 401 n., 429, 444 n., 485, 493; v. argumentum, probare Inductive, v. probare Inesse, v. categorica, oratio, propo- sitio Inferentia 231 n., 420 Inferior 103, 185, 220, 224, 236, 246, 406, 438, 441, 442 n., 597 n.; i. quidditative-essentialiter 184; v. inferius, pronomen, terminus Inferius 90, 102 n., 103 n., 121 n., 174 n., 220 n., 233 n., 274 n,, 286 n., 406, 407 n., 409, 410 n., 436, 437, 442 n., 443 n., 506 n., 546 n.; v. appellatio, descensus, probatio Inferre 399, 401 n., 428, 521; i. divisim 537 n.j i. fallaciter 520; i. formaliter 273 n., 275 n., 442 n;; i. resolutorie 444 n. Infinitare 320; v. negatio Infinitive, v. tenere Infinitivus, v. compositio, modus, oratio, terminus, verbum Infinitus, v. modus, nomen, oratio, terminus, verbum Inflexio casualis 82 7. Inhaerere 335, 502 n.; v. modus Inhaerentia 335 n., 504; i. modificata subiecti cum praedi- cato 336; . praedicati ad subiectum 377; . praedicati cum subiecto 346; . verbi 338; . determinare, determinatio, nota, propositio Inopinabile 400 Insolubile 20, 40, 453 7. eee Indice dei termini latini Insolubilis, v. enuntiabile, notitia Instituere 93 n.; i. voces ad appellandum 93 n.; v. placitum Institutio 70, 93, 134 n., 221; i. voluntaria 70, 221 n.; i. ad placitum 104; i. vocum non ad significandum sed tantum ad appellandum 93 n.; causa institutionis vocum 93 n. Intellectus 514, 516 n., 517; i. compositus 504 7.; i. congruus 403 n.; in intellectibus 514; secundum intellectuam 252, 513, 514 n.; v. compositio, congruitas, nomen, notus, significatio Intelligere: -i. primarie, secundarie 69 n.; i. coniunctim 515 n.; i. divisim 515 n., 521; terminus posterius intelligi 403 n.; v. modus Intelligibile, v. esse, significare Intensissimum et remississimum 427 Intensio 542 n.; v. intentio Intentio 22, 145 n., 218 n., 226, 289, 394 n.; . = mana 394 n.; . animae 221 n.; . imponentis 70; . et remissio 416 n.; v. intensio, passio, terminus Interiectio 48 n., 50 n, 227 n. Intermediare 552 n.; v. interponere, mediare Interponere 348 n., 352, 517; v. intermediare, mediare Interrogabile 128 n., 129 n. Introductores 413 n. 655 Inventio 395 n.; causa inventionis nominum 82; via inventionis 396 n. Inventor 70 Iudicare 396 n., 452 n.; i. de veritate propositionis 460 n.; v. ars, scientia Tudicium 395 n., 434 n., 579 n, 583 n. Tungere 515 n. La, ». li Le, v. li Lectio 413 Li 296, 297; v. signum (s. materia- litatis) Limitare 191 n., 192 n.; i. ad officium 402 n. Limitatio 191 x. Locus sophisticus 452 n. Locutio 435 n., 524, 537 n., 593 n.; |. congrua 435 n.; 1. multiplex 538 #.; 1 multiplex secundum compositio- nem et divisionem, o in sensu composito, in sensu diviso 361; secundum locutionem o dictionem 507; v. subiectum, MÉ1< Logica: -1.=scientia differendi 395 n; -l=scientia rationis 396 n.; inoltre 42 n., 218 n., 221, 396 n. (v. ars); 1. antiqua 18, 28, 38; 1. formalis 42, 43; 1. moderna 18, 38; 1. naturalis 42; 1. nova 18; 1. vetus 18; 1. fidei 42; 1. modernorum 18, 22, 25, 28, 44 656 Logicus 403 n., 502 n., 575 n, 594 n.; v. ars Loqui: -l communiter 334; 1. improprie 268; 1. proprie 268, 454 n.; stricte loquendo 359 n; v. forma, modus, usus Ly, v. Maior (praemissa) 442 n., 444 n., 450, 613, 621 Manerialis, v. appellatio Maneries 77, 83 Materia: -m. termini 106; m. vocis 59 n., 531; ratione materiae 163 n.; v. forma, vox Materialitas, v. signum .Materialis, v. appellatio, compositio, consequentia, significatum, suppo- sitio Materialiter 227 n., 390, 504; v. stare, sumere, supponere Maximae (prop.) 398, 468 n. Maximum-minimum 426, 427, 431 Mediare 369, 371, 549 n., 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 559, 574, 576, 581, 602, 610, 619; v. intermediare, interponere Mediatum, v. mediatus Mediatus, v. propositio, syllogismus, terminus; mediatum 450 Medium, def. 237; inoltre 234, 236, 237, 273, 299, 301 n., 397 n, 400, 406, 407 n., 429 n., 437, 438 n., 447, 450; v. copulatim, disiunctim Medius, v. terminus Mentalis, v. conceptus, praecedere, propositio, terminus Indice dei termini latini Minimum, v. maximum Minor (praemisa) 442 n., 444 n., 450, 613, 621; m. composita-divisa, de re-de dicto 536 n. Mobilis 234 n., 240; ». confusio, suppositio, terminus Mobilitare 242, 249, 257 n., 258, 266, 276, 278 n., 286 n., 295, 575 n.; v. vis Mobilitas 232, 234, 240, 242 Mobilitatio 596 n. Mobilitatum 242, 249, 257 n., 258, 259, 266, 276 n., 278 n., 284 n, 286 n., 295 Mobiliter, v. confundere, stare, sup- ponere, vis Modalis 330, 349 (v. determinatio, dictio, signum, terminus, verbum); m. (prop.) 339 n., 342 n., 343 n, 344 n., 345 n., 346, 351, 352 n., 354 n., 355 n., 359, 363 n., 364 n., 365, 372 n., 373 n., 381 n., 386, 403 n. (v. modus, oratio, propo- sitio, quantitas); m. modo adverbiali, verbali, nomi nali 359; modales improprie dictae, proprie dictae 389; m. absoluta 375, 376, 380; modales compositae 364; m. divisa 366; m. cum conditione 375, 376; m. de dicto 150, 342 n., 352, 380, 537 n.; m. de re 340, 341, 342 n., 352, 357, 380, 512, 537 n.; m. de sensu 340, 342 n., 512; m. de sensu composito, de sensu di- viso 388; m. de possibili et impossibili, de Indice dei termini latini necessario et contingenti, vero et falso 362 n.; m. in sensu 338 n.; m. in sensu composito 356 n.; m. in sensu diviso 361; m. quantum ad constructionem 338 n.; m. secundum divisionem 361; m. secundum sensum 340; m. sine aliqua conditione-secundum conditionem 380; m. affirmativa est a compositione modi, negativa a negatione modi 352 n.; dicimus qualibet modali tantum de dicto agi 344; m. nominalis est singularis 352 n. Modaliter, v. capere, probare, su- mere, tenere Modernus, v. logica Modificare 369 n., 370; Moduli 329 n.; v. modus Modus, def. 213 n., 329 n., 333, 335, 386, 390; -m. = determinatio 334; -m. = determinatio adverbia- lis 334; -m. = determinatio com- positionis 361; -m. = determinatio copulae 355 n.; -m. = determinatio praedicati 350; -m. = determinatio verbi 333; -modi=differentiae entium, differentiae propositionum 363, 364, 382; -m.= dispositio 334; -m. = dispositio compositio- nis, praedicati, subiecti 361 n.; -m. = medius habitus terminorum 337; -m. = pars praedicati, subiecti 361 n.; -m. idest qualitas 334; -m. = qualitas praedicati 333; -m. = terminus determinativus connexi 371 n.; -m. proprie sump- tus, improprie sumptus 387, 388; 657 -modi sunt sex 352 n., 385 ss.; -modi sunt innumeri 358 n.; inoltre 43 n., 110 n., 151, 213 n., 328, 329-333, 334, 335, 336, 337 n., 338 n., 343, 345 n., 346, 347, 348, 351, 352 n-354 n., 355, 356 n., 357, 360 n., 361, 363, 365 n, 366 n., 367, 371, 373 n., 377, 378, 381 n., 386, 387, 390, 391, 396 n., 403 n., 437 n., 442 n,, 450, 463 n., 502 n., 504, 518, 519, 521 n., 522 n., 523 n., 533 n- 539 n, 545 n-548 n. 549, 553 n., 554 n., 555, 556, 557 n., 558 n., 567, 570 n., 572 n., 573 n., 576, 579 n., 580, 581, 582, 586 n., 589 n., 593, 595 n., 596 n., 597, 599 n., 613, 619; m. adverbialis 336, 338 n., 342 n., 348 n., 352 n.354 n. 358 n, 359 n., 555 n.; - casualis 338 n, 342 n.; . verbi casualis 49 ns . exponibilis 589 (v. exponibilis); . expressus 360; . infinitivus 339, 347 n., 354 n,, 465, 549 n., 552 n., 557 n. (v. oratio); m. infinitus 553, 602, 610; m. magnus, m. parvus 333, 334; m. modalis 361; m. nominalis 336, 345 n., 348 n, 352 n.-354 n., 534 n., 555 n.; . participialis 555 n.; . regulatus 437 n.; . resolutorius 395 n.; . verbalis 359 n., 555 n.; . accipiendi oppositionem 359 n.; . arguendi 177 n., 275 n., 329 n 359, 441 n., 461 n., 528 n. 611, 614, 619; BBBBB BBBBBB 658 argumentandi 401 n.; . cohaerendi 343; compositionis 345 n., 519; confusionis 260, 261 n.; . confusionis non  distributivae 261 n.; specialis confusionis 262 n.; consequentis 329 n.; copulandi 208 n.; dicendi 533 n.; distribuendi specialis 259; specialis distributionis 416; . divisionis 519, 520, 534 n.; essendi 195 n.; . fallaciae 329 n., 454 n; . inhaerendi praedicatum cum su- biecto 335, 345 n.; m. intelligendi 142, 195 n., 503 n.; ‘m. loquendi 79, 101 n., 476 n, 490 n., 602; . communis loquendi 266 n.; . necessitatis 333 n.; nominandi 71; . opponendi 484 7.; . possibilitatis 347 n.; . praedicandi 105 x.; . probandi 329 n., 409 n., 444 n., 445 n.; m. probandi efficacior, m. probandi facilior 410 n. ; m. probandi a posteriori 444 n., 445 n.; m. probandi per captionem 445 n.; m. proferendi, def. 531; inoltre 527 n., 532, 544; m. proferendi compositim vel divi- sim 531; m. proponendi 517 n.; m. propositionis 331 n.; m. propositionum modalium 362 n.; m. rei 212; BBBBB BBBBBBBBBS BBBBBBS Indice dei termini latini m. respondendi 484 n., 579 n.; m. scribendi 329 n.; m. significandi 80, 96, 142, 190 n., 195 n., 196 n., 202 n., 329 n, 348, 453 n., 501 n.-503 n., 531, 532, 533 n., 544 (v. compositio, consignificatio); m. significandi dependenter 502; m. significandi essentialis generalis 502 n.; m. significandi grammaticalis 531 n., 532 n.; m. significandi logicalisi. 329  n., Salon m. significandi sive intelligendi 502 n.; m. supponendi 208 n., 345 #.; m. suppositionis 108 n.; m. suppositionis non distributivae 261 n.; . syllogizandi 442 n.; a parte rei, a parte nostra 353; . in sensu 338; . in sensu, in voce 339; quantum ad constructionem 338; . quantum. ad enuntiationem 338 n.; m. quantum ad sensum 338; m. secundum sensum 338 n.; m. secundum compositionem, secun- dum divisionem 520, 533 n.; m. fieri cum distantia per modum generalis, per modum specialis 201 s.; per modum disiunctionis 488 n.; habere modum in praedicato 333; ex patte modi 362 w.; v. dicere, distributivus, fallacia, mo- dalis, moduli, negatio, proferre, propositio, subiectus, suppositio, vis, tpéTtog BBBBBB Indice dei termini latini Multiplicitas 488 n., 532 n., 535 n., 536 n.; m. actualis, def. 531 n.; m. potentialis, def. 527 n.; v. oratio Naturalis, v. suppositio Necessitas 353 n., 375, 379; n. absoluta 378, 379, 380; . conditionata 379, 380; . respectiva 378, 379; . simplex 379; temporalis 379; compositionis 501 n.; consequentiae 379, 380; . consequentis 379, 380; . habitudinis terminorum 501 n.; . totius vel alterius partis temporis 379; n. ex suppositione 379; v. confundere, confusio, modus, no- men, nota, suppositio, tenere Necessarium, v. necessarius Necessarius, v. compositio, conditio- nalis, consequentia, propositio; necessarium 328; n. absolute, sub conditione 380 (v. modalis, propositio, &vayxatov) Negare 255 n., 276, 298 n., 318, 319, 321, 331 n., All n., 436 n, 475 n., 486, 493 n., 504 n., 520, 576 n., 612, 613-615, 621, 622; n. confuse distributive 276; n. confuse et distributive vel univer- saliter 321; v. adverbium, negatio Negatio 42 n., 160 n., 186 n., 197 n., 203 n., 214 n., 224, 249, 251, 255 n., 259 n., 265 n., 266 n., 270 n., 271 n., 276, 283 n.286 n., 291 n., 292 n., 295 n., 318-321, 330, BppPpDbpPbEDD 659 331 n., 332 n., 348, 354 n., 359 n., 363 n., 400 n., 436 n., 437 n,, 442 n., 454 n., 460 n., 473 n, 475, 481 n., 486, 499 n., 501, 503, 504 n., 539, 544 n., 546 n., 548 n., 583; n. exercita 255 n., 318, 320; negationes implicitae 321; n. inclusa 270 n.; n. infinitans 258, 265 n., 320, 321, 539; n. negans 258, 259 n., 270 n., 284 n., 319, 321, 539, 540; n. praecedens 250 n., 362; n. simplex 347; n. modi 354 n.; v. modalis, particula, qualitas, termi- nus, virtus, vis, &Ttdgaote Negative, v. tenere Negativus, v. adverbium Nomen, def. 49 n., 50 n., 53; inoltre 47, 48 n., 49 n., 50, 52 n., 53, 54 n., 55 n., 56, 57, 58, 59, 60, 61 n., 65, 69, 70, 76 n., 79, 80, 81 n., 82 n., 83, 84 n., 89 n, 92 n., 93 n., 95, 96 n., 97, 98, 102 n., 103, 108 n., 129 n., 132 #.., 141 n., 146 n., 148, 149, 150 n,, 168, 171, 176 n., 187 n., 192 n, 202 n., 203 n., 209 n,, 210 n, 218 n., 222 n., 223 n., 225 n, 227 n., 228 n., 244, 246 n., 262 n., 270 n., 294 n. absolutum 65, 451 n.; n. accidentale 153; 660 n. adiectivum 80 n., 157, 207 n, 208 n., 211, 212 n., 213, 334 (v. adiectivum, qualitas); n. aequivocum 133 n., 485 (v. aequi- voca); n. appellativam 48, 49 n., 50 n. 32; ST; 73; "TI; 78, 95; II; B 99, 100 n., 102, 128 n., 147-149, 150, 404; '. nomina articularia 86 n., 131 n., 155; commune 52 n., 97 n., 102, 133 n.; compositum 505 n.; connotativum, def. 65; generale 222 n.; impositum 65 n., 82 n.; infinitum 320, 435 n.; numerale 223 n.; obliquum 157; proprium 48, 49 n., 50 n., 72 n, 84 n., 97 n., 98, 100 n., 127, 128 n., 246 n., 314 n., 404, 438 n.; relativum 541 n.; n. significativuam et appellativum, significativum non appellativum, appellativum non significativum eh n. substantivum 59, 192 n., 207 n., 208 n., 211, 212 #.; n. sumptum 59, 60, 209 n. (v. sumptum); n. syncategorematicum 228 n.; nomina synonyma 117 n.; n. verbale 49 n.; n. accidentis 208 n.; n. enuntiabilium 343 n., 382 n.; n. existentiae rei-non existentiae rei 339 ni; . figmentorum 82 (v. figmenta) formae 59; . intellectus 339 x.; . necessitatis 331 n.; BPPDDBPPEP p PEPD Indice dei termini latini . officii 451 n.; . orationis 339 n.; . possibilitatis 331 n.; praesentium vel existentium 95; propositionis 338 n.; rerum 218 n.; secundae impositionis 343 n., 382; . subiecti 208 n.; . substantiae 451 n.; nomina aptitudinem remotivam no- tantia 149 n.; nominis participatio 54; qualitas nominum 50 #.; nominis transfiguratio 54; dare nomina 82 n.; participare re, participare nomine 54; v. appellare, appellatio, inventio, offi- cium, quid, virtus, $voua Nominales 141 Nominalis, v. definitio, determinatio, modus Nominaliter, v. adiectivum, capere, modus, quod, significare, sumere, tenere Nominare 60 n., 61, 62 n., 70, 71 n., 79 n., 80, 82, 84, 85, 120 n, 205 n., 225 n., 344, 394 n.; n. idest appellare substantiam 84 n., 85 (v. appellare); n. substantiam 60, 79 n., 82 n.; n. individua 80, 81 n.; n. speciem 81 n. Nominatio 70, 71, 74-76, 80, 82, 83, 84, 131 n., 201, 202 n.; ex similitudine nominationis 71 Nominativus 347 n., 502; v. rectus Nota 185 n., 204 n., 206, 333, 394 n. (1. obpporov); n. conditionalis 277, 459; n. conditionis 42 n., 304 n.; n. cohaerentiae 457 n.; BHEPBEPPBED Indice dei termini latini n. coniunctionis 547 n., 550 n. 594 n.; n. consequentiae 292 n.; n. copulationis 197 n., 447 n., 538 n., 554 n.; . disiunctionis 447 n., 594; . diversitatis 223 n.; . exclusionis 299, 537 n.; . inhaerentiae 457 n.; . necessitatis 333 n.; . rationis 304; n. reduplicationis 481 n. Notior, v. notus Notitia: -n. insolubilis 595 n.; n. terminorum 410 x.; n. veritatis vel falsitatis 403 n. Notus, v. argumentum, probare, pro- positio, terminus; notior (notius) 397 n., 406 n.; notiora et priora apud nos, apud naturam 411 n.; n. per sensum vel intellectum 406 n. Numeralis, v. adverbium DIPDDODD Obligatio (obligationes) 20, 30, 42 n.; casus obligationis 563; Obligatorius, v. verbum Obligatus 42 n. Obliquitas 347 n. Obliquus 86 n., 279, 287 n., 547 n.; v. determinatio, nomen, subiectum, verbum Obscuritas 259 n. Officiabilis, v. officialis Officiabiliter, v. officialiter Officiale, v. officialis Officialis 226 n., 451 (v. dictio, pro- batio, significatum); o. (prop.) 456 n. (v. propositio); 661 o. (terminus) 451 n., 456 #., 468 n. (v. terminus); officiale 402 n., 454 n. Officialiter 451, 467; v. probare, pro- batio, propositio, stare, sumere Officians (officiantes) 440  #., 461 n., 469, 557 n.; v. propositio Officiare 372 n., 461, 462, 464 n., 469, 552 n., 557 n. Officiata (prop.) 440 n., 456 n, 461 n., 469; v. officiatum, pro- positio Officiatio 410, 456, 480, 482, 483 Officiatum 440 n.; v. officiata Officium 226, 402 n., 451, 452, 453 n., 454 n., 460; . artis 452 n.; . copulae 204; . copulandi 204; . copulationis 204; . demonstrandi 454 n.; . dialecticae 452 n.; . dictionis 453 n.; . docendi 452 n.; . doctoris 451 n.; grammaticae 452 n.; . implicandi 453 n.; . mentis 277, 459; . nominis 132 n.; praepositionis 454 n.; referendi 453 n.; substantivi verbi 205 n.; . vocis 453 n.; . limitare, nomen Opponens 452 n. Opponere 411 n.; v. modus, oppo- nens Oppositio 345 n. (v. modus); o. contradictionis 331 Oppositum 411 n., 483 n., 54i n, 614, 621; soo0900L9ILLI.L LIO 662 o. antecedentis, consequentis 436; o. propositionis 477; v. probare, probatio, propositio Oratio 18, 94 n., 126, 127, 129 n., 136, 200 n., 203 n., 218 n., o. composita, def. 528; inoltre 285, 505 n., 508 n., 515 n., 517, 527 n., 531 n., 533 n., 536 n., 537 n, 538 n.; o. composita ex syncategoremate et termino communi 283 n.; o. coniunctiva 581; o. definitiva vel descriptiva 467 n.; o. divisa, def. 528; inoltre 508 n., 527 n., 531 n., 533 n., 536 n- 538 n.; o. infinita 467; o. infinitiva 356, 462-464, 555 n. 581; o. modalis, de inesse 354 n.; o. multiplex ex compositione et di- visione 529 n.; o. multiplex secundum actualem multiplicitatem et ’potentialem 532 n.; o. simplex 505 n.; o. sophistica 516 n.; o. subiecta (=dictum) 341 n.; o. infinitivi modi 363 n.; o. de re, de dicto 534 n.; v. discontinuitas, nomen, pars, si- gnum, syncategorema, terminus, bros Orator 398 n. Ordinare 211 n., 361 Indice dei termini latini Ordinatio 452 Ordo, v. probare Paralogismus 515 n., 519 n., 525 n.,, 533 n., 534 n., 537 n.; p. compositionis 533 n.; p. divisionis 533 #.; p. secundum compositionem 516 n.; p. secundum abundantiam et defec- tionem 515 n. Paralogizare 522 n., 537 n. Pars: -p. enuntiationum 393 n.; p. orationis 48 n., 49 n., 50 n., 211, 225 n., 226 n., 287, 289, 446 n., 447 n., 506 n., 521 n., 523 n.,, 533 n.3 p. propositionis 393 7.; v. copula, modus, praedicatum, subi- cere, subiectum, supponere, suppo- situm, vox Participialis, v. modus Participium 48 n., 49 n., 90 n, .; p. = participiale verbum vel casuale 49 n.; verba casualia id est participia 93 n; p. adiectivum 117 n.; p. ampliativum 599 n. Particula: -p. negativa 331 n.; p. negationis 331 n. Particularis (prop.) 356 n., 362, 363 n., 373 n., 401, 412 n, 439, 444, 449 n., 476 n., 613; v. propositio, signum Parva logicalia 18, 44 Indice dei termini latini Passio animae 394 n., 503 n; v. intentio Pertinens, v. sensus Peiorem (regola del) 327 Perfectio 528 n. Personaliter, v. copulare Personalis, v. adverbium, appellatio, copulatio, suppositio Persuasibile 402 n.; v. probabile Placitum: -ad placitum 106 n. 476 n.; ad placitum instituentis 63 n.; ex placito instituentium 221 n.; secundum placitum 141 n.; v. institutio, significare, vox Ponere in esse 366 w., 565 n., 566 n., 574, 582 n., 584; v. praedicamen- tum Positivus gradus 276 n. Possibile 328, 331, 333 n.; v. mo- dalis, propositio, Suvatév Possibilitas 331 n., 353 n; v. modus, nomen, privatio Posterius, v. intelligere, prius Postponere 523 n., 579 n. Potentiale, v. esse Potestas, v. confundere Praecedere 369, 546 n., 559, 561 #., 571, 575, 576 n., ST7 n., 581 n. (v. negatio); p. simpliciter 555 n., 556; p. totaliter 370 n., 371 n., 372, 545 n., 547 n., 549 n., 551 n,, 552 n., 553, 556 n., 573, 581, 602, 603, 610, 618; p. vocaliter 403 n.; non p. in voce vel in scripto, sed . in significatione 463 n.; Praedicabile, v. praedicabilis Praedicabilis: -res p. 211; praedicabile v. probatio,: terminus Praedicamentum 105 n., 201 n. 202 n., 260 n., 414 n.; p. enuntiabilium 126 n.; esse in praedicamento 52 n.; esse de praedicamento substantiae 111 n; esse in praedicamento qualitatis 52 n., 66 n.; esse in praedicamento quantitatis 66 n.; esse in praedicamento  relationis 501 n.; esse in praedicamento substantiae 52 n., 66 n; in praedicamento ponere 60; v. copulatum, extrapraedicamentale, significare, xxtnyopla Praedicare 52 n., 55 n., 57, 60, 61 n., 92 n., 98, 102 n., 103, 104, 109 n., 156, 176 n., 203 n.205 n., 206, 219 absolute 375; accidentaliter 204 n.; collective, distributive 522 n.; coniunctim, divisim 519; de subiecto 57, 61 n.; ‘esse’ confuse, determinate 210 n.; in adiacentia 61 n., 204; in essentia 61 n.; principaliter, per accidens 204 n.; secundum adiacentiam 61 n.; p. solam formam 92 n.; p. tertium adiacens 213 n., 230; v. appellare, modus, praedicatum, subicere Praedicatio 486, 503 n. (v. vis); vp poso pd 664 p. denominativa, univoca, aequivoca 65 n.; p. directa 442 n.; p. per  accidens atque impropria 204 n.; p. secundum accidens 57 Praedicativum, v. praedicativus Praedicativus, v. propositio; praedicativum 230 n. Praedicatum 66 n., 68 w., 91, 92 n, p. ampliativum 107; p. appellat suam formam, def. 115; inoltre 98, 100, 101, 103, 104 n., 109 n., 110 n. (v. appellare); p. simplex 548; p. sub propria forma  praedicare 101 n.; a parte praedicati 83, 95 n., 106, 107, 166 n., 228, 229 n., 230 n, ex parte praedicati 84 n., 90 n., 91, 155; talia sunt subiecta qualia permittun- tur ab eorum praedicata 68 n.; v. appositio, appositus, cohaerentia, continuitas, determinare, determi. natio, extremitas, extremum, for- ma, inhaerentia, modus, proposi- tio, qualitas, subiectum, terminus Praedicatus 151 x., 343, 517; v. dic- tio, modus Praeiacens, def. 425 n.; inoltre 421 n., 423, 425 Praemissa 42 n., 43 n., 186 n., 435 n., 439, 457, 485, 602, 611; praemissae mere singulares 442 n.; v. maior, minor, tpotaotg Praeponere 523 n., 533 n., 557 n. Praepositio 48 n., 227 n., 453 n., 454 n.; v. officium Praeteritio 177 n. Primum-ultimum 427 Principium materiale-formale 395 n. Prius-posterius 395 n.; v. notus, pro- bare, probatio Privatio 331, 416; p. possibilitatis 331 n. Privativus, v. terminus Probabile, v. probabilis Probabilis 586 (v. argumentum, pro- positio, terminus); probabile 177 n., 398, 399, 400 n., 402 n., 463, 482, 558 n. (v. cer- tificabile, declarabile, disputare, improbabile, persuasibile, #vSotov) Probabilitas 398 n. Indice dei termini latini Probare 229 n., 273 n., 276, 290, p.=ostendere veritatem propositionis 401; probari vel verificari 560 n. (v. ve- rificare); p. quadrupliciter: a priori, a poste riori, ex opposito et ab aequo 409; . quadrupliciter: a priori, a poste- riori, aeque, indirecte 412 n.; p. ab aeque 412 n.; p. ab aequo 409; p. ex aequo 430; p. a posteriori 409, 410 n., 412 n., 430, 444 n.; p. a posteriori inferiori 444 n.; a posteriori totaliter separato 444 n.; . a priori 409, 410 n., 412 w., 430; . copulative 482; . descriptibiliter 482, 577; explicative 593; exponendo 464 n.; exponibiliter 482, 593; . expositive 593; . expositorie 410, 430; . indirecte 412 n.; . indirecte ex opposito 409; . ex opposito 410 n., 430; . per oppositum 553 n.; uo) vo vtvvvIvvdUvvv 665 p. inductive 493; p. inductive per sua singularia 411 n; p. inductive per suas singulares 410 n.; p. per inductionem 493; p. per singulares 482 n.; p. modaliter 368 7.; p. officialiter  (officiabiliter) 369, 382, 383, 389 n., 464, 465, 482, 559 n., 565 n., 577, 588 n., 593; p. resolubiliter 389 n., 447 n., 464, 482; p. resolutorie 448, 450; p. resolvendo 464 n.; p. per causas veritatis 482 n.; p. per contradictorium 481 n., 482 n; p. per convertibile magis notum 409; p. per definitionem 409; ordo probandi 373 n.; v. exponere, describere, officiare, modus, propositio, resolvere Probatio 40, 44, 231, 232, 250, 273, 275-277, 287, 371 n., 383 n., 397, 398, 399, 400 n., 401-403, 404 n., 406-412, 429 n., 430, 436, 438 n., 439, 441, 444 n., 445-447, 448 n., 449, 452, 455, 456, 457, 458, 461, 463, 464-466, 468, 469, 472, 476 n., 4TT, 478 n., 480, 482, 483, 487, 489, 493, 494 n., 506, 543, 553 n., 554, 556, 587, 589; p. vel inductio 275 n.; p. ab aeque 412 n.; p. ex aequo 430, 444; p. a destructione consequentis 485; p. a posteriori 411, 443, 444; p. a posteriori inferiori 444; p. a posteriori totaliter separato 444; 666 . a priori 411, 444; . descriptibilis 598; . disiunctive 483 n.; . indirecta 412 n., 444; indirecta ex opposito 412 n.; . officialis 590 n., 598; . officialiter 413 n., 494 n., 588; p. per causas veritatis 423 n., 471, 472, 479, 481 n., 483 n;; Pp. per contradictorium 485, 487; p. per habitudinem praedicabilium 412 n., 456; p. per inferiora 436; p. per singulares 429 n.; p. propositionis 20, 40, 44, 45, 234, 271, 368, 373, 374, 393, 401, 403 n., 409 n., 427, 543, 544, 554, 557 n.; p. resolutorie 448; p. sufficiens 438 n.; v. descriptio, expositio, officiatio, resolutio, propositio, &méSewtrc Proferre 505 n., 528 n., 532 n.; p. continue, discontinue 167 n.; p. simpliciter, cum modo 330; v. modus, vox Prolatio 297 n., 527, 528 n., 530, 531, 532; p. continua, discontinua 532 n.; p. continua et composita, disconti- nua et divisa 535 n.; una continua p.-plures  prolationes 528 n. Proloquium 125 n. Pronomen 48 n., 49 n., 72 n., 90 n., 104 n., 157, 165, 203 n., 289 n, 405 n., 441 n., 443 n., 454 fia 588; p. demonstrans 52 n., 99, 101 n., 109 n., 110 n., 115, 132 n., 219 n., 360, 366 n.; dv'Uvvvovu Indice dei termini latini p. demonstrativum 246 #., 274 n., 289 n., 314 n., 363 n., 404, 438 n., 441 n., 442 n., 448, 449 n, 450 n., 453 n., 563 (v. demon- strativum); p. demonstrativum in singulari: nu- mero 404 n.; p. demonstrativum pluralis numeri 406 n.; p. inferius 404; p. relativum 223 n., 434 n., 447 n, 453 n. (v. relativum, antecedens, referens) Pronuntiare 331 n., 527, 528 n. Pronuntiatio, def. 527 n.; inoltre 530 Pronuntiatum 125 n. Propinquissimum-remotissimum 428 Propositio, def. 490 n.; inoltre 52 n., p. adversativa 330 n.; p. categorica 164 n., 181 n., 196 n., 329 n., 355 n., 378, 381, 403 n., 418, 423 n., 475 n., 538 n., 539 n. (v. categorica, extremum); p. categorica de copulato extremo 278 n.; p. categorica de copulato subiecto vel praedicato 196 n.; p. categorica de disiuncto extremo 260; p. categorica de disiuncto subiecto 180 n., 186 n.; p. categoria: aliqua de inesse, aliqua de modo 378; p. comparativa 330 n.; 667 p. composita 329 n., 364 n., 366 n., 380, 426 n., 446, 447 n., 505, 534 n., 593, 596 n.; p. conditionalis 292 n., 329 n., 376- 378, 381, 495 n., 498 n.; p. congrua 415 n.; p. contingens 335, 364 n.; p. contradictoria 356 n., 476 n.; p. copulativa (v. acceptio, co- pulativa); p. aequivalens uni copulativae 250 n; p. cum modo 331 #., 337; p. cum subiecto infinito 441 n.; p. demonstrativa 439, 481 n. (v. de- monstrativa); p. demonstrativa sive immediata 407 n.; p. descendens 235, 238, 239; p. descensa 235, 237, 238, 239; p. descripta 470; p. descriptibilis, def. 469, 470 n. 471; inoltre 440 n., 470; p. disiunctiva 236 n., 246 n., 260, 267 n., 273 n., 423 n., 473 n, 475 n., 481 n., 482, 486, 495 n., 499 n., 538 n., 570 n. (v. disiune- tiva, descendere); p. divisa 179 n., 180 n., 366 n, 380, 539 n., 593, 596 n.; p. exceptiva 264 n., 283 n., 403 n., 418, 421 n., 423, 424 n., 425, 427, 429, 431, 473 n., 478 n, 480 n., 486 (v. exceptiva); p. exclusiva 248, 249 n., 267 n. . (v. exclu- siva); . expletiva 330 #.; . explicanda 593; . exponenda 464 n.; . exponibilis, def. 414; inoltre 402 n., 414, 416, 418, 420, 421, 440, 472, 477 n., 479 n., 553 n., 569 (v. exponibilis); p. exposita 418, 428, 440 n. (v. exposita, expositum); p. hypothetica 129 w., 186 n., 196 n., 329 n., 418, 425 n., 495 n., 522 n, 538 n., 539 n., 553 n; p. hypothetica copulativa-disiunctiva 522 n.; p. hypothetica conditionalis-disiunc- ta 522 n.; p. hypothetica de disiuncto subiecto 179 n., 180 n,; p. immediata 397 n., 406 n., 409, 410 n., 438, 582 n.; p. immediata a posteriori 405 #n.; p. immediata a priori 405 n.; implicans 420; . implicita 420; . impossibilis 335, 382 n.; incongrua 415 n., 434 n., 465; indefinita 271 n., 272 n., 356 n., 362, 363 n., 366 n., 441 n., 447 n., 448 n., 449 n., 450 n., 496 n. (v. indefinita); p. mediata 402 n., 449 n., 482 n.; p. mentalis 373 n., 394 n.; p. modalis, def. 333, 351 n.; -p. modalis large, stricte, strictissime 333 n.; -p. modalis large, stricte 358; inoltre 44, 45, 173 n., 323, 332, 334, 345 n., 346, 348 n., lie Mo Mao Mu] PPP Indice dei termini latini 351, 353 n., 354, 355 n., 358 n., 359 n., 362, 363 n., 373 n., 553 n., 581 n., 594 n. (v. determi- natio, inhaerentia, modalis, mo- dus); p. modalis modo adverbiali, nomi- nali, verbali 359 n.; p. modalis composita 363 n., 365 n., 366 n. (v. qualitas); p. modalis cum determinatione 375; p. modalis cum determinatione in- trasumpta 376; p. modalis de dicto, de re 344 n., 348, 384: p. multiplex 493 n., 496 n., 497 n.; p. necessaria, def. 381 n.; inoltre 335, 347 n., 360, 363 n., 378, 381 n., 382 n., 464 n.; p. officialis, def. 462 n., 466; inol- tre 440 n., 455, 456, 459, 462, 552 n., 556 n., 557 n., 589 (v. officialis); p. officianda 462 n., 590, 593; p. officians 456, 459, 460, 461 n. (v. officiata, officiatum); p. particularis 271 n., 272 n., 285 n., 356 n., 362, 441 n., 442 n., 444 n, 447 n., 448 n., 450 n., 492 n, 495 n., 496 n. (v. particularis); p. possibilis 335, 381 n., 461 n.; p. praedicativa 329 x., 331 n., 376; p. probabilis 403 w., 405 n., 446, 455, 567; p. probabilis a primo termino 402 n.; p. probabilis per causas veritatis, def. 482; inoltre 472; p. probabilis per oppositum 456 n.; p. probata 456, 470; p. probata resolutorie vel officiali- ter 440 n.; Indice dei termini latini p. proposita resolutorie vel officia- liter 440 n.; p. reduplicativa 418 n., 423, 425 n., 427, 431, 473 n. (v. reduplica- tiva); p. resolvenda 446 (v. resolvenda); p. resolvens 446 (v. resolvens); p. resolubilis 440, 449, 450 n., 553 n., 557 n., 593; p. resoluta 440 x., 446, 447 n. (v. resoluta, resolutum); p. simplex 329 x., 330, 331 n., 341, 342 n., 420; p. simplex de inesse 371 n.; p. simplex et singularis numeri 479 n.; p. singularis 264 n., 271 n., 275, 349 n., 356 n., 361, 362, 363 n., 366 n., 429 n., 438 n., 444 n, 447 n., 448 n., 495 n., 496 n; p. singularis de subiecto conditio- nato 282; . subalterna 430; subcontraria 356 n.; . substitutiva 329 n.; temporalis 495 n.; . universalis 228, 267 n., 270 n., 275 n., 280 n., 283 n., 285 n, 349 n., 356 n., 361 n., 362, 363 n., 369, 373 n., 428 n., 430 n, 454 n., 492 n., 493, 552 n. (v. universalis); p. de copulato extremo 256, 263, 267, 278 n., 495, 496; p. de desinit 426 n.; p. de dicto 344, 351, 382, 383; p. de disiuncto extremo 176 n., 238 n., 267 n., 495 n., 496 n, 538 n., 596; p. de disiuncto praedicato 519; p. de disiuncto subiecto 186; vo 669 p. de impossibili 464 n.: p. de incipit 426 n.; p. de incipit et desinit 426 n., 479 n., 480 (v. incipere); p. de inesse 324, 334, 335, 338, 339 n., 340, 341, 342, 345, 346, 348, 351, 352, 354, 355, 356, 357 n., 358, 359 n., 360-362, 363 n., 364- 366, 376, 387, 389, 464 n., 559, 583, 584, 595 (v. significato); p. de inesse seu de simplici inhae- rentia 365 n.; p. de inhaerentia modificata 365; p. de modo 173, 337, 349, 355 n., 356 n., 361, 378; p. de modo sive modalis 357; p. de necessario 378 w., 381, 382 n., 464 n.; p. de necessario conditionali 378; p. de necessario quando 378; p. de necessario simpliciter 378; p. de necessario simpliciter pro sem- per 378; p. de necessario ut nunc 378; p. de possibili 381 n.; p. de re 340 n., 351, 383; p. de sensu 340 n., 341, 344; p. de sensu composito 355 n. (v. quantitas); p. de sensu diviso 355 n., 357 n.; p. de subiecto recto, de subiecto obliquo 354 n.; p. in sensu compositionis 359; p. in sensu composito 355 n., 356 n.; p. in sensu divisionis 359; p. in sensu diviso 355 n.; p. magis nota 410 n.; p. per se nota 398 w.; p. secundum compositionem et di- visionem 359; v. connotare, dictum, extremitas, ex- 670 tremum, falsum, forma, formale, improbare, maximae, nomen, op- positum, oratio, probare, proba- tio, resolutio, sensus, significatum, subiectum, sumptum, supponere, veritas, TpéTtaote Proprietas 218 n., 453 #.; proprietates accidentales, substantia- les 209 n.; p. incommunicabilis 53; p. dictionis 452, 529 n.; p. sermonis 181; p. termini 599 n.; proprietates terminorum 18, 19, 38, 39, 44, 152, 267; p. simplicis, compositi, decompositi 502 n.; v. appellatio, connotare, connotatio, suppositio Punctuare 530 n., 532 Punctuatio 527, 528 n., 530, 532 n., 538 n. Quaestio, def. 400; inoltre 56 n., 386, 485 Quale 56, 57, 414 n.; q. aliquid 73 n., 450 (»v. hoc ali quid, significare, rowév tu) Qualitas 50 n., 52 n., 53 7., 54, 57, 79 n., 80, 82, 83 n., 84 n., 166 n, 199, 200; . singularis-communicata 53 n.; . substantiae 71 n.; « nominis adiectivi 165 n.; . praedicati 343 n.; q. (propositionis) 353 n., 354 n., 371 n., 613, 620; q.=affirmatio et negatio 264 n.; q. propositionum 42 n.; q. propositionum modalium compo- sitarum 363 n.; sQ QI Indice dei termini latini v. adverbium, connotare, determina- re, modus, nomen, praedicamen- tum, significare, substantia, rrové- Tae Quando 260 n. Quantitas 293 n.; q. continua, discreta 211 n.; q. (propositionis) 265 n., 354 n., 361, 363 n., 366, 373 n., 613, 620; q. modalium 362; q. propositionum de modo in sensu composito 356 n.; v. adverbium, praedicamentum Quantum 414 n. Quia, v. demonstratio Quid nominis 425 n., 428 n., 596 n., 597 n., 599 n.; ». definitio Quidditative, v. inferior Quo est, v. forma, quod est Quod: -q. coniunctionaliter 463, 464; q. coniunctive 465; q. nominaliter 436, 464; q. relative 465 Quod est-quo est 53, 81; v. si- gnificare Ratio 55, 56, 57, 61 n., 74, 75 n, 103 n., 108, 113, 114, 118, 119- 121, 122, 229 n., 250 n.,, 260 n., 261 n., 275 n., 361 n.,, 394 n,, 470, 502, 530 n., 579; rationes vel conceptus 108 n.; r. cavillatoria et sophistica 541 n.; r. communis 261 n., 592; r. determinata 114 n.; r. finita et determinata 229 n.; r. propria 261 n.; non est differentia inter significa tum et rationem propriam 119; Indice dei termini latini r. rerum 218 n.; v. appellare, appellatio, forma, lo- gica, nota Rationalis, v. consequentia Reales 298 n. Rectitudo 347 x. Rectus (casus) 45, 177 n., 279, 287 n., 4A1 n., 442 n.,, 450, 547 n, 565 n.; v. subiectum, verbum Reducere 506 n. Reductio 396 n., 449 n Reduplicatio 425 n., 475 n., 481 n.; v. nota Reduplicativa (prop.) 432 n., 475 n., 478 n., 481 n.; v. propositio Reduplicativus, v. dictio, signum Referens 289 n.; v. pronomen, re- lativum Relatio 435 n.; r. implicativa 550 n.; v. praedicamentum Relativum 19, 39, 223 n., 285 n, 289 n., 293 n., 434 n., 435 n, 447 n., 465, 546 n., 547 n., 553 n., 575, 576; r. non confusum 447 n.; r. implicativum 594; r. diversitatis 259, 265 n.; r. identitatis 265, 293; v. pronomen, referens Relativus, v. nomen, suppositio, ter- minus Remissio 145 n., 542 n.; v. intensio, intentio Remississimum, v. intensissimum Remotissimum, v. propinquissimum Repugnans, v. terminus Res: -r. appellata 93 n., 97, 105 n.; r. existens 132 n. (v. significare); r. praedicabilis 211; 671 r. significata 60 n., 111 n, 117, 195 n., 349, 453 n.; r. subiecta 205 #., 344 n.; v. appellare, appellatio, compositio, conditionalis, definitio, dicere, exponere, expositio, minor, mo- dalis, modus, nomen, oratio, pro- positio, ratio, sensus, significatio, suppositio, tenere, universale, vox Resolubile, v. resolubilis Resolubilis 448; resolubilia 402 #.; v. propositio, terminus, verbum Resolubiliter 369; v. probare, stare, sumere, tenere Resoluta (prop.) 440 n., 447 n.; v. propositio, resolutum Resolutio 117 n., 190 n., 273, 276, 357, 393 n., 394, 395 n., 396 n., 407 n., 410, 411, 412 n., 415, 433, 434, 435 n., 436, 439, 441, 443, 444-446, 447, 448 n., 449 n. 455 n., 456, 467, 480, 482, 483, 506, 557 n., 560 n., 590; i r. propositionis 396 n., 441 n.; r. syllogismi 396 n.; r. verborum ad substantiva 407 n., 436; r. per duo demonstrativa 441; via resolutionis 396 n.; v. forma Resolutorie, v. inferre, probare, pro- batio, propositio Resolutorius 395 7., 442, 448; v. adverbium, modus, scientia, syl- logismus, &vaXvtixde Resolutum 440 #. Resolvenda (prop.) 447 n., 448 n.; v. propositio, resolvere Resolvens : (resolventes) 440 #n., 447 n.; v. propositio, resolvere 672 Resolvere 116 n., 223 n., 342 n, 393 n., 395 n., 402 n., 407 n, 433, 434 n., 435, 436, 441 n- 443 n., 446, 447, 448 n., 459, 464 n., 465, 480 n., 553 n., 575, 576; r. verbum 446 n.; r. per duo demonstrativa 464 n.; v. ars, probare, SuaX.xdew Respondens 452 n. Restricte, v. stare Restrictus, v. suppositio, terminus Restrictio, def. 158, 162, 165 n. 169, 170, 184 n., 599 n.; inoltre 18, 44, 76-78, 86, 88, 95, 134 n., 139, 145, 146, 147, 151, 152, 153, 155, 157, 159, 161, 163-166, 168-171, 172, 175, 176 n., 178, 182, 184, 185, 188, 191, 192, 213 n., 599 n.; . maturalis, def. 164 n.; . simplex o naturalis 164; . usualis, def. 164 n.; . ampliationis 599 n.; . termini=coartatio termini 164 n. (v. coartatio) Restrictivam-restringens 184 Restringentes 164 n. Restringere, def. 164 n.; inoltre 78, 86 n., 107 n., 108 n., 137, 139, 140 n., 145, 146 n., 151, 152, 155 n., 156-158, 159 w., 160, 161, 162, 165 n., 166 n., 167 n., 168, 169, 171 n., 175, 176 n., 178 n, 179 n., 182, 184, 185 n., 186 n, 191 n., 192 n., 598, 599 n.; r. appellationem 86 n.; v. restrictivum Restringibilis 184 n.; v. terminus Rhetor 398 n. muonmo Indice dei termini latini Scientia: -s. demonstrativa 397 #.; s. resolutoria 395 n.; s. sermocinalis 41; s. inveniendi 395 n.; s. iudicandi 395 n.; v. dialectica, logica Sensus 195 n., 340, 489, 490, 491, 492, 493 n., 494498, 532 n. 538 n., 541 n., 544, 550 n., 558 n., 575 n., 581 n., 598 n.; sensus significati disiunctive 477; diversi sensus 340; integrus s. propositionis 340; sensus pertinentes 598 n.; de sensu 340, 341, 342 n., 344 (v. exponere, modalis, propositio); de sensu, de rebus 544 7.; de sensu propositionis 342 n.; in sensu 341 (v. modalis, modus); secundum sensum 339, 341; s. compositionis 353 n., 507, 524, 525 n., 529 n., 535 n., 538 n, 539 n., 555 n. (v. accipere, pro- positio); s. per compositionem 512; s. compositus 20, 44, 45, 229 n., 303 n., 355 n., 359 n., 370 n., 371, 372, 373 n., 374, 386, 387, 388 n., 391, 462, 463 n., 499, 507, 528 n., 530 n., 532 n., 533 n., 538 n, 539 n., 541 n., 545 n., 546 n, 547 n., 549 n., 550 n., 551 n, 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 558 n., 561 n., 562 n., 563, 564, 565 n., 566 n., 567, 568 n., 569, 570 n., 573 n., 574-577, 578, 581, 582 n., 583, 586, 587, 588, 589 n., 593, 594 n., 596 n., 597 n., 600, 602, 603, 609, 610, 611, 618, 619, 622 (v. locutio, modalis, propo- sitio, sumere); Indice dei termini latini s. divisionis 353 n., 507, 524, 525 n.,:529 n., 532 n., 538 n., 555 n. (v. propositio); s. per divisionem 512; s. divisus 20, 44, 45, 229 n., 359 n., 366 n., 370 n., 371, 372, 373 n., 374, 386, 387, 391, 462, 463 n., 499, 507, 528 n., 530 n., 532 n., 538 n., 539 n., 541 n., 542 n, 545 n., 546 n., 547 n., 549 n, 550 n., 552 n., 553, 554 n., 555 n., 556, 557 n., 558, 562 n., 563, 564, 565 n., 566 n., 567 n., 568 n., 569, 570 n., 573 n., 574, 575 n., 576, 577, 578, 581, 586, 587, 588, 593, 594 n., 596 n., 602, 603, 609, 610, 611, 619, 622 (v. locutio, modalis, propositio) Sententia 125 n., 130 n. Separare 515 n., 539 n. Sequi 571, 575 ; s. a priori 447 n.; s. finaliter 370 n., 372, 463, 552 n., 603, 618; s. immediate 258; s. mediate 252, 370 n.; s. totaliter 371, 556 n.; v. terminus Sermo 48 n., 198 n., 218 #., 229 n., 230 n., 393 n., 394 n., 399, 452, 453 n., 468, 500 n.; s. compositus vel divisus 167 n.; s. de dicto, de re 517 n.; in sermonibus 514; v. compositio, proprietas, virtus Sermocinalis 452; v. scientia Signatum 97 n.; v. signum Significabile 390, 391; s. complexe 390, 391, 595 n. Significare, def. 66 n.; -s. multipliciter accipitur 131 n.; -s. dividitur in 4 n UI W 673 supponere et copulare 207 n.; inoltre 60, 62 n., 64 n., 65, 66 n., 67 n., 70, 71 n., 72 n., 79 n, 80, 81 n., 82, 83, 84 n., 85, 89 n., 90, 93 n., 94 n., 96 n., 97 n., 98, 101 n.-103 n., 107, 108, 110 n., 111 n., 114 n,, 116 n., 117, 118 n., 119, 120 n., 127, 128 n., 129 n,, 132 n., 140 n., 142 n., 144, 146 n., 149 n., 154, 158, 167 n., 173, 176, 177, 180, 181 n., 187, 191 n., 195 n., 198 n.201 n., 202 n, 203 n., 208, 209 n., 211, 212, 214 n., 215 n., 218 n., 222 n, 226 n., 267 n., 288 n., 289 n.,, 293 n., 320, 348 n., 351, 364 n., 372 n., 376, 390, 391, 399 n, 409, 417, 422 n., 423 n., 454 n., 457 n., 461, 463 n., 465, 467 n., 470 n., 476 n., 486, 489, 490 n., 491 n., 494, 501 n., 502, 505 n., 506 n., 514 n., 532 n., 536 n., 542 n., 549 n., 554 n., 566 n. 568 n., 569, 572 n., 589 n., 590, 597 n., 602, 610, 616, 618, 619; adaequate 120 n., 121 n., 372 n., 461, 490 n., 583, 584; . ad placitum 402 n.; . adverbialiter, nominaliter 348 n.; . confuse 223 n. (v. dictio); . copulative 477, 478, 479 n., 489 n., 490 n., 491 n., 492 n-496 n, 497 n., 498 n; . copulative sive disiunctive 207; . disiunctive 177 n., 477, 478, 480 n., 489 n., 490 n., 492 n, 494 n-496 n., 497 n., 498 n.; . diffuse 222 n.; . divise 507 n.; . personaliter pro persona vel sim- pliciter pro natura 67 n.; 674 . praesentialiter 87 n.; s. praecise 368 n., 455, 457, 464 n., 491 n., 494 n., 506 n., 552 n, 590 n., 604, 605, 614, 616, 617, 621, 622; . praecise primarie 506 n., 611; . primarie 410 n., 444 n., 460, 470 n., 490 n., 491 n., 556 n.; . primario 65; . primo 65; . primo et principaliter 506 n.; . principaliter 60, 66 n., 141 n., 206, 412 n., 490 n.; . primo loco, secundo loco 60 n.; . secundarie 69 n., 491 n.; . secundario 65, 101 n., 141 n. (v. connotarte); . qualitercumque 471 w., 475 n.; . syncategorematice 569; . cum tempore 181 n., 214, 504 n.; . sine tempore 96; . ex forma adiacente 59 n.; . per modum copulationis aut per modum disiunctionis 485; . per se, per aliud 57, 58; . per se et ut unum 56, 57; . ut unum 57; . accidens 80, 82 n., 206; actus mentales 277; . aliquid, scilicet universale 72 n.; . essentiam 67 n., 83, 84 n.; formam 81 n., 90 n., 92 #.; . formam adiacentem 59 n.; . fotrmam substantialem vel acci- dentalem primarie 68 n.; . formam et suppositum 68 n.; . hoc aliquid 51, 72 n., 103 n, 209 n.; . idem 143, 205 n.; . id quod est 81 n.; . quo est et id quod est 81 n.; Indice dei termini latini s. intelligibile 79 n.; s. naturam communem habentem supposita 100; s. purum esse 331 n.; s. quale aliquid 51, 73 n., 133 n., 209 n.; s. qualitatem, def. 83; inoltre 51, 69 n., 80, 83, 84, 85 n., 209 n.; s. qualitatem finite, substantiam infi- nite 208 n.; s. qualitatem principaliter, subiectum secundario 60, 85 n.; s. qualitatem propriam, qualitatem communem 79 n.; s. rem existentem 90 n.; s. res diversorum praedicamento- rum 60; s. significatum 114, 119; s. significatum formale 115, 116; s. significatum secundum determina- tam rationem 113 n.; s. substantiam 51, 69 n., 79, 80, 83, 84 n., 85 n, 90 n;j . substantiam confuse 222 n.; . substantias praecise 52 n.; . substantiam principaliter 66 n.; . substantiam secundario 80; . substantiam cum qualitate 53; . substantiam et qualitatem 50 n., 53, 84; s. modo substantiae 81, 82; s. tempus 141 n., 571; s. tempus confusum, determinatum 209 n.; res significata 60 n., 111 n., 117, 195 n., 349, 453 n.; v. copulare, dictio, imponere, insti- tutio, modus, suppositum, verbum, virtus, vox, ompotvev Significatio, def. 92 n.; inoltre 17, 58, 60 n., 61, 66 in., 67 n., 68, pIHLUVLW adaequata 490 n.; . distincta 121 n.; . determinata 230 n.; . finita et determinata 226 n.; . finita 226 n., 230 n.; . formalis 116; prima 61 n.; . primaria 69 n., 140, 490 n.; . principalis 60, 140 n., 142 n. 147 n., 154, 206, 208, 490 n.; s. propria 202 n.; secundaria 60 n., 140, 142 n. (v. consignificatio); . totalis 490 n.; . dictionis 485; . intellectus 70; . propositionum de inesse 346 n.; . rei 70, 218 n.; . vocis 93 n., 218 n.; . per se 58 n.; secundum significationem 61 n.; res cum propria significatione co- niuncta 218 n.; v. appellare, praecedere, vis Significative, v. stare, sumere Significativus, v. dictio, incomple- xum, nomen, terminus, vox Significatum 52 n., 54, 64, 68 n., 80, nYLLOL UV Ww v ILLY VW s. duplex, materiale et formale 111; s. formale, def. 111 n.; inoltre 112 n., 116, 120 (v. appellare, appellatio); s. materiale, def. 111 n.; inoltre 112, 116; s. duplex, primarium et secundarium 69 n.; s. primarium 68 w., 69 n., 382 n, 409, 444 n., 470, 471 n., 553 n; s. secundarium 69 x.; s. adaequatum 120 #., 121 n., 470, 471, 565 n; . non ultimatum 220 n., 269; . principale 65 n., 159 n.; . speciale 195 x.; . totale 120 n., 121 n.; . dicti 371 n.; . propositionis 125, 126 n., 127 n., 382 n., 490 n.; s. termini 92 n.; s. primarium termini, def. 68 n.; s. primarium termini concreti acci- dentalis 69 n.; significata officialia 454 n.; v. dictum, forma, ratio, significare, supponere, terminus Signum 64 n., 69 n., 70, 97 n, 120 n., 132 n., 136, 161, 198, 211 n., 229 n., 242, 243 n., 246 n., 270 n., 291 n., 295 n., 318, 363 n., 409, 416, 430 n., 443 n, 453 n., 471, 575; s. aequivalens orationi 291 n.; signa affirmativa 230 n.; naVLWAW 676 signa collectiva 424; s. confundens 177 n., 302; s. confusivum 569, 570; s. distributivam 211 n., 214 n, 230 n., 242, 252, 264 n., 271 n, 277, 287 n., 304; s. exceptivum 270 n., 416 n; signa exclusiva 416; signa modalia 552 n.; signa negativa 291 n., 295 n., 302; s. particulare 243 n., 363 n.; signa reduplicativa 416; s. universale 224, 228, 247, 249, 251, 283 n., 434 n., 485; s. universale affirmativum 233 n., 245, 255 n., 262 n., 265 n., 267 n., 270 n., 276 n., 279 n., 283 n, 291 n., 295 n., 302, 454 n. (v. vis); signa universalia affirmativa aequiva- Jlentia orationibus 291 n.; universale distributivum 283 n.; universale negativum 284 n., 455; alietatis 424; materialitatis 296, 383 n.; . demonstratio, li, signatum, sup- positio Simplicitas 502 n. Singularis 366 n., 373 n., 401 n,, 450 n.; v. dictum, modalis, prae- missa, probare, probatio, proposi- tio, qualitas, subiectum, suppositio, terminus Singulare 42 n., 101 n., 133 n, 219 n., 220 n., 246, 271-273, 275, 289, 369, 370 n., 428, 429 n., 432 n., 460, 477, 485, 493, 552 n.; singularia sufficienterenumerata 275 n.; v. constantia, descendere, descensus, inductio, probare Solutio, v. argumentum aeouo% Indice dei termini latini Sophisma 19, 74, 403 n., 431, 484 #., 525 n., 548 n.; s. compositionis 513, 514 n., 515 n., 525 n.; s. divisionis 513, 525 n. Sophistaria 573 Sophisticus, v. duplicitas, locus, oratio, ratio Stare: -s. ampliative 190 n., 572 n.; s. categorematice 228, 229 m., 576; . collective, divisive 569; . communiter, discrete 192; . confuse 283 n., 284 n., 287 n.; . confuse et distributive 249, 266 n., 270 n., 275 n., 284 n., 285 n, 286 n., 287 n.; s. confuse distributive mobiliter 284 n.; s. confuse et distributive vel immo- biliter 275 n.; s. confuse tantum 245, 271 n. 276 n., 278 n., 283 n.285 n, 286 n., 287 n., 292 n., 293 n, 294 n., 459 n., 541 n., 546 n., 561 n., 566 n., 569, 575, 617; s. confuse tantum immobiliter 567 n.; s. confuse tantum vel immobiliter 566 n.; s. confuse tantum mobiliter 303 n.; s. determinate 268, 283 n., 284 xn., 286 n., 292 n., 553 n., 566 n, 569, 576, 617; s. determinate vel mobiliter 566 n.; s. discrete 553 n.; s. distributive 241 n., 243 n., 290, 292 n., 293 n., 295 n., 567 n.; s. exponibiliter 465 n.; s. immobiliter 243 n., 249, 266, 276 n.; s. materialiter 228, 289 n., 367 n.; s. mobiliter 240, 241 n., 249, 266; AV Ww Indice dei termini latini . officialiter 463; . personaliter 457 n.; . resolubiliter 463; . restricte 182; . significative 367 n.; . simpliciter 457 n.; s. syncategorematice 228, 547 n., 576 Status, def. 178, 183 n.; imoltre 178, 180, 184 Stoici 48 n., 49 n., 225 n. Subalternus, v. conditio, propositio Subcontrarius, v. conditio, propositio Subicere 94 n., 102 n., 241 n., 346, 347 n., 348 n., 349 n., 351,352 n, 354 n., 356 n., 361, 373 n., 442 n., 448, 534 n.5 dictum s. pro se, pro parte dicti 351 n; res subiecta 205 x., 344 n.; simul coniunctim s. vel praedicare 539 n. Subiectio 77 Subiectum 51, 55-57, 58, 59 n., 61, 62 n., 63, 77, 84 n., 91, 92 n, 94 n., 95 n., 98, 99, 100 n., 101 n., 102 n., 103, 104, 105, 106 n., 108 n., 109 n., 110 n., 115, 116 n., 130 n., 140 n., 144, 156 n., 157, 160 n., 163 n., 167 n-169 n, 175 n,,, 179 n, 185 n, 186 n, 203 n., 204 n., 205 n., 208 n., 210 n., 214, 215 n., 218 n., 227 n., 229 n., 230, 233 n., 241 n., 247, 248, 249 n., 250 n., 253 n., 255 n., 264 n., 267 n., 270 n., 272, 274 n., 276 n., 279 n.,, 280 n.,, 283 n., 284 n., 289 n., 291 n, 292 n., 319, 321, 334, 335, 340, 347 n., 349 n., 351, 352 n., 354, 355 n., 357 n., 360, 361 n., 363 n., 364 n., 366 n., 371, 377, 379, 380, nIVVYLWV 677 381 n., 382 #., 393 n., 412 n, 425 n., 430, 438 n., 442 n., 444 n., 448 n., 450 n., 453 n., 454 n. 457 n., 467, 500, 501 n., 503, 504 n., 536 n., 537 n., 539 x, 557 n., 579 n., 588, 590, 605, 613, 620, 621; . compositum vel simplex 430 n.; . simplex 548; . singulare 349 n.; . singulare substantiaie 479; . aggregatum ex recto et obliquo 287 n.; s. attributionis 354; s. distributionis 579 n.; duplex s., s. enuntiabilis et s. pro- positionis 349 n.; s. locutionis 354; s. verbi 405 n.; a parte subiecti 84, 95 n., 106, 107 n., 108, 176 n., 227, 228, 229 n., 230 n., 233 n., 247, 255 n., 266, 283, 284 n., 287 n., 344, 352, 355, 356 n., 442 n, 524 n., 545, 547, 549, 550 n, 568 n., 570 n., 572 n., 577, 579 n.; a parte subiecti vel praedicati 176 n.; ex parte subiecti 90 n., 91, 155, 157, 362, 524; dici de subiecto, esse in subiecto 61 n.; esse in subiecto 207 n.; de subiecto (in eo quod quid) 55; in subiecto 55; v. cohaerentia, constantia, continui tas, determinare, determinatio, extremitas, extremum, forma, fun- damentum, inhaerentia, nomen, praedicare, praedicatum, proposi- tio, significare, suppositio, ter- minus nonna 678 Subiectus 151 #., 343, 517; ». dictio, modus, oratio, terminus Subsequi 559, 581 n.; s. finaliter 552 n., 553, 555 n., 556, 557 n., 574, 581, 602, 610; v. sequi Substantia 50 n., 53, 54 n., 56, 57, 80-82, 83 n., 84 n., 91, 92 n, 198 n., 208 n., 222 n., 501, 503 n.; s. an qualitas 56; s. et qualitas 53, 56, 79, 88 n.; s. prima 51, 71 n.; s. secunda 51, 52 x., 71 n.; s. vocis 516; v. appellare, definitio, determinare, discretio, nomen, nominare, predi- camentum, qualitas, significare Substantialis, v. concretum, differen- tia, proprietas, subiectum, ter- minus Substantiatio 212 Substantivatum 207 x.; v. adiectivum Substantivum 90 n., 175 n., 191 »., 211 n., 259, 320, 434, 467, 533 n.; v. nomen, vis Substantivus, v. dictio, terminus, verbum Sufficientia, v. appellatio, appellatum, suppositum Sumere: -s. adverbialiter 303 n., 559, 594 n.; s. categorematice 229 n., 547 n., 550 n.; s. categorice 0 syncategorice et mo- daliter 464 n.; s. distributive 290; s. impersonaliter 557 n., 565, 574, 582 n.; s. materialiter 356 n.; s. nominaliter 303 n., 559; s. officialiter 0 resolubiliter 463; Indice dei termini latini s. personaliter 557 n., 565, 582 n.; s. significative 52 n., 105, 227 n., 356 n., 363 n.; s. syncategorematice 287 n., 547 n., 550 n.; . verbaliter 559; . in propria forma 366 n.; . in sensu composito 359 n., 403 n.; modus, sumptum, superlativus, terminus Summa 33, 39 Summulae 18, 19, 23, 24, 25, 38, 86, 88 n., 93, 132, 206, 210, 540 Sumptum 59 #n., 60 n., 61 n, 398 n.; v. nomen, propositio Superior 184, 235, 441, 442 n., 597; v. modus, superius, terminus Superius 102 n., 121 #., 274 n, 286 n., 406, 407 n., 436, 438, 442 n., 443 n., 506 n., 578, 588 Superlativus 266 n., 277, 286 n., 293 n., 303 n., 416, 424 n.; s. gradus comparabilitersumptus 276 n. Supponibilis (terminus demonstrati- vus) 450 Supponere, def. 66 n., 208 n.; inoltre 66 n., 78 n., 86 n., 88 n., 89 n, 90, 91, 92 n., 94 n., 95, 99, 100, 101 n., 102 n., 104, 105 n., 106 n., 109 n., 110 n., 111 n, 112, 115, 116 n., 126 n., 129 n, 132 n., 133 n., 135 n., 136, 137, 140 n., 145 n., 147-149, 150 n, 154, 155 n., 156, 158, 159 n., 161 n., 164 n., 166, 167 n., 168, 170, 171, 173 n., 176, 177 n, 179 n., 180, 181 n., 184, 185 n., 186 n., 187, 188 n., 189, 190 n., 191 n., 201, 202 n., 207, 208, 209 n., 212 n., 213, 214, 218, covw Indice dei termini latini YU svInysaw . absolute 390; . ampliative 185 n.; . copulative, disiunctive 177 n.; . confuse et distributive 242 n., 248, 249 n., 250 n., 251, 253 n., 265 n., 269, 270 n., 272 n., 273 n., 284 n., 291 n.; . confuse et distributive immobiliter 254, 283 n.; . confuse mobiliter et distributive 233 n.; . mobiliter, id est confuse distri- butive 272; . confuse tantum 157, 191 n., 245, 247, 248, 255 n., 267 n., 268 n., 270 n., 271 n., 272, 273 n., 278 n., 279 n., 280 n., 283 n., 291 n, 295 n., 474 n., 560; . simpliciter confuse tantum 272; . confuse tantum vel immobiliter 274 n.; . determinate 248, 250 n., 268 n., 272 n., 273 n., 290, 474 n.; . discrete 273 n.; . distributive 191 n., 275, 291 n.; immobiliter 241 n., 242 n., 276 n.; . materialiter 220 n., 382 n., 621; . materialiter et simpliciter 286 n.; . mobiliter 233 n., 241 n., 269, 276 n., 428 n; 679 s. personaliter 220 n., 273 n., 299 n., 371 n.; s. principaliter 67 n.; s. simpliciter 220 n., 371 n.; s. pro praesentibus 92; s. pro propositione 356 n., 363 n.; s. pro se 52 1.; dictum s. pro se, pro parte dicti 351; s. pro se, pro significato 52 n.; v. modus, significare, suppositum, terminus Suppositio, def. 87 n., 94 n., 210, 218 n., 219 n., 287, 295; -s. quasi pro alio positio 219 n.; -s. accipitur dupliciter 98; -s. = proprietas subiecti 103; izoltre 19, 40, 44, 45, 66 n., 77, 78, 80, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 93, 94, 97, 98, 99, 100, 101 n., 102 w., 103-105, 108 n., 112, 116 n., 128, 131 n., 134 n., 135, 149 n., 153, 154, 157, 158, 159, 161 n., 163 n,, 165 n., 167 n., 169, 175, 177 n- 181 n., 184 n., 210, 211, 212 n.,, 218 h., 219 n., 223 n, 233 n, 243, 247, 250 n., 251 n., 256, 259 n., 274 n., 285 n., 288 n, 289 n., 294 n., 298 n., 306, 307- 317, 364 n., 371 n., 448 n., 449 n., 453 n., 460, 581 n., 599 n.; s. absoluta 158, 253, 307, 309; s. accidentalis, def. 158 n.; inoltre 158, 170, 180 n., 309; . actualis 158; . aequa, inaequa 312; . coartata 88 n., 161 n.; . communis, def. 255, 271; inoltre 161 n., 180 n., 223 n., 262 n, 271, 306-312, 315, 316, 317; s. comparata 307; vv 680 s. confusa, def. 224, 244, 247 n., 268, 298; inoltre 44, 217, 224, 233 n., 247 n., 262 n., 271, 272, 306-311, 314, 316, 317; s. confusa necessitate signi vel modi, necessitate rei 233 n.; s. confusa distributiva, def. 244, 258, 263, 269, 290, 301 n.; inoltre 102 n., 232, 233, 245, 250, 255, 262 n., 264 n., 269 n., 271, 272, 274 n., 284 n., 289, 298, 299 n., 306-315, 316, 317; s. confusa distributiva immobilis, def. 256, 282, 301; inoltre 245, 253 n., 256, 262 n., 264 n., 306- 308, 310, 313, 314, 316, 317; s. confusa distributiva mobilis, def. 253 n., 256, 280, 299 n., 301; inoltre 245, 253 n., 262 n., 264 n., 306-308, 310, 313, 314, 316, 317; s. confusa mobilis-immobilis 234; s. confusa tantum, def. 244, 251, 255, 258, 262, 269, 277, 278, 289, 299 n.; inoltre 102 n., 211 n, 232, 233, 245, 247, 248, 250-252, 254, 255, 256, 257, 258, 262, 264, 266-268, 269, 270, 271, 272, 273 n., 276, 277-279, 281, 283, 289, 291, 292-294, 298, 299 n., 305-308, 310, 311, 313-315, 316, 317; s. non distributiva sive confusa tan- tum 258, 259, 309; s. simpliciter confusa tantum 273, 312; s. confusa tantum immobilis, def. 300; inoltre 300, 316, 317; s. confusa tantum mobilis, def. 299; inoltre 300, 316, 317; s. determinata, def. 220 n., 281 n.; inoltre 262 n., 277, 281, 284 n., a Uan Ww UYU % Indice dei termini latini 289, 306-311, 313-315, 316, 317; . discreta 161 mn., 306-311, 313, 315, 316, 317; . distincta 271, 312; . distributa, def. 281 n.; imoltre 277, 281, 314; . formalis, def. 219 n.; -s. formalis duplex 219 n.; inoltre 103 n., 219 n., 307, 308, 312; . generalis 307; . habitualis 158; . impropria 306-309, 312; . indeterminata, def. 221; . materialis, def. 296; inoltre 81, 219 n., 262 n., 269 n., 289 n,, 298 n., 306-308, 310, 311, 312, 314, 316, 317, 363 n., 418 n.; . impersonalis et materialis 309; . materialis vel simplex 313; . naturalis, def. 158 n.; inoltre 101 n., 158, 162, 170, 180, 181 n., 214, 309; . personalis, def. 220 n., 296, 298 n.; inoltre 67, 90 n., 95 n., 102, 131 n., 219 n., 269 n., 271, 289 n, 298 n., 306-310, 311, 312-317, 372, 418 n; . propria 219 n., 306-309, 312; . proprie dicta, communiter dicta 212; . relativa 253 n., 309; . relativa = s. respectiva 253 n.; . respectiva 158, 253, 307; . restricta 170; . simplex, def. 219 n., 220 n. 298 n.; imoltre 67 n., 81, 90 n, 108 n., 131 n., 219 n., 289 n., 298 n., 306-308, 310, 312, 314, 317, 370 n., 371, 418 n., 494 n; . simpliciter dicta 298 n.; Indice dei termini latini s. singularis, def. 271; inoltre 271, 312; s. specialis 307; s. universalis 312; s. variata 77; s. secundum actum, secundum habi- tum 91, 210 n.; mutare suppositionem 276; recipere suppositionem 241 #.; v. modus, necessitas Suppositum 53, 54 n., 67 n., 93 n., 100 n., 101, 134, 136, 137, 140 n., 159 n., 170, 176 n., 180, 184, 189, 191 n., 199, 207 n., 208 n., 209, 218 n., 219 n., 226 n., 233 n., 235, 236, 238 n., 239-241, 246, 253, 254, 257, 260, 273 n., 275, 288 n., 290, 422 n., 428 n., 429 n, 441 n., 447, 457 n., 560 n., 565 n, 586, 599; s. actuale, habituale 100, 101 n.; s. in significando tantum, def. 236 n.; s. in supponendo tantum, def. 236 n.; inoltre 235; s. in supponendo et significando si- mul, def. 236 n.; s. per se, per accidens 246 n.; s. praesens 88, 100 (v. appellatum); pluralitas suppositorum 189 n.; sufficientia suppositorum 274 n.; ex parte suppositi 160 n.; v. ampliatio, appellatio, constantia, descendere, significare Syllogismus, def. 401 n.; inoltre 41 n., 331 n., 349 n., 376, 395 n, 399 n., 401 n., 437 n., 438 n. 442 n., 443 n., 450, 502 n., 613, 621; s. demonstrativus 449 n.; s. expositionis 437; 681 s. expositorius, def. 438; inoltre 261 n., 407 n., 435 n., 437, 438, 439 n., 441, 442 n., 443, 445, 446 n., 449, 450; s. expositorius vel demonstrativus 449 n.; s. immediatus, def. 438 n.; s. irregularis 449 n.; s. mediatus 438 n.; s. resolutorius 407 n., 441, 442 n., 443 n., 445, 446 n., 450; v. consequentia, figura, forma, mo- dus, peiorem, resolutio Syllogizare 355 n. Synonymum, v. synonimus Synonymus 118 n.; synonymum 62 w., 117 n.; v. nomen Syncategorema, def. 227; -s. est duplex 230; inoltre 19, 144, 213 n., 214, 224, 225 n., 226 n., 228, 229 n., 230 n., 241 n., 251, 252, 265 n., 266, 267 n., 268 n., 279 n.., 283 n., 284 n., 285 n., 286 n., 418, 454 n., 486; s. aequivalens orationi 285 n.; s. affirmativum 285 n.; s. confundens 284 n., 287; s. distributivuam 279 n.; s. includens orationem 283 n.; s. negativum 285 n.; v. oratio Tardissimum-velocissimum 427 Temporalis, v. adverbium, necessitas, propositio, veritas Tempus: -t. confusum, determinatum 210 n.; t. consignificatum 362; v. ampliatio, appellatio, connotare, connotatio, consignificare, consigni- 682 ficatio, copulare, differentia, falla- cia, necessitas, significare Tenere: -t. categorematice 229 n., 547 n., 561 n., 569; t. confuse 134 n., 150 n., 152 n,, 223, 224; . confuse et distributive 233 n.; . copulative 268 n.; . copulative seu collective 268; . demonstrative 405 n.; . disiunctive, non disiunctive 268 n.; . distributive 262 n.; . divisive 294 n.; . exponibiliter 372 n., 464 n.; . infinitive 319 n.; . modaliter 390; . negative 319; . necessitate rei pro 233 #.; . nominaliter 464 n., 465; . nominaliter et non modaliter 465; . resolubiliter 445; . syncategorematice 229 n., 251, 561 n., 569 Terminare 394 n. Terminatio 452 n. Terministae 298 n. Terminus, def. 504 n.; -t. tripli- citer accipitur 227 n.; -trimem- bris divisio terminorum 408 #.; -termini seu modi atomo memteimetmtmemme mette Indice dei termini latini . absolutus 67 n., 111 n., 404; . abstractus-concretus 66 n., 67 n. (v. abstractum, concretum); . accidentalis 67 n., 160 n., 486, 549, 572 n.; . adiectivus 164, 212 n.; . aequivalens orationi 267 n.; . aequivocus 196 n., 485; . aggregatus 320, 506 n.; Indice dei termini latini t. ampliativus 176 w., 186 n., 187 n., 404 n., 545 n; t. appellativus 106 n., 113 n.; t. appositus 157, 504 n.; t. capax confusionis 302 n., 303 #.; t. comparativus 286 n.; t. complexus 121 n.; termini componibiles 407 #.; t. communis, def. 404 n.; -t. com- munis habet duplex significatum, primarium et secundarium 68 n.; inoltre 88 n., 100 (v. appellatio, oratio, verbum); t. communis distributus 422 n., 474 n.; t. communis non distributus 303 n., 304 n., 474 n.; t. communis non restrictus 136, 157, 166 n., 167 n.; t. communis substantialis sive acci- dentalis 159 n., 160 n.; t. compositus 121 n., 320, 504 n., 505, 566 n., 585; termini concernentes actum mentis 303, 455; t. confundens 19, 271, 295, 442 n., 560, 566, 567, 575, 586, 587, 593 ni, 596; t. confundibilis 566, 575; termini confundibiles et supponen- tes 291 n.; t. confusus 155 n., 223, 254, 261, 546 n., 596; È t. connotativus 111 n., 404, 425 n., 572 n., 586 n.; t. connotativus dicitur habere du- plex significatum, materiale et for- male 111 n.; t. copulans 208 n., 211 #.; t. copulatus-disiunctus 121 n.; t. demonstrativus 407 n., 445, 450, 563 (v. supponibilis); t. demonstrativus simplex 405 n.; t. non simpliciter  demonstrativus 119; t. denominativus potest accipi dupliciter 64 n.; t. denominatus 67 n.; t. determinabilis 547 n.; t. determinatus 261; t. non determinatus 373 n.; t. discretus, def. 404 n.; inoltre 404, 406 n., 437 n., 445, 599 n.; termini disparati 185; termini distrahentes 178, 290, 370 n., 460; t. distributus 241, 242, 259, 261, 295, 302, 314 n., 474 n., 550 n, 561 n., 562 n., 567, 576, 585; t. divisus 504 w.; termini exceptivi 424, 427; termini exclusivi 427; t. exponibilis, def. 427; inoltre 276, 277, 403 n., 407 n., 408 n., 427, 429, 433, 440 n., 466, 480 n, 553 n., 587; t. illativus 442 n.; t. immediatus, def. 405, 582 n.; inoltre 403 n., 404, 405 n., 407 n., 443 n., 445, 557 n.; t. immediatus a posteriori, def. 405 n.; t. immediatus a priori, def. 405 n.; t. impediens 290; t. impeditus 441 n.; termini impettinentes 567; t. implicitus 321; t. includens negationem 265 w.; t. inclusus 285 n.; t. incomplexus 587, 598; t. inferens 442 n.; t. inferior 274 x., 404 (v. inferior); t. infinitatus 270 n.; t. infinitus 291 w., 419 n.; t. maior 55 n.; t. medius 445, 614; t. mediatus, def. 404, 582 n.; inol- tre 402 n., 403 n., 404, 405 n, 407 n., 443 n., 480 n., 553 n, 557 n., 565 n., 582, 595; t. mediatus et communis 582 n.; t. mentalis 117 n., 394 n., 563; termini mentales substantiales 117; t. minor 55 n.; t. mobilis 240; t. modalis, def. 580; inoltre 277, 290, 303 n., 369 n., 370 n., 371, 372 n., 387, 390, 459 n., 460, 464 n., 551 n., 561 n., 575 n,, 576, 581, 594 n. (v. modus); termini modales exponibiles 557 n.; t. modalis captus adverbialiter et exponibiliter 372 n.; termini negativi 277; termini non negativi 459 n.; t. officialis (officiabilis), def. 454, 459, 460, 552 n., 554 n.; inoltre 277, 370 n., 372 n., 407 n., 408 n., 409 n., 454, 459 n., 460, 462, 466, 468, 469, 543, 552, 554, 555, 557 n., 558 n., 587 (v. officia lis); t. praedicabilis 101 n.; t. praedicatus 94 n., 134 n.; t. privativus 291 n., 419 #.; primus terminus probabilis 463 n., 553: fia, 297 hi t. relativus 253 n., 425 n., 546 1n., 576 n.; termini repugnantes 560; termini repugnantes per se, per ac- cidens 585; t. resolubilis, def. 435, 443 n., 446; inoltre 276, 403 n., 407 n., 408 n., 440 n., 441 n., 443, 445, 466, 480 n., 553 n., 569; t. non restrictus 135 n., 157; t. restringibilis 184; t. mediate sequens 251; t. significativus 179 n.; t. simplex 320, 406 n., 562; t. singularis 90 n., 179 n., 241 n, 265 n., 404 (v. appellatio); t. subiectus 55 n., 94 n., 129 #.,, 134 n., 153 n., 154 n.,, 205 n. (v. subiectum); t. substantialis 67 n., 160 #., 571; t. substantivus 106 n.; t. superior 235, 274 n., 436; t. supponens 288 n.; t. suppositivus 448; t. syncategorematicus 226 n., 454 n.; t. universalis 136, 211 n.; t. verbalis 549 n.; t. vocalis 109 n., 118 n., 220 n,; termini notiores 406; t. notior a posteriori 446; t. notior a priori 446; t. per se notus 405 n., 407 n., 588; termini omnino noti, medio modo noti, omnino ignoti 563; t. primae intentionis 466; t. secundae intentionis 286 n., 370 n., 371, 382 n., 460; t. secundae intentionis vel impositionis 466; t. secundae impositionis 370 n., 460; t. aut sibi consimilis in forma 474; v. acceptio, appellatio, compositio, copulàtio, copulatum, discretio, habitudo, intelligere, materia, neces- sitas, notitia, propositio, proprie- tas, restrictio, significatum, usus, Bpoc Transfiguratio, v. nomen Transsumptio 452 n., 521 n. Ultimum, v. primum Univocatio, def. 74, 77, 78, 146; «tres species univocationis 77; inoltre 74 n., 75, 77, 78, 146, 151, 208 n.; v. fallacia Univocum 146 n. Universale, def. 221 n.; -u. est duplex 221 n.; inoltre 133 n., 221, 228 n., 272, 273, 467 n., 468; universalia in rebus ponere 60 n.; v. descendere, significare Universalis (prop.) 275 n., 282, 356 n., 401, 411 n. 412 n., 425 n, 430, 492, 613 (v. propositio); u. multiplex 492, 494 n., 495 n.; u. negativa subalternans 449 n. Usus: -u. loquendi 57, 490 n.; u. loquendi et accipiendi terminos 569; communis u. loquendi 155; u, loquentium 248, 286 n Valere de forma 447 n., 560 n., 563, 566 n., 568, 585 Velocissimum, v. tardissimum Verbalis, v. dictum, modus, nomen Verbum, def. 140 n., 144; inoltre 48 n., 49, 55 n., 87 n., 88 n, 90 n., 95, 106, 107, 108 n., 109 n., 110 n., 111 n., 113 n., 114, 115, 116, 117, 129 n., 130 »., 132 n., 134 n., 136, 141 n., 142 n., 144 n., 147-149, 150 n., 151, 152 n-154 n., 156, 157, 159, 160 n., 161 n, 163 n., 166 n., 167 n., 168 n, 169, 171, 172 n., 173 n., 175 n., 176 n., 177 n., 179 n., 181 n, 185 n., 186 n., 189 n., 190 n, 192 n., 197 n., 198 n.,, 202 n, 203 n., 204 n., 206, 209 n., 210 hi; 211, 212 4 213; 215 n, 218 n., 223 n., 225 n., 227 n., 228 n, 230 n., 233 n., 241 n., 260, 261 n., 267, 271 n., 284 n., 287 n,, 288 n., 303 n., 304 n., 320, 331 n., 336, 338 n., 346 n., 349 n., 352 n., 353 n., 355 n., 359, 365 n., 371, 386, 387, 388, 391, 405 n., 406 n., 430 n., 442 n., 443 n, 444 n., 446 n., 447 n., 448, 452 n., 462, 481 n., 486, 491 n., 501 n., 502, 503, 515 n., 522 n., 523 n.,, 529, 534 n., 536 n., 537 n., 545 n., 549, 556, 557 n., 560 n., 572 n., 576, 581, 588, 599 n., 620; verba activa, passiva 262 n.; v. adiectivam 117 n., 201, 202, 206, 214, 336, 347 n.; v. adiectivum resolubile 446 n.; verba ampliandi 95; v. ampliativum 176 n., 177 n., 405 n., 441 n., 545 n.; verba desiderativa 149; v. distans 502 n.; verba impersonalia 341 n.; . infinitivam 535 n., 557 n.; . infinitum 198 n., 291 n., 320; . modale 359 n.; . modificatum adverbio 343 n.; verba nuncupativa 201; verba obligatoria 304 n.; v. obliquum 177 n., 352 n.; verba optativa 149; v. principale 359 n., 423 n., 475 n., 529, 546 n., 547 n., 561 n., 576; minus principale 529; privativum 259; rectum 177 n.; . resolubile 446 n., 448 n.; . restrictum 600 (v. connotatio); . substantivam 93 n., 116 n., 199- 201, 202 n., 203 n., 204 n., 354 n., 405 n., 406, 446 n., 448, 452 n. (v. officium); v. substantivum resolubile 448 n.; v. vocativum 201, 202; v. enuntiationis 150 n.; verba ad enuntiabilia pertinentia 151; verba ad enuntiationem pertinentia 134 n., 149; v. concernens actum mentis 589; v. significans actum animae 271 n.; verba significantia actum mentis 117, 552 n.; v. significans actum vel habitum mentis 119; verba spectantia ad actum mentis 292 n.; verba ad conceptum vel ad voluntatem spectantia 286 n.; verba ad sensum pertinentia 134 n.; verba pertinentia ad rutum animae 162; v.=terminus communis 191, 215 n.; casus verbi 172, 173 n.; <<<c%< Sssssss infinitum verbi 552 n.; v. adiectivum, compositio, consignificare, consignificatio, copula, copulatio, determinare, determinatio, inhaerentia, modus, participium, resolvere, resolutio, subiectum, vis, pîiua Verificabilis 365 n., 366 n., 559 n. Verificare 116, 273 n., 280 n., 360 n., 370 n., 477, 550 n., 566 n., 570 n., 583, 585 n. (v. probare); collective 570 n.; copulative. disiunctive . temporaliter Verificatio 219 n., 360, 490 n., 567, 570 n., 586; v. disiunctiva vel copulativa 567; v. instantanea, def. 574 n.; inoltre 566 n., 574, 579 n., 582, 583 Veritas 339 n., 344 n., 360, 365 n., 366 n., 409, 419 n., 424 n., 449 n., 473 n., 476 n., 477, 490 n., 492 n., 495 n., 499 n., 503 n., 504 n, 574 n., 583 n., 584, 596 n., 597 n., v. aeterna 464 n.; v. contracta 353 n.; v. contracta fallibilis, infallibilis 353 n.; v. instantanea 583, 589 n.; v. simpliciter 353 n.; v. temporalis 600; quantum ad veritatem, quantum ad vocem 345 n.; de veritate propositionis 20; v. causa, iudicare, notitia, probare Verum, v. falsum, modalis, &Amdég Virtus: -v. confudendi 251, 252; v. confusiva 591, 592; <Sss v. distributionis 253; v. negationis 177 n.; v. nominum 491; v. sermonis 102 n., 174, 248 n., 285 n., 490 n.; v. significandi 101 n. Vis: -v. ampliandi 136, 157, 159 n., 160, 162, 167 n., 168 n., 169, 209; v. confusiva 594 n., 596 n.; v. confudendi 224, 252, 271, 276, 277, 285, 286, 287, 294, 302, 321, 442 n., 443 n., 545, 546 n., 549, 550 n., 581 n., 585, 595; v. confudendi confuse distributive 266; v. confudendi confuse tantum 267, 268 n.; v. confudendi confuse tantum mobiliter 304; . confudendi aut distribuendi 290; . confudendi immobiliter 304; . coniunctionis 194; . copulationis 202 n.; . determinandi 365 n.; enuntiationis 341 n.; . immobilitativa 596 n.; immobilitandi 242, 243 n.; . mobilitandi 242, 243 n.; modi 342; . negationis 274 n., 276, 436, 442 n., 548 n.; . praedicationis 199, 200; . significationis 205 n.; . signi universalis affirmativi 293 n.; . substantivi 199, 200; . verbi 199, 200 n., 204; . vocis 490 n. Vocabulum, def. 49 n.; inoltre 47, 48, 49, 50 n., 53 n., 59 n., 60, Sdi di Vv v Vv Vv Vv Wi 63 n., 70 n., 81 n., 218 n., 394 n., 505 n. (v. mpoonvopla) v. adiectivam 145 n.; vocabula denominativa 54, 59 n. Vox 17, 52 n., 67 n., 68, 69, 70, 74, 79 n., 84, 96, 97, 103, 109 n, 126 n., 129, 132 n., 142, 154, 181, 195, 197, 208, 218 n., 373 n., 382, 394 n., 402 n., 413, 414, 417 n., 418 n., 434 n,, 452 n, 453 n., 463, 502 n., 505, 514 n., 515 n; 516, 517, 527, 932 4%; 591; v. articulata 195 n.; v. litterata et articulata 528 n.; prima articulatio vocis 195 n.; v. communis 221 n.; voces complexae; v. confusa 217 n.; v. incomplexa 417, 418, 505 n.; v. prolata 221 n.; voces res significantes 218 n.; v. significativa 68, 69, 70, 79, 97 n., 132 n., 140, 141 n., 180, 214 n,, 218 n., 231, 467 n.; v. significativa ad placitum 140 n.; v. universalis 221 n.; identitas vocis 531; ex parte vocis 67 n.; in voce 513, 514, 574; secundum vocem 252, 513 n., 514, 517; v. praedicata accipitur sive ut matetiae, id est in essentia, sive ut formae, videlicet. in adiacentia 205 n.; v. acceptio, accidens, appellatio, for- ma, impositio, instituere, institu- tio, materia, modus, officium, praecedere, significatio, substantia, veritas, vis, QWW) . Luigi Speranza, “Grice e Maieru”.

 

Grice e Mainardini: l’implicatura conversazionale del popolo romano di Livio – filosofia veneta – filosofia padovana – scuola d Padova -- filosofia italiana – il consorzio degl’eroi --  Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Padova, Veneto. Grice: “Padova tries to institute the ‘regnum’ as between Aristotle’s ‘polis’ and the modern ‘stato,’ but in which case, we wouldn’t call it ‘politeia’ anymore!” --  Grice: “When I studied change I focused on von Wright – but then there is Padova and his ‘grammatica del mutamento’!”  Nato da una famiglia di giudici e notai – il padre: ‘di Giovanni’ -- che viveva vicino al Duomo di Padova, completò i suoi studi a Parigi dove fu insignito dell'autorità di rettore. Il tempo trascorso a Parigi influì moltissimo sull'evoluzione del suo pensiero. Gli anni parigini furono molto importanti e fecondi per l'evoluzione del suo pensiero e la visione dello stato di corruzione in cui versava il clero lo portò a diventare anti-curialista.  A Parigi incontrò Occam e Jandun, con cui condivise passione politica e atteggiamento di avversione verso il potere temporale della Chiesa. Con Jandun rimase legato da grande amicizia e assieme a lui subì l'esilio.  Mainardini dopo le sue dure affermazioni contro la Chiesa venne bollato con l'epiteto di “figlio del diavolo”. Mainardini si trova a Parigi quando si sviluppò la lotta tra Filippo, re di Francia, e il Papato. Tutto ciò, assieme al vivace contesto culturale in cui si muoveva, lo portò alla compilazione della sua opera maggiore il Defensor Pacis, l'opera cui deve la sua fama e che influì moltissimo sia sul pensiero filosofico-politico contemporaneo che su quello successivo.  A Parigi sperimentò una monarchia decisa ad accrescere il proprio potere e la propria autorità su tutte le forze politiche centrifughe del momento ivi compresa la Chiesa di Bonifacio VIII. Diventato consigliere politico ed ecclesiastico di Ludovico il aro lo seguì a Roma in occasione della sua incoronazione imperiale e qui fu nominato dallo stesso Ludovico vicario spirituale della città. L'incoronazione imperiale avvenne ad opera del popolo romano anziché del papa inaugurando, così, quella stagione dell'impero laico che Mainardini vagheggiava e che avrebbe aperto la strada alla laicizzazione dell'elezione imperiale e alla cosiddetta Bolla d'Oro  di Carlo IV di Boemia.  Con la Bolla d'Oro fu eliminata ogni ingerenza del papa nell'elezione imperiale diventando così un fatto esclusivamente tedesco. Fu ancora con Ludovico quando questi si ritirò, dopo il fallimento dell'impresa romana, in Germania dove rimase fino alla morte. È del periodo immediatamente antecedente la sua morte la compilazione di alcune opere minori tra cui spicca il “Defensor Minor,” un piccolo capolavoro. Si può definire l'opera di M. come il prodotto di tempi in cui confluiscono la virtù del cittadino, il nazionalismo francese e l'imperialismo renano-germanico. Il Difensore della pace” è la sua opera più conosciuta in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge.  Il suo fondamento era il concetto di ‘pace,’ intesa come base indispensabile dello Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale. La necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di realizzare un fine prettamente umano e non altro. Da questa esigenza nascono le varie comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne deriva la necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la convivenza e l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza ha caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei cittadini che attribuisce al Governo, “Pars Principans,” il potere di comandare su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato, esercitato in nome della “volontà popolare.” La conseguenza di questo principio era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal “popolo,” inteso come “sanior et melior pars.” In questa ottica egli propone che i vescovi venissero eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato a quello del concilio. Ludovico il aro Marsilio pone il problema, che tratterà anche nel Defensor Minor, del rapporto con il Papato e con i suoi principi politici costruiti.   «occulta valde, qua romanum imperium dudum laboravit, laboratque continuo, vehementer contagiosa, nil minus et prona serpere in reliquas omnes civitates et regna ipsorum iam plurima sui aviditate temptavit invadere segretamente, con i quali aveva cercato, e continua a cercare, di insinuarsi subdolamente in tutte le altre comunità e regni che aveva già tentato di attaccare con la propria enorme avidità»  (Defensor pacis) Il giudizio di Mainardini sulla chiesa come istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa. Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Mainardini a fuggire presso l'imperatore Ludovico il aro, con il quale scese in Italia. Il Defensor minor si colloca fra le opere minori di Mainardini, ma si distingue per la sua importanza. Si differenzia dal Defensor pacis per essere un'opera più propriamente teologica mentre l'altra è prevalentemente politica. Lo studio condotto nel Defensor Minor riguarda la giurisdizione civile ed ecclesiastica, la confessione auricolare, la penitenza, le indulgenze, le crociate, i pellegrinaggi, la plenitudo potestatis, il potere legislativo, l'origine della sovranità, il matrimonio e il divorzio. Il Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis matrimonialibus che Mainardini compila in occasione del divorzio di Giovanni di Moravia e Margherita di Tirolo-Gorizia si trova nell'ultima parte del Defensor Minor. Le relazioni tra i coniugi erano tanto insostenibili che la sposa preferì fuggire. Intervenne l'Imperatore, imparentato con la sposa, e progettò il matrimonio tra la fuggitiva e Ludovico di Brandeburgo ma a ciò ostavano il precedente matrimonio e alcuni legami di sangue. Il “Tractatus de translatione imperii” – “Trattato della  translazione dei imperii” --  è un'opera che niente aggiunge alla fama derivatagli dal Defensor Pacis anche se ebbe una certa diffusione.  Si può considerare questo trattato come una storia sintetica dell'Impero dalla fondazione di Roma da Romolo (alla LIVIO) fino al secolo XIV. In M. lo “stato romano” è concepito come prodotto umano, al di fuori da premesse teologiche quali il peccato o simili. È fortemente affermato il principio della legge quale prodotto della comunità dei cittadini, legge dotata di imperatività e co-attività oltre che ispirata ad un ideale di giustizia. Questo ideale di giustizia deriva dal con-sorzio o concerto civile, l'unico soggetto che può stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per M. , l'uomo deve essere inteso come libero e consapevole.  Nel Defensor Pacis appare diffuso un costituzionalismo affermato fortemente nei confronti sia dello Stato che della Chiesa. È tra i primi studiosi a distinguere e separare la legalita (ius) dalla moralita (ethos, mos), attribuendo il primo alla vita civile e il secondo alla coscienza. Mainardini è sempre un uomo del suo tempo, saldamente ancorato nella sua epoca, ma con intuizioni che ne fanno un uomo nuovo, anticipatore per certi versi del Rinascimento. La definizione del nuovo concetto di Stato, autonomo, indipendente da qualsiasi altra istituzione umana o, a maggior ragione, ecclesiastica è il grande merito di M..  Anche nella Chiesa viene affermata una forma di costituzionalismo contro il dilagante strapotere dei vescovi e dei papi. È ancora l'universitas fidelium a prendere, attraverso il Concilio, ogni decisione riguardante qualsiasi materia di ordine spirituale. Il nostro autore non teme di scagliarsi contro la Chiesa, a negare il primato di Pietro e di Roma, affermare la necessità del ritorno del clero a quella povertà evangelica tanto cara ad alcune sette riformiste di cui lui certamente conobbe e comprese il pensiero. Lotta contro la Chiesa ma solo per conservarne o rivalutarne il più vero, autentico e originario contenuto e significato. Quasi riformista e conservatore nello stesso tempo, riformista là dove è contro la corruzione dilagante nella Chiesa di quel periodo, conservatore là dove accetta la necessità di un ordine costituito, della religione, della morale, intese nel senso più puro.  La modernità di M. consiste anche nel metodo della sua trattazione e della terminologia che usa, sempre stringata ed esaustiva, aliena da qualsiasi di quelle forme di retorica che era caratteristica degli autori medievali. Altri saggi:: “Il difensore della pace,” C. Vasoli. POMBA, Torino, BUR, Milano, Ancona E., C. Vasoli, MILANI, Padova (collana Lex naturalis;  Battaglia F., La filosofia politica del medio Evo, Milano, CLUEB Battocchio R., Ecclesiologia e politica, Prefazione di G. Piaia, Padova, Istituto per la Storia Ecclesiastica Padovana, Beonio-Brocchieri Fumagalli M.T., Storia della filosofia medievale (Bari, Laterza,), Berti E., “Il ‘regno’ di Mainardini: tra la civis romana e lo stato italiano,” Rivista di storia della filosofia medievale, Briguglia G.,  Carocci Editore, Cadili A., Amministratore della Chiesa di Milano, in Pensiero Politico Medievale, Capitani O., Medioevo ereticale, Bologna, Il Mulino, Capitani O., Il medioevo, Torino, POMBA, Cavallara C., La pace nella filosofia, Ferrara, Damiata M., Plenitudo potestas e universitas civium, Firenze, Studi francescani,  Del Prete D., Il pensiero politico ed ecclesiologico, Annali di storia, Università degli studi di Lecce Dolcini C., Bari, Laterza, Merlo M., Il pensiero della politica come grammatica del mutamento, Milano, F. Angeli, Passerin d'Entréves A., Saggi di storia del pensiero politico: dal medioevo alla società contemporanea, Milano  Piaia G., Mainardini e dintorni: contributi alla storia delle idee, Padova, Antenore, Piaia G., La Riforma e la Controriforma: fortuna ed interpretazione, Padova, Antenore, Simonetta S., Dal difensore della pace al Leviatano, Milano, UNICOPLI Toscano A., Marsilio da Padova e Machiavelli, Ravenna, Longo, Defensor pacis Defensor minor Tractatus de translatione Imperii Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis matrimonialibus Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marsilio da Padova, su sapere, De Agostini. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. marsilio: essential Italian philosopher. Marsilio dei Mainardini, Marsilio di Padova. Mainardini. Keyword: il popolo italiano, consorzio conversazionale, difensore della pace, leviatano, allegoria del buon governo – allegoria del buon governo, Livio, Romolo, Machiavelli -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Mainardini" per il Club Anglo-Italiano; Luigi Speranza, “Grice e Mainardini – la massima del consorzio conversazionale.” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Grice e Malfitano: all’isola -- l’implicatura conversazionale dei quattro – il complesso sociale --  filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. Siracusa, Sicilia. Grice: “Malfitano, like me, is an emergentist – each ‘complesso’ grows (cresce) and the ‘complexity’ is thus best characterised as ‘crescente,’ – Malfitano uses ‘complexities’ in the plural – a theory of ‘complessita crescenti’ – The whole point is that you get from one complex to the other.” Grice: “I like Malfitano. His theory of ‘complessita crescente’ is admirable: he distinguishes various ‘complesso’ – the material (subdivided into atomic, and the ‘crescente complessita’ of the molecular), the biological complex (which comprises the complex of the tissue, and the complex of tthe articular), the social complex, i. e.,  the human being in his inter-subjetctivity -- nd the ideological complex, the abstracta – ideation, cognition, and conviction – there is a superior geometry, too!” Nacque da Carmelo, commerciante e navigatore, e Santa Veneziano. Era l'ultimo di sette fratelli. Frequentò il Liceo Classico Tommaso Gargallo, dove iniziò a nutrire l'interesse per la materie scientifiche. Già da giovanissimo frequentava assiduamente una nota farmacia del centro storico della città natale acquisendo notevole interesse per la chimica e la biologia. Si iscrisse dunque alla facoltà di chimica dell'Università degli Studi di Catania per frequentare le lezioni del professor Alberto Peratoner. Malfitano continuò gli studi universitari a Palermo, dove si trasferì al seguito di Peratoner e ottenne la laurea nel capoluogo siciliano. Abbandona la Sicilia per spostarsi a Milano, dove intraprese una breve carriera lavorativa nel campo della chimica industriale agli stabilimenti Pirelli. Contemporaneamente frequentava la scuola di microbiologia dell'Università degli Studi di Pavia, retta all'epoca da Golgi, futuro Premio Nobel per la medicina. Stimolato dall'ambiente favorevole, Malfitano pubblica I” Comportamento dei microrganismi sotto l'effetto delle compressioni gassose” -- Inizia in questo modo a farsi notare da colleghi e professori, sia per la materia dei suoi studi, sia per il carattere disponibile e solare, come ricorda iPensa, celebre anatomista milanese. La carriera  prese una svolta definitiva quando, durante un congresso internazionale a Pavia, venne notato dal futuro successore di Pasteur, Duclaux. Venne dunque invitato a trasferirsi a Parigi, avendo ricevuto l'offerta di un impiego all'istituto Pasteur. Una volta arrivato nella capitale francese, Malfitano si dedicò in un primo momento alla micro-biologia, pubblicando come risultati delle sue ricerche: Protease de l'aspergillus niger, Influence de l'oxygen sur la proteolyse en presence de Clorophorme e Bactericidie charbonneuse. Decise di ritornare a studiare la chimica pura, campo d'indagine scientifica che lo rese definitivamente famoso. I suoi studi sulla chimica colloidale, arrivarono a dimostrare la natura elettrochimica delle micelle, e riuscì a misurare con notevole precisione la conducibilità elettrica dei colloidi. In campo pratico, mise a punto i cosiddetti ultrafiltri, necessari per gli studi in campo teorico sui colloidi. Divenne capo di un laboratorio chimico all'Istituto Pasteur. Gli studi si interruppero durante la gran guerra. Al termine di essa,  sposò Vera, una studentessa russa.  Subito dopo il grande conflitto ebbe inizio l'elaborazione della più nota dottrina del chimico siracusano, ovvero la teoria delle “complessità crescenti,” concetto alla luce del quale Malfitano non indagò solo le micelle, ma l'esistenza in generale. Pubblica Complexité et micelle, e Les composés micellaires selon la notion de complexité croissant. Le conclusioni non vennero accettate da subito, ma si dovette attendere l'esperimento del premio Nobel Theodor Svedberg che dimostrò l'esattezza delle intuizioni di Malfitano. Elaborò negli anni Venti una teoria che tentava di spiegare la materia, attraverso l'esame dei diversi livelli atomici e molecolari che la caratterizzano strutturalmente. La materia, secondo lo scienziato siracusano, è suddivisibile in atomi, molecole, plurimolecole (polimeri e complessi) e micelle. In ognuna delle classi citate si possono distinguere tre tipi di unità materiali: ioniche, polari e ionopolari. L'analisi compiuta sulla materia venne estesa in campo social-ogico da Malfitano. Tenta di ricondurre la complessità socio-antropologica alla complessità atomica. I quattro ordini di “complesso” che costituiscono il mondo sono dunque. Primo, il complesso materiale (suddiviso in due sub-complessi – primo sub-complesso: “complesso atomico” e secondo sub-complesso materiale: “complesso molecolare”), il complesso biologico (suddiviso in primo sub-complesso biologico: complesso istologico e – secondo sub-complesso biologico: complesso citologico). Terzo, il complesso sociale (l'essere umano). Al culmine di un'ipotetica piramide il quarto complesso: il “complesso ideologico” (suddivisi in tre complessi: il primo sub-complesso ideologico: ideazione; il secondo sub-complesso ideologico: la conoscenza, il terzonsub-complesso ideologico: la convinzione).  L'ultimo passo della speculazione e il concetto di geometria superiore, un'armonia equilibrata e simmetrica che domina gli eventi e la materia, una variabile fondamentale e al tempo stesso fuggevole dell'esistenza, un concetto che rappresenta la libertà. In ultima analisi, il compito era dunque quello di comprendere le leggi dell'armonia ordinatrice del cosmo e di preservarne la bellezza e l'equilibrio.  Soleva spesso tornare in Sicilia seppur per brevi periodi, dovette rinunciare a questa abitudine. L'aggravarsi della sua malattia, una cecità che gradualmente lo privò della vista, e le sue convinzioni anti-fasciste, non gli permisero di rivedere il paese natale. Morì inell'alloggio assegnatogli dell'Istituto Pasteur dove aveva trascorso gran parte della sua vita. Pubblica le sue convinzioni filosofiche servendosi dello pseudonimo "Aporema", termine che indica l'impossibilità di ottenere una risposta precisa dallo studio di un problema. Introdusse per primo a Siracusa la moda di bere il latte acido, quello che abitualmente viene chiamato yogurt, come era già frequente nella capitale francese.  Durante una tempesta patita in mare Carmelo Malfitano aveva fatto voto a Santa Lucia, patrona siracusana, di sposare un'orfana se fosse riuscito a tornare incolume sulla terraferma. Carmelo sposò per questo motivo Santa Veneziano,  orfana di entrambi i genitori. Da tale unione nacque Giovanni.  Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche122.  Antonio Pensa, Ricordi di vita universitaria (Citato nel testo Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e di Sanità nella terra di Aretusa), Cisalpino Istituto Pasteur, su webext.pasteur.fr.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche124.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche126.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità, Tyche.   Ad repellendam Pestem. Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche, Siracusa, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Malfitano is right about the ‘social complexus’ – however, as Talcott Parsons has shown there is more complexity in the social compexus than Malfitano, a Sicilian, allows!” -- Grice: the fourth stadia: -- il complesso sociale -- Giovanni Malifitano. Malifitano. Keywords: i quattro. Refs.: H. P. Grice, “Pirotology,” – “The pirotological ascent,” in “From the banal to the bizarre: a method for philosophical psychology” -- emergentismo di Grice – emergentismo di Malfitano – l’organicismo della diada in Malfitano --. Il complesso di azione e il complesso di inter-azione, il complesso sociale --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Malifitano” – The Swimming-Poo Library.

 

Grice e Malipiero: l’implicatura conversazionale del trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale – the breach of contract – or Romolo e Remo, I due contrattanti – filosofia venta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “I love Malipiero’s approach to philosophy: hardly a profession! As if someone were to be called ‘amateur cricketer’ – Malipiero loves (‘ama’) philosophy and it shows!” – Grice: “There is philosophical wisdom in any endevaour he finds himself in!” Grice: “One must love him for his attempted ‘confutazione’ of Rousseau’s ‘sistema del contrato sociale’ as a ‘triumph of reason’!” -- Nacque da Angelo di Troilo e da Emilia Fracassetti. Entrambi i genitori erano patrizi: il padre provene  dalla storica casata dei Malipiero (ramo "delle Procuratie Vecchie"), mentre la madre apparteneva a una famiglia di mercanti bergamaschi nobilitata. Dichiarava di abitare in un palazzo a Santa Maria Zobenigo (ereditato dal padre dopo l'estinzione di un'altra linea della famiglia), cui si aggiungevano quattro botteghe nei centralissimi quartieri di Rialto e San Moisè; altre cinque case si trovavano tra Santa Margherita, San Gregorio e San Martino.Esordì in politica con l'elezione a savio agli Ordini. Divenne provveditore alle Pompe, ma non riuscì a prendere possesso della carica a causa della caduta della Repubblica. A questo punto, lasciò la vita pubblica per dedicarsi alla filosofia analitica del linguaggio ordinario. Fu un autore poliedrico, capace di spaziare dall'attualità politica alla letteratura e alla tragedia di ambito neoclassico. La prima opera pubblicata è il saggio di matematica “Dimostrazione sulla tri-plicazione e tri-sezione dell'angolo effettuato colla retta e col cerchio.” Più tardi si cimentò nella filosofia presentando l'opuscolo “Saggio sugli sforzi della passione nell'intelletto e su' di lei effetti nel cuore,” in cui sostiene di moderare il razionalismo perché nell'animo umano esso convivi in armonia con le passioni.  Questa idea, in contrasto con quanto asserito da Rousseau, fu ribadita ne “La felicità della nazione realizzata dal politico e dal sovrano,” uno dei suoi primi scritti in filosofia morale. In questo lavoro Malipiero prese in esame la tendenza allo sfarzo di una parte della società, analizzando come i governi avessero reagito al fenomeno in epoche diverse. Nell'opera emerge la condanna al lusso sfrenato, ma anche all'appiattimento estremo dettato da rivoluzionari e giacobini.  Lo stesso pensiero moderato è ripreso nel “Trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale” -- ristampato, senza grosse variazioni, come “Il trionfo della verità nella difesa dei diritti del trono ossia Confutazione del contratto sociale.” Grice: “I find this interesting, since I also oppose contractualism to rationalism!” -- Qui M. cercò di dimostrare come la migliore forma di governo non fosse la democrazia, ma la monarchia.  La sua linea anti-rivoluzionaria fu affermata anche quando si tenne distante dagli organi della Municipalità istituita sul modello, o ‘sistema’ del contratto. Accolse perciò con favore l'arrivo degli Austriaci, come dimostrano il ‘Testamento della spirata libertà cisalpine” e l'annesso sonetto “Confronto fra il genio della Romana Repubblica e quello dell'Austria.” Di grande importanza è quanto emerge nella “Voce della verità,” una memoria autografa inviata al governatore austriaco Székhely all'indomani del suo insediamento a Venezia. Nell'opera, divisa in capitoli dedicati ai problemi dell'amministrazione asburgica (polizia, zecca, commercio, diritto ecc.), si chiede quale dovesse essere il criterio di scelta per la nuova classe dirigente veneziana. Dimostrandosi critico nei confronti degli ex funzionari della Repubblica di Venezia (ceto a cui lui stesso apparteneva), nominati non in base ai meriti, ma per favoritismo, auspicava di non concedere spazio a coloro che vivevano nel lusso, poiché entravano in politica solo per il proprio tornaconto, e soprattutto verso i trasformisti che cambiavano opinioni con l'avvicendarsi delle amministrazioni.  Con questo lavoro anticipò le scelte del governo austriaco che, in effetti, estromise il patriziato dalla vita politica e assegnando le cariche amministrative a personalità lombarde o delle province ereditarie.  Si dedicò, con un certo successo, anche alla stesura di tragedie, a tema biblico, storico o mitologico, che potessero presentare allo spettatore esempi da seguire o da evitare. Tra queste “Il sacrifizio di Abramo,” “Camillo,” “Prometeo ossia La prodigiosa civilizzazione delle genti,” “Medea.” Altre opere degne di nota sono “La bottega del caffè” “Quadro critico morale, Lo scultore e la luce, azione mitologica in apoteosi del cav. Canova,” Il conte Ugolino in fondo alla torre di Pisa. Sciolti, Atabiba ed Huascar. Azione tragica di spettacolo; La Verità nello spirito dei tempi e nel nuovo carattere di nostra età (sul congresso di Verona), Zanghira e Lemanza. Quadro poetico nelle nozze Malipiero/Martinengo dalle Palle;  Elogio di Giovanni II del mr. co. Martinengo dalle Palle; Descrizione della Montagna ov'è la chiesa della Madonna della Corona nelle alture di Montebello. Fu confermato nobile dell'Impero Austriaco, assieme ai figli Angelo e Angela, nati dal matrimonio con Contarina diPisani. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “I would often rely on contractualism, but [Welsh philosopher G. R.] Grice made a job out of it! I saw the cooperative principle as a matter of quasi-contract – whatever that is. And if it’s a MYTH, what’s wrong with it? Romolo mythically killed Remus because of a breach of contract, too!” Grice: “My thought exactly replicates that of Malipiero back in the good old days of Venetian republic – only there was more rhyme to reason in HIS scheme!” -- Troilo. Malipiero. Keywords: il trionfo della ragione, ossia, confutazione del sistema del contratto sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Malipiero” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mamiani: l’implicatura conversazionale di Beltrami contro Euclide – filosofia emiliana – filosofia parmese – scuola di Parma --  filosofia italiana – Luigi Speranza (San Secondo Parmense). Filosofo italiano. San Secondo Parmese, Parma. Emilia Romagn. Grice: “I like Mamiani; unlike us at Oxford, he takes ‘science’ seriously! But in an amusingly Italian way! He has explored Newton on the apocalypse! My favourite of his treatises is the one on space which reminds me of Strawson – Beltrami, unlike Strawson, is non-Euclideian, and thinks Italian needs Euclideian verbs to match!”  Lincei. Membro dell'Accademia dei Lincei ha insegnato Storia del pensiero scientifico all'Parma, Udine e Ferrara.  Si è occupato soprattutto di Isaac Newton, del quale ha trascritto un trattato inedito sull'Apocalisse, di Cartesio e dell'origine delle enciclopedie moderne.  Saggi: “J. M. Guyau Abbozzo di una morale senza obbligazione né sanzione,” Firenze, Le Monnier, “Newton filosofo della natura” Le lezioni di ottica e la genesi del metodo newtoniano, Firenze, La Nuova Italia, “Teorie dello spazio” -- da Descartes a Newton, Milano, Angeli,  “La mappa del sapere.” La classificazione delle scienze nella Cyclopaedia di E. Chambers, Milano, Angeli, “Il prisma di Newton,” Roma, Laterza, Introduzione a Newton, Roma: Laterza, “Trattato sull'Apocalisse,” Torino, Boringhieri, I. Newton, Firenze, Giunti, Storia della scienza moderna, Roma, Laterza, Scienza e Sacra scrittura, Napoli, Vivarium.  I. Newton, Trattato sull'Apocalisse,Torino, Bollati Boringhieri, Scienza e teologia studi in memoria, Firenze, Olschki, Studi sul pensiero scientifico Ricordando M., "I castelli di Yale", Il Poligrafo, Padova 2 La Rivoluzione scientificaI domini della conoscenza: La sintesi newtoniana in Storia della Scienza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Newton e l'Apocalisse. Grice: “Mamiani should have left Newton to the Lincolnshiremen, and concentrate on Galileo!” Maurizio Mamiani. Mamiani. Keywords: Beltrami contro Euclide. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mamiani” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mancini: l’implicatura conversazionale del kerygma – filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Schieti). Filosofo italiano. Schieti, Urbino, Marche. Grice: “I like Mancini: he has expanded on the ethos of cooperation – and he has explored what he calls ‘linguaggio ontologico’ and ‘alienazione’ in connection with language – he reviewed Pittau’s philosophy of language, and published a little thing on ‘language and salvation.’ So how can you NOT like him?”  Grice: “I like Mancini; if I dwell on philosophical eschatology, he dwells on the real thing!” Grice: “He has studied Kant thoroughly; all the interesting bits, like his idea of MALEVOLENTIA!”  “La filosofia è il passaggio dal senso al significato, attraverso le mediazioni culturali, dottrinali, attraverso la struttura del puro pensare e attraverso le mediazioni della prassi.” Studia a Fano e si laurea a Milano dove insegna. Bo lo vuole ad Urbino. Studia i massimi teologi, curato le opera di Barth, Bultmann e Bonhoeffer pubblicando, su quest'ultimo, anche una biografia e un'analisi dottrinale. Ha fondato l'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, unico esempio, per molti anni, di "facoltà teologica" in una università laica.  Tra i filosofi, si è dedicato molto a Kant, pubblicando una Guida alla Critica della ragion pura.  In questo senso è ancora più importante "Kant e la teologia” dove  tratta la filosofia della religione kantiana, fondata su una concezione morale rigorosa resa possibile dall'Imperativo categorico, che prospetta una trascendenza per l'uomo, attraverso i postulati dell'immortalità dell'anima e dell'esistenza di Dio. Questa filosofia della religione, in cui Kant mette in rapporto la “religione razionale” con la “religione rivelata” (e che si contraddistingue per i concetti di “male radicale” e di “chiesa invisibile”), è considerata feconda. Si è anche confrontato con Marx, allora dominanti nella cultura filosofica e politica italiana. In Marx, tiene in grande considerazione il concetto di “alienazione” -- presente soprattutto nei Manoscritti filosofici. Questo concetto, che esprime l'estraneazione dell'operaio in rapporto al lavoro salariato, a causa dei modi di produzione capitalistici, capaci di sfruttare il lavoro come fosse una merce, deve essere stimolo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò che Mancini critica in Marx è l'ateismo e il materialismo, attraverso l'uso della dialettica hegeliana in una prospettiva materialistica (materialismo storico). Questa concezione infatti mette in discussione la libertà dell'uomo, inteso come persona, riducendolo all'insieme dei suoi rapporti economici. Inoltre fa parte della redazione della rivista Concilium. Fonda “Hermeneutica” ed edita da Morcelliana. La sua posizione di pensiero verte su un cristianesimo di matrice liberale e democratica d'impronta sociale, che cerca uno spazio autonomo e libero, dando una risposta da credente alla cultura laicista e marxista di quegli anni sulle orme del Concilio Vaticano II.  Opere:“Ontologia fondamentale,” La Scuola, Brescia “Rosmini” “la metafisica inedita, Argalìa, Urbino “Filosofi esistenzialisti” Heidegger, Marcel, Wahl, Gilson, Lotze), Argalìa, Urbino“Linguaggio e salvezza,” Vita e Pensiero, Milano “Filosofia della religione,”Abete, Roma “Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia”Queriniana, Brescia “Kant e la teologia,”Cittadella, Assisi “Futuro dell'uomo e spazio per l'invocazione”L'Astrogallo, Ancona “Con quale comunismo?” Locusta, Vicenza, “Con quale cristianesimo” Coines, Roma, “Novecento teologico”Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia” Queriniana, Brescia “Fede e cultura”Genova, Marietti “Come continuare a credere”  Rusconi, Milano  “Negativismo giuridico” QuattroVenti, Urbino  “Guida alla Critica della ragion pura” I, QuattroVenti, Urbino “ Lettera a un laureando” Urbino, Quattroventi “Il pensiero negativo e la nuova destra”Mondadori, Milano “Il quinto evangelio come violenza ermeneutica” in “Apocalisse e ragione”, testi di Carlo Bo e altri, Urbino, Quattroventi  “Hermeneutica” “Filosofia della prassi,”Morcelliana, Brescia “Tre follie, Camunia, Milano “Guida alla Critica della ragion pura”“L'Analitica” QuattroVenti, Urbino “Il male radicale per Kant, in “La ragione e il male. Atti del terzo colloquio su filosofia e religione”, Genova, Marietti 1 De profundis per la dialettica, in “Metafisica e dialettica”, Genova, Tilgher Tornino i volti, Marietti, Genova Giustizia per il creato, Urbino, Quattroventi, coll. "Il nuovo Leopardi" L'Ethos dell'Occidente. Neoclassicismo etico, profezia cristiana, pensiero critico moderno, Marietti, Genova Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso, Marietti, Genova Opere postume Diritto e società. Studi e testi, Urbino, Quattroventi Come leggere Maritain, Brescia, Morcelliana  Ethos e cultura nella cooperazione di credito, Piergiorgio Grassi, Urbino, Associazione per la ricerca religiosa “S. Bernardino”, Quattroventi  Bonhoeffer; Morcelliana, Brescia  Frammento su Dio, Brescia, Morcelliana Per Aldo Moro. Al di là della politica, Carlo BoMario LuziItalo Mancini, Urbino, Quattroventi  Opere scelte. Brescia, Morcelliana Mancini Giorgio Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critic (Verona, Mazzian); A. Milano, Rivelazione ed ermeneutica” (Urbino, Quattroventi "Biblioteca di Hermeneutica" P. Grassi, Intervista sulla teologia (Urbino, Quattroventi "Il nuovo Leopardi"; La filosofia politica” (Urbino, Quattroventi, Francesco D'Agostino, Filosofo del diritto, Urbino, Quattroventi, "Il nuovo Leopardi" G. Ripanti, P. Grassi, Kerigma e prassi, Brescia, Morcelliana, Hermeneutica, Studi in memoria, Napoli, Scientifiche, G. Crinella. Dalla teoresi classica alla modernità come problema, Roma, Studium, A. Areddu, Cristianesimo e marxismo Una rilettura in memoriam, Pistoia, Petite Plaisance tra filosofia e teologia, in "Riv. di teologiaAsprenas", I A. Pitta, G. Ripanti P. Grassi (a cura), Filosofia, teologia, politica. A partire da Mancini, Brescia, Morcelliana, Hermeneutica Mariangela Petricola, Pensare la differenza -- la questione di Dio nell'epoca della disgregazione del senso. Una rilettura in “Dialegesthai. Riv. telematica di filosofia", mondo domani.org/ dialegesthai/ mpe. M.  Petricola, Pensare Dio. Il cristianesimo differente, Assisi, Cittadella Editrice  Antonio Ascione, Fedele a Dio e alla terra. L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento, Passione Educativa  Valeria Sala, Italo Mancini. Filosofo del diritto, Torino, Giappichelli, "Recta Ratio"sapere, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Seminario in memoriam, su pesaronotizie.com. Centro socio culturale M" presso il suo paese natale Schieti, su centro M. . . FB cronologica, su uniurb. L'Istituto di Scienze Religiose fondato da lui su uniurb. Biblioteca personale "Ca' Fante", su uniurb. Rivista "Hermeneutica" fondata da Italo Mancini, su uniurb. A. Aguti, Italo Mancini, in Il pensiero filosofico-religioso italiano.org. Italo Mancini. Mancini. Keywords: kerygma, “male radicale” “Kant” “radical evil” --. “cooperative di credito” – “la massima della benevolenza conversazionale”, il problema del vaticano – patti laternai, ventennio fascista e patti laterani --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mancini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mangione: l’implicatura conversazionale d’alcuni aspetti del nazionalismo culturale nella logica italiana – logica matematica – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bagnara Calabra). Filosofo italiano. Bagnara calabra, Calabria. Grice: “I like Mangione; for various reasons: He notes that logic is more related to mathematics – indeed, for logicism mathematics IS logic – so the opposite to ‘formal’ logic is ‘material’ logic, not ‘informal’ as Ryle and Strawson want – Mangione has studied ‘categories’ and talks of ‘logica matematica’ – he has studied Frege’s ideografia, as he aptly translates his grundscrift, and he tried to improve on the ‘nationalism’ which was ubiquitous in logic in Italy in the ‘primo novecento’!” Insegna a Milano. Diresse le due collane matematiche della casa editrice Progresso tecnico editoriale di Milano, appendice della A. Martello editore. Presso l'editore Boringhieri di Torino ha diretto “Testi e manuali della scienza contemporanea. “Serie di logica matematica.”  Contribuito alla Storia della filosofia pubblicata da Geymonat per Garzanti con specifici contributi sulla storia della logica matematica. Amplia e sistematizza tali contributi nella Storia della logica. Da Boole ai nostri giorni”. Il saggio costituisce un ampio ed esaustivo lavoro di ricognizione e sintesi sugli ambiti di ricerca e sui risultati della logica. Dirige la collana Muzzio scienze.  Insieme a Ballo, Bozzi, Lolli e Pagli cura Gödel (Boringhieri). Saggi: “Logica matematica” (Torino, Boringhieri); “Giocando con l'infinito: matematica per tutti, traduzione di G. Giorello (Milano, Feltrinelli); “Matematica e calcolatore, Le Scienze quaderni, Milano, “Filosofia: saggi in onore di Geymonat, Milano, Garzanti “Storia della logica, CUEM  “Storia della logica”“Da Boole ai nostri giorni” (Garzanti); “Frege. Logica e aritmetica” -- Torino, Boringhieri. Regny, «Breve storia di una lunga amicizia», Franco Prattico, «Pubblicate tutte le opere di Godel» dalla Repubblica, articolo disponibile sul database SWIF dell'Bari.  6.Peano, A.Nagy,  Delbcedp, Logiqìie algorithmique. Revue Philosophique quindi idem. Liège et Bruxelles Liard L., Les logiciens anglais contemporains {ISIS).  Logique. Masson, Paris.   — Cours de philosophie. Logique  CouTURAT L., La logique mathémaiique de M, Peano,  " Revue de Métaphysique et de Morale „, a — La logique de Leibniz d'après dea documents inédits.  Paris, Alcan. L’Algebre de la logique. Paris, Gautliiers-Villars, ed.  Peano G., Calcolo geometrico secondo VAusdehnungs-  léhre di H, Grassmann, preceduto dalle operazioni della  logica deduttiva, Torino Arithmetices principia, nova methodo exposita — I principi di geometria logicamente esposti  Torino, Bocca.  Elementi di calcolo geometrico Principi di logica matematica. R. d. M., t. I.  Formule di logica matematica. R. d. M., t. I. Sul concetto di numero. R. d. M., t. I.  Sui fondamenti della geometria R. d. M., Saggio di calcolo geometrico Studi di logica matematica Les définitions matJtématiques Formulaire mathématique.  Nagy a., Fondamenti del calcolo logico. Giornale di  matematica. Napoli Sulla rappresentazione grafica delle quantità logiche.  Rend. R. Accademia dei Lincei. Lo stato attuale ed i progressi della logica. Rivista  italiana di filosofia.  C. Burali-Forti, G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa,  M. Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice,     Nagy a., Principi di logica esposti secondo le dottrine mo-  derne. Torino, Loescher I teoremi funzionali nel calcolo logico, Riv. di Mat., Ueher Beziehungen zwischen logischen Ordssen. Mo-  natshefte fur Mathematik. Wien, La logica tnatematica e il calcolo logico. Riv. Itai. di  Filos. Roma, I primi dati della logica. Id. Roma, Ueber das Jevons-Cliffordsche Problem. Monatshefbe  far Mathematik. Wien, t. Sulla definizione e il compito della logica. Roma, Balbi  Alcuni teoremi intorno alle funzioni logiche. Riv. di  Mat., BuaAn-FoKTi C, Logica matetnatica. Milano Exercice de traduction en symholes de Logique Mathématique. Bulletin de Mathématiques élémentaires Sui simboli di logica matematica. Il Pitagora, Padda A., Note di logica matematica. Riv. di Mat., t. 6,  Conférences sur la Logique Mathématique. Université  non velie de Bruxelles Essai d'une théorie algébrique des nombres entiers,  précède d'une introduction logique à une théorie déductive  quelconque. Congresso internaz. di filosofia. Parigi, Vailati G., Un teorema di logica matematica. Riv. di  Mat., t. Sul carattere del contributo apportato dal Leibniz  allo sviluppo della logica formale. Rivista filos. e scienze  affini. Maggio-Vacca G. Sui precursori della logica matematica. Riv.  di Mat., Bettazzi, M. Chini, T. Boggio, A. Ramorino,  M. Nassò, ecc. in Italia. Tutti questi ultimi A. appartengono alla scuola del  Peano, al quale si deve la prima introduzione della Logica matematica in Italia con Peano, esposti lucidamente gli studi dello Schrodbr, del  Boole, ecc., dimostra l'identità del calcolo sulle classi,  fatto da questi autori, col calcolo sulle proposizioni di Peirce, del Me Coll, ecc.   L'opera de\VS9 {Arithmetices principia contiene per la  prima volta la teoria dei numeri interi completamente ridotta in formòle facendo ricorso ad un limitatissimo  numero di idee logiche che espresse coi simboli:  €, D, = n, u, --, A.   Di qui trasse origine la sua ideografia, in cui ogni  idea è rappresentata con un segno, e il suo strumento  analitico andò perfezionandosi rapidamente. Formulaire de  Mathémathiques; Introduction quindi la pubblicazione completata, con nuove formule ed arriccbita di  numerose indicazioni storiche per la collaborazione di valenti seguaci, procedette alacremente, raccogliendo e  trattando completamente in simboli tutte le proposizioni  della matematica. L'importanza filosofica di questo movimento scientifico non è ancora stata apprezzata convenientemente dai filosofi, e l'opera di PEANO (si veda) comincia  solo ora a richiamare sopra di se l'attenzione degli insegnanti di logica pura. Questo ritardo filosofico è tanto più strano quanto più  chiara è la filiazione filosofica di questa ideografia. Peano stesso non cessa mai di far notare che essa è basata su teoremi di logica, scoperti successivamente  da Leibniz fino ai giorni nostri. È noto infatti che l'ideografia completa o pasigrafia e intravista da Leibniz, col nome di characteristica. Ma se, con definizioni opportune, si potè ridurre le   Pastore, Logica formale.  Meriti dell' analitica moderna, Da questo  rapido cenno dello sviluppo storico dei postulati  del càlcolo logico e degli autori che più hanno  contribuito al progresso della logica pura e sim-  bolica in largo senso della parola (simboli lette-  rali, aritmetici, algebrici, geometrici, ideografici,  ideofisici e via dicendo), e pure in mezzo alle di-  vergenze profonde e attraverso i vari modi onde  le forme logiche si manifestano e a quelli onde  vengono interpretate, è possibile scorgere il filo  conduttore.   Le dottrine più recenti sopratutto, parte cri-  ticando i metodi e i principi sui quali le antiche  erano costruite, parte proponendo metodi di di-  mostrazione più atti all'indagine logica, parte  svolgendo fuori dalla stessa analitica germi di  idee nuove che vi rimanevano prima come oscu-  rati ed occulti, sono come una successione in-  calzante di fiotti vitali che, scaturendo dalle  vette del pensiero, sono penetrati nell'organismo  della logica formale alimentandolo e sospingen-  idee di logica che si incontrano in molte parti della ma-  tematica ad un numero sempre più piccolo di idee pri-  mitive, attualmente ancora si desidera una riduzione  analoga di tutte le idee di logica che si incontrano nella  logica pura.   Questa riduzione presenta invero seriissime difficoltà,  ed e più facile il riconoscere quante e quali siano le  idee primitive in Aritmetica e in Geometria, che in Logica. (Peano).   In questo saggio, continuando le ricerche cominciate  nel precedente, che mi converrà di supporre conosciuto  al lettore, tento di portare un contributo alla soluzione  del problema suddetto. Corrado Mangione. Mangione. Keyword: “logica matematica” “divertente”, “Sidney Harris” Peano, “not” “no” “and” “e” “or” “o” “if” “si” “some (at least one)” “all” “the” “il” , Mangione, simbolistica, logica simbolica, logica formale, logica materiale, semantica, semantica per un sistema di deduzione naturale, SYMBOLO, whoof and proof, w’f ‘n’ proof. -- -.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e la proclama di Mangione: logica matematica, la logica matematica deve essere divertente!” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Manfredi: l’implicatura conversazionale del liber de homine – filosofia emiliana – filosofia bolognese – scuola di Bologna -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo italiano. Bologna, Emilia Romagna. Grice: “I like the “liber de homine.” It reminds me that among my unpublications there’s a ‘Why’!” Grice: “While the Italians aptly use the same particle for ‘why’ and ‘for’, the Anglo-Saxons didn’t! That must be because ‘for’ is usually otiose: “Why are you eating.” “For I am hungry, say I!” cf. “I am hungry.” – Studia a Bologna e Ferrara. Entra in contatto con circoli umanistici. Insegna a Bologna. Riceve un compenso superiore alla media ed è il docente più citato nei Libri partitorum. Esercita l'astrologia ee attaccato da PICO (si veda) (“Disputazione contro l’astrologia divinatrice””).  La sua opera “Il Perché” fu un successo per secoli.  Altre saggi: “Tractato de la pestilentia,” Bologna, Johann Schriber, “Pro-gnosticon” (Bologna, Bazaliero Bazalieri) “Liber de homine,”  Impressum Bononiae, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo Manfredi. Keyword: divination. Those clouds mean rain – Those clouds mean death. --. Grice: “The present budget means that we will have a bad year – Prognosticon. “The present budget means we’ll have a hard year, but we shan’t have.” – x means that p entails p. Pico approaches Manfredi, “You said that the budget for 1490 meant that we would have a hard year, but we  didn’t!” – Girolamo Manfredi. Manfredi. Keywords: liber de homine, la tradizione pseudo-peripatetici dei problemi – il problema – la questione di ‘per che’ – Grice sulle tipi di domanda – la domanda dei bambini – la domanda di Grice a bambini, “Can a sweater be red and green all over? No stripes allowed? – The philosopher’s question – ‘why is there something rather than nothing? Why I am me and not you?  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manfredi: l’implicatura divinatrice” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Manicone: l’implicatura conversazionale della filosofia del gargano – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico del Gargano). Filosofo italiano. Vco del Gargano, Foggia, Puglia. Una delle personalità più caratteristiche del suo tempo della Capitanata. Definito il “monacello rivoluzionario” a causa della sua bassa statura, che sembrerebbe di 1,40 m, la sua indole illuministica consiste in una sete di sapere che non si placa con il dogmatismo, ma con l'esperienza diretta, lo studio approfondito dei fenomeni naturali e della scienza, un'osservazione empirica che poteva fornire una risposta valida e concreta alle varie problematiche e quindi un aiuto pratico all'uomo, al suo benessere e sviluppo, alla sua felicità. Ciò gli costò l'inimicizia di chi, seppur in pieno illuminismo, diffidava e demonizzava la scienza.  Lo sviluppo economico-sociale che teorizza M. consiste in uno sviluppo connesso e, per certi versi, dipendente dall'ambiente, perché egli riteneva che la natura fosse una fonte primaria di ricchezza e la sua distruzione avrebbe potuto segnare la fine dello sviluppo.  Manicone può essere considerato un profeta dello sviluppo sostenibile, perché in pieno Settecento, quando le industrie erano inesistenti, ebbe un'ampiezza di vedute che gli consentì di prevedere le conseguenze disastrose che avrebbe portato l'uso improprio e scriteriato delle risorse naturali.  Le opere in cui Manicone tratta, tra gli altri, il tema dello sviluppo sostenibile, sono La Fisica Appula (cioè dell'Apulia) e La Fisica Daunica (cioè della Daunia, antico nome della Capitanata). Secondo il “monacello”, uno dei peggiori atti compiuti dall'uomo del suo tempo era la cesinazione selvaggia dei boschi garganici, un tempo rigogliosi, come anche attesto da Orazio nelle Epistole: «Garganum mugire putes nemus». Riferisce che il disboscamento del promontorio iniziò nel 1764, con il taglio “barbaro” dei pini nel territorio “Difesa” di Vico del Gargano e la cesinazione degli ischi ad Ischitella, talmente “furiosa” che, ad inizio Ottocento, l'Abate Longano denunciò la carenza di legna da ardere per gli ischitellani.  La causa di questo disboscamento fu la volontà di destinare i suoli a coltura, anche quelli non adatti a questo scopo e più utili al pascolo e alla produzione di legname, vista la “rocciosità” della terra sul promontorio del Gargano.  Manicone spiega anche la diminuzione della fauna selvatica nel Gargano, sempre dovuta alla cesinazione, che diminuiva i nascondigli per gli animali selvatici, e li rendeva più vulnerabili.  Ne “La Fisica Appula”, il frate dedica un intero libro al Mefitismo (insalubrità dell'aria) e alle cause che lo generano. Egli sostiene che l'inquinamento può avere cause naturali o accidentali (provocate dall'uomo), può essere anche indigeno (proprio della zona) o esotico (derivante da altre zone). Secondo il Manicone le principali cause accidentali del mefitismo erano:  1. Le condizioni igieniche precarie delle strade e delle abitazioni; 2. L'insana abitudine di depositare gli escrementi nelle strade; 3. La sepoltura dei  centro abitato (consuetudine abolita con l'Editto di Saint-Cloud, ma anticipata nel 1792 a Vico del Gargano da Pietro de Finis, che fece costruire il cimitero monumentale di San Pietro); 4. Il taglio dei boschi (invece gli alberi sono importanti perché emettono ossigeno e assorbono anidride carbonica). Lo studio del frate sul territorio garganico fu talmente minuzioso da fargli notare un mutamento climatico dalla metà del Settecento all'Ottocento; in alcune zone del Gargano, ci furono sbalzi di temperatura che provocarono un sensibile calo di precipitazioni nevose e mitigarono parecchio gli inverni. Secondo il Manicone, la causa è attribuibile al disboscamento. Il taglio delle foreste avrebbe consentito al sole di riscaldare prima e maggiormente i suoli e soprattutto non avrebbe bloccato i venti provenienti da Nord e da Sud, quindi le zone meridionali rispetto alle alture garganiche si sarebbero raffreddate a causa dell'arrivo della Tramontana da Nord, mentre nel Gargano settentrionale sarebbero arrivati maggiormente i venti caldi del Sud. Un rimboschimento avrebbe reso più fertili le terre coltivabili, ma Manicone stesso, dopo aver dato questo suggerimento, esprime la consapevolezza di “aver cantato ai sordi”.  Viaggiò molto per l'Europa, studiando Medicina a Vienna e a Berlino, Scienze Fisiche a Londra e Scienze Naturali a Bruxelles.  È noto soprattutto per il suo trattato, La Fisica Appula. in cui analizza le caratteristiche fisiche delle terre di Puglia e soprattutto del Gargano.  A M. è intitolato il Centro Studi e Documentazione del Parco Nazionale del Gargano sito presso il Convento di San Matteo a San Marco in Lamis.  Descrizione di Vico Del Gargano nella Fisica daunica Al tempo di M. la popolazione vichese era di 6131 abitanti, circa lo stesso numero di residenti effettivi attuali. L'area abitata era più ristretta e consisteva nel nucleo originario (Casale, Civita e Terra) e i quartieri nuovi di San Marco, Carmine, la Misericordia e Fuoriporta. L'incuria delle istituzioni si manifestava nella scarsa attenzione verso l'igiene delle acque del Casale (quartiere affollatissimo), originariamente buone e dolci ma inquinate dall'incuria generale; anche le strade strette e ombrose della Civita erano soggette ad abbandono e perennemente sporche. Soltanto i quartieri nuovi erano larghi, puliti e soleggiati.  Le Istituzioni mancavano anche laddove era necessario rendere più agevole il lavoro dei contadini e dei pastori vichesi, costruendo strade per diminuire gli ostacoli a cui erano sottoposti quotidianamente questi uomini quando si recavano nelle loro campagne, poste spesso in profonde valli o zone impervie.  La popolazione vichese era laboriosa e onesta e non c'erano grandi disuguaglianze economiche, tuttavia M.  descrive i suoi compaesani come barbari e incivili, infatti non hanno riguardo per l'ambiente, ad esempio i pastori lasciano distruggere dalle loro bestie le pianticelle fruttifere e le vigne, sono dediti all'alcol e spesso ciò li porta a risse feroci.  Le donne sono laboriose come gli uomini e sempre gentili, il frate però critica fortemente l'usanza vichese, e delle donne dei paesi del Sud in generale, di urlare e strepitare ai funerali, di portare il lutto a vita e di vestire sfarzosamente i defunti; il primo comportamento denota la selvatichezza della popolazione, il secondo uso può essere anti-economico e negativo per la società e il terzo è uno spreco di denaro, dato in pasto ai vermi.  Un difetto presente in tutte le abitazioni vichesi dell'epoca era il forno in casa, che poteva provocare incendi domestici e inquinare l'aria interna. A  Vico molti boschi furono tagliati per lasciare spazio ai campi di grano, ma ciò fu improduttivo economicamente e causò lo smottamento dei terreni in pendenza, non più trattenuti dalle radici delle piante. Nella raccolta dell'ulivo, i vichesi distruggevano gli alberi, picchiando forte con i bastoni per far cadere le olive; questa errata abitudine provocava la mutilazione della pianta e una maggiore esposizione al freddo, e conseguentemente minori raccolti per gli anni successivi.  Per M., il mancato sviluppo del Gargano e da imputare anche alla pigrizia e indolenza dei suoi abitanti, che non erano capaci di valorizzare i loro prodotti (olive, agrumi, vino, fichi, etc.) e talvolta acquistavano prodotti meno pregiati e ad alto prezzo da altre regioni.  Al fine di comprendere come le istituzioni del tempo fossero distanti dalle reali necessità della popolazione, è interessante la situazione che riguardò l'uso delle acque di Canneto, infatti veniva impedito ai vichesi (anche con la forza) di utilizzare l'acqua per l'irrigazione dei campi, perché avrebbero disturbato l'attività di un mulino sito nel territorio di Rodi Garganico. Il giudice diede ragione ai rodiani ma, per fortuna, questa sentenza ingiusta e ingiustificata fu annullata dalla Regia Camera.  Dalla lettura di alcune pagine delle opere di Manicone è emerso che, pur cambiando i tempi, gli usi, le risorse a disposizione, le conoscenze e le attività, l'uomo garganico (e non solo) viveva e produceva nell'ottica del profitto immediato, sottovalutando gli effetti che avrebbero potuto causare i suoi comportamenti errati nella vita della futura comunità.  Opere M.  contesto – il contesto del contesto.  "Philosophers often say that context is very important." "Let us take this remark seriously.’ "Surely, if we do, we shall want to consider this remark in its relation to this or that problem, i. e., in context, but also in itself, i. e., out of context.” H. P. Grice, "The general theory of context." Michelangelo Manicone. Manicone. Keywords: la filosofia del gargano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manicone” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Manilio: il portico romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Porch. Astronomer and poet. He writes a long poem on astronomical matters, part of which survives. He takes and extreme position on the subject of fate, believing that not even thoughts – or the will -- are exempt from its influence. Marco Manilio. Keywords: liberta, il libero. Manilio.

 

Grice e Mannelli: l’implicatura conversazionale degl’eroi di Virgilio – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Grimaldi). Filosofo italiano. Grimaldi, Cosenza, Calabria. Grice: “Like me, Mannelli loved Kant, Goethe, Schiller, Virgilio – and he has his own ‘palazzo’!” -- Fequenta il ginnasio a Cosenza. Si trasferì con la famiglia prima ad Aosta, dove termina gli studi liceali, e poi a Roma. S’interessa sempre più al mondo politico e dopo la laurea, conseguita con il massimo dei voti, ritorna a Cosenza e  venne eletto Consigliere Provinciale.  Proprio in qualità di membro del consiglio provinciale, si adoperò in prima persona per arricchire e promuovere l'ampliamento della Biblioteca Provinciale di Cosenza  Si dedicò in tempi e con modi diversi all'attività di approfondimento e divulgazione. Firmò una versione metrica della Xenia di Goethe (Roma, Paravia.  E tra i maggiori contributori della più importante rivista di arti e lettere della regione, la Calabria Letteraria. Presidente dell'Accademia Cosentina, l'istituzione accademica calabrese che vanta un'esistenza plurisecolare e che nel XVI secolo ebbe come presidente Telesio.  Opere: “Inaugurandosi il monumento al caduti grimaldesi: scultura di Cambellotti, Reggio Calabria, Editore Il Giornale di Calabria, Paravia, Le storiche Terme Luigiane: passato-presente-futuro, Cosenza, Cronaca di Calabria, L'Accademia Cosentina nella sua storia secolare e nell'oggi, Cosenza, Tip. Vincenzo Serafino. Biografia in Calabriaonline.com  M. Chiodo, L'Accademia cosentina e la sua biblioteca. Società e cultura in Calabria.  Xenia Edizione Paravia. nna Vincenza Aversa, Dopoguerra calabrese: cultura e stampa, Editore Pellegrini, Catanzaro,  Accademia Cosentina Biblioteca Civica di Cosenza Goethe  Poesia "Mamma" da "Come le nuvole” su Grimaldi  Grimaldesi da ricordare, su digilander.libero. Filippo Amantea Mannelli. Mannelli. Keywords: gl’eroi di Virgilio, gl’eroe di Virgilio, l’eroe stoico, Acri, Enea come eroe stoico, gl’eroi di Vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mannelli” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mantovani: l’implicatura conversazionale dei curiazi – percorsi di comunicazione – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Moncalieri). Filosofo italiano. Moncalieri, Torino, Piemonte. Insegna a Roma. Membro della Società Tommaso D’Aquino. Gli ambiti delle sue ricerche spaziano sulla Filosofia della Storia, l'Ontologia, la Teologia filosofica, e loro rapporti con la scienza. Ha compiuto studi sulla storia del tomismo (cf. griceianismo). È uno dei maggiori studiosi e conoscitori del realismo dinamico e di Demaria. Opere: “Fede e ragione: opposizione, composizione?” Scaria Thuruthiyil, Mario Toso, Roma, LAS, “Quale globalizzazione?: l'uomo planetario alle soglie della mondialità,” Scaria Thuruthiyil, Roma, LAS, “Eleos: l'affanno della ragione: fra compassione e misericordia,” Roma, LAS, “Sulle vie del tempo: un confronto filosofico sulla storia e sulla libertà, Roma, LAS, “Paolo VI: fede, cultura, università,”  “An Deus sit (Summa Theologiae). Fede, cultura e scienza, Città del Vaticano, Libreria Vaticana, Didatttica delle scienze: temi, esperienze, prospettive,” Vaticano: Libreria editrice vaticana, “La discussione sull’esistenza di Dio nei teologi domenicani” “Oltre la crisi: prospettive per un nuovo modello di sviluppo: il contributo del pensiero realistico dinamico  Demaria. Roma, LAS,,”Momenti del logos: ricerche del "progetto LERS" (logos, episteme, ratio, scientia):  Roma, Nuova cultura, “Per una finanza responsabile e solidale: problemi e prospettive, Roma, LAS, “Una ricognizione sulla Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino” in Un pensiero per abitare la frontiera: sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Hemmerlie, Roma Incisa Valdarno, Città  Nuova Istituto universitario Sophia,  Lorenzo Cretti, La quarta navigazione: realtà storica e metafisica organico-dinamica, Associazione Nuova Costruttività -Tipografia Novastampa, Verona, Francisco de Vitoria, Sul matrimonio, Roma, Scritti teologici inediti. Demaria; Roma,Editrice LAS. Pontifical University of Saint Thomas Aquinas, su Angelicum. su avepro. glauco. L’Università Salesiana, un servizio per l’educazione e la comunicazione La Stampa Autorità accademiche «Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don Bosco» La Stampa, su lastampa,Conferenza Rettori delle Università e Istituzioni Pontificie Romane, su cruipro.net.  redazione, Nuovi accordi di co-operazione interuniversitaria, su FarodiRoma, Pontificia Accademia di Aquino, su cultura.va. Direttorio, su S.I.T.A.. Premio Mediterraneo. su Fondazione mediterraneo. org. Mantovani, “Vita tua, vita mea”: l'insegnamento di Demaria è più che mai attuale. Fondazione Adriano Olivetti. Mauro Mantovani. Mantovani. Keywords: i curiazi, percorsi di comunicazione, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mantovani” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marafioti – filosofia calabrese – Luigi Speranza (Polistena). Filosofo italiano. Polistena, Calabria. Girolamo Marafioti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Girolamo Marafioti (Polistena, 1567 – dopo il 1626[1]) è stato un umanista, storico e presbitero italiano.   Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria 1601.[2] Le notizie biografiche su di lui sono molto scarse e desunte per lo più dalle sue opere o da una storia ottocentesca della sua città natale.[3][4]   Indice 1                          Biografia 2                                                 Opere 3Note 4Bibliografia 5Altri progetti 6                           Collegamenti esterni Biografia  Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria 1601.[2] Sacerdote appartenente all'Ordine dei Frati Minori, il Marafioti si prefisse il compito di continuare la storia della Calabria dell'umanista Gabriele Barrio[5][6]. La prima edizione di quell'opera, infatti, si era rivelata talmente piena di errori e di lacune che lo stesso Barrio aveva tentato di emendarla in vista di una seconda edizione, ma ne era stato impedito dalla morte, avvenuta attorno al 1577. Intenzione, parzialmente disattesa, del padre francescano era inoltre quella di ricordare le vite i santi calabresi, specialmente coloro di cui si era persa la memoria[7].  Le Croniche et antichità di Calabria, in cinque libri, venne edita una prima volta a Napoli nel 1596[8] mentre una seconda versione accresciuta e corretta venne edita a Padova nel 1601[9].  Di padre Marafioti sono rimasti anche un'opera teologica[10] e un trattato di mnemotecnica in lingua latina[11],[12] che ebbe un certo successo tanto che venne tradotto poco tempo dopo in lingua italiana[13].  Non è noto dove e quando Girolamo Marafioti sia morto. Giovanni Russo, ex direttore del Museo civico "Francesco Jerace" a Polistena,[14] ha suggerito che Marafioti sia deceduto nel 1630 presso il convento nel suo paese natale.[15]  Opere Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria. Conforme all'ordine de' testi greco, & latino, raccolte da' più famosi scrittori antichi, & moderni ..., Padova, Ad instanza de gl'Uniti, 1601. Ristampa anastatica: editore Arnaldo Forni, 1975 e 1981. Consultabile on line in Google Libri. Note ^ D. Valensise, pp. 95-96, 1862.  https://books.google.it/books?id=LlawjHUbv9UC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Consultabile on line su Google Libri ^ L. Accattatis, pp. 234-236, 1869. ^ Franco Carlino, Girolamo Marafioti. Un sacerdote con la passione della storia (PDF), in Il Nuovo Corriere della Sibaritide, vol. 2, n. 7-10, 2017, pp. 3-4. URL consultato il 21 settembre 2018. ^ Gab. Barrii Francicani De antiquitate et situ Calabriae. Libri quinque. Romae : apud Iosephum de Angelis, 1571. ^ Oreste Parise, La nascita della storiografia calabrese (PDF), in Voce ai Giovani, 16 febbraio 2013, pp. 4-5. URL consultato il 21 settembre 2018. ^ Pasquino Crupi, Conversazioni di letteratura calabrese dalle origini ai nostri dì, Pellegrini editore, 2007, p. 34, ISBN 88-8101-407-6. URL consultato il 1º marzo 2008. ^ Girolamo Marafioti, Opera del r.p. fra Girolamo Marafioti di Polistina dell'Ordine de' Min. Oss. Delle croniche, et antichita di Calabria, secondo le città, habitationi, luoghi, monti, fiumi, e fonti di quella, con l'historie di tutti gli huomini illustri calabresi, quali in diuerse scienze, e arti fiorirno, col Catalogo de gli beati, e santi, In Napoli: nella Stamperia dello Stigliola a Porta Regale, 1596 ^ Girolamo Marafioti, Croniche et antichita di Calabria. Conforme all'ordine de' testi greco, & latino, raccolte da' più famosi scrittori antichi, & moderni, oue regolarmente sono poste le città, castelli, ville, monti, fiumi, fonti, & altri luoghi degni di sapersi di quella prouincia. Dal r.p.f. Girolamo Marafioti da Polistina teologo, dell'Ord. de Min. Osseruanti, In Padoua : appresso Lorenzo Pasquati ad instanza de gl'Vniti, 1601 ^ F. Hieronynimi Marafioti Polistinensis Calabri Ordinis minorum, Annotationes euangelicae lucidissimae a feria quarta Cinerum vsque ad feriam tertiam Paschatis inclusiue, Cum duplici indice, materiarum scilicet, ac rerum notabilium, Neapoli : ex typographia Ioan. Baptistae Subtilis. : apud Scipionem Boninum, 1608 ^ F. Hieronymi Marafioti Polistinensis, Calabri theologi Ord. Minorum obseruantiae. De arte reminiscentiae per loca, & imagines, ac per notas, & figuras in manibus positas. Opus delectabile, omnibusque literarum studiosis, & praecipue oratoribus, concionatoribus, & scolaribus, qui ad doctoratus apicem ascendere satagunt apprime vtile, Venetijs : apud Io. Baptistam Bertonum sub insignae peregrini, 1602 ^ Ars memoriae, seu potius reminiscentiae: noua, eaque maxime perspicua methodo, per loca et imagines, ac per notas et figuras, in manibus positas, tradita & explicata: authore Hieronymo Marafioto Polistinensi Calabro, theologo, Francofurti : ex officina typographica Matthiae Beckeri, 1603 ^ Girolamo Marafioti, Noua inuentione et arte del ricordarsi, per luoghi, et imagini; et per segni, & figure poste nelle mani. Del R.P.F. Girolamo Marafioto da Polistene di Calabria, Opera diletteuole tradotta di latino in lingua italiana, da p. Theseo Mansueti da Vrbino, Stampata in Venetia, et in Fiorenza: ad instanza di Sebastiano Zannetti, 1605 ^ Museo civico "Francesco Jerace", su beniculturali.it, Ministero per i beni e le attività culturali, 16 novembre 2015 (Ultimo aggiornamento). URL consultato il 21 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2018). ^ G. Russo, 2012. Bibliografia Luigi Accattatis (a cura di), Girolamo Marafioti, in Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza, Tipografia municipale, 1869, pp. 234-236. URL consultato il 21 settembre 2018. Domenico Valensise, Monografia di Polistena, Napoli, Tipografia di Vinvenzo Marchese, 1862, pp. 95-96. URL consultato il 21 settembre 2018. Giovanni Russo, Girolamo Marafioti : teologo, storico e musico, Polistena, Centro Studi Polistenesi; Storico Complesso Bandistico Città di Polistena, 2012. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Girolamo Marafioti Collegamenti esterni (EN) Opere di Girolamo Marafioti, su Open Library, Internet Archive. Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Biografie Categorie: Umanisti italianiStorici italiani del XVI secoloStorici italiani del XVII secoloPresbiteri italiani del XVI secoloPresbiteri italiani del XVII secoloNati nel 1567Nati a Polistena[altre]Girolamo Marafioti.

 

Grice e Marassi: l’implicatura conversazionale degl’eroi di Vico – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cardano al Campo). Filosofo italiano. Cardano al Campo, Varese, Lombardia. Grice: “I like Marassi; he has written a ‘natural’ history of ‘man’ – which is interesting, ‘progetto uomo,’ he calls it!” -- Grice: “I like Marassi; he has explored hermeneutics in the German tradition, Schleimacher to be more specific; but has also written an essay on Heidegger; his links with me come with his idea of metaphysics and transcendental arguments which he takes from Kant, who he reads in both German and Italian, unlike I, or me.” – Grice: “He has written an introduction to a comparative study of the approaches to ‘the antique’ in both Italian and German philosophy – a fascinating topic. I suppose the Oxonian approach, indeed Cliftonian, is a mixture of both!” Allievo di Melchiorre, si laurea a  Milano con la tesi “La differenza ontologica in Heidegger, sotto la direzione di Melchiorre e con la co-relazione di Bontadini. Ha discusso “Il profilo della presenza: Heidegger e il regno della pluralità” con Melchiorre e Grassi. Insegna filosofia a Milano. Ha coordinato l'edizione dell'Enciclopedia filosofica (Bompiani, Milano).  Direttore del Dipartimento di Filosofia a Milano. Dirige la Rivista di filosofia neo-scolastica.  Dirige per la casa editrice AlboVersorio la collana Epoche ed è membro del comitato del festival La Festa della Filosofia.  Si occupa di storia dell'umanesimo (BRUNI (si veda), ALBERTI (si veda), VICO (si veda)), della scolastica, di ermeneutica (Grassi), di filosofia trascendentale, del pensiero postmoderno. I temi della sua ricerca ruotano attorno a tre temi principali: la riflessione sui modelli storico-teorici della filosofia della storia, l'interpretazione dell'umanesimo italiano (Alberti, Bruni, Vico) in riferimento alla dimensione storica e morale, l'analisi della fondazione trascendentale del sapere. Saggi: “Ermeneutica della differenza in Heidegger, Vita e Pensiero, Milano, Schleiermacher, “Ermeneutica,” Rusconi, Milano, Bompiani, Milano; Kant, “Critica del giudizio,” Bompiani, Milano, Metafisica e metodo trascendentale,”  Lotz, “La struttura dell'esperienza, Vita e Pensiero, Milano;  “Metamorfosi della storia. Momus e Alberti,” Mimesis, Milano/ Coordinamento generale e direzione redazionale della Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano. docenti.unicatt. Marassi. Massimo Marassi. Marassi. Keywords: gl’eroi di Vico, Alberti, Bruni, Vico, metamorfosi della storia – Alberti, Momus, il concetto d’eroe in Vico, l’uomo come eroe – l’eroico, l’altruismo eroico, la nudita eroica – la nudita eroica nella representazione degl’imperatori romani, la nudita eroica in Giulio Cesare, la nudita eroica dell’atleta – la postura eroica dell’eroe in nudita eroica – napoleone in nudita eroica – Mussolini in nudita eroica, la statua equestre di Mussolini, la nudita eroica del stadio dei marmori,  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marassi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marcello: la filosofia sotto Giulio Cesare – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A pupil of Cratippo. He has a career in public life and is one of those who opposes to Giulio Cesare. Cesare pardons him but he is still murdered. Marco Claudio Marcello. Keywords: Livio, Machiavelli. Marcello.

 

Grice e Marcello: il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. The nephew of Ottaviano, and until his death, his chosen heir. A pupil of Nestore. Marco Claudio Marcello.

 

Grice e Marcello: del sillogismo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Writes about logic, including a book on syllogisms. Tullio Marcello.

 

Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale dell’educazione del soldato – l’implicatura del capitano – e l’amore sessuale – la società eugenica  – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Noventa Vicentina). Filosofo italiano. Noventa vicentina, Vicenza, Veneto. Grice: “Cassatta has unearthed some opinions by Marchesini which are revolutionary!” Esponente del positivismo.  Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova. Direttore della Rivista di Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle scienze pedagogiche, edito dalla Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse, inoltre, un testo di Locke Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” – Grie: “Sounds promising: a treatise on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana, Tip. di A. Spighi, “Saggio sulla naturale unità del pensiero,” Firenze, Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti dalle opere filosofiche di Ardigò,” Firenze, Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain ecc., prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni,” Grice: “A fascinating little book: it reminded me of Strawson’s Introduction to Logical Theory! Only Strawson would rather die than axe me to foreword it!” –[ whereas Marchesini commissioned his tutor to drop a word “or two””].—Grice: “Marchesini shouldn’t be so reverential towards Ardigo.” Grice: “I count Marchesini’s oeuvre as being by Marchesini; if I want to read Ardigo, I read Ardigo!” – “Elementi di morale, ad uso anche dei licei, secondo le opere degli scienziati moderni, prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo e il problema filosofico, Torino, F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” – Grice: “I should note that Marchesini uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t really apply to my Clifton days!” --  (con prefazione di E. Morselli e in collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Alighieri ", “Elementi di pedagogia: Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri e diritti: ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R. Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo, R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Bocca, “ Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità e il diritto all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il principio della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona, Fratelli Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This makes me laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was nonsense!” -- Firenze, Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche, Roma, Athenaeum, “La dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione morale, Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,” Torino, Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R. Bemporad e Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,” Torino, Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,” Firenze, Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze: per i licei scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze pedagogiche: opera di consultazione pratica con un indice sistematico, direttore Marchesini, collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e altri, Milano, Soc. Edit. Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima ristampa: Firenze, Sansoni, Mariantonella, M. e la «Rivista di filosofia e scienze affini». La crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Angeli, Treccani L'Enciclopedia Italiana. A proposito dei sofismi di parole ricorderemo ancora quel  capitano  che avendo conchiuso col nemico una tregua di  dieci giorni, si credette lecito attaccarlo di notte. E ricorderemo  i seguenti sofismi di Eutidemo: Qualcuno che si trova in  Sicilia e vede in questo momento, col pensiero, il porto d’Atene,  vede egli le due triremi che vi si trovano? E se non vede le  due triremi, come può egli vedere il porto d'Atene? Quelli  che imparano sono essi sapienti o ignoranti? Se sono gli ignoranti che imparano, devono apprendere ciò che non sanno; ma  come si può imparare quando non si sa neppure ciò che si devo  imparare? E se Clinia risponde che sono i sapienti che imparano,  la difficoltà resta la medesima: come possono i sapienti imparare  dal momento che sanno? Chi Ba qualche cosa possiede il sapere, eli’ 6 tutto: dunque chi sa qualche cosa sa tutto. Origine ed evoluzione del linguaggio. La questione del linguaggio è ancora un po’ oscura, ma fra le ipotesi cbe su tale questione si proposero, si può stabilire quale è la più legittima. Si esclude innanzi tutto l ipotesi che il linguaggio sia stato inventato da un uomo più intelligente,  e adottato dagli altri in virtù d’nna convenzione -- ipotesi attribuita a Democrito. Si esclude altresi che il linguaggio sia stato l’opera di una rivelazione, o di un miracolo. Due filologi contemporanei, Renan e Muller, attribuirono l’origine del linguaggio a una specie d’istinto. Nell’umanità primitiva ogni idea avrebbe suggerito per sé stessa una parola, e la medesima  parola a tutti gli spiriti. Questo istinto, col tempo, si sarebbe atrofizzato. +A proposito di questa ipotesi si osserva ch’essa non spiega nulla, essendo questo istinto per sé medesimo inesplicabile, ed esscudo esso stesso, per cosi dire, un miracolo. È strano infatti che quei 400 o 500 tipi fonetici, a cui il Muller  riduce le parole delle varie lingue, aspettino, a manifestarsi, le idee rispettive. Il linguaggio, dice Humboldt, è il prodotto necessario dello svolgimento dello  spirito umano. E sta bene. Ma questo svolgimento  non è spiegato dall’istinto di Réuan o Muller,  mentre importa appunto stabilire come il linguaggio  si produca. Whitney, nella “Vita del  linguaggio”, dice che l’origine del linguaggio è dovuta  al concorso di tre cause, che s’ incontrano nella specie  umana: 1° la facoltà di emettere un’infinità di suoni e di riprodurli a volontà; 2°: il desiderio, determinato  da un bisogno di socialità superiore, di comunicare  le idee per mezzo di segni; 3: la facoltà di generalizzare, di giudicare, di concepire dei concetti e di percepirne i rapporti. E queste sono infatti le condizioni  del sorgere e svilupparsi del linguaggio, ma come effettivamente il linguaggio sia sorto e si sia sviluppato, Whitney non dicono. Si paragonò l’origine del linguaggio nelle razze all’origine del linguaggio nel bambino. Il bambino, per attività puramente riflessa, emette un grido che  manifesta in lui un dolore, un bisogno. Al grido accorre la nutrice, e accorre ogni volta che il grido si ripete. Cosi, si va fissando un’ associazione mentale tral’atto dell’ emettere il grido e il successivo accorrere  della nutrice, onde, a chiamar questa, finuli j^ uXr ri-  peterà, ma coscientemente, intenzionalmente, il'^-WyoHl  il grido assume un significato. Più tardi, altri suoni esprimeranno il pensiero del bambino, come quando il bambino indica gl’oggetti imitandone in qualche modo l’impressione sensibile che ne riceve. Dice ad esempio “Jcolcò” per indicare il pollo; “mìàou” per indicare il gatto. Il bambino produce un dato sensibile, nel nostro caso uditivo,  a cui si associeranno altri dati sensibili, come quelli visivi. Da prima il bambino designa con questo suono non soltanto gli oggetti dai quali l’ udì, ma anche altri oggetti consimili, che hanno in comune, oltre a quelle, altre qualità sensibili. Con lo stesso suono e ad  esempio dal bambino indicato, da prima, ogni uccello. Le distinzioni di linguaggio verranno piti tardi, mano mano che si distingueranno e aumenteranno nel bambino le percezioni. Questa è, a larghi tratti, la formazione e lo svolgimento del linguaggio, nel bambino, a cui contibuiscono in modo particolare gli ammaestramenti speciali che il bambino riceve da chi gli apprende la lingua. Si puo inferirne che l’origine e lo sviluppo del  linguaggio d’una razza, avviene come nel bambino. Con tale inferenza si dimenticherebbe un fatto importantissimo, ch’è fondamento d’una netta distinzione. Il fatto che il fanciullo nascendo porta anche per il linguaggio delle disposizioni funzionali organiche-psichiche, diverse da quelle che potevano avere gl’uomini primitive. Il paragone adunque, e l’ inferenza, non reggono. L’ipotesi piu accreditata intorno all’origine del  linguaggio è quella di Darwin, illustrata particolarmente da Spencer, per cui il linguaggio è opera dell’evoluzione, come ogni altro fatto naturale ed umano. Originariamente gl’uomini si servivano di un gesto, indicativo o imitative. Poi, provveduti, per evoluzione organica, di organi capaci di mandar suoni articolati, accompagnarono questi al gesto, ed espressero cosi le proprie sensazioni e i propri bisogni, e designarono gl’oggetti. Tale espressione e tale designazione avevano  da prima carattere essenzialmente imitativo, conservatosi, quanto al suono articolato, nell 'onomatopeici, ed erano piuttosto istintive. In progresso di tempo, i  movimenti del gesto e dell’ articolazione si utilizzarono più largamente, e venne cosi a sostituirsi al linguaggio naturale un linguaggio convenzionale. Cominciato per evoluzione, il linguaggio di un Popolo, come quello dell’individuo, continuò a svolgersi  pure per legge evolutiva, mediante i rapporti sempre  più ampi e riflessi che si stabilirono successivamente  tra i segni e la cosa significata. Si ebbero cosi nel  linguaggio la forma mimica, l’ideografica, e la fonetica, e la parola divenne per ultimo il linguaggio  per eccellenza. Presso certe tribù selvage, la parola non può comprendersi senza il gesto. Anche presso gli antichi, la mimica aveva la massima importanza, come presso i sordo-muti, che devouo esprimere  il pensiero col gesto proprio, naturale e artificiale. La l'orma  ideografica, che troviamo presso gl’egiziani, i chinesi e altri  popoli, è un disegno abbreviato e più o meno convenzionale, in cui ogni carattere esprime direttamente un'idea. I popoli ocei-  [Innumerevoli sono le forme che la parola assunse  presso i vari popoli o razze, poiché ogni popolo o razza  ha la sua lingua. Tuttavia si riuscì a ricondurre  tutte le lingue a un piccolo numero di tipi, che sembrano corrispondere agli stadi successivi dell evoluzione della parola. 1° Tipo: Lingue monosillabiche (es. la chinese). Sono composte di sillabe che costituiscono ciascuna una parola rappresentante un’idea astratta e generale. Secondo l’ordine nel quale i monosillabi si dispongono, si esprimono le diverse combinazioni e modificazioni  delle idee. 2° Tipo: lingue agglutinanti o poli-sintetiche (es. le  lingue delle tribù americane). Sono composte di radici di cui le une esprimono le idee più importanti, le altre le idee accessorie: messe insieme, cosi dal costituire spesso una parola straordinariamente lunga  e complessa, esprimono sia le modificazioni d’un idea principale, sia una combinazione più o meno complessa di idee principali e accessorie. 3° Tipo: lingue a flessione: (es. le lingue semitiche,  e indo-europee). Sono composte di parole ciascuna delle quali esprime un’idea principale modificata da  una accessoria. Le diverse modificazioni dell’idea principale si esprimono per il modificarsi, per l’inflettersi,  della terminazione delle parole stesse] dentali non se ne servono più se non per certi usi (cifre, segni algebrici eoe.). Usano invece della scrittura fonetico, in cui ciascun carattere è il seguo non d'nu idea uia di un suono. Di questi tre tipi, il secondo sarebbe derivato dal  primo, per l’addizione delle radici accessorie alle radici principali; e le lingue a flessione sarebbero derivate da lingue agglutinanti piu antiche, per la fusione delle radici accessorie con le radici principali. Con le parole non comunichiamo soltanto delle idee, ma anche delle credenze, dei fatti. E poiché le nostre credenze, le nostre rappresentazioni dei fatti, e  la interpretazione di questi, mutano, mutano anche  i significati delle parole. Una mutazione che si può ritenere primitiva, quanto è costante, l' abbiamo nella trasformazione del senso di  una parola, da proprio a traslato -- ciò avviene per  quella certa somiglianza che si riconosce tra il significato proprio (Sidonio: EX-PLICATVRA), o etimologico, e quello traslato (IM-PLICATVRA).  Una casa grande e sontuosa oggi si chiama impropriamente “pallazzo,” parola che indica prima costruzione dei  Romani più antichi, eretta in onore della dea “Pale,” nel monte Palatino. La parola “palazzo” sopravvive, ma con significato  diverso dal primitivo. “Pagano” significa propriamente l’abitante del “pagus”. Poi, significò l’idolatra, l’adoratore di una divinità esoterica, perché a Roma, mentre gl’abitanti delle città erano i  primi a render colto a Marte, gl’abitanti non-romani della campagna sono gl’ultimi. “Villano” si dice propriamente chi  e soggetto a minori oneri, ed e, per conseguenza, oggetto di disprezzo da parte dell’ aristocrazia militare. Al villano si attribusce, con qualche esagerazione, i vizi e delitti. Per implicatura, ‘villano’ divenne perciò una qualifica ingiuriosa. Il significato adunque di questi tre termini -- palazzo, pagano, villano -- si trasforma generalizzandosi, come si trasformarono generalizzandosi., per citare ancora due esempi, il termine “sale,” che propriamente designa il cloruro di sodio, e il termine “olio” che propriamente indica soltanto l’olio d’oliva.  Nella trasformazione della parola si ha pure un processo inverso, di specializzazione. Cosi il termine “vitriolo,” da “vitruni,” propriamente significa ogni corpo cristallino, poi si attribui a una specie particolare.  Il termine “oppio” (da ònòg succo) propriamente vuole dire un i  succo qualunque, ora indica per implicatura soltanto il succo del pa- J  pavero. E il termine “fecula” (da foex, feccia) proprio a   significare ogni materia che si depositi spontaneamente in un liquido, poi lo si applica per implicatura al1’ amido che si deposita quando si agita, nell’acqua,  della farina di frumento. E il significato di “fecula” si specifica per implicatura poi ancor più, venendo a indicare  un principio vegetale particolare che, come l’amido,  è insolubile nell’acqua fredda, ma è completamente  solubile nell’acqua bollente, con la quale forma una  soluzione gelatinosa. Il cocchiere chiamai suoi cavalli “le mie bestie”. Un  cacciatore può intendere per “uuccelli” le pernici. V’ è adunque nel significato di una parola una transizione, della quale, nel suo uso, devesi tener conto. Si consideri, ad esempio, il vario significato della parola “lettera” (propriamente, lettera dell’alfabeto, per implicatura: lettera missiva, letteratura) e della parola “gusto” (sentimento estetico, e  facoltà di distinguere il bello). E quanto alla *metafora*, si consideri, ad esempio, il significato che la parola “luce” acquista quando si applica all’istruzione, e la parola “fuoco” applicata alla collera e allo zelo. E si considerino le parole “nascere” e “morire”, che si usano in un senso molto piu largo che non sia quello propriamente e strettamente biologico. A tale varietà di significato in una medesima parola, contribuiscono anche la *metonimia* (es. “corona” per re-  (/no), i suffissi (es. pre-giudizio, di-fetto, il-limitato), le perifrasi (es. padre della storia), la composizione (es.  strada-ferrata, acquavite ecc.). Vediamo adunque come, o per circostanze accidentali, o per bisogni veri, si trasformi il significato di una parola, cosicché non sarebbe né possibile né utile  restar fedeli al significato proprio primitivo. E ciò dicasi sia  del linguaggio tecnico di una scienza, che si muta  col progredire e con lo trasformarsi di questa, sia del linguaggio familiare. Non possiamo pertanto accontentarci del dizionario, dove il senso di una parola è spesso piuttosto indicato che non esattamente precisato. La precisione  del significato deriva dall’uso, nel quale pertanto trovasi il migliore ammaestramento. Chi tenesse a sola guida il dizionario, non riconoscerebbe somiglianze e differenze, e anche semplici sfumature di significato, di  cui il dizionario non tiene conto. Come avvertiamo facilmente in chi parla una lingua di cui non ha il più sicuro e largo possesso. Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del soldato” --. Marchesini. Keywords: l’educazione del soldato, con il capitano Ercole Meoli, la Societa di Genetica e Eugenica SIGE – Societa Italiana diGeneica ed Eugenica – il simbolismo – la dottrina del simbolismo – I simbolisti – I filosofi simbolisti – I artisti simbolisti – Welby, Ogden, Grice, ‘il simbolo del simbolo’ -- il cammino del cavaliere, codigo cavalleresco, cavalleria, cavallo, equites romano – tutii questi appartneno all’altro Marchesini – questo Marchesini e tradizionale --.  Resf.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale -- postumanar, trasumanar – sovrumanar – età degl’uomini – vico -- umanar – equites romani – filosofia emiliana – filosofia bolognese – scuola di Bologna -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo italiano. Bologna, Emilia Romagna. Grice: “I don’t think Marchesini has a philosophical background, but he fascinates me! I especially liked his idea about ‘virility’ and the idea of a knightly code – ‘codice cavalleresco’ – The other field that fascinates me is his research on ‘inter-subjectivity’ in the living form – which he now extends to plants – ‘vivente’ – Surely we don’t refer to a cat as an object – and the philosophical keyword here is ‘threshold,’ that Marchesini aptly uses.” Cardine della sua proposta filosoficariconducibile, seppur con caratteristiche proprie, alla più ampia corrente del Post-humanè lo smascheramento di quell'errore prospettico che pone l'uomo al centro e a misura dei suoi predicati.  «Comincerò il mio viaggio dal prato più bello, quello che l'aria non abbandona un istante, il sole vi si intrappola da splendere pur di notte ed i profumi vergini coesistono con quelli gravidi. È qui che il dio Pan cadde la notte dei tempi, da qui iniziò il suo girovagare incerto, all'unico desiderio d'amare»  (M., Il dio Pan). Da sempre affascinato dalla natura e, in particolare, dal regno animale, consegue la laurea a Bologna. Parallelamente agli anni di formazione universitaria, spinto da un forte interesse verso il comportamento animale, stringe una feconda collaborazione e amicizia con Celli, con il quale inizia a indagare le interazioni sociali degli imenotteri. Per cinque anni conduce ricerche “sul campo” e, con l'ausilio della macrofotografia, è in grado di immortalare quegli attimi di vita animale altrimenti nvisibili all'occhio nudo: rituali di corteggiamento, di accoppiamento e di trofallassi tra gli insetti che diventeranno il viatico per tutta la sua ricerca futura.  Nei suoi studi di entomologia approfondisce l'analisi dei sistemi feromonali che saranno tema di alcune pubblicazioni e della successiva ricerca sul comportamento e sul benessere animale. Nella seconda metà degli anni ottanta, sotto la guida del professor Franco Pezza, dell'Università degli Studi di Milano, studia i metodi di allevamento, i parametri di benessere nelle aziende zootecniche, i fattori di incidenza del rischio in zootecnia, le modalità di individuazione dei sinistri, pubblicando alcuni lavori sulla medicina veterinaria delle assicurazioni.  Inizia così la sua collaborazione con diversi atenei sui temi del comportamento animale, tenendo corsi e master di etologia applicata e medicina comportamentale. Alla metà degli anni novanta entra nel Consiglio Direttivo della Società di Scienze Comportamentali Applicatedi cui diverrà Presidente focalizzando la propria attenzione sul comportamento degli animali domestici, sugli stili di relazione interspecifica, sui problemi e sulle patologie comportamentali. Osservando sul campo le espressioni comportamentali e i processi di apprendimento degli animali, inizia a considerare anacronistici e contraddittori i modelli esplicativi tradizionali.  In sintesi, quello che Marchesini propone nel panorama delle scienze cognitive è un superamento dei tre modelli interpretativi al comportamento animalequello behaviorista, quello etologico classico e quello antropomorficoin virtù di un modello mentalistico unitario (un'unità necessaria che la mente, come fenomeno unico, richiede), che valga sia per i processi consapevoli che inconsapevoli e che descriva espressione e apprendimento in termini elaborativi dell'informazione, sistemici o composizionali dellecomponenti, solutivi e non reattivi, evolutivi e relazionali nella realizzazione ontogenetica. Questo porterà alla pubblicazione di tre testi dal forte impatto innovativo: Intelligenze plurime e Modelli cognit ivi e comportamento animale ed Etologia cognitiva. Alla ricerca della mente animale. Gli assunti di base della proposta di Marchesini sono i seguenti:  il soggetto è immerso in un campo di possibilità filogenetiche che definiscono il tipo di intelligenza propensionale o specie-specificada cui l'idea di pluralità cognitiva dove le diverse intelligenze sono comparabili ma non commensurabili; il processo ontogenetico di costruzione dell'identità si realizza grazie alle dotazioni innate, che ricche di virtualità evolutive, possono essere organizzate in una molteplicità di modida cui l'idea di rapporto dimensionale o direttamente proporzionale di innato e appreso; l'espressione del soggetto è sempre proattiva, mossa cioè da un obiettivo, e quindi frutto di una condizione problematica che il soggetto cerca di risolvere attraverso ricette solutive fino al raggiungimento dell'obiettivoda cui il superamento del concetto di rinforzo. Vi è quindi una ridefinizione della soggettività animale, come possesso del suo qui e ora, e come capacità di mettere in dialogo tutte quelle istanze (ontogenetiche e filogenetiche) che gli appartengono nella sua relazione con il mondo. Bioetica e diritti animali Alla fine degli anni ottanta si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna, con l'intento di sondare il rapporto uomo-natura da una prospettiva pedagogico-filosofica.  In questi anni inizia a portare nelle scuole percorsi progettati appositamente a misura di bambini per permettere loro di conoscere la varietà del mondo animale evitando letture antropomorfiche, quelle viziate, ad esempio, dai sedimentati repertori culturali. È in questi anni che avviene uno degli snodi cardine nell'attività di M.: egli si accorge che le potenzialità che è in grado di esprimere il binomio bambinoanimale (o più in generale uomoanimale) è da ricercarsi non nella performatività quanto piuttosto nelle dinamiche che la relazione, unica e irripetibile, è in grado di generare. L'animale coinvolto nelle attività didattiche non è più un oggetto dal quale attingerequasi fosse una fonte miracolosaelementi benefici al percorso formativo del bambino, ma è nel suo essere soggetto e capace di stipulare un patto con il proprio interlocutore che lo fa divenire elemento imprescindibile di ogni percorso formativo.  L'esperienza condotta all'interno delle scuole porta M. alla stesura del volume Natura e pedagogia, inizialmente nato per divenire la sua tesi di laurea, ma pubblicato prima della conclusione degli studi umanistici. Le attività con i bambini lo conducono in tutta Italia portando in evidenza due aspetti:  il divorzio che si è andato realizzando tra l'uomo e le altre specie nella cultura contemporanea, con bambini che non sono in grado di relazionarsi con gli animali e spesso nemmeno conoscono le specie domestiche; la svalutazione degli animali e l'incapacità della società contemporanea di avere consapevolezza dell'importanza della relazione con le altre specie per lo sviluppo della personalità. Per Marchesini la svalutazione operata dalla società contemporanea parte dalla perdita di quel rapporto di convivenza e di ospitalità che viceversa ancora caratterizzava la cultura rurale. Nasce così il Concetto di soglia (che esprime il bisogno di uscire dalla dicotomia novecentesca dell'antropomorfismo e della reificazione dell'eterospecifico. Temi già affrontati in due saggi precedenti, Animali di città, critico verso l'antropomorfizzazione degli animali da compagnia, Oltre il Muro, critico verso la reificazione dei cosiddetti animali da utilità. Sono gli anni in cui riflette sul pensiero animalista e sulla bioetica animale fondando, insieme a colei che diventerà la sua storica collaboratrice, Sabrina Golfetto, la casa editrice Apeiron con lo scopo di creare un luogo dove ospitare riflessioni e dibattiti su tali tematiche. Sono gli anni in cui abbraccia, senza più abbandonarlo, il vegetarianesimo e dà vita assieme a Battaglia e a Hack a un'intensa attività convegnistica che confluirà nella collana Quaderni di bioetica di cui sarà direttore. Nel  sostituisce Caffo, che ne era stato fondatore e primo direttore, nella direzione di Animal Studies: Rivista Italiana di Antispecismo.  Nel maggio  esce per le Edizioni Sonda Contro i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo postumanista. Il saggio affronta il tema dello specismo passando in rassegna le incongruenze e le incoerenze nascoste nelle maglie di un dibattito filosofico e culturale che pretende di sospendere l'antropocentrismo, rimanendo all'interno di una cornice umanistica. Il testo vede i commenti finali di Rodotà, Sax, Vallauri e Fadini. Porta la neonata zooantropologia in Italia, disciplina all'interno della quale compie una sistematizzazione sia a livello teorico, accanto a Fiorani e Tonutti, sia a livello applicativo con la delineazione di protocolli operativi nelle aree educative e assistenziali.  Per ciò che concerne la zooantropologia teorica, l'ipotesi di fondo proposta da M.i, e riconducibile alla sua teoria della zootropia, è che gli animali nel corso della storia non abbiano funto solo da produttori di prestazioni o di collezioni di modelli da imitare ma altresì da alterità referenziale nei processi antropopoietici. Marchesini sviluppa il concetto di "referenza animale", inteso come contributo di cambiamento offerto all'uomo dalla relazione con l'etero-specifico. Gli uccelli non hanno insegnato all'uomo l'arte di volare -- il modo di realizzare questa attività -- ma gli hanno ispirato la dimensione esistenziale del volare. Per M.i i predicati umanicome la danza, la musica, la cosmesi, la tecnicavanno considerati come frutti ibridi, esito cioè dell'incontro relazionale con le altre specie. Il motore della cultura umana è quindi per M. rintracciabile nell'incontro con l'alterità animale che, nella forma di una vera e propria epifania, è stato capace di re-direzionare l'uomo lontano dal suo centro filogenetico e dalla sua solipsia di specie dando vita a nuove possibilità esistenziali.  Per ciò che concerne la zoo-antropologia applicata, opera una trasformazione in alcuni settori delle attività di relazione con gli animali, dalla pet therapy alla pedagogia cinofila, impostando i "protocolli dimensionali", vale a dire individuando nel rapporto delle dimensioni di relazione, ciascuna dotata di specificità sia di ordine relazionale che referenziale. In pet therapy lavorare secondo l'approccio dimensionale significa evitare l'incontro generico tra un paziente e un animale ma individuare le dimensioni di relazione che sono utili al fruitore secondo i suoi bisogni specifici e renderle operative attraverso attività specifiche. Allo scopo di formare nuovi operatori in grado di lavorare secondo i protocolli dimensionali fonda “Scuola di Inter-Azioone Uomo-Animale on sede a Bologna. Sii fa co-promotore di Carta Modena (Carta dei Valori e dei Principi della Pet-Relationship) che riceve il patrocinio del Ministero della Salute. Il documento mira a tutelare, all'interno del panorama della attività assistite dagli animali (A.A.A.) sia il fruitore, il benessere dell'animale coinvolto e il principio inter-relazionale che dal binomio scaturisce. Pubblica “Etologia filosofica: alla ricerca della inttersoggettività animale” con il quale inaugura la riflessione ontologica sul carattere dell’intersoggettività animale, vale a dire su che cosa differenzia un “oggetto” da un essere “vivente.” Rilegge l'ontologia animale in termini di "desiderio". “Essere animale” (essere vivente) significa prima di tutto "essere desiderante", una condizione di *non*-equilibrio che rende due animali protagonisti de loro divenire nonché capaci di definire il corso della filogenesi di specie.  L'etologia filosofica diviene ben presto un campo di ricerca entro il quale dialogano allo scopo di ridefinire i contorni di ciò che intendiamo con essere animale. Inizia la ricerca filosofica che va a innestarsi nella costellazione di studi definita come post-human.  È di questo period della ri-definizione dell'umano quale entità ibrida, puntualizzato nel dettato che vede l'uomo non più misura del mondo ma nemmeno misura di se stesso. In tale corrente filosofica ci sono per Marchesini le giuste premesse per poter articolare la propria riflessione in quanto il concetto di “alterità” nel progetto post-human assume un significato molto più vasto, abbracciando di fatto le entità non umane animali e macchiniche.  Collabora con la rivista Virus inaugurando una nuova estetica basata sull'ibrido come manifestazione contemporanea del sublime. In tale luce il Manifesto del Teriomorfismo rappresenta il documento attraverso il quale gli artisti rifiutano il dettato antropocentrico e riconoscono la natura ibrida di ogni processo creativo.  All'interno di tale campo d'indagine pubblica Animal Appeal e una feconda collaborazione che travalica i campi disciplinari e rivela ancora una volta i debiti che la cultura, in questo caso l'arte, ha contratto con le alterità. Conosce Salsano, storico, sociologo ed editor della casa editrice Bollati Boringhieri, che affascinato dal lavoro di M. decide di pubblicare un primo saggio sul rapporto tra bios e techne dal titolo La fabbrica delle chimere, testo che si pone a cavallo tra le precedenti esperienze in zooantropologia e bioetica e la nuova riflessione postumanistica.  Esce Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, testo corposo, concettualmente denso e dalla molteplicità di riferimenti, che ha suscitato un grande dibattito nel mondo accademico portando il suo autore a divenire punto di riferimento per ogni ricognizione che vada ad indagare i rapporti che intercorrono tra vivente (sia esso umano o animale) e tecnica. Sempre nel medesimo anno fonda Il Centro Studi Filosofia Postumanista allo scopo di promuovere e sviluppare le tematiche legate al post-human da diverse prospettive, arte, letteratura, cinema, new media, formazione. Innumerevoli saranno poi le pubblicazioni sul pensiero postumanista, che vedranno la pubblicazione del saggio Il tramonto dell'uomo. Inoltre, traduce, cura e scrive la postfazione dell'edizione italiana del testo The Companion Species Manifesto di Haraway.  Esce per Mimesis Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione nel quale Marchesini evidenzia come la cultura non vada pensata in modo antropocentrico come l'esito autarchico di un processo creativo interamente svolto dall'uomo, pur avvalendosi di materiale zoomorfo, ma come una rivelazione epifania ispirata dal non umano. Torna in libreria con un volume interamente dedicato al rapporto tra bios e tecnica, Tecnosfera. Proiezioni per un futuro postumano (Castelvecchi). Rilegge il connubio tra essere umano e tecnologia come una partnership emersa dal corredo filogenetico della specie Sapiens, mettendo in luce le potenzialità ibridatrici e plasmatrici della tecnologia. Da questa prospettiva, ogni invenzione, ogni scoperta, ha un effetto epifanico; apre, cioè, una nuova dimensione di imprevisto e di opportunità che modifica i confini e la percezione di ciò che definiamo umano.  Il mondo degli insetti (“as I observed squarrels” – Grice) così minuziosamente osservato risulta essere particolarmente evocativo anche da un punto di vista estetico e narrativo tant'è che dà alla luce la raccolta di racconti lirici “Il dio Pan,” frutto in parte anche delle osservazioni compiute tra gli imenotteri.  Nei brevi racconti dedicati al dio agreste della mitologia greca, cerca di sfatare il mito di una natura, da un lato meccanicistica (mera esecutrice dei dettami della genetica) e dall'altro lato bucolica e idealizzata che nulla o poco rappresenta ciò che l'autore mira ad affrescare: una natura reale, un mondo del vivente a volte crudele ma in grado di interconnettere profondamente tutti i suoi abitanti: la preda e il predatore, la cavalletta e la mantide. Il testo, recepito positivamente dall'ambiente culturale bolognese, porta Marchesini a stretto contatto con il Roversi, altra figura che influenzerà profondamente la sua attività futura portandola a spingersi in plurimi territori e a cavallo di numerosi discipline: dalla narrativa alla poesia, passando per la filosofia. Pubblica il romanzo Uscendo da Lauril e  la raccolta di racconti Specchio animale che ospita la postfazione di Leonetti. Con la pubblicazione di Uscendo da Lauril in particolare,intraprende l'esperimento di trasferire sul piano narrativo le evocazioni postumanistiche partendo dalla poetica cyber-punk. In entrambi i lavori è possibile ritrovare quegli elementi che contraddistinguono la speculazione filosoficai: la dialettica tra identità alterità, il rifiuto di qualsiasi mito della purezza originaria e di ogni forma di antropocentrismo.  Esce per la casa editrice Mursia Ricordi di animali, l'autobiografia volta a raccogliere la storia di vita dell'etologo osservata tramite la lente dei numerosi animali che ne hanno scandito le tappe fondamentali. --  è invece la volta de La filosofia del giardiniere, pubblicato dalla Graphe edizioni nella collana Parva. Il libro è composto di due parti, nella prima il lettore è condotto dalle parole a passeggiare nel giardino, novello atelier darwiniano, con stupore e riverenza. Nella seconda sono le immagini di alcuni giardini del mondo a far continuare la riflessioni sulla cura, portate avanti da M.   M. nel Centro Studi di Galliera (Bologna) Progetti esteri Roberto Marchesini tiene regolarmente conferenze in diversi paesi del mondo tra i quali: Stati Uniti, dove dal  tiene annualmente una lecture presso l'Harvard, Brasile, Messico, Cile, India, Australia, Francia, dove è stato ospite della Sorbona, Spagna, Portogallo.  Cura la rubrica etologia a cadenza settimanale "Gli animali che dunque siamo" per Il Corriere della Sera. “Intelligenza emotiva versus intelligenza cognitive” in Pluriverso,  3, La Nuova Italia,  La via vegetariana per un mondo migliore, Vimercate, La spiga vegetariana, pagina 2:// novalogos/drive /File/ LIBRO% 20ANIMAL %20 STUDIES %201-  novalogos// drive/File/ animalstudies. R. Marchesini, Teriomorfismo, Bologna, Apeiron. Bioetica, diritti animali, pedagogia e scienze cognitive. Oltre al muro, Torino, Franco Muzzio Editore, Natura e pedagogia, Roma, Theoria, Il concetto di soglia, Roma, Theoria, Io e la natura, Forlì-Cesena, Macro Edizioni, La fabbrica delle chimere. Biotecnologie applicate agli animali, Torino, Bollati Boringhieri,  Bioetica e scienza veterinarie, Edizioni Scientifiche Italiane, "Intelligenza emotiva versus intelligenza cognitiva", In Pluriverso, Firenze, La Nuova Italia, Bioetica e biotecnologie. Questioni morali nell'era biotech, Bologna, Apeiron, Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Bologna, Peridsa, “Il galateo per il cane” Milano, Giunti, “Modelli cognitivi e comportamento animale: Coordinate di interpretazione e protocolli applicative;; Contro i diritti degli animali? Proposta per un anti-specismo post-umanista, Alessandria, Edizioni Sonda,  Vivere con il cane. Come migliorare il rapporto fra cani, adulti e bambini, Firenze, De Vecchi, Il bambino e l'animale. Fondamenti per una pedagogia zoo-antropologica, Roma, Anicia,  Etologia cognitiva. Alla ricerca della mente animale, Bologna, Apeiron, Pluriversi cognitivi. Questioni di filosofia ed etologia, Milano, Mimesis, Geometrie esistenziali. Le diverse abilità nel mondo animale, Bologna, Apeiron,  Zooantropologia. Animali e umani: analisi di un rapporto, Como, Red, Animali in città. Manuale di zoo-antropologia urbana, Como, Red, Homo Sapiens e mucca pazza. Antropologia del rapporto con il mondo animale, Bari, Dedalo, R. Fondamenti di zooantropologia. Zooantropologia applicata, Bologna, Perdisa, Manuale di zooantropologia, Roma, Meltemi,  Il codice degli animali magici, Firenze, De Vecchi, L'identità del cane. Storia di una implicatura conversazionale tra specie; Bologna, Apeiron, L'identità del gatto. La forza della convivialità, Bologna, Apeiron, Cane & Gatto. Due stili a confronto, Bologna, Apeiron,  Etologia filosofia. Alla ricerca della inter-soggettività animale, Milano, Mimesis, Emancipazione dell'animalità, Milano, Mimesis, Posthuman. Verso nuovi modelli di esistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Il problema del corpo, tra umanesimo e postumanesimo, in Janus,  Tecno-scienza e approccio post-umanistico, in Millepiani, M., Il tramonto dell'uomo. La prospettiva postumanista, Bari, Dedalo, M., Filosofia postumanista e antispecismo, in Liberazioni. Rivista di critica antispecista, L. Caffo, M., Così parlò il postumano, a cura di. Adorni, Aprilia, Novalogos, M., Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione, Milano, Mimesis,  M. Ibridazioni e processi evolutivi, in Formazione e post-umanesimo. Sentieri pedagogici nell'età della tecnica, Milano, Cortina, Etologia filosofica. Alla ricerca della inter-soggettività animale, Milano, Mimesis, Alterità. L'identità come relazione,  Modena, Mucchi, Tecno-sfera. Proiezioni per un futuro postumano, Roma, Castelvecchi, Eco-ontologia. L'essere come relazione, Bologna, Apeiron, R. Teriomorfismo, Bologna, Hybris,  Poetiche postumaniste in Polimorfismo, multimodalità, neobarocco, Dusi e Saba, Silvana Editore,,  M. , "Ontani. Argonauta dell'ibridazione", in Ontani incontra Morandi. Casamondo, Montanari,  Il Dio Pan. Racconti lirici, Firenze, Firenze Libri, Graphe edizioni, Perugia, Uscendo da Lauril, Roma, Theoria, Specchio animale. Racconti di ibridazione, Roma, Castelvecchi, Ricordi di animali, Milano, Mursia, Il cane secondo me. Vi racconto quello che ho imparato dai cani, Alessandria, Sonda, La filosofia del giardiniere. Riflessioni sulla cura, Perugia, Graphe edizioni.  Blog ufficiale, su marchesini etologia. vegetti della letteratura fantastica, Fantas cienza Academia.edu. Sito ufficiale (Scuola di Inter-azione Uomo-Animale). Centro Studi Filosofia Postumanista diretto da. Grice: “There are two Robeto Marchesini – but only one is a philosopher. The other writes on ‘il cammino del cavalier’ and the ‘codice caavlleresco’ and the equites romani, but he is not recognized as a philosopher!” -- Roberto Marchesini. Marchesini. Keywords: terio-morfismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marchetti: l’implicatura conversazionale della natura delle cose – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Empoli). Filosofo italiano. Empoli, Firenze, Toscana. Grice: “I love Marchetti; for once, he had to find vulgar terms for all of Lucretius’s learned ones! The Italians used to call their own tongue ‘volgare’ then --; this is not easy matter (to translate Lucretius, not to call your tongue volgare), especially since Lucretius was often unclear to himslf – talk of my conversational desideratu of conversational perspicuity [sic]!” -- Grice: “I like him because he axiomatised Galilei!” Professore a Pisa, contina le ricerche di Galileo come Viviani. Collabora con Papa. Scrive rime morali ed eroiche. L’opera cui deve la sua fama è la traduzione “Della natura delle cose” di LUCREZIO. Considerata come un manifesto di  razionalismo, “La natura dellle cose” influì notevolmente sul gusto arcadico per la purezza della lingua e l'eleganza dello stile.  La diffusione di idee materialiste attira su M. l'accusa di empietà. Pur rifugiatosi nella poesia, non riusce ad evitare le indagini del Sant'Uffizio, ispirate soprattutto da VANNI. Per altre sue opere di successo e attaccato dagli oppositori di GALILEI. Dei “Disuniti”, Arcadii, Fisio-critici, Risvegliati, Accademia della Crusca e Accademia Fiorentina. Saggi: “De resistentia solidorum” (Firenze, typis Vincentij Vangelisti e Petri Matini (Grice: “Opera  abbastanza interessante, basata sulla teoria galileiana, cui Marchetti dà una struttura assiomatica – ripetto, ‘assiomatica’ -- rigorosa. Tratta in larga parte il problema dei solidi di uniforme resistenza, precedendo di mezzo secolo l'importante trattato di Grandi), “Exercitationes mechanicae” (Pisa, Ferretti); “Della natura delle comete,” “Lettera scritta all'illustriss. sig. Francesco Redi,” Firenze, alla Condotta, “Saggio delle rime eroiche morali e sacre,” dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di Toscana” (Firenze, Bindi); “Anacreonte,” radotto in rime toscane, e da lui dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di Toscana, In Lucca, per L. Venturini. “Della natura delle cose libri sei” (per Pickard) Vita e poesie da Pistoja filosofo e matematico all'illustrissimo sig. cavaliere F. Feroni marchese di Bellavista patrizio fiorentino e accademico della Crusca (Venezia, aValvasense (Contiene poesie con la “Vita” scritta dal figlio Francesco). G. Costa, Epicureismo e pederastia: il  Lucrezio e l'Anacreonte secondo il Sant'Uffizio, Firenze, Olschki,  Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Mario Saccenti, “Lucrezio in Toscana: Studio su Marchetti” (Firenze, Olschki);  De rerum natura Razionalismo, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca. Alessandro Marchetti. Marchetti. Keywords: implicatura, lucrezio, della natura delle cose, pederastia, il poeta filosofo, l’essamero di Lucrezio, l’essameri di Lucrezi, il poema filosofico latino, il genero filosofico nella poesia latina. Lucrezio, alma figlia di giove, inclita madre. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchetti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale della missione di Roma – la religione civile di Mussolini – filoofia basilicatese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Potenza). Filosofo italiano. Potenza, Basilicata. Grice: “Marchi displays a few features hardly found at Oxford: He edited a magazine, “filosofia mazziniana” – I can imagine Bradley wanting to edit “Hegeliana” at Oxford – and we do have a Gilbert Ryle Room, and an Occam Society! The other trait is illustrated by his manifesto, “La missione di Roma,” – Churchill would have equaled with something Anglian!” Generale di corpo d’armata italiano, Medaglia d'oro dei Benemeriti dell'Educazione Nazionale. Insegna a Roma. Cura la pubblicazione di diverse riviste in cui si confrontarono alcuni studiosi del primo Novecento italiano come Varisco. Tra queste Dio e Popolo e “L'idealismo realistico.” Dio e Popolo, rivista di ispirazione mazziniana, accoglie scritti miranti alla ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini e i rapporti tra religione e stato; nega l'ateismo e persegue l'ideale di “repubblica”. “L'idealismo realistico” raccoglie teorie filosofiche di stampo anti-gentiliano.  A lui è dedicato il Premio tesi di Laurea “Vittore Marchi”, bandito da Roma Tre per i neolaureati che abbiano sostenuto tesi su un argomento concernente il pensiero filosofico antico degne di essere pubblicate; e un parco al Municipio IV. Saggi: “La filosofia religiosa di Mazzini, in Dio e Popolo, “La missione di Roma” o, Atanòr Ed., Il concetto e il metodo della ‘storia della filosofia,’ – Grice:  “His apt implicature is that if you are an idealist, don’t shed your idealism when discussing J. J. C. Smart!” -- Filosofia e religione, La perseveranza Ed., Potenza,  La filosofia morale e giuridica di Gentile, Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Relazione tra la filosofia teoretica e la filosofia pratica – Grice: “I would strongly assert that it’s the same thing: ‘Poodle is our man in practical philosophy’ sounds obscene’” --  in L'idealismo realistico, Roma, “Le prove dell'esistenza di Dio, in L'idealismo realistico, Roma, Gli è stato dedicato un parco a Roma. Gramsci (Buttigiec), Turris, Fenomenologia dell'individuo assoluto, Roma, Edizioni Mediterranee. //uni roma3/ news.php? news=603. Vittore Arnaldo Marchi. Vittore Marchi. Marchi. Keywords: la missione di Roma, Mazzini, filosofia mazziniana, rivista di filosofia mazziniana, gentile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marchi: l’implicatura conversazionale dell’anima del corpo – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo italiano. Brescia, Lombardia. Grice: “His ‘poesia del desiderio’ is confusing – he means tenderness, as Scruton does in his book on “Sexual arousal”” -- Grice: “Perhaps Marchi’s most provocative piece is “L’anima DEL corpo.” If I were to be tutored on that by Hardie, I can very well imagine Hardie – he was a Scot – ‘what d’you mean, ‘of’?” Psicoterapeuta di formazione reichiana, umanista, autore di scritti talvolta controversi perché a scopo provocatorio, si define Solista ed ama stare «fuori dall'Accademia».   Psicologo clinico e sociale, politologo e autore di numerosi saggi, è stato protagonista di varie battaglie per i diritti civili e sessuali, riuscendo con una sentenza della Corte Suprema sulla “Vertenza tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Emilio Colombo, e  M.”, ad ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anti-concezionale e ad avviare la realizzazione di una rete di migliaia di consultori sessuologici e familiari pubblici. Fonda l’'AIED, guidando l'Associazione in qualità di Segretario. Ha dato per oltre quarant'anni un contributo determinante non solo alla segnalazione della pericolosità dell'esplosione demografica (da lui definita “la madre di tutte le tragedie”) e dei suoi corollari (fame, guerre, genocidi, disastri ambientali, disoccupazione di massa, migrazioni disperate, crisi energetica mondiale) ma anche al chiarimento dei meccanismi psicologici che hanno finora impedito di comprendere e di affrontare questa tragedia planetaria. Dimostrato con alcuni foto-romanzi interpretati da noti attori (Paola Pitagora, Pagliai, Gassman, Zavattini e  Valdemarin) che i messaggi mass-mediatici associati alla psicologia motivazionale sono lo strumento più efficace per indurre le masse alla regolazione delle nascite: una tesi oggi confermata da varie organizzazioni internazionali. --Presidente italiano di tre importanti Scuole di Psicoterapia da lui fondate: quella psico-corporea di Reich, quella bioenergetica di Lowen e quella umanistica di Rogers. M. matura un diverso punto di vista nei confronti degli approcci teorici di Reich, Lowen e Rogers (a suo parere non avevano colto fino in fondo l'importanza della coscienza e dell'angoscia della morte nella genesi delle patologie psichiche umane) e propone  una teoria della cultura e della nevrosi in un libro (“Scimmietta ti amo -Psicologia Cultura Esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici ” Ed. Longanesi “Lo shock primario”, Ultima Ed. Rai-Erit) che viene proclamato “Libro del Mese”. Fonda a Roma l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale, oggi diretto da Filastro. Pioniere  della ricerca psico-sociale, è stato Presidente Onorario della Società Italiana di Psicologia Politica. I suoi contributi in questo campo sono stati: 1) la fondazione della Psicopolitica (un metodo di analisi psicologica dei fenomeni socio-culturali che  propone una “lettura” psicologica di tali fenomeni, diversa da quelle di carattere marxista, idealista o istituzionalista finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze sociali e politiche tradizionali); 2) l'elaborazione d'una nuova "Psicologia Politica Liberale". Si è interessato anche al teatro e alla televisione, creando programmi di cui Fellini scrisse: “Ecco una nuova televisione culturale di cui c'è, oggi, bisogno”. E per oltre due anni ha condotto un programma di psicologia su RaiUno ” La chiave d'oro” con Baldini. Guzzanti ha scritto di lui: “ è un felice incrocio tra Russell ed Allen”.  Attivista per il riconoscimento dei diritti alla contraccezione, al divorzio, all'interruzione di gravidanza e all'eutanasia, ha fondato il Centro informazioni sterilizzazione aborto) che anticipò la legge sull'aborto in Italia, e l'Associazione italiana per l'educazione demografica.  Ha costantemente sostenuto l'importanza del problema della crescita demografica e dei problemi economici, ecologici, sociali e psicologici ad essa connessi.  Pur essendo favorevole alla chiusura dei manicomi, ha criticato la legge Basaglia in quanto scaricava sulle famiglie il problema dei malati psichiatrici pericolosi; parlando dei delitti in famiglia, evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in cui avvengono gli omicidi, a suo giudizio "frutto del fallimento" della legge 180 sulla salute mentale. Propose «una riforma radicale e l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano i vecchi manicomi ma strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».  Aderente al Partito Radicale, ha tenuto per tredici anni la rubrica bisettimanale "Controluce" su Radio Radicale, in cui ha trattato temi che venivano altrove trattati con conformismo: il sesso e l'amore, la procreazione e la contraccezione, le malattie e la morte, il lavoro e le rendite, la libertà e l'autoritarismo.  È stato autore della "Teoria liberale della lotta di classe",  nel volume O noi o loro!.  Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale Modello, Fondatori e Storia della Scuola -- è mosso dalle radici comuni teoriche ed epistemologiche riconducibili alla fenomenologia e all'esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del ‘900, e da alcuni autori significativi del movimento della psicologia umanistico-esistenziale in particolare Rogers, Rank, Frankl, Binswanger, Boss, Jaspers, Minkowski. Eredita la particolare concezione dell'uomo e della vita, che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta.  Consapevole della sovrabbondanza di Scuole Psicologiche esistenti in Italia esitò prima di fondare l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale. Preferì lavorare nell'ambito di indirizzi già affermati, che sentiva geniali e creativi e fu l'iniziatore della Scuola Reichiana in Italia Presidente dell'Istituto di Bioenergetica W. Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell'Istituto di Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare l'opera pionieristica di  Rank con la pubblicazione della sua opera: "Rank pioniere misconosciuto" Melusina, Esperienze personali drammatiche e ricerche in campo clinico e antropologico imposero alla sua attenzione l'importanza dell'angoscia di morte come uno dei più importanti fattori che contribuiscono alla sofferenza psicologica e psicopatologica.  Sentì allora l'esigenza di creare una nuova Scuola che riuscisse a riconoscere la rilevanza di questa angoscia primaria dell'uomo e di sviluppare un approccio originale, pluralista e non dogmatico alla sofferenza umana, fondato sull'integrazione sinergica delle tre dimensioni, di approccio simultaneoall'essere umano in terapia verbale, corporea ed esistenziale.  Si tratta di un modello che nasce sulla scia della filosofia esistenziale, dalla quale eredita la concezione dell'uomo e della vita che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta e, intende: offrire la possibilità di elaborare e affrontare le tremende tensioni esistenziali di ogni essere umano anche nel percorso di malattia psichica e somatica nel clima di contatto empatico, di solidarietà, convogliando nel processo terapeutico il grande potenziale di crescita e comunicazione del paziente, la sua conoscenza dei propri bisogni, la sua creatività, l'apporto decisivo della sua esperienza.  2) che si presenta multidimensionale, integrato e non dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente aperto ad arricchire la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un confronto critico e di fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, e interviene su 4 dimensioni fondamentali dell'esperienza umana: la dimensione empatico relazionale, che definisce il nostro modo di essere nel mondo con gli altri; la dimensione corporea, che spesso esprime sotto forma di tensioni e dolori muscolari la sofferenza psicologica; la dimensione esistenziale, che riconosce l'importanza del senso che si riesce a dare alla propria esistenza; la dimensione cognitiva, che riconosce la rilevanza sintomatica della sofferenza psicologica e psicopatologica.   Un esempio di testo provocatorio, scritto senza avere alcuna competenza in infettivologia, è il seguente sulla cospirazione dell'AIDS: AIDS......affare multi Miliardario, su mednat.org.  e Aids, la grande truffa continua  in: L.M., Il nuovo pensiero forte. Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio; altri scritti di critica, più documentati, hanno riguardato le sue critiche alle prassi della chemioterapia dei tumori e gli effetti collaterali, come in Kaputt tutta la ricerca sul cancro? sempre in De Marchi, op. cit.  lo psicologo che inventò l'Aied Repubblica  Addio a  Marchi, lo psicologo che inventò l'Aied  L. De Marchi, Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali,  Luca Bagatin, articolo su Politica Magazine, su lucabagatin.ilcannocchiale. Opere:“Sesso e civiltà,” Laterza; “L’orgasmo” Lerici, Sociologia del sesso, Laterza, Repressione sessuale e oppressione sociale, Sugar, Wilhelm Reich Biografia di un'idea, Sugar, Psico-politica, Sugar, Vita e opere di  Reich, Sugar, Scimmietta ti amo, Longanesi, Lo shock primario. Le radici del fanatismo da Neandertal alle Torri Gemelle, Poesia del desiderio, La Nuova Italia, Seam, Perché la Lega, Mondadori, Il Manifesto dei Liberisti Le idee-forza del nuovo Umanesimo Liberale, Seam, Aids. La grande truffa, Roma, Seam, O noi o loro! Produttori contro Burocrati, ecco la vera lotta di classe della Rivoluzione Liberale, Bietti, Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali, Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi (Franco Angeli,  Reich Una formidabile avventura scientifica e umana, Macro Edizioni, Il nuovo pensiero forte Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio, Spirali, Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, La Psicologia Umanistica Esistenziale Rivista delle Psicoterapie, Roma “La Sapienza”,  Associazione italiana per l'educazione demografica, Reich  luigidemarchi.blogspot.com openMLOL Horizons Unlimited srl. Radio Radicale. Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale IPUE, su ipue. Archivio IPUE, su M.. wordpress.com. Archivio della rubrica "Controluce" che Marchi teneva su Radio Radicale,, Renato Vignati Luigi De Marchi, un pioniere della psicologia italiana in Psychomedia, R.Vignati Lo sguardo sulla persona. Psicologia delle relazioni umane, Libreria universitaria edizioni, Padova. Luigi De Marchi. Marchi. Keywords: l’anima del corpo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marziano: il principe filosofo – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Marziano is a philosophy teacher to Ottaviano. Marziano

 

Grice e Marco: filosofo principe – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. There is a tradition that Marco is a philosopher who rules the Roman empire between the death of Gordian III and the accession of Philip. Marco

 

Grice e Marconi: l’implicatura conversazionale del linguaggio privato – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo italiano. Torino, Piemonte. Grice: “Perhaps his most brilliant exegesis on ‘Vitters’ is that about what Marconi calls ‘linguaggio private,’ as in Robinson Crusoe. Not!” -- Grice: “Marconi has attempted to ‘formalise’ dialectic – as in Oxonian dialectic – which is what Zeno was trying to do with his reductio ad absurdum.” Grice: “While Marconi starts alright, with Frege, he gets entangled with ‘Vitters;’ p’rhaps his innovative approach is best seen in phrases like ‘il significato eluso’, which may describe my implicature; but points to an etymology: ‘eluso’ is indeed ‘eluso,’ and means ‘ex-ludic,’ out of the game. The idea being that the game is a simulated fight, and by eluding a punch from your adversary, you are, well, ‘implicating’!” Professore a Torino, studia con Pareyson a Torino e con Rescher, Sellars e Thomason a Pittsburgh, dove studia  Hegel. Grice: “In Italy, it is not considered Italian to get your PhD without – not within – Italy. Similarly, at Oxford, you cannot get your B. A. Lit. Hum.  anywhere else if you want to be regarded as Oxonian. That’s why I never considered B. A. O. Williams an Oxonian!” -- Noto per i suoi contributi su ‘Vitters,’presenta diversi risultati, specie riguardo alla semantica. Su questi temi ha pubblicato “Filosofia e scienza cognitiva (Laterza). Cura con Ferraris la nuova edizione della Enciclopedia filosofica Garzanti ed è stato presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Saggi: “Il mito del linguaggio scientifico” studio su Vitters, Milano, Mursia,  Dizionari e enciclopedie, Torino, Giappichelli, “L'eredità di Vitters” Roma, Laterza, Lampi di Stampa; “La competenza lessicale,” Roma, Laterza,  “La filosofia del linguaggio.” Da Frege ai giorni nostri, Torino, Pomba, “Filosofia e scienza cognitiva,”Roma,  Laterza, “Per la verità: relativismo e la filosofia,” Torino, Einaudi, “Verità, menzogna” – Grice: “The etymology is an interesting one; since menzogna is cognate to my meaning, so Marconi actually means ‘truth’ versus ‘trust’ – or honesty versus dishonesty – seeing that one can ‘lie’ while asserting a truth – provided the utterer thinks ‘p’ is ‘false’.” Grice: “But this is a commissioned thing, so it shouldn’t count as it is Marconi discussing with a priest!” Trento, Il Margine,; “Flosofia e professionismo,” – Grice: “His implicature, and a right one, too, is that philosophy is a profession, which reminds me of ‘A Room with a view’: “And what, Sir Cecil, is your profession?” “I don’t HAVE a profession!” --  On the other hand, his translation of my ‘metier’ (mestiere) is an interesting one (The tiger’s métier is to tigerise). Torino, Einaudi,.“La formalizzazione della dialettica”: Hegel, Marx e la logica,”Torino, Rosenberg); “Guida a Vitters Il «Tractatus», dal «Tractatus» alle «Ricerche», Matematica, Regole e Linguaggio privato, Psicologia, Certezza, Forme di vita. Roma, Laterza, Filosofia analitica, Prospettive teoriche e revisioni storiografiche. Milano, Guerini, Vercelli, Mercurio, Scritti sulla tolleranza di Locke, Torino, POMBA, Saggi su Marconi, “Il significato eluso” saggi in onore di Marconi, numero monografico della «Rivista di estetica», Treccan Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Intervista di M. Herbstritt, Rivista italiana di filosofia analitica, sito dell'Università degli Studi di Milano. Diego Marconi. Marconi. Keywords: linguaggio privato, il significato non eluso, alusione ed elusione, eludire, aludire, l’alusion elusa, l’aluso eluso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marconi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Mariano: l’implicatura conversazionale – filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Capua). Filosofo italiano. Capua, Caserta, Campania. Grice: “I like Mariano: his study of Risorgimento applying the philosophy of history is brilliant” Fedelissimo allievo di Vera, insegna a Napoli. La sua indagine e  prevalentemente orientata verso l'interpretazione di Hegel. Si colloca insieme a Vera in quella tendenza che privilegia l'interpretazione sistematica e razionale. Inserì talvolta temi non strettamente legati al pensiero di Hegel affermando tra l'altro che la filosofia deve essere compiuta dalla religione" (Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane), trattando riguardo a ciò che dell'idealismo di Hegel è morto e di ciò che non può morire", argomento precedentemente trattato da Croce, il quale risponde aspramente alle argomentazioni proposte da M.. “M. non ha mai capito nulla di tutto ciò che vi è di più sostanziale in Hegel come non ha meditata seriamente nessuna grande filosofia; e (ora si può aggiungere) non ne ha mai letto le opere. Immaginarsi che M.  si afferma hegeliano, mentre sostiene che la conoscenza non è assoluta; che rimane insuperabile il mistero; che dio esiste fuori del mondo e sarebbe dio anche senza il mondo; e che la filosofia deve essere compiuta dalla religione! Insomma, ciò che di Hegel "non può morire" sarebbe ciò che Hegel non ha mai detto perché affatto indegno della sua mente altissima.»  Si schierò a favore del mantenimento della pena di morte in un dibattito sul tema, in accordo con iVera (La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera Napoli. ), uno dei più autorevoli difensori del mantenimento di questa pratica. È ancora Croce che commenta con grave disappunto l'argomento. “Notiamo in ultimo che sempre riecheggiando i vaniloqui di Vera, M. si professa filosofico difensore della pena di morte: come se la maggiore o minore opportunità di mettere i delinquenti in segregazione cellulare, o d'impiccarli, ghigliottinarli, garrottarlie impalarli, costituisse una questione filosofica. Ma Mariano ama tutte le cause generose; e non è da meravigliare se per esse trascenda persino i limiti della filosofia.»  E anche saggista con un gusto per la "critica della critica" (cit."Storia Letteraria d'Italia, Balduino") – filosofica -- non trascurando l'arte che annetteva strettamente alla morale. Rivolse la sua indagine anche al rinascimento con un Saggio biografico critico su Bruno La vita e l'uomo. Pubblica nche una monografia "apologetica" di Vera. La sua produzione fu in un secondo momento soprattutto riferita alla storia, in particolare la storia del cristianesimo e quella delle religioni in genere, argomenti affini anche alla materia insegnata presso l'università napoletana. Non sono presenti particolari innovazioni nella sua ricerca, ma fu uno dei primi a discutere la tesi proposta da Croce riguardo alla riduzione della storia al concetto di ‘arte.  Saggi: “L’Eraclito di Lassalle: saggio sulla filosofia hegeliana” (Cf. Speranza e ill suo Grice: saggio sulla pragmatica oxoniense”),  “Il Risorgimento italiano secondo i principi della filosofia della storia,”  ““La libertà di coscienza,” Milano, Hoepli, “Vera.” Saggio critico, Roma, Civelli, “L'individuo e lo Stato nel rapporto sociale. Milano, Treves,  “Il Machiavelli di Villari, Roma,” Loescher, (cf. “Il Grice dello Speranza”), Leopardi, Roma, Tip. Botta, La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera, Napoli. Carlo Maria Curci, Milano, Vallardi, Vera. Necrologio, Annuario Napoli, Dio secondo Platone, Aristotele ed Hegel, Acc. SMP Napoli. Atti,  Biografie del Machiavelli, 1Arte e religione,  Il brutto e il male nell'arte. Il brutto e il male nel romanzo moderno, Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane, La vita e l'uomo, I rapporti dello stato con la religione, Firenze, Civelli, Il problema religioso in Italia, Roma, Civelli, La riforma ecclesiastica in Italia, Il diritto, Cristianesimo, cattolicesimo e civiltà, Papato e socialismo ai giorni nostri. Studio, Roma, Artero, Buddismo e cristianesimo, La Storia è una scienza o un'arte?, «Fanfulla della Domenica», La conversione del mondo pagano al cristianesimo, Il cristianesimo dei primi secoli. Capua, gli ha dedicato una strada, sede, tra l'altro, del Banco di Napoli. La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da  Croce, Armando Balduino, Storia letteraria d'ItaliaL'Ottocento,  III, Piccin Nuova Libraria, Piero di Giovanni, Gentile, La filosofia italiana tra idealismo e anti-idealismo, Milano, cf. Luigi Speranza, “La pragmatica conversazionale: tra griceianismo e anti-griceianismo.” Franco Angeli, Paolo Malerba, Luciano Malusa,, sito della Società filosofica italiana  Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Raffaele Mariano. Mariano. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mariano” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marin: l’implicatura conversazionale e l’ottimo precettore – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “I like Giovanni Marin; for one, he loved, like I do, rhetoric – in his own Venetian kind of way!”  Nato dal nobile Rosso Marin, studia con profitto sotto l'insegnamento di Feltre, dal quale apprese la retorica. Frequenta il ginnasio, presso il quale recita eloquenti orazioni in encomio agli uomini illustri veneziani. Si laurea a Padova. Ambasciatore della Repubblica di Venezia presso gli Estensi e quindi presso Firenze. Rosmini, Carlo de' Rosmini, Idea dell'ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de' suoi discepoli, Rovereto. Giovanni Marin. Marin. Keywords: l’ottimo precettore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marin” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marliani: l’implicatura conversazionale – filosofia lombarda – filosofia milanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Mariliani; especially the cavalier way in which he refers to philosophers in his brilliant “De secta philosophorum.” Austin would say that there possibly are sects and sub-sects!” Fglio del patrizio milanese Castello Marliani. Studia a Pavia sotto PELECANI. Entra nel Collegio dei intraprese una carriera nell'insegnamento della filosofia e astrologia. Attivo a Milano e Pavia.  Con l'ascesa della dinastia degli Sforza a capo del Ducato di Milano, appartenente a una famiglia ghibellina, aumenta il prestigio. Ottiene la concessione in esenzione dei diritti di sfruttamento delle acque del Secchia nei pressi di Moglia, nel Mantovano.  Alla morte del duca Francesco Sforza, scrisse una lettera al nuovo duca Galeazzo Maria Sforza in cui dichiara di essere stato richiesto da molti Studi in diverse città d'Italia, sperando di poter essere trasferito da Pavia a Milano e di ricevere un aumento di salario. Il Consiglio segreto di Milano intercedette presso lo Sforza in favore di Marliani, esaltando la sua fama anche oltre i confini del Ducato. Il duca Galeazzo Maria, dopo alcuni indugi, acconsente per conferirgli un'assegnazione annua di 1 000 fiorini, il più alto salario riconosciuto a chiunque nel Ducato. Sotto la reggenza di Ludovico il Moro ottenne i dazi di Gallarate e della sua pieve. I suoi studi lo portarono ad essere tra i più grandi scienziati dell'epoca e riuscì a mettere in discussione Bradwardine e Sassonia.  Nel suo saggio, “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasis  distingue la temperatura dell'organismo dalla quantità e dalla produzione del calore naturale del corpo e sostenne che la produzione del calore naturale è più elevata in inverno che in estate. Si reca a Novara dal conte Vimercati, colpito da problemi respiratori e cura Rinaldo d'Este da una gravissima malattia che lo colse durante una visita alla corte milanese. Raggiunse i vertici della propria carriera e presta le sue doti di medico a Federico I Gonzaga. Le opere del Marliani furono oggetto di studio da Vinci, che lo cita in diverse occasioni nel suo Codice Atlantico.  Ebbe tre figli: Paolo, Gerolamo e Pietro Antonio, la discendenza del primo dei quali ottenne all'inizio. Saggi: “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasi,” “Disputatio cum Iohanne Arculano de materiis ad philosophiam pertinentibus,” “Quaestio de proportione motuum in velocitate,” “Algebra Algorismus de minutiis,” “De secta philosophorum,” “Probatio cuiusdam sententiae,” “Calculatoris de motu locali.” Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marliani. Marliani. Keywords: implicatura, Vinci. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marliani e le sette filosofiche” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marotta: l’implicatura conversazionale di Mario l’epicuro – filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice: “I like Marotta; the idea of a library for the Istituto Italiano per gli studi filosofici’ at Via Monte di Dio, 11, is a geniality!” Si laurea con il massimo dei voti a Napoli, presentando la tesi,  La concezione dello stato in Hegel.” Si interessa presto di storia, letteratura e filosofia, avvicinandosi dapprima all'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Croce, poi fondando l'associazione Cultura Nuova che diresse organizzando manifestazioni e conferenze rivolte ai filosofi che richiamarono tutte le più grandi personalità della cultura Italiana.  Incoraggiato dagli auspici dell'allora Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei Cerulli, di Piovani e di Carratelli, fonda a Napoli l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, del quale è Presidente. Donato, all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la biblioteca personale, con una dotazione di oltre 300.000 volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca. Per i suoi importantissimi apporti al mondo della filosofia ha avuto numerosi riconoscimenti da centri di ricerca e di formazione di rilievo internazionale.  Ha vinto la sezione Premio Speciale del Premio Cimitile. Gli è stata conferita la laurea ad honorem in Filosofia dall'Bielefeld, dall'Università Erasmus di Rotterdam, dalla Sorbona di Parigi e dalla Seconda Napoli. All'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato conferito, nell'aula magna dell'Roma, il Prix International pour la Paix Jacques Muehlethaler, "Bidone d'Oro" per la cultura del Movimento artistico culturale "Esasperatismo Logos & Bidone". G. Capaldo, Fondatore dell’Istituto Studi Filosofici, su Diario Partenopeo, Claudio Piga (cur.), Per Gerardo Marotta. Scritti editi e inediti raccolti dagli amici di Marotta, Arte Tipografica, Napoli, Registrazioni di Gerardo Marotta, su Radio Radicale, Cinquantamila Giorni de Il Corriere della Sera. Gerardo Marotta. Marotta. Keywords: Mario l’epicuro, il concetto del stato, il risorgimento – la recezione di Hegel in Italia --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marotta” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Marramao: l’implicatura conversazionale del kairós – apologia del tempo debito – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Catanzaro). Filosofo italiano. Catanzaro, Calabria. Grice: “Surely Marramao’s theory of time-relative identity is more complex than Myro’s! (Myro never read Heidegeer and was proud of it, can you believe it! He was born  in Russia and studied in the New World – so that’s understandable!” - Grice: “I like Marramao – he has philosophised on many things, usually homoerotic: Kairos – the opportune time – and its iconography, and Jesus against power” Essential Italian philosopher. Allievo di Garin,  si laurea Firenze.  Pubblicato Comunismo, laburatismo e revisionismo in Italia, rintraccia in Gentile la chiave di volta filosofica del comunismo italiano. Insegna a Napoli. -- è uscito il suo saggio Il politico e le trasformazioni, nel quale pone a confronto le tematiche del comunismo/laburismo, con le analisi delle trasformazioni. A partire da “Potere e secolarizzazione” elabora una teoria simbolica del potere (e del nesso politica-tempo) incentrata sulla ricostruzione archeologica' dei presupposti del razionalismo. Fondamentali, nel dibattito politico-culturale e filosofico le sue collaborazioni a Laboratorio politico e il Centauro. Direttore della Fondazione Basso-Issoco. Insegna a Roma. Muovendo dallo studio del comunismo italiano (comunismo e laburatismo e revisionismo in Italia, Austr-omarxismo e socialismo di sinistra fra le due guerre), analizza le categorie politiche (Potere e secolarizzazione), proponendone, in dialogo con i francofortesi (Il politico e le trasformazioni) e con Weber (L'ordine disincantato), una ricostruzione simbolico-genealogica. Nelle forme di organizzazione sociale si depositano significati che derivano da un processo di secolarizzazione civile di un contenuto sacro religioso, ossia dalla ri-proposizione in dimensione mondana o secolare dell'orizzonte sacro simbolico. Il laico o pro-fano ha il suo centro in un processo di temporalizzazione della storia, in virtù del quale le categorie del tempo (che traducono l'escatologia in una generica apertura al futuro: progresso, ri-voluzione, liberazione, etc.) assumono centralità crescente nelle rappresentazioni politiche. Su queste considerazioni, riprese anche in “Dopo il Leviatano, Passaggio a Occidente. Filosofia e globalizzazione, La passione del presente, Contro il potere, si è innestata via via una tematizzazione esplicita del problema della tempo, che per molti aspetti anticipa sia le tesi oggi in voga intorno all’accelerazione e al rapporto politica-velocità, sia i temi della svolta spaziale. Contro le concezioni di Bergson e Heideggeri, che delineano con sfumature diverse una forma pura della tempo, più originaria rispetto alla sua rappresentazione spaziale, argomenta l'inscindibilità del nesso spazio-tempo e, richiamandosi tra l'altro alla fisica, ri-conduce la struttura del tempo a un profilo a-poretico e impuro, rispetto a cui la dimensione dello spazio costituisce il riferimento formale per ri-solvere i paradossi. (Minima temporalia, e Kairós. Apologia del tempo debito. Lectio magistralis. Roma Tre, Enciclopedia di filosofia, Garzanti libri, Milano. Figure del conflitto. Studi in onore.  a c. di A. Martinengo, Casini, Roma, D. Antiseri, S. Tagliabue, Storia della filosofia,  Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano. Roma Tre, su host.uniroma3. Video intervista al Festival della Filosofia su asia. Giacomo Marramao. Marramao. Keywords: Grice – ontological Marxism, marxismo ontologico, lavoro e essistenza, comunismo, Kairós – apologia del tempo debito, la filosofia della storia nella antica Roma, storia lineale, storia circolare, l’eterno retorno nella scuola di Crotone, Gentile, dopo il leviatano, il comune. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Marrameo," The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.

 

Grice e Marsili: l’implicatura conversazionale del cimento – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo italiano. Siena, Toscana. Grice: “I like Marsili, and the founder of the ‘accademia del cimento.’ ‘Cimento’ you know, means ‘experiment,’ – only in Florence!” Si laurea a Siena. Insegna a Siena e Pisa. Conosce Galilei. Dei cimentanti. Le sue convinzioni dichiaratamente lizie gli impedirono di coglierne lo spirito innovatore. Propone un esperimento per capire se lo spazio lasciato libero nel tubo barometrico durante l'esperienza di Ruberti contenesse esalazioni di mercurio. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro Marsili. Marsili. Keywords: il cimento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marsili” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Martelli: l’implicatura conversazionale -- etica e storia -- l’assassinio di Giulio Cesare – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San Marco in Lamis). Filosofo italiano. San Marco in Lamis, Foggia, Puglia. Grice: “I like Martelli: he wrote on Croce, Gramsci, and Nietzsche!” Insegna a Urbino. Prtecipato a lungo alla lotta politica in formazioni marxiste nate a cavallo del Sessantotto. D Ha diretto il master interfacoltà «Management etico e Governance delle Organizzazioni». Collabora con MicroMega (periodico).  I suoi studi si sono concentrati su Nietzsche, Gramsci, e di numerosi autori del Novecento, affrontando alcune tra le più dibattute vicende e problematiche filosofico-politiche dell'ultimo secolo. Si è occupato di temi di forte attualità, elaborando l'idea di una filosofia volta ad una critica radicale del dogmatismo e del fondamentalismo religioso e in generale di ogni forma di assolutismo che minacci la libertà di pensiero, i diritti civili, le istituzioni democratiche e la pace tra i popoli. Il suo aimpegno di saggista è rivolto in particolare alla difesa della laicità, contro l'interventismo politico delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane. Saggi: “La felicità e i suoi nemici: apologia dell'agnosticismo,” Manifesto, “Il laico impertinente: laicità e democrazia nella crisi italiana,” Manifesto, “La Chiesa è compatibile con la democrazia?” Manifestolibri, “Italy, Vatican State, Fazi, “Quando Dio entra in politica, Fazi, Senza dogmi. L'antifilosofia di Papa Ratzinger, Editori riuniti, Teologia del terrore. Filosofia, religione, politica dopo l'11 settembre, Manifesto, Il secolo del male. Riflessioni sul Novecento, Manifesto, Etica e storia. Croce e Gramsci a confronto, La città del sole, I filosofi e l'Urss. Per una critica del «Socialismo reale», La città del sole, Gramsci filosofo della politica, Unicopli, Nietzsche inattuale, Quattroventi, Filosofia e società in Nietzsche, Quattroventi, Urbino "Carlo Bo" Antonio Gramsci Friedrich Nietzsche Laicità  Il laico impertinente: il blog di Michele Martelli, su michelemartelli.blogspot.com. Michele Martelli. Martelli. Keywords: l’assassinio di Giulio Cesare, il laico, la religione civile dell’antica roma -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martelli” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Martinetti: l’implicatura conversazionale -- i veliani e l’amore alcibiadico – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pont Canavese). Filosofo italiano. Pont Canavese, Torino, Piemonte. Grice: “I like Martinetti; he wrote about eros, or as the Italians call it, ‘amore,’ – a different root from cupidus, too! He edited a platonic anthology.” “He also has a strange treatise on ‘the number’ which post-dates Frege!” -- «Di sé soleva dire di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro secolo»  (Cesare Goretti). Professore di filosofia, si distinse per essere stato l'unico filosofo che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo. E il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza contare una bambina che morì piccolissima) di un avvocato. Dopo aver frequentato il Liceo classico Carlo Botta di Ivrea, si iscrisse a Torino, dove ebbe come insegnanti Allievo,  Bobba, Ercole, Flechia e Graf, laureandosi con una tesi, “Il Sistema Sankhya: un Studio sulla filosofia nell’India” discussa con ERCOLE, docente di filosofia teoretica, pubblicata a Torino da Lattes  e, grazie all'interessamento di Allievo, risulta vincitrice del Premio Gautieri.  Dopo la laurea M. fa un soggiorno di due semestri presso l'Lipsia, dove poté venire a conoscenza del fondamentale studio di Garbe sulla filosofia Sāṃkhya. Si può dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto quello di approfondire gli studi dell’India, iniziati a Torino con  Flechia e 'Ercole." Iinsegna filosofia nei licei di Avellino, Correggio, Vigevano, Ivrea, e per finire al Liceo Alfieri di Torino. Compone la monumentale “Introduzione alla metafisica” e “Teoria della conoscenza”, ch edopo che consegue  la libera docenza in Filosofia teoretica a Torino gli valse di vincere il concorso per le cattedre di filosofia teoretica e morale dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano, che diventa Regia Università degli Studî, nella quale insegna. Divenne socio corrispondente della classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, fondato da Napoleone sul modello dell'Institut de France.  Il rifiuto della politica e la critica della guerra Martinetti fu una singolare figura di intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come ai contrasti politici che viziarono il suo tempo, non aderì né al Manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è «sovvertitrice degli ordini sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali dà un primato effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione strappa gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di violenze e di dissolutezze. In seguito a quelle che qualifica di circostanze pesantissime -- la marcia su Roma e la successiva nomina di MUSSOLINI a presidente del Consiglio -- rifiuta la nomina a socio corrispondente dei reali lincei. Mentre nelle sue lezioni sviluppa un sistema di filosofia della religione, inaugura a Milano una Società di studi filosofici, formata da un gruppo di amici in piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico dove si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e in cui organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Banfi e da Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni, riunite sotto il titolo comune di “Il compito della filosofia nell'ora presente” segnano la sua rottura con Gentile. In seguito ad una denuncia per vilipendio della eucaristia» presentata a Mangiagalli, dove sottoscrivere un memoriale in difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione. Incaricato dalla Società filosofica italiana, organizza e presiedette il congresso di filosofia. L'evento e sospeso dopo solo due giorni da Mangiagalli a causa di agitatori.  Il congresso e poi chiuso d'imperio dal questore. Da un lato incise l'opposizione di Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica, che fac parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante dell'Università Cattolica) ma che, per scelta di M., non e tra i relatori. Dall'altro lato la partecipazione, fortemente voluta da M., di Buonaiuti, scomunicato "expresse vitandus" dal Sant'Uffizio, dette ai filosofi cattolici neoscolastici la scusa per ritirarsi dal congress. Le minute cronache del congresso hanno già messo in luce come M. nell'assolvere al compito di organizzatore dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse assai poco da ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual abile ruse egli mise assieme un programma che costituiva quanto di più ostico potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime. Martinetti firma con Goretti (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore Mangiagalli:  «Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta: Il Congresso della Società filosofica italiana riunito in Milano: avuta comunicazione che è stato rivolto alla Presidenza un invito superiore achiudere i lavori del Congresso. Protesta in nome della libertà degli studi e della tradizione italiana contro un atto di violenza che impedisce l'esercizio della discussione filosofica ed invano pretende di vincolare la vita del pensiero.»  M. fu il direttore della Rivista di filosofia, ma per prudenza il suo nome non vi comparve mai come tale. Tra i collaboratori della rivista vi furono: Carando, Bobbio, Geymonat,  Fossati (che ufficialmente ne era il direttore responsabile), Solari, Levi, Grasselli, e Goretti.. Quando il ministro dell'educazione Giuliano impose ai professori  il Giuramento di fedeltà al Fascismo, Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento: “Eccellenza!  Ieri sono stato chiamato dal Rettore di questa Università che mi ha comunicato le Sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza, le considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tenere in nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più profonde: due cose per me egualmente sacre. Ho prestato il giuramento richiesto quattro anni or sono, perché esso vincolava solo la mia condotta di funzionario: non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perché esso vincolerebbe e lederebbe la mia coscienza.  Ho sempre diretta la mia attività filosofica secondo le esigenze della mia coscienza, e non ho mai preso in considerazione, neppure per un momento, la possibilità di subordinare queste esigenze a direttive di qualsivoglia altro genere. Così ho sempre insegnato che la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l'uomo può avere nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a smentire con esse tutta la mia vita; l'E.V. riconoscerà che questo non è possibile.  Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l'E.V. mi abbia dato la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî che hanno retto tutta la mia vita.  Dell'E.V. dev.mo  Dr.” In una lettera a Cagnola scrive:  «Ella ora saprà che io sono uno degli undici (su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il giuramento di fedeltà e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: Ruffini, Carrara, De Sanctis, Vida, Volterra, Buonaiuti e qualche altro. Mi rincresce non tanto la cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento. E in un'altra lettera ad Adelchi Baratono. Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici) per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.»  Come scrive al proposito Minazzi. M. ha infine opposto un netto rifiuto a sottostare al giuramento preteso e voluto dalla dittatura da tutti i docenti universitari italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre, criticamente, questo straordinario gesto martinettiano, invero assai emblematico, da ogni ottundente e vacua retorica antifascista, onde comprenderlo in tutta la sua genesi specifica. Nel caso di M. non può allora essere certamente negato, in sintonia con Alessio, il carattere dichiaratamente religioso di questa sua scelta che, non per nulla, lo ha infine indotto ad essere l'unico filosofo italiano universitario che ha avuto l'incredibile capacità critica di sottrarsi nettamente e senza compromessi all'imposizione del regime. In questa prospettiva M. non ha giurato proprio perché nutriva una particolare percezione critica dello stesso "giuramento" in connessione con i suoi più profondi convincimenti morali che avevano peraltro guidato tutta la sua attività di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere questa precisa matrice religiosa della sua scelta, non deve essere neppure negato il suo specifico valore e il suo preciso significato civile, culturale e anche filosofico.»  Scrive in proposito Vigorelli. Una certaretorica resistenziale si è impadronita anche di M. , impedendo un approfondimento più serio e radicale dei tratti originali del suo antifascism0.  L'atto di M. non era cioè solo un monito contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni forma di politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa di forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non sempre si ama ricordare che l'avversione di M. al fascismo era innanzi tutto avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche all'esaltazione demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura, Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo»  In seguito a questo suo rifiuto, M. venne messo in pensione d'autorità  e si dedicò unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di Spineto, frazione di Castellamonte, vicino al suo paese di nascita. In questo lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione alla metafisica e continuata  con La libertà) scrivendo Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo; Ragione e fede. M. propose come suoi successori a Milano Baratono e  Banfi. Lontano da ogni forma di impegno politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle degenerazioni del parlamentarismo, prese ad annotare minuziosamente sul suo diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti esponenti fascisti. così ad esempio a fronte di una serie di scandali annotava "è dunque l'associaz[ione] dei malviventi d'Italia!" Come persuadersi che uno stato senza leggi, senza traccia di onestà pubblica, sostenuto soltanto dal terrore che desta nel popolo inerme un'organizzazione di ribaldi messa al servizio del despota, odiata da tutte le rette coscienze, disprezzata dagli intelligenti possa resistere, senza condurre il popolo che lo soffre all'estrema rovina? Si scagliava nei suoi appunti contro il dispotismo che accomunava socialismo marxista e fascismo: "Tutto deve servire alla propaganda e alla educazione di stato. Non vi è più libertà di pensiero, non vi è più pensiero". A questo proposito Vigorelli evidenzia  «il valore pedagogico, di educazione alla libertà, che l'esempio morale di M. ebbe per quella generazione di intellettuali antifacisti, che trovò negli anni Trenta un decisivo punto di riferimento nella “Rivista di filosofia”, da lui informalmente diretta»  L'arresto e il carcere M. e arrestato in casa d Solari, dov'era ospite, in seguito a una delazione fatta da Pitigrilli (Dino Segre), agente dell'OVRA (delazione che porterà all'arresto e alla condanna al confino di Antonicelli, Einaudi, Foa, Giua, Levi,  Mila, Monti, Pavese, Zini e di due studenti, Cavallera e Perelli, e all'ammonizione di Bobbio), ed e incarcerato a Torino per sospetta connivenza con gli attivisti anti-fascisti di Giustizia e Libertà, benché fosse del tutto estraneo alla congiura anti-fascista degli intellettuali che facevano riferimento a Einaudi. Al momento dell'arresto, a detta della signora Solari, M. dice una frase che aveva già sentito pronunciargli più volte. Io sono un cittadino europeo, nato per combinazione in Italia. Il suo declino fisico comincia in seguito a una trombosi che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta accidentale da un pero nella tenuta di Spineto. Alla fine ubì una prima operazione alla prostata. La sorella Teresa scrive a Cagnola: "Il Professore è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza trasportato ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento chirurgico avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla vescica, per ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e susseguente operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima operazione già venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che il tempo opportuno per procedere alla seconda."[ M.  fu ricoverato all'ospedale Molinette di Torino, sfollato a Cuorgnè, dove muore,  dopo aver disposto che nessun prete intervenisse con alcun segno sul suo corpo. Nonostante "l'invito del parroco di Spineto di non dare onore alla salma dell'eretico, ateo e scandaloso anche nella morte perché aveva disposto di essere cremato" una decina di persone seguirono l'autofurgone che portò il corpo di M. alla stazione, da dove partì in treno per Torino, per la cremazione. In prossimità della morte M. lascia la sua biblioteca in legato a Nina Ruffini (nipote di F. Ruffini), G. Solari e Cesare Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi alla "Fondazione  M. per gli studi di storia filosofica e religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del Rettorato alla Biblioteca della Facoltà di  Filosofia.  La sua casa di Spineto è attualmente sede della "Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti", che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua operae.  FiLa filosofia di M. è un'interpretazione originale dell'idealismo post-kantiano, nella linea dell'idealismo razionalistico trascendente che va da Platone a Kant, nel senso di un dualismo panteista trascendente, un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico che fu Spir, il quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il filosofo preferito di M., quello a cui fu più particolarmente legato, sulquale scrisse molti studi e un denso saggio monografico  e al quale fece consacrare il terzo numero della Rivista di filosofia, filosofo che fu come lui profondamente inattuale. Professò una altissima stima per l'opera di questo solitario filosofo, tanto da considerarla "immortale: in essa infatti vede un tentativo d'un rinnovamento speculativo-religioso di tutta la filosofia.  Il carattere speculativo dell'interpretazione d iMartinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di Spir esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella costruzione dell'idealismo trascendente di M. la speculazione di A. Spir rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo di M. si trovano nella speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua propria, il pensiero di Spir viene trasposto da M. entro la sua propria filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire, anche su di esso. Proprio questo condusseMartinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato e attraversato da quello di M. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua speculazione parve propriamente essenziale. La lettura di M. insiste sul nucleo metafisico di Spir, che gli pare incarnare "la forma pura della visione religiosa". L'affermazione fondamentale, in cui per Martinetti si riassume tutta la filosofia dello Spir, è quella della dualità fondamentale tra il vero esserel'Unità incondizionata, assoluta e trascendente in cui si esprime il divinoe l'essere apparente e molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza. L'approccio alla rivelazione di tale realtà dualista mediante la teoria della conoscenza (l'idealismo gnoseologico di Spir) non è che premessa e introduzione all'autentico nucleo metafisico della sua filosofia, consistente in una forma di dualismo acosmista. Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso stesso apparente: "non è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà assoluta e l'irrealtà in cui il mondo sprofonda."»  Si può così dire che in M.: «il motivo desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra "anormale" (il mondo dell'esperienza empirico e molteplice) e "norma" (il principio d'identità, rivelazione incoativa del divino in noi) si spoglia qui dell'originario aspetto dualista per confluire in una visione coerentemente monista dell'esperienza di coscienza. Monismo coscienzialista, quello martinettiano, che non sfocia però in una forma di panteismo, in quanto il termine finale di questa unificazione formale rimane trascendente. L'unica realtà metafisica assolutasi afferma in conclusioneè l'"Unità formale assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di tale unità è solo un'espressione simbolica.»  Della filosofia di Spir, M. mantenne sostanzialmente inalterata la morale, di derivazione kantiana, aveva d'altronde dichiarato che dopo Kant nessun filosofo serio può non essere in Etica "kantiano. L'intero percorso del pensiero martinettiano parte dal suo anticlericalismo", e aggiunge: "la natura del suo anticlericalismo lo portava a detestare la Massoneria. Ripetutamente mi disse di non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a questa Chiesa cattolica di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo l'ha portato ad un antimarxismo, il marxismo essendo "secondo i termini in cui egli si sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della religione". ENoce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del pessimismo religioso e come la sua posizione più coerente e rigorosa. L'antologia Il Vangelo scrive M. «lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di disporre il materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto quello che i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa è stato qui conservato.»  Il risultato di questo ordinamento logico è l'espunzionein quanto elaborazione teologica successiva ai lòghia di Gesù o ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immunedel Vangelo di Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo) e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico, l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo, amando il prossimo.  Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale fraternamenteunita, egli scrive:  «In tutti i tempi, ma specialmente nelle età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione della verità e la promessa della vita eterna»  Gesù Cristo e il Cristianesimo fu messo sotto sequestro dalla Prefettura non appena stampato,  come M. scrive a Cagnola:  «Il mio libro venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3 es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto definitivo di sequestro.»  Con decreto, “Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo” e Ragione e fede furono messi all'Indice dei libri proibiti della Chiesa cattolica. La rinascita del pensiero filosofico-religioso martinettiano scaturisce alla fine degli anni novanta del secolo scorso in virtù della rinnovata proposta ermeneutica di Chiara che cura l'inedito L'Amore, Il Vangelo (Genova) e Pietà verso gli animali (Genova); in particolare l'interpretazione elaborata da Chiara mette in luce gli aspetti gnostici della filosofia della religione martinettiana per poi proporne una rilettura in chiave kantiana anche attraverso un confronto con alcune sette separatiste vicine alla tradizione spirituale dei quaccheri.  Capitini rese visita a Martinetti, che a proposito della nonviolenza gli disse: "Forse se discutessi con lei mi convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa, firmerei la sentenza senza esitazione."  Negli scritti La psiche degli animali e Pietà verso gli animali, Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia e dolore:  «Nella relazione sulla psiche degli animali M. tra l'altro affronta il problema dello scandalo morale suscitato dall'indifferenza delle grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza degli animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma dell'intelligenza e della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere nei loro occhi l'unità profonda che ad essi ci lega.  M. cita le prove di intelligenza che sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura costruisce.  Nel proprio testamento dispose che una somma significativa fosse versata alla Società Protettrice degli Animali; egli personalmente nutriva per gli animali una profonda pietà e tale sentimento lo aveva persuaso a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva per lui quasi il carattere di un valore religioso.  Scrive al proposito Vigorelli:  «La scelta del vegetarianesimo non era "generica simpatia, e neppure un ideale politico, bensì meditato atteggiamento filosofico", da porsi in relazione sia con la sua profonda conoscenza della filosofia indiana sia con convinzioni radicate in una personale metafisica, sulla "unicità" della sostanza vivente e sul destino di "perennità" dello spirito.»  La scelta della cremazione M. fu un fautore della cremazione e una testimonianza "ci dice come M. portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua madre."Secondo Paviolo, per i M. la cremazione era una specie di tradizione familiare e la cosa appare strana in quei tempi nei quali, specie nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e oggetto di scandalo per il gran rumore che, in questi casi, ne facevano i parroci. Non è però da escludere, nel caso preciso di M., che questa scelta, come quella del vegetarianesimo, avesse anche una relazione con il suo interesse per la filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e religioso. I suoi resti sono tumulati nel cimitero di Castellamonte in provincia di Torino.  Opere: Una " martinettiana" C. Ferronato si trova nel fascicolo speciale della Rivista di Filosofia Pietro Rossi: nel cinquantenario della morte, Dopo questa data, di M. sono stati pubblicati. “Ragione e fede, Italo Sciuto, Gallone, Milano, Luca Natali, Morcelliana, Brescia,. Il Vangelo, Alessandro Di Chiara, il nuovo melangolo, Genova,  L'amore, Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, “Pietà verso gli animali” Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, “La religione di Spinoza”  Amedeo Vigorelli, Ghibli, Milano,  “La Libertà” Aragno, Torino, Schopenhauer, Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, “Breviario spiritual” Anacleto Verrecchia, POMBA, Torino, “L'educazione della volontà” Domenico Dario Curtotti, Edizioni clandestine, Marina di Massa, “Conoscenza in Kant”  Luca Natali, Franco Angeli, Milano, Pier Giorgio Zunino, Piero Martinetti, “Lettere”, Firenze, Olschki, “Gesù Cristo e il Cristianesimo” Castelvecchi, Roma,; edizione critica Luca Natali, introduzione di Giovanni Filoramo, Morcelliana, Brescia, “Il Vangelo: un'interpretazione” Castelvecchi, Roma,  “Spinoza, Etica, esposizione e comment”, Castelvecchi, Roma,. Il numero, introduzione di Argentieri, Castelvecchi, Roma,  Luca Natali, Le carte di Piero Martinetti, Firenze, Olschki, “Spinoza” Festa, Castelvecchi, Roma,. Riconoscimenti Nella seduta del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Milano del 19 settembre, è stata approvata ufficialmente la decisione del Dipartimento di Filosofia di intitolarsi alla figura di M.. La città di Roma gli ha intitolato una piazza, nel Giorno della Memoria. A Milano Martinetti figura tra i nuovi Giusti che saranno onorati al Monte Stella dal " nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Goretti, “M”, Archivio della Cultura Italiana. Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica,  «Ebbe molta influenza sulla scelta che M. fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu suo professore, ma non un Maestro. Scrisse di lui Martinetti: "Era un uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla. Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue convinzioni"»: Paviolo.  «che morì proprio durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la comune origine canavesana, un particolare rapporto»: Paviolo 2 «Di una reale affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si può parlare forse solo in un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e pessimismo si può trovare qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto spirituale. Più documentata è l'influenza su M. di un'altra singolare figura di poeta-filosofo: quel Pietro Ceretti da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro Goreni e con quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si adoperarono intensamente Ercole e Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo scorso e ai primi del nostro. Nel breve verbale relativo all'esame di laurea (qui il laureando è indicato come Pietro Martinetti) si dice semplicemente che il candidato ha sostenuto durante quaranta minuti innanzi alla commissione la disputa prescritta, sopra la dissertazione da lui presentata e sopra le tesi annesse alla medesima; e ha sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla Commissione. La tesi ottenne la votazione di 99/110. Il lavoro di tesi non ebbe, come noto, il riconoscimento che meritavaanche a motivo di certe resistenze accademiche nel settore filologico della Torino e forse per questo lo studioso sentì il bisogno di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca, fuori dal chiuso ambiente provinciale. Del resto il suo intent e  più filosofico che filologico, e la prima suggestione a interessarsi del “Samkhya” poté venirgli, piuttosto che dalle lezioni di Flechia, dalla conversazione con Ercole. Proprio del Samkhya, Ercole si era interessato alcuni anni primi in una breve Memoria uscita sulla Rivista Italiana di Filosofia diretta da Ferr. Di suo interesse costante per la filosofia indiana testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano e pubblicato a Milano da Celuc, “La sapienza indiana. Corredata da un'antologia di testi Indù e Buddhisti. Ma è antefatto significativo, giacché lascia intravedere ancora una volta, questa volta sotto il rispetto particolare dei suoi primi contatti coi testi di A. Spir, l'importanza della permanenza a Lipsia nella sua formazione filosofica. Nella Lipsia conosciuta da lui sopravvive Drobitsch, lil maestro herbartiano di Spir e dalla sua Lipsia si diffondevano le edizioni di A. Spir entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la filosofia sua. Il pensiero di Spir, Torino, Albert Meynier.  Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", Minazzi, Il Protagora, Lettere. Prima che della dittatura fascista, e critico altrettanto risoluto del comunismo e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo. Non si vede in chi e in che cosa un uomo come lui che, per sua scelta culturale ma anche per disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento, gruppo avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo anti-fascismo. Tra dittatura e inquisizione negli anni del Fascismo", in Lettere, Firenze. Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle quali non è il caso di [parola illeggibile] mi vietano nel modo più reciso di poterlo accettare»: Lettera al presidente dei Lincei, e a L. Mangiagalli. Il Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come deve essere in qualunque tempo la filosofia. A T. Scotti. Che accusa M., ricambiato, di disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia scolastica, cf. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze. Per M.. Gemelli è tutto fuorché un filosofo. Varisco,  in: Lettere 33.  H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, Il congresso di filosofia. Tutto l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei cattolici dal Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho permesso a Gemelli di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna delle sue rappresentazioni ciarlatanesche. A B. Varisco, a C. Goretti a L. Mangiagalli. Quando M., con il rifiuto del giuramento di fedeltà al fascismo, abbandona l'insegnamento non rinuncia a quegli incarichi o a quelle adesioni che non erano a tale giuramento connesse: guarda di non compromettere quella sua creatura che era diventata La Rivista di Filosofia e non ne volle la direzione effettiva ma continua l'intensa e puntuale collaborazione redazionale sino a che le sue condizioni di salute glielo permisero. Giuliano,  Cagnola,  Baratono, Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Barié, Banfi, Milano. Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Milano e non posso più esserle utile che indirettamente»: a C. Gadda, in: Lettere 114.  «del resto io sono perfettamente sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei, fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera M. a Alfieri, Sulla cui porta fece mettere un'indicazione che diceva: "M.  agricoltore": Paviolo «Perciò appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la Storia della  Filosofia. A A. Baratono, Nel registro di entrata delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale si faccia registrare, nell'apposita voce, come "ateo", mentre tutti gli altri non di religione israelitica (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese, Antonicelli, Salvatorelli e così via) si dichiarano "cattolici"alcune schede, peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è conservato all'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite, Casa circondariale di Torino, Registro matricole)", in: Lettere.  "M. veniva rinchiuso in una cella sulla cui porta veniva apposto il cartellino "Politico: sorveglianza particolare". Il giorno successivo cominciavano gli interrogatori che si ripetevano finché dopo alcuni giorni d'arresto M. veniva finalmente scarcerato.", Giorda, M., Castellamonte, «Devo darle una notizia terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera, M. a Nina Ruffini, in: Lettere 2Cit. in: Lettere. «Si può comunque, in base a testimonianze diverse, ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a Cuorgnè, ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato immediatamente trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in circostanze analoghe) alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini burocratiche e maggiori spese funerarie.  L'atto di morte recita: " il g alle ore quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione Spineto n. 106 è morto Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino, professore pensionato"»: Paviolo.  Paviolo.  "Per ultimo desidero di essere cremato e che le mie ceneri riposino nel Camposanto di Castellamonte", frase finale del testament, Paviolo. Il testamento di Martinetti, da lui riscritto, "in una grafia incerta e in una forma in cui non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"(Paviolo) fu considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza, cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto di trombosi al cervello la preziosa biblioteca, che per volontà recisa, assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Milano, prese altre vie e e sta presentemente ancora peregrinando in attesa di destinazione definitiva." Lettera di Teresa Martinetti al cugino Bertogliatti, in: Paviolo Fondazione Casa e Archivio. Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della "Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite. La lucequesto passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo sepolcrovolle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera, M. a Ruffini, in: Lettere 155..  «io sono sempre stato un filosofo inattuale»: Lettera, M. a Giorgio Borsa,  in: Lettere Emilio Agazzi, La filosofia di M., Milano, Unicopli. Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza e l'anteriorità, rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la maturazione della metafisica martinettiana»: Vigorelli, Alessio, Vigorelli Vigorelli, M., Breviario spirituale, Bresci, Torino,  Lettera M. a Cagnola, Lettere. Sulla riflessione religiosa di M. vedi Franco Alessio, L'idealismo religioso di M., Brescia, Morcelliana, (Tesi di Pavia: relatore Michele Federico Sciacca)  Paviolo Paviolo  Amedeo Vigorelli, "Martinetti e Capitini: attualità di un confronto", in: Vigorelli, La nostra inquietudine. M., Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Mondadori, Milano. E si conversa a lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto cremare il cadavere della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" Capitini, Antifascismo, Célèbes Trapani,   Paviolo Paviolo. L'eretico Martinetti, italiano per caso", Recensione di Raffaele Liucci su Il fatto quotidiano, Libera cittadinanza  Il Dipartimento di Filosofia "M. a Milano, Battista, "Le vie dedicate ai razzisti spettano ai professori eroi che dissero no al fascismo", Corriere della Sera, S. Chiale, "Dall'attivista curda al pioniere green I nuovi Giusti del Monte Stella", Corriere della Sera, Cronaca di Milano13.  "Monte Stella I nuovi Giusti in diretta su Facebook", Corriere della Sera, 7 marzo, Cronaca di Milano9. , Commemorazione dTorino, Accademia delle Scienze, Giornata Martinettiana, Torino, Edizioni di "Filosofia", Rivista di Filosofia, Agazzi, "La storiografia filosofica", Rivista critica di storia della filosofia, E. Agazzi, Sandro Mancini, Vigorelli e Zanantoni, Unicopli, Milano, Alessio, L'idealismo religioso, Brescia, Morcelliana, Alessio, introduzione Il pensiero di Spir, Torino, Meynier, Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Milano, Guerrini, Banfi, M. e il razionalismo religioso", in: Filosofi contemporanei, Firenze, Parenti, Bersellini Rivoli, Il fondamento eleatico della filosofia -- Milano, Saggiatore, Guido Bersellini Rivoli, La fede laica, Appunti sul confronto religioso e politico (in Italia e nel villaggio globale), Lecce, Manni, Rivoli, Appunti sulla questione ebraica. Da Rosselli a M., Milano, Angeli, Boatti, Preferirei di no, Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi,  B. Bonghi, La fiaccola sotto il moggio della metafisica kantiana. Il Kant, Milano, Mimesis, Minazzi, Sulla filosofia italiana, Prospettive, figure e problemi, Milano, Angeli); ranco Bosio, "L'uomo e l'assoluto", in: Filosofie "minoritarie" in Italia tra le due guerre Ceravolo, Roma, Aracne, Remo Cantoni, "L'illuminismo religioso” in: Studi filosofici, G. Colombo, La filosofia come soteriologia. L'avventura spirituale e intellettuale di Milano, Vita e Pensiero, E. Colorni, La malattia della metafisica. Scritti autobiografici e filosofici, Torino, Einaudi, Noce, Filosofi dell'esistenza e della libertà, Milano, Giuffrè, Pra, "Momenti di riflessione sull'esperienza religiosa in Italia tra idealismo e razionalismo critico", in:  La filosofia contemporanea di fronte all'esperienza religiosa, Parma, Pratiche); C. Ferronato, "Filosofia e religione”, in: Percorsi e Figure Filosofi italiani, Salvatore Natoli, Genova, Marietti, Filoramo, Letture M. "Gesù Cristo e il Cristianesimo" nel pensiero religioso, "Rivista di filosofia", Gervasio, M.: l'interpretazione di Kant nel quadro della filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Giorda, M., Castellamonte, Helmut Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, La Nuova Italia, C. Goretti, Il pensiero filosofico di Piero Martinetti, Bologna, Accademia delle Scienze, Mariani, Esperienza ed intuizione religiosa: saggio sul pensiero di M., con appendice sugli inediti, Roma, Mazzantini, L’'Oriente", Filosofia,  Valerio Meattini, Ragion teoretica e ragion pratica. M. interprete di Kant, Pisa, Vigo Cursi, Franco Milanesi, La filosofia neognostica, in: "Paradigmi", Morelli, tesi di laurea in Filosofia (A. Aliotta), Biblioteca Facoltà di Lettere e Filosofia, Napoli); Paviolo, M. aneddotico. L'uomo, il filosofo, la sua terra, Aosta, Le Château Edizioni, Alfredo Poggi, Vicenza, Collezione del Palladio, 1ora Riedizione Cosimo Scarcella e Introduzione di . Mas, Milano, Marzorati, Rambaldi, Voci dal Novecento, Milano, Guerrini; Romano, Il pensiero filosofico di Piero Martinetti, Padova, Milani, Santoro, Il problema della libertà, Lecce, Milella, Scarcella, La dottrina politica di Piero Martinetti: aspetti teoretici ed aspetti pratici, in Il Pensiero Politico, Firenze, Olschki Editore, Cosimo Scarcella, M. Politica e filosofia. Con alcuni ‘Pensieri' inediti, Napoli, Collana La Cultura delle Idee diretta da Fulvio Tessitore e Giuliano Marini, Edizioni Scientifiche Italiane, Terzi, La vita e il pensiero originale, Bergamo, Editrice San Marco, Carlo Terzi, "Lettere inedite di M.", in: Giornale di metafisica, Torino, Amedeo Vigorelli, "Emilio Agazzi e la fortuna di Martinetti", in:, L'impegno della ragione. Per Agazzi, Cingoli, Calloni, Ferraro, Unicopli, Milano (nuova ed. "Agazzi e la "fortuna milanese" di M., in:, Vita, concettualizzazione, libertà. Studi in onore di Alfredo Marini, R. Lazzari, M. Mezzanzanica, Storace, Mimesis, Milano, Vigorelli, Piero Martinetti. La metafisica civile di un filosofo dimenticato, Milano, Mondadori, Vigorelli, "Nuove pagine", Rivista di storia della filosofia, Vigorelli,, "L'eredità contestata. Lettere di Banfi e Solari", Rivista di storia della filosofia, Vigorelli, "Plotino, Spinoza, Spir. La reviviscenza neoplatonica nel razionalismo religioso (Atti del Convegno “Presenza della tradizione neoplatonica nella filosofia del Novecento”, Vercelli), Annuario Filosofico, Mursia, Milano, A.Vigorelli, La nostra inquietudine. Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Mondadori, Milano, Vigorelli, Lettore di Spinoza. Il tempo e l'eterno", in:, Spinoza ricerche e prospettive. Per una storia dello spinozismo in Italia (Atti delle Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti, Urbino), Bostrenghi e C. Santinelli, Bibliopolis, Napoli,  Vigorelli, "Piero Martinetti  una apologia della religione civile", in:, Le due Torino. Primato della religione o primato della politica?, Gianluca Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, Spir, Scuola di Milano Solari Goretti Basso Baratono Banfi, Giuramento di fedeltà al fascismo, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  siusa. archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Torino, Biblioteca della Fondazione M., Torino. Fondazione Casa e Archivio M., su Fondazione piero martinetti. D. Fusaro sul sito Filosofico.net. Colombo, La filosofia come soteriologia. La prima forma di comunione fra esseri, quella che fonda le prime forme di società, quella che sussiste anche in quei gradi della vita animale onde è esclusa ogni altra forma di socievo­ lezza, è l’amore. Che cosa non è stato detto e iscritto in ogni tempo intorno all’amore? Io non intendo qui certamente aggiun­ gere su questo argomento nuove ed inutili speculazioni : voglio solamente trattarne in quanto aneli’esso è nella vita umana una sorgente di importanti doveri. L’amore, qualunque possano essere le complicazioni senti­ mentali che ne mutano profondamente la natura e possono dargli finalità più elevate, non ha originariamente altro fine che la (pro­ pagazione Astica della specie. L’unione fisica di due individui di sesso diverso ha per effetto l’estensione della vita organica nel tempo : per essa l’individualità effimera si sottrae in un certo modo alla morte e celebra l’eternità sua confondendosi per un istante con la serie delle generazioni venture. La voluttà fisica non è che una forma di quel piacere che accompagna ogni esten­ sione dell’individualità, ogni fusione delle coscienze singole in un tutto capace d’una vita più alita e più larga. Sotto questo aspetto la voluttà riveste un carattere ideale e direi quasi sacro : e tutta la poesia dell’amore non è che la poesia del primo, del più universale ideale umano. Ma il desiderio antico che in questo senso trae tutti i mortali è diventato attraverso le innu­ merevoli generazioni mn istinto : e l ’ uomo avendo volto lo sguardo verso forme più alte di unità e di vita si è abituato a'Vedere in questo dovere della propagazione della vita solo il compimento d’una funzione organica e nella voluttà un .semplice fremito del senso che non deve interessare la personalità superiore e che anzi può essere per la medesima un ostacolo ed un arresto. Di qui il duplice carattere dell’amore e della voluttà : da un lato essi sono la secreta aspirazione d’ogmi vivente, il movente di una gran parte delle attività umane; dall’altro appariscono come una debolezza, una vittoria dell’essere inferiore sull’es­ sere superiore e veramente umano. Nel pudore che accompagna l’unione dei due .sessi e tutto ciò che la riflette vi è qualche cosa della riverenza che impone un sacro mistero e della vergogna che desta l’esercizio di tutto ciò ohe è vita puramente animale. Il complesso delle attività e delle facoltà che si riferiscono a questa funzione costituisce, forse in modo più marcato che iper ogni altra funzione umana, un tutto ben distinto, che si stacca nella personalità complessiva come una personalità mi­ nore e subordinata : vi è in ogni individuo umano una perso­ nalità sessuale che, per quanto non sempre chiaramente co­ sciente, ha la sua sfera di visione, la sua vita, le sue oscure tendenze e spesso influisce in misura non indifferente sopra lo svolgimento e il destino di tutta la persona. Questa personalità sessuale è già in un certo senso, per l’individualità organica bruta chiusa, nel suo egoismo repulsivo, un essere ideale : l’in­ dividualità atta all’amore appare come qualche cosa di deside­ rabile e di bello : ed è precisamente in questo carattere di idea­ lità che circonfonde tutto ciò che all’amore serve, che ha avuto origine il senso umano della bellezza. Il « tipo » estetico che le donne in genere e molti uomini cercano di realizzare con tutti i mezzi che l’arte e la moda suggeriscono non è altro che la presentazione della personalità sessuale : questa costituisce per molti l’apice di tutte le aspirazioni e di tutti gli ideali. D’altra parte la vita non si arresta all’amore e vi sono ideali più alti che la perpetuazione fisica, della specie : quindi di fron­ te alla personalità morale ed all’umanità vera la personalità sessuale appare come qualche cosa di inferiore e di miserabile. Quando perciò essa si svolge in noi senza alcun legame od in opposizione con i nostri sentimenti più elevati, noi possiamo bensì cedere per un istante al suo fascino, ma la sua vita resta pure sempre per noi qualche cosa di straniero che più tardi rigettiamo con vergogna e con disprezzo. Non è però affatto necessario che la vita sessuale si svolga nell’uomo senza alcuna continuità e senza accordo con le sfere più alte della vita interiore. Nello stesso mondo animale essa svolge nella maternità e nella famiglia una vera attività di ordine morale che la compie e la nobilita : e nell’uomo tutta la storia dell’evoluzione della famiglia che altro è se non il moralizzamento progressivo della funzione sessuale? Così puri­ ficato ed elevato, il desiderio del senso si intreccia con i più nobili e delicati sentimenti della vita morale, con i.1 sentimento della, protezione e della carità, dell’amicizia, della solidarietà, della fedeltà; anzi, intellettualizzandosi vieppiù e collegandosi con le aspirazioni più elevate, diventa comunione di vita inte­ riore, di gioie alte e pure : l’amore animale e sensuale si tra­ sforma nelle forme più nobili dell’amore umano. Certo il fattore sensuale non scompare mai : l’amore platonico non esiste o, se esiste, non è una forma viva e sana dell’amore. Ma anch’esso si raffina e si assimila : il piacere medesimo del possesso di­ venta, per la confusione della spiritualità di due esseri elevati, più delicato e più profondo. Sopra tutto poi esso elimina gra­ dualmente da sè tutto ciò che urna viva sensibilità estetica e morale giudica o ignobile o incompatibile con le tendenze della personalità superiore : così sorgono le virtù dell'amore, la leal­ tà, la fedeltà, la castità. L’ amore sensuale vive del piacere dell’istante e cerca nell’oggetto suo soltanto il soddisfacimento del suo ardore : esso non è che il contatto superficiale e momen­ taneo di due personalità sessuali che si avvincono e si confon­ dono mentre le anime restano straniere l’una all’altra diffi­ denti, sordamente ostili. L’amore veramente umano si completa con l’unione delle volontà, che esige urna reciproca dedizione intiera, leale, duratura ed esclude come cose indegne la men­ zogna, l'ingiustizia e tutto ciò che diminuisce questa perfetta comunione di vita. Così è possibile un amore che sorge non dal senso, ma da tutta la personalità; un amore che purifica e no­ bilita, che ispira ad alte cose e ¡santifica la voluttà stessa. Questo concetto dell’amore traccia ad ogni uomo la via che deve seguire se egli sinceramente sdegni di degradare sè stesso ; essa, è del resto anche la via più saggia sotto l’aspetto della fe­licità. Certo può sembrare un’ingenuità chiedere alla ragione consigli contro una passione che si mde della ragione : mentre l’eperienza quotidiana ci mostra con mille esempi come essa sconvolga talora le menti più equilibrate, soffochi i sentimenti più sacri, precipiti nell turbamento e spesso nella più irrepa­ rabile rovina esistenze, che l’educazione, l’intelligenza, i vincoli sociali e morali sembravano assicurare contro la prevalenza di ignobili tendenze. Tanta è del resto la potenza di questo «niver­ i-sale e profondo istinto che esso è il movente secreto o palese di gran parte dell’attiviità umana : la massima parte dei ritrovi, delle feste, dei divertimenti sociali, la moda e per molti ri­ spetti anche l’arte non hanno altra ragione d’essere; e i vizi che esso alimenta danno origine ad un vero pubblico mercato e ad industrie fiorenti. Come sperare dunque che la ragione possa qualche cosa contro una volontà oscura e ribelle che sembra avere la violenza e la regolarità delle forze di natura? La mo­ rale predica contro questa passione quasi soltanto come per sod­ disfare un debito : la giovinezza, la fantasia e l’arte la rivestono dei più brillanti colori e si ridono della morale : ed anche i predicatori più severi del resto non sanno, tra un sermone e l’altro, esimersi da un sentimento che sta fra il compatimento e la malrepressa invidia. Io non credo tuttavia che qui la riflessione sia del tutto mutile. L ’ esperienza della vita insegna (e ciascuno lo ricono­ scerà in stesso) che vi sono nella vita interiore dei momenti decisivi nei quali una parola, un pensiero che sono caduti un giorno nell’anima indifferente, si risvegliano e fortificano una nobile ispirazione, soffocano una passione nascente, provocano un deciso cambiamento d’indirizzo. Questo è vero anche della pas­ sione dell’amore. Certo è inutile invocar la ragione quando la passione è ingigantita e il vizio è inveterato : ma questo non vale egualmente di tutte le passioni? La ragione non può di­ struggere l’istinto, ma può dirigerlo : e può dirigerlo se, come un medico accorto, cura il male nei suoi inizi. Ora l’origine del male sta, come già videro i saggi antichi, nelle illusioni che noi ci formiamo circa la realtà. L ’ uomo, sopratutto nella giovi­ nezza, non si precipita verso i piaceri che l’amore promette se non perchè la sua fantasia presenta al desiderio le immagini più allettatrici e riveste ila ¡realtà delle forme più ¡belle e più desi­ derabili. Lo spirito soggiace allora ad una specie di limita­   zione del proprio orizzonte : esso si chiude nei propri sogni e diventa cieco all’aspetto del vero essere delle cose. In questo appùnto può intervenire efficacemente la ragione. Lo sforzo che si deve e si può compiere in quel momento in cui sorgono le prime illusioni, è di dissipare1queste visioni ingannevoli col tenere viva e presente diinnanzi al pensiero la realtà che esse nascondono, col rievocare le esperienze dolorose, col ravvivare le intuizioni profonde che ci svelano l’intima e vera natura delle cose. In fondo a tutte le cose sta la tristezza, ha detto Amici : e veramente l’aspetto ultimo delle cose è triste, mia anche fecondo di salutare saggezza. L’aspetto supeSiciale della realtà è lieto, vario e giocondo come l’aspetto d’una folla che popola le vie d’una città in un giorno di festa. Ma quante cose sordide e tristi non nascondono anche qui le varie e splendide apparenze! Ora in nessuna parte la fantasia è tanto fertile d’in­ ganni quanto nelle cose dell'amore : ed in nessuna parte l’in- gànno è così lusinghiero ed ostinato. Tanto anzi che qualcuno hai voluto vedere nell’amore una specie d’inganno della natura ; che si serve dell’individuo per la propagazione e lo sacrifica, viìttimn volontaria, alla specie. Ma la natura non è in questo caso che la nostra natura inferiore ; noi soggiacciamo all’inganno solo perchè l’istinto ci oscura l’intelligenza e noi non sappiamo più vedere che con gli occhi della sensualità. Questa ci dipinge la via tutta sparsa di dolci desiderii e di soavi ebbrezze; l’amore ci si offre dinnanzi come un palazzo incantato pieno di misteri e di delizie. Bisogna invece che l’intelletto nastro si sforzi di mantenere sempre a sé presente questa prima, considerazione : che l’illusione sessuale ci mostra sotto un solo aspetto un es­ sere che freddamente considerato ¡nella sua 'realtà, è il più delle volte tutt’altro che desideratile. La personalità sessuale non è che un aspetto, uno stato della- persona; è una specie di trasfi­ gurazione di tutto l ’ essere che in fondo rimane così straniera alla persona come se fosse veramente un’altra personalità. Per­ ciò quando la persona amata non è per sè stessa degna di sti-   una e d’amore, l’illusione sessuale è seguita inevitabilmente da una profonda delusione : soddisfatto il desiderio l’immagine ideale, oggetto d’un’adorazione appassionata, isi risolve in un essere prosaico e volgare che ci 'meravigliamo d’avere deside­ rato. Bisogna, in .secondo luogo tener presente quest’altra, consi­ derazione : che la «tessa personalità sessuale, dato che in noi potesse persistere lo stato passionale corrispondente, è ben lun­ gi dall’essere una sorgente di gioie pure ed immutabili : la sen­ sualità è, come ogni passione, un fuoco che consuma se stesso. Un amore puramente sensuale, non potrebbe lessero che un triste ed insaziato ardore : la vita dominata dalla lussuria ap­ pare, freddamente considerata, dolorosa ed ignobile nello stesso tempo. L ’ amore d’ una donna non rende beati che quando può trasformarsi in un sentimento più alto, come accade nella fa­ miglia, od associarsi la sentimenti ideali e diventare una co­ munione morale ed intellettuale di due nobili spiriti. Anzi, nelle persone di più profondo sentire l’attrazione sessuale maschera quasi sempre un’oscura aspirazione spirituale, il bisogno d’una comunione di vita, che riempia l’anima loro, la elevi e la consoli ; è un vago presentimento ideale sperduto nella sfera sessuale. Perciò quando esse non riconoscono la vera natura del senti­ mento che le attrae e, nella loro cecità, ne cercano la soddisfa­ zione nel senso, la loro illusione finisce, il più delle volte, in una tragedia dolorosa. Bisogna in terzo luogo ancora aver presente che, mentre per ogni animo 'ben nato vi sono nella vita aspira­ zioni e soddisfazioni 'ben più alte che quelle dell’amore, l’amore è spesso l'impedimento più forte a questa vita superiore. La donna, come puro .essere sensuale, è la nemica naturale degli interessi ideali dell’uomo; essa non vive che per sè stessa e per i suoi istinti : la volontà sua egoistica è tutta tesa verso il piacere, il lusso, i godimenti della vanità. In cambio della vo­ luttà l’uomo deve il più delle volte sacrificare alla sua vanitosa ed insignificante persona il suo lavoro, il suo benessere, il suo valore spirituale e disperdere in una vita di agitazioni vane í   quelle preziose qualità che potevano servire ad un ben più no­ bile scopo. Quante nobili esistenze non ha /perduto il fuoco oscuro della sensualità! Quante volte l’influenza funesta della donna non è stata causa dei più gravi turbamenti nella vita dell’uomo; della decadenza della volontà, della rinunzia ai fini più alti, e infine della completa rovina morale! Sopratutto quindi è necessario, per resistere a queste sollecitazioni della vita inferiore, suscitare e tener vivo nello spirito qualche alto e degno amore che lo ©levi sopra la sfera della bellezza sensi­ bile. La passione ardente ohe travolge qualunque considera­ zione e saggezza puramente umana, s’arresta dinanzi alle vo­ lontà più aJlte dello spirito, che aprono all’uomo una realtà d ’ un valore infinitamente superiore. E ’ vero che non sempre noi possiamo rivolgere il nostro pensiero verso queste realità idea, li con tanta fermezza che non possa essere vinto degli ardori del senso : ma la contemplazione e ¡l’amore delle cose ideali tra­ sforma sempre il nostro modo di vivere ed apre i nostri occhi ad una luce che non va più .perduta. Quindi anche quando questo amore non è per sé abbastanza forte, esso favorisce lo svolgersi della riflessione critica e induce nell’anitmo una disposizione abituale in cui il germe della passione non trova un terreno fa­ vorevole e viene soffocato prima di svolgersi. Inoltre la con­ suetudine con una sfera più alta di vita crea un sano e salutare orgoglio che respinge da sè, senza esitare, ogni ibassezza. Un’i­ stintiva fierezza, permette al selvaggio di sopportare con viso impassibile i più aspri tormenti : un uomo che sopporterebbe la povertà, la fame e qualunque strazio per il suo dovere ed il suo onore, vorrà diventare lo zimbello dei suoi istinti e sacri­ ficare tutto quello che di grande e di safro ha per lui la vita per il possesso d’una donna? Da queste considerazioni discende anzitutto la condanna di ogni degenerazione ignobile dell’amore. L’istinto che tende ciecamente verso la sua isoddisfazione è soggetto a singolari aberrazioni : e l’istinto sessuale umano può essere anche aiutato in queste sue deviazioni dal ritorno atavico della associazione sua con altri istinti ed altre tendenze; per es. coll’impulso alla crudeltà. Anzi anche dall’associazione con sentimenti superiori non ignobili : come è avvenuto' per es. nell’amore omosessuale greco. La cura estrema con la quale queste tendenze vengono tenute segrete le fa apparire come eccezioni : ma coloro che se ne occupano per dovere professionale sanno che esse sono tutt’altro che rare, anche fra individui delle classi elevate. Esporre i pericoli e le vergogne a cui queste degenerazioni con­ ducono è cosa inutile : coloro stessi che vi soggiaccione li cono­ scono. Ogni animo non ignobile deve del resto essere trattenuto sull’orlo di questo abisso dal rispetto di sè stesso. Ma se ciò noni bastesse, egli deve rappresentare a sè chiaramente che, degradando la sua vita in queste turpitudini, sacrifichereb­ be a misere, bestiali voluttà tutto ciò che di migliore e di desi­ derabile può offrire la vita dell’ uomo. L ’ atto dell’ uomo non è qualche cosa che si possa isolare dalla natura sua e se ne stacchi, appena compiuto, come il frutto che cade dall’albero : esso ri­ mane anche dopo e non si cancella. Seguire l’istinto nelle sue depravazioni vuole dire rassegnarsi a diventare un essere be­ stialmente istintivo : non bisogna illudersi di potere dopo ciò conservare in sè qualche cosa di veramente elevato. E vuole dire quindi anche abbandonare la propria vita a tutte le mi­ serie dolorose che accompagnano la vita d’un essere tutto con­ finato nella sua animalità. Ma vi sono anche altre forme ddl’amore in apparenza più normali ed elevate che vengono coinvolte in questa condanna. Non parlo dell’amore prettamente mercenario, che è anch’esiso una forma di degenerazione : parlo dell’amore vago che, pure fuggendo ogni attaccamento saldo, circonda il godimento d’una parvenza di sentimentalità che sembra 'redimerlo e nobilitarlo : è l’amore per l’amore, l’amore libero che comincia generalmente fra le rosee illusioni e finisce quasi sempre nella vergogna e nel pianto. Non vi è uomo quasi che non abbia- lasciato fra- le sue spine qualche illusione di giovinezza insieme con qualche brandello di felicità e di onore, che, se avesse la magica arte dello ^scrittore, non potrebbe scrivere anch’egli, come romanzo, una pagina della 'sua vita e dedicarla a suo figlio «quando avrà vent’aoani». Non vi è da illudersi quindi che la saggezza degli altri possa sostituire totalmente l’esperienza vissuta; ma essa potrà, se non altro, aiutare a formarsi rapidamente questa esperienza e a non consumare dolorosamente anni preziosi ad inseguire un vano fantasma che ci allontana dalia felicità vera e durevole. L’amore tende per sua natura, in ogni animo ele­ vato, a stringere un’unione indissolubile; quindi il correre ap­ presso ad un amore che noi già sappiamo non poter condurre ad una simile unione è un preparare a sè stesso, a scadenza più o meno lunga, una sicura infelicità. Vero amore è soltanto l’a­ more che è legato da un senso profondo di pietà e di respon­ sabilità : e questo senso impone all’uomo di rimanere sino alla fine della vita al fianco della donna che gli si è data e di non ab­ bandonarla in balia dell’incerto destino. Perciò ogni abbandono, ogni mutamento lascia amari rimpianti e rimorsi : la slealtà e l’ingiustizia che l’uomo addossa alla propria coscienza, quando viene meno alle ¡menzognere promesse, è una bassezza che avvi­ lisce chi la commette. Del resto già sappiamo che un amore pu raímente fìsico è sempre deluso : di qui ]’universale ed infrenabile desiderio degli uomini attratti verso le donne non ancora cono­ sciute. Ma anche questo errare, dato che potesse sempre avere soddisfazione, non sarebbe che un passare continuo di delusione in delusione, di rimpianto in rimpianto. Non vi è quindi in realtà vita più triste di quella passata nei facili amori : vita che è inseparabile dal sentimento della propria degradazione, perchè l’amore che non termina in altro, che non isi associa con i senti­ menti più elevati della natura umana, è un ben misero fine : esso non è in ultimo, se lo si spoglia di tutti i fronzoli sentimen­ tali, che pretta e pura sensualità. La ricerca affannosa della donna 11011 è che la ricerca di una donna : l’amore vago e libero è la conquista, attraverso molte amare esperienze, di questa semplice verità : che non vi può essere amore veramente felice se non nel nobile sentimento che lega l’uomo con una sola donna per tutta la vita. Ohe l’amore pertanto, io direi al giovane dinnanzi a cui si apre questo mondo di vaghe lusinghe, non si disisoci mai in te, dai nobili principi d’urna coscienza retta e pura! Anche at­ traverso le passioni e gli errori, sii un uomo onesto! Non acqui­ stare il piacere d’un’ora a prezzo della rovina d’un povero essere debole e indifeso : questo sarebbe un tradimento vile che nes­ suna riparazione pecuniarda cancellerebbe dalla tua vita. Pensa che nessuna violenza di passione può scusare la disonestà di chi non esita, per soddisfare un desiderio, a gettare la vergogna e la disperazione in una famiglia : sebbene la leggerezza del mondo biasimi l ’ adulterio quasi sorridendo, non vi è dinnanzi alla retta coscienza morale infamia più bassa. E sopratutto pensa alla condizione di quelli che la viltà dei loro genitori ha lasciato in abbandono e che una fredda carità cresce agli stenti, alle tristezze, alle umiliazioni di all’esistenza miserabile. Se vi è un pensiero che valga a farci vergognare dei bassi amori, questo è bene il sospetto che forse ora in qualche parte del mondo vi sia qualcuno che deve a noi la vita e che ha ragione di impre­ care, in mezzo alle sue miserie, al nostro egoismo inumano. Sii dunque casto : la castità è la virtù dell’amore. Essere casti non vuol dire andare in cerca d’una virtù soprannaturale, ma saper rinunciare a ciò che è al di sotto della nostra natura, alle soddisfazioni dei sensi che sono ignobili ed ingiuste. Essere casti vuole dire anzitutto dunque essere forti, saper tenere lon­ tano da sè i vizi vergognosi che minano ila salute e corrompono la, delicatezza e la dignità del carattere : vuole dire inoltre essere giusti e pietosi e non cercare ili nostro piacere a prezzo del disonore e della rovina di altri. Se tu vuoi che l’amore non sia per te fonte di infelicità e di rimorsi, fa sì che esso sia l’armo, nia di due volontà nobili e pure, per le quali l’amore non è che l’inizio d’una comunione più alta di vita. Piero Martinetti. Martinetti. Keywords: l’amore velia, antologia platonica, amore socratico, sezione sull’Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martinetti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Martini: l’implicatura conversazionale – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cambiano). Filosofo italiano. Cambiano, Torino, Piemonte. Grice: “One would think that his ‘discorsi filadelfici’ are about brotherly love, but they were delivered at the Philadelphia American-Italian Philosophical Society!” – Grice: “He wrote on Emilio and Narciso, and a story of philosophy – starting not from Thales but Gioberti!” – Grice: “His science of the heart – scienza del cuore – is a mystery!” Compì studi classici a Chieri e poi, ospitato al Real Collegio di Torino, si rivolse allo studio delle scienze naturalistiche. Con la laurea in medicina,  cui seguirà anche quella in filosofia, ottenne l'insegnamento al predetto Istituto, prima di conseguire una brillante carriera nell'ateneo torinese. Qui, infatti, ottenne prima la docenza in fisiologia  e poi quella di medicina legale, cattedra quest'ultima, istituita di cui fu il primo insegnante in assoluto.  Di Torino fu anche rettore, negli anni in cui ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.  Ma non mancarono episodi tragici, allorché, pochi anni dopo le nozze, perse la moglie, dalla quale ancora non aveva avuti figli, né li avrebbe avuti in seguito, visto che non si risposò, per dedicarsi completamente all'insegnamento e alla stesura di saggi e manuali nelle discipline mediche. In questo filone, il più ricco, vanno almeno segnalati gli “Elementa physiologiae” e “Lezioni di fisiologia” così come “Medicina legale”, accanto agli Elementa medicinae forensis, politiae medicae et hygienes, cui avrebbe fatto seguito il Manuale di medicina legale.  Il variegato percorso saggistico non si limitò (e non si esaurì) a studi a carattere medico-fisiologico e medico-legale. Anzi, forte del curriculum studiorum seguito fin da giovanissimo, cercò di approfondire i pensatori classici, come nel caso di un “Coompendio” dedicato a Platone, di cui peraltro riuscì a terminare il manoscritto poco prima di morire, arrivando persino a stilare,  sia pure non in forma sistematica, una Storia della filosofia.  Risultati migliori li ebbe, tuttavia, nel campo educativo-pedagogico. Questo indirizzo è testimoniato, oltre che dal saggio sulla Riforma della prima educazione dai dodici volumi dell'Emilio. Qui, facendo leva della sua vasta cultura, tratta emblematicamente di argomenti in cui si fondono, senza soluzione di continuità, il "viver sano" e il "maritaggio", il "governo della famiglia" e la felicità, le "tendenze morali" e la "moderazione nella prosperità", passando per i modi attraverso i quali "sopportare le avversità". Saggi: “Elementa physiologiae” (Pica, Torino); “Dei vantaggi che la medicina apporta alle nazioni” (Chirio, Torino); “Mdicina legale” (Marietti, Torino); “Medicina curativa” (Marietti, Torino); “Polizia medica” (Fontana, Milano); “La scienza del cuore” (Fontana, Milano); “La colera indica” (Fodratti, Torino); “Elementa medicinae forensis, politiae medicae et hygienes,”  Marinetti, Torino “Manuale d'igiene,”  Fontana, Milano “Lezioni di fisiologia,” Pomba, Torino  “Patologia generale,” Elvetica, Capolago  “Invito a' medici piemontesi all'occasione del cholera morbus,” Cassone, Torino  “Storia della fisiologia,” Cassone, Torino  “Manuale di medicina legale,”  Fontana, Milano; “Emilio,  Marietti, Torino “Della solitudine,” Marietti, Torino “Narciso o regalo agli sposi,” Marietti, Torino  “Guerra e pace dei sensi,”Tip. Marietti, Torino “Emilio o sia del governo della vita,” Tip. Fontana, Milano “Discorsi filadelfici; ossia, fasti dell'ingegno italiano,”Tip. Marietti, Torino “Riforma della prima educazione,” Marietti, Torino “Della sapienza dei greci,” Cassone, Torino; “Storia della filosofia,” Pirotta, Milano “Platone compendiato e comentato,” Elvetica, Capolago  “Alcune vite di donne celebri,” Fontana, Milano “De clarissimo viro Thoma Tosio ex ordine Oratorum sacrae facultatis professore in regio Taurinensi Athenaeo, Regia, Torino Vita del conte Gian-Francesco Napolio, Bocca, Torino  Vita Francisci Canevarii, Torino Cenni biografici di Lagrangia, Cassone e Marzorati, Torino Curatele A. von Haller, Poesie scelte, Reale, Torino  J.L. Alibert, Riflessioni sulla fisiologia delle passioni o nuova dottrina de' sentimenti morali, Marietti, Torino, F. Redi, Consulti medici, Elvetica, Capolago, D. Alighieri, La Divina Commedia, Marietti, Torino;  G. Gianelli, L'uomo ed i codici nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico. Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale»,  Milano.  G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari,  Pomba, Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere, s.e., Bologna); Emilio, Tip. Marietti, Torino);  S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere, s.e., Bologna); G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari,  Pomba, Torino G. Gerini, Due medici pedagogisti. M. Bufalini, Tip. Bona, Torino, G. Gianelli, L'uomo ed i codici nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico. Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale»,  Milano. Lorenzo Martini. Martini. Keywords: storia della filosofia, ingegno italiano, il cratilo di Platone -- . Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martini” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Martino: l’implicatura conversazionale -- la religione civile della prima e unica Roma! – magismo -- filosofia italiana meridionale – filosofia del sud – filosofia campanese -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice: “I like Martino – and his interviewees – there is indeed a ‘discepolato’ around him.” Grice: “We don’t have anything like Martino at Oxford – Hollis is the closest I can think.” Grice: “In his strictly philosophical explorations, Martino aptly clashes with Croce!” -- Dopo la laurea a Napoli con una tesi in Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini sotto la direzione di Adolfo Omodeo, si interessa alle discipline etnologiche. Si iscrive ai GUF e alla Milizia Universitaria, collaborando a L'Universale di Berto Ricci e facendo circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un Saggio sulla religione civile poi rimasto inedito.  L'ingresso nel circolo crociano «Erano quelli gli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in Europa, e ancora lontano era il giorno in cui le rovine del palazzo della Cancelleria avrebbero composto per questo atroce sciamano europeo la bara di fuoco in cui egli tentava di seppellire il genere umano: ed erano anche gli anni in cui una piccola parte della gioventù italiana cercava asilo nelle severe e serene stanze di Palazzo Filomarino per risillabare il discorso elementarmente umano altrove impossibile, persino nella propria famiglia».  Il suo saggio, “Naturalismo e storicismo nell'etnologia” è un tentativo di sottoporre l'etnologia al vaglio critico della filosofia storicista di Croce. Secondo M., l'etnologia solo attraverso la filosofia storicista avrebbe potuto riscattarsi dal suo naturalismo (tratto che accomuna, per de Martino, tanto la scuola sociologica francese che gli indirizzi "pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu lo stesso Croce a introdurre il giovane de Martino all'editore Laterza, suggerendo la pubblicazione del libro, in cui, nonostante qualche ingenuità, si può già scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul "magismo etnologico". Scritto negli anni della seconda guerra mondiale e pubblicato nel 1948, Il mondo magico è il libro nel quale M. elabora alcune delle idee che rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva.  Qui M. costruisce la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilità di una "presenza" non ancora determinatasi, viene padroneggiata attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel periodo, de Martino comincia a militare nei partiti di sinistra. Lavora come segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano; influenzato da Gramsci e da  Levi, cinque anni dopo, entra a far parte del Partito Comunista Italiano. Anche per questa ragione, negli anni che seguono, M. comincia a interessarsi sempre di più allo studio etnografico delle società contadine del sud Italia, in contemporanea con le inchieste di Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa fase, talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere più note al grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del rimorso.  Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare, che lo portò a costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del rimorso è la sintesi delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da uno psichiatra (Jervis), una psicologa (Jervis-Comba), un'antropologa culturale (Signorelli), un etnomusicologo (Carpitella), un fotografo (Pinna) e dalla consulenza di un medico (Bettini). Nello studio del fenomeno del tarantismo vengono utilizzati anche filmati girati tra Copertino, Nardò e Galatina. A queste monografie segue la pubblicazione dell'importante raccolta di saggi, “Furore Simbolo Valore”. E stato collaboratore di R. Pettazzoni all'Università "La Sapienza" di Roma, nell'ambito della Scuola romana di Storia delle religioni. Come ordinario di Storia delle religioni e di Etnologia, dha insegnato all'Cagliari, dove ha avuto uno stuolo di allievi. Con Cirese, Lilliu, Cases, la sua assistente Gallini, e in seguito altri studiosi, quali Cherchi, Angioni, Clemente, e Solinas, saranno esponenti di una significativa, sebbene mai formalizzata, scuola antropologica all'Cagliari, della quale de Martino è considerato uno dei fondatori.  È considerato uno dei più importanti antropologi dell’età contemporanea, fondatore in Italia dell’umanesimo etnografico e dell’etnocentrismo critico.  La presenza La presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica, partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il "da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito definita come "tradizione".  11spedizione in Lucania Se si vuole rintracciare in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e gramsciana della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua militanza diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e magia  e La terra del rimorso e gli appunti e i dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente un’elaborazione filosofica più marcatamente sui piani ontologico, esistenzialista e fenomenologico e che vedranno la luce solo posteriormente dal riordino delle carte ad opera di Brelich e Gallini, bisogna rendere centrale il nesso tra presenza/crisi/riscatto e il processo di destorificazione del negativo ad opera dell’ethos del trascendimento; l’immaginazione simbolica collettiva è la realizzazione di un’ethos del trascendimento che, come un mito di fondazione per il senso di appartenenza o la sacralizzazione dell’”oggetto” per scopi espiatori, rende possibile il superamento di una crisi, della “presenza” in quanto soggetto che opera nella natura, che rischia di perdersi in essa senza riscatto (escaton). Il soggetto dunque si ricolloca nella storia tramite la cultura, e la crisi si rivela esistenziale nel rapporto tra se’ e il mondo “altro da se’”. Ma la crisi affonda sempre nelle materiali condizioni di vita e nelle modalità concrete di una prassi che deve tendere e tende incessantemente alla trasformazione rivoluzionaria (che è escatologica nelle religioni) come base insopprimibile della costituzione di sè come soggetto:  “Vi è dunque un principio trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le altre valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del trascendimento della vita nel valore: attività dunque, ma ethos, dover-essere-nel-mondo per il valore, per la valorizzante attività che fa mondo il mondo, e lo fonda e lo sostiene.”  Costante, inoltre, nella ricerca sul campo, come nelle analisi ed elaborazioni degli ultimi anni, fu l’indagine sul valore euristico assegnato ai dati psicopapatologici, sempre legato a una riflessione critica sulla trasferibilità delle relative nozioni in contesti culturali diversi e sulle loro implicazioni sul piano antropologico e filosofico più generale: dalla figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il mondo magico, ai fenomeni di dissociazione e possessione (influenzato dalle letture di Shirokogoroff e PJanet) nei riti della taranta, fino alle note sulle “apocalissi psicopatologiche” ne La fine del mondo.  Il folklore progressivo Il concetto di folklore, come concezione del mondo regressiva, secondo le “osservazioni sul folklore” del Quaderno XXVII di Gramsci “un agglomerato indigesto di frammenti di concezioni del mondo e superstiti documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva creatività delle classi subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla cultura dotta delle élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo partenopeo, con il saggio “Intorno ad una storia del mondo popolare subalterno”, pubblicato su Società sul nr.3 di quell’anno, in cui riprende studi e indagini della nuova etnologia sovietica (Tolstov, Hippius, Cicerov, ispirati da Propp). In un saggio lo define come proposta consapevole del popolo contro la propria condizione socialmente subalterna, o che commenta, esprime in termini culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi ripreso, discusso problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in rapporto a Gramsci) e Satriani (il folklore come cultura di contestazione).  I “folkloristi” erano stati oggetto di critica di de Martino già nella sua prima opera del 1941, Naturalismo e storicismo nell’etnologia, in quanto puri descrittori e catalogatori con criterio naturalistico e non storico-culturale: per cui il folklore rimane, pur categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di indagine antropologica nei termini più complessivi di cultura popolare.  Crisi della presenza e destorificazione del negativo In quanto alla “crisi della presenza” come spaesamento, ne La fine del mondo, M. racconta di una volta in Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta direzione da seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo salì in auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo viso finalmente si riappacificò.  In un altro esempio, per esprimere il medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa, cacciatori e raccoglitori australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza, che avevano però l'usanza di piantare al centro del loro accampamento un palo sacro, intorno al quale celebravano un rito ogni volta che "approdavano" in un luogo nuovo. Il giorno che il palo si spezzò, i membri della tribù si lasciarono morire, sopraffatti dall'angoscia.  Il concetto di spaesamento, come una condizione molto "rischiosa" in cui gli individui temono di perdere i propri riferimenti domestici, che in qualche modo fungono da "indici di senso", viene inserito dunque da M. nelle sue categorie di “crisi della presenza” e destorificazione del negativo.  La crisi della presenza caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l'individuo, al cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali, migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere storico (della "possibilità di esserci in una storia umana", scrive de M.) in quel dato momento scoprendosi incapace di agire e determinare la propria azione. La destorificazione del negativo permette l'universalizzazione della propria condizione umana in una dimensione mitico-simbolica, mediata dalla religione e presente nel rito. Secondo Signorelli, antropologa ee collaboratrice della spedizione nel Salento,  "Il dato esistenziale che ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e altro ancora) viene mentalmente astratto dal contesto storico per entro il quale è stato esperito e viene ricondotto a un tempo e a una vicenda mitici".  Se il mito è narrazione, il rito è un comportamento orientato ad uno scopo e ripetuto con parole e gesti di significato altamente simbolico. È così che mito, rito e simbolo diventano un circuito volto alla soluzione della crisi, astraendo dalla storia reale in cui agisce il negativo.  Quando è il negativo a prevalere, e questo accade in fasi particolarmente drammatiche dell’esistenza umana (come la morte di una persona cara), può manifestarsi una crisi radicale, una “funesta miseria esistenziale”, per cui l’ethos del trascendimento non riesce più a risolvere la crisi nel valore e la mancata valorizzazione fa perdere anche l’operabilità sul reale. L’attività etica della valorizzazione è necessaria per impedire la destrutturazione dell”esserci”, in quanto il “vitale” vede per intero invaso il suo spazio, quello dell’intersoggettività e il rapporto con il mondo. Avviene allora che “la presenza abdica senza compenso”.  L'elaborazione del lutto ed il pianto rituale antico Magnifying glass icon mgx2.svg  Morte di Gesù negli studi antropologici e Planctus. Organizza una serie di spedizioni di ricerca in Lucania, accompagnato da un’equipe interdisciplinare, tra cui Vittoria De Palma, anche lei etnologa e compagna di vita e con l’utilizzo di strumenti quali il magnetofono e la cinepresa, innovativi rispetto all’indagine folklorica classica. Riconnettendosi a Il mondo magico, decide di concentrarsi sul lamento funebre e la “crisi del cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle ritualità legate ad una crisi esistenziale tra le più gravi, come quella che segue la perdita di un caro, e il pianto e il dolore collettivi che rappresentano la “crisi della presenza”, della propria e di tutti, minacciata dalla morte. Il pericolo del lutto è dunque quello dell’annullamento totale.  In Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria affronta anche il senso della morte di Cristo in rapporto alla condizione esistenziale dell'uomo nel mondo ed al momento traumatico della esperienza della morte dei propri cari. Di fronte alla "crisi del cordoglio" che può portare al crollo esistenziale, emerge la esigenza di elaborare culturalmente il lutto, nella forma socialmente codificata del rito. La consolazione offerta dal credo religioso riconduce a forme sopportabili la carica drammatica del lutto, riferendola simbolicamente alla morte tragica di Cristo sulla croce, forme che consentono di ritrovarsi uguali nel dolore, ma che diventano anche promessa di resurrezione.  «È possibile interpretare la genesi del protocristianesimo come esemplarizzazione di una storica risoluzione del cordoglio che trasforma Gesù morto in Cristo risorto e il morto che torna nel morto-risorto presente nella chiesa e nel banchetto eucaristico. Le apparizioni di Cristo dopo la morte testimoniano la Resurrezione e la presenza di Cristo nella chiesa sino al compimento del piano temporale di salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello S.S. inaugura l'epoca in cui il morto-risorto è con i credenti sino alla fine, per donare la spinta alla testimonianza missionaria. Il Cristianesimo diventa un grande rituale funerario per una morte esemplare risolutiva del vario morire storico e come pedagogia del distacco e del trascendimento rispetto a ciò che muore (il che poteva aver luogo solo in quanto il morto era l'unto dell'Uomo-Dio)". Abbiamo un esempio storico di soluzione della crisi e la garanzia mediante la fede della presenza del Risorto nella comunità. La celebrazione eucaristica rappresenta contemporaneamente l'evento passato di un Cristo al centro del piano temporale di salvezza (mito che garantisce e fonda la salvezza futura) e l'evento futuro della definitiva Parusia.»  De Martino indaga la persistenza, nelle realtà marginalizzate della Lucania, del pianto funebre, come “riplasmazione” del planctus irrelativo, rito antichissimo e diffuso prima del Cristianesimo in tutta l'area mediterranea. La destorificazione dell’evento luttuoso, soggettivamente vissuto, permette di riportarlo ad una dimensione mitico-rituale, e dunque al superamento della crisi.  Su questi temi si è soffermata una sua studentessa e collaboratrice, lEpifani, nella commedia La fuga, scritta a dieci anni dalla sua scomparsa.  Saggi: “Naturalismo e storicismo nell'etnologia” (Laterza, Bari) – l’ennico – Grice: “Italians cannot pronounce ‘-tn-‘ so that the etnico becomes ‘ennico’!” --; “Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo” (Einaudi, Torino); “Morte e pianto rituale nel mondo antico: dal lamento pagano al pianto di Maria” (Einaudi, Torino);  “Sud e magia La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud” (Feltrinelli, Milano); --  cf. Grice, magismo – two kinds of magic travel, carpet route-travelling, routeless travel – the exercise of judgment --“Furore, simbolo, valore” (Saggiatore, Milano); “Magia e civiltà. Un'antologia critica fondamentale per lo studio del concetto di magia in occidente” (Garzanti, Milano); “Mondo popolare e magia in Lucania” (Basilicata, Roma-Matera) -- Grice: “There are two types of magic actually: carpet flying and disappearance!” – “La fine del mondo -- contributo all'analisi dell’pocalissi” (Einaudi, Torino); “La collana viola” (Boringhieri, Torino); “Re-ligione, comunismo [lavorismo] e psico-analisi” (Altamura, Roma) Compagni e amici” (La nuova Italia, Firenze); “Storia e Meta-storia”“i fondamenti di una teoria del sacro” (Argo, Lecce); “Note di campo: spedizione in Lucania” (Argo, Lecce); “L'opera a cui lavoro: apparato critico e documentario alla Spedizione etnologica in Lucania” (Argo, Lecce); “Una vicinanza discrete” (Oleandro, Roma); “I viaggi nel Sud” (Boringhieri, Torino); “Panorami e spedizioni” (Boringhieri, Torino); “Musiche tradizionali del Salento” (Squilibri, Roma); “Scritti filosofici” (Mulino, Bologna); “Dal laboratorio del mondo magico” (Argo, Lecce); “Ricerca sui guaritori e la loro clientele” (Argo, Lecce); “Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione nel Salento” (Argo, Lecce); “Promesse e minacce dell'etnologia”; G. Angioni, Una scuola antropologica sarda?, in “Sardegna: idee, luoghi, processi culturali” (Roma, Donzelli); “Antropologia e il comunismo del lavoro”; “Marxismo e religione”, “Il folklore pro-gressivo, in l’Unita’, “Teoria antropologica e metodologia della ricerca, L'asino d'oro ; Il mondo magico, ed., Torino, Rèpaci, G. Angioni, Fare dire sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Nuoro, Il Maestrale, M. Baldonato e B. Callieri, Soglie dell'impensabile. Apocalissi e salvezza, Rivista sperimentale di freniatria: la rivista dei servizi di salute mentale (Torino: [Milano: Centro Scientifico; Angeli). R. Beneduce, Un'etno-psichiatria della crisi e del riscatto, "aut aut", S. Fabio Berardini, Ethos Presenza Storia. La ricerca filosofica, Trento  Giordana Charuty, Le precedenti vite di un antropologo, Angeli, Milano,  P. Cherchi, Dalla crisi della presenza alla comunità (Napoli, Liguori); P. Cherchi, Il peso dell'ombra: l'etnocentrismo critico e il problema dell'auto-coscienza culturale, Napoli, Liguori, P. Cherchi, Il signore del limite: tre variazioni critiche (Napoli, Liguori); S. Matteis, Il leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario intellettuale, Napoli, d'If, Donato, La Contraddizione felice? Martino e gli altri, ETS, Pisa, M. Epifani, La fuga. Opera teatrale, Roma,  riedita da La mongolfiera edizioni e spettacoli; F. Faeta, I viaggi nel Sud, Boringhieri, collana «Nuova Cultura», F. Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente. Laterza, Bari); Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Mariannita Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice,  Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani M. Massenzio, L’antropologia, in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, stituto dell'Enciclopedia italiana Treccani A. Momigliano, Recensione a "La terra del rimorso", in Rivista storica italiana, Quarto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico,  Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, G. Sasso, M. Fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis, Taviani, Ridere un mondo, Roma, Aracne, Zanardi, Sul filo della presenza. Fra filosofia e antropologia. Unicopli, Tabacchini, Dramma e salvezza: il carattere protettivo del mito in G. Leghissa, Enrico Manera, Filosofie del mito nel Novecento, Carocci, Roma. A. Rigoli, Magia ed etno-storia, Boringhieri, Torino); B. Croce Vittorio Lanternari Claude Lévi-Strauss Diego Carpitella, “Tarantismo” -- Altan Alberto Mario Cirese G. Angioni Antropologia culturale P. Cherchi Scuola antropologica di Cagliari A. Gramsci Storia delle religioni Etnologia Pizzica, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  M. Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, VDizionario biografico degli italiani,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  siusa. archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Massenzio,  M. e l'antropologia, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Recensione a Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria. Recensione a Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo. Pagina autore Liber Censor.net  di Ernesto de Martino, Istituto Ernesto De Martino, su iedm. Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su sms de martino.noblogs.org. Interpretazioni dell'apocalisse: le tre edizioni de La fine del mondo di Ernesto de Martino, su L’analisi e la classe, "Intorno a una storia del mondo popolare subalterno", su Academia.edu. Grice: “The more Martino speaks of ‘meridionale’ and ‘sud’ the less I’m willing to qualify him as an Italian philosopher simpliciter – so I categorise him as a representative of ‘filosofia del sud’ or ‘filosofia meridionale’. Ernesto de Martino. Martino. Keywords: religione civile, magismo – essercizio del giudizio – viaggio magico en route – carpet route travelling – o routeless --. Luigi Speranza, “Grice e Martino” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Masci: l’implicatura conversazionale -- critica della critica della ragione – implicatura solidale – filosofia abruzzese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Francavilla al Mare). Filosofo italiano. Francavilla al Mare, Chieti, Abruzzo. Grice: “But perhaps more interesting that his explorations on the judicative are Masci’s conceptual analysis, and fascinating ‘natural’ history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice: “Like Masci, I make a conceptual connetction between willing and free-will.” – or “volonta” e “liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has philosophised on forms of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what he calls the psycho-physical materialism. Also on what he calls the psychological parallelism – He spent a few essays on quantification and measurement in atters of the soul -- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in psychology. He has opposed ‘conoscenza’ to ‘credenza’ (cf. my knowledge and belief), and further, ‘conosecenza and pensiero’, knowledge and thought.  Nato in una famiglia della borghesia abruzzese, perse il padre all'età di 4 anni. Frequenta il collegio Giambattista Vico di Chieti e, completati gli studi liceali, e allievo di MOLA, che gli insegna filosofia. Inizia  gli studi di giurisprudenza all'Napoli, dove si laureò ed in seguito studiò scienze politico-amministrative. Comincia ad approfondire le sue conoscenze filosofiche grazie alle lezioni tenute da Spaventa nella stessa città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e dallo stesso Spaventa, al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant e Hegel.  Ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia  a Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu consegnata a Pisa. Inoltre venne nominato vincitore di un concorso della Reale Accademia delle scienze morali e politiche grazie ad un saggio sulla Critica della ragion pura. Divenne libero docente di filosofia teoretica all'Napoli e, l'anno successivo, di storia della filosofia presso l'Pavia. Abbandona l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove era stato nominato professore straordinario di filosofia morale. All'istituto scolastico lasciò numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne Professore all'Napoli.  Ottenne la carica di rettore dell'Napoli e di consigliere comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera politica fu eletto deputato dal collegio di Ortona al Mare per la legislatura e fu un sostenitore di  Annunzio. Entra nel Senato del Regno, dove intervenne più volte sul tema dell'istruzione pubblica. Sosteneva la maggiore importanza della formazione classica rispetto a quella tecnica o scientifica nelle scuole secondarie.   Liceo scientifico "Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente dell'Accademia di lettere ed arti della Società Reale di Napoli, socio della Regia Accademia dei Lincei, membro del Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica e di altre istituzioni culturali. Presso i lincei difese l'importanza di Kant e Fichte in contrasto con le parole di Luzzati che li aveva criticati per essere filosofi tedeschi. S’erige un busto commemorativo a Francavilla al Mare e il neonato liceo scientifico di Chieti fu intitolato in suo onore. Nel corso della sua carriera conobbe Scarfoglio e Annunzio, che continuò a frequentare negli anni successivi. Inoltre fu tenuto in grande considerazione da Spaventa. Compone “Pensiero e conoscenza”, in cui sono racchiusi gli aspetti più importanti della sua filosofia. Ha molteplici interessi (filosofia, psicologia, sociologia, pedagogia, diritto e storia) ed è considerato uno dei più importanti esponenti del neo-kantismo o neo-criticismo, avendo rifiutato sia alcune posizioni di Spaventa, sia l'affermato positivismo di Ardigò, che esclude ogni possibile principio a priori della conoscenza. La ripresa della filosofia di Kant e segnata dalla convinzione che e sbagliato ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma anche dal tentativo di studiare la genesi psicologica delle categorie e quindi negare la loro formulazione numericamente rigida. Nel materialismo psico-fisico cerca di dimostrare l'unità tra anima e natura in una concezione psico-fisica della realtà, ma la sua filosofia e criticata da Gentile, anche a causa della mancata adesione al ne-oidealismo. Altri saggi: “Le forme dell'intuizione” (Vecchio, Chieti); “L’istinto” (Società Reale, Napoli); “Il materialismo psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli  Intellettualismo e pragmatismo, “Atti della Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità e misura nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Della misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e conoscenza matematica. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e conoscenza”  -- “I like the latest bit, where he discusses the reciprocity of the faculties” – Grice.)  Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero e conoscenza,”Bocca Editori, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italian astrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note  Schede di personalità abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo).  Storia del liceo M. e biografia, Liceo M.).  Discorso di commiato per la morte di Masci, su notes 9. senato. Pietrangeli, M. e il suo neocriticismo, Milani, Padova, Gentile, M.: dal criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs, Chieti. Giuseppe Landolfi Petrone, M., Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Atreccani Enciclopedie , Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M., in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere M., su Liber Liber.  Opere di M., su open MLOL, Horizons Unlimited srl.  M., su storia.camera, Camera dei deputati. M. su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Differenza tra la filosofia e le scienze pparticolari. Oggetto  della Filosofia. La Gnoseologia e la Filosofia prima come parti fondamentali della Filosofia generale. Distinzione dei sistemi filosofici, loro significato e importanza. Distinzione delle altre parti della Filosofia generale ed applicata, partizione  e limiti della Filosofia elementare. LOGICA PRELIMINARE. CONCETTO DELLA LOGICA E SUE ARTI. La Logica come scienza formale e dimostrativa, sua definizione. Importanza della Logica. Suo rapporto con le altre  parti della Filosofia e con la scienza. Pensiero e conoscenza; divisione generale della Logica. Nozioni preliminari sulle formo elementari, concetto, giudizio, sillogismo; forme metodiche. I PRINCIPII LOOICI.   Determinazione dei principii. Il principio d'identità. Il principio di contraddizione, valore di questo  principio. Il principio di terzo escluso. Il  principio della ragion sufficiente. Valore dei principii  logici. Illustrazioni filologiche. Logica, dialettica, annliticn, elementi, c oncetto , nota, rappresenzione, teoria. Teorema, problema/Speculativo. Astratto e concreto, soggetto ed oggetto, contenuto ed estensione, analisi e sintesi. Teoria delle forme elementari.  Il concetto. Formazioni: k natura dei. concetto.  Il concetto e l’astrazione. L'iinagine concettuale. Il concetto e la parola. Caratteri del concetto. Il concetto e l'essenza. Il concetto e il giudizio. II. CONCETTO CONSIDERATO IN SE STESSO. Lo note, loro significato rispetto all'unità del concetto, e loro  ordine in esso. Concetti nstrutti e concreti; qualità,  generi, specie, forme diverse dell'astrazione. Nota e  parte, concetti di relnzioue, Contenuto ed estensione  dei concetti, rapporto tra il contenuto e 1' estensione. Contenuto ed estensione nei concetti di relaziono. Della  chiarezza del concetto. Il concetto considerato in rapporto ad altri concetti.  Rapporto d identità e diversità, concetti equipollenti e concetti reciproci, significato delle parole sinonimo ed omonimo. Rapporto d'opposizione, concetti limitativi e privativi, concetti in opposizione contraria reciproca. Rapporto «li  subordinazione e coordinazione, contiguità ed interferenza dei concetti, i sistemi dei concetti. Subordinazione e coordinazione dei concetti di relazione, condizione e condiziauato, principio e conseguenza. Le categorie. Categorie grammaticali, logiche e gnoseologiche, classificazione aristotelica delle categorie, differenza tra le categorie logiche  e le grammaticali. Le categorie gnoseologiche, la classificazione kantiana, Le categorie di .sostanza e di  causa; il numero come epicategoria. Grammatica e Logica.  Elementi materiali ed elementi formali del linguaggio. Influenza del pensiero sul carattere formale della lingua. Influenza delle forme grammaticali sullo sviluppo del  pensiero. Il Giudizio. Del giudizio in generale.  Definizione logica del giudizio, le definizioni realistiche e le  logiche, teoria del Brentano, Elementi dol giudizio,  Della classificazione dei giudizu.  La classificazione tradizionale dei giudizii e il suo fondamento logico. Discussione delle obiezioni contro d i  essa, Forme dei giudizii secondo la qualità -- il giudizio affermativo e le varie specie d'identità da esso espresse; il giudizio negativo, sua essenza e sue forme principali, limite della  predicazione negativa; r) il giudizio infinito, se è una forma a sé  rapporto te» l affennaaione e la negazione nel giudizio infinito,’  Jorme dei giudizi! secondo la quantità; il giudizio universale, sue forme quantitativa e modale; il giudizio par-   6 ÌUdUttÌV “' se sia ™specte «ordinata  de universa ' 6 ;^! 1 giudeo individule, sue forme si laro   Polme ?-’ sua ,. ,rre f ucibiIità al giudizio universale, p. ICO  Forme de. giudizi, d, relazione; a) il giudizio categorico sua funzione sua irreducibilità; ») il giudizio ipotetico, se Sia .m giudeo   Ino g j 17 - 1 1 ?°|. etl ° 1 ' c> ’’ S lm,izio disgiuntivo, suo significato  logico condiziom di validità; si mostra che non iuchiudfn con  catto della re^rocità d' azione ed è un giudizio dell’estensione,   ft* e   giuiUzi. modali, critica delle obiezioni del Sigivi | deMVundt  Dki GIUDIZII COMPOSTI.   Natura dei giudizii composti, loro specie, p. 171 s U Ghi   notti ::rr u >i r f eiazìoue <,mogen,;u 172 -§ m. (h^ CO m-   post. a relazione eterogenea, Giudizii contratti, Qnadro generale di tutte le forme dei giudizii, p. no. Giudizi analitici e sintetici.   r t i I | GÌ j d !? ÌÌ analitici - sintetici, e sintetici a priori, II  -ritmile della teoria dei giudizii sintetici a priori, significato vero  di questa teoria, Giudizi! empirici e giudizii a priori.  Delle relazioni dei concetti nei giudizii DELLE RELAZIONI DEI GIUDIZII.  Attribuzione del predicato ni soggetto nei giudizii, Dipendenza delle relazioni dei giudizii dulie relazioni del loro  contenuto, relazioni immediate, e mediate, e specie della prima  tecnica dei raziocina immediati, e schema della subalternuzioue e  dell opposizione dei giudizii. Delle trasformazioni dki annui Trasformazioni quantitative e modali per subalternazione, Trasformazioni quantitativo-qualitative e modali por  opposizione, Trasformazioni por equipollenza qualitativa, per equipollenza della relazione, per equipollenza tra la  quantità o la modalità, Teoria delle reciproche, suo  valore logico; teoria delle reciproche universali affermative ; caso  delle reciproche condizionali, (teorema di Hauberì. Lo reciproche universali negative. Lo reciproche particolari affermative e negative,  Teoria della contrapposizione, Si prova  che le reciproche e le contrapposto delle proposizioni universali  sono, quando sono possibili, vere illazioni, Il Sillogismo.   Ragionamento e Sillogismo. I gradi del sapere e le vie della ricerca, sillogismo e induzione, Strutturo del sillogismo e sua definizione,  La sillogistica aristotelica e la sillogistica delle  scuole, generalizzazione logica e generalizzazione scientifica, l'universale come fondamento ili qualunque dimostrazione, Il sillogismo categorico. Regole gonerali del sillogismo. Figure sillogistiche, Modi generali del sillogismo, e modi speciali  di ciascuna figura, Valore delle figure sillogistiche,  la quarta figuro, Specie del sillogismo; 1' entimema,   la sentenza entimematica, l'epicherema, il polisillogismo, Il sorite; sorite deduttivo e sorite induttivo, Rapporto tra la vorità dell’ illazione e la verità delle premesse  SILLOGISMO IPPOTETICO E IL SILLOGISMO DISGIUNTIVO. Il sillogismo ipotetico: impossibilità di ridurre 1 una all altra  le forme del sillogismo; sillogismo ipotetico con termine medio,  sillogismo ipotetico senza termine medio e suoi modi, Il sillogismo disgiuntivo e sue formo, Il dilemma, sue forme, sue regole,  Del riii Nciptp e dui. valore del sillogismo.   Esposizione ed esame delle obiezioni contro il valore dimostrativo del sillogismo, Critica della teoria del Mill,  che ogni ragionamento, e quindi anche il sillogismo, e un inferenza  dal particolare al particolare, Esame della quistione  se il sili ogismo sia la forma generale del raziocinio, Del principio fondamentale del sillogismo; se sia materiale o formale; i principii aristotelici e quelli del Lambert. Si dimostra che il  sillogismo si fonda sugli assiomi logici e sul principio della sostituzione dell'Identico, Teoria pei. Metodo  Metodo sistematico   Oggetto e parti del metodo; oggetto e parti del metodo si  stemutico, La definizione.   Elementi della definizione ; come 1' individuazione del concetto sia effetto della loro composizione,  Le definizioni come principii proprii nelle scienze deduttive e induttive, Concetti indefinibili e loro specie ; forme approssimate della definizione, e loro valore assoluto e comparativo, Definizione nominale e definizione reale, specie della definizione nominale, la definizione nominale induttiva; la definizione reale,  definizioni riversibili, difficoltà opposte delle definizioni metafisiche  «d empiriche, metodo delle definizioni reali induttive, definizioni reali  deduttive, Definizioni analitiche e sintetiche, la definizione genetica, Regole delle definizioni, Divisione e Classificazione. Concetto della divisione, e sue regole, Da dicotomia, sue specie, suo valore logico, La classificazione scientifica, suo fino; le classificazioni per qualità apparenti;  la classificazione tassonomica e la classificazione per serio, La classificazione per tipi , sue specie; inferiorità della classificazione per tipi alla classificazione per definizioni, Le classificazioni genetiche ; come siono apparecchiate dalla  fase comparativa delle scienze; Jifficoltà delle classificazioni genetiche, loro perfezione rispetto a tutte le altre,PnOVA DEDUTTIVA K J'HOVA INOUTTIVA.   Oggetto della prova; i principii di prova e loro specie; specie  •della prova, La prova deduttiva, sue forme logica e  causale, analitica e sintetica. Procedimenti e modi varii della prova  deduttiva analitica, Sqhema della prova induttiva;  la teoria dell’induzione in Aristotele, Bacone, Hume e Milli;  verità ed errore della teoria del Mill; so il calcolo dello probabilit à,  o il principio d'identità possano essere fondamento deU'induziono,  Differenza dell'induzione dall' associazione psicologica; solo fondamento della logica dell'induzione la dipendenza  della realtà da principii a da cause come una legge necessaria del  pensiero e dell'essere. L'induzione come operazione inversa della deduzione, limiti di questa teoria, Delle forme di ragionamento che sembrano, ma non sono induzioni II postulato  dell'uniformità delle leggi di natura, come debba intendersi, e quali  sieno propriamente leggi ili naturu: rapporto del postulato col principio di causa; si mostra che questo assicura non solo l’uniformità  degli effetti, ma anche l'uniformità delle cause, Gradi  dell'induzione; di verse condizioni della sua val idità nelle scienze  della natura e in quelle dello spirito; l'induzione nelle Matematiche, La PROVA ENTIMEMATICA E L'ANALOGICA.  La prova entimematica, sue specie, suo uso o valore essen¬  ziale nelle ricerche scientifiche, suo carattere deduttivo, Tecnica del ragionamefl4£jmjjlo£ieo, somiglianze e differenze  dall induzione, in che senso e in che limiti debba intendersi che  è un’inferenza dal particolare al particolare, Rapporto tra l'analogia c l'as sociazione psicolo gica: il nesso tra la funziono logica e la psicologica come causa dell'uso larghissimo dell'analogia nella prova scientifica, e dei facili errori ili cui è causa,  L a ngioma perfetta e l'impe rfetta, grudi di quest'ul-  tima, e limiti della~sua validi^, p. ,'!tt "Tj Y. L'analogia d'identità  e l'analogia «li coordinuzione, La prova indiretta.  Tecnica della prova indiretta , sue forme contraddittoria e  disgiuntiva; e rrore d ella L gica tradizionale che ammette solo l a  prim a: critica delle contrarie teorie del Sigsvart e del Wundt,  La prova indiretta disgiuntiva multipla, e l’ alternativa; la prova indiretta contraddittoria, Paragono tra  la prova diretta e l’indiretta; casi del loro uso cumulati vo, e funzioni in essi della prova indiretta, 1 PUINUIPII DI PROVA.  Necessità che vi siano princi pii primi ; j vr indpii proprii,  Specie dei principii; d efinizi oni, ipotesi, postulati,  a ssio mi; caratteri logici di ciascuno di essi e loro funzioni; discussione sui caratteri dell’assioma, Il criterio della certezza consiste nell'inconcepibilità del contraddittorio, e nei postulati della verit à d ell' esperienza ~~e ifolLy informità della natura,  Sofismi .  Se la Sofistica sia una parte della Logica, Difficoltà di dare  una buona classificazione dei sofismi, esame delle classificazioni di Aristotele, del Whately e dello Stuart Alili; ragioni di ridurre i .sofismi a tre classi secondo che riguardano o le premesse, o l'illazione, o la conseguenza logica della prova, n. 3( il - Sofismi  verbali e so fismi morali , p. Sili — Sofisrnìuigici relativi alle  premesse; loro specie, premesso apparentemente vere, petizione di  principio , inversione tra principio e conseguenza, Sofismi relativi all'i llazi one, loro specie, 1 'ignorano elenchi, e il ai-  auto» probare nihil probare, So fismi r i rr» |a conse-   Metodo inventivo.   Oggetto o parti del metodo inventivo, Dei metodi ikdutitvi. Analisi dell'idea di legge; leggi normative, causati, matematiche. Definizione della legge, Oggetto della ricerca   induttiva sono le leggi causali; distinzione ili esse dalle leggi di consistenza. Il concetto.sperimentale della causa. Caratteri fondamentali della causalità nella natura; la pluralità delle cause, lu molti-  plicità delle serie causali, hi composizione a collocazione delle causo,  la trasformazione delle cause, la causalità unilaterale e reciproca,  L’osservazione scientifi ca: il suo carattere fondamentale è la prevalenza del ragionamento sulla percezione. Precetti a  cui deve conformarsi. Le tre operazioni nelle quali si risolve sono,  l'analisi, l'eliminazione, la generalizzazione. Osservazione esterna  od interna, L'esperimento, suo maggior valore rispetto  all induzione. Necessità di mezzi superiori di ricerca sperimentale,  i metodi induttivi, Logica. ? o: t    guenza logica della p rova: s ofismi dedu ttivi, loro specie, sofismi di  conversione e di opposizione, sofismi por inosservanza delle regole  sillogistiche circa la qualità o quantità dell'illazione in rapporto  alla qualità e quantità dello premesso, sofismi di divisione e di  composizione, sofismi a dirlo secondimi quid ad ilictum simplieiter,  et secundunr alterimi quid. Sofismi induttivi; sofismi  di osservazione, loro specie; sofismi di generalizzazione, loro specie;  i sofismi di falso analogio derivanti dall'uso delle metafore sognano  il limite di transizione dai sofismi di pensiero ai verbali p. Dki metodi induttivi.   (muti nuaz unir)  Metodi induttivi in Bacone, Herschell e Stuart Mill, Il metodo di concordanza, Il metodo di differenza, e il metodo di concordanza negativa, Il metodo delle variazioni, Il metodo dei residui; uso cumulativo dei metodi induttivi, Limiti del valoro dei  metodi induttivi dipendenti dalla mol teplicità delle cause p ^dOili  di uno stesso effe tto, e dalle complicazioni delle cause. Necessità  dell'integrazione deduttiva per ricollegare le parti del procedimento  induttivo, Dei. metodo deduttivo.   Oggetto e forme del procedimento inventivo deduttivo ; uso  di questo procedimento nelle scienze razionali, il valore delle ijw-  tcsi in queste dipende dall'inversione del procedimento deduttivo.  Applicazione del metodo alla risolupiona dei problemi ; necessità  della dcdueione dei concetti come fondamento di esso, 11 proce dimento deduttivo nelle scienze eimteri che causali; suppone  l'induzione anteriore delle leggi causali più semplici, o consiste o  in una riduzione o in una sintesi. Necessità j ella itjerificazio D e. Il procedimento deduttivo da i uotegi causali. C ondizioni cIVih i-  missibilità delle ipot esi, Condizioni di neiificazione ;  verificazione completa e incompleta.gradi di ciascuna, osompii. p.tòO. Discussione delle cr itiche mosse all'uso dol imi unteci. Importanza dello ipotesi, e largo uso di esse in ogni ramo di scienze come  condizione del loro progresso ; condizioni soggettive ed oggettivo  delle vere ipotesi scientifiche, Haitouti tua l'induzione e la deduzione.  Divisione delle leggi in primitive e secondarie, o delle secondarie in empiriche e derivate ; limiti relativi della loro estensione,  Si mostra con l'esame dei variimodi di spiegazione  di un fenomeno, che spiegare è dedurre. Limiti della generalizzazione  nella scienza, Significato relativo della distinzione  delle scienze in induttive e deduttive ; tendenza generale delle scienze  a diventare deduttive ; difficoltà di tale trasformazione, ed Muti che  riceve dall'applicazione del Calcolo, I P li O. Definizione logica del problema, distinzione dei problemi in  ipotetici ed assoluti, e modo di risolverli, I problemi  antitetici, modi di risolverli, VEBISIMIOLIANZA QUALITATIVA.  Verisimiglianza Qualitativa e verisimiglianza quantitativa: norme logiche della prima, Delle ragioni di non credere  alle testimoniauzo contrarie a leggi causali note, Ul. e  alle uniformità non causali, Delle ragioni della incredibilità delle coincidenze e delle serie, Veiusisik; manza quantitativa. II calcolo delle probabilità e le sue norme fondamentali, I suoi presupposti: in che senso e in che limiti è vero che il  calcolo dello probabilità suppone l'ignoranza delle condizioni qualitative dell'evento, Il calcolo delle probabilità come  procedimento di eliminazione del caso; concetto logico del caso, Eliminazione del caso rispetto all'effetto; olimiuaziona del caso  rispetto alla causa, Metodi delle Matematiche.  Le Matematiche come scienze deduttive, I Metodi dell'Aritmetica come metodi di formazione dei numeri; il siste¬  ma di numerazione, e le operazioni,  L' Algebra come  scienza delle funzioni: notazioni algebriche; l'Algebra come scienza  dell'equivalenza dei modi di formazione delle quantità, La Geometria come scienza dell'equivalenza delle grandezze; i tre  metodi principali della Geometria elementare, la risoluzione delle  figure; le c ostruzioni ausilia rie, le c ostruzioni genetic he . L'induzione in Matematica, Estensione e limiti   dell applicazioue dello Matematiche allo altre scienze, METODI DKU.K SCIENZE BTOBIOHK.   La testimonianza come nnirp [iri-mH-Jal Wvoi!i|-à 'lei fatt i stormi; valore Tjel rritijrio I ntrinse co, la verisijjiigliuuza; necessità del  criterio estrinseco, cioè desumo dalle reiasioni di tempoo luogo del  racconto col fatto. Valore della leggenda per la storia. S li.Monumenti; monumenti preistorici, f ihdmria o s|^ ri,i p .ts-. g m.  Monumenti storici, maggior valore di essi in confronto con lu testimo-  niuiiza; le due quistioni possibili rispetto a questa, l'autenticità e la  credibilità; Iti credibilità è tanto maggiore (pianto più è possibile  riportare il racconto alla percezione diretta come a causa- Maggior  valore della tradizione scritta e suoi limiti, L'autenticità è tanto  maggiore quanto maggiore i- la possibilità di escludere lo falsifica -  zioni e le alterazioni, i ncertezza e limiti della tradizione orale,  esempio del valore storico dell’ epopea francese, I  criteriidei numero e della credibilità dei testimoni, Passaggio dai fatti alle leggi ; s cienze storiche e sociul i. p. Dei metodi ueij-k scienze storiche, Tre specie di melodi por la ricerca delle leggi storiche: critica del metodo deduttivo astratto,Critica della teoria  antropologica. Critica dell'analogia biologica, Critica dal materialismo storico .Critica della  aeuola .dorica, L'indeterminismo storico, e la scuola  psicologica, Il metodo deduttivo inverso o storico,   funzione essenziale dell'Induzione in esso, le leggi storiche come lci/</i  di tendenze. \ ili Insnflii-ionza iL-1 |n'i n• i < 1 i nn •( 1 1• » induttivo   desunta dalla natura delle uniformità accertate dalla Statìstica, p.  òli Si IX. Si mostra che lutti i metodi hanno n p valore limit ato  nella rìcercu delle leggi storiche,e che tutti possono essere utili, se  subordinati al metodo deduttivo inverso. Concetto della Filosofia  della storia, LA SOCIETÀ, IL DIRITTO, LA MORALITÀ. L'aspetto sociale perla coscienza di sè, S I. L'io sociale, sua formazione, sue fasi di sviluppo, Identificazione dell'io sociale con l'io formale, l'io come principio sociale, LA SoCIETA. Condizioni comuni della vita sociale animale ed umana, e condizioni proprie di questa. Le società animali, Diffe renza tra la società umana e l'animale. La teoria biologica, e l'ato mistico-contrattualista. Se la società sia una realtà indipendente dalle coscienze individuali, Definizione della S o cietà. CAPO III. LE FoRME soCIALI PRIMITIVE E IL LoRo svILUPPo. Il gruppo sociale primitivo, il costume, la sanzione religiosa, organizzazioneprimitivadell'assicurazionesociale. Ori gine dello Stato, il diritto e lo Stato, DIRITTO E MORALITA'. Unità primitiva delle regole della condotta, separazione pro gressiva della religione, della morale e del diritto. Dif ferenze tra la morale e il diritto, Caratteri differen ziali derivati, Rapporto fra il diritto e la moralità; concetto dell'Etica come scienza, La Coscienza morale. I GIUDIzn vALUTATivi MoRALI. Giudizii di cognizione e giudizii di valutazione, i giudizii valutativimorali, La teoria dei valori in Economia, La teoria che pone il principio della valutazione m o rale nel sentimento, Una forma speciale di questa, la teoria dei valori normali, Esame della teoria sentimen talistica, Il senso morale, la simpatia, la pietà, I GIUDIziI VALUTATIvi MortALl. Il sentimento non può essere principio di valutazione morale, perchè è mezzo non fine, e perchè è correlativo delle idee, e prende nome da esse. Il sentimento del rispetto morale (Achtung) secondo Kant. Si mostra che la ragione può operare sul sentimento, e che èilgiudiziodivalorequellochelodetermina, Esame della teoria appetitiva e della volontaristica dei valori morali, La teoria biologica dei valori,Il carattere ra zionale della valutazione morale provato, a) dalla necessità del cre terio morale, e dalla dipendenza del sentimento da esso; b) dalla sistemazione finalistica dei valori morali; c) dal carattere scientifico dell'Etica; d) dalla idealizzazione progressive del sentimento morale, ANALISI DELLA cosCIENZA MORALE. Coscienza morale e coscienza psicologica, genesi della c o scienza morale nell'individuo, l'equazione personale della moralità, Genesi della coscienza moralesociale, suo procedimento dal particolare all'universale, Contenuto ed unità della coscienza morale, Autorità della coscienza morale, san zione, Sentimento morale, affinità del sentimento m o rale col sentimento religioso, L'idea del dovere come categoria morale ultima; essa suppone il dualismo morale, ed è la condizione del progresso morale. Critica della teoria psicologica. Dovere e diritto. La subordinazione dei doveri dipende dal grado della loro universalità. Coincidenza del dovere e del bene.ANALISI DELLA CosCIENZA MORALE. La volontà morale, esame della teoria che il fine giustifica i mezzi,Il carattere psicologico e il carattere morale, Teoria aristotelica della virtù, che è un abito, che è una medietà; critica di questo secondo carattere. Classificazione ari stotelica delle virtù. La teoria kantiana, e sua opposizione con la precedente. La loro conciliazione si può avere se si concepisce la virtù come la sintesi superiore della coscienza morale, Se possa concepirsi l'estinzione della coscienza morale,Le basi della moralità. LA LIBERTA' MORALE. Rapporto teorico tra la libertà e la moralità, antinomia tra la libertà e la causalità, vicende storiche del problema, i tre punti di vista dai quali deve essere considerato, La libertà d'indifferenza, argomenti indeterministici, il numero infinito, il nuovo, i casi d'indeterminazione nella natura, il caso, la statistica. La li bertà intelligibile di Kant; teoria del Bergson, la causalità ridotta all'identità, e la libertà creatrice. La libertàela testimonianza della coscienza; argomenti opposti dei deterministi e degl'indeterministi; il risultato della disputa non è favorevole alla libertà d'indifferenza, LA LIBERTA' MORALE. La libertà e l'ordine morale, libertà e responsabilità, loro nesso necessario. Contro di questo non valgono nè la critica dell'idea di sanzione, che lo nega, nè l'idea dell'autonomia che non lo spiega,  La libertà d'indifferenza in contrasto con la respon sabilità, questa ammette la causalità del motivo; ilrimorso e lo sforzo morale ne sono prova, Esame del criterio della pre vedibilità degli effetti dell'azione, La libertà morale s'identifica con la causalità dell'io; la teoria psicologica dell'auto coscienza e quella della volontà, come potere d'inibizione e d'im pulso proprio dell'io, sono la dimostrazione di questa causalità. I n stabilità delle condizioni psicologiche della causalità dell'io, con solidamento di esse nel carattere morale, La respon sabilità morale richiede come suo fondamento una formazione psi cologica identica per tutti, quindi non potrebbe riconoscerlo nel temperamento o nel carattere psicologico. Differenza del consenso teoretico e dell'adesione pratica in cui consiste la libertà. Rapporto della responsabilità con lo stato d'integrità della causalità dell'io,e loro variazioni correlative. Suo rapporto con l'educazione della v o lontà. La libertà e la vita sociale, intimo rapporto della libertà con la solidarietà.  LA solIDARIETA' MORALE. Libertà e solidarietà; suggestione individuale e suggestione collettiva della solidarietà; la solidarietà nel dolore e la solidarietà nel progresso; la solidarietà e l'eguaglianza, p. La soli darietà economica, sua causa la divisione del lavoro; influenza di questa causa sulle forme superiori della vita sociale; anomalie. Li bertà, solidarietà, giustizia; loro nesso necessario, giustizia ed egua glianza, Se la divisione della voro possa essere considerata come il principio morale della solidarietà nelle società superiori; solidarietà nel diritto, nella storia, nell'arte, nella scienza, nella religione. L'unità morale della natura umana, e la giustizia come condizione della solidarietà, LA Giustizia, La giustizia come idea morale fondamentale; la giustizia come virtù, cenni storici, La giustizia come norma; teoria aristotelica, Teoria di Mill, La giustizia come unità della libertà e della solidarietà;lagiustizia nell'ordine economico, Giustizia e carità; il progresso morale, La legge morale.I sisTEM1 MoRALI. Classificazione dei sistemi morali. La morale eteronoma, La morale autonoma; isistemi sentimen talistici e gl'intellettualistici,  I sistemi aprioristici e gli empirici, I sistemi universalistici e gl'individuali stici, I sistEMI MORALI.  I sistemi soggettivi, l'edonismo e l'eudemonismo, I sistemi oggettivi, l' utilitarismo; utilitarismo individuale e utilitarismo sociale, l'utilitarismo nella filosofia dell' evoluzione (Spencer). Altre forme della morale oggettiva, la morale della perfezione, la morale del progresso, la morale del vi vere secondo natura, La morale biologica, socialismo e individualismo biologico, Critica della morale bio logica. Necessità di una morale razionalistica. LA LEGGE MORALE. S l. Differenza tra la legge naturale e la legge morale, carattere di obbligazione, altri caratteri della legge morale, Concetto del Bene; la prima formula della legga morale, l'univer  MAscI– Etica. -  – salità. La seconda formula della legge, la finalità. La terza formula della legge, l'autonomia. Unità delle tre formule. Il sentimento m o rale, Il carattere formale della legge morale kantiana; vecchie e nuove critiche contro di esso; parte innegabile di verità che è in esse. Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista gnoseologico, S Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista oggettivo,  L'accentuazione formalistica della dottrina kantiana come conseguenza dell'opposi zione contro l'empirismo morale, necessità della negazione del for malismo morale, e del dissidio tra la ragione morale e il sentimento morale. Valore storico e teorico dell'etica kantiana. LE FORME DELLA COMUNITÀ MORALE. INTRODUZIONE S I. L'Etica come scienza sociale; suoi aspetti ideale e storico. Le diverse forme della vita sociale: la famiglia, la società civile, lo Stato, la società religiosa. LA FAMIGLIA. S I. Cenni sulla storia della famiglia, la famiglia paterna, L'idealità morale nella famiglia. La famiglia dal punto di vista giuridico e dal morale; monogamia, fedeltà, indisso lubilità, divorzio. Critica della teoria che considera la famiglia come una forma transitoria della comunità morale, Il m a trimonio civile e il religioso; i rapporti tra i coniugi, e tra i geni tori e i figliuoli; la patria potestà,  LA SOCIETA' CIVILE. Concetto della società civile; in qual senso e in quali limiti si può dire che la società civile derivi dalla famiglia, la società ci vile e lo Stato, Le classi sociali, gli antagonismi so ciali e lo Stato, LA SoCIETA' CIVILE COME SISTEMA DEI DIRITTI PRIVAT1. Diritti personali e diritti reali, loro comune fondamento. D i ritto di libertà e sue specificazioni, la personalità morale e giuridica    –della donna, limitazione della seconda nella sfera del diritto pubblico; carattere sociale dei diritti personali, Dei diritti reali, la proprietà, suo fondamento psicologico e suo sviluppo sto rico; impossibilità di dare un fondamento esclusivo all'una o all'altra delle sue forme, la proprietà delle opere dell'ingegno, Le obbligazioni,lorospecie; il diritto contrattuale, sua natura, suoi limiti, Il diritto di associazione, sua natura, suoi fini, sua storia; le corporazioni medievali e le libere associazioni moderne. Varie specie di associazioni; le associazioni e lo Stato, DEL CONCETTO E DEI FINI DELLO STATO. Necessità dello stato, elementi ideali del concetto dello stato, Elementi materiali, il popolo e il territorio; fattori naturali e fattori spirituali della nazionalità, La sovranità, suo fondamente razionale; lo Stato di diritto, la costituzione, la personalità dello Stato, Definizione dello Stato, I fini dello Stato, loro distinzione in proprii e d'inte grazione, Limiti dell'azione dello Stato, I POTERI DELLO STATO. S I. Modi varii di distinguere i poteri dello Stato, Della divisione dei poteri, suo carattere relativo, Il diritto punitivo, suo sviluppo storico, Esame delle varie teorie sul fondamento del diritto di punire, G i u stizia civile e penale, delitto e pena, la pena come limitazione della libertà; la pena di morte, l'infamia, la gogna. Valore relativo degli altri fondamenti del diritto di punire. LA cosTITUzioNE E LE FORME DELLO STATO. Le costituzioni degli Stati, definizione, loro carattere storico, moltiplicità dei loro fattori,Le forme dello Stato, divi sione aristotelica, quali siano ancora vitali; necessità del governo rappresentativo, sue forme repubblicana e monarchica, e caratteri differenziali di queste, LE RELAZIONI FRA GLI STATI E LA PATRIA. Del diritto internazionale, se sia un vero diritto, sua distin zione in diritto pubblico e privato, Cenni storici, Diritto internazionale pubblico; la sovranità e le sue limitazioni; la sovranità territoriale e la libertà dei mari. Diritto di guerra e sue limitazioni. L'ideale della pace universale, Diritto internazionale privato, statuti personali e reali, dispo sizioni speciali, Se l'idea di patria sia un'idea transi toria, sua necessità storica e psicologica e doveri che ne derivano. Elementi più generali di questa idea, e formazione storica diversa pei diversi popoli. Patriottismo e imperialism. LA COMUNITA' RELIGIOSA, CHIESA E STATo. S I. Concetto della Religione, ReligioneeReligioni. SII. Le religioni positive e la cultura; perennità dellavitareligiosa;suo adattamento ad ogni grado di coscienza, Importanza sociale delle religioni positive, e unità primitiva della società reli giosa e della civile, Ragioni della loro separazione, l'universalità della religione, e il principio della libertà di coscienza; impossibilità per lo Stato di subordinare la cooperazione sociale alla fede religiosa, I quattro sistemi di regolamento dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato; loro irrazionalità relativa, e confusione dei medesimi nella politica pratica,  Dif ficoltà teoriche e pratiche del regime della separazione, Difficoltà speciali del regime della separazione nei paesi cat - tolici; la separazione come meta ideale nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, p. Nati ra e classificazione dei fatti psichici. Il fatto psichico come l'atto psicofisico, Differenze trai fatti psichici e i materiali; che s’intende per stato di  coscienza, conscio ed inconscio. La teoria delle  facoltà e quella dell’ unità di composizione dei fenomeni psichici;  il rifesso psichico primitivo, le forme piu generali delle attività  psichiche cóme suoi momenti, loro distinzione progressiva, Svi l,t'PP O DEI PATTI PSICHICI. La coesistenza e la successione nei fatti psichici, fatti  psichici primarii e secondarii; l’associazione come loro legge generale; fatti psichici di terzo grado, loro rapporto con gli altri.  Partizione della Psicologia, La subordinazione progressiva  dei fatti psichici alla coscienza è indirizzata alla conoscenza Il mondo dello spirito oggettivo. La Psicologia della sensibilità.   Delle sensazioni in    P£w.v« Definizione e classificazione delle .sensazioni in loro stesse  e in rapporto agli stimoli , Rapporti fra la geu sa-  /ione e lo stimolo quanto all intensità e all’estensione: soglio e  <iifferensa;quantità negativa; stimolo, eccitazione, sensazione, So ggetti vità delle sensazioni: limite del principio delle energie  specifiche; moltiplicità di sensazioni per uno stesso stimolo, sensazioni di consenso. Le sinestesie. In che senso le sensazioni si  possono sostituire .L’ eccentricità non è, come la  spazialità, una proprietà primitiva delle sensazioni, Qualità, intensità, t ono delle sensazioni. Irredncibilità delle  qualità. Lpgge di Weber sul rapporto tra la sensazione e lo stimolo. La legge di Fechner,c eltica de lla medesima, Che  s‘ intende per tono delle sensazioni; rapporto tra la qualità e l’intensità delle sensazioni e il loro tono. Le. sensazioni in particolare. Le sensazioni particolari si distinguono in piterne edjtf  terne. e le prime "in organiche 0 e muscolari" Le sensazioni orga¬  niche.'la coinestesia o senso vitale; le sensazioni organiche speciali. norma li e patologiche, loro funzione biologica, loro tonalità,  loro dipendenza da stimoli periferici e da stimoli centrali e psichici, Le s ensaz i oni musco lari; diverse teorie intorno  ad esse; si mostra che sono sensazioni centripete del movimento  eseguito, non dello stato organico del muscolo. Contenuto qualitativo e tono delle sensazioni muscolari. Coinestesia, cinestesia e  cinestesi. Le sensazioni esterne; differenziazioue ed isolamento degli  organi relativi, il loro numero un fatto d'esperienza soltanto. Il senso del tatto, sensazioni di contatto e sensazioni di  tamperàTuraT^SS^Tia ed altezza di stimolo per le sensazioni termiche: rapporti tra la sensibilità termica e la tattile. Sensazioni  di pressione, di c ontatto . di discriminazione locale. Teoria del  Weber intorno alla discriminazione; i segni locali. Le sensazioni  di forma, 1 sensi chimici, loro carattere biologico;  mancanza di figurabili e quindi minore oggettività del loro contenuto. Il gusto, stimoli e condizioni di questo senso, varie specie di  sensazioni gustative. Loro fusione e rimemorabilità, penetrazione e  intensità. L’olfatto, natura dello stimolo, penetrazione delle sen¬  sazioni olfattive,loro intensità e fusione, loro classificazione, e  scarso valore oggettivo, loro valore emotivo e rimemorativo. L’ udito , stimoli delle sensazioni uditive. Qualità delle  sensazioni uditive, rumori e suoni. Percezioni spaziali dell’udito.  L'udito e il linguaggio, la musica. Altezza, intensità, timbio.  Armonia, melodia, ritmo, La vista., stimoli delle  sensazioni visive, corpi luminosi, opachi, trasparenti. L'organo  visivo.Percezione di spazio e di forma; teorie empiriche e teorie  nativiste. Percezioni di luce e di colore. Colori tondamentali e  derivati, acromatismo. Somiglianze e deferenze tra la gamma dei  colori e la scala musicale. Contrasto successivo e contrasto simultaneo. Luminosità proprie dei diversi colori . colori caldi e  freddi, saturi e non saturi. Il sentimento sensiti    ivo. Definizione del sentimento , piacere e dolore indefinibili e  di qualità opposta, soggettività dei sentimenti, finalità biologica  dei sentimenti sensitivi, loro differenza dalle sensazioni. Fisiologia  del piacere e del dolore. Dipendenza degli stati emotivi dai pre¬  sentativi, II sentimento sensitivo e il sentimento  vitale 4 \\ punto neutro, Dipendenza del sentimento  dallo stato del soggetto, dall’intensità dello stimolo, Rapporti vari! dei sentimenti sensitivi con l'oggettività, la  frequenza, e la qualità delle sensazioni. Dimostrazione particolari raggiata del primo di questi rapporti, Sentimenti   sensitivi di natura estetica, loro dipendenza dalla forma delle sen-  j sazioni, armonia, euritmia, proporzione. L\ TEND5ì^U-B L’ISTINTO.  I *L’istinto. L’ azioni? riflessasue proprietà e differenze. Impulsività  delle sensazioni, legge di diffusione e legge di specificazione. La  tendenza, Definizione della te nden za, sua dipendenza  dal sentimento che ne è causa; ten denze primitive e derivate; la  tendenza, come stato psichico per sè, è il prodotto dell’inibizione. Carattere biologico della tendenza, legge di   riversione tra l’azion volontaria e la riflessa. S viluppo dell’attività pratica mediante l’isolamento e la combinazione dei movi¬  menti. Differenza di s viluppo dell’attività prat ica nell’animale  e nell’uomo, e differenza di finalità. Funzione dell'imitazione in  tale sviluppo. L atti vità pratic a dir etta alle rappresentazioni,  forme dell'attenzione spontanea, L’istinto ; teorie  opposte sulla sua natura ed origine; teoria della lapsed intelligence (Romanes). Errori del Komaues circa la natura dei fattori  dell istinto, e circa il loro rapporto. Natura dell’esperienza che  è base dell istinto, 1 intelligema adattatine), suo carattere frammentario, sua meccanizzazione. L’istinto cpme uno sviluppo ol-  latepale deU’ attività pratica, senza continuità con le forme supe¬  riori, p. Le condizioni dello sviluppo psichico.  L’ ATTENZIONE.  Natura dell attenzione; attenzione spontanea e attenzione  volontaria, specie della prima: attenzione esterna ed interna. Fenomeni fisici dell’attenzione, Intermittenza e ritmicità dell’ attenzione, Attenzione e percezione, attenzione e coscienza. Carattere emotivo dell’attenzione  spontanea, origine e sviluppo dell’attenzione nella serie animale,  L’ attenzione d’esperienza: e le sue forme singolari dell' attenzione aspettante, dell’ inversione delle imagini, e dell at  tenzione marginale. L’attenzione interna. La memoria.  Analisi del fatto della memoria, memoria organica e memoria psicologica, loro riversione e sostituzione. Non ci è una  memoria come facoltà generale, ina un numero grande di memorie  particolari. IL Condizioni della memoria, anomalie  mnemoniche, Stato primario e stato secondario  nella memoria, loro differenze, e loro rapporti, Sviluppo della memoria, prova desunta dalle amnesie, La memoria psicologica e le sue leggi. La  collocazione nel tempo. L’ ABITUDINE.   Dell’abitudine dal punto di vista fisiologico e psichico,  Effetti dell’abitudine, l’attenzione e l’abitudine,  I' abitudine come educazione di tutte le funzioni psichiche, L’abitudine e la volontà. La psicologia della conoscenza.   LA PERCEZIONE.   Natura della percezione, sua differenza dall’associazione:  la percezione come integrazione. Condizioni della percezione,. |percezione ed appercezione^ Altre prove dell’integrazione percettiva,  Cause soggettive ed oggettive delle integrazioni  percettive, Misura del tempo della percezione,  equazione personale,[variazioni, percezione e sensazione, Percezione sensitiva e percezione intellettiva,  La percezione interna, Le illusioni percettive  e loro specie, Le allucinazioni, diverse ipotesi  sulle loro cause. L’ ASSOCIAZIONE.  Associazione e percezione, serie percettive e serie rappresentative, Teorie intorno alla reviviscenza delle  rappresentazioni. Critica della teoria herbartiana, la teoria morfologica, dell'associazione, Se   siano riducibili, Condizioni prossime delle associazioni, Tempo di associazione, L’oblio. I sogni come fenome ni dell’associazione psicopatica. Il son no. Diverse specie di sogni. Cause, Rapporto tra le cause positive e le negative dei sogni, la volontà nel  sogno. Sogni telepatici, L’io.   Associazione e coscienza, continuità e dinamismo delle serie  rappresentative, il pensiero delle cose e il pensiero dellMo. Varii significati della parola cosciente: la. fase irrelativa e   l’integrale oggettiva, La.^u?cifenza \li sé (formale)  e 1' empirica o storica, elementi di quest’ ultima, (u-  deducibilità della coscienza di sè dall’associazione e dall’astrazione, unità e continuità della coscienza di sè. Lacoscienza dell’identità dell’io; funzióne della'memoria e dell’associazione, casi di coscienza doppia, La coscienza  di sè e l'astrazione come caratteri distintivi della psiche umana  dall’animale. L’astrazione, Il concetto, Il giudizio. Il principiod'identità come fondamento  del raziocinio, natura dell’identità logica e sua invenzione. Sintesi e analisi. L’intelligenza animale e l’umana. Il genio scientifico, Dimostrazione del doppio procedimento del  raziocinio nel raziocinio quantitativo e nel qualitativo, Le forme dell' intuizione e le categorie, Psicologia e linguistica: l’origine del linguaggio, Vili. Rapporto tra la parola e il pensiero. Azione reciproca  tra la parola e il pensiero. Natura logica della lingua: suo sviluppo dal concreto all' astratto, L’ IMAGINAZIONE.    Rapporto dell’imaginazione con l’intelligenza e con 1 associazione; l’imaginazione riproduttrice. IL Rapporto dell’imaginazione con la sensibilità e col pensiero astratto, L’imaginazione artistica, sue funzioni, L’imnaginazione neiia scieuza. L’imaginazione nell’Arte:  momeuto realistico e momento idealistico. L’Arte e la Scienza,. Relatività i>ei sentimenti.  La legge della relazione nel sentimento, Il  sentimento e le altre funzioni psichiche, L’ associazione e la memoria dei sentimenti, Affetti e passioni. Gli affetti, p.  Le passioni. Classificazione dei sentimenti. Metodo della classificazione; classificazione dello Spemi  e ilei Nahlosvski. La classificazione biologica e  genetica, e sua integrazione con la rappresentativa. Passaggio dai sentimenti primitivi ai derivati. 1 SENTIMENTI MORVU.   Le teorie intorno ai sentimenti morali. Esame  della teorìa empirica; se il sentimento morale sia il riflesso delle  sanzioni esterne. Impossibilità di spiegare con la  morale empirica il sacrifizio defini tivo, Erroi-'  logico della dottrina empirica, parte di verità che è in essa. La teoria razionalista; la direttrice psicologica e la socia ;;  la ragione e il sentimento, Classificazione ed a .a-  lisi dei sentimenti morali, La carità e la giustizia, I sentimenti religiosi. Natura del sentimento religioso, sua forma primitiva, direzione di sviluppo. Il sentimento morale e il sentimento religioso. Rapporto tra l’intelligenza, il sentimento e la  volontà nella religione. La forma superiore del  sentimento religioso. Le tre forme del sentimento  religioso. I SENTIMENTI ESTETICI.  Il sentimento estetico e il sentimento del gioco. I fattori del sentimento estetico. La simpatia estetica. I fattori intellettuali. La verità in Arte. Idea e forma. I SENTIMENTI INTELLETTUALI.  Le origini dei sentimenti intellettuali ; la curiosità e il  dubbio pratico. IL II sentimento intellettuale della  ricerca, e quello del possesso della verità. Il sentimento intellettuale e il sentimento di sé. Dei sentimenti estetici in particolare. Il sentimento del bello in generale, IL li sentimento della bellezza finita e le sue forme: la bellezza plastica,  il arioso, il drammatico. Il sentimento del sublime, sua natura, sua forma; il sublime naturale, l’intellettuale,  il morale. Il sentimento del comico , sua natura,  suo rapporto col sentimento di sè e col sentimento della libertà.  Comicità ed umorismo. Il sentimento della natura, sue forme diverse nell' età antica e nella moderna. Perche è la  forma più evidente della catarsi estetica.  La Psicologia della Volontà.   Il desiderio e la. volontà.  Il desiderio, Fenomeni intensivi del desiderio. Le azioni volontarie nelle loro forme derivate e contingenti; elementi essenziali dell'atto volontario. Il problema della causalità della volontà. Teoria della volontà. La teoria metafisica della Volontà. La teoria  associazionista. La volontà come facoltà del fine.    e dei valori razionali; la funzione d’inibizione come suo momenti    essenziale, Il sentimento del conato volitivo, In che consistono e come sì producono l'inibizione e l’impulso. L’attenzione volontaria e le sue forme p&- K  tologiche. La misura del tempo nelle volizioni. Le malattie della Volontà, e l'ipnosi. L'aboulia e la forza irresistibile, il capriccio isterico. L’estasi, Fenomeni sensitivo-rap-  presentativi, mnemonici, e volitivi dell'ipnosi; suoi gradi. La suggestione normale e l’ipnotica; somiglianze e differenze tra il sonno naturale e l’ipnosi: cause specifiche della suggestione ipuotiCa. Temperamento e cvrattere. Natura del temperamento, suo rapporto col sentimento  vitale, sua dipendenza dall’eredità. Il carattere,  sua natura, sua unità col temperamento, La teoria  ippocratico-galenica dei temperamenti, e le sue interpretazioni  fisiologiche. La classificazione psicologica riunisce  il temperamento e il carattere: forme varie di essa, la classifica¬  zione del Ribot. Della modificabilità del temperamento e del carattere. Forme patologiche. La volontà e le altre attività psichiche. L’EDUCAZIONE DELLA VOLONTÀ.   La Volontà e P inconscio. Mezzi di azione  della volontà sull’ intelligenza : necessità della limitazione della  valutazione; forme patologiche, e forme estreme, ma normali, dì  questa limitazione. Modi d’azione della volontà  sul sentimento. Azione delia volontà su sè stessa;  genesi della volontà comune, azione reciproca dellajiilpiUàindividuale e della volontà comune, il costume, la/fm(fl*A.'  Influenza della volontà iudividuajeV sulla vomW^   comune: l’educazione, la gerarchia, la dittature/<Qe sue du^rfiel  la militare e la morale. L’idea di giustizia comprende le eguaglianze aritoteliche, e il carattere imperativo e di necessità rilevati  dallo Mill; ma perchè sia ben compresa ha bisogno  di essere guardata in rapporto alla solidarietà morale,  dalla quale l’eguaglianza in cui consiste deve attingere la  norma. Se la giustizia si fa derivare dall’utilità sociale,  se ne assegna una derivazione che può spesso esser falsa,  (p. es. la necessità che taluno muoia pel popolo); e se si  oppongono la giustizia e la carità, si crea una scissura  nell’ordine morale, che toglie alla giustizia quel caldo sentimento di simpatia che deve renderla operosa , e si fa  della carità qualche cosa che va oltre il dovere, e che può  essere anche ingiusta e nociva. Se della giustizia si fa  invece la sintesi, soggettiva e oggettiva, come virtù e come  norma, della libertà e della solidarietà, essa non solo oltrepassa la sfera del diritto, ma appare come la sintesi superiore della moralità, come progressiva nella ragione  stessa dei suoi due fondamenti. Che siano progressive la  libertà e la solidarietà è fatto indubitabile della storia  umana; la prima tende a ricomprendere tutti gli uomini  in un rapporto d’eguaglianza dal punto di vista morale; e  la seconda da questo stesso punto di vista, che è quello  del valore di fine che ogni persona morale ha in sè, tende  ad estendersi dalle opere alla persona come tale, a conservarla, a promuoverla, anche quando soggiace all’avversa  fortuna e al dolore.   Noi concepiamo la giustizia come la forma dell’ unità  della libertà e della solidarietà già raggiunta dalla coscienza morale; cioè come il giudizio della proporzionalità  degli utili agli sforzi, e della loro migliore ripartizione tra  gli sforzi individuali e i sociali, posto un minimum di  utilità spettante a ciascuno in forza del valore di fine che  ha la persona morale, e della solidarietà che stringe gli  uomini tra loro.  A chiarire questo concetto gioverà vederne l’applicazione ad  uno dei problemi più gravi del tempo nostro, quello relativo alla  migliore distribuzione della ricchezza, che ha preso il nome di  giustizia sociale. Il Fouillée indica tre teorie intorno ad essa, la  individualistica degli economisti smithiani, la collettivista ed egualitaria del socialismo , l’idealistica che cerca di con temperare i  diritti deirindividuo e quelli della società.   La teoria economica considera troppo il lavoro come merce, e  i lavoratori come cose o come macchine di produzione. Ma dal  punto di vista sociale e morale il lavoro rappresenta le energie  accumulate di esseri viventi, sensibili e consapevoli , tra i quali  ci è necessariamente la solidarietà che deriva dal fine comune e  dal lavoro comune. Di più questi esseri e queste energie sono  parte della società, e questa è una solidarietà più vasta che abbraccia come abbiamo visto tutte le energie dello spirito. Nella  prima metà del secolo passato T individualismo economico ebbe  libero corso, e la merce lavoro fu considerata a parte dalla personalità del lavoratore, e dalla solidarietà sociale. Il lavoro fu  sfruttato prevalendosi della concorrenza dei lavoratori, e fu sfruttato di più quello pagato meno, il lavoro delie donne e dei fan¬  ciulli; cosi Tingiustizia più aperta fu legge. La sorte dei lavoratori fu abbandonata al meccanismo della concorrenza, alle leggi  che si dissero naturali, e la società si disinteressò della protezione  dei deboli. Pareva che pei seguaci di questa scuola la ricchezza tosse tutto, l'uomo nulla. La legge di MALTHUS e il darwinismo  biologico fecero il resto sottomettendo la persona umana alla  concorrenza vitale, ed elevando la voluta giustizia della natura  a giustizia sociale. Della solidarietà sociale non si davano nessun  pensiero. Ma una società di esseri morali non ci è solo per la  produzione della ricchezza, e 1’ uomo è qualche cosa di più che  un accumulatore di capitale. La società umana sussiste per realizzare l’ideale umano; P idea di giustizia è umana, e non può  quindi prendersene il modello dalla natura, perchè essa non esiste  nel senso morale se non è fondata sulla solidarietà. Anche Peconomia collettivista inculca una giustizia che non è  quella dello spirito, ma quella della natura. Facendo della lotta  di classe una necessità sociale, e del trionfo della classe più numerosa e [più forte l'esito necessario di quella,cangia i termini  della lotta economica, non la natura; la lotta di classe non è meno  brutale della concorrenza, ed è pari o maggiore il disdegno delle  ideologie nei collettivisti e negli economisti smithiani. Se non che  1 primi non tengono conto che del solo lavoro materiale nella  produzione , e non badano che non ci è giustizia senza libertà. Invece la parte del fattore sociale nella ricchezza, e specialmente  quella dovuta all'addizione di esso nel tempo è così grande, che  mal si potrebbe confonderla con quella che vi ha il lavoro mate¬  riale in un'epoca determinata. Basta riflettere all’importanza capitale che hanno le scoperte scientifiche in generale e le tecniche in  particolare nella produzione della ricchezza, per persuadersi che  la parte della mano d'opera è assai minore di quella che il collettivismo afferma. Questa parte sociale, ovvero buona parte di  essa è dovuta all’iniziativa individuale, alla forza individuale di  lavoro, e non sarebbe giusto di togliere ad esse quello che senza  di esse non sussisterebbe, e sopprimere lo stimolo che le fa operare togliendo loro quello che producono. Anche solo nella produzione della ricchezza non si può giustamente sopprimere V alea  a cui la potenza di lavoro individuale va incontro con una speciale  costituzione sociale. Poiché è impossibile sopprimere le disuguaglianze naturali, come la forza fisica e morale, la bellezza, il valore, il genio, così non si può prescindere dalla potenza individuale  di lavoro, perchè il prescinderne è contro la giustizia distributiva, contro la libertà, e quindi contro il bene sociale. L'idea di giustizia è la sintesi della libertà e della solidarietà e solo quella  forma di essa è vera, che non ripudia l’una per l’altra. Non si  può negare airindividuo la proprietà di quella parte di ricchezza,  che esso ha prodotto, più di quello che si possa negare a un popolo la proprietà del territorio sul quale si esercitò per secoli il  suo lavoro trasformatore e creatore. Sotto questo rispetto la negazione della proprietà individuale non sarebbe ingiustizia minore  dì quella di negare al popolo italiano o francese la proprietà del territorio della patria in nome del diritto dei selvaggi bruciati dal sole tropicale, o di quelli agghiacciati dai geli delle  regioni circum-polari. La giustizia, che accorda la libertà e la solidarietà, considera  il lavoro come una forza propria di un essere personale, che deve  essere padrone di se stesso. Quindi essa riconosce la libertà di  associazione e di resistenza dei lavoratori, riconosce ad essi il  diritto di trasportare dovunque la loro forza di lavoro, ed evita  che la libertà del lavoro sia manomessa con la schiavitù forzata  del lavoratore, qualunque forma questa possa assumere. D’altra  parte rassicurazione dagl’ infortunii, il riposo festivo, le ore di  lavoro, il divieto del lavoro notturno, la disciplina del lavoro  delle donne e dei fanciulli, e il riconoscimento infine del diritto  al lavoro, sono tutti atti di giustiziaci quali sostituiscono la  carità indeterminata e di pura coscienza che prima vigeva.   È in forza del principio della solidarietà che la società deve  oggi far profittare anche gli esclusi e i diseredati, dei beni strettamente necessarii alla sussistenza, e di quelli che sono inesauribili dall'uso/come i beni superiori dello spirito, la cultura, l’arte, la religione, È in forza dello stesso principio che la società deve evitare che il profitto individuale danneggi il sociale  in rapporto al futuro. La società deve conservare alle generazioni  che verranno i beneficii del passato, come la potenza di lavoro e  la sanità della razza, cosi dal punto di vista fisico che dal morale. E rispetto al presente, il regolamento del lavoro non può  essere più quello di una volta, quando il lavoratore animato essendo la sola fonte del lavoro, e l’utensile un semplice organo  aggiuntivo dell’individuo, tutti i rapporti del contratto di lavoro  potevano essere abbandonati al regolamento privato. Oggi il la’  voro è collettivo, l’utensile si è trasformato in macchina, e la  forza di lavoro umana è diventata un accessorio della forza naturale e meccanica resa dalla scienza strumento dei fini umani.Il grande lavoro è oggi, pel numero e per la qualità, un’opera  sociale, e vuole quindi un regolamento sociale.   Se si considerano gli stadii dello sviluppo etico-sociale, il primo  è rappresentato da una giustizia nella quale prepondera l’elemento  della solidarietà, quindi la libertà individuale o non esiste, o è  in tutti i modi limitata dalla regola sociale. Diventati sempre  più complicati e più numerosi i rapporti sociali, si va necessariamente all* individualismo, e la giustizia s’identifica con la  libertà individuale. Nel terzo stadio, il grado di massima complicazione dei rapporti esige il loro regolamento sociale; ma questo  non deve dimenticare gl' interessi connessi con la libertà, e che  non sono più individuali che sociali. La giustizia, in questo terzo  stadio, è il contemperamento della libertà con la solidarietà, che  è anche il suo ideale.  Filippo Masci. Masci. Keywords: implicatura, critica della critica, criticismo, neo-criticismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masci” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Masi: l’implicatura conversazionale -- i peripatetici del Lizio – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo italiano. Firenze, Toscana. Grice: “Unlike Masi, I don’t think ontology has reached its end – il fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has elaborated on the power of reason not from an Ariskantian perspective but from a Plathegelian one! – Masi: “Il potere della ragione: Eraclito, Platone, Hegel.” --  Grice: “It’s amazing Masi was implicating the same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a coinage, ‘uni-equivocity’ – I love it!”. Figlio di Enrico Masi, generale dell'Esercito Italiano, e Leda Nutini. Ha compiuto i suoi studi a Bologna, conseguendo la maturità classica presso il liceo statale L. Galvani. Iscrittosi a Bologna, vi si laureò con lode  con una tesi sul diritto di famiglia negli Statuti Bolognesi. Assolse agli obblighi di leva e fu trattenuto alle armi in base alle disposizioni di emergenza del periodo. Congedato, riprese gli studi di filosofia a Bologna, dove conseguì la laurea con lode, discutendo co Battaglia la tesi, “Individuo, società, famiglia in Rosmini”. La tesi gli valse l'ammissione, con borsa di studio a Milano. Dopo il primo anno, fu richiamato alle armi nel periodo bellico. Ottenuto il congedo definitivo, insegna filosofia a Bologna. Participa ai principali convegni e congressi, come quelli del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta la sua collaborazione alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Dona su collezione alla Pinacoteca comunale di Pieve di Cento. L'interesse storiografico che muove M. alla ricostruzione di Kierkegaard da un profondo e originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto metafisico di "analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A. si propone di illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un profilo strettamente storiografico, M. approda, attraverso un'attenta rilettura delle "opere edificanti" di Kierkegaard, ad un'interpretazione che ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi comuni della critica.." (Baboline).  "Nel linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo "platonico", riferito a una qualsiasi entità, vuole denotare l'immobilità a-storica, il suo permanere in un'assoluta identità con sé medesima al di sopra delle alterne vicende del divenire. Ciò deriva da una tradizione ermeneutica del platonismo. Uno degli aspetti più rilevanti del volume di M. risiede appunto nello sforzo operato a de-mitizzare una tale ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un lucido esempio di come oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e umanistica, sappia ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e spregiudicata, le proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale dell'Occidente" (A. Babolin).  "Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale.” Saggi:“Esistenza” (Bologna); “La verità” (Bologna); “La libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano, “La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio sulle categorie kierkegaardiane” (Padova, “Il potere della ragione,”  Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna, “L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano “Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in Aristotele (Genova: Casa Editrice) – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity of being” -- Tilgher “Lo spiritualismo” antico. Il pensiero religioso egiziano classico, Bologna: Clueb, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta del pensiero occidentale, Bologna: Clueb, Lo spiritualismo dalle origini a Calcedonia, Bologna: Clueb Origène o della riconciliazione universal, Bologna, “Lo spiritualismo Dalle Upanishad al Buddha, Bologna: Clueb Lo spirito magico. Saggi sul pensiero primitivo, Bologna: Clueb, Studi sul pensiero antico e dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del Seicento, Bologna: Clueb, Il concetto di cultura,  Bologna: Clueb, Commento al Timeo” (Bologna: Clueb); “Dell'eternità, e altri argomenti,’ Bologna: Clueb); “Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C. S), “L'esile ombra, Torino: Casa Editrice A.B.C.  Le zitelle,  Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto siamese,  Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze: Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli); L'ignoto. Il sogno,  Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri Il sogno, Roma: Gabrieli Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri La croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze: L'Autore; Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni, Padova: L'Edicola, La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma tu, Milano: Todariana Editrice. Premio Montediana di poesia, A. Babolin, rec. a Disperazione e speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.",  A. Babolin, rec. a il potere della ragione, in: "Riv. di Fil. Neosc.", F. Tombari, rec. a Le zitelle, Milano: Todariana Editrice  Nunzio Incardona. Giuseppe Masi --. Keywords uni-equivociat dell’essere in Aristotele. Giuseppe Masi. Masi. Keywords: i peripatetici, la carriera di un libertino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Masila: l’implicatura conversazionale – Ercole -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A reference to him as a philosopher in a papyrus found at Herculaneum. Masila.

 

Grice e Massarenti: l’implicatura conversazionale -- stramaledettamente implicaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Eboli). Filosofo italiano. Grice: “His dictionary of non-common ideas I would give to Austin on his birthday; he would hate it! He was all for common lingo!” -- “I like Massarenti: he can be provocative. I like his study on what he calls a ‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher! I know I’m one! On the other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but isn’t ‘logica’ already a value-paradeigmatic expression? His study on god-damn logic is good – since that’s what I do, with my theory of implicature. To say, “My wife is in the kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus when I have truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still goddamn logic – I haven’t lied! True but misleading – aka god-dman logic!” Responsabile del supplemento culturale Il Sole-24 Ore-Domenica, dove si occupa di storia e filosofia della scienza, filosofia morale e politica, etica applicata, e dove tiene la rubrica Filosofia minima.   Armando Massarenti vive a Milano, dove dirige il supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore. Scrive L'etica da applicare. Redatta il Manifesto di bioetica laica, che ha suscitato un vasto dibattito. È stato membro dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione Einaudi di Roma e dal  fa parte del Comitato etico della Fondazione Veronesi, presieduto da Amato. Direttore della rivista Etica ed economia (Nemetria). Cura e introduce diversi volumi di argomento filosofico-scientifico, come “L'ingranaggio della libertà” (Liberi libri, Macerata), la “Storia dell'astronomia” di Leopardi (Vita Felice, Milano), “Rifare la filosofia di Dewey” (Donzelli, Roma).  Per Feltrinelli cura e introduce “Laicismo indiano” (Milano), una raccolta di saggi di Sen.Cura il numero monografico della Rivista di Estetica dedicato al dibattito su analitici e continentali e, con Possenti, “Nichilismo, relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino, Mannelli). Cura la collana I Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti della storia del pensiero, da Socrate a Wittgenstein, per i quali anche scrive le prefazioni, confluite ne Il filosofo tascabile. In corso di pubblicazione una serie analoga dedicata ai grandi della scienza. Scrive “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima” per il quale gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello  e il premio di saggistica "Città delle Rose. "Il lancio del nano” è anche oggetto di un esperimento didattico, promosso dalla Società Filosofica Italiana attraverso il quale viene proposto un metodo di motivare allo studio della filosofia e alla capacità di argomentare in proprio. Dal saggio è stato tratto anche uno spettacolo teatrale, per la regia di Longhi prodotto da Mimesis). Cura “Bi(bli)oetica. Istruzioni per l'uso (Einaudi), un dizionario di bio-etica sui generis, dal quale il regista L.Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale andato in scena a Torino, per il progetto Domani delle Olimpiadi. Scrive Staminalia. le cellule etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del dibattito etico e scientifico sulla ricerca sulle staminali. Scrive Il filosofo tascabile. Dai presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in miniatura. In contemporanea è uscito “Stramaledettamente logico. Esercizi filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari) una raccolta di saggi su cinema e filosofia (di Roberto Casati, Achille Varzi) di cui ha scritto introduzione e saggio conclusivo. Insegna a Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per Mondadori la collana "Scienza e filosofia".  Fa parte delle giurie di due premi per la divulgazione scientifica: il Premio Pace, promosso dalla SISSA di Trieste, il Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, legato al Campiello (Padova), e il premio Serono. È stato anche nella giuria del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano a un romanzo italiano opera prima.  Ha vinto diversi premi:  il Premio Dondi per la Storia della Scienza, delle tecniche e dell'Industria (Padova); n il Premio Voltolino per la divulgazione scientifica (Pisa); il Premio Mente e Cervello (Torino); il premio Capri, il premio Argil e il premio Capalbio; il Premio Città di Como. Altri saggi: “L'etica da applicare: una morale per prendere decisioni,” Milano, Il Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e altri esercizi di “filosofia minima,” Parma, Guanda); “Staminalia. “Le cellule” etiche e i nemici della ricerca, Parma, Guanda,  “Il filosofo tascabile” “dai presocratici a Wittgenstein”“ritratti per una storia del pensiero in miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non comuni,”Parma, Guanda,.“Filosofia, sapere di non sapere: le domande che hanno caratterizzato lo sviluppo del pensiero” Firenze, Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi conviene” e altri saggi di etica politica, Parma, Guanda,.“Istruzioni per rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano, Guanda,.“La buona logica.” Imparare a pensare, Milano, Cortina, “Metti l'amore sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gl’altri” Milano, Mondadori, Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana su italia libri.net. tangenti e moralità, su filosofia rai. Armando Massarenti. Massarenti. Keywords: stramaledettamente logico, stramaledettamente implicaturale --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Massarenti” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Massari: l’implicatura conversazionale -- l’implicatura logistica di Petrarca e Boccaccio – filosofia calabrese -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Seminara). Filosofo italiano. Seminara, Reggio Calabria, Calabria. Bernardo Massari -- calabro -- Barlaam: -- Grice: “Should it be under B – Barlam, under Seminara, like Occam?”  Barlaam Calabro – di Calabria – Scrive di aritmetica, musica e acustica. E uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e occidente. È considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio Pilato e Boccaccio uno dei padri dell'Umanesimo. Studia in Galatro, Calabria. Pare che il suo successo come filosofo (un suo trattato sull'etica degli stoici è preservato) e ragione di gelosia da parte di N. Gregorio. Nell'ambito delle trattative per la ri-unificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente, a lui venne affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione sviluppa le sue critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra la teologia scolastica e la contemplazione mistica. E protagonista di una violenta polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci dell'Athos e del loro sostenitore G. Palamas. Il dibattito divenne sempre più acceso fino a culminare in un concilio generale alla fine del quale venne costretto a sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace, tutore di Petrarca e Boccaccio, inviato dall'imperatore Andronico III Paleologo in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare le corti europee ad una crociata contro i turchi. In quell'occasione costrue delle relazioni e una rete di amicizie su cui puo fare conto quando, in seguito alla decisione conciliare, decise di aderire alla Chiesa d'Occidente. Ad Avignone conosce Petrarca, a cui iniziò ad insegna il greco. Petrarca si adoperò per fargli assegnare la diocesi di Gerace, così e nominato vescovo di Clemente. La bolla relativa alla sua elezione al vescovato di Gerace riporta, Monachus monasteri Sancti Heliae de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum. Tutore di Petrarca e Boccaccio che da un importante contributo, attraverso la riscoperta dei testi antichi, anche a tutto ciò che non molto tempo dopo svilupa il movimento umanista. È proprio Manetti il primo a menzionarlo nella sua biografia del Petrarca. Venne inviato in missione diplomatica da Clemente in un rinnovato tentativo ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il tentativo, ancora una volta, si risolse in un insuccesso. Fa ritorno ad Avignone dove muore. Saggi: Si occupa anche di matematica lasciandoci una “Logistica” in cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e frazioni sessagesimali. D. Mandaglio, Barlaam Calabro: una vocazione unionista. C. Nanni Editore (Maggio). Salvatore Impellizzeri, Calabro, Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Mercati, Calabro, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ratisbona. Simone Atomano. Barlaam Calabro di Seminara. BARLAAM Calabro. - Nacque a Seminara (Reggio di Calabria) sul finire del sec. XIII, probabilmente verso il 1290. Il nome Barlaam par che sia quello assunto in religione, ma non è documentato che il nome di battesimo fosse Bernardo, come si ripete sulle orme dell'Ughelli (Italia Sacra). Mancano notizie sulla sua formazione spirituale e culturale e sulla sua attività in Italia fino al suo passaggio a Bisanzio. La bolla di Clemente VI (Reg.Vat.), che lo elevò al seggio episcopale di Gerace, ci informa soltanto che B. si preparò al monacato e al sacerdozio nel monastero basiliano di Sant'Elia di Capasino (Gàlatro), nella diocesi di Mileto. Certo è ormai, dopo gli studi recenti (Schirò, Jugie, Giannelli), che B. nacque e fu educato nella fede dissidente della Chiesa di Costantinopoli, cui molti continuavano ad aderire nell'Italia meridionale di quell'età, nonostante l'unione alla Chiesa cattolica proclamata dal concilio di Bari. È B. stesso a dirlo in uno degli opuscoli contro la processione dello Spirito Santo a Patre Filioque (punto fondamentale di dissenso tra le due Chiese: gli ortodossi credono che lo Spirito Santo proceda e Patre solo): "Tale è la mia fede e la mia religione riguardo alla Trinità, fede nella quale io fui allevato fin dall'infanzia e nella quale sono vissuto sin qui" -- cod. Parisinus graecus. Problematica è invece la ricostruzione della sua formazione culturale. Appare infatti evidente che le conoscenze del monaco calabrese, le quali non si limitano a filosofi greci, quali Platone e Aristotele, ma si mostrano invece profonde anche riguardo al pensiero di Tommaso d'Aquino e agli ultimi sviluppi nominalistici della Scolastica occidentale, esorbitano dalla tradizione culturale dei monasteri italo-greci di Calabria e presuppongono contatti più o meno prolungati di B. con scuole filosofiche e teologiche dell'Italia meridionale e centrale. Quando il potere imperiale passò da Andronico II ad Andronico III, troviamo B. a Costantinopoli, dove egli era giunto dopo essersi trattenuto prima ad Arta, in Etolia, e a Tessalonica. Nella capitale bizantina incontrò il favore della corte: vi dominava allora Anna di Savoia, figlia di Amedeo V, sposata nel 1326 ad Andronico III, favorevole ai Latini e all'unione delle Chiese. Presto ottenne larga fama di dotto e di filosofo e divenne abate (igumeno) di uno dei più importanti conventi, quello di S. Salvatore. Si diffondevano a Bisanzio i suoi scritti di logica e di astronomia e il gran domestico Cantacuzeno gli affidava una cattedra nell'università della capitale. Ma la sua fama crescente doveva presto urtarsi contro il tradizionale nazionalismo latinofobo dei Bizantini. Il primo scontro avvenne col più cospicuo rappresentante dell'umanesimo bizantino, Niceforo Gregoras, che teneva cattedra nel monastero di Cora. In una sfida accademica i due dotti più in vista della capitale si trovarono di fronte a discuteresui campi più vari dello scibile, astronomia, grammatica, retorica, poetica, fisica, dialettica, logica. Di questa tenzone noi sappiamo soltanto attraverso un libello del Gregoras 02,OpiVrLO9 ~ 7rEpì GOCPL'2q (Jahn, Archiv für Philologie und Pddagogik, Supplementband). Il libello, una specie di dialogo mitico di imitazione platonica, o meglio lucianea, naturalmente tendenzioso, asserisce che l'agone si concluse con la completa sconfitta del dotto calabrese, che dimostrò di avere soltanto qualche conoscenza di fisica e di dialettica aristotelica e una certa superficiale infarinatura di logica. Ma nella persona di B., Niceforo Gregoras vuol mettere in ridicolo tutta la scienza occidentale limitata a poche nozioni aristoteliche e del tutto ignara di matematica, fisica e astronomia, scienze in grande onore allora a Bisanzio. Secondo il Gregoras, inoltre, in seguito a questa sconfitta, B. avrebbe abbandonato Costantinopoli per rifugiarsi a Tessalonica. Par più probabile invece che egli facesse la spola tra i due massimi centri culturali dell'impero. A Tessalonica comunque il suo insegnamento continuava con successo e tra i suoi allievi si contavano personalità di spicco come Acindino, Cavasila, e Cidone.  Ma nemmeno presso la corte e gli ambienti ecclesiastici della capitale il prestigio di B. dovette subire un offuscamento, se proprio lui fu scelto dal patriarca Caleca, come portavoce della Chiesa ortodossa, quando giunsero a Bisanzio i due domenicani Francesco da Camerino, arcivescovo di Vosprum (Ker~-'), e Riccardo, vescovo di Cherson, incaricati dal papa Giovanni XXII di rimuovere gli ostacoli dottrinali che si frapponevano alla riconciliazione delle Chiese.  La discussione tra i prelati latini e il monaco calabrese si svolse ad un alto livello teologico-filosofico. M. cercava di abbattere la barriera dogmatica della processione dello Spirito Santo ricorrendo a un tipico argomento nominalistico: egli si opponeva alla pretesa di poter conoscere Dio e di poter dimostrare apoditticamente le cose divine. Ora, se Dio èinconoscibile, che valore potevano avere discussioni sulla processione dello Spirito Santo basate sui sillogismi apodittici? Sia i Latini, sia i Greci, quindi, in questioni di questo genere non potevano rifarsi che ai Padri della Chiesa, la cui fonte di scienza è la rivelazione e l'illuminazione divina. Ma poiché i Padri non sono sufficientemente espliciti riguardo alla processione dello Spirito Santo, non restava che assegnare alle divergenti dottrine un posto nelle opinioni teologiche particolari, senza fame un ostacolo per l'unione.  La posizione di M. è in netto contrasto col realismo di s. Tommaso, assunto quale atteggiamento ufficiale dalla teologia cattolica: essa si inserisce chiaramente nel movimento volontaristico contemporaneo a B., che ebbe i suoi maggiori rappresentanti in Duns Scoto e in Guglielmo d'Occam, teso a porre un netto confine di separazione tra i campi della ragione e della fede. Non è un caso che B. avesse consacrato il suo insegnamento universitario dalla cattedra di Costantinopoli all'esegesi dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita, il rappresentante più coerente della dottrina "apofatica", della inconoscibilità, cioè, del divino, la cui autorità era riconosciuta in Oriente e in Occidente.  Le trattative non approdarono a nulla: le tesi di B. difficilmente potevano essere accettate dai legati latini, esponenti dell'ordine stesso cui apparteneva anche AQUINO e inviati dal papa Giovanni XXII, che, elevando agli onori dell'altare Tommaso, aveva fatto propria della Chiesa di Roma la sua dottrina. Ma l'agnosticismo nominalistico di M. doveva anche urtare le concezioni mistiche bizantine, rappresentate allora specialmente dal monachesimo atonita. A campione di tale misticismo si ergeva Gregorio Palamas, un monaco dell'Athos, che aveva già scritto due Discorsi apodittici contro la processione dello Spirito Santo Filioque. Egli attaccava il metodo di discussione tenuto dal calabrese dinanzi ai legati latini, dichiarando perfettamente dimostrabile la posizione ortodossa in virtù della grazia illuminante che al cristiano discende dall'incamazione, per cui la conoscenza soprannaturale è eminentemente reale, più di qualunque conoscenza filosofica.  Intanto M. veniva a conoscenza delle pratiche mistiche dei monaci atoniti, che si isolavano per abbandonarsi ad una quiete contemplativa Tali pratiche consistevano nel ripetere indefinitamente la preghiera: "Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me!", trattenendo il fiato, col mento appoggiato al petto e guardando l'ombelico, fino a raggiungere la visione corporea della luce divina vista dagli Apostoli sul Tabor, nel giorno della trasfigurazione. Questa concezione psico-fisica della divinità e, soprattutto, il metodo di preghiera degli esicasti (così si chiamavano i seguaci di tal metodo) provocarono gli attacchi ironici di M., che vedeva nell'esicasmo una grossolana superstizione, i cui seguaci designò con lo sprezzante appellativo di ??? (umbilicanimi). Ma la controversia ben presto si allargò sul piano filosofico-teologico. M., coerentemente alla sua formazione nominalistica, non poteva ammettere contaminazione tra il divino e l'umano, tra l'etemo e il temporale. La luce del Tabor, per esser vista nell'ascesi, dovrebbe essere etema e coincidere con la divinità stessa, che sola è eterna e immutabile. Ma poiché la divinità è invisibile, invisibile è anche la luce taborica. Palamas oppose una sottile dottrina emanazionistica di derivazione neoplatonica, che distingueva una sostanza divina trascendente (oùaía) e delle energie divine (gvp-'pyztcxt o Suváp.rLq), operazioni eterne di Dio, che per esse agisce nel mondo degli uomini. E appunto la luce taborica visibile agli asceti, come l'amore, la sapienza e la grazia di Dio, è una energia divina operante come intermediaria tra Dio e gli uomini, un ponte tra l'etemo e il transeunte.  Tra le due opposte tesi non poteva essere accordo. La controversia filosoficoteologica ebbe anche implicazioni politiche, come sempre avveniva a Bisanzio. M. allora mosse accusa di eresia contro il Palamas dinanzi al patriarca Giovanni Caleca, presentando il suo scritto Kwrà MoccrcrocXtocvCùv (Contro i Massaliani) in cui la dottrina del Palamas veniva assimilata a precedenti eresie. Il Palamas riuscì a ottenere una dichiarazione, favorevole alla fede esicasta, sottoscritta dai monaci più importanti dell'Athos ('0 &ytopsvrtxòq -ró[Log), mentre il patriarcato e il governo imperiale, pur non favorevoli al palamismo, preoccupati com'erano di mantenere la pace religiosa tra i pericoli incombenti dall'estemo, desideravano evitare una controversia dogmatica e cercavano di far giungere le due opposte parti a una conciliazione. Si giunse così alla riunione di un concilio in Santa Sofia, presieduto dall'imperatore Andronico III in persona. La sera dello stesso giorno il concilio si chiudeva con un discorso dell'imperatore che celebrava la riconciliazione generale. Ma in realtà fu il Palamas a trionfare: la dottrina di B. venne formalmente condannata e il monaco calabrese dovette fare pubblica ammenda agli esicasti e promettere di non dar loro più molestia. Il patriarca pubblicava un'encicláca con cui condannava "ciò che il monaco M ha detto contro i santi esicasti" e imponeva a tutti gli abitanti di Costantinopoli e delle altre città di consegnare alle autorità gli scritti di M. perché fossero pubblicamente distrutti. Questa scottante umiliazione e la morte di Andronico III, avvenuta subito dopo indussero M. a lasciare Costantinopoli e a ritornare in Occidente.  A tal decisione forse non erano state estranee le impressioni riportate nel viaggio in Occidente, e le conoscenze che aveva avuto occasione di fare (forse aveva conosciuto anche il Petrarca). Nel vivo della lotta esicasta, M. era stato richiamato da Andronico III, da Tessalonica, per un'importante missione diplomatica. Urgeva che l'Occidente facesse una spedizione per allontanare da Costantinopoli l'avanzata dei Turchi ottomani. Pare che allora B. avesse preparato un nuovo progetto di unione, che aveva sottoposto al sinodo di Costantinopoli, in cui ribadiva le posizioni teologiche che aveva sostenuto cinque anni prima, nelle discussioni coi legati latini del papa. Il progetto non dovette soddisfare il sinodo e d'altra parte un senso realistico della situazione politica doveva consigliare di evitare lunghe quanto inutili dispute teologiche. B. accompagnato da un esperto militare, il veneziano Stefano Dandolo, si era recato presso Roberto d'Angiò e Filippo VI di Valois per chiedere aiuti militari dal Regno di Napoli e dalla Francia, e infine presso la Curia di Avignone per ottenere il consenso papale alla crociata. Al papa aveva presentato dei memoriali in cui, facendo presenti i pericoli che sovrastavano alla cristianità tutta per l'incombenza della minaccia turca, chiedeva che i Latini, mettendo da parte i tradizionali odi, mandassero subito aiuti in Oriente per la guerra contro gli infedeli; dopo, ottenuta la vittoria, si sarebbe riunito un concilio ecumenico che avrebbe trattato dell'unione. La missione di B. era fallita sia perché il papa pretendeva la realizzazione dell'unione prima di affrontare uno sforzo militare, sia perché le condizioni politiche dell'Occidente (relazioni tese tra Filippo VI ed Edoardo III d'Inghilterra) difficilmente avrebbero permesso l'organizzazione di una crociata.  M. torna in Calabria e prosegue il suo viaggio fino a Napoli, dove aiutò, per la parte greca, l'umanista Paolo da Perugia nella compilazione della sua opera sulla mitologia dei pagani (Collectiones) e nell'ordinamento dei manoscritti greci della libreria angioina, che era in rapida espansione. Poi, nell'agosto, passò alla Curia avignonese, dove a Benedetto XII era successo Clemente VI. In questo periodo egli si legò di amicizia col Petrarca, a cui insegnò i primi rudimenti di greco, da lui acquistando familiarità con la lingua latina, nella quale, per la sua educazione prevalentemente greca e per la lunga dimora in Oriente, provava difficoltà ad esprimersi (Petrarca, Famil.). Allora passò anche alla fede cattolica e fu utilizzato dalla Curia per un insegnamento di greco, fino a che, pare per intercessione del Petrarca, non fu elevato al seggio episcopale di Gerace e consacrato da Poggetto. Oscuri e duri furono gli anni dell'episcopato nella piccola diocesi calabrese a causa di aspre dispute con la curia metropolitana di Reggio.  Ma gli veniva affidata la sua ultima missione diplomatica, questa volta da parte di Clemente VI, per condurre trattative unioniste con l'imperatrice Anna di Savoia, reggente l'impero di Bisanzio in nome del figlio Giovanni V. La situazione a Bisanzio rendeva però ogni trattativa impossibile. Un sinodo aveva deposto il patriarca Giovanni Caleca, divenuto avversario dichiarato del movimento esicasta, in conseguenza dell'evoluzione della situazione politica dopo la morte di Andronico III (veva fatto arrestare il Palamas e l'anno successivo aveva fatto pronunciare contro di lui la scomunica da un sinodo patriarcale), e aveva confermato la condanna di M.. La stessa sera Cantacuzeno, favorevole agl’esicasti, entrava nella capitale e costringeva Anna ad accoglierlo come coimperatore accanto al figlio. A B., considerato eresiarca, non restava che la via del ritorno, per lasciare ad altri la ripresa delle trattative. Rientra ad Avignone. Infatti la bolla di nomina del suo successore, Simone Atumano, nella sede episcopale di Gerace afferma come recente la morte di Barlaam. (Archivio segreto vaticano, Reg. Clem.).  Scrive molto. Quantunque una parte della sua opera sia andata perduta, tuttavia si conservano ancora di lui un buon numero di opuscoli di vario contenuto, in genere brevi, ma densi di pensiero. La maggior parte di essi sono ancora inediti. Un elenco coi titoli e gli incipit si trova in Fabricius, Bibliotheca Graeca, Hamburgi riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI. I più numerosi sono quelli di carattere teologico e riguardano l'attività unionista del monaco calabrese: 3 contro la processione dello Spirito Santo Filioque, e sul primato del papa. Tali opuscoli si trovano in un gran numero di manoscritti. Ne contiene 20 (escluso uno sul primato del papa) il cod. Parisinus. Di essi uno solo sul primato dei papa, è stato pubblicato prima da Luyd, con traduzione latina, Oxford, e poi dal Salmasius, in greco, Hannover riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI, Coll..  Due discorsi greci sull'unione delle Chiese sono stati pubblicati e illustrati da Giannelli, Un progetto di Barlaam Calabro Per l'unione delle chiese, in Miscellanea Giovanni Mercati, III, Città del Vaticano. Il primo di essi contiene il progetto di unione elaborato da B. prima della sua missione diplomatica ad Avignone e presentato al sinodo di Costantinopoli; il secondo, pronunciato probabilmente dinanzi al sinodo stesso, doveva illustrare il progetto contenuto nel primo. Di tenore diverso sono tuttavia i due discorsi latini recitati, o piuttosto presentati in forma di memoriali, in quell'occasione, al pontefice Benedetto XII. Essi furono editi per la prima volta da L. Allacci, De Ecclesiae Occidentalis atque Orientalis perpetua consensione...,Coloniae Agrippinae, donde furono riprodotti dal Migne, Patr. Graeca, CLI, e poi dal Raynaldi, Annales Ecclesiastici. Alla sua attività apologetica in favore della Chiesa cattolica svolta dopo la conversione si riferiscono varie lettere ed opuscoli, di cui cinque, in latino, si trovano in Migne, Patr.Graeca, C LI. Poco ci resta degli scritti contro gli esicasti, che furono condannati alla distruzione, dopo il concilio, dalla enciclica del patriarca Giovanni Caleta (Synodicae Constitutiones, XXII, in Migne, Patr.Graeca,CLII, COI.). L'opera principale, più volte rimaneggiata, che portava il titolo KotTà Mocaaa?,tocvi""v (Contro i Massaliani) da un'antìca setta ereticale a cui B. polemicamente assimilava gli esicasti, ci è nota soltanto attraverso le citazioni degli avversari. Di notevole importanza sono quindi le otto lettere pubblicate con ampia introduzione da Schirò: Barlaam Calabro, Epistole greche. I primordi episodici e dottrinari delle lotte esicaste, Palermo, che rivelano i primi sviluppi della controversia.  Ma se più nota è l'attività teologica di B., di non minore importanza, anche se finora meno studiata, è quella filosofica e scientifica. Nell'operetta latina in due libri, Ethica secundum Stoicos ex pluribus voluminibus eorumdem Stoicorum sub compendio composita,edita per la prima volta da Canisius, Ingolstadt 1604, riprodotta in Migne, Patr. Graeca,CLI, coll., B. dà una chiara esposizione della morale stoica e mostra ampia conoscenza di Platone. Inedita è ancora un'altra opera di carattere fìlosofico, Le soluzioni dei dubbi proposti da Giorgio Lapita (A~astq siq T&q è7rsvsy,0d'aocq ocù-ré,-,) &7rop(otq 7rocpì ro,3 ]Pe,)pytou roú Aa7r'tOou, contenuta in vari codici, di cui il più noto il Vatic. Graer. Di matematica trattano l'Arithmetica demonstratio eorum quae in secundo libro elementorum sunt in lineis et figuris planis demonstrata,corfimentario al secondo libro di Euclide, edito nell'euclide di C. Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e riprodotto, nel solo testo greco, nell'edizione di Euclide curata dallo Heiberg, V, Lipsiae (Teubner); e la Aoytcr-rtx~ sive arithmeticae, algebricae libri VI, edita per la prima volta,dallo stesso Dasypodius con traduzione latina, Argentorati, e poi, con un commento, da Chamberus, Logistica nunc primum latine reddita et scholiis illustrata, Parisiis 1600, trattato di calcolo con frazioni ordinarie e sessagesimali con applicazioni all'astronomia.  Inedite sono due opere di astronomia: un commentario alla teoria dell'ecclissi solare dell'ahnagesto tolemaico, contenuto in parecchi manoscritti, in duplice redazione, e una regola per la datazione della Pasqua.  B. si occupò anche di acustica e di musica. Abbiamo di lui la confutazione al rifacimento degli 'AptovLx& tolemaici di Gregoras, pubblicata da Franz, De musicis graecis commentatio, Berlin.  Difficile è esprimere un giudizio preciso che illumini di piena luce la personalità di B., sia perché moltissimi dei suoi scritti sono ancora inediti, sia perché l'attenzione degli studiosi si è concentrata particolarmente sulla sua attività teologica e diplomatica, che fu occasionale, lasciando nell'ombra la sua opera di filosofo, di scienziato e di umanista, che rispondeva alla sua vera vocazione.  Sufficientemente chiara è ormai la posizione del monaco calabrese verso le due Chiese. E sincero credente nella fede ortodossa fino a quando non passò al cattolicesimo, ad Avignone, in seguito alla condanna espressa dal concilio. E fu sincero unionista, anche se le sue posizioni teologico-filosofiche non dovevano contribuire alla chiarificazione dei rapporti tra le due Chiese.  A Bisanzio porta lo spirito nuovo delle più avanzate speculazioni filosofiche dell'Occidente, che preludevano all'umanesimo e alla Rinascita. Non facilmente valutabile è invece il peso che egli ebbe nell'introduzione del greco nel mondo occidentale. Certo è che, oltre alle sue lezioni avignonesi, iniziò alla cultura ellenica Paolo da Perugia e il Petrarca.  I suoi interessi per matematica, astronomia, fisica e musica, oltre che per teologia e filosofia, gli assegnano un posto eminente nella storia della cultura e lo fanno apparire uno degli spiriti più versatili della sua età.   Fonti e Bibl.: N. Gregoras, Byzantina Historia, a cura di L. Schopen, I. XI, c. 10, in Corpus scriptorum historiae Byzantinae, Bormae, Cantacuzeno, Historiartum libri, a cura di Schopen, AYLOQEVILZò1; Tó~10(; in Migne, Patr. Graeca,  Filoteo, Gregorii Palamae encomium, CLI, Contra Gregoram, XII; i:uvobL>còg rópo; (Atti dei concilio Bénolt XII, Lettres closes, patentes... se rapportant à la France, a cura di G. Daumet, Paris; Taccone-Gallucci, Regesti dei romani pontefici per le chiese della Calabria, Roma, Schaefer, Die Ausgaben der apostolischen Kammern unter Benedikt XII, Klemens VI und Innocenz VI, Paderborn; Petrarca, Famil., I.XVIII, ep. 2, a cura di Rossi, Firenze, BOCCACCIO, Genealogia deorum gentilium, a cura di Romano, Bari; Mandalari, Fra Barlaamo Calabrese, maestro di PETRARCA, Roma; Gay, Le Pape Clément VI et les affaires d'Orient, Paris; Parco, Petrarca e B., Reggio Calabria; Gl’ultimi oscuri anni di B. e la verità storica sullo studio del greco di PETRARCA, Napoli, GENTILE, Le traduzioni medievali di Platone e PETRARCA, in Studi sul Rinascimento, Firenze; Jugie, Barlaam de Seminaria, in Dict.d'Hist. et de Géogr. Ecclés., Barlaam est-il né catholique?, in Echos d'Orient; Schirò, Un documento inedito sulla fede di B. C., in Arch.stor. per la Calabria e la Lucania, Sarton, Introduction to the history of science, III, Baltimorem Weiss, The Greek culture of South Italy in the later MiddIe Ages, in Proceedings of the British Academy, Meyendorff, Les débuts de la controverse hésychaste,in Byzantion, L'origine de la controverse palamite: la première lettre de Palamas à Akindynos, in OEoloyca; Un mauvais théologien de l'Unité: Barlaam le Calabrais, in L'Eglise et les Eglises. Etudes et travaux offerts à Dom Lambert Beauduin, II, Chévetogne, Introduction à l'étude de Palamas, Paris; St. Grégoire Palamas et la mystique ortodoxe, Paris; Giannelli, Petrarca o un altro Francesco, e quale, il destinatario del "De Primatu Papae" di Barlaam Calabro?, in Studi in onore di Funaioli, Roma, Setton, The Byzantine background to the Italian Renaissance, in The Proceedings of the American Philosophical Society, Loenertz, Note sur la correspondance de Barlaam, évéque de Gerace, avec ses amis de Grèce, in Orientalia Christ. Periodica, Beck, Kirche und theologische Literatur im byzantinischen Reich, München, Schmitt, Un pape réformateur... Bénoft XII, Quaracchi-Florence; Pertusi. La scoperta di Euripide nel primo Umanesimo, in Italia Medievale e Umanistica. Bernardo Massari. Massari. Keywords: implicatura, logistica, Petrarca, Boccaccio, Gentile – il latino, il volgare – e il greco! Accademia, Platone, Rinascimento italiano, Firenze.

 

Grice e Massimiano – il principe filosofo -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A philosopher who encourages Giustiniano and Giuliano -- to pave the floor of Hagia Sophia with silver. Massimiano.

 

Grice e Massimo: l’orto romano -- la costituzione di Roma – Roma -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. L’orto. A friend of PLINIO Minore. He is sent by Rome to refer and reform the constitutions of six Greek cities, but he declines the idea. He knows the theory of Epittetto, and a discussion between them is preserved in Discourses III. 7. Massimo.

 

Grice e Mastri: l’implicatura conversazionale – filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi  Speranza (Meldola). Filosofo italiano. Meldola, Forli Cesena, Emilia Romagna. Grice: “One interesting fascinating bit about Mastri’s ‘Institutiones logicae’ is tha it starts with a little ABC!” Grice: “Mastri has a chapter on fallacies, too, which is fascinating!” -- Grice: “I love Mastri – of course at Oxford, if they do history of logic, they’ll focus on Occam – Axe Kneale!” Grice: “But Mastri explored quite a bit the square of opposition, and modal, too – what he says about nomen, verbum, propositio, copula, ‘regulae’ for reasoning, and so forth, is all relevant – especially seeing that his “Institutiones logicae” is just one of his outputs: he made intensive commentaries on Aristotle’s whole organon, and more importantly, also his metaphysics and his theory of the soul – so Mastri certainly knows what he is talking about!” -- Grice: “He was a logician, and so, according to the Bartlett, am I!”Saggi: “Disputationes physicorum Aristotelis” (Grignano, Roma); “Disputationes in organum Aristotelis” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in de coelo et metheoris” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in de generatione et corruptione” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in Aristotelis stagiritæ de anima” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in Aristotelis stagiritæ libros physicorum” (Ginamo, Venezia); “Institutiones logicæ quas vulgo summulas vel logicam parvam, nuncupant” (Ginammo, Venezia); ““Disputationes in Aristotelis stagiritæ meta-physicorum” (Ginammo, Venezia); ““Scotus et scotistæ Bellutus et M. expurgati a probrosis querelis ferchianis” (Succius, Ferrara);  “Disputationes theologicæ in Sententiarum” (Hertz, Storto, Valvasenso, Venezia); “Theologia moralis ad mentem dd. Seraphici et Subtilis concinnata” (Herz, Venezia); “Theologia moralis” (Milano, Mansutti), “Philosophiae ad mentem Scoti” (Pezzana, Venezia);  Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Forlivesi, Scotistarum princeps. Mastri e il suo tempo, Centro Studi Antoniani, Padova,  M. Forlivesi,  Mastri da Meldola,  riformatore degl’imperfetti, Meldola, Forlivesi, "Rem in seipsa cernere" (Poligrafo, Padova); T. Ossanna, M. conv. Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana, Roma Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, Hermann Busenbaum Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cum SIGNIFICARE derivatum est quo patet SIGNUM dicere ordinem, et ad potentiam cognoscente in sed ad huc dubiuin est denominibus ipsis substantivis solitarie cui re-præsentat, et AD REM SIGNIFICATAM, quam re-præsentat. Divi sumptis. Et extra propositionem spoflintnedici termini, nam ditur porrò SIGNUM inforinale, cutly currere subiecti, atque ita vt verba habere rationem termiplicabimus. ni. Refp. “currere”, et “moveri” esse verba tantum grammaticaliter at apud logicum æquiualent nominibus CURSUS et  MOTUS, unde apud. Dubium tamen est de adverbiis, coniunctionibus, signis quantitates – ut: “omnis”, “aliquis”,  etc. casibus obliquis et similibus, an rationem terminis ubire possint etiam in secunda acceptione. Af De Terminorum multiplicitate ratione SIGNIFICATIONIS, X varijs capitibus solenttermini MULTIPLICARI et variæeo t rum divisiones atlignari, ex parteniiniru in SIGNIFICATIONIS, actu fungatur munere subiecti et prædicati, fediufficit aptitudo, ut ad tale in unus possit assumi, et non eam habeat repugnantiam quæ reperitur in aduerbiis, conjunctionibus, et similibus men substantiuum extra propositionem dicetur terminus non ineo. Qu oad alteram qux siti partem Terminus universi in sumptus dividitur in in en talem, vocale in et scriptum vt notat Tatar. tract. 7. de suppositionibus comm. Secundo sciendum, quæ divisiolumitur ex triplici propositio nuingenere. Hæc eni in propo in alterius cognitionem venire, ut IMAGO respectu Cælaris, VESTIGIUM rel pectu feræ transeuntis; quade causa Scotus 2. d. 3. quæst. 9. et quol. 14, hoc secundu in SIGNUM appellat medium cognitum, qui a vc ducat in COGNITIONEM SIGNATI, prius petitiplum cognosci, il propriem dicitur SIGNUM, et definitur ab August. [AGOSTINO – Del maestro] citat, ea tamen definition etiam formali conveniet, si prima pars deinatur, et dicatur SIGNUM efe, QUOD FACIT NOS IN ALTERIUS COGNITIONEM VENIRE. Hæc tamen SIGNI descriptio, quam vis sit ab August. [AGOSTINO], tra Pars Prima Inf fit.Tract. I1. Cap.1. elf obiectum ipsius formalis propositionis mentatis, et intticuitur in Hasaute in termini propriem sumpti definitiones itam explicat Tatar. Ese propositionis obiectiva peream, tanquam per forma mextrin ut SENSUS sit terminum eleids in quod tanquam in EXTREMUM proposecam, itaque PROPOSITIO. Mentalis in hoc sensu, nim irum ob fitio cathegorica elt in nediace resolubilis MEDIANTE COPULA verbali, iectivem sum pradicitur habere terminos; et extrema, quia in se et diciturim mediatem, ad remonendum litteras et syllabas, quia continent subiectum et prædicatum constitutain esse talium per licet propositione solvatur in litteras et syllabas, non tamen in propositionem formalem. Quarem cum intellectus enunciate ebomo mediate, et id e om litteræ et syllabæ NON dicuntur “termini”, el est s nimal interna et formalis propositio in se non continet sub tiam licet propositio hypothetica resolvatur in terminus media iectum, neque prædicatum, nec terminos, sed tantum propositio tem, non tamen immediatem. Sed resolvitur immediatem in propositione objectiva. Yt etiam hic benen notavit Ovvied. Nomine autem ter sit iones simplices, ex quibus componitur. Posset tamen ab sque mini mentalis duo possunt intelligi, scilicet res quæ mente concipi scrupulo etiam propositio simplex appellari terminus, quando tur, ac ipla cognitio, seu v talij loquuntur conceptus formalis, in hypothetica tenet locum subiecti, ut notat Arriag. Nec obeit et obiectivus. Et quidem siin primo lentu sumatur, scilicet, prom illam etiam constare terminis, nain benem potest id, quod in se est re concepta, terminus mentalis am vocali et scripto differre non quasi totum, esse pars respecta alterius totius, ut patet in physicis videtur, eademen im prorsus est res, quæ in ente concipitur, vo de corpore respect totius hominis, et in aliis multis, ut discur, cede proinitur, et calamo exaratur; at IN SECUNDO SENSU, scilicet, renti constabit. Et iuxta hanc secundam termini acceptionem coproipforei conceptu differtam vocali et scripto et dividisolet in et subiecti et licet in propositione de secondo adiacente, quaquia cum sit ignarus SIGNIFICATIONIS vocabulorum latinorum, concilis est ista: “Petrus currit.” -- lý “currit” videatur fungi munere prædipit solum modo vocis tonum, non autem rem per illam vocem SIGNIFICARI, re tamen vera non tantu in habet rationem prædicati, sed etiam ficatam, scilicet hominem. Porrom licet logica proximem vertetur habet vim COPULAE, cum faciat hunc sensu in:  “Petrus est currens.” -- yn circa terminus mentales; et vocales non nisi ratione mentalium at delicet ut gerit vices prædicati, sit terminus, non tamen vegerit vitendat, quia tamen termini vocales sunt clariores, et pereosinno ces copulæ. Et si dicas in hac propositione “currere” est “moveri”, ly – motes cuntinentales, frequentius agit logicus determinis vocalibus, at, veri, quod est verbum, habere tantum rationem prædicati, fique id eonos et iainde inceps deistis agemus, ac eorum divisiones ex sirmant aliqui, co quia in propositione possunt habere locum prae ex parte MODI SIGNIFICANDI et ex parte REI SIGNIFICATAE. Ex primo dicati et subiecti, ut si dicatur “Petrus” est aliquis, omnis est tercapite, quantu in ad præsens spectat, solet in primis dividi vocalis minus syncathegorematicus, preter, ost adverbium, est coniun-terminus in significativum, et non significativum. Ileeit, quiali quid tie et sic dealiis. Immo suent. cit. hac ratione tenet etiam voces SIGNIFICAT, vc hæc vox “homo”, qui naturam SIGNIFICANT humanam, ister non significativas e se terminos, nam dicimus “bliteri” nihil SIGNIFICET, qui nihil SIGNIFICAT – vt “blittri”, “buf”, et “baf.” Sed ut ita divisio lit cat. Quin etia in Arriaga ob id addit litteras ipsas ese terminos, quanreemtem tradita intelligi deber determine in prima acceptione assignar dosolz accipiuntur, nam dicimus A et t littera.Verum in probabi- tacap præced. Nam in secunda acceptione omnes termini sunt signi lius alii negant, quia adverbia, coniunctiones, et alia id genus nun- sicativi, cunies epoflint subiectum, et prædicatum in propositio quam ratione sui et formaliter sumpta fungi possunt munere subie- ne. Terminus igitur vocalis in tota sua latitudine sumptus dividitur emti, et prædicati, unde in allatis propositionibus semper aliquod in significativum et non significativum -- quæ divisio ut benem per substantivum intelligitur, in cuius virtute fungunt urila oficio sub cipiatur, cum terminus vocalis constituatur in ratione significan iecti et prædicati, ut in ila propositione “Petrus est aliquis” am parte tis per significationem, videndyınett quid sit significare et quid sit si nos venire in cognitionem alterius scili ta in oppositionem sequivelimus, tunc cum Tatar, que in seq. Arriaga, cet naturæ humanæ, unde SIGNUM debet ese tale, ve il coognit oper tract. 1. com. 3. Ad 1, dicendum est ad hoc, ut aliquid sit subiectum SENSUS, mediante illo deinde veniamus in cognitionem rei, cuinqua in propositione sufficere, ut sit vox significativa NATURALITER commu- lignum habet connexionem; hinc significare nil aliud erit, quam niter, id est, ut possit re-præsentar ese ipsam, quod elt significare aliquid aliud am se distinctum re-præsentare potentiæ cognoscenti. Ex large et est illud, quod absque sui prævia ARISTOTELE Definition allata videtur ilis competere solu in, quando sunt in cognition aliud nobis re-præsentat et in eius cognitionem du propositione.Verum non ita rigorosem intelligenda est illa definitio cit, quales sunt species IMPRESSA ET EXPRESSA respect proprii obie nam ve aliqua dictio dicatur “terminus”, non eit semper necesse, quod eti, et in instrumentale, quod PRAE-SUPPOSITA SUI cognition facit nos. No dita et obcanti doctoris authoritatem ab omnibus pallim ro sitio “homo” est animalli siat mente, dicitur mentalis, si voce, voce pta, non recipituram Poncio disput. log. quæit. i, eamqu calis, li scripto, dicitur scripta. Terminus ergo dicitur mentalis impugnat quo ad veramque partem; quo ad primam quidem cum ampula verbalis, seu verbum, ut verbum, rationem termini nequit vleii natum, et non ultimatum. Ultimatus est conceptus, seu cogai habere, tum quia copula non est extremum propositionis, sed ratio rei significatæ per vocem aliquam, velim scripturam, ut cum audition coniungendi extremi. Tumqui ain eam propositiore solui non ta voce “homo” illud percipimus ‘animal’ [ZOON], quod est ‘rationale’ [LOGIKON]. Non ylti potest, cum enim sit formalis et EXPRESSA extremorum unio, matus est conceptus ipsius vocis, vel scripturæ significantis non yl facta eorum dissolution manere non potest. Tumdemum, quia trase ex tendens ad re in significatam et ideo dicitur non ultimatus. Ve SENSU, quod actu extra illam exerceat officium termini, sed quia ludverom primum vocat præcisem rationem cognoscendi, quatenus intra illam fungi potest hoc munere. Unde dicatur terminus non præcisem eit quo aliud cognoscitur, et non quod cognoscitur. Si actu, sed potentia. Nec aliud probant Complut. cit. oppositum signum autem instrumentale est, de quo agimus in præsenti, et quod it in entes. Eum dimontesa SIGNA ni. vocalis, vel scriptus, pro ut subiectum, vel prædicatum proposi SIGNUM esse id, quod præter sui cognitionem, quam ingerit senpbutionis et mentale, vocale, vel scriptum. Solent extrema quoque doc. red arguit, quia non complectitur omne SIGNUM, quia po propositionis mentalis termini appellari, quod quidem de propolilent dari SIGNA spiritualia, qux deducerent in cognitionem tione formali, quæ eit actus, et secunda operatio intellectus, in aliarum rerum, nec possent percipia SENSIBUS materialibus telligendum non est, nam propo.icio in hoc lenluettyna simplex Quo ad aliam verom partem, in qua ait; quod SIGNUM facit venire op eiro in cognitionem alterius eam impugnat, tanquam ab Arriag. 4 modificat, et facit tal iter Significare, idel treddit eius significatio. raticam, quia obiectum facit nos in cognitionem suivenire et tanem, vel universalem, vel particularem, vel affirmativam, vel metbon dicitur signum. Rursus  Deus ipse facit nos venire in cogni- negativam: et dicitur aliqua liter significare, non qui averem, et pro tionem multarum reruin eas nobis revelando nec tamen abullo priem non significet, sed quia significatum eius non re-præsentatur vocatur SIGNUM ilarum rerum. Præter eam cognitio est SIGNUM ut res per se, sed ve modus rei, id est exercendo modificationem rei, quz cognoscitur per ipsam, et tamen non facit nos in cognitio alterius rei, qua de causa negat Arriag. sect. 4. e se perfectem terminum. Dem venire. Addit Tatar. terminum mixtum id est partim cathegorematicum, par Sed nimisandacter inficiatur Poncius doctrinam D. Augustini [AGOSTINO], tim s yn cathegorematicum, et est ile, qui impositus ett ad signifi qaamomnes venerantur. Ut communis magistri, unde mirum essecandum aliquid, seu aliqua et aliqualiter simul, ut hæc vox ni. non debet, quod sz pius hic auctor minirmu ob ore suffuse dsoctri- hil, quæ imposita et ad significandam negationem omni sentis nam Scoti przceptoris audeat impugnare. Oprima enim eit illa hæc enim ipsa negatio est illud aliquid, quod significat, quatenus description quo ad omnes partes, si benem intelligatur, naimnduzæ verom illam negationem significat universaliter cuius cunqueentis, folenta signari conditiones alicuius, ut alterius rei SIGNUM didicitur significare aliqualiter, fic eciam significar subiectum pro catur, una est, quod nos ducat in illius rei cognitionem, al positionis indefinitæ, namin materia necessaria æquivalet univer cara est, quod ducat in eius cognitionem, quatenus cognicas lali – ut, “Homo  est animal” æquivalet huic, “OMNIS homo est animal”, et quarum conditionum utram queo primem exprimit definition SIGNI in materia contingenti æquivalet particulari -- ut, “Homo currit.” Augustino [AGOSTINO] tradita. Nam per primam partem definitionis secun- æquivalet huic: “ALIQUIS homo currit.” Ad hoc tertium genus reducit dam exprimit conditionem. Vulceni in rein, quæ in servirede- Tolet. lib. 1. cap. 12. Et Arriag. sect. 4. Omnia adverbia v...som bet pro alterius SIGNO, prius noitris SENSIBUS cognitionem sui inpienter, doctem, conc. Sed non placet, quia cum discrimeninter termi gerere debere, pecificat autem SIGNUM efe debere SENSIBILE, quia nos cathegorematicum, et syncathegorematicum sumatur præser. Ut notar Doctor 4. d.1. grætt. z. & 3. SIGNA SENSIBILIA sunt maximem timin ordine ad propositione in ipes pro sianu isto excitare intellectum coniunctum am SENSUUM et per se potest esse subiectum,vel prædicatum propofitionis, ille ministerio dependentem, ut in alterius rei cognitionem veniat; verom, qui non potest esse subiectum, nec prædicatum, nisi cum ad per alteram verò partem definitionis altera quoque conditio exdito, consequenter adverbia omnia erunt termini syncategorеinati primirur, contraquam nilvrgent instantiæà Poncio adducta ci, quiase solis, et sine addito non possint esse subiectum, vel pre quia obiectum facit venire in cognitionem sui, non alterius, dicatu in propositionis, et per se non significant aliquid, sed potius hoc facit venire in cognitionem sui, quatenus cognitum, ut fa aliqualiter. It signum, sed quarenus cognoscibile. Nec etiam Deus hocmo- Potiori ratione ad hoc tertium genus termini mixti nomina adie do ad inftar SIGNI ducitnos in rerum cognitionem, quatenus eti vare duci possent, quam visenim Hurtad. disp. l. sect. 10. mor cognias, fore as revelando, quod ad huc facere possec, etiam dicusc ontendat esse terminus syncategoremnaticos, quia non SIGNIS prius am nobis non cognosceretur. Cognition denique esse ficant per se, sed CON-significant, v. g. “bonus”, non significat per se, bg num rei cognit xper ipsam formale, vedicebamus, non et determinate aliquid, nisi ad datur alicui, v. g. “Petrus [est] bonus”, Ta autem instrumentale, quod solum propriem dicitur SIGNUM et men si nominum adiectivorum significatio benem confideretur, vide ab Aug. [AGOSTINO] definicus, et ideo cognitio propriem loquendo non di bimus, quod liceti n determina cem aliquomodo significent, ratione e in er facere nos venire in cognitionem rei, quam re-præsentamen formæ significatæ se cum afferent aliquam determinationem, quia non ducit nos in cognitionem illius rei, quatenus nam “doctus”, v. g. doctrinam importat, quod non eucnit in SIGNIS quan cognica, lea ut medium cognitum, sed ut ratio cognoscendi. So- citatis omnis, nullms, doc. quæ nulla in prorsus, rem determinatam lum autem SIGNUM instrumentale est illud, quod hic definitur significant. Accedit, quod nomina adiectiua possunt esesaltim præ Ethocignem instrumentale ad huc duplex est, aliud naturale, dicatum in propofitione, v. g. “Petrus est doctus” -- quod SIGNIS quantitate it, quod ex natura sua independenter ab hominum voluntate tispror sus convenire non potest, ergo nomina adiectiva commodem aliquid re-praesentat, ut sumu signem, et universaliter omnis es- ad hoc tertium genus termini possunt revocari, quod etiam tenent sutus suam cusum, qui præsertim si sensibili serit, dicetur tic Casil. cap. 3. et Arriag. cit. cum significant aliquid, et aliqualiter, vn suncauz juxtam sensum definitionis allaræ. An verom it aèm contra de rem anet sola nomina substantiva esse propriè terminus categore cala dicipole SIGNUM sui effectus, negar Hurtad. disput. 1. fet. 4. maticos, quicquid hic dicat Ouuied. Quia eicauíz cognition ducat in cognitionem effectus, tamen, 7.Rursus terminus categorematicus subdividitur in simplicem boset ordinate ad illum re-præsentandum. Sed planènonmi- seuin complexum, et compositum, seu complexum, quam diuisio mes ordinataet cognitio causæ ad nos ducendum in cognitionem quidam sic explicant, quod complexus est ille, qui constat ex benefectus a priori, quam cognitio effectus sic ordinate ad noti- pluribus dictionibus – ut: “homo albus” in complexus, qui unica gau tiamanfz à posteriori, quareratio Hurtad. Parum valet. Acinder dictione, ut “Homo et albus”, ita Roccuslib. i. introd. cap. 8. quinzalij, quod licet icar esse habeat, solata men cognitio, qux Blanc. libr. z. sect.2. At ve bene monet Tatar. tract. 1. coin. 4. hæc ex perfectum habetur, dicitur haberi per SIGNUM, unde sola demonplicatio potius grammaticalis est. Grammaticus enim voce millam Horacio, posteriori, quzelt per effectum, dicitur a signo, et idiom appellat complexam, quæ constat ex pluribus vocibiis, et eamin solum efectus dici potest SIGNUMcausæ, non è contra. Verun mne- complexam, quæ constat una tantum, at non sic est apud logi que hoc viget, licet enim cognition habita per effectum velutisen cum, qui non attendit unitatem, vel pluralitatem vocum, i ed Ebuiorem causa, magis propriem dicaturam signo, niltam enim- conceptum in intellectu, cuiiltæ subordinantur, unde etiam si sint pedit, quin et cognitio habit a per causam po sic diciam signo ab- plures dictions inter se connexx, sit amen in in ente v numtan solute loquendo. Poc est igitur etiam causa dici SIGNUM sui effectus, tum generant conceptum, terin inum conitituunt in complexum &przsertim quando sensibilis est,  vnde a Theologis sacramenta dive v. g. Marcus Tullius Cicero [CICERONE], et è contra fivnatantum sit dictio, cantur SIGNA gratia, cuuus sunt causa, ita clarem colligitur ex Do- conceptum tamen generet complexum, erit terminus complexus; vt Gore. d. 1. Juzit. 2.$. De secundo principali, et sequitur Cafil. cit. et nemo, “Amo.” semper, quæ æquivalent his, nullus homo; “Ego sum amans”, omni Atriaga difputat. 3. fect. 2. Aliud vero est SIGNUM ARTIFICIALE, seu ad tempore. placitum,  et et: quod ex hominum impositione aliud repræsen- Alii proindefic explicant, quod terminus in complexus est ille, est, ficramiset SIGNUM venditionis vini, sonus campangelt cuius partes ab in vicem separatæ nihil significant, aut non lignih fgrum lectionis, et vox illius rei, adquam significandum eitim- cant illud, quod in integra dictione significabant – ut, v. g. “dominus” posita. Ubi tamen est advertendum etiam in vocibus ipsis non est terminus in complexus, quia licet partes, in quas potest dividi aprum significationem AD PLACITUM reperiri posse, sed etiam natu scilicet “do-“, et “-minus” sint significativæ, tamen in toto, et integra salem, ve par et degemica in firmorum, et latratucanum. Et ideom dictione hanc significationem non retinent: Complexus verom est il temiaus vocalis significativs sub dividi solet in significativum nale, cuius partes eandem retinent significationem, quam habebant licet, et AD PLACITUM, et hic ad Dialecticus mpectat non qui- in toto complexeo, tiam ab in uice in separatæ – ut: “homo iultus”, enlecundim tuam realem entitatem, ve vox est et fonus quidamn ita Amicus g. 2. Ruuiusq. 4. Complut. cap. 3. Sot. lib. 1. cap. 9. decaufaeus, Id secundum quod impofitus est ad res ipsas signi- Ioan. De S. Thom. [AQUINO] lib. sum. cap. 4. & alii passim. At hoc dupliciter ledias, et conceptus mentis exprimendos, in hoc enim lenluvo- inteligi potest, velita, quod terminus in complexus sit ile, cuius se nere dicuntur ad inftitutum Dialecticum, ut dicemus disp. Partes Separatæ non eandem habent significationem, quam habe vocibus, vbictiam declarabimus, per quid constituatur ratio bant in integra dictione etias migillatim sumptæ, in quo SENSU quod coria nificativus, et ideo per se non significat aliquid, nec po- seca, acdere vpatett. Al Velscito amipnto enlluingtitiulrla, nqoumodinpar, tevsetneortmaitn Fioin veelelubecom, et prædicatum in propositione, sed cumalte- coinplexi separatæ non retinent eandem significationem, quamha consortio aliquis inde de sumpdtiæctionis Respublica lus, vt notat Tatar. tract. 7. com .1.§.Tertio Sciendum , scio vera est, ut constat partibus illius fins, cuius significationem modificet wessatenusa diuncur cathegorematico. n. IM Pm Pow s JTONx AM Ve mov Ax. - . "T Vhelmadp e dm B^ us NIRÍa Y. WS em i Em us MAY ee Bow , pue Oo cid nis SR — e e e » jouer sedode C3, deiu Nd IyFaWEO ne Spero Qoipt^ ext tic LEN : H : PI h 4 9 Ces: usines! ie geo ugar T ] 3 E cz m , X0 cc rais riv ves H4 iz aas TRA 5 Crue e e n A. E edes i ege: K a2; t e ed Wiener! nop o - . ^A Digitized by Google DISPVTATIONES IN ORGANVM ARISTOT: Quibus | Ab Aduerfantibus tüm Vcterum,tüim Recentiorum | iaculis Scoti LO GICA vindicatur, 1 | à PP. Magiftris Be4RT HOLOMEO AMcASTRIO DE MELDVLeA ^ -— Eminentifsimi Cardin. Cc/44 P OSN: Theologo, QJ — BON«AVENTVR-A4 BELLVTO DE CcATcANcA , nunc Sicilie Prouinciali 1 Olimin Augufto S. Antonij Min. Con. Patauino Collegio | : Regentibus , | Editio Secunda, Priori caffigatior, C audior , nouifg. Indicibus, / 5 x C Additionibus exculta. iia | Eminenti(s.ac Reuerendif(s. Principi O. BAPTSITZE PALLOTTO^€« $. R. E. CARDINALI AMPLISSIMO. Dicata . DENENIEOAN m -— Guo 00 EAT LNQESE : * VENE - Typis Marci Ginammi . : ——————— ABO VTAUTVAAPTUE| a er 1x4 Av dy bares VEA 1 : «eiut bs dida v | dun Jii cv gis de ia "judun£hsobA dA d wistaihgier a HpDLOO iooc-elluost NEL cae c su Y 3x ur ENDE AK QAM OX OV UAR bad VS GEPISUT Y 2/2 Q5 2. dtu usd, Tee oU 3d KY OSEYAR e XCUVVLASSM ORE Je fiai 331517, 5wvli ; di foydiaodcs e$ noU cio ooh 6 olg din 1C Pea, dia ire audaci ya À is esos eim eS aee, iN ZIOEUUETOS o uo Mo sulcus Vx aiat -Dibasi»t3 7i 35.205nicrl — e; SAM h 2f (id IUTSA: T: 1g - 3 | 1 i ka ex 5 ao E * IS (4o BS do voa cer EIS HEISE Co fx 3 0o 10. DE RRETE ION REY CORE "E ef olio secolo S adio Yo OBRPEGOHEE Bey Hg H9 VO e$ fx 6e iy HN : Ten ^s : 2 Xi T ER 9 A T5 rid d vay UOS depen ep qu quaque s Coo VEminentifs. ac^Reuerend, Prinopi 8 IO. BAPTIST 7E Boxe LhbeOo- TpoCPO S. R: E- CAR DINALI AMPLISSIMO. Fr. Bartbolomaus Maftrius Min. Con. Eraphicum D. Bonauenturz Collegium Romanít, cuius modó clauumtenes,& protectionem incom- 4 parabili prudentia geris Eminentifs. Princeps Reli- ite noftra veluti pomarium eft, in quo tugibus cientiarum fontibus fub doctiffimorum Pracepto- rum difciplina plantulze quotannis a'untur , ac indé translatae deinceps in immenfías excrefcunt arbo- res ; vel potius eft cquus Troianus diuina Palladis arte confe&tus,qui fingulis triennijs (trenuos militcs omni litteratura mu- nitosin Seraphycam nebgiunen ab aluo dimittit ; Hinc infulati Procc- res; hinc purpurati Dynafte, hinc Do&ores prodiere celeberrimi , qui eruditione Vniuerfitatum fubfellia, eloquentia Ecclcfiarum fuggeftus, & elegantiffimis lucubrationibus Typos illuftrarunt; ex hoc ( inqui) Ocea- no tot ingentia lumina defluxerunt , ex hoc Celo tot fydera corrufca- runt ; At fi ha&tenus tot honores, profectus tot, ac vtilitates ex hoc Col- legio in Religionem noftram promanarunt, nunc fub feliciffimis prote- &ionis tu aufpicijs in horum omnium; & maiorum fpem Fi gie en in diem quoq; Men & augct ardentiffimus ille zelus, & fedula cura; qua Oollegislium litterarijs exercitationibus ínuigilas , & quicquid corum prcfectui prodeffe potcft alacriter promoues . Cum jgitur Emineutifs, a ài Cat- - Cardinalibus huiufca Sapienti Prote&oribus Religio noftra tot, titifqz cumulata beneficijs mulcü fe debere fateatur , iftius ego indignus filius, & illius pufillus alumaus;penfuim quod pro mea parte poífum E. T. in huius voluminis dicatiouc humiliter exíoluo, tantaqs munificentia: quantum mihi licct refoondeo, vtiqs maiora daturus , non inter omaes Minorum Magiítros minimus effem; paucis ab hinc meníibus paruam Logicamà mco Typographo accepifti;nunc magai Difputationibus ; & Queftioni- bus contextam ab ipfo Autore fufcipe, in qua (eipfam cultu deuouct ET. cui vencrabundus Celum precatur vudiq feliciateseffundene, —' Phases di COLLEXESC TOO Ro F. BARTHOLOMZEVS MASTRIV S. Cce tibi Logicam iamdenuó recufam , nouifg 4 dditiont- bus locupletem salia plura ad occurrendum Recentiori- bus,nifi volumimis moles id egré tulifíet, fuiffent adden- da, qs autem locis, quibus ad hunc finem aliquid adinn- ] gidebebat , Lecforem ad Metaphyficam remitto , vbi ex infiituto obieci iomibus eorum in Logica factis refpoudeo ; Id autem fülus. Jfeci fne. facio, fine comite dilecf ifmo A. R. P. Collega meo Bonauentura. ^ Bellute facultate mibi ab ipfomet concejfa ne offre neceffitudinis iura lederentur. Quamuis enim ab initio animus effet , ntdum totum corpus Philofophicum (vt iam f'adfumest ) fed etiam Metaphyfrcam ffmul , ci communi [ludio contexere, & communi nomine T ypis tradere ; uia ta- men qua de nouo euemiunt nouo indigent confilio, cum poft feré de odd 1um Philofopbicumopus nece[fatatibus quibufdam domeflicis in Sicilian eius Prouinciam reuocaretur animo quamprimum ab eis fuiffet expedi- tus in Italiam reuertendi, vt Metapbyficam pareremus 5 cum interim ad Prouincialatus culmen ob eius egregia merita affumptus effet , videns Jexture Metaphyféce, que tota ex integro poft eius difceffum paranda te-. ntbat, tum ob nimiam diflaniams tumob grauis o fic occupationis,ma- num admouere non poffe  nedum-vt Metaphyffeam concimnarem folus, at euulgarem ( prout iam c&pi priarem Tomum edendo) mibi prgmifft , fed. etiam vt Recentioribus noffra communia Logica , c Philofophica impu- gnantibus occurrerem, prout ferebat occafjo 5 opportunitate namq s laci , «t volumina,que indiem in leuem prodcunt, mibi funt magis ad manum, € Veneta prgla , quibus vtimur propinquiora . ip tamen ne ffudys vale dixiffe putaris , curis dome[Heis adbuc non obflantibus Tracfatuna de Incarnatione eruditifimum inunlgauit, peraifa Prouincialatus fan df ione, alja plura infrgnis eius litteraturi fpecimina daturus . ; a5: DO- DOCTRINAM S)SO;)OTIC.A Celitis, cy hwnanitia, approbata, commendata . Oannes Dunfius Scotus dum adhac pacculus litteris incumberet, vtqui ab incunabulis omne in Sacrat;(Tiimam Virg;né Dei Ge- nitricem obfequmum voucta: fertur ali.(uando vchementius cam oralfe, vt ntelle&tom illummare, vcgetioremq; reddere dignare- tur; cui mox /omno coriepto Deipara dme apparet, [cien- tiarum copram,& ingens in ei(dem addi(cendis, & cxprimendis acumen pollicetur; gratias ille gaudens. agit expergefactus Vir. ginca 2 ppaniciene lcabundus,ftudia profequitur,& Dei Matris bencficio illu&ratam bi experitur :ntelle&um. F.Cauclius in. vita Scod c. 1. Vvane dingus tom.3. Annal. R chig. in vita eiufdem. Pari(ijs Ioann: Dono Scoto pro immaculato Corceptu 'Deiparz à Labe origi- nal! pr atuto» at |; coixius deprecanti , repetentiq; Verf, Dignare me Laudare: te P'irgo Ne da mibi virtutem contraboites tàos3. Dwaae Virginis imago mar- morea caput inclinauit, cO ]; miraculo victoriam benigné poliicita eft , atq; in eam; formam, adhzc vfq; tempora (acram Imaginem perítare Patifijs tettantar ex Fer- Chio noítto in Vita Scou c. 5. Ioannes Pineda Soc. Iefü in aduerteatijs D. Ioan. Re- js Aragon pro immacularà Concept. Gregor. Ikuis ante Commerx. in 4. Ioan. de. ngancllis in 1 .fent.Chry toph. Moren.de purit. Virg.c.4. fol.275. Ioan, Baptifta - Lozanà Carmelita in A pol. pro immacul. Concep. In Rcuelationibus Beari Patris Amadei Angelus eidem teftatus eft Ioannem Dunfiam Scotum ab legia Aazclorum dilectum multum , cum ptimus gladium: füum exemcerit pro immaculata etufdem Virginis Marizt Conceptione ; Eumqy; mo4 - muit, vt in difficaltatibus de auguüiffimo Altaris sacramento Sco do&rinam con-, falcret; fic ex eodem Ferchio loc. ci«« Ludouicus de Máganeliisà Pola in vita Dun- fij, Demptter in Menologio Scot. 4. Nou. , : Bcflatton Cardinalis in Conc. Florent.ad conciliandos Latinis Giwcos ipf (fimá M Scori do&riaam vlurpauit in 1.d. r1. q. 1. An Spiritus Sanctus: procedat à.ate , &. Filio, Sic inorat. pro Vnione tom. 4. Conc... i Sianislaus Ofius Catdinalis vnius Scoci authoritate ex quol. 10. totam Ecclefia Catholica? (ententíam de M.(fz cfficacitate corroborat contra. Breatium Harefíat- cham lib.;, de Legitimis ladicibus cerutn Ecclefíaft, c: 221. quamuis inquit , multi int, qui tra&tent quet, haac, vtrum Saccerdocismali Miffa tantundem valcatquan- tüm boni ( tractant .0« cam [homas de Aquino, & cius praceproc Albertus , Bo- nauentura, lo. Gec(on, Gabiiel Biel, & alij nonnulli ) nos tàmcn vel: vniu$ Ioannis Scoiiteftimonio conten erimus, &c. : : MS I1cebinus Bargius iuifa Patram Conc. Trid; vnam ad. Szoti mentem compofuit quz (tionem, quam in t .d. 17.q. 1. 1.. alltit à Sacro(an&ta Synodo approbata , & iuxca Scori placita dcfiaitam , »picicu Sancto , qui scocun iülattrauerat , illuttcance vniuctíos Patres , Ioannes de Ragu(io Dominicanus Otat. in Cóc. Ba(ilieafi habita dc Cómanione fub vtraqy fpecie (& refzrtur à Cani(io anci.]uz Le&tionis to. 3. pat. 2.car.103.) ait , liem Scotus;qui prae altitudine, & (ubrlitate do&cinz anthonomaflicé no.nca Do- €toris Subtilisobtinuir, in 4.d.8. 3.3. Vcr Sacramentü à no iciunis potlit recipi &c. Extat Decretum Saciz Coagreg. Cardinalium ance annum 1610. circiter lancie tum, quo przcipituc do&teinaram , auc librorum Cenfocibus , vt quicquid. Scot  etíe «oattacet, inta&um, inu. olatumque adinitcecetur , P. Cauel. ia vità Scoti cap. $« à€ V vandiagus t0:n.3.. Aanal, i&elig. invita ciu(dem . Aotoais de Fans l'acuinaus Medicus in Epit. dedicat, Scoxici Repertocij qued bti po LE quod mare magnum appellatur, de Scoto loquens inquit , quis in Dialc&ticis argu- menrationibus acutior? quis in pcripathetica lhilo Ínbhis profundior ? quis in facr:s enodandis Mifterijs vigiluntior? cuius rei fingulare iadiciam eft irccfragabilis vbi- ipfius adco vencilata fabtilitas, & celebrata fapientia, vt cum plurima excellcn- tium Virorum velumina in poblicis Concil;js dearticulata fuerint , corumque artí* culi (ub exco-nmunicat:0n'$ no:a. fucrint promulgati , candidiffima Do&or;s volu- - mina abíqüe vlla erroris caligine hinc víque in diem ;nuiolata permanfernnt, Et in epift. ad Le&orem; Q»em vnum ( Scotum) nter Sacrz Theologi profcílores, vt inter Enangelittas de B. loanne incoafetfo eft, aquilam , aut alteram mundi phaeni- cem iure nuncupauerim , llius (i ;uidem opera (i paulà accuratius introípiciamus eadem cumaliorum operibus Theo'o;orumconferen:es , non humano quidem ab ingemo, (ed vel angcl:co, planéq; diuino, vel pocius à coelciti quodam numine pro- fe&a, & excogitata fuiffe | intelligemus . Do&oris (ubtilis Opera inoffenfodecurrenda pede , ficut de Hilari libris fcri- pfit ad I etam Hieronymus, teftatur etiam Antonius Poffeuinos *ocict. Ic(u in fuo apparatu,vbi de Scoro loquens ait; In (cri pturis diainis,ac in Philofoph:a Ari(t.adeó Dew » vt in Diíputat onibus palmam caeteris prar; peret, at jue ob id Do&or rilis fuerit appellatus ; & infray cutus doctrinz graue iilud teftimonium extat, eius Libri abíque vllo erróris nzuo ví.jue in banc diem 300. circiter ancos in omenicis Concilijs inuiolati permanícrint; & rurfus , Haud mirum fuerit , ait » fi ingenium Dodoris (ubtilis mode(tia & charitate przditum alüffimosfen(us erue- 're potaerit ad veritatem indagandam s nunquam cnim (nam fententiam profert in aliorum iniuriam, vcl depreffionem , quin quorum. errores conueilit , aut op:niones di(cutit, adeb 1d modetl? , & plerumque fuppredo noxine facit , vt chcift ano pc- &orc haufi(fe à Domino (apientiam conijci poffit . ! : - Thomas de Vio Cardin:l:s Caietanus Od. Przd:c« in Comm. 1. p. q» t4. art. 15. 3 rarum (quod nec à Sequacibus addi&tifimis ) profundiflima Scoti doótr oz profcrc »à Ote.) Encomium: Dum .n. folutiones parare nititur ad ar;umenta. Scou , quibus oppu- Y gnatur, Deum cerià (cire futura contingentia cx coc ftentia a&uali furaroium in " aeternitate; libero fuo genio confitetur, | olt quam ncminen, ex Thomiltis rem actu &b (Autt^ terigille viderit, poft quindicennalem tibi irritam fpeculaionem, tandeu opus fui(- ie, te 0- (e écolo delapfa re(pon(a Scoti obie&ionibusoppcncre ; id , quod an. etium fuerit * . afecutus, iudices fint ipfimet Thomitiz, arque Nco:berici Thcolog; . - Sixtus Sencn(is Ord. Przd. tom.1,lib.4. Bibl.o:. fol.285 habei, loanncs Dun(üiu Vir admirandz cruditionis, (ubulirate pra ditus . Alfonfus Ciaconus Ord. Przd. in vita Cle. V. Ioannes Scous in diuins fcri- is, & Fhilofophia Peripathet ica veríati (limus ob ingcnij acum n, & rerum ab- itiffimarum accurati(fimas inter pretariooe Do&or fubtilis vocstus . Cardinalis Bellarminus Societ. Iefía de Scriptoribus Eccleaft. Ioanaes Duns Ord.Min. Vir fuit acuciffiino ingenio praditus . Ferdinandus Salazar Societ. Ie(u , lib. de immacul, Concept. c.15. longé alia eft (abtil:ffimi- Do&oris Scoti mens , qui quemadmodum omn bus Thcologis imma- culatz Conceptionis propaganda Auctor extitit, ita nihil prtermilit , quodin hac re ad maiorem Virginis glor'am facere poísct ; & c, 42. Ioannes Duns 5.0tus prae- cipuus, & maximé puc Conceptionis vindex, qur tantam haic do&trinz tuaauuho- ritate fidem co mpata ut, quantam nullas alius antc, vc] poit ipfum Iacobis Breullius Ord, 5. Benedi&i Antiq. Pari: lib. 2. 6264. Quidam, inquit ; Cognoincn:o 4 patria (ua fumpto Scotus vocatus, &, Doctor fubzlis, cuius mcmoe rja nun jua.n eft perii ucay pre ert. incec Scholatiiez (api&iig Prefcfsores o5 erndi- ti92em;quá fcriptis (uis in(cruit ,Hareticorü impictau retundenda «p, ocunáy ce Vaiuerfahis hitt.in 6. ztaie fol. 21. loanncs Scotus Ord. Min, Thiolosus.fubti- — flinus «nno Domini. 1300, vélcirca- vclut alter Apolo floruit 5 pis. vá à ; a 4 heo V oif av ' 4 Y nmn. "Thcologis fubtili fima quzdam opera edidit . S. Anton. Ord. Pred.3.p. tit.34. $.2. c. 8. Anno 1500. claruit Frater Toann.Scos tus, qui fcripfit fuper Senc. multa fübtilia , vnde & dicitur Do&or (obtilis , Sabellicus lib.7 c.4, Pradicari audio Ioann. Scotum,quo nemo (ubulius diuinas tra&auit litteras, Tritem, Scriptor. de Ecclef. de Scoto loquens inquit, vir in diuinis (ceipturis ftu- ' dioíus,& eruditus, & in philofoph. Arift, doctilimus,, & adco profundus , vt cius fcripta paucis (int penetrabilia . -— FHice&tor Boet.lib. 1 s.h:ft.Scor.Io. Duns Scotus (ub D. Franc:fci inftituto (an&iffi- ' tno tan'z eruditionis Thcologus, vt eius ingenio illud fz:culü cenícri po (lit ind: gnü. Volaterranus in Anttopol. Per id tempus Ioan. Scotus Vniuerfitatem. Parif. ma- gnopcte illuftrauit . Ioan. L e(sgus Epic. Ro(sen(is lib.7. fuz hitt. pag. 1 fo. Io1nnes Scotus fu:t inge- nij acumine, iudicij vi, do&rime cognitione adco pollens , vt Thcolos.iilam recon- 'ditiorem, quam Scholafticam vocá: , maltis (übtilitatibus ex uitits. Fae'iciffimé au xctity in quibus quod multa, qua in obfcuro pofita latebant , à tencbcis acerrima in- -genij perfpicientia eruerit , qui eius viam , ac doctrinam auid:us coafe&antur , imó qui quz'ftionis alicaius intimam rationem ad viuum refecant , ac (ubc lius perfcru- »tantur, Scotift (umma tanti ingen;j laude vocantur ;qua(i nihil aut tanra d'fficul- tate inter (ceptum, aut tàm den(a caligine inuolutum, quod Scoti ingenium noa po- tuctit penitus infpicerc , acclaré aperire. Antonius Contarenus Venetiarum Patriarcha , Dalmatizque Prim. inEp;ft. ad "Anton.dc Eantis,Scotum oma:um Philofophorum, ac Theol. acuti(fimum appcllat. Chriftophorus Marcellas Archiep. Corcyren(is eidem Antonio (ccibens,ait, Lau- datiffimü,ac extra omnis zquiparation;s aleà pofitá Ioannis S-oti ingeniü nó opus cft mo4O, vc laadibus extollamus, fed do&rina illius cultores a(fiduos comendemus. Hicronymus Magnanus Epi(c. Buducn(is eidem Anton. intcr fidos, inquit,arca-, —— norum diuinorum interpretes Ioannes Duns Scotus nuacupatus nequaquam poftre- .. 4s 9f mas obtnct partes, (i aquilinum incaittum , fi digeftum ftudium bibe v » ad Gcorgius Raguícius in di(put. 2. peripath.c.7. ait, Dum Iuucnis philofophiz ftu-. , 4» 4 derem, atque puru do&trinz Scoticz operam dilgentermauirem, quó me ^ — 55 aptius in (abtilioribus difputationibus, quibus (emper miriticé (am dele&amus, exer- — «^55 ccrem, Scoti emper opinionem tàm in priuatis exerciratiomibus quàm in publicis — «^ congreffibus fum fecutus . , , Antonius Roccusin Prafat.ad lib.Phyf.ait Nec alia de caufa hunc (Scotmm) po- tius,quàm alios Dotorcs fequi decreui, ni(i quia ipfius dodrina , ficuc alijsfubcili- tatc pracellity fic magis peripathetica , firmaque prout ício redolet veritae. — Compendium temporum Rioche libz4. c. 4d : Ioanncs Duns scotus Ord. Min. vir omni fcientia profundus, & peritus, vnde Doctor (ubtilis nuncupatus . Leonardus Leffius Societ. Ic(a in ceníura fcripti Oxonien(is nouiter recogniti , & Scholijs exornatià P. Cauello, ait, Nemo ctt, qui nefciat Scotum eíse co:em in- geniorum,& limam fubtilioris T hcologiz, ac l/hilofophiz , quz in Scholis, & cru- ditis difputationibus maximé triumphare confucuit. I1cobus Philip. Bergoimen(is in Supplem. Chron. Ioannes Duns cognomento Scotus Ord. Min. Thcologorum (ubtiliffimus per hoc tempus velut altec Apollo floruit, & prz cae:eris Theologis (ubüliffima ed.dir, Gregotius onus aurcus in Epiftolis ante Comment.quem in t. Scoti concinna- wit, inquit, Scou ingenium (iac exemplo maximum fontem ingeniorum appello, ;n quo hoc przcipaum, quod ne ; ante illum quem ille imiraretuc , ne4; pott illum qui illum imitari poifety inuentus c ; & ruc(us ; Si ab Scholis auferas peculiares Sco- ti opiniones, reliquam eit, vc ipüus plané difscrendi vías , & occalio langueat. Pafchalinus Regi(clmus Vencius in pralat. ad Repett. Scoti à P. Magiitco Hyc- roni- mem Scotum peculiariter commemorat, qui Subrilis Doctoris , nomen , i tonimo de Ferrarijs Ord.Przd. aceuraté concionatum , inquit, Hic (Hyeron imus ) ' licér cx eorum grege fueritqui fancitosà Diuo Dominico Canones feruare fponté deliberant, tamem (bi videndum ceníuit,quid venuíti afferent , quid (ru&uum pro- ducerent foscundi, ameniq; horti felicium arborum excelfatum concemplationum in agro Eccleiige (atarum à Ioanne Scoto: & infra. Cui namq; Scoti nomen ignotum eft, & quàm difficile üt illi infixum acumen, & innaram fübtilitatem extorquere ? «enim facilius quiuis € manibus Hercul;s clauam excuíscrit. Scaliger exercit. 524. alacre Scou ingenium (quem limam veritatis appellat ) Ariftotclico zquiparat . Cardanus de (ubtilitate lib. 16. Humanorum ingeniorum apices Wig is Ioan. it , ob do&rinam, parque vbique acumen mcritó meruit: & infra , Nec eít vnum genus füb« tilitatis, in quo Authores celebrantur, (ed plura: Aci(toteles ab ingenio,cuius Znut- li Theophrattus , & Scotus. Ioannes Pitfcus Dccanus Liuerduni in. Lotharingia de rcbus Anglicis p.35. q. T. Scotus ingenio ad litteras plané fato, & ad miraculum tubuili , atque acuto, vt non tàm hominem acie mentis ftupendum , quàm inter. Philofophos quendam dixeris Deum: & pauló pott, N;hil cam occultum, & abttrufum , quod perfpicax cius in. genium non penetraucrit, & à tenebris craerit, nil denique tàm nodo(um, quod ille quafi quidam Oedipus non diffoluerit . His igitur de caufis celebriores Orbis Vaierfitates do&trinam Scoti profitentur, ac in antt Doctoris venerationem floret in fingulis Cathedra eius doctrinae dettina- tain Bononienii, Patauina, Romana, Perutina, Papienti , Pifana , Taurinenfi, Fer-' rarienli, & extra Italiam in Complaten(i, Salmaticenii, Conimbricenfi, Vicmenífi, & alijs : de Paritien(i omnium Priucipi quid dicemus ? Antonius Cucharus Epifc. Acernen(isin Elucidar, Virg.p. 2. afSerit, Authore Scoto Vniuocfitatem Parificn- fcm decreto fanciuifse Feftam Immaculatz Conceptionis; ad quod (olemniter ce- lebrandum quotannis fc obttrinxerit , Epiícopo Maitse faccificiam offerente ; & vno €x Magi(tris concionem habente: qua fcítinitas, dum in diem Dominicum incidit á in Conuentu Predicatorum; alijs temporibus in Conuenta Minorum habctur : con- firmat P. Petrus Oyeda Soc. Iciu in (ua informatione pro defenfione Immaculatze Conccpt.fol.62, ex Pelbarto lib, 4. Stellarij p. t. art.3. i* Idcircó mirum non eft, no&e Chrifi Domini Natali Sacratifsima Scruatorem noftrum Icfum fub (pecie paruuli Ioanni Dunf(io Scoto appataiíse, feq. eiufdc oca- lis, oícults, & amplcxibus attreétandum peramanter obtuli(se: vc referunt ex D. Fer- cluo in Vita Scoti c. 5. Philip. de Soía in Chron. Min. lib. 3.p.2. c. 7. loannes à l'o- la in 1. (ent. Paulin. Berti. Ord. S. Aug. in Vita Scotiante 4. lib. (enc. Greg. Ruis in. Epift. ante Comment. in 4.(ent. Scoti, Antonius Cucharas Epifc. Acerncntis in clu- cidar . Virg.p.2. Chrifoph. Moren. de puritate Virg. c.4 $. vl. Sic vque poftalabat obícquentifsimus amor, quo crga Chrifti Matrem flagrabat , ac iplum Dominum Icfum, in cuius etiam laudibus omncs exccfsit Doctores , vt conttat ex his » quz de Óiísima cius anima docet in 3.d. 13. & 14. vbi przter communem dcfcad.t ,lum- mam gratiam pofsibilem ctiam de potentia abíoluta fuifse ibi coilatam; intclleétum &ius videre , quecunque Verbum videt, ac voluntatem fumma fruitione gaudcie, 5 , qua quia funt difficilis probationis, ac preter cominunem viam, (c Doctor cxcutac dcuoxiísimis illis Verbis d. 13. cit.q.2. litt H. Is commendando Cbrijtum malo ex« cedere, quàm deficere d laude fibi dibup EMNM ignorantiam. oportet in alte- rum incidere; quibus exprimit fingul are in Chriitum obfcquium , ob os ait fc li- ius ignorantis nora inuri velle, quàm indcuoti, Ex quo randem tofcrtur DoGtci« nam Scoticam deuotione non minus; quàm fubül.cate císe rcfcitam. " -— OIM Er INDE X TRACT. ET CAD. Capita per paginas, Dubitationes vetà per numeros margine indicantur . PA R S PRIMA. Cap.1 1. De reliquis terminorum Á prietatibus. De attinentibus ad formam Syllogifmi «— Cap.V2. De terminis cóponi^ilibu p.29 Cap.13. Explicantur quidam. terms TRACTATVS I in fcbolis frequentiffimi-p. 3o De Tetminis, ac "Yap z^ TRACTATYS II. ap. 1. Fi uotuplex fit 1 : " P Adag "t Dc Propofitione ,& ciusaffc&ionibus, Dub.1. Qua ditiones [ubeant vattonem termini. — num.i Cap.i. De Nomine, d» Verbo. — p.3t Dub.. £n dentur termini inpropofi- — Dub.t. 4n folum nomen fitum , C7 nj tione mentali . retium [it nomen apud Logi- Cap.2. De terminorum multiplicitate cum V d ratione (ignificatioms. —p-«« — Dub.a. An nomina tra[cendeniia infi- e pon it fignuy d" quotuplex.n. f mtaripofint. ———  — ibid. Dub.2. Qui (int termini mixti interca — Dub.s. 4n Verbum adieliuum , tbegorematicum, &r fyncate- fubflantiuum de fecundo adia orematicum . nó céte fint verba apud Log.n-49 Dub. . Qui fint terminus complexus, Cap. 1. De Oratione quid [it, €" m "n om? plex, . p. - M. L E Tre eio (Hn Aie LEAN TITRE D ^s. 4nOratio fsario dc « 2 , 1 c / P 7 E Sed ponepeat oth deer p ed "^ PRIARIDITR UTE "mai EzI xd. dade d, ie Index: Tra&t. Et p» Inftit. Log. Dub. Vn. Qvalis fit diufio pr-po[itio- - modalis in s ordnen is diui[am . n.61 taii Cp . 6. sud fit itio. : latur « Iuba. 4n dinifio bypoibetica jn Con- dittonalem » copulatinam, C difiuntiinam fit generi aln cies. Cap. 7. De oppofi, tione tabeqricrim e ofimplicium. o. Dub.1. 4n inter contradiGtoria - medium . Dub. 1. Quot fint. fpecies duke. nis, Cap. 8. De a uipollentias e ginnerflo- ne Cai begoricarà fimplicia. p. $2. Diba. Xinomodo ior s fn "- ; traria . n.7 Dsba. An propofitio. affirmatina e to. predicato infinito equipolleat qo megatiu& de praedicato AT € ?contra. 0.74 Cap.9. De oppof[itione, &. lentia , et conuer|tone cat oricar modalium, ac et tbe- carum . . Cap.1o. De fitionibus e om is bus, er injolubilibia. p.58 Dub. i. t5 pro Ius TEC odo contra icahF. ux Dub. 1. m propofitiones: infolubiles (imt t velbypot.  n.84 TRACTATVS III. De Argumentatione ; & cius affc- o[itiones. ex boni Cap. 1. Vid,c quotuplex fit rz j? unientatto- 5 Dub.in. Qus fit confe i4 maie- rialis, formalis. — n.86 ^ 1 De fpeciebus argumentat. p.6x Dub.1« Quot (int argumentationis [pe- cies, T num adinuicem e[Jen- tialiter diflin&ka. n-87.7 feq. Dub.i. £a omnis c gwnenialig. n.99 mentatio. 5.90 Cap. f: De fylloeifin 03 C7 eius principis ———Ó » »bi de figuris .70 Dub.1. P'nde Qut maior, C vinar eiu[dem . in [yllogifmo . 9» Duba. £n rni 1o fit de denis n- logifmi. ibid. Dub.3. 4n detur quarta figura. n-100 Cap.6. De principys regulatiuis fyllo- ifii. p.100 Dub.Pn. Quodnamfit principium pre. Lora regulatiuutm fyllogif- n.101 Cap. 7- Reeule generales, € fpeciales cuiu[ciqs figrá sieur: p.75 Cap. 8. ,Affignantur modi cuiu[cunque ura tum eorum exéplis.».78 Dub.1. 4n modi. fyllogifmorum fimt fufficienter enumerati . n.100 sDub.2. 4n ina.C7 3. figura dentur mo- di indiretià concludentes , fi- PALA pnm a Qu. TIE Ca De induciione modorum jmper- s ferm dd perfe Ps Cap. 10. Devarys fpeciebus fylgims catbegorici. p.55 Dub.Fn. um de^ f llogi ns na ftas vem jio us non fi- per intr 008.17 .i1. De $yllc ifmob otbetico, C7 Wentia fibar- — Index Tra&. Et Cap. Inftic. pe^ inter. distintlionem realem , € rationis . n.130 PARS SECVN DX Dt attinentibus ad materiam $5l- logifmi . TRACTATVS L | De CE Demonftratiuo . TRACTATVS IL OMBRA, Du. 1. Quót fint alpine: ; » € r&cognita . n.2 Cap. 1. Emateriatum remota,tum Dub.2. id de agr Veg oxima Syllegifis To- tur. Ab n CIE 3. Cap. - kr Denece[fitate principiorum,» i de modis perfeitatis. ^ p.1os Dub.i. Qua pra pradicétur in primo modo icendi per fe. nli Dub. 1. JEn modus inirinfecus — gei in primo modo endi perje.- n.1N Lia es ACT 2 INDEX INDEX RER VM ROCA B ] TORN NC Primus pumerus "Partem primam , vel [ecundam indicat Inflitu- "^ * sionum , alter cuero marginalem numerum. A ' Bflratium , € abílratHio, | quid fit cerminus abflractus NA 1.8. abitrahen- tium nà (it mendaciü 1.17. - "I ccidés eft veré, & pro- prie vniuerfale non refpe&u fuorum in- ferioram,(ed (übie&orum 1.18. eius de- finitio explicatur ibid. non tantüm acci- dens fpecificam , fed ctiam genericü fpe- €t ad quintam przdicabile ibid. acci- densaliad predicabile,aliud predicame- tale 1. 21. accidentia cóia duplicia 2. 4 y. "IL Elio predicamentum definitur 1:29. quo fenfu diuidatur in immanentem , & tranfcuntem,vt in eius fpecies ibid.no eft todu&iua termini , fed tran(mutatiua ubie&i ibid, eius proprietas ibid. fumpta pro formali fübicétatur in agente 1. 30. -fequiuoca. qu& fint 1. 12. quo pato zquiuocatio ab amphybologia ditferat. 14. »tnalogia quid fit& terminus analo- gus 1.12. v rgumentatio quid 1.8, tria requirit ibid. confequens differt à con(cquentía ibid.argumentatio, & confequentia quo- tuplex 1.86. (pecies eius quataor,& qua 1.87. dilemma non cft (pccies ar tationis à ca-teris diftincta ibid. omnes alig reducuntur ad fylogitmum 1.88.0m nisconícquentia eft argumentatio r. 89. eius regula 1.90.& (cq. quando liceat ar- Bumentari ex .(uppofitione 1mpoffibili 1.93.cft infttumentum (ciendi ceteris prae I.116. Ars ett circa fa&ibilia 2. 8. ars inuc- niendi medium 1.123. ars bené di(putans di 1.124. i; «A [cen[ssy 7" defcen[us quid ,'& quo- tuplex 1.9. bu MUS ; vt! prauitas ad com pectinet,vecicas,vel falfirasad 1 quens Vis 2: ; Y J£A[a duplex ineflendo vc! in de (cendo 1. 15. ineffendo imsdtiiex 1.19. ex quolibet genere caufz. pote(l fu. mi medium pro demonflratione ibd, . Circulus quid fit, & quomodo differat à regreffu 2.2 4. non eft admittendus ibid. Cognitio intelicctiua tcia babet inftew- menta directiva 1.1 16. : Cenclufio quid fit 1. 99. eft de e(Tentia fyllogifm: ibid. 1 Concretum quid fit , & quomodo dif- ferat terminus cocretus ab abflra&o 1.8, Connotatiuwm quid fit 1.9. noncoin- cidit cum concreto ibid. neque cum re- 7atiuo 1. 10. : i Con[equens, & con(equentia quomo- do differant 1. 8$. Conftquentia duplex 1.86. tenct conícquentia a. poficione in- ferioris ad politionem füpertoris , non é contra 1.92. & a negatione fupctioris ad negauoncem inferioris , non € cons tra ibidem , nunquam diflinguitur confe qucntiayfed confequens t. 115. Contraria alia inediata ,alia immedia- tà 1. 47. .D : Éfinit10 c(t inftrumentam (ciendi. 1.126 D fit,& quotuplex. 1.127 Ol cius conditioncs . 1.128 Defenon affirmat,ütc negat. — 2.19 Demonjiratio inter omacs fyllogiini (vecics,eft principalior . ZI Duplex eft propier quid, & quia. — 2.31. Propter quid definitur. .. ibid. Debet cile cx veris mmediatis&c. 1. 32 D«cmótttatio Quis quad uie quouplex« Alo Vi. INDEX "Varia vtrinfque di(crimina . 1.17 - JDenominatina quz. I:10 De[criptio; vide Dcfinitio . Determinatio triplex diftrahens , dimi- nucns, & ccnirahens . 1.41 Di Mei enti quid fit, & quotuplcx. 1.16 |. Vt eft tertium vniucrfale Epmmrbendk " mom tam genericamyquam4 d ei Dicit partemeffentiz formalem. ibd. Differentia formalis non. pertinet ad quodquid cft . 11$ oni non eft (pecies argumentatio- nis à cocteris diftindta. 1.8  ifcur Ws , vide Argumentatio, Vade mod fit& quotuplex. 1.130 modalis à Recentioribus aí- fignata cft realis. ibid. id fit diflin&io formalis ex natura ci apud Scotiftas . 1.131 Quo fenfu ponenda fit media inter rea- lem, & rationis ibid. uif, Ys Oral fciendi. 1.126 & quotu 1.119 ; 2s conditiones, ex ibid. E $ per accidens nequit. effc fübie- B um nec przdicatum iopettiteh per fc. pev 2, 1I Finem ft (pecicsargumentationis. j -Eft: irpumentatio formalis. 1.97 Enunciatio quid fit, & c uocaplex . i YA ldem eq uod popol tio, Qao sé(u dici poffit ab i [s diffrre. a. Noneft inftrumentum Íciendi,. 1.116 Error quot modiscirca predicatum vní- ueríale contingat. 120 Exemplum . ít fpecies einem nis, X qualis. "E Eftargumentatio formalis. 1.97 E F "A llacia quid, & quotu ^ F em giae in E lex. I »t 100 ! uatta non datur . ibid, Forms propoutiogs qu « 157 AERF M Envs definitur. Non dicit v ay effentiam rei ^ U partem material Lou ct fuptemum,medium Ri "3 mum ibid. Genera diuerforum prdicamentoruar nullam habent commupem differentia conftitatiuam , aut diuifigam , neque communcs fpecics . 135 Sabordinata communes habcat diffecen ve fuperiorum generum conftituti- ibid. eh Metaphylici quidicantur, 1.12 H iT pesdivmvecins definitur, & cius fpecics , & affcGtioncs affi. P eftiui j nítitaitur M ober venei d bic&um fiu fit valasccidenalin iud fabftantialis. ibid. Quid fit habitus pro prima ; tm fpecie. á Habitueintellectus (unt quiuque. ud I | arca ems quien. Eius illi ibid: Indiuiduum (abütantiz eft iocommuni- cabile , & indiuiduum accidentis par« timeft  communicabile, partim incom- me 3: Indudioclt f carre pi exemplodifferae. — 1.87: id tit, & quz eius conditiones. 1.9.4 Dicitur afcen(us, & oppo(itus arguendi: : modus de(cenfus . 1.95: Quid;& quotuplex (it vterque, — ibid. Ett argumentatio fotmalis, 1.96 Jnflyumentum , fcà modus fciendiquid - fit. I.016 Ea triplex dcfinitio , diui fio, argamen- "tario. ibid. Hec cft alioram efficacius, ibid. Eie wiplicem | habet eee 1.85 Nihil cft in intelle&u, quod prius non fuerit —— — e. o o "faerit infenfü. — s 19 Éntentio duplex;prima;& fecunda. 1.11 L LT tópicus quid , & quotuplex . 2.34 rU A Quid. incrinfecus quid . uid locus extriníecus; : 2.46 Locus à definitione.ad. definitum potet effc quoq; de monftratiuus , 137 Locus arguendi à .commwtata propor- tione. 2.36 (2.49 Locusmedius, |... 1. (o y, proximé verfatur circ& terminos tales, . Ó I. M M "Ittería propofitionum que, & quo- tuplex . 1.7 Metbodns non eft inftrumentum íciendi à cectcris condiftin&tum « 1.126 Modus propofitionis dcfinirur,& diuidi- tur .' 1.$9 Modüs,& figura fyllogifmi. |. 1.1300 Qiondor dent. dire&té concludere , 'é&qui non, 1.10$ Suflicientia modo in fingulis figuris 1. IIO Etiam infecunda , & tertia figura darí poflant modi indire&té concludentes « I4 11I ; ) Modus (ciendi,quid,& quotuplex. 1. 26 odi dicendi. per. íe fuse. explicantur . 2, 12.& feq. Quozoam fint propo(itiones primi mo« is 2«13. & feq. Quo pacto modus intrinfecus pradicc- ; tur dere ingrimro modo . 11$ Gradus primi modi. ibid, Q:z in propoütiones (ccundi modi . E 2 Qua ceriij, | 1.17 Quarius modus explicatus cum eius gra- dibus . 1418 Eius diictiiená fecundo, 4.19 Explicantor modi peraccidens, — 2.20 N Ecelfitas principiorum -demonflra- tjonis . falis, & quanta , 1.1 en dcttarcar, ..1«46 -&aíus nominis nop (unt. veré nomma. -abid. .. e id b o3 kh "Franfcendentia vtiq« quat etiam infini- * - tati poffunt . rovc spe "Notiora nobis, & notiota Quaque di. cantur, 2.34 Oo Cy vitalis nos efl aQio pro». prié dicta , fed tantum zquiuoce , & grammaticaliter. - 1.29 Oycratio intclle&tus triplex 1.85 Opinio quid it: ; & quomodoà fcientia differat , 18.&31 Idem obic&um effe potefl fcibile , & opinabile íub diuerfa ratione. — ibid. orte propofitionis , Vide Propo- IO, jt m Oratio definitur. 1./0 pes nece(farió conflar nomine, & ver- o . J Hi L] $ I Alia perfcGa;aliaámperfedia. — r,$z Perfc&ta vcl non enuncíatiua , vel enun- c.atiua;qua fola efl propofitio. ibid. Vide Propofitio; Enunciatio. A[fio przdicamentum definitur , ac P cius Í pecics enunciantur , 1,30 Subiectatur iti paífo, ibid, — Paffio pro proprietate, Vide Proprium. "Pofitio de genere quantitatis quo pato differat à politione de genere Situs . n 33- 8 Precognmtiones quz, & quot. P.acognita (unt tria ig Quid de fingulis przcognofcatur. 144. & 5. T'radicabile, Vide Vmuerfale. Tradicamentumquidfit, — -—— 1, DPeecm func rerum praedicamenta. ibid. Cuius mmeri. efficax fufficientia a(fi- gnari non potcft . ibi Przdicameoti. firuGura. explicatur « M ibid. - TD n" Pr«dicariinquid;& inquale quomodo differant . co cde34 Priedicataiopica quatuor.  ; 1.3* T»«dicatio duplexalia directa, & matu- ralis , alainairecta , & nonpaturalis - 1.11 Przdicatum. vniuet(ale. pofteriorifti- «umquodmam it." — -. | .,.2,20 PramiljA demonitracionis debent eic ncccíiariz . 1.11 i; pet fe, & f ir EE LE INDEX Debent effe vetz . 2212 Primz ,& immediatz . ibid. rite debeant caufiz conclu- 2.23 qudm demonftrationis quid (iu, & -quotuplex , (RIO «Eius proprietas. 1:11 "Tres gradus neceffi ratiseius, ibid. ADebct effe primum , & indemonftcabde oer Y , vcl falüm virualitet «2» LZ ilia propria ; alia communia . Problema d firy& quotuplex, 23 "Propo[itio dctinitur bifariam . 15 Quiz definitio fit etlencialis, bid. Ligenk ,& falüias paRioncs cias fuat. ys $a. Q:z itrinfecé (unt in propofitiooe mé tali , acin vocalis icripta folàm ex- trinfecé, ibid. N propelitio vocalis de rigore ícr- is clt vera, vel falfa. ibid, iditur in car begoricam, & brpotitl ó ic m ficut in fi * Cxicgorica dcus - 1E Alia cit de fc. undo adiacemtcglia de tertio . | Eus materia, & Ein sed * Wasdeclaramcut . 1.57 rom. propolitionum im materia nc- ,& flbili . deid.. «ctíaria, concingeàti impo in affirmatiuam , & negati- uam, eram, & aliam vaiucríalem ,& s "pi qualis fic 1fta diuifio . Diuiditur ir naturalem,& innaturalem, | s inabíoluam, & modalem, & hz non differuo: [pecic. 1,58 me modalis definitur, & eius imo- atfiznamus. *$9 - Dupliciter confici poteft. 1.60 E pieds leet qualitas, 1. 61 , bec & ppp vi in 1461 dodici. Wi feifus compofírus & yeu , ' modalibus, Fioorieccadefiiur ;& dsleb. € | i mitería yquamitas, & adis i. 6; RERUM Eius regula. 1.45 d and mu generis in fpecies, 167: E secar oppofitio definicur, 1.68 quadruplex. 1.69 od am atn explicatur. ibide - E xplicatur contraria , (ubcontraria H L- ^ fübalterna, Sola contradictoria , & contraria rie verz oppoficiones . 171 Oppofíiio fignorum quantitatis — ibid. Modaliam oppofitio. 1.77 H ypotheticaram velia » 1.85 Propofition:s zui; ia.quid fit ,a€ ^musregulz.. - 17i - xS ;- Pit itd fubcontratia " i 2 diquie fimplicibus ncgatius de " pradicato fito zuipollec aifirimati- uz de przdicato ioiebo, & écontrà , non in compoflitis. 74 4Equipolientia modaliam quomodo frate 8 Moralis quomodo ad de inelfe redaca- tür . ».81 Propofitioaísconueríio quid, & quocu- plex. 1$ Eius rcgulz . 1.76 Conuecrto modalium quomodo fia: . 1. 79 Pro ne expoaibilisquid , & qu ex. , 2 Formaliter eft cathegorica , virtualiter hypothetica - ibid. Earum oppotitio . 1. 83 Infolubilis quid & quotuplex. —— 1.84 Propofiiode: omni Bofteniotiftico quid t 211 Quid (it propofítio per fe . ibid. Propoütio pcr fe non conuertitur ir fitionem per fe . 21.19 Quidi fit propofitto íccundum — — lum. Quid prcopofitio probabilis . * : T "Proprium Vt vniuctiale non diftinguitur accidente per conuesubiliter prz- dicari . ):3 jattüor eius modi. 1.17 'Solüm quarto modo conft ignit vniucc- fale. ibid. Conftituitar in ratione proprij per pi €- dicari comucttibili cr aon anicin n E tionc vn;ucrlals, ib; Si fd sen dindih  c-——— Q— NOT.4231LIF.,. ic antem Conflituitur per accidere om- P idoli, & femper. ibid. Nteft quarum vniuerfale comprehen- dit proprium tam genericum » qoam fpecificum. ibid. Proprium prazdicatur de fabie&o in (c- «undo modo dicendiperfe, ^— 4,16 id. & 25 Affectioncs autem trcs affignantur . 1, 26 . Qualitas propofitionum qua, 1.57 enti definitur, ; 112 iuiditur in contínuam , & diícretà ib. Farundübdiuifiones,& fpecies. | ibid. Eiwsaffc&ionesaffignantur. — r.25 Quantitas propofitionum. m 1.f7 Qnánde pradicarentum definitur, 1.51 Eius fpecies, & atfe&tioncs a fignantur. ibid. nsfliones (ant quatuor. : a. 218 gs quaítio - medij. A.19 Eduplic atio in terminis quam virta- R tem habeat. 1.44 Sen(us rcduplicatiuus quófniodo rat à fpecificaciuo. "ibid. Regreffus: quotmodo- differat à circulo, 2.24; Regula anteprzdicamentales explican- tur, ! 1.3f Relatio quidfit, — . 1.37 Alia realis,alia rationis. ibid, Ralis tres haabet conditiones. | ibid. etiam duplex cft actaalis » & apti- tudinalis item alia prz dicamentalis ja- lia cran(cendenialis, ibid. Pradicameonralis item alia intrinfecus. , alia cxtrin(ccus aducnieus , ibid. Ad rclationem quarti przdicaméti biet tuor CXiguntur conditiones. ibid, Aielaiina quid finc. 1.217 An triacenfderaridebent. — ibid, «fíc;alia fccundum dici . Et rurfasalia mutu,alia nonmutua;, & . dcniq jalia zquiparamigsalia difquipa. tanus, i ibid. Res , & rciliias quomodo differant. i. Be. Lia V alitas definitur. 124 Q Eius (pecies, vgl modi funt quatuor, 5 C: datur de nouo, 1.6 Quid nr. 227 Scirc tripliciter fumi poteft. ib:d, Dittinguuarab aljs habiübus intcli - é&us. 2. 8 Signum definitur. Duplex eft foraiile  & inflrumeor ibid. ] Et hoc rui(us duplex naturale, & ad pla. citum. his 8 Caufa , & cfic&tus fürj (ibi inuicem fj - gni, ibid. Situs prz dicamentnm definitur. 1.32 Quo paéto diftingvatur à potione de genere quantitatis, ibid. ken forte affc&iones affigoantuc , ibid, Alia quedam explicatio prz dicamenti Situs. dbid. Species duplex (übijcibilis, & peadicabi- dig: : : 1:13 Jr, alc. Vtraq. definitur, id, Subi jcibilis triplex eft,fi uptema media, & infima. ibid, Pradicabilis vna tantum,f. infima ; & fpecialiffima , & hzc fola (ecundu m s . ' vniuerfale conttituit. ibid. Dicit totam eflentiam fuorum infcrio- rum, 2 z " ibid. Subalternans (cientia qua fit; & que (ub- alternata. 35. Sui fl antia predicamentalis quid fit.1.20 Diuiditut i0 primam, & iecundam. ibid. Singulz cius proptictates declarantur, 1.2] s "2 Superius dicitur de inferiori,'& quicquid peace dc 1pío, vt de [vbicéto, Pp dicatür de omni contento fub eo. ur Quo pado intcllizenda (t hzc regula. ibid. - Suppofitio quid fit. 1.32- Sibpoliti, & iiguificatio n6 funt Ned Conucnit termino foljm in prop: ne. - di. Siomode adic iuis competere poffit. : idi . 27 t.2 p 12 2 e £t uotuplxfür. . —  —1389&feq.* Noablie diícrimen inter Minis . dctcrminatam,& €Coofufam. ^ r39 - $yllogijmns eh ciesergmenen 17 INDEX RERVJA NOT«A43. Diuiditur in cathegoricam,& hypothe- ticum, : I. Quid fit (yllogi(mus cathegoricus.ibid. Quot eius principia conftitutiua, 1. 99 uid figura& modus illius, — 1.100 "Triplex eft cius figura,nec datur quarta. ib. Eius principia regulatiua duo 1.101 Et vtraque idon:a,& necefaria — 1. 102 Regulz generales cuiufcunque figura . .03.103. tcgulz (pcciales . 1. 107. modi carum .1.108. exempla fingulorum. 1. ' 109. füfficientia eorum. t. 110. rcdu- &io imperfe&orum ad perfc&os. 1. 112.duobus modis fieri pót. 1. 113.re- . de&io per impoffibile quomodo fiat. 1,114. vatig fpecics (yllogifmi cathe- " gorici, 1.1 f.& feq.quid, & quotuplex tfyllogifmus expofitorius. r, 116. eps quotuplex hypotheticus.1. 118 quz diuifiones fyliog:fmi fint cíientia . les, & qua accidentales.1. 1 20.fyllogit tus topicus quid, & quotuplex. 2.3 1. quomodo d.flcrat à ropico , & clen- Cho.ibid.materia cius duplex. ibid. [yl- ' lozifmus fophifticus quid , & quotu- plex 2.51 * Cose quid fit, Vide Quando ; Teminu dcfinitur, I.I Copula proprié non efi terminus . ibid. Icc adacrbiaycóiü&tiones.& fimilia, 1.2 Nomen fübftant uum extrà propofitio- nem dici potcft tetminus . ib d, Diiditur in mentalem vocalem, & (cri- ptum, [3I T Mcatalis in obiectiaum,!& formalem, & hic in vltimatü,& non vItimatom, ib. &n propofitio n:étalis terminos habcat. ibid. Vocals jtem in figmficatinum j & non fignificatiuum . 1.4 Ilic ruríus vcl cft naturaliter  velad pla- citum fgnif:catiuus, SI Hic ctiam vcl eftcathc gorematicus, vel fyncachegorcmaticus, ve! mixtus. 1.6 Cathegorcmacicus alter. cóplexus , akcr incomplexus, 1.7 . Ethic altcr finitus, alter infinitus. ibid, lié altec eft concrets , aitec abitrattus. * 1-8. altcr abiolutus , coanotatiuus al- tcr. 1:9. Ouincs abflraéti (unt abíola- lutioné contiàjncc onncsconaota- — 7 I3 ^ * tiui (unt concreti, bid. Item alter dez nominans;alter denominatiuus , 1,10 Item vnus cóis, alter fingulars, 1.1 Ille vel ttanfcendens , vel limiratus, ifte vel determinstus , vel collectiuus, vel vagüs.ibid, Communis item vel vni- uocus, vel equiuocus, vcl analogus. r, 112. Demum altct prima, alter (ccun dz intentionis. ibid. « Terminorum quidam funt pertinentes , & quidam impertinentes. 1.36 Terminorum ftatus , ampliatio , diftra- &io,re(iri&:0, & a. pellatio. 1.45, & Ícq. Termini exclufuui , excepriui , & reduplicatiui, 1.44 Alij tecmini inter difputandi frequena(- fimi explicantur , 1.4 $.K feq. Totum quatuplex., 1.39 Bi predicamentum definitur,ac e'us fpecies , & aflc&ioncs affignantur , 1.33 Ferbum defintur. 1, 18. Quofenfüin . propolitione neceffaria dicatur abíol ui à temporc.ib d, Infinitart poreft in- trà propofitoncm, 1.49 Veritas, & faltitas (unt prorofitionisaf- fc&ionemy non autem differentiz e(- fentiales. 1.53 Sunt intrinfecé in propofitione mentali, extriníccé tolumin vocali , & fcripta. 144 GUN Zn:0 przdicati cum fübiecto in propo. fitione eft copula, 1.57 Vnuerfale quotuplex., 1413 Sufficientia quinque vniuerfalium, ibid. Genus,fpecies,& differentia font vniucr- falia effentialta;propr ium; & accidens accidentalia. 117 Pradicari conuettibil:ter de fuis inferio- ribus repugnat rationi vniuerfalis. 1. 13.& 17. Quilibet tcrminus communis , (cà vni- ucríalis duo habet. fignificata immc- diatum.(:& mediatum. 1.38 Sub termiao: communi fimpliciter fup» ponente non licet de(cendere ; bené tamen fub termino fupponente abío- luté . .- jbid. V niuoca quae fint . 1.12. Voces nedum ad placitum , fed,etiam na- - turaliter tignificare pollunt . & $$ e INDEX DISP. QVZ55T- ET. ART. IN HOC OPEKE CONTENTORVM. Quefl. Trobem, a4 Faiserfam Jarift. ' Logicam. 139 CA Rc ss De varijs Logic nominibus & acceptionibus. ; 140 Art. ». Define Logic . E 147 Art. 5. Deadzquato Logicz obie&o. 151 Art. 4. De effentia Logica.An fit ícientia. 76$  - : Ait. s. De qualitate Logice, An fitfcien- tia realis, & fpeculatiua. 171 fut. 6... Deneceffitate)& vtilitate Logicz, ciufq; partitione . 179 P 1. De modis , fen inftrumentis ciendi. 18; Quzsftio i. Quid,& quotuplex fit modus , feu ieitameetum Ici endi. ibid. Quzít. z. Qualiter inftrumenta przfata dire&ioni cognitionis inferuiant. 159 Quzft. 5. Quodnam horum inflrumento- xum fit perfectius. 192 Quaft. 4. Dedefinitione. 195 Art. 1. An fit , quid fit definitio, & quo- tuplex . . Art. z. Demodo conftruendi , & inucfti gandi definitionem , ü 139 Art, 5. Quznam proprié definiri poffint . z0 «w Quat. 5. De diuifione. 107 Art. 1. Quid , & quotuplex fit diuifio , exiíq; leges. 20$ Art. 2. Qd ; & quotuplex fic diftin&tio . 212 'zft.6. De ordine, & methodo proce- iinfacultatibustradendis. — 251 Difp.z. De vocibus , &* communibus earum affetlionibus, 139 Quaft 1. Quid voces figaificent , & quo- modo, .i aures, vel conceptus , & num -matuial tet,vel ad placitum. ibid, d. 2. Quid immportet vocis fignifica- tio,& quo.nodo cxcrceacur , 23. Quat. 5. Dc perfcétione, & imperfectio" ne vocum1a-ftzuificando . 2.247 zit. 4, De nomimbus zquiuocis , vni- Mocisac corum fignificatis. 252 Art. 1. Exami^atur peculiariter natura zquiuocorim. pt 154 Art.i. Examinatur peculiatiter natura yniuocorum , 256 Quzft. ;. Deanalogis, ac eorum analogia- o 216 Art. 1. Quid fit analogum, & analogia, & quotuplex. ibid. Art.2. Numanalogum dicere poffit cone ' ceptum vnum ab analogatis pracifum , 271 Art. 7. An, & quomodo analogum mediet iater vníiuocum, & zqniuocum. 276 Quzít. 6. Explicatur natura denominati- uorum. 28r Art. 1. An denominatiua vniuocé przdi- centar,& num medient inter vniuoca, & zquiuoca . ; . 284 Art. 2. De principali fimnificato concreti accidentalis , & radice vnitatis,ac plura- litatis eius . 28$ Difp. 3. De ente rationis, C fecundis in- tentionibus . 191 Quat. 1. An detur ens rationis , & quale effe habeat. 292 Quat. 2. Quid fit formaliter ens rationis y. & in quoius effentiaconfifta, — 157 Art. 1. Ems rationis formaliternon con- fiftere 1n extrinfeca denominatione , neq; in aliqua relatione cx ca refultante 1n rebus. 199 Art. 2. Statuitur,& declaratur formalitas entis rarionis. : 30$ Quaft. 3. Num ens rationis habeat caufas fui effe,& quas. — TS Quaft. 4... An folus intelle&us efficiat ens rationis, & quibus actibus. 2316 Art. 1, Refclutio quafiti de potentia en-* tis rationis cffe&rice. — 312 Art. 2. Rcfolutio quafiti de actu, quo fit ensrationis. — 314. Quatt. 5. An quilibet iatelleQus poffit ens .Tationisefficere, —— 2329 Quat. 6. Anens rationis habeat. proprias: - aífcdiones, & qua Gnt . 336 uzlt. 7. c 1 Quit. 8. D« ptacipua fpecie entis tatio nis, 3» dicitur fcgunc gap 34 2 Mt Q.iotuples fic ens rationis. x es p e | NOD £ X : at. 1. Quid fit ;. inteutió,quomodofa fus &a differat . t. s. Vbi conferuntur 2. intentiones ra primis,& ad fc inuicem. 3$4 Difp. 7i De vniuer[alibus in communi. 359 fot i. Andetur vainerfale à parte rei: Pos t; Refolutio quafiti de vniuerlali in  effendo. ibid. Art, 2; Refolutio quzfiti de vniuerali irf pradicando. 368 Las igno confiftat effentia aor 3 " Vniierl Logicuni iini quid relatiuum effc . rt. 2. Relatio irieffendi vniuerfale était xui; pradícandi eft paffio . 377 Art. 5. Effe in actu, & aptitudine conftituit c dici de aptitudine M z afhió ; Cist. 3. Per quémaéctuni intelle&us fiac .vhiuerfale in adu . 358 »xzft. 4. Quibus naturis poffit applicari intentio vniuerfalis. Quat. s. Ar vninerfale re&e,ac fuficien- ter in quingi vaiuerfalia diuidatur ; M , Predicabilia . uéft. 6. Anhec dinifio fit generis in i ties , & immediata; bip j. DX vniuer[alibus in podia 414 ad^ 4. fjeticicré: EU Art. t. og ar definiri poffit ; & - fenfu hic definiatur. Att... An definitio getieris fit re&té E: Mts. T uoniodo genus gredicetur 5 didiui uis. 428 ^ M ego varia quefita de gene4 ne eus. i. De fpeci Art.i.An fpecies Pe tiui didis, &prédici- bilis re&é definiantur, 444 Art. 2. Pet qua conftitaatur'in effe 2. vni- "ES m vt (ubijcibilis, vel pradicas 448 ML. an fpecies in vníco indiuiduo , & genus in vnica fpecie cónferuari poiiat , 453 Art. 4. Qao fenía, & anre&é hic dcfinta- tur indiuiduum à P'orpb. 461 Quat. 4. De Proprio. Quatft. ;. De Differen 46d ET aoododa Dodo addis diuidat gc- : nüs. . Att. 2. Quomodo differentia fimul Ez geitere conftituat (peciem ; vbide com- pofitione Metaphyfica. 475 Art. 3. Quomodo dmn diftinguat fpeciem abalijs; vbi de mutua przcifios negeneris, & d. fferentiz, & dilerenda« rum fuperioris, & iofexioris.. 483 Art. 4. Quomado differentia pradicctur depluribus, 49d $ Art. t, Agitur de proprio in rafionc so prij,feu pro natura reali,& prefertim de diftin&tione ipfius à fubie&to. 456 Art.z. Agitur deproprio inratione vni- uerfalis; $o$ Quaft, s. Be Accidente. $09 Art. 1, AD accidens potiatur ratione vni- uerfalis;& vttale definiatur à Porph . & Are&ée ; ibid, rt.2. Quibus naturis conueniat vniner- falitas accidentis ,& refpe&u quorü.s 14: bifp.6. De Predicamentis in Communi j (A 9 antepredicamentis. $18 zíl.i. Quot fit praedicamenta, — $£3 qu. 1 Cedo aman firit iri- ter fe difhindta. $22 Quat, j. Quz rof, Gc duofbodo reponan- tur ia [rc $ &t t. Condi Tonct epdaibilum i ti - disinA nantuf; Art.z. Conítru&tio przdic. $n cehpini ^E , vel concretis determinatur '; Aust. 4. De diuifionibüs ,& regulis antes pradicam. $37 Difp.7. Dt predicamentis ín particu p. iC primo de abfolutis « E Quz&. s. De Subílantid; Art. 1; De get tn (foo pon d ác cius fpeciebu Aft. Quofenfu i dioidatuf "m 5s ptimám;& fccuridam,& vtraq. híc defi- niátur,ac Via alteri comparetür. — 4/3 Art, 3. Declarantur ye 5 Kats uat. i De quantitaté AP A. Art. i. Án diamia conn difefécà ed (jets huimsprzdicam. s71 idfit quantitás continu , X quà K &EOJEdMXS ^ '&uz fpecescius. $34 Att. 4. -Declarantur proprietátes , & at- tributa quantitatis, . $5 Duzft. ;. De qualitate. 6o1 "Att, 1. Quid fic qualitas, vt eft füpremum genus huius przdicamenti. ibid. Art. 2. Explicantur quacuor: comibinatio- ncs,in quas diuiditur qualitas. 60$ Art. 5. An pratata druiíto fit fuficiens, & Weregeneris infpecies. — 6it Art. 4. Affectiones,& attributa qualitatis " dedarantur. $15 Difp. 8. Depradicameutis refpeGinis, TEE Quzft..r. Quidfie relacio'realis , & quotu- plex, vbi difcrimen affignatur inter, prz- dicamentalem, & trantcendetalem. ibid, Quztt. 2. c VE fit idepritas re» lationyar cfanfcendencaliam cum rebus, 622 ^ Qr a(.s. Aürefatio'predicám fit acci dens extremis eiu s fuperadditum,& ab d$ rc- - ipfa condiftiactuim. $212 627 Art. 1. Relatio prasdicam. eft aceidens ab axtremis reipfa condi (tin&tum. 628 A:t.z. Nomiaaliam fundamenta dirüün- tur « : 636 Quzft 4. xn relatio pradicám. confticuatá? "per etfi, vel «2, vel per vtr $5645 Quz. 5. To 3 coníüderatur relatio ex " parte fubieé&tr fea fandametiei ;-' "auo - hi "s fubi Pie relationis Me ef ; feeas rale, & fiaitum , ità quód nequea! 'effzidfinitum. MTM. " » Art 2. An. fübiectum relationis eff: de- RM hoc abfolutü, ita qued nequeat cffe refpe&tiuüm . 6; zt e In dia confideratur relatto & arte termint, ^ i* "$60 Art. 7. An relatio realis neceffario petac "rpm realem , &a&ts exillentem , ibid. Art. 2. An vna , & eadem uumero relatio poffit plures refpicereterminos. ^ 663 Art. 3. Anterminus relationem terminet fib ratione abfoluta, vel paced 670 Quat. 7. Vbi confideratur relatio ex parte vtriufq; extremi quo ad corum diftin- &ionem ib inaicem. 629 Quxít. 8. Quotuplex fit relatio przdica: & quz nam coaftituat quartum przdi. camentum. 684 (uut. 9. Qiot nam-fit. fupremum genus quicu prgdicam, & an ab Arift. it rede definitum . 6*3 Quat. io. Quot,& quz fiut gertera,& fpc cies relationum quarti przdicam. | 695 Art. 1. Vnde fumenda fit vnitas, vel diitin &io fpccifica reclationum, . ibid, * Art.2. Declarantur tres modi relatino- rumab arift. y. Mer. affignati. |/69t «Art. 3. An przfatitresmodi fufficienter affignentur,ac velut adzquata , & pro- pria genera quarti przdicam 799 Quat. 17. Dcclarancur affeétiones relati. uorum. 7i Quett, 12. De vleiniis fex przdicaméntis.. 79... NE. Art.:. Quid formaliter dicant yltima fcx praedicam. — — ibid. Art.2. De fngulis fex przdicamentis . 713 Difp.9. De pofipradicamentis ».' 742. iot, De oppofieis. s 5! Pid. SEA Keatiuz , & contraria oppofitio ; declaratur. . 2v 43 Art. 1. Prifatiuz , & coptrádi&oriz Op- pofitio explicatur . xS HN d 3 apad 2. Dé modis prioris. 74 Arc. 1. Declarario priorifatis naturz. 7 5$ hit, 2. Quidfit prioritas origiis. 760 Quelios. De modis fini. ^ — ^ zm Difp. 1o. De eniaiciationé. — — 76i Qu'eftio v. An eniinciád fit éds reale jvel - rationis . AN A 1 M Queftio: De veritate;& falfitate: — ibid. Art. r. An veritasfit in conceptu. fottna- ' li,veF obiéctido 765 Afr.z. An cnunciatio poffit de vera mu-- "rani in falfam;s e Cóntrà. 36 Art. 3. Quid fortalicer fic Veritas "ronis . 223] C5 $83 Art, 4. An propofitiones defuturo con- tingenti abfoluto fint determinaté vcre, velfalfe . - .289 Quattio ;. De regulis bone predicationis ad veras enunciationes cfliciendas. 795 Art. t. An concreta poffint de alijs con- cretis,& de abflrad sprzdicari. — 7.4 Arr. 2. An abflracta poffiat de concretis , & alijs ablltractis predicari . $01 ifp.11. De fyllogifmo in communi , E: en Mort , . 807 Ln dat icon S ba Qse- EM ——— o — À —À Á€— ——————— - ; : PN D E X. .Queltios. Anaffenfus concluf. debcat effe d ftin&us ab a(fenfu przmiffarum. 812 Quslio y. n premiffe (int caufa concluf. | &in quo generecauíe . $77 Qugítio 4. An premiffe debeant prius co- -: gnofci,quàm conclufio. $20 Queftio y. n affcníus premiffarumnecef- * fitet iutelle&um ad affentum  concluf. ($2 Difp.ix. De$cientits. . . 0 $39 Qoeítio :. Quid it fcientia. — - ibid. ucítio . Defubie&o fcientie. — 853 » attt. 1. Quid , & quotuplex fit fübietum fcientiz . 834 efrt.i. fn de fübie&o debeat przcogno- Íci qwi« eff (cu exiftentia . 838 Ait. 3. 4n fubicctum debcat habere quid so get 4 841 art. 4. fn fübie&tum debeat continere , primó virtualiter omnes veritates fcien- , «utc. $47 dirt. f. 4n abiectum debeat effe neceffa- trf num * $ , efit.é. A— fubiectumrefpiciat o.n nia confiderata in fcientia . $:3 io s. De vnitate fcientie. 357 Art. «, Vnde fumenda fit vnitas & fpeci- ficatio fcientie . $9 . att. 2. ^n fcientia fit vna fimplex quaii- «s. , 864 , hic. 5. Quilis fit vnitas fcientie totalis. . 470 Qusítio 4. De fubalternatione fcientia- rum . 372 afit. c. Explicantur prime dg conditio- nes. j J Art. 2. Tert korr aea pd r4 (oeftio ;. üifione (cientig in pra&ti- $91 Act 3. Quid fit praxis. 115 4frt. 2. Quid fit , & vadefumenda ratio pra&dici, X fpeculatiui. 431 «rt. 3. "fn. practicum , & fpeculatiuum conueniahtícientie,$& quomodo . —|.4;7 Difp.xg. De Demonflratione, — 904 Queftio r. De effentia, & (peciebus demon ftrationis . 90 $ Art. r, Quid fit demonfítratio preprer quid & quia. ibid. frt. 2. Quot fint fpecies demonfítratio- nis , 9o4 Queilioz. De terminis dcmonftrationis 7 914 4trt.1, De medio demonftrationis ,Preptce wid, ibid. Art. 2. De medio demonftrationis pocif- fime. a6 Art.2 De maiori extremo demonflra- tio iis. gas Queftio s. De premiifis demon(trations T $2; . : art. 1. Explicaturprimitas , & immedia- tio premiffirum , vbi de propofitione ric nota 1D1 J. pe [ 2o. Pid Art. 2, Cetere conditiones dilucidantur. 631 Queftio ,. Dccirculo, & regrcffa demone ftratiuo. $36 Difp. 14. De fyllogifmo topicoy 2 elen- [4 . 94A uo 1, Quid fic opinio, & quomodo à cientia differat . s ib Q:eitio s. 4n ícientia , & opinio poffint eff. fimul de eodem obic&to. 94$ Queflio y. quid fit error , & quomodo à. ientia, X opinione 91? .)- (^0 (Qd ay Se quN- DOEeX us RERVM NOTABILIVM:; Prior numerus Diíputationem fignificat , a!ter veró margina- kem numerum , przterquam ín quaft. Prohoem. vbi citatur tantüm marginalis . à A [^ Büra&io multiplex 10.59. in Livni € accidentib. abf[olutis fft du UT lex abfirattio im relatis triplex ibid. &9 €o«terminus.vltimatà abe flratius quid fit ibid: accidentalta media abflraGiione abflratia concere nunt [i generica [untypropria indiuidua,C7 Jpecies ; at [ubflantialia fo- làm propria [rg ria 10.61. quomodo abfiratta pradicentur , € fubijciantur in propofition:b. reJpeGiu comcretorum 10.64. 7 feq. quomodo abftratia de feinuie "eem 10.73. 7 feq. Recidcnil V HOM € proprià vniuerfale nonrefpetiu fuorum inferiorum , fed : fabietiorum $ 191. € vt tale definitur d "Porph. $.198.eius definitio explicatur g« 199.accidens duplex pradicabile,C7 preadicamentale, &* eorum di(crimen $301. non tantum accidens»[ed etiam fubflatia fundat rationé quintt vniner[alis 4.1048 wo tantum accidés [pecificumyfed t genericii [pelat ad quinti pradicabile.$. 107« A&Gio predicamentum definitur 8. 198.qu0 Jen[u diuidatur 1n immanentem, C tran]euntemyvt imneinus fpecies 8.399. mon cfl produtiima terminiyfed tran[mutati- ua [ubiet i 8.198.non folüm fucce[fiuayfed etiam infl antanea [peiat ad boc prae dicam.8.1200. non folum accidentalis , fed etiam fubflantialis 8. 101. A&us intelletius var 4.60. — 4A&quiuoca definiuntur 2.3 1.quo0modo plura atu [ignificent 2.3 $.4quiuocum po- tins dici debet vnum nomenyquam multiplex 2.36. &quiuocatio e$] in voce ,non in €onceptu 2.37. quot [pecies &quiuocorum 1. 3 8. ' Analogia quia fit 1.46. quotuplex 2.47.quid analogia attributionis 2.49.qmotue plex a. 51.90id analogia proportionalitatis 2.5 6.quotuple x 2.$7. quid analogia ime - «qualitatis 2, 61. in&qualitas participandi communem rationem analogiam indu- €it 1.62. tranfcendentia fe fola mon inducit 2.64. Analoga quenam dicant conceptum vni ab analogatís Indeed e oe non21.68. € feq. formaliter mediant intey vniwoca,C 4quiuoca, nenmaterialiter 2. 78. Angelus eft in pradicamento fubflantie 7.11 ld Apurudo »ide T; ye * j : , Argumentatioan differat. d difemr(u 1 1.3.C7 7.im qualibet argumétatione triayintecedens,confequems o nota (den H.$. urea "feiemdi eve tie Pleni fpecialuer deJeruwens 1.17.6fl caterispe: fetliusibid. Fide Difcure jus, 5yllogijmus . , ' Arsyquid fit qua fl probem.38-non folii dicitur de babitu fatlinosfed etia atTiug jb.42.ars mgcanica refpicit opus externuylibevalis potefl im. interno (aluarb ibid. -- Alfen(as com lufionis diuer[us efl ab ajJenfn prami(Jar&i q1.11.mon atiingit fore maler ajjen[um pramiJarum v1.12. efi tamen dependens ab ille ibid. quomodg "affenjus praaijJarum nece[ftet ad ijr conclufionis 31.313... 5. é ' 4 : ^ x ^ * hs LAG. 1 Oniras, D" malitiaaliter conwenium alibus voluntatisyqnam veritas, &* fala. juasaihibusiméelle us o4. o0 "1 fv tuositra cfle " b4 Cao ce 1 ND E X. Áufa quadrvplex materialis formalissefficiens, finalis 13.12. omnia cau« arum genera apta [unt ad demoflrattoné propter quid caficienda. 13.13.can fat ciens duplex 13.17.in quo genere caufs prenti Je fimt caufe eo: lufionis, 11.19 irculus quid fit 13.66.qwonrodo differat dregreffu 13.67. quopo[Jit aduti cir» culus tam in diucr[o quam in eodem genere cau[a 13.68. & Jeq. vide Syllogifmus, Coguitio intellettiua la caet p II. C 13: qui Mlfremi A dirita tur 1.1 $.quid fit certitudo cognitionis 12.3.quid euidétia 12:4 Quid. veritas 10.27, quid falfitas vo.40.quid cognitio quem jpeculatima 12-115. ide Scientia. Compofitio Metapbyfica no eff rationis tantus Jed ex natura rei $ 136.repsgnat Deo $.127.du& cüditiones ad ea requiratur 5.130.fit ex genere, t differétia 5.126 f Conceptus duplex formalis, C7 obicé£tiuus 10.6. veritas propri? eft-4nconeeptu ormali 10.7. à ^. onclotio quomodo fit de. eJentia fyllogifmi 11.6. dependet à pramuffis v 19. -quo patía cogno fcatur prius, vel fimul cum eis 11.2.5. non eft &qualis certitudinis we emidehti& cum illis 13. $9-vide Syllogifmus, Dijcurjuss1 ramifi&. , - «Concretüm ín propofiriouc quid fignheet ».94-quid abfvlutà [umptum 1. 9$. ac« £identale [umit ynitatems€? pluraliratem à Jubietioynon à forma 2.97. (ub/L antia- de veró wnitatem a forma,non à fabiecoypluralitatem ab vtroqs1.99.ratio difcri- winis affignatur 2.102. definiri potefi per Jubie&ium , ac etiam per proprium genuss € differentiam 5. 14.0u0modo concretum pr&dicetur , fubiciatur in propofitie- me rejpe&u abflratki 10.64-€7 feq — Connoratiuam dijfert a relatuo 8-53«onnotatiua a febolis ablegari non debent; 8.54. nec tamen eis abuzi ibid. Contrárictas;? Contradictio ; 7 ide Opeofiion D ell infirimentii prima operationi [pecialiter applicatum 1.16. in vone inftruméti eft imperfeélior argumentatiene jim ratione « ognitionis perfetiior. 1.151 18.nocificat [abflanrid vei 1 ,30«ad logici pertinetsvt infirumenta [ ciédi. 1 23-quid fityC" quotnple 1:2 j.C7 Jeq.qio confituatutyet nuc [ltgetur 1.33.0105 £Óm ditiones 1.36.definitto , dc fimitum qWo diflinfuatur 1:38. modus inue stigadi de- finitioné 1.40. codetitosrcs definíti 1.41«6t feq. de, ens alia adequataset cüpleta alia $nadequat 47 mmcopicta 13.38. definitio ah rs on de definito. 13.41.€t fe; - Demonttratio ac x proptcr quid, Q7 quia 133 «4 demonflratio im. copmuni ad yitumq; tfl jubietium in lib. ofl vg. 1 prima dupliciter definitur 13.5. 47. 5. quid diibnfiratio quiagC? quotuplex 13.6. quomodo canjct [cichiaam 13.4. Deuejlra- aiout& de [nnt |pccies jabalterng. próterquidy C7 quias €7. »traq; diuiditur in 4- lias |peeies | 3. 11:qnid demonfiratio pot 14.17» medii demonflratiouisquia, efl vcl caufa remotas vel effectus vel aliquod cocum itans nece|Jar.o conuea «ure mjlvata 13-23.demoniiratroni s pco pret quid efl cauja proxima , adaequata, G7 immediata 1 4.124407 boc quidem in quocumgs geuere tau[& 13» 23. medium 1n de- vatione potffima cfl defnitio-cau [alis paffiuus 13-39-44 ttiam cfl. definitto fobicBli 1$.30«7 [ub vtvaq; ratione t; medii «f. v1 cauja pa[iont € vt dcfinitto ith ibidsacvidens coe ncquit efte matus cxiremh dew, osivationi pouffim & 13. 35.definitio an po[fit dc dt fiuito dcmrfi reri, J. fais CXUrcto li ch ofi rationis propter qiia. 13:4 eft neceffe d éc ner ffr. bcbeneá ve foluere vjq5 ed principia Bhiner|Aiiffima 13.$4.dc «9 dicic bus pramai(Jari dem ovjiv. 13-48. vide Tramaf e, Dcnomnatio alia in r imjecay alia extrinfeca à. 90» CXtrinjesa quomodo fit rea- Mis 3.17 20 fenfu dicatur. enviatienis $20. 0n datur denominatio nona rcalis fine Slaistiossnawirbaó 9.204. gu cog «D.aomiaatiuagropeià (portant concreta accidentalia 1.86. definiuntur C €0- h run ! RERVM.NOTABILIVM. "vurh definitio explicatur 2.87.C7 88 dua corum; conditiones a.89. funt: pradicata niuoca, fed non yniuocé pradicaniur. 1.91. quo fenjumedient anter vniuoca Q7 IMoCa 3. 91. Delctiptio, Pide Definitio. : Determinatio alia contrarietatis » feu fpecificationis alia contradi&h ionis, fen "exercity, idem de indeterminatione oppofita dicendum 11.30... 1 Y) Deus non eff im pi edicamento diretié 7.7. nec redutliuà 7.17. non efl setaploy- | dice compofitus $127. mon fandat relationem realem pr&dicamentalem ad creatu- fas R62. nec etim iranfcendentalem 8. 6$. an. poffit efficere ens vatiomis 3.74- Differentia diwidjti in comtnunemspropriamyc? mag:s propriam $.111.€fl ad&- quata diui[io 5 113. non intentionisyfed vei $.114-efl vuioci in fva »niuocata 5. 316.€7 potcfi dici aliquo modo generis in [pecics.$.117«quatuor af rentie munera ibid. diuidit genus (am in flaturealis exilientiu, q«aobieGiua y licet diwerfimode as fed. con flituit [peciemex naturarei per modii partis alualis. $1 16.dif- jerenrie quomodo dicatur fumi à formayC" genus à materia $.136. femper efl per- fetlior genere $.1 38. difliuguit e[Jentialiter [pecies abinuicem $140.50 Inclndit in fuo concepiu genus nec à cütrà $. 342. nec inferior iucludic [uperiorem formaliter dbid.€" 143. non de finuur à Torpb. inca comunitates qua eji tertium vniucr[ale $. 154-definitur a nobis 4.157. quo [sam im mn quid pradicari dicatkr $. 158. mon eou[lituitwy inraticne vniuer[alis per crdinem ad [peciem fed ad infc riora fpeciei. f 161.infimayC [ube lterna non differunt in ratione vniuev (alis q.165.differemia - dauifiua vnius gcuevis nequit effe diui(iua alterius » [ed quelibet determinaium fibi genus vendicat 6.43.nec vuaxT cadem efi conflitetiua diuer[arum fpecierum fed vnius tantuni 6.46. $ Dirigibiltas quotnodo cognitioni conuenit 1.14. Fide isflrumentum [ciendi. Difcuc(us definitur 1 1.2.tres conditiones eius Vi.3.an differat a. fylloifmo: 114. — 9 - proprie cft afrenfus conciufionis vt vb c(fenjw princ piorum cawjaius 11: 4« qhié «ius nullo modo attingit primciptasfcd folam c«nclxfioxem 13. t1. C Ditlin£tio quid (it 1. $9. alia vationis,alia ex naturaret 1.6a.bc duplex vealits € formalis 1.63. difiiniio realis quid Q& eis (gna 1.64. Q7 feq. qvotuplex 1 67. Diflintiio formalis.quid €& quotrpiex 1.71.qtc1 modis |umictur identitas, €? di- 5 inti io forwalis 1.86-2pud Scotum bae diftin&iio efl a&ualis , mon virtualistan- timyakt fundoticnialms 1.81. catuy tm:en etiam wirtuclis di(linti to spud $coti 1. É Li$lintito modalis e xirinjeca reducitur ad rcalé,modalis intvin(cca ad formu- 1.86. Diflintlio rationis quias(? qroiwplex 1.87 Distin£tto vonis ratiocinate no ied on jela extrinfeca counotata 1.88.€9 idcó coimcidit cum diflintl ione ex natura rel virtuali ibid.quoana (it fundameniti difiiméitonis rationts ratiocinat& 1.89. Dj. fiii Ewnkm fcgtesm geuera a Fovmaliflis offignata veáncuntur ad pauciora 1.9 $.dt- fih 10 rationis rai qeinate sy el virtralis ad quid deferutat apud Scotum «1.93. 7 I wifio (t [kn eium friendi fecunde operaticri fpecialiter applicatum v2 x€. (fe cgeris imporfctdus 1.17-quid fit 1.$0«q&0tiplex 1.$2.6ius leges 1, $4« quo fenju tradi po[jit per membra priwatiut, aut. comtradiéiorid oppofita 1. $6« quomodo Wuuet ad defmi.ticuem indagandam t. $8. Y Dubitatio, 74e 9pimio « E TUM Ns tatiosus an pojjit ac finiri 1-43.triplex eius aeceptio 3.1. im acceptione pra- E pria datursQ9 pendet im [wo effe pro Jus «b vntelletiu. 35 men confiflit inexirin- 'feca de nomimativne 3:3$« neque in aliqna relatione x ipfa refultante 3: 21« aliud materi sleyaltud forma € 3.10.n€c c(t ncc e(se potefl exu a imiclletium: 5. a4« adbuc tamen difl nguitur a puro uibilo 3«2 «c oftttnit iy pev quia po[i tibt Vations 3« 27» odo medier mer ent,gg puri niu 3:7.n0 jnfficitsquou [4 re go se yj ed rq uiritur quoa ibifit ad ifi ay vcri ent3 3 18«.m quo conf ftat e Ms P f r 1 I N'D/E X31 "das 3.50. babet ev fui efse in Lege. ge caufa eo modo, quo eff ens 4. 9» 'Saufa eius materialis in qua non ejl intelleiius y fed res wt cognita 3.42. Ens rationis materiale ab omni potentia-vitali fieri pote[l $48. formale non nifi ab intelle&uy zr voluntate 3-49.quo alin fiat 3.60.7 63. intelleClus diuinus cogno vfeit entia ronis nobis facla tamen ex illius cognitione ea non efficit 3.71.an ab- ola? illa efficere po[fityvel non e apris vtrumq; probabile, 3.74. ens rationis babet vy affettionts 3.91.qMomodo ei competat intelligibili as 3. 9$. non reti à di- "miditur in relationem negationem , & priuationem 3299.diuidi debet [ici ens rea leyad modum cuius concipitur 5. 102.diuiditur in fundatum y «7. non fundatum $« *303.quod proprie fit fusdamentum entis rationis 3.104. Ens reale tran[cendenter captum efl vyniuocum analogum 249-7 feq. non inclu «ditur quidditatiue m differenijs,[ui|que modis comtrabentibus 2.64. non ejt genus, " quaré $.36.C7 7.8. enstamcn finitum esl. genus. 2. : - aad accidens multipliciter jumitur 12. 28. quo de ipfo detur fcientia ibid, E imema, J/ide .4rgum entatio *- Enunciatio quid fit 7 quotuplex 10.2.métalis efl fubieti im lib. Periber. 10-1. "enuntiatio nece[Jaria nequit ficri falfa, impo[Rbilis nequit efie verajvo-1o. enunc, €otingés de prajenti certa téporispartem con(ignificans non potest mutari in falsá *30.11.contingens dc pr&fenii aut de praterito ab initio poterit efje vera, vel falfa - «t contingens de prjenii indetcyminatam temporis partem fignificans poteft [uc« »«e[fiue ficri vera vel falfa 10.12. contingens de futuro multiplex 10. 49. duplex | determinatioyC7 indeterminatio propofitionis deine[Je, € de po[fibili v0.5 1. enune kéijatione de futuro contingenti abfoiuto babent determipatam veritatem vel fai[i- gatem 10.53. V ide Propo[itio, Veritas, Falfitas. Error quid fit 14.23. difcrimen eius a fcientia , C opinione 14.15. «CC Exemplum, 7 ide JArgumentatio. F UELAl£uo^ c ogfentando datur inpropo[itionibus 10.39. primario e in concte ptuform. .4c7 jecundarió in obielino ibid. formaliter dicit velattonem veas dem difconuemienti& 10.40-quo fenfu. [u|cipiat magis C7 minus 10. 46. quid fit de aerminata falfitas im propofit ionibus de futuro 10. $0. " Fides quid fit quotuplex 14.9. dijcrimen inter fidem, C opinionem ibid. Kigura fyllogiflica mnn quotuplex. Fide $yllogifmus , € Ind. Infl Log. Fotmaiitasyvel realttas quid fits»t a Ke dislingnitur 1.63.formalis diflíGiwo quid fit 1.72.4980 inter diflintlioné realemy€7 rónis mediatà dicatur ib. vide Difl indito, :- Fundamentum eatis rationis;vel relationisyvide Ensvationis,Relatio» Futurum contingens num babeat determinatam veritatem 10.49. €f feq. e potcfl propri? dcfiniri 5-3.qu0 fenfu definiatur d "Porph. $.6.quéna eius de finitio,C quoexplicada $. Y6.quomodo;genws diflinguatura Jpecie inratione. vuiuerfalis $.19.de .udiuiduis completis mediaté pradicatur , de incopletis imme- aliat) 5.51.de iilis per modi generis de ifiis per modi Jpeciei. $.39.quocna fit corrte datiuuwi generis, vt eius [ubucibile $.44-quo verd pradicetur in reél o de inferiori- dus cfló. dicat partem efientia $. o.poteflate coutinct. fpecies, C differentias ,nom aliu 5:54. licet diuev[imod? $.56.efl (pecies infima vuiuer[alis $.$8. jwpremum Cr fabaliernum [pecie uo differunt imratione yuineijalis $.60. quomodo ad eius vni- uer [alitateu Logicam pluresrequivantur. |pecies $.96. quomodo ad Merapby[icavs $- 91-genus quomodo dicatur jemi à mattria $. 136- t. GeueradiuerJorum pradicam. nullam babeni oem differentia conftitwtind, aut diuifi uan 9n€45€0€5 |pecit s 6.43-| ubordimata c6e5 babent omnes diffevétias [upcvio" yum geucram conflitutiuas.6.42. H H*? biwusyquod eff »Itimum pradiccmenti communis explicatio ridicula 8.122. «liasnagis cougru1,0ued cousbiiuatur pev wniontm forma ad fubie&ium 8 | E 332. RERVM NOTABILIV M, 2.[iu fit vnio accidentalis fiuà. fubit antialis 8. 214. , Dentitas realis quid fit 1 .66.eius adequat [ignum tbid.identiras formalis quot modis (umaiur 1.86.quo Jenn comcidat cum tdentitate efjenttala ibid... 'Indiuiduuu, vt fic, proprié nequit definiri 1.48. quomodo differat à fuppofito, cr perfona $. 97.q40t modis [umatur ibid. quo patto à Dorph.definiatur $.98.0105 defi- mitiones expiicantur $. 106. nedum identicé yfed etiam formaliter, € direGià prae dicar: potefi s. 109. Inhzrentia propri? conuenit accidenti predicamentali non predicabili q.105. ^ 'Inítcumemum,fesi modas fciendi quid [ity quotuplex 1.1. quodmam jpeciali« ter jpeciaies dirigat operationes 1.16.metbodus noneft inflrumcntum d ceteris cá« diflinfium ibid. quodnam [it perfettius 1. 17. -— [ntclle&tus agens € pofJibilis 4.$9. varus cius atus 6o. Intentio quid fit 3. 111. efl dupiex formalis, Cr obictitwa, Cr vtraq; prima, vel fecunda ibid.quid jecunda intentio 3.112. minus patet ente rationisyvelut ctia fpes. €i65 3.114. (9 etiam relatione rationis 3.1 (5. inquo fenfu fit formater ipfa come. paratio p.[Jina $.120. Q«omodo prima, €? fecunda intentto defintantur, € diffe- pznb $. 12. . QUO a8 fiant. jecunda mmtentioncs 3.122. an folus intelletius efficiat fecundas intentiones 3. 113.exercità pradicantur de primis accidentaluer figni: etiam e[Jentialiter 4, 116. 7 yag.vna fundart potel [uper aliamy Qr tunc vua. fu- mitur, vt quicyalía pt modus 3. 12g. L Inea efi (pecies quautatis cotinua 7.69.et cfl fpecies infimaynà [ubalterna.7.8e L Liceius fignificant res ipjassnom voces 2.3.qu0 feníu dicantur fignificare voces $bid. quom do (ubordinentur vocibus 1.4. figskeenad placitum 4. s. | Joxus uon «fl jpecies quantitatisvel " tim non difiintla à [uper fi cic 7. 70. Logica membrum Philofophi quaft. Mrenes multiplex eius nomen, 7 ac. epiio ioib. 1. alia naturalisyauta artifictalis ibid. 3. 69 bac alia docens, alia vtems dbid.4- vtens efi babitus diuer[us d aocente ibie.. quelibet pars Lügice diuiditur in docentem, 7 vtentem ibid. 1v. topica pecuitari modo dicitur vtens ibid. 111 fi- mis Logic in [esr ab ;Arifl.tradita ibid.i$. tam internus , quam externus y itemm. formalis & obieliuus ibid. 17. Obieium Logice Atrifl. e(l [yllogifmus ibid. 24. Logi.e in je eft inflrumentum. |ciendi incommnni ibid.3 1. non vt dire&iiuum » fed. srisbe vim dirigendi bid. 34. poc C Logica docens «fl [cieutia 1bid.40o. nen tamen ars ibid.q1-vtens e$t arsynon fcié-. - gia ibid.tamen pajfiuà fumpta dicipotefl [cientiaibid.45. docens ex naumarei eft: fcientia realis prout ab J4rifl contexta ronalis ibid.48.cur fic ea influucrit tb.$ à, ; ^ Logica eft (ciétia [peculat ina tbid. g6.cfl Jeientia cou ibid. $9. no efl fimpliciterue- ce Saria ad acquirédas alias [cientias ibid.61. efl facultas f/mpliciter organica ibus 36.c[l diretiiua operationum idealiter ibid. partitio Logice ibid.G.. Q9 feq. — Longitudo, Pide Quantitas. M t GO AY Ateria propofitiouis [unt termini, C propofitiones [unt materia [yllogifmi, 10. 1. Z ide Ind. Infl. : x Metaphyüici gradus predicamentales diflinguuntur abinuicem ex natura vei formater , tranjcendentales veró tantm virtualiter 1.93 « Methodus accipitur dupliciter y fub vtraqy ratione ad Logicam fpettat 1.96. de ratione ipfius dh quod priusad cognitionem pofierioris dirigatur ibid. nian di án(irumentum ab alij5 diflinGium 1.16. cíi duplex compofitina C7 rejolutius y.100 ^ vtraq; pofsumus vti im facultatibus tradendis 1.101. me ibodus feruanda in cime tijs tradendis 1,103. intexendis quaflionibus 1. 10$, Y-$5t Eo Modi rerum alij intrinfeci ,aly extrinfect 1.80, | (&-1 Sere Motus nom efl vera [pecies quantitatis contiua 7.7 1« quo fenfu motus non de« tur ad relationem pradicamenialem 8. 3$«— FAERSPCM OCT MEE A. - -* h 1 , " jl » cd I N D E X. Mult itado, Vide Nvmierss. N | Vara co mm«ai5 vide vaiarcfale ia eff doy duplex mature communitas , fed imdifferentia pafiziut, Qr nezatina 4.20. : " : "INece(fi:as duplex zafolut2, 7 ex, japp- i tiones vel fimpliciter s [ed conjequen- tis, G7 fecundum quid , fea cau(?quencia 10.56. -Negatio, G* prinativ moa fuat entia rationis 3-99» | Nuaerus alter qu amtitatiauss aber tran[cendeas 7.5 3. neuter efl eus per. fe vni. 7-54. ideó quantitati anc mon c(l vera fpectes quamusaus 7.46. join pro mate vialt ejl aliquid reale $.$ 4. [pe Eat ad predicameniwn quantas ,quia fii ex diui- flne cou: inus ibid. ride Qsanticas. Oo (2 2 fcientig eil cicca qao4 fetentia verfatur 3-1 1.diuid tue in comple. . xum," incomplex um ibid.iacomplexum vel fwn:tur improprid pró oui ni &osquod'in fcientia con'deratue,vel propri, quod ef. fuus fient a, 13. boc ell duplex tot ale adequatum, fei attributionis , CF parttale ibid. virumque diuiditun áinmateriale, & formale 11.14. ] - Exiftentia [ubietli tam partialisyquam tot ilis faltim pro (latu iflo potefl à pofl e- rjorisnon d prioriin [cientia probar iyi bec [umiur pro toto proce(ju cogno/cenduns ith e facultate 11.20. de obictlo rationalis fcientie pre[uppoauur exiflentia obiettiuzy:t de obietto [cientie realis, apticudinalis, acbaalis veró aliquando pra- requiritur ex parte noflri intell: Gas v2.24. quomodo obiecium debeat babere qui d vel 12.36." feq.obietIum [pecificum virtualiter continet pajones,generici veró potentialiter 12.38.q8am nece[fit atem babere debeat 13.46 quomodo omnia con(i- derata in fcientia dicant ordinem ad (ubieGkum 12.49.conditiones ooictli fcienti enumerantur y 1.54.0bieCfum completum, adequatum enm fcientiam n9 eft materiale tantum,;vel formale olim, fed ex vtroq; contt tutum. 12. 18. "bic&um adequatum Logic, vide Logica , ' Opcracio. intellettus, vide Cognitio . Opinio quid (it ür quotuplex 14.2-per quid [cientia differat, C fu[picione y^ : La orte Yield pertineat ad opinionem 14 | .n*quit flare cum attu fcientia de eodem obietEo x 4.1 pre fenju de potentia Dei abfoluta po[fiat flare fimul. 4.18. . quid dicendumyvi habitus imporiant 14. a3. E Oppofita nd fint, eorum [pecies 9-4. qu fint oppofita elatiuà g.$. que con-- trarié ib.qual;s (it diflatia contrariorü 9.7. qualis repugnátia 9.8.quo vnu cótrariii wonnifi vni contrarietur 9.9,quimam effecius formalis contrariorit 9. Voforma ceu-. traria opponitur & in gradibus remiffis ib. alia funt mediata, alia ymmediata 9. 1 Oppo[ita priuatiuà qu& [int.9.1 2.eorum conditiones ibid. quomodo à priuatione adbibium detur regrefju 9.33... . Oppofita contradiiiorià Latio Tp m cat inc omplexa ibid. inter. [.» abfolutà fumpta numquam datur medium, benà tamen inter incomplcx a cum, yaeategoremate jwmpta 9. v. minquam ver) medium per participatioaem 9.16, quomodo bc oppo[iio (it omnium maxima 9.21.ad faluandam contradidlionem 4 . parte vei non. [ufficit diflinlio viriudlis, aut vationis vatiocimata 9. 23. 5 O:do dodrina quinam (it 1.97. jnterdi coincidit cit ordine natura iwid.diuidityr - in comp [itiuumy, GT rejolutiuum 1.100. P A(io pro ietate vide Proprium: paff »redicamentum definitur , ac eius - "jpectes $. 202.7ur diftinium confltuat pradicam, ab adio ne 8.205 Praxis » y cord eret Pb n it acbionzin auure intel edualisqug aliquo patio est dirigibili 4 volwttate lependeas «2. 100:/lu8 fit elicitay fiub impe-. rata Lm ^d iiit etiam intelle ctiua va.101.requicitur quoque quod Md principio tutrinjéco eog dy cedex wi cozmitionis rezulan:is L2. 103. i£e m quo d ribera Vs. 10 4446 polumatis elicitus ce pvimarió praxis , imperaius. vero je». - CHA- La "A "wo y^ IxNiDGE!X; Fündarià 12: 105. definitur d Scoto t 2. 106. Pra&ica cognitio , Vide Scientia. : Przdicabile, ide Pniuer[ale ; Przdicamentum quid fit 6.1.5 3. efl fubief um in lib.predicam.ibid. predica: snenta pofsun£ conititui m vnum 6«2.dcbent ponirealiter diflintla 6.12.có- gruitas denarij numeri illorum 6.7.quanam direi in prédicam.reponantur,ac eo- vum conditiones 6.19. in pradicamento fub(lantie dij poni debent in concreto y in alijs $e etiam in ab[lratfo 6 19. vltima fex prádicamenta nom dicunt folas de. nominationes extrinfecas , aut modos meré ab[olntos 8. 192. fed puros re[peGius extrinfecus aduenientes 8. 195: i Przdicari i7 pu € inqualeg.313. — — .. Pradicatio alia exercitasalia fignata 5.8. € 3. 11$.alia formalis, alia identica $.107.Ó* 10.62.vtraqi diuiditur ibid. prsdicatio inter abflratla, € concreta quo patto fieri debeat 10. 64; [CAN n ,'Prami(fz demonfl rationis quales effe debeant 13. 48. coenofcimtur diuev[o attu à conclufione 11.11. funt uvis effettua partiales conclufionis 11. 19. cogno fci de- bent fimul tempore ci conclufiones litet prius natura 31.25. prami[sà ncce[sarig fit apprebenfa nece[fitant intelletium ex |ui natura covfideratum ad a(ien[um con- clufionis nece[fitate contrarietatisy Cr contradickionis 11.32; idem dicendum de in« telletiu;vt [ubest voluntatis imperio ibid: at etiam de prem:ffis frobabilibus , vt tullavatió falfi in contrarium appareat 31.34«.—— Tremifi& demonflrationis potif/mé debent effe formaliter immediate,no vir- tüaliter [olim fed demofirationis propter quid virigieft probabile 13.53.pramifig demon[lrationts quo fenfu dicantur immediata s priores  notiore?  ceruores C7 perfettióres 13.47: &^ fed: — Prafentia localis, vide Vbi. ^ TM ) Prius, & Poftcrius quid fint 9.27. varij eorum modi ibid. quid y &* quotuplex [it püioritas nature 9.19. eft prioritas d parte vei 5j non tantüm rationis 9. 33. pev infl antia natura non [aluatur contradiBtio 9.3 $ uid fit prioritas originis 9:37 pro- prid, c formaliter e$t prioritas d qnoynon in quo 9.39. ] Propofitio,Z/ide Enunctat io jpropofitio per fe mota definitur 13.49-potefl coflaré éx terminis nom tentum diflintie , [edetiam confusà veprefentantibus ibid. nulla vopofitto contingens proprié efl per fe nota 13. $1; vari& diuifiones propofitionis per Jenot& Tbom:flarum éxaminantur 13.61. : . Proprium qnadrüpliciter fwmitur $17 1.confiderari potefl inrationie proprii, &. in ratione V niuev[alis s .167.definitut ia vatione propriis $: 169.definitio competit taiitum proprio quarti modi $.172. eiusyvt fic [unt tre$ conditiones $.1694nterdums canfiflit in aGiu C" non in spiitudine tantum 5: 174. tanta efl eius neceflaria cona nexto eum [ubietfoyvt boc fine illo nec ejfeyiec intelligi polit $. 17 4. in quo: genere €an[& caujetur 4 fubietto 5.179. non diflinguitur neo 4 [ubielfo 4 fed tPhtumt aliter 4.180. C7 181.defimrur ip ratione vniuev[alis $184.20 diflinguitur ab actidente per conuertibiliter pradicari $A8$.folum propriui quarto modo efl quar« tum viuer[ale $.188.non efl vniuer[ale re[peGtu generis , « fpecicis fed inferios rum vtriu[que $.184; "3 "wValitas tripiiciter fumi potefl 2.1o3.proprià Jumpta quid fit, er ie dés - Q niri debeat 7: Yo Jpecies, & modi qualitatis expiicautur 7.10 eqpr&- Vilio qualitatis di fficiens 7.117. non eft proprià geucrisam fpecies 7. 1304 — qualitatis áfeiliones affigmanitur 7-114. ARS "Quando p..édicamentum importat jolam Mes emer extrinfecam à tem- - pàrc extrinjeco defumptam 8.218. quibus rebustonumiat 8. 1330« OUEST Quanias cfl accidens à [ubl aatia veadutee disbinclum 2. 44. diuiditur inconti- — IN D'E X. Amam,e di cretam 7.45.difcretanonefi vera [pecies buius predicam£ti, quia ned ens per [e vnum $.46.benétamen continua 5.45 explicatur e[fentia quanti «tis C» tinus 7.68.eiu[dem [pecies recenjentur 7.69.qu& proprie (unt tres lineas[uperficie ss € corpusyqu& funt )pecies infima 7.80. (pecies quantitatis dijcrete funt. dua, nue merussQ oratio 7.8 1.numeris quidem predicamentalisynon tranjcenden alis ibide non folum rerum permanentiumy[ed etiam Juccefiearum 7.85. € efl fpecies [ub- alterna 7 .84-quo fenfu oratio ji& [pecies quantitatis difcreta 7. 86. non efl. fpecies per je dift insta dnumero 7.88. affectiones quantitatis a[Jignaniur 7. 90. C7 feq. qua diuifibilitas fit eius paffio 7.92.quantitas infintta fi daretur, fpetfares ad boc pr&di- €41.7. 95. Wiopenctrabilitas princeps quantitatis pa[Jio 7.100. Ealias, i7 Res quomodo differant 1.63. quid proprie (iguificent ibid. R Kegcelfus, P ide Syllogi]m us. helatio quid fit 8. 1.confifitt iu aGIuali referentia 8.14 s. duplex efl realisct rac àionis 8. s.relationis vealis tres [unt conditiones 8. ibid. diuiditur in. pr&dicamene galemyc tranjcendentalem 8,2,» erum difcrimen inter eas8. 6, predicamentalis accidit vebusQ? ab cis realiter diflinguitur ibid tranjcendens idemficatur cum re- bus realiter 8.10.diflinguitur tamen formaliter 8.13. pr&dicamentalis non cfl [ola extremorii concomitantiayvel combinatio 8 A9.uec aliquid [mperadditii fundam& to fola ratione diflintlum 8.24-[cd verum accidensreipja ab eo diflinélu 8. 19.pro- duciturà folo fundamentopo[uo tamen termino 8.4 5.eji accidens diufibile in ma aerialibus 8 .44-n0n potefi e[Je fine extremisymequeexirema fme illa 8.46.e[fentias- liter con[lituitur per adj in 8. 1.qu0 fenfu exirema fint , C^ non fint de cfsentia velationis 8 $7-n0n jolum atiualis,fed etiam aptitudimalss cfi vealis 8. 8o. Quid [ubietPumsquid fumdamentum , € quid ratio. fundandi im relatione 8.58- fnbieGium eius efl ens realesC7 finitum $.60.non folum in accidente , fed etiam in. fubflantia immediate fundatur 8.67. vna fundari potefl [uper aliam 8.69. nonsa- swendatur proce[ins in infinitum 8.76. ratio fundandi uon [emper opus cj , wt [it in extremisqiurificata 8.122.fundamienta relationym primi modi 8.15 4.|ecudi mo« di $.160«tertij modi 8. 165. Terminus relationis pradicam- debet efse vealisci a&bu exiflens, $. 81. quod de San [cendenti non cfl necefie $.8o-nec etiam de pradicam-«mipcrfeiba 8.S4.nou pot eadcti plures efpicere terminosyfed numacricó multiplicatur ad eorum multitudi- scm 8,38.terminat quamlibet relationem fub rane ab[olutaynon reJpecl iua 8.101. Retatio realispetit extrema realiter diftintla $.319.diditur in sntrinjecus, garrin fecus aduenienicwsprima con[linit quartum pr&dicam. [ecunda verà alia |ofex vltima8.128.qua dinifio fumitur etiam ex fundamentis proximis 8.129. Q9 comprebendit jolas predicam.8.130.diftinitio f[pecificarelations vndé [umature $.147-qu«d«m eelationes [nJcipinui magis, minus fecundu Je formaliter 8.179« 7 R«elatiua quomodo conueniant cum conotatiuls KJ quomodo differant 8.33re— latu alia fecundi cfse alia fecunaum dict »&7 eorum difcrimen 8,8. bac proprie qomeidunt c&i c onnoiat iuis ibid.relatiuorum aefimitio explicatur 8. 141 .tr65 corum moda 8.1 3. pecies primi modi $.15 g.jecundi modi 8.164-relationcs quada. Jecune di modi que communiter put atur rcalesyvl paternitas ,C fiatioin creatis funt dantium dcnominationes extrinjece 8. 163.reiationes tevit modi explicatur 8.165» modo ifi drfjevant à velationibus prim, Jccidt modi 8.170.borum modorsé lentia 8 72. relatina qu&dam jecuudi dicy cotrariátury quada 6t [ccundu eJ $8.177-v6latina ommia. dicuntur ad conuertentia 8.182.|upt famul naiura 8.184. funt [ml cognitionese? definitione S. 187.modns, quo debent definiri 8.188. Relationum quarti pradicami. genus flit nitur 8. 134» [pectes couflituantur. 8» 374. proprittaics affignantur 8. 15$. € feq. ve Kepuguantia qu [ni 9.a« dyuiduntey m oppofita, 7 difparata 9-3. " » ^ - dh j «i RERVM NOTABILIVM:; * A pientia quid (ity € quomodo à fcientia diferat 1.34... ; S Scientia duplex babitualis, G7 aflualis c vtraque defiuittur 12.2.ipfius condi. tiones declarantur 12.3.7 [eq.vtraq. diuiditur in totalem? partialem 12,10 4e" ente per accidens quomodo detur fcientia 12.28. c^ feq. de fingularibus nondatur ferentia 12.54. dabilis efl vna fimpliciter totalis fcientiaomnium fc ibilitan 13 $6. rationabiliter tamen cum fundamento in re in plures totales [ecundun quid e(l di- mifa 12. 57.vuitas fcientie duplex intrinfeca , c extrinfeca , feu obietlina 12.68. bac non [umitur ex abflratlione à materia, fed ex vuitateobielli ad&buati 1 61. fcientia totalis babitualis non eft vna (implex quet 651, fed ad diuerfitatem fpeci- ficam conclufionum multiplicatur [pzcificà 1 1.68.//1i [peciales habitus conficiunt vnam totalem [cientiamynon aggregationeyaut vuiouc per fe phylica, fed artificiali eum fundamento inre 11.77.qu& vnitas efl multiplex, vel eft [pecificayvel generis proximiyvel remoti 12.78. C7 79. Scientia fubalternanssc7 [ubalternata quid fint v2. 81. ad banc requiritur , quod obietiwunm eius contineatur fub obieito illius 12. 82. uon tamen quod jint de cijdem €onc lufionibus 12.83.requivitu? fecundo quod add at fupra obiectum fubalternantis differentiam accidentalem non e(ieutialem,vel palEoné 12. 84. bac differentia fe babet,vt pars formalis obiedi non máterialis 12.85. (cientia duplex pratiica yir fpeculatiuaia.115.quid fit fctentia prattica. 12. 116. babitis alius "i virtualiter Jratticus, alius formaliter, boc velproximé vel remotó 12. 1 17. quid fit fciétta culatiua ibid.ratio prattici,c fpeeulatiui [umitur ab obietoynon à fine 12.11 unt Efproitie diuidentes [ctentiam immediate 1 2.136.[ant etiam differenti ef Jentiales itaut nequeat idem habitus efie fimul pratticus, € [peculatiuus v3. 129, an [cientiapolJit (lare cm opinione 14.13, per quid differat a opinione 14.3. nfus , an efficiat ens rationis )4 s Simul,vel fimultas quidc quoiuptex 9.41.cuim (imultate téporis flat prioritas mature,non € contray77 cit fimultate natura (lat prioritas originis nó à cotra 9.40. Singularcnon eff obietlit (cientie 12.34.nà eft definibile x. 44. vide' Indiuidui. Situs pradicam. definitur, C7 diflineuitur| pofitione de genere quantitatis 8.112. quo con(lituat diuev(um pradicam.ab. Vbi ibidvalia congruaexplicatio predicam. Situs 8.214.probabile e[l non confluere diuerfum predicam. ab bi ibid.;mon eft modus f-lius quantitatis, fed efse poteft iai "yrs 8. 215. vide Ind.Inft, Ü Species duplex fubijcibilis, er predicabilis s. 62.[olo nomme conueniunt $63. »trinfq. defihitio exphicatur $.64.0mnis fpecies [ubiicibilis efl predicabilis , c7 à contrd $.70.non tamen quatenus [ubijcibilis eft vntuer[alis g.71. quo fenfn jubyci- bilitas C pradicabilitas conxe£tantur in fpecie 7.78. quomodo ad eius KA ad 1x tatem Logicam plura requirantur individua $5.86. quemodo ad metapbyfica $. 917 quon. odo metapby fic componatur ex generc, e differentia q. 116. Subalternatio, 7/ide $cieutia. Suppo(i 10, yide Ind, Inff. - Sub(tantia trifariam accipitur 7. 2«quo fen[n [»1 genevaliffimum primi predicamá 7.11. que partes fubflantiarum excludantur d pradicamento 7.10. quo fenfu etiam. 4x bis partibus pofJet pradicam.conflitui 7.18. "Ingelis e corpora cgl.flia funt im 0€ p, &dicam.7.11.non veró Dcus 7-7. buius pradicamenti coordinatio 7:13. 4uid fit jubfiantia predicamentalis & quomodo diutdatnr in pumam ,C fecunda7.13 quomodo bac dtwifio explicari Puff tam pro prim&yquam d unda imtestione. 7:24« Ptraq. definitur 7.27.qn0m0do inicl Igatir, qiiod ácfirutlis primis jubftarijs €7t7.29.4H000d0 item, quod prima jub[lantia « i magis Jelflantia, qua jecu 4 7.31. [i gula. proprietates (ubjtontia declarantur 7:34.67 jeq. . Syllogi(mus 1; Cmn) d gap. PAGE 17V vi arid Gr potentialem A obs bicüum Logica "IL vifl .quafi.prolam.a4- "Adde virtialem folii cfl [ub : Ub, Prigi 31s nltipliciter Jumitur 1 1-5.an differat à éifenzju 11 7-j)llogifmus . INDEX RERVM NOTAB. eirchlaris quidy& quotuplex 13.66.an poffit fieri in qualibet figura, modo ibid, circulus per quid proprià differat à regreffu Y3.67.circulus datur 1n aliquibus, no jn omnibus,t am in diuer[oqua in eodé genere caufasnon tamen im yfdé aumero rebus 13.68.regre[sus quoq. eft po[fibilis, c ytilis 13:7 0.no quidé formaliter, C proprie, ' fed materi aliter, C" improprió, 9 etiam de circnlo dici debet 15.71. Pide Ind.Infl, € Wppocn dn Quandosnon eft yera fpecies quantitatis continit 7.71» SA o Terminus, P; de Ind. Infl. i Totam; quotuplex 1. $2. — : , Bi. definitur, ac cius fpecies affisnantur 8.211, V bipaffiuum. efl modus rela-. | tiuus rea locat e [uperadditus 8.104.4nam [it proprius , € per fe terminus eius 8.108 aliud efl localey Cr aliud prejcuiisic ibid.quibus rebus conueniat 8.210, | Fide Ind, Wl. Verbum, ide Ind.Infl, Veritas duplex in efsendo,€ inGonificando 10.5.bec propri? ef in conceptu for mali in obietl iuo dependenter 4b illo 10. 7. veritas cognitionis non efl entitas atiusyvel atius, c obrechumyfed relatio vealis. 10. 27. quo patio difinguatur ap aliu cognitionis 10.30. an fujcipiat magis, € minus 10. 46. quid fit determinata . Weritas. in contingentibus 16. go. AME Vnio forma ad [ubictium tam accidentalis,qua fubfiantialis efl in pradicann /0 dabitus 8.213. 4, Vniucrfale quotuplex 4.1. vniuerfale in eftendo admitti debet 4. 3« mon tamen Tingularibus eparatumyjed realiter idem 4.8. formaliter tamen diflintium e £5t commune per indifferentiam,non per ine xi entíam 4.10. yniuerfaie im pradi- cando datur tantüm per operationem intelletius 41 8p cum metapbyficum , &* *dogicum quomodo differant 4.16-logirum intvinfecó quid relattuum efl 4.29. que T»nit as fit eius fundamentum proximum 4-30.qua fit vnitas vuuer [alis 4. 31. c0- flitur per clle in, €7 dici dc ejl paffio 4.36. quo fenfu id imtelligatur 4. 41« clic in atiuy C aptitudine cenflituit vong dle,dici de aptitudine tantum. eft pa[Jio 4- 45- vniuer [ale quo atfu fitcr an ab intelleiu agente, vel. pc(fibil 4.64.progre[sus intel letius in formatione vniner[alis 4.73.fundatu folum m natura plurificabili 4-7$* qualis b&c efse debeat 4.87. diuiditur in quinq; vniuevfalia 4493. eius fufficieniia 1bid.bac diuifio efl generis in fpecies , «9 mediata 4.106. quinq. fpecies vniuerja- lum funt. infima serius Torph.de V niuerfalibus in fuo Probem. deci- duntur 4. 7. vniuer(ale eft fubielum tm lib. Porpb.5. 1. by Vniuoca definintur 2.3 1. petunt ynitatem conceptus fermalis , c obie£lini a. 39. qualis ine debeat vnitat conceptus obie£fiui 2. 40. debet perfetià prefciudere ub inferioribns, D" contrabentibus 2.41.definiuntur ab J4rifl. vniuoca efsentialia , fed potefl etiam conuenire aecidentalibus 2.42.aliud efi praedicari vniuoct , aliud efse predicatum vniuocum 2.91.non eft de rattone vniuoci vt fi cquod vuiformi- ters j" equaliter conueniat omnibus yniuocatis 1.44. dantur vary gradus vniuo- €ationts 4-43.[pecies vninocorum 1. 44. : . Voces res ip fas fignificant ad placitumsmon conceptus 2. 2. quomodo intelligatur ditum J4rifl. quodjit figna conceptumm 1.6. vocum [ignificatio quid fit 2.11.q0- amodo exerceatur 2.14.€arumi Gio, vel imper fecito iu. figmficando duplex 2» 18. quid dicat veritas , C fal[itas in vocibus 2.20- pofiunt voces perfethius. figni- dicare rem accidenti , quam nota. it loquenti 2,23. Voluntas anefficiat ens rationis 3-49. ROPON UI" / ke | PROLOGVS5 Ad Inftitutiones Dialedticas. z3 JEudabilis admodum efl , «^ ab omuibus modo. vecepta con- ^W/UV|| fuetude- ad Logicam queflionibus contextam. pramittere.Dia- L^ | le&icas Inftitutiones, qua breuiter complectuntur ea omniayqu& fuse tradunt voies d Qr arifi. in fuo Organo, vnde injer^ | uiunt veluti fumma textus totins Logica, € introductio ad ipz fam quaftionibus contextam . "Ne iguur à tam vtilirecedamus *. 'confuetudine, In[titutiones logicales nos queque pro Tyronibus pramittimus, antequam difficiliores queftiones pro prouectioribus pertractemus, Quia verà fubiectum adequatum pre[ertim in Arift. logica eft fyllogifmus, vt in E Quat. proem. dicemus cum bic confidevari posit quantum ad formam 3llogifti- camyQ quantum ad materiam , in qua conficiturs qua dici des circa qi am » L^ binc fit, vt in duas pracipuas partes diuidantur buiu[modi diale&iice. Inftititio- $ ness Trima pars Inftitutionum ca omnia continebit , que ad formam J'logifinó o fpectant, vt Irt ce ieinl, propofitiones,ac retta earum di[pofitio in modo, & in fi- , gura; Altera pars ex ijs con[rabitqua pertinent ad materiam circa quam ,qua tri- plex eft, necefTaria , probabilis, &r apparens, vt ibi explicabitur. Hoc autem praefertim. agemus, ne in commnnem incidamus abu[um Recentiorum , qui ad Summulas, jen Diale&icas Inflitntiones ea folum opinantur (peGiare, qua con- " veernut formam fyllogifmi, vnd? d in. ijs confcribendis mi(Ja faciunt quecunq. concernunt materiam ; non tamen Tg confultó,cum enim buiu[modi Inflitutio- : '^— mes parata fint, vt pereas ad JArifl- Logicam paulatim introducantur Tyronesy fané nedum tali pr£uia egebant intvodutltone Libri J4rifl. in quibus agit de for- sua [llogifmi, Jed praefertim €r ij, in quibus agit de materia » Et quidem "Petrus Hifpan. facilà Summuliflarum princeps, cum preuiam Introdutiionem ad Logi- cam .Arifl. Tyronibus flernere cogitafset  tratatus inflituit nedum de concere nentibus formam fjllogifmi, fed etiam materiam s conjripfit enim Ls fpecia- les tratiatus de. fy. ofifiva Tero (7 Elencbo; licet Cr ipje in boc defecerit, wt notauit Ioan. C&[arins in [ua DialeG. in prefatioue ad trac 7 quod nullam pa« rauit Introdütiionem ineam Logica partem, qua agit de Demonflratione , cum tamen "Poflerioriflici Libri , pracipuam pro Tyronibus peterent introductio nem, imo (7 maiori nece|fitate , quam al omues, vt pote cateris difficilioress J'um $uia, vt in quaft. progm. dicemus, demonfiratio licet nou fit adequatum Logic obiectum, efl tamen pracipuum, C principale ; cur ergo prenia t (jo non parabitur [yllogifmo demonfiratiuos fi paratur Topico, 7 Elencbo ? ma« ; meat ergo ad integritatem. Summnlarum fen Logicarum. Inflitutionum ne fpetiare traliatus tangentes. formam Syllogifmis [cd etiam coucernentes males Tiam, quacunq. illa fuerit. | iet: RODA e LI * z icio, rd A 00 DIAM UP , €70. Epor — mt y. . d P Pars Prima Inflit. Tract 1, Cap.I. DIALECTICAR VM INSTITVTIONVM T uoP A RoE»P-R P OURC Poco De attinentibus ad firmam fyllogifmi *"» Ria (unt, quz fpe&ant ad formam fyllogifini, vt dicebamus, fecun- IC] [J«f — dum fe; & fimpliciter confiderati, vt abftrahit-ab hac, & illa dctermi« ( Á nata materia, inqua confici poteft, termini fimpliccs, propofiuoncs , & earum recta dilpofitio in modo, & figura: Termini funt principia DE GE remota Syllogi(mum integrantia ; Propoficiones funt principia pro- xima, & recta difpofitio in modo,& in figura eft ipfamcet forma artificiofa fyllogif- mi; hinc parsiíta prior diale&ticarum Inttitutionum in.tres fübdiuiditor tractatus s in primo agemus de Terminis principijs fyliogifmi remotis: In ecundo de Pro- polos principijs eiufdem proximis: In tertio demum de ipfamet forma fyllo- giftica, rcípectu cuiusetiam ipfi termini, & propofitiones folent dici materia ex. ua , licet abfoluté loquendo ad formam fyllogifmi dicantur attinere, vt hzc di- inguitur à materia circa quam. TRACTATVS PRIMVS De Terminis, & corum atfe- €&ionibus. Cap. I. Quid, € quotuplex (it Terminus in communi. d V oad primum Arift.r. Prior cap. 1. definit Terminum effe illum, im quem refolustur propofito , vt adicatum,(* de quo pradicatur; pro cuius debninionis declaratione aduer-- tit Tataret. ibid. q.1. $.. feiemdum eff tertio — 1 e dupliciter, vel in la- 1a fignificatione indifferenter.f. pro fubie-. Wa»preditste , & copula propofitionis,. aut eterminatione alicuius illorum , vt idem fonat, quod dictio apud Grammati- «os,quo fenfu cft genus ad nomen, verbum, aducrbia , & reliquas orationis part ,& Bóc modo copula verbis, igna vnlueri- Porro, ia, Yt omnis , nullus , ali- Aquis, &c. & adiectiua adie&tiué tenta. funt termini,immó breuiter onine illud,ex quo «onftituitur propofitio, terminus dici po- teftin hocfenfu, Alio modo fumi potcft 3n fignificatione magis propria attenden- do vim vocabuli, quod importat vltimum, S extremum alicuius rei pro extremitatie bus terminantibus propofitionem.f.pro fu- biccto, & przdicato,& fic fumit Arift.ter- minum loco cit. ac omnes Summuliftc,dum «um definiunt. effe extremmo prepofituoris , quam definitionem recipiunt Recentiores. paffim Villalpand.lib. 1. fumm. cap, 1. Tolet, cap. 16. Fontec.lib.6. cap.9. Hurtad. difp.s. fum. fec. . vbi priorem termini acceptio- nem renuit: quam fcunt, Blanc lib.z.difp.1.fe&t.1. C. tract.1.c.1. Fuentes p.1.fommul. q.vn. dif. 1. Conmlut. lib. 1. cap.z. de dip. 1. si fum.fec.1..Ouujed. & Poricius ibidem . Has autem termini propné fumpti defi- ras, & fyllabas quia licet propofitio scfol- : ugpitin litteras, & fyllabas non tamcn im- mtdiate, & ideo littera, & fyllabz non di- cuntur termini , etiam licct propofito by- * pothetica refoluatuf in terminos mediate; neon tamen immediate, fed refoluiturim- médiaté ;n propofitiones fimplices ; ex quibus componitur ; poffet tamen abfque crupulo etiam propofitio fimplex appel- lari terminus ; quando in hypothetica te- net locum fubieéti , vt notat. Arriag. Nec obcfl illam etiam conf'are terminis , nam bené potcft id , quod in fe eft quafi totum, effc pars refpcitu alterius totius , vt patet in fca peorpore refpc&u totius ho- minis; ds multis, vt difcurrenti con- ftabit , Etiuxta hanc fecundam termini ac- ceptionem copula verbalis, fcu verburb, vt vy verbum; fa ttm y* eet (v ^ "Xe ran - dicitur ammediate , ad rcmouendum litte- i"A(—. ütrimé de vocibus non fignificatiuis dicé- m. wv d 29 De T'erminmum muliiplicitate . werbum, rationem termini nequit habere, tum quia copula non eft extremum propo- ficionis, fed ratio coniungendi extrema; tum quia in eam propofitio refoluinon po- teft, cum enim fit formalis, & expreffa ex- tremorum vnio, fa&a eorum diffolutione manere non poteft ; tum demum, quia Arift. in allata cermini definitione meminit folum predicati, & fubiecti,& licet in pro- pofitione de fecundo adiacente, qualis eft Mta Petrw: currit , ly currit videatur fungi munere przdicati, re tamen vera non tan- tum habet rationem predicati , fed etiam habet vim copulz, cum faciat hunc fenfum Petru: eft curren: ; vndelicet vt gerit vices praedicati, fit terminus,nó tá vt gerit vices copulz. Et fi dicas in hac propofitione errere eff mouerily moueri , quoq eft ver- bum, habere tantum rationem przdicati , ficutly cwrrere (ubie&ti, atqueità vt verba ' habere rationem termini, Refp. currere , 8c moueri effe verba tantum grammatica- liter;at apud logicum gquiualét nominibus €ur[/a1, 5» motus , vnde apud logicum idem eft dicere currere eft moueri , ac curíus eft motus,vt ait Ant. And, : ..à Dubtumtamen eítde aduerbijs , coa- ins nod ps quantitatis, vt omnis ,- aliquis. ifibus obliquis, & fimilibus,an oe termini fubire poffint eciam in fe- inda acceptione : Affirmát aliqui eo quia in prepofitione t habere locum prz- dicati, & fübiecti,vt fi dicatur Petr eff 4li qui1,0mnis ejf terminus f'yncategorematicus prater ejt aduerbimm er cfi coniunitio , & fic dealijs Imo Fuent.cit hac ratione tenet ét vocesnon fignificatiuas elfe terminos, nà dicimus Bliers mihsl. fignificat . Quin etiam Arriaga ob id addit litteras ipfas eff: ter- minos, quando folz accipiuntur, nam dici» mus A elt littera.Verum probabilius alij ae gant,quia aduerbia , coniunctiones, & alia idganus nunquam ratione fui , & formali- ter fumpta fungi poffunt munere fubiedi , & pradicati, vnde in allatis propofitioni- bus fcmper aliquod. fubitanttuum iacclli- gitur, in cuius virtute funguntur illa officio lubiecti, & praedicati ,vt inilla propofitio- - pe Perros eff aliquis à parte przdicati füb- intelligitur bom», & fenfus glt P-2rws ef ali- quislomo, in alijs à parce fub'e&ti fubin- telisitar vex , vel quid fimile, vt idem pla- ni fit dicere omms eff terminus Qupiceeegore- muticus , aC dicere bec vox. obs eff terminus mcategorematicu:, & fic de alijs, qp eo, vel e""Edum eít ; Quod fi oppofitam opiai onem (** qui velimus,tunc cum Tatar. q :em feq A** riaga,traét.i.com. 3. ad 1. dicendum clt ad hoc, vt aliquid fit fubie&tum in propofitio- nefufficere, vt fit vox fignificatiua nacura- liter communiter, .i. vt poffit reprzíenca- re feipfam, quod eff figaificare large. Sed adhuc dubiü eft de nominibus ipfis fubftantiuis folitarié (amptis, & extra pro- pofitionem , poffint ne dici cermini ; nam Arift. definitio allata videtur illis compe- terefolum, quando funt in propofitione. Verum non ità rigorosé intelligenda eftil. ladefinitio , nam vt aliqua dictio dicatur terminus, nó ctt (emper ueceffe,quod actu a ig munere fubiedti, & predicaci,fed fuffiit aptitudo, vt ad cale munus poffit aí- fumi, & non eam habeat repugnátiam,que reperitur in aduerbijs, eoniunctionibus , & fimilibus ; nomen fubítantiuum extra pro- ofitionem dicetur terminus non in eo fen u, quod a&u extra illam exerceat officium termini , fed quia intra illam fungi poteft hoc munere , vnde dicatur terminus noma actu,fed potentia; nec aliud probant Com plut.cit. oppofitum (uftinentes. 3 Quoad alteram quzfiti partem Ter- minus vniuerfim fumptus diuiditur in men talem vocalem, fcriptum,vt notat Tatar. tract.7.de fuppofitionibus com. 1.$./2c«m- de (iiendum,quz diuifio fumitur ex Spi- ci propofitionum frere ae tio bomo ef animal i fiat mente , dicitur mene talis,ft voce,vocalis,fi fcripto, dicitur fcri- ta,cerminus ergo dicitur mentalis , voca- fisve Ícriptus ; prout fubiectum, vel prz- dicatum propofitionis elt mentale;vocale, vel fcriptum; Solent extrema quoque pro- pofitionis mentalis términi appellari,quod quidem de propofitione formali , quz eff a&us, & fecunda operatio intelle&us , in- tclligendum non eft, nam propofitio in hoc fen(a eft vna fimplex qualitas carens parti» bus,quarum vna crtbr de alia, vt có- ftabit ex dicedis difp.s.de Anim.q,ro.ar.z. n.3o2. fe debct intelligi de propofitione mcatali obiectiua , quz talis dicitur , quia elt obie&umipfius formalis propofitionis mentalis , & inftituiturin etf: propofitio- nis obicliuz per eam, tanquam per formá extrinfecam; itaq, propofitio mentalis in hoc fenfu ,nimirum obiedtiue fumpta dici- tur habcre t:rminos,& extrema,q aia in fe continet fubie&tum, & pradicatum coa- ftituta ia eff* calium per propofinoné for- malem; mbmew 73^ enunciat hs- ! a mo * 4. Pars Prima Inlit.T'ra&-I. Cap.11. imo ejf «nimal interna, & formalis propofi- tioin fe non continet fubicctum; neq.prz- dicatum nec terminos, fed tantum propo- fitio obiediua , vt etiam hic bene notauit Ouuied. Nomine autem termini mentalis duo poffunt. intelligi .f. res qug mente có- cipitur,ac ipfa cognitio, fcà vt alij loquua- tur conceptus formalis, & obicétiuus ; & quidem fiin primo fenfu famatur .f. pro re concepta, terminus mentalis à vocali ,* & fcripto differre nó videtur , eadem enim prorfus eft res,qua mente concipitur ; vo- €c deprotmitur , & calamo exaratur ; at in fccundo fcn(u.f.pro ipfo rei conceptu dif- fertà vocali , & fcripto , & diuidi: folet in vltimatum, & non vltimatum:vltimatus eft conceptus, fcu cognitio rei fignificatae "per vocem aliquam, vel fcripturam,vt cum audita voce b»mo illud percipimus animal, quod eft rationale : non vltimatas eft con- ceptus ipfius vocis, vel fcriptura fignifica- tis non vltra fe extendens ad rem fignifica- tam, & idco dicitur non vltimatus; fic G cusaudiens vocem home format concept non vItimatum, quia cum fit ignarus figni- ficationis vocibdlaru latinorum , conci- pit folummodo vocis fonum , non autem rem per illam vocem fignificatam.f. homi- .mem.Porró licet Logica, proxime verfetur -circà terminos mentales, & vocalcs nó nifi rationé mentalium attendat , quia tamen termini vocalesfunt clariores , & per eos innotefcunt mentales , frequentius agit Lo gicus de terminis vocalibus , atq; idco nos J 1 5 deiftis agemus , ac corum etiam - diuifiones explicabimus . CAPVT IL — De Terminorum multiplicitate ratiene fgniféeationis , " X varijs capitibus folent termini mul tiplicari , & vari eorum diuifiones affgnari, ex parte nimirum fignificationis, "ex parte modi fignificandi, & ex parte rei fignificata: cx prirto capite, quantura ad | fpectat.folet in primis diuidi voca. is terminus in figaificatinum ,3 non figui- ficatiuam, ille efl,quraliquid fignificat , vc hzc vox homo ,qui naturam fignificat hu- maoam;ifte eft qui nihil fignificat, vt Bhti-  Yi,Buf, Baf. Sed vt ita. dinifio fit rcété tra- dita intelligi debet de termino in prima ac . ceptione: ta cap. praccd. nam in fe- cunda acceptione omnes termini f'ant figo ficatiui,cum effe poffint fubie&tum, & prz» dicatum in propofitione : terminus igitur vocalis in tota iua latitudine fumptus diui- ditur in fignificatiuum, & nó figuificatiuü: quz diuifio vt bené percipiatur , cum ter- minus vocalis conftituatur in ratione figni ficantis per fignificationem , videndum eft quid fit fignificare , & quid fit figni à quo verbum fégmificare deriuatum eft. Signü ex Auguft.:.de do&t. Chrift.cap.r. eft lind , quod prater [ui cognitionem , quam ingerit. femfibus , facit mos'penire im cognitioe nem alterius , v.g. hec vox bomo pracer fpe ciem ,quam imprimit inauditu , vt fonus eft, facit nos venire in cognitionem alte- rius .f. naturz humanz, vnde fignum debet effe tale,vt illo cognito per fenfus,median- te illo deinde veniamus in cognitionem rei, cum qua figaum habet connexionem ; hinc B esdeade nil aliud erit, quam aliquid aliud à fe diftin&utn reprafentare potentie cognoícenti ; ex quo patet fignum dicere ordinem , & ad potentiam cognofcentem 5 cui reprzfentat , & ad rem fignificatà, qua reprzfentat , Diuiditur porro fignum in formale, & eft illud , quod abfque (ui prz- uia cognitione aliud nobis reprafentat, & in eius cognitionem ducit quales funt fpe- cies impreffa, & expreffa refpectu proprij obiecti, & in inftrumentale , quod prafup- AU pofita fui cognitione facit nos in alterius - cognitionem venire vt imago refpeótu Ce faris, ve mrefpec : euntis ; qua de Cri rg :q.9. & quol. t4. hoc fecundum fignum appellat medii co- ghitum , quia vt ducatin cognitioné figna- ttj prius petit ipfum cognofci , illud vero rimum vocat przcisé rationem cogno. cendi, quatenus przcisé eft qw» aliud cos gnofcitur , & non 4«ed cognolcitur . Signü autem inftrumentale eft, de quo agimus in prafenti, & quod proprie dicitur fignum , & definitur ab Augufl.cit. ea tamen defini- tio etiam formali conueniet , fi prima pars dematur,& dicatur fignum effe;quod facit. nos in alterius rei cognitionem venire. Hzc tamen figni defcriptio, quamuis fit ab Augufl.tradita, & ob tantt Do&oris au- thoritatem ab omnibus paffim recepta , ná recipitur à Poncio difp.1 9. Log. q.r. eamq. impugnat quoad vtramq. partem 5 qu primam quidem cum ait figaum cffe id , quod pos cognitionem , q«am ingerit fenfim: rc, cam redarguit,quianon com- plectitur omne fignum , quia poffznt dari figna fpiritualia, qua ent in cogni- tionem - » mmm nies / F x90 3 , - DeTermintrum muliplicitate: . "tionem alianm rerum ;nec poffent percipi à fcnfibus materialibus . Quoad aliam vero cparterp, in quaait ; quod fignnm facie mos "wenire $m tormitienem alteri»; eam impu- *matr, tanquam ab Arriag. traditam , quia obicéttim facicnos in cognitionem fui ve- nire, & tamen non dicitur figaum. Ruríus D»cus ipfc facit nos venirein cognitionem -anultarini rerum eas nobis reuelando, nec | tamen ab vllo vocatur fignum illarum re- xum. Pratereà cognitio eít fignum rei,que " cognofcitur per ipfam , & tamen non facit nos in cognitionem venire. Sed nimis audacter: inficiatur Poncius «doctrinam D Auguftini, quam omnes ve- -mierantar, vt communis Magiftri , vndé mi- . tum effe nó debet, quod fxpius hic Auctor - 4minimo rubore fuffufus doctrinam Scoti iprzceptoris zudcat impugoare ;. Optima enim eft illa defcriptio quoad omnes par- : es, fi bene intelligatur , nam duz folent 'atfignari conditiones alicuius , vt alterius .-— «ei fgnum dicatur, vna eft quod nos ducat Xx cn rei cogpicionem , altera eft , quod . iudus « "emn ionem. , quatenus co- tramq. opti- ivüdam exprimit conditienem ; vult em, quz inferüuire debet pro alterius ..* igno ,priusnoftris (cnfibus cognitionem — fuiingercre debere, (pecificat antem fignü "ox effe deberefenfibile , quia vt gotat Doctor Doo wis 0s s. figna enfibilia-(unt maxi- uu mé apt: pro. flatu ilo excirare intellectum. Hs rU à fenfuum minillerio depen- dentem; vt in alterius rei cognitionem ve- nit; peralteram vcró. p.rtem definitionis altera quoque conditio exprimitur, contra quam nil vrgent inftantiz à Poncio addu- x, quixobicétümfacit venire in cogni- tionem fui, man sfcerius, ncc facit venire in €nenitionem fui , quatenus cognitum, vt fiátfigoum , fed quatenus cognofcibile. ; C xectiam Deus. hoc modo ad iaftar fieni - ducit nos in rerum cogaitionem , quate- aus cognitus , fed eas rcuclando , quod ad- hac facere poffet, etianifi prius à nobis non cogaofceretur; cognitio deniq.eft fisuum P ricognitz. per ipíam formale , vt diccba- - -— gusnonautem inftrumentale,quod folum propriédicicur fignum , & ab Aug. dcfini- e Lie cognitio propriéloqu.-ndo non - .. aiiturízcere nos venire in cognitionem —.. mi, quam reprafentat, quia non ducit nos jnitionem illius rei , quatenus cogni- !astim conditiontim-v tio fieni ab Auguflino- jnm per primam partem d:finitio- d ^W - e o$ ta, feu vc medium cognitum , fed vt ratio Cognofcendi; folum autem fignum inítru- meatale eftillud,quod hic definitur . $ Et hoc fi inftrumentale adhuc duplex eft, aliud naturale, & eft. , quod ex natura fua. independeater abhominum vo- luntate aliquid reprefentat.vt usigué, & vniuerfaliter omnis eífe&tus fuam cau- fam,qui przfertim fi fenfibilis erit, dicetur fignum caufz iuxtà fenfum definitionis al- latz.An veróità é contra caufa dici poffit. fignum fui effectus , negat Hurtad. difp. 1. fe&t.4.quia etfi caufz cozuitio ducat in co- gnitionem effe&tus,tamen non ell. ordina:a adillam reprzfentandum.Sed plan? non mi nus grdinata cít cognitio cauíz ad nostlu- . cendumín cognitionem effe&tus à priori , quam cognitio cffe&us fit ordinata ad no- titiam caufz à pofteriori, quare ratio Hur- tad.parum valet. At inquiüt alij,quod licet ità res fe habeat. fola tamen cogaicio ,quz r effectum habctur , dicitur haberi, per ignum , vnde. fola demonttratio à polte- flerioti,qua elt per cffcctü, dicitur a figno, & ideo f'olfi effectus dici pot fignü cau(z,no & contra. Verü neq.hoc vrget licct.n.cogfit tio habita per cffe&um.velati fenfibilioré caufa,magis proprie dicatur à figno nil ta- men impedit , quin & cognitto habita per caufam poflit dici à figno abfolute loquen- do. Porcítigitur etiam caufa. dici figoum fui cfe&us , & pra(ertim quando fcnfibilis ett, vade à Theologis facramenta. dicuntur. ' ' figna gratiz ,cuius funt caufa , icà claré col. ligitur ex Doctore 4 d.1.9. 2. 8. De fecundo principali fequitur. Cafil. cic. & Arriaga difp.s.fc&t 2. Aliud vero eft. fignum artifi- ; 1 ciale,feu ad placitum, & eft,quod ex homi nunt impofitionc aliud repraíentat, fic rà mus eft on véditionis vini, (onus cam c panz e(t fignum le&ionis,& vox illius rei , ] ad quam fignificahdam eft impofita; Vbita- . men eft aducrtendum ctiam in. vocibusip. - fisnon tátum fignificationem ad placitum reperiri po(fe,fed etam naturalem , vc pa» tet de gcmitü mfirmorum,& latratu cani : - & idco terminus vocalis fignificatiuus fub» diuidifokzin fgnificatimum naturaliter, —— — & ad placitum & hic ad Dieledticiim fpes. état non qpideu e E I titatem,vt vox eit, onus quic ;caufatus ,fed fecundu aho ed xcsipias fagaifcandaP e EoQ EE imr end, i ,irhoc cine d pertinere dicuntur ad inlitutum Dialeó Cunsvt dicemus di(p.de V ocibus ,ZW L3» 4 "nd E mE ^ S Kee MEO AMAT: "6 declarabimus ", per quid conftituatur ratio figni . D ] : 6 Deinde terminusad placitum fignifi- catiuus fub4ruiditur in cathegorematicü , & fyncathegorematicum, cathegoremati- cus idem latine fonat , quod per fe fignifi- catiuus,& ideo per fcabfq; omni alio elfe potet (ubiec&tum,vel prz icatum in propo fitionc,vt homo animal: fyacathegorema- ticus idem latin? fonat, quod configaifica- tiuus, & ideo per fenon fignificat aliquid , nec poteft effe fubiectum,& przdicatum in propofitione, fed cum alterius confortio , cuius fignificattonem modificet,vt omnis, nullus;aliquis,vndé vt notat Tatar, tract 7. com.1.$. Tertio fciendu terminus fyacate gorematicus non figuificat aliquid , fed ali- qualiter, quatenus fi adiungatur categore- matico, eius fignificationem modificat , & facit taliter fignificare, i.reddit eius figni- ficationem, ve] vniuerfalem, vel particula- rem,velaffirmatiuam vef negatiuam: & di- citur aliqualiter fignificare, non quia veré, & propriénon fignificetfed quia fignifica- tum eius non repra'(entatur, vt res per fe , fed vt modus rei ,.i. exercendo modifica- tionem alterius rei qua de caufa negat Ar- riag.fect.,. ef perfe&é terminum .. Addit Tatar.terminum mixtum .i. partim catego- rematicum,partim fyncategorematicum , .& citille , qui impofitus eít ad fignificadum aliqaid, feu aliqua, & aliqualiter fimul , vt hac vox nibil , quz impofita eft ad fignifi- candam negationem omnis entis, hzc.n.ipe fanegatio eft illud aliquid, quod fignificat, quatenus veró illam negationem fignificat .voiuerfalirer cuiufcanque entis , dicitur fignificare aliqualiter , fic etiam fignificat fubie&um propofitionis indefinitz,nam in materia neceffaria zquiualet vniuer(ai , vt bomo efi-aninal xquiualet huic , ommts bomo eff animal, & in materia contingenti zqui- ualet particulari, vt &ems? currit zequiualet huic 44545 bomo currit. Ad hoctertiü ge- nus reducit Tolet. lib. 1. cap. 12. & Arriag. e& ,.omnia aducrbia v.9. /aprenter, doe, €"c.Sed non placet, quia cam difcrimen in- ter terminos catcgorematicum , & fyncate gorematicum fumatur praefertim in. ordi- ne ad propofitionem. itaut |]le fit , qui fine addito, & per fc poteit efe fübicctum , vel pradicatam propofitioni: jifte veró ,qui nó poteft effz fubie&tum,nec pradicatumynifi cum addito, confequenter aduerbia omnia .  &rüt termini fyncatcgorematici,quia (e fo- - Cs, finc addito nó poffiat c(f« fubicdunn, Am. £x i " ; - . [eo . Race *. 1 re Pars Prima Inflis, TraélI. Cap.L1. vel praedicatum propofitionis,& per fe aon fignificant aliquid, fed itia aliqualiter Potiori ratione ad tertium genus termini mixti nomina adiedtiua reduci pof fent ,quàuis .n.Hurtad .difp.x fect.1o. mor- dicus eontendat effe terminos fyncatego- rematicos, quia non fignificant per f: , fed confignificant,v.g.bomw: non fignificat per fe,& determinate aliquid, nifi addatur ali- cui,v.g. Petrur bonus : Tamen fi nominum adiectiuorum fignificatio bené confidere- tur, videbimus , quodlicet indeterminaté aliquo modo figaificent,ratione tamen for mz fignificat (eaum afferunt aliquam de- terminationem,nam do£w: v.g. doctrinam importat ,quod non euenit in fignis quan- titatis emn sullut, Gc. quz nullam pror- fus,rem determinatam fignificant. Accedit, quod nomina adiectiua poffunt effe faltim przdicatum in propofitioae v. g. Petru; eff doct»; quod figais quantitatis prorfus có. uenire non poteít , ergo nomina adiectiua commodé ad hoc tertiü genus termini pof- funt reuocari ,quod/etiam tenent Cafil.cap. ;& Arriag.cit cum Bigniicent liquid , fv. aliqualiter,vnde remanet fola nomina fub- - ftantiua effe proprie terminos categorema  — A29» maticos, quicquid hic dicat Ouuied. . 2 Rurfus terminus categorema fubdiuiditur in fimplicem , feu incomple- - xum, & compofitum, feu complexü, quam diuifionem accom. tex p ont QV omo » c r EUR em COUR ita Roccus lib.: .introd.cap.s. Blanc.lib. 2. fe&.z. At vt'bene monet Tatar trac.:.com. 4. hzc — potius I ett; [ cus .n. vocemillam appellat có- plexam;quz conftat ex pluribus vocibus.&c eam incomplexam, quz conftat vna tantá , at non fic eft apud logicum , qui nonatteri- dit vnitatem, vel pluralitatem vocum , fed conceptum in intellectu , cui iftz fabordi- nantur , vnde etiamfi fint plures dictiones inter fecoanexz , fi tamen tn mente vnum tantum generant conceptum,terminü con- ftituunt incomplexum , vt v.g. Marcus Tul- lius Cicero,& é contra fi vna cantum fit di- &io,conceptum tamen generet complcxa, erit terminus complexus; vt memo , «mo , femper, quz zquinilent his , sillws bomo 5 nm amass, omni tesasore , Alij proindé fic explicant, quod termi- nus incomplexus ett ille,cuius partes abia- uicem feparatz nihil fignificant,aut nir gun- "tX E 1 dam fic explicant, quod có«- - VG pcne quod di j* ^ De T'erminorum multiplicitate . iMficant illad, quod in integra dictione fi- ificabant,vt "prem: eft terminus in- mplexus;quia licet partes, in quas poteft iidi.(.Do;& mim»: fint fignificatiuz,tamé toto , & integra dictione hanc fignifica- inémnon retinent :: Complexus veró eft ',cuitis partes eandém: retmnent. fignifica nelm,quam habebant in toto complexo , am abinuicem feparatz ,vt homo ultus ; Amicus q.2 Ruuiu$ q:4. Complut. cap. ot lib.1 .cap.9.Ioan;de S.Tho. lib.i.fum. . »4. &alij paffim .. At hocduplicitcr clligi poteft,vel ita ,quod *- rminus incó- xus fit ille,cuius partes feparate non eà- n habét fignificationem, quam habebat: integrá dictione etiam fygillatim fum-' Fin quo fenfu Joqui videntur Auctores: iti; & hac io fala eft ; quia hic minus Agricola, Prorex, Refpublica, 8 iles,funt termini incomplexi (quicquid at Hurtad.) & tamen corum partes fe- atz eandem retinent pco : im habebant in integra dictione figilla-: fum E eodem modo vtrobique süt: fe: iüz., quia vt tales vot a; efe t illa romina,vt netat Fonfeca, ac e. V Visincdlign ur, quod partes ter-' 'implexi te non retinent Dueqpei quad Robebun i | is RefPwblica qua in im ne fignificát totam hóminum commu- tem;quam non fignificantfeparate;nec- (a dictione figillatim fumpta ; ttadi-- | Scoto 4.d ^q. 2S. Aliter epo, vbi do-' partes. dictionis nunquam figni ceptum fimplicem,quem dictio X videtur ipfius Arift.lib. 1. de Interp. t iif dicemus trac 2.c.1.Verü quia ad- aliquis vrgere poffet , 9» nec €t | is, vel termini cóplexi, cát cóce- 'omplcxü,qué tota oratio , aut termi- tomplc xus fignificat, praftat dicere cü Ep Mn m incomplexus eft i]- qui fübordinatur copceptui incomple- contra veró complexus eft;qui fubor- SI Mdee ees complexo in anima, etiá ca vox cffct,dummodo ad aliquod có- im fien:ficádum impofita forct , quod "robat,quia alicui fmplici voci , cuius 8 fc parate non eandem retinent figni- onem,poteft ore E coceptus lexus in mente, fi ad aliquod obic&tü blexum fignificandum imponeretur , ? fi littera A, (yiquit Tatar-)imponere- ^ wa t ? ur ad fignificandum beminem currere tung A effet terminus complexus. Pofiremó terminus incomplexus fubdi- uiditur in finitum,& infinitum, primus elt , pi aliquam rem certam , & determinatam 1 gaificat,vt homo,lapis Alter eft, qui nihil determinate fignificat , fed tantü determi- naté pues nó homo uon lapis,vnde ter- minus itus euadit infinitus dum ei imme- diaté preponitur negatio , & hic terminus - non cit propofitionem negatiuam , quia negatio non cadit fuprà copulam . G-A.R.V I,.1IL De Terminorum multiplicitate ratione modi fignificandi . $ TyRina diuifio termini, quz ex hoc ca- - K^ pite defumitur, eft in concretum , & abftractum,concretus eft.qui fignificat ali- quid;vt exiftés in alio,quod concernit, vcl vt fuppofitum proprie naturz,vel vt fübie- Gum, vt bomo, & album, nam bomo fignificat bumanitatem in aliquo fuppofito natura: humanz exiftentem indeterminate , «/2me fignificat albedinemalicui fubicéto adiace: tem;& ideo omnis talis termiaus tialis , finé accidentalis , vt ^em fignificat nem;ferminus abílra&us fignificat aliquid ei- e copulatim fumptz Ache | habens ffi: vere it confiatdc ribür e * in 3 di- per fe ftantis,& non alteriine- fignificat. - aliquidad modum compofiti, fiue fübftan-. humanitatem,e/bwm habens albedi.. xiftentis, vt humanitas eft abftractum homi- - nis, & fignificat naturam humanam vduti à proprio sp pay feparatam , albedo eft i abftractum al ,& fignificat formam albe« dinis,velutià fubie&to cui inherebat;fepa- ratam;abítrahere.n.idem eft; acab alio tra- here,feu feparare, & ideo omnis talis tere. minus habet modum fi & non compofitum, Altera Diuifio eft in abfolutum , & con- notatinum,quam aliqui ità explicant, quod abfolutus rem fignificat ad ftantis,connotatiuus veró per modum alte« ri adiacentis, ita cum Tolet. Auerfa cap. 6. Complut.cap.4 Ouuied. in Summul contr, modum per fe gnificandi fimplicé EU 1 punc.s fed minus ree, quia iftaexplica-- | tio pertinet ad terminum concretum , & notatiuus , qui &um, cum quibus: céte gnifi- , y t * » i» Ed V* ndi non. funtternunusabíolutus, & connotatiuus ; — de^ al;j fic explicant , quod illefit termiz — , Pusabfolutus;qui fe folo eft Ro uan ficatiuus,vt v.g. Petrus, Leo,&c.ille veró có ts infuafigmécatione notat — — terminum,fine quonon perfcóté fi — — gu 4 "Es "h hd gnificat primi generis funt omnia fubftan- tua, fecundi generis omnia adiectiua ,nam «lbu: v.g.requirit alium terminum , vt ha- beat completam fignificationem , itá Cafi- lius lib.1.traét.1.cap. 3. vbi ait; quod licet à Philofophis foleant nomina connotatiua. aliter vfurpari,logicé tamen, & gramtnati- caliter taliter víurpari debeo t quod fint talia nomina; que non habeant completam fignificatonem,nifi vel de altero predicen- tur , vel alteri affigantüur , Sed nec. benéità explicantur , quia, vt liquido conftat,hzc explicatio omnmó ptinet ad terminos cate gorematicum , & fyacategorennticum , nà ille eít, qui fe folo cft perfe&é figuifica- tuus, ifte vcro non fe folo perfecte fignifi- cat fed vt alteri adiunctus; vt cóflat ex cap. praced. at confundi non debent terminus abfolutus, & connotatiuus cum categore- matico, & fyncategorematico , quia funt diuerfa diuifiones, & ex diuerfis capitibus defumptz,vndé valdé decipitur Fuent. cit. diff.z art.z. eos confundens . 9 Vt igitur ifta diuifio;quz inter omnes: przcipua eft ,& ad multa deferuit, re&te in- telligatur;fciendum eft Summuliftas , Mlud dici connotatum alicuius nominis , quod non ex yi nominis importatur , fed potius datur intelligi ex modo fignificandi principalis figni ficati vt ex Scoto colligitur quolib.1 2.art.z. vnde non importatur pri- mario,& directe, (ed fecundario , '& indire- €, & ideà ingreditur conceptumprei , non veluti per fe pars cius Lie modum. f. gene-. ris? vel ditferentiz, fe extrinfeco,neceffirium tamen, vt perfectus rei conceptus, & quietatiuus , fic à eft nomen connotatiuü, quia licet ex vinominis, & directe folà importet comme - "Élioné,tam&ex modo fignificandi principa. lis fignificati dat intelligere tcmpus vefper - tinum , idq;neceffario cointelligi debet , vt . Babeatur coceptus perfe&tus,et quictatinus z. Ex qua doctrina facile colligitur ex- tjo termini abfoluti , & connotatiui , nam vt docet Tatar.tra&t 7.com. 1.$.:./6i£- dm ,& Brafaula q.7 & $.vniuerf. propé fi- nem,terminus cof eft, qui ail cóno- tat.i.qui bes gcnus,& differentiam ,que funt per fe partes conceptus eius , nullum extraneum fecundario requirit cointcHi- dum, quod eius conceptum quiddita- 1uum ing rediatur,vt perfectus, & quicta- tatiuus euadat, tales termini. funt bos ,ho- mo;& fimilia concreta fübftantialia przdi- £amenti intiz , nam ctfi concernant 9 Pars"Prima Ifl. TraBt.I. Cap.IIl, veluti additum ab — vt patet, & tamen eft nomen connotatiuü,. fuppofitam propriz naturf, tamen quf natura: cum to non facit vnum per accidens , vt forma accidentalis cü fuübie- | &o, idcó totum illud compofitum e$ zquo importatur , non veró principaliter vnum & in recto, fecundarió aliud, & in obliquo . "Terminus veró connotatiuus é contra eít , 2 vltra principale fignificatum, & in rc- 0, aliquid aliud dat intelligere fecunda- rio,& indirecté, veluti neceffarium ad ha- " bendum conceptum rei perfecti , & quie- tatiuum , fic Pater dicitur connotarc filiü in ratione terrzini , accidens fubftantia in ratione fuübieóti, materia formam in ratio- necompartis , quatenus hzc ommalicet fint extra f. em, & quidditatiuum có- ae eorum. ; quia. ncc genus funt , nec ifferentia illorum,fpectant tamen ad con- ceptum eorum integrum & perfe&tum, feurwr Scotus explicat 4.d. «2.q.1, it. Exhisfequitur omnia nomina abítracta —— tàm fubftantialia , quàm accidentalia effe — — edant ager 1 wi ge ter- 3: . minus abíolatus ; non tus,idtamen —— itàintelligendumef quod nomimaabüra- — ctafubítantialiatamfecundum rem, quam, ——— cundum modum fignificandi fiot dbí $5 t2 luta , accidentalia veró ratione tan eri modifignificandi , quia fecundum rem fi, — gnifieantaliquid alteri adiacens. Sequitur .— — etiam non omnia pono effe conte ta,vtarbitrantur multi ; nam nomen crea- tionis, & coüferuationis non eft concretü, — vt docet Doctor quol. :2. art. 2. fic ctiam. nomen vitalis operationis non eft concre- tum, & tamen eft coaeotàtiuüm , vt docet — quol.13. ad arg.prin. necé contra omnia concreta funt connotatiua , quia licet om- nia concreta accidentalia. fint connotatiua, non tamen concreta fubflantialia, nifi quan, do nomine adiectiuo fignificantur, vt cor- poreum,rationale, humanum, tunc enim fi- gnificantur per modum alteri adiacentis ; vnde ratiene modi figmficandi funt termi. ni connotatiui . : 1o Poncius in fua Logica parua OP n-14. hancnoftram non approbat exp. tionem.quia tunc nullus cífec terminus àb- folutus ca fuppofita quoad nos , neq. enim poffumus habere vllum conceptum difti a» ctum;& quictatiuum de vlla re,quin necef- farió habeamus conceptam de alia re; ergo fi tetminusabfolutuscft,quifigauficot rem —— finc dependentia ab alia rc,qua tania x ad habendurn conceptum quietatiuü eius , nullus erit terminus abíolutus ; probat an- tccedens;quia fi effet aliquis terminus ab- folutus, maxime homo, aut albedo , fed nec homo potcft — perfecte abfque eo, quod intelligatur diícurfus, aut aliqua alia operatio propria ipfius ;nec albedo abíque €o quod intelligatur munus aliquod parti- culare,& proprium ipfius , per ordinem ad . quod poft iflingui ab alijs formis , ergo nullus effet terminus abíolutus fuppofita pradicta defcriptione. Deindé coena; pro- ut diftinguitur à prandio, principaliter , & perfe primó fignificat tempus vefpertinü ; o fi terminus connotatiuus eft,qni vltrà "principale fignificat aliud indirecte, coena ;fion etit connotatiuus faltim ratione tcm- E - fo - tem . Hinc aliter explicat hos terminos . "dicendo , quod terminus conpotatiuus cft —. ille,quifignificat rem relatiuam;vt relatiua r1 giaatque adcó qui connotat terminit eis; . bíolutus vero, qui fignificat rem abfolutà, ds. PA TE bfo ata cfl 5 cuius ratio eft, quod abío- relatiuo , ergo conneta- nus qui oppon turabíoluto , ;; & hinc dominus , pa- Of; | AM ein; idi autem cóno-- gens; tü "m ino c foluti album,iuftus,fapientia;humanitas,. $3 quia non fignificant formaliter relatiuum, (— quaxtadle,necrelationm, —— 0 7 | ^ .- Hzctamen Poncij explicatio eft coatrà .. *«ommuncm modum loquendi Summulifta- xum, qui paffim docent n bac diuifioneab- folutum non opponi relatiuo;fed connota- tiuo;non ergó per tcrminum connotatiuü idé prorfus intelligi debet, quod rclatiuus; "Tum quia licet rclatiua quandam cum con- notatiuis videantur habere affinitaté , quia -wtraq. dicunt quendam o;dinem ad aliud, 2dhuc ramen miagnumi inter ca vertit di- : Kcrimen, vt infrà dicimus difp.8.q. 5. art. x. *propé finem $. gro cemplegeuto buius art c. -vbi manifc(lum fit terginum rclatiuum , & .  — ,€onnotatiuum non cffe idem . Tum quia |. . -Miquod concretum accidentale y. g. album | UR €ft tcrminus connotatiuus , && tamen nó cít - po ;-vi v 2g D - nead tempus vefj ; Hi veró termini funt. relatiuus, vt fatis de fe patet; quod veró sif connotatiuus;probatur, quia connc tare, vt conftat ex vi hominis , eft fimul cum vno aliud notare,non quidem ex prima nominis impofitione,fed ex modo significandi prin- cipalis significati , atità fe habet hoc no- men album;quod licet formaliter ; X ex ip» fa nominis impositione significet formam albedinis ; tan en quia significatur in con- creto, idco rationc modi significandi) cum farma notatur quoq. fubicctum fecunda- rio, ergo eft terminus connotatiuus , cum tamennon sitrcdlatiuus. Tum quiatermi- nus relatiuus, vt sic, perfe primo , & dire- cte refpicit aliud , & pracisé tanquam ter- minum;vt pater filium 5 connotatiuus aut fecundarió, & indirecté, ac minus principa- liter, hoc enim eft importari aliquid de có- notato.i.non de principali significato , fed fccundario, ae veluti a ccefforié ; nec etiam refpicit aliud pracisé, vt terminum fuz de- pertdentix, vt corítat in allato exemplo de albo, quod lignum v. g. vel lapidem refpi- cit,vt fubiectuni,non vt terminum,fed re-  fpicit illud per modum annexi , & acceífo- rij ex modo significandi principalis signi- ficati, vt liquet de nomine coenz in ordi- m. Neque rationes eius X ooo vr. ent; nam ad 1. negatur fequela antecedé- concreti, tis.f, ex hac noflra explicatione fequi nul. ua for- lumterminum effc abfolutum , fed omnem connocatiuum, quia fatis conftat non'omnia nomina rebus imposita aliquid consigni- . boron, c gir ef ficare per modum annexi ex modo signifi. candi principale fignificatum, vnde hzc, & similia nomina erunt termini abfoluti; tü . x Mao dap podeis d. 11. Er ub lit. L. falfum eftnon poffe haberi vum conceptum diltinctum , & quietatiuum de vfla re , quinneceffario habeamus conce- prim de aliare , quz non sit decius effen- tia, alioquin nulla poffet à nobis affignari definitio quidditatima yerum , fed quelibet data efft per additamentum , vndé inquit Doctor, quod quamuis forma: habere ne- qutamus conceptum perfectum quicta- tiuum, nisi cointelligatur illud , cuius eff forma, & ideo quantumcunque cffentialia formz exprimercntur sine illo ; cuius eft forma,quamuis quidditas eius indicasetur, tamcn non effet conc ea peafectus quie — tansintellectum , & ideó nec deSnitiuusi — pihilozinus caufatum,quodceltinfequods —— dam compositum fubsiftens , sic iti jn fc, intellectus qais non " re minatiuum ,. quz »** fo aliud cointelligere ; & fic homo quiddita- tiué , & quietajjué intclligeretur per hoc zcisé quod intelligantur partes effentia- €s &us, abíq.co quod intelligatur aliud , qued non clt de «fftntia eius ; neq. ex hoc, quod heminis quidditas ex aliqua eius m ria operatione dcprehendatur pro ftatu Jie, ficut & alie rerum quidditates in vni- ucríum, fcquitur omnia effe entia connota- tua , fed tantüm ex operatione rei nos di- fcurrere à pofteriori ad eius efftntiam ve- fligandam ,quod abfque vlla connotatione ficri potcft , non enim connotatio confiftit jn boc , quod vnum cognofcatur ex alio , wcl cum alio quemedocunq. fed itaut vnü «x nominis impefitione detur intelligi , a- iud vero fecundarió , & minus pripcipali- tercx modo fignificandi principalis figni- ficati , vt conflat in cxcn. plo de nomine ««nz. Ad z nceatur affup ptum nempé €enam;vt à prandio diftinguitur per fe pri- . Pars Prima Inflit.T'rattI. Cap-IIT. terminus denominatiuus ille fit, qui forrh& fignificat per moduim alteri adiacentis, in; formantis,& dcnominantis, feà qualifican- tis, & tale fit omne concretum accidenta. le, fubftantiale vero tunc folum , quandó nomint fignificatur adicétivo;fequitur om nia concreta accidentalia effc denominati- ua, fubftantialia veró nonnifi quádo nemi- ne fignificantur adic&uo 4 & quia de De- nominatiuis fusé agimus infrà Difp. a. q.6. hic plura nen addimus. ; CAPVT IV. De multiplicitate terminorum, im erdine . 3 ad res fignifcatas. "t 1 imadiuifio termini , quz fumitur AK ex parterei fignificatz , eft in ter- minum communem ,& fingularem,Commu pis eft, qui aliquid fignificat commune plu ribus , itaut etiam fingulis feorm cenuce. niat, vt homo, qui conuenit omnibus ho- minibus , & singulis. Terminus singularis. mo, & principaliter tempus velpertinü fi- — eft,qui vnam rem singularem tantum signi-- dedico eae. à ex Moa dire Bx, vel lura per modum vnius: Et tione impofitum fuit ad fignificandam co- fabáiudir commu demin tr ionem , & folumex modo fignificandi | dentem, & limitatum; trapfcenc principalis fignificat innuit tempus vefper /— conuenit omni bus per c tinum , & ideo à prandio difli: guitur fo- — do, vt Res ,ens,vnu Jum penes connotàtum ; quod fícontédss — pluribus quiden «aqnam per fe. primo fguificare tempus — Selpertinum, vt à prancío d;ftinguitur , ad- buc crit terminus copnotatiuus quia fecun dati. & minus principaliter comeftionem Sgndenbir, am vemq. cr equos Bcper rimi care non poft , non enim. bsc duo talemh connexio - nem,& zffinitatem, vt vnum per fe-conces — «ua fuam Poncius ftabilicbat fententiam , negatur affumptum quod f. abfolutum, vt hic de co logauatur Summuli tz , oppona- ptum facere poffint. Ad. aliam rationem, - tur relatiuo, nam potius hie fupatur, vt op. onitur connotatiuo,vndé connotatio ctia an rebus abfolutis reperitur ;vt conftat: in isallatis de albo, cena , & alijs, ertia demum diuifio cft in terminü dc- nominantem , & denominatum , feu deno- 1 díuifio grammatic alitcr ità explicatur , vt denominans fit à quo de nominatus deriuatur,vt à iuflitia iuffus,2b. albedine albus ;, At apud logicum dencn i- natiua dicuntur ca vemina ccncreta,qua à Íuisabflradtis differunt in modo fignificá- di /'qu.i cll fignific are per n.odum adiacen- * tis, & fecundum illudyonicn adic&ivum "^ bibent virtutem d «ncminandi, i. denc mi- natiué pradicandi óc iubictlo .Cum ergo talem habent. inter fe connexio^- " ic homo, ille homo. Vagus; qui rem fin- gularem indeterminate significat, nempe mediante termino communi , & fieno par-- n t  ticulari, vt er hemo. Colledtiuus cft, qui plura, fed in vnum collc&ta dicit. vt Po-- pulus, Ciuitas, Scnatus; Addunt ctiam ter-- minum fingulatem ex fuppofitione;vt filius $.Virginis intclligitur C hriflus ; quis fup- ponitur vnum tantum habuiffe filium . - Sed obijcies, quod Petrus efl nomcn có-- mune fipgulis hominibus, qui hoc nomine appellantur, Ciuitas etiam, & Senatus plu- ra fienifcant , ergo non funt termini gulares, Refp.nomen Petri vtique c] com- n.unc pluribus ,fed non res fignificata ad Petium , quia Patertale nomcn impofuit Filio fuo,vt evm diflingueret ab emni alio: Civitas vero , & Scnatus plura vtiq fighi- ficant,fecd'in vnum collc&2,& hoc rry: dits, nc fiat terminus communis , ov: pluribus €cpucbit eem fecifin Iun ptis, fed ad» Luc e hüc erit terminus communis hoc nomen Civita, fiad hanc , & illam Ciuitatem có- garetur, & non ad homines in eadem Ciui- tate degentes. : 12 Rurfus Terminus communis fubdiui-« ditur in vninocum,zquiuocum,& analogü. Vniuocus elt,qui conuenit pluribus fecun- dumidem nomen,& rationem importatam illud nomen ; vt homo , qui conuenit P.tro, & Paulo non folum (candum idem nomen, quatenus hic , & ille eft homo , fed ttiam fecundum eandem rationem per il- lud nomen importatam,quia hic, & ille eft inimal rationale ; hzc.n. eft ratio illi ne- nini correípondens . Aequiuocus eit, qui 'onuenit pluribus fecundum idem nomen, t nor fecundum eandem rationem illi no- nini correfpondentem , fed fecundum di- ierías,vt Cánis dicitur de animali latrabili, e fydere,& pife , fed huic communi no- ini eadem ratio in omnibus non correfpé et, fed proríus diuería,quia licet Canis ter lris,/& marinus conueniant ia eadem ra- one animalis , non tamen in cadem ratio- .& defiaitione Canis. Terminus analogus equ pluribus conueniens, vel fecundum en nen tantum , vel etiam fecuadum eandé - ton Me. nd sorefpon entem, ita conuenit , vt participetur ab eis non z- cra i HE cie ys Müpi 0 po pofterius, hic .n.ordo prioris, ofter f ium jg ns ,6 VI PEN atu 9 9n o RUOMRMEET. e imum eft ita analogiz intrinfecus, vt be-- gixeur Caict.de nominü analogia cap.t, inequafi fynonima effe analogicé dici,& teer rius,& pofterius vndein omnibus olis femper per talem ordinem explica- uit analogia , fic ri(usanalogicé dicitur homine ridente, & prato floreate (ecun- n nomen tantum, fed prius de homine , 'oftea de prato metaphora iade transla- ns analogicé conuenit fübftantiz, X ac- enti fecundum eandem etiam rationem infecé ab vtroque participatam, fed có- it accidenti per actributionem, X ordi- | ad fubítantiam, («d quia de Vniuocis , uiuocis , & Analogis lat? difputamus rdiíp.z.q.4. & s. de hac diuifione pro : hzc pauca (ufficiant. emum diuiditur terminus ia terminum lac , Sc(íecundz intentioais 5 terininus iae incentionis cft ille, qui impofitus eft :zaificandas res , vt funt in fe indepen- operationc intelle&us, vt «mimi, & . Terminus fecundz intentionis elt il- | impofitus eit ad (ignificaadis res (ub De T'erminorum muliiplicitate . Ex aliquo attributo racionis,quo non afficiun- tur nifi negotiante intelledtu , vt gem: c fpecies , quod.n. homo dicatur fpecies, & animal zenus,hoc totum Brocdit ab opc« rc iatelledtus . CAPVT. V. | De V niuerfalibu:, fiue Pradicabilibus , 13 J ees cóis vniuocus quádo in ot dine ad illa plura,quibus conuenit , cócipitur fub fecüda tt&ione fuperioritatis velut in ordine ad inferiora dicitur termin? Vniuerfalis,& dicitur ét Predicabile,quate nus pratdicari póc,feu affirmari de illis plue ribus;quinque autem funt termini fic vni- uerfales,feu przdicabiles .Gcuus, Species, Differentia, Proprium , & Accidens,de qui bus Porph. in Ifg03. cuius|diuifionis fufis cietia cít,quia o€,q przdicatur,aut przdi« catur in quid .i. p modü nomiais fubitátiuis aut in quale.i.per modum nominis adicctie ui fi in quid, vel dicit partem effzntiz vel totam effentiam,fi partem effentiz , fic eft gos animal,fi totam effenriam , fic eft pecies,vt homo;fi predicatur in quale, vel rz dicater effentialiter , vel accidentaliter effentialiter,;fic eft differentia,vt rationa« le, fi accidentaliter, vel intranfmutabiliter, & cum neceffaria connexiofie , & proprium,vt nfibile , quod licet fit extra- neum ab hominis natura,tamen eft cumills neceffarió eonnexum;vel tran(mutabiliter, & finc neceffaria conmexione , & fic eftac- cidens vt album: Affignamus autem diftin- ctionem Proprij , & Accidentis per tranfz mutabiliter, aut intrá(mutabiliter prz4ica-- cari,nó aüt per pradicari cóuertibiliter,aut incóuertibiliter, vt multi faciunt , quianot pót Propriü conftitui in róne przdicabilis, & vt fic ab Accidéte diftingui per przdica- ti cóuertibiliter, quia repugnat Vniuerfale in ratione vniuerfalis de fuis inferioribus conuertibiliter przdicari,de ratione enim term ni vniuerfalis,vt fapra dictá eft , eft , 10d przdicetur dc (uis inferioribus etia. eorfim fumptis,ita g» ét de fiagulis fingilla tim fumptis przdicetur , at implicat poffe ità przdicari de fuis inferioribus conuer- - tibiliter, quiacum eis non conuertitur ià fubfiftend: con(cquentia . 14. Geni elt i dicatur de. pluribus [pecie differcntibus in quid , ideft effzntialiter , & per modum nominis fübftantiui querenti n.quid eftho.— " me? recté rcfpondemus Apex ms - P 4 E 1 tiuum ud vniuer(sle , quod pra. ds íz . tiuum ef animal ,quid eft Leo? eff animal , * licet.nhomo,& Lco fpecie differant , con- ueniunt tamen in ratione generica anima- lis,ex hoc autem, quod przdicatur de plu- fibus fpecie differentibus , palam fit genus . non przdicare totam effentiam fuorum in- feriorum , alioquin fpecie noa different , . fed tantüm partem effentiz, & hanc poté- tialem , & materialem , ac per differentias contrahibilem . Triplex veró genus diftin- ui fclet,generaliffimum, feu fummum, & | just 4 eft illud , fupra quod aliud no extat genus, tale genus cenfetur effe fub- ftantia, quia fupra fe nó habet nifi ens,q» nó eft genus,eo quia tranfcendens , eft com- mune Deo,& ereaturis.Genus medium,feu fubalternum;& eft illud quod tam fupra fe, quá infra habet aliquod genus . vt corpus, lei € fubfítatiam,& infra fe viués , & animal.Genus denique infimum, feu pro* «imum , & eft , quod infrà fe non habet aliud genus, vt Animal , fub ipfo enim im- mediate ponütur fpecies,vt homo,leo, &c. 15 Species ad duo co i poteft , vel 2d genus;cui fübijcitur,vel ad inferiora, de quibus przdicatur iuxta primam eompara- tionem dicitur fpecies fubijcibilis ; ruxtà fecundam dicitur przdicab;lis, quia predi- €àibilitas in ordinead inferiora attenditur , fpecies in ratione fubijcibilis definitur , quod fit ca, qwa ponitwr fub genere, quod in- eelligi debet Maier ,&immediaté, quia etiam indinidua fub genere ponuntur , fed mediaté,& fpecies fub ifta ratione fubijci- bilitatis eft triplex, fumma, feu fuprema , media,feu fubalterna;infima,& vltima,que dicitur athora,& fpecialiffima , fpecies fu- bijcibilis fumma eft, qux immediate poni- turíub genere fapremo,vt corpus in prz- dicámento fubftantiz: media , & fubalterna eft quz non immediate ponitur (ub zenere füpremo,;nec immediate fub fe continct in- eiuidua,vt viués, Animalin codem pre- -dicamento fubftantiz ,Infima, & fpecialiffs. qma cft, quz fub fe immediaté eórinet indi- uidua,& immediaté continecdr. fub genere vltimo, & proximo,vt Homoin eadem: (e- rie fubftantiz , qui immediaté continetur fub animali, & immediate fub fe continet Sortem, & Platonem , ex quo patet omnia £o fub fuprema contenta dici fpecies cibiles,non tamen przdicabiles , qui1 -. siadinferiora compar&tur, de quibus prz C / éicantur, cimi ipscie differant , hibe rationem generis , & velut genera prdi-- cantur , Et idco fpecics przdicabibs ei vna. vx H b A E. m a zx " E oteft genus,quod non euenit in fpecie sfi- st "Ee cintentic ii. Si atincrors come " Pars Prima Inflit, Tratl.1, CapJ- 1] tantum jinfima.f.& fpecialiffimz, & defini. tur,quod sit illud vntuer fale, quod pradica- aur de pluribus numera differentibur im quid -j.effentialiter,& per modum nominis fub- (tantiui ,quzrenti.n.quid eít Sortes;recté re fpondemus, quod eff b»me, quid eft Plato ? eff hom», licet n. Sortes , & Plato differant numero p proprias differétias indiuiduales, cóueniunt tin róne fpecifica hominis : ex hoc aüt, quod fpecies przdicatur de pluri- bus folum numero ditferétibus , ftatim de- ducitur przdicari totam effeatiam fitorum inferioram , quia differentia numeralis not elt differentia effentialis , & quidditatiua ; diffzrentia namque indiui dualis non i- net ad quid eft indiuidui v. g. Platonis, fed potiusad quis eft , fi .n. quzratur quis ett ifte homo? refpondetur,eít Plato. Ex quo tandem fa&tum eft folam fpeciem infimam proprie, & abfoluté dici fpeciem, & noc fe- cundum Vniuerfale conftituere , quia fiué comparetur ad fuperiora,fiué ad inferiera - femper dicitur fpecies , & es red did - parentur, neceffirió habent rationem ge-- neris,& nullomodo dici poffiütfpecies. «— 16 Differentia et qua res alioqui inter — fe conuenientesinaliquafuperiori ratione —— Js abinuicem differunt ,acdifcriminantur, & — àPorphyrio infua lfagog.czp.«. diuidituf — in communem,propriam,& mam, Cóis eft, umitur ab a ia EM muni, fic albedo in h. d tia communis quia per cam v deu cogido: Techn qu albedinemnon habente.Propriaeft , que — defumitur ab accidente proprio , fic homo , per rifibile differt ab equo,& Leone, velut r accidens proprium .Proprijifima tandé cit differentia effentialis, rer quam vna res effentialiter ditfert ab alia; cii quaalioqui effentialiter conuenit in fuperiori ratione , fic rationalitas ponitur hogpinis differen- tia, quia per ipfam effentialiter dirfert ab eque,& leone;cum quibus alioqui conue- nitin ratione eencrica animalis . Cü verà triplex fit fpecies, vt dictum eft , fumma 5; media,& infima, triplex quoque crit ditfe« tentia ; differentia nimirum fpeciei (üm- iz ,diffcrentix medie; '& di aipfimz y illz dicügtur differenti generic ; fcd ifta; dicitur abíoluté differentia fpecifica , qvia: ett ditferentia fpeciei vItimie . qua nequit díci genus , & hzxccum fit vt plurimum* incomita -., non fui: a Porphyrio d fini- t3 51092 4 De Yoteitfalibis: *oara.dum dixit Difertia eff , qua pradscatur — sie ávi p "4 ms dlferéribur 2 mam differentia fpeciei infimz non pradi- '€arur ; nifi de pluribus numero different "«5bus,vt ipía fpecies infima; Cum igitur Dif- £erentia, teft certium Przdicabile.com- t omnes predictas effentiales dif- rétias,tàm.f. genericam,quàm fpecificá , **ali definitiode debebit d (lpos omni- . bus fit Communis,v.g. ure fit illud vniuer fale 4464 pradicaiwr. de pluribus im quale sid ,fiucilla plura disfcrant fpecie , fiue fo- o numero vt docet Scot.q. 27. vaiuerf. fic quipp? definita tàm differentiam generic; eeide dde de itis infecr UE n, in e quid quia de fuis in. 5 vtiq. radicatur eficocidlite: ;nam dicit parcedi  e(fentiz, (ed quia dicit partem formalem , (0 gr qualificantem,ideo przdicatur per mo- -- dum qualis,feu per modum adiacentis , & . momine'adicétiuo,quarenti.p. quid eft ho- mo , recte reípondemus per genus , quod (ef animal, quxrenti autem quale animal fit Uh. effentialiter;refpondemus pcr differentiam (ff ratinpdle; Ex quo patet lübijcibilia , re- NES quorum Differentia v. g.rationalitas 0 EMtrtinafvniuerfale, n6effe inferiora fua —— . quidditatine.i.hanc , illam rationalitaté , . quid de iftis przdicaturin quid ;'& velutt fpecies, fed effe inferiora fin fubie&,i. ípe- " z promi uam conftituit , de iftis .n, « pradicatür in quale quer deSorte,& Pla —— —7- tone, & po/süt dict fua inferiora qual: .at1- * pof: di t H feri : qual . 7 pé, quatenus de. ipfis puerum in quale - .. quid;idern dicatur de differentia generica. ^» vq Proprinen, & Aceádenr (unt Vniuerfa. lia accidentalia ," quía citra :effzntiam fuis -3nferioribus conueniunt, iu quo diftinguun tiirà zribus prioribus Voiuerfalibus, qua dicuntur Vniuerfalia effentialia, eo quia ef- feiitialiter fuis inferioribus conueniüts quia tamen proprium. minus diftat ab: effentia iu tci quam accidens commune; vt poté,quod " immediate luit ab efferftia rei,ideo imme- uy V düté fequitu£ poft vninerfalia effentialia Procuiüs declaratione aflfignat Porph. c.5- quatuor modos próprij ; proprium primo modoillad eft,quod accidit foli alicui fpe« citi fed nonomnibus indiuiduis eius, vt hd mini effe Medtecum;vel Geometràa; pro prit fecutido modo eft, quod: accidit omnibus wm were ro "fed nen foli illi "pedo vt homini bipods; ropriü ter- tio modo eft ;quod accidit foli; & omini, fcd: nonfemper , vt homini: in fene&tute can ; kei proprium quartó modoft , quad wes : - E L * T" | *e ^ I 5 : cidit ommi, fili, fómper, vt hominietfz ri- fibile;etfi .n, homo non femper rideat,(*m« er tamen habet aptitudinem 21 ridendá ; ait proprium hoc modo conftituere quai tum przdicabile ; quia accidit omni,foli; 82 femper, 3: e(se propri? proprium, quia có- ucríim przdicatur de re, cuius eft propriü a Vndé aliud eít confiderare. propriamrin ra« tione proprij , aliud in ratione pratdicabi- lis , id ratione proprij vtique'coaftituitur rprzdicati conuettibiliter , rion tamea in ratione przdicabilis , quia fic przdicarg proríus repugnat rationi vniuerfalis, quod: cá cóparetur illis,de quibus przdicatur, ve fuperius fuis imfetioribus, namquam cü eis conuertitur ifi fubfiftendi confequentias fed conttituitur in ratione vniuerfalis per «cess dere omni foli, e» (emper, quod idem eft , ac przdicari de pluribus in quale accidentale neccfftrio, & intranfmutabiliter , vt Scot. explicat q. 3 1. vniuerf.in corp. vbi explicás allatam Porph. definitionem ait , quod per ly accidit habetur rati » praedicabilis,& mo us przdicandi;f. in quale accidentale, per ly omoi, c fóls habentur. fubijeibilia pro» prij; qua nimirum (unt inferiora quiddita- tiue illius generis, vel fpeciei; cuius eft pro- prium. , & per ly femper habetur neccfütas przdicandi , per. quam diftinguitur ab Ac- cidente , quia eroprium de fuis fubijcibili- bus.ità neccffarió: , & intranfmucabiliter przdicatur , vt deillisomninó negari ne- queat licet .n. poffimus noa intelligere ho- minem cuni rifibilitate , quia abftrahétium non eft meuJaciam, nequaquam tamé I fumus inzelligcre hominem finc rifibilita- te vcl fub oppofito rifibilitatis aba; pre- iudicio edfcatiaipfius hominis, quod nó eft verum de Accidente communi etiam infe- parabili refpectu faifubief&i , quia & fine *.€o immo, & fub eius oppofito poteft intel. lig: fine repugnantia; vc Coruus fine nigre- dine, vel etiam ful» albedine. Hic camé ad- uertendum eft, quod licet Porph. defiaierit. tantum proprium fpccificum (forte qui notius) potet ramen , & debet eadem de- finitío applicari etiam proprio generico , ly omni, en filiintelligendo omnes , & olas (pcctes illns generis, cui adzquatur, | t «n. hoc quartum przdicabile có» ens itur genericum y Ls med 4cutr am ar ucc denrale neetarie c intra[Furebi ita plura umero * 4" ^ j x » fiue etiam Ípecic diffe FADE. cU mwdonujr o qiu io5 ep UO FTT 1$.4c« Ld * we : 1 a6 met ) E Ya » qut v. ox w. M. | m "P. 45, fint numero folum, fiue etiam fpecie diffc- ^ rentia , vtalbum refpectu Í hy. * - . » — d p We » "de i4 13 Accident commune , quodità vaca- tur ad differentiam accidentis pu j de. finiturà Porph.ef: qd def, e bob pra. ter (ubiechi corruptionem, quz definitio vt explicet accidens commune in ratione vni- uer(alis, debct intelligi de accidente pro fe- cunda intentione , & fecundb intentionali- ter explicari, vt $cot.docet q.34.I 3 $. Vni uerf. vbiait: accidens fumi poffz primà intentionmaliter, vt idem fonat , quod inhz- rens, vel alteri adiacens , & fecundo inten- tionaliter , quomodo dicit illam fecandam intentionem,quaz attribuitur , alicui, quod fine implicantia poteft affirmari , &ncgari de (übiedto ; itaq. in hac definitione nomi- ne /uhiedi intelligitur fubiectum predica- tionis,non inhzfionis,& ly «def, &r «5e? nà fonat idem , quod inhzret, vel non inhzret. przter fubiecti corruptionem , fed capitur fecundó intentionaliter , vt idem fit , quod affirmatur , vel negatur abíq; prziudicio effentiz fubiedti ,in quo accidens commus ne diftinguitur ab accidente proprio, quod non poteft negari de fübie&o abíq;dettru- &ionc effentiz illius , nam ficut ex rifibili- tateredé infertur à pine humanitas, ità ex negatione rifibilitatis re&é infertur negatio humanitatis. Et hanc definitionem fecundó intentionaliter effe explicandam infinuauit Porph tem , quz ex accidentibus infeparabilibus contra definitionem oriebatur , refpondet predictam definitionem conuenire étiá ac- cidenti infeparabili quia re&e intelligi po- te ít (ubiectü finetali accidéte, vt /Ethiops non niger,immo cum accidente oppofito, vt JEthiopsalbus fine ipfius corruptione,er go Porphyr. locutus eft in definitione de coniundtione accidentis cum fubiecto ; vel fcparatione per intelle&um; quz non fiunt nifi fe fecundam intelle&us operationé , f. affirmationem ,vel negationem. Explicat verbaccidens in ratione vniuerfalis, quia vtait Do&or cit. per totum illud copulatü T , Cr abefl prater. fubiehi corruptionem , infinuatur genus, & ifferentia,nempé p dicari in quale accidentale tranfmutabili- tcr ; Ex quo patet accidens commune non effe quintum Vniuerfale refpe&u fuorum inferiorum quidditatimé , vt color non eft accidens refpectu albedinis , & nigredinis, fed refpe&tu (ubie&orum, cum quibus con- tíngentem habet connexionem ; finé hac : homtnis, niuis y Jas, &c. quia accidens quintum predica- Su : pfe ,qui videns difficulta-. ^ "s. Pars Prima Ioflit.Tradl.I. Cap.V1. bile «omprehendit accidens tàm genericit, uod .f. Qiuienie ETM Tcr deriv cificum,quod .f.in liuiduis cantua vnius pecid: competit :amverà etiam fubftantia przdicando contingenter de aliquo fubie- &o fundare poffit fecundam intentioné ac- cidentis quinti przdicabilis ;affirmatiué re- fpondemus in difpuc. & hzc fufficiant de uiaque Vniuerf. alia namq; plura deipfis icendaad quz. differimus. — CAPVT.VI L De Pradicementis , 6 primi de abfülwir. 19 Via non fufficit Logico folum co« oícere cermíinos pradicabiles , & fub:jcibiles, fed etiam rectam eorum di- fpofitionem cognofcere debet;vt legitimas przdicationes conficere poffit ,. icà poft TON przdicabilia , ru fuht mode candi e(fzntial iter, vel accidentaliter, in uid,velin quale , de przdicamentis agere cbet,quzíuntcoordinationesgenerü, && — — — Bredicato- e a. fpecieru , (eu debita difpofitio pradicat rum effzatialium [iig T iren ra vfque adindiuidua; fecundum fub,& decem veró funt przdicamenta , ad'qua tanquam ad decem claffes, & (umma géne-- ra reducuntur omnes naturz rerum, & ea» rum gradus , atque císenciali ! tria prima funt abíoluta, & ad fe,fubítan- tia, quantitas , & qualitas , & alia feptem reífpectiua, Sead'aliud Relatio, Actio, Paí- fio, Vbi, Quando, Situs, Habitus, cuius de- narij aumeri efficax fufficientia affignari ná poteit , fed retineridebet , vtaitScot. 4. d.15.q.1. C. & quol. i i. K. quia famofa eft, & ipíamet antiquitate probata . Neq; per- tinet hzc io ad Metaphyficam, cuius roprium eftagere de ente, & eius (pecic- us; quia agitur hic de ilis ij(dem , noa vt naturz quzdam funt (fic .n. ad Metaph. fpe&tant) fed modo logico, vt nimirum res explicantur, & fignificantur vocibus, & rzdicantur, ac fubijciuntur , fiué vt fub- E fecundis intentionibus przdicabilita. tis, & (übijcibilita*is . Sumunt vero hz de- cem rerum coordinat:ones à gencraliffimo fuo.nomenclaturam, vt ferics omnium fub- ftantiarum vocatur fubftantia , & feries omnium quantitàtum Quantitas , & fic dealijs , quodlibet verà yrzdicamentá tri- bus cótexitur coordinationib*, vna media, & duabus collateralibus , media quidem eit Len fpecierum, et indiuiduorum ita pofita,vt genera de fpeciebus, et ipei c radiata, — 2 wt. e " Á 1 Ww € c NEIN. LESSONS ILS avv wt WY Vue we ow PU um s." 2) qua nen efi «m. [ubiedia Ji x wi rA a 257 E 35 »  Kcindividuis przdicentur, et vniuerfim om pia fuperiora de fuis inferioribus,in latera- libus veró differentiz (quas fzpé per acci dentia propria circümloquimur) funtcol- locata, vnm .n. quodque genus per duas diuiditur differentias ad duas fpecies infe- xiorcs conftituendas , vt fubftantia diuidi: tur per corportum,& incorporeum,X cum fac differentia conftituit fpiritum , cum il- corpus,& codem modo dicendum in alijs tegorijs : Neq; inlinea laterali differen- tiz fuperiores de differentijs inferioribus E fe prdicantur , fed tantum de inferio- jbus ecicbus & indiuiduis , quz funt in edia linea, vt fcnfibile non pradicatur de - fationali,(cd de homines & deniq; cum ens finitum fit , quod in decem przdicamenta . diuiditur, ac deícendit , quacunq; in prz- dicamentis reponuntur, funt entia finita, imjtata , talis itaque eft f'ru&ura arbo- | talis ,cuius figuram in textü 'zdicamentalis eft. ens ubfiftens,ideft non alteri "n quia fubftan- vade uper s gea '&o, tanquam de per fe inferiori, quia indi- widux efi ,u fingularis generis [afar ; wo fubiecio, fed dicitur de hielo à. caret. fubieto inhafionis , non tamen pradicatiopis , talcs fubftantia funt Ts & fpcéies,animal.n. licet ncn fit in bic&o, pradicatur tamen effentialiter de fubicQo, ranquam de per fe inferiori, nam dicimus homo eft animal, fic etiam homo pradicatur « ff. etialite r de Petro,& Paulo, * nec ramen cit in hoc; vcl illo; tanquam ac- cideusin fubicéto per inhafionem, fed tan. quam natura Comn.unis jn fuis inferioribus. Etcum pr:ma fübllantia omnibus fubftet, tüm .f. cundis fubfl antis, quàm acciden- tibus, quia de illa hac omnia pradicantur, idco primó, rrincipalter , & maxime fub- flare dicctur, & maxime emnium fub(tan- tía, intcr fccundas vero fibfilant;ias magis dicetur fubflautia fpccics, quam gcnus, tü quia prepicquior cft prima fubilantiz, tum quia fpecies magis fubftat , quàm genus, "Quia eGam ipfi Jébrjciturgeneri. ^-^ Em * —. ne fubie&torum, quibus inharent "icy ma 'ccundas giu ape SDireKorus TE CEKEnT bifantie la qua nec efl sm. [ubie-.— ria . "Tertia/que determinate conuenit : 9s dto, mec dicit e fubicdo Ae , vel is; crab bsc aliquid ad diffeteng ; non dicitur de fübie- — 1j ntiz fex affignan- de fubftantia, rima, que ; ibus fubftantijs , & pri- mis, & fecundis, earumqj pariter differen- conet fubiecto non effe , hoc eft in fu- bieéto nullo hzrere, deq: nullo accidenta- liter przdicari, fi fecund9 ;intentionaliter dicc: Neque id proxime ditis infine capitis pracedentis, vbi diétü. communis eft eft fubftantiam quoq.poffe de aliquo fübie- &o contingenter przdicari; quia ibi erat fermo de accidentaliter praedicari per mo- dum accidentis pradicabilis, hic autem lo- uimur de przdicatione per modum acci- entis przdicamentalis nam fundamentum icationis huius eft vera, ac propria inharentia forma in fubie&o,de quo prz- dicatur,quz DAbsati m deg re- pugnet , confequenter ei repugnabit prz- dicari de aliquo fubiccto Jer modum acci- dentis przdicamentalis. Secunda, qua có- uenit determinat? fecundis,ac earum diffe- rentijs eft, vniuocé pra dicari de primis, 3. fecundum idem nomen, & candem ratio- nem im illis effentialiter inclufam,quod etiá vniuerfalibus pgdcuEon & corum diffc- rentijs c tit, non quidem comparatio- un, ab Jed infe-- care tiam fecindarü , que fignificant qualequid, - vbi ifti termini MN fenfu qu ^ d. usqu vniu y | Main in quale , fed ariin i due ^ figni dise fignificarenatu- ram iücommunicabilem , fignificare ver quale quid naturam inultis communicabi- lem,aut numero, aut rabie differens tibus,quod etiam vniuer s accidenti. bus &u inferiorum fuorum competit nam fuperiora in accidentibus per dif. fercutias ad inferiora contrahuntur , ficat - in fubftantia ; indiuidua vero, fcu fingula- riaipfornm accidc ntium |n funt incó- municabilia, quia fub fe infertora nori ha- bent, de quibus predicen ntialiter,. im communicabilia fupt , quia fubie- étis, quibus inherent, deneminatiué com- municantur, quod eft effe mcemmuni lia, vt qaed, communicabilia,yt 2«. € 3 - ta, lubflantia nihil contrarium cffe, tari, prime p AD fecundg, quanmisaccidentia — cquenter contraria fint accido aque accide tis. vnius ) r bus altcrius, vt accidentia u "- busigoissLocwerbidemcompetitquantià ———— tatibus. e . SE Lm. i* wd r 16 tatibus etiarn, non .n. bicubitum, tricu- bitum contrariantur, neque quatuor , & fcx, & fic deceteris. Et hoc quidem intel- Jigendum eft de contrarietate proprie di- €la, que vcrfatur inter formas pofitiuas fi- bi inuicem oppofitas, & ab codem .fubie- €to fe mutuo expellentes, quo pa&o con- trariari dicuntur quamplurime qualitates ; & per hoc foluuntur rationes, quibus Mai- ron. paffu 16. in predicam. contendit in fubítantijs veram ftatuere contrarietatem . Quinta, fubftantia nulla fufcipit magis, & minus, non ,n. patitur intenfionem , & re- miffionem, vt calor in aqua, qui modó in- tenditur in ea, modó remittitur, quod fi- militer conuenit quantitatibus . Sexta dc- mum, qug eft vera proprietas in quarto modo proprij : & competit detcrminaté prime fubftantie, efl, quod vna, & cadem numero fit fucceffiué contrariorum quo- xundam fucceptiua cum fui mutatione;tan- uam eorum vltimum fübie&tum ; dicitur decent, quia fimu) contraria fufcipere nequit, dicitur cemfrariorum quorundam , 1jà opusnon eft vnam, & eandem fubfti- m omnium effe contrariorum fufcepti- uam, non .n. lapis capax eft gaudij, & tri- ftitie, & fic in multis alij5, fed fatis eft, vt - 'Miqua recipere poffit 5 dicitur cwm 9i mu- fatiene , quia oratio contrariorum quidem fuíceptiua eft cadem numero manens falfi- tatis, f. & veritatis, verum id nom cuenit €x orationis mutatione , fed rei, ab. co.n. od res eft, vel nen cft, oratio dicitur z. vel fal(a ; dicitur tandem, tasmpuam fS lbiedum vltimum, quia pordi qu dem a titas cíi fui mutatione contratia fuíc ere fucceffiué, vt fuperficies albedinem , & ni- gredinem, fed non tanquam fubic&um vl- um. 21 Quantitat cft accidens abfolutii, quod adueniens vei facit «lam extenfam im cvdi- we «d locum, velánerdiue ad tempu: , vndc denominat eam magnam, vcl paruam, diu- turnam , vel breuem, &c. Diuiditur in con- tinuam, & diícretam, continua eft, cwu; tes copulantur termino communi , vel cu- - jus partes proprios non habent terminos , nec vna eít ab alia diuifa, vt [nea bipaTma- yis, cuius partes palmares fupt inuicem có- iunctz . Difcreta eft , ewig; partez nov c- noe teymina rame cuius partes t proprios terminos, & funt ab inui- cem folutz,fic numerus ico ure dicitur difcreta quantitas, quia pastcs eius funt homines, quorum vnus cft io " e- Pani" Prima Ifiit. Tratl.I. Cap.  dinifus, fimiliter oratío, culus fyllabz fun abinuicem folutz . Continua vero fubdiui- ditur in permanentem, & fucceffiuam, illa eft, cuius partes [unt imul , Ntlinea cuius partes fimul exiftunt, hoc eft ,in eodem té. pore; ifta eft, cuins parses mom funt fimul, ed vna poft aliam, vt tempus, & motus uorum partes non funt fimul, fcd vna oft rg non .n, vnus dies eft fimul cum alio, neque prima hora fimul cum fecunda, Per- manentis tres affignantur fpecies linea,que €ft longitudo fine latitudine, & profundi- tate; fuperficies, quz eft longitudo cum latitudine , fed fine profunditate , & cor- pus, s habet longitudinem ^ aticudi- nem, & profunditatem, & idco trinam di- citur habere diméfionem, fuperficies duas, linea vnam tantum 5 addit Ari(t. locum,ve- lut quartam fpeciem loquendo famosh, Succeffiuz affignantur duz, tempus,& mo. - tus. Et hac diuifio quantitatis. in quantitate difcreta , permanens eft no-.— merus, cuius partes pi ócalis — oratio, cuius partes fluunt, dum proferun- — Nei is 1s formaliter aliquid de- nominat q tum , ner pé longum, itun »5 profundum, mult um, pauéum, magnum, , paruum, MEE. s A eai ed i 2 23 Alfectiones quantiratistres'afigná- — —- tur, Prima quz illi communis eft cum fub-. . flantia, eft quod nullum patiatur con UE nulla n. contrarictas cft inter lineam, fue de icier riae n : p & co- em perma fubiecto; deindé tempori etiam nihil ui asicinm, nec bum e pus alteri contrariatur, non n. hiems op« ponitur zftati, fed eorum qualitates, nec dies contrariatur noi , quatenus tempus fignificat.fed vt fignificat aciis illuminatio ncm; & nox illius priuationem, & hac cti o aem non eft contraria, fcd priuatiua, nulla item in quantitatibus diícretis con- trarjetas reperitur, vt patet difcurrcndo per fingulas ; Eft folum abqua difficultas de e & paruo, multo, & pauco; breui, & diuturno, quz contraria videntur j. fcd facilé occurrit Arift. quod fi hzc aliquam videntur habere inter fe contrarietatem, plané ear non habent, vt quantitates, fed vt relationem fundant, dicimus .n. aliquid magoum, & paruum, multum, & paucum, non per fc, & abfolute, fed per compara- tionem ad aliud, Et adbuc falfum ctt iffa effe contraria, alicquin de vno , X codcm contraria «nunciarentur, idem .n. tc ap M a t dá * ——À made s e LN d gi un doter nb o "7 owtVirtus Diei ONSE "4 * "S De Pradicamentis. eft breue, & diuturnum , idem mons ma- gnus , & paruus , ijdem homines pauci, & multi comparatione diuerforum , non igi- tur funt contraria, fed potius rclatiué op- pofita. Altera quantitatis affectio, quz ei pariter communis eft cum fubftantia , eft non fufcipere magis, & minus, hoc eft non pene intendi,vel remitti, quamuis bené fu- ipercpoffit maius,& minus,quod cft ma- gis, Sc minus extendi . Tertia tandem, que propria ceníetur in quarto modo,eft vt fc- cundá ipí(am dicantur res materiales xqua- les, velinzquales in magnitudine, vcl mul« titudine, vcl duratione, ita tamen vt ly fecsndum quam dicat rationem fundamen- talem , & non formalem , vt Scotus docet quol. 6. formaliter namque res dicuntar zquales, vcl inzquales per ipfafmet rela- tiones aqualitatis, & inzqualitatis. 1 24. Qualitas dcfinitur ab Arift. per fuum concretum, vt fit accidentalis forma abfo- , peas, aec quam [ubiethum denomina. tur quale y, cuius quattuor affignat fpecies . fubalternas, vd potius modos, vt or (— — explicat 4.dift.6.q.16.N. quatim prima eft P xa jitus, & difpo itio, hzc cfl qualita; de "E 4 deer mobilis à. [ubiedto, vt V in adole- r5 . fcentc; ualitas de difficili mobilis, L 't Virtus in fene ,vnde babitus, & difpofi- . tio differunt tantum fecundum perfeclum, — &imperfc&un,s & ideo non duas,fed vnam . "tantum faciunt fpecie qualitatis, quia per- — fectum, & imperfectum non variant Tpe- — »€iems & in hac fpecie ponuntur qualitates omues, qua fuum fubiectum aliquo modo preparant,& difponunt ad operandum, vel ,. paticodum , fiué fint corpore , fiué fpiri- . Wales, qua ratiene inquit Arift. abitum poffe dici difpofitionem,quatenus ad ope- Tandum difponits vndé ad hanc fpeciem re- ducuntar. habitus omnes , tam corporis , -qcim animz ex actibus acquifiti, & pari- ,«romnes fpecies imprefsz,tum Infibiles, tüm inte [;gibiles, qua licet proprié non finthabitus;funt tam. habitui fimiles, qua- ^ tenus per cas excitamur & difponimur ad weperandum . Secunda fpecies qualitatis (ontinct omncs facilitates , vel difhicultates matures ad agendum, vel patiendum , & r inpaturalcm potentiam, vel im- iam, qct funt duz inter fe effzatia- diftincta qualitates ex nullo actu ac- ?. 17 ter potens ad aliquid agendum , vel ad ali- cui refiftendum, vt durities quandam na- turalem potentiam fignificat , qua durum eft naturaliter potens ad fecanti refiftendü, vt non facilé dinidatur; & quidam natura- Jem habent potentiam;& promptitudinem ad curfum, ad lu&tam, ad paleftram, &c. Ex quo patet erro) ponentium in hac fpe« Cie omnes potentias anima vifiuam, audi- tiuam, &c. x omnes proprias pafliones , quia hicnon fumitur naturalis potentia pro facultate indita à natura , qua poteft quis fimpliciter facere, ( nifi talis a&tiua virtus pee pre à fuo fubicéto diftingueretur, nam fic ad hanc fpeciem adhuc pertineret , vt dicemus in quzfticnibus) fed qua potett fic facere, i. prompte, & expedite, vt DoGlor notauit in 2.d.16 q.vn. P. Naturolisimpo- tentia é coatra cft quzdam cong:nita qua- litas, & àfbaturali complexione indita , per quam ipfum redditur naturaliter impo- tens, cu ineptum ad aliquid agendum, aut alicui refiftendum , vt mollities naturalem fignificat impotentiam, qua molle natura- liter impotens eft ad fe&ioni refiftendum, & in quibufdam cft innata quzdam defidia, & ineptitudo ad pugillandum ad faltandü , &c. vndé in hoc differt hzc fecunda quali- tatis fpecies à prima , quodin ifta ponun- tur facilitates naturales, & ingenite ad ope- randum, & in illa facilitates acquifite , vt funt habitus; & idcó in kac fpecie repo- nit Delphinus nofler in fua Diale&.cap. de Qualit, vires omnium rerum fublunarium, vt plantarum,lapidum, metallorum, & mi- neralium omnium, nam tales virtutes red- dunt ea, quibus funt ingenite , potentia ad aliquid agendum, aut alicui rcfiftendum : ac etiam omncs Coelorum infuentias pre- ter motum, & lumen. 25 Infüper rti qualis fpecies eft paffio,& paísibilis ra itas,que tantum ac- cidentaliter inter fe differunt fecundàm perfe&um, & imperfectum, pafsio .n. eft qualitas illico traufiens, vt rubor ex vere- cundia proueniens; pafsibilis veró qualitas eft magis radicata in fubiedto: & fub hac fpecie omnia continentur fenfuum extez- "porum obicéta,vt lux, lumen, colores,odo- rcs, oni, fapores,omnes denique tangibi- les qualitates frigiditas, caliditas xc. qug omnesideo dicuntur pafsibiles qualitates ,. quia in hac fpecie rcponuntur, vtnate funr immutare fenfus AM nsa llros, & eis pofsicnem quifita; fcd à natura ipfa congenirz, vnde wituri$ potentia «Kt quadam congenita quilras A € ali complexione alicui e qum fun redditur naturali- Sekt - b- t Ex - - . 4.1 Y " H i i P * B. a aliquam inferre, imprimendo nimirum ig ienlibus fpecies fco biles, & cum cis effi» : € cicido Em 7. " á X^ Za Ke "Me $5 18 ciendo fenfiones; & ad lianc fpeciem re- ducit Delphinus cit. omnes tüm corporis , tüm anime pafísiones amorem .f. odium , audium, trillitiam, dolorem, iram ,timo- m, fp.m, &c. omnes item actus, fcu ope- rátioncs facultatum organicarü, fiué inor- ganicarum, vt fenfiones , imaginationcs , appetitiones, intelle&tiones, & volitiones, €o quia funt actus vltimi non ordinantcs potentiam ad operandum, & idcó potius fpc&snt ad hanc fpeciem, quàm ad primá, etfi Doctor vtrumq. admittat vt probabile quol.:3 € c. Arift veró folum ponitexem- pla de qualitatibus fe;sibilibus , tanquam de manifeftioribus , ait Doctor ibi s Quarta fpecics efl forma , & figura, que in proposito pro codem fumuntur pro di- Ípo:itione nimirum,& terminatione quan- titatis , «ndé in aliqua re figurata poffu- mus confiderare tria .f. ipfam rem , ex qua conflat, vt lignum. & quoad hoc pertinct ad gcsus f.bitantiz, quantitatem) eius ter- mvnatam linealiter , & fuperficialiter , & fic pertinct ad genus quantitatis ; tandem ter- avinationem,v«cl difpofitionem quantitatis; )-g dici folct forma, & figura, vt rectitu- , curuitas , triangulatio , quadrangula- tio, &c.& hec conílituit hanc quartam fpe- ciem qualitatis, in qua proindé ponuntur omnes figura artificiales, naturales ,tàm animatorim , quàm inanimatorum. Mo- nettamen Do&tor 4.d.1.q.1. S. & d.12.q.4. J.in rci veritate Biguram quid abíolutum importare non poffe, cum figura vltra qua- titatem non dicat,;nifi relationem termino- * rüm-ncludentium partcs ad fcinuiccm; po- nitur tamen fpecies cuacem qualitatis , quia habet mecum déncminzu 1, p'fdi- candi qualitatis, zbíolutum ncn pe, & fine «xprcffarelaóone ad ahud, hon.o namque denominatione abfoluta ità dicityr à pul- chritudine pulcher, ficut zb albe cw« albus; jtà Doctor quol. :$. 1. Án ; 56 Aff: &icncs qualitatis tres zff gnan- Sur j Prima c(l habere contrarium, fj r fas namque calicitati contrariatur, albedo nigredint, qua tamcn non cnni ccmpetit qualitati,nam nec celores medi adinuxcm contrariantur, cum fub eodcm e«nere pon saximé di lent,quz maxima diflantia eft dc raticne contrariorum , ncc fpecies focnfi- ?biles,aut intelligibiles contrarium babent, , mec lüraen, cui ctfi oppcpátur tenebra hac tàmen nó cft cppofitio pofitiua,qualis eí- fe dcbct contrarieras, fcd tantüm primati- ua. Sccunda «ftjquod fufcipit magis, & Dars Prima Inflit, TraclI, Cap.1. minus, vna .n. qualitas eft magie intenfa , quam àlia, vnum v.g. calidum babet plures caloris gradus , quam aliud , & idem in di- uerfo tempore cft modo magis, modó mi- nus calidum ; hzc autem proprietas non conuenit qualitati in abftracto , non .n. vna albedo dicitur magis albedo altcra, quia cum per abfítraéta nomina dcnotétur quid- ditates, & effentie rerum confiflant in indi- uifibili, hinc eft , quod qualitates in con- creto tantüm fufcipiunt magis, & minus, & (ecundü gradus indimiduales;hanc tamen affectionem ait Arift. non conuenire omni qualitati, quia nec quartz fpeciei, nec qua- Iitatibus in abftracto ; fed quartz. fpeciei aliquo modo etiam conuenire poteft, quia vnam lineam dicimus effe magis,vel minus, curuam alia. Tertia affectio, quz propria cenfetur qualitati in quarto modo, eft fe- cundum eam aliqua dici fimilia, vel diffimi- lia,ficut fecundum titatem dicebantur zqualia, vndé due alba dicunturfimilia,al- — bum, & nigrum dirfimilia, ità tamen vt ly fecundum notet rationcm fundamentalem, non veró formalem,quiahzc eftipfa rela- — tio fimilitudinis, vel dfinslisadnis t "a ^ EI^ 5 , CAPVT VIL. TRE d De- Pradicamentis refpefiiuit .- ? 17 R Elatio eft accidens, quo v»a re: ad aliam'refertur, fem quo ynares a*— liam evjpicit , qua rationc folet appellari re« Ípe&us, vt Paternitas eft relatio; — ft 1d, quo Pater refertur ad filium, vel refpi- cit hlium, & ideo Relatiua, quz funt cou« - creta reJationis, definiuntur effe jll« , queri effe efl «d. aliud f& bibere : jn quibus tria con i debent, id; d rcfertut , id quo rcfcrturjid, ad quod refertus; primum appellatur fubit Cum, quatenus eft illod;in qe recipitur relatio, & dicitur etiam fun- amentum, vt Petrus, qui fundat pateroi- tatem in ordine ad Paulum ; fecundum aut cf formale aut fundamentalc, forma- le eftipfathet relatio v.g. patcroitatis.fun- damentale cfl ratio fundandi relatiopem;v. g.potentia actiua generandi in Patre ; tcr- tium eft terminus rclationis, & dicitur cer- relativum, vt Paulus filiis , Relztio alia cft realis, alia rationis, hac £t ab intcllcétu'in re, que relationem à parte rei fundare nop potci, vt v. g.in Dco n ordipe ad crcatue ram; illa rcperitur in re feclufo auc cun- que opere intellcgtus;t in NIMMA Or. P" E tio, Pafsio,&c. Ex quo fequitur ad re- Tati .de quarto przdicaméto quatuor A exigi conditiones, fit relatio realis; ' dan —— . quod fit actualis, nam aptitudinales perti- |. mentad przdicamentum fui fundamenti , |. . . quodfi àfundamento realiter diftincta ob | . eandem rationem, vndé quz realiter fun- - - .. damentis identificantur, dicuntur relatio- 7 . westranfcendentales,non pre C de 7 & tandem, quód fit intrinfecus adueniens, 5 ) $ » vje |. —- feferunt refi TM ell Pali v conditiones ex Scoto i.d. 5 i. & 3- quod extrema fint realia,qu. ter » " dine ad Deum; ad quam tres requiruntur ol.6. art. fint reali- , & quod inter ea ex natura Oriatur extremorum ,non yerà per actum intellectus, dinalem, quz refpicit terminum non actu exiftentem, fed aptitudine,& fubie&o rea- hter penes vt furt propriz pafsio- nes; & hee fübdiuiditur in aptitu- » quz refpicit terminum actu exiftentem,& hzc rurfus fubdiuiditur, 2lia .n. eft (uo fundamento realiter iden- t1 ficata, vt relatio effentialis dependentiz Creaturz ad Deum, alia realiter à funda- mento diftin&a ; quz adhuc duplex eft;in- trinfecusadueniens, quz acceflario poni- tur extremis pofitis in quacuaque diftan- tia,vt fimilitudo; & extrinfecus adueniens, que non reíultat ex fola extremorum pofi- tione in rerum natura, fed vlterius requiri- tur debita corum approximatio, vnde quid extrinfecü exigit, vt infurgat, & tales pre- us vltima fex prz dicamen- nam extrinfecus aduenientes fpc&ant ad vltima fex przdicamenta. Relatiua fimili. ter; quz funt concreta relationis , alia (unt fecandum effe, quz de principali fignifica- . torelationem prefeferunt,& abfolucü con- notant, vt Pater, & filius, vadé fecundum totum fuum effe ad aliud dependere dicun- tur, taaquam ad termiaum ; quod notan- ter dicitur,quia licet accidens vefic habeat dependentiam ad fubicótum , non tamen tanquam ad fuum terminum, & hec funt relatiua huius ae creep alia (unt rc- latiua fecundum dici, que de principali ab- folutum important, & relationem folum connotant M cme 9 eae , «t fcientia, que principaliter qualitatem importat, & connotat relationem ad ícibile; & idcó ad pitdicamentum abfolutum fpectant, Vtra- que vero relatiua alia funt mutua, alia non mutui, illa funt, pterea referun- ur rdatione reali, ifta, in qu vno eft ^, rthtiorealis, & in 1lio ratioris,nec e(t de- .o pndatía reciproca hinc in le, vt Creator, «vl NA «i De "Pradicamentis - r3 & Creatura , Et rurfus vtraque ali funt €quiparantig, que in vtroq. extremo fun- damentum ctufídem rationis habent, vt fi- militudo , equalitas, alia difquiparantie, que fundamentum habent diueríe ratio- nis, vt Paternitas, & filiatio , que candem alia funt (uperpofitionis, vc Dominus erga feruum , alia fuppofitionis , vt feruus ad Dominum , 28 Atfecliones Relatiuorá quinque enu- merantur. Pr.ma eft, quod in relatiuis, li- cet non in omnibus, reperitur contrarietas, vt inter virtutem, & vitium, fimile, & dif- fimile; fed hec nou dft vera atfectio rela- tiuorum huius predicamenti , nam virtus , & vitium funt relatiua fecundum dici , & qud fimile, & difsimile, fint relatiua ecundum eff ,tamen Contrarictas non co- uenit illis per fe, & fórmaliter , vt relatiua funt, quia ratione relationum tantum rcla- tiué opponuntur , fed tantum ratione fun. damenti, .i. contrariarum qualitatum , ia qo» fundantur . Secunda eft, quod que- E fufcipiunt magis, & minus ratione fun- damenti, vt fimile, & difimile, quz fun- turin qualitatibus fufcipientibus ma- gis, & minus, folemus etiam dicere magis; & minus zquale, vcl inzquale: verum vt notat Delphinus,id improprié dicitur,nim . zqualitatis , & inzqualitatis fundamentü , quod eft quantitas, non intenditur, aut re- mittitur, fedexcenditur, S fit maior, aut minor, & ita fit maior , vel minor inzqua- litas, non magis, vel minusinzquale. Sed qu ità communiter explicentur hae uz relatiuorum proprietates ; adh'tc ta- men valdé probabile eft contrarietaté pro- priam competere quibufdam relatiuis fe- cundum eff? ettá formaliter fecundum effe relatiuum ; ac etiam quafdam relationes ps magi s, & minus fuícipere etiam in uis formalibus entitatibus & non in fun- damentis tantum, vt cx profefsó dicemus infrà difp.s. q.«:. declarando has propric- tates. Tertia, qux competit folis, &z om- nibus relatiuis, eft dici ad conuertentiam, 4. quod vnum dicatur mutuó in ordine ad aliud, fiué hic ordo fit realis, fiué rationis; vt fi dt imus Dominus ferui dominus , dis cere ctiam valeat feruus domini feruus, Ícientia (cibilis (ciencia, (cib:l  (ctentix (ci - bile: ex quo patet falfum effe, quo: mu ti dicunt hanc relatiuorum conueitentiam diccre mutuam dependcntiam vnias rela- tiui ab alio per relationem realem in vtro- que extremo fundatam,atque ideo p re C 5 Q. Á 7 zo Jatiuis mutuis hanc proprietatem conueni- ve 5 Arift. .n. ait hanc attectionem omnibits | rchitiuis conuenire, & inter alia exempla 2dducitillud de icientia & fcibile,qua funt relatiua non mutua . Oportet tamen con- ucuienter a(ügnarc relatiua ad hoc, vt ad conuertentiam dicantur , fi.n. quis diceret ferutis donuni feruus , non poteft conuer- tere dicendo, homo ferui homo; vndé in- terdumad hanc conuenientem afsignatio- ném oportet.nofia nomina componere , vt facit Arift. in textu . Quarta eft, quod funt fimul natura, hoc eft, fimul naturali exifté- tia, ita quod pofita fe ponunt, & peretpta feperimunt;ad quam relatiuorum finulta- tcm cx poft predic. cap. de fnnul d: exi- guntir conditiones, vnà, quod conuertan- : tur fecundum fubfittendi corfequentiam , quz fola non fufficit , quia ita fe habent fu- biedum, X paílio, & tamen fubiedum cft pes natura'paffione; altera, quod neutrü t caufa alterius , quia caufa precedit na- tura caufatum ; & ft dicas Patrem effe cau- fam filij, id verum cft de patre materiali- ter,non formaliter fümpto, vt relatiuum cft, hzctamenaffcétio non eft communis omnibus relatiuis, fed tantàm mutuis, vt Scot. docet 1. d. 2 $.q. :. F. namablato ( ait Arift.  fcibili, & fenfibili, aufertur vtique fcienzia, & fenfus, fed non& contra ablata fcientia, K fenfu, aufertur fcibile , & fenfi- bilc. Quinta tandemaffectio, que eifdem competit rclatiuis, eft, quod non tantum fint fimul natura, fed ctiam fimul cognitio ne, & dcfinitione, itaut qni definité cogno- fcit ynum rclatum,definit? cognofcat, & al- terü, quia diflinéta cognitio vnius relatiui ex diftincla alterius cognitione depédet, de qua proprietate fufius infra in difp.a. q.« i. 19 4/he ex Au&ore fex principicrum efe, fecundum quam in id , qucd fubáctter, «gere dicimnr, 4. vt cxplicat Doctor ia 4. d.15.q.1.cft refpectusipfius agentis ad pafz futh; quo agens dicirir formaliter 22285 , &dicrurnotaater fermaliter , cuizogens effcécliué non dicitur agcre 3dtione; fed fua virtute abfoluta, vt ignis cffediue dicitur agere calore, fed formaliter dicitur agere actione, vndc rotat Do£lor cit. fub P.quod aliter calidum calore calefacit, & aliter ca- lefactione, mim calo:e calefacit, «t princi- pio cffectiuo, & fundamentali , quo: dici- ter ratio agendi.calcf Cone vcro vt prin- Cipio Formali denoxinan li calidum ag ns, ita quod ly. fecundum qi dicit lab.tudi- nem caufz ormalis, X forie proxi é dc- bo Pars Prima Inflit. Tratl.I. Cap.V1l. nominantisagens. Dicitur sw 5d, quod /[u- bácitur , ad differentiam produ&tionis, qua refpicit pro termino, non fübiectum traní(- mutatum, fcd formam in illo productam v.g. calorem in aqui, atque ideo eft refpe- &us intrinfecus adueniens ad quartü pra dicamentam o rr em autem pro ter» mino refpicit fubie&tum tranfmutatum , & eit rcfpcétus extrin(ccus adueniens, quia vt infurgat , extremorum approximatronem oftulat, nam vtinter ignem; & aquam re- | etus calefa&ionis exurgat; débet aqua iapproximari , vndé minus recte Delphi- nus & Poncius refpectum productionis in boc predicaméto reponit. Diuiditur Actio velut genus in fpecies in immanentem , & tranfeuntem ex Scoto quol.15. D d. per im- manentem intelligendo; que eft ad termi num manentem in agéte, vt actiosqua ocu- lus fe immutat ad vifionem , & incellectus ad intellectionem, quia vifio manet in vie dénte, xc. per eixifisiteni veró, quz eft Md M tranfeuntem Man vt cale e a ignisnon fei mutat, fe andes ed ar calor peo , olent etiatn operationes vita- es appellari actiones immanentes;vt vifio, auditio, iatcllectio ex Arift.g. met. 16. fed.— €quiaocé folum, & grammaticaliter, qua- - tenus fignificantur per verbum actiuum ; alioqui funt qualitates de tertia fpecie , vt ibi diximus, & monet Doct.cit. Propria a&ionis atfe&io in quarto modocít-ex fe inferre pafsionem , non quidem illatione confecutionis , vtaliqui exponunt , quaté- nus fi actio efl,valet inferre, quod etiam fit paífiojhiec.n. illatio conuenit etiam paífio- ni, quia relatiua mutua, vt funt huiufmodi, inferunt fe mutuo , fed intelligendum cft de iMatione caufationis ; quo fenfu cau(a inf.rt cffe&um,non é contra,eft autem hoc proprium a&tioni in quarto modo, quia li- cet qualitas , aut fubftantia vt ratio agen- di, & principium cíffe&tiuuminferat pafáo- nem, non tamen tanquam principium fore male,&formadenominans.: « .—— Pa[ffio definitur ab Auctore fex. princi uod fir effectus , IHatiog. «clon; hoc elt cf- 15, qut infertur ab actioné;que cft que- dam notificatio Pee Pull eme propric. tatem , proprium cnim in quarto modo cit abadione inferri modoiam de- clarato,melius tamé defcribi poteft ex 5co- to loc.cit: quod ficit actio torimaliter de ipfa loquendo cft rcípettus agentisad paf- am, fcu zranfimucaatis ad tranímatatum 5 » ya De Predicamgutis. — ftà e cotra paílio cít refpe&tus pafíi a12gés , feu tran fmutati ad tranímutaas , vndé ficut actio pro formali fubie&atur in agente;i cà paffio in paffo , Et ficut a&tionis duz affi gnabantur fpecies fubalternz ; a&tio.!. im- manens, & seanfiens; fic daz eruat fpecies paffionis , paffio nimirum immanens , quz erit cffeétus illas a5 agente , fed non ex- tra feipfum, & tranfiens ,quz erit effectus jllatus ab agente extra feipfum; vndé quan doaliquid agitin feipfum vt cum aqua cali da fe.frizefacit;dicitur pati paffione imma- mente,Quando ver agit in aliud;illud aliud dicitur pati paffione tranfeunte; & licet co- - d hac Asin bris , nil — impedit , quin fuo modo applicetur paffio- ni. Omittimus hic quio M iiodes alias a£ctionis, & paffionis.quas affert Au&tor fex "princip. puta in corporalem ,& fpiritualem : Vicods non funt diui(iones formaliter, & sn. perfe actioni; & paffioni competentes, fed 7 tantum rationc fubiectorum; in quibus fun — — dantüt;allatz atitem à nobis petitz funtà terminis , à eos FW Ren fpecificantur & v 21 — ad ped a qui eft motus primt cceli , duplex conlürgit refpectus mutuus y vnus in tempore adrem téporalem, vt men fucantis ad menfiratum, & dicitur quando a&tiuum , alterin re temporali ad tempus, vt menfurati ad menfuram,& dicitur quan- do paffiuum , quod folim definitur ab Au- Gore Í5x princip.cum tàmen hocnon con- ftituat przdicamcntium quando, f«d refpe- &us aliqurs vtrique cominunis,quod etiam fecit de Vbi, Situ , & Habitu. Carautemid fecerit, dicendum, vel qaia refpestus patfiug funt nobis manifeltiores, ac magis familia- res, vel etraffz non affiguando rationes ho- rum przdicamentorum communes , vt po- terant affignari,vt ait Do&or 4.1.10. q.1 K. De fecic huius przdicaméti aliqui di- xerunt nullas habere , vt refert Doctor. t. d.3 q.5.O; & adhuc «ffe generaliffinam;de cuius ratione folum elt , quod nul!ü habeat füpraucniens genus , non autein, quod fub fenyllas habeat fpecies . Alij dicunt.effe temptis przfens, pratcritum; & facarurm, velmelusefe in tcmpore prafeati,i prz- d a&ióries . Comu aüradioni,& paffio- terito futffe,& in fifturo fore, que ctiam ex Eu . pihabere contrarium, S fufcipere magis&.— plicantur per hodie, heri, & cras. Atc ficuc die — aminus;non quidem per fe,fed peraccidens, - praterit im , & futurum , quz funt partes ^. "quatenus qualicates; quz imprimuntur ab ^ temporisnon differüt fpecic;ficut nec par. .. . . Jagentcin paffum inter fe contrasiantur,vel | testineze inter fcità nec cocxiitétia ad hoc, — .. omàgis,& minus fufcipiunt, i. » - velillud tempus crit fpecie d'ucrfa: Itaque Nc . remittuntur , fic calefaétio d '- [fpecies huius prad:camenti erunt Quan- — — faüioni contraria, fiue fint a&ti paf- « do a&ctiuum,& Quando paffiuam vt pariter 0 0 fuz, & vna res dicitur calefacere , vel ca- - Aefieri magisalia. S EROS » -3t Qusdo , vt przdicamcutum eft; non aduerbialiter, fcd nominaliter (amitur,qua — «enus fieuificat cfe in tempore , fi concre- — — tiué fumatur ,in abitrado vero dicit habi- tudinem , & reípectum rei cemporalis ad tempus;cui res illa fubijcitur ,' vnde dcfini- tur ab Auctore fex.princip. effeid. qus2 ex adiacente temporis in ve temporali derelin- quitur; pro cunis intelligentia (ciendum eft tempus eff: menfuram dirationis iftarü re- rum generábilium;& corruptibilium, vnde fi quzratur quantum durauit concio , re- fpondetur vna hora duabus hoc autem té- pus,quod elt menfurá rerum tranfeuzzium, «ft motus primi Cocli , qui quotidie confici- tur ab Oriente in Occidens, per duratione .n. huius regulatiffimi motus durationis hà : runfinferiorum rerum metiri folemus,ficut - inhorologio per motum illius inftruméti , quod dicitur tempus,quia vniformis eft ,& regulatus, menfuranter njotus aliarum ro- tirom inferiorum . Ex coexiiteucia vero rei ED EBCMM vx mtm " i- dicemus de Vbi, Situ, & Habitu.Affzct:ones veró funt quod non habeat contrarium , & quamuis mase contrarium vefperi videa- tur, id non eft rationc refpectuum , quos important, fed fundamentorum, .f.lucis,& tenebra; quod non fa(cipiat magis , & mi- nus;& quod fit aptum ef: in omni co;qüod incipit effe in tempore i. quod fit aptuni denomitaare folum res corruptibiles , & t&» pori (ubiacentes, & eft proprium ig quarto modo, Aa veró ad hoc predicamentum re- » duci debeat etiam coexiftétia Angeli ad zui- ternum, vt facit Delphinus; dicetur in quz- ftionibus; vbi etiam cxplicabrmits,quomo- do fit refpectus tertias adueniens, V5: quo etiam nominaliter fumutür , ell cireumferiptia corporira lacs circumíeri- ptione procedens; pro cuius d; fimitionis ex- plicatione (ciendum , quod ex applicatione füperficiei concaux corpos locancisiqua dicitur locus 4 Fhv£.41.2d corpus Jocatum duplex « xurgit relpeótus , vus contia actiua in ipfa fa iecontinente, Se dici- tür Vbi aétiunm: alter continent; padia a bu / y | 2 LL in corpore contento, & dicitur Vbi paffi- uum,& vtrumq; diuiditur in circumfcripti- LEY. dcfinitiuum ; quam diuifionem for- té infinuauit Gilbertus ipfe,dum Vbi diuifit in fimplex, & compofitü : Circumícriptiuü eft proprium corporum, quia cít cum com- meníuratione rei locatz ad locum , & e có-. tr3; itaut totus locus toti locato correfpó. ' deat, & partes partibus . Dcfinitiuü eft pro. prium rerum immaterialium , que eft fine vlla commenfuratione, ita quod res fit tota in toto loco, & tota in qualibet loci parte: 'Ex quo patet à Gilbert. folum Vbi paífiuum circumícriptiuum fuiffe definitum, cum ta- men Vbi in communi ad a&iuü, & paffiuü , circumícriptiuum , & definitinum fit apex Ms prazdicamenti , illa vero Vbi fpecies illius, vt docet Do& 4.d.1e.q.1.K. & quol. 1 1. infra C. AffeQtiones veró funt,quod có- trarietatem non habeat, quod de vera con- trarietate in qualitàtibus reperta intellize- dum eft quia contrarietatem in alio fenfu , qualis eft illa,qua verfatur inter terminos motus fucceffuii , habet vtique , & talis re- itur inter Vbi furfum , & deorsü, de qua i Phyficis. Altera,quod non fufcipiat ma- gis, & minus ,quis Vbi non incenditur , vel remittitur . Tertia tandem in quarto modo, ,quam afüignauit Arift.4. Phyf. eft, quod fit immobile, & explicat Or 2. 33 Situ, fcu Pofitio cff quidam partium fétus m generationis RS A As ,ad ie de- finitionis intelligentiam fciendum eft,quod eipblications partium loci adlocatü du- plex exurgit mutuus;vnus in par- tibus loci terminatus ad partes locati, & dicitur fitus a&tiius,alter in partibus loca- ' d terminatus ad partes loci , & dicitur Si- tus paffiuus, quem folum dcfinit Gilbert. li- cet gencraliffimum huius przdicamenti fit Situs in communi, Differt verà Situs ab Vbi,vt ex Scoto colligitur 4. d. 10. q«i. fub M.qued Vbi refultat (15quendo de paffiuo) in rclocata ex habitudine ad totum locum; Situs veró ex habitudine partium. rei loca- tz ad dererminatas partes loci , vndé fit w« inuariato Vbi poffit mutari fitus,vt quando vinum agitatur in vafe , manet intrà candé fupcrficiem concauam vafis , & in eodem Joco , at fingü!z partes vini refpondent vi- ciffim diuerfis partibuslociitamen vterque reípc&tus càm f. per Vbi , quàm per Situm importatus eft extrinfecus adgeniens, quia corpus jy ifta v.g. fuperficie ncc locari, ncc fituari dicitur ,. nifi prius ci approximctur, ! . a6. E. Situs vero fpecificet mod de immobilitate op ica noci lotus. tet 'ero fpecificet modum pr: Pars Prima Inflit. Tracl.I. Cap.V12. & fiat przícns . Differt autem pofitio hu. ius przdicamenti, vt Do&or innuit loc.cít. à pofitione de genere quaacitatis,quod hec fignificat ordinationem partium in ipfo to- ' to fine refpectu actuali ad locum , illa veró ordinem a&tualem partiumlocati ad partes loci , vndé inuariata pofitione de genere SRME poteft iutari pofitio huius pre- icamenti, vt fit, quando homo varijs mo- dis (c componit erigit ,incuruat, incumbit, &c. tunc .n.non mutatur ordo partiü ho- minis, nam caput femper immediaté adhz- ret collo , mediaté pe&ori , & fic dealijs artibusinter fe , mutatur tamen ordo i arum adlocum, Solet fitus diuidi tanquam in fpecies in feffionem, ftationem, & cuba- tionem , item in naturalem , quem tetigit Gilbert. in allata definitione, veluti à natu. ra inftitutum, vt quod caput fit fupra, pe- desinfra ; & in accidentalem, qui ex libero pendet arbitrio , vt fi quis pedes fupra ca- put cleuaret , fed non funt vere diuifiones generis in fpecies, fed potiusfubie&i inac« — cidentia ; quare verz ípecies huius pradi« camenti erunt Sinus actus palus: Alij veró etiam ex Scotiftis , vt Bonet. in füisPradicam.itàexplicantpredicamentü — Situs , vt fit modus quidam ipfiusVbi , fic od Vbidicat abíoluté przícntiam rei in  Velfic C iacendo , ftando, fedendo ; vir CFSASSRUS e iie a L accidens eii utatur in. Kta- tionem,feffionem Mee cau in fpecies , de quo fufius difp.8.q.12.art.z. interim te- neatur allata ae Viel ytcommu niorinter Scotiftas. Affectiones verb funt, quod contrarium non po lo ww de contrarietate proprié , alioquin fuse ftatio opponitur fcio, vd inbadont : rurfus non fufcipiat magis , & minus, non .n. magis fituatum corpus ftans, quàm fedeus: Proprietas in quarto modo elt nobis igno- t2, nifi forté ponatur ordinabilitas in loco, 34 Habitw:,vcl Habere varijs modis ac- cipitur , & quidem in lata fua fignificatione dicitur de omni co,quod in aliquo eft quo- modocinque , qua fignificatione ponitur ab Arift. 1nter poflprzdicamenta ; hic ve- ró fpeciali modo fumitur , vt fignificat ha- bitudinem mediam inter habentem, & rem habitam, $c definitur a Gilbert. Hab;rus eft corporum , e eorum , quacirca corpus. fum «dsacentia leníus c1, quod cít miitua quz- dam habitudo corporum , & corum , quz funt circa corpus adiacentia,ità quod cor- pas £T E d- n L- - D eben Wa, & illa habenturà corpore iter Lcd habitudinem mediam ; vndefciendum elt , quod ex adiacentia ve- ftimenti ad copus ( cuius exemplum tra- ditur, quia notior eft talis adiacentia) , vel cuiufcunque alterius formz ad fuum fubie ctum duplex confürgit reípectus mutuus , vnus in veftimento, fcu forma applicata, & terminatur ad corpus,feà aliud fubiectum, & dicizur habitus, feu habitio paffiua, alter in corpore.vcl alio fübiecto , & tcris natur ad veflem , velaliam formam habitam , & dicitur habitus , feà habitioactiua; vndé Habitus conftituens hoc przdicamétum eft babitio in communi ad actiuam, & paíliuá, quz alio nomine vocaturinharentia,infor- matio, vnio, &c ita quod omnis vnio ab- foluti ad abfolutum,omnis rgfpectus fübie- cti ad formam, & écontrà fpectant ad hoc Lr vu vt bené notat Baffolius 4. ].13.0.1. art.r. & Bonet. in fuis P-xdicam. libell.16. A. omnis talishabitudo eft ali- quo modo derelicta ex adiacentia forme ad (ubiectum,vel eft ipfamet adiacentia ta- lis; quod etiam clare Gilbert.infinuat, dum inifto przdicamento ponit album effe , & quantum effe.i. refpectum fubiecti ad albe- inem, & quantitatem ; Spectes huius prz- icamenti fuat. habitus actiuus, ufiitus; & impoit2bt refpectus extrinfecus aduenie tes, quiancn infurgunt , nifiapproximaris extremis; Aff: ctiones autem funt quod nó habct contrarium , nam effe calceatum , & loricat. m non font oppofita, & fi aliqua - informationes contrariz videbuntur,vt ef- fe album, & cffe nigrum , hocnon erit per fe ratione rcfpectuum formz ad fubiectü , fed ratione ipfarum formarum ; Altera eft , quod fufcipiat magis, & minus, nam eques cft armatiorpeJite , & forma magis radi- cata in (ubiecto dicitur mags baberi à fub- iccto , quam alia minus radicata , quamuis id nó fit proprie lufcipere magis , et minus: Froprietasin quarto modo eftnobis igno- tà. CAPVT VI. De Legibus eorum, qua. [unt in Pradi- à caimento., 35 Vas affignat regulas Arift. in ante- dueeedie o) & 4. eoram , quz funtin przdicamento Prima eft, quicquid »radicatur eff. ntialiter de íüperiori , vt de ibiecto , deinfcriori ctiam eodem modo — przdicari debet; quz rcgula de omni prz-  Micatione cff.ntiali dcbct intelligi , fiue fit H - De Predicamentis . - 23 inquid;fiué in quale,vt fubftantia , vcl fen- fibile przdicatur deanimali, vt dc proprio: fubijcibili,ergo & de homine pradica:: de- bebunt qui ett inferis animalicodem mo- do nimirum cff.ntialitcr in quid, vcl quale; cum hoc folum difcrimine, quod de fupc- riori immediate przdicantur , & proximó, deinferiori mediaté , & remoté , Quz rce- la,vt fit recta , intelligi debet de omni- bos przdicatis, quz competunt fuperiori , vt conuenit cum inferiori, non autem de his; quz ci competunt przcisé fumpto , & quatenus ab inferiori differt , v.g. bomo e£ animal in hac propofitione quzcunque pre dicantur de animali , quatenus conuenit cit homine;vt funt fenfibile,corpus,fubftantiz, illa eadem dicuntur de homine ; qux vero dicuntur de animali;preut in pracifo figni- ficato differt ab homine , vt funt effe fupe- rius,effe commune pluribus fpecie diferc- tibus,etc. illa non dicuntur de hominc; po- teft ctiam hzc regula aliquo pacto de prg- dicatis accidentalibus verificari,quia enim v.g. album dicitur de lacte ; poteft quoque de eodem pradicaii coloratum, quod dici- tur de albo , licet non eodem modo , quia de albo przdicatur effentialiter , fed de la- &eaccidentalitertantüm, — Altera regula cft , quod diuerforum ge. nerum, & non fübalternatim poficorum, Ji. quorum vnum alteri non fübordinatur in predicamentorum fexicbus;diuerfz omni- nó funt diferentiz diuifiuz , fiuétalia ge- nera füb eodem tertio genere contineátur , vt animal, & planta. fiue non, vt animal , & color, hac.n. omnia diuerfas prorfus habéc ditferentias diuifiuas, vt patet difcurrenti ; Si veró de differentijs conflitutiuis loqua- mur, licet illa genera, quz non fub e aliquo tertio genere continentur , diuerfas adhuc habeant Logo rr gm alia diffc- rentia conftituitur colorin effe coloris , alia animal in effc; animalis , illa tamen , qua fub eodem tert;o genere continehtur, eaf- dem differentias habere poffunt , vndé ani-. malis, & planta eadem funt differentie có- ftitucinz corporeum, & animatum ; Sed li- cct quorundzm cenerum nó fubalternatim pofitorum cadem cffc poflint differentia confhtutiuz , non tamen effe poffunt c a (ves ,nam cum babcant di i tferentias diuifiuas , vt dictum cft, confe. quens eft , vt ctiam corntp. fpecies ucríz, quandoquidem ex diycifis ditf. rene - tijs diuident;bus, & ccnrrahentibus idem genus femper diuerfa fpeeies Mosq: e- Je h -—-— MAS —— 24 Verüm diuerforum generum fubalter- Batjm pofitorum in cadem ferie przdica- mentali cffc poffunt ezdem differentiz, fic tamcn st carum vna fit vnius generis con- ftitutiua , & altera alterius generis diuifi- ua v g.auis,& animal funt genera fubalter- natim pofita , & aliquas habent ditferentias cafd«m,licet non omnes, nam grofibile,vo latile;aquati!e, reptile, bipes ; omnes funt differentiz minas diuifurz , & vna iftarü eft auis conílitutiua ncmpe volatile;fic etià fenfibile «ft differentia. diuifiua corporis animati ,& conftitutiua animalis. CAPVT IX. De Terminorum collatione inter fe. 36 Vu Terminorum diuifiones jam affignata funt , qui omnes fi adin- uicem conferantur, vcl funt pertinétes, vel impertinentes , pertinentes dicuntur illi , qui fe inferunt , fcu quorum vnus deduci potcft ex alio af&rmatiué , vel ncgatiué, ita quod cx pofitione vnius ponatur alter ob connexionem, quam habent adinuicem,vel remoueatur ob repugnantiam ; primo mo- do termini minus vniucrfales dicütur per- tinentes refpcétu magis vniuerfalium;quia ab inferiori ad fuperius confcquentia tcnet affirmatiué,cfl homo, ergo animal, fed non €contra; altero modo pertincntcs termini funt;qui repugnant adinuicem,K de eadem re codem tempore nequeunt affirmari quia €x pofitione nius ncccffario negatur z]ters -Teimini veró. repugnantes ftnt duplices; alij difparati,ahj oppofiti ; difparazi funt, uii non habent inter fe maior: qi repugr.á- . tiam;quam cum alio tertio vt Ecn:o, & afi- nus, non .n. hemo mcgisrcpogrzt c mafi- no,quam cum equo; oppofiti vcro dicütur, qui mágis pugnant inter fe , quam cum tcr- tjo, vtalbu m, & nicrim magis iuter fe pu- T cien cum tertio ,. v.g. dulci , & illi t cuadruplices iuxtà quadruplicem op- pofitionem ab Arift. affignatzm in pof r16- dic.cap.dc oppofitis;relatiuam,ceptrarizm, privatiuam, & contradidoriom y Orpofita relatiué dicuntur,cce pcr relatiencs eppo  fitasadinuicem xcfaütur,vt Fatcr K filius contrarié quaneo funt forma pef.tivz fe- iouicem cx pellentes ab codcm ft bicéto, vt album, & mgrum, calidum, & frigici i psi- uatiue, quádo vrü f'enificzt fermam, aliud carenttam illius fcyma in futicGo zpto ad illam habindam t caccus , & siócry: cce- tiadictorié, oux opponuntur fccundam a£. ku Pars Prima Infit, Trabhd. Cap IX. 6) X. firmationem, & negationem,itaut quod a£- firmat vnus terminus , negat alter , vt ho- mo, non homo. - : Omnes hi termini repugnantes dif, té, vel oppofité dicuntur pertinentes fecun do modo, quia ex pofitione vnius valet sé- eralterum remoucre, vt in rclatjué o fiis ;hic eft Filius Petri 5 ergo non eius tet; inoppofitis contrarie hoc cft album , ergo non nigrum : in priuatiué oppofitis hic eft videns,ergo non coccns : inoppofi- tis contradictorié Petrus eft homo , ergo falfum cft quod non fit homo ; in difparaté tandem repugnantibus,vt homo eft animal, ergo non eft lapis . Termini vero i iné- tes dicuntur, qui nec fe includunt , nec fe excludunt,nccrepugnant,necfe mutuó in- — - ferunt,vt diues, & fapiens,nigrum,& igno- —— rans,doctus,& iuflus, hi tertmini nullam in- ter fe habent connexionem, aut repugnane- tiam,üon.n. valet deducereaf&rmatié;hic — eft diues, ergofapiens,neque negatiué,hiG — — elt do&us, ergonon cftiuftus. — Stein CAR IE XE De'varia terminorum fappefttione, ——000—- ita cffentia ; & multiplicitat* Términorum,rceflavegeredeeor- — proprietatibus , quarum przcipua ett fupe pofitio: quia crgo terminiplura fignificare. poffunt,vt hic terminus &o»o immediate fi- gnificat naturam humanam: mediaté Petri & Paulum; & etiam feipfum fignificare po- teft, quia omnis vox fe ipfam. reprarfcatat , ideó varia eorum fignificatio fclet in pro- pofitione determinari mediante pra dicato aut copula ; & tunc dicunturpro hoc , vel illo fignificato fupponere , vndefi dicamus homo currit, terminus bomo fup ponit pro a- liquo indiuiduo natura humanz , cui hoc pradicatum competit , noà pro natura hu- mana immediate: fi dicamus demo eff dihio - às yllaba,tcunc (opponit yro fcipfo.Ex que patet non cffe idem fignificare. X fuppone, re fignificationem ,X füppofiticnem,vt be- né notauit Pctrus Hifp. traét.7.de fuppofit. nam fignificare efl fzccre vccire in cogni- tioncm, quomodo furrus fignificat ionem , fed fupponere fcu fupponi cfl loco alterivs fuffci, & fubftitui , vt calculifuppenuntur loco pccuniz; fignificatio fit prerimpofi- tickcm vocis ad fienificendum ram ,feg-. pofitio cft acceptio tevmini iam fgnificzne — tjs rem proalicco , wcéfignificztio pier — Gi fuppofiticne & fgnificare latius patet, «quim | 37 * * . Eu LN ] As | tra&t.vnic.cap. r.Ioan.de S.Tho.lib.2.fumm. — — — eirca finem, & colligitur exScoto 1. d. 21. 2 -Qaeieeke & ideo fuppofitio definitur à |. "Mdtcit. quod fit cceprie rermimi in we o "tione pro al i | "" . !. Anauté fi i — —. pofitio fit folius cermini fubftantiui , vel / -— . etiam competat adiectiuo adiectiué tento. . — negant Petrus Byfpan. & Tatar. cit. & alij *. - .Summuli dicendum , De Terminorum fuppofitione - quam fyppooetetam omne id,pro quo ali- qua vox fupponit , etiam feniicat non € contra , vt mus eurr t terminus :beme indifferenter fecundum fe fignificat tà naturam humanam , quam eius indiuidua , fed in hac propofitione fupponit tantum pro fignificato mediato,nempé pro indiui- duoaliquo humanz naturz , & terminus connotatiuus, vt album , fignificat formale . f. albedinem, & fupponit pro materiali .f. pro habente albedinem , vt fzpé docet Ta- tar.non ergo funt idem fignificatio, & fup- pofitio . Ex quo rurfus fequitur aliud difcri - meninter fignificationem,& fuppofitione , quod fignificatio poteft cermino conuenire ttiam cxtrà propofitionem , fed fuppofitio jlli non conuenit, nifi in propofitione , quia ex varietate przdicati, quod ci adiungitur, dicitur vario modo fupponere , & eius in- "determinata fignificatio vario modo deter ^ minari modo iam explicato; & foppofitio- tr nem proprié non conuenire termino , nifi in propofitione tenent $ummulifta melio- ris notz antiqui ,& Recétiores, Villalpand. - Vib.s.fumm. 3.p. cap.1. Bannes lib. a. fumm. «ap.1€. quod fumpferunt ex Tataret, tract. /.— 2.Com.a.S. Prime feiendum , & trad. 15. filz communiter. . -quodf fupponere capiatur in rigore,vt ift1 * —. faciunt, pro co nimirum , i aliquo , fed etiam EM € accipi pro aliquo , fed etiam reddere fup- nS verbo , vtique adic&iua non $a .ponunt , fed copulant fuum fignificatü for- . male alteri fuppofito , fed fi minus rigoro- :sé fumatur , pre eo.f. quod eft accipi pro aliquo jtá fuppenere poffunt, vnd? Tatar. ipe docet loc.cjt. quod in propofitionibus pradicate cencrete etiam adiectiuo có cretum (upronit pro fignificato materiali , vt in ifla Petru: ejf «lbwsly «lbus fupponit pro re habente albedinem , & importatur m recto jitaut fenfustfit Petrus cft habens dinem ;ità cti tenent Ioan.de S. Thc- - ma loc. cit & Cafil.lib.r.trac.z.cap.1.fec.2. 33 Quia igiturio voce fignificatiua duo funt, vnum , quod babent rationem matc- rizliterz nimirum, fyllabz,& earum com- binatio;ac fonus, alterum , quod habct ra- 2j tionem formz, ipfa nimirum vocis fignifi- catio , hinc fuppofitio prima fui druifione diuiditur in materialem, & formalem ; ma- terialis eft vfus, & acceptio termini pro fe ipfo, .i. pro ipfa materia vocis, vtPetrus eft vox biffyllaba: formalis eft aaceptio ter mini pro fuo fignificato , vt Petrus eftho- mo, & ab vna fuppofitione ad'aliam argue- re non licet, vndé non valet homo eft vox biffyllaba , Francifcus eft homo , ergo eft vox biffyllaba . Suppofitio formalis fubdi- uiditur in propriam, & eft acceptio termi ni pro re , quam proprie significat , & im- propriam, & eftacceptio termini pro re , quam improprié , ac metaphericé folum fi- gnificat , vt cum hominem fortem appella- mus Leonem; & crudelem Neronem . Pro« pria fubdiuiditurin communem*', & eft ac. ceptio termini communis pro fuo fignifi- cato, vel fignificatis, vt omnis homo eft ani mal: & fingularem, feu difcretam,& eft ac- ceptio termini pro vna re fingulari tantü , hoc fupponit omnis terminus fingu- laris, vt Petrus, Paulus , & terminus cómu- nis figno demonflratiuo determinatus , vt hichomo. Communis a tg fubdiui- ditur in fimplicem, perfonalem , &abfolu- tam ; Simplex eft acceptio termini commu nis pro fuo immediato, & primario fignifi- cato przcise fumpt o , vt itab om- - nibusinferioribus, & ideà dicitur fimplex'g & ifa fuppofitio , nà terminus quilibet communis duo habet fignificata, vnum marium, feu immediatum , alterum media- tum, & fecundarium,vt homo v.g. prima rio, & immediaté fignificat naturam huma- nam in communi, at fecundario Petrum , && "Paulum 5 vndé regula generalis dignofcen- di hanc fuppofitionem eft , quando termis nus communis coniungitur cum tali przdi- cato , quod pon t di i eer ipe rius, & inferius, vt cum dicimus, quod ho-" mo eft fpccies , vcknatura communicabilis pluribus, quz pradicata indiniduis conue« nire non poffunr,hinc eft axioma apud Sum ; muliftas , quod fub termino communi fime jose Íupponente non licet defcendere . fonalis eft acceptio terminicommiunis pro fignificatis mediatis , vt omnis homo currit , quia currere competit immediate indiuiduis , non hominiin communi, & citur períonalis,vt notat Orbellus trad de fuppotquiainter fi a rRpecr ponit rcl nobiera int id intellectualis naturz , quz dicuntur perfo- ng; regula generalis ad hác fuppofinonem. Á » digno- dignofcendam eft , quando terminus com- munis notaturaliquo figno omnis , aliquis, &c. veliungitur przdicato, quod ei imme- diaté conucnirenon poteft, vt funt accidé- tia communia. Abíoluta fuppofitio cft ac- «eptio termini communis pro fignificato mediato , & immediato,& generalis regu- la ad hanc dignofcendam eft,cum terminus «ommunis iungitur przdicato , quod vtri- que fignificato competere potcft,yc homo eft anjmal, eft rifibilis ;nam hac pradicata. non folum humanz natura in fe fpcétatz , fed & Petro , & «ceteris indiuiduis conue- niunt, & ideo dicitur abfoluta, quia cá alia acceptioncs limitentur ad fignificandü , vcl ápfunivocis primarium fignificatum , vel undarium;hec ad vtrumq; cft indifferés, hinc cft axioma , quod fub termino abíolu- té fupponente dcícendere licet , quid auté fát aíceníus, defcenfus , & quotuplex , di- «emus infrà trad. s. cap 4. 39 Rurfus (uppofitio perfonalis fubdi- widitur in diftributiuam,collectiuam, deter minatam, & confufam.D iflributiua cft, cü rerminus communis accipitur pro orbni- bus fuis inferioribus, & fingulis cum coy u- latione fümptis; itaquodprzdicatum de | Hj is in propofitione copulatiua si emnibus i werificetur, vt in hac propofitione «eis domno eff animal ) fitur pro hoc & i lis verum fit dicere , hic homo cft ani gafiels Dei fur.t duodecim ly Apottoliti d. ponit pro fingulis Apoftolis ícorfim fum- - ptis, i. pto Mc d o, — — x€; ergo Petrus, & Paulus font duodecim , 4ed pro omuibus collcétiue , ndé de tota folum collectione inferiorum verificari gotcft,& idco ait Scot 2.d (iin plurali . minus accipitur pro aliquo, v aliquibus inferioribus fu is determinaté , & fcorfim fumptis, fed difiun&iué , vt aliquis bomo eft 5, non n. inferre licet in propofi- tione copulatiua, ergo hic homo efl albus,  jllc homo eft albus, (cd folum in propo- sitione disiunctiua, crgo bic homo, yel ille homo cit albus , et idc dicitur determina- 12, quia determinaturad vnum, licct (ub disiunctione. Falfum tamen cít ; tion quod hic aiunt aliqui signa particularia jDs Jen ali- E dESIA . homo diftributiué fuppo homine, itautde finpu xipitur pro omnibus fimul, & coll mé 1 ^ vt ' | d "2. q. $9, I. fignum. i inbac frppefitione debere acci- - Determinata cfl; quando ter-.— " Pars Prima Inflit, Trat.I. Gap.X. quis,quidam ctc.facere femper fuppesit io- nem determinatam , quia huiufmodi signa deferuiunt quoq. vt mox patebit, (upposi- tioni confuse, vt cum dicitur, aliquis mus eft neceffarius ad fcribendum. Con» fufa eft cum terminus accipitur pro alique inferiori , vel aliquibus fub disiunctione, ita tamen, vt nó determinate fupponat pto aliquo , in quo dif&ncuitur à fuppositione determinata vt recté Orbcllus cit. adner- tit,qua talis efl; vt etiamsi disiunctiué signi ficet inferiora,attamen à parte rci datur ali quod singulare cui determinaté conueniat pradicatum cnunciatuim; et si non i tur vt si dicatur a/sqa/r. bemo cwrrit , nam aliquis homo determinaté currit, etiamsi fub disinnctione significetur ; vnde faltim Deus oftendere poteft quiínamille fit 5 .at confufa itafub disiunctione fupponit, vt nullum sit inferius , de quoatfrmari determipaté , vt si dicatur /iquis cale €i ad. [cribendum necef[arius quia de: nullo calamo determinaté dici poteft, quod : necefsarius ad fcritenduiu bene. aliquo »quodcurrat , vel Dus. 1.2 YN UGNC nr latum difcrimen iater fi Ahichomo cítanimal , & ic defingulis. Deus 4 i €ft;cum terminus communis ac- r1" si dicas ,  Cquitandü , "HN es, et singu- los perf lati tamé quendam d natum € designare ots uo determinate dicere queat , c equus d ncccffarius ad equitandum, "quia 10 re pon tfl vnus magis neceffarius , namalter . At fupp MA c diinsica: lis efl namirz , quod licct ex vi ipsius non. magis competat przdicatum , quod dici- tur, vni exinferioribus ; quam alteri , nam si dicatur ; aliquis equus currit, ex vi iftius propositionis pracisé non datur intelli , quod vllus vnus determinatus equus ma- gis,quam alius quicunq.currat;in que cone venit Cum fuppositione confüfa ; attamen quion:nes equos videret , poffet abíoluté , etabíq. vlla disiunctior e. designare equü zefpcctu cuius propositio verifcatur, et diccre, hic equus currit,quia fuppos;ta ve- ritate ilius propositionis , datur rc vera parte t " quodit ^ D d shit - - DeT'erminorum fappofitiont - rei equus ille, de quo verificatur cur z fus in hoc fuppofito determinata differt à confuía,imo ob id dicitur determinata , quia hac de caufa habet magis determina- tam figaificationem, quam confufa ;' & ra- tio huius eft, Pd przdicatum,q dicitur ig fuppofitione determinata dicit determina- tà actione exercitam,q petit à deterininaco principio procedere, vt cá dicimus, aliquis equus currit , fané hic curfus eft a&tio pro- cedens à determinato principio; at cum in mrpoccnE cófufa dicimus,aliquis equus , neceffarius ad equitandum , hoc przdi- catum non dicit determinatam actionem , fed tantüm neceffitatem conditionatá,quz de vnoquoq. equo verificari poteft pofito , quod ceteri abeffent ; Hinc fequi- tur,dara hypothefi , quod duo tátüm in re- tum natura dentur equi, fi de vno dicatur , «hic &quus non eft neceffarius ad equitan- , dum, non obindeé licet inferre , ergo alter ncceffario requiritur ad equitandum, P fine hoc poteft fieri equitatio inillo , & é . «ontrà, vndé inaffignabilis eft , qui illorum tequiratur,ex vi fappofitionis confusz;at fi deillis duobus equis cum veritate di tur,aliquis equus currit, co ipf? quod vn (— — -. BMWorum non currat , per neceffariam cófe- Mendgpos jcet infarre alterum currere , quia in fuppofi | ione d 'mina dicatum . Demum ínppofitio. diltribi fubdrtiditur' in diftributiuam pro fingulis generum,quz dicitur conie ,& proge- néribus fiagulorum,quaz dicitur incomple- . *' «ài primà eft acceptio termini communis -oQpro fingulis iadiuiduis omnium fpecicrum -copulatiué fumptis , vromneanimal mori- türjhoc eft Petrus moritur, & Buccpbalus ; fiotitur ; fecunda cft pc eoi eel em -soninibus fpeciebus indiuiduorum;vnde hic «nomine genetum intelliguntur fpecies , & namine fingularium indiuidua; vt omne ani malfint in arca Noe.i, ex omnibts fpecie- "fius,ideó nomen lemenon habe  potiüs ampliatur homo .n. J. eft fuit, vel 27 CAPVT XL De reliquis Terminorum proprietatibos, 4o Vzdam aliz Terminorum affe&tio- aes minoris momenti folent cnu- merari , de quibus hoc vno capite breuiter agemus relictis Sammuliftarum ambagi- bus, & funt potius variationes quzdam fi- gnificationis , & fuppofitionis per quafdam additiones,aut Con ribh ct qid ifti proprietates ab illis . Prima dicitur Status,& eft acceptio ter- mini pro fuo fignificato fecundüm illà tan- tum temporis differentiam , quam copula verbalis importat , vt fcdens difputat, ly fedens dicitur habere (tatum , quia fumiturtempore determinato, quod importat ver- bum principale, nimirum pro tempore pre fenti per verbum 4/ffutatimportatos vnde eit A om generalis,quod quando przdica- tum aliquod nequit couenire fubiecto, nift Vei Rig exiftentia ipfius:, tunc tale Tubi um dicitur habere ftatum, v. g. ho- mo eft albus ; quia albedo nequit conueni- re nifi homini exiftenti , ideo hzc propofi- tio dicitur habere ftatum; quádo veró prz- "dicatum non determinat exiftentiam fübie- &i,tunc non dicitur habereftatum , & ita cft in propofitionibus neceffarijs, vtv.g. homo eft animal, qiiia animal conuenit ho- mini etiam non pra(uppofita exiftentia ip- t ftatum,fed erit,eft animal, verbum .n. ef non dicit exi- ftentiam extremorum , fed neccffariamip- forum connexionem. Sccüda d citur Ampliatio, quz ftatui op ponitur, & eft acceptio rermini d fignifi- candam rem. fecundum plures dirferentiss temporis,quam indicet verbum principale propofitionis vt Sand; Dei videbunt ly Sa &i extenditur ad San&os; qui fuerür (unt, - & erunt; cum tamen per verbum princi bus hoc , vel illud indiaiduum ; &hzc di- le videbsnt fignificetur folum tempus f 4tribntio folet appellari'accomoda, quate- — turum, & in propofitione neceffaria , vt di- nusnonabíoluié , & fimpliciterpro omni-  &um eft fübieztum ampliatur ad omnem ^ bus,& fociis diftribuit. Prafatas ipso- temporis differentiam; ex quo patct, quà . fitionzs alio modo affizaat; & explicarAr- — incófulto- 'ur Fuetites p p. (um vr riága fc&..quia id 'Nominalifmum p 3 art. 3 dum áit ampliationem. rpra pis nzgat vniuerfalia praferre rationem. — dicato conuenire, nunquam fubiecto, nam communem abítractim ex parté obicéti ab ta propofttiptpus paf cernitur oppofi- ' ándiuiduis,quz immediate tur,nos* tam, & licet in neceffarijs anpliatio cóue- à communi non recedimus . niat ctiam przdicato, przcipué tamen có- uenit fubicéto, vndé per ampliationé (übie "LEES me f Der 2 i, & pradicati fic explicari folent Homo D» ze "e Ie . ex coniun&ione cum verbo: P. x Pars Primadfit. T rabl.I. Cap. X I. eff animal i, homo a&ualis , qui eft tépore prafenti,eft animal actuale exiftens tempo- fc przfenti , & homo actualis,qui fuit crit, aut poteft effe. Ex quo etiam patet cerminü communem non folum ampiiari ad plura cempora, fed etiam ad plura fubic&ta , 4.ad hominem przfentem , C3turum, &c. 41 Tertia eft Diftractio , & eft acceptio cermini ad rem figaificandam pro alia tem- ris differentia, quam iadicet, verbü prin« cipale,vt £omo eff mortuu:.ly bomo ampliatur ad tempus pratteritum, i.ille , qui fuit ho- mo,XinEuang ceci vident , claudi «mbu- lant À.qui erant coeci,& claudi; poteft etià fieriampliatio ad tempus; futurum , vtin ifta Mnuchriffu: eff reprobus (ubie£tum am- pain e tempus futurum , X feníus eft , mo ille, qui erit Antichriftus; Multi re- ducunt diftractionem ad ampliationem, co quia per ipsa ampliatur termiaus; fed quia non folum ampliatur ad aliam temporis dif fcrentiam, quamindicet verbum principa- fe, verum ctiam abillo diftrahit , ideó ad Ampliationem attinerc non poteit, qua li- cet ampliet fignificatum termini, nó tamen diftrahit ; ex quo patet has tres proprieta. tes conuenire terminis,quatanus referütur ad menfuram temporis , illifque proueniüt autem ad Diftractionem reduci Alienatio , cum .f. vox addita alienat alterius fignificatum , vt hómo mortuus , leo marmoreus, nam be particulz dicuntur alienantes,& diftrahen- tes , vnde Alicnatio à nonnullis etiam Di- ftractio nuncupatur; &inea talis obferua- — tur rcgula , quod non valet confequentia à termino alienato ad non alienatum , vn. non valet eft homo mortuus , ergo eftho- i de fallacia à fecundum quid ad fim ter. Ls Quarta cft Reftri&io, & cft acceptio ter- mini ob aliquid additum coar&ara ad mi- norem fignificationem, quam ex natura rei illi competat, vt difcipulus diligens euadet do&tus vbi difcipulus per particulam addi- tam retiringitur folum ad IA geom di- fepulos diligentes , cum alioquiabfoluté fumptus etiam egligeoe comprehédat, vndé eft regula , quo valet confequentia à termino reftricto ad amplum, vt Petrus eft homoiuftus: ergo cfthomo. Refirictioni affinis cff Diminutio ,cum nimirum ex ad- ditione alicuius partculz fignificatio ter- mini minuitur,vt doQtus in Grammatica,vcl ; ità limitatur,vt non fumatur abfoluré , fed tancum fecundum quid, vt /Ethiops albus fecundum dentes , vbi particula /eeusdwe dente: minuit ; & limitat fignificatum albi , uia albus fecundum dentes non ett abío- albus,[ed tantum fecundum quid . Porro -erfi Diminutio fit Reftrictioni atfinis , tame án eis contraria obíeruatur regula,quod né valet confequenitia à termino diminuto ad non diminutum , vti valebat à reftricto ad non reítrictum;non .n. valet;eft albus fecun dum dentes, ergo eft albus , fed eít fallacia à fecundum quid ad fimpliciter : de quibus pH : 42 Quinta demum eft Appellatio, cum vox vna aliam afficit,'ac denominat fecundü fuum formale fignificatum ; terminus de- nominans dicitur appellans , denominatus vcrà dicitur appellatus,vnde ifte eft termi- nus fübítantinus,vel per modum fubftanti- ui fc habens,ille adiectiuus,vel habés modü adiectiui ; ex quo fit terminum appellátem femper accipi fecundum fignificatum for- male,at appellatum poffe accipiinterdum fecundum materiale , & interdum fecundá formale materialiter tamen fe babens , & um denominati , vndé duplex po- folet affimmari appellatio, vaa materia- "Jis,altera formalis, Vt autem dignofcatur - de materiale, & quando formale ín. 3 catumappellaturimpropofitione ,addu- — camus exemplum aum tionis conftanris ex pradicato compofito , l eft cognitu appellatio ; v. g. P/«/o ei diwt- iin hac propofitionc termi- eriale figuificatum .f. Platonem , fed for- male.f. Philofophum ,& hoc contingit quo- tiesnomenadiectiuum coniungitur cüalio ex parte przdicati', vtin propofito ; cum vero terminus lans citfolus ex parte pradicati,tunc appellat materiale , vt fi di- ceretur Plato Philofophus eft diuinus , nam fic dicendo diuinitas applicatur Platoni, nó cius doctrinz ; hac elt communis doctrina Summulift. adhuc tamen verum eft ctiamfi propofitjo fiat hoc fecundo modo terminü appel: KK. diminus appellare poffe iu- pra Philofophum fi ex modo profcrendi ropofitionemly Philefopbus fciungatur à fubíecre & coniugatur praedicato , vnde nulla certior rcgula tradi poteft dignofcen di, & diícernendi appellaticnem formalem .à materiali, quam diligens animaduerfio propofitionis conft.ntis.ex fubiecto , vcl dicatocompofito. Aduertendum tamen bic , quod etfi ap - pellatio in materialem, & form:!cm fccerni con- in qu: dif&cilior (hd -  aróm intelligentiam exponmiin De alijs T'erminofum propriei. tonfüeuerit modo iam explicato , fola ta- men appellatio formalis proprié meretur nomenappcellationis ,non autem materia» lis, nam applicatio fermalis figaificati ali- cuius termini ad materiale tantum eft fiim plex formalis prdicatio, vt fi dicamus Pc. trus eft bonus , vcl Petrus eft logicus ; Ap- | pellatio igitur proprie dictaeit , quando terminusappellans nonabfoluté conuenit fubiecto , led ratione alicuius fignificati formalis,quod appellat , fic quod media il- la formalitate fubicato competat , vt fi di- camus, Petrus eft magnuslogicus , /y ma- £»s non abfoluté conuenit Petro , (ed ra- tione logicz ; hxe proprie eft appellatiua przdicatio,ynde Appellatio definiri folet , quod fit epplicatio fignifieati formalis vmims termini ad. fignificatum formale alterius cu- ius variatio magnos folet| defectus parere : 3n paralogifmis, vt si dicatur , hic puer eft .nagous logicus ,ergo cft magus , & logi. cüs, vzriatar appellatio , quia ly maga; appellat in anteccáentc logicum , in con- e fcquente puerum . Es CAPVT,XIL. — De Terminis extenibilibu: . 4s TNterdum propositiones c&(tant qui- Se douchotelen ris qui gd rectamil- vn- cde,K propositiones exitpsis c €s,2c eti o ipaa fermini exponibiles: dicun- tur, Hi vero fant multiplices;fed praecipui , - & frequentiores funt exclusiui , ékceptiui, 3 »& reduplicatiüi, rclatitios. aiitem , compa-  ratiuos , fupcrlatinos , & alios huiufmodi omittimus, vt minus ncceffarios , & potius -ad Grammaticam pertinentes: de Incipit, & Desinit egimus in Physicis difp. 14... . "Ferminiitaque exclusi funt tameu , dumtaxat [ilum , Ke. qui pofsunt in pro- -positione determinare fjibrectum, vel prz- :dicatum, cum determinant fubiectum Cipnt propositionem de fubiecto exclufo , :€el melius exclusino , vt Aldus tantum. grammaticus : cum determinant pradica- Tum, et rS fne a przdicato 'exclusiuo , vt Aldus c(t tantum grammati. '€us : Cum igitur terminus exclusiuus poni- turà parte pradicati , si e(t exclusiuus re- ectu numeri , vt vniueríalia funt tantupi "quinque, folet propositio exponi per rcrho tionem termini exclusiui cum hac additio- ne, Go non plura , & fenfus cft vniuerfalia "fant quinque & non plura : si vero eft ex- 219 clusiuus rei , vt Aldus eft cantum gramm2- ticus,exponi folet per remotionem cermi- ni exclusiui cum hac additione e$ wa 4/4 vt fenfus sit, Aldus eft grammaticus, & no aliud, aut nihil aliud,ita Scotus lib.4.de ex- poaibilibus, Casilius lib.z. Appendic. de ex- ponib. c. 1. Roccus lib.z.c:4. & alij . Sed quamuis prefato modo béne exponatur ter minus exclusiuus refpectu numeri,cum de- terminat przdicatum , non tamen b:ne exe ponitur,cum eft exclusiuus rei ,nam si hzc Aldus eft tantum grammaticus ità expona- tur, Aldus eít ponens. & nihil aliud , fenfus hic eft falfus,quia eft homo, cft arti- mal,eít quantus, albus &c. & terminus ex- clusiuus inea excludit ab Aldo aliam quà- eumque facultatem à logica, nó aliam quá- cunque rem,& qualitatem; Et ideo przítac dicere cum Tatar.trac.13. com. t. $. zertie féiemdom quód terminus. exclusiuus rei à parte przdicati potcft exponi ratione alie- tatis,vel alteritatis;, primo modo fenfus il- lius propositionis eft, Aldus cft grammati- cus,& non eft aliud à grammatico , .i. ali- guid non grammaticum : fecundo modo eníus cft, Aldus elt qualificatus grammati- ca, & non alia facultate ; nam exclusio ra- tione alteritatis excludit qualitatem eiu(de rationis, fcu ciufdem generis propinqui . Cum vero terminus exclusiuus determinat - fübiectum vt zemtum Petr: currit, signiti- aeta alijs fubicctis non conuenit illud pradicatum, et fenfus eft Petrus currit , et nullus alius currit, et notat Tatar.cic.quod ly tantis ex vi fermonis excludit ea fubie- cta, quz (unt eiufdem fpeciei , auc generis propinqui ,vnde fenfus cft Petrus currit, ez » nullus alius hono currit, & iftius temton heme currit Venfus clt , quod homo currit , & nullum aliud animal currit , interdum taz men exdudere potett alia qu:xcüque fübie- '&a in vniuerfum, vt fi dicatur , rantü ett rifibilis , excluduntur omnia prorfus , etiam ea, quz rifibiliratem participare non poffunt, Ss ^ - ! *44. Termini exceptiui funt frater, pra. terquam, nifi, ctc, à dicuntur exccptiui , quia excipiunt illum terminum, oui addun, tur,à principali pradicato , vt omnis ho- mo. prater Petrum currit , omne animal prater hominem Pina 1 animal prater hominem eft Z— hinc notat Tatar. Cit, com.2.$ prime ferendmm , duo prafcrtim requiri , vt rermiaus exce- ptiuus faciat propofitionem exceptiuam , ynumcfl, quoJ terannus , à quo Ait exces N prio, Vas 3o o, fitpponat vniuerfaliter, feu diftributi- ué , ita quod fit cerminus communis $üptus cim figno vniueríali vel quód fit terminus diftributus; vndeifta non cít exceptiuajali- quis homo przter Socratém currit, quia excipere eft à coto genere partem detrahe tc, ab eo autem , quod eft particulare de« terminatum, nihil poteít detrahi , vade etfi andoque dicatur aliquis miles przter A- chillem (trenuus fuit , Ty prater idem fonat ód vltra , &fenfuseft , quod non folus Achilles fuit ftrenuus miles . Alterum eft , quod terminus communis, à quo fit exce- ptio fub fe contineat terminum exceptum, quare hzcnon eft exceptiua. Omnis homo prater hunc equum currit;quia equus ter- "minus exceptus non continetur fub ho- mine . ^ "Termini reduplicatiui funt /»wpwmtum , quatens: ,preut, &c. & duplicem poffunt in propofitione facere fenfum, vt notat Do. uol.5.H & s.d.11. q.2. reduplicatiuum, & Prat kein ; primus eft; cum particula reduplicatiua denotat rationem, quam af- ficit,e (fe caufam, vel faltim conditione, cur rzdicatum:conueniat fübiecto , vt homo 1üquantum rationalis,eft rifibilis , ignis ia tum applicatis comburit; quando re- diplie caufam, vt in prima exponitur me pofitio per caufalem,& fenfus eft, quia ho- 110 eft rationalis,eft rifibilis; qu redu- plicat tantum conditionem , aut concomi- tantiam, vt in fecunda, exponenda eft Ferca iei Sd & fenfus d fi ignis com- burit,eft applicatus; & dat Scotus regulam €x 1. Priorum c. 5 s.dedu&tam , parti cula reduplicatiua reduplicatiué tenta in- fert vniuerfalem, vt (i homo fccundü quód« rátionalejintelligit, fequitur, quod omne ra tionale intelligit;id tamenintelhgas de pre dicatis conuenientibus fubiecto ti abfoluté,non fimpliciter ; appellatur etia enfus reduplicatiuus, cum particula redu- plicatiua notat przdicatum eife de conce- ptu effentíal; fcu quidditatiuo fubieéti , vt cum dicimus oie 5) bomo eji ra- tionalis, & fenfus et / nd rapinae de conceptu effentiali homihis, vnde i- tur per hoc; «homo t quiddita- tiué concipi fine rationalitate, & particula fic reduplicatiué tenta adhuc infert vniuer- falem,vt patet defcendesdo fub allata pro- pofitione . Porró fenfus fpecificatiuus cit, € dotetMdend Aeon: illius rei, quz afficitur tali particula , non repugnct ali- quod pradicatum (ubieto , vt muficus, n vÀ Pars Prima Inflit, TraEl.T, Cap.XIT. uantum maficus poceft eff» logicus fenfus as d dum habet teuliczn f UoU ha- bere logicam, & confequeater, quod logi- canon repugaat muficz in. eodem fubie- &o ; vnde in hoe fenfu non indicatratio- nem inhzfionis przdicati cum (uübie&to nec przdicatum effe de effentía (ubie&t, fed tà.. tum peculiarem modam coafiderandi fu- bie&um , fub quo non repugnat ei przdi- catum , &ideó ab his particulis fpecificati- uétentis vniuerfalem affirmatiuam infer- re non licet, alioquin ex hac muficus inquá tum muficus eft logicus, valerecinferre,er« go omnis muficus eft logicus . CAPVT XIII. Explicantur quidam Termini in Scholis : freguentiffimi . : 4$ pe fatis frequentes funt apud Philofophos Termini »aterzalster , 6 formaliter ,'I primum adhibemus ,cum fignificare volumus predicatum aliquod conuenire fubiecto non ratione forma fubie&um importatz, fed ratione mate-- riz, in qua talis forma itur, v.g. hzc - propofitio, albwm efl dulee, nó eft verafor- — maliter, fed materialiter tantum , quatenus. materia, in qua eft forma albedinis, .f. lac, * eft dulce; tunc veró propofitio eft vera for. maliter,quando pradicatum couenitfubie- — Gor NE pelipagnie: m di i importatz v.g. hzc propofitio D. gregatiumm vifus cít vera formaliter , qua- tenus albo conuenit difgregare viu ra- tione albedinisimportatz, in quo senfu nó hesirs ad cea «lbum cff dulce,quia fa- ceret hunc fenfum;albedo eft ratio; ob qua Jac eftdulce; in idem recidunt pre per fe fr- namque materiale fignificatum infinuarur, va ad rasa pei une ipe do per fe , ir per accidens , per pri- mum fignificamus:przdicatum conuenire fubie&o ex intrinfzca eius natura, ac indi- gentia;non autem ab extrinfeco, & acciden tali aliquo euentu vt fonat ly per acciden:, vnde hzc propofitio eft: per íe vera bee epe rifibili: quia rifibilitas conuenit homini ex priacipijs intrinfecis naturyz , ifta vero per accidens bomo eff claudus , Cr /urdus , uia-hazcmeré per accidens , & cafualiter illi obtigerunt)huc rccidit-effemtialster , —! í por Pe ; Tertio abfolute, fen jciter , 6n refpe- dud, fiu ati pn) illud dicitur cale fim- X JPetermiet fimpliciter, &abfoluté , quod nulla facta comparatione cum alio. habet tale pradi- catum v.g. Petrus,fi habeat fufficiente ícié- tiam, dicitur abíoluté dos; illud veró dicitur tale reípectiué,cui non conuenit ta- le przdicatum, nifi comparctur cum alio , v.g. homo paruus nequit dici abfolute magnus, camen Nano collatus dicitur ma- gnus magnus nimirum refpeztiue; & fecun- quid,non fimpliciter , & abíoluté; va» de fccundum quid coincidit fcré cum refpe- iine, & contradiftinguitur à fémplseiter formam, vel quid fimile forma, iftud vero; teet eni Yos. i nominationem, v.g. ' 1d , € : poco! 4 frin abus interd - -— gtiam,vt Quod.fignificat ca. princi 1 ye lemt deve itn P jità Petrus aod .. bit, vt quod, calamus , vt quo. ER. intó formaliter , Cn virtm,liter , tunc : P aliquid dicitur formaliter tale, quando ve- - . xéhabetin fe illam formam ,à qua deno- jna- . eft in intellecti , albedo eft in X ^ménillumproducere. -. ^. — -0 5 Sexto adiu, Cn potentia res dicitur effe —. au,curn au exiftit , dicitur in potentia ; Minen stidotado in rerum natura ; po- —. séfttamenexiftere ; Rurfus ex his, qua Mar nt in actu , alia dieuntur effe talia in adtu .(— primosalia in actu fécundo, per actum pri- mum intelligitur principium,& virtus ope randi , per fccundum He ope atio qt prouenità tali principio; & vir- tute, v.g. homo elt fcri m ivatbi rimo ; nan habet potentiam fcribendi; fed pon ibit; nec exercet'àa&tum fcribendi,eft ve- - rà Ícribens in actu fecundo ; cum in actuali fcnptionefeexereet. |^ 07 |. Septimo pofrrine , &v megatiu2, & primum dicitur , cum aliquid eft tale per 7 ai fitiuam, irà virtute imbutus dicitur pofiti- - né bonus; fecundum dicitur , cumin fubie- |. &o faltim non reperitur forma oppofita ; fic non imbutus virtute , & carens quoque vitio dicitur negatiué bonus. Otauo jn achu. fignato, Qn im alTu exerci- s primum cf , cum denotatur fignificatio cum accipitur pro exer- "—--—. 'w B - "EC 4^ hU 4i , Ld oet que , Bot quod illud fignificat | dic minatur talis , fic [ipis dicitur formaliter infe calorem,à quo ilicitur Mi eaponibilibus -. k'T 31 citio fignificationisciufdem; v.g.dum dici- . tur Dehnitio conflare debet ex gencre, & differentia , tunc fumitur definitio in actu &gnaa iom autem a&tu definimus , Homo cit animal rationale; tunc definitio fumitur inactu vigo é je d diis Nono [s fen, pies kan ám femín diui- fe;primo modo fignificatur aliquid conuc» nire fubiecto cum aliquo adiunéto , vt pa- ries albus difgregat , hoc.n. pradicatü de; pariete verificatur, componendo-cum eo albedinemifecundo modo fignificatur pre£-- icatum conuenire fubiecto feiuncto ali-, quo alio, vt fedens poreff. currere , eft vera de- in fenfu diuifo;hoc eft, (eiun&ta feffione, nà infenfu compofito falfa eft , quia dum fe- det,non poteft currere : qui termini tra&t. feq.c. .iterum cxaminantur ; & p.2. tract» 3. Cap.z. Rs 7. Decimo Obielliuc , 6 fubiesn? ca. funt obie&iuéinalio, quz obijciuntur alicui , dumab illo cognofcuntur, vel apt etuntury »fic quod cognoícitur ab intellectu, & quod amatur à voluntate; dicuntur effe obiectiué - inintellectu,& voluntates ca vero fuut fu- biectjué in aliquo, quz funt in illo , vt in fubiecto, à quo fuftentantur , fic cognitio pariete , & omne accidens cft in fubftantia : Quz veró et dicantur diftincta realiter,quz formaliter, " ue ratione Difp. 1.q. s.art. 2. ex profef- imus, ac etiam tract. 3. huius Infti.cap.vit. 2 | pe TRACTATYVS II. . De propofitione, & cius affe- zn ..étionibus ne Nomine , e Verbo: Cap. f^ 46 D 1 [4 Y A quaih de propofitione a« 7^ AV gat sprisersdet de üo- ) mine , & verbo, vtpoté Di ic ^ A 7*4 i " zx Íolaà funr cius enim y Msi alie m caciui,de quibus Kecufque égimifs - aad componere pcifint , tamen fo- Ium tniomes ,'& verbum adtaledi compofi- tionem per fe concurrunt , qàra de ncceffi- tate requiranturad cam ,eo quod fineillis nec fimplex eaunciatio ftaze potcft, gc é* vef pattes , licec ift. lib; «. Periher. ante-- d tvero termini folttm quafi per accidens pro- pofitionem intrant, quia fine illis ftare po- teft fimplex enunciatio, & hac de caufa ait D. 1ho.:. Perhier. lect. 1. fola ifta duo ibi eonfiderari à Philofopho,vt partes eratio- nis;feu propofitionis alijs prztermiffis ita tiam Petr. Hifpan. tract. 1. À Nomenitaque ibi ab Arift. definitur c.1. uod fit vex fpmif catiua ad placitum fine Wempore ems n wllapars feparata. fignificat, mita, &nrella » dicitur vox figmficatina ad placitum, vt excludantur voces non fignifi- catiuz, & fiznificatiuz naturaliter. dicitur fine temprre vt excludatur verbum , cuius proprium eft fignificare cum tempore , 4i. exereitium alicuius actionis , vel paffionis in tempore denotare, vnde licet nomina poflint fignificare cempus, vt «mme: , dies , tempus , & aliquam temporis differentiam, wt prateritio, & futuritio, vcl eam connota- ze,vt cena,prandium, completorium,nun- quam tamen fignificare poffunt cum tépo- 1€ .j. importare exercitium actionis;vel paf - fionis, quz fit in tempore. dicitur cw/ws mulla pars,c. vtexcludatur oratio ; cuius partes feparatz eandem retinent fignjfica- tionem,quam habebant coniunctz, non fic "momen, nam etfi cius partesfeparatz poí- fent aliquid fignificare , vt partes iftius no- sninis Dominus do , minu: , non tamen il- Judidem fignificant, quod antea coniüctz, fignificabant , vt faciunt partes erationis à. vnde folutio partium orationis nec tollit ,. nec mutat fignificationem illarum; at folu- tio partium nominis etiam compositi , aut tellit;aut faltem mutat; vt ct videre ju ia voce Refpullica ,licet at. singula eurs par- tes Re; , X publica candem retincant signi- ficandt vim mintegra dictione, & extra il- Jam,vt diximus tract przced,c.3.n.7 tamé €ombinacz in vnam dictionem significant totám hominum communitatem, quam nó significit singillatim fumptzi dicitur f/s;- £e, vt excludantur nominajinfinita , vt non homo;non ke , qua uon í & abíoluté nomina, fcd cum addito 7»fiv;- 24,0 quod nihil determinatum ; & certum significant,& potius quid non sit rcs. quam «uid sit, explicat; cum tam dicantur de bis, que funt,quam qua non funt, vnde licet in- gredi poffint propositiosem,vt pradicatü, *wcl fübiectum, vt lapis non e(l homo,nó ta- men propositionem fcientificam 5 dicitur implieiter * ind ParsPrima Wflit. TraGL1I. Cap. 1. Petri,.j, aliquid Petri , vndefolum , cafug nominum funt dicenda,non autem nomina. Ex quo patet, vt bene notát Tat. 1. Perhier. q.2.& Complutib.z. c.1.Arift. in prafenti nomen dcefiniffe intoto rigore, inquantum deferuire poteft propositioni fcientifice,Bc ideo àratione nominis excludit terminum complexum,iffinitum;fyncategorematici, & obliquum, humusmodi .n. termini , sicu m quid cantum,& infufa significa. tione dicuntur termini, eodem modo no- mina dici poffunt: Nec aliud probant oppo situm affirmantes, vt Hurtad. difp.8.$. 12, & Arriagadifp.rs.fect.. — 47 SedDices, tomen infinitum ex parte significau formalis significat quid certum, & determinatum;quia won bomo v.g. signifi- cat negationem determinatam, .í. hominis, & non equi;ergo eft proprié nomen hac[.n. de caufa cgewm eft veré nomen ,' quia certá ationem significat jempe vifiss, & non itus. Accedit , quod si ratione indeter- "twm à vera ratione nominis tuc etiar mina dens forent excludéda,,. nihil determi rr enr »1 applicari unc tam enti , « eaivtincellgibile, ligit Refp. negant aliqui à teras rcs omnes indeterminaté prater illa, negationem rei si nificata: p. »nomen , adiungitur ; uim ove piel illa con. notare , veluti fabiecta , qu dunt Ruuius r.de interp.c.5.q. 5. Amic.trac; 21.q.2.dub.6. ex noftris antiquioribus Ta- ares vers ea nn : mirae igitur eft affnmptum tia, licet .n. nomen inlitum dec fonmdiré certam significet , adbuc tamen remanet indcterminatio ex parte modi significandi, quia significat ipfam negationem formz , non significando quid sit ipfa negatio , fcd quid non sit forma negata , & in hac terminatione , quz fé tcnet ex parte modi *sighificandi , consiftit przfcrtjm infinitas nominis ; ad probationem cófcquentiz nc. gatur paritas, ly enim e«cwm significat ne- ationem forma , & simul explicat quid vet , vt excludautur cafus obliqui ,qui ra.— sit ipfa negatio, vnde & determinatum , & tione fui nom funt partes propositioms,nisi^ determipaté si nificat . Ad aliud patct per casibus rectis adiungantur, vt hic libcr cft idcm, quod mominis non tam ate tendi. zioni éapikcati cr lulius Roc ee nomen infinitum deformali significare ce ibus applicati ^ — potcft, & hzceit verioropmio ,quamtras — — "2 xe DEN en Verbo ^ - tendi debet me fc te- net ex parte rci ,quam ex ea,qu fe tenet ex parte mong mel , jd igitur nomina traícen:létia figaificent quid inatum, & communiffimum , quia - «amen decerminaté illud figaificant, expli- cant enim , quid fit conceptus ille commu- niffimus, non autem quid ion fitjideó pro- prie dicenda fint nomina , .. Quares, an hzc nomina tranfcendentia infinitari poffint? Negant Albert. & Auic. quos fequuntur Tolet. Amic.Poncius & alij, quia non poffunt verra indeterminatio- - nem ex negatione addita, nami cum ratione & tranfcendentiz vagentur e omnia, nega- tio illis addita potius deltruit indetermi- ionem, vnde fi infinitetur ens abíolácé UNS nptum. folum de non entibus dici pote- "uu tit, At potius cum Tatar 1 , Perhier. qu.a. Jo dub s. fentiendum eft oppofitum,quia cui- .-* .. libet termino cathegorematico negatio in- ... finitans addi poteít , & re vera hzc przdi- .. Catia Chj mera eft non en: , cit affirmatiua de  prazdicazo infinito, & ita fentiunt Louanié- "es 1.de interp. vbi Sueffanus , & Rüuius; X. Sotas lip. 2.(umm:car. & alij; Adrationem .. modo indeterminato , .f. quid non fit ens ; e entibus, & non entibus, fed id folum có- , menit termino particulari jnfinitato. — 7^ 1 asNerbum ex Arift. 10. c. 2; eff vox fr- n E goificetius ad placitum cum t €, cuir —.  — wull« pars fperata. fignificat finita , C ve- das n efl femper eorum , qua de altero dicun- tur , not4 , primz duz particulz, in quibus verbum conuenit cü nomine, ex di- &is. Platucee tempora ad differentià no- minis, quod nunquam importat exércitium actionis fub Rees differentia ris ,vt verbum, & quando in propofitionibus ne- ceffarijs, vt homo eft animal , verbum dici- Mirabidia à epos non eft fentis, quod fignificet fine vllo prorfus ordine ad tem- " 20 pus,quia hic modus x xw effentialis cheers ed dicitur abfolui à tempore de- tctmindto , vt notat Arriag. cit. quia cum : e. ccambeni M rio pi nr RR -—  exiguntwniri fimpliciter , & abfolute , & . ... nonpro tempore aliquo determinato, & : odepien pofitione sopuissep tb Med. . petmo determinati , .i. quíd fienegatio entis , fed. Lee .neéeffz nomen infiaitum verificar | ideó tra&.ptzced.c. ri.diximus verbum nó reftringere excrema in. huiuf nofi propofi- tionibus in ordine tantum a4 diifereniam temporis, quam confi 3nificar, fed propoft- tiones ampliari debere ad omne tempus . Alia particula, ew/us mull« parz féparata , &c. explicari poteft , vt in definitione ng- minis ,di&am elt ex Arift dodrina ,vel eum Tátar.cit & tra& c in Peer. Hifp.fen(us eft, quod ei in mente non -correfpondet cóce- ptus complexus iuxta declarationem ter- mini incomplexi,quam dedimus tra&t.prz- ced. c.5. & applicari poteft defiaitioni no- minis, quia nec ei corre(pondet conceptus complexus in meate . Sed iuxta hanc expli- cationem oritur difficultas de verbo quoli- bet adiectiuo,vt «ma*, &uder, & de ef? fecü- do adiacente, vt cum dicimus Peers eff ,nX hzc omnia verba fubordinantur in mente conceptui complexo , nam «war refoluitur Y eff avtan:i, & eff, (ccundum adiacens re- oluitur per e£ en: , vnde hzc omnia verba erunt faltim implicite ;'& virtualiter com- plexa | Ad harc difficultatem Auctores va- rié refpoadent , Ioann.dé S Thomalib. r; fumm:c.6. negat ex hoc ; quod verbü adie- Giuum , aut fübitantiuum de fecundoadia- cente equiualet copulz, & pradicato füb- ordinari conceptui complexo , feu duplici conceptui , nam quocunque modo in pro- difponitur, séper fignificat rent motus;aut actionis, & paffionis, —cw Me ce menfarantur, hzcáutem non int duo fienificati,nec duo conceptus,fed vanum fignificatum cam tali modo fignifi- candi , vnde eadem actio prorfus fignifica- turin Petro, fi dicas Petrus amat, & Petrus eftamans, Cafilius verà lib. 2. tra&t.t. c. 2- in fine ait nofi effe contrarationem verbi incomplexi quod correfpondeatei in men- te conceptis rei compofitz , nam hoc eft commune etiam nominibus incomplexis , coena enim, & alia nomina connotatiuaim portant plura ,nec propterea funt nomina complexa; vt ergo verbum fit complexum pluribus debet conftare vocibus. Tataret. cit. totum concedit argumentum, X ait in rigore logico nullum verbum adiedtiuum, ec fubftant:uum de fecundo adiacente ef e verbum ob allátam rationerm,fed tantuni eff de. tertio adiacente , hanc teneas; vel imam. PC LAW pre Deinde additur f/nt« 33 excludenda verba infinita,vt non currit,non Xa dem ratione, qua exclufa fimt nomina infi- nitaà rationc Mat punt hinc ex- p^fitionemnon recipiunt , vt Conimbric, t 2fil. Ioan.de S. Thom.cum Albert. & Boet. dicentes verbum intra propofitionem infi- nitari non poffz,co quod negatio ante ver- bum non faciat propofitionem affirmatiuá, negati :am, quare v. g. bomo mom currit, fenfus eft bomo mon eff currens , & ità etiam videtur fentire Scot.z. Perhier. q. 1. quare inquiunt Verbum hic dici vox finita , quia infinitari non poteft ; Sed plané Arift. eadé tatione addidit ff»/t« in definitione verbi , qua ipfam pofuitin definitione nominis, & ruftrà adderetur hzc particula, fi infinita- xi non poteft , ficut reZ« finon poffet obli- uari. Quantum autem ad hoc dubium in e ait Tatar.cit. r. Perhier. q.2. 6. Dwbstatur rio ,quóàd licet verbum e£? tertium adia- cens non poffit infinitari , quia tale eft pu- rum Syncategorema , € negatio infinitans talibus conuenienter non additur , tamen verbum adie&tiuum, ( & idem dici poteft dc «f fecundo adiacente), fecundum quod includit copulam, & fuum participium pot infinitari , & hoc fecundum conceptum fui articipij, atq; ita dicendo mes currit , fen- i cius non elt ifte, men eff currens, (ed ifte eff mon curren:, fic quod a&usinfinitandi fe gatur ad participium,& non ad jx vt notauit Banncs, qui hanc fequitur fenten tiam , Arift. ipfe víus eft verbo adiectiuo hoc modo infinitato , nam :.Pófl. c. ,o.& z. Caeli c.4.hunc facit fyllogifmum $£ella wos f'eimtillantes fumt propi nos planeta monfcin — 7 ergo planeta funt prop? mos , punk E tillant huius fy dcbct. effe verboinfinitato , vt fenfus fit plamera. funt mon. féimtillantes , nam fi minor effet nega- tiua,conclufio quoq; negatiua effc debe ret ex regulis infra tradendis. Id veró quod reípondent Cafil. & Ioan. de S. Thoma so feimtillare in minori fumi infinitanter vt x- quiualet participio me fzimillentes no fol- uit , imo potius confirmat , quod diximus cx Tatar.verbum infinitari poffe, fecundü , quod includit copulam, & participium, ita quod a&us infinitandi feratur ad partici ium, nonad copulam. & in hoc fenfu ver- minfinitari poffe concedit etiam Dod. Joc.cit.in corpore quafiti dum ait,/f tamen dntelligeretur. megatto. infinitans referri ad vem verbi ,con[-quens. effet dscere , quod ver. bum ivfinitum. maucret anfinitum 1m oratio- »*, in co igitur tantum fenfu. negauit ver- bum infinitari poffe , fi nempé actus infini- tandi feratur ad copulam , & hanc fenten* tiàm fequuntur Amic, Ruuius, & alij. . nomen, aut verbum eft vox , eft ibi Pars "Prima Inftit. TraEl.IT. Cap. 11. Poftea additur reda ii. i$ t&pos ris indicatiui modi,ratio eft, quiaibi Arift. loquitur de verbnm per fe poteft enun Ciare veritatem, independenter ab alio , vt notant Compl. hocautem eft folum przsés indicatiui modi, alia .n, tempora dependé- ter abillo enunciant veritatem, nam Perrus cucurrit, ideo «ft vera , quia aliquando fuit verüm dicere de praíenti Petrus ewrrit , && fic dealijs . T. additur , && e femper eorum , &c. ad excludendum participium , quod licet fignificet cum tempore,nunquá tamen effe poteft nota , feu vnio extremo- rüm,& copula propofitionis . Porró verba Heic are etiam ef? de z.adiacente , licet exprceísé extremorum nota non appareant, fed. potius extrema videantur.f przdicata, tamen re vera, vt ait Tatar. includunt im- plicité notam cum pradicato , vt patet fi refoluantur ewrr;t eff cwrrent . Poffent tame adhuc participia excludi à ratione Verbi, — — vt notat Orbel, quiaabítrahuntàtemporis 5 To 091524 $m determinata differentia,& cuicunque,pofs ——— funt adaptari , vt Petrus Phe ic 9 mans , Kc. - A ode Poftremo pro recta totius definitionis intelligentia tüm nominis , tüm verbi ob- feruandum eft ex Tatar.cit. nomen, & bum poffe fumi primo intentionalite vere. ità fignificant ipías voces nominis , X ver ER M is vocibus attributam , &ita bicdefiniun- — intentiones, vndé bcr mis catio denominatiua , & fondanenedis., M ! fenfus eft, nomen, aut verbum eft vnum in-— ein feu laden fecunda omm voci fignificatiuz citum , & Cl onde iuteotio sciendi ceosiie- nominatiué przdicari de primis,vt dicimus dip.s. q.8. Hurtad. vt fingularis videatur , quibufdam. leuis momenti obie&tionibus prafatas reijcit definitiones,& alias addu- cit meré grammaticales ; ac etiam Arriaga difp.-Summul. fe&.1. De Oratione quid fit , érquetuples . " | €ap. LI. ] $o Efinit Arift. vbi fupra cap. 4. ora- D tionem , quod eff vox fignrficartua «d placitum , cuius aliqua pars diim" fi- gufícat vi dictio non vt affirmatio, vel nega- tio, dicitur vex fignoficatma. «d placitum ,in quo - UT & " " * wir 1 De Oratione r uenit cum nomine , & verbo, cum — Secwndb feiendum . tamen difcrimine,quod nomen,& ver- $* Sedpetes; cur in definitione oratio- - bum fignificant ad placitum ex impofitio- nis, non ponatur particula cs tempore, vcl nefui,atoratio ratione fuarum partium, fime remepere? Refp. Tatar. quia hic definitur . nunquam «n. aliquisimpofuit totam iftam oratio in cómuni ad perfectam, & imperfe- orationem bomo eji «mima ad figificandü , Cam, & datur aliqua oratio imperfecta ,in fed pracisé partes orationis funt impofitz — qua nulla ponitur ditio , qua fignificet cà ad significandum ratione fui;diciturautem , tempore,vt ila, &zmo «/bu;,& perfecta fem voxin numero fin iratione vnius for-. per fignificat cum tempore; At multi hanc mz,quz eft vnitasordinis, & complexio- una ioDets non recipiunt , arbitrantes nis,vt notat Verforiushic. dicitur cwiws« orationem neceffarió coitare debere ex no- liqua pars feparata,&c. quia non eft necef- — mine,& verbo,vndé complexiones fine ver fe , quod omnes cius partes sintsignifica-  bo,vt bomo «/bws,& confimiles aiunt effe pu tiuz,fed fatis eft vc aliqua earum sicfe ha-.— ros terminos complexos , qui non debent beat, aliz vero sint consignificatiuz , vt funt omnia fyncategoremata, & non pote(t . melius explicari hzc particula,quam dicé- E. do ei Tobit. uod ado fubordinatur '  -. éonceptui complexo. ità quod intra ipfam |. -—- erationem habeantur partes componentes |» ipfam,qua diftin&is,& feparatis conccpti- ».- buscorrefpondeant, qua de caufa dictiones |... . «ompositz figurz, vt een refpublica , .. circumícriptio, &c,non funt orationes, quia refpondent duplici conceptui, fed vni ; |. -  endénon oportet;ait Tat. quod partes ora |. - tionisin Fries: cb dictiones , quia si A  imponeretur ad significandum ,quod eme ( eft mimal , c(fct oratio, fed (afliéit , quod à inetur c cuis citm Mo xp irur Joan.de o- — amalib.z.cap.:. Vltima particula vt dj , &c. ponitur ad denotandum , quod partes E erattoriis ad. minus effe debent. significati- -— . . uz,vtdictio, & non requiritur neceffarió |. . . quoésintafürmatio, & negatio ita quod -non intendit negare, quod in As: es orationis signi opimo : negatio; nam oratio composita , feu hy- pothetica habet Pastel osdfant ex af- firmatione, & negatione, fed neceffariü cft, quod alique tius partes sint dictiones,nam etiam ipfamet aff&rmatio,& negatio, ex qui- bus conítat oratio composita , refoluuntur in partes significatiuas per modum simpli- ' cis termini, vt patet de ifta Perrws ewrrit,t Paul di/putat ; & confulto id fecit Arift, «uia cum hic intendat. definire orationem in communi, debuitin definitione eius po- nereidquod omn: orationi commune eít, & hoc eft habere partes , quz funt dictio- nes,nam hábcere paites , qua fe habeant vt affirmatio ,v«l negatjo,competit tantü ora" tioni compositz, feu hypotheticz,non au- k tem simplici , ita caponit Tatar.cit. q. 3. $. cum oratione confundi, ità Hurtad.difp.3. füumm.fe&t.s. Fuentes a. p. fum. q.1. dif. 2. art.4 . & videtur fuiffe opinio Alberi ,& Philoponi,quod probant , Tum quia fi qua- lifcung; plurium vocum combinatio íuffi- ceret fine verbo ad orationem conftituen- dam,tunc Celvm,T erra, lapis effet oratio : Tum deinde quía terminus complexus ha- - bet quidem partes fignificantes , & pluri- wee conceptibus ,fed per mo- dum partis vlterius componentis , non per modum totius compofiti, quod eft proprià orationis. Tum quia nomen, & verbum süt partes orationis principales , & neceffariz apud logicum. Tum demum quia oratio ,& terminus funt genera n& fubordinata , quia fi oratio continetur fub termino , tunc ter- minus de omni oratione przdicaretur, & confequenter etiam de propofitione fiter- minds fup oratione,iam omnis terminus o ratio foret, ergo beme «lbu:,& fimiles com- plexiones nequeunt contineri fub genere. termini, & orationis , €xeo.n. quod terdum alique planta, & animal funt genera non fübordi. t, vtaffirmatio; nata repugnat aliquid fimul contineri (ub Falfum tamen eft orationem , vt fic, ne« ceffario ex nomine, & verbo conftare debe-- re,nam Arift, r, Topic. cap.4. fub oratione comprehendit definitionem caren« tem,vt animal rationale 5 & quidem fi ver- bum ad orationis conftitutionem neceffa- la csw»teopere : Nec raciones in vrgent. Ad primam non Ig com- binatio terminorum. t ad orationem , fed debét effe inuicem connexi aliquo nexu faltim grammatical: , qui non itur in- C gue eie teri albus. . dam ex hoc; poo CAD ee LY [| - z rió requireretur, fanéillius definitio ab A-. alata effet manca,& deficeret particu- — :6 tis ad conftituendam orationem perfestà werbo conitantem , non extrahitur à ratio- int orationis;quia etiam ipfa oratio perfe- €&ta fimplex ordinari poteft , vt pars ad có- ftitutionem oration:s compofitz , Ad ter- tiamnomen , & verbi dicuntur partes rincipales orationis perfe&tz , & propo- Siionit. Ad quartam ComplutJib.z.cap.z. quinollram fequuntur. fententiam cü Co- nimb.1.Perhier..cap.a- Tolet. Ruuio, Anic. Mafio, & alijs mult; dicunt cócedentes ter minum non«ffe genus rcípcétu orationis, ncq. é contra: anos breuiter ncgamus aí- fumptum , oratio namque continetur fub termino;nec inconucniens reputamus pro- pofitionem ipfam peffe dici terminum, vt probat Cafil. contra Hurtad. lib 1. tract.1. cap.1. vndé terminus genericé fumptus di- viditur in complexum ,& imcomplexum. $2 Diuid'tur oratio prima fui diuifione in perfectam, & imperfectam , illa eft, qua Sntegram fententiam declarat , itaut ani- mus audientis quiefcat ; nec quicquá aliud pe quent vt Dcus eft íummü bonum; ifta €ít,quz integram fententiam non declarat, fed relinquit animum fufpenfum,vt fi Dcü vimueris , & vtraque fubdiuiditur j imper- fe&a namaue altéra eft cum verbo , vt in exemplo allato , altera fine verbo , vt ho- sno albus, animal rationale, & cft idem ac terminus complexus 5 perfcéta etiam eft duplex, .f. non enunciatiua , & enunciati- .. wa: illa cít,quz licet fententiam explicet ; & quietet, non tamen dicit verum, vcl fal- fum, & hac fit, vcl modo optatiuo , vt qt- mam bomines faperent , vcl imperatiuo Vt difce puer virtutem, vcl vocatiuo,vt fercite, sid ,vclinterrogatiuo, v1 e vadts? &nunciatiua vero eft,que verum.vcl falfum dicit, vt bomo ef] animal, & ideo fit in modo indicatiuo : hinc infert Petrus Hifp. quod fola oratio indicatiua dicitur cnunciatio , aut propofitio,co quia aliz non fignificant verum, vel falfum, nifi reducantur ad indi- «atiuam; notat antem ibidem Tatar. id in- telligendum effede categorica , quia mul- tz funt hypothetica determinat vcrz, qua non funt indicariui modi, vfi Afinus volaret , Afinus haberet alas; cum quo ité - eft obíeruandum pro iatelligentia defini- tionum orationis , propofitionis; ftem mi. & Bmilium cop plcxorum , quod hac nondefiniuptur ia Logica pro prima inten tione, quia fic funt quzdam complexa, có- lexum veró non definitur , fcd pro £:cun- intentione attributa oration; , xc pro- Pars Prima Infiit. T'facl.II. Cap-IT. "7 pofitioni vocali , quo fenfu funt quid incó-- & plexum , & eft ;bi przdicatio denominati- i ua,ficut in definitione nominis; & verbi. CAPVT IIL Quid fit Propofitio , fen Emuncistio quemplex . X communi vfu Logicorem fuppo- n mus Enunciationem , & Propoli- tionem pro codem accipi , & tantum pe- nes diuerfum refpeótum differre papsie tionem:b enunciatione , nam fi fola pona- tur, dicitur enunciatio , quafi fimpliciter veritatem,velfalfitatem enuücieGatfi po- —— natur in argumentatione , dicitur propoft- » tio,quafi pro alio ponatur, .f. pro inferen- da conclufione , atque ità propofitio addit fupra enunciationem , quod proponatur infcrendum Mqie in argumentatione i hoc quantum ad quid nominis fufficiat. | Quo autem ad quid rd , Arift. Propofi- — tienis duplicem tradidit definitionem, nà — .—— 1. Priorum cap. 1 eam d tionem, & negationem , dicens , quod eft - eratis aliquid y upon negans, & i.Per- bicr.c.4. cam definit per veritatem , & fal- tatcm, dicens, quod efteratie werwr falfum fi mifican: , quam Petrus H P : plexus afhs binc Lis ab ides xq UE p iftarum definitionum quidditatiua fit, melius rem explicet, & quidem Alexadera — .— Ammoniu: fov. — due dere tur iccundan A finsionem non effe per cffentima datà ,— Suae, &falfitas funtaccidétiapro- — o! mtr a d vna ,& cadem propos — tio tranfire de vera in falfam , przferum in m;teria contingenti , nam bzc propofi- tio Serres fedet , vera eft (edente Soite  & fal(a nó fedente, idq. docct Scotus ex dm fcffo 4.d. 4. q. 2. V. vbi proindé conclsdit conceptum. quidditatiuum. tionjs rzccdere natura veritatem AK a'fitatem. dcircó ates c ul prima dcfin:tio acce- patur, vt quidditatiua, & magis pcr effcu- tialia data; ità Complut.Jib,.cap.3. Flanc. Hb cippus eit art, 1. Hurtad. & alij, tum quia afhrmatio, & negatie funt cffcntiales differentia propofitionis; vndé impelibile cft eandem propofitionem de &ftrmatiua fieri negativam , ve] é contra 5 tim quia cffe orationem affcrtiuam,in qua teta confiflit enunciarionis ratio , formali- te; ei conuenit , vel quatenus s num de :lio afürmat, vel negát ; tum quia propoftio vcra, De Propofitio [esr Eninciatio vera,vel falfa dicitur , quia affirmatiua, vel negatiua eft ;jnon é contra;non .n. affirma- tur,vel negatur quia verum, ant falfum di- citur,fed cx eo verum dicitur. aut falfum , quiaaffirmatur , quod non eft , & negatur , que elt,vel é contra; tum demum, quia af- erere affirmádo, vcl negando eft de effencia - enumciationis, & ita illi conueniens, vt ta- lis affirmatio , vel negatio in alia oratione nequeat reperiri; vnde quamuis aliqua ora- tio non enunciatiua videatur aflirmsztio- nem;vel ncgationem continere , vt vtinam fisideres,re tamen vera affirmatio hiiufmo di, v cl negatio nor eft affertiua , qualis eft illa,quz in propofitione reperitur; Videa- tur Doctor cit.fub X, vbi eleganter docct, quomodo affertio ex vi copulationis prz- cedatin propofitione affertionem proue- nientem ex affeníu,vel diffenfu judicij,atq. -ideà quod in ea priori confiftat propofi- tionis e(fentia; id patet manifefte in a 1di- fcente, ait Doétor; prius .n. aliqua coclu- - fionon demonftrata concipitur à difcipulo affertionis , fecundo demon- inferioribus conuenit; vndé tandem ipfe defimt propofitionem, quod fit oratio , cx vi cuius vnum de alio enuncjatur feü ora-- tio, in qua vnum de alio dicitur ; fic enim data definitio conuenit propofitioni, vt fic in cómuni;ac etiam infcrioribus;quia enun ciari vnum de alio abftrahicab attirmatio- ne;& negatione & per vtramq.fieri poteft, Poncius vero defcribit piopofitionem vo- calem,vt fic, effe orationem, qua fignifica- tur iudicii intellectus de aliqua res S&pro pofitionem mentalem formalem effe iudi- cium intellectus de aliqua re; & propofi- tionem obiectiuam effe totum obiectum complexum, circá quod fertur iudicium 5 uia veró intellectus habet duplex iudici erebus,vnum quo affirmat aliquid de ali- quo,quod eft iud:cium affirmatiuum , & a- liud quo negat ; quod eft iudicium negati- uum, hinc propofitio vocalis , vt fic , opti- mé diuiditur, tanquam genus in fpecies in propofitionem afürmat;uam,& negatiuam., Sedquicquid fit de definitionibus prc- pofitionis ab his Auctoribus allatis, im- meritó quidem refutatur ab ipfis definitio . ab Arift. data per alirmationem , & nega- tionem iam explicata, neq. enim nouum eft apud Philofophos,vt notat Ferrar.lib.:.de Anim. q.5. duplex genus dcfinitionis affi« gnari poffe alicuius communioris , vnü cft je Tircione ad ipfam applicata concipitur, vt z^ QUART MR "^ -Hactamen propofitionis definitio non ND Cae Omibd 8 Poncio orig expli- E T »J catur per cam ratio pro onis , vtfic, 1 We wn s — "vtabttrahit à fuis: uo N lebe us abftsahereà rationi bus particularibus. Conf.quia definitio fu- pzrioris conuenit inferiori faltim fecüda- eas peni potet in definitione cuiufcunq. erioris , fed dc&pitio pradicta non rc- &é ponitur in 2cfinitione propofitionis af | s Érmatiuz;aut V6 eim airs enim propofi tio affirmatiua eíl,in qua aliquid de alio af-. firmatur,velnegstur. Conf. ruríus, quia fi quis vellet dcfinire animam, vt fic;dicendo quod c(fct forma, qua effet: principium vel vegetandi, vel featicndi , vel difcurrendi mal definirecillam, fed proríus eadem e ratio'de hac de(criptione , ac de iam prz- miffa ; ergo ctc. 1tà difcurrit Poncius in Logica pzrua c- 1o. Tande arguit Onuied. controuerí 3 Summul punt. 2. n. 6. idco. qna:1en 'am effc aptiorem definitioné pro- pofitionis , quixallata ex Arifl.explicatna- turam propofitionis per difiun&tione , quz in ficri potell, in definitionevitá- a cft,quia duplicem reddit d finitionem, | qnarum vna paro cuidam definiti , feü qui- bufdam inferioribus rationis communis , cuz definitur, & altt ra alteri parti ;ícü alijs. ;nequeat alteri fpeciei, tam per puré effentialia, vt dicédo horio eft ani malrationale ,animil eft fubftantia anima- tà fenfitiua. ;.alterum clt, quando aliquod comrune definitur per actus (uerum infe- riorím conaumergbdo illos fufficienter,vt fi définiretur animal per proprios omnium - actus; eve re : t proprius vnius fpeciei actus attribui actus infe- - riorum dicuntur competere fuperiori , & communi ,vt quia homo ridet,dicimus aai- mal ridere, nontamen dicimus ridere bo- uem;vel equum; inter quz duo definitionü ygus hoc prelertim diícriminis interce- it, quod definitio primi generis competit fecundum omaes partes fuis inferioribus. contentis fub definito , at loquendo de al- teri non cft neceffe , vt fecu "omnes pattes fui competar cuilibet contento , fed. raped in fenfu Metas ^ & quidem mxtà. commenem Interpre-- tum omnium expofitionem hoc fccub-.- do definitionis. genere defcripfit Arift incipid rerum naturalium wu, Phyf 4: cà pdt cffc illa, qug uon fiunt ex a!ijs;uec ex. alterutris, fed cx his omnia , & an mam ía ; «Co eon. Communi 2,dc Anim.24. cum ait effe prin. cipium primü,quo viuimus,fentimus, mo- uemur,& intelligimus : & tali gencre. defi- mitionisdicunt explícari folerefuperiora n& quidcm,vt abitrahunt ab inferioribus, ' fed potius vt illa refpiciunt:Ex qua do£tri- na LER foluuntur argumenta aduerfa , uorum rebur totum in hoc cófiflit, quod deinitio data ab Arift. non fit bona , quia ex integro , & fecundum omnes fui partes non conuenit fuis fpeciebus nimirum pro- pofitioni affirmatiue , & aegatiue , Deindé aduertendum eít Ariftot. non conftituiffz principales propofitionis fpecies affirma- tiuam ,& negatiuam ,fed cáthegoricam , Ode » quia vt mox dicemus,hec diufio direc? pertinet ad fubftantiam Pd ofitionis , interroganti namque de fub- antia propofitionis, quznam fit ,refpon- demus effe cathegoricam,vel hypotheti- cam: diu fio autem propofitionis in aífir- matiuam , & negatiuam potius ex parte qualitatis attenditur : iuxtà quam doctri- nam adbuc f2lfum cft Arift. non jtà defcri- pfiffe propofitionem , vt eius definitio fpc ciebus ipfius fubftantialibus competere potlit,fiquidem tam propófitioni cathego: ricequam hypotheticz conuenjt fuo mo- do affirmare aliquid de aliquo , ve! nega- ye: vnde ex vno , vel altero fundamento rationibus Poncij , & Ouuied. cootra A- rift. definitionem adduétisfacilé fatisfieri poteft : Non obid tá s«garc intendimus opositiones affirmatiia,& negatiuá effe fpecies proposition effentialiter abiouice as , quia, ve dictuin cft, affirmatio , & negatio funt diffcrenciz effentiales pro. gofitionis , neque pertinere dicuntur ad qualitatem propofitionis nifi in eo fenfu , «uo ipíà ret differentia cffentialis dici x let cius I vt dicemus cap. feq. V cl tandem dici poteit cum Tatar, Orbel & alijs , quod perillud difiunctum affrmen: , ed y wef4n: , Ccircumloquimur differentiam effentialem nobis ignotam & cum propo- fitione, vt fic, conuertibilem . «4. Sed quamuis verum fit propofitioné melius, & profundius per afhrmationem , & negationem definui ; tamen vt aiunt Conimb. multó accomodatius definitur verum, & falfum : & ratio redditur à atar. 1. Perhier q.5.6. ferta fGiemdum,quia bic principaliter confideratur de cnuncia- tionibus vocalibus , vt funt figna concc- prunm verorum vel falforum : ponitur au- tcm verum, vel falfum difiun&im (ait Tat.) . fed aliquod compofitum, feu aliqui Pars Prima Infüit. Trafe.IT. Cap.HT. ad circumloquendü nobis differentiá enun- ciationis, vnde illud difiun&dum verww,, ve! falfum cit paffio difiun&a propofitionis, vt par, & impar numeri , & conuertitur cum ta, quia emnis enunciatio eft vera, vel fal- fa, & omne verum, vel falfum eft enuncia- tio; Dum autem dicimus in enunciatione vocali veritatem, & falfitatem reperiri, id non debet intelligi tanquam in proprio ftue bicéto, & fundamento fic .n. folum refidet in propofitione mentali, vt notat Tat.cit.q. 1 ri Dubitatur. (ecundo , xndé veritas for- malis proprié dicta eft conformitas propo- fitionis mentalis, feu iudicij ad eius fignifi- catum, quando nimirum it eftin re, vt per ropofitionem mentalem fignificatur, & faftas eft difformitas ta; debet igi- tur intelligi veritatem, & falfitatem repe- riri Jageoposnone vocali , velut in figno. — exprefftuo tudicij mentalis, eo modo, quo dicitur fanitatem contineri in vrina, qua- tenus ef fignum fanitatis animalis; Signifie care autem verum, vel falfum,quod pro vocali propofitioni conuenit, eft fignis rerem effe, qualiter res fe habet,vel alite m fe habeat, & hoc non eft folum figni- care aliqualiter, ficut fyncategorema,nec. folüm aliquid fimplex, vt ca » eft applicatio vnius adalterui quem fignificz po degye. dum ap ; i t latar. : Bor pre inguatà modo hgnifi fimplici, qui terminis conuenit. Itagime- lius explicari non poteft enunciatio, vt cft communis cathegoricz,5 hypotetice,que funt principales cius fpecies, vt poftea di cemus, qua dicendo, quod fignificat obie- &um complexum, fuper quod poteft cadc- re iudicium, in quo veritas, & falfitas cft, vbi per obie&uim complexum non folum incclligendum ef coniun&um per copu- lam verbalem, quz vnit fubie£tum, & pra- dicatum, fed etiam per copulam hypotcti- cám, T a vnit propefitiones cathegoricas; nam fuper vtrumque complexum poteft cadere mdicium verum, vel falíum; oratio autem fuper quam tale [iudicium cadurc nequit, non eft enunciatio . - £x ditis fequitur propofitionem vocz« Jem , & fcriptam non dici veram , ve) fal- fam denominatione intrinfeca, fic quod vc- ritas, & falfitas fint in ipfa , fed (olum de- nominpatione extrinfcca, quatenus fubordi- patur propofitioni mentali vera, vcl falfa. Et fi quis dicat, propofitio vocalisnunquá ' j ubor- NEAL d ( aur VV : i x 960$ ro Gre. ütionalem, vteü. - candi partiai; & . —— — (ea e 1 Tos dn yt **4 p nmmnmuum uu EREMO De Propofitione fet; Enunciatione. fubordinatur mentali , quia vel effet,quan- do fübiectum dee ; vel pradicatum , vel copula, fed nullum iftorum eft dicéndü, pes quando fubie&tum profertur , intelle- non format adhuc mentalem , fed fo- lum in vltimo inftanti fuz prolationis , & tunc non eftamplius vocalis poposno. Refpondet Tat. cit. ex longa difputatione , quam de hoc habet Do&tor 4. d. $.q. 2. 6. "Aliter ergo , quod nulla propofitio vocalis de rigore fermonis eft vera, vel falfa, fed folum de communi víu logicorum accipié- tium ipfam, ac fi omnes partes eius effent fimul, co medo quo Mathematici abfolute dicunt A tangere planum A fi fo- tangat; ità igitur de rigore fermonis nulla m fitio vocis t: eM dinatur mentali: fed folüm de communi vfu, & inftitutione logicorum vtentium €, acfi omnes partes eius effent fimul. . 55 Diuid;itur autem Enunciatio,tan quá in (pecies principales, in fimplicem,fed ca- thegoricam, & in compofitam, fiué hipo- theticam ; cathegorica eft, quz con(tat fu- tibus przcipuis, vt homo eft thétier eft, quz conftat ex pluribus enun- ciationibus fimplicibus coniun&tionc ali- quem dies eft, lux eft; Petrus poet Rai q c Mit: Perlebt. plut cit. Ruuius q. 6. Mafius 2. Perih T; C.1. q.5. & alij dicantbdóe diuifionem non effe generis in fpecies , fed tantü analogi in fua , analogata ; probabilius camen eft cffe gene- riss fpecies ;. tum quia hec diuifio dire&e ... bietto, przdicato,& copula, tanquam gue T Dok accro 1 ies y terrcganti .n. de fubftantia propofitionis, quaenam fit, refpondemus , quod eft cathe- gorica, ve] hypothetica; tum quia vt no- tauit Delphinus hie;hzc diuifio penes par- tcs attenditur, ex quibus componuntur, & conficiuntur tiones, quz omninó PCI s iam perti : A o ieris quia hypothetica tio, vt talis oratio heifectizqi od con iiid fub fpecie optatiuz vel interrogatiue ,aut alia- rum, ergo enunciatiuz; tum demum ficut terminus complexus , & incomplexus vni- uocé conueniunt , licet vnus fignificet rem compofitam alius fimplicem, ita cathegori ca, & hypotetica conueniunt vniuocé in fi- gi ficando veritatem, licet vna fit compo- ta& alia fimplex,fatemur tamen cum ta- li vniuocatione effe à admixtam, n quantum hypothetica conftituitur ex cz- . t'hegorica,& per prius inuenitur yeritas in cathegorica , b àm jin hypothetica ; (e- quitur Ioan.de.S.Thoma cit.q. 5. art. s. $o- tus 2.lib. Summul.c.6.cum multis alijs . At obijciunt Complut. non effe vniuocá generis in fpecies;tum quia id repuguat A» rift.loc.cit.vbi propofittionem cathcgoricá fimpliciter vnam appellat , hypotheticam vero vnam tantuin coniundtione , feu fecü- dum quid ; Tum z.quia hypothetica non eft enunctatiua,non.n vnam propofitionem de alia predicat , fed tantum eas adinuicem connectit; quod eft vmbra quzdam , & fi- militudo propxfe enüciationis. Tü ».quia hypothetica non continet diuerfam veri- tatem, vel falfitatemà cathegoricis,ex qui- bus conftat; Tum demum, quia hypothcti- ca conftat ex cathegorica,ergo non eft fpe- cies ab ea condiftin&ta, quia vna fpecies non componit alià, 4 qua codiftinguitur, vnde potius ditinguütur vc includés, & inclusü Refpondetur ad primum , quod ficut in -entibus ens fimplex eft magis vnum ente compofito xd fe actu , & potentia , fed adhuc compofitum eft abfoluté ens vnum vnitate compofitionis,ità in propofitioni- busrice fimplex fit magis vna,quàm com- pofita tamen adhuc compofita eft vna vni- tate compofitionis fa&tz per copulam hy- pethezicam , quantum fufficit , vt abfolutà vna dicatur , & tantum fecundum quid per comparationem ad alíam . Ad (ecundam de ratione propofitionis, vt fic, eft effe enun- ciatinam ,.i.alicuius complexi affertiuam , poteft autem aliquid a(feri non tantum per dica tionem hien de CER etiam per copulationem fplurià propofitionum , que dutem dium pelm. EK ae veritatem abillis , vndé qui dicit fi Petrus ftuderet , euaderet doctus , vtique ali- quid afferit. Ad tertiam negatur afsume ptum , quia hyrothetica habet propriam veritatem , & falfiratem à cathegorica di- ftinétam , quia non fertur iudicium folum de cathegoricis , ex quibus conftat , fed etiam de ipfa coniunctione hypothetica: quantum ad. ita effe , vcl non effe , vt patet in ifta,fi homo effec afinus, effet rudibilis , nam de fingulis cathegoricis fertur iudi- cium piod, ,de Ses. autem Ke iro roin verum magis infra patc quar- tam fi eme. neq. bina us edet. fpecies à ternario diftincta,neq.terminus incomple- xus à complcxo, neque homo à corpore,& partibus , ex quibus conflat; quapropter - potcft vna entitas fimplex alterani compo- nere fpecie dicinctam,in qua habebit vti ^: - 40 Dars Prima Inflit: Tra£l.IT, Cap-1P, gationem mate riz,& partis, licet in fe có- fiderata fit quoddam totum , & fpeciem vnam conftituat , CAPVI IV. Quid [it prepofrri? Cathegorica , D quotuplex. $6 [Amdi&tum eft propofitionem cathe- goricam eff: illam , qw« babet. fubie- durs, pradscatum, C copulam verbalem ,vt partes principales fui,quod additur propter alia fyncathegoremaca interdum concur- rentia ad' propofitionis coüftitutionem : quz definitio ità à Tatar.exponitur tradt.1. fum . catbegorica eff illa , qua explicite , vel smplicità , form«liter ,vel aquéualenter habet fubiehum pr «dicatum, dr copulam, tanquam principales partes [a:. dicitur cathegorica, A. przdicatiua, quia przdicatum enunciat. de fubiccto, & ab alijs dicitur fimplex ; quia Ífelum ex verbo, X aomine componitur,di- citur explicit? , vel implicite , propter pro» pofitiones de verbis adiectiuis , vt Deus. creat, vel def fccundó adiacente, vt Deus eft in quibus implicité folüm copula coa- tinetur, vt patet eas refoluendo, Deuse creans, Deus eft ens, capiendo ens partici- pialiter; ponitur fermalster , vel àquinalen - fer, quia etiamfi A 1mponeretur ad figuifi- candum tantum , quantum animal currit, tunc A efft propo o , quia daas : tur cunceptui complexo,cum vero propo-. fitio continet formaliter, & explicité fubie &um , & przdicatum dicitur de ef tertio adiacente , quia nimirum illa tria explicite continet , fiué przdicatüm poft Iam ponatur, fiue ante, vt in ropofi-. tionibus de modo loquendi  inconíueto, vt imal c(t . Interdum autem contin- re folet , quod fubic&tum fit vnica tancü i&tio, vt inexemplo allato , quandeq. vna oratio,vt homo fapiens eft bonus, aliquan- do etiam vnica propofito ,vt homo;qui eft " fapiens fugit peccatum , & adhuc iltz funt propofitiones cathegorica , ficut etiam cü ; dicimus b»mo eff animal , eff propifitio : nam in his, & fimilibus integra propofitio ha- bet ration fubieáii , & copula propofitio- nis illius, qua gerit vicem fubie&i , dicitur copula minus principalis , quia ex illa veri- tas , ve] fal(itas propofitionisnon attendi- tur, fcd. ex fecunda , qua idcirco copula principalis appellatur . $7 Solent autem in propofitione cathe- quattuor , qua eti fuo E modo in hypochetica inueniunttr , vt po- (tea videbimus: forma,materia , quaatitas, & qualitas , metaphora translata ex phyfi- cis corporibus : Forma propofitioni ; eft copula,quz efficit vaionem przdicati cum (ubie&to fecandum afürmationem , vd ne- gationem, quz interdum ia vnica pro ofi- tione poteft effe duplex, vna priacipa is,& alia minus principalis, vt nuper dice»amus. Materia funt obiecta, in quibus, vel de qui- l bus formatur propofitio , & cogaofcitur per habitudinem , vel connexionem prz i- cati cum fubiecto . aam fi funt neceffarià connexa, vt homo eft anumal,propofitio jn materia neceffaria: fi funt connexa con- tingenter , vthomo eft albus , eítin mate- riacontingenti: fi demum neutro modo connect; poff.int , vt homo eft lapis , elt ia. materia impoffibili , feu remota : de triplici propofitionum materia dantur regulz, quod in materia neceffiria afirma tiua femper eft vera, negatiua falfa, vt om- nis homo eft animal , nullus homo eft ani- mal in remota e contra, negatiua femper "de lapis, nullus homo eft lapis i. A "EL. vera , affirmatiua falfa , vt omnis ho: verb poteft vtraq; eff: vera , & fa, imas Moo (tadet;nullus commis mulushomofu- —— det, aliquis Romo" ftudet aliquis homo non ftudet . ] Quantitas eft ,qua explicat exten vel reftridtionem propofitionis t. vel vniuerfalis , cuius nemp i terminus communis fign. minatirs,vt omnis homo eftanimal , ullus - homo eft lapis ; vel. pirticuaris ;cuius .f. fubie&um eft terminus cómunis figno par» - determinatus , vt quidà homo cur- rit;aliquis homo non currit vel eft indefi- nita;quz habét pro fubie&to terminum có- munemnullo fizno notatum ,& ideo dici- tur indefinita , vt homo eft animal , homo eít albus , quz proinde fi fiatin materia ne- ceffatia , vel remota zquiualet vniuérfali , nam homo eft animal, idem valet ; qu omnis homo eft animal, & homo no1 eft lapis idem valet, quod nullus homo eftla- pe fi vero in materia contingenti , tquiua- et particulari vt homo currit;idem valet, uod aliquis homo currit ; vel deinum elt is , cum .f. fabiectum eft terminus fingularis , vt Petrus legit , vel communis o demonftraciuo notatus, vt hic homo currit , Ex quo yatet quantitatem propofi- tionis atten li folum ex parte fubiccti, quo- modocunque prz-.licatum fe habeat ; vnde : ifta Í w^, » / . . dicendo (soft propofitionem cffe veram, vcl fal(am E. /. tionis in vcram, & falfam, affi  ncgatiuam , veiuerfalcm , & particularem f eincdesae gEnErie M esiste po á - De propofitione Catbegorica 7 Afta adhuc eft fingularis, Petruseft homo. Qualitas propofitionis cft a&irmatio, & ' megatio, veritas, & falfitas, fed quia illa vi- dentur effe cffentiales ditferentiz , ideà di- cuntur qualitas intrinfeca : veritas autem, & falfitas qualitas extrinfeca , & dicuntur qualitas propofitionis , quia interroganti qualis eft propofitio , refponderc folemus effe veram vcl falfa m;affirmatiuam ,vel ne- gatiuam; affirmans eft , in qua przdicatum afürmatur de fubiedo , & negans , inqua ncgatur , vndé ad enunciationem negatiuà neceffar;ó exigitur, yt negatio cadat fupra copulam princeslétis feu verbum praci- puum , & ideó fi negatio fit coniuncta cum nomine , f. cum fubicéto , vel przdicato | propofitio negatiua non erit fed affirmati- :wa de termino cl terminis infinitis, quales funt ift, Pctrus cft non lapis,non fapis eft homo ,non lapis cft non homo , neq; fi ne- gatio coniunéta fit cum copula rjipus prin —. €ipali reddit propofitionem negante, qua- a^ Pd acqui non fludet , eft ien débet €rgo effe ccniuncta cum verbo przcipuo on elt iners . Quid ve- " pattexcap.przced. —— - Quares, an prafatz diuifiones propofi- affirmatiuam,& ius fübiecti in accidentia , R "uiter decifionem quafiti quoad primam diuifio- nem in ycram, & falfam pendere ex dicen- disinfrà difp. 16. Q. 2. art. 2. an veritas , & falfitas fint. «ffentiales, ve) potius acciden- tales propofitioni,adcoquod de vera pofiit mutariin falíam , & contrà, fi enim res átà fe habeat , planum eft hanc diuifionem non cffe effentialem , neque gcneris in fpe- cies, fcd potius fubie&i 1n accidentia ; có- trarium vero aff eft , fi resnon ità fe habear;de quo loc. cit. Quoad aliam di- uifienem propofitionis in afürmatiuam , & negatiuam,non defunt exiftimantes effe ac- entalem;quorum prazcipuum fundamé- tum eft , quia cit diuifio penes qualitatem opositionis, qualitas autcm vi nit ef- fentiam , & fubftantiam rcis Ni erben dicendum «ft hanc cffc diuisionem effzntia- Jem, ac gencris in fpecies , quia vt fupradi- &um cft, affirmatio, & negatio funt cffen- tiales ditízrcntiz propositionis ,pam pro- positio a£iimatiua 1cIpicit effentialiter idé Utatem , X connexionem rxdicati cum fu bicdto , negatiua veró refpicit cffentiali- 4t ter negationem przdicati cum fubic&to;ex uo fit impoffibile effe vt negatiua tran- fest in affirmatiuam ,vel é contrà,quia for- ma cffentialiter conflitutiua propositionis affirmatiuz eft connexio, coiun&tio,& vni inter ex€rema ; forma veró negatiua c feparatio ,disiun&tio & diuisio extremorü: ergo omninó compertum eft hanc diuisio- nem effe effentialem : neque oppofitü fun- damentum vrget , quia vt notat Orbellus , intantüm hzc dieisio dicitur fieri. penes qualitatem , quia sicut qualitas confequi- tur formam, ità affirmatio,& negatio prin- cipaliter refpiciunt copulam , quz habet rationem forma in propositione : vel quia affirmatio, & negatio funt differentia cffen tiales propositionis , que habcnt modum qualitatis. Dices bené vransire propositio- nem negatiuam in afbrmatiuam, vt cum di- citur lapis non eft animal, lapis eft non ani- mal, hac enim eft affrmatiua de pradicato infinito,& illa rcgatiua , & tamen funt ef- fentialiter cad cm propositio . Negatur qp sint eadem propositio,quia in primanega- - tur animal de lapide, & in fecunda affirma- tur de lapide negatio animalis , ac etiam quicquid non eft anima! , Dices faltim effe non poffe diuisionem generis in fpecies ,vel vniuoci in vniuocata, quia zffirmatio,K nc- gatio explicantur per cffe, & non effe, a Brmatur namq. dicendo, quod aliquid eft , & negatur dicendo, quod non eft, fed ad effe, & non «ff: nequit dari aliquod com. mune vniuocum, ergo etc. Refp. negando cffumptum, quia tám bené participat cffen tiafem rationem enumciationis , ciuíq. paí- sioncs negatita propositio,a: affirmatiua z tam enim ben? poteft significare verum , vel falfum vna perinde, ac altera , nec mi- nus proprie terminare potest a(fenfum, Y diffcufum affimatiua , quam negatiua; ad probationem affur pti dicendum , quod li- cet inicr effc4& non effe nollum detur nie- dium , nec aliquid comune 3b eis abítrahà offit, adhuc tamcninter significare effe , K non efle aliqua duo inuicem vnita ; & connexa potcít darialiquod cómune ab- ftrahens ab vt108. fignificatio nimirü pro-. positionglis , & complexa, quat conuenit propositigni, vt sic , & vtraq.significatio tam .É.affrmationis , quam eft ofitiua, & fc habent vt dug fpecies figni B casionis;vt fic, quia licet obiectum figni- ficationis negatiux fitaliquod negatiuumg aétus temen mentis eft pofitiuus, & realis. — Quo tádém ad aliam m rec c : uo. / ^ ^42. — dbi uo odio uL. i 4T fitionis in vniuerfalem, particularem, etc. fcré conueniunt omnes non effe effentiale , fed accidentalem , & ratio cft, quia non fu- mitur penes id, quod eft cffentiale in pro. pofitione putà penes fignificationcm cóm plexam , & extremorum copulationcm , in quo-cenfillit vis enanciatiua , fed pcnes ext.nfionem fübicéi ad ca , quibus pradi- catum conuenire potcft, vndé fipponit enunciastienctm iam effentialiter contlitutà ercopulationem extremorum , qua po- fca extéditur ad plura, vel pauciora iuxtà quantitatem figni appofiti termino cómu- ni . Dices as duas propofitiones fpccie intcr fc differre ratione folius quantitatis , vt iftz, omnis homo cft albus , aliquis ho- n1 cft albus,nam prima eft falfa, & fecun- da:ft vera folüm ratione quantitatis, Ne- gatur asffumptum cum probatione, quia li- cet v niuc rfalis plura obicéta refpiciat, quà particularis , tamen illa plura non funt fpe- cie diucifa ab obiccto,quod refpicit fingu- laris, neq.«nim emzit bomo quod cft fübie- €um illius vniuerfalis, fpecie diftinguitur ab aliquo homine ,qui fubie&um flatuitur 1n particulari ; neq. ex hoc quod vna fit ve- ra altera falfa pracisé ratione quantitatis, bené deducitur illas propofitioncs fpecie ditliogui , quia vt diximus,veritas , & falfi- tas ncn funt cffenüiales diffcerentiz propo- fitionis. $$ Diwsiditur autem cathcgorica pro- qiie yatione ppisciueot in dire&tàm , eu naturalem, & indirectam, feu innatura- Yem: dircéta cít,in s predicatur id, qnod pradicari debet, debet autem praddicari fu- perius de inferiori vt quantitas eft accidés, diftinétum de confufe, vt homo efl animal rationale, accidens de fubicéto , vt fetrum. eft durum: prose qua hunc ordincm at, dicitur directa , feu naturalis ; quz autem ordine inuerfo a£&1:mat , dicitur in- naturalis, feu ndire&ta;vt accides eft quá- tj imal rationale eff homo, durum eft ferrum . Ratione veró modi ; quo exprimi- tur przdicatum cenuenire fubiccto , diui- dirur in abfolntam,feu de inc ffe , & in mo- d»lem ; propofitio abícIuta , fcu de ineffe «B , in qua abfol;té przdicatum fubicéto uibuitur nullo addite modo , quo/ti con- veniat , vt homo eft animal... Modalis cft ,. qua ncy tantum fubicéto tribuit pradica- tumáícd ctiam modum exprimit;qto ei có- .ucfiit, vt neccffe cft homincm animal: & quia. bac diuifio faris eft celebris apud $un.n.ulifl ideo rcka2 priori haac proíc- terminare totam compofitionem,fe verum ,ac dieete, qj hemo cft animal; ideo Pars Prima Toflit. Tracl.1. Cap.1V- | i quamur ; an aetcm hac diuifio fit generis in fpecics, Tatar.lib.z.Perhier, q.2.6./eewn- dà [ciendum , armat , quia propofitiones modales, & de incffe magis ditfctunt ,quà affirmatio,& ncgatio, fed hacfpecic diffc-. runt, ego, &c. Acaffumptum cft fal(um, quis .n. non videt plus differre iftas bomo cft animal ,homo non cft animal, quam iftas homo cft animal , quz clt de incffe, & ho- E mo neceffario eft animal , qua cft modalis£ potius ergo dicendum cft modalem , & de ine ffe non differre,nifi accidentaliter, qua- tenus in vna przdicatum tribuitur abfolute fubic&to, & in alia fpecificatur modus,quo ei conuenit. CAPVT V. d Quid frt propofitio modalis, Cr quetuplex .^ $9 m modalis fi t membrum cathe-. goricz, cam quoque pratrittimus. hypotheticz , dicitur autcm modalis, quia.— conftat ex modo determináte ipfam, mo- dus .n dcfinitur,quod fit adrecen: tei deter- 3j mipatio, Q modificati 5 aliqui modi de! minant tátüm extrema propofitionis ,fü Gum.f.veTprzdicatum , de quibns egimu tract: € .2. Cfi dicamus Homo fhusel piens, Petrus cnrr. idfins in prima modificat, feu rei ic&um,ly veleciter in fccüdamodificat dicatum, & hi modi non faciunt prop tioncm modalem. àliqui vero nati o- nem prgdicati cum fubie£to , vt neceffe eft bominem effe animal", aut homoneceffarió: eft animal, & hi conftituunt propofitionem.- modalem: vndé propofitio modalisdefinis | | tur,quod fit illa, qwawonflat medo determi. — nante ip[amg vc excludatur modusdetermi- —— nans extrema tantum ; modi veró determi- - nantes totam propofitionem fex enumcra- ri folebant ,, vt 2pud Petrum Hifp. videre. cft; poffible impcffibile, neccffarium, cori- tingens,verum, falfum, fed quia duo vltimi fuprapropofitiones de ineife nihi! addunt ,. idem .n. cft dicere hominem cffc animal eft quattuor primi tantür retenti funt;vt poté qui proprie extrabunt propofitionem à ra- tione propefitionis de ineffe , & modalcm. conflituunt: ita tamen retenti funt,vt quà-- uis efie fit quid cotemune ncccffario ,. & contingenti eub vtroque dittim&um ,. tàm n. néceffarivm, quàm ccrtiegcns ncn repugnat t ffe, qve cfl defiritiepefetilisvt fic, fcd contngcus vitcrius acd.t pc ffe noh Cc, De Propofitione modali - eff, &neceffarium? contra non pof: aon e(f;nihilomiaus in przfenti poffibile fumi- tur,vt coincidit cum coatingenti, y f. po- telt effe, & non eff: : vadélicet quó ad vo- cem fint quattuor modi , tamen fccuaduim rem funt tres cantüm,& correfpondent tri- plici materie propofitionum jam explica- te cap. preced. naturali,remotz, & coatin- genti ; hoc tamen adaertendum eit, quod modalisin quacunq. materia formetur, aut elt neceffaria aut iarpoffibilis , nulla cócin- gens, nam in materia contingenti etiam eft neceffariía , nam fi dicamus , contingens elt hominem currere , certum eft applicatione t modi ad di&um eff: aeceffariam , quia ne- : Ceffz eft,vt curfus contingenter ei coueniat, E nec aliter ei conuenire potelt . "^ A . 60 Dupliciter autem poteít modus in —. propofitionc poni , nominaliter , & aduer- —.. bialuer; primo molo ita afficit totam pro- |». - positioaem, vt illam coaftituat fubiectum * dewerbo infiaitiai modi , & ipfe cum alia copula finita sit przdicatum,vt Petrü cur- 3 nat . tiui modi, femper.n. retinet vim przdica- | S APvsA .doc:t süPerhier, ca c c ad- ipm . . v. 1 - : » uercen: - nito,qui ) EE. erum - rere : ; PI el * sum, ^ . media copula finita ieflicilür iacdus T (005 eff poffiiles si verá modus ponatur adaer-- 2 baalicerin propositioae, vt cum diciturho- - moneceffarió eft animzl,paries eft contia- genter albus, runc modus non cft prz dica- - tum, fed mera copulz, determinatio , vnie . modifica: vnionem przdicati cum fubie- '&o, vt patet in allatis exeaiplis; & hic etiá aliqui diftinzuunt modum, & di&ut di&um, nam totam propositionem, vt homo eft animal, quae modificatur à ly seceffsrib dictum ap- pellant; fedre vera in modalibus aduerbia- liter formatis noa tta proprié potcft affi- gnari didum, sicut u311o formantur no- minaliter, & ratio cít, quia cum aduerbiali- | ter foranatur , modus non eft predicatum. Rh. : totam propositionem immediate afliciens, fedimmediaté folam copulam modificat . 61 Porró modales habent quocunque mo 4o formentur, »rapriam quantitatem, & * qualitatem, & quidem eam dignofcere in mo 1libus aduerbüliter formatis non di fizile, cum an. in his modus non ice- tac, (24 folun nodificet copulam , atque idzo idemremaaeat fubiedum , & przi- 0g PU T—-——"c—— "* ^ A « rere eft poifibile, neceff: eft hominem eff. ^ animal vade paru refertquid modus aa- . teponatur, vel poft ponatur orationi infiai- * fet efse modus vniuer(alis fempzr cft pofübile ) . a5 catüm, 1110d erat ín simplici, quancitis, X qualitas earum eodem feré moo v23aada erit,sicut ia propositioaibus de iazf:; ac in modalibus nominaliter formatis , cim ous prz iicetur, X,cobui aiti rioja ciatur; ad eam venandam eft aliter proce- dendum ;in his igitur cam quantitas i.vni* uerfalitas, ve! particalaritis,tum qualitas.i. afficinatio,vel negatio, veritas, aut falsitas ex duplici capite attendipoteftatmirum ex di&o,& modo,fed principalius ex hoc, quát ex illo; vade si modus negatur de dicto.etsi dictum sit afirmatum , propositio dicitur simpliciter, & ab(oluté negatiua , & folum affirmatiua fecandum quid, vt Petrum cur- rere non eítaece(farium,eft affirmatiua de di&o,aegatiua de modo , atque ideo sim- pliciter negatiua , fecundum quid. afirma- tiua; & ? contra fi eft afürmatiua de modo, nezatiua de dicto, vt hominem non : ff. la- 'pidem eft neceffe, erit simpliciter aflirma- - tiua,(ecundum quid negatiua. Sic etiam ve«- ritas & falsitasex vtroque att:ndi poteit , at principaliter attendi debet ex modo, an si conzeuienter positus; vade fit , vt q1à- uis dictum sit verum, propositio polit efe falfa, vt si dicamus contingeas eit honiné eff. animil,ia hac dictum eft veram, & a1- hac propofitio,eft fimpliciter falfa, qaia licét verum fit hominem eff? animal , fil- fum tamen eft illi concingenter. conuenire rationem animalis; & ideo vt modus fit có- uenienter pofitus X rcddat propoíitioné fim»liciter veram , attendi debet mater'a, qua fit propofitio,& dictum,cui applica- tur modas. 15a enin conuenienter formas retur propofitio de nece(saiio ia materia coatingenti, aut propositio de contiageg- ti in materia naturali . ein Eolemmodo circa av EROS modz- lium difcurreadum eít,qaà4 fimpliciter at- tendatur ex quantitate modi, fecundá q folum ex quantitate dicti, vndeilla propo- fitio erit vniuerfalis a e Er coitac mo4o vaiuerfali, etiam!i dictam (it parti- culare, idem & coatra : illi autem «€ tempus , & t tempore, tales fuat N eceffarim Gr imp bile, nam ille rem gut pro omni tempo-. re, ifte pro omai témpore tollit ; particu- lares modi é contra enti ngeni en pofibite, vc hic famitur (am fi tur, vt idem e(t, quod noa rep. -— k -— - curo is V9 - » 3 Lid: entür . moi vniaerfales , qui amplectuntur omae ; diftribuuat pro omat mpif-. ans, poe - VN non tua-- EO é contra talis dici 44 Pars Prima Infiit. Tra&.IT. Cap.V. tur omne témpus,contingens enim nó fem- per accidit , ficut nec poflibile , vt contin- 'entiam importat; illa igitur modalis , cu- --ius dictum eft particulare , & modus vni- alis, vt iftanece(fa eft Petrum efse ani- mal,eft fimpliciter vniuerfalis, & folum fe- cundum quid particularis ; & idem eft & contra 62 Diuiditur propofitio modalisin com pofitam,& diuifam ; compofita elt, /» 44« modus fe habetyyt pradicatum, (v dilkumyvt Lii vnde conftat ex modo nomína- iter fumptos diuifa eft, iw qua modos ad wer bieliter fumptus determinat copulam , habes exempla fuperius ; aiunt quamplures hanc diuifionem ese equiuoci in ea seres alij tantum, diuifarn putant effe modalem, compofitam vero effe mere de inefse , vt Tatar. tract.1.& lib.z. Perhier.q.2. S.qwarto Jiéendum,cum Bargio citádo,cuius ratio eft, quia modilis eft , cuius copula non eft fim- plex, fcd modificata per modü, fed folà di- uifa copulà habet modificatà, cópofita ve- ro copulam habet fimplicem , &ideo hzc eft fimpliciter deineffe. Alijé contra com- pofitam agnofcunt pro veré modili, at di- üifam inquiunt effe meram de ineffe , quia habet prorfus idem fubiectum,& przdica- tum, quod ipfa ,nec in ea cernitur di&um , dequo verificetur modus. Acafferendum eft vtramque propofitionem tum diuifam , tum CREOÓ EA effc veré modalé , & ideà eff» diuif.onem vniuocam, nam in vtraq; oeil modus determinás vnionem pre-  dicaticum fübiedo , & in vtraque expri- ng modus, quo MER jccto,ergo vtraque veré modalis erit, per ""Bocenim fnodilis feceraitur à filio pofica calis Bs tantum,quia e sé componitur ex dicto, & modo , fed prat- fertim quia facft fef eompofiim &di- HI ; uia facit diui- fum,ita Tatar.cit trac. t. in Pct. Hifp. c. de modalibus , qui fenfus compofitus,& diui- fus licet fit obiter explicatus tractat. prac. €.ylt hictamen rurfus diligentius enuclean dus eft,vt ille,ex cuius intelligentia pendet folutio multarum difficultatum in Thcolo- gia,vt notant Complut.lib.2.cap.8. - 63 Senfus itaque Md ein perpro fitionem modalem fit,vt docet Tat. dda- ciendo modum pradicari de tota propofi- tione correfpondente dicto, vt fenfus iftius [A eed pojfibile eff album effe nigrum m , hac propofitio , album eft E ix nigrum, eft poffibilis; ratio eft, quia cum modus cft przdicatü in propofitione mo- dali,tüc totum dictum veré eft fubie&tum , & cófcquenter de partibus eius fimul sum- ptis, & per modum vnius praedicatur mo- dus , &ideó sefus erit formas importatas per extrema dicti effe fimul compoflibiles in codem fubie&o,& pro codem tempore, in quo confiftit fenfum cffe compofitum ; quapropter cum modalis compofita fem- . er vniat inter fe formas importatas per extrema dicti, & de illis fimul füumptis prze- dicet modum , hinc eft , quod femper facit fenfum cote , ex quo infert Tatar. ex Scoto z.d z. q.9. modalem compofitam de rigore fermonis non bene diftiagui fe- cundum fenfum diuifum , & compofitum , quia formaliffimé reddit tantum fenfum compofitum; quód fi fequédo comihunem; vfum velimus eam exponcrein fenfu diui- fo,tunc ex modali illa compofita duas for - mare debemus cathezoricas,vnam de inef- fe, & aliam modalem de aduerbio;, & fic al- lata modalis compofita poffibsle efl al&um ef.— fe nigrum explicatur per has duas ,. hoc. Yn & hoc poffibliter eft nigru eodem inftanti tribuitur albedo c bilitate ad aigredinem,que duo.n gnant,quia vna forma non exclu t poten- lum c ità Scotus 1.d.39 fub G,v fum compofitum,& diuifum.Hincfitquod — fen(us diuifus eftille , qui fignificatur per modalem diuifam,cum n. in €a modus íolà. copulam afficiat, & non totam propofitio- nem, denotat fubiecto conuenire illum mo- dum,non autem ipfis formis pradicati & fubiecti fimul conuenire , & 1deó ficut fen- fus iftarum compofitarum ,migrwm ejfe «lbs eft poffibile, [lVantema federe ef poffibile,eft co ficus , & fignificat ,'quod coniun&io fe- dendi,& (tandi eft pofíibilis;ità fenfus iita- rum diuifarum , (edens pofhibiliter ftat,feu Sas ftare, album poffibiliter eft nigrum , cu potelt eiTe nigrum;eft diui(us, & fignifi cat,quod fubiedto f(edenti conuenit pocen- tia ad ftandurm, non tamen ad ftádum fimul cumfcfsione;toram banc.destrinsm de. mo dalí diuifa,& compofita, & de fenfu diuifo , & compofito recipiunt  Complut. cic. & Toan.de.S. Thoma lib 2.C.29: Vt communem » & explicatur fic per vnam. *Thomiftarum,& valdé notapda elt pro d'it- ficultatibus tcologicis ia matecit de prse e :id cd poteft effe nigrum, & fic in fenfu diuifo eft - vera propofitio , quis eidem fubiecto ied o A oexiftentiam,& fimultatem cum illa, — f "pep nra COMER : 'abalia dependet, & . ^ De Propofitione bypothetica - deftinatione,& diuinis auxilijs; ità etià ex- Les Bargius (cnfum compofitum, & diui- um in t;d. 39.ad S. Ex s/fo fecwndo patet ter- tium ex codem Scoto 2.d.2.q.9.de hoc vide etiam p. inflit.tra&. 5. c.z. vndé immerito hánc do&rinam inficiatur Poncius cap. t4. paruzlog. CAPVT VI Quid [it li ypatbetica propofitio , Cn quotuplex. 64 Ypotheticam cap. 3. diximus effe H viupoliiosdin ex pluribus fimpli cibus conftantem coniunctione aliqua i1- ter fe connexis , & hz vel funtambz perfe- Gz,& confticuunt hypotheticam copulati- vam fi per particulam.e»,conne&tantur, vt Petrus dormit,* Paulus ftudet: fi veró per articulam vel;conftituüt diun&iuam , vt E i vel dies eft,vel nox eft . Aut vna propofitio feu vnius veri lituunt hypo- dee altera impf. . theticam conditionalem , quz illas duas |. continet inuicem vnitas per particulam fi, tfi. curric,Petrus mouetur. Ex quo . coftat!copulam hypotheticam bum,íed iod rcr fed pe fim- .. plicesconiungentem , v. g. Et, Vel,Si;atq; roo SAEI [Nep cue ces przdicatur de alia ,fo- lum n.verbum eft nota eorum, qua przdi- eantur ; conftatetiam effe principales fpe- cies hypotheticz, .f.sonditionalem , copu- latiuam , & difiun&iuam , ad quas aliz mi- 1inchidit rationem difcurfus , & ha- - bet vith illatioais, ita quod vna fimplex in- fertur ex alia , ideo ad eam reducun- tur rátionalis , fcu illatiua , qux con- flat particula 2o, vt Sol eít, ergo diés eft, ac etiam cauíalis,quz cóftat particula 44/4, - vt quia Sol eft;dies cft; Immo vt notat Tat, traét.i eed prop. hyp.fi particula// non fumatur ilatiue in rigoresvt denotat con- fequens (cqui ex vi antecedentis , fed largà vtimportet concomitátiam antecedentis , & confequentis conditionalis funda- tam , non quidem in bonitate illatio- nis fecundum fe,fed fuppofita aliqua pro- mifstone;aut propofito, vel alia caufa;ratio- ne cuius posito in effe antecedenti , pone- retur etiam confequens , vt si veneris ad me , dabotibi equum, si haberem libros , libenter ftaderem , werden dicitur yeómiísiua, altera Lbs ionalis , ifta nó efft ver-. 45 nalem reduci: non tameasi ly,.si, n rg iz e fumatur , quia licet iftz in antecedenzi ha- beant caufam confequentis,non tà rien ne- ceffariam , & ideó dicuntur conditionales imperfedz quam doctrinam recipiüt So- tus lib.;.(um c.8 Jedt.;. Compllib.z cap.4. Casil.lib.: .tradt.a. c. 1. & alij ex Societate : Condirionilis vero fecundum vocem tan- * tüm,in qua mimirum conditio posita iu an- tecedentc nullo modo eft caufa confequé- tis ; fed penitus difparate fe habent , vtsi Coelum tonabit , P.:rta filabic;nullo modo ad hanc fpeciem reduci pote!t , (ed eft mera copulatiua importants (olam temporis coe . Xiltentiam antecedentis cum coníequeati , non cauf(alitatem . Ad copulatiuam tádem, vt notat Tatar.cit. non ad conditionalem ,. vt quidam putant, reducuatur omnes pro-. ositiones per aduerbium temporis , v oa , vel similitudinis , vt Petrus dormit , quando , aut vbi Paulus ftudet , Plato fuit dostus;sicut Ari(t.& alie consimiles, nam fenfus, eixrum eft Petrus dormir in ifto cera- pore,velloco,& in eodem Paulus ftudet, K sic de alijsifequitur Casil.cit cum alijs. gj Verüm cum iem definitio hypotheticze ropófitionis , quod fit coftans ex pluribus jx Cibus coniun&tione aliqua. inter fe connexis, & eius diuifio in conditionalem, copulatiuam , & difiundiuam fit omaiuax Summuliftarumcommunis , vt pote qux manifefte traditur ab Arift i. Periherm c. 4» Vbi propofitionem nypotheticam vacat coniundlione vnam ,nihilominus non reci- nó diftinguit hypotheticaa à cathegorica quia Fees di fubiecto,predicato, & co- nus Tio udi rionam di quia.n. condi- « pitür ab Hurtad. difp. 5.fec. 5. vbi proindé tio pula, tanqitam partibus pracipuis, illa ve- ro plu enundiationibus. fimplicibus coniunctione aliqua connexis; q * ipfum tenet etiam Ouuied.controu.s.funi- mul.punc.4.quia, inquit, omnis propofitio fiu&'eategorica,fiué hypothetica conftat z- qué primo , & per fc fubic&o , & predica- to, tanquam partibus proximis , nam.om- nis propofitio eft enunciatio vnius de alio, ergo in omni propofitione datur vnü quod enunciatur , predicatum ; & aliud de quo enunciatur, & eft fubie&tum; crgo om nis propofitio conftat fubie&to , cato . Conf. omnis propofitio cft iudicium, uod effentialiter eft cognitio,qua coguo- itur conuenientia duorum extremorum; ergo omnc iudicium, feà omnis propofitio dicit vnum extremum, cui aliud conuenit , ctiam potiunzad hypotheicam condiigs ik aljid quodeonucnit, quorum ho pre- E nr MP wd; 4€ —— fPariPrima InfliTraflII. Cap. VT. | dicatum, illud fubie&um dicitur. Nec iuuat dicere hypotheticam habere (ubiectam , & pradicatam remotum, quía iudicium im- mediate enunciat vaum de alto , & imme- diaté fertur in conuenientiam extremorü ; ergo refpicit extrema, tanquam immedia- té affe&ta copula e ; ergo tanquam partes immediaté componentes propolitioné om- nem.Nó ergo ex hoc capite voluat hypo- theticam à cathegorica fecerai, fed exeo, quod cathegorica abfolute , & fe fola e(t fi- gnificatuia, hypothetica vero minim? | d in faa fignificatione pendet ab alia , tanquá à coditione, vt ff Sal Lucet ,d;e: ef, hic enim exiítentia predicatur de die, non abíolutàj fed dependeater ab cxiftentia conditionata Solis , vndé (eafus eit , dies eít exiftens , fi Sollucet, vbi additum illu // $2! /wcer,pre-,. dicato appofitum facit propofitionem ni- hil ponere in effe , fed tantüm fignificare conriexionem (ed dependétiam inter fubie- Qum, & predicatum . Ex quo inferunt hy- potlieticam differre à cathegorica ratione additi, fi,afficientis illius przdicatum,ex vi cuius copula eff, y. exiftentia ex feimportat , illam tantüm dicit condi- , tjonatam ; ac proindé etfi forma propofi- : tionis cathegoricz , & hypotheticz fit co- pula efl, hz propofitiones inter fe diff:rüt effentialiter;quia copula eff ia hypothetica ratione additi fe Cenentis ex parte przdica- ti contrahitur ad figaificandam exiítentia conditionatam praedicati , quam abfolacá ex fc nullo appofito addito in cathegorica propotiioncligniar . Exhoctandem in» erunt nullam propofitionem effe proprie icam, nifi conditionalem; copula- dan vero, & difian&tiuam eff: fold plu- . — xescathegoricas fimul iitioca : — quiaiahisomnibus exillentta pr ti ab- enunciatur,& illam importat fecua.. . d dum exiftentiam copula «f ia propofitio- ne appofita . Deia lé propofitio ene UM j ua Petrus crrit, e» Io«nues «mbu!at , - fimplex propofitio , fed duplex cathezo - ... ca,ergonon eft hypothetica , probat ante- | cedeas Ouuied. quod q'tia à nobis non ne- : gabitur , fuperfluum ct eius probationem r -adducere;ità loc.cit. difcurrit hic Au&or. j Hac eít contentio feré tota denomine, & modceloquendi , nam quoad rem negari. x » quia hypochetici quoque ea nifiz ad modum cathegoricz ,itaut copu- poütionis, & fuo modo poffit aífigaari ia | & pradicatum,aon quidem — € ! fatemur etiam proprié, & in rigore philo- famartificiofampropofitionum hypothe- —— eit fit forma ipfam cóltituens in effe pro- * pula abíoluté fumptum, fed peraliquam condi- ! tionem relítrictum, vt patct in exemplo ad- duco ff $4 lucet, dierejt , quz ità refoii- taur,dies eft exiltens , fi Sol lucet; imó vt ve rum fateamur , hoc modo, refoluta magis habet rationem prop ofitionis , nam primo modo potius fabere videtur vim argumé- tationis, & illatioais , quia fic (umitar per modum antecedentis, & con(equentis ; vn- dé ben? per hoc difcerni potelt cathegorica ab hypothetica , quod in illa przedicacá af- firmatur de (ubiecto abfoluté loqueado, in. ilta veró minime,(ed dependenter à condi- tione,quz afficit, & ceftrin git prz licatum; fophico , licet non dialectico , (olas condi- tionales eff hypotheticas ,tàm ob rationé ipfam aominis, tum quia copulatiuz,X di- ua&iuz porn commodé explicari per plures cathegoricas ; & hic dicendi modus re vera breuius , & clariusaperitrarionem — propofitionishypothetice,vtàcachegoris ——— ca iecernitur,minufq. coafandit Tyrond- — —— mentes. Attamenattendendo ibradurà ip- —— X ticarum benéloquuntur Summulilkz, dunt — — aiunt formam conílitutiuamA^lllarum non ——— eff:copalamef,(ed aliquod aduerbium ,^————— velnotans pluresfimplices.comiunzentem ^—— — v.g. $i Vel , qua ratione dixit Aiit. loc... ; cT DEMO hypotheticam e(f: vnà - coniundtione, vadétam propofitiones co- — pulatiuz,quam difiunctinz funt reueracós — ws lexe,quatenus colant duplici copula ver» — ali ; &licet coadirionalis fit minus omniü compofíta, quatenus veritas reperiturfolü in vna, & altera fe habet,vt mera coaditio, adhuc tamea dici potelt, ac debet propofi- tiocomplexa, & compofita propter dupli- — cem propofitionem , vnam tamen ab alia. ndentem , nam hypothetica illa /f $t eff, dies eft, incladithas fi mplices, quz am- bz forent verz ex fappofitione exiftentiz Solis (aper Orizontem 5$»! eff , ac dies eff; Irem atr do ftru&uram artificiofan copulatiuarum,& difian&tiuarum bené ita- tuunt Sammaliftz illas effz y. once e ü & à implicibus effentialiter diltin&tas, quia opulatiuz,& difiun&iuz, & iudi- z. ut AN ea veritas cop cium, quod fertur de ipfis , diuerlum clt à veritate,& iu licio, quod fertur de ipfis ca- thegoricis ab(oluté prolatis, & fine cóiua- &ione, vel difiun&tione; hoc patet de co- àiciua, nam ipfa fignificat illas fimplices, ex quibus componitur , e(f: (imul veras , qua Miu aa Agnifcir dueilia -—— - Hn MTM EU i fonte, &aliorum. — .— x ei PAypetbetics eopoftione fue etiá ..-— "modo inuenithr materia, forma;quantitas, i He Vut alitas;. mr x E ^ snápropofitio cum alia;ficutin cathegori- De. Propofitione bypotbetiea simplices,non atz; tum quia foluté fumptz vna poteit cffe vera;altera falía,ied dum funt copulatz vna. exiftente falía;tota coniunctiua cít falfa, vt pofteà ex cius regu lis conftabit;ergo cft diuerfum iudicium,& diuerfa veritas de vnaquaq. propositione cathcgorica feorfum , quam de vtriufque simultate , quia si feorsim fumantur , vna verificatur , vcl falsificatur independenter -ab alia , at copulaté veritas vnius dependet à veritáte alterius ; hoc etiam adhuc magis p in disiun&tiua, nam altera parte exi- ente falía , tota disiunétiua eft vera , aliud. ergo elt iudicium , & alia veritas totius, & alia partis,per qp patetad rationes Quuied. ino posit , & adhuc magis patebit ex di- cendis in fine hnius capitisn 67. vbi de hac re fermo redibit. Quia ergo hic prefertim — « explicarc intendimus formaliter itructurá -... '"attificiofam hypotheticarum ,X non mate- —xialiter tantüm, relinquendo modum dicé- |... di Reeentiorum, profcquimur declarare hy de jeticas de more Summuliftarum no- rorum ; Parisiensium Tatar. Orbell. Ioan."PA i a f Forma ejus eft copula, qua am; : ^ rbd iu Ma geiesiperirio cathego- ENS b t copula vniens przdicatum cum . "fubiecto. Materia eft connexio;quam habet. | *aerat cennexio', quam habcbat pradica- tm ccm fübic&g , & etiam ipía poteft effe naturalis, &im ini s oai ful v rn c js  Tisetit connexio propofitionum. ; v | — due contingcntes, fimplices neceffario c5- .. "ecdantur, etficicoc hypotheticam in mat c- xia neceffaria , vt fi Homo currit, mpuetur, ré non ex materia cujuslibet fimplicis orfim, fed cx eo quod € itur, vel neéatur pet i int 1 hypothe- ticam ,atfcadenda c eiue Ha Chin - tas cius cft , qua inuenitur jn. vtraque ca- theporica, vndé fi vtraque cft vniuerfalis , vel particularis,tota hypothetica talis erits fi vna vnitiefalis , & alia particularis , erit mixta: an vero étiam fecundum fe poffit aliquá habere quantitatem,mox dicemus. Qualitas demum eius erit veritas,v cl falfi- 25, rmatio,yel negatio,vt de cathecori- «a diee , Quz vt magis innotcícat . Ciufdcm regulaslubiurgimus. 66' Pro veritate & falfitate hypotbeti- carüm geret fequentes regula font ebícrüande, Ad veritatem conditiepa'is - 4? affirmatiuz flri&té fumptz requiritur , vt coníequentia fecundum fe fit bona,.i.quod ex natura antecedentis confequens dedu- catur,fiueantecedens , & cenfecucas ife sint vera.vel falfa , siuepoffibilia , ftue im- poffibiila, fiue ncceffaria aut contiagentias vnde ifta conditionalis eft vcra, fi homo eft asinus , homo clt rudibülis 5 erit autem falfa si antecedens poteft. effe verum con- fequente exiftente falfo , fcu si conftquens

non neceffario cx antecedenti inferatur : vnde quia confequentia fecundum fe bona femper eft neceffaria , & (ecundum fe mala femper eft mala, & coníequenter impoflibff lis , ideó omnis conditionalis vera ftricté fumpta, vt habet .f. vim confequentiz , eft neceffaria,& omnis falfa impoffibilis,& nul la datur talis conditionalis contingens . Ad veritatem rationalis vltra bonitatem con. fequentiz requiritur , vt antecedens sit. in fe verum,vnde hac erit fala, homo eft asi- nus;ergo rudibilis eft. ^d veritatem caufa- lis vltra bonitatem copfequentiz , & veri- tatem antecedentis in fe ,adhüc requiritur; quod antecedens sit caufa confequentis , vnde hac efit falía, quia homo eft risibilis, eit rationalis, quia fumus efl,ignis eft ; Ad veritatem tandem pure conditionalis , & promiifiuz requiritur,vt veré exiftat a par- te rei fundamentum illius concomitantiz antecedentis, & co: equentis, vnde vt hzc... sit vera,si veneris ad me,dabo tibi equum ,. neceffe eft tunc adefle propositum i equum etiamsi poftea non impleatur pro-. miffüm, quod si tale propositum nó adsit, erit propositio falfa , etiamsi poftea pro- miffum adimpleatur,vt bene hie Complut, aduertunt. — - A3 veritatem copulatiue requiritur vtrà. que partem effe veram;quod si altera pars, vel vtraque sit faifa, falía erit tota copula. tiu; ratio elt, quia cum vtramque partem. - coniungat , significat vtramque ita (e habe- re;,sicut enunciatur, vadé ifta cft falfa P.- trus cfthomo,& homo cft lapis : enin dicatur neceffaria, vtraque talis effe debet & si vna fola cit contiugcns , tota copulati. ua cft continzcns;ratio cft,quia hypotheti- €a coy ulatiua on folum affirmat hanc par- tem, vel illam, fed «tramque, atq; adcó ra-. tione vnius partis contipgentis it toe tà copulatiua aliquando cffe vera, & ali- quando fa3l(3; atqueadtó coutingcbter ve« r2; vc] falfa, ergo vt neccffaria sit. , verdyi- ue eed abe tequirit. Vt Mic stp isnon vtramque partc 2x d » E? Je - di "WE CH c0 ) um 43 effe poffibilcm fed requiritur ctiá , vt sint compoffibiles hac, n. propositio Petrus lo quitur;& non loquitur,conflat ex partibus pofüibil ibus fcorsim , fed quia funt incom- flbiles, tota propositio cft impofübi- s Ad veritatem disiunctiuz ftridlé sumpre requiritur alteram partem cffe falfam quia disiuncliua in rigore continet exclusionem alterids partis, & reddit hunc fenfum alte- rum tantum iftorum «ft vcrum, & sic fem- altera pars debet effe falfa: si veró lar» gà fumatur ,vt ide valct;ac /a/rem | , vel a4- miu: ,sic vtraque pars poteft cffe vera,nàá reddit hunc fenfum , vnum faltim iftorum eft verum, quo disiunétiuo loquendi modo víus e(t Chriftus cum dixit vb; duo, vel tres fnerint congregati, &c.ita Petrus Hifp.tract, 1.& per hanc diflinctionem fedatur grauis contentio de hacre inter Modernos . Ad eius neceflitatem requiritur, quod vna pars sit neceffaria ,vel si vtraque contingens cft, vna sit alteri incompoflibilis , vt Petrusle- git,vel non legi quare si ambz sint contin gentescompotlibiles, vt Petrus ambulat , vel legit,tota difiunctiua erit contingeus ; Tandem ad eius poflibilitatem requiritur, quod vna pars eius fit poffibilis, ad im. poffibilitaté quod vtraque fit impoffibilis , Pro afirmatione vero , & negatione hy- potheticaruni hxc regula pro omnibus tra di folet , quod tunc funt affirmantes , cum €oajunétio vtramque «oniungens propo- ionem cft capire | tunc ncgantes,qua- do cft ne2ata:ratio iabzcfe habet in kic cer , vt copula in cathegoricis , lrzc eritaffirmatiua. , finullus homo currit nullus homo mouetur quia cóiüctio fif uo eft affcéta negatione ;hac vero eritne gatiua,.Né fi homo curritj,homo mouctur , quia c6iüctio f afficimur ncgatione;Scd quà. . uispraz-di&ta regula pro dignofcédis aifir- matiuis ,& negatiuis jn caufalj , & códitio- nali locíü habcat, attamé nó videtur fatis có grua in rationali quz vt negatiua fiat, prz poni nó folet negatio particu iug er £6,nequeinconiun&tiua, quá dum volumus negantem facere,non praponimus parti- et & negationem dicendo. Nom, 4» Pctrus Kinder em Penins fl'udes,(ed dicimus, & Pe- £15 won ftudet. , & Dawlus nonfudet , & etiam de difiunétiua eadem dubitatio cur- nt: Dicendum tamen cft,quodlicet huiu- modi hypothetiez poffint fccundum rem alio modo negatiuz reddi,quàm per ncga- tioaem prapofitam particula ncgatiuz;ta- Pars Prima Infiit J v4 Quares;an diuifio propofitionishy- pothe coniun TratL IT. Cap.V T. — men fccundum rigorem logicum ita debét negari , vndé hacerit rationàlis negatina fccundum regulam affignatam Pejrws eff bo.— mo non ergo Peirusefl equus,&hacnegatio-— ua coniunctiua Nec Petrus fludet , mec Pas- lus fíudet nam ly mec , proprie eft particula nep &iua tamen nà : videtur fieri poffe negatiua , nifi per nega- 1 tionem partium . Pro quantitate harum propofitionum nulla peculiaris zffignatur regula , eo quia diucrfam quantitatem non habcant ab ca , quz eit in partibus,cum.n. quantitas fuma- tur ex fubicéto, vt dictum eft fupra , & hy- potheticz nón componantur ex fubicéto , 1428 & przdicato, indé fit proprié non effe vni- uerfales,aut particulares:vbi tamen aduer- tendum eft copulatiuas,& difiunc&tiuas ali- quo modo vniuerfales , & particulares dii poffe, quia particula coniunctiua nata eff effe nota vniuerfalitatis,& difiun&tiua par ticularitatis,vndé ratione iftarum poten fecundum fe dici vniuerfales , & a ves,vtinfra cap.g.magis explicabitur. ——— tic« in conditionalcn & difiun&tiuam fit proprie gene cies? Negant quan, aed s ! copulatiuas ps diírunctiuas « fimplices, nec diftinétam verit: h r^ re, aut falfitatem à simplicibus, ex quibus —— eir 2 etiam, isis fenfus eft - simplex , & per vnam cat oncth n expli catur eofüs n.v.S. lius ciiun&li o&Pe trus, & Paulus fludct,cft hic , vterqui "Hos UR" detfenfus iftius disiun&iux,vel Petrusflu. — — — det,vel Paulusfludet,cflhic, vnusiftorum ^—— — ftudet;immo ncque. conditionalis iB des verahypothetica,cum.n.indludatvim di- —— fcu; : significat veritatem , fed cófe- iw qpcion dtque Rus crit argumentatio po- tius,quam othetica propositio. Dicen- Mim cobdic dum tamen eí nalem , quam coni ü disiun&iuam cffe proprie | hypothceticas, ac proinde diuisionem tam c enerisinípecies,ità Tatar. cit. & — fcquitur 1oan.de.S.T hom.q. s. art. s. licet cum aliqua analogia , quia vt patet cx và »psius nominis propositio hypothetica prius dicitur de conditionali quàm dx cz- teris. Ad rationem in oppositum dc con- iun&tiua, & disiunctiua "cgoturafam pr » nam habent veritatem , & falsitatem pr priam à simplicibus prorfus diuerfarn « KC diuerfum fit iudicium de ipsis ,ac de sim- plicibus,ex quibus conflant;vt patet x i) gu * penus pro earnm veritate difcernen. ; funt etiam propositiones veré com- — — splexz; quia conitant duplici copula vcrba- i,nec dicuntur vna, nisi coniunctione , vt inqüit Arift. Quod autem pofsit designari earum veritas p«r vnam cathegoricam, ve- .lutin actu signato , non tollit ,quin veré in &étu exercito veritas earü sit hypothcetica 4n copulatiene,aut disiunctione plurzü pro positionum cósiftens; immo, & veritas ip- sius conditionolis ità exprimi poteit per xnam cathegoricam 1n aétu signato dicen- do,quod eft coniundio plurium simplici per particulam ff. Ad aliam de conditjonali concedunt Conrlut. cit. non participate rationem propositionis nisi fecundü quid , effentialiter vero effe tátü argumétationé. Sed dicendum eft conditionales multoties -  -gon tátüm habere vimillatiuam, fed etiam - s affcrtiuam , cumnimirum fub conditione . — « aliquid af&rmant,vel promittunt , vt patet de ila fi. bowro effet equus effet rudibilis,nam — — de ifta fertur iudicium &on tantum quoad — .dllationem;fed etiam quantum ad affrtio- — — jnem,i.quátum adità effe,vc] non efft , at- - que ades wt sic propriam veritatem ha- — —wbebit' or. 3 & - m —. «effe simulargumenttio, & propositio, cü (0 hac effentialiter sit oratio enunciatiua; cui ^ -conaenit cffe veram,vel fiip auti. gala;cum non fit enumciatina, fed illatiua ? — Refp. non eff: incomueniens , quod eadem - , oratio materialiter fub diucrsis formalita- ; tibus pectineat effentialiter ad orationem " enunciaciuam, & illat uam , & ita fe habet - in propofito conditionalis hypothetica ; - -quatenus.n.includit vim confequentiz, di- - citur illatiua,& quatenus ét przcifa vi có- -fequentiz affcrit aliquid ita effe , vel aon ei ,non quidem per praedicationem vnius . . de alio, quia id pertinet ad cathegoricas , ^ fed per Conexionem plurium. fimplicium — .faSam per copulam hypotheticá ,' dicitur enuneiatiua, : -* tatio aucem folum-dici pote i CAPVT VII. De oppofitiome Cuthegoricarmm fimplicium, .63 Ognita effentia, & muliplicitate | propofitionnm, r rhe 1 ptictares explanare tO tio, opc E E tione , € al1Js, huc prius dcoppofitionc cathegoricarum "e 9" - — EE A. 71 De Propofitione bypothetica. — ^. $ed dicesquomodo eadem oratio poteft. ! u«9 fimplicium, deindé modalium, & hypothe- ticarum. l Oppofitio itaque eft durum propofitio- pum vtroque extrem participantium: codem erd;ne fecundum qualitate, velquantitaterm, vel vrramq: repugnanti , cx quo patet , hic nos non loqui de oppofitione reali reram, qualis cft ca ,quz int&r calor:m; & frigus verfatur, nec dc illa ,^ quz inter terminos reperitur, nam de hac egimus tract. prz- ced. ape fed deilla przcisé , qug iutet propofitioncs verfatue; neque oppofitio. nem hic accipi in toto rigerc;quia talis pg nes qualitatem tantüm attenditur in pro- poficionibus; ita quod vna fic affirmans, al- tera nezans, vna vera, altera falía, non au- tem penes quantitatem;, non.n. inrigore vniuerfalis, & particufaris opponuntur, cü vna-coatincatur fub alia , fumitur ergo fue, sé pro quacunque diaerfitate propofitio- num fecundum qualitatem, vel quantitaté, K dicitur repugnautia d uartm propofrtionss, nam eadem caunciatio fibi ipfi non aduer- fatur. dicitur vtroque extremo participantium, A. eodem fubiesto,S przdicato, hzc náq. funt extrema propofitionis, & codem mo- do in vtraque acceytis, ica quod non varie- tur terminorum fuppofitio;appellatio,am- p'iatio,Xc.fed in vtraque fumantur pro co- dem fignificato re, & nomine , vt feruetur terminorum vniubcetio cum cademintee gnitate;ne aliquis terminus ponatur in v- na,qui non fit in alia , pro eodemloco , & tempore, vt docet Scor.z.d 2.4.9. fub S , vc ia (umma fola variatio fit in qualitate , aut quantitate propofitionum , in czteris func proríus vniformes . dicitur eode» ordine , qura propofitionum vtroque extremo par« ticipantium, aliz participant inuerfo or« 'dine,vt homo eft animal,animal efthomo; -aliz eodem ordine, ita quod fubicétim in vna fit etiam fübiectum in alia, & pariter icatum vnius fit quoque pradicatum alterius, vt homo eft animal , homo non eft animal, & hoc fecundum requiritur ad op- pofitionem. dicitur fecumdwm ;qualitatem , vel quantitatem, &c. quia fecundumaffir- mationem, & negationem, vniuer(alitate , aut particularitarem repugnantia propofi-. . -— tionum attenditur. 4 : .. 69 Poff:nt autem quadrupliciter pro- pofitiones adinuicem repugnare , repugnantia maxima;itaquod oppo- nut cin quate inqualitate, & hac dicitur contradi&oria oppofitio; vel effc poteit min nem oM in fola quantis : tatc »9p-e £ d ANEREUEUI E usas *$0 Pars Prima Inflit. Tra&l.1T.. Cap.VIT. tate repugnent, in qua non daturrigoroía ,geffe; in propofitionibus autem contradi » 1 oppofíitio, & hac appellatur fubalteraa, vel medio modo repugnare poffunt, .(.in qua- litate fola, in qua attenditur vera oppofi- ,tio,ia quantitate autem conucaire, quz fi fuerit vniuerfalis dicitur oppofitio cótra- ria, fi particularis ; dicitur (ib coatraria : ex quo fequitur quadruplicem eff: oppofi- tionem, contradictoriam, contrariam , fub contrariam , & fubalternam , quarum pri- ma cft maxima, vltima minima , aliz duz mediae, & fingulz (unt explicanda eum fuis regulis, & legibus . Vt autem tota hzc do- &tina de oppofitione cathegoricarü fim- | eese MTM percipiatur fübícriptá guram folent illis proponere Sümuliitz. Omnis bomo| —— m | Nullus bomo | efl amimal Contrarig | eft animal | a E 7 u^ ^ , * v— e S* cd I T, e » t [2 ln! 9 — 9. e m e *b E z C o z Im, P Aliquis bemo]: ———————— Aliquis bemo Ud «rimal | Subcontrarie |mow eff «mima: -. Centradi&oria oppofitio eft repugná- tia duarum »propofitenum in quantitate, & qualitate fimul, itaquo vna fit vaiuerfalis afirmatiua,& alia particularis negatiua; vt omnis homo eft albus , quidam homo non €ftilbus,vel vniuerfalis negatiua, & parti- latis affirmatiua, vt nullus homo eít alb, quidá homo eft albus;vbi notád( cà Tat .tr. 1.hic definiri cotradictoriá itioné de fubiecto communi , ideà licet iftz Sortes currit , Sortes non currit,non fint vn:uerfa. lis afirmatiua, & particularis negatiua, ta- men funt verz contradi&oriz,nam igne 1 em larisaftirmatiua, & fingularisnegatiua pcr coatradi&torié opponuntur , vt docet Aufl. 1, Perhier, cap.s. Lex veró contradi- &oriarumindifpenfabilis epar : funt fimul verz effe,aut fimul fal(z,(ed sc- per vna eil vera , altera falfa , & fundatur in illo gyacrali, & irrefragabili principio , SMem de evdem fimnl nfirmari ér negari mn 'to'hoc modo bewo Gorijs idem praedicatum eodem modo có-* paratur ad idem fubicótum in vna affirma- tiue, in alia tegatiué , erzo impollibile eft vtramque effe veram . Dices ilta contrad:cunt album , & noa album, & tamen homo , inquantüm homo, nec eít albus, nec non albus, ergo inter có- tradictoria dari poteft medium. Refp.aliud eff: loqui de te-minis ;aliud de propo'itio- nibus contradictorijs, nam inter terminos, ] feu contradi&taria incomplexa , fi fumátur cum aliqua determinatione , vel fyacathe- goremate, vtique dari potefl medium ,vt probat argumentum, fi camen fiant propo- fitiones dicendo, homo nquantum homo eft albus, homoinquantüm homo non eft albus ( fic .n. formari debcnt , vt fint con- tradi&oriz,vt quod affirmatur iu vnanege- tur in alia ) prima eft vera. ,altera falía , ita Do&or 1.d.2.q.7 infra & K, & d.4. q.1. fub | E, & d.5.9.1. fub L. & albi fzpé , & malé- ncgat Cafil.cit.c.. prefatas propofitiones — : effe contradictorias,licet.n.itenon con- — — | tradicant, bmp inquantum bomo eff albur,.—— hemo inquantum hino non ejf albo: , quia quo9 affirmatur in prima nonnegatur in ecunda, & cum ipfafitafrmatiuadeprz- ——— — dicato infinito , negatio ramen przpofita .. — copula negat in fecunda , quod affirmaba- ? tur in prima, & ita conftituit illam contra- - diétoriam pr:mz , nam illaaffirmata albe-. — dinem effc dc effearis bominis quod ila directé negat , vnde n.eít, quodait — Ca4fil. hanc fecundam 'carentiam, ——— hominis, quia hzc fecunda propofitio eft negatiua de pradicato finito, vt autem af. firmaret de homine carétiam albedinis de- beret effe affirmatiua de przdicato infini- i homo efü woo | «lbu:.Eadem de malé negant Arri. difp.z.n.s6. & Ouuied. has effe petii, dc z : ctorias Petru: effemtialiter eff albus, Petrus .? effentialiter mon eft albus, ca frztusratione, - ia vtraque falfum affirmat prima albc- inem effe de hominis effeatia , i fecunda negationem illius, Nam re vera fecunda propofirio non eft affirmatiua,fed negatiua £ius , € prima. Obferuandum tamen eft meliorem mo- dum contradicendi,ae deceptio contingat, effe,fi in negatiua propofitionc negatio nó folum copulz preponatur , verumetiá ad- uerbio, & cuicunq; syncathegoremati , z iuam Micibit, ita in. fiet, vt vc , oppo- s --———- Pet, sues, UE te M ?- 46 ^i tur, & quidquid in vpa affirmatur, in alia negetur, nam de rigore re fcrmonis ncgatio folum negat , quz poft fe inuenit , non quz ante fe : Hac de caufa hz non có- tradicunt Petrus femper fiudet, Petrus fim per non. findet, cum poffint fimul cffe talíz ex hypothefi,quod interdum tludeat; inter dum non , quare potius funt contrariz , vt jeitür contradicant, fic debent fieri Petrus fempur. findet , Petrus mom. femper. finder, namcum »em fcmper zquiualeat aliquando gon, sicut »en omni: aquiualet «//2sis nem, fenfus fecunda eft Petrus altquamdo mon. fts det, quz. deo opponitur primz, qua facie- ' bat fenfum vniuerfalem quoad tempus , & (99 fe. ^ v€rà ncceffaria, aut impo - laris; v.g. ex - falfitate pr ideó nunquam cffe poffunt simul verz , vcl falfz. Dices hz poffunt effe simul vera /o- mo femper ftudet , bono mou femper fiude^ , si Petrus v.g. femper ftudeat , & Paulus i6 femper fludear . K cfp. id verum efse , quia illa propositiones funt fübcontrariz , quia terminus eft communis, qui in materia có- pns eiusd particulari, ac proindé ambz verificaci poffunt , cum non sint de eodem fubiecto 5 quot autem conditiones rcquirantur, vt dug propositiones inuicem contracicant, vide Tatar. lib, 1. Perhier.q. $.dubit. 1. & a!jos Summuliflas. - /,70 Centraria oppositio cft SERUEnAD- tia duarum propofitionum vniucrfalium in-qualitate, vt omnis homo cft albus , nul- Jus homo eft albus, & ad hanc fpeétát pro. "pofitioncs indcfinitz, fi fint in materia ne- ccffaria,aut impofhbili , quia fic zquiualét  vaiucrfalibus , qux autcm conditiones re- quirantur , vt duz fint contrariz, vide Ta- tàr cit.dub :. Lex ifiarum eft, quod in nul. la materia poffunt an.ba fimul éffe verz,be 1é tamcn fimul falfz in mate ria contingen- ti 1t patct in goes aeos jn materia ibili femper vna eft vera ,& alia falfa,vt omnis homo eft ani mal, nullus homo cft animal 5 non poffunt ambz fimul effeverz, quiaalioqui contra- di&toriz poffunt effe (imul verz, nà fi duz allatz effent verz, etiam hz duz effent ve-. rz,omnis homo cft animal, & aliquis ho- mo uon cft animal , cx vniucríali fi quidem jua vera,nullus hono eft animal, N: ceiioferi ti culatis negans , aliquis ho- mo non e(t animal; poffunt tamen cffe fi- mulfalíz- in materia contingenti, i.quia ex opofitionis vntucrfalis non re- &é inferturin tali materia falfitas particu- hacfalía otrnis homo «ft al- bus, non fequitur hanc. cffe falfam aliquis De oppofitione Cathegor. fimplic.. - $i homo cft albus;quia pradicatum contingés potcft conucnire vni cx inferioribus fubie- &i, licet non orrnibus : in neceffaria vero , aut im pc ffbili non poffunt cffe fimul falís, quia in his prxdicatum cmmbus conucnit inferioribus,aut nulli . Scd dices, contradi- Goriz in nuJla materia queunt cffe fimul verz,vcl falfe,quiaafirmatiua totaliter per ncgátiuam rcmouetur , fed koc ideminco- trarjjs euenit t€ hac propofitio omnis homo cft animal tctaliter per hanc remoue tur pullus hon.o cft animal, & inter eas nul lum relinquitur medium. Rcfp. a&rmatiuá vniuerfalem vt fic , non rcmoueri totaliter per negatiuam vniuerfalcm, vt bcré bic no tarunt Complut, nam intcr omne , & nullü mediat aliquis , atque ita vniucrfalis aff r- matiua, & vniuc rfalis ncgztiua vcré babent medium interdum tamcn raWone materia, naturalis .[. vcl impe flibilis mcdium non admittunt , vt patet jn exemplo allato in argumento, eadem .n. ratione , qua vcrum eft aliquem homincm effe animal , veiü cft; etiam ratione matcrie omnem homincm eff: animal, hinc dicimus in materia impof- fibili, vel naturali duas contrarias non pof- fe effc fimul falfas , Subcontraria oppofitio eft repugnantia duarum enunciationum particularium. in qualitate,vt cuidam homo e£t albus , quidà komo non cft albus. Lex earum cít poffe cffe fimul veras in materia contingenti 5 vt patct in allato excmplo : & ratio eft , quia idem przdicatun non afbrmatur, & ncga- tuy de codem fübiecto determinato, aliter effent contradi&toriz ,. Non poffunt tamen fimul efse falfz;alioqui fequeretur contra- dictorias fimul cffe falías , nam cx falfitate pru reété jnfertur falsitas vniuere- ,€o n.ipfo quod przdicatum remouce- tur ab aliquo inferiori fubiccti, nó amplius . conuenit illi fubie&to vninerfal:ter (umptos ergo ex his duabus fub. contrarijs aliquis homo eft albus, aliquis homo uon cft albus inferr.nnirbz contradictoriz: fimul fal(z, omnis homo cft albus , & aliquis bomo. nó cft albus, tuni quía vc affirmatiua císet fal- f? nullus hamo deberetefse albus, & fic negatiua tunc cfsct vera, Subaltcrea denique oppofitio cft repe guantia dvarum p ropofitionü in fola-quan« titate,vt vniucifalis af&rmatina cum partie lariaffirmatiua., ve! votuerfalis ncgatiua ci part:eulari ncgatiua lx earum ett , " . fi vniucrfal;s si& vcra, particularis etrá eri vera,non tamen € ee ga in atc ria * SR LI - $2 —— Par Prima Inflit, Tract.IT, Cap.TI. neceísaria : ratio cft, quia ex vniuerfali ve- ra poteft mferri particularis, non é contra, uia siprzdicatum conuenit omnibus in. ertoribus fubiecti , conuenit etiam alieui ex inferioribus,non tamen é contra,si con- venit alic::j, ergo omnibus ; quia non valet aliquis homo cít albus , ergo omnis homo eft albus. Quod si hzc eft verz, quidam ho- mo cft animal,crgo omnis homo cft animal, hoc non prou: nit ex parte forme , cumin simili forma detur antecedens verum, & confcquens falfum, fed ex parte materiz , uia eft neceffaria. Deinde si particularis sit fal(a,etiam vniuerfalis erit falía,uon ta- men é contra, racio cít,quia si prezdicatum xemouetur ab aliquo inferiori ,iatn non có- uenit omnibus , non tamen si remouctir ab omnibus simul fumptis, ideó remouctur abaliquo determinato 5 quod si contingat 3nterdum ex vniuerfali falfa fequi etia par- ticularem falfam,vt in hac,omnis homo eft ris , ergo quidam homo cft lapis , id fol €x parte materiz , quz eft impoffibilis. , eadem. n. ratione, qua impoffibile c(t om- nem hominem efse lapidem , eadem etiam 3mpoffibile «ft aliqué hominé efse lapide. 71 Quares an omnes fupradistzo sitiones sint verz oppositiones? kcfp. fo- Tam contradidoriam , & contrariam efse veras oppositiones, non.autem fuübcontra- riam, & fubalternaui, ità Tatar. x. Perbier. S. Primo (ciendum , fcquitur Fonfeca is. dialect inftit.cap.6. Blanc: lib.e. £cét. 13. Arriaga difp.z.n.22. Amic.lub.:. & alij quamplures, & eft exprefsa Arift. (cntenga » ier.cap. $.& 1. Priorum cap. s. Ratio . -eft, quia veraoppositio cft eiufdcm de eo- dem, non nominis tantum, necrei tantum , fed rci, & nominis simul, ergo quia (ubal- fernz nonopponuntur fecundum affirma- "tionem, & negatione m , & pofsunt amba - efse simulverz,& simul fal(e , vt patet cx lis caruni;immo vna illarum, vniuer- is continet aliam', pus cftparticularis, funt quin. afserit omnem bominé ese animal , cenícquenter afserit aliquem hominem ef- fe animal: (ané non erunt veré, X in. rigore positz . Et parum xefcrt,quod vna sit v- niuerfalis,altera pasticularis, quiain qusa- titate non datur. vera oppesitio, & quanti- tasmaier minori non repugnat, quare füb- alterna dici debent: pottus diueríg quanti- tatis,quam oppositas vndé , & contradi- rz ipfg non veré dicuntur opponi xa- uantiratis vniucrfalis , & particula- one qualitatis ; afrma- : "ET Ps - ; LEUTE Eu e doo zc tionis nimirum,& negationis, falfitatis;&s yeritatis. Quia veró fubcótrariz, licetsmt affirmantes, vel negantes , non tamen funt. de vno, & eodem fubiecto fecundum rem, fed tantum fecundum vocem, alioquin non pofsent efse simul vere,cum de code fübie« tio nó poffit idem affirmari,& negari, ideó non funt veré oppefite: vndà quando dici- mus qwidem bomo efl albus quidam bomo non eft albus; cft idem iubiectum in vtraque tà- tum fecundum vocem ,non tamen fecundü rem, quia; in prima fupponit v. g. pro Pe- tro, qui eft albus, & in alia pro alio.f. Pan- . loqui non eft albus . Quod si fuppenerent ys eodem homine yo non £i fub- contrarie, fed contradictorie- propositio- nes, nam affirmatio, & negatio de fubiecto singulari pertinet ad oppositioné cótradi- &oriam, vt diximus, & facerent hunc fen- fum, hic homo eft albus , hichomo non cít albus. Ex quo fequitur duas tantum effe Dn oppofitionis in rigore, .f.ccntradi- riam. & contrariam, n his.n.folüquod — vnanegat, altera affirmat; nihilominus Pe- trus Hifp. & ceteri omnes Summulifte in- ter oppositiones recenfent etiam fubcon- trariam,& fubalternam ,eo/quod infertiant. ad conficiendam figuram oppositarum, & quia fumunt oppofitronem late pro qua-- cunque diuerfitatz,vt nomt Cafil.cit.cap.7:- m In finc eb[cruandum citfigna quantitatis propofitionum, que fint quattuor omnísy nu!lus, quidam,quidam non ,ex quibus priora funt vniuerfzha, aljà duo pofteriora particularia, inter (c haberc omnes oppofi- - tiones, qug in enunciationibus rcpeniri va- lent, nam emn, e nwli«s funt notg-con- trarie, aliquis (p aliqui: mon , (ubcontrarie; emmis, à aliquisnnlus, Cn aliquis nin, (unt fubalternz , demum emaus, o al iguis non, ntllui n aisquis, contradicentess Ac ctiam in fi nis mixtis ex.vniuerfali, & particulari fuo modo reperitur oppofitio, quia .n. alia magis vniuerfalia, vt vterque , & neu- ter, ala magis particularia,.v£ alser, altcr non,idcó vterque, & neuter eppenuntur contrarie, neuter vero; & sede fimiliter vterque, & alter nen, contradiétorie, alter vero, & alter non, fubcontrarié , denique vterque, & alter ; autncuter, & altez non, fibi]terné € übtur. -- — CAPVT VIL De Aeguipollemtia, y Conuerfione catben M gericarum zov , 7 JE eene cxplicandas pro- pofitiones obícuriores C o- HEEL .— LA dnnsddikensdüb i. — Au .— düiiiiteaà;EPERAHME o "gm LL.AI - De equipollentia, eo conuerf. Casheg. fimpl. .dignofcendam vnius propofitionis ad alte- - gam;cui gquiualetin fignificato ,etfi verbis confequentiam , & definitur, duarum propofjtionum oppofitarum entia in (iguificato cb negationem [u- rum parer »»el pollpofrtam , vel . fit diuer prapiftam, PM pte fimul vnde i cs tio cfl, quz propofitiones oppofitas reddit in fenfu zquiualentes,cum .n gnan- tisnaturz, vt aiunt logici, & collat , quic- quid poft fe inuenit, hinc eft , quod fi inue- git propofitionem affirmatiuam; reddit ne- gatiuam, fi vniuerfalem reddit particularé, & écontra,dummodo neganter accipiatur, . & nonipfinitanter atque ita facit propofi- tiones oppofitas zquipollere , & diuerfi- modeé iuxta diuerfam difpofitionem illius . eirca fubiedum illarum,nam przpofira fa- cit vno modo zquipollere, po£pofita facit equipollere alio modo, & ideo ad digno- fcendam variam propofitionum zquipollé- tiam tres folent dari regula hoc vao verfu contentz. Pra contradic, Pofl contra , Pra pique fuhalter ,— . Pra eontrad ic fignificat primam regulam, quod negatio Prápofta fubiecto propo- fitionis,& illius figno, reddat illam [x có- tradictoriz Agppollcueite vt hac omni: huno eff «lyus fit xquipollens huic «lgwix Boma non ejf abut, fi przponas negationé, & dicas mon omnis bomo eff albus , & fi huic propofitioni , aliquis homo non eft albus , puepons negationem dicendo, nen aliquis omo non eft albus fit zquipollens fuz co- tradiétcriz, quz cftjomnis homo eft albus; ratio cft, quia negatio, vt dicebamus , dc- f]ruit onine, qnod poft fe inuenit, & oppo- ftum ponit. P»ff cemtre fignificat fecun- dam rcgulam, .f. quod popeno poftpofita fübizé&o vniuerfalis facitillam zquipellen- tem fuz contrariz,y.g. omnis homo eft al- bus, fi poftponas negationem fubicclo di- cendo,omnis homo non effálbus, zquipol let fuz.contrariz, qua eft, nullus homo eft albusJ& bac alia,nullus homo eft albus ,. fi Íubiecto poftponas negationem dicendo, 'nullus homo non cft albus, zquiualet illi , omnis homo eft albus, quz cft fua contra- rjj. Prepellaue f Lowe lignificar tertiam regulà, f. quod ncgatio przpofita,& poft. pofita fubic&o facit illam equipollere (ub- alternz ,. vt omnis homo ett » sieius fübic&o przponas, & poftponas negatio- nem e non ar bor o non v al- zquipollet fue fubalterne;c jqui« homo c(t albus, & bec i fusil £qui- 53 ollet, si eius fubiecto preponas , & poft- phu negationem dier db n6 milia ho- mo non cit albus ; vt autem facilius equi pollentia propositionum dignofcatur , & memorie mandetur , notarum, feu signo« rü propositionis aduertere debemus equi- pollentiam , que his versibus coatinctur, * nam illaex ifta dependet. Non omni: ,quidam nón , omnis mon , quafi nullu; Non nwllu: , quidam, [cd nullus nom, valet omnis Non aliquis nullus , mon quidem mon, valet omnis . Non alter , menter : netter non, pras fiat vier2y 73 Reflat tamen adhuc difficultas de modo , quo fubcontrariz fieri poffint equi. pollentes , Casilius càp.8. cum quibufdam alijs :nquit pro €quipollentia fubcontra- ,Hiarum deferuire poffe regulam datam pro €quipollentia contrariarum;quod riimiruur poliponatur negatio ; Ati regulam illam applicemus, inutilem effe patebit, accipia- mus v.g. has duas fubcontrarias, q4/44m. homo currit, quidam licmo pon currit , fi nc— gationem poltponamus fubiecto prime di- cendo, quidam homo non currit ; iam non erit equipollens , fed penitus eadem cum » fua fubcontraria , fi fecundg poftponas nc- gationem, ncque ob id equipollendam cü prima adinuenies , fed fic c inutilis repetitio negationis diccndo quidam homonon, non currit , ergo ncgario poftpofita inepta eft pro equipollentia fubcontrariarum. Sed - neque valet przpofita, nam fi prgponatur primz dicendo, non quidam homo currit ;. -Adem erit, quod nullus homo currit fi pre- ponatur fecunda dicendo, non quidam ho- mo non currit, idem erit, quod omnis ho- mo currit. Neque tandem fi przjonatur,, & poftponatur fimul;nam fi id fat in prima dicendo, ron quidam homo non currit, ide . valet, quod omais liomo currit fi fiat in. fecunda, fi: inutilis repetitio negationis . dicendo, non quidam homo non, nen cur- rit, erge quocunque modo difpofita nega— tio nequit tacere tubcontrarias £quipollen- tc55 bac de caufa Summulite communiter negant €quipollentiam m fubcontrafijs re-- eriri poflc, it Sot. Iib.s fumm.c. Vil- E. lib.2.cap. $.Icz ne $.1 hom.C.18.Roc- cuslib 1. cap.14. Hicren. Pla. & alij... Scd cum €quipollzrtia commuhitcz in« ter proprictates propofitionis cntimeretur. plan? omnibus conuenire debet, pets ex S A »- $4 enitendum erit inuenire modum applicandi vnam ex tribus allatis regulis pro equipol. fentia fuBcontrariarum, y abfoluté ne- gare proprietatem hanc illis conucnire;po- teritigitur applicari fecunda regula poft. ponendo n mirum negationem, non aduer- bialiter, fed nominaliter. f.mwllum,vt aduer- tit Fonfec.cit.cap.7. & fequitur Blanc.fcct. 18.fi .n. (ubcontfarieaffirmanti v. g. quidá homo cít albus apponas poft eius fubicctü negationem sJ/hew faciet, banc qwid«m be- sno wullum eft «lbum hec autem f uipollet Alli quád aon hem mon ef albus, & Tui fub- contrarie negant pollponas negacionem zullum dicendo,quidam homo non nullum eft album €quipollct affirmanti quidam ho- mo cít albus; Quod fi ctiam poftponcres negationem verbaliter hoc mo-o quidam bomo non cft mon albus adhuc zquipollcbit alfirmáti quiam bomo eff «lbu1, a que ità per tres prefatas regulas habemus modum jnucn;endi equipolentiam in omnibus propofitionibts , & 74 Qi «ares, an prepofitio affirmatiua de przdicato infinito aquipolleat negatiuz de prz.'icato finito , & € contra , "ita quod ex vna poffit ali2inferri ; vt Petrus non elt uftüs ,ergo cft ron iuftus, X é contra.Refp. quod Aritl. : .Perhicr.c.: 1ta docuiff: vide- tur , namibi abfolute dicit ex negatiua de przdicatofimtoiafcrri poffe afirmatiuam depradicato infinito , &écontra , tamen poftea 1 .iriorum. c. va c illam regulam li- mitat, quod ncn valetin pradicatis com- pofies, nop m ualet , lap:s non eft lignum album,ergo eft lignum non alburr: qnia 2f- firmatar hgnum in fccunda, qvod có affr- snabaturin prima: quam limitationem ex Atitl. etià Scotus memorat i .d.4. q.1. ad 3. f. eA 1. fub G, docet etiam non va- Jete in pradicatis fitmplicibus accidentali- bus arguere à nesatiua dc przé:cato finito adaflirmatiuam de infinito v. g. Antichri- , ftus non eft crudelis, creo eft non crudelis , fe cunda ratione armata ccpulz , & redicati contingentis tmportat exiilen- tiam fubie&ti, vbi prima deexiftétia fubic- &i nihil curat à fubdit tance poffe confe- entiam tenere fi in negatiua arguatur cü eafiic ia fubicéti hoc Motte. 'Aünebriffus non cf? crudelis ; & Antichriftus cft , erga cft non crudelis; vnde o1:a in prépofitioni- bus in materia neccffaria , vel remota non Jute confequentiz ex na ad alizn,v.g.ho- mo non eft anirral crgo homo eft non zni- .bus,& impe Pars Prima Infhit . TraEl-H. Cap.V1I. — ^mal,homo non cft lapis,& hec eft corraiuc nis do&trina Sun mul;ft. Tatar. tamen]ib.z. Perhier q.1.$.4ubtatur primo, inquit, quod etiam in pradicatis fimplicibus accidétali- bus confequentia tenet à negatiua de prz« dicato finito ad affirmatiuam de infinito , quia licct album v.g. aut nigrum phe €xiftentiam fubicéti , non tamen illud ne- ceffarió fupponit non album,& non nigrü , immo funt ncgationes extra genus conue- nientes indifferenter tàm «nti , quam non enti , vnde dum dicimus, Chymeranon cft dr Chymcera eft oon alba, fenfus cft, quod Chvmcera cft ens , vc] non ens, quod €ft non album. , & hzc doétrina videturà Scotoinfinuata 1.d.28.q. 1/6 4d arg. bwins quail ionis, vbi ait in fimplicibus afbrmati« vam de pradicato infinito fequi ad nega- tiuam de przdicato finito, vbiillud predi- catum infinitum fignificat negationem ex4.— tragenus ; quid autem fit neganio in ge» nere , Kextrágenus , & quomodo dif- ferant OE Doétor cleganter p. d. 23. - . vn. LJ v H:nc fententiam. fequuntur quicunque affrmant nomen infinitum vcrificari tam de his,qua funt ,quam quz non funt iuxta illa, quz docuimus de nom:neipfinito c. 1. hnius trac. & fuit doctrina Arift. ;, deinterp. c.1« dum inquit. sem beo nem efl mtmen,quinfi- militer in quo! ibet eft Ge quad efl v qucd mom eff , & probatur ex raticne ipfius nominis ii finiti, quia hoc ncn ponitiníübiecto nift. — negationemillius,cui adiüngitur ncgztio . fed negatio, vt venficetur , non cxigit exi«. " flentiam,aut poffibilitatem fubic&ti , quia nihil prorfus ponit in coergo,& c.& ita «6- tiunt de ncmineinfinito antiquiores om-- nt s Boet. Ammon.D.Tho.1:. de interp. c. x. & reccntiores feré emnes ibidum To] Ruu. Amic.&alij ; & videtur ctiam ita fentire Scot.:.Perhier.q. $.in fine; vbi ait 2fürmati- uam de przdicato infinito tot modis vcri- Écari , quot ncgatiua de pra dicato finito , €ffe .n. nog hominis non plus ponit, quam non effc hominis * Sed obijcitSotus lib.s. Surim.c.1.nomé infinitrm non verificari de ncn cxifienti- ibilibus,quia fecundum regu- Jam Scmmulift. propofitio a&rmativa de, EO nen füpponente , .i. non cxiftente cfi falfa;& 1.prio.c. vlt. docct Arift. valere confccucntism à propofiticne de 5 2diacé- Qum .€n cxiftcrct quia eft z.adiacens dicit , -. requiritur exiftentia fubietti, vajebitabfo- — tc &d 2 adisctns , ncn valeretaüt,fifubie- —— - | exif etiani fubicái, Addit ATA tr £. E E^ T LAE - (y tht — adiacente ad z.1 De equipollentia, eo conuerf- Cathegfimpl. — 55 fe. 3. quod licet poffit de chymera - dici, quod son e/ homo Eo tamen zs po- tcít,quod eff sen bomo ,quia id fiznificat eí- Yealiquid , quodnon fit bomo , hec.n. ne- gatio confuse dicit omnia alia ab homine , €himera autem neq. eft homo ; neq. aliquid ab homine diftinctam . g.Regulam illà Summul. valere tantum án propositionibus accidentalibus , in qui- bus copula vnit fubiecto Formam aliquam positiuam fecundum actualem exiftentiam extremorum,non autem in propositionibus neceffarijs, auc illis , quz simplicem enun- ciant negationem, & nihil positiuum po- nunt in fubiecto , vt eftpropositio confti- tuta ex nomine infinito , sic etiam cum ait Arift. valere confeq. à propositionede 5. uitur de illis propositio- Ribus accident?libus, quia accidens nó po- teít conuenire fubiecto , nisi exiftenti. Ad Arriag. falfum eft nomen infinitum , vt sos bomohgnificare omnia alia ab homine,quia formaliter aon fignificat , nisi negationem - rei fignificatz per nomen, cui adiungitur : poteft camen concedi, quod illa omnia con- .. notet materjaliter tanquam fubieéta , qui« bus applicari poteft. ' ^75 Conuerfio propofitionum eft per ex- . trémorum commutationem fubiccti in prg- i ; dicatum , & przdicati in fuliectum. vnius ad aliam neceffaria. confequentia feruata cadé femper qualitate,& veritate, .i.quod maneat copula aflirmatiua, & negatiya vtro bique, & vtraque fit vera, vt v.g.aliquis ho mo cft animal,fic conuertitur, aliquod ani mal eft homo ; propofitio , quz conuerti- tur, dicitur conuería, altera , qua ex illain- fertur, & in quar. conuertitur, dicitur có- uertens . Triplex folet affiznari conuerfio, fimplex ; per accidens , & per contrapofi- tionem,prima fit, quando nec quátitas mu. tatur, nec qualitas, & ideó dicitur conuer- fio fimpliciter,totalis,&z mutua, & hoc mo- do duo propofitionam genera conaertun- tur , vniuerfalis negatiua in vniuerfalem iuam, vt nu!luslapis eft homo , ergo homo eft lapis: & particularis adir- matiua ia particularem aff rmatiuá,vt quida homo eft animal,ergo quoddam animal eft homo.$ conueríto fit mutata quan- tirate vniuerfili in partic » &fic duo um genera, conuertuntur, vni. alis affirmat.ua in Nen affir- matiuam,vt omnis homo eft animal , ergo aliquod animal eft homo, & vniuer(alis nc- gatiua in partic avt nullus homo eít lapis , ergo quidam lapis noa cít homo, & ideo dicitur conueríto partialis , & non mutua : vbi nota vniuerfalém a&r- matiuam poffz etiam fimpliciter conuerci in terminis coaaertibilibus,vt omnis homo eft rationalis , ergo omae razioaale eft ho- mo , & vniuerfalem negatiuam pof: íim- plicitzr coauerti, & etiam per accidés,quia particularis continetur fab vaiuerfali .Ter- tia fit,cum iafiaicantur extrema, &ideo di- citur per contrapofitionem;quia fit per ter minos infiaitos, qui fiaitis cotraponuntlr , & fic conuertuntur vniuerfalis affirmatiua in vniuerfalem affirmatiuam,& particularis negatiuaio particularem negatinam, vt om nis homo eítanimal,ergo omne non ani- mal eft non homo , aliquis homo non eít albus, aliquod non album non eft non ho« mo , & proprié non eft conueríio ( nifi fe. cuadum fenfum )-qüia non manent extre4 ma eadem. 76 Regula communis omnibus conuer- fionibus vt bené fiant, cft, quod in vtraque propofitione, .i. conaer(a , & conuertente, feruentur femper eadem fuppo fitio,X aliae terminorum atfectiones, propterea vitiofaz funt hz conuer(iones;aliqua fpecies citlco, »: ds aliquis leo eft fpecies;ali quis dormiég eft excitatus;ergo aliquis excitatus cft dor. miens in prima.n.variatur fuppofitio;ia fe- cunda variatur ftatus, fic de alijs;vt veró hzc omaia faciliss intelligantur quattuor vocales defignate funt. A. E, I. O. quarum rima fignificat vniuerfalem affirmatiuam, ccunda vniuerfalemnegatuiam, tertia par ticularcm affirmatiuam, quarta particularé XM a quod his carminibus exprimi olet . "Afferit A, negat E, funt vniuer[aliter am- - 3, "Affert. I, negat O, [amt particulariter am- be Ex his vocalibus quiba(lam adie&is cá. fonantibus pro iacegritate dictionum tres fnat conftitutz dictiones Feci, Eu, 4/fo,in gut omnes comprehenduntur conuer- ones, &his verfibus indicantur. Feci fi splicster comuertitur, Eua per acctys "Alo per contra, ic fit comazrfin tota. ud ly Feci, d:notat , quo. vniuerfalis. negatiua , & particularis atfirmatíua fins pliciter conaertuntur, E««.figi uod vniuerf;lis negatiua poteit etiam per acci- dens conuerti , vniu?rfalis autem affir.mati « ya per accidens folum loquendo vniuerfali-.- ter. Aff demum fignificat , quad vntuerfa- LA s $6 Pars Prima Inflit. fis afirmatiua, & particnlaris negatiua có- uerti poffunt per contrapofitionem. Ob- feruandum tamen eít in conuerftone fim- plici, quod fi praedicatum implicité conti- neatar in copula, vt accidit in propofitio- nibus de z.adiacentc , tunc refolui debet verbumin füum fignificatum hoc modo , omne animal fentit,ergo omne featiens cft animal, equus currit, ergo aliquod currens eft cquus : in propofitione vero conftante terminis obliquis debet etiam fieri aliqua circamlocutie hoc modo , vt v.g. hic liber eft Petri, ero aliqua res Petri elt hic liber. Quares quomodo conuértantur propo- fitiones fingulares, ac indefinitz ? Rcfp. quod conuertütur fimpliciter, vt v.g. Petrus currit conuertitur in hanc ali- quod currens ef! Petrus idem dicendum de indcfinitis, quarum fubie&um eft terminus communis fimpliciter fupponens , & pro fuo immediato c penc animal eft ge- nus, ergo aliquod genus eft animal ; homo e(t fpccics, ergo aliqua fpecies eft homo. CAPVT IX Deoppo[ttione , aquipollentia , & ecnnerfione catbegoricarum madalium , ac etiam hypotheticarum , 77 Cy in modalibus attendi de- Mon- bet penes modum, fi nimirü fue- ric vniuerfalis , aut particularis . affirmati- uus , vcl negatiuus, diximus autem fupra cap. 5. quod seeeffz eft modus vniuerfalis , afhrmatiuus, vnde affimilatur figno omni: impo [fibile eft modus vaiuerfalis negatiuus, &aflimilatur figno mellu; : contiwgen: au- tem feu poffibile cft modus particularis af- firmatiuus , X affimilatur figno «ligwis , & candem foffibile nan , (cu contingens wn eft modus particularis negatinus , & affimila- tur figno «ljgwis mor, quod brcuiger his ver fibusexprimifolet. - Omnis nece[fevalet Anpoffibite nullus, poffibsle quidam , quidam mon, potfibile na, Cumigitur hi modi per omnia affimilé-. tur radiis fignis,confimili ctiam modo contingit in eis oppofitio, & ideà ficut có- trariantur ops»/r , & malls , ità »ecafe, X smpoffi bile , & ficut fubcontrariantur 44/44, K quidam non , ità fübcontrariantur peffi- bile, & piis non , & rurfus ficut contra- dicunt sallus, & quedam , omues, quidam » »,icà contridicunt swpoffible , & poffi- lile, (ed contingens, item neceffe, & poffbi- le ntn, fin cemt,npens, non , E tandem licut - Tratl.H. Cap.IX. — omnis , & aliquis nullus, & «liquis mon fub" alternantur, ita etiam p d ,& pfihiles, fou conting mi, ac mpo[fnle, & poffssle mis feu comtingen: non , Excmp'um fit in moda- lide di&o fingulari , vt respercipiatur fa- cilius, contrartz fant , Petrum currere impoffibile , Petrum currere eft neceffe, quia prima eft vniuerfalis negatiua, fecun- da vniuerfalis affirmatiua ; contradictoria (unt Petrum currere eft impoffibile , Petrá currere eft poffibile, feu contingens , quia hac eft particularis affirmatiua illa vniuer« falis negatiua ; fübcontrariz funt , pofibile eft Petrum currere , poflibilenon eft Petrü currere, quia ambz funt particulares , prie ma afirmatiua,altera negatiua ; fübalternze demum funt neceffe eft Petrum currere , offibile eft Petrum currere, quia ambae unt afirmatiuz, vna vaiuerfalis , altera par ticularis. Pariter in modalibus diuifis vt fiat oppofitio, attendi debet. quantitas mo di , &fi faerit modalisdiuifa defubie&to — communi debebit etiam attemdi quantitas — didi, Vtautem dodrinahzc de oppofi- — tione horum modorum facilis percipia- tur, hocíchema proponitu r. — ^ — ———— ————— ———— o Mo | necefie | Contrary) | née e ac T Ow. Tu En - e M. - » à - 3 C, QUAS vl I» " 2g SV t t " 9 4 ab E] P d 9, e m z € 7 z - ————— .. 23 JEquipollentia in modalibus fit ficut C P eie tieni negationem - x vel poftponendeo, vel przponendo, X polt- ponendo fimul , tunc autem in dod Jibus. Paper negatio , gei negatur -— us, tunc poftponitur ndo negatur dt- Gum,tunc demum pollooniti & [e tt nitur,cuni negatur vtrumqüe , conttituen- don negationem ex dici& mo  . di fianul; v.gcha funccoltradidoria pote ex fibie cit Petrum currere? impoifibilc cit Pe. adeo 2 "ad. a De eguipollentia, 69) coniuesf-Catheg-fompl. — $7 trür currere, fiin prima negationem pre- ponas dicendo , non eft poffibile Petrum currere, tunc zquipollet fecundz, quod fi  fecundz przponas negationem dicendo , non eft impoffibile Petrum currere , ftatim zquipollet prima, fic etiam contrarias , X fobabemas zquipollentes inuenies, fi alias regulas applicabis . Vt autem iuxta przdi- &as regulas quifque dignofcere poit. op- positionem ,& zquipollentiam modalium, . aifignar folent quattuor dict ones. Pwrgs- - rea, llliace, Amabimus, Edentuls, in quibus notandz funt quattuor vocales A.E I. V. ' fam prima indicat propositionem modalé -af&rmatiuam de dicto, & modo, fecunda ne- gatiuam de dicto ,. af&rmatiuam de modo , tértia afürmatiuag de dicto , & negatinam de modo, qüarta negatiuam de vtroque", quod his exprimitur carminibus . si Defirnit V tofum y fed A eorfirmat vtriia; ^ Deftruit E ditum ,defirmit I 4; modum. .. Anfuper in ynaquaque ex. fupradictis di- &ionibis quattuor reperiuntur. fyllabe . quarum primain sisguiis.petit modü poffi- - bile, fecunda Lm ye » tertia impoffibi- —- — . : (1 Pur. $5. | pu. Fettum nó eurere nó e(t poililsile, | - e re- ni Petrum noa currere e 2n £ofrere eft. necefle fbile * Yes 132354 —— MÀ ITE YU. 2 1:Ó aMroA A 3t ; WE TAE -0 78 eu dila E ido t^tas) "p. ES ot E ici ab 38, Boro :oodobapduiot A9. . B. 5 : : ' idit 8 aro sifaoeustáun ; | íi 8 1 -* 0:23 o 1586 209):252550G€9 du : 2 " ALS s iy: PLA id pirrümcurrrscftpolmbile ^ ^ Ho -. Pcttum non curr*re eft poffibile * ; ^ Weuumcwreei contingens 5]. 573 20 Peirüm non currete eít contingens Au. Bop ulrrer: non eftimpolibile| .Subcontrarig —|'^ Petr nó currere n6cft smpodisbile i Jer genis Sàg cutcu. ni ef aleeds C mus Nib4 qu "Aem quio nan ofi eie E " 4,77. Conuerfio tandem modalim eftea-  uerfione fimplici in hànc co nuertitur , ali- P deni feié; ic conuerfio impheiuml;mam ge- — quod' album effc hominem eft poffibile , & » . féraliter loquendo conuer ratione fic déalijs, alia de modalibus mifi faci- .  ' $i; nohratione modi, vnde regulariter modi imiariati manent tàm in módali cóm- pofita; quàm dülifa , & fola dicta variátur, * Wideo ull im affiznatz pro conuer- — . Pone fimplicium inferüire modà poffint pro conuérfione ft;odalium ,& fic hzc vni- verfalis aftirmatiua omnis homo nec rakkidens : & hec particaliris a£ tli afiquem homiachs CC Spon b Pctrü non curzere ná gem Contratix .  THtanimal,quz tft modalis diuifa,conu | mutcrne s M le,quarta neceffe; vt autem red ex his di- &ionibus conftituatur fisura' modalká qua- tuor etici debent anguli, itauc in duobus fuperioribus sint Pwrpsre« , & fili«ce cum modalibus eis correipaa E iiic i in- ferioribus J4ma«bimps , ac Edentuls , sic .n. facile dignofces oppositionem;& equipol- -entiam modalium , omnes.n. propositio- nesfub eadem dictione contentz [vat in- ter fe zquipollentes, contente vero fub di- uers;s dictionibus inuicem opponuntur, n& propositiones , quz fiunt in Purpose & Illiace opponuntur contrarié,qux in Ama- bimus , & Edentuli fubcontraric, qua in Purpurea; & Edentuli., ac pariter , quz in llliace , & Amabimus contradictorié , & tandem, quz fiunt in;Purpurca , & Amabi- mus;& similiter,qua in illiace , &Edentuli opponuntur fübalterné . Ad cuiusrei maios rem intelligentiam pro Tyronibus propo- nimus hic figuram conflruéctam'n didis de termino singulari pro modalibus compo- sitis , quw vtinferuiat pro diuisis conflitui debet in distis determino communi, 4 , i — — — —— ;j Petrum currere no 3 cft po Yibile Pet rum curr;re non eft co.:tingens * Petrum currcerz eft impo lib.le ' €€ Petru m non currcre eít necetle ono teda tcd oris at li mus,vt inutilia & potius deterrentja Ty- ronum ingenia quam iuuantia; folum tra- - "demus régulam iu fine. cap. eas reducendt ur Sh " pofitioni: .,58 De Hypotheticis verà propofitioni - tie Rud cir dion cina faber rro- phd er i liftis in nifi oppofitio contradi&toria folet a(- B onc- tjonem toti propofition; taut. cadat fü- g rcopliem Spe principalem, vt v.g. Si Petrus Budesoitdedussconzadii hic, Non f Stadt, ert dochunegbgpadic hoc, Nux "d $8 Petrus ftudet erit doctus , & ità przfertim Delphinus adnotauit de interp. cap. de prop-oppof.vbi proindé negat poffe hypo- theticas contrarié opponi , (ubcótrarie aut fubalterng.Sed quia cap.cit.diximus copu- latiuas,& difiunctiuas quodam modo pro- priam habcre quantitatem, quia e» cft nota vniuerfalitatis , vel eft nota particularita- tis,nam fi dicimus,& Petrus ftudet,& Pau- lus ftudet,frzc propofitio reddithunc fen- fum vterque ftudet;hoc autem fignum mix- tum redi e vniuerfalitatem, vt dictum eft cap.7 infine; fi vero dicimus , vel Petrus ftudct, vcl Paulus ftudet , hzc frorodiid reddit hunc fenfum , alter illorum ftudet ; hocautem fignum notat particularitatem 5 Hac de caufa 1n copulatiuis, & difiunctiuis preter contradictoriam aflignari etiam po- terit oppofitio contraria, fubcontraria , & fubalterna , qualis reperitur in fignis mix- tis,quibus zquiualent;ifta igitur, & Petrus. findet Po Paulus finder , erit contraria huic, pec Peirus Hudet ,nec Paulus fludet. , quia rima eft vniuerfalis affirmatiua cuius js us eft, vterque ftudet, fecunda vniuer(alis negatiua, cuius fenfus eft,neuter ftudet: ex dictis autem c.7. hac figna opponuntur c$- trarié:erit veró contradictoria huic,vel Pe- trusnon ftudet,vel Paulus non ftudet, nam fenfus huius eft,quod alternó ftudet, quod eit fignum particulare negatiuü : & fic etia adinuenies oppofitionem fubcontrariam , & (abalternam , fi coafideraueris oppofi- tionem fignorum mixtorum c.cit. expf/ca- tam,& examinaueris , quibus eorum zqui- ualat hypothetica latiua, vel disiun- &iua, vide apud Cafil lib.z. tra&t. 2. cap. z. : de oppofitione harum hypothe- ticarum , )/ De JFquipollentia hypotheticdrum parü curant Summuliftz , tum quia non omnes propriam habent fitionem , & confe. quenter neq;zqui tiam; tum quia ze- quipollentia inuenta eft ad declarandam O bícuritatem nubem alicuius hypotheticis obícuriores vtique r ropofitiones de nouo ' atin orent » quam il. pro quarum declaratione fizrent zqui- pollentes. Sic etiam de conuerfione €arum funt admodum folliciti , quia in hy- potheticis non v. , nam f conditionalibus conuerti nequit conditio. in conditionatum , & in atiuis , & di. siunctiuis identitas terminorum feruari nó. oteft , cum sint diuerfz iti Pars Prima Inflit. TraflI. Cap.IX.. & idco de fola cathegoricarum cormersio- ne dcbemus effe follicitt. " $1 Quares, quz regula sit obferuanda in reducendis modalibus ad fuas de ineffe ; Refp. reduci per officiantem de ineffe hoc modo , prius Formari debct propositio de ineffe implicata in modali,deindé oftendcn- dum eft, quod illi conueniat modus in pro- positione modali positus, hoc totum decla ratur exemplis , hzc modalis composita , contingen: eft. Petrum currere,reducitur sic ad fuam deineffz, bac prepofftso, Petru: cur- rir ,e[l contimgen:, & ilta vocatur efficiams il. lius modalis,quatenus inferuit, vt peream  . probetur dcineffe in modali implicatz , .£ Petrus currit,conuenire talem modum , .f. cotingentizs Sic etiam hzc is diuifa petrus nece[farso efi bomo. , ità reducitur fuam deineffe y aber bac pro» gofitio, Petrus mo ,eff necefiaria s itaque acini modalis ad fuam deineffe fuf. ficit yer officiantem oltendere , quod dei- neffe in modali veneno talis modus,qui ih modali ponitur, : CAPVT X - - De propofitionibus expomibilibur 8o — dps dfolubilibus. uem $z pigsene exponibiles dicuntur illz,quz ratione alicuius figni ime — portantis fenfum obfcurum pluribus pro- pofitionibus debent exponi , & declarari , qua ratione illz dicuntur exponibiles , iftz exponétes;funt autem triplicis generis ex- clufiuz ,exceptiuz ,& redigit fccü- dum quod conftant fignis exclufiuis,exce- tiuis,vel acr situm iR e ex nor gnorum explicationc pendet propofitio- ape i rp intelligit » cum fatis- fuerint explicata trac.przced.cap 12.mo- dà de exponibilibus propofitionibus nihil momenti (upereft declarandum , nifi cuius fint geaeris ; num .f. fint oricz , an potius hypotheticz ? Refp. formaliter effe cathegoricas; fed virtualiter bypotheticas, quatenus exponuntur per plures cathego- ricas,quaz faciunt vnam b cam co- pulatiuam,aut difiundtiuam ,aut coaditio- nalem,vclcaufalém iuxtà. copulatiuam theticam Perrw; eurrit readiness P ; T«f ye. 4 eft rsabites vene edlen ie bemo ef ratA ——. ;—— esrrit , exponi ris. plicatiua , vt&e- wf rifMlug üccecatem dnargumcento ; De propoftt.expowibil.  infolubilib. risidicuntur ergo virtualiter hypothetica, €o quia virtute continent hypotheticam , & ci zquiualent in fignificando Tatar.tame trac.1 3.com.1.$. fecundo fciesdwm conten- dit ex ponibiles not zquiualere hypothe- ' ticis in fignificando,fed tantü in inferendo. : $3 tur etiam in iftis oppofitio contraria, íübcontraria, contradictoria , & terna , quarum figuram ; velrotulum (vt vocant) contextum afferunt. Tatar. or vg cie rr c.1.& alij Sum- muliftz;(ed grauis eft diflicultas de (fructu: xa contradictoriarum aiunt n. in. exclufiuis bas inuicem contradicere fats Petruitur sit, non tantum Petrus currit , quod non vi- detur bené di&tuni , cum ambz poffint e(fe falíz ex hypothefi,quodnon currat , fic .ri. falía eft prima;vt de fe patet,;item & fecun- d3,quia ex hypothefi nec folus currit , nec ... eum alijs sffociatus.Sic etiam iftz duz funt falfz Tamium eff malus , mon tantum Deus. eff malui quia ifta fic refoluitur Dewz efi malus , & aliquis alius prater Deum eff salu, Ref] t Summulifiz in his pro- pofitionibus femper fecundam cffe veram, nam illa som tawtum Petrus curritità expoó- qitur-yel Petrus non currit vel aliquis alims eurrit quare Petro non currente , fi tamen alij.currant , verum eft dicere mou tentum Petrus currit; vndé de rigore fermonis con- cedunt etiam illam, vt veram , won tantum Dens eff malu:,quia non eft refoluenda , vt dicebatur , fedin rigore logico ità debet €x poni , vel Deus mon eii malus, vel «liquis ulus efe malus. Ratio autem ,cur1tà refolui dcbeát iftz negatiuz;eft, quia propofitioni copulatiuz contradici debet per- difiundli nam de partibus contradicentibus,.i.fi par- tes copulatiuz funt affirmatiuz , partes disiundtiuz effe debent negatiuz, fi autem copulatiua fit de vna parte affirmativa , & akera negatiua, prima pars difiun&tiuz erit negatina;altera affirmatiua ; & ideó cumin calla exclufiua ratw» Petrus currit equi ualeat huic copulatiuz, & Petrw: currit, & memo aln eurrit li bené contradicetur di-- cendo ,vel Petrus mon cu rrit;vel aliquit alius ewrrit , Verü doctrina hzc multum difpli- cet Hurtad difp 4.Summul. fc&.14. & Ar- riag;m.z8- qui nullo modo volunt illam ad-. Saec ihr, ge uite ecu i, vt zquiu tua D ben cencluduac il- hs sg Sep Rear ea tantum; atque ide? cffc fimul fal(as; cur autem fint contradictorig,ip- : contrariz potius,quam $9 fi de e copitür;fed quia liseft denomi ne, & modo loquendi, non vltra profequi- mur; teneas, quod maps placet. $4 Propofitiones infolubiles dicütur que nullo modo exponi poffunt , vt in aliquo fenfu veritatem habeant , quia ipfzmet fe falfificant, ac fuam deftruunt veritate, hoc autem toties contingit , quoties cx ipfa- met verificatione propofitionis , .i. quod ità fit, vt per ipfam fignificatur, fequitur , qued fit falfa, vt fi dicatur, smwlla propofítio eff négatiua; nam cx co, quodità fit, vt per ipfam enunciatur , feipfam deftruit , & fal- ficat;cum ipfa fit negatiua, eadem ratio- ne hac etiam feipfam deftruit, Gmwis pro- pofítio eff megarima, cum ipta fit afrmatiua ità Tatar.tract.infolub. $. /éqwitwr de ver;- t&te, vbi propofitiones (eipfas falfificantes ait effe duplicis generis , quzdam .n. feip- fas per fc, & immediate falfificant , & nul- locafu pofito, vt allatz; quzdam per acci» dens folum ; pofito nimirum aliquo cafu , m aliàs in fe poffet effe verz , qus claratur exemplo ; f rri etrü có- ueniffe cum Paulo de dádo illi equo,fi pri- ma propofit s L v» ipfe Paulus pr rit, fit vera, & quod prima tio lata a n fit fa verra m dabit wit equum ,hxc propofitio, quz aliàs poffet ef- fet vcra , boum falfificat ex ar pofito , quia conuentio procedere non poreít de propofitione , qua fit dcftru&tiua pati , qua'is eft allata . : Quazres, cuius generis fint propofitio- nes infolubiles, an cathegoricz, vel potius hypotheticz ? Videatur Tatar. cit vbi fol- uit hoc Tee .& mylta dicit curiofa de infolubilibus,quz quiz non funtadmodum neccffaria, dimmitimus; hoc folum eft ad- uertendum, quod propofitiones infolubi- lesquocuzque modo fefalfüficent , funt fimpliciter EA licent habeant veri- fcationem, & ità fit, vt per illas enuncia- tur , quia tamen exhoc ipfo ftatim fale redduntur , non poteft verificatio illa dici veritas fimpliciter, & abfoluté, fed potius falfitas, quia cx vero fimpliciter nunquam Ícquitur ex dicend,s tractat. fequet.. Cap.3- Ho: TRA 6o TRACTATVS: ir. Dc Argumentati one; & cius af- fcé&ionibus. Quid , € quotuplex fit aggumentatio, Cap. I. 85 1C füpponendá eft ex lib. | RN. deanim.triplice «ffe intel Icétus operatione , prima eft fimplex rerü apprehen fio, qua nimirü res appre4 bendimus nihil de illis armando , vcl nc- £ando ; fictrt oculus corporcus nihil affir» mat , vel negat de colore , quem vidct ; fe- curida vocatur compofitio , & diuifio , & commürii nomine judicium , quia per cam jntelle&tus iudicat de re componcndo , aut diuidendo, i. affirmando , vel negando ali^ quid de ipía , vt cm cognita hominis na- türa iudicat ipfum effe animal, & non effe lapidem. Tertía vocatur diícurfus , feu ar- gumentatio, & ratiocinatio , per quam .f. jntellactus progreditur à cognitione vnius P cognitionem alterius,vt cum cognofcit omine effcanimal, & ex hoc infert , quod elt (ubftantia.Oratio igitur vocalis,aut feri pta qua huic duplici cognitiom fubordi ^ patur quarum vna infertur ex alia , voca^ tur dií(curfus , & argumentatio, c ideo de- finiri (olet,quod fit, orat/e, 4m qua y wm ex alis deducitur, vnde colligitur tria ad argu- gentationem conuenire; are ce dem; , q et illa propofitio e a alia fequitar , eonfequen:, , quod ait illa propofitio ; quz fcquitur, & moram ilatiopis , qualis eft por- , ticula ergo, vel seitwr , aut alia fimilis, per quam denotatur effe connetum. confeques rrr edente , vt v g.Sol cit , ;ergo Ex quo patet confequens à confequen- tia valde differre, nam confequens cft pro- pofitio,qua fequitur polt notam itlationis; confequentia veró eft illatjo illius , feu ha- bitudo.antecedentis ad confequens , vnde eum óptima confequentia ftare potcit fil. fitas confequentis,vt (i dicatur homo eft z- finus, ergo homo cft irradionalis . Et hinc €ft,quod diuerfas habent quo ue ditfcren- tias diuifiuas , nam conícquens dividitur in verum;sti falfum; non fic confequentia, fd ;n bonam , & malam; ratio cft , quia confe- quéntia non cft propofitio , ad quam folum Pars*Prima Inflit, Tratl. III. Cap:I. pertinet verum, & falíum , í ehe ; aut negat, fed eft connexio illatiua propo- fitionum, ad quam pertinet debita difpofi- tio , & conueniens connexio ; conueniens autem, & inconueniens faciunt bonum ,vcl tnalum , non verum , autfalíum ; Confe-: uentia bona eft ; inqua vnum exalio re- e infertur , vt Petrus efthomo , ergo eft ; animal : mala , & vitiofa é contra eft , cun vnum ex alio non rité infertur , vt Petrus, eft homo, ergo dies eft , vndé veré, & vai-- uocé ríon cft confequentia , vt notat Tatar, trac.6. COm, 2.$ , tertio: fciemd um , cum. de. fa&toin ipfa vnuntex altera non. infera-: tur , fed folum apparenter , & zquiuocé quatenus duplici conftat enunciatione ; &. nota coníequentix. Yer $6 Duplex'eft argumentatio , redta) && vitiofa, re&a;et , quz bonamcontinetcó- fequentiam; vitiofa, quz malam , x ide — — ficut malaobfequétiaabfolutécenfequé2 —— — tia non eft dicenda , fic vitiofaargumentae —— — tio nuncupari nequit i. priorum c, $. & t«—— Elench.c.t Rurfus argumeritatio pa ind verdinfert, duplex cft. materials, & ettilo — — la,quzconfequentiammaatérialem comti- —— net, X formalis, qua nimirum continttcü-. - fequentiam formalem; Confeqaentia mae — — tcrialis cft, quz vniuerfaliternontenetfed — — hic, &puncfantum ratione materiz , im — — qua fit ,|eu rationc cermindrum,cx qubus — » argumentatio conjtat,v.g. hec confequena — — tia.Omnishomo eft animalrifibilez ergo — omne ani ifibileefthomo , nontenet — gratia, formz, hzc.n. eadem difpofitioar-" — gumentationisalterimateriz applicatanó — — infer conclufionem , vt v. g. omnis homo eftvimensfentigns,ergo omne viuenssé- ——— tiens cft homoffed tenettancum gratiama —— teriz, quia nimirum fit'in terminis conuer^ - tibilibus. Confequentia formalis eft , qua vniuerfaliter tenct in uc materjà etiam falfa , quia conlequens infertur ex antecedenti gratia forma .i. ratione fitionis extremorum, taliter vt eadé difpo: fitio x. Aun, cuicunque materia ialerat conclufionem, yt omne animal eft fubftatt- tia,omnis homo eftanimal , ergo omnis es a am ar hzc enim eadem difpo itio applicata cuicüque materiz etiam ime pofi:bili conclufionem infert, vt v.g.omne animal eft lapis, omnishomo efl animal,er -go enis homo eft lapis : vndé regula ee- nerzliseft , quod quando feruata eadem forma;n alia materianonhabetur veracó- — €lufto, talis confcquentia non cft formalis, irà 4 , - liinferatur immenfitas , q Quid, e» quituplex fit argumentatio. $tà communiter exponunt Summuliftz có- fequentiam materialem, & formalem,pra- fcrtim Tatar. tract. 4. declarando quatuor modos prime figure , iuxta quam expofi- tionem volunt quamplures folum fyllogi- Ífmum effe areumentationem formalem , quia in co ratione forma fyllogifticz nun- quiam negari poteft confequentia , ceteras veroa tationes effe materiales , ità Ponc.cap.17. vndé Tatar. cit. inquit ; quod nulla confequentia przcisé tencas pcr lo- cum diale&icum eft formalis coníequen- tia, & ficargumentatio ilta , omnis home eit animal, ergo quidam homo eft ani- joel , tenet percoufequentiam materia- Verum tantus rigor non placet , nec ne- ceffarius eft, immo fecundum communem víum loquendi tuncaliqua cenfetur effecó fcquentia formalis , quando innititur me- dio ex fe directe, vniuerfaliter confequé - tiam inferenti , quomodocunque termini difponantur 5 & illacenfetur materialis , ^ quzianititur medio habenti vim inferendi non ex fe,fed pracisé ex fubiecta materia, - . inquaarguitur, & acceptio ifta confequé- tiz matetjalis , & formalis ab omnibus re- - cipitur Thieologis, dum p.p. difputant , an ex omnipatentia Dei confequentia forma- nimirum om nipotentia medium ex fc precise abftrahe- do ànatura infinita , vbi reperitur , valens inferreimmenfitatem |, & plané confequé- tiailla ab vniuerfali ad particularem, dice- re, quod folum fit materialis, videtur irra- - tionabile prorfus, quamuis .n. ex particue lari nonJiccat ipfcrre vniuerfalem , nifi in materia neceffaria, vt v. g.quidam homo eft animal, ergo omnis homo eft animal , & ide hac confequentia fit veré materialis ; tamen é contra ex veritate vniuerfalis, aut falfitate iaferre particularem valetin qua- «unque materia ratione fubalternationis propofitionis particularisad vuiuerfalem; ità fentit Sotus lib.6.cap. 1. de fyllogifmo led.a.vbi ait omnem confequentiam tené- (em per locum diale&icum effe forma- . — Demum argumétatio rurfus duplex eft, 2a illatina folum, alia illatima, & probaü- va fimul , prima ft , qua folam habet vim infercnd;, (ed non probandi quia vc] con- ficitur ia terminis non fignificantibus , aut in mat eria falfa vbi non concludit nifi. ra- tione forma , vel fi fit in materia vera , ta- men 3ntccedens noa eft notius confequen- 61 te,cuius defe&tu antecedens non habet vim probandi confequens , &fi ratione conne- xionis neceffariz cum illo habeat vim il- lud inferendi . Hiatiua veró , & probatiua fimul eft, qua habet vimrinferendt, vel ra- tione formz, vel filtim matertz connexa , ac etiam habet vim probandi,qu:a e pro pofitio eft notior alia , ac proindé ex noti - tia illius bené deducitur notitia alterius, vt cum ex definitione cócludinus definitum, aut paffionem de definito monttramus; So- let ctiam argumentatio diuidi ex parteno- te illationis in caufalem, conditionalem , & rationalem,nam nóta illationis effe po- teft quia, fi, aut ergo , quz diuifio facile in- tellgitur recurrendo ad dicta c. 6. praced, traét.de propofitione hypothetica . CAP VWI-IE De fpeciebus argugientationis , 87 Vatuor folent affignari argumen- tationis fpecies ex Arift.2. Priorü cn 9.& deinceps 5 Exemplum, Indu&io , Syllogifmus , ac istis] ; Exemplum eit argumétatio, qua aliquod fingulare pro bamus ex vno , aut paucis fimilibus , vt " Deus pepercit Niniuitis penitentibus , er- go & nobis parcet fi penitentiam ageri- mus :vnde medium , cui innititur tota vis mpi ad concludendum ,eft fimilitudo fingularium: hinc Tatar. tract. 5. explicans hanc fpeci i rwocapus aduertit, Q» excmplumnon eft bona corífequentia , nec probatiua, nifi inantecedente , & confe- quente exprimatur terminus fimilitudinis, vt hec exemplum non eft bona argumen- tatio, Ianuenfes funt diuites, ergo , & Ve« neti font diuites , quia non exprimitur tere minus fimilitudinis , ob quem antecedens eit verum .f. propter portum maris . Dcl. phinus tamen ait fuf&cere , fi fübaudiatur 5 dicitur autem exérlo probari aliquod fin- e, quia licet interdum confirmetur a- iquod vniucrfale,tamen ex fua natura. or» dinatur ad confirmandum fingulare 5 & in» ter omnes argumentationis fpeeies hac eft debilior , quia folum tenet per modum fi- militudinis, modo talis argumentatio mul- tis claudicat, vt potat Tatar. z. Priorum ip finc , & idco hac fpecics potius ad Ketho- res Ípc&tat, quam ad log;cos . E Induétio, vtcolligitur cx Arif. Fopic. C10, & 8.t0p.c, 2. X 2. Priorum c. $3. Mtpro. gillio a finguLaribus fufcictter. enumera i NETS LN x. 62 tis ad vniuerfale, v.g. hicignis comburit , &ille comburit, & ità pariter fe habent ce teriigries, ergo omnis ignis comburit ; vn- dé obferuádum eft debere fieri progre(fum ab omnibus fingularibus,quz fi facilé enu- merarinon bens ; addenda eft illa. parti- cula, (9 /rc de ceteris, vel alia fimilis , quz articula fi negetur, petenda eft ab Aduer- ario inftantia, vt Arift.docet à.Topic.c z. uam fi dederit, indaclio erit firma, & có- ans argumétatio ,qua de caufa ex recétio- ribus quam plures negant inductionem ef- fe formalem argumentationem,de quo po- Ífteà: Ex quo patct indu&tionem non effe proprie fpeciem argumentationis ab exem plo diftin&tam , fed differre tantum penes perfectum, & imperfectum, nam inductio €x pluribus particularibus procedit ad vni- neríale,à qua perfectione deficit exemplüs uod ex debilitate antecedentis fingularis olum colligit aliud fingulare , cum tamen fiadderenturalia , etiam vniueríale colli- eret , fieretque perfecta indu&io , & sx fic Arif fententia 1.Poft c.1. vbi exempla pellat inductiones imperfectas; fed quia e inductione 4. fpecialis erit fermoad a- lias i-war tranfimus. SyMogifmus eft argumentàtio tribus pro pofitionibus conftans,quarum tertia fequi- tur ex duabus primis, prima dicitur maior, fecunda minor , tertia conclufio , de quo poítea azemus ex profe(fo.Enthymema eft argumentatio duabus conftans propofitio nibus,quarum vna ex alia infertur ,vt Deus €it bonus, ergo eft amandus,cui fi addas ,p- pofitionem , Omne bonum cít amandum , efficies integrum fyllogifmum ,ex quocol- figitur Enthymema cffe fyllosifmum trun- «atum, & imperfectum, vt ait Arift. 2.Prio- yum c.27. ideo à Syilogi(mo fpecie non Addunt quidam fpeciem aliam argum&- tationis, quz dicitur Dilema ,& diit ar- 10 bicornis , eo quia duas conti- nct partes , ità difpofitas, vcneceffirio co , gatur refpondens aliquid cótra fe admitte- xe , vel negare , vt fi quis affcrat tanquam verum fe per totam horam efapfam in fo- ro fuiffz, aec ibi hiftrionem vidiffe,& alius jtà eum impugnet ; Vel eras in foro bora iam elapfa, ve! non eras , fi primum, erga mentiris dicendo tun non vidiff: hiflrioné, qui tah hora venitin forum, fi fccundum, mentiris adhuc dicendo te toza illa bora in foro permatfiff.-jatque ità cx cónceffione, vcl negatione cuuislibet partis refponfor " 1 eene minori extremitate , vt Sortes Pars Prima Inflit. Traci-HI. Cap.H. conuincitur mendaci j Sed re vera talís ar- gumentatio non cft ab enumeratis fpecie di uería, cum in Syllogifmum formari poffit, fi pro minori addas, /e4 mewtrum dies poteft, & poteft etiam formari in enthymema , placet , immo vt notat Cafil in prolus. ad Summ. c.; . Dilemma non eft reuera vna ar gumentatio,fed duplex pro duplici parte, quam impugnat, vt in exemplo allato rimentum fieri poteft; & re vera eft f cics fyllogifmi hypotheticiex difiunctiuis ex dicendis cap.r1. 88 Quares ,an enumeratz argumenta- tiones fint propriz fpecies , & ab inuicem effentialiter diftinétz ? Affirmar Mafius. r. ' Prior.q.5. & Lemos.ab eo relatus, & vide- tur fuiffe opinio Tatar cit.Complut, verà - lib.3.c.1.quos fequitur Io.de S. Thom. lib. 2.C.5.& lib. 3. c.2.'volunt in rigore loquen- do duas tantum effe fpecies argumétatio- nis.f. fyllogifmum, & inductionem ,ab his vero enthymema , & exemplum folum di- - ftingui , vt perfectum , & imperfectum ine tra candem fpeciem modoiam explicato.. - $ed plané fi 1n rigoreloqui velimus, po- tius ob eandem rationem dicendum eft ne-- v ue indu&ionern confhituere fpeciem cí- ys intam , quia- v. tam enthymema, quam exemplum, &in- — — entialiter à fyllogifmo dift du&tio ad fyllogifmum reducuntur, wtar- - gumentationes imperfedtze 2 vt Arift. docetex profcffo a.Priorum cap. — 12.& cum eocateri feré omnes, & quidem - eeriÀ ra aiam : fc clarascxem-- phum verà reducitur ogifmum accie piendo terminum Mor EE fimilitudi- nem pro medio, & przdicatum conchufio- nis pro maioriextremitate , & fubrectum pro minori extremitate, & fic exéplum i& pofitum reduatur , omnes habentes portür maris funt diuites , Veget; habent portum maris , vt lanuenfes ,ergo funtdiuites, vt. — illi; Indu&io ver reducitur , accipiendo fi nenbee pro medio,& pradicatum con- cluíronis pro maiori extre mitate, & fubic- ut , Platocurrit, &ficdealijs, ergo omnis honio currit , fic reducitur , omne ; €p eft Sortes, vel Plato currit jommshomo cit Sortes,vd Plato, ergo omnis homo cur rit fic fieri redu&tioné exépli,& inductionis ad.Syllogifmum docet.T at.cit trat. s Jcet ibidem , vt fuam defendat opinionem , cat hoc non tollere, quin fint fpecies difta xà Xxhts e ,Qu'a vnam arguncpta- tionem reduci ad aliam ue dpi (e) aliam H Ws 3 ; 4 S ax. T 8 $odbéfpeddur editis: dlen,icd d ipfam probari per aliam per- edliorem argumentationem; Sed id cít mi nusrcáé dictum , quia re vcra talis redu- io demonftrat exemplum, indu&tionem ; ac Enthymema effe amperfectos fyMogif- mos,quare ficut homo, cui manus vcl bra- chium deficit , fpecienon dicitur differre ab homine integro . fic neque a enta- tiones iflz fyllogifmo , & híc modus dice- di frequentior ell, quem (equitur Faber ia Efe(apb.Iheor. 1 Auer(a, q. 2 5.fe& 4 . & ij paffim. t obijciumt Complut, & Io. de. S. Th. quod fyllogifmus , & inductio fint fpecies argumentationis effentialiter diftint zs tü quia modus procedendi vtriufq; eft efzn- tialiter diuerfüs, nam fyllogifmus procedit à toto ad partes, feu ab vmueríalioribus ad rona » & ànotis natura ad nota no- bis, induclio vero procedit modo oppofi- to; tum quia vis concludendi can s eft effentialter diuería, nam tota vis fyllogif- mi cóMiftitin vnione duorum in vno ter- tio,quod in przmiffis affumitur, vt mediü , vudé poftea in conclufione infertur vnio eorum inter fes vis autem concludendi in inductionenó pendetex vnione extremo- rum in tertio, fed ex pluribus fingularibus fficienter enumeratis infert vniuerfaliter fic fieri in omnibus , quas duas effcntiales differentias infinuauit Arift... Priorum c. a yillis verhis Quodammodo opponitur. indu- 4Ho fyllogi[m» bse.n.permedium probe extre. mum dc terti» , Mla vero per tertium probat extremum de medio :naiura jeitur prior , e motiar eft fy logifmus qui frr per medium , no» lis weroenidentior cfl qus fiy per induéchsoné , cumergo ex Aritl.(yllogifimus, & inductio t iormasargumentationis effentiali- ter diuerfas erunt copícquenter argumen- tationes effentialiter fpecie diuer(a . fatis oftendere illas duas differ-ntiasab Arift.cit. infinuatas in- ter inductionem;& fyllogifmum effentialcs non effc,fed meré accidentales, & materia- . les, & quidem primam differentiam ex va- rio dew procedendi petitam ab vniuerfa- libus ad fingularia,aut é contra, etiam ipfi. met Com | sae ape uer lemjquia & fy pimus roceédere Perth vulpe tut; & 4^ iot contra, eam ipfos - enia deícenfus rupem ia in f; frequentius vtizur me- MI EDI M; raró inf. a 6; dimus à fingular a4 vaiuerfale, quà dcfce- damus jidco Arift. Dialcdici ab -0, q iod frégucntius acci-fit«n his irgumentat jni- bus, folent denominare illas aff:rentes in Uispimo procedi à coto ad purtes,ia. a- ud oncé contra, quá refponitorem eratis admittuat Complur. cit $cd nejue alia diffcrentia eifzacia!is eft,ve ipfi patát, quia & finon apparcát ibi extrema intet fe vni« tà €x vi Vionis , quani often daturin antes cedéte habere in tertio,re tamen vera sub- intelligitur ta'is vaio , quiaomnis difcur- fus ianititur illi principio 494cwsqze font eadem vni teris fnnt cadem inter fe vtpo- ftca dicemus , & i quolibet difcurfu cally vnio interuenit faltim implicite , & virtua- litzr,& quo modo etiam in inductione ipfa interueniat,patet ex iam data regula reda- cendi ipfam ad flogifoium » quodautem explicité , & formaliter in ipfa aon appa- reat,non infert effentialem ditferentiam in- teríyllogi(mum ,& inductionem quoad for mam argumentationis, alioquin etiam en- thymema effet fpecies effentialiter à fyMo- gifmo diftin&a,quia in co formaliter,& ex. plicité talis vnio nonapparet ; cum igitur in omni argumétatione requiratur medius terminus, ue implicitus fiué explicitus,ra- tione cuius teneat confequentia, vt aduer- tit Cafil.lib. 2.tra& 5.c.6. cófequenter om- nis argumentatatio eft fyllogi(mus perfe- &us,vel imperfcétus . 89 Quares, an faltim fit aliqua confequ£ tia. ur non fit areumentatio , vcl fyllogif- mus con'mbr. i.Priorum c.i.q. 2. art.3. & For fecalib.s c.7.Morifan.1.Priorum cap. 2.dub.z.exiftimant non omnem confeque- tiam cff: argumentationem,fed quid fupe- riusad cam,& ab ea diftingui, co quod có- equentianon dicat meditim terminum , vt icit argumentatio, vndé ifla eft cenfequé- tia bona i Fonfeca) ex regulis conuer.. fronis deducta,om i: Loro efl animal , ergo «lsquod «»imal eff bomo,tamcn quia in ea nó cft medium,non poteft dici a Dicendum tamen eft omnem cófe- quentiam re vera eífe argumentationem , immóin omni confequentia fyllogifmum includi virtualiter,fy!logifmus Re eren mayis patebit, tribüs terminis trei pofitiones conflituentibus, &ità inter lea difpofitis,vt in primis duabus;lle termi nus,qui dicitur medium,modà cum vno có- see: ouis extremo ,modo cum altero, ex vi cuius conne&tuntur tandem alij duo termi- nijqui dicuntur extrema , in vltima propo- -  fiipoe, mentatio. (64 - fitione,quz dicitur conclufio ; fed omnis confequentia tres terminos includ.t , cum fit connexio confequentis cum anteceden- ti ratione alicuius mei), ergo re vera om- nis ccní:quentia clt argumentatio, vel fyl- logifmus faltim virtuahter , probatur mi« nor quia fi omnis confequentia recte per- pendatur , concludit in. virtute alicuius medi), ve cft videreetiamin iila, quam fa- cit Fonfeca,& ait carere medio, nam rc ve- ra mediumillius cofequentie eft hoc, quod aliquid repertü in tota collectione anima- ' lium eft homoslicet voce non expriaiatur , vndé fic poffet illa confequ. ntia in fyllogil mum cfformari , aliqui , quod reperitur in tota collectione animalium, eft homo , fed aliquod anima! reperitur in tota collc&tio- ne animalium ,ergo aliquod animal eft ho- mo;& vt vno verbo dicamus , regula om- nes,n quarum virtute tenent fimiles con- fcquentiz , putà ex vi fubalternationis,z- quipollentiz,& conuerfionis, funt ip amet meia illa illarum confequentiarum.Dices,multoties conuertens eft zqué nota, ac có- uerfa,vndé deducitur,non .n notior eít ita conuerífa,nullus homo eft se .quamcons- . u uertens ex ea deducta , nulluslapis eft ho- mo,ergo conuerfio non elt argumentatio , quz eli difcuríus à notoad ignotum. Refp. neg.confeq;quia argumentatio abfolute s pta elt oratio , in qua vnum ex alio deduci- tur , quod autem ralis dedu^iio fiat ex no- tioribus,peculiareeft argumétation s pro- batiuz vt patet ex c.r. huius tra&t. vnde in tali cafu vtig; conuerfio non eft probatiua argumen CÁPVT IIL qperegulis communibus bom argumen- , fA ONE, «v] Jio MY forté plüresquá fit opus, : folent afferri regulz à Summu- iftis pro bonitate confequentiz , nos verà €x his pluribus vtiliores , ac vniuerfaliores felegemus. — ; Prima regula eft , quod ex antecedenti veroinbona confequentia femper v ed tur confequens verum,ex poffibili poffibi- Te,& exncceffario neceffarium. Fundatur vero hac regulain illo vniuerfaliffimo prin- cipio apud Diale&ticos , Nom potefl im bona con[équemtia dar) antecedens yerum |, conféquems falfum , [ed fi antecedens ef. ve- rum etiam Co cov[equen: , quod priucipium I " Pars Prima Infiit. Tratl. IH, Cap.IIT. . antecedens verum,& non verum, quz funt eft naturz lumine notum , nam cum con». fcquens trahat poft fe antecedens ratione connexiouis,quam habet veritas cófequé- tis cum veritate antecedentis , idem plane cft ponere antecedens verum;& confequés fallum, quod ponere antecedens non a fo- luté verum, fcd ex parte falfum , quia con^ fequens eft quafi pars quzdam eius, & cum eo connexum, quare fi daretur antecedens verum,& confcquens falfum , iam daretur contr adiétoria. Eadem etiam ratione fi an- tecedens cft pofübile, poffibile quoque erit confequens,nam fi antecedens eit poffibile iam poterit effe verum , ergo confequens nequit effe impoflibile , quod nunquam ve rificari poteft; alioquin in aliquo cafu pof- fet dari autecedens verum. , & confequens falfum. Qua demum de caufa fi antecedens cít nece(sarium, ét confequens neceffarium erit,quia fi antecedens eit neceffarium fem. —— per eit verum , ergo & confequens er debet. effe t iq Pee : ; A aliàs poffet in aliquo cáfu dari antecedens verum,& confequens f; tdi S2" Sed obijcies hos fyllogifmos , quibus ex antecedeati neceffario deducitur confequés. contingens v. g. omne currens mouetur y a omne currenseft corpus,ergo aliquod cor- —— — pus mouetur.Item omne albumveftcolorae — — tum,omnealbumeitcorpus,ergoaliquod — corpus eft coloratum, iam patet in'his sq ry logifmis przmiffaseffc neceffarias & con» —— clufionem contingentem. R. propofitioné- de tertioadiacente in materia contingenti - fupponere exiftentiam fubieéti, qurexplie — catur per aliam propofitionem do adiacente , vt v. g. Petrus eft albus , fenfus eft, & Perrus eff fci cxiftit, &n eff albus, vno — dé qualibet talis itio in materia có» cingenti eft remo son dear verà .6. diétum eft ad veritate, & neceffitatem copulatiua requiri partem effc vcram , & neceffariam; quod fi vna see fit falfa,vel contingens ; talis etià eua t tota propofitio ; cà igitur ille pre- miffa fint in materia cont ngenti, vt patet donee copsatuzs clique € virtualiter. iuas,& illá qui ualere-huicj6* omne current Epit v (v àmnetalemoucturi& cum primaparstas — liscopulatiuz fic contin ,tota copulatia ! ua crit contingens , & fic de alijs pramiflis difcurrendum cit, ac negaadum ,quod fint necc Wu. iln ^ r 91 Secunda Regula cít, kis De regulis oe diqumentationis, — — 65 dente falfo in bona confequentia fequitur fal(um, & «tram interdum fequi potuerüt ; exemplum primi,vthomo cft afinus , ergo tft rudibilis , exemplum fecundi , vt homo efl afinus ,ergo cft animal ; fic etiam ex im- bili fequitur impoflibile , vt homo eft eo,ergo cit ruggibilis; interdum fequi tclt poflibile, immo, & neccffarium , vt ho- mo eft equus;ergo currit vel cft animal,Sic demum ex contingenti fequitur contingés, yt Petrus currit ,ergo mouetur , vbi confe- quentia eft vtique neceffaria , fed confc- quens in fe fpectatum eft poffibile tantum, & contingens, fed interdum etiam fequi po teft neceffarium, vt v.g.Petrus fentit; ergo eft animal,nam przdicatum, quod contin- genter conuenit fübie&to antecedentis, & eft médium in confequentia, poteft habere neccffariam connexionem cum przdicato confequentis, fic illud inferre, vt patet in allato exemplo.Hic tamen aduertendum eft,quod quando ex falfo fequitur verum , ib: Wibile, & ex contirgenti neceffarium,id non ità fit , quafi przmiffe faí(z,impoffibiles, aut contingentes , veri- tatem, poffbilitatem;ac neceffitatem deri- uentin conclufionem , nemo .n. dat, quod non habet ; fed fit ex cera earum difpofi- tione,nam fic, & fic difpofitis premiffis fe- quitur confequens verum,;pofübile, aut ne- ccffarium , cuius fequela vtique pendet ex ilis pramiífis, non tamen eius veritas , aut poffibilitas ,vel neccffitas , fed aliunde1n fc verum cft, poffbile,vel neceffarium;vt pa- tet in exemplis allatis . 92 TetiaRegula , in bona confequétia, ficut pofito antecedenti. ponitur coníc- quens,non € conta ità ablato confequéti , aufertur antecedens,non e contra, quod a- Jijs verbis dici folet valere confequentiam à pofiticne inferioris ad pofitionem fupe- " 3ioris,non é coptra ; & rurfus valere à ne- gatione fuperioris ad negationem inferio- xis,non € contra, v. g. homo eft antecedés, & inferius re animalis , animal cófe- quens, & fuperius ; valct vtique dicere , cft homo. ergo eft animal, non t;men é cBtra, uia potcft effe animal, quod non fit homo, d equus, aut 1co; rurfus valet dicere, non eft animal,crgo non cft homo ,non tar;cn & contra, non cft homo, ergo nó cft an: mal, uia in plus fe habet animal , quam homo ; cum hec recula fit tritiffima mirum eft , quomodo Blanc.lib.7. fe&.;. fit halluaina- tus diccneo, quod ficut pofito antecedenti ponitur confcquensjità ablato antecedcp- u aufertur confequens , quafi arguere va- lcat à «gatione inferioris ad negationem fuperioris . Quarta Regula , in bona confequentia quicquid fequitur ad confequens effentia- liter fumptum, & abfolute fupponens , fe- quitur, & ad antecedens illius ; quod alijs verbis dici folet , quod valet confequentia à primo ad vltimum ; quam arguendi for- mam Graci vocant acerualem; nam fit acer uatum tribuendo antecedenti przdicata qua competunt confequenti,v.g. homo e animal, animalcft corpus , corpus cft fub-ftantia.&c. ergo homo cft corpus, fübftan- tia,&c. & fundatur hzc regula in jlla ante- predicamentali , quando;alterum dealcera pradicatur, &c. & intclligitur ficut illa. Quintatandem eft , quicquid repugnat conífequenti effentialiter fumpto , & abfo- luté fupponenti in bona confequentia , re» pugnat & antecedenti; quod alijs verbis di- & folet , fi ex antecedente fequitur confe- quens , ex oppofito confequentis fequitur oppofitum antecedentis . Ratio eft , quia fi €x oppofito confcquentis non fequitur op pofitum antecedétis,ergo poterit ftare op- pofitum So Nenci ins , quod.verum fupponitur,cum ifto antecedente; & fic da- bitur antecedens verum, & confequés fal- fum , & hac regula frequenter vtimur ad oftendendam bonitatem cófequentie pro- cedendo à contradictorio confequentis ad contradictorium antecedentis . $3 Vetes, quando liccat argumentari ex fuppofitione impoffibili, Scotusin 1. d.11. q. 2.füb A. docet modum;quo licet vti hu- iufmodi argumentandi forma , effe quod fuppofitio impofübilisita fiat , vt aon fe- quantur ex ea contradictoria per Jocü in. trinfecum ( nam ex fuppofitione impolffis bili contradictoria aliquo modo fequi feme per neceffe elt) fed vna pars contradictio- nis per locumintrinfccum, altera veró per locum extrinfecum dumtaxat ; ratio huius eft quia vt talis forma argumetandi fit bo- na,rcquiritur conflantia fuppofitionis, feu confiftentia , non confifteret autem , fi ex ipfa per locum intrinfccum ftatim fequatur vtraque pars contradiclionis , v.g. ex ifta fuppesitore impoffbili ,fi Petrus sen effe uximal, fet komo , pon poffumus arguniéne tari, quia &cwe formaliter , & intriníccé in» cludit 2nimal, at que ità ex i!Ja fuppositio- ne per leceim intiríecum fequitur vtraque pars centradistionis, .f. amimal, (y nen amie x«l, vndenon poneretur Wo cafu cone fans uc "ull wtiWN 66 ftantia Wronrhag e ci formaliter, & in- trinfecé feipfam deftrrueret; inquit igitur Doctor,quodlicctpositio , quz ftaüm ex antelleétu fuo includit contradi&oria , non poffit admitti, qualis cft allata, tamen illa uz ex intellectu fuo tantum vnum cótra- i corium includit,& aliud non;nisi per có- Ícqucntiam accidentalem, vel perlocü ex- trinfecum, bené videtur poffe admitti ,quia tali positione posita poflunt fuftineri regu- Iz difputationis, potcft .n. concedi fequens coníequentia effcntiali ,& negari repugnas; Siautem inferatur aliud repugnans fequens per locum extrinfecum , vel contequentia accidentali, negandum cft illud fequi , quia propofitioilla,per quam talis confcquentia teneret;dcftrueretur ex positione : vndé ex ifta füppositione impofkbili ,/f Petrws so effet rifibilis, eff: t bomo, poffumus argumen tari,quia circumícripta risibilitate ponen- Petrum in effz hominis non ponuntur contradictoria ex primo intelle&u positio- nis, fcd tantum altcrum, f. quod Petrus sit homo. reliquum ver, .f. quod non sit ho- mo non ponitur,nisi cx confequentia acci- dentali, & pcrlocum extrinfccum cxremo tjone paffionis rémouendo íubicdtum , & 3dcó ilta positio non sic includit opposita , quin poflit admitti , & hunc dicendi modü amplcótitur Hurtad. difp 15. Mctaph.fcét. 9.8. 114. Ruríus aduertit Doctor ibidem , quod €tiam ex remotionc impofíübili vnius pre - licati effencialis,quod nó sit ratio inhzrene tiz alterius pradicati, poffumus argumcn- tar/;quia adhuc contradictoria non fcque- . yentur per locum intrinfccum,v.g. ifta fup- tio eft admittenda , fi per impoffibile non effet animal ; & effet rationalis , adhuc difcucreret , & ab equo ditlinguere- tür ratio cft, quia efto anin;zlitas fit predi- «atum effcntiale hotnin:s , tamen quia non ( principium formale diícurrendi , nec diftintiuum à brutis , idco ctiam tuppofi- ta animalitatis carentia bené adhuc infer-- tur per lgcum iatrinfecum quod homo di- fcurreret;& ab equo diftinguerctur altera ahtem pars contradictionis ,.(. quod non .difcurreret , nec ab equo diftingueretur , pon infcrtur ,nifi materialiter & per locum extrinfccum,cx idcntitate.f. animalicatis cü rationalitate , cx qua per concomitantiam fequitur,quod fj homo non «ít animal , ncc etiam ft rauionale;& per confequcns,quod non difcurreret , necab equo diltingi re- tur 3 & fequitur hunc dicendi uodun. Val- Pars Prima Inflit, Tracl. HT, Cap.1T. uez p.p.difp.147.c.r. Vtrumque vero ap- kar 4 7v Mid examen Cáfilius sm tract.z.c.vlt. quia re vera vterque recidit in idem, & huc collimat, quod valeat argu- mentari €x M disi impoffibili ,quan« do ex eanonfequuntur contradictoria per locum intrinfecum : valdé autem notanda eft hzc arguendi forma;quia finis eius eft ; vt Vafquez aduertit , perfcrutari rationem formalem rei,vndé apprimé inferuit ad di- funguepdam caufam formalem;X pradica- tum quodcunque intrinfecum à conditio- nibus , X przdicatis extrinfecis. CAPVTIV.. | De indudtione ybi de afcénfu ,« defcenfn - 94 , WViainter omnes mentationis fpecies Inductio , & Sy!logifmus principem obtinent locum , intantum vt aliqui eas agnouerint pro veris argumen« tationis fpecicbus abinuicem effentialiter diflin&is , idcirco de his fpecialicer age- mus, de Indu&ione quidem in hoc capite 5 de js ves autemin fequentibus. —— — Inducti illatio propofitionis vniuerfalis ex futs fin» gularibus, vbi fingularium nomine ; vt no* tat Tatar.z. Priorum Mes MN mo jintelliguntur non folum ea ; qua funt veré fingularia , fed etiam qua: funt minus — vniucrfilia refpcétu magis vniuerfalium, & partes re(pgctu totius ; ficut enim à fin« gularibus rrogredimwr ad vniuerfalia hoc modo , hicigniscalcfacit, & ille ignis, & fic de cateris , ergo omnis ignis ca- Jcfacit , fic etiam progredi poffumusà mie nus vniuerfalibus ad magis vniuerfalia,& à rtibus ad totum hoc modo;omnis homo entit,& omnis bcíftia sétit ergo omne ani- fentit; & ctiam , caput valct , ftomacus valet , & fic de alijs membris , ergo totum animal v;let. : Vtautem 1ndu&tio fit bona confequen- tia, & rité inferatur vni is ex. fuis fin- ularibus duz prafertim requiruntur con» ditioses.Plina cfl, quà tradit Tat.cit.quod inferatur mediante i(la particu!a év j;e de «lj: , velaliquafibi aquimalente , & hoc quando ron erumeratur omnia fingularia; quando autem enumerantur , ponitur bac ilia particula, de zm fmt plura jadhibitis.n. iftis parc;culis redditur bona confequen- tia, quia tunc yw » itarinfts - Et fi quis pctat;quid intclligatur per illam pa euam, jede olgulcip-Tacar qudin- ! tci- oitaque, vt diccbamuscap.s.eb — De Induclione afcenfu, eo defcenfu, telligitur vna propofitio vniuerfalis figni- ficás effe, ficut fignificatur per alias fingu- lares formaliter expreffas,vt Sortes currit, ZPetrus currit,& fic de alijs &c.seíus eft, &, quilibet homo alius à Sorte ,& Platone cur Tit, ergo omnis homo currit. Et fi quis di- * €at, ergo in inductione proceditur àb vni- ueríaliin vniuerfalem.. Refp. Tat, quod il- la vniuerfalis in antecedente dicitur fingu- laris rcfpectiué quia eft minus vniuerfalis, "quam illata in confequente : , Alteracóditio,quam idem Tatar.affignat a. Phyf.q. 2.8. Guarthfciendum ex Scoto in 2 d 2.q.5.k.eft quod vt vniuerfalisex fuis fingularibus infératur , non fufficit , uod omnes fingulares fint verz, fed vlte- rius requirirur, quod omnes fint compoffi- biles, cum vniuerfalis zquiualeat fingula- ribus copulatiué,vel copulatim fumpüs v. .omnis homo currit ,zquiualet his fingu- faribus,& Petrus currit & Paulus currit, & fic de alijs vel Petrus , & Paulus , Franci- fcus;& alij homines currunt. Ratio eft quia multoties contingit , quod fingulares sint verz, tamen quia non omnes funt compof- fibiles, ideo non re&te inferunt vniuerfalé ; rem — or cit. : pcne exemplo; ponamus;ait,quod hic fint decem Or cur in pondere equales, & quod Petrus non poffit portare hos decem lapides fimul, fed nouem tantum, ifta propofitio vniuer- falis poffibile eft omnes hos lapides portari a Petro falfa eft, non quia aliqua fingularis in fe fit fala, quia verum eft , Petrum poffe portare hunc lapidem, & illum, & illum,fcd uia aliquibus determinatis , eit aliqua in- ditermigstsincopdile uügicunque.n, nouem fingularia funt compoffibiliz, & de- cimum indeterminate eft "pte il- lissoportet igitur ad rité in jK col- ligendam vniuerfalem, quod omnes fin lares fint verz,& fimul com iles, tàm fingulares determinatz , quà indetermina- tz;quia fi omnes determinatz effent com- sÀlibilcs fed aqua indeterminata eis re- pugnaret, adhuc nó re&é colligeretur vni- uerfalis,vt c inallato exemplo , fedcó-  ]a mitteretur fallacia fizurz di&ionis(ait Do- &or) arguendo à pluribus determinatis ad vnam;qua doctrina vrimur difp.vo.Phyf.q. 3 ad fo arguméta Nominalium , qui- bus conantur oftendere continuum poffe à Dco fimul. diuidi in emnes fuas T , illam diuidere,& fic de finzulis ; & pari ra- ———— 9 da ^! 67 producere;quia in hocinfláti ret-ít à Deo produci hic homo , & ille , & ille , & fic de fingulis. 95 Hisobferuatis cenditionibus modus arguendi per iaductionem eft optimus, & vocatur Alcenfus,quatenus pcr eam «éfim à fingularibus aíccndimus ad probationem vniuerfalis, vnde afcenfus ordinatur ad in- ueniendas, & probandas veritáte« vniuer- fales,vt vniucrfiles funt,.i. inquatum con- ftant ex fingularibus fub eis contentis, non ,n.melius probari potell; quo aliquod vni- uerfale sit talc, nisi quia eius singularia süt tilia, Defceníus vero eft modus arguendi oppofitus induélioni , clt .n. progreffio ab vniuería^ ad fingularia, v.g .omois ignis ca« lefacit,ergo,&hic ignis, & ille ignis cale. facic & ideó folet etiam dici reductio , feu deductio,& przcipué ordinatur ad often- dendam falfitatem vniuerfalis,vt vniuerfale eft ,optimé.n.oftenditur falfitas vniuerfalis deícendendo fub illo,& oftendédo aliquod fingulare non effe tale. Verum tamen eft , quod fuppofita veritate vniuerfalis inuen- tà per cenfum, comprobata , etiam de- fccnfus defervire poteft ad oftendendami correfpondentiam vniuerfalis ad fingulatia fub eo contentasex quo colligitur afcensi, & defcenfum deferuiread oftendendam ve- ritatem , vel falfitatem propofitionis vni- u erfalis . ^^ Acéníus, & defcéfus eft quadruplex co- latinus, & copulatus,difiunctiuus , & di-« un&us. Copulatiuus eft qui fit per con- iunctionem ev,aut fimilem copulatiue ac- ceptam , .i.Copulantem , & coniungentem ip as propofitiones , non terminos propo- tionis . Copulatus vero eft,qui fit per eà- dem particulam, copulatim fumptam, i, eoplantm Jaen vnius extremi,non auté ipfas propofitiones ; Difiunctiuus fit particulam »e! difiun&tiue fumptam, i.iun- p propofitiones . Difiunctus cft ,qui t per eandem particulam difiüctim acce- ptam,,.i. jungentem vnius extremi 3 Ex quo patet defcenfum , & aícéfum copu- e em € 0, to n in $ fcenfus,vel afcé(us per h icam pro- posco nm icis conftá- tem;in iftis véró fit enumeratio fingularium vnicam propofitionem cathegoricam , ied Ü conftat omnibus 'cuius alcerüm extremum » in defceníu quidem, aut afcé- fuc cto Xa Hoc - - LE E ductum: S " TE wt 68 Pars Prima Inflit. Tract-III. Cap-IV. Hoc totum manifftatur doce1do mo- dum refoluendi termiaos : fi cerminus diflributiue fupponit à propoficione vmi- uerfali defcenditur ad plures fingulires copulatiué, vel ad vaam dez copulato «x- tremo, X verbo fingulari , fic,o nnis homo eftanima!, ergo hic homo elt animal, & il- lc homo cit animal, vel fic, ergo hic homo, &ille homo, & ille c(tanimil; nullus ange- lus eft corpus ; ergonec Michal eft cor- pus , nec Gabriel eft corpus , vcl fic, erzo ncc Michael,nec Gabricl , nec Raphacl ctt corpus , afcefus veró fieri debet é cotra. Si aüt terminus fupponat colleétiué,tüc aíce dendum elt, id defceniendun copulatim fic , 2mnia elementa (unt quatuor , ergoi- gnis, &aer, & aqua, & terra funt quatuor, nonautem ignis eft quatuor ; omnes Apo- ftoli funt duodecim, ergo hic Apoltolus, & hic , & hic &c. funt duodecim , aut é con tra , fi visafcendere. Si veró terminus de- terminaté fupponat , deícenditur à propo- fitione particulari ad plures fingulares di- fiunctiué fic, aliquis homo currit, ergo hic homo currit, vel ille homo currit, &c. aut ad vnam de difiun&o extremo fic,ergo hic homo, vel ille homo &c. currit: & écon- tra afcenditur. Si randem termirius fuppo- nat confuse eodem modo defcenditur , & afcenditur à termino confufo ad fingula- res ,& é contra , quz omnia melius perci- pom recolendo dicta. de fuppofitioni- us tract. r.c. ro.Et hic aduerte,quo4 vcri- tas in defcenfu copulattug z(timatur ex (in gulis parribus, quz copulatiué enumeran- tur, inco onon ex singulis , fed ex omnibus simul collediue fumptis partibus &€x tota carum collcé&tíonesin disiuntiuo attCJitur ex vnica determinata parte jlicet fub disiüctione significata; in disiunéto de mum ex omnibus cófusé , aut ex vna parte Íola prorftistamen indeterminata, & vaga à par e rei,qug omnm conttant ex diclis de fappofit. loc. cit. quod fi plura defidcras vide tractat. de Defcenfu apud Tatarer. ' 96 Quares,an Induétio sit bona,& for- malis con'equentia,feü argumentatio? Ne- gant Conimb. 1. Priorum c.4.q.a.art. y. A- micus tractat. 2 5. difp. 1. qu. 2. dub. s. Ioan, de S. Thom. p. p. log. q.& art, 2. confentic ex parte Tat. 2. Priorum. qu. vlt. $. Dubita-. tur. fecundo , & Poncius cap.2z. Log. par- uz & quidam alij, quod eo magis afferunt de exemplo, ac imemate. Dicendum tamen eit effe bonam, & formalem coní.« F féruari IM conditionjbus ajJatis, ità 1. A: T ! — communis , & probatur autoritate Arift. 1 Top.c.12. vbi habec, quod inductio cft inftrumentum aptius fyllogifmo ad perfua- dendum, X apertius , & fecundum fenfum notius: Tum 2. ratione quia efficacius pro» bari nequit vniuerfale cfle tale,quam olten- dendo fingularia effe talia , fic veró proce- dicindudio . Tum 3.quia confequentia ab zqui;ualenti ad zquiualens formalis eft , ac efhcax 5 fed ità procedit inductio ex fingu- laribus.n. copulatiué fumptis infert vniuer- falem 1llis zquiualencem ; Tü demum;quia vt diximus c.z. tàm Inductio, quam enthi- mema, & exemplum habent fuiim medium, ratione cuius concludunt, & funt virtuali-  ' ter fyllogifun; crgo funt argumentationes forinales, & ex vi formx concludétes, quia eft virtualiter fyllogiftica, atque ità defen* dunt Mafius hic q.5. & Blanc. difp.z. Pla. difp.de indu&t.q.4. licet neget de exemplo. Sed contra PUR; quod non fit for- malis confequentia , immo nec bona , quia vis probatiua indu&tionis tota confiitit in roceffu à diftributiuo ad collectiuum, fed ic proceffusin multis vinofus deprchen* ditur, non .n. valet, poteft homo viuere fi» ne ifto cibo, & finc illo,& illo, & fic de alijs fingillatim fumptis, ergo viuzre pozcit fine omni cibo ; poteit effe (ine ifto loco,& fiae illo, & fic de alijs diftributiue fumptis, er» go fine omni; poteft vitare hoc peccatum veniale, & hoc, & hoc, ergo omnia: poteft Deusin hoc inítanti facere hunc , & hunc hominem, ergo & omnes ; potcft diuidere. continuum in hanc, & illam partem,& ill, ergo in omnes, & ità in alijs multis argue- re poffumus ; imó fecundum logicos à di- ltributiuo ad collectiuum non tenet confe* quentia, nam przdicatum, quod tribuitur terminis in Íu copul tiuo , nequit trt^ bui termino commuüni a4 quem fit aícenfus; fupponenti copulatim , quod eft (apponere colle&iue, & ratio elt, quia fubiecta afcen- fus copulatiui funt. fingularia feorfim fum- pta, & fingillatim, fubieétüm veró eopula- tum eft collectio , feu fingula fimul. Tum quando etiam teneret talis confcquentia y tamen eft prorfus inutilis, co quod nó plus, immo mins, & peiori modo cogaofcamus rem in conclufione jac in premifhis,co quod in ijs diftiaée , inilla confuse rem cosno- fcimus., Tum 5. quia in 'nduclionc nibil có- cluditur vi formz, quia non habet certum numerum pramiffarum, fed modo plurcs ; inodó pauciores , Imo ctiamfi emnia enu- merentur fingularia, adhuc non crit Iram LE " d fd lc OPI EL. CN. : De Indu£lione, afcenfuy eg] defcinfu . 'fis'argumentatio', quia nihil diuerfunr cric "inconclufione ab co, quod eft in prauitüs . "Tum 4. Arift ;. Poft aitinducentem non dc- nionftrare ; ergo non neceffario inf zrt , & idco non eft formalis argumentatio. 1an- denm, quod tanto minus excmplum, & £a- thymema fint argumentationes formales 'probatur, quia ad formalem argumenta- tionem requiritur , quod nullus cerminus "fitin confequenti ,quinon fit in anteceden- ti, & in antecedent fic aliquis , qui non fit "in confequenti, alioquin ex quolib.t ante- *cedente poffet inferri quodlibet conte- quens, v.g. homo eft animal, ergo eft irra- «tionalis , fed jn Enthymesnate aliquis tcr- 'th:nus ponitur in coaíequenti, qui non erat in antecedenti, v.g.omnis homo eft animal, "ergo eft fenfitiuus, ly. fenfitiwu: , quod cft $n confcquenti, non elt in antecedenti ; fic ;etiam in exemplo v. g. Salomon inucaire "fion pocuit felicitatem in omni gloría fua, *er&o neque Alexander inueniet . "o €$ ad primum;quod quando commu- niter dicitur vim Indu&ionis confiftere in "proceffu à diftmbuciuo ad colle£t:uum , non accipitur diftributiuum, & collcétiuum ia rigore, diítributiuum nempé pro folo aícc- fu copulatiio , & colleétiuum pro termino fcpponeute copulatim , quia fit inductio tà afc:nfu copulatiuo ad terminum di(tributi- we (apponentcm, quam afcenfu. copulsto ad terminum fupponeptem ;collcétiue , fed per proccffum à diftributiuo ad collecuuü jntclligunt proereffum à fingularibus zd v- miuerfale, quocunque afcenfa fiat t vt veró talis progreffus fit bonus, X efficax, obfcr- vari debeut dux conditiones fuperius mc- morarz , nam defectu f(ccimdz fapius non * tenet, & ità contingit in confequentijs in argumento allatis , licet .n. inillis onines fingularcsfint verz, & etiam omncs deter- minatz fint compoilibiles , (emper tamen ulta indctermipatz,vel faltim vna illis re- gnat, vt patet in exemplo decem lapidü prà ex Doctore allato, quz repugnantia attendenda eft ex particularibus materijs , in quibus arguitur, vndé ft inductio quan- doque non tcnccdcfe&us proucnit ex par- te materiz, non ex parte forma: hanc di f- ficultatem fuse pertractat. Cafilius lib, r. - «rac s. c. fe&t. s. vbi varios refert diccndi modos pro hac re declaranda: fed rcfpon- fio data fufücit. . . Ad fecundum negatur affumptum , quia inductio valde vtilis eft ad fcientias , nam agunt de vniucrfalibus ,.ad quz per indu- LAUS e 69 ctionem. manuducimur , Ad ( robatione n dicimus, quod faltim fcitur de nouo diltin- dte, quod multitudini conueniat prz-ica- tum, quod fiagulanbus rantüm coau nite Íciebatur, & ft argu nencai coacludit;pro- baret etiain à definitione ad d. fiattum nog effz bonam confequentiam; quia arelius co. srl res per d: finitioncin , quan, per «finitum .. Ad tertium hzbeciaductio au- tecedens, X conf-quens, & antecedens vnà totalem preniffiir conítituit ex multu fiu« ularibus jntegratam , & duas przaiiffas t, dum eformatur in fy:lozinum 5 & in conclusione fcizur iden, q304 in prz- mif(lis,fed diuerfo modo; inimo dicere pof- fumus (cin etiam aliquid diuerfum , quia in ea (cimus conuenire tori vallectioti quod in przmiffis fciebamus conaenire xingula- tib .$ singillatim; collectio autem; eft quo- modo effectus particularium compo- nentium ipfam collectionem, X ideó quid- piam ab eis aliquo modo diucrfum. Ad quartum negatur confequentia, quia neqs omnis, qui fy'iogifmo vtitur, demonftrat, & tamen non negatur fyllogzifinum cffz ar- gumentatrionem formalem : demonftlratio igitur y)tra argumentadonem formalem habet, quod neceffirió probat , & infert, non folum ratione formz, fed ctiam ratio- nematcriz. Ad quintum negatur minor, nant implicite, & virtualiter fe habent «n- thymena, & exemplim sicut fyllogifmus, & habent mcdium , rat;one cuitis conclu- dunt, vnde ip enthymematt allato in argu- mcato medius terminus eft eva! deettn. vitia propositio in voce, qua ramen habetur in mente, - f. emne ampmal efl fenfitiuum , sic €t i1 exemplo allito in argumento fub- intclligitur medium quad erit hoc , Salo- mon tt eiufdem raidonis, ac aliis kcx ; ve- rum tamen eft exemplum ab alijs fpecicbus Ra ldctnme. es valdé deficere. *. Dices , informa enthymcmatis multo- ties dari antecedens verum ;& confequems falfum;vt patet in hoc, emn; boi» eft. ami- m «l, ergo omnti bomo esi doctus, crgo not eft argumentatio formalis, ad quam exigi- tur, quod nunquam in fimili fora argue. di reperiatur antecedens verum ,& quens fal(urz.R efp.ob id Iccenti plures Blanc. dilp.cit fect.o.Plgdifp. d de en- thym.q.5. &alios velle enthymema tune tantum cff. formalem argumenrationem , quando difponitur in terminis fabalterna- tis, yt omnis homo c(t animal, ergo quida homo citanimal; tunc.n. cít Hunc Ic SU .70 formalis ratione fubaltcrnationis, aliàs nó . Sed praflat dicere. argunientationem in ebielliooe zddu&tam non effe enthyn.ema, quia ad hoc conficicndum non. fufcft affu- mere pro antecedente , X cófequente duas propofitiones quon:odocunque, fcd tales quod vna infera.ur cx alia, & poffit reduci ad formam fyllogilticam addendo aliam propofitionem, q: od non reperitur in ar- gumentatione allata in obicctione , CAPVT V. De 8yllegifmo, 6. eims principiis contisuti- u15,"vbide figuris eiufdem , 9$ Dee trad. przced. enunciatio- nem diuidi in fimplicem , :& com- pofitam,fcü cathegoricam , & hy poe. cam, & ruríus cathcgoricam in abíoluram, & modalem ; eodem pacto fyllogifinus di- uiditur in cathegoricum,& hypothcticum, & cathegoricus rurfus in abfolatum, & modalem , prout continet propoíitiones fimplices,vel coniunctas ,abíolutas,ve! mo dales; prius igitur de cathegorico eric fer- nio,& fpeciebus eius, de hypothetico po- ftea,& mixto . Arift. it.q. 1. Priorum c t. propé finem, & 1.Top.c. «.fyllogifmü de- finit, quod fft oratio , rm 444. quibu[dam pofi- t1 alterum quid A pofitis neceffe eff contin-  gere,eo quod bac fint, dicitur eratie non au- tem argumentatio , quia argumentatio re vera non elt genus je Pp , indu- Gioncm, &c. wt dictum efl c. 3. & dicitur eratio in numero fingul,ri. vel quia eft vni- .capropofitio hypothetica , vt ait Tatar. tract.4. vel potius,vt aiunt Auer. Philopon. & Euítatius ratione vnitatis medij, in quo .yniuntur extrema in przmiffis , & vnitatis forma fcu difpofitionis cerminorü , & ctiá ratione vnius finis,quia ambz przmiffe or -dinantur ad vnicam conclufionem inferen- dam; A: deed a in plurali, quia cx vna opofitione, ex qua alia infertur, fyllogi(mus non conficitur , fed alia argumentatio imperfe&a, .f. enthymc- ma aut inductio , &c. debent igitur plures ; LH herir affumi,noa que, ácd positz,.i.difpositzin modo,& figura ; & vt notat Tatar.non debet addi particula, € conce(115, quia siué pramitfz sint vera , siue falíz, nihil refert ad fyllogifmum sim- pliciter,feu fecundum formam considera- tum,qui híc definitur, dici tur «/reruo quid 4 pofitis nc.ad denotandum quod conclu- ioyquz fequitur ex pramifiis, cft alia pro. .tenus omnes , vt neceffariam , & forma Anfcrant confequentiam, indig ent Sa or rd Pars Prima Inflit. Tra£lII. Cap. positio ab illi s,& ab eis aeceffarió illata: ob illarum difpositionem , vade ly mece/?e , vt notat Tat.& Alex.non sigaificat necefütaté cenícquentis,quafi conícguens in omni fj logi(me debeat effc ncccffarium , cum «cffe potfit contingens , vcl falfum , fed tautum neccffitatem confequentiz , vt ex przmií- sis neceffario inferatur conclusio , etiam si. illa non sit neceffaria , qua erit de effentia fyllogifmi , sicap.atur pro aggregato ex przmiffis, & coaclusione, non autem sí ca- piatur pro folis pramiffis difpositis, vt cae pit Arifl.2. Priorum, ità docet Tat. 1. Prio- rum q :.in fine, mu : Senfus igitur prafatz definitionis eff , quod fyllogifmus cít oratio difcursiua , in qua posita maiori , & minori propositioe ne (sic.mappellaatur przmiffz, vt mox di- cemus) aliud, f.cóclusio.ab his,quz posita sür f. qur ,.i. deducitur ex vi difpositionis terminorum in przmiffis, v.g.omne ani eft fubftà tia,omnis homo elt animal ,ergo omnis homo cft (ubítátia hzc tertia ppo:i- tio ,quz dicitur conclusio, fequitur a - farió ex difpositione duarum priorum j vn« debreuius poft dcfini:i fyllogifimus , eft oratio diícursiua conftans io cum ex«-. tremis difpofito , vt elt videre in. Íyllogif- " mo allato Sed dices, hancdcfinitionemnoncon- uenire omn'busfyllogifmis , quia nonbys — sitorio,de quibus;infra, — * pothetico;& ex Ap prm effe Ari(t. mcntem fui(f- hic finire fyllogi(mum cathegoricum & hüc. termino communi conítantem; adhuc timé poteft etiam hy potheticus. hác definitioné . . participare,qratenus, & ipfe cathegorici habct regulari, & oricum reíolui;potcft etiam applicari fyl- ogifmo expofitorio,& omnibus alijs, quam, a'em tione terminorum,& propositionum Íyllo- gna iam declarata , & amplius declaran- , & omnes eiídem communibus princi- pijsregulari debent ,quz omnia ex dicen» — dis patcbunt. 99. Quia verà fyllogifmus eft quoddam . compos;tum rationis, ideo habet fua prin» cipia conflitutiva , quz fuptduplicia , alia materialia , alia formaliz; & materialia, alia proxima, vt mropsítuone la remo- tà, vt termini propobtionum,qui in quoli« bet fyllogifmo (unt tres , ex quorum cóbi- nationc trcs quoque formantur propofie - ti9pcs , & idco neceffe e(t vnumquem«. bis - . TFepet, — "4 perprincipia — — pétincathe — JSEEE —————A———ás vts E AI 3 - -— ^ -emnis homo cft fub I -: 4 i - - 4. locumin fyllogi(mo : fecunda mimor ,tertia " E - za ? Y* x: . » D E 5 - -— De Syllogifmo, eiu[que Figuris. E" 5 ratio eft, quia in fyllogifmo dcbct inferri duo extrema effe fimul connexa ob connexionem,quam habent cum aliquo ter tio,prius ergo debet vnum extremum có- necti cum illotertio , & erit prima propo- fitio,deindé debet alterum extremum cum codemtertio copulari, & erit fecüda pro- pofitio,denique ipfa extrema dcbent in có- clufionem inuicem conne&ti , & erir tertia ropofitio; hinc cóftat illud tertium, quod emel in vna , & femelin alia pramiffarum ponitur,vnum faccre terminum,duo autem extrema conclufionis, quz femel in pramif fis cum illo tertio , & femel in conclufione- inuicem connc&untur ,alios duos terminos erc; hoc totum manifeftatur exemplo, fi velimus oftendere hominem effe fubftan - tiam,excogitandum cft aliquod tertium,cü - quotüm homo, tüm fubftantia coniungan- tur, quod erit v.g.animal, fi igitur fubf tiam, & femel hominem cum animali com- ponis,duz propofitiones rcfultabüt, nimi- - rum omne ar imal eft fubftantia, omn: s ho- mo eft animal , poftremó ex his inferendo hominem , & fübitantiam €ffe (imul conne- xa, tertiam conficies propofitionem , ergo itia: prima propo- fitio dicitur meer , cum .n, denominatio maioris fit quzdam dignitas, optimé illi tri buitur propofitioni , qux primum obtinet «onclufio,que ponitur poft notam illationis, vnde coníequens ih plus fe habet qui con- - — elufio,quia omnis propofitio, quz ponitur l notam illationis , dicitur confequens ; -. fed illa , quz ponitur poft notam illationis . in fyllogil mo, d:citür proprie conclufio, ex - terminis vcro ille;quibus fumitur ante con- - clufionem, dicitur medswm, qui iungitur cít medio in maiori, dicitar marer extremitas , qui vero in minori, dicitur minus extremis : "Sed quamuis hic explicádi 1é,& minoré propofitioné, ac ét maloré,& minorem cxttemitatem fit Summuliftarum communis cum Petro Hifpan:tra&t.4. fuper lib.Prior. & Arift: ibidem. Owuuied. tamen €ontrou.4.Summul. pun&. 5. Poncius es - 20. Log.q.,. Auerfa q.z ;.fect.7.(quem fal. Ío Ponc.in oppofitum IGHUE alij Recen- tiores inquiunt non ex, eo dici propofitio- nem maiorem, vel minorem , quod prius , pofteriutue proferatur y fed illam dici ma. jorem propofitionem , in qua medium eft fubic&um , & altera extremitas eft pradi- - catum, & minorem é contr3, in ua medü - ^ pradicatur, & altera extremitas fubijcitur, "or " gL dus maio - 71 & fic pariformiter maius extremum effe , quod in propofitione predicatur de medio, & minus extremum, quod fubijcitur, Hur- tad.etiam difp.10.Log.fe&t.1 1. $. 70. aliter explicat ,vt nimirum maior extremitas fit y quz continct fub fe plura, minor,quaz pare uiora. Attamen recedendum non cft à có- muni , tum quiá ità fignificarunt Arift. & Petr.Hifpan cum alijs Summulift.tum quia ex ges modo dicendi fequitur in fe« cunda , & tertia figuranon poffe afhignari maiorem, vel minorem , quia medium in vna femper fubijcitur,& in alia praedicatur, quod licet gratis concedat Ouuied.hoc ta- men concefli abfurditatem non tollit. AtPoncius obijcit primó Arift. qui r. Prior.cap. s. explicare volens maiorem , & minorem extremitatem ait dco asfem me jorem extremitatem in qua medium efl ( i.fub qua medium eft ) minorem voco , qua. 4 f» medio, crgo propofitioilla , in qua fubijci- tur medium;eft maior propofitio,& in qua rzdicatur eft minor, hue primoloco pro« eratur,fiué nó. Deindé arguit ratione;quia ex maiori particulari nihi] infertur bzne in fecunda figura;at hoc effet falfum, fi maior eit,que primo loco ponitur, nam hic Syllo- giímus optime concludit , aliquod animal eft quadrupes,nullus homo eft quadrupes; ergo aliquod animal non eft homo . Refp. ArifL.ibi,vt ex contextu patet,explicare il- lis verbis,quanam fit maior , & minor ex- | tremiras in prima figura przcisé , non au- té in omnibus;ait enim,» prima figwra me- dium voco,quod eff| im alia , o alind im ipfo extremitatum yero alia efl que pf eee im quo aliud, Ad aliud , fyllogiimus ille non. concludit in fecunda f gira , nifi indirecte cum auté dicitur cx majori particulari nihil inferti in fecunda figura ; id cft intelligen- dum de conclufione direéta. At inftat Pon- cius ex hoc (cqui etiam in fecunda figura affignari debere modos indire&té conclu- dentes quod eft falfum . Negatur falfitas , vt conftabit ex infrà dicendis cap. & n.111. Solet hic quoq. difputari , an conclufió fit de effentia fyllogiími, qua cft feré qua- ftio dc nom ne,quia iuxcà varias Ayllog acceptioncs vtrumq. «fferi poteft; v dicetur difp. 11.q. 1. Breuiter tamen dicei dum conclufionem cffe de effeatia fillogif- mi non minus, quam przmiffas , prout ab Arift. hic fumitur, & definitur, quia ait fil- logifmum «ffe orationem ; in quatit. ijsfe- - funt propofitioncs,quarum vna ex quitur, pct quoddignificat ad eurem de ; gif- imi | tinfrà dicen- por MTEPETIPPSCNMC US IAMENE S CCCANTONCEPP ^ Www. * 72 Pars Pria Inflit. Tra&l.I1I. Cap. logifmi fpe&are tam przmiffas,quam con- vlufionem,& zqué ex vtrifq. conftare nam xe vera ad firucturam fillogifticam tres re- «uiruntur propofitiones . Conf. ratione , quia fillogifmus eft effntialiter confequen ti2, omnis autem confcquentia includit cí- fentia'iter antecedens, & confequens,crgo conclufio,quz eft illatum, & confequens in fillogifmo eft de integritate , & comple- mento ipfius. 100 Formalia item principia funt du- plicia , duobus nimirum materialibus cor- zefpondentia , & quidem cum forma fillo- giími fit ordinatio , feu difpofitio materia €ius,illa difpofitio , qua ordinatur maxeria xemota,(cü termini,dicitur ffgwra , & illa, 2 ordinatur materia proxima, .f. prope» . tioncs, dicitur Medus ; figuraigitur, qus eft forma materiz remotz , ef «pt di/pofi- gio teyminarà fecudsi (ubieclioné , predica fticnc. Mod? qui eft forma materiz ,pxime, efh apta d ifyofitio propo[itionsi im dcbita quan- ditate, Cv qualitate, debita quantitas eft, vt non omnes przmiffz sint negatiuz fed ali- qua sit afrmatiua; debita qualitas eft, vt mon omnes sint particulares, fed aliqua sit vwniucrfalis. Et quia recta combinatio me« —. dij cum extremitatibus , in qua consiftitió figurz , eft criplex , triplex ét datur figura , mà ve! mediü fubijciturin vna,& predicatur inalia,& sic habetur prima figura; vel pre- dicatur in vtraque, & sic habetur fecunda; velin vtraque fubijcitur,& sic habetur ter- tia; quod eo carmine oftendi folet . — $sb, pra, prima: fecunda bis gra: tertia, bis fub. - | Quaresan admittenda sit quarta figura, € tribui folet Galeno, & Auicennz? Mc« ici eam admittunt, & quidam alij etiam €x noftratibus, vt Tat. 1. Priorum q. de fi- 45 fyllogifmorum $. dwUratur primo , Roccus lib.2. c 16. vbi proindé recenfent modos quartz figure , & Camerar. q. 15. Log. Ratio fundamentalis huius opinio- nis, ommitlis alijs minoris momenti , eft, quod tor funt figurz, quot funt difpositio- nes medij termini cum extrenus, fed datur quarta difpositio mcdij cum extregis, er &c. probatur minor, quia poteft ità di- pont, vt predicetur in maiori, & fübijcia- tur in minori, vt patet fic arguendo,oimnis homo eft anima! , omg animal cft (u^flan- tia, erz0 omn's homo eft fubftantia, quz eft forma arguendi valdé familiaris , qua ra- tione conuictus Blzuc. lib.z.fc&. 7. quartá figuram cum Medicis libenter amplectitur, .trium terminorum fic fe habentium , d Verüm peripathetica fchola numquá hác uartam admifit figuram , vt à prima ef- entialiter condiftinctam , & eft manifefta Arift. fententia , qui 1, Priorum c. z. con- cludit neceffe effe feri omnem fyllogifmü per tres przdi&as figuras,& fequugturom nes Scotus 1. Prior q.34. Auerr. r.Priorum c. 8. Zab.liB.de 4. figura, Conimb.& Com- plut. Fuentes,Cafilus,Poncius,Morifanus, Hurtad. Auerí2, Amicus ; & paffim alij Re- centiores; & quamuis varijs modis, & qui- dem vt plurimum inutilibus , vt oftendit Auería q.2 $.fet.2. reijci foleat ab Aucto- ribus citatis, nempe quia inferat condlu- fionem innaturalem , & indirectam; aut : przdicationem eiufdem de feipfo;ratio ta- : men à priori eft illa , quam Scot. cit.affi- " gnàát, & ex ipfo Arift.deducitur,quianimi- — rum difpofitio medij nonpotefteffentiali- — ——— ter diuerfificari, nifi illis cribus modis re- e latis, quod .f. vel in premiffarü yna fubij- m" ciatur, & in altera przdicetur , vel iavtrde —— 50 D. ue predicetur, vcl demum in vtraqué — füblyciatur ,ergocum in quarta figura à — Medicis affignata habeat medium primam —— difpofitionem,plané non crit à prima figue ( racondilmóta , quz in eo pracisé effentia- liter confittit, vt habeat mediü in yna pro- pofitione fubie&um ,inaltera predicatü, Refp.Tatar. quod prima figura poteft capi - dupliciter, largé nimirum, vt eft difpofiti medium fubijcitur in vna przmi ra dicaturin alia ,fiué hoc fit in maiore in minore ; & fic concedit quartam fig 2 non effe à prima condiftinctam 5 alio modo. capitur fpecialiter , vt eft difpofitio trium terminorum ficfe habentium, quod media —— — fubijcitur in maiori, & pradicaturin mie — — nori, & fic cffe condiflin&tam . E erp Hac folutio nulla cft, quamuis.n.verum. .— fit medium in prima figura, itàcommuni- - ter difponi,quod fit fübie&tum maioris, & —— — przdicatum minoris ,idtamen non efhci- —— — tur, vt in prima figura (yllogifmus fiat, fed potius regulariter, vt directé concludat ,— | uià non minus in prima figura foret, fita. ifponeretur,vt medium effec pradicatum — — maioris, & fubiectum minoris, hoc.n prz-- cise primam conftituit figuram, quod me- dium in vna fit fubie&tum ,in altera prx- — — dicatum, qualifcum que hac fucrit , hocfi-: quidem penitus accidentarium eft aBpri- —— ma figurz conflitetionem: Et quod diuere—— fitas difpofitienis medij, quod inmaieri —- Íubijciatur , & in minor przdiccuir « acre cone / ^ Ev 4. v qus). 4» * - — wnitertioysut eadem inter fe; * De principis vegulatiais fyllorifi 75 eontra, non variet primam figurám effen- -tialiter patet ex Arift. loc.cit.qui (zpé trà- e pramiffas, vt magis fyllogifmus có- tur primz regule antepredicamen- tali , vbi tamen nulla ratione dicendus eft voluiffc re exempla quarta fimurz , quam rpíe nunquam agnouit ; ergo fignum eft talem variationem düpoltionis nedij effe prorfus accidentariam , nec fufficere adconftituendam figuram aliquam à pri- ma effentialiter diuerfam. "- Ex hoc patetrefponfio ad fundamentum oppofitz fententiz , & quecunque in op- E tum obijci folent , quamuis .n. poffint eri, quattuor combinationes med:] cum extremis, illt tamen duz , qua medium íu- bijcitur in maiori, & przdicatur in mino- ri, auté contra , non funt effentialiter di- ueríz,immo quia hec combinatio,qua me- dium pradicatur in maiori, & fubijcitur in minori , facit fillogi(mum concludere in- dire&é, vt patet in exémplo ab Aduerfa- rijs allato, vbi minor extremitas przdica- - turde maiori in conclufione; quod cft có- cludere indirecte ,vt poftea dicemus, debc- ret: figura f fi daretur) ad primá re- duci; ficuc fillogifmi concludentes indire-  &é reducuntur ad dire&tos ; maneat ergo *quartam figuram non dari , aut non effe à 7 prima efsentialiter diuerfam , & fillogifmü ma figura , quia habet medium fu m in vna & przdicatum in alia , ctfi non ità difpoficum , vt t» conclüdere dircéte ; - poteft tamen facili negotio jta difponi tvafpenendo pramiffas abíqs vlla penitus alia mutaticne dicendo ,"Omne animal eft fubftantia , emnis homo eft animal , ergo omnis homo ft fubftantia , C.A PVT. VL De frinciphs reguletiuss 'yllotifmi . 301 "A, T Omine principi regulatiuilfyllo N Gifini inécilg anas gei à «ua fyllogifmus habet fuam certituding , K cuidentiam ad concludendum ; funt aute principia huiufmodi; Primum eft gene- ralifimum pro trosungue fylogifmo,etia expofitorio , caius medium eft terminus - fingularis , cft antem tale , Qua fmnteadem jy. ; quorum ynii — efh idem, cum tertio,eum quoalterum num eft sdem non po[[unt ejfe cadem inter fé quoad ab Adueríarijs allatum re veraefse in pri- $ (0. primam partem valet pro r dis affr- : . mutiuis,quoad valet pro ncgan- . dici de nullo; quoad primam partem valet uis, & hoc principium eft tantz efficacita- tis í vt m ipfo fundetur vniuerfa ftructura fyl'ogiftica,vt teftatur Do&tor p. d. 1. q.7. Li.in folut. ad 1.princ. pro 4. q. & declara- tur fic ; propofita quaítione v.g. an anima fit immortalis , ad cognofcendum num hi termini fint cónex:;aduertendum eft , quas habeat anima proptietates , & pradicata intrinfeca , & reperto animam ctfe incor- poream, ruríus eft inquirendum , an incor-' poreum connexionem habeat cum inimor- tali; & reperto ità cffe,tunc re&té poffimus inferre ex hoc ; quod illi termini funt. curn hoc tertio |f. incorporco coniuncti , cffe etiam inter fe coniunctos;Quod fi é contra reperiatur incorporeum cum immortalt non poffe connecti, tunc negatiué conclu- deidom effet nec animam cum immortali cffe connexam ,quia incorporeum , quod fupponitur cum anima effe coniun&tum,nó coniungitur cum immortali ; atque ità ex hoc patet, quomodo ex connexione extre. mitatum cum medio infertur propofitio firmatiua, in qua extremitates vniuatur in- ter fe , & quomodo ex affirmatione vnius* extremitatis cum medio , & negatione al- : terius infertur conclufto negatiua , inqua vna extremitas negatur de alia. Et quamuis' hoc principium fit omnibus fyllogiimis co- mune;eius tamcg vis im expofitorjo luculc- : tins apparet , quia tertium illud, .f. termi- * nus, quieft medium eft magis vnum , cum fit terminus fingularis , in diis ero coni- munis , & ideb hec genus fyllogifmorum eft omnium perfpicuiffimum, vt pote ,quod' ' eft alienum àmultiplicitate praeceptorum de diftributione ,& fuppofitione medij, cü fit fingulare; vt patet in he niscft Deus , Chriftus eft Filius Virginis ; ergo eft Deus ,vtinfra magis conftabit. Alterum principium eft ,.Djci de omn; d$ pro zegulandis aftirmatiuis, quoad f. pro negatiuis: dici de omni cft , quicquid * viu ter. dicitur de fubie&to abfolute» fupponente dici ctiam de quocunque coa- : tento fub illo ,. vt fi omne animal eft füb- b crgo & homo, qui fatiebaiqE. fubilantia. Sic dici de nullo eft, quicquid - vniuerfaliternegatur de fübiecto , negari etiarn de quocunque contento vf nullum anima! eft iapi di intense ftat (ub animali,criclapis, loc autem cipiumnon eft ità vntuerfale »' quia non deferuit ad fyllogi " torjum, vt notat Tat. 7. sum cial rn oc : Filius Virgi- pergeoer?ó.- movet 74 & 5. fed tantum ad illum ,cuius mediü eft terminus comm unis,cui termino dumtaxat applicari poffunt figna vniuerfalia emis e aullur hoc principium conftrucntia , vt il- lum diftribuant pro fuis inferioribus; Et quamuis paffim per hoc principium dican- iur przcipué regulari modi perfecti prima figurz, non propterea negari debet ctiam ccctcros rcgulari,per illud .n. tantum nfi- nuare volunt folos modos perfeétos prima figurz immediate regulari per ipfum ,ad- huc tamen, & alij poffunt mediaté regula- ri ,quatcnus omnes ad perfc&tos poffunt reduci,vt poftea dicemus, Aducrtendü au- tem hic d hoc fccundum principium re- gulatitum à primo dcpendere,quod vniuer falius eft, & ab eo vim regulandi defuere, vt difcurrenti patebit, immó notant Com- plut.lib. s.c. 4. hoc fecundum principium à primo non differrc , vifi penes hoc , quod primum fumitur in ordine ad cff iftud ve- roin ordine ad pradacari ; & quidem vnum affirmari de alio fundatur fupra identitate 3llorum;,ficut vnum negatur de alio ob co- yum diuerfitatem & idco liquido patet hoc. fecundum principium vim fuam à primo ac cipere Conf.ideó .n. ex hoc, quod omnis homo currit per d;ci de emn! , rité conclu- ditur. quod Petrus currit , quia tupponitur probatum Pctrum efsc hondaem.s confe- quenter coniungitur cum hogiine Petrus , & curfus; & idem cernitur ctiam in altero. - tas reas ipfarum interfe; nó quidem reas; iedior tmn ds i Aun ad^ yllo principio dieidé mulio. x - 1o Verunn.vcro quen hzc doctri- nà fit ci uni Summul;Rarum calculo. pro- bata nihilominus Mol.p.p.q.2 s. art.. difp-- 2. Vafq.p.p d.123 pricipii iilud primü, $u« Tore yi tertio.Cre, tàquá uiro ü re- Ípuunt,& non vninerfaliter vcrum nifi re- ucatut ad dicium de omni,& de nullo, fc-. «itur Cafilius lib.3 tract.a. c.2. Fandamé- tum corum vnicum «ft ,quod talc principiü in divinis claudicare vidctur, quia cx idcn- 1itate resli diuinarum perfcnarum cum di- uina effcptia non poteft inferri realis iden- tits earum inter fe ideo hic fyllogifmus nun valet; cff.ncia diuina cft Pater filius eft hec «(fentia diuina,ergo filius eft Pater; Vn dé vt hic, & fimiles Íyllogifini cxpofitori) in diuinis riteforn:éur,vt notat Scot.1 Prior. 4.7 .& oncl.4.pcr diétüm de oi,& dictüde nul Jo regulari debent, ità quod medius -termi-. 1 nus fi fingularis diftibuatur hoc modo , Quicquid cft cffentia diuina cfl Vat r, filius elt «(l«ntia diuinz, «rgo Xc. nám tà confc- quentia tenet fcd maior cft (21125 Cum cr- * Pars "Prima Inflit, Tract. HT.Cap T. o primum illud principium s we /snteas lem vni tertio, rc.non teneat in diuinisni- fi cum inultis limitationibus , quz tandem £iciunt illud recidere in aliud. principium, didum de ómni , X cumé contra fecundum, quocp aptum fit regulare etiam £yl» ogifmos expofitorios in diuinis , vt patet; in  xemplo allato, concludunt Vafquez , &, Molina,Dictum de omni , & dictum de nul» - lo , effe vnicum principium regulatiuum: omnium fyllogismorü. Addit Cafil.princi-- pium illud $4 funt eadem vmi , crc. poni ab Arilt.7.Top.c.i.non autem t. Pnorum: 5; vbierat locus agendi de principijs regulae tiuis fyllogifmorum; fed ibi cátum affignafs fc principium Dic; de omm , 6c. ergo hoc, tantum €fit abfolute principium. regulati«:- unm fyllogifmorum . T Sed fruftra laborant , nam veritas illius. principij eft vniuerfaliffima , & etiam valet. in diuinis, & qnamuis D.Th.p.p.q.2 4.art.3«; & Thomiftz cum ipfo aliquas atferant li-..— mitationes ,vtetiamindiuinisverumfit ;—————— Scotustamencit p.d. .q.7. profertillud,;— — — vtabíoluté verum, itaquod femperygum, — hal " eft,qux funteadem vnitertio,effe quoque — ^ — inter fe eademilla tal; identitate, nontamé, — maiori,quia non poteft cócludialiqua idé» — — 2i titas extremorum inter fe, mifi fea M RA P. illamidentitatem, qua funtcadem medio, - —— — &ficjinquitDodtor,exidehtitaterealiper- ————— fonarum in effentia inferri poteft identie, — — ?h identitate cum effentia funt idem; fyllogif-; - X mus autem allatus, & fimiles,indiumis non; .— ^— tenent,quiaafferuntur,vtexpofitorijicum- ——— tamen re ycra tales non fint , fed foplu/nte ga ta,vt Doctornotatibidem,& fequitur Amas — jii p.difp.io2 c.1.ratio cft,quiamedium — ^. in fillogilmo expofitorio ita dcbet cff« fin- ulare,vt fit fioc aliquid, & incommunicae — — ble vt quod, qualis non cft effentia diuino , & ideo ipfa non etl fuficieas mediugr pro. ^ - fillogilmo cipoivonio, & quando etiam illi , fillogifmi effent expofitorj, prorfusfalsb .— — eft polle regulari perdidum de omm , S. —— — dictum de nullo , quicquid dicat Poncidls ] difp.:o.Log 4. vlr.quia hoc princip o folum regblantur difcuríus , qui procedunt ex vi slicu:us ternini difl ributisrepngnat autem prorfus tcimino fingulari ,quf cftmedium in expofitorio;difiribui;cum infzriora non habcat ,diftribui nomqifeu accipidifiribtt- ——— tiué cfl idcm , acíupponere pro füigilis— — fpisinfcrioribus;:N.cScomuscit.Trimü, —— q.7- 1 EM CN f^ ' 16. Arriaga difp.s.fumm. fect.4.& De prindipijs rtgulatiuis $yllogifmi 3. facit at&oritatem,fe ftandum eft do- ring quam habet in lib.fent. Ari(t. autem t.Priorum folum fecüdi prineipij exprefsé meminit, quia ibi folum loquitur de fyllo- gifmo, sind fumitur terminus có- munis,vt poté qui magisinferuit ad cogni- tionemfcientificam comparandam. *' Quamuisergo magma fic necefficas fecü- di principi nam illo deficiente deftraerc- tur defceníus ab vniuerfali ad particularia, uia virtute huius princípij tenet talis de- cenfus ,omnis homo e(t animal, ergo Pe- trus eft animal, & Paulus eft animal ; immó negato hoc principio duz contradictoriz ent fimul verz, nà ci veritate iftius vni- uerfalis, oishomo eft animal,ftaret veritas huius particularis,aliquis homo aon cft ani mal,quz illi contradicit. Nihilominus faté- da etiam eft neceffitas illius principij Se fint eadem ,&rc. & dependentia huius fecü- di ab illo, nà ex co przdicatum de quibus- uis fulveo contentis przdicatur , quia ipfis -aliquo modo identificatar , vt difp. de vni-. — werídicemus;ergo dici de omni neceffario c (upponit identitatem fubie&orum in prz- dicato,& dici de nullo feparationem, quod bené demonftrant Hurt. di Paeog. lcd. alij Do- &orem noftrum fecuti , & nuper Ouuied. controu. 4.fummul.punc.1. — CAPVT VI. " Regula generales t fpeciales cuiufcunque f- | gura«[Bgmantur. ——- 103 T2Xprincipijs regulatiuis syllogifmi c.przced.declaratis quinque dedi - «untur regulz omnibus tribus figuris com- — 4 munes.Prima eft,qp ex gwrsr megatimis nibil fequitur ,vndé hzc coníequentia non valet, Nullus homo e ft irrationalis, nullus equus eit homo , ergo nullus equus eft irrationa- lis,ratio huius eft , quia non poteft conclu- a ;€o quod medius terminus qui eft tota ratio coniungendi ,cum neutro extremo eft coniunctus, nec etiam negati- ué,quia ad hoc,vt vnum extremum non iü- cum alio medium , debet idem £nedium cum alterutro extremo effe con- junctum ;nam fi vnum extremum ab altero difiungiturpropter medium , debct hoc oriri ex co quod difiungatur à medio, cum coniungitur aliud extremum, & ita ip- extrema erunt inuicem difiuncla; fi au- tem medium cumnullo extremo iungatur , , moncritratio neque coniungendi , nequc feparandi ipía extrema, vnde patet hanc re« gulam fundariin primo principio rezula- tiuo, Aduercendum tamen eft przmiffis in. terdum videri affirmatiuas, cum tamen re verà occultam contineant pegationem , & ideo aon concludunt , vt in hoc fyllogif- mo,omnis homo differt ab angelo , omnis fpiritualis fubftantia differt ab homine, er- go omnis fpiritualis fabítintia differt ab Ángelojomnes hz pre.niffe (uat negatiug, quia ditfzrre eft idé,ac vnu n no ef: aliud ,. & ità (c habét omaes propofitiones;in qui- bus elt relatiuumr diuerfitatis . Sed obijcies, hac confequentia eft bonz,. quodnon mouctur,non currit, Sortesnom moxetur , ergonon currit , & camen eft ex risnégatiuis.Refp.nos hic tradere regu- $ de fyllogifmo cathegorico, allatus aut& eft hypotheticus, nam illa maior huic con- ditionali zquiualet , fi non mouetur, nom currit, & przterea fundatur in hac, affirma- tiu3,0mne currens mouetur.Dices , hic eff cathegoricus, Omne,quod non elt animal 4 non eft homo,lapis non eft animal, ergola- pis noneft homo , & tamen con(equentia tenet ex puris negatiuis.Refp.maiorem ef- fe vniuerfalem affirmatiuam , nam zquiu2« let illi omiac non animal eft non homo ,id- que patet ex regulis cóuerfionis , nam vni- uerfalis affirmatiua conuertitur per contra- pofitionem infinitatis terminis, ac etiá, etft. raro fubie&to infinitato, & hegata copula , vndé hzc propofitio ,omnis homo eft ani- mal , fic conuertitur , onifíe non animal eft non homo , velfic, omne non animal noi elt homo,vi4e Cafil.lib.s.tra&.z. cap.6.. 104. Secunda Regula eft , quod ex puris particularibus nihil fequitur ratione for» mz non.n.valet ,aliqued animal eft homo , aliquis equus eft animal,erzo aliquis equus efthomó , & fi interdum fequatur ratione matériz , vt Miquos animal eft fubftantia y aliqüis homo eft animal , ergo aliquis ho- mo efl fubítantia . Ratio huius regulz eft , quia in propofitionibus particularibus medius terminusnon complete diftribui- tur , .i. nonaccipitur fecundum totam stiá latitudinem,& vniuerfalitatem , fed folum 1nadzquaté, i.fecundum partem;hinc fit,vt ex»vt connexionis cum medio noa fequa- tur ioter duo extrema connexio , quia ex his extremis potefl in. maiori cum hoc medio councéti fecundum vnam partem , &alterümextremum in minori c | cum codem medio fecundum alteram par^ tem, vt patet in allato exemplo , in quo li« Ka ce we ua 36 €et homo, & equus connectantur cum ani- mali,non tamen fequitur connecti inter fe, quia animal nó diftribuitur complete, hiac exttatillud preceptum , quod med:um in aliqua faltim przmiffarum debet dittri»ui , vt fic perfecte poffit con ungi , vel difiuagi ab extremitatibus , alias non regularetur fyllogifmus per dicideomm , vel dici de nullo, in quo principio hzc regula funda- tur ; aduerte tamen,quod quando medium eft (ingulare , vt in expofitorio fyllogifmo tunc re&té cócluditur,quia fumitur in vtra- que przmiffa fecundum fe totum. Scd obijcies,hzc eft bona confequentia, fi aliquis homo currit,aliquod animal mo- uetur,fed aliquishomo currit , ergo aligp animal mouetur, & tame elt ex puris pen cularibus.Refp.hunc fyllogifmü effz hy thetict& praterea maiore effe vniuerfalé implicite ,& zquiualet huic, quotiefcunque aliquis homo currit , aliquod animal mo- uetur,nam ly aliqui: bom (ubiectumin ma- fori, an; pliatur , & fit terminus vniuerfalis r illam conditionalem // , quz zquiualet ni qoot cunque aliquis homo currit, &c. Dices;hic eft cathegoricus , quod lucet vi- dco, Sol Licet,ergo Solem video, & tame eft confequentia bona ex puris particularibus, Refp.maiorem poffe fumi vniuerfaliter,vel particulariter , primo modo zquiualet illi, omnne,quod licet, video, & cofequentia eft bona,fecubdo modo zquiualet illialiquod, uod lucet, video, & tuac confequentia non eft bona, quia poteft lucere cla , quam pmonvides. — — 105 Tertia Regulaeft, quod conclufio fequitur femper debiliorem partem,quare fi vna przmiffa erit particularis , vel nega- tiuz, etiamfi altera fit afirmatiua , vel vni- nerí(lis,conclufio erit particularis, vel ae- tiua, quia negatiua eft ignobilior affirma u1,& particularis vniuerfali . Ratio huius regula eft, quia fi vna prxmiffarum cft af- firmatiua, alteranegatiua, tunc ypum ex. tremum coniungitur cum medio , & alterü ab codem medio feparatur in premmiffis ; p autem aliqua duo ità fc ha- t,vt vnum conne&tatur cum aliquo ter- tio, & alterum ab ecdem tertio feparetur, non poterunt non effe inuicem feparata, ex b .n, quod Petrus efthomo , & equus non homo, non poteft inferri nifi Petrü non . eff: equum. Idem dicendum,fi vna przmif- farum fit particularis; quia ctiam(i in pro- pofitione vniueríali vnum extremum vnia- furi fecundum fc totum, ia par- Nt DM Pars Prima Inflit. Tra£l.1IT. Cap./T1 ] ticalari , tamen alteram extréfum vnitur cum illo tertio folum fecundum partem, 8e ide3 aon poteft infzrri e£: inuicem coane- xa extrema, ni(i fecundum parce, vt om- nis iuftas eit anandus , fed aliquis hom» ei iuítus, ergo aliquis homo eítamandas, non potett iaterri ,omnis homo eft amans dus ob rationem allatam ; ex quo patet hác regalam fundari in primo principio regue latiuo;quia extrema in cóclufione nequzüt habere iater. fe maiorem coanexioaem,quá habuerint ia pr emiffis cum medio. $:dooijaes, fyllozifm1m Arift.z. Cose. li c4. O naes (telle, qua non fcintillaat, süt propé nos, Planet aon (cinrillant,ergo pla netz (unt prop? nos, minor clt nega: iua. Sc tamen coacluto eft afirmariua . Rurfus ex regulis boaz coafequentiz traditisc 2. ex falfo fequitur verum , vt pes fic arguens do,omats equus eít animal, omnis homo eft equas ,ergo omais homo eft animal , ergo noa femper fequitur coaclufio debiliorem Cum plares caufz cócure partem . Demum, & vaa eft per^ runt ad eundem ed &aum , fc&ior altera ,efz&is affimilatar perfe» - &ori, & fuperiori, vc patet de duobus idé on Jus trabentibus , quorum vnus eft po» - teatior altero,nam tractio ponderis fequie tur virtutem potentioris,erzo &c. R Ad m. minorem illius fyllog.(mi effe" affirmatiuam de przdicato infiaito , ac fi diceret , plane» tz funt ftella no (cintilantes, vt patet ex di &is c.3-huius trat. de infinitatione verbi. AÀ2. cum Sammuliftz dicant co nclufionE . fequi debiliorem partem ,loquuntur quoa: attributa propofitioais ad puram fxrmam | fyllogiími atcinétia, qualia (uat affirmatio, & negatio, particularitas,& vniuc alitas non autem curànt de attributis on bus materiam, qualia funt veritas , ' falfi- tas, contingeatia, & dee namforma — aluitur etiam - bonz confequentiz optime falu in materia fal(a5 quidautem dicendum fit etiam de attri^utis fc tenentibus ex parte materiz, di(putant Theologiin prologo de facra doctrina , & in. materia de fide: vide Cafil.cit.fusé de hac re difzréntem , & A». mic.tradt.2 .di(p.4.. 11. Ad s. negatur fumptum,potius.n. rese contra fc habct y uod cum duz cau(x fübordinatz ad cune m concurrunt effc&um, etfe&tus formae liter magis adimilatur inferiori , uamfu- periori , vtapad omneseft in confcfo , & notat Scot.pd 3. q 7. füb A a. & patet de Sole cum caufis inorioribes concurrente; paritas dc duopus pondus - » - - fumpta noit valet , quia iftz funt caufz per accidens fubordinatz, nam quilibet illorü oteft aliquid illius ponderis trahere , at przmifz (unt caufz per fe fubordinatz , "quarum vna nequit fine. altera ctiam mini- mam conclufionisparticulam caufare . 106 Quarta Regula eft , quod.medium nunquam conclufionem ingreditur. Ratio eit manifeíta, tumquia quilibét terminus bis tantum ponitur in fyllogifmo , ergo cà «medium eft bis pofitum in przmiffis , iterü in conclufione poni non valebit ; tum quia fi in ea poneretur, non differret conclufio à pramiffis, contra finem fyllogifmi, qui ,vtex. coniunctione , quam habent duo extrema cum medio in przmiffis , infcra- tur connexio eorumdem exclufo medio . Sed obijcies, hi fyllogifmi tenent , cum -tamen medium etiam in conclufione ha- beant; omnis homo eft animal . fed homo eft homo,ergo homo eft animal . Item om« nis Angelus eft fpiritus , Michael eft Ange- lus, ergo aliquis fpiritus eft Angelus. Refp. in primo fyllogifmo: medium ingredi con- iam Íub. ratione extremitatis,nó fub ratione medij; ia fecundo conícquentia te- netex regulis conuerfionis per acc dens , nam conclufio particularis eft propofitio conuertens maioris, quz eft vniuerfalis af- firmatiua , non auteni tenet ex vi formz fylogitticm. - € * Quinta taadem eft, quod tàm in medio, Quam 1n extremitatibus non varientur pro- priefates terminorum excepta fuppofi- tione , quz prouenità fignis, vndé tàm sedium ; quim extremitates non debent effe termini zquiuoci , nec in vna propo- f£sionc amphari,& in alia reftringi,quia tüc retur à termino magis amplo ad cü- dem minus amplum,aut é contra:nec in có-: clufione diftribui debet aliquis terminus , aui nà fuerit in przmiffss di ributus ; quia tunc argueretur à non diftributo ad diítri- butum : vt verbi gratia , fi diceremus , omnis 5omo efl animal , nullus leo eft ho- mo,ergonullus l«o eft animal,nam animal in maiori non eft diftributum ,i. vniucrfali- ter fumptum,fed accipitur folum pro eo, quod elt in hominc. nam fignum vniuer(ale affirmatiuum non habet. vim diflribuendi terminos remotos,fed tantum proximos .i. fubiedtum non praedicatum, in conclufioae veró dillribuitur;& accipitur etiam pro eo, quod eítin Jeone , nam fignum vniuerfale zegatiuum vim habet diftribuendi termi-- nos proximoes,& remotos; Er ratio vnius De viguli [pecialibus gy) cnn figira:— 727 falis huius regula cit quia fi oppofitum il lius,quod in hac regula przcipitur ,ficrcet , tunc effent in fyllogitmo quatuor termini , & dari poft antecedens verum , & coníc- quens falíu,quod eft formalitimum iudi« cium malz conícquentiz. 107 Ex regulis generalibus c. praced, declaratis defuimitur pro vnaquaque figu- ra fpecialis quzdam regula . Peculiaris 1ta- que regula pro prima figura eft , quod ia ghacinque iyllogifmo eius direct có ente,vt confequentia fit bona , nec debe: effe particularis,nec minor negati Ratio elt , quia fi maior efft particularis s medium innulla przmiffirum. ditribuere« turcontra preceptum datum in fecunda regula generali 5 non effzt diftributum im maiori;quia effet particularis, neque in mie nori,cum,n.in ea medium przdicetur,& fit vniuerfalis affirmatiua (alioquin foret ex puris particularibus) confequenter neque in ea diftribuitur.quia vniuerfalis affirmat uanon diftribuit , vifi fübiectum , &ideó hzc confequentia non tenetjn prima figu- r2,aliqua fubftantia eft angelus, omnis ho- mo eíl fubftantia, ergo aliquis homo eft ane gelus . Item minor negatina cffe non de- bet;quia runc ia conclufione ditribueretur aliquis terminus , quinon eff:t diftributus in przmiffis,& argueretur a non difltributo ad diftriburum contra quintam regulam ge neralem, nam maius extremum. non diftri« bueretur in maiori , quia effet vmuerfalis affirmatiua , ia qua przdicatum non diftri- buitur , in conclufiorie autem diftribue- retur , que effet vniuerfalis negatiua , ir hiv perfignum negatiuum diftribuitur tà ubicctum,quam przdicatü, quia negatio y vt aiunt,eft malignantis nature, X negat de fubiecto,quecüque inuenit poft fe , vt nul« lus homo eft lignum aut quidam bomo nà eft lignam, i neque hoc lignum neque illud lignumyneque iftud, & propterea vniu lis negatiua conuercitur fimpliciter. , noa autem vniuerfalis atfirmatiuajhac igitur de caufa hec confequentia non tenct ia prie mà figura,omnis angelus eít(ub(tantja,nule lus homo eft angel nullus homo eft fubftantia, Aduertendum tamen , quod conclufio effet indirecta , poteft interd maior cíf- particularis ,& minor negatiua y quia tüc ccffant rends, vrinfra conitabit de quibufdam modis primz figus rz indirecté concludentibus einbici Bare fyllogi(mum effe bos num, & i tin prima figue .28 r3 maiori exiftente particulari, v.g. aliquod rationale difcurrit,omnis homo eft ratio- 7 nalis ,ergo aliquis homo difcurrit . Refp. concludere, tátum ratione materiz , nam fi cócluderet ratione formz,hoc etiam aliud argumentum valeret fub eadem forma;ali- quod animal eft irrationale , omais homo eit animal ,"ergo aliquis homo elt irratio- nalis.. — Regula pro fecunda figura eft, quod ex ris affirmatiuis nihil fequitur, vt patet ia foc fyllogifmo , omnis homo eft animal , omnis equus eft animal,ergo omnis homo eft equus : Neque ex maion particulari , vt patet in hoc alio;aliquod viués eft animal , nullus Angelus eft animal , ergo nullus Aa- £gclus eft viuens . Ratio eft, quia fi ambz przmiffz effent affirmatiuz , cum in hac fi- e medium fit predicatum, in neutra di- ibueret contra przceptum datum , quia in propofitione vaiuerfali afirmatiua qu - ies funtillz, przdicatum numquam dillri- buitur, quia cum dicitur , omnis homo eft animal, non eft fenfus, quod fit omne ani. mal, fed tantum illud animal , quod eft ad humanam pce coritra&tum;vel aliquod animal confuse. Si veró maior eft particu- laris, tunc in conclufione diftribueretur ali- quis terminus, qui non effet diftributus in pramiffis, nam vt patet inallato exemplo, maius extremum noa diftribuitur in ma- tori , & dillribuiturin conclufione , & fic daretur antecedens verum , & coníequens Regula tad i gura et R tandem pro tertia H conclufio parzicularis eff: debet , & eid affirmatiua;Nam fi conclufio non effet par- «icularis, iam aliquis terminus diftribuere- tur in conclufione , qui in przmiffis di(tri- butus non effet ,vt patet in hoc fyjlogi(mo , omnis homo elt rifibilis , ois homo eft ani- mal,ergo omne animal eft rifibile , vbiani- mal diftnbuiturin conclufione , & non in premiffis . Sic etiam idem fequitur incon. ueniens,(i minor fit negatiua, vt patet hoc alio fyllogifmo , omnis homo eft animal , nullus homo eft equus, ergo aliquis equus non eft animal, vbi animal diftribu tur in conclufione virtute negatienis ante copu- lam pofitz, cum tamenia maiori ditriba. tumnon fit , quia eft vniuerfalis affirmati- ua, inqua przdicatum nunquam diítribui- tur; & hz regulz funt valdé nocatdz , quia iuuant ad cognof(cerida vitia [yllogi(morü inutilium , ia quibus fccder innétür ali- qusdefedusdillrbugonis. — —— 1— . Pars Prima Inl. T afl IT. Cap.VAI.- CAPVT VIII. A ffignantur midi cuiufecunque fgurd cum eorum exemplis , 108 Corde modis poffunt in qualibet figura propoítiones fecundam quantitatem , & qualitatem. variari , nam fecundum quátitaté quattuor fuat cóbina- tiones,poffant .n. ef: am5z przmi(fe vni- uerfales , velambz particulares, vel maior vniuerfalis, & minor particularis , vel ma« ior particularis , & minor vniuerfalis; & ruríus harum fingulz poffuat fecundum qualitatem quadrupliciter di(poai in fin» gulis figuris , aut .n. funt ambz przmiffz affirmatiuz , autambz negatiuz , aut ma- ^ ior affirmatiua, & minor negatiua , aut de- mum maior negatiua, & minor a ua. Ceterum ex hac tota multi tudine fo- lum nouemdecim moi vtiles funt ad re- &é inferendum,fexad 3s. figuram | tes, quatuor ad 2.& nouem ad 1. quorum primi quatuor diredé concludunt , alij quinqueindiredé ; ille autem modusdicie - tur diredé concludere, in cuius conclufio. ne maior extremitas de minori ic tur, & é contra ille concludit indiredà, in. cuius conclufione minorextremitasprzdi-. ^ — catur de maiori : porró omnes , & finguli - modi tiles cuiufcunque fizurz his verfie —— bus comprehenduntur . : Barbara ,Celarent, aro Ferio,Baralsptom, — - Celaentes, Dabitit, Fapefm2, Frife fom»romz Cefare, Camefires, Feflsno, Baroco, Dara. pui, Felapton, Difamis, Datifi , Brocarda , Feri em. Quorum fenfus difficilis non erit ,fi re- colantur , quz fupra diximus tra&. prz« ced. cap.s. vocalem fcilicet A vniuerfalem affirmatiuam denotare, E. vni nes gatiuam , I particularem affirmatiuam , - O particularem negatiuam 5 ille igitur dictiones fingulos iadicant modos fyllo- pilipomm cuiufcunque figurz , & voca» es contentz in tribus primis fyllabis des notant tres propofitiones fyllogifmi,qua« les, & quantz effe debeant , fi quz verà aliz vocales fuperfunt in qui i &ioni ntur metri gratia . Primi duo verfus explicant nouem modos vtis les primzfigurz , quatuor primifunt di- rade Auouc alij indirc&i : quatuor pri- mz dictiones tertij verfus indicant qua- tC Démodistiofue fps. ^ pp modi tertiz figurz . Erit igitur fyllogifmus 1 Barbera, fi medium t uio fabi jeia- tàr, & in minori przdicetur , fintque tum przmiffz, càm conclufio vniuerfales afür- mátiuz, vt omne animal eft fubítantia,om- iíis homo eft animal, 2 omnis homo eft. fubftantia. Erit fyllogifmusin Ce/are , ac iii fecunda figura, fi in vtraq; przmiffa me- dium przdicetur, & maior fit vniuerfalis negatiua, minor vniuerfalis affrmatiua , & conclufio vniuerfalis negatiua , vt nullum vitium eft amandum omnis virtus eft amá- da, ergo nulla virtus eft vitium; Erit deni- que fyllogifmus in Derapri , ac in tertia fi. ra, fi medium in vtraque nm fubij- catur, & przmiffz ambe fint vniuerfales affirmatiuz , conclufio vero particularis af- firmatiua, vt omne animal eft viuens, omne animal eft fübitantia, ergo aliqua fubftantia eft viuens ; & in tribus figuris tria protul f- fc exempla in primis cuiufque modis fuffi- ceret, fed ad maiorem Tyronum cómme-. ditateminfingulis modis afferre exempla iuuabit;in primis itàque quatuor modis Pe 32 gd dites cóucladentibusità fyllo- gizatur. : : ;* . . Bar Omneanimal eft fubftantia ; bes Omnis homo e(t animal , r« Ergoomonis homo eft " z Ce Nullum animal eft lapis , 1« Omnis homo eft animal, rent Ergo nullus homo eft lapis  B« Omnis homo eff: rationalis , r5  Aliquod animaleft homo, . j  Ergoaliquod animal eft rationale E Te Nullus fpiritus eft corpus, rj Aliqua fubftantia eft pirkus s &»  Ergoaliqua fubftantia non eft corpus . 103 Hac allata"exeipla funt pro qua- tüor modis primz figurz directé concludé- tibus, vbi vt vides, primus continet tres 3 Lo. pars vniuerfales afrmatiuas ; fe- s conítat maiori vniuerfali n:gatiua;. , minori vniuerfali affirmatiua , & conclufio- ne yniuerfali negatiua; tertius habet ma- iorem vniuerfalém aflirmatiuam, minorem, & conclufionem pirticulares affirmatiuas 5 * quartus denique habet maiorem vniuerfa- firmatiuam, X conclufionem particularem negativam ; in alijs vero quinque modis huius prima figurz indireQé concludenti., bus ità yllogizatur, vt in fequentibus: exemplis . * 1 B« Omnis fpiritus cft fubftantia , r& OmnisAngelus cil fpiritus, li Ergo aliqua fubftantia eff Angelus z Ce Nullum animal eit lapis, l«n. Omnis homo eftanimal, tet. Ergonulluslapis cfthomo, 3 D« Omnisleo eft animal , bij  Aliquod rugibile eftleo , tis Ergo aliquod animal eft rugibile . 4 F4 Omne animaleft corpus, Pf Nullum elementum cit animal , 1 m» Ergoaliquod corpui nó elt elementü. $ Fri Miu homo eft muficus, fe Nulluslapis eft homo, ; [e  Ergoaliquis muficus non eft lapis. Exemplanunc adducta funt quinque mo- dorum in prima figura indirecté concluden- tium, vbi vt vides, primus conftat ex majo- - ri, & minori vniuerfali;2ffirmatiua,conclu- fione veró particulari affirmatiua ; fecundus. conftat maiori vniuerfali negante , minori vriuerfali affrmante, & conclufionem vni- : uerfalem negantemzcolligit ; tertius conti« net maiorem vniuerfalem affirmatiuam,mi^ norem particularem affirmatiuam, & fimi- lem omninó conclufionem deducit;quartus habet maiorem vniuerfalem affirmantem , minorem vriuerfalem negantem, & conclu- fionem particularem negantem ; quintus tandem conftat maiori particulari afhrmatie - ua, & minori vniuerfali negatiua , & colli - git concluftonem particularem negatiuam. Modi fccundz figurz funt quatuor fe- uentes,qui tantüm vtiles (unt ad colligen- dis conclufiones ncgatiuas, & in eis iti] fy. Togizatur . 1 Ce Nullumligoum eftanimal [4^ Omnis homo eft animal, — re Ergo nullus homo cftlignum KuND C4 Omnishomoeft animal ,. »ef Nullum lignum cft animal , tres. Ergo nullucitignum eft homo; 3 - Fe: Nullum ligaumn cft animal "ex fi  Mhquishomo cft animal má Ergoaliquis homo pon cft lignum | 3 rwn Wu CC MSRP P E ^. lemnegatiuam, minorcm particularem af- U ' : B4 — Mo C A" - v é MA - — S. - . A $0 4 "7« Omnis homo eft animal v? Aliquodlignumnoneftanimaf, — «€ Ergo aliquod lignum non eft homo. £xempla nunc adduéia funt modorum fecundz fieurg, vbi vt vides, primus cone ftat ex maiori vniuerfali negante, & mino- xi vniuerfali affirmante, & conclufione vni- ucríali negante ; fecundus habet maiorem vniuerfalem zfirmatiuam,minorem vniuer- falem ncgatiuam, & fimilem prorfus con- clufionems tertius continet maiorem vni- uerfalem negatiuam , minorem particula- rem affrmatiuam , & colligit conclufionem particularem negatinam ; s denique conftat maiori vniuerfali afirmatiua,mino- ri particulari negatiua , & fimili prorfus. conclufione . Moditertiz figurz (unt fex fequentes, qui omnes 'tantüm vtiles funt ad elicien- am conclufionem particularem, ac ih eis ità fyllogizatur . Li Omne animal fentit; . Omne animal eftcorpus; — Ergo aliquod corpus fentit; D« v4 pn " F e 6p gon "Di fs mi É Nulla planta cft fenfitiuay Omnis planta eft corpus , Érgo aliquod corpusnon eft fenfitiuü, 3 Aliquod animal eft homo , Omne anímal eft fubftantia ,. Ergo aliqua fubftantia efthomo - Pea: J JD« Omne animal eft fubftantia 125  Aliquodanimal eft viuens, Jf ^ E:go aliquod viueas eft fubftantia. ^ 9v s Aliqua plantanon eft lapis , Omnis planta eft viuens, - Ergo aligjtos yiuens non eft lapis Bro ear do 6 Te. Nullum inima! c(Mapis, - *i . Miquodanimaltft corpus , fin 'Érgo aliqdod corpnsnon cftlapis. | Hzc modó ad funt exempla , vt di- €ebamus tnodórüm tertix &gurz,vbi vt vi- des, prinfüs conftat ex maiori , & minori v- niue;fali affirmante,& concluftoné particu- lari affirmante 5 fecundus cofif'at ex maiore vninerfali negatiua,zhinore vniucríali afr- matiua;& colligit conclufionem particula- yem negantensstertius habet maiprem paz- tícularem affirmatiuam, & minoré vniucr- em a f firmatiam ; ex quibus colligit có- -maiorem particularem, & qui Pars Prima Inffit. Tract. III, Cap.V11r. clufionem particularem affirmatiuá ; quar, tus gaudet maiori vniuerfali affirmante , minori particulari affirmante;& fimili pror. fus-conclufione;quintus contiaet maiorem. particularem negantem minorem vniuer- falem affirmantem, & conclufionem parti- cularem negantem. Sextus denique conftat maiori vniuerfali negante, minori particu-lari affirmante, & deducit conclufionem particularem negantem : Hos autem omries. trium figurarum modos effe legitimos ex. €o conítat,quod i ijs nunquam dari poteft. antecedens verum, quin etiam confequens: verum effe deprehendatur ex vi anteeeden.. tis: qued fi detur aliquis argumentan modus, in quo ex antecedente vero fequae* turaliquid falfum, noneritlegitimus. — '' 110 Sufficientia veró horum modorum: in ftmt figura facile deducitur ex re. ga 1s earum affignatis tàm gencre ous,tüm — pecialibus, nam in prima figura ex. fexde« cim cogibinationibus reijci debent omnes. quatuor purz negatiuz, & omnes quatuor" purz particulares ex duabus primisregulis generalibus,& ex peculiari gurz rejjcidebent omnesmodi,qui habent — noremncgatiuam,.vndé quatuor modi taxat remanent legitim: in prima figura di-- redté cencludentes ; quia veró diximus re- gulam fpecialem prine Gigure folum r. uie " riad concludendum direct2, idcirco adhuc. in ea poffunt admitti alij modi indire&é e. cludentes, in quibus etiam interdum poffit. maior effe particularis; aut minor negati- u2, vt patet in-Fapefmo , € Frifcfomorum ,— Sic etiam in fecunda figura ex duabus pri-- mis regulis generalibus excluduntur octo combinationes, .f..ex puris nezatiuis , & puris particularibus ; & ex peculiari eiufdé regula exchiditur combinatie €x vtraque prami(fa affivmatiua, vel ex majore parti- culari, & vtraque ifta combinatio poteft bis* fieri, .f. vtraque affirmatiua cá maiore par- ticulari, & minore vniuerfali ; vel é contra, - & vtraque maior particularis exiftente pri. mapramiffa affirmatiua, & fecunda ncga- tina, ve[ é coatra , vndé remanent tantum. quatnor modi vules fecundz figura. Sic denique in tertia figura ex us allatis regulis generalibus o&to excluduntur come binationes etiam ab alijs figuris exclufa : & ex fpecialiregula eiufdem , quod minoti exiftente negatiua nibil conclud'tur fiue maior fit particularis ,& minor vniuerfilis fiuc € conu , & fic c. i - come — prümgü. ^ habent mie — AU y E. tur alim dum — & ^ mnznnmdb s SRM $1 voc Demodiscuinfque fegura combinationes, vnde fex tantum rémanent modi in tertia figura,ex quo tandem fequi- tur modos vtiles fyllogizandi effe nouem - decim,cateros vero inutiles,& vitiofos,co rima eis aliquis dcfe- diftributionis ; de hac fufficientia vide Scot.1. Priorum q. 22.23. & 24. Contra fuficientiam modorum primz figurz obijcies, Primó quod fint plures af- tis, tum quia poffunt in ca dari alij : modi direc? concludentes;v.g. Barbari , & Celabo , quorum primus ex przmifüis vni- verfalibus affirmatinis concludit particula- larem affirmatiuam , alter veró ex maiori vniuerfali negatiua;& minori vniuerfali af- firmatiua concludit particularem negatiuá: Tum quia cum quarta fi ex dicis non fit diftin&raà prima. , eius modi , qui funt Y. Bamana,Camene,;DDimari; Fimeto, ad ipfam - pertinebunt,cum bené concludant, Deinde vrgcbis ex alia parte, quod fint pauciores ; or Arift. 1.Priorum c. 5. folum duos mo- s indirc&tos enumerat in prima figura , - Refp.adprimam duas illas combinatio- nes contineri in Barbara, & Celarent, quia fub vniuerfali particularis contin etur: hinc 14 m nec Petr. Hilp.horum meminiffe. modorü , quia Arift. ait, quod omnis fyllogifmus, qui poteft inferre. conclufionem vniuerfalem., poteft etiam in i riub alternationem iflius ad. illam . d AR Od monet Scot.r. Priorum q. 22. diuer- firatem modorum attendendam effe penes p -premiffasnon autem penes conclufionem, vt patet. ex multitudine combinationum allata. Modi autem pro-quarta figura in- uenti- nen differunt à modis prima , nifi ex fola tranfpofitione premi me sréiticoMi, ix dues talis Stanfpoliio non diuerfificat c iter quartam ngu. ram a»prima ex ditis t.e DÀ nds i .. Égura variabit cffentialiter modos . Ad - : fieoskerm parte Tatar. 1, Prierum q fe - o - Ta ME » LJ p-fig.art.1.6. primo fcsendum.,quem Conimb.ibi c.7:q.3. art; 1. inquit Arift.enumeraffe tantum modos, qui dif ad untur à directé concludentibus non fo- m in conclufione, fed etiam ex parte pez- miffarum ,quales funt tantum illi duo; alios tres non enumcrat ,quia non multum dif- ferünt rw , cum illis fint áamiles in miffis . a .. Deindé contra fufficientiam modorum fecunda, & certig figura obijeics,quod.in es »6 ux S notat Sotus lib. s.c.4 lec.vn.not.s:nec Arif. - -: ipfis poffunt affignari modi indire&é con- Cludentes non minus; in prima , ergo. funt multó plures enumeratis; probatur af- fumptum , tum quia nedum Scotus cit. & cüeteri communiter ità docent , fed ctiam elt expreffa Arift. doctrina 1. Priorum c. 8, ibi n. loquens de duobus modis primz fi, gurz indirecté concludentibus Eapcfmo , & Frifefom,fubiungit fieri poffe confimili- ter, & in alij5 figuris , hoc eft poffe pariter in illis indire&é-cóncludi , vt ibi Aucrrocs exponit; tum quia ipfa experientia vrget , vt Doctor oftendit loc. cit. nam 1n Cefare & Cameftres in fecunda figura , Darapti , Difamis, & Datifiin tertia cum eadem di- Ípofitione , & ordine przmiflarum poteft conuerti conclufio , & à conuería ad cou- uertentem eít bona coníequentia, in tali autem caíu minus extremum pradicatur de maiori, quod eft concludere indirc&té; Cocteri ctiàm modi earundem figurarum, .f-Feftiuo,& Barocco in. fecunda, Felapton, Brocardo, Ferifon in tertia poffunt indire. && concludere per tranfpofitionem prz- miffarum; traa(pofitis.n. przmiffis.conclu- fio , quz prius erat diretta, ficindirecta, Xc. e Refpondent aliqui , quibus confentire videntur Fonfec. lib.6. Inft. cap. 13. & Co- nimb. t. Priorum c.7.q. 3. Poncius difp. 20, Log. q.5. n.$5. negando affumptum ; quia Bis indie etenocudineumy radicatur minus extremum de maiori, fcd id. contin- ere nequit in fecunda, & tertia figura, in is:n figuris defignari nequit maius , & minus extremum ex coniunctione cum me- dio in przmiffis, fed tantum in cenclufione ex coniunctione ipforum adinuicem , quia jn illisvtrumq; fubijcitur in fecueda fgu 1 ga,vtrumq. pradicatur in.t siu ego uris, in erit maius cxcremum jin his fig «onclufione pradicat inus , quod in ead. m fubijcitur ;quareimplicabit in adie- &o;dicere poffe n his figuris minus extre- müm przdicari,& maius fubijci; Confirmát Ad ex Arift. qui 1, Priorum c. 6. hoc pacte videtur in his figuris maius, , & minus ex- eremum defigr fodumak is extremi. in fecunda gura effe, quod eft magis pro- pinquum medio, minus, quod cft m " s. di- ro- motum ,.& é eontra sesedqe .€,j maius extremam effe, quod Jongi ftat à medio, minus, quod cft m. Ü inquius.Con rmant tandem,lga eioxrue fSu non hab dielioncs i modos indire pier Op 05; indicantes modos. T 4 v4 ": " , [DN X ^v. $22 Pars "Prima Toftit. Tra. TIT. Cap.VIIT. &tos, ficut in prima , fignum euidens non — fiogis fimplicis.Si vero concludatur iadire" dari incis modos 1ndire&é concludeptes , été per tranfpofitionem pramiffarum , vt ficüt in illa . in cateris modis fecundz,& tertiz figure» 111 Oppofitü tamen verius eft,vtoften-— adhuc modu$ indircctus non erit effentia- dit ratioallata in argumento ; & funda- — liter diuerfus à dircéto, quia ordo pramif- mentum eorum falfum eft , maius .n. & — farum non fufficit diftinguere modos fyllo- minus extremum generatim loquendó de- — gifmorum:Itaq;ad argumentum principale fignantur in przmiffis ex coniunctione cü concedendum cft affumptum , neganda Íe- medio, non in conclufione ex coniundio- quela ob rati onem modo allatam. E31 ne corum inter fe, vndé illud dicitur maius n extremum , qe digniorem d C * CAPV T IX. in przmitfis , .f. in maiori cum medio, i . SU extremum , quod obtinet minus di- De Reduttione Preis snper fallen, gnum f. in mipori ; tà docuimus ex com- ivt x 7^ Le e STR c.s. ergo etiam infecüda,& — 11a A EETOEM c.1.in fine. diftin- tertia figura dillin&io maioris , & minoris guit penes formam duo fyllogif- extremi fuméda eft ex ordine premiffarü, morum genera, perfectos, .f. & imperfe- nó veró'ex fubie&tione, & predicatióné ip- — &os,illos appellat perfectos;qui nullo indi- forü in cocluf. Neq. oppofitü docuit Arift. gent, vt eorum vis, ac neccíliras i conclu- cit.nam longe diucríus eft fenfus verboó- — dendoappareat, & huius generis funt tane rumi ciu*ab eo, quem, Aduerfarij praten- tum quatuor modi prime figurz,in. quibus dupt,vtibiexpoait Sueffan com. 45.ab A- — euidentiffima eft «is cónclufionistiniperfe- uerfa rclatus q.2 5 fe&t. 8. & textus ; vtíó- tosécontrdyocateos;qui indigent "n nat jit obícutus eft ,vt non magispro'eis, probatione,vt corani nélefh - pronobisaddnciqueat.Non fuitau- diéuidemtérappareat, &huiu$generissüt ——— ^ m c - 4 dicantcs modos indirectos fecundz,X ter- — concludentes,quam cete figura- tizfigurz ,vtfa&tum eftin prima , quia vc. rum , elle dirctte concludant , nam c. 'üm vem neceffe diftinétas dictiotiesaffignarein — tám reliqui modi sees eder o riakarum notat Auerfa cit. longe maiorem habent — neccffitas cencludendi non eft ttà i , differentiam modi indire&tiyrimz figurz a — drfin indi&eat aliqua probátione 3 Ex. directis,quarnin caters; rationem affignat  pdttt fyllogifimum imperfectum hic n Scot.cit; quia fi concludatur ind reci? per zceipi cá modo ,quo dicere folemus Enthy conuerfionem conclufionis , vt ft m Ctfa-— menta effe f eni imperfe&un:,, ! 5e; & Canieílres fecündz figutz , Darapti, nimirum cric pars intrinfecá,S effcotia- Difamis  & Datifi tértiz , fuf&étupt ijdem — Irs ad fyllogifiunrneceffaria. , pur, "modi,nam frin fecida fizura fic condiada- — fenfu fyllogifmi cuiufcunque figura funt ^ mus indire&é, Nullus lapis eftáimmal,om- perfecti, igiturin prz£ nti üllogifmusime — mis homo cft aninia! , ereo nullus lapis «ft. perfc&ns pro eo fumitur: , cui Squid eui- fiomo;adhuc ite fyllo jmuseftin Cefare, déptis de ; vtiudicetür enide:ter con- fic etiam fi in tertia fiZura fic conéludamus ludere: ; hataiitem elt imperfcttio qu - 44 (4 E Fatal éftviucns , omne dam áceidéralisdummtaxit, itànótàcTatar. — eft fubfizntia , sd bucifte (yllogifmus ctin. fie.Solia atormodrprim figura. "Darapti: & ratio eft quia vt docct Arift. 1. dicuntür perfcáti;& euidenter ce $5 "Priorum de fyllogifm. poteftatibus , ficut vt'ait Tátar.Ge, .4sdraiur C cundo quia fo. ogifius inferens conclüfiooém vniter- —?i ipfi regulanturimmediaté per Lenin ME l«m poteft etiam inferre particularem — dies de emwi , C dsei de mullo , qua inc '€x vi confequentiz fübaltermationis , ità  ejsfit eai applicatio eorum, quz di- quiinfyrt vnam conctufionem inferre pote cunras vel aegantur vn:uerfaliter , adea. , nit ftm vides ex vi cónfequentiz "quz — rere ra p reno conücrfionis , Cefare infertdire- pam in eis perfecte diftribuitur me $0 illam mio rae tiegathaleh e Sadiré*e , omne "animal cft fubftantia, ergoaliquod viueris Sel aem a rüfilendumjnfi- —— » potent -jnyieri jn qua flat vniucrfiliter cy parte b» uertntem, & fi— fobic&ti; cü pofteain minori przdicetur, — Darapti fest duci illam: larem hecipfo emdcnterofteoditurillud, dequo — — d tiwfer-  pradieatur contineri fübeius «miuerfalitas — fusmqonuertentem ex legibus conuer- — te,& confequeptcr conuenire illi id qm B. 3 I M ! —— LER z: ! "I " £ 2, A De redaélione modorum impevfz&lusad pevfePlus.— 9.3 de.t4li medió. vniuerfaliter pofito przi. eabatur i maiore, vel ne ur , quod eft immediaté regulari per dscj de omms & disci de nullo; alij veró modi dicuntur 1mperfc- , €i, & minus euidenter concludentes, quia fon immediate regulantur per hoc princi- pium, nec in eis fit euidenter applicatio fu» pron: ad ea , quz fub ipfo contiaentur, fed regulamtur mediate, & idco reducuhtur adillos modos perfectos , & per cos pro- tur? vndé vt monet idém Tatar. aliqué modum reduci ad alium non eft de vao fa. cere alium, fed eft confequentiam, vel ine. üidentiam vniusoftendere. per confequen- tiam , vel euddentiam alterius, ,113. Duobus autem modis imperfe&i [roni adpe eas reduci poffunt,pri. mó en Ey Kinda 4. impoffibile; pri- reductjo dicitur oftéftua , quia per eam, apum nd dimus, & 3 ide monftramus fyllogifmum aliquem regulari ' dici de omni, X dici de nullo;altera di- itur ad impoffibile , quia per eam dedyci-. 1 conlequenciam fyllogií(mi vallée dior olopofi Pes VU ARSQUTSDENS VL IDPORCICSK gulatio per dici de omai , & denullo. ... . Vtautem ácilius, & line frere ges Ulis red Aia exercinnta g [unt litere. initiales fingulorum Let ur nia ^n. oftcafiue illi fylogi finrad modum pri- ma figurz, qui a ; m litera incipiunt ,, . . xtParalipton ad Barbara , Cefare ad Cela- bon aia 2d Datis [tina t, Darapzi ad. ino ad Ferio,& fic de 5; aduerteniz funtinfüper qua- tuor aliz confonantes , quiz in medio , y fiae nominis fingulorum imper. iegoctpn rgeg enun vt S.P.M, C- gam li- tera S cat propofitionem indicatam Mn fibi immediaté przcedentem conuertendam effe fünpliciter , P perac- cidens, M defignat conuerfionem | non fuf- ficere, fed przmiffas tranfponi, debere. fa- ciendo de maiore minorem, & € contra. C demum. " dendi aliquod impoffibile, Me eder des ed ararur :Aeduetto Miua fit per cóuer-. gensis sepe Miner fi wif matis Worms mem. e deo. "RES »* I : Me. suben utjunca cono re quatür per conuerfionem * t Isa. $ vult fimpliciter perti, D vera p v acct, COM wult tranfponi , C pr tmp[fibile duci. Q 1^ad adhuc vlter us exemplis declara- tur, Cefare qui eft primus mo jus imperfe- &us fecandz figurz reducitarad Celarét, vt indicit litera initialis C conuertendo fimpliciter propofitionem indicatam per, E,quzimm:zdiaté pracedit S , ni nirü ma- iorem yniueralem ncgatiuam, vt v.g. hic. fyllogifmus factus in Cefare, aullum ignit elt animal , omnis homo efl animal , ergo nullus homo eítlignum , reducitur ad Ce- larent, fi dicamus in maiori propofitione y nullum animal eít lignum . Darapti, qui eft. primus modus imperfectus tertiz figurz,, reducitur ad Dari] , vt indicat litera initiz-, lis O fada conuerfione. minoris per acci- dens , vt denotat litera. P. quz immediate equitue minorem, vaiuerfalem affirmati-, uam, vt denotat litera A , vt v.g. hic fillo-' i(mus fastus in Darapti omne animal eft ubítantia , omne animal eít viuens , ergo aliquod viuens eft (ubítantia, reduciturad Darij, fiin moon dicamus, aliquod viuens elt animal. Baralipron , qui eft modus indi- Lus primz figurz reducitur ad Barbara, vt petit litera prima conuert endo conclu- onem per accideus , vt poftulat litera P , quz reperitur poft vocalem I pofitam in. tertia fyllaba, cui refpondet cóclufio, & ita. hic fillogifmus fa&tus in Barálipton, o ducitur ad 2; fi in conclufione dica. mus, omnis horto eft fubítantia : vbi tame notandum eft cum Tatar. tra&t.5. conclufio- nem d* Baralipton non poffz in hac redu- Gone dici proprié conuerfam per accidés, quia particularis affirmans ex. regulis con- uerfionis fupra traditis non comuertitur int vniuerfam a em , fed in particulare, fed pocius reductam ad fuum ftatum natu- ralem, quem feruat conclufio de. Barbara quz cum fit vniuerfalis affirmatiua, o timé conuertitur per accidens in particularem tem , conuertitur vel potius reducitur conclufio. de Baralipton in vni- Bev pec aou nam cum iint ezdem O0 lipton, & ad c à de Biburs fes ralipton fequitur particularis 12, a ARN id (equitur ad confe [ep Wurepuy uitur etiam antecedens ; ex his exemplis auno Ambien B BLA LLL oochab!OssBrlb LIL,LUL. .LNAT"ouscob. a 84. difcere redu&ionem aliorum modorum , nam Dabitis efficitut in Darij conuerfafim- pliciter conc'ufionc , vt petit litera S, Fa- pefmo manet in Ferio maiori conuerfa per accidens, vt petit P, & minori fimpliciter , vt petit 5, & facta prxmiffirum tranípoft- tione, vt petit M. & fic de fingulis . Bonitas vero reductionis oltenfiuz per conuerfionem propofitionum,vt notat 1dé Tarar.fimdaturinilla regula generali fupe- rius tradita, quicquid fequitur. ex: confe- qucnti bonz confequentiz, fcquitur etiá ex anteccdente, cum ergo fit bona confe- quentia à conuerfa ad conuertentem;quic- quid fequitur ex conuertente fcquitur ex conuerfa, t-lis au'em conclufio fequitur ex conuertente, vt patet in fyllogifmo perfc- &o, ergo eadem conclufio bcne infereba- tur ex conuerfa, q erat przmiff fyllogifini imperfc&ti,& ob eandem rationem infyllo- gilmo rines non femper infertur eadem omninó conclufio, quz fuerat in imperfe- &o, fed conuerfa illius vt in Cameftres,nam cum conuerfa poffit inferre conuertentem, füffcienter hoc. modo probatur conclufio' jniperfcati fyllogifmi: Diximus autem omn-' nes modos imperfe&tos poffe reduci often- Ímé ad perf-&tos exceptis Baroco , & Bro- cardo, quia cug altera pramiffarum in eis fit particularisnegatiua, quz conuerti non contrapofitioné, teft, nifi in fei x d altera vniuerfalis affirmatiua, quz taptü — ri fireducere- conuertitur per accid.ns, tur oftia , fieret Mog; Ts $ ex puris ticülaribus, — ' poen "114. Reduétio per impoffibile fit cum ne- gàta confequentia, feu conclufione fyllo- £iími ab Aduerfario (fub pratextu, quod rion fit informa ) fit ptopofitio contradi- &oria conclufioni negate, cx qua cum alte- raex propofitionibus conéeffis fiunt tales pramiffa,ex quibus inferátur concl.fío có- tradistorta alicui ex pramiffis iam concef- fis, vnde cogrrür Aduerfarius vcl ticgare; quod 1anr concefferat , vcl cohcedere düo contradittoria fimul cffe veras & fundati r bic reducendi modus in illo principio, /» Vena con[équemtia ex contradiflorio confequ£- gis fequitur contradsclorium. antecedentis : & hoc genere: reductionis pcffunt. reduci ogincs modi imperfedti cumfcunque fuc- zintfigure ad perfc&tos,vt docet Tat.tract, sin apenidn- fecuridz Brei tris u e 1e figi $.Quarrs ,X ra- tio eft , quia in omni modo vtili ;1n quo nc- gatur confequentia, debet concedi comtra- E Pars Prima Infiit. Tratl.1ll. Cap. Ix. antem, Darij, O particularém negancer EXON U. W «.* » 9 dictorium e us, quod negatur, ex qua con. trádictoria conceffa, '& alcerà przsuffa co- ceff; cquitur contradictoriü alterius; fpe- cialiter tame: Baroco, & Brocard» dicun- tur per impoffibile reduci, quia alio mo 1o réducibilss non funt: Vt autem rité calis re- ductio fiat; hoc datur zenerale preceprumj | vt fempcr atteodatur ad conclufioaem illa- tam, & famatur cóntradi&orium eius,deia- : dé ponatur illa pro vna e prmiffis cit ale tera, & inferatur conttadittóriut,vel cona trarium alterius przmiffx conceffz , fic .n. deducetur Aduerfarius ad impoffibile ; qued eft duas contradictorias, vel contra- rias concedere. Sed vlrta hoc Umum przceptüm tra« dit Tar.cit.etiam Merian regalas pro fin- gulis fizuris, vndé ait, quod modi [ren figura reducuntur per imp ^ffibile fumendo contradiétoriàm concluftot;s pto minori, & retenta eadem maiori infertur contra- — ria , vel contradictoria minoris conceffa; - modi terti figura, reducuntur pet imp« fibile fumehdo contradi&torium concla nispro máiote, & retenta eadeth minori fertur contradi&torium, aut cgntrafiüi mae - nbn iem d gaitcu r ntc étianrreduci pi : le fikicódo nca Anda ) ro maiori, & ponendo maiorem t oris conceffe . Vt autem dignofcatur ad im: ipepiiore inn Eme beat reduci per impoffibile , n ft habendá cao tnitialis Ski eru fuperic eias Moy fire. ocardo,quí reducantur dd Barbara, fünreridó conrradi- Proeraetee UA hr ser falis affirmatiua) fed'obferuande fiut qua-— taor dictiones à Dialecticis inuenta, Me- feiebatir, Od iebawi, Letare, Romanis in qui- bus quatuor vocales reperiuntur A, que fi- gnificat modum perfectum vniucrfalém alfirmantem, .f. Barbara, E vniuerfalem ne- gantem, .f. Celarent, I particularem: affir- icm iind ime lee y entibus: qua : focndg quis eoa ic oer eb focinde Sgurg crtias Pei  cóficeffic, non quideai i animal etl rifibile fi - De'velullione modorum impefadpof. — $3 libusjque fex tertie figure nodos defignit, itaqüe modus impettectus refpondens vo- «ali A réducitur ad Barbara; rcfpondens E ad Cclarent, refpondens I ad Darij.refpon- densO ad kerio ; Vt Vcró regu.e tradite pro fineulis figuris memorie mandeatur , notanda fant quatuor carmina, Quorü duo prima feruiunt prin e figure * Maior fit mimór , frt contrádiflio mor , CC Dempto'Celantes iniquo conuertitur érdo , eruat maiorem , "variatque feewnda ii- norem » J " » |Tertia maiorem *ariat, feruatque mimo- -- Vbi variare maiorem,vel minorem eft lo- co maioris; vel minoris fubftituere contra- di&toriányconclufionis i di if- mi; uxtà ML po zm leni in quacunque figura 5 ic -fyllogif- Pis i» Ralipton , Omne animal eít (ub- ftántia;oniínis homo eft animal, ergo aliqua fubftantia eit homo, fi negetur coaclufto , fümatur c ofitio'lli contradicto» peti eritnlla fubftantia eft hómo;tunc Jllatur: níj&or , & pto'ea fubrogetursmae ior, & fic inferaturin y 1 ftantia eft homo; omne animal eft fublan- tia, crgo nullum animal eff homo; iam jftà  propofitio contradi&oria eft minori, quam mmediate , ne- — beh : Iyltoa m romero accidens. 'Fiathic efare Nulhis honio eft rudibilis, eni dioesed ruéibilis, ergo nallus afintts efthomo,fi nez k f- conclufto , affumatur €ius €ontradi- "Qhoris; que eft; aliquis afinus eft homo ; & fétenta piajore ponatur i(là propofitio pró mirióre , deindé inférütur conclufio in. Fe- rio, hoc Pacto, nullushomo eft. rüdibilis aliquis afinus eft homo; ergo Mi quisafinue tionc ft rüdibilis; qua conclufio eft conrra-  di&toria minori taii cenceffz;. f. omnis afi- ris eft rudibilis. ' Fiat tandem hic Mare. musii Darapti , omine rationale eft rifibile , émie rationale éft'animal ; ergo aliquod erhzc conclufio, fumatur contradictoria eiusque erit, nul. ]um animal eft rifibile, & ponatur pro ma- jore retenta eadem minore, & fic inferatur —s ori Nullum animal elt rifibile, om rationale eft animal, ergo nullum ratio- nale cft rifibile, que conclufio eft contraria maiori conce(fz , & virtualiter contradi- squia fub vniuerfali continetur parti- eularis: exempla de Baroco, & Brocardo ^os adducimus , tum quia yeffim adducun- ^p türab alijs, quáfi non agnofcant alios mo- dos per impoffibile reducibiles ab iftis; tum quia; & tpfi feruáat leges pro f:cunda, & tercia figuraaffignatas. ^? Denique Arilt, i "Prionit- c:6. docet ali modum probandi fyllogifnios imperfe&os f. per expofittonem, fer perredactionem ad ívlloci(munr expofitorium; qui folá iu. feru:t sis modis tertiz fizure , & pra&i- catür fic,vt docet Tatar cit. fub medio có- muni fumitur terminus fingularis ( qni eft médium ir éxpofitorio,vt poftea dicemus) cui vtrumque extremum tribüitur, indé- que elicitür eadem conclufio , qui erat in Íyllogifmo ex medio communi , vt v. g. fit xalisfyllogifmus in Darapti , omnis homo eft aninial, omnis homo eft rationalis, erga aliquod rationale eft animal ; fi quis hanc cónfequentiam reget, próbari potcft fu- mendo aliquod fiogulare fub! homine hoc modo, fi omnis homo eft animal, Petrus eft "animal,fi omnis homo cft rationalis, Petrus eft rátionális , tanc fic ar&uitur, Petrus eft "amimal Petrus eft rationalis, ergo aliquod rationale eft animál ; & quia quicquid fe- wuitür ex confequénte , etiam fequitur-ex antecedente, eum conclufio bene fequatür "ex pramitfis fiagula ribus ;qua inferebán. tur ex vniuerfafibus, e itur eandem con- élufionem bene fuiffe illatam ex pramiffis —iniüerfalibus , & hac de caufa hic modus ndi fyllogifmos vocatur per expo tione RAN: oftchdituf valere confe ii- 'ttia qiodammodoad fenfum, quia (ub ma "dio cotmmuri fumiturfingulare fenfibileg "defe ruit antem hic niodas determinate pro terti : gis ,quia cum hzc habeat omnes 'conclufiones particuláres , & propofitio particularis bené inferatur à fingulari, v.g. Petrus currit;ergo aliquis homo currit, fa- tis congruenter per fyllogimum expofi- Toriumprobatur. ^ ^ EEUBMI CAPVT X | De varijs fpecicbus fyllogifmi catbegorici, 1$ A IK n E Re TER DR Ípecics cà» - " thegorici fillogi(mi . iA theg - Prima fpecies eft eoruin , qui € 23 ^ medio, Motmceiie, communibüs, hucuf gi Orcs re» See fint eradites Megdeo uifq: 1fto- rum dicitur fyllogifmus commdüois.. ^: Vipeve eg sus Tihy ondes ex medio ,&alijs cerminis fiae fin po $6 pofitorij', eft autém (yllogi&mus expofito- rius, vt notat Latar.tra& 4.affiznando ino- dos tertiz figurz;& i. Priorum q. t. $. Dw- kitatur tertio, ex Doctore 1.d.2,q.7. Li. in fol. ad i.prin.pro 4.4. euius milium efi ter- minus fingularas fingulariter , &p wniuscé tentu: , & idco diftribui nequir,nec vniuer- [alizari, (cd otius perfe&te dz bet fiagula- rizari, nam fi perfcdté, & complete non fic fingularizatus , vitiofus eric fillogifmus , q» maximé obferuandum elt , ne ecipiamur fillogizando in terminis diuinis ad abíolu- tà pertinentibus,vt v.g. funt De»; e effen- tia dinina,quia.n. non funt completé fin- gulares, (ed zquiualent communibus , eo quod reipia p pluribus perfonis communi- ,cantur , ideo non funt apti ad fillogiflmum .expofitorium, yt fupra c.6. docuimus cum Do&. cit, & tenet Auerfa tra& 4. cap. 15. & ideo non valet , hic Deus eít Pater, hic Deus eft Filius , ergo Filius eft Pater , quia medium non rfe € tur , vndé tendum eft illo tanquam termino commu ni ,& perfc&é diftribui , vt confequencia ponet. bac mado, omne quod eft Deus, icquid eft hic Dcus , eft Pater , quic- dud eít hic Deus,eft Fi ii ergo ef * Y qol cquestia tenct, fcd przauifz Íz; quz etiam eft communis dei miftarum Sot.lib.5.5.p. c. 1. Bannes Ti c.9. Complut. fuma. lib.5. Ioan. de S, Thé. lib.a.cap 8. Season pq. 24 art 3. qua- T. .xe hac erit r tin filloz . Mk avo ro V a dia. seiete di diltribui ex (upradictis,ità bo- €quentiz Js ifmo expo- yos ri uar ace mediü, effe per- fe&? fingulare, & incommuaicabile, Dici- tur autem hic fillogifmus expofitorius (vt cn Mn quid nominis explicemus ) eo quod Ípicuus , ac euidens , quia elt de. pice 1 ; s nobis notis, vt. rem veluti an- te oculos exponere videatur, 116 Duplex vero eft expofitorius fillo- gifmus, a. tiuus , cuius .f.ambz prz- milfz funt afirmatiuz tiaDA , cuius "f. altera prziniffarum negatiua eft,& con- fequenter concluíáio; principium regula- tiuum pro afüirmatiuis, vt notat Tatar. cit. yes psp (eidem fint es- ipfa snter fe funt eadem, tt. uis eft aliud, $««cunque ne, prónepi od "tertio, illa megantur de fe inuicem, &idim. merità nezaat Conimb.i.Priorá c.6. q. va. art.1. quos vga rou 3. Ct; 'um quiahac cit d ina veterum 3um- 9. ; " . Pati Prima Infli. TF. rac LE Cáp, X. Y mulift, communiffima, tum qnia C6 (tens dimus vim illius geminati- principij i apparere in fillozifmo expofitorio denn in alijs, vbi etiam íolutz (untdif&cultates —-— in oppofitum . Quamuis autem poffit hic fillogifmus fieri in. quacunque figura fer- uata femper affirmatione , vel negatione , uam defignant moi,nam in prima poteft 1C fillogizari)hic homo eít Rex ,, Petrus eft hic homo, ergo Petrus eft Rex 10 fecunda fic, Petrus eft hic homo Paulus non efthic homo, ergo Paulus non eft Petrus »frequé- tiustamen,& congtuentius fit. in tertia; in qua medium fubijcitur , q maximé.con- D uenit terminis fingularibus fubijci in pro- pofitione;vt Petrus eft albus;Petrus mo, ergo homo eft albus, acideo Arift.de —— hisin hacfolafigura meminit. r., Priorum c7. Cauendam tamen eft , cü fiunt in ter» tia, ne minor fit negatiua iuxta regulá ter« tiz figure , vndé non valet.,Petruseít ho« mo, Petrus non eft Paulus , ergo o - eft homo , variosauté — di hunc fillogifmnat in 2 S recenfet Auerfa trad. pd bone y j gom ; IM i i a sonum. y ,quiconfant x t ^ 2t d & vtr pé tts quadam f M. 2x pns ilbrequia talis tien differt ab ib eoisinien - dor i ras aas 5 MA gaps vd vriqieen e lare,vel vnum fit cómune,& ali TX ,; & quidem in omniu L s e CR. icfformari , in prima mi efformari , in Veg omnis homo eftanimal , Petrus ud : ergo Petrus e Dem imd nep homo eft xat hone 2 Hw sooneilais " d are cadres vi Pene Petrus ; in tertia [1 ata nis homo eft animal,quidam homo ci Pe- o Petrus elt animal: videatur Auer fa facit vbi Cap.16. etiam varios modos gnat conficiendi hunc fillogiímum. in fin- — figuris . MÀ fpecies eft eorum , im, quorum ali» , vel M pa int c P * | /CoDe fptebis Syllügifi cadagiria, — $7 Lent ed t fe famptus, poffit fubijci , vcl  przdicar; , omnis propofitio ex obliquis conítans ad ipfammcet ex re&tis conftantem reduci debet; & tünccláré patebit;an recté Bloginne cx talibus propofitionibus con- atus concludat, id , quod Arift. docuit z. Priorum c.357. v.g.hac propofitio, hic liber eft Francifci ad hanc reducitur; hic liber cft aliquid poffeffum à Franci(co , & hic fillo- £iftus,omni calori contrarium eft ee quzdam*qualitas.eft calor , ergo cuidam ualitati contrarium eft frigus, ad hunc re- ucitur, Omnis calor habet contrarium frigus , quzdam qualitas eft calor, ergo quzdam qualitas babet contrarium frigus, vel potius , calor & frigus funt contraria, . quzdam qualitas eft calor, ergo quedam emer Uia funt contraria ; itaque uiufmodi fillogifmi ex obliquis reducun- tur ad 1ectos, & intantum bené concludüt, inquantum confici poffunt in terminis re- €tis; aduertetamen in his, & fimilibus fi'- logifmis obliquis feruari debere regulas F^ age ; & formari poffe in qualibet i17. Quinta | fpecies dicitur fillogifimus modalis ;& eftille qui e vtraque pra- miffa modali:,: ve! altera tantum , fiue fit modalis diuifa , fiue compofita , & confici poteft fecundum omnes quatuor modos nempe de poflibili,contingenti impoffibili, ac neceffe, &in quacunq. figura,vt v. g..in prima , neccffc eft omnem hominem effe auimal,néceffe eft omne rationale efft ho- « minem € oniris homo eft rationalis. , er- | gont cffc cftomne rationale effe animal ; mi fecunda figura neceffe eft- nullum lapi- dem efft animal. , ncceffe cft omnem homi- pem e(feaninz] , vcl omnis homo cft ani- mal ergo üieceffe cft aullum hominem effe Japidem 'ititertia neceffe eft omnem ho-- minem cffe atítiia] , neccfc cftomaem ho- ^mmnem-effe füb(rantiam , vel omnis homo. [ubftantia, ergo néccffe eft aliquam fub-- Nin ef animal ; frequens ramen. vfus huius fyllogifmi eft cum altera: moda!i tà-- tum,vt omnem hominem currere eft pof- fibile , aliquod animal eft homo  , ergo ali- boe einmerin ett -— M eft. éritia; y ratio eft; quia maior propófitio serere huic ,onin;s homo po: teft currere; cum qua , & minori, & coníe- quentia conficitur fyllogifmus in Darij , vndélicet totum:diétü dicatur à Dislecticis efft-fübie&ü foli ram bom reipfa eft fubie poffibilis curfus .. ..— Gum, dequo pradicamur LU ' Poffunt. antcm. tiones modales cum alijsde incffe ad conftituendum fyl- logiímum modalem quintupliciser 'com- binari,vt notat Tol et.lib.4.c.16. primó cum vtraque, propofitio eft de modo neceffa- rio. Sccundó-cum vna eft de neceffario jal- tera deineffe , Tertiócum vtraque eít. de contingenti. Quartó cum vna cft de contin genti , altera de ineffe: ;Quintó demum Cum na eft de contingenti , alterade ne- ceffe,& iuxta diuerfitatem combinationum diucrías feruant regulas ,immó eadem có- binatio interdum in diuerfis figuris, & etia in diuerfis modis eiufdem figure peculia* res habet rezulas;cx quo factum ett; vt fe- rétot regula congerantar pro fyllogifmis modalibus,quot fürit modi figurarum,quas roindé recenfcre nimia foret prolixitas.& 1deó breuitatis gratia paucas quafdam ge- nerales,& aliquam fpecialem magis neccí- fariam adducemus ; Et prima eft;quod fi in fyllogifmo iu quacunque figura confeéto ambz propofitiones fint modales, conclu- fio quoque miodalis erit, vel faltim calis de- duci poterit , nam fimiles propofitiones confimilem inferant conclufionem; fi vero altera tantum fit modalis; non fequiturne- ceffarió conclufio modalis , vt docet Do- Gor p. d.55. ad 1. argum. z. q. vbinotat ex vna de ineffe, & altera de poftibili i, vel con- tingenti non neccffarià inferri conclufio, nem de poffibili , vel contingenti ; &hoc preíertim verum elt. , quando maior cftde ineffe, quod manifc fto oftenditur exemplo in prima figura,fi maior fit deine(fe;& mi- nor de neceffe fic arguendo , omne animal curric,neceffe elt omne hominem effe ani- mal, ergo omnis homo currit , ac etiam in fecundaarguendo in Cefare cum maiori ncgatiua de ineffe, & minori affirmatiua de neceffe tali paéto , Nullus angelus eft cor- pus, neceffe eit omne coloratum effe cor- pus,ergo nullum cóloratum eít angelus: ex uo patet hallucinari, qui dicunt effe de c(- entia fyllogifmi modalis, quod inferat có-. clufionem modalem , & ad hanc neceffzrió. inferendam fufficere fi aliera pramiffarum fit mod:lis.Secunda eft qvod in quacunque. figura,fi vtraque prznuffa fuerit de fe ,conclufio poe neceffe , regulatur- .n.talis f^ i rprincipia de cmn dde isi Piedicaum M NEN ineit. omni medio, & mediü neceffario inell omni. . fubie&o,& praedicatum quoque ncccffarió: incrit omni fubic&to,& hoc patet in cxcin- plisfupra allatis.de neceffe. in. cS eia PM $8 D figura Tertia demuff eft, quod ex vtraque dc contingenti in fecunda-fgura non bené concluditur, vt patet fic arguendo, contin- git nullum rifibile ambulare , cótingit om- nem hominem ambulare , ergo contingit nullum 'hominem effe rifibilem : alias fpe- eiales regulas pro fingulis figuris,& fingulis earum modis vide apud Tatar. 1. Priorum tra&t.];. q. de confequentia ex modalibus , Conimb. i.Priorum c.8.& deinceps , Tolet. cit.Cafilium lib..trac..c. s.vbi breuius, & clarius, quam alij, eas recéíct,& docet mo- dum.reducédi imperfe&tos ad quatuor per- fe&tos primz figurz. Sexta demum fpecies cft fyllogifmus ex- ponibilis in quo.f aliqua propofitio expo- fibilis,vel plores reperiuntur , v. g. animal rationale tantum cít rifibile , homo tantum eft anima) rationzle,ergo homo tantum eft zifibilis, ad quorum fyllogifmorum boni- tatem percipiendam conducit multum ex- ponibiles przmiffas ad exponentes redu- cere modo fup.declarato c. vlt, tract.przc. indé enim facilé patebit benitas;vel praui- tas fyllogiími exponibilis. : Quzres, an detur fyllogifmus conftans €x propofitionibus non fignificantibus , .i cuius partes fiot termini non fignificantes , ac proindé nec fint veranec falfa ?Qui exi- flimant poffe dari enunciationem conzan- tem terminis nó fignificantibus, confequé- tér affirmant poffe dari fyllogifmum ex ta libus propofitionibus conftantem , contti- tuuntque huac fyllogifmum omnis fynda- píus eft mindria,fed Dac eft fyndapíus, ergo Dac eft Mindria; quod etiam confirmant ex Arift.quiin lib. Priorum omnes ferc fülc- giímos efformat in elementis , & terminis non fignificantibss , igitur admitti debet hzc alia fpecies fillosifmi, & ità (entit Tat. 1,Priorum q.1.8.Dsbrtstur primo.Qui veró non admittunt enunciationem conftantem terminis non fignificantibus, confequenter negant talem iem fillozifmi , & quia banc opinionem magis probabilem iud:ca- uimus tract. 1.c 1 .nam cum dicimus Dac eff fllabs , ve veta fubiedum huius enuncia- "tonis non eft D«e (ed alius terminus figni- ficatiuus fubintellectus.Chzc vox , hzc di. €io , Dac autem cfl res fignificata, vt ibi di- ximus, 1deó confequenter ad hunc dicendi modum neganda erit hzc fpecics fillogif. mi; Arift.autem vtitur literis,fen clementis in efformatione fillogi(morum ,| non quod «elicfillogifn um ex elementis confectum «E: veré fllogifmum , fcd vc oftendat fe cs Past Pria Infit. Trafi-IIT, Cap X. non agere de fillogi(mo certi materig 2p2 plicato . CAPVT XI. De 8 yllorifmo b ypethetico, C ali: f'yllogife morum fpeciebus . — 118. QCYllogifmus hypotheticus dicitur y ui ex propofitionibus hypotheti» cis,vel (alim iqua bypodesiq en » & quia propofitionis hipotheticas tres süt fpecies principsler; Le oN Hi dox ME : iua, & copulatiua , vt patet ex c. 6. trac, rzced. hinc triplex etiam erit fillogi feponeritus s vnus conflans ex conditiona- libtsalr ex difiunctiuis,& alter ex copie. tiuis . i Sillogifmus conftás ex conditionalibus eft duplex;alter ex toto hypotheti i nimirum propofitiones omnes , €x qui conftat, funt hypotheticz;, altcr ex parte quia non omnes funt hypotheticz, fed alte- ra tantumifillogifmorum ex to ticorum quaraor folent confitui modi à - Summuliflis.Primus,gwe'ex /ffente quid cff vt fi es homo , esanimal, fi eslogicus , es ho- mo ergo fi es logicus es animal , per explicatur ly que ea iffente quid eff , nam ali- quis exifiés homo cft animal. Us quo exiflente quid non eff , vt ficshomo;non es ? brutum, fi eslogicus, es homo , ergofi. es logicus,non cs brutum; Tertius ,gwo mop exg- — fente quid est ,vt fi Gabriel non cft corpus cft fpiritus ,fi Gabriel cft angelus , non eft ritus Quartus, qwo nc». exisfente quid effi es, ipe non cs fapiens , fi vagaris , - non ftudes ergo fi vagaris, non es fapiens; & huiufmodi fillogifmi d k iam foli K argumentationes à primo ad. vItimum ;. facile-reducuntur d cathegoricos perfe- &os prima figura, nam primus , & tertius — atfirmatiué concludentes ad Barbara. redu- cütur conficiedo ex illis hypotheticis vniuerfales cathcgoricas,vndé primus modo piacinr pns homo cít animal, omnis Loc icus mo, omnis cus cft animal,tertius s emi corporcá cft fpiritus,omnis angelus eft in- forpouubcNgo omnis angelus eft fpir tus, Secundus veró ,& quartus,qui pegatiué- cludunt;reducuntur ad € elareot; hoc medo, Nullus homo eft brutum omnis logicus cft bomo, crgo nullus logicus ki brutum; quartus hecruodo , Nullumnoa ftudens cft fapicps. , emne- vogoos ci nte gu. corpus,ergo fi Gabriel eft Angelus eft fpi» num ^ - pt oct - zx. bo e TM d ss ! n Wee. A br s ew & L -w Oei qs 4 H val m e e E - T i^ De Syllogifsmo bypotbet.eoalij fillog.pecieb. fludens,ergo nullum vagacs eit fapiés.Syl- logiími ex conditionalibus Bipetietid £a parte dicuntur , qui conftant ex maiori hi- pothetica, & rcliquis cathegoricis ,& ho- rum Uus MS duo conítituuntur mo- di , vnusà pofitione antecedentis ad pofi- tionem confequentis. , altcr à dcftructione tis ad deftru&tionem anteceden- 'tisantecedens in propofito eft illa prior ca- thegorica,ex qua conftat maior hipotheti- ca,confequens eft pofterior cathegoricain- . ttgrans cum prima hipotheticam vt in hac rone fi eft homo , cítanimal ,. e£ ! dbomo dicitur antecedens,e animal dicitur -&onfequens ; pofitio fit per conceffionem antecedentis,fiué fit afirmatiüum , fiuene- gatiuum, deftrudio fit per negationem , fi propofitio eft afüirmatiua , & per affirma- .tionem, feft ncgatiua ; esce pim primi modi , fi eft homo , eft animal, logicus eft - homo ergo logicus eft animal,exéplum fe- adi,fi et homo,e(t animal,lapis nó cft ani mal,ergo nó eft homo ; & facilé fyllogifmi - xtriuíq;modi ad cathegoricos reducuntur , nà primus reducitur faciédo maioré cathe- goricam illi port zquiualentem , omnis homo eít animal, logicus eft homo , ergo, Xc. fic etiá proportionaliter fecüdus. . .319 Secunda fpecies hypothetici fyllo- giími eft conftans ex difitictiuis, cuius cipué duo affignantur modi,vnus à fuftcie- rtium enumeratione cum deftru&ione vnius vel plurium partium pro conflitutio- ne remanentis , vt veles ciidos , veltepi- dus, vel frigidus, non es calidus ,. nec tepi- dus;ergo frigidus;vcl es mertalis,vel ater- nus, non es zternus,ergo mortalis. Alter modus eft , dum propofitio difiun&iua-eft de oppofitisnon natis de eodem verifica- ri,tüc.n. arguere poffumus à pofitione vni* ad ceftru tionem alterius, vt numerus , vel €[t par vel impar,eft par , ergo non eft im- par; & etiam hi duo modi facilé reducütur ad cathegoricum, quem femper includunt implicite ,vt. v.g ifte fecundus fic debet re- duci,oppofita de eodem verificari non pof- funt, fed par ,.& impar funt oppofita circa gumergade codem numero verifica- non poffunt atque ità fi quis numerus eft iequit P dmpax ». Et ad hanc fpeciem "logilmi hypothetidi pertinet. illa. fre- quens , & elegans argumentatio bicornis , P^ dicitur Dilemma , de qua mentionem ecimus fupra c.2. Notandum 'amen quod ái lla , vel teneretur difiunctim non elt ncxus propolitionum , fed partium vnius totalis ueni Gibiedi, vel przdi- cati ex diclis c.4-fyllogifmus hypotheticus non tenetyram fic arguere non valet, vnus vel alter equus requiriturad equitandum ,. bucephalus eft equus , ergo requiritur ad equicandumyitem hic,vel ille oculus cft ne- ceffarius ad videndum , oculus dexter eft . hic ,velille oculus , ergo oculus dexter cit neceffarius ad videndum ; neuter fyllogif- mus valet,nà ly vnus, vel alterequus hic, vel ille oculus, qui cft medius terminus , zqui- ualet a/i29: Bc fic cum przmiffz fint parti- culares ,nuuquam eft diftributus , ficut aon valet hic , aliquod animal eft equus, homo eft aliquod animal,ergo homo eít equus. Tertia fpecies hypothetici fyllogiíni €ft,qui conftat ex propofitionibus copula- tiuis,cuis duo praecipui affignantur modi, vnus pro copulatiuis ex affirmata copula , , - vt v.g. omnis homo;& omnis equus currit, Sorteseft homo, & bucephalus equus, er- . go Sortes,& Bucephalus currüt ; qui fyllo- giímus duos continet cathegoricos in Da«- fij, & ad hunc modum fpe&ant regulariter . fyllogifmi ex propofitionibus complexis y. vt arpumentationes à pari , $icut fe habent; duo ad quatuor ita quinque ad decem , fed duo funt pars dimidia quaternarij ; ergo quinque funt pars dimidia denarij , & aliz confimiles , namin huiufmodi argumenta- tionibus femper 1mplicantur plures fyl]o. gifmi cathegorici 5 & hicetiam eft aduer... tendum;quod fi ly e accipitur copulatim , tunc non fumitur diftributiué,& confequé-. ter debet repeti ly é in minori v. g. Pe. trus, & Paulus funt duo : hic homo, & hic funt Petrus, & Pau'us,ergo hic,& hic funt duo; fi autem fubfumeretur ,hic homo eft. Petrus, ergo hic homo eft duo , malé con- cluderet , quia medius terminus in maiore accipitur copuladm,in minore acciperetur, diuifim, & fic non effet totale extremum .. Aker modus. affignatur. pro 'copulatiuis. negatiuis, in quo ponitur vna pars propo-- fianie cvi alteram dà ALES citur ex negatione copulantis cum pofitio-- ne vnius partisin minort ad deftructionem. alteris,vt non homo currit fimul, & fedet. (accipiendo ly non in fronte , vt negar to- tam propofitionem, non autem vr infinitae. terminum Ape quia fic propofitio affirma- tiua foret de fubieto infinitazo ). fed cur-. Bipergo non fedet, vndc illa maior zquiua- thuic di » vd non currit ,. v&l ficurrit, non fedet.: Yieanas à P ns 5d. aduidemb a 90 eft fimul fapiens , & ignarus, Socrates cít fapiens, ergo non eft ;gnarus; & hic mo- dus reducitur ad fyllogi(mum cathegoricü, velut fecundus modus fupra aífignatus fyl- logizandi ex difiunctiuis . Ex his apparet huiufmodi fyllogifmos hypotheticos , cu- iufuis fint fpeciet, fiue fint ex parte , fiué ex toto hypothetici ; non concludere imme- diaté ratione debitz difpofitionis , & alia- sum legum fyllogifmorum , fed folum me- diaté, eo quod implicent vnum ,vel plures fillogiímos cathegoricos , & ad eos redu- cantur, cum non habeant ex fe regulas lo- gicales iam tráditas . s. ' Denique aliqui prater fyllogi(mum ca- thegoricum, & hypotheticü addunt quod- dam tertium genus fillogiími , quod appel- lant mixtum,co quia fit argumentatio que- dam ex fillogifmis cathegoricis, & hypo- theticis contexta , ab alijs vero dicitur fil- logifmus ducens ad impoffibile;conftat au- tem ex tribus difcurfibus, nam primó ac- cipimus contradictorium illius, quod pro- bandum eft,& ex eo infertur aliquod aper- téfalfum. Secundo ex conclufione aperté falfa infertur falíitas eius principij . Ter- tio demum ex falfitate illius principi) con- cluditur veritas illius , quod erat proban- dum; v. g. probare volumus , quod «ila glanta eos fillogifmo mixzo, feu ad im- ffibile ducente , accipiendum eft contra- i&torium illius propofitionis , quod erit hzc piorotii ed planta. fentit,ex hoc inferendum eft aliquod manifcíté falfum , v:;g. fi aliqua planta fentit;ergo deleatur, Secüdo ex falfitateifttus confc quentis co- cludenda ett falfitas fui princip: , fcu ante- cedentis hoc modo , at falfum eft plantam aliquam dele&tari, ergo falíum cft plantam aliquam fentire. Tertio tandem ex falfitate huius contradictoriy inferenda eft veritas rima propofitionis , qua huic contradi- rié opponebatur , hoc modo, falfum eft Lic lantam fentire, ergo verum eft nullam plantam fentire , cum à con- ditoria rum ea fit,vt vna fit vera, altera falfain quacunque materia; fed quia hic modus fillogizandi rarus elt , & valdé per- pléxüs, ipfum innuiffe tantumfaterit. — 110 Qustres, quanam fint allat£ diui- fiones fyllogifmi in cathegoricum, & hypo theticum; cathegorici in communem ,ex- pofitorium em ,&c. & vndéfint tendz ? Refp.cum fillogifmus habeat fuo modo materiam , & formam ex ditis. 5. & materia fit duplex, vna ex qua; vt tcrmis Pars Prima TIoflit. TraCLITI. Cap.XI..— ni, & propofitiones , altera circa quam, ve res,& obiecta pcr terminos, ac propofitio- nes figaificata ; ex vtroquecapite poffunt defumi duifiones, & diuidi poteft if- mus per duplices differentias , vt notat T2- tar. 1. riorum q.t.$.dwbitatwr primo, f. per formales; feu formam fillogifmi confequé- tes & per Rz iacy coe nempé materianr cófequuntur, vndé fillogifmus ratione ma. tcriz ex qua, .i. enunciationum,ex quibus componitur , diuiditur in fimplicem feu cathegoricum , & in hypotheti- cum , feuconiundum , & rufuscathez- quee in communem , expofitorium, ab-- olutum, modalem &c. ratione verà formae. diuiditurin fyllogifmum prima fetundz y & tertiz figura idq;varijs modis,vt fupra. Denique ratione materiz circa quam di diturin fyllogifmum demonftratuum , feu — neceffarium , topicum feu probabilem , 8 fophifticum,feu apparétem , dc qua diuifios ne agendum in pofteriori parte Inffitutio- num: ex quo patet diuifiones hucüfa; allaa tas petitas c(fe ex parte forme fyllogifmi, aut materia ex qua . Quares, vurfus an diuifiones fylogifmig que cx his tribus capitibus peti nes fint cffcntiales. Refp. Tat.cit. videtuf — — velle,quod diuifio fumpta ex parte forme - in diuerfas figuras,& modos fic effentialis, vndénon tantum fyllogifmum vnius figure. À fpecie dillinguità fiilogifmo alterius. , fe iun fyllogifmum vnius modi à fillogi alterius modi in eadcm figura.Sed quamuis. — primum dictum poffit vniuerfaliter admit- ti, nimirum quod en voius figurz - fpecie diftinguantur à fillogifmis alterius in forma fillogiflica, quia habitudo: medij adextrema in vna ue figura eft c(fcn- tialiter diuerfía;& i co vis inferendi ,Kiu- dicium illatiuum in diberfis figuris videtur — effe diuerfa fpccics, ex quo oritur aha acci denralis differentia pocnes maiorem , vc minerem cuidentiam illationis , vt diximus cap.9. alterum tamen jim at E fillogifmi in diuerfis modis exwídem effcntialiter diferant,non eftvniuerfaliter — — ( admittendum;fed tantum: fi vnus fuerit af firmatiuus, & alter negatiuus , quia mod eft debita difpofitio propofinenum | in uantitate, & qualitate , at quantitasnon Yfünguit cffentialiter propofiticnes , fed fola qualitas iatrinfeca ,vt «ft iid ncgatto , ex dictis tract. z.c. s. ergo fi dut modi eiufdem fieurzità fe habent , conftent propolitionibus in bera 3 De Syllogifima bypotbitico, eovalijs fyleg[pec..—. 91 | uerfis , erunt effentaliter diuerfi in cadem cfigura , ficut Ls sen ri ex quibus con. : flant , atfi conitant propofitionibus fola - quantitate differentibus,non nifi - taliter erunt diuerfi, Y 121 Diuifioncs fillogifmi ratione mate- riz ex qua in afirmatittum , & negatiuun , cathegoricum,& hypotheticum funt cf sé- accidca- - . tiales;ratip eft, quia ex didis trac.z. cap.s. * L4 )S n ^ f "*ueE eT uo» - H H ! f.v4 x3 pe 1 — munis , & expofitoriusnon. differunt , nifi ! quibus po - -seritatem com |» pofitiombus i | quin affirmatiua fpecie effentiafi dif negatiua;& cathegorica ab hipothe- - tica, ergo pariter fillogifmi afürmatiui, & negatiui;cathegorici;& hipothetici eodem - modo differunt inter fe, quia conftant ma- teria diuerfa fpeciei,atque ideó prefate uifiones erunt effentiales,& penes in fpe- cics. Dinifioncs veró fillogiími in commu- :nem,& expofitorium,in abfolutum,& mo- - dalem,in obliquum ; & re&um , funt acci- - dentales ; ratio eft , quia fillogifmus com- ratione quantitatis propofitionum , & có- munitatis , ac fingularitatis medij ex füpra- dictis; at propofitiones penes quantitatem non d'fferunt effentialiter , quia effentia fitionis confiftit in copulatione ex- n Qe ees affirmando, velaegando; quan- titas vcro dieit extéfionem fubic&i ad ea, us poteft conuenire przdicatio ; vndé fupponit enunciationem conflitutam,& eí- 'fentiam propofitionis significantem ipfam reritat plexam;quz per copulatios nem extremorum conflituitur. ftem pro- :positio modalis, & abfoluta , fei deineffe . non differunt, nifi accidentaliter, quatenus in vna przdicatum abfoluté tribuitur fubie &o, & in alia. fpzcificatur modus , quo ei , conuenit ex dictis tra&t..c.,4: fic ctia pro- — pofitio conftans ex terminis obliquis tan- tum accidentaliter differt ab ea , quz con- ftat ex redlis, quia idem effentialiter eft fen .*. fus vtriufque, ergo fillogi(mi ex his pro-  conftituti non nifi accidentali- er erunt inter fe diuerfi ; sillogifmus verà bilis à non exponibili poteft interdü accidentaliter tantum,interdum ét taliter iuxtà ditferentiam propofitio- ex quibus integratur , nam exponibi. lis propofttio à non exponibili differt qua- oque accidentaliter cantum, vt homo tan- . tum eít rationalis, ab iita , homo eft ratio- bo . malis,quia idé effentialiter eft fenfus vtriuf- m.n. rationalitas fit diff rentia ho«  minisconftitutiua, ipfi foli conuenire po- ..  teft;atsi expoaibilis sit de przdicato có- ingenti, quodalijs conuegire poteft , vt di- dif homo tantum currit,cunc ft eidfcatiali- ter differreà non expoaibili, vadé iem iu- dicium erit ferendum de fillogi(mis ex his propositionibus conflatis , 122. De vltima diuisione sillogifmi fum- A ex parte materiz circa quamin demó- ratiuum ,probabilem, & elenchum ait Ta- tar.cit. effe effencialem , & generis in fpe- cies, fi per (ophitticum sillogifmum intel-' ligamus illum, qui vantum in materia pec- cat ,quia fophifticus peccansia forma re veranon eit sillogiímus . Oppositum tenet Fuentes 5.part.Summul q. :. dif. 1.art. 2. Poncíus di eo Mos q.4. Amic. tra&. 15. p:2*q.3.dub. 5. Niph. 1. Prierum cap. r. & alij, quorum ratio eft quia hzc diuisio datur per ditferentias penitus materiales , nam ifti sillogifmi eandem proríus forma participant sillogifticam, nec differunt;nift quia diuerfas connotant materias , in qui- bus formantur, & videtur mcas Scoti lib.r. Priorum q.6.quia igitur hzc diuisio nó da- tur per differentias formales , ideo negat Fuentes e(fz effentialem cum Do&ore ibi- dem. Refp.tamen facilé cx Tatar.cit. quod sillogifmus plures poteft habere fpecies , g dam;quz conftituuntur id differétias ormales ,.i. eonfequentes formam sillo- puo ; feu difpositionem propositionum , quafdam, quz conftituuntur per ditferé- tias materiales ,.i. conf: si- tiones ipfas,quz tamen adhuc dici [A & poffunt differenti effentiales,(olet siqui dem effzntialis differentia actuum intellc- &us,qualis eft difcuríus sillogifticus , prz- fcrtim peti ab obietis ex 2.de Anim. Ad- uerte ramen ( inquit Tat.) quod fpecies , quz conf(lituuntur per differentias mate- rialcs, mcludunt , feu przíupponuntalias fpecies formales, nam non pot«it effe sillo- giímus demóltratiuus, aut dialecticus,quin sit in modo, &in figura; & id forte vulc intendere Doctor cit. in lib.Priorum, quod f. diuisio sillogifmi per ditferentias mate- riales non eft omnino prima diuisio , nam przfupponit diuisionem priorem datam per D diede formales ; fed quicquid sit de hoc, Scot.in illis libris (si funt eius ) te- nué facit auctoritaté,vt dicemus in q.proh. CAPVT XII. De arte. inueniendi Medium , ac bene difputand; , entes pro ed 123 Via difputatio inter duos verfa- tur,quorum vnus arguens , alter M i — dcn- 91 defendens appellatur, munera vtriufq..hoc vltimo capite funt aperienda,vt difputatio bené procedat 5 fpropofita igitur à defen- dente conclusione diíputáda debet argués adinuenire medium , quo/cam impugnet ; Artem adinücniendi medium ftradidit Arif, 1.Priorum c. 9. quz à Summuliftis Pons afinorum vocari confueuit , fumpfit appel- lationemà ponte , yt notat Casil. lib. s, tract.2.cap. 9. eo quod sicut pons -eft ratio connectens vtramq; partem ripz,ità mediü cft ratio conneétens vtrumque, extremum; & dicitur afinorum;quiain inuentione me- dij difcernuntur ingeniofià rudibus , nam ingeniosi pollent folertia,quam dieit Arift. x.Poft.:7. effc fubtilitatem inueniendi me- diumin non perfpe&to tempore,& qualibet propositione posita, & negata , extrema per illam negationem quasi interrupta ipsi illico per mediü quasi pótem connectunt ; Et quainuis antiquitus hzc ars inueniendi medium difficilis admodum iudicaretur,mo dótamen ad facilem methodü redacta eft . Duplex itaque affignatur- via indagandi medium ad aliquam propositionem probà- dam,& fyllogifticé inferendam, vna eft ge- neralis non determinatis regulis innixa, fed folo lumini, & iudicio intellectus, ex cuius dictamine femper pro medio id affumendü eft, quod eft caufa, & ratio , cur predicatü conueniat fübiefto, vndépro concludenda affirmatiua conclufione pro medio affumé- dum elt id, cum quo extremaidentifican- tur , & pro concludenda n:gatiuaid , cum uo vnum extremum identificatur, & aliud ecernitür, At Complut. lib.z. c. vlt. & Io. deS.Th. c.9. hanc viam generale reijciunt, vt prorfus inutilem , & manifeflé princi- pium petentem,nam hoc cft;quod inquiri- mus , quid fit illud,in quo extrema identi- ficantur , vel vnum eorum focernitur ; & quid eftillud , quod eft oratio , & caufa, vt LS sene coüueniat fuübiecto. Sed fané dit regula generalis inueniendi mediü , quam docuit Arifl.cit. r.Poft. c. vIt.nam ibi hominem folertis ingenij , & fubtilem in inueniendo medium appellat , qui ftatim digno(cit , & penetrat propterquid coaclu- fionis,& cauíam,cur przdicatum conueniat fübie&o, & quamuis hac via in particulari non doceat per regulas fpeciales,quodnam medium fit affamendum pro hac , vel illa propofitione probanda , non idcircó petit principium , fed tantum in generali docet , quodnam pro medio fit affumendum pro quacunque conclufione ; relinqugns dein- Pars Prima Inflit. TracETIE. Cap.XII. 224 — ceps explicandum: regulas fpeciales quanam media fpccialia íumi debeant pro certis conclufionibus , & hzc docentur ab alia via fpeciali determinatis regulis inni- xà . Altera igitur via fpecialis docet inuen- tionem cert; mcdij pro certis coaclu&oni.. bus inferendis,quz in vniuer(um effe funt, vel vniuerfalis affirmatiua, vel vniuer- falis negatiua; aut particularis affirmatiua, aut part icularis negatiua , & quatuor prz- cipuis innititur regulis ex Ariit. i 1 Priorum c23;vt notat Delphinus c. de ar- te inuen.med, Prima regula eft: ad concludendam vni ueríalem afnrgatiuam , quod folum fit in Barbara, pro medio fumendus eft terminus coníequens ad fubicétum, & antecedens ad przdicatum illius propofitionis comae dz; terminus conlequens ad alium ille di- citur" qui exillo alio infertur & lic fupe- rius dicknr coníequens ad inferius,quia ex ipfo infertur, & é contra ille terminus die citur antecedens refpedtu alterius, qui illü infert, & fic inferius dicitur antecedens ad fuperius,quia illud infertz; in terminis ver ' zqualibus,& conuertibilibus , quia fe mue tuo inferunt , poteft quiuis refpecu alte- rius dici antecedens, & confequens ; igitur ad condludendam vniucrfalem affirmatiuá det (umi pro medio aliquis. terminus cou- fequens ab fubie&um , & antecedens ad przdicatum,.i.qui inferatur à fübie&to ., & inferat icatum ad concludendum v.g. omne ee aee (umi poteft cer- p»: pro medio, fic o , omnecorpus eít (Sbftantia, Mmi d cem eft ie omne animal cft fubftantia, vel fumi aliquod conuertibile cum fubicdto,.f fenfi- bile,ficarguédo,omne fenfibile eft fubftà- tia, omne animal cf fenfibile, ergo animal eft (ubftantia , in quibus eei id confhat medium effe confequensad fubie- G&um,& antecedens ad catum, ^. Secunda regula , quia particularis affr- matiua concludi poteft in prima, &tertia — figura (in fecunda nequaquam) ad cam .có- cludendam in prima, .f. in Darij fufficit idé medium,quo ytimur ad concludendam vni uerfalem , quia fub vniuerfali continetur particularis, f. terminus confequens fubie- &um , & antecedens przdicatnm , vndé ad inferendum in Darij , quod «/jqwed: animal . eff fubliantia , adbuc inferuire poteft pro medio /enfibrle, quod infertur. ex animali , & infert fubftantia, & fic argeuendum erit. Omne fcnfibile eft fubítantia, aliqnod ae . X L tIu Saee m AT! ilo* E Tx .. .Jusapis.el o tecede 0JT onera i iE CT hal eft fenfibile , ergo aliquod animal eít -fubflantia. Sed ad eandem concludendam án tertià figura neceffario fümendus eft pro medio terminus antecedens tàm fubie dus; quam przdicatum , vndé ad conclu- dendam candem , qaaddam amimal eft [ub- - flantia, in Darapti, aut Difamis con ucnics medium erit mo , quod infert vtrumque , . f. animal; X fubítantiam , & fic azguetur in Darapti ,omnis homo elt fubftantia ,omnis homo cit animal ,*ergo aliquod animal cít fubftantia. ; Tertia Regula eft,ad concladendam vai- : werfalem negatiuam fumendus eft pro me- - dio terminus confequens ad fubiectum , & . extraneus ad przdicatum, aut é contra có- "fequens ad.przdicatum & fubie&to extra- peus, ille autém terminus. dicitur alicui extraneus ,quod de illo affirmari non. pc- «eft ,vt homo refpectu equi: v-g.ad conclu- . dendum in Celareat,& Cefare, quod nullus "homo eft lapis fumendum eft medium con- Áequens ad fubie&um, & pra-dicato extra- - neum, vt ánimal,vel rifibile; fic arguendo , Nullum aaimal eftlapis ; omnis homo ett «anmal;ergo nullus homo eft lapis, vcl nul- animal,omnis homo elt animal, 'ersónullus homo elt lapis ; ad concluden - dum verà eandem in Cameflres, vcl Cclan- tcs indirecte fumendum eft mediam ext. a -geum ad fübiectum , & confequens ad prz- dicatum , v. [3 imanimatun: fic arguendo , omnis lapis eft inanimatus,nullus homo eit "jnanimatts; ergo nullus homo eft lapis, vcl "nullum inaniinacum cít homo , omuis lapis eft inattiratus , ergo nullus ion:o cft lapis. o Qwarta Rcgula , ad iaferendam particu- farem negatiuam fümerdum ett medi an- nsad fubretum , & extraneü prz- ,& hzc regula valet pro quacunque . vt notat Delphinus, vnde fiin prima volumus inferre hanc particularem negati- iiam ,4/iduod animal non eff bom: , conuce - miens medium erit rato» ,quod cítantece- - dens ad animal, & homini repugnat,& in Fe. - rio fic arguetur, Nulium brutum eft homo ; imuod animal cft brutum , ergo aliquod 3nimal non eft hon:o 5 in fecunda fic in Fc- $tno,Nullus homo c& brutum;aliquod aui- gal e(tbrütum , Pliquus amnalnon apton , Nullum brutum. rano omne e. ox us " 'ergo aliquod animal non no; séialzs. shemoriter tenendas eric Summuliftz quafdam dictiones vno , aut alio carmine comprehenfas, quz plané dif- De arte inutmiendi sedium, ac beni difgur- 25 ficiliores funt, vt memoriz manden tur,qua ipfe regulz;videri poffunt apud Ta t.1 .Prio- rum, & alios. His itaq.vijs adinuét o medio. 124 Munus Arguentis eft argumentum (uum proponere in formam fillogifmi ,aut quod magis fapit,in enthymemate;quod ci breuius , & concifius procedat. , & minus manifeltet vim latentis illationis , maiore vtique re(pondenti incátit difficultatem, tí quia eum tenet jncipiteg ; tum quia parü temporis ei concedit ad cogitandum re- fpon(um; dum autem impugnat propofita conclufionem v. g. Cegic« cff feientés , de- bet initio difputationis aliquam i1 ante- cedente affumere propofitionem , vndé iu- ferat oppofitum conclusionis , qui impu- gnare contendit,non .n. l'icet ftatim oppo- fitum affumere in antecedenti dicedo £ega- ca n2n e(l. fcientia ,ergo felfa. concloffo , nam hec cff:t manifefta petitio priacipi) , quia afi meret pro vero, vcl cóceffo, quod pro- ponizur difputandum ; Et quamuis Tyra- nibus coaceJatur non ftatimn difputatio- nis initio cardinem diflicultatis proponere, fcd liceat per quandam veluti argumentorü féricm, & catenam longius inchoare, vitá- dz tamen funt pueriles argumentationes , v.g. illad non eft afferendum, ex quo fequi- tur inconueniens, fed ex propofita conclu- fione fequitur inconueniens,ergo Xc.Pro- batur minor , tunc fequitur inconueniens , quando féquitur aliquod falfum,fed &c er- go Xc. Viriliterergo proponat argzumen- tum, & quantum fieri poteft in difficultate propofíca persiftat profequendo femper ide medinm per fuas caufas , & principia, vel sd inconueniens deducendo , non vero di- uertac ad alind mediá , nec repetat proba- tionem feme] propofitam, aut eifdem ,aut "alijs verbis hoc .n. indicat ingeni] fterili- tatem, & valde tzdiofum eft auditaribus. Cum vero fuerit illi negata aliqua pro- . pofitio, ftatim eam probare tenetur , itaut negata propositio sizcoaclusio noui fyllo« gifmi, vcl confequetis noui enthymematis, vt si propofitio ncgata fithac Perrws cwra rit , sic erit probanda omnis homo currit o Petrus currit; & omaino iaful(um ad probandam propositionem negatam in- fere ergofa'fa zia vt vero qui promptus sit ad negata probandum , | conducit , antequam in arenzm defcendat , priuazo ftudio affucícere adsingulas pro- positiones probandas , nam inte ac- ccdens ad difputationem noa (cma harc- re, atque perplexum effe cogcpitqueq S 794 dé indecorum eft. Si veró defendens argu- métum foluerit diftinguendo propositio- nes , debet (latim. arguens parte dittinótio-. nis negatam,quz faluit coaclu donem, im- pugnare,vel probare ,diltinctionem allatam mon valere fic. n.femper 1mmediaté arguet contra refponfionem , quam refumere aon debet, antequam impugnetur, vc aliqui fa- cit nam ex ipfa impugnationeillico con- flabit , nam arguens refponfionem datam pereeperit , necne 5 Licetetiam arzueati intcrdum a refpondente petere rationem ncgationis alicuius propofitionis , aut in- ftantiam in aliquo. fingulari , fi prztendat propofitioné affumptam effe vuiuerfaliter veram , & aliqu ctiam explicatronem alicuius diítinétionis,velrefponfionis, ac . demum quoque intelligentiam zn con- fionis vt eamimpugnare poffit in fzafu defendentis,&in his ca(ibus ténetur refpa dens arguenti in omnibus fatisfacere qua maiori potuerit breuitate,& claritate. 125 Munus Defendentis eft audita argu menti propofitione illud integre , ac fide- liter repetere , ad quod multum coaducet gero quando argumenta repetenda unt plura contra plures concluftones) ob- feruare medium, quo vtitur arguens con- tra hanc,velillam conclufioné , quia ex me- moria, & intelligentia medi facilis eft to- tius arguméti repetitio;interim veró dum argumentum ex integro prima vice refi- mit, perpendere debet qualitatem przmif- farum, aut antecedentis, fi eft enthymema, &illationem conclufionis , aut confequen- tis, fi bona fit, vel mala; femzl ex integro oarguméto przuii tali animad- uer(tone, repetit iterum argumentum non "ex integro , fed refpondendo ad fingulas eitis partes,negando maiorem, vel minore, aut antecedens; fi (unt fal(z, concedendo, fi ant verz, diftinguendo;fi (unt dubiz, vel zquiuocz, permittendo per verbum tr«s- Jeatyvel vare fit de hac , fi fintimperti- nentes ad inferendam coafequétiam, dein- dé ad conclufionem deueniendo, fi eft con. cedenda,dicat,concedo confequentiam , fi neganda, dicat, nego confequentíam , non autem conclufionem , quiailla propofito dicitur conclufio , quz neceffarió infertur ex premiffis ratione formz , & fic negari non potett (ub nomine coaclufionis;fi auté eft diftinguenda,non dicat, dillin zuo cófe- quentiam, fed coa(equens, (q0d etiam in eathymemate bo uid debebit) coníe- t -quentia.n. cus confiftat in ipfa illationca Pars Prima mut. £ract 4L H. Cap. XIT. vcró in affertione veritatis, nost poteft di- ftingui, quia diftinctio cadit fuper zquiuo- cationem ; aut ambiguitatem pfopofitio- nis,quatenus habet diuerfos fenfusin figni- ficando, (ed tantum negari, vt mala , & in- conueniens , vel concedi , vt conuenicns, 8c bona; aduertat tamen nunquam diftinguere confequens, nifi prius diftinxerit aliquam ex przmiffis ,'vt faciunt quidaminexperti, *.— -- ui concedunt maiorem, & minorem, & di- [tinguunt confequens ; quid autem interfit inter con fequens, & confequentiam dictum eft c. 1. huius tract.ex quo etiam magis pate bit confequens , bené poffe diftingui , non ; autem confequentiam; Si argumentum có- 4 ftet propofitionealiquahypothetica, vtv. —" — - . fi corpus naturale. eft opie&tum totius $1 hilofophiz,etiam in lib. de anima obiestü effet corpus animat ,cofequens eft falfum, zi ergo &c.fi illahypotheticanoneftvera,nó . ^ — debetabíoluté negare maiorem,fedfeque- — — - lam maioris , quod fi poft integrum d mentum fuüb(umeret limbs heiss ul propofitionem,vtindéinferretaliam cófe- — quentiam , tunc toto priori argumento có- "t ceffo poteft illàpropofitionem negare füb — nomine fubfumpti , vel minorisfubillate , — — & talis nuncupatur , quia pro maiori —— — inferuit illi totum przcedens argumen- - tum. v Debet autem prz omnibus curare de- — fendens,vt fit fuccin&tus in refponfionibus, 5. & quantum fieri poteft , formz À 2 alligatus quod facileerit , fi duo obferua- — bit,primum eft, vt nó fit follicitus reddere — — rationem de armen sn dicit,nifiabip- — . Ío piove petatur , fedtotum onüspro- — — bandi relinquat arguenti; Alterum eft,vt sé per ante oculos habeat commune i inter dilputanres fes? mega, rarbdilingat, — — nunquam copcede,primuni& fe (Art E Cumentum nos monenttutiuseffe negare  — ropofitionem , fiin omnifenfu veranon  " — t, quàmillam diftinguere,necaddiflin- ——— — &ionem effe recurrédum, nifi manifefta vr — — geat neceffitas, aut di(tin&tio calis fit, quae lum argumentationis omnino adaerfario przcidat ; pertertium veró documentum — . non prohibemur concedere propofitiones veras,& quz nihil obfunt, fed tantum pro». digalitatem vetat in concedendo : interdü — enimeuenit,vttantz liberalitatis defendé- — — tem peniteat , dum videtíe ex conceffisab — — ria: Hin cea ; Quod fi obiedta — — erit aliqua auctoritas , quam negari non licet, cam breuibus explicare tencturapes — — Diu. ——— Ww ^ -turtria tantüm - Logica f. Dcfinitionem , Diuisioné , & Ar- LU effentia, ^ :: mi 2 (0 Déait inuéniendimedum e lent difpu: sriendo mentem Auctorisin fenfu , qui (uz -eonclufioni minimé contradicat , | * Poftremó munus Patroni, X Prafidentis difputauonis eft attété totum progreffum argumeati & difputationts.comprehendc- - fe, providé rcípondenti fuggerere,nega- tioneni, concefionem ,explicationem , aut diftinctionem propofitionisiiple vero pau- ca, & cum grauitate loquatur , certus fuum Defendentem plus honoris adepturum ex Afhítentis filentio, quàm cx multiplici eius interpellatione,& colloquio cum arguente, nam ita indicabit illum ita fe gererq in con- clufionum ,VtA e non egeat 5 ü rà quia fupponitur difputationis Patronü virum 54€ proinde de fuis par- tibus omnino certum , alia de addenda non funt. CAPVT XII. &vlt, T De Modis, fef Imfrumentis femnai 326 amuis de Modis, feà Inftrumen- . tis fciédi fusé acturi fimus dif. 1. Log.per totam , attamen ad calcem huius primi Tra&atus ad;jcere placuit hoc Capuc de Modis;& Inftrumentis fciendi, vt de ip- fis vt poté qui pracipué a4 facultatem Lo- gicam fpc&tant, Tyroues etiam in hac par- ua Logica aliqua przlibare poifint :. quaré hic veluti compendio: complicabimus de hac materia , quz loc. cit. fusé dicturi fu. mus; nomine itaq. Modi ;fzu. Inftrumenti Íciendi intelligi folet in fcholis via diftin- &é cognofcendi id , quod anté confuse co- Ese ,; vnde à Summuliftis definiri olet, quod fit eram manifeflatiua «l icuius ignoti, fiué id faciat via illatonis , fiué alio eius munere . modo per quod excluduntur voces sim- lices,& incemplexa quia fufficientes non unt ad explicandam rem diftincl?,& expli. cité, fed tantüm confusé fignificant,vt tra- didit Arift.in prohem. Phyf. Hinc deduci- effe inflrumenta. fciendi gumentationem,vt docet Scot lib.s.Prior. 4-2. quod breui , & evidenti difcurfu ità fair: iadet Tatar.quarit. i. prramb. Logicz;mo- dus fciendi eft oratio manifeftatiua igno- tí. hocautem vel eft complexüm, velincó- plexum, stincomplexum , vel id cft effi ntia .. reiintegra , & hzc per dcfinironem expli- — €xtur, vel partes cius, & bz per diuisionem tur,vt v.g. siignoretur hominis manifeftatur hac definitione ef TAtjon4le, si ignorentur partes cius; 95 manifeitantur hac diuisione , bomum;; «lj« . Cu pars efi aminta «lia corpus si vero quod E iis ; ratur eft quid complexum,vt v.g. quo ma fit rifibilis ttatim manifeftatur per hanc argumentationem , Omse «mimal rationale ejt rifibile, omnis bamoeff animal rationale, ergo omnis bomo eft vifibilis , ergo) sicutnul« lumaliud datur ignotum , quod manifefte- tur ,ità nullusalius datur modus fciendi , qui manifeftet . Alij ad hzc inftrumenta fciendi Enunciationem addiderunt  & alij methodum fumendo methodum pro ordi. .. ne, qui in fcientijs obferuari debet , vt di- ftin&ée tradantur , & sine confusione. Sed vt dicemus in quzftionibus , enunciatio re vera non eft initrumentum fciendi;quia de ratione enunciationis , vt sic , eft tantum . enunciare vnum de alio, non autem ignotü ; manifefkare diftin&té;, in quo consiftit radio modi (ciendi ; neque propositio valet hoc munus obire, nisi virtute definitionis, di- uisionis,& argumentationis, si nimirum in illa tur definitio rei , vel per illam ef- fentia rei in n Ueton vel de- nique per eam difcursiué procedatur ad co t gnitionem rei; Methodus autem, fiué ordo in fcientijs tradendis; quamuis valdé iuuet. mentis ionem, non tam eft inftrumen tum ab illis tribus ANULUM CÓ. munis illorum re&a quadam diípositio , vt bené dirigant cognitionem noftram , vt. ibi declarabitur; maneat ergo tria tantum effc inftrumenta fciendt proprié loquendo Definitionem, Diuisionem, & Argumenta- tionem , & horum quidem przftaotius , & . efficacius effe argumentationé ,vt poté que procedit per vim illatiuam ad manifeftan- dumignotum , de qua xa fusé tractatum eft inTuperioribus,alia hi tet,íed folum de definitione, ac diuifione. 127 Dcfinitio diuidi folet in definition&. quid rei, & quid mominisilla explicare con- tendit rei efsétiam, & quidditatem vel per effentialia, velfaltim per accidentalia, hzc veró non tam explicat rei effentiam, quam ; ipsius nominis cthimologiam, & sicuifica- tiopem , & per hanc indicat à longe , & confufo Diod ipfami rei effentiam , vt cum definitur mulier, quod sit mollis aer , lapis. quod ledit pedem &c. itaq. dim ffa defin:- tine quid nomini: , vt parum explicantecf- fentiam rei , definitio quid rei tur ab Arift.i.Topic.cap 4.& z.Poft. cap.ro quod sit oratio quod quide]? effe vei fiesiff CAD, o oratio explicans e(fentam,& naturam rei & eratia, quia neceffarió plurcs c x c addere nó opore , COMNIS 96. Pas Prima Init. Trati.IT.Cap.XHL fios vocales , vel mentales continere de- bet , vt nimirum cx vi vnius definitum cum alijs conueniat , & hoc habebit rationem eneris, vel quasi generis , & ex vi alterius atacar ab alijs, & hoc habebit ratione diffcrentiz,vel quasi differentias sic in ho- minis definitione, quod eft aximal. ratima- 4e, nomen animal ,vel conceptus illi corre- fpondens commune eft omnibus brutis , ra» tjonalem autem animali coniunctum ef differentia ipfum difcernens à quocunque alio ,' quod non eft ipfum ; dicitur autem qnod quideft e[fe res fignificams , Nt per has particulas fecermatur definitio à cgteris orationibus effentiam rei non explicanti- bus, & ab alijs fciendi modis ,à diuisione idem, quia ipfa non explicat integram , totalem rei effentiam, fed partes ; ab ar- mentatione ver^ ,quia neque hzc mani- at naturam rei , fed an aliqua proposi- tio sit vera,vcl falfa . Quia vero per defini- , tionem poteft effentja rei dupliciter expri- mi,nimirum vel per partes effentiales , fci principiaintriefecé rem conttituentia vel per proprias pathiones,& accidentia extra- nea; definitio quid rei diuidi folet in effen- tialem.fcà quidditatiuam, & accidentalem, fe deícriptiuam ; definitio effentialis di- citur, quz dátur per partes effentiales,que si fucrint physicz , «t quod homo elt 1d , uod conftat ex anima , & corpore, dicitur deftitio effentialis physica, si fuerint mc- taphysicx nempé ecnus , & differentia, erir. definitio effentialis,.& metaphysica , vs cit dicimus , quod homo cft animal rationale ; "definitio accidentalis cft cum effentia rei per extranea exprimitur, & circüfcribitur., :1328 Rurfus dcfinitio cffentialis; & quid- ditatiua duplex eft quzdam puré quiddita- tiua, alia vcró per additamentum dataipri- ma dicitur puré quiddiratiua , quia. omues in ea contenta discüte , & per fepri- mo pertinent ad quidditatem definiti , irà "definitur homo, quod fit anlmal rationale , ac paritcraliz fubltantie éompletz, quia earum entitates adeóabfoluuntur ab ordi- ne ad aliud extrinfecum ipfis , vt perfecte in fe cócipi poffint abí q.vlla tali babisudi- , me, alia vere dicitur quidditatius non pu- 1€ , Ícd per additamentum data , quia ad perfc&am rei notitiam pariencam vltrà effentiales partes. definiti additur in dcfi- nitione aliquod extrinfccum, ad quod dcfi- nitum dicit ordinem (3ltim tranícegdcnta- lem, que paéto materia definitur ptrordi- nem ad formam, anima. ad.corpus. ai de A- : Doctor i,Priorum q.5.X 4. d. 1. qa. & doc nim.accideas per ordinem ad. fubieGum ey. .2Metaph.& alia huiufmodi, cum etim sí entitates non omninó completz', fed eiiín- tialiter imperfc&z in fuo conceptu perfe- Go, & adzquato pendent ab aliquo extrine feco , de qua duplici definitione videatur — *«- 12.q I. P.& Tatar q.1.de genere, $./e/eme— dwm. Dcinde defimtioaccidentalis quoqe. —— poteft fubdiuidi iuxtà varios modosexprie '—— mendi effentiam per extranea ,nam expri mi poteft per proprias paffiones,vtdicene. — | do,quod homo eft animalrisibileevel etiam — .——— peraccidentia communiaquidem;sifeore.. —— | sim fumantur,fed propriasifumanturcóe — junctim, vt si dicatur quod homo: eft ani-- mal bipes , habens.caput ercétum &c.. definitio dicirur puré accidentalis , quia. — — peraccidentia communia affignatur? po- —— — teft deniq.rei effentia cpi ^ extrinfecas.f. afficientem,& finalem,vt.di- — cendo quod ^ 3 animal — d Dco propter beatitudinem , qua definitio. — dicar calis extsnlécá gia dauir VIP caufas extrinfecasdefinito. — ^3 —— €onditiones quzdam bonz , ac legiti-- mzdcfiitionisfolentaffipnari ,quz prz — fertim ad quatuorreducuntur;;prima,aC: —— — inter omnes precipua eft, vtconfletgenee — re,& differentia, vel faltim:fupplente vices illorum , quod additur obdefinitionem ac-. cidentalem , in qua genus ,. ac differentia: — -. [oes non reperitur, & ratio eft Ub i-am upra inauimus , quia ex vi definitionis de bet definitum conuenire cum: omnib. quz- cum ipfo fub.eodem genere continentur ,.— & ab.3lijs omnib:difcerai , qua funt füb di-- uerfisgenerib. primum habet merito gene» ris,aliud veró merito differentiz 5 fecunda. - mo eít;vt conuertaturcumdefinito ,jtaut de — quocumq.dicitur definitio dicatur & defi-. nitum ,&é contrà, sic animal rationale. — — — conuercitur'cum homine, & écontrà, ratio: — huiusconditionis eft, deducitur ex prece. — | denti,quia definitiotaliseffe debet ,vtper .—— ipfamdefinitumadzaquatéexprimatur, ac —— ccernatur à quocunq.quod non eftipfum, ——— arnonsicexprimerct, necdiftingueretil- ——— lud si cum ipfo nonconuerteretur,fed'alijs — prater ipfum conueniret ;. vel é contràter- —- i tia conditio eft, vt sic cla»ior dc fmito iunvit Arift. 5. Topic. cap.s. loc. 17. v 5 ito i A bidie — —- definitionem tradidebere per priora, & — | notiora ; & ratio huius condit;onis deduci- E 3 tur ex ipfo definitionisconceptujipfacnim datar ad explicandam éifntid sci een. b. : Es ibeqes confuse folum , & indiftin&té per sdefinitü importatur ex probem. Phyf. tex. - 4«ergo debeteffe clarjor definito . Quarta denique conditio cft, vcnon fit diminuta , néque fuperfiua ; non diminuta , quia tunc mon explicaret totam rci cffentiam , vt. fi 'dcfineretur hemo;quod fit animal, non ef- fct bona definitio , quia non explicatur al- tera pars effentiz , qua per ditferentià im- »portatur; neque debet cffe fupcrflua cuius -defc&lu non eft bona hominis definitio Jg» fit animal ratioriale mortale ; alie folent addi conditiones , fed ad iftas quatuor fa- -&ilé reducuntur , & in illis virtualiter con- tinentur, vt difcurrenti patebit. Quz auté, & quot fint conditiones rei dcfinibilis ex- plicabitur infrà difp. 1. q. s. art. 3. interim videstur Doctor 4. d. 1. q. 2. vbi quinque - &xigitconditignesad hoc, vt aliquid poffit gehairi definitione císentiali, & proprie mentum logicum, à diuifione phyficano- men traxit , nam diuilio. phyfica eft quada partium feparago, qua antcà vnitz totum conftituebant. , vt cum lignum in duas fe- catur partes, dicitur diuidi; ex hac itaque diuifione Dialectica diuifio fupe. eft,que ell oratio tstum im [nas partes difiribuens , 4i.oratio dil) ibuendo manifeftans multi plicitatem , (cü confufionem totius , talis eft actus, quo mente , vel voce diuidimus animal,vt totum potentiale, in hominem , & brutum :dicitur era£/o , vt fecernatur à diuisione physica , que Rt re , & in effc- &u, non autem mente folüm, vel voce , vt fit diale&ica diuisio 5 additur dfiribuems fotum. dm [uei partes loco differenti, quia per hoc ditlinguitur ab alijs inftrumentis fciendi. nam definitio explicat quid res fit, "argumentatio quis sit , .f. rei proprieta- tem;ícü rei qualitatem, diuisio vero quan- «ta res xy quantitatem .i.quantüm con- tinentia fua fe extendit per partes; vndé .efto diuisio etiam vidcatur per partes ex- plicare rei císentiam;hoc non fit per fe pri- mà virtute ipsius , quemadmodü facit de- finitio,fed coníequenter; & diuerfa quo modo id per vtramq. contingit, quia def nitio pxplicie tfsentiam rei etus partes có- iungcn 0,K totum componendo : diuisio vero id facic disiungendo il as , & feparan- do, vnde dirccté, & per fe ordinatur ad ex- plicandam confufionem , & multiplicitaté partium totius, non autem quidditaté cius, ^^ Quamuis aotem varia diuifionum gene- Apt didaJ . " 7219 Diuifio, Mus aliud inftru- I N- s : Dé iri ipiéniendimedii eren fp; — 93 ra affiz mari foleant. , triplex tamen diuifio przcipué traditurà Philofophis, prima diz citur totius potentialis in fuas partes fuz biectiuas .i. fuperioris in inferiora v. g. generis in fpecies fpeciei in indiuidna: vni^ ueríale namq.refpe&u fuorum inferiorum dicitur totum potentiale,quia non illa actu continet,ráquà cóponaturexillis,fed poté- tia,& diuiditur in illa ,táquá in partes fubie &iuas prx dicando de qualibetillarü;altera dicitur totius actualis in fuas partes.a les,.i. acu in eo contentas , fiucha m" integrales fint , vt manus , & pesreípe hominis, duo palmatia refpc&u ligni , fiué fint effentiales .i. non fpectantes tantüm ad rci integritatem , fed efentiam quoq. & quidditatcm,vt funt partcs hominis phyfi- cz anima, & corpus, vel metaphyficz ani- malitas.f,& rationalitas;itaq.diuifio totius a2&tualis in fuas partes eft oratio , ex vi cuius diuiditur totum, in partes quas actu continet , fe ex quibus actu conftituitur , fiue illz partes fint integrales , fiue effen- tiales,fue phyfica fiue metaphyfica: s vt fi diceretur , partinm hominis integralium alia eft caput, alia manus, &c. effentialium alia eft aninia;alia corpus ionihdo phyfice, aliaanimalitas ; alia rationalitas loquenda Mctaph. Tertia tandem dicitur diuifio fu- bic&ti in accidentia , vel proprius fubiecti per accidentia, vt fi dicatur hominum alius eft albus;alius tiger , in qua diuifione plura aifignatur fubieéta eiufdem rationis varijs  accidentib. afcéta , & fit fuo modo diuifia alicuius totius in fuas partes,fic enim diui- ditur tota hominum collectio , vt aggrega- tum qu ,in fuaspartes;ex quibus ag» g'egatur , ac Solent prztereà plures affignari condi- tiones bona diuisionis , quz ad tres redu- cuntur; prima cft vt singula membra diuie sionis sint minora toto diuiso ; fed simul fumpta illud adequent , quod alijs verbis dici folet totum d:nifum latius patere sin« gulis membris diuidentibus, non tamen omnibus simul fumptis;ratio humus condi" tionis eff lumine naturali nota, nam totum eft naiusíua parte. , ergo totum diuifum debet neceffarió excedere singula. fua mem bra sigillatim fümptas item totum prafcr- tim sincathegorcmatice fnmptum, quo s&- fu fub ciinpoe caditnihil Ac irà om ncs partes simul iumptas , ergonon patct furipa iis simul foibpds 5 hac dec nbA bené diuiderctur animal in esee d à sibilc, cuntéighla mpesibra vidue) : ; »$ tul (umptá tiófi adzquent diuifum ; cum dentur aditnalia ; quz riec fünt rationalia j ncc nidibiliá neq € cohttà beé diuidere: tur in fensitiuum,& ittationale,quia feüsi- juum a qué patet,ac ahitnal ipfum, cum sit fferentia ipsius cohflitutiua j Secunda có- ditio eft,vt tietmbta diuidentia aliquo pa- €to adinuicem opponahtut .i, sit ità ifiter fc diuería , ac diftinta, vt in eo fehfu , quo funt membra diuidetitia non inuicem coiri- cidant vel vnum iricludatur in alioi & ratio eft,quia tubc nori cffcnt membra diftindla , Tettia conditio cft, vt ditiisio tradatur pet membra proximiora, quantum fieri poteft, ne getietetur cófusio, vt cum díuffum plu« rà (ub fe contitiet mernbra. prius diuidatur in propirqtiora , & hac ruríus in alia , vt animal it tationale,& irrationale,& hoc in aquacile, volatile, & terreftte , & hac rur- fus in alia inferiora magis remota , de quo fusius in quzftionibus.. : 130 Sed pis nou midus diftinctio , quà diuisio valdé iuuat ad manifeftandam rerü thultiplicitatem,& confusionem,in fine hu ius capitis non eritabs re aliqua de diftin- &ionibus ,& identitatibus fubrungcre,quá- tüm fert Tironum capacitas ,«xacta namq. de his tractatio ad Metaphysicam fpe&tat . Thomtftz paffim duas fo'iim.affignant di- ftin&iones realem .f & racionis , illam effe dicunt , qa inter plura reperitur prater opus intellc&tus , fcü nullo intelle&tu cogi- tante , vtinter hominem , & equum , Pc- trum,& Paulum ; diflinctionem veró ratio- nis aiunt illam effejquz inter plura repe- ritur per folam intellectus operationem quz diftinétio si aliquod habuerit funda. mentum ín re,dicitur diftin&tio rationis ra- tiocinate , siué cum fund; mento , & tunc contingit, quando intelledus rem fimpli- ciffimam diftinguit in pláres cum funda- mento quod habet in ipfa re propter aqui- ualent iam ,quam babet cum multis , & sic diflingui dicimus in luce folari virtutcm calcfactiuam ab exsiccat.-ua , quatenus ea- : dcm virtus s;mpliciffima lucis zquiualetil- Iis duabus, quas hic in iene videmus diltin &us ; Si vero diftin&lio illa ratienis nullum habuerit in rc fundamentum , illam vocant diftincttonem rat onis ratiocinantis, & ità difiinguere folzmus 11em à fe ipfo abfq. fundamcnto in re:n pradicatione identica dicendo , Petrus«tt Petrus , consideratus en:m fub fecüda intendione fübieéti difin guitur à fcipfo considerato fub ratione pradicati.. Modo difficultas cft , an écbcat Pars Prima Inflit.TracLlII. Cap.XIlF. ,opusintellectis, propriétamenloquendo — — n .es, & modus realiter , ac entitatiuné dari aliquod tertium geritis diftinctienis.; quod tiec proprié sit realis nec rationis , & amuis Thomiftz id conftanter negent , $uarcz tamen diíp.7.Metaph.fec.1.cum cz- teris Recentiotib.fua Societatis tertiam quandam diftinctionem affignant mediam intcr realem , & rationis , quam appellant tnodalem, & reperitur inter rem , m fei ; homitie autem modi intelligunt. minie mam quaridam entitatem vltimó determi nantem fubiectum quz non poteft effe si- ne tali fubiecto,bené camen fubieccum sine illa;& hoc genere diftinctionis difinguitur fcffio à (edente ; actio ab agente , vnio à re vnita &c.. hancautem dicunt poni de tnediam diftinctionem inter realem , & ra9- tionis,quia certum cft illa enumerata pluse qun ratione abinuicem diftingui,quiá abe oluté loquendo vnum effc potcít siriealio y licet non é contrà ; nec etiam dici poffunt. diftingui realiter,quamuis enim poffet dici —— didlinctio realis,vtexplicaturà Thómiflis ,.—— proilla quz reperitur inter aliqua prater. de diftin&tione realiacentitatiua,nequeü£ — — muc mo ^ édiline. — — guiquia difin&tiorealis proprié dida vers —— aturinterrem,& rem;.iinterea,quzTede —— — liter Ac de poffunt,& vtrumq.fefoloexí ^—— — fterefaltim per Dei potentiam , quopadla — — difunguuntur duo homines,amma, & cote — — pus. Nc. ) e 9 2G . Verüm efto cum Recentioribus iftis fae —— — teamur neccffüitatem diftin&ionis mediz — — interrealem proprié didtam , & rationis; — — nequaquam tan€éad hecmducimurexfun — damcnto ipforum,nam inprimis fa'fum eff, — quod i dicunt , ad diflinétionem realem. interaliqua opuscffejquod sintabinuicem — lcparata, vel fcparabilia hoc enimmeq.in creatis,ncq.in diuinis verificari poteft ncn quidcm. in diuinis, nam perfonz diuinz nó. poffunt feorsim feparatz cxiftere; com.vna. sitin a'teracircuminceiionem;,vt inquiunt. Theologi, & tamen realiter diflinguuntur necctiam in creatis,quia hie multarealiter.— diftinguuntur diftinctione rcali proprie di- €a qua tamen nequcunt abinuicem fepa ran,vcl feparata exiffere; sic aiunt Sconltz j totum pscunuk eius partes vnitas rea» liter d ftingui inter fe, non tamen vnum Íc ab alio feparari , sic ctiam Thomitta fue bic&ur: à p. fione realiter diftinguunt ,ine ter quz tamen ncecffariam agnofcunt con» ncxionemindifpenfabilem;Deindé,quando «Gan hoc totum concedercuir requiri ad rc 2.5 -Demollis,feis infirumentis find à gealem diftinQtionem, vt.(.vnum fit (cpara- bileab alio, adhuc tamen falfum eft hanc feparabilitatem deber effe mutuam ex parte vtriufq.extremi ,t.f hoc fine illo,& e contrà exiftere poffint;nam fufficiens ftgnü diftinctionis realis , ac entitatiuz inter ali. ua dito eft,quod vnum poffit ab alio diuel iyquomodocumq.id ier cis vndé crea. tura adhac realiter à Dco diftinguitur,ctiá- fi fiae ip(o exiftere nequcat, & actus vitalis realiter diftinguitur à potentia, & tamen in fententia prafertim Recentiorum nequit ab ea diuclli;& fe folo conferuari;non erze ad realem diftind;onem ncceffaria eft mu - tua feparabilitas cxtremorum;atq. ideó di- ftinctio illa,quam ipfi ponunt inter rem , & modum eius extrinfecum (nàm de diftin- &ione reià modo fuo intrinfeco) aliter sc- tiendum optime reducitur ad diftin&tionérealem , cum abfoluté loquendo res poflit à fito modo feparari,lic:t non &contrà; tum uia vt ait Doctor a.d.p.q.5.9. qwod ff ad-^ c, licet modus re extrinfecus , vt feffio , vbi,vnio, Kc. non fic ità res,licutilla, cuius eit modus, non camen nuila res eit, ficut nec vllum ens , quia tunc nihil effet , quod * repetit quol.5.ab initio, vnde concludit . ibid, hanceffe de nomine contentionem, num f. dillinctio inter reni , & talem mo- dum fit dicenda realis n us modalis , quia iuxtà varias entitatis, & rei acceptiones po teít hzc diftinctio vocari realis , sica d lis, vt fufius in.quzilionibus . - 131 Ex alio itaq. folidiori fundamento admittenda. nobis cft diftin&tio quadá me- dia inter realem fimpliciter didam; & ra- tionis,cum Scoto t.d.z. q.7.:$. Sed bie re- fat, & d.8.q.4. qua dici confucuitin noftra fchola diftinétio ex naturà rei formalis '; dicitur quidem diftin&tio ex natura rei , vt fecernatur à diftin&tione rationis , quz fit opus intclle&us ; dicitur veró forma- Low fecernatur à diflinctione reali , ac en- titatiua proprie dida ; quz ve inter rem,& rem, at hzc media, de qua loqui nv ae — ;& o, malitatem,quaz plerumq. in eadem re phy- fica snae mda indin per sedie Me: titatetn , qua ratiene etiam alio nomine di- cuntur realitates deriuato à re vocabulo cum diminntione , vt oflendatur illas non cffe proprie rcs diucrfas, quia non habent dmerías exiflenzias, fed potins plures ewf- dem rci realitates, & aliquitatcs, quz cum adhuc habeant diuerfas rationes concepti- «vt per hoc oftendaturnon c .99 intelledias , non «pim «ffe in intellecta. éac illiseationem formalem quidditatiuá , fcd taleri habent à parte rei , vt habct Doctor wol.1. lic. Q. confequenter ctiam fundare dicuntur diftinctionem ex natura tei for- malem ,n aioreim quidem diftinctione ra- tion:s, quia habet etf: przzer opus intdlz- &us, (z1 minocem ditbindhione reali, quia non elt inter rem, X rem rinter aliqua duo, quibüs diuer(z corre[poadcant exiftcatiz, fed inter realitatem , & realitaeem , quz li- €t habeant proprias rati»ncs formaies co- cepubiles , noa camcn hab :pt diucrfas exi- ikteacias , fed fürulz vnica cxi fluat exiften- tia , hirnirum ilitus rei , cui 4dcncificantur . Confirmatur adhuc , & magis explicatur* hzc communis doctrina Scoriftarü ex Do- &ore defümpta z.d. 5. q. 1. nam in vna, aé cadcm rc phyfica. multa reperiuntur for- malitates, X realitatcs immcríz per 1den- titatem,vt v gn homine rstio -fubftantie, corporis, animalis, rationalis, rifibilis &c. quz etiam dici folent gra dug netapby fici, proprié res diuerfas,fed potius plures eiu(dem rci gra- dus; itli veró gradus in homine licet pto- rias non habeant cxiftenzias, fed omncs, fagul cxiftant ad-exiftentiam ipfius fio- minisideoq diucifz res dicrnequeant,nec proprie fun Járe difhioctionem realem , ac entitatiuam; adhuc tamen habent. díuerfas rationes corceptibiles,& definibiles, vt có- "ftat deanimali, X rationali, neq. enim duo diuerfas habent. rationes , quia ficap- rchcadunturab intellectu , fed potius ab "intellectu attinguntur, vt in fuis conccpti- bus diuerfa , quia tali1funtà parte rei , vt aiebat Do&tor quol. 1.Q. ergo inter tales réalirates , & formalitates rationabiliter a- lia diftin&tio poni non poteft, quam fo rma- lis ex natura rei; non enim «ffe. potefl di- ftin&tio rationis , quia ditlinguuntur citrà omnem intelleétus operationem , neq. di- ftinétio realis,quia non elt inter plures res, fcà plura entia propriam exittentiam ha- bentia,erit ergo di(tinctio media inter vtrá» que. Neque viles quod od folent dicere Tho- miftz inter hac fufhcere diftindonem ra- tionis ratiocinatz , & cám func to in re; Quia hzc diltin&tio non datur actu , & formaliter à parte fei , fed tantüm funda- mental:ter,& virtualiter; completur vero, S actuatur ede se intellectus; at aradus metaphyfici praedicti , panter fübicctum , & paflio diftinguuntur actualhter prater —» - — biles, & definibiles (cclufo quecunq. opere Mei scpusc usteucenigt esae p " 2 100 tellectus operationem alia formaliter eft - ratioani nalis , alia ratio rifibilis, vel ra- tionalis, dumitaq. quod fi per diftinctione realem intclligamus illam , quz immedia- té, &à toto generc feccrnitur à di(tinctio- ne rationis, vt nimirum eft illa , qua datur €x natura rei , & prater opus intellectus , fic inter diftinctionem realem , & rationis nulla datur media diftinctio , quia diftin- ctio formalis ex natura rei continetur fub diftinctione reali fic explicata , vt quedam Ípccies ; At fi per diftinctionem realem in- tclligatur illafic proprie dicta , Te vere fatur nimirum inter rem,& rem ,ícü inter extrema diuerfas exiftentias habentia , fiue abinuicem feparari poffint , fiuénon ; fic vtiq. inter diflinctionem realem , & ratio- [] C aunpoffibilis ,vtdixgm Pars*Prima Inflit. Tract. IIT. Cap.XIIL, nis adn iztcnda eft diftinctio medía ; quae verfatur. inter plurcs realitates,feü forma- litates eiuídem rei modo iam explicato à & fic dantur tria genera dillinctionum , ad quz alia omnia excogitabilia red..ci pote- runt, nempe genus diftinctionis realis , di- ftinctionis formalis, & d:ftinctionis ratio ni5; diftinctio realis conftituitur in fuo ef- fe per diuerfitatem , fcü alietatem exiftenz tiarum in fuis extremis; diftinctio forma- lis per diuerfitatem. rationum forimalium y Ícü conceptuur obiectiuorum; & tandem diftinctio rationis per diuerfitatem confi- derationis noftrz, fiué cum fundamento in refiué non: & hzc attigiffe fufficiat pro capacitate Tyronum , de quo fuséagemus infrà difp. 1. qu. 5. art, a. & fufius adhuc difp 6. Metaph. d a , H I. » trei potradi.3.e dutem nec Petrus. Hofgan. nec alij : ummulisia im Leeieis im/ist, de fyllori/mo wp Vice Jf mij 4. my agere félexnt, tam dic; eft 5m rrolog, ad bes !nfistdbec min fugff- mifierinm ,' fei «t3. ides in boc vefljeus corum nem efi herendum,fed [pecialis quoq. dehet smflitui traitutus de Jyllsifmo demsnfratimo , ficur ro dmt Dial: trae 7 Erde TRACTATVs L ' auae fyllogifmo demonfratiuo. De pracognitionibus , et precognitis, C 4p. - I. : 1 Nter omnes. filloeifmi fpe- : ciesprincipem locum obti net demonflratio , vt poté X qux ia mat.ria neccffaria j «conficitur , & quia ex tcr- minis, & propofitionibus coafat, ficut ca- teri fillogifmi,non tamen ex quibufcüque , n erit dc condition;bus terminojü, enfissitwr. de Topsee jew Ele ncho , vtbené aduerso, Cao— & propofitionum dcmonflrationem inte — Brantiuni,ac de ipfa demonftratione, eius- que cfícóhn ,qua eft(cientia;& jurc merie ——— — t6,nam omnis doctrina , & omnis di(crplina difcurfiua, inquit Arift. in prin. Iib. Poft. fit €x przcxiltena cognitione, ideft omnis co- £aitio illatz propofitionis, & conclufionis prefoppont cogaitioué alterius propofis tionis inferécis, ftcut süt przmiffz, in qbus. virtualiter cótiaetur céclufto, cü difcurfus. fit illatio alicuius ignoti cx notiori; quapro ptér ad exactam cognitionem adipifcen- dam conclufonis demonftratiuz aliqua - pracognoíci dcbent , vt functermini, & premiffe cxillis formata, —— cit. l9 pi DIALECTICARVM INSTITVIIONY PARS POSTERIOR. De attinentibus ad materiam [yllogifmi. & Va ad, firmam filleeiflica fpeBl at explicuimurs reflat,vt v. qua confres folct epfe f'slopi[mms , qua. vatione materia circa run. upatur declaremui.Cr quomiam thsplex ejl , mece[far 4 « , contim uid yup. tra 2. c. vnde dam eres fillogifmi ratione rnateria puta filloeifnus demonjiratiuus in TI& vcce [aria topicus immateria contingenti, C fophictieus , vel ret in materia falf' feu impc[Bbsls, vtimnuimus 1 Min 1deireo pars ifla 3m tres Tradfatus pariformiter. (ubliuiditur , Guamuis—— igkur primó,que debeant effepracognita, & quid de illis przcognofci. 2 Precognitio fumi poteft duplicfter , - velformaliter,& fic dicit cognitionem ali- cuius neceflario. prarequifitam ad cogni- tionem altcrius , vcl obicctiué , & eft . obiedum tcrminans talem cognitionem , quomodo fignificat modum. coguofccndi rem aliquam ab intellectu, & ficiamitur in afenu. Quinque autem funt modi cogno Ueiprimus edt quid nomini: , fecundus , n res [rt,certius quid re: fit,quartüs, quali; res (it, Quintus propter quid res fit , quorum pofterior przfupponit priorem, vt .n. fcia- mus,quod homo fit , debemus przcogno- Íccre, quid importctur per hoc nomen 4o- m?,vnde quia modus przcedens refpectu fequentis eft przcognitio , & fequens eft quaflio , fit quíod primus modus , q»d no» minis , dictus femper erit przcognicio, X yltimus modus crit qu&ítio,nunquam prz- coguitio;quatuer igitur in fpecie erüt prz- cogritiones ,fed poffunt ad duas in genere reduci, vt facit Arift. 1.Poft.cap. 1.94 eff, «ed eft, primus modus fubdiuiditur 1n ^ Suid eif nimimii,& Quid ejl rei ; ctenim de vy LH $e XT Ns - dnos fignificat - re aliqua duplicem pofumus habere defi- nitionem,& conceptum, confufum (cilicet, ipri icitur Quid & dif pru ' ] porm sire Secunus modus fubdi- uiditor,i di pa gii ica p cntiz ,fiue aptitudinalis,fiue actualis... & 20 $n Quod eff compofitum ,Uy complexum, figni- ri -ficans «critatem propofitionts ; & przmif- . farum . . Dices quatuor süt quzftiones ex z.Poft. - €aergo quatuor füppofitiones.fcu przco- gnitiones , quia quallio vnum quarit , & aliud prxfupponit ;Tum quia tria funt prz- - ' cognita cx t. Pofl.c.1.ergo tres prxcogni- tiones,quia pracognitio , & prxcognitum funt rclatiua. Rcefp. cffe quatuor in fpecie ; & duasin genere. Ad z.negatur confequé- fia; ad probat. dicimus przcognitum , vel dicit denominationem ex actu, cognitionis proucnientem,& fic cognitio, & obic&tum - €ognium poffunt dici relatiua , & tot effe a&us , quot obiccta cognita 5 vcl dicit rem coguitam,& przcognitio modum cogno- fÍccndi,& fic proprie nan funt relatiua ,nam idcm modus pot«ft pluribus re&us conucni rc, & eidem r&i plures modi . me itum dupliciter fumi po:eft , Primo,vt dicit obicctum termipans przcognitionis , &hoc medo Qvid ef , & 7 De Syllogifmo demonftratiuo . rÓI Quod est, przcognita dicipoffunt; fecvn lo , vt dicit rem illam quam intellectus conci- pit fub modis cogno(cendi aflisnatis, X de cu percipit Quid eff ,& Quod «4 , &inhoc «nfu fumitur in przfcna ; & funttria fu- biectum.paflio,feu pradicatü, & dignitas , fiue principium ; ratio huius clt, quia con- clufio demontlrationis potiffimz (de qua loquitur Ar:ft.dum przcognita enumerat) conflat ex fubiecto & paífrone-, erzo quia cognitio terminorum przfupponitur co- nitioni propofitionum,fübicétum, & paf- o ante conclufioncm debent przcogno- fci: & quia conclufio ex principijs infertur etiam przmiffz debent effe pracognitz , quz dignitatis ey modo dicuntur , di- gnitas.n.proprié de primis principijs di- citur . Inftabisante concluf. debent przcogno- fci conflruétio demonflrationis ii modo , & figura, visillatiua,& medtum;ergo plura recognita quam tria. Tum z quia fubie- vei A paflio integrant principia , ergo à funt prxcognita ab illis diftin&ia. Tum 5. aliquando in deniomftratione concluditur aliquod przdicatum «ffentiale, vel accidé- tale per aliam caufam tanquam per mediit, vel per paffioné ipfam, ergo páffio non cít femper przcognitum. Refp.ad 1. hic loqui de przcognitis ad materianidemonftratio- nis pertinentibus, non ad formam , is eitconftruétio in modo, & figura , & vis il. latiua: Medium autem , cum fitin demon-.— ftraticne potitlima definitio fubicéti,potius erit przcognitio , quam przcognitum, vt dicenius. Ad 2. quamuis integrent. princi- pia, non tamen eadem pracognitione pre- cognofcuntur vt in principijs vnita, & eor fim fumpta, vt ftatim declatabimus. Ad 3. affignara przcognita funt demonftratiohis potifima , in qua paffio femper per fuawa caufam cócluditur de fubiecto.V el dicimus idcirco 2tlignaffe nos fecundum ptacogni- tum tffe paffionem, aut przdicatum ; nam r iftud intelligitur omne id , quod dcfu- Dicto in conclufione demonttratur . 4 Applicando przcognitiones przco- genitis; dicimus primó . de dignitate nó dc- bere prxcoenofcinifi Quod frt complexum; I. quod fit vera; ratio elt . quia X fi digui- tas , vt icit vnam fecunéam intentionem pofitionis ; fit quid incomplexum  & abeat quid nominis , & qu d rci: attamen fi exercire fümatur , vt dicit ageregarioné illorum erminorum per copulam vnito- rum; non id et fiuc aominis , fiu rei, La |o 3021 tei, neq. Quod eft fimplex , hzc .n. omnia incomplexisconuemunt , &in tali acce- ptione fum;tur, cum inter przcognita nu- meratur, quia vt fic inferuit conclufioni, nó veró vt dicit illam fecundam intentionem, ita Do&or 1. Poft. qu. y. neceffe cft igitur przcoenofcere, quod principia demoftra- tionis fint vera, & etiam principia illa có- muniitfima abomnibus conccffi, qualia funt De quolibet verum e affirmare , vel megare, neceffe est. quodlibet vel efe vel nón effe; ad quz principta,omnia alia refoluütur,vtra- que.n, intellexit Arift. nomine dignitatis. De paífione certum eft, non debere pre- Cognofci Quod frt complexum, neque Quid rei, quia in definitione paffionis ingredi- tur fubiectum,& explicatur inharétia paf- fionisin fubie&o, hoc autem concluditur pcr demonítrationem 5 deinde certum eft pracognofci de ipfa Suid nominis, hzc .n. eft prima omnium prz fuppofitio , neq.po- tcfít dealiquo vlla quzftio moueri, nift fal- tim confusé cognoícatur,quid per tale no- . mcn intelligitur . Dubium tamen eft,an de- beat pracognofci €«o4d fit incomplexum , fcu ipfius cxiftentia: & quidem in aliqua demonítratione eft euidens przcognofci , vtcumà Rut, & per fenfum cogno- fcimus effectum, v.g. echlypfim, & poftea per caufam à priori demon(tramus ; atta- men noneft hoc femper in omni demon- ftratione neceffarium , eo quia poteft ali- quando dubitari de paffionis exiftentia , & tamen de fubie&to demonftrari,vt eft ater- itas motus, diuifibilitas quantitatis in in- pitum,Kc. qua ratione Arift. affcruit de affione Quid nominis pracognofci ,, quia tus eft de przcognitione, quz in om- nibus interuenit demonftratíonibus , non ncgauit steiquia aliquando etiam «» frt de paffione przfupponatur . Dices, de fubiecto in tantum przfurpo- nitur an fit ,quia nemo quarit , an ipfi t. lis pafio conueniat , nifi ipfum fupponeret pron ;trgonemo quzreret , an paffio ubie&to conueniat , nifi vt pefibili pra- cognofcatur . Tum quia quid eft prefuppo- nit an fit , ergo fi dc paffione przíupponi- tur Quid cft ,etiaman fit . Tum 3. in maiori propofitione paffio vnitur cum medio ter-. mino , ergoanteconclufioncm przfuppo- nitur exiftere. Rcfp.ad 1. hefiade parita- tem;quia (ubic&um eft id , de quo quzri- tur , €ideo przfupponidebet habere ali- quod effe;at pafíio , feu pradicatum cft id , quaritür , an conucniat, fubie&to , - definitio hominis , quz eft animal rationa- Pars Secunda Inflit. Tra&Ll. Cap.I. tura,eo vel maxime quod exiftentia paffio- nis eft inexiftentia in fubie&o , vndé nó teft rc&té pra fupponi effe, nifi in fübietto Ad z.affumptum eft verum de Quid eft reí, non de quid eft nominis . Ad 5. talis cogni- tio non conuenit paffioni in fe, & abfolnté, fed in ordine ad propofitiones , & pramif- fas , ideoq; non d: bet affignarivt przco- gnitio propria paffioni , vt diftindum eft pracognitum à przmiffis.Expeditius tamé erit affercre de paíhone debere etiam «m ff przcognofcere (alt:m confuse,& Arift. td- circo przterijffe, quia in demonftratione diftinde oftenditur, & p: rfc ipfius inexi ftentia in taltfübicéto ; quod etam malti .: tenent, vt Morif.difp.z.Log.q.s. & iafinüát (d Complut.difp. 17. q.2. « 5 Tandem de fubiecto non prafi e tur,quod fit complexum,fed quidnomini$; - — deindé quod fit incomplexum & V tein LS flentia,namanficprecedit qualéfit;& pro-——— — pter quid fit ; tum quia fübic&tum eft bafis, ——— — : ! * E :4 H », . & recie 2 n Mm €rgo pt oni debet exiftere-. a 1 FIRMME Quote Qujd rei in demon(lratio- —— | ne potiffima , nam in hac medium eft quid. x ditas,& definitiofubic&ti ,vtdicemus,ers — — go debet ante przcognofci : nom w$ tamen,quin in demenftratione à pofterio- — ri,& quidditas, & exiftentiafübietti poffint — —— — effe quaftiones,vt dicemus in difputaties ——— nibus, cum de conditionibus fubie&tifciem — tizloquemur, "V Poteft igitur hzc tota do&trina exer declarari : fi quzreretur,an homo fitrifibis — - lis , vt talispropofitio probetur,oportet . pracognofcere -quíd- fienificetur per ifta nominahomo, &rifibilis& quod homofit — — - ens v vil flbile;deindéquiamedium — — demonitrandi rifibiliratem de homine eft: ideoque poteft lubirarian fit inrenimmaz — — | "EQ UO UE le, ideo dcbet etiam de homine przcogno- fc quid rei . His przacceptis intcllc&tus procedit ad formádam demonftrationem: demonftrando conclufionem per premi fas, de quibus debct effe certus, quodfint-— verz,& non falfz,nam ex falfis nequit oft&-«— di verum, ex diclis p.p. tra&t. 5. ! C A-P-V- T OH. 99d De fcientia demenfiratenis effetfn, m^ 6: wram, &preprietatesdemore — ^ Mime is cogno ipi fiitequod c& notitiam parcic De Scientia. nueftigare debemus . Ft primo, quod de- tur in nobis de nouo notitia certa, & fcien- tifica de aliqua re , probatur aduerfus fo- phiftas omnem fcientiam negantes, & con- tra Platonem admittentem quidefn fcien- tiam, fed non de nouo : putabant .n. anitmá moftram ab initio fuz creationis omnibus Ícientijs fuiffe decoratam , at in infufione in corpus ex coníortio fenfuum omnium oblitam , fed paulatim indé fuccedentibus occafionibus ab externis excitari, & eorü, uz Íciebat;teminifci , vndé inferebat no- fen fcire effe quoddam reminifci. Quod detur, probatur experientia, áliqua n. cer- to fcimus etiam per caufas , cognofcimus €tiam certo aliqua principia , ex quibus deindé alia euidenter deducere poffumus. Tum quia habemus naturalem appetitum ad cognitionem rerum per caufas,ergo nó Gebet cffe totaliter fruftra , vt nullain no- bis detur fcientia. Tam quia, vel hoc, quod tít nos neícire omnia, certà fcitur, vel nó , f (ccundum , ergo non dcbet rotaliter ne. MNA primum , ergo iam in nobis certa,& euidens notitia noltrz igno- rantiz, & confequenter fcientia, quia « fct notitia alicuius per caufam. Deindé quod dcnouo generetur , prater quam quod eft de fide quia anmmanoftra in coinftanti , in quo creatur, corpori vnitur, vt determina- tum fuit- in Conc. Later. fub Loore X pro- batur adbuc , nam quorum reminjfcimur , non folum recordamur de illis , verum etià -— fzpé deipfo cognitionis actu , at nunquam ínacquifitione primaria notitiz rerum re- cordamur habuiffe. de illj*: cognitionéali- quam . Tum quianullus poff-t cffe errorin . intellectu , quia phantaíma folum excitaret fpecies ab initio infufas , quz non nifi verá cognitionem neri poffent . Qua propter intellectus nofter à p pee tanquam t: bula raía , in qua nihil cft depictum , fed in fenes ad omne intelligibile , ficut ta- bula ad recipiendam quamlibet picturam ; & potcft vel totaliter ab intrinfeco, & jp- prijs viribus acquirere fcientiam alicuius rei,vt cum ip(e folus per inuentionem ali- qua cognofcit ; vel partim ab extrinfeco , uando .f.non eft bene difpo(itus.&indiget Dore tanquam excitante , & applicante rincipia ad igferendam conclufionem. Obijc. quód non detur rerum fcientia, Tum quia (ntcllectus mouetur à fenfa; fen fus autem Fillitur , vt patet. Tum 2. quia fcientia e(t de ztemis, & certis , res verà funt corruptibiles , Tum 3. quia nonattin- 105 m naturas rerum , fed potius per quaf- am fimilitudines illas percipimus,ergótió habemus veram de ipfis notitiam . Tum 4. ww de omnibus dubitari poteft etiam de illo primo principio .f. Quodlibet neceffe eft effe,aut non effe , nam multi boc nega runt, vt refert Ajift.4. Met.9. Refp.ad 1.nec femper fenfum falli circa proprinmobie- &um , quando eft bene difpofitus ; nec in- tellectum neceffarió fequi apprehéfionem fenfus. fed proprio lamine, & aliorum fenz fuum ope poffe errorem alicuius corriges re. Ad z.non concludit vniuerfaliter ,nam dantur res zternz , & adhuc dicimus nó re- uiri ad fcientiam zternitatem rerü in exi- endo, fed in effentia, puta, quod propofie tiones fint fempiternz veritatis , vt infra. Ad s. rti intelligibiles funt rerum fi- militudines- naturaliter reprafentantes , ideoque es ipfas veré naturas rerum attin« gimus. Ad 4. non debemus ob aliquorum imperitiam ,1mmoó petulantiam negate ome nem notitiam certam , & euidentem . Obijc.2. quód non detur fcientia deno- 105 nam cum aliquid quzrimus , vel illud fcimus, & fic nil de nouo cognofcimus, vel illud ignoramus,& fic nunquam poterimus cognofcere, ficut fi feruus alicuius aufugee rit , fi quifpiam antea illum nouiffet, inue niet,fi occurreret , at fi nullam habuit dioti« tiam;etiam occurrentem non cognofceret, Tum quia fi conclufio fcitur per prarmif- fas, aut fecundum fe, aut applicatas in mo- do, & figura; non primum , quia fic fcien- tia nen habere er demonítrationem , nec fecundum , quia talis applicatio , vell eft nota ante demonftrationem addifcenti , - & fic ipfi nota quoque erit conclufi», vel ignota ergo non poffet ducere in cognitio nem couclufionis. Refp. ex Arift.1. Poft. 1; quod conclufionem ante demonftrationem nofcimus confusé , & imperfe&? in fuis - principijs, in quibus virtualiter cótinetur s & virtute luminis intellectus fitnota per- fecté , & diffincté, ficut res, quz non eft, virtutéalicuius caufz producitur in effe. Ad s. conclufio fcitur per przmiffas appli- catas, quz applicatio fit nota intellectui prius natura, quam conclufio, ftatim .n. ac iwinor additur majori , intellectus deduci- turconclufionem , & pramiffz not fiunt ex terminorum cognitione 5 omnis n. do- ctrina, & difciplina difcurfiua ex pracxi- ftenti fitcognitione. — EA | —— ^ HCM 104 vem per cau(atopnofcere , propter q «amres , quod sllies ejf caufa, P non contingit a- iter fe habere 5 hac eit definitio fcientie qproprijffima dicta , fcire .n. tripliciter po. teft accipi, communiter ; & dicit euidenté comprehenfionem veritatis, quomodo ad contingentia fe extendit,vt cum cognofci. tur Petrum currere,fecundo proprié,& di cit euidétem comprehenfionem verz pro- pofitionis,qua nequit effc falfa , & fic (olü neceffaria Íciuntur 5 tertio proprijffimé pro cuidenti cognitione alicuius veritatis neccffariz per cau'am , & fic fumitur in praíentisly eegno/cere tat loco generis,ex- tenditur.n.ad quamcunque cognitionem , etiam fenfitiuam , additur ger c«w/am , ad differentiam corum quorum cognitionem non habemus per caulam , vt eft cognitio principiorü,& cognitio à pofleriori , & P effectum; additur propter quam re; eff , quia multa iuntcauíz , fed adícientiam folum €ücurrere débet illa caufa , quz cft propria illus rci; & proxima ,qua pofita ponitur ef- feétus,& qua remota remouctur , (ubditur quod silins e eua , quia nedum oportet , quódilla caufa fit caufa proxima, fed requi ritur quód intelle&us fciat effectum à tali caufa pendere tandem additur , € pon con- tjngit aliter fe baberequia requiritur,vt in. tellectus nullatenus dubitet de. cffe&tu , quod a tali caufa proces ; imó quód fit roríus impoflibi ientia nollra dicitur notitia certa,cuidés, er caulam proximam, & nata ficri per di- edi filogifmum. 1.9 Mitam fcientiam Arfft, 1 Poft.cdt. fe- - Cernitab ali js habitbus intelleéis , Sc co- nitionibus jX primo differt à. cognitione tiua,quia fenfusctt (ingulariuai5 (cien- tia veró yniueríalium,quz fub fcnfu non ca dunt. Secundo dilfertab opinione , quia fcientia eft de ieccffatio , quod non poteit alitcr fe babcre, cftque affcnfus conclufio- nis fine formidine de oppofito, opinio ve- ro cft de contingenti, quod poteft aliter fe habere , & dicitur affenfus conclufionis. cü formidine de oppefito. Vcrum cft tamen, quod licet idem intejlectus nequeat fimul habere fcientiam, & opinionem de eodem 16,1cfpcétu eiufdcm,quia implicat fimul exi fimare aliter,& nen aliter fc poffe habere; teft tamen idem obiedtum effe. fcibile , k. opinabile diucría ratione , vt homo cit fcibilis fecundum rifibilitatem , opinabilis fccundum Auftitiam, D.fíert.etian ab alijs hab itbus jntellcctiadibus,quii que .n, funt -| ) - T Part Secunda Inflit. Tract.1, Cap. IT. E - fcientia, prudentia;& ars,ars cít circa facti- evt aliter fe habcat: binc habitusintelle&tus.Clntelledus;fapientiq —— bilia,& externa opera, prudentia eft. circa agibilia iri eodem DonrYh recepta,vt vel- le,cogitare, &c. & ift: habitus verfantur circa contingentia;cateri circa neceffaria quz vel (unt deducta ex principis ; vt funt. conclufiones,& eft ícientia, vel (unt princi. pia,& hoc dupliciter,vel funt principia de- - monitrationistih , & cognitiohorum vo» — . catur intelledus , vel funt principia etiam entium, & ficeft fapientia, quz nonfolum ——— — principia complexa communiflima conté- : platur , fed etiam altiffimas cauías confi- derat . Tu. Quia veró habitus fpccificantur ab a&i- bus,& actus ab obie&is , hinc fcientia fuas conditiones,vt vnitatem,certitudinem,nos —— bilitatem, &c.fumit à rorric ob T vt vnius obie&ti,vna imtia,& quzeft — — de scr gia Sagio magisà materia — fenfibili abftracto , nobilior ,& certioreft. ; ca,qua circa obiectum purae ; & minus à materia fenfibili Cumvets ——— faturi fic EN mathematica certi ^ süt naturali philofophia proptet Mes magis abftradum ip i5 P ede itas, & aritmethica cft certiór mufica, quia illa có- fiderat numerum fimpliciter , hecnunie: fonorum.Et quia obicdtialiafunt.difpara- ———— ta;alia vero fubordinata ad 1uicem , hinc | * etiam aliz fcientiz funt omninse nM E vt arithmethica,X medicinazalize die —— natz & quz cft prior, dicitur fubalternás 5. quz poferior , dicitur fübaltermata , illa - probat principia int E "n accipitiua principiaabilla, quibus proce» ——— dit ad alias conclufiones demoni E A fcd dc hisomnibusfufiusinquaftionibus. —— — 9 Verum quia oppofitorum eadem eft. : difciplina,& quod x Íc pofita magis clu. cent, cum 1gnorantia fcientia E piat eni TOC eius natura, & caufz erunt explicandz,vt — ^ facit etiam Arift.in 1.Poft.c. 12. & 13. Du-- plex eft ignorantia;alia pura M persi - efl priuatio, & carentiafcientihcz cognis — — tionis;alia prauz difpofitionis,Sceft Mi nia va; & praua mentis afíc&io , qua opinamur oppofitum veritati ,& vocaturcerror . Haec caufatur in nobis,vcl per erroneá apprehés fioné,vt fi quisapprchendat. auricalcum ;. vtaurum, vcl perfophifticum fillogifmiü vt cum quis faifz affcntitur conclufioni $ Ignorantia purz negationis Joterdum can- * aturob defectum alicuius fenfus à natiui- tatc ,nam Cacus natiuitate licet poffit ha- bcre, n  prior,per - : Dese piaté primal terim, ep md. per obere notitiam aliquam imperfe&tam,& có- E ,nüquam tamen perfectam, & diftinctam, ratio eft, quia fcientiam non habemusnifi per ínductionem , vel demon- 'ftratiotiem,& vtraqsa fenfu dependet , nam áanductio procedit cx fingularibus, qua fen- fu cognoícuntur'; demonftratio ex vniuer- falibus , quz per fuas fingulares intellizun- tur, ergo deficiente aliquo fenfu , deficit fcientia perfe&ta obie&iillius fenfus. Hinc deducitur illud axioma , N/bil eff im smielle- din, quod priui non fuerit aliquo modo in fem- f95 & dicitur aliquo »odo, quia non requiri- tur , vt resiu feipfa fenfu percipiatur , fed t vel per fuos effe&tus , quomodo co- goce per creaturas, vel per fimi- tudinem ; vt Petrus abfens per Paulum prifentem eiusfratrem , vcl per partes , . quas intelle&tus poteft coniungere ; vt qui viditmontem , & aurum, poteft effingere montem aureum vel aliquo alio modo , de quo Do&orin p.d. 5.4.1. - o2 ATP VTOTIL De nece ]fitate principiorum , ybi de modi: utri n s PREIAHAUS - 10 TyRinci demonftra - 1X turab Arift, 1. Poft. c2. propofitio jmmediata,qua.f. non Uu * tionis defini" fit altera omne animal: rationale eft rifibile ; quod principium eft duplex, vnum dicitur digni- .Ia5 , alterum dicitur pofitio , dignitas eft propofitio immediata,! & indemonftrabilis, quam neceffe cft nofcere,qui aliquam fcie- tiam vult addifcere , tales funt propofitio- nes per fe nota : dicuntur dignitates , quia propter naximam evidentiam , quam con- tinent, digniffimz funt,vt ab omnibus tan- quam verz — wm eai etiam ma- xima, quia ad pro uáplures pro fitiones infermüt, huiufmodi font in M. phyfica De quilibet p erum affrmare , * megare de mullo ambo fimiliter in MR "tica omne totum eff mains [ua parte fi abaqua libus a47alia y qua anos sip li«, Pofitio eft propofitio immediata,& in- demonftrabilis ,quam (cire non cft nece ffe, — v ken inftituit , ed fufficit,vt à Mag iftroillam accipiat , vt addifcens philofopisianon eft opus,vt fciat diffinitiones naturz,motus, corporis natu- ralis.&c.Veriim eft tamen quod pofitio nó folum hanc propofitionem indemonftrabi- Jem,fiu£ afiymatiuam, fiue negatiuam figni R3 7 C ivre, y05- ficat;fed etiam definitionem;quae r-: q4:--, ditatem explicat abíq.affirmatione , 5: mc» atione definitio .n. etfi vt in propofitione umitur , affirmat , ycl negat , attamen fi in feipía fpc&etur,nullam dicit afirmationé, vel negationem,fed tantum genus, & ditfc- rentiam , vt definitio hominis dicit a»imaz faticnale; dicitur quoq; definitio pofitio , e in initio fcientiarum ponitür ad inftz uppofitionis , qua poftea vtendum cft in nmm lg 11 Pracipua proprietas principiorum deuoüfltationis ^ squod Aia neceffaria nam fi conclufio,& fcientia eft de neceffa- rijs, etiam principia , quia licet ex rzmiíf- fis falis contingat coll;gi conclufioné ve« ram,& ex non neceffarijs ncceffiriam , at» tamen id fit non tanquam ex falfis , & non neceffarijs, alioquin effectus nob'tor effet fua caufa , fed propter formam fillozifticá . Hanc neceffitatem, & proprietatem d rat Arilt, c.4. ponens tres conditiones , vel potiustres gradus neceffitatis concurrene tes ad conftituendam neceffitatem princi- pij demoaftratiui . Prima conditio , Ícu primus gradus nez - ceffitatis eft, vt fit de ema , propofitio de omni eft,in qua predicatü dicitur de quo- libet contento fub fubiecto , & pro quo- libet tempore , vt omnis homo cít colorae tus , ifta vero omnis homo difputat, omnis homdó comedit, non funt de omni , nà pri- mz deficit prima conditio , & fecundz íe- cunda; vnde licet ad propofitionem de ome ni prioriflico fufficiat vniuerfalitas fubie- &orum , tamen ad propofitionem de omni pofterioriftico vitra illam , requiritur vni» ucríalitas temporis. Secunda conditio , feu fecundus Meidw neceifitatis eft,vtfit per /e5 pro o per fe eft , in qua przdicatum perfe conuenit fubiecto, non per accidens , quz conditio vtexplicetur,adnotari debent quatuor mg wel didictndi per fe ab Arift.c.4. "— prius fupponendum , quod pradicatio eft duplex, alia directa, & naturalis,& cft cum id, quod à pa:te rci fubijcitur, eft etiam in propofitione fjbiectum , & quod a parte rei incft illi , eftin propofitione przdica- tum,vt homo eft animal ;: indiredta,& «pon naturalis,cum é conuerío ,quod re ve- ra fubeit, in propofitione przdicatur, & quod incft, fübijcitur; & ratio huius eft uiain propofitione pradicatum tribuitur fübicdto, illigj conuenire ennnciatur, ergo fabiecium fe tenet in peine perm E 106 dum abentis, & continentis , & przdica: tum per modum habiti , & contenti, ergo illa propofitio erit dircéta, & naturalis, qua Conformis etit rebus; vt fc habent a parte rc), & vt funcofdinatz ; Rurfus accipien- dum ex Doét.2.d. 5.q. 4.fup.E.& $,d.7. q.1. D,& d.33.M4.d.1:.q. 3. FF. € quol.13.A 5. quód quando aliqnid eft i fe tcpugnans , vcl ens per accidens , non poteft de aliquo dici perfe , nec deipío aliquod pradicatü pcríe poteit. enunciari , vnde itg propo- fitioncs nort erunt pcr fe ; hotno irrationa« lis eft animal, homo albus cft. tationalis ; homo efl animal coloratum , &c. & ratio cft,quia quod in fe «ft rcpugnans , vel pet acctdens,femper erit talc cuicumque com» parctur j nam comparatio non tollit re1có« parátz,quod intriníece , & formalier illi conuenit , ergo fi cft impotlible , i repu- grians ,vcl per áccidens , nihil deipfo dici- tur poífibile, & perfe; Verum cft tamen, quodillz propofitiones, in quibus explica», tur natura horum impoiib:lium , vel en- tium pet accidcus , rcdué&tiue poffunt dici per fe,vt chymcra eft impoflibilis , vacuum elt nihil, homo-albus cft cns per accidens; ratio cft, quia ficut ifta ertia dicuntur ha^ bere propriam náturam , habita compara- tione ad vcra entia , € fimilitudivanrie ica «tiam fuo modo poffunt in, ipfis ficri prz- dicationes pcr fe , His przaccepus. 1 11 Primus modus dicendi per fc eft , cü adicatutm «ft dcfinitio,vel ingrediens dc- itionem tubicéti ,ex que aliqui deducunt: omnia pra-Jicata, quz definitionem ingr c». etiuntur tàmin recto;quàm in obliquo, fiue. fiat de cffenuia dcfioiti, fiue aliquod addi- tum,per fc predicari in primo modo de de« finito , vnde concedunt. has cffc pcr fc pri- mi modi , home eft animal , hómo conftat exanima,& corpore, quz funt partes císé- fialeshomiais in obliquo c ipo pradican- tcs, rifibile cft bomb petecalt fi.j patcr, & fimiles, nam h omo ingreditur , vefubicétá dtfinitionem r fibilis, & filiusvt corrclati- tum in defimtione patris ; & probant ex ipfo Arift. qui atferens excn. pla primimo- di,ait, vt cun: linea pradicaty dc. triangu- lo,& punétun: dc linca; at quamuis linca fit. seffentialis trianguli, & inclliquo de pfo dicatur , punctum tamen non-cft pats. «ffertialis, nec de cffentia linca  & foli de- fiiitionem linex. ingreditur tanquam tcr- niints,i quid cxtiinfecum , ad quod effci- tial n: dieit habitudinem;crgo quia quod- hbet accidens effcntialem dicit ordincm ad Pars Secunda Inffit. T'ra£L4. Cap.IL 5 Íubiectum per quod dcfinitut,& relatiuut ad correlatiuum, fta propofitiones erunt in primo modo. Infuper quia non efl.maior identitas , quàm Pr fit ad feipfum , hanc propofitionem homo «ft homo, in primo: - modo collocant ex Arif. $,Met.25.X 1, Desi ber. c.4- vbi bonum diciteffe per fe bonit, ] & citatur Scotus 1,Poll.q.19,& Tromb.ca —— I Formaliftisin tract.de Form.art. 3.Tandem e quiá natutz communcs funt de cffcntia fin gularium , de ipfis praedicantur etiam it primo modo , m" - Alij ex oppofito non. folum negant, - quz in obliquo definitionem ingrediun ad hünc modum pertinere ; fiue fintds ei. fcntia, fiue quid extrinfecum, verum eti Segapt tranícendentia. in - primo. ] dus cani dcinferioribus,quianonfehae —— tad modum formz inexiftentis, pro-- pofitiones quoqueidenticas eadem ratios — ne,&quianoníuntpaturales, neque de» —— monftrationi poffunt. inferuire, cum non explicent as can cur przdicatum fübies — — Goconueniat, & demonflratio procedat — ex caufis: predicationcs itein p rfaliüt | de fingularibus femouént ab ifto 'm quoniam non funt de omini, cumfintpartis — culares,omnis autem propof:tio periedes beteffe de omni poflcrioriflico ficut fees. dus gradus neccflitatis prafupponit mum,folum ergo popali en aS Mene finiaue artes dc finitionis in re« ) o pradicantur de propro:defimto; v& — — funt genus, & dtxudpei petia Ípeciis — inhoc primomodo reponunt, |: 5 .; 14 Dicimus tamen ,quod proprieloqué-- doillz propofitiones crunt per fe prinmymo din quibusptzdicata funt de effentia fue — bicéü vniuerfalis fiue in re&to;fiue in-obli- quo , fiue p radicamentalia finr, fite trans fcendentra; at quando non funt de cffantia, quampis ingrediantur definitionem ,-non confciunt propofitionem pcr fe: reductiué veró ad hunc modum fpectant przdicatioe nes vniuerfalium de fingularibus , ciufdem de fc ipfo , & propofitioncs negatiua , in quibus remouentur à fubiccto pradicata: oppofita pradicatis ill: conuenientibus in primo modo : explicantur, probantur fin gula; & primo quod pradicata cffcotialia in rccto per fe m primo modo pradicétury atetcx communi coofenfu , S ex Arift, Ic, & cx Doct. 3.d 7.q.1. D. & 1. Poft: q.19.. €o quia hac cft vaior necefitas, quz pof fit intcrpradicatur: » & fübiectum repe fübieéti 2 De necefsitate principiorum , dt. [er de prádicatis effentialibus in obliquo di cendum,& de tranfcendentibus etiam,qua- le efteus, quod veré in quid de fuis infc- . rioribus predicatur, vt docet Do&or 1. d.8.q. 3. Y. & veré ens concipitur adinodü dique fermz Metaphyfice inclufa in fuis inferioribus quidditatiué, ficut cetera pre- dicata quidditatiua . Secundo quod quando non funt de ef- fentia, licet ingrediantur definitionem , nó faciant propofitionem per fe priini modi , habetur expreffcà Doctore i. d. 3.q. 3. G. vbincgat ensin quid , X ia primo modo de fuis paffionibus dici » quod probat , quia Sradicibni in primo modo eft de effzntia flecti, at fubiectum non ponitur in de- finitione paffionis vel accidentis, nec cor- gelatiuum in definitione relatiui tanquam quid effzntiale, fed vtadditum , & extrin- fscum; eo vel maximé , quod (pé funt al zcrius fpecici,imo& predicamenti . Tum quia x U'oft.s s. pradicatio per fe aon con- ucrtiturin przdicationem per fe , f«d paf- fio per f praedicatur dc fibiecto. , ergo fübiecim aon pradicabitur per e d : paf- fione. Tum quia in tántum prz-dicatum per fc dicitur de fubiecto, quia in. fubiecto eft caufa, & ratio formalis inhzrentiz. predi- chti Cum fubiecto , qua ratione tunc fit di- recta, & naturalis praedicatio , quando id', quod ineft, przdicatur, & cui incll,(ubijci- tur; fed in paffione nou. eft talis ratio , nec fuübiectumineft paffioni, nec correlztinum - rclatiuo, ergonon poffant conficere pro- pofitionem perfe. Solum poteft inferri, g» cum paffio, vel accidens dicat efcatialem prdinema 1 fubiectum , qu ordo circum- Ícribit nobis effentialem differentiam ,id- circo non fubiccrum , fed ralisordo vt fic . circeamícribens diceturin primo modo de acc denti 5 & in hoc feníu intelligen Jus eft Arift. dum hic affert exemplum dehnea ex puuctis conflante, punctum .n. cum non fit parscffentialislincz: fed terminus neccffa- rió requificus, non dicetur de linea, neq. in obliquo in primo modo , fed habitudo li- nez ad punctum ,vc explicans dif:rent am eff.ntialem ipfius , erit praicatum in pri- mo niodo . Hinc colligitur ; quod non füffi- cit dicere;praedicacü primi moj :tt, quad ingreditur dcfinitionem fubicct fed requi- ritur adhuc; vt inzr«diatur tanquá aliquod €ffentiale, non tauquam additum ; infuper quando vna icfinitio ef«nt:alis prg- catur de altera eiu[Je d.fiaiti , eft ve- ra przdicatio per fe prizi avodi , vt animal 167 rationale eft.ens fu ftantiale coiporcum - conflat ex corpore 4 & anma , rimlicc, vna d. finitio non fit de conceptu altcrius , fuiEcit, vt fit de effentia definiti, pro quo fupponit . 14. Tertió, quod illz propofitiones enu- meratz in coaclufione po ad hune mo- düm fpcctare taltim rcdu du? , probatur ;, non.n. proprie fpe&tant , vt patet ex didis referendo opintonem oppofitam dc praedi- cationibus ciufdeni dc feipfo,& vnmerfalis defiagularibus: quod ctiam dicendum eft de propofitionibus negatiuis , quia iN ets radicatum remouctur , non Arn fu- icdlo,ergo non poffunt dici propric in pri mo modo ; tum etiam quia ncgatrones'ne- queunt eff: de effentia , & conflituere ens pofitiuum . Reftat igitur,vt folum reductis ué pertineant, quia vniuerfalia funt de cí- fentia fingularium,& fi 1fta dcfiairencur, no nifi pcr vniuerfalia ; ergo iftz pra dicatio- nes crunt m primo nodo, & ncceffariz. Si- militer fi perfcitas propofitionis eft , quia radicatum eft in fubicéto non per aliud , itaut quantà fübiectum eft minus aliud à rzdicato , tanto magis propofitio eft per c, vnde niagis eft p fe jppofitio, tm qua tota d«fiiitio przdicatur de definito , d fi pars zdicarctür,cü nó fit maior idétitas, quam tiufdé ad fcpfum , identicz propofiriones poffunt dici per fe, & non nih in primo E do. fnfoper quod propofitiones negatiuz, &c.ad hunc modum reducantur , patét cx di&isin Phyf.difp.,.q. i.art.1.vbi cum Do &ore qaol. 4.E offendimusnezationes prz dicitoium ftmpliciter repugnátium alicui, S conflitutiué non pertineant ad ef- entiam illias rci, confcqutiué tamen. ípe- élare.quatcnus neceffario confcquuntur ad pradicati propria effzntialia , crgo quia negatio irr2tionabcatis v. g. confequitur in homine ad rationalitatem quz ri primo modo dicitur dé homine , etiam talis negri- tio ad talem mo lum reduci debet , vt hzc homo non eft irrarionalis,fno modo fit per fe p po aov Doctor,cum 1. poft.q.: y. affcrit',; quo atn pro bed ci ded puimój. per fe fed raa en- 4 tvrabaffigmatiua.Et ex his breuiter diluci- da fiunt,qua fuse dilpatant Formal no- *ftri trac. Formalit. part 5.a:t.3. 3e diftinstio- ne formali , circa propofitioncs fpe&taotes ad primum hunc modum dicendi per fe ,vbi prafcrtim contenduut de pradicauone 1dentica,& vniuerfalis de ting'ilzri , de quo plura Aretin uni Aper qinn ex di- 1 ctis Aa A , P " E: sl. "S" Z * 108 €is breuiter conciliari poffunt. 15 Dubitaii tamen poteft de modis in- trinfecis, an in primo modo pradicétur per fe de re, cuius tunt modi , quales funt infi- nicas , & neccffitas refpectu Dci , finitas , & contingentia rcfpectu creaturz , intenfio , & remiffio graduum in qualitate; non.n.vi- dentur fpectare ad 1. modum , in quo paffio dicitur de fubiecto,vt infra, quia modus in- trinfecus intimior eft ipfa paffione, nec fa- Cit vnum conceptum per accidens cum re , cuius eft modus, vt facit paffio cum fuübie- cto,cx Doct.quol. s. C. Refp. cum Smifinc. tract.2 difp.1.pu 4.vbi citat Tat. & Pofnan, ob rationcm allatam modum proprié non ertinere ad 2.modum,fed ad primum mo um,quia aliquo pacto pertinet ad quiddi- tatem rei,quatenus perfecté , & adzquaté quidditas nequit concipi non intellecto modo intrinfeco; non tamen attinet ad pri-mus gradum perfíeitatis primi modi , nam intimiora funt rei przdicata quidditatiua , quam modi intrinfeci . Vndéin hoc primo modo dantur gradus , primus eft , quando totà dcfinitio przdicatur de definito, fecü- dus quádo pars definitionis pradicatur de definito, tertius quando modus predicatur de re,cuius eft modus, & ad quartum gradíi (usine pepe tn des quz reductiue in oc primo modo collocantur. Dices, animal non eft de ratione ratio- nalis,fed hzc propofitio eft per fe,rationa- le cftanimal , & nó nifi ad primum modum reduci videtur, ergo falfum eft przdicata primi modi debere effe de effentia fubiecti, min.prob.quia eft ncceffaria,& non per ac- cidens;ergo per fe;tum quia bené fcquitur, omnis homo per fe c(t animal,omnis homo per fe eft rationalis , ergo rationale per. fe eft animal,quia ex propofitionibus per fe non fequitur nifi propofitio per fe, non per acc dens.Refp.ex Sco.4.d.ij.q. 3. FF. quod nec gcous de differentia;neq; ditferétia fe predicatur de genere,quod ctiam docuit 3X.Potl.q.2 5.quia neutrum per fe includitur in altero;aliter vnum ipforum effet tota de- finttio,& licct fit neccffaria, non tamen per fe propter carentiam inclufonis, fed folum eft neceffaria propter jnclufionem/in ter- tio,.f.in fpecie.Dicitur quoque per accidés logicé,vt i0nuit Doctor in 3.d.7 q.1.D.qua- tenus przdicatum ef extra conceotum. fu. biecti, non ia iM quafi q vnü acci- dat altcri,vel ambo tertio. Ad aliam proba tionem refp .Tat.hic negando con(cq. quia non cft neceffe;quod fi extremitates vniun- Pars Secunda Inflit. Tra&l.Y, Cap. VIT. tur cum medio fub aliquo. modo fpeclalc radicandi ,feu cum aliqua determinatione los denotante, quod etiam fic vniantur ine ter fesimó committitur fallacia accidentis, quatenus non Quicquid conuenit przdica- to, dicitur ctiam fubiecto conuenire , eo quod przdicatum non eft omnino idem cü fubicéto, vide Do&orem p.Poft.cit, plura. — —— circa hoc docentem . n. 16 Secundus modus dicendi per feeft, cum fübicctum eft de definitione przdica- ———— — tij fed hoc non fufficit , aliter hzc propofie- tio animal eft bomo effet per fe , cum anis m4l fit de definitioone hominis,quod tamé eft falíum,vt habet Doctor 1.Pofl.q (3.8€.— in 4.cit.eo quia eft przdicatio innaturalis non ia(eruiens demoriltrationi , & faciuat ad hocque füpra diximus oftendendo hác. propofittonem, rifibile eft homo , non effe per fe,Quare requiritur adhuc,quóàd fübies €um fit de definitione predicati , non vt. ars effentialis,fed vt additum . Sed E oc fufficit,aliter accidens commune in ft cundo -— de fubtecto erac ,&fa- ceret propofitionem per fe , non Feld va Ari ic £uapropver ex etiam,quod inter illa fit neccetfaria: do caufz ad effectum , ita vt fubic cauía omnei habitudo, vt faria,non debet effe in genere Y ; rialis , nam hac datur refpe&tuaccidenti communis , & quia hac indifferenseft ad —— formam,& priuationcm recipiédam ,quá« — tum eft de fc,vt habet Doctor in 1.d.33p 74 S,& 2.d.15:C.fedingenere caufz efücien. ——— tis,non cuiufcunque;fed Wires 1 nationem caufat, & propriam refultantiig — — vtexplicauimusin Phif.difp.7.q.2.quale — — eft füb:c&umrefpectu propriz paffioniss ———— cateri.n. cffe&us non habent neceffariam s" connexionem,& habitudinem cum fuis cau " fis.quam doctrinam tradit Scotus :.Poft.q. 1 5. hinc alij breuius dicunt icationem fecundi modi eff , cum paffio de propria fubie&o prazdicatur. 1d Ex quibus deducitur primo ,quód fi paf- sio przdicatur dedefinttionefuübiecti, vel ——— vid ciue conflitutiua,talisprzdicatio — - eritin fecüdo modo, quia expMicité aflignas tur ipfius caufa,tta Doctor 1n s.d.1 1.q.5.B. Secüdo, quod paffio inecundo modo prz — — dicatur de inferioribus proprijfubic&i , — vr cum paffio generis dicitur defpecie; 8 — — pafsto fpecici de indiuiduis;licetnoimmee — diaté,& primario, (ed mediate , & fecunda- rio; X hoc fibi vulc Arift.cum 1. Poft.12- ait —- ,inhz De ntcesitate princip. eo modis pe[italis. — eo ionem generis per accidens conuenire 'eciei,. iion immediaté: ratio elt, quia in inferiorib. veré reperitur cau(a ilhus paí- fionis. t ertio quod páffio inferioris nullo modo przdicatur per fe de fuperiori , ita Doctárcit.vynde hzc non eft per fc, animal &ft xifibile , quia non conuenit illi definitio huius fecundi modiineque ifta eft per fe, nu merus eft par, linea ett recta0b eandem ra- ionem.Quartó,quod pafsiones inferiorum fub difiuné&tione per fe in fecundo modo pradicantur de fuperiori, vt numerus, vel . elt par,vel impar,linea, vel re&a, vel curua, quoniam hzc duo fic accepta, cum (int im- m«diat neceffe cft alterum incffz,fe habec enim,ac fi contradiStori&'opponerentur,& fimul cum difianctione fumpta conflituunt vnum proprium de genere enunciabile;idé dici poteft de ifta propofitione,animal, aut £ft rationale,aut irratioale , quia diuidi in fpccies per differentias eft proprietas ge- neris . Dices accidens femper przdicatur acci- . dentaliter;ergo per accidens , non per fe . p.fi lyaccidentaliter determinat inhz- rcns jidelt denorat przdicatum effe ens ac- peirisy ,ett Mise vuÁ—À & fed "es: confeq quia bené potcft aliquod accidens neceffario conuenire fübiecto;fi determinat zrentiam , & coünexionem ; . confeq. Solent hic s notari dif- fcrentiz inter primum , & fecundum mo- dum dicendi per fe & M enumerat Are» tin.cit,com.7.fed per hoc: brcuiter- diftin- gui debent,quod predicata. primi modi süt eifentia,& quidditate fübie&i ,non auté przdicata(ccundi-rhodi ; & ideo illa funt priora fubiecto , vt conftitutiua illius : ifta veró funt pofteriora,ex quo oritur alia dif ferétia, quà hic affignat Lynconienf.quod przdicatum.primt modi eft caufa. fubic&ti quántum Ad; effe , quia eft conftitutiuum ciussfed icatum fecundi modi eft cau- mt biecto,quia dimanat , & pullulat ab eo .. 37 Tertius modus communiter dicitur , nonffit modus pradicandi,fed modus per fe edi ,& varie explicatur à Docto- ribus ; Quidam .n. dicant effe modum per fe effendi , hoc eft folitarié exiltendi, quo fcnfu potelt etiam. conuenire- accidena , euando non eftin fubiecto ; quam expofi- tionem recipit Doctor quol.9, A. Alij hunc modum per fe effendi magis coarctant; vt excludat modum effcndiin alio;vt in fubic- cto, fiuc actu fiuc aptitudinc , quo feníu competit cantum fubftantijs tàm primis, quàm fecundis. Alij adhuc magis coarctár, vt excludat modum effendi n alio,non fo- lum vt in fubiecto, fed eriam vt in inferio- ri; quomo :o cancum primis fübftaatijs có- petet ,nam fecundae fuat ini primis tanqus in inferioribus , vnd& Arift. de iftis tantujs exeniplificauit . Zab. verólib.r. de propof. neceff. contendit hunc effe quoque mo. per fe przdicandi, à vc eff: , féu exiltere per fe dicatur de fubftantia in propofitio- ne de fecundo adiacente, eo quia Logica non confiderat modos effcadi , qui funt reales, (cd modos intentionales , & przdi- candi, qui demonftrationi inferu unt , qua- tenus per fe eff? enunciatur de fubftantia in pepe ; quz omnia probabiliter futtineri poffuat . s 3 13. Quartus modus per fe ab aliquibus appellatur: modus mon per fe prz.licandi , fed per fe caufandi : at Arift.in tex.& Doct, 1. Poft.q. 5 z. clare illum enumerant per ma dos per fc przdicandi fundatum tamen fu- per modam per fe. caufandi, & vt ait Doct; 3.d 7.q;1. $. uuinto videndum , quando ia fabiecto includitur proxima ratio inhzren- tix przdicati,licet inter ipu fubiectum; & przdicatum non fit neceffiria hiabitu- do,fcd contingens, vt cum dicitur , volütas vult,iugulatus interjit : ex quo deducitur contra Caict. hic non (umi caufam , & effa- ctum potentialiter , fed in actu nam fi tentialiter famerentur , effet in illis necef- fariahabitudo, nec à fecundo modo ditfer- ret , vt fi diceretur , voluntas eft volitiua, calor eft calefactiuus; bac .n.przdicata süt aptitudines, & pailiones fubiectorum 5 & quamuis etf«&us inactu cótingenter vnia- tur propriz caufz in actu' quoad efi , per fe tamen vnitur quoad caufanr, quia abip- fa! effzntialiter dependet , & hec (ufficit ad conftituendam propofitionein noi omninàó per accidens, fed aliquo mo perfe ,/Dez ducitur etiam per caufam hicintelligi non intrinfecam , & cff:ntialem , quales funt materia, forma refpectu compoliti ,quia iftz pertinent ad primum modum, féd' ex- trinlecam,fiue efficiens, fiue formalis, fina- lis,aut materialis fit: etenim forma accidé- talis, vt albedo dicitur caufa foralis ex- trinfeca hominis al5i , pro qianto tion elt deeluseffentia ; & ifte modus fecundum Scotiftas habet tres gradus 5. primüs eit, ando effectus formalis pradicatur de fübiécto mediante fua caufa formali ,vt ho ^ mo albedine eft albus, albus .n. eft e Deegi or- ^. 4710 formalis albedinis, & ip(a mediante dicitur ' dc homine. Secundus , quando actus cgre- diensà fua caufa formali prxdicatur de cf- fectu formali illius caula illa mediante,vt album albedine difgregat , interfectum in- terfectione interit, interire .n.eft actus in- «terfecticnis, ficut diíeregare e(t actus al- bedinis, & cffectus interfectionis cft nter- fectum effe,vt album eft effectus albedinis. "Tertius, quando etfectus predicatur de fuo immediato principio, vt intellectus intelli- git, voluntas vult . At hic oritur difficultas, quia tunc quar- tus hic dicendi modus non videtur differre à fccundo, nam fupradictum eft; quod cum paffio przdicatur de definitione fubiecti , yt cum dicimus , quod animal rationale eft rifibile , hzc eft propofitio fecundi modi dicendi per fe, fcdin hac propofitione ef. fectus przdicatur de (uo immediato prin- cipio productiuo. nà rifibilitas eft effectus, & animal rationale cius immediatum prin- cipium productiuum,ergo hic quartus mo dus non videtur differre à fecundo;Lynco- nienfis hic videtur concedere quod primus, & quartus dicendi modus inuicem confun- dantur in quibufdam corum gradibus 5 "ITrombeta veró tract. Formal. art. 5. $. pre declaratione , vt affignet horum. modorum difcretionem adinuicemità difcurrit; pre- dicatum aut eft incrà conceptum formalem " fübiecti, aut .xtrà , fi primo modo , fic eft radicatum pertinens ad primum nodum licendi per fe, pain tali modo przdica- tum eft dc intellectu fubiecri; fi veró pra- tum eft exrrà intellectum fubiecti, aut habet caufam intrinfecam in fubiecto , aut non; ft primo modo, aut illa caufa enuncia- tur faeéu difticté,feu ex plicité , aut non; fi primo modo,fic habetur quartus mo dus dicendi per fe , quia. in illo exprimitur caufa praedicati , vt dicendo interemptus intesijt perimteremptionem s. fi vcro cau- fa.non enunciatur exprefsé, fic habetur fe- cundus modus,vt dicendo,homo eit rifibi- lis , vbi refpectu rilibilitatis non exprimi tur caufa; qua cft animal rationalc.Sed hzc doctrina dificu'tatem nó foluit, quia etiáfi exprimatur talis iminediata caufa rifibili- tatis dicendo, animal rationale elt rifibile ; adhuc propofitio pertinet ad fecundü mo- dum dicendi per fe., aon ergo. bene per il- lud fecernitur hic quartus modus à (:cun- do. Hinc idem Tromb. ibid.qu.fi hanc dif- ficultatem friatunca am drea [ubdit iater quartam, & fccun- —— e Paré. Secunda Inflit. Tracl-I. Cap. Hf. diim dicendi per fe , nam in feeundo modo in fuübiecto non tantum includitur proxi- ga ratio inharentiz formalis praedicati ad uera 5s : Pisae ge —— inhzren- tiz cft (impliciterneceffaria refpectu 1 dicati: fed in quarto modo hoer ici in fubiecto proxima ratio inhzrentiz , illa tamen propofitio non eft neceffaria , fed contingens, & ifto modo dicimus , quod" illz propofitiones , calidum calefacit , vo- luntas vult, funt per fein quarto modo;vbi pradicatum non neceffario competit fübie- cto, fed contingenter, quam folurtionem recipit Aretin.com. 2 cit. & aiteffedoctri. — nam Scoti loc cit. 3.d 7.q. 1. vbi ait, quod propofitiones huius quarti modi benéfünt. per fe, (cd non femper neceffariz,& exem- lificat deifta, voluntas vult , calidum cas — feacie , quz funt contingentes, voluntas " enimnon vultneceffarib,fed contingenter, —. — quam doctrinam rurfus habet Tromb. 5. Me. q.2. L Scd neq. hzc folutio fatisfacit,& doctri- nà jn ea contenta, quamuis innuaturà Do- — Hier 9 vam ietm viec. Mee intelli 7 enda*eft, quia omnis perfeitas min fert berebtatoml ,nam perfe escis "t accidens,quod importat conting: ntiam , fi. — - u ergo propofitiones quarti os Ma d E. Y uo pacto per fe, debent quoque ei ena neceffariz ; & quidem hoc negari m otcít quia vt dicebamus contra Caiet. muntur caufa , & e jn hoc quarto modo potentialiter ; nec caufa potentiali ter, & effectus actualiter, fedambo fumui tur in actu adeoóut effectus: cóparetur fae, vt ftat fub ipfa cav(alitate, vt conftat in e exemplis allatis , calidum calefacéi S HU ione ca. lefacit, interemptus per interemptionem — — interijt: quamuisergo incaufiscontingene — tibus, & liberis etfcctus neccffariam non habcat connexionem cum caufa abíoluté fumpta , habet; tamen neceffariam: conne- xioném cum ea, vr ftat fub cau(alitate;quia vtait Arift. z.Phyf & s. Metaph. caufa in — actu, & cff cctus in actu; fimul funt ;, & non funt, & ideo fuprà dicebamus , quod licet effectus in actu contingenter vniatur caus fx inactu quoad effe; per fetamen , & ne- eeffario vnitur quoad caufari , «ndé etiam ipfa voluntas, vt ftat fub volitione , dicitur neceffario M irsiooe ^ ergoin propofitionibus quarti modi per critür ropor- tionata neceffitas , t pedi it Amic. tract.26.difp.1.q. 12. in lib. Poft. Itàq. ad propefitam difhcv)tatem o ccurren dum do Y £x modo dictis, quodinifto quarto modo üsin actu przdicatur de fuo imme. . diatoprincipio productiuo, non autem cf- fectus in potentia, velin aptitudine,fi enim inet.ad fecundü modum dicendi per , & ideo illa propofitio animal rationale e(t rifibile, ad fecundum modum pertinet, pon ad quartum, & hanc potiffin:um diffe- «rentiam inter fecundum, & quartum modü dicendi per (e inter alios adnotauit Vene- tus,quem fequitur Amic. cit.q. 11. dub. 3. & Arctin. cit. -.39. Quari hic etiam folet, an propofitio r fe conuertatur in propofitionem. per €,& difficultas procedit przfertim de pro- pofitionibus primi,& ecundi modi , quo« modo inuicem conuertátur. yecon vniuerz laliter Scotus i. Poft.q. 18. & 1.d.5. q.5.lit. G.Trombet 3.Mer.q.s. & trac.Formaht,loc; cit.Faber theor 8. & alij Scotiftz paffim ; Caiet.autem 1.Polt. cap.4. ait aliquas con- uerti,& aliquas non couuerti ; quando ter» mini non reciprocantur , ait ipfasnon con uerti vtifta eft per fe,homo eftanimal;non tamen hac, animal eft homo; at quando ter minj.reci, tür:, inquit propofitionem perfe conuerti in deo cwm per fe, li- cet non in codem modo, addunt aliqui fed Pes funt primi modi cü cóuertuntur, fiunt «cundi modi, & € contrà,v.g.enseft vnum , homo cll rifibilis , funt ofitiones per fc íecundimodis qucd ficonuertantur di- cendo ,vnunveftens,rifibile eft homo funt propofitiones iam primimodi ; funt quidé propoficiones per fc, qu'a funt propofitio- ncsneceffariz;& omnis propofitio neceffa ria cft per fc;fpe&tant vero ad primum mo- dum; quia inillis conuertentibus przdica- tm eft de ratione fubiedti , eo quia fubie- (inm cadicin definitione pafsionis ;:& hoc cfl totum Caiet. fundamentum : fitum tamen cum Scoto tenendum loc.eit quod aperté docuit Arif.ipfe ex pro- feffo 1-Poft.cap. 1$.dicens:in propofitioni- bus per fenon dariconuertentiamineq.va- let dicere. Arift.efle intelligendü,quod pro- pofitio perfe non conuertitur in eundemmodum,bené tan in diueríum;nam Arift. ibfoluté loquitur & non cemparatiué, & vt €o pofteà' foluendo amecntum €aiet. falíum | ef! etiamin hoc fenín vnam propofitionem per fe poffe conuerti in aliam; Dcindé probatur ratione ex Tromb. cit. cuiufcumq. propofitionis przdicatum de pendct à fubiecto quantum ad rationcm formalem intzinfecam fubic- inhazentiz intii Dt fiecefiruti princip. 6) mod. pesféiinis, — tia &o, fübie&um ipfius non poteft confimily dependentia dependere à przdicato;fed i. ena fitione per fe icatum c dependet à fübie&o,ergo € contrà fübie Gum non potcft fic dependere à pradica- to, ergo perfe non conuertitur in perfe ; maior patet ex Phyficis , vbi probabitur nó daricirculum in dependentia effentiali in eodem genere caufa probatur minor,quia ifta dependentia videtur cffz ad aliquid in ratione priné;pij formalis , quia omnis de- eese quz cft fecüdü rationem forma- em intrinfecam, reducitur ad genus caufz formalis.Nec rurfus dicas;non fequi circu- lum ; quia propofitio perfe conuertitur in per fein codem modo, fed in diucrío , nam mox patebit id effe falfum,tum quia quan- do etiani id concederetur , adhuc daretur circulus in dependentijs effentialibus in eodem genérecaufz , quia fiué jore fit perfe primi modi fiue fecundi , perfei« tas , & dependehtia effentialis pradicati à fubiecto exercetur in genere caufz forma- lis, Demtim jamfüpra dictum eft, concedi- turq. abipfo Caict. predicationem per fe debereeffe dire&tam , & naturalem ; fed propofiionés conuertentes áffipnatz ab ipfo continét predicationes indirectas , & innaturales;vt conftat , ergo &c. Conf. ad hominem.quia ipfemet Caret.ibidem ea ra- tione negat effe propofitionem per fe, cá inferids przdicatur de füpcriori , vt cum dicituf, animal eft homo , quia hzc przdi- catio;eft contra naturam , fed tales quoque funt propofitiones ab ipfo affignatz , cum fübiectum predicatur d. fua P ssicey Ur fpccies de differentia , namdifferentia , & paffio infunt fpeciei, nó é contra, ergo &c. Fundamentum veró Caiet. facile labitur; falfum cnim clt propofitioncs illas conuer- tentes ab ipfo adductas , rationale cft ho- mo ,, rifibilc eft homo, cffc propofitiones períe ad primum modum  fpeétantes ; nom enim in primis funt bcn per fe , uia aon funt naturales , & directz ; neque pectant ad primum modum , quiam de nitione paffionis fubiectum non cadit , vt de cius quidditate , fed vt additum ex 7, Met.tex. com. 17. & 19. quod eft eff ex- traneum à ratione etus formali , atq. ideà propofitioilla ad primum nequa- uam fpectare poteft . Cum veró aiebat Caiet.1 las propofitiones cffe n. ^ atque ideo effc per fe , ueganda eft confc- uentia, quia propofitio de omni eft necef- furia & tamen non eft per fe;cuia p 10 W ditm i dicit vlteriorem gradum necefítatis ; neq. ab codem habet propofitio neceffitatem , K períeitatem, s ex diuerfis capitibus , wt i notat Tromb.5. Met.q.2.ad r, prin. nam propofitio dicitur neceffaria , quando extrema ipfius funt immutabiliter «nita in quocunque effe concipiantur, fiué in re , fiue inintelle&u , ita quod neceffitas pro- ofitionis oritur ex immutabili terminorü abitudine: fed propofitio eft per fe,quan- do in fubie&o includitur ratio formalis inhzrentiz pradicati ad ipfum ; modo ftat aliqua extrema propofitionis effe immu- tabiliter vnita, & habere neceffariam habi- tudinem adinuicem , & adhuc vnum non includere rationem formalem inharentia alterius. Dices, ilz propofitioncs no funt per accidens , inquit Caiet. ergo per Íc. Reípondetur Doctorem loc.eit.1. d. 3. q.3. concedere illas effe per accidens , vbi tame tiotat Bargius id intelligendum non effe jn toto rigore,quoniam propofitjo per fe, & per accidens proprie loquendo diuidunt gropofitionem naturalem,quando .f.fubij- citur quod dcber fubijci,& prgdicatur ,q»- debet iv vt habet Doctor q.penult. vniuerf.& x Poll.q. 18 in folutione ad ar- umenta, vbi per totam qua onem bcné eclarat, quo pacto propofitioncsille di- cantur per accidens; breuiter tamen dicen- dum cffc per accidens , nonquidem ratio ne obiccti, quo fenfu hec dicitur per acci- dens, homo cft albus , fed dicitur per acci. dens ratione modi connectendi , vt docet Aritt.1.Poít. 35. & 34: & Them. com. 35. 2 przdicatur qued doberct fubijei, & contrà . Ex oppofito totidem modí per accidens pradicandi asignari poffunt ; Primus «ft , quando pradicacum non cft de effintia fu- ^ picéti, & elt oppofitus primo modo dicendi p:t fe;quo feníu hzc propofitio homo cft rifibilis poteft dici per accidens. Secundus oppofitus fecundo do przdicatü ne- dumnon cft de effcntia fubie&ti , fed nec proprietas cius, vt funt propofitionesom- nes in quarto modo. Tertius oppofitus ter- tio ( juxta ponétes illum inter modos pre- dicandi, quamuis ab Arift.non numerctur) «ft, quando effe predicatur de accidente , vt albedo efl . Quartus oppofitus quarto «ft, quado cffcétus non pradicatur de fua per fe caufa, fed dealiquo per accidens fibi coniunéto , vt muficus zdificat , accidit.n. a dificateri,quod fit muficus , nec zdificat vtmnuficus, fcd vt edi&cator . E -. Pars fecunda Inflit.Tra£]. I. Cap.1IT. 20 Tertia demum conditio , feu neceffi- tatis gradus eft, quod principiumdemon- ftrationis non folum fit de omni, & per fe , fed quod vniuerfaliter pradicetur ; predi- catum vniueríale cft ; quod dicitur de oni- ni, per fc, & fecundum quod ipfum;vbi hot, quod vniuerfale non. fumitur hic pro tere mino multis communi ,vt in lib. przdicalb fed pofteriorifticé, pro illo .f. predicato:, rag erae conuenit fubiecto , & fecundü ipfum, ideft adzquaté , & conuertibilitet: in hoc .n. fenfu fumitur ly primó, non ve- ró vt fonatacimmediaté) vteft rifibileres — - fpedu hominis, vel ciusdefinitionjs 5:at —  — hzc, homo eft fenfibilis, non eft predicato- À vniuerfali , quia fenfibilitas non conuenit homini, quatenus homo c(! ,fed quatemr$ — — animal, neq.ifta, homo eft animal; quia — non conuertibiliter, & ada quaté dicitur de - homine. dii soc oefs MCA E Vt auté clarius percipiatur menor u- Reeve ; debemus cum Arift. 5; Poft.c.5. patefacere errores,quos j committere circa przdicatum vniuesfale ivtillos perder modis poffu- — mus errare ; Primo hi ext vno tantum? Ze indiuiduo vniais fpecici,putaret quis,quod - €f predicatum pcr fe,& vntuerfale fpeciei, — conuenire huic indiuxitto enus« ft tale IZ. indiuiduum, verfi quiscxiftimarethuicLu- ^— — nz quatenus hzc Luna clt ;conüenire ecl pfari,crraret, quia etiam altexie iret, dori pi am hocprzdicatum noncon- —— — uenict Lunz, quatenus n "d ticulari (ed qpatenus. merfal, — Sécundo, quando funt pluresfpecies, qni- — busfecundumrationem communem eon- — — wenit przdicatum, quz cum fit incognita, — — putaret quistale przdicatum illis comes ——— nire fecundum proprias rationes peculia- res,vt fi quis exiftimaret localiter moueri yationcs fpeciales ,cum tamen cóueniat fe-— cundum rationem cómunemanimalis per^ ——— eh ae fupponitur innominata . Tertio, fi quod eft fpeciei , putamus conuenirege- neri, vt fi effet tantum homo in rerum na- tura, & quis putaret homini conuenire effe rationale,quia animal, erraret . Quos erro. res,vt cuitemus;affignat Arift.cit.hancre- — gulam , vtverum vniuerfale przdicatü co- , gnoícamus.$i pofitis omnibus non talc przdicatum , & ablatis nen au. 5 - pum cft pradicatum illud non conuenite — - febiecto fecundum illasrationes: Sedíecíts — — À : eu d] uim cam rationem erit prz M. 7De emonflratione propter quid. — gerfale.fec dum quam primo, & conuer- uertibiliter ità conuenit ; vt illa ablata ab jntrinfeco, & per fe aufertur tale pradica- - fum, & illa pofita ponitur , vt pofita ratio- nalitate in homine ponitur rifib litas , & il- Jaablata, hac etiam aufertur . - Hi funt neceffitatis gradus, quos requirit Arift. ad principia demonfi ratioriis , quorü vltimus prafupponit fec undum, & prim& , Loy n. de przdicato vniuerfali eft perfe, & de omni , fecundus prafupponit primum, fed non contra , vt patet intuen- ti. Verum eft tamen, quod non omnes mo- di per e demonftrationi inferuiunt, fed fo- Tum primus, & fecundus,in quibus pradi- catum nunquam poteft fubicéto nó ineffe , quamuis etiam quartus poflit aliquando infernires tertius veró modus, quando exi- ftentia demonftratur de fubie&to, dumtaxat infcruit. : - Dices, bonitas, fapientia &c. demonflrà- tur de Dco, & tàmen iftz propofitionesnó funtde omni, epe fingularitaté fubie- Gi: item eclypfis de Luna demonftratur,in qua coneluftone non adcft vniuerfalitas t&- poris ; demonflratur etiam in hyeme effe nlues,in aftate grandinem fieri , &c. quz nullam habentpeccflitatem , ergo falíum efl,quod principia demonftrationis debent hcs gradus neccffitatis habere. R cfp.quod vniuerfalitas fubiectialia eft pofitiua , vt quando fubiectum eft commune pluribus , uibus omnibus conuenit pradicatum ; a- Jia eft negatiua- , vt.cum efto nihil fit fub fubicélo , tamen nihil cft fumere fub illo etiam per impoffibile , cui tamcn non con- ueniat pi edicamum: item plures dantur gra- dus neceffitatis, quzdam .n. propofitiones dicuntur neccffariz ,quia vt plurimum ve- - yificantur , fed/falliblliter , vt quód dentur E nióes in hyemes quzdam aliquando , fcd infallibiliter, vt qnod tali tempore.& pofi- tis talibuscaufis eclypfisLunz contingat 5 quzdam, vt fint fcmper, & infallibiliter na- turali potentia, vt quod oriatur Sol queti- dic,& occidat; quadam femper; & infalli- biliter fecundum omneni potentiam , vt quod homo fit rifibilis :ad arg. refp. quód propofitiones dc Dco peffunt dici dcom- ni,quatcpus fibic&tum potcft dici vniuer- fale vriuerfalitate negatiua quatenus niil effet fub Dco, fi effet poffibile, cui nó con- ueniret bonit;s & it: alix propo- fitioncs fccundum quod funt neccffaric;di- cuntur demonftrari , & magis funt ne- ecffariz;co perfcóliori tionc de- ft5 monftrantur , & quia demonftratio potiffi- ma eft €— prre ,& ^e ipfa pracipue loquitur .qua propofitiones maximé neceffariz dran iui tdcirco dixit principia demorftrationis effe debere taliter neccffaria, vt fint de omni, per fe; & fecundum quod ipfum . í CAPVT IV. De demonfiratione Propter Quid, 21 Emonftratio ab Arift. r. Poft. c:102- diuiditur in demonflrztionem pter quid , feu potiffimam , & in demonftrae tionem , qw; , prima eft , que per caufam proximam, & adzquatam procedit tanquá per medium ad démonftrandám douciatas nem, fccunda , qua à nontali caufa proce- dit; prior dicitur potiffima, & à priori pro- pter perfe&tiffimum modum proccdendi,8a perfeéiffimam fcientiam , quam parit : de qua Arift. c.z. duplicem dat definitionem. Prima definitio cft ifla , Demenf/ratio ef fy llegifmas faciens fcire,leu eft fyllopifmus ym us dcfinitio conftat ex genere, quale eft /!logifmw:,& ex differentia , quà circumfcribit nobis ly faciem: fcire , per quod a topico , & elencho diltinguitur ; & confe quenter poteft dici hec definitio for- malis,quatenus datur per caufam formalé, ualis cft differentia ; geret quoque dici nalis , quia datur per fincm demonftratio- nis, qui eft ícientia, propter quam cít infti- tuta, Verum cft aduertendum;quod fi. fcire, hic fumitur lato vocabulo , vt ét ad fcire à pofteriori extenditur, fic talis definitio erit demonftrationis in communi , non demon« ftrationis propter quid at Arift. per faire intellexit fcientiam proprijffimam ; quam fupra. dcfinierat,vndé in tex.9.ait fcientiam demonflrasiuam effe ex prioribus; & conclufionis . . : ! Secunda definitio , quz materialis dici folet,quia datur per conditiones principio" rum; & ex definitione fcientia illam de xit Arift.cft ifta, Demonlratio efl llogsfmus confans expert, primis, 1mied 1Af i5 , not ito ribus , pruoribus , C ceu[is conclufiomis . Ab ifta dcfiniticne parum differt fecundum ali- s ia quz 1. Top.c.i. traditur, e& /l- i[mus conslani ex principis verit aut prio mis aut Talibus ,qua cx promis na copPilite mi: - pfere principium ; (cd melius dice- tur dcfinitioncm competere demon flrationi communi ad propter quid,& quias vt omnis demenftratio à s Lapin topi " c hcm II4. €o fecernatur, fignum huius erit, quia da- tur per difiunctionem veri; , «uf primis, nà rincipia demonftrationis €»ws« (unt vera, Do non prima , necimmcdiata : pto de- claratione igitur huius definitionis fingule particula font expendendz. : 21 Prima conditio cft , vt fint przmiffe eera , quia conclufio eft vera, ergo & pra- miffz, nam licet ex falfo aliquando fequa - tur verum ; hoc eft per accidens , & ratio- ne forma fyllogifticz,non per fe,& ratio- ne materiz, imó quamuis conclufto illa fe- cundum fe fpcétata fit vera, attamen vt de- duca abillis pramifüs eft falía, quia vt fic includit vim 1illatiuam, & caufatiuam prz- miffarum refpectu conclufionis , quatenus conclufio eft éffcétus , & pramiffz cau(z ; at falfum cft conclufionem veram effe effe- um falíz premiffz , non cns.n. quale eft falfum, nequit effe caufa entis , quale cft vcrum, quapropter hoc totum.f. conclu- fio in íe vera cum relatione cffe&tus ad pre miffas falías vt caufas cft quid folfums tum quía noncns non poteft fcir: , falfum. eft on ens, ergo nequit fciri , & illi affentiri intelle&us ; hzc conditio conucrit ctiam fyllogifmo tepico. Diccs,ex aeternitate motus,quod cft fal- fum, Arift. colligit &.Phyf. exiftentiam pri- mi Motoris, quod eft verum, & in demon- flratione ducente ad impoffibile vita pro- pofitio eft falfa .'Tum quia de infinito ,va- «uo, & ente zationis multa demonftrantur, qua funt non eitia, & falía . Refp. ad v. pa- tct ex dictis,cohclufionem Arift. de cxiften tja primi Motoris fequi pcr accidens ex motus aternitate , vel quod etiam conclu- fio fit falla modo explicato ; in dcmonttra- tione autem ducente ad impofibile conclu litur tcgatiué, & pramiffa fal(a affumitur fub conditione, fi effet vcra , tunc autcm non deifta demonflratione loquimur; fed de oftenfiua, & "pre ter quid. Ad 2. denott entibus, & falfis datur fcientia negatiua , quatervs cognofcimus infinitam non dori, vacuum non exiflere, ens rationis non effe vetüm cns , fed falfum, non veio fcientia pofitiua afbrmando de illis aliquid verum, &rcale predicatom. Secunda conditio eft , vt fint froma , & dm mcd sata, Viae .n. particul& , quamuis ab aliquibus diftinguantur, communter tan .protodcm fun.untur , & in tantum Arift. appcftit ly pmmedsanis , vt infipuarct , non fumi in codem fenfu ly primis, er griri- bv;, vnde tex.10. I 13. candem fignifica- b. d E: Pars Secunda Iflit.Tratl-I. Cap. TV. tionem ambobus tribuit; hec igitur condi- tio denotat, auod principia demonflratio- nis debent effe immediata , feu i ne firabilia per aliud medium à priori, & in codem gencre; dixigus 4 £rir;, quia non officit, quodà pofteriori, & per effectum: demonitrentur : diximus s» eodem gemere tiam poteft vna cauía demonflrari per alia alterius gene:is,& tamen dicetur prima,Sc immediata in Eon genere , & ratiohu- ius conditionis eft , quia f principia effent — — demonftrabilia,& cuidentia peralia, & illa. - peralia,procederetur in infnitum, quod —— — eft cuitandum ,ergo ftandum eft adaliqua t principia immediata indemonftrabilia EV aliud medium prius , & intimius fubieét EC i Verum eft tamen,quod aliqua dicuntur in- —— P demonftrabilia formaliter,quiafeipfis süt.——— taliz,alia virtualiter ,fi.f.euidentiam hae.— —— beant abalijs principijs prioribus ,per ———- uepoffintdemonflrari,conficienstamem — demcnílcilionem cit illa re. Fnprio 0 ta principia ; quamuis autem ad fimam demonttrationem requirantur prirr cipia formaliter immediata, tamenad pere etiam demonftrationem fuffciunt prince — piz virtualitcr immediata , aliter siis la retur fcientia fubalternata , We e ge ^ men priora principia fint nota fcienzi, ali^ — ter non effct demonftratio , fed c topica in:pfo , Hviufmodi propofit poffunt effe tàni affirmative, quàm ug,affirmatiue precipue erunt,que no bent caufam , cur MI &o,vt quando definitio € jat rim genus, vcl differentia predicatur de Hefinitoy 8c cutm prima palla de defnicione S dicitur,& vhiuerfaliter quando effe&üsdis —— — citurde fua proxima caufa, v homo eft —— | animalrationale, bomo eftanimal, eft ra^ —— po er dna ra onse en «^$ ifcurfiuum,&c. at hec dert ; "D non dicitur immediata, qua po reüd á peranimaldemonftran. Negative eruntjjn -—— quibusextremaíeipfis difünguunturl,non — — — peraliud medium, vtanimalrationalenon - eil hinnibile,hec veró]homo noneftpláta, — non dicitur immediata, quiapoteftoften- — dt per animak. Et ifte due conditionescó-- ucniunt premiffis in [c,abtoluté, & pofitiones junt , fequentes veré in adconclufionem , vc principia illius. — .13 Addit dcinde Arift. tres alas condi- tiones corucnientes principijs compara- tis 2d conclufionem nud T priorións, notioribus , cau foue conclmfiom , epe A ^ tea 3 — tantüm in cognofcendo poteft De demonfiratione propter quid 1 mb vltimam explicat ,à qva coetere pro- ueniunc, debent igitur effe caufe conclu- fionis , quia (cire eft rem per caaíam co- guoícere , vndé medium debet eíse caufa inhazrentia praedicati cum fubiedto in con. clufione , ergo przmiffe talem caufam de- bentcontinere. Pro cuitis notitia commue- niter dicitur,quod cau(z alia eft in cogao- fcend»,qua (.eft racio , cur aliquid cogao- Ícatur,quo fenfu cum per effe&tum cogao- fcimus cau(am, efe&tus refpe&tu cam(z di- citur cauía in cognofcendo,alia eft cau(a in effendo;à qua aliquid in eff cau(atur , que etiam caufa in cogno(cendo dicetur , fi per ipfam cogno(cimus effe&um ;j& hzceft du pleit formalis , feu propria , qua.f. veréeft cau(a effectus, fiué phyfica,fiué metaphyfi- €3j1lia virtualis quz propri non eft caufa , fed taliter fe habet in ordine ad aliud , td fi illad cau(aretur,non nifi ab illa cau a proueüiret, quomodo ticompreheafibi- litas Dei ab infinitate ipfius prouenit , & quia hic definitur demoaftrario propter tid,per caufam non intelligiturilla , qua ^ Fare ondes eítin dudhoftendo * fed in: imeffeado,& fecundum rem , fiuà formalis fit,fiue vircualis, vt demon(tzationes , quz fiunt de Dco,verz poffit d. iones dici,quod confonat Scot.quol. 1.art.z, Sed hoe disum de caufa virtuali non placet Amico tra&t.36.q.6.dub. 1, vndé ne- gat demonftrationes de Deo, & aliquas ma- thematicas fub demóftratione hic definita contineri, co quiacaufz virtuales nó funt, nifi (ecundum nos, non áparterei , ergo ft intelligitur res ab illa caufa caufari , in- tellizitur falfum : Tum quia etiam caufa dici caufa virtualis,& fic demonítratio ab effe&a ef- fet demonfiratio propter quid : Tum etiam quia de principijs daretur ícientia,nam ap- prehenfto terminorum pote& dici caufa vircualis cognitionis principiorum , quia fi offet caufari, ab illa caufaretur, Verum tantus rigor non placet ; fi.n. pef caasa virtualem intelligitur id ,à quo pro- prietas aliqua dimanat,& pullulat abfq.alia dependentia , & imperfe&tione , quo fenfu Patres Grzci nomen caufz admittunt in diuinis, & conuertitur cum principio , po- teft pro medio affumi in vera , & propria demonftratione propter quid , quia fufficit Exec pent Q9 , & parum re- ert, q» veri dependentia, e. &iont. Nec obiectioncs aliquid valent:non NES virtuales ctiam a partc 115 rei funt tales, quatenus à parte rei vnum pullulat ab alio , vnde non intelligitur tfalíum , fi à dependentia preíciadatur. Non fecunda , quia caufa non prouenit ab effe&u ideoque effedus non erit caufa vir- tualis. Non tertia, quia hiceftfermo de caufa inhzrentiz przicati cum fuübiecto , bo^ fenfu apprehenfio terminorum nequit ici caufa priacipiorü,neque termini prin- cipioram habent aliam caufam,cur adinui« cem connestantur,cunt fint prima,& imme diata;quare de ipfis nó erit (cientia. Verüm eft tamen,quod Arift.przcipue intellexit de cauía proprie dicta , vndecft feré quatftio de nomine. A 24 Exhoc probatür,quàd przmiffr fint priores (quz particula ditfercà ly primis , dicuntur.n.przmniffz prima ,quia non habéc alias priores;dicuntur priores refpe&u có- clufionis) co quia mL elt prior ordine , 8 natura ipfa concluüone,(icut quzlibet cau fa prior dicitur fuo effcóta, Ec quia funt cau fx 10 effzndo,& cogno(cendo ipfius conclu fionis euidentiam.n.,& certitudinem con- clüfio habet cx praemiffis , fequitur , quod nótiores fint ipfa conclufione,quod probat Aiift. per illud axioma, Pregrer qud vssm- quodque tale, illud magis , vt ivolumug medicinam propter fanitatem, magis volu- mus fanitatem , fcd affentimur e aera propter przmiff;s ergo magis affentimur rzmiffis . Pro exacta tamen cognitione huius axio matis multa folét à oribus afferri,vt ip fius veritatem faluent ,quamplurefque co- ditiones, & limitationes ad ducuntur:breui- ter tamen dicimus, quod ifta propofitio cft caufalis, vnde verificatur in his,qua fe ha- bent,vt caufa, & effectus; & fundamentum fumit ex hoc,quod nulla caufa producit ef- fe&um feipfa nobilierem;fed femper caufa totalis,faltim vt caufa, & iadependens eft, - dicit maiorem perfs&ionem , quàm effe- &us,nam independentiz dicit perfectione,dependentia imperfectionem ; hinc. condi- tiones reqiifitz ad veritatem iftius axioma tis,przcipuz funt, quz ad faluandam ma- ^ jorem perfe&tion&cau(z refpectu effzctus requiruntur, Prima igitur conditio elt, vt caufa fit totalis,& per fe refpectu illius effe &us,qua ratione naa valet, compofitum eft ensin actu propter formam , ergoforma eft magis in acta, nam compoficum eft eas * in adu fubfiftens forma elt a&tas informis, nec forma eft totalis caufa aztualitaris eó- pofiti fed ctiam propria i s : funiliter 1 DOR E ed a* 116 1o valet, celiinfluunt propter motü , ergo motus magis influit co quia motus n6 cít p fc caufa influxus fed p accidés, Sinftrume- talis.Secunda, vt pra-dicatü;t quo fit cópa- ratio,conueniat formalizer ca.n caufa ,qui effcctui,vnde nà valet,aer elt calidus prop. tcr Solem, ergo Sol eit magis calidus ; Pe- trus odio habet peccatum propter Deum , ergo magis Deum odio habet;homo deam- buiat propter fanitatem,ergo fanitas magis deambulat.Tertia,qua ex prima deducitur, vt id,quod effc&um denoiinat calem,cau- fctur à caufa quatenus tali,qàa rationenon valet, domus cft alba propter edificatoré , ergo adificator elt magisalbus, quamuis ip- fi etiam albedo cóueniat , quia albedo zdi- ficatoris non eft caula albedinis domus . Quarta, quód forma,in qui comparantur , fuícipiat magis, & minus , hincnon fequi- tur, Petrus eft homo propter Franci(dit;er- go Francifcus eft magis homo Fílius in di- uinis fpirat Spiritum Sanctum propter Pa - trem,ergo Pater magis fpirat ; Fàdem quàd ly mazis,& minusmon neceffarió dicit (em- per intenfionem,& remiffionem graduum, fed aliquádo maiorem perfectionem quo- ad mod pe talem formam, quia.f. magisindependenter , & àfortiori, vt fi aer vt quatuor calefaceretlignum vt qua- tuor,fi inferretur, ergo aer elt magis calid?, ly magis nó diceret maiore intenfioné calo ris in aere,quá in ligo ; quia ambo funt vt quatuor; fed perfectiorem modum poffi- dendi,quia magis independenter , & nobi- liori titulo poílidetur calor ab acre, quia ett caufa, quàm à Hino - Cà his co3litionibus intellectum i'lud axioma femper ett verum in qnocu1que genere caufz , vc bené hic aducrtunt Tatar. & Io-de Miriftris. lices,ràám obicdtam, quàm fpecies ip- fius (unt mcelligibilia, &tamcn noa fequi- tur obiectum intelligitur propcer fpeciem, , ergo fpecies mais intelligitur; infuper fi iter, Se filius effent parui , aon fequitur fi- ius cfl paruus propter patrem, er20 pater. elt magis paruus:ité conclufio eft fini: pi &- miffirnm,ergo funt propter conelafione , ergo concluíto erit magis euidens, & nora Refp.fpeciem nec cffe caufam tocalem intel Jedtionis obic&i,nea; cocurrere,quatenas eft iucclligibilis vt Quz, (:4 potiuswt Q ia reprz(cotando f.ob:cstan, vnde deficit pri ma, & tertia contio. Similiter fzcundo exe plo d*ficit prima conditio, paruiras.n cum fit 1«fectio,& nezatio,non eft «tízccus per Íc, fcd per accideas productus: D.mum cer Pars Secunda In[lit. Tra&l.I, Cap. 1V- "tur circulus ia demonflrationibus;idem ef- - peer noa tio exemplo deficit tertia conditio , aam cenclufio vt finis non caufat in przmiffis. nofcibilitatem, & euidentiam , Li appe- t:bilitatem , vade fi przmiffe folammo- doproptcr couclufionem , & non ex alie. capte amarenrut , mags Cif.t amata conclufio. Jd 25 Sedcircanofcibilitatem principiori duo füeruat errores antiquorum ,quos re- | fert, S rcijcit Arift c5 nam aliqui negarüt - fciri poff- , aliter fcircntur per alia princi ,— pia, 5c id infinitum ; alij dixerunt fciri per demonftrationem circularem,vt.ficoms- — — Clufiofciaturperprincipia , & hecdeinde .— — — persondighonemae non eft in ME E ocedendum.Primum errorem,quiaeui- — ^ — Dis elt, nou confucat Arift. fed (lá foluit ; "S rationem ipfius,nempé quod quamuss noti ,—— — tiaprincipiorumnon fitnobisiudita á pa- ; — tura, &intellectui noftro congenita , €o quia intellectus nofter e canquam tabula ra(a;in qua nihil elt depictum, di&untur ta- -: men lumme naturz cogno(ci, & no per alia. . principia y quatenus percipimus fenfibilia . | per fenfum , ex fenfu fiunt inaginationes s; & phantafmata, ex quibus efficitur. mento- ; C Tu rja,& ex multis mempofijs experientid, ca dem ab experienta pluriem fingulari colli zit intcllzétus propofitionem vg lem,cui vi ]umiois natüralis,Scindatztd nationis à natara clarum, certum prebat affzofum,& inhoc principio wins "T tcllectus noa procedens vlcerius , | j tius cx co colligens conclufionessvnd Mh * eít coznitio fcientifica,& per canfam, fed à fimplici apprehenfionc terminorum origis natut,at de notitía primum principiorum. - plura vidc difp.5 .Mét.q.2.Secundum erfo- rem refpuit quia cum d«moaftratio circu- larisia hoc differat àregreffi, vtilla fem- - v ead.m via procedat,.f pronti quib M caufa ad effectum,hic vero. diuerfa via ,'- primó a pofleriori. & ab effectu fecundo priori, & à caufa; fi omnia per. dem lel tienem propter quid fcirentur , itaut fet notius , & ignotius natura refpe&tu . ciufdem,quo4 contradicit; prebatur. feque lanam demonitratio propter quid proce- dità notioribus natura, & in fe , qu fuat principia,ad igaoziora natura, quz «il con Clafioserzo fi principia deinde per .cenclu-- fionem demosft farentur demonttratione.. . propter quid,iam conclufio cfctnotior na tura, in ferefpedtu principiórü:qua pro« - cit admittendus circulus y M e 3 . experfeinharen : | De demtonslvatione propter quid . refus, ita vt cum ocipiidenionftramas 'couclufionem 5. calis demóftratio nó cft poer quid,& à priori,fed quia, &à no- erjori per c mnobis notiorem , fcd ignotiorem.natura, ad-eaufam notiorem na tura, & nobis ignotiorem 5 Notioranobis, funt fenfibus propinquiora , ignotiora à fenfibus rematiora , queriam noftra co- itio ortum ducit à znfibus ; & quia ef- fedus vt plurimum funt propinquiores fenfibas, cau(z veró remotiores (intecdum An.res é contra fe habeat , vt patét de Sole, i propinquior eft fenfibus quibufdam cf- ias ipfius in vifceribus terra) illi erant nobisnotiores,iffz ignotiores; notiora na- turaé c o,quz funt minus fenfibilia, . vt vniuerfalia , igaotiora natura , quz funt - magis fenfibilia, vt fingularia, de quo vide dfp.s. Metaph. qu. 9. art,. vbi de hac re: agitur ex profeffo.; /— 2 T - 26 Ex hispatet definitio demonflratio- nis materialis, & códitiones przmiffarum , ex quibus aliz códitiones oritur, vt gp fint neceffiriz,necefficate in pracedea cap. de- clarata,quz à doctoi;busponitur potius vt patfio cónueniens przmiffis ratione termi- norunex quibus conftant, quam conditio ipfaruni.vt przmiffz (unt ; item,quod fint ;ex vniuerfalibus ;& . «ternz, non quidem zternitate incomple- xa,vt eit Deus, fed complexa , vt nimirum . fint propofitiones zternz veritatis; & tan dem quod fint propriz,non communcesiná principia alia funt propriz,que ad ptopriá, & dctérminatam (cientiam fpe&ant , ália : non propria;vel quia aliena:omnino, X alte : - rius fciotiz vt principia Geometriz refpe :: &u Medicinz;vel quia cómunia omnibus. , aut pluribus fcientijs., principia ergo de- bent eff propria , nonaliena ;,: qitia cau(z os ANKE ad certos piotdt , ergo roprias :caufas ,*X*non per de ert e cona debent; non debent €ffe communia, quia iftanon faciunt (cire fccundum quod ipfumx.vedictum cft4upra, : ta terminos fpeciales:, & proprios iuícunq; fcientiz'contrahantdr ., vt hoc priacipium,fi ab € qualibus zqualia demas, quz remanent,fuat zqualia , eft commune Geometriz lineà confiderarit, & Arithme « ticz;que eft de numero , potcit fieri pro- prium Artthmeticg,fi dicas, fi ab anqualibus nuyeris; Xc. proprium Gcometriz,fi ab e- bus linetsy&c; Hinc fi fcientia funt.di- fparatz,non licet de(cendere de: generein. - ;hoc eft,non licet per principia vnius ES 117 fcientia oftendere conclufionem alterius, quia fcientiz fuam. vnitatem fimunt ab obiectis, & obiecta harum fcient arum funt omnino diuerfa , & diftincla , at fi ícientiz fnt fübalternz , licet quodammodo tran- fcedere de generein genus , quia conclufio- ncs fubalternantisinferuiüt pro principijs in fcientia fubalternata propter fübordina- tioné obiedtorum. Haxc-onnia tradit Ariff t.Poít.v(qiad ro.cap. : | CAPTYY Vi De Dem: nfiratione Suis. 27 Tyra Quia eft illa ,quxà d ] caufa propria, & adzqrata proce- dit ad demonitrandam dub s , qua ratione:dicitur,demonftrationem propter- quid tacere fcire propter quid res fit, nang perfcété quietatur intele&us per ipfam , demonítrationem vero Quia folum facere Ícire quod res fit, nam licet euidenter de- monttret przdic atum conucnire fubiecto , noü tamen perfede quietatur ihtelleátus , fed vlterius procedi ad inucüigandame propriam caufam . Multipliciter antem poteft Reri hzc dej moniratio,Primo quádo per effe&£tum de- meéllratur effe; circa quod. eft not. quod effeQtus quandoq; eft cum. fua, cauía conuertibilis,& tunc ex negatione , vclaf- Éirmatione effc&us potcft concludi ncga- tio,vcl affirmatio caufz,, & poffumus dein- de progredi per demonfirationem proptec quida caufa ad effe&um, ità fe habent rifi- büe.X rationale;quandoq;non eft conuer- tibilis; fed inadzquatus , vel quia excedic cau fan, fi poteft ab alia produci , vt calor refpectu igois, qui poteft a fole quoq. gene rári , vcl quia exceditur à caufa, vt fieffc- &us quando elt, femper à rali caufa prouc- niat;non tamen femper ab illa caufetur, ità fc habet reípiratio refpeótu animalis , nam Bintznos doloidpn, non tamen refpirant , c fénfibilitas refpectu viuentis, animal.n. eft caua réfpirationis, & ratio viuentis eft caufa fenfibilitatis, non tamen funt caufe adzquatz: ab effectu, qui exceditur à cau- | fa,poteft fieri demonftratio affirmatiua, vt rcípirat ergo eft animal, non tamen negatis ua;non rcfpirat,ergoaon eft animal:ab ef- feétu vero excedente caufam potett esci: demoaflratio negatiua,vt non eft calor,er. . gonon eft affirmatiua ; ctt - Los o B ghus. Hac daponffbelie dh ergo .Haxc m ( l5 citur quoque deronftratio Li E d 11$ quia procedit pe aliquid poftcrius ia re , qualis eft effcétus in ordinc ad caufam , Secundo, quando per caufam remotam", & non propriam demóllratur cffectus , per caufam remotam intelligitur caufa inadz- quata,& cunc fi excedit cffeéctum , à nega- tione caufz concluditur negatio effectus , vt non eft animal ,crgo non refpirat: ft exce ditur ab effectu, concluditur afirmatiué à pofitione cauíz ad pofitionem effcétus, eft 1iguis,ergo eft calor.Hac demonítratio po- tef dici àpriori, quia procedit ex priori- bus , quales funt caufze 5 hinc quande dici- tur demonftrationem propter quid effe à priori, & demonftrationem Quia à pofte- riori,anthonomafticé hoc debet intelligi , uatenus omnis demófítratio propter quid a à priori, & omnis demóftratio à poíte- ' piori eft demonftyatio Quia , non tamen eft vniuerfaliter verum , quia datur demon- ftratio à priori, quz non eft propter quid, fed Quia, & demonftratio Qyia , quz non eftà pofteriori. Dices datur caufa remota,à qua per de- móftrationem propter que proceditur ad effe&um, ergo falfum eft demoní(trationem Quia P cre à cauía remota ; dntec. prob.hzc eft demonftratio propter quid, . omneanimal rationale eft rifibile , omnis homo eft animal rationale,ergo omnis ho* mo eft rifibilis, & tamen incer animal ra« tionale, & rifible mediat effe admiratiuü , quód elt caufa proxima rifibilitatis; & vni- uerfaliter quando eftordo inter paffiones ,- & effcétus,ita vt pofteriorà priori proue- niat.Refp.caufam remotam poffe fumi du- pliciter, vel vt diftinguitur ab immediata , & proxima , quo fenfu animal rationale erit caufa remota rifibilitatis,íed adzqua- ta, &conuertibilis ; vel vt diftinguitur ab inadzquata , & non conuertibili , quomo- do animal rationale non erit remota catt fa rifibilitans ,in hoc fenía fumitur in de- finitiope demonftrationis Quia, vnde nega tur anttc.cum fua probatione.Verum eft ta- men,quóàd aliqui per caufam remotam vtrà: que intelliguat , vnde ncgant demóítratio- nemallatam effe propter.quid, fed oppofi- ta fententia eft commuaior , & eft quaftio nomine . Tertio, poteft fieri à figno aliquonatu- Hd furiam habeat connexioné cum alio x s inuicem fe confequütur , non tamen fe t vtCauf2. , & ctfcétus , vnde dici folet à concomicanti , vt cft ie- bile, crgo cftaifbde; & hic modus, quan- Pars Secunda In[lit. Tratl.l. Cap. V. uis exprefsé nonlaffignetur ab Arift. tamen quia eít certus;euidens, & ncceffarius,. ratione hzc propofitio , flebile eft rites. non eftomnino accidentalis , fed reducibi-. lis ad fecandum modum perfeitatis, quate-- nus rifibile dicitur de homine , qui datur - intelligi per ly flebile; hinc poterit dici modus demonílratiuus reducibiis ad mo« ^ dum arguendi à non caufa. Ad'rítum modis | quoque reduciporeft Inductio, quz eft à particularibus [ufficienter wr funt pofteriora , ad vniuerfale , quod.eft prius. Demonítratio veró ducens ad im- | poísibile eft reducibilis tàm ad demonftra- tionem propter quid, quam ad demonítra- tionem Quia ,nam fi procedit àcamía pro«. xima,c(t demonftratio propter quid , vt-fi equus eft rationalis, eft rifibilis, fi verà à — à tali caufa nón procedit,erit demon(lratio - Quia,vt fi equus eft rifibilis, eft rationalis 27 Ex his deducitur demonftrationem | ropter qud à demonftratione Quia dif- erre multipliciter, namilla procedit fem- perà caufa proxima, adzquata,& à priori, ; polieciadi dii pestinst ai dam UT eriori: illa pertinet ad Ícientia d- 0 hrec d dee , cum fic funeri EN M^ caufam principiorum fcientiz fubaltema-.— — — tz,& ca probatà priori;ifta veró fpe&tat ad fcientiam fubalternatam, quz epiusab effectu procedit: illa nobilior eft, : pliciter magis facitícire , & à quod j ipfum. Infuper deducitur demonftrationü — aliam effe a! tiuam, aliam negatiuaim ,,- fed illam perfectiorem effe,quia d i tio iua non iadiget pro ic negatiua, z demonliracio negate didiget "affirmatiua Propose uer E Do o gatiuis nihil fequirur;ficetiam demonfira- — — to oftenfiua.dignior eft demonflratione ^ — — ducente adimpoffibile, namilla procedit — ex propófitionibusveris,iftafaleemex vna — falía. Tandem colligitur, quod interfiguras — fillogifmorum tertia non eít "it ftrationi , nam fcientia eft vn apti deme » tertia autem figura particulariter i dit; fecunda quamuis poffit inferre des — — monítrationi negatidz , aptior tamen et —-—— primafigura , &jinter omnes modospri- ^ — museftaptiffimus, nam prima figura non ^ — ndiget alijs, fed aliz figurzindigent pri-.— ma , qua ratione nobi - rimus modus concludit quomodo: . monítrat;e propter quid. ^- Av £i i238 pos D I wm www» hut OCAPVT VL Par mt mio demonfirationis , 28 pyRacipia difficultas conficiendi de- Ti daadoqen confiflit in inuen- tione medij termini , per quem conclufio dc atur , hinc non immerito Arift. totum feré s. lib. Poft. confumpfit , vt ex- plicaret methodum , & viam inueniendi medium demonfrationis , quod innuit in fine primi libri , dum definiuonem foler- tiz a(lignauit , dicens , quód folertia eft ilit«s inueniendi medium im nom perípe- 4o tempore, idcfteft vis velociter penetrá- dià cauía adetfe&tum,velab etfcétu ad cau, fam in paruo tempore, nam omnis demó- ftratio procedit, velà caufa ad effectum, vel é contra. Vt igitur tractationem med;j ag- ediamur,cum;pfo Arift. numerum quz- € debemus przmittere . 2i * «Quatuor igiturfunt genera queftionum e neeirii mda (9 infinitz fint quz-: iones, ficut fcibilia(unt numero infinita an fit "x » quid fit res , konras res, Md qualis fit res, & propter qui res , vc de homine. Primà dnetitur an fic; an .f. habeat. aliquod effe . Secundo quid fit in epo illud effe,quod habet. Tertio quale fit,ideft quam proprietatem babet in fe. Quarto proprietas, prima dua tali tur fimplices, quia fiunt per Sita t - cuntur de fecundo adiacente; pofitz, quia fiuntin tionibus de ter tio adiacente, & verbum eff determinatur - ad peculiare erzdicatum . Sufficientia veró aser j affignari poterit, quia de se aliqua;vel quaritur entitas, vcl proprie- t25; fi primum , vel qugritur de entitate rei in generali, & in vniuerfali , an res exiflat , . & habetur primaquzflio , vel in fpeciali , quam ficilla entitas, & NE : ritur proprietas , vel quazitur in- Meis ip in fubicóto, &c labetür ter- tia, vel caufa tális inhzrentiz , & habetur quarta quaf!o . » . Dices Aríft.1.Top.alias affignauit qua- fliones iuxta numcrum pradicatorum , .f. gencris,definitionis,proprij,& accidentis , ergo quafliones plures quam quatuor. Yü quia in on.ni quaflione quar itur predica- tum , & fupponitur fubicéium; ergo fi eft fubic&ifemper eft precognitio ; nunquam queílio . Refp. duas primas qua flones ibi affignatas contineri in quaflicne quid cft dps - jus Tract. AX De médiodeniwfrarionig: ^ vay ditatem rei, reliquas cótineri in tertia qug- ftione ; Ada. tum cffe verü de alijs queltionbus non de prima ; in qua queris! tur ipfum effe dere , à ifti preíupponitur- folum quid nominis,vt diximus eap. 1.hu« 29 Omncs ifte quzftiones, inquit Arift; reducuntur ad vnam ,.f. ad quzftioné me- dij, eo quía omnis queítio eft queftio me- dij,quod probatur , nam omnis queflio etf propofitio dubitabilis ,fi .n. non dubitare- tius de aliqua re, non effet inquifitio de il- lare,fed euidentia , & certitudo ; aromnis ropofitio dubita lis per medium demó- atur, & quando meditm fecimus, Ue mur; & ceffat omnis inquifitio, quod patet (e nam 1dco de edypí unz uerimus anfit , & propter quid fit , quia cem caufam, at Michsiopra NR & videremus ipfam intrando vmbram ter- re deficere, nec quereremus dc. eclypfi an fit, nec propter quid fit,quia perillud me- dium.f. per ingreffum in vmbram terre hec omnia nabis mnotefcerent ; quapropter omnis queftio eft de medio, pcr quod pof- fit illa propofitio dubitata demonttrari . Verum eft tamen, quod folum quarta que- ftio explicità, querit medium , ac coetere quefliones faltim implicite , & virtualiter $ querunt medium,quatenus omncs ca runt , uam poffint oflendi. P Cunifitir omnl queflio querat cau. — fam, per quam tanquam per medium de- monftreturs fcire an.eft rcm per caufam co- gnofcere, vt clarius pateat ; quenam caufa poflit in den; tione pro medio infer- uire,aduertendum , quód caufa eft , à qua res accipit effe,& que dat eff? rci , eft qua- truplex,dua intrinfece,due extrinfece, in- trinfeca caufa eft,que conftituit caufatum y tanquam pars in caufato inexiltens , & vna eftmater;alis , ex qua aliquid fit tanquam ex fubiccto in fc rccipiente alteram parté , JL formam;st corpus eft. materia bominis quiain ipfo eft , & animam recipit ; altera caufa intrinftca cicitur formalis , & defini» tur, quod fit quod quid erat effe rci , ideft quz ita dat cffc rei, yt eonftituat eam actu jn certa, ac-determigata renum fpecie ,ita babet apima rationalis refpeétu homi- nisscaufa extrinfcca eft qua caufat effcétüs fcd in illonó manet,& vna dicitor cfficies , quz £. producit cffc&um , fed vt ait Arift. qua aliquid primum nonet, vt Deus dicis tur caufaeff cicns omnium , altcra eft fina- Jisin cuxus gratia aliquid fit; fic (anicas di- citur E 126 gitur caufa finalis deambulationis . 30 Ex/quolibet iftorum generum póteft fumi medium pro demonfltratione , & ma- ximé ex genere caufz formalis , nam in-de- monfítratione potiffima medium eft dcfini- tio fübic&ti , quod fufius declarabimus in difp.folum hic aduertendum,quad illa cau- fa debet pro medio infeiuire,qua tempore. ncn antecedit cffcétum,aliter ex caufa non inferretur nc ceffarió effcétus , eum poffit effc fine illo, licet ab effcétu poffin: us argue re caufam , vt diximus c. praeced. Infuper fiot.illam caufam debere poni pro medies quz in quzfito quaritur, non vero quz cf ex vi quxfiti nota vt fi p quzrerct,qua« vé pulfantur campanz , ft reíponderemus: ; quia trahuntur,vcl mouentur , non fatisfa- cimus quafito , nam illenon quzrit cau- fam mouentem,& eflicientem,fed finalem, quia v. g.aliquis Sacerdos eft celebraturus . Deducitut tandem cx ifta doétrina;quod cunt idem effectus poffit habcre plures cau. fas , poterit per plura media, & plures de- moníirationcs oftendi ; & quia multe res, mutuo fe generant , etfi non ceádem numee xo faltimfpecie,fequitur poffe admitti de- tnonfi rationes aliquas circulares jin quibus femper à caufa ad effe&um precedatür , v. g.cx terra madefaéla fit vapor , ex vapore mubes;ex nube pluuia,ex pluuia itcrum tcr ra madcfaéiio, vnde valet infcrre cf. terra gnadcfactio, ergo cft pluuia , à cauía ad cf- fcBum , & deinde eft pluuia. , crgo tcrra madcfa&tio,etiam à caufa ad effectum, que demonftrationes quamuisnon- fint potiffi-. y» € ncceffariam cbonexioncm «auíz ctm effectu,non fnnt tamen vitiof 2, seque ja illiscommirtitur proprie circu fus , quia non redituz ad idé numero,fcd ad ide fpecie, vnde nó fequitur idé oino fimul effe prius, & poftcrius refpeétu eiufdem .- Quoniam veró mcdium in demonflra-« tione cít definitio,tra&at Arift.in a. loft. de definitione, docetque modum eam-ycnádi, & covftrucndi;ícd quia de hoc fusé agimus infra difp. 1.9.4. hic al'anon addimus zd fc- «undum Poficr fpe&tátia , hzc cnim omnia ibj cx profeffo tradenius. A TRACTATVS II. De Syllogifmo Topico . pe materia tüm rcnicta tiia proxima fyllogifmitopick, ^ Cap. I. ft tractatum de fillogtimo: demon firatiuo, de fillogilino copico occur Par: Secunda Tn[lit.Tratl. V. Cap.V'T, "wisteram logicam fignificet ,peculianter —— rit fermo, ficut.n. demonftratio eft ceteris. - nobilior, quia fcientiam generat , quz opi nione ,& errore eft przftantior, ita fillogif- mus topieus debet clencho , & falfigrapho. praferri;quia opinio, quz effe&us eft topi ciJongé fuperat errorem , qui ab elencho generatur; Sillogifmus topicuseft ,qwiex. —— probabilibus collisitwridelt q xexpramuffe —— non neceffarijs; fed ProWbi libus infertcó-. - clufionem etiam probabilem; vnde nó Íci&: tiam,quz eft cognitio certa, & cui : opinionem parit , quz eftadhafio intellezs———— ctus alicui propofitiont cum- formidine oppofito;non requiritur auté,qnod vtraqs. pramiffa fit prebabilisfed fufücitvnayquià — — lufio fequitur femper debiliorempar- — t t b ;ficut ad inferendam conclufioné fal« , fatis eft vna pramiffarum falfa, Pros bilis propofitio cft, quz videturvera,veb — ornibus hominibus , ràm rudibus quàm: fapientibus,vel plurimis, vel fapientibus fb«- ]om,& his, velomnibus, velmaioriparths — — vel preftantioribus: hec antemapparentid: — 2 J veritatisnon fe tenet ex parte rei ; k detur aliqua propofiuo , qurinfemec — — veritatem habeat, nec falfitatem , hoc n, implicat,cum veritas, & falfitas « &orié oppenantur ,'fed prouenit ej intellcéus,eo quia veritas, vel falfitas) propofitionis mon 1ta cuidenter percipi ab intelle&u , quapropter vpi- int propofitio illa propter: voi parct vera, alteri vcrivcx alijs cap paret falía; hinc pót cffe, ? i tio fit in fe neceffaria , fc non cuidepter percipitillam ne« nexionem , ignorans caufas illis ne tis, fed tantum ex vorifim;li quadam. arenti ratione mouetur ad affenti ET tn,necdiecturia pros —— fitio neccffaria fed probabilis. Ex qui» — — s pstet; quomodo fy llogifmus topic dosi demonfiratiuo differat, & ab -a enim ex fitionibus veris , certis , & cuidenti s procedit; ifle ex p io- nibus in fefa!fis ,.quz'verz. irpo non fapientibus ,neq. cum aliquo fundamento - veritatis; at to procedit ex probabie - libus apparentibus veris ipfis fapientibus proptcr fundamentum aliquod , & confi- milcm rationem veritatis; dicitur ifie fyl- logifmus dialeéicus, nà dialectica ,quam- - tamen huic parti aícribitur , «o quia hac paite nidi de ebnsomuijuspirbabi 1 De materia Jllogifsn) Topic... fibus , £ incertis copiofam difputationcm infituere acte ip tit Prud topicus, nam £pos apud gracos fignificat idé quod : focusspud latinos , & hzc pars logicalis locos omnes tradit , à quibus media defu- mimus ad probandas probabiles propofi- tioncs , de - Materia huius fyllogifmi, ficut &aliorü, duplex eit, remota, & proxima ; remota süt termini, proxima propefitiones, de vtraq; agit Arift. | Top. hanc ait effc problema dia Je&icum,& propofitionem dialecticam;;l- lam ait effe pradicata topica , non quod propofitiones dialecticz ex folis Ue lca- tis conficiantur, conftant .n. ex fubiecto , copula , & przdicato , fed de przdicatis tantum mentionem fecit , quia ex diuerfi- tate predicatorum fumitur problematum dinerfitas, vt infra; prius igitur de materia remota, dcinde de propinqua agemus. 32 Pradicata topica quatüor affignátur ab Arift, i. Top.c.4. Definitio;feu terminus, genns, proprium, X accidens. Dcfinitio eit oratio explicans effentiam rei , & dicitur terminus, nam ficut terminus agrorü,quic- uid pertinet ad a2ros jin fe claudit,ita de- nitio continet quicquid eft de quidditate dcfiniti,de qua dcfinitiope ex profcffo age- mus infra difp.1.q.4. Genus elt; quod de pluribus differentibus fpecie in quid, * len dicatur : Proprium eft. quod nonindicat ei effentiam, foli autem ineft , & conuer- pradicatur; Accidens eft, q» nec eft de- finitio,nec genus, nec proprium, fed pcteft ineffc; & non ineffe rej , ex quo loco süpfit Porph. dfinitioncs przdicabilium. Ex quibus definitionibus colligitur 5 vt re&té notauit Auería q 55.fe&t. 5 .malé Ru- -uium zfferuiffe hic n. 8. & 9. przdicatum accidentis omnia illa fub fc comprehende- r6 , quz de fubiecto quzruntur in proble- mate , ie €o quod cxplicité quzratur modus, fi .. conueniant fubic&to tanquam gehus, vcl definitio, aut proprium , v. g. fi -quisquareret yan animal conueniat homi- ni tanquam genus, tunc animal contiretur füb przdicato generis, fed fi abfoluté quz- yeret, an homo fit animal ; ait Ruuius, ani- mal tunc continer: (üb pradicato acciden- tis. Hoc autem cft falfum ,quia przdicatum accidentis fecundum Arift. poteft non inef- . fe, animal sutem, definitio , & proprii ne- O4 non ineffe;quaprojter quam;uis ali- , 2x explicite nó quzratur modus pre- cati, implicité tá queritur , & fic animal 'séper fub pracicato gencris cotincbitur . Tig pim ki LEX: Sufficientia horum przdicatorum tangi- tur ab Arift.cit. nam omne pazdicatum vcl conuenit fübiecto conuertibiliter , vel in» conuertibiliter fi primum , aut eff.ntisli» tcr, & fic eft definitio , aut accident. liter. fic et proprium, fi fecundum , aut cffentia- liter, & fic cft genus; aut accidentaliter, & fic eft accidens. Dices, tot funt predicata, quot przdi- cabilia, fc habent enim vt actus, & poten- tia, przdicab le eft, quod poteft predicari pradicatum ,quod actu przdicatur , fcd przdicabilia funt. quinque. f. genus , fpe- Gies, ditferentia, proprium, & accidens, er» go, &c. Tum quia tranfcendentia , &indi- uiduum non continentur fub iftis praedica tis, & tamen poffunt de aliquo praedicari. Refp.Tat. hic , & cum co fcré omnes Re- centiores, przdicatum in communi differ- re à przdicabili, vt atum & potcutiam;at przdicatum topicum habere vltra hoc, quod de aliquo pradicetur,modum illum predicandi conucrfim,, vel non conuerfim, quapropter fi m dan fpccifica confide- ratur in ordine ad- fpeciem, & generica in erdine ad genus, non erit przdicatur di- ftin$tum à definitione , quia vtr3q; pradi- catur conuertibiliter, & effentiafiter, fi ve- ro camparantur ad inferiora, reducuntur ad genus, ad quod reducitur etiam fpecies, & tranfcendentia , quia ifta omnia przdi- ,cantur effentialiter non conuertibiliter : 82 quamuis dcfinitio non aifigactur à Porph. inter przdicabilia , hoc etl, quia nemis de incomplexis omnino in ordine ad catheg o- rias mentionem fecit,in quib.dcfinitio non collocatur, Arift.veró locutus eft de przdi €tis in ordine ad problemata topica 5 Sed plenius adhuc fatisfsciédum eft huic dübio: infra difp.4. q. 5;nó inficiamurtamen ,quin aliz poflint fubdiuifiones fieri, & fic multi- pl:cari pra dicata aifignando differentiam , & fpecies, vt przdicata diftincta.Indiuidnü tandem potius natum clt fubijci , quà prz- dicari, de trafcendentibus non (unt fpecias lia probl.cx Sco.1. d.8. q. 3.5. 35 Problema dialecticum eft quaftio dg vtraque parte contradictionis, vel contra- . rietatis, vt an homo fit animal , an non , an terra fit frigida,vdl calida;propcfitio diales ctica cft interrogatio ce vnà tantum'parte quaflionis . «tan terra fit frigida , vnde ppebicma, & propofitio dialectica d'fferüe cut pars, & totum , nàm problcima GM cité vtramque partem quarit , propofitiá alteram explicité;alterà im Bee E à por 121 poffunt primóà iuxta. diuifionem przdica- torum, vt aliud fit problema definitionis , in quo definitio quzratur de dcfinito;aliud fit problema generis,&c. Secundo diuidü- tur juxta diuerfitatem materiarum , quzin fcientijs pertractantur , vt aliud fit proble- ma morale aliud fpeculatiuum;aliud phy- ficum aliud metaphyficum; &c. Tertio di uidi poffunt c x parte illorum;qui illis afsé- tiuntur,nam aliud eft;quód eft equé incertü tüm vulgaribus , tüm fapientibus quoad vtramque parté , quia nulla ratio vrget pro aliqua illarum,vt an numerus ftellarum fit par,velimpar 5 aliud, in quo vulgares opi- nantur contra fap:entes, vt fitne Sol maror terra,an non 5 aliud,in quo etiam fapientes difcrepant,vt an celum conftet ex materia, '& forma vel non; ybi aduertedü ,q» ad hoc, staliqua propofitio dicatur, dialectica , &' roblcma dialecticü,requiriturs vt fit pro- abiti per rationes aliquas generales , nom demonftratiuas .Dicütur aatem problema , & propofitio dialectica materia proxima fillogifmi topici;mon qnod ipfum formali- ter ingrediantur ,non.m. fillogifmus conftat ex propofitionibus interrocaciuts , fed vel affirmantibus ,veI negantibus ; fed materia dicuntur , quatenus continent duo extre- m cx quibus conficitur conclufio illius fil logifmi,qua erit altera pars , vel affirmati- vu vc) negatiua problematis , vt fi quara- turn tcrra fit altior mari, fillogifmus con £ludct,vel quod fit altior, vcl nó fit altior. CQATPSVUPMIL De locit Topicis . ,34 Dus problema cffc materiam fi] 4A 7 logifmi copici ,eo quia in fe conclu  fcncm continet , & duosterminos , qua- propter cum fillogifmus ex tribus terminis ' «onllare debeat,medinm terminum imieni re oportet ad probandam conclufionem ; , ro cuius inuentione quzdam affignantur 2 Doctoribus loca topicanuncupata , ex quibus,tanquam st ptomptuarijs , media extrahimus ad offendendam conclufioné . .Definitur n.locus topicus,qwed fir fedes ar- qnmenti vel illud, à quo cemneniemi elicitur argumentum ad propofitam quefiiemem , per argumentum hicinteligitur medium topi- cum;in his.n.locis reponütur quzdanrma- .Ximz , & vniucrlales propefitiones tantz , dignitatis vt ab omnib.concedüir , in qui- bus aliz propofitiones virtualiter continé. tur , & accipiunt vim inferendi conclufio- » Par: fecunda Inflit. Tratl, I1. Cap.I1. riem , ficut locus naturalis dicitur habete! virtutem conferuatiuam locati. Solet a Summuliftis diuidi locus in locü maximam ,& in locum differentiam maxie - mz, locus maximus eft propofitio illa vni- uerfalis, qua nulla eft prior, & notiorin illo genere, fed eft ex terminis nota , ipfique — multz argumentatiónes innituntur , vt Pe quocunque dicitwr definitio , dicitur etiam definitum, De quocumque pras icatur [peciet y pradicatur etjam genus , quibus innituntur 1ftz argumentationes , animal rationale eft. ^ rifibile, ergo homo eft rifibilis, Petruseft homo,crgo eft animal : locus differétiamae ximz funt termini jlli , quibusavaximz differunt inter fe, & ex quibus conficiücur, fic definitio, & definitum,genus , & fpecies dicuntur loci differentiz maxmmz ,-per * quos terminos maxim a inter fe diftinguüe tur, vnde prima dicitur cffe inloco a defini tione ad dcfinitü,ilteraà fpeciead genus ,——— 35 Iniftismaximis duos terminos repe rics,quorum vnus dicitur inferens; &cít ui folum in antecedenti ponitur, nó in. c&- cquenti, aliter dicitur illatus,qui cóf: ingreditur fic in'exepl:s adductis terminian fcrétes süt definito; & fpecies, termini illa- ti definitum, & genus, animal rationale erit inferens,homo eritillatussterminus vero , qui tam in anteccdenti;quàm in confequé- ti penitur;dicitur terminus communicanss locus differentia maxima non fumit fuam denominationem , nifi a cerminisinferen- te, & illato;ab inferéte vt à curan" |» abillato,vt à termino ad quem , vnde folet dicilocusà definitione ad definitum,à (pe- cie ad genus,&c & quando ifti termini di- uerfimodé denomrnantur,& diuerfis nomi nibus,terminus inferens ponitur in ablati- - vo jillatus inaccufatiuo, vt patetinexem- — lis adductis,quando veró ij(dem nomíni- lus denominantur,ambo ponuntur in abla- tiuo plurali, snde non dicitur locus ab op- pofito ad oppofitum,à repugnante ad re« pupeiae fed ab tis a repugnan- tibus . Ti Locus differentia maximz prima fui di- vifione triplex cft, intrinfccus;extri s & medius,quorüquilibetaliaspatitur (bs — — diuif£cnes , dequibus omnibus breuiter agendum 5 ex his diuifionibus habentur drifiones loci maxima nam maxima diui- duntur ivxta diuerfas habitudines,quasha- —. bent ititer fetermini , vt alia -eft habitudo inter definitionem,& definitum, & alti sn- tcr fpeciem ; & genus, & amc ^ s De lids inten itas habitudines variz formantur maximz illas explicantes n CAPVT IIL De lecis inirinfecit. »6 Ocus intrinfecus eft. quando argu- dL, menta fumuntar ab his , quz ad rei " Áubftantiam, feu effzntiam pertinent (fub- ftantia .n. hic aon accipitur pro przdica- mento;íed pro rei quidditate, quomodo ac €identibus ctifm conuenit)vel fubftant'am Comitant ur;qui locus e(t duplex, vel à (ub- flantia , vcl à comitantibus fubítan- tiamr. Locusà fub(tantiaeft , quando ar- gumentum fumitur ab his , quz ad. effzntiá. artinent;& conucrtibiliter fe inferunt;talia fun: definitio, definitum.Diximu$ comaer- tibilirer fe inferunt , quia fi folummodo lo- cus à (ubRanua explicetur , quód fumatur abhis,q ad effencia attinet, vt facit Ruuius, fic (ub itto loco non tantum locus à defini- tionc.fed à gencre,à fpecie,à partibus, &c. comprehenderegtur,cum tàmen a Summu- li&istfta loca; füb. loco à concomitantibus fubftantiam ponantur,eo quia non explieàt eff:ntiam coauertibiliter, vt igitur à com- muai fententia nó rccedaznus , locus à fub ftátiaproprié cítlocusà definitione ad dc- finitum,per definitionem non folum poteft iatelligi definitio proprie di&ta, qug per ge nus , & diffcrentis folum icat effen- tiam réi,verunretiam defcriptio , & incer- pretatio nominis; deferiptio-eft oratio ex4 plicans e(fentiam rei per genus,& accidens: proprium, vel plura accideritia communia circumícribentia propriam ditferentiam ,vt ' homoelít animal rifibilis , homo eft aai- mal bipes ad. beatitudinem ordinatum , interpretatio e(t explicatio nominis , X duplex: quzdam , quz cum interpre- tato conuertitur , vt theologia eft fermo dc Dzo, quzdam quz noa conuertitur , vt lapis.i.lzdens pedes,nam multa lzdunt pe-  des,qua non (unt lapides ; in przíenti de prima cf (crmo. : . ;37 Locus igitur à definitione ad dcfini- tum eft habitudo idéritatis,feu coauertibi- litatis ipforum ad inuicem . vnde quatuor : maximz ab iítis eruuntur,duz affirmatiuz, & duz negatiuz.Prima eft De 4. pra. dicutmr definit » pradicatur dcfimium,vt pe trus eft animal rationalc,ergo cft homo . Secunda affirmatiua eft Qucqmid pradse atur de definitieme predicatur de defimto , vt ani- malratioaalc cít mobile ergo homo c(t mo Um lent modal: 113 bilis . Tertia negatiua ; A'4wsc«maue reme utitur definitio , Cn Acfinitum remonetur ,vt albedo non cft animal rationale ergo albe donon eft homo. Quarta ncgatiua uie- quid remonetur à defimitiene , vemcuztur. definito , vt animal rationale non cit lapis , ergo homo non eft Jzpisinprima,& tertia definitio eft pre ficatum , in fecunda , & quarta eft fubicctum .. Idem dicendam de interprctatione,& interpretato, de deíczi- prione, & deícripto . Qaoniam autem dcfinitio , & defiaitum conuertibiliter dicuntur , p funt alie qua- tuor maximz formari à dcfinico ad defini- tionem , dicendo De 4»ocum2ue pr adscatwr. lefinitum,pradicatur defrmitio , Kc. itavt definitum fit inferens , & definitio illatum : propter quam conuertentiam fimiles ma- ximz confici poffunt à difcrentia fpecifica ad fpeciem, & a proprio ad fubiectum , & € contra mutatisnominibus . Not. cft tamen , quod duo przcipué re- quiruntur,vt itz maxim verificencur, pri mum, vt termini non fupponant njateriali- teraut fimpliciter, fed tormaliter, & abfo- luté,vel perfonalitcr, vnde non (equitur ani mal rationale eít oratio, ergo homo eft ora tio;animal rationale efl dchaitio,ergo ho- mo eft definitio: (ecundum,quod non acci- piantur in propofitionibus ,; in quibus in- uoluitur actus interior intcl!e&us 5 vnde non fequitur , Í(cio P. trum cffe hominem , ergo fcio Petrum effe animal rationale , hoc n. poteft ignorari, ità Tat. ia Summ. tract.4 item quod accipiantur in propofi- tionibus deincffe , non vero inillis propo- fitionibus , quz fecundum aliquos zquiua- s , vt demon'lrabile eft ho- minem effe rifibilem , ergo demonftrabile eft animal rationale effe ritibile, hoc cft fal- fum , quia eft principium demoaftrationis iramediatum,& indemóftrabile : ita Nicol, dc Orb. in tra&t.de locis . Ruríus hic aduertendum eft hunclocum à definitione non folüm eff* topicum, vade «f. poffit argumécum probabile deduci, fed etiam deronftratiuum ; & idcó dicendum eft hunc locum tuac deferuirc topico fyl- logifno, quando vel non conttat eíse ve- ram, & propriam rei definitionem, vel de- fcriptionem;quz pro cali afsumitur, vel n8 conítat pra dicatum conclufionis conueni- rc definitioni: fubieezi , auc definitionem pradicati corclufionis conuenire fubiedto ciufdem, quod etiam proportiorialiter in- telligendum eft de alij1ocís topicis, à qui. Qi bus 124. bus deduci pofsunt argumentaneccísaria, 38 Locus à comitantibus fubltaneia de- famitur ab illis terminis , qui non conuer- tibiliter idem important, fed vnus incladi- tur in alio alique modo císendiin , & funt oto, toto, À partc, A caufa, Ab effectu , A generatione, À corruptione , Ab vfibus , & A^ communiter accidentibus ; nam pars eft in toto, & totum dicitur effe in parte , effectus etiam dicitur effz in caufa, &ideo fumuntur duolocaácau(a, & ab etfectu : generatio dicitur effc in re genita ,quia cit via in formam , & corruptio vnius eft ge. neratio alterius , vfus etiam dicitur finis rei, & res eftin fuo fine, & candem commu« niter accidentia funtin fuo fübiccto . Totum quia r:latiué refertur ad partem, quot modis dicitur totum , tot etiam dici- tur pars, vndé locus à toto, & à parte diui. iturad diuifionem totius, & partis.Totum eft multiplex, .f.vniuerfale,integrale,quan- titatiuum, in modo,feu modalejin loco,feu Jocale, & in tempore,fcu temporaneum,to- tidem etiam diuiditur pars . 39 Totum vniuerfale efl omne fuperius, & magiscommune in linea przdicamenta- Vi, pars huius totius eft inferius , & minus commune, & dicitur pars fubrectiua ,à to- to vniuerfali ad!partem fubiectiuam valet arguere deftru&tiue, feu à negatione fupe- rioris ad negationem inferioris , &eft ma- xima , 4 qwecumqne remoueiur totum yni- uerfale, quelibet esus pars remouetur, Xt non elt animal,ergo nec homo, nec Leo, &c. ratio cft, quia fuperius effentialiter inclu- diturin inferiori, vnde vbi non c(t fuperius, nec inferius poteft effe; & hoc cft verum, fi totum fe teneat ex parte przdicati; at fi cit fubic&um, non quicquid remouetur à toto vniueríali remouetur ab omnibus eius par- tibus , nifi in propofitionibus negatiuis in primo,& fccundo modo perfeitatis 5 vt ani- mal non eft lapis, ergo nec homo cft lapis, nec lco ,3Xc. in alijs vero propofitionibus remouetur non ab omnibus partibus, fed ab llisfub difiun&tione acceptis, vtanimal non eft racionale, ergo aliqua cius fpecies non eft racionalis, f. vel equus,vellco, &c. A toto vniucrfali ad partem fubicétiuà af- firmatiué non valet, nifi in propofitionibus per fe,fiue fit fubicétum,;fiuc predicatum,in alij «nonaifi fub difiunétione , vt modo di- cebamus, vt animal eft fcnfibile , ergo ho- mo eft (cafibilis,Ico eft fenfibilis , &c. ani- ma! currit,ergo vel homo, vel leo currit:vn dc diccbat Azilt.z. Top.c. fi genus przdi- Pars Secunda Inflit. Tracl.IT. CapJITl. catur dealiquo , neceffe eft aliquam eius fpeciem de codem predicati ,vt hoc elt ani- mal, ergo vel cit homo, velleo , vel equus; ex quibus patet , quod à toto vniueríali ad partem fubiectiuam non poífumus habere rcgülam generalem nifi primam; toto fete nente cx parte ptdicati , at alio mod sé- pcr illa regule timitantur,figaum euidens, quod nou teneat gratia formz , (ed gratia matcriz . Dos A^ parte fuübicctiua ad totum vniuerfale: non ten.t deflru&tiue, fed conftructiuée , feu affirmatiue, fiueiaferius fe teneat. ex parte fabiecti,fiuc ex parce przdicati, vndefunt duz maxima: Quicquid predicararde infe- esori ,predacatur de. fuperiori, vt homo cure rit,ergzo animal currit : de qu» d;cirur jnfe- rins dicitur [mperiu: , vt Petrus eft homo, ergo eft animal : ratio ell, quia inferius feme per continet in fc fuperius , nec fincillo re« met potcít, at ne dann potett elf- fine a- iquo inferiori , vnde non v let, nod eft hos mo,ergo aon cít animal,quia animal poteft faluari in alijs fpeciebus . vet. Dices,valet;et ens,ergo eft Deus , eft nu«. merus,ergo elt binarius , ergo à fuperiori ad inferius tenet confequentia. afirmatiue. Tum quianon valet, SocratesdiffertàPau. — ep differt ab homine, Socrates incipit: - effc albus, ergo incipit effz coloratus , füp- fito, quod prius fuerit niger, ergoabin-- eriori ad fuperius non tenet à tiué. Tum 5.quia valet dicere homo non currit,: ergo animal non currit , ergo ab inferiori: a1 fuperius nó folum afürmatiué tenet , fed: etiam negatiué. Refp.ad 1.illam - tiam Mee ia ERE Mw ver » Fn eft omnis entis creati — vel. ens fupponat pro ente in vntuer(ali,tenet gratia tior rot fummam Dei necef fitatem in effendo,non gratia formz, exem plum de aumero valet per locum à toto in- tegrali , vc infra. Ad s. propofitiones illae funt virtualiter negatiuz;nam eft fenfus So- crates non cft Paulus, Socrates nunc eft al« bus,antea nonerat , ideo non tenet confe- uétia. Ad s valet illa confeq; vt.notat Yat. uobus feruatis, primum quod ier coní&- flat , ideft quod veré à parte rei fit illud 2n- feriusa^íq. tali przdicato, wndé ft dicere- tur Adam non eít albus, ertobancatent €onfrftentia albus,non valet ,quia non artis nam Adarn non folum non eft albus , . ed neq; exiftit : fecundum, quod tótum non diltribuatur pro omnibus , & finculis infe- M De locis intrinfecis "poteit procedià parte fubie&iiua ad totum negatiué. : 4o Totum integrale eft corpus conftans €x partibus quantitatem habentibus, vt do mus, aut huic corpori fim le , vt eft totum phy ficum refpedtu partiá effcritialium; par- tes integrantes fuat partes cóponentes hoc totum,qz funt duplicis gcneris,aliz priu- cipales , fine quibus totum nequit confi(te- re, vt caput, cor, refpectu hominis, paries, tectum refpz&ta domus ; aliz rainus princi- pales,fine quibus cotum poteft effe , vt £e- neftra in domo, digitus ia homine. Locusà toto integrali ad partem, & à € ad hoc cotum cft habitudo ipforum : & à toto ad artes principales conet affirmatiué ,argué- de cft 2.a iacente ad eft z. adiacens, vcl arguendo de przdicatis neceffarió confe- entibus eft z. adiacens, non in alijs prz- icatis,vt bene notat Tát. cit. vt eil Lun ergo eft paries, domus eft siquidiergo pi- ries elt aliquid,quia ly 4l4»d, cum fit trá- dens,confequitur ad pit 1.adiacens,non tamen fequitur, domus valet centum , ergo paries valet centum. Maxima ett ifta , Po/rr toto jmtegrals, ponitur quel ibet cius pars prim- cipilir; nam minus principalis non neceffa- rió T— Non tanien tenet negatiué , nó eft domus, ergo non eft paries, quia licet ad pofitionem pofterioris euo pofi- tio prioris , non tamen ad deftru&tionem pollerioris neceffirió fequitur deftructio prioris . : A parte integrali ad totum tenet nega. tiué jn eifdem terminis , quos retulimus de toto integrali ,vt non eft paries , ergo noá eft domus,non tamen fequ'tur, paries fion valet cencum, erzo neq; domus Maxi- ma eft Dejfru^1a parte integrali. principsli, defirwitur totum , quia ad deítructionem prioris fequitur beteyy c7 Moe id it matiué veró non tenet, nifi popáturipartes omnes , & vnitz , vt (unt paries , tedum , & fundamentum inter fe vnita , ergo cft domus . 41 Totum in quantitate eft terminus có- munis cum figno vniuerfali , vt omnis ho- mo nullus lap:s , pars in quantitate'eft ille terminus cum figno particulari , vt aliquis homo, vel inferiora contenta fub illo com- muni termino ,ex fequitur,quód totü , , & partes huiuímodi Íupponere. non materíaliter,fed perfonaliter,vt optimé no tat Orbellus: à toto in quantitate ad partes tenet confequentia tàm affrmatiué , quam ncgatiué fiue fit fubiectum , Subqe dicas - Ns 'fub termino communi , fcu 125 tum,co quia totum hoc diftribuit pro om- nibus,& fingulisinferioribus; & formantur dux maximz in genere ,'vel quatuor in fpe- Cic Quicquid affirmatur , hei ee 4e toto in quantitate armatur, vel ncgatar deom- nibus ^p (Pm uls; partihus , vt omnishomo currit,ergo Socrates currit , Pctrus currit &c. Secun la, D» qu2n/fie matur vel megatur totum in qnantitate ,affrmantar vel wegame tur ein: partes , vt lapis nullum hib:efen- fum,ergo nec hahet vifum,nec audi: ü, &c. Dices,non f-quitur,omnes Apoftoli funt duodecim,ergo Paulus eft duodecim ; item omae animal futtin arca Noe , ecgo Buce- phalus fuic in arca Noe — R.ex ditis r. p- tract.i.c.10.K tra&.s. c. 4. quod defcenfus illatio có(equé- tiz àtoto in quantitate ad parces , debet fieniuxta. fuppofitionzm illius termini in tali propofittone;hinc quiain prima fuppo nit collz&tiué , debet illatio fieri ad partes fimul fumptas ; & quía in fecunda fuppotit diftr butiué pro generibus fingulorum, de- bet inferri defceníus tali fuppofitioni ac- cominodatus, A partibus ia quantitate , fi omnes fimul fumantar, t: netad totum tàm affirmatiue , quàm negatiué,tàm à parte fubiecti, quàm à parte przdicati, & funt lux maximz , vt de toto diximus, Quicquid affirmatur , vel nesatur de omnibus partibus famml fumptit affirmatur vel necatur. de toto im quantitate , Vt Socrates currit, Petruscurrit , & fic de alijs; erm&o omnis homo currit. Secunda , De quo afjirmátur,vel negátur omnes partes fémnl [umptg , affirmatur. pel negatur totum gn qu imtitat*,vt Petrus habet vifum, gufti, &c.ergo habetomnem fenfum, 42 Totum in modo elt terminus com- munis fine aliqua écterminatione fumptus, vthomo, Philotophus,pársin modo ett ter minus communis cum aliqua determina tione acceptus,vt homo albus; homo dici- tur totum,quia ad plura fe extendit , quàm modi per album , vnde totum vniuer fale diftinguitur à toro in modo , quia illud refpicit inferiora effentialia,:ítud inferio- ra accidentalia, vt homo, vt totít vniuerías le , refpicit Petrum ,' Francifcum , &c. praícindendo ab accidentibus » fed folum vt homines funt; homo veró vt cotü irj mo- ——Ü quatenus ditermina- ta & diftincta per aliquas accídenrarias de» Ro eres deg hominem album , homi- nem nigrum, 3 cans 126 * eans terminum communem eft triplex;alia eft diftrahés,feu alienas quz repugnat (uo determinabili, & tollit rationem fui dcter- minabilis, vt homo mortaus, pictus ,irra- tionalis,&c. alia eft diminuens,qua: nó tol- lit omnino rationem :lltus ,cui adiungitur, fed partim diminuit,vt homo cognitus ,al- bum (ecundum dentes;alia eft contrahcns , feu reftringens,& eft,quz non tollit;auc.di- minuit fignificatum termini cominunis , imo ipfum M mee facic camen (tare pro paucioribus fuppofttis , vt homo albus;vt re&té arguarur à toto in modo ad partem , & é contra , modus debet fumi in tertio se- fu, nam non fequitur, cadauer non cft ho- mo,ergonon eft homo mortuus, Petrus nO eft homo mortuus, ergo non eft Homo; ne- que fequitur ,rofa eft cognita;ergo rofa eft; zthyops eft albus fecundum dentes, ergo eft albus. Attamen vt recté arguatur à toto in modo ad partem fecundum. determina- tionem contrahentem , requiritur adhuc , quod copula zqué primario afüciat tàm terminum, quam modum à parte przdica- ti, & ratione vtriufq; per copulam tribua- tur fübiecto,vt Petrus fit homo doctus,er- fit homo non valet, quia ly f/ non affi- cit hominem .fedly do&tum ; his obíerua- tisà toto in modo ad partem , tenet aega- tiué tàm in fubijci,quam in przdicari, vt Pe erus non eft lignum , ergonon eftlignum album , homo noneft lapis , ergo homo albus non eft lapis , non tamen af6rma- tiué , vt Petrus eft homo , ergo eft ho. mo albus , homocurrit, ergo homo albus currit;nifi in ordine ad przdicata primi, $c fecundi modi ,vt homo «(t rifibilis ergo ho mo albus eft rifibilis; quz cófeq; tenet gra- tia materiz quamuis propofitio non fit per fc, vnde maxima Dojrudle foto.1n modo,de-. férmitur qualibet ess pars, A parte in modo ad totum tàm fubijcié- do,quàm przdicando tenet conítractiué , dummodo termini non (upponant fimplici- ter fed perfonaliter,vt homo albus currit , ergo homo currit, Socrates eft homo al- bus, ergo efthomo: Maximz (unt i(tz, £wicquid prpdicatwr de P aec medo, Ira- dscaturde fmo toto : & de quecunque pra- dicatur parr sn mido , predscatur, C [uum ferum . Diximus , fi fuppofitio non fit fimplex ; nam non. fequitur , homo bus eft ens peraccidens , ergo homo eít ens peraccidens ,ly homo fupeonit fimpliciter pro illo aggregato 5 & ide om. jio diccidbe ic) 7-4 p snm diximus dc , fam efficientem. Peffta, vel ramota cam fmefe Pars Secunda Infiit.T'racllI. Cap.IIT. loco à par:e fubiectiua ad totum vniuerfa-- le, quomodo fcilicet po!lit ctiam negatiué procedi: . : 431 Totum .nloco eft di&io comprehen deis aduerbialiter omnem locum , vt vbi- que , nullibi , parstotiusin lococit dictio comprch:ndens aliquem locum aduerbiali- ter , vt hic , illic; Similiter totum in tem- pore eft dictio aduerbialis comprehendés omne tempus, vt femper , nunquam , pars totius in temporc eft dictio aducrbialis fi ees aliquam partem temporis, vt ho- ie, heri , &c. abiftis totis ad partes tenet coníequentia tam affirmatiué, quam neza- tiué, vt Deus eft vbique ,ergo ctt hic, Anti chriftus nullibi eit, ergo non eft hic, Deus eft (emper, ergoe& hodie, Deusnunquam fuit malus, ergo neq. hodie eft malus , & funt duz maxima . Cwicwnue conuenit. tos. tum in loco , velín tempore , conuenit etiam (pars: quoeung.remouctur totum jn loco, vel. 4n tempore, remouetur etiam pars , ? i A partibus veroinloco, & ia tempore ad totum femper tenet negatiue , vt Cafar non eít hic, ergo non eft vbiq.non eft hodie, ergo non fuit (emper: & fit hzc maxima. ,.— d quo remouetur pars sn loco, vel im tempore , remonetur tatum in locoyvel in tempore hzc tota poffunt reduci ad totum in quanrita- te, & eifdem regulis omninó poffumus vti . 44 Locus à cau(a ad effz&tum,& ab effe- Quad cauíam eft habitudo, quam habét ad inuicem hi termini,& ficut caufa eft quadru pes eficiens,materialis,formalis, & fina- 15, vt diximus tad pri M loca poffunt à caufa , & ab effe&tu iy. & primo à caufa efficiente ad effectum fit argumentatio refpectu horum przedicato- rum efi. ff?,bemum, & ma«lum,proportionali- teraccomodando iuxta cxigentiam habi-. tudinis caufz ad effectum, & é contra, ideft fi eft (crmo de cau(a in potentia , arguatur ad etfe&tum ,.xt potcft effc. , fi de cau(ain a&tu;ad effectum, vt eft in actu, & fit,ve Phi- -- lofophus eis cigo poteft docere , docens actu eft,erzo-diícens actu eit: , domificans eft bonus,ergo domus fit, vel erit bona, eft e erit mala; quod non eíl intelli- - gendum de benitate, aut malitia morali,vel entitatiua , nampezccator potelt effc opti- musartifex ; fed debonitate 5 & malitia cauíz, & effectus iin quàtü caufa efficiens eft, & nó addit impedimétü ex alio capite ; & dátur maximz á caufa cfficiéte ad effc- &à, & € cotra aliz duzab cffeóta ad cau- fiein- iemte im putensa vel in ado, pemitur , yel vemiuetur cfe tui im petétia vcl in adiu; Sc- cunda Poft cam[a efficiemte bona vel mala , ponitur effechbus bonus vel me«lu:;ex parte cí- fe&us Pofito,vel remoto effect» im potentia , gel im adiu, ponitur vel remauerur can(a effi- ciens im patentia vel im «(tusSccunda , Pefito bono effe&im,vel malo , pomumr caua efficiens bona vel mala . Caufa materialis ell duplex, vna perma- nens,vt zs'in ftatua znea alia tranfiens , vt femen in arbore, farina in pane;abifta caufa fumuntur duz. maxima , 1. Pofíf« cew fà materiali, pofi bulis eft fuus effectus vt pofito ferro bilis cft gladius , 2. Remofa cena ped yremouetur effeitu:,vt remotis lapi dibus,lignis &c.remouetur domus, Ab cf- fc&u quoq; ad iftam caufam duz maxima fumuntur,t.affirmatiua , Pefifo effectu. poni- tuy materiam permanentem effe Cr tran(eune gem fu iffe: 2 .negatiua, Remoto effeftu, rema- wetur e ufa materialis inactu , moutamem im potentia . ' N caufa formali in au funt duz maxime ad effe&um;& econtra, inferütur.n. ad in- micem, Pofifa ,vel remota caua itpduqer tur vel remonetur effectus formalis, vt albe. do eft, crgo album eft;albedonon eft, ergo album non eft ;ab etfcétu quoq; fimilis ma- ird Pofito vel remato effectu, po- itíér , vel remouetur ca (a formalis, vt albü eft, ergo albedo eft;diximus à caufa formali in a&tu;quia peteft effe aliqua forma fepa- rata quz nullum a&u effectum caufet , vt anima fcparata, & accidentia in Sacramen- to altaris a qua caufa non valet inferre cf. fectum. ) us A fine ad cffe&tum fumitur locus in ordi. ne ad ifta pradicata bonum,& malum;& te net affirmatiné;& negatiué ; idem dicendáü delocoabtffectu adhanc caufam: , vnde funt ifta maxima, Cw: fimis efi bomu:r , vel malus ,effeus efl bonus vel malus,K fi effe- —- dui efl bonus ,vel malwsfimis esus erit bonuss | vel. malus;vbi nor. quod effectus finis prz- cipué funt media ad confequendum ipfum , * que funt duplicia, alia; que ex fua natura habent proportionem, & ordinationem ad 3 rs. air att. fecundum rectum di- "&amen rationis, vt operationes meritoria ad confequendám beatitudinem, medicina ad acquirendsm fanitatem; alia,qua Here cidens,& non fecundum prudens dictamen rationis ordinantur ad finé, vt fi quis eger potum aquz affumcret ad lánitatem acqui- rendam, aut furtum propter cjemofinam ; 127 regulz datz intelliguntur de primis , non dc íccundis . is 45 Locus à generatione eít habitudo generationis ad genitum, generatio hic ca- pitur pro acceptione cuiuícumque effe , fi- ué fubftantialis finé accidentalis , & fitare eec reípeétu przdicaterum boni , mali,& eft talis maxima. Css gemerateo bona efl genitum bsnumeeff , cusas generatio mala qo malum cff , & éconuerío poteft arguià genito ad generationem ,v aurum eft bonum , ergo generatio auri bona;generatio furis eft mala , ergo fur malus, & hoc fequitur, quia generatio ter- minatur ad effe rei, quare fi illud effe erit benum;bona erit generatio,non mala . Corruptio cft deperditio alicuius effe & quia non terminatur ad cffc rei , fed ad non effe, hinc defumitur talis maxima Cw» cov ruptio eif bona corruptum esi m.lum , & cu- $us corruptio efi mala,corruptum cfü bonum nam fi effe rei eft bonum;carentia ipfius mala, fi malum,erit bona, & codem mode arguiturà corrupto ad corruptionem, vt hzretici funt mali,ergo illorum corruptio eft bona,Doctores ecclefiz funt boni,ergo conim corruptio eft ecclefiz mala. Dices,mors Chrifti fuit bona ecclefiz, er o Chriftus fuit malus ecclefiz,quod eft fal m;ergo fal(a illa regula. Refp.hanc regu- lam vntuerfaliter valere,quando ex oppofi toab effe geniti arguitur generatio mala , nam tunc re&é infertur , quod fi generatio eft mala, corruptioillius e(t bona , quando vcró ex bonitate corruptionis nequit argui malitia generationis,fignum erit, quod ta- lis bonitas corruptioninon ex fe,fed ab exe - trinfeco prouenit, vt eft in cafu , in tantum .n.mors Chrifti fuit bona ,quia fuit à Deo ad noftram falutem ordinata;fic Sancti funt boni, & tamenipforum mors dicitur in Pal. pretiofa , quatenus à Dco ordinatur yt meritoria vitz zterrz.. NÍus cft exercitium alicuius rei, qug res dicitur vfitata,& ab vfu defumitur locus,vt à caufa finali refpectu mediorum in ratio- nc boni,& mali . Cus.. v (us bonus eff , tP- fom bonum efisquare nihi] de nouo occurrit dicendum. : . Tandem communiter acci funt duplicia;alia,qua non femper fe con ps tur,vt effe album, do&tum,alia,qua fe in- ferunt faltim vc plurimum , & hoc duplici- ter,vcl pro eodem tempóre vt cft interpo- fitio terrz, & eclypfis Lunz , vcl pro alio tempore, vt funt imors, & vita, partus , & - con- 129 ceptio ; à primis non poteft defumi locus, fed à fecundis, & fi adinuicem infe- runtur pro eodeni tempore , tunc ab vno adalind tenet confeq.tam affirmatiue,quàm negatiué, & é contra, vt in. exemplo addu- €to de eclypfi; atfi pro diuerfis tenpori- bus fe inferunt , tunc afürmatiueé 2 pefitso- me poftersoris fequitur pofitio prioris , non contra , vt peperit mulier , ergo concepit , mortuus eit, crgo vixit ; torquetur, €rgo commifit errorem ; Negatiue veró argui- tur A deflructione prioris ad defiruchyonem pofierioris, nó vixit, crgoneq. mortuus eft, Dices penitcre fupponit delictum, & ta- mtn non 2c ; Ghnflurcyit penitentiam, ergo deliquit. Refp. penitentia proprie eft dclor de peccatis à fe commiffis , & hic do- lor fupponit delié&um , quam pgaitentiam non habuit Chrifius . - CA TU T IV De locis estrinfecss 46 T Ocusextrinfecus eft,quando termi- nusinferens non cft; in illato fecun- dum aliquem modum effendi in , fed omni- no eft extràillum,& funt ifti, Ab oppofitis, A maiori, A minori , A fimili , A proportio- ne, A tranfumptione , & Ab authoritate. Locus Ab oppofitis cft habitudo vnius oppofiti ad à]iud; & quia oppofitto eft qua- druplex ex diclis ». p. traét. z. c. ». fcilicet rclatiua,contraria, priuatiua , & contradi- Coria, ab hisomnibus fümuntur loci , & maxim. Attamem de oppofitis in commu- ni funt duz maximz ommbus conuen étes; Prima , De quocunque afffvmatur vnum oppo- fitorum, megatur alterum v. [jen eiufd m , C fecundum idem, quod ponitur , quia idé p eff: filius , & pater rcfpectu diuerfo- m, idem poteft cffe mobile , & mouens fcípectu ciufdem forma: , vt cum aqua fe fcducit ad pr flinam frigiditatem ,fed non fecundum idcm,nam 2qua cft moucns,s t cft in actu virtuali, & potcntiam habet actiuá, eft mobilis , vt «ft in potentia formali , & piffiua . Secunda , Op/offra — conue- minnt,ytfi pater cít fuperior, filius eft infe- rior;fi virtus cft bona,vitium eft malü. Tria veró ex Morif. hic requiruntur ad veritaté buius rcgulz,pr mum,quod propofitio an- tecedens fit pcr fe , vndenon valct , album eft dulcc, ergo nigrum cftamarum ; fccun- dom,qued quando termini antceedentis fe habent vt inferius ,& fupérius, in cófequen ti eppofitum à e contradictorium ponatur à parte fubiecti ,vt homo efl ani- Pars Secunda Iofin. Tabl. Cap.IV. mal,non fequitur, ergonon homo eftaos. animal, fed non anima] eft aon homo; Ter-" tium , quod illa contraria non oppenantur fub eodem genere per exceffum , & defe- &um, vt non valet, auaritia eít , ergo prodigalitas eft bona . : re A rclatiué oppofitis arguitur tam affir» matiué , quam negatiué quoad verbum elt de fecundo adiacente , vnde eft maxima Pofíto vel remota ymo relatiuo , ponitur , Sel remouetur alterum, vt fi pater eit, filius ci, fi pater non eft, filius non eft . 47 Contranorum alia funt mediata,quae medium habent fecundum formam ,.vt al« bum;, & nigrum inter quz funt medi) coe lores 5 alia immediata , inrer quae for. ma mediatper participationem extremo- rum , fed (olü fubie&tum vtriufque capax» A mediatis tenet atlirmatiué , Po[rte ymo con- frariorum 1n fnbselo, vemouetur alters , Nt eft album,ergo non eft nigrum, non tamen é contra , non cít nigrum ,, ergo eft al- bum, quia potefteffe viride , Ab ia- tis tenet etiam negatiué, vk Kemoro ymo 1n fobiedlo e xiflente, Qr capaci. ponitur ulteri, vt non eltfanus;ergo cll zger; diximusin fubie&o exiftente.quia requiritur c tia fübicéti ; vnde nó fcquitur Antichriftus non eft anus,ergo eft zgers diximus in fu- bicé&to capaei , quia fi non cft capax , nec etiam valct,vt lapis non efi (anus, ergo et zocr; & hoc quia ifta contraria annexa hax bent oppofitiorem aliquampriuatiuam, A priuatiué ep pofitis tenet c affir- matiué,vnde Poffto vno in fubicdlo , remme- tier «lterum, negatiue tanen.non tenet nift fit conítantia fubie&ti , etus capacitas, vt de immediate contrarijs diximus, & tépus de- — terminatum , quia Catulusante nonü diem non efl vidcns , nontamen cft cecus , quia non habet determinatum tempus à natura ad videndum. Sed e& hic not.quodaali do priuatie negat a&tum;vt tencbra;aliquá do negat etam principium illius actus , vt cccitas, à Prima valet femper arguere'ne- gatiu? Remoto yno. prinatiud ponitur iei m vt aer non ft lucidus , ergo efl te- nebro(us; à fecüda vcró non valet arguere à fimplici negatione actus ad priuatienévt Petrus nó vi v mehwpare «i terra o 4$ ContradiGterié oppofita, alia süt in- complexa,& funt tcrmint, quorum vnus cft epe teh . homo,& non ho- mo;-aNa complexa , vt funt propofitiones affirmatiua, recu deeifüen: nini in primis potcft dari medium irf propofi- tionis | " De loci s extrinfecis . 1219 &jonibus fumptis cum aliquo fincathego- go,& ys nam quamuis videatur arguià remate, vt cum Do&t. diximus p.1. tract.a, €.7.& 10.& ideo non valet femper arguere à pofitione ,vc] negatione vnius ad pofitio- nem ,velnegationem alterius : in fecundis nullum potcít dari medium , & ideo poteft in ipfis argui tam conflruétiué , quam de- fi ru&tiué refpe&tu horum przdicatorü ve- ri, & falfi; vnde cft maxima 5; »nwm contra- di lerium eji perum ,alterum eft. fal/um 5 vt falfum eft me legere , ergo verum eft me non legere. Prater ifta oppofitorum genera dantur etiam difparata, quz ad inuicem nó poffunt verificari,vt homo,& afinus, ab iftis argui- tur affirmatiué; vt eft homo , ergo non eft afinus, non tamen negatiué , vt non cít ho- mo;ergo eft afinus ; Sed debent adeffe dux conditiones,vt notat Tat. hic,prima, quod ifta difparata non fubijciantur in propofi- tione ,aliter non femper recte arguercetur, vt homo eft animal;ergo afinus non eft ani- mal; fecunda, quodin accidentibus argua- tur in terminis abítractis , quamuisin fub- ftantijs poffit argui ctiam in terminis con- eretis, vnde non valet , lac eft album , ergo non eft dulce . 45 Locusàá maiori ad minus, & à minori 2d maius eft habitudo iftorum terminorü, vbi not, cum Tat. hic per maius intelligitur illud,quod habet maiorem apparentiam, & probabilitatem effendi, & conueniendi ali- €ui fubiecto ; per minus intelligiturid , q» habet minorein apparentiam conueniendi, v.g. facilius eft fupcrare decem, quàm mil- le , facilius eft expugnare vnam ciuitatem , quàm regnumyideo illud dicitur maius,hoc minus , & potcft tripliciter fieri compara- tio,vel vnü przdicatü ad duo fubiecta cópa ratur, vt dcbellare prouinciam refpe&u ve- gis, & militis, vel duo pradicata ad idem iubicctum,vt fcrre centum, & ferre decem in ordine ad eundem hominem , vei tertió duo przdrcata ad duo fübiecta vt ferre cé- jum.X fcrre decem refpectu hominis adul- ti,& paruuli : A matori ad minus tenet ne- tiué ,& fit maxima, Si sd, quod magis vi- [9m smeffe,mon ineft , neq. quod mini ui- detur ineffe , erit, vt ft homo adultus nequit ferre decem , n«q; paruulas poteri: ferre «entum . A minori ad maius tenet affirma- , tiué, & eft ifta maxima. Si 4wed minu: wi. detur ineffe , € inefl , ergo quod magis wi- detur ine [Je merit , vt fi miles poteft ciuita- tem debellare, ergo & Rex ; in hoc tamen tion fcquitur, milcs potcft facerc decem,er^ minori ad maius propter maiorcm Rcgis potentiam, re vera tamen arguitur à majo- ri ad minus , nam probabilius eft militem XY maiorem laborem fullinere, quà poí- t Rex; quia vt diximus per maius , € mi nus intelligitur maior , vcl minor probabi- litas, vcl facilitas rei, 49 Locusà fimili parum differt loco à proportione , fi accipiatur fimilenon pro conuenienua folum in qualitate , fed pro quacunque, & tenet tàm affirmatiué, quàm negatiué, fi arguatur quoad illa, in quibus cft proportio, & fimilitudo,& eft maxima, De. (imilibus, dr proportionalibus ei idem 19 dicium, vt ficut fe habet Rex in regno, ita Generalisin religione , fed Rex debet effa prudens, & fapiens , ergo & Generalis, di- ximus, ff arguatur illa , &c. namnes valet , Rex debet habere milites , crgo; € Generalis . » Ab iftoloco fumitur modus arguendi à commutata proportione , in quo funti(lg rcgulz, vt notat Doctor in 1.d. 36. K.in 4. d.43.0.3.G. Prima , quód accipiantur qua- tuor termini , & primus comparetur cüm fecundo, tertius cum quarto . Deinde com- mutando, vt primus comparetur cum tere tio,& fecundus cum quarto , vt ficut fe ha- bet duoad quatuor , ite tria ad fcx , ergo commutando ficut fe habet duo ad tria;ita quatuor ad fcx; fed duo ad tria cft ptopor- tio fexquialtera, quia includit duo,& mee dictatem ipfius, creo quatuor ad fex eric proportio fexquialtera . Secunda regula eft, quód quando fit in alijs rebus à quanti- tate,fiatin terminis conuertibilibus,& có- tradictorijs, nec vnum fit fuperius alterum inferius, & hoc vult dicere Doctor ibi , cü ait argumentum à commutata proportio- ne tenere in omnibus quantum adcontra- dicere, & conuerti, inalijjsnon neceffarió tenet, vnde non valet. ,/ficut fc babetfuper- ficies ad hanc luperficiem, ita color 3d ile colorem, ergo commutando ficut fe habec feperficiesad colorem jita hac fuperficies ad bunc colorem , erficies nequit ef- fe fine colere , €rgo neque hac fuperficies fine hoc colore non valct , quia termini nà contradicunt,fed funt pofiaui : fimiliter n& valct, ficut fe babet homo ad non hominé , ita animalad non animal; crgo commutan- do ficut fe habet homo ad animal , itacon homo ad non animal, fed quod eft homo ,. eft neceffario animal, ergo quod cft nóho- mo, cft neccífario non m » non s : quia licet termini contradicant, fe habent tamen vt fuperius,& inferius , vnde in hoc cafu, inquit Doctor , non debet comparari fecundus cum 4. fed quartus cum z.quia ab inferiori ad fuperius non tenet negatiuée , fed bené à fuperiori ad inferius, hinc extre- ma contradictoria non habent eandem vim Íe inferendi ad inuicem, ficut fua oppofita, wt patet cx dictis quando ergo feruantur iftz duz regulg, valet commutata propor- tio non folum in quantitatibus, verum etià in alijs rebus, vt ficut fe habet homo ad nó hominem , ita p ad non rationale , ergo ficut fc babet homo ad rationale , ita non homo ad non rationale , fed Brunellus &ftnon homo, ergo eft non rationalis. $o "Iranfumptie eft duplex,vna,quando aliqua vox fumitur ad fignificandum figni- ficatum alterius vocis propter quandam fi- militudinem, & analogia in illis rcpertam , & diciturmetaphora,vt cum rifus tribuitur fiorere pratorum; altera.quando vnum no- men minus notum declaratur per aliud ma is Rotum;,& hoc modo fumitur hic, & dif- L ànominis definitione , quia definitio nominis conuertitur cum definito , & in Pe accipitur expofitio nominis , vt philo- ophus..;. amator fapicntiz, at in tranfum ptione folum accipitur nomcn notius, vt fi quis pro Philofopho vtcretur fapientis no- mine;K tcnet affrmatiué, & ncgatiue, eftqs maxima, flwicquid alicut comuemit , vel di- féemuenit [45 nomine magis moto , conuenit, ! gel difconue nit ill [ab momine minus noto, st fapiens fiudet, ergo philofophus ftudet : €x quo dceucitur , propric bunc Jocum nó effc cxt fecum, quia hac nomina eandem zem figmficant. Tandem authoritas cft iudicium fapien- tui in propria fcientia , & locus ab autho- ritate habct hanc maximam ,Cwieungque ex- gerto im fua f[cientiaesi credendum; & quo magis cfl expertis, cominus falli poreR,& &onfequenter maiorem inducet probabili fatem , & qui? Deus non poteft falli, aut mentiri,idcurco authoritas diuina maxinià inducit certitudinem at homincs;quia funt fallibilcs, quamuis fapientifimi, non indu- «unt firmum teft imcnium,nifi aliqua ft ra- tio illud comprobans : locus iflc tenet af- firmatiué, vt Mlirologus ait coclos mobiles «ffc,crgo funt mobiles ; negatiut tamcn nó tenct ib authorirate ncgata , vt Arift.mon dixit cxpicffe animan, rationalem cffc im- sortzlcm , ergonon eft in mortalis ; non tenct,valctautem ab author jtate ncgatiua; Pars Secunda In[lit. Trati.IT. Cap. IV- uando exprefse ab aliquo fapiente negs- Ra quid , vt Arift. negauit NER go non datur. C. .A.P.VLUERVSV. De loci: meds: . $o Toe medius eft , quando termini inferens , & illatus partim conuee niunt, & parcim differunt , vcl fe habcnt vt membra diuidentia , & funt tres.f. A cun- iugatis, A cafibus, & A diuifione . I: Coniugata quaft idé jugum ducentia süt denominantia. & denomimatiua , quz idem habent fignificatum principale , licet: in modo fignificandi differant, Ab his parum differunt cafus , nam coniugata funt nomi« na ab vno prouenientia, vt fapiens à fapi&- tia, cafus verà funt fiué nomina, fiué verba, fiué aduerbia ab vno deriuantia,vt bonum, bené à bonitate ,fapiens,fapicnter à fapien- tia . Abifliscrgo coniugatis, & cafibus ar» uitur tàm affirmatiué ; quàm negatiué per illam maximam-Q wrcquid comwenstvel repm gnat Gui coniugatarum ,vel cafum , cóuenit, vel repugnat reliquo, K.Cmiinefl , vel mom. sne[) ynum comragatoruw, C cafuum , ineft, vel ncn inejt reli2ws 7, vt album eft colora- tum,ergo albedo cft color , iuftum eft bos num , ergo quod iufté fit , bené fit. ! Pro veritate tamen huius argumétatio- nis affignantur plures regulz ; Prima,quod nó fiat in tc rminis, vltima abflra&tione ab- flraétis, vt notat Doct, 1.d. 5.0.1. vnde non valct,albedo eft color, ergo albedimeitas eft coloreitas: homo eft animal, ergo huma... nitas eft animalitas, Secunda , quod fiat in przd catis Y fe , maxime fi afürmatiué ar- guatur , vcl fi ncgatiué ab abilra&tis ad có- creta, vt Ron valct, album eft dulce,ergo al-.— bedo cft dulcedo, vcl albedo non.eft 5- rni do, ergo album non elt dulces quamuis à concxctis ad abftracta negatiue Và- leat: Tertia, vt non fit factum ali mira- culum circa formam, idcft fi albedo effec à fubic&o fcparata pom valet,albcdocftco- —— lor,ergo album cft coloratum, tunc .n. non. datur concretum ad fubiectum. Quarta , ge fiat in diuerfis pradicatis : & nominacum - nominibus, aduerbia cum aduerbijs copu- lcntur vnde non valet , album eft coloratü,, crgo albedo efl colorata,fedalbedoeftcos -— — lcr,& ivflum eft bonum , ergo tuílé agere - bené elt. * Diuifio eft deplex pronunc,yna,que dae. turpernegationem, vthoc veleft ens ; vel — —— A ) eh at non - ; Ct e P" - * De lids mdi . fion ens, (ed aon eft ens , ergo eftnon ens, & datur maxima, $/al/24« duo dimidunt «li. « quod tertium, fi s tertio tnefl vnum eorum , pios ine[! «lteru vt patet in exéplo adducto. Altera diuifio eft, quz datur per atfirma- tionem , & eft duplex, alia pzr fe , alia per accidens, prima eit triplex , vel generisin fpecies pec differentias ,vt animalium aliud rationale, aliud irrationale, vel totius inte- gralis in partes, vt domus ia csctam, parie- tem,&c. vel vocis in fua fiznificata , vt ca- nis alter celeítisalter cerrettris,Alter mari- nus . Secunda diuiftc eft etiam triplex alia . fübiedti in accidentia, vt animalium aliud album, aliud nigrim , alia accidentis ia fu- bieda , vtaliud nix , aliud papirus; Tertía accidentis in accidentia , vt dulcium aliud album, aliud nig cun . Locus à d:ut'toae tenet tam conftru&i- ué,quim dzftru&iue,& dátur ifta maxima Mb aff matione dimi(i de alique cum negatio- ne alterins membri em , velomnis dem pro vsiad affiemationg alterius t*netconfeq; dicitur 45 4ffirmatione dimifi de aliquo , quia - fübiectm debet contineri f'ib Jiatfo,& fub illo z2nerc,vne non valet, lapis nó eft ani- mil rationale , ergo eft ania irrationile, dicitur, vel ogsmium dempto v»?,quia fi diui- fum liabet plura membra;à negatione vnius non equitur affirmatio alterins vt eft canis, & non elt celeftis, ergo marinus. Secunda Poffto vw) membrorum diuidentium im aliqno fobbiedlo rt myuetur a!t*rum , vt homo eft ra- tionalis,ergo àon eft irrationalis; dummo- dó tamen membra non coincidant,fed om- nino fint diuerfa. - TRACTATVS IIl. De Syllogifmo Sophyftico. De fallacysingenere. Cap. I. Sg Emanet [^ complemento harum laftitutionü Logi- dM calium , vtde fyllogifmo Me | litigiofo, feu ophi(ticoa- EE gamus.nó quidem vt po(- einde .utputando aliquem fal'ere , ignum eft.n. fcientifico viro, fe vt fcia- mus infidias, & fophiftarum captiones cui- tare; cuius notitiz canta cít vtilitas, vt no- fter Ocham in 4. p.partis tertiz Lozic.c. r. afferuerit , neminem fiue naturalem philo- /flue moralem,ius ciuile,aut cano- | Theologiam per- aed 13t fcéte acquu'ere poffe finenotitia fallacià- rum, imo neccffada ifta ignorans in multos rolabitut errores ; nequit.n. euitari ma- um, fi non coznofcatur. ] Syllogifmus itaq; fophifticus cft fy'to- fms dcceptorius cx apparentibus cóclu- cns errorem,q ae tamen vera noa sut; vn- de ficut in r:bus dantur celores apparétes, vt ia collo colum5z radijs Solis expofitze fimiles veris coloribus, ita fyllogifmus ap- pen non eft verusfyllogifmus, fed fimi- is illis quapropter fyllogifmusille ,qui ex euidenter falfis coníitat,non diceturíophi- fticus propter non dpparétiam Tripliciter auté hic fyllogifmus poteft dici à vero de- clinare,vel quia peccat in forma, quia .f. fà fit in modo, X figura; velquia peccat in ma teria,fi terminos zquiuocos cótineat, quz deuiatio implicite arzuit primam , nam cít terminus zquíaocusfit ous i nó vnus, confequenter nullus fyllogifmas ralis erit ex tribus terminis,fed ex quatuor ; vel tan- dem, quia peccat in vtroq; de defectibus circa formam fatis diximus in i. p. tract.5. dum regulas veri fyllogifmi atfiznauimüs , reftat , vt defectus circa materiam aperia- mus,fallacias communiter nuncepatis. — $2 Fallacia igitur, quiuis multas habeat acceptiones , in prafenti fumitur pro loco fophiftico, (cà illa | eoi in qua fut dantur frllpsitmi eptorjj , & qui cófe- uentiz fal(z oftenduntur,vt verz,ficut .n. "dantur loca topica,quz maxima, differ&- tia maximz dicuntur? quibus probationes ecauuntur ad inferendam conclufioném pro- babilem,& dicuntur locus à fubftantia , lo- cus à dcfaitione, &c.fic dantur loca fophi- ftica & ab illis maximis denominantur,vnde dicitur tallacia zquiuocationis, fallacia am phibologiz &c. & in qualibet iftarum da- tur caufa apparentiz,quz mouet ad crede- dumillud, quod non eft , & caufa deceptio- nis,quz facit creditum effe faifum, & latet in cau(a apparentiz, - Fallacia in communi diuiditur in fallacia is in dictione,& in fallaciam extra dictionem, fallacia in dictione eft, cuius caufa apparen tiz fumitur ex parte dictionis , quatenus.f. ijdem figois non fiznificatur vnü, fed plu- ra, & dicio hic accipitur tàm protermino incomplexo,quà pro cóplexo, & oratione: uius fpecies [unt fex, f.fallacia € quiuoca- tionis,amphiboloziz ,cópofitionis diuifio- nis,accécus,& fi yurz dictionis Fallacia ex- tra dictionem eft »qua& caufam apparenti Íumit ex parte rerum v sonam 2 plu. "uU Ww oc€w 132 Plurium habitudinum, quas habent ad inui Cem,non quidem vt fic, (ed vt tales res per - voces fignificátur, X explicantur, vnde pri- ma fümit caufam apparentizex parte mul- tiplicis fignificationis dictionis.fzcunda ex arte multiplicis habitudinis rerum figni- anos ; & huius funt feptem fpecies .f. Accidens, Secundum quid ad fimpliciter , Ignorantia, Elenchi, Petitio princtpi), Con- fequens, Non caufa vt caufa , & secundum plures interrogationes vt vnam , C AT VT IL De fallaci t in dictione . $3 T)Rima fa'lacia in dictione eft fallacia zquiuocátionis, quz eft idoneitas decipiendi ex vnitate vocis diuerfa omni- no fignificantis, vnde caufa apparentia eft vnitas vocis , caufa deceptionis eft plurali- tas fignificatorum, & tripliciter potcft co- iungzere,primo quando aliquis terminus eft zquiuocas à cafu,vt cum plura immediaté fignificát abíq; analogia, in via przmií- faruríi pro vno fupponit, in altera proaltc- ' Yo,vt in communi exemplo de cane celefti, & terreftri,omnis canis currit , fydus cele- fteefl canis , ergo currit; vt premi ffz fint verz, in maiori ]y canis fupponi debet pro terreftri,ia minori pro celetti , & (ic argu- métum eft in quatuor termini,vel fi pro al- tero tantum fupponit;vna illarmm eít fal(a Secundó poteft contingere,quando aliquis . terminus elt zquiuocus à coafilio , & cum analogia admixtus plura fignificans ordine quodam quatenus vnü proprie fignificat , alterum verb per tranfumptioné ,& metha- ,phoram, vtquicquid currit habet pedes , aqua currit,ergo habet pedes.Tertió quan- .do vna dictio per feacccpta vnum fignifi- cat;fcd fumpta cum alia plara fignificat, vt mortale fignificat,quod pót mori, at süptü cum prapofitione /» potcft fignificare , vcl €» p5t non mori ,quonrodo negat acl. mo- riendi,vel quod non potzft meri ,quomodo negat actum, & potentiam ad moriendum , fi d ren pad age eft zternum , quod poteft non mori,c(t immortale, crzo quod poteft non mori, c(t xternum, in ma. immortale negat actum , & potentiam , in mi.negat actá;ité ois iniuftus eft pani&dus, ps eit iniuftas,ergo puniédus in ma.ly in« iultus dicit nó càtü negationé iuflitiz , fed €t priuationé iuftitiz,imó habitü pofit.uum imuftitiz,in mi.dicit fimplicé ncgaticné 5 huc fpectat equiuocatio jpueniés cx amplia T ^ Pars fecunda Inflit. Tra&l.IIT. Cap. IT. - tione nominis, fi cum in yna terminus pter copulam de praterito fuppoaat pro his,qui fuerunt,in altera qopear copulam de przícni fupponat pro his, qui nunc süt, vt quicquid currebat, fedet, ambulans cur- rebat, ergo ainbalans fedet,nam ly ambu- lansin mmn.íupponit pro his , quinunc am- bulant, & qui prius ambulabant, at in con- cluf.(upponit pro his, qui aunc funt ambu- lantcsracioneprafentistemporis —— $4. Amphybologia differt ab zquiuoca- tione,quos zquiuocatio dicit multiplicita- tem fizaificati cum vnicate vocisjamphybo logia veró pertinet ad toram orationem,vt cum vnica cit oratio fecundum materiam, & formam,fed multiplicem habet fenfum, ropter vnitatem orationis elt apparentia dinis fallaciz,propter multiplicitatem sé- fuum eft deceptionis cau(a; & poteft etiam tripliciter euenire, vt in zquiuocatione, ná teft e(f- , quod oratio aliqua ex fe plures abeat fenfus, vt hic liber ett Arift. peteft .n. dicere ly eft, vel habitudinem poffeffio- nis,vel habitudinem caufz efficientis, & c fe&tus,vnde non valet, quicquid eft Ari poffidetur ab Arift. hic liber eft Arift. erzo poffidetur ab Arift.z. poteft cotiugere per tranfumiptionem,& prouerbialiter,t late- rem lauare fecandum propriumadeafum et aquam in lateré immittere , fed impro-. prie , & prouerbialiter fignificat etiam in aliqua re operam inutiliter perdere , hinc non fequitur, quicung; lateré lauat, infun- dit aquam inlaterem , quicunque infanum docet,laterem lauat, ergo &c.Tertió tande . fi vna oratio ex fe habeat vnum fenium,fed cum alia aliud fignificet , vt hzc propofitio 3d cognof(cit, fi Pes » fumatur in nominati- uo, facithunc fenfum , quod fit aliquod cognofcens , fi in accufatiuo, facit alium, nempé quod fit aliquod obiectum cogni- tum , vnde non valet, quod quis cogno- fcit, 1d cognofcit , lapidem Petruscogno- feit,erzo lapis eiprot ,nam vt maior fit vera, ly £4 (umi dcbet in accufatiuo , fed in conclufione infinuatur quod fumeretur ir nominatiuo . : sf Fallacia Pur vprt s , & diuifionis cadit in illis propofttionibus , quz poffunt admittere séfum composi ld ifum,ita- ur fecundum vnum fenfum funt iro dum alium fenfum funt fal(z,nam fi fecüdü vtrun3;feníum cffent verz, vel elis onpal fent decipere, quia vel nó haberent falfita- tem, vel non haberét apparétii: cópofitio ergo ad fallaciam rcquilita eft corum,quz -— ia debe sr A SUE t - De falladfi- "deberent feparari , falfa vnio, & diuifio ett corum,qux deberent vniri falía feparatio ; fallacia compofíitionis eft cum ex oratione vera in séíu diuifo infertur. conclufio falía in séfu copofito,fallacia diuifionis eft cü cx oratione vera in scfu cópofito infertur fal- fain sé(u diuifo, caufa apparentiz eft ma- terialis 1dentitas propofitionis ; propter uam videtur vera in quolibet feníu : cau- 4 deceptionis eft multiplicitas fenfuum, quorum vnus eft verus , alter falíus . Tripliciter auté cotingere poteft propofi tioné aliquà hos fenfus admittere , vel quia eft modalis & de ifta ià diximus in «.p.trac. 2.C $.quomodo .f.expl icétur modales in *é fu cópofito, vel diuifo , & in iftis poteft có- mitti fallacia cópofitionis, vt qu&cüq; pof- fibile eft eff? albü,poffibile cft, quod fit al- . bus,poffibile eft nigrü effe albü,ergo poffi- bile eft,quod niger fit albus;procedit à mi- nori vcra in sé(u diuifo ad cóclufioné falsá in.séfu cópofito : cómittitur etii fallacia "Wuiftonis,vtimpoffibile eft fedétém ambu lare,Petrus fedet,crgo impoffibile eft Petr -ambulare,;procedit à maiori vera in «cfu có . pofito ad concivfioné falsi in fenfu diuifo . Poteft ctiam Secundo eif2 , quod aliqua propofit:o a 3mittat hos fenfus, quádo cius partes cojulantur fimilibus coniunctioni-bus & particulis , &, vel, mec, «st, Xc.quz particulzfi determinant vnum extremum propofitionis , fumuntur coninn&im , vel difiuuctim,& faciunt vnam: propofitionem cathegoricam de fübiedo , vel praedicato compofito, vnde fi1ciüt Compofitum fens íi; fi veró determinant totam propofitionem , fic fumuntur coputatiué,vel difiunctiué , & faciunt plures propofitiones hypotheticas, & fenfum diuifum,v.g.emne animal ratio- nale,vel irrationale eit homo,fi ly vel cadit fupra fübiectum,fumitur difiunctim, & fa- cit hunc fenfum compofitum,omne animal, fiue fit rationíle,fiue irrationale , eftho- mo, tft falla propofitio,fi cadit fupra to- tam propofitionem fumitur difiunctiué, & generat fenfum diuifum , .4.vel omne ani- ial.róngle eft homo, vel omne animal irra- tienale eft homo; imiliter,duo, & tria funt quingue,ly etf (umitur copulatim.facit sé- 1 compofitum verum ,nam elt fenfus , » iscmid tria fimul süpta faciunt quinq; - fumitur copulatiué, facit fenfum d,uifum fitfam,elt.n.séfus,quod tám duo cít quinq; quam tria eft h ico en non valet omne 'animalrationale,vel irràti eft homo , animalirrationale,ergo eft homo; . * * , indilliont. — . t33 duo,& tria funt quinq;duo,& tria funt pas, & impar,ergo quinq; eft par, && impar. Tertio poteft aliqua propofitio ytrrum« que fenfum admittere,quádo aliqua dictio, íeu aduerbium potelt cum diuerfisconiü- gi & fi corangitur cum illo,cum quo jprius videtur conftrui,facit fenfum compofitum, fi cum illo,cum quo minus apté, I conge- nienter conRruitur, facit fenfum diuifum , aptius tamen , & conuenientius eft przce- dens, quàm fequens, & proximum , quam remotum;vt quicquid viuit femper eft ,fi ly fimper coniungatur cum ly vit, facit (en- fum compofitum, & eft vera propofitro, f£ cum ly eit; facit fenfum diuifum , & eft fal- fa:quicunque litteras fcitnunc didicit eas, fi ly mene conftruatur cum ly /eii: eft cópo- fitio vcra, fi cumly didicit , elt compofttio falfa, vnde non fequitur , grammaticus fcit litteras,ergo nunc didicit eas. $6 Accentus hic capitur pro modo pro- ferendi,vel (cribendi didi onem aliquam, & quiaex diuerfitate huius moii aliquando. prouenit diuerfitas figniRcati iilius dictio- nis,hinc committitur fallacia accentus,que eít deceptio proucniens cx identitite ma- teriali dictionis, qus: cft cout apparentiz , & diuerfitatc figniticati illiis di&tionis ex modo diuerfo proferendi,vel fcribédi,qua elt caufa erroris variatur autein dictio, vel ex variationc aípirationis ,vt ara fignificat altarejhara vero cum afpiratione fignificac porcorum ftabulum, vnde non val*t,ara eft 'in templo.fiabilum porcorum elt hara, er- go eft intemplo: vel ex variatione diphton gi,vt aquus fignificat iuftum , equus verà gaificat animal innibile,& non valet;equi funt innibiles,s3cti funt zqui, ergo fantin- nibles, vel ex variatione accetus , & quan- titatis |y li3barum, vt populus fi habet pri- mam longam fignificat arborem, fi breue , fignificat gcntem,;hinc non fequitur, omnis populus eft arboc, gens. Itala cft populus , ergo gens Itala ett arbor; vel tandem,quan- do ea io modo profertur vt «na ,. modó vt plutes , vt inuité fignificat coacté- vt vna dictio,vt duz dictiones fignificát ar- borem vitis, hincnonre&é infertur , nihil, fit à Deoinuité, racemi fiunt in vite, ergo raceminonfiuntàDeo. — 5. $7 Fallacia figurz dictionis eft. o proueniens à fimilitudincapparenti dictio" — num,vcl in voce, K definentia, velin fiam- — vel in modo figni - ier in ali- uo alio , cum tamen;re ve erant ; q» Gipliciter effe potcft; Pria fi Wiégedi à 134 ret d'ctiones omnes fimiles in voce , vel definentia cffe ciufdem generis, vcl inafcu- lini , vcl foeninini, vel ncutri,vt o.nnis füb- ftantia cft bona, poeta cít fubitantia , ergo pocta ett bona bd quia tam fub'tantia, quà poeta definüt in a,poff-t quis credere eiuf- dem generis foe minini eff: ; idem poteft in verbis contingere, vt calcfacere cít agere, calcficri eft pati,ergo intelligere, & videre eft agere , intelligi, & videri eft pati. Secundo contingit , quando fub termino diftributiuo vnius przdicamenti fubíumi- tur terminus alterius predicamenti ,vcl fub termino diltributiuo fpeciei vnius przdi- camenti fubfumitur terminus alterius ípe- Ciei ciufdem pradicamenti; pro quo nor ex Och.& Orbel. hic, quod ficut diuerfg inter- rogationes conueniunt diuerfis przdicamé tis, fic ctiam diuer(a diftributiua illis com- tunt , v. g. fi de Petro interrogetar fub- acá. & quidditas , interrogatio fit per quid, dicendo, quid cft Petrus ? & refp. per terminos explicantes propriumgenus, & propriam differentiam; fi quzratur magni- tudo, interrogatio non fiet per quid, hac .n. propria eft przdicamenti fubilantia , fed per quantum, .f. quantus eft Petrus ?& re- fpondetur per terminum zxprimenté quan- titatem continuam, non diícretam,quot n. eft interrogatio ad quancitatem diícretam attinens , quale ad qualitatem ;quando ad przJicamentum quando , vbi ad przdica- mentum vbi , €c. vnde fecundur g^ fiunt incerrogauonés debet refponderi per ter- minos proportionatos, & conuenientes : pariformiter diuería funt diftributiua,nam diftributiuum fubflantiz cft 28/c4254 , quils- - Let, diftributiuum quantitatis continuz eft quantumcusg; quantitatis difcretz , qwar- «una, qualitatis , qwelecung; radicameati vbi hoc fiznum sb;cung; pra diciméti 2e do , quan Gcn»4; &c. Verum eft, quodly, wiequid , nontolum eft diftributiuum fü anti, fed cuiufeunque termini abfoluti , - etiam fi accidens fit , eo quia correfpondet interrogationi fa&z per quid, qua ctià fit - deaccidentibus in cermiais abíolutis, & fi- ne ordine ab (abiecta , quomodo explican- tur quidditates ipforum, non in terminis connotatiuis, K inconcreto. — . Quiádo crgo fub diltributiuo alicuius pre dicaméti fub(umitur terminus alterius prae dicamenti , vel fub diftributiuo vaius fpe- ciei lubfumitur terininus altcrius. fpeciei eiuídem Lio yocp ; comnuttitur falla- cia figurz diclioais , eo quia propter funi- ». Pb N &. Pars Secunda Inflit/Tvacl. LI. Cap. II. litudinem illarum dictionum credit. quis licité a-gu.nentari poffe in illis terminis,vt Quicquid emiíli comedifti,carnem cru emtfti, er?o carnem crudam cemedidti , ly uicquid eft diftributiuum fubititiz, quod Cbfumitur, cft terminus complectens vnü terminü fignificantem rem (uam per modà fubltantiz , & alterum per modum qualita- tis..ly arudim. Item Qicquid Deus facit medijs caufis fecundis poteit fe folo face. re, Deus cum caufis fecundis facit actd me- ritozium, ergo fc folo poteít facere acti me ritorium, quo eft (alíum ; quia Deus non meretur, cuin noa habeat legem aliquá. fu- jesioduón cóformetur,vndé committitur zc fallacia,nam fit tranfitus à diftributiuo pradicament i fubftantiz ad. terminum de przdicamento relationis , qualis eft ly me- ritorius: fimiliter , quandocunq; fuitti Ro- mz,fuifti homo bis fuifti Roma, ergo bis fuilti homo , fit tranfitus à przdicamento. Quando ad quantitatem difcretam:Vbi ad- uerte ex Tatar. híc, quod huic diftribuciuo- qusndecunque zquiualet interdum E : «un1; i íumatur pro qualibet temporis dif ferentia, fed interdum fignificat partes té- porisdiícretas ,& interruptas,quomodo eft dittributium quantitatis difcrctz 5 item quanto(canq dígitos heri habuifti , hodie habes,decem dig tos heri habuitli, ergo de cem hodic habes, quod «fct falíum,(uppo- - fito quod vnum amifetit,eo quiain maiori. cit (ermo de mole , & conzinua quantitate - digitorum jin minori de numero ipforum , debet ergo fub(umi terminus aptus ad fa- tisfaciendum interrogationi illius predica- menti v qualecunq; currit, difputat,fi fub. fumatur fortes currit , ergo difputat , non valct,íed fubfumi deber, album currit, ergo dilputag rurfus quandocunq; eft pater, eft filius,Petrus eit pater ,ergo eít filius, noa valet, (ed debet (ubíumi , in hoc tempore eft pater, ergo in hoc tempore cft filius . $8 Tertio committitur hzc fallacia , vt hàbet Sco.:.d.z 3.7. HL. & quol.s. d. quan do qualequid mutatur in hoc aliquid , vel é contra, vc quando commune , quod di- citur qualequid,mutatur in fiogulare quod eft hoc aliquid vel cótra, quo cafu variae tur fuppofitio illius termini; non camen ad variatonem cuiuslibet fu tionis có- mittitur hzc fallacia, aliter hic fillogif(mas non effzt rectus , omnis homo eft animal , Petrrus eft homo,ergo e!t animal : vbi ly homo in wa diftributiué in. min, determinaté, ícd folà quàdo vaziatur gr po pe fallaci extra diclionem pofitio ma terialis in formalé , vel fimplex in perfonale, vel cófufa in determinat, vn- de non valet ifti fyllogifmi,homo eft dictio ifyllaba, animal rationale eft homo , ergo Sc.hic homo in ma.fuppooit materialiter, in mi.formaliter;hon:o cft fpecies , Petrus «(t homo , ergo &c. híc homo fupponitin ma. fimpliciter ; in mi. perfonalicer; ín ifto alio eft eadem variatio , Socrates eft alius ab homine, Socrates efthomo , ergohomo eft alius ab homine : omnis homo eft ani- mal: ergo ois homo eft hoc animal , ly ani- mal in antec. fupponit confusé , in confeq; determinaté, Committitur ctiam. hac fal- lacia, quando arguitur à pluribus determi- natis ad vnam determinatam ,ideft quando in antec.terminus communis fupponit de- terminate cy omae partium totius in quàá- titate;qualia [unt inferiora termini commu - Bis, in confcq; veró fupponit dcterminaté reípe&in totius z-quantitate, quod cft ter- minus communis cum figno vniueríali , vt animal cft Petrus , animal eft Paulus ,. & fic . dealijs , ergo animal eft omnis homo , ly animal fupponit pro vno determinato in antec.in confeq;pro pluribus inatis . C AR. V,T. LIT. NUT TED fallaciis extradidlionem , 59 TNtcr fallacias extra diclioné prima cft fallacia accidétis,vt pote ceteris efficacior ad decipiédü , pro cuius notitia not.quod triü terminorü fillogifmü ingre- di&tiü medius dicituraccidens , no gua fit sép quintü prz dicabile,nó.n.taliter fu- mitur accidés,íed fumitur jp,extraneo, qua tenus eft ex parte idé, & cx parte diuerfum «um alio termino,cui coiungitur,& de quo pradicatur , & fic tàm fuperiora dicuntur accidentia sefpeétu infertorum,quam infe- riora refpeétu fuperiorum,propter inddz- atamidentitateminteriila;minor extre- mitas dicitur res fubiecta, & maior dicitur attributü,eo quia minori extremitati attrj buitur in cóclufione. Fallacia igitur accide tiseft deceptio proucn:és ex iradzquata, partiali idétitatc acciaéus cá re fubiecta , qua identitas cft apparentizin fillo- gifmis athrmatius , & diucrfitas eft caufa erroris; in negatiuis é contra , itaDoctor in p d.1.4.5. 1 I. à : ribns n:odis poteft hzc fallacia commit ti;primus eft, quando cx ccniunéi;one cx- tremitatum cum medio in przmiffis, infcr- ^ tur coniunciio i in mando vnum dealtero |, vt effentia diuina eft pater,filius cft effcntia diuina , ergo fi- lius eft pater , committitur fallacia accidé- tis,quia inquit Doctor ,maior identitas có« cluditur in conclufione, quà fuerit in pra- miffis affumpta ,in premiflifi.n. erat ferma, de identitate in cffcnt'a , quz fi conclude. retur in conclufione;effet vera, filius .n. et idem cum Patre cffeatialiter , at concludi - tur identitas perfonalis; qua propter expli canda «ft illà propofitio £ua unt eadem qni tertio [unt eadem inter fe,.[ cadcmice- titare,qua in tertio conucniunt;huc fpectát fillogiini in fecunda figura ex puris affir- matiuis, vt homo cft anima!,lco eft animal, ergo leo cft homo. Secüdus modus , quando cx nó idétitate extremitatü cü medio in przmiilis argui- tur nó idétita: ipforà in coclufione,vtc quà- do arguitur cx paris negatiuis , nullus ho- mo elt afinus,nullum rudibilectt homo,er- go nullum rudibile eft afinus , nullum ani- mal eft lapis, nullus homo eft lapis , ergo. nullus homo cft animal, arguitur maior di- ftin&io in conclufione inter extremitates , quam fit in przmiffis cummedio. Tertius modus eft , quando ex aliquibus diurfim acceptis in przmiris infertur inde- bira coniunctio ipforü in cocluf. vel quàdo áb aliquibus coiurctim süptis in przmitfis infertur indebita diuifio in coclufione , vt , ilte cft albus, & cft monacus,ergo cft mona- cus albus , ifte canis eft pater, & cft tuus , €rgo eft pater tuus;ifte cft homo mortuus, ergo cft homo, & clt mortuus : diximus /». detta conimndl i2, ucl dimifío , quia à. diuifis ad coniuncta valetinferre , & € contra, v6 ifteeft animal & cft rationale, ergo cit ani- mal rationale jifle eft animal album ; ergo eft animal & eft album , quapropter cft vi- dendü qfi fit indcbita coiunétio, & diuifio, 6o Not.igitur ex Tat z Periher. c.2. q. r. 6.5 JGiendum, & vr nimiis. arguere à diuifis ad cótunéta elt arguere ab antec. in quo ponuntur duo predicata mediante par» ucula coniunétiua ,6n,ad cofequens, in quo przdicata reponuntur fine aliqua coniun &ione,N ad des tria requiruptur,primum, quod illa pr&dicara diuifa fc habeant vt de- tcrmipabile ;& determinatio, fcu vt fubilan. tiuum, N adicéiunm, fic fe habet animal | rcípectu rationalis a! bi mufici, c. defectu cuiusnon fcquitur,ifte eft monachus, & al- bus, ergo elt monzchus albus, quia albedo nó eft determinatio illius przdican n.ona- &à ; fecundum quod determinatio nó fuu.a- tur t36 tur zquiuocé,& fignificatum varietur, qua rationc non valet, ifte canis eft genitor , & eft ruus,ergo cít E tuus , namly tuus in antec.denotat habitudinem pofftfiionis, in confeq habitudinem effe&us ad fuam «caufam efficientem; tertium , quod non fe- quatur negatio, neque fiat oratio impro- ria,vt Petrus eft homo,& animal , ergo cft ro animal, vel eft homo , & rationalis , ergo eft homo ration:lis . Arguere vero à coniun&tis ad diuifa , eft arguere abantec . in quo ponátur pradica- ta fine coniunctione ad conf. in quo fint predicata cum copula coniunéctiua;ad quod «tiam duz conditiones requiruntur ex Or- bello hic; Prima , quod determinatio nó fit diftrahens, vnde non valet, Sortes cfl homo mortuus , crgo cft homo , & cft mortuus, «hymera eft ens impoffibile , ergo eft ens , & impoffibilis; Secunda,quod vnum prsdi- catum ex fe ,& fimpliciter conucniat fubie- &o;non rationealterius przdicato ,vt hz confeq. non valent, Camaldulenfis eft mo- nacus albus , ergo eft monacus , & albus , quiaalbedo conuenit illi ratione habitus . Francifcus eft bonus artifex , crgo cft bo- nus, & artifex , nam bonitas illi competit ratione artis 5 cffcntia diuina eft pater ge- nzrans, ergo cft pater,& eft generans, ge- nerare .n. dicitur dc illa ratione paterni- tatis . Quandocunque igitur deficiunt ifta condciuoncs;fit indebita coniunétio, vel di- uifio ,& committitur fallacia accidentis . 61 kallacia-defecundum quid ad finijli- titer cít afiniscum przcedenti , pro cuius notitia recolenda funt , qua: dixiv:us tract. praced.c.s.de toco,& parte in medo, diétü n. fimpliciter cfe t«iminus cezn:unis fo- litaric iumptus,& diciturtotum in modo; dictum fccundum quid eft terminus ille cü determinatione, qua dicitur pars in modo; fedin propofito vt cemmittater hac falla. . £12requiritür , vttorüm fit determinatum ab al.qua determinatione , vel diitrahente, vcl diminuentc, nó veró reftringente, vnde non valct, cadaucr eft liomo mortuus,ergo «Íc hopo, cthyops cft albus fccüdum den- tes, eigo cít albus,valet autem, Soites eft homo albus,ergo eft hon:o,co quia ly mor tuus cft determinatio diftrabens ,1y album fccundum dcates: cft dimmuens,& ly albus eft reltringens : quapropter fallacia ifta cft deceptio proueniens à conuenicntia appa- renti d.&i fecüidum quid ad di&um fimpli-  &iter; & poteft etiam € conucrfo fieri falla- €ia à $mpllicitez ad fccundum quid,yt Soe- «9» Pars Secunda Inflit. Tratt-1TI. Cap.1IT. tes eft homo, ergo eft homo mortuus. Hacfallacia multiplex eft iuxta multi- plicitatem additi diminuentis ;nam vel eft diminuens fecundum totum qualis eft có» ditio diftrahes, vt exéplificauimus de mors tuo homine;vcl cít diminuens ssh parte, & hoc eft tripliciter, nam vel hzc determina- tio eft (ccundit maiorem partem, vt cü par ies fecundà maiores partes eftalbus,vcel fe- cüdü certà,& determinató parté,d fit pro- rià fubiectf illius coditionis, vt fimitas re pe&u,ná fi,& cx iftis valet arguere à parte ad tot ,fequitur.n.partes fecüdum plures rtes eft albus,ergo cít albus ; Sortese mus fecüdü nasü,ergo e&t fimus,negspro- prié dicitur coditio diminués;vel eft fecüdü parté minor£ nec determinatà, vt gthiops cft albus fecidü détes ,nó fequitus;ergo eft albus:vel tertió eft diminuens fecüdum lo- cum,vt nó licet in mari audire facrum, non. fequitur ergo nó licet audire facrum;quar- to vcl cft diminucns fecüdü tempus,vt non licet vefci carnibus in quadragefima, nà va let ,.ergo nonllicet vcíci carnibus tandem. vel eft diminuens fecundum vfum , vt male vtentrnon expediunt fcientiz,nom valet;es. gononexpediuntícientiz. — 62 Dices , in ifla propofitione Petrus eft perfectus latro,cil monachus alus,&c. ——— ly perfc&tus,& ly albus funt códitiones rez —— ftringentes X tamen non fcquitur, € e perfeétus , ett albus , ergo malédicisur quod à conditionc rcitringente nó commit titur hzc T sd ka paite eft ho- mo mortuus,licetn offit inferri , crgo eit iE , poteit wen inferri ergo eft mortuum,crgo arguendo à conditione « ftrahcnte non committítur hac fallacia .. . R cfp.ad 1.non fequi confequentias illas,nó quia committatur hzc fallacia , aliter nun-* quam valerct arguere à termino determi" pato per conditionem reftringétem ad ip- sá fimpliciter, fed quia committatur falla- ciaaccidentis; quatenus non ad(unt omnes. conditiones requifitzad hoc vt poffit fieri bonus proce fus à coniun&tis ad diuifa, v& nuper dicebamus, vcl dicédum , quod licet in iftis cafibus non fequatur,eo quia vnum predicatum conuenit propter aliud;in alijs tamen fequitur. Ad 1.concedimus,qua elt determinatio diftrahens, poffe fieri pro gicffum ad determinationem , nontamen — ad ipfum determinatum, quodfehabetvt fimpliciter dictum; quádo verà eft condi- tio rcftringens ,poteítfieri progreffus ad vubq; dümodo adíint coditioncs af&g nata in De fallacijs extra Bibi, it tertio modo przcedenus tallacie . ^ ^ Quod di&ü eft fccüdà quid , &fimplici- tcr, yt fe tenét ex partc przdicati , propor- tionaliter eit dicédà deipfis , vt fe tenet ex párte fubiecti , vc homo mortuus eft cada- ner;non Ícquitur, ergo homo cít cadauer , xofa cognita eft1n intelleétu, cr; o rofa eít 3n intellectu; at fi eft conditio reítiingens, tenet coníeqs vt homo albus currit , ergo homo currit , dummodo non comparetur. ad aliquod przdicatum conueniens illi toti, wt totum eft , & conf-quenter facicnsillud toti fupponerc fimpliciter , vt homo albus eít aggregatum per accidens , ergo hoaio eít aggreg;tum per accidens,non valet . Specialiter autem poteft hzc fallacia comnutti,vt aduertit Ocham in p. 4. partis tertiz fuz logicz c. 5. quando arguitur ab eff: de z.adiacente;ad ipfum de 3. adiacea- te, vel écontrà.tàm affirmatiué,quam nega tiué;tunc ab «(fe de z. adiacente ad effe s. adiacens atlirmatiué fit hac fallacia, quan- do additum non neccffaiió competit fubie- €to,vt homo ct, ergo cft albws;at fi neceffa i9 conuenit , cít recta illatio , vt rofa » o eft ens , eit. poffibilis &c. tunc negatiué fit hac fallacia , quado addi- tum eft przdicatum neccffarium conueniés fübicéto,fiué exiftzt,fiué non , vt rofa non eft,ergo non ett pv flibilis ; fi vero additum fic pradicatum fupponeas neceffarià exifté tiam fübiecti,recté arguitur,vt rofanó eft , non vidctur-E coritrà ab cffc de rertio adiacente ad ipfum de fecundo affirmatiué cov mittitur hac fallacia,fi additü fit prz- dicatum neceffarium; noo committitur , fi fit przdicatüm centingens prafupponers conftantjam , fea cxiftentiam fubiecti , vt fequitur ,' Sortes eft albus, ergo eft, non fequitur Sortes eft poffibilis,ergo eft. Ne- gátiué vcró femper committirur hac falla- cia;przterquam in przdicatís, quz exifté- tiz opponuntur;nam fequitur chy mera nó eft poffibilis.ergo ecd eio tamen fequi tur homo non cft lapis;non eft albus , &c. €rgo hon:o non cft. 1 65 Fallacia ignorantiz elenchi prouenit €x deceptione , qua putat quis elencur fiL um habcr- omnes conditiones,fillo- ifmus elencus eft. fillogifmus: eontradi. orius;ideft oftencés contradictoriü etus, eft à rcfpondéte conccffum, vndé re- quirit primó omnes conditiones optimi fil Ími in modo, & 1n figura. 0, quod conítet cx propofitionibus veré contradi- ctorijs;ad quas requiruntur quamor €on- 157 ditiones, quod fint ad idem, fecundum idem? fimiliter, & eodem tempore. , quibus addt potcft identitas loci , nifi velimus hanc re? ducere ad fecundam. Poteft igitur ignorari clencus fillogifmus , vel quo ad prirfarias conditioncs,fi.(. quis putaret illum fillogif« mum cffe in modo, & in figura, cum tamen non fit , & fallacia huius ignorantia eftmis mis ampla omnibus fallacijs coueniens; vel potcft ignorari quo ad (ecundarias condi- tiones fi cxiítimarct aliquis propofitiones illas effc veré cótradictorias, cü non fint, & dc iita eft fermo,quz tot modis poteft eue nire quot funt códitiones contradidtoria- rü, vt quinq; eft med etas dcnarij , gon eft mcdietas binarij,ergo elt medictas , & nom medietas,non valet, quia nó süt ad 1€ : lie gnum ctt alteri quale, fe-undum loagitut- din, nzquale fecudü laitudiné, ergo elt , & nó eft quale, nó valct, quia nó süt fecüt-* dü ide : homo clt fpecies , nullus homo eft fpecies, ergo eft,& nó cft fpecies , nó fcquie tur,quia non eft fimilis,& eade fnppofitios Petrus hodie nó currit |; cras currit , ergo currit; & nó currit,nó valer,qa deeft idéti- tas téporis; Petrus audit Sacrumia téplo,: noi audit in cubiculo,ergo audit, & nó au» dit, eft déf-&us idencitatis loci, dica '64 F.llacia petitionis principij eft, quá. do id per feipfum protitars boc iyf- dem omninó verbis, & dicitur petitio priu cipij ftarim,vt hono ETRAS homocus rU hzcnoa eft in vfu. vel fub alijs verbis, & hoc multipliciter vt qu quis vtere- tur fynonimis verbis, vt gladius cadit, ere go efifis czdit, ve! cum parti&ularis probas tur per vniuerfalom ,& € contra , vel cum definitum oftéditur per definitionem & vni uerfaliter quando id, quod debet probari , oftenditur per ignotius, vel zquenotum 3 Vérum cft tamen , quod proprie — . & ex natura rei in his catibus ron spe : committitur petitio principi], nà & tio notior efi m fe definito, & totum partis bus; aut écontra ; poteft tamen committi ad hominen,fi.f.refpondenti zque ignota fint definitio, & dcfinitü, totü, & partes 8 tunc rcfpedu ipfius refpondentis cómitti* tur petitio principi) quia zqualiter negabit Cc v Sce affümptá ad probationem, h qua v. g.ponitur definitio, ficut antea ne gauerat antecedeps in quo e;at tum, quia zqué ignorat vtrumque. . 65 Fallacia cófcquéris elt d ueniés cx apparéti conucrtibili conícquentiz cum prima jit $ ^ | ápcétànt fim Tr 158 eft bona,ita putetur effe fecüda ; ex quo in- fertur,quod ad hanc fallacià seper (unt dug confequentiz, vel explicite, fi arguatur en. thymcmatibus , vel implicite, fi arguatur €x maiori hypothetica conditiormli, & pcr antecedens , & confequens hie intcllfgitur gropofitio,i qua affumitur inferius in or- dine ad fuperius, vcl é contra; hzc enim fal lacia fit in terminis non conucrtibilibus,vt funt fupetius,& inferiussidcirco tüc com-e mittitur huiufmodi fallacia quando nó re- € à fupcriotiadinferias , vcl é contra ar- gümétamur j duobus aut& módis nó recte arguitur , ficut duobus etià modis cpun.é intcrtur,nà à fuperiori ad inlerius stf1ma- tiué ó valet,fed e cótra ; ergo à pofitione €bícquéus ad pofitioné antececetis cómit- titur hzc fallacia , quáui$ arguédo à pofi- tiotic antecederitis rccté pofitio conícqué- stis inferátuf; pofitio cft affumptio eiufdem propofitionis , defttuio cft sffumptio cé- ttadictoriz pofitionis, vidé in hoc difcuríu €ft homo, crgo cfl animal, cft animal, ergo homo, comtoittitur fallacia conícqucn- tis, quatenus fecunda conícquentia putatur zcéta, ficut prima, & cft à pofitione confe- quentis, f. ab affumptione illius confcqué« tis eJ «mimal, ad affumptioncm antecederi- tis. Dciride à upetiori ad inferius negati- né tehet, noi é cóntra , ideo à deftrüctione antecedentis ad defiru&tionem confequen^ tishoti valet,vt fi efl homo,eft animal , noa €ft homo ; ergo non eft animal ; hüc etiarb iles (yllogifmi, Qui dicit te effe » dicit verum, qui dicit te cffe afinü , dicit tc effe arimal ; ergo qui dicit te cffe tn, dicit verum , in hoc arguitur à po« fitione confequentis ad pofitioncm ante- ccdentis,fci à fuperiori ad inferius afirma« fjué, ab cffc animal, ad cffc afinum. $6 Fallacia fecundum non caufam , vt aufam eft deceptio prouehicns ex aPp4- tentia, quam liabet vna propofitio ad infe- -endam aliam , ac fi cffet vere illius caufa , teft dupliciter euenire , primo Lo ax dupkci progireffus , vnus ig quo : | Fou «plemento Inftit. Dialc&l. vt facilius Pars Secunda Toflit, Tra&i.IIT. Cap. 111. concludirur conclufio falfa , alter', in qua - affignatur pro caufa falfitatis conclufionis aliqua pramiffarum , quz veré noncítcau- fa, Secundó vt colligitut ex Sco.1. d.3. q.7. R. quando infettur falía conclufio ex vn&- propofitiorie , qua tanquam caufa affumi- tur illius falfitatis , cum tamcn rcucra non fit vt vinuth ibcbriat, crgo cft cbrius , ines brafe cnim non «ft caufa ebrictatisin vie no, fcd in alieno foppofito. 67 Vltiva fallacia eft fecundum plures - intcrtogationes vt nami quatrupliciter ne potcf fieri ihterrogato : Primó, quando vnum dc vnó quaritur, vt eft ne Sortes ho-. $0? 4, quando vpum quaritur de pluribus,. vt cfl ne Sottes, & buccphalus rationalis? 3. quarido plura quaruntur de vno , vt eft ne Homo anirhal, & albus ? 4. quando plura dc plutibes quatuntur conunéüim , vt an, homc; & talpa funt videntes , vel cocci? ia his 6m ntbus modis committitur hac falla-. Cra, prater qnam in primo . & fit cüm vnica - rc(ponfióne tatisfit plutibus ipterrogatioe. nibus apparenzibus , ác fi cffent vna intere. tógatio. cüt tamcn pluribus durquSn : tum illud refponficn;bus, vt fi effent duo - hotnihes,vnus coecus;alter furdus; & quae: feretur an effent cocci, vel furdis hrdpon- deretur; quod funt ceci, ergo furdus érit — €gcus ffi furdiergo cecus erit fu duplici rcíponfione dcbet huic qu tisheri, .(. ifle cft cecus, & ifle eft furdus, &&- dittin&tione vten qued licet rcfpondens affirmatiué. fe(pone eridó ducatut ad inconueniens ,vt patet in acus etae fi tamen ncgatiué re« fpohideat dicerido,noh funt ceci eianuiune. i , folum apparentet ducitut ad ue ticns,nen enitn fequitur ,erZo nullus eft c&« cus, & riullus furdus,nam fcnfus illius tefpós fionis eft quod nec ambo funt ceci, aec am furdi; & hzc di&a fufficiant pro com- TO- ncs ad Logicam magnam, & hanc quz'flioe nibus contextam gradum faccre pollins » PP oW " Ww X - * - d desgus im . Hic notat Odd mÍDUxLÁUT.-.1 UV E Ad vniuerfam A emm Hilofophia olim fapié | tia vocabatur,&qui re 3| bus cognofcédis incü- Cx] bebant, fapientes : at "l| quianomé hoctumo- | rem,& iactátiam pre. , fcferte. videbatur , vt Scotus refert 1. Met.fam,p.cap. 2. Pytha- rs noluit fe fapicatem appellari , f: hilofophum, ioc eft, fapientiz amavo- rem, hinc nomen fapientis in nomé Phi- lofophi eft matatum,& doctrina, qua (a- pientía dicebatur, Philofophia caepit nà- eupari; Dcfinitut ab Acift. 1. Met. cap.3. Cognitiorérum vt Junt fiue per [uas - €dufa5 ; cum egim omnià crcata habeant : ele per caufas; tunc vti funt, intel- — liguntur, cu;n per fuas caufas cognofcun- tur) & hac ratroncaíebar Plato in Thezt. & Arift.1: Met.c. 2. homincs ex admira- tionc philofophari ccepiífe , hoc eft, ex notitia cffe&uum, & igaoranria cau(arü inae(tigare cepilfe rerum caufas ; ex quo deducitur. Philofophiam effe reram co- gnitionem per fuas caufas, X Philofophü eife, qni rerum cognitionem hoc modo cít afiecutus . : Diaidi folet in hac amplitudine fum- a in Naturalem,Moralem,& Rationa- m; Naturalis Phy (icam comprehédit , & Metaphyficain , quibus addi folet Ma- thematica; Moralis Echicam, Rationalis Logicam,(cu Dialcéticam; hzcq; trime- bris diuifio Philofophiz non foiu cói cal culo Stoicorum , & Platontcorü receptafuit , vt; videre ett apud Eufeb. lib. 2. de prz par. Euang. Alcim. de doctrina Plat, €-3.Cic. lib. 1.dc Orar. ad Quint fratré, fcd Aritt.1pfe eà amplexusceit 1. Topic. €:12« vbi faa diuifionc problematü in ..— Naturale, Morale,& Logicum, fübdit ad philofophbiam igitur sm veritatem de bis iandum cjl dialettico autem modo. «d opinieuem Bam quoq. amplettitar -— STIO PROOEMIA 13$ LIS rift. Logicam . De Natura Logica. D. Aug.lib.8.de Ciuit.Dei c.4. & eius fuf ficientiam. ex profetfo probat , P'hilofo- phia namq;ad hominis fcelicitatem ordi- natur, quam in hac vita confequt potcft, hacautem tum in contemplarioae veti« tatis conliftit, tum actione veritatis con» fitit tum a&ione virtuti confentanea, vt docet Ari. lib.1. Nichom.c.7. & 8. fta- tuenda igitur eft fcientia,qoz cerum caus fas,& arcana natare (cratetur ,& conté- plationi folius veritatis incübat , & hzc erit Naturalis philofophia Phvficam, & Mctaphyficá comple&tens: Altera dein- de pars Philofophiz eft a(fignandi, quz incumbat moribus in(lrsendis , & sdci-- uilem vitam intítuendam, & hec ck Mo ralis. Quia veró hzc omnía non nifi di- fcutrendo,& differendo comparatur, & intelle&us nofter (pé decipitur, X errat in dicur(a , conftitacada deniq ; eft aice- ra Philofophiz pars, quz mentem dirigat io fuis operationibus , & hzc eft Ratio» nilis.Hanc denique trimembrem diuifio- né recipit, S. T h. initio Ethic ad Nichom, . & quicunque tenent Logicam effe fcica- tiam, & partem Philofoph:z ,Conimb. ity prooemio ad lib.Phyf. Mori( initio Lo» gicz, Complut.difp. 1.3.6. Amic.tract.t. q.4.dub. 1. & alij quamplures; Verum tamen cft;quod notar Pat: ualig. ia Mete 1.p.difp. 4. (e&t. 3. pote haac trimembré diuifionem reduci ad bimembrem, .(. ad Naturalem,& Moralem, accipiendo na- 1üralem non prefikc,vt dicit fi o mess plationem de natura, (ed largé prout có ple&itur res omnes intra ordinem natu« rz Dom (ab quacunq. abftra&io- neilla fint , fic.n. accipiendo naturam, res à Logica conlideratz non erüt extra. ordinem naturz , arque ità fpe&tabit ad philofophiam ipfam naturalem . Vuiuer(am itaq; Philofophiam iyxtà "Scoti principia , & Arift. dogmata, vb ücfire non obuiant fidei, contexere inc& -— LEN i. S NN ' »- ^ A&Ww"wwW€.YaXm rl." 140 dentes: ab ea parte , qua. liationilis dici- tnr;exordiom fummis, quia hec ipa pars. philofophie eft inftrimentum refpectu Cceeterarum,part ium Nataralis nimirum , & Morilis, quz non nifi diierendo, & difcurtendo acquiruntur ; modus aü: di(- ferendi, & difcurrendi à Logica docetur. Hanc igitur prooemialem quett.de nata: ra Logica ditierétem in plurcs dittribuc- mus articulos , vbi de varijs Logice no. minibos, & acceptionibus diileremus, de cius Bincyobic&tg,clientia, qualitate, ne- cc(litate,partitione;ac deni]; de eius vni- tatc, & à ceteris facultaubus dittictione: ARTICVLVS PRIMVS. De varijs Logice nominibus, & acceptionibus . 2 Voad ptimum;facultas, quam ag- gredimur explicandam , Logica patti m appellati folet,& quidem Logica dicitur quaf fermocinalis , vel rationalis facultas cx co , quod fermonem verá vel fal(um contiderat, vel quia ratiocinari do - Cet, logos.n. vox graca vtrumque figni- ficare poteft,fermonem, .(. & rationem, melius tf , inquit Scotus e. 1. Pre d:cam. dicetur Logica fcientia rationalis à ratio- ne,quam fcrmocinalisà fermone, quia p hunc loquendi modum figuificari vide- retur Logicam veríari circa fermone, & voces, tanquam cius obic&ü, qued falsü e(Te mon(tcabitar infcà. Dialectica euam coníucuit appellari, hoc cít facultas di- Éceptatrix , vel difputatrix quatenus dit- fcrere, ac di(putarc docet , eít .n. nomen gracü deriuatü à verboydialegome,quod Aynificat differerejac difputare:quamuis auté apud antiquiores. Philofophos Dia. le&icz nomeu víurpatum fuerit pro ca nt x ap) M" rel. tradit lib. 1. de natufa Logi- € c.9. & Arilt.ipl * non femel infinua- uit,qut 1. Topic. 1-Elench.3. Met. & aubi per Dialecticam intelligit (là par- Queflio Probem. de Natura Eogica . tà Logica patte ; quz dicitur Topi- enia de (yllogiimo probabili , vt tu- 5 runtur argu:menta, abfolatd tamen figni? — ficat quocunque modo difzurrere , & ex notis ignota manifc(tare, & quide apud etiam Acift. réperitur hoc nomen Diale- Guce vniucríaliter víarpatum pro tota Logica,vt videre eft 1. Rethor. c. 1. 1. Met.tex.8.& àlibi (epé,vc Fonfec.notat | 2. Mct.c. 3. q.i. feCb.3. Deni Atift.opus fuum Jogrcuin, vti conflat ex .vulgari in- | (criprione ,Organür nuncupauit;ad (igni- ficandà logicam veluti inibrumentüinfer — V. uire ad aliarum fciéuarum acquititione . 3 Quoad 2. Logica in primis diuidi folet in naturalem; & artificialem, N'átü- ralis cft ipfum naturale lumen nobis có- genitum di&tans modum re&é apprehen dendi, iudicandi,& difcurrédi, fiu iflud . naturale lumen, fit nuda potentia incel- lectua , fiué intelle&us cum  habicu: principiorum , quzfüntnaturaliternos ——— » tàvt Complut. contendunt difp. 3. Log, —— q.1. Aruficialis auté eft habitus ftudio. comparatus,quo«ntelle&tus in(trutur, S — -—— dirigitur , ncerretin fuis operaiombus " — — exercendis; traditar autem hc diuifioab. Arift. etb.c. 1. & 1. Elenc.c,8:& i ab omnibus eft recepta. ucfus arti v lis diuidi folet in vniuer(alem, & particue- larem,quam diuifionem tradidit Aucr.2, ——— Met.com.r$.& rElench.q 1,& 2,vtno .— tar Maurit. nofter q.1.praedicab. Vnigers.—— falis dicitur4qug docet przcepra cóia om . nibus (cienc;js, vt quod dcufoftratio có . flare debeat cx nece flarijs , defintiotras —— denda fit pe: eilentialia, Particularísdis —— Ciur,qua tradit przcepta applicata ma ——— teriz huius, vel illius fcientiz , vt quod ig Mct.definicndum (it per genus , & diffe- r&uam,in PhyCper materiam,& formas — alio modo cxpitcatur hzc d:uiioàZab,. — — lib.z.de nat.log.cap. 1.fed allata cxplicae | tio communtor efl,& magis congrua. - d» 4 Frequentior t adhuc, & magis fa- A mofa cft illa diuitio logicae arcificialis in, - E docentein,& vcéteintàm apud Latinos, ae quam apud Grgcos,licet (üb alijstermi- — -—— temtopicam: modo tamen communiter — nisdocentem,n. vocantlogicamà rebus. — — toti Logicz tribuitur; quàmuis .n. dific- — auulíam, vtentem veró rebus coniun , y perc, & dilputare proprié figmificet ex — vt lhilop. refert in praefat. ad lb. Prior. — grobabilibus difcurrerc , cum nimirórpro — Logicam docentem vocant ipíammet do s US qufbonis qum prooibiMKado,. api NgUNAUE Fürst Je ndia. Sa^ « gie Pe Y [ , k we " ;* fr x x - r Dg ^ & De varijs Logice wominib. eo acceptionib. crt. I. 1 4 - K certas regulas in; quacüque fcientia ob faandas in definiédoyliudendo, & di- fcarrendo, vtentem vocant earunde regu larum víum , & exercitium. , fcu potius à ntenmquatenus.in v(ir pofi- tam, & huic, vel.llfcientig applicatà per a&uale exercitiü definitionis, diui(ionis & argamentationis. Hinc aliqui deducüt logicam vtentem non. effe proprié logi- cam;led fcientiam ipfam deterfninatam;. Phyficamnimirum.Metaph. Moral&vel aliam; cuius c(t materia diícur(us , & (ic dcfinitio,diuifio, ycl fyllogifmus in. mate: ria phy(cadicitur logica vcens,eo quod tunc vtamur regulis, & pracepxis logica docentis ; ex quo tandé interunt non eífe proprie aliam logica,quam docentem. At Afti manifefté fallücur , tam quia ficucin materijs aliatü iciétiarum datur vías lo- ica, itd*etiam in ipfa materia logica;dcfi . niendodidendo & arguendo , ergo fal ... timinhoc(en(u,cum nimirum (eipía vti- ex tur; dari debet proprie logica vtens ; tum ^. quia ctià quando exercetur ip alijs (cien- . Vijssquamuis actualis ví(us fyllogiimi v. g« quoad materíá (pectet ad illas (cientias » adhuc tà quoad formá , & modü ad logi- cam attinct;tü denique quia adhuc in alio &níu magis proprio przfatam diuilioné €Xplicabimus,stn quem neceffarió con- cedendus eft habitus , qui proprié dica- tur logica vtens. it Sed circa allatá diuifioné daplex ori- tur dubitatio. Prima eft,quomodo diftin guantur logica docés,& viés,an.f.impor- tent vnum,& cundem habitum,an potius plures fpecie;& numero diuetfos.: com- munis fentéca Thomiftarü affirmat cífe * vnü, & cüdemre&liter habitum ex diuer- fis munetibus ti, & diuer(is contidera- tionibus hzc nomina fubcürem,vndé di- £üt;quo d idem logica: habitos, quatenus. : tradit precepta dcfinicndi , diuidendi, & - difcurrendi, dicitur Logica docens, qua- tenus veró- alijs (cicoc;js applicatur per LS praceptorum , & regularü |: oec coat pers vtenSita Có- if p. r-Log.q.4.$.2. Soto q. 2.proc- mnia. Sáchez lib. 1.Log..6. Mafius fcét- 1-q. 4. Didacusà Icfuq. $. Ioan. de S. Tho.p.2.Log.4-1 art. $. Aucría q-1. Log» (c&.2.licet concedat actus logic doce- tis ,& vientis e(fe realitet, & c(Tentialicer diftin&os. Ruuius q.3.proem.& alij paf fim; Sed preter Thomiftas videtur ctiam cómunis opinio Scoriftarü,nà (atis aper- téeà inlinuat Do&or q. 1. ptedicab.vbi nó nifi cx diuerfa. cófideratione videtue fecernere logicam. docentem , & vtene tem, & (equicur Faber Theor.t.c.1. Pon cius difp.2. Log.4.6.Fuentes q. 4. diff. 2. art. 1, & alij patlim. $ Dicendum ti eft, quod (i de logica vtente proprie fit fermo , importat habi- tum realiter dittin&um , & fpecie diuer- fam ab habitu logicae docentis . Conclu- fio hzc priusexplicatur 4 deindé proba« tur, Logica niqi vt ens,vt notant Mauri- tius q-1.vniuer(.$.6. difficultas , & Tara« rct.q-t.prohe m.Log.$.1. ferendum ;. teft accipi dupliciter ; vno modo pro ha* bitu (ciétifico logico. per demonttratio- né acquitito)quo vtimur in fingulis fcié- tijs definiendo, diurdendo,argucdo ; alio : modo pro habita acquifito. cx trequentt exercicio definiendi, diuidendi,arguendi , ex iftis .n.actibus frequentatis. generatur in ioteliectu promptitudo quzdam ad li- miles actus elicicndosquia sin Do&oré 3.d.33.ex oL actu voluntatis . velintclle- Gs potett generari habitus, vcl prompti uxdo;; (i logica vtens primo modo fuma- turno eft diftinctus habitas a logica do céte, fed e(t ipfamet logica docensin víu pofita, & alijs fcientijs applicata,ynde in hocfeníu improprie dicitur vtcns, cum potius dici deberet vía fcü vlitata,vc no- tat Maurit. cit. & Anglicusq. 1. voiuerf, — & ità loquitur Auerr, 1. Phy(. com. 35. Acin z-[eofuett habitus procíus diftin- us à logica docent, nam docens cftha bius fpeculatiuus, & cótemplatiuus, vtes. veró practicus,& operatinus, ac proinde roprié dicicur vtens aQtiué, nam eftta«. 15 habitas,quo quis inftructus prompte & taciluer vutur logica docente , ciufq; rcgulis;& precepus,& dittindtiologicg docentis, & vtétis in hoc feníu coincidic €um ea» quam alij craduntin logicam co» "templaciuamy ra&tiuamycontemplatiua. 4D.cft docens factiua vero vtcns. 6 LHocautem modoexplicaia conclu. ' $5 fo^ » ] - amxT Ys 141 fo facile fuadetur ex co,g ait Scot. q. 4. Prclog. in folot. ad 2. & 3. Bb. docec.n. ibi , quod vbi cognitio aliquorum nó cft propter fpeculari fimpliciter , fed ét ali- quo modo. propter opcrari, tüc refpeétu corü duplex cft neceffarius habitus in in- telleétu noftro, vnuserit vniuer(aliü , al- ter vcró particularium ex. particularibus a&ibus genitus , fic rerum operabilium fcientiam moralem habemus, quz ett co guitio quzdam vniucríali,& prudétià , quz cft particularis quidam habitus gent tus cx pluribus egiffe; & quo in parricu- lari cognofcimus,quomodo talis aio fie ri dcbcat; cum igitur cognitio inftrun &- torum logicalium nó fit propter [zipfam fimpliciter, fed ad dirigcndas opcrationcs intellectus ,. fic duplex refpeétu cius po- ncndus cft habitus in mente noftra, vnus erit vniucr(alium , quo generalc$ regulae dcfiniendi,diuidendi, & arguendi agno- fcimus;alter vetó particularis habitus qui dam genitus cx ftecqucti applicatione om mium illarum rcgularum ad certas, & de- .terminatas ma:ciias in particulari, vnde ántellc&us habilis, & promptus redditur &d defi nicndum,arguendü & c. Con£ta- tio excói natira omriium facultatum or- ganicarü cius n. natui& funt omncs ifta, vt quzlibzt diuidatur in docentem ,. & vientemyfic «n.diuiditur frene£a&tiua in Érencfa&iuam docentem, & vtentéj(cri- ptoria in docentem, & vtentem,medicina dimniliter , & alie confimiles facultates; fed in his omnibus facaltas docens reali- tet áb vteme diftinzuitur, & diuetfos im rtant habitus;crgo fimiliter in Logica, difciplima organica ctt;dicGdü crit; tobatur minor,quia v. g. fcriptoria do- «ens cít habitus ille, qui tradit regulas benré fcribendi , vtensett ,qui acquiritur €x frequenti fcriptionc , ficut Gt medicina docens cft habitus trades regulas, & prg- &cpta medendi , & (olet dici Thcorica zs, gtcns cfl alter habitus, qui acquiritur ex actuali vfu mcdicinz docentis, & dici fo- lct Pra&ica , vndé fempcr prius acquiri- tur babitus facultatis docentisyqdá vten- tis, ilc acquiritur ex aud:tu Magittri  & fludio regularum, X prz ccprorujifle ve- 1 ex a&uali v[u4& cxezciuo illorum; fic Quali Proem.de Natura Logic, — ^ ^7 igitar etiam de Logica dicendum erit, d decens cft habitus ille, qui acquiritur ex auditu magiflriy Icétione librorum , &c, vtés vero cft; quem deinceps acquirimus cx frequentatis aGtibus definiendi;argué- di, &c. & multoticsfuenit , quod aliquis habct Lcgicam docenrem,& non vtenté, vt patet 1 Tyronibos, q regulas logicales raxiné callent,fedin coficiédis (yllogit- mis (ont adhuc imcxpesti, & incxcrcitatie 7 kx hine rüríusalia deducitor confit- mato . quia peflouam de recenti intelle- &us infiuctus cft habitu docentis Logie ca, dcfinit,diuidit. arbuit conformiter ad illas regulas,& przcepta,fed cumaliqu& difficultate,non expedite, & prompié: ve rum frequentanco hes actis acquirit fa- cilitatem quandam , & prompcitudinemn ad ilios promptius, f&tilius, & ere i fcium inditium habitus acquifiti, cüalie quid operamuür prompte , & cxpedité, 9 prius difficulter efficicbamus ; Probatur aflumptum , quia eti Tyroncs optimà - ze : LEE M o Íciant defipitioncm conflare debere ex. ^.— gencre, & diff rentia, quod inc dis[yllogifmis medius terminus cien- dui E d prima figura debet habere locum pv m X ma. tf antequá fapius feexcrcucrint, dif* ficultatem fentiunt in conficiendis fyllo- gil is in hac, vel illa figura ; quare cum applicatio przceptorun Logicz ctiam poft cxa&am corum cognitionem bené;, » vel malé fieti. poffit , fané requiritur fpes eialis habitus inchnans ad eam rité. fa- ciendam, & hic erit Logica vrens. Hinc. aicbat Arift. 1. Priorum c. 28. non folum. sioruin canfiderare,qp fit per Logi cente, fed criam is eflatsm baberet fa- ciendi, & bic cft habitus Logicz vtentis« Rcfpondent negando intellectum Lo. ica docente imbutum indigere di(tindta. acilitate , & habitu propter a o nC,cognitis.n. rcgulis,& pra ar ogi ca: ,non eft vlla diffieultas.in applicatione, & v(ucarum adtalem,& talé imareriam fcd folam indiget appofitione matcriz'; ad quam ipía regula :finc noua difficul- tate Yincenda cx parte füi applicantur, & &7 P «t g oportere Logicam generationes fillogif — * cido- Ccx- - Cr $1 cffi ciendos , ergo acquirit -— a ab illore.liter difüin&tü,boc.n.eftmanie — F ww . j | 2 Er * - v 9t T -— extenduntur, vnde tota difficultas con(i- flic ín cogationc,& ordinatione regula- zum, qtia adepta applicatio ipfa non ha- bet (pecialé difficulraté , quia intellectus muraliter tendit ad obic&a femc! prco- : pofita,& applicatio ip(a fit »d res cogni- 'tas per actus naturali repra(entatione,&c teadentia refpicientes obiecta ,nó mora- Ai,fcu voluntatia motione ,'vn4e cognito precepto logico,v.g. pa(Tioné przdicari debere de fübiecto , ftatim ac Phyficus dicirque'tit pa(fio, & quod fubiectum ; nulla difficultas remanet , cur fieri ne. » queat propofitio; Hiac Ioan.de.S. Th.ne gat paritatem affomptá in argurméto prin cipali de Logica, & Moralijqu:a in mora li poít iudicatum, & cognitü bonum, re- ftat przcipua difficultas in. applicanda voluntate proptcr eius libertate , fcu in- . ditfcrenria,vel cefiftentiam ad. bonüre- gulatü,vnde preter Syneíim,& Eubulià , -- quz bcné:udicát, & cólilianturyrequiri- tur diltinctus habitus ,. qui imperey  & . atur,& h:c eft Pradentia. Ad Con- firm.demü eiu(dem argaméci deductam * - ex natuta £icultatü-orginicarum cócc(fa iat Low ducis ncgat miaoré, citharzzdus .n.vcl muficus,fi poft artis perte&tá. cogniuo- nem digicbs moucre non , vcllin. "guam, & palatü;aut nonítá expedite, ad í xa c difficultaié vincendá noua artc non De varijs Log.uominib.g accoptionibodri.L. 145 ruüt,ná poft exactiffi mà losicorü prece prorü cegnitioré adhuc manere difficul- tatem ad. iilis vcendum ipfa experientia docct in Tytonibus, (icit & facilitate ge ncrati ín eidem ex frequenti víu (yllogis zandi;Et parü refert,«uód intellcórus fie potentia na'urals , & naturaliter tendat ip obie&a propofitas qaia hibitus admit tuntur no. folü proptcr imdecerminatio- nem potcotiz (alioqui folum darétur im potentijs liberis) ied etíam ob. difBculta- tem , quam interdutn habent ad aliquas operauones,vt dicemas in lib. de Anim. Cum igitur hanc reuncat intellectus ad applicationem przceptorum logicalium edam poft cxactam corim cognitione s coníequenter nouo indigebit libitu ad cam tollédam. Nec valct,,quod ait Ioan. à.S, Th. hanc difficultate tolli excrcitia fyllogiZand;, non pcr genctationcm noui habitus fed per folam impedrméti remo- tionem, icut in Cithira0 pott apprehé fionemartis difficultas applicandi digi- tos intlromcnto paulatim collituc cxecci tio , non per generationem noui habitus in digiuis,fed périmpedimenti ablauoné, quod crat in digitorum nctu;s. Nó valet, tum quia in priiis lic refpondendo iam fatetur;poft apprehentienem. precepto rum log ce,& appolitionem materie ad- huc manere difficultatem , quz tollituc "s ^ indiger, fed exercitatione corporalt , aut i- 5 goes qo tollatur przd:ótam impedi- e mentun,& itg qoi expedirus mouet digi- tos,no t nouam ariem;fed impe- «7 Mimétü eXerauj ciustollis(ic intellectus paulatim exercit io,quod prius negabat tü quia gf cciá facilitas adoperandum in mébris externis non eíiet proprie habi- tus,vt multi fuftinent; facilit:s tamea ad opcrádü in intellectu, & voluntate impor 1 ainande excreerucin (jllogizándo circa -— «Xucrf: as materias, vcl (ciétias,nó acquirit nouam artem , (cuhabitum druecíumab ipfa do&trina logica ,/ed expeditioré vsü. d&uuius veco-negat paritaré,nà artes,que | per externa meinbra excrcencar, duplicé vtique facilitatem petunt , vnà in intelle- &u;in qdo funtytanquam in fubiecto), al- teram in mébro externo, per qtiod cxer- ^, C&ur;ars veró logicae, icut nó exercetur memb:a cxtcraa,ted pec Colüiiniclie- Gtüyità nó petit niti faciliacé intcile&us , Mm sic a idein habitus,quo cogao ut regale logicz,& applicantur . 8 Scd (olutiones iftz cx. dictis cor- ty - tat habitü $ffi cócm,ac magis receptá fen- tentis ü quia fi ad. difficulcarem tollen dàm,& expeditior vsü. initoducendam fola (atlicit icnpedimenti remocioyin nl 'la potentia con(tituendus eric habitus. ad faciliter operandum,fed (ola tmpediinéd: ablatio ; Et per hoc ctiáre joie Raniif folutio-guis.n.ars log:ca pc: £01 intellc- &à cxercccatur, & no pccalià posean y qua difpon debear; jura iicelLiétas d plicca tentit didiculiacem , voa nin co- gao(cendo pracepta logicalia, akerd m applicandosiwa duplex ficilicas,vcl habi- tus in code debzbic ad niin, vaus, qao * priorzoliatur di iicultas; cr;clogicado $..4 Cceni 144 €ens, altcr,quo pofterior, & eiit vrens. 9 Denique actus vtent s Logice mul- tiplicati generant aliquein h ibituay, non Logice docentis,quia nó (anc a&us (cié- tifici& (ic non g-ncrant, neq; augé: fcié tiam ,qualiseít Log ca docens , ergo al.ü à doccnie ditlinGt im. Ref». KC uuitss ipsá- mcet Logicam dócentém perfici ger excr citum c fliciédi (yllogi(imos, nà vt fcien- tiam,led vt artem, vulc.n. g» idémet ha- bitus Logic, prout dac regulus, & pra- cepta Logica, cít (cientia , & dicituc Lo- gica docens, fed inquantii cfficic (yllogi(- mos (ing ilarcs;eft ars,& Logica vtés vo- catur. At (latim cerjcicar hzc (olacio;cum quia implicat vaum , & eund hibirü effe fimul, & femel practicam, & (peculatiuüs cum he fint diffecentiz eifencialitec ha- bitum d uiden:cs,vt dicetur in Iib. Poft. at Logica docens hibitus eft fpeculuuuus , vrens practicam redolec,rum qaia per fe- cunlam rcg4là anteprzd. diuerforü ge- nerum, & noa fübalternatim pofitorü di - ucríg funt (pecies,& d'ffercariz » (ciencia vero , & ars diuer(acon(ticuunt gencra . Nec dicere iuuat , quod licéc Log:ca do €cns, ac vtens fint idem babicus , tà sm diuerías raciones cfTe poc ars, & fcientia, nimirum quatenus docens eft (cienciasars vcró, quatenus viens . Quiacum Logica interior (it ad fciéiam,vel artem, qui süc habitus (upcriores, plané per rationes do centis, & vtentis non poteri concrahi ad eife generis (uperiotis , ficut per rationa- le , & itrationa!c non. porc animal con - trahi ad e(fz« corporis , vel viacniis , ergo dcbc:mnas dicere Logicam docentem , & vtentem importare diuerfos eilcaualicec hibitus tub diucrtis generibus. colloca- tos,nimirum fcienciz, & artis. Rcefp.Ioan.de S. Th».q 2é&:s Logicae vtécis generant quanda taciliracé perqno-. du n diípofition;s, & expeditionis io ap* uoto materia, «quz nó cft nouas ha- itusy(ed aliquid iinpecfe&tit in tali genc- rc inicruicns velut difpolitio, feu ex,edi- tio quzdà iu ipfo exercitio artis; d cefpó fioué pluribus declarareconatur. »cd tcu ftrà pror(us,& Qttio euadic noaimalis, an ficilins de nouo gs nica cx actio* Logicae vienus habitus, vcl di po/itio dici dcocat,  Quiflio *Proem. de Natura Logica. fufficit nobis , vt noua qualitas generetur intclle&um reddens promptum , & cx- peditua ad definiendit, arguendum, &c, 1o Conia hanc conclufionem obij. cics t. Auchorirarem Scoti qu. t . vniucrfz vbi inlinuat log:cam docenrem, & vren- tem non ni(i ex diaerfis muneribus, & có (id :radonibus dritingur. Tan 2. ratione, quia po(ito hibics logicae docentis, & co gnitione mater zin qua exerceri deber , nulla v:detar remanere difficultas, jua n po (Ii nus facilé deánire , diuidere ; & ar- guctc, ergo non ctt ponendus nouus babi tus ad eliciendos a&us logicae vcentis. Tü 3:ad log cam docentem pertinet non fo- luii cónüdcrare cegulas re&z operatio- nis (ecundum fe, (e4 eciam iudicare ,an bene fint applicat hic, & nuac in hac, & illa materia, ergo faperfluic alius habicus ab ca. Tum 4. habitus v:ens idem fonat, quód habitus regulans , & dirigcus , fiue : quo inccllectus per modü regula vricums * : E ergo logica vtens non cft habitus fecun- dum rea diaec(us à docéte. Tum s. di Tyrones inci piunt argaere, definire, Sc ap plicace regalislogicas doceas uli ". mi a&us (unt logic vreaus, ums adhic genitus non e(t in illis nouushabi- — tus,ergo non cít à docente dilfinctus. Tà tanden hab:tus logicz. docentis inclinat ad defiaiendu m, & fyllogizandum , & fa* cilitac intelle&umn ad v(aa inttrumcentos rum logicalium facilior e(t enim &us ad :onficiendum (yll fmimgoll, àm cogaouit quid it, quow ) cà u tá debeat ,quam antca,ergo eft vnus, S idemhabitus , quia quatenus cradit regu« las, dicitar docens , quatenus docendo - ad víum (acilitat; dicicuc vtens;ita Dida- cusá Ic(u. 4 Refp.Doctorem ibi loqui delogica.a Ntence in primo feníu ,quo modo non di ftinguicur à docte td eít ipfa in v(u po lita,q» 1! Doctor ibi(vt verius eft) perlo: £icain docentem fumit habitum procedé- tem ex necetfarijs, per vtentem fumit ha bituin procedenceg ex probabilibus,qua liseft f opica, au&oritas eft ad oppoti- tum , nam concludit dittin&tionem , aon idenutatein « Ad 2. negatur affumprad nam fuppolita logica docente 5. & cogni uone à r: ' MR D: varijs Log.nmm:n.. eov 4ccep. e hit.T. tione materiz,v.g phylicz, remanct ad- Tuc difficultas applicátionis logicorum preceptorum ad materiam phy (icam,que per habitum logicz vtenus tolli dcbet. ; Ad. negatur (equ. quia preter habitum facientem dignoicere errores , qui con- tingere políunc in operationibas intelle- &us , dcbet alter admitti reddens intelle- &um promptum , & cxpeditum ad recté hic,& nincoperandum . Ad 4. quod ctt Aueríz negatur affumprum.nam nifi ve- limus vocabulis abuti, habitus vtens non cit, quo vrimur, fed quinos facilitat ,&c proi» pios reddit ad víum logicz doccn- us. Ad 5. illi primi actus (ant logice vren- ti5 non quía procedant ab habitu? ;gicae vtentis;(cd quia funr gencraciui rlisus , - cut vniuet (alicec in moralibus actus dici- tur ad aliquam (pectare virtuité , quia vel generat ,llam;vel generaturab illa,illi er. go priorcs actus producunturab intelle. . € mudo cum (olo auxilio regularum lo- g'cz docentis, quz Lolumn regulauué có- currit ad eos, & idcó cü difficultate pro- ducuater , qua dcínde tollitur ab h.bitu logica vtenus, quae paglacim iliis actibus acquirituz. Ad 6. quod maus vrg«t, dici- mus omnioo dft inguendos elfe àctus,qui bus addi(cimus reguias;& praecepta logi- cc , & qu;bus ilis vamut definiendo, ar- * gaendo, Xc.aétus primi generis fant (pe- Culatiui ,fecundi Íunt operatiuiyprimi Süt gencrauui Ícienaz , fecundi: artis, logica itaque docens inclinat, & facilitat phvti- € ad actus print genetis.[.ad tradenda s Peeptasad actus vecó fecundi generis fací litat folà idealiter, & dire&tiue, quatenus intellc&us,uo magis log:«ca docente in- firu&us cit , minus cxponitur ertoribus inarguendo , at quaacumais regulas cal- lcat io3icales ; (einpec a'iquam | patietur difficultatein , quouf:juc per exercitium aufcratur . . Sed dices, vt quis 5cnz arguat in aliqua fcientia particulari, v.g. phytica,non atto habita indigere videcuc, quam lomca, vc dirigente actum fyllogizandi& phyfica, Vtelicieace a&in , ecgo (apeclluit alcee hibitus,quia ad dirigen lum fufficit logt- €: docens, ad cliciendum Phyfica . Refp. faflicere vti ae illos dos habitus) vt bene. 145 arguatur in Phylica;at vt facilirec, & pr pte argaatur;cx igi alü habit, Serit log. "viens, concurrés ad illum actum, non quf dem dite&tiue, & idzaliter qu'a hoc gecit logica docens, fed elicit'ué , non quidem quantum ad materiam (yllogifmi,quia a hoc prz (tatar à Phyfica,1zd quantuimad formá iyllogitticam, & (ic inzalrcalüzres habitus «idem a&ui correfponderemha bitus logic docens concarrererregula- tiué, & directiué , habitus logica vcentis elicitiué quantum ad formam; & habitus Phyticz clictuué quanium ad macectam, qus quamuis ab/urdum cíle dicat P. Di ac.q. 1. Pcoz:n coucl. ?.14 tamen nó pro bat. Nitatur (u93 Poacius dilp.2.cit. qu. :6.a 04$ 9. noftram oppuanare lencencia , actationes dilaere; [cd 13m dif p.1. Met. q.3.à n6 j. omnibus eius infbantijs abun- dé (atisfactum ett ,adeour | lura h:cadde Tc non iic opus; Ec ex eadem duétiina oc- Curreadum eit Ouured., cóc:oucrf. 2. Lo - g C.punc.2.vbi cx eisden fundai&os n93 iinpugnat , Expediterelia diffcultas. — — II Ltera difficultas, quae contigit : circa allaramn dimifionem;ctt, an hzc dittin&io cadat i omncs, tingulas logicz partes , an in quafdamtantum 5 cui diflicaltari agíam prebuerüc Angcli cus, & Subtilis Do&or, ille (i:qu:dein 4. Met le& . j apertis verbis ncg utit in par- te demonltrauua logicam vcncem , ifte veróq. t« vniuerí. in corpore quactiti (olà * partem Topicam affirmatelíe viécem , vc notant Maarit, & Faber;quare Auctores quamplures ranta aa&ocicace (uffaiti ne- ,gint hanc dimijionem tori logici conue- nire, & fingulis cius partibas,ità Coplut, qu. 4.prozn.Coninb.3.4.-art. 2, Fonícca 2, Mec.c.3.q.1. (ect. 6. & Mauricius qu. 1. vniuer.qui in hoc maximélaadac dictam D.Th.fed his non ob(tancibus. Dicendam eft cam cóiorishic diuifio- nemtoc logicz cóuenice,& tn gulis cius pattibus , licec peculiari quo dà modo có- ucniat Topica quod dicatur vens ; cóc, hanc docuit $coc. ex peofeTo qu. 1. & 24^ Elench. & fequitur Auglic. q.1. vniuzr( & probabilein purac Marc cic. & eit paf. fim tecegia à Rscentiocibas- I auio , A- uccta r] - * 146 uer(a, Didaco, à Icfu, Ioan. dc S. Tho. & quidem logicam docenté reperiri in om- . ni parte logice omnes ferd concedunt. , quia non folum docet (cienufico modo conficere J'emonfltationem,(ed etiam fl logifmum probabilem , & apparentem , QQ iod ctiá in omni parte polfit dici vtés, piobatar , quia cecera: ícieotize vtuntur ncdii modo probabili arguendi à logica uadito in lib. Top.fed etiam demoníttra- tiuo,quem docct in lib. Poft. ergo ctiam in parte demonftratiua dabitut logica v- tés,& in primo; in fecundo fen(u huius di(tin&ionis ià explicato; Accedit, quod inipfamet parte demonftratiua non (olü datur do&trina de demonitrationc, verü etiam datur víus ipfius , quiz inexplicaa- da cius natura multas confici: demonftta tioncs. Denique logica sm fe totam dici- tr fcientia cois, vt docet Scoc.q. 2. vniu. & 1. Mct.tex. 15. quia in omnibus (cien. tijs exercemus partem demonitratiuam , . dcünitiuam,dilputatiuam, &c.ergo logi- ca viés per omncs partcs diuagatur im v- tro3. fenfu di(lin&ionis,ia primo quide , ' quiaoibus partib? logicz vtimur in alijs fcientijs m 2.vcro, quia (zpius definien- do acquirimus habit operatiuü nos pró pros reddcntem ad confimiles a&us y lic dcmoftrádo,aut probabiliter diíputando. 12. Addita $cot.q.1.Elench.quod li cét tota logica fit cois quoad do&triná , diuer(us t cft vfus do&trinz;qui traditur in Dialectica, 1. Topica, & in deinonftra tiua , nam Diale&ica cít ex coibus , &.in fingulis (cient!js ad proprias concluuo- ncs ex cóibus arguit,nam oflcadit , quod amor , & odium (unt in eodem (ulcepti- bili, non pet proprietatem amoris,vcl o- dj (ed per hoc meditím,quod contraczia mata (uni ficri circa idem,vndé «x coibus arguit ad proprias conclufiones, Hla aucé pars logicz, quz c(t demonttratiua , &fi 1n do&tcina tradatur de cóibus , putade fyllogifmo demonftratiuo, & de attribu- tisad iplum, quz sit cóia cuilibet fcicn- tiz, cá 1n ungolis [ciennjs arguic per. pra- "prum mediaun,nam Geometra vtitur ra tione dcinonitratiua , vndé accipit pri- mas, & vcras caulas conclutioais ; & per proprium mediü argiutad propaa. coc. - ueflio "Proem.de Natura lorica - fed arguens diale&icé aliam, & aliam có» »clu(-in alia , & alia fcientia pec idem me- dium potcít ofteadeceyhzec Dockor. hac igitur de cau(2,inquit ipfe, peculiari quo- - dam modo Topica dicitur vcens, quia ti cocm attendimus loqueadi modüm;tunc aliqua ce vti poile proprie dicimas, uan. , do cam in hàc rem, vcl illam potfamus có fumere;vt bcne notauit P. Didacus, quía ergo hec indcterainatio, & hic indcHe- rens in hanc, & illam (ciéiam vfus folum in cebus Topicts, & probabilbus imucni- tur cx locis.n. Top.cis à dcfiaitione,d di uifionc,à coniagats,à totojà limilibusà paribus à diiCcaneis,ab oppofitis &c. pof fum.* argiinéca de (umere probabilia ad quamlibet concluü onem inferendam im fingulis (cienrjjs , quod uon inuenitur in rcbus accetlar;js,& demonftrabilibus , d ad vnà tatum partem determinata funt y hac rone nomea víus , (cu logicae vtencis peculiaraer parti Topice Mi pisi cn d .13 Contra hanc,conc'utioné obijciüt Complut. probando, quod in parte demó trauiua non detur l sica vrens; quia fi io gica haberet víam re(pc&tu paruisdemon Iteatiuz,vcleifecim materia neceiíatia.a- — ltarum (ci&iarumvcl'in imaceria propria, non primum, quia quzlibet (ciétia confi». cit (uas demo ttrationcs per directionem . logicam , vnde tales semonttrationesnà » procedunt à log;ca,(cd ab ipus fcientijs, aliás ii lola logica omnes cfficeret demó- firationcs, ipia (,la eífct (cientia, quod eít abfürdü. Neq. 2. quía vfus, de quo hic lo- quiaur,& à quo logica denoannarur, y« reas,debet eile di(tin&tus à do&trina , vt logica per ipum vüm formaliter nó do- ccat fed potius recipiat doctrinam, & 0» perccur iuxta illam;aliàs confi derationes logica docentis, & vtentis non etlenr. di- ueríz , (ed v(us in materia demonttratiua logica nó diftinzuitur à do&trinay(cd po uus per talem v(um formaliter docemurs Vt patct; ergo àb co logica nequit dici v- tcs. Tum quia fi logica re(pe&ta faz ma. terige necc(ariz dicerecuc vtens,iam non cilent idé logica vtens, & logica rebus co cretaj;neq. fimiitecdogica doces , € logt caa rebus auul(45logica.n.dum cit in ma- teria propria, & aou delceadit ad extra» neas ——— " ! OA ALL EDT UM TT w/riculus Secundus, de fine logica . itas materias, (emper cft a rebusauulfa. , ergo reípe&u proprig materie (emper docens, & non vtens. Refp.logicam habere vfum vttoq. mo - do refpc&u partis demonflratiue,cft vtés patfiué in materia aliarum fcienaarü , dü ille in (üis demonflratiopibus conficien- dis vtuntur przceptis à logica traditis in lib.Poft.cft etiam vtens actiué dü habitu operatio logico pexercicium fepius de- monítrandi acqui to cócurrit etiam phy ficó& clicitiue ad demoaftrationcs alia- zum (cientiarü quantum ad parté demó- flratiuam, vnde falfum eft, quod demon- flrationes aliarü fcientiarum non proce- dant à logica vtéte clicitiué; neq. ex hoc fequitur folam logicam efle Ícientiam , uia etiam alia (cientig concurrunt phy- dice ; & elicitiué ad proprias demonílra- tioncs.quantü ad materiam, vt (upra dixi mus , vnde demonftrationes illz ex parte materia ad illam particularem fcientiam Ípe&ant,fed ex parte formz (pectant ad 147 AXRNTRICVILVS IL De fine Logica. 14 v1 obieétum logice docentis eivf- " quc naturà inucftigemus , cóínl- to exord!1mur à fine illius, (i.n.verum cft finem intrinfccum fciétiz coincidere cü Obicé&o ,vt notat Faber 7 heor. 1.in fine, & obiecti ccgniuoncm in praéticis maxie mé cx fine pendere, cum lcgica, etfi pra- Ct'ca non fit,íe camcn babcat ad modum pra&icz facuitatisvt poté quz difciplipa organica cft , maxime iuuibit quzfic rié dc eius fine pi emittere tàm fecundum fe & petits iadineia fuam confidera- taquam vt ab Arift.tradicz ; Fátétur om ncs fincm, fcopü logica,in qué tora col limat ,c(fe dirigere inteile&um in fuis ope rationibus, confentancum.n.erat vt que- admodum int ituta crat fcientia ad dire- tionem actionü voluntatis, que cft Echi Cà , à alia inftitueretur pro directione epcrationum intelle&us,cum non minus logicam,dire&iué ad docentem;clicitiud "^ fit errori expofitus,quà voluntas,prarfer- ad vtétem.Datur ctiam vfus parus demó- flratiuz in materia propriaydum cienti- fico modooftendit logica modum ftrué di demóllrationem,vnde negatur aflum- — "ptü etiam quoad alteram partem ;ad pri- má probatione, vel ibi fermo eft de víu,à quo logica dicitur vtens paffiué,& fic ve ra cft minor,quia ficut logica vtés in hoc — fenfu nó ctt habitus à docete diftin&us, ira hic v(usnon diftinguiturà do&tr:na,& pcr ipfum formaliter docemur;vel (ermo eft de vía, à quo logica dicitur vtésacti- . u&& fic tala eft minor; quia ficut logica vtens in hoc (cnfa ett habs operatiuus realiter à docente diftin&us , ità hic víus zcaliter dittinguitur à do&rina;nec p ip- sü formaliter docemur;(cd per ipfum ope ramur, & ab hoc víu proprié denomina- tur logica vtens. Ad dera probatione negatur confeq.nam logica etiamfi in do - €endo vtatur (uis regulis , & praecepus., Quia tamen hoc cít n;cré per accidens, & libi ipfi infcruit.ac fi penitus etfec diftin- €ta fciéa, hinc eft;gq; quamdiu ad extsa- ncas matctias aliarum (cientiarum có de- &endit, (emper ccofetur à ccbusauulfa , tim pro ftatu ifto in quo in rerum cogni tione dependet à fen(u ; quifzpé (zpias decipitur , ita notauit Antonius dc fantis -ration.art. 2. diff. 12. hzc autem cft logica,vt notat Scot q.4. Prolog.arc. r.8c Ant. And.6. Met.q. 5. quz hacrationeab Arift.dicitur smodzs [ciédi 3, Mct.1 5. &c definitur quod fit jcientia rationalis di- fcretiua veri à falfo. Verum cü tres fint intellectus operationes, fimplici appre- henfio,iudicium, & ditcuríus;di flicultas cft,an hzc dirc&tio per fe intenta à logi- ca fit omnium, & fingulorum operatio num,an folius tertiz ad quá prima, & fe- cunda ordinantur;& ruríus an hac dire- io tit pcr (e intenta*in quacunq. mate- riaytam .f. probabili, quam demonttrati- " ua, anpouusin demonfirariua tantum . Quanrum atunct. ad primam difficulta- tcm , multi tenent adaxquatum logica fi- ncm cte dirigceretantum tertiam operas tionem;qua cx notis inneftigarurignorüy ita opinatus videtur Zab. lib.i, de natura. log. cap. 18. & quicunq.tenent(yHtogil- mum cfe ada quatam cbicéum 1n logi- €ain tota fna amplitudine. Quantü acu» nct ad (ccundam, tenent quaaplurcs fin. LY logica . 348 logica eífe dirigere cognitionem noftram in materia tantum demonftratiua, ita fen fifIe videt &uic. p.p.log.cap.2. Ammon, pra-fat.in predic, Plilop-& Alex.pra-fat, in Prior, 14 Dicendütí cft;quod fi loquamur dc lcgica intota amplifudine fua, finisa- daquatus cius eft dirigere omnes, & fin- -&ulastres intclle&tus operationes in qua- ^ «uq. ma!cria; fiué probabili, fiué necefla- ria ; fi vcio fermo fit de logica ab Arift, tradira,vtique finis eius ada quatus eft tà Uim tertiz operationis directio .. Concil. cfi Scou r.Priorum q.3.6. Quantum ad tertium :& probatur primó quoad primá partem . quia o€s tres operationes funt p. fe dirigibiles in Qquacunq. materia,crgo lo £ica [ecundum (c ordimatur ad omncs , & fingulas dirigendasin quacunq. materia; FProb.afiumptum, quia qualibet indepen dcnterab alia proprium pore ft participa- IC ertorcm , quia li implicarec dati ter- tiam opcrationem,adhuc darentur prace pta de (ecunda ,vniucríalem v.9.negatiua dimpliciter conuerti affirmariuam in pat 16,&c.& fi implicaret dari (ecundam,ad huc darétur przcepta de prima, v.g.quod ad difin&é quidditatem apprebendendá Oportet concipcre genus, differentiam obicéti . Et quáuis vna operatio indigeat maiori dirc&tione ,quamalia, vt tertia. , quam fceunda,(cconda,quam prima , nó tamen hinc fit eam , qua indigcr mmori dircctione, pct (c ad log:camnó pertine- Fcyquia hacc dircétioqualiícun;. t , non. ni(i adlogicam pcrtincre potelt Nec fatisficit dicere eum Aduerfarijs. perüncre vcque , fed indire&é , ac redu- »quatenus prima ,& fecunda reda- «untur ad 5. Nam licet prima conferat "ad 2.& fccunda ad 3. tf fingula pcr (c ha- bent fuam re &itudin e & (unt capaces di- xcé&ionis habcntque fuas regulas, & pre- cepa diffincta, Qd vcró- voa magis cá- pX lit, a jnd'zeus dircétionis , non c ffi- €it; quiu cmncs per fe ,& dire&é int à log:ca ditigendz per inflzumcnta pro- pria, (ed toium gv dircétio vnius magis principaliter intendacur, quàm glterius ;. vnde concedendum vitró ctt,quod. Log:- €à cti adz:quaté lt. inuenta ob dircátio- ' Quaflio Proem.de Natura Logica. nem trium fimul operationü intelleGue in quacunque materia, principaliter tamé inuenta eft propter dire&ioné tertia opc rauonis& in mareria neceffatia,quia in. ter operationes intelleus ca eít diffici- lor,& idco pracipuos finis Logica etiam in tota fua latitudine erit dirigere dein 6- flirationem , .i. fyllogiímum 1n materia ncceflaria, non tamen ada quatus , 16 Quoad alteram partem etiam pro- batur,quia vt ait Scor.cit. Arift. péfücic rauit de diuifione ; ncc egit de dcfinirio- nc; nifi quatenus inferuit argumentatio- ni, & dcmum totam fuam Logicá in tiam argumentationis compofuit , vt te inftrumenti caeteris omnib. perfe&tif- fimi , quod ctiam probat Do&or ibidem tali dituría » quicquid tractat. Arift, in fua Lozica;in grat;à argumétationis. (eu cius cft dire&io folius tercia opcratios nis; l'robatur a(lamptum, principiaenim cius.tám proxima , qvàm reniota in lib. Pradic.&-Petiher. declaratur, rationem cids in communi ,& quidditatem , quzué ipfi in communi accidunt; in lib. Priori manifeftauit , & tandem partes (ub;e&i- uas inlib.Poti. Topic. & Elcnch. quibus traclatibus tota abíoluitur Arift. Logica. Immo Arift. ipfe in fine. Elench. volens fc oftcndere inuentorem DialeGticz , di- xit fe dc fyllog:fmo tractafíe . quafi tra- &atio de iyllogifmo fit tota Logica ab Atift.contexta ; hine Do&or ctiam Prolog.ar. i. inquic finé Logica cffe gcreintelle&um in actibus di(currendi y liec? ením dici poffec ipfum de fine prz- -&ipuo Logice in fc tuifíc locutü,veritimi- letficft de Logica ab Arift. tradita verba fccifíe . Hic tà addendum eft , qnod etfi Logica Aiiti- tit ada quaté ipflitura pro dircctione di/curfus m quacunque mate- ria vt patct ex ciusdicto in fime Elench. nunc rclato , priecipaliter tü cfl inftjtuta ob dircttionem eius in. materia ncccíla- ria,vt claré cciligiut cx 1.Prror. c,5. vbi proponit Íc prupum .i. precipue tra rurür de demorfliatione , quod dicit fe issu in I. d - 17 5cd quain dilciplinis organicis , dc qu«rünurcro eft Logica, aliji ue fa» culta- [yllogilmi zraétat , crgo adaquatus finis d ^ & erticulus fecundus , de fine Logica . eultatibus adminiculatiuis duplex folet finis diftingui, internus nempé, qui attin gitur abipis, & externus,qui non attin- gitur ab iplis «(ed ab alijs facultatibus , quibus in(craiunt, vt pacet in fcenefacti- ua, qug famulatur equeitri , nam cius fi- nis inrernus cit Érenam externus veró eft directio equi , ad quam frenum ordina- tur,qua dire&io folü atingicur ab eque- ftri . In propo(ito dire&:o operauopum intellectus 1n effe exercito noa cft. finis iatcimlecus Logicz,(ed excrinfecas cancü quia etii Logica tit directiuay hoc non fa- cit eliciendo operationes ipfas dire&tas , quia hoc pertiner ad. particulares (ciécias fimul cum Logica vtente , fed «m elt di. reétiua exéplaricer, & idealiter, quatenus contemplatur in(lrumenta , ac tdcas , ad quaram imitationem fieri debent opera- tioncs ipfze,vc fint re&a; & quia finisin- ternus adhuc duplex cít , vt notat Scot.q. 3. Prolog.(upra T.tormalis,.f. & obici - uus, vel vt alij lo.juuncur, Q«o,& Qo! ,vt patet In ipfa trznefactiuay in ip(a. finis in- ternus ob.e&tiuus, & Qu eft ipfam fcz- numyincernus formalis Q) i5 eft perfe- &a cognitio ipfius Ereni , & vniucrfaliter cognito perfecta fut obiecti in vnaqua- que tacuiace, vt docet Dot. cir. In pro puo finis Qao, (cu formalis mcriníecas ogicat in «oia fua lacitadiae eft cogni- tio modi, quo dirigantur omaes, & fing . "Ix opecaciónes «atellect? finis yerà Qiii & obicctiuus c(t modus iile cognitus, nà wniuerlaliter loguaendo finis fotmalis in- tnnfceus cuigícunqne.| habitus. eft cogni- tio , quz immediate ab co eliciemr circa proprium obiectum , fins vero. Qui ctt id;ad quod terminator finis quo , f. co- go1uo ipía; & fic demum feruata propor tione dici dcbet de Logica ab Aiit. tca- dita;quod fims internus eius formalis , 8 Quoectt cojnicio dumtaxat argumenta- Íeu (yilogifini , finis obicctiaus, & ü eft [yliogianus ipfe « -A8 In oppofitum obijcitar Primo ad probandum dirc&ioné operationum in- icllectus nuilo aiodo etc potie finc Lo- gicz. Lum quia efficere QUOUoRs Hos ctas in cogniuione rerum; verumque à fo epu pettincs ad fingula fcien- | ng d49 tias , ergonon ethic peculiaris Logicae finis, Tum quia (i effec hic finis Logicz , ergo foret quo.j; dire&tiua operationum fua.um ,quo4 faltum ett ; quia cunc pro- cc detetacin infinitum , Refpon..ex Batfolio q.8. Prol. art.2. quod efficere operaciones rc&as eliciti- ud, & in e(l Aexeccico vtiq; ad alias fcien- tias fpcétar circa propria obie&a , fed ef- ficere operationes rcétas exemplariter,&c idealiter; ac in e(fe qua(i fignato ad fola Logicam fpectat. Sic eciam dilcernete ve rüa falfo formaliter (pc&at vtique ad fin gulas fcientiascitca propria obic&ta, at difcernere verum à falío inftrameatali- ter ad (olam Logicá pertinet ; quatenus ipfa fola dat vegulas diguolcendi ercorcs, & euitandi.in quacunque opératiorie ín- telle&tiua v: norat Zab.lib. 1.de nar. Log. €. 3» Ad 2. negatur falficas conícquenus , & proceífs in infinitum, quia incellc&tas pet cadem przcepca,quibus dirig:c actus aliaram (cient iaram , dirigere eia potett actus Logica liae implicite, (iud cxplici- té ex.vi relexiua quam habet lupra fuos actus; vad preceptum fyi logifmi , quod habeat rres tetiminos, elt (afficiens ad di- rigendum intelle&um non (olum in inz- teria Phy áca , (ed ctiam Logica. Secundo argaitur ad probandi ,quod fi finis Logicz e(t dirigere, hoc cit cantü inordine ad 3 .operauonem, quz fola in» dige: directione, nam prima operatio cít apprehentio obicét: reprz(entrati per Ipe- ciem y quz neceifarió reprz(enrát «qua. rationc g22at Art. concing:re falticacé in prim operatione ; fecundi v.ro ope- ratio , vel e(t crcca obiectam aotü cx ter^ minis, itauc propolitio tit per fe nora , , non indiget dite&ione Logica, quia fads ett lamen intellectus , & apprchéüo tec- mino:um, fi vero iit ctrca obicztü igno- tü,iam nouficari debet ex vi teria ope rationis ,vndé non dirigitur, vc (ecunda fed vt teitia. Quin cà Logica nó haber. dirigetc ip(am tettiam operaciouen , mifi : in materia nzccífaria; nam Logica dicitur; inftrumentum íciendi, at (Zicucia habctur tantum per demonltrarionem . tss 19 Reíp. negando atfumptum, oftca- dimus ,n. primam, d icemRip ciclo x - m 1jo nem cffe per fe dirigibiles; ad probat oné dicimus, quod licet in prima operatione non rcperiatut fil(itas complexa, potetk tamen interuenire interdum faliitas incó plexa talis nempe defc&us; quo conci pit intellcétus rem aliter  .juum lit ; vt cum apprchendic anzclü.tapquá corporeum , vcl obícuré,& tmplicitéter aliquam ap- prehendit, non per fc cotiderádo omaes, & tingulos gradus e(lentiales cius, vcl in- dittincté, & cófusé cócipit vt vni quid , quz diftinguenda funt , propter quos, & fimiles defe&tus indiget intellectus dirc- €tione ctiam in prima operarione ; & cá dicitur , quod in hac operatione intelle- Gus necetlario coformatur cum obiecto repracfentato per (peciem , quia fpecies necefiario repra(eotat, verü.n eft (peeié ncceífario reprafenrarc , negatur tamen Séper reprafentare re&tà, (zpius.n.eX ma là contlitutione feníuum internorum, aut etiam aliquo defectu externorum protie- nit mala reprazfencatio fpecierü inrelligi- bilium; ex quo fit veritateasvel falfitaté incoplexà in hac operatione attédi debe re cx cbic&to non vt ceprz cntato, fed vt cft in fe, dc quo fuo loco agemus in lib, dc Anima; Secunda quoque operatio cít erroris capax, deficit n. (epe intelle&us in enunciationibus (altim noa per fe no- tis, & adhnc initlifmet indiget directio- nclogicasquae dat regulam ordinaté cop- — mc&endi prazd'carü cü fuübiecto,fiug có- nexio fit nota ,fmé ignota, talis .n. cónc- xio fit nó inurendo obie&tü ; (cd rcgulas logicales;qnod fi obiectü norificetur per tcítiam , adhuc tamen directio (ecundz elt diftin&ta à dircétionc tercia & pote ít infe re&ificari abftrahendo ab omni ter tia. Tertia denique opcratioyvt cft erroris "paa in quacüj; mazecia,ità dirigi babet à logica in omni materia, & non in necef- faria tantum , & quando logica dicituc infiramétü (ciendi , non fumitur verbum fciendi i rigore pro cogniuione pet dc- móftrarioné acquilitajíed pro quacüque cogsirione,quocü ]; modo fit acquifita ertió arguitur ad probandum finem etiam logic Arift. efie directione cuia- Ícüque operatiuais, & non foliustertiz , quia à cosa percurtatur Arilelogica vide Queflio Proem.de Natura Logica. bimus di(tin&os compofui(fe libros pre. dire&ione cuiufcun3; operationis ligilla tim;edidit.n.librü praedicamét. nc íntel- lcétus in apptehenione rerá cófiadere- turfed habédo ance oailos ferié omniü rcrüdi(tinctà diftin&é,ac fine confu(io- ne ré vnàquáque concipecet ad cuitádos auté crrores , quos potcft committere in córügé o terminos apprché(os datae funt rcguiz in lib. Periher.ad euitandostandé etrorcs in diícuríu contingere natos tam quoad formá,quá quoad mater;iá ceteros cópofuit libros Prior. Pott. Topic.& Elé- Ch.ergo finis logice Arift. no eft tárü di» rc&io tertic operationis)fed cuiufcüque. 20 Rcípondetur concedendo Logi Arift, euam partici pofle iuxta tresintel- le&us noftri operationes , vt docet Ants And. initio Periher. & in lib. Przdicame & Perhier. deditfe regulas pro diredtio- ne primz , & (ccundz operationis , fed. quiaterminos , & propofitiones ibinon. confiderauit propter fe, (ed tantü vc (unt: parces,ha proximz, ille remotz fyllogif. mi, vt ibidé docec Ant. And. & Scot, cit« 1 Prior.q.2.hinc ficquod fimplicicef, & abfolute inis adzquatus logice Ari «it: dire&io tantum tertiz operationis, —— Quarto obfjcitur ad probandumdi-. — . re&t;onem operationum intellectus efle finem logicz nedü extrinfecü y fed & ine - trinfecuio, Tum quia finis intrinfecus be bitus dire&iai eft dirc&io,fed logica e(t e(fentialiter babirus directiuus,etgo &c. Nec dicere fufficit logicam elfe Tnbirür directiuam idcalirer rancá,& in eíse fi- gnato,nonclicité , & ine(feexercito , 4c proindé quod finis intrinfecus etus ett dite&io tantum idcalis, quz non eft, ni : - cognitio ideg, ad cutus exemplar fieri de. — bet opetatio,vt re(ta fic. Non (uffici nà - conrra hoc eft, quod logica eflicit, & eli- cit operationesrectas in propria mare- ria, ctgo attingit dire&tionem etià ineffe exercito. Tum deinde probatuc exem- plo (zpius addu&to frzacfadtoriz , quae non folü refpicit inirinfecé cognitionem frenifaciédi,(ed ip(am quoque dire&io- né,qua c miytn rc&tü. Nec —— (uffra gatur,quod directio equi non refpiciatut liste iaiteé cd cies M Cac - €, quia frznefaGoyia non cft dirc&iua equi,cum hoc fr munus equeftris, at Jo- . gica eft dirc&biua operationum . Re(ponaáctur ad prin;ü folutione data inter arguédü , ad re plicá dicimus logicá per accidens. fciü Poi sg dircétione in . efle exercit: nó per fe, & quatenislogi- €a cíl,accidic.n. libi quod nrlogica inta licala; & hoc cxercct manus , veluti Eflet fci&tia diftincta: Cui accedicy.juod eram in prepria materia dircét'o in cíle exer- cito attirg tur à logica viétejn6 docéte, Ad alccrü rcípódeturs quod fi fienefacto Xia contiderecurs vt f! habitas in intclle- € docés niodü rc&e faciendi (renum 5 uo s€ía (pcétari debet, vt valeat paritasy filsü cft dircétioncm in efíe exerzito cffe '€ius finem intrinfccü; nó.n. artingitur ab ip(a, (cd ab alio habitu in potérjs exter" tiis rcfidétesqui dicitur Ereneractiua vtés, hz«c.n.eít, quz conficit frenum iuXta re . gulas à docente pra iccipias , ARTICVLVS TERTIVS De adequato Logica obieffo. 21 f^ Onftituo finc huius facultatis tá -4 intcin(ccoquàm cxcrinfecostà a &ih [e cólideratasquá v: ab Arift. cófcri- piu ,ciuídé propri & ade uacü (ubrectü in vtraque cofideracione. venari. difficile nó ctit; At quia bomé fubicéi multas ha bet acceptiones,vt docet Scot. 1. Prior. Q4. qu&ádoque pio fubicé&o imha ions , qu&doque pro (ubiccto propouitionis, X alijs modis, futmiror im praeséti pro co, cir Cà quod vnaquaeque fcrétia verfatur, quo fcnfu 1. Poft. 25.vna fciencia. dicicur etie vnius genens fubicéti, & appellatur fubie €um confiderauionis, X età obiectum , ucd potétic, vel habitu' obijcitar cogoo cendum, quod cum'iteruu: lam. potat vel fusé pro omni re coniiderata n (G€- tiajaut arte; quo fc-bfu in medicina , v. g. non folum corpus humanum, v: fanab:le, fcd cttam omnia nm edicamé:a , & inflru menta dicuntur (ubicétü circa quod aris medicz & quicquid demü in (Cientia tra Ctatur; eius (ubic&tum vocatur ; vcl pto- prié , pro rc non quocunque modo , (cd pet ey primo cohderara in fcienua;lile efriculus Secundus, de fine Logica. 151 loquimur de ftubic&o cófiderationis in fccüdo fen(uj quod cum iterum diuida- tur in fübie&tum adzquatum,feu totale, & in lubic&tum inadz quatum, fcu partia lejquód deinde diu:ditur in principale, & cft principaliter pars fubic&ta earü, quas fub fe toiale (ubicétum cogprchedit , & minus pr.ncipale ; & eft pars tubicétiua inf.tioris condicionis eiufdem fubic&i totalis, lic loquimur de (obiecto totali& adequato, g cflita primo per fe confide rain (ci£aà,vc tota artificis cura in eius coréplauone fita fir , ac proinde cacera omnia in (cienria cofiderata reuocentuc ad ipfum, & habcant atiributtonen: y qp proindc fübe&ü attributions appellari confacuit , licctid à Modeicis quibufda fumatur pro fubicéto princi palitaus. 1; Q'àvisáutcm fübicé: hoc modo furnpu vig» ac muluplices enumerari foleam cód.tioucs prac puz ramen , ad quas ciera ces rcducuntur , funt, quas enumerat L'o&or q.3.vniucrfal.quod de €o in (ciencia prae fü pponatur quid eít, & quod eft; quod jereiusquod quid cft de mouoftrentur affcétioncs de co in illa (cié tia , & tandem quod omnia determinata in (cientia reducantur ad 1pfüm , & pro- pier iptum contiderentur;vcl canquá.ciu$: principia vel tàquam partes, aur fpecies» vcl proprietates eius , vel alia coninnili ratioae,qua lub céti conditiones , veluti necetfiria& (uffici ntes recipiürur neg fiin ab Auctorib Complut .difp. 1. Pro- €n.q.2. Didac.à icfü q.3. Poem. & alijs, & exprcisé deducuntur ab Arrtt. 1. Pott. tex. 2, 25.vbi docet fubicétü efsc iliud cuius pripcipidpartes,& pa (fioncs in (cie tia 1nqutrütur;neceffitaté vero barücon- diionü cat; (ufhciéuá oftéderc no cft bu.us loci, nà cx profelso tractabitor in« fta di(p.de (cientia 12.q. 2. Et quia ét vt ibidé trademus,fibicctü adequacü e p.rte mareriali coll ac focmalt, re. . fiderata,& modo cótiderádi, cx quibus in eíse (cibiti cóponitur vnü fübie&um Quod iouus fc: Gcistsde vtraque parie fü bicéti logica: cric bic etia diiserendum Hac yiqanísa dottrima(quá ad pre- íens (ufficicnà de hoc fuse infca loc cit.) detusiri (ubisQé sie quot iclnu quae P^ "d t - x a 4527 dó defcendimus ad quzftionem pro pofi tam de fübicéto adzquato logice. Et quidem mirum eft, quanta fit Auctorum vatictas in huius facultatis obie&to affi- grádo;rà viginu& an plius fentétie te- citátur de hac rcjnos celebriores refere- mus;que ad duas claíses reuocatzi pofsüt ; Vna crit coi ü,qui ponütdogicà eísc [cié Già realé,ac proinde obic&ü reale ci atli gnàát; Altera eft eorü;qui eam faciüt (cie tiam rationalensac proinde aliquod cns ratiofiis obicétum eius ftatuunt 13 Aué&torü prima cla(;s Prima Opi nio c(1 corumsqu: ftatuunt ob:edtum lo- gicz rcs onines , fiue omnia entitas 5 non tamcn quatenus entia funt in [eipfis, & a patte rci, fic enim de cis agit Mcta- ph. fed quatenus fünt ab intellectu cogno fcibilia.Sccunda a(lerit nó es,(ed voccs, vt rerum fignificatimascflelosica obie- étum; qui opinio communiter tribui (o- cc Nominalibus,& c(t Aurcoliin prolog. art. . Tertia afferít rnodum , fcu intiru- mentum (íciendi reale etfe (ubie&ü in lo- ica, vari tamen auctorcs infltrumétum Ícicndi acceperunt; Q iidam.o.(umpferüt illud in toto rigore pro fola, demontlra. 1ione,qua eft inftrumentum fcicntiz jp- dluctinum proprij(Tim? dicte jita mulu ve teres, Alij fümp(crunt latius pro fyilogit mo,vcl argumentationc, & quidé pro pri ana incention?,quo fenfu tancum (unt in- flrumenta realia. Alij démumlauflimé ac ccperunt inflrumcncum (cicndi re;le, p- ut.(. complectitur definiuonem , diui nio- nems,& argumétationem pro cóccpubus Obic&iuis,fcu pro prima intenuionc ; ita nimb.q. 2- l'rodem.qui cá procettauur fe loqui e logica sm fe conliderata , non prout ab A uft.tradicasita «n. folamargu- . Imentauoné aflignant pro fübieéto ada- quato; Quarta (encentia,qua cóis eft in- zer INcotericos, non ipflrumenta directi- uia,ícd potius opcracíoncs intelle&tus, ad quas hec ordipaptür;aflerit effe fubre&tü, vndé ftatuunt pro (übicéo,, vcl vrcsepc- rationes intclicétus..;wacenus dirigibiles, vcl vt (pecialiter loquitur Aucrf.q. 2. (ec. ifogoitioem inccllcdtiuum comprehé icm utes actus noflri iatclIcétusquate« vus dirig.bilemyjitaw illud tit materiale j- l.i "- LI Duaflio Proem.de Nara Lopicá:— hoc vcró formaicjità Auerf.cit. Amic. im log.trac. 1.q. $.dub 4. Blanch.difp.1.qu,. 9. Didacus à Ie(ü q.3.proem. Arriag. dis fp.2.log.n.54.Oauied, contr. 2;log.punc. ' 1. Ruuus q.6 .(ccuti Suarez p. tom. Meta: n t. lec.a. " í ó (unt pauciores opinionesinter Au &orcs fccundz claffisycorum.n.qui entia ratiohis pro obic&to afl;ignarunt,Quidam putarunt cns. rationis in fua cóitate (ume ptum debere ftacui obiectum . Alij hinc Opinioncm coaréctantes non omnc cns ra tioni$ponünnt obic&um logicz, Ícd rans tun: genus quoddam entis rationis uod: appcilan: ens raNonis logicun:, & fecun- dam in:éc onem, & eft illud ens rationis, qvod tignificari folet pafliminlogica p terminos logica!cs ger.us , fpecies, (übie- &um pradicatun «dc finiti. enünciatio , . & alios fimiles,ità 1 homifle omnes« a« ict.c.de gencre p.2.Scctusqu. f; Progme Mafivs hic (ec. 2.q. 1 3, Sanchez lib.z; qué. 17.lauel.trac.1 log.c.3.Niger q.12. Cli peiComplut.dif:.1:.3.102n.de S. Tho, p.2log.qu 1.art. 3. G.lleg. Petronius, & alij» ur pro hanc fentenaa citant vcteres on.nes 1 homiftasAT:j 'ádem ad . gis fc rc ftingcntes;pcc interlog fcs& vt ab Arit.rraditam diftinguente$, fübicéctum legice ftatuerüt illud ensrario. — ni$, uod per orguinentationcm tporta | tur,vel ceré fyllogiímum, quam fenten-- tiam de fyllogiimo docuit Scotus cx pro- fcio q.3. vmuerf. & fequumur Scouftae. paflim in cum locü Mautit. Anglic. Bras. (aul. Sarnan.F aber. Theor 6. loccus que. roem. j. Fuentes q.3.diff 3, art.6. tàquá, Dottor ibi locutus fuerit de fübie&to. gicz quocunq.modo fumptz ; Faber ta-- men €. 3. inquit ibi Doctorem a(l; gnare. Íubieétum logic: Ariftotclicz , Refolutio dc obie&io lcgice Jariffotel. 24 Icendum eft;in logica, prout eft D ab Arifi.tradi i b aliquid rea le eiie obic&um,fed ensrarionis;nó quis dcm in tota fua coaate;neq.vt loitatum adens rationis lcgicü, bué (ccundam ins. 'nuopcmyíed quatenus ad a! gumemacio- nem, ícu (yllogifmum coar&tatr . Cona clufio eft Scori q. .vniuecí.& & i. Prior; ] qa Pn €. - Deadeiuato log.obietlo e/Are YI; Ag. i.vbraliud flatuit (übiectam in logica, tab Arift.tradita ,& in tota amplitudine fua confideratur;eft communis inter Sco tiftas cw ditcrejáte vno Pu i6 . cio qtii difp. 2:leg.g?s. parum curás Sco- vibra * aen Scotiftarum, aff;gnat logica etiam prout ctt ab Arift. siadiar P obic&um rcale  & fyllogitmum pro prim: intentione captum; & proba- , Mrquoadomncespartes. — : Primó quod in logica Arift. non fit ali quod reale fübic&um,fuadetur,tuim quia quzcunq. traduntur in logica Arift.(unt entia rationis,& fectinda intentioncsio- cales,vt Lie ANDR diea. ana- jprzdicamentü; propo itio, aqui- pollent amrecedens, mr » fyllogif- Anus, figura ,fübiectum,predicatum , &e. tum quia hac ratione dixic Boctius logi- .€am cffe dc (ccundis intentionibus appli- «atis ptimis, quia Ariftitotam logic [uà tradidit füb terminis fe cundarum inten- dusramócóld qe hac ratione dicia it (cientia rationalis,& (eclufa à nume- o fcientiarü realium;yt netat Scot. q. 3. Prolog.lit. I.S fuit perpetua;& conftans fentétia omniam Peripateticorür , qua & rone Grámatica, &R hctorica diftinguü tur conta fcienti les, quia tradüiur füb terminis fecund intentionum;vt fünt nomen, verb&sparticipium,&c- ergo ens rationis , no autcm ens reale fnbiectü 'erit logiez Arift.quia per ens rauonisdi- Ringuitur à czteris (ciencije .- ^ Reip. Auerfa q.2.fcc. 3.negando afsü. ru quia potius logica Ait. in ommi- us (uis libris, trattaubus agi deenti- busrcalibusinlib. Periher. i rreróm ,& &xuécbus perfe" agitur de a&tibus noflri intellcétus dc enunciatiene ,ditcur(u &c. ncc per fe quarinux [ecunda intcntio- nes;q cx illis actibus refuiiát; in lib. dicair..pcr fe conliderantur,& certis Tocis  difponuntur natura rcales cxclufisenti- bus rationis. In lib.ctiam pradicab.quam Wis ttaétctur de gcnerc,aificrenuay & 16- Jiquisquz videntur entia rauenis,tf tra- atur de illis , quaicnüs nnportant cnua scalià, & vmucríairier icà procedit 1012.5 ^Arilt. logicasca.niqua docet, verificaur de cnubus realibus,uon rawonis, docct.» LI CEN 153 genus predicari de [pecicbusfpeciem de ind: uiduis, at non valet vtique predicare dicendo fpecies cfl genus, indiuiduum eft fpecics , (ed bonio cft animal ; l'etrus cft homo ;docet prgdicacü affirmari de (obie &o0,at nó valet dicere fubic&tü c ft pdica t ,fcd bene Petrus eft albus,cft homo. Scd hec foluiie facil é rcfellitur, falfum m.cft;g in lib.Periher. & Frior.2gaur p Íc de actibus nof: ri intelleétus , nuncia- tionc;& difcurfu, (ed agitur de regulis, & przceptis, quibus opcracionesillz dirigi dcbent, & iig rcgulz caduntur per ter» minos fecur.darum mienuonü, oj pradi- catum affir matur de l'ubie&o, gp :n prima figura maius extremü przdicatur de me- die termino, mcdius ceri inus de minori extremo, & in cóclufione maius extremi de minori; falium cft in prz dicamétis na turas reales per fe confideruri , ná de tube ftatitia,enantitare,qualitatcsal j(q. predi camcotisagit logicus sth Q n c5 atténdi- tur fübijcibilitas,& pradicabilitas, vt ve ró fant partes entis realis peruretad Me taph. & fic & diccndii de naturis cóibuss quas im portát genus, & (pecicsceteraq.. pradic.: bilia, qj per (e ad legicum nó (ye Gant;ícd fccunda intent;oncs voiuetía tatis, quas fundant; Nec cft ncccfl'ey ca. docet infccüdis intentionibus verifi dc cifdé pdicationc excteita, trita eft «m, losicalis teguliquod qua bgnàátur in fe- cundis;excreentür in primis, non veró in - cildcm feciindis,& ideÓ-tota hac refpone fio falfacf , rà 1$ Sccundo quod cns rationis in tota fua cóiate non fat fübie&tü logica Arifte telice;nulla indiget probationc;tum Quia; & Grammatica Foeticay& Rhetorica» fua babent cntia rónis , tà quia Complute ipfi teftzbtur ceruffimum efie cns ronis. vmuerfáliter fuv. ptum non cffe obicctum. logica, ncc aliqaero T homiftarum oppo Inum aflererc , am logica nó contiderat rclaionem rópis dextri , & bniflri in co» luna , ncc relationes ronis quibus Deus. ad creaturas refertur.Sed qp ncque fübie- Gum fit cnsrénis iog;cum ; fcu- fecunda, intentio qua cft veritaus manifeftatuay qualis cít fola (ccunda mtentio logica; p» batur; Tum quia in qualiber [cientia daltige T —— gkodum - »! 154 guendum cft fubieétum cóxatis à fubie- attributionis, neq.hoc coincidit cum illo fccanda aut intentio in lozica eft fu bicétum cóiratis , quia pra dicatur effen- tialiter de (übic é&o, pra:dicatn,copula,ge' ncrepropofiuone, & c.ergo nó cti fubie- &üactributionis. Tum quia iuxtà hac s tentiam non contradiflinguerencur in lo- ica principia,paffioncs,& (ubicéum vt docuit Arift.1.Pott. 26. quia hze omnia €onliderarentut ,vt fpecies,cum intrinfc- -€é imbibant conceptum entis rónis logi- €i & locunda intentionis. T ü quia Ct (1 A. zift.in fua logica confideraret. ocs(ccun- das intentioncs veritatis oftenfiuas(.uod .thnon fecit) non proinde dicédum toret con(iderari. omncs per fe, & dirc&é; velu: ti fpeciesobicéti totalis,fed indite&é , & xeductiué,& (ic de fa&o confidcrauit ter minos, & propofirioncs , vt principia fui obici, aliquas ver fecüdas;ntentioncs: vcluti affe Guoncs eius « : Hinc deducitur nom conucoire fecun- «az intentioni conditiones obiccti (cien- tia (upra recentitas, & à Compluc. cate- zilque Thomiftis receptas ,. nam vna illa- gum cft ctiam iuxca corum do&r iná , gq &ontincat omnia; quz tractantur in fcié- tia;ita vt adipfum omnia reuocentür ,vcl. aquam principiasvel partes,vcl (pceies ,. yc! proprietàzes cius;altera cfl, gp (it y de potifTima.cura e(E in tali (cientia, &. - 10 (fi aliqua fuerint ),tradantur prz- &cpta;j at prima conditio fecunda. inten. tioni non conucnitquia omnia.confide- rata in logica rcducuntur ad ip am; vt (pe. €ics,non vt principia fübiccti nc:.vt pro: ttate "fecanda ,quia:tota. A ift. cu: Ia fuit agerc de [yllogi(mo; vtipfe tefta- mur e-vit. 2, Elench.ciufq, regulas, & pra- ecpta diíerté tradidit, de (ccundis autem: Antenuonibus, nec peculiarem tsa&tatum: eonfccitncc pa(Tiones aliquas de ipis de: móltrauit,g tfi necetfarium cracyfi fecun. da inicntio tun.Cdacrat pio fubic&o; Ac €edit.gp de dcfinit.one,& divifione cx ;p fcio non egit, ergo fecunda intentio vc- niaus-oftcnfiua. non cftin. Arift. logica adaquatum (ubic&tü,cü non o€s talcs in- 4 RUOncs inca conidercatur .- - Ref. Complut, Q quamuis Arift, cx Cuaflio Proem.de Natura Logica; à fo; -ta eft fermo; & parui rcfcrt ' Kctatationc aliarara opinionur profcíio non c gcrit de definitione * uitioie, hoc Decr non cda e^ tur füb obic&ologiez,[ed vel quia dede — finitione iam egerat Socratesde diuifio. — Ane Flatoyac nuilusveTperfanétorié dear - te ÍyIlcuifkica y & lic eam fü Anft, —. fcipi eX prcfeílo ex plicrdemevxl bcd qs : vt inquit Laeztjus lib. $. in víta Arif. d E cfinitione, & dioiiionc nones tide rat volumina;quae tóuninria temporispe Lieruntjmmoó cunrArift.rcferente Laete tige logica fcripferit 1$ oc bre »fortd € alijs intentionibus logicalip.ex; - dioe Sod lus folutionc ottendítur lim traétaius de defininone,& diuilione: cx natura rci ad.logicze obs Qum fpe tas re in'totafaa amplitudine, gp grati - .cedimur;at hic L logica DAL cir naalia cdideric de dcfin tione,& diuifio- 'Desqua pericrunt,quia qua ftio eft de Arift-quaz nunc extat, euifg. ip p Acntiquarimusobietum «,...... 26. Tertio tapdcax, ginlogi fubic&om adzquacum ic iyllogilm argumentatio, probatum manct. cum c& dictisaruculo pracedenu, vbi tum ett finem logicat Alt I te Uonis, qp eit arsumentatio » v o5 mus;finis autem ;mernus cospcidit c& o bicétestum.candem pacot ex ptigretiu ip pusAnft.conftai.n.fyllogmamineius — logica ommbus potiri códiuomibusad Os ^— bicétum fcientiz.defideraus, gaudet pris —— main rs fupponuure(ic,& DOG HS f €tationem de puipcipijsrcmous & prc - pinquisis lib. pra dicam, & Perer Ha. e tim ap lib. Prier. pramiut definituonem ciu5; 2audet (ccüdas quoniaman cifd lib. Fuor,muliz pa(Tiones de lodemólrá. .——— tur per predictam defimtionem, vt efie in modo? in figura y contare ca tribus term iniscoucluderc vniucríaliteryparti culatitcrnaffiimariué)& negauués gaudet d. niq.tcua;quandoquidem.omniasquae infccnuacraétiur, vel (unt principia byl leginiy& bc habentur lib pradicam. & Feiiher. ycl íani propiietaieseius, & i habétur libri Prioium,vel [pecies P^ WT, sbétar lib. Poft. Topic. & Elench.ita di curtit Do&or 1. Prior.q.1. .. Inoppofitü obijcitur Primo cü Nco- tericis p aliquid reale;& nó rónis; poni debeat obiectum in logica, Tài quia que Tibet fcientia realiter caufatur ab obicáto fuo partialiter,& ab codem in perfc&io- ' nemenfurarur dicit.n. telationem ad ii- lud,yt ad mé(ürá ex Acift.c. de relat. (cd mullum ens rationis poteft cau(ure (cien- tiam,que cft realis qualitas, nec cius per fe&tionem menfüurare , cum fit imperfe- &ius illa, crgo'&c. Tum 2.quiaobic&um fcientia dcbet effe fcibile,& perfe intel- ligibilid autem enti ránis conueniceng eft, cum inzelligibilitas fit prima paf- Eu tealis. Tum 3 .quia fabie&tü de- bet continere virtualiter notitiam fuüarü a(fionum,qu£ f. ipfum formaliter con- leiduur cx Scoto q. 3. Prolog. at ens ró ' misnó pot caufate notitiam füacam paf- L'A vpR une notitia cs alitas realis. à 4.quia li logica ageret de ente rónis , dco eller, quta tra a de genere fpecie , (ubie&o;pred'cato, & alijs fimilibus inté tionibus , (cd hac etiam dicunt entia rea- lia,quia in hac propotitione,bonmo eft a- mimal,a&us iütelectus corre(pondens il li termino bomo, oon tepre(entat naturá humanam pracisé , fed vt [ubrjcitur ani- ' mali , ergo nón folum rcprzí(cntatio ho- minis,fed modus etiam reprafentandi il- lüm,vt id, de quo dicitur animal, eft quid rcale. Tut $. f1logica eft de fecundis in- tétionibus vtiq.no crit de ipfis in abftra- &o;fed in concreto,vtapplicate süt pri- rhis,atq.ita logica herét i gatum per accidens. Tü demü d uo;qnz efl fubiect i principale m Togica, confideratur in eà, vr quid reale ergo ctia fübic&um adequatum, füb quo contine- tür,reale erit; probatur affumptum, quia )nfideratur à logica,vt elt effec&trix fci ties fed vt talis non poteft effe ensrónis: , ergo &c. - 27 Refp.ad t«g ficut non eft dc efsen E. :&ti effe motiaumy& mehfuratiuü actus in perícctionc, ita no elt dc ro - ' ne (ctentizs Rd fot obie&to, & ab in co pe Ofie meiure- turyyt ex Do&tore: itat 4.1 qup. De adeguato Log. obiecto vArticulusTértius -. 7 fs fubjS.fed ui;de rónc [cientie caus, ua- lis noneftlogica,vt eft ab «r tt.tradita , & conicxta , quz caufatur non ab entetó nis,icd à fondamento, quod habet à par- te rci,'tà Maurit.q.3. vniuer(al.S.6. dubi tatur yin fol.ad es addit etià poni pof- fe totalem caufalitaté habitas logicalis ex parte intellcétus , nam licet ina bireéto obiectum fit caufa partialis, & hoc prima 'riumyin a&u tf reflcxo porcfl totalis a- €tiuitas tribui potentiz , & quamuis ens tónis ncquceat cíIc menfura fcientize quam tum ad períc&ionem, pores ch effe mca fura foi a&us quoad vetitatemyquatenus notitiaintantum vera e(t inquantum exe rimit obiectum, ficut cft,quo séía dere ione men(urabilis ad menfaram vides tur Scotus loqui quol.1 3.M.& O.& pro prié dici folet relatio coformitatis actus ad obic&um. Ad 2.negatur minor, quam uis.n. non habeat intelligibilitatcmobie- &i primarij.bzc:n.cft paffio encis realis, habet ti intelligibilitatem obic&ti (ecua- darijj, quatenus ficut entitatem habct ad modam enrisrealis, ita fcibile cft ad mo- dum illins. Neq.dicas ex hoc fequi, quod WI ab Rp *- Mpdcer » Quia ficuc eius a in hoc fitaeít , quod cogno- Ícatur ad modíi entis edis per íccon ucnit illi, quod (ciatur ad modi alterius , dc quo fufiusipfrà di(p.5. , Ád 3.ait Maurit.cit. qiod contin£tia virtualis, cuius meminit Do&or ,'conue- nit tantü (übiecto fcienuz realis , dc quo jbiloquitur; vel quod conuenire potett ét enti ronis fundamétaliter; Sed ez peditius obiccto db »*dici poffet , quod ideo (ubie&tum d:citur Lr» continere virtualiter patfionces fuas quo-- «d c(Te cognitum , nó quiadubiectum i p- füm,vt fic,cau(et notitiam pa (Tionis, fed: quia (ubiectum, vr cognitum, fiué noci: tia fubie&i caufat nottcram palliopis,quo eft etiam competere cognitio cit cns rea-* fcnfu hoc mnaus entirónis,quia |— le. Ad 4.negatur minor,nà licec repraien tatio hominis in ea propofitione fir teas: lis, cà tá [übicétio in propofi cione nó eft uid reale, fed deuominatio € deccticta ab a&tu re&o intellectus , quae fit ens rónis, & fecunda intentio formalis. tct pec a&tum rcflcxum. A d 5.vti |. logica: TR dps" wr ? 156. eft de fecüdis intentionibus in concreto , nimirum,vt applicatis primis, (ed non id- Circo eft dc aggregato per accidens, quía res prima intcnrionis non cadit in intel. le&u fecundz,vcluti pars,fed vt terminás re(pc&um co modojquo accidens , qua- do intelligitur dependere à (ubie&to, non intelligitur vti vnum per accidens. Ad 6. demonttratio poteft (umi, vel mareriali- ter, & pro prima intentione, & fic ett illa materialis collocatio propotitionü , qua medius tecminus ità ordinatur , vt in vna fubijciatur& in altera przdicetar;vel foc maliter, & pro fecunda intentione , & ctt relatio , vel relationes ab intelle&a fidt antecedentis, & cófequentisymaioris,mi- noris,&c. occafione defumpra ex illa rea li ordinatione;primo modo caufa: fcien- tiam realiter, & exercité , fecundo modo fignare,& fic confideratur in logica Ai- ftot.& ab co definitur, quod faciat fcire , Poncius cit. difp. 2,q.5.aducit cum Auer fa nonnullas rones quibus oftendere niti tur Log. habere obiectum reale imo có- trà coém negat genus(peciem,(ubie&tü, predicatum yllogi(mum, & alios huiu(- modi effe terminos (ecunda intentionis; Scd rónesilla non cgent fpeciali folutio- nc,quia ad fummum probant quod infra dicturi (umus art. $.logicà cx natura rei , & sin (e con(ideratam effe fcientiam rea- lem, at id non probant de logica , prout fuit ab Ariít.contexta, qui cam exprefsé. docuit (ub terminis fecüdaram intentio - num,in quo feníu híc loquimur, € quod ilii termini fint 2. intentioncs patebit in- fri difp.1.3.8.arc 1. & difp.2. Mer. q. 9. art. 1 m4. 28 Secundqyobijcitur cum Thom. ad, obandum,quod cns róais fcu fecunda antentio fit fübie&ium . Tum quia log. di- citur (cientia ronális hac de cau(a,quia eft dc ente rónis , vc de obiecto , alioqui in. trinfccé e(t qualitasrealis. Tum 2.quia (i. cut datur vaa (cientia,quz tra&at de ca- tc reali in vniuerfum  & eft. Metaph. ita dabitur alia , qua tractet dc cnie rónis in vniueríums& ccit log. Tum 5. quia quz- «unq.tra&at logica, (unt entia róns;ac ia aentiones fecunda vt termini, enunciatio cs, yllogiimi)figure,&e«X bac roue aic Quaftio "Proem: de Natura Loglcaz.— bat Boetius, quod logica eftdefecundis — — intentionibus applicatis primis. Tü 4«uia, "n enti rónis , & fecandz intentioni conue- » niunt conditiones (übie&ti, qui& predicá ^—— — tur deomnibus,que in logica tra&tantut, — aliaj. ad ipfum reducuntur, veltanquam — —— partes,vel principia vel pa(fiones. Tüde- — — mum quia omnes fecundzin:étiones, de - — — quibuslogicattadtat, (unt veriradisoften — — — fiuz, & períe conducuntad dirigendas — operationes intelle&us ,ergo omnes in- — diffecenter cótinentur füb obie&o adz- quato cius, quod crit ens rónis logicam , fué Íccunda intentio veritatis oftenfiua 7. confeq.patet, nai omnes participant ró« nemobie&iuam ,perquamlog.fecerni- — | tur nó folum abalijsíciétijsrealibus, fed — — etiam rónalibus, quales süc Grammatica, & Rhetorica, quz confiderantfecundas — intentiones oftenfiuas congruitatis, vel — — incongruitatisfermonis,non autem veri- — tatis, & falfitatisità Complut.cit. — , Refpaad 1.logicam abíoluté dici fci&- tiam rónalem , quia efl diretiua rónisin fuis a& bus,logica veró Arift. àdhuc f ciali róne dicicur rónalis, ga nimirui dc ente róais , vt de obiecto , hoc. non cít fubic&um eius in quacui tein(pc&um;fcd vc (upponit pro; mé mg tatione; vel (yllogifmo.Ad 2.enstonisim A3 communi pert (c primo, & dica dmi A mmm lam ícientiam pertinet,fed idi cm ou &8,& rcdu&tiué pertinet ad Met. nus sif c('enciam füam eft eB ADDS X" quia ciufdem fcientiz eftcon(iderare id, — € cít tale, & q videtur tale 4. Met. tex. 4» Ad 3. concedimus totum, quia logica "Arift. 1radita cft (ub terminis fecu rü À intcntignum,& diciturefledeíecundisim — tentionibuseo modo;quo Philofophiadi — citur cfle de rebas naturalibus qd, cC quod omncs proprié funt (abie&tumátttis, — butionis. Ad acis a appe i non cft dc rone fubicéti,quod fircomma.— nc oibus in (ciencia confideratis per prae dicationem, (cd vrsmioncn, c, oiircducanturad illud veltanquam pat» —— tes,vcl principia , vel paífiones,at omnia — coníidcrata in logica; dam intentionem , vt nus, Ad j.conceíjo | Deadequato Log.obiello. c/Articulus IF. confe tia,nam fi prz:cipua condi- - obiecti (ciens cft , vt itid, de quo potiffima cura e(tin tali fciétiaj& de quo traduntur precepta; vt Complut, faten- tur,plané poxiffima cura Arift.fuit in fua logica clucidare (ccundam intentionem , eft veritatis manifeftatiua per virtu- tem illatiuam, vt conftat cx vcrbis ipfius Philofophi 2.Elench.c.vlt.hac aurem eft io, (cu fyllogifuus , de quo ét rareliquit pracepta «— agpéemerstinia, q obie&um adzqua tülogicz Arift.non bt fyllogiímus; Tum ía non folum egit Arift. de (yllogifmo, de czteris etiam (peciebus argumen- tationis,inductione, Enthymemate, & e- xéplo,cr, tius argumentatio in cói €» ric obiecta. Tum (ecundo;quia non fo- lum cgit de arguméatione,ícd diftinétos libros etiam-«ompofuit pro dircctione primz, & fccunda operationis ,vt lib.p- dicam. & Periher, & de definitione lacé tra&at 2. Poft. ergo potius modus (cien- di in cói, (cu in(trumeétum direétiuum in "fua amplitudine erit obic&um. Tum ter- tio;quia dicere non valet cerminos, & jp- pofitiones Arift.ibi non contidcraile pro fesfed tantum;vt funr partes fyllogif- mi; quia &fi ho€ modo fint confide: lest non obftat, quin etiam per fe, di rc&té contidcrentar (ait Auer(a fec. 4. & fuit argumentum Aurcol.in prolog. art. $. ) ficut in Phyfica , licet elementa con- currant ad conttirnédum mixtum, tamen : Fhyfica non agit per fe folum de mixus, - neq, corpus mixcü cft adequatum obie- Gum cius,(ed per fe eriam agit de clemé tis,& corpus cóc mixtis, & elementis cft obicétü Philofophiz. Tum deniq.quia;vt vrgent Complut. fi femel adaittimus. in obiedis particularibus alicuius (cientia , lbet otdmem vnius ad aliud exclu- dere illud , quod fic ordinatur , à ratione E iay& immediata obic&i,tam in qua fcientia obiectü principale e(let a- 'daquatum po(lemu(.dicere Deum, aut igentias clic obiectum ade quatum i | | 153 ml ens, & quz in Philosophia, ad homi- nem» qui eft precipua fubftantia materia lis, & quein logica ad Demonftrationé, quz cít genuinum inflrumentum (ciédi, ergo licet intentio generis deferuiat defi- niuoni;& intentio pradicati propofitio» ni, & hzc argumentationi , non ideo in- tentioncs ifte debent excludiab obic&to per fe; & immediato Logic . 19 Rclp. ad primf argumentation£ , & tyllogi(mum non dfferre,& induétio- nem,& cxempiü,ac Entbymema non có- ftituere fpecies à (yllogilmo eflentialiter di(tin&as,fed ad ipfum veluti imperfectü ad perfectum reduci,quia funt fyllogifmi imperfcé&ti habentes totà vim inferendi à fyllogiímo,vnde & in fyllogifmum tranf- ucru facile pofiunt,&-ad aliquam trium figurat ü reduci, vt Arifl.docet in poflrc- ma parte 2. lib. Pris erudité demone ftrat P. Faber Theór.6.c. 3. & nosoften-. - dimus 1.p. inftit.trdc. 3.c.2-Ad 2. ait Do Gor.1. Prior.q.2. terminos, & propofit. in illis libris cófiderari inordine ad fyllo giímü,cuius funt partes proxim z,vel re- moz ; de itione vero z. Poft. lo- quitur in ordine ad dcmoaftrationé ,qu& ingreditur,vt medium, vt omnes farétur , Ad 3.potuit vtiq. Arift.logicam (uam ita inüituerc,vt termini, & propoütiones p fe contidcrarentur , ita quod dire&té in- cluderentur in obiecto logicz, vcluti fpe €ics eius , ficut clementa confiderauit in narurali philo(ophia:fed nó ita fecit ;quim potius vt patet ex progre(fü operis, con- fidetauit ca indirecte, & redu&iué p or- dinem ad fyllogifmü;quem contt itaunt , uia folum de dire&tione difcuríus fuit ollicitus. Ad 4.concedimus nó quélibet ordinem vnius obic&i partialisad aliud excludere illad;quod tic ordinatur, à ró- nt propria, & imiediata obiecti, ted fo- Id quando ita có(ideratur in ordine ad ill lud,vt nullo modo propter fe, S direct confideretur, fed indircdté penitus, & in grati& alterius, quod nó cx natura rei pé ed. fed cx progrelta fcienua , & Au&oris cius, fic auiem ri tere piopolitiones,nimirum in gra» tiam M in ome a »vt partes cius,in logica MNT pota E tores , Bis " is &orcs, ipfe infine 2-Elench; Ne. binc € onfunditur (ubicé&um adzqyationis c fübic&to principalitacis; vel via difcerné- di vnum ab alio przcluditur ; quia (ubie- €&um adzquauonis femper illud.erit , ad quod redacüxut omnia cóliderata in4cié tia,vel vt parces,vcl fpecies,vcl principiis aut alia cofimilí ratione , fubicétum veto p'incipalitacis erit. quod'e(t nobihus , pra ftazius cocentü fub-obie&o adarqua- tionis,quod vtique in logicaeft demon- frauio;quia ett fyllogifiusin materia ne eciTaría confeótus;ac proinde fciétiz ge-- neraciuus, S incer. omnes prae (Láci - 3o Quarto tàádcmarguitur ad idé Tü T. nilul eft (abiedtum totius, & parcis. fyllogiímus eft fubiectü.in lib: Prior.. ergo; Tum 2. quianulla fciétia füü.cofr- cit (ubiectum;fed logica conficit fyllogif mi. Tüm3. nulium complexum potcft effc (übicctü, quia dc (ubic&o- prasfüppo- mitur,quod'etb incoplexi ,ac (yliogimus. &fi quid cóplexam; T ü4. quia.a (fi gnádo- fimpliciter,S&abfolucé (yllogifi pro fu: biccto;aflignatar táruni pars materialis. ergo dimiautas.efe Doctor nóatfigoado: etia formalé;nmmex vtrique: cosle(cere dbe:iubiectim adazquatum (cienuz. Reí pondetur ad primum cx: Doc.q.5.. Vnuaerí: maiorem efleveram codé mo- do;ac druerío idé etie poteft (übicétiü co- eius], & partis; cin propohro fyllogif- mus ctt íubiectum.in lib. lr: er& quoad T aisi writ ircialem.t«quame tüadproprierates ipfum formaliter có Écquentcs;eft vczó (übiectii cotiusquo- ad.có;incntiamvirtualem., & potentialé fimul ,..i. prout füpponit ét pro» (uis (pe-- €icbuss GCnop;pro feipfo- tant üi incom- muni. Ad'1.non eft Logica ducens, qua . «onficit fyllogifmum;led vtens,, illa tan vun regilas tradit, & praecepta recte có» jAccedisnó seper opusceífe.quod: fübicétü ur pnus (cientia«quácua ad-ef- fe a&tuale,ícd poffibile-Ad. 4. fi fyliogi- muscxercité fiunarur- pro- aggrcguto-.f. mera Jet Veg tare um ^m p de ipo» yretupponi nequic, g»etk (implex,nec fta. 201 (ubic nura o fi lümatur pro ; inrentione in ilio aggpegato fun» daa poicft oai (ubicGtü à dc ipfo fup- Quaflio Troezwm. de Natnra Logicá- poni,quo: fimpiex. inhoc enimséfü eff. uid incomplexum.. Ad 4. ait. P. Faber: or.6. c. 5,4u9d quando fubie&tü ma- teriale in Íciécia cófi deraur omnibus. mo É dis, quibus ett cóü icrabile, cunc nece(fa-. ' riaminon etfe addiuioné partis. formalis ,, ue (olim additur ad.settriogédam coli, "aar obiecti materialis, & ita imquig contingete de [yilogifmo.in logica quia confidetatur ab.ca omnibus. modisquis bus eft coniiderabilis.Sed forcé in. fylloe. giao aliqua s cóliderari poteít,.quag non attingitut à logjco , quia ratio.genee rali(fima € at uen cis ipfo: imbibita fpe&at ad. Metaph. & Iamitesdogicz ex« ecdit,ficur & cómunisracio-(ecüdz int&e tionis , quz etiam vagaturpet-Geámmas. ticam,& Pocticá; certibett logici pce fertim confiderare (ytlogi(imü qnarenus habet vim inamifcítandi ignota ex- notig — —— per vimallatiuam;, & hanc eile-tati eas formaléobicóniuacius, Itaqueratiofore — malis obie&baa in logica Acitt.a(Tis -—- 32 dacrit, veinalijs(ocnjssvndemeutig —— Philotophia naturali pomuur-(übiedtam —— — corpusmarurale , quatenusimaturale, im —— Mzaph.ens , vc ensi Theologia Deus, —— vt Deusyitain Aci; Logica eric fyli P". mus^juaemustalis,..quacenushabet vim, —— dicigedi intelle&tüininueftigaioneigno — — rorü cx.notis.ira.n.Ípecificauur ratio fot» — malis,sri.quam có(deratur atque itaná — cit dimvnurus DoGtor, quia imtellexi (y] —— logi&nüquatenusfyllomfnd,cfféiubiee —— — Guun.Videaliaargamentaapud Do&, —— Refolutio de obietto Logicein Jg. | »r S! de Logicafécüdüíeloquamutk. — — proutadzquaté inítitui.poteft (e-- | Mn eh Mer peau cs : eius partes, ad quas fe excerdere dC pM cocti neqiie usct modastoéds d netu mint feni itii utota amplitudíne-(u» vt nimi SEM D tw cesiongme me mms 93s t'a ionem, & 6 quz alia funt inftrumenta . adhoc munasa (dc quo difjs.feq.) ka Scoc. x.Pri q»2- .en& Fonfec. 2. quic oaa, MT REI €m-Log, «fs Tat q.3.. T Áenüt Fabet c. 5 i& alij Scati grs etie: babi- ,De ádequato Logica obieflo -Atrt.TIf. babilé patat P.Fuentesq. 3. diff. 3. art.5. q.26.& fi ratio quáibi ad hác conclufio- né probandam adducit, nihil concludarj, quia (ofum probat inf rumentum (ciédi effe iubie&um przzdication's . Quamuis autem P. Faber Thcor.6. cáp. 3. & alij Scoriftz negent illos libros: Priorü effe Do&oris, quia.nimirii plura cótinér,que rO (unt cofona di&is cius ini. Vruucrf.in Metaph. & lib. Sent. vbimaiorem haboc an&Gotitatem 5 Tamé vt bené norat Fac- te& cit.id non (t (ufficiens argumétü , vc ncgemus-cos libros.etie Doá&oris , quia £adem ratione poffemus dicece tracta ui Vniuerf. cffe alterius DoGoris , quia. q. 41:cgitegs e(le vniuoci,q.3.ad 2.prin- £ipalc pomr corpus mobile fubiectá na- . turafis Philofophi 4 àmó in li..de Anim. & Met. habet quamplurima paflim diffo- na nue Sed docet in lib /Sent. wt yería- tis in eius]i.facilé parebir, NO crgo quia mula retractat Doétor in lib. Scnc. & quol.que dixerat in Lozica , & Mctaph. ocgire debemus eos. libros taiffe ab eo ' «olcriptos, quia no ell nouum Authores cla(Iicos in vltimis,& maturius cótidera- tis lacubrationibus interdüsque antca di- xetát, revocare » fed potius regulà hinc vniucr(alé deducece debemus,g in fcho- la Sabtiliü liber duntaxat séc.& quol. au- Gotitaté facere dcbét irtefragabile, cz- teri veró Log. Anim. Met.nó ab(otuta fa cere debéc au&ocitaté,fed in his tátum, cólona süt (criptissét & hücin mo duin hoc opere vicmur auctoritate Doc. : ve wena itaque probatur noflra có- 12:5 ? dcducta ex ipfa natura] Mt conítru&ioncm docet, (cd logi inftrumentaria fimplicitcr,inftru- |n ara re quia elt de medo, ícu us (ciédi o, Vd fimphcitersquia dcferuit alatur alijs (cienti 1. Top .inacnt: bit pto áüté o ciendr mon poteft aue. T i per fe , &duc- cttarte nat r$9 &€ cenctur dirigere omn^s operationes intclic&tus , cum in omnibus poflit error contirgcre , ergoinon folum demon'tra- tioyfed.omnis (vIiogifaius . & argumétaa tio,non (ol arguimétario, fed ctia dcfini.: tioyX& diuifio,& fi quod aliud extet ifte mentumydcb:t pec logicam confidera- ri,& pertractari, quare cü logica fecüdie feampliors (it ambitus, quam prout fuir ab, Aritt. tcad;ta,inftrumérum fcicndi im communi, prout ab hoc,& io abflrahit'y aílignandum eric dli pro obic&o tocati y & adzquato; Maior probatucá fimili im omnibus facultatibus inftrumétarijs fias pliciter,omnes.n ità yersácur circa inftcu menta, vt nó.attingát.opus,ad quod (uae P natara ordináur cd hoc ab alia per- ficitur,cui ifta famulantur,quas pro:ndé minillras meritó nancupauit Ari(t. t. KEuhic.c.1.& 1. Folit.c.$-fi€ (chabet fre- na(actiua vcl pe&tu cquettris, quia verfa « - tur circa frznum ,quod eft initrament dá ordinatum ad cqui direction , &iracir- a illud verfatuc wc non attingaz opus, ad quod fuapué nacura ordiaatut,fed hoc ac - ungitur ab equeflri,cui ipfa fubfetuit, iic Íc arm ferraria refpeCtu lignarie ,, quia vetíatur- circa fertam , & dolabram, quae fünt inflrumenta ordinata ad conficien. doamífcamnum,vcl ftatuam,& ità circa il- laveríatur,vt non attingat fcamnim, vel flaruam , (cd perficiantur ifta à lignacia, eui ipfa (ubfeiuit: omnes igitar ciu(imodi - inttrumcntariz facultates (1(tant fm con- fiderationo,& con(tru&ione inttrumcen- : torum,nec tranfcunt ad opusyende ipfum infirumenuim eft , ad quod reducuntuc omnia quz. in tali facultate continentar, & ipíum non reducitur ad aliquod aliud intra candem contentum; immo li opus aliquo modo contiderat , ad qnod inflru- mentü,dcquo agit, ordinatur illud idcm confiderat in gratià talisinitrumenti , vt "f.illud bené conficiat yel regulas cet «óficiendi edoccat,vt fit idoneum ad tas le opasobcundum; Gc franca ctiua equi: directionem con(idce;at in ztaciá frani s vof. edoceat illud ità conficien- di,vc fit aptumad talemumss,diucc(a n. infiuméta cxigütur pro opcrum diucrfi yo dé ^ 160 dé códucit ad tegulas tradédus de. inftcu méto conftcuédo ad cale opus ordinato Kefp.Auería (ect.4.in fiac falíum e(- fc logicam ita etfe facultatem | inftrumé. tariam,vt non attingat opus , ad quod or. dinantur inftrumenta ab ipía conlidera- ta, (cd in (implici inflrumentorum cou- teinplationc confiltat ; nam non folum cóficic & rimarur in(teuméra (ciendi , vt alijs (cientijs rradat , fed ipía logica pec (ua in(trumenta perficit. , ac dirigit ipfas operationes; Sed fal (icas iftius rerpon(io nis cx przcedéc articulo liquet, vbi ofté fum cítex profe(fo log:cá nó perficere operationes intelle&tus phy(ice , & elicici uéfeu incile exercit. y (cd idealiter can- tü,& veluti inetfe figuato,quatenus vra- dic regulas, & przcepca ceteris (cientjs bcné definiédi,diuidéedi, & d (currendi . 33 Sccundó Modus (ciendi, (eü n(tru mentum redé cognofcendi (vocabulum namq;(ciendi fusc (umtrur) in logica fe- cuadum fe contiderata omncs habet codi tiones ad obiectum fciétiae requiiicascfk ,n.id,quod per fé incenditur, & confide- ratur inlogica,cum finis intrin(ccus cius fit docere jnttrumenta omnia , quz no- firam cogfiioné coadiuuare poitunt ex ar t.preced.vndé fi tota traderetur, dc ip- fo przacciperet quid cít, & quod cti;cíft id,ad quod reducuntur omnia, quz con- fidcranda forent in logica fecundam fe fümpta,omnia namque ad hoc tenderét, vt re&as facere operationes intellc&us -docerenr,effenr.n. regule , & pracepca in(cruiéia pro dire&jone prima ; vel [e- cunda , vcl tertiz operationis proximé , velremoté 5 Neque ordinaretur ad ali- Tm vlterius in ipfa logica con(idcran- ui metfi.a. aliquo modo zranliret ad có- fidcrandas operationes intellectus , (ane illas no cófidcraret, nifi vt dirigibiles per ciufmodi infiruméra,hocauté non cft có- teinplari inftrumenta in ord nc ad opcra tiones,yt o conatür Auería , (ed Operationcs in ordine ad inftrumenta, vt cognita carum tura ac dirigibilicate ; idonca coficiàcur initruméta pro. cacam direGtione, Ikucíus habet partes , princi- pia, & patlioncs,nam infttumcacum (ci€- di in comuni diuiditur in dcüinitioncan Queflio Proem.de Natura Logica. diuifionem,& argumentation&,& (i qus alia (unt (ciendi inftrumenta, canquam in partes (übiedkiuas; habet (uam primaria » & adzquatá pa(Tionem , quz ett e(fe di- te&tiuü oycrationum intellectus, ha principia , ex quibus poflct logica dema- grare talem proprictatem,nimtrum dcfi - nicioné, alial; pofitiones , vcl fappotis tioncs ad talé (ciétà actinéccs;ergo nihil dc deratur vt fit obiectum logicz in fe, 34 Denique probatur ceterasopinio- nes excludendo , in primis .n, nequeunt res omnes, quatenus intelligibiles poni (ü bicctum:tü quia iam omncs aliz fcientia fuperflucrent,vt-n.ait Scot. q.3. Pradic. sihi cft (ubicctum (cientiz alicuiüs , nifi (ub ratione (cibilis , vadé resquacenus.—— fcibiles nequeunt fpe&are ad Logicá ade quad; f'ü quia ad Mctaph.praz(erdmfpe — atconliderareresquatenus intelligibi- — — — les , cum bac (it przcipua paffio entis y Á quod ponitur ob:eétum in Metaph. Ne- quc obiectum logicz poffünceffevoces, — tü quia finuila e(íet, vel efic poffet voxg — — adhuc cffet operatio intclle&tus noftri, — que poffet dirigi , & regulari ab aliqua. icntia quz uon e(fetmíi logica, & An. gcli de facto perfe&tam poflent logica - fine vocibus; Tum quiavtnoxat Maurit — q-1.vniücrí. voces non pertinent ad E cum,niíi per accidens, quarenus per illas. 1 A conceptus e——| € 0 Y "pvp ar ere. Neque cadem ratione poteft ens uet rationisquomodocü fiui — — obicétum logicz in paene io x 6. effet, vel ctic poflet ensrarionis, adhuc - Am : €iiet opcratio noftri intelle fci,& debere: dirigi ab aliqu. vtuque forct logica, cum fit adinuenta. Tí quia per acci quod. logica radar regulas, & przcepta petter — minosíecundarü intentionum ,cam etiá — — id ficri potuerit per Mens me , ergo «X natura rei pcti £t fcieodi reale, & ima imentione »,.  — pro ade qiso fabio dE c ef mus infra art. f. vbi s logicam ES fccunium fe effe (cientiam r » ac proinde petere obieétum reale. Icc dem fübiectum logica in d effe De adaquato Log. obietlo. frt. 111. pofsüt opcrationcs métis noftrz,quatc- mus dirigibics , vt autumant. INcotetici quibus (üb(cribic Pácius dif. 1. q-4 .có- €l.2. aut cognitio intelle&iua, quatenus dirig bilisetloquitur Auería, quia cum fübicdtum przfupponatur notum in fcié tia quoad quid cft,& quod c(t, debet Ar- tifcx io fna facultate exploratam habcre vndcqu.que naturam (ui obiecti ada qua- ti,& cx; licatam càm qucad «€ contüide- gatam,«;uàm quoad modum contideradi, fed ves contiderata fecundum hanc opi- nioncn; cft cognitio intelle&tiua, cuius cf fentia,& Goiddiree nonexplicatur inlo- ica,neque à logica (apponitur explicata in prior! fciétiayqua ipsá antecedat, hu- iu(modi.n.explicario ad [ciétiam de ani- ina fpcétat,vt docet Ant. And.initio Pe rihcr. crgo quoad ié cófideratà errat haec Opinio. Scd errat eriá quoad modti có(i dcrádi,quià fequeretur logica aliquo mo do (ubaltetnar! (cientig de anima, uia ad dit (upra operationes,quas có(idcrat ani- ma,condiuonem;s(eu differenuá acciden- talem, .f. dirigibilitatem ; Accedit quód ratio formalis obic&i debet e(Te indemo ftrabilis de (übiecto,quia c(t medium ia dcmonftrarione , quz de ipfo demó ftra- tut propria paffio , fed dirigibilitas non poteft efic medium, cii potus fir patTio de fübie&o ipfo demóftrabilis; Tandem obic&ü inftrumétariz facultatis , qualis eít lozica,no eft opus, ad quod inftrumé tum ordinatur ,fed inftrumétum 1psá ;& in ipa logica;aut non agitur de dirigibili tate cognitionis , aut certe fi operationes intellectus confi derantur , quatenus diri- gibesihor fit in gratiam inftrumentorü iendi,vt nimirum cogita eatü dirigi- bilitate,& indigétia,apta conficiátur in- flruméta pro directione, vt (üupradictum eft.Remanet igtur obicétü logice in fe ef fc inftrumétü (ciédi, vt coprchédit defi.161 menta , ad qui cetera minoris momenti reduci poffunt,vt dicemus difput.Tequét, 34 Vcrüm adhuc dubium remanet dc rattone formali , fecundum quam logica in fe confiderat inflrumentü [ciédi; qui- cunque noflram amplexaci süt fentétià , dicü: logicam illud cófideraresquatenus dircét.uü , ita vt dircétiviras fit obie&ü formale i6fironéum fciendi materiale, & ita có ügendo. partem. materialem cü formali,fub:cCtui adecuatum ficin(lru mentü íc:édiquatcnusdircétiuds qui di^ cendi modus cà dem ceníurá pacicur, qu& ilie,qui in Fhilofopha naturali ftacaic p. obiecto corpus mobile , quatenus mobi- le,.,uia nó eft cófüdéda ratio formalis fü bicéti cü paffioae ciufde , cü hec dcbeat per illà de (übie&o demoftrari; dircctius tas vcro, vt diximus , cft propria paffio infroméu fciédi ideo no bene có ügicur € co, vclut ratio formalis; (fignáda cft, ergo ratio formalis obicctiua:ogicz ia fc, ficuc in alijs [ciéus,vt fupra diximus s vndc (icut in Í h.iofophia naturali ponitug fubieétü corpus naturalc , quatenus natu- rale;in Met.ens vt ens,in logica quoq.erit inftrumentü (cicadi , quatenus tale, hoc eft quatenus habet virtutem faciendi (ci- te,vimq. dirigendi, ità .n. (pecificatur ró formalis,sn quam cófideratur, & perg de ipío dirc&tiuicas,ve lut propriay& ade - quata -— poteft demonítrari . Scd adueríus pofitam conclufioncm obijcitur Primo ptobádo rcs ocs,vc! vo- ces,aut entia rónis cffc (ubiectuu: in lo- gica, Tum quia 1. Elench.c.ij.X 1. Rhet. € 1. & 2.docct logicam non vcríari circa rem aliquam dcterminatam,lcd circa oCs te5,& 4. Met.tcx.5.ait Diaic&icam labo- rare circa omne ens, ficut. Mer, crgo res ipla fanc fübicétii T dcindé arguit Au reol. pro vocibusomneslibri logice in- choanrur à vocibus, liber jradicam.ab ——— jiuocis,& vmuocis,lib.de luterpà a0... minc,vcrbo, & oratione, lib. ve(olurorij «——— à definitione (yllogifmi pct orationC,er- — - go logica cft de voci gatenos cxyref — '". nitionem;diuif;ionem,argumentationé & li quzaalia unt infirnmenta rc&té co- isenim Door cit.enu- ics inftrumét fciédi Aes tantum tria reccnícat, non idcoexclude- — fiuis conceptoum . Tum demum ad | ro- dere intellexit alia minoris mométiinflru  bandum cns ronis aliquod effe lubicéui probari pot rónibus allatis pra ccdéti ac- mcenia , fed ita locutus eft , quia illa tria : $üt generalia & principalia quedà infttu — uc.quibus ofiésüeti logo pati HS [115 tcale, fcd obie&um rat:onisexpofcere. 3€ Refp.Arift.t, Elcnch.& Ehet.vo- luitfe (oluz» Dial ecticam quanti ad vsü yer(ari circa omnes rc$,X ad ni Dim cer- tum genus con(lringi,quia in oibus (cien ijs (yllogi(mi exercecur;& in bunc (ensü etiam explicari potcft 4. Met. s. laborat n. Dialcéticus circa omac ens , ga ojbus rcbus applicantur inftruméta logica,idco quc dicitur [cicntia cóis, ita innvar Scot-g. 3.vniucrf. Ad 2. Arift. coníuluó inchoa- uità vocibus,quia voccs [uot inflrumen- ta manifcflatiua coceptuuim , boc autem non cí(t agcie per fe dc yocibus , fed. per accidens, 10 ordine ad aliud; Accedit, quod hic e(t (ccmo delogica (ccüdum fe confiderata,nop aurem v; ab Aufl, rradi- ta. Ad 3.rc[p.per idem , quod rónesalla- tz art. prz ced. procedunt de logica Arií 4e cum tradita (it per terminos. fccun- acum intcorionum, vtiq. ex modo pro- cedendi Artíficis , fibi vendicat aliquod ens iónis pro obicdlo ,"non ramen ex na- tura tei,quia finc (ccuadis intenciopibus adbuc poffet logica inttitui. At rurfus in- ftat Aurcol.cic.pro vocibus;g cft primo fubicétum veri, & (alfi cit (ubicé&tü inlo- gicaquia verum; fal(um func pa tlyoncs gencrales à logico coniideraue , (ed ora« tio, vt cxprefhua conceptus ctt fübiectü , veriy& falíi ergo, &e Relp.ar ntum in primis euam contra Aurzo]. militare , quia gana vocem tantom complexam cie ictum in logica, nam hzce(ola ak poteft eflc fubic&um veri,vel falli, & ta- men Aureol. ccnet voccm jin cói ad come lexam,& incomplexan efie tubic ctum; indé maior cil fal(ayquia vcri, & fal. fum non (unt/paffioncs adazgaatz logices qua pracipue verfacur ; etiam cit ca mitasem diícucíus, ninor etiam eft man- €a , quianon conucniunt prin;ó orationi vocaliíed mentali cx p.p. Iuttit,n. $4. $ccüdo obijcit przieuum Aucrlapro fci bans ioncs intel lectusquatenus di Fapbilre -Ü ciciin Tü quia ficut opc- rationes uutellectus , quarcnus talcs 1.» €ant ad. phyücam, fic quatenus dirigibi lcs pectát ad logican;,f.d (1 in logica co- fid rant non vidciut quom. odo 1« duci uw ad initrumchte dice ctiuapüo OQ ; Soudflis Proem. de Nara Logica, peraciones (unt propter inftrumenta, fed inftrameata propter operationes, media ver reducuntur ad finem, & aon finisad media,ergo operationes,quatcnus dirigi- - biles crunt obie&um, Tum 2.quia in alijs facultatibus organicis cxperimut non 1a ftcumenta etie obicétum , fcd operatia- nc$,ad quas infttumenta ordinatur ; fic jn artc (cribendi non calamus;fed (cripta ra,ad quam ordinajir,cft obiectum, in ar 1c pingendi nó penicillus,(ed pi&tura , ad quam ordinatur,in medicina nonpharma Cajlcd (amicas, vel bomo fanabilis,ergo pa ricec in logica. Táü 5-Ethicayqua tradit re- gulas,& praecepta dircétiua operationum vo].ntaris,no haber pro obicéto tales re- gulasu& przcepta, (cd operationes volun tatis ad quas ilJa ordinantur ergo pariter in logica. Tum tandcm; quia logicajdocet definue diuidere, & rócinari,[ed hac süt operationes intclle&tus;immo affercre de finitionemydiuifionem, & argumentatio nem cffe (ubic&um , eft ponere ipfafr opcrationcs intelle&tus,nam definitio, di uifio,& argumentatio mon funt, nifi ipfi met eucio ride apprehendendi iu- dicandi, & di(cuitendi, 77 36 Reíp.concefio eriam opet intelle&us, quatenus dirigibiles, à. Mg Eqs cas,vt fic, menta, per qua: dir rccduci let A pina ng 3gica prii conlideratum ; quamuis. n, inftrumet fint propter opcrationcs inf i rese cotta fe.  Beadequato LogabieloAriiculus 111. ángratiam demonftracionis, Gc in li.Phy- fic.corpus naturale eft propter moueri. Quia habet principium motus, & quietis, nec tfi corpus naturile ponitur ad. motü ruso oria adobiedtum ibi primo: confi »X fic inmultis alijs .- Ad 1.facukatesorganica;alic (uot fim "s organicz qua nimirum ita. Circa. ftrumenta vetfantur , & nor attingant opus, ad quod illa ordinantur , fed facul- gatcs.i libi r » vti fc habet ÉKcencfa&iua reípeQtu equcficis. , fctraria: refpectulignariz; gnaria refpecturnauti- cz, & lic de mulcsa!ijs; alie sür,quia ita. dc inftrumentis azunt,vt etiam artingant opus, ad quod.ordinantur , quar proinde miniftre hmpliciter appellari non pofsüt, quíaalijsnon famulantur,ncc fimpliciter inttrumentariz, quia etti de inflrumentis. nt,non tfi vt alijsca [ubmini (t ré, fcd vicifdem ipíemet wantur ad illud. idem Opus perficiendüuità (e habenr fcri proria , i&ocizymedicina, &c..quamuis igitur in bcakgtibas orgamcis fecundi is nó in&trumenta,féd actiones, ad quas ordiná tur; nt obic&um; tfi in facultatibus pti- mi gencris in(trumenta folum funt obie- €tü,nona&iones,quz à rali facultate non ms cote La en apsedo! argu- mento a(fumpta , fcriptoria.in: à y medicina, &c. (unc arce chic * logica veró;primi: vt oftenfüm - Ad negari poffet operationes volun» tatis , quatenus dirigibilesetle obicéum: in Ethica; cum potius it homo;quarenus. bcabilis, vt innait Scot. q.3. Prolog.ad 3.. 1.3.Conceffo tà hoc;,negari debet pari-. tas alfumpta:de Erhica,& log.quia Ethic. non (olüm-tradit regulas, &.pracepta o-- geracionum voluntaus, verumtiam elici-- ué attingit: operati i E" logica vcró: nonita fe gerit circa opera-- "DEM, lugiertoce denke, Guo kir ica. docer definire; diuidere. I& rócinart idecaliter ufi, quatenus tradit niirumentadire&bua apprchéiionisrudii PsC cmi usjqua st definitio, diuifio,. Catgumentatio; cx quo-equitur porius. T Burüri-cica diflmeicon vclüt obicctam,quam circa.eperationes; Cüm- vcrb dicitur;i flhzc non cffc nin ipfos a» ul 4 I facio conicepcus f. 165 &us intelle&us apptehédendi, iudicandi, &c.refpondemus dcfiniuionem , diuifio- nem,& argumétationem dupliciter fumi poffe,vcl formaliter quatenus funt actus, genus apprehendimus,iudicamus, & di- currimus;vel obicétiué, quatenus funt in ftrumenta quzdam dircétiua aGtuum in- tellc&us sin quod'munusterminare pof funt actum intelleé&us, & tanquam obice. Ga fcientiam conftituere, fi primo modo confidcrentur, vt/q coincidunt cum ope rationibus intellectus;fed nó fecüdo mos do;jin quo tantum hic de illis loquimur. Tertio adidem vrgct. Ouuied. contt, 2.log. punc. r,à nu.18. probanslogicam primario , & per fc non agere de conce- ptibus obic& uis. fcd tantum fecüdario y quatenus hi funt obiectum formaliü'; lo- gica immediatiusagit circa cóccptus for- males, $j circa obicé&tiuos, ergo &c. Pro- batur atiumptum;conceptus obic&iui re fultant ex formalibus,& catenus potett il lis, aliqua regula przícribi,quatenus for- malibus prz (cribiturcum.n;in (cipfis nó fiantfed tátum in formalibus, ex quibus tcíultant, fic infeipfis dirigi non poflunt, fed tantum in formalibus,crgo immedia- 'tiusagit S aes dc cóccptibus formalibus, "quam de ob:e&piuis. Conf. eatenus pote ft agere de concepubus obictiuis ,- vt füb« funt formalibus , & dc illis pracepta tra» dére;quatenusab ipía fü, ledc onccptug obicctiui:,. vt disci tantum fiunt à logi- Ca, quarenuszab ipla fiunt formales, ergo tantum agere poteft. de: conceptibus. o- bic&iuisvt füb(unt.formalibos,quatenas agit de formalibus, maior. Gemma tradereniur precepta. de illo: quod fieri nequit; & fin;iliter minor, Conf. rurfus y Conceptus obicctiui,vt dire étisfeu vc for- malibus füblunt,j'et tc noo fiuntled'tan- tum rcíuültant ex formalibus;.ficut deno- ginatio vifi refultat « x wfione,& catenus tancum poffunt bené,vcl malé fieri) qua- tenus bcné, vcl malé fiunuformales, ergo: tota dire&tio eó debet tendere, vcr fiant formalcs,. quibusrcété a&tisobie- Guuosefle dircóos ncecile eft.. Demum ivo esu per cwn do- ccor uod facio. à tantetn ; Ass | —- i lo- gica s 184 ta doceor cir&a conceptus formales , um quia logica docemur dcfinire, diui- dere, enunciare, difcurrere , quz omnia confi (tua in operationibus nofi intel- lc&us. d Kefp.in hacargumentatione magnam effc confu(ionem, & vocabulorum abu- (um; tiam per conceptus obie&iuos intcl- ligit definitionem, diuifionem,& di(cur- fun obiectiué fumpta y. inepté vocat hzc inftrumenta directa,& regulaca per con- eptus formales, nampotius res é contra e hàbet , quod.hac fumt infltrumenra di- re&iua,& regulatiua conceptuum forma lium, vt conttabit ex infrá dicendis dip. 1.q- 1r.cóceptus. m.obiectiuus eft,qui diri - git a&um pofteà eliciendum;(icut.n.qui bet artifex , vc opus fuum rcété efficiacy prius illud mente przconcipit , qualiter fit efficiendum cogitando rcgulas,& pre €cpta tale opus Wt fic iotelle&us yt rcé&té definiat, & difcurrat;confiderat zcgulas , & praccpia definitionis , & di- fcuxfus, &. virtute huiusnotitiz, & có- eeptus obiedtiui re&té deindé elicit, & ef- ficit a&ualem dcfimionem,& dilcurs ; non ergo conceptus formalis dirigit , Sc regulat obic&iuum, fed é concra ; Rurfus falsi eft coceptü obicétiuu refültare ex cóceptu formali , quia nÓ actus pracedit obic&it, (ed obiectu przferzim motiuü. , & meníüratiuum 'actus. pra&cedit actam ápfum;hoc animaduerté placuit,vt pateat uoncs ip arguméco alfümptas nó ellc abíoluié veras, vc proferuntur y t& oe «per folam negationem: propoficionü vi- dcamut velle argumentum ditíoluete, ad. emen per. conceptum obicdiuum doo iniclligi poffeyniaucte & entitatem i bici: dcnomipationem ip(am era - i & obiecti, quatcnus-a&u obicitur in. teilectui;sih primam conliderationé pla. *num cít conceptum obic&iuum prace- dcre formalem;quia hoc paéto iam.ficat obicétum conce pribile , (ed in alio fon(a vtid. cóc epujs-obic G iuusrefuitat ex for- mal: quia fignificat obicétam actu con- ceptum, Íeu.vc actu lubeft conceptu for mali;Cum ergo io ar gumento, ciak.j.can- firmationbus ait Ouuied. conceptum o- bic&iuum relultare ex formali jac per ip ' Queflio "Proem.de Natwa Logica : (um regulari , & dirigi ; fi id intelligit de. conceptu. obiectinoin primo feníu, cff omnino falíum,fic.n. potius cóceptus for malis fit ex obie&iuo, & per ipfum men. furatur, ac dirigitar ; fi veró intelligit de. conceptu obiec&iuo in alio fe rum dicit,at non in hoc fcn(ü dicimus in- flrumenta (ciendi obie&iué fumpta effe fubie&um in logica;& per banc ini patct ad argumentum cum fuis confirma, tionibus, & dignofci poteft abuíus mal. torum vocabulorum, quam ibi habet hic Auctor , . Deindé folutio ipfa , q inibi Ouuied, innuit ad hoc argumentum, (afficere Íct,nam dici poífet co argumento proba ri a&us pra&ticos logicz tantum tendere Circa conceptus formales , daritamcen in cadem logica alios actus [peculatiuos , g, ver(antur immediaté circa conceptus o-.— bicctiuos, hac itaq.folutio fufficienseft y quia coníonat do&rinz (upra tradita de. logica docente, & vtente, nam] tens cít, quz a&ibus.(uis practicis. " immcediaré IcGasoperationcesinelledus — decens vero non elicit ilasoperationes, — Íed fitticin, (ola contemplatione regula- jumyquibusiliz dirigi valeant. Verü hác luioncm icijcit Ouuied.uia nullus a- €&us fpcculatinuszepcritur inlogica , & quando hi datéur in ipa , immediate fog. ea males couceptus intucbuntur, 9 fic pro- bat5logica non fpeculatur res ,lecundum: Ác [umptas,fed formaliter quatenus ditc- &ss,crgo idygy formaliter Ípeculato cai ü dire£tiosled directio ipfarünihil a- liud efi,g formaicscóceptus , à od bicéta cXtrinfccà directa dicüur crgo €p formalier logica immediate CE tur , tantum cft dire&tio conceptuum. o bicéttucrum;qua non diftinguiuc ceptibusformelibus, Scd hec ip(a impue atio rui fus confundit terminos , & nis i| concludit , fatum namq. afiumitdu- : Pettoquod [a dentur in logictacm cculauui , & quod ifti non immediat vcrientur circa conceptus obicétiuosin- fLrumeniocum fcendi ; vndé ad ant dcns dicendugi cft isetpiocdpete ue cula rcs (ccundum fe fumpta , nonta- men (pcculacui cas , quatepus dizeGras. y : proprié nüvtiq.ve. — | ogiav. — --. X h ? ys nn $* e £A Al uh 37 ^ De adesüato Logica olieflo, c/frtkculus H1. E loquendo, fed quatenus dirigibi- ' les,fic idjquod immediate cótemplatur , funt inflrumenra (ciendi ; quatenus dice- €tias; & quando etíam concederetur , id iod immediaté contemplatur , effe dice Sion ipfam, falfum eft hanc effe dirc- ionem cóceptuum obie&tiuocum, quia vt di& am eft , dire&tio immediate cadic fnperipíos adus formales, & hec exetce- tur attendendo ad tegulas bene definien- di,diuidendi,& di(currendi, quz docen- tur in logica, vndé omnes fcré jppofitio- tics in argamento affumptz (unt falíz. 37 Quartó obijcit P. Fuentes cit.ar.ó, agumenttio fola,teu fyllogifmas e(t ve- «6 modus, & inflrumentum (ciendi , quia habet vim ilatiaam,non autem deé&nitio, & diuifio, ergo folus fyllogifmus € fubie- «&ü in logica sra fe: Probatur a(famptá ; nam definitio, & diuifio, etiamfi fup nantut ad (cientiá, non camen modá (cié di tribuunt , nifi quatenus vi fyllogiftica diriguotur;patet in hac definitione , Ho- mo e$t animal rationale ,qua ticc (cien- tia c(t, nec poteft modum (ciendi tribue- rc,niti ia fyllogifmo con(tituatur hoc mo d awniététiGifeniial rationale,Pe £rus efl bomoyergo efl animal rationale , ergo definitio non eft proprie inftrumé- «am fciendi,R e(p.nos hic nó accipere in- ftrumentum(ciendiintanto rigore , fed iuxta communem loquendi modü Sum- muliftarum qui illad definiunt , quod fir oratio mapifefLatiua alicuius ignoti, quo modocüq;id fiar ,finé pec vim illatiua,fi- ue alio modo , & nominc modi fciédi in- telligimus viá quandá di in&te cognofcé di id, qp antea cognofcebamus confuse , quo fenfu definitio ,& diuifio fant in(iru- menta (ciendi, vt magis patebit difp. feq. ARTICVLVS QVARTVS. , PR | etit upeeffeutia Logic , Jn fit. fcientia. 38 Q'Ex genera notitiz intelle&ualis ; i; u&s precipue dc habituali, tra- Ee Ari ea mre irme p notitia primorum principiorum ,qut- boeistails tus sfebtirar cx la termino- rü apprehenüone abfque difcurfu; (cien- tiam que cít notitiaccrra» & uidens de I- 4 185 obie&o neceffario habita per. difcurfum (yllogiflicü , fi proprie (amatur, vt de ea loquitar Arift. r. Poft. c2. Sapientiam , redis notitia rerum pra tanti (Timarü' maximé vniuer(alium, vnde Metaphy- (ica dicitar proprie fapientia 1. Met.c. r. Prodétia, que eft nouda directiuaactio gum humanarum, vt bené fiant in gene- te moris, & laudabiliter. Artem , qua eft habitus cü cationc a&iuus, vcl factiuus., & Opinionem ;quz nócfít notitia certas & cuidens ac de obicc&to neceffario , ft probabilis& ob(cura, ac dere contingé-  - ti. Vt ergo quidditatem,& nataram logi- cz atiidgamus,videndü c(t (ub quo horü habituam intelle&ualium. contineatur, Quod.n.quamplores a(ferüt,vtc Zab.lb. 1.de mit. Log. Balduinus q.7 .Niacr q.ij. Chyp.Zimar.in Tab. verb. t bfurdum cft logicam ad mullum ex his generibus pcc- tinere, (ed efe. peculiare quoddà o notitiz,quam vocant habitum,feu facul- tatem inftrumentafem , & mod (ciendi, ex hoc ipfo rcfellitur,quod mácá faciunt , & infafficicnté diuitionem ab Ariít. cir. de €— intelle&ualibus vt fuse proícquitur Faber theor.1. cap. 5. ; Neque ad rem cft ; quod pe^ exco- gitauit Auet(aq. t. Log. (e&t.s, vt aliquid noui videretur afferre, quod nimirü Lo- gica inaliqua fui parte eft e(sétialitec in* tellc&tus , qui continet quaedam princi « pia ex terminis ora, & per (e ftatim euis dentia, caq; tradit in otdine ad dirc&io- n€ noftra coguitionis ; & in magna par- tecít effencialiter opinie:nam ca, quz fa» fins, & acrius perira&átur in Logica,funt illa, quz in difputationem veniunt , qua au &oritatibus , ac rationibus probabili: bus tranfiguntnr ,& varijs opinionibus in partes contrarias refoluuntur , nec ha- betar certitado , & ctiidemia veritatis, ficut ad (cientiam requiritur, vndé in his omnibus logica eft opinio , non fcientia ; concludit randé effe vere, & i£ (cien tiam quantum ad illas vetitates ,*& come slu "erepti quas ccrtà ; & eui denter probat . Sane inurilispror(us e(t. hic labor Aucrfz, & minime noceffsri s; tam quia ita quo:] ; res fe habec inceteris fccntijs,qualibec.n. fua principia habet pe 166 erfe nota; & in quacunque plora proba- iliter difputátur 2b Aucteribos jp vtra- Que parc: tum Guía quando proponitur ueflio de aliqua facultate , anfit Ícien- tia, fern o inflituitar non de notitia prin- cipiorum primorum in ca facultate, fed de notitia conclufionü, & querimus,quo- modo proccdat ad probandasillas,& ex' tali yrocc(lu arguimu$,an fit (cientiayvcl opinio: tum tende quia códitienesfcien- tiz,quz ab Arift.infinaantar 1. Foft.tex. . & 6. Ethic c.3. ad tresreducuntur, rate fubie&um, quod illud (abic&um babeat paff;ones , & cy hae demonflrétur de illo pcr caufam,eirgo eo ipfo «p aliqua facultas habet hzc omnia, licevalia quar- dam quazfita minoris momenti in ea fa. «ultatc cadant fub di(putàtium opinione, abfolute ramé (acultasilla dici deber fcié tia,qna ratione etiam Auerfa loc. cit. có. claudit Logicam abíoluté dici debere (cié tiam,& ità cfl loquendü in caeteris (cicn tijs, etiamfi multas contineant cóclufio- ncs probabiles, vt bené notát Atriag.di- fp. 3.Log.fect, 2.& Onunied.cotr.2.puc. 3. ^ —. $9 Extant itaque in. hac re quatuor placita,duo extrema, & duo media: Pri- ma fcntentia extrema cfl eorum , qui ab- fcluté negant Logicam tàm docété,quam etenrem cíle íÍcientiam Eo rcícrütur Simplicius, Amonins, Philoyonus , & a- lijvetcres,quos fcquitur Villalp.q.5 .pro- cem. nda extrema aflerit vtramque eflc (cientiá,'ira Murcia q.3. proc m. Di- dacus à Iefu q.5 .Cauero dilp.2 dub.4.& alij moderni . Tertia media vtentem 1L0- | ait efle fcientiam, nó quidé diftin- am ab alijs (cientijs , fed; eflewariasip- fas (cientias, docétcm vero, quz preprié eft logica ab alijs (cientijs vnd Sg dt e(fe (cientiamita Zab.loc cit.vbi tcftatur hanc ctíe comunem Grzcotáüjfententià . Qyuartatandé media, quz eft Latinorum : coatra ee vtentem Logicam nó e(Ic fcientiam, (ed potius artem, bene ta- : mesdoli ita Scot. t.vniuer(. qué fcquontur $ z omnes Maur. Anglic. Sarnan. Brafauol.ibi, Faber thcor. 1, Fué- tcs d» f» diff.vn.ar.3. K Occus q. 1 prooem, & Tatar.tenet ctià D. Tho. 4. Mct.lcé&.4. cii (uis Sot. Sanc. Mal. Cópluc, Scd inter - Z)ueflio Proem.de Natura Logic —— iftos adhac quzftio eft , an Logctdoinr] f ulti namq, — fe quoad oés partes fit (cictia , m Topicam excludunt,co quia procedit ex cóibus ; vnde hac rauione nolnot cam ap- pellare docéteos, fed vtentem , & in hunc Ícn(am Scotiftz quamplures Scotíi inter- pretantur q.t . vniuerí. quando ait Logi- €á vtentem non efle fcienriá, quia proce- ditex comunibus, ita Sarnan, & Fab,cit, 40 Dicendum ett, logicam docentem quoad omncs fuas partes effe (cientiams nonartem ,vtentem vero artem , nó (cié- - tiam: Ita Scot.q. 1, vniuer.& q. 5 .Elench, vbi Maurit. & Anglic. Probatur at pri mo , quod fit fcientia qnoad omnes par- tcs , quia Logica demonftrariué procedit ad fuas condlufiones probandas, non fo» fum in parte analyrica, fed etiam in topi ca, & loj hiftica,nà vt Maur.ait,ita pro- babilitas dc fyflogifmo diale&ico ,& ap» parentia de ophi ftico, & neceffitas illa- tionis de (yliosi(mo fimpliciterfumpro — demóftrátur per propria procedere cx. necceffarijs S rilogitia demóttratiuo , ergo quoad omnes partes efl veré fcientia. lrobaturaffumprumex ————— 2" Scot.q.3. Elench.ita enim bene oftéditur apparentia de fyllogiímo fophiftico, tan uam eius pafTio , per ynitatem wocisin- allacia zquiuocauonis , tanquá per pro« prium mediü , (icut riibile dc homine p.— animal rationale, ita ctiam per propri mediü probabilitatem demonfítrat conftans ex probibilibus preniffis natus. eft infcrre conclu(ionem probabilem, fie. - cut conftans ex neceffarij$ patus eft in-- fcrre neceffariam, cá ergo do&tripa, quá. Logica tradit de (yllogifmo probabi E umc-— à probabilia ded logifmo Topico, quía omnis fyllogifmus N " ) "ut í o ve x Net ? apparenti in Topic.& .n0 fit. pro». bolilis Ac gitio( aed eerta euidens,ac — illa,quami tradit ip.patte apalytica de des monítratiuo , confequens eft ,vt Logica docens quoad raf pis fit (cicntia proprie dicta,quia fimili etià modo pro». bat qued vniuer(ale pra dicatur de pluri- basquia sd in multis, quod dcfinitio eft; ftatiua quidditatis rei, que coftat- egest deni Icio  Kefp.Zab.cit.c.3. quód licet doctrina Logica dicipotlit Siena cspicodo (ui£c, tiafh pto coenitione certa , & euid&ti ac- - cm ex vi fyllogifmi necefsarij; & cui- dentis;tamen nequit proprie dici (cien- tiajquianon elt de obic&to j 10,8 &terno,vt ad (cientianr cxigitur r. Poft €. 24quia verfatur Circa (ccundas intétio- fies,quz funt merécontingentes, & tan- diu funrjquandiuab intelleGu fiunt. '" 4r Fabercit.c.3 vt oft omo. do ctià cnria racionis fint íuo: modo. ne- celsaria; diftinguit tres gradus neceffita- tis,in primo ponit (ubftantiamyim 2.acci- dentiayin 3. intentioncs logica- les;quas intantam vültefse nece[sarias ;, inquantum fündamencunr habent in rc- bus,& mon perperam. finguntur ab intcl-- le&u noítro,in quo diftinguuntur à fig- mentis , quod ibi longo fermone decla: fat.Sed euaíio: Zab.varumvalet,& Fabet- laborem aísumit voltarium, quia vt do- cet Do&or 1. d.3. 4. 4. non exigitur. in. Obiccto fciétiz niece (Titas incóplexa, nec: dc tali loquitur Arift. alioqui nec Philo- fophia, mmo nec vlla cognitio: de rebus: ercatis poísec habere rationem (ciétia ,cü omnes (int corcuptibiles, & (oià de Dco. fcientia torct , fed (ufhicit neceffitas co- | plexa, .i.neceffiras connexionis. ajicuius: predicai cam eo,& talis neceffitaslocü quoque habet in entibus rationis ,. & (e- cundis intentionibus, namrdt ipíisenam formari poísunt propofitionesgrernz vc ritatis comungendo:cua» cis predicata , quz ipi: s necefsario competüt, & talibus: propotitionibustota logica eft plena ; vt quod Genusgradicatur de pluribus. fjpe- cic di ferentibus de quocunq; dicitur (u- bicétüm dicitor quoque pradicarü.Cui: accedit; nftàt ía Lab. procedit ecd. foltim fn logica Atift.qua ett de fecundis. . imeimiónibus, nonautem in logicá abío- liiéfümptas & ex natura rer. quo fen(ü. agit dc inl'rumencis fciendi realibus.. " Relp.alij;nonfüfficeread (aentiam ;, quod fit cogaitio-certa, X cuidens, & de Obic&o ncceísario habita per demóftra- tionem;fed adhuc eíse debet ob (olam ve titarem;in qua fittatur,at logica ordina-- 1ur ad opüs.nimi nimirü ad cfliciendas rc&tas. eperationes intcllectus.Sed hec ecià cua- fo nulia eft, quia hzc nonett conditio. 167 fcientiz abfolaté (amptze, vt patet ex 17 Poft.c. 2. (ed (antum fcientiz fpeculati- uz , & hzc.ip(a ordinatio ad aliud non  Ampedit , quinaliqua cognitio fit (cien- tia;alioqui nulla practica foret fcientia . 41 Sccundo probatur logicá docenté nópofsc dici artem ; quia vt colligitür ex Arift.6. Echic.cap-4.ratio artis repugnat fcientiz, nà ats circa (ingularia verfatur ,. veríatur.m.circa gencracioné rerü, & ge- ncratioeft Gngularium,fcientia veró eft wiucrfalium;ars.agit de cótingentibus , fei&tia de rebus neceísarijs,ergo cum lo- ica docens (it fciétiayno potcft dici ars; um quia logica docenselt habitus fpe» culatiuus,arsomnis.auté c(t habitus pra- &icus,& operatiuus faltim prout pra&ti« ca diftinguiur à theorica,vnde D. Thi r. Mer. lec. 1. diuidit acté contra rationem y aye et llamq; ponitin parte pra- ica intelle&os. Tum tádé quia finis. in- trinfecus artis eft opus,vndé definitur, gy fit habituscü re&a ratione fa&iuus;opc- ratio vctó dire&ta nócft finis intriniecus logice docérs,fed tárüexirinfecus, vt pa tet cx z:art.nó.n.ipfa efficit fyllogi(mos s fed efficere docet, & in cali cotéplat. fiftit, Terti&» quod cx oppotito logica vtés. non (it fcientia,(ed ars; probatur, quia lo. gica vtens proprie lo-uendo cft habituss. quo inftructi facile coficimus definitio- ncs,diuifioncs, & (yilogifmos iuxtà prae-- hse docentis logicz cum ergo circa [in gularia verfetur, & resà nobis operabi- les,non erit fcientia, (ed ars;, quia ars cft hibitus.cum re&a rationc fa Guuus , cum. veró non efficiat opera externa,fed intet na,nou erit arsmechanica, qua "ba PrA bus exiérnis.confumatut , (ed li i5 in. bonum animi ordinata, & ità'cam appcle làuit Suarcz in Mct:difp. 44.in finc .. Refj. aliqui ad riuonem atus rcquiti s, quod: todugat opus cxcernum; tà. ndo cuitsc videtur. Arill. 6, Ethic. c. 4« atque idco i« gicam vienté non pofsc dici arte i Sed Cónuà,quia vt bené nocat. Blanc, difp.2.proeim fec. s.cx co,quod opis fir cxcernum , vcl jecraum , non tollitur ab. to ratio opcris. artificiólt , ergo nc]; ab habitu tolletur. ;atio:acas. ex. hoc quod | itlud;vcl iliud cficiat ; peobatur. als piumy-- rés Sueflio Prowem. de Natwa Logica ; ptü,quia proptia ratio operis artificiof f €o fiia cít, vt fit conformis regulis artisy pót aucem talis conformitas in opere re- periri,Gué fit externum, fiu&foternum  - Accedit quod fi ad rationem artis necef- faria forct cffectio externi operisgartes li beralcs amíttent rationéartis , cum inte rius praefertim coníumentur,vt pote quae ordinata funt in bonü animi, nó corpo- ris. Acift.auté eir. idco prasfertim habi- tui fact iuo, .1. cui opus exiernam cotrre- f[pondct,rribuit rationem artisquia ficat in opcre externo,wt potc fenfibiliori ma- gis apparet reecptio dire&tionis facta per regulas attisquam in interno, ita in habi- tu factiuo etiam magis apparct ratio ar« tis;noob id ramé abfoluté negáda c(t ra- tioartis habitut a&tiuo,& immanéti, qua liscftlogica vtens, nam Arift.6.Met.c, 1.dimditartem in artem actionis , & ef- f£cGionis , vc notatidem Blanc. lib, 1..in- füt- Di«lect, fet. 4. 43 Quarcsan logica faltim vtés paf- fiué (ampta nimirum pre logica 1pía do- cente cateris [cientijs applicata: , vtfic y poflit dici (cientia ?: Negat P. Faber c. 1. concl.2. quia tahs víus,& applicatio nom habet vim tribuendi logica ratione (cié- tiz, fed potius (upponit habitum logicae intali gcnere conftitutum, ergo füb tali fpeci catione recipere nequit denomina- tionem foentiz. Sed potiuscum Tat.q, S primo (eiendum,dicédum c(t e(lc fcientiam; quia in hoc fentu. non eft habitus diitinétus à logica docente . & fub hac fpccificatione adhuc dici potefk facnua. y imo hac ratione paffim logica dici 16ntià communist docet Scot. MU Laeinón crgo hae cóitas víus ,.& applicationiseius«uibulcunque ,fcienti js tollit.; quin adhuc iub tali communicate dicatur fcientia , & vt fub tali víu potlit dici fcientia,non efl necclTeyquód ab co- dcm v(u rationem fcientiz accipiat , w« Faber velle videtur , fed fofficit vt ratio fcicntiz , & vfusmon pugnent in codem Babita,& ità clt in propofito, Soluuntur obictriones -- I oppohitum obijeics 1.au&t. Arift.g, Logica docens non fit (cicpua nam 1. EK:hic c. 4«ait tollere naturam logicee,qui cam non vt facukatemy fed vt (ciétiá traà dunt,& 1. Topic.c-9.enumcrás tría pro» blematum generasdeect,quod alia per fe refpiciüt cle&ionems& fugà,vt funt proe blemata aétiua, alia per íc t€.tüt ad. wetie tatem y & feienciam , & (unt ípeculatiuag. alia demum ait vtrique parirauxiliari,.86 — funt preblematalogica . Et» Met.ig, ait abíurdum efie quarere imul (cientids — & modum (ciendi,vbi per modum (cien - 4 di intcliigis logicam fecundum omne$ —— expofiuenes,ergo cum diliunguat Arifte — — — " fcientiam à modo fcicndi noneri —— ^1 Íciétia Er 4» Met, g.& inprincipio Rhet, —— airlegicam non tractare dealiquase de» ——— terminatacum tamcnícientiawctíaridoe —— — bcat circa obic&tum ccrtum 5, & ei pro- h prium. Ex demum 6. Met.c. pui Y^ Ícientias [peculatiuas logiczz non memi nit(cd:tantum recenfet. Mathematicam y hs na diinam, |... 07 ibi V 44, -ad primam ,nonnegareibb& — — efleícientiam abfoluté, fed qualem ean, — aliqui ponebant, vt..non eet difciplina ———— organica, & alijs fcientijs premit "A" reprehendit enun cos y. quiin Dialectica. "12 de materia omnium íeienuarum promie — — fcué difputabà& monceteá debere pre- —— mitti alijs (cientijs Ad 2. inde Dacis. GN giturnon effe (cieniam, fcdefiefcientii; — — Organicam,non autem prorfus gratia fulg — vt luncalz icienüz mecéfpeculauuz »« — — Ad3.air Doét.q.i.vnia ogcamdie —— €: iódum fcienditnó£ormaliter,& inre» éto,ícd materialiter tác & in obliquos, — quatenus cft de modo fviédi , tanquam. de eene Obicito ipe MN pus rs inteiligit fcientias qua: (unt de rebus , S non dc modu fnb » & quia priusdebeg- A €ognofci modusíciendi,quàm re$,1deO-————— ait Acificabturdum cie. virumque final. ———— Quaccic. Ad 4-logica quantum ad dotis ———— namcftdecerta ro,& determinatoobite ——— &to,quod cítinttrumentum (cienduinto ——— — ta logica abfolute sápta, vel fyllogimus in Logica. Ariítot, fed quantum ad vium verlaiscirca omnia mdeterminaté, quia ov nibus (cienujsapplicatur.vode dicitur Ácientia communis. Ad $,.iam füupra.ftae tuimus logicam clle pan Pisloopbue , aique idco piter etas o Iüm, - "- Wrum, preterquam quo locüs ab aucto- fitatc cena nihi! probat . - Secüdo arguitur ad idem rónib.fcien- tia cf dé neccilari]s,& perpetuis vt do- cet 1. Poft Arifl.c.a.& 7. fed logica do- €€s cft de contingenubus, naui tt de fe- cundis intentionibus , quz fiunt ad libicü noftrum . N«c valet folutio fuperius al- lita in conclutione probanda, f: in fecü- dis intentionibus ipueniri etiam fuo mo- do neccflitaté cóplexàá.i. neceffariá con- nexioncm quorundam prazdicatorum cü iptis,& hanc ad fcientiam fufficere; & ar- gumentum ad (ümmum concludere de 1.:- gica Ari(t.qua vtiq. eft de feceadis inte- tionibus;oon dc logica in fe; quz cít (cie &ía rcalis . Neutra folutio valet , nonlpri- fa, quia cxttema propofitionum logica- lium funt corrupribilia,ergo ctiam cóne- xio, qua fuper ilia fundatur , quandoqui- dem deftru&o fundamento labitur quoq. fandatum,neq.(ecundasquia ctiam logica in fc tractat de inftiumentis fcicndi, quae funt resà nobis operabiles,ac proinde. » contingentes, - 4$ Kefp.optimam cfle [olutioné alla- tam , ad impugnationé dicimus cx Scot. 1.d.3.qu. 4.duplicem effe neccffitatem, & imutabilitarern connexionis, vnam fim pliciter, qu compctit cxtremis defitioni non obnoxijs,alteram fecundum quid, d cadit inter extrema |, quz licet in fe iint cotruptibilia ; hibitudo tameb inter ca nüquam mutari poteit infalsa,& hac ne "€ellitas reperitur in propofitionibus Lo- gicalibus. (v ficit ad ícientiam, alioqui argumentü yrgcret euam in propofitio« "pibus Pbyficalibus,& M aremaricis, qua- rüm cxtrema funt corruptibilia. Nec euiá argumentum concludit de logica in fesga licct intirumenta illa quoad exiftentam fint rcs contingentes, & à nobis operabi ks, neccfíaria camen fut quoad poflibi* litaiem , & in hoc fcn(uconflituuntur o» bicétum logica in (c . i oo. Tertio probar, &p (alim in omni fua partic non ii fcieniasvt doceps,nà inlib. Top. inftituit modum , quo precedi pof- fit ad«onclutiones in fingulis (cientrjs p babilitcr ofiendendas, vnde T ojica dia- Vr procederc cx «oibus;ideo Do&t.qu. 1. 2o Logica * wh fit fientia crticulus Quartus ; 169 vniuerf.negat effe fciétiam;In lib. E éch. inftituit modü,quo poffimus decipere; & fophi(mata efformare , vnde vocatur ars deceptoria.K or(us non omnes actus pro- cedentes ab habitu logicae docentis funt fcientifici,imó potius generant fal (itaté y nam fi bic cóficiatur [y llogiímus in Bar- bara, On:niscaniseft afinusjomnis homo eft canis,crgo omnis bomo eft A finus;fa tetür logicus cffe dilcurfüm bene confe- &um io Barbara , & tamen generat fal(i- tatem. Demum logica non acquiritur pet. demonítrationem; quia tüc ante logicam. danda cflct alia logica, per quam illa de« monftratio effet nota,& fic daretur pro« ce(ius iminfinium , crgo Xc. : 46- Reíp.ex Scot.q. 3. Elench. g licet logica inftituat modum, quo proccdi p fitad cóclutiones probabiliter, & etiam fophifticé oflendendas, hoc totum tame den:oflr itiué tacit cx proprijs principijs oftendédo prcbabilitatem de fyliogifmo Topico;apparentiam de Elencho; Topi« ca veró dicitur procedere ex cóibus, quia quando applicatur ad alias (cientias , vti- mur fuis locis coibusà definitione;à có« iugatis , à wac- ade quo fcn(u vtige non cfi fcientia, Ad 2. poreft in eo, & fi- milib.fy!logif mis ccnfiderari conícqués, & con(cquentia, & licet non detur in cis a&us fcientiz confcquentis, quod jo riam concernit ; datur tamen vcrafCiens tá confequentiz, quz refpicit formam & cum ab habitu logicz depédeát quoad formam, & fccundum formam fint opti- mé difpofiti in modo;& figura , fequitut fcicnuficum effe habitum logica, & ad a- &us (cientificos inclinare. Ad 3.logica.» acquiritur pcr aliquam vnam demonflra- tionem dirc&am;& regulatam à logicazas naturali,v«l artificiali imperfe&ta . Quarió arguitur; quod logica docens fit ctam arscum Ioan.de S.] h. p. 2. log. Q. 1 att. 2.& Aucrí, cit, quiaars eft reéta 16 opcrum faciendorum , talis autcm eft logica docens in ordine ad operaciones intclicétus. Tum 2.quia duo requiruntur ad ari&yex parte matcrig y «p bt capax re» gulaaonis,cx parte fortia; qui ic habet vc regula dirigens, q» tiac directio per cer i deicrminatas regulas, v ruing. ad- ta, "s gu v là w * Cue emm 1205 elt in propofito , nà opcrationcs intelle- &us, licut (unt capaces erroris, ita, && dire: &ionis , & cem habet certas , & detere- minatas regulas, ergo nil deficit,vt ars li- . Beralis dicatur. T 3. quia ró artisnon re pugnat cum fcientia ,nà licet.ex parte ap- plicationis hic, &,püc faciende ats fit de fingularibus,& contingentibus,tamen ex. parte regularum eft de neceffarijs,& vni-- ueríal ibus,illa.n.süt certae, & determina-- tz- in vniuer(ali. Tü 4.quia, vt ait Auer(a,. preter noritiá vniuer(alem logicam da- tur particularis, & determinata ad hoc o-- p eiocri cta hic, & nunc; ergo faltim ta. is notitia dircétiua, quz (pe&tatad logi- cam docentem;erit propriéacs. Tum de- niq.quia falsü cft omné arté cffe habitum. practicum,id.n. verum ett, quádo cius o- pus cft praxis,non autem quando cft pu.. £a Ípeculatio;vt cf in propofito .. 47 Rep. negando a(lumptum, 9 illa. fit complcta ró artis, nam 6. Ethic.c. 4.de finitur , quod (it habituscum recta rone. €i üctus ad c (ficiédü idoncé, ex quo col; ligiturartem integrari cx habitu cogniti- «o in intellectu, & operatiuo in potentia: excquente,(iué fit ab intelle&u diftin&a, fiue non, & r6 eft , quia finis intrinfecus. artis.non cft fola cognitio modi, quo ope rari dcbemus;(cd etia ipfum opus , modo. logica docens íiftit in fola contcmplatio-- nc rcgularum,;non auté cfficit rc&as ope rationcs intellc &us;(ed hzc cft logica v-. tcnsquz 1dcó dici potcft ars.Ad 2; pra. Ter ila duo requiritur adhuc, vt habitus , qu didtutart;phyfci, & excrcité.intto» it formam in materiam capacem di-- tc&ioais, quod non facit logica docens, , qua tantum deceunon autcm cfficit: Ad: geneguns affümptum , ad probationem: ndüm artem przícindi noa poffe ab; aprlicatione ad opus bic, & nunc exercé. dum, cá fit habitus (uapte natura cffti-- wus cuius. proindé finis exiríníecus.cft o-- pus; & ideó 6. Bihic. c. 3.ait Ariftartens: "werjart.circa. generation mrerum.. Ad. 4 «9 ctiam potis arciculáris e: poteit propriéarscadé rone;quia.f. phy-- ficé non attingit opus y. quod cft crm artis, fcd raptum idealiter , & dirc&tiue, . Ad 5, ais ois dicitur habitus practicus: ;. -Queflio PioemdefNamraLofiez ———— 00 uatcnus cft operatiuus,& effectiuns,nGk — Mibin fimplici contéplatione cófiftes. etiamfi operatio , quam attingit, non fit praxis. Hac tamenratione negant Come plut.q.6.etfe proprie artem,quia nó ope«- ratur ca intentionc,yt opcretursfed vt co, noícat,& D. Thom.vocat artem fpecus. [Dem 2, 2,0.47:att.2.. Quintà tandem obijcitur ad proban«- dum;quod log.vtens fit (cientia; quia sm. cóionem eft idem habitus cum docente, cum aüt ex natura rei, & non ex'coníide-- C ratione no(ítra habitui cGucniar effe (cié- - ? tificum;vel nó.effc, plané (1 docés eft fci&- ^ tiayerit etià vtéSalioquin de codem cons . t E tradictoriaex natura rci verificarenture- Refj.hoc argumentü faus moleftum effe. $£ ponenubus logicam docentem, & vréem: , eundem liabitü realiter importare, vndé: t valdé laborant Compl. pro cinsfolutio- - ncdifp.i.prozm.q.6.Fuentesveró mira: ———— biliacffütit indigna plan&quereferáturg; ——— Didácus q.5:prozm..vt confequenterlo: — quatur;conccdit logicam vtenié etie (cié: tiam; nobistamenargurnenummihilfa. — cefTit negotij; quia concedimus importa . re diueríos realiter habitus, immo hac- eratvnaraio,quaid probauimuSart.T.. — -— «, ^4 í 1 L^ M ARTILCVLYSOMMMS De qualitate Logices 4n fit fcientiavea: — lis, fpeculatiua s. 0 0000— 48. pr Itcaqualitatemiftius(ciétie dus. ——— C plex occurit difficultas;Prima as» » eft;an fit fcientia rcalis,vel rationalis;nec - cft difficultas de logica intrinfecéconti- - derata;& formaliter;in hoc.n.(enfuy cum fit vera qualitasde prima fpecieynnlli da. - bium ett efle (cienuam realem , (cd d'ffi-- cultas cft de logica extrin(ecé & obie&i ué contiderara. R cc orc sjquamplures , , & przfettimsqui arc.3, afl gnabant , ca-obicdtum operationes inteileétus; de . fcndünt logicam effe [ciétiam realé, Qui . vcro ftátucbant obicétum cns: rationis 9» aut.(ccundam intentionem », vel'aliquid. confimilea(icront coníequéter effe (cic- . tiam rationalem, & ita (u viden-. turThomittz,& Scotifla $ excepto ; P onco difp.a.à. fe ! Di $ ir ^ x e fit fcientia vealis, e» fpeculatiua stet V. T "'Dicendumlnobis eft corifequenter ad iibi didta;g logica cx natura rei eft (cien- 3tia realis,(ed prout efl ab Aciít.contexta *eft (cientia rationalis. Pcobatuc autem có *clufio euidéi(fimis rationibus: Certü eft fcientiam pendere in fuo cffe, uari ab obie&o, nam fcientia eft alicuius ffcibilis (centia, vnde impoffibili exiien- te aliquo obiecto, impoffibilis quoq. eft "fcientia illius obie&i;fed fi impo fibile.fo "ret ens ronis, & quzlibetKecunda inten- tio, adhuc extaret, vel po (fibilis fotet illa "fcientia, qua logicaimuncupatur ,'ergo ex nacura rei cít ícientia.realis; probatur mi anot;ti nullum daretur ens rattonis ;ad huc ántelle&us nofter poffet operari,quia ne- que incelle&tus, nec eius operatio pendet bs ente racionis fed € contra;& eius ope itatio poflet adhuc dirigi » & regulari pr aliqua pracepta,ícientia vero tradens hu- iufmodi przcepta efTet logica,qua in hüc finemzit ad inuenta;vt dirigat intellectü, inc etret in operando . Bu Refp.coutrarij, quod cum regule diti- gentes aátus imtelle&us tradantur in actu fignato,vt patet cum dicitur genus predi- «cari de fpecie,fpecié de indiuiduo;& :modo affignari nequeant, nifi pet termi- anos fecu intention , idcircó ni(i -iftz poffibiles forent,nec illz regula pof - fent ab aliqua (cientía tradi, & fic amotis fecundis intentionibus remouctetur logi- *cayin qua zranduntur huiufmodi regule . Scd contra,quia huiufmodi regule poísét tradi etiam in a&u fignato per terminos 'primz intentionis,ergo &c. probatur aí- umptum,vbi.n.nüc dicitur genus przdi- cari de fpecie , & per hanc m diri- itur intelle&us ad bené apprehendenda peciei quidditatc,& de illa re&é iudicá- dum, & enunciádum , poífemus per ter- minos primz intentionis candem alli gna re regulam dicédo,quod natura cóis íem- per includitur inferioribus,quz regula nó minus infcruict ad bene apprehenácnda inferioris naturam,& de illo re&té iudicá- dum, q illa per terminos fecunda inten- tionis tradita,vt patet conlideranti, & idc iudicii de alijs regulis, quas niic in terii nis (ecüde intentionis habemus'in logica, cft facicndum. Accedit, g ficuc Ethica in 171 flituta ad dirigendas operationes volütá- tis tradit fuas regulas pcr tecminos prime intentionis, poffet fimiliter logicaalias re gula vcl ea(dé tradere per rerminos eof € dirigétes operationes intelle&us; Nec vnquam contrarij fuffi cienter oflendent, vndétantam habeat logica nccefTitatem fecundarüm intentionum ad dirigendas 'operationcs intelle&us [ola vilitas ofté- di poteít;vt poftea dicemus. . 49 Dcinde adhuc efficacius arguitur inftrumenta fciédi,de quibus agit logica. i& przfertim demóftratio, quz eft oium preftantifimum, fümpta pro'prima inté 'tione; vel habent vim faciendi fcire;ac di rigendi;vel eamnon habent;fed accipiüt à EU ee Msenpeleie ;non sin,quia ens rónis talé vim cati reali con- 'ferrc non poteft,& cü demóftratio fit vc- 'ray/& realisccau(a (cientizdici ncquit ,'q» producat effectum realem per ens rónis., tanquam per rónem caufandi ; tum eciam quia fecunda intentiones logicales babéc Ifundamétü in primis;atq.ita-vim faciendi fcire pra(ünponunt in primis,ergo primü 'concedcadü cft;fed.fi in(irumenta logica lia vim habent dirigendi ,'& faciendi fci- re antecedenterad (ecundas intenciones, confequens cft;vt etiam antecedenter ad. 'cas on nt conflituere fcientia logicalé - e(p.P.Ioan.de S. Th. p.2.log.q.1 .art. 3: cffe&tiua,& phyficacauf(alitas;qua a» étus demonfirationis gepeoeicieguan non pertinct per fe ad logicam dirigenté, fed ad fcientiam dire&am,& hzc effe& "ià gencratio conuenitiilli róne a&uü rca- liam,quibus demonftratiojconflat .. Per fe autem pertinet ad logicam confiderare in demonftratione etam dífpofitioncm fyllogifticam veritatum, & conucnientiá mmatcriz.í.quod T aprire (rnt necef faria per fey& ree di(pofitz, que funt «conditiones ex parteobie& requititee;vc proceffusicientificus ordi ,,nOn aue tem tales conditioncs funt virtus ip(a ef- E eta a eff, quod in primis cá- '$0 Sed contra in i fitas , non eft aliquid rationis , ergo: hac per i fc ad L tur lic Auchoc, di oum erp cmi id reale ccon- Pide mv - 171 fi derabit, (ed probatur etiam, quód con- ueniétia forme , .i. re&a di»otitio pro- politionum fit aliquid reale, nam certum cft demonítrationem generare (ciendàa y non quomodocüque, fed inquantum ett recte d.(pofita ,quia ex eiídem propoti- tionibus non ordinatis , vcl generatur er- tor , vcl (alim difparata cognitio, ergo cum etiam hzc ordinatio concurtat ad generationem ícientiz , crit quid reale, non autem pura relatio rationis cum ef- fc&us realis. dependere nzqueac c(sétiali . tet ab care ratiónis, & cam hecad Logi- cam per fe (pe&et, plané Logica ex natu- fa rci fcientia ccaliserit. Cont. hac ratio, idco enim dicimus Muficz proportio- ncs5,& coordinationes efTe aliquid reale, Quia aurium Ooble&amentum caufant , qui eft cffc&us realis, quod vtiq. tine oc- dinc nó caufarent,ergo fic in propofito. Refp.Complut.diíp.1.q. 2.n.2 $ nó ex co, quod inter ipfos actus requiratur. ta- lis ordo;aut difpofitio,vt generent fcien- tiá, ideo ordo ille debet dici realis, quia ifte non eít forma con(titutiua actuum in cffc caufee (cientiz , fed tantum condi- tio (inc qua non , non repugnat auté ali- uod .ens rationis interdum effe condi- tioné alicuius caufz realis, nam in Sa- cramentis nouz legis fignificatio eft quid rationis , & tamen eft conditio fine qua non caufarent realiter gratiam, & quod ccttíus e(t , voces (ignificatiug veré , & realitercaufant in auditu fpecies inten- tionales rerum, quas lignificast, cum ta- men fignificatio, (ine qua talcs fpecies non caufarent ; fit quid rationis reiulcans inillisex impolitionc humani. $1 Sedquamuis verum fit prefatam a&tuü ordinationé concutterc ad gencrà dà (cientià non velut róaein cagsadi, (ed vt conditione caufantis, & relationé rca- lem pofle pet modü conditionis fine qua non concurrere ad effectum realé abío- Tntü,vt Scot. docet 3. d. 2. q. 2. fub F. de apptoximatione caufarü extrinfecará , & vnione inttinfecatum ad cócm effectum producendum , nam cauíz nequeunt cf. Pan prodacere , ni(i approximate , & vaitz. Ex hoc tamen non ícquiur pra ía- tam actyum difpotiuoné ia demonttra- I Dueflio Proem.de Natura Logice. à j t LE quod ab A duer(arijs contendimus , - effe nimirà Log 'tionibus, vtpfis amotis Logica tota fun- .pládo inflruméta fciédi pro prima intétio ,De,& regulas tradédo ja terminis ciatdé . tione e(fe refpe&tuzn rationis, ímó cüiffe ordo inter przmiifas ad inferendam cós. clutionem fe habeat , velati a »proxima- tio caufarum, vt cffe&ü producant, ficut hzc in cau(is eft relatio ccalisjita & ordo ille inter przmitfas , quo vna collocatur - fub alia,erit ee(pe&us realis. Necfequie — — tut , (i relatio tealis potcft effe conditio caufz realis, ita effe poffe relautonemtras | tionis, nam non videtur vnde a(ignati — poffit in effz&u reali talis , ac tam necef- faria dependentia ab eote rationis; e fà | a(lignabitur, tandem reduci debebit in .— — | aliquá cáu(amy(cu conditionem realé, ex — -—— uire(ultatillude(fe cations, vripfimet —— omplut.ibi tatencar; ex quo paretillud — — eífc racionis mere concomitanter ,& per accidens fc haberc ad. productionem rea- liscffe&us, & itaeueait inpropofitoia — — illauwooe conclutionisex przmiffisytins —— Éca declatabicar ex profetfodifp.3, Ex&- — plaveró addu&ta à Complut.moníuntad — — rem ; namfàkuüm eft facramenta nous - legis phyfice caufare gratiam , ci cau(enc moraliter,vt apud no: teria de facramétis habetur & fare phytice (pecies intention ditu , exercitium fijuidem. fi nis vocis; cü .. ingerit audienti rei lignificatz , non fic px n CAU alt phylicam, fed per quanda veluci moralem , qua vox moralite AE tat mentem auditoris, vt ad prolationem — — vocis cuius (ignificatum fcit ,ftatimeli- — — ciat rei lignificatz conceptam, vt fas dicimus difp. de Vocibus ex . in 24d.42.ad 2q. i& 4.d.1,q. 5. B. i 5X den i Hz rationes adcó. fuot euidentes , vt P.Ioan.de S.Th.loc.cit. in fine tind£' fa- teatur, quod eciam [i nou refultarent en-. tia rationis formaliterQ7 Jecidu exifté tia obieiliuam , adbuc daretur logica y qu& illarim rationes cofideraret [altinz.— €x parte [ui fundamenti,plané boc eft, — icam ex reiitàcü- — ncxam  & depeadentem à fecundis int£-- ditus ruat y cum bené feruaa pollit coré- $2 Qu p yniuerfum rei . ftducere ad faciliorem methodü po n fis [cientia realis eofpeculatiua.eAfr.^— 323 $31 autem Logica Arift (quod attinec ad fecundam conclufionis patt€) fit (cientia rationalis, patet ex di&is art. 3.cum.n.Arift. data opera logicam fuam tradiderit füb terminis feeundarum inté- tionum; yt funt genus ,/pecies, fübie&ü , povpony antecedens,copfequens,&c, inc fa&um eft,vt logica; quz (uapté na- tura (cientia realis cft , ex intentione Ac- tificis cuaíerit rationalis. $i autemquz- ratur, cur Arift. Logicam fuá inftituerit fub terminis (ccundarum intentionü po- tius, quam primarum , dicendum hoc fc- ciffe ob faciliorem method, facilius fi- quidem,& cómodius dantur intelligi res logicales fub terminis fecupdarü inten. tionum, primarü, vbi .n. multa dicenda forent de re , quz in propofitionc affir- matur,vel negatur de alia, fimiliter de re; de qua alia affirmatur , fub iftis fignis in- (ubic&i , & pra dicati bre- tentionali witer onis res sofhpretendkor, que de alia dicitur, & de qua alia dicitur; füb no mine generis comprehenditur animal , lantaycolorg&c,íub nomine fpeciei leo ; | apr es 5 & lic de alijs; per hanc re- redicatur de fpecie, igi, quod homo eft alico cft animal,atinus ef! animal, &c. & ita vbi multa. neceflaria forent ad docéda logicalia fub terminis primarum intentionum , pauciffimis id fit vtendo terminis fccundarü; & hoc fuic in caufas eur Arift, qui maximé cupicbat ops - lem;eam inftituerit füb terminis fccüda- tum intentionum , & ità vbi fuapte na- pue erat, rationalem fecerit ex mo am, quod . do, cam contexendi . ;,$3 In oppotitum obijcit P. Fuentcs q. f. d. £I. v mart-4. DoGorem q.1, vniuer, in finc, vbi Logicam vocar rationalem;vt coiradiftinguitur à fcientia reali  & in 6« Met.q.1. Ícientiá fpeculatiuam diuidit in - realem; & rationalem , & fub hac Logica €opftituit, & in prolog.fent.q.3.& 2. ier. x Bs didis ide] bes ? .breui- Scotum, & alios Auctores, cü Logica Erie eat ielsnbRi er Amyiplos joqui dc Logica ab Arift. conz (152,q!4 omncs yumurnon anié de Lo gica infe , & vtex naturarei poffet infti- tui , vndé DoGor 1. Prior. q. a. affignans fubic&ü Logica: in fe nequaquá cam ibi dicit ícientià rationalé , & fic ctiá intelli gendus eft Boetius , cóait Logicam efse de fecundis intentionibus. Sed inftabis ét Logicam in fe dici (ciencantirationalé , ergo &c. Reíp. Logicam infe dicitatio- nalem, non vt centradiftinguitur à reali , (cd quia eft dire&iuarationis ; hoc eft , intellc&us in actibus fuis . Sed rurfns in- ftabis, Logica Arift.eft pars Logice infe, & obie&um illius continetur füb obic&o iftius,ergo fi Logica Arift.eft rationalis, | vt dift inguitur à reali , & obicé&tum eius aliquid rationis,talis erit ctia Logica in fe, & fecundum totum ambit. Refp. ge ficut tota Logica cx natura rei rcalis eft, & petit fübie&tum reale;ita etiam illa pars dc argumentatione,quz tradita cft ab A« rift.in (c, & cx natura rei rcalis cft, & pe- tit fübie&ü reale,& ficut hzc parstradi- ta c(t ab Arift.(ub terminisfecundarü in- tenrionüita poterar inflitui tota, & lübie &um vnius femper eft (ub fubie&o alte- rius, fi vtraque (pe&etur vniformiter; at difformiter, minimé, vndé nunc fyllogif- mus,quia eít íübie&um Logice Ari(t.fe- cundó intentionaliter captus ; vtique non continetur formaliter fub inftrumento Íciendi reali , fed fundamentaliter cantü . Scd iterum vrges, nócft in AuGtoris arbà trio fciétias immutare, ergo fi Logica ab Arift. tradita eft rationalis , talis erit ex fc , non veró quia Arift, ci afIignauit obicctto aliquod ensrationis , quia nó ftat in Au&oris arbitrio affignare obic&tum fcientiz cum quzlibet determinatü obie &ü (ibi vendicet ex natura rei. Refp.quod quamnissrh rem non poffit Au&torícien tiasimmurare, & diuería obie&a tribue-- rc ad libitum fuum , pot tá immutare sim. modü , & ità cótiugit in. propofito , quia. cü. inttcümenra fciendi ,. & regula bené cognolcendi fint obie&a Logicz ex na- tura rei , & cü hzcuradi poflint per ter- minos prima & fec i ionisypla- Fic apes Sos hoc (ecüdo: : idco Logica ciuscít rónalis,& quáuis. vatur terminis fecüdacum imentionum ad liguificandas res rares im : X 3 -" Uz& | ÉEndlioProen de Natura Loiice2, ^. 5 atu fi gnato'pet terminos (ccundarü, vt exerceantur in primis;hinc tamen dedu: €erc nó debemus cà: Neotcricis ét Arift. Logicá agere de (ecundis intentionibus tantum pcr accidens, fed potius statera: . proximam;circa quam per fe verfatur,cf- fc fecundas.intent; ones primas veróyqui- bus easapplicat;c(ie materiam remotam. f4 Secundo obijcit iüc a&us.enücia- tion'selt ordinatus , quado vriü extremü: concipitar,vt fubie&ur, & aliud vt pre- d:catnm, tunc actus difcuifus eft ordina. tus,& rc dilpofitus, cum vna propofi- tio cfl antecedens,& alia confequens,fed: €ílc (ubic&um , & praedicatum , antecez dens, & confequens-funt entia: rationis y. ergoordo a&ualis in enüciationc; & di- fcur(u neceísarió cft ens.cationis. Conf? quia propofitionem císe maiorem y vcl minorem; primo, vcl (ccundo loco poni,. vnum alveri (ubijci nih;l' ponit in rebus: rcale,& totum hoc rcs liabent ab'intelle-: prima principia obie&ti illius feiehtla à. - uibus procedit ad cóclufiones demon- fiaadécde obie&o , vndé fi obieGü cft ens teale nece(sarió principia debent ef fe realia;(ed Logica non habet Li o ma principiarealia, ex quibus: proc ad coriclufioncs de (uo fubicéto.demons flrandas; ergo eiusobie&um non poteft efie ens reale , & confequenter nec ipía fcientia realisymaior patet, probatur mi« nor; quia'in omni opinione tota ars(yllo giftica innititur daobusillisprincipijs di €i de omni dici de nullotvel illisque cnuque fit eadem Ynitertioy [unteadé inter [ey quecimqs [amt eadem: inter fé ydiflingunntur ab vno-ztertio, fimiliter: ars dcfiniendi,& diaidendi innititor im^ tenticnibus generis;di fferentiz,& Gimis libus,quz omnia cóflar efse entia rónis ; Refp.negando minorcm de Logica im fe,concedendo de Logica Atift.fimiliter dicendum'ad probationem, quod a e se US ue Guergototunkhoc cftcns rationis atqj; Fogica Arift inimtitat illispeincipij d itn, ita logicaíermntameréri&onalis. — : plicatis per terminos (ccundamm:iptene Kefp. negando'maioré,tunc.n:aQtus  rionüsat Logica in fe potett alijsanniti y - enunciati onis eftordisatus; quando vni! & etiam eifdem tradiistamenan ce & alio affirmatur, velincgatur licctad- gis primarum inrentionum.,vt fupt, buc termini nondenominentur ànotio- claratüm cft; imino princip: illud: qu nibus (ubic&i, & pradicati ,& fic ctiam inci dicendü: de a&wd;(cusfus, quod co-ipfo: eft ordinatus; cum vna propofitio infcr- taf cx alia, licetnó denominentar adhuc propofitioncsà notioni busantecedét:s ,: & co i55qug poflca fiunt per a&tüt quare cum antequam terminis: veli propofitiones dcnominenur àfecun: dis intentionibus, ynusterminusde alio afhractar,.vna propofitio feratur ex a- à »qui reperitur inter fübie &ít, & pradicatumy mtcr antecedens, & confe: quedrtadcticcus. Ex hoc patet. ad: n firm.g; quais efse fübig&tü,predi-: «arümaiorcmyminore, &c. fincrclatios nesratienis; thi melle&usà parte rei fine: vliafi&ione vni affirfnagde alio, vel ne- gat,& collocatio miporis (ab maiori vc- fà cílaciscalis,& nomfi Gta, & & habet in: gmiffis,vcluc ap imatio in caufis; Lone prev dirimi baril ; "Tertioatgpunt: Complut. difp.1. q. 2: 2x9- la qualibet (cientia/damar aliqua: E o€ A : cnr.q; [unt eadcm. &7c, elt. prit reale ^ affignatum: pet: "terminos. intenrion;s.- QI eva /$5 Atlteradifücultasde qualite Záy — ica eft yan fit ciencia pra&tica;vel (pea- iat cuius exa&a c TC den pcndcat cx dicendisinfca difp.de (ciétiag. - vli expédemusquomodo liabitos diuid. tur per practicum,, & fpecalatiuü,& de — natura viriufoue di(íetemus lic tamen beni emis pereat at c " thic:q. apud! Maurit.q. i.vuiuecf. qui af feruitnon effe practicaap, (pe dos, fed' eontra i eique das vtrafques fequitur Zab. lib, 1. denats. Eo «rA rs Dons Nige dusarés - BUCO 1 docena rea i Qi quia Arift demere aud diui inclus pude, culitiuumi;& 6: Mét«c. 1 [ciet dm ip ord. licita, S (peculatitam  umriia eo pal no uot furit fentécia. Ptimaifüit hoftti Gerardi Mae ie NM — jo pra&tica, & (peculatiua rationes com- €radi&torias prz(cferunt , «cl enim (ftit iv'fola contemplatione veritatis , & fic :eft fpeculaciua,vel non fiftit, fed ordina: tur ad'opus , &tic ef jraGtica , vt Acitt. docuit 2. Met. c. z.dicens fpetulatreg fi- (0 "Wists veritasprafiice:veró opus,ergo on datur medium ncque per. participa- - tionem extremonimi, neque per abaega- tionem, ita aotauit Do&or q.4. Prolog. ar.1.& Anton.An 1.6. Met, q.2. Alia (en- tenti é conrra docet logicam effe timal pra&icam,& fjeculatiuam, ita V 2q.p.1. "difp.8.c. c. & difj.9.c.3 . Suatez difp. 44. "Mer. in fine Rauius bic.q. s. Hurtad. «ditp.3- (ecc 1 Caucr.difpi . dub. 5. Loma- 3üicnf.q. 15.in Porphir. Tolet.hic& alij, quz op! vede vmm EN " a ptzcedens,nam pra&ticum, & . , "vá vel (unc diffecéciae erar (ils . tia sy elcerué eas nobis circam( cribunt 4 -vt.rooner Dot. cit.vnde implicac eindé «ognir? e fimul pra&ticam,X fpe -€ulatiuam, ficar implicat.cundem nume- rum effe imul parem, imparé , (.uic- -. qnid in oppotitum dicat Poncius ditp. 2. Toss» 91. quem: impugnatum vide ifp.1. Mcraph.n.72. )& «quia prafeferüc ratones penitus contradidborias, ticut nó patiuntür medium pera io5C extre morum s itanec admamar medinm per ipairicipauonem quae omnia:ex diíp de (cient; probao:ur. Hinc ett, quod cateri Au&orcs communiter logicam po imunbaat abíolucé praóticam, vc Nomina les palim Ocham iu prolog.(enr.vb: Ga briel q-41. Greg. 4 $.ar.2- Aurcol. & alij antiqui, juos ex modernis fequürar. Fol: i1. traG c4. ]-3«fec..4. Conimb. q. 4-pro- mar. $. Auería q. 1. (ec 6 Murc.duj. t. 1.4. Ouuied conr. 2. Log.panc. (. Atria :ga dilp. 5. (ec. f.aut abfoluté fpeculatiuà , vt D. Tho.cum fuis apud Complit. difp. A:q.6 EcScousq 4. /rolog.vbi Bargius, Li-het. Vigct- & alij Expoutores , à 6. Met.4.140 (ol.ad 1. Anc. And.r. Met. q. 24Mauriti]-1, vaut. vbi Sarnan- Brafa uol,& aij ciccicumlocam; Ratio difcci mins n.cer hos Autores ex nomine pra xis, & noticie practicz ortum duxit y nà aliqui omnem operationcm dirigibilé, vt e/fn fiefeieniavealis/ e) fpeculariune Ae. V. 15 fic, contendant e(fc praxim , & notitiam dice&iuam «ius appellant pra&icam , co quianon fit 1n fimplici comemplatio- nc obicdti , (cdvecíaturcirca iHud modo operabii, & teadit.ad illudefficiendum s vüde.cum ita ver(etuc logica «itca opes tatíoncs intefle&us,& inftrumenta fcie- düplané practica fcientia etit « Alij vecà non:omnem operationem dirigibilem va lunt ee praxim,ne-.omaem d'ce&tiaam pra&icam ,fcd operationem dirigibilem tanrum per di&tamé prudcatiz ; yl artis ingenere moc's vocant praxi m,vnde có fequenter volun: cffc operationé ab eles &wne voluataiis pendétem, alio.|ai nom Éoterlaude,aut vituperio digaa,& omn&- cognitionem. huitfmodi epberauenum diredtiuam cenfent effe practicam , quia per ipfam remoueturerror pra&ticus ; &€ uia bei ita dirigit opecatiónes.iniclie us,vt tanti inrendat ab. eis cemoueco errorem [peculaciuum qui eft fal (cas va dc tota itta ditectio e& propter (cire , Sc €irca. vci wer(acae y quodeftobicctam intellectus ideo fcientia (peculatiua czn- fenda ett ; & hi abíquedibio melius lo- quuntur, magis proprie declarát natu - ram praxis, & notitize pra&icz,& fpcca- latiaz , vt inferius fao loco dicemus j & hic eftienfos b. Avift.incenuis 1.Mcr.c. 2.dum aic aem fpeculatiuz e(le verica- 1cim,pra&ricz opus,ita namque hzc vetba exponit Cominentcon: 3. Per fpecula- tinam fcimus, vt Jcésnus , per pradlica veró (umus [cientes,vt operemur , qw;a pra&ice fin:s opus; quantamcunue er- go logica dirigat operaciones Int-leéxus, Cü talcs duntaxa: dirigat ; vt Íciamus,s- finis eius ett veritas, & per coníc jucs cientia fpeculaciua cít;na n qae pcc eam Ícimus,aon vt operemur fed vc fciamus , qua in wr tam actio dirgois , quam direda ett (cire, & veritaus cozato $6 Dice dum igitut eft;quod licec pec tandam analogiam , & fecand:in quid dogin dici pofíi fcicntia Tome ,fin- plicitez camen , & abfoluté io jucn4o ctt ípeculaiua: Conclunoett Sco iin tei- minis 6. Mct.q. tad t.ptin. vi» lic 1o jut- 1r de logica licer dici polfiz y quod eft praética,quia ni efl cami p p )cire yro- V 4 —— prium» adlltnm cmd di a. LLLA GM AL. ooonss,e9aa Lu A DN rx 176 priis, fed diretL iuii in aliquo atín, exté- dendo nomen; quia tamen atlus ,in quo dirigit, no efl nifi [peculatio deo logica roprié no e$t pract icayfed |peculatiua , [de explicatur conclu(io,ná co- gaitio pra&tica poteft (umi lat , pro no- titia ./. cuiufcunque operationiscontin: gentis,que (it ercoris capax, fiue pra&i- ES fiae [pecalatiuiy& non cít puré cócem platiua naturz proprij obiecti (ed etiam effc&rix ilius, & (ic Logica dici potett fcientia pra&ticanam fcientia Logica nó fifticin [e »vttantum cogno(camus na- turam (yllogi(mr , fed tradit regulas, & cepta illum re&té cóficiend;: ;(ed quia Boc nd (uffcic ad notitiam practicà pro- prie didam, fed e(fe debet directiua pra. xis,nimirum operis ab ele&ione penden- tis, & quod lit capax erroris praQtici , ac proinde imputabilis ad laudeay,vel vitu- perium, ideó proprie loquédo logica nà clt practica;fed (peculatiuasquia ipfa di - rigit a&us. intelle&us , nc contingit in eis faliitas, qui. eft error fpeculatiuus , & totus cius finis e(t veritas,& (cire,nó aüt operari, nam non folum cognitio naturz fyllog (mi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica efficit in(tromen tà (ciendi , non vt operemur; led vt recté cognofcamus; Et vc modo ab(tineamus ab ca conccrtationc, erede intelle- €tus dici poffit. praxis , de quo inferius loc-cit. hoc omnes fateri cenentur, 9p li- cet actus intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis habere poffit 5. tà quatenus dirigitur in ordine ad veritaté non habet rónem pra- Xis , quia tunc finis illius dirc&tionis cft veritas,& non opus;modo lozica dirigit opcraciodem intclle&us,nó vt participat itaté moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- ium intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui bac innititur (cntétia, $7. At refpondent contrarij, & prefer tim Aucría cit. parum referrequod cogni tio fpeculatitia , que dirigitur per Logi- Cam , filtat in contemplatione veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione veritatis de ipfo (uo obic&o, (cd ordinatur ad illud efficiendum , atquc Queflio Proem.de Natura Logica. adco non eft propter —  & gratia ui in quo có(iftit ratio (cientie pra&tie cz, illa autem cognitio e(t fpeculatiua y uz liftit in contemplatione veritatis de - uo obic&o, quod contidetac , & tic-eft gratia (ai,& propter feipfam. Et quando dixit Arift. (peculatiuz finis e(t veritas, pra&;ca opus,non intellexit dc finc ope- rationis directz, (ed de finciplju(metca . — - gnitionis, quz dicitur fpeculatiua , vel. ra&tica, ee quód fpeculatiua ita cogno. cit veritacem (ur obie&i, vcalio veritas - tem non dirigat ex modo cogno(cendi, Jf precipiendo , & dictando de obicáto cognito faciendo,alioquin nó rrct meré «ogmo(ciciuá , & omm:;no non filléret in notitia veritatis, fed o. pra&ica . Tota hzc rcípontio fal(z inni» titur intelligentiz naturz cognitionis practice, & Ípeculatiuz,faltum tiquidem c(t qualécunq; ordinem ad opusfLétiam — exiahercà ratione (cientiz fpeculatis — uz,&itainfimplicr, & nuda cótempla- — Uuonefar obicéti fileredcbere,vtnequas —— quo ad illius effcétionem ditigere pof qd P.Didacusq.6.proaem:& Compl. —— -— NM i manifeíto demonttrant excmpló , Geó- mcetria namq; Aftcologia , & Mathemae — tice (cicntig fpeculatiuz func, & tamen. non e(t contra fpeculariorié earü aliquid riynimirum Bare corned jum; opus etiam nume . , * meníurandi (jeótatad illas, &/tanien eas nó extrahit à ratione fjeculatiuz, nó alia ratione , niti quia horam inftrumentorü conftructio ordinatur ad cognitioné ve- ritatis, neque per illam ititendunt fciéciae huiufmodi opus ipfum fa&um fed veri- tatem,rgo cum Logica nó folum omnia ordinet ad cognitionem veritatis,(ed ip- (um opus,quod dirigit, cognitio veritatis fit,plane ordo tal;s ad opus à ratione (cié uz fpeculatiuz! ipfam mon extrahct ; Et hac de cauía ctiam proprer (ei inn cctur, & non proprer aliud, quia etiamfi dirigat inopus,ramen in hac ipfa actuali directione, immo, & cffe&ionc oper & non intendit opus, vt fic, (cdivericatem. Poncius ctiam difp. 1.Log, q.8 n. 85. hanc probationem inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis pro» ximus atiurfortt &.—— A Lok : LE &- X - " -1* ,. 'eitadi c(fet fpeto - *&o: Mcdiciria, quit trádit modum recupe ' ande memoriz,& difponendi caput inor . "dine ad acuendumi ingenium dicitur fpe- - eun fit fcientia vealis, eo [peculatiua. ert. P. x77 xi mus pra&tica fit opos,non veritas, tamé ' vetitas potcft efle finis cius remotus , & fic in propofito dici poterit Logicá cffe pra&ticamsquia licet remote ad veritarem ordinctur, proximé támen ordinatür ad . opus .fad confe&ionem fyllogifmi, & a- Tioram inftromenroram (ciédt,quod fuf- "ficit, vt abfolaté , & fimpliciter practica "s. dicatur; quod enim hoc opus ylterius or- dineturadveritátem. cogno(ícendam im- - .. zipertinens eft ad Logicam (inquit) nàm 77 fi fcamtium ordinaretur, per fe.etfentiali. . Xt ad acquifrtíoneme(Ciegriarü,non Jeered fcientia ttadens' modum illud fa. latina 5 (icit'nec de fa- «ulatiua ,licet recuperatio memotiz , & acuimen inrelle&tus ordinentur ad ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, qua docet conficete wiangulum,& rame "ett fpeculatiuajait don e(ie prachicá, quia non oftendit adzquaté, quomodo trian- "gulus ficti polfit, (i ebim fic oftenderct, plaoé practica non foret, Hinc tandem 'n. 87- ipfe probat conclufionem , quod Logica non (it pra&ica, ted iua. ia in omnibus eius partibus dirigit 3- intellectus , non autem actum alte- "rius potentiz ab intelle&u , qu (ola eft spraxis,vt docet Scot. q. 4. Prolog. Hac tamen füa ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim dubium aflumit ; quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- xis, oppofitum namq. probabilius c(t, vt infrà patebit difj».1 2. 2? f»átt. 1. & tenet etiam Ponciusi pfe difp,cit.n.80.& ide "libenter ab hac rationc ab (lin uimus;quo vq; infra melius declaretur; Quare pr- - ftat adhibere rationcm à nobis adductá, "qua non eft ità facilis folurionis, vt Pon- cius arbitratur , fenfus namq, illius axio- matis, quod finis (péculatiuz (ic veriras , - pra&tice veró opusyverus,& gcnuinus cft, quem ycrba ipfa prafcferunt, non autem uem ipfe commifcitür , ncmpe quod fi- nis pcr fe imentus à fpeculatiua ett veri- ta5; pra&ice vcró opus bonum 1n genere n.oris, velattis; & (i interdü (peculatiua opus attingit ; aut practica veritatem , id e(Te meré per accidens, & propter aliud nam fpeculatiua opus attingit, vt v. g. itt propofito logica (y Mogifasum ,non nift graca veritatis , vndé illud afumit pro medio , non autem pro fine à (c intento ; fic Aftalogia docet conficere,& conficit fi/herá materialem ad eum modum , quo C«los effe inter fe difpotitos exiftimat .tamen quia hoc opus non propter fc com- ficit, fcd in ordine ad veritatem aflequcm dà de fituj& moribus Orbium, nó amit- tit rationem (peculatiug; Q) 10d aüt (üb- . dit de Medicina di(ponere caput ad acué- dum ingenium , & arte lignaria fcamni confcó&tiua , quod ordinari poteft ad ve- ritatis ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs re noflra ; quis enim non videt fy!logifimum opus elfe magis aptum pro veritate a(equenda,quá fit ícamnum ? & quo pacto fieri potett, vt (camnü per fe effentialiter ordinetur ad acquilitionem fcieniarum, vt ipfe füpponit 7 nonne hzc eft ridicula fuppofitio? fic pariter quis non vidct; quàdo Medicina remedia tra- dit memori recagerandz , & difponen- dicaputad acacadum ingeniü, finem ab ipfa per (z intentum effe capitis purgatio- nem, acquifitionem verà fcicnttarum , & : vetitatis mer&yer accidens ad ipfam at- tincrc? non exempla illg ad rem fa- ciunt,ncquc ronem noftram labcfactaat, Deniq. omninó falfum eft , quod aicbat hic Au&or Mathematicam non adzqua- té docere, quomodo triangulus ficri pof? fit, imó yaicus Mathematicg [copus cít docere modum formandi huiufmodi fi- ra$ mathemarjcas , vt videri pot apud uclid, quod fi Mathematica id adequa té non docet , debebat hic Auctor facul- raem a(lignare, quz plenéid doceat. — |. $8. In oppotitum obijcies r.prgcipuü "oppofita (cnt.tundamentum, Habius di- rigens aCtiones. voluntatis ett practicus , ergo & habitus ditigens actiones incclle- étus. Nec valet ncgare paritatem,co quía optcrauo voluntatis eft praxis, nà LR "tio 1ntellcétus, Hacc namquc oon ctt fuf- ficiens ratio, vc iile habitus dicatur praóti- cus, ifte fpeculaciuus quia prudeücia. cft habitus praéticus, & cum hit omnili dire- Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs aliquas 4538. « Queflio Proem.de Natura Logict... 5. aliquas intelle&tus qui ad victates perti. ment,ergo quod Logica dirigat operatio- nc5 intelle&us, non obftat, quominus fit fcientia practica Nec etiam dicere valet, operationes intelle&us, vt à prudéria di- rc&as , habere ratione praxis , quia vt fic; pendent ab cle&ione voluntatis,& süc capaces etroris practict, ac proinde im- itabiles io gcnere aioris nó autem ira k habere, vt dirigatur a Logica,quia no cadunt fub directione Logica, miít vc süc capaces erroris (peculatiut f. Ealiiraus & idcó non (unt praxes , (cd mera: (pecula- tiones ..Nà contra vrget, Valquez ;quod etiam in operibus Logica: principiam cít elc&tio, fi quidem libere fiut, € voltas mouet intcellc&ü ad (uos actus, ficut ce- 1eras potentias, ecgo Logica vcre ett fcié tia practica a£iua , yt pocé qui verfacar €irca opera ,cnius ptiaci fi ett eleGuo . Refp. quicquid fit de prima folutione, uz pendet cx alia difficultate , an opcra- tio intelJectus poffit habere ronem pra- xis (videtur .n.habere poffe quatenus be- .m, vel malé moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo loco.fecüdam folutioné om- ninó (ausfacere pro negarione paritatis . Kt impugnatio Vafquez , quamuis apud Mauritiü alicuius videatur momenti,eam 4n.adducit,& nó foluit, it& tamen friuola eft, vt eriam Coplur. aduertunt , quod (i uid probat , probat quoque nullam elfe Dre fpeculatiua fi ;uidé omnes actus cuiufcungs (cientia funt , vel Glrim fieri poflunr à poftro intelle&u liberg , & me- dia motionc yol(icatis , cum igirur ait A- rifl.6, Met. c.1. [cientià a&turam verfari .circa ca,quorü Pocipiin cit cic&io,in- tclligit de operationibus , quibus perfe conuenit procedere ab ele&ionc, & rales ' funt ,aciioncs vittucis moralis,omnes .n, tales àut funt actuscliciti aut (a/tim im- perati à voluntate , at operationibus in- tcile&us,vt à Logica diriguntur , mere p accidés cóuenic libertas, icü volütatis im- perii, quia antecedenret ad quamcunque - Wolütatis operacioné po: inteilectus erra- rc in (uis actibus, & per rcsulss, quastra- dit Logica dirigi, & ideo aótus eius, qua- tenus à Logica dirigürur , nó funt praxes. $ccü 4o cbijciant rauones ex Aurcol. [| iv -- uia Logica eft dc obie&o operabili aed eCEE NER Mica t ytyOcanscompofitiuo,& nom meréfpe- — — culabi', &refolutorio,mom.n.contempla —— fürtan:um mitüram delimidonis,& argu- ——— menrationisfed traditregalas, & przce- —— - prabcoéila.conftruendi, &huic arga- — —— menco inniitur Oauizd.loc. cit. Tum 24 -— quia agit de operariomibus inrelle&us , ——— quarenusilliussürnature,vtbem&,velma — .—- le Gcri poffiat, & tradit mod, quo ben ; fiant,ac detegit vitíaygua. cotingece pof- -*— . (uat n exercitio acra gii ee dc "7e fant (cieatiz paca [am fra ne hase eliciunzur à Logica, quomodo ficride- - beat definitio enunciario,fyHogfmus, —— &c. non fuat propter folam verita: 2s qptionem,rt ibi fi(tamus, fed ex nat uareferunturad v(nm,vtdefiaitiónes- — — ncerrorefaciamus. T 4, Logicaettha- —— bitusnontantum cogainuus, fedét ope- — — ratiuus,vndé diuiditur in docente, & vt. tem,(cd omnis ralis babirus eft practicus, — Tum $5. habitus fpeculatiuus eft propt fe 1.M et.c.z. fed Logicanoneft propter fe,fed propter alias(ciencias. Tu 6. q tunc eflet nobilior fcientiJs p dee 4^ *w * ^ - 4 95^ 1, 4 E tamen falíum ett, quiajipfa eit. tionisyilz de ente reali, patet cofeq«q fpcculatiua quzliber nobilior eft qt «ung; practicaex 1. Met, c, 2. Tum« mim, quia £ogia Nae ji gifinos (peculatiuos, fcd etiam pta ct. T » i «ergo faltim ex hac parte, pra&tica. $9 Kefp. ad primum vtig; dir Ad Logic perrinere, hinc tamé nó fequi- tur císe pra&icam,co quia in ipfamet di reétionc, im & operatione "i gen, x nili veritatem, omnis namque Logica« e. 1c&po ad veritaté red indigidum rdi- Et] natur, directio veró practicanonordina tur. ad hoc,vt recté camus , fed vt boni efficiamur, vt verbisexpretfis docet. e Arift.i.Etbic.c.i.endé moduscópofiti. —— | uus Logicz diuerusett ab co,quo vtütur y practicz . Ad 2. Logica agit de opetatio- nibus intellc&tus, quatenus bené vel ma fieri poflunt (peculaniué, non pra&ticé, *tegit etiam vitia fpeculatiua, que inip fis contingere potant ; proprium autem. Ícicntiz practicz cft darcregulasad cui- - ran oc opio rati lesnon (unt regula logjcales, qua folum: . dantut ad fugandam suere iol modus przceptiuus eft proprius. (cientiae a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem;. q ad veritatem. Ad 3, dicitur adhuc fiftc- rc in ip(a veritatis contemplatione , quia ipfemet víus inftrumentorum logicorá ad hoc inferuic , vt fciamus, pon vt boni efliciamur;& cendit ad fugandà;ignoran- tiamnon prauitatem,vel errorem practi- €i contra regnla$ prudentiasvelartis. Ad 4. cui prz(eztim innitirur Arriaga cit.falsüi eft Eogicádoc&£ , dequahic e£ fermo, attingere operationé, nam ipfa folum cft directiua operationum , illas aucem face- ze dire&tas [pe&at ad alias. facultates au- .xilio logicz ventisvt patet eX 1. & yare & quando etiam clicerer operatione di- rté&am , non poflet adhuc dici inrigore a&ica, quia nom ditigeret praxim , cd: in ordincad veritatem; quod'elt mariüs fcientiz fpeculatiuz,non practica; Logi- caveto vtens , qnia eft effe&trixoperis » induit rationé attis, & dici pot habere ra tionem practici, quatenus eft operatiua ;: fpeculatiui veró,quia opus.ipsü;quod ef^ ficit cft fpeculatioynon praxis. Ad 5.non v ur remit Karin norn tiu principalis, fed pocius miniftra;& inft rumétalis, Ad. €. Arift. ibi loquitur del peculatiuis prin- gica, & verü óimmem fpeculatiuam effe praética no' do procedendi circa illud, &cinhoc fenfu: Logica dici poteft nobilior pra&icis. Ad: 7 Logicaetíá (jllogtfmos pra&i- cos; fei ivtatione veti, f : aute in tatione boni, & idéó: cnsjll (peéatariütas ;. hec igitur, pocmpriacn ges folait Aat. And-- folum. ptohant, quod: Logica habet pod pra&tic), at quia omnis i fta dire- ; i eere ordinatur , & ad re- lationisopus,fumpli-  fimp : E [eei (d& Ariffau& t € ua ; -- v ERBEE t. dun áit Dialeticam cííe mali tig ffünc;& 3. eft habitus pra&i: (000 ador ieniarea e eai Ap, Ie » Lud abra in genere moris, qua ait logici nófolü confidetare trà, logicam. nerationé (yllogifiorü ,verü , X^ clic ue- potétiam habere,& alias fimiles:qi vlicia 6. Mct.c.1.fpeculariuá diuidit in Mathie maticá, Phyficam, & Mcetaphyticánul-. lam logicz mentióncrh faciens,vel locu- tus cft de (pcculatiuis princ;palibüs ; in ter quas logicanon eft, vcl ipfam iubin? tellexit fub iecundo mebro, cum fit pars Philofophiz. Ad hunc cttamarticalü de qualitate logicz fpe&tat qua ftiuncula il- la , an fit fcientia communis , quam quid difficultate vacat, brcuibus refoluit ; Gor q.2.vniuerf. dices , qubd eft (cientia communis comunitate nimirü vfus, & ap dicem S aerea n in ea tractatur unt emnibus a pplicabihia facultatibus , & fic logica ctt icientia cómunis quoad omnes partes ;. verum tamen cft Topica peculri ratione dici pe pr el nus nimirum locos arguendi' Communes tradit idi eréhter ad quodi! libet probandum applicabiles .- : "ARTICVEVS SEXTVS. be nece[ftate » & »vtilitate Logica y, sooo eiufque partitione. 6o «y Ogicamad omnes (cientias, & fa: 3 Totam peracilet nemo da-- bitatjid enim oftentant variz:citts appel lationes;& encomia,illudl prefertim apud" omnes recepti fimum, quod eft. trs ar«* tiumy/cientia [cientiarum: y ad'oniniuns Metbodorum principia viam. habens 5^ fed dubitatur aneciam fit neceffaria ; & is nondefuerint;quifimpliciter,&' abro uer efi: iccsfbicilto dixerut ad aliam (cientiás qnomodócunqüe comparandas: ctiatiinget feto modia Ros Qmm Arauxo 2. Met.q. 3.art. leg. hic có-: trou. r. Blanch;difp, 3- Q3. & Amice trac, 1.q; 2.dubiz«ar 3. cócl.6. Frequés ta. men », & communis opinio veterum y. ec Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe pliciter neceffarià adralias fciérias vt« ^ cunq; cópatandas, p ite nimirüm Scie ili enimdh uod oe cam partialem,,j.a Ctusmal fciétie in. ficum pót quis: clicere'in aliqua. fcientid i flo lurbibe dabunt. "* iiid enteros 330 4 J"Quaflio "Proem. de Natura Lorica. án Batba (Te neceffaciam » problemata ali athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét , fynt zqualia ; manifeftum etiam cft alias "Tcientias (inc logica imperfe&o quodam £odo acquiri pole, tà quia ante logica hucnionem extierunt. fcientia natura- lis, & Philofophi ; tumrquia modo vide- mus multosin Theologia;iure, & alijs fa eultatibus cognitionern quádam fupet- ficialem,& imperfcé&tam coníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter ,& perfe- &«c acquirendas aflerunt efie fimpliciter peccilariam , non enim quis poteft per- fc&té (cicntiam aliquam comparare, nifi fciat conclufioncs omnes refoluere víque ad prima principia ; cognofcatque boni- zatem 1llationum ncce(litatem ; & códi« tioncs pra miffarü, deceptioncs, quz cir- €a cas folent contingere, & alia plura,que fola logica artificialis docet ; Tum etiam uia nullü vidimus abfque logica in alijs ienti js confumatum euafiffejcum tame folius Dialectice: du&u abí. alio magi- ftro plures fciétias multi comparauerint. Hinc Arift. 1.lhyf.c. 3.1. Met. 8. & 22, & alibi fzpe téttatur veteres Philofo- phos ob Drale&icz ignorantiam in mul- t05, & turpcs fuiffe prolap(os errores ; & PPlaio 7.de Repub.ait, I9p« Jib ile eft in- teliciium fine dialellica exatii vem ali quam attingere, crgo logica ad alias (cié tias toxaliter,& perfe té acquirendas cft fimpliciter neceííaria; a tenent Cóplut, dif. 1. 9.7.Sanch.lib. 144.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S. Tho. q.1.art. a. Maius fec.3.q* 3. Auería q. 1. fec. 4. Morifan. olog,$.Rocchus q.4. progm. Tolct. | es -J. Kuuius q. 1.& citat pro hac fent, Jamblic. epift. ad. Sofipasr Alexand. in : Vlog Tepi D. Tho. opufc. $8. & 70. Acgid.1. Poft. Albert.trac.1.Leg.c.3. — -61. Dicendumtamen cft Logicam arti ficialem (de hac enim eft queftio) nequa. . «uam ncceffariam eflc fimpliciter ,& ab- folu A Prada aliarum (cien- iiaruüm 5 ur yt experientia docet r] & muli Thcolo ; MR »s enam Fontificium — » aut parua faltim cognitione rc um logi sali. Quod vcro inquit codnunis "à nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, & pfc&e, ideoque adiillas fic rendas iimpliciter ncceffariam céferi de- bere ; Sané id non probat neceffitatem logicz fimpliciter ad illas fcientias com» parandasíed neceffitatem fecundü quid, & cx loppofitione, illud enimdicitur ne ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem,(:ne quo finis abfolute obti neri non poteft ; illad dicitur neceffariü fecundum quid, & ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obtineri non tamen certo aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile,nó zqué €itó,quare neccífitas ifta potius (peat. ad modum acquifitionis,quàm ad fübflá. tiam finis obiinendam; Cu igitur abíque. logica abfolute poffint aliz facultates ob. tineri, eius neceffitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter nó erit, & abfoluta , fed tantü fecundum quid;& ex füppolitioney — finelo | nam quód aqué facile, S& lo gica obuneri nequeant , pertinet ad mo» - dum acquifitionis,nó ad lub&andiá nis, ur exemplo , nam ad falutem anima ncce(farius fimpliciter eft flatus — Chriftianus,hic autem duplex eft,laicalis. P vnus,rcligiofusalterp & quidem religios — adhibendo longé tutius , atq; períeétius. acquiz itur hic finis; quem. ligie. tur cx boc inferre oos valet. ftatum reli-—— giolum e(letimpliciter neccilariüiadami- — — ma (;lutemjita cx hoc, quód logica me- ——— diátc perfc&ié , & coraliter aliz (ciencias. acquirantur non bene infertur eius. fitas Suit & xA ad illas ac». quirendas, m crtinct adac- aifitionem finis n m us Jas O , non bcne ecnícrasnecelari plis: citer aene xipsbils finis, ie sib quid, & ex tione , cum nó pcer-- tincat ad (ubantia acquifitionis eius fed, tantnm ad modj;(cd Logica ex opinione cói allata non pertimet ad (übftantiam ac». quifuionis aliarum fcientiarü , (ed tif ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfe&é acqui. rantur,crgo Logica nó cft neceffaria fime pliciperadillesacquirendas wid 1 In oppoiitum obijcies Pri. 0-. bádo, Br nerit fosplsidn a ame cientja Ite re (000 Bevilitate eooiecefitate Loplea /&Aet.VT. /I 484 — fcientia etiám in effe imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve rum animal , fed noo pót comparari vcra fcicntia (ine Logica , veta enim fcientia habetur per demonfitrationem,& hac pet Logicam arvificialé. Tum 2. quia nullus habet veram fcientiam;nih (ciat illam re- foluere vC jue ad prima principia ex Actif. 1. Pofi.c. i; Sed (ine Logica nullws feit re folaere etià imperfe&té. Tum 5. ad fcien- tiam requiritur cuidentia illationis. «i. c .. cognofcamus- euidenter conclufioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola Logicado- €et,quando conclutio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licec quis ex lumine na- 'vurali allentirt po(Tit vni , vel akterr.coa- clu(ioni proxima principijs lumine nitu- 'r& notis,ille tamcal(Ten(us rion eft (cienti- »ficus*üne certitudine confequentizr, quia 'euam in prima figura poteft error cótin- gere, vnde nemo certus eft fe non etrare "fine íliqua reflexione, quàd feraaucric re ;gulas mm quas docet Lo 'gica artificialis .. Jum demü quia ipfa cft modus fciendi 2.Met. 1 y. Rep. per folam "Logicam naturalemcófici pofi aliquam " demon(trationem, quia in fcientijs fant "alique coaclufioncs ita proximé inniten 'tes principijs lumine naturali notis , ex ibus adcó euidenter fequitur conclu- fio , vt explicatis terminis conficiantur 'abf4. difficultate tales demonftrationes. " Ad 2. in (cienujs aliqua refolutio inpri- : "ma prircipia)& aliqua illatio confequen- - tia cffe poteft ita per (e nota; vt fine arte "poffit attingi certe, & ab(que formidine. " Ad 3 naturale lame, (icut propria virtute "fc extédit ad a(sentüm principiorü,ita ad "vnam, velalterá concluíionem principijS -proximà fe excendere poteft fine arca, ad 'greras veró remotiores vtiq. fe extédere 4 itynili ex arte & magna rcflcxione. ; Aeg iinbuiu(modi demóftrationib. !proximà innixis primisprincipijs haberi nó po ffe certitudine coiequentig (ine ar. ione , nametiam(i in aliquo modo primz figura pollet error conun- gere » imprimo-tamen confzquencaa cft Fei lids vé méostiun. Ad s. Bees armani ueri & per- P^ ab ^ 61 Secüdoobijcies &contrá, logicam artificialem nullo prorías modo ciíic ac- cetlariim ad aliarum fcietiarit acquilitia nem, nam ad ime [unc nccce(i ria, & quod ad fint principa per (e nota , — » s "o. T. z Ps P — - " 2 quibus przbcacor a(fenfas ;. & vtexillis . —. — €etta deducatur cobiclufio; (edad primi fu fficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- dàm;nam necceflfitas coal cquenuae cciam fundatur in principijs per fe notis; f. dict de oimni,& dici denuilo. Tum .li effet ^ m. gp nece(faria maxime id c(fet propter defi- ^ nitiones,& d'uifioncs, (ed qualibe: (cie tia habet fuas definiuoncs, diuifioncss ergo. Tum 3. nam qui(íque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto , cui operar cótormatur,yel nó,& fciétia qualibet co gnoícit (num obiectum Tum 4- quia f£ cft nccelfatia ad alias (ci&ias (alti. per- fecté acquirendas, pati racione neccílaria forctad fcipsá perfecté. acquirendam , quod impoftlibile videtur, Tü 5 «uta (al- tim ad practicas (cientias non videiur ne »cefl'arià nam practice (olum rcfpiciunt tccritudinem operis , nonautcm ipfam "indagationem veritatis, vndé folum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius pofle , crgo liae :Logica artificiali poterit etiam. perfecte inteile&us confequi alias (cicntias , licec cum maiori difficultate . e Rcfp. per illud probari folum lumen 'naturale extendi pofsc ad vnam, vcl alte- ram conciulionem princij»je pec Le notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit finc arte, & reflixioac ad regulasartis, & in iftis neccilias conic- quee non poteft certà cops /cr ne Ogica . Ad 2. licet (ciencia. paruculares habeant definitiones ; & diuifjoncs cer (is materijs applicacas illarum tamcn bonj- t5 ,.& certitudo cx przceptis logicis de dcfnitione, & diurhionedignofci dcbet . Ad 3.paict cx di&tisarc 2. in fol. ad pa- 1.um, Ad 4. concedimus logicam eiiam tibi effc neceffariamsficut luae, quod.cit . medii ncceülariü ad quodlibet videndü y «fl cuà libi ipfi neceitarit, vt vidcatur, c revera logica libimet, iefciait: por oppli- atiuRC Yoius aliam , nà ila pars qua ^ a$i i agit de terminis fimplicibus ad dire- ionem primz operationis atcins, iudac ád cognitionem alterius partis , quz agit de enunciatione, & attinet ad dire&tioné fccunde, & hzc pars ipfa iuuat ad illam , quz agit de difcuríu , .& tora ip(a Logica ruditer , & imperfecte rradita in inftitu- tionibus pro Tyronibus eft necetaria ad feipsá poítca perte&é tradédam , & pro dignitate . Ad 5. licet id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id tà admittendum nó eft,quia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, & (uas demon(trationes có- ciunt,vndé (altim ex hoc capite Logica indigent. Ad o.negatur coní(cq.quia licet femel,atq. iterum poffimus bené operari in p materia; perlogicam natura- Jem, & naturz lumen.circa noftras opc- rationes reflc&tere,id tamé nó poteft fie- ti (emper, & in qualibet mareria fine regu lis artis. Dices, ergo ad (ciétias faltim fic acquitendas, .f. perfecte, erit [implicitec nece (Taria. Neg.con(eq. imó.e(t implican tía in adiecto, y.n. fic pertinet.ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(tantia ,& (idco non re& infertur indé neccílitas  (impliciter,quia (ine logica acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad fubftan- tiam habitus , nam hoc fit per quamlibet demonttrationem , (cd tantum neccfíficas fecundum quid,& ex (uppofitione; vt dc. £latarum cit in concluiione probanda .. 63 De partitione Lozicz ( quz «erat altera pars huiusarticuli) varij cxcant. mo di dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam itur in veterem , & nouam, vetus cít illa , quz de paribus argumentationis tà propinquis, quàm remotis tta&at, noua, quz cftde argumentatione ipfa, ciufque cere fübic&iuis. Maurit.q.3. vniucrf. Logicam fecernit in cam portionem,que eit de partibus áncegrancibus (yllogifmü, & cople&titur libros pradicabilium, prae- dicam.& Periher. & in illam 1 quz c(t de partibus fübie&tiuis. Conimb. cum alijs Auctoribus padim n procem. Log. íe. €ant Logicam in tres partes (um ta diui- fione ex paricobiciti, in eam, quz c(t dc delinitione,n cam , ps de diuifione, & inca:n, quz agit de diicu: (u iuxca nume- Um initcuiieatorum tripus opceationi« -Queftio Proam-leNamraLogis. ^ 0 busintelletus deferuientium Dicendum tamen, quàd Logica infe, j& in totalatitudine fua in duas diuidi bet principes partes , in quarii «na deia- - ftrumento (cicadi, in cóijagatunin altera de (pecicb*, & parcibus fubicótiuis cius, & prima pars fübdiuidi poteft in illa, in ua de principijs,liue effendi, (iuc.cogno Ícendi modi (ciendi in cói agatur ,& in il- lam,quz tractet de affe&tionibus cius, vt fic; fecunda etiam/ubdiuidi poteft iuxta — :numeti (pecierum modi fciendi,quz : Átantiores (altim , ad quas coeterz reduci potlunt, tres recenferi folent, definitio, diuifio,& argumétatio. Ratio huius pat.- titionis facile deducitur íupponédo,quc :qR fcientia diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,:nó autem in minus frondes » Ille vecó dunt partes principa es in cientta , quz per fe , «& dire&té.ad illius (cientig texturam,& integritate (pe — «ác, & propter fe expetuntur,& non om ninó.in ordine ad aliud,fcu ad aliam par- tem , alioquin cum illa con(titueret vnam. partem principalem, nó auté in fe talis ef fet; fed filogica contexeretur sr totum ambitá (aum, vtique traétatus acie d mento Íciendi in cói dire&té,& pet í - ftirueretur tractádo dceius principijs.&c pallionibus,& propter Íe expetereturs militer tractatus deipeciciun DE &c. maior o(téditur exemplo, mmamlib. & 1. Phy(Cnon pem ioi) diftin-- &am principalé à ceteris lib. Phy(. licet jnillis de priacipijs agatur;in iftis de pa- fionibuscarporis naturali alia certé irationcnifi quia omnes ordinátur ad co- guitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet tra&atus direi pertineret ad Logicz confiderarioné,nec 'vnu$ ita alteri Di. Aon i elfer ,vc nc- quaquam propter íe expeterctur; nàá ma« tctia tradira. in vnoguo que, digna. fort propria, & peculiari co(i precio ordinevaius adalium. — . 64 At fi fermoit dc Logica Arift.hec in duas diuidi debet principales partcs,in Qquancu:n rama agitur def;llogi(mo , in aitera de icio iig » illa conunebit libros pradicabil:á , praedicaméta. Peri & rriorálta libros Poft, lapin ^ Füstio huius partitionis eftquia lib. prz- dicam.& Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fediri rede proríus [yllogitmi in €ói , ergo n ime conftituere partcm rincipalem.fed cü lib. Prior. vbi de ipfo. yllogrfmo agitur. vnam parcé principale conftituent, quod pariter eft de. fecunda dicendum: Adliuc tamem paries eiulmo- di principales in alias minorcs fecari pol- funt;prima in duas, in cam -f. qua c(t de principijs inte rantibus fyllog;faiumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunt: princi- 3ia remota; & fie elt liber predicam. cut. in(cruit liber icab. vel (ünt propins qua& fic cft liber Periher. & inca, qua" eft de quidditate , & affeGionibus ipfius. fyllogi(mi in cói,& fic süi libri Prior. Al- ttta vero diuiditur. in urs minores partes. iuxta tres fpecies [yllogimi , nam vel € démonfttatio , & ita habentur lib. Poft. vcl (yilogifmus probabilis » & fic habGuir: DISPVTATIO PRIM De modis , fes inflrumeniis fendi .. Proan..merito primum locum pofcit bac Difputatios cii fciendiyfeu inflrum&étum cognofcendi Statutum fit obietl i Logices plané bnc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pra- mittat. jui obietii cognitionem y btc autem non folum de: modo [cien- di im communi agemus ed: ctiam ad quadam iftrumenta particu oft Quaji. n. modus Deneal[siiate, eo otilitate Lopica frt. T. — 183 lib. Topic. vel deceptorius , & fic haben« tut lib.Elench. qui difcurfus integer col» ligitur ex Do&t. 1. Prior.q. 2. Nos quam- uis Logicam intota latitudine fua ad ni miam prolixitatem cuitandam contexere non intendamus,cuia tamcn ampliorem contcxerc volumus;qaàm reliquerit Arif. altius initium; Difp. petemus; nimirum ab ipfo inflrumento fciendi in cómuni;paus latim poftca. dcícendédo ordincm ipfius Arifl.capiemus: Aliasqua(dam difficuls ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ; &c. quia non (unt. Logicz pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue nes, hic libenter mi(las facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. dc (cientias nam ibi de vnitate habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijfq? communibus * earum attributis fumus acturi ; & cx ibi dicendis facilé- patebit. carum rcíolutio «; A »« laria deéfcendemus, ad eomimirum , quorum notitia eft' Preis nece[faria ad. c gte« - vorum captumy C [e babent-velut clauicula qu&dam»ad a Soro lib. 1. [umm. c: 4: Auería q. 4.Log. - QV &STIO.PRIM A.. Quid , & quotupléx fii modus y. feu in-- ; rumentum fciendi . . E natura inftrument: Logici , q? D modus Ss cn tionibus varié.Jóquütur Auctores; Zaba- tel. iníuis lib. de methodis per:totü; qué: ftquitur. Faber T heor:; 16: cótendit de ra- tionc ow (ciendj ciie.vim illátiua, , ira d folum dicatarápftrumentü : qued habet vim nou ficádi igno : turm ex noto. A jij mitius: ag&tesanquiunc ead initiumentum. logicü ; quod ' . mitius fofficere ad. ; habeat vim mam fe ftandi ignotum, fiue- idiasia rilagonisp fub ab moUoyita- liftarum, qu la aptrienda e fc&.1. Complat. in przamb. ad fümm. Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis opinio Sümue ui arodum (ciendi dcfiriiüt , qp - eft crario tranifeflaciua alicuius ignoti «. Alij demum perimodü fci iter non (olüm,quod habet vini manifeftands ignotumfed quicquid quo quomodo iu« uare poteft intelle&tum indiri-- endis operationibuseius", ita loqui. vie dentur jdem Compluc.difp.procem.q.3, - cs namero ntmenrorm lo gicorum varij exorti funt modi dicendi, gomentationcm inftrumentum logicum : appellant; &ecam prciputy qua-elt in. A $4. matcria neceffaria , qualis eft dcmonflra- tio, hzc .n. parit (ciennam proprié dicta, vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenii fciendi . Auct.2, fent. licet ma. ior pars corum tria a(fignent in(trumenta logica;Dcfinitionem, Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc nume- ' rum minuere aggreffi func fübftrahendo diuifionem, «o quiaró fit ab alijs in(Lru- menus condiftintts, ità Hurtad.diíp. 19, fcé&.6.Valliusimit. Pott. q.1,cap. 3. & fuit fent. Algazcl.imtua Logica, Al1j € contra numero rernário non contenti addiderüt Rcíolutionem, quz cft progretius à par» ticularibus ad vniueifalia;à pofterioribus ad priora jità Euftrat.in (ua prafat. fuper 2. Poft. An.mon. fuper proem | Porph, Damafc. c. 1. fuz Phyl.. Alij addiderunt enunciationcm, vr Auerí.cit.& quamplu zcs methodum , fumendo methodum pro ordinc;qui in fcientijs obferuari debet, vt diftin&é radantur , & fineconfufionc. Au&orcs-deniq.3.fent.lati ffimé vfürpan- tcs modum íciendi appellantj initruméta logica omes fccundas intentiones , de quibus logica tratar, fiquidem omncs il. lz (unt aliquo modo veritatis oftentiuz , & conducunt ad directionem operationü intellc&us;qui cft vnicus logice finis, ità Complur. loc. vlt.cit. " ..à Dicendum ett, quod licét flri&i(fi- mé loquendo pma fciendi, & intiru mcntio logico (ola argumentrauo poflit dici modus (ciendi , v: pote qua fola ex noto ignotum manifcftat pcr vim illati- vam ; & illum fuse (umendo srn tocar extcnfionem , quam poteft habere ; om- ncs (ccundz iniemioncs logica dici pot fini intlramenta fciendi, .1. rcété cogno- Ácendi , vt peté qua omnes fuot ali modo veritatis ofleofiuz , & intellectus dircétiuz, tamen proprié loquendo mo- dus ÍGcndi , & infttumentum logicum eft illud , quod habet vim manifcttandi ignotum quomodocáüq; id faciat , cumq; id folum conucniat cum omni proprieta 1e Defniuont, Diuihioni, & Argumcnta- tion! , hactria propriéeiunt inilrumcn- *à logica non plura,nec pauciora. Concl. 1 Scoti q. 2. lib. 1- 1 rierem quam tenet. Tat.q1.przamb-legice,& Symmulifl ^Difpur. 1. De infteumenis [ciendis s. 1. quO- gargumentationem , vel d omnes . Et quantiim fpe&at ad a(fignaf dam rauoné modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter y quia. vt docet . Scot;4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probare nó poflumus,fed oportet ea (ups . ponere ex comuni víuloquéziü, vt apud logicos nomine modi fciendi.con(ucui; intelligi via di(tin&é cognofcédi Moduoq anté confusé cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfinis. tur,quod fit oratio manifeflatiua alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. - limpliccs, & incomplexa quia (a fficiens, tcs non (unt ad explicandam rem diltin-, &é & explicité,fcd ranrum contus fn ficanbergo abíq. fufficienti rationc Aur &ores prim (cnt. nimis coarétant rone. inftrumenti logici, fcu modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus participetur ». ua habent vim mamiífc(tandi, ignoti per. E: aüienem, & mimis ampliant Autores ——— — 3 cnc. dum volunt cam conuenite etiam nem s vocibus fimplicibus& quibufunquein- ——— e D T" tentionibus logicis., T WE 3 Dendé probatur exe amisvne — denomeninflrumenti deductumett ,nà — — in eis non (olum appellatur inftrumentüs, feu modus conficiendi artesactum illa tia difpolirio , (eu applicatio snatet €x qua immediare  rcfaliat ariefactu 2 fed ad quamlibet parcé artefa&ti feorfiae — facicndam datur euam quor. & facilétalis parscfficiatunfedquianom — — ità cernitur modus rc&é operádi in qua- libet minutiffima parte arcefacti efficié- dà, ncc certum inftrumentá illi cortefpOs - : det, fed in pricipalioribuspartibusilliuss ———— — ita hac proportione teruata logici nomerr : modi. (ciendi non reítringunt ad folam DELI S atére(ü ientifica cognirió, i ampliant pt ie i rt nd; ifi tentrones. logicales, fed tribuunt illud incipalioribus quibuídam intentioni« u$,.f. Definitioni Diuifioni,& Apees ; pectcec e generalia quedam infira menta (ctendi, in quibus clucet vis manis fcftandi ignotum, vndé proxime ;& ims. mediate ditigunt intelle dorm ed rauonibus ; ac proinde fpeciali moda — Que. I. Quid, e) qunwplew fitinftrum.feiendi.. 183 €onuenit eiscfIc veritatisoftentuas, Hinc facilé probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inít rumé ta logica: Deliaicio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus (cié- di cft oratio manifeftatiua ignou hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplexum,(i fucrit coóplexum; man;feflatur per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel igno ramus cffcntiamn, & banc explicat defini- tio, vel partes cius, & has manife ftat diui- o,vt v. g.in homine fi cffentiam igno- res,manifeftatur hac definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur hac diuifione Hominis alía pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam pa ffionem , Qua de illo praedi. catür, dicendo bomo : rifibilis , mani- feftatur per hanc argamentationc Qme animal rationale eji vifibile , omnisbo- to cfl animal rationale, ergo omnis bo» amo efl vifibilis , ergo ficut nullum aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus fciendi,qui ma- nifcilet . Tum 2. quia & fi aliz intentio- ncs logicalesconducant ad cognitionem rerum acquirendam , & intclicétum iu- uent iníuis operationibus ; tamen pro- ximé, & immediaté id non efficiunt ; (ed mediantubus illis tribus,ergo illa tria pro prie funcinftrumeria logica, & ad ca re- duci dcdent cztera, quz ad modum fcié di quoquomodo pertinent. 4 Viaterea numerus hc cernarius nó potcft rationabiliter augeri , ncc minui ; €rgo initruméta logica n funr plura, nec pauciora sribus;probatur aflumprü , non potcft io primisaugeri addendo Ix cfolu. tioncm ; vt inflrumcntum ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fa pe (2-. gius cum Diuifione coincidit , nar diui- - dendo reioluimus » & reducinuus rem in. fua principia , vnde & Arift. in progem. Phy: Rcloiutjonem appellatdiuijoncm tcX.3« Pofjerius autem eX. bis nota. fiut. elementayG. principia idu bac diutz., «ieioluunt;interóum cuam coin», - MdRani D-butigne t De iid pe ., quando nimirum reloluimus dcfi- niédo monftrádo;dcfin &do quide ial ecuas iniunvin iuapria T oweqo P s i cipia definientía, demonflrando vero, cli pcr demonftrationem à poftceriori, feu à figno;qua dici foler Methodus refoluti- ua,cffectum refoluentes caufam inueni- mus cx Acerb.lib. j.9.q.Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énanciationem cá Auería,quia de ratione enunciat! onis, vt ficscft táàtum enunciare vnü dealio', non autem manifcflare ignotá, in quo confi». ftit ratio modi fciendi ; vode fecundum quod eft propofitio, nó neceffario affert rcs notiorcsícd folum id evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo efl animal rationa lejbominis alia pars efl animasalia cor- pus quo cafa enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel diuifionis,que in ea continerur crgo ená ciatio,vt ic,non cft modus fciendi códi- ftin&lusà ceteris , quia per eam abfolute profercur vnum de alio , fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: N ec demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs tradendis , quamuis enim hic ordo maximé iuuct m&is dirc- &ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufio«- nem climinat ab intelle&u, nó ob id ad- dendyus cít y vt infirum;entum ab illis ttje bus condiftip&um, fed y'otius dici debet illorum communis qüzdam rc&ta. difpo- fiio , vt bcne dirigant cognitionem no- flram,g :ta probatur; nullum inftrumé- tum ad fuum onus ztüaan oi priug fit rc&é difpofitum, & accommodatü Kos E be pe o cte ern obtufa, fcd prit sad cotem acuitur ,non, vumur calamo ad fcribendü nili prius ak, tcmperaro; & fane acumen boc in fecus. ri , & calamo gon eft ipftrumentum . fün&um à (ccori .& calamo » fed. Lt difpofitio quzdam neceffaria ad inftru- Werl » vi bene fum n ünusexciceat à at Methodus  & erc » cie j Susi li ur wlis difrolitio cómup us inftru VUPTPIIME ERU. D icf Be beca EMESE "ct ^ 176 priiis fed diretliuii in aliquo atíu, exté- dendo nomen, quia tamen atius ,in quo dirigit, no eft nifi pen ,rdeo logica roprié nà eft prac icayfed |peculatiua . | been explicatur conclu(io,ná co- gaitio pra&ica poteft (umilaté , pro no- titia ./. cuiufcunque operationiscontin- quete (it eccoris capax, fiue pra&i- ci,fiue [pecalatiui, & non eft puré cócem platiua naturz proprij obiecti (cd etiam cffc&rix illius, & (ic Logica dici potett fcientia pra&tica,nam fcientia Logica nó fiftic in hoc ; vt tantum cognofcamus na- guram fyllogi(mi , fed tradit regulas, & cepta illum ce&é cóficiend:;(ed quia Pocos inficit ad notitiam practicà pro- prié didam,fed effe debet directiua pra. xis,nimirum operis ab ele&ione penden- tis, & quod (it capax erroris pradtici , ac proinde imputabilis ad laudeas, vel vitu- perium, ideà propri loquédo logica nó e(t practica;fed (peculatiuayquia ip(a di - rigit actus intelle&us , ne contingit in eis falíitas, qui eft error (peculatiuus , & totus cius finis e(t veritas,& fcire,nó aüt operari, nam non (olum cognitio natura fyllog;fmi,verum & illius conftructio ett propter (cire,& Logica efficit inlttumen tà (ciendi , non vt operemur; led vt re&té cognofcamus; Etvcmodo ab(tineamus ab ca conccrtationc, an opcratio intelle- étus dici poffit. praxis , de quo inferius loc.cit. hoc omncs fateri cenentur, p li- cct aus intelle&us in ordine ad bonita tcm moralem dire&us rationem praxis habere poffit 5. t& quatenus dirigitur in ordinc ad veritaté,non habet rónem pra- Xis , quia tunc fimis illius dircctionis. cft veritas,& non opusmodo lozica dirigit operacioaem iptelle&us,nó vt participat itaté moralem à voluntate cóicatam, fed vc verfatur circa verum , qp eft pto- rium intclle&us, & hoceft przcipuum mentum, cui hac innititur (cntétia, $7 At refpondent contrarij, & prefer cim Aucría cit. parum refecre,quod cogni tio fpeculariua , que dirigitur per Logi- cam , fiftat in contemplatione veritatis. Nam ipía Logica nó fiftit in contempla- tione yeritatis de ipfo (uo obic&o , (cd ordinatur ad illud efficiendum ; atque graria (ai,& n": feipfam. Et Queflio Proem.de Natura Logica. adco non eft propter. feipfam , & pratia fui, in quo có(ttit ratio (centi pra&tie cz, illa autem cognitio e(t fpeculatiua s t liftit in contemplatione veritatisde - uo obie&o, quod conftidetac , & fic-eft quando dixit Arift. (peculatiuz finis eft veritas, pra&t;ca opus,non intellexit de finc ope- rationis diredtz, (ed dc fineipliu(metca , . gnitionis, quz dicitur fpeculatiua , vel — ^ ractica, ee quód fpeculariua ita co gnoe is veritacem (ur obie&i, vt alio veritas tem non dirigat ex modo cogaof(cendi, Jf. precipiendo , & dictando de obic&to cognito faciendo,alioquin nó rret mere «ogno(ciciuá. , & ommn:no non fillécet in notitia veritatis, fed opératiua fortt', & pra&ica . Tota hac refpontio falíz inni» titur intelligentiz nature cognitionis practica, & (peculatiuzfallum tiqurdem cít qualécunq; ordinem ad opus.fLiétiam - exiahere à ratione (cienuz. fpeculati- ug , & ita in fimplici , & nuda cótempla- tonc ut obicéti fi(Lere dcbere,vt nequa- Jue ad illius effc&tionem ditigere pof- 15q0d P. Didacusq.6.proeem:& Compl. — manifelto demonttrantexempló, Geó- — — metria namq; Aftrologia, & Mathema- — tic& (cicntig fpeculatiuae (unc, &tamen non eft contra Lei sdb aliquid ri,nimirum triágülü, (pha ram; aut finta iin; opus etiam numerandi , vel - meníurandi fpeótatad illas, &Ctamen eas nó extrahit à ratione fpeculatiuz, nó ilia raione , niti quia horam inttrumentoráü conftru&io ordinatur ad coguitioné ve- ritatis, neque per illam intendunt (ciéciae huiufmodi opus ipfum fa&um, fed veri- tatem,crgo cum Logica nó folum omnia ordinet ad cognitionem veritatis,(ed ip- fum opus,quod dirigit, cognitio veritatis fit,plane ordo talis ad opus à ratione (cie Liz (peculatiug! ipfam mon extrahet ; Et hac de cauía etiam propter (eipfam di- cetur, & non proprer aliud, quia etia dirigat inopus,tamen in hac ipfa actuali dircctione, immo , & cffc&ionc oper & non intendit opus, vt (ic, (edyveritaters. Poncius ctiam difp. 2. Log, q.8 n. 85. hanc probationem inficiatur,& ait facilé folui poffe dicendo, quod licet finis pro» - en fit [Gientia realis, eov fpeculatiaa, e frt, V.— 177 xi mus pra&ticz fit opos,non veritas, tamé "wetitas potcft efle finis eius remotus , & fic in propofito dici poterit Logicà effe pra&icam;quia licet remoté ad veritatem Ordinctur, proximé támen ordinatur ad . opus .f.ad confe&ionem fyllogifmi,& a- . Tioram inftromenrorum fciédi,quod fuf- - ficit, vt abfoluté , & fimpliciter practica ^. dicatur; quod enim : »- dinetaradveritátem cognoícendam im- 5": pertinens eft ad Logicam (inquit) nàm Uo ffcamrium ordinaretur, 8^ D-din vii irse UE deis VN fa. hoc opus ylterius or- fc.etlentiali- ereà fclentiattadens" modum ill - ""wiitodic fet fjxttülua i cii net! de fa- . Aio Medici ' tande memoriz,& difponendi caput inor » quie trádit modum recupe dire ad acuendum ingenium dicitur fpe- «ulaiiua licet recuperatio memotiz , & acumen intelle&us ordinentur. ad'ícié- tias habendaz; Ád illud de Mathematiea, oa: docet conficete wiangulum,& came "ett fpeculatiua;ait aon e(le practicá, quia nori oftendit adazquaté, qnomodo trian- "gulus fieri poflit, (i ebim fic oftenderet, plané practica non foret, Hinc tandem n. 87. ipfe probat conclufionem , quod Logica non flt pra&ica, ied fpeculatiaa. iia in omnibus eius partibus dirigit 4- 15 intellectus ; non autem actum alte- "rius potentie ab intelle&u ; quz. (ola eft tpraxis,vt docet Scot.q. 4. Prolog. Hac stamen fua ratio parümvalet, quia vcl fal. fum, vel faltim dubium aflumit ; quod .f, mulla operatio intelle&us dici poffit pra- is, oppofitum namq. probabilius cít, vt infrà patebit difj».1 2. q» f, art. 1. & tenet etiam Ponciusi pfe difp.cit.n. 80. & ide "libenter ab hac ratione abflinmus;qtio - wq; infra melius declaretur; Quare pre ftat adhibere rationem à nobis adductá, "qua non eft ità facilis (olurionis, vt Pon- €ius arbitratur ; fenfus namq, illius axio- matis, quod finis fpeculatiuz (ic veritas , - practice veró opus;verus, & gcnuinus cfl, quem vcrba ipfa prefcferunt , non autem quem ipfe commifcitur , nempe quod fj- mis per fe imentus à fpeculatiua ett. veri- ta5, p'ra&ticz yeró opusbonum in genere n.oris, vel attis ; & (1 interdü (peculatiua opus attingit aut practica veritatem , id e(Ie meré per accidens, & propter aliud nam fpeculatiua opus attingit, vt v. g. ift propofito logica b logifmum , non nift graua veritatis , vndé illud a(fumit pro medio , non autem pro fine à fc intento ; fic A ftalogia docct conficere,& conficit fi/herà materialem ad eum modum , quo Cotlos effe inter (e difpotitos exiftimat; .tamen quia hoc opus non propter fc conm- ficit, fed in ordine ad veritatem aflequem dà de fitu, & moribus Orbium, nó amit- tit rationem (peculatiue; C)10d aüt (ub- - dit de Medicina di(ponere caput ad acué&- dum ingenium , & arte lignaria fcamni confc&iua , quod ordinari poteft ad ve- ricacis ftudium fedendo fuper ipfum, val- dé eftabs re noftra ; quis enim non videt fy!logifmum opus cffe magis aptum pro veritate a(íequeada,quá (it camnum ? & quo pa&o fieri potett, vt (camnü per (e efTentialiter ordinctur ad acqui fitionem fcientiarum, vt ipfe (üpponit? nonne hac eft ridicula fuppofitio? fic pariter quis non videt', quado Medicina remedia cra- dit memori recaacerandz , & difponen- di caput ad Maciqun ingeni, finem ab ipfa per (z intentum effe capitis purgatio- nem, acquifitionem verà fcientrarum , & vetitatis mer&yer accidens ad ipfam at- tincre? non ergo exempla illa ad rem fa- ciuntncque ronem noftram labcfactaat, Deniq: omninà falfum eft , quod aicbat hic Au&or Mathematicam mon adequa- t& docere, quomodo triangulus fieri pof? fit, imó vmcus Mathematicg [copus cft docere modum formandrhutufmodi fi- i mathematicas , vt videri pot apud uclid, quod fi Mathematica id adzqua té non docet , debebat hic Auctor £:cul- tatem a(lignare, qua plenéid doceat. — $8 Iu oppotitum obijcies r.precipuü "oppofitz (ent.fundamentum, Habitus di- rigcos aCtiones voluntatis elt practicus , ergo & habitus dirigens actiones intelle- étus. Nec valet ncgire paritatem;eo quia optrauo volunraus eft praxis, nó apera- "tio 1ntellcétus. Hac namquc aon ctt fuf-ficicns ratio, vc iile babitu dicatur practi- cus, ifle fpeculaciuus , quia prudeücia cft habitas praéticus, & cum hit omni dire- Griua virtutum, etiam dirigit operattoncs : aliquas 498  : Qusflio Proem.de Natura Logis. 5. aliquas intelle&us , qui ad virtutes perti» nentergo quod Logica dirigat operatio- $ intclle&us, non obftat, quominus fit Ius pra&tica Nec ctiam dicere valet, operationcs intelle&us, vt à prudétia di- rc&as , habere ratione praxis , quia vt fic; pendent ab ele&ione voluntatis,& süt capaces erroris practict, ac proinde im- tabiles in gcnere aioris , nó auteq ira fc habere,vt dirigaatur a Logica,quia nó cadunt fub dircétione Logica, niát vc süc capaccs erroris (peculatiut f. faliicau s & idcó non (unt praxes ; (cd mera fpecula- tiones ..Nà conira vrget,Valquez ,quod etiam in operibus Logicz principium e(t electio, fi quidem liberé fiufic, € volütas mouet intclIc&ü ad (uos acts, ficut ce- teras potentias ergo Logica vcr ett fcié tia practica a&iua , vt pocé qui verfacar €itca opcra ,cnius ptiaci pii ett eleGuo . Refp. quicquid fit de prima folutione, quz pendet cx alia difficultate , an opcra- tio intellectus poffit habere rónem pra- xis (vidczur .n.habere poffe quarenus be- né, yel malé moraliter ficri po: ) de qua Anferius fuo loco.fecüdamn folutioné om- ninà (arisfacere pro aegarionc paritacis . Et impugnatio Vafquez , quamuis apud Mautitiü alicuius ni inomenti,eam 4n.adducit,& nó foluit, ità tanien friuola eft, vt ctiam Coplur. aduertunt , quod fi uid probat , probat quoque nullam eife cientià (peculatiua , ficuidé omnes actus cuiu(cung; (cientia fiunt , vel Gltim fieri poflunt à noftro intelle&u libet, & me- dia motionc yol(icatis cum igitur ait A- rift.6, Met, c.1. (cientià acturam verfaci circa ca,quor( principii cft clcé&tio,in- tell:git de operationibus , quibus per. fe conucnit procedere ab ele&ionc, & rales — re ' funt ,actioncs virtucis moralis,omnes .n, tales aux font actuseliciti ; aut (a'tim im- perati à voluntate at operationiBus in- tcileétus,vr à e dirigumur mere p accidés cóueni libertas, (cü volütatis im- periá, quia antecedenrer ad qüsmcunque - Nolütatis operationé po: intcilectus erra- rc in fuis actibus,& per rcsulss, quastra- it Logica dirigi, & ideó actus eius, qua- tenus à Logica dirigürur , no funt praxes. $ccü 4o cbijciunc rauones ex Aurcol. uia Logica e(t dc obiecto operabili , & r2À ilie vetíatur modo opcrabili , & yt vocan compoflitiuo,& non meré (pe- culabi! , & re(olutorio,non.n.contempla tuc tancum mitacam deliaitionis & argu- menrationis/ezd traditregulas, & przce- — - prabcoé ila conftruendi, X&huic arga- —— mento inatitur Ouuisd.loc. cit, Tum 2« quia agit de operationibus intelle&us, | quarenus illius sütnaturg,vtbemd,vclma —— — — le&cri poffint, & radit modá,quobené — — fiant,ac detegit vitiayqua cótingere pof» — (uutinexercitio tar, arqui lec propria — — fant (cientiz pra&ice Tam 1:2 b €liciunrur à Logica, quomodo ficri de- beat definitio  enunciatio jf£yHc 750g er oGÁmui — Ac. noníuat propterfolam verias co» - — — gnitionem, vt ibi fi (tamus, fed ex natura fua refc runtur ad v(um.vt definitiones &- ne ercorc faciamus. Tii 4. Logica et ha- bitusnontantum cogaituus, fedét ope- — FaEinuE vndé djuidApc ie e pe vul i tem,fcd omnis ralis babirus aducus, — 5— Tum $. habitus fpeculatiuus ef M UR fe 1.Met.cz.(cd Logicanoneftpropter ———— fejfed propteraliasciencias. Tü quia —— .tunceffet nobilior (cientijs pra&ici$ d — ,tamen falíum ett, quiajipía eít de ente, E m E. tonisiilz deentereali, patet cófeq.quia —— fpcculatiua quzliber nobilior eft qua-- «ung; practicaex 1. Met, c, 2. Tum de- mum, quia Logica nó d fy girarfjeruiaton (ed eam ridicog z ergo (altum exhac parte pra&icacft, — — $9 Re(p. ad primum vtiq; dire&ioné Ad o pertinere, hinc tamé nó fequi Jure r pra&ticam,co quia in ipfamet di- 1 onc,imó & operatione non quzrit y E veritatem, omnis namque Logica di- ,- ioad veritaré redté indagadamordi- — — natur, ditectio veró pra&ica non ordina tur, ad hoc vt re&é cogno(camus , fed vt boni efficiamur, vt verbis ex preffis docet Arift. 2. Ethic.c.2. «nde modus cópofiti- uus Logicz diucr.us ett ab co,quo vtütur practicz . Ad 2. Logica agit de operatio nibus intellcétus, quatenus bené vel male fieri poflunt (peculatiué, non pra&ticé,& dztegit etiam vitia fpeculatiua, que in ip fis contingere potfunt ; propriu n autem. fcicntiz practica cft dareregulasad cui- tàn- — " "v -— ? - ^ ied - "bw tn fit fcienia realis, e» [peculatiusveArt-V.— 179 tandam prauitatem in gencre moris, qua kesnon hast regne logicales, qua folum: ^ .. dantut ad fügandam ignorantiam; neque modus przceptiuus eft proprius. (ci enti a&ticz, nifi ordinctur ad alium finem, q ad veritatem. Ad s. dicitur adhuc fite re in ipfa veritatis contemplatione , quia ipfemet v(us inftrumentorum logjcorá ad hoc inferuic , vt fciamus, non vt boni: efliciamur;& cendit ad fugand&ignoran- tíam,non prauitatem,vel errorem prati. €i contra regnla$.prudentiasvelartis. Ad 4.cui pra (estim innititur Arriaga cit.falsü: eft Logicádoc& , dequa hic ct fermo attingere opcrationé, nam ipfa folum cft dire&tiua operationtim y illasaucem face- ze directas [pe&at ad alias. facultates. au- .xilio logicz vtentis,vt patet eX 2. & 3.are & quando eciam cliceret operationé di-- rectam , non poflet adhuc dici inrigote: a&ica, quia nomdirigeret praxim , fed: in ordinead veritatem, quod eft muriüs: fciéniiz fpeculatiue,non pradtica;Logi- cavéro vtens quia eft effectrixoperis y indüit racioné attis, & dici pót habere ra tionem pra&ici, quacenus eft operatiua j: fpecülatiui veró,quia opus ipsü;quod ef- ficit,cft fpeculatioynon praxis, Ad 5.nom probat,quod non fit fpeculatium, fed fo- Jain, non fit fpeculatiuz principalis, fedi potius miniftra,& inftrumiétalis, Ad €. titt. ibi loquitur def atiuis prin- Epio nein gica, & verü | Gimem fpeculatiuam efe practica no: ltliorem;fi now cx obie&o, faltim ex mo: do procedcodi circa illud; &cinboc fenfu: Logica dici poteft nobilior pra&icis. Ad: nup Logica etiá (y llogtfrmios pra&i- cos, fei ihitatione veti prudentia: auceay e qr d d xetlariuas ; bac igitur, & alia: jue addücit;& folait Ant. And. ét. folum. ptobaor, quod: Logica habet poni practico, at quia omnis i fta dire- o àdfpec um ordinatur, & ad re-- &btandiss fpctulitionis opos  limpli- et equ Aman t € paret adiquafd& Ari PO EO f ^ Dené,v ire polis Lio fed zv eft habitos pradti ait logici nófolü confidetare dcbcce ge« nerationé f yllogifinorü ,ver ü , &-faciédii potétciamhabere,& alias fimiles: qf vcro: 6.Mct.c.r.fpeculatiuá diuidit in Mathe- maticá , Phyficam, & Metaphyticá,nul- lam logice mentióneth faciens,vel locu tus cft de (pcculatiuis principalibüs , irr. ter quas logicanon eft, vcl ipfam jubinz tellexic fub iecundo mcbro, cum fit pars Philofophiz. Ad hunc ettamarticalü de qualitate logicz fpectat qua ftiuncula il- la , an (it (cientia communis , quam quid difficultate vacat, breuibus rcfoluit ; Gor q.2.vniuerf.dicés , qubd eft (cientia communis comunicate nimirü vfus, & ap deesse S omgiut ue in ca tractáturg unt omnibus a pplicabifia facultatibus , & fic logica cft (cientia cómunis quoad Omnes partes ;. verum tamen cft Topica peculiari ratione dici communem quate nus nimirum locos quofdam a:guendi' Communes tradit idiTeréhter ad quod. * libetptobandum applicabiles . : 'ARTICVEVSSEXTVS. De ueceffitate € vtilirate Logica 5, eiufque partitione. 4 60 y Ogicamad omnes (cientías, & fa ^. LL ortrateseffe perutilem nemo da-: bitat,id enim o(tentam vari-cítts appel: htiones& encomia;illüd pcefertim apud" omnes rcceptiffimum, quod eft. frs ar-* tium»jcientia [cientiarum:» ad'oninium Metbodorum principia viam: babens 5 fed Wueaba com fit cons ,& is nondefuerint;quifimpliciter, &* abfoluce-effe Rieceflariam dixerüt ad alias Íciebittas qnomodocunqüc comparandas etiam'impetfc&o.modO , quos fequitue Arauxo 1. Met.q. 3;arr, 3, Galleg, hic co: trou. r. Blanchodifp, 3: e&t 3. & Amics. trac. 1.q. 2,dubizxar 3.cócl.6. Frequés ta. men , & communis opirió veterum y. Kecentiorum dittinguit ; & ait non effe fimplicitet nece(lacid ad alias ital yt: cunq; cóparandas; partiali nimirüm:, & immpcriedté;palam enimeft;quód feiée cám partialem,,i.actum'alíquem fciétis ficum pót quis: elicece'in quorti (alo Jurine Garry v. confes Vo in. EpO————————  ——RPCTTRREERUETNT TEM ^ 9$ c nece(fariam , problemata athematica cfle certa; , vt (1 ab us aqualia demas, ua: remanét , zqualia ; manifeftum etiam cft alias | S RIA finc logica imperfc&o quodam £nodo acquiri poffe, tà quia ante logicae Sinpucntioncm extiverunt. fcientia natura- lis,& Philofophi ; tunrquia modo vide- mus multosin Theologíayiure, & alijs fa cultatibus cognitionem quádam fuper- ficiaiem,& imperfc&am «oníequi fine logica. Vcrüm ad eas totaliter ,& perfe- €&c acquirendas afferunt efie fimpliciter neccilariam , non enim quis poteft per- fc&té (cieniiam aliquam comparare, nifi fciat conclufiones omnes rcfolaere vfque ad prima principia , cogrofcatque boni- zatem 1llationum ,ncce(litatem , & códi« tioncs przmiffatü, deceptioncs, quz cir- €a cas folent contingere, & alia plura,que fola logica artificialis docet ; Tum etiam uia nullü vidimus ab(que logica in alijs ienti js confumatum euafiffe;cum tame folius Dialectice: du&u ab(. alio magi- ftro plures fciétias multi comparauenint. Hinc Arift. i.Phyf.c. 3.1. Met. 8. & 22. & alibi fzpe teítatur veteres Philofo- phos ob Draleé&ticz ignorantiam in mul- tos, & turpcs fuiffe prolap(os errores ; & Plato 7.de Kepub.ait, spe fibile eft in- telicum fine diale(lica exatli vtm ali: attingere, crgo logica ad alias fcié tias toialiter,& perfe Qté acquirendas cft fimpliciter neceííaria; Ia tenent Cóp!ut, edifj.1.q.7.Sanch.lib. 1.4.2. Didac. difp. 2,9.1- Ioan.dc S. Tho. q.1.ait. a. Maius $244 Auer(a qy 1, fec. 4. Morifan, olog,$.Rocchus q«4. proeem. Tolet. |o -J. Ruuius q. 1.& citat pro hac (ent, Jamblic. epift. ad Sofipatr. Alexand. in  grolog.Topic.D.Tho, opafc. $8. & 7o. Acgid.1. Foft.Albert.trac.1.Leg.c.3. — 61 Dicendumtamen cft Logicam artí f$«ialem (de hac enim cft queftio ) nequa. . «uam ncceflariam eflc fimpliciter ,& ab- folutà ad acqui(itionem aliarum (cien- tiarum ; & Probatur quia , vt cx perientia 'docei, & muki Thcologiam acquirunt ns ciuile, & Pontificium cum nulla, aut faltim cognitione regularum logi. parua taliü. Quod vcro inquit comimunis opi- nio hos nó acquirere facultates illas totas liter, & pfcó&e, ideoque adillas fic rendas timpliciter neceffariam céferi de- bere ; Sané id non probat neceffitatem logicz fimpliciterad illas fcientias com» parandas;íed ncceffitatem fecundü quid, & ex loppofitione, illud enimdicitur ne ceffarium fimpliciter, & abfoluté ad ali- quem finem, (ine quo finis abfolute obti- neri non poteft ; illud dicitur neceffariü fecundum quid, & ex fuppofitione , ine quo,licét finis abíoluté poffit obxineri ,. non tamen certo aliquo modo , v. g. non £qué commodé,nó zqué facile ,nó " €itó quare neccífitas ifta potius (pe&at. ad modum acquifitionis quàm ad fübftá. tiam finis obtinendam; Cü igitur abíque. logica abfolute poffint aliz facultates ob. tineri, eius neceflitas ad carü acquifitio- nem fimpliciter nócrit,& ab(oluta fed tantü fecundum quid,& ex fnppofitioney — . — nam quód aqué dedic per De fine I ncerinequeanr, pertinetad mos —— Bica obti dum acquifitionis,no ad fubftantiá finis, . Cofirmatur exemplo , nam ad [oec ^ anima neceffarius (impliciter eft ftatus Chriftianus,hic autem duplex eft,laicalis. vnus,rclizioíusalter, & quidem reli adhibendo longe tutius, Wat t: €x boc inferre oom valet. ftatum giolum e(le fimpliciter i& ad ani-- ma (;lutemjita cx lo diáte perfedié , & ae iens acquirantur non bene infertur eius necef fitas fimpliciter , & abfoluta ad illas ac«- quirendas, Tandem quod pertinct adac- mo-. diiose finis tátum boc, vel illo acquir itur.hie finis; aee - B Tm ca me«- de enug- —— , Don bene eeníctur neceflariü fimplis — citet ad acquificioné illius finis, (cd'tantit- sr quid;& ex (uppofitione , cum nóper- tincat ad (ubftantia acquifitionis tius fed. tantnm ad modjii(cd Logica ex opinione cói allata non pertimet ad (übítantiam ac». quifiiouis aliarum fcientiarü , (cd uin ad. modum,vt . f.rotaliter,& perfc&é acqui. ranturyergo Logica nó cft aim. pucipen adilasacquirendas. | — |. ,61 In oppoiitum obijcies Prim, pro-. bádo, g, fit neceffaria &mpliciter ad alias ^0 DBewilliatt es oecefitate Loplea /€Avt.VT. //& fcientia eriám in effe imperfe&o eft vere fcientia, ficut animal iinpertectum cft ve ram animal , fed non pót comparari veca fcientia (ine Logica , veta enim fcientia habetur per demonftrationem,& hac pec Logicam arsificialé. Tum 2. quia nullus hibet veram (cientiam;nih (ciat illam re- foluere vue ad prirtia principia ex Aci. 1. Poft.c. 1. Sed (ine Logica nullus fcit re folaere etià imperte&é. Tum 3. ad fcien- tiam requiritur euidentia illationis «i. cp . cognofcamus- euidenter conclulioné in- "ferri ex praemiflis , atqui fola Logicado- «cet,quando conclufio inferatur ex princi- ;pijs: Tum 4.quia licer quis ex lumine na- 'turali a(lentiri: poffit vni , vel alteri .con- clufiont proxima principis lumine.ntu- 'r& notis,ille taméa(Ten(íus ron eft (cienti- "ficus*tine certitudine confequentize, quia "euam in prima figura potcft error cótin- - gere, vnde nemo certus eft fe non errare "fine iliqua reflexione, quód feraaucric re gulis bonejconfequentiz, quas docet Lo icà artificialis Tum demü quia ipfa cft "modus fciendi 2.Met. 1j. Refp.per folam "Logicam dotar cancel pofle aliquam " demonftrationem, quia in fcientijs fant "alique conclufiones ita proximé inniten 'tes principijs lumine naturali notis , ex ibus adeó euidenter fequitur conclu- fio , vt explicatis terminis conficiantur 'abfq. difficultate tales demonftrationes. "Ad 2. io (cientijs aliqua refolutio in pri- "ma priticipia,& aliqua illatio confequcen- - tiz c(fc potéft ita per (e nota; vt fine arte "poffit attingi certe, & ab(que formidine. " Ad 5 naturale laré, ficut propria virtute "fc excédit ad a(sentüm principiorü, ita ad -vnam, vel alterá concluíionem principijs " proxiimà fe excendere po '€greras veró remotiores vtiq. fc extédere "ncquit,nili ex.arte, & magna reflcxione. 1 Adqasgligbeiutuodi mer ra !proximà ionixis primis principijs haberi nó po (fe certitudine coiequentig (ine ar. ^téj&- réflexione , nametiam(i in aliquo 'modo primsx figura pollet error conun- gere » inprimo-tamen con(zquencia eft *prorfus infalibilis ,& neceilaria. Ad s. : (olum conferre ad facilé , & per- :- iti: neart2,ad . /$i1- -- A - 61 Secüdoobijcies écontrá, logicam. $ artificialem nulio prorías modo clic uc» P o. cetlariam ad aliarum fCiétiari acquificia 7 nem, nam ad fcientiam Nuo (unc nccce(ie ria, & quod ad fint principla perfe nota , —— quibus przbeacor alTenfüs 5. & vrex illis . —. —— Cetta deducatur coficlufio; fedad primü fu ficit lume naturale;& ctiam ad (ccun- $6 dam;nam neceffitas conícquentuas euam Kt fundatur in principijs per fe notis, f. dict dc oinni;& dici de nullo. Tuma.lielfet (UR nece(faria,maximé id e(fet proptec defi- — "7 nitiones,& diuifioncs, (cd quxlibe: (cié* tia habet fuas definitiones, diuifiones, ergo. Tum 3. nam quiíque percipit,nuas recté intelligat ex obiecto , cui operatio cóformatur,yel nó,& fciétia qualibet co gno(cit fuum obiectum Tum 4- quia fi cft nccelfatia ad alias (ci&tias (a!tiin. pcr fecté acquirendas, pati ratione neccílaria forctad Ícipsá perfecté acquirendam , quod impotlibile videwur. Tü 5 «quia fal- tim ad practicas (cienuias non videtur ne ice(farià nam practice (olum rc[piciunt tcctitudinem operis , non autem ipfam "indagationem veritatis, vnde tolum indi- nt prudentia,velarte, Tum demü quia itus naturalis non datur ad (implici- 'ter poffe, fed ad facilius poflc , crgo liae -Legicaartificiali poterit etiam. perfecte intellectus confequi. alias (cicntias , licet cum maiori difficultate . x Ref]. pet illud probari folum lumen 'naturale extendi pofscad vnam, vclalte- ram conciutionem ptrincij»js per fe notis proximá ; ad caeteras tamca remotiores cxtendi ncquit (inc arte, & rcfl :xi05c ad regulasartis , & in iftis neccílicas contc- "ree non poteft certó cops ici tne ogica. Ad 1. licet (cienuig. paraculares habcant definitiones ; & diuifjoncs cer tis materijs applicatas , illarum tamcn boni- tas ,.& certiuudo cx preceptis logicis de definitione, & diurtionedigno(ci dcbet . Ad 3.paict ex di&isare 2. in fol. ad pri- 1.um, Ad 4. concedimus Jogicam ciiam libi effe neceífariam,ficut lum, quod elt . medii ncceilariü ad quodlibet videndü , « €fl.cuà libi ipfi neceilarit vt videatur, c revera logica, ibimet, infciuit: per oppli- atio n€ Yoius parus ad aliam , nà illa pars, qua a$i o agit de terminis (implicibus ad dire- ionem prima operationis accinés, iudac ád cognitionem alterius partis , qua agit de enunciatione, & attinct ad dire&tioné fccunde, & hzc pars ipfa iuuat ad illam , qua agit de difcurfu , & tora ip(a Logica ruditer , & imperfect rradita in in(titu- tionibus pro Tyronibus eft necellaria ad feipsá poítca perte&té tradédam , & pro dignitate . Ad 5. licer id. gratis concedat Joan. de s. Thom. id tà admittendum nó eftjquia pra&icz quamplures (cientificé rocedunt, & (uas demon(trationes có- Dcesoidiléhim ex hoc capite Logica indigent. Ad o.ncgatur conícq.quia licet femel;atq. iterum poffimus bené operari in aliqua materiajX pet logicam natura- Jem, & naturz lumen circa noftras ope- rationes rcfle&ere,id tamé no poteft fic- ti (emper, & in qualibet mareria fine regu lis artis. Dices, ergo ad fciétias (altim fic acquitendas, .(. perfecte, erit [implicitet nece (Taria. Neg.confeq. 1mó.e(t implican tia in adic&to,l y.n. fic pertinet ad modum acquirendi (cientias,non ad (ub(lantia ,& íádcó nom re&é infertur indé nece ffitas logice fimpliciter,quia (inc log:ca acqui- ri poteft aliqua fcientia quoad fubftan- tiam babitus , nam hoc fit per quamlibet demonítirationem , (cd tantum neccíTicas fccundum quid, & ex (uppofitione, vt de- £latarum ci in conclutione probanda .. 3 De partitione Logicz ( quz crat altera pars huiusarticuli) varij extant mo di dicendi. Tatar.q. 1. proaem. Logicam iur in veterem , & nouam; vetus cít 3lla , quz de partibus argamentationis tá propinquis, quàm remotis tta&at, noua, quz cítde argumentatione ipía, ciufque p fübie&iuis. Maurit.q.3. vniucrí. Logicamfecernit in eam portienem;que eli de partibus incegrancibus iniogiad, & cóople&itur libros pradicabiliuim, prae- dicam.& Periher. & in illam 1 que e(t de partibus fübie&tiuis. Conimb. cum alijs Auctoribus patlim in prooem. Log. (e. cant Logicam ia tres partes (um ta diui- fionc ex paricobicdti, in cam, quz cá dc detinicione,in cam , quz de diurfione, & ancam, quz agit de dilcu: (ü iuxca nume- Aum initcuuieatorum tribus operation ^ Queftio Proam.de Natura Logica. ^ | bus intelle&us de(eruientium? |... 4 Dicendum tamen, quàd Logica infe, '& in totalatitudinc fua in duas diuidi de bet principes partes , in quaráü vna deda- - ftrumento (ciendi, in cóijagaturin altera de (pecicb", & partibus f(ubicétiuis eius, & prima pars fübdiuidi potett in illà , in ua de principijs,liue eflendi, (iuc.cogno Ícendi modi fciendi in.cói agatur ,& in il- lam,qua tractet de affectionibus cius, wt fic; fecunda etíamübdiuidi poteft iuxta.— numeri (pecierum modi íciendi,qua ftanciores faltim ad quas caeterz reduci. potlunr, tres recenferi folent, definitio, diuifio& argumétatio. Ratio huius pat.- titionis facile deducitur fupponédo,quod :qR fcientia diuiditur, débet primo diuidi án partes principales ,.nó autem in minus jede » lle veró (unt partes principa es in (cientta , quz per fe , :& dire&é ad illius (cientig rexruram,& integritaté (pe — «t &propterfecxpetuntur,€ nonom-s — — ninó.in ordine ad aliud, feu ad aliam par- tem , alioquin cum illa con(titueret vnam partem principalem, nó auté in fe talis ef fet; fed (ilogica contexeretur sr totam ambiti fuum; vtique traétatus de inftru- mento (ciendi in coi dire&té,& per fe in- ftirueretur tractádo dceius principijs.&c. pallionibus,& propter Íe expeteretur, ti- militer cractatus de ipccietuipliMMerg /&c. maior oftéditur exemplo, namTib.r., & 1. Phy(non conftiruunt part tin- «&am principale à ceteris lib. Phyf. licet inillis deprincipijs agatur;in iftis de pa[- fionibuscarporis nacuralis,non alia certé irarionesnifi quia omncs ordinátur ad co- gnitionem corporis naturalis in cói ; Mi- nor patct, quia quilibet tra&atus dire&té petüineret ad Logic confiderarioné,nec 'vnu$ ita alteri D er pina »vt ne- quaquam propter (c expecercturj ná ma« teria tradita in v jue, digna. foret propria, & iari colidcratione, ctiam przciío ordinewnius adalium. . 64 At fi fermo fit dc Logica Arift.hec in duas diuidi debet principales partcs,im quancu:n jrima agitur def;llogifmo , in altera de f pecicbus.eius » illa conuinebit libros praedicabil:ü , praedicaméta. l'crihe & Knot ifta libros loft, Top. i& Elenche Flstio huius partitionis eft;quia lib. pre- dicam. & Perilier.non propter fe ex pecü- tur , fed iri gratiám proríus [yllogitau in Cói , ergo nó poflunt conftituere partcm palem.fed cü lib.Prior. vbi.de ipfo conftituent quod pariter eft de. (ecunda dicendum: Adliuc tamemparies eiulmo- di principales in alias minorcs fecari pol- funt; prima in duas, in cam -f. qua ei de principijs inte rantibus (yllog;fmumyque adhuc (ubdiuiditur; vel cnim tunc. princi- iia remota; & fie elt liber praedicam. cut. in(craic liber icab. vel (ünt propin: qua,& fic cft liber: Periher. & inea, qua eft de quidditatc , & affe&ionibus ipfius fyllogi(mi in coi,& hic sü libri Prior. Al- teta vcro diuiditur. in trc$ mimorces partes: tiaru us ít. carum attributis (umusacturi , & cx ibi iuxta tres fpecies [yllogimi nam vel € démonfttatio ,. & ita habentur lib. Poft. vcl fyilogifmus probabilis, & fic habéur: fylcgiino agitur. vnam parié principale Denccéfiitdtt eo onltate Logica Me. — 383 lib. Topic. vel deceptorius , & fic habene tut lib.Elench. qui difcuríus integer col- ligitur ex Doét. 1. Frior.q.2. Nos quam- uis Logicam intota latitudine fua ad i4 miam prolixitatem cuitandam contexere non intendamus, quia tamen ampliorem contcxerc volumus;quàm reliquerit Arif. altius initium; Difp. peremus; nimirum ab ipfo infi rumento fciendi in cómuni;paus latim poftca. de(cendédo otdincm ipfius Arft.capiemus. Aliasqua(dam difficuls ficultates de vnitate Logic ; fubalternas tione ; &c. quia non (unt. Logica pecue liares; fed alijs quoque fcientijs commue nes, hic libenter miffas facimus, & víq.ad Pott.lib.differrimus ad Difp. de (cientias nam ibi de vnitate habituum,fubalterna- tione fcientiarum , alijíq; communibus dicendis facilé- patebit. carum rcíolutio ». DISPVTATIO PRIMA. De modis , fest inflrumentis [ciendi .. | Oft Qua[l. Proam..merito primum locum pofcit bac Difputatio; c .m. modus fciendisfeuinflrumétum cognofcendi Statutum fit obie£tis Logica plané binc Logica debet incipere, »t ab initio exatiam pre- mittat. jut obie£ii cognitionem s Dic autem non folum de modo [cien- » di in communi agemus » fed: ctiam ad quadam imfirumenta. particu laria défcendemus, ad eenimirum ,quorum notitia Lad i pet fie ad cete - vorum captum, & je babent-velut clauicula qu&damrad alia aperienda .. QV &STIO.PRIMA.- Quid , &z quotupléx fii modus y. feu in-- rumentun. fciendi 1t p E natura inftrument: Logici , q? D modus fciendi; sor ipe tionibus varié.Jóquütar AnGtores; Zaba- tel. in (uis lib. de meibdsperoni que: fequitur. Faber T heor; 16: cótendit uonc ;&n (ciendi etie. vim illáuiua, . Soro lib.z.fumm. c; 4: Auerfa q. 4.Log. - fe&:1. Complot. in przamb. ad fumme. Cafil.ibid. c. 1. & eft cóis opinio Sümue - liftarum, qui rYodum (ciendi defüriiüt , qe - eft crario manifeflatíua alicuins 1 - Alij dene pehcaodü (emdiiore igütys eser S wiriena aer c ignotu ind quo qu iue - reponi le ERU Wodirmisüiliti iraq dfolum dicaturápfttument dese em Compladif proe i, quod babet vim nouficádí igno -.. Hincidé numero infttamentorum. foflicere ad inítrimentum logicü ; quod .nam Au&orcs prima (encentia folà are - tum ex noto. A ij mitius: uiunc: rs ir ieang dt e mg ué- gomentationem inftrumentum logicum : odo; ita- appellant, &&cam pracipué, qua ett in: ma- - gicorumvani eroni fun: modi dicendis matcria neceffaria , qualis cft dcmonflra- tio,hzc .n. parit (cieniam proprié dicta, vndé in toto rigore meretur nomen in- firumenu (ciendi . Auct.2, fent. licet mas Ior pars corum tria afiignent in(irumenta logica,Dcfinitionem, Diuifionem,& Ar gumentationé, tamenaliqui hunc pume- ' minuere agsreffi funt fubftrahendo diuifionem, «o quia nó fit ab alijs int cu- mcniis condiftintdts, ità Hurtad.diíp. 19, fc&.6.Valliusinit. Poft. q.1.cap. 5. & fuit fent. Algazcl.im (ua Logica, Al1) € contra numceto ternátio non contenti addiderüt Reíolutionem, qua cft progretius à par« ticularibus ad vpiuceiríalia;à pofterioribus ad priora jità Euflrat.in (ua prafat.fuper 2. Poft. Ammon. füper proagm | Porph. Damafc. c. 1. fuz Phyf. Alj addiderunt enunciationcm, vr Auetf.cit.& quamplu ics methodum , fumendo methodum pro ordinc,qui in fcientijs obferuari debet, vt diítin&é tradantur , & fineconfufione. Au&orcs-deniq. 3. fent. lati fimé vfürpan- tcs modum fíciendi appellantj inftrumCta logica omnes fecundas intentiones , de quibus logica tratar, fiquidem omnes il. lz (ant aliquo modo veritatis oftenfiuz , & conducunt ad dircctionem operationü intellc&us,qui eft vnicus logica finis, ità Complur. loc. vlt.cit, ..à Dicendum eft, quod licét flri&iffi- mé loquendo de modo fciendi, & intra mento logico fola argumentauo poflit dici modus (ciendi , v: porté qua fola ex noto ignotum manifeftat pcr vim illati- vam ; X illum fusé (umendo sin tocar extcnfionem ,quam poteft habere ; om- mcs (ccundz inienioncs logicae dici pot- fini initrumenta fciendi, .1. rcété cogno- Ácendi , vt poté qvac omnes fuot aliquo- modo veritatis oflenfinz , & intellcotus dircétiuz, tamen proptié loquendo mo- us Ícicndi , & infttumentum logicum cft illud , quod habet vim manifcitandi i quomodocágq; 1d faciat , cum; id folum o t €um omni proprieta 1e Defniuont, Diuihioni;& Argumcnta- 1ioni , hactria propriéeiunt inftrumen- ta logica non plura,ne pauciora.Concl.. Scoti q. 2« lib. 1. Fricrem quam tenet Tát 2. pizamp-legiczyi Symaalila -  fcfiandi ignotum; vndé JDifpur. I. De infteumentis fiendis. «7 omnes . Et quantum fpe&at ad a(fignati dam ration€ modi fciendi,feu inftruméti logici probatur brcuiter , quia. vt docet, Scot.4.d.1 . q.2. fignificata vocabulorum, probarc nó poflumus,fed oportet ea (ups . onere ex comuni víuloquétiü , vc apud. gicos nomine. modi fciendi.con(ucuit intelligi via di(tin&té cognofcédi id, quo anté confusé cognofcebatur, vndé inftru, mentum Íciendi à Summul. cóiter dcfiüis tar,quod fit oratio manifeflatia. alicus ius ignoti , per quod excluduntur voces. . limpliccs, & incomplexz quia füfficien- tcs non (unt ad explicandam rem diftin». &é & cxplicité,fcd rantum coníusé fig ficant;ergo abíq. fufficienti ratione. Aut- &ores prima (ent. nimis coaré&tant ron. inftrumenti logici, fcu modi fciendi, vt. folum ab illis orationibus participetur » es habent vim manifeflandi, ignotü pe illaienem, & nimis ampliant Auctores. 3. fent dum volunt cam conuenite etiam vocibus fimplicibus,& quibufcunquein- - tentionibus logicis-. e^ 3 Dendé probatur exemplo amis,vne de nomen infirumenti deductum elt , nà in eis nof (olum appellatur inftrumentiüs, feu modus conficicndiartefactum illa | tiara difpolitio , (eu Agi atia ine i (edad quamibes jac ue ERA ed ad. qua t patté artefa&ti [corfi cic» daten RD E & facilé talis pars cfficiaturjfc ità ccrnitur modus tcd operádi in qua- libet minutiffima parte artefacti eficié- da, ncc certum inftrumentá illi correfpOs dei, fed in pricipalioribus partibus jlliass ita liac proportione teruata logici nomerr fodi fciendi mon re(tringunt ad folam argumentationem , vel demonflrationé y qe cft vltima dilpolitio , ex quaimme- ampliant ad minuti ffimas quafcu tentrones. logicales, fed tribui hid p quibuídam intentionis u$,.f. Definition Diuifioni,& Argum& tationi, quia (unt generalia quedam infra. menta (ciendi, in quibus clucet vis marii mcdiaté ditigunt intellectum in (nis opes gauonibus ; ac proinde fpeciali moda. 3 -€on- . y D j quia nom - até rc(ultat ícientifica cognifió, neque Ximé;&ims - DECENT EE VA Poe ups MON NN AER | Duafi.I. uid, &) quouples fit inffrum.ciendi. — 183 €onuenit eiscíle veritatisoftentuas, Hinc facilé probatur altera pars con- clufionis,quod tria tantüm fint inítrumé ta logica, Definitio, Diuifio, Arguméta tio; nam vt difcurrit Tatar. Modus Ícié- di cft oratio manifcftatiua ignoti hoc au tem, vel eft complcxü, velincóplcxum,f(i erit cóplexum; manifcftatur. per argu- mentationé;fi veró incóplexum, vel igno ramus cífcntiam, & hanc explicat defini- tio, vel partes cius, & has manifeftat diui- fio,vt v.g.in homine fi cflentiam igno- res,manifeftatur hac definitione efi ani- mal rationale,fi ignores partes cius,ma- nifeftantur hac diuifione Hominis alia pars efl animasalia corpus, & fiignores propriam pa ffionem , qua de illo praedi. catur, dicendo bomo e(d rifibilis , mani- feftatur per hanc argumentationc Qnine animal rationale efi rifibile , omntsbo- to cfl animal rationale, ergo omnis bo- mo efl vifibilis , ergo ficut nullum aliud datur ignotum , quod manifcflctur , ita nullus alius datur modus fciendi,qui ma- nifctlet , Tum a. quia & hializ intentio- ncs logicales conducant ad cognitionem rerum acquirendam , & intelicétum iu. uent iníuis operationibus , tamen pro» ximé, & immediate id non efficiunt (ed mediantibus illis tribus,ergo illa tria pro prié funcinfirumerita logica, & ad ca re- duci dcdent catera, qua ad modum (cié di quoquomodo pertinent. 4 Viaterea numerus hic cernarius nó poteftrationabiliter augeri , ncc minui ; €&rgo intlruméta logica nó funt plura, nec pauciora sribus;probatur affumptü , non poteft io primisaugeri addendo X: cfolu. tioncm ; vt influmcntum ab illis tibus cendiftinétum , nam re(olutio fzpe (2- gius cum Diuifione coincidir , nar diui- . dendo retoluimus » & reducinius rem in fua principia , vnde & Arift. in Phy(: Rcioiutjonem appellat diui(joncm tcx. 3 Pofjerius autem €x. hi5 mota. fiut elementayG principia 1s) bac dut. rmt yi-xcloluuntjinterdum cuam coin». n Dcfinitioney& io- dehnnum cipia definientía, demonflrando vero, cl per demonftrationcm à poftcriori, feu à figno;quz dici folet Methodas refoluti- ua,cffectam refoluentes caufam inucni- mus ex Acerb.lib. 5.9.9. Perip.q. 1. Nec debet augeri addendo Énünciationem cá Auería,quia de rationc enunciat; onis, vt fic;eft tàtum enunciare vnü dealio', non autem manifcftare ignotü, in quo confi-. ftit ratio modi fciendi , vnde fecundum quod efl propofitio, nó neceffario affert Ies notiores,ícd folum id evenit , quando coincidit cum definitione, aut diuifiones vt cum dicimus bomo efl animal rationa leybominis alia pars eft animasalia cor- p's quo cafa enunciauo manifeftat igno tum Don rationc (ui,/ed definitionis ,vel diuifionis,que in ea continetur crgo en& ciatio,vt f;c,non cft modus fciendi códi- ftincusà ceteris , quia per eam abfolute profertur vnum de alio , fed nullo modo oftéditur veritas illins;quod per enuncia tionem afferitur: Nec demum augeri de- bet addédo Methodum,fcu ordincm fer vándum in fcienujs tradendis , quamuis cnim hic ordo maximé iuuet mé&is dire- &ionem,valdeque condtcat ad ícientia- rum acqu/fitioncm,nam ordo confufios- nem climinat ab iptelle&u, nó ob id ad- dendus cít y vt infirumentum abillis ttje bus condiftin&um, fcd y'otius dici debet illorum communis qüz dam re&ta difpo- fiio , vt bene dirigant cognitionem no- flram,g ra probatur; nu]lum inftrumé. tum ad fuum gnünus epus sib priug fit rc&é difpofitum, & accommodat y Minacimnt fecuri ad fcindendum , £i et obtufa, fcd prit sad cotcm acuitur ,non, vuniur calamo ad fcribend ü,nità prius ak; temperato, & fane acumen boc in fecus. r1 , & calamo pon efl ipftrumentum die fun&ium à (cori ,. & calamo , fed eff difpofitio quedam necelfaria ad inftru- rd vi bene fuum vx €À— ceat s. 4t Methodus , & erdo cftfruilis qu diliolio. VAR Mes nitionc joári Peg dieron [: amdcd pa c dada omnia ordinaté tenetur faccreone confuse fitumentum diftin&um ab illis . $ Atneque dcbet minut hic numerus, mon.n. minui potc(t (ubtrahendo Argu- teniationem,quia ad dirigendü diícur- fum plané cfficacius inftrumcntum exco gitarincquit ; & licet. inter argumenta- tionis fpccics demonflratio dignior fit , ac praecipua , atque ideo per excelléciam 'foleat appellari modus (ciendi ex. Arift, 1. Poft. c.3. non camen ipía (ola abíoluté loquendo dici dcbet in(irunicnium logi- €um, & modus fciendi, quia hic nonacci pimus nomen fcientig in rigore,(ed fuse vt inflrumeütum fciendi idem (onet , cognoícendi. Nec minui potelt (ubtra- hendo Definitionem, trum quia ad cx pli- candas rerum quidditates , & earundem grojtictares inueniendas ex cómuni om niü (eniu maximé confert; (à quia Acift. ipfe 1.de An.8.& 1. Met. 48. inter inftru- m&a cognofcendi eá connumerat fimul cuni demonftrauone ,& 6. 1opic.c. 1. 3.ait definitioriem facere , vt cognoíca- tur [obítantia quod repetit 2. Poit. ca.2. INec demum minui poteft fubtrahendo diuiionem , tü quia Aritt.1. dc An.tex, E Methodos, .i. inftruméta cogno- endi (imul cum demontiratione coniü git diuiionem; tum quia de Íe patet, quá ium dijuifio iuuet ad di(linctos conceptus rérum « fformandos , ad difcerocd ü quid affiimari«cl negari debcar; in.Ó tanta cft €fficacitàs ciug i veritate u an; fc landa , vt Ariftai. Priorum [edt. 2.63. cam ap- ptllauctit paruam quamdam iyllogifini uculày& veluu anbecillé lyflogitaiüg tandem in diffolucodis d; facultatibus, & rebusdeclarand:s in dübinm. verxend- bus nil fcqucocus vumur;quam diuitio- 3c,& diltinctionc,erzo cü caam diulio. fit manifcttariua »goou y ibter inftzua.€- tà logica ip(a quo;jue ctt computanda. . Saluuntur obieliones .- 6 TN oppofituro obijcitur 1. quod fola. ,. A argumcnrario (it modus (ciendi, & infltumeniu; logicumyoà omne infiru- Ancntuum pos aba cse noto ad ignotam ntrinfec e includit vim illati Wi fcd d Bnitio j& diuifio non includunt. vimyíeg &atio,crgo &c.min.. : donis, fiuc a Difput.1. De Inflrumentis fciendi. patet,mai.probatur,tum ex sinh pne facultatis logicaslogica.n. dicitur à logos «Là ratione, & di(curíu , ende ipfa eft fa- - cultas di(caríiua ,ergo ipftrumenta logi- : Ca, vt vcre talia dicantur, debent include - re di(curíum à noto ad igaotum ; tü etià ex ipfa ratione aíTignata modi fciendinà ti in hoc fita eft,v: fit oratio manitettari ua ignoti, neceffarió illationem includit , nam nihil ignotum ex notis notum reddi tur, nifi bencficio illauonis ; & hoc eft. vuicü fumdamétü Zab.lib.3. de Meth. c. 73-X Fabr.cit:Quod cófirmari potet au orit. Aci qui 1. Poft. 1. & 1. Topic. 10.6. Ethic. 3. 1. R et. 2. loquens de inftru mentis (ciendi meminit ci (yllogifini,& . indn&ionis , & plan non (uflficicnter 1. Pott.1. probaret omnem doctrinam fieri ex przexiftenti cognitione, co quod fiat fyllogifio,& inductioney& cex.33. dum probat deficiente fenfu deficere omnem. fcientiam illius fen(ibilis , quia noname--- plius fit indu&io, & demonftrato, De-.— mum ft de ratione modi (crendi focet , vt. fit iznoti manifeftatimus quomodocune queyunc etiam tcraini,& voces fimplis — €cs infltumenta logica forent appelladas. €ü nobis aliquid (ignifigent ,& declarents. prios :gnorabamus ; & fi quis dices rct alicui Indias e(Te , quas 1fte nunquam. vidit , foret talís oratio modus fciendi s quia cfiet manifcftatiua alicuiusignoti . Relp.negando maiorem, ncque .n. hic fumere debemusinftramencum logicum ad libicum Zabarcl. (ed iuxta communem. lo;uendi modum , quo víi funt veteres. Sunmulifiz:, pro. medio aptoad mani» fcftandum j xov liue id fiat via illae. 10.modo;quo fen(u nomine initruméu vius eft yr yen 1.Met.48. vbi definitionem appcllat inftrumentü y, quo omnes fcienug vuntur ; ad primam, probationei maioris logica dicitur fcien. tía rationalis, quia ctt dire&tiua rationis. inompnibus actibus luis, vndé contidera- re tenetur. inftrumenta dire&tiua. cuiufz cumque operarionis. intelle&us,, & non: tantum diícurfus , verü quia inter omnes. adus,dilcuríus eft diguror, ab.ifto aGtu logica dicta cft fcientia diícurtiua. (ame p'à denominatione à nobiliori ; adalterá. — Quaf.1. Quid,ey quotuplex fit inftrum.fciendi. pe ncgator abfoluté non po(- c ignotum fieri notum, nifi via, iliatio- nis, nam ficri potcft componédo pcr dc- finitionem, & refoluendo per. diui(ioné . Ad Confirm. fi Aritt. ibi non meminit de finitionis,& diu:fionis , meminit alibi, & 1. Poft.tex.1, loquitur de doctrina difcur- fina vt patet ex tpfo cótextu, & tex. 55. loquitur de obicdto complexo ignoto , vtique manifeftatur per diícursü . Ad A d teram Confirm. eft de róne modi (ciédi , vt manifcftet ignotum nó quomodocüq ; fed diftincte,& explicité , & ideo nomi- nà , & voccs dici nequeunt infltumenta logica, quia rem notificant confuse tan- tum; & implicité , vt docuit Arift.in pro- cm. Pbyf .qua etism ratione eratio illa , quod Indiz reperiantur, & alize confimi- lcs nequeunt dici inftrum&ta (ciendi,quia rem confusé folum , & indiftin&é figni- ficant , vndé enunciationé abíoluté (s ptam bac ratione cxclufimus à numero inflramentorum log:corum , 7 Secundó, obijcitur , quod definitio fit in(trumepncü Logicum,nam fi cf- fciintttumeniü à demonftratione diftin- &um;logica non hiberet vnü (ubic&um ncc confequentcr c(fet vna , quia defiai- tio nó potcft ad [yllogilinum reduci, qui eft adzquatum logicz obie&um , Dcin- dé quando fuerit claré cognita natura ho- minis,hec definitio animal rationale nó erit modus fciendi, fiquidemtunc non monifeítat ignotum . Tandem in(trumé- tum dcbet diftingui à finesad quem ordi- natur,íed dcfinitio non diftinguitur ab il- la cognitionc,quz eft finis eius, quia defi nitio cft (implex quidditacis rei intuitus , neqoe alia cognitio (equitur ad illum in- tuitum, ratione cujus fit in ntum : Immó hac rationc Bianc. lib. 4. diale&. inftit. (c&. vlt. negat vniuerfaliter Def. Diuif. & Apes cífe inftru pu logi- Ca;quia potius funt opera ipfius logica ivre 1. in Logica abfoluté confi- derata in toto ambitu fuo , non fyllogi(- müfed inflrumentü (ciendi. efle adzqua- ein » Ad 2. idcm argumentü có- fici poffetcontra argumentationem , non manifcítet ignotum illi , qui iam e. (cebat, dicendum itaque 10d licét dci. nitro non mauifeftct ignotum ei, qui tany claré dcfiniti naturam agnouit, camen ex natura (ia cft manifetartoa , & hoc fuf- ficit;ad rationem modi fciendi. Ad 3. ide ctiam argumentum vrgeri potcft contra argamentationem , q» nó dift:nguator 2b iplamet notitia difcur i;ua,at.jue 4deó c(Te nequeat in(trumentum cius; vt vrgcbac dc fa&to Blanc. cit. itaq; refjodet Amic. trac.vlt, Log.q.6. dub. 1. dupliciter. defi- nitionem pofle dici infrumentum fciédi, primo rel pe&u ipíius (ciencig,& ità cer- tum cft non e(le inflramentü , quia cífet inftrumentum (ui ipfis, qaia per defini- tionem non habemus aliam fcientia, Lu cognitionem quidditatis,quz cft ipti íli - ma definitio. Secundó,vt fit in(trumencáü rc(pc&u quidditaus cogniti, & irá bené dicitur inftrumentü, & fic intclleótus cft principaleagens , cognitio dcfinitiua ef inflrumentü , quo apprchendit obicirü y ficuc manus dicitur inftrumentü corpo- ris,quia per cam aliquid apprchédit . Sed hzc reípoofio non fatisfacicnon.n.obic- &um,fed cognitio re&a obiecti ett fias inlLruméti logici , ergo malé cóccdit dc. finitionem e(le inftruentü obie&i cuf , non aüt coguitionis. Quad (i dicat, cia Obiectum,quarenus rccte cognitum, tt&- tui pofle finem lcg:ci inftrumenii ; hoc nihil eft,cum .a.cíic cognitum in obiccto nihil ceale dicat , nifi cognitionem tpsà » vt ad illud terminatam , plané dicere dc- finiionem effe in(tcumcotu:n obicdti quatenus cogniti, eft idem, quod atkere- re effc inftrumentum cognitionis 1puus atque ita redit integra d fficulcas . 8 Potius ergo dicendum, quod dcfiai- tio, ficut etiam diuifi» , & argumentatio poffunt (umi dapliciter, vcl tormaliter, - vel obie&iué ,'primo modo funt ipfünet | actus definiendi,diuidendi, arguendi; fz- cundo modo (ünt obie&a , quz. per hos a&us menti obuct(antur ,cogaofcit. n.n« tellectus per & precepta bonc &«c. & fic cognoicit, dum fit , diuidendum , &c. & hoc odo fumpta przcipué habent rümein inllcü- menti logici,vt Tice o P RUN A LAU C E d icam in(lructus Sy dAldadd. dH E Auería (e&. 2. conceptus .n. obic&inus €(t,qui dirigit a&tum poftea cliciendum, ficut.n.quilibet artif. x , vt opus fuü re&é efficiat , prius illad mente praconcipit , Qu fit c fliciendü cogitando regulas, recepta rale opus efficiendi, fic intel- lectus,vt rete definiat  difcurat &c. có- fiderat regulas, & przceptà definitionis, & diícurfus, & virtute huius notitiz, & conceptus obic&tiuty qui in propofito eft di(cur(us regulatus , vel definitio efficit fübindé actualem difcurfum , vel dcfiai- tionem , 1n propofito itaque licét defioi- tio formaliter fümpta non dittinguatur à notitia ipfa quiddiratis , obie&iué tamen fümpta diftinguitur, faltim quoad modü cífendi, ficut diltingui folet res obie&iué concepta à feipía,vt ex ttit realiter à par - terci, & hac fola diftin&io fufficit ad (al uanda, quz cunque dicuntur de cognitio- ne dicigibili , & inftrumento dircétiuo , & per hoc patet ad inftantiam Blanc.for- maliter fumpta fünt opera logicz , (ed Obic&tiué (unt inftrumenta . Sed dices , definitio, & areumétatio (ic fumpta pro Conceptu obie&iuo rei efficiédz nó (unt, nifi Idea, & cxéplar definitionis atualis, & diícurtus, at idea non dicitur ihftrumé tum,funt n. caufz dittin&z idcalis, & inttramentalis, & domus in méce Archi- te&i non folet dici inftrumentam zditi- cádis(ed tale dicitur malleus,fecuris, &c. ergo hoc modo infpc&a definitio nequit dici inftrumentum, ep. ideam in logi- Ca habere rationem ilt raméti , fic ctt pac ratio de alijs actibus fa&iuis , & logi- €a quia in illis cum exerceantur per actus " trapfcuntes habcotür infl rumenta. cxtet- majquz proprié tali no:inc noncupatur, gica cum exerceatur per actus 1m- manentes , & opus cius dirigibite fit co- gnitio iptelle&iua, nil altud habct, quod ita proprie fortiti poffit rarionem inftra- menti dircétiui , quàm ipfammet ideam Operisfacicndi, — ^ 9 Tcrtió obijcitur , quod diuifio non fit inftrumentü logicum ; tum quia 1. de  An.tex, E.hibetor, quód omnis ratio,vel cit dcfinitio;aut demóftcatio, & 1.Mct. 5. omnis difciplina , aut efl pec dcaion- Türationcm,aut per definitione; tui quia - Difp. I. De Infrume ntis fciendi. 2, Poft.in principio proponésPhilof.nnz meiíi quzrttioniü (cientialium, tanrüqua- tuor cnumetar,an fir,quid (ic, &c. nullam faciens mentionem de quotuplex fit ; er« go fruftra fingitur Methodus ifta diftin- Ga ad (atisfaciendum illi queetito , tü de» nique quia idé cogaofcimus per hanc de- finitionem bomo eft dnrmal rationale , & per diuifionem eiufdem in partes Me- taphyficas , ergo diuitio non elt inflru- mentium coadiftinétumà definitione . Refp. in primis duobus locis Arift.lo- qui de cogaitione ipiiusquod quid cft; & ctiám de illa cognicone, quz proprié fcientia appellatur , has namque cogni. tiones maxime azeftimauit vcluci princi- palesin qualibet facultate, & in ordine ad iftas , tanquam intlrumenta precipua conftituit definitionem , qua cft genera- tiua primae, & demonftrauonem;quz al- teram generat , & non allignauit diuifio- nem ; quia hzc non cít ita neceffaria , vt dcfiaitio , & demonfítratio ad perfectam tci notitiam aflequendà . Ad alterá de 2. Pofl, Arifl.:bi enumerat tantum illa quae- fitaquz pertinent ad remin fe , & infoa communitate infpectam ante diuilionem in plara ; vel quae itum quoruplex res fit reducitur ad quafitit qualis fir, quia fpe cics non funt de e(leatia generis, led ve- loti eius accidentia, quia inferiora acci- dunt füpetiori. Ad 3.6 interdum per de- finiiionem,& diuifionem idem eX primi- tut obieétum,id tamen non fit codé mo- do ,quia definitio componit etfentiá cei quam diuitio refoluit in pattes, differunt ergo illz dus propolitiones non rationc Oobicé&tsfcu rci figaificata: , fed modi fi- gnificandi, & mauniteftindi eandem rem, qui diuctíus cfi in definitione; ac diuifio- ne;quia primus eft modus compoliciuus, alter diorfiuus,quod (ufficic ad diuertica- tem illorum inftrumentorü;quod adhuc magis cxplicabitacinfraq.$. art.1.— 10 Quarto detiiim obiJcituc , tp lint plura tribus, nam (icut argamentatio có» muni confenfu inter inftrumenta logica numetatur ; quia mediancibus regulis de ijfatraditis eit api fimum inltrumérum ad ditcétioné dilcurlus, ita patitér cnun- *xiatio 'tit a i inlrimentua ad. Quefi.I. Ouid,e) quituplex fit inffrum. [ciendi. -dire&ionem iudicij, quia & ip(a habet proptias regulss,& pracepta, quitusob- feruaus nom n.inus bcne dirigitur iudieiD, quàm regulis argumentationis. feruaiis dirigatur difcurfus. Confirm.quia fi igno rant: naturam hominis dicatur, Hofio cfi anitiai , vcr€ manifcftatur rli. aliquod ignotum , ergo veré cít modus fcicndi . reterea omnes fecunda; intentiones lo- pun funt aliquo modo veritatis oflcn- ug , & fingulz 1unant. ad. acquircn- dam Ícientiam , & dirigendum intel. letum, crgo omnes funt mod; fciendi . Demum Arift.2. Mct.c.vlt. Mcthodum, Ícu modum procedendi in tradendis fcienujs appellauit modum, (ciendi ,ergo nonbene «xcluditur . Relp.hzc,& fimilia arguméta proba- re dumtaxat inflrumenta [ciendi effe plu ratribus , 11 modus (ciendi latius vforpe- tur, & iccundum on.nem exienfioncm pro quacunque noi ma rc&té intelligendi: at non fi proprié fumatur pro cratione manifeflatiua igooti,vnde Ad 1. nó ideó pracisé orgun;entatio ponitur infirumé- tum logicüs qvia habet proprias regulas , Quibus dilcurfum dirigit, nà pari rationc, nedum enunciatio, fed ctiam termini fim pliccs inier infirumenta logica. forent con putanda,cum etiam de fübiedto;co- pula,& pradicato propriz tradaptur tc» gulg;quibus obíeruatis dirigitur apprché fio in ordine ad iudicii; fed ideó dicitur proprie modus (ciendi , quia maniteftat ignorum ,jucd cnüciationi non cOuenit ; qua :alis cft. Ad 2.aiüt Compluc.in pra- amb.ad fumn;.negando , quód cnuncia- tio cx fc bit mamifettatiua 1gnoti; nam ip- faíclum «num de alio enunciat. , ad hoc guten, vt vcré manifeflaret rgnotum, dc- bcret oít édere Gc cic; licet percalé pro- policionemn ati err, quod ramen nó fit peripfausíed perargen«mauoncm . At ità tcl pondenco pl« ne concedo nt de ra- tionc infiruméa logici , & nodi tcicndi €lle yim: jrobatiuam ,& illauicem, quod tamcp,X ipli neganc. Licendun igiiur, quod enüciàádo vnum de alo, (20, olitio Mtku€ aliquod ignot nrfboamile nob quanton; ic ttciftad dede cft mjapitcfts 189 & explicité quod nó facit propofitio,ni- fi vcl comcidar cü definitione (vt eft in exéplo adducto in argumento)vcl cü di- uifione , vel per argumentationcm illata fit , cuius propriü a.unus eft manifeftare diflinété,& esplicité ignotum cóoplexü . Ad 3.& 4. concludunt folü o€s intétio- ncslogicales,& methodum ipsá effe mo- dos ícicndi,,& inflrumenta logica süpto Kicndi modo fecüdum omné extéfioné . QV&STIO SECVNDA. inflirumenta prafata: diretlios ni cognitionis deferuiant . Ertum cft cognitionem intelle- &iuá per illa inftrumenta dirigi poflc ied aliqua difficultas cft in explicá do, quomodo in ea talis dircétio exerce- ri pollit ; nam clari eft talem dire&ioné nó excrceri circa cognitioné in commu- ni abftrahécem à recta , & indirecta , fed circa cognitionem in particulari, logica .n. vtens, vt fupra diccbamus,verfatur cir ca particulares difcurfus , & particularia iudicia ; omnis autem a&us cegnitionis particularis, vcl eft actus verus, & rectus, vcl indircétus, & falíus,aut.n.eft confor mis., aut difformis obiccto , nec dari po- teft medium,fi cognitio eft recta, & ve- ra;iam nonindigct directione, (i verà cft indirecta, & falfaynon poteít ;ipfamet ea- dem permanens dirigi,& reta fieri, iudi cium.n.quo hominem effe animal irratio nale afferitur , nullo prorfus modo idem perrhanens poteft fieri verum , fed debet € rente tolli , & oppofitum introduci. non.n.fecundum (c eft capax directionis, & veritatis,& ità vmuerfaliter cft de pro. pofi cionibus necetíarijs; quod fi in con» uüpgenubus poffit mterdur idé iudiciü mutari de vcro in falfum, hoc certé fieri. ncquit , nifi per müationcm obic&i , at. dirigere hoc modo non fpe, ad logi cam , quia ipla non habet vim dir? cognitionem ubtando obicétumsied fos lum mvtádo cogiitioné iplam; Accedit s. quod tolum de ncceülarijs Siam qe logica prafeitim adinucnia efl wr dirigat in co; niienc fcienatica acquirenda « — Autrla indua.Log.q. 34 ect. 7 explicat. : X53 pol ^ b — -—" i9o pofíc dirigibilitatem cQuenirc cognitio niindircétz, & falíz , 6 cuc Theologi in mareria de peccaris. explicare folent in a€tibus nialis priuaucnem bonitatis , & €apacitatem oppolitz rc&titudinis , 1n actu. n.falfo duo confidcrandaiumt. (in- | & «quod fit actuscognitionis, & y t indirc&tus, quatenus crgo indircdlus; cit vtique incapax reétitudinis ,quarcnus fal(us,cft incajax veritatis)quia arrcétitu do, & fal(itas rc étitudini, & veritau re- pugnagts cftq; illi incompoffibilis ; qua- tcnus vctó actus ccgnivonss ett, ic fccü- dum ipiam cócm rauoné retinet. rcétitu« diis capacitatem, & vt fic eft dirigibilis, reducitur autem hac capacitas ad actum non quidem faciendo, vc idé actus mute- tur in vcrum fcd copucrtitur in aliü act ü verum realiter diuer(um, & oppolitum , €onucnpientem tamen cum ilio in rauone Communi cognitionis circa tale obiectis, & tandem (ubdit Aucría hoc gens apu- tudinis , & capacitatis fuifle ab Arift. af- fignaum $. Met.c: p.22.dum ait Talpam elic capacem viíus , non «quatenus Talpa eft, (cd quatenus animalcít , & hac ra- tione dici coccam . UD. 12 Scd hic dicendi modus patitur in primis omnes difficultates, quibus. pre- mitur fcntéria Theologorum tencnuum a&unodij, & blafphemiz deberi rcctitu- diné sm genus, & ha« rationc clic lerma- ' litec malos, quz plané magni iunc póde- ris . Deindé £alfitasmaximan: ponit im- perfe&ionem in. a&u, fed priutio fccun. dü gcnus-nullà dicit impeifcétionem in talier priuato. , «t bene Scot. oftendit 1. d.28.q.2.ad 1. nam priuatio vilus. in plà- ta cfi quodammodo priuatio cx Arifl. $- Meta. & non importat imperíeétior.é in planta, alioquin priuatio- fenübilitaus. lapide , & infnita pertcCtionis in ente €rtato. idctiam facerc , quia lapis , qua fubfiantia,cft capax feníationis, & quod Wib«t ens creatum, quatenus cns,cft capax infinitg perfcéionis, ergo falbtas, & ir-. 1c ét udo cognitionis non benc cxplica- tur. per priuationem rc&itudinis in. atu: fecundum genus... Ruríus faisó (upponit. Aucría cognitioni intel ética vc fie có- : debeti rc&bitud : mjquiaco- i -Difp.I- De Inftrumentis fciendi- ^ ^ n gnitio intclleGiuas vt fic , abflrahit à re. Ga, & indircéta , ergo vt fic neutrum ei conuenit, vcl dcebctur, ficut nec animali , vt fic, debetur rationalitas, vel irrationa- ) litassquia ab his abftrahit. Confirm.nam: rcpugnat in terminis actui falfo. sm gra. dum gcncericü deberi recticudinem,quam non potefi habere sr fpecificum ; nam fi debetur gradui generico , debetur euam omnibus inferioribus, vel f1 cis omnibus non dcbcetur ; nec debetur gradui co, (cd aliquibus (peciebus illius generis ficut quantitas debetur fubftantiz corpo: rez, non autcmfpirituali , & ideó nó.de* betur gradu: generico (ubftanciz: in com muni; alioquin. fi deberetur generi , de« beretur etiam omnibus fpeciebus, Et per hoc patet ad exemplum de Talpa; nam fi Talpz repugnat vifus sin (peciem , falsü erit vilam deberi gradui genericoanima- lis, vndé tenendo. Talpam noncarere vis - fu fecundü fpeciem, nO eft fimpliciter cg Cavcl priuata , fed tantum sri quid, fei - fccundü genus , non quod eius generi, .i. animali debeatur vifus, (ed quia ei no re» pugnat; qua doctrina cft Scot. loc.cit. v-. bi ait careniiam rationisim boue effe pri uaiionem fecundum quid , quia licet ra-- tio repugnet boui,qua bos; non repugi tamen aoimab , & ait hanc privationemnihil dicetc impcrfe&tionis in priuato ob. rationcm allatam, ità intelli cft Arift.cit. dum loquitur de Talpa .. : si Refpondeat Auerfa füfficere , quod rectitudo. faltim non repugnet gencri a- €tus,licctei non debeatur, quia hoc fuffi- cit, vc cognitio intcile&tiua in communi dicatur dirigibilis. Cótra hoc eft;quia.die. rigibilitasab ipío ponitur paffio cognitio. — - nis intelle&uua) ergo nom erit mera nom repugnantia , fed tum , & aptitudo. addirigi .. 13 Alijproindefatentur dire&ionem vtiq. non deberi a&ibus elicitis nec fecüs dum fpeciem , necsrh genus ,. fed:deberi: | aGibus cliciendis, vt (ic enim nensüt re« &i nec errat, í Qwefl, 1T. Quomodo direHlioni inferuiant. erat in potétia obicétiua, vt docet Do&. 3d. 16.q.vn. A. cx Ariít.9. Mer, ergo (i cum exiftit non. potelt idem numero di- rigi,crgoneq; cü exiflere poteft, idé .n. numero eft actus elicitus, & eliciendus. 14. Dicendum itaque cognitionem in- tellcctinam intantum dici dirigibilem; & dire&ionis capacem , inquantum intcllc- Gus cognofcens , & operans poteft diri- g5& corrigi tranf: ab a&u falío ad vcrum, Probatur , quia fi hoc modo ex- plicetur capacitas directionis in cogni- tione, vt .f. re&itudo debeatur potentiz intelle&iuz ,non aé&ui cognitioni sfacil- limé vitatur difficultas in principio pro- polita & vniuerfaliter dcfenditur omné cognitionem , fiue fit de obie&to conüin- genti, fiue neceffario cffe dirigibilé , rc- &itudinifque capacem, quatenus intelle- &us in onihi cognitione mas dirigi ,& - emendari .. Accedit , quód quando dici- mus fiam logica eife dirigere opcratio- -nes intellectus, aliud non intelligimus, q intelle&um pet logicam dirigi potíe , & - debere in fuis operationibus, ergo rc&i- tudo debetur potentia intclle&iua opc- ranti, non ipfi operationi. Denique licet - modus dicendi Aueríz , gy re&itudo de- - beatur operationi, fuftineri in illis - contingentibus actibus ( fi tamen dátur, de quo in lib.de An.) qui ijdem numero manentes po(funt de veritate ad faliitaté migrarc,& é contrà ; nullatenus rf (ufti- -neri poteft de actibus neceffarijs, & alijs contingentibus, ergo vc detur. vniucrfalis rceula , quomodo cognitio inteJle&tiua : fit capax directions, reftat diccre,quod fit capax illius mediaté, non immediate, , le ratione intelle&us dicigibilis , non ra- "^-tione fuzencitatis , (iue fpecificé. confi. deretur , fiuc generic , Acn cótrarium obijcies, directio, vel. indire&io conuenit inrelle&ui mediate cogaitione,ergo, & dirigibilitas, qaia eft "eadem ratio ; probatur atiumptum , quia -tunc intellectus eit rectus,quando eítye- rus, indirectus,quando ett tal(us, fedve- titas, & fal(itas rminediaté conuenit co- - B csevtAc tem ioteliectuis ,» veram,vcl falsá.Rur- | feruit, m Paodicin medi sinana eo wr 9t ergo etiam immediaté dirigibilis ; Con- feq.patet, quia a&usin (übiedto , cui in- cít,(upponit potentiam ad ipfum. lte(p. 1, negando parítatem , quia directio , vcl indire&io refpicit a&ü (ccundum, & fumitur immixliaté ex conformitate, vel difformitate ad obicétum , qua fundatac immediaté in a&u , (ed dirigibilitas re- fpicit atum primum, & fumitur ex pofit, vcl non poffe elicere aótum re&tü . Ad 2. in atu eft potentia logica ad directio- nem, .i. non re antia ad dirigi , fen(u Deus dicite habei potes 2d feaon autem potentia phyfica,feu (ubie- Gua , quz dicitur contradictionis , fed hzc in intelle&u folum reperitur , & de potentia ad dirigi in hoc (en(u loquimur in propofito , 15" Sedadhuc vlteriuspro maioti na- titia famulatus horum inftrumentorü du bitari (olet,an przfata fingula ioftrumen ta fingulis dc(eruiant operationibus , vel potius equaliter oibus . Pro decifione breuiter dicendü eft , quód licct omnia, & (ingula a(fignata inftruméta oibus , & fingulis inferuiant operationibus, nao và oibus zqualiter famulantur; & quidé pri- mum facillime probatur difcartendo per fingula. Definitio enim maxime iuuat ad — primam operationem; pía,n. lante Tité cócipimus e(lentiam pro- priam rerü; hinc etiam valet ad directio- né (ecundz ,cum .n. nos dacat in cogni- tionem quidditatis, docct caníequeoter, quz przdicata effenrialia de ip(a eoücia- - re debeamus, & quz negare, valet tandé ad dirigendamtertiam , quía.cx cadE de- finitione concluduntur illariné propriae paffiones, & atttibuca, & repugoácia ex- cluduntur , nam medii demonitrationls , per quod paffioné oftédimus de fubiccto, eft ipfius fabiecti definitio. Diui fio fimi- liter tendit ad dire&ionem cuinícunque operationis intelle&us , per diuitioné li- ittin&é : Wim ea Cauet edi m X8 Nod wA T - *f92: Difpu.L De InWramentis fciendi. ^ E fufficientidiuifione,& preferiim perpul- — in(trumentum à coeteris condiftin&uns €her ille arguendi modus, qui diciturdi- — vt liquet ex q. przced. (ed potius com- lemma,io diui&onc fundatur. Argumcn- — munis quz dam conditio , ac veluti cuiuf- tatio denique iuuat & ipía omnes,& fin- — cunq; difpotitio,vt bene (aum munus ge- gulas intelleGus operationes, dedifcur(a | rat, & cognitionem dirigar, confequen- tcs de fe patct, de iudicio probatur quia — ter non eit cenfendum in(trumentumhli- fi interdum intellcétus enunciádo decipi cui certz operationi affixum,fed omnes, tut, tr':buendo .f. praedicati aliquodtei, - & fingulas indifferenter coadiuuans. Q» vcré ei non cóucnit, non melius corri- gitur, & in notit iam - cie omm LN Q V£ESTIO III t argumentationé; dirig:t étapprchen- ; Dlooé quit ad inueniédam períc&am re1 Quodnam borum PA aa um quidditaté non femel vtimur fyllogiímo. fit. perfetlius . 16 Verum quamuis hoctotü verüfit 17 q^ Tiamíi exacta huius quati ine omnia,& fingula hzc inflrumcnta omni- Ttisenis fupponeret particula bus , & fingulis famularioperationibus, — ré tractationem de vnoquoq; corü fingil vt probatá eft , nóti omnibus zqualiter— latimy;placuit tamen, & v:ile vifum eft id inferuiunt,fed certum inftrumentü certe — in przrfenti inucftigare , vbi de omnibus operationi eft (pecialiter applicatum, & . promifcue tra&amus,& vnü ad aliud có- addictum,& proximé, ac directé ad cam — ferre: Et quidem in primiscertü e(t apud rc&ificandam ordinatur, g» pariter pro- — omnes, & ab(q; controuerfiareceptü Di- batur difcurrendo per finzula,& fingula | ui(ioné elle imperfc&ius inftrumeniá «e cóferendo fingulisoperauonibus& qui- ter s,vc Scotus docuit lib.r. Prior.9.2.vn- | dé Definitio quamuis ;uuet,& dirigat fe- — de (ola remanet difficultas de Definicio- cundd,& terti operationé , vt diximus, ne, & Argumentatiooe. Euftrat. prafat. tfi pcr fe primóà valet ad dire&ioné pri-  in2.li. Poít. Balduin.q. 9. Smigl. & alij | mz , quia obie&um propriü prime ope- | quamplures tenent Definitioné efle per- rationis aflignatur quodquid eft rei ab — fc&tius , nobilius inftrumentü coereris Arift. 3 Met.8.& 3 deAnim,26.&alibi onmibus. Ac Scot. cic Faber. Theor.16. fzpe , (cd verá rei quidditatem noícimus . Zab.Philop.Simp. & Graciromncs afic- per definitionem 1.Met.Sum.3. c.i. er- rüt argumenrationé przíertim, qua fit in 0 dcfinitio per fe primó valet ad dite- — materia neceffaria ; praíti itionís ionem prima operations. Diuil;io at — & fequitur Amic.tract.vlt;q. s. dub. 3. &c licet ét primz.& tertiz operationi de(er — fi ratio, qua id afferit, (it in(ufficiens fun» uiat,fecanda t fpeciali modo adminicu- | datur.n.in hoc, quod definitio non fit in- latut;quia per diuifioné prefettim digno | ftrumétü refpe&u cognitionis; (cd poti* | fcimus,quid affitmádum (it, vel quidnc- — refpe&u obie&ti , qua doctrina (uperius pene de re quam inquitimus. Acce- — explofa eft q. 1. haius difp.in fol.ad 2, - it, quod (ecunda operat;o cofiflitin af- .— Dicendum breuiter cft argumenta » firmatione , vcl nergatione predicati de | tionem,& cam prafcrtim,qua fit in ma- Íubicéto , hzcaüt atbrmatio fundatur in. reria ncceffaria,przftare coeteris inftru- idcatitate praedicati cum füb:e&to , ficut. - menus logicis , etiam definitiont ipliin negatio in eorum diuerfitate,at per diui» rationc inttruméa .. Concluflo cft Scoti fionem potiflimü deucnimus in notitiá loc.cit.vbi in corpore quzrfiti ait,g» argu- huius idenitatis,vel diuerfitatis,erso pe^ mentatio eft modus (ciédi perfcétiffimus | culiari modo deferuitfeconde operatio- inter alios,& quod ideo Arift.fecit quafi ni . De Argumentationctandem certum .. totam (uam Logica de argumentationc« - eft apad omnes,quod licet primam,& (c- | Probari auté poteft , Tum quia inter in- ionem iuui Íe tamen | ftrumenta logica (ola ar. ntatio vim . — gtimó inftituta eft ad di ze&ioné tertig. | probatiuá& illatiuá pofidet,ergo perfe — : i, crimen fit peculiare . Devi modo dirigit ; & manifcitat igno- ! d C pw. tum H "TT | ] f ——CQuefR. TIT. Quodyam borum fit perfettius. Aü,nam nc g;ri ne juit,quin virtus illatina inmanifeftatione ignoti ex notis maxi- "mà habeat energ.á . Tà 2.quia tüc inftru mé cenfetur perfeé&tius in arte quanto *illimitatiot eft eius famulatus ,& ad!plu- Ta deferuire poteft, at argumentatio non folü inferuit dire&ioni difcur(us fed etiá 'fudicij,& apprehéfionis;nam & (i hoc fic cómune fingulis ioftrumentis, quod om- nibus,& fingulis operationibus deferuire poflunt,vt patet ex q.preced.negati tame n6 poteft,quin perfectiori modo id cópe tat arpamentationi; fj,n.'intcllectus (alfa opinione dctincatur, (Latin argumétatio ex notis ad ignota procedédo cius erroré *couincit. Tü etià cfficaciffima cft ad in- ^ueniéda rci eísctia,& coceptü eius quid-  diratiuü ,cü.n.definitio eft ignota, inue- "ftisatur per difcur(am à pofteriori,& me thodum re(olutruá,qua vel eft demóitra tio quia, vel indu&io , vt docet Faber cü Zab.thcor.17.ergo cum definitio ipfa (z pius arguinétatione manifcftccor, plane ' jn ratione inftrumenrilogici  .i. ignoti | manifeftatiut deficiet à demon(lratione « 18 Confültó autem di&um eft in có- ' clufione definitionem /n ratione infliu- -menti logici excedi ab argumentatione , quia fi in ratione cognitionis confidcre- ' tür,res écotra fc habet, vnde notatiimus loc.cít.q. t.in fol.ad 2. poffe definitioné, & argamentationem dupliciter fumi , vel 'formaliter pro ipfis a&ibus dcfiniendi ' & argucndi, fcu pro ipfa cognitione dcf nitiua, aut demoftratiua rci. , vel obie&i- - ue, quo fenfu prafertim induüt. rationé inftruméti logici, vt ibi declaratum ett ; quàuis ergo in ratione inftruméti argumé tatio dcfinirioné excedat , in rationc ta- " men cognitionis definitio excellit argu- mentationé etiá in materia neceffaria .i. ' cognitio dcfinitiua rei excedit demóflra. tiuam, quod facilé probatur ; Tum quia definitio ex genere füo circa lübftátiam ' rei feines demoodébn circa accidens, eibeec «n. "EDS 'inhzíionem onis cum fübic&o ; ergo cum perfe- Gto efsétialis cognitionis ex obiecto for. i méf(uretur, plane ip ratione s LOc case &ior erit de-  móíti ia eft circa nobilius obie €um ex genere fuo; Tum etià quia; & & interdü accidat,vt definitio, & demóoftea tio fint circa accidens aliquod , adhac ta- men dcfihitio ex genere (uo eft circa ef- fentiá,& quidditaté illius accidentis , de- monftratio aut circa pa ffioné etus, qua eft pradicatum extra quidditaté exiftés , ergo vniuer!im loquendo defiaitio in ra tione cognitionis (empcr perfectior eft demonftratione. Tá preterca;quia etiáft cótingar,quod definitio, & demonflratio fint circa tdem prorfus obiectum, adhuc perfc&tior erit cognitio definitiua rei v quàm demonflrariua, quia hzc eft cogni tio habita per difcurfum,illa per fimplicé quafi intuitum, ceteris aurem paribus no bilior eft modus attingendi obie&tum fis ne difcut(uyqaà cum di(curfu , qua ratio - ne hic intelligendi modus Dco tcibuitur. Tum demü quia hac catione ait Ariítat. 3.Mct.3. & 7. Mct. 4. quod dicimur ma- g's (cireycuin Kcimus, quid fit homo, qu& quando qualis fit; ergo in ratione cogni- tionis definitio excedit demon(trationé . 19 Inoppofitü obijcitur 1. quod de- finitio etiá in ratione. inftrumenti. pcrfe- &ior fitargumécatione , Tum quia illud cft nobilius inftrumentum logicum , ad quód omnia inftramenta logica reducü- tur, fed omnia reducürur ad definitione , etiam demonftratio ipfa, vt docet Auer. 1. Poft.com.i]. vbi ait fcientiam terü. per demonf(trationem quzri propter fcientia definitionis; «nde 1.Poft.com. 38.ait tta Gationem 1.Poft. ordinari ad (ccundum librü,vbi agitur dc definitione , eceo de- finitio nobilior cft;quia finis nobilior eft his,qua funt ad (inem. Tum dcindc aobi- lius eft inftrument ; quod verfatur circa perfc&ius obiectüfcu (cieniam caufat de nob;liori obic&o, fed definitio cft circa fübftantiam,demonftratio circa accidés, ergo &c. Tum tandem quia definitio rem manrfcflat per caufam formalem), & :n- trinfccam 3, Met. 5, & 7. M et. j. quac cer - tius ducit in cognitionem. , quam caufa efficiens, & extcinfeca per quam proce- dit demottratio, nó um cx obiecto, circa qp vet(atur;fed ér ex medio; quo vu tür ad illud mani ü, definitio exce- dit demóttrarionó;ita arguit Bald.loc.ci. io Rcfp. - 20 Refp.ad r.neg. minorem, nam in logica (ecundum (c coníiderata in tota latitudine (ua de fingulis inftrumétis. pet Íc agitur in ordine ad lingulas operatio- ncs intclle&us , vt patet ex dictisq. pro- cem. in Logica vero Arift. (quicquid di- cat Auer.de quo non curamus) um abeft, vt de demóftrationcagatur inordine ad definitionem, quód pociusomnino é có- tra rcs (c habet, nam in 2. Poft. con(ide- ratur , vt eft mediam in deimonftratione potiffima,vnde ad cam reduci habet , vc- lut parsad totum . Ad 2. Faber cic. ab(o- Juté negat definitionem notificare fub (tà tiam, & inquit (ignificare tantü fabítan- tiam rci , vnde poftca theor. 17. oftendit fubftantiam nocificari Mcthodo rcefolu- tiua,quz vel eft demoftratio quia, vel in- du&:o . At malé negat Faber definitioné e(dc notificatiuam , & declaratiuam fub- ftantiz rci; tum quia hgc eft aperta Arift. doctrina 6. Top.c.1.& 3. & 7. Met, tum quia 1d ratio cóuincit; nam (1 definitio li - guificat fibttantiam,& etfentiam rei, vt fle coacedir, vtiq. certü cft non fignifi- care illam coofasé, & implicité,vt fizaifi- catur per nomen definiti, fed clacé,& di- funde, vt docet ArtLin proce n. l/hyf. tex. j.ergo illam nocificat & declarat, nà fignificare diftin&té rem ett ipsà declara rc, & noti ficare; X fal(um eft,vt patet ex fupradi&s , rem notificaci non polfe nifi pet illationé, & di(carsü ex noto ad igno tü,& ideo quamu:s concedamus fübítan tiá cei modo illatiuo notificari poffe pec . Methodum refolutiuam, negamus tamea alio modo manifcttari non poffequia de- finii»per (implicem velut intuitum (ine di(cacfu quiddicatem rei manifcftat , 21 Potiüs ergo ex di&is occurrendü eft, aliud eife comparare adinuicem defi. nitionem,& demoltrationem in róae co - ici onis,aliud in ratioae intlcamenti,vc nc nozauit Amic.cit.uá (i primo modo cóparentur, negiti ocquit, quin definitio nob;lioc fit deinó(trarione ,vcbenc pro - bat argumentum;at nan probat; quód lit perfectior ia rationc inttcaméc, ná per- fe&io in(truméti formaliter no attendi- tut ex fi»e, vcl obiecto , quia ilioqu: no- b.liot e([ct demon(trauio quia demoóiltca- CASS Difput.I. De Inflrumentis fciendi . tione propter quid, nà illa (übftzntiá, & e(Tentiam rei manifeltat aec accidés, (ed ficut ratio inftrumenti coiftit infamu- latu, & in modo adiuuandi intclle&um in cognitione obie&i, ita ex conditionibus aug&cibus nà perfectionem cognitionis fed vimatiuanté jntelle&ü ad cam ob. tinendam, attend: dcbet perfe&io, & no- bilitas logici inftrumenri,cumq; hac vir- tus magis eaitcat in demoflracione, quà in definitione, quia in ea visillatiaa coti- neutr, ideo in rationc inftruméti ab ea ex ceditur, licet in ratione cogn tionis cxce- dar. Ad 3.fal(uire(t definitioné vti caufa formali pro medio,quia ip(a a4 rem ma- nifeftandam non procedit via illatiua, imó potius ipfa medium cít in demóftra tionc poti(Tima; dicitur ramen rem noti- ficare per cauíam formàlem, & intrinfe- cam; pro quáto dcfinitü declarat propo- ncn3o partes iotrinfecas quidditatis eus. ob;jcitur € contra , quód nec inratione cognitionis definitio przitet demonftrationi,nam vt.yna coguitio alia exceda: in perfectioncsnó fufficit , vt Gc de nobiltori obicéto,(ed debet circa illud adzquaté veríari , ergo (i demonftratio pariat clarioré, X magis ada quara cogni tionem dc accidentejquàm faciat defini- uo dc (ub ftácia, erit perfectior definitio ne,cuá in ratione cogaidonis, & fi fit de ignobiliori obie&o . Accedit,quàd etià 1ntetdü cócingere pote(t vt demóftratio fit circa accidens nobilius , & definitio circa ignobilius, illa nimirum circa intel- Ic&ionem,hzc autem circa albedinem , 21 Refp.duplicé effe perfcé&tioné co- gnitionis, aliam cffentialé , queartendi- tur penes obie&um formalejaccidenta(é alteram, qua attenditur penes conditio- nes accidentales cognitionis, pencs.nimi rum inten(ion&claritatem, certitudiné » &c.& vtique cótingere pote(l,vt vna co- uitio lat perfectior alia e(fenttaliter , & imperfectior accidétaliter; (ic dicemus. cognitionem confufam fubftarige impct- fc&ioré eife diftin&a accidentis; (ic igi- tur in propofito ,ctiamli defiaicio rei ume pe » tamé quia e fuo verfacurcirca perte&tius obic&um , quà. demonítratio, scperíccüdü ípecié- cam e€xcc- —— » -Quafi IP. De Definit-quid fit, €) quouplex.edri.T. 105 eXcederet,& folá in quibufdá accidenta. libus conditionibus excederetur ab ca , t do&ttinacíl Scoti 2.d. 3. q.9. &tra- ita fuit ab Arift. 1. de part. animal. c. j- vbi ait melius effe fecüdü effentia, & fpe- €ié de diuinis, & caeleftibus rcbus tenué cognitionem habere,quàm de corruptibi libus magnam , & perfectam fecundum Códirioncs accidétales. Ad aliud dicimus id cucmte per accidens, per fe tamen , & ex c luo definitio in rationc cogni- tionis perfe&ior eft demontirauone ; aia definitio eft circa quidditatem rei , demonítratio circa accidens eiuidem rei,vnde vt comparatio recta fit inter dc- finitionem,& demóftrationem, fieri de- bet reípcé&a ciusdem rei , fic enim defi- nitio deprehenditur femper. perfectior demonf(trationc , quia per cam res co- gnofcitur quid fit;per iftam qualis üt. Qv4STIO IV. De Definitione . 23 (7 Váuis definitio , vt importat rei A J quidditaré, ad Metaph. fpcctet , qua ratione Arift. fusé deilla pertractat 7: Met.ná attinct ad eum difputare de có. ceptibus tráfcédentibus qualis eft conce prus ipfius quiddsratis, tamé vt c(t mediü. in demóflratione,& ioftrumétü fciendi, feu cognofcendi quidditaré , ad logicam attinct,ita dirc&é docuit Auer. 7. Met. com. 4 *. & quàuis ipsá confider:te,vr cft mediü in demonftratione, (pcótet ad lib. Pott.tamé vt inflsumcotü cognofcendi ad hanc pertinet difputeybi ogece decre- nimus é in particulari de. quibutdam in- firumérislogicalibus, quorum cogn tio prorfus nccetlaria videtur ad ceterorum: €ajxü nà fe habent vclut clauicula: qua- dam ad. alia aperienda; tale autem init ru: métum eft definiiio,de qua quia plura.» occurrunt diflerenda ; deó quaftionem. hanc in. plurcs di ftribuemus.Aruculos .. ARTICVLVS. PRIMVS. Min [ityquid fit: Definitio quotuplex« Y. CAE articuli parté, X fi. vt Ariftot, refert.a. Poft. 20. &. 8. Met. 3. Antiquiores qui-à Antifiients Sc&atores negaucrin: potlibiles cile rc- rum definitiones, | uamopinionem fccu- tus eft Ioan.Franc. Picus in examine va- nz coctrinz gent.lib. j.c.7.& 8.itatamé exploratum citapud omnesrerum defi- nitiones ó folü cfle poffibiles,verüde fa- &o dartvt ceteri oés Philofophi oppofitü ^ docuerintjita i'Jato apud Alcin.de doctr, Elat:c. $.Pythag. & Socr. apud Laert. in vitis corum, L'emocr. qué idcircó laudat Arift. t. de parub.anim.c. c Arift. ipfe fere vbique , fedex profétlo 6. Topic. 2. Poít.7.& 8. Met. Accedit ratio euidens, quia ablata dc finitione tollitar demóftra tiocuius eft mediü,& ablata demonftra- tione omncs fcienuz tollitur, nihil pror lus (ciremus , & ca quoque igroraremus, quz funt obuia fenfibus, & facillima co- gui : in hac igitur patte nullus remanet ambigédi locus de exili étia definitionis i$ Quantü veró adalià quafiti par- tem de ratione definitionis , recoléda eft cóis illa diuifio definitionis uv dcfinitio- nem quid rei C7. quid nominis . Defini- tio quid rei apud omnes eft , que cxpli- car naturam tci ; fcd ronem definitionis quid nominis non affi gnát omnes codem modo: Auerfa tra&t, 1.inftir.cap.3. Blanc. Iib. 4, inflit.(e&. 4. Amic. trat. vlt. q. t. dub. 4. Arríag.difp. 3. Ouuicd.controu.2. Sun: inquiunt, cp dcfinitio quid nominis cft, que explicat vim, & fignificaionem nominis, vt fi definiatur hoc nomé bomo dicendo , eft nomen. pecie ani- malis rationalis / Sed hoc non bené di- citur, nam c(i natura nominis eiuf; ef- (cntia in fignificatione coniftat , & 1 ü nomen quoq; fit res quedam. veré defi- nibiks pa definit:onéquidditariud, cer- té (i dcfiniatur per genus & differentia, vt dicendo,.quod hecncmen homo; eft nomen fignificatiuit. animalis rationa- lis,talisdefiniuo verégrit quid rei; namr veré cxplicat: per genus , & differentiam. totam cílentiam illius: nominis bomo .. Faentesz,partSum«q,2:difh 1, art. 1» ait dcfniuonéquid nominis clle rónem en» tisim poflibilis,& ideo (ubdir hoc genes. rc defin: tionis d. finiri chymctrá ; hirco- ceruü,& alia enia impoflibilia , & ideó. nomi. 196 nominis definitio appellatur, quia totam effe dcfinici nullüm cft aliud , quà nomi- nariy& hanc ait fuiffe mentem Arift. 2, Poft.c.7.vbi docet de rcbus,quibus actu c(le,& cxiflere repagnat, non pofle (cir, quid fint ipíz , fcd tantum quid nomina fignificent ; quod ctiam ait mlinuari à Scot. 4. d.1.q.2. $. Hic primó v idédum. Sed nequc hoc bené dicitur , quia entia quoquc icalia vltra definitione quid rci; hàbent etiam quid nominis, ergo falfum cít id formal ter fignificare rationem en tis impofIibilis,afsi prü patet ex 1. Poft. tex. 2. $.24.& 2 $. vbi oftenditur ad demó. firatioucm ncceflariá cffe piecognit;oné Quid nomin s,idéinnuit Arittot. 2.Poft. tcx. 19.Qui cft locusà Fuentes citatus , & 4.Met.28. Eté contra etian. entia. 1m- pofbbilia pollunt explicari (uo modo de finivonc quid cei, nimirü per rónem ex- plicité, & diftin&é explicantem illud , quod nomen importar implicite ,& con- fuse, vt Scot.doect loc.cit.ab ipío Fuent. Quod fi cétendat Scot.ibi loqui de quid. nominis, adhuc babemus intentum,quia inquit ibi hanc rónem nominis-cífe tàm ntis, quàm non entis, quod ét docucrat in 1.d. 5. q.6.art.3. fal(um igitur eft Do- €torem huius fuitle opinionis; quod ibi affcrir,cft,acfinitionem quid rei proprié €xplicarc ui veram; & ratam rei e(fenuá, v.ndé negat bancetie proprie entisimpof fibilis,quod vtique vcrum cít , pà hac cft vnà condicio entis definibilis, vc poftea diccmus,& boc ad (umm; fignificare vo luit Arift. 2.Potl.cap 7.quia.n. dcfinitio quid rei proprie cnti taniü real copue- nit,idco ibi dicebat entia impoffibilia pre feirim explicari per definitiené nominis, , Definitio igitur quid nominis, vt col- ligitur ex Doctore 1.d.22. q-1. $. Doreff dici, & cx 4.loc.cit.$. ex bis praditlis, vt diftinguiturà dcfiniGone quid rei , c(l €xplicatio , feu lignificatio nominis ,vcl per aliud nomé clarius, vcl per ecymolo- giam cius,vel alio contimili modo;(ic de- finitur mulicr, q ef mollis aer, homo; g; ab humo uabit orginem, Sol,quod (olus. ffit in Orbe , lapis ; quod fic dicatur à lae- ione pcdis;ità.n.non veré explicatur na- ura iplius nominis, yt rcsquzdrem cít, Difpat.I. De Ifiruypentis füáendi ^ Cu (ed crafso quodá modo fignificatil eius, vndé definitio quid nominis proprié » vt: notat Tat.in 2.Poft.q. 1.8. Primó fcien- dutii idem cft,quod nominis interpreta- tio,quicquid dicat Fuent. cit. & fequume, tur aem plut.przamb.de nodis fciendi , Calil.tra&.3.c. 1, ex quo demum fequies, . vt ibi notant ijdem, folam definitio- nem rci effe proprie, € fimpliciter defi, nitionem , atq; idcó predictam diuifio- nem eíle zquiuocam analogam , & idcó. dimi(la definitione quid nominis , ad aliam progredimur. : Dcfinitio itaque quid rei,vt ab ciusno mine cxordiamur;ità appellata efi meta- deíumpta exterminis, & finibus agrorum, vt notauit Quuinail. lib.7.cap.4.. vndc 1. Topic.c.4- ab Arift. vocatur tere minus,co quia vt fiocs agrorum eos de niunt, & claudunt, vt ab alijs fecernant ;. fic definitiones naturas , & definitiones rerum circumfcribüt,& ab alijs feparát definitur vero ab Arift.1.Top.c.4. & 2.- Pofl.tex.10.xp fit oratio quodquideft ef. — fe vei fienificans,.i-oratio explicas natu-. ram , & elentiam rci, nam frequens eft apud Arifl. loco eftenti& josee quod», quideft e[fe reiy'|uia per illam refponde-. tur ad interrogationem factam de re pet, quidsin qua dctinitione genus cft oratio, in hoc enim conuenit.cü alijs. rmodis fci& di,per reliquas particulas differt dcfini- tio ab illis,& à cztcris oratienibus, qua non explicant effentiam rei;dicitur aut oraHo , quia effentia rei non potefi vno noinine exprimi diftin&té , nam vt docet Alcní.7, M et.tex. $4. qualibet res defini- bilis habet rationem; quandam commue- ncm,qua cum al; js copucnit,& aliam pe culiaremsqua ab ijs difcernitür; cum igi tur hz duz: rationes per definitioné explicanda , plurcs termini vocales, aut mentales funt adhibendi, cum vnico prar flari non pofTitjnam nullus terminus Vni» — uocus;quales fontjqui definitione ingree — diuntur , poteft fignificare pluresconce- — ptus; idem habet Doctor6,Met,t.33. — 27 lfoteft autem definitio formaliter süpta, & nonobicCtiué;.i, pro actu, quo intelicétus rem definit, dupliciter tomi vcl pro,fola, apprehenlione quidduaus — Ici, 4 2 ; Duall 174: Defisit.quid fite quatupleu ert. 197 tei per fe fumpta que importatur per gc- nus,& differentiam vt eft animal ratio- nale reípe&u hominis, vel etià pro cun ciatione , qua ralis effentia affirmatur de homine;dicendo , quód bomo 4 animal rationale , primo modo infpecta attinet ad primam intellectus opccationé , quia e(t oratio imperfecta , & dimiputa ab omni affirmacione preícindés , & in hoc fenfu locutus e(t Acift. 1. Poft.c. 10. & li. 1.c.2. dum ait definitioné non eff? enun- ciationem, (cu affirmationem,fed effe id, 1od affirmatur de re , folum jue perci- pi, & apprchendi, vt ibi docet Commét; at fecundo modo inípeQta prototegrani- mirum enunciationc includendo dcfni- tum, & copulam , ita plane (pe&ar ad (e- cundam, & in hoc fcnfu Arift. 1.Polt.c. 2.& 7.X lib.1.c.10. ait definitionem efse propo(itionem , & effe vnam ex prami(- fis in demóftracione, X'etia interdum ef- fe conclufionem,fi probetur nini: um,& inferatut. ex alijs prae i (fis, quo cafü [pe &atc etiam poterit ad tertiam opetatio- ncm, & ita faciie refoluituc inutilis qua - fiio,quz folct dc hac re controuerti, tora namque difficultas pendct ex diuerfo mo do accipiendi dcfinitionem ; magis ta- men proprié capitur primo modo , quia alio modo eft porius enanciatio definiti- ui;quimpuradefnitio. — 3 i$ Demum quoad tertà partem arti- culi , multipliciras definitioni$pendet ex multiplici modo cx plicádi effentiam rei, pt aüt per definitionem düpliciter ex- plicari effentia rei , nimirum vel per par- tcs elfentiales ; & principia intrinfeca rei, vel per proprias pa(fiones , & accidentia extranea, prima dicitur definitio quid rei e(Tentialis,& quidditatiua;altéra veró'de- fc riptiua, & accidétalis, fed quia eflentia rei explicari poteit , ycl pet partes effen.- tiales phyficas, vt dicendo, qp homo cft gópofitum ex corpore,& anima rationali, vel per Metaphylicas ; vt homo ctt ani- mal rationale , hinc dcfinitio effentialis fubüiniditar in Phylicam , & Metaphyti- cà, & definitio cülentialis phyfica appel- lari orgy n eec rie E nempe quia datur pcr caufam matctizlé, & foialem,qui unt cauíz intrinícca; Quia maneat in def nito, vt pitet de ani- ma, & corpore re(pe&ta hominis , vc no- tat Tatar.cit.S. fecundo fciendum .Dcfi- nido autem d-fcriptiua e(t , quando per extranea circüfcribitur eífentia rei, ex Tar.ib:. $. Ouarto [ciendunt. Pote(t verà e(fentia rei. tripliciter per exrranea in(í- naari, & figaificari ; primo per proprias pafliones, vc dicendo, juod homo eft ani mal tifib.le,& hic eft frequens defcriben di modus; fecundo modo pet caufas ex« trinfecas edficiencem .f. & ünalem , vt di- cendo, quod homo e(t anima] creatum & Deo propter bearitudinem , quz dcfini- tió dicitur caufalis excrin(cca, eo quia da- tur par caufas extrinfecas extra defiaituas maaentes,de qui Ariít. 2. Poft. 44.ait eTe orationé (ignificantem propter quid eft; & vt talis definitio fit bona , debenr a(fi- gnati in c1 propriz csufz definiti, quia fi e(Icat comunes,non poffet conuerti cua fuo defiaito ; tertio modo explicari pót, & circu nfcr bi pet accidearia conymuaia quidem, (i (corfim (umantur, fed propria rciconiuactim fumpta , vt fi dicacur; og» Homo eft animal pulchrum , bipes, imr- plume, bibens caput ere&um , crc. hec cnim, quatnuis fiat accidentia alijs ab ho minc conuenientia, íi (cortim (ümantur, tà cóiuncta fi mulfoli homini conueniüit; & hzc dctinitio dici folet puré accidéta- lis, co quía per accidentia comunia affi. ME quamuis à pluribus Auctoti- us rejjciatur, ramen íra explicata admit. ti debet, quia fic feruat leges bona deriz nitionis,vc aduertunt Complur.cit. & do- cuit Auer. 2, Phyf.cexc18. & 95. 19 Rurfusaucem;vt notat Tac.3. 1.de geoees.d Jtiendum, 'ex Scoc.1, Prior. nts 4.d. 1.q.2, & d. 12, q. 1. P. & alibi zpé definitio c(fentialis, & quiddiratiua 'eftduplex , quzdam cft pur& quidditaci- ua, cuius omnes partes pertinét ad quid- ditatem definiti , ficat ifta bomo efl ani. mal rationale y fic (ub(tantie completa dcfiniuntur,quia earum cnt taces ipta luta funt ab ordine ad aliud ex crinfecum illis; vc fine vlla tali habiradine potlinc ,perfe&e concipi. Alia eft quidd.taciua da ' additamétum , quia nimirum ad peft&tin Hocitiam rei b niin pore aliquod extrinfecum in definitione, ad quod definit dicit ordinem faltim tranf céndentalé, (ic definitur accidens per or- dinem ad (übie&um ex 7. Mct. 17. rcla- tio per ordinem ad terminum, aníma per ordinéad corpus , cü enim fint entitates non omuinó completz , fed effentialiter imperfe&z, vt non folum quidditatiué , fed etiam quictaciué concipi poflint, pen dent ab aliquo extrinfeco ;. Vnde quia huiu(mod: definitio prater genus ,& dif. Écrentiam,continet etiam aliquod extrin fecum dcf.nito,ideS admitti debct praeter definitionem eflentialem,& defcriptiuam alia definitio ;qua quafi mixta fit ex cf- fcntiali, & deícriptiua, & accidentali. In oppo(itum contra predicta argui- tur, Primo, quod non fit poffibilis alicu. ius rei definitio , nam vt vrgcbant Anti. fthenici przdicata, per qua rcs definitur, debebunt & ipfa per alia definiti , & rur- fus hzc per alia , vnde tandem in infini- tum abiretut . Accedit , quod non potcftcognofciquidditas , mfi cogno(catar vl. tima d.fferentia, & hzc cogncíci non po teít, ni(i cognitis iatinitis rebus, à quibus per cam fecernitur. Conf quia delinqui- mus (ait Picus) cum quid fübftátiale dc- finituri adhibemus ea , qua (cnfibus no- ftris occurrunt, nam hec funt accidentia, at ubítantia nó tàm fen(ibus percipitur, quam ratione perquiritar. R efp.ad r. ne- fando affumptum; nam vt docet Arift 8. et.7. indefiniendo pcruenimus ad. fu- prema przdicata , quz vlterius per alia definiri non exigunt , & ales (unt conce- ptas entis,& vlumz diffecctig. Ad 2.nc- tuc fubfumptum, nam vi Scot.docet 2. Oft.q.vltad agnofícendum tale di(crimé à ceteris rebus non cfl neceffe fin lasin particulari pertíngere,fed fufficit illas cogitare in aliquo conceptu comuni, negatiuo;quatenus .f.talem eflen- tiam non participant « Ad 5. negatur a(- fümptum,& fi .n. accidentia non valeant dirc&é in notitiam (übftantiz nos duce- re,valent tamen indire&té,& arguitiué,vt fuo loco dicemus in lib. de Anim. vnde extat di&um Arift. gy accidétia magnam parcem conferunt ad cognofcendü quod quid eft, vide Scotum a. Pott. q.59. D i(put. I. De inftrumentis fciendi . io Sccandó obijcitur cótra defialtioz — allatá dc ipf definitione, & pie có tra partcs eias;ná cum proprie (pe&ter ad primá opcrationem,male dicitur oratio . Tü quia vna fola vox poreft fignificare . totà rei effentià vt pef aep, s- 3.cu- iuslibet rei efformari poteft vnus conce- ptus adequarus per. definitione explica- tus, ergo nó eft oratio neceffarió plures explicas,.f.cóceptü coueniétiz,& diffe- réie, T 4. quia etiam diuifio eft oratio explicans naturam rei per (uas partes , in quam rcfoluit definitum. Ergo nonbené. ponitur illa particula loco differenti .— Reíp. ad 1. quod definitio eft oratia imperfe&a,& dimmuta;qug habet ratio-- né vnius termini cóplexi przdicabilis de definito, & ideó proprie (pe&at ad pri- mam opcration&. Ad z.vna vox poteft fignificare totam eífentià indiftindté 3 cofusé,vt in exéplo allato, & idcó cü de- finitio debeat explicare effeatià clare, & diftin&é , id facere debet pluribus voci« bus diucrías c(fentiz partes fignificanti- bus,rationem nimirü zenerica, & diffe. rétialem.Ad 3.negatur cófcq.ga illemet cóceptus ada quatus integratur cx plati- bus inadzquatis  quorü vnus cft gcneris cus,& communis , alter differenualis , & proprius,& vterque dcbet exprim: in de- finitrone. Ad 4.quádo ctiam diuifio ma- nifcftaret eífentiam,de quo q.íeq; adhuc tamen id non efficit eodem modo, vt tet ex didtisq. 1. infol.ad 3. & amplius patebit ex dicendis q.feq.art.1. 31 Terrió arguitur conrra totá defini« tionem; Tum quia idem ncquit effe defi- nitio,& definitu,alioquin eflet notius ,8c ignotus ícipfo , nam definitio e(t notior cfinito,ergo dcfinitio definiri non pót , qu effec (imul definitio, & definitum . um etiam , quia ficut actionis non eft a& io,quia abiretur in infinitum, ita neg; dcfinitionis definitio. Tum 3. definitio dicitur ad conuertentiam cum definito 5 hzc autem tradita non dicitur ad conuer tentiam cum definitione quia hzc defi-- nitio tradita eft quzdam fingularis defi- nitio, quz & ipía continetur füb defini- tionc in communi , atque ideó cum ipfa - conuerti non potcft. Demum (i pre efinitur, vtiq; per definitionem defini- tur,atq;ita idem feipfum definit . "Reload 1. frequens cffe in (ecüdis in. entionibusquod vna fit formaliter talis, & (imul alia denominatiué » vt inferius dicemus, ità genus formaliter eft intétio generis , devominatiue veró cft fpecies vniuerfalis,intelle&tus .n. per 1cflexionc poteft fuper vnam fecundam intentioné aliam inducere ; fic igitur in propofito, Quáuis nequeat dcíinitio cffe imul defini tio, & detinitum formaliter potett tamé efie formaliter,& ctlentialiter definitio , & denominatiué def: nitum,quatenus có- paratur ad (uam definitionem. Ad 2, hic definitur definitio in actu fignato i. pro fccunda intentione fumpta, non autem in actu exerciró, atq; ideó nó fcquitur pro- ce(jus in infinitü , quia omoes dchinitio- ncs in actu excicito cóunentur fub ipfa deíinitione in a&u fignato; at ;ità cófc- quéter etiam ipfius definitionis detiniao exercita ; nà & definitio definitionis ext vtiq; definitio qua dam, & deífiniuo qua trad itur. de definiuone 1pla in a&u . ài- gnat,cóuenit illi, Ad 3.ncgatur minor ,ad probationé,ctü definitio def nitionis fit fingularis in e(fendo,cft ramé vniuerfalis in repra(entádo, & figniticádo,quia hec ip(a dct nito conuenit ommbus defini- tionibus rerum 1n particulari. Ad 4.defi- nitio in a&u (ignato definitur per def.ni- tioné inactu excreitosícu definitio inco muni dei; nitur per definitioné in partica * lar, atq;idcó idénó definitur per feipsü, qa dehinirio in actu ignato nà cft detini- .ip.actu excrcitos (cd definitü p eam . 1 Quarto tádem arguitur coira mul tiplicitatein detinitionis; nam ficuc vn:us. tci cft vnica eflentio, ita & vnica dci ni- malé affignantur tot. fpecies de finitionis, eíientialis, & accidentalis , cí- fentialis i hy(ica, & Metapnytica,non.n. alia cft efientra rei Fhy tica; & alia Meta- fica. Tum prefertim,vt arguit Blanc. ib. $-inftit. fec.6. nuila ctt admittéda de- finitio puré accidétalis., & 1ar02 priori. ctt, 3 1n omni. dci:nitonc explicatur quid (it deimrum, non poteft aute expli- cari quid res fit, quin in ipfa definitione pona ur aliguid intri quz funt extrinfeca rei, & comunia , nifi coniügantur cü aliquo intrinfeco eiufdé, non poflunt verificari de illo folo, (ed ce» ' teris ctiam erunt communia . Tü demüy vt arguit idé, nulla etiam eft admittenda definitio mixta, nà omnis definitio , aut traditur per intriníecatàtum, aut per in-. trinfeca, & excrinfeca fimul,fi primum , erit tancum etfentialis ; (i fecundum, erit tantum accidentalis, ficut compofitü di citur accidétalc,licét pars materialis eius fit (übftantia;v.g.patics , & argumenta- tio conftans ex vna probabili, & altera» neceflaria,abíoluté dicitur probabilis . Refp.vtque vnius rei non nifi vnicam dcfinitionem poile alfignari quàtum ad rem explicatá plures tamé affignari pof- (e quantü ad modü explicádi,eadé enim cífentia poteft per ctlentialia indicari, vel accidentalia circamfcribi, icem vel pet ef s&ialia Phytica,vel Metaphyfica, & hoc nullam cít inconuenicns. Ad 2. negatur minar,ad probationem accidentia extrin Ícca, & communia , etfi feparatim süpta cóueniát ali jsconiunctim tamé oli de-, finito conueniunt , Ad 3. verum eft non debere adatti definitionem mixtam , vt pem tercia (pecié ab illis duabus con iftinctam, nam abíoluté loquendo om- definitio , aut effentialis cft , aut acci détalis , & pra íettim definitio dara per additamétum computari debet inter ef- fenziales , quia dacar per genus , & diffee reniiam,& quamuis aliquod excrinfecum in ea ponatur , non tamenaattinct ad cam dircété veluti pars intrinfeca definiti, fed - indirecké tantum , & connotatiué, ve terminus, aut fubiectum , aut aliud. quid. con(imile necetfario requifitum ad:perfee. Gam noticiam definiti, porcít camenape pellac definitio mi xta, quatenus conftat cx vna parte cfsétiali;& altera accidétali,: ARTICVLVS IL De modo. constituendi » cr. inuefligane. di. D finituonem,«.— i; ; p) Lurima tradidit Arift; tt 6, Top... 5 p ti.7. Met. sum,2. C13. demoda conftituédi definiuone, ex quibus. omni- níccum definito ;,nà: M Eu AE CUBE BUSES MEN T" NER NOT b C delta: 390. * Difpat. I. De Inflrumentis fciendi. ^ Mm, e bene conitituendi dcfinitionem,quod.f. in ca ponantur ca pradicata, qua iotrin- fece funt dc cius e(ientia , & fi interdum ita non (lufficiunt ad quictandum iniclle- €um , addaniur vlterius ea , ad qua res definienda dicit ordinem qucudam tranf. cendentalcm,& quafi eflencialé (ine qui- bus perfcété , & quietatiué. intelligi non potiet, & ita definitur accidens per fubie € 7.Met.17. rclatio per terminü;a&us pcr obiectum, &c. Ratio auté;cur in de- finitionibus horum cntium,& contimiliü adh.bcatur femper aliquid extrinfecum , non cfl quia id it pra dicatü cílentiale.l- lorum,ncc quia ordo,& rcípectus ad tale exuinfccum fit de c(fentia corum, aut fal tm rcaliter idem,vt Recentiorcs putant, uia vt ait Doctor 4 d.12.q. 1.in corp.in ol.ad 2.dub. idcputas. refpectus ad tun- damentü,vcl non identiias non cft ratio , quare terminus «adat in definitione fun- damcenti, vt additum,nec dependentia eí- fcnuslis,& neceffaria eft caufa,quod ter minus dependentia addatur in dcíinitio- nc fundamcnti depend enus(ait Do&tor) £u nc enim Deus magis poncretur in defi- nitionc cu/uícunque crcati;quàm fübftiá- tia in dcíinitioncaccidéua, fcd cau(a eft, quianulla forma potefl habere conceptü geifc&um quietatiuum, ni(i cointeliiga- tur iliud;cuius cfl torma;definitio auccm exprimit concepiü perfcétum definiti ,& ádcó quantumcunque effentialia formae €xprimerentur finc ilio , cuiüs cft forma; quamuis.quidditas cius 1ndicarctur, tamé 6 cfet conce pus perfectus quietans in- 1elleé&tü,& idcó ncc definitiuus, bgc Do- €or. at. & id feruata proporuone dici dcbct de alijs coniimilibus rebus imper- ác&tis, 4 pecunt definiri per addamencü. 34, Sccundb, pra dicata weró, qua dite «1€ [pcttant ad cflenuam definiu,vel sür gne Phy (ica; vcl gradus Metaphytici; primum, conti tuunt definitione phy- ficamyillamque cóponunt,no in reéto po Kita fed in obliquo «quia homo nó dicitar gnima,& corpus; (cd ex corporc , & ant. fifunt gradus Mctaphyij- jponütur in red o in definitione, & có- ftituini definitionem Mctap hyficá; po- well aj defiio Metajbylica duobus B ui , modis con(trui,vt docet Arift.7.Met.43. & Doctor ibid.vno modo ex genete pri» mo gencrali(fimo,& omnibus differeujs vfque ad vitimam;& hoc ett, uando ge-. nus proximum eft innominatü, tüc enim — circumloquimur ips p genusremorumy & differentias communes vfque ád viti« mam ; & tunc genus remotücü omnibus differentijsprgcedéribus.& communibus — — tenct locü generis proximi; fecundo mo^ - do aíTi gatur definitio cx quee proxi. mo, & vltima differentia, hoc quando proximum genus cft nominatü, & vltima differentia cft nobis nota; eXcplü primis. vt fi dicatur quód homo «ft fübflantia corporea,animara, fcntib;lis, rationalis ,- dato quód genus proximü ignoretur;exé — - plüfecundi, vt fi dicatur,quód homo eft animal rationale,dato,quàd anitmal fit ge nus proximum, & rationale fit vltima dif ferentia ;ita Doc.loc.cit. & in 4«d. 11.9. | 3.$. 4d rationes; cx quo patet non bene detniri per fummügenusfolü, & infimáà — diffcrétiam;quamuisautemprior definit — ——— di modus fit magis magiftralis,& exqui-- fitus, potlerior ramé cíl magis vfitatus, & cxpeditus, & quátü fieri potefl, co vr dcbemus ; vin quia fic euitatür prolixe - tas, vt air Arilt 1. Prior.lce- 3. €. 39, tum - quia omnia nc. e(larta continet,nà [u nitor genus proximücfie cognitü explici t£,.i. quó ad omncs gradus fopertores 1n iplo contentos, vt ex Arift. colligiuut 24. lotter.21.vnde nO cíicc exacta def nitioy ^ fi daretur pet gcnus proximü tantü cófu- $e cognitü;liue auté vtamur primo, fiue : íccüdo modo, omnia praedicata císctiae J lia, quein tali dcfiniuone ponütur,vt col * ligitur ex Arift.cir.7. Met. 43. ctunt ge- nus, vcl diffcréuia , aut faltim fc habebunt. ad imí;at corumsquod addimus,cafu,qua pradicata tranfcédentia in definitione po ncrentur, p tamen cuitari debet, quatum fieri poteft , nam termini cranfcendentes. in dcfininonibusnonbencfonant. ——.— ' Hinc infertur non, póüc pattes | tionis ad libitum wtcunque. diíj'oni 3). prius genus dcbere Pil differentiam. dcinde,vtinfinuauit Arífloi. z,Poftiteme —— 19-& 11. & rauo cfl, quia tunc genus ig. di&crentiam tranfimuramiur, idis ^ —OVat relin vovg uc rin fupcriorem , quia quod primo lo- Fs it E, ckfetar vnerlaliulySr ppo- flerius contrahibile, vnde non explicare- tur res, vt eft iti fe, (i ordo inuertetetur . 35 Tettio, quádo autem res definitur per illaad Jae dicit otdinem,non ramen $rh fe incluía in ipfa effentiarei,ait Auer- faq.4.(c&.4.quód deberent poni omnia, - adquz res cfientialiter dicit ordinem, vt perle & adzequata effet definitio ; fed ad breuem, & expeditam definitioné (uf- ficere; qtod ponantur aliqua , donec for- tnetrur conceptus ita proprius definiti, vt foli ipfi, & nonalijs conueniat ; & ideo juxta hoc noh oportere in definitione cau(ali omnes rei caufas apponere; nec in definitione per cffe&us omnes proprie- tates ; candem do&rinam habet Amic. tract.vlt.q.1.dub.5. Sed fi ordo ad hec extrinfeca cft de effentia rci definiendz, wt ifti concedüt, plané implicat affignari poffe definitionem eius ponendo aliqua tantü in definiuone ;, & non porius om- hia, ad quz res illa effentialem dicit or- dinem, vt enim ei dcfipitio rect a(figne tur , omnia illius przdicata quidditatina debent inea exprimi,vt ait Arift. 2, Poft. z1. talesaütem funt ifti refpectus tranf- cendentalcs in rebus ex opinione iftorü, crgo o€s debebíür in definitione exprimi, & fi ità efl;non videtur;quare oía creata per additamentum dcetiniri non debeant, €ü nulia res creata fitab his refpe&tibus " abfoluta,faltim .n.omnia dicunt relario- ncm tranícendentalé ad Deum,vt ad pri- mum efficiens ; & plané fi talisordo ex- primi debet in dcfinitione, quia cft de cf tentia tci,cü nó magis fit de e(femia cius ordo ad hanc rem, quàm ad aliam, nó vi- detur poffe aflignari ratio cur potius hzc caufajquàm illa, explicari debcat in def iniuionc, cum ordo ad vtramq. fit eí- fentialis rei. Poriusergo regula vniucr- "falis eri&quà Doét.tradit loc.cit.4.d. 12. q.1. quod quando res definiri habct per additament i;etfi ad nulia dicant ordiné tranfcendentalem , non tamcn illa omnia exprimi dcbent in definitione , quia nec idenctastalis refpectus ad fundamentü, ntc depédenua eüentialis fundam&u cit Logita « : "Quat. IV.Demodo confti tuendi Definit.edri.I.— 101 cau(a, cur terminus huiu(modi refpe&? aut dependétiz cadat in definitione fun- damenti, vt additum: fed tantü illa, quz neceffaria vidétur ad habendü perfeétü, & quictatiuum cóceptum rei, ita vt intel le&us anxius ad vlteriora non maneat. 36 Quarto ex hisdeducütur quatuot conditiones ad bonam definitionem rc- uifita; prima,& principalis eft,quod có et genere, & differentia , vel (altim ali- quo fupplente vicem gencris,& differea- ti, quod additur ob definitionem acci- dentalem,in qua genus, & differétia pro- prié non reperitur , fed aliquid loco illo» rum ; definitio .n. vt docet Scor.7. Met. in text. 74. conftare debet cx concepta quidditatiuo, qui explicat effentia'quátü ad ca, in quibus cum alijs conuenit, & te- net locü generis, & qualitatiuo,qui expli cat effentiá quoad ea , per quaab cifdcm ,& tenct locum diffcrentiz. Ex hac deducitur fecunda conditio, quz eft, vt conuertatur cum[definito,& contra y fi .n. definitio continet totam effentiam. dcfiniti,confequens eft;vt nulli alteri pof fic conuenire , fed foli definito ; itaut de ocunque dicitur definitio, dicatur &c efinitum;ac é contra .. Tertia, condisig. eft, vt definitio fit clarior definito ,cü .n« adhibeamus definitionem ad manifeftans dum definitü;confequens.cft , vt definitio. fic clarior ,. alioquin; ignotum per zque ignotü manifeftaremus; & cü totàá eflen- tiam manifeítet per partes fuas, necc(sa rió fequitur, quod fit clarior , & notior definito in ordine diftin&té cognofcédi, & fi inordine cófusé cognofcendi poffit dcfinitü effe notius definitione ex progme Phyf.tex. $. Quarta demü condito, quae ex hac tertia (equitur , cft, vt nó fit dimi . nuta, quia tunc nó explicaret totam effen tiam definiti , vt fi diceremus , quod ho- mo cft fübftantia rationalis;quia tunc ine tcrmicdia genera omitterentur neque.» fupcerflua , vt fi diceremus , quod c(t ;manal rationale bipes, quia tunc po- tius pareret cofufionem, qua clariratem « 37 Quintó cx tertiacóditione fequi- tut definitione, & definitum differre non parncs rem fignifi catam , fed tantum pe- ncs a adum fignificandi, quia quod dcti- i 1x nitum nitum fi gnifi cat confuse ,hoc ipfam figni ficat definitio diftincté 1. Phyf. cex.5. nà fi dcfinitio non exjlicaret idcm,q figni- ficat definitum , tam non effet definitio eius, fcd illius altczius,quod fignificaret. Hincorta cfl cótentio inter 1 homiftas, & Scoriítas de diftinétione definitionis à definito ; illi fiquidem aflerüt non dif- ferrc,nili ratione,& sm noftrü intellige- di modum, quia tota cotum diuerfitas nó €x partc rei Concepte, fed folum ex parte inccllectus cócipienus fe tener,ita Caiet. 3. Pofl. c. 5.& 1.p.q-2. art. 1. Aucría cit. Mortifan-difp. 1 1.L0g.q.5.& alij paffim. Scotifiz écontra tra&.Formal.art. 2.c0. tendüt differre etià ex natura rei;eo quia fcclu(à quacunque intclle&us operatione de ipfis contradi&oria vetificantur , pam definitio exprimit ré dittin&te, & defini- &ü confuse, & quidem quzftio nop cft de dcfinitione formali, capta nimitü p actu antelle&us apprehédente quidditaté rei, ácd obic&tiua, que cft res ipla definita di- ,fin&é reprefentara intelle&ui per partes eflentiales , & rurfus nó e(l contentio de dcfinitione,& definito pro fccunda inté- tione ; fic enim certum cft non pofle in- 'tcr ca veríari, nifi diftin&tionem rationis, wt ait Tromb. ib/d.íed pro prima inten- tione, & pro denominato , quo fenfu cft Eie res ipía definita diftin&e intclle- i teprafencata. 5.38 Scotus agit dc hac re in 1.d.2.q.2. & quàuis ibi nó expbcet qualis tit d:ftin- &io,quz inccr definitum , & dcfinitioné geperursprobat tamé cx profefío, qued "definitum,& definitio. non (unt terniini "fyoonim:,íed diucrfi, & hoc fiue accipiá- tur pro vocibus fignibicanubus, fiué pro «onceptibus lignificaiis tum quia defini "tumimportat conceptum obicctiuum rci «ontu(um,definitio diftin&tum;tum quia alioqui in demon(ratuione cent tantum. termini quia in ca folum ftmt defini- 8, iué (übiectüdetinitio quod eit mc- dium;& paffio dcn óltrata; & cum. inca &emonftrctur paílio de (ubicéto mcdia- tc (ubie&ti definitione y vc riibilitas de hominc mediante rationalitate, s&pcr pe- terttur principium y quia probarciur idé per idé,ua- probat Doéturauccacein bo- TJ homiflis,vt voces, & termini ded etiam sm eandem tationemyeundéq- x  propofütione, aut ouo conteflim. — rumterminorum, quictiam concedunt —— — ipfi Thomitz; Toca igitur difficultas co - ftit in hoc;qualis diftin&io ex hac alie» - tate inferatur inter dcfinitionem)& defi- nitum;& in primis certum eít noninfer- ri tátum diftindiionem rationis ratiocina tis, qua: tota fc tenet ex parte intellectus. concipientis , vt volebant Thomiftz , & pra fercim Caiet,'& Auería cit. tum quia. uádo Pctrus pradicatut de fcipfo, talis diftindtio verfatur inter Petcüà parte fu» biccti, & feipfum à parte praedic li tum,& tamcn adhuc propofitio eft idea. tica»crgo ad alieraté terminorüyita quod ——— propofitio non fit identica, maior diftine &iorcquiritor,quamratioDiSraciOCIDàe — isque mertbda per eer — 2 ia Auería q.6. fet. 4. docet cu ceteris. » qu q 4 dE or tur (ynonimi,diuerfos cóceptus : uos eis corrcípódere debere,quia fynt ma süt,quz non folà fignificat eàdé r£ s. conceptum,ergo dctinitio,& definitum s. cum non fint termini f nidiffcr nontantum quoad voccs fignificátes, ctiam quoad conceptis fi gnficates; at ideo diftin&io ,qua inter definitum, & — dcfinitioné reperitur , noo fe tenet prz» ^ cisé cx patteincellcétusconcipientis. —— Sed neque cx alictate terminorum 4n, V M. inter eos inferre dc mus.diflin&ionem d. eX natura rci actualé& omnino ab ope». re intelle&tus praícindentemvt. yel p^ debantur Scoti fl €,quia ne propolirio idcniica,/(ufficit,v: idem confuse, & ina- dz uaié conceptü dicatur. de ipfo-adz-- quaté cócepto, vt docet Bargius-1. d. .q. z.in $- ne]pondeosquod quando yi ità aC cidit vniucrfaliter,dü conceptus.tra-cene- dentcs,quibus nulia à parte rez correfpó-- dct aczquata realitas, enunciáur de ws. incrioribus;& ne atur principii fuf« ficitvc per rem diftinété cognná prebe- tu: €xdé confusé cognita aliud cóuenites. & và accidi yniuerfaliter, düde uálcen- déubus preprig oft édür paffi ones pet. €oiüconcepuus quidditatiuos; Jglt lc eX- aliciaie cerminoi ii: juoad c Mun &uosimp ; in pirorolti ize [oriates.càm in p!9r nd A Quaft.IV-. de modo conflitaendi Definit.cdi I. 205 *quá in (yliogilino fola infecti poteit di- ftin&io rationis ratiocinatz; X uateriali "tet foli ,ac de per accidens potett maior inferri nimirü quia termiai illi res diucr- fas importát;aat realitates;cü igitur Do- -&or.loc.cic.aliud nó probet de definitio ne,& defiaito, q folà terminorüaliecacé, llis rónibus no (ufficienter oftéditur in- terilla diftin&io ex natura rci a&aalis. 39 Vtigiturdiftin&ionem Íca- mus,quz ce vera intec definitione, & de- finitum verfatur,expédédum cít Aduer- fariorá fundam&um iam intinuac(i,quod definitio, & definitum differunt folü sin confuse coacipi, & diftindé concipi,cü ergo cadem prorfus firres explicata per nomen definiti, & definitionem ,& (ola diuec (itas fe teneat ex parte modi coaci- iendi confuse, vcl diftin&é, plan tota Biftintio fe tenebit ex parte intellectus concípientis, & nullo modo ex parte rei COcepta atque ita erit fola di(Lin&tio ra- tionis ratiocinàris inter illa,& (ola diftin Gio quoad voces figuificantes, nó quoad Cóccptus obic&iuos. Verü pto mtellige- tia i (dius rei, & cuerfione iftius füundamé ti obíeruandü eft,quód cófulio,& diftin €&io, (cu claritas non modifican: urn actü cognitionis,feu concepti formalé,(ed &c obic&tinü, .iipfam rei cogno(cibiliraté , quatenus intrinfece i pía res cognofcibilis ett hoc,vcl illo modo, confusé per nomé defiaiti,diftin&é per definitione , & hoc totü concedüt Thomi(lz 1.p.in materia de vifione beatifica, loquentes enim de có, fione docent illà effe cognitioné obie&i cóprehétiuam, qua , clare actingicur obiectum, quanti intelli. gibile eft,diftin&ione , & clarizate fc te- nente ct pattecogaofcibilitatis obie&i , mon auté cognitionis,quia v.g. tá copre. hendit (ormicam Angelus inferior quàm fuperior, quamuis ifte clarius , & diftin- Gtias eam attingat. claritate (e tenente cx parte intellectus cognofcentis . Scante igitur hacdo&rina,quód coníulio, & cla ritas cognitionis non tantum (e tenet ex damentum Aducrf. concedendo , vui]; cadé res per definitione , & de declacatar,& figaifizatur, & qud ett fo la dinerficas in inado. concip'edi eádem rem di(tin&é,vel confusé;verà ifta claci- tas, confulio non fe tenet ti. ex parte iatelle&as concipientis, fed etiá ex parte rei concept, & ideó cü (e teneat ex par te obie&ki , optime inquit Do&or defini- ' tonem, & definitum efe diuerfos rermi- nbs,non (olum quoad voces tignificátes, fed etiam quoad conceptas ligaificacos, & obie&iuos , non uod diucr(as res ex- plicentyíed quia ex plicant eandem diuer- fis modis ex parte o5icdti fecenentibas « Vnde hac rationc etiam cum Scotiftis a(- feri poteft, quod definitio ,& definitü dif- ferunt ex natura rci aualiter,quatenus à parte rei ide proríus obie&ü duplici pve- do ex natara tei c(t conceptibile, confuse »f.per nomen definiri, & diftincté per de- finitionem ipíam, & hi duo modi concce- ptibilirats (unc in obie&o abinuicem di- ftin&i ante omne opus intelle&us; € qai dchac re plura defiderat adeat P. Fabeüt thcor.7. vbi fatis eleganter hac dc re di(- ferit , à quo folutioncs ad atgum. Caier. tranfctibere de verbo ad verbum n9 eru- buit Pofnan.1.d. 2.4. t. art.3. à f Sexto tandem modum inueftigi- di definitionem docuit Arift. 2. Poft.c.8. Plat.in Sophi(t.de quo late tra&at Zabar. lib.3. de Method. feté per totum ; Plato docuit inueítigare definitionem via diui fionis (amedo predicatü, quod eft cóius re definienda , & illud diuidendo pet dif- fcrentias in fpecies, deinde adiungédo il- li differentiam (pecificam,quz ti con:ter- tatar cum rc definienda, crit. dcfinitio rei adinuenta, at fi non conuertatar, vlterius progrediendü eft,donec oratio conucrta- tur cü ce definienda , quod quif. exéplo fibi manifeflare poterit ; & in hoc (eufü vtilem ete diuifionem ad inucniendá de- finitioné docet Scor.1.d.3.3.2: N. Arift. veró vtilior vifa eft via compotitioniss vndc é contra vulr,quó d primó (amantar Anferiora rei definienda, dcinde videatur. adazquata ratio,in 3 ipfa conueniunt, &c jéxcerde inito talis rei , vt fi quisvelic inem definire fumat Ioann&, & Pau "lun ;& viden rtedienti, i qaibas elen- ter coueniunt alijs (cclufis, hzc enim : Y La pre- , i d 204 prz dicata fingillatim expreffa erunt. ho- minis definitio . At breuior modus eft, quem infinuauit Galen. lib. 1.de (anit, tuenda,& lib. 1. de differ. morb. vt refert Amic. cit. dub. 4. & Do&or obferuaffe videtur 4.d. 1. q.2. inucítigàdo definitio- nem Sacramenti; Primó igitur percipien- dum eft quid nominis illius rei, quam vo- lumus dcfinire , (i enim bzc ignorétur;ad inue(L;izandam rei quidditatem omnis via przcluditur, vt etiam Arift.fatetur 2. Poft. deinde inucftigandum ett , (ub quo gencre fit , quod facile deprehenditur ex proprieratbus gencris vnde rató ideft igaotum , demum inuefligare debemus , Quznam differentiarum inlit cci, & hoc fit, vel indu&ionc , fi differentia fenfibi- lis fit in (uis particularibus, vel per demó firationcm quia , vt late docec Zabarcl. Coníulatur Do&or loc. cit. & cxpenda- tur modus , quo vtitur in inucftiganda s dcfinitione Sacramenti . ARTICVLVSTERTIVS. Quenam propri? definiri po[fiut I Efoluit Scotus quztitum hoc ex v R profctfo in 4 .d. 1.9.2. vbi docet ad hoc,vt aliquid definiri poffit proprie 4i definitione efenciáli, quinque códitio ncsnecc(Tariaselle , quasScotifte ceci- piunt pa(lim Tatar.q. Liegrdém, $.ter- tio fciédum. Fuent.cit.diff.2 .ár, 1. Arnic. tra&t-vit.q.2- Auer(a loc.cit. & alij com- -muniter , quamuis aliquas non rccipiat - Blanc.lib.5. inftit.fec.7. E Prima conditio cít,quód definibile fit - ens. pofitiuü ;& probatur, tom quia deti- - mitio proptié dicta cft oratio verü effe fi gni(icans 1. Topic.c.4. at nó entia ,priua- tioncs,& negationcs tale elfe nó habent; tum qhia definitio cffentialis explicat eí* fentià,& naturam rei,at effentia eft entis efTentia,nó veró nó entis, & ideo Arift. 1. Poft.t.7, ait nO ens polle quide habere finitionem quid nominis, nó auté: rei '; quia tá non encia,ncgationes,& priuatió- es concipiunrur ZR entis benc nus,& RE nerui b ,vt notat Door quol.18.5.ex ;ffo (equis eas URP lid coda a. Dijput. Y, De Inflruments [ciendi- .tfi hic Do&or.quód ifta per fe gnando carum differentiam: 42 Secüda cít,quàd fic ens pet fe vni, fiue vnum (it vnitate fimplicitatis , quia caret pattibus phyficis,vt angelus,& albe 7 1do , fiue vnirate compofitionis cx per fe actu, & per (c potentia;quale eft compo-- fitum phy icum;requiritur ergo,vt nó fit . aggregat quoddam cx diuertis naturis , " qua: non funt nata facerc per fe vnum,'ná.- omncrale c(t ens vnum per accidens , vt r homo albus, & aceruus lapidum; fimpli. À cicer vero & abíoluté süt plura entiajat- que ideó vnica definitione ex plicari non poteft, cum vnam non importet naturá , fed plures.hinc Arift.z. Met. 12. € 13. d & 41.& 8. Met. tex. 15. ait bari - 2l 4 entia peraccidens poffe nominis defini. ——— tioncexplicari,nó autem definitionerei, ———— — vtautemmclius intelligatur hzc pet'fe — — vnitas requifitaad definiuum,videndisüt — — ra dime gradus vnitàtis, quos Scotasa(- — — 1gnat 1.d.2.0.7.H h.& qug de hac co. tauimus difp.s.Phyf. adi un 2 impedirquód definitum includat aliquid tanquam terminum pcr fé depend T 6 fuz, vt accidés includit fübie&tü, velficut — — aliquid , quod (imul cft fecum natu , rclatiuum includit cortelatiuü; ita qua licct in definitione accidéciscadat fub Gumscáquam teraiinus dependere : t 1 & in defmitione vnius relatiut ingredi CH : tur (aam correlatiaum, tanquam aliquidy quo minus definitio accidentis,& relati- ui non (int quidditatiua, fed posae nihil includatur táquam per fc pars inips (oquod non fe habct ad aliud in codé,fi - cut per fe a&tasad per. fe poxéntiam , vel pars eiufdem atus, vel eiuídem potenti adaliam partem , ficut conüngit intoto per accidens ; hzc Doà. loc. cit: quibus verbis docere voluit accidétia debere de» finiri definitione quiddicatiua , quam vo» cant per additamentü, quia'habeuc defi- niri pec ordinem ad bifandam quedo: &ina fuit Arift. 7. Mcr rex. 12. v(i]i ad i20) vbi docet (ubttantia gate nc ifünpliciter quidaitgtiuam (i fi Mead alterius natura , at acci que tioncm quiddicatiuam pet ad E m, quod cft fecum fimul natura, non obitat "un tat, ergo oportet , quod de Quaft. IP. Qua definiri pofsipt. eode. IIT, Quia etiáfi habeant propriü genus,& pro- iam differentiam, quantumcunque hzc explicenurin definiione , non quicícit intelle&us , quoufq; attingat fübicétum, cuius fünt accidentia , vt. explicatum eft ^ initio praced.art.ex DoGt.4. d. 124 q.i ..45 Tertiaconditio,quz po(fct ad pri mà reduci ,eft,quod fit ens rcale,X patet ex prima conditione, quia definitio expli .€at veram quidditatem, at entia rationis, & fi&titia veram c(lentiam non » fed eam habere finguntur per intelledtü y wt difp.3. dicemus , ergo proprié definiri &ó poffunt; & fuit doctrina Auer. 1.P'oft, €om. 10. fübdit tamen inferius Doctor licet entia rationis nó poflint in hoc eníu proprié definiri , quatenus nempe definitio exprimit veram eiientiam cxtra animam » adhuc tamen in alio fcnfu dici polfunt haberc fao modo proprias defi- nitiones ; ia quitte: genus ,& differétia,& p quas explicetur coceptus in anima pcr Lt & hoc modo defi- niütur o€s intentioncs logicales ; & fic habere definitione fnlicis ad ia pro- ié dicta, alioqui logica nó cflct fiera. deter eno quod deben: aliquam cópoltitionem,per quam fir 10 plures con- —À— refolubile dicentes quid, & quale; vnde quz non habenonifi conceptu fim- pliciter (implicem,veluu funt ens, & viti- mz diffcrentiz', proprie definiri nó pof- funt, Ye: folum aliquam explicatione ad - mittunt , quz fufo vocabulo dici potcft definitio;probat hanc conditionem Scor. ex Arift S. Met cap. 9. vbi ait definitione efic orationem lógam cxprimenté quid y & qualequia dill in&é, & per partes ex- plicat, quod definitum imp icit€ impor- definito pof- fint plurcs conceptus formari, quidditati- uus ncmpéper quem cüalijs conuenit, & filisuuseper quem ab alijs differt, & atis liquet hzc conditio ex art. praeced. vbi. inter afl;ignandü conditiones bonas ,'definitionis cà. cfic praecipua conftar et cx genere, & differentia , €óceptu quidditatiuo, & qualitatiuo, Quinta dcii.ü ,& vluma conditio cft, d fi res vniueríalis , pet quam exclu- — ià Arifk, 2« Poft. texe 2.7. Met. $3. & 1. Mct.tex: $« & probatur, quia definitio explicat quidditatem rci;at finaularitas ,ffeü differentia indiuidualis, quamuis pertincat ad fubftantia , & inte- ritatem rci , nó tamen pertinet ad quid- ditatemyvt docet Doct.2.d. 3.q. 6. $. 67 per boc piteti tum quia quidditas cft có- municabilis, non autczn fingularitas: tum uia bac rarione dicitur Ípecics tota quid itas indiuiduorum ; tum quia cuam ex €ói modo loquendi per fingularitate po« tius explicatur de Ó ngulari aliquo quis fitquam quid (it ;tum tádem quia fi fin- fusi adderet nouum gradum eie fpecie diftinctum, indiuidua intcr fe cí- fenualiter ditfertenc . Ex his itaque con- cludit Do&tor,quod definitio proprié di- Gta nà cil nifi enus pofitiuipcr (c vnius, realis, compo fi! realicer, vcl faltim quà- tum ad conceptus , & vniueríalis . 4$ In oppofitum arguitur 1. contra tres priores conditioncs , nà ncgatio lia bct dittinctam formalitatem ab affirma- tione,cui opponitur , vt docet Ant. And. 4«Met.q.2. & priuationes habent fua gc- nera, & freie ex p quol. 18. ergo proprie definiti poffunt , atq; irà prima conditio ncccffaria nó eff. Diude ens p accidens eft fcibile , vt multi tenent ,& Scor.ipfc 6. Mct.q.2. ergo & proprié de- finibilc:Nec valet dicere definiri nó pot- fe,quia ditc été plura entia importacquia hoc tantum facit, vt vna definitione non poffit explicarifed pluribus ,cü quo ftat, vt adbuc tit proprié definibile. Tandem in Logica dcfiniuntur genos , fpecies , & ceierz intentioneslogicales: Nec refoá- dete iuuat definitioncs illas exactas non cffc,quia ficut Logica eft vcra propri fcienua, ita proprijsvtirur definitionibus ergo fccunda, &, tertia conditioncsnes «cliariz non fünt , Refp.ad 1.fatis patere ex dicis inex- plicatione prima conditionis, quomodo ncgationcs, priuationes , & caetera non «nua poffint definiri & Q. erba uoeoiedet, perpe n quid : i£ non lunt res, nec Ma pr - Pre qudrei ubere non xoilunt, n tum analogiam tia « AÀ' 3, de à l im erit infr | Y3 di 206 difp.dc (cient. pro nunc dicatur , 9 ficut non cit faltim ità proprié fcibile, velat ^ ensper fe vnum,fic etiam nó cftità pro- prié definibile ; & (elutio inter arguene dum allatacft (ufficiens,co.n.ipfo;quod aliquid nonet! vna definitione explicabi- le,confeftim conuincitur nà cfic proprie dcf:nibile,alioquin etiam zquiuocü defi niti poflet, fed cr ex plicari pofle plari- bus dctinitionibus quas Ariít.6. Top.vo cat comjylicaras definitiones, & fic expli- €arc potfemus , quid fit homo albus affi- gnando detinitioncs hominis, & albedi- mis. Ad 3. patct ex diétis in explicatione tettiz condicionis ncn polTe c(ledefini- tione de (ccüdis iptétionibus co modo , quo cít ratio explicás verü quid extra animá, fed co modo, quo cxprimit vnam Cóccpt ü per (c in intellcétu , fiue conce- prus ille (it reci extra bué rationis, bene potic definiri, & hoc modo ni,& nó ali- tcr definiütur omnes intécioncs logica- les, & (ic habere definitioné tufficit ad fciénà proptié dicta,ità Do&.loc.cit. 46 Secundoarguitur contra quartàá quia per definitione explicatur quidditas rei,fcd quiddiras cofifüit in tndiuifibili 8. Met.tex.ij. ergo quarta conditio cft im- pertit és 1 ü ét quia definitio fit peraQü fimplice, pertinet .n.ad primá operatio- »em,fed qua intelliguntur per adtü (im- lice, non hibent partes. Tum tandem , qu. Deus, & (umma gcnera proprié de- miuniurj& tamcn ró componun:ur. Refp.ad t;quidditareui dici indiuifi- bilem quoad intenfionem;quatcnas non "füfcipi: magis,& minus, no autemob ca- 'sentiam compofirionis realis , aut faltim Xjuoadconceptus. Ad z.negatur minor, pam ficut oculis fimplici intuitu imagi- mem perípicimus multis conftantem mé bris,iia mente fimplici intuitv poffumus «ognofcerc quidditaté cx generc, & dií- fcretia conftantem ; co vel maximé quia multiplicitas illa partium non tollit vni- tatem,vt probat Arifi.7. Met. 42. & 8, Mct.15.Ad 5.ait Amic.& fequitur Auer m emet ais he de cau ,& quia nó à y& quia de- fiit debet cffe (ub generc , 2 do&ri- -—— Difput.I. De Inftrumemis [cendi — ,Cit- & quidem Do&or per illà quartam mon.inPorph.q.4.idem docet S. Thome — 7.Met.lc&t.5.Scd arbitramur Deü, & sü ma genera pofíc proprié definiri, quia et- fi non fint compofita cx gencre;& diffe. . rentia, adhuc ramen fimpliciter fimplicia. non funt, fed refelubilia in vlteriorescó- — ceptus quidditatiuti,& qualitatiuü , defi- nitio autcm quidditatiua non debet ne * ceffarió cóflare ex genere,& differétia y fed vcl ex his,vcl cx proportionalibus, vt. docct Arift, 9. Met.tex.ij.idé tenet Blác. condicionem (olü excludit cayqua habét conceptum fimpliciter fumplicé , qualia süt tran(cendentia, differentia vltimae,& & propriz pa fTiones, vt explicat Tat.cit. qui proindé aduertit duplice cífe defini- tioncm puré quidditatiuam,quadá cft cu ius omnes partcs pertinent ad quidditat€ definiti,[cd-non vt.genus,& diliecéda yn defivitiones gencrü generaliffimorü,quae dantur per ens, & n:odum intrinlecum i, forum ; alia cfl quz datur per genus, & differentiam, & deilla communiter dici- tur,quod fola (pecies dcHisnige capt fpccicm tàm pro fpecie fpecialifhma y. quàm fubalterna;itaque Dcus, & genera fumma proprié dcfimiupursnà funt com polita falim quoad conceptus , & folum . excluduntur pcr. hanc particuia tanícée dentía, & vltima differérig)que folii de- finiun'er propértionaliter ; vt ait Arift. cit 9.Mct.ij.& Doct. in eumtex. 47 Tertio obijcitur contraquintam s quia indiuidua habent: proprias rationes indiuiduales,ergo definiri pofiont explica tà naturà fpccifica; & additatali differen- tia.Conf. quia ilia definiri poflunt dcfinr tionc e(icntiali, qua liabent plurcscóce ptos intrinfecos, quorum alter fit princi» pium conuenicndi;alter difiimguendi , at P 1ndiuidua funt hu:ufn.odi,crgo &c. Ncc valet dicere (ait Blanc.) quod ponitur im definitionc cffentiali dcbcre'etie aliquid fpc&ans ad cflencam definiti,qualis non eft differentia indiaidualis.N ó valetquia. fofficit, quod definiuo cfientialis coftet «x gradibus cfícnt;alibus, aut fübflatialie bus,cun, omnes lint inttinfeci rei dcfini tz, &in Li nri Ecet differentia indi- .. uidualis nom fit de cfientiaindiuidui , e& ^ BuRCA * Quafl IV. Que definiri pofint: eet LT. tamen de integritate (üb(tantiz ipfius , & con(equéter eft gradus intrinfecus cci, — quod fufficit; vt potlit inttace definitio. nen e(fcacialem. Tum ;.3uia Aciftot.z. Poft.2 2. ait facilius e(fe definir (ingula- re ,quàm vniuer(ale , & de (a&o Porjh. c.de fpecie definit indiuiduum, & cap.de (ubít. dcfinitur prima fab(tantia. Tum tandem quia. definitio (peciei conuenit indiuiduo crgo poteft definiri . 48 Refj.ad r.ea cone, vt notat Marg. Scot.1.d.5.q.6.Bonetü in Met. aífcruiile fingulare poífe propcié definiri , quod é fcatife videtuc Ant. And.7. Met: q.7. & fequitur Atriag.difp 3. Summal. n 7. vbi hasc eadem tatione ait indiuiduua poffe €x fe definiri, per accidens tamé pro hoc ftatu à nobis non poffe , quia n6 cogno- fcimus differentias indiiduales. Sed cum Do&.modo cit.in fol.ad 3. & eodé Aat, Aund.7. Mer.q.1 5.ad 2.prin. dicendücft, quód etfi aliqua rario po(Tit exprimcre , uicaid concernit ad. entitatem indiui- dina tamen illa ratio.erit petfe&a de- finitio, quianon exprimit quodquid ecat efTe,at ^ c Íecundum tes Vip C. 4. e(t oratio exprimens ui cei Ad 2. fafficiens eft (olutio sem at- guendum data, quá fruftra conatur Blác. cuertere , dü cx proprio capite fingit ad dcfinitioné c(fentialem (ufficere, vc coa- ceptus eam intrantes: finc gradus incria. feci, & (ubftantiales, non autem effentia- Ics; quia oppo(itum conítar ex áp(o mo- mine dcfinitionis efentialis , nim calis dicitur,quia gradus, ex quibus confl atur, — unt e(fcatialesrei diss ; * a- ioqui partes ét intcgcales tagred! poísét duffsideuni e wddom Nee quia fünt' de incegritate (ub(tanciz cius. Ad 5. Ariftot.ibi per fingalate incelligit miaus eniaeríale , vt ex ipfo contex. colligitur , o. intelligendum fit , (uo loco expendemus; Porphyrius vero dcfi- hic ti profecunda intentione, & in a&u tignato , non autem pro deaomi- nato, X in a&uexercico , .i. definit fia. gularitatem ip(am in communi,qua vt (ic areae iei S tic —— tac prima fubftantia vt magis ibi cx- plicabitat, Ad 4-ummo, ex hoc conclu. dit Do&bor cit.indiaidaum, vt fic , ratie- ne (ui non poffe definiri, quia indiuidaa non hibent aliam dcfipitionem ciTentia- lem à dcfinittone fpeciei , hinc diftingui folet duplex dcfinitum saliud propinquis & immediatum , X e(t natura cómunis 5. quz immediate per definttiionem. expli- catur,aliud remotum, & mediatüi , quod -f.remoté explicatur , quatenus. contince tur in propinquo, & funt iodiuidua, QVA&STIO V. De Diuifione . 49. N& defuerücqui folam diuifio- né generis in. (pecics dixerunt efsc inftcuméci logicum, & proinde hác folam diuifionem totius vniuerfalis in (uas partes füb:e&t/uas per fe ad. logicam prinere, ita refert Zab.lib.;.de Method. C.6. & videtur tenuiffe Anc. And. in lib. diui. Boerij At praxis Diale&icorü. ine do clt in oppoiitum; nam hic in logica de diui(ione agentes , ex profe(To omnes modos diuifionis declarant, tam tocius vniuer(alis,quam effendialis,& integcalis, immo recca(ent ctiam modos diuilionis per accidens, & de omnibus proprias re- gulas a(fignant. N cc plané abfque róne, uia ficür in dcfiaitione duo foiemus di- Minguerématcriamy& fotmam,& quauis uancá ad materiam poífic ad Phylicaa (ped we, vel Mecaphyticam iuxta. diger- fttatem materiz,ex qua conficitur, form tamen, & in2das eam cóficiend: a4 Lug cá (peátat, ita diuitio Phy(ica , vel Meta- phyica , rti quantá ad materiá ad hinc , vel illam attincat (acultatem, jquaneu n ui adformim , & modü cam te& cóficien- d: (pe&ac ad logicam, qae radit leges, S£. — przcepta omaibus diuilionibus commu niaj igitur & nos omnes diui(ionis ma- dos atcingemus, quia diui(io ample fum- pta eít intiramentum logicum, ; & ita te neat. Recentiores omncs ; imó non fc dc diuitione in tali tigoificatione hicage mus;(ed adhac eciam in ampliori , quate- in plus fc im ip(a duxi; o vt no- tat Tcob. initio (Dali dile omnis di uio cít ditinctio, fcdnon e contra ; Y 4  mudo* fatio eft , tum quia diftin&io non m inus iuuatad manifeftandam rerum confufio- nem, quam faciat diuifio; tum quia qu£ , & quot fint diftin&ionum genera cft irá neceffarium addifcere , antequam gre(sü faciamus ad alias facultates ; vt quamuis bzc difpatatio de rerum idenritatibus,& diftin&ionibus ad Metaphyficum rc ve- ra pertineat ex profeffo; adhuc tamen fal- tim per compendium (it in Logica prz- mittenda , in Metaphyfica deinde rur(us pro rottris cuoluenda, nam non folum in tebus phy ficis,verum etiam in legicis ip- fis tradendis nil frequétius vtimur , quam diftinctionum varijs generibas, vc plane mirum fit , quare Auctores omnes de rc- rum diftin&ionibus in Logíca aut parü , aut nihil prorfüs tra&ene; prius tgizuc agemüs de Diuifione ,' poftmo multiplici retum diftin&ione " ARTICVLVS PRIMVS. Quid, Q quotuplex fit Dimfio, eiu(que leges. ' «9 Iuifioeftoratio totum im fuas D partes diftribuens, i, eft cw tio dilribaendo manifeftans multiplici- .tatem,feü confufioné totius; dicitur ora- tío , vt intelligatur non pertinere ad dia- le&icum diuif(jionem quocunque modo fa&Gauníed tantum mentalem , & vocalé , ie diuidimus homincm in | |, & rationale, aut in animá, & cor- pus , vcl ore has cafdem partes exprimi- mus; ponitur loco gencris, vnde per ora- tionem hic intelligitur illa , quz eft mo- dus fciendi, id .n.indicat parcicula illa di- tede uz idem fonat , ac dittribuen- do manifcftans, pote(t autem accipi ràm pro oratione perfecta quàm imperfe&a, 'quofcnfa eoincidit cum termino cóplc- '&o,& ratio cft, quia in cxercenda ipfa di- uifionc interuemit operatio prima intcl- lé&us, apptehenfio nimirü totius,& par- "tium, € es ipfa dinifio in propoti- tione cathegorica per modum termini ' i hábere rationem pra-dicati, ticut 'définitio, vt cami dicimus animal, ant rationale, aut irtational«, (ed praci- € (umi debet pro oratione perfecta, á- dum de. Difp.T. De Inflvumentis fciendi . cut diuifio fit ab intelle&r, & ptecipna exercetur per (ccundam operatio enim cum omni proprietate dicitur intel Met — . eres pere anc,& illà cffe partes; inte: | talem diuifionem: inferret ex alijs prz» miffis ,' tanc actus diuidendi ad tertiam operationem (pe&aret ,.—.— sh chere ^ogr Additur ly diftribuens ip fuas ue tes loco differentiz;per hoc .n. diuifio à definitione diftinguitur , & argumenta- tione,vt notat Ant. And.li.o. diuif. Boet. $. Circa ifl am let ionem , quod definitio explicat quid res (it, fcu rei quidditatem; argumentatio qualis res fit rei proprie taté, & qualitaté, diuifio veró quanta res fit; (eu quantitaté,.i.quancü (ua continé- tia (c extendit per partes; vndé quamuis diuifio explicando partes confcquenter manifeítet effentiam rei realiter, nontas- men explicat illam formaliter, wt effentia cft ,vt facit definitio, fed folum uet multplicitatem in tali e(fentia 5 & hoc cft,qued (upra dicebamus defini- - tionem explicare effentiam coniungendar partcs& componende tocum/, diuifio vcrà disiungendo , quare dinilio » & per fc ordinaturad explicandam con« fuíionem, fcü maltiplicitaté partium to- tius,non aüt ipfum totum, vel eius qui ditatem, & demü definitio refpicit. cat o matice (olum quorum terminorum cationem videas apad Scot.4.d.2. q-1.A. €x qua doctrinaffacile folui poflunt,qug- cunq. contra hanc communem (entériam obijciunt Hurt, difp. 10. Log. fe&k. 6. c Arriag.di(p.5. (umm. n. 15. non diftin- guentes diuilionem à definitioneynifl in toto porentiali, vbiid omnino negari poteft. Ex hiscolligitur in ompi diuifio ne dari totum, ien. pet ipfam diuiditur, & appellator diuifum , & dari partes, in i» iuiditur, & dieuniur membra dinis entia ; vbi notandum eft. nog oportere ad efficiendam diuifionem femper int uenire veram rationé rouius, & partis» quandoq; fieri pcr imitationem quádam totus, & partium, vr cótingic ifa diuo" nc, qua fübie&um in (ua accidentia digi» ditur, nam ncc [ubic&tum et veré touum in Quaft 7 de Diuifione quid ftt, é qiotupl. Art Y. 7269 Otdire 3d accidenti , nec accidcntia tte$ jn ordine ad lubie Gt, fed quia ac- cidentia cum fubie&o faciunt vnum pec accidefis ad imitationem veri totius, ideo fufficit ad efficiendá diuilioné falám er accidens, vt mox explicabitur magis. .. $3 Secundó , duplex eft diuifio , alia nominis;alia rei, Diuifio nominis eft illa, qua vox in (uas diftribuirur fignificatio. nes , vt quando dicimus hanc vocé Canis varias haberc fignificationes;per hác ve. £o diaitionem non tantum difttibuuntur termini fimplices in varias fignificatio- nes , verumetiam oratio integra in'variog fenfas,quos recipere poteft; vade hic mo dus diutdendi multum deferuire folct in difputationibus ad indagandam propoti- tionü veritatem. Diuifio rei e(t,qua res ig fuas partes fccernitur;& quia totü di- uilibile eft mulciplex,ita ét diuifio re1; To güitàq; aliud eft perfe, quod nimirü con- ftat pártibus pcr fe vnitis, & non aliquo vinculo mere accidentali, afiad pet acci- ' Cuius vo per accidens adu: iac funr & fic in primis duplex ett di-: tifio,alia per fe quar nimirum manifeftat. imultiplicitaé parti pet fevnitarü alia er accidens , quz é contra explicatar . Forum autem per fe duplex cft ex Scot. 2.d.3.q.4- aliud petentiale j feu vnincría- le, & ett illud; quod diuiditat inipartes fubié&tiuas przdicando de quálibet illa- m jaliud a&uale; & eft illud quod a&u ntinet partes , ex quibus componitur , nec cft przdicabilejde qualibet illarum ; íta etiam duplex eft diuifio, alia potétia- lis corre(pódens pritrio toc & eft ; qua vniaer(ale diuidicur in partes, duas (ub (e, & jin potentia continet , vt ett diuitio ge- Beris iri fpecies, & fpeciei jn indruidaay& dicic d hác reducitur diuítio generis perdiffe Kentias ; nam illas quoque dicitur genus in potctitia continere, Iicécpon wt partes fübicótiuas;qu;a in ci$ nó incladitur,aec dicatur, vndc proprie non dicitur ge- ; diuidi ia diffcrenuias, (ed per differé: tias; alia e(t d'uifio a&tuais , alteri toti £érreípondcus, & cft qua tale towm di- sriglitur in partesjquibus actu contiac , & Pomitür. c | 31 à -FRrtus torum tQusle dipidiux in e(: fentiale, & integrale : illud cft , cuius fin» gulz partes fpeGtancad cíicntá rei , quz fi fuetint phytica ; confticuunt rocum cí- fentiale d o ae fi metaphy(icz ,con- ftituunt. metaphyficam ; intcgrale verà eft,cuius partes fingula , et(i non (pe&ét ad efIentiam rei, pertínent tamen ad inte gritatem rci materialis, vnde foiü in ma- terialibus reperiuntur , quz fi fuerint fi« milates,& eiufdé rationis, vt guttae ee in Occano conflituuat totum; quod dici- tur homogencum, fi fuerint di (fimilares, & alterius rationis, vt brachium , & ca» put in homine conftituunt totum, €» di« €itur heterogencum ; fic igicur dimifia aGualis, alia erit effentialis,qua totü di« &iditur in partes, quarum fingula fümt dé effentia diui(i,qua fi fuecint phyfice, vt Corpus , & anima teípe&tu hominis , eric effentialisPhy(ica , (i Metaphylicz , vt animalitas,& rationalitas, erit effentialie Metaphy(icajalia erit incegralis , qua to« tim tateriale diuiditur in partcs; ipfum inrcgrantes , qua: iuxta variam naturam partium integrantium geminanda erit. $3 Ex partcvero totius per acciden& adhuc triplex diuifio folet affignari, Vna eft (ubiecti in accidentia, vt cam diuidi- tur homo in album ; & nigrum, homo enim, qui diuiditar , cft (abiectum ;albe- dinis, & nigredinis, quz illi accidunt, & ad haríc pertinet diuifto vocis in (uas (i- gnificationcs upra allata, fignificatio.n. eft accidens vocis , & cadem vox velati fubicétum plates interdum habct fignifi- cationcs, Altera é cóuet(o eft accidétis X fübie&a vt qn diuiditaralbü in lac,& li- lium jquibus veluti fübie&is incftalbedo diuifa; Alia demum affignari (olet .d'ui- fio accidcniis in accidentia, vt cum dulce diuiditur in album,vt eft lac, & fl auum , qualc eft mcl,re i6 vera hzc diuitio ró c ácatcris codiftincta, vá li diuisü cft de cf fentia mébrorü diuidétii, vt cii diuiditug coloratü inalbü, & nigrum, üc pertinet m yrys ad diui fione totius Voy 15,& eft generis in fpecics, cft eninac fi OM Pte c(t albedo , nite; do alter; i vcró diuisü non eft. de cffcn, tia mébrorü diuidétili, vt eft in allatajdi, uitione dulcis in flauii,& albü, tunc per, tinet - £210 tinet ad dini(ionem (ubie&i in accidétia, Quia dulce, qp cft diuisü, non (umitur pro forma dulcedinis , (cd pro (abie&o ipfo . dulci, cui accidit e(fe alauim ,vcl auum. $4 Tertio multa folet affecri leges bonc dmifionis , (ed »rz.:ipuz, ad quas aliz reducüturc,duz süc , vel cres ad (um má, Vna eít,quod fingula mébra diuiden tia (int inferiora,.i.miaora diuilo , € ra- tio cít euidés , quia omae totü eft mius fua parte;omnia veró (imal (umta toc diuiíum adzquent,ac exhauciac , X ratio e(t,quia i coco prae(ectim (yacathegoce maticé fampto,vc à diui(ione attingicu, nó eft aliud,quà omnes (uz partes limal; Nec valet; (à dicas,hominem bea diuidi Mctaphyficé inaaimal, & rationile , in ua diuiftone con(tac alcerum men5ram iuidens , nempé animil, cotuin diui(um excedere, hominem; Nà quáais animal in rationc totius pocentiális excedat ho- minem, tamen ratione partis a&aalis mz taphy (icz exceditur ab homine.& in hoc feníu eft mébriü diuidés in allata diui (io. ne. Altera ccgula cít,vt mébra diuidétia abcát aliqua inter (e eppolicioné,-i.Linc ità incer (e diítin& re, vel có3e, vc non coincidát ia co feafu,quo (aat mébra di- uidétia,aut vnum aonincludtuc in alto . 5 f Sed hic moucri folet difficultas,an d:ui(io tradi poffit pec membra folü. pri. ia& oppofita,aut contradidtorté, vt v. .aniíta diu:(10 üt bonaanim i aliud ho mo,aliud aó hom»; A ficmit aliqui, quos fcuitar Ioan. de S. Thom.p.p.Lo2.q.4« art. 3. & probat, quia ficti pocc(t diuifio scermídos priuatiuos , vc fi dicatar y ono;altus videns, alius caecus , aer alius tenebrofus , alius lucidus , ergo eciá fizci eft per cecminos negaciuos , quia pri- uatio d: formali negatio quz dam e(t;có- ftat eciam ex vf/à com mnuatter haac diui- fionem ab omaibus admit animal aliu fationilz;aliud «erationale ; & tamé irca- tionale eit a-giciad feu priuatiud zefpe- €u racionalisCóplat.veco preáb.dc mo dis (zicadi coace daa dari po fc diuifto - nea »er vmm mnzmorum policiua.n , alugd »ciaacuan, aon dà acce aegatiuü, vadz :a ea diaid oae , qua animi diuidi- tüc ia raciale, & iradoaale ia 44iuac uo, Difput.1. De inftrumentis ftiendi ly irrationale non effe intelligendam 1" ncgatiué, (ic.n. noa RS sa " tis,(cd etiam plácis,elemécis, & alijs,que non cominentur fub animili, hec.n.om- nia non (unt rarioailia , quod camen eft contra primam regulam,:ux:à quà vnum mebrü diuideas noa poccít excendi vlcra diuifum ; vt ergo bona(it diuiio debet - membram negatiuum (umi priaatiué,.i. pco carétia altecius membri poficiut,non vb:cunque,fed in cali (abic&o ,.i. conten to iatra (phzram cocius diui (i, & fic irra- tionalitas im prcatata diui(ione hoc modo (amp:a fizarficat cacentiam. rationalita- tis non in quocunque (ubicdto, fed in apto nato, i,imragenusanimals, — — .$6 Ant. And. cit.de diuitione generis in (pecies przcipué loqués negat fieri (e pet priuaciad,aut contradickorié fica przcisd, & probar, quia genus diuidi tuc in fpecies per differétias , fpecies tem aliquid pouit,S& per coníeqaés di rentia, quz con(tituic inccin(ecé fpecié y negatiuum aucem noa poteít e(fe de A. trin(eca conftitati one pofiriui , qua rario etiam in alijs per (c diui(ionibus militare videtur,nà in his cocam,quod d iuiditur » aliquid pofitiuum eft , & cum diuidatut per fuas partes plané diui(io non mei fieri pec folam negationem, au priuatio- negatio totá ncm, quia nec priuatio, ncc negario toti poíiciuum conftituere p ; Addit tamen, quód quia differentiz rerum có- maunitet (unt nobis igaocz, (pccies etiam nà (emper proprijs nomiaibus nuncupá- tucyhinc eft 9 circüloquimureas per ali- qua vacabula, uibs quádo quc addimus parriculam priaaciuam , vel aegatiuam , & tunc diuifio generis dicitur ficri per contradictoria, & priuatiué ipu io ncgationé , aut priuacionem, pofitam in diui(ione circamloquimur, & imcelli - imas ali quid politiaui (peciea, vel di£. eccatiam, & in boc (en(u etiam Caius concedit dac poffe diuiioné per termi- nos aegatiuos lib. 1. cca. 3 c. 1, acque ica concladcadum ett dari. poife diuitionem pet fe per tecminos priuaciuos,vel nega- tiuos,0G t meré neg iciud, aut priu técos, &,ia hac feafu animal diuiditur per itationale;quod sobis cis camfzibi dif E rene [] "Y S»uafl.V-de Diuifione quid fit, y) quotuplex. e/Ari.I. 113 ferentiam brutalem;verütamé concedé- dum cft diuifioné per accidens tradi pof fe per terminos ncgatiuos , aut priuati- uos negatiué, vcl priuatiué fe habetes,id- ue folü probant exempla fupra 'allata à oan.de.S. Thom.quod homo alius eft vi dés, alius cecus,aer;alius cft lucid", alius tenebrofus nà ifte , & fimiles diuifiones attinét ad diuifionem fübie&i in accidé- tia,nà habitus,& priuatio accidüt fuo (u« bic&o, circa quod immediaté fe habent . 7 Solet ctiá addi alia conditio,g di- uifio tradatur per proxima mébra,quan- tüm ficri potcft, & fit bimembris fi. eft poffibile,ne multitudo membrotü pare- ret confufionem; Verüm hec regula non séper cft nece(faria;imó quando aliquod gcnus diftribuitur per fpecies plures ex £quo,& immediate (übietas, poterit di» hifio per tot mébra tradi, quot sát fpecies immediate fubie&a fc bonum bene dj- viditur in honeftum,vtile,& dclc&tabile, fi aut fpeciesnon ita fe habeant, ruuabit vtique cóficerediuifionem bimembrem, ita vc mébra fint duo;vcl pauciora, quan- tum fieri yoteft;qua deinde in alia infe- — » os nó bene iuideretur m lignü, lapidem, & angelü; fcd yrius diuidi debet incorpoream , & incorpoream, corporea in (éntientem,& nó scntientem,& c.adhuc tamen non erit abíoluté neceffarinm , nam fi ómnes fpe- cics (übítantie,vel alterius generis efient alicui ncte, policr illas 1mmediaté enu- mera: e abí-];ercoris neta non illo-ordine feruato;& adhuc illa diuifio effct bona ; quia effet manifeftlatiua multiplicitatis to tius diuifi,vt norant Compluc.cit. /— $8 Quarto tandem, vt de vilitate di- uifionis aliqua tangamus , iam diximus q-4«at. 2n fine valde vtilem efie ad dcfi- mir:onem indagandam,quod prater FPla- tonem ib: cit. docuir euam Boer.lib. di- uif.& d j — ratio efl, «quia omnis bona definitio datur per ge- usd differévas fcd differétig labesiir per diuitioné gencris ; cütn per difierea- tias diniditur, fic ét diiidédo genus col- E t omncs differ&t e necciariz ad dcfinitioné fpeciei; Quando auté A rift. 2.Pott.tex. 4. probac ,' quód via diuiliua non eft vtilisad inucftigandü quod quid cft ,.i.definitionem, quia committitur pe titio principij, inquit Ant. And. dupliei- tet intell;g: poffe viam diuifiuam ad de- finitioné valere, vno modo per modum fyllogizandi;alio medo colligendi, & cé ponendi differentias cum genere; primo modo ncgatur ab Arift. propter petitio- n& principij, vt fi velimus probare animal rationale ctle definitioné hominis,fic vel animal rationale eft definitio hominis , vcl animal irrationale, fed nó eft defini- tio hominis animal irrationale , ergo eft animal tónale, hic petitur in minori: ' 2 debet probari, quod fi probatur ; vtiq nó poteft probari per modü 'diuifiuum fed alia via,at alio modo;.f.per modü col ligé&di differétias, valet vtique v1a diuifi- va ad definitioné;neque id negat Ar;ft.2. Pofter.sed dices definitio eft prior diui- fione, quia antequam aliquid diuidatur , Oportet fcire per definitioné,vtrü fit vm uocüm;vel e quiüocum;ergo ad illam'in- ueftigandam non valet, R efp. Ant. Andr. ibidem, quod diuifio przupponens defi- nicionem fai diuifi eft vtique pofterior illa, nec valet ad illam inueftigamdá , fed válet ad aliam polfteriorem;vt v. g.diuifio animalis non valet ad definitionem ani- 'mális;que prz fapponitür ; fed addefini- tionem liominis,cug uariis & dupli- éirationc iuuat tx Aiift. 2. Poft .cext. 13. com. 74. & 7 f; primó in/imuat., vt ree difponantur partes definitionis , cum .n. duz fint, .f. genus, & differentia , diuifio facit, yt prz ponarur, quod eft comunius, deitide fuuat , vc nihil prtermittatur eo- rüm;qtz pradicantor imquid ;; | l igit omncsy& tingulas differentias, qua de fpecie pradicanturinquid. ^ Ett vulis euam diuifió ad totà aliqua fcicntiam ,vt notat Amic. tract. vlt. q. 5. dub.4. nam iuvat ad diípéncndas pulis fcrentiz , vt patet ex progret:u Arift. 9n khyficay nam cnm de corpore narorali velle arerespnus de eoteáttacin vniuct-  fali inoéto lib. Pbyt. tum diuifit sWüd. f. Caii'áb initio in fimplexg& misti, atq de 1upliéi prius cgit uo dc Cade tum autem, eum diuidátur in peitectum, & imperfectum; & perícétum inbhomo. E*- rri geneum,& heterogeneum , homogenea in lapides, & metalla, heterogenea in plà tas,& animalia, & horum (pecies , vt le- gitur 1.Mctheor.c.1. agit deinceps de bis omnibus boc eodem ordine . ARTICVLVS II. Quid, c quotuplex fit diflintiio . 39» TN primis de formalitate ip(a diftin Guonis e(t difficultas,in quo.f.. for tniliter coníiítat , an importet aliquod golitiuü,vcl pocius in fola cófiftat nega- tionc, & remotionc identitaris ; Pa(qua- lig.in Mctaph.p. 2.di(p. 47. (cót.1. tenet sdentitatem quid politiuum cferre , vndé poflea (c&.1. (ubdic diftin&ionecm «Ólifterc formaliter in ablatione talis po fiiiu' per identitatem importati  fequi- tur Ioan. de S. Th.part. 2.log.q.2. art.3. & alij Recétiores paffim; Mauritias no ficr écontrà in Epithom.formalit.doce- tt videtar, 9 diftinóuo fotmaliter cóti- flit in aliquo pofitiuo nimiritn in alicta- te, (cu diueríitate extremorü, idétitas ve 1O in ncgatione talis alietatisfequuatur alij formalifte , & Achillings li.de di- ftin&.c. :6. art.3. Sed cum hic fermo fir dc diflinctione , & identitate in tota. fua amplitudine,vt nimirum füb fe cóprchen dit tam rcalem,quá rationis, tá pofitiua, uam ncgatiuam, vanum cft laborare vt aMquiramus aliquam rationé cócm vniuo- €am diftinQionis,aut identitas [ie infpc $a quia nulla talis datur; quarc cum di- flin&tio , & ideuutas in tama cómunitate fit aliqaid zquiuocum,(u fliciet affignare ipomins explicádo formalitatem di- AUndionis per negationem , aut carentiá identitatis , & & contra identitatem per negationem diftinctionis,feu alietatis. 60 Qusntum veré ad numer dittin- diionum ; veteres Thomiftz duo tantum Rlcnüitatum, & diflinctionum genera po fuerunt , primum gcnus continet di flin- i & identitatem realein, quz eít à parte rei ante opus iptelicétus , & con- uenit ijs,qua ve! important res diuciías, vel funt vaa, atqe. tcs : alterum vc- 1Ó genus cít idéntas ; & diftin&io ratio- hi$ » qua; habet effc pex intcllcctü, & tunc Difput.L. De Infirumentis fciendi contingit , cum cadem! res in feipfa cum diftinQtione ab incellectu cócipitur.Hoc autem genus diitin&ionis (ubdiuidür im eam, quz cít (ine vllo fandaméto ex par te obic&i , vt cü idem diftinguiturà (cip- fo , & vocant diftinctionem rationis ra» tiociantis , & in cam ,quz fit cum fun- damento cx parte obiecti jquo modo di- ftinguunt gradus cílentiales metaphyüe €os, & vocant diftinétionem rationis ra» tiocinatz,& parüm, vel nihil ab hac (cn« tentia diftant Nominales. Recentiores veró Thomifta , qui & Ncoterici, feu Neutrales dicuntur ; prz» tcr diftin&tionem realem, & rationis, ad« dum: tertium genus diftin&ionis , quam appellant modalem , co quia non vetí(a« tur inter rem, & rem fed inter rem , & modum eiufdem rei , nam prater resin.a rerum natura dantur citcunítantig quae earundem rerum afficientes i|[as, &c vltimo determinantes, vceftfeffiorefpes — — Qu (cdentis, fi tia,vel res, (ec poc rn cM tiz, quarum virtute fic, vel (icf habent ; explicant autem ita hoc genus diftin&io- nis, vt folum inter ea vericiur, quz ficex — natura rei, & prater opus intelle&us dis fünguuntur,vt non vcramque ipíocü, (ed altcrum trantü poflit (cparatum exiftere, nimirü res (ine modo, noné contra, vt (cdens fine (cione, uàcitas fine hac, vel illa figura,extrema finc vnionc,non é có- trajquia cffentia modi ita (ita cit in actua. ]i modificatione, vt ncc per diuina poten tiain fieri poffit, vt modus exi(tatícpara- tusà re modificata , & hac de«au(a no- lunt hanc di ftinGionem ctiam ex natu» rà rci, & praet opus inte]le&us, appel- larercalem » quia diftindio rcalis pro- prié verlatur inter rem, & rem, quarum ynà vici (Tim finc alia poteft cxiftere fale tim per potentiam Dei abíolutam ; atque ideó ita flatuunt banc di(isn&ioné, vt » membrá imtpediaré. diuidcns difiinctia? - ncmsvt fic,vt bene notauit Pafqualig.cit, diíp.$ 1.ÍcG. 1.n.4.non vei dpod tit mé« brum di(iinct:onis realis , & hanc fenté-. tiam docuerá. Fonfec,5 . Met. c. 4. q. 6« ÍcQt. 2. Suar-in Met, ditp.7. (edt, 1. à n. 1$ quos gura reípeQuquantitaris, — — qu! modiinfeipis proprié non (unt eme — — T H - " [ HT " quos coteri Neeterici pafEim fcquuntur. "€t Scótiftz antiquiores qui Formali- fle nuncupati funt, feptem afTignarüt di- ftin&ionii genera,.(. diftin&ioné ratio- ,ex natura rci,formalem,rcalem,císé- tialemsle totis (ubieétiué ,& fe totis obice tiud;quas (meulas breuiter explicatas vi- dere licet apud P. Fabrü in fuo breui tra. &átu Formalitic.7.ita docuersnt vnani- miter Ant.Sirc& qui proptereà Magifter Formlic.ett appellatus , Tróbet. Maurit. . Doduet. in (uis trac. Formalit. Licher.in 2.d.1.q.4. Zeib.in queft.de plu ralitate difinétonü, & tieu alij andi- quiores noti rz Scholae. Verum al:j Sco- tile tot genera diftinétionum inficiá uir tribus ramumipodo contenti,ad quas om nics alias ceducunt , nempé reali ,rationis, & formali rredia inter vtráque ; quz mi- nor cít illa; quia non verGrur inter rem, rem, fcd inter plores. einfdem rei for- malitates;& maior tla , quia inter. illas repecituc citra quodcüque opus intclle- €tus; & hoc genere di (tincbionis (ecerni *u volont-jnter fe gradus Metaphyficos in creatis; vt animalitatem; & rationalitaté inhomine, & attributain diuinis; vciufti- tiám,& mifcricordiam in Deo,ac vniuer- falicer (übicctum; & propriam paffioné , ita Tataret.q. vlt. przedicab.dub. 2. Butli- fcr, & Bonet.in (uis tra&.formalit..& (e- quunttir Recentiores oés Scotifta: Faber cic. Vulpcs in (um.tom.1: p. 1.difp. 8.ar. f. & 6.& tom. 3.diíp. s g.ar.3.Smifmch. r.p. trat. 2.di(p. 1.2. (8. Mcuriffe in Met.lib. 2.C.2-4«p.q.4. & ita ponür hanc d ftin- «&ioné mediam, vt fit membrü immedia- té diuidens diftinGioné in gencre, vt fic, 562: Dicédum cft pro totali re(olutio- fc iftius materiz duocffe prima genera | diftin&ironum,& identitatum, nempe ex "matura rci,fcu przter opus intellc&us, & "rationis, (eu.per opus intelic&us ; & bac »zuríus (übdiuidi in varias fpccres iuxta.» &wariam rerum, vcl rcalitatum vnitaté , vcl "pluralitatem ,in quibus fundantur;ita $co ifta quamplarcs Kada:1. p. controu.4.. 8 Nolan.n Pynach.q. 1. Conclufio hzc jp- baut: ex icgulis bonz: diuiiionis jam at- "Kignatis in ptaccd. art. quiacumaliquod -«emmuri in inferiora diuiditur ,. (0 Quel I. Quid e quituplex fre Diffnfli ei T. ay ca a(fignari, quz immediare fe habent ad- rationem cóem, nam fi vnüimébrum affi - gnarctur , quod immediaté diuideret ra- tionem cóem, aliud veró, quod non im- mediaté diuideret ; confufa nimis , ac in- ordinata proríus cuaderct diuilio,nà ipfi nita pené membra pofset affi gnart fic di- uidentia; ergo in a(Tignádis gencribus di«. ftin&ionum illa primó debent alli gnari , quz iminediaté. diu dant difinctionem , vt fic fcü in qoi fumptam , fcd talia funt membra iam affignata , crgo &c. Proba- tur minor,mébra, que diaidüt immedia- té ens 'in tota fua amplitudine , funt ens reale, & rationis , capiédo ensreale pro omni eo,quod et extra nihil, nà impot- fibile e(t aliquà ronem entis excogitari y Quz non dicat;aut ens reale, aliquid nimi - rü habes eife independéter ab intellectu , aut ens rationis , aliquid. nimirum habens effe dependenter ab intellc&u; 'cuim igi- tur tdeuritas, & diltin&io fequintur or- dincm,& rónem entis, cuius a (Bzgantar veluti paffiones disitinctz conceptus có - muni(limus identitatis, & diftinctionis "a(lignata membra debebit primo; S immediaté diuidi . Conf. tunc re&té aUi- atur diuifio alicuius cóis.com membra rimó diuidentia ità (c habent ad rónem cóem, vt (ub iptis contineantur alia jnfe- riora, fiu& gencrz, fiue fpecies; ita quod - mébra diuidenia fimul (ampta zqué pa- teant;ac ipfum commune diuiíam,;vt pa- tet ex codcm, art; praeced. crgo in atli- gnandis diftin&ionam , & idcacitatü ge- : neribus illa primo 'a(hgnare: debemus , quz fub (c omnesaliascontiacnt media- té, vcl immcediaté,fed ità (e habent imem- bra iam aii ; mm omncs identita- tes , vel dit oacs affignab:lcs ad illa reducontur,crga &c.probatur minor af- —— füb iliis genecibus: totam ferié idenritatum;& di(linctionum. - 63 Diltin&io itaque cx natura rei,ftu precer opus intelle&tus ; vt ex Scoto col-: ligitar 1.d.3.9.7.. Sed bicresbat ,& d. -q.4-$. £4 quasi ronem , & 1.d. 1. q. 5. $. 4d qua(licnem iflam,& d.3.q. 1. & alib: (epé, fübdiuidituc in ditinctionem exnituri rej rcalem,& in diftnétionem ; €x natura rci formalem ; ratio aii, ic vt. [| »" i . AA s 214 docet Ariít. &. Met. tex, 18.. ideatitas proximà fund ur (ape: vaicaté , diftia- &io fupra multitudinem. [eu placalitaté, ergo tot modis diilinzti» ex piccerei di- cetar , qoc mo is dicituc pluralitas, & multitudo , fed plucalitzs à parte cei , vc norat DoGbor 1.d.13.q va X 4.4.45.).3. in (51.24 1.daplex eft, alceca recam; & di- icu plaralitas fimpliciter, altera cealica- tum,íca formalitatum, X dicitur pluzali- tas fecundum quid , ecgo & z,. dclaracuc fabillata minor; per R?m, quz aultipli- «cata facit plaralicatem (implicitec, & ett mata (andare realem diftiactionem , noa tin venic intellig*nium id, quod per fe primó , & immediate exiftic, vel tic exi- ftere poteft, vc malti Focmulitkz velle videntur, (zd omae id, |u »4 per veri ef- ficienuam,& plty /icam caa(alitatem acci- pit e(Ts, (iae (olitacié exiftere poffit, fiuà non,& ita fe habeat omaes phylicz eati- tates,omnes nimirum fubftiacie, (iue có. pletz.(iué incompletz, vt materia, & foc m1i,omaia item accidentia, (i18 abfoluca, fiue reípe&iaa , hec .n. o naia veré (aat entia ia rc&o propriam cifznriá , & exi. ftentiam habentia , etfi non 0.nnia foli- taric cxiftere nata , v: patet de relacioni. bus,q104 (olum indicat ex hibere exilé exi (tentia, & ab exitteacia altecius deps- dentem,noa veró carere pcoríus exitte- tía; acproind? omnia t(Eh ec (uat idoaea fundwmenta di(tin&ionis realis , & nata facere pluraliratzm (i pliciter , q ua (anc vera res, & vera entia phy (ica pec veram caufalitacem phyficam à caaíis (ais pro- du&ain fen(a explicato in Phy dif».7. q.2. Per Realitatem vero , que malti- plicata folum nara eft (acaggplucalitatem sf quid, & fundar: dittiaiflóaem ex na- tuca rei formalemyin:eiligitar id, 4304 e(t aliquid cei pczfato (en(u explicat , non uocanque modo, («d per identitate rea- lé (qua cóae dici folet aliquiras) fiue per- fe&ti,vt c(t identitas actribucorü tn Deo , habetur rationc infinitatiscxcrem - rum, (iuà impecfe&im , vt e(t idencitas vadaü m :taphy(icocam in cceacis ; que ibetuc przcisd ex vaioneéorum in cec- tio,vt docet DoXor 14d. 8. q. 4. at; idà per tealitatsm omae id iateliigsad un ve e — ' Difput... De Inftrumemtis faiendi -.— N Neo nit, quod pir fenonrecipiteffedfüapro: ———— ximicauíaperverug inflixüphylicum, —— — fed per f(implicem dimanationem mz2ta. — phyficam, qao fen(a aic Do&or 14d. 3. q.7.S.& 1.d.:j. C. pi(fionenemaoare — — à (ubic&to, & 2.4. 16. q. va. potencias ab . - anim, & vaiuer(alitec emnanant realita- tes, (cu gradus metaphy (ici a rebus phy- ficis , vt animalitas, & rationalicas à cor-- porc, & anima. Explicatur. diflin&io Realis . 64 D I tin&io igitur ex aatuca rei Rea- as eft; qua reperitur inter rem, & rem przfato inodo explicatam , quam. explicuit Do&. 2. d. 1.4.5. $. Contra. ifla. opuinonem, &$. £dqua[Lionemlit, M.. (ed exackias 2,d,2.q.2. 4 ,& B.vbi talem. tradit regalam digno(ceadi diítin&tioné.—— realem,eirealiter dittinguamrur, quorü — — vnam veleit, vele(fe poteft (eparatüab.——— alio,vel (altim ralia ft ME dicadimaicé —— — fe habent, ficut illa,quaz func. Pw VEENEIE fepacabilia; quod (eparatio a&ualis fic —— fignam (ufficiens ditin&ionis realissfa« — — tencur omnes, & eít de fe euic Xx intelligi debet , etiam(i quz fep vnü abí ue alio vicifia exilbece fety(ola .n. illa a&aalis [eparatio & hic ratioae relaciaa,vt Pater, fi diítingiaatur realiter, etiamli vaum. alio exif(terenon córingit:feparatio item — pocentialis (uff :iés eit ad. inferendá di- ftin&tionem realé inter illa , qua it Tr" *- feparabilia, nam omae ens nac per có fequens indiuiübileà feipfo , & in« feparabilequare eo ipfo , quoda : fant l'eparabilia,iam nó vnü ens, fed duo - ventia realiter di(tin&i cen(eri. debent, Nec e(t acceffe ad | di(tin&ionem realem inferendam , quod feparabilicas ifta. (ic matus,ita .( vc hoc fine illo, & 6 contra viciffi n exiftere poffit , vt cótendüc Re«- Centiores , nam ad diftin&ieaem realem cum omni proptietate fufficit,» aleram extcemorum exi (tere potfic fine altero, etii non có:ra ,& imooilibiliras ex pat-- te vnius cxcreai exiftendi tine"alio. foi infect;quod dici nequeant mutuo fepara- bilia cum retentione propriz exiltentiz ; & quamuis vaio,fefi »,& ali jhimu(modi enctatcs modalzs dici nó. poffiat ces Cüü» | ! nas » Ad , " "s fnticas,füimendo rem pro co,quod per fe, — & immediaté (alim per Dei potentiam . exiftere poteft ; tamen dici poffunt res, & ens co modo, quo hoc in decem prz- dicamenta defcendit, & (altim, ait Scotus 2.d.1.q.5.$. Quod fi adbuc ,licét modus non fit ita res, ficut illa, cuius cft modus , nontamen nulla res eft , ficut nec nullum ens, quia tunc nihil cffet , quod etiam rc- ^ petit quol. 3. ab initio, vndé cócludit hác effe contentionem de nomine, quia iuxtà varias iones entitatis , & rei poteft haiu(modi diftin&io vocari realis, & mo dalis; Hoc tamen certum cftquod refpi- ciendo naturam diftinGtionis in fe , & nó denominationem à modo defumptà , de- bet potius dici realis, quia nonex hoc, qp fübie&um exiftere poteft fine modo , nó é córrajftatim inferri debet, quod hac di- | ftin&io non fit realis , (ed modalis, quia & crcatura veré diftinguütur rea- ^— fiter ,& tamen nulla aJia inter ca ver(atur . — diftin&io, nifi hzc, ep Deus exiftere po- teft finecreatura,non é contra . Nec va- /— let,quod aiunt quidam,diftinctioné,que /— eft inter Deü, & creaturam non pote di ci moc yquia creatura non eít modus -- Dei,nec iilü afficit in ratione modi. Nó - valet; imó potius ex hoc confirmatur , p refpiciendo naturá huius diftinctionis in fe tealis porius dici debet abíoluté loqué- do; & (olum poterit appellari modalis, quádo rcs,qua fine alia exiftere nequit , bené tamcn à contra, cft modus illius , & cam afficit in ratione modi... Nostamcn praíenim banc. diftin&ionem dcbemus appeliate realem ; & non modalem , quia difiin&io modiis apud nos. cop(ucuit ac cipi pro eaque vei fatur inter ré; & mod ü. -jntrinfecü eius, vt inter etfentiam,& cxi- flentiam,nó autem intcr rem & modum cius cxcrin(ccum, & accidentalem , qualis -€fL. hic, de quo Recentiores loquuntur . &5. Scparatio tandé proportionalisfuf. - ficit etiain ipfa ad. inferédam, realem di- f » hac auiem proport:onalis. fepatatio inter.ea. veríatar ; vt notat o- &or Cit.quas cfi fint abinuiccm infepara hilia 5. hzc tamen jn(epara bilitasaion..» proucpit ab intrinícco » (cd meré ab.cx- tuin(eco » quod ipíemcet. inz.d..1..3.4».— Qua. V. Quid, ej guamplex fidifinDBK C4e11I. 315 $. 4d que[lionem , explicat exéplo mo- tus Caeli , quia fecundum Arift, contra- di&io eft Coelum effe fine motu, nó qui» dem ex cau(a intrinfeca in Celo, quia e(t receptiuum motus;& indifferés ad quic- tem,ficut ad motum, fed ex caufa cxtrinfe ca neceffarió mouente, & ideó cx tali in- fcparabilitate non reété iofertur Coelum clic realiter idem cum motu (üo;vel ti in- feparabilitas ab intrinfeco prouenit, ad- huc tamen fe habent , vt producens , & produétum;cau(a,& cau(atum,& vnü ad aliud dependentiam habct effentialem ; hzc enim contradictoria przdicata necef farió inferunitdiftin&ionem realem , vt Scot.declarat 2.d.2 5.q .vn-$. 4 d prima, quia relationes produccnis , & produ&i repugnant in cadení perfona, relationes, que dicunt dependentiam c(fentialem,vt cauígad cauíatum » repugnàt non folüin eadem'perfona,fed cuiá natura, vnde hac rátione, quáuis-perfonz diuinz fint ab in trinfeco infeparabiles propter vnitaté cf- fentiz adhac tamen realiter diftinguun- tur,qaia vna eft producens,& altera pro- duéta,vt docet D. Aos. r,de Trin.cap. r.. quamais totum fit à partibus.infe parabi- itemab intrinfeco,quia tamen ad eas dependentiá dicit cffentialem , vt caufati ad caufas intrinfecas, hac de caufa ad buc abeisrealiter ett diltinótum , vt Scotug. "docet 3.d.2.3. 2, Itaque cócludamus fepa rationem extremorü a&tualé » vel poten- tialé, vel (alim proportionalem fingulas di(iunctim. süpras.efle e. ud figaum. realis.diftin&ionis,& omnes coniunctim (ümptas effe tignum adaquarum- .. 66. Hinc facile deducitur;quid fit idé- titas realis, nam é contra illa erunt cade: realiter, quz nec feparata.tunr , ncc pof- (unt feparari,nec proporrione correfpon. dé his,.ua: funt feparabiliayita p vnicü, , & ade quatum fignum identitatis realis; fit inlcparab:litas aiiquorum tàm aétua-. lis, quam potentialis,& proportionalis y; quali infeparabilitate folum potiürureay, quorum voum non cft fine alio, necctie poteit ab.intrinfeco, nec fe habét vi pro-. ducésy& productum, ve] caufa, & cauía-. tmyita vt vnum cíl ntialiter. ab alio de- - pendcat,quia hzcinfcrunt feparationem, proportionalem i.talia inferunt contra- di&oria in his;que ita fc habét;.f.vt pro- ducés,& productum;caufa, & caufatum, ualia nata funt verificari de his, quae süt rsen vel feparabilia (eruata propot- - tione ; €x quo patet, malé Recentiores omnes afDgnare veluti fufhicieos,& ada- quatum fignum "3s di ftin&ionis (cpa- rationem in c(le actualem , vcl potentia- lem, & identitatis realis infeparationem actualem,& potentialcm . 5 ers €7 Dcinde diftin&io realis iam expli cata (ubdiuidi folet in negatiuam, & po- fitiuam, & bac rurfus in accidentalé , & eflentialé; ncgatina cft, que verlatur in- ter ens,& nonens , vt inter materiam, & priuauonem vcl inter duo noncntia , vt inter duas priuationcs, de qua Scot.3.d. $.q.vn.& quol. :8.vndc quia proprié non eft inter r€, & r€, d£ diftin&tio realis im- perfeáa , pofitiua eft , qua veríatur inter «luo entia rcalia, quorü vnum rcalitet nó eft aliud;rcalis e(fentialis eft , qua oritur ánter duo ex principijscorum cflentiali- bus,& ita diftinguütur res,qua extát fub diuerfis gencribus,: vcl (peciebus ; quia Jizchabent effentias ,' & naturas alterius yationis;quam diftin&ioné vocat Do&. 1.d. 2.9.7.F F. diftin&tioné rcalem natu- rarum, cx quo patet di(linctionemeflen- aialeim reduci ad realem;quia nó eft ; ni diflin&io rcalis naturatum, vt bene nota- it Tatar.loc.cit. natura enim, & cflentia ádé süt;diflin&iio veró realis accidentalis elt, quz per principia accidentalia cau- fatur; qáo homo albus à nigro diftingui- tur , & ad hanc reduci potcft diflinctio .mumerica indiuiduorum, quatenus prin- ipium indiutduationis ,vndeoritur, etfi petüncat ad fub(!antiam indiuidui,cft rfi extra elfentiam cius,vt dictum eft q.pre- ecd. art. 3. quz tamen diftinótio potiori vocabulo fclct matérialis appellati qua- tenus differétia ind iuidualis, quae cfi eius principiti, dicitur materia votius,vt Scor. docct.2.d.3.9.6. & ab codcm lococii-r. 4.2.q:7. optare appellator dift inétio ica Jis fuppolitorü ; Denique ad diftir Gio- nérealem reducit ér ilia, qua verfari fo. Jet inter totü,& (insulas partes fingiila- aim fumptas, G vocant diltinétione inclg Difp. I. De Inflrumentis fciendi ; DW dentisab inclufo quomodo totücorpu£ —  — diftinguitur à a quiaincluditillud, — & adhuc alias partes. Verüm quia non fa Jà datur totü Phyficisfed Metaphyficü ctià& logicü, poterit hec diftin&io ins cludétis,& inclufi ad varia genera diftin- &ionum pertinere pro qualitate tOtoru. — : 68 Mcurifie loc.cit. cocl. 3.diuidit di- - &in&ionem realem ini mutuam , & non mutuam ,& ruríus vtramque ina potentialem & virtualem; mutuam ait ef fcyqua diftinguuntur ea;qua cífe poffunt mutuo fine (cinuicém ; non mutaam,qua vnum cxiftere poreft finc alio, non € có» tray& fic ait dillingui rem& medüeius; a&tualem ait efle,qua din fcparata;potentialem,qua diftinguuntur feparabilia; virtualem,qua diflinguuntur cayquz íc habét ad modum feparabiliüy Vcrum tota hac doctrina fal(a eft qui implicat vnum efle realiter diftin&tü ab alio,& quod vice yería hoc non fitreali- — it ter diftin&tum ab illo ,. ergo ink pei - Lh omnis diftinótio realiscftmutua.Quod ——— — a2uté aliqua.duo extrema fint ita re jitet » diitin&ta, vt vnü poffit exiftere f« V ab alio non écótra,non facit. quodinzel — capon fit realis diftintio mutua; fed fo* lum qued r. (it mutua feparabilitas, mul* tum autem differt alíqua duo nó e g- tuo realiter diflin&ta , & fion ellen rcalitcr fepapabilia. I urfus ex lio, D odor in 2.d. 24]. 2« docet diflinctione 1caló inter eliqna duo concludi ex eorü fcparatione,vcl actuali vel poientiali;vel faltem iproportiopali., malé fubdiuidit- Mcuriflc diftinétionem realem jn adbuae lemsporcntialem, & viriuslein, leu proe porucnalem,tam quia Scots ibi exprefe sé loquitur de diftiné&ione cali actuali» cuius (ufhiciens., & ada quarum fignüine quit cfle fcparationem,vcl adtualem, vel — potenciales, cLecopartiogsieraq m Z^ non pari paítu currunt di füinétio realis , & Ícjarat;oita vt codem modo fcccrmi. dcbcapt in aCtuslé;& potentialé;& quód: fi (c paratio inter aliqua duo fat. actvalis, infcrat diftin&ioné a&ualé, fi potentia lis,potenualé tm ,& fi vrtualis,virtvalé, , quaa clàn (Tin ücft [cparationem potétias- J6 uf inire inter lac (cparabilia dilige - JQusfL I". Quid; eri quotuplex fe dif At. 11: 17 Gon realé actaalé, lic pattes coiius c(sé tialis,& intcgralis ; co quia funt abinuicé deparabilesscen(entur a&u realiter diftin yquia earü vnio nonexcludit diftin- -€&ioné a&ualé carüdem , (ed urn fepara- tionem, & diüifioneim actualem ; tic e motus Celi,& ipfum Celum;qua süt sin Philofophtm in(eparabilia, proportione - Samen correípódent M pofsunt fc- parari funt realiter a&u diftincta , ergo eparatio porentialis, & virtualis femper infcrunt diftin&ionem realcm actualem, && ron tantum potentialem; vel virtualé 4nter easque tic fünt feparabilia . ri ir:69 Sedcótraallatà do&rinam de di. dftin&ione reali moueri folet difficultas dc toto, & partibus, quod vtiquc(loqué- do de e(sentiali) rcaliter diftinguitur à partibus ctiam fimul vnius cx Scot. 3. d. 4.q«2. & d« 22,q vn.conftat autem nec to sum exiftere pofse fine partibus frmul i xX&is , nec viceuerfa partes funul iunctas abfque toto;canttat ctiá nec i(la eíse fe- ;parata abinuicem , nec feparabilia , nec debobere ad modum feparab;lium , nec -m voum eíse proprie producens , & aliud productum )c rn allata de diftinCtione rcali cft infüfficiens.. Hzc . difficuhasardua adeo viía eft Meurifse Joc.cit.vt ea coactusaufus fit. negare fa- mofam fentétiam Scotiflarum de diflin- &ionc reali totius d partibus.ait.n.falfum effc de mente Do&oris totum diflingui xcalitcr à partibus vnitis, cü .n.in 1. d. 1. q.4.& in2.d.1. 9,5. & alibi paffin do- «cat ,omne prius naturaliter pofíe cífe fi- nc (io poftcriori abíque contradictione, fi non fit ciidé , fequeretur partcs vnitas poffe cííc finc toto, quia funt priores eo nauualiter , cum ig tur vnitz lane co effe nequeant,fit, vt finr ei réaliter idé, quod exprceíTius ait docuille 1.Phyf. q. 9.vbi di- ferté docectetum, & partes vnitas efle idem realitcr; quare fubdit decepros om- . nes cie; qui bs Genus cxiftimarunt de g;€ Motitocü diftingui realiter à partibus ynitiSex €o fürté quia in 3.d, 2«q« 2oper- mi xum probat difiinctionem rotius, cá à pact ibus vagis uiidigufis. nam quando probat totum e(fe aliam enctatem à par- tibus vnius intendit (olügn inter ca indu- o6 Loa ecre diftinciionem formalem, itag, in fen tentia DoGtor;s totum diit inguitur à par tibus vnicis formaliter folum , fer ex na- tura rci; non quidem formaliter cócepti- biliter, fcà meraphyficé , quo genere di« ftin&ionis diftioguuntur gradus meta- phytici, fed formaliter entitatiué,feu phy fice, qwomodo diftinguuntur gradus phy fici incparabiles ; quod exprefsé colligi arbicratur cx quibufdam verbis Doétoris in 3.d.21.q.vn- contra Magiftrum in fol. ad arg .opinionis aduerfa, vbi concludit, quod quamuis totài nà fit fiue vnione par tiugtamen vnio illa, velrelatio non cft ormalis ratio illius totius, quibus verbis indicat (olum inter partes vnitas , & totü non efle identitatem formalem. 7o Verum quantü diflet hic Scotia à germana Scoti fententia, & veritate có- ftat ex dictisin Phyf. diíp.5.q. 13. acc. 1. vbi cx profeflo de hac re differimus, nam in 3. d.3.3. 2.quarta prarfertim rationc cf- ficaciter demonftrat diftin&tionem rea- Jleminter totum;& partes vnitas. quia fic vnitz verécaufant totum, & nihil rcali- tet caufat feipfum , nam inter eaufam, & cffe&um vniuerfaliter intercedit fem- E realis diftin&io , vt oftendimus in.» hyf.difp.8.q. z.art.1. Et in 3.d, 22:q.vn« $ quantum ego, ait entia materialia có- pofita habcre caufalitatem intrinfecam per caufas inexiftentes materià. f.& tor- mam,;quas;ftatim ait,cffe realiter diftin- Gas à tali compofito,vtibi cft videre ;fal fum ergo cft ex eoloco folum colligi di- ftin&ionem formalem; & plané non vi- demus quomodo ex verbis illis à Meu- riffe adductis deducatur totumin Scoti fententia à partibus vnitis folnm forma- liter dittingui. Accedit,quod fruftra pre- ter diftin&ionem formalé , quz proprie verfator folü intcr formalitates met ficas, fingit aliud genus di ftin&tionis for malis phy fice;vt eam at ruat inter totu, & partes vnitas,nam in Scholam prarfer- nl aversum hucuíq; talis dedic ingre(lum non babuic.Q uod vc- rà expreíse docuerit Doétor 1.Phyf:q.9» 1dÉtitatem totiuscum partibus voius,nos párum vrgcet;quia opus iilud Scoticó non: cft, cum palfim multa contineat ditlona. £ à &co- à Scoti doctripa in Metaph. & lib, fent. fed eft Marfilij Inguen Nominalis,cuius fcriptum fc compcriffe in quadam vetufta Biblictheca Venctijs teftatur Roccusm I hyf.in epift.sd Lectorem , & idem in- gcnué fatetur P. Lucas Vuandingus , dum e«nuina l'o&oriscpera reecnícr, & no- is orcterus dixit; cx quo fadtü cfl ,vcin Phyfic. illius pieudofcoticz: phiofophize ncc vcrbum quidem vnquam fecerimus. Qued tandem ait , hinc fequi partes vni- tas pofle clTe fine toto , quia in Ícntentia Do&oris cé pnus naturaliter potcft fe» parari à pcflciriori , fi non. fit ci realiter idcm; quod (i (it infeparabileid arguere rcalem identitatem cum pofl criori, vt pa tet de fübicéto, & pafTi onc. Hoc ctià pa- rüm vrget,iam . n. fopradiétü cfl cx Sco- to 2.d.1.q.$. IN. & d.a. q.2. A. id vcrum effe, quoucfcunque repugnantia fcpara- tionis àb intrinfeco veniat, & non ab cx- uinfeco vt cft inlpropofito,quod.n.par- tes vnita cfle ncqucant finc toto,prouce nit ab exirinfeco, nempé ex carüvnione, quz illis accidit , & qua fuppofita ne- queunt non caufare toti, ncn autcmtalis neccffitas prcucnit. cexabfolnta. ear cn- titate,vt notauit Lichet.2.d 129. 2.in fol. ad initanuas Caict .contra maximáà Scoti Qn.ni abJolutum prius alios c-fcd fu- fius hanc difficultatcm peruractamvus in Fhyf.loc.cit.in fol. ad 3.prin. I .71 Reéhus ergo dicendum cft in hac 1e P. Mcuriíic fuiisc deceptum, & nóom ncs alics Scotiflas , vt iplc parum humi- liter dixit , & ad argumentum ex. dictis occurrendum «c ft quód licetitorü, & par- t5 vnitzncc fint feparata, nec fcparabi. - lia proportione ramen correfpondé: 1js, Qua (cparari queunt, vt fupra explicatum eft ; & quan usnon fc habeant propric , yt y rocucés, & produCium,quia hoc fpes €tat ad genus caua cfficientis ; fc habent tamen vr cauía.i caulatamingenere » «auíz maircriakis,& formalis, quód.(ufli- cit ad infcccndam rcalem difiinctioncm, quia inter caufam; X cficctum 1n quocá- quc gencre cauia: calis, & phyficz rea- km aintcrcedere. Jifinctionem. femper: «1l ncecíje, vi f..sé probamusin Fhyf. lo-, «0 iam Cit.diíp.8.9.2. arta. T Difgut;1. De Inflrumentis [cendi |... Diflin&iio formalis declaratur ctio. , 71 Iftindio cx natura tei formalis. D qua erat alterü mébrum diftin- ; &ionisex natura tei,vtà diftindtionera- — ^ —— xionis, & facta per intellcótü fccernitur., | cft illa,quz verfatür inter plutes eiufdem - » formalitates, quz: nimirum in eddetn phyfica entitate radicantur ,& identifi- cantur , eft autem formalitas ratio - Giua,& fecundum (e conceptibilis, v illa dicuntur. diftingui ex natura rci for- maliter, qva habcnt aljam,« aliam fore malitatem, feu rationem conceptibilem. ita vt virumque dcfiniendo nó ctit idem | adzquaté conceprus obie&tiuus vuridf. — que, ita explicant diftinctionem. formas / lem Scotiflz quamplarces Tatar, Bonet. Butlif. Fab.Mcurifl. loc. cit. vnde € con- v tta illa crunt cadem ex naturarei forma: , liter,quz candem: babenr formali & candem rationem concep iem, Ve i rum;vt docet Sootii dish 7.8. Sed bic refl al, duplex reperitur diio natura rci formalis ,aétnalis nimirum, virtualis: actualis cft, quz verfi | plurcs formaliatesincadem re phyfica —— a&á ,& nonvirwterantum exiflcntésy ————— quz proinde à partereiciira i opus mtellc&es habent diwerfasiGnéS — — cóccptibiles;fic diflinguunrar ck nan 1ciformalitér a &valiter diuctía [otétig in cadcm anima radlcaiz , diuerhi gradus Meiaphyhici in.homine,& diucr(a artrie buta t» Dcoex Scoto 1.d.8.q. 4. $ 4d. hafiioncms quia nimitü hzc oaa tunt Jincifosptló csfonnaluer ,& acta in Dco cxiflentcs, & nó virtualiter tátü vnde ,& corum ditlinétio atualis cfTe de bet. V irtmalis ver cfl, qui verfaür inter plurcs eiufdem tei tormalitates,non actu, (cd virtute tani ü in. éa contentas, quate« nus cadem finiplicillima tcs , vc] rcalitas cb (ài cminencià zquiualct pluribusrea-- litatibus , vnde occafione przber intelle. &ui tormand: pluccs ccnceptusinadasjna toS obicétibos cx codcm obictto to, quibus actualiter diftinétas facit forz.— maliiatcs illasycude folum-etác viciualitet diftiy.ca antc opus intcllétus inad 16 cóuipicnis qua 16netolct lacainat 1 TOUS "D &io ^ idi rationis ratiocinatz , qua- tcnus folà per opus intelle&us fit a&ua- lis, cumanteaífolum eflet virtualis; ira - diceremus in; Sole folü ex natur: rei vir- tualiter diftingui virtutem calcfactiuam, & deficatiuam quia nimirum huiuímodi virtütes nonaótu continentur in Sole (c- cundum fuüai effe form:le , (ed virtua- liter ti, & eminentialiter, quatenus. Sol vnicam , & fimplicílsimam'virtutem eminentioris ordinis a ju:ualet illis dua- bus, ex quo intellectus occafionem fumic didinguendi hasvirtutes in Sole,cum ta- tn&à patte rei vnica fit,& fimplicifsima, Éx quo patet falfum effe; quod Recétio- rcs paísim Scoto tribüunt,quod.f.nullam * diftinctioné formalem vittualem agnoue ric ,ícd omnem dittinctione cum funda- 4méto inre actualem po(ucrit, nà loc.cit. eamex,teísé admiteit , & eciam quol. t. $. De fecundo avticul», & in 1.4.8. q.4. | "* is gd que[liorem; vc mox dicemus ex pli do diftin&ionemi tationis tatiocina- tz,quz cum ferrali virtaalicoincidir. - ed Thomiftz ,- & alij Neoterici tualem, & folá virtualem admittunt, n alio nomine vocaat diftin. catioriis ratiocinatz; diftin&io- 3 * i - c 1 E ^ mem vetó ex natura réi abaalem volunt NN femper efe reale, & c ca ptorfüs coin tidee enl Pafqualie. difj. $6. (e&t. 1.ait " buc 'comnuonem fententiam extra fchoiaii'Scotiftárum; fed prater diftin- &ionem eximatuia rei realem, & cx natu- £a rei virtuale debere etiam admitti di- flin&ionem formalem actualé, minorem illa quia non eft inter rem, & remjmaio- rem iffa quia eft actualis, & im else diítia Etionis allo modo ab ifitellectu depen: det , probatur euidcarér ; qiia multoties Blites perfétiónes ini inférianibne dif ped f£ reperiüntucin aliqua re fupetioci ob. iDinentiá vau realiter , vbiin infe- riotibüs eran: realiter diftinctz ; & quia $th (e (unc pecfe&tiones fimpliciter , ma-- nent adhuc in eà re sm (aas proprias for vnde r inca fori ufi, aüt-eminca« ; lót s hiavulaodi ;-ve Ge: 00 Que. V. de Difüntlimertali-edsll. — 219 queunt diftingui realiter quia conrinen- tut in ea pecidencitatem realem , neque fold virtualiter, quia non exi(tuar ibi v:c- tute cantüm, fed au sm proprium efse tocmale cuiu(cunque; afsampcum patct , quia ità concincarur attributa in. Dco iu ftitiaymi(ccicordia &vc.vbi.n.in nobis süc perfectiones accidensaciz cealicet abia- uicea diítindtz; in Deo realiter adunan tur; & quia süc ex fe perfe&iones- fimpli- citer, extant in eo form ilitec ,'& non vit tualiter cantu n; (ic ét vcg xtatiua, & (en- ficitia continentur in houine, quia. vbi in btatis,& plácis (unt formz realitet difti- &z adunantur in liominc in vicam for- mam;quz c(t ordinis (apetiocis,.(.in ani ma rationali , fed quia anima rationalis * eft forma ,qua ho no non folü incelligity fed fcncit& vzgecar, & informat non fo- lur quatenus rationalis, (ed etiam quate- nus (ca(itiua ,& vegetatiua hinc dicimus fenfitiui, & vegetatiuam in ho.nine ad- hac reunere propcium e(sc formale, qp per earum definitionem explicarur y. ecti ion tetincant propr;um císe ccale . ^74 Refponderc folét Aduer(arij có- cedendo huiu(modi formalitates a&uali- tct ex naruca rei ceperiri in eadé re , actu «mreperitur ia Deo formalis iuttitiz y & aníericordiz, a&u reperiantur in. ho mine animalitas ,& rarionalicas , fed nc- gant reperiri a&u dillinctas, non. n.bzné (axunc ipfi ) ex adtuali earum. exiftéua in cadem re deducitur actualis carü dittin- ro cx nxtara rei; Sed hiec refponlio, q (emper habent in promptu ' efficacitec refellitar , quia d.ttinótro formalitatum e.u(dé cei tandatar in modo, quo ibi süc » & repeciücur,crgo aibi fant ex: nacura cei actualicer ,: coem cciam modo eruncibi dittin&a, probatur a(fumprü , quia quo res eit , co forinalilli:nd e(t vna vnitace Oportionata (uz enritadisergo tormalif ime eitindatiadaà fe , &- dittin&a ab Qxnni alio (ecandum formalita:em vaita- tts . Accedit ex fupradictis ex Acitl. f. Meta 8 .idengitatem fan dari (49ca vnlca- tém,dittindtionca (upra m ilucadiné, & plucalitacem;ü.ergo tocin dizatcs v.g.ia- ftitue , Sc avíecicorfie acta exiloac 18 D«o,vel(uac£ocmuliili ad-voaa :c perfe La Go, o. 220 &io , & hoc dici nequit , quia tunc vna- uq; non cxifleret ibi sm fuam rationé Pia sm » fecundum quam dicit perfe- &ioré fimpliciter,vel (unt plures, & tüc neccílario infertur actualis diftin&io 1n- ter illa, quia baec fequitur pluralitatem . 75 Piaterca principaliter , multa rca- liter identificantur ; quz tfi adbuc varijs definiticnibus exprimuntur, vt Arift.do- cet 3. Phyf. 22.de a&tione, & paílione , & 3. Mct. 1c. de genere, & differentia , (cd definitio, pra(crtim cü traditur per con- ccptus ada quatos,cx plicat e(fe formale , quod habet definitum à parte rei , licet ron explicet effe realequ« d vcluti mate- rialiter fc habet , ergo debet admitti di* flirGio formális actualis à parte reique fit minor rcali ,,& maior virtuali , Et de- mum contradictio fcmper infert diftin- € ionem, implicat.n. de codem fecundü idc m contradictoria verificari , & quidé talem infcrt diftin&ioné;qualisipía cft. y fi cà contradi&o rationis, infert diftin- &ioncm (ccundum duicríum cffe. ratio- nis,vt cum de Petro pofito à partc fübie- &i in propofitione identica affirmamus efte fubicétam,& de codem negamus et fe (obic&ium , vt ftat a parte pradicatis fi cft contradictio fecundum clle reale, infcrt diflin&ionem realem , vt fi dica- m us,quod Vrbanus VILIL.cft, Paulus V. 10 cít;talis cótradictio infert inter iflos Fontifices realem diftin&ionem ; fi cft &io fecupdü cflc formalc;ipfert diflin&tioné formalé,non rcalc,quia mul 1a propofitiones vera fant in (cnfu reali, & identico, que nonadmittuntur io (cn- fu formali,tic in diuinis verü e(t jn. seu identico cffcntiam e(fe incommunicabi- ltm;quatenus cft cadem rescum Paterpi tatesquaec ft incómunicabilis, at fal(a cft in séfu formali,qui explicat rationé prz- cifam rci,quaz per fe primó fign:ficatur , & per cítcntiam indiuinis per (e primó importatur entitas com mun:cabilis ; Ve- rüm córradictio fccundum etse formale, & cx nata rci efse poteft duplex , alia aCtualitery& formalitet vera citrà quod- €unq; opus intclle&us , vt cum dicimus y quod homo pcr animalitatem actu a par- tc rei conuenit cum Afino ; & per ratio» Ns Difput. I. De Infirumentis fciendi s Flea qud pui ci nalitaté a&u à patte rei differt nullo in2 telle&u cogitante;alia virtualiter folum, & fundamentaliter, vt fi diceremus in So le effe idem principium proximum cale- factionis,& de(iccationis,& nó eíse id, hzc contradi&tio non verjficatur à parte rei actualiter , quia a&u à parterei eft vnicum,& proximum principii vtriufqy fed tantum virtualiter ; & funda ter,quatenus vnica. illa virtus aequiualet duplici virtuti; ergo cum cótradictio im- ferat (emper dittin&ionem , qualis ipfa eít, non dabitur tátum diflin&io formas lis virtualis, (ed etiam formalisactualis , Refpondent Recéuorcs. fcré om» quod cum definitio fiat per a&ü in» telles, & non definiatur aliquid , nifi inquantum apprehenditur , non,explica- "HT tur rcs (ccundum efie (ubieckiui habet à parte rci,(cd fecundum efse Giuum,quod eben int llein NM repugnat quod ti de eodem chen» diueite cà duntur ; & preícinduntur nesformales , euam diuerfo modo de 7213 explicentur; 288 tcllectusré cócipit aliter , q. 7 tiones ille fondamenraliter. differunt ii re Ad aliud de cótradi&ione pariter dis cont nullam conttadictionem dari ad patte rei formaliter, fed tantu, damcntü contradi&ionis ,qui &io confiftit in z d " lor ul» ncque (olü habentur per intelle ram dc altero affirmanté ; vel é, it praícrtim Pal alg. $9.8 60... 77 Scdncutra reíponfio (atisfacit; n prima , quia definitio exprimit naturam rei;prout cít,& res diuer(imode dcfiniit- türsquia diuer(as habent a uin ip-- dass Dog quia de RENE AN DR | concipiátur; & per definitionem expriani tur eíse rei quidditatiuü,& D autem císe,quod accipit per apprehéi nem intelicétus,ergo fal(um ctt per &tiuum. nitionem nó cxplicati efsc fubictiuum. rci ; quod habet extra ; (cd tantum. ; & obic&iuumquod habct in intc licet definitio fiat per a nó propterea [cqui ey, po "T" TM - — Mitasadzquaeé expl - ge definitiónbm; qua folü per conceptus ; €usfi V. de Difüintlione formali eAr.11. — xii pofitio,Soí e(i lucidus, fiat perfinicl- um enunciátem lucem de Sole,ramé imit rem :, ficut (c habet a parte rci uáliter etiá nullo intelic&u cogitáte autem vniuerfaliter cótingity ione €üque dcfinitio rem exprimit per concc- ptum adzquatum;cui.f.correfpondct to- ti idjquod eft in reexprimendü ,pofsunt auté fic exprimi omncs fortnalitates, quae a&u plurificarz reperiunturin vna, & ca- dem re phy fica, vt intellc&us,& volütas jn anima;animalitas,& ratiopalitas in ho- snine,bonitas, & fapientia in Deo ; for- -analitates veró, quz folá virtute in aliqua xec&inentur ob cius eminentiá , nó pof- fünt exprimi ,ai(i inadzquaté, qe à par- £c rci nulla ip fuo ordinc corrcípódet rca ilis, vnde hoc gene -ánadaquatos traduntur; verü cft non ex- primi rem,nifi vt apprehenditur cum fun alamento in re, qua de caufa non fallitur « | — 38 Mcó Pafqual.difp.6o. (cc. 1. n.3. i ui -finitione, alia eft phy- » definiatur, yore ks rici toti ete e dendi » cum efie rei 3nfcrt difiinétioncm à parte rei adualem intcr eaquz diuer(as habenr huius gene. ris definitiones; fed talis diftin&io ft ef- fentüalis,vnde comcidic cum ditiin&ione , reali naturarum; alia eft definitio meta. hyfica, & falfum cft;quz habent diuer- as hinus generis definit; oncs,diftingui à paite rci aGtoalicer, quia-per bas non ex- primitur obiettü si totum effe adzqua- tum, «uod habet à parie rei, fed fccundü eli c obiectiuum metaphyücü , qp habet inintellectu ; hoc ala cile , vt fupijcitur definitioot, (cmjer fupponit alix juam di- flin&Gioncmión.s,nam fupponitaliquam prac fionemytormilhitaces.n. Mera phyfi- . €a perabitraéuoncan , & przcifioné co Aiteunmuar. Hac (oluuo magis caucé pro cedit,led quan uis;uod ait de di fimuo- ne jhy(ica, tocü it verum,nó tamen om- nino, vcuum cft, uod a de metayhytica, Quia quandu n aliqua tre j.hyiica plurcs actu continétur focu;aliarcs, quac süc ali quid cius peridcnctaté, tunc poicít affi- 0 Logica. i. " Coruo ; vcrü tamen gnari defiaitio mctaphyfica iilascxpri* mcns ada:quaté in fuo ordine , fic poilu- mus exptimere adaquaté animalitaté in homine , & hoc vtique fiet per prcitio- nem animalitatis à rationalitate , cü qua. identificatur im homine , fed talis przeci- fio erit adequata; quando veró in re phy fica pluralitas formalitatum non eft, niíi virtaalis, & per zquiualétiam; tunc verü eft detinitioné metaphyticà illas nó ex- primcre,nifi inadzquaté,& pracifionem eará abinuicé non cíIe,nifi inadmquatam, quianulla realitaseis correfpondet adz- quaté manifcftabilis in fno ordine. 79. Altcra quoque folutio ad argumé- tum de eontradiétorijs nulla eft ; quia à parte rei multa [contradictoria actu veri» ficantur nullo pror(us cogitante intelle- Gu, vt v.g. quód homo ratione corporis conuenit cá rebus materialibus , tatione animz non conuenit, & plané hzc cóae- nientia , & di(conuenientia eft formalis & in a&u, & nà fundamentalis tantü, vn- de inre merito Caict. 1.p.q.3 9.art. 1. hà folutioné, dos falfam rcfcllit,quà - uis.n. contradictoria enuncientur tantu per intelle&ü, non inde íequitur corü ve- irr semet ai pie pendere ud uin nulla propoffitio y quantumuis necearia., (fet formaliter vera citra opus intellectus, quia materiae lisilla connexio prdicati cum fubiedto etiam ab intclleétuconficitur; ficut ergo à parte rei verum eft a&tualiter ! eie ex corpore , & anima conflirutum, quia hz partes a&u. continentur. in ipfo y n contradictoria der sap vera de ipfo)quod per animá differt à rebus mae . ME sind i gi a differri fie Xx V pte et » et» uàd paricscít albusyti oci torma- no inhaeret , nà (ubie&um cie tormali« ter tale eft habcre talem tormam, ita ve» rum crit formaliters.& actu, quód per al» bedinem eft fimilis Cygno , &-ditlimilis quod. quadà re- periuncur contradictoria , qua dc rebas actualiter verificari nó poflunt, [ed rantü. vircaaliter, & fündamétalitcr» vtpatet 1n. exer plo fuperius allato de Sole ; icd non itacttin olbus, lico cam Caict. Cit« cÓ*. £4 5  ccdunt. LI 222 cedunt talij contradi&oria actu à parte rei vcrificari,v.g-quód homo per anima. litatem formaliter, & a&u cóuenit cü afi- no, & ncn conuenit perrationalitate, fed hinc aiunt non inferri diftinctionem for- malem actualem interanimalitatem , & ratioralitatem, fcd tantum virtualé; haec n. fufficit ad tollédà contradictioné Sed ncque itia rcefpontio fatisfacit quia cauía in a&u , & ctlc&tusin au timulfunt , & * non funt 2 ,Phyf.& $ Met.fed caufa con- tradi&ionis cit diftin&:o ; nam quzlibet cótradi&tio séper aliquà arguit diftin&tio né,crgo qfi cotradictio cft formalitcr,& a&tualitcc vera,arguere debet diftinctio- né formalem aGualem;& non fufficit (o- la virtualis,dc quo vidediíp.9.q.1 art.2. : $0 Atrcípondct Caiet.ibid.negando, €» fola a&tualis diftin&io fit cauía actua- - Wis contr adi &ionis,nam ifle cffcétus po- teft cííc à diftin&iooc , vt à cauía quafi vniuoca ,& à virtualiter conunente di- füin&ionem , qualis eft eminentia rei ; vt à cauía zquiuoca, itaque ifte effectus in actu habebit caufam in actu ;, non tamen neccílarió vninocam , nam ctiam fufficit zquiuoca nempé eminentia rei qua có- tinet virtualiter diftin&tionem, bec cnim fola (ufficit ad tollendam cotradi&ioné , quiaoppofita enunciantur de cadem re emincnt nó quatenus vna, fed vt virtua- liter n ultiplici. Contrà, emincntia rei nó tollit contradi&ionem a&iualé, ergo non ztquinalet diftinctioni actuali , vt inquit Caict. Probatur afTumpium,(ü quia con- traditio aétvalis tollitur per multiplici tatcm rci & non virtualé tantü, alioquin de codem (ccundá idcm à parte tei aGtualitcr coniradictoria verificaren. tur ;tum quia cótradictio [rmper argui diflin&ioné intér ca. de quibus vcrifica- uUir,& quidé ralem ; qualis »pla eit, vt di- ximus, fi cil contradictio rationis, infert Íolü diftinCctionem rationis li rcalis rca- IKé,ergo cotradi&tio actualis arguet actua leo; diftin&ionem,& non im virwalem. Omnino gi ur admittenda. efl diftin- Gio ex natura tci formalis a&tualis, que fit minor rcal; actuali , & immior formali virtual X bac dithindtio, vt bene ait Bo necnon habuit ortum. in Scotia ncc in - Difput.I. "De Inftrimentis fciendi. .. Francia , (ed in Gracia apud Athenas ig Schola Arift. qui verbo; & (criptis cam docuit, vt benc probat Bonet.ibidem. Et ad banc diflinétionem dcbct redaci di- NONE veríatur inter rea,& modü eihs intriníccum , vt inter eflentiam , & exiflcntiam , vc docct Tatar. cit, nam vt. fupra infinuauum eft, dantur tugdi rerum. vltimó cas determvnàtes in fuo cfle quis dam funt intrin(eciquia nimitnm intrine fece rem determinant, vt exiflétia cífen« tiaminfinitas Dcum ; finitas creatutam y Ime deicrminant res e trinfecé. folüs accidentaliter , & ideo dicuntur modi — exttinfccisita fe habet feffioreípectu fe- dents;figura refpe&u quantitaus&c.Sis cut auté 1(ti non appellantur in re&o res, & centia , quia feipfis exiftere nequeunt inrerum natura, led (emper cíie rebus a ffixi , ita modi intrinfcci proprie non dicuntur formalitates , quia. fcip(is concipi; (ed petüt concipi modificant , atquc ideo (icut dilin&o. - rei,& modi cius cxtrinieci ponebatur ftin&o rcalis licet quafi i dá tionc alterius extremi deficientis p nc rei, itain propofito difündtiorei,& —— i dcbet. forma- modi eius intrinícci poni bet exucmi deficientis à ratione fort : tis, & x denominattone à | po- terit illa dici realis modalis , liac forma- lis modalis, ne confundantur.comuni minc diftin&ionis modslis diftinttio à (uo modo extriníeco,& diftin&io ciuf« dem à fuo modo intrinfeco . - $1 Contra przdicta obijcitur.Primó, lis, licet quati imperfc&ta ratione alterius — diftintio tornsetis a&tualis tit fuper" ! ua, Tum quia nulla cft neceffitas cam ponendi, cáca omnia aqué bene faluen- tur per folà diftin&i vi pter quz inuenta cft à Scotiftis difli &io formalis actualis, 1 fccundo, quia: Do&or ipfein 1.d.2.4.7. $. $ed bic ve- fiat dittin&tionem formalem , q aftruit inter clientiá , & relationes originis, vo cat rtualem, & ait melius effc vci iita ncgatiua;quód inter efsé relauio- ncs (ic nonidendtas formalis ex rei ; €x quo coiligicur ralem diftinài fotaralcgm sin Scotü non eic ooliiems, ^ n B * 9 e L3 5 v5 "1 MEL ma . Kalis,quia.[-prabct vi - füb di&tigétione ab altero concipiatur, & * fine illo represétetury& (ic ibi a&u rela- uf V deDiflintlione frnali-eAdit.H. — 233 fed negatiuam , & proinde nó cile a&ua- lem, (ed virtaalem , quibus verbis motus Hurtad.in Metaph. difp.6. fc&. 5. putat fic miter Scocü Y diftin&ioné ex natura rci formalé nullà intellexille diftin&tio- ncm actualem,fed folü virtnalem, quod etiá cx noftris tenet Herrera 1. diíp. 14. .t.concl.2, T tertio, quia oé ens actu, aut cft reale;aut rationis, ergo oís diftin- &io adbualis, aut e(t realis aut rationts , quia proprietas omnis (equizur couditio- nem (ui fübic&i ergo non eit admitiéda " diftin&io media aG&ualis intcr diftin- &ionem realem,& rationis, fed (ola vir- tüalis, Tá quatto,quía vt arguit Ioan.de S. Thom.1.p-Log.q.2. ar. 3. extrema per diftin&ioncm formalem non manent ita diftinda, quàd poffint fundare inter fe etam relationem diftinctionis, vt patct eios diuinis , quz Scotus ponit hoc modo diflingui, & tdmen inter vni y - & aliud nonv je Were fo- la negario idéritatis, (cu connexionis for malisergo diftin&io formalis nó eft po- DA T tiu: Ez tiua, in , is. üquin Eds tit ic im qa editt o for malis non tollit identitatem in ipfa enti cate rei fic enim efset realis, (c4 (olá idc- — titatem cóceptus , (cuformalis rationis , ^ ita vni oó fit decóct formali altc- dug xe rius,ad hoc auté nó r ur diltincho actualis.(cd (afficit viretalis, & fundamé ndamétii; vt vnum ccat diftindio, vbt a&u cft ablata idéci - tas;cererü in re folü inueniturquod vnit non üit formale cóflitutiuum alcerius, at- ue adc non habet connexionem cífen- tialem cum alio mado formali , feucon- ftitatiuo, licet habeat modo identico. ^82 Refp. ad t. negádo affumprü quia ditin&io virtualis non fufficit ad tollé- dam cótradi&tronem ex natura rej. atua- lem;quz dc eadem rc enunciari folet, vt quod anima per intellc&um operatut na turaliter,non per volütatem, Dcus per tu ftitiam punit,nó pet aufericordiam, ho- mo peránimalitatem conuenit cum  afi- no,non per rationalitatem& fic de alijs X Ad 3.DoG&or ibi docet diftin&ionem in. ter esentiam,& relationcsex natura ret repcrtam poíse vocati virtuilé,on rf id aíscrit cá pracifione , quafi fir viitualis tantum,ni poílea infrà ait , «citer tgi- tur'dico omittendo illa verba de. diflin- Gione rationis, e de diflinclione vir- tuali quod in e[Jentia diuima ante atum. intellectus est entitas 4, CF eft cutitas B,Cr bec non eft formaliter i[[;& pau là (uperius dixerat quod effentia, 27 re- latio babent aliqua i diflin ionem ion. cedentem omnem atium — intelletiue creati" increatiergo cum hac diftin« &io exnaturarei , de qua ibi loquitur Do&or,& ponit inter c(senuiá, & relatio ncs, przcedat (ecüdü ratione diftinctio- nis omnem a€tum intellectus,non poccft e(se (ola virtualis,(cü rationis ratiocina- tz;quiz hzc licet praecedat fecandü fun- damentum , non tfi pczcedit sin rationé diftin&ionis ; vndé valdé decipitur Hut- tad.vt bené notauit Pa(qual.g. difp. 60. fe&. 1. nu. 4. vbi maturius. in hoc póderat Scoti menté , quam fecerint Huctad. & . Hetrer.Hanc veró diftin&ionem ex na- tura rci voluit ibi appellare nó idétitaté y quia cx comuni vfu loquendi przfertim tüc temporis diftin&io ex natuta rei pro vera di tinct;one reali vfurpari folebat y vt ibidé Doctor iníinuat vert. $ed num- quid b&c dif in*lio dicetur realis 2 & quia talis dittin&io nou importat vcr& relationem,vt ibi Tat.& Vigerius aduer- tüc. Ad 3.hec d.ftin&io dic potefl realis actual's, & ensrcale conte ju: , (i amplé (amatur pro omni eo, quod ctt extra ni- hil, tiué (zcundü fe , & immediate, fiu& quia per identiatem eft aliquid alterius , dsin fe, & in re&o cft extrà nihil, & c nà clt diftin&io media , (ed mcbrum di(tiactionis ex naturaret'in communi , vt cocradiítinguitur à diftin&ione rario- nis,fi tá ensreale minus amplé (umatür-y pro co.niinirum,quod cít ens,& res,vc à realitate, (cu aliquitate diftiaguitoe , & diftin&io rcalispro ea,que ver(atar intet duo taliter entia, (ic vtique dillinctio rea. lis dici non potett, (ed media inter realé, & rationis, minor illa, & maior (ta. Ad 4. Vallon-p.1.formalit.art.2.1n finccog- y £ 4 cdit 214 cedic diftin&ionem formalem ex natura tei pra(cfcrre in re relatioaem poficiaam. attualem fed hoc ett fal (am quia vt da- cet Dot. r. d. 3 1. celacio realis ver(atur intet extrema realia,& realiter di(tin&a: nó ergo diítin&io formalis cenfendacft a&ualis rationc relationis formaliter im» portate per diftiactionem, (ed folü mate tialiter rarione extremorum , quz (ic à parte rei diftin&a ità Inbenc in cade re proprii c(se actuale extra nihil , vt efsc formale vnius non fit e(se formale ale- rius,irà Baísol.2.d.22.9.4.art. 2. Tatar. & Vig.cit.& fequitur Vulpes loc.cit-Ad f.negacur minor, quádo defiaitio expli- Da Feendiedté cóceptu ada juaco , imo fiia virtute huius diltinctionis in reinue nitur ,quod vad nó habeat cónexioné cf- sétiale cá alio modo formili, (ed tantum idético, vt fatetur hic Au&or ; ià manife- fté cóccdit hác dittin&ioné c(fe actualé, quia aualiter vaum noa hibzt ia rc connexionem cum alio mo 1o formli $5 Secüdo obijcitar cü Pafqualig.cit, quod hac diftin&io formis coincidat cum rcali,(i ponatur a&ualis , ante opus intelle&us; T'ü quia q iod e(t exrra aliud à partc rei , eft «cra illud fecundá illud effe, quod natum cít e(Te à parte rci , fed folum efe entitatiaam phy icum natam eít efTe à parte rci, itaat formalitates nó fint aptz ad c(fendü à partc rei,ni(i prout funt in entitaribus phy (icis , ergo (i huiuf modi formalitates effent intec (e. dittin- &z, itauc vna effer extra alii à parte rei , iam deberent e(fe tot entitates , cum dc- beat gna c(fe extca aliam fecuadam eí- fe, cp aptum c(teffe à parte cei, Tà 2.ex- treina huius dittin&ionis iaaoluüt ratio - né entis, itavt in vnajuaque fic propria ratio entis, quia huia(modi focmalitates veré (unt aliquid politiuü, ergo ii di(tia- guuntur ante opus intellectus. a&aali- tcr, diftinguuntur tàqud eatitates adtua- les extca nihil, atque idcó realiter , Cófe- quentia probatur ,quía quotie(cü jue ali.- qua non commuatcancin eife , quod hi- a parte reidilbiaguütur («cundd il- lud eí$e,quod haben à pacte rci, caaicr- mp wan re$ hibet à parte tci, (ic e(- (c phy icumyaecatítatiium, iam cacicaci- Dif.I. De Inflrumentis fciendl- uo modo diftinguentür, & confequentec reali diftia&ione. Tum ; definitio ex-- licat cfentiam rei,ergo (i illa cenfentur cw qirhu diftin&a, quz habent diuer(as. definitiones, habebunt ctiam eíTenrias di- uerías,ac etià. confequeriterexiftentias g quia quamlibct cfeaciá fequitur propria. exiftentia , atque ita eranc veré realiter . ditin&. Tum 4.contradi&io actualis de ali-]uibus iafert di(kin&ionem realem. intet €a, quia de eadé re ncqucuat'adtu à parte tei coatradi&ocia vecificari., erga cam di(tin&io formalis a&aalis ex actaa: liconcadi&ione ex nacura rei colligas ,íignum eít coincidere cam reali; Nec valer dicece , ad verificaadam. concradi- &ionem de eadem rec fufficere , 6 ia eaa plures reperiantur. Éocnilitates ex natite rateidilio&z . Qua ira dicendo nuns quam ex coarradictioue di(tindbioneat realem colitgere poi[2mus , quia diceres tur (afficere difin&tioncm fotmalem in tec aliqua, vt de ipfis coatradictora ve» - ri&cécur. Demü ex Acriag. difp. gs (eG Ee cum Hurt. cit. e(fe aliquid à patte. reiame te actum intelle&us cft effe qui hzc .n.e(t defiaitio entis realis)fed difti- &io formalis eft à parterei , ergo. 84. Re(p.ad 1.aliquid efe polle à pare te rci, & excra nihil duplicite , vel tone (ai, & iutedto,telino iuo, Krarone alterias , caias &(t aliquid pec i priino modo (unt extra nihil res phy fica» fecundo modo formalitates metaphyfi« cz; conceffa igitur majori, dicitucad mi« norem , quod vtique folum effe entitatt uum phyücum natum eft effe à pacte rei primo modo, at fecundo modo etiá for- malítates mecaphyüicz: nac (unc elfe à- parte rei, prarferrimillg,qux (unt predi» — cimentales , & veram faciunt tioné metaphyficam à patterci , & inde. negatur Con(eq. vt enim effent tot enti» tates, deberet vna cffeexcra. aliam primo modo. Ad az. c(toquzdam formalitates - mcetaphy icz includant formaliter ratio- nem catis tranfcendentis , adhuc tamen; proprie , € abfolacé noa dicuatur eatia, aut entícaces; fed gcadas entis , & aliqui- tates , quía juxta comaunem 1o ueni modii per eas extra nihil intelligitur res y Quas , d " 1 1 quz eft terminus canfalitaris phy fica iux à. (uperius dicta , vnde in hoc fcníu nc- T formelitates metaphy(icz: dici "dofoluté entia, quia nom funcextra nihil catione fui ,& in re&to, fed in obliquo tà- aum , ratione Jf, illius , cuius fünt aliquid .per identitatem; & ad probat. conícq. — .. pegandum eft, effe rerum (t folum eic phy licam, X entitauaum , quia etià à parte. tei poffidcnt effe Mctaphyficum urius, & neri Por aee à conditiopi- us materialibus, licet non ab co realiter diflin&um ;vnde in homine à parte rci non folum datur materia , & forma, fcd etiam animalitas ,'& rationalitas. Ad 5. definitio proprie di&a , vt conftat ex ge- nere, & differentia,vtique non conuenit, ni(i rebus propriam e(lentiá, & exiften- : tiam habentibus, vnde quz habcat diuct- . fas definitiones in hoc (en(u;veré dittin- guuntur realiter diftin&ione reali natu- - -rarum,fed fi definitio magis amplé (uma |. tüspro conceptu quidditatiuo explican. * a«we propriam ali uius conceptibilitatem y 21 | Qualifcumque fit,in hoc fcnfu etiam for- - . , mnlitates poterunt definiri, & ca dictur /— formaliter diftingui, qua habent in hoc — " -—  fen(u diuecías definitiones,.i. conceptus. T. obie&iuos;& tunc negatur confeq. quia Aes - definitio in hoc fenfu nO«x?rimit cílen- UR tiam rei propt; dictam quz. (.cóftat ex ^ "gencre,& differentia , & datur 1n otdine - ad exifteatiam, (cd propriam cóceptibi- 3 Jitatem; qualifcü-ue cadit. Ad 4.ncgatur formalis cx n2tura rci fufficit ad enücia- . dacontradi&otia cum veritate de cadem rc, fic de fabicéto , & paffioneob talem dittin&:onem vetificantur contradicto- ria actu à parte rei,& (alsü eft hac rone p :cludi vià cócludédi cx conrradi&tione ex (— amuara rci diftin&ione rcalcmsvt.n.notat ' JBonet.c. de dift. ex natura rei licet oía .«ontrad.Cloria auc. repugnent quoad .&eritatem.n codcm rcfpc&u eiufdem, quoad d ftinctionem irfcrédà non axqué rcpngnantnam qna d«m inferunt dift in- Giopcm realem, que dam formalem tan- tum;fünt.n.aliqua przdicata , quz com- p ec poma cxidtéti,ficut - alfumptum ,quia interdà (ola diftin&io . - adii Suef. V. de Diflintlione formali. eArtIT. — 225 exiflere,& nom cxiftere,& contradicto- ria-detalibus pra dicatis concludunt di- ftm&ionem realem;cuius raujo cft, quia talia predicata,quibas iníunt , infunt ra- tionctei, & nonratione realitatis 1n ea indlu(z(unc criá alia pre dicata,quz pro . ximé compctunc rcalitati & rei noh có- peeunt , ni&i ratione illius realitatis in ea inclufz,vt vclie& intelligere inanima 5 pam intelligit pcr intellcétü , & vult. pec voluntatem, & talia contradi&toria non concludunt: diftin&ionem realem illo. rum,quibus applicantur , fcd cantum for- iualé ex natura cei. Ad. talis diftin&tioy vt (epe dictum eft, poteft dici ccalis , vt cns reale diftinguitur ab ente rationis. $$ Tertio obijitar,g) bec diftin&tio non (it rc&é adignata , neque quantü ad qu;d nominis,neque quantü ad quid rci, Non primo quantum ad. quid nominis , quia nomen di(tin&ionisformalis cft no valdé zquiuocum, & accommodari ràm diftin&ioni rcali quàm ratio- nis , quatenus diftin&a realiter c(Tentia- liter habt diuerfas e(fentias, & vnitates formales, & diftiréta ratione (ecernütur rariones formales ; & przecifas ab in- telle&u, Neq.quantum ad quidrei,quia Scotus 1.d.2.9.7. $.cit. illam vocat rden- titatem formalem, vbi illud, 9 dicitur fic idé includit iliud, di fic eft idem, in Jua ratione formali , € per cofequés per fe primo modo. , cx quo Mauric. Sitc&, Vallon. & alij formaliftz deducunt ipfe - rius cífe idcm focmaliter fuo (upcriori » quia illud iacludit in fua cationc formali, nó é cütra;crgo ex oppofitopet Scoti il- la erit di flin&io formalis, per quà illud's quod lic diflicguitur,nó includit aliud in pnmo modo dicendi per (c; non vc: il-- * [ayqua cft iniec duas formalitatcs)quarü vna pracise, & adzquaté non eft alia. 86 R«fp.ad 1.ex Scot. 4d. 1.q.2- (igi ficata nomind probati non polKc, fed ttá» dum cíic communi víui loqucnuüum;cuam igitucnlla;que funt rcs diuer(e, & dincr- fas habeot ctlentias, fccondum cóinunem ylum logncntium dicantor realaec, X ct- fentialitcr diftipguis quz vctó tani: jer intelle&um , dicantur dillingui rauione ; plané yclie bis difnctionibus applicare nomcá 116 nomé dittin&ionis formalis cft velle vo- cabulis abuti, nam vt tcitatuc Ioan.de S. Thom.cit.:. 2. att. 3. concl. 1. (ecuadum c6emlo juendi. modam vocamus idend- taté formalem illam, quz proprio, & for mali cóceptu exprimitur,(eü quo (ocma- lier aliquid conttituituc , vadé dicunruc differre formaliter, quz ditfecuar defiai- tione,(cu ratione propria;identica.é ma- terialcm , fcu in fenfu idencico vocamus, quando aliqua funt idem ia ipfa catitate pbyfica,nó aüt in ip(a ratioae,qua: per fe primó fignificatur . Ad 2. diceadü apud Scotum, & formalé identitate, & di (Lin- &ionem fotmalem cribus pee(crtim mo- dis v(urpati folere , primo in co (en(u, vt aliquid dicatur £ocmalitec idem alicui, cü illud includit 1n (ua ratione formali,& lic inferius eft idé formalitec (uo fuperiori , vndé é contra illu crit formaliter dittin- €um ab alio,quando illud non includit in fua ratione formali , & in hoc fen(u ( qui tfi e(t minus (cequens , & proprius) loca- tus e(t Do&or de idétitate, & diltinctio- nc formali 1. d.2, q. 7. H h. Alio modo magis proprio aliquid dicirur formalirer idem alicui , cà eit de rone formali illius, uo fenfu (aperius eft idé formaliter in- feriori, & é contrà illud non elt idé for- maliter alicui , quod non pertinet ad ra- tionemeius formlem;quo fenfu de idca- citate, & diftinctione formali locatas e(t Do&tor ia 4.d 12. q. t. &coiacidit cum identitate , & dittinctioae elf-ntiali, de ia loquitur Doctor quol.r. D.& nos in hyf. difp. $«q-1 3 act. t.cocl.4. Aliusde- mum fea(us magis ftequeas , & proprius dittin&ion:s formlis cft , quando ratio obiectiua vnius/formalítatis cit alia à ra- tionc obiectiua alterius , quo (caía fupe rius, & infcrius funt formaliter ex nacu- ra rci diftincta, quia ratio hamaniratisa: eft à ratioac anim litatis, quia aliquid addit faper illdm , & tic de dittinctione formali lo4uitur Doctor r.d.8.q 4. cum ait diuina acccibuta abinaicem formaliter diftingui , juiaratio bont:aus nó eft ra- tio (apienuz, & fic iuxta hanc (ensü iden titas alis eft ilia4qua plures cóaes fo- lu n per incellec:um d.ttincte cóicant in cadcm conceptibüitate , & rac obica« - D ifput.I.. De inflrumentis [ciendi . us; & itá (e hibencsm Scoti generatiai-. tas, genzratio, & paternitas in eadem re latioae có ticaciua primae. perfonz in Ji- uin:s quol.4. & de identitate focmali in hoc (eníu loquitac ia 2.d.1.3. $$. 44. qu.flionem 1(Lamyw i circa fiaem ait re-. lationem nó eife eandem formaliter futt daméto, quia per fc ratio re(pectus nó in- clud:« formaliter rónem ab(oluti, nec ab- folucü per (c includit fotmalé rationem teípecus, quibus verbis infingat, vt notas uit Mcucifs.identitatem formalem nó efz fc folum inclufioncm alicuius. gr perioris,(ed incluljonem mutua qua plu- tes rónes folü per. intelleccü di(tinctae im cadem róae obiectiua cóucniunt; at; ità ce(Tat inutilis contentio hucufq; ràm acti- ter agitata apud noítros Formalitt vcluti prorfus inanem bené (pernit P. ber cit. c.8. quem fequitur Mcuriffe , ve- rus .n. & proprius modus identitatis , diítinctionis formalis eft hic vltimus fi omnis identitatis fundamentáü cft tas, & diftinctionis pluralitas , f. quod Amer vnam & candemformae — — habent, (int formaliter Tyquz - vetó alia,& alià, fint formaliter diuerfa Diflintio rationis elucidatur . * 87 I(tinctio rationis e(t , quz non D ineít rebus, ifti in * eaciaen t noe duplex e(t, V. : ibus noftris , & c 035 ps non hibet fundamentum in xe ipfas i dA ——— jeerp eer i ^ tis, & fin quando ei, à parte ! vnam,& idem rcaliter,& formalitetsaf- finguntur diuecíz relationes rationis. di- uertimodé illud concipiendo , itaut tota diueritas fit ex parce modi concipiendi non cx parte ronis conceptibilir, & i dicitur diftinctio rationis ratiocinantis, quia nimirum folum ex, ipfo intelligen- tc, feu ratiocinantc orig;naturtalis cít v. ieri yz eid intet Pera parte fübiecti,& (cipfüm à parte cati in propofitione identica, Pide eft Petrus,& vaiueríaliter contingit, cü uecío modo concipitur idé omnino obie G&umy;(iue diuecfó modo GENDER homo hominis, fiuc ctiam logicé, vc ho mo, ; "dte TWO "€ "- - E» ' h D Qua]... de Diftintlione vationis.c/frt 11. mo, & humanitas, ctcnim abítractum a- liter concipitur à concreto, cum illud có  €ipiatur per modum naturz pracisé, hoc veró per modü (ubfiflentis, ita Scor. 1.d. 2.0.7.8. cit: & d. 8.q. 4.$. 4d qu«flio- nem . Altera diftinctio rationis eft, qua habet fundamentum in re ip(a,qua diftn guitur, & dicitur diftinctio rationis ra- tiocinatadici'ur rartonts , quia formali- ter , & actu non eft in rebus, fed fit , & actuatur per rationé; dicitur veró ratio- nis rauiocinatz, quia cft quati inchoata à parte rci;& fi complementum ab intclle- €tu recipiat, quatenus rescirca quá verfa- tur ratio,fcu rotellectus, przbet occafio- tiem,feu fundamentum talis diftincuonis ptet cmincntiam fuz narurz , de qua ancellectus format conceptus inadzqua. .. t05,.i.quibus nO exprimitur totum id , gp eft inre, nam licet finguli attingant ali- | m. jn cil in re,nullus tamen feortim imptus adz quát totam naturam, & ra- ina onem ebeciuam rei; fic Thami(te di- t in Dco omnia attributa,fapic- tiam, mifericordiam,iuftitiam , &c.quia intellectus nó. poteft ob fuam iem vnico conceptu ad aqua ^re toram diuinam Ratüram ob eius infini tam perfectionem , cam concepribiliter VÀ ex ordine quodá ad diucríos cf- [S jquos poteft producere; vcl per ha bitudinem quádam ad virtutes, vel atri- buta , quz in homine videmus abinuicé realiter ditincta,hoc etiam gencre diftin ctionis diflingnunt Thom;tlaz in creatis DEbstteerky con Luar diceta füpe- riora, & infcriora,vt efie animal , eflc vi- vens,c (7e rationale in hominc, nam con- €cptibiliter partiuntur. candem humani- satcm ex ordine ad diueríos effectus yc- getandi,fcntiendi , & intelligendi , quos poteft [c (ola producere ob fuam emiré- tiam;licet hzc oinnia nos Scotifta pona- mus formaliter ex natura rei diftincta, vt fuo loco probabitur. ^. 88 Hinc otta cft contentio de funda- mento huius diftmctuonis ratiocinatz,an femper debeat intrinfecé reperiri in obie cioynimirom quód aliquam habeat emi- ncutiàm viicntem diuerías perfectiones, feu for quod vocatur virtüalis 2127 diftinctio , quia eadem forma virtute fa- cit folaquicquid facerent diuería';an po- tins fola extrinfeca connotata abíque in- trinfcco fandaméto diftinctionis in obie cto fufficiantad corftitucndam nterali- qua d.ftinctionem ratiocinatá quatenus intellectus ex iilis motus fuppefita fua impcrfectione candem omnino rem , in qua nulla cft actualis, aut virtualis diftin- ctio intriníeca;concipit plaribus cócepti bus inadz quatis cam diuidendo in plures  rauoncs conceptas ; Hanc fecundam Ícn- tentiam citat, & (ecuitar vt communem Paíqualig.difp.57.(ec.2 .quod tenuit Vaf? quez i.p.difp. 117.C.3.& Torreion trac. 2.d;fput. 1.q. 1. Verütmagis placet prior dicendi niodus, quód fola cxtrinfeca có- notata non fo fficiant abfque fundaméto intrinfcco diflinction:s in obiecto ad có- ftituédam diflincuoncm rationis ratio- cinatz , [cd fo]à conflituant diftinctioné rationis ratiocinantis , & ita vidctur fen- fite Scotus loc. cit. dum docuit concre- tuim,& abflractum non differre , nifi ra- uonc ratiocinante,nimirum penes diuer fum modum concipiendi idem formale obiectum;,certum aurem eft concretum & abftractum non differre, nifi per con- notatüm extrinfecum,nimirti fobieccum; qucd connotawr à forma incócreto sü- pra,nó in abflracto.Et plané id conuincit maurfelta ratiosquia vel in ipfo obiecto; quod diftinguitur,e ft aliqua proportio ; Ícu fundamentum , vt ad inftàr connota- torü extrinfecorum realiter. diftinctorü concipiatur ,vel non)fi primum;ergo pre- «cdit fundamétü inrinfecum diftinctio- nis inobiccto,& ia vota ratio diftipga£- - di nop fumitur ex parte conpotatorum * exu infecorum;fi (ccundum,cum fne yl- llo fundamento ex parie rei ipbus, quam diftinguimus , cam concipiamus inordi- ne ad ca,qüg fuut diflincta, fequitur nos cam a4 libitum noflrum , & fine funda- mento d.ftinguerequod eft facere diftin- cuenca rauonis ratiocinátis, ficut fiidé à (cipfo diftinguas concipicado ip ordi- ne ad rcs d:uci (a5; & hac ratione Ioan. dc S.'Thom.q.2. art. 3. tenet. hume dicendi modü iuxta qué diflinctio rationis rat;c - cinata prorfus coincidit cum diftincuone. ' ex - 218 ex natura rei virtuali (apcrius cx plicata , quia femper petit fundamentum ipitinfe- cum diftincüonis ia obiecto 5 pam iuxta altcrum d;ccndi modum nó omninó co- incideret quia pofferalT gnati diftinctio rationis ratiocinatz in ob/ccio , in quo nulla preccecret virtalis difisctiosex fo lo ordinc ad diuerfa cónotata excrinfcca, 89 Fundamentum igkurs €» requirit diflinctio rationis rasiocipatz ex parte obiccti, efl virwalisaliqua diflinctioyfeu eminentia sci , qua vnica exiftens plures zationcs(cu perfectiones continet in ali. quo c(ic; & ratio cft,quia res aliqua quá- tó fuper:or eft,& emipentior;plurcs per- fectiones vnit quàm inferior, vnde in (u- perioribus fimpliciori modo inucniuntur pcrfcctiones,q in inferioribusvbi sót di-. uer(z res, ac entitatcs, fi in re fuperiori adunentur , & contineatur fecüdum fuas proprias vniufcuiofq; rationcs formales, 4n ca re füperiori erüt realiter ide ac enti- tatiué, (ed quia in ea continentur fecundis Pei formalitates,remancbunt adhuc rmalitcr actu ex natura rci diftincta, fed fi contineantur tantum virtualiter in €a,& eminenter , vt virtus calcfactipa , & de(iccatiua in Sole,& fecundum multos fenlitina, & vegetatiua in rationali , tunc intcr eas virtutes , & ioncs nulla erit à parte rci actualis diflinctio,nec rea lisnec formalis, quia in ea non extát, nec fccundü proprias entitates , nec formali. tatcs;fcd tant& aderit fundamentum cogi tandi illas actu diftinctas;vndé intellectus manifeftando illas pluribus conceptibus , banc attingédo vno coaceptu,& aliam a- lio,diftinguit illas in c(e obiecti, cum ta» mé in cfTc rei j& realitatis diftincta non finbfed vnum ; itaq; fandamentum huius diftinctionis confiflit in eminentia ; feu vnitate rci virtualiter continente plurcs rationes. (imul.cum intellectu inadzqua- té attingcnte illam, & fic pluribusconce, pubus diuidente , & abfirahente vnà ra- zionemab alia ; vnde ex partc intellcctus requiritur etiam ad. banc diftinctionem «onititaendam in;perfecrus modus inrcl- ligendi, itaut non vnico act , fed pluri- bus attingat totam rei cminentiam , & . fingulis inadequate . TAUM ; PAM i Difput. I. De Tnfirumemis [indio ———— In oppofitü obijeiunt r, Vafquezcit2 — — 3 Suarez in Met.difj.7.íe&. 1.quos(equie — — — tur ipid e eee , quod diftinétiorationisratiocimanus nà — - fit proprié diflinctio, fed potiuscinídem — — — formalis conceptus repetitio circa idem. i emnino obic&um, vt cüin propofitione identica dicimus,quod Petrus e ED hic nulla pnm diftincuo Pod: fcipfo per intelle&um;immo potius € coe - ed ier Mite pra dicaionem intelle&us- concipit Petrum cü ipto PM ergo hzccft potiusciu(dem nominis, vc conceptus repctitio,non diftinétio.Si di-. cas , coipío quod intclle&us identificat sedlitet Se fosckaltn Dau cüícpfo — — inilla cnunciatione, difüinguere u- à (cipfo ratione, quatenuscundemPettü — — quafi duplicar, femel ipfumaccipiendo à; — partc fubicéti , & iterum à pecu cati . Contrà, inquiunt; quia id folü pro« bat cadere diftinétioncm inter coc : ipfos formales, quibus Petrumincadems — propofitionc fubijcimus,& predica aut interi pfas (ecundas int nes dicati ,& fübic&i , quas eidem buimus, nonautem inter Petrumy& fe» ——— ipfam , quia diftinctio non bay is VES trofcd (üperexeinfeca Petro, füper Pes ————— | trum aucem cadit lolum repetitio wr dT 9o Hcípond. negando diftin it s rationisratiocinanus effe folam eiuídem — — conceprtustepctitionem, repetitio.m.prOe —— prié cit , cum idem obic&tum,& codem 4 modo femel,atqy iterum concipimus ; &&— — , vríidicatur Petrusaq; it^ — rum Petrus, tertio denique Petrus at in — diftin&ione rationisidem vuq; obic&tü, concipimus, fedInon codem modo ,quia dicendo Pctrus eft Pctrus ; primó conci- pitur,yt (ubicé&um, deindé vt pra dicat, vndé non folum pluries concipitur Pee. - trus,ícd etiam vt plurcs,qnia. intentiona-- liter gcminatur , vt fubftar diuerfis iptens tionibus fobic&i,& prz dicati hinc vc in» telle&us faciat in obie&o diftinctionem- rationis. ratiocinantis , opus eft ; vc i comparct ad (cipíam, vel rcfpectumape prehendat in ipfo obie&to ,. quo Pa ua iplum, quati duo,non quidem (ecundum, diuerías rationes. in ipfo obiecto intrits E ÍcCas a. fa | mé rationis ratiocinata y feca$, & ex parte cius fundatas , (cd «x ifta coparatione extrinfeca relultantes. Adreplicá cótra hoc in argumento alla- tam dicimus , diflin&tionem , quz fit pec actam collatiuum,non cadere fupra con- ceptus formales,quia cunc effet di(tinctio rcalis,non rationis, nec propric fupra [e- cundas intentiones ipías, fed (upra rCip- (am cóccptam, quatenus haber effe obic- étiuum in intelle&u, itavt proprié idem dicatur à feipfo di(Lingui, non (ecandum eflc reale,fed obiectiuü, & intentionalc , quia idem proríus obiectum à parte rei zcaliter& formaliter,dum intellectus fa- cit propofitionem idéricam , ipfum quafi eminat intentionaliter; ità Tromb.trac. rmal.att, 2.8, Pro intelligentia prim concl. ybi docet, quod diftin&tio rationis ratiocinantis fundatur fupcr pluralitatem elTe cbic&iui, & cogniti, quod intelle- - &us per a&& cóllatiuum deriuat in idcm obic&tum reale; & é contra, quod identi- tastatiónis fundator fuper vnitaté eiuí(dé )" eltfc [4 M ogniti , quando nimirum obic&ua non fübttat pluribus fccundis intentio- nibus , fed vni tantum namque ità cófi- deratum vt vni ; & eidem fübítat (ecun- da intcntioni , dicitür cilc KENTGOMR cuc (cipfo,fequitary& fuse declarat Pa(^ quali difp. $ fedt.2.. Aicy TP pd arguitur cotra di(lip&ios d pen detur velati membrü à diftinctiene formali. cx natura rci condiílinétum ; Tü quia 5co- tus nullibi hanc difljnctionem affignauit veluti condiflin&ià à diflinctionc cx na rurà rciy & idcó omncs Scotifiz tüm ye- tercs tüm Recétorcs femper tenucrunt hanc-dittin&ionem: rationis rauioci nata, fai vtipli aiunt y ratiqnis zatiocinobilis , com diftinétione cx nauira rci. prorfus coincidzrc; vt videre etl apud I orgialift. art ,2; & omnem diflinctionem rationis concladi docent intra genus illius ditin- &ionis , quz fit per actum colla iuum, & pro hac fentenua citàuc ab omnibus Au Goribus,vndc prorlus noui videtur hang * 2 : Quafi V. de Diftinclione rationis, efrt.I, — 229 Thomi(lz cà admittunt propter diuina attributa, & gradus metaphyficos,hec.n. omnia inter (e faciunt diflincta cali geae- re diftin&ioniscüi igitur Scot: Ga hec fa ciant actu formalitct diflinGa , (ané co» . Íchola hoc genere di linctionis noa iudiget . Tü deaum diltin&io rationis ratiocinatz de illa tanti re pót haberi , de qua intcllcétus venari poteft multos coa- ceptus, fed nullü obie&um potcft pluces de (e conceptus caufarc in intcl'cétu, nifi in ipfo fit aliqua dittioctio plurium for- malitatü ex natura rci przccdeos omne a&ü intclieGtus , ergo di(tin&io rationis ratiocinatz coincidit omninó cum difti &ione formali cx natura rci , Probatur minor, quia vnü obie&um naturaliter a- gens ad cius iatellc&:onem/nó caufat nili vnicum cóceprum , quia cü agat fccundü vltimáü virtutis fvg , caufat o&m cóceptrü quem [Or caufare , ergo fi cfl vnicum , tà realiter,quá formaliter, vnicum tm cau» fabitde (e conceptum. Nec rcípondere juuat vnicum tantü caufare cóceptü ada- quatum ; fed plurescaufare pole inadz- quatos in iniellc&u przfertim imperfc&e 16 cócipiente, INO valersquia vna res vnit tàtum nata cfl de (e caufare conceptü, &c hunc afaquarum , quia alàs nó efle: vnü cognolcibile,nec vn:co a&tu cognofcibi- le, & iflum coceptam formádo immutat intelicétum., quatum rot, ergo non for- mabit intcllectus de. rali obic&o aliü , & alium cóceprm; nifi per actü collatiuü intcllcctos, ità arguit Tromb. loc.cit. 921 Lclp.ad. 1. Do&orcim con (cac meminitic huiv$ diftincrionis, & cà admi lifie, vcluti mébrumà diftinctionc forma li ex nauta rci codiflinctum, vt mirll fit » re $cotille tam vnanimiter oppo- fitum doceác;cam igitur in primis admit- iit 1 d.2.0«7-$. faeit. füb nouine di- flincuopis virtuali (upcris cxp'icata;dc- inde in codem 1.d.8.q.4. $. 4 d qu«ffto- Veni at intcr. diuina attributa ziom cff tanti diffcventia rationts, boc efl duer- [edo concipiendi idem obiciis ortalestalis enm difliutio cfl mter fa piense fapiensiam nec eft ibi tantu di- flin&io pri ie y; ininiclle- Guyquiao t argutüi efl prius, iila "iet s ej efl in cognitione intuitiua , efl ergo ibi diflin&io teitia precedens intelte&um omni modo , vbi,vt patet;per prim gra» dà diftincrionis rationis intelligit diftin- tionem rations ratiocinátis, per sr in- telligit di (Linctionem rationis ratiocina- tz,quz quando actualiter fit ab inrelle- ctucx cócepribus intellectus refultác di- ueri conceptus obie&iui non in effe rei, fed ín etie obiecti, & reprzsécati,& idcó ait cíTe diftin&tionem obicctorum for- malium in intelle&u; & quidem cciá hoc modo ab ipfis Thomi(lis explieatuc 5 per terriü tàdé gradi inrelligit diftin&ioné fotmalé a&ualé ex natura rci; & quol. 1. ar.2. duplicé a(fi gnat dittinctionem ra- tionis, vnam meré cau(atam per a&á in- tellectus,& haec e(t rationis catiocinátis, altera:n fumptam , feu occafionatam ex parte cei, & hzc e(t ration's raciocinatz ex quibus patet Do&orem veré agnouif fc diftin&ionem rationis ratiocinata , vt genus condilt;in&tum à dittinctione ex natura rci a&ualijatquc ita (encic P. Vul- pes to. 1 d.6.ar.7.& loco tio art.cit, ac omnces illi Scotifte , qui doceat gradus tranícendentes nà przfeferce real tates ; fcd conceptus;nidaquatos ; mém ni éc hu:us duplicis d ttnótivnis cauonis Do« é&or 1.d.8. q. 4. . Ifla tamen pofitio » vt 1bi Bargiusaducctit. | 93 Ad a.negatür adumptum , quáuis n.Scotiflz, nec propter du ni acttibu- ta,nec ob gradusmetáphylicos przdica- métalcs hoc genere d ittin&tionss egeant; quia hzc oninia apud Scotum func abin- u:cé cx natura ret fortimaltéc actifal ver d ftincta,illotü ind;gét ob. d; (tnctione ponendaminter. praedicata? quidd;tatiua Dei, & gra dusomn. s tran[ccderites jg - enim illa non inter (& differant, & ab. e(- fcntiatantum dillinctione ration $,& cx alia parte maiori diit in& one ex natura tei ab efentia dittinguancutt attributa , quá pradicata qnidd. tatiua, vt fpiritus , i& vita intelleétaalis , vc docet Doct, quol. 1. fub lit. L. plan? fc ju:tur , quod cü attributa dift: nguantar à ctualitec ex ntu Ta rci, przdicat«quidd:citiua dift nauá - tur tantum virtualitec, feu rat?one cacio* cinata,vt declarat Valpes cit. difp ait. I - Difput. I. De Inftrumentis féiendi —.—— 7.Et cum gradus metaphy(ici tranfcens— dentes non dicant realitates , fed folum — conceptusinadequatosvtScotifte me. — lioris notz doceat ,st fiolocoin Meta» — — phy.dicemus, confequenseft,vt cum pto. ———— corum di(tin&ione non füfficiat fola ta- * tionis ratiocinantis diftindtio,& exalia — — — parte dittin&ionem ex natura ret actua" lem fundare nequeant ;, qu;a non dicunt realitates , quód diítin&ione virtuali » feu rationis ratiocinatz. diftingui de- beant; vnde ex hoc duplici capite oritur. * ind:gétia huius diftin&ionis in fübtiliü Schola;que plané (uppleti nequit per di- ftinctionem ex natura tei actualem » vt proprijslocis declarabitur. — — — 94 Ad s.argumétü Trombet; proba tantüm vajus rci generari nom pol[fs ii intellectu ,m(i vnum conceptum adzq cum; ti illum immutet quantum pote & pet propriam (peciem,at extra b cum tancias n:| impedir quin eiufd plicis obiecti plurcs habeantur cóceptus imadeq iati per actum peeciliaum,X nà. collatiutim , quatenus inadaquaté ol ctum intelligeado-vnim ratiade fcind't ab al'a,vade aecc(fitas: fo lianc diftinctionem ration;$ proue limitatione; & imgerfe&tione nof telic&us qui vcl vaico conceptu tc naturá ice ey cce 3 tiam,vel in intelligédo cozitucvttal: fpeciebus , quz cü noa reprzsétent totis. - obiedtü adz juaté, debet plaribus vti, vt — — réadequaréintellgar,e& quo fit &, quod —— per plures concejxus cam intelligit '&& — plutes ratioucs obie&iuas in ea diffin- —— guat,quas alioquin nó ditbingaeret, fir& — per propriam f(peciéavc en tu A - 9j Exdi&isiahocamiculocócluditug ——— fcotem illa Formaliitarum generadiftim — Ctionun ac identiraum ,quafcinuicem — inferrent, e(« prorfüstuperuacanca  V£ ——— abinuicemtondiftiacti ,nam dilodio ——— ex natura rci non eft manbrum códiitim Gumnàdittin&ioncformili,'vtbené pro. ———— bit P.Fabet'dit.c.o. nam &iüliacenfentur — — : €X natura cei difti quimbas.fecinfo — opcre cito qeadicico pta te contradi&oria vecidieali cadeu A €x nacura MbuMNORUD - | Dü: ^ - - - * m^ ^om 3 p de Diflinélicne vaticuis .Od.IL — 231 (Que. sificari non poffent , plané ex hoc mani- fcíté deducitur bec non efle diuerfa di- flin&ionum g«nera , cuia de illis tapium verificari poflunt a parte rei aliqua. cop- tradictoria pradicata, qua habcnt diucr- fasformalitates,& concepub:litates,nam .qüz in eadcm concepubilitste, & raco- -nc formali conucpiunt, contradicioria cx patura rei non patiuntur, & quióem D o- &or nunquam diftinxit: inter diftinctio- ncm cx natura rei , à formalem ,vt. con- fict ex his,que habet 1.d.2.4.7.& d.8.q. 4.& d.13.q.vn.& alibi fepé ; cxcn plum vcró, quod adducunt ad banc diflir.Gio- ex natura rej declarandà de dcfini- tionc,& definito, nihil (acc (Dt negouij ', €onftat.n.ex dictis fupra q.4.ort. 2. quo feníu definitio ,.& definitem díci queant exe ex naturarci.Diftinétio e('entia- -lisqucquerócotifüituit genus peculiare - diftinétionis CodilimGm eb alijs; quia :apud Fortnaliflas dnas habetacce; tiones - Jhze difinét:o;nam in vno feníu illa dicü -tür cfientialiter diftinGa,qua habent di.  ucrías effentias, & é conira illá dicuntur tisqes cadcm e[Tentía communi- cát; in alio fen(u illa dicütur efientialiter diflingui, quorum vnum nó eft. de c(fen- tia alterius,nec eius.cóce formalem ingreditur, & é centra illud dicitar idem eficntialiter alteri.q» conftituit eiuscísé- tiá, & eiusconceprü formalem ingredi. tur, aret autem,quod identitas, & diftin &io cficnualis in ptimo f; niu. coincidit um diflirétione rcali, nam quacumque babcnt diucifas cffentias funt etiam di- ueríz rcs ; inaltero autem fcnfn acccpta «oincidit cum identitate, & diftin&tione formali capta (ccundo: modo ex illis ui- busyquos tupra infi nuaimus declarando hanc dift inétionc m in folut.3.0bic&t.Sic «tá diflinétiofc rotis cbic&iué , qua di- inguiyaint,qua in nullo cóceptu quid- dit conuen: üt;vt paffioncs entis , & vititmz ronerd:ffeiéca, & diftinétio fe toris (ubic&iuésqua ditlngui;aiont, quz non coneriiüci aliqpa realitate potcn- tiali ad ipla corirzhibili, vc Deus, & crca tU; à, non'coplirgunt duo genera diftin- €uonum à ceris condittin&a;!cd coin- cidunt cl reali, & formali, vt bene, nota» uit Tatat. cit. quia gez diftingeuniur f€ totis obiect ue aliquando diftinguuntuF tdiü formalicer , vr bonitas , & veritas in Dco,& interdum evá realiter dift;nguü- iur,vt cuz vltra d.ffeiciaspariter que di linguuntui fc totis fub'ediué, quàdo- quc rcalitcr difüirguuntor , vt Dcus ,. & creatura; irterdem iui formaliter, vt bo- nitas, & veritas in Dco, vcelcreatwras & ha« dicta. fuficiát pro dignofcédis var;js :diftinctic num generibus cuátum ad logt cum I pc&arsreliétis an bagibus Foimali- cftarum,à quibusror tm 7 yroncs,vcrum & prouc&os sbflinere contulimus , nam inillis multa cóunenrur tüm logica, uim philofophica;um metaphyfica, &«theo- confusé,& p 1omifcué irodita, vt potus more gallico pa'm ntum qucd- dam cor fecerint Formalif!z ,quàn nová quardsm fcicnuá,cuius fübicétü fic for- malitas,vt ipfi prztédunt,apti ff n.um ad -Obrvéc (i quodcunque c uantomuis perí pi cax ingcnió;nec dubitauimus aficrcre tra atum: liunc foórmalitatum plures alum- nos € fubrilium Scbola indolis escclicn- tis perdidiffe,& quotidie perdere,vi miü it;cur adbacinnoflra Schola toleretur, Ammo vt omninó neccflarius T yronibus à quibusdam prz dicciur. QV£&STIOÓ VI De ordine , € Metbodo procedendi in facultatibus tradendis . 96 E Metliodis quamplures fcripfe- D re Philofophu magni nominis tüm veteres , tüm Recentiores (& forcé plufquam peteret néceffiras , ac materiae vulitas) & nuperrime non minus, quam do&ifli me fcripfit Scipio Claramontius vir on nigenz literature bros quatuor j notant 2utc m Methcdum pofle duplicis ter accipi vno modo pro rcgulay& cano- nc procedendi. in (cieptia , & ordinandi rcs m »j fa tre&tádas, vt de hac prius, & de illa pottci;us agawr ; aliomodo pro or- dine ipfo; vclut in «éu cxerciro , fcü pro ipfoprogretius funi cttam folet incer dum E 6t nii firümcnto (cicndi , ied quia hec cit tufan nas acceptics rüprie, pe- Mtihbeodi icfiinguur ad €uliaritez nomé rcla- Telatas duas fignificationes. Dubitant au- tem primó fub qua ex relatis fignifica- Mcthodus ad Logicü pertineat; acab ;pfo definiri debeat , an .f. accepta pto regula, & norma procedendi in fcic- tia, vcl pro ipfo progreffu ; Euftatius, & Toan Grámat.cx antiquioribus , & Fen- dalius, ac Zabarcl. cx recentioribus apud .cit. lib. 1. cap. 2. arbitrantur Mcthodum confiderandam ctíe, ac defi- nicndam à Logico pro regula, & canone proccdendi; at Claramont. opinatur po- tius defin endam effe pro progretiu ipfo, quia Methodusex vi nominis fi»nificat viam;& progreflum ipsü ,& hoc cft cius formalc fignificatum , res aüt, inquit, de- finiri debét: n fua formali fignificatione. Hac cfl fcrt qua (iio dc nomine;adco ut mirum fit doctiffimos viros tot verba inre parus, vclnullius momenti cófume- 1c ; nàm ccrtum effe debet Mechodü füb vtraq. acceptione ad Logicam pertinere, fub prima quidem acceptione ad Logica docentem, cuius munus cft tradere regu- las, & inftrumenta fciendi, & ordinaté fciendi , (üb fecunda autem acceptione - Ápectát potiusad Logicam vtentem , quà doccntcm;nam Log:ca vtés,vt in quaft. prooem.dictum ett, talisappellatut,quia pon:t invíum regulas , & precepta logi- '&g docenriscum crgó ordinatésac diflin €té proceditur in aliqua facultate traden- da, ilis progreílus cft acus logiez vtcn- tis ; ergo fub vtraq. acceptione Metbo- dus ad logicum pertinet , & .ab ipfo (ab viroq.. fenía confiderari d&bet .. Conf. 1juja vt. dictum cfl, non.(umiiur hic Me: tbodus pro quocunq. inflrumento fcié- dli; led peculiariter pto ipfoordine , qui in (Gentijsob(eruari folet; vc rité, ac di- nc confulionc tradantur , quia rationc ex &ómuni fenrétia definiri folet quod eff babutus inflrumentalis, feu infirumenti intelletiuale,quo docemur euiu[qidifcie pliua partes conucnienter difponere , vt refett Zab.lib. 1. de Method. cap.4. fpe- «r;t autc ad logicaw tradere methodi x ordinem proccdcndi in [cieniijs, ficut «nim ipfatradit modum fcicndi ;. ità eciá wadete debct n.odum ordinate [ciendi , i precedendi in [Gienti;s uadendo jeg * Difp.I. De Infirumentis fciendi ^ las,& precepta ipfiusorditis;medumi era — atq. ità fubinde emper qua fucce 8Ó ad logicam fpectat, ac ab ipfa definiri debet methodus fumpta pro ipfo progref fu , (cd ctiam fumpta pro ipfa regula , & norma procedendi in fcientia;ac ordmis feruandi ; Et falíum cft, quod dicebatur. — methodumex vi nominis figmficare pre cisé progre(um ipfum , mam in quattio- nibus de nomine, vt (zzpé dictum eft, cóis ac frequentior loquendi modus femper pra ferri debet ; Methodus autemapud Philefophos , nedum accipitur pro i. progreíiu, fed etiam pro regula & nore ma ordinate progredicndi. - Sccundó dubitatur, an de inna thodi; vt hicíumitur pro ipfoordine ler- uando in fcicntiayvt de hec prius agatur, quam de illo, fit quid priusad cognitio-— Ls Lacum, er a om imr debere 1,de Method«ap. tex- plicando notiorem edis (emhbiu e , nam fi oncci portus ,ab Oriente petra, poteft numeratioab altetutro tete —— mino exordir;,& effe ord.nata, T" ) mcencgptusordo retineaum y v.g.li Mongci, portum Albiminiü, inde Albis gaunum, poftcà Gcnuam wes Oricntem loca mumetet vnde deducit rationcm.otdinis requiri quidem quod dc hoc priusquam de illo agatur, nequa« quam autem , quod prius ad fe:ju&tis co» guitioncm djrigatur ,ncq. cnim ad cogni ioncm Genug A Ibigaunum pcrtincte. Dicendum t& cft de rónc otdin;s , v& hic de co loquimur; vt nimirumeft ordo. dcé&rirz, & pracipualpecicsmethodis - vel potius methodus ipfa feruanda in fae cultate tradenda , effe quód priusad co« gnitionem fcquentis dirsgatut. Probatur quia licet de rationc ordinis, vt ficit e(- Ic difpofitionem plurium sm.prius,& po serius, vt bené oftendit exéplum allatis tamen vt €x roox dicendis parebit,de ra» tione ordinis doctrinz eft , Vtab 1js in« cipiat; qua (unt faciliora captu , & cone fcire poflunt ad notitiam fequentium,ó2 fic obferuari videmns ab Auctoribus 1p- fis) qui in facultatibus uradend isnonie- mae, -SNWÓ:"emere ceo -- niscui? ab Occidéte principii: ks nell t "apes 1 it, Lol 1n ad 4 - 4- ev ^4 Que. V1. De ordine 6) Mabodo. meró,K caf prius hanc difpatation£ in- ftituant, quam illam; fed quia hzc ner «onfcrt ad cognitionem fequentis. Conf. ' quia cómuhe proloquiü eft , quod lectio lectionem aperit , vt per id oftendatur rectum doctrinz ordincm tnnc feruari quádo non folà prius hac lectio inftitui- tur,quam illa , fcd 'tant prior lectio con- ferat ad notitiam fequentis . Conf. taridé ex dictis ipfius, nam cap. 4. definit metho dum (lumptam pro ipfo progretfu , quod fit via ad cognitionem promouens abíq. . Errore, & birc cap.6. deducit ordiné efle fpeciem methodi ,quoniá & ipfe c(t pro £reffio à prioc: ad poftecius,& ad cogni- (ionem prom.ouct, iuuat .n. ordo ad reirü cognitionem affequendam ficut cofu 6o impedir,ac perturbat,ergo de rene ordi- nis doctrinz cft, vt prius ad cognitioné fequenus dirigstur, idq. expretíe docet Zubsn Ioc.ci. At refpondet Clarag;ót. ordinem 1n difciplinis tradendis vtiq. no ftram iuuare cognitionem, non tamen ia €o feníu,quod priora conferant ad cogni tionem corum; quz poftcrius dicuntur, boc.n. conucnit methodo fpecialiter di - €z , quà ponit fpeciem ab ipfo ordine coniifinctam ; fed quatenus per ordiné tollitur confuiio, quz tüm mtelligentiam retardat ,tum memoriá impeditremini- fcentiamq. penitus tollit , & hec cft vti- litas ordinis per (e , & precise (umpti. Scd iam dictum eft hic fermoné non cffe dc ordine pracisé (üb róne ordinis, fed de ordine doctrinz. feraando in diícili- nis tradendís,& dicimus hunc expoftula- re, vt quz prius dicuntur conferant ali- quo modo a4 pofteriorem notitiam, 1 ü ) ceci idm videtur ponere metho- fpecialem;vcluti fpecié per fe ab or- dine condiítinctamsdc cuius ratione fit vt fuperius conferat ad cognitionem po- fÉterioris, nam vt dictum cft, hic non eft fermo dc methodo pro quocunq .inftcu- mento (ciendi.(ed pracsé pro ipto ordi- nc docring, qui infciencjs obferuatt fo- let,vt rité, ac fine confutione cradantur, quod przcipué cóting:t , quando priora conferunt ad potter:orumi noticiam. Tcitió dubicatuc , quzpam iit norma Ordinis doctrina ; quain in cient;Js tcà- Logica 235 dédis obferuare debemus; A liqui docu runt ipfummet naturalem rerum ordine e(fc regulam, & normam ordinis doctri- nz,itavt ordo doctrinz runc rectus cft , uando conformis eft ordini naturali ip arum rerum; i.quando in fcicatia res il la prius cognofcitur, & cófideratur;qua eti in c(fcndo eft prior, ita opinatus cft Piccolomineus in fua Morali introdu- €tione c. 14.& 15. & fcquitur Aucría q. 30- Log. fcc. 1. licet addat interdü ctiam licere ob vrgentem aliquam rationé faci litatis,& comoditat s,ordiné naturz im- mutarc. Al;j cx oppotito docuerunt nor- mam ordinis doctrinz vniuer(aliter lo- quendo effe faciliorem methodum no- ftra cognitionis, ita quod cü in fcientia primó tra&amus rcs cognitu faciliores & paulatim ad difficiliores afcendimus , rectum ordincm doctripg feruamus,licet non (cruetur ordo naturalis rerum in ef- Ícndo, quam opinioné laté defendit Za-* bar.lib. 1.de Met.à c.6. & lib. 1. Apolog. Mercenarius in fuis dilucid. Faber Theocr. 18.Cópiur.difput.progem, Log.in appéd, q.vlt.& al j quam plures, inquam ctiam incidit Aucría cir.dum fatetur ipfum or- dinem naturz nen (cmper folere efle fa ciliorem , & commodiorem ad perfecta rerum notitiam aficquendary , ac ctiam Claramont. loc. cit. Á 97 Dicendum cft cum-4ecunda fenté- tiá, vcram normam ordinis doctrinz cf- fe faciliorem modum notlrz cognitio" nis,liue fcruetur ordo natura , fiue non 5 quod addimus,quia ad banc facilitaté in- terdü Cripuat iplemet ordo nature ; vt nimirü res omncs co ordinc difj;onaturs quo €x natura fua süt inter fe conexa, &C ordinata; vnde ordo docrinz nQ cft ad quaté códiftinctus ab ordine natur , ft interd coincidit cum co. Conclufio de- ducitur ex Scoto 1. d. 3. q:2.vt benc Fá- bci aducrüit, nà ibiait Doctor Metaph, ctie vItimà fcientiá ordine doctrinz,&- h agat de. principijs aliarü fcicntiarum Philofophiam vcro naturalem efie prio- rem;& plané ratio,cur Ariftot.basfcien tias fic ordinauit,non cft, quia ordo na- tvralis rccum iic peteretquia potius hic ordo oppofitun poltulabat,yc nimirum | Aà Me- 235 «Metaph. pr&mitteretur ; veluti qua agit de princip js priniis omnium rcrum com muni(him:s,non autem Phyfica;qui E. de parc culari ente ; ordinauit ergo ihi- lofophus has (cic nuas hoc modo, & Ph ficá pianafit Metaphyficz quia illa € facilior,vt poté qua cíl de rebus fenfibi- libus,qua funt cognitu faciliotes . , Probatur autem conclufio manifcflis Anft.auctoritatibus, & inprimis $.Mct. tcx. 1.ade t auctoritas qe nullam páti- tur gloííam , nam ibidiftioguens intet principium eiiendi , & cognolcendi ait , piincipium doctrinz nó fcmper cft prin «ipium teiícd vnde quis facile addifcere potcft, inquit .n. ;v; docirin noná pri- moyac vei principio aliquando imc boan- dum eft , fed vnd? quis facilius difcat. INec valet folutio Piccok quod ibi Arift, loquitur de via doctiinae,.1.de Methodo, &dcmontiratione , quz cfl propria via fcicndi , nonautem de ordine doccrinz. Hoc .n4nanifclié rc pognat textui, vbi po nit varias acccpcrion:cs princip]; & poft- quam locutus cfl de principio. doctripz, inferius in codé capite loquitur dc princi- pio ;p i:cdio den ctl rationis illis verbis, praieica cem coguojciilis res eft prtu- cipium boc quoq. dicitur yvt demonflra- tronum, (uppofitienesÓ ergo m priorilo co loquitur de meth. do, & via dociring, fcd de ordime. Itcm 1. Phyf. tex. 4. a(i- gnans ordincm ptocc dédit in fcicntiana- wiral ait ob vn uctéilioribus ctle incipié dom, & róncm adducens inquit, quia süt nobis notioras quod ét rcpetit 1. Érhic«. 4:crgo norma ordinis doctrina cfl faci- lior noflra cognitio . Nec iuuat refpon- dete com Piccol. g il'a non ctt (officicns zgtioyncq; primarias ouiacf. ex vniucríaliü «ognitionc facilius habemus cognitioné aharum rcrü paiuralium , fed primaria ró eft, quia fünt priota, idcó illis coznius fa cilius alg res cc gnoícumursoam ipfe or- do natura facilior , & ccnimodiorcft ad perfectam) rerum notitiam. affcquendá, ! INOvalet ; tum quia nimis derogater Lhi- lofopho d'cendo ftatim in ingrctlu f lulo fophiz defecitie nó atlignando primaria 1ónem, futiicicnie ordinis, cii ferua- turus erat in j20greltu ; tu quiafeisü eft Diff: DéInfiriimemis füudi.. vniucríala , de quibus ibi loquitat Arift. c[ic priora srh ordinem natura ,quia nom loquitur de vniuet(alibus, in praidi fcd 1n continendo, vi dicimusin Pbyf.um expofitione textus cx Scoto 1.d.3.3. 2.0. tum quia etiamfi per. vniuerfalia toiclli-. geret ibi cóiora,qua (unt priora fecundü naturam particularibus, adhuc tan; vni- uer(aliter verum non eft ( & fi interdum. ita fit ) quod ipfe ordo naturz facilior, fit, & commodior ad no(trá cognition£s, atque idcó illa adhuc cffe non pofset prie maria ratio, quia funt priora; t tandem, quia ctiáfi iple ordo natura. séper facis lot e(fex , hinc non (cquitur primariá ra» uoné;cur velit Arift.ab vniuer(alioiibus procedere;eiic uia ifta funt priora, imó. potius fequitur oppofitum , quia non conquiefcit. incellectus y t qu manet, quare vult agere priu$ .— c prioribussm ordinem natucz 2& 69. (pondcre debemus , quia facilioré lec tionem habemus (eruádo hunc ordine cum ergo bac fola caufa , facilior modus noftrzcognirionis quietet noflris ^inicllectum ipía folaetit primaria. — 98 Preterea videmus Arift. lurie dincm naturulé rcruin pratcunib ffe, & - ordinem nolle fac.Loriscogoiuionis (ge — cui cile; hir prius cg:t de apimalibusq. dc plantis, 6 aliararione , Bf. quia PUB nobis notiora, vt ipfe dicit dc long. & bre uit.vitz X lib. 1. hitl.animal cap.6.dicit prius le agere velle dc differentijssiX aci depubusqug circa animalia contingunt » poticaad caufas inquirédas aleédere , ai — n.rationem cógruam notiro naturali co. gnofcendi n-odo efle, vt à facilioribus,& pcopinquioribus nobis ad difficiliora ; &. remotiora procedamus, & ibidé de par- tubus animal.c.2c-reddensrationem , cur prius de homine agere velit, (ubdir, quia. exteriorum partium eius forma notiffi- ma efl Nec valet,quod a Piccol.hoc al» Atidl. factum fuifleex accidenti . Quia AU agit tcflatur fe itd agercquia ratio doccndi expoftulat, vt à tacilioribus no» bisad difficiliora procecau:us ; non ergo. id fccit cxaccidentsled coufuló,& data opcra, Et bac (ententia nontolum fuit Ail fed CcLElatonlib.z.de Rep. G.lene. lip.9. e Qudt. VI. de Ordine , es Mabodo . Nb. dedeerets: Hyooc. & Plat. c2. & Auiceg. ia pria. lib, de Anima, quibas in locis vnan/mtter docent in rerum ccacta- tione, & facultatibus tradendis à facilio- tibus, & clarioríbos noscexord ti deoere. Demum huic feacentiz manifetta ratio fuffeagatur , nà ecfi pluries iaaet res ad- di(cete eo modo, quo fuat à natur: dlpo . fitz , nam valde coafert cra&bstü de có mun:oribus przmittere wactaribus de particularibus, vndé Arift.sn lib.Phyf. a git de principrjs,& proprictaubus corpo- ris naturalis in cói, deinceps io al js Jib. de varijs Ipeciebus corporis nataralis; lac - tamen eriam.contingtE Fem aliquam s quamuis in cffondo priorem eite adeo scconditam, vt non alter poffit bene co- gnotci , quam €x praua cogaicione ali- cus rcr. pofteriors (cnhbus obaiz , atq; ideo à nobis cognitu facillima , c Autt.m Met, a&urus de (ub(tàtijs fepa- ratis pt?us. agit de. materialibus ; & ideo fion ordo. geram. vpiactfalitet E(Ic |ót norma ordmis doctrm,fcd faci- lior modus cogmttiomsmoftrg , vnic sé- per debemus incipere à nodor;b? nobis. ^ 99 Hictamcn adaerreodü eft cü Fa. bro cit.c.z.m fine,quód cum dicimus or dinem doctrinz poftalace, vt à notiorib, nobis exordium fua.aror,per noriota no b;s non intelligimus, qua (olent contra- diftingüi à nous nauta, (cd per notiora nob:s inteligimus ;lla , quiz facilius als initio fcienaz addifcimus , & ex quorum cognitionc facilius io cognicioné aliorum in illa (ciétia deacnimus cx quo fit vt & ucies in icientijsordo doóring fequa- tur ordinem narurz,& prioranatura de- &larentur , deinde pofteriora ; hoc autem non1deo fit , quia ordo naturalis (it nor- ma veri ord.nis doctrinzs,vt Piccol. arbi- gratus eft , (ed quia hic, & nonc ile. ipfe ordo naturz cft facilior , & cómodior ad affequendam noticiam aliotum in íciétia €Ótentorom,nct poll criora potctunt rité percipi nifi luppotita notitia. priori (e- cundü natutaa ; hac racione Acitt. prius egi de elemencs , q de m:xcis, quia rité mixti nacura percipere non poliumus;n.(i pee elemeata cognofcamus; Et per hoc lecociliantuc omncs Ariit auctorita- 1:j tes, quibus ip(e te(tatur fe idob prius re de. quibu(Jam rebas, quia ceca turam priora (uat, ita 1. Elench. c. 1.& 3. Rethor.c. t.li.de fen( & feníaco in prit cipio* .de zen.antinal, c«4.1« P hyl $7.24 dc Anim. 64. 2.de partibus in mal. c, 10. & n -hyf. primo loco agit de princi, js rérumn taraliü v,quia $m natura priora fumt,quamuis slio w^ unc difficiliora. Có» cilian.uraüt omnes iz auctoritates , dc coafiaides 1cédo Ac tt. eps fas onus có» formale od nem dodrine cum ordine macur£ , non ,uia 0:do rile nacuralis E norma vcrio:d nis Jozteinz,led quia fa- Cilior nottra .ogn tio tuac iliam 0o:diaé ex poftulabac.& ordo ipie namuralis con- dacebat ad facilioré captam atiarum rerü in fcientia, vnde X quando Acift. à prio- ribas srh naiuram incipit feruindo ordi- nem nature ,& quando eundcm ordincaa omqtit;id (cmper facit ob faciliorem no» flram cognit;oné , ita quod modas faci- hor noftiz cogattionis fic fempcr norma ordinis doétrinz, fiuc incipiendo à prio» ribus , fiue à poftcrioribus sm naturam. Neque huic refolutioni adacratur , quód ves icut fe babent ad eí(fe, ira ad cogno- fci atque ideó ordinem in cognofcendo Íeqai dcbere ordinem in eflenao ,& oc- dinem (ciencifics confocmné effe debere ordini natursli. Non fequitur, debet enim vtique fcientia docere res, & modum;quo inter le (onrà natura dil pofirz (ecundum prius, & poftezius, fed in docendo necef- (atium nó eft,quàd illum modum iimnitc- tur, dcbet v.g.docere ,uid it Dcus.quid creitura , & quod Deus cft prior cceatu- ra, fcd hinc non fcquitur, quód pro de« claranda Dci natura incipere non polit à creaturayque cft notior y iuxta praecepti D.Pauliad Rom.1. Inaifibilia enim » fiws à creatura mundi, perea, qua fa fami yrmte lle a con[piciuntur . 100 Q irt dubitatur in hac quzftio- ne,an in tacultatibus cadendis vcendü füc m«eibodo rcíolutiua, vcl potius compofi- tiua, itacn'm diuidi folet methodus, fea ordo fcientificus 1n c (tiuum, & tefolutiuum, & is ar. diíp. de Mcethod.X Mafius j.vl.proasm.log. addant, tertià [peciem mc- Aa i thó- thodi,quam áppellant defin tiuá, ex Gal. lib.de artc medic.à principio; cóis tamen diuifio mcthodi in compolitiuam , & re- folutivam fufficiés cft,& inimediata;nec mcthodus dcfinitiua cft ab illis condiftin- &a,vt Zab.oflendit lib 2. dc Method. & lib. 2. Apolog. & ita colligitur cx Aritt. Eihic.cop.4. vbi non nifi duplicisordinis (cicntifici meminit ff difputationibus fer vádi,vnvs eft qui eft à princigijs ad prin- Cipiata, qui prcindé dicitur cÓpoficiuus , nam partcs coyonunt totum, & principia principiatum alter cft à principiatis ad pricipia, qui preinde dicitur celolutiuus Quia totum in fuas partes refoluitur, & principiatü in fua principia. Zabar.loc. cit.docct ordinem compolitiuum effe jp- prium fcientijs [peculatiuis,nam cum ifte non rcferantür ad. finem alicuius opetis faciendi, non poffunt aliter ordinari , q à principijs inchoando,& hoc cflc de mete Arift. 1. Phyf.c. 1. Ordinem vero refolu- tiuum docct eic propriü (cientijs practi- cis, & attbus, nà cx netiopc finisjad qué tefcruntur jartcs funt ad.nuéia,& fic A- tifLipfc docet 7. Met. 23. in quauis arte prius contiderari fincm,dcindé media, & in (cicntia morali ità obícruat, quia prius sgit de foclicitateyquae eft finis deinde de virtutibus , quz (ünc-aíedia , iraque con- «cludit in tradendis fpeculatiuis methodo «€ompofiriua vtendum cfle, (cd in tradcn- :dispracticis refolutiua,quam opinionem fequuntur Complat. cit. 1c1 Dicendum tamen cft neceffariü inón effe fpeculatiuas procedere ordinc cópo(itiuo, & practicas tefolutiuo , fcd vtrumq; crdiré his,X illis infetuire po(ie iuxta exigentiam noltrz facilroris cogni tionis;ità P. Faber cit.c.3.& icnet Auctía cit.& fequitur ex proximé dictis, iam .n. :xconclufum eft ordinem doétcinz refpi- cerc noflram faciliorem cognitioné , (ed n ultotics cótingit; quod tacilius addifci- mus incipiendo à copolits , & principia- tis od prima v(quc principia procedédo , & ab cficQtibus nobis notioribus ad cau- fasctam in (cientijs (peculatiuis,vc fupra probatum cft;& multotics contingit op- potitü etiam in praclicis,crgo in vtrifque facultatibus iuxtà cxigenuam facilioris Difput.T. De Influmentis [ciendi s noftra cognitionis arripete p v nam seshodi, e cam. nó vt norat Auería,contingcre poteft, vt plures pat- tcs eiuídé rie totali ità dncdifpoti. tz ,vt vna procedat ordine compofitiuo- alia rcfolutiuo, v. g.pars illa Philofophi, qua prius confiderat mundum quantum ad compofitionem,& flru&uram fuam j vhitatemyoriginem,& alia, deindé di (tin &$ conliderat fingulas mundi partes, ,p- cedit methodo reiolutiua,alia verà pars, quz prius contiderat elementa , dcindé mixtam, procedit ordine compofitiuo. Sed cum Zab.obijcies ; quod ordo de- bci] tradere cognitionem difti rel — ergo debemus incipere à cómunioribus, & à principijs, & caufis, quz funt nobis notiora cognitione diftin&ta . Confir, ex Arift.qui 1.Pby(. $7.& Iib.s. tex. 2..& 1. dc part.animal.c.1, & 4. docet prius de comunibus agendum effe, deindé de par-. ticularibus; & ratio eit,quia Ícientiz in- tendunt tradere explicitam s & di(l inctà rerum noritiam;fed notitia voiucr(alium requiritur ad explicitam cogmtionemins feriorum, & particularium , ergo ab vni- uecíalibus incipiendum eft. f efp.cü Fab. cit. negando a(fümptum, quia nó (je ctar ad ordinem tradere cognítionem dftin- &Gam;,vel confu(am rei , id . n. munus cft inftromentorü (ciendi, (ed ordo proprié inferuit folum facilitati fcientie;vnde fie- pe cuenit, quod priori loco quedam pre - mittimus, de quibus habemus folü cogni- tionem quandam rudem , & pcr rationes "arum efficaces;no alia rationehitfi $4 crudis ipía cognitio nos adiuuat a« acquirendá elaram aliarum rerum cogni4 tionem. Ad Conf. dicimus ea probati tá- tumjordinem compotitiuumi longé prz ftarc refolutiuo , & in difciplinis traden- dis co vtendum effe , quantüm ficri pot ; non tamcn probat, quod (i neceffitas, &c commoditas addi(centium id cxpoftulet; non polfimus interdum illum pra termit- tcre vcendo ordinc refolutiuo, premitté- do nimirum cognitionem rudem,& con- fufam effc&uum,& cópoíitorum,vt indé procedentes ad cognittooé caufarum 5: & principiorü in hunc modum acquiramus cognitioné quoq; diflinctam corüdem , 192 Quin- 117 aor intó dubitatur , an quzlibet paffim Recentiores Philofophiam tra - (ciétia me;us tradatur ordine expofitio- dunt, ptoprias namquc; relicto. Arífl.cex- nis,vel poriustra&ationis an virumque — tina alo , contexunt qua'ftioncs , ac permiícédo; & vtfenfusdubirationispa- — difputattones , quafi nil referat fcire Ari. ntia traditur pcr modü cx- uis allumendo ccrcum Autorem,à quo fcientia antea eft tradi t2, Vt Ariftotclemin Philofophia, Magi- firum Sententiarum in Theologia , fata- git illum explicare & reconditos illius sé- fus apcrire;& qui fcientias in hunc modü tradunt per modum Cómentarij non alio ordine proccdcre tenentur ab illo , quem fernat Au&tor principalis.Tunc v fcié tia traditur per modum tra&tationis, cum u:s 4liquam (cientiam tradit rcs cractan bs in cadifponendo ordine'quodam di- füindto, & cxquilito proprio vcluti Mar- teadinucnto , non autem cuiufdam Au- - &oris textui innitendo . Tunc tandein mixto modo traditur , cam quis po quá ccrtum Au&ocem tibi exponendum a- fumpfit » occafione quotumcunque ver- borum, qua ab Autore textus inrer po- nuntur , teat; tunc [cic pofitionis , cum ex profefío fuas inftituit quz- fhioncs,(ic .n. hucufq; Au&orcs vcrumq; ordinen; milcucrunt Ant;qpiorcs primo modo tàm Philo- fophiám,quim Theologiam wadidei üt, nam Aucrr. Alexander, T hemiftius,Sim- plicius , Fhilop. & alij illam docuerunt Arittotclem commentando, iftam vero &gidius, Scotus , Riccatdus, D. Bon. & aljj quamplures exponendo Magiftrum Sccundo modo omnium primus Th«olo- giam uadidit nofter Alcnfis nouo otdi- fc contcxendo fummam theologica iuf- fu Innocent. IV. qué poftea [amma cum laude San&us Thomas cft imitatus; & idem im;erito Aucrfa q. ó.(e&t. 1. 7.hoc przconium (ubripit Alenfi , vt tri- buat Aquinati qui alijs.mille titulis cu- mulatus meritis hac laude non eg:t ; nam id aperi rcftantur Abbas Triram in Ca talog. (criptorij Eccleliaftic. Bartholom. de Pifis ib. 1. Conformit. Firmament. trium ordib.p. 1. Sixcus Sencn(.lib. 4. Br- blior.fanc. quorum teftinionia extant at- fixa in principio Summz A lcnfis , & af- firmant etiam primi (cripfiffe fupra Ma- gificum ; hoc ctiam fecundo modo nunc sudare bus philofophicis, in qvibus ramcn veluti Magiftrum , & ora- culum ant quitas cft vcnerata. Tertio tá- dem modo philo ophiam trad;derüt Au &ores quidam inferioris nore, qui occa- fione arrepta alicuius verbi, quod incidé ter habet Au&or in c^xci, quzftionces ia- ttudunt ad illum locum , & ctiam forec- dum ad cam fcientiam prorfus imperti^ nentes, vcluti funt illi qui 1. Phyf. vbt de ptincipijs rerum macuralium agendü eft difputant dc entis vniuocationc,quae (pe- &at ad Metaphyficam , & de primoco- gnito , quod attinet ad libros de Anima. 103. D'cendum bicuitec cft, gplicet in Sacra Theologia confcribenda, in qua alum textum non habemus , quam Scri- pturam Saciam , & Sanctos Patres ordo tra&tation:s fit admodum accomodatus, itaut apté difponantar mareriz , & tra- &arus pro rei exigentia Fhilofophiata- men ,in qua babemus Arift. vt oraculum, & Magiftcum , nó bcne traditur per mo- dum purz tractit/onis rextum prorfus omittendo, quia Arift. textus revera € totius Fhilofbphiz bafis, & fundamen- tüm ; nec bene traditur per modum pu- rz cxpofitionis nullam prorfus contexé- do qua ftionemyquia vt ait Aritt. ipfe in przd cam. adaliquid , dubitare de (in- gu'is noa eft inutile , & qut ioncs fünt , quz acuunt, & exercent ingenia,& ad ve titatcm Ayr onis maximé iuuant , vC poté qua cfficaciorcs rariones pro altc- tratta partc producunt ponderandas. mixto quedam modo tradenda ctt, non quidem tali, qualis c& iile 1à relatus quo huculq; Au&orcs quamplurcs vii (ants imb hic vt penitus ineptus, & nox us cit à (choliseliminandas , (cd alio quodá fic accomodato,v: ab initio totus p. nitatur , Arift.tex.in sümá rcdattus , & deindé q- füioncs, ac difputationes contcxantur iili 'repódentés vel co ordine difpofiue quo textü Arii.o;dinauit ;vel alio nourter ad- innento, vt introdoci poffint qóncs q de nouo pettra&ácur; fic nos logicá 1&0 cÓ- Aa j icxi- flot. mentem tn rc 258 teximus,quia Sümulas pramiffimus , vt A ritt. textus breue compendiü , & nunc di(putationes fubncé&timus Ilis refpondé tcs , cundemque ordincm (cruauimus in Phy ficis,& in al;js libris tencbimus. . 104 Dubitatur tandem, quisordo fer uádus fit in qualibet qucftione difponé- da, praícrtim quàádo circa illam variz ac inter (c repuzáantes extant Au&torü sC- téz ; & quidem cuin tota qua'flio in his duobus vertatur cardinibus, in alienis ni- mirü impegnandis, & proprij confirmá- dis, hoc tribus modis fieri poteft ; primo vt aliena referantur, & rcijciátur,proprià dcinde inuroducendo fententiam, & con- firmando, quem ordinem obícruauit A- rift. 1. Phyf.agens de rerum principijs, & 1.Ccrli ages de origine müdi , & 1. ac 2. lib.de Anima agens de natura iplias ani- ,& 1. Echic.agens de humana faclici- tatc;íecundo vt ptius propria apcriatur & folidetur séériapottca aliena. rcferá tur,& cofutétar d methodum feruauit 3. Phyf;agés de motu,vbi prius fuam tradit definitioné de motu, deinde Antiquorü. tertió demum,vt prius quidem alieng rc- fcrantur fententiz, & minus probabiles , & poftca propria, (& magis probabilis , fcd illa non reijciacur , nili dum propria fulcitur fentétia,ita quod fimul, & fcmel propría probctur sétentia. , & oppotirz rcfellantur, & propriz confirmatio fit alienz confutatio;ac € contra;& fané hic ordo magis cxpeditus e(l, & breuitati ada ptatus,nam fic nó oportcbit in plures ar- ticulos quzflioné diuidere , in quorum vno aliorum fcotenriz rcfeliantur , & in alio propria introducatur , atque probe- tur, fed in vno, & codem articulo. ambze it€$ COn.odé cxcqui poterunt fimul,& propriá cofirmando,& contrariam euerrendo,& hunc ordinem nos fcré sé- obferuabimus in qua-flionibus difpo copia circa cundem jue it;onem peteret bunc ordincm aliqualiter immutari. 10$ Sed quamuis hac methodus in quaítionibus dif ponendis n.odo (it fami Difj.I. De Ifiruinentis friendi. liaris,& confüera,camen in refer&dís, B& diffoluendis alien fententiz: argumétis non eodé modo procedunt omnes; quá- plures .n. dum ab initio quz(tionis alio- rü proponüt opiniones,illas adducunt cü fuis fundàmétis ,qua poftea diffoluunt in fine quz(tionis ex declaratione propriae fententiz , quam pofucrunt inco uzliti, & hac metodo vfi funt vniuet-- aliter omncsanuqüi Ncolaftici , quam ét Ariít.ip(c commendat 3.M ct.tex. r.nam vilis aliorum rationibus maturius fertür de veritate iudicid, inquit Philofophus Verüm vt aduertit Auería cit. quamuis hzc methodus (it valde illi commoda.» , qui proptia induftria , & exercitatione veritatem indagare contendit, ille tamem Auctor qu! veritatem inuentam alijs tra dcre ,& perfuadere contendit; confültius vüque procedet , fiabinitioqueflionis — — tefcrédo aliorum fententias,illarum fan- D , damenta non referet , (eddifferetad iné ^— quz (tionis, poftquam fut ftabiliuit s&- tcntiam,ea fimul referendo, & diffolue- do;& ratio eft, «uia li im qdcilim vei — bulo referantur nó folü fententia PAEA. (cd ét corum fundamenta, mncin- k mnm- tclle&us addifcentis fitnudus, & canqua— tabula rafa imbuitur quodammodo prie — — mó illis falis fundamentis,yndeminusfa — - cile poftea difponitur adafleniédumra- ——— - tionibuspropriz (ententiz, camfemper — — anxius maneat dc folutione argumétorü oppofita (ententiz,mcelius igitur eft , vt intellectus primó abuse Fubdiie vera fententiz, neque tali anxietate labo rct. Accedit vlterius experientiam ipfam docere, quantum afferat i Ty- ronibus conferre folutiones in fine quz- ftionis pofitas cà argumentis ab initio premiossnégng plané eft incómodü pra ferum qfi queítio eft prolixa;gp | poft argumentum A duerfarij relatü tta« , um faa immediaté fubdatur (olutio,con- fcftim gaudet addifcentis ingenium, nec manet anxius , aur perplexus , & melius (olutionem memoriz maridat. w^ * 1 DESPVTATIO SECVN ja 239 DA: De vocibus, e! communibus carum affectionibus nen Cientia quecunque , »t more bumano tradatur,vocibus indiget , que funt manifeflatiu& conceptuum; quia igitur Logica cft inflrumentum enerale omnium. fcientiarumy tenetur bac ratione ,quatenus nempe unt figna conceptuum y traiare de vocibus, vt colligitur ex Arift. lib.i. Periber«ap.1.C7 ibi docet $.Tbomas lect.a. quibufdam ea- vum comunibus affectionibus &quiuocatione nimirum yvniuocatione,analogiayC €- d quibusproindà con[ultó /£rifl. [aam incboauit Logicam y 7 non ex abrupto, » putauit A uera q 2» feti. quafi tratkatus ali uis ex ,Arist. Logica füt ami($us in iuria temporum m illum pr&cedebat; Et Ijagoge Porpbyrij banc tratbationem pracedere non de tepradic. quantum tario de V niucr[ali et, fed fequi , cum Arift. ipfe de pradicabilibus agat cap. 2 an atis Illi videbatur ad librum ceret »ndà mal? dtfpi- us communiter pramitutur difputationi de V niuocis, C" , 4€ quiuocis, cum re vera pertineat ad cap-2. antepr.&dic. .QVAESTIO PRIMA. ^ - Quid veces fignificent, & quomodoyboc "efl , anres, vel conceptus, C7 nume ,. matraliter,, vel ad placitum. 1 Sia. Ertum dd eum exero er : monc aliquid fignificare in- Y | tédimus , duo in mente lo- . WySdX*  quenris prz(upponi, rem «f. cognitam, de qua loquitur, & illius reico gnitionem , quz conceptus alis ap- pellari folet, ficut res ipfa cognita, vt fic, conceptus obie&iuus ; difficultas igitur cít,quidnam horü voce fignifi cetur prin- cipaliter, & immediaté . Afferunt quam- plures voces immediaté liguificare con- Ceptus ipfos formales,& rcsi pías mediá- übus illis, ita D. Thom. 1. p.q.13- art.1, & q.9.de potentia att. f. & 1-Periher.lec, 1.& videtur fuifTe communis opinio cx- politorum Ariftot. Ammonij, Alexand. Auertois, Boer. Porph.óegliorum ; addür tamen nonnulli hains opinionis Aucto- res,quod licét voces immediarius fignifi- €ent conceptus , quam res, principaliustamen hignificant rcs , quam conceptus , 2 ipíe conceptus ordinatur vltimaté , principaliter ad repraíentandum ipsa zem , cuius eft ümilitudo i entionalis , irà Ioan.de s. Thom.1. p. Log.q.1.art. 4. quz fuir opinio Datiolij 1.d.22.q. 1.ar. 1. . Alij vero abfolute dicunt per voces fi- gnificati res ipfas non folum primario, & principaliter,verumetiam dirc&é;proxi- mé ,& immediaté,& hec eft cómunior o- pinio, quam fequücur Nominalesomnes Ocham,& Gabr. 1.d.22, q.vn. & paffim Recentiores Fon(ec, 2. Met. cap. 1. q* 2« fcét. 4. Vaf]-1. p. difp. $7.n.8. & difp.75- cap.3. Suarez 1.p.tra&pe 1-libe2 - c«3 140.6. Hurtad.diíp.8. Log. (cet. 3. Arriag.difp« 13.fect. 2. Ruuius q.1 Murcia difp. 2.q. 1» Amic.tra&. 31. difp. M) 1.dub.4. Auerf; q.6.Log.fect,4. Ouuie .conttou.8. Log. n.7. Poncius difp. 9. Log«4-2.& fuit sétem tia Scoti ,quáuis.n. 1. Periher.q.2.proble« maticé procedat,& dicat, quod attenden do auctoritatem prima opinio cft pro- babilior, fed attendendo rationem (ecun da, poftca tamé in 1.d.27.q- 1. ad 2. prim. relolu.é docet res ipfas , non veró carum conceptus per voces immediate, & prins cipaliter tignificati  imó difectis verbis declarat ibi res tantum proprie loquen- do fignificari per voccs , & nulla modo conceptus ncc mediaté, nec immediaté » quia litrerz, voccs ; & coceptus siit figna; immediata vnius tantum frgnificari »-f. rci nec voii froprié elt igoum alterius y (cd pro tanto dici folct ;nü » quatenus dat illud intelligere 5, ncc fignu poftcrius figmficarct ,. niii prius fignü dé fignifi. taiüimmediatius manifcil arcc; vnde có- cludit Do&or,littcras voccs & conce" Aa 4 — ptus 7 E 1T] NASA C 246 — Difput.1T. puusadinuicem fubordinari in ratione fi- gni prioris, & pofferioris vcludi fubordi« nàátur pl urcs cffc &us ab eadem caufa im- mcdiaté producti, non auté in ratione fi- gni& figoificati,quia proprie loquenido littera n0 fignificat voccs, ncc voces có- ceptus, (cd hzc omnia süt immediata (i- gna ciufdé fignificati if.rei, & hüc dicédi modi paflim Scoiifta docét 1.d.22.& 1. Petiher.q.1.vt Tatar.Io.de Mag.& alij. Circa alteram quz'fiti parté de modo fi snificandi vocum non cfl diflicultas in- ttr Pcripateticos , omncs namque ynani- mi oni docuerunt voccs articulatas (cx hiscpim conflituitur. humanus fer- mo, dc quo hic loquimur) non fignifica- rc naturaliter fed ad placito, hoc cft vo- €cs ex fua naturali vittute nuliam vim ha- bere fignificandi fed cx fola homir.ü tm- pofitione. Oppofitum docuerunt vete- res quidam Cratyllus,& Heraciitus apud Ammonium 1.Periher.c. 2. & Pythagori ci apud Dexi ppum 1bidem c.6.cx quo in feriis fapientis tnunus non efle rebus nomina imponere, féd nomina rebusim- pofita à natnra ipfa adinucnire. 2 Dicendum cft pro folutioneqvzfi- ti quoad vtramque partem, per voces fi- gnmficari resipf;$ non.folum primar;ó,& principaliter,.fed etiàm proximée,& ime diaté,1mó proprie loquendo folas rcs ti- gnificari per voces, & nullo modo conce pus,ncn quidcm natural.ter , f d ad pla- €num . &onclot;o cft tcié comunis ,& Bow quoudoés,& fi gulaspartcs , Primó quidcm; qx ód figuificent rcsop fas prmcipalter Auctorcs ipfi. prung ejinionis libenter admittunt; uum quiaad manifcité docuit Aritt. 1, Eicnc. cap. 1. vbi ait;quód in difputatione pro rcbus vti mur nominibus,quia ic$ ad difj utationé afferre non pofíümus, ficut in ludo vti- mur fabis pro nummis & 4. Mer. 23. ra- 4i0 , inquit, quam fignificar nomen y efi «cfmitio y at definijoindicat vcram cf- Íentiam rer ium quiaid principaliter fi- gnificatur , ad quod fignificádum pruna- TiO nomé it'nponitur& quod repraícnta tür intelicétur abdicnus ad. prolauoncm ncminis; (cd inientio imj onanus non.é De Vodibus . principaliter efl,vt fienificentur res, vnde Gencf.c.2.nomina dicütur àmpefita re- bus, & ftatím audito nomine'fcrimur in res,& cóftituitur intellectus reijnon au- tem fpeciei, vel conceptus; tü ét fi primarió conccptus fignificaren propolitiones de (ccundo adiacéte eflent veia , vt ifte Antichriftuseft Ch cft , quia intellcétio Antichrifticüceft, & pariter intellectio Chymerz , & écó« tra omncs de tertio adiacenteyin qua vnd. enunciatur dc aiio;cfient falíz;nam dun dicitur bomo efl apumai fenfus etfet , qp. intcllectio hominis eft intelle&tio anie malis;tü demü,quia ipfe concepuss ordi« natur vItimató,& principaliter ad reptate fentandam ipfam rem,cuius eft fimilitue do in:entionalis, ergo vox;quse fubflitui tur folum loco cobcopuis AMD prasétáda principalius ordinabiturqug —— rauoncs tanguntur à Scoto 1, Perier.q.2« i» 3 Sccundo, quód nó folum prin ter , Íed etiam díicété , & iffimediat ipfas tignificent, probatur eiídc bus;& adhuc viterius, quia fig deducere audicniem innouciam 1 gnificataz,at nomina immediate inrerum noticiam; quia quód gr €irr .nreiltét ui audientis per nomen, eft. — re$ ipf) nam audito nomine lapidis tta-- tim lapidem ipíuüm cócipimus, nó. cogn.uonem , quam de lapide biberio- quc..5, imóilla ion nifi per. rcfiexioncmi aitingituc , quia prius conciptinuslapidé — audito cius nomme, & deinde fit seflc- xic;quod loqués calem iem intelligit. 4 e« ccdic ex Tatai.cit. quod yoieft rcs audi& ti rcprafentari pilu] vog tanti de cogni- tione loquentis , vt expeuicntia contar y er£o per vocemi rcs ininediaté 16prasé- taturjX non cius cosoitio.Demum comn- ccptus non fgnificatur,vt idad quod (üt impofitum nomé, crgo vó potelt imme- diaté figificari nouine , quia nominis immed.sta (ignificatio cft ab imporéte nomcn. Quod autcm di ximus de. voci- bus:n oidine ad cóceptus , idem diccitdü cft de littera, & fcriptura in ordme ad vo ccs; litteras népe fcriptas principaliter j & in.mediaté tigurificare ics rplas,non au teu Qu«ft .I. Quid «votes fignificent, eo quomodo. — 241 teft voces,vt contendit A ucrfa cit. in fi- ne fcc. & Arriag nu.3 6.quia Arift.1.Pc- riher.c.1. eádem paritate affirmat. inter litteras, & vocesac inter voccs, & conce- ptus , & Scotos cit. ait hzc tria litteras , voces, & cóccptus effe immediata figna eiufdem rei fignificata: ; & tandem quia vrget eadem ratio » quia fi fcriptura 1m- mcdiaté fignificat vocem baec propotitio fcripta bomo e(l amimal, cft falía, fen. fus.n.e(fct, quód hzc vox bomo cft ifta vox anima!, quatatione Arriaga conui- Gus fatetur (ub nam. 39. fcripruram im- mediate lapponere pro rcbus , efló eas non ita fignificet . Poflet t in hoc fenfu dici voces proximé,& immed até fignifi care conceptus, & litteras voces , quate- nus cum nequeamus immediate caufare notitiam rci in intclle&u audicnt:s Ange lorum inflar ratione impedimenti corpo ris,loco conceptuum fubrogamas X im mcdiaté fubtt ituimus voces, quz excità- do mentem audientis ingerunt illi notitià ahi. sri , & cum non poffumus ab- entem alioqui ratione diftantiz , loco / vocum immediate litteras , & cpiftolas fubftituimus, atque ita voces, i mediaté vices conccpuvum,& littera vo- cum ; vnde bac ratione atcmer e litteras immediate fignificare voces  & voccs conceptus in animo ; nequc quid amplius probant Autores modo cit. 4 Tertio probatur hinc tertía pars conclutionis,quód.f. voces, & conceptus (ubordincntur innicem in ratione figni prioris, & pefterioris,nóauwm proprié in ratione figni &[hgoati, quia vt notat Ioan. de S. ] homa cit. vnum fignificare mediante alio potett imelligi cripliciter; primo mcdiapte alio , tanquam rationc formali, non tamen tanquam re rcprassé- taa , & lic vox dicitur fignificare media impontionc , cóceprus media fimilitudi- neintentional) ; (ccundó mediante aiio , vite reprzfentsza , ranquam primatio » & inimediaro hignificaro , & lic homo dicitar figrificatc immediavé lhioniinem in commoni, & mediate Petrüm ; tertio mediante alio,nó vt re bgmificata , fed vt principali fignificáte; cuius vox eft (ubtti- tuum , & quati initrumentum ; & hoc untim- tod o vox figmficat conceptum ita Au- Gorrelatus , & eft quod Scotus docet vocem dare intelligere;& infinuare cóce prum in ratione figni prioris , & princi- palis,nó autem in 1óne rei fignificat; eX tm patet hanc controuer(iam , fi bcne enfus Auctorü. vtriufque fentéci per? pendatur,etle dc (olo nomine. Hic if ad- uertédü eft cum Bargio in 1.d. 27. ad si 1.q.& Tat.cir.non codem modo litteras fübordinar1 vocibus , ac voces concepti- bus, quia voces funtita per [e concepti bus (ubordinata in fignif.cádo, quod re$ nullatenus (ignificarcot, nifi carài cogn! tio przcederecin méte loquentis,non .n» narrare poffuimus, «ue ignoramus, & nó cogitamus, fed non ita littera funt voci- bus fübordinatz quia vocibus nó exifté- tibus adbuc litere , & fcripture fignifi- carét,& (aa fignificata oftéderent, h:c mosfcribédi apud gyytios fuit im víu y ni figuris quibufdá , qua Hieroglyfica doeet ,non voccs aliquas,fed imme diaté res ipfas denotabát, «ui mos fi crib é di adhuc apud Iapon:os viget,vt referunt Hiftoriciqua ratione Valles. c. 3. de fü" cra Philofoph.ait fcripiuram per fc igni- ficare independenter à vocibus ; X idem conftatapud nos de f garis numeros fi- goificáibus quód vluó concedit ctiam Arriaga cit.licet neget de.alijs vocibus. - arto probatur quoad vltimami sje rris oépe fignificarerescx vo ütaria hominum impofitione, non veró ex carumnaturali virtüte,quia ita docuit Arift.1. Perier.c. 2. & 4. & Platoin Cra- tyllo,vt retert Alcinous c. $.Scotus 1. Pc- riher.q.4.& 2.d.42.0. 2.ad 2.& 4.d. r.q. .tum quia alioqui ab omnibus nationt- jsomnces linguz intelligerentur » ficut alia figna, qua naturalitet lign.ficant , & cadem voces apad omnes fignificarent; & fürdi nauuitate loqui. poffent , fi à natura voccs nobis i hec figaa ratus ralia rerum fignificandarum ficut natu- raliter formant gemitos,& lufpiria cmit- tunt;tum etiam iignum naturale non pa- titur mutationem cx v[u, vcl coníucrudi- ncjícd eft independens ab hominü volun tàtc vOCCS autCim murátur i dics ; «€ ti- gn naturajc figmficat tfi rer aliqua dc * ier- 242 Difgut. 11. terminatam , fed cadem vox fz pé multa fignifica& interd oppofita,ergo. De- mum;quod magis yrget, Sacra Scriptura 2. Gcr. dccet Adam impoluiffe nomina rebus. 1d autem,quod de vocibus dictum cít,dc litreris etiam incelligendü cft,quia mon cit liqua naturalis vis 1nfita chara- Geri fic, vcl aliter cfformato ad vnam; vcl aliam litteram denotandam , fed homi- nun; placito factum eft ; vt hzc , & illa 5 liuera fic ,vcl tic cffingeretur, vnde ficut non apud omncs extant ezdem voces; ità nccliuere czdem. 6 lo,cppolitum cbijcitur Primo au- &oiirate probandc voces primo , & im- mcdiaté figoificarc conceptus, id namq; manifcfté docuit Arift. 1. Per.her.c.i.dü dixit Voces cíle figna carum, qua: funt in animo pa fonü , Auguft. 15. dc Trin. €ap.11 .vbi ait Vcrbü »quod foris [onat , efic fignum verbi,quod intus later & om nes deniq; aiüt res lignificari per voces, quatenus cognitz, quia' non potefl quis €xterno (crmone quidpiam fignificare, nifi prius actu intcrno intclicctus illud €«ognoutrir;ergo voccs primó , & imme- diaté fignificant conceptus, & illis medià tibus rcs cxtrà manifcftant. Reíp.di&ium Aiit. diucrfimodé explicari (olere , ac mapis rccepta cxpofitio cft, quam tradit ctor cit.1.d.27.quod voccs lignif;cát €oncepius,non vt rem fignificatam dire- 6 (cd vt principale fignificatiuum , ita quod fübordinantur non in rationc figni, & fignati , [cd in rationc figni prioris, & pofleuoris, nam intcilcétus prius per co- gbitionem res apprehendit , dcindé illas immediate per nomipa fignificat, & in hoc fcnfu explicat Scotus cic.dictü Aug. & in ccdem dicuntur res fignificariqua- inus cognitz X m.cdijs conccptibus,nó quidem rcduplicatiué, quafi cognitio me diet; vt obicétum ad quod figni&candum fint voccs impoiu (cd f(pecificauue ita- ut folum mcedict, «eluri cc nditio nccc fa» rió prerequibra ad rcm extra fi; nifican- d.n'quia vt ait Doédt.cr. 1. Perihicr. fi- gnibcate praíuppenit intel.-sere, ficut Mluds Gne quo non,quia non prius tcs ore profertur , quia mente concipiatur. e 7 St«uudo arguitur ad ide rai cnibus, DeVochus Cnu4 Tum quia voccs funt inuentz, vt homi- ncs fuos exprimant coriceptus , etgo immediata figna illorum. Tam 2.per vo- ces (pé fignificamus resin eodem ftatu, uem habent in noftro intelle&tu , vt cü- ? PAr gar iis albedinem, vc! aliud accidés in abftrao , quod tamen in re nó eft ab- ftractum.Tum 3. ràm haz voccs incóple- xa intellc&io, cognitio, d ha co , intclligo,cognofco,fignificant immedia- té conceptus noftros. Tum 4-gemitus ani malis fignificat immediaté dolorem eius internum , crgo pariter, voces hominis immcdiaté paffiones cius internas figni- ficare debent. Tuu 5.quia de facto mul- ta fyncathegoremata folos co 5 fi» gnificancvt fi,forté,& fimilia dubitatio- nem hgnificant, Tum 6. voccs func mem- us nofliz interpretes, (ed interpres prius verba rcfcrre deber , quam remipfam in- terpretur,crgo voces prius, & immedia- tius figrificanr có ceptosqua res. Tum 7, quando vnum fignu fubftituitur]oco al». terius , ncccíHc cfl, quod prius iüdicet fi- £num»pro quo fübftituiturquamtem ab illo fignificatam,quia rendir inn 2 ficio1llius , (cd voces irent Mi ^" conceptibus, crzo immediatius figmficác conceptus, Tum demum ; quta alioquin non darctur mcndacium,nam mentiri cít cotra mete ire cx D. Th0.22.9.1 107af.3.. 8 Refp.ad 1.inuentasctfe voces,vt ha mincs (uos exprimant conceptus obie- Cucos,ron formales, & hoc loquédo re- gulariter , quia interdam etlam accidere poteft ; vt principalis intentio loquentis fit alteri exprlmere nó tcs, fed quid iple [cntiat de rcbus ipfis, an bznéconcipiat ; vndc verum cft aliquando cx intentione loquentis principaliter primiízate finis fi- £n;ficati conceptus. Ad a.in eo ctià ca- fu voces ità fignificanr albedinem , vel aliud accidésin abítra&to , vt immediaté non fignificent abítractioncm ipfam lo- qucntisquare ctiam jn co cafu voces sür immediata figna rerum. Ad 3.ille ctiam voces atüngentes a Giusmentis fignificat ilios,yt (unt res quedam cognitz,i& obie &la , pon vt puri actus , vel conceptus in« icllectus. Ad 4.ncgatur patitas quia ge« mius cft vox inaruculata uaturalitci fi» gne L t "t N E ui Quafi.I. Quid "oct fignificant, eo quomodo. 143 gnificant,non ità humanus fermo. Ad 5. talia (incathegotemata, (i per fe profcrá- tur,nullam rem fignificant,vt dictum cft 1. p. [nft. Log. tract. r. quod (i dubitatio- nem (ignificant , illam certé fignificat, vc rem quandam (üb obiedto intelletus ca- dentem, non vt a&um , & purum mentis concepium. Ad 6. patitas cantum in hoc Lond ons voces interpretantur menté , cuius dicuntur interpretes licut interpres interpretatur verba cius , cuius dicitur in- terpres, modus tamen interprerádi vtriu( que cft diuer(is , quia interpres. prius ex- ptImit vcrba ,deindé res,voces veró prius excrimüt res, deindé conceptis . Ad 7. probat tantum voces prius indicare con- ceptum; quam rem;in ratione figni prio- ris, & principalis , cur fubordioantur , vt fignum minus principale , quod libenter admittimus , non aurem ptobat prius in- dicare conceptum in ratione rci tignifi- ca. Ad 8.(ufficit ad mendacium, 9 ic- peamut p voccs exprimere noftros coce ptus obicétiuos,& gd in méte habemus . 9 Tett obij-i(ur probando,quod vo ecs Gignificent naturaliter ,, nam dantur uzdam nomina, quz tantam affi nitaré bent cum rebus lignificatis, vt quiedà proportio naturalis, & particularis cffica cia videatur illis indita à natura ad ha- iu/modi res fignificandas ; (unr .n. quzdá yoccs rigide , & afpere, qu& fimilibus rebus ügnificand s (unt idonez, v. g. fer- rum , conturbatio, contritio; fimilirer bombus, fib:lus , tinnitus videntur natu- raliterfignificarc fonum illum, ad quem fignifieandi illis vtimar.,. Accedit, quod in idiomaram varictare; periti teftantur vocem banc faces. idem reprefentare apud omnes nationcs, (gnum cuidés da. ri fermonem à natura hominibus inditum Quo vteretur infans (1uxca quorunda pla- citum) in filuis enutritus,& ab ou.ni ho- mínum loquentium confortio fesccgatus naturali inftinctu.Ité fi omnis vox ngni- ficaret ad placitum , hz quoquc propoti- tiones c(Icnt verg,bouo e5t a[inus , Dens efi diabolus, quia quilibet terminus ifta- rum inftitui poteft ad quodlibet tignifi- ii. Tandem in Genef. loc.cit. nomi- na ab Adamo rcbus impofita dicuntur propria illarum , quo maaifefté indicatu" nó fuiffe impolita omnino ad placitam, alioquin malé dicerentur propria rerum. 10 Refp.ad r. probare folum qua(dà cffc voces, qua nan temcté, ac mcté for- tuito fuerunt. rcbus impofirz , (ed ratio nabili occatione,& fpectatis e.rum pro- prietatibus, vt Do£tor aducrtit 1. d. 22, 3 vn.$. potefl dici breuiter s hinc autem educi non potcft, quod talcm fignifica- tionem habeant à natura, quod cx eo pa-— tet ,ouad multT ill as voces nó intelligüt, & voces valdé affinesaliud fignificant - Ad a. iila vox tantum d:citur naturaliter fignificare , quz apud omncs nationes idem reprefentare nata cft , etiamfi cir- ca ipfam nullam (uerit facta impolitio ; cx quo fajwtur , quod fà illa vox faccus per totum orbem idem fignificct,non ob id d;ccnda cft t gnificare naturaliter , fed ex beminum impofitione, qua preciía nihil fisnificaret ;jvndé contendunt aliqu e(Te voccm or;gine hebrzam , & habcre vim fignificandi cx inftituto faltim Deis à quo prima illa lingua inft:tuta eft , &€ retentam fuifie in difper(ione zdifican- tium turrim B«bylon, cam.n.difcedcndü eilet , finguli (3ccos fuos quaerebant ; in quibusres (uz condcbantur, eodem v.é- do vocabulo que tfi cxiftimatio nullam habet fundamentum 5 fed adhuc magis vana cf ex iftimatio illa de infante ia fil- uis «nutr;to, fi náquc tal;s loqucla dare- tür à natura homimbus :nd tà, pláné quif q;cam retineret , criamti alium fetmoné addilccrer,vr notat Aucrfa cir. (c&t.2. fi- cut fcrmoué patti femper retinemus, cuáli alium quemcunque e;trincü aps prchédamus,igiur infans enntiius in fil uis nullo id:omate loqueretue ;' vt liquet ex celebri illa hiftoria, quam re(erc He- rodotus lib.20.de infzncibus enutritis in filuis cü pecoribus, qui poft bicnniíi de- miffi carittebant folam hanc vocem be- corgquam à capris; cum quibus erant cnu triti didicerant. Ad 3. vox non dicitur fi- gnificatiua ad placitü , quia (ignificat ad placitum huius, vel illiusfed quia tignifi cat ad placitum alicuius cotius cómuni- tatis , vcl alicuius habentis auctoritatem in ca,yndé non licet caique — figni Cà- 7 244. Difput. 11. ficata vocabulorum,fed (tandum eft v(ui cómuniter loquécium,vt docet Scot. 4.d. 1..$.iuxtà quem propofitioncs ili bo- mo cfl afinusy C7 c.v zrificari non poflünt. Ad 44,omina rebus ab Adamo impofita diccbà:ur propria rerüsquia ex eius infti- tütione oés deinceps illis vli (unt ,co mo do, quo nüc bomo d;cituc nome propriu ammalis rational;s , & Frácifcus nomen propri cuiuídam indiuidui, quia omnes iliis'vuimur ad has rcs (ignificandas. QV E&STIO SECVNDA. Quid importet vocis fignificatio, C" quomodo exerceatur « 11 Vid tit fignificare ; quidue fi- , Q gnü;à quo verbü tignifi carc de" tiuatum cit r. p. Ift. dialec. trac. 1c. obiter declarauimus, nüc ex profetfo exa minandum eft , quid importet vocis (i- gni ficatio; & vt quacfiti fenfus magis elu ceícat, hic per fignificationem intelligi- mus vim, quam habet vox in actu primo r impofitionem ad hanc; vcl illam rem. ignificandam, & quarimus, quid dicat ; quidue ponat in ipfa voce, & loquimur dc vocibus articulatis ad placitum figni- ficantibus, non vero de inarticulatis , & naturaliter fignif.cantibus, in his.p. clacü cfl vim tignificatinam aliquid reale im- portat e,potentià népe,& aptitudinctalis vocis ad talé i (ignificada, vt gemit? ad dcnotádum dolorem,rifus gaud;üloqui- würcrgo de vocib.s articularis , qua vim lignificandi habét ex hominü impo- fitioncsquid dicat figaificatio in his voci- bus, & quomodo exerceatur;.i. quomo. do ingcrat audiéd notitiá rci (ignificata. D. Thom.3.p.9.62.art. 4.ad 1. (cntific vidctut hanc [/2nificacionem e(fe forma réalem , & intrin(ccá ipfi voci,veluti vim quandá,& virtu: inzxtflentem illi g gn€ di notitiam rei fignificat in mente altc-  tius,itàvt contincat in fe virtualiter con- ceptum rci, qucm caufat in àn:mo audié- tis, fic cnim loquitur, [m ipfa voce séfibi- li efl queda vis [piritualis ad excitadis intellettum bomai5 & hinc confcquen- ter voluifTe videur,q exercitium fignifis cationis vocis, cü actu generat notitiam De Vocibus; rei fignificatz , fiat per aliquam canfalí- taté phyficam, qua vox producat cogni tioné ; quem opinioné refert , & reteilit Do&or in 2.d.41.ad 2.2.3. & in 4. d. 1. q. $. B. vbi de hac re fuam explicauit fen- tentiam quz eft communiter recepta, & fequentibus concluGonibus declaratur. — 11 Dicédà in primis eft fignificatio- nem in a&u primo nullam formam realé & incrinfecam ipti voci dicere , abfolu- tam;aut refpe&tiuam, fed folum denomi- nationem tcalem extrinfecam deriuatá in ipfa à voluntate primi inftituévs. Có- cluíio quoad vtramque partem cft Scot, loc.cit.quam tenent Recentiores omnes Hurtad.d:fpuc.8.1og.fec.2. Arriaga nu. 20-& 11. di[p. i3. Auería q.6 Lóg fec.3« & alij pa(Tim; Quoad primá partem pro- batur à Do&orc;rum quia fi vo: haberet talem virturem vt ait S. Th. tüc mouere poffet intelle&tü audiétis sim (llam inten- tioné ,inquátum.(. cft vox figmficatiuag & lic vos Latina, v.g. lapis mouerct intel lc&um Grazciaudientis cà caulando in €o conccptü lapidis; qué tn fe continet , probatur confequentia, qu'a cóceprus fi- gn'ficat idé apud omnes; tü quia calis vie - tus per modü qualitatis (piritualis,vt po« ncbatur à S. Tho.non poteft inefle voci, quz materialis cft , & corporea , enis .n. accidens (pirituale recipi in (abiecto corporeo przfertim naturaliter. ti tádé quia in voce impofita ad. fignificandum nulla ralis fora reperitur ex natura rei, vt patet dc voce,blitíri , ergo neque impofitionem recipit aliquá talem for- mam, (ine abfolutam, fiue rclarioà, ficut ncque in ramo appotito ad vendenduat vinum ex tali impofitione vlla qualitas dc noao, vcl realis relatio imprimitur. Forté dices, ex tali impofitione dere- rg sa faltim in figno relationem realem ad (ignatum. Scd nequc hoc dici poteft » qua idem prorfus fign fimul, &yfem:el à i erfis imponi poteft ad oppofita fizni- ficanda;at relationes reales oppofita ci- d€ (imul conucnire non potlunt. Si dicas conuenire polfe ex diucríis impotitio- nibus , yelucicx diaerfisrationibus fün-, dandi . Contra ett , quia impolitio n;hil realc;& phbyficum unpottat in figno fe ibis; ! Quail. I1. Quid fit vocis Jfiniificati : 3b im(jonentis voluntate nihil realc pro- ducatur,nec in re volita, nec in voce im- pofita, nec in re fignificata , ergo nequit efle ratio fundandi relationem realem . 13 Ex hocprobata manct altera con- cond eh. fi.n. hzcvs. fignificatina in vocibus non cft aliqua qualitas imprc( fa in voccà voluntate imponcnüs, neque relacio rcalis in voce derelicta , fequitur aliud non efle , quàm denominationem realem cxtrinfecam. derclidtam ab actu voluntatis primi imponentis,quz cxpli- cari poteft per relationem rauonis , vc. Scot. decet loc.ci.in 4. Et probatur, quia nucem,vel ficum fignificare hanc , vcl il. lum fru&um aliud non cft,quàm hoc vo cabulum inft itutum fuiffe ab hominibus, vt proferatur à'quocunque;qui tale fru- «tum intédat fignificare, id aurem in tali vocc non dicit ,nifi denominationem rca lem c«xtrinfccam. Accedir, quód clTe co- gnitü,cfle volitum 10 obicéto non dicit, ni(i denominat;oné extr;nícca ex Doct. «it.in finc quatft.cd hominem v.g.figni- -ficare animal rationale aliud noncít , d ;hoc vocabulum bos;o fuificalümptum à voluntate primi inflituentisad id figni- ficandum , qucd non cft , nifi terminafle- actum voluntatis primi inft itucntis. De- niquc hac fignificatio poteft in vocibus mutari ex va, vel confuetudine, vt expe- ricnria conftat , ergo fignificare non cit quid rcalc vocibus in'rt;n(ecü , fed peri- . tus extrin(ccü, cx voluntate hominü j €- dens ; id tamen explicari pot xr rclatio- nem rónis , quatenus hee fignificat o in voce cócipi lolct quafi vittüsquadà in- trin(cca fundans rclationé adjnotitiam gi gncndà in mente audicntis ;'! abfolute t loquendo ita explicati non debct , quia ita nó explicarctur, qd dicat à partc rei .Scd diccs,licet (ignificatio in potentia proxima .i. vis, quam habet vox pcr im- potitioicm ad fignificandut , non dicat quid rcale in vocc , fignificatio tamen in potentia remota ,ustenus .f. potefl vox atlumi ad hoc , vcl ;llud figaitcandum; vidctur dicere aliquid reale, Refp. hanc etiam potentiam remotam , vcl non di- «cre, nifi denominationem cxtriníccam dcriuatam à yoluntate potente. iinponc- 14 re , vcl ad fummum capacitatem , & po- tentiam quifi obedientialem ad agens intelle&ua!c, vt illa vtatur, velati (igno, ad quicquid velit Ggnificandum . 14. Dicendum (ccundo exerciciü figni ficationis vocis , cum ,f. ingerit aud;enti notitiam rci fignificate,non ficri per ali- quam caufalitatem phyficam 5 qua vox producat coguitionem, feu conceptti red in mente , icd &cper quaedam cxcitatios nem , & caufalitatcm veluci motalé , qua vox morzlitcr excitat inentem auditoris, vt ad prolut;oncm vocis, cuius tignifica- tionem (cit , latim cliciat tci. fignificatae conceptum mceritó fpcciei. impref'a il- lius,quá prz habet. Cóclu(io quoad verá- que parte eft Scoti loc. cit, & prima pats patet ex cenclu(ione przcedcnti, cum .n, vox lit accidens materiale, non[poteft ha bere vim prcducendi cognitionem intel- Icétas, cuz fpiritualis cft. Alteram parté vcró. probat Doclor declarando modi , quo vox ingerit notitiam rci bgnificatas in audientemodus auté cft hicjquod vox tantam immutat fenfum auditus, nec ha- bet cauface infeníu, vcl in phantafia, vel in intéllc&u, nifi conceptum vocis cx fe; auditu tamen immwutato à vocc figuifi- catiua immotatur p haniafía,& memorias & rememoratur rei , cu: tale nomen fuit impolitum , & ficexcitac;ntellcctum ad. contidcrationcm illus rei,cuius prius ha- buit notitiam non .n.moucret,& excitd- rep, nift rcs, cui impomtut , prius fucrit fibi nct, & quodad rem illaa fignificán dam impcncbatui; & li haz conditiones funr in audicnté, tunc vox reducit prafae to modo iptellcétü ad a&ualem intelle- &ionem illius rei prias ootz habituali- ter pcr fpeciem prius habitam; ità loqui tur Docter in duobus ;ocis iam cit. 15 Ex hoccolligicur , quod vt vox (i- gniftcatíua (uum munus exerceat ; ducat — - [mentem audientis in itionem rei fignificatasscriplex notitia fcquiritur, tü cx parte loquentis,tum audicpus, notitia fpfius vocis, tignificationis cias, & rei fignificatz pct iplam;tequinitur hac tri- cx nouitia cx parte lo:jucntis, nam qui verba profctt , dcbet prius in mente illa habere; debet ctiam bgnificationem vg» eis "ul di. md ' 246 cis callere,qui .n.nefciret vocé, vel figni» ficationcin cius , cercé vu non poflet rali voce ad al ud ign ficinduin,tandem de. bct haberc not.tiam rei igni: cai » qu à Cr voccs non Dgnii camus , n.liresa no- b: cognitas; triplex ergo notitia predi- € jrzrequiritur ;n loqucare , cum hoc tamen dilirimine , qaod rocitia de voce in (c & rc lignitcata per vocem elle de- ber actualis , quia qui dc aliquare loqui- tur, a&tu cog tat in mente, & vocem , & rcm uignificaam. per vocem , fed noticia figa. ficaion s vocisfuflicic quod ut ha- b talis, non .n.opus elt, vt loquens illius actu recordetur . Sed dices interdum acci- dere,vt qu's vocé prof-rat , cuius fignifi- cationem ignota ,& cólcquentet ré tigni ficatam, ut i Italus profcrat verbum Gal licum,vc! Hi(panum illorum 1idiomatum ignarus. F.elp. quod in tal; cafu non pro- fertur vox formaliter, & quatenus. figni ficatiua, ed folum materialiter, tanquam fonus quidam ad mod vocis non (ignifi cac;uz quo pacto Picz ,& FH fitraci voces quafdam arcicularas efforinare folent. 16 Quod autem cx parte auditoris pa riter necctíaria fic illa triplex notitia de voceyde figaicatrone vocis ,& re per vo €€ lign:fi-ata , clac. (Inné docetur à Sco- to loc.cit, & probatur ab co, quia fi ab audiente vox ignoraretur , vcl res fignifi- €ata per vocem , vcl «uod ad talem rem fignificandim tucrit impotita ,nullus p/a- né conceptus (ait Doctor ) caularetur in eo dc illa re, ergo dcbet audicns fcire, uid vox figmficer) deber percipere ip- dos voc slonum i tan 'ein [peciem ha- bere rei prolaiz , vndé fübdit Doctor in 4«it. quod pervoces non intefligimus , pifi res, quarum habemus fpecies qua ra- . tione in 1. in]uxt vocem liguificatuam effe (ipnum rememoratiuu ad placitü. Cum hoc tamcn difcrimine prazrequici. tur in audiente triplex praefata notitia, qp potitia vocis nccetfatió debct e(se a&ua- lis,ni (i.n. aud;és interaa cogwationc pcr- ciprat loquenus vocem, nullatenus pote- rit rem percipere ex vi vocis prolata:co- itio veró (igaificationis vocis non de- EK effe neceitarió actuaiss, fed (ufficit ha bitaals, vt de loquente dicebamus; noti- Difju.1I. De Vocibus. tia veró rei (ignificatee nullo modo so- teft cfic aGualis , neceífarió tamen cfe d bet habitualis; nequit effe a&ualis , Quia cum vox à loquente proferarur ,vt 1ngerat audiéti notitiam rci (ignificatg, vuque tal s noticia nó praexigitur in ade diétc,fcd potius de nouo gigoirur in ipfo ad prolationem vocis ; 1mó actualis co. gitatio rei impedit actum tignificanionis, o ré bigaificare alicui eft rem iili notis care , li igitor ille rem a&tu cognofcit , vox lignihicariua (uum munus excrcere non potcít ,cum fit przuenta eó modo, quo ait. Dod&or de inreliectu agente in Angelis, & Chrifto Domino;fuppofito, quod ab inftanti (az creacionis omnium (pecies receperint, Debet tamen neceí- (ario etíc haoitualis, quia quantumcungg. fermo proferatur, (i audiens non habet in fe (peciem rei prolarz , nullus conceptus cau(arecur in co dc illa rejquia conceptus rci v.g.coloris,cau(atur in incelle&tu pet propriam fpeciemilius , nec vllo modo fpecies (on: qualis cft I pecies vocis ,.po- tcít caufare in intclle&ta conceptum ca-. loris ergo necetiar;ó pratrequiritur ia intclleétu auditoris f(pecies.lltus rei, de qua nt lermo., ad quam feconucrtat in- tclle&tus excitatus per vocem, mediaa te illa actualiter rem coniideret. 17 Sed Auer(íaxcit.cü cotum hínc Sco ti do&rinam tum dc vocis lign ficatios- ne,tum cius cxercítio rronfcribac ("licet eum non memorcet g'ati snimi gratia y VE mor;seft Kcecentiorü) hoctamen, quod. poftremo dixi;nus, nó recipit,nà cócl. 3. contend.t notitiam rci (ignificatz per vo cem non ncceflarió debere ellc habitua- lem, quia fzzpe vnus cx locutione , & do- trina alterius addi(cit,qua nü juam fci- uerat; & ad hoc (c extendit etiam uigaifi- catio vocis, vt non folum poflit in menté reducere Hla, qua audiens al quando co- it» fed ctiam poflit de neuo mani - feftare illa , qua nüquam fibi fuere nota, Fallitur tamen Auería, quia iuc audicns acquirat per voces coguitionem alicuius complexi de nouo, fiue incomplexi, quà nüuam hibuit A femper fx p voccs earü rerum tigni itla$ , quarum fpccics in mente habcbat , & illarum vice tuc Q uefl, LII. depeife£l. erimprfvocalia fignife. — 47 tute acquir.c cognitionem nouam illius «omplexi,vel incomplexi,quod de nouo fibi à loqu&te nou ficaur; vt fi quis p vo- €cs infinuare velit aué, quz (olü in India naícitur ; hoc vtique cxplicabit per vo- ces nobis notas , quód nempe fit auis ta- liscoloris,magnitudinis,&c. quarum rc- rum fpecies iam pridem habemus in mé- tc, & ex carum concur(íu dcuenimus in notitiam illius auis ; 1ta etiam contingit , cum nobis manifeftarur aliquod cóplc- xum,id .n. fit per voces catü rerü fignifi- €atiuas,quarü fpecies apud nos habemus. Verum cft hanc ié effe penitus animafl 1 Cà, Ícd cü voces quatenus fignificariue lo gico cóliderandz proponantur ; non fuit absre quz(itü hoc de vocis fignificauio- ncquantü ad prafcnsfpcctar, re(oluerc. QVXASTIO III. De fetlione , & imperfe&iione vo- so umm fignificando. — ^7 18 qA Vplex attendi poteft perfc&tio ; i 7 vcl imperfectio in lignificatio- ne vocu;veritas f.X falfitasdiftiottio,& confufio, ficut .n. cognitio habet reprcsé tare obicétum vcré , vel false , di ttincte,. vc! confusé; ita vox in fua fignificat. one habct fignificare veré , vci false , ditlin- été, vclindittincté ; & ficut in cognitio- nc veritas j claritas , & | diftinctio petrfe- €tionem importat,impci fcétioncm veró falfitas,& confutio, ita pariter in fignifi- Catone vocis , veritas, & claritas dicitpeiteétionem,falíitas, & cotutio imper- tfcctionem. Dub.tatur iguur in pratcnti dc pcifectione,& impcrtcétionc vur.ufqs generis; de ventace, & faliitate dubita- tur;quid impertent in vocibus, an 4. quid rcale,nccne,& vnde fumi dcbeánt , an cx «ontoriiuate , vcl difformitatead rcs. li- gmficatas pcr voccs, num potius cx ipla cognitione vcra , vel talla in iniclle- u pia ccdcuti, vL arbitraur Aucrla €t. fect. 7- vbi docet vo.cs dcuomunari vc- ras, vcllullas p varticipationé veritatis , vcl t.líütats , qua incinfecé in cognitio- Dc repetitur , 3dcÓ vt propoütio vocalis fic vera, quaudo lucordinatur iudicio ve ro»i€u Luolbicuuut loco iudicij veriyune / vcro (it fal(a , quindo fübordinatur iudi- cio falío, feu loco illius fabftituitur.. 19 Dc perfectione veró , & 1mperfe- Gionc fecüdi generis puta difli &;one,&c confutione, maius adhuc extat dub ü, an dift nctio ligniíication s vocis , ac indi- ft:nit.o proporuone fequatur. diftin- C; oné, & confufioné coceptus mentalis in reprafenando  , itaut rcs extra caliter pracisé per vocem fignificetur , qualitet interius per mentem concipiur, ampo« tius interdum cóunpgere poffit,vt res dis. ftin&ius per nomen, & magis proptiéac fign; ficcturjquam per men-. tcm cócepta fucrit à loquente. D. Thome cum (uis 1.p.q. 13. art. 1. tenct meníur& fizn ficaticn.sfumcndam císe ex conce- piu loquent;s,& idcó non potic aliquem perícétius rem fignificare alicui, quam ip Íe cogno(cat; (equürur Recentiores quá- plures Zumcla p.q. 3.att. 1. Valéría püc, 1,Fon(ec.2. Mct.cap. 1:9.2- fet. 4. Suarez difp. 30. Met.fe&t.13. nu, 8. & 9. & 1. p. tra&t. 1.]. b. 2.cap. 31. n. 13. Hurtad.difp. - 8.Log.$.14.Amic tract. 3 1.Log. difj. 1. »1.dub.7.art. 2. & alij. Oppofitü docuit otus 1.d 22.q.vn quem fzquuntut ne- dum Scotiítz iEidc, Laber in 1.difp. 48. Vulpes to.r p. t.difp.2 2. arc. 2. Sanifing- de Deo vno tra&t.2.dit jp. 7.4. 2. Poíná.1. d. 22. verum et'am. Nominales omnes Ocham,& Gab. 1.d.22. & ex Recécioris bus Molina i.p«q. 13. art. 7. difp. 2. & Vafquez ex profeiio diíp.$7. At quidam alij Kecentiores,vt Auctía cit.fect 6. me diant ipier vtráq; fententiam, & inui üt voccs non poffe perfcétiusrem iignifica- re aydieniisquá nota fit loquenti y fi au« diés nullam vnquam notitia babucrit de illa rey fcd omnimó de nouo acquirit ill li vetà talem nocitiamaliquádo habuit » & Ípecies impretia rei in iplo remanfit. y tuuc voccs colunt perfectius fignificare rem audicntiyquan nota fit loquenti exe cicardo in audiéte notitiam virtute illus Ípeciei paitceliorcm: quod curs exéplis infca ivan ietlubitur , atque in hun. ifo dum vtiá.uc copcil.át opinenésdiccnic s D. i bom. in primo séiuloqui , & Scot. - in iccüdo vt claé deduciuuc ex cxéplo , $p aduucit de ignorante L.ngua habraxcà, ^ 4 "5E" i 249 Difpu.. 11. A characteribus illius linguz nomina im néte,& quidem in hoc fen(u intelligit Lors fequitur sététiá Do&oris, jp rc- folutione que(iti quoad vtramque parté; 20 Dicendum eft primó ,quod veri- tas,& falfitasinvocibus cft mera dcno- minatio extrinfeca, propric, & per fe p- €cdés nó ex cognitione intclieQus vera vcl fal(a,cui fübordinetur vocalis fermo, vcl cuius loco fnbflituatur,vt aicbat Auer fa, (cd cx obic&is à parte rci ità fc habé- £ibus,vcl non habentibas,ficut per voces fignificantur . Conclofio qucad primam parté colligitur ex Do€t. fupra cit.in 2. d.42.ad 2, q«2. & probatur, quia voccs intantüi funt verasvcl (alfa inquàátum fi^ ificant,adeóut tignificatio ipía tit vni- €a;ratio fundandi veritatem, & falfitate, fcd ignificatio vocü formaliter eft fola denom nato extriníeca ex voluntate pri- mi inflituentis in voccs deriuata , ergo € veritas, & falfitas fuper ipfam tüdata etit fola denominatio cxtrinfcca . At inquies, veritas copnirionis dicit fotinaliter relationem rcaiem ín cogni- tioncad rem extrà,vt decet Scot. 4. d.8. q.2. fub V.crgo idcm dicendü de vcrita- 1c in vocibus , imó Do&or ibi loquitar nonío!ü de veritate orationis métalis , Ícd etià vocalis , vel fi veritas in vocibus faluator per folà connotationé ipfarü rc- 1G (ignificavarífità fc h: be nuü, vr voces deciarant y'occzit codem g;6do (aluari in €oncepribus métis. Ref». E o&.loc. cit. fon explicare;an rclatio, qui digit cogni- t0 ad obicétum cxtra, lc rcáhis,vcl ratio- nisl. d admitio pro nonc , quod fit realis (nm de hoc ;niià difput.10. ) ncgáda cft paritas de concejt bus, & vocibüsin fi- gnificado cóccprus n. n:étalcs (unt figna saturalia ref, & proindé fundare pof- süt rclauoré realé repraíentaotis ad rc« pra(entatum , at voces [unt figna ad pla- €num repra:éuntcs bocvchillud non ex inttinfcca fua natura, [cd cx mero homi. nem lib.tog& 1deó veritas , & faifitos in ipfis à parie rei nonnili lolam denomis- mationé cxiriníecam importare potcft. 211 Quod vcró hxc denominatio cx« winícea ium€da fit exobicéto a partc rei ità (c babenic; vclnon; vt (er vcccm cx« De Vocibus »4 9 primitur(qua crat altet' pars cóclnfio9 nis)noautem cx cognitione vera, vcl fal- fa przcedente in inielleQtu, colligitar ex. Do&.cit.1.d.27.ad 1.q.2/& 4d. 8; q.2. infra V.& probatur, tum autoritate A- rift.in przdic.fubft. quam Scotus ibi ad-- ducit,ab cojquod res efl, vel non eflyorae tio dicitur verayvel falfa, & quidem A. tift.ibi nedum loquitur de oratione men. tali fed etiam vocali; tum qura veritas fi» gni cótiftit in coformitate eius ad fignae tum , fed voecs pecfe, & propriéfunt fia.— gnarcrum.-&-aà cóceptuum cx dictis q. .heias difp.tam tandem, qnia farpius fer n:o vocalis dicitur falfus nuila prceden- tc falía cogmtione in im elle&u, & ita sé« per cuenit;quando habens in mente verá rci ccgaitioner exterius oppot;tm atfe rit volensaudyemtcm decipere, ergo im— |iftis cafibusfcrimo vocalis nonpoteft di» — " - ci falíus ex falfa cognitione quat in k 7 w le&u przcedar,cum nulla talis adt falfasdicctur, quia nóneftconformiso-- — —— bicéto cxtraj& ita vniuerfaliter dicendü. | ett. Hictamen aducrtendum eff,quódli- — «ct veritas locutionisconfiflat pizcipue — iv conformitate ad rem extra, vtt com. pleta fit ex omni parte; exigit ét conforz—— mitatem ad mentem loguends; cótinge- tc.n.poteft quempiam mcentiendo verit - obic&tiué diccre, & non mentiédo dice-- re falfum, vt eum im meme fua filiàm ha. bct exiftmationem dere , & ita etianr falfum enunciat , putat tamé fe verum af* (crere;vt ergo vox vel locutio fit come plcté vera, petit vtriquementi .f. & obie Cto cóformati , qura vtrumque fignificat, licet diuer fimode, vt diétum cft q. r. 21 Dicédü 2. polle voccs perfectius fignificare r€ audienti , quàm oota fit lo- quent5 ita Doctor 1.d.22.& quidem in cocaía , quo rcs fepponatur audienti ha- bituahter nota , inquo fenfu przíercia Scotus ibi loquitur ; manifeflé probatur - exemplo ab ipfo ibidemaddu&o , fi qui linguam pebrici ignorans, X charae tcics ilhas, imponeret ips nomina ordi. nc inter ipfos (eruato, vt primo characte ti vpum nom.é,íccundo abudstertio aliud! ttibucret , &c« certé nomina hacc difline eus X chris ciaéecierol Ru | «acns : "itam - |a o6 audiens h Quafi ITI. de petfe£leo imperfect eoocum infronif. 249 fcientibus litcras Ha braicas , quà is, qui «anomjna impofíuit,ipfas literas intelli- geret. Aliadüo exempla addit Vafquez , nimirum fi Rex prazciperct Duci exerci tus,vt infülam primó capiendam vocaret nomine Regisv.g.Philippiná,& fi cacus imponeret nomina coloribus, audito no- tnine talis infula,vel auditis alium colo ri nomimibus,perfeétius cóciperet Dux infulam , quiam vidit; & cegit ; quàm Rex;qui noa vidit,& nomen impofuit,& perfectius conciperet colores, qui illos vi dit,quàm czcusqui non vidit,& nomen impofuit;concludtt igitur Vafq. cü Sco- to, quód dum quis lrbens imperfcé&tio- fem rci notitiam loquitur alteri,qui aliü- de petfc&tioré notitiam habui(fe fuppo- nitur;,cxcitat in illo actü perfe&tioris no- tiuz,vt (i fciés loca fancta Roma ex rela ione aliorum narraret alteri; qui ea loca. iffetaudiés diflinctius, & melius per- 'etyquàm narrans . Et hoc fuadet ra- tio à priori,quia voccs nó folü vim habét i i notítiá audienti rei antea igno in FT s notitià przccden aliter m, quan T ism iubet - no- titiam perfe&iorem de re loquens, bzc vaque excitabitur, vibricos tali ca- fu voces perfe&ius rem fignificabüt au- dientiquàm nora fix loquenti;idem tenet Ouuicd.controu.8.Log. n.6. Retpondent Caiet. Suar. Hurtad. A- mic. alij in hisca(ibuscognitionem il- lam perfcétiorem im audiente non oriri ex vi vocis,& fignifi cationis eius, fed ex fpecie impreffajquam de illa re habet au diens perfeétioré , quàm habeat loqués qua fpecies excitata. eft ex auditu illius vocis; ideo inquiuot dici nó dcberein his cafibus voces perfe&tus fignifi care , quà loquens concipiat, quia ad ignificationé attendi dcbet id, quod pcr fe eft effectus fignificotionis,nen autem quod per acci- dens fc habct, & aliunde prouenit. 13 Sedvalde fallun:ur Aduerfarij, dr putant cxcicatiorem fpeciei factá in au- diente per vocem per accidensíc habere ad vocis fignificauonem., & eius exerci- rium;nam q.praced. ex profcílo demon- ftrauimus ipcciem 5 quam deícingerit Logica. Ha vox in menteaj auditoris , non fufficere €um inteilcCtu ad rcm fignificandam,de qua fit fermo , fed neceflarió przrequiri in intcllcétu auditoris (peciem illius rei , quam vox fignificatyqua fpccies per vo- Ccm excitata concurrit poflcacum intcl- kétu ad pariendam noutiam fignificati , ad cuam occafiopaliter tantüs& per mo- dum excitantis vox babet concutfum; cá igitur talis excitato. fpeciei in- audiente per fe fpcétet ad fignificationé vocis , & cius exereitium,nccalio modo perficia- . türyac exerceatur fignificatioquàm per przfatam excitationem cx dictis q. prz- ced.concl.2 .ruit allata refpótio.' Accedit, vt bene notat Auería cit.contra hanc fo lutionem , quó4 voces poflunt fignifi- care, feu. eaufarc cognitionem in mente audientis,vel per modum notitiz noua, tei.f.antca ignorasvcl per modum reme- morationis exciando audienté ad actua liter cogitandum de re alias (ibi nota ex di&is q preccd. licet ergo in prafatis cafibus taEs perfectior netitia in audien te non oriatur ex vi vocis , & fignifica- tionis ,quz refertur ad caufandam noti- tiam dc nouo rei alias ignota ; oritur ta« menex vi vocis& fignificationis. , que refertur ad excitandam , & renouandam antiquam nctitiam rci prius nota. 24 Sed maior cft difficultasca(u,quo- res,de qua fitfcrmo, non fupponatut au- dienti aliunde habitualiter nota;an ctiam tunc poffit res diftinétius fignificari au- dienti, quam nota fit loquenti ;.& quidé quamuis Doctor loc.cir.id nó exprimats ratio tamcn, quam adducit, id etia o(len- dit efle poflibile,quia interdü (ait Scot.) alia eft ratio, cx qua defümitur nomé, &C alia;ad quà fign: ficandam. afiumitur , ine terdum.n. qui nomen imponit, certàali« quain róncm inre nominata conlideraw uit,ex qua metiuum accepit nomen ime ponendi sm aliquam ethymologiam; te mcn non adiilà pracisé rationem fignifie candá nom en impofitum clt , fed ad ab« foluté tignificà dum rem ipfam sth omné rationécius ; fic homo dictusett ab hu- molis à lari one pedis,& ti hac nomi na non G grificant has pracisé rationes» f«d ab[oJuté ; & adaquaré ipfas res quae : Bb do- h on. 250 Difput. 1I. do&rna cítetiam D. Thoma 1. p. q. 13. art. 8.1mó ita cft vt plurimü,inquit Do- &or, de nominibus (ubftanuarum , quia imponcns nomen fubílantiz. non conci- pit de iilayn:fi aliquam proprietatem, vel accidens quoddà, quod cft,tibi ratio im- ponendi nomen, v. dicebamus de fubftà- tia hominis, & lapidis, & tamen nomé in fc non figu:ficat folam l&fionem pedis, d folum coacipicbat impofitor nominis, cu non:cn impofuit fcd ligoificar fubttan- tiam illam tctream;s & auditor boc nome audiens plus intcll git, quam folam la- fioncm pedis,ergo nomen fimpliciter, & abfolüté loquendo plas hignificat vcl i- guificare potcft,quàm hit coguitio 1mpo- ncniis,vel quam oftendat 1mpolitor no- minis habuifle io. inm pofitione illias . , 1$ hefpondét Adueríarij rcsà nobis gnificarisquomodo intelliguur, vndé (i fubitantias in feipfis.non intciligin.us , poflumus imponete nomen , «uod illas infe fed tantum cx al qua róprictate nob:s cogoita, quaté ficut ex Ls proprietate Icdédi pedem cognofci- nus naturam lapidis contusé, ità lignifi- «amus corfusé. Cora «ftyquia fi pcr no- anina (übftantialia à nobis impolita non fignificaremus «mdditates fubfiátiarum án ic , (ed prec:se (ub vclaminc ptoptie- tatis 1n Cocretovnde defum pium e(t no- mcn,plané nó aliud etit lign. ficat ü fubie €i, X aliud prz dicatis cum dc fubftantia aliquam enuncia; us proprictatem y. vel €pcradoncm, vnde fc nius hiius propofi- -Wonis [apis ledit pedem ycllet lgies pe- «cm lzdit pedetb, nc igiwir nugatoria fit propotitio,layis figuit.care dcbet quiddi Satcm lapidis:n (cji o0n praciscvtinfi- nuatur pcr Ieliorem p edis Acccditquod voccs illad t guificont , cuius cóceptü ine gerunt audiéti, ingorunt aüt audienti co- €cpium 1€), non autcm modum , quo Io- qucn$ rem :psà conciyiu,nam modus,quo sudiens concipit rca auditá;non folü cx iilo igno, & vi novi n.$ icd cx alis etia princiyjijscosnolceedicrium ducit, puta &x perfectione inicllcétus ; qui excitatus à 'gaificauonc r.onunis, lua vi r Gigni- ficaian cifbpétus auingit pencirádo il- luis pra dicata; cü igitur perfectio fignifi Deldbaseds uy. NN cationis non tantü ex cógnitione]oqu&. tis) ed ét audientis penfanda fit, Sm rientia conftat , nà audito vno, & codem Iz nomine vnus apad figni&catam —— perfc&ius, quàm alter audiens, bené cfle 9s du pót,quodimponcosnomenlapidilze(üO. — nenitantumpedistunc cüceperit,& au- — dientesillud nomen nócademmodocó- —— cipiant;fcd aliquid amplius, quia modus concipiendi auditoris non nccceflarió ar- Qa:ur. ad mod concipiendi. loquentis. 26 laoppoütü ob.jcuint Aducrfarij, prafcrum Spar.loc.cit. primo; quía no» mina co n.odo fignificant , quo poffunt vi (aa caufare in audiente noutiam rei fi». gnificaiz, hzc cft enim communisratio ugniex Aug-lib.z.de doGt.Chrfl. cip —— pizr fcaliquid aliud faciat inane 2 venire, fed vis (ignificandi in nomin tut a cognitione 1mponentis ,& ei come meníuratur, vnde Gencf.a, adduxitie animalia ad Ada Quid vocaret ca, eigo €tuus ignilicarequain d ficatü iouccit. Conf.quia | ne aliquo vnus concipit petfeetu. rcm bignificaram , id »on cfi ,CX VIT nisJed ex alijsricipijs cognolcédi,qua ^ — fuppctunt vor & nonaltenaudienti fed. — figni-catiovocü c(ica,quamh:bent và ——— [ua x mponentisintentianc,adcó que ét. €x cogniuone , quomodo .n. pót intendi fignficauo,quz pon cognofatur? Conf. — — acLuc,(i quis nullo modo rem cognofce- ret ; illi ccrté nomen imponc:enon pof- íct ergo cum1llà impciscété cognofcit, non potcft imponcrc nomen eam perfce Cuusignifkás. Confeq.paetex propor — — inter 1gnorare rem fimplicitercáq; cegnolcere in ordinc ad pofle, vel non pofic illam nominibus fignificare khurus vox non fignificat ré , nifi quate — nus conceptamycrgo nequit nomé diltin €€ rem fignificarc,cum diflinété percóes €cptun non repizfcntarur . Tandem cóe cít axioma facilius cffe rem concipere, d explicare,ergo nó potcft quis mes 22 Kcip. ad prin üncgado maiorem, faltuui cnim eft nomina folum eo n.oda 65 mficare ; quo yi biaqo n OAEMWC - Quafi. TL. de perfell.em imperfell.-vocum in figmf. 151 fate inaudi-nte notitiam rci fignificata, ncq..c id habetur m definitione igni, ed folü , quód feipfum, & prater fe aliud fa- iatin mentem ven're,tiue hoc faciat fo- ! Javifua, fiue adiunctis atijs cogno[cendi principis; minor etiam defi-ir,£il'um n, eíl men(uram figoificationis (olumfumé dam cífe cx cóceptu loquenus, quia cius pe fcéto non folü ex e , fed etía ex audience per fc peofanda e ?, A d 2. pa- tct ner idem, qu'a modnsquo audiens ré conc ipit anditam, non folii ex vi nomi- nis attenditur , fed ex alijs ctiam  princi- pijs, quz al'unde audienti füppetunt ; & quia loquens rà intendit faa m concipié fi modü,ed pracisé rem cóceptam fignifi- care, vt audiens eandem concipiat, modo tamen accómodat» fais primcip js cogno fcédi aliunde acceptus , idco fignificatio, quà intendit, (cmnper céfctur illi nota (al- tim confofo modo. Ad 5. ncgatur confe- quéri1, nam vci; Coguitio requiritur ex parre impenentis, vt poflit nomen impo nere,fcd quia perteétio fignificationis nà ex ea (ola pender, verumetiam es cogui- ' tione audienus, ideó non tenet allata pa- rias; & iile modus i valet tant in cau(is preci(is , & in propofito caufa przciía perfcétionis in figuificatione » non cti cognitio 1mpon-ntis, quia ad id eft a(fumprtumjyuatenus inloq ue tc ipponiur feinper cognicio rei. fignifi catz xr yoc£ » (ed quia loqués pcr yocé obie&um cognitd: intend t. ex« audicnu,non modum, quo coci- pir dittinctum,vcl cótuíamideo (equc]a negatur. Ad $.orgumentum plus probar , * un veliac Aducrfarij;nedum.n- conclu it non polfc rem pertectius ügaificari , quam concipiatur (cd quod nec. éceqag períccte , dictum ignur illud incelligen- duum przí(erim cft in explicatione illarü reram quas jo«qu€s y:dit, ac intuitiué no. uit, quía victuce fug locuuionis nunquam potett audienti impartiri voritiam intui- tiuam ilius reis quam vidit . 28 Secüdo arguit. Amicus cit. probás pertcétionein tigaificaionis nullo modo per fe pendere xx cognirione audicntis , fed ui loquentis, & imponentisX. idco A |uam cxcedere potfe perfcót.onea eivs ; vel.n. loquimec de i'gmócicione , bituali'er,& plané peelcttio lgnificatio- nis in hoc seh nó p€det ex audiéte , quia cóuenit voci prinfquam audiens 36b au- & ira nec €t pé lere po eit eius pertectig ex cognitione audientis , cü' potius ipla» met actuilis iguficatio fit c»u/a cogni- t onis in audiente.Confirm.qu:a (à je.£e Gio fign ficationis eram ex a idienre pé fanda ctt,fequ tur nallum nomea hibe- te determinatam (i?n ficaionem , ficut non eit determinata di(,0fitio aadicatiüt quoad cognitionem rci fignificate , nam alius al:o perfe&ius cognofcit,at negare determinatam fignificationem vocis c(- fetomnia nomina facere zquiuoca . Refp. perfc&ionem tignificatonis in acta fecundo , & veluti excrcico nedum perfe pendere cx cognitione lo-quencus , fed eciani ex alijs princip js intelligendi , quz (uppet&r audienti aliunde, quam. cx vi nominis, vt e£ prztrerica cognitonc » quam habüit de re, vcl ex perfcatione in- tclle&us-, qui excitatus à f anificattone nomrnis fua vi rem dittiaGus. attingit » quz cognofcendi princijia pracedunc in de re per vocem parta fequatur, & in hoc fenfü dic mus petfc&on£ tiguifi-a- tionis in a&u cxercito pendere ex cogai tionc audietis ', vt rzdkeé noxar Sinifing, cit. Ad coafirm.gratis concedimus nuliá nomé habcre dstecimiaatá 8 gnili cationé quoad moatt ügniticàdi pfccté, velim p- fcéte ,& ad rale,íeu tà pecifeclà notitiam cau(andà ,cffe proríus ind.fferens ad ex. citádá quamcunque iuxta perf. cione in- telicétus audi£tis;ncque h.nc (cquituicom nia nomtn eíle a:uiuoca, quia cà inde- teraunatione in modo fign:& candi reti- nent sé,er determmarionem in re figoifi cata, quod fuflicic ad eniiocationcin , Ay beiuo agat Aucrfa cit cocl. 200 mina fubilituuuiur loco con.eptuum; & intàcum habcat vim fignil cádryinquáac t fic tub(tituuntur' ; loco ip:tur conceptus jmjcrtcáti ponetur vox code modo im- peiteéte (go:ficás, & loco cócegtus per» Bb 2 f 2152 Difput. 1 I. fe&i vox perfcGé fignificás;nec fieti po telt vt loco conceptus imperfc&ti (ubfti- tuatur vox perfcétius (igarficans.Cont. fi quis naturaliter loquerctur maniteftádo altcri immediaté cócepaim (oum, vcique conceptus rem exprimer iuxta fuam per- fcétioncm ralicer,g; íi c(t confufus , non rem manifcftare diftindté. , ergo tanto magis idem dicendum dc vocc, cui non co vpctit intrinfecé cx natura fua cé fignificare, (ed cxtrinfecé, & ex libera ho minum impofitione.Demü (1 voces,quz profecuntur haberent vim grgnendi noti tiá perfectiorem , deberent eciam illam gignere in ipfo loquente . fef .ad 1 .conceílo antcccdeute negà - do coníequétiá, quia ficut poceft loqués loco conceptus perfe&i ponere vocé in- perfe&ius (igmficantem, vt quádo habés perfeótum rei conceptü profert voces mi nus pcrfedie (ignificantes,ita poteit loco conceptus imperfe&i (übítituere vocem [eus nificantem; imó fi arctacur quens ad (übiticuédas voces. perfc&us iuxta men(urám perfectionis conceptu, nunquam poffent rcs petfe&ius concipi , uam vetbis explicaci (ed codem proríus modo exprimerentut,uo concipiuntur ; cuius oppofitum experétia docet, & 1p fc Auer(a concl. 3. Ad cont.conceflo an- teceden:c negatur cóníequencia, cnimue - tb quia cüceptus fant figna naturalia re- rum,idcó neque üt illas manitef ire. vltra fvà perfe&ioné innatam , at quia voces font figaa a4 placiti, potcft imponés ha. bita notitia cotufa rei, vcl quoad vnà cius proprictatem tantum, cx cali proprietate nomé a(fumere,& velle , quod calis vox , non rántum illam proprictatem figaifi- Cet,fed rotam rem ada quaté , vt diceba- inus de nomine lapidis & hominis. Ad vItimum voccs g:gní& illam perfectioré notitiam inaudiencc,non in loquente, tü quia voces per fe figaificant audicnti nó loquenti:tü quia audien: (appetunt aliü- dé meliora priacipia cognofcend!, quam babeat ve » quz concutrunt ad per- fc&ioné (iguificationis in actu fecundo. 1 De Vodbut . JAM t Qv AS TAÀDAM. De nominibus equiwocis, C vliuocis v ac eorum Kguificatis. 30 qxOlluntres,rtpatetex di&is,medü — — p conceptibus, fed etià nominibus » * [3 fignificari,cü hoc difcrimine, quod cáce- — — pcus;veluc naturalis imago res,illan natu — — raliter fignificat, nomen veró ad placit— — primi imponentis; ex uo fit, vtquoad.- enitatem, & diuerlitatem,cóceptus pro-.— porrionetur rebus ; ita q» vnius rei vicus, tit cóceptas formaliter, & f»ecificé(pla- res.n.namero effe poiTun: érineodé nus —— mero intellectu (ucceffiaé einien rem. cognofcente) S plurium rerum plures, ,—— cu m.n. (it naturalis imag » cct » eius nate. ram,quantum fieri potett, imitari debet: fecus autem et de nominibus, reso. jl res,ac [pecie diueríz vnico nom ficari pofTunt,vt patet de voce.c eadem impofita cít ad ga fi nem terrettrem,piícein ; leftefydus , & hzc noinina uerfas vna voce. i gaifici d «quiuoca y uafi plurcsresapp-láta ea- — dé voce,fierictiá potell écOrra. vt vnius — tci plura (int nounnayvt gladius, & enlisy quz eandem proríus xem figmficant , 6C — — proindé dici folent fynomima, vel malté- — — — Moca;ficri it€ pote(t, vrcespluies conce» ——— ptibus diuerfis tian fi i dio tia gt vocibus (ign:ficétur, ft homo, & equus» & dicuntur diwer[iugca; Tandéfieiipo- — teft,vt plates res.códem conceptu quide. — ditatiuo explicabilesetiameodem. nomi — — nefignificen.ur, & dicuntur »AjwoC4, Vt —— — homo,& equus inquantuunanimalia.la- —— — ueque nnomine, & inconceptü per — ud nomcn fignificato conueniunt, PAMé- - «oca dicuntur; qua in vtroque d;ffecunt, diuerfiuocz, quz in conceptu conuenit — & in nomine diffcruat ; fynomima , aut — multiuoca , quz demum conueniunt in.—— nomine, (ed in conceptibus differunt, di- cuntur £quiuoca . , .31. Cumveró hzc nominü vanitas, vcl diuerütas rebus. conucniat ex fola ho- munuminoüitutione , resipf nó funt vnie — uocz, vcl zquinoczexíc[edralesdicüe — — — isvelallis nemis. - , Tas v tur,inquantu à nobis hi. : Ee ^ D . Quafi. JP. De c^fequinicis, to Vniuacis - bus fignificitur, & idco zquiuocatio, & vniuocatio (de quibus prefertim in prz- fcnti cft (ermo)tàm rebus, quàm vocibus conueniunt per intellc&tü, primario tamé vocibus,& fecundario rcbus; quiaiflz nó dicuntur tales;nifi in ordinc ad voccs vni uocas,aut zquiuocas . Hinc diftingui co- imuniter folent zquiuoca, & vniuoca in "actiua& paffiua, illa funt nomina rpfa o vniuocé,vel zquiuocé (ignificantia , ifta funt resiptz illis nominibus fignificatz . Arift. in przdicament. c.1.multiuocis, & diucr fiuocis reli&is , vt (uo propofito inutilibusagit de vniuocis,& zqniuocis, definit zquiuoca, quorum nomen efl có- mune, ratio veró Jubflantie importata per nomen cfl diuerfa ; € conta vniuoca definit ves nomen cfi commune, & 'vatio fubfl antie importata per nomé eft eadem. In vtraque definitione ponitur no quenvbi nomen non fümitur in rigore, vt 'à verbo condi (tin&um,fed laté,vt com- prehendit etiam verbum, participiumy& ran alià orationis partem, nam in  hisomnibus vniuocatio , & zquiuocatio - cadere potefl, vt lego eft zquinocum ad Yegero;& legare; diligo vniuocü ad actus "dilc&ionis : eff commune; ponitacad in- finuandü nom debere omnino vni, & idé non folum per eaídem litteras , fed etiam pet candem pronüciationé, & fjl- labarum quantitatem , fic .n.proprié erit cómunc,vnde quglibet diuerfitas, vcl fo- lius accentus;tollit zquinocationem: ra- 410 fumitur pro conceptu obiedtiuo, fiue fit propria definitio, fiu£ non vt notat Ant. And.hic fub[lanti&;vbi non fumi- turinrigore pro fubftantia ab accidente condiflincta , quia eriam in accidennbus inueniuntur vniuoca; & eme. qn fa- mitur pio e(fcritia, & quidditate ; 3 (üb- ftanue acceptioné docuit. Arift. 5. Mer. 15. Addi.ur /mportata per nomen, quia ratio fubftantiz ad illud idem nomen rc- ferridebet , in quo res vniuocantur vcl gquiuocátur, alioqui zquivoca in vno no mine pollunt vniuocari in aliqua ratione «omuni per aliud nomen imiportata , vt Canis terreflris marinus, & celeftis in ra- tione Corporis, & fübftznrig. Demü hxc ratio fübflantiz sra idcm nomen in vni- Losica , 253 uocis eft eádem , in «xintcis diuerfa y quia hec ende unt , ficut ilJa, füb vno nominc vna definitione ipfis adazquata dcfiniri,& in hoc formaliter co(iftit corü differétia ; ita paffim exponunt Au&ores has definitiones , & prae(ettim noftrates in Anteprzdic. c, 1, & Scotusq. $.. & 6. pradicam. & Bonct.in fua Met.c.2.lib.1. 31 Ex quibus conftat Aritt. definire &quiuoca, & vniuoca pa fTiua, nó actiua »Haquiuoca aquiuocata,& vniuoca vnjuo cata;hoc ett res ipfas , non quidem nudé infpectas , fcd prout nominibus fignifi- cantur, & vt fübfunt fecundis intentioni- bus vniuocationis,& zquiuocationis,que immediaté fündatur in vocibus,propter« quod eas definiens non dixit &quiuoca funt, vniuoca funt ,&c. fed «quiuoca di» Cuntury»niuoca dicuntur, &c. quarc de- finitum in his definitionibus cft (ecunda |, intentio conftituriua zquinocorum , & vniuocorum fignificata in cócreto, quo- modo fupponit pro ipfis rebus zquiuo- catis, & vniuocatis, & in cffe fignaco , vt docent Scotiflz omncs cum ; Cit, & etiam. Thomiftz Sanchez lib.4.q.1.. . €oncl. Nude in przdicam. cap. r4 contra ' ] Conimbric. & alios có- tendentes hic definiri pro rcbus ipfis,qu& dcfiniendi medum logico confuctü , qui per fe fccundas intentiones concéplatur y re$ vero , non nili vt illis fubftant , fufius infra declarabimus difp.de Vniucr(.Quàa- uis autem hic Arift. ex intcptione dcfi- niat vniuoca, & equiuoca paffi ua, adhuc tamen ex his dcfinisionibus facile c(t de- finire actiua, nomina .f. vninocantia , & zquiuocantia; equiuocum .n. eft , qu cóc pluribus cft (ecüdüà diner(as rationes Vnpiuocum veto , quod eft cóe pluribus fecundü vnam, & candem, vndé nomina zquiuoca funt Gallus,quod dicitur de ho mine franco, & gallo gallinaceo, Canis,qo dicitur de canc terteltri,de pií(cequodam marino;& ceele fli fydere;nomina vniao- €a süt homo, animal, fubitantia ,quantie vcn em hcic os irat vniuc r. lis, quz per (c prim ificatur per tà» ha mL, & cft communisplutibus, 33 zn oppolitum obijcies Primo con- tra definitionem aquinocorá, quod non "Bb E recte . 254 Difput: 1T. & é affignetur ; tum quia omne defini- bile debct effe vitiuocum; cum quia debet e(Te quid vnum , fed aqutuoca (unt eflen- tialiter multa 7.Met.32. tum demü;quia £quinoca nnllam habent rónem cómu- ncm,in qua conueniant, Refp. Doót. cit, q. f -ad 6.quod licet equiuoca fint effen- tialiter multa, accidemaliter tamen vni- uocati poffunr,quatebus fundare nata süt fecunda intentionem eiufdem racionis in vna ratione cómuni ,quz omnia deno- minat £quiuoca,& in hoc fenfu süt vnius definitionis capacia , inquo cafu efseria- liter zquiuoca , & vt quid , cuaduat vni- uoca accidentaliter, & vt modus , quam zcfponfionem caeteri omnes recipiunt, & nos (x piusadhibemus , & magis declara- mus infra di(p. Vniuerf. Scd V rgeS,ergo non dcfiniuntur ab Arift. a.juiuoca , vt ! yt ic, (cd potüis quatenus rionem vni- uocorü induunt « Rep. G ly quatenus re- duplicat ratione definitam,negatur fcque hi, quia hic re veradefiniuntur &quiuoca ro [ecunda intentione; inqua accidenta- iter vniuocantar, X corum matura expli- catur, velut imn cffe (ignato; fi reduplicet conditionem definiti , couceditur, quía «anditio rei definibiliseft , quód fit vni- Uocum quid, vcl e(fencaliter , vcl taltim accidentaliter, vt cft in propotito. 44 Sceamdo obicitur coutra defini- tionc vnuocorá,quia videtur cua arqui- uocis compctere,nam azquiuoca omnia , vt fic habent rorsen zquiuocationis có- munc,& rationem candem (ecundü illud nomcn, videtur etiam conuenire dcnomi pauiuis,quia albums idem nomen , & fccundu candem rationem dicitur de ni- ue,& Cygno, non enim hac folü alba di- «untur,led ce vera tal:a funt; vnde nó fo» lum nomen, fed euá rationem, & natnra albi parucipantyeftó accidécaliter, ik efp, quod sicut zquiuoca , vc quid , & in effe €X:1cito, dicuntur vn.yoca, vc modus, & veiut in clie signato ob intentioné z:qui- Uocatioms; quam fundare poliuar, ita ét acc) dentaluec ; & in cflc s'goato partici- pacc potlunt dcfitionem vn.uocorüs Nec valet dicerc voiuoca, X aquiuoca cile op positas & idcó «nüm de aiio pra dicati no pofie euam accidcntaliuer. Opgonunur De Vocdibu: . [ vtique, siambo fumaritur eodem modos at fumendo vrium,vt quid,& in elfe cxcr- 18 cito, alterum vt modus, & ineffesigna- to5ita non oppontütur , quit potius vnüs vt modus dici poteft de altero vt quid , quo (eníu genus dicitur (pecics vniuerfa. Lis,vt infra. Nec minusallata definitio de nominatiuis compctit,si ly ratio fub[tan- ti& (umatur, vt dicat relationem e(fentia. lem effenrialiter vniuocatis conuenien- tem, vt vidctur Arilít. intentiosde quo (ta. tim dicemus ; verum tamen e(l denomi- natiuis pofTe applicari materialiter ,qua- tenus idem prz dicatum potefl eíle simul dcnominatiuum,& vniuocum; vt infra« A Tcttio obijcitur, quod prefate. defi» . nitioncs rebus compctant , 110m inteptige- nibus; tum quia liabere nomen cc E Á ds à nc cópetit rebus,& nom intentionibi qu Arift. ipfe exemplificauit in rcbu elp«(enfum illarum definitionum matctialem,nempe mis ca dicuntur illa , À. funt fe tiones applicabiles co conccpus, & exéplificaui we familiate ett logici icationcs signatas, qui dicitur, pradicatur, e e perexcra- €itasqua fiunt per verbi eff vt fusius dis. — Cermusdi(p.de Vniuerl. Verü vt aquiuge. corum, & vnibocotíi natura magi cluceat , licet fubderedaosa : hác qua ft actinéces,in quibus singillatim horum,& illorum conditio explicewr «.— ' * PENAS a ARTICVÍVS PRIMVS — — Examinatur peculiariter matura — 4QMiMOCOTMD. 0000 4$ A Dmaiorer. nominü 2quiuocó A ram intelligentiam nonnulla du: —— biayqua de illis moueri folent,(unt breuie tcr rcfoluenda. Primo igitur dubitari fo« let , quomodo tiomen aquiuocum plur. Ssignficet, an plura a&u significet, velape titudine & an füb disiunétione,vel potius füb copulatione omnia (ua significata ue simul contineat. Aliqui,vt Ancrfa q.1$, Log.ícét.1.dicünt nomenzquiuocum cx vidua nude jrolatum actu non gignetc im R.€Rte audientis,nist conceptum nó yiti« matum ros E | - i Quef 1. de Natwwa e Aeguiuotoruni. eL i55 etiem füi ipsius , quantum verà ad rem significatam,dubium;& (afpenfum relin quere audiearem , quidnam loquens si- gn ficare velir, aptum tamen effe , vt per appositionem alterius nominis determi- naté sigaificct aliquam rem. ex his; qui- bus nomen competit . Hzc opinio teij- citur à Scoro q 1 1. Elench. tum quia vis fignificatiua vocis exercetur ; cum actu ofcrtur, inordine ad res, quibus impo- eft , vc etiam ipfe Auería concedit q, - 6. de Vocibus fec. 3. ergo cum harc vox Canis profertura&tu debet aliquid (igni- ficare prater feipfam; umquia hoc fer- fione prolato Canis moneturypolsüt plu raadu cócipi, quia vnus accipere poteft Cancm pro animali cerreftri , alter: pro marino, alius pro (ydete ; tum quia licet auditor ambiguus remaneat de tmtentio- neloquentisad quid fignificandum de- terminate illam vocem proferat,non fe- quitur , quod ipfe aliquid concipere ne- queat a&tü cx nada prolatione illius vo- cis,eftà non ad intentionem loquentis ; .tum denique fi actu noa fignificatet vox zquiuoca,nifi detérminata per appofitio- nem alterius nominis , fequitur , quód nüquam a&u fignificabit z:quiuoce , (ed femper vniuoc? , quia femper derermi- naté ex yi illius appofitionis, - Alij proinde dixere , quód nomen z- uiuocü pluta a&u fignificat füb di fium- dione itt dicendo Cawis mouetur, fit (en(us vel tetreftris, vel marinus, vel ce- leftis. Hunc etiam dicendi modum refel- lit Scot.ibidemq.9. quia tanc refponden dum non eflet ad terminum aquiuocum pet dittin&ionem,fi przdicstum vni (i^ nificatorum conuentrec; imó conceden meffet, quód talis propafitio fit fim- pliciter vcra , nam ad veriratem difiü&i- ez fufficit , quód altcra pars eius fit ve- ra. Alij tandem dicunt , quód plura actu fignificat (ub copulatione ; fed ait Do- &or q.10.quàd potett hoc bifatiam in- telligi,vel ita redi d cadat inter ipfas res Giznificatas quod nempc Canis fignificet, & terreftrei, & marinum, «aelef(tem copulauim ; & ita nó fignificat plura acu (ub copulatione , tum quia id potius cft fignificare vnum; quam plura, quia totum hoc copulatum potefi Pabc- re vnam ritronem intelligendi , cum fic cxtremiim orationis, atque ira ctíam ba- bcbit vnam rationem figaificaudi , ficut & hocalind copulatum :;n i(ta orauone duoyC* tria fimt quinque s tum eti quiae tunc ad termi niim equinocum nonelfet re(pondendam per diftinctionem , fed concedendum ciet, quod pro politio, vel et fimpliciter vcra, vel iimpliciter filfag vera, fi predicatum omnibus fignificauts conucnirct.fal a, (i vni folo non conuenis ret , nam ad copulariuz. fil(icatem fuffi- citjqu5d altera eius pars li: falía ;2fio eo. do potett id intelligi , itavr copulitio ca- dat,non fuper res Tos "ficatas , fcd fapet ipfos aus (igmi candi, & fic verum cft nomen zquiaocum plura actu indeter- minare tignificare , nam Canis fignificat latrabile animal , & fignificat marinam belluam;& (ignificat ceelcfte fydus. 36 Schals dubitatur, an ab(olutéTo . quédo nomé zquiuocá dici debeat. vnü y vel plara nomina,& rati o dubitandi cft , uia nomen formaliter conflituitur pec gni ficationem,ergo cum nomen azequi- uocü multas habcat fignificariones , non vnum;fed vtique plura nomina dici dcbc- bit; ex alia patteccrié vnavox eft Canis, & Gallus; quamuis plura. fi9n:;ficent P de Arift.aitzquiuoca habcre vni nomen có mune; quamobrem Do&or q.8 .Elench. ait nomen zquiuocum pofle dici voum. mültiplex,quafi vnum complicás multa, ynum f.materialiter , quatenus eft vnus fonus, vna vox, & multtplex formaliter e quia plureshabet (ignificationes. Quan- . tüm tamen fpe&tat ad modum toquendi, potius dcbct dici vnum nomen , quàm multiplex , ob rationé , quam ibi Doctor affignat,quía cócreta, aut compofita ac- cidcntalia nó vhultiplicantur pro. díocra fita:e formarum, fi enum fit omnium (ü«- bicé&à, fic enim dicitur vnus arcfex;qua- uis plures hibeatartes;cti igitur in propo fito nomen zcuiuocum fit compolitum quoddam accidentale; & artificiale ex no mine,& voce pro matenali, cx fignifica- tione pro fcrmali quis mulkplicetur for malc, nimirum fign;ficatio, ramen nó mul tiplicatur accidentale compofitum , qu Bb 4  ma- 21$6 Difput.T T. materiale, f.vox,& nomen eft vaum;que dé&rina confonat his , quz habet quol. ELAC.3. & 3. d. 8. q. vn. & ex profeffoq. fcq.cxplicabitur;qua ratione € contra no gina [ynonima abfoluté dicuntur plara fiomina,non vnum;cílo vnam,& eandem habeant (ignificationem. 37 Tert ó dubitatur, an in mente, fea in conceptu repcriri pe(Dtaquiuocatio, ficut in voce ; & communis feré (entétia cft;quod licét in conceptu non vltimato, qui cfl cóceptus ipfius vocis figuificati- uz,| ofTit contingere aliquo modo zqui- uocatio,vt bené declarar Tat. in predi. cam.q.2.dub. r.in fineytamen in cóceptu vltimo, qui eft conceptus rei fignificatz per voccm,contingere non poteft, vt Sco us docct q. 1. przdicam.ad 2, Ratio fun- damentalis eft , quia vt diximus ab. initio qua .cum conccjus fit natoralis imago rei,quoad vnitatem , & diuer(itaré, pro- portionatur rcbus ipfis;itaut eiu(dem rei vnicus fit conceptus , & plurium rcrum plurcs, cum ergo in mente non fit idem conceptus rerum diucría: ü,quz appellá - tür vnico nominc, con(equenter ncc po- terit effe zquiuocatio, nó igitur cft cadé ratio de voce, & conceptu ; quia .n. vox non cft intrinfccé fignificatiua , (ed ex im pofitionc,nó repugnat cidé voci diucrías conuenire impofitiones, ficut repugnat CÓceptui diucrías cGuenire naturales rc- piafentationes | Quod adhuc magis de- laratur,quia zquiuocü cft;quod (igoifi- €at plara inquátum diucr(a, (i.n. plura (i- gnificaret inquantti in aliquo conuenicn- t1a,non effet para zquiaocatio , fed vni- uocatio faltim imperfecta , conceptus au tem;cum fit naturalis imagó reinon po- teft c(fe vnus, fi obie&a (unt plura, & nul modo vnü , quiavnitas eius in ratione teprafentarionis,& (imilitudinis (amicur ex aliqua vnitate tcireprzfenra:e v: Do Gor folidé probat 2.d 3-4. ro. ab obic- . &o.n.(uàá (umit vniratem (pecificam,nec vno,& codcm acta poetae p'ura obiecta di(parata,vt fic,intelligi,yt docet Bargis I.d. 1.q.4.cx Scoto mulus inlocis, ergo in mentc zquiuocatio cadere no poteit y ita aped rerum difparatarü , & di- uer. cf]c concoptus idem ,. ficuc cft LO De Vocibus - Ri "o T. d ador s DN R^ a eadem vox, quod etiam ín mente di«ind. "t fuo modo afferédum efl;nam hicét vnus. —— realiter ,& matcrialiter fit a&tus,quo om nia concipit , tamen ille idcm conceptus ratione diftinauitur, vt cócipit vrd rem, . ^ & aliam,& dicicur virtualiter mulciplex ,- 38 Quarto tandé dubitatur, quot fint gquiuocorum fpecies , & communis opi. nio cft e(íe duas , quarum Prima eft. cos rum , qua dicuntur puré zquiuoca, qua — «f. (ine omni proríus habitudine , & cons. uenientia adinuicem ecdé nomine (u appellata, vndé etiam dia folent a;uiuo.— caà calu,velà foriuna;vt v.g. ga E" 4 mo,& gallus auis dicantur. aequ iux ra,& à caluyqura meréfoituce euenit vt — homo , & auis nulla habita inter illos zs conucnientiz ratione codem nomineap- — — pellarentur. A Itera zquiuocorum a E cfteorum, quz dicunturaquiuoca ana» ——— Pnteua L. Porc MM wnob -— aliquam conuenientiam , & orioné —— ier ipfa repertam» ità ridere c NS YAT bomine,& dc prato,pratum namque flo- —— tens tidcre dicitur quia : mini lzto ,& rident, homo dicitur de V8. ro,& p:é&to , quia conueniuntin extefna — ——— figura , & (ic de mulus: Bon ration ** " folent etiamappcllarizqumoca àconfi--——— lio,quia nontemeré,(ed confülió enum »— — & idem nomen cx àm eft ad plara. " ificanda; Con(aeuit t zquiuoca à [2 lio etiam dici, non folum quàdo idem. nomcn de j;luribus dicitur ob habi ncm aliquam,vel proportionem la tcpertam, fcd écquando, vel ex deu tione 'mponétis aliquem (anciuM E m ex affcétu ad aliquem defun&tum eiufdé — cognationis , vei memotiaalicujus viri — iníignis , vel alia racionab li de cauli nomcenalicuiimponiur pucllo, ————— T3" ARTICVLYS bp E Examinatur peculiariter natura. — J yn:uocoritm « dECENO 39 A Dampliert quoque Vninocerü ——— | , A intclligentiádubiaquzdá deile: ——— — lis incidentia reíolucre juuabit, Pri ene itur dubitarifolet ,anad «niuocationé——— ufhciatvaitasconcepuus formalis, me» —— iare A * "oo Quat. IV. de Natura Vaiute eA.IT. díznte quo omnia inferiora immediate corcipiantur , num potius rcCuiratur , qp tcrminus talis conceptionis importet aji- qvod commune pluribus , .f. conccpuum obic&iuum. Dixerunt aliqui ad vniuoca- tionem fufficere folam vnitatem concce- pius Formalis,quo nimirum plura imme- diaté concipianiur ,veluc Gmilia; talis vi- detur opinio Nominaliü Ocham 1. d. 2. q. j.6.& 7. Rubio 1.d.3.9.5.& aliorum , vbicunquc pete de conceptu natu- rarum vniuerfalium.Sed vt docet Tat. q. 2.przdicam. $. 2. [ciendum ex doctrina Scot.1.d.1.q.5 & d. 8.9.3. & Bonet. in Met.loc.cit.preter vnitaté cóceptus for malis ad vn'uocationcm requiritur. euá *nitas conceprus ob.cétiui, .i.quod vox vniuoca fignificet pr marió aliquod cóe illis,:cut homo fignificat primó , & im- mediate humanitaté,que cft cois fuis in- feriorbus; Et comunis omnium fentétia córra Nominalces, & probatur; tum quia cü inquit Arift.vniuoca participare non folum comune nomen, (ed etiam cómuné fubflontiz rationé in cis c(icntialiter im bibitam, vtique per tónem fubflantiz nó intelligit conceptü formalem illiscoem; fcd obie&tiuum;hic.n. eft,qui in cís císé- tialicer includiturnon ille;tam quia quá- do dicuntur zquiuoca; vt ab vniuocis (c- cernantur, carere vitate tationis, & có- céptus,pra(crtim [ermo cft de vnitate, 5 €óccptus ob;e&iui', quia ad prolationem ipfius nom:nis zquiooci experimur. intel lcé&um no(trü non vpiri concipiédo ali- od vnum cóe illo nomine fignificatü y €d ad diuer(a àmmediaié obicéta diflra- li,v.g.ad prolationem Canis non vnuur inteilc&us aliquo modo,fed potius diflra hitur ad d:uería immediate concipienda, Mf. cancm marinü, terrcftcem; & ceelefie, é conira igitiir. vniuoca dicentur habere vnam,& candeni ra ionem obiectinam , & inprolauonc vocis vbiuoce debebit incelicéus coliigiad vnum , in quo infe- riera conueniant , uim tandcm «uia vni« tati conccpuis formalis dcbet occ (Tario rcípondere vnitas obicétiui , ergo fi ba- bent vniuoca. vnitaicm. cóccptus forma- lis, vnitas obicéti.i cis denegari non po- tceripater aliumptum , quia vnitas con- tTTCÉ 157? ceptus. formalis atcnditur pencs vnita- tem obicctiui ; & See cft Vespetim com- munis, quam fuse prcbat Pafcualig. p, 2. Mct.difp.28. né à C RESÉ 40 Sccundo dub tatur,an vnitas i(Mits conceptus obicét uineceflarió debeat et [e tealis,ita quod coireípendcat ci à par-- t€ rci aliqua rcs, vcl rcalitas, & matura €ó- munis pct ipfum adzquaté concepta, &c explicata;rà;ionc cuius intercedat diftim, €i cx naturarci formalis intcr przedica- tum commwunc, & inferiora, an pocius fuf ficiat vnitas rationis , & praci(ionis per. intelicdipm immediate pluta inadzqua- t€ concipicnrem, quatenus fimilia ratia- ne cuius inter przdicatum communce- óc infcuüora intercedat. [ola di(tincto vir- tualis,ac rationis ratiocinaie. Prunam di- cendi modum (cqui videntur. Scoui(te illi ocnes , quinon folum gradus comu- ncs pradicamentalcs, vt hominé ; & ani-. mal;ied «tiam tranícendentces , vt ens , & fubftantiam proprias tcalitatcs ade&qua- té conceptibilcs, & inferioribus vnmocé cómuncs ( & fi cum analogia mi: ta) ptas feferre dicunt,vt Canon. 1. Ehyf.q.5. Fa- ber 7] heor.94. McuriiTe 1. lib. (ug Mer. : q.7.& Eonct.eit. (equuntur etiam Rccé- uores quidà, vt Amc.in Log.tr2&. 12.q. 6.dub. 4. «qui per hoc dittinguuot predi. catum vniuocum. ab analogo , quod illud dicit vnitatem, & communitatem rcalem prafato modo , fed Ae pec folam pracifioncm inrelle&tus plura immedia- té cócipientis rnadzquaté,vt fimilia. AL- terum dicendi modü fequuntur alij Sco- tiftz,qui (olum gradus cócs pradicamné. talcs afierunt importare realitates,& na» turas vcré cómunes adzquaté concepubi- les; gradus vetó trantcendenies Dco ; & €rcatura con munces, inquiunt importarc folü conceptus imadaz'cuatcs,non aüt rea litatcs vt Lic h. V ger. Tromb.Bairg. Her- rerasé alij. Vcrü quicquid fit de predi tis uáicendenubus, an praícfcrancreali- — tatcS,vcl ioj05 conccptes inadequat quo 1n Mcta,h. dicendü cílin propotito ad vniuocationem pertectà,& puram nc« €cllarió 1equiri. vpitaté conceptus obie- Qui ia e(ie 1calem vt à parterei cotre- fpondecat €11calitas ; & natura coma.ünis pe 24,8 r'ipfum adzquaté conccpubilis , uà Dostor in 2.3.3.0. 1- & 6. oflédit ex p- feflo,vt ib: ct videre; «d vniuocationci vcró imperfecta ,!& cum analogia mica (de qua duplici vpiuocationc ftacim di ccimus) qualis eft vniuocario omnit trane fcendentium , non neccí(larió requacituc vnitas cóceptusrealis pra faro modo, [cd fufficit vnitas rationis.qua non idcó ralis dicitur , quia fit merum opus intellectus, vt por( cnsrationis , (ed quia fit per ab- firictioné,& przcitionem incelleétus plu ra imme diaté cócipientis inadzQuaté, vt fimilia; ob fundamenrum timilitudinis, g» repetit inter ca à parte rei , yndé in hoc feníu poterit dici vnitas realis fundamen- taliterjin qao fenfu aticrit Do&. 1. d. 26. : lic. Y. à relationibus diuinis conceptum communem realen abitrahi potíc , cum tainen relationibus diuinis nulla fit rea- litas communis , & aliqui Scotiftg cuam ab vlcimis differentijs conceptum com- miunem hacceitatis ; cum tamcn in reali- tate fint primó diuetíg cx Doctore in 1. 4.3.3.3 $. Md quaflionem igitur, — 41 Tertio dubitarur,an cocepuis vni- nocus dcbcat neccífario perfcé&té preícin dere cum à fuis inferioribus, tum differen t js vel modis contrahentibus, itavt in co rationes inferiorum , yel contrahentium rullo modo inuolyantur ncc explicité: , : mec impliciré « Negat Aucría cit. q. 15. fe&t.v.vbi aic fufficere imperfectam prz- cilionem,vnde q.1 3 (cét. 1. ftatuit genug * ' mon fempcr praícindere perfecte à diffe .  rentijs  fedin co (zpius inoolui rationes Ls sllarum implicite, & in tali cafü non pre- fcindit genus,nili ab explicitoy& ex pret - : fo conceptu differentiarum. V eti o, fica opinio cómunis cft pra(ertim apud €à5, |ui per prz-citionem petfecta, & im perfectam ab inferioribus, & concrahen- tibus diftinguunt przdicata tranícenden tia à non tranfcendentibus, & vniuoca ab analogis; imó Scotus ita. huic (entencie adbaiit , vc non folum gradus cócs przdi- eines ipa pra(cindere üc arbi- tratus ab inferioribus, & contcabentibus, vt genus à diffcrentijs;fed ctiam idé affic- mauerit de ipío conceptu entis tum refpe tta inferiorum, Uuimodotrum conuahcn- ADifputs LT. De J'icibut 0.0 T". ti 1.d 4. q.1, quem (equuntüeferd Res. c&uorcs.omocs , & mula ex Thomtlis , Ratio aütycur coaceprus yniuocus debet perfecte prz (cindere ab jaterio ribus , & conuahenubus elk ,quia in co vniuocara. | conuenignt , X pecfedé affiimillaniur , fà.— —— | e(l pertcéta vniuogatio , ergo exci debet rationes pecaliares interiorum , contrabentium;quia tiillas aliquomodo. i»duderet, noneílet tantumrauoaffiinie ^ ——— landi, fed etiam di(tinguendi, Accedit, — — quod genus,vr dicemusinferius,nullomo — — do a&u conrinet fpecies, & ditferearias, nec deteuninaté, nec ;ndeterminaté,nec expliciré,nec implicite (ed potentia tane fum,ergo perfedté prz(cinditab eig. ————— 41 Quarto dubitatur , num oporteat M rationc: ngnificatá per nomen yniuocit e(fencialiter congenire vniuocatis,an f ficiat , quod cis conueniat accidentaliter , & fab allata denitione tam $niuoca € fentialia,quàm accidentalja cópreher rur, Et dicendum cft cum comuni (« quid dicat Paíjual. p. 2. Met.difp.27. 2.0-4-) no:nen vniuocationis. polle | dupliciter , primo molo magis proprid. — — — quo (cufa tignificat Matonem cf- ———— ntialé pluribuscómunem , ac in eise. - 1 fentialier inclufam,&taliaprgdicatadie ——— — cuntur yniuocaeffentialia,& becfolayis ——— detur. Arift. voluifje comprehendere fub. — vniaocorum definitione, vt Scotus d q-6. Predicam.n corporc ,& in 3.d E 2 qp probat ex illsverbis, &$ ratio fubfi | ri La e Mr hzc enim fatis ex« 1 primit (inquit or) talem rauonem — — — debere eile ^ viii pena , quod - - adhuc magis liquetex exemplis,qu z | ducit de vniuocis eífentialibus; tumquia — cap. dc fubft. docet accidentia pre dicari xr non poffe dc(ubie&is nomine, &r0ne, ——— qp vaique falsü eifec ti fübhac defiaitios —— Hc etiam ynidoca acci ia compre. — — hendere vellet; cam demum , quia Arift, - diuifit tanquam in membra apre E dum formaliter, fed etiam marerialitet equiuoca,vniuoca, & denominatiua, (cd 1s j fi (ub allaca definitione com, ere ^ ^ ctiam vniuoca accidenralia, coofuderet — | vtique vniuoca cum H L o £C] "Poe. | Quefl.IV. de Natura Vniuocorum. ert.IT. fiatiuasvt poftca dicemus. Alio modo ma gislaté , v — rationem pluribus "communem; liue efTcocialem, fi uc acci- dentalem , nam vt inferius dicemus , nom folum dantur vniueríalia e(lentiaha , vt 5, & fpecies, fed & accidentalia , vt roptium, & accidens ; & certü eft dera tione vniuerfalis effe, quód fit vniuocii , erzo non folum admitti debent vniuoca effentialia, fed etiam accidentaliaj& qui- "dem Scotus quoquc hanc difiinctionem  fepius inculcauit poncps differentiam in- - tterpredicatum vniuocum , & vniuocé praedicari 1.d.3.q.3.& d.8.q.3. P. & 5.9. 7.4.1. D. & cumeo .Formaliftz omnes art.1.formalit.vbi per praedicatum vniuo cü intelligunt vninocü accidentale,quod de (nis praedicatur fübicctis sin idem no- men;ac candé rationcm accidenralem;vt album de cygno,& niue, per praedicatum vctó vnit i ntelligunt vniuocü effen. tiale, quod de fuis pra dicatur inferiori- bus sri eandem rationem effentialem, vt animal de hórnine, & equo; Quamuis au tem intentio Ari(l. faerit definite vniuo- ca tantum cflenrialiavt dictum eft, ccrcü tfi eft abfoluté loquendo poffe füb hac "definitione comprehendi vtraque ca, ita.n.przdicatur animal sta 1dé nomé, & ratiotiem de bomine, & equo,ficut al bum de niue;& cygno; vt docet Scot. cit. nec tefett ad rationem vniuocationis ; qp Katio fit vna; & cadcm eflcntialiter,vel ac- cidentaliter , atque ità ratio fubflantie explicari debebit ; quod denotet voitaté conceptus obic&iui , qualifcunque ille fit. e(fentialis,vcl accidentalis,& dc fa&o áta intelligunt, & exponunt Sanch. q. 1. prtdicam. Caict. Hurtad, & alij. 43 Quinto dubitatur;anoporteat ra- tioné fignificatam per nomen aqué pri- mó,& principaliter conucnire omnibus wniuocatis, vcl poffit connenire vni prin cipaliter,& pritnarió;ali j minus principa liter;& fecundarió , fiue vni originaliter, & independentcr;alij participatiue,& dc- pendenter ab illo . Et quidem Reccntio- res multi cam Snar. difp.2. Mer. fec. a. n. 6.primum em oma M vt fi adt vnitas €onceptus , fed inzqoalitas in parcicipa- tionc ipfius inquiunr; hanc uflicese c ià- e . 159 [i minimam, vt ille conceptus cadat à ra- tionc vniuocationis, & fiat analogus, At potius cá Scoto q.vit. Prolog. in calce de duplici vniuocatíone diftinguendum cfl, altera períccta;& complcetaaliera dimi- nuta,& incompleta , pricr cft , cum intet aliqua cft fimilirado in forma ,. & in mo- do habendi,fcu cfiendidorma, ficut cum fotma nó un eiufdem rationis «onünc- tur in illis , fcd etiam sm cundcm eflendi modum;sm eundem ordinem e fTentiale, && sh cundem perfc&ionis gradum, qua vniuocatio phy fica folet appellari, & 1m in fpecic intima reperitur 7. Fbyf. 31. ic «n. tátum natura fpecifica indíuiduis con- municatur,& conftituit primum, & fupre mum gradum vniuocationis, cx quo col- "ligi quattuor conditionesad vniucca- tioncm puram, & perfe&am tcquiri,pri- ma eft vnitas cóceptus, xquod co dem modo effendi fit in omnibus, Tertia quod dcfcendat in illa eodem ordine , larta quod vnriuocata fint ciuíde perfe -&ionis effentialis.& ad hanc vniuocatio- nem vtique requiritur , quod communis ratio equaliter participetut ab omnibus; & cum tota &ione effentiali,(ecun- «dum quam concipitur cffe in vno,cócipia tür ctiam effe in alio ; Vniuocatio veró incompleta, & diminuta, cft cü interali- qua reperitur (olum fimilitudo in forma, quatenns (ecundum eandem ratione im- bibitur inillis , quz cft prima conditio fimpliciter necefiaria ad v niuocationem, deficiunt tamen ceterz , que nó funt fim pliciter neceffariavt in cóceptu entis re» Ape&u Dci, & creature (ubflátiz , & ac- cidentis & hic cft minimus gradus vniuo «cationis, vcl faltim aliqua , quatenus illa eadem ratio,licet repcriatur in illis (ecü- dum cundcm cflicndi modum; non tame fccundum cundcm ordinem deícendit in illa,vt numerus refpeftu binarij;& terna- rij,vel fi eodem ordine inilla dcícendirs non tamen fecundü cundem peric&ionis eticntialis grad reperitur inillis, quem- adir. cdum (c h.bct genus refpcttu De cicrum; quia vna fpecies eft peifcétior cf ialitcralia ratione differcnüae nobi- loris, &hifuntduo gradusn edijintet tá. (upremum, & infimum , & bac vriuocae uo 160 tio incópleta appellari folet metaphyfi- fica, & logica,que nó differunt,nifi quia prima fit in terminis prime intentionis a ltcrain terminis fccundz , & ad vniuo- cationem huius fecundi generis plané nó requiritur equaliras , & vniformtas in participanda cadem communi ratione y vt patct ex cius declaratione , 44 Ex quibus cóftat ad Vniuocatio- ncm abfoluté, & in tota latitudine fum- ptam, quo fenfu vniuoca definiuit. Arift. conditionem illam qualitatis, & vnifor witatis in parucipanda eadem communi ratione non rcquiri, quia nihil rale poni- tur ab Arift.in definitione vniuocorü,vn dé Do&Gor 1.d.3.q. 2. B. loquens de vni- wocationeim tota fua vniucríalitate in- quit, ze fiat contentio de nomine vnino- €ationis, conceptum »niuocum dico,qui itd efi vnus,quod eius vnitas fufficit ad «ontraditlionem afirmado , C negando "d fum de eod£, € [ufficit pro medio fyl- iflico, vt extrema vnita inmedio [ic o fine fallacia «quiuocationis cbcln- dantur inter fe vnum , calis igi vnitas «onccptus requiritur ad vniuocatjoncm abfoluté fümptam,& ab(trahit ab zqua- litate;vcl inzqualitate ip participáda có- suni rationc, Hinc demum infertur. vni- uocorum in hac amplitudine duas effe fpc €iesaitera cft corum, quz habcant eandé rationem, & codé omnino modo diftri- butam inícrioribus , & fic vniuocé com- - municatut [pecics infima indiuiduis ra- "x. tionc differentiarum indimidualiü equa" Jisomninó perfc&ti0nis cffentialis, & hec dicütur puré vrinoca, Altcra eft corum, propi cadcm ratio , non tamen €o- «em modo, ícd inzqualiter infcrioribus «ommunicata , & ordine quodam , talia funt genera, in quibus hac rauienc ait A- €ift.7.Phyf. 3 1.latere equiuocationes, & 3n vniucrímn pradicata tranfcendentia y *& PON vniuoca analoga . QV£ESTIO V. De JAnalogis,ac nominum J4nalogia. 41 V E:rcs. Scholaftiei de. Analógis pauca fcripfcrüt , & Arift. iplcin Antepred. agcns de Vuiuocis , &quiuos Difput.11. De Vocibus. —.— E M cis,& Denominatiuis,mecvetbum quidé — — fccit de Analogis, fignum euidens mate- riam hanc in fe non multum continere difficultatis; at poflquam Caietanusedi- — — dic opuículum illud (quod auteum Com? plut. appellant diíp. 30. Log.) denominü Analogia , cot funt exorta aifficakates, —— vt nullus in logica; vcl metaph. extet trae — étatus dif&cilior, adebut Au&oresnon — — folum inreipfa nonconueniat, verünec — etiam in vfo nominum ad iplam explicás —— — dam. Nosigiurintantahumsreiambie —— |n & prolixitate bieuiter, cri poteft , tribus arciculis qua hanc abfoluemus ; inqairendo quid ex Quintullib, t.cap.6.& Cicer. | Vniucrfit. quz omuia aliqualem nientiam fimul cum differentia , aut qualitate important, vndà Anal. v! nominis fignificat diuerfiratem cita: , quali fimilitudine mixtam;quare Ie ERG proprié dicimus cíle adinuicem propor. — ^ pas 0 i. tonata,aut proportionalia, quz non ita — — — funt duuería EAS LIRE à t ur 33$ lia, ita illa dicuntur analoga, quorian. "d prins men comune e$i » à ratio jgm| illud nomen partim efleadem, partie ———— diu£ría, quz analcgorü explicatio c E niter ab omnibus recipitur, & E. 5n] j inibosdel - : ] ducitur apalogia in nomim: 2 ccic aliquam rationem , quz: fubftct sv c «ui nomihi, que tamenratioobicCtiuaae — — liquam vnitatem, & aliqua fimul diuerfis tatem impostet,qua ratione Scotus Ld.B.—— q.a.[ub É. ait vniratemanalogiz ( quam. | ibi attributionis appellat ) etie maiorem -- vnitatc zquiuocationis,& ainorem vnis tare vniuocationis atque idcó comu ttie ket ceníentur analoga veré mediarcinay Yn -* «niuoca, & equiuoca, quod in quo fenfu fit verum, poftea explicabimus Vera igi- turcatio enalogix confi (iit in pcoportio- ac plurium rerum ; quá habent adinuicé fecundü diner(as rationes , quod mericó additur,quia proportio,quze c(t (ecandá ea(dem rationcs, non elt vcra proportio, fed vaitas, qu conttituit «ninocationc , «t Petrus, & Pauls in humanitate nó di- cuptur proporrionariquia mon compatá- tar inuicem (ecundü diucrías raciones,(ed penitas affimilari, & hinc patet,quomo- do Analogia dicat conceptum obicctiuü partim cundemspartim diuer(um , cít .n. diuerfüs,quarenus dicit diuerfas rationes obic&iuas,cft idcm nempe fecundü pro- rtiónem;quia proportio,cum ex intrin v. fua ratione ponat aliquam fimilitu- dinem,dicic ecià aliquam wnitaté cfló 1m- perfectam. Patet etiam, quomodo Ana- loga difcernantur ab vniuocis, & aquiuo €is,dicuntur enim vniuoca conuenire fc« cundum vniratem fimpliciter , quid affi- milantur in aliqua natara , analoga veró d untur conucnire fecundum vnitatem opottionalem, quatenus nó funr res ha- t LR cto funilitudinem in ali. - qua natora , fed dicuntur cfle idem yo " potcionaliter non zqualitec, quatrzf. in fua men(ura , & proporticpe , vnde vni- noca habent rationcs abíolüté fimiles, & abíoluté conueniunt in natura, at analo- £: habeot lolum conucnientíam rclauivá, iucfl iuxta proportionem, & commenf(u- rationcm, ocutram habent zquiuoca;ted in fola voce conueniunt, 47 Quotautem nodisanalogia con- tingit, quorque fint eiusfpecies maior - cft difficultas, nam in primis in ipfisaffi- gnandis valde difcrepant Au&orss j ali- Qqui.n, vnzm tantü fpeciem analogia pro- guz agno(cunt, (cd nó omnes eandé a(li- nant ; Caict.opu(c. cit. c. t. vi nommis analog. in(iítens, quod proportion fi- gnificat, ut diximus,(olam analogià pro- poruonis vocat ucram analogiám , tcli- qe abuliué; ficetiam loquitur £oco c, c aquiuocaart.2. Corollar. 1. Palqualig. p.12. Mct.dilp. 30. ubi analogiam atutibu- tionis negat elje ueram analogiam . Sco- tusé cona banc (olam aidetur agno(cc- Quaf. V. detNatura c/Analig «eit. 161 rc , nam vbicunquede analogia loquitur, fempcr dc attributionis analogia (crmo- cinatur, vt ifi 1.d. 3.9.3. Q dbiuE & in z.d.12,q.2.G.& in 4.d. 12.9. 1. H.& . 13. vniu. Arriaga quoq. ditp. 11. Log. (tà... fola admittit an attributio- nis ,metaphorica tamcn , 10 quibus ratio m non rcpcciur proptié in ome nibus analogatis, in quo diffeit à Scoto , vt videbimus pottea . Alij vcró analogia nomen extendentee, vt dicat non folum proportionem , & (imilitudiné. inrer ali- qua,ícd etíà habitudinem per modü otdi- nis, (eu dependcntix , duas agno(cüt fpe- €ics, vná, quz dicitur proportionis , (cu proportiopalitatis alteram attt. butionis, kà Scotiftz quamplures Faber in L-hilof. Theor.95.c. 1.& in Met. lib.4- difp. 1. c. 11.Mcurille lib. t.(iz Mct,q.$.noc.5. Fa tcs in 10g.9. 12. diff, 2.21.1. & paffim Re- centzcres Tbomitfiz Complut. in Log. difput, 10. queftionc fccunda. Ioan. de S. Thom. par. 3. Log. quat. 15. attic. 3.Moci(an.difp. 3. Log. q. 1.art. 1. Alij vltra has duas fpccics tcrtià addunt; quz e(t inzqualitatis, vndc prater analoga at- tribut;onis, & proportionalitatis. a(li- ant snaloga inz:qualitaris ; ita vidctut £ntire Suar, dum in Mer. difp. 2. (ect. 2. n.6. & alibi (zpc docet effe de raiione: » vniuocat'on'$ , quód catio lignificata pec nomtn z qualiter com perat inferioribus, & non vni dependenucr ab alio 5 alioquia ex tali inz qualitate. (latin emergit ana- logia,& fcquitur Aucr(a q. 1$. Log. Ic&. 3. Alij demum quartam addunt fpcciem analogie, .f-tranicendenuam; ita cx ke- ccntioribus quamplures , qui conrendunt folam tranícendenciam,quaita rario alis qua tráfcendit per interiora, vt imbiba- tur in ipforum diflerenrijs , con(litüere analogià etiatn [ecluia. omm dependen- tia vnius analugati ab alo ; Hurtad. in los.d.fp.s. (:6t.4 fubíec. 5. ga ow Y Iciu difz.11. q«3. blanc.ditp.4- fc&t6. & alj &c, Veiü non tanum dilcrepát Atr- &totcs in af.unouone [pecicrum analo- gia, led cuá sn carum appcliatione, qui- dam conn vocantanalogiam | proj Ottio- nis; quamalij dicunt attributionis , vnde * x »ditiinguunt analogiam proporionis ab H » 1 ena- Qua. V. de Natura eAnalog. e/frt.T. per tefpé&om ad vnum, & Scoius rullam aliam videtur (pecicm analogiz admitte. re prater iftom,vi Faber cit.adnotauit 4. Met.& Ruuius in 1 og irac.de analog.ita dc fado tenet cü multis alijs. Tü demó, uia hzc analogie (pecics à cateris prz- flat vt pcr cjus rauorécxpbceiur apalo- gia 1n con muni , hac erim ab omnibus explicari folct per habirudinem,; & ordi. nem prioris,& poflerioris in parucipan- da communi rationc, ip qua fit gias quod intátum vcrum eft , vt dixerit Ca» iet.C.1.dc non.analog.in fine quafi (yno nima cffe aliquid dici analcgicé,& dici p Cyr | tud Gap Fafqualig. difp. 30. €c .2.teftatur cflc omnium tam comnur nem fentenuiá;vt potius [npponatur, quà probecur,ted bic ordo prioris , & potte- tioris adinueniri ncquit,nifi cum attribu- tione poli erioris ad prius;cigo &c. $1 Cztcrum,vt DoGor aduertit 2.d. 11.0.2. .4.d.12. q. 1. íub H. & Alentis 7.Met«ex $.quos pee Scotiftasiá cit. fequuntur Suar 1n Met.difp.2 8. fec, 3. n, 14: Runius , & Morifan. loc. cit, Auciía Q.15. fec. 4. & cta ex Thomiftisquam- rus Capreol. 1.d.2.q.1.ar. 1. concl, 9. errara 1.cOtta Gentescap.34.$ 4d pii mii& $. J4dueriendum; $1. p q 1 4,ar. 6. hzc analogia dupliciter contin- ere potci!, vel ita quod analogata fic fe Eicion ; Vt primum tantum analogatum proprie , & intripfecétale denominetur performam fibi inexiftétem, reliqua ve- IO c: trinfecé rationc folum illius habitu- dinis , quam habent ad illud prímum ac velut improprié;vel ita quod omnta ana- logata formam illà proprié, ac intrinfecé includant,licet adbuc cum fubordinatio- nc. & dependentia vnius ad aliud ,vcl am- borum ad tcrtium, primo modo analogi- cé dicitur fanitas de animali, cibo, n) - cina, & vrina, quia ratio formalis fanita- tis, quz cfl dc bira humorum temperies , intrinfccé , & formaliter eft in folo ani- mali,in medicina vero,cibo, & vrina,tà- tum extrinfecécà:uam in terminis babi- , quam dicüt ad (anitatem anima- lis,.f.immedicina,tanquam in cauía. cffe- &iua in cibo táquam io confciuatiua , & in vrina táquam in Igno;alio modo ana- 265 logicé dicivür ens de Dco , & creatura , fubftantia; accidéte, vt Arift. decet 4. Met.c.i. & lib. $.c.6.& lib.7.c.4.quibus in locis conftituit analosiam accidentiü? ad fubflantiam , quam certum cfl talem. €ffe , vt ratio enus proprie , & intrinfccé omnibus conecniarj& m analoga wül- tis intcr fc differunt, vt notat Suar. & cld ré colligitur cx Scot. cit. primo, quia in analogis prioris gcneris ordo , & habitu. do ad primun: analogatum cft. ratio for- malis, & przciía,cur talia dicuntur , non fic in analogis fecüdi generis , vt patet in exemplis aliatis . Secundo, quia fi apalo- ga prim gencris dcfiniuntur ; per ordiné ad primü definiri debent , quia cfl ratio przcifascor talia dicantur, in analogis fe cundi id necefle non cft , cum omnia à propria forma talia dicantür ; Tertio in prod genere nomen proprié tribuitur olum primo 2nalogato , ceteris AE | priéyin poftcriori proprié om.nibus.Quiar to ip priori genere non datur vnus conce ptus communis ompibus,quia forma,vn- de (uritur analogia;c!! in vno um inirin- fecé,in alijs extrinfecé folii , at in fccüdo daturconceptus comunis omnibus, quia. omnibus incft intrinícca forma,vnde de- fumiturstandé nom. analog ü prioris ge«. ncris nequit cffe medium in demóftratio-, nc,quia deficit ci vnitas rationisfecus de nomine analcgo poftcrioris gencris. $2. Adhuc auté analoga attributionis viriufque generis fübdiftinguuntur ; fi.n.. loquamur dc analogis prioris generis;süt; quadruplicia , ficut quadruplex nata cít effc dependentia czterorüanalogatorum ad primum ;u»ta quatuor caufatum ges nera,vndc alia erunt analoga attributio- nisex c fficiéte,vt medicum inftrumétü , & przceptum medicü , quatenus in hoc communi nomioe conucniunt cum medi co,ad quem, dicunt ordincm, vt ad causa. efhcienté illis vrcntcmjalia cx fine,vt me dicina (ana,(ana dieta , quatenus conuc- niunt in Communi nomine (ani propter dcpendétiam, quam habent ad fanitatem animalis vt ad fuum finem ; alia ex fors ma, vt bomo viuus, & homo pi&us , vcl fculptus,qnatcnus conueniunt in nomie, nc honunis propter ordincm ad form , ^ 264 & cffigicm hominis viui , quam imitan- tur;alia demum ex mareria,vt aurcum vas ex auto confcétü , & aurcumvas pidti, quod vas cx auro contc&tum imitatur.Si vero loquamur de analogis pofterioris ge meris funt tripliciaprout ordo in eisque «and:m formam, & rationem participát, €x triplici capite oriri poteft, nam inter- dum oritur talis ordo praecise ex varicta- tc gradnum perfc&tionis cffentialiscotü, in quibus reperitur ; ficut accidit in fpe- €icbus fub vno gcnere , quarum vna cft perfe&ior alià etfentiahiter ratione diffe- zeniiz cx Atift. 10.Mcet; 2. Aliquando ét oritur propter ordinem e(fentialem, qué feruat illaratio comunis in inferiora dc- fcendens, fic accidit in numero (vt cómu ni Scotiftarum exemplo vtamur) qui in binariü pront in ternariü defcédit. Aliquando nedum propter ifta;fed ét ob diucrlitaté modorum effendi, vt accidit dec ente re(pe&tu Dei,& creaturz,(übfti- tiz,& accidétis quia in Dco cft à (c, & per cffentidiu creatura ab alio,& per par tici pationé,in (ubftatia per fc, & m fe, in atcidente per inalictaté , & dependentia ab ca ; & in hocíenfíu attributio fumitur jn omni rigore pro dependentia nimitü €flentisli vnius analogati zb alio ,vel plu- gium analogatorum ab vno tcrtio . '$3 Cótra hác coclutioné Primó. obij €it Pafqualig.cit. probans hzc analoga 5 dttributionis non effe vcré analoga , (ed «4b vno,vclad vnum .'Tü quia ita vbique "loquitur Acift. & przícrim r. Rthic. 6. €ontradiftinguit analoga ab his ; que ab no,velad vuum dicuntur. Tum 2. quia ánalogia contlituitor per proportioné , wt patet €x vi nominis analogia ab initio uli, ergo cum hac attributio nullam Simportet proportionem, neque cti im- pottabit vcram analogiam. Tum demum T^ hac attributio tmportat praferum pendentiam aliorum aralogatorum ad principale ànalogatum , (cd dependentia rzcifa proporuone aralogism nonin- ucit , alioqui vbicunque rcperiretur, etiá adcflet nrbes tamen conftat ef- fe taifum,nam etícétas vniuocus cft talis slcpendenter à cau(a vniuoca , — Refp. efl ab Atiflsocemur bacana- Difput.IT. De Vocibus. — loga ab vno , & ad vnum ex vi atrribue tionis, quam important , nonidcircó ea exclufit ab apalogorum numero , & fal« fum eft 1. Ethic. c. 6. comradifti - analoga ab his,quz ab vno,vel ad vnum; imó potiusanaloga diftinguit in analoga auributionis,quz appellat ab vno; & ad vnum, & in analoga p ienis , fcu proportionalitatis , quz vocat fecundum coparationem rationum. Ad 1.. licet ana- logia ex vi Graci vocabuli fólá propor» tionem fonet;tamen apud Latinos analo-- ix nomen magis extenfum cft , vr non folam dicat propojtionem , fci fimilitue dinem intor aliqua, fed etiam habitudine per a:odum ordinis,fcü dependentiz, & attributionis ; imó multi hanc analogiam vocát proportionis,vt dixi- mus , nam atiributioné , quam * ad alteram, vel multa ad vnum volunt ef- fe proporuonem , vndé fanum appellant analogum proporuonis , & attriburionis; ia de vrina , & medicina dicitur fecun- um próportionem , quam cüfa« nitate animalis , inquancü vrina eft fign fanitatis , medicina verà caufa , & hoc eft dici pcr atiributionem ad illam. Ad. prater depepdentiam requiritar ad indus ccndam agalogiam praedicatum cómune pluribus cóuemens vni principaliter quie tum ad nominis impofitionem , ac inde- pcndcner , altcri veró minus. principali- terj& dependenter, quodin cau(a & ef fcétu noncernitur , nam calor v.g. quá primó figoificat calorem 1gnis, vbi eftin- dependenter, & aque, vbi eft deperdca- ter ab ignc , irá infinuat DoGtor loc. cit. vbi etiam docet qualeijcunque inzquali- tatem in participanda comuni racienc füf- ficere ad inducendam analogiam;vt.ma- gis mox declarabumus , & idcó con(ultó: plures modos huius-analogiz confttitui- mus-iuxtà varios gradus vniugcationis , nostollant ; vt qui(que videat depen- étiam per hanc analogiam. impertatam. non femper effentialem effe. X 54 Deinde » o mete Thomifte, quibus prgiuit €aict. opufc. cit. cap. 2. Coplut.Ioan.de S. Th. Fafqualig. Dida- cusa Icfu,Cumel 1.p.q.13.ar.6.q. 2. Ser nain Log.difp. 13 (e&t. 1-9. 1,ar« 4. Tolet, ur Qusft V. dé Naiura in i£. C. 1: Aunic. tra£t.12.Log.. q«i dubi2.art.3. probant cile contra ana- logiam atribuuonis,quod omnia analo- tainuinlecé parücipéc formam, m - fit analogía. Tu quia fccundatió analo- gata non dicuntur talia , nifi per attribu- tionem ad primum , fed attributio nó vi- dctur eflc , nifi quadam exirinfcca deno* minatio, ergo &c.. 1um 2. quia (i reperi. retur in üngulis,non effet cur dependcrét minus principalia analogata. ab vto ter» mino , & talia dicerentur per babitudiné ad illud,cü illa forma:it in omnibus. T à quia Arift. ipfe hzc atwributionis anas eam plicat excmplo fanitaus jn animas lis cibo, pulíu; &c. que folum in aniniuah inarinfecé scperi tur. Tug 4-.dici non po« 1cfl poc eíse in linguis cà dependemgia tamen ab vio;naman principali apalogae to cft independeos , & imalijs eft depe ne decns; at impoflibile c eandcm foriuam cflc dependen em , & indeperdcnrem «x naturà (ua . Tum 5. ft intunfccé partici. formam ciuídem rationis; jam vni- ugocé, non.ycró analogicé ircnt.in ca. Tum. quia non f erct zauributio a- liorum /anal« gatorum ad primum fecun- on dm . vbioie ccs tique i uus analog iz: fupeorins alla- quia in.omgibus cct cadem ratio funcá- di ; imó non poflct offerri 1at0 ; cur hoc analogazum pendrar ab illo, & ncn € có- i2 cum cadem forma fit incn.nibus. ' og Relquad 1«cx Scoc.in 4.]cc.cit.vti- qucinapilog;s prioris generis habitudi- ncm ad principale anzlogatum efc ratio- ncm. formalem pracilam. denominandi talia c q:cra aoalogata& diccre denonii- cxrrin(ccam à forma illi incxi- flentc delumuptam, & in ceetcra derivai3, at [ccus cfl in analogis  oftcriotis gene- fis, nam in vttoq. cxirca o (ait J c&oi) cft aliquod abiclutum; proptcr quod tor- malucr viruu«uc dieitur (ale ; liccc fu- pcr. vnum abfoiutum. fundetur erdo ad aliud, vndé denominabitur. tale per (or- snam | bimieiniccam fundantem ordine ad aliud. Ad 2.1lla torma babe ur in cm- nibus , (cd diucitimode deicendit inca , Q uà niniim conucnit yai ci aliud, yt (1 egiee c/fhalor c^frt. T. 265. cft de cn'ercípedtu Dei, & creawrag, & perfcétius in vno repcritursquam in alio & hzc d:ucifitas in modo parucipandi eandcm tormam etiam intrinfecé (afficit: ad induccrdam attributicné vnius ad a«: liud, & confcquenter analogiam; vt do- cet Doét.cic.& lib. Elench.q.1 egcenl die atu ergo qua flic nem» Ad 3.ait Doctor in.2.loc.cit. quod ctfi res ità fe habeat. in vno cx cmplo , .(;.dc fano ; in ceniücft cótrariüm., vndc adducit ibi aliaexempla ad oppolium,«f.de ente refípetu Dei, S& ciecura y ' lubflantiz ; & accidentis, de gradu generico rclpc Qu fpecierum , in» quibus: femper. eft aliqua. atcributio pertc&iorem, quiain vnoquoque gencre fcmpcr ett vnum; quod cft meu ü,& mé- fura aliorum ex 10. Met. vtitar vcró A- ex cibplo de fano ,quia in illo manifc (lior ccrnitur^attribuuo,& analo- gia: Ad 4; nonmplicatformam eiufdem rauonis , & caridem non quidem rer inc- xrficnciam , fed perindifferentiam (quo feníu qualibeunatura communis dicitur cadcni m fuis inferioribus: , vt in Micr.de- clarabiir) in. vno fuorum inferiorü de- perderesinzlio nó dependere; quia id n6 procedit ex tali identitate; (ed ex diuerfoo modo deícendcndi m illa, & quando erià teta bac diuertitas prodiret àb extcinfez €o cx different;js nimirum conirahenti- bus, vt omnesconccdunt de gradb gene- r;co reipc éco fpccierim; adbucifta foffi- cit (inquit Doétor ) ad induccndam ana 1cgiamvt docct Arift. 7. Phyf.51.vbidit in gcnetc apalog.à latere: cx hae fola di- ucrfitate ab exainfccoprodeunte; & rá- tio cfl;qeá adéucit 3. Met. 1 1.quig priis, & |oficrius( quecunque modo fit) non flat cim cmnimmoda voluocatione 5 pér qucd dilvunur c n.ncs obic&iopes cora harc tolutionem congerit Pafqual, cit dilp.2 3.Íc6t.2. Ad 5. graiscóccditur inco caíu illa plura vpivocé conaepgire in forma jícd cà tali vniuccatione ftat etia aralogra, quia tupponttur illa fotnia pat- ticipati ab 6$ nó zqualiier , & vniformi- icr fd. per pris. & poflcrius; perfcétio- 15& m pertcétiori modo; quod enalogiá inducit. Aa 6. quamvis iHa defuttio pre- Ícrug à Rote ci — nQ- c 1s. 166 EE Difrut. IH. nonofficit,& adbuc fecundà diuerías habitudines caetera. analogata tcfctentu£ ad prim ,quia nó fola forma in omnibus intriofecé reperta eft ratio fündandi , vel habitüdinem;,fed dcbet eciam modus,quo in cis repericur ; nam. am diueríimodé in ca de(cendas , in vni prius,independétcr,& perfcétius, in aliud ficrius ,dependenter, & imperfc&ius, 1dco in iftiscft ratio fundandi dcpenden- tiam,& in illo cít ratio terminandi. Explicatur ,Analogia proportio- ualitatis « $6 Icendum cft (ecundo,alterà fj D cié analogie;que dici folet - portionis, vel mclius proportionalitatis , admitti deberc, velut aliquo modo ; non tamen proríus; condiflin&tam ab analo- gia auributionis; Analoga huius (peciei funt illa,quz licer babeant rationes fim- pliciter diucrías, quia tamen luat propor tionaliter fimiles, idco participant com- mune nomen , quorum plurima folent affetri exempla, nam Ariit. 2. Pott. 87. attulit exemplum fpinz , & otlis , dicens $a (c babcre fpinam in piíce , ficut osin alijs animahbus , & 1. Ethic. c. 6. affert exeinplum vi(usquod nomen dicitur. de iniellecto, &. de oculo, quia dicimar vi- dete corporaliter , X inielleétualiter, & Aucr.5. Met. com. 12. attulit cxemplum  obcicatorisquod nomcn dicitur dc co, qui regit ciuitatem ; & quiregitnauem , V quircgit domum, & comgunitct cir- «umfertur exemplum de riu , qui dici- aut dc homine , & de prato florente , & «xemplum de pede, qui dicitur de pede animalis dc baíc lc&iuli , & radice mon- Ais,ynde iunc fcmper ifta inicruenir ana. ia ; Cum nuncupam us aliquid codem mom;ne à proporuonc , quam habet ad aliam rem; Ha vero analogia potius di- € i debet proporti onalitatis, quàm pro- ; hoccnim intcreft (ecundum Maihcmaticosinter hanc, & illam,vt no *at Do&.4-d.6.q. 10.qu6d proportio cft babitudo quedam vzius rei ad aliam , vt duo , & quatuor eft proportio du- pla; fcd proportionalitas «ft habitudo duarum proportionum adipnaiccm cop- De Folie? 51.0, ueniencium, vt fi dicamus, ficm fe- : duo ad quatuor, ita fe habet fet, cum igitur hzc (pecies analogie in. uli. comparatione confiftat, quód wg.fcut - fc liabet tifusad homnicmyita.Lortread Leve piss ; plane snalogia pro». poruonalitatis porius, qua inter quatuor . verfatur terminos, quàm propórtionis ,. quz tantumincer duo,vocari debet. -— $1 Poteft auté hzc quoque analogia d dien contingere, vt dc analogia at« tributionis dicebamus; vno ita ga. vnum membrum fit abfolutétale ds formam, allud verà , vt flat (ub comparae- tione, & proporrione ad illud,ratione, €uius pcr mc am fignificatur nomi. ne abioluté , kar irati os €onueni entc, vt patct de rifo refpeQhu minc , de prato veró metaphoricé per: quádam comparationé,& proportioné. y pà ficut ri(usin homipe it eXinte hilaritate,cii bene fe babet. ,.& alis. tan oblcétatur obicéto , fic ridere- icimus,quia benc fe habeat, & (ua.ame- nitate quali uipudiare» ac luxuriare videa - ; al.cro modo cótingcre poteft p de. rinfecam omnium ana: * nominationem int lagatoram; cum nimirumip v ctt verum; & incriniccum fundamentum- proportionalis coüenientiz & vni ue participat commune oomcn;quia li»- Pas habeát rationcs diuerías , —— hac ipía diuertitace propertioné aliquá intet Íc feruant, quz, quia cuicunque eft intrinícca,ideó ex natura rei , & i voumquedque participat illad cómuae nomen, quod talem indicat proporcio« nem; ita analogicé diciur principium de patte ref(pe&u fili pde fóte refpectu riuus lorum;,de corde reí pc&u viz de funda- menio rcípe&u domus,de puncto refpe- Qu linca,dc pramitfis rcípcéta demons ftrationis,&. & nomen gubernatoris de €o,qui regit ciuitatem; qui regit nauem, & - A domum, sao ità mctas thoricé hac nomina dicuntur. de aliqao uo Bignificato , ficut perc etaphoram. dicuntur prata ridere & Chriftus appels latur Agsus,l co,F eia, & c.fcd cu € maiori propticiate , C1 $8 Hanc . Quaft.V. de Natura analog. ert. T. 38 Hutc modi analogiz proportio- A admittunt tà Thomifha ex Ca- iet.loc.cit.c. 3.quà Scotiftz, vt eft videre apud Fabr.& Meuri(T.in Metaph. cit. fed aliquo difcrimine, nà in iftis analo- gis Thomiftz nullam admittüt attcibu- Wwonem vnius ad aliud ,(ed volunt commu nenomen omnia equalitec , & per (e (i. gnificare, & quidem illa omnia immedia te fignificare, aon autem aliquem conce eis coznmunem, ac ctiam fecádum uas proprias rationes, non abfoluce fum- pras;(ed vc proportionab:liter (e haben- tes incer fe,vt declarác: Coplut.& foann. de S. Thom.cit.Scocftz € concra folunt hoc nomine figainicari conceptum com- munem ani!o gatis, & erit v.g.conceprus principij,ec fic; gaocrnatoris, vc fic, & vl tétius in iftis analogis adinitcant accribu peces ad vnam awe, ERR nemnegauctitm Philo táimen po« ftca iesonlibis Met. loc. cit. iuxta quá icationem nullatenus prorfus t hc (ccundus modus analog: proportio- nalitaus à fccundo modo analogiz attri- butionis ; vnde & hunc moduin , (icuc& ilium ad eniuoca rcducuni; Verü hic mo. dus non eft camiilo procíus confunde- dus, quamuis n. cum co éonucuiat, quà. tume(t ex partc attcibucionis , quam in- uoluit, vt clarépatet 10 exemplis allatis nam enam primà ,& per fe fignifi- ca: illad ,à:Quo pcr veram originé proce- dit aliudsia cile; & per atttibutionem ad hocprincipiam d£ de rcliquis ». guberna. tor primó dicitur dc ce&tore ciuitatis, & per auteibutronem ad büc dicitur. poftca de reétore nau s, & domus,quatenus fun» guntuc |f; in domo,& naui codem mune pe, quo ilic in ciuitatc,vndc immericó ne- t Fhomiftz aitributionem in hisana- bes adhuc tainé in hoc difcriminátur y Fo cre Pusetitrte nó vndin communem concejxum , & vnam formam, vt in aoalogis a i» «d iimmediaté plarcss non quidem omninó diucrías;vt in puce d quiuocis ed propor tionc ia enim ratio principi] ctt corde, (om ce,pundto,&c.cü tà non fit alis fanitas , àqua animai dicitac (anum y - ? ceptusà quo fubftantia , & accidens di- «ütur cns; quarc hic modus analogiz at- ttibutionis ad zqu:uoca ceducédus erit y nó ad vniuoctcum non immportet vnita- tem cenceptus;qua de caufa in (ccu conclutione diximns hanc (pecié analo- gix proportionuliatis admica debere, velut aliquo modo , non tà pror(uscon. diftin(tam ab analogia atiributionis. $9 Contra hinc conclufioaé arguüt Suarez, Kuuius, PaCquilig Dliz. loc. cit. probádo,quód oma s vera anilog a pro- portionalicatis incladit aliquid mctaphe - rz, & impro ,tie:acis, vc pacec de ri(a ce- fpecta hominis,& prati , quorum funda- mentam eft; quia propoctionalicas de fe eít infufficicns ad inducédam analogia, fiquidem vera proportiopalitas poreít éc tepecici intet res vniuocas , & oino (imi les, veré .n. dicimus , quod (icut (e habet quatuor ad duo, ita octo ad quatuor, vel quod ficut homo comparatur ad (uos (ca Lusita equus ad fuos, & tamen nomen du pli,«cl animalis nó ett analogü ,fcd vai- uocum ; ergo vr proportional&as analo- già inducat, debet ri mn metaphora , & improprictanis includzre. Deindé vel ra- tío communi nomine fignificata. inucni- tur pec (e primo , & intriníecé in omni- bus analogacis,vel in vno tantum;ia caete- ris vcró excrinfecé , &. veluti pec meta- phoram,ft primtun, ergo erunt vaiuoca » nam omnis ratio Cóis pluribus equaliter ab illis pacticipata c(t vniuoca; i (ccundü intécum . Deniqie hzc analogia fundatur in proportione duocum,ucl plu« riam adinuicem, ergo noa potett, quod dicit in vne proprié , dicere proprie in as lio fed tantam metaphoricé, alioquin nó cflct in co fecuo dum propecuoncin; pto» porto enim e;cludit proprictacem. 6o Ketp. ad 1. cóccdcado poil ficri proportiogalitaccm in unnuocis ad expri oimodam tiailiurdinem (ettà. aliq:i contendant binc non foce propri proporüonliacem) X talem proportio. nalitatemut;quc nu (utficere ad. analo- giam. fed daturalia proportionalitas,que Ron fuppoait, nec cx primit , nia meram unitate;n , & conu-aientiam proportio» naicim , hacia ry a e metaphora, uel improprictate ad analo- giam. Ad 2. hocnomen aaalozum nom fagntif cat rationem enam, fed immediate fi&nificat ipfa analogata sifa i25 propr'as rationcs , non abíoluté fumpras, (ed vt  (e habentes intet fe ; inquantum .(, vnum uodq; fundat hibi- ad (unm effe fim:lé habitudini » quà fundat alterum , fine metaphora, vel improprictatequare cft analozü ad equi uocationcni potius tédens,|uà ad vniuo- cationem. Ad 5 proport;o excludit pro- moda fimilitudo , nam qua. (ünt propor- tionaliter fimilia, vtrque non funt omni- nó fimilia , at non (emper excludit pro- prictatem ;: fi pec hanc intelligas verira- ;& in hoc feníu dicimus :nterdum no men analogum propre, .i. veró , & non dic: de pluribus , veré n. & non metaphorice, cor eft jrincipium vi- fundamcntum domus, & vtrumq; no- mine princip;j nominamos , quo-vcique non ign;ficatur aliqua vna natura, feü [i-; - omnimoda vtrobique part:ci« pata; fed vniufcuwfq; formz proporto , vt ficat fc habct cor in animali , ;tà fun: dameniü in domo, atq; ade» al quá vni. cet. néci(ta duon ipfa roce pr nciz pijnon quidem vnitatem niturarüm, fcd folum proportionum ab(, metaphora . "Expligatur 4 nalogia inequ.litatis . ' - 61 qx Kendunitettio adinittendá quo PIS Mo omeerienicci (pecié analoge y quz dicitar in2qualicaus, vcvtilem,; non ,.vt cond; (tinCtam ab. anglpegia ats tribution:s. Concle(io c(Excon«ra Caicr. €it. vbranaloga huius (pccsei deti eli feilla , quorum nomencti conanune ,& età ea illud: nomcn: ett cadem, nagxqualitcr tame participata d per fcctionem ,vt homo, & ir iur csl in nominc ,'& rat;oncanioalis , (cd:ho- mo patrücipat naturam animalis conia, &am per rationalitátem ; qua ctt diffe- rentia multo. perfcétior.irrauonaltate contrahente animal ad brutum; vndé fit y fericcon naurra animalis pribomitede mulca quàm in bruto , nonquidem. pet cíientiam ipfius cis icd. per dierentiam rationalítatisadiunctig - quoc'rca cumchzcinzqualitasetiam. ine gradibus. vniuocis repctiamat, Cin . tibus. ref(peótu fpecierum , infett Caict, non induccte vecam analogiz (peciem y quam putat cile cam vniuocatione inca» poffibilem , & ideo concludit hanc (pes ciem analozóz ede aniíslemn ;A&(equade — — turoallin Recentiores omnes. 755 62 Scedapud scor:ítas, quos fequitur - Aucría cit. admittentes varios gradus y cü vaiuocatiomis,tom analo2:z3& compof- fibilitarem huius cü- illa im aliquo grada inzqual:tas partici pandi co REPRE. nem rationem quoad ordinem,vel pertes —— &:onem cifl'encialem (afficitad inducea — - dam veram andlog an , quaex vihoius, — inzz ualiracis ilia ratio. cómunis iminfee,— riocibas partim efteadem s partum diuer.;— (a;n juo ratio an;loz:z eonü(t; Ethio — — dicend. modus. f;ndaaentum haberi —— Ar;ft. jurrauione luis ánzqualicatisg;— Phyf.5 r; sim generibus latere analogia Es & 3. Phyt.79. ait nacorim mnfmti nó eif i vnáj&ccandcem, .i. vniuocam. ou PET quia dicitur fecandü prios pr mE & 5. Met rti infinearprigs, polterus — — non ttàte cum perícdtavauucatione, de — : cias catione eft (quod nat ipe. — tur ab infcriaribus'tam omnimoda litate; ac vnitorautate quóad ncm, & pcrfc&tonemetlznnuglems cum — — ig cor (ecundem.-Arift. lüfboiathgcinge — cualitas ad tollendam perfcélionem x& : puritatem «muocationis, éuffi ciensitemt eric ad inducendam veram 4: & propriam analogiam, nico détecsis aM inielli; untur ;lia,qug necdunc purégequls Oca /neC jurévniaocas 5 c d opt 2 - I tpódent àliqui ex Suatezlóc.cit.pa —- quamlibet : ecc CRI MADE login j7& jririerdim illam qi or eri nscamthenu niti T tein noà cilc; quiacum hac pz P Ca piorlisinacurg communi, nulloynes — dominii vnitatemracrioniseíus, &cwnis — — uocauonenr fed ad ianinterendá — — " ) * ER , —— Buaft V. de Natura Analog. c/fri, T. tudinem ad ptimà,& hzc inzxqualitas di- ci poteft e(lentialis dependentia, vt patet in ente, fano,& fimilibus , nam ipfa ratio entis ex fe poítulat,vt determi- netur per modos intrinfecos cü tali ordi- , & habitudine ad vnum , & idco licec fecundum confu(am rationem fit cadem entis, ficut eft vna , tamcn non cít omnino eadem , quia non eft ex fc omai- vniformis, qualem vniformitatem re- uirunt vniuoca; Hincad Arift.teftimo- dicentis prius, & poftérius nó ftare cüvniuocatione;inquiunt;id intelli" non dc quolibet priort, fed de partici- priori, & poftcriori alicuius có- munis,vt vni cOueniat per aliud non aüt de patticipatione priori, & pofteriori sm ne, nam ibi non cít prioritas conflituens dependentiam, fed tanium dignitatem. 63 Hac folutio allatis Ar itt, teftimo- nijs dire&té aducr(atur,qui manifefte lo- quitur .de inzqualitate perfectionis , & ordinis re(ültáte inipía natura communi uam inducere analogiam ; quod aui& hzc inzqualitas eco vnitaté ra- tionis eius, nono quin analogià in- ducat , nam non ex defcétu vnitacis dici- mus talem naturam effe analogam;fcd ex » "dcfe&uiliius zqualitaus , & vmformita- tis, qua folct natura fpecifica deícendere in indiuidua nullo prorfus per fe ordine feruato, qua r;tione ipfa (ola dicitur per- fe&é, & pure vniuoca ob zqualitaté dif- ferentiarum in perícétione effenuali. Ac- écdit, non cilc ompinó certü talem 1nz- qualitatem ex ipla ratione cói pullulanté pofl:bilem efie, & forté nulla alia inzrqua lits in rationibus comunibus,& precifis adinucniri pocett;nili que jllis (uperucnit extrinfecésex differenujscontrahétibus; yt muiri vi genter demonitrant praícrtim Pafqual.ci.& Hurtad.difp.9. Log.fcc. 3. «4. & Arriaga diíp.t 1. Log. Ícc.2. quód muito sntca. de ipfo cnc docuit " Mairon: q- de vniuoc. enus dub. penult. cum ergo dicit Acifl.incqualitatem in ra- tionibus comunibus ad analogiam (uth- eere, vtique dc ifta intelligi debebit ; & dcnique Qa ingqualitas conce- datur, & vt füfficiens ad analogiam ad: mittatur, non idcircó hzc alia yelut infuf ficiés reijci debet, & negare , quod fuo modo analogiá nó inducat. Quod có ma- gis dicendü eft ,quia etfi hzc inzqualitas €x differécia oriaturadhuc camen ex ipfa communi oriri dicitur fuapté na- tura exigente talem'd.fferentiarum inz- . Vtilis igitur eft ifta fpecies inzqualitatis ; non tamen cft ita coníti- tuenda,vt fit diuerfa ab analogia attribue Faber cit.in Met.nam quod eft ana logum analogia attributionis, per prius Explicatur /4nalogia Tran[cendentia. 64 | Ee 4. Tran(cendentià fe *, fcd tantum ratione inzqualitatis, qua predicarum tranícédens in inferiora de: fcendit per depédentiam effentialé vnius ab alio , atq; ideó non cóftituit fpeciem ab analogia attributionis diftin&à.Con- clu(io ctt Scot. loc. cit. vbi docet ens, & praedicata ratione huius ingqualita- tis cfTc analoga , & » quia in pri- Auctores oppofits fententiz abucü- tur nomine traní(cendentiz, nam per ipsá rationé omnibus rebus come munctm,ac in cis cffentialiter imbibitatng at multa fant praedicata tranfcendentia , non funt ita comunia ,vt conceptus voluntatis, iuftitizs fcientiz ; & nce gat Hurtad.cit.$.46. effe tran(cendentias camento, & fint indifferentia ad finitumy & infinitü, tranícendétia dici debent; ná primus conceptus tran(cendentige tali indifferentia cótiflit , & exclu(io« ncà przdicaméto,vt Scotus docet 1.d.8, *3: N. & O. quód autem tit cóe multis pizdicatum tranfcendenshoceiaccidit, inquit Do&tor,& fequitur Aueríain Phi loioyh.q. 3.fcét. 12. Et (ubflantia incói ad Dcuin , & creaturam vtique tranfcene: dens dicitur,cum tamen non fit omnibus rebus cis ; cum ergo ex fuo primo con-- ceptu tranfcendenua non dicat partim fi- militadinem;partim di (limilitadiné(qum eft rao analogia) — mde € 3 oe cft predicatü tranfcendens , fed tantü exclufionen; à pradicamiento,& indiffe- rentiam ad f.Ritum,& infinitum;plané nó fc (ola, fcd ex vi inz qualitatis anuexz , «oa in inferiora defcendit,analogiam in- ducet . Acccdit ctiam , falfum etle ipfum ens cíie ita tranfcendens , vt non folum e(Tentialter, & quidditatiué imbibatur ia inferioribus foitepcrt etiam in ipforum diffcreniijsac in fuis modiscontrahenti- bus, nam dato quód ita includatur in qui- bufdam paucis diffcrentijs, quas appellat &on vlumas, falfum tamen M includi co- dcm modo in diflcrentijs vitimis, ac fuis modis contrahenubus, vt docet Doéi.1. 4.3. q.3. $. Contra iftam vniuocationé , & dicemus in Met. difp. dc natura entis ; suit igitur torum fundamentà buius opi- nionis, qued erat praedicatum tranfcen. dens cx vi fuz tranícendenüz formali- tcr imbibi in infcrioribus , & corü diffe- sentijs , & fic cfc raionem fimul , & (e- mcl ca diftinguendi, & affimilandi. Rur- fus dato;qnod inferiora , ac corum diffc. zentiz ita cfientialiter inclndant tranícé- elcntia , tamen tran(cendentia in (uisra- &ienibus non ita includunt inferiora , ac «orum differentias ; quia inferiora ,-& «ontractiua fcmper accidunt füperiori- bus, & hoc verum eft de gradibus com- munibus tàm przdicamcntalibus , quàm &ralcendenübus ; quia vtrebique ca dcm Sarioncs milizant , crgo ratio praciía trà- Éccndentis dick taniim. tnilitudiné in- Scriorum;,& fic ex vi (uz traníccndentiae non etit analoga, (ed ianuim rationc in- qualitatis , qua in inferiora de(cendit . JDcnique ex co praccisé , quod aliqua ra- tio fit tran(cendens, non icquitur , quod nilla cenucpiant,& differant formaliter anferiora, etiamfi fequi concedatur inclu eius in diffcrenujs corum , ergo x implici tranícendemua non fequitur poteit , quod aliqua differant. fecufidum dilferentias,nen vcró fecundum ra- tioncm inclufam in illis ; vndé non valc- 1€t fic arguete differétiz differunt (e to- ; ipfa tora funt entia; crgo difierunt, vt .sntid,quia quamuis, vt aificrunt y inclu- tient C35 hOR LajuCR gifíciiCBi forguas. Difp. I. De Inflrumentis fciends . n liter in ipfo cott, ed peritcinenii im cft cns hoc,quod vtraque di er d 6$ Cotra hac cóclufioné inftát Hurt, Elanc.Didac. & alij;tunc aliqua rario cfi analogayquádo;n ea inferiora aliquo mo. do conueniunt ;& differunt, in hoc.n.có- fiftit vera analogia, & per hoc diflingui- tur à pura yniuocauonesX aequiuocatios ne,quarum vna folum eft ratio conucnie di;altcra differendi , at (ola tranfcendene tias& inclufio enus v.g. in vltimis diffe- renti jshominis,& leonis, facit vt & leo conucniant in ratione ends prout. precifa , & in cadem prout incluía 1n vl timis differenijs ipforum diftingaantury. ergo fola tranfcendentia làm Call«- fat. Conf. ratio vniuoca ideó tanum. cít principium conueniendi inter füaine. feriora,quia in differentijs corum nO.ine cluditur , vt conftat de ratione animals. rcípectu hominis, & leonis, ergo cü trà« fcendétia cauíet talem inclu m, al E, i quoque caufabit, rmatuy uc; quia (ola inaequalitas i ex ipía ratione (upcriori ;« tura petit prius partieipari abyno. rum; & poftea ab alijs dependen lo.fufhicit ad anzlcgiam, non autem illa rx B 5 quz pracisé proucnitexratone differCe. — uarum alioquin nulla ratio cómunis fct vniuoca,qu'ain inferioribus habe ucrfitasem ratione diffcreotiarum 5 fed. talis inz- qualitas oritur praccisé ex urne Kc BdcgOR rationis communis, ex vi cu». ius includitur etiam in diffcrentijs infe» - riotü,crgo ipla fola fufficit; maior patet. probatur minor ,quia eo ipfo ,» includie tur in diflcrentijs;non potett inz qualitas cx parte diíterentiarum emergere y quias etiam Cmergat cx parte iplius rationis cona tibjs,quae 1n eis ncludior « Demi analogia rci ttanícendemus participatae ab infcrioribus cum dependentia vnius, abalio nom prouenit ex dependentia, er» £9 cx (ola uranícendentias probatur aísü ptum 5 quia salis dependentia £iare | tcft cum perfcé&iffima yniuocatione £^» cut.n.accidens pendet à (i là in gce. ncte cauía cfbicientis, & materialis , tà. a&us vitalis a potentia , qug tamen Vnie coc 6 Ref. tal. i. * Vis —&& Refp.his'omnes rationes ex eodé falf5 fandaméto procedere,quod.f. cran ftendentia impottet inclufionem rrá(cé- dentis eciam in ditferentijs,ac modis có- trahentibus ipfu.n , quod prorfus fil(am eft,quo ctiam admiffo, nec fequitur inté tum,rt conftat ex di&is :n probanda có. clufione; ad primam igitur neg itur mi- not; At /nftan,(i noa raclad:tar eas foc- mal;ter in diffecentijs, & modis contra- hentibus,etgo pcr nihil contraheretuc ad conftituendumaliquid ,quia modi com. trahentes effent formaliter nihil. Refp. faciliter ex Do&t.cit.modos entis forma- fiter loquendo nó effe entia , aut aliqu. d, nec non entia,aut n il, (ed effe entia, && aliqu;d folum realiter , & identicé , for. taliter veró (ant ralitates entis , quod ét dicere tenecur Hartad. & quicunque ex Aduerfarijs concedunt. differentias. n0a includere formaliter rationem generis , nam przcifo conceptu relation:s,vel qua litatis à con:rahentbus ditfsrentijs , vel iftz (ant formaliter relaziuz , vel abfola- tz , & currit omninó eadem paritas , vt dicetur in Met.difp.de natura entis. Ad Conficm. tunc ratio vaiuoca eft perfe- €tum ptincipium conueniendi , quado in infcriora de(cendit eodem ordine ,& pec differétias prorfus equales in perfe&tio- ne cílen:iali, quales fur indíiuiduales , fi diffecenciz non fint zquales;reduadit inzquailitas in. rationem cómmunem , ob qam deficit aliqnaliter ab. vniuoca- tione,& ad analog'am vergit ; potius er- go ex defc&u inz qualitatis in contrahé- zibus, quàm inclu(ionis in €;$, procedit , quod ratio vniuoca fit rantum principiü conueniendi ; & rurfus falfum eft , quod affumitur in confequente , tranfc tiam.(.caufare huiufmodi iaclufionem , Ad aliam Cont. falfa eft maior; vt n. có- ftat ex 3.concl.otiam inzqualitas ex par- te coacrahentiurm przcisé emergens (ub modo analogiam inducit(fiuc hzc apcl. letur analogia M -caphytica, fiue tit fo- luin Phy (ica,vt aliqui contendunt, parum refert) nec indé fequitur nullam. rationé fore perfe&é vniuocam , quia etfi quzli- bet habeat in infcrioribas diuetüitarem ratione di i non tamen (em- ^ P Quafl V. de Natura c/Analog. efe. T. 171 er hzc diuerfitas in inferioribus cft ef- entialis ; fal eft etiam minor, vt (epà di&um eft , quod tranícendenria caufet eam inclufionem, Ad vltimum (tís pa- tet ex (olutione tectie Conf. prim!argi« menti conira primm coaclafionem ha- ius art.qualis depé4&ria rc juiracur vnius ab alio in parcicipaada commam: rtio- nsalialaceadin aniloztam, & fatua cft potentiam vitalem cffc in genere qua litatis,vt notat Do&or 2. d. 16. q.v. ARTICVLVYS-TIt 'N«m a nalogam dicere. poffit couce- pram »aum ab. analogatis precifum . 67 Vitam hoccxaminarifolet c de cüceptu formili,quàm obie- &iuo, nostiumé przfertim dc obiect ao diferemus,nam iud? con tabit, quid di^ cé.lum (it de conceptu formali, quia nmt- lam potet habere vaitaté concepts foc- milis , quàm nonaccipiat abobicitiao per ipfü n reprzfentrato, vn tas li juidem imaginis  ualis e(t conceptus formilis , non a (i exva tate rci reprzfentat qua lis eft obie&iaus;potc& acen jl; vade (a9 tis allucinantur illi ; qu! analo 2tís vaici- tem conceptus obie&iui denegátes , có- cedunt vnitatem conceptus formalis . Prima fentencia. nzgit. vniuerfaliter aaalogis omn bus talem vnitatem conce ptus , & aíferit analogam dicere cantu n ipfa analogia in confu(o , prout hab.nt inter fe aliquam habitadinem ; ttà Caiet. tra&.cit.Complut. & Ioan. de $. Thom. loc.cit. Zimara ia tabala vetbo | 4» 1/92 € Fonfeca 4. Met.c. 2. . 1. & 2. Vafqu:z 1,5.difp. t 14.caj.2, n.6. Kuu usin Log. tra&.de analog. Pa(qualig. p. 2. Mcr. di* (p.3 1. Alteca fencentia affirm:t po;e ia adalo 2is alti quibu(dam zeperiri cóce. pum vaum przceam , ità Scoci(tzoés vno excepto Fuentes iam cic.) cü Scor. 0C. Cit. t. d. 3. 4.3. in (ol.ad 2. d.8.q. 3.in fol.ad 5. & quicum jue cin ipfo tes nét analogiam eie cu vaiocicioae tn. terdum compo dibilem . f«3u/tae Suaccz in Mer.dit p.a. (eck. 2. dip. 217. (ect. 5, & dilp.3 2. (ck. 2. Hurtadan Log- difp.9.. Cc 4. ud. 272 fe&t.5. Auet(a in Log. q. 15.(e&t.5. Serna in Lo g.difp. 3.feQt.r q.1.art, 5. & multi ex iniguioribus Thom:(tis Caprcoius t. d.2.q. 1. lauetl. 4. Mct.q. t. Sotus.cap. 4. Anteprzd. q.1, & quicunque tenent ens e(íe analogum, & haberc conceptü pra- cifum ab interior bus. 68 Pro dccifione qua (iti recolendum eft cx praccedenti articulo ex. analozis quadam clle , quorum fignificatum non reperitur formaliter ,& intrinfcce, n (i ia principali analogato,in cae:er:s auté per denominationem extciofecam , ità (e ha- bét analoga attribution:s , & proportio- nmalitatis primi modi,vt patct de (ano rc- fpc&u animalis, & medicinz , & de ri(u tefpe&tu hominis, & prati; quzdam veró etie , quorum fignificatum reperitur for- maliter,,& imirinlecé in omnibus analo- gatis , ed primario , & principaliter 1n vno, n quo c(t indepeudcaccr,;in alijs vc- ró dependenter ab illo, & ità (e habent analoga attributionis , € proport;onali- tatis (ccundi modi,vt patct de ente re(pe &u Dei € creaturz ( quod (upponimus efte analogum attributionis, vt in Mec.) de principio reípectu fontis,cordis, fun- damenu, domus, &c. hoc prenotato « Dicendum 1.analoga attributionis, & roportionalicaus primi modi non potie fast vnum conce xum cómunem,ncq; obicétiuom;neque formalem,íed plurcs, cum vnitate tamcn cóparatiom.$, & con- notionis, quo (olo d: fferü: à pure zqui uocis. Conclutio habctur quati i0 tccmi- nis ex DoQoore cit.in 2. d.12. q. 2.;in fol. ad 4.pro altera opinione;vbi fac loqu:tur, von c[l idens conceptus jautatis,qui di- ctuy de vrina, de animali, € dc dieta , nam non. efl idem formalis conceptus fanitatis,vt efl equalitas bumorum , vt cfl quid caufatiuum janitatis, vcl fiu. gnificatiuum [anttatisy licet in viroque. materialiter inciudatur formalis con-- ceptus fanitatis,Q" tunc dico , quod bu- iu[modi conceptus P formaliter di- utr[i in 1llisde quibus dicuntur na cau- fatuum. fanitatis efl formaliter in die- ta, vel intali potieuesvel berbas fignifi- catiuwm in vrina efl, C7 bi cóceprus for- maluer diner[i | , y i NEG Difgut.1. De Infirumenmis fGiendi Mah E 4 erdinanjur ad isdà con- ceptum fanitatis, qui walitat, vel — — proportio bumori y quá n fic f rmalie —— terest folum iu ammali, pet quz vlti-— ma verba iníinuat vniratem cóparatio- - nis, & connorationis , quz cft propriae — analogiz,maior quidé vnitarez4uiuoca- — tion:s purz , quz cítfolius nominis, fe minor vnitate vniuocar.on.$ , quz dic? vnitatem conceptus cómun s omnibus, vt ait in 1.d.8.q. 3. infra E. idem dici debet - dc rifuccipedtu hominis, & prati; quod — - cit analogum preport onaltaus primi. modi, non ergo va;ras aliqua natur & - conceptus fignificau dcbet concedi bu- — iuímod; Mee ad fumn tudo quedam, jux non uc pec m rz, & ab(olucz vnicaus, fed per cu:u(dam attriburionis, & prox qua (olet dici vn tas propottional rd HNIC aucé concluíio, q tas horum analogoruim non conlift aliquo,quod iatriníecé EE nibus,(ed in ociine vmus, vcl p vnum terminum y à quoreci minationcm, quia ad. iilam On. noutoncin vclhibiudinem ergo ita —— aniloginon Ma i | vnucon- - n. Ccepai.a probatur ejuentia, ratas 7 dan lis vnicas,cam (ic nitas ordinis, & habí tudinis vn:us, vel plucium ad aliud; necef. lario pluces petit conceptus illi ordini ad , & ad talem connorationem , S habitudinem exercendam neceffarios.- Conficinatur , qui ei, quod rea ; tercale , & pet incinlecam denominae. Uonem, i quod ett si quid tale, & per : extrinfecam , nó cft dabilis yna ratio có- eri outs ege 1.d.19. q. e. i ita rc$ (e habet in his analogis, quia fo. priacipale analogatü dicitur fimplicaer & abíoloté tale per inttiníccam denomi- nationem , caetera vcró talia fecandum. qu:d pct denominatioaé ab illo; & curfus hi ral;isratio communis. eft abftrahibilis, petendam ett, an (it intrin(ecz denomi- nationis, & fic no crit cómunis omnibus, quia uon in omnibus talis forma eft in- - t'in riníecz denomi- feca , " tantum extti , Pationis, & (ic noncompeterct, Tandem in hi. anilogispecu- — sd cge Res , analozato. Dülcéicorü axio- liaritec. verifieatar comune i S.V. de Voitate conceptus .AnalogeArt.IT.— 175 axioma, qubd analoghm per fe [(umptum flat pro feteejiori frei tato 5 fignum «uidens non poffe ab his ànalogis cómuné abítrahi conceptum , qui, ( id poffibile , vtique pro hoc commnni (üpponc- ret analogum ab(oia:à fümptum;& hinc fit , vt huisímodi analogum. nequeat cíic medium in demontratione , quia figai- ficat rationes plurcs . 70 Dicédum 2. nec etiam omnia ana- loga denomina:ionis intrinfece habere vnum conceptum communem przcisü , fed illa tantumque (unt attributionis (e- «undi modi. Conciufio colligitur ex Sco- cit. & probatur, quia analoga propor- tionalitatis fccüdi modi vtique (ont ana- loga per denominationem incrinfecam , quia vnumquodquce veré dicitur tale , & ion meraphorice rantunt, vc conflat ex di&is art. prazced.concl.2. & camen non habent vnum concepuuin cómunem, er- £o non omnia analoga intrinfecz deno. minationis habent cómunem conceptum abftrahibilem ; probatur aiumptü, quia vt repra(enientur hzc analoga, quatenus talia funt , debent teprz(cntari proprie rationes ipforü fundantes diucrías i portiones cum aliqua tantum | incer fe (i- milicudime, qua itas appel- latur, fundata ;n :llis diucríis proportio- nibus ergo hzc analoga, vt cadem (ecun- dum proportionem, nequeunt reprzcn« tari vn:co conceptu ob:ectiuo, quia licéc hibzant vnitatem,& conuenienttam pto- portions, hec tamen couuen'entia adeó exilis cfl,vt nequcatilia coadunare in vni cü conceptum obiedtiaum, fcd m. habet vim conncétendi diacrfos illos conce- prus adinu'cemscü .n proportio fit císc. tialiter ad aliudynon porc ít aliquid intel- ligi) vt proporcionem hibens, niti cü alio. coníeraibr , vnde ex vi conceptus ipfius, d: bet ctiai aliud concipi. Conf. quia &. fi hacanaloga finz talia perintrinfccam, denominatioaem forma , hzc ramen dc- nominatio non fumiturab vna forma 1n. onynbus.ipnziníccé repertasfed (ümitur à pluribus, & diucrtis, non quidem vt om- nino diuciis, ficut coptingit in zquiuo-. cis, fed vt proporuone fimilibus ,. yt ex« plicatum cft cone 2.pigeeduare, | 0, 71 Exhoc probatur altoca conclufio- nis pars , quod nimirum analoga attcibu- uonis (ecundt generis hàbeani vnü con cep:üm coimuaem orzc'(um , quiahzec gpyriéy ac intcinfece zalia d cüzur ab vna eiuíde:m racionis,vr quae: aatura cómu- in inferioribus , ac pro'ude vcre, & proprie conuenit in tal: forma , ratione proprie cóuenic nig ab(lcahibilig eft vna catio comunis omnibus, vt patet ente, & ceiccis canícendétibus, quod quidem cft ( quod cit valde notandum) monet Doctor 1.d.8.3.5. ralem vnita- tem conceptus his analogis cóuenirc nà ex viiphusanalogia, c.n vi vniuoCa- tion s annexa (vccnin dieemus art. fcq. oninia haus generis aniloga mixta funt cum vaiuocacionc) ná cx vi (implicis ana logiz nequeupt habere , niti vnitaté at- tcibutionis, & ord:nis ad primum analo- gatum , quz licet (it maror vnitatc zqui- uocationis , adhuc tamen minor e ait Do&or) vnitatc vnuocationis , vtpote qua indifferenter compoflibilis clt cam hac, & illa, cx quo patet analoga,vt aga- loga,nunq:iam peruenire polle ad vnita* tem conceptus abftrahibilis , quia hac eft gap vniuocorum. . rer 72 ln oppotitum objjcitur Primo , probando omnia analoga «n vniucrsü ha- bere conceptum communem prazcilum . Tum quia omnia analoga , quancmuis impertecta;analoga funt, non z quiu0Ca, cto habent aliquid co.nmun-, nó folum in voce,ícd ctiá in re (ignificata per illà. Tum 2.cercum eft analogum de rn logatis pradicari , vel igiiur f'ola vox có» munis praedicatur ,.& (ic ecuncze jiriuoca pura, vcl aliquod có:mane figuificatü pec cam,& habeur inceacum. 1 dm 3.quado concipiuntur analoga conceptu reprz- f otintecóucnicnuam ipforum, vcl con- € piuntür Iccüdum rationcm aliqua com m.nem,& habetar intent  ycl (ecandit r.tioncs paruculares& (ic uo concipiu- BER FANE conucoicniz, Tü 4-qudo plura concipiuniut, vt plura, fe» cundü tationes quiddjtatiuas , cózipiuns tuc vt zquiuoca, ergo yt Coneipiantas ur 174 18310ga, debét concipi fecundá aliquam rationem communem,& vii, Ta td- dem vel aniloga, quando concipiuntut , funt plura fimpliciter , velal:quo pa&o vnum,(i primum, non cogn »(cuntur , vc analoga , (ed vt meré z ju uoca quia ana loga (ant aliquo pa&o vaum , fi fecua- dam,ergo habencaliquam rationé obie- Ctiuam van'tatis. t 3. Rep. ad r.analoga ex vi analog:z estis có,nunem conceptum , in quo coadunentur obie&iud , hibere tamcn conncxienem rationum | particularium fecundum eífe ob e&iuuim; habent enim inter (e , vcl ad vaum certium tilem. ha- bitudinem , feu dependentiam, ex ui cu- ius unam concipi non po:eít (iac alio & in hoc (ecern intuc ab z juiuocis , qui ex vnitace vocis non habeuc talein con- nexionem particularium coaceptuum ; fiquidem ad prolationé vocis Galli , aut alterius nominis meré aquiuoci poteft ad libituai intelle&us ita folum conci- pere gallum gallinaceum , (icut & homi- nem ex Galliaortü. Ad 2. analogum,vt analozum;,dicitut de plucibas,fecandum diuerfis rationes ,& (ecundum aliquam hàbitud:nem , analoga quidem attcibu- tionis d;cuntur (ccandu:n habitudinem , qua vnum ordinatur ad aliud, proportio nalitatis veró fecundum habitudine , qua vnum compa;atur , & quodammodo a(- fimilatur altcri; «nde ex v! analogie nal- la habetur vnitas , & commun:tas ratio- nis, fed folius nominis, cui (ubttituantur immediate diuer(z: rationes obiectiuz , non vt ab(olacé diucríz , fed vt habeaces proportionem ad'nuicem, in quo analo. gad fferunt à puré £ juiuocis , que. ha. bént càmunc nomen diuer(a figo:ficans, & (ub racionibus diaer(is ab(q; vlla pror- fus habitudine , vel proportione vaius ad altetun.. Ad j.pec nomen anilogum, vt fic conciptuntur immediarà ipfa analo- gata fecundum fuas proprias tationes , non abíoluré (um;xas , fed vc proportio- nabiliter (e hibentes iuter (e , &in hoc fen(uü dicuatur concipi: fecun lum ratio- nem conuenienti£ ,. Ad 4. analoga licet concipiantar,vc plura , & f. un di- uctías rationcs,aon camca conciprücuc - Difgut. LI. De Vocibur. vt zquiuoca,quia fima! concipitur pra« portio, quim hibzac adimuicem , Ad y. concipiuntar, vc plara fimpliciter,& vad proportion iliter, quz vnitasapitibutios — nis, & proportions dencic at quiuocis , — & minorcitvnitate valuocurion'g, — .— Secundo ob jcitur probaado , quod. - aniloga omn a , (altim incciaíecz deno- minarionis, habere. debcanr conceptam co.mnunzm precium , Tuin quia ideo coaceditur talis va tas analogis. attcibue tionis fecund: gcaeris , quia omnia anas logata funt tala pec denominationé ig» crinfecam,cum ergo ita (c hibeanc etiam analoga pcoportionilitatis fecuadi ge- nctis,ip(is etiam vacas concepcus obie« & ui acgaada non videtur ; Tum 1. quia. 9 nan? io Ktcahib lis videtut racio coa munis princip:j ad cor refpe&tuvirz, fon tis re(pe&u riuulocum , fuudament res—— fpedtu domus, &c. gabecnatons refpes —— uregentis domu.n,ciucacem ,& na:&—— faltentandi carnes rel pe&ta ollis, & (» nz,qug communis ratio futtentand: car- nc$, rcgendt, & principandi poftea coa» - trah:tur. per racioaes peculiares íic (ü« ftentanli, (ic gubermandi, GC principane ——— di, ergo his, & (1m libus anilogis non eft. 25 i neganda talis vpitasrationis. Tumtane.— dem quia ipía (aitim proportiomalitas, —— — feu fi militado proportionum poteit ab. in. his aa lo zs przr(cindi, & illa vnico com 5 ce; reprzlentari, &c. ooh 74 Refp. ad t. analogis attributige — nis(ecund: generisdeberi , & alfignari — — vnitaié conceptus, nonprzcisé quiaime ^ ^ — trinlecé talia denominentur, fed quiaic — - denom:niutur ab. vna , & eadem for- ma in omaibus , quod non contigit in analogis proportionalitat;s fecundi ge«- neris, vt di&um eft in probanda fecunda. conclufione. Ad z.in illis anilogis fub. nomine principij, gubernatoris , &c. re vera non fignificatur vna forma , vt mul- ti etiam ex noltris exillunant , que fim - pliciter lit voainrauone, X quiddii formz , fed (olum iatinuatar conueniens tía, quzdam in iingulis in modo habendi. fuas formas, quod cít (uo modo , X poruionabler effc tale,non fimpliciter, » vadc rauo v.g-priacipij um co Quaflio V. De Viitate concéptute/fnalog;c Art. I1. 135 & íincorde non dicit aliquam vnam for- mam conílituentem rauonem funda- inenri,& cordis,ícd omninó diuerfas for mas,(uo tamen modo habentes rauoncim prodi & hoc tenemur dicere, ne con- undamus vnitatem dip ever cum ynitate vniuocationis. Ad 3.conccdimus poflc przícindi conceptum proportio- nalitatis, at nomen analogum , .f. princi- pij; gubernatoris,&c. non (ignificat ara. ipíum relationis, in quo conueniunt dua proportioncs ,quia hoc fignificatur per nomen ipfim proportionalitatis,fcd fagaificat ipfa extretna , inter quz verla- tur proportionalitas , quz quia in racio- ne analogorum non coníiderantur fecuri dum gradum communem , fed fecuodum proprias rationes , vt tamcn proportio- nabilirer fc habentes, ideó ab illis, vt fic abftrahi nequit ratio aliqua communis ; etíi ab iptis rclationibus abttrabi poffit , Xertio obijcitur € contra nullum proríus analogü pofie habere conceptü vnum pau analogatis communem , quia plané implicat ; & cft repugnanria in terminis,quód fit conceptus analogi , & quód fit vnus,quia analogia intrinfe- €é includit , vcl plures rationcs habentes inter (c proportionem, vel plures habitu dinesad vnam formam , ratione quarum «oncepuus obiect;uus analogi non po- teft cíle vnus. Confirmatur quia fi talis conceptus non attingit pue rationes , fed vnam , in qua fingula inferiora con- ucniant,iam erit vniuocus, nil cnim am- pliussd vninocationem defidcratur, quà prafata vnitas . Si dicatur cum Suarez , potfe analogum prafeferre «oncepium communem, votimfcd mmaqualiter in- fexioribus communicabilem per -diffc- rentis$ dcpendcntz , & independenuz , ira qnod imiclligatur pr:us defcenderc ad vnumabalogatum ,: & pofteriusad aliud in victuie prioris, ac proinde mon efie: y- piuacum, de cuiv$ratiopé eft. cfle a Qua- liter cogwounicabilem infcrioribus fine eíienti crdenua vniusab alio ; & fic adhuc inco corfiftete rationem: ana- log;z uia in illo vno , & codem concc- pui conmeniont ipferiora ; & diffcrunt , — Los ront ratione illius inzqualitatis, Cone trà initac Hurtad. conceptus communis non cíl diuerío modo, & ine qualiter par- ticipabilis, nifi ratione modorum contra- hentium,fed hi modi nonincluduntur in conceptu abítra&to , neque igitur inclu- detur illa inzqualitas . Neq. dicas,quod licét in conceptu abflra&o non inclodan tur hi modi , tamen includitur ordo ad bos modos , quatenus ille conceptus eft Prod natura capax; & cxigitiuus talium differentiarum inzqualium . Namin conceptu abílra&o ; vcl confideratur hic ordo; & turc nó potett e(fe abítra&us ab his modis , ficut ordo potcft con- fiderari non confideratis terminis , ad quos cft ordo ; vel non copfideratur , & lic abftrahit ab ipfomet ordine. Acce- dit,quód admffa hac incqualitate ex par te ipfiusrationis comunis prodeunte, &c non przcisé ex parte differentiarum , jà ille conceptus non erit in fe vnus,fed po- tius geminatus , & duplex, quia 1nzquae litas neceffarió exigit duo. Si dicatur , hane 1nzqualitaté non tol- lere vnitatem cóceptus, fed tantü ex par- te minuereyitavt non fit tà perfecte vnus, uantum ad vniuocationem requiritur . Cond ; inftat Páfqualig. cit. non datur imperfe&ta vnitas,quia vnitasnon poteft. tolli,nif? per multiplicitatem , & bzcex nauxa (ua perfe&té tollit vnitatem ; ex quo fit,quód vnitas,& multiplicitas con- . fi ftant in indiuitibili, vnde fi altera ab ale tera tollitur, adaquaté tollitur ; ergo non poteft dari aliquid, quod non fit perfe&té vnum;aut perfe&é multiplex . Accedit , quód omnis ratio Metaphyfica confiftit: iw indiuifibil , namefientiz rerum funt ficut numeri $.Met. 10. ergo nonpotefk tolli indiuifibiliras mifi ponatur mulie plicitas rationum formalium 5 ex quo: rurfus fequivar , quod firario illa ad tne feriora deícendit , dcbet modo indiuifi- biliy& fecundum dcr hat icncia ad omnia, quianop Ma a sc,fecundum quid n ek ipdtatur io- quin cflet diuifibilis, fraucem fecundis fe totam ad omnia defcendit, iam defc ndis equaliter , ncc perfectiori modo eft in vno» quàm in aliquantum tft cx (e , (cd tantom ratione contrahentium . - 46 Refp. hanc difficultatem ;:llos vr. gere; qui admittunt poffibilé effe conce- pum przcifam ,& vnum puré analogü & clem dc fiéto ponunt conceptum en- tis, & cuiufq; tranícendentis , at nos non admittentcs. parum analogü, leuiter pre« mit, quia libenter concedimus analoga ; vt analoga nunquam Pony poflc ad vnitatem conceptus abftrahibilis,quod fi interdü talem videantur obtincie vnita- tem, vt in tranfcendentibus , hoc vtique non cft ex vi ipfiusapalogiz , fed ex vi vniuocationis annexa , analogia enim fc- cum non defert , niti vnitatem atttibutio- nis,vcl proportionis ; quz eíl vnitas im- petfe&ta femper inuoluens, vel plurcs ra- tioncs inter [c proportionem habentes , vel plurcs babitudines ad vnam formam, vt bene concludit argumentum , hac ve- IO vnitas atcributionis addita vaitati vni« uocationis , cum quabene compoffibilis eíl, (icut vnitas minor cum maiore , pro- prié non minuit cam , (cd tantum reddit inzqualiter participabilem ab inferiori- bus; & quamuis hzc inzqualitas oriatur ' €x ditlerentijs analogatorum,vt conten» dit Hurtad. tamen adhuc dicitur oriri quoque ex ipfa ratione comuni exigente tali modo , &.tali genere inzqualitatis patticipati, quia licer in illo (tatu áb- firaé&tionis prarícindat à d ffcrcntijs , ta- men conlideratut adhuc, & fundamétali- tcr cft capax, & cxigitiua differemiarum ficinzqualium; non igitur ex dcfcéta v- nitatis talem conceptuim appellamus ana- logum, ied potius ex defcétu zqualitatis; qut requiritur ad perfe&tam vniuocatio- ncm; l'raterquam quod falfum e(t;quod Paíqualig. addcbat , nó poíle dari vnita- cia nifi bt peifcóéta vnitas; nec multipli" €it2:cm nifi fit. perfecta muluplicitas, giam quis. non videt in vtraque dari lati- tudincm? fané Arift, $.Mct,.12a.. plures gradus vnitatis di(Linxit; dum dixi a/1a muero, alia gencre , alia fpecie » alia «nalogia vnum funt,& de «um vpitate fpccifica naturz. ftare multi- plicitauem eius nuncralen & ci vnitate &enerica flate fpecificam,non crgo qua- hibet mükiplictas ftatim ex inegro qua- "Difput. 1H. De Vocibus: libet dcfiruit vnitatem,necquelibet vniz — tas dici poteft (cdtantü illaque nullà (ccum compatitur multiplicitatem, - ARTICVLVS TERTIVS..- i "4n, C quomodo analogum mediet. in- X. ier vniuocums, Cg «quiwocum. — — 77 A Pud Thomiftas omnes itacertü eft analogü mediare inter vni«- uocum,& zquiuocum , vt id potius fups. ponant, quam difputent ; vnde pauci trae - &anr hoc quzfitum in terminis, Scotis — — fiz écontraitaprocomperto habét ope — — pofitum, vtabfolucépronuncientanalo- gum inter vniuocum,& zquiuocum nul». latenus mcdiare poffe , ita Formalifta- omncs art. 1.Formal.Sire&t-Vallon.TrG« bet. Faber 4. Met. loc.cit. Meuriffe in fua. Mct.lib.1.q.2.not. 3. & alijpaffim. Pro.— refolutione quziiti not eft analo- Lrsibspes poffe dupl;citerformaliter,.f.— materialiter , analogü materialitereft — ipsümet pradicatum quod denominatur — analogum , Moo ipamet —— ratio analogiz,qua ipsá tale de nat — Quarc cü quzritur, an, & quomodo ana- logum mcdiet inter vuiuocum , & zqui uocii poteft quefitum intelligi de anal go formaliter ,& matctialiter fumpt iuxta diuerfam analogi acceptione qu Riggris diuerfimodé refoluenda . 78 Dicendumigitur cft iuxtaallatam dittin&ionem, quod analogü formaliter fumptum ita mediat inter vniuocum , &- zquiuocum » yt nunquam cum icri coincidar, at materialiter fumprum feme. per cü alterutro coincidir ; & (cafus eft reperiri non pofle przdicatum » m quod fimuJ vrina vcl vniuocum ; : du | quiuocumyita quod ratio analogie in ali-- quo przdicato fola reperiri non poteft, ————— rc tta ocatione; vcl gt | quiuocationc,ícd quamuis analogürícm- per fit matetialiter c vniuocis,. &zquiuocis , formaliter tamen fempez— - renanet impermixtüsquatenusratio for - malis analogie nunquá coincidit cum tae tione formali vniuocarionis , & gquiuoe cationis,& vanas analoga: eft formaliter diucifaab ynttaic yniuocationis, & equis | Be Vyitate Gonciptus e/Analog. rt. LIT. osddons, fiquidé eft maiori(to, & mi- nor illa . Cóclu(io aperté craditür à Sco- o 1.d.8.q. 3.in fol. ad 3. E. vbi docet vni- fatem analogia ; quam 1b: vocat attribu- tionis, e(Te vtique maiorem vartate zqui- üocationis  féd minorem vnitate vniuo- cationis, ac proinde else c.n illa cópof- fiblem;quia non tepugra: minor vnitas cum maior ficut quz (unt vnam genere fant vnum fpecie , licét vnitas generis fit minor, quàm vnitas fpeciei , ita inquit Do&ot , licét vnitas attributionis nó po- nat vn:tatem vniuocationis, poteft càmé ftate cu n illa , licét hec non lit foemali- tct illa, hec scocis,quibus verbis Do&ot duo man.tefl é mtinua: (quz sát dux par- tcs noftre conciufion: resin ett, analo - iam flare potfe cum varuocanione, vel a quiuocarone in cozé pradicaro , quod coinéidere materialiter cü. votuocis; vel zquraocissátrerür quód eftó ita com , alhüc tamcn femper eft formali- ter diaccía vnitas analogie ab vnitate tá ,quàin yniuócationis,cum dn coníonéta rcpéritur , & e(t qaos ammodo inedia, quia eft minorifta , & maíor fla; &'quidem banc veritatem at^ tigit P. Faber in (ua Phiof. Theor.95. c 1.*n finc; VbiCGianyfolaictationem alio- rüm'Sco:rftarom imóppofitam ,'quami- uic poftca Met Aoc. cit. eadem rariodd fitus 'abtoldté'voohhcier an doEü mut? lo modó 1dtéraitócim, W s quiuocum tiedrare Be qiiod ficecvnirisamiogis fie fortmialrierdioerfa abwniráre vniuoca, & mitioc inl! , tamen non ef media mreft vilitatedi vritiocam ; & ze juidocam. ^? * "39 I'rübatur iraqüe ih Primis conicà T hotniftas'omftc$ andto£um' marerfalicer $E jet cóincideté cüm «maneo j & eduic tio£o, ac proinde datinosi poffe praedica tum , q&od (it pure analog medians LE tCPyniuócinm, & erus "Vnitas'dha- im et quedam vorcis! [iréportioBis ; potiusviitàs cuna damordinis, & ac- | e vntos ad aliud vcl piuciiri: d'tertium im ctr fatrone equa fien ffecüdumi prius, & potierius,! fed'hie COP nh edel i füc té zqu'uócattonis; & vni-* vicéarionis j etgo fcaftra! ticdius c1 -difi-i gnatur locus, maior patet ex di&is hucuf* que deratione analógiz , probatur mt- nor, quód enim talis vnitss attributionis ftet cum vnitate 2 juimocationis quz cít folius nominis,pater de rifa cefpectu ha- minis Ici, & prati cidentis, quibus vtiqg eft cóiune z juiuocum, tame prius dict- tür de howine,pó:terius de prato depene €i poflunt dc his a jurocis à conilio; im quibus ob ralem ordinem, &attribatioe nemab omnibus admitutur analogia ; qp Cam eadem vnmitas a tributionis ftet cá 'Ynitate vntuocationis , probit Do&.loc. Cit 1.d.8.3.3. & d. 3.2. 3. Q. nam Aul, 16. Metitex. 2. & inde concedit orditicem  (fentialem,feu attriburionem f pecicrum einldetm gencris ad vnum primum inillo gencte quod ef! métrum, & menlura om tium aliorum,& támen cumhoc ILat vni- tas vn'mocation's ratiónis generis in ipfis fi'ecicbus ; quod: adhuc vlterius'oftendit otor , qura nunquam aliqua comparg- tüf;vt menfurata ad menfuramyni in ali» vno conaeniant , (icut eim coparae fimpliciter e& in: fictipliciter vniuoco 5. ehyCtox24: & inde;ia omnis compas tio eft in aliqtiabrer vninoco , quandg. n. dicitur, hoc eft ius tllo; ratnr,quid perfectiüs ?. oportet ibia (Tim. realiquod cómune vieiqueyita quod ome $ cópacacim deteemincb:le comune cft vt riqoe'éxtréi&io:comparationis uon «m. in eft pecfe&ior hono; quiim aíi nag, ed perfeét iis áni tial, cibergoali jua pof irit cÓpurariin etes «p omiies Fatentur elTc analoz ,ét quód D-us ctl perfe&uus en$ ctcatura, oporter enctare effe vtris tóminem , tn qiia) cá fitaccributio vnius ad atiudyclaré patet, suotnodo eii vaxtate dtiributfdnis It cvm as in uocadonis.. c3 "UgRurfd cánc Áliqued pre d:caauncene fecir oiiidduemg cunt Minibus Conucmt s [:d iwnirhochuv; & vhiidependcater-ab alo , ànvIàpra nomkqoe (mper aliquá fee cum delére inaequalitaréay ; &cattributios nemi vis ad aledjob quam ino;nnibus áfalobis vei à mper ett iu aodo( quia fane afeno snalozorum cinagis vC« rificaeic , quàai m atio ) Dialzéticorum axioina; analequm-abjolw à «3 278 Difrut. 1H.flare pro. famofiori fienificato y pótaüt przdicatum huiufmodi babere ad illa plura cum tali ordinis vnitace cómunita- tem foitus nominis, vt e(t de rifü re(pe&u M & prati, aut etiam tationis , vt de cnte rcfpc&u Dei,& creature, nec tned.ü videtur excogitati polle, (i grim, etit aralogü ax«uiuocum,fi (ecundü , erir analogü vniuocum ; & hzc cft pou(lima rfatioycur Ar.ft in antepczdicam.cü cgif- fet dc x ouivocis, & vniuocis, nullum dc- inceps inftituit de analogis (ermoné, quia addito ordine prioris , &.potterior:s ha- bent cundé modü przdicádi cum vniuo- €is,& mquinocis, & cum eis coincidunt. $o Loftremó probari potcft à (uffi- €ienti dinifionc;analoga cnim omniayaut Mant atiributionis , aut proportionalita- £is, vt patet cx 1.srt.Dam aliz dua (pecics inzqualitaus , .(. & «ranfcendenuz non fant à primis duabus condiitin&z ; (ed hzc omnia coincidunt cum voiuoc;s , vel aquiuocis,ergo &c. Probatur minor , nà analoga attributionis , & proportionis primi generisfané cum aquiuoci$ coin- cidunt , quia ilii$ (ecundu:n nomcn coam- mune correfpondencrauones diueríz, vt patetex cori natuia dam explicata , quia primum analogatum inter ca proprie cft tale, (ccunduin unpro prie , & per mceta- phoram , primum abíolu:é cft tale, alte- rum pcr quandam fi imilitudinem, & pro- poruonem, primum c(t cale per forman fibi intcinleram, akerum cxtrin(ccé ran- tum & pet (rmplicein. habitudinem ad illad;vt patet dc (ano re(pectu medicinz, & diciz, dc ri(u feipeidu hominis, X pra ti vndé nó (aus coíultó P, Faber in Met. loc.cit ait (anum in otdinc ad illi ctl prae dicatum varuocum , plane hoc cíl conira rauoncm, & Scoiü ipluinyquitn 2. d. 12. Q.2.ad 4. clarius 4.d.12.q 1, (b H. do- cet c(ie prz dicatum omniaó £uiuocum verbis ita cxpreilis , vc nullum adanittant gloffam. I:& analoga proportionalitat;s (fecundi gencris eito talia dicantut. pec inttinfecam denom:nationeum , adhuc ta quia talis dcno ninitio 00a (umitar ab vnaforma ciu(dzm rationis in oa: fcdà detis in ungulis illorum ex.iten- non vt Q;nning diucriis, (cd vt A T De Vocibus twi toportione fimilibus , vt fatis (upra eg Picard cit ,idcó adhuc ad mag pertinent , quia non eftabitrahibilis ab cis vna cómunis racio , vnde ncque faris con(ultà hzc analoga reducit Mcuc loc. cit.ad vniuoca, Aniloga tandem attribut tionis (ccundi generis, quia inccinfecé de-. nom:nintur ab vna forma ciu(dé ratio nis cx ftente in fingulis , qua de reab- ftrah:bilis eft ab eis cómuuis conceptus, (pcétant ad vniuoca,vt patet ex di&is,ec- go an1loga oum, cu'ufcun que fincges neris,ad vaiuaca reducuntur. vcl ad jui uoca iuXta varictaté analoz;z , nec dari poteit purum analogam , quod nec vai- uocum fic nec z:quiuocum, (ed med:um., Ke(pondent quamplates Recentiores. cum Suarez lupra cit. quod licet | actributionis lecüdi generis habeant wai- tatem conceptus, & toferioribus fuis có - ueniant non (olü sm ;dem nomen , fed éc (ecundü eandeat ratione;n, adhuc tame vniuoca non unt , quia prater vaitarem nominis, & ratioa/s ad vniuocationé ad- rc quicitur,quód illa ratio communis g:ualicec participecurà (uis infer oribus, acqi 1dzó dcfedtu calis qualitatis przfas — tà analoga , quz comprci:endunt oinnia tanícendenua, nec poífe, nec debere dici vniuOca, quia ing-jualiter deícendunt ii Deos €tcaruram; (ubitanciá. & acci* ens , quz euam (it opinio quorundam veteruin [. bae ph laucll. ftete in hoc, quod pacticipetur fc pr/ás, & polteciusy vaiuoci vero. q parti- Cipccurc equaliter ,;deoque analogü. me» diare intet vniuocum , & z;u:uocum , quia zuiuocum nulio modo participa- . uir fecundum rationein, vninocam partis cipatur zqualitec, analogum vcró inzqua  (ecuad.umn prius , & yo (terius . 81. Scd hzc ce(poüo ex dict:s corcuit, tum quia Acl. ia definiaone vaiuoco- ruin huius zz jualitatis , quag dicunt for-- mal.tfi aé có ticuece vniuocationcm ,ncc verbu a quidem fecit, (1gaum eu:dens 4 vniuocacionean à mplickec »» & ablolu famptam aó cile accetfariam, fed canum ad va;uocatioaen pertectiffi nag, &. in pruno gradu ca (upra a(lignaus , Em , Q. Pen mediet analinter "uniuot-Cortquiu. cft. II. 179hyficam appellauit, tà quia hi talis equa- ps cflet ncceflaria, fequereur (ait €or)quod nuilun: genus e(fct vniuocum, quia inter f, «cies cuiufcücve generis da- Ur inzqualitas c(fentialis ob differentias contrahentes , quarum vna cfl eflentiali- ter perfcátior alia. At re(pondenrquod aliqua rauo communis poteft inzquali - ter participarià uis infcrioribus duplici- ter, vcl inuinfecé, & racione fui, itaut sim. fe (it p.rfectiori modo in voo,quàm in a- lio ,& in vno-cum cífentiali dependentia ab alio , vel exin(ccé tanum, & ratione conrabenrium, & taliseft inzqualis par- ticipatio naturg genericg. à (peciebus, que non tollit vn;imocatienem,ncc analo- giam conftituit ; cum meré ab extrinfeco proucniat , fedingqualitas primi generis proprie vniuocationem tollit , & analo- jam ponit,quia prouenit ab intrinfcca o ratione ipíius natura participate , qua intrinfecé perit contrabi. per differenuas inz quales, & priusdefcendere ad vnum analogatum , & pofterius ad aliud in vir- ture prioris ; & ita (e habet ens.cum cee- teris tran(cendentibusad Dcum, & crca- Rrepecuri coe accidens, quantum- uis enim abftra&é concipiatur. ratio co- vUs,^dhuc intali ftatu cft exigitina diffe- réuatüng:qualiü, & iptcinfecé perit hüc ordinem, per Íe primó cop&tat Deo,& depédenicr ab co rp «reaturas defcendat. 81 A: hac folutio , ecfrapud multos plaubilis , cx dictis multipliciter reijci-tur, quia in primis Ariflin vniuocorü de- finiuone nuliam prorfus zqualtaté me- snorat» qua ncccflaria (it ad «onftituendü vniuocum fimpliciter,& ab(olucé süptü, Ícd (clan; nominis, & ratiopis.vnitarem requirit. Tuc quia;fta inzqualitasana- logiam conítituens,qua nimirum proue- niat cx ipfa rationc communi,& non.po- tius folà ratione contrahentium, mulas. imphcare videtur doGi (Ti mis virisjno .n. potcft ratio comunis inz qualiter defcen- dere;nifi aliquid dc fe dicat in vno., quod non dicat inalio ahoquin 6 a qualiter, g» in vno dicit, cuam dicit in altcrosz:quali- ter dcícendes, fed hoc flaze non poteft cü eins vDitate & indmubbiltace na diminu. tà Lüc CIE 5 ybi de (e imperfeétius exiftit, & diftincta,prout eft in iflojà fc pía, pro ut eft inalio rav;one illus maioris perfe- Gionis , & quidem intrinfecé , cum talis inzqualitas cx cius natura pullulare dica- tur; vcl fi eft vna , & quantum ett de fc, ciu(dem rationis in omnibus , plané quic- quid períc&tionis inttinfece ponit i0 v005 ctiam ponit in alio. Tum ctiam quaa li ta» lisinzqualtas dcpendenciz , & indepcns dentiz (uffici ad inducendam analogià y €o quia oritur cx ipfa ratione communi, & antecedenter cogiratur in ea ante a- &ualem contraGtionem pcr differentias , quia cx fua natura petit talem ;differen- uarum i litatem 5. hoc totum dici , & debebit de qualibet natura En nerica , cum-n. qualibet talis (it per dif- inz:quales in perfcétionc ctlen- tiali contrahibilis;talis inzqualitas cogis tari potcrit ín ca antecedenter ad cóira« ; X dici poterit oriri cx ipfa ra- có»íuni gencrica, quatenus, & ipfa fuapcenátura, SpantemoMaHicacia » età crigitida pro fui contra&ione d.ffcren- fic inzqualium. Tam deindé;quia fi dicatur,nec etiam ibet inz.quali- tatem ex parte rationis cómunis à tem fufhcere adanalogià (ed przcisé ef- fc debere inzqualitatem per differentias dependentiz , & independentiz, & non. fufficere inzqualitatem per ditfereotias Ie Quores, & imperfectiores c(Tentia- er fine dependentia, qualis eft inzqua- litas generis. Hoc plané videtur voluntas rié di&um , quia nec ratio, necauctoriras ad id (uppetit: imo Arift. 7. Phyf. 3 4. & 10.Met. 26.0b hanc ter inquit ia natura generica iam fubeíic, X ratio fuadet , quod qualibet 1ngqualitas in communicatione naturzy duiuinodo (i pes diffcrentiasc (Fentiales, íut&icit ad indicendam | lain maie- remsvclininorem iuxtà maioritacem, ee] minontatem eiuldem; cuim vniuocarione tainen compo ffibilem ; qua de canía fus praali:goaumus varios gradus vniuocae uO0Di5, gia. "T $4 Altcra vcro parscócluionis, quod nimituüm analoga non coincidant forme r cuin zquiuocis, vclwniuocis, led. 1 boc (cniu. medient umier illa — Ó ib omnibus forté etiam a. Scotiflis rela- tisqui quando negabant analoga efie me dia inter vninoca, & equiuoca, verifimi- le eft, quodin ptior! fcpfu loquerentur , efto corumratiopcs quid amplius proba- rc vidcantur. y & ideo infra folücntur cx ea parte, qua nobis videntur officere ; & facil probatur , quia vtinqait D;odtor , vnitas analogiz , etramli reperiatur Cum vriinocatione ; aot zcuivocatióne Ih CO-' dem przdicato: ,'non tamen formaliter cenfandijdcbet eur hac, & iMla;fed fem- pér manet Formialiter ab vrraque. diftin- €3,& eft iriaior vna .& mmor alia ; vnde foimalitcr infpeéta mediat intet cas ; cft maior vnitate zquiuocationis , quia hzc ett vnitas (olius nominis, (upra quam ana ia addit vnitatéattributionis, vel pro- fóttionis;eft autem minor vnitatc vniuo- cetionisquia quz furit «mam jer habitu- diücm ottributionis,ve] proportionis nó €ft neccfie;quódalé liabeapt babrtudmé fecundim eádém rationem omnibus in- ttin(cCé patticipatam, fcd f; fficit quocii- Que moedo'illam furident y vt patet i exé- phis dcfanos & rif z»us allatis ; ergo vhitas apdlopiz vctémediat inter vrram- Y cage: cü vtraque fitcópo fTibilis; Ac- t, qu6d Jicet analoga feraper in 1€ » eóibcidant cum wniuocts y & e qunitiocis , áliataincn (cmpgcr cftlauo vniuocatio- nisya quiGocitionis&' analogia, nam fi anslogurh coincidir materialiter cosy at- O , idrio zquiumocationis confittit illa corhnamitate neminis, cur rdtroncs diiicri a brief] GdCtstatie veró anilegie «onh ti tin illaiualicarque vnitate pro- portionis, docu ributiomsivni? ad aliud , us illo € Cu-uni B6 mise párticipár; Ayveró apalogum coircidat cum. vnihos &0s ratios nteccarionis confiftit in 1a. vniaic roninisj& rationis, analogia vc- tótimlia vnitate ordinis, & attributionis wnius:adalind , vel plurium ad terum quademper cft miuer-vilitate vniucca- nonis jcrgo analogum formaliter ium. tim veré n«diat inter; voiuoccm , viuoctn; ncc vnquam eoincidtie ; vcl permilceri poflunt , atm confundi (ccun- dum duas. rationcsformalcs ; - Difost.1T. De Vobis. alc . fcqucnua in pratato [enfu , negatur; ^ Saclneppolumobijcuur J:pro Tho. quid probare A. "ow 9T s miftis probádo analogG proprié media? : reinter vniuocum , & zquiuocum.; nam analoga dicuntur illa quorum nomen « commune ejl € ratio illa nomin fub- : e$t eademypartim diuer[a y: quiz analogorum dcfinitio ab omvib. re« ,vt patet ex art. 1.ab initio y ergo vcré mediant inter zquiuoca, quorü. ra«^ tio importata per nomen éftomninó dis! - uerfay& inter vniuoca quormm racio eft. proríus eadem. Tum 2.zquiueca habent-- folam vnitatem nominis , vnidoca preter — vnitarcm nominis habec etiam vniratem- rationis ,& naturz comnonicabilis, quae « vnitasanalogis jvc fic,conucnite 1 teft , fcd vl.rà nominis vnitatem jÜ competit hib.cudo que dam;qui nont: . per modum vaitaus , fed vcl permodum - attri burionisjytl per m ngr ; ms 1oXta variás aralogia pedes ^ Tà3-- analogum, vt fic; plura immediate fignie: ficat Iccüridum rationes diner[as j nod - 7 abíoluié tumptás yy fed vtprope i - Íc habentes; érgo innü anri E teft cum aquiuocoicountidesc , quódfi- — — gnificat plura fub pm veniri ari Jit &propote! — hic;abfíque aliqua fh H uonc, & cum vniuoco ; qrodbgnificae — pita fob vna,& éadém tatione, Tümay vniuocum;vt Bic; diciccónaemienoáà p rom fub eadcm ratione preícindendi y zQuiocum'é contra diucríitatemin rasombus prefcindendo acanucnienijà ,' crgo predicatum amas — — lugum ,quodfimuldict virumque, né€ —— ctiam materialiter potcflcumiftiscoins ——— €idcrealioquin idem praedicatunidimuly —— & [etel pra(cmdercr, & noti praícindes ret à comucnicnt/aimn commüni tationty ——— aut à diueríitate. Tüm $. quta Ariflot.a. Meta vbi & Aucr. analorza,qua dicuns türabwno ,&ad vnum spetté conflie — — tui media inter vmbocaj & zquiücéa. —— — ^ Refp.hzc,& Gmiliaurgum: AL rc folum , quod neqecant ataléga cos — incidere formaliter cuat vniuocis, & e» qQuiuoéss, non veró nec etia; mide - 1ccraliter coincidere poffi utsquare ad pti mum ceneedimus Coníequers cum: €cn.cndàátc ; : Cuam , » Vn mediet analinter ttniuoc.eo &qHike Art IT. i81 étiam riegatur, quod vniuocum' abíolute fumptum dicat rationem ita prorfus ca- dem;vt nunquam poffit babere anpcxam diucrtitacem ex analogia cau(atam , quia vnitas analogiz. compoflibilis eft. cum vnitate vniuocationis abíoluté fumpcz , folumq; pe: cum vbitate vniuoca- tionis pur. Ad2.& 3.patet peridé, Ad 4.vtique ipfamet ratio vniuocation!:s .à . diverfitaue przícindityat non ipfum prae dicaum vniuocum (nifi fic parum) quia poteit effe fimul analogum, nec im.L; cat vnom , & idem pradicatum importare Conucnientiam , & diuerfitatem (ub di- &erlis raionibus, analogiz nimirum & wniuocationis in ipfo coniuncta. Ad 5. fi : tadocent Arift. & Aucr. lequuntur dc analogis formaliter,pon materialiter . * $$ Secundo é contra probatur cüSco- tiftis analogum in nullo (cnfu mediare iter vniuocum,& zquiuocum ,quorum vnicum fundamentum cfi ; inter conua- d Coria nullum datur medium; vniuoca , & zquiuoca funt huiu(modi , ergo &c. maior patet,probacur minor,quia vniuo- €à dicuntur juosum nomen cid commu- ne,& ratio base eft eadem; a.quiuo nocnett commune;& ratio fubftanciz non cft cadcm;at habere ean- dcm rationem ,& non habere eandem ra. tionem contradicuot . Et Confirm. quia. intet idcm ,& diwerfüm, idem, & non id non cíl darc medium,idem cnim , & d uerfum (unt immediate oppohita circa €15,10. Met. 11.fcd definiuones vniuo- «orum ,& zqu:oocorum dantur per 1íta immediita,crgo &c. - Relp. hi Scotifiz hac ratione folum probare contendunt analogum materia- hter fomptum non mediarc intcr. vniuo- — €um; zquiuocum, cam libenter admit timus ;. at b quid amplius probare intcm- dunt, nimirum , quàd ncque formaliter poffit mediare,eis non ailentimur 5.408. y vcra à £coco rcccedunt qui loc. cit. ma» nifcfié docct vniratem analogiz. forma- ltter mediare intcr vni veu, vniuoeatuio- ni$,X 2:,ujuocauonis, vt minore ifla , & moarcIem illa. & coim rauo adhoc j/ro- bádum ingenue aliud non conuincitquà gcpez ki non poule prgdicatum ,oy fit pu- Logica . ré analogum,& veré medium, intcr vni- uocum, & zquiuocum , fcd'omncanalo- gum, vcl ei'« fimul zquiuócü ye] vniuo- «um;quia hec 16. medista tunt, cü quo cà flat, uod rauoanalogz reperta «um vnivOcationcaut cum c.uiuocario- ncin codcm pra dicato lic adhuc. forma- liter ab eis diftinéta, ficut & eius vnitas y ncque id atlercre cft aicdium conftituere inter vniuocum , & a quiuocum quate- nus contradiétoria , vnde hzc ratio bene concludit conira Thomiftas ,qui admig- tenics analogum purum rc vcra medium conftiiuunt intcr. conuadictoria. Ac de yniuocis,equiuocis, & analogis rur(us re« dibitfermo difp.a.Met.q. j.art.3, — ^ QVAZSTIO vI Explicatur natura Denominatiuorum ; $6 Vm ex di&is 1. p-Inftit.tract. i, c.3.in finc term nus denomina- tiausille tit , qui formam fignificat per modii alteri adiacentis , informantis , & denominantis, (cu qualificavis, & rale fit omnc «oncreui accidentale, fübftantiale vcro tunc Alec Mri nomine fignifi- catur adic&tiuo , (equitur omnia concre- Lus ree cffe denominatiua , fubs ntialia veró nonjniti ofignificá- iur nomine adic&iuo , & ficut predica- tio denominatiua , licet diftingui foleat in c(lentialem,X accidentaló,in quibus.f; pradicatum dicitur de fübic&to, vel in a e efTe ntiale,vel accidentale, vt notat &or quol.3. O.tamen proprié im- portat.prz dicationem accidentalem, & non nifi excenfiué effenialem ;. fic etiam denominariua proprié 1mportapt cencre ta accidentalia, & (olum cxtenfiué etíen- uialia in quale quid prz dicantia, vt notat Mayton.(uper pradicam. paflu 3.& Bras fauol.in q- 16. Vniuerfal.ad prinium, Dcnominativa igitur proprié dictané- [6 «ercicra accidentalia dcfimic Arift, in anrcpra d.» (int illay Quacunque ab ali- a jolo di|jeremtia caju fecudum nomé bent appellationcni , và Gcammatica Gram maticus;à forticudinc toruss cuius. dcfiiitioaisintclligétia eacft apud expa fitorcs paflim » qp denonriuatiua qua sé- Dd pet. 192 Difput.1. pet funt concreta; cü forma denominan- tejqua femper cít abftracta , conueniant in principio nominis , quod infinuatur pet ly fecundum nomenbabent. appella ti0nepi,& diffcrant infine, & termina- tione,fcu definentia eiufdem;quod innui tür pct [y folo cafiscr. cadentia nominis, vndc poítca ad foluendas difficuliates binc emergentes diftinguunt tria deno- minatorum rà , voce tantum , vt ftudiofusà fludio,retátum, vt ftudiofus à virtute, re, & voce fimul, vt cayde qui» bus exemphficat Arift. & hac tantum, ihcuiunt; Philofophum dcfinite quorum etiam plures affignant conditiones, $7 Diceodam tfi cfthanc denomina- tiborum definitionem non ita mcré grá- maticalitcr intelligi debere , vt ctiam fa- tetur Arriaga difp. 10. Log.(ec. 2.(ed logi € explicandam effe, & quód licét Art. dcnominatiua folum accidentalia. defi- nire inténdat, vt ex cius conftat cxéplis , poteft tamen tota definitio intclligi de dcnominatiuis ciiam cflentialibus; ita is docet Scots q. S. przdicam.& q.18.pre- dicab.ad tertium, & in 2.d. 12. q« 1. ad 1. & quoad primá partem. probatur cóclu- fio , quia fi ita intelligi deberet hec defi fiitio,vt comuniter explicatur, multa dc- nominatiuz przdicaupncs de medio tol. lerétur,vt à mufica mulier mufica , & à virtutc hon:o fludioíus,nam in priori pra dicationc eft consenientia in principio, & fine vocis, in pofteriori differentia in principio, & fine. Necreípondere valet tales przdicationcs non cfle dcnominati- uasrei; & vocis, fed rei tàtum. Quia etfi dc homine fludiofo à virtute fic diéto id admitteretur, de muliere tané mufica fic dicta ab arte muficz id nequit admitti , quia í(ccundü Grammaticos genus nomi- his hà Variat nomen,vnde aliqui fatentur hat,& fimiles predicationes vcté cfe de riorbinatiuas , & conucnieniam illam in finc vocis non efie neceflariam . Deinde non (folum nomina adic&tiua à fubfláui- uis abftractis derinata dicerentur deno- minatiia , (ed ctià cafüsobliqui nomin $ccuam plura adueibia à nominibus de- 1iUat2; 1llj enim cum reco. conucniüt in poncgio vccis, & dificium in fine, vt pariter ifta com riuátur 4 «tà c oftiatim. Tande fi accipiéda cft ifta dc-. finitioifi fenfüquo qelím explicatur, fas. né concretis etiam fübftantialibus nomi. nc quoque (ubftantino (ignificatis. ueniret , nec videtur, per q dcbeat accidentalibus coat Gari ; animad, ss hue stia cum animalitate, & omo cum bumanitatre 1n principio. : finc vocis ficut albus cü i Rui dem prorfus vanum cft , quos it ali-- qui;pcr particulam illam - ficari formam denominanicem efte de effentia rei denominata , dc px " x cft,proprié non dici uid aliu ipfa,& r ef c ESL Minas animal ab aninalitatezHoc parum valet tum quia exponere ly a(iguo pro alio eft. meré voluntarium dee eX« pofitione bymanitas cit alia ab hoe ter«- - bomo;quantum fufficit ad formang. enominantem, alictas m requifita inter. formà denominantem; & rerminum de- nominatiuum cít | cretoy quz in propofito verfatur vtique. intet illos términos , quare magis coní« ees P. prafacum definitionis (« uicur 2 ayt. cit. qué fequitur ^ diíp.9. Log.:ec. 2. qui cócedunt hac efie. denominatiua ex vi illus definitionis fic intelle&tz , —À Mass & $8 Alioigitur igno, in sé(u magis logico dolci iEE fata definitio cam Scoto loc.cit. d tantur Ant. And.& Nicol.de Orbcllis, & alij Scouifta inexpofitionc huiusdefmi- tionis in anteprzdicam.& cft, quod cum. concretio formiz, & nacura alicur fitcle duplex, vt Do&or wei 16. vniucríad 1.& 1.d. s«)«1 B. dlia ad (üps pofitum eiuídem natura , vt homo, alia. ad (oppotitum alterius natura, vcl (ubiee. &uin,vt album;ita caus, fcu cadentia for. mz ad aliud poteft cífey vcl icut aceidem. tis ad (ubiectum, vcl (icut forma ad ups. politum eiu(dem nauwurz,vt Scotus docet: loc.cit.in 2.d.1 2.9.1. I. atqueita per cde. fum, in pratata definitione dcbcnius ine Wl. l'rere non de(itionem nomini sfed ca- poc fabie&tum,fea (uppa- fitum alterius natur ,nó autem propriz, quia fic effer denominatiuum effentiale , & potius pertineret ad. przdicata vniuo- a,cü tamen hic Arift. agat dc denomina tiuis,vt ab vniuocis diftinguürur ex di&is q»4;at.2«dub.4 ita exponit Do&or hàc przfaz definitionis particulá q. 16. cit. vuiuer(.ad 1. q» 8.ad 3 & Maaritids q. 13. Quàd autem sr nomen habeant ap- pellationem,non dcbet intelligi quafi per | fominis dériuacionem ab alio, (ed portus uia icantur sx nomen taatum dere enominata, appellare enim uandoque accipitur pro przdicari ex 2. Topic.cap. *2. & ita explicauit hanc particulam ipfe- met Philofophus c.de fübftantia,dum di- cit differentias effentiales non pczedicari . dcnominatiue , benc tà accidentia de fuis fübic&is, quia przdicancur de illis fecun. dum nomentantum , & non (ceuudü ra- tionem, .i. accidentaliter, & non etfen. cialirer ; ybitamen adgertendum cft, 9 quando hic dicimus formam denominà- tem debere effe quid accidentale ,nomi- ne accidentis intelligimus quicquid non eft dc e(fentia (übic&ki , etiam(i materia- liter, & entitatio& habeat rationem | (üb- ftanciz , non enim minus; denominatiua eft przdicatio ifta Corosa efl aurea, quà bomoefl albus;«c ex profello probabitur infra cum de accideate przdicabili dice- mus;ita quod se(us definitionis fir i(te, vt uocat Dor,de Magiftcis , quód denomi- natiua dicütur ca nomina concreta , quz à (uis ab&tra& is diff-tunt in modo (ignifi €ádi, qui c(t fignificaré per modum adia €encis S m illud qomé adie&iuü habcat virtatem dcaominádi,.i,denomi- varigé prz dicandi dc (ubie&o, & haec & fuit Aucrrois opinio in epitom. in lib. cuius verba refer: Bra(au. cit. . 189 Exhis veró duo deducitur, vnum - cow anui dcfiaitioné dc - somintiuis c catialibs applicari, vt fa cit Do&or a.d. 12:q. 1. eit. ad 1. (quz erat altera conclu(ioais pars) quia euam 'quid huiuímod: ,*t à fuis ab- fica&is dittinguuntur, cadunt ad aliud , & ajiud conccipan: ; f. proprium (uppos .pomenbab .in(inuat , ^o Bud VE de Nata Diseninriurum. — 283 ficum, vnde à fuis ab&ra&is dici poflunt folo differentia cafu difcriminari; (funt etiam dici ab eis appellationem ise s fecandum nomen, (i huiufinodi appzlla- tio fignificet, vel. (olam nominis deriua- tionem , vel modum praedicandi in qua- lc. Altecum eít,duas conditiones ad dc- nominátiua tequiri, prima cft , vt conuc- niant cum formi denominante ín inci« pali fignificatione, fecunda , quod diffz- rant in modo (ignificand:, nam cum om« nis (orma accidenralis , quz in (ubie&te eft; dupliciter (umi poffit; vno modo fub .propria con(ideratione , contemplande nimirum ca zantum,qus (ant cius , & ab- ftráhendo ab orani co,quod non eft ipft, fic vcique in abftra&o figaificabitur pec feip(am: altero modo, vt informat fuübic- &um,& (ic in concreto fumitur , ac de- nominatiué dans nobis 1atelligere (ubie- &um,non quód fic per fc dc intellectu ip (ius,(ed cá juam ad quod intelle&tus eius dependet fub tali modo concipiendi » quare ipfain abftra&o , & denominati- uum ab ea in concrero eandem ferm ;va fignificabunt,fed fub diuer(o modo có - fidetandi; & hz duz conditiones ex ip- (amet Denominatiuocam defiaitione P Escprk Apc ex eo; quàd fecundi t appellationem. , hoc eniaa uód conucaiuat in principali figaificato tormz,quz przdicatur; & ex eo » — folo cafu differunt, infinuatuc diucríus tignificandi modus, .(. concct- nendo fübiectum, vcl abftrabhendo . 9o Sedquia Denominatiua funt dupli cis generis,alia per intcinfecá denomina- tionem, quz (ümitur à forma intrinfecas feu inhaccate fübic &o,quo modo paries dicitur albus ab albedinc ei realiter in- haréce jalia per extrinfecá;quz (umitur à forma in alio ubie&o , quo modo paries .dÉ vius à viionc,non in ipfo , fcd in ocu lo exitente , quz diftinctio indicatur à Scoto 1.d,30.q.2«& quol . 18. R. & Bo- nc.in fuis Foraalit » Hic dcfiniantur (o« lum denominatiua primi generis quic- id dicat Arriaga cit« cam Caictano ; quia conüderantur pec cadentiam tormz ad (ubie&um,quóà d intciaíccé dc» -mominat,nó vero " wd ad aliud, Equod (olum refpiciat in ratione termini , ac proinde tantum extrinfecé denomi- net , tum quia denominatio extrinfeca et(i vera fit à parte rei, nihil tamen reale, & phy ficum ponit intermino, quem de- nominat, yes extzin(ecé cantum ilii at- tingit per (implicem refpicientiam y atqs idcó denominatina huius fecundi gene- ris nequeunt conuenire cum forma deno- mináre in principali fignificato , cd eam realiter non importent , vel participent , fed potius cius terminationem ad aliud vt ad'tetmínum , hzc autem erat vna exconditionibus requifitis ad denominati- ua,que hic definiuntur. Verüm tamé eft banc dcfinitionem illis etiam' applica- ti poffe , fi vcl. puré grammatice: expli- cetur cum communi, vc! per cafum intel- ligamus nedum inbzlionem ad fübiectü, fed refpicientiam quoque ad terminum . Scd adhac ad maiorem denominatiuorü intelligentiam duos fübinngimus articu- lus ad [nh quz (ionem attinentes. ARTICVLVS PRIMVS. tn denominatiua vniuocé predicen- «4r Cr num medient inter vntuo- cay &quiuoca. 91 Voad primü Scotus 1.d. 8, q.5. Qs Ad aigumenta apin.oppofit. in finey& 5.d.7.3:1. D.& 1.d.3.3.3 $.Co tra iftam vod rcreliouptd cipe negat przdicari vniu inatiua de fubieckis , & vult effe cantum iva €a pr&dicata (quid autem interfit inter vninócurm przedicatum , & vaiuocé pra- * dicati oai qu. 4-att. 1. düb. 4:) aflcrit efle vniuocá przdicata, quía pras- dicantur fecundum vnitatem: noiiinis ^& rationis , vtalbur de niue , & Cyono ' ncgat vnitioce przdicari;quiaratio pra. dicati nó eft dc ratione fübiecti . Ex: ália parte Caict.Soto,Santhez, & alij; recen- ' tiores docent vniuocé praedicari de fd- 'bic&is,nón quidém ceritialiter fed acci dentálicér tácumjiüqdiunt vaiuoódé prai- dietis predica dei cium, : stor dels fci predicatur omen abl, & cius definitio, ptirdicatur camen acci" ipte "A-———— ÉA deatalitét ; suitsbeokue sciat Cátroaer(ia eft de folo nom in rc conucniunt album praedicari de nis uc, & Cygno(ecüdum vnitatem nomie. nis,& rationis , & Scotus appellat przdicacü vniuocuim dumtaxat , ipíi voe cant praedicatam etiam vaiuocé dia " accidentaliter támé, vade przd:cati vni» uocé fumunt in latiori. figuificadone quàm (amat. Scotus, Do&or tamen mae gis petipatetice loquitur , nam Arift... dc (ub (t. dicit (ecundas (übftantias vnip. uoce praedicari de primis, .i. fecundünos men;& rationem, accidentia Piden [it przdicari vniuocé , quia pradicatur « illis tantum fecundum en ; crgo iu; phraim Arift. cari vniuocé- pluribus eft przdicari de illis effentiali- tet fecundum vnitatem nominis ; & ra» in rigore negari. debet | tis,& afleri c(sc pdicara dütixat vntuQCa. 91.Qnoad Kiner viui. aqu re vera medient j ca; Mi- tuoca;an potius po mene ec- p tum eft formaliter nog coíincidere, funt - enim diucr(z intentiones, & dioer(zr rae —— formales: finguiorum 5-an vero "tmáterialiter eciam mediare dicantur, ifa 'quod dari poffit. predicatum puré de» nominátiuum; quod necyniuocam , nec zquiuocum fityait Do&or cit, «d. 8. qx 3.quód de praedicato. vniuoca. dupliciterloqui; vel incelli catum de pluribus e(fenti2 Lm vereint iesnau Ac priditinits de MCA gei ce d 'dum vnicatem nominis, & rationis jmori inter vnioocum,& zquinocum , noníge lum fermáliecr ) (edéziumiagia ir er, z: (t aui | rsen MP amioemherecri pradicec tionis, quarc melius loquitür Scotus , & - Pdicarivaiuocé defübiedtis denomina- — — $.PLDe princ fignific.toncretatcidem. Ae. T1, — 28$ altero illorum femper materialiter. co- "incidit, cum vniuoco quidem ; fi dicitur de pluribus cum vnitatc nominis, & co- iceptus,vt album de Cygno, & niue; cui; «xquiuoco autem , fi de iliis dicatur cum nominis , fed non conceptus, vc viride di&um dcherba, & Iride, aui col- lo Columba inquibusre vera con cxtat talis color, fed tantum apparenier fecun- ;dum cómuncm opin. Hinc habcs ; vt do- «ct Ioann.de Magift. cap. de Denomin. licet omne prz dicatum fit vniuo- €um, vclaquiuocum,& nó detur mcdiü, .3nodi tamen: pradicandi abinuicem ci- fentialiter diftin&i (unt tres , quia omne przdicatum,y cl habet, e rationcm Ateípcétu corum , de quibus praedicatur vcl. non, fi (écundü; habetur modus prz. 4icandi zquiuocé , fi prímum; hoc con- ipgit zuplicic erba vcl ita pra dicatur, "et illarauo fit eff entialis (ubicéto, & fic Dabctur modus przdicandi vniuocé , vel 3€fi extranea, & accidentalis fubicéto, & habetur modus pradicandi denomi- 'patiué-mediüs inter. vniuocé, & a:quiuo- cé ptradicari,vt Delphin. cap. de vniuoc. s bac cid catioyrt notat Mcr cur Arift. pofuir denc gine art. 1. Form ad übiedia di módos elu, 4). 4 | 2 221, 3uU 2212943 no ARIICVLVS de. 'be principali fignificato concreti at- "^ eidentalis; C7 Yadice vnitatis, aut^ i — pluralitatis eius. oM $3 pu andeno- 4 jminatiua, qua funt concreta ac- &identalia , principalius fi gnificét formá, vcl (abie&um , quod ctiam de.concreto fub(tantiali quati folet in ordine ad fup pofitü propri naturz. Certum cft apud emncs in hoc dubio , & colligirur clare ex Arift.7. Mcl. 21. concretum acciden- tale fignificare imul aliquo. modo for- . mam , & (ubie&ium ad diflcrentiam ab-. firatti , & ctiam concreuim ipfum fübe flantiale fubttantiuum;vc homo, lapis,fi- azul cum natura fuppofitum, Ícd difliciluiscit , ao virumque impor: o, o egiea. cres prindpalitersan potius v; ü pri 11:17 ,akcrum fccundario ,& quodnam ex abis lit f gn ficaumn primarium,quod- ue cc npOtz; tun « Et quamuis Aucr(a qe .1 cgi cCt.3. cum Eoníeca $. Met. c.7- G. fleet. $. yclicconciciom nedum fab- , (ed cuá accidentale vtrumg; fi- guificare per [e dircété, & intriufece ; id Aamcn omnino dici.non potcft de cou- &rcto praícrtim accidentali , quod ex rcbus diuerforum pradicamentorü coae , ex quibus conceptus per fe vnus Keri ncquit,vt docet Scot. quol.13.$. De terio principali 4.d.1. q.2.. & q. 8. vni- nerfal.& pradicam. & alib: fz»pe ; quia gcnus; differentia ad idem debent fpes are prasdicamentum; A ccedit,quodita dicendo, concretum accidentale femper erit ens per accidens, illud enim propri dicitur ageregatü per. accidés ex Doct, , quod dicit plura diuetfz ratio- ,nis, vt plura funt , i..zqQué principaliter, €ü ergo concretum accidentale veré dee finiaturyin przdicamento ponatur, de ipio (cienria inftituatur;ac paffiones de- montirentur, vt inferius videbitur, dicé- dum cftquod vnzm naturam princ ipali- TEE COpOUSQ NC ali (onpolet y Doc enim nó praiudicat natura entis per fe vnius » .. 94 Et quidem fi dc cócreto urbes mut, vt propolitioncm ingredi t cfL.cognofccre , quid pcrillud fignifice- tur, Tes connotcuir,nam pofitü à par te fübic&ti regulariter. fignificat (ubie- ctum, & connotat forman: à contra ve- 10 fi ponatur à partc pra dicati »q ita probatur , primitas fignificati in no- mine nonatrenditur ex primitate (ccune dum rem , (cd ex primizate 1mpofitionig ipfius nominis, vt docct Doct.cit. 4d. 1, S2 G. & q.8, pradicam.ad 1.vbi ait ge hignificare cit alcjnid. reprafentare ex jmpolitionc nominis, itavt nomen ex ine tentione primi inftiwuentis ad illud (igni licandum fueüit impofitum , conoo! verà cit aliud. dare inceliigere. modi figoificandi principalis liggifigari 5, lic cit; quàd quando concretum fe cnet €x partc przdicauin propolitiopovt ci dicimus homo cft doctus ,aqua cit cali- da; paries elt albus, maximé intendimus. Dd à pa 236 Difput. 1T. dicare formam de (übie&to, & non ubiectum dc fcipfo , al.oquin vt norat &or cit. q 8. pradicam. fen(us illarü prorofiuienua; etict nugatorius,quia po- rationcm €oncreti loco nominis, idcm (ub:c&um bis diceretur; fcnfus .n. cflet, aqua cfl aqua calida y vl à expli carciur, e(d res, eut enscaloré babens y propolitionon eüet meré jer accidens, quia non folum «alor , fed etiam enucas enunciaretur de aqua ; € cont a vcró cü € tcnccá parte (ubieétis vt cum dicimus alix eft. rigidums wowjicus adificai y vtique actám zdificandi,& frigus inten- din.us jn a dicare dc fubicétis tcigoris;& mufsz,& nonc ipfis foim:s. Vei. tamcn cfl concrecum tàm fubftanuale , quam accidentale cuam à. parte (übicéti ! arise eta €x vi alicuius particu- aut predicati adiun&ti deteruinari ad fignificandam formam;fic cum dicimus, wibum efl. per fe difgregatiuum v tfuss €x vi particula per fe bgnificatur. for- ,quia illi, & non fübiecto pcr [e com- petit proprietas illa, & cum dicimus Ho- ye ejt vifrbilis , tale praedicatum deiet- igat fubicótum ad. fupponcpdum pro forma, & rátura,non pro fappofrto,quia bzc piojrictas cít natura ; pon fuppoli- ti, vndc vt babcan.us rcgulaut géucralt , diccre dcbenais conctccuac hi ,ropoli. viónc fignificare iuxtd cxigenciau vlte- xiuscxccenilycum qoo comunbstt.r, 9$ Difficulias;gitur precipua cft de «Ocrcio in fe, & abioiuné Füingtos & Aui &cn.i.p.Log, c. dc proprio, quem le ui- tür Hurtag.diíp. 9.1 09.cc 3. Arti4g. di- fj.1.ib Summol (cct. g. docuit Bguifica- ae lubicétum; & connotarc formam 5 at Oppobtaicritriua nempe banificare tor inawi, & ccnnotare fubicétum cíi cónuu nis,quam docent Auctrocs 5. Met com. 14. Alentis 7.Met.tcx.3. Qq.3.& tCX« 14 Aurcol. 1.d. 4. 1. p. ast, 1. Scotus q.8.cir. przrdicam. 1. d. 8. q.i. in finc. & d, 12. 91.5. I4 d qua fttonct. 2 bius. « Met. Q9. Lara. 2:aptepra dic. $. Duiottat ir». 1- Antv And.c.de Dcnomio. D. hom. $. Mctciceg.tes 3. Xa keriecdec. 4. & 1. — act. 3-& qu. 16. ari. $« Sot. Caict. ' "Sapcb.& alij m LogicayX n.anifcíté do- De Vocibus . vagi I1, cuit Acft. in przdic. cap.t. vbi ait deno-- minauua, fiue concreta ab abítractis dif ferrc Jolo cafu, crgo non differunt ip fi guificato penc fubit. :oft medium ait fignificare fo. qualitaté y hoc ctt principaliter importarey juod ree" petit s. Met. c4. & 1: Foft. 5 s. archbane, alb.m cft Lgnumscfle per accidés, quod nó cliet , f1aibum primario fignificaret tubicétum, & 7. Met.à «ex. 12. oftendit. concteta accidenuum defimiri per fub- ftantiom per additameni 1. tanquá aliquid extrin(ecü non per fe to durend » ipcé&ansadcorüiptelle&um ,(&«ap.de — qualrate ponit 1n pradicamente H * tatis concretum cius, cüm: dicam fubft. repor €dum fuic &um cffec principale fignidficaui dcm vrgcc mant. fla rauo, nam f cate cti inielicétum conftitüere in dicen. principaliter figoificatur y. ^ paliter ob. jcirir imelie&tuiaudi denomina jripgpalitet obrjonun telic&ut formam , €um Al j dicant, & in propria t pecicl fcrunt à forma , nifi cafu, feu in iub;cétum logicaliter, & teimt vocis grammatical "Conc hánehefol ds Tum quia rd pi cr gr dicitur in reci o , cum. cxplicatur, - Icd concretuíin DIRE ücfiniur | lubicétum in re&o » & fouman im — obliquo, vt sibum cft rcs habens albe- . dincin. ] um 2,cadem (unt. principia cos fütucrdi& ditlinguendi , & di m o | ferc ab abtiracto: piaícrum perlubies — — &um,ergo yim 'Juu.g:concretumdacit — — tormamaX (ubictum,cr5o«uod prince —— paliusctt, principalis tgnificatur, ded — fols Gn principaluuseficum fitiube — — &c. d um 4. concretum fup ponik. pro (ubicéco;vcinuimnt Suo muliltzy& — nos 1. p.ipftitradl, 1.c. 10,.crgo lignificag. Íubic£tum,quiaid tupponi, quo. mime ficat. 1 um dca;uu; ait Hurrad. » v. g.foru.am perte pgnificat y haec [e5uo Femasm cft aibum , ic "1 dcoctctpomuni eji albeao babés jubieo (odium, P A 1 Ttt QVI. deprinc faguificzancret. atcidém. etl. — xp wh, vel. vaita [ableGo , quz cxpoti- tiofal(a e(t, & in olsns , cum potus fic hibzat expoai eff pomum »aam al- bedini , velbabens albedinzm. : 96 Relp.al 1. q101 eftvaicum fun. dumeacnun Adaer(aciocim. l'acir. c c.ex Scoto 1-d.4..]- t. in fiae, cuim dicitar, al- bueftees hibeas albezdiaz n , non eife per (e iizaificiti expeefTi aen, (ed po- tius quandam no ninis explicatione, qua vulgas vcitut , vade magis pcoprié dice- retur, 194 a/bu ett albedo exiiteas ia (abiecto, h ac có ültà ait A. nic.in Log. traS. 12.4.7. dub. 3. acc. 4. illun aon ede am rcgulam cozno(ceadi principale fignificataia in concrets , & conaocati- uis , qnia vaiaer(alitet concceta oma a , etian 4uando expce(ie ttint pro foeni, petuat ex eoram muucali conttitucioae defiairi pec (ub:edtam ia cec », quare, » veta cegla coli;gead: (1gaifizatü prin- cipaleecit acédzcey quid. conccecam re- pczíenet cx Impaliaiaae nom.nis , Sü- mul (te vcco .a j2/anc ex hoc, 4354 có- cretü explicecae, X re(ola itat pec fübie- Gum ia re&o , noa bae dedaci ipía principal.us iign.fi acis fed raacu n q104 conctetum or» ipfo (a "ro. for. na, pro illo enim 4:cicur aoinen fü poaeco apudlo ian, [19 0 impoctacar. - gacccto, u pol otax arc dla d aoa cas im e poctetar 10 aom natiao. Vol deam «ó- ceifo ,-j19d coaccecam dicat rubiedbin idecét» t in a»iti nariao ca(a, & rorimi in obl; quo, uacua sgindag cítelle idem d cece dli yudaa ceto , & dicere ali jid focimil|ter , vel de principali tigaifizato , & rac(aseifé idem dicece ali juid in ob ; liquo,X dire&g ali uid m itecialiter feü pro'conaocaco ; ino cócingere porefté quod aliquid d catur in cccto ,& tic cou nca n, ili | iid: 05:320, & (it prin. cipale figaifhizacum, vade bic videtur có tcouerlia de a9.n'n5. Ad 2. potius ett 4d oppolitum, nam vau u coacrecü dirf«cc ab ilio, vt albü à airo pertForma n, noa per abie&am, & ex e», quod cocrecra à (a0 abikcicko duferac pec (uoizctü , a0. béne deducitur: fabic&uin: pciacipalius . fi mificaci , quia vc dict «n «(t ex Avi(t. concreuum, & abátcact un n2a dufccqar ponit, & ao pro. dum in rc figaificatay fed cantum in mo 0o ü- gnificani concretam cnim ,nó quidem ex ipf1 nominis impo tione, fed ex mo-. do (i znifican !! princip is fignificati dac intcl'tzere fubteS.rm. Ad 5. negacur có- fe. entia , quia priantas (1g vificaci qoa attend tuc ex primirate fecun tum rem, [ed ex primitate unpoficionis,licac caün figaijcarum no:ninis non pendet exna- tura rei, fed ex imponenus intentione, ita & primaciuin Gigaificarum em cadem, intentione peadcet. Ad 4. quicquid (ic de antecedente ncg tut. confequentia ex Scot.q. 8.predicam.cit.ad 1. princ. diffe- rü: enim fapponere ; & (iznificare ex di« is r.p. Intticloc.cic.vad: cecasnas (uj pouic vtique,quod iizaificat, fe! nó fem per fioponit pro ee,quod (ign ficat, fed interdum pro eo , quod coanorat , & dat, ia:ell.gerc fecundatió, vt patet in (appo fiti0nc per(onali,m uaterm nis cóma- nis(apponit pro in ,quad camem non fignificat , (ed iácum dat intciligere fecundacio. Ad 5» nencro illocum modo- rum expori debet. illa. propofitio , non primo ,quia albedo i tata in cócres to przedicari dcbet de (ubie&to: per ad'acenus . , & informantis, , q bon habet, dum ja ab trato» profcriur, & eff-ccac defabicdko jne que (ecuado. quia dicendo pomdin efl wait, albedi n:yaitt babens alisdinem , «cl fen(as e(t pomum efl i44 «04 efl album Vigaifican do per ly jd m zeáere » aac regii V ipfum 'übiectum ,&ruac propoutio elt nugatotia vel aoninxé. pct accidens. y vt dicebamus; vel fenfus etb; pougam e.t vnitum albedini, aut habens alb:diaem ii. pomo inhxret alosdo, & h c eit verus: sélus in cigare logico, (cd (ic pecatbü né importatur fabiectü in cezbosfed ipla foc ma albed:ais , nó quidé ia (e fed per mo- dü adiacéas,& infocinácis, dz modo des fiaiendi concteta. vide dif» fact, t. qe t. 97 Scdaihic ina exti dubiü;zadé fainatur vanitas , vel plucatitas coa-cett y aà ex parte (oc ne, velcabedt vel veciaf quz (iml ?: De coaccetis 1cid ncalib is, & adicékiisngn ct gcauis, didi zuttas 0 nncs.n.in hoc congzatre vi deacany daa ialimodi concreta waren: uinsre y X Dd 4 pla 188 Difyst. 1T. pluralitaté ex parte (üb:e&i,vndé (i ea. dem albedo eílet in pluribus. fübic&is abísluté dicerentur plura alba, & é con- trà , fipluresalbedincs torent in codem fübiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità inter alios docet Scoc.3.d. 6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us ratio com- ntunitct reddi (olet, quia ci nomen adie & uvm dicat formám pet modum adia- «ntis sübic&o , maximé determinatur pcr ipfum fobicétum,quod magis,& pro- declarans Do&ot r.d.12.4. 1-$. inxiá quafi ionem ifiam ait, quod nome adie&timum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum , cui adiacct, & non alterum adicGiutim quia folum fübftantiuum na- tüm eft terminate depédenuam adie&i- , non autem adicctiuum , nili fub(tan- titié (matur , cum autem accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi fübicdto,quod afficit fequitur, quod ter- tnitins numceralis düostria fcx &c.tribuit eficGum formalem numerationis iubftà tiuo,ad quod rerminatur,nóadie iuo vt poté impotenti ad tertninandà eius dc» endentiá, vr dé fi vna albedo efict in tri bor (ubic&is;tría alba dicerentur, quia tà tiomcn nutictale tria: quam album lunt adic&tina ;& idtó anibo cerininantur ad terciam, f. dd fübicétam, & illi ccibuunt fum cffe&umtormalem 5 qp c in caíu fic ctiplex uia etiam erunt alba de rigore [c isjqua ctiam rationo,fi plures per- fore diuirg candom aítutnerent hamani- tatcm dicecceaiur plures hümanati , & in- carnati :é contra veró fi plurcs albedincs eficnt in codem fubic&o vnum duntaxat diccictur album, ficut dc £1&to vnus ha» bens multas feicntias cft vnus fcicns , ait ipcáor quol.cit.& (i vna perfona diuina plures afiumérec humanizates , dicerc- tur vrias dumta xat bumanatus; vous incar nauis,non plurcs.qua. do&tina cóa.mu- niscít omnibus ScoufUs, & probatur à Molin.t.p.q.36-art.4. difp.2. Catil. lib.r. Introduct.tta&t.1 c. 5.& mulcis alijs. 98 De coctetis vero lubflarialibus,& fubfiantiuis cfl maior difficultas, & «qui- dem aliqui totum oppotitum docet cius, quod dc accidencalibus, & adicétiuis di- €cbamaus, n, vaitatcm corum , & Ln N HO 1 De Vocibus, — plaralitatem ex parte forme fümi debe2- reob eandem rationem ,quia cum nom&: fubttantieum d:cat formam ad modum - per fe ftanus, maximé determinaturadie; — Cuum namcrale pet ipfam formam , vn dé (1icadem diuina. pcríona pluces affüs. meret humamtates ,. dici deberec homines ,tà Vafquez 1. p. difp. r $$. €. & alij quáplures, qua videtac fuitle nio Do&totis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné- illius quzfiti,an :lla perfona dici deberet-— plures,vcl vnus homo,remittit ad eayquae- dixerat de pluritate , & vaitate concreti: in 1.d.12.4. t. ex regula auté ibi wadira.— de termino numerait , quod séper tribuit ^ — cffcctum formalé lquodtermimiteins — — dependeotiam , manit-fté deducitur , « £D ad n attiplicationeni conc ceti le T lis (ufficit fola form» pluralitas ,quia ^ elt apta terminare dependentiam termi- )^ ninumerzlis;jearationeomnes feré Sco — tfl: veteres Lichet.Batgius, Baifolius ,—— *. | &alj,concedüc incafupofito perfonam; ———— illam cte plures homincs , M» non determinat (üppoti el ubttan E tiuam, cui im diaté adinrgitur ?qdod. - Y in propofito cft ly hommes , & nc folum 99 Scd licét prima regulade. cocretis- accidentalibus,& adicétiuis data fit vniie uerfaliter veta ob rationcm allatám y &- etiam altcra de concretis "us , tubitantiuis quantum ad vni rum enitn eft folam vnitatcm forma in- fi luppofita fint multa, vude cres períong" Diuinz vnus tanium Deus dicuntur ob. Hoa formz,& naturg € tamen quoad alterá parté , A tolafote — pluralitas fufficiat Ta rali; LE cocreti fobftancialis: fine j(üppo pluralitate , quia vniucr(alitet vera eft als la Scoti regula dc concrctorum. multi plicationc tradita loc.cit.im (dip in 1 .& d.8.q.vn.F.& Rol. LHax dae. pe,quodad multiplicationem «onctetoe& — — non füffrcit (ola mulaplicatia fote . | : ed requiricut ia oo pe fupe. — — pofitorumqua ratione ncgat 4.d. 12-0. I, ad s: Patschti Dininis daos irincia | piaylicec habeat duo prinripia prodoGti- ua; «41 de princ fuif. comvratid.edt.H. — ato 1 3.d.6. q. 2. Chriftum effe duo nca- traliter , & mafculiné , & quouis modo , vnde licét habeat duas naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur vna fubftantia, & vnus viués ob vnitatem (up politi , qua ctlam rationc dicendum eft, quod (i Ver bum plares affameret naturas hamanas, nó effet plures homines,(cd vous homo , & ita docent quamplures Scotiftz recen tiorcs,vt P. Faber in t.di(p.44.c.4. in fi- nc, & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec ndere valet cum Bargio 1. d. 12. q. 1.ad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam de concretorum: multiplicatione valere folum.de accidentalibus , non de fubítantialibus.. Quia Do&or in 3. d.8. q. vn. illam tradit de'concretis quidem accidentalibus, (ed labftantiué. fumptis , ficut (unt pater, filius, cau(a, principium , attifek , opifex , &c. hzc cnim conccceta accidentalia , quia fubítanuué dicuntur , zz quiaalent fübítantialibus, & terminare: poliunt dependentiam cuiu(cunque adic étui, & tamen Do&orait , quod homo. . habens plures pateraitates, vcl filiationcs dici nequic plurcs Patres, vel plurcs Filij Ob vnitatem füppotiti, ergo regula illa dc mente Doctoris cenet euam im concrc- us fübItantialibus;& (ub ftantiuis,nam fi de folis accidentalibus teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater exérmus duo prin-. €ipta;duó productores , & Chriftus duo viuctites,duo entíaq cá negat Do&or-.. "100 Cà vero alij Scouittae dicebàt cx tegula Doctoris tradita de termino nu- mcrali in 1.d. 12. q. 1. neccfTarró deduci , quod cadem perfona plures aiumés hu- ianit césplarcs diceretur homincs; quia cum ly bowiines (it fubttantiuum, termi« ntc poteft dependentiam adie&iui :nu- meralis,& ica (ccundum illud numcráris ,Occurrendam cft , & dicendum vuq; ter- minare potle , (cd novlumaté ficut quà: tita$ terninaré potctt dependentiam al. tetius accidents (cd non vitimaté, quia. ádhuc ipfa dependet ad tubttangiam , ic etiam in ptopohto concretüay. natur y vt homo,vtique terminate pocc(t dcpen- dentiam adicétiui numeralis,(ed quia ad-- | hucipfum depéder ad (uppotitim, quod. concernit vagé,vt omnes fátenur , etiam Do&or 3.d.6.3- 2, D. & de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare nequit abíolu- té, & vltimaré,fed tantum cum witeriori dependentia ad (uppotitum;ex quo fic,vt euam in cócretis (ubftantialibus , & (ub- plurificatio (eri neucat y nifi ad(ic plarificatio (üppoüitorum , & hac cít ratio à priori, q21 optimé infinua uit Franci(cusà Chüíto in 3. d. t. q. 9. Quando dixit, quod nomina concreta ét (übítantialia,yt homo,dicuntur in plura- li pluralitate tàm formz, quàm yu te ti,quia bgarfican: formam cum habitu- dine ad fuppofitü;vndc ad hoc,quo 4 tine ies homines , cequirun'ür & plücc&. ,S plura (uppo fita . Soluuntur Qb ict iones . 101 ntrra ias rcgulas obij- e d CAMo ka. concretorü accidental; ü, & adicctiuorü (ola (ufficit (ubie&orü pluralitas , ergo in diuinis rité dici po(sét tres aterat,tces immCü,uresomnipocentes, quia funt tría ; fuppolitay& (i ad ynitatem eorundé con- crecorum fufficit (ola fübiedti vnitas , & (i forme. (int plures, tunc omnia accidé- tiasquz funt in eodem fübiedo , habcrée eandcm vnit:tem, & facerent idcm con- Gretum, v.g.in lace album, dulce ,frigi- dum cil edic vnum ,'& idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifla. Conícquencia funt £aliarjquia & Dj Acdhan.in $ymb.ac- gat dici polic trcs etcrnos y'rrcs immcen- 105, & cit.couumugis omn:uim fenfusal- bum, dulcc, £rigidàm iu lacte ctfe diucr- sa concreta ob folam £ormaruu diucríi- tatem in códem (uübiccto . Refp.de rigore (ermonis d:ci poffe in diuinisucs ztcrnos, ues inaen(os, &c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf etfc rcétus , quia cum careamus proprijs concreus igbitancdiuis ; qualia a» forent i; Qimenítor ,(apientor az: 99 (unc in víu coacrera £plà adicctua (umunus , fubttantwe , X.ideó cin vna nic ececnt» tas iD tribus,vna immceníicas,voum dici- mus tcrtium, Don trcs eccrnos c. Ad aliud , dumhic lo uiui devnitate » & . plu-alitare concretocuim s fzcino ett concretione fccundum ligaificauionem P euit-elu(42* foi, n1 1t non ininipli- cant forme ni mu ciplicécicíasieX, ; quibus iahazent , qu:aip(e Crema ex. (e concrecionem non faciuaz, (2d caciaae fübie&i , & 1d:9 etta lac ticdalce. alb, frigidam, nontamzn dicitar pluca qa- lia,(ed vaam quale ; età h»mo ic Logi- cus, Gcometra, Theolozus, nonta.nea d cituc plures (ciences,f«4 vaas (ciens, Secando , fi ad pluralitae m cóo:ceto- rum fabftaatialium ,& (uüsttantiuorum nón fufficit fola.forimz placalitas , quia concreta fubítanciale adhac 4e»cead zc ad (uppoiium , & - idt dependencia terininare debet adie&tiuum pluralicacis, eadcm racione (ola toc.nz vaítas ad vai- tatem coacreti (ub(tancialis aà (ufi ier, quia cum dependeatia ad (ap jo (itum tec minarc debet tàm adiectiuum maltitu- dins, quam vnitatis, & ideà ti func pluca füppo(ita, X natura vaa , non poterit cü veritate vnum dici concretum , ficut cü vcritate dici plura ne queunt, i1(appoli« cm cft youm , & nacucz places . 102 Refp.negindo paritatem,ni vti. que poteft conccecum fuo (Eanciale deter rbinare 4b a4iectiu » vairatis pra(cinden do ab vlteriori tea dentia & dependzaiia ad (appolitum , non aatem (ic ab adie &i- vo multttad'nis; (éd racio d.(p citatis o8 cadem aff:rcue ab omnibus ,' Auería q. 23.Log.(c&. 4. in finc an jc poci(Ti nin ritionem hairs rei eife ipfam vta lo- quendi,quo fact im cftvc hu:uiinodi có- cre finzularlter dicka 2a ficea" , vel vnicatea formasvel (uo /tft :acize, & (ap poticiy plucalicer autem dicti (nifi :eac pluratitacem vcriufque. mul; Arlgc va- tio non (atdistacit, quia nezare quts. »of- feccalem v(um loqué 4i 4pa4. 0.nncs ac- ceptum, a0 eciam ad nifa ceae nacced dererationem huius v(us, quirce non (ic abafus. [d20 Suarez 4. p.diíp.a 7. (eb | 2. hàc reddit vacio iem difparitatis; ad h»c vc aliqua finc vod, (u;dizit, qu04 in aliqua ratione va:aatuc, vcp ic in ilia cacigae , per qua.n (aat vam ; adhoc voco vc (rat: plara , in. aulla vaicace ao(5tacé. d :bzac. con.cnire, quia aalcic119,ca n ac ida. quod diuilio opyoaitur vanitati, vc ergo: Coucret.aaun malcpliceatc s : necede cit ,. 4$o0 50 Difp I. De Fodbu s 00 Eh q1012mn9,& (mliciter omia plu« .. rificeatur ; & nalla vaa raria cemanear. Se4 neque hoc (ansfacir rar quia pocias, te$0ppolica udo (ehibsc , quod plus ad vnioazin , feü vattaté ceqaiicac, quá. ali viazn , 6 malacuduen,, vadé. hono , & : uas (imobeicer p'aca dcaas tu^, etiam^ hibeaa: vaitatein Zencricà s. & vaitas velat perfe&io ». & (iaplicitep: boaa pcocedic ex incezra caia. y diuitig. aucem, & mlitudo jue vecgitad mnalü,. pont tex quocua jue defedtu , ci : 3c noa ett verum in coactetis- accidée! libus , quz plurifican:ur tiae I forinz : Quod (i dicat ia (abiticialibus  (aaé priacigi ' hoc a.cít,g» quzcicur,cucfola vaitas for-- mz oos a4 —— Mesi P talibus , & aon fola pluralitas eiufdé a; plucalitacé,cur que conctecü (ubltancile. term:aare polit caa veritate a uü. vaititis ftace (appo ticorid glucali auté adic&au a plucai «acis (tàce te (appo(ici cu a ola. malticadiae formas, I:a que prz:tibit. dicere cation bod gm! fcciminis, cuc ex E IM tiale dstecminari ab. ad edito vnitaus fiuc vltecioci dzpendentia ad luppalita,, — — non (ic ab adiectiuo. matita Timis;, « ey quia vaitas.pecciaec ad aatara nm - 3 ad (upoo ica, haec .a.ia nataca vai P tur, aacucain illis maluplicatarsqda; —— etiain catione adie&tiuü mulcicu dinis tele E buicuc concreco aatucz ,vc C1pponirpet- - , (oailiec,Adie&t 4d vecó vaicaasvctup. ponic limplicuer; & ids dixit Porph. luces h »niges. coa? nacurzs dicivaum. 2 niaé ; à.az igicur eit, quod cócterum fubitàciale decec ninici po:ett ab adie Ciao vgitaus p^;elc:n dead» ab vlceciori d :pend :ncia euis ad (uppofiid nan vec ab. adiit: 10 0 ilcicu dins quia (ubhoc, ; adic&cio peeiecoimn refpicic (üppolisas. —— | 103. Szdd.ces, fi à ek,ecgoPatety & Fias iaxliatots po:eru 1. dici d 10 foi E ix ratoccs s quis c(ü. cogcecü i at epamad (appo icm » 44m JJ 10 fü paticay que (piranz. íg«acg indo c [equzat.a m, quialieécex ex parte, qua — — coacec ai 409a iitu n v. pa dent dici c (pitatoccsycain za ex alio capice, jai 9 .VI.Depiiné-f erf amecacciden.eti.1T. dnfeimmcearate nat n4 fl iai natcac- pendentian. terminj 11 0.c18/5 ad.cQu- ui, quia eft lubtiant; tum; à vs pirati- qa tantum vna c(t in lairc;& F l;o.vt do ct 1 heologus ,' ideb «un. veritate non potefl iufciparecflectun. torn.le adie- Gui nomcralis ; b) cuccx alio capice Pa- ter, etiamfi babeat «uo punc:p:- produ. &iua, non potcft dic; duo prod« étrcs, quia et(i adit pluralitas formae » dccft ta- amen pluralitas: füppotiiocum., & haec eft gatio, cur ad pluraliratem concr.toi um accidentalium , & adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicétorum ,& ad piura- liratem tubftanaaliuai vtrag; tequiritur uia ibi [olim fubie&um tcrmunat de, é I adic& ui numcralis , cum adie- €tiuum nullo m«cdo tern.inare queat , hic veró duo forma nen; pé , & luppofitum, hocvictmaié ,illa non vitimaté. /( Tera atguit. Arriaga cit. veritatem predicationum, & n ultiplicationem ter aninorum «oncretorum, ncn ex formali fignificato eorum auc ndi dcberesied ex €0 , qj importe tori rcélo , & hac róne ait ccrcrcta accidentalia vnitaté lume- ze,& muluplic: enm ex parte [abiti precisé,quod im; port«nc in rcQ'o, non cx parte Wa pis, ean llam fignificent de formali,cum ergo «oncreta fübflantialia ex nacura, & lubfifl entia dicant in rc &to naturany & in cbliquo fubiificuam , (e- quu ntcctlarió €x pra dicta resula , cp in cocé fuppofito dug lublitierent na- aura s v. g.humaniates,ulud dici deberet phucshomincs qu'a plures nauiras ime yorterct in rcéto, Et num.62. av fal. m lie rcculam à robis traa;tani quod no- mira non:cralia coniun&a cócrcts fub- ftant iuis muluplicant formalcg& mate- riale; quia non.cn pe»foma cft concrcium fubflanuud , & tbinomenpumerale 1lli adiundt à r6 mulujJicat formale) X ma« teriale illus ignificatü,aliàs dü dicuntur tres diuina perjom« , t multiplicatetür Aininitas, Qcll materiale illi? iignificati. 104. l: efy«ócrceta accidentalia nume- rariad numerationcm fübiectorü pici- /:88 , quia ipía (cla fübie&a verm;nant dc- pendentiam adicétiui nümeralis , & hac tit ratio propria; & à priori , & quia in concretis (ubftantialibus tàm forma,quá (uppofitü terminát, idco ad coi requie zitur multiplicauor € vtriufq; muluplica tio. Neq; «x hac regula fcquitur cá dici- mus tres diuina per/one,€t diuiniatem .mulcplicari debere , quia cum ly dium ncmen fit adicétuum , nequit tci minare dcpendentiam adieiui numeralis ; fed terminatuf ad nomen pe» fora , cuius ti- gnificatum, nimirum fobiftenuá multi- plicat  hegula veià ab ipfo tradita, vel non cft ad rem, vcl pronob/$ contra ip- fum concludit, quod fi in codem fuppotà to Plotes fubisfic: rét nature;illud dici de- beret vnus homo, & non plurcs,quia có- erctum quoque fubítantiale , ficut acci- dentales pai tg per loppofirum in re- &o , nam homo cfl habens homanitas- iem, ficut album eft babens albedinem. DISPVTATIO TERTIA De Ente rationis , eo fecundis Intemionibus - Lan? ad Metapbyficam [pe&at tra& ave de ente vationis perredu-- ionem ad. ens$realesy quod eft proprtum eins obiectum 5 vfus tae men apud multos snualuit, vt ifle iratiatus Logice demandeturs, ph € quidcm rationabiliter tum quia cognitio entiszationiss? fe- "Progme«ium quia adbuc mogis de eruit Logica ab. Arifl hr | -cupdarum intentionum valdé injeruit Logtce im fe ,»t pord p 2] muli um. 1sat direti ionem: op ji nationibus rationis melius dinifionibus, € argumentationibus , vt «onflate x die eratiomum iuicllefi Ws. » ves n. percipiuntur ,7 cómodiws TE Uo Difm.IL. Dente vátioirt ^ 1^ Tub terminis fecundarum intentionum eft inflitutay wt niagis patebit ex dicendis bis igitur de cau[is communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , cr fecundis intentionibus: / QYvVEASTIO IL 4n detur Ens rationis , C quale effe babeat 73 Omineentis rarionis || intora fua latitudi- ne intelligitur, quic- | quid habet effe ali- quo modo dependé- "terà ratione ; quod ^ quidé potcft tripli- citer contupgere , vt docent Formaliftg nollri art: 1. Formalit; &-colligiur ex Scoto 4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó effe&iue, feu caufalicer , quia nimirü per verum,& phyíicum influxum &aüfatur, & producitur ab intelle&usqua les (unt atus intelligendi; qui effi ciütur àb co . Sccundo (übie&tiui , quia (obie- €t ur, & recipitur in intellcétu , eique adbzrct, quales funt ijdem actus denn fant u$,& orones habitus rege quate- srecipiuntur in intelicétu, eique tan- Quam fiubicdó adherent. Terr;ó obie- ué , quia obijcitur inteHeótui; fcu. ab iótelle&ü cognofcitr, qualia sit omnia , qu£ ab iatcl MS » Vt fics adh iciter in hoc vltimo fenfu porci "y ui nderc' in'(uo cfTeà ratione , vel ità qued babe: et illad cffe , ctiamfr intellcétui-nón ob'jcerctue y vt ienis,qui eft calidus; licét à nob:s nó co- no(ceretur,vt calidus ; velità quod non rez illud eile ; nifi obijcerctus intel: * lectuisfed intantum illud babet, inquan- tum ab iptclic£turcognofcitur, cuius co-, gnitionc ccífüme ftatim edanetcicy vt An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi quatenus rali modo apprehenditur ab in- tellc&u; & hoc cft illud ens.rationis, dicitor babere efie tantum obie&iué in intelle&u ; qued dicitor.ens fi&ium à ra- tionc; & de quo queritur in przfenti, an dtbeat admitti,quo ctiam admiffo dubi- tatur deindé quale effe (it ci tribuédum . 7$ Circa primam qualiti partem entia tationis; ac teundas jnccnuones yidéuur. negiffe Mayroriquodlib.7. Ioann. Gan. dau.lib.2. Mer.in fine, & lib. 4.3.6. licer non fibi cohftet 6. Mct.'q. 5. Bernardiis quidam Mirandulanus in expolir. przdi- xam.& Vallefius controu. 10. Phyticae, Oppofita tamen fententia e(t communis omnium feníus,qui admittunt, & paffim fupponant cotia rationis ; fed adhuc nom omnes conueniunt in altera quz fiti pare te,qualenam effe fit eis tribuendü ; dam enim quibufdá entibus rationis tau- tum deferant , vt eis concedant effc for- male,& act&ale antecedenter ad omncm operationem intelle&us, iraloquitur Me dina 3.p.q;3 f«art. 5. dub. 1. ad 1,de illis entibus racienis , que habent fundamen- tumin rcbus, & Fonfeca 4; Met. c. 2. q. 7: (ec. 9. & li; g.c.1$-q4 feci. de illis rc- lationibus qua ex denominatio fültare videntur , vt fuiit relatióncs Creatoris , prioris ; & po- füerioris , ac aha confimiies 5 Alij veró etfi fateantur; orne ens rationis quaptá ad exiftentiam abintelle&u prorfus pene dere; adbuc tamen aferunt habere (aam 'eflentiam independenter ab eius opcra tione , fccuridü qnam rcuera dicitur pof. fibile effe'in intelle&u, ticut ens reale. » pcr fuam effentiam dicitur. poffibile cffe cxtrá intelle&um ; Alij demum ftatnunt ens rationis penitus ab intelle&u depen- dens quoad omnc (uum effe, non folum cxiftentias,led etiam effentia . 15 Dicendücft pto refolmione quafi ti quoad vtráque parté éns ratioris orri- ninó concedendum efié , nó tamen in. co. feniu,vtante acr aliquod cf- fc formale , & a&ualc habeat , fcd ita gj emnc fuum effe a&tuale accipiat à ratio nc.Conclufio quoad primam partcm eft communis Gracorum , Arabum; & La- tnorum, vt teflarur Carrarius de primig princip.vniuer(. Log.lec.7. nam Auicen, 1.lug Met.cap.2. & 3. Aucrrocs 4. Met. cóm.2.& in Epitom.Log.cap. vlt. docét logicam efle de fecundis intentionibus: , boc idem allrit Anonim jn b prs alij paffim, xta - fufficere | .& Porphytius in lib. peedicam.in- og.3. & lubícribunt Latini famofio- res D. Thom. Scot; &gid.A lbert.Alé (is , quód (ola Antiquitas fufficere poteft ad oftendendà huius co- clufionis veritatem; hanc Suarcz proba» re conatut difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Acift.teitimonijs, quz ad rem non facc- re oftendit P.Faber 4. Mct. difp. 4. c. 1. fed Ari(t.pro hac ftare (ententia manife« fté demonftrat famo(a illa iun - in anima, & extra anim, quá fzp:us ipfe tradidit, prafertim veró C Metin fine, X lib. 1 1.(um 3.c. 2. vhi p ens in anima ex- xofitorcs intclligüt ens ronis ; przcipud tus in-1 .d. 36, q.vn. F.fEt Mayr. ipfe nó abfoluté negat entia rOnis, fed un di- fputádi gratia, vt jp:elttat in fine quol.é. - 4 Probatur ctia ratione malcipliciter; Tum quia multa (z pe cogitamus , ac ti e(lent,qua tamen ncc fuat, ncc cfle pof funr, yt patet de Chymera, Hiccoceruo, fimilibus,ecgo cum aliud etie non ha-. cantjquam cogitari, & tamdiu finr;quá. diu cogitantur , veré (unt entia rationis, . Tüquia cüintclic&us concipit negatio- nes,priuationcs, ac exttifi(ccas denoma-. nationcs,eas vtique concipacad mo eat cü enira cius Trpo adzqua- tum (iot ens reale , nibil concipere pot y, nifi ad modum veri eocis., vndc tenebra, inaere, cacitatemn 9culo concipit per modü.qüarundam formarum luc ac po tentis vifiug contrariatum, hoc aute eft efformare cns rauionis, Tum etiam quia experimur aJiquos actus, quorüi obicéta non (vent à parte rci,vt cum.cquum ratio- na|em concipupus , & Angelum.sorpo-. um, naro harc obiecta, equus. seti eun rational AC anaclus €um corporco,,nó funt à patte rei ,necef. fc potias fetaneré ctt etdunc i intelic&u fingenic cquuairationalem,&. apngclum corporcuia. Tutn.denique quia * toc Arii. Logica plena eft his rctminis sies ubiseiums prx dicatum» » vnucifale, S bmulibus , qua. ATGUORMS.;. . 0 2005 ndent negantes entia rationis; s equum r. onalcm.a , & milia gonci- / DuefkE cn dein ojo Plon? pit , non vti jue pettalem actum. € oaci-- pere quid m; & ápparens , quod di- catut ens iationis, fed concipit vstam, &c: realé rationalitaté;vera & rcalé corporei tatem , quam in alis rebus coznofcit ; &' eas incentionaliter conne&it cum equo , & angelo,atque idcó* nunquam dari tale: ens racionis , quod cx parte obic&ti actui. fingenti corcefpoundear.Sed haoc folurio- né opcimé confutat Atriaga difp.6. Met. fec.1.nu. 10. nam quando intelicétus affe! rote ex rationalé , angelum corporcü],: plaoé non pradicat rationalitatem , quae conuenire (olet indiuiduis humana na- turz,ncquc corporeitatem conacaienté& rebus materialibus ; (ed aliam con(imilé, : quam fupra numcrum.catum , quz (urié poffibiles, fingit iatellc&us, ticut (i Tho miftatcnens (ub fpecie Gabriclis vnicü tantum índiuiduum cfífc po (fibile, conci- et vltra iitud adhuc aliud c(Te poffibi- »tünc vtiq; hoc aliud,quod conciperet , non cítet indiuiduum ip(um Gabrielis fed aliad fi&um; & repugnans in eius s&« tentía , itaigitur in propofito cua alis. rationalitasdi(tin&aab omnibus ratio | humanorum indiuiduorum y illistamen con(imilis; non fit rcalis,fed fi&a , & chymerica ,. quastdo.concipitue equus rationalis, &angclus corporeus, ve. ré eflicitur ens fdtionis .. Accedit , quad: etiam admifTa ea folucione adhac no eui tatuc cris rationis, licét enimrarionalitas: equo applicata effer realis, adhuc vnio rationalítatis cum equo eflct omninó fi« &a,& rauonis. Quod (i intlcs intellectis illis extremis ctiumapplicare veram. vmà nem; quas ince alias fes experituc «Non adhuc eu:tatuc.ens cele quia (alti applicatio ilia obi "plius yaipnis etit rationis, & ficta quia applicatur re« bus inudibilibus.:: «3. idtrtana 5$: Quo etiam ad alteram patte; cons. clufio cft. communis y.& eft pra(cntiay Scoti quol. 3; A. vbi docet .cns mci rms: habere iptaséisé heroe) lecka.co Mie derante'in I.d.56. q«và- F. S4 G, ape? : pellat illud ens ià anima, v jin Lern animam un Jn cífe: actualijquàm in elfe po(Tiüilis tam qup ad eiie cxiteatic quàm cflentis ja quodé : omnem proríütteilitatew , & exi(ten-- tiz,& cflentiz, & 1&a1lem, & poffibilé negat Door enti racionis, & ei dama. Xa: tribuit e(fe obic&tiuum, sin quid , & - diminucam,quod aon hibecur,ni(i beac- ficio intelle&us;& iterum in 2. d. 1.4. t, art.1.diferté docet pause ha berc eife a&uale,& formle,nifi cum ia. tcliiguntuc;& mauifefté deducitur ex p fo concejxu entis rationis, id enim incel- ligimus per ens rationis , quod omninà contradiftinguitur ab ente reali ergo nal lum effe formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us , nam (i aliquod tale ha - bereuprofe&o ab ente reali nó effet pror Pire tg Pet quod excluditur inz re(pon(io , & aliorum dicentiü bancrationem folum concludere , quod €ns rationis in a&u perfedto, X comple- €o pendet ab opere tatelle&us , quod tá prazcedere poteft in a&u imperfedko , & incompleto. Exploditur hec folttio;quía fi aliquam realem actualitatem, quaatá - wis imperfe&tam antecedenter ad. opus intelle&us haberet ens rationis, (ané noa e(fct ab ente reali vadequaque diftin&tü, ncc propcié effet ens cationis, quod ideà dicitur rationis , quia mullo modo poteft effc in adtu,nifi pec opus intelle&us .. Ec hzctatio nedum p. de efc cxiften- tiz (vt nonaulli re(pond&) (cd ét de cífc. effcatiz ; tum quia exiftentia proportio- natur csétiz,vt eius, vade ex cà- ditione cxiftentia arguimus c(fentiz: có- ditionem à pofteriari , ergo (i exiftentia entis rationis prorfus ab iatelle& pea- dcoidé dc e(sétia dicendi eric; & proc- füs itcacionabile e(t alicui a(lignacc cf- 'ntiam realé inde cxiftenciá ratio - nis; tá quia exti aliud non e(t, quam ipüus c(fentis a& 1alicas , ergo fi entía. rationis hibent exiftenciá folu ab incel- lc&u,idé crit de edeatia diceadà; Tà cà- dem, quia hzc ip(a ctteffentia enis ca- tiodis, quod ncc fit , nec e(Te poffit ciccà eperacioaem intellectus, & hacde cau fa dicitut ens racioais , im3 (i hiberer e(- fenciam cealem, iam quiddicariue , & foc malitec eas ceale (orzc, X aon rationis. ,$ la oppoetitum obijcitur Primo pro. Vio ca: ;atiogis adinittiad debzrc, Tà Difp. HL. De Entebatiinte ión 0] quia ulla potet illius aifigazri c30( 25 hzc .n. prz(ertim deberet effe. intelle. Gusyt hic eft cauía realis , & caufat ase« dia a&:0ae reili,ac proindé cffedtü (em« per actiagitrealem . Tum 1.quod eft im- poffibile, aon poteft concipi, ncc mente tatelligi,quia intelligi (equituc effe, & (o lumens reale et obiectum adzquatum intelle&us , (ed ens rationis et impoffi- bile realiter,etgo etiam menraliter. Tá 3 implicat obie& um in intelle&u , quod noa ptius fit intelligibile , quàm iarelle- &um, quia quod intelligirur in a&a fe- cundo, fané (upponitur intelligi bile ine a&u primo ', at cale foretens ratioüis ex di&is, i daretur, Tum 4. implicat dicere illud hibereeffe proprium , quod tátam fingitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- fe poffir, quia quod tantum fing itur,aec cít,nec datar. Tum 5. (i a&ui af cmandi angelum cfe corporeum nderet ex patte obicái vnia fi&s, effet aus ve rus,quia afficmaret , quod veré daretur ,' nam inter angelum, & corporeum datur vnio fi&i , ergo vt fic fal(us , deber inter ea concipi vno realis. Tam 6, no poteft. daci medid inter ens reale, & puri nihil, — conttradi&orià opponuntur , (ed & atetur eris racionis, inter illa duo media- rctuon .ni. cffet ens reale, vc patet, neque puram as Js. Pes eec intelle&1m . Tám deniqae quia ho» De Aperiri videtur toe dtap , vel faltim vcilitas ad res veras declarandis , & do&rinas capiendas; ecgo &c. 7 Refp. perfe&kim hacá difficultarum folutionem pendere ex dicendis, quantü ad MM petit, ad r.dicédum eft in. telle& im eife" cau(am efficientem entis ratióais,noa tatien propcié;& in rigore di&im qus .(.vecé, & phytice iafl aat ia cife& 1m, (icu: .n. enscationis non habet effc vecü, & ceale , ità etiam nequit effe cif :& 15 cau(z vec, & realiter inllaétis , nec ab intelle& 1 pendere pec realem , & phyficam a&ione, fed (icut eft casfecua- dim quid, & veluti vmbca,& timilitado entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur fie« ri,& produci, vt Scot.docuit 1.d.36.q. vn.& 2.d.t. q. 1. & fulias explicabitut infrà. d z.ncgatar affumpcum , bos ia NR * . : EAS CUNEP T £z wt Quaft: Le detur ensvarionis: 255. 0o gsíehabet intelligibileequam poflibi- refle&itut attingendo illam vaion em am omne poffibile eft intelligibile,. vc fi&am, iP ille verus cít. écontra, cumpoffitintelle&us in- ^^ Ad é.negatur minor, nà vt docet Do--  geros& cogitare, quod nec eft , nec e(le«. Gor quol.3.art.1.vel nomen entis fomi- poteit; ex «o autcm quod cns reale lit. tur in rigore pro co» quod veré, & pro- dsequatum intellectus obicótum , collis; prié cft. i. realiter »vel faltim fic exittcre ons rationis non e(ie perfe. poteft, & nihil,prout opponitur enti: hoc uté intelligibile, fedtantüm in. modo fumpto, & fic ensrationis eft pa- "Tute , quatenus nequit intelligi, rum nihil;quia nec realiter eft neque. fic. iad modum ipt i Le & hzc. c(fepotcít;vel nomen entis fumitur ma- eft propria ciusintelligibilitas ,vrinfrà | gis ample pro co , quod cft vcl inre, vel dicemus. Ad 5. verum eft formaliter, & — faltim in apprchenfionc;nihil vero; prout . a&tualiter ens rationis non prius habere; opponitur enti inifla amplitudine, & in | lc intell le quam intelle&um; vt . hoc (eníu ens rationis noct purü nihil ^. notat Scot. d, tq. art. 2.G. quemfe- | fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur quuntur Cun .ns ic 5 fed hoc non di. ens proprié,& in rigore, & nihil (umitur : . .. €irur, quia abíolucé loquendo nullo mo." amplé pro co;quod negat quodcunque ef; dolitcognofcibile , antequam cogno- . fejiué in re, fiué in apprchenfionc,& ic o fear, nec poffit actus (ccundus vllo. ens rationis cft medii inter ens , & purü. .. modo à primo diícerni, quia faltim vir- — nihilquia ex vna parte non cft ens rcales ialiter in fais cau(is pot dici prius in- — ex alia nos caret quocunque effe ; quia bile,quam intellectuoy, imo ctiam — habet cffe faltimin intelle&u ; hinc tamé: inaliquo fenfu formaliter,& a&tuali«; non fequitur effe medium inter contra» hoc dicitur ad denotandum; 9. di&oria quia ens reale , & nihi! hoc tet- - in fe cognofcibile.i[ecun-; tiomodo fumptum non contradicunt, vt: le& actualesquam..— bené notat Amic-tra&t.3.q. 2. dub. j. ab: " inofci elt de — initio . Ad 7.neceffitas, Salario vdlükim iden mendciesnotio inpefedo cóc lo potentia non an ene . dimodo, (pé .n. nequit intelle&us nos: ... a&um, quaratione in Deo potentia ad; (ter concipere res,vt infe funt, & ità có«. . «xiftendum non abfolute dicitur prace- . cipit cas per comparationé adaliud, fin-- * .—. dere aGium exiftendi; quomodo autem — gitque relationem rationis,vbi r& veraza 1 fakim virtualiter in fuiscaufispoflitdici / nonc(t, diftinctionem, vbi nó reperitur, etiam, & inaliquo fenfu formaliter & — iuuant noftrum imperfc&um iutelligen- : |. aéualiicr mox dicemus , quz veró con- — di modum , vx bené difcurrit Smiling. ' TN Miidcbici Poncius difp. 1. Log. q. 1«  tract.3.de Dco vnodi(p.2. n. 175. —. «oncudit de các fimpliciter, quod eft. alteram coaclu(ionis partem,probando , proprium entiumrcaliü, non dee(icfe« — vel omnia, vel (altim aliqua entia ratio- idum quid,diminuto, & abufiuo. Ad — ríis a&u dari citrà operatione inielledtus, aliqui magaificiunt ; vt notat Tum uia nullo operante iptelle&u dan-: —.- Arriaga cit. rcdargutionem inuoluit, ná J turá parte rei caciras in oculo , privatio", 'inante concedit illi a&ui vnio- — in materia; parits viíus, L'euscrcator X^. £ ncm fictam corrcipondere,quamdeindé — fimilia;qua profe&o quidpiam reale poe" E negat in coníe.jüente ; vndé ibibené re-.— fiiuum poo important, («d rations. T* torquetargumentum;correfpondetigi- —2.quia entia rauonis prius babét e(l ine tar illi aéui vnio ficta, (ed quia fingiur, | telhgibilequàm intel ctum, & prius ef- Ad & cócipitor, ac li rcalis edet, idco actus — (e po(fibile, quam ad&iuale, nàam antc.juà: : eit talfus, quáde vero jnteliedtus denuó — ad modum cuui VapcipantUr ped196- fic cócipi,& vernm eft dicerc antc ope- - zationé intellectus ens rationis effe pof- . fibile,& poffe per cum beri, Tom 3-ens raticnis cft prius cognitiene if'a,pcer quá €ognofcitur, ergo nonhabcet eife folum : qu.tcnus cogn. fcitar, Proba. atium- pt ex Arifl. 1,de Anima 3«vbi ajt obie- €um efle pr:us adu imipfam tendente ; ac ei'am ratione; juia quelibet potentia «cgoiv ua foppon:t obiectum, in qued fe Taur, & non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus fupponit coloremnon veró illum ef- ficit videndo. Tum 4.ens rationis dcbct cíic al'cubi fubie&riué ; cum non tit (nb- flantia per fc fubhiftens,fcd nó cft fubie- €liu£ :n intcke£ti, cum in co lit tantum Obicétiué , ergo fubic&iué erit jn rebus ipfis,de quibus pradicatur ; quod etiam tus inhinuaust q.- 9. przdicab. & in 4. d.13.9. vn. verf. contra opin. Tum $.dà- tur propofitiones effentiales dc ente ra- iionis atepna veritabis ex parte obice » n6 minus d de ente rcali crgo ficut inen. 1€ reali arguunt efientià realé,in qna funr datur ralis veritas pracifaexiftentia, ita & in cnte rationis . Tü tandé fi efe entis. rationis prorfus incogitatione confiflit, €rgo poteris dari gradus genericus fine fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in communi, & non in particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem ratio- nc porzerit dari fübicétum fine paffione. E efp. ad 1. negando enumcrata ibi entia racionisformaliter , quauis ,&. «nua realianó (int, nó protinus infcren- dü cfl effc eniia rauionis , fed effe nega» tioncs,X.pruariones rcalcs., vt süt venc- brz,& cceitas ex Do&tore 1.d.23- q.vn. . «l denominauones rcales exuinfccas y wt Dcum cffc Creatorem y pariciem vi- fum,;rt docct idem 1.d. 30.q.2.nbi in cal. c optimé notat , quod quando aliquam, necat oncm, & denominationé dic: aus 'elic rcalem tunc realitas determinat rá- wm cempofitionem,X cnc nibifaliud 1ft; quam illud, quod vc;é etl , & irafe ha Bet à paric re) , non autcm prz dicatum quia e(i« &rcatorem nih 1 Dco tcalitatis addit dc nouo. , ficut nec cfe vifam pa- ficti. Ad 2.entim rationis , antequam in- ganiurjnà funi intelligibilia forga- Difp. II. Di Enterátióniez liter , fed tantum virtualiter , ad hoc antt non eft neceffariüsquod prz.cedant intelle&us si aliquod e(fe propri cd fufficit, fi in rc przcedar E qualecunque ilkud fit& in intelle&u po- tentia & virtus inteliigendi ; vnde quód ens rónis tit poffibilequód poffit fieri &c inelligi, hoc totü verificatar ad potentiam inteiletiuam , (cu ad ope- rationé poffibilem illius, quare cfle intel ligibiletn entibus rationis nó cft aliquod intrin'ecü, vc in entibus rcalibus;fcd po- tius cft mera denominatio extrinfeca à: potétia intellectiwa Pape vr onem qua nó funt, ncc cffe pofsüt ; concipere ad mcdü entis poteft. Ad 3. negatur af- fumptum;auótoritas vcró Arift, & ratios ad illud probandáradducz valent tátuav de obiecto ASARAY S757 asa ducere in potentia (üi fpeciem aar fam,& cum ca expre(fam , non autem de: fimplici terminatiuoyquale eft ens ónisy— Per em Doétintinuat 4. d. 1.q.1. fub Sy & magis infra explicabitur ; vel clarius: pore inreliedtus rem daplicitcrcoguo« oe d rig cit, bseniz ac eft, cum rimo modo cogonoícittunc vtique pre faorcic obiectum M oicop fecundo modo , tunc cfficit obiectü (ui. & nullo modo mm quia:tale obie-- bii dic Mie HEE RN c, erubuit mnielle&os yita ves cognofcity dum cflicit ens rationis nam illnd'cffor— mavcognofcendo rcm aliter a6 fic, & quidem: toties intelle&us- pera&tum fuür fibi cficit obiectum » quoties fallitur iudicando eflc id , quod re vera non cft, ys ipla expekientia docet . 49: Ad 4. ncgatur maior, fi .n. ens ra« tions cílet vcre inaliquo fubieótiué;tüc cflet vcrumaccidens , & per confequcns. ens reale,fcd tantü cft obictiue in intel. lcu ipfo ; ncque idcirco erit fubtian- uasquia hac realiter eft, & fobfi ftir po- tcft tamcn concipi » vt per fc fübüftcns y & ad modum fubflantiz , poteft & con- cipi, veinalique- (übieQ;ué exiflcns ad, inflar accidentis,& ita cfl; quando ab in- tclic&u pradicatur de rcbus ipíis, vt cüb d:cimus animal effc genus, in hac enims & limilibus przdicationibus pradicau non ord.né CNWgtv rm T | k: visi Ribicasin fe; fed vt cognito, — &italocutust cit. cum 1nquit P e gepe fübie&iué in rcbus 3; s. Ad $. negatur veritatem propolti- dbnidd id entibus realibus fumdari in ali- qno effe effentiz resa&tualiter ha- beant arite effe exiftentiz ; (ed fundatar itico,qüod ipfa effentia rei fit poffibilis, vt onatur in effe exiftenuz , & eí- ftàtiz; vt ]até dócet $Cor.1.d 736. q.- yn. potius ergo diceiidum eft, quód ficut ve-' fitates entium realium fpndantuc (uper ' poffibilitates eoruxti,vt atu finit, & actu ponátor in ee extra intelle&um, co quia iftz propófitioues catenus vera sát;qua-' terius ab omni d&uali exiftentia pra(cime- darit,ita etiam veritas propofit. oni eísé- rialimm de entibus rations. fundatur in €ó,quod ipfa effentia estis racionis pof- — fit, vt a&u fit , & aQu ponatur in ife per intem, Ad é«concedirur fe-: qüéla,Gcnt n. obie&tiué cogitari poteft matura vniuerfalisabftrá&ta: à fingulati-- pc nathra: ca à [peciebus, ita.» .. fitti poteft eris rátionishn commun i non: . fa&o iu parrietlati , enis rationis fubies One dat bd Mi ip av lind: d ebiehieIn i i feroces drm»; /& obie&iue: Dicesetgo inter gradum: gencricitm,& fpecificum, fubiettum ; & : páffione' in entibüs rationis dabitur fuo : modo'diftinctio tcalis. Negatür cónféq:c quía heécpoffit vem gradus: generi." . &ns'aon cogirato (pecifico,S& fabie&rím" mon cogitata: ar práci (iue tamen: itari nequit diuifiud, qhod requirere- : 3 icad ditur riotiem realé. Accedit, quia. hárü iaténtionüm efle cófiflirincegno- fti Nontepusnare vnam actu effe tineal- terh in ipfo intelle&u cognofcente anam: connetioharum intentionum fon atté- ^ ditür quóad cxiftentiam actualem;ita o vna (equatut'ad aliam in effe , eum cic non conucüiar eispet cobfecutionem. ,. fed per cognitionem:connexio igitur at- téditur in cisratione fundamét quate mus fandamétum ita fundat vnam, quod: ax viillius petit etiam fundare aliam... 43 [ iba * Logica d EN oU X7 E Saal. T. en detér cns vatiopis: QV.ESTIO SECVNDA:" Quid fit formaliter ens rationis , C in quo eius efientia con[iflat.- " II Vamuis vt ronct Do&tor4:d. 1 q. 2.1. ens rationis proprie de- finiti nón potlit reftringendo defraitioné* ad'quid proprié dr&um extra animam, ta men quia dcfiniri poteft eo modo; quo: definitio exprimit vnum conceptum per fe in intclle&u , fiue conceptus ille fic rei extra, liuc tónis, idco in lioc fenío queri. tur in przíenti ; quid fit ens rationis, &' am eiusdefinitio ; & licét comunis tétia ens rat ionis admittens concedat: illud 'nullü habete effe extra animam ; & füb'e&iaü,(ed tátà in anima, & obiectis aum,vr ex praced.quatt. liquet;adhuc tfi* difciepant authores in explicando , quid: fit illud, quod habet eile tanti obieétiue". in intellectu, & folum tandiu eft , quádiu' con(ideratar , quod eft proprii efie entis: ratiónisqua in ré plures cxiá topinionesy que przíérrim ad quatuor reducantur ,** -"Ptimà fatis famofa conítituit formializ tatém enri$ rátionis in dénominatione ei* ttinfetayquam aliqui fine vllatimiratione: amplc&entcsaffirmant — deno: miinátionem extrinfecam à-quacü " Ouenientéeffe ens ratíóuis; vnde iuxta' dicendi--módü non' fotum dehomi-' nati, qua res detomisiatàr coguita; fed" ctiá ea,qua denominatur volitá, vifa Gc. ' imb qüátés infenfibilis vt columna, di- * citur dextta, velHini (trà ex warió-animalle* fivu', & fimiles funt formaliter. éntià rae tionís;ita fenfiffe videtur Fofeca $- Met, c.p4].6.le Gr 3:& Vafq.t.p.difpitors nis," & pi 2-difp. 95- C. 10. Vbi denominatióné* extrinfecam inquic eflé-aliquid" ratiónis, ' Aj veró eiufdem fentcriti d Auttoresear coát&ant: ad folam demomitnatiotem fU. obicctüm deriuádtam ab à rquálms* cft denominatio cogniti, & intelle&ti;ità- Durand. 1.d.19; q.$. n. 7. Soto qus vie" oer et Didac.à: ifp. 3; Logq 1: Alij mü Recentiores adhne eandem (cntentiát scoarótafitcs-dixerunt notromnem: denominationé excrinfecám^ab atu in-- selleiusproneniérem appellandi Ve 2 " 188 ^ Difjst. 1T. pluralitaté ex parte (üb:e&i,vndé (i ea« dem albedo eílet im pluribus. fübie&is abíóluté dicerentur plura alba, & é con- trà , fiplurcs albedioes forent in eodem fubiecto, vnum duntaxat diceretur albü, ità intcr alios docet Scot.3.d. 6. q. 1. & d.8.q.vn.& quol.1 1. H;cu:us ratio com- ntunitct reddi (olet, quiacüi nomen adie & uvm dicat formam per modum adra- «ntis sübic&o , maxime determinatur r ipfutn (obicétum,quod magis,& pro- Fündius declarans Do&or 1.d.12.4. 1.$. inxid quefiionem ifiam ait, quod nomé Adiectiuum primo, & per fe afficit fub- ftantiuum, cui adiacet, & non alterum adicGtiuüm quia folum fübftantiuum na- ttim eft termrmare depédenuam adic&i- €i , non autem adic&tiuum , nifi fubítan- tiuc (umatur , cam autem accidens non tribuat effe&um (eum formalem , nifi fübictto,quod afficit; fequitur, quod ter- tnirins numcralis duostria, (cx &c.tribuit effcGum formalem numerationis iubftà tiuó,ad quod rerminaturnó'adic&riuo vt poté impotentiad tertninandàá. eius dc» ndentià, vr dé fi vna albedo efict in tri bus (uübic&tis,tria alba dicerentur, quia tà tiomcn nutmictale rias quamalbi cunt adicé&tiaa ,& idt anibo teriminantur ad tercom,.f. ad fübicétam, & illi ccibuunt fuum cffeéumtormalem ; gp cü in calu fic criplex uia etiam erunt aiba de nigore f isjqua ctiam rationoyfi plurcs pcr- fore diuirg candem aítumerent hamani- tatcm dicecemur plures hbumanati , & 1m- carnati :é contra veró fi plurcs albedines cficnt in codem fubicé&to vnum duntaxat diccictur album, ficut dc £icto vnus ha» bens multas (cicntias €f vnos (cicns y ait ipcéor quol.cit. & (i vna períona diuina plures atiuméret humanitates , dicerc- tur vrias dumta xat bumanatus,vnus incar ^ nauis,noo plurcs.qua. do&tina cón:mu- nisc(tomnibus Scouflis, & probatur à Molin.t.p.q.36-art.4.diíp.2. Catil.lib.r. Introduct.ttaGt.1 «c. 5.& multis alijs 98 De cocretis vero fübflacialibus,& fubflantiuis cfl maior difficultas, & qui- dem aliqui totum oppotitum docét cius, quod dc accidentalibus, & adicétiuis di- €cbamaus, volunt n, ynitatem corum ; & N - n. 3 ; " , DePodus; ^ 5 00 pluralitatem ex parte formte fumi debe2 reob eandem rationem ,quia cum nomé fubftantiaum d:cat formam ad modum per fe ftanus, maximé determinatur adic . Guum namcrale pet ip(an formam , vn dé ficadem diuina pcríona plures affu- meret humanitates , dici deberet: plures homines tà Vafquez 1. p. difp. 1 $5. c. LI & alij quáplures, quae videtuc fuifie opte nio Doctotis 3.d. 1.4. 3. vbi refolutioné illus quefiti,an :lla per(oaa dici deberet plures,vcl vnus bomo, remittit ad ca, jua dixerat de pluricate , & vaitate concreti in 1.d. 12.4. t. ex regula aüté ibi iadira —- de termino numerait , quod séper tribuit effc&um formalé /11i,quod terminat eius dependeptiam , manf-fté deduc itur , ge. ad n.attiplicationem con: reti fübftantias lis (ufficit fola form: pluralitas quia hec elt apta terminare dependentiam termi. ni numeralis;qua ratione omnes feré Sco uftz veteres Lichet. Batgius, Baitolius , & alij, concedüt in cafu pofito perfonam, illam cie plures homincs , quia ly plstres non determinat fuppotirumyfed (ub (tans. tiuum, cui ummediaté adiung tur , qued in propofito cftly bosnes , & ac folum multiplicat humanta:cs,non luppotita, 99 Sed licét prima regula de. cócretiff: accidentalibus,& adicétiu:s dara fit vni» uer(aliter veta ob rationcm allatam , & cuam altcra de concretis fübftàrialibus , & tubftantiuis quantum ad vntratem; vc rum enitn eft folam vnitatcm forma ia- fcrre vnitatem concreti fübflantialis , & fi luppofita fit multa, vnde trcs pertong: Diuinz vnus tabium Dus dicuntur ob. vnitatem formz,& natura, Falla tamen eft quoad aiterà parté , quod «f. tola for» mi pluralitas fufficiat ad. pluralitatem cocreti fobftantialis tine ((üppotitorum. luralitate , quia vniucr(aliter vcra cft il- a Scoti regula dc concrctorum. muiti- plicationc tradita loc.cit.in 3.d.6.q. 1.ad. 1.& d.8.q.vn.F.& qguol.: 1.H.& alibi (ag, pe,quod ad multiplicationem concretos rum non füffrcit (ola muluplicatia fot» marum;fed requiricuc multipiicatio fupe pofitorum;qua ratione ncgat 1.d.12.Q. T, ad 5. Patreim in Diuinis c tfe plura ; tincia piaylicet habeat duo prinripia produ dis ua; CTuerEL TIED o c ————— ——NE e LER IS, MN 7A ITIN -. T" Conitutie LL IP ] B $6. q. 1. Chriftum effe duo nca- ' accidentalia ,qu. (Su Le princ fuif. cmvatid.eAe.I,— ato traliter ; & mafculiné , & quouis modo , vüde licét habeat duas naturas (ub(tan- tialcs, & viuentes,dicitur vna fubftantia, & vnus viué$ ob vnitatem fup ofiti , quà ctlam ratione dicendum eft, quod (i Ver bum plures a(fameret nataras hamanas, nó cfíct plurcs homines,(cd vous homo , & ita docent quamplures Scotiítz recea tiores,vt P. Faber in t.di(p.44.c.4. in fi- & Aretinus in 3.d. 1.0.3. art. 2. Nec MAopiscnlet edm Bargio 1. d. 12. q. fad 3.przdictam regulam à Scototra- ditam de,concretorum multiplicatione alere folum-dcaccidentalibus , non de (ubftantialibus. Quia Do&or in 3. d-8. q. vn. illam tradit de!concretis quidem accidentalibus, fed labftantiué fumptis , ficut (unt pater, filius, caua, principium , artifex , opifex , &c. cnim concccta lia ,quia fabftantué dicuntur , ztquiualent fübítantialibas, & terminare pss dependentiam cuiufcunque adic i,& tamen Do&orait , quod homo. . habens plurcs pateraitates; vcl filiationcs dici nequic plurcs Pacres, vel plurcs Filij Ob vnitatea fappofiti, ergo regula illa de mente Doctoris tenet eciam in concrc- tis fübtantialibus ;& (ub ftantiuis,nam fi: de folis àccidentalibus teneret vc ait Bar- gius,poiiet dici Pater ecérmus duo. prin- eipta;duó productores, & Chriftus duo viactites,duo entiagqo cá negat Do&or.. -'100 Cá vero alij Scocittz dicebàc cx 4egula Do&oris rradita de termino nu- mcrali in 1.d.12. q. 1. neccílarió deduci , quód cadem perfona plures aiumés hu- ianicátésplarcs diceretur homincs, quia cum ly boxaines (it (ubttantiuum; tertni- marc poteft depeadentiam adie&iui :nu- meralis,& ica (ccundum illud numcraris ,OGccurrendam cft , & dicendum vuiq; ter- minare potte , (cd now!umaté ficut quà- tita$ terminaré pocctt dépendentiam al. terius accidens (cd non vitimaté, quia Adhuc ipla depender ad tubttappiam ; tic etiam:in ptoponto concretum natuce y vt homo,vtique terminate pocc(t depen- dentiam adiectiui numeralis,(ed «uia ad- ' hucip(um depédet ad (uppofitàm; quod. Concernit vag, vt omncs fátcnur , etiam - Do&tor 3.d.6.3- 1, D. & de Spiratore in 1-loc.cit. ideó terminare nequit abfolu- té, & vltimatré,fed tantum cuim  witeriori dependentia ad (uppotitum;ex quo fic,vt etiam in cócretis (ubftantialibus , & fub- ftantiuisrecté plurificatio (ieri nejucat y nifi ad(ic plarificatio (üppotitorum , & hzc cít ratio à priori 21 optimé infinua uit Francifcus à Chrifto in 3. 4. 1. q. 9. quando dixir, quod nomina concreta ét faübítantialia,yt homo,dicuntur in pluca-. li pluralitate tàm form, quàm DR ti,quia tigarfican: formam cem habitu- dine ad fuppofitü;vnde ad hoc,quo 4 (ine itcs homines , cequirun'ur & plücce. umanitates,S plura (uppofita. Soluuntur QbicG iones tera prdi&as regulas obij- citur 1. (iad multiplicationem concretorü accidental: ü, & adicctiuorü (ola (ufficit (abie&orü pluralitas , ergo. in diuinis rité dict polsét trcs ecernt tres imm(iuesomniporenres, quia funt tria fuppolita)& (i ad ynitatem eorundé con- cretorum fufficit (ola fübic&ti vnitas , Gc (i forme (int plurcs, tunc omnia accidc- tiasquz funt in eodem (übie&o , habcrc eandcm vaititem, & facerent idem con- cretum, v.g.in lacte album, dulce ; fcigi- dum cfl erc vnum ,: & idem concreti ob vnitatem fübicéti;à ifta. Conícquentiz fant £aliaryquia & Dj Adan. Symb.ae- gat dici poljc trcs etctnos y'trcs 1mmen- 105, & cit couamugis omo:um fenfusal- bum, dulce, £rigidàm in lacte etfe diuer- $a concreta ob folam £ormaru a diuccíi- tatem in códem fubiedto . Refp.de rigore (ermonis dici poffe ia diuinisucs acternos,trcs imaion(os, &c. | negatur tamen hic modus loucadi ab Athanaf eife rcétus , quia cum careamus proprijs cancrcus iubitanciuis , qualia a» forcoz immeníor ,(apientor az no tunt. in viu , concreta (pla adicctua (umnunus fubttantiie , X ideó cin vna nic acernte tas in tribus, vna immen(icas,voum dici- . mus ztctyium, Don tres zcernos c. Ad aliud , dumhiclo quur de voitute y & | plu:alitare concrerocuin s Aecino ett concretione Íceuadum hijgoslcacgpem euit IOI — VI Degprint-f erifeénccactident:eAetIT. — $91 dnfeimmearte not nfi ciüsneicuc- gpendentian. termini 1t 0.ct8/5 adc ui, quia eft (ubtiant;cum; à v s pirati- ua tantum vna c(l in Farc, & F lo.vc do ct 1 heologus , ideb «un. veritate on gotcfl (u(ciperecflecttun. forn.le adie- x&iui nomcralis ; fj cuccx alio capice Pa- ter, etiamfi habcat «uo princ. p. produ. &iua, non potcft dic; duo prod« trcs, quia et(i adíit pluralitas formae » dccft ta- amen pluialitas: fuppobitorum.,& hacc cft gatio, cur ad pluraliatem concrctorum accidentalium , & adicdiuorum fufficit fola pluralitas fubicctorum ,& ad piura- litatem fubftancialiua: virag; requiritur y Ae Lolim fubic&tum tcrnunat de, €- iam adic& ui pumcralis , cum adie- €iuum nullo mcdo tern.inare queat , hic vcró duo forma nem p , & luppofitum, Meine illa non vitimaté. «| TFenuó arguit. Arriaga cit. veritatem Bus ic oai at & o uluplicationem ter ninorum .«oncretorum nc ex formali fignificato eorm aucndi debetesicd cx 40 ,  importetorin rcélo , & bac róne ait corcrcta accidcntalia vnitaté | ic. maluplicat onm ex pare fübicé prciscquod ip;pott«nt in rc€ o, non cx artc foro s, etramfi illam fig/ficent de formali,cum ergo «oncreta fubfiantialia €x paura, & [ubfifl entia dicant in 1c &to natura, & in cbliquo fubiificuam ,le- uitur ncccüario €x. pra dicta resula , cp in cocé fuppobito dug lubtifiercnt na-  Aurasv. g.bumanuatesulud dici deberet phiucshomacs,«u a plurcs nauras ime jy ortarer in recto, Et num.62. ai fal(^m clie rczulam à robis trad;tani quod no- mira nom:cralia ceniun&ta cocretis fub- ftant uis myluiplicant formalc9& mate- riale; quia pom.en perJona cft concrerum fubflanunod , &t&nomennumerale 1lli adiunctü r.ó mulu licat formale, X ma« terialeil.us bignificatü aliàs dü dicuntu£ tresdiuima perjon« » ét multiplicatetür dinimitass Qcfl mazcriale ili? iignificati. 104. |: ef «cócreta accidentalia nume fariad numerationcm fübicétorü pizci- -:88 , quia ipfa (cla (übic&a term;nant de- pendentiam adicétiur numeralis , & hzc '€lt ratio propria, & à priori & quia in concrctis (ubftantialibus tàm forma;quá (uppofità ecminát , idco ad corf rcquie zitur gultiplicatioré vtriufq; muluplica tio. Neq; cx hac regula fcquitur cá dici» mus tres diuima perjona, €t diuimitatem .mulciplicari debere , quia cum ly diam ncmen fit adic&boum , nequit tci minare dcpendentiam adicciui numeralis ; fce terminatur ad ncmen fe» Jor& , caiusti- gnificatum, nimirum fobbftenuá multi- plicat , kegula verà ab ipfo tradita, vel Him cit ad rcm; n. [3 ose I concludit, in codem fupp 10 plores fubit rét nature,illud dit! de- beet vnus homo, & non plures; quia có- erectum quoque fubitantiale , ficut acci- dentales heri per loppofirum in re- &o , nam homo cfl habens homanita- icm, ficut album eft habens albedinem. DISPVTATIO TERTIA ); 4 Premium quia a 45 De Ente rationis , eo fecundis Intentionibus - | mpm Lan? ad Metapbyficam Jpetiat trattare de ente rationis per redue- 4| ionem ad ensrealey quod eft proprium eins obietium ; vfus tdm men opud wultos snualuity vt ifle yra&atas Logice demandeturg, | 4 quidem rationabiliter, tum quia cognitio entissationts? fe- Pal -cumdarm intentionum valdé injeruit Logica in fe » vt pod pn 2| mulium. iuuat diretl ionem: operationum iníelleésiWs. y ves i c bis denominationibus rations melius percipiuntur 7 camodiws definitionibus, dimifionibus, C a bue magis dej eruit L1 umentaticnibus , vt onflare x die ict ab. A rifl iraditat y M Jub terminis fecundarwn intentionum eft inflitutay vt niagis patebit ex dicendis bis igitur de cau[is communem v[um fequentes bic de eme vationis agemus , Cr fecundis intentionibus . QYVASTIO 1. fn detur Ens rationis quale effe babeat - 2a 54 Omineentis rarionis intota fua latitudi- Y |- neintelligitur, quic- | quid habet cffe ali- quo modo dependé- 'terà tatione , quod quid& potcft tripli- citer conungere , vt docent Formaliftg moliri art; 1. Formalit. &-colligrut ex Scoto 4.d.1.9.2.$. bic primo videndum efl. Primó effe&iue, feu caufiliter , quia nimitü per verum,& phyíicum influxum taüfatur, & producitur ab intelle&tuyqua les (unt a&us intelligendi, qui effi ciücur àb co . Sccundo (übie Gui , quia fübie- €t tir, & recipitur in intelcitu , eique adbazret, quales funt ijdem a&tis. intélle- u$,& omnes habitus fcientiárG, quate- pus recipiuntur in intellcétu, eique tan- uam fübicétó adherent. Tert;ó obie- "tíue , quia obijcitur intele&tui , fcu ab jütclle&tü cognófcitur,qualia süt omnia qui ab iatcllectu percipiuntur , vt fic Séd'adhuc düpliciter in hoc vItimo fenfu potett alijuid. dependerc' in'fuo cffeà rationc ,'vcl ità qued babe et illad effe , ctiamfr intellcé&ui'mon ob:jcerctec yj vc 3gnis,qui eft calidus; licét à nobis nó co- nofceretur,vt calidus ; velità quod non ret illud cile ; nifi obijcerctug intels : ineipi, ied fruitom : babet, inquan- tum ab intclicétu cognofcitur, cuius co-. gnitionc Brio fcio dri cj vi An gclus, qui non cft pulcher iuuenis , nifi (quatenus tali modo apprehenditur ab in- tellcétu; & hoc cft illud ens.tationis, g dicitor habere efle-tantum obie&iué in intelle&u , qued dicitur.ens fiéum à ra. *ione;& de quo queritur inprefenti, an dtbcat admitti,quo ctiam admifio dubi- tatur deindé quale effe fit ci cribuédum . '$ Circa primam quatit partem entia tationis; ac (teundasnccnuones. videcur negaffe Mayronquodlib.7. Ioann. Gan- dau.lib.2.Met.in fine, & lib. 4. q.6. licer non fibi cohftet 6. Met.'q. 5. Bernardus quidam Mirandulanus in expolfit. przdie «am.& Vallefrus controu. 10. Phyiicae, Oppofita tamen fententia eft communis ómnium feníus,qui admittunt, & paffim fupponant entia rationis ; fcd adhuc non omnes conueniunt in altera quz (iti par» te,qualenam effe fit eis tribuendü ; Qui- dam enim quibufdá entibas rationis tau» tum deferant ; vt eis concedant effc for- male,& act&ale antecedenter ad omnem operationem intelle&us, ira loquitur Me dina 3. p.q:3 f«art. $. dub. 1. ad 1» de illis entibus ratienis , que habenc fundamen- ecd rcbus, & Festis Mou dicn fec. 9. & li: g. 0.15.04 feci. lis re- faiosiboé oc : err dimisi Hp ei mire ie ^ Et I funt io ) O i 3, prioris , [ fterioris , ac aha confimiles 5 Alij vero et(i fateantur; orbne ens rationis «uantá ad exiftentiam ab intelle&u proríus pene dere; adbuc tamen alferunt habere (uam Heoierinddiienss ab cius opcra- fibileeffe'in intelle&u, ticut ens reale. » per fam effentiamdicitur. poffibile extrá intelle&um ; Alij demum ens rationis penitus ab intelle&tu depen- dens quoad omne (uum effe, non folum cxiftentias,íed etiam effentiz . 13 Dicendücft pto refoluione quafi ti quoad vtráque parté ens rationis oiri- ninó concedendum cff nó tamen in. co fentu,vt ante opas intcilcétus Xy cf- fc formale , & actuale habeat , fcd ita gj emnc fuum effe a&uale accipiat à ratro« nc.Conclufio quoad primam partcm cft communis Graicorum , Arabum; & La- tinorum, vt teftarur Carrarius de primis princip.vniucr(.Log.lec.7. nam Auicen, 1.(ug Met.cap,2, & 3. Aucrrocs 4. Met. cóm.2«& in Epitom.Log.cap. vlc. docét logicain efle de fecundis intentionibus: y Botisen Masit Aqinenze ih pq 1 tione y fccundü « an rtucra itar poe ehv SEM MESE. ERRAT TU NTETA C ENERO KEW Ir 1v z um "ts on ». | Quefl.T. e /fn detur eys f"bah H ^ar i d VI Porphytius i in lib.psedicam.in- g.3. & lubfcribunt Latini famofio- id-Albert- Alé (is , r5 D. Thom.Scot. & atij eed - vr d (ola Antiquitas | fufficere ad oftendendá huius cóo- .  clufionis es hanc Suatcz probas re conatut difp.vlt. Met.fc&.1. nónullis Arift.teitimonijs, qua ad rem non facc- fed Ari(t.pro hac ftare lententia manife» flé demonftrat famo(a illa diuifro cntis jn anima,& extra anima, quá fzpius ipfe rir iltdidi pre fértim vcró 6. Met.in fine, lib. 1 1.(um 3.c.2.vbi p ens inanima ex-fitores intelligüt ens ronis ; ibrecipes tur Eousi in-1.d. 56. q.va. F-SEt Mayr. ipfe nó abfoluté  ncgat entia rónis, led un di- fpuadi gratia, vt  xettat i in fine quol.6. . 4 Probatur etíà ratione multipliciter; Yum quia multa (zpe cogitamus , ac f e(lenr,qua tamen nec fuat, ncc efle po(- - yt PSU dc Chymera; Hitcoceruo, mulibus,ecgo cum aliud etfe non ha-. quam cogitari ari Ac tamdiu fint,qua. d BAT ; werélume entia rationis ,.- Tüquia cüinrclic&us. concipit ncgatio- nes,ptiuatjones, ac exttifiíccas denomi nationcs,eas vtique concipac it ad modum entium, cü enim cius adzqua- "^ tum (ipt ens reale, niil concipere pot y ni(i ad modum vcri cotis, vndc tenebra, ináere, caecitatem in gculo concipit per modü.quarundam formarua luci, ac po tentg vifiua contrariatum, hoc aute cít efformare cns rationis, Tum etiam quia experimur aliquos actus, quorü Obiccta non (ent à parte rei,vt cum.cquum ratio- naiem e90tpupus: » Th bxetPas. pam hac obiccta,. |o tele eun Mere ina gs Taur à patte rei niunoied Ancré bm. exittuntit &tu fi pgenie cquumrrationalem, apgelum gospareom. T Tum.denique quia ' tot. Aritt. Logicap his teteinX A, el vii MN  vniucr(ale, S 1 i gue. a;T2tjORIS., .. ji pi negantes entia rationis, «um s equum rati NOR. angelum corporcam, & inia gon 193 pit , non vti jue pet talem actum. € oaci- pere quid &&tum, & ápparens , quod di-: catur ens iationis fed concipit vsram, óc: realé rationalitaté verá & rcalé corporci tatem , quam rm alijs rebus cozno(cit y &' €as incentionaliter conne&it cum equo , & angelo;atque idcó" nunquam dari tale: ens rationis , quod cx parte obic&i adtui. fingenti corcefpondcar.Scd haoc folurio- né optime confutat Atriaga di(p.6. Met. ícc.1.nu. 10. nam quando intelleétus affe! uum rationale , angelum corporeü], plood non prztdicat rationalitatem quiz ier aid [olet indiuiduis humana na- wx reitatem conacnienté as us » (ed aliam con(imilé, : (upra ciega oma » quz (urit Boffibil-s,t iriatelle&us, (icut i Tho. miftatcnens (ub (pecie Gabriclis vnicá tantum indiuiduum cffc po (Tibile, conci- et vltra iftud adhuc aliud cíTc poffibi- ;tünc vtiq;hoc aliud;quod conciperet , non cíiet indiuiduum ip(urn Gabrielis y fed aliad fium, & repugnans in cius s&« tentia , ita igicur in propofito cum alis. rati ditin&aab omnibus ratio- nalitatibus humanorum indiuiduorum ; illistamen con(imilis; non fit realis , (ed fi&a , & chymerica ,. quasdo concipitur equus rationalis, &angelus corporeus, ve. ré efficitur ens fdtionis.. Accedit , quad: etiam admifTa ea folucionc adhac-no eui tatuc cs rationis, licet enimrationalicas: equo applicata effet realis , adhuc vnio ratiopalitatis cum equo eflet omnino fi« éta,& rationis. Quod (i inflcs intellect illis extremis ctiamapplicare vcram vmià nem; qas inrcr altas fes experitur Non adhuc euitatur.ens rati » quia (alti * , applicatio: illa obi plius.yaipnis - ; etitrationisy& Riéhi s quia applicatur re». bus inudibilibus.;: «3. 5- $5: Quoctiam ad, alteram parten. con« clutio cít. communis y :& cít weite Scoti quol. 3; A. vbi docct cpssmci- mis poe ipud pe iotelledka.co afie derantcy& in 1.d.46. q«va - E« «1G. ape? peat illud ens in anima, vt catatrad itia " guitar áb.entc. das — tàrm jn eife. actualijquàm in Pre saris esi At eco pu 394 omnem prorfüstealitatem , & exilten-negat Door enti racion:s, & ei dumca- xat tribuit e(fe obie&tiuam, si quid , & - iminucam,quod aon habecur,nt(i beac- ficio intelle&us;& iterum in 2. d. 1.. t, art.1.di(crté docet ros cd ecterra ha berc eife a&uale,& formale,ntifi cum in- tclliguntuc;& manifefté deducitur ex ip fo concejxu entis rationis, id enim intel- ligimus per ensrationis , quod omninà contradi(tinguitur ab ente reali ergo nal lum e(fe formale , & a&uale hibet ante opus intelle&us , nam (i aliquod tale hz- rofc&o ab ente reali nó elfet pror (is condiftin&um. Per quod excluditur Medinz re(pon(io , & aliorum dicentiü .bancrationem (olum coacludere , quod €ns rationis in a&a perfeGo, € complc- €o pendet ab opere tatelle&us , quod tá priccdere poteit in a&a imperfecto , &c incomplcco. Exploditur hec folatio,quia fi aliquam realem actualitatem, greet wis imperfedtam antecedenter ad. opus intelle&us haberet ens rationis, (ané noa effct ab ente reali vadequaque diftindtü, nec proprie effet ens rationis, quodideà dicitur rationis , quia mullo modo poteft effe in actu,ni(i pec opus intelle&us .. Ec hzctratio nedum p. de elfe cxiíten- tiz (vt nonaulli cc(pond&) (cd ét de (fc effentiz ; tum quia exiftencia proportio- matur iz,vt modus eius, vnde ex cà - ditione exiftentia arguimus c(Tentiz có- ditionem à pofteriori , ergo (i exiftentia entis rationig prorfus ab iatelle& pea- devidé dc e(sétia dicendá eric; & pror- fas itcacionabile e(t alicui a(fiznarc c(- fentiam realé inde cxittenciá ratio nis; tá quia exit aliud non eft, quam ipus cifencis a& 1alicas , ergo fi entia. rationis habent exiftzntiá folu ab incel- Ic&u,idé ecit de edentia dicendü; Tà cà- dem, quia hzc ip(a ctt e(fentia entis ca- tiodi5,quod ncc (it , nec e(Te poffit ciccà epecatioaem intelledtus, & hac de cau fa dicitur ens racionis , imÀ (i háberert e(- fcntiam cealem, iam quiddicatiue , & foc malitec eas ceale foccc,S aont is. ,$ Ia appetitum obijcitur Primo pro. bio ca; :&tiogis ad ittiaó deb:re T Difp. HI. De Entebatints-: quia mulla potet illius alfigmiri ca0(8 25 hzc .n. prz(crtim deberet effe. intelle. Gast hic eft cau(a realis , & caufat ae- dia a&ioae reali,ac proindé cffedtà (em« per attingit realem . Tum 1.quod cft im- offibile, uon poteít concipi, ncc meate tntelligi,quia intelligi (eqaítuc effe, & fo lumens rcale et obiectum adzquitum intelle&us , fed ens rationis eft impoffi- bile realiter,etgo etiam menralitec. Tá 3 implicat obie& um in intelle&a , quod nou prius (it intelligibile , quàm iacelle- &um, quia quod intelligitur in a&u fe« cundo, fané (upponitur intelligi bile inze a&u primo 'y at calc foret cas racionis ex di&is,(i daretur, Tum 4.implicat dicere illud habere effe proprium , quod tátum fiagitur elfe , cum reuera nec (it, nec ef- (e polfic, quia * dm tantum fing itur ,aec e(t,nec datar. Tum 5. (i a&ui aff cmanti angelum e(fe corporeum careefpondecec ex parce obicai vaio fi& effet aus ve rus;quia afficmaret , quod veré daretur y nam inter angelum, & corporeum datur vnio fi& , ergo vt (ic fal(us , debet inter ea concipi vio realis. Tam 6. nó poteft. dari medid inter ens reale, & puri nihil, bs contradi&orié opponuntur ; fed & atetur ens rationis, inrer illa duo media- rct,non .n. cffet ens reale, vc patet, neque purum nihil , quia aliquod effe haberet pet iatelle& m . Tám deniqa& quia hos rum entiam malla videtur neceffitas , vcl faltim vcilitas ad res veras declarandis , & do&cinas capiendas; ecgo &c. 7 Refp. perfe&kim hacü difficultatum folutionem pendere ex dicendis, quantü ad prze(ens fe&tir, ad r.dicédum eft in. telle im eife' cau(am efficientem entis ratióais,noa tatien propcié,& in rigore di&im qu£ .f.vecé, & phytice infl uat in cife& vn, (icu: a, enscationis non habet effe vecü, & ceale , ità ctiam ncquit effc ci :& 15 cau(z vecé, & cealiter inlaétis y nec ab intelle& 1 pendere pec cealem , & phyficam a&ione, fed (icut eft cas fecua- dim quid, & veluti vmbca,& timilitudo entis rcalis, irà etiam sm quid dicitur fie« ri; & produci, vt Scot.docuit 1. d.36.q- vn.& 2.d.t. 4.1. & fulius explicabitut infr, &d z.ncgatur affumptum , Pm : us E 4 € , LAM n wi * E LÀ Las 1 ;: t habet intelligibile, quam po fibi. na ame perii eft intclligibile,. | écontra, cum poffit intelle&us fin. gae cogitate, nec eft , ncc cfle poteit; ex eo RO aod uj ree dx «quarum intelle&tus obic&tum , colli gitur folam ens rationis non cfe per fe , . &abío é intelligibile, x: (x Ite . cnus nequit intelligi , modim cius percipiatur 8 le propria eius.intelligibilitas y. vx intrà us. Ad 3. vcrum eft formaliter, & . a&waliter ens rationis non prius habere . efie intelligibile quam intelle&um notat Scot.2. d. 1.q. r;art. 2.G. quem fc. quuntur C uc bic ; fed hoc di. . ciui quitabi-lu queo millo qué. - . dolitcognofcibile , antequam cogno- . - fcatur , nec poflit adus € Tp eats y relin «cerni, quia faltim vir- [ok M can pét dici prius in- telligibile,quam incellcétuo, imo etiam : Soie fcn(u formaliter, & a&uali- . ter : dicitur ad denotandum. Apis in dt ^bleecan- dum faum effe formale & actuale , quam. c 1 u cc exiftendum non abfoloté dicitur prace» -. derc aGum exiftendi; quomodo autem - fakim virtualiter in fuis caufis poffit dici o ptius intelligibile, quam intelle&ti;imó * etiam, & inaliquo fen(u formaliter & . a&ualitct mox dicemus , quz veró con- did obijcit Poncius difp, 1. Log. q. 1. ide diluta difp. 2, Mct.q- 2.ait. 14 Ad. - concludit de các fimpliciter , quod cft proprium entium rcaliü , non de etie fc- cundum quid, diminuto, & abufiuo. Ad f-quod aliqui magnifaciunt , vt notat  Atriaga. cit. rcdargutionem inuoluit, nà inanteccdente concedit illi actui vnio- ncm fictam corrci pondere quam deindé negat an coofe;juente , vndé ibi bené re- 'argumcntum;cotrcípondct ;gi- li a&tui vnio ficta, (ed quia fingiiur; ARN ac li realis edet, idco actus &«c eit tai(us, quàde vcro inieliectus dcnuó QuaftL. ed) deimr tnsrarioni: M. dimodo, fzepé .n. n295: rcfle&itur attingendo illam viion cm vt fidam, tunc actus ille verus cft. Ad 6.negatur minor; nà vt docet Do- Gor quol.3.art.1.vel nomen entis fomi- tur in rigore pro co» quod veré, & pro* prié cft. i. realiter ,vel faltim fic exiftere poteft, & nihil,prout opponitur enti: hoc modo fuümpto, & fic ens rationis eft pa- rum nihil;quia nec realiter eft, neque. fic e(fe poteft;vel nomen entis (umitur ma- gis amplé pro co , quod eft vcl inre, vel faltim in apprchenfione;nihil vero, prout opponitur enti inifla amplitudine, & in hoc fehíu ens rationis no c (t purü nihil , fedaliquo modo ens; vcl demum (umirur ' ens proprié,& in rigore, & nihil (umitur : amplé pro co;quod negat quodcunque ef. fee in re,hué in apprehenfione,& (ic iens rationis cft medii inter eus , & purü. nihil;quia ex vna parte non cft ens rcale, €x alia non caret quocunque effe , quia habet effe faltimin intelle&u ; hinc tamé ; non fequitur e(Te medium inter contra» ». di&oria quia ens reale , & nihil hoc tet- tio modo fumptum non contradicunt, vt« bené notat Amic.traGt.3.q. 2. dub. $-ab; . initio. Ad 7.neceffitas, & viilitas cffor- rl rationis potiffimum dea. me VINE EDAEO imperet eóxipiA. uit intelle&us no» : fter concipere rcs,vt infe (unt, & ità có». cipit eas per comparationé ad aliud, fin-: gitque relationem rationis,vbi r& vera non cft, diftinctionem,vbi nó reperitur; * & inhunc modum entia rationis mulcü: iuuant noftrum imperfc&um iutelligen- : di modum , vt bené difcurrit Smiling. ' tract.3.de Dco vno di(p.2. n. 17 f. : 8 Secundó € contra arguitur. contra alteram coaclufionis partem,probando ,. vel omnta, vel (altim aliqua entia ratio 1i$ a&tu dari citrà opcrauioné inielledtus. Tum uia nullo operante iptelle&u dans: tura parte rci czcicas in oculo , priuatio". in materia; paries vifus, L'eus creator X^. fimilia,que profe&o quidpiam reale poe" finum noo important, (ed rations. Fà* 1. quia entia rauonis prius babét e(Te ine: telligibile,quàm intellsétumy & prius ef- le poffibile,quam actuale, nàm antc uà: ad modum uuum sqaciptantat pelis € 196 fic cócipi,& vernm eff dicere antc ope- : rationé ;ntcllectus ens rationis cffe pof- . fibile.& poffe per cum lieri. Tom 3.ens raticnis cft prius cognitione ifla, pcr quá. «ognefcitur, ergo non habct eife folum; : qu.tcnus cogn..fcitar. Probat. atium- prü ex Arift. 1.de Anime 3-vbi ajt obie- €um efle pr:usadlu in ipfam tendente ; ac etiam ratione, juia quelibet potentia «cgoiviua foppon:t obie&tum, in qued fe aur, & non actu fuo illud efficit, vt ocu- lus fupponit colorem,non veró illum ef- ficit videndo. Tum 4«ens racionis dcbet cilc al'cubi fubie&tiué cum non bit [nb- flantia pes fc fubfiftens fcd nó cft (ubie- €tiué :n intelietn, cum in eo fit antum Obicétiue , ergo fubic&iué erit in rebus xs de quibuspradicatur ;, quod etiam tus inbinuaust q. 9. predicab. & in 4. . d.13.9. vn. verf. contra opin. Tum 5.dà- tur propofitiones effentiales de ence ra- tionis atcsna veritasis ex partt obicÓi, repe rl erred coe censere E clare án d eq. in magis infra cxplicabitur ; vel claris: 7 ir iniiemie s rom ti ted aeda 1€ reali arguunt efícntià datur & in cote rationis. Tü tandé fi cfe entis rationis prorfus incogitatione confiflit, €rgo poterit dari gradus genericus ne fpccifico,quia poterit cogitari ens ratio- nis in commun!,& non in particulari, in gencre, & non in fpociey & eadem ratio- nc poterit dari fübicétum fine paffione. FK efp. ad 1. ncgando enumcrata ibi t entia rarionisforimaliter , quáuis i» enua rcalianó (int, nó protinus inferen- dü cfl c(ic enia rationis , fed elle nega- tiones,X.prwationes rcalcs., vt süt onc- brz,& cceitas cx Do&tore 1. d. 23. q.va. | vl denominationes rcales exuinfccas ; vt Dcum cffc Creatorem y parieiem vi- fum,vt doect idem 1.d. 30.q.2-nbi in cal. €c optim é notat , quod qnando aliquam, neraG oncm, & denoninationé dici aus 'elie rcalem ,tun« rcalitas determinat rá- wwm cempofitionem,& rnc nibitaliud sft; quam illud, quod veié ett, & irafc ha Bet à paric rei , non autcm pra dicatum ; quia c(Ie rcatorcm nih 1 Dco rcalitatis addit dc nouo , ficut. nec cfe vifam pa- ricti, Ad z.enti rationis , antequam in- «lliganuurnà funs intellis:bilia forg;a- Difpat. 1T. Dti Éntevátiónis: liter , fed tancum vircaalitet y ad hoc anté- non eft necefíariü;quod ptacedant opus intelle&us si aliquod e(le propriü,fed fufficit, fi in rc przcedat d qualecunque illud fitj& in intelle&u po- tentia & virtus inteliigendi ; vnae quód. ens rónis hit poffibileyquód poffit fieri & incelligiy hoc torü verificatar per ord.n& ad potentiam inteile&tiuam , (cu ad ope- rationé poffibilem illius, quate cfle intel ligibile tn entibus rationis vts pm intrintecü, vt in entibus realibus;fcd po- tius cft iuf tenet ruta à potétia intelleCtima proc tenus: - 5 funt, nce «f pofi condpere mcdü entispoteft. Ad 3. tur afe fumpcumsauótoritas vcró Lir ratio ad | mirc oci od.l. natu eft pro- cere; vcl ficut cft, vealter ac eft, cum "rimo modo (» cognolcittunc vuique pre- upponit obiectum efíc/fed dicognoiee fecundo modo , tunc cflicit obiectü (uit, & nullo modo fupponie., quiatale obie-- Gum non habet alud effc, niti quod. ciuribuitimielle&ias yita vesó cognofcit,. dum cflicit ens rationis) sam illudc f£or— mat cognofcendo- rcm aliter a6 fic, & quidem, totics-intclle&us: per aétum fuü fibi cfhcit obiectum » quoties füllitur iudicando cflc id , quod v ipía Puseeria du. me 19. Ad 4. negatur maior, fi .n. ens ra- tionis cílct vcre inaliquo fubiectiué,cüc eflet vcrumaccidens , & per confequcns: ens reale,fed tantü cft obicctiue in incl. Ictu ipfo ; ncque idcirco erit fubtian- uasquia hac realiter'eft, & lubfi ftit, po- tcft tamcn concipi » vt per fe fübüiftcns » & ad modum (ubflantiz , poteft & con- cipi, vcin alique- (übic&ué cxiflens ad, inflar accidentiss& ita cfl; quando ab in-: tcllcéu pradicatur de rcbus ipfis, vt cü d:cimus animal effc genus, in hac enims. & limilibus przdicationibus pradicat non "n d ietto'in fe; fed vt cognito, & ita locatus eft Do&tor cit. cum inquit éhtia rationis effe (übiectiué in rebus ip- $. Ad $. negatur. veritatem propofi- rue entibus tealibus fundari in ali - quo effe effentize res.a&ualiter ha- beant arite cffe exiftentiz y (ed fundatur ifi co,qüàd :pfa effentia rei fit poffibilis, vt a&u ponatur in effe exiftenuz , & eí- ftatiz; vt laté dócet $Cor.1.d;36. q. vn. potius ergo diceriduim eft, quód ficut ve-: fitates entium realium fundantuc fuper: poffibilitates eoruxri vc a&tu fint, & actu itor in effe extra intelle&um, eo quia iftz propofitiones catenus vera sür;qua-' tenus ab omni a&tuali exiftentia pra(cime Min Etiam veritas propofit. oné e(sé- imn de entibus rations. fundatur in có,quod ipfa effeptía citis racionis pof- fibilis fit, vt a&u fit , & atu ponatur in »er intélTe&um, Ad ó«conceditur fes: ela, cnt. m. obie&tiué cogitari poteft matura vniuer(a alisabflra&a: à fingulati- ii eris rationis fubie-- | Gus, non fato eite rationis» quód eit ) id c61enic in ijs» quz alind- eie rien Meer ; à 7o inte gencricim,& fpecificum, fübiectum  & : paffione in entibàs ratioris-dabitur fuo : vertieiim i tcalis. onte iía-héeepo fit cogitari gradus: generi" diaom ebgirato (pacifici Ac fbraGio sion cogitata: paffióre prácifiué tamen ecgitari nequit diuifiué, quod requirere- : tdr-ad diftin&:onem realé. Accedit quia. hárü iaténtionüm efle cófiflitincegno- fti honfepusüare vnam actu effe fineal-- terh in ipfo intelle&u cognofcente mam: connexioharum intentionum fon atté- ^ ditur quóad exiftentiam a&taalem,ita 9» vna fequatut'ad aliamin effe , cum etie noti conuctriat eispet cohfecutionem. , per cognitionem:connexio igitur ar- téditur in cisratione fundamétquate-- nus fundamétum ita füdat vnam, quod: ex vi illius petit etiam fundare aliam... Stisft. Len detir ewb varionis: ! 195 QV.ESTIO SECVNDA:." Quid fit formaliter ens rationis , c in quo eius cfientia com[iflat - : II Vamuis vt tonct Do&tor4:d. 1 q. 2... ens rationis proprie de- finiri nón potlit rcftringendo defroitioné* ad'quid proprié dr&üo extrá animam; ta men'quia definiri poteft co modo quo: definitio exprimit vnum conceptum per fe in intellectu , fiue conceptus ille fit rei extra,liue rónis, ideo in hoc fenía quzri- tur in przícnti ; quid fit. ens rationis, &: m eiusdefinitio ; & licét comunis «ntétia ens rat ionis admittens concedat: illud nullà habere effe extra animam ; &' füb' e&iaü,(cd tátà in anima, & obiecti aumyvt ex przced.quait. liquet;adhuc tf" difcrepant auchorcs in explicando , quid: fic illud, quod habet elle tanti obieétiue in intellectu, & (olum tandiu eft , quádiu' con(ideratur quod eft proprii efie entis: ratiónis,qua in ré plures cxiitopinionesy que przíértim ad quatuor reducaatur ,^* « -"Primà fatis famofa conitituit formali tatém enris rátionis in denominatione e&* tisinféta,quam aliqui fine vllalimicatione: ample&tentcsaffirant quamlibet denos: minátiónem extrinfecam à quaácüq; forma ' ienienté effe ens.ratiónis; vnde iuxta: nc dicendi-módü non' fotum denomi-' natià, qua tes detomisiatür cognita; fed ctia ea,qua denomínatur volitá, vifa;&cc. ' imó qaátés infenfibilis ve columna, di ^ citur dextta, veHini (trà ex varióanimalle« fitu. & fimiles funt formaliter éntiá rae tionis,ita [enfiffe videtur Foféca 5. Met, c.2«].6.(e&n 3: & Vafq.v.p.difp?trg nis & p» 2-difp. 95- C. 10. Vbi dehominatión&* extrinfecam inquic effe-aliquid" rátiónis, ' Aij veró eiufdem (enteriti Auttorescar coir&ant: ad folam demomtpatiosem Tw obiectum deriudtam ab attu tónisqhális cft denominatio cogniti, & intelle&tijità- Durand  1.d.19; q.5. n: 7, Soto qi2« vnis* uerf. Onna ibidem, e probatilihimé cer fet Didac.à-1efurdifp. 3. Log i ra máü Recentiores adhac eandem (cntentiá* magiscoarétattcs-dixerunt notromnem- ^ denominationé excrinfecáam^ab: actuin-- tellcétus prouenicrem — t£on niaiuho dabéos nf ne dde eA n5 ratonisformaliter, fed illam dunta- Dijput. 1 1T. De Enteratiopis?.— E deident. & diflinc. rationis, vbi folam. cipientis obiectá aliter;acit. Ecin hanc. denturex actucollatiuo confurgens;qui- fententiam de exirinfecis denominationi- bus trahi folet Scotus; quia iu.r.d.36. q« vn.doccet toxelfe&um diuinum producere &b attcrno creatucasin effe cognito,quod ibi appeilat ens rationis ,& contradiflin- guit ab císe rcali, & in eodem 1. d. 45- q« vn. pariter e(se volitum in obie&o appel- lat cns rationis à voluntate fa&ium,& ita fentit Tromb.tra&. Formal.art. 2. . Pro intelligentia prim conel. . 12. Secunda [e ntentia negat ensratio- nis cfle formaliter ipfam denominationé extrinfecam , (ed ait effe relationé ratio- nisex ipfa denominatione extriníeca , (cu. €x forma rcm exuinfecé. denominpante te(altantem; quam opinionem aliqui fi-- nc limitatione ámplcé&tentcs affirmant ensrationis c(se relauonc reíultanté per. a&um cuiufcunque potemiz attingenris obicctum, & per omnem forma extrin- fecé denominantem aliquod fübic&um , 3jaindicaon V igucr. in inftit. dc Anim. ygtionali $.2.verí a. & ahj im materiamo: rali, Al.) vcro coat&tant hanc (cmtentiam. adíolas denominationcs cs actibus vitali- dude »'& volunt relationem .cx illisre(ukatem eíse formaliter ens ratio- nis,imÓ aliqui [pecificant hanc relationé, $0 qua confiftit ens ratioms,eíse iljà pre-  RLANEH UK per a&um rationi, "P M epa icéum ; hanc auem r tamiá ita intelligere videam , vt rclatio tin obiccto flatim , ac terminat a2&um POE vitalis ab(que alia opera- tione rcfitxa fupra przcedeptcm opera- aioDewn; non faris autem explicanitermi- mum buiusselarionis refükantis , an.f. ft abic&i cogniti , v: fic ad porcntiam co- gnoícentem ,an ad a&Gum ipfum cogni- tionis,€x quo derclinquitur, an potius ad aliud obiectum; cui comparetur, (cd va- zie loquuntur , & in bác fentcoca fuiife vidcntur quamplures Thomilte veteres, i Sonein.6. Mcr. q.18. & Scoirittz , qui xoi frequentius dcícribunt cos ra- Wonis , quod habcat eíse per aGtum col. iuum ,ntelle&us, vcl alterius pocenus latas, vt cit videcc apud Focaaal. art. bus plurimum fauct DoGor 4. d.1« q. 1. art. 1.vlsi aitens iu anima ( ideft ens ra» cionis) 45 fumma nofi e[fe, nifi erit rationisyjuod ctiam infinuauit 1, d.'3 f. q. vn.S.Potefl diciy& 4- d. 16. q. 1. E. & incod.4.d.1,9.5.in fine , &alibifzpe- 13 Tertia fententia inter Recentiores recepti(fima , quibus prariuig Suar- diíp. vlc. Met.(e&.2. docet cps rationis efse il- Iud ,quod folum habet effe obie&iué. im intelle&u fic enim definiuit cns ratio- nis Commentator 6. Met. com, 5. id au- tem ita cxplicat, vr ensrationis üt illud , quie à parte rei nibil (it, ab intcllo- u tamen percipitur per modum entis y quafi aliquid effet, caxcitas enim,& qua uis alia priuatio , at etiam cxtrinícca dc- nomitüatio s quz'à parte rei mon süt reale aliquid, cócipiuntar ab intelledtu per mo m cuiu forma exiítentis in ocu- lo, vel inalio (abic&o,aut obi "no- mimto , & ideó «um entitatem non ha- beant , nifi beneficio inrclleQus concie pientisin illisraciowememis, merito di- cuntur entia tationis, cumita concipiune tarque explicatio defumitur cx S. Thom. Vp-q-16satt.3. dum ad 2. rc(pondeus ait. en rationis efie , quod cum non ft inrt- TWIB Walura accipitur ws ems inrationey quod etiá docuit opufc-41. c, 1. Arquo- niam iuxta hanc f(entcntiá ad ensrationis dem tedae videntur, nihileitas.nimirü, . Ja ab cmie reali di(tingukur , & entitas a abintellé&tu adimvodom vert enis , qua ab omhinó nihil di. tinguitur,quod.(. non babet efsc aequerealiter, neq; men- taluer, vnde modo mediat inter ens tcale,& purum nibil hinc varig du- bitationes & varij modi dicendi exoriü- tuc in explicáda hac fentenuia . Nam du- b:tator primo an illa mihilcitasincrec tor malitatem cms rationi$,an potius mate rialicer ad eam fe habeat , quidam primü aiícrudit, co quia pet nibyileitatem €ns ra» tionis intrinlecé, & formaliter diftingui- tuc ab ence ceali: aljj negantquia «un ;n« cludat info. conceptu entitacem sllà fi. &aam,quaz habet modü pofitiui, tüc con- Xat, quz prouenit ab a&u intellcGus có-. ens rauopnis, refpectiuum agnofcere vi» ceytut ence rationis ex pofitiuo & neza- títto conflatus eíset , quod r: Sed quocunque modo nih leitas fc habeat ad | ens rationis, dubitatur oUm P etin efsc debeac,an fcilicet , talis efle »vt nó folam excludat a&ualé exiftentià obic- €tiinrerum natura,vcrü etiam poffibili- . tatemad fic exiftendum , as potias fuffi- ciat, vt folum excludat a&ualemexiften- tiam, .i. non vitm rer nd tamen esc concipiatur,ctiamft aliàs fiz poffibi- fc inrerum natura»vt tenet Hurtad difp. 19. Mer. fc&t.1.$, 14. & Arriagadifp. 6. "fc&:s. fubfec. r. Deinde dubitatur infuper de illaentitate fi&a per modum eeti encis, cumtalis mon fit, an ita cótti- tuat formalitatem entis rationis, vt (it de conceptu entisrationis, quod quando efformatür ab intelle&u,concipiatur ali- ter quàm eft e communis velle ca tür, i cius proprietas, quiddi- . tasvero fit fola obieGtiua exiftcentia in intelle&u , ycrener Caeleftin: par. prior. bo oe pe dte eg velat id contin- ones per accidens , vt tenet Didac. difp.3 3.1. vbi defendit ens rationis cf- fotmati poffe ab intelle&u etiam cogno- fcente rem, ficuti eft, & ideó afserit de rationeenusíolum efse, obic&iue tantum habeat eíse in int skal 14 Quattademü fententia eft Recen tiorum quorundam Scotiftarum , qui ad concilianda varia di&a Scoti , quibus fa- uere videtur relatis opinionibus , admit- tunt omnes prz faros modos conftituédi ens rationis, & ita lacé defcribunt ens ra- tionis , vt elus formalitas conuenire fit tum denominationibus extrinfecis, cü telationibusex illis ccefultantibus: , tam entibus confi &is per opcrationem tefle xam intelle&us ad modum vcti entis, ita Meuriffe lib. 1-füz: Met.q. 3. & Smifing. trac-5.de Dco vno difp.2.nu.1 89.& (cq. Poffet etiam quinta (enteacia refecri nod roríus 1 ilis , quz. tens sónisin applicatione vniusentitatis realis offi bili , de qua erit fer cum alia . moàtt.2. huius quaft. in fel. ad 2. v Qualt.II. Quid fit ens rationi ert... — 299 ARTICVLVS ?RIMVS. Ens vat ionis formalit.e ncn confift re ^in extrin[eca denomirakione , ne- * que in aliqua relatione ex ea le refaltamte in rebus . 1$ Dye e(t Primó ent tationit formaliter noa contiftere in ex- trinfcca demominatione proueniente ab aliqua forma reali , nequc ab actu ratio- nis, iuc hic exprimat rem, (icut elt , (iue aliter. Concla(io eft contra Auctores pri mz ferit. & (ingulos eius dicendi modos, & Scoti 1.d,30.q. 1.ad vlt. vbi docet de- neminationcs extrinfecas à formis reali- bus de(ümptas effe reales , noo quia (iat entia rcalia fed quia veré dantur à parte tci co modo,quo in codem t. d.25.q. vn. "docet dari negationes , & priaationes realcs,etiáfi non fint entiarealia;fequun tur Scociftz quamplures , & ex reccatio- ribus P.Fabcer 4. Met. difput.4.& Vulpes to. t. p.part ditp.17.ar.8.nu.6.& di(p.28. arc vlc.nu.7 Fuentes q.2. Log. diff. 2.art. Thomiftz , ac Neorcrici ferà omnes arez in Met.loc.cit.Complut. difp. 2; Leva engem q. f. fec.2: Blanc.difp. r« fec... Didac.cit.q. 2. Amicus trac. 3. q.2. dub. 1 .ar.1. Hurtad. Kuuius,& alij patfim in hoc trac.S«d vt verus huius conclufio- nis iatelle&us habeatur , c(t aduertendü hic nos non loqiti de denominatione foc maliter, vt nimirumeft ipfamet actualis appellatio,no:mini(que impotitio, fic .n.y cim non pertineat ad ordinem rerum , (fed nominum (dam ves, nónvt res (unt fed vt nominibus tignificaatur , denomit- nari,vel denomímare dicaacur)-eft ens raJ tionis ,fiquidem eft ip(a(ignifitatio , vel impotitio nominis, & cft opus rationis y quia intelle&us eft, quiimponit nomina rcbus ; (ed loqu'marde denominatione (i pro materiali , & prout [pe&tic ad dinem rerum , nempe fccundum quód fotala tribuesde (aum effc&tüm formas le fabic&to ', & "aliud relpíciefido prol tccmino;dicitur hoc qaidem exerinfecg y atitfecé denom ^ jllüd veroi inare , & ia ' hoc fenfu afferimus ', quando forma de- nominans c(t reális, denomnationem i& intri »quàth extrinfccam ab ipfa' Ec * pro. "rics cnim v. 3ee ^ -Difput. IL. Dà Ent? ratóóis: proced entem effe realem, . i. veré dari à patte rei nullo cogitante intelleQtü, pa- -dicitur à parte rei albus*ab albedine fibt inexi ftentey & vifus à eM nc c&iftente-io animali. 16 Probatur igitur im hoc fcaft ipcel . Je&u Conclufiosuia ens rationis forma liter habet effe przicisé per opus intelle- ^ £us,at denominat oucs extrinfecz dan. tur a parte rcicitrà quodcunque opus in- zcllcclus ficut veré à parte rei dantur ter- minationcs rcalium habitudinum , quas resquadam ad alias pr (cferunt , lic .n. veré Dcus dicitur à parte rei. creator per exicinfecam terminarioné effcotialis entiz quam habet creatura ad ip fum cx Doctore ET cit. & in 3. d. 8. q. vn.ad 4.& quol. 12. & paries vifus à vie fione exiftente in animali. Neque Au- &otes hanc defendentes fent. cum. Du- rand. in fccundo fen(íu poffunt Vim rz tionis euadere affcrentes difcrimen in- ter denominationes prouenientcs ab. a- Gtibus inrcllc&tus , & alias prouenientce ab a&ibusaliatum potentiarum , & alijs formis exttinfecis. Cuamuis enim huiuf modi dcnominationcs poflent aliqua pe- ' culiari ratione dici denominationcs ra- rionis,quía.l.proucniunt ab actibus ra- tionis, attamen non poffunt dici ele nis , & denominationes rationi fenquo hic (rens Suiions ip €nim non minus actus aliarum potenciarum vital, & Fac rma funt reales , & tealem dicunt ha- bitodinem sd obicfhurb ita denominas Goncs-ab omnibus promenicntes p ess modo reales erunt , Et bac ratione mci qon fidora ores eandem (ent.tientcs i un va enfu poflunt rationis robur [ubtcr  denominatam, requiritut veta vnio forz ; me denominantis cum re denominata , & idcó cum formia extrinfecé denomi- .nans non at veram enionem. cü (ae biedto denominato , denominatio cx. trinfeca non.e(t realis, fcdfolum ens ra- tionis con(iflens in concomirantia plu- rium entium in(tar terminantis , & ter- minati fe habentium ; idem habet [o.. de S. Tho.p.2.Log.q.2.at. 1.ait enim , quód licét racione formz denominands pof- fit extrtiníeca denominatio dici realis , ratione tamen vnionis ,.& applicationig ad rem denominatam elt rationis , quis nihil reale in ea ponit . 17 Scd nds falíum eft et i in ex trinícca denominatione nà reperiri no modo vnionem realem forma mantis cum re denominata ; (in "Dod, quidem: TE r tin à Vi- adobie&a , cum quibus vnit. po» denis yitales, quam habitudinemait; [ub — pecialiori nomine vocari polle rela- tionem attingentiz altetius, vr cermini , vcl tendentiz in alterum , yt in tcrmi- num, in quo nihil realc ponit ; (cd quad ax iftos decepit, ceftjquod. omhé vüiov RUP Irie per modum inhz fio falfam cfl , quia euiá admiru deber modi adhafio PEE E. priori Bouser e $5 m NENS A pee Bali id wj fée li cx hac, dirige in HAUS vnl um 4». , neceilarió QARENUQI » ,vt bene adnorauit, ensi £ivdisé fatis difcurrit, fc, y aida deno. $8 iinÉg ji d iul cxcrinfecz , extrinlccamqua gehn nene 25 SEM vrominsipns cnini alatus,exprinatur rcs irs ioBia5,extrin(ccas. à; parte. rci, attamén in (e rcalis du ET Ps Pt. cebus. vopficas non tame Íorz delumkah, non minus el iz yell malirer, fed gantum, fugare ane ,&, iencs cxtrin(cae, per.quas rcs copi, Uc aiudtelle cales tod mentaliter , fed | ias ficatfunr. |. , ;,:,, Formalierelle rationis. Ainegue hoc be», Refpondet Smitipg. Cit ni. 1 B4. deo" nc dicitur at oeulus.per, vifionema minationem extrin dcs cilc XKCà-.; lem , quia ad ia enominatiggis . preter formam ur * M" 2 dicicur formaliter videns , ita paries per terminationem vitionis. dic tur formalis €&m , &I€m,. tet vifus , & ticut rcs per dc; cndentiam cüen- * , :m ad Deum dicuntur formali- ercreacurz , ita Deus per terminatio- m cim(dem dicir formalter crca- & non fundzmaenraliter folum ; INec— tefert , quód fo:ríis dcnon/inans ncn fit inre denomina:a jid enim folum i fert , nad res pct cam formam nem. denomi- patur talis formaliter intrinfecé y fcd um  extrinfccé; benc verum cft, quód qua € J vifio ad parietem terminata & depéden- &ia crcaurz ad Dc ,funt fundaméta; vel occafioncs fingédi mutuas rclat ones ra- - tionis in Deo ad crcatuià , in pariete ad - eculà , poflunt hac raticne antecedenter ad ralem fi&tioné parics dici fundamen- taliter relatos ad oculü,& Deus ad crca- — turam adhuc tamé debct dici paricsfor- "maliter vifüs,& Deus Creator omnium ; quia videri à partc rei non efl referri, íed - terminare vitionem, ficut creare eft ter- . minate dependentiam rci creata. 18 Sed dices, ti paries ante quodcun- (que ops intelle&us eft realiter vifus non idamentaliter, fed ctiam forma- » denomina- [eca aliquid reale ponit in re z. ata ur cófequentia , quia dem videtur tlie , quod patieshr reali- ter vitus , & quod cfse vifum eft aliquid octore realein paricie. R.cfpóderur : cit.1.d, 30. ].2.ad vit.negando conícqué tiam,cutm tnim dicio vs, parics eft. reali. ter vilus, Deuscft realiter creator , tunc ly rcalitct non determinat pradicatum » 'quab przdicatum yer importer rea- - "le mbarchs (abiecto;de quo enunciatur ; fedurin dcteiminat com»ofitioné ,& tüc . — milil aliud ed (inquit. Door) quàm àl- "jud, vcté cttyficur cü dicimus bec pro- "pojitto eft reaiiter falfa, fcolus eft;g) cít "weré Fla, & fané hic eft aptiffimus mo- 'dus declárandi realitatem denominatio- "num estrinlccarum; Neque illz propolt "tienes z quiualent pariescfl realiter vi- *fus;& effe vifum efl aliquid veale in pa- victe ; quiá per hanc figni; catur paricié "eise materiam, in : ta aliquid rale (ona- tüt €x «t y:fion svi perillom infinuatut folumyquos fic n'ateriasciica quam ope- "rátur potentia,fcürobieétücmis cx quo  eolligitor re.vcia pr.us els€ , quodaes fit 3 0 .Logiea.s b d | 100 Eur No cjiflit ineitrib(ec deomim riL.— io cxtrinfecé denominata;, poflerius veró » quod in re frc denominata aliqua rclacio rationis concipiatar « Dem om quando etiam concederetur dencminstiones. exuipfccas. preferum €x actibus rationis proucn entes eísc fun- damcnraliier tanum reales. formaliter vcro rationis, adhuc tamen non bené pet denominationem cxtrinícci cogniti ex- plicarctur formalitas entis rationis in co- munis vcl.n. ifla denominatic cíl ipfa foc ma conflituens ens rationis , & hoc non ; cum ifta denomipatio etia afficere poffit entia tcalia cà a&tu cognefcücur, nec ta ob id euadunt entia rationis ; vel ct id,gp (ufcipit formalitarem entis rationis, cum nimirü apprcbenditur, vt forma intr; nfc- cé affi ciés obicétü ,quod cadit fub acu cognitionis , & hoc vcique verum cft , at non tantum dcnominatio. extrinfcca ità efformatur in ens rat; onis , fed etiam alia nonentia ,vt ncgationés,priationes, & c, 19 Et quidem immeritó trahitur Do, Gor in hanc (ententia inuitus vt x diuet fis locis colligitur , in quibus de entc ra- tionis loquitur » aut fccunda intentione y 1.d.1..7. Gg-ait)quicquid antellectus cau[at [ine a&ione obietli circa obietl i pr&cisi,boc e$ly virtute propria intelle- ' &usgC? boc loquendo de obietkoy vt ba- bet effe cognitum im intelleEin pracisé y C7 de intclleGiuyvt con(iderans eíl, illud eit pracisà yélasio rationis, crgo non co ipfo, obiectum caufatur ab intelle- &u in cíie cognito per actum re&tó, cau- fatur in co ensrationis , (ed potius obie- &uin (üpponitur cognitum y cüm virtute (ui, à intellc&us,ex bis .n. duobus caufa totalis cognitionis intcgratur, & deinceps intellcétus (c folo operans circa obiecti vt cogni üm apprchendendo nimirü pcr actam vcluti scflexum illud efTe cognis tum;vt quid intrinfecü obic&to, «aufat in illo vc cogntto cus racionis, Et ina. d. T qiart2- & quantam ad boc veri. de boe qucd dicit ( leet bignetur pro cxua/ In» quit,quod zzzeutio. fe cda [ine atin cà paratiuo nuquam erinscsto. fjac per uiti Ligentiam in vero e[Je fuoyquibus verbis, vt aduertit P, Vulpeslóc.cicn«4 infinaat Dp&ios pevattumcontgarsus ca Ml 3o& — ' Difpu. II F.,De) Ente Rationis | i fe fccundas intentiones rantii (Te dereli-. &um, & per intelligenti refl exam fufci- perc poftea verum effe rationis fabricas tum , ergó (ccundum Scorumilla deno- minatio extrinleca comparati inhoc , & illo cb/céto derelicta ab intellectu cam» parante noncft vcrum efsc enus rationis, & Íccundz intentionisin 3.d.8.q. vn. H. ait,quod ens rationis , non efl inaliquo, nifi vt tantum babet effe in. intelletiu , ficit cognitum im: cognofcente , at. per ipfam 2 8, quo rcsaliqua denominator copnira, ró cognofcitur iflud effe cogni- 101, & pcr'con(equens. nonc eft obie- diu inintelicctu, ví; dà peralium actü cognofcatur;& tüc f et ens rariopis: 1n4, d.1.q: 2 art; 1.füb B. inquit, quod cns ra- tionis cft ens in anima,tanquam jecundo confideratinu , non tanqua primo. confi- derattm ad quod «or[iderandum mone. ur primó anima à ve extra , fed téquam ens in primó cenfiderato  uquautim con(ideratum lané clarius innare non potetat ; qued obicérü realcnon (uícipit €(Ic rationis fortnaliter, cam ptimó cone fideratur, cum tamé tác fufcipiat deno- minationcm extrinfccam cegniti , íed fü- fcipit illud quando fecundó contidcratur «quali per a&um refloxum apprclienden- do illad cfle cognitam, vclut quidánttin- — tionis; vt iple cxpicflitibideni 1n fol, ad. «um obiecto. Tandemquol.3.af.1:ab — 2. prin. PH uod Sd- itia ait ens rationis efle;llud ,quod cff. uisibidenomin: ones enr leti pracist babeus in intelle&n cofiderantes — tià Latiopis; tum suia iuntcrdü ío] -& haud dubié loquitur de contideratio- — iple confonder: iepssctionielidle X nequi cogitatur 4pfan cns: rauionis , fcd » V& parerin eod, 1.d,30.q. 2T. Cüprimóres cognoícitor, runcdepomie — ybr ait Deum fieri-dominum jet icl.to- patio cogniti non cognoícirur;ncg; con- fiderátor:, quia anillo rrr eig fi- riter Quo y/non vt rquod ; «rzo curidum?scorim "cenomibationes;cx- iriideca vc Gc; non func-cntia rationis Totrd'aluer , (ed nouus actus iniclleéctus fcquinmiry perum tale efic (ulcipiant. * a0 Quardoautom Dottor r.d.36.c. $n$-Cópctdoliud: cüccognit um y «uod Tübenticreauirg ab aov pcreétü di- Wwnintclicé(us ; vocat cnsTaLiGDis, potat socios loc cii: Scomm acuera ronsvo- ait: Gs ratioysts ji Hüd cfle divanstuerea- ptedaclaciencin Znündaw; ap 1- "bliéddanasad Deum cag roteg mucus ix 1 ' £ - inquit Do&torém ita fe explicuifse in "dA clim ; & ita loquitur in 22 q. f. In finc; (ed quando ctiam loquecetur? de illo e(se diminuto . »f& denominatio — nis extrinfeca , dicédum cft ci P. Vil Do&orem non € illud ehs rátio- nis formaliter,fed materialiter tancü,quo feníu illud dicitur ens rationis ; quod per actum intellectus poteft formaliter cfle rationis (ufcipere ; hinc comuniter ditti gui folet, & prafertim m (chola fubrifiü ; €ns rauonis in marcriale , X formale , (cu vt ipii loquuntur, in ens rationis a ratrorié fabricatum, & arauone derelictum ; En$ rauonis formale; tabricatü, (cu a em F- Jj cfl,gy habet a&u exiftériam ab incelkc, fictam;cns vcro rauonis materiale, derc- - tclicétu (ic concipiente , vcl iogéte cxi fienua calis non repugnat ; depominatió- ncs igitur extriníccae (cundum fe fuf cntia rauionis materialia, quatenus. [.pof concipi, vt forma intiinicca m obiee E Go.fiunt vet cnua rationis fo cum.ta concipiuniur, & Bingunuir; Itas iilud - que Doctor in hoc fcnfa appcllaug i cile cognitum creaturarum  otiltiou; quarcnus f, tundare potcít per opus in- iclle&us aliquod cfsc, vcl relationem raz ncmiationis, sb intellectu creato 1n iplo «oncéptanx yl per ccrmynationeim ali- Cuius relationis n creanara tum quis etia apud abos.L'oGtores frequens elt hic lo- quendi.moeus, ina:O4i cns rationis dica tur ad diflgrenuam entis, 1calis» non in lua latiiudme ; [ed carum; YCintrin- Iccey à Lobcétiue copucnitucbus dc «ut- bus dicitur 4 fc omncs. deuguunationcs &xcunfecas polsunt dici. cnta Fitonis. ' A1, Lacendum a. cns raugnisIoi ga- Mic atquecófitterc in aliqua rclaticne,, Quar in icbus rclulict ex ipla denouiina- IU cxtabispay [co eX dounos LES CX ie AÁcee icnomupant. bus, auc per bas Forms. " x i-  dintelligàtur [Ea diras Lbs gei ; E 3 -queennque alia forma: res extrinfece dc- ? " Sape valentes. Concláfio cft contra ; .Au&ores fecundz fent. io co przfcrrim Fo-d55 poney ) eis defenditur, & man;feft , «olligitur ex Scoto 4.d. t. d. 2. B. & 5. d. , a6. q. vn. E rabo antra ponderábi- vo 7o imusatefeqin ol.àd 1. Probatur cuidenti |i. rationc , quia vc! talis relatie refultat ;n ' febus ante operationem intelle&us , vel per folam eius operationem, fi primum, ! . profcdto relatio reàlis eit; & non rónis, ' "fücet süc alig 06s relaciones, quz dicütur , reful;are in ijo fubjcéto, qfi ponitur ter- , minns; sim, praterquá qp per actus alia- . rü poiéuarü, & aliastoónas enstónisin - zcbus refulraré néquibit, quzrédü manet, quarà fit hzc mtelle&us opcratio, per (— —. quà fit talis relátio ,vel.m.eft a&us.lle di- (77 .Xe6us squo primó Mo d apcene ad M fuo eíse reali vel alius reexus , quo co- — 7 s gitat obiectuni eíse cognituin, & efie co —. * yguium Porteuhnvc ada inttinfecam - . ,JObic&o per q rci d cognitionem, "i * d - acus prior e se non ot, quia ex vi iplius 0 yim Em T fio fh E pep t (ultare efcctiué , quia o ] c eset ens reale , nam /quod.ex vi a&us habitu naturali ; fi veró eft actus poftc- rior;bcne dicit illa fententia; attámen ae- quc adhuc adzquaré affignatin quo coa itat formaliter ens-rátionis , quia non , TE ens rationiseft relatiuam , vt exi- "ftima(se videntur ex veteribus Scoti(tis X quamplurcs , & ex rnis Fucntes cit.'ar.3.danturenimetiamentia racionis ab- foluta,vt intra ottendemus de'menie Do * "éorís, qui ecfr trequéter ensrationis cx- . ' plicüerit per relationem rationis, nó ideo x Cfecit, quia porauerictórmaliter , & ate'illud contitlere in relatione ta- ased a vt plarimü locutus ett; nó "dete ratronis in fua comunitáte (cd de tipué quod dicitur fecunda in.é- | 4-Cit63: &'$ 'abmicio , qi vequecoü- "Itic ia relatione rois,vi peltea dicemus, PBpoppofitü obijcitur Frimó cóma - primam concluü onem ; quia deuominae - - 20 VA &us efficitut, eft tealé;vr pátet de ' idem efse, uertit P. Faber 3. Met. dip. us K | Quaf 1E No orf in éxtrinf' denti. rt. 503 tio eft opus rationis; ergo non datur arte operationem intelle&us , (ed c(l torma- liter ens rátionis .. Tum 2, quia Dcus cx per aliquod reale , quod ei de nouo aduc- niat; fed rationis, atfola denoininatione dicitur creator, ergo &c. Tum 3.quia ea prz(ectim denominatio extrin. feca , qua res denominatur cognita » nul- lum prorfüs e(sc habet , nifi obie&iué. ini &tu,& iià pédct in (uo efsc ab ope rationc intelie&us, vc tp(a cefsante. jni- tus euancícat, ergo formaliter e(t ens ra- tionis hzc .n. conueniunt enti rationis . Tum 4. qu:aadhuc magis przcipué hoc totum verificatur de illa deno.ninatione, qua tcs denominatur cognita aliter;ac fits Cum.n. res ità cogaofcitur prof-&tó nihil aliud hibet prater ipsü obijci , (eu cogno (ci, qv et proprium entisrationis. Tum tandem, quia ens rationis nó cft,nifi düce gnofcitur,ergo torü eíse entis rationis c(t cognofci ergo adzquaté ens rationis có- fibt in ipa denominatione cogniti , "' Refp.ad t concedendo aísumptum, (i denoininatio fumatur formaliter , & vt pertinet ad ordinem nominum;hoc cnim modo etiam denominatio |ipía intrinícca quantum ad impofitionem nominis de- nominatinieft opus rationis , vt omncs  fatenturjfed negatut, (i (matur materra- liter, & vt pertinetad ordinem terti, quo fenfu hic loquimur . Ad a. patet ex dictis Dcum parte tei dici creatorem à rela- tionc rcali crcaturarumad iplum,& non per aliquam relationem rationis,niíi ope rante intelle&u. Ad 3;dicenduia, cü Sco- to in 4.d. 1.q. v. Q. & 1,d. 36.G.quem [e- quuntur Suarez dilp. j 4«Cit, (e&t. 2. n. L3. ' Auetía q. 5. fe&. 2an fol. ad 4, Gomplet. diíp.2:q. 2.. 13. & alij illud císe cogni- tum , quod eft dcnominauo excin(cca. » potius formaliter ,'& fübiectué ese in intellecta 4 quam obiectiué , quiavt ait Scot. teál itcr participat in inrelléóto illud imareih tend ela ipa ce nitiosreahter.nnà € D "no. ddobiedim terminata: ecquc eit obie- étiué , nifrin cognitione reflexa y qua at- .curóbie&um; yt cogaitaig &ap- icaditura 103a Ec 4 l2: . 304 :.  Difp.ILE. De: Epté Rationis, intrinfectm obie&o , vnde. pet. ipfiim a&um, quorcsaliqua deaominaturco..:gnita,noncogno(cituriftude(sc cogni- tum , & per confequens adhuc non eft Obicét;ué ip intellectu, fed fic in talieíse per alium actum fequentem, in quo. fta- vtique cft cns rationis formaliter ; & uamuis denominatio coghiti in obie- o pendeat ab actuali opere intelle&tus , & quidem non in ratione producentis, quo modo pendent ab co a&us ip(ius,(cd , & cen(iderantis , adhuc tamen non pendet ab eo,nec habet císe ex vi co- gnicionis,vt habet ens rationis, hoc .n. di- ctrur habere cffe. ex vi cognitionis , per q cognofcitur; itaut intantum fit; & fiain- quantum cognofícitur , quia totum illius ese elt eísc in intelle&u obieGtiud, quod conuenit extrinfece denominationi cogniti , nam ex vi cognitionis directa non cít obie&iué in intellectu, fed (olum formaliter , & (ubie&tiué ratione forma: denominantis, quam realiter dicit. Ad 4. cum dicitur totum efsc epus rationis cà- fiftere in obijci intelle&ui , id accipi non deber in (enfu formali , quafi illamet paf- fiua atcingentia,in qua confiftit extripfc- a denominatio, (it e(fencialiter ens ratio- ni$,talis .n. att/ngétia,ctiam cur res có - cipitur aliter , ac fic, veré datur. à oa BeOL dp cages à explicant . cit. quatenus ficobij. : Cii tipi ctc veloci fendi entiration cx co,quod res attingi- tur aliter, ac fit , relültat quoddam elle fiftum, quod haber rationem obic&ti» & termini, & hoc eft formaliter ens cónis . Ad 5. patet per idem, ens rationis nà efse : denominationem ab ip(o a&u coguirio- : nis ctiam intelle&us &ogentis proaenien- em, quía talis denominatio etiam enti rationis applicata rcalis eft, (ed c(fc id, cui cogenit talis denominatio aemnpé id , quod cognolcirur & cogno(cendo fingi- tar ab intelle&u ; quare cum dicitur to- tum efie eucis racionis e(t cogao(ci , fen- fusett,quod e(t illud, quod cogaofíci (o. . lum poteft,at realiter ese non poteit, do . veró, quod (it ipía denominatio cogniti ; ia hzc [etiam applicata enti. racionis e ipae ci verum elt cas rationis ab intelle&u concipi. A 13 Secundo Contra fecundam cóclu- fionem , quod rclatio rationis te(ultet ad dire&am obie&ti attingentiam ab(1 alia quali reflexa , nam mE: tali a&u ftatim rcfultat in obiecto formalis denominatio rationis, quz plane prouenite nó potefty nifi ab ipfa forma: qua in obic&o rc(ultauit ex fola tecmi- natione a&us directi, Prob. a(Tumptum, Que Vtbano v.g.conuenit formaliter e(- c Pontificem cx (olo actu elc&tionis per fa&a , ab(4; alía fi tione , & pa(fim cernitur in moralibus. : relationibus rationis fieri po(se formalé a efie paie cun reed te- damentum fictionis carü qp cft acus fl- le dire&us , & rationc potenuz denomi- , & inquit hoc bet peculiare in re- lationibus rationis , "do&tima fuit — Fonfece cit.q. 1 qui aiebar relationes ra-- tionis in moralibus re(altare in obie&is cx ip(a terminatione actus dirc&i, non Lr quoad exifLentiam obie&tiuam , 'fed (übie&tiuam,-i. quoad conueniétiam refpeáta fubie&iquod denominant, aa- tequam exiftant. hzc do&trina pror- (us falfa eft jaeintgena. non v e ucnire fübieccosnifi exi(tat exitentia fibi A io vua " [bi & 1 xrin(ccé , nam de tali denominationc loquuntur hi Au&kores) quz nec in ipfo , nec inrerum natura exiftir, cum ralis de- nominario non fiat,ni(i per communica- tionem forma fubiecto denominato;po- tius ergo dicendum denominationes in fed extcinfecas de(umptas ab. aCtibus in- tellectus,vel voluntatis humanz a&u ex i- ftencibus , vel faltim moraliter perman&- tibus in hominum memoria, & talia paf- fim fant entia moralia ; vade negatur c(- fic denominationes entis rationis ; quatenus yer. denominantur intrinfecé Àrcladoac, ita (unt denominationes ca« tionis, fed non line cognitione , qua cà» ad nodum verz relationis «.—— R- relationc rationis e formaliter jac - VOSSARTICVLVS IL Ae. Stath itur, C declaratur Formalitas TX : entis rationis. 24 Mist » quz in efformando - AM ente rationis interueniüt; 10d ' yea eius suia pent difii- «cilis cognitu , nec facile tit difceincre ; " quznam (pcétent ad formalitatem entis «rationis , & qna materialiter tanti ad il- lame habeant , plerique namque vnum «&&i altero cófundüt,& micét; pet fingula uábit, vt indépura,&»valeamus excludédo , quz proríüs mate- " £ialiterj& cücomitáter ad cá pertinent. . nis formaliter fumptum omninó diltin- gui ab ente reali fumpto tàm pro reali exi 07. 0 oWftentequàm jre potfibili; probacuc tum |... au&torir. Arift. qui j. Met cex« 14. & 6. — —— ^Mer.in fiae cns in animasquod ett ens ra- . — tionis ,.omninó coniradiftinguit ab ence /  — — weto, & ráto; t Scot.qui 1.d.46.q. va. F. — -. docetensinanima e(fe omnino aliud ab 4s quod.f.a&tucxiftit;quá ens nomiaaliter , uod.(.non exiítit , benà tamen exiftere E poteft quod iterum docet quol. 3. ab ini F tio, cüair.cps ratiariis illad effe, quod nec wW.. efl, nec effe poteí£t excra animam ; cum ex "e . communi conceptir,omnes.n, communt- ^ fer concipiunt ens ratíonis, vt quid di (tin !- &um ab ente reali; tum ratione, quia enti " A-' tcft,nili cxiftentia tantum obic&tiua,er- . go dittinguituc ab cate reali tàm. exifté- tc,quàm pollibili, tà tandem quia quod potfibile eft in ce,licec adu pucetur cífe, -euma&u non fityvc mons aureus; non c(t » ; «ns raionis.(ed veré cns rcale;quia ad ra- tioné c(Tencaleaa catis realis perc accidés elt acta cxi(Lere , (cd cius effenria falua- .turinhoc,quod üt aptü exittere , vc fuse ab omni exiftentia verü cit dicere , quod homo e(l cas reale;cuin crgo ens racionis enti reali opponatur , protc&à ab omni co diftingui dcbet , tiué cxittézi,fiue po(- UU - . Agitur difcurrere iu " aiccrs entis rónis formalirate colligere . Primo igitar ftatuédum e(t ens rauo- T A 4 1 (0 s wenteextia animam,& ensextta animam, | Ux UM vreonuadit iturabente in anima ; .F r [c ràm ens verbaliter , . 1T. De Formal.emisvatioflt.e/frt. I. 305 realitas tàm a&uslis, quà po(Tixili - .Ex quo patet fal(um elfe , qp aiebat Hart. & Arriaga (upra cit.ad'efformandum eas non requiri , vt obie&um actus impollibile, fedfufficere , vt obic&t a&u non fit, (icut ccpra(entatur , eziamfi alias fit po(fibile.. aut (cdente quid fi&ü e(t , & cns rationis totum fuum e(fc obie&tiue in in- telle&u,& tamen nan cft impo(fib 1c Pe trum eurrere,ergo &c. Ref ».negande af- fuimprum, quia ens rationis (ic obie&tiué tantum in intelle&ka exittir, vt extra ill mecaátu exi (tat , neque exiftere poffit , alioquinrofain hyeme coacepta cas ra- tionis cífet, quia a&u non extat in rerum natuca ; Vel fi concedatur atiumptü , Ji- cendum eit ibi poni impoffibile, nó (im- pliciter,fed ex luppofitionc., dum .n. Pe- tro dormiente,vcl (edente enunciatur Pe- trus currere , fané hoc e(t impo (fibile in feníu (vt aiunt) cópofito, quod .f. currat pro co tempore, quo non currit , vt notat uentes cit arc.2. n. 5. Dil 9 autcqi illaequam affert Arriaga n. 2 3. ad [edan- dam haac litem de duplici ence. rationis, vno chymerico,&impolfibili,&alteropoffibii;prorfíusvanacft,quiapoffibilitasdeítruite(Jentiam entis rationis. Secundo ftatuendum c(t ens rationis formaliter faumptum diftingui etià à pu- ro nihilo; probatur, quia purum nihil, vt fic, dicit param ncgationem cuiufcunque entis (iud intesue in apprehenlioae, vt n. diximus q. praeced. in fol. ad 1. ad $. cot.pucum nih:l dicitur, quod nec habet , ncc haberc poteft vllam exiftétiam liue realem , fiue obic&iuam; quia (i habere poffet (ecundum (e cxi(teaciam aliquam, iam nó eí(set purum nibil ; (ed adin!xcum cum entitarc; cum ergo ens racionis exi- ftenciaa h ibcac obiectiuam, & licensyli- : , €& a ratione fa&um $ vt docet ead: probat Doctor loc.cit.vndé abítrahendo alc et vniuer(. vbi determinat vaiucrfale el ens, vtiquz ponendum elt à puro nihilo didiücum ; Tum quia puram nihil yel duplicem continet negationem , .l. encis realis, & cacis obicétiui, vel pocius vaa : à nega- "d 50$ hegat;onem totiusentis adequate , & in fua maxima amplitüdine; (i hoc fecundü , palam eft ens rationis non efie purum nihil, fed contineri (üb ence in illa amplitudine; fi primuni dicaturyadhuc idé fequitur,nó .n. eft negatio entis obiecti uiscü fit rpfumens obic&iuü, nec proprie negatio entis rcalis,quia cales negationes, & primationcs funt reales, & daniür ante uodcunque opus intelle&us; vcinfrà ex Toa . 1. d. 23.]q; vn. demóltrabitur , qua Saifing.cit. num, 180. ait ens ra- tionis non habere vilum prorfus císc ex- | trà intellect, nec-pofirinum; iicuc encia Wcveg mp. reps primriuoncs,& ne- "uü ' gationcs: Tum éc quiaens tationis for- maliter habet. conceptum: pohitiüum ; vt "Do&or indicat 4.d. 16 q.2.ad t .imoppo- | fitum, efsc f£. obiectiuum ad inar veri entis,vel (altim muita funt entia rationis; " que in formali conceptu intrinfeco non * Difju. TH» DéEgté Railis- 7. esc faltim in apprchenfione. Sed an foli ;pet baec eandem obic&iuam enutatem ensrationis diftiaguatur.ab ente reali; nü vcr etiam per negatione enris realis , ità quod ifta nihileitas inter tatione formale enusratiónis, per quam a reáli [ecerni- tur, non cít ità facile re(oluere , nam ex "vna patie ità videtur afísccendum , quia ens rationis fccundum fc non eft cas rea- le, ergo talem negationem quidd:tatiué includit,& peream intcinfecé ab ente - » re;li diftinguitur; (cd exalia parte id mi- nimé afsercndum videtür,cum .n- étisita- tionis in fuo conceptu dicar entitatem obiéctiuam, quz habet modum pofitiui, fi curfus includit talem negavooem ,tünc conceptus entís ciaionis vo ue perfe 5 "^ vnusex politiuó ; & ncgatiuo cooflatus 'císet , quod eft inconucniernis; * 27 Quamobré dicendü eftens ratio- - ftisnon includere in fua formalicare4llam dicunt negationé entis;fcd potius ens po» — negationem , fed folum poütiaum illud , ^ fitinum, vt eit relatio Dei adcreaturas, ^ quod actualiter fingitor ab intelledtusil- ' generisad. fiaules, que cxigunt — lud vcró negátiuum, .f- nó ens reale, prze- ^ cócipi,tanqvá politiu/ad aliud, — cedit formalitatem enti rationis , vr ma- "Tüm tádemquia hac ratione dicebimus tcriale ,& lubftrarum, cui talis formalitas attribuitur,cum concipitar ad modü vcri -* ! fopra q.pracéd. loc. ciens. rationis clie . A e mcdium inter cns teale, & puruam nihil. cnus; ex quó fequitur tormaliter » & pri- e "sed Vrges,cum cns rationis nó fit ens * reale, neceflarió continebicur (ub mébro * oppotito;:i.Íub non ente Pis inter duo cotradictoria nó datur medium, fed : "mo ensrealc formaliter idé cft ; ac purum - màr:ó ens rationis ab eme reali dittiogui — fuam entitaté obiectiu&jnon vcró,per — — ^ illam negarionem ; Hoéafscrtum proba- tür ; tum qaia ens ratiónis formaliter j& explicité dicit ens, eftó à raiione fabrica- "nihil uia purum nibil dicitur id,uod ct  tum,& licet nó fit ens reale y illam tamen so Ce Kefp.negando thinorem;quia purum — cité (ed impbeié , & concomitanter-ad - "nibil non folum dicit ncgitionem realita- fümit.um, leu confequenter; ficuc € cótra "o tisícd etiam exi (tentiz obicétiug, cóce- "etis reale dicit negationem entis rationis, ; dimuisergoensrationisnon»&tamécertumeltnócóltituiformaliter,fedindenon(equiturefseputànihil,* per talem negationem, fed potius pec ra- Mada-cU. mis cuoi c ud "quia ett eas mentales & cb:cétiuum . ' 7 26 Tertio inucflizàdum elt per quid ! formaliter , & incinfecé diftinguatur ens rationis ab cnce reali, & à puro nihiloyin- "terque mediuaiconftituiur, hoc n. erit | ratio formalis ipfius; & quide per quid di ftinguatur à paro niailo noa ctt difficile ' tioncmformalem realitatis ; vnde (equi- tur illa negatio ; per (uluitur ratio dubitandi allata in oppotitum. Tum quia talis nthileitas realis cft, & fuo a:odo da- tur à parré rei ergo nequit formalitatem . enus rationis cóltituere,quz omnino ha- "bet efse per intellcétum: Tam étquia fie. | affignare, nan ab eo [ecerniur perenti- — ripoicitensrationis, etia talis adhileitas Y tatem (aam ob;c&tiuam » quam acquirit 7 mon concipiatutsergo ad cius formal itacé | ; intellectus minittcrioytdeó a. extra iphae «nón [peGtat, ted pto: (us materialiter fea E Tam puct nuhi! coniucuuur y quia habet ^ betyprobatur a/sumpiuim quia «xeciens tià "ws L-]tier: plerumque entia rationis tando an poffint císe, vcl nó ef- tc rei , vEparet dum concipimus fei €resturas , ob re&tum ad - €ognitionem, nam ad formationem entis - gationis fufficu. cogitare efse ens,quod rc vcra non eft,licét id non cogicetur ; Imà - . adbuc cfhceietur cns rationis , etiamfi .— dámtelle&tus putaret veré eíse cns, cum tale mon fit,tormauur cnim ens ratioms co 1p- A non cn$ obijcitur intclle£tut. vt ens, buc intellectus feiacre vera illud nó efse, iuc neftiat, hoc foiü inrercft,gp (iid. | eiat jncelleétus, fiagit folü, at non decipi . tur;fi ne(ciat,fing t, fimul atq ;décipitar. -;28. Quarió tüatuéaü c(t ilhid eile ima — gioatium , quod ibi propriain vendicat — ensrationisjünéceilario penderc ab cà ima | ginauon: , «jua concipiatur per modum Xen cm 5 ;qu£ do&tina preterhua juod eounm « ipnibus Keccotioribus , O cricis Scoutt;s Fucat. it cns rat:ont$ cle 1m- - ipa teet M ct.dilpeg.cit c 4. 3b int s raticu.s ficri jer ficitonem 1ei,quam ad modum ens Fl, Py H "T ro yi üirén ercip.tinrelleétus , licet rcuera non Pp : . €üsreale , ac proinde fubdit in hac matc- k aja de ente raten. riullam y quan'uni ad "11d rem fpcátat, vértere diferépantim inter Scotus & D. Tbonfam;io.ó ct à ex par- 4€ icéipitur à Mcurilie  & Sang. loc. -«it- iniuo quaft: vbi proinde nam. 177. — unc dicendi modii inquit efTc probabr- lÉcciain uuu. UAE i& ido non cít noua fed vetultiffima , quam. pros : Aude cage ibid May On. Bur Jdlip-q.6. & ctedituüs fuiffe ou: fcié vcterüni Scoutl rüm 1 à ndmQue iuxta doétrinap; uaditau à Scoto. dc re- l tcalij& LiUuon:s 1.d 29. .te- t enscommoniliiiné fui etie n d «ns re; Ley rationis ; ron [e a ju uocum »ledz liuic ai VE ctt videreapud Au gylt à its dr. vade Miu: Vds f oni ait bane eae codiunt in - Queft.IT. De formal. enis rationis. crit. 307 noflra fchola, at hec analogia fundari ne quit , nifi inaliquo ordine attributiopis inter ens reale, & rationis,talis auté ordo non vidctur effe, niti imitabilitatis obic- &iuz , quz confiftit in cognofcibilirate vniusad fimilitudiné alterius. Porc(l cà dici, quód bac lit analogia. proportionis cum Vallon.art. t. Formal.& Mceur f. cit. nam quod non potcft comparari àd vecü ens fecundum aliquam habitudinem , vcl proportioncm,non jo:cít appellari ens , vt patet indu&tione in alijs quiuocis ana logis, quia fanum, gp principalicet  & per fe dicitur de arum]. , non dicitur de vri- E & dietaynifi ob ali.juam proportioné ; 'hib:udinem quam habent ad. (aniracé animalis,& ridere dicitut de prato floré- t&ob proporuponerm, quam habet pratum florés 4.4 hominem hilaré, cum igitur cns cele bit obiectü intellectus principale , & attributionisens racionis profe&tó po- flüJab:t cOcipi ad modü curis realis , quía fuáü elfe hibet ex habitud ne , & propor- tione ad ens reale, & quia in analogis c- q'iuocis ordo, & hib'tudo ad principale ana'ogiti c(t catio formalis ) cuc ceteris €&Oocniat rat o análoga, vt ordo ad [anita- té animalis eft,quo formaliter. vrina dicis tur (ana, vr d &um ctt dilp. preced. q. ex Scoto 4.d 12,3.1.infra H. ideb ad ro- né formalé entis rationis non uh fpedtat ; quód fit ób:eQt.ué in intelle&u;icd ctiam quod ibi fit ad intlár vcri enus,nà ratio- nc iflius hab.tadinis pracise participat extrinfccé,& aqumoce effe jimó id forcé intellexerunt pritci Scotiftascum abfotü- té dixerunt quodc(q; ens tónis fieri si collat:uo,quia nimirum iritércedit aliqua: lis compacatio qua concipitur ad inftat enüsicalis,vtinftaq.4.àr.2. —— i /à9 Et lapé hac &r fut pérpetua: Do- "&orisIcotentia, quito pottea Recentio- res amplexi (untnam JoC.C it. 1,d. 29. ci rclaioni fcalfj& rationis nihil c corbuiune vnitiocums quia ei,quod eft: quid tale, & Eugen Aimpliciter tale 1n u4otum tale sont comune E jlldd'. quód accipiturih as sih quid y 9 ; quód accipitur imi Ms ten reLjoaürem n Lo nun relati Badii ^ TEMP CTUM 7 "UK 308 cft cílc sin quid, ità referri si rationem, fiué comparari à ratione eft. referri , vel comparari sin quid;ità arguit Doctor loc, cit.cx quo colligitor Doctorem v:lle ens rationis dici ens sth quid, & omninó per analogiam ad ensiea!e , atquc ideó petat cGcipi per modum veri.enus, ficut homo pictas.concipitur per modum veri homi- nis, Accedit DoGtoré vbique docere re- lationes rationis.tunc fabricari ; quando p ini licctasaut altetius potentigcollatiuz ojcrationem duo aliqua referuntur inter Ic, vc1s numad alterumyque à parte rei nó referun ur,nec fünt nata rc Erde irà prz- fertim docet 1.d.4 .q.vn.C. & quol. 17. C.& 5.d.26.q.vn-E. (id inrelle&ü rcfz;te adinuicem aliqiia duo, quz non (unt nata tcfarialiud finé non cft, quàm cócipere non rc lata inter fe,ac ti relata ctfent,& il- Ta omninó concipere ad modü rclatorü ergo vniuerfaliter in eius (cn:entaa tunc ens rationis formaliter fit , cnm id quod n cít,nec effc pote ab MER ef- & pcr modü entis exi (dentis, fiae abío lati iuérefpe&iui. Rurfus cü im 1. d. 13. Q,vn:$. fliter dicitur,verf.contra ifl nd, & 4,d.1:3.2.& quol. 3 art. 1, & loeis om- nibus citat, ait. praccd. inquit ensrationis ncn h»bcre offe , nifi inquantum cognitü, & confideratü , ptocaldine loquicur de itione , qua pcr moduni cptiscon- tidie sibl i pe modi uU € valet,qua ratione q. 4, vni- iiLolicar iuieriale efe mol fub ra- tiene non cnus(ait Doctor) n:hil intelli itur & s. Met.q.ij.ab initio ait, quod no pf t intellcétus, vridé concipcret rela- joem rationis, hifi appreliendifsec , & n aliquo jer realém ; Et hacra-- —tienc ait Arift. 4, Met. ab initio non ens p TIU intelligitur [üb ra- Aonenonenus. — 3e . Kttandcm hic dicendi modus próba- aur p anifcfta ratione , quia ens rcale , vcl cíLobicctum adaqnatum, vcl faltim pri- maru intcllctus y vt omnes concedunt eum Do&oic 1.d.3.q.3. crgo cn$ratio- nis non potefl iniclligi nri quatchus con tipitür y vt imitabo quidam enis realis , quia obicitum i5 fccüdacium de- bcr aliquo modo patficijure rauenem  Difjut. 1T T. De Énte Rationis: 'do colit formalem primi obic&i , at ens ration" non poteft participare formaliter , & in- triníccé entitatem realé , ergo debet par- ticipare fccundum aliquam fimilitudi« nem, & proporuonem. i3 30 Qumó tandéex his colligitur ems - rationis e[Je illud , quod obycitur , vel potcft obyci imeelletiui, ac fiefset,cum tamennec exiflat in rerum natura , nec ex iflerepo[fi'; vndé fequitur totum efse . illius e(se obiectiuum , mentale , & fidüs & quia ab intellect noftro vers entibus aísueto fingitur ad inftar veri entis, idc €ns$ rationis dicitur vmbra entis rcalis, Gc cius cnticas vmbrata » quis participatanae logicéz érationem cns realis; &c quidem femel admiíso ens rationis nor confiliere in aliqua cenominatione ex« tripfcca , neceísar;ó elt afserendum efse aliqued eíse fitum irefultans In rebus cx opcratione intelle&us ; & planéomnes relationes rationis, & pratlertim fecunda intentiones logicalcs , f non dicum folas denominationes cxcripíecas , qu.bus res dicuntur cognitz , alio medo explicari nequeunt;nili per iftud c[se fé; & vm- bratum rcfultans in rcbus, vt cognitis ; & casquafi intriofecé denominans , Et pef hoc eíse explicatur tio elsentia, tà exie flentia cntisrationis ,nà in illo efsc ficto Lens quidditas » & actualitas cius. [ olo' difcrimme,quod quatem py à, dicetur e(se exiftencia , quate- nus vcró confide co seb iura abftrahendo ab actualitatc cfsendi , dice- tur elsc císenia, vnde confulró diximas. - cus rationis efsc illud,quod obijcitur vcl obijci poft intellectui, ac fi efsct, idque fignificáui: Mayton.quol 6.ab initio, vbi quadtuplicem entis rationis aflignans ac- €cpuonem inquic vltiiàm, quz ett catis rationis inodó declaiati, efse propriam . Obiell iones enodantur. j1 | operis arguüt Primo Didac. & Smiling.cit.ens rationis fic, & concipitur nó foiü fingédo illud per 0:0- dii vet: enus,& concipiendo aliter, d tit, fcd'euiá concipiendo iliud per modüc uds ratiónis,& f. di c(t;& ia concinit; ud- derauic si liani quiddatem - ' — ^ 2 mme E EL MUR Gu Teal eS Ir IRE e REPEINIRAS S - ^N os (00 ud IE De Formal. enti rationi ct IT. ,quod .n.tunc concipitur , ique cns rationis efl ,& non rcalc ; imo itade fa&o diuinus intelle&us concipit & efficit entia rationis. Cófi rmatur, quia fi in cogniuone , & formatione entis ra: tionis opus effer illad concipere-aliter, ac fit.i. per otn osten » plané fem- intclle&tus alleretur,& nunquam co- bs ! pofiet, ficut eft , ergo &c. ' * Refp.duplicem efse cognitionem entis tationis.ynum dire&amsalterá quafi rcf c xám,vt Do&or indicat 2.d.1.q. 4. art. 2, (licét in quibufdam voluminibas fignetur foro exta) & adhuc clarius in codem 2. d. 1 4.$ B. prima eft , qua fingimüs ens ra- &ionis concipi non eft,ac fi ef- fcc,íe qua cencip:tor ens rationis , ficut veté eft, & cognofcimus rem efsc cognitá aliter ac fit vnde Scotus 5. Met, qj. jab miro vt motat ibi P, Cauellus Schol.1.(uem;etiam citat 4.d. 16.q. 2. n. 9. $- Contra ccmelufionem ydocct ens ra- b. pisietur icspqoisiiecet dire&á , non . ttllcxi ;nà per hàc potius recogitaturfa- &um,& vt arc ibi-Do&or, in hàc (ecunda . iuione habet praec ere eed . €tdoà cfic&tus hinc cft, quod pri ica guitcnus pon tá* tum ffwasfed eciam £atiua entis racionis & jimhoc feta pofsedici pacti; . €& docnit Scóuis 6er); 1,ad, 1,arg«quia p«á prnóticé,& in a&u exengto veríanur jacllcétus rca ens ration s.fingendo , qs Bon cé jac císersíccunde;verà d cituc (pe- culata y-quia pec cà veluti in a&u Ggna- toconlidcrauurobiectà illnd fidum ;pen ptiorem.éognitiorted? , atq;.ideo ab alijs dicitur contemplatina, quz diftindtiono c matería de ento rationis e(t valdé no tanda ,& ab oibas Recentior. pa(Tim reci pitur; vt eft videre apud Aucr(.q. 5. Log. [c&.5.concl. 3.& Blác.difp.cit.[cdt. g.X. Alios, ctíi de mote Scorum nó memorer; poteftigitur (vt argumentum foluamus). ens rationis vtroquc modo cognoíci y ;n. prima cognitione attingitur aliterya€ fit» . qiia: pec modü entis realis concipitur, cu. talc. nom (itin (ecüda concipitur vt €tt y quia attingitur,v: ens rationis, & fictum. pcr primá cognitionem recipit císeat pet (ecundá non recipit e[sc , fcd (upponiur, ci,vt vná dc genercincclligibilium,vtlo- 309 quitur Do&orcit.z, d. 1. q $..B. & hoe modo ens rationis cogno(citur axDeo, vc poftea dicemus, ncc tamé efficitut ab co Ad Cof. patet per idem, quia cas racionis cognoíci potelt (icuteft y cognitione rc- flexa;aduertédum tá eft neque. intellc&t proprie falli;quando per direGtaoyems tionis cfFormat, nà.a cenc iudicat ens ra« ionis císc ens realc, quia hoc ad. fecüdam Ápe&at operationem , in qu? proprig fala 1tas réperitur , (cd dumtaxat fimplici ap- (ionc lud ad modum entis realis percipit; (icut quando rem f; ir tualea ad in&ár:corporcz apprehendunus , tunc proprié non £allimur, quia tunc non iudi- camus-cem fpiritalem císe corpoream S de quo fufius infra q- 5. . 1 Secundo argattc Mcuri(sequamais talis modus faciédi per conceprioacm, .f, ad modum verti entis. pofset conitenite entibus. puté fictiujs , ac etiam fi&is cii fundamento , «clatjonibus tamen ra:io- nis aeutiquam conuenire poicftyquc per meram refultantiam: (iüt an obiectis co- gon compatatisi TVA, Vide Haa us:cas concipiat m eii rcla- t;onum , formatà cnim itio petrus cfl homo;cfulrac in, Mis extre niis relatio ptadicau, & (ubie&tijab(que quod intellectus rcfle&tanw füper illa exe ttcma cognita , & apfrehendat r «tionem: fubiedti  & ien prr js. Con&rinatex Do 4«d-1. q 2b. die. cit relacionem rationis. nihil aliud efses quàm comparationem ps fliua,qua obie- &um aliquod con(i dcrarum, comparatug ad aliud. pec a&ürintelleGus cóparantis y; & in 1.d.3 j.ait in codem inftanti,in quar diu nus inteile&us produci lapide in e(se, cogniroyre(ultare relatioaé conis in lapi- de ad diuinü intelle&ü, idé habet. 4. d. 14. q:$-in finc & d.16.q.2. E. I: alibi f * crgo ad relationcs í;lgim 10pis effici das. nó cit opus actionc. intellectus, qua €a$. conc ipiat ad modi rclau onum realis, , Kelp.latis patere cx dictis att- prz cede, conc], 2. noniefuliaré.flatim rela . cogniti  & voliti. in obiecto ; "1 1 ficuone inteilc&us, quia hoc intere A tcr rclanonem realcmy X ragionis, quod. il poicis sutiomi dro tto Ue Do- -— infurgit cx natufa 310 'Do&or $. Met.q.1 1 loc. cit. &1.d.31.q. r.& quol.6. & alibi , (cd relatio rationis vitta extcema indiget operatione intel- »qua efficiatur , n mirt cogitatio- ne intelle&us,ante quam operatioaé císe cognitum, & volitum metas ina- vioncs rcalcs important in obie&is; & cát Doctor loc. cit. indicat ex illis dctomi- mationibus refoltare celationcs. rationis Aere denomtioacis, id — eft per ali operatione intelleGtus y & doit denis tci , quam licéc Do&tor mon exprimat, camtamen fupponerenó eft dubitandum; gy» magis infra conftabiz aiédo dc ente rationis relaciuo; Bc plané falsüet Dot. cit. a4. d.t. q.2. velle re- lationé rónis e(se merá denominationé exainfecam. paffiuz comparationis dc- reli&am in obiectis comparatis ex fim- plici a&u intelle&us comparantis , aut telatione ex illis fic comparatis iunmedia- té refultantem abíque nouo a&u intelle« f&tus accedente , vt intelligit Meuri(se cü Valon. d nos 43. imó jbi dircáe dacet fieri tduiéod tationis , quando illa obiecta primo coníiderata, & comparata vnum a&um , deinde per alium actü uenté (ecüdo cóliderantur apprehen- dendo sugiere paffiuam illorü;; veluti quandam relationem: inter ipfa in- Yeriacentem,& ide, inquit, ens rationis eflc ens in anima,ranquam [ecundo co- fideratum , non tanquam primo cat ratum . Et quando alibi Doctor infinua- - t€ videtur relationem rationis. produci per a&um comparatiuum, quo duo obic. dta comparantur , fic debet intelligi , vt bene exponit Bargius in 1. d. 23. q. vn. jqua expefitiose citat quo3; Lichet. 3.d. 1 .q.1. quód non poteft produci, nifi '(appofito a&u comparatiuo, quo ha- bio intcllectas nouo a&u producit inté. tionem inre cognita , & non producit cá ipío a&u comparatiuo, ita us, quod etiam es preffis verbis docuit Doctor ;. d. 26.4. vn. E. dum art, quód omnis poten- tia collatiua porefl obieHium [uum có- parare ad aliud , Q7 ineo fic comparato «auJare re[peGium rationis, qui no inefl, ex natura ret, fedex atu potentia, cr- goaliumaQum (cquerké posit Doctor, Difpu. 11, De Épte rationis - P. ^6 Tm rgo pares. cet z el 33 vrgcs, oppofitam man: indicari Budkorc loc aie ipse in (ol.ad imam, nam $.. Met. q.11. ab initio ait Palms eit , quód a£fu reflexo intelligé- di fit relatio rationis, fit enim primo Gu P f. diretto intelletius comparatis boc ad illud,quando autem reflettit imtelli- gendo coparationem illam ,vt obieEumy, tunc mon cau[atur elatio rationis, fed confideratur , ergo per) primumomnino a&um;quo obicea comparantur, ftat immediaté refaltat relatio ratioms ab(15 nouoadu, idem hàbet 1. d. nq. B. ait enim, relatio rationis efl modus obietié in primo atu intelle£ius , & tamen nom € ed veri genere intelligibilium ed eft in fe aliquid verà inte pi , € ita n0 intelligitur ni(i imattu refle- xo,vult ergo,quód im primo a&tu fiar, & in (ecandó tantum intelligatur , vt facta. PIT Tee a&us i,& reflexi, quz h:ncingerit difficultarem , & Doétorem reddit ob- fcuram , hic diftinguendi funt tresa&us y primus eft,quoduo obic&a realia cópa- rátut adíinuicé,ex quo in ipfisaliud nó re« fültat, quam fola exttinfeca denominatio patfiuz comparationis:(ecundus,quo in» telle&us concipit talem comparationcm paífiuam in obic&is per cui telationis;tertius tandé ,quo relationem ità confi&am in obic&is intelligit , ficut eft,hoc ctt ,e(sie relatione confidam, & . rónis; primus aGus cít omninó dire&tus y ficut € cácra tertias eft omninó rcflexus s fecundus veró poteft dici quodammoda reflexus refpe&tu primi; & dicectuscefpe tu tertij, qua de caufa interd dicitur di- re&us , intcrdum reflesus, fed certé cum fit primacognitio,quam dire habemus dc ente rationis, in ordine ad ens rationis abí(olucé dici debet a&us dirc&tus , cü cr» 8o Do&ocloc.cit. inquit ens rations fie ri cognitione directa, nó reflexa, quia in ifta habetjcantum rationem obiecti , non effc&us , non loquitur de primo ouninà actu quia per illum actingicur (olum cns reale, & nullo modo ens rationis , (cd de fcüdo a&u, quo primo, & directé arun- gürcns ratroms, quia per ipfum accipit cie, T. di E - Euaf. IT. Dx Formalit; Entisemtienis. VAfri,1,— 5t tertio qui veré cft refiexus in " t ad cns i shes qercit Ia- i ic&i aufa (upra di Ez : ad pA Dind encisirealis » cfsc pradti- efse, K intelligitur, & ideo refpc&u cius Bir ratum obediimcfilus er - cam, & fa&tiuam, pofteriorem verà eí(se incré fi tiuam, & contemplatiuam. ..$4 Tero fi ensrationis cft id, quod €ócipitur ad modum vcri eatis ; ergo nó fit fingendo aliquá formam, quz fecüdü fe totam fit meré obie&iua, & apparens, fed potius per falfam applicatione vnius entitatis realis cumaltera incompoffibi- ti, vnde entitas obie&ta intelle&ui erit fc- cundà e(scaciam realis , & folii (cundum ^ exillentiamobietiua rationis, quatenus (00 per intellectum eít applicata fubic&o y — — . eui non cfl applicabilis; probatur coníc- SE ia, quia iuxcà hanc fententid quan- | domcelicdus cécipit Deum , vt relatum t concipit ibi relatione realé folitam.à fe concipi inter caufam creatá, — & efíc&um , (ed dicitur eíse rationis, ^ -uiaapplicatur Dco, cui eft in applicabi- -— Bis; quando concipit fpiritum ad modum — «otporis, ver? ibi concipitur (ubflantia excenía,fed dicitur e(se rationis, quia ap- plicatur fabie&o incompoffibili  quan- do concipit hyrcoceruum , concipit vcra -&nionem, qua inter res vcré vnibiles re- periri folet, inter naturas hiscis & cerui,. tamen quia vnibiles non (üm ad có- ituendum per (e vnum, ideó vnio inter illas concepta dicitur rationis - 3$ KR ane ode be ensra- tioniscófi flat in falfa applicatione. vnius entitatis realis cum alia incompoffibilig indicauit Mayr. quodl;b.7:üct.2. quis modo paucos b.bear a(seclasefsc trauen fatis ilem,vt teftarur Amic tract, 344.2.dub.5.concl.6. & nos intinuaui- mos di(p.7.-Phyiic. q.8. art. 2. lano fatc- mur ità iorclligi pofse,& cxplicaci coin- munem (cntenuam veterum Scotiftarü , cum aiüng. enria rationis ficri folu à po tentia collatina ,& nonni adtu collari- uo, cum .n«juzcunque caks potentia có» paraudo ynum ob.c&ua ad aliud jungit non vnibiliz,cfficit ens rationis, & quide ità defa&o interpretari videtur Fuentes cit.q.2. diff. 1. art. 5. communem Scoti- ftaru,quz forté in alio fenfu defendi ne- ques fit vniuerfaliter vera , vndé fi no- ra (ententia ità interpretarctur » adhuc fuftincri poffet. Vetum quia non omnia: enia racionis funt per apprehenfionem- plurium partium cum vnione carum s.vt conftat de multis, quz concipiuntur ad modum pet (c fub(ittentium, & nonal«. teri inbzrentium ; & cogitur hac (enteu- tia affererc. omnia entia rationis ficri per copulam , non autem pcr przdicata , && fübiecta , quod tamen falíam eft , quia as : fzpé ex patte pra dicati a&u corrcípome : det aliquid fictum ; non fecus ac ex par- tc vnionis,vt cum dicimus animal efl ec- nus, nam przdicatumità cft forma ficta » ficut copula; & demum quia hzc fcnten- tianon (aluat ens rationis, nifi in concre- to y quatenus entitas realis ab intelic&u : applicatur buic, vel illi (übie&o income poffibili,, ia abftra&to autem cogitur có- Cederc ens rationis omninó dicere forma tcalem,& ad hucipfa quoque tenctur di- cere applicatienem ill obie&iuam , fiue diftinguatur ab voione, fiuc ffl cfc oínó «ns rationis abíquc alia rurfus Ml(a appli- catione vt diximas q. 1.ideó pra: (tat alio. modo noftram interpretari fententiam; . vndé ad arg. neganda eft coní(cqueotia, quia te vera valdé noftra fententia differt ab illa,vt cóftat ex loc.proximécit.aliud mit in formatione entis rationis conci« pere ens reale det pi aliud veró concipere, quod nó cft ens reale, ad. bimilitudinem entis realis , vt ooftta a[- fcric opinio , quia primá ficri nequit. fine : &uali conceptioue entis ad sm ve só nó cft acceffaria,fed (uffi cit, quod füp- ponatur cognitio illius enzitatis rcalis , ad : cuius fàmiliadiné ipfum ens ronis etfocs : matur , & üioterdum in efformando eme : te rationis accidit ens reale actu cogno * Íciy non vtique interaenit , vt obicctum .. cogn:tionis , qua. formatur eb ration $« : fcd vc terminus fimilitudinis , fecundam « quam cffingiur; & tic in Dco conc;pimus relationem ad ctcaturathzc tclatio à nobis concepta cft «ota bei Icn55 nn ens, & obie&tiua , & folum realiseft re« Vatio illa, adcuius inftar cffingxur, & fic dicendum de alijs exemplis ia argumento : relatis vide que diximus q. 1. probando primam partem:conclüfionis: — ^. 36. Quarto fi ens rationis cócipi debe« ret ad fimili tudinem entis realis,(cquitur tócipi non polfe fine ente!teali, quod cft terminus tals (imilitudinisyat hoc eft có- tja experiemiam, Deindé fimilitudo, cá . fit rclatio-zuiperantiz: fecundi: modi f. Met.tex. 20. requirit in extremisracio- ncs tundandi eiufdem rationis , fed talis ratio fundandi in ente rónis ceperiri non poteft . Demü entitas fia quam przte- ! fert ens. c ationis, cft formaliter impo (Ti bi: lis, ergo nópoceft habere timilitudíncm: €ü ente realiter. poffibili ; quia oppotita : non habent fimilitudinem adinuicem fed d itfimilitudinem.. t R efp. timilitudinem entis rationis. cü reali non c(fe vniuocationis, (cu commu- : nicationis., qualis eit albi ad album, fed . ionis, & imitationistüm in exis : là;tüm m modo cxifendi, juia ficut : ensicale exittit à parte sei ita«ens catio. « nisexittit obie&tiué instellectu,& (icut ; dupliciter gftc(l ens reale extaze inrecü natura aur pct (e ftans, aut in alios ità. cns rationis pot« [t Esau e qa "habere: €xittentiam;.f.per modum pcr fe flantisy. & per modum inharentis, ad hoc autem non «ft ncceffaria: pro illo.tunc cognitio entis-rcalis.actualis »X explicita, (ed (üf- facit habitual, & inplicita, vt ad prace« &énsargumentum dicebamus ;.ncque in» . CÓnucnicns foter jfi illa intcrucnirct,quia- in apalogus aquiuocis.con(uetü cit vt fc- «unda anaiogata definiantur pcr primü . yt pate: dc fano. Ad 2 patct por idc, quia. 3lla timilitmdo: non cft vniuocasionis, & : «émmunicationis;fed.imitationis, Ad 3. eppofita in.efíendo po(süt habete aliqua fimilirudinem in repra(cntando, vt patct. deípccie imprefla fub(tantiz ,qua illi af- fitmilaturin reprzícntando,cum tamé (ic oppofita in cficndo ;. fic in propofito ens gealc , & rationis opponunur in eísédo ,. "fed cum hoc fit veluu vmbra illius;affimi» xar ili quodammodo in reptzfentádo,. &jmitando eo modo quo vibra imita» $e. UU Difpa ET I Dé Eprevationit; 507 tur efie corporis - Multáobijcit Poncróé kic contta doctrinam à nobis traditam de ente rationis , quz omnia diluta videti poffunt difj.z.Met. q.9. art, r. àn. 241. vbi etiam n.243. impugnatur ridicula a quedam defcriptio enus rationis , — - poaenu affert manne fatio cffe illud , quod nequit aliquid efficerez ticq; inexiftece sica iode efficere, niti per confiderationem pótentiz potentis aliquíd contiderare; cut bene quadrat. il- lud Horat. de arte poet. - Spetk atii admi[fi visi teneatis amici UOQVASTIO ITI. "Num ens rationis babeat caufas fui. iti effe quas. 5, s. 37 (^Vmloquimur de caufalitate em- tiu rationis, vt Tatar.aduertit 4» d. r-q«2:queftiunc.4. earum; quz ibi moe uet de fecundis intentionibus ,& Bargius: f:d. n etam cord caufa pro^ prié: um .n. entiarátionis non fint- ptoprié ertia y fcd (lum concipiantar ad' modà entium , protc&ó habere nequeüt veras caufas, implicat .n. aliquid habere — veras cau(as , & non habere veram eíse gi qua ig:tue'ratióne dicuntur entia: eadem» bn asp modó quzritur, ati habeant eauías (ui clle,& quas. N - aliquii ens rationis habere caufas (ui císey cita tur Harueus tra&t. de. (ccundisintentios nibus, Mayron.quodtib.c. Sonc. 6. Met: q«18.Niger q.4.clypeiin fiae. Suarez ve 10,quem multi ex Recentioribus (equü- tur difp. $4. Met. fcét. 2. concedit quidé cn5 rationis co modo, quo eft ens, habere caufam cffcGinam! (ui effe ; id tamea'de alijs caufis, & maxime de finali concede rc inficiatur, & (cq«. Amicus q. 3. düb. 1. D 2e Meran n alij coetu rater forma ità Cor plut.dif p. 2,q,. pee Diar €difpa. (c&.3. : a Dicendum tamen cfl cns. rationis eo: modo, quo eft ens, etiam habcre cau(as: (ui effe; & quidem inomni genere caufa, Colligitur ex Scoto 1.d. 5.4.7. vbi argués: contra Goríredum docct cniia r.tionis cau(aci, & d.36. q.yn.& a.d. 1.q. 1:docet produci, & probaiur.. : 3$ Pix D 2 —T.. j H |: d ! ins Er x El 00 Quat. HL De caufis Entis Rationis; ; 8$ Primó qui entia ration.s fuo modo caníentat, quia ciuslibct cx- ftentis c «rà primum ens cft aliqua caía proportionata illius exittentiae , vc pater, . .— Moquin deduceretut de nó cxiftentc ad exiftendum pet feipfam!, (cd entia ratio- nis cxiftunt;cum antea non cx; (terent;er- ! &c. Confirm.quia non (emper habent R tle obic&tum;feü obiecriuum in mé €e ,quod efl elTc rationis , nifi cum cóci- piuntur ad mod entium, ergo cá tunc il- lese babcant,non antea, vcl poft, ccr- &éinaliquam caufam 1d referendam cft alonio nulla racio fufficiés illius qua(- . €unq;vatietazis reddi poter. Et tandé cü "£a ad modum entium fingimus , vtique —«oncipimus cà odum caufatotum .. Sccond3. yc (ingillutunoflédamus ha- bere cauían; preportionatam in vnoquo- genere caufz , probatur in priniis, « 1 dabcane (alum avit pro caufa ds ' —— "ficcnte (nam an aliqua alia porentia vi- ape Viimicd efficere , dicemus oficà) dicitur n.ab omnibus ens.ratio: "« lectus, & timilia;:mó.hac pori(Ti- ü de cauta ens.rationisd;ctü eft; quia à zatione i«achinaur ,. ergo haber iniclle- &ü aliquo. modG pro caufa cffcGtiua. Ac- €cdit, qued cut fuo modo dicitur ens, & «(je obieét'ué inintelledu, pari modo dici dcbct tile elTe accipeteab codem. 39 S d.óita obi foler;quod caufa: rcalicor. c! pondet c ffcéas rcalis, & po- - tentiz rcal; oo. céctum reale ; ergo à nulia — cavfayi& potentia reali , qualis.cfl inteile- " &us,cns racc n.Scffici potell. R ep. có» munitcr przlcram à noflris cauíz reali timarió, X unmcdiaté vij correfpó- dere cff. Cum cealam, (ccandatió iamé ,  & mcdi-w cffccium non. realem corre- fpondcic pbile , qui qnafi comproduca- tur ad product.onem effc&us dolis . ità in propofito cns rationis lecüdum ef- fcobicct uum producitur ad próductio, pci 1cahis iniclicétionis,qua ctt effectus. grnianus 1n.cil. Gus» Hac 10ludo pro» €cdit j'Ot.us.dc core rauonis pro mare- Ziali qualiscft. denominatio cogaitiyqua. deret. nquitut ;n; cbicéto ex intellectioue: uper. siu tranf euniejnon de ente ratio» Jeogtea »- 7 Bia cri ab intelleQu;efic per operatío- ur 314. n5 pro formali ,quod immed'até produ« citur ab incelle&u ea cognicionc, qua in- tell git fem 3H cec, quam fic. Quare prz- ftàb:: dicere verum effe aflumpcum;quan dó cauf: yr oducir per actionem phyficas & realcin , quo n:0d0 intelle&us produ- cit iniellcétionem. per a& onem intelle. &ualem,qua diétio appellatur à Docto- re quol.i 3. & alibifzpé, at non quando agit a&ione metaphotica,& quafi gram mat:cali 5:galis eft cognito , jer quá ens rationis producitur, fiquidem per cogni- tienem nom producit intelle&us aliquam entitatem realem,quia nó ctl actus pro« ductiuus, € veta actio, fed tant ü operati uus ex Doctore ibidem;ac proinde affert tancum e(fc quoddam obicétiuü, non rea» le; vndé (iin obiecto, quod intelligitur » nullü aliad e(Te repcritur prater hoc cfe obiectiaum. ; quod ab intellectu recipit, erit ensrationis,& productio cius crit pe du&io fecundü quid, & rationis,non reae lis,vt docet Doctor 1. d. 36.q: vn. & 2. d. 1.q. 1. Pariter poteft potentia rcalis ex Doctore nác cit. re ens rationis pro. obie&o faltim fecundario , & terminatie uo , licet primarium ,S&& moriuum debeat e(lereale , & prafertim ità contingit quando rem concipit aliter ,ac efl, vc ac«- €idit in tormatiooc entis rationis ex die €is q. 1. in fol,ad z.ad 5. Confinin.. 49 Tertio habct euam fuo modo cau fam finalem, nam (zpéinte!lectus format: enüarationis., vt res re&té, & fine errore cognofcar., aceprarfertim ad hunc-finé ex. natura fua ordinantur intentiones logica- lcs,ergo &c.probatr aifüinprü, tic enim; quia priuationes, & ncgationcs ex fe ins- tcliigibiles nou füntynilr.iudicio.quodam. diaiüuo,, vt v.4jitelligendo intaliorganonon.eilepotenuam videndi .,in. aere: non etie lucem; & é contra denominatio* ncs excriniccz.non funt intcliizibilcs,nifi iudicio ja Rees La tjuo, vc v.g. ime telligeado. Deum creatorem ,, parietem v.[uin per hoc ,, quod. relaGio.cxiftens im creatura term:nait ad Deum, vilio exis ficos in oculo. terminator. ad. parietem » vt cas intellcérus apprehendat apprehen» Lione fimplici quae SUUmBo deqén Ice t €is$ conueniunt, à. necele pradicet, qua 5 ids: 314 Taría (unt ad explicandam earum natutá , data opera fingit illa ad modum entium, vt caecitatem, veluti quandam pratam di ípofitionem in oculo,& fic dc alijs, us entia rationis ficri pofsunt , imb de facto fiunt propter aliquem finem.Sic ét confi- cit intentiones logicales, vt certà fibi pra- fctibat regulam,qua in vnum plures pro- pofitiones cognofcere valeat, nam in pri- mis intentionibus ex cognitione vnius propofitionis exercita: non poteft deue- nirc in cognitionem alterius ,quia vna exercita non continet aliam; hinc fit , qp . cum poficaquam plura adinuicem cópa. rauerjt,confimilem inucniat modum cf. fendi denominationisextrinfecz in plu- ribus, format fecundasintentiones ; v. g. quod animal fit genus ,quod homo , Ico, bos,(nt f;ccies, & (ic predicando figna- té pra (cribit fibi regulam dicendo, genus pradicatur de. fpeciebus, (ub qua propo fitione fignata continentur omncs exer- citz dicendo, ergo homo eft animal , leo €ft animal, quia vna fignata plures cxer- «itas continet . Pariter quia longum etfet enümerare omnia,& fingula, qua in pro- pofitjone afijrmari,vel oegari poffunt de 'aliquare, & valdé prol «um fingula rc- ceníerc ; de quibus alia affirmari! , ve! ne- gari poflunt, vt vno nomine hec omnía '«ompleétantur, vtimur coníultó nomine fübie&i, & prezdicati; Et quia decon- clufione in i spar dc premiffis,de à prima,& fecunda prava:ifa forcat quam. plura dicenda , vtimur nómine antecc- dentis,& confequentis,maioris,& mino: ris,quz omnia funt entia rations; & pro- pter eum finé inréduntur,vt operationes - noftri intelle&us bené fiant;imo vc dice- bàmus q.proem.hic eft pcecipüus logicz — finis, & hac de caufa Arift: cam inftituit fub terminis fecundarum inreationum. cfpondét aliqui ex Suarez cir. quod Jicét intelle&us aliquando entia rationis effingat ob predi&os fines, ifti tamcn nó funt proprie finesillorum entiü rationis, fed potius corum a&aum,quibus fiagun- tut; fic in Logica directio operationm intelleétas nó cíttinis illius et]e racionis; AXjued ab intelic&ta recipiunt res logica- ks,nam cao;üniavt eflc przdicatiyfubic- Difput. ITI. "De Epte Rationis. Gi,antecedentis, confequentis, &c. quafi con(íequenter infargunt ex a&ionibus mentis noftre, & non i propotito, (cd proprié eft finis illius cognitionis , qua ntur illa entia rationis logicalia. - 41 Sed hac folutio nulla cft, quia vti- que concedimus caufam illá finalem nó else veré,& proprie caufam finalem refpe &u entis rationis ( praefertim fi caufalitas finis ponatur efse realis, de quo in Phyf.) attamen prout in prafenti loquimur de caufis, ipfi eriam enti rationis caufalitas . finalis deneganda non eft, nam ad hoc (uf ficit,vt ad iodum caufati, & procedentis à tali caufa concipi poffit. Accedit,quod fi cogoitio logicalis dicitur à cau(a finali procedere, quia à propofito intenditur propter eum finem, fic & entia logicalia - fuo modo ab illo fine dependentiam ha- bebunt;quíia ad eum fiacm ipía preíertim iufecuiunt, plofquam tpfa cognitio, y refültát . Demum fi entibus rationis fuo modo cóceditur caufa efficiés , à fortiori €t caufa finalis ei cócedi debebit tum ob generalem connexioné harum caufarum; tum quia caufilitas finis maxime deficit à Phy(ico cau(indi modo,cum metapho-- —N- r:cé caufec , & ideóciliscaufalitas magis ——— proportionata éft enti rationis , quam . cau(alitasefficientis,ex (uanatura, — ' Dices , à Sopirill s fhioftris entia ratio- nis rcliquijs cretze à. fisulo dercli&is , dá vas incendit efformare , affimilari folerc ca ratione , quód (icut figulus folum vas per fe effingere intendit , reliquie vero meté per accidens fequuntur prater eius intentum , ita logicus a&us logicales pc. fc intendit, intentiones autem logicales ex iliis cefultartes folum per accideps . Refp.hoc Scoti(tarü di&um debere intel ligi de enterationis pro materiali, vt (unt dcnominationes extrinfecze cóguiti, com parati, &c. ifta enimveré, & per (enon imiteoduntur ab intelle&tu,(ed pet accidés derelinquuntur in cbiecto , cuius cogni- tionem per fe, & à propolito incellcctus uzrit ; dü vero eadem denominatione$ pet alium actü [equentem conc ipic intel letus, vt quid intrinfecum obiecto , hoc €etté facit imn logica prarfertim'ob aliqué finem totécim , & dicéhre íctundas iaten- tiones d N. P. "a TP Rn ow uA ri Ard cadi 1 Zu M —. pon pro forma parts, & phylica, fed pro M .admo i : —— .ellcétus, an potius rcs ipfa, de qua enun- iar tale ens rationis. Dicendü cít non , | IA di Quafi. L1. Decaufis Entis Rationi; . s in logica non per fe intendi ab in- u, (ed ipfos us logicales ; cft a(- re nedum logicam in (e , (ed nec eciá .. logicam ab Atift.traditam císe per (c de fecun dis intentionibus ; quod eft (al(uai exdictisin quaft, prom, — - 4t Quarto habent etíá fuo modo cau fami materialem, & formalem,.quocunq; modo fümantur , fi cnim fumuntur vclut cau(z intrinfecz tcm componentes , fic | -* entiarationis fuo modo habere poterunt caufam materialó,& formalé,& crunt hus  iufmodi omniailla i entia rationis 315. gnito erit,can.;uam in fubiec:o. T à q uia tormz non denoininaat, niti res , quibus 1ncxittunc vt de albedine cóitat in otdi- nc ad paricté, fed ens rationis deno minat rem, & nó intellectum, natuta cnim huma na dicitu: v niucr(alis, dicitur (pecics,non intclicctus, ergo &c. Tum tandem, quia illi inexiitere concipiuntur;cui applican- Auc fed applicantur rebus , vc cognitis , iuxta illud Boetij , logica ctt de fccuadis intentionibus applicatis primis . ^ 4j At contrà in(tabis ; Tum prim . quia; liens tation s ctlet in cebus fübie&i- pofsuncad inftar (ubftantiz matetia«. ué,cllet accidcas , & per con(equens ens tz, & corporea veluti (unt hircoceraus, €bymcra,& fimilia fi vero (amatur cau- fà matetialisnon pro illa, que dicitur. ex qua, (ed ih qua , & pariter cauía formalis forma totius, & metáphyfica, ficur cft cf fentia,& qu dditas , ficetiam entia ratio- habebunt cau(am materialem in qua , iimirü illaegug cócipiütur ad mo- ccidentis,& formz (iaplicis abfola- I relatiua alteti inbzrentis, Habe- denique omnia. rationis entia cau-nus habent omnia proptiam quidd.ta- tem , & c(scnriam [ibi proportionatam. "Quares, quanam fit caufa. materia- —— Ws, 1n qua en:iuim rationis conceptibiliü um altetj inhzrentis , num fit in- eísc intclle&um;fcd rem ipfamquatenus cognitam, & ab intellectu apprehenfam, ita Scot.q 9. vniucrí,& in 4.d. 1.9. 2.B.& in1.d.23,q,vn.& alibi (zpe;quod proba- tur, quia huiufmodi entia rationis eadcm tione dicuntur entia cau(ata , & cre (abiectum, ficut ergo dicitur en- tia, quia ad modum entis concipiuntur , dicuntur caufati, quiaad modum cau(a- torum concipiun:ur » ita cum corü fübie- ctum quarimus , fenías e(t quodnam cít illud; quod à nobis per modum fubiccti cócipitur;in quo illa fint , at clarum cíts quód cli concipimus intentioné generis » iilam vtique conci pimus in animali , nort vt es led in ipfo, vt cognito, &'ani- Mey ires ,crgoin animali co reale;vt arguit: S, T'hoca.opuf 48. crab. 2 c. 1. Tum 2. quia hac ratione Scotus ipfe docuit 7. Met... 18. habere effe in intel lectuynoa (olü obic&iué, fed etiá (ubic- - &ué, nanautem in rebus cxtra, Tum 3. quiaens przcipua d:ui(ione diuiditur in ens inanima, & extra animá , fe per cns inanim. iatciligitur ens rationis, ecgo de bet efe in anima, non in rebus iptis. Tá- dem Chymera, & hitcocecuis. nequeant elfe (ubic&biué in rebus , ctiam quatenus cognitis ; quia non concipiuntuc ad mo- duin entis alteri inhzrentis, (ed ad in(tar (ubitantiz , & rci per fe ftantis, erzo dc- bent ftatuit i$ intellectu ubie&tiuc . .Refp. ad 1. quód coafequentia cene ret, fi ens rationis ponecetur. rebus inef- fe vt funt extra incelle&um ,& ita intclli- git S. T hoaat ex hoc,quod ponitur (übic- Ctiué in rcbus,vt cognitis,& vt in intelle &u iacent , fcquitur folum e(Te accideos intentionalc,(eu rat ions, quatenus cóci- pitur ad inftac alteri inhzrentis. Ad. 2, Doctor intcliigendus ctt , vt (& explicuit f Mer. q.1.quód vniucrtale inhzrcat rei, non quomodocun que;(cd quatenus habt elfe cognitum in intelle&a ; quia cum res potfint contiderari ccipliciter, vcl (ecun- dum (uum ctle quidditatiuum, quomodo cas conliderat Metaphyíicus , vel (ccune dum fuum cílc materiale, quomodo cas confiderat Phyficas, vel (ecundü illud cf- fe:cognitum & comparatum, qp hibent pcr operationem. intellectus » quomodo cas con(iderat Logicus , vniuer(ale non incft rebus quomodocunque, (cd «90 eas. coniiderat Logicus,& idco proa tunt 1ü Ef ai inicl- $16. dntelle&u , quare ensrationis eft intelle- &u (übic&iue non immediaté,fed media- témediantibus nimirum cebus, vt cogni- tis. Ad 5. dicirur ens in anima obieGtiué , non fubie&iué , & per hoc dií ; ab ente extra animam,vel fi etiam (u Giaé dicitur ens in anima;id debet ligi mediaté modo nunc ito , non immediaté, ficut ineft intcl O 5» alio- quin cíict accidens reale ,vx actus, & ha- bitus intellectuales .. Ad 4- illa entia ra- tionis nullibi (unt fübic&iué, nec habent materiam in qua , quia ad inftar (ubítan- tiz concipiuntur, (ed ex qua, & (unt tan- tum obic&iué in intelle&u. "QV ESTIO IV. vtt folus intelletfus efficiat ens ratio- nis, & quibus atibus. 44 Emo negat ens rationis per in^ N telle&um cffici, quare hoc fup" pofito quzritur , an eiustantum fit hoc munus, num potius aliz ctiam potétiz vi- tales illud cfficcre poffint.Comunis opi- nio a(ferit hoc cffe fpeciale munus intel- le&us przfertim Thomiftz Copl. difp. 2.q. 5. lo.de S. Tho. p.2.Log. q.2. art.4. . Caiet. 1. p.q.28.att. 1. Auería q.s .fect.4. Blanc.di(p.r.(c&t. 3. Amic. trac. 3. q.3. dub.2. & 3. Contendunt alij, vt Scouiftze cómuniter,etiarn per voluntate, quia po- tentia collátiaa cft , ens rationis cffici poffc,ita Formali(tz omnestrac.Formal. Faber; Fucntes,Smi(ing. Meuriffe loc.fu- pra cit.nam fic infinaare vi(us eft Do&. Td.45.q.vn. $. £d argumenta , & 3.d. 26.q-vn. $. 4d quaitioncm , & 4.d.v6. q.2.$. Re/pondco , & quodl. 17. art. 2.$. "Potefl dici , dum yim docct poíse volütatem fuo ,Caufare relationem rationis ia obicétis , quando '.(. ordinat vnum obiectum ad aliud,ad quod non cít ordinabile à parterci, vc fi Deum amat in ordinc ad creaturas. [mó vlterius ali- qui Scouiftz, progreflTi funt afferentes ét Phanta(iam, (cu Imaginatinam poffe ens rationis cfficere, coquia inter porentias fenfitiuas ipf1 f0Ja habet virtutem cóiun- gendi, & conícrendi obiccta adinuicem, yt patez dum Chyaneras , & hireoceruos - Difp.IIT. De Ente Rationis. — * In H * . E fi cd rum à parte rciincomes - . indeeiam. ità Faber cit.c. s. Fuentesdiff. 3.at. 1. iffe cit. »3»1n fine, Val- lon.pag. 43. Ant. Koccus tract. de fecundis intentionibus (quamuis ilti duo exptimant phanta(iam , etiam(i vim ha- beat collatiuam,non poffe idcircó cffices re (eccundasintentiones ) quod etià rang. probabile amplectitur. Suarez difp. cit. fec.2.n.18.& Rauius q.4. Tandé idiplum alij affirmarunt non tantum dc ceteris s& fibus internis,verumetiam exteroisgo dh — ipfi ; plerumq  petcipiant,& repre noe d noch ad adum EN di, ein "s dS MESA RR TN A IHR aqua,Solem exiguz magnitudinis, &c. ita Jandon.infinuat f Me 23. & Arriaga ex profeífo tenet difp.cit.[ec. 5. lub(cc.2.. & 3. vbi có magis id tenet de voluntate. : n 45 Circa alteram quafiti partc du- pliciter dnbitatur ; Primó generatim,cuim enim actus intellectus geoeraliter loqué- do fit,vcl abíolacus, quo.f. obicctum ab. folutéconfideratur fine ordinead alud,, — velcollauuas , quo confideratur cum talt ordine, & ruríus vterj; aut directus qug. Jf. primó , & direc: obiectum atingitur illisactibus,au: reflexus.quo niirürclle ——— ctitar faper obiectum, vc abfolute Ar og " OQ,» tum,vel relatiue; dubitatur in pro qualis in vn/'ucrfum cílc debeat actus, uo ens rationis 'efformatur; Scotus s. et.q. 17-ab initio expreísé docet hunc actum effe debere directum, & compara- tiaum , & e(t comunis doctrina pri(corü Scoti(tarum,cum hoc tá difcrimine quàd Doctot loc.cit. loquitur fpeciacim de re« latione rationis, at ipfi loquuntur vniuer- (aliter , forté quia omneens rationis pu- tarunt e(sc relatiuum , quos ex recentibus Seotittis fequitar Faentes cit.& ex Tho- miflis Loan.dc S. 7 ho.q. 2.art.4.concl.5. Vulpes vecó di(jp.cit. 28. act. vlt. n. 4. ait per actum directum comparatiuü (ccuu- das intentiones habere tautum c(fe dere- lictum,& per intelligentiam rcflexam (u- fcipere verum effe rationis fabricatum ; Meurifsc cic.concl. 3.dcclarar diuería ea- tium rónis gencra ex diuerfis, actibus rc« fultarey dcaominationcs extriníecas co» gniti --— m -- » n "- " 21 ) "P PW 1 MET. e * 000 Bud TV. otn folusinelleElus efüciat &ns rationis... 317 E vom putat ad ordinem entium ra-. art. 3.dub. 5. & Hurcad.difp. 1. Log.fc&t: ... "Rjonispertinere) ex cognitione direQa, — 4.6.18. & fufius difp. 19. Mer. [c&.1.$. | |. eltiones rationis ex comparatiua, & en. 14. co quia omne ens rationis cít quid ] .. tia rationis fi&itia fieri pera&ionemre- falfum, & ad modum alterius confidcra- - Mflexam, qua intelle&us apprehendit eie; | tom dando illi aliquod cffe repugnans, uod reuerà non cít . Ex Ncotericis fed veritas, & falfitas ad fecundamtan- rez cit.n.16. quem multi fequuntur; tamopcrationem fpe&tant. Tertiacon- docet omnem actum , quo fit ensratio- — cedit ficri per omnes , & fingulas , quia nis,effe cóparatiuum,non quia omne ens apprehendi potcft. aliquid eíse , velexi- . . gationis fit relatiuum , vt prifciScotifiz — flere, quod nec cxiftit, & cxifterc impli- — . -sicebant,fed quia ens ratíonisquodcun- — cat, poreft item affirmari, quod cft. im- — — que,fiue ab(olutum, fiue relatiui, fit per ffibile, & negari , quod cft neceffariü | €omparationé nó entisadensreale ,qua- — & poflumus tádem cogitare vnum fequi . &enus concipitur ad inftar entis realis ; — ex alio, quod veré non fequitur, quz om- -. "hancvero cognitionem contenduntali- pia (um non entia ad modii entium ficta qui femper effe directam, vt Blancuscit. per fingulas operationes, & cft cómunis fec.4. Suarez ibidem innuit potius efje inter Modcrnos Fuent. cit. art. 2. & 4, -—., debere reflexam , & prafertim in fabri- — Complut.q.3.concl. 2. Amic.cit.concl.4. - "eahdis fecundis intentionibus. Alijde- — Ruuius tra&-de enterationis q. 4. & alij "mum diftin&ius procedentes inquiunt , — pa(Tim ; quam aliqui adhuc magis expli- mne ens rationis abfolutum fieri per cantes inquiunt. hanc fententiam nó ita nitionem abfolutam ,. & omne rela-  intellizi debere , quati quodlibet ens ra Qüm per relaiiuam , & rurfüsillaentia tionis poffit promifcué fieri pex quam- s,quz fundanturinipfisoperatio- libet intclle&us operationem, fed per pti itelletus, & habent pro ia mam determinaté fieri ens rationis ge- nat:enes extrinfecascogniti, &c. — nus, (pecies;apprehenfum, & fimilia,que itis c /mi« conueniunt terminis fimplicibus , per (e- cundam ficri ens rationis predicatum , - fübie&um, propofitionem, & alia huiuf- : modi, quz conueniunt integris enuncia- — —nmnis,feuforme extrinfece, casera vero — tionibus; per tertiam tandem fieri ens ra» 11 fieci per notitiam diceGtam , .i. nonin- tionis medium termini, maius, & minus -— uoluentem reflexionem circaaliam prz- — extremumsantecedens,conícquens, & fi- .. wiam cognitionem;ita Auerfacit.fe&t.6. — milia, quz argumcntationem concernüt, — €omplut.q.5. & alij quampluresfic lo-— & in hunc modum hanc declarauit. fenté- - qui videntur Hurtad. dilp. 1. de obie&o. ' tiam. Darand. 1.d.19. q.5.& 6. —- 0 Log.(cct 5. Amic.trrac. 3.9. 3. dub. 6.ar.2. 1 26 Deindc cim uie Ls intelleGius ARTICVLVS I. noftri operationes cx di&kis 1. p. Inft. 3 3 OA Log. distr in fpecie , inr oleas, Refolutio quafiti de Potentia enti$yáe | &lipgulas ficri poffirensrationisan per — . . tionis effettrice . aliquastantum 5 de quo tres cxrant fen 45. 4 Rorefolatione quz fiti quoad pri: tentiz . Prima docct fieri folü per primá | ren partem , quz eft de potétia operationem »quando obiectum fimpli- entis rationis ctfectrice , eft aducrtendü: Citer apprehenditar aliter , acfit nam. ensrationis dupliciter accipi poffe; prie. ' quando poíicaaducnit (ecunda , &ter-. mb proco, quod folum babet effc ex vi.ti3 operatio , .& iudicium, & didcurfis, — rónis,fecundo pro ente'proportionali, & — inueniumt: ens rationis factum pcr pri- zquiualente enti , gy fità rone; in propo» mam, Secunda ncgat €n$ rationis fieri — lito cit quaeritur, quz po'enria ens ratio. per primam , fed aílerit folum ficri per nis cfficcre poffit, & an hzc folus fit in- iecundam » ita Coconcll. g.1. predicab. — te]le&us, noncít íermo ^ entc rationis Loa. ——— UNES A tme i HR 10 211 messis 2 M 318 $n primo fenfu , nam fic cffet repugnátia in terminis, quód alia potentia abintel- . le&u;qui dicitur ratio, feu porétia ratio» cinatiua, cns rationis cfficere poffet ; fed cft (crmoinaltero fenfu. quare quafiti fcnfus crit,an ficut datur aliquod ens ; y folum exittit obic&iué ininiclle&u , ita detur, vcl dari poffit ens , qp folum obie- & vé cxillat inaliqua potentia intentio. nil; a2 ab intelle&u; & hoc voluit in- nuc; c Doétor, com in 1.d.45.q.vn. C. & qQuol.17.C.-ipquirvelationem , quam pot voluntas , & quzlibet potentia collat iia alia ab intelle&u caufare in obic&is ab ipía inuicem comparatisn qu:bus ex na: «ura. rei non reperitür , non cH rationis loquendo ftrité de relatione rónis, quia non fempcr potentia illa comparans eít ratio,fiuc potentia ratiocinatiua, fed dici rationis , vcl quiaillis obic&is non cóuc- nit ex natura reiabíque atu potétiz in- tencionalis,vt ait ibi,vel prout hoc nomé ratio comprchendit int.llectom, & volü xatem iuxta phrafim Acifl.9. Met. vbi cas appellat potentias rationales, vt quolib. *cit.adnotauit ; vcl quia hoc nomen ratio Difput. IIT. De Enterationis 1 ja poíTumt intelle&ui vel alteri potenz. mp fundamentum fi&ionis , vr concipiat id,quod non cft jac fi effet:aliud vero formale, & a&uale , quod nimirum a&u participatformalitatem entisratio- - nisquia.f.a&u fingitur etleab intelle&u, aut alia potentia , & ita obic&tiue exiflit in ca, vt extraillam nec exi ftat, nec exifte re poffit; Non eft hic quzítio de ente ra- tionis matcriali,& derelicto, fic enim có- cedunt omnes, non tantum intelle&um ; vcrum ctiam volontatem,imaginationé ,& omnes fenfos internos, & externos pof fc ens rationis efficere , quia in a&ibus omnium barum potentiarum poteft vti que cns rationis formaliter fundari,qua- - tenus denominationes extrinfecz pcr a- - &tus carum in obiedtis derclidie concipi - poffünt,vt formze illis inteinfecasac inhze rentcszjuzftio igitureft deente rationis — — formali, & eft fenfas,an peropus alterius - potentiz ab intellectu poffit fieriensha- ——— — bens folum efle obici & ex via u À 49 Dicendum eft ccrtum e(fenullà po tentiam vi | prater intelletum , & voluntatempolféens rationiscHicere, 8c —— ex hísduabus certum elfe intellettü. cf- m t ficete poffe , de voluprate vcio non it —— certumy(tis tamen probabile.Conclu(io —— extendi etiam folet ad quamcunque po- xentiam collatiuam , vt ait Troimbct. in Fonnalit.art. 2. prin. $. notandum vlte- zius,ecltandcin cuia ielatioaut denomi- natio comparatj jn. obiecto caufata pec a&um potenua' collatiuz magis partici. pat rationcm cntisrationis n primo fen- firquam aliz denominationcs-vili, cogni tic. quia vt docet Scot. $. Met.q. ri.ab initio nedum c&fe cationis hibet, quate- rusà potentiam'ept onali procedit, fed etiam alud cile ration's lupponit, in quo fundaur » quía denominatio com arati nón yefultat in obietto;nifi prius bfolu- té cognitum fapponatür quoád iilud at- itibutum, jà quo alteri comparatür..— 48 Rurfuscum ens rationis cx di&:s 4.2.art.1.duplex (it , aliud inateríale , & derelictá, ac potentiale, quia nimicü for- malitatei entis rationis actu non parti- €ipat , Ícd v. ique participare poteft. per a&tum potent z finzenus, quo fena. ne- gationcs,LriuutioncsyX omncsexminfece dcpom;nátilncs reales dicütur. entia ra- tionismaterialiicr , & fundamcertaliter y eít Scorilocis omnibus citatisyac &tmox cirandis,& probatur quoad fingulas par« tes ; Et quidem Primo, quód nulla poté- tia (enfitiua, fiue interna, fiue externa pof fir, oftend«ur geuerali rat one , illa ola potentia vitalis potett emia rationis c ffo iare ;qua ita rei iprz (Lore poicft eife, » obie&tiuam in (ipfa, vc excra iilà necti c , ncc exiflere poffir, ac in nullo (en(w, fiuc externo, liue interno potcft aliquid 1t10 - bicctiué exittecc ex vralicaius a&us. (cn- hiiui » ergo nullus (enfaum ens rationis poteft efhcere / maior patet ex dictis de formalitate entis rationis , quod talis cft naturz, vt illi prorfas repugnet. exifterc extra potétiam 1 qua fotmarur;probatur minor , tum quia vniueríaliter loqucado cbiectum fentuum cft (enfibile, íed. etfe fcnfibile efl etfcreale contradiftinctü ab cie rationis ; tóm quia obiectum prafer- tim fcníus eztc fni edt aliqua qualitas sé^ ibi-tte rei , vnde com- T dieitur (en(ationem externà pen-  detenon folum ab obicdto exi(tente , fed | etiamin fc prafente, ergo (cn(us cxternus J mon poteit dare effe obicctiuum rei non - exiftenti, nam femper terminatur ad efle reale eius a&ui prarfi pofitum eriam in illis cafibusde quibus itati (olet; nam remus, v.g.repra(entatur cacuus , vel fca» .. &usinaquaabilla (pecieyque vranfmitti- .. turadoculum cx immutatione fa&a ab j ME | &qua,per quam tranfit , antequam remus SM cipiatur ab oculojergo remus ille non 4 ha rationem curai ex ipfo actu vifio- /. mis,fed antecedenter ad illumsquia fpecies .. — állafic immutata determinat eculum . videndam tali modo, & ita (uo modo di- .. cendumin alijsca(ibus , cü nimirum Sol (0 propter dittantiam apparet miaor ; quam — fit, & denarius inaqua maior, & edificia  difiun&ta eminus apparent coniuncta , & . oncauitates in pictura;in his enim, & fi» | miil uscalibus attingit vifus apparentia (0 jllamcaufatam ex vi pecierum (ic, vel tic ENS immutararam, vel aliande,& bac appare (0 wk repr (cntatio vera eft ,& realis , li- /— cé&nóreprafentetur obiectum, ficut eft, is, & exi(teris à ob immutationem fpeetecum, aut cauf(a,(ed in hoc nullum interuenit ens ra tionis, alioquin etíani fpeculum ; quando reprzíentat remum euüruum in aqua ens rationis efficeret. . ,$o Etex codem capite probatur eadé minor argumenti. principalis de fenfibus iuternls , prz(ertim de 1maginatiua' aut z timattua,de qua cft dubitatio quia licet ha potentiz non neceífarió pendeant ex pra (entia obic&ti in feipfo, vt fen(us ex - terni adhuc tamen non refpiciunt coram latitadinem entis, vt intelle&tus;fed deter minatum expofcunt obie&ü, & hoc qui- dem fcntibile, quia non percipiunt cflen- tias,& (ub(tantiam rerum, fcd tantü qua- litatcs & accidentia externa , que vtique fünt entia realia ; vnde vt docct Scor. t. | -d.3.q. 2 F.contra Henricum , dum agnus fugit lupum ; non apprehendit rationem micitia,(cd accidctia Lupi,vt fibi ma- tetialiter dií(conucnientia ; à quorum ap- prchen(ione mouetur cx inftiactu nacu- tz appetitus ad fugà (cd ha fulius pro- | 91r. en folus intelleGlus efficiat ens rationis-zArt.F. 319 fequi fpe&at ad libros de. Anima, X idco rationes quz inde (am: polf.nt ad. pro- bationem cócluíionis dimittimus, hac fo- lum cótenti, qua ex natura entis rationis, deducitur , quod fení(us dare nequit effe obic&iuum rei nonexiitenti; Et quando etiam inallatisca(bus contederetur fen fus externos dare effe obie&iuum rebus non exiítentibus , & precipue imaginas tiuam id facerc, cum mótem aureum, vel mare vitreum imaginatur , hoc etiam ad- miíÍo non fequitur hzc idola effc entia-a rationis,quía hzc ob:e&a noa habét im-  poffibiliratei ad exiftendum à parte rei. quod cit de e(fentia entis rationis » quod non folum excludit a&ualem exiftentiam Ob:e&i, (icut reprafentator , verumetiam poffibil;tatem ad exiftendum; cum igitur neque per feníus externos » ncq; intecaos tale potlimus idolum machinat 1cui cepu« gnct exiftere inrerum natura falcim per potentiam Dei abfolutam , concludendü cft nullum (en(uum pofle tale e(fe obie- étiuum dare rei non cxiftenti , quale re- quiritur adens rationis . . $1 Refp-aliqui ex Suarez cit.imagina- iuam (alim inhomine babere hanc vir- tutem fingehdi;quod non cít,nec e(fepo- teft,ex coniun&tione , quam habet cii in- telle&u,vndé inquit Suarez imaginatione in homine participare vim cationis, & for té nunquá fingere, quod nó eft nili coo- perante ratione quod etiam expertentia ipfa edocet,non.n. imagina ua mac ina- tur folum monté aureum, marc vitreum , & aliajquz vtique po (Tibilia fanc, fed alia quoque qu£ proríus impoffibilia funt v vt hircoceraüm, & chymceram, & alia» huius eneris repugnantia. : i Sed facilé euertitur. hzc folutios tum quia proptet hanc coniunctionem nó po telt imaginariua extendi cxtrà (uii adz- quátum objie&um, quod cíLens (cnübile exittens vel exiftere potens quale nà efcns rationis ; tum quia etiam ipfa imagt- patiua humana adhuc continetur intra Lli- mitc$ potentiz organic » atque adcó fpicitobiectum, quod contisetur infrà limites obiecti materialis. ob proporttos nem; qua verfari deber inrer paient ^m» &obic&um quoad rauionem Eon lei F f t 9, e. 24 7220$20. éperandi; tum quia fal(um eft imaginati- uam per fe participare vim tationis in ho fnine , nam tantamcum ipfo intelle&u conucnit inrationc potentia cognitiuz: interne ; cum tandem quía vc ait Auer(a, fi imaginatiua (uo proprio a&u diftin&o ab a&u intellectus habet cfformare ens rationis;frufira affertur coníortium intel- lectus . Neque experientia eft in oppofi- titm, dum .n, concipimus hircocecuum , chymetam, Deum corporcum, & fimilia, plané vt paffim notant Au&orcs, non ex vi imaginationis voiuntur mátürz , auc effentiz incompoffibiles, quia nec imagi matio,nec alius íen(us profundat fe víquead fübftantiam , (ed tantü externa acci- dentia hirci v.g. & cerui; quotum cóiun- €tio certé non repugnat, nam (zpius viía funt monitra ex diuettis animalium figu- ris conflituta , vnioaütem naturaruin 1n- compoffbilium fit à folo intelle&u. $2 Altcractiam pars conclufionis có- fti probatur, & primó quidem ens rationis ab intellc&u fieri ità compertum cft in- tcr admittenres entia rationis , vt proba» tionc non egeat , quod vel cx ipfo nomi- ne entis rationis indé deduát conftare.- dcbct, id autcm ctiam de voluntate pof- fc probabiliter affirmari oftenditur ma- nifcfia ratione, quia nihil illi dee(t ex re- quifius ad potentiam formatricem entis rationis, fi .n. rcquiritur , quod talis po- tentia fit collatiua, certum cft hoc i tati non deficere, ità .n.. poteft cóparare. vnum obie&um alteri , ficut intelle&us , nonquidcai per modum iudicij, & cogni tionis, (ed per modum ipfius, ordinis , & acceptationis, vt notat Bca(auol, q. quol. 20.cx Do&orc cit. v: cum vulc media.» propter finem;imo potcft inuicé ità duo €onfetre obic&ta, quz à parte rei ó fint refctibilia,vr cum peruersé agésvult Dcü proptcr creaturam viendo fruendis , & . froendo vtendis ; Si requiritur, quod talis potentia fit rcflexiua,vt vlteriusaliqui exi unt,ex Suarcz n. 17.0b quod ncgant sé- us ens rationis eflicere poffcquia oculus p em vidct, fed reflexé nó nouit parie té e(Te visü,ncc imaginatio perci D abicdto. eque id fit cíÍc imazinatum voluniati deficit quia voluntas liquid vo it; quid. Difput.IlI. DeEntevationits-—-. 000 » lens faepius hue a&um reffexum con(entit- fc velle,vt docet Scot.quol.16.D. & r.d. 47:q.vn. D. & ratione reddit quol. 17. C. quia hzc munera competunt illis poten- pos rationem ambabus communem gs fob earum immaterialitatem; Si tandem requiritur (quod principalius eft) quod otétia det effe obiectiuum rei, qua reali- rer non eft,ncc cífe poteft , adhuc neque: hoc deficit voluntati , tü quia poreft vo- - luntas impoffibllia;etiam vt talta ab intel Ic&u often(a , appetitu faltim inefficaci appetere,vt docer Scot.2.d.6.q.1.quara* —— tione tenet. Fuent. cic. polle voluntatem - ens rationis efficere; tum quia (quod ma- is vrget) poteit voluntas ex fua libertate - Pocta in obte&o fingere , vbi te vera - nonrcpcritur, nec reperiri poceft, neque vt bonum ab intelletu proponitur , crgo poteít taleeffe obie&iuum bonitati tri- - buere,qualerequiriturad ensrarionis CÓ- — — wii nes onfcquentua pater ,quiaim - rali ca(u voluntas eft,qua primo fingit nitatem in.obie&o, vbi non ett, nec cíTe poteít, non autem ipiclle&tus; per quod excludicur commumis rcípontjo Recen- tiorum dicentium; quod licét voluntas in- terdum tendat im bonum, quod re vera tà le non eft, tamen ipfanon fingit tale boe numy;fed (upponit iam cófictum ab intele - le&u,& propofitum pet intellectum; af- (umptum probatur ; quia in fentétia pras fertim Scoti przter finem veram , & ap- parentem datur etiam finis prafi xus , (e praititutus in T.d. f.q. r.arr. 3. & 4.& eft quando obieQtum 'pracisé e(l à ratione oftenfum fub ratione mali, & voluntas ex fua libertate illud (ibi pratigitGraquá finé, nom quod voluntas feratur im malitiam pet fe;quia hzc non cft obie&um profe- cutionis,(ed quia oftenfo obiecto volun- tati (ub ratione mali,& ex alia parte oít&- fa rationc boni vel in fe , vel in alio obic- &o; poteft voluntas bonicacem illi obic- &o affi gere,quá tfi pon habere prius ofté dicis inb Qt , & (ub illius bonitatis praetextu obicétum illud in (c malü acce ptate j de quo agimüs ex profeífo dilp.7- Phylic. q. 8. arc. z. ticuc igitur probabile * eit dari hineii praefixum; & clTe (ufficiens voluntaus motuum; non tantum bonum verum» -— &flertionis fundamentum; quodE " bando diuerfis cxpetientijs | externos ensrationis cflicere poffe CRM colores in Iride, vitro triangu- —. lari,collo c .W" LA pparenss(ed eti pra ftiturum , ji prob sodes oaept eft volunta- s rationis efficere poffe hide uimur,& hoc eft praecipuum huius Aci aii fruftrà e Poncius hic, cui occur * P Rx D - gimus difp.2,Met.q. 9.art. 1. à .246.; 7 Solumtur Obietliones- | $3 TNoppofitum obijcitut Primo pro- t (cn(us ; Vi. X£ , concauitates in pi- | €&uris,vnum,& idem obie&um multipli v rm o oculo ex parte (üperiori infcriori,& alia huiufmodi, qua à par / Hw - — retci non exiftüc 1n obiectis vifis)ícd cà - .. — tum in €a cognitione , qua exprimuntur , X dt LA N dei ——  Confitmatur;quia in his cafibus , & alijs - multis falluntur fcnfus cxterni; quis hoc . ncgct at per omné actum falfum fit ens - rationis inquit Arriaga cit. quia ftatim ic - fe /— apptehendendo ncgationé illam per mo- . E. dontigrR poütiuz , & cnübl ; . potentia fenfitiua non attingit, nili obic- - a&tus cit (al(us , obiectum citis non cít parte rei, fed tantum in illa ip(a cogni- nc . Demura oculis videmus no adcf- m , quod vtique fieri nequit y ni fi - " lis »quia &um fen(ibile id autcin. cft ens ratio- nis machinari . - *: Refp. iam ex di&is patere , quomodin illis, & (milibus expericntijs nihilfin. . gitur ab oculo, quia ipfc non habet vim compon: ndi cucüitatem cum remo, par- uitarem cum Solc;colores cua Icidc, &c. fed re vera exprimere , quod illi per (pe- clesobijcitur antecedenter ad a&um vi- fiónis , hzc igituromnia non (unt obic- &iué tantum un ocuio , (cd veré à parte rci, non quidem (ccundum cfc reale , & fubie&tum inillis obic&is [ed (ccundum cflc rcp lc; & intentionalc, quod variatur iuxtà variam (pccictü » vel etiam ipfius organi iaxnütacioné , ficut paries, qui à parte rei eft albus;pofito ante ocu- los vitro viridi ob imiputationem (pccic- rum, que per tale medium deferuntur ad oculum,eít viridis,non quidé realiter ,fcd tccundü cffe repra(entabile; & hoc (ufl- gur. en filus imellefuseffciat eut rationis ct. 3i cit ad foluendgm argamétam ex illis ex^ periétijs dedu&ü, namexplicare vade ia fingulis proueniant illa appatentiz,vt du. plicitas obie&i inoculo compretfo,colo- resin collo colamba,concauitates in pi-. &ura;(pc&at ad libros de anima; videatac Amic.qui cra&t.5. Log. q.3. dub. 2. art. 2. fingula explicat. Et quando-etiam con- cedceremus hzc omnia exiftere tátum ime vi(ione, qua exprimuntur, adhuc bis - da foret confequentia, quia vt fepe dici eft;ad ens fenüibile equiaalens enti ratio nis non (ufficit,quod videaturid quod na. ' eft,iíed quod etiam illud tit inpoffibile, ficut apparct; tnodo nec colores apparés tes in colio colua;bz, necremi cacairas z ,S& alia huiufmodi apparentia funt impof* fibilia,qua rationc conuictus Arriaga có- ccdit perfenfus externos ficri non potfe. ens rationis impotlibile, (ed tanti illud , uod actu à parre reinonexittit, licet it poflibile : Atiam ex didtis conftat hana... fitam diftin&ionem de duplici entc ra- tionis penitus implicare , quia realispof- fibilitas repugnat enti rationis , vt fic. m Ad Contira. in hiscafibus , & fi- milibus re vera fenfus nonfallitur, quia apprehendit illa obie&a, (i non vc süt,(al- tim vt à parte rci reptatíentátucá fpecic- bus;vndé vifus apprehendit folum appa- renuam illamcolorum v.g. in collo colü- bz, inquo falíiras nulla , aut fi&io inter- uenit; quia à parte rei ità fitrepraícnta- tio per fpecies; quare fi erroc intetuenit, hic potius erit imaginatiuz , vel. intelle- &us,vt conliat in exemplo vuarü à Zeufspictarum; quas aues cxiflimaruatc verassg i&lintet à Parchafio depictiquod Zeufis ipfe exiftimauit verum , nà in his caibus: vifiua non e(t decepta, quia vifio veré ad yuas pictas, & lineum pictum termine. — batut, Ícd exittimatiua tancü,vclintelle- ctiua ob fimillima accidéciajiaió neq; tellectus ip fejant imaginaciua fallercturs li cius iudicium feratur non fupra obiecti exiftccian , (ed (upra (olam eiufdé nip rétiam;quia tunc iudicaret, quod veré à parterci apparet. Quod fi iaccidum fale latur ipfc intelicctuscum ipfo séfu:adhac obicétà talis (cofationis; auc intellectio- nis non erit cns rationis , quia ve (4e bur 322 impo(fi bilitaté ad exi (t édum.à parte rer. qua ad ens rationis requiritur, vnde ne. gatur abíolucé,quod ait AC RUE Cue actü falí((um ens ratioats coltitii , Ad Confira. vltimam 'a(Tü- ptum, nullus fiquidem fenfus; przfertim cxternus , percipere poteit negationem actu po(itiuo,ícdrantum percipere fa- bicéctum nó cognita forma negata ; atque ità non videmus tenebras in acre. ficut neque flentium audimus in folitudine , fed per carentiam actus. dumtaxat id di- cerc (clemus abufié . $5. Sccondo obijcitarprobando ficri líe faltim per feníus internos , & prz- Lie x capui im »Icu phátafiam ; Tà -quiactiam ip(a cft porencia collariua , vt Scot.docet 1.d.4 $.q.vn.in fine; & habet virtutem ncdü obiectiué coniungédi, ve compoffibilia fuot , vt cum ex connc- xione fpecierum montis , & auri fingit montem aureum , fed etiam incompof- fibilia, vt cum cx connexione (pecierum hirci; & cerui coiungit illas natutas . Nec re(pondere valer phintafiam vnire acci- dentia cxterna illarum naturaram,non ip- fas naturas. Quia phantafia format (ibi ebicéctum,vt ctl cognitum ab intelle&u ; quia quod intcllectus intclligit ; id ipfum phantafia phantafiatur , (cd iatellc&us in io cafu non fela accidentia externa coniü fcd & paturas,ergo &c. Tm :. quíaimaginatiua potcft concipere lineà quàá- dam infinita ,quaz implicat, & alia huiu(- modi,vt [patum realc extra Cclum , qua ratione Dialectici dicunt ens unaginàbi- le magis ampliari quàm ens po(fibile; Tü 3.cx Arriaga interdü tall tur. camis cepu- - tansvmbram hominis cffe hominem illá, à quo vapulauir,& aufugit imaginando ab co,quod videt fuifle latum,at coniupgé- do percuflionem cum illa vmbrasvt cum cauía c fficiente profe&tó impollibilia có- iungitsquia cum vnibra (it nihilynó poteft darc ictus. Tum 4.«x codcm , dum quis videns àlonge ítatuam piat efe homi- nem;vtique habet hanc apprehen(ionem , quod ille cft homo;at impollibile eft ho. minem cflc (tatuam, ergo faz pius phanta- fta apprehendit vnioncan, fcu 1denatatcm Diput.1 LI. De Ente Rationis. &üme(t , obiectum fenfaum non habet. reram impoffibilem i»; -.:$6 Rhefp. non e(fe ccrtum pun lic potentià formaliter col. t iuam, nam loc.cit, 1.d.4$.66 4.d.49.q.. - r.relinquit fab dubio , quin potius fitum aperte alib TW nn Dx EE. & in 44.3 5.Sc in 4-d. 43.2. vbi Tatar.&c d.45.1-3- que toca pouderat Bargius in 1d. 2.0: 1.8. Quinto dico, & quol. 17. C. cum innuit vim collatiuam oriri ex ime materialitate potentie , & cum dicitur phaniafiam coniuogendo fpecies montis, & auri componere montcat aureum, & il lud atingere,vt quid vnü, inquit Bargius cum Tatar.illud tantü attingere velut có- plexum indiílaas, .i. fine co do,quo oculus tine formali complexione atungit Petrum currere, dumactuillm — — 'det currere,non autem velut complex ü Itans, icum copula;quafi attingat for- malitct vnionem illorum;vnde iuxta hanc viam, quam ku q.3.n.28.cum aiijs mod : ] (o docet Brafau.q. 13.quol. (à quó,vt eius moris eft,Pofnan. 1. d. 5 5. difp. 1. vbi de hac re agit , totam ttanfcripüit quz (tionc fuppreflo nominc) plana r collatiua formaliter,& proprie , nec dici" tur componcre chymceram, qua(i attingat. - fua cogniuone illud aggregatum forma liter, quatenus eft quid co.npotitom ; « vnionem illam in ratione obie&i; (ed dici tur cam cóponere matccíaliter.; quateaus fimul,& qua(i vnica a ionc attin» git partes , ex quibus chymera reulcat , quas antea (cor (im coguouit, & iuxta hác viam on.nia illa arsumenta ruunt , vtpote qua fupponunt pbantatiam effe potentia. -formaliter collatiuá & attingere formali- * ter vnionem duorum in ratione óbiecti. $7 Scd quia hoc plenius difcu ctai ad librus de/Ainm; nunc phanta(i am. ctlc formalttcr c uam;«uia tamé non egreditur Irmites po tenug (enfitiuz,plané cópenetc nequit nifi fpecies (en(atas,vt Scot.doccet 1.d.3. Mem Qumto dico,quate in compos tione chymere, & hircocerui folum ate tingere poteft vnionetn accidentiunsqug vtique pottibilse(t;nonnaturarü; &ad inttanuam ila m dicendum efl vecum ef fe apud Scoti. co mo«s ; » difp. 2. tors Gat gage ah ; - anoett virtus — : ? Ld : at D. | 10d cum intelleQus operatur , etiam iantafía dd fed circa (uim obie- 9 n, quod fenfibilitatem non tranícen- . . dit, vnde cum intelle&us intelligit natu- |... masincompoffibiles , phanta(ía coenofeit figuram, quantitatem , & accidentia ex- terna illarum. Ad 2,negatar a(fumptum cum potius experientia confiet cognitio- nem imaginatiüz ferri ad obie&tum cum aliquo termino , quia ex modo eius ope- . randi concipere nequit obie&a , nifi in determinato loco, fizara,& (im.libus, vt nótat Amic-cit. qui etiam ait imaginabi- ——. leex vi imaginatiuz won latius patece , .-— quàm ens poífibile, quia dicit quantita- fuo tem, fpi n fimilia, quz fant poffi- — . bilia , fed inotdinead intelle&um magis Jaté patere, quia. comprehendere potc(t fi&itia, & de hoc intelligi di&um Diale- . &icorumr . Vel dicendum potfe phinta-—.— fiam concipere lincam , & (patiur infi- -.-PREPIOM : 23 . zc .— mitum/íyacategorematiciof; quod nó im- —— — pficat,non vccà cathegorematicü, vt di- R: imus in Phy(icis. Ad 5. (u» nitur fal- . rafía(uffodere fpecies non fen(atas,qua- " lisef fucctes inihicitie Ic imt dns ... Door (upracic. loquens de 220 tefpc- &u lupi ; falfam itemett canem vifione atingere vmbram , que eft mera priui- tio, & cum ea coniansere perculTioné , - et cum efficiente caufa , quod igitur in "vmbra percipit,eft lomé ipíum fecunlá, & ipfius luminisfigura , qua terretur ob (imil tud:nem; quam habet cü figura bominis, quo vapulauit , & cam ca con- ^. Aogix pecie percu'Ti onis, vnde nunqua -  mttiggit , nifi vnionem fen(ibil um acci- - gii resi eee Ad 4. intel- c&us ui facit illam cómplexionem; .' . phantaliavcró camnon fe profundct ad fubitantiam , ftit in coremplationc ex- ternz fizure hominis, & ftatuz,& cas ob- fimilitudiné coniangit adinuicé , & earynionem attinrit, non Yeró naturarum. T $8 Dices Me adtdun (altim per 1 modummemoriz,& remiaifcentie po(fe cns tationis efformare, quía remuifccn- do ia ue rem;quz non cft, (ed fuit, & facit ionem quandam fupra a&utm aam prateritum ; cx qua refleai ("A Ne necu  füm io argumento quod .(. poffit phan-- fultare folet ens rationis;ita .n. formatur ab intelle&u. Refp. licét Cópl. cir. n.29. probabile cefeant cogitatiuam , & remi- nifcitiuám ob maiorcm quandam cóiun- Gionem, quam habent cum intelle&u in bomine (upra ceterosfenfus , pose ali- quod ens rationis efficere , tamen quia Ob ralem coniun&tioné non eleuantur il- l;feafüs cxtra fphazcam fenticiug poten- ti , vt fapradictam cít contra suarez; praftat id potius abfoluté negare, nam quamuis poffit imaginatiua per modum remimfcentiz cogao(cere obic&tum; vt antea recognitum ;hzc tamen non cft re. fl.xio cius geaeris, qua ficri folet ensra- tionis, quia illud apprcheadir (oli quoadan eft recolendo antecedentem act co- gnitionis,non autem recogirando quidua tuccit tale effe cognitum in obic&o. -' Tertio obijcitur cx Suarez , quód ne- queat voluntascfficcre ens rationis , Tá quia etli (zpc appetat rd, quod noa cft re ipfa bonum fed tantü appareucer; üihilo- minus ctim non det ipfa illibono apparé- tiefe obie&iuam,fed intellectus, no po- terit voluatas dici fiasere illud bonum fd potius ferri in illud iam fi&um ab in- tclic&u. Tam 2.quia cum votuntas fit po | tentia ceca, füppponit obie&um propo- fitum per cognitionem, fiuc fit bonü | uz apparens,ergo cü non faciat obiecti, fed illud (upponat , inepta jrocfusett ad cas rationis efficiendum. Tum 3.etiamf(i voluntas poit vnü ordinare ad aliud, ad quo4 non eft fuapte. natuta ordinabile , non format noua relationem ordiais in tali mcdio, quz (it eas rationis, (ed rantit refalcit ineo fao modo denominatio ex«- trinfeca rclatiua, vc paffim refültant ex a&tbas aliarum poteociarum , Tà 4. quia etiamfi poífit vlterius voluntas reflecti fapra fuas denomiaationes extrinfecas im. obic&is dercli ctas amati, voliti, ordinari, &c. ficut intelle£tus fupra fuas;tamé per talem reflexionem nonillisatfert nouum. — eife rationis,ficut intelle&us, quiillasap uer. vrquid. exiitens. iP um tádem , quia intellectus tationis a firmando, quod z gando, quod cít ,& hic voluntas autem accedit lebie&o , quod non eft illud efficere. $9 Refp.exdi&tis non tantum bonü verum, aut apparens effc fufficiens volü- tatis motiuum , fed. etiam bonum : prafi- xum , licét ergo quando voluntas tendit in bonum apparens peccádovx ignoran- tia,fictio fc teneat ex parte intelle&tus, tá quando renditin bonam przfi xum pec- cando ex mera malitia ; fictio non fc tc- net cx parte intelle&us, quia ipfeoftcn- dit obic&um malum, & (ub ratione ma- li, fed totaliter fe tenet ex parte. volun- tatis, quz non obftante intellectus ofté- fionc cx mera füa libertate applicat illi obiecto bonitatem ,& illud bonitate fal-. so indutum fibi przfigit , tanquam finé , om caíu peccare dicitur ex certa mali- - Ad 2. patet per idem, quia intali cafü m fibi obicctum , in quod tendat . ces, ergo tendit in incognitum , cum talis bonitasnon fit ab intellecta in illo obiecto oftenía , Negatur fequela , eftomamque intellectus non oftendat. boni- zatem in tali obiecto , cam tamen oftca- dit inalio,vel in fe abftracté , quod füffi- Kit; vt voluntas poffit eam applicare obie eto'?ropofito, vt malo, nec ob id dicatur "Éctri in incogoitü , vt declaramus in Phy- - fica dilp.cit. Ad 5. veram eft actu. dirc- €to,quo primó vnum obiectum ordinat , & comparat ad aliud non refültare ex vi zalis comparationis actiuz in obiccto, nifi excrinfecam denominationem cópa-. rati tamcn n co fic comparato;& deno- m per aliam actam quafi re- , caufare refpectum rationis ; vt aicclarat Doctor 5.d.26. q. vn. E, Ad 4. , negaturaflumptum , nam vt docet idem 3Doctor quol.17.C. quemadmodü intcl- &clicctus (uas denominationcs cxtrinfe- €as apprchendédo ad modum cniitim di- «iur illas cff c in entia rationis, fic & volantasidipfom facere poteft. acce- prando (uas , nam acce obiectum €o ptacisc, quia ab alio,vel etiam à feip- cft amarum , tribait illt extriníecz de- nominationi etíc quoddam rationis ni- mirum quàdam rationem boni , & ama- bilis, ob quà mouetur ad illud obiect ecceptandum, A d s. qua céfetur ratio à priori ex diucrío modo tendendi int«llc- &us,& volütatis de(umpta , negatur a(2 fumptum effe vniuerfaliter verum , quia non folam per iudicium,(ed etiam per ap. ptché fionem incomplexam fit ensratió- nis,vt dicemus art. feq. quando nimirum. obiectum non habet aliud effe,nifi cogai tum in ea,quod autem voluntas operetur accedendo, ve] recedendo ab obie&o nó refert , fufficit enim , quàd illud obie- &um non habeat cffe in (e , (ed tantum in voluntate. At Dices, id implicare,cum enim non feratur in incognitum , fed ab izzelle&tu propofitum , nunquam dare potcít pri- mum effe obicéto, fed potius fertur in il- lud ià datumab inteliectu, & conlequen- ter eít ens rationis [olum in ordine ad ja. telle&tum. Refp. iam oftenfüm efe, in quo cafu poffit voluntas dare primü effe Obic&o; & adhuc conceffo illo antece- dente deberet negari con(equentia, licet enim ens rationis non fic luntate, adhuc camen fao modo fieri pof fet fe vtbene aduertit Arriaga cit. — 0.37. ficut Adaerfarij concedunt iudiciür fuo modo facere ens rationis, licet füp- ponatur ta&ü ab apprehentione , vt mox dicemus, & ficat omnes fateritenenturs — perrepetitos a&us-po(Te ab codem in- telle&tu idem ens rationis (cpius. fieri« Ouuied. controu. be ea un&. 6. n.7-fatetur ingenué rationemallatá , cui - JE fidunt , & prafertim oncius,non concludere igtentum , quia licet itionis non fieret primó à vo- luntace adhuc tamen fuo modo fieri poí- fet (ecundo ; vede ex alio capite probat voluntatem ens tationis cflicere nópof-. fe,quia aequit przftare rebus eíle obie- Guam, & inteauonale;quod fundamcn- tum eflc fai(am ofteadunus di(p.z. Met, q.9.art.I. n.248. — i ARTICVLVS II. Refolutio quafiti de aiu , quo ens - rationis fit. 6o | g geom Primó , ens rationis in vniuerfum fieri per. illum a&tum intelledtus,quo per modi entiscócipitur idjquod ui re nQ babet egucatea, feu (vt de j euam fieret primó àyo- — — Am. "o NT P DU ES x pera&em illum na&us voluntatis comprehédatur) pet ilum a&umy ex vi cuius ita ali- d exiftit obie&tiué in ea potentiaycu- eft a&us,vc extra illam nullam pror- efle — É mpeg jbic ves poteft abfolutus , vel collatiaus , Pig ds , vcl reflexus foxta exigentiam entium tationis , qua . Concufio fequitur ex didis q.2-art. 1 de formalita teentisrationis , nam fi ens rationis jl--.— fudcft, quod habet tantum effe obic&i- mum in potentia, à qua fabricatut , vtiq; y cx vi cuius accipit tale effecbiectiunm ; & cum in SE intellcétu talis a&us fit ille,quo per mo- |... dumentis concipitur , quod in re nullam | prorfusentitatem habet,plane per hunc . eundem a&tum prodücetur ab eo ; & ita ficri ipfa experientia docet , cum enim a&u fimplici , & pofitiuo priuationes | » . — megationcs , & alia impoffibilia , item & |. sexrpDfecas denominatienes , quz om- (v miafuncentia rarionis mate,itlia ; conci- l pimus , & efformamus in entia rationis |. formalia , viique illa concipimus ad in- ir veri entis,ncmpe czcitarem» vt pra- iam organi difpofitionem ;. tenebram vt actipam in Ucoj, et relationem quád adcreaturam, & vificnem paffiuam in paricte vt aliam relationem a&iuz iu oculo cortefpondentem , & fie de alijs, vt difcurrcnti con(tabit : ^ 61 Quodveró hic a&us entis ratio- nis tormatiuus poffit effe abfolatus , vel comparatiuas direétus, vcl rel exus,iux- ta variam conditionem entium rationis, (ant facienda ; Prob.quia omnis rc- latio tationis fit per acá. conferentem , velordinantem vnum ad aliud, ncc aliter fieti pcteft, fi enim denominationé ex- ttinfecam Crcatoris in Deo volumus in ens racionis cfformare , neceffarió con- ferimus Deum cum creatura , vt relati- uim cum fio correlatiuo ; € contra ens rationis abfolutam (quod infra concc- dendum effe oftendimus) fit conci pien- do aliquid non in ordine ad aliud, dum enim tenebra concipitur , vclut forma cxtenía per aerem, nalla profeta imer- uenit comparatio tenebrz ad aliud , vt Keri can aeris difpofitionem , creationc Ba o. | a IV. Quoatia fit Éns Rationis. 1L. 325 adtermimum , Rurías quia malta (ur entia rationisquz fundantur in ipis opc rationibus intelle&us,vt fuat omnes in- tentrioncs logicales , hecomnia fisci pc tunt per notitiam reflexam , tunc enim proptié efficiuntar,cum intelle&us reflc &endo concipit denominationes ortas ex priori cognitione ;nobic&to ad mo- dum alicuius relationis , feu formae in^ wimfece ; éconrra vero alia entia ratio- nis, quz non hibent pro fundaméto pro- ximo denominationcs extrinfecas co- gniti, abftra&i , & alias ex »&ibus intel- le&us ortas , fed immediate fundat eas intelic&us (upra i pfam entitatem tcalé vt relatio creatoris & (imiles , fieri ha- t per notitíam dirc&am aon inuo- luentem reflexionem circa aliam pra- uiam cognitionem. , Sed obijcies 1. quod omne enscatio- nis ficri debeat per notitiam compara- tiuam;quia fit per eum actam, quo con- cipitar ad in(tar entis realis ; ergo lem- per concip:tur comparatiué ad aliud , & ex a&u collatiuo cop(urgit. Sccundog» femper fiat per a&um reflex , nà actus intelle&tus , quo fit ens rationis , (emper fapponit alium actum eiufdem intclle- &us , vt enim paries cognofcatur v.íus , fupponitur cognitio alicuius vi(ionistec- miaatz ad ipfum ; vt. fiat hircoceruus , fupponitur cognitio hirci , & cerui , & cum omnc fiat ad inftar entis rcalis,fem- per (upponit cognitionem entis realis. Tandemé contra videtur nunquam fie- ti poffe per a&um reflcxum , quia actus reflexus non facit ens rationis, edattins git illud iam fa&um per priorem cogni- tionem directam vt (upra docuimus q. 2. arc. 1,in fol.ad t.cum Do&ore Met. q. r1. & 2.d.1.q. f. B. 62 Refp. negando a(fumptum , quis enim intercedat aliqualis comparatio in formando ente rationis , non tamen irt- tercedit illa comparatio , qua refertur vnum ad aliud , vt ad füum retmint qua: proptié cft comparatio, & per a&tü € latiuum fit vt bene notauit Auer(a q. f» fec.6. fed tantum concipimus. vnum fimilitudinem alterius , fic dicimus v.g. concipere tencbram in acre pet compa» rado- 3426 » Difput.1 I L De: Ent Rationin d e ": rationem ad lucem , quia eam concipis mus extendi pet aerem; , vt loler extendi lux,qua proprié non "n some a. IUS 1mitato ; quo Concipercaus eebrén i acre A quendam reípc- é&om ad lucem. tunc vrique hac foret - vera comparatio,& rcferétia ad lucem , vt ad terminum, & eficr ensrationis pro pic fadum per notitiam comparatiua ; ob illam tamen aliqualcm comparawo- nem dixit Suarez. nu. 16. actum torma- tiuum cotis rationis effe aliquo modo có paratiuum,& forte etiam in ho fenfulo- -cuti funt scotiftz iili ; qui dixerunt ens quodcunque rationis actu collatiuo fic- £i. Ad 2.fi actum rcflexü fümamus pro cognitione quomodocunque aliam prio rem fupponente, lic dici poteft omne ens rationis ficri per actum reflcxum , fiqui- - dem necettarió illi fupponitur cognitio - entis realis ,ad cuiusinftar cfformatur ; fed t1actus rcflexus fumatur propriéypro co.(-quo intellectus (e reflecut vel fupra fc cognofcentem vcl fupra obiectum ; vt à fe cognitum, vel fupra actum ipfum co gnitionis (inquo fenfu proprie diftingui tur ab actu rccto, non autem in priori » nam di(turfus fuppon.t iudicium, & hoc apptché (ionem, & tfi tá indicium, quàm difcuríàs actus recti funt, cító etiam ipfi potlint cle reflexi) (ic non eftopus om- me cns rationis per notitiam refiexam "fieri. Ad 3.iam ibi q.2.ar.2.in tcíp.ad in- ftanriam factam cotra (olutionem£ecü- di principális $lené declaratum cft , quo " s&lu dicat Dóctor cns racionis fieri per notitiam directam , non vero rcílexam ; nam loquitur. de -notitia reflexa mere . fpeculatiua , non autem de rcflcxa pra; etica, & factiua ,"u& in tanuunin appellas tur directa, quia per ipl am primo intel. ligitur cns rationis yt 1bi dicrum eft. ^ 53. Dicimusfccundo , entia rationis fpectaetia ad materiam propofitionis , & dilcur(us ficri potle p. tres opcratio- ncs incellectus dittributiué , alia acmpe per primam, alia pcr fecundam;alia p ter tiam;fpectantia veró ad formam, vc ge- fus,(pecies,lubicctum, praed icatum; an- tecedens ,coníequens, &c. fiunt per pri- mam dumtaxat. Conaufio duas habet partes, & quoad vtramque probatur, .&z explicarur , potet enim intellectus ap-- endete teciminos repugnantes, vi cá cócipit aluum Deum à Deo vero di(tin- cium chymeram;hircocceroum, ac alios terminos incompicxos repugaantes; po* teíl iteni componere propotitiones fal« fas, & repugnátes,atfirmando, quod im- poffibile eft , & ncgando,quod nece(fa- rium eft, vt homincin elfe brucum , ho- minem non eíse animal; poteft denique prauos efficere difcur(us ex aliquo ante- cedente deducendo, quod nullo modo fequi potefl ex ia j tic autem apprchen- dendo iudicando, & inferendo fingit di- recié idquod nó cít,nec e(se porett,qui enim dicit equus eft rationalis, non fo- lum concipit equum , & rationalem, fed etiam vtriufque identitaté realem, qua nullibi eft,nifi in illa cognitione , timili- tcr qui ex vno antecedente deducit con- fequens,quod ex 1llo fequi non potett, non folum concipit jO&con- (cquens, fed etiam confequentiam , qua nullibi ett , nifi in illa repraíentatione y idemque dicendum in apprchentioue, » termini fimplicis repugnanus, curnihil — corrc(ponderà parte rci , ergoobiecta - horum actuum veré funt enua rationis dirc&té fabricata per illas.Et in hoc fen- (u cantum admitci debet (ententia (upe* rius relara initio quettionis , quz affere- bat intantum per (ecundam , & tertiam operationem entia rationis fieri , quate- nus intelic&us falsó judicat, & malé di- fcurritjalioquin abfolute loquendo non bene rem explicat, quia videtur velle , qe propoliuo, & (y logifinus non fint entia rauonis,nifi quado propofitio eft fallas & (yilogilinus prauus , quod quidem fal- fum cft ; nam fiuc propoditio fit veraífi - ue faifa,tiuc con(cquenaa tic bona , fiue mala;propo(it:o in ciíe proponaonis, coníc.ucntía in cflc contequenrig funt entia rationis formalitec , quia lunt no- mina (eccundarum i0tenuopum logica- lium, füb qua tamcn tocmalitate racionis nà-fiunt, nifi per primaui opcrat;ionem vt mox paicb:t. , 64. Altera vcro coclufionis pars, quae eft cotra l.eccntiores omaks ale: cnics [ccun- » gGq*. i(— fecundasintem.iónes logicales ad fccü- dam,& tertiam intelle&tus operationem 'Gantes , vt funt prz dicatum , fübie- Gum,con(equensconfequentia, &c.fic- fi per illas nom tantum fundamentaliter, fed etiam formaliter , Probatur cuiden- ter ,' & inptimisquód entia rationislo- gicalia ad terminos (implices attinentia , «f. vniueríale genus, fpecies, fiant forma- liter per primam 'operationem cx Ad. . — uerfarijs concedunt quamplures, & faci- (—— leprobatur;qtía cum intelle&tus cogno- .. fcittermibum fiinplicear, non eo ipfo fit .. ensrationis » (ed tantum habctur actus — . extrinfecé denominans illud obiectum | . eognitum; & fi res cognofcitur abilra- . . €k?ynon eoipfo habetur ensrationis , qp — — dicitur vniutt(ale. ,. (ed tantum habetuc b denominatio extrinfeca qua obiectum | — denominatur abítra&é cognitum ; tunc — vero habetur ens rationis formaliter , - pe dicitur vniucrale, quando illud ef- .. fecogaitüabftracte concipitur in obie- &o pcr alium-a&um reflexum per mo- dum alicuius forma realis in re ficab- / ftra&é apprehen(a . Eodem etiam modo probatur alia quoque entia rationis lo- . tia, fieriformaliter per intelle- &us operationem , confiderando .n.iu- dicium , quo: affirmatur hbomirtem e(fe animal , hocipío a&u non efficitur ens .. rationis (ubic&tum , przdicatü , aur pro- |.  pofitio, (cd tantum hábentur denomina- woncscxcainfecz , qaibusanimal deno- minatur affirmatam,& praedicatum ;ho- à fubieóétuin, copula connedtens , qua denominationes extrinfece. defümuntur - aba&u intellectus przdicanus,fubijcien- ti$, & conneótentis duo in aliua enün- Ciationc. ; tunc veró in entía racionis cf. formantur , cum intellectus concipit. effe fubie&um in homine , & predicarum a animali, & connexionem in copo! per modu relationum reali $ fic etiam agtecedens ,conícquens; & có. fequentia non funr cntia. ratiouts pec ip« fammet a&umn illudonis , (ed folum dc- nomunationes cxtcia(ccz. quibus vna» propoltitio deaominatur antecedens; vc) E- | Duef. IV- Quo acla fiat Ens Rationis. rt, 21..— 327. inferens, alia veró confequens , vel illa- ta;tunc veró fiunt entia rationis, cum ct» (c inferens in propofit;one concipitur per modumcuiufdamrelationisadpropofitionemillatam,&cilecon(equensCócipiturinpropofitioneillatapermodumalteríuscorrelationis5omnesaatéiftafi&iones,quibus.£.c(Icpraedicatumituradmodum formz realis in obie- €o , císc antecedens , vcl confequens in propofitione, fiunt per. primam intelle- &us operationem quía vniuecfaliter de- nominationes extrinfecze. non apprchen- dütur ad modum exis ; nifi per primam operationem, & per cóceptus fimplices. um ergo omnia entia rationis logica- lia non folum ad terminos fimplices fpe- Gantía , (ed ctiam ad formam cnuncia- tionis , & diícuríus fint extrinfecz de- nominationes proucnientes à diucrfis a&ibus intelle&us , & denominationes extrinfecz concipiantur permodum en- tis per folam primam operationem , quia fola apprehenfio cft entium, vbi iudiciü , & diícur(us (unt ctiam non entium; con- fequenter hzc omnia fient entia rationis formalierperilam. — — -— 6$ Conficmatur, quia licet relationes rationis] important enunciatio,& argu- . mentatio;in cocrero,& in actu exercito , quatenus nempe'applicantar a&ibus iudi cij,& difcucfus;quid complexum impor- tent ; tf in abftracto , & velut in actu ti-- pe ét ipla (unt quid incomplexum,ná itudo, quam dicit prezdicatumad fu. bic&um;ctiam vt actu pra:dicatur,& có- fequens ad anteccdcns,ctiam vr a&u in- fertur,c(t qid fimplex, & incomplexü ; cum non üt,nifi quedam rclatio rationis, vt ctiam concedant Complutcit. nu. 2 j. €'20 nó íunt obic&a improportionata;a pinna operationis . Aduczríus hinc conclofionem obij« cies t. prob»ndo per primam operatio« nem nullum fizri poíse ens rationis; TG quia irea nulla datur falíicas: at ens ra- tionis fir pet actum tal(amjquo nimirum concipuatur res alicer , quàm fic » quara- tionc cootendir-Hurtad.. cit ficri foluu per iecumdaim operationem « Tà: quia tanco magis videtur inepta ad entia. rae uonis oEsticnis precise fufficic , vt $29 tionis conficienda, qux fpe&tant ad enü- ciationem,& difcurfum; quia illa omnia; funt complexa;at prima operatio cft in- complexorum , qua ratione videtur nec efficcre poíse entia rationispuré- fiditia €bymeiam , & hircoceruum quia fieri nequcunt , nifi per compo(itionem plurium naturarum incompoffibilium ,. quz compofitio. ad fecundam fpc&tat eperacionem .. Tüm demum quia (i. per primam operationem enc ratio« mis etam fpe ja ad lecundam, & ter- tiam, crgo per iftas nullomodo cfhiciun- tor , (cd potius factainueniuntur. ex vi folius prima .. : :* 66. l'efpncegando minoré, quiaad ens ic&um , quod eognoícitur , noh habcat eíse , nil ^in intcllectuj quomodocunque id contin. gi & hoc vuque iieri pocctt per prima epe ratio. icitur autem in formatio- nc«niusrationisconcipi resaliter , quam fit; non quia femper contingat in ca pro- gria,& formalis fal(icas,a ffirmando , ni- m'rcm de re,quodnon eft ,& negando , od cfb, fed quia imteruenit. poiius; ina- zquatio quzdá, & improprierasappre- shendendo rem non per proprios. concc- ptusícd cxcrancos,& conorariuos, quod€ft concipere rem aliter) quàm fit, quafi przcifiué,nondiuifiué,vt diximus: q. 2. Gt... in./ol.ad 1..Ad zpatcrex ditis. , quomodo ctiam illa ipfa entia rat:onisin 'abftracto,& fccundum fe.fint.incomplc- xayquod.co magisafTerendum eftde chy mera .& hircoccruo ,«qvorum partes in» «ompoflibiles inicllcé&usnon componit effirmspdo vnam de alia,qoe compofitio fpcótat ad (ceundam: operauonem ,. fcd -apprehendendo.lla duo;.vt vnü.per fim- plicem |. & incomplexam attingentiam wnion.s fide inier illa... Quod fi: ctiam. entia ration. s(pcétantia ad formam enü- elationis ,,& difcurfus (rcum ab inttinfe $0 al:quam adferrét complesionem, nó: adhuc ferent prorfus. improportionata. obicétá prim: operationis, quiahac (uo: modo extenditur etiam ad complexa is datur.n. apprcheniio non folum tecmino: mm fimplioum fed etiam ant pee gofitionis-ablueafsenfa wel disen(u, vc Difn.IIl De E Raimi 0 0c docet Scot.2,d.6.q. 2. & quol, r4. atciez 2. vbi inquit,tunc apprehédi propo(itia- nem,vcneutram ; Ads.etiamcex di&ti$ conftat cnunciationem., & argimentae tionem po(se dupliciter confidcrarivelquoad formam, pro ilHa.f. ordinatione, s pre dicati (ubic&ti, & copulz in enücia- tione, & propolitionum. in argumentae tione ; vel quoad materiam.t, quantum ad veritatem, vel:falfitatem conncxionis: przdicati cum fübicctoam propofitióne ,. anteccdentis,& co n(equentis in argumé- tattone : fi primo modo confiderentur ,, fiunt per primam operationem , quia illa. erdinatioeft relatio qua am limplex ra. toniSqua repericur. in omni propofitio-- nc; & argamentatione , fiue vera , fiué. fal(a ;.at fecundo modo fiunt à fecunda, wcl.tertia operatione, quando fünt falfz,. quia in tali cafu: intellcétus connc&it plu. r4, quz inter fe: connexionem ied m bent, vcliudicando, vcl:difcurrendo, vn-- d? codem.ipfo actu direéto: iudicandi 5. vel di(currendi fiunt. iflz complexiones. fiCutiz, & falfze .. 67. Atinftabis;ctiam quái üfpe&tatad:. ! matetiam propofitionis nihil rationis de: n0»0 cx. parte obiecti fidum additur ini fecuoda operatione ,.quod non fuerit in: rima,ergo enscationiscomplexumnule - o modo fit per. (ccundam operationems. quia cuam quatum ad: materiam reperit. illud factum per primam , probatur a(sü- prum;quiain hac propofitione bomo eff. brutum, apprehenfio przcedit iudicium;, & per. apprehé(ionem actingit incellectass ncdum extrema realia ,. (ed. etiam vnio» nem corum ,.qua eíl meré ficta exmo» dó d:cus, cum ergo bzc vnio fingatur à prima opcratione, nilil rationis remanet: addendum obiecto per fecundam ; fimili ter. poffumus- arguere de tertia .. Refp.. negando atfumptum ,. ficut. n. ex parte actus (fecunda operatio addit aliquid pri- ma , nempé determinationem quandam. cognitionis per affenfum , vel ditienfum .,. ità.cx parte obiecti additur., g» determie- nato.modo-cognofcatur per affirmatio» nem, vcl negationem, vndó dicetur facere: ensrationis quantum ad hunc pcculiareas. modum deierminauonis , dum afirmar; quode » 1: c "^ vr. guod non eit pofDbile, vcl negat ; «uod / . oit neceflaiium. ^ 88. secódo cbijcies probando icr! ca- gia ratioms fpcétantiaad for mám propo- | Kitionis,& difcurtus pec (ecundam ,& ter .&iam operationem , quia cum intelie&tus A - affirmat vnum de ulio ,, & vnum cx al. o — — . deducit » flatum reíultat relatio rationis incer fübicétum. , & przdicatum, inter propofitionem infereotem , & illatam , rgo per iudicium fit formaliter ens ra- | . ionis przdicatum, & fübiectum, per di- |. Kuríum antccedens& conícquens ; Co- | firn.quia licet przdicatio, & confequé- . tia in abftracto ,& adtu.tignato fimplices.áimportent relationes per primam opera- & actu. exercito fine complexione non . fiunt , arque ita. non nifi per. (ccundam ;,. — — . & tertiam. —— » Refpaegando a(fümptum: ,. fiftendo B. im ptzcisé in a&ibusiudicij , &di:oiscac A D eid nifi ext . Mlas denominationes , fiunt autem rela- z;ones rationis . cum Jenominationcs il- Aecogitantur ad modum. realis relatío- .ni$,quod vtique fit per timplicem appre NMcocolsican ..Adcoatipm. di- citur per. cam folum probari tundamen- ta illaum-rclationum ipfas nimitum có- pate » quibus applicantur ;, ficri de- -bere per (ccundain, & tertiam operatio- nem;quod vcique verum eft; at non pro- bat per iftas ctiam attingi. relazioncs. il- Ms rationis, quz íolum à prima opera- tione inducuntur. faper. complcxioncs fackasá (ccunda, X.terua.. 1o4Q Vv ASTIO v. utn quilibet iutelletius poffit ens ratio- , nis efficere .. à; Ota huius quz (tionis. di fficultas - d orca an intellle&um: diui- nam;de hninano. n.., & angelico $m. (ey & naturaliter cofidcratis nullus videtur dübitandi locus, & quidem de humano omncs concedunt, ac eciam de angelico concedere deben: potíe.cotia rationis cf- ficete . cum enim & ip(e difcurrat (vt. modo fupponimus).& multa per conie. Logica .- |. Aionemattingibiles, tamen in concreto ,. L0 07 Sudt I Quratis far Éns Ralmisié4eIT.— 2 &araui Cognofcat, potcft vtique. circa talia obiecti actus falfos elicere, ex qut- bus tefultent entia rationis ;. imó & pct primam operationem potell, id quod nó: eft,cogirare , ac li eflet , & in hoc nulia cernitur repugnána, necaliquid cü eius natura incompoffibile; fi enim illi none repugnat peccatum , & eror , tanto mi- nus entia rationis cflinzere , etiam(i ali- quam inuoluat imperfc&tionem , ac in« iclle&us errorem. Ic3que de folo intel- Jectu diuino remanct difficultas , quae cftó Theologica fit , quia ramen cias in telligentia ad formationem entis ratios nis multum conducit, & ex principijs lo-- £icis cius folutió: dependet , in pra'finon iaconfultó: proponitur ; Neque hz di(putatio: initur cum illis Auctoribus ,. qui fupra q.2.;conftituebant entia ratio«4 nis- formaliter in denominationibus cx. tcinfecis cogniti, & cogitati,fic enim cer tum eft: Dcum. formare entia rationis 5. uemadmodum:. indubitatum cft. feip- uiny& aliaà fe cognofcere, & iuxta hanc viam docet Smifing.trac, 3. difp. 2. num, - 197. Diuinum intelle&um entia ratjoni$: fabricare, vt cófequenter loquatur ; Ne« que cít di(putatio cum Au&toribus; qui: priced. qua (t afferebár cos rationis for» maliter fieri folum per a&us falíos ,. (ic: eaim tàm ccrtum efL diuinum intell ed: ens rationis e flicere nó polfe , quàm falli: non poffe,vcl decipi . Igitur fola di(pa- tatio cít.cum eis. qui nobifcum conue«- niunt tàn in formalitate ». quàm in for« matione cntisrationis, vt fupra explica« tum c(t j. cum enim iuxta hanc vram fiat: ens rationis,cum cogitatur; juod nó eft ,. « li effet ,..i. per. quandam comparatio»- nem ad ens verum; feu (ub. quadam timi-- liudine vcrientis.,. prout nosillud imae- ginamur,concipere autem hoc modo  vi-- deatur ienperfeétus concipiendi modus ,. uia: aliqua: (altim-improptíetas, & inae atio repcrituria co. i, quod! dubitationem facitn przfenti,& Aucto- re$ icinditin diuer(as opinionesé .—— ^ . 7o. Prima cít.corum;qui Mel Ron ami adire rationis cificetobed eciam bulo a enum fizri cns. rationis Pee Gg fit co- 4 nisl sndiic dite. -— — -—À DH o 530 * fitcognofei , profectà (i cognofcit,facit;, fein Vafquez i.p.difp. 118. c. 2. & 4.Celett.difp. 2. Log.fec.1.& alij. Secun- da é diametro. oppofita! vitumque affir- mat,& cognoícere.& efficere,co quias tota illa impcrfe& o pocius fe tener ex tc obiccti intellIgibilis » ita Faber , & Tulteicit- cü omnibus antiquio£ib. Sco. tiftis, ralis enim videtur fuifle Do&toris fcntétia 1.d.30.q. 2-$. Re[pondeo a » & d. g.q.vn.$. Pote(l dict ad qu&jlioné, d.36 & 4.d. 16.2.2, & quol. 17. & ali- (gpe,& cum in hunc (cenfum interpre- taptur cius. expofitores. Lichet.. Tatar. xg.& alijcirca ealoca » & fequuntur iftz omnes , acctiam multi ex ys: i er ht UN wem e(t Azria cit. fec. 4. Tercia Íentene ti copa nei » & plauübi- . negar diuinum intellectum entia ra. Ionis cfficerc,addit tamen cognofcere à jobis ta Ga, vel fa&G bilia , ita Suarez di- $4: Mer.cit. Auerfa q. 5. fcc. $. Blanc. . lfec. c. Ruuiustrac, de ente ratio- nis, Vulpius ex noftris. to.t.p.1.difp.28,art.vlt.& di(p. 19. art. 4. Quarta difün- guit de cnte rationis fito, iunt illa.» , Qua entia prohibita dicuntur, & figmen- tà, & fundatosquales fuat intent; oncslo- gicalcs,& alie mults kchtiones,& con- €cdit cntia rationis. fecundi generis ficri pottc ab intelle&u diuino , quia eulla in «orum formetonc iaterücoit. impeife- iO » nonautcmcntia primi gencris,ta. Amic, trac. 3. q.3. dub. s. art.2. Mcuriffe €it q.4.»bi negat Deut ficere entia ra- tioms fictitia , affirmat £icereilla , quz hobent effe per refu'tantiam; quales (uot zelariones rationis ; ita eciam. loui vi- «etur Io.de S. I hom.nam q.2.art. f. ait mia rationis ,'qua cx (ua intrinfeca ca- tione formantur, & cognofcunrur ex im- perfecta rei apprehenfione. Deum -facc- tc non po(fe;benc tamen .(uoídam refpe €tas rationis , qui non fundantur füper. cognitionem i Gam, retamé ve- fà potius cft tecaz opinionis , quia. addit hos refpectus rationi& tantum davien£- taliter ab inicllectu drminocaufari. ,, ncn formaliter. Quinta tandem affirmat. poí- e diuinum 1atelle&um ens quodcunque 1 D -— 5 Difjut. 111. De Ente Rationis: rationis cflicere , fed ad euitandas diff cultates inquit hocoon poffe facere. di. rcGé,& immediaré , vt facit intellectus creatus, fed tantum indirecte , & media- té , quatenus cognofcendo entia rationis A ncbss facta dat illis rurfus aliud effe. obicétiuum quafi fecundarium , ita fen- tire videtur P. Didacus à Ic(ü di(p. 3. qe 3.cum quibufdam alijs. 71 Dicimus r, Diuinum intelle&üco- gnoícere entia rationis à nobis facta , ta» men cx vi ilius cognitionis illa non fa- cere. Conclutio cft contra primam opi- nionem , & quoad primam partem eft adco ceita, quod Turrianus opuíc. 7. di- fj-4. dub. 8, conatur oftendere Vafquez ipfum ab ea non rccedere;manifeft é col- ligitur ex illo Sapieatiz 8. $cit verfu- tías fermonum, C? difjolutiones argumé torum figna, 7 menflra fcit, antequam fiant, & probator euidemicatione , quo- modo.n. dicerctor Deus fcire cordiü co- gxationcs, nifi obicéta cogitata videret y qua fz pe (zpius.impoffibilia fünt,& chy merica, vt cum affirmamus cqui cffe ra- tionalem , howinemairrationalem &c. Ncc valet rcfjonfio Vafquez cognitio- ner illam dicere ordinem tramfcenden- talcm folum ad.illa extrema realia , non. àd vnioncm fictam intcr ca , arque ideó Dcum cogrof(ccere (olum cxren atilla i» realia,non cns rationis -. Non va'ct, quia. Alle actus cft falfus , & vc calisà Deo €o- gnitus , crgo non tantum cxtteima illa a» tcalia attingit Deus,vcrum ctiam vaionc à nobis affitmatam inter ea, qaia fola 4 extrema attingere non fufficit ad cogno- fcendam filitatem actus., cum.lla. eadé attingi po(Tint per a&um verur, vc fi di- catür cquum non ctíc rauonalem, Ncc mious valet , quod ait, cpsrationis no- ftum non pofle habere eile obiectiuum in nente Dei, quia in. mente fua mon ha- bet. noftrum conceptum forinalem , à cpendet ; Alioquin nec intcligere polfes obie&um cale cognitionis no- flra;co quod illam cogniuioaem i0 mé- te(uanon habct, Non crgo opus ctt di- uinum intellc&um nottra cognitione in Ézrmari , vt attingat obiectum c us (iue - reale, (iuc rauonis, (cd tuffic:t, vt illa. (it obic- Quaft. V. c/4n Deus effelat ens vationis. obícdiu? indiuina mente , tunc enim non tdntam ipfa attingiturà Deo,(ed éc illud ip(umob;e&tum,quod erat eius ter- migelorcos sie Nec demum va- t, quod inquiunt alij, cognofcere quic- po eit innoltro inicll ; & hoc ad diuinam fpe&are perfc&;onent, non ta. men f: co modo , quo clt in ipfo, quia cum hic tit imperfectus, rcs e poffet (ine imperfedtione'ex parre. Dei , fic dicere (olemus Deum noftras cogno dfcere complex ones,& difcuríus, fed (i. ne complexione; & difcuríu, Non valet , 1ia ad excellentiam diuinz comprehen- tionis (pe&araedum attmgeresquzcun- ue cognofcuntur à nobis (ed etram mo- m quantumuis imperécétum , quo co- gno(unur à obs , quia & hic ipfe vti- e cogno(abilis eft, vnde & ip(os no-fios difcurfus , licét Dcus atting t (ine modo difcuríus ex parte potentiz , non tamen ex parte obie&i, alioquin cogno. fccret obiectimáaliter , ac cft ; ergo ens rationis à nobis (1&tum dcbet à Deo co. gnofci,& etiam ipie modus, quo à nobis umeft. Eczora huius ratio cít, quia licéc fall. , & fingere ens rationis ti hoc todo fiar, fit impertectio, '& ota- men eft cogofcere aliosfalli , & illorum fismenta, ac pro/nde taliscognitio non cit Dco deneganda . 71 Deindé , y cx vital s cognitionis non dicatur Dcus formare entia ratio. mis , quodct altera pars conclufion's & €ft contra Poacii difp.1 . Log n. 95.pro- bbarur facile ex dictis q. 2. atc. 2.in fol. ad r.vbi diximus ens ration:snon exiflere , nec formari perillam cognitionem , qua «ognolcitur, vt quod, & vt terminus co. ;tusfeuin qna habet prazcisé rationem Obic& non cffcétus, (ic enimtolumrced- ditur cogritum denominatiué , ficur aliae tcs quando cogno(cuntur , fed 46i Deus cognofcit enua ration s à nobis forma- tayattingit ea tali genere cogaitionisynam füppomt illa 2nob:s efformata per alia Cognittonem ,& coznoícit illa, vt quo 1 , ergo lolumredd.t illa c..tcinfecé cogni- ta,nonautem illa format. Nec cetert,q ita cognoícendo d«t iilis efe obic&iuü ; quía vc notat Gillius lib.2.trac. 6. c. vlt. 335T duplex eft effe obie&iaum , alteram en» ts rationis propriam , & e(lillud, quod nullü prorfus alia4 fuppenit effe in obic- &o, tiuczcale , (iue rationisex vi prioris cogaition's : alterü commune cum alijs rebus , quz obijciancar inrelle&ai ; per quod non conf(tituitar ens rationis ; dum autem Dcus cognofcit entia rationis à nobis fa&a tribuit illis effe o5iectiuum fecundi geaeris . Tandé (uadetur à prio- ti, ens rationis nequit cífe extra porentiá £ormantem lud , im^ neque exca ilum adum , quo dicitut formari , quia tocum etc faum debet habere in illo , & ex vi illius , (ed quan30 Dcus cognofcit entia rationis à nobista&a , non folamattin. git ifla,stexiftentia extra (oum actam , led etiam extra fuam intelle&um;nam il- la videt in intellectu noftro , ergo cx vi «alis cognitionis non formar illa . Forté dices , (alum indir? illa effi cere,quia indirc&é , & mediacé iacelligit aliquid , quod non eft taà parte tci. At ncquc hoc dici porcft, quia Dcus cognio- fcendo creatum intellecta 6ngere ens rationis,dum concipit rem aliter aceít, co ipfo cognofcir ré , ficut efl hoc enim modo conficit matellcétus creatus ens ra- tionis;vnde ly aliteryac esl,cd mcdas ca gnitionis humane, & obic&um durnz , & declaratuc excinplo,fi eaim quis arfic- mat Peuum c(fe mentituah:c nallo ao do mentitur,nec dire&é , ncc indirect? y nà itaeflà parce rei, ficuc atficmat , ergo: paritet dam Deus videt creatum intelie- €tum cns rationis efficere , dum concipit rem aliter,ac cft,nec dire&é, nec indirc-: éé concipit rem aliter,ac eft nam ita res: fc habet à pacte rci, licut ipfe nouir. 73 Maior cft difficultas , am poffit Deus entia tónis in fe cogno(cere abf jue ordine ad intelle&tü noftru.n , hoc enim admittendo difficile cft euadere , quin. formcet entia rationis , ita enim ex vi di- uinz cognitionis reciperent ile. obic« &iuum omninó primam , quod e;t pro- prium entis rationis , & quidem non vi- detur negari pofle Deum ita entia radios nis cognofcere poffe, nam de facto De s: multa impoffibiia no;it ab'que ocdme : ad inteilzétam noftrum ,p i2 €hy.nercm Ga - rep 332 tepugnare , equamrationalem non effe polTibilem , & vtique cognofcit Deus , uod negat, & impoffibile reputat; cum igitur hzc obie&a attingat in fe, & non intelle&u noftro ,. formabit entia ratio. nis. Accedit cx Scoto r.d. 43. q. vn. im- poflibilitatem in rebus formaliter pen- dere ex rationibus formalibus earum , principiaciue veró ab intelle&u diuino , ergo attingit impoffibilia independenter ab intellectu noftro , & dc fa&toita co- £nouit ab zterno;quando nullus extabat «reatus intelle&tus , qui illa effingeret . Necfíütficit dicere cam communi tunc cognita fui(le in fictione humana. futu- ta,aut po(fibili,cum enim ab xterno co- gnoucrit omnes , & fingulos actustàm veros,quám falfos à mente hamana tem- risdecutía futuros , velíaltim pof(fi- biles cognouit confequenter obiecta ho- rut a&uum. Non íufficit, quia et(i hoc modo«cognoíci potuerint, vt obie&a no- ftrorum a&uum , tàmen adhuc ab(oluté i nter ab eis cognofci potuetüt, mam data hy pothefi , quod intelle&ualis €reatura repugnaret in rerum natura , ad. huc diuinus iotelle&us impeffibilia co- quiete » ergo eoríü intelligib;licasnon abet meceffariam connexionem. cum a&ibus noftris futuris , vel poflibilibus ; ficrgo poteft dare illis efle ob iectiuim indcpendenter ab co,quod cis tribuitur y vcl tribui poteít ab intelle&u creato , vi- detur facere pofic ens rationis j itaq; pro zcfolutione huius difficultatis . , £. Dicimus fecüdó vtrüque effe pro- babile , quod diuinus intelic&us faccre poflit,vel non polit ens rationis. Con- ufionem hanc ponimus problematicà , quia Doctorem dc hac re omnino certü non u$ , quamuis enim lociscitatis pro fccunda fcntentia partem affirmati? uam problematis affercre videatur , alibi tameo vcl negatiuàá infinuat , vt in r.d.8. Q.-4-N.vbi ncgat intcliectum diuinü, co quia omnia intuitiué cogno(cit, ficuti funt , poí(ic caufare relationem rationis, & concipere vt diftin&ta,que à parte rei non funt , vel faltim dubitaciué loquitur vt in 1.d.5 j.H. vbi quattuor in- 1a ponit ; in quorua primo aic Dcü Difput. ITI. De Énte Rationis. - intelligere eífentia (ub ratione mere abz foluta, in fecundo producere lapidem im efe intelligib:li , in tertio comparando intelle&ionem (uam ad quodcunque in- telligibile forte pofse caufare in fc rela. tionem rationis ad lapidem intelle&um s in quarto demü rcflexione cognofcere il lamrelationem rationis; Qua de cau(a ét Mauritiusq 8.vniaerf.dub. g.hanc cangés difficultaté, an poffit diuinus intellcétus cau(ate refpetus ronis, problematicé pro cedit dicens aíseri poíse; quod Deus hzc entiarac onis cogno(cit , vt habent efsc obie&tiuum in in:elle&u creato , vt tertia ponebat opinio, vcl non efsc inconucnics ponere huiufmodi vefpectus in Deo, vt €t habeat eísc cognitum , & obie&iuum inintelle&u ipfius , vt afserebat (ecunda opinio , quz confequenter aiebat ens ra- tionis ab intclle&u diuino cffici poísc . ^ 7$ Affirmatiua pars problematis di- ueríimodé probatur à d:uer(is . C) iidam ex co probant , quia inefficienca entis tónis nulla interuenit faliitas , vcl error, peus cum fit per (implicem appre- en(ioné, nam non ens reaíe , quod tunc Obijcitur intellectui , non cogitatur c(se à parterei , fed im pliciter cogno(cituc exi ttere obic&iué in intelle&ta,quod nó falso, fed veté dicitur , ergo efficere ens rationis non repugaat inteliectui diuino . Hzc ratio elt iniurficiens, quia licet non it faltitas intali conceptu noftro; cü nó affirmet intelle&us nofter ens rationis c(se verü ens,cum (ciat contrarii, tamen in coconceptu improprietas quzdam vi» detur esc quatenus non ens reale;etíi nó apptchendamus eíse ens reale,apprchen- dimus tamen illud ad imodáü cuis rcalis, & pet (pecics alienas , quod eft extraneo modo ré attingere , & quai aliter ,quàm lit (altim modo przci(iuo, ino diuifiuo. Alij probant cx coyquod non ett de conc enusrationis, vt res cognolcatur aliter, ac lit,fed tantum qnód aliud e(se non ha- beat, quàm obicétiuum,potelt autem in» tellectus diuinus tale c(se tribuere non enti, Neque hac ratio fufficit, nam dicet fuitinens partem negatiuam problema: Us repugnare , quod aliquid habeat taocü €(sc obic&tiuum in intellectu, & non in- tel- O&O —n "- -Y A «Y — tur aliter, 4uàm eft,non quidem,vc fit ens rcale;ícd quia ad modü entis rcalis concipiatur y & in illis fubicétis concipia- tür císc;in quibus veré non ell,vc rclatio- nemin Dcoad creaturas; crgo eo ipfo quod aliquid concipitur císequod re » vcra non«it, ncc eísc poteft; non cofor- matur intelle&us obie&io à parte rei, at- queideó cócipibtem aliter,ac fit, Nec di- cas intelle&um in conficiédo cnte ratio- ' nisconformari debere obiecto , vt cft in ipfo intellcctu , non v: eft à parterei . Quia tune fequeretur ens rationis fieri non poísc; nili per a&um veri, nami talis €onformitas (cmper adcft, quod tame cft omninó falium . Alij probant , quia licet efficere entia rationis,& ré aliter? ac eft, cognofcere afsentiendo vt facit intelle- &us nofter;(it maxima imperfectio, quia interucnit deceptio,tamen ca cfficere per a&um diísenfus, & cognofcere aliquid aliter, a€ eft, dummodo cognofcatur , vt eft, nó infert imperfcé&ionem in cogna . fcente, quia per hoc fecundü omnis ab co . excluditur imperfectio, ac proinde Dcus pt hoc modo ens rationis efficcres ità Quuied.tontr. 1 2.Mct. pun,7. & Poncius en 1-Log.n.97. Sed plané hocaliud nó €t; quàm dicere poíse Deum habere ali- quam imper fc&ionem, dümodo eii ha- beat perfc&ionem,quod cft proríus ridi- culü ,ctfi enim pofierior cócipiendi mo« dus deceptionem non inducat in cogno- fcente , adhuc tamé arguit imperfc&ioné in modo cognofcendi rem aliter , ac fit. Accedit, Deum per actum difscnfosens rationis facere nó pofse circa impoffibi- lia,cum cnim intelligit Chymeram repu- gnare, equum efse non pofsc rationalem , profcáo dicitquod eft à parte reijatque ita non cfficit ensrationis At inflat Ouuied.cótrou.12. Mctaph. oscar rationis ficri per dif- enfum chimerz, (cu per iudicium ; quo dicitur ; «byme:a cfi non exiflens, € re- pugnans, quia per hoc iudicium non folü uir rcpugnartia chimerz, (cà nó eic chineiz; fcd ctià ipfa chimara,cuius «ft ocgavo , (cü dc qua pradicarar nega- tio ;cigo hoc iudiciu babet duplex obic- €&u miyucgaucnem f. & chymeram 5ergo Logica B * Quaflio V. c/fn Dew efficiat ens rationis . 333 cx vi huius judicij datur aliquod habens eife ob'ectiue inintelleciu , quod nullum efe habei excrà intellectum ; ergo cx vi huius iudicij datur ens rationis ; quod cft id;qued tantum habct effe obiectiué ina intellcétu.. A d rationem vcro nuper addu &am,quod cotum illud complexumychi- mgra non exiítens, datur à parte rei , & idcó apprehendens chimzram; vt nó cxi- flentem;non facit ensrationis, refpondet chimzram, vt non exiftentem duo dice. rc,negationem clumerg,& ipfam chimg- ram,primü habet effc à parte rei , quia à parte rei cft negatio chimera ,(zcundü. f, chimara nó habct effe à parte rci , fed «m obie&iué in intclle&tuscx quo fit cogno- fcentem hoc complexü;chimzra vt no exi ftés duo cognofcere,negationc (.chime-r£ cx vicuius przcise nonfacitensró- . nis, & ipfam chimeram , ex vi cuius facit cns rationis,fundameptum huius Aucto- ri$,quo contendit per di(senfum circa im poflibilia feri ens rationis, & hinc folait rationem allatá,falíam eft , ncmpé qp per illad iudicium , quo dicitur , chiniara eft non exiftens,non folüm attingatur repu- gnantia, Ícü non exiftcntia chimcetz , [ed ctiam ipía cbimara , nam vt ex profcfsó dicemus difp.6.de Anim. q. 10. art.2, ac tenct.etiam Oauied. ipfe controu, $. de Anim.punc. 2. actus iudicij cítvna fime» plex qualitas,cuius proxin.um ,& imme- diatum, imó & adacnatum obie&tü non fünt terminiilliincomplexi fubic&tü, & praedicatum, fed copuh illos conne&ens; termini veró illi attioguntur. per actus Sperchentonis precedentes a&ü iudicij, illiq. coexiftentcs com aduenit; cü extrema illa nó artingantor cx viausiu dicij, fequitureuidenterperiudicidjquodicitur,chimaranoncftexiftens,nó fie- ri ens rationis ; quia pcr talem aum pr cisc iine repugnantia ; iué non. ftentia chimzra, non autem ipfa chime- ra, vnde conftat tam rationcm Ouuied. q eius folutionem ad noftrum argumentum falío inniti fundamento ; quod ncc eius rincipijs confentaneum cft . Alij pro- €x co, quód vis cfficiendi ens ratio- nis non oritur ex imperfc&ione intellc- Gus , (cd potius cx perícétione , nam sim Gg $9 ham 334 hanc rónem füpcrat pctenrias. (enfitiuas, qua nequeunt lbi formare obic&tum ad fimilitudiocm proprij obiecti; Scd. neque hac ratio vrget. , al/oquin probarct etie perfcétioncm in intellectu fibi conficere oLbicctum per a&sm falfum; & quia pu- tatur. ratio àpriori fumpta ex. vntuerfali- tütcobicéti intelle&us,rurfus ponderabi- ter.infra. Alij denique diftinxcrüt de va- rj: zcneribus entitrationis , & dixerunt vüvm gcnus €florman poffe ab intclle&u diuino, non aliud,tandata nimirum ,.non. fi&itia, quia ip bis fotmandis vtique fal- fitas. interuenit, & deccpio, quia nullum corrc(pondet fundamentum à parte rci , at nonin illorum formatione, cum inzcl- lc&vsxunc tribuat obie&to,quod.lli có- unit ratione fundamcnti , qua dc caufa nec firgit,nec decipitur. sed quauis hec via facilior videatur ad hanc partein pro- blematis defcndendam , tamcn. folidior tatio pro hac parte vniueríaliter probat , da ente cationis tàm fundato , quamnon. fundato, quod poffir ficri à E eo . Accc- dit;quod oppolità partem fuftinentcs ad- hucvizebuncquód licet coznitio forma- tiu €ncs rationis fundati veritaté habcat: raucne(ondamenti , falfa tamen crit ra- tione obicéa immediàri , & formalis . 76 Rauoigiturad hanc parté proban dám cft, quia poteft [eus quodeumque. ensaationis.cogaofcere abíque ordine ad, «iftelle&utn cícatum » & confequétcr dae xc. illi pritt.m efle obic£tiutita& imper- » qua jnterenit in fabricando ente. rationis, pritür precise ex natura obici. quod ita petit intelligijnam cum incriníc- €x analeguimn includat ad ensrealc, non mifvad initar cius,& per ordincm adillud inteilisi poteft; & bic c(t modas. proptios. elir:ibilitatis cius; & quando ita intcl- hgiturdici poteflintellizi, ficut ctt, quia. tiis CLE ctus.natura;vt iprelligatar p imi- tationem ents realis; cum gitur tota ime j ci fccto (c teneat ex parte obie&ti, pote- yt diuinus tutelledus illod: arungcre euá. adinodutn cnus.realis, quia ad. petfe&tio- ncm. cis (pcétat, vx voumquodue co- snotcat, ficuc cd; nec abfurdum cfl diui- - Tuminielle runi concipere obicétü cum Ayettcéuonc suam fecum adf. cx na. | Difput.11I.. DesEnte Rationis? 0 « tnra rei ; & per hoc folui poffant omíies rationes partis-oppofite , quz fandantur in imperfectione potentiz requifita: ad faciendum ensrationis.. 77 Parsveró problematis oppofita j quod nequeat diuinus .intelle&tus entiaza rationis cóficereycx oppofito co FÉ eft proba imperfectio, intérucrit in fuss i picos non oritur przcisé cx natura obie&i , (cd ex noflro prz(crtimimproprio , & ina- daquato concipiendi modo , € faz pe fz pius cócipimus,qua: nó funt diftincta, vt diftin&ta ; qua non funt relata,vt rela* ta,quz (unt ncgatiua,& priuatiua,vt pofi: tiuayin quibus omnibus apparet res cone Cipi exiranco modo,& nào quales süt,hoc autem repuguat perfe&ioni diuini intele lc&us,qui res cognof(cit vt süt in fcipíiss & idco cum entia rationis non fint in rc- busipfis,nó poteft cognofcere ibi effe v. . g:dillindlioni vbi non cfd;rclationé , vbi pócft viu iu dui itc actingece ipint » lianc impcr- fc&i cogno(cendimrodam,fed nequaqu&- co vti ;. poterit etià attingere entia renis 'cognoícendo fictiones ab intclle&u no- ftro futuras,vel poffibiles jcuarü süt obie Cta,non th.jlla attingere in (cip(oy& hzc 778: problematis. magis: coníonat com muni modo loquendidc ente rationis. : 78. Inoppotitüarguitucprinto, quod Deus non cognofcatentia racionis: à no» /bisfa&a ; Tum quiacfto attingat omnes . fi&ioncs noflras:, nomproind: Jiccndus. eft cognofcere cns rationis, quod per cas - eflicimus,quia vclatt ct idem nume ro ens rationis per illas machinatum ab intelle&uaoftto;& hoc rationis iia dependet ab actu illo. inteile- Gus crcatiyvt n oca: pendere repugnet ; tingi ^ens fátionis ibo dipiciuim ad (imilitudine illius, & ncque ltoc,. alioquin nonattingc ret ens rationis à nobis'faGtum, (cd aliud €i fimile .. Tum quia fi cognoícendo fi- - Qoncs notlrasatongic etiam fis aentas, quz iunt earam obicéta^aam illa cogno- (cctad moedüentis,quia (ic continttur tn ca fictione,ergo efficit cns racionisyquia boc cft coguofcecc noncns ad i; d cie Ls nOgquia.iftad cns - d ox 6 Muy may &is, Tum tádem;quia etiamfi illa cogno- ia vtà tob fads. tamen quia reci- piunt nou e(icobie&inumab .intelle&tu diuine, tàquam ab integra caufa, nam ad *jllud,vt ficinon concarticintelle&us crea "crus,erunt entia rationis ab ipfo efforma- tanoaurem ab intelle&tucreato. —— - Réfp.ntelle&um diuinum cognofce- cidem ensrationis à nobis fa&tü , quod licétinefTe , & fieri ita pendeat ab acta illo intelle&uscreati , vt fic nequeat ab alio dependere,poreft tam ab alio actu VA RAD incognofci modo meré (pe- «ulatiuo,& vcluti ineffe fignato , & in dioc fenfa pendet à cognitione Dei.A d. $mmediate , & formalirer cognofc it i!la "ficuti funt,quia videt effe figméta, & en- "tia rationis , & mediate foli attingit illa rhodü entis; quatenus videt fic etfe o- "ebieéta noirorum a&uum . Ad 5. dat illis ie(je obiectiuom exttinfecum, X denomi- datiuum , quale eft illud, quod conuenit leiam entibus realibus,non aucem intrin- fecum, & tormale , quod foli conftituit ensrationis ex di&tis concl. 1. & idcó li- 'cé illud cfle obic&tiudá primi generis fo lo pendeat intelleétu diuino;non idcirco 'dicantur ab eo cntia rationis ficri,fed tá- tuni factajvel factibilia c íci. '79 'Secundo, quód polit facere ens ra itionis; Tum quio;vcarguit A mic.cit. vis efficiendi: ens racionis perunet ad perfe- "€tionem intellectus creati,ergo nó dcbet ;denegari diuino , probatur a(fumptum , *quia-oritur.ex lacirudines& vn ucrüalitate « Obiectiy quz vtique ad perfectionem po- "teaug (pectac nam quà potentia ad: plu- ta (e extédit;có c(t perfectior, & idc vis €ficctiua enis rationis negatur porentiz 'fenfitiuz ob cius impcríectionemyquia 5 "atcuatür ad ens determinatum , ranquá ad 'Obicctum, putat ad rem tenfibilem. Tum quia vt arguit Fuent.cit.deratione mtel- lectus cópt chendeatis cft, vt obieciü om ni modo; quo cognoícibile eft, penetrer, fed priuauones, & angcli nó fol si (e , fed admodum altcrius (ant attingibiles , "érgo à diuino inxelic&u ctiam hoc mo- .:do atungi poffunt fora;ando encdia ratio- nis. T táaé,quia Deus cognotcit priua- tioncs& ncgationcs,qua funt non entiay Quafi V. €4n Deus effciat ens rationis . 335 '& vtique per modü entiü, quia nihil e(t per feiatelligibileinittens, & vt Doct. r 'q 4: vniaerfal. nihilintelligitur (ub ratio - nc non entis, & bac nece(Ticas communis cit omci intelle&ui quia won fandatur in imperfcó&ionc intell:genris, fe. in ipfa matura obicéti inrcllisibilis ; ergo &c, ;: Reíp. negando alfumptit cü fua probá tione, n .n. ita patet obiectum ade qua- tum intelle&as , vt ctam fub fe dire&? «Gprehendat ens rationis; imo ex Doc&to- rc 1.d.3.q. 3. folum ens reale cft obiectü primum primitate adequationi$; quare ex latitudine fütobieót non hibet, *jiod ferri potlic in ens rationis , n' à in virtuce entis realis, concipiédo eas rition.s ad modá& eius, & quia talem'collation*m n5 entis ad ens rcale ne jui: fenfus facereob Tuam materialitatem ex Scoto quol. t 7. C. ideó negatar illi vis cfficicnd! eas ra- tionis,quz camcniniatellectu nà ett pec- fectio timpliciter, [ed perfeétio (üppiens imperfcé&t onem, aut potids imperfectio, & impropri.tas in concip eedo;nz; hoc c(t mirum, quia età vis refleziua tribuirur intelle&ui ob etus fpirrtual:tatem & ne- gaiur fep(ui ob eius impecfcQtionem , & tamé formal.ter non reperitac in Deo « Ad 2.vilet affumptum de: modis non in- ducentibus impctfzQionem in. comptre- hendente; qualis eft ille, 4:0 ens rationis elicitur , alioqui prob ret etiá rcs a Dco cognofci debere cuin diícuríus cum hoc quoque modo fint cogaofcibiles. Ad 5. perfzétus modus cognof.éd. negationes, & priuationcs non cft ;llas. attingere di- rcété per modum cnus., fed induecté ius dicio quodam diu:fiuo, qu» modo attin-- Simuscaecitatem conciprendo in calt or» gano non effe potcntià vilitiam , fic cn; m cogno(cuntur, acuti func, X per mo-lü no enus, & hoc qutdem modo -ogonofcuniuc à Deojinquo nulli imercaenic eas cÓmis» Quia nop concipiuntur ad modum entis. «90 Tertio? contra probucar ao police Deum efficere enscacionis, Tum quia vis cfficiendi ens rauonisnon ram. gcndct. ex. imperíectione obiedti iei pub quà intellectus , quioonada-juai obiectum comprchendens,nec incoitiué videns, ead (at in co diftinctionein rationis , & alias ego —- 336 intencioncs logicales , quz fiunt per ab- ftra&ione. Tum quia tuac cócipere pof- fecque non (unt diftindta , vc diftindta , qua non (unt relata, vt relata » & priuati- Ua,vt pofitíta; & cófcquenter rcs aliter , ac fint. T à tandem quia entia rónis dicü- tur formz fi&as prfertim , quz nullum habent (ündamenti inte, ergo oequeunt à Dco ficri , alioquin fingere diceretur. Refp. negando aiTumptum , quamuis enim quzdam cntia rationis ex fua in- trinfeca ratione formentur ex imjxrfe- &à apprehenfione rei, vctorté (ant rela- tiones rationis in argumento ra&z , tamé vniuer(aliter loquendo vis efficieadi ens tationis pédct potius ex parte obiecti in- tellectus,quod cum fit cns, intelle&us vo lens cencipere nihil , cogitur formare ens rationis, quia n:hil concipere poteft, nifi füb ratione cntis,& ideó non eft abíolure affereadum Dcü nullum prorfus ens ra- tionis efficere ; quia etiam intclie- €&us circa obiettü cmt vifum potcít formare ens rationis, m relationé vi(i , ac intuitiué cogniti , de quo vide Lichet. I.d.8.3.5. in$. Preterea intelleius in- nitiurs. Ad 2.negatur in cflicienria entis rationis (emper miíceri errorem, & rem ' concipi aliter, ac (t, quia e(fe, quod tunc intellcétus tcibu;t non enti, & effe di(cre- tum, vcl relatum, quod tribuit non diftin €is, & non rclatis,non cl rcale,fed ronis, & cócipit non ens (ub illa ratione entis , que illi conuenit. ex vi intelle&us ; inquo nullus interuenit error , nam concipit nó tclata rcaliter, vt relata racione , non ens tcaliter, vt ens rationis, & quamuis in hac conceptiontecogatut cx natura ipía en- tisrauonis illud concipere ad inftir veri entis, nonob hoc concipit illud, vc verum ens realc,(ed ad cius fimilitudinem , quz duo niultum diff:cunc , nam in prima có- €eptione eft falticas,& error,non in fecü- da, imó eo ipfo quod ens rationis conci- pitur ad iníLar entis rcalis, concipitur, vt eft, ob incrin(ccam analogiam, quà habet ad illud. Ad 3. nonomnia entia rationis dici ficta, nam illa , quibus corre- fpondet à partc rci fundamentü, proprie non (uat figmenta ( nifi forte traba diceré tur per cóparacione ad entia rcaliaquorü Difput. LIT. De Éwte Ratioiis vmbiz, & (pectra dicuntur ) vt infrà eg Scoto dicemus q.4.vn:uerf. in fine , & $. Met.q.1 t. ab initio ; (ed quicquid fit de antecedente, negatuc cquentia,tanc n.Deus fingere diceretur quando ità có- ciperct impollibile , wt illad affirmaret ef- fcy at Deusità cócipit,vt fimul neget e(Te, q nó cft fingere, (ed pou? cuectere figmé tü,vt bené aduerut Arriaga. (ck.4 n4 1. QV£ESTIO VI 4n Ens Rationis babeat proprias affe» G iones, C que [int. 91 N2: quatimus hic , nü entia ra- tionis habcát proprietates,que ab ipfis veré fluaot, (icut. n. nó (unt pro- prié entia;icà nequcunt habere veras pro- prié entia ità nequcun: habere veras pas priccates ab iptis veré Bué&es. Qa 5 modá ergo dicuntur entia per (olam ana log à ad ens reale  ità quzrimus r tatcs,qua tales dicátur pcr analogiam veras proptiecates 5| & quatenus ad mo« dum illarum concip: poflunt, Dc. Dicimus [.rimó Ens Rationis habere f fuo ordine proprias affectiones. Conclu- fio elt Scoti 4.d. 1.9.2. I.& q.6. vniu. vbi efto in !pecie loquatat de fccundis incen- tionibus, & vniucr(ali log'co, doótrina tá commun; clt , & probatut , tü quia , vt ait DoGor cit.in entibus rationis non fa- lum inuenitur przdicarum in quid. , & przdicatum in. quale effentiale , fed enam io Quale accidentale. conucrti- bile , quod e(t proprium ,  vtinductio- ne probari poteit in omnibus , tum quia formari pofluot de ipfis propofitiones, nedü in primo modo dicendi pet fe , fed ctiam in fecundo , in «uo propria pa(fio dc fuo (ub:c&to prz dicatur ; tum tandem quia (i babet fuo modo effcntiam , crgo €tiam , & ptoprictares ab ea fluentes ci proportionatas ,nam quamcunque cífen- tíam propri comitantur paífioncs . Contra obijcies ; Tum quia proprietas ità fc hibet crga lubicctum, quod ex na- tura rei diftinguitur ab llo , ab euis quid ditatc fluit, & e(t minus ens illo,(cd oulig affectiones cogitari poffunt , quz ia 4e. habeant cr3a ens rati onis;non.n. cx natd- ra | Queft. VT. De eius affellionibu:. | Facti diftinoui gofsentab ente rationis, um non cxilterent à patte rei , nec pof. fent ab cius quidditatc fluere , cà ens có- nis nullam habeat cfficicntiam ; nec po(- funt effe mious en co, quia quod cft mi- nus ensente rationis , cft penitus nihil , Tum qaia tales paffioncs non effent rca- des, vt patet, ncquc rationis , alias conti- t effentialiter (ub ente rationis , & dc iliis eflentialiter predicaretur,quod gnat cuilibet c(fenciz refpectu pro- priacum pafionum. Tum tandem, quia dantur quzdam enria rationis ; qua aal- lam habent determinatam naturam , eo «uia nullum habeant à parte rei funda- mentum,vt func chymerica » ergo faltim ita proprias pa(Tioncs habere nó pofsüt, quia ilz petunt determinatam naturam , ^ áquafuetc concipiantur. 91 Ref(j.conditiones proptiz paffio- nis a (li ia maiori (folum affectioni - bus rc timpliciter couenire;at fecü - 'dümquid poffit etiam conuenire affc- "€tiomb.rationis, nam (uo modo concipi unt, & fluere abeffentia entis ratio- his , &ab illo ex natura rei diftingui , & tle minus ens co nec ob id (zquitur ef- fc othil proríus (ait Docror cit.q.6. vni- ueríad 4.) quia ficut in entibus real.bus "dantut gradas in eflendo , nam accidens €ft minus ens fübitantia; nó tamien oihil, ita (uo modo admitti dcbét in entibus r&- tioms, cum omninó concipi debeant ad inftar coram. Ad 2.licut ens rcale ob fuà tranfcendentiam praedicatur de (uis paf- fionibus, vel quidditatiué , vt aiant Tho- miftz vcl denom;natiué, vt nos , & idcó e(lentialiter non continentur (ub ipto, cum proprié , & formaliter non iit ens rcalc, (ed cantü aliquid cius ita pati mo- do dicendum de ente rationis. Ad 5.chy- merz & fimilia entia rationis fuudaméto carere dicuntur, & nó habere determina- tánaiuram non quia nullü habeant pror- fus fundamenrum , & occafionem à parte - tei nec quia nó habeant naturá fibi pro- portionatam, fcd quia fundamentum illis correfpondens à parte rei no determinat nos ad illa Gegend hoc pouus,quàám illo modo, ficut nos determinant fundaméta, quiz folent correípodere determinatis cn- 537 tibus códis, & (ccundis intentionibus gc - ncris,(peciei, &c. potelt igitur ipíis ccá adícribi natura (uo modo determinata, &c affcdtioncs illis corre(pondentes; imum hzc ip(a critcorum aacra , vcl affe Gio ncceifaria, quàd fingi poffint quocüque modo ad libitum notlrum , & pet hoc e(- fcatialitec (ccerncacur ab. alijs entibus rationis qu: aon po'funt fiagi, nili illo modo, ad quem nos deterainat , & im. pellit fundamentum illis corrcfpondcng à parte rei , vt magisexplicabitur q.feqe 95 Dicimus 2. ensrationisin comuni habere (uo modo omacs illas propricta- tcs, quz conaeniunt enti rcali in cómuni, ad cuius ia(tar concipitur , & pariter en- tia racionis in particulari habere proptie- tates illorum entium , ad quorum in(tac concipiuntur , Pciuia pars concluGonis probatur, & explicatur , ens rcalc habct. yropriccates limplices,vt vaum ,vscuary onum, & diliunctas, vt contingens, ne» ce(farium,idsm, & diuerlum, fin:cü, & in- finitumy(cd omnia i(ta poffunt fuo n;odo adapcati entibus rationis,ergo &c. Prob. minor, quodlibet cnim ens racionisin fe eit vnum (uo ino-lo, quia in fc indiui(um, & à quocü uc dittiodtü ; vnde natum e(t ad quode ü uc cóparetur idem, vel diuere (un (uo modo cife; eft etiam fuo modo verum in cllendo, fi veritas , quz elt paf- fio enc;s, declaratur per ordiné adzqua- tiodis ret ad intelle&ü ; etenim ét ens ra» tionis natü c(t terminare cóformitatem cognitionis ad ipfum , & hoc prztertim , quando fa&um per priorem actut recog tatur inde per alium polterioré, && rcflexü, p qué veré aciazicur, trcuti ett, vt (upra declarauimus , at uc idcÓ pro- priam haber intelligibilitatem, vc aic Do &or 2.d.1.q. j. B. nam ficuc habet cati- tatem ad modum entis realis , ita & in» telligibilitatem . Neque hiuc inferas ip» fiim ede tantü per accideas ince;ligibile imó ficut eius eiden.ia conuttic 1a hoc , quód cogaofcatur ad modam entis reas lis, ita hioc inferendum efl per fe cósenie re illi quód fit cognofcibile ad modü l- teriüs. Habet etiá bonitatem (üo modo nam (ze videmus vóluntatcin fecti in bonum apparens, & fictum. Po;tuot de«nique nique étiam fuo modo applicari enti ra- ' wienis affc&iones difiun&z. finitum ,& infinitum;neccflarium, & contingens (li- «et aliqui negent) vt conftat,quando Dcü concipimus ad nodum venerabilis fenis fempcr durantis , & infinite virtutis. Probatur ctiam & explicetur altera "pars conclu(ionis , nam proprietates en- tium rationis correfpondere debent fuo modo r«busillis , ad quarum inflar:con. «cipiuntur, quapropter fi concipiantur ad moduri fubftantiz non habebüt propric- tates accideptisyfed fübftantiz,(i ad mo- dü accidentis, € contra;& paritér (i cóci - piantur ad modi entisrelatiai, nó habe- (it proptictates abfolutorü,fed relatitmo- tü, fiad modum entis abíoluti € contra. :94 Contra obijcitur 1. quod etia ra- . tionis non habeant propriam veritaté;& jntelligibifitátern. Tam quia hac e(t pro- pria&"idgquáta paffio entis realis,vt do «et Do&ót 1/0:5:q. 3. Tum 2.quia obic- . 4&&um concurrit cum potentia ad cópro- ducédàm (ui notitiam;at ens rationis nc- - quii partialiter producere (ui notitiá, c hzc fit ens teale. Tum 3,nihil cft intelle- &u,quod príus nà fuerit in fenfu , (cd ens rationis fub fenfu cadere nequit .- Tum «4. vel cflet prius ;lla cognitione , per quam actingitur ,& hoc non, quia per ipfam ac- cipit e(ie , qua ratione ncc ét poteft e(fe fimul cü ea, vel pofterius, & neque hoc, quia coghitio in illo priori ad nihil tcrmi- naretur « Tutm f. qnia de enribusrationis praefertim fi&is non dotur fcientia , quia non habent certam naturam , de qua de- terminatd. paffio fit demonítrabilis , & . idcó Scot.quol. 3. ab initio docet entia ratjonismeré ficta , & quz conuadictio- mem ic ludunt , nó cíle per fe intelligibi- lia. Tà 6. obiectum fpecificat cegniuc- ncm , quz cum fit rcalis , debet rc Ípceaficatiuü reale . Tum 7. obiectum eft menfura cognitionis , cum tota perfcótio cogn tionis mcea(urecur ex obieéto , at ens rationis nequit cííe meníura cogni- tionis, qu cft cns rcalc, vt Scotus docet 4. d.1.9.1.füb S. quia ex 4. Mer, meníura eft perte&ior menfurato. Tum demuin quia cognitio diiit rclarionem reàlem atüngenua ad obic&um;quod pcr ipfam - Difput. 11 1.-De Enté Rationis. attingitur-ex Scor. quol. 13.:at relati realis expofcit terminum. realem. 95 Refp. ad 1. Mauritius q. $.voigerf. '$. Quantumadtertinm,q»licetintelligi- bilitas motiua fit propria paílio enrisrea lis,terminatiuatà cfteómunis viriq;quia obie&um adaquatü terminatiad intelle- - tus non eít.ens reales (cd communi (Time fumptá ad reale, & cónis , quz rcfpontio innuiturà Do&orequol.. ab inito; fed quia inferre videtur vnitiocationem entis cóiflimé,quod rc vera z:quiuocim eft ad reale, & rationis, idcó aliam (ubdir.cefpó fionem ab omnibus Scoriftis receptam, qp ficut ens rationis e(t ens per reduction ad tcaleita eftintelligibile per redu&tio- né ad illud, na ensrcale cóítituitur obie- &um adz quatum iatcllectus per duplicé primitatem,vt docer Scot.cit, f. d. 3. q. 5. $. Quantum ad fecundum. articulum, comm(ünitatis, per quam fub.e continet omnia , de quibus quidditaciué predi tur & virtualitatis, perquam fub fe tinecomnia,quz quoquomodo ;n co vi tualiter continentur , & abeo, origine ducunt;quo feníu entia rationis dicuntur in realibus contineri fundagieutaliter , & inchoaté, & fecundz intentiones dicun- tur ofiginari à primis & hac ratione citur ens rationis per. fe iatelligibile , ni- mirum virtute cnus realis, in quo funda wr , quz folutio c(to pra (errim inferuiat pro enzibus rationis fundatus , vt declarat Tatar. q. 3 -przamb.dub, 2. deferuire tf ét post pro al:js,quia vt fupra diximus in hic quaft. omne ens rationis habet ali- qualc fundamentum à parte tci, qp quado tale non cft,vt cogat ad lic illud cffingé- dum;unc ens rationis dicitur nofupdatá. Hac quidé re(ponijo optitna cft ,fed vc aduert.t Barg. t.d.3.q. in illud. $. Quan tini ad 1.art. procedit um de obiecto mo tiuo,nà in ratione mociui ytique ens £a« uonis reducitur ad reale,no uh in ratione tzcrm:natiui, quonia ratio terminatiua nó pot fapplcri , vt cóftar de creaturis in di- — uina ciientia,ybt licetnó moucant,terini- nant tamen ,ideoq; erroris notat Lichet. quod ibidem dixerit fecüdas iniéciones tcduci ad primaséc inrónc terminatuui , & laudat Vigcriü, qui ficut ens ronis tta- tuit ———  —nL o o iiio X ;E we P WA Quail. FI. De eius affectionibus. tuit effe alterias tonis à reali ; ita 'ponit duas intelligib/litates terminatiuas cor- reípódentes illis vna erit fimpliciteralia fecundü quid, iuxta illorü entium condi- . tionem ;;neq; hinctimendum cft inferri Ic is- comuni(fimé süpri, - iaratio mouÉdi , li foret comunis, 1n- tret comen nan ey: vs ratio verminandi,inquit .vi au.q.3- yaiuer(.in fnci& Barg.cit.in$. 4d que fitotiem;quomodo ctiam hinc non cogi- ponere vnum obiectum terminati- uum intelle&us-ex Scot.in z. d. z4.ad 2. 96. Ada (epiusdi&ü eft aff'amptü va- lere de obiecto motiuo, nó de terminati- uo, qualc ponitat ensrationis .. Ad 3; ait Dodor q. 3.vniuet(, ad 5; a(iumptü vale. re de illog eft primü intelligibile pro fta ui ifto,quod eít quidditas materialis, vel fenfibilis,non auté de omnibus per (e in- telligibilibus., multa enim intelliguntur non quia pecie faciant in. fen(u., (cd per Sc Hexionem intellectus, quare nó cfl (cn- fus. illius a(lürbpti , qp nihil cft inincelle- v — €u,quin prius fuerit in fenfu períe , & immediate, quia res fpiritualcs intellipi- mus,yc Deum,& Angelos, quz (ub fenfu non cadunt; fcd vt notat ibi Mauritius ex. Ant. And. 1. Met. q:5.art. 2:quod priusnó-fucrit in (enfa aliquomodo; vcl per fe, & immediaié,vt colores,vcl per accidens, vt fübíizutia, que cognofcitur medijs acci- dentibus ; vcl fecundü fuas pattes, vt hir- €occruus, mons aureus, vcl per effectus; vt eus, & Angcli,yel per fimilia,vt cü co- gnolcimus abí(cntes peripforü 1magines, vcl.per-oppotita, vc afpera per lenia,tenc- bras pcr.lucem;& in hoc fcnfu falsü cft, gy €ns rationis nO (uerit infcn(u,quia occa- fioncm iliud fingé4i habeinus à re (enü- bil;ynéque cognofcitur ab intellc&tu , ni i. adinttar alicuius rei aliquo modo à fcnfu: cognitz. Ad 4,cít fimul cü ea cognitio. nc,per.quarm fity;efto pcr noftrü cocipien: MOD, poflit dici pofterius ca; quaic- nus peripíau accipit cüc ,. eíl aut prics- cognitione rcflcxa feqocnii;pcr quá atn. »Ad $ cria de fictinijs poteft. haberi fcicutia , cü babcap: patíicn.s. de iptis demo(trabiles, vr patet cx dictis có-- &Lr.& q&comunite: diciur dc illis aon: 339 habcti (cientiam , id non debet. abíoluré intelligi , fed coparatiué ad alia entia ra- tionis fundata; quatenus dc illis nó potett fcientia inftitui in tali grada certitudinis, qualis habetur de iflis,.& fic debet Doct, intelligi loc.cit.fi ibi loquitur de figmen- tis,rern.vcra-de illis loquitar,quarira pet fe primo contradictione includunt,vt ne- dum eífe in rerü natura repugnet,verame etiam ob manifcftam implicantiam ne- queunt intelle&ui obijci , vt vnü intelli« gibile , quod claré coliigitur ex eius ver- bis. Ad G.obic&ü (pecificat cogpitioné nó intrin(ccé , fed extrinfecé tn, vt (epe docet. Scotus,& ideó hoc munus fuo mo- do poteft ctiam enti rationis conuenire . Ad7.licet ens rationis nequeat c(íe men- fura füz cognitionis quoad perfc&ione , póttamen cile méfura quoad. veritatem , quo fenfu de rcla:one menfurabilis ad meníura Do&or loqui videtar quol..13. M.& O. & proptié dici folet relatio có- formitatis actus ad obie&am. Ad 8. (icut in notitia abftcactiua. dáur relato. rcalis actingentig ad obic&um noncxi(tens cx Scoto ibid£, ita dicendü erit in notitia en tis rónis;nec in tel:tionibus tran(cenden- talibus,qualis cít illajincouenit c(le ad tec minüm non realem ,. vt patcbit difp. dc Relat: quia earum realitas potius fün- damento fpcéanda cft, quàm à termino. - 97 Sccüdo arguitur, fi ensrazionis e(t intclligibile, vel cognofcitur per propria . fpeciem,ycl per [peciem entis realis;nan primü, quia cü'ensratienisnon fit obie- &uin motiuum, propriam fpecie caufare : non poteft ncque sm uia fpecies difpa« rata nó poteit. cau(are nodtiam alicuius. obicéti difparati,vt per fpecié hominis nó. pollumus.venire in cognitioné.Iconis, vt Scot.docet 2.d. 3.3. 10.. &. tamen magts aliimilantur adinuxcé homo,& lco,quam ens-tealey & rauonis lcd pecicsiotantil: reprefenta: aliquid;quia eft eiusfimilitue do, ergo [pecics.cptis realis. nullo modo Feprzicngare potefl ensratiópaSs. ^ — - lefp. dilcieparc BieGtorcs, an ensrae- tionishabcat propriam fpcci&imprefsago- an potius cognoí«arüz folum per (pcerem.- entis tcális,in quo fundatur, & ad Cculuse- fumilitudincin cocigitürg Vrique ipte 346 bile puxant Cóplat.difj.2. Log.q.5.n.19. Atens rationis non habere propriá fpe- tiem impre(fam manifefté coliigitur ex Scot.q.3.vniuerf.ad 3.vbi innuit entia ra- tionis intclligi per re flcxjoné intellc&tus, & nó per propriam ípeciem,quod non eft ita intelligendum, vt intellexit Bonctus in pradicam. cap. de relatione , quafi vio actu producantur; & alio reflexo in-telligantur,codem .n, a&us;quo producü- turycuá inielliguntur, com eorü produci fit cognofci;& eft exprefía Scoti do&ri- na in 2.d. 1.q.1. art. 2. vbi ajt non prius haberc entia rationis cfle intelligibile , q sntellectum;& licet 2.d.1 .q.5. B. vidca- zur ipnuere ; quod folumio actu rcflexo intelligitur ens rationis,&quód in dire- :&o producitur, velut modus objecti,non obiectum , iam fuperius explicatum eft Q.zatt. zinfol.ad 1. quod in cognitione &cílcxa cognofcitur , ficat eft , in. priori vcr, qua formatur; cognofcitur aliter; quàm fit , quia attingitur ad modum en- 1is rcalis. Qaod a(t ens rationis non ha- beat propriam fpecie impreffam; Proba - 1ur,quia bac (pecies nequit e(fe producta ex phantafmatibus, cá ens rationis nó üt $cnfibile,& confcquenter propriü phan- talma nó habcar,neque etiam educta eíle poteft cx ipfo ente rationiscü ipfa it ac - cidensreale quod nonnifi ex reali (ubie- -&o cit cducibile, Accedit, quod matcria prima non cognofcitír per proprià fpc- &iem (ed per analogiam ad formam :. Phyí.7. i1& relationes rcalcs, & cia tran- fcendentia proprià (peciem non habznt ; ' wt docet Bargins 1.d.3. q. 1. in $. Quinto dico quod iii a, ergo tanto minus ens ra- tionis, Quod cít infcrioris conditionis omnibus :flis, ficut igitur materia ccgno fciuir pcr analog;á ad formam;vniucila- Jia, & tranfecadentia per fpecies infcrio- tisin quibus continentur ; & relationcs per fpecies abfolutori, in quibus fundan- aur, vt ait Barg. fie in propofito entia ra- tionis ccgnolcétur pcr fpecies entiü rea- lium, in quibus quoquomodo fuodantur, vt hircoceruus per fpecies birci &ccerui , & omninó pcr analogiam ad ens rcale. . 98 Etcum dicitur in argumento fpc- ciem yn:us obie&i di(parat caufare non Difput. 111. De Ente Rationis . p notitiam alterius, &c. R efp.fpecid minis elle magis difparatam à leone, q; fit fpecies entis realis ab ente rationis, quamuis enim in cfiendo magis affimilé- tür homo, & leo, tanicn in reprzfentado poffunt conucnire magis ens reale , & ra- tionis, ficut duz (uübftantiz magis in ef- (endo inter (e conueniunt ,quàm cá acci dente, & tf in reprzíentàdo magis, con- uenit accidens cum fubftantia , quàm vna fubftantia cü alia,nam fpecies reprafen- tatiua fübíLantiz accidens eft ; non füb- ftantia; fic igitur 1n propofito, quia fec dz intentioncs virtualiter continentur ia primis , dicere poffumus, q» (pecics entis realis, licet fit reprafeatatiuum formale folius ent is realis; ideoque per fc primo in cius notitiá ducar, tame cft reprafentati- uum virtuale ctiam entis rationisidcoqs fecun darió in eius notitià ducere valens; - Ncc inconacnit ipecicsobic&i vnius ge- neriscfle virtuale reprzfentatiuü obie&ti alterius Braripe Barg.cit. quando hoc continetur in illo; quia videmus (peci albedinis effe virtuale reprafentatiuii fie militudinis in ca fundatz quamuis fit al- terius generis; Et hoc eb magis in propo. tito dicendum cft, quia dicimusensrónis — quando incognitionc directa artingituf —— per fpecié enus realis,non cogno(cit ada uaté  & licut efl, quia cognofcitur pet peciem alienam: quando veró initione reflexa attingitur, ficut eft, tüc di- cendum cit nullo modo concurrere fpc- cicm enris realis 4d cam cogaitionemyfed tota a&tiuitas tribuenda eft virtuti refle- xiuz intelle&us, vt inauit DoG. cit. q.5« vniuctf.ad 3. Mauritius ibidem.$. $ex- to dubitatur, in folutione ad primum. : QVvV£ESTIO VIL Quotuplex fit Ens R«tionis. . 59 Elcbris , ac inScholis frequens E diuifio entis tationis eit illa in ies fpecies relationem , negationem , & priuationé,quá afferunt; & recipiunt Re- €entiores omncs , vt traditam à D. Tho. 23.de veritart.1.& 1.d. 2,9. 1. art. 3.& : 19.Q. I.att-1. ita Suatez difp. $4. Met. Ícc. 3. Didacus difp.3. Log y Ae d qf — di« H ^ P j2 ^73 : ] Pr i T "* . lia : Fa Za E. dom modum , v; valdé improjtium e Eua. VIT. Quotuplex fit Ens Rationis. 23 «tife&t.4.q i dart. 3. mc 46. À- koc DAE UOS fasdurac. 1t. «]» f- Ruuius tra&t, cit. & alij paffim. Comp $4. o. de S Th. ferant Complut.di(p.2.q.4. Io. de Q. 2satt. I, fed bimembrem , .(. in nega- tionem, & rclationem' rationis , quia (ub negatione amplé fumpta etiam contine- . «tur prinatio, & hoc modo teftantur tra-- dià D. Th.cit. € q.5. de malo att. 7. vbi «€n5 tationis immediate diuidit iu rela. tionem rationis , & carentiam , & hanc in negationem, & priaationem. 'ed quocüique modo tradatur hzc di- tifio, (emper graues paffa cft difficulta- tcs. In primis .0. non videntur rccte a(li- gnati, vt (pecies entis rationis , negatio «X priuatio , quia cftó non fint entia rea- lia , non proindé inter entia rationis for- maliter computanda funt, cum veré den- tur à parte rci , non quidem vt entia rea- priuatiga vcl negatiua ; vt arbitratur Mct.difp.2. & Fuentes t1. Phy(. c gen cum multis alijs (hunc .n. «onfutamus difp-4- Phy(.q. 1 art. 1. ) (ed vt amorioncs rcales entiü quatenus nul- lo.cogitantc intelle&u veréjaer cft renc- br "4 niger, non albus. Q)uà fi dicas cum Suarez , & al;js hic non fa- mi ncgationem , & priuationem , vt (unt amotioncs realium entiam, fic.n à parte rci repcriuntur , (ed quatenus concipiun- tur ad modum forma pofitiuz, vc cü in- zelle&us cócipit caecitatem in oculo per modum formz pofitus tollentis vi(um , fic .m, funt aliquo modo entia,non tcalia, fed rationis. Contra ctt,quia negauo,vel priuatio, vt cócipitur per modum forma polüiriuz;nó cit priuatioyfed forma po(i- tiua fi &ta ; & negatio , vel priuatio in fc materialiter (e habet ad ens rationis, & velati (ubit ratum quía eft id, cui cribui- zur cile rationis cx dius Q.z. art.2. ergo vt tales nunquam íunt entia rationis , & rat10à priori cft, quia intelle&tus format cnsrauüonis illud &ingédo ad modd cntis potitiui, €t ipa non «ntia, & negationesrcalcs, crgo nullü daiut cns rationis nega: tiuum,íed omne cít pofitiuum , vt innuit Do&or 4-d.16.q. 2.ad 1.in oppofiti; Et 34* pet hoc reijcitur folutio, quad ad hinc tónem affert Blanc. cit. vbi vult tantü ens reale , ad cuius inftar ens rationis conci- pitur ,e(sc formam pofitiuii, non aatem ipfum ens rationis . Hoc prorfas talsá eft, ná li ens rón's formati debet ad inftar en- tis tealis,cum hoc fit forma pofitiua ralis ctiam etie debet ens rónis, non quidé ve-- r&,& realitec fed fi é,& fimilitudinarié, alioquin noncíf:t ad in'tac illius . 100 Soilct etiam prafata diuifio' ve» fellivelat in(ufficiens , & diminuta ; nam przter enumerata dátur alia entia rónis, qua coníucuetunt appeilaci fizmenra, & entia prohibica, vt chrmera, & hyccocec uus, hzc.n. ne3uc ad relationem, aut pri- uationem pertinenr, quia dum finoitur y nonconcipiuntur per modum relationis ad aliud, aut per modam carentiz in (u- bic&to apto , vt fingi folet priuatio . Nc- quc pertinét ad (implicem negationé , & veluti extra genus,quz ab omai fübiecto p'aícindit , quia negatio , vt ens rationis Ítatuitar , dicir carcotià form conceprá ad modum entis extrà fubie&tum, at chy.- mzra non dicit carentiam , fed aliqu: pofitiaum,.(.animal dam per fc vná €x hominc, & Icone copofitum.At inquit Gd Suarez cit.fcG.4.n. 10. & fequuntur alij, omnia hac figméta fub negatione com- prchendi;quia (unt fimpliciter non entia. Contra cft, tum quia hac ratione,vt beaé notat Auería,ctià relationesrationts (ub negatione cótinerentur, quia fimpliciter (unt nó entia ; tum quia vt ait Blanc.aliud cít cócipcre negationem animalis, quod fimul it homo, & leo per modum vnius compoliti , aliud verà concipere animal fimul hominem, & lenem, quamu:s igi- tut ens racionis primo modo formatum ad ncgationem ípectare poífit , tamen ens rationis-fecundo modo fidum c(t prorfus ab ea diftinctum . , Adcó alij, vt faluent fufficiétiam illius diuifionis, inquiunt hzc ; & fimilia entia rationis cffc fi&a (incfundamento;,& id- circó in ca non includi , quz folü eft en- tium rationis habentium fundamentü ia re;1tà Didac.& Complut.cit.ex Suar.cit. n.2. Quz folutio nihil prorfus valet,tum quia plura fuot entia HM Du 342 fandamentum in rc , qua excogitari pof- Áunt in alijs przdicamentis à relatione, imó illa ipfa: , quz fingunturin pradica- mento fubftantiz chymcra, & hircocer- nus ron omni proríuas carent fundaméto, vt poftca dicemus; tum quia € cotra inter fpecies diuifionis allatz aliquod ens ra- tionis continctur non habens fundamen- tam in.re yt negario extra genus, quan- do concipitur vcluti rcs per fe cxiftens, 1o1 Aacerf.loc. cit. maluit przfatam dinifionem in peregrinos feníus deduce re, vt cam facerct fufficicntem, quàm de- ferere, 'nquit enim, quód primo concipi potcft ens rationis per modü effendi ad aliud, & hoc efle relationem rationis; fe- cundó pec modum c(Tendi in alio velut in fubieéto tine ordiae adaliud,vt ad termi num,&-hoccíle pri uationé;de cuius róne eft cíic infübic&o ; tertio (inc ccípectu adterminii,& (ine modo cflendi in (übie- &o per modü effeodi in (c , & per (e vt cum concipitur chymera, & hitcoceruus, & hoceftnegatio,quz non neceffarió ad fuübie&um determinatur , (ed zqué bene faluatat cxtra illud; itaque tria ftatuit gc- ncra cuti cationis, ens rationis ad aliud , qp ít relatio tationis, ens racionis in alio, eft jrivatio rationis , & cns rationis in & quod cit negatio racionis,& fübd this eltimnis duobus generibus bcne applicari tiomina priuitionis , & ncgationis, quia in vniucríam ens rationis non cítens rea le. Sed licct in re bene dif: utrac Auerfa , difplicet tamen in modo loquendi ; e(to enim primáü genus entiscationis conuc- niter appelletur relatio, o hileminus n6 rc&é cetera duo negatio, & priuatio vo- cantur ca przrfertit ratione quam affert, - quia in vniucr(um cns ration s nO cfl cns tealc. Quia liac rationc ctià relatio rónis dici dcberet. negato, vcl pcuatio , quia non elt cnsreale , vt iple :bidem neg.bat «ontra cópcchzndcnies 1 gmenta fob nc- gatione ju a funt non ent a; Acccditga- Ii0 principal s allata initio quzit.ens ra. tionis in vniucríum quid pofitiuu rónis prafcferre, ac proinde forma!iter cotific- re nó poflc in ncgationc , aut privationc, 102 D;cendü igitur cfl cns rationis da- ta proportione diuidi deberc, ficut ensDifput. 111. De Ente tionis . reile, ad dfodum cuius concipitut. Com: clufio colligitar ex Scoto q.6. vn:uerf. in fine, vbi docet, quod ficut in cate reali dàtur diueríi gradus (fendi , ita etiam ia Tem ar s, & probatur Primo ex illo generali pr.ncipio ; quod quicquid fimpliciter p n entibus hus ibus f Rs dü quid inuenitur in entibus rationis , cr- go qtalis eft d a:fio fimpliciter entis reas i$, taliserit sm quid diuifio encsrón s. Dcinde quia natutá entis rationis, & quid fit & quotuplex,omninó inucftigare do- bemus pet analogiá ad cns reale,(icut cr- go intancum habct effeinquaptum cóci- pitur ad modirentis rcalis , ita intantü di- uiditur quarcnus cócip tur diuidi ad mo- dum entis realis,quarc (icut ens rcale di-- uiditar in (üb(lanam,& accidens, & hoc ih abfolutum,& rc(pc&;uum;& ruríus ab folutum in quantitate, & qualitatem, te«- fpeciei inintrinfccus , & excrin- ccus aduenicns , fic ens rationis diuidi- tur in fubftantiam rationis, &accidens - rationis, & hoc in abíolutum , & refpe« rurfus inzmriofe- — cus, & extrinfecus adueniens.Demü pro-.— iuum rationis , id batur dcmonftrandoin tingulis pteedica- métis proportionata entia rationisabin- telle&u formars,vc docu t Mayr.quol6. — & mult ; ctiam v fuc ie rait rez cit.Ícc.4. Vafq.1.].difp. 114.à nu-14. Caict. 1.p. q.2 8. gr Molins ibidem, Aucrí.loc.cit.& aij. etenim in füb lacia - concipiuntur chymerz, & fimil:à mon- ftra.qua« non vt al5js adiacentia , (ed vt in fc (ub fiftentia fingüturjin quantitate fpa tiuinsimaginariü extra Caelum, & ipfam quantitatem molis 10 chyasera jmagina- tamyinqualitarc cócipimus famà ; & ho- norcm,vt dif, ofitioncsconaeniétes pcr- forz honoratz , & iplas denominatio- ncs cxtrinfecas cócip:mus i rebusdeno- m'nat;s pcr modáü correlations , vt rcla- tioncm cogaiti ad cogn tioné ; fingimus etiam a&t.onem,& patlionem,cum cogi- tamus igné animas torquere, & in casage rc aCtione corporca , caíqs torqueri paf- fionc £o mili, & tádC al a quoqit ng m, cü cogitamus Deum rcpelei c huoc à üsu ad modom coryor.s,Qarc in Ce'o,vci fe dere ,infin.to tcmporis fpatio E )& ; cilc t dE M ET ^ tücntisrationis non u. Quaf.V1T. Quwotuplex fit Ens Rátionis . effe am:Gum!umine tanquam vcftimen. to. Et qui. vod prat.r ens radionisre- fpe&tiuum;quod folum videntur agnou;f fe veteres Scotiftasét abfol.itü cóccedi de- — sbear,exptefsé docuit Scotus 1.d. 56.q. vn. $ conira illud obgrituryn(olad 1. & ex -Kecétioribus Scotittis qui »lures P; Fab. 4. Met.d.fp.4.cap.5.& 1. difp. gt* nu.26. Satnanus tract.de 2 intent. Smi(ing.trac, - dilp.z.n. 179. & :nfra , vbi ctiamcitat atar.4«d. 1.q 2. Rada 1. p.concrou. 29. -Nolanusin P.nach.q.15. Vulpes 1.p.to, I. difp.28.art vit. Camciar.q. 1 4.Mct. 3103 Rurfusensrationis.in tora (ua am plitudine diuidi debet in ens ration: s fun- datü in re, € non faadatum, fed à nobis mcré fi&am , quod hac rationc fibi vca- dicauit nomen &gmenti , vt chymcra , & byrcoceruus , Ex quidem per fundamen- i accipi in prz- imperfe&io noftri intellectus ; ac dcbilis eias concipiendi modus, vt quidà volunt, alioquin omnia entia rationis ha berent fandamentum , & illa przfertim , eani ama adesomoie A ai nà. que przecipué pendent ex actibus chyme Roda intellectus ea ad libitam fin- gentis, vnd ifta magis dicerentur funda- , ta, quàm alia,cum magis nitantur noftro «oncipiendi inodo esie . Neque per fundamentum encs rationis debet ac Cipisilud ens reale , ad cuius inftar con- cipitur, eadem racione , quia nimirü om- nia entia rationis haberent fundainenci in re, etiam chymerz , & monftra, vt be- né aduertc P. Faber in Met. cit. c. 2.in fi- ne,nam intellc&us ex apprehélione rerü realm fumit occafione fingédi illa ma- ftra, non.n. cnsrauonis cozitaret , nif | prius cnszcale cognou:ffet,vadé chyma- IXm ipfam concipit ad inftar animalis , q» ens rcalc eli. Ncq; perc fundaieatum en- tisrationis (umi debet ens reale; quod ab. ente rationis denominatur , (eü de quo. ens rationis pracdicatur » vt fora inten tionalis de (ubic&to 5 Íicur exittimauit Fonfec.s.Metécap.7. q.4. fe&t. 5. Quia ens racionis poce& alicui (abiecto actripuat fine tundamenro , vt fi homini tribueiec intellectus inventionem gencris , nó (pc- & ci,coloci celationein auditi, non viti;cr- 343 go fundamentum entis rationis aliquid aliud importat preter (ubiectum, cui ci- buitur ipfüm ens rationis, occalioné neam pé llam tribuendi tali fabie&to cale ens rationis, € non aliud;non ergo fundamé- tum entis racionis contundi debct cü eius (ub:ecto,prefcrtim quia accidere poteft , quod mielle&us efformet ens rationis €um fundamento ab(que fübiccto , cui il- lud tribuat, fic fpatium imaginarium ab €o cogitatum per modum cuiuídam ex- tenlionis cenfctor ens ratignis cum fans damento,nam occafionem habet à parte rei illud ità concipiendi,& non alio mo- do, & tamcn nulli entireali cogitatur adiunctum, de quo przdicetur . 104 lraque pcc. fundamentum entis ration.s illud intelligimus , quod cft fpe- cialisquedam occafio;ac veluti motiuum vrgens intellectum ad excogitanda entia rationis & tali, vel tali modo fin . itaut intelle&us non temeré, & meré gra tis,fed ex ipfis rerum proprietatibus oce caíione defümpta efficiat entia rationis & hzc eft communis explicatio Scoti- ftacam Fabri cit.cap.3.Sarnani, & Rocci tract.de (ecimd. intent. & aliorum , dum inquiunt fecundas intentiones loicales neris (pecie, &c. non po(fe ad libituna [aes quafcung; res fundari;fed iuxrà re» rum proprictates , vt li aliqua natura. fit aliquibus comunicabilis,(uper ipfam fan» dabitur «atio vniuer(alis, (i plutibusma- gis vniucríal;s, i nullis , particularis, &ce uz explicatio exprefsé traditur à Do« re q. 4. vniuetf. in fine , ybi vniuerfale ponit effe ensrationisfundatum , quiae Aliquid ei in re exu cocref, quo mouetuc intelle&tus ad caufandum ralem intentionem,& nó aliam; figmentum ve« ró inquit e(le non fundatum ; quia nihil talc extra correí pondet , vade coacludit ens rationis Cundatü. di i à figméto quia originaliteryfitie ionaliter eft 4 proprietare in tc, figmentum veró. mini- mé, ità Do&or ibi , ac cius Expofitores Maurit.Braiauol X alij . luxta quam do« &inam à pluribus, Recentioribus rece- ptam,& prafertim ab Auerfa q. 5» (e&.3, €nua rauion;s cum fundamento 1a lunc qua cx aliqua nece ffitatey vcl x $44 £c finguntur, & nonalio modo ;. at fine fundamento illa dicurtur ; que fingimus. prout volumus , cum nulia fit neccífiras, vcloccaíio, quz nos dctetminet ad tius.quàm ille modo fingendü,vt dum: E aon chymeram,vel aliud monftcum;, in quo non determinamur ad hoc potius, quàm illo modo fingendum ; Quem. di- «endi modum optimé fuadet Aucrfa cit. vx coníueto loquendi modo, illud enim ,, uod cft nobis motiuum; & occafio ali- qu fundamentum no- opinionis. & indicia, ac fi gna;qua mouent ad aliquid iudicandum, dicuntur 1alisiudicij fundamentum , ficut é cótra «omquis fine ratioue opinatur. ,| & (ine 1alibusiudicjs iud.cat,. dicitur ine fun- dam«nto gratis. & temeré opinari , & quia chymerz ; & conlimilia monítra z áta formantur; idco antonoma fticé. no» men figmenti fibi víurparunt.. 10$. Ex hocvetcres quidam Scotiftz; &. Thomi(tz deduxerunt. fola. entia .ra- sionis fundata veré & proprié e(ic entia zationis ; quorum proinde cognitio de- s&rinalis cit, & ad Ícientias deferuire po- acft; alia. vcró minimé. ,. fed potius dici &cbere entia fi&itia, & prohibita, quia «oium cogpirio doctrinalisnon cft, po- zeftque in infioiuum multiplicari nulla. a- hibita rationc rerum , & paturarum .rea- lium ,. fcd pro inelle&tus cerebro , vc ait Didacus, iuxta quam doctrinam praíata qiuifio effet zquiuoci in zquinocata. Ve» zum immceritó: huiu(modi entia fi titia excluduntur à fcrie entiüi racionis, nam fi ens raiionis illud eft, quod ce repugnat & parte.rci& folum habct e(feob:cétiué iniptelle&w vt fupra fancitum cft ex có- ambni omnium fenfu, plané fié&itia quo- quc. cruar entia rationiscum goa habcát €(fc.nifi peropus intelle&us ; imó vt ait "Auería; hzc videntur quodammodo ma gisparticipare de ente rationis. vtpote qua. magis pendent à virtute fidtiua intel. Meétus, & minus nituntur rebus jpfis, &. «oníequenter. magis diftant ab ente rca- Ii. Neq; huic obíiat, g» nequeant ità (cié- 1ijs de(eruire, (ieut encia rationis fundata. . Inoppofitumobijcitur 1. ad proban- dum negationem, priuationem cfc.en» Difput. Ill, De Ente Rationis: tía rationis, Tum quia Arift.&a connuz- merat inter entia 4. Met.2.X li.$.tex. 145. & plané nonnifi iater entia tónis conu- merae potuit. Tü 2.quia noa folum dane- tur negationcs realcs ,qualessüt omnes ,, qua verz sát à parte re! » (cd etiam won uonesratioris »uales funt oés, qua (unt: falfa à parte rei, Tum 3- quianontantü: concipimus id, quod non eft , ac fi effer, verumctiam id, quod cft, ac (i non eser ,. & non folam affirmamus , 9 impoffibile: efl;(cd negamus;quod neceffariü eftjergo: non omne ensrationis formalitere(t po- ficiuum;fed dari ctiam debet negatiuum.. Tum tandem; quia efto negatio , & pri uatio,vt íuntà.parte rei,non fint entia ra: tionis, tamen quando à nobis concipiun«- tur , vt formz pofitiuz , participant ra«- tionem entis,non realis, ergo rationis, 106 Rceíp. negationem, & priuation&* infe eífe entia rationis fundamétaliterta: rationisilliszribuendo efle pofitiuum, vt: - tüm ., quatenusintelle&ui epof- — funt occaGeiicot Wow senno " benenotat Hurt. difp.19, Met. $, 87; &-—— in hoc fenfu Arift. ilias:cnumerauir inter- entia rationis; vel potius enumerauit ina-.- ter non entía;ait «n. quare Q7 ipfum mon: - ens efie non ens dicimus ,vt adacttie Fu&s £a tes. Ad z.ipfaquoque negauo rarionisà - nobis apprchenditur per, modum forma. potitiuz ;.vt magis conffabit eeu r fione (equenti- Ad 5, negatur (eque fiue cnim affirmemus» quod impoffibile - cft, (iue negemus,quod necelfacium eft; hoc femper fit fingendo, quod non cft. ac fi elict,vnde cum iudicamushomineim: non cfle animal rauonale, cogitamus idj. ac fi ita elfec à parte rci, Sfi ngimus veria tatemin 4fla propositione, inqua tamen: nulla eit veritas, & veritas i(ta fi&a quid! pofiuuum cft; ficut veritas.realis in pro- pofitione quid -potitiuum dicit... Ad .4.- cum concipiuntur à nobis pcr, modü for« mae pofitiuz,(equiwur folumquoad illud i efc potitiuum,quod illis ab incelle&tu tria- buitur, cffe ena rationis forialiter, non: autem vt font ncgario , & priuatio, 107. Secundo obijcituc (olum impres dicamento relations , nó autcm pcr alia: polle cns rasonis proportione d.ftribuiy, | Coo o Qul. VIL. Quotuplex fit Ens Rationis. — $45 ' TN ratione D.Th.1.p.q.28.ar. 1. quia predi. | &  €amétü relationis cóftituitur per ejfe ad , ..  «uEtera veró accidétium geucta per ce - o "in, & inhztere, at hoc intercfl inter efie Uh - «d, & ejfe in , fcu inharere, qubd effe ad | e abítrahit à reali,& rationis, (cd inhzerere - 3 €x proprio conceptu dicit aliquid reale , : ergo folum in genere relationis pót in- ueniti cns rationis,nóin alijs;ita hanc ra- . tionem declarant ibi Caíet. & alij Expo- fitores D. T hom. Confitimatur, € decla. ratur ab alijs in hanc modum, potett in- itelle&tusreferrevnumalteri , ad quod re . vera non refertur , at nó poteft facerc in- haerere; quod re vera non inhzret,& càto minus fübfiftere, quod à parte rei nó fub | —. fiftit,ergo inter omnia przdicameaca fo- ^ — Jarelatio potcft in fua coordinatione en- . tíarauonis admittere. Ruríus eriam in cómuni modo loquendi non admittitur (— fübftantia rationis, & quantitas rationis, —. vtnotat Do&or 5. Mét. q. 11.ab initio, . fed fola 1elatio rationis « Demum licet aliquid poffit fingi ad inftar (ubflantiz, Chymera, & quantitatis;jvt vacuum,nàó B2 9t » . . bidfcquitut dari poíie fab'tantiam ra- — fed negationcs fübftancg", ve] quantitatis ad inftar (übitantiz, vel quantitatis con» cipiütur; non dicitur aüt ens rationis id , Ma pin inftar aliquid cócipitur, fed id, q» €oncipitur ad inftar entis, cü fit non ens. 108 Refíp.rationéillà D.Thomz pa- —— gum valere, vc enim conttabit ex inferius — dicédis de Relatione,talfa eft maior,quia relatio cx propr;o conceptu intrinfeco nó folum dicit ad, (cd ctiam in , fal(a eft eria minor, quia effe ad veré, ac proprie füm- ptum, quo fenfu confticuit przdicamen- tum relationis, 1uipptam reale cít; quare ficut ho« nó obftante poteft dari efse ad fationis,ita & cjfe in; & quidein mbzre- re diminaté (ainpium conuenit etiá enti- bas rat;onis , có (io modo habeanc causá macecialem ex f'ipradictis. Ad Cofirm.n- cut. iaccelleétus vim habec conciyiédite- fpcetum jotcr aliqua, qua nonicfecikurs rta plané v. m habec apprehendendi acci- dcns in aliquo (uoiccto;eui inicie nequit, Agua " /— . tionis,vc em rationis, quia non F du -* K i EELdCNreRE E^ : ac etià aliquid in. rerum natura fab(ifte- re,quod implicet; & quamu:s dcucàt iprcll- és viceure füa facere inherereg» non inha:ct ; coyítare tamen pót iliud;vt inharens , hcut quando ireferibilia ad- inuicem rctcrt , vtique non facit illa re- ferri à parte rei, fcd illa apprehendit , vt relata; idem dicarur de fübiifterc. Ad alia Confirm. frequentius nominatur. relatio racionis, jua lübttantia rationis , quanti tas, &c. quia illa magis in fcienujs defer- uit; & aptior eft ad noftros coceprus exe plicandos. Do&or autem loc.cit.ait quá« titatem racionis nó reíaltare in intelle&a €x vi a&tus collatiui,vt ibi cft videre. Ad vltimam, fi valeret , concludecet etíam no dari relationem rationis , vt conftat , fi de«pfa argumétum formetüt , ticut igitur informatione relationis rationis , ncque relatio realis, ad cuius inftar efficicur,nec negatio relationis cft relatio rationis, fcd forma relatina fi&a,ita in formatione fub ftantiz; & quantitatis rationis, nec ipía real.s fübftancia,vel quátitas,ad cuius in- ftar efficitur, nec eorum ncgatio eft füb- ftancia rationis,vel quantitas rationis,(ed precise forma abíoluta fi&aad corum ti» militadiné,hzc enim eft, qua habet prz« cise effe obiectiuum in intelle&u; & nulq loalto modoexiftir. — Tertió arguitur ad idem; Tü quia non debemus ponere tantam diftinctioné in- ter ca,qua finguntur ad modum entiumg quanta eft inter entia ipfa fimplicirer,ere o non debent diftribui per omnia pra» icamenra, Tum eciam. cg &c., differunt genere generali(fimo , & habent decem modos eiicndi primó die ueríos, fcd omnia enuarationis habét v« num,& cundem effendi modum, .f. fit E rauonem, & diminutum. Tum 3.quia c ratione Door q.1 1.przdicám. có» fütuit peculiare przdicamentum cntiam rationis,quod poft ifta: omnes arm plexati fuor, & llaronc i pra dicamenuió . Tum tandem quia di. - entis rationis in oe infcriora i eft vniuoci analogi.in fua analogata, e: un poteft ciTe yd apte rra L a genera, qualis cit. Ica. - probiua aampium, *-- vnum eus ra- * dian á 546. tationis non dic tut tele per analogiam adaliud ens rationis, (cd omniadicuntur talia per analogiain ad cnsteale 109 Reíp. non debere. poni tantá di- ftin&ionem fimpliciter, & abfoluté,fed tantam; sr quid , & proyortionaliter, (i- cut intcr hominé,& leonem pióos vtiq; fimpliciter non tanta diftin&tio rcperi- tur,quanta c(t intcr illa animalia vera,re- peritur tamcn tanta fecundum quid , & proport.onaliter ad illavera. Ada. iam fuperius dictum c(t cx Scotoq.6vniuerf.infinc,quódlicutintralatitudinementisrealisdatutvarijgradusc(fendi, ità pro- portione dicendum cfl de ente rationis ità quod fübflátia rationis fit perfe&tius ens accidente rationis , quia nimirum có- cipiturad iaflar perfectiotis entis ; & cü d:ci:urqnod omnia habent vnum,& cü- dcm cflendi modum;.f. fidum pet ratio- nemsvcrü cfl de comuni(Tino,& trapfcé-, dcnti , non au:em de fpecifico, ficut etià entia rcalia dicuntur habere vnü, & eun- elem cffcndi i odü, quarenus omnia prz- teropus intclic&us exiftunt, vel exiftc- re petlunt. Ad 53. Do&or ibi mouet du- bium, an entia rationis rcducátur ad pre- dicaméta rcalía , num potius propriü co- fituaut prz dicamcenium , nec aliquid re- Éoluit ,. fcd provtrag; patte-difpurat ; & em enatis paffim peculiare illis a(lignent pred:camentum,tamea ne dicamenta auluplicentur line Meri 1e , reduci poffunt ad illa predicamenta rcalia,ad quorum inítar concipiuntur , ficut vabrareducitür ad corpus . Potcit tamcn quoque conílitui vnum predica- gient& pro oronibus entibus racionis fub codem gencre gcneraliffimo , quod fit ensrationisin tota fua amplitudine , in- quanü cóftixui etiam meis .ynum pra- dicamcntü pro omnibus entibus real;bus fob vno, & codcm gene:e generali(limo, "- fit ens reale finitum ; fed fiue hoc , alio modo entia rcalia dift ribua:ur, ce inferius füó loco , E Gud my vno ,iu€inpluribus przdicamcntis , cer.é cn- tia rationis codem modo di(lcibui, ac di« uididebent , ficuxilla (eruata proportio- se5dc hoc vidc Fabram cit.c.6.& Vallo- mum in Foraialit. pag nubis 93. & Zerb, 4X cx muni mode loquédi non cenfetut funda«  talisaüit cft oceafio,vndé án 1ebus,ncc proxi gaturaffamptum c — i Mct. q.8. Ad 4. ua probatione , ficut .n. accidens rcale attributionem ad fubftantiam rea- lem, tic accidensrationis habet attribu- tionem ad (ubftantiam rationis fecandü quid,& proportionaliter, cftó deinde ve rum (it »fta omnia vltimaté attributioné. tad ensreale, & ex tali attributio- ne vltimaté dici entia ronis neq; hzc vlti- mata attributio impedit illa; (ic dicere fo lemus qualitaté depédcre proximé à quà- titate, vtrüq; veró vltimaré à fub(Lantia, 110 Quatto obijcitur,g» omnia entia. rationis fint fundata , quia (cmper ad illa eflingenda occafionem intelle&us (umit à rebus, quod etiam in ipis chymeris ex- (eme non .n. eas ex incompofíibili- us partibus conftitutas fingere poffe» — mus, nifi partesillas (ciun&im, & in di- ucríis repertas intelligeremus . Refp. negando affimptum,cfto.n.per endum, nó tamen quamcunq; fcd occafionem pro»imam, & vrgemté,nam. — EV p r^ fi leuis fit & temora,proprié, & cx 'om- y mentum , icut in moralibus. qui iudicat aliquid de proximo fao, etli boa a iat abíq; mociuo,fi tamen motiuum non « vrgens,(ed parui momenti;iudiciumillud — vocamus tcmerariü, & fine ITA Pes! s chymeras, luis ni- mirum , & remota; licut temoté tii [un- datur in rebus ,.f. ratione fuarum parti, lectus ad fabricandas: -— RÀ - nopratonctotios.Imo P.Brafauolaq.4« — x vniucif. in finc exponensdi&ü Doctoris. — T dicentis figmento nihil extià correlpon- dere; inquit Doctorem loqui de fgméto ca rauione, qua e(t figmentum ; & quod. pet pnt intendit ornata omnia . Quod f obijcias partes corrc[pondere bamcento. gni boc effe verum de. fig- mento ca rationesqua tale cft , quia ra- - tionc partium noncft igmentum,fed id» tum ratione vnionrs earum. » cur vniont nulla pcnitus po(libilizas corccfyondctà p?rte tei, & idcó conclud:c figmcnmum , vt talc, nollam pror(us occalioné habere m; nccremoram, QVA- quA E. Du dft, HT De fecusdisTiimtionlli e A1. I. 347? t erey £&STIO VIII. e(emrialis, Varias ad hoc re[;onfi nes ye Wax e. JOD affzrant Heragus y & Menzus tract, cit. t «cipua [pecie Entis Rationis 44 . . by caicer dici poteft:ex Scoto q. r4. pw. dicitur jecunda Inteutio., voruer(;in corpore etiam hoc nomen  í5- "yit FN hácmateriadefecnodisinten — fen:5o e(ie concretum, intenuo..n.iaquá - "«*- E donibus Au&toces extcemi für, — vumiintentio,cft apoticabilis reb, 19 quit : quidam,n, Thotmiftaram,&Scorittirü|Do&or,atq,ideofignificatquidditatem^éntegros ediderunt tra&atus defeeindis "intétionisintócernentia ad rem ip(am;vt —.. "Ratentionibus,vt Herüzus, Méngus;Sar- ibi Beafinola cx pouit ; vel faltim omnes — — fanis, occus, Billeus, & alij . Neoterici « eo nomme vtuncur, ac fi concretü effet , ——. ctó;vel mhil, vel parum de'llis cra&át, « inadhibzn Jis xutem vocabulis communi . "wteftvidere apud Suarez, Ruuiü, Hart. 1o queotirn víui ftandum eft vc monuit Did, Blanc.Coplat, Arriag. & alios. Nos ' Do5t 4.d. 1.q.2. explicato quaítionis ti- "mediam tenentes viam füperflaa ommit - tulo;& qirid nomin:s intentionis (ccüda, *mus, & illa folmn trademus ,'querie- mnc explicandam e(t quid res. | «elfaria videbantur ad cognoftendá.ma- .-.^ turam; & affe&ioncs erii Mun- (3 ARTICVLVS I tionum , quas iion ad rnàci e dU PED DO4 7. - ^g —— mus, vt Neoterici, Gidbdlon ipfas vec- . Ald i, Tecta ipie o quamodofit, |fetmrLogica,vteflab Aríft.conrexcta; ^-^ i prima differat . .. omnia veró duobus articulis comple&te- — 112 I" explicanda natara, & quiddira- |. .. amurjin quotum s das to quid- te fecundatum inrentionum varij .'  . "ditatem earum; affle&ionts inaleeroex-— funt dicédi modi. Mayr.in primis r.d.23. | no ibimus.' Et wcà noaiinis explicatio-— qc. & 2.& quol,7. aic primas inréciones - .qnecxord:amuryaduercendum eft nonfu- - eife ceram quidditares, fecüdas veró efle J ^mihic inténiti  preís& pro tendentia | earundem aptitudines,vc v.g.ratio fpeciei ; (aum finem, fed laré pro t&- | in homine nonet, mii apcitu 10 cómuni- u$ in rem coznitam, feü. cabilitatis pluribus indiuida:s natdraliter 5c inscelie&us; fed uia conce- | humanitati inexiltens ,& ratio differétiE ptus int is elt. dupfex , formilis, € — inrationali eft virtus quzdam;qua natum Obictiaus;fic & duplex-eritintéuo,for- eft animal diuidere , & hominem confti- « máalis, & obicctiua ; formalis cft actis. uere; vndé cenfere videtur [ecundas 19- ple intellettuscédens in obrectum,ob:e-  teacioncs eile potius entia realia , quà ra- | diis cit ipéceng uam tend.t 1ncelle- — tionis;qaia viuerfalitas qua ab omnibus étus, & vccaque c beet prima, & (e. ponitur (ecüda in:enrio , in homine ; & - . *unda; dum ifütuitur quzitio inpr — an'malraliud non ip orat uàm hara | fent de fecunda intentione, non iaflitii-— nacurarumáot tudinem,vt pluribascom- — . "tur de formali. hiinc n. faceritac omnes | imunicentur , & hc apcutudo vi juc illis ^. fe pe eft adtusipíeintelle- — natucis comienit citrà. opus. inrellectusz « & us; quof: riótédit in rem,fedin- .^ Verüm hecop o reijcitur ex folcus $ (00 Riuritur de fecüda intenuoné obie&iux: | ceriinorum declarati »a? ab omn.bus ce -« "Accirca hunc có munem loquédi mo- — cepta prima, (ccund e intentionis, càin —. .. dem, &accipiendi intentionem primás — formil s;quáim obic&iís ; mn cam iü- e 'vel fecundum, ori«ur d fficultas, uia res — celle&us , cendens in obiectum cx rimit qu dicituc prima, vel fecüdainrentio, illud ia (ao ordine,.i. cogno(zi snillo ta. . 3 Z 4 re E Vara rium, vel(ecüdariam — apiributa jqu£ ipfi conaeniuatex ma'ura i adipíam j.(ed res. rei.cicrà omnem  iatelle&us negoxatta- vtimelle&a dicitar inrenta-jaconcreto, nem jadcó vc 6 nulla dacecor ficio jicl- | Es dines titio lc&us , adhuc illa actr.buta: spa 'obieóbo * aio inábitraso femperelk-perío & imenrio formalis, Tea d — 34$ coghium dicitur prima inventio obic&i- pa , vt v.g. quando intelledus cognoícit mararam humanam participari à Petro & Paulo ; matura humana cognita com atiributo dicitur prima intentio obicdti- ua, & cognitio , cua intcllc&tus tendit in na'uram humana füb ca ratione , dictur prin aictenuo formalis, Cum ver» hac eccalione motus intelleQus, quia.f. videt natur m humanam cóem Petro & P.ulo, concipit illam woiuerlalé , & illam veluti fpecicm actu dc illis przdicat hac vniver (alias concepta in ipía efl (cconda inten tio obic&iua ; & cognitio cam exprimés fob tal: formalitate cft fccunda intcnuo formalis,qua licet (it realis, id tamen, €i cotrcíy ondet ex parte obic&i, reale no eft, quia vniver(alitas non. daturà parte sci, fd fit p opus intelle&us, vt dicemus diíp.ieq. & inconfultó proríus confundit May:ó tundan ema, & occafiones (ecun- darum iptenticnum cü ipfis imétionibus, mam apt;tudines ilie naturarum, vt pluti- bus cómunicentur , funt radices, & occa- fioncs fundandi (ecundas 'n'couones, no iplz (ecundz intentiones , vt «x cadcm (p. conftabit. Cum ig itur (ecundz ini €. tiones rermincent Ííccundartas animi con ceptiones, conícquenter entia ronis erüt, & non icalia, nam vt colligitur cx difcri- minc pofito ; prima intentio 1deó dicitur ima, & alia fecunda , quia cum obicétà -€ontidcrari poffit in duplici (Yatu , primó fecundum quod cft in (c, & sri attributa €i conucnicotia ex natura rei ; (ccundà vt cft in apprehenfioue , & sm auributa ci Corucn;entia ex intellectus operatione , qui (tatus , vt liquet , polfterior ett illo ; mcritó cognitio, quz exprimit obicétum fub primo tatu, dicitut. prima inrentio , & quz illud exprimit (ub poferiori,dici- tar (ccunday& cà er qua talé cóce grioncm terainant , entia rationis eruar, 113 Sccundó .lib. 1. denatura Kogic& cap. 5. inquit primas intcntioncs eic nomina rcs ipfas igmticáua med.js anime concepiibus,vt nomen homo,ani, al j cu efle conceptus ipíos, quorü hzc omina figna fuat . s vcro nten« tiones ait cic alia nomina lis nourmibus Gmpolita,vt genus, à (pecics ) quae, (üac Difpu. TI I. TDeEnteRationis. ncmina impofit« animali, & homint,fett elle concepts ipfosqui pec hzc nomina lone & lvbit primasiniéciones idcó non efie an'mi noftri figmenra,quia fignificát rc prout fünt,yt homo; & anis — mal natoran: hominis , & animalis in fey at (ccandz. incenioncs res. lign ficanc s prout à nobis menie. concipiuo. ur , nom prout cxtra nenté funcvnde potius cores ceptus concepruum fignificant,quam re- rum,& ideó. ote mernó fccundz incen« toncs appellantur , atquc aninv no(tci opera,& fign enta , cux fuit opinio No« minalium,vt refert Tatar. q.3. yra: mb. Logic dub.1. a« E;ceuj,vt rcícet Dado. uct.lib.r. Formalit. cap. 16. Sed neque hic modus dicendi eft ad- mittendus; nam vt docct Mauittmis q. 5. vniuctf.aliud cfi loqui de primis. & fe-— ^ «undis in'entionibus, aliud de termina ——— primarum, & fccundarü mientionü,nam. ? pria & fecundaintentio ,vccontlat cx—— ipfis vocabulismporiantcceptusmen- ——— us, & que conceptibus: lisexerimüiut, -—— teco/mrvcró,kcunominaeasdüvt homo, - — — animal, genus,pecics lolas voces impots —— tant lignibicantcs illas ad plaotum; cofut——— dit cr&o Zabarel.cum Nommalibus nomi. 4 na (ccundarü enrionao, & primarum — cum intenu:-pibus iplis.» cft cauendum. 114 Tercio, alj exylicantsm intede tioncm omnino , vt ensrationis , purant enim hzc duo eife ade quaté idcm , ita Zeibius $. Met. q.8. ad 1. Arcum. art, r. Formal.com.4. s,& Roccus trac, dc fecund.intent. quod probant nam ijsüens rationis, quodcanque tr, fccandarió intellig.tur , nüquam cnimcirca ipsü jo» tcít in cllectus operari , n.i prius rd realibus intelle&tis, ergo in vniucrfum ips fa enia realía íunr priinz incenüionces , & entia rationis (ccidz, Alijita explicant e vt fccunda iütentio latíus pateatquá cns rationis;ita Didac.cit.q.vlr.quem fequi» tur Fact.q.2. di. Macht: ERAN A fccüda intédo obiedtiua includit omnia iliaqua: rebus non conucniunt ante opc- rationé intellcétus,vndc & inclad. t dcno minationé cxtrinfec ERA Net Á proucnicnté e anis ghe jquta €ct,ens rationis non fit formaliter , nom "oie. Lio i tamen cónenit reiantc opus intelle&tus, Auer eft fecunda intentio. -— At vtriufque modi dicendi Au&orcs valde dccipiuntur, quia tantum abctt , 9 intentio fecunda go pateat , vc] magis, &c ens rationis , quod potius e contra res fe habet, vt bcne notat Dudouct. lib.. Formalit.cap.6.nam fecunda intentio sé- pet eft ens rationis rclàtmum ; cü fiat per €ollationem rerumadinuicem in attribu- to rationis, vt mox dicemus, ens vero ra- "nis,vt fic,abftrahit ab abfoluto, & re. - fpe&tiuo vt cóftat ex dictis, atq; idco có- fultó intitulo quaftionis diximus fecun- intentionem effe fpeciem entis ra- - tionis. Ratio vero primorum probat tm quodcunque ensrónis poffe dici fecunda intentioncm,quarenus in omni inuenitur «.. fccunda auteütio füpponens priorem co- gnitionem de ente reali, ad ca'us. inflar concipitur , quz fecundz intentionis ac- €eptio valde fuía eft, & impropria,vt no- . - tant Complut.q. f.5.44.& Suarcz fe&.6, Meere fecun Kart intentioné pro- o RA Md eure Sides riturquc etur rem, | dü quod cognita ef cópatatacum alia in attributo rationis, De hend, d in omnoi ente rationis, & ideo non quodcun- que cft fecunda intentio. Ratio ét aliorü parum roboris haber,nam q.2.art. 1. fatis aperté demonítrauimus denominationé extrinfccam & ex a&u cognitionis dcfam ptam pertinere ad illa ; quz rebus conac- niant antc operationé intelle&tus, nó qui- dem illa, ex qua defumitur ( fic enim & a&us,& habitus ipfi intelle&us fecunda jntentioncs dici deberent, cum n6 habeát €ffe antc opus intelle&us ) (ed illam , qua fiunt entia racionis, & à R ecétioribus di- citur fictio, ab antiquis autem negotiatio jntellcétus. Accedit , quód fecundz in- tentioncs fapponunt pro fundamento cf- fc cognitum,fi ut 5enus füpponit rem ef- fe ab inferioribus abftrractam , ergo for- maliter non funt ipíz denominationes cogn ti, & cogicari, fed aliquid aliud (o- per illas findatum. , 115 Qno , concedunt alij fecüdaimn intention.in clc fpeciem enus rationis, Ulam nimirum , qua confütuit ens ratioe Logiea « : Me on 7 Sauct.VIr. De. fecundis Intentionibus. c-r t.I. 349 nisrelatiuum , vnde afferunt confequen- ter omnem relationem. raiionis cífz fe- cundá intentionem , & e contra;in juiunt cnim omne ensrationis ex a&a collati- uo rcfu!tans e(fe f(ccundam intentionem ; fed tale ett omne ens relatiuum róníis, er- go &c. ita Scotiftz quamplüges*. INcque ifte modus dicendi recipiendus cft , duo enim prafertim manifefte, fala continet; primum eft , quód omnis relatio rationis fit fecunda intentio, docet vcique Scotus in 1.d.23. q.vn. $. Contra ifíiud , omnem fecundá intentionem cffe relationem ra» tionis, fed non quamcüque , fignum eut» dens rclationérationis magis patere fe» cunda intentione, vt ibi notat Bargius, & in 1.d.8.9.3.in $. lterius probo , Brafa- nol q.quol. 19. & (equuntur Kecentiores omnes Susrez,& Complut. cit.cum alijs» & manifeit? probatur , quia fecunda in» tentio e(t alis relatio rationis, quz deno minat rem, vt cognitam , & illà exprimit in aliquo attributo rationis , vt genus, & fpecies,qua naturam denominant vt ab itferioribus abftractam , & illis collaram in ratione füperioris, vndé cífe fic cogni- - tom pracedic in re velut ratio proxima fundandi fecundá intentionem ,quz ideo dicitur exprimere ré extra fuum ordiné, & in flatu fecundo , qualis cít effe cogni- tum; fed multa relationes: rationis , licét ex cognitione refültent,ramen nó fuppo- nunt efle cognitum, velut rónem fundan- di,fed potius vt meram conditionem fine qua non , & immediaté fundantur fupra effe reale rei , & ideó rem exprimunt im - fuo ordine , nóautem in aliquo attributo rationis ,q» ei compctatquatenus cogni» taeít,ergo nó omnis rclatio rónis cft íe- cunda intentio, maior patet ex communi cóccptu;:qué omnes haben: de relationes probatur minor de quuiose cm ^ Deo;dexiri in columna , & alijs, quia li dicdiué cet relatio creatorisin Dco fiat e à cognitione , ipfum tf e(Te cognitum in. obiccto non fc teaet cx parte fundamétiy vt ratio recipiendi talem relationé , nom .n.ideoó Deusfandat relationem ereato- ri$,quia cognitus eft,fed quia cft omnipo tens, vel creaturas produxit,& idcà expri mic Dcum $2 Hdjquos; T à parte E y vla , ; E p uum tÓÓstw—mt CIERRE UT $e feconcü habitudinem realem, quam dicit €tcatura ad ipfum,ac proindé noneft fe- «unda intentio , de cuius ratione e(tex- primere rem extra fü ordinem; hoc eft; 1n fccundo flatu, qui er competit,quate- nus cognita eft - Ruríusfecunda intentio eft relatio rationis in vtroqoe extremo: €x scot.Cit. quia dere[inquitur per ratio- nem in obic&is comearatis adinuicem im attributo rationis . vr patet de fecundis: in:Cionibus log calibus ,fed relatio Pei ad creatoram , licet fit rationis, tamem rclatio- fibe correfpondens in alio extre- mo eft realis, ergo nom quaecim uc rcla- tio raioniseft fecundaintentio 116. Alterü,quod falfum affümebatur ab illa opinione , cft ex ,uocunque actu «ollauiuo duorum obie&rorum cogpnitorü: reíultare relationemrationis; qua fit fe- «unda iniétio, nam vc docet Scot. r. d. 7» 9,7.infra E; arguens contea Gorfted. in; wcliectus cOferens.youm obic&tü ad aliud sristalem habitudinem, qualis c(t ipforü: €x natura rei,non caufat rclationcsratio» nis, cuz funt (ccüda: inrentiones ( de his: am iBiloquitur) fedtantum qfv comparat in habitudine , quz nom fequitur illa ex: matura rci (cd careis: conacoit ex nego* siazionc intellectus ,at per. multas rela- tioncsrationisfolcnr cxplicari res in (uo: ecdine;..i. in habitudine ,.quam vna: ex matura cekdicivadali$, vt modo diccba- mus de rclaeioue- creatoris. in. Dco; quar licet fit rationis , adhibetur tiyad expri- mendam real habitudinenr creaturz ad eum, crgo non quodlibet ens rationis: «xa&u collatiuorcíultanscit fecüda- in» tenuo; cx:quo ét infertur nó. (emper pri« máintentionem cle cns rcalc , (cd iner- €um efie rationis, et rc&é notauit A mic. trat. 3.q. r.art. 5. in fine. ,& ata cuenit: y. quoticícü:); pct ensrationis res cxprimi- wr in fio otcdine;hoc .n. (jcótat ad cóce- prum rei primarium & pcr eófequens li- mites non egreditus prima integuonis « 117 Quimio hac de caula Recétiores comuniter ponunt fecundam intentione — hà ellc vtiq ; relationem Fatiopi$, non tamem omneumsíed illa (clum, qua lupponit ali- quam priorem «ognitioncm , & iniétio- nan; inqua fondetur , qu& jceindé not Difp. III. De Ente Rationi; — 000 folum in ficri ib intellectu ct, «E eft relatio rationis in Deo, fed Ét infune dari, fundatur .m. fpecialiter impriori co» gnitione, vel inobie&ca, prout denomi- nato à priori cognitione , atquc.ità cum concipitur cffe cognitum,cfle prad efie fübicctü per modunr relationis fun- darg imobtecto prius cognito , dicüt fieri fecundas intentiones; ità Suarez, Aucrfas Complur;Toan.de S. Tho. & alij paffimz- & ratio corum potiffima eft, quia fecüdae intentiones illa dicuntur ,qua: fecundae notioni, feu'intentioni formali obijciun- tur , appellantur.m fecunda inceriiones ; quati refultantes ex fecunda attétione; vel cófideratione intelle&us, (cd nó folü ef- | fe przdicatume(le fubie&um, &c.fedég — — e(íd cognitum; effe apprelienfümr, cürte Hexé cócipiuntnrper mudumrelationisy- — — obijciuntur fecunda notion: formali in- telle&us, erzo proprie erum fecunda in« relationes rationis, qua fundátu ri cognitione, vck in obiedfo re prout denominato à priort cog . 118 Quamuisifte modus Rant» t(i liabeat probabilitatis, & propiusalijs: accedat ad veritarem; tívnec ipfeattingit - de , formalitatcar fecundi intentionis, nà de: ratiome fecuridae: intétioniseft,vt pom Jh t- - exprimatur res extra fuüordiné | aitributa tnis, que ei competit imfecüs- do ftatu;i m quo nóponitar; nifi abintel- kétu negociáte zfedpel viliéssorüni: etiam fundatasin priori: cognitionc, (cir inobiecto, quatenus prius cognito fzrpe exprimütur rese (uo'ordine,S sm quod: süt à parrereis ergo nóo6s huiu(medi re lationesfanrfecunda: intéioncs , maior" patet y quia quádiu res exprimitur in füo- ordine, si quod;cft pane rei illaex- preffio pertinet ad cGceptum rei prima» rium; nó fecüdarium y Probatur minor 5. uia ficut per rclationem. crcatioois in Ino capnt toU, quod eft à par*c rel y. licet fit relatio rationis,natu ex primiimus: i realem creatur adipfum ,. ita per relationcm cOgpitt ip obiccto ad: porctiam co. Cem. exprimimus id y quod c(t à parte rei. Í. habitudinem co- gnivionis ad obic&uim;X obicétü à parte rei icatüg , : D» tentiones, &talesvniueríalitereruntoé$: — — mrimptig — " xci à opü xclationem creatoris in Dco, mI Sei eitiedec xdcbemus 1c- E: tioné conceptá in obiccto cognito ad (ome LET "ES ER ^ 4 M^ - [] "i Lo IET " /——. 3tionis jcrinésad extrema i . mifeflaratio quia cum re(ultet in exire- cogno(cétem ;& ratio cít,quia z potjoncs nó carcdiunrur dimiies Roos n RAT explicent rcm in (uo ord;ne. Rurius idco rclationé crca- tionisin Dco diximus nó clTe fcc. —. dntétionem,quiamo eft rationis invcrog; Xr mo;cum in creatura (it rcalis, (ec - ida vcró intétio eft relatio ronis mutuain oenueno jg claié innuit Doctor 1, /d.25.q:vn.cum inquit;quod eft relatio ra- & (a idet ma- [d rmis per-mutuá cóparationem in attribu- — so rationis, fequitur debere cie mucuá in ambobus ,fed fic cft , in propoiito elatio cogniti m obicéto ad potentiam «ognofcétem nó cít rationis in vtroq;cXe /—— sremo, quia habitudo inxelle&tus ad obic- , Repo iem ati ra rü ratio: at incitoppofitum y quia p fe- Íecan- — «undamintentioné formi r d Geneooeptonéin intellectus non dc-. bemusintelligere quamcunque €ogotuo- ncm teflexam cadic im aliai) cogni- tionem;vel in obic£tuay prout deaomina. tam inprioricogniione » vc ipfi purant, conftat .n. nó lolum ob:c&tuim, quatenus, «ógnitum ; fed ctiam ipsá intellectionem: .. eeaiem polle reflexé cognolci., &.inboc. fenfu obijci- fecundz iientioni tormali; fed pet (ccundá imétionem forisalem in- telligi debet actus res exprimens extra fuum ord inem;quod fit per a&um colla- -— mitum illari in aliquo attributo rationis ; - inhoc autem feníu cle cognitum , & cflc appreheníum nóobijciuntur fecunda in- tenrioni formali (ed pruna 5 nam ficut pertinent ad illa , qua «cbus conueniunt cx natura rci,hoc cfl,ante negotiationem , itelletus «x dictis q.2.art. 4. ita nó ter- soinantsnifi irimatias animi notiones. 119. Obijcies,cü obic&tum cognirumreCogitaturcilccognirum,cócipiturextràfüumordinen,&poniturin fecundo flaw, quia inteliigiiut (üb aliquo attti» ; buto;quod non cit àiquid cius. ex natue Quafi. VILI Dé fecundis Intentimibutesi.I.— 351 nin. txquneilingo ficuc taret y mem; fub rclatione rationis 3d, iuGmusá numero 4ccundarü potentiam cagnofcErem,eig» conceptu re flexus, qué cecmuat y ettfecandar:us s & clie cogaitan haic;concejrui obiecto cric fecunda intentio obieótiua, Negatul. affumptrauxs quia per eamd fam relation tationis obiecti cogniti ad potétiá cogno fcentem aliud ex primere ap 1ncédimus, quam obicétü terminare actamintelle- étus,quod totü cit parce rcl & per cós fequés attinet ad cócejtum rei primariüs ad fecundam auem intentionem nO fuflt €it5 qp ficrclatio rationis, fed vicerius re» quiritur vt per.cam rcs cxprimatur Ctra fuum ordinem, & in ttatu (ccundo. Sexto :àdem hac de caua Scotite nó omncs tclationes rarioa!s etià fandatas in prioticogoicion: vel obiecto , quate- mus cognito , agnofcunt pro fecundis in- téuonibus, (cd 1ilas vm, quz derelinquan- tur inobiectis comparatis, vt comparata (ant in aliquo attributo rationis, qp apet- 1€ colligitut ex Doétore 1.d.3.4.7. infra E.& d.23.9.vn,& 4. d. 1.q.2. & $. Met. Q.11-& alibi (z a lententia ita intel - ligiwirab An&tore foruzlit X Tromb. in Fatmalit, & al;js Scotíftis,quos fequi. inpet cinyt fecunda meo dà ies uer fit ipía pa(fiua cOparatto derclicta sedis "lta db t5 ita n. loqui videtur Scot.a. d. 1» q. 2: Sed uon a(fentiivar quia vel per compa-« tationem pa(Tinà intellig tur ipía deno-: minatio exrrinfeca derclidta in obiectis; ex terimmmatione a&us comparantis; quadam cclatio rationis , qua rcíaltare. concipiatur im obie&to,vcl obieQtis copa ratis ad intellectum comparáté, ícd quo» - «unque modo accipiatur, pertinet ad con» ; cepium rci primarium, ergo nó benc cues nitur fecunda intentio obtectiua, Probas tur minor ,quia (i primo modo fü y pro denominatione extriníeca , claré- liz d exloco fepe cit.q. 1. art. 1. huias difp.pertinere ad ca,quz rebus conuemut : nullo fingente intelle&ucum aliud ceali.- ter nó fit; quam ipfemer actus collationis ad illa obieéta terminaius,cp quidem ve- rum eft de extriníeca denomimatione à uoctnq; aéu virali derelicta, vcibi ote i cundo modo adhue nà: - p iseery aane Hh 4  *gtc- 1$'cx actui incelleétus cópatan- | ^" —— LANG, Lo 352 egreditur limites cóceptus primarij, quia licét fit relatio rationis,cum non atfama- tur ,ni(i ad exprimendam realé termina- tionem,qua obie&um ter minat adtá rca- lem mentis collatiunm , plané expriinit rent, (icut c(t in (uo otdine,& ita eft pri- ma dumtaxat intentio. a 120 Dcbet igitur hzc fencéria (ic in-telligiquód comparatio pa(fiua duorum obic&orum in aliquo attributo rat. onis concepta ab intellc&u inter ilia ad inftar teípe&us inter illa duo verfantis (it (ecu. da iniétio , & quatenus per illamobiccta comparata referuntur adinuicem nó aüt ad intellectum cóferétem; aliud eniin c(t e(fc coparatam , quod habét in ordine ad intelle&um comparantem , & aliud illud effc comparatum quod inter fe habenc ex otiatione intclle&us , & aliud eft co cipere illud effc comparati; hoc; cóci- pientes .n. illud effe comi paracà obicéto- fum in ord.nead intelle&tom comparan- tem nó egredimur limites concep:us pri- marij,vt Rüpct dicebamus conceprü veràó fecundarium formamus,cü illud efle co- tum concipimuas , quod obic&a inter € habét ex negotiatione inte le&tus ;qua- rc magnum d: crimen cft inter concepcü , quo concip'tur homo, v.g.habere cffc co gnitum, vcl con paracü in ordinc ad intel le&ü concipienté , & comparántem , & alium conceptum , quo cóparotus cü e tro, & Paulo intelligitur haberc rat.oné pradicabilis, quia hic vitimus,cx quo ncc tfem;ncec habitud né realem cius ad «lud exprimit;aut alterius ad ipsá ,«fl conce ptus omniné fecundarius expranens ho minc,& Petrum , nó (icut (unt in fuo or- dine,tcd sr illud addi ab inielle&u ca ! tc in attr/buto rauonis ; iile veró pror cóceptus cít primarius, uia cx quo exprimit realem terminacionesqua obic- Gum terminat a&tum realem mécus col- latiuam, exprimit rem, ficut eft in (uo or- dinc. Hinc Scotus &. Mc. q. 2ait , quod fecunda incéuo inetl rer inquancü con(i- deratur, & per cé(idcrationcin alieri có- paratur , qua cófiderauo cti ccll^tiua v- nius ad aliud , quafi dicere velit (ccüdam ántentioné inc(c rei,vr con(idera.u: altc- ti coparatajcu in ordinc ad aliud; cui có- Difpat. 111. De Ente Rationi Seen paratur,non in ordine ad intelle &tü com parantem, quia talis có fi deratio coll tiu. folum e(t, quz dar rcbus c(fc omainó ra- tionis, & inuicem referri relatione raiio- nis,quod etiá manifcfté docuit 1.d.2 4.dü dicit si iatencionemeetfe relatione ca- tions perinétem ad extrema (nempe ia. ter quz verlatur) axtus :ntellecus com- paranus.& imn 4.d.1.q. 2,(ub B.quádo ait, quo fecüda intentio e(t relato rationis, feu comparauo,quia cófideratum cópa- ratur ad aliud pet a&tum cófideranus, 8e ita im.elliganc haoc fentenià Mauritius q.3.vntucri.$. Sed quias lcafauol..j.quol. 19. Bargius 1.d. 23. quictat Lichet. & a- hos. Qui tamen in hoc deficere videntur, quia p.it ant fecundas intétiones necetfa- r,Ó aliquá proprictacem à parte rei exige re,vnde moucatur intelle&tus a4 (l'as cau- (andas, quod nobis omninó nó probatur, quia coparatio pa (Tiua inter duo obiecta, TM modo expl.caiaettyporettomninó — — ng: ab intelle&a |tüinzvilo fundamétoin — — re, Vcrum efl vugu. wiétioneslogicas — —lcs non tormari finc tundaméto , forina- tur enim vniueriale y.g. ftante reali come — ucniécia plarin 1n cadé nacura , forma- tur przdicatio. vnius de alio (tante ccali - ; idétitate vtrorumq; adinuicem, formatur illauio , vcl confequentia flante real. ena- natione vnius ab alio, vel filtim cócomi- tantia& fic de alijs. Aft hoc nó impedit, quin pofTint al;z excogitari fecundz in- tenuoncs omninà phantaflicz j quibus inieiicé&us comparet ad libitum obiecta cogna in attributis rationis , vnde non cft dc rationc fccüdz intentionis, vt fic, habere fundamentum in re. Ex ditis infertur definitio prima , & fecunda intentionis , & difcrimen intet illas, Namprima intentio cfl obiciiuns al£u cogni um vel abfolute per ai re- £^ Gum aut refle xuyvel im ordine ad aliud per atium collatiwum. fecundi aliquod aitributü conueniens illi exnatura rci ante. intelle&us negotiationem . Ratio huius dcfinirionis ett, quia per actum re« €um, & rcflexum res cócipi folet in (uo . ordinc,X boc ctia fieri potctt actu colla- tiuo , (i res cOferantur adinuicem fecundü aliquod attributü reale ; (i quiscnim ho* mi- Am, & animal cócipiat actibus abfo- lomo oc ra quid fint , ac -etiá rclexis inelligédo fe illa intelligere, el illa vt (e cognita adhac & actu. col- - faciuointelligédo hominem c(Tentialitec warcicipare naturam animalis , animal aüt mon includere natur hominis , nihil talc concipiet,quod homini, & animali in (uo ecdine non cóueniat. Verum fi a&u col. latiuo alterius generis cócipiat animal di- - &um dc homine cíTe genus hominis , co "quod inrcllcéus cognoícés hominé par- |! ticipare natoram animalis (umptit occa- fioné pradicandi animal, & (ub: jciédi ho minem dicédo bemo cft animal cunc vti- . que in obicétis fic cópararisdiucríe com tiones pafTiuz per talem actum col. feioem derelinquantur qua ex parte ex- tccmorü srh diucrías corum proprictates diucr(imodé nominantur, & intentiones fecundz dicuntur przdicati, fübic&i, gc- peris, fpeciei &c. Specificauimus autem prin intentioné elle obie&um a&u co. ^ gnitum, vt cétra quáplurcs Scotiflas do- " ceamus non fufficere,g» üt cognolcibile, (wt prima intétio dicatur, & racio cit ,quia ficut obicétum nondicitur cognitum , & intellectü, niti qnádo actual:tcr terminat actü intelle&us , (ic nó hibet elfe primo intentum, vcl primà inccntioaé, nili qua- tcnus primó tecmioat actü intelle&us, va dé ob:cctum,vt cognofcibile,dici nequit prima int&uo, niá remoté, actu veró có. ftituicurcalis .cumreriminat actualiter pret- -Apàm inrentionem formalem intclledus, vt bené notarunt Tromb.7. Mct.4.9. sar- nanus, & Fuentcs cit. Secunda veróinté- 140 eji comparatio pa[fiua, qua reperitur int«v duo , vel plura obie&ia adinuicem "€aparata 1n aluo attributorationis fi- 6o ab intelleiu per modum relatioms dUnuiud intcr illa, quz definitio soligi- tür cx Scoto 1. d. 25. q. vn. cu us intclii- gentia cx dictis facile deducitur quoad owncs cius parciculas,. Maximé auté ad hunc dicendi modum accedit. Aurcol, 1. d. 23.pati, L.art.2. m fine, vbrait intétio- ncs prunas cie cóceptus obicétiuos pri- mi ordinis, quos inicllectus immediate format circa res ; inientioncs veró (ccun- das «ffc conceptus (ccundi ordinis » quos Vi. De fecundis Yntestionibus efr. — 353 intelle&us fabricat relc&tédo , & rede- uadocitcà primos conceptus,v: süt vni- ucr(alitas, przdicabilitas , & huiutmodi qti ad actum componétem , & dinidéie, & connexio cxtremorum in medio, quà- tum ad a&um di(curfinum,& inquit om- ncs itas intcutiones pertinere ad przli- cámentum relation;s. 1211 Quomodo aüt,ac pcr qnem ada fiant (ccundz int&cioncs, facilé deducitur CX di&is q-4- art. 2. nam iuxtà principia ibi tradita dc formatione catis rànis di- ccte debemus (ccüdam incctionem mate- raliter ficci lioc ett derelinqui (ec acti collatiuum intclle&us, nó quidé omnem, fed illum dumtaxat, quo res coimpacacur in aliquo attributo rationis ; formalitee vcrà Bir per a&ium reflexumsquo tal;s có- paratio pafliua cócipitur in obie&is co- paratis admodü vere rclationis,& mutue inter illa. [tà inlinuat Do&ot 2. d 1. q.i. atr. 2. dum loquens.dc fecundis intentio- nibus ait non haberc e&c line actu. cópa- rauvuoscfló fiant per intelligétiam in ve^ ro cilc (uobis. n-ycrbis,vt D. Vulpes cit. - di(.att.vit.adaotauit , fignificat (ccüdas iar&tioncs per actum cópatcauiaum habc- te un eflc materciale,& derelictum, & per intell.géiam ccflcxà füfcipere poftca c(- (c vcrum conis fabricatum, & Formalc, Et probatur breuitet y quia talis comparado paífiua anté scum rcfle xum, quo comci- pitur ad mod rclationis, eft cii d enoini- natio exuinfícca in obiectis coparatis de- tcliéta ex «crminatione a&us collatiui, ec o ante talem a&ü non habet cüle actua- c, & formale rauonis, (cd rantü materia» le,& fundamentale,cü vcró tali a&u có- cipitur ad inftat verg. relationis iater illa obic&a, tunc (uícijic formale e(fe ronis, ità (cnc Barg us cit. 1.d. 23. vbi notat gp fi interdum inquit Doctor fecundas in- téuones produci. per aCtü comparatitils id debct incellig: nó formaliter,(ed przz- fuppofiuué, 1nquavtum produci nó póc fccunda in«cnuo , nih jrziuppofico actu Cópatatiuo ; quo habitoincellectus nouo. actu producit intécéonem in re coguita s & nó producit eam ipfo actu comparatis uohzc Barzius ibi,pro quo modo dicedi citat ctiam Lich.z, d«1 5 q- 1.1dein habet Maurit, - 354 Maurit.cit.q.3. vniuerf. vbi jn formatio- ne entis rationis ponit multa figna , & cü indecimo figno dicat intellectü habere actum comparatiuum pluciumlobie&torü in attributo rationis , poftea fübdit in v0- decimo habere actum prodattiaum fe- «üdg intétion's cólargentem cx cópara- uonc przdié&o,& idé docet Brafauol. 9. quol.19. Et quia hicactus apprehendédi illam coparationem per modum vecz re- lationis fpeétat ad primam operationem, idco pcr hanc (olumoperationem fiü: (c- cundz. iptentioncs in fuo e(Ie formali. 'a vcro situs collatiuus omnibus , & Jirgulis operationibus conuen:cc poteft, idcó poterit per omncs ! eri marerialiter & derclinqui peculiaris fecunda intentio, fic per primá operationem intelle&us có fÉcrendo animal rationale in ratione defi- nitionis ad hominem in ratione definiti , & é cótra abf; aliqua affirmatione, quz nócít dc cílentia definitionis , derelin- quitur in his obic&is fccunda int&uo dcfi nition:s,ac definiti; per (ccundam opera- tionem cófcrentem animal , & hommem in rationc fuperioris, & inferioris,gene- ris,& fpecienprzdicati,& (ubie&ti, pre dicádo.(.anima] de homine,derelinquun- «tur 10 huiuí modi: obie&is coparacis comit parationcs illz paffiuz pra: dicati, & fub. 1c&i,copulz ,propofitionis,&c. & tandé per teruam operationem cófcrendo vná propofitioné in ratione antecedentis ad aliam in ratione cofcqaentis derelinquü- zur in illis propofition. bus có arationcs paffiuz pettinétes ad argumcotationcm, aioris,minoris fequc!a,&c. qua omnia fatis liquent ex dictis q. 4.a1t.2.&inhocfen(adixitZerbius.sMet.q.8. ad 5. fc- «undam intentionem non rantum reperi- ri in primaopcratione,quádo eft compas 'rátiua; quod ytique potcft illi conuenire, vt docet Scot.2.d 6. q.2» fed ctiam in fe. cunda;& tertia, quando per cas vnum al- tcri comparatur in attiibuto rationis, 123 rcs an folus intcelie&tus cf- ficere pofiit (ccüdas intécioncs ; num po- tius etiam volátas,& dubium pertinet fo lum ad Scotiflas cocedentes cns rauonis ctià à voluntate ficri po(fe . Bargius cit. negat, & cít doGrina cómun:s apud Rc- Difrut. 111, De Ent Ratinis ph "C centiores, idquc nó probatfed veluti" ^ —— nifcftum fupponit, 1mó.hacde cauía, it* quitno omnes relationes rationis effc fe» «üdas iniériones ; quia mult relationes rationis fiunt à volütate,ua' tamen non funt intentiones (cctida . Sed a6j Scoti- flx cocedunt , vodé paflia det:niont £3» «üdam int&uonem , q fit; rc(peétus caue fatus ex actu collatiuo inceiledtus , vcl ab tcrius potétiz collauuz , vt comprehen dant refpectus ration's à. volütite caufa» tos,& Tatat przícram lib.1.Elcn: h.q. r, $. Quartó (ciendum inquit, quod figni ficutio)quz in vocibus ett relauo rauonis vocis iigaificaciüz ad rea 6gnificatam, cft (ecüda intétio fadta per voluntatem , quia hazccóparatio vocis in ratione figni ad rem in ratione f;gnatifi c à volütates nO ab intcllectu,& talcs vidétur cífe om- nesrelationes rationis,quz in vtroq; ex- tremo fundátur ratione denominationis extrinfece ab a&u voluntatis procedéte; vt fant relationes dominij, & (eruitutis, — emétis,& vendéus,&c. que ompesoriü- ——— — tur ex COtractibus,& volütatibushamas ———1— nis; nejue inbocdubio videturetle ma- —— —— ior difhcultasquáminillooanpoífiteffi-.—— cere ens raionisquare fidcfendatur poí» —— fe ens rationis efficere , facile ctiamdes—— fendi poterit polle formarc fecundas - Aanienuoncs . [t jx. ARTICVLVS Ino d; Vbi conferuntur fecunde intentiones cum primis, C" ad fe inuicem. Pr. - T AX 114 97 Onferri foléc intéciones fecüdz C tum cum primis y quibus imm tur, & applicárur, tum ad femuicéjquate- nus einuicé dc nominant;ex qua collatio- nc vari dignofcótur affe &bonts carum .* Pranó iaque cóferantur fecundz incé- tiones cum primis y licut imagines cü re- bus imagatis;inuente cnim funt ad reprae fcntádas ics ipías fecüidum methodaom,& cuitatcm, có modo, quo declarauimus q. 3- huius difp.explicádo caufam finalem: «nuum rationis,& q. Prooem. Log. art. $. & haicpotiffimum ratione dicuntur di- rcétriecs noftig cognitionis, vt 1bi cxplis ' , Cà- TUIMNMOUSNOS C HTS . catum eft ,& notauit Auería q. $. fc&. 8. tali vero collitione oritur , q quic. d (ccundis tribuitur intentionibus, & rcbusipfis verificetur y ficuc quicquid Á T tribuitur 1magini,de re, cu:us cft imago$ EN verificatur, cam bac fit fa&a ad inflar il- lins, illis du nta» at przicats exceptis , vt E * "bene Roccos aduertit trac.de fceund. in- T - vx ponunt diffcrentiam inter ipfas fecundas intentioncs,& primas, nócnim ..Valetdicere, genus cft ensrationis, fcu $1! intendo , animal eft genus; ergo RUE animal cft ens rationis. vel fecunda inten- TUBI » ioyquia eicfmodi pra dicata funt illa ip» *f E EU PNOMI peciem, alias. /.. intentiones fccundus à. primis j. ficut fi . ... diceremus de imagine effe figuram » vcl H ^. piQturam, vtique hac predicata dc re Pu euius eftimago , verificari nom. poflent Edea ipfa, qua difcernunt imagi- .. pem ab imagato , && conuenrunt imagini —.. gatione fuí nor ratione imagati .- ." r2$ Buplicitctautem hoc contingere Tw os bifariam poffunt inrenti ones: (— fecüda primis applicari , vno modo mc- diante priedicatiotie exercita , alio modo ^» pes iR eir quam duplice pradi- ionemy ita declarat Do&. q.1 4» voiu. ih corpore quie (ii; & 'o€s ciusex pofito» resibi qp exercita fit illa qàz-fit iniebus, vclintentionibus per verbum Jus yesyeff , vt homocft animal , fignata veró fit illa,. —— qua fit perterminos(ecundarum in'étio: - gum per verba dicí ; & praedicari, vt ge- ] mus praedicatur de pluribus fpecie diffc- ' . fenubus, cx quo infcrt Mauritius q. cit. Banc pofteriorem nótam effe pra'dica- tjonem,quàm fign praedicationis amus: indicium ett , quia. quod: deberet poni à rte praedicati inca ponitar à parte » biecti, vt patet in allata praedicatione fisnatay attalis non cft proprie przdica- « tio,quia non prz 'icatur, quod matum ge ieari  & non fübij. itur quod na« um ett (ubijcis quami docteinà nomreci- pit Brafauola illa eadem qj: (t.contendic enimvetiam. fignatz pradicationem: effe ie füo generc vcramy & propriam pradi- : cationem; que liscit parui moinéti, có- » cedi .m. po:cft cíle veram przdicationem in (uo sencrc y abtolué tamenloquendo »e (000 eft. PL De fecundis Iptentionbus.e/dre.I.— 35$ negari nequit quod prz dicato exercita non fit magis propria praedicatio, vtpote illa, qua primo inturtur ante. oculos ponit ident; ficationegy predicati cum: fubie- Eo, quod non facit. praedicato fignata ; fed rarius de bac duplici pred:cauoue, » tedibic fermo infcriusdifp 5. q. r. art. 1. 126: Ad propclitum redeundo,li fec dz intétioncs applicencur primsmedia- te cxercita predicatione ,predicari ne» qucunt nifi accidentaliccr, & denomina- tiué , nam non (unt nifi relaciones quz dam rationis, quas intelle&us veluti acci- "dentia quzdam intentionalia: attribuit primis intéion:bus , ac proinde nom ni f& dcnominatíué- de illis przdicari poffunt, hic cnim cftpropriismodus przdicandi accidétium dc fuis fabiectisita docec Do or q.. 10. vniucri.& ficüt acccidentia e realia de fuis (abiectis pra dicamur in co- cretoynor in abfl ra&o, dicimas enim, gr homoett a/bus,non albedo;ica dicendum eft dc his przdication: bus fecundatü in» tétionum refpe&u primarü,vnde animal d:citurgenus,non gencrcitas,& fic de a« lijs »quia hic €t eft proprius modus prz- candi accidentium de fuis fubiects ; vt concreta przdicentür de coacreus . Pof- [um auem fimiles prz dicationss,animat c(t genus, homo ett fpecies, fumi infenfur formali,aut tantum funJamentali, qui- denv(i fundamétalier fumátur , sát verae à parte rci y fenfüsenim eft ; quod animal cft fundamentum: idoncum , vt ad plures fpecies referri polfit in ratione vniuerfa- lis, quód vtique verum eft nullo cogitan- tc fatelle&tu ; at ti fümaatuz in (en(u for- mali,nó funt vete;ni i intellectu a&u illis fundamétis affi géic tales relationes ró- nis,& per itenim ad plurcs fpecies vcl indiuidua'in rauone vniuctfalis ,. 127 Si vero huiufmodi applicatio fe- cüdarum incéuonum ad primas fiat me- dia piz dicatione iignata , pór fieri etiam - praclicatio e ffentialis, vt conftar cum di- cimus gcnus pradicari inquid de pluri- bus (jcciebus; fpcciem de pluribus indi- uiduis;; verum tamen eft hanc non exer- ceri nifi intermynis primarum (pót ta- mcn exerccti ecia in ccundis, quando in- tentiones (c habent , v; lüperfus, & infe- rius, 356 tids,vt notat Tatar.q. 1.de genere dub. r. vnde valct dicere Vniucríale predicatur de genere , ergo genus cft vniucrfale ) vc tlocet Scot.q. 14.cit.vnde ifta praedicatio: fignata in (ccüdis fpecies praedicatur. in re dc pluribus indiuiduis,ita exercetur, pra&icatur inprimis , Petrus eft ha- mo, Paulus cft homo, & ratio e(t, inquit DodGorquia fecüdz intétiones, maximé uádo copulátur per verbum predicari , üpponunt pro fandamétis , & ideo tales pradicationes verificati debent per ter- minos primarü . Ad pecsdm aüt, «uomodo fieri debeat huiu(modi appli- «atio (ecüdarum intétionum ad primas praícrtim per. excrcità pradicationem, attendi debet fundamentum , quod cft in primis intentionibus , nam fi inferiora , «lc quibus natura apta cft przdicari,ditfe- rant eflentialitcr;illi natura applicari de- Abo intentio generis fi vero funt indiui- dua, applicari debet intentio fpeciei , & cic dealijs. 1:8 Deinde cóferendo fecandas inté- tionesadinaicem,videmus vnam fecandá intentione alteri applicari, & de illa prz- dicari tàm exercité, quam fignaté, vt gc- pus cfi fpccies vniuer(alis,vniuerfale pra» dicatur de gencre. Ratio cit, quia vt do- €ct Scot.q.6. vniuctf. vbi omnes cius ex- pofitorcs & q.3.antepradic.ad 3. & q.1. poftpradic.ad vIr.& 4.d. 13.9.1. infia T. & quol 6.infra X.& alibi foc pore ab - 'istellcétu vna fecü.ia intétio fundari (u- per aliam, & fic de alijs przedicari , quod pe pendet cx virtutc reflexiua  q bet intelle&us (upra (uos actus;hinc.n. potcft ipsa fecundam iniétioncmreflcxé €ognofccrc,& ipfas alteri comparare in attributo rationis, atq» ità cognofcendo, & cóparando fuper ipíam fundare aliam fccidam intétionem, ficut intentio genc- ris.quz tribuitur animali , fanda iniétio- xcm fycciei eo ipfo, quod ab iicelle&tu «óparátur vniuer(alivt inferiustuo fupe rioti, & tunc fecunda intécio fundata dc. nom£aat priorem fundatem,& fic in pre- fato exemplo dicisur ,3nod gcnus forma- lier cft gens, & denorninatiué fpecies, &idcó inquit Do&or , quodin his cai- bus1ntentio fundans fumitur , ye quid , Difpu.11I. De Ente Rationis: — tat, uafí dorf us, fandata verà,vt modus ; hos auté termi nos ità explicant Expofitores q.6. cit. ex - verbis iplius Do&oris przfertunqu.8. —— $. propter boc,vt (amere intencioné fun- dantem, vt quid,ím illa accipere sin fuam quidditatem,& natura, (cà vt eft id,quod intelligiturffumere intétionem fundatá y vtmodum , (it illà acc: pere, vc decermi- nationem, & modücótiderandi alterius, & (ic cum in prz faro exemplo dicimus 5 €p genus cft (pecies, genus (umitur vc id, q intelligitur, fpecies vt modus , fb quo intelligitur, & hoc modo non incóuenit, quod vna fecuada intentio praedicetac de alia, & (ignaté, & exercité ; imo cadem de feipfa,vt cum dicimus fpecies efl fpe- cies, mquoca(unos eft imaginandum, — quod cademmet intentio numero fit il- la, quz incelligatur , & ub qua intelligas — eadcm intentio numero fic mo-. — vtputauit Mauritius; (ed. — c(t imclligédumeandemimnédonenfípe- —— — cie effe modum fui M4 c éü di- 9€ cimas fpecies cft fpecies, vác (pecics,que accipitur vt modus, & poniturà parte rz dicati,no cft illa eadetn namero, quae — | f umirur vc quid, & ponicur à parte (übies 35 Gi,quià idem numero nó poteft applicae — — — rifibiipfiytadditi, quilberautem moe — dus efl quid additum, quod benégotaui —  — Bra(auogla contra Mauritium Q6. 1:9 Hoc autem intereft inter appli« cationem,quae fit fecüdacum intention ad primas, & ad (c inu/cem, qtiod primis femper applicantur, vt modi accidétales,. qu femper applicatur ,vt accidétia (ubie. is,& ideó coltituüt pradicationes exec citasaccidentales tantü.m, ac denomina- tiuas; verüm cü vna intétio (ccüda alteri applicatur, poteft illi applicari tàm vt mo dus accidétalis , quàm effentialis naa 1i intétioqua alteri applicatur, vt modus , fa illi (aperior, vc cumdicimusgenus e(t — vniuctíale;eft (ecunda intétio,cít cns ra- tionis,tunc applicatar,t modus, & detec minatio c(entialis , & cóflituit predica- tionem quidditaciuá. fupcrioris dc infe- riori ; fi veró incenzio alteri toten fit infcrior , vt cüdicimus vaiucríale cft ge- nu$ vcl difparata,vt genus cít (pccics,rüc. applicatur, vt modus, & dererminaso ace ^ : eiden- iidentalis,quia inferiora accidü: fuperio- tibus, & vnum difparatum alteri difpara- to;quod valdé notáduin etl;quia Scou(te cómuniter,& alij vniuer(aliter docet abí- Que vlla limitatione , €ü vna fccunda in- tentio fundatur in alia, & Plone » vt modus,cam denomipare, (eu prz dica- tionem accidéalem , & denominatiuam cóftiucrequod vniuer(aliter verum non eit,v; cóttat in allatis exemplis jin quibus intentio fuperior przdicatur de infcrio- tian vcro pra(ertim in hoc cafuycum fi- peior intenuo de inferiori pradicatur , (lic , nedum m cócreto ; (cd cuá iaab- acto ficri prz dicatio, vt genus, vcl ge- ncrcicas cit Poesia » infra fuo loco dicemus , quia eft difficultas communis €uamadalispizdicanones, — . Contra prazdicata podeis 1.proban- do (ccundas int&tiones de primis pradi- cari non poflc, quia o m nequit | przdicari de oppolito y ed ens. reale, &c . Kauonis (unt buinímodi,quia habcnt có-  tradiétoria pizdicata, ergo &c.. Nec di- (le oppohtrum przdicori dc oppolito, alim per accidens, ità e(- fc in propoiito. Nam contra probatur fe- cundas intentiones. ncc etiam accidétali- tcr polle prz dicari de ptimis»in acciden- tibus.n.experimur,qua veré praedicantur de inferioribus , vct ecram ,pradicari de füpcrioribus ,& fi veré Pe de fu- perioribus, veré ctiam pra dicárur deali- quo,nfcriort , vt fi de Feuo przdicatur «urius,neccifc cft eiiam prz dicari de ho- mine, & animali, & li przdicatur de ho- minc , ncceiic e(t etiam. pteedicari de ali- quo homuuc fingulari ; (ed nec fecüdz in- t£cntionc$, quz przdicantur de inferioci- bus.poiiuat przdicari de fuperioribus nà » 5h à meMUPEUR fccunda imiétio individui predicatur de Fetco , (o tamcn de hominc, & animali , ncc qua pradicatur dc (uperioribus, pof. süt praedicari de interioribus » mà fpecies dicitar de hoininc,»ó de Petro,ergo Xc. -- 4$9 licfp.ens, & non ens eite propr;é oppotita con. :«dictorié , non autem cns ecalcy& tatiouis, vnde porius dici debent di parata, velui tubitaniia & accidens, A ádcó ficut rali difpatationc, vel qualicua- d : REB Quafi. 111. De Jecmdis Tutenticnibus.eAfrt.IT.. 357 cidens pr zdicatur de fubftantia denomi- natiué , ità à pari poterireod& modo ene rationis de euce reali praedicari, & fecun- da intécio de príma ; (ed cóceffa minori, adhuc (ufficienter foluitut argumentum per rcípofionem inter arguédd. allatam uia vt notat Do&tor t.d,1. q.3. C. & 4. 43.«q. t. infra T.bcné potett oppofitum pradicari deoppelito filtim denomina- tiuc, & vt modus. Ad impagmtionem, quod neq; per accidens. poflint fccundae intentiones przdicati de primis,ncganda cít paricas d accidctibus rcalibus, & ra tionis, quia vt notauit Kuutus tract. de. 5 - pizdic.(ecund. intent. cx do&lrina Maus riaj pluribus in locis accidentia realia có» ueniunt fübic&is abfolute, vt (unt à pacte reiy(ed (ecüdz imétiones conueniunt nae turis , vt tali modo cócipiuncur ab intel, lc&u; hinc eft. quod (ecuda inrentio in- diuidui,qua Petro cóuenil nó dicitur de hominc, & animali, quia illi conuenit , vt concipitur indiaifibilis in partes fübiee &iuas, qua conceptio repugnat homini, & an:mali , & é contra. fpecies dicitur dg homine, non dc Pewo, genus de animalis non de homine;quia talcs incécioncs có« ucniüc illis naturis,vcfunt diutlibiles in ta les partes fab:e&tiuas , quz pracíus repas gnant indiuiduo,& ctiam fpeciei, (i plu(s quammumcrolinrdiuerír .— — 131 Secüdoobijcituré cótra probas do fecüdas intentiones przdicori de pei mis, nedü accidétaliter, (cd &c centtalie ter,quia homo per fe prz dicaur de plus ribus diffc;étibus numcró, ergo per tc eft fpecies, cólequentia tenec per locü topi cum à deGini one ad definitum , Si neges. tur affuu;ptü , quia pradicar; cóuenit pet fc iotétionibus , rcbus verà tm. per acce dés, vt docct Scot. q. 14. vniucrf. in core pore quzfici.. Conua elt , quia fi oma. pet «ccidens tám , & nà per fe de infe« rioribus przdicatur , ergo Petrus perace cidens tatum, & nà per te cft homo, cO« (c. uétia patet » quia ideo Peuus cftho-mo , qura homo praidicatur dc fuisiafe« t:9rbus, & eo modo € homo, quo pnt dc inicrioribus pdicauur  valct -a«contee quentia à hgnata pra.dicauone ad cxcre €itam, vnde 1 prgdicauio dignata rx $358 fer fe, nec exercita raliserit. | - Relp. Do&or q.11.negádo affumptii, fi ly-pet (e determinet inbzrérià obiróné affignatam in folutioneinter arguendum data;(ed verü eft dumtaxatsti ly pérfe de- terminet inhzrens; pro cuius declarario- ne nota , quod per inhzrentam intcliigic vniónem pradicati cü fubie&o, per: rens vcro ipfummet pradicatum , inquo funditurillavnio ; quando igicur aliua dcterminatcio , vcl begorema con- ftruitut cü copula vétbali determinat ia- hzrcntiam, vt fi dicatur,accidens per. fc «eftens mm fenfus eft, quod ens couenic pet (eaccidéti; qf veró conllruitur cum a dieato tunc determinat inhcrens; ve ffi dicátar accidens etl ens pet (e, quz eft s co ree quid eft fen(us, quód fit - en$hóaltcri inlierens;ita igitur in propo fito itiquit Doctor affumptü effc fal(uen, fily pec fe dcerminet inhzcentiam,quia ftcacípecies per accidens ineft homiai, ita & priedicári de pluribus numero dif-.— ftro, cum vna fecunda intemio füper ali — "Kunidatur,1unc enim fecüda intentio fun feteritibus; cocedi tà potett ,' fily per fe deterininet inhzrens I.ly preeüienr ;& : Difput.I 1b De Ent Raiinté S & Í— -5 -ficyfit modus intclligédi prima intentio" ^ — - nisjnó potetit per aliam fuperucnicnrem intentionem modificari , € denoaminasi ,, Tum 2. quia fecunda intentio dicitur ta- Jisquia prime fuperuenit ,& in ea fundá-.tur,ergo fi intentio vna pàt aliecifaper- uenire ; & haic alia, dabitur non (oium prima;& (ccunda intétio, (ed cerua;quar« ' tayquinta , &c. iuxta catenam fabticaram fecundarumintentionum . Tum 3. quia fundamétum eft maius ens fundato; quia . hoc iubftentatur in illo , fcd vna fccunda intentio non eft matusens alia, namome ncs aque pendent ex intelle&us operas tionc,ergo &c. ]umrandem , quía dare-- tut proceffüs in infinitum , qui cuitandus..— eft quantum fice potcft. 2 133 Refp.ad.1. quicquid (it de modis císendi,in modis ramen intelligédi, vr süt intentiones f(ecundz non implicare dari. — modü modi,dummodoalterlumatur, vt — — - quid;& determinabiléj ater.vr modus,&— eterminatis ,& fic córiwEit in cafa no- r. dans (ümitur,yt quid,& induitquafi coe ——— &üc fenfus eft, qp prz dicati perfe de diffe geüiribus ouo fici itwini nb quida noe (oltm per accidens ; vnde patet ionem inter arguendum datam effe fafficientem,(i bene intelligatur. Ad im- ditionem intentionis pria refpedtualé — | terius fundauz,nó quia icfimpliciterprie — | máafcd quia eft pnorillaquam fundaty& — — determinátur per eam,vt modírinrelligés — WWE B9, XM B9  -—85 pugpnationem ibi fa&dtam negatur Con(e- quentia, ad tionem dicimus,valere vtique coní equcentiam à (ignata ad exer- «itam , quoticícunque illa fic in terminis fecaada intentroriis , quomodo proprie ett pradicario fignata , & virtualiter có: tinct e«crcitan, amet fit intermi: nis prima intentionis, vt eft in argumen to aliato ; quod fi interdum in fioiibbus p iombus tenet- Confequentuia à fipoata ad excroicam y. hocplané ctt gr; tia marcérig j noa gracia formae, rta à git. q. 8.in fine, clatus Brafauol. qu. 117 quain docttidati habet Do&or q- 14; & "eL iy d aes 25 Vai ut *9?131 Terrio obicitur nó potle vnam fécundarà incentióoem alteri, velut modü » perierat - Tum quia im- cat dari inodudi modi;nod. enim datue. - aXionis a&io;tiec vnionis vnioj & ficde alijs - at «um crgo [ecüda iirentíoyve di €ius, Ad 2.negatur aflümpti,nóenim. fccunda inté io dicitur fccunda, quia fu perueniat prima, fcd quía explicat resia cíte (ecüdoy& attributo racionis ,vr art; 1, declaratum ett , vnde licét vna fccüda in- - rcntio fundetur fuper aliam ,& fundátes dicantur (ccundum quid primz reípectu fupetaenicntum, (mpliciter tamen , & abf(olu:é omnes dicuntur fecüda, no aüt tertia, vcl quarta , quia ones coueniunt obrcéto,vtcognitoy & cÓparato ibattris — — buto raton's, quodeffecognitum, & cóc — — paratum eft ftacus rerfecundus. Ad 3.ne« gant aliqui naiorem, vt Mafius (cct.5.de rcbus vriuerhis q..8. fed quicquid hc de - hoc,vcra cft anaiorjquando tundatio exi- gic lubitemationem; X influxum f:udgo meti quód nog requiritur in propofis to- de antentionibus ; «uz-fumb mera relationes vatioms ;& nullum ye. tum inlaxum exigunecy patic fandamé- uy ^. Myfed qualicunque exigitur ad dandam MeNlunis chio BiMM patus atiendi- * turex parte intellectus ; & adhuc cóccfTa 13io1i deberet negari mjnof;quia vc con | T |. —  àmuenitur (i0 modo gradualis latitudo , |  — «wtinente reali ex Doctore q. 6. vniuerf. |. . infine, & ibi notant Mauritius, Anglicus; |. —  &alij:Ad 4. Negant aliqui Scoriftae pro-  "keffum in.infinitum , nam trcs tátum af- fignant gradus in fecundis intCtionibus ; tiones fundaras in primis, in fecüdo pa(- —  — füb quibus concipiuntur,& hic datur tta- «. tus, quare vÍq; ad itum tertium gradum; dumtaxat admittunt. progreffum in fa« bricanda catena fecundarum intentionit, ] & hoc. putant e(fe de. mente DoGoris —.—. Qs6.cit. in (ol.ad 4. vbi expreflc admit- —. . st vltimum gradum in fecundis intentio- |. -mibas, quiet terius.iamaffignatus. — — - 3Verümfolatio hzcnon eft idonea, nà ES Ux A» ; Qua FI. De fecundis Inicwrionibus . e-fr.1T.: ftat ex q.6. intra fphzram.ents rationis inprimo gradu ponunt fccundas inten-. . fioncs Buentcs abipfis ; & in 3. modos, 359 etiamfi in ordine entum rcalium proccf fus in infinitam effet euitandus ; tamen noninconuenit in relationibus rationis y vt expre(sé docet Scot.4. d.6. q. 10. fub E. &calib; zepé , id.n. aliud non (ignifi- '€atquàm intellectum poffe.fncoeffiue in infioitum intell:gédo refle&ere [e (upra biecta cognita; & illa comparare n at- tributo rationis cam autem loc. cit. ad« mittit Doctor wlItimum gradum in entis: bus rationis loquitar ex füppofitione, vt — ibi notauit Mauritius,qu£ tamenfuppos fitio ett abfolucé falfa. Vel dicédü, quod etiam tribus illis dümtaxàt gradibus ad- mi(lisin fecundis intentionibus, hoc non. obítat , quinadhuc vna ure intentio poflit (uper aliam fundati in infinitum, quia im i]lo tertio gradu potett inflituila- titudoinfinita fecundatü ;ntentionum , . quarum vna fuper aliam fundari poffit, & omncs fpe&abunt ad illá tertium gradi, quia quatenus vna fecunda: intétio fuper: aliam fundatur, liabet rationem modis DISP VTATIO QVART -. De Foiuer[alibus im Communi. — ———— Xplicata natura Entis Rationis, C*: fecunde Int£tionis , vt fic j imgenere, nunc ad explicadas in fpecie defcendimus intentio- nes Logicales, Cr ab eis mmcipimms,qu 'niuer[aliayfen Predi-' j|  «abilia dicitur, eo quia eorum cognitio multu deferuit ad or« || dimanda pradicaméta; agemus autem de ipfis pofleain particulari - H«c dici folér viniderf ia inpradicada ad differétia vuiuer[alis, tum in caufandoycu iufimodi efl Deus, A: rimó in comuni, € quacunque alia cauja concurrens ad plures effetius, tüm in fignificado, qualis* eft vox plura fignificans, vt boc nomen animal, quod omuia fignificat ammalia;th' dnreprajentanio,qualis eft bomisis imagoyaut ettam eius cognitio, que aliquo mo- do omnes bomines repr &fentat; tum denique ad differentiam vuiner(alis in effen- — vs nempe cum aliquali fua vnitate e[lyvel eje potefl im multisyvtnatura ani alis in omnibus animalibussGr bominis in ommibus hominibus. Igitur Vninevfae le'in pradicando, de quo bic agere tmtendimusysnullum borum e$t , fed tantum eit fecuida quadam imeniio appiicata illi natura commun , que dicitur vuiuerfale — in e(Jendo, per quam relationem rationis illa natura communis conjtitui oxi- | ? m? potens pradicavi de multis. Ex quopatet vniuerfale rp. effeudo effe funda tum vunerjalis in Lemaire eon. quód natura banana cft in ?Peivo O Paw i lo, pradicatur de illis - Hinc vniuerfale in effendo confucuit appe liart Jat materialeyc7 fundamentaley cr pro prima intentioneyiré vuiucr idle Metopbylicits i guat enus Meragbyficus vonjiderat magtras rerum fecundum Jes yuiuer[aic E^ in 3$6 dantur in primis . Cum igitur vniuer[fa £lety ad Meta d Logicisyquant Logicum; nc QV ASTIO I. n detur V niuerfale à parte rei . Oueturquafitum tàm d| de Vniueríali in c(s&- 4 B doquàm in przdica- M| do; &quoad viráque | parié hic refoluetur, "EXEC. obiter tamen de vni- 'werfali in effendo. Hac de re due extant €xtremaz opiniones, & vna media,que cft wera ac tenenda . Prima cft quorundam Philofophorum antiquorü , quam rcfert Arift. 1, Mer.c.6.& 4. Mctcap. $.de Hc- zadito, & Cratillo, qui in rerum natura fingularia folum agnofcebant,& vniuer- falia pror(us negabam ; ab hac opinione non malum ditat Nominalium placiti, qui rationem vniucrfalis reponant folum àn vocibus , & conceptibus concedendo tantüm vn;ucr(alia in Gignificado , & re- atcntando, negando prorfus in eff en- do,vndé & Nominales cognominati süt, ià Ochá Vd Log.cap 14. & 1. d.a. q.4. & quol, s.q.121.& 15. Gabxicl 1.d.2.9.7* Grcg.1.d.3. Rubio.ibid.q.7. & ex Recé- aioribus quamplures ex Patribus Socicta- tis prz (ertim Hurt. difp. $. Mct. fe&t.10. Aniag.difp.6. Log.fc&. 4. Akera opinio €x diametto oppotia concedit vniucría- le ina&uáà parte rci, nótamen codé mo- do. Plato namque hoc adaittebat (epa- ratum à fingularibus,vt ci impiogit Arift. 1. Met.cap.6 & lib.7. cap.. itaquod da- zetor homo, (cà bumanitas ip cómuoi, de qua tingali homines participent, & equus in commani,de quo omnes equi, co fcré modo , quo pliscs hucerng cx codem lu- minc accedunius. Alij «cro. admíttix vni- , wecflc à parce rej nont à fingularibus Difput. IV. De. Vniuerfalibus in Communi. gradicaudo dicitur vniuer(ale formale in a&inye* pro fecunda intenzione, quia nis mirum importat ipfam intentionem vmuerfalitatis,que e(l forma rationis,qua ali" uid denominatur vniuer (ale in a&us dicitur etiam vniuer[ale Logicumy quia Lo- gicus per fe confidevat feowndas intentionesnaturas »erà erum nonguf infevuiunt pro fundamentis illarum , m p ini fecundis intentionibus , vt fun in e [icam trattationem eius ex profeffo remittimus, vt Met fieri potefl di [cernamus, quia tamen fundatur ineo vniuerfale amentum eius fit tyronibus pror[us ignotum , aliqua obiter ini« $io buius difp. de ipfo wniuerfale in e[Jendo ex Metapbyfica fuppouemus . quatenus sendo proprie ad Metupbyficum fpe- aphylica feparatü,fed in cis realiter inclufum,imó & cum cis realiter identificatum; vocant autem illud vniuecfale in aGu, quia nata- ram cómunem in pluribus Lena - amyinquiunt, veré, ac propri P dici vale uec ci aliquid defice- read a&ualem vniaerfalicatem mW tam,ità Paulas Venet... 1.vniuerf. & lib. z.Mer.& ;cusrenet Monlorius difp. de vniuet(.cap.6.& folet quoq;Scoto ime. pingico quia in 2.d. 3.3.1. docct naturá à arte rei de fe pluribus cómunicabilé ef- i. Tertia demum (entemia concedità — parte rci vniuer(alc in effendo, .(.naturas communes in fingularibus exifténces n üidemquafi (it eompletum, & ip adus — ; ed inchoaté folum, & remote , quatenus fundarc potcft fecundam intencioné vni- ucrfalis Logici , quod folum fatetur effe — vniuerfale completam, & in actu, at non habere effe , niti per intellectus opcratio« nem quz eft vera (cntencia in omnibus fcholis recepta . xdi ARTICVLVYS PRIMVS Refolutio quafiti de F'niuer[ali in 1 , effendo . . ; Dis Vniuerfalia in efew- dcm Y reir inu a» fed i ncis i à fingulari t2, fed in cis fcu, Cmdm cis realiter identificata . Coxclu(io eft Arift. loc.cit. vbi acriter iouchicac ia cos , quicantum fingularia agnmofcebant in toto entrum ordinc E ait deinitionem , pet quam exoli- canit rerum quiddicates , dari de re vnmuerfalibus,& 1. Poft. c. s. & 1 1. fcien- tiam effc de vniner(alibus, qitz in (inga- Jaribus exiituat ; SCeum Kiencz pluris — "ma mie (int'reales y wniverfalia eorum ie&a erunc aliquo modo à parte rci , Gi: Perihzr. rerum alas poni vniucr(a- ; les,& aliasfingulires,X 1.Poft.c.1.& 2. dec Anim.c. fait vn 'ucríalia miclleétu fin laria fen(u cognofci ; cerum autcm eft ic&um , praicctim motiuum , antcce detca&tum potentiz cognoícentis aliquo modo,ergo hzc conclufio cft peripate- tica, quam proinderecipiuat vnanimiter T » & Scotiflz coma Nomina- lescum D. [ ho. de Eme, & etfentia c.4. Met.q-13.Probatuc € cuidcoti ra- tione ipfam declarando. Nam per vniuer- lalia in eflendo hic intelligimus folü na- turas cómunes;per quas indiuidua à par- t€ rei conucniant, & affimilantur,fed ta- les naturas reperiri ipfa experiencia do- cet, nam per hamanitatem Petrus cóue- ' nitcum Paulo, non eum Bucephaloy f animalitatem conuenit cum Bucephalo , . nócumlapide,crgo &c.Itemiper vniuer- M ile in cfi sm cómunem loquédimo «lum non intelligitur vniuerfale cóplctü, »fed natura comunis, qu po(- itati$5& ob fuam cómunicatem przbe- 1€ occafionem inttlle&ui , vt ipfam cóci« piat veré, & pofitiué vnam in mukis , & ec mulus przdicetur , at admittere vni- ueríalcà parte rei 1n hoc fenfa , inchoatü nimium duntaxat, incompletum, non folum ab(urdum non eft (cd maximé ne- d €cílarium, ne dicamus intelie&um teme- (0 $6, abíque fufficienti fundamento co- & o natucas vniuerfales, ergo Xc. vide: — "[romb.7.M ct. q.9. & Ant. And.ibi- dem; & initio pradicabi À -..4 Secundo probatur cadem Conclufio €ontra INoininales. ncmpe noníolái dari vOCC5, aut conceptus tormales cómuncs y fed illis veré corre! pondere maturascom muncspzo cóceptibus obie&tiuis, idque Mic jmpriaus cx. veritate pradica- tiOni Sin quamatt Pa comunis cnunciatur dc ali có pata vt cum dicunus 'Pe- trus c deno ead arp vniuettale quod- dam cnunciamus de (ingalapi .& oftedi« musbab.re cü eo eticntialeu conncxio- mcn, & quidem noa indicaui connexio ^o Logaels | N e w & opafc. y j. & $6. Scoto 2.d.3.4. I. & 7 1 : Duell Lion detur Vniwer(ale à parte vei. eEL y6nb inter illasvoces Petrus , & booo,ncue inter conceptus formales illatum , quia pradicatio effec omnino fala , (ed. inter rcs per illas voces , & conceptus tignifi« Catàs , ergo cum epunciatio- fit vniuerfa- Lsde parciculaci , plané prater. lingula ria, & vniuerfalia in igmficando admit- tenda Íunt natur communes , quz .di- cuntur eniuerfalia in effendos & conce- ptibus formalibus comunibus corrcfpone dent pro conceptibus obietiuis. $ Refpondent Nominales neg. cone feq.conceptus namque formalis hominisy vt ficnon fignificat immediate aliqua na- turam coómunem indiuiduis humanis , (ed immediate omnia ipfa fingularia confus& cognita fine diftin&tione inter illa. Con tra vel fignificar illa copulatiué , aut co- pulatim süpta,vel difiun&iue, feu ditiun: &im,nó primum, quia cum totum, q concipitur ex parte przdicati, debeat af^ firmari de fübic&o ; fi per illud przdicae tum bomo copulatiué fignificamuc indi uidua omnia, & fingula naturz bumanz, omnia quoque, & fingula dc Petro affir- marentur, & fic effet propofitio fal[a.s 4 Nec valet quorundam refponfio,quód li-- cét videantur omnes naturas fingulariump de Petro affirmari , re tamen vera noaf- ficmatur, nifi propria cius natura quia irs hoc br aétus copulatiuus B rrind per quéfit fopradicta propo(itio,3 cope latiuo claro, quod vbi itte de fübicéto af- firmat totum id, quod ex parte pradicati- attingit,confu(us nonaffirmat,nili part&- fuiobiccti. Non valer,quiaad vezitateas. propofiuonis copulaciug ab(oluté fum-- ptzliue nimirum fit copulatiua clara, fi uc confafa y1ndifpen(abiliter requiritur g yt totum przdicatam , &cqualibet cius pars verificctor de (ubiecto ; nec fufficit quod aliqua pacs tàcamalli coueniat,& ip: hoc praferum à ditiunétiua fecernitur s vt con(tat ex Summulis.. Si verà alemume alicratar cum Hurc.$.179:quód .f. bomo in allata propofiuone ficar 03a Due mana indwuidua dilute ;; cunc. illa propohio eiriseft bonos fic colues zur, Petrus.eft hic vclille horao, Ícd ifta. noneí) pradicatio-vniuenals' de (inguee lari plod indiudui vagi yvt cum — Fr 362 ille homo ; tum quia vniuerfale dcbet pluribus pradicari per modü vnius , hac enim ratione dicitur vnum in mulus, & de multis , crgo in ptzdicat;one non poteft fignifcarc plura difiun&im . Si tandé di- catul,vt ait Arriaga cit-Ícét.6. nu.3 1. na- turam humanam confusé conceptam effe przdicabilem de quolibet indiuiduo ina. dequaté, .i-vnam de vno , & alià de alio, quod fufficit , vt abfoluté 1ila fit pra dica. bilis dc pluribus, vt ad wniwetfale requi- ritur, Contra, quia tunc in qualibet pro- politione propria matura przdicabiiur de proprio indiuiduo ., & ita cum dicimus "petrus efl bomo,nop erit pra dicatio fa. perioris de inferiori , & vniuerlalis ce, 5 brgulari, fed eiufdem d fcijfo ; vt bcne vrget Lichet, contra Ocham 2. a q.1. $. 4d vc[ponfionem , qucm nodum vt folnat Arnaga cit, mirabilia dicit ,& ;n- eredibilia, qua confutatione non egent. |. Deindé principaliter, cognitio v niver falis non immediaté terminatur ad om. nia lingularia cotenta fub illo, ergo obie- Gum immcdiatum talis a&ss erit aliqua vnanatura ita comunis à patte rej omni- bos illis,vt in ipfa onininó ccnucniant & aflimilcntur, Irobatur affumptum; quia illc actus omnino pra (cindit à Gingulari- 'aatibus , cum ex vi ipfius indiuidua con- ueniant, & nó diflnguantur, ergomóim- mediate «ci minatur ad /dla, alioquin etiá Jfingularitates attingontur a c(p.Hurtad, cit. $.163. per illuni actum concipi 1mme diaté omnia indiuidua, vt. 6 milia, X idco. [cindcre à fingularitatibus , quac 1pla redduni di(Ii miliayvnde $. 147.inqnit im- medaotün lündaocnt 6 vn ücríalitatis ef» feplura tingularia, vt timilia, Hac fola- zio tàm infirma eft, vi ncque Arriaga , -€ftó it eiufdem opinionis , cam rceipiats & quia cft quorundam veterum T bomi» farum przícrtiin Heruzi, eam refcrt & optime unpugnat Zerbius 5. Met. q. 17« S. Prepier. [ceuudum 5 nà quatitur, quid fi 1 lud; in uo inciuidua v.g. bumana. fum 6 milis,Kané cns rationis c ffc nequit «uia Vimili ode (ipj oniur efe reat s, fa €Ák quid rcalc; plané id cte ncquita)iqua Difput. IV. De Puiutr[alibusin Commmi; .— petrus efi aliquis bumo, taenimrefol- — natura ] tiitür ,vc cius fenfus fit, quod elt hic, vel js, quaidtm Diainis perfonis referua-. ispluribus commmmicibió ^. tur, ergo communis, Neq; immediatum —Ó fimilitudinis poffunt poni ipfa omnia fingulatia, vt cóformia s. vt dicebat ome mni eft omnia fingularia, vt coformia , vel dicitaliquid — prater ca abloluté confiderata; vel non; finon , cum omnia (ingularia abfolute: confiderata fint plura,vt plura, tuncom« nia fingularia , vt fimilia erunt plura, vt plura;& fic ratio pluralitat;s, inquantum talis , effet ratio formalis conformitatiss & vuitatis quod eft impoffibile ; (i pri- mum, certéid effe nequit, nifi aliquod rcale ipfis commune, in quo conueniants quod eft intentum. . 7 Refp. Arriag.cit. pera&ü ilhi cone 1 fufum plura cognofci ex parte obiectis —— etiamí) cx parte modi attingamtut; vb — — vnum, quatenus pet confufionem nó di- kr rpm illa plura . Contra, ille adus. ob íui contufionem nonattingitfingula- — — riates omnium indiniduorum ,ergonom — — aiingit plura , vt pluraex parte obiecti y quia indiuidualis pluralitas cx illis folum & : prouenit,ergo nedum ex parte modi, fcd ctiam cx partc obiecti plura attingit, VC— — -vnua; Prob.comfeq.quiacogniioidiàe —— — tum reprzfentat , quod fc tenet expate . 'obic&rüigitur non reprafentar plurali-— utem, & d.itinctionem,certé neq; obies —— &um, prout efl terminus illius cognitio» nis) dittin&ionem habcbit « Confir. qiiia li-cx paite obiedti plura attingitvt plu« ra,ergo non repra'(cntabit illa vcindi ftm &a,& per modum vníus , namrotum id teprarfentat , quod attingit, com ergo nó rcprafentet plura;(cd vata, (i 2nd. cft no atcingere plara (cd yaum. Tandem it ko- - dec Anim, oftendemus obie&tü non acci- pete vnitatem à coceptu,fed potius € co tra conceptum ab obicéto, quia potentiz. — - Épecicaumr pactus, & actus per obiecta. ex 2«de Anim«crgo falium cft natura hu« mani; g.aliam vnitatem nó habere, nif quà accipit à cóccptu formali intellectus. confuío; (ed contra hoc [INominili(mum fufius agcmus in Mct, Vide Taur. q.1- Pra dicab.dub.z. Fabrum 4., Met. difp.9. $ Ieruó quod hzc. vauucr(alain cí* Íci- $4.1 f. «efu detur Vniue[ale & parte vei, &/Art.1. 265 . fcnlosfeü n.c re cómuncs poni non de- beantà (u;s ngular:bus feparata , fed in 37. eisinclufa, & cum eis realiter idenufica- | — — gta, clt cid communis Peripatheucorum , fenfus, & expreffa A1ift. fententia contia ; Platonem, vnde 7. Met. ait; quod nullum -. vniuerfale exittit preter. fingularia fepa- ;ratim, & 10. Met. vmuerfalia. non. (unc . przrer multa , & 1. Poft. domus non cft prater has domos, & lacetes prater. hos lateres, & in predic.fubftátiz haber.cor- .rüptis primis fubftanujsimpoffibile cfle ali uid aliorum remanere,hoc cft, deftcu . €tis fingularibus vniuerfalia quoque cua- " neícere;vt expofitores ibi tradant; & pro- batur manif fla ratione ex ipfo A:ilt.dc- du&a 7. Mct. contra Flatonem, quia vni-. uerlalia veré praedicantur dc fuis fingala- . gibus, vt 5ottcs eft homo; fed przdicari — «cté dcalio przí(upponit effe inillo , de P qu predenunenge vniucr(alc eft in in- i — diuiduis,nó autcu, (eparacum ab cis.1mà vniucrfalia eflenrialia , vt funt genera , & fpecics,nó folum dcbét elic in jndiuidus, B LU 5C nerío.ingularis cft, ac ind;uidaa , iuxcà ... jud Bocuj axioma Qmn^,quod c$t ,ídeà — 7 efl, quia »3umnumero eff , quodin hoc feníu ab. omnibas intelligitur. Vecüm an talis fuerit feacentia Piatouss m ci e eyrus Aritt. valdé dubium cft & quod picionem auget, cit, quod teftatuc D. Thom (teftis plane &de digniffinus, & omni cxce ptione maior.) lib.4. de regim. |. FPrinc.c.4 Arift. ncmpé non plan? tefcr- Pons [cntentias, maximé Socrar.s,& » ^h fy o£ & "t KA 17 RUN ! ; & quidem grauiffimi Patres & ilofophi, prz (cca veró Auguft. lib. $3.4.9..]446. & lib.7. de Ciuit. De1c.28. Seneca lib. 8. & E ugubinus de. perenni : 10. Placon. —- - indices àimpottura , X 4 iuit £aulc locutum de Idcis inedit. quibus. (ubícribit Scot. 1.d,3 4.4. vn.$. 4d «fia y allirmaus Atiltanaié retul dc Platonis (cntentiamy fubdit Mayron.1.d.47.9.3. id fccillc in» nidia motum, fed videin'uc Auci(aq 8. Los.(vc&.2 . & Fafqual. parc. 2. fuz Mer. difp.1 1.(e&.3.de«nence Pliconis oii né dilcuccentes, & Mayson.loc.cit. pro Pl;- tone conica Arift, fteeoué decertans. De -yniuer(ali platonico etiam d tfasd diTe- .ric Bonct.a. (uz Met.c. 2, & 4. & poftea lio.8. cap.1. agit de eifdem vau. rfalibus iuxtà men:cm Acift. & Concaren. to. 5. quat. perip. 3.1. 9 Hac igitur cft comm'ms fententia Realium contza No.ninal.s de Vniuerfa- lib. in eífendo ; v: notat Mcuri(fc lib. 2. Mert.cap. 5 q.3- & quidem Scotü ;lla ad- mittere à parterei modo :am declararo tet exloc.cit.2 d.3.q. 1. vbi conis viri- s id probare cótendi: , quia vcró VT. loc.lapracit.ita aper: non la u'tur,ynde non dc(unt ; qui eumtrahere conantar in Nominalifaium , vt Hurt. & Arriag. cit. ideó locum alium adducere libet , quem rcfcrt Zerbius,ex crackatu de fenfu refpe- €&u tiogulacià, & incelie&tu tefpe&u vni- ucr(aliu.n, vbi in 6ne inquitipf.£ natur, uibus accidit inientio V nuerf[alitatis, unt in rebus," propter boc no'nina co- munia fignifi c antia natar as ipfas pr.edi- eqntum de indiuiduis, non autem nomina fignificantia intent iones, Sortes-n.efl bo- * moyfed non [pecies, hinc,& alialocva . S. Thoma ex tra&. de Vaiue fal. b. & de- n tura genceis,X cx 1.(cn .d 38.3. 5 acc. io Corp. a idaci Zerbius , ex quibus ina- nife(té deducitur Doctor. Angcl. non à Nomioalibus.(edà Realib. ft «ce., Verum tamen cít , Keslcs poflea etia inter fe di- f.tcparc in mo lo ponendi va'ueríalia in €il-n1o; Scouitz nam ]'ic docent, nacura 1;à cxiltece in üngulaci, vt juam us ficilli realiter ideacfi caca, manet adhuc camen €x natuta rci formaliterd tlincta à (iogu laritate ob d ucriiarem (uar rationd , quas etiau) in cali idenarate rcali (eruant bees ca e — n. ex fua ratione ormali femper ctt pluribusco ica bil iagularimtim dinum bU RR quod natura ex coatractione per fingas lacitatem facta,non ni(i exainte. 6, x des nom .aaug? aaanet fiagulaizata, q./à d.» tlinctioaem euam agnalcür iocec ac dis. m.taphyacos i. inter padian s de : A la ; à 364 fia natur fuperiora , & inferiora lineg gradicamenialis eadem fere ratione , vt v.2.anima!& rationale it& diftinguuntur, quia importát diuet(as formalitates ,qua- fum vna c(t potentialis , alteca a&unlis , «na e(t ratio, qua homo; & brurum coa- ueniunt , altera eft ratio, qua. differunt , 'citrà quodcunc; opus incelle&us;cum er- ' go de codem (ecundü idé contrad:&oria à parte rei verificati non po(Tiat , nece(Je eft, quod importent diftin&as ex natura tei formalitates, ità m— i apud Sco- tum 7.Met.q.13. & 16. vbi Tromb. q.4. Pert jv: Am & in r.d. 8. q.:. X 1. :di3- q. 1. vbi Tatar. Lichet. & alij Scoti- , relrca eademloca. Thomiftz veró , ] tquidem naturam cómunem ha. "bere e(te reale in ingularibus , (ed nullo ca ab efle fingulacium, & differentia iuiduali ex natura rei actual ccr d ftin- €uin,fed tantum virtualiter ,& per intel- Ic&um concipientem cü fundamento ia re/naturam cóem à fingulacitatc abítra- &am , & ità con(equcncer loquuntur de cateris gradibus metaphy(icis ; vndé ad argumentü illud de contrad:ctoc/js ccfpa dent ad collendam contrad €tioncin (uf. ficcte di(tin&ionem virtualem , ratioge cuius aliqua' non funt omn nó idem , & adequate, & ità fic contradidtio circa $idem,non (üb cadem ratione, nec fub co- dem modo . At hzc folucio parum valct, vt conftat cx di&is difp. 1. q. £. art. 2. lo- quendo de diftinctione formali, & ex di- cendis difp. 9.q. t. art. 2. cíto .n. fufficiat ad euitandam contradictionem fuppotita - intclle&us operatione , & d uera ciu(dé | gerappreehenüone, quia tunc oppolica s pridicata non verificantut de re fecundü  adzquatá iplius róncin, (ed inadeequatá, & aliquid T emqe vni Roa , qued "* t altet!,:fi prz ci(o opere intellc- ri So fufficit uim ibi nó eit alia,& alia ratio, jvndé abíoluté quicquid przdicarur de|vno, pra: dicacur etiá de altero, vt tunt à parte rci ; fed de dittin&ione icamentalium,& compofitionc mc- taphy(ica, quà faciunt, quatenus vna. c (t «calitas actualis, & contractiua, altera , ial.s, & contrahibilis ex profcífo B Mcgis igendutet; quamuis dc c6- Difyut. 11. De Viituér]alibus in Coimiunt ' tat indiuifionen per principia eilentialias . non arbiccantuc abfurdu.n , (ed fumme .lo, ucur eaim conftituit c . taquantum eit defe , poteratcótlituere —— Paulum ; à illi à gencrantecomuiunicata — po itioae aliua dicemus difp. feq. q.3; to Piaterea neque ipfi *corittz (aci imer. (€ conueniunt de. cGmunitáte cealt naturatum', quidam .n: contendunt effe cómuncs per inexi ttentram, itaquod vna, : & eadé humanitas realiter reperiatuc in Omnibus homimbus , v.g. humanitas Pe- tri, & humanitas Pauli nondifferunz, nid — —— extrinfccé,rationc .(; diffcreniarüad d Garum; qf autem atferunt vn im eile oa. tutam iv omaibus fiagularibus, (3nà non intelligant cile vnam mumericé, d.n. di- uinis taacü períonis referuatum ett , in quibus vna, & eadem numero prorfus in- diui(a na:uca repetitur; fed loquuntac de illa vnicate propria naturz , qua impora "— dici folet vacas rocmalis, & eff -n- tialis , quai ide ett m nor vnitace nuines ; & ponere in cceaus eande n nitucá fic vnam in platibus fiogutaribus nedum — neceifar;ü ica. dc fendunc Canon. 1; Phyf. q 6.Bonet lib.i Mcr. cap.2. ra'ion bus - fané nó (petnend s , Mcurüle loc.citq.4.— & fuse Pafquahg. «om. 2. Mct.dif.1 4. à etia ita loqui videtur Faber 12 Mci. loc, ci, & 1n Ehilofoph. cheor. 95. cuin alijs —— qu.buldam. Carceri vecó Scoutlae admits — tunt natura$ cómunes folum per inditfes ——— rentiá, non autem per incxitlencá, vade. — cóícquéter volunt quodübet fuppoutum —— — hab.rcpropriam nacurà cum fua vnitate — — foimali, & aliam effe humanitaté Petri, ———— aliam Pauli, etiá ancecedemer ad diffciés —— tias indiuiduales; dicitur ca.évnaqueqg —— nacura €ó s,quia.juanrumuiss lit excciníes — €é contra&a pec differentiam ad hoc,vel illudindiuiduum,inir.niccé tamcn sépet ——— inditfereas manct; vc ic in hoc; ce mile et tuilfet , & idcó dicitur comunis pct indif- ferentia, ita defendunt l'atar. qc1.przs ——— dic.dub. 3. Vallo: Formalit. in explica- —— tione diuifionis entis rationis, & cgregié ] Lichet.cit..vbi camen benc notant , quód licét tint toc. hamanitratesquoc homines, adbuc tamen vna tantum eit (pecies hu- máànà , quia vnaqua quc non c pr aic, Aem... 2 ^- * L L x Li - | Q. Een detur Pniuerf. h parte rei. c/Art, T. dare, nifi fccopdam intétionem eiufdem fpeciei.ut poté entitates ciuídé rationis , idem tenet Rada a. p.contr. 5. ar. 1. 11 Et fané hecfui(fe videtur més;Bo - &pris, vt patet cx toto proccffu ill;us q. 1:dift, 3. fecüdi,nà pra(ertim à $. $ed con- 365 uiduis remanentibus; neque nouus homo creari, quia creatio perit e(Te ex nihilo,&c in hac s€:étia przexifleret cius natura inr indiuiduisiam exiflenubus; daretur in(u- per de facto vniuer(ale in a&ü à parte rci y cx vna enim parte natura elt realiter vna, tra v[que ad finem queft. aperti(Timé dgp- & ex alia cum tali. vnitate reperiretur in «et communitatem Baturz cífe per ind:f- ferentiam, nó per incxiftériá, & q.6.ciuf- dédift.(ub D. refpondens ad illud quzti- tum , an vnitas natura cómunis fic alicu- . iusentitatis in vno tz indiuiduo cxiften - * tisan vetó alicuius, quod imul e(t in duo bus,inquit Concedo ergo , quod bc vni- tasformalis nà efl alicuns entitatis exi- flentis in duobus indiuidai led im vno, & in 5.d.8.q. vn. in fine ait aliam e(Te vni- ta (ormalé haman tatis Chrifti , & aliá bumanitacis Mari, & 2.d.3. 9. 7. D. in. quit effe diftinftas humanitates im. pluri- - bus ominibus, eciam vt przceduat fia- gularitates ; h«nc tà ioferri non debere » Slides m vr meri ise td id.di(tingui, & aliud ipfum efle pri- mis Fationem di(tinguendis vel diftin- - &ionis,quia cum hoc, quod ipíum fit di- .. flinctum , ftat, quod ipfum non fit ratio —'liftinguendi ; concedit ergo Doctor hu. manitatem Petri effe emitatiué. diftin- Gm ab humanitate Pauli, non tamé cf- fe rationem di inguend; Petrum à. Pau- lo,quia quátam eft de fo, ett ctiam com — * gmunicab iis Paulo , & ideo cum fit enti- tas communis per indifferentia , non po- teft cfe prima,& per (e ratio diftingoen- di , hzc c:go eftgenuiua mes DoGtoris , - vnde €inonm iple cit. quamuis probabi« liter oppotiram tueatur fententiam , füb- dít tamen hanc fecundam ctle magis (ub- o gilem,& opiniog Scoti conlonam 11 Etquidem faftinendo dari naturas: Comaxines per inexillengam , cuitari "mequeuat ab(acda iila , qu cootca natu. Ig commaoaitateim vrgebanc Auccolus:, & Ochim, niarram-quód via, & cadem .Batura er.t(inul , & femel mifera , Sc beata , quia io Chcifto exiftens cft. bea- tz,& in 1ida animata ; & quod Perrus nequit aonihilani à Deo,quià femper ali- qua ciuscniitas remanerer , nempe illa Mena Rp eOD | E qaa commanis c(t illa cum caters nda- (o 4ogieae : multis, quz duo confticuunt vniuerfale in actu , vt patebit art. (cq. Conantur quidé Audorcs alterius opinronis Doctore ex« plicare,& hac inconucnienria cuitare, vr dc ad primam au&oritatem ait Mcuriffe q. 4. Scotü intelligere vnitaté natutz nà e(l alicuius entkaus exiftentis in duo-. bus indiuidais cum fui diuiione athero genca 4. per di.terentias alterius ratio« nis , quales (unt fpcciticz , bene tamen cum fai diui fione homogenea .i. per dif- fcientias ciuídem rationis , quales (unt indiuiduales, Ad 1. inconaenicns ait Fa- ber, gr natura Chrifti eft numero diuer(a à natura ludz, & lolum eadé (pecie , non inconuenit aucem aliquam naturá cia(dé fpeciei cum matura Chrifti e(Te miferá.Ad alterum inconueniens inquit Canoni. fuf- ficere ad anihilationem, fà nihil temancac s sn ad creatiónem, fi nibil przc- xittat fingulare « "tg 1:3 Sed funt vani cortus, nam cum ait Do&or vnitaté formalem mtra nó. effe alicuius eatitavis exitléus in duobus indi- uiduis,fed in vnoyc (to exemolificet de na tura fpecificaycradidit címllá do&lrina ge neratim de vnitate natucz tàm fpecifice y à genericz ; de quibus loquitur promi- ftue inillis qua. imó fi verü eft , quód ibi docec Mcuri(Te natucam lramaná ef- fe totá honozencam Metaphyticam,&c indiuidua natutz hamaoz effe partes fus bie&iuas illiustotius , atque ideo contractam habere folam vniracem ne« antem diuifionem atherogeocam, noti am(in quo melius lo ui nonza. poterat) ccrté nod amplius defendere, s pore(t commumnitarem natura fientiam quia nalla eadem encicas. eft. in duobus indtuiduis, alia .n« cfLenciras hue ao Petti , alia Pauli, eftoomaes- M contlitait Pe« 55 Ne ae damnilin util 366 . Uipu.1P. Pe Fmutrjalibus m Commmi. Neque etiam Faber primum fübterfagit ab(urcdum, quia argumentam vrgct incó- ueniens e(lequód vna, & cadem entitas, «quomodocunque ponatur vna,fiuce nume 1ó,liue fpecie dummodo fit vnitas realis, qualis ponitur effe vnitas nature; fit fimul, & (emicl mifera,& beata, nam i illa opi- nione humanitas Chrifti  & Iuda nte- ccdener ad hingularitates nó funt diftin- €lz rcs, vel entitates 5 ergo licét non ca- dé (ingularicas fit mifera, & beara, limul, &(emc! , benetamé cadem matura, quod adeó abíurdum et etiam in hoc fenfü a(- ferere, vt meritó Tatar. cit. hanc imagi- nationem appellet meram fatuitatem . Nec etiam candide Canon. alterum fuüb- terfugit abfurdisquia fecundam cómuné, fanum fentum annihilationé requrri- tur, vt nihil remaneat in reram natura us entitatis a&ualis qua intrinfecé compo-. nebat. rem annihilatam , ficut ad creatio- ncm, vt nihil prrexiftac entitatis imrin- fccé componentis rem creatam , íed de hoc ex profeíio agcimusin Metaphylica , ac Solusmrur Obicttiones - 34 YN oppofitü obijcitur r. pro opi- À nionc Heracliti,& Crarilli, quias syuicquid eft inrer natura, veIett Deus; velcreatoras fed vaomquodque horam fingulare e(t, de Dco patet ; ac etiam de €reatura, quia hac exiftit cxvi alicuius is realis , adtioncs vecó. fant circa fingularia r.Mct-tex.i, Tum z.cziflentia eft aQusrei (inguluris, ergo quicquid exi ftit iineulare cft - Turm 3. qu:a omne, g eft idcó cil , quia fingulare eit-ex Boer. - Tum 4 fi darenmir voiucríalia,id potiffi- mum cífec propter [cientiassled ifTa pof- funt effe de Gingularibus , vt coa(tat de "Ihcologiz, quz cft de Dco fingulariffi- m0 . Tum $. ad vaiucríakeduo neceísarió px CoA vnitas, X multitudo, vnde definitur , quàd tit vnum in maltis , quia fi clct vnày & nod re(piccret mulra , cunc ' comuiiunitas , fi veró refpiceret sigla, & non cíf:c vnum; tunc etler mere simpliciter plura, (ed vntras, & m ltiut- do inicr Kc repasnant;ergo &c. Tum tá- dcm €uia SEMETDoli-t49. lcquzn$: 7 t 1 E de vniuerfalibus ait; fpecies valeant, fig*- mentum.n. fant, & i de Anim. c. 3. EM vniuerfale, aut nihil eft, auc pofteriuseft -F. per folam operationem intellc&us. ; Refp. neg, minorei de creatura quae libet vniueriim ; licét enimy omncs illae *Q«eaturz, qua primario , & immediate terminant actionem productiuam , fint fingulares, nou tamen quicquid produci- tur concomitanter ad earum productio- nem, neccíle eft effe incrinfecé Giogulare, & in hoc fen(u poffunt a&ioncs efe etia circa vniucrfalia, vtait Do&tor 3. d.22. q.vn« G. Ad z. verum eft allumptum de cxiflencia perfe&ta, & vItimata;, qualis e(t exiftrentia rei immediate exiftentis,ta- lis non cft exiftentia matuczs, qua cxiftit folum mediantibus (ingulatibus. Ad 3. . ideó fic loquitur Boet.quia etiam naturae : comriumes ideo exiftant, quia (umt in (im quedam ratione; & ipíz tingulares. icunttrjnoa per fe, & intcinfecé,(cd pec accidens, & denominariué ratione diffe- rentiz indiuidualis adiun&a , vt declaratDoGtor 2.d. 5.2.6. T. Ad 4.data ma.neg. min.vt .n.dicetur ad lib, Po(t. fcientia proprié nó efl de (imgnlaribus, Deus aür cíto tit fingularis , adhuc tamen eft (unz- méncecetfarius,& ideó deipfofciétiadae ——— tur. Ad 5. vnitas, & multitudo non rzpurs; gnant, nil) codem modo famamur, népé:: vnitas numeralis , & pariter nameralise multitudo, quédo autem dicimus ad vnt-.. uetfale in effendo ctia fuo modo requirr. vnitatem,& multitudinem, loquimuc de, vnitate formali, & multitudine nunyeca- , lis qua: inuicem non repugoantyquta vai- tas formalis cft minor numeculis bend ia- mer verü cft non requ cí tantam vn ta. ad vniueríale imetfeado , quama rcu ci- tur ad yniuetfále im prz dicádo, vc pitcbic ex dicendis, Ad 6.vt ones Exyotrtorcs- adaerturft, ibi loquitur Atifk.de Vaiuec- (alibus Platonicis;& loc. cic. 1«de Anim, loquitur de Vaiuec(ali Logico,quod vii- que aut nihil eft, cum (olun lit ens ronis; aw pofterius et; cum abflriliutuc à ccbas per operacionem inclleótus . 1$. Secundo argaituc pro Nomioifi- bus, quad dentur loia vaiaeríala im gat- fiàdo,quia Aft. Mer. 13: X Lb. 10.6- D eur ^ in jac MR NL: €, ca Cala PP] pr 4 n & - Quaf.I. /fn detur Vniucrf. i pareri. cdu.I. 469 rri geneta , & (pecics (abflanriaró no (ubftàtias ; in praedicam. cap.dc (ub. . ait (ccundas (ubftantias qualequid figni- ficare;fed fignificare pro prium eft nomi- müm, & conceptuum; ergo hzc omnia » funt voccs duntaxat, & conceptus. Et 4. Polit.cap.2.ait de optimo ftatu Reipub. differere nil aliud effe , quam denomin;- bus difputare . Praterca dantur termini fhiueríales,& particulares, vt ex Sümulis - &onítat. Tandem fcientia eft de Vniuer- falibus;at non eft ni(i de vocibus, & co- «eptibus,cum .n. intelle&as affirmando, . vcI negando iungit, vcl feparat extrema , «erté non iungit ,vel feparat rcs ipfas,(ed taatum conceptus formales 5.& voces , dum foris exprimuntur , crgo inter con. ceptus folüm ,. & voces exercentur pta-. dicationcs mentales, & vocales. Rep. Arift. negat genera , & fpecies fübftantiarum efie (ubftantias feparatas, wt aiebat Plato , ita exponunt ibi Scotus . gralertim,& D.Thomas;in przdic. fub. turre pro nomine, vt fcafus fit fecun. ; "msan re momios ioni fub- flanriarum fignificant quale quid,codem * n. modo ibi. dixit. C n Pi epi fignificate hoc aliquid, que ramen etíam fecundum Nominales non eft. purum no- : mcn; vel acci pit fignificare pro cle, ficut dicere folemus , quod homo fignificat animal rationalc.1. c(t animal raticnile; 4. Polit. non hibentur illa verba, fi ali- bi habentur, dicendu:n ett interdum ac- «ipi nomina pro rcbus , & quidé phralis eft Sacrz Scripture (atis familiaris. acci- pere vcrbum pro re (ignificata , videa- mus boc verbum , quod fattum e[l , &c. -dijplicuit boc verbum in confpecture- gi5,&c. Ad 2. illa diftin&io conuenit terminis ratione fignificoti vniuerfilis, yel particularis, qj optimé docuit Arift. LElenc. cap. 1. cum ait nominibus nos . Vti pro rebus, quia res in di[putatione ad- . duci nonpoffunt, vndé nec de fingulari- .bas ipfis loquimur, niti vtendo nomini- bus, Ad 3. ncg.min. cum fua probar. in- telle&us .n. in propofitionc iungit,& (c- [sn in uidem vt (unt à pat- tc rei , fed vt funt obic&iué in ipío , & fimiliter dum fiunt. przdicationes v oca- les non cnunciatur vna vox dealia, fcd rcs lignificata per voces , ! 16. Tertio argnitur pro Platoaicis, qp fi dantur vaiucr(alia inc(Tendo ,-debeanc »oni f(eparata à fingularibus; (cientia de- ct c(fe deobic&ko immutabili, incorru« pobilisac eterno, fed vniuerfalia adrit- tuntur , vt Vera de cebus habeatur fcien- tia, crgo hzc (tati debent immutabilia, perpetua , & ecrna , fed (i ponerentur in Gngularibus, no cfient haiufmodi,quia ad corruptionem illorum interirent,ergo debent pon: abillis (eparata. Tum 2.: nullus exifteret homo tn particulari ; ad- huc daretur. fcientia de homine in com- muni;vcerum «n; e(fet dicere hominé effe animal rationale,&c.ergo datur homo ia communi , «c quo id vere affirmari pàt . Tum 3. cífentiz rerü (ünt eternz , cum femper vcrum fir dicere hominem cffe animalratiooale , fed non funt zternz.in fuis (ingulatibus, crgo extrà illa, Tum 4. - fimile deber gencrar1à (imili,at videmus multa à caulis particularibus diflimili- 'bus generari, ergo dcbet dari aliqua cau- fa vniver(alis , quz (uam fimilitudiné re» bus genitis imprimat. Tum 5; finon da- retur vninerfale feparatam, tunc intelle- &us filleretur cognofcendo. vniuer(ale non cognitis fingularibus , quia cogao- fceret e&trà illa, cü tamen lit intca « ['um dcemá (i vniaerfale e(let in-fingulariy ipsi quoque.teddeter vniuerlale,Gicat albedo exiftens in homine ipíum reddit albuar, 17 Rclj. nócffe de róneobic&i (cien tiz, quod tit neceffarium, & immutabile quoad exiltentiam, fed tátum quoad có- ncxionem predicati cum fabiccto,quod eft dicere ad fcientiam requiri ncceffita- tem complexam , & propofitionis , non ; veró incomplexam , X terminoruin , vt : docct Do&or 1. d.3.q. 4. I. & k. -Ad ie ncg. conícq. quia ad vcritatem propofi- riis ieu nó. gin extrema fupponant pro aliquo c& tc; fed (uflicit , quod (apponant pro ali- quo íneíle. cognito , & quod iungantgt adinuicem , qua .n.. extrema talium füppolitionurm componuntur ad- inuicem,propotitioncs cóftitutz exi pfis fact fémper vct y »— — i 4 * 368 Conformitas a&us intellizendi, (cà pro- (itionis menralis ad rea1 cognitam, ità atar. q.vlt.przdic.art.2. dub.3. ex Sco- to t | cciher. q.8. & fufius 1.d. 36. q.vn. Ad 5 cil-ntiz reram dici folent zternz , non fimpliciter, & incemplexé , quia & ipf corcampuntur ad fingularium cor- ruptionem , vt notat Do&tór 3. d. 22.q. vn.G (ed sm quid, & cóplexé, quatenus propofitiones zternz: vcritatis de iplis etformamus,dum eis có:ungimus propr!a prz dicata; dicuntur etiam zternz,vt no- tat Do&or cit.quatenus non fünt proxi- mé corruptbilcs , ignis .n. non cít in po- tentia propinqua ad corruptionem , nifi fit in effeexilleniz. Ad 4. non cít ne. cefTaría femper fimilitudo formalis, & vniuoca inter caufam,& cffe&ü ;fed mul- totics fufficit virtualis, vt generatim pa- tet in caufis zquiuocis ; & talum in effe- ' &ibus vniuocis locü habere nequit vniuer falc Platonicum. Ad $. intellectus nó fal- litur quia dum cófidcrat natutá non con- füderatis indiuidais, proprie non diuidit , aut feparat naturam ab illis,quia non có- templatur naturam (ine illis,fed confide- fatiuum mon confiderando aliud,quod eft praícindcre, & abttrahere, abítrahentiü veró non e(t mendacium z. Phyf. 12. Ad vlt. negatur fequela , quia nauxra cít in fingularibus, vt (fuperius in infetiori,non vt accidens in fübie&to , & communitas conuenit naturz vt fopponit Gimpliciter y Aon aucem períonalitet . :ARTICVLWS IL Refolutio quafiti de Vniuer[ali m -o. predicando. —| Icendum cft Vniuer(ile in prz- dicando;quod folum proprie ett sniüerfalc, non dart dein dtantü * cócla- per operationem inte HE conibinis p ità manifefte do euit Scotus , vt immerito pror(us.cicetur "in oppofitum, quamuis 0.2. d.3. q. 1. & "fcq. tribuat natürz à parte rci quandam. d enitarem seed ane namcraált , - quádam aptitudinem ad e(fendutn in mu «is diiun&tum, ibi tamen aperté fe decla- tat hoc son (uflicere ad rationem vni- | *i Difput. IV. De Vuiuer[alibus in Communi. uerfalis in a&u, vndé (üb I. fic loquitur ; efl ergo in re commune, quod non ef de fe boc, fed tale commune non efl vniuer- fale in atiu , cuius di&i rationem reddit ibidem ; imo $. 4d questionem diee docct naturam de (c , nec effe vniuerfalé , neque particularem, fed ad vtram jue in- diflcrétem, & in fiue quztt.ait , quód có. munitas conucnit natutz ex fe, nó tamen vniuerfalitas, & ideó quarenda c(t caia vniucrfalitatis, non tamcn quzrenda eft cau(a cemmunr:tatis alia ab ip(a natura, & 1.d.233 q. vn. verfus finem iuit vni- uec(alitavem non conuenire homini, ni (i per a&um incelle&us operantis,& nego- tiantis, & 1, Met. q.6. n. 6. irem 7. Met. q.13. n.19. fic loquitur. fmtelligendum quód vniuer[ale completum eft ,quod e, im pluribus, C de pluribus,non a&fu,Jed potentia propinqua, tale mb;l efl uifi ex con[ideratione intelleBfus , ic ctiam loquuntur eius Difcipuli circa eadem lo- ca,vnde To. et. q.9. efto voiuer- (ale Metaphyficé fumptum ponat à pat- te rci , vt fundamentum vniverfalitatis Logicz , ipfam tamen vniuer(;le Lozis cum, inquit, e(se tantum n intellectu, & nullo modo extra intellc&um ; «e mente igitur Scoti , & Scotift acum nullus renia- net ambigzndi locus. ! 19 Probatar. itaque conclofio au&o- titateyArift.loquens 1.de anim,tex 8.de vniueríali logico , ait ; aut nihil efie in re- bus,au: potterius eílc, quía nimirum ope rc intellectus fit pec abttractioncm ab Cis; & Auctrocs ipfe dixitibidem intcl- lectam ficere vniuerfalitatem in rcbus, cft ihilop. 1. Poít.c. 20. dicentis vniucr- fale in (ola intell:g*ntia habere else, & omnium deniquc Gi scorum , & Lati- norum. Ratioà priori buius conclufio- niscít, quam Scotus adducit 2.d.5. q. t. H. vniuer(ale in acti illad cft, quod ha- bet vnitatem indiffecrentem , fecundum quam ipfum idem c& in potentia proxi- mayvt dicatur de quolibet (uppofito pra» icatione dicente,hoc e(t hoc , quia vni- aerfale 1,Pott. 25. eft,juod eft vnam in. - maltis , & dc multis , (cd nihil (ecuüdum quamlibet vnitatem in re cil talc. quod iecundum ipfam vnitarem piacifamn fit m F3. 2 dr "A "ü. * :|Qua[L.I. en detur Vaiutrf. & partevei.drt.IT. $69 in potentia MN adialé predicatio- pé ergo malla natura à patte rci dici pót vmuetíalis proprié, & in rigore ; Prob. tnin. quiá licét alicui cxiftéti in re nó rc- pugnet efse inalia (ingularitate ab illa, in qua eft , nontamen illud veré dici potett dc quolibet inferiori,q» quodlibet fit ip- sü,quia ctu nó reperitur , nifi in vno in- diuiduo, & à patte rei nó conftituit , ni(i illud,quare de illo folo poterit affirmari. a0 Proinelligentia huius ronis notá- dum cít quód in Schola fubtilium duplex - diftiogui folet cómunitas,(cu indiffcren- tia , aut apt tudo natare ad císendum;n multis (quz. diftin&io eftoà quibufdam Scotiítisfoleat pauló aliter. explicari , à mobis tamcn éxplicabitur magis ad phra- fii Do&oris cir.d.3. q» 1. vbiilam infi- nuauit) altera pofitiua, altcra priuatuua , vcl ncgatiua;pofitiua eft illa; fecundü quá matura concipitur in fc indiuifa, & abom - ibus differentijs indiuidualibus abftca- - &aaqualitcr omnes re(picicns, qaa róne - appcliati ctiam folet indifferentia, feu in- dctereinatio contrariasquate nus pofiti- ué con fariacir derermmationi: aCtuali per d. rlercGam,& cam penitus excladit fi cnin illam fecum admitteret , iam non elset a» omnibus (ingulacibus abftra&a, ncc e jualiter omnia. refpiceret 5 priuati- ua ve o.fcu negata e(t illa indifferent, quam adhic natura in (e retinet , quando conttscta elt, quia ,n. adhuc contracta» diltiagurcor Éormalitec à differentia ; per quaqi coniushicur, hincreener quandam non repugnantiam c: fua ratione tocma]i proccdentem, vt poffit else quantum clt de res(ub alia üngalatitate ab ea, in qua eít,& dicitur prinaciua, vel negatiua, quía - €um fimili indifferentia naturz ftat ex- trinfcca determinatio eiuídem per ali- 'quam d.ffcrentiam indiuidualem .. Quiz inctio ab alijs adhuc facilius tradi. tüuríub nomine apticudinis, quód duplex fit aptitudo natura ad eísendua in mul- "tis vna proxima, altera remota, proxima 'eft potentia li bera , & expedita , remota €(t potentia impedita , propter quod iim- -pedimentum rcduci nequit ad actum, ti- cutmateria fecundum fe dicit potentiam proximam recipiendi formas quasli difiunctim, itavt hibeat (i mulcitem po- tenti, non potentiam ümulzaus,fed af- fc&a aliqua forma eft in potencia remo- tà ad recipiendam alteram. : 11 Rur(us not. eft, vcfüprainfingaut- mus,rationem formalem vniuerfalis com- fiftere in duobus.(. in vnitatey & có nunj- cabilitate. i. t actu, vel faltim aptitudinc pluribus infitngm vtramque explicat A« tilt.dchiniens vniuerfale vmum ia multis, & quidem id intelligendum elt de cGindt« nitate pofitiua,& aptitudine proxima;ita vt ex aquo omnia inferiora refpiciat  & non magis vaum;quaa aliud; (ed natura non poteft ita (c habere à parte rei, d tantum per incelle&um illam przícindé. tcm á differcua indiuidual: , (ub qua adw reperitur; Frobatur hoc, quia à parce rei in vno tantum iudiuiduo reperitur vna , & in muitis multiplex, & ab vna differc- tia determinata, ac proinde extrinfécé im pedica,vt omniainferiora ex equo refpi- ciat ; & omnibus difiun&im commu . «ari pof[it, vadc à parte rei non eft indif- fcrens, uj(i negatiue, pet intelledtum au- tem aufertur huiufmodi impedimentum, -dum przícioditur à diffcicritia indiui- daali, & redditur communis pofitiué, dü concipitur pluribus actu communicata s vel faltimcommunicabilis,vt magis mo patebit, ergo (olum per inceile&um eífi- citur proprie vniueríalis . Y Inopyolitum argaitur, quód natura cóis fit proprie vniuerfalisà parte rci,ná habet de fe propriá vnitatem formalem minoré vnttate numcrali , item de fe ha- bet quód fit pluribus comu: icabilis, quae duo fufficiüc ad confticaendg vniuerfa- lc. Tam 2. natura vmuerialis eit obic ctü intellc&us , vnde (cicntia dicitur efse de vnueríalibus , tcd obic&tü prz cedi actü Áuz potétiz,ergo &c, T 3.malta atttje buta tcalia de natucis. enunciancur, quae tenus vniuct(alcs fant , quod ncinpé obicéta fcicntíarum,de iE biliayergo à patterci (onc talcs » Tü 4« pót vnias naturz. vaiucrfalis attendi ex. vnitate ceptus mentis , tunc .n. feque" returquód iultipl;catis numcro, conce. Neh aid human in pluribus sncellg Gibus,plurcs quoq;císét nagura: VIRANR 570 miuer(ales , ergo dcbet attendi ex parte tei. Tum demum à patte rei datur lingu- lare ina&u ; ergo & vniucrfale in (quia relatina funt fimul natura . 21 Refp.efló natura habeat à parte "fei vnitatem formalé, & communitatem 'ncgatinà , hec tamco non fufficit ad vni- "weirlalitatem proprie dictam , fed debet cffc communitas pofitiua, vt nimirü a&u fit in multis ; velfaltimin potentia proxi- $a ad fic effendum,imó non tantü maior 'cómunitas, ed etiam maior vuitas requi- itor ad vniuerfale, quam habeat natura a rte rei,vt conftabit ex dicendis. Ad 2. Lares vniüetfalis materialiter , & re- 'moté ob (uam indifferentiam 'negatiuam 'eft obie&um intellc&us , vt notat Doct. €it.2.d.5-q. 1.9. 4d qua[Tionem , vo aüt wt vniuer(alisformaliter, Inftabit Scot. t. l.3-.6. $. Contra iflam opinionem, do- "ere vniver(alitatem formalé efie faliim conditionem obie&ti intelligiblis , fed Obic&tum przcedit adum sm cooditio- n uz requiritur ad rat ioné obic&i , ergo &c. Relp. & ibi Do&oré loqui de wüiuerfalitate materiali;& remota, vt ad- wertunt Vigerius,& Licher. quód (i con- zendatur loqui de formali , dicemus non efie códitionem prarequifitam, fed tantü concomitantem actum intelle&us. Ad 5. patet peridem, illa nam; ; attributa enü Ciantur dc naturis , quatenus vniuerfales funt materialiter, & remoté quia nimirü on pendent ex condirionibus indiuiduá tibus;(ed à ratione formali naturz, Ad 4. verum eft ynitatem vniuerfalis przíer- tim attendi debere ex vnitate formali , q libet natura à parte rei, in;qua fundatur , «amé adhuc cócedendum eft naturàá vni- | ab a&u cognitionis fufcipere ger cxtrinfecam denominationé vnitacé numeralem obic&i,vt notat Do&. a.d. 5. 4.1. H.quacenasett ynum de numero in- telligibilium . Hinc tamen nó fequitur e(. fe dinería numero yniuer(alia , quia con- cretum n prefertim Diei mul- tiplieatur ex multiplicatione formarum, quádo e(t idem tubieétü ex di&is difp.z. 1e at in cafu,natuta quz cft (ubic- intentionis vniueríalitacis , eft fem- pet vna fua vnitatc; formali. Ad vlc. tam 4. "- Difjut. 1I. De Vuiutr[alibus in Communi . fingulare, quam vniuer(ale fami poffunt formaliter, & materialiter , ni nirum pro intentionibus fupcrioritaus, & inferiori- tatis , & pro rebus fubítratis illis intétio- nibus, vniformiter lumpta funt relatiua , & fimul natura ; materialiter enim (um- pta ambo füntà parte rei , formaliter ve- rà folum per imelle&um przdicantem , & (ubijcientem illa inuicem. 23 Sccüdo arguiturad idem. T ü quia przdicamenta funt entia realia, & extra animam , (ed in ipfis continentur naturz vniuerfales, ergo &c, Tum 2. Conftans cx materia, & forma cft ens reale , com- fitam naturale ctiam in vniucrfali cft uiufmodi , ergo &c. Tum 5. vniuerfale cadit fub fenía , vt cius obie&um , ex 1. Pott. in finc, cfto .n. (enfitiua potentia non attingat naturam , ni(i füb fingulari- tatc , non tamen fingularitatem attingit , vt docet DoGor dift.& q.cit.füb C. (z- pé etiam apprehenditor res diftans (inc cognitione differentig contrahentis ,' vc cum cernimus aliquod cffe animal, fed nó cogno(cimus fpecie , vcl effe hominé , & non cognoícimus indiuiduum, crgo &c. Tum 4. & cft argumentum DoGoris ibi- dem,à parte rci non fol datur. diuerfitas numcralis, fed etiam fpecifica, & generi- Ca , crgo & à parte rei dari deben: vnitas fpecifica, & generica, quz funt vniuecfa- les, patet Confeq. quia vnum, & multa , idem, & diuerfum fant oppofita 10. Met. toties autem dicitur vnum oppofitorü, quoties & reliquum ex 1. Topic. Tum 5. intelle&us concipit naturam vniuerfale , ergo talis eft à parte rci ; quia ipfe nona mutat realiter obiectum, nec veré pó: illi tribuerequod à parte rei non conuenit. Refj.przdicamenta efe entia realia. *ion racione vniuerfalitatis,fed rone natu- tz qua: denominatur vniuer(alis, quorum contemplatio, vt fic ,(pe&at ad Metaph. efto quatenus vniuer(alia ad logicü perti- neant. Ad 2 compofitum naturale in : ni- ucrfali con(tat ex materia,& forma obic- /&iu&,& veluti in effc (ignato, non aucem realiterj& exercité , Ad 3.rc(pectü fen- fus licét fingularitas non lit ratio moué- di, ctt (altim conditio moucnus, itaut q» fentitur, femper fingularc ett, vt in i" —BBÓ "RENE A onpnnn& Quafi I.e Mn detur Vuinerf. à parte vei. ei drt.IT. de Anim. fic etià quod à longe vidctur, séper cft aliquod fingulare ,vt docet Scot. 4:d.S.q. 1. $. Has omnes conclufiones , quam uis confuse, & indiftin&e ; conftac enim femper. attingi füb conditionibus indiuiduantibus temporis, & loci, vt ani- mal, vcl hoiníné hic, & nunc ambulanté, Ad 4. probat folum dari à parte rei vnita- tem genericam, & (pecificam fündamen. taliter, & ad hoc inducitur à Dot. loc. €it. non autem formalitet , quia fic prz- Ífeferunt. fecundas intentiones , mcritó quarum funt vniueríales. Ad vlc. neg, confeq. quamuis.n, iniclledtus nó mutet: realiter obicétü , immutat t obiectiué , nec prOptercà (alsü dicit,quia licét atcri- butü vniuerfalitatis nó cóueniat náturz d. patte rci formaliter, & actualiter, coaue- nit tamcn füandamenraliter, & virtualiter y quod fufficit ad faláitatem tollendam . ,.44 Tertio adliuc fortius atguicur ad idem. , natura cominunis e(t à parte reí yaa. ,& cadem in omnibus fingularibus intrinfece , & (olum extrin(ecé multipli. cata pet differentias contractiuas , ergo. veré € (t vniuer(alis à parce ret. C , patet, quia vt dicebamus art. praeced. ad- naturam comuriem vnà in om- nibus per intexiftétiam vaitate ill forma- liqua eft minor numeralt,ceaemur quo- que à parte rei admittere: vniuerfale in actu ; affumptua veró fusé probatur ab Auctoribus , qui vnitatem formalem na- türz non multiplicanz im interioribus ad multi plicationum vn«tatis numeralis, fed protíus ponunt candem ;& fundamentum tro, & Paulo , cavet diuifione formali, & ellen: ial, ergo à partc rei, vt eft in pluri- bus, eit Formalirer vna ,& confequenter vnitas formalis natara: humanz cft vaa in Onmn/bus , nec multiplicatur ad multipli- €ationem enticatis namcralis , Confeq. patet ; quia vnitas cíl carentia diuifionis $-Met.1 1. & quz diuifione carent , eo modo (ant viai y quo caremc diuidtione . Frob.amec.quia ie cus,& l'aulus nó dif- fccum in nacura; & effentia, & 1n ratione h»minis noo (ua plura à parte rciquia (i Petrus noa etl'et cilencialitee vnam cuim Paulo à pacte tei nqn magis differret à 371 Paulo,quà à Brunello. Imó vnitas formaz lis natura: ex hoc capite dicitur mínor nu« merali,quia bec reperitur tantum in vno, illa vero in pluribus,& ef quedam vnitas communis importrans indiui(ionem par pipvs, se formalia, & effentialia . 15 Refp.(olutionem hnius difficultatis prolixam petere difpurationem ia-Me«- taph. differeridam, pro nunc dicimus,ens dupliciter accipi, primó formaliter, feu; riomínaliter, & tignificat effentiam,(ecü dà materialitct y (cu participialiters.& fi«. guificat cxiftenuá, X quidem primo ma« do abftrahit si (e ab omnibus códitionia: bus indiuiduantibus, alio modo cócernit- omries; cum etgo dicitur vnam, & eandé nacuram, fca entitatem cómunem elfe in. ouinibus inliuiduiseiufdem fpeciei ; nom e(t incclligendü de entitate in (ecio fen« fa, fic .n.nolla pror(us entitas , que cft im Petro à parte rci, repetitur in Paglo,ome. nia enim funt realiter, ac entitatiué diaí«. faat in priaio fen(a entitas cómunis,quae cít in Petro;etiá in Paulo tepetitur, quia: vna formaliter cft vcriulque etfntia, quia. entita$,vt dicit efTentiamsnullam dicit de- terminationemsnec loci, nec céporis, nec. indiuiduationis; vnde fallantur imagimas tione ecc A rie hzc feratur ad. entrate fing Mes, es pattículà. aliquam iategez entitacis Petri eife eciam in Paulo ; concludimus ergo naturam nG habere fuam vnitatem formalé adaquaté in omnibus indiuiduis à parte rei;quali (it cadé entitas participialicer in omnibus s fed in hoc feufa in quolibet indiuiduo cit vnitas formalis ftam confequens nata ram diftin&a ab vnitate v'merali eiufd&. indiuidui, & ab vnitate formali naturz al« terius indiuidui ; & licet multiplicezur cis vaitate numeral; adhuc tame dicitur mi- nor ea, quia quantü cít dc fc pote e(fe io alto indiuiduo ob intrinfccá eiuscom münitatem , vnde dici poceft ftare cum multitudine numerali  (altim aptitudimas liter. Bene tamen "€ dum pe intcllectum natura; quz eft in omnis à parte rei loló per rodifferéciamy ca« Cip&ur ctiam vna in omnibus pcr jnexi- flentiam (quo actu fit vmacrfalis,vt infra dicemus) tune ejus vnitas dicitur minor nume- $7»  DifpIV. De P'oiutrfalibus in Communi . femerali,quia aGu ftat cum multitudine mumcrali,vcrum hzc vnitas nó eft realis, fed rationis, & dicitur vn.tas vniuer(alis, *26 In fine huiusart.aducr endum eft Pafqualig.to.2.fuz Met. diíp.18. fect.5. hanc candem tencre fententiam. de vni- uer(ali in przdicando ad menté Doctoris vb: füptay& c us verba refert;ac poderat. Weram in duobus erraz, primo in hoc , quód vniucrfale ip przdicádo putat effe vniucríale Metaphylicum ; vnde confe- «ucnter etiam errat ^n alio , quia quod Scouusibi docuit de vniucrfali in przdi- cando, putat docuilfe de Metaphyfico , qnia hoc cum illo confundit ;hinc polteà ad métem Do&toris ibidem poni du;'lcx  wniuer(alc,alcerum Phyficum;alterü Me. taphyficum, per illud intelligens naturam à parte rei in ftatu rcalis e«iibencia: com- plicatam cü differentijs indiaiduantibas, per iltud candem naturam in ftatu prz- £ilionis obic&iuz , quando nimirum per antelle&um exuitur differétijs indiuiduà tibüs, quod fubinde ait efie vniuer(ale in a&u , & císe przdicabile de pluribus in potentia proxima . Hic loquendi admittendus non cíl;quia vniuerfale Me- zaphy(icumnon cít vniucrfale in a&u, & formaliter, fcd in potentia tant (i, & füa- «lamentaliter ; & hoepedum in Schola 5 Subiilium, vt videre eft apud Parifiéfcs ; "Irombci.7. M ct.9,8. & 9. fed ctiam in la Thomi(larum, vt teftantur Com- pluc.dif p. 5. L0g.q.6. ip fiae; vbi aiunt ali- acrloqui Mieibad terminis, & quidem velie yniucrfali mactaphy(ico. praedicabi- Wiatem tribucre , cit-prorfus wrationabi- le, & contra cómunem loquendi modá , süm quia apud emnes wniacrfale logicü E ocium Rise cft cotum pore- atiuum dius libik ip plures partes fubic. s&iuas,de quibuscít pradicabile ,vniuet- falc vetó-metaphy(icü vt fatczus Pafqual. m. 4. porius habet rationem partis pocen- uialis per differentia contrahibilisad con- skiwuendiun totü ge ei metaphy(cós tumquia práficari cft proprium Lecun- darum incCuonum ,ac proinde artinet ad saiuer(ale jogicum;aon meta P iegn E IN eq. Scotus 2-d-3-q.1 ando fub LL ait Auct ale jn acta ic jd» quod eft jn jo- tentia proxima ad przdicari de pluribus s: loquitur de vniuerfali metaphytico , (ed logico; fuperius .n. fub E. de illo verbaua fecerat quando dixit naturam de (e nec vniuerfalem effe acu, nec parcicularem & licét realiter nunquam (it finc aliquo ittorum , nó tamen e(t de (c aliquod itto- rü,(ed eft prius naturaliter omnibus iftis & (ecundü iftam prioritatem naturalem c(t quodquide*t, Kk pet fe obie&kü intel- leétus,& per fe vt fic confideraturà Mc- taphyfico; ita Do&or,quibus verbis aper té lignificat vniacr(ale metaphyücü effe naturam fecundü fe con(iderata, vt prae- fciodi ;à fmgularitate , & vniucc(alitate actuali : non ergo (ecandum Do&orem vniuer(ale metaphy(icum eft vniucr(ale in a€tu, (ed tantum :n potentia... 27 Quantum veró ad illam di(tin&io- né, quam ait cffe de mente Doctoris , de vniueríali phyiico, & metaphytico, vt il- lud; coftituat vniuer(ale in potentia , hoc in actu ; verum cft quamplures hanc mittere diftin&ionem , vt cfl videre apud Suarez difp.7. (cók.8. n. 3. per vmuer(ale PEIUS ac gentes nacuram, dum in elfe realiscxi(tentiz cotracta manet per differéciam indiaidualem , per metapby- ficum eandem naturam, quando cí(Là có» —— ditionibus indiuiduáribus per ab(tractio- neat intellc&irs omninó immunis; «ous , cipiturque folü in ordinc ad fua pra: licae ta cífenualia , in qao ftatu przcitionis di- cebat Auicen. à Dotore relatus , quod equinitas efl tantum equimitas, (cd vlte- rius addant vniuerfale losicü , per quod: intelligant eandem natara aff-Cbam (ccit-da intcotione vaiuer(alitaus, per quam ad inferiora tefertur in ratione fuperioris, &- praicabilis ; & quidem rauoaabiliter confideracur natura 1n hoc teruo ftata ,, quia ;níecundo (tato re vera non. habct rationem vniuer(alisim a&u , fcü prdi- cabilis, quia tuac vel con(ideratur vt pars. metaphy (ica poxenzialis.per differenitam, coatrahibilis , & lic pon rationcm yniucríalis,quia non refpicit differentia s. vt inferius,de quo pradacari poffiz;vcl in. illo (katu-concipitas vt qnoddam.totam actualca. in ocdine tantum ad ca atcribu- tà, qug aC Contiikt, non vero. inordi« - /£ LL NE |i P Buff T. ei den Vaiuerf- párte relié dei. 393 ,n Lb Hia ; Xo de eR» quodin fecundo flatu eft in pocenria rs LI 28 , ad infericra, que cátinerin potentia, ^pa ie s natura gon vt fübijcibilis, quam vt przd cabilis; ergo nec Maro eididos cft tertius ftacus , vt fiat vniueríalis in a&u; bene vcrü proximaad recipiendam relationem vai- uerfalitatis,quia tunc intellieitur potit:ué jndiffcrens ad multa, ficuc in primo fta- tui Quando eft contracta per fingularita- -— (1€m, dicitur in potentja remóta, quia non — hibet indifferentiams ad multa,niti priua- . giuiá, hinc eft, noftrates pa(fim , vt tít videre apud Trombet.cít.q.9. noa(- fignant,ni(i vniuerfale logicum; quod eft in a&u, & metaphylficü , quod cft in po- tentia, & fondamentumillius, quod rur- (— fos dupliciter accipi poteft , vel pro fün- damento remoro ; & eft natura ipfa per differentiam contracta , vel pro propin- quo, & immediato, & eft ipfa natura per intelle&tum abflracta à conditionibus in- «diuiduantibus; & lic modus loquendi eft "magis cófentaneus , quia per vniuer(ale , fcü genos phyficum confueuit (ignificari matcría prima iuxtà cómuncm cxpofi- tioré jlliusd &i Aci. 10. Met. 16.corro- ptibile,& incorruptibile differüc ied genere,vt refert | oor 4.d je. q.10. M. ad animadacrfione digoum iudicauimus, nevárictas Auctorum in modo loquendi de Vniuet(ali confutionem paretct « Ss QvESTIO II ; In quo conjifiat effentia. Vninerfa- 1$ Logici . Ommunis fententia. eft , effentià Vniueríalis Logic: inrelauione €onlitlere , & per refpcctumrarion:$ na- turz comunis ad inferiora conttitui non defucre tamen, qui nature vniuerfalitaré in ratione abíoluta conttitüiebant , vndé Suarez difj.6.Mec.(e&t.6.n.2.rcfertopinionemquorandamsfferenuumpaturàfierivniuerfaleuina&upet.operationédire&amintellectuspoftibilisquacognoícitnaturàcommunemfecundü(uàpraci(amrationéformalem,&etlenciaynihildeinferioribusrónibus,veldeindruiduisconlidctando ; ncque cciá formali« tcr; & quali in a&u fignato conidcrando coitarem ipfius nature, quia hzc ci con- uenit in lecundo modo dicendi pet fe ^5, fed folam cífentiam, quz communis cít, quam fententiá deiodé etiam ipfe Suarez €x patte approbat n 8. Conimb.q. art, 3: & amplectitur Tolet. 4. 1. vniuer(, 3c videtur fuifTe Durand. r.d.5. p.a. q.$. & in 2.d.3. q.7.. Quamuis aucem cómunis D.D.vt dicebamus,conttituat formal;tá- tea vniuerfalis in acu in relpe&a ratio- nis ad inferiora , quia tamen duplex com- ftitui poteft refpectus racionis in natura vet(us interiora, nimirum, vcl ad etlendü inillis, vel ad przdicandum de iliis dubii eft, quifnam iftorilcoultituat cílentiam vniuetfalis,cui dubio cca (ionem dcdere plares definitiones vni ter(alis, quas a (Ti- guauit Arift. modó definiens illad pee efie iny vc 7. Mer. 44. modo per drei 4e, vt t.dc Ioterpt. c. $. modó per ytrumqs vt 1. Poft. 25. vbi inquit cífe »num im multis, e de multis; quapropter D. D. diuifi (unt, alij dicentes , quod ratio vni-  uerfalis conliftat in effe tm i dici de (it tlio,qoz lententia frequens e(tIn Scho fa Thoi ft. aljjé contra, quod dici de fit definitio, & effe in fit paio , qua apud Scoriftas ccceptitlima e(t , vt eft vi- dcre apud Expofitores fuper q.6.vn:uerf. Mautitium, Anglic. Bra(a:0l.& aliosefto DoGor ibi expre(lis verbis fein hac re problematicum oftendar. Auctores vc- rà vtríufq; fencentiz adbuc inter fe diuifi funt, quidam .n. fentiunc císentiam vni- aeríalis contiflece in ene inyvel dici de , vt importaar aptitudinem, & non adtü; alij € contra, vt important actum, & non aptitud:nem,cui etíam dubio anfam pri- buit Anfl.ipfe , qüi in prafacs: dcfimicig- nibus modó víus c(t nomine actus, vc f. Poft.2 ;. modó aputudiois, vt alijs duo 'busin locis, quarc ad plenam elfeaiz V- muertalis nouiciam tria puncta examiade re debemus, an eius efsenua (it abfoluta, vel rclatiua ; contiituto ; quod ficrclaci- ua,in quouam re(pcéta confi ILacex prae dictis; & an pon: debeat actualis vcl (uf- ficiat apatudinalis, ^^ 7770 tara Weg o50V 039999. GTWIE A R- Ko ap ceixd kia É . — — üt hp. LABS B n ($74 ARTICVLVS PRIMV S, Wuiuer[ale Logieum intrinfecà quid " , relatiuum effe. la ]cimus Vniuerfale Logicü for- E D maliter cóftitui edes, cec fatioms nature comunis velut fuperioris, ad infcriora , & fübijcibilia. Conclufio cít communis, fcd przferrim Scoti, & Scotiftacü locis omnib. cit. deduciturg; ex ipía definitione vn uer(al's , quod ctt yuua in multis. demmultis,per boc.n. datur intclligi fceundam intcéconem vni. ueifalitatis e(Te «elationem rationis ad amulta; quod amplius declaratur , quia o ad coní(Liturionem vniuer(alis duo necef- fario interueniunt , vnitas,& comunitas , fcu ind.ffcrcntia , & apritudo ad pluca , mon qu li/cunque fed. indifferentia po(i- tiu2, & apiitudo prox«ma, & expedita, vc. di&um eft q. praeced. ar. 2. & rà cft, quia fi natura non cft aliquo modo vna , fcd prorfus multiplex, 1am erit multitudo , -fcu colle&io mu!rocü, & non vniuctfalc ; "fi non fit cómun:cata vel comunicabilis pluribus, 'am erit fi e, & non vni. ucr(ale, ergo vniueclicas in natura vni- ucrfalizata ponit neceffatió hanc ordiné ad plura , quo apta conftituacur ad cfjen- dam inillis, ac j pats er de illis. Có- firm. ecol o; i sm aede con. nenit e(le przdicabile de pluribus , vel vt «tius formale eontlitatinü, vel vt propría patfio iuxta diuertitatem opinionum ; fi yiam habetur intentam,g erit cf- Áentialiter rclatiuum, quia rzdicabil;tas dicit ordinabilitaté v ntucríalis ad plura ; fi fccundum, adhuc habetur intentü , quia talispafTio non poceft fluere à natura, vc &f à patte rci , quia nulla paturaá parte ICi,vt: voa, idis cát in pluribus, aut Ale potefi in. pluribus ob umpedimentü extrinfecü diflsiuie ^o0p- DES, ncds d natura vt abflracta a fi ritate,quia fto vt fic fic «na » tam vt fic przfcindic potius à tingular à ca concernat , €rgo oririnop potcft , ni(i abvnitare na- turz cum otdine ad efTendü in pluribus. Demum vniucr(ale Logicü in hoc ditfcre à Mera; hyüco, quod illudcft vnum in loe vero vnum excra mulca, qua- Difpu. 1... De Vuiwer [alibus im Communi. tenus ab illis abfteahit, neqae illa cox nit,nil vt cciam » à quo, ergo cftà c(- femia vniuerfalis Mcra phytici (La:ai pof- fit abfoluta finc vlio ord:nc ad interiora iuxtà ,/lLid Auicen. eq4/225. ejl (atum €q «4:25, ctlenaa camen vniuer(a..s Lo- : ui" gici poni. debet clariua , E uA 3o Sed vt magis digno(c itur hec fe- cunda intentio vntucríalitaris c 5(id *ran.. da cft , ac inucitiganda 13 n tuc i cÓmuni ratio proxima fuadandi ipfii , at Do- Gor , vbi (üpra rationem proxiaam funs dandi el vnitatem natucz , non il!à tca- lem,quam hibet nauuca à. parte cei , Ra- tio eft , quia (ola vaias formalis, quam hibet natu a in rei in ungulis indi- Aiduis,non fufficit ad vaiucr(alitate.n,nà illa mulaphicatur in iofecioribus , q» vais. tati vniucr(slirepugnac; tü quia (ub ifta debet inferiora vairituxta illud Porphir, participatione fpeciei plure$ bomines Junt. vnus bomo, tum quia fi vaitas vui uer(alis maultiplicarewur in inferioribus, .vc formalis, plane tot confticuenda cífent genera quot fant fpecies , & tor (pecies y quot indiuidua, quia vnitas generica 0 multiplicaretur inlingulis (peciebus, S — fpecifica in ingulisindiuiduis; maiorere - go vnitasaffignari dcbet. pro fundamen- to proxuno vniuerfaliaris , & maioritas — — «ontiflit in hoc ; quod inhoc flatu pra ci- ^ fionis obicétio foncibie natura ha- ——— bere vaitatemiodifferenté potitiué,vbi à - parte rct,mgnniti ncgatmé crar indiffc- —— — rens; imó dum fit vmuerfalisconcipitur - ehabere talein indifferentiàh potitiuam ,— vt poffit effe ab(jueimpediméto in om- nibus, & hngulisiofcrioribus, non tam ü di(iunctanfcd fimul,X coniunctim, quia de ratione vniueríalis eft , vc fic etiam de fuis infcrtoribus poflit przdicart, vt do- «ct Scot,loc.cic & adhuc magis expreísé in 4.d.45.-2. F. ex quo fit pottea, vt qf concipitur natura vütuerfalis atu in fuis infcrioribus , concipiatur in eis vna per incxiltenuam quamuis .n. zalis vnitas ree pugne: naturg,vt cxillic à par:e rci in line gulribus , vt dicebamus q. praeccd.art. T (ono tamen illi repugnat, vc concipitur ird eis pet intellectum per | vniucr» falis. Addit preterea. Doctor — de- "T€ - càbile inferioribus p 1 i is, eft fecundi ipfam 1e omni finga-  chet; 2.4.5. 4. $. 10i fed contra iflud ,' | & fequitur dur erehtlten iei . quod (aperiüs innuimus q.1; arr. 2. vni Ahuef.1T. De effentia Vuiuesf- Loin. T. — 398 satem numcralém obie&iuam, feu ín rone [i Were naturam woiucrfalem habcre vni- .. ebie&ti intelle&i;non quafi ip(a natura in fc it *na numero, quia lioc ei repugnat, juatenus voiuer(alis, fed in hoc feníü , q» cut conceptus formalis hominis, vt fic , eft vnus numero , ità obiectu eigsin ra- tione obiecti vnum numero dici pàc per lenominatione extrinfecam à conceptu. entis, quia vt fic cum tota füa comma- aiite vnum de numero intelligibilia, & curi tali numerica vnitate eft comuni- iotibus: per cOtra&ionem ra- lari eft pradicabile pradicatione dicen-" te hoc & hoc, quod opumé' declarat Lt- Lnumir2. - 31 Exhis patet,quomodo verum fito tem,& indifferentiam requifitàm'ad vni: oérfalitacem cffe maiorem vitate , & in- " - t . idet nati à " L. ch qui A let natüra d parte itas quam haber à parte rei, eft vnitas pet indifferentiamsqug non flat cit multitudine namerali a&uali, quia mul- tiplicatur'in indiaiduis (ecandü propriam : caiufque naturam; vnitas verós ha-: etper intelie&tum , quando vuiüerfali-- zatut; eft perinexiftentiam; ita quod eius vniras ftat cum multitudine numerali in- ' díüiduorum; co quía vna per inexiltentia: concipitur io omnibus , & fingulis. In- ' differentia quoque;fcu aptitudo ad efsé- - dum in pluribus maior cft;quado fit vni- ucríayquam libeat à párte er den par- te rei cft indiffereotia tiu2,& aptitür- do remota ad cílendü in phüribus difiun- Ctimyat fub vniucrfalitace eov! indi£- ferens politiué, & proxiinéapta ad e(fen- düin fnultis, nedum ditiunctinr, fed etiam fimul; & coniunctim , ex quo rurfüs paret tám vnitatem quàm aptitudi nem re jur- fitas ad ynittérfolitatém non cile rcales , fcd'rónis;cá tales non hibeát à parte tei. , Hi fátficor Suarez cit. dim ait vnita« tem vnidecalis logict conGiflere irindi- uilione alicuius naturzzin plures nacuras fimileslub.codém nomine, & raone c a, titudine , vt in eas diuidatur ; & hac de caula,inquit)nó effe vnitaterffrcalem,fed ] ration; $ ; quía talis indiui(io n6 competit naturz in ftatu realis exiftenciz ; vbi per varias indiuiduales differétius diuifa ma- ner, fed folum im ftatü pra'ei fionis obie«" &iuz; & vt l'übflat conceptibus mentis y. loc.n. modo óthnes homines im ratiotie fpeciei dicitur vnus homo, quía in conce- ptu hominis, vt fic,non diuiduntur; fi&a. verà diuifione, feu contra&ione vniücre falis ctiam per intelfe&tum , ftatim eius veh »quia iamdiu: drar in plu- ra eiufdem nominis, & rationis,vn.Ie vule vnitatem vniuer(aus efie (olum compof- fiBilem cudrápticaditie c(fendi in mulcis, * nontàmencümaQu. ^ — we 31 Hecdoütina omninó non p d arbitramür im. vnitatea vniuerlalis età ' - confiftere cá actu effendi in multis, ratio t uia hoc negato nalliamplius dare- tü vrbdicalo vniuerfilis de inkerióri dd n, vnriuerfale a&a przdicarit de inferio- * ribts vel (apponitur per intelle&ü prius ^ cohtra&tuim ad illa, vc de illis przdiceturg velfiltim fic contrabitor inipf 2&uali" przdicatione; ergo ni(i extebmimare velis | mnsomries haialinodi przdicauones;fas^ teri debemus vnitatent , & aptitudinens vhiaccfalis manere cam fra actu elfendt. in axattis,& przdicandi d. dit aptitudinem nó dari ad a&ium cü í répugnancetr , tmà paffim videmusadtü," perficere aptitudinem, & effe cum ea co- pollibilem; (olumq; deftrut ordiné prio- ritatisad actum,ergo idem fuo modo di- cédum etiam in apticudine rationis, qda- lis ponitur ifta natura vn;uer(alisad efsé- " im multis, & przdicandü 1c mulcisg » ig tur facédum cft , vninecíalicatem ftare ctiám cum a&tu e(lendi in multis pec £a« ' tioném, quia tunc natura concipitür haz" bcre inomnibus ilis adzsquaté luam vni- tatem formakm per incxitientiam rone eiuldein communis RM in o conceptae, ac intrinfece indaiifae , Vlte qiiidcta cbacéoh adn tato Qr tonis obic&iuz: poffidere nárur/mindiüifios - nein Pu eidfdcm rationis, & cam amig tete dam pet differeotías dinidt DO" rar. Vetüm aliud cit loqui de vocuerfali, quatenus precise c(t y:0ddà toux pos tentiale habens patics lubiectiduso quas mente , * malis, Acce- "t 376 — Difju.IV. De Vuluerfalibus in Conmuni: tnen:c diuidi poteft , aliud de ipfo loqui. quarenus ctiam tocum quoddam actuale, eft, & sm hanc a&ualitatem includitur in, omnibus illis ratione cuius inclu(ionis Gt. | pr pul de ipfis przdicatione dicéte,. ioc cít hoc; (an€ , gnapdg vuiucríale v.g. animal diuiditac m (ua inferiora vt homi ncm;& equum, defiratturtozalitas poté- tialis, & pcr confequcns cius vnitas, quae in illa indiuiGone confiftcbat; fed bo. goanct vnitas cius,quatenus eft cot actua. le;si quam totalitatem eit in fieguhli- cét nontotaliter ,& adzquaté, & idcó adhuc diuifum ( vr notat Do&or 2. d. 5. «4. [ub H.& 3.d. 2.9.1, 6. C1 arguitur) potcft in ratione vniucr(alis prz: dicari de omnibus illis , & im hoc fenfu dicebat Porph. participatione fpeciei omnes bg- mines efle vnum bominem, vtique enim. quando hoc dixit Porph. loquebatur de . homine diui(o in plura indiuidua , & ab omnibus ncs ge afferebar tamen ad- . huc illa omnia dici vnnm hominem;qua- &£ngs natura bumana concipitur in ome. ibus vna vnitate formali, quz eft minor mümcrali, per inexiftentiam, & folum cx- puníccé diuifa per differentias. pap 33 Contra pofitam Cóclufion£ obij- weitur yniuctfale logicum quid abfolutum. «e (fc : natura fit fingplaris per diferentias. gindiuiduantes , ergo tancum abcít, quod. 1fiaz wniuci(alis pez refpcétum ad tingula-. z5ia|uod porius fingularizatur, & eo ipfo xjnodab omnibus iliis prafcindit per cons iptum abftraGtum, vr; ucrlizatur. T ü 2« «uia li bomo ità in te cxillerer » ficut illi contcptui abfoluto-obijcitur, cíTet vniucr ^ ow afalc ia cílendo » qualc Plaroni tribuurs «rto ctiam nunc cít vniuct/ale pec deno- mibaconen ab intelle&u ablque aliquo dtu adinferiora. Tum 2n intcilc- diis ie Beato fupra hominem fic cone | scptum conlideranscóditionem;& (Lati * ius, cognotcit illum non cfle aliquod fin. apre »icd eíse quid commune omnibus. sixgularibus,jn qua rcficxione non tribuit anielle&us homi fic concepto aliquod. aouum»lcd.conci pit,qnod.in eo przcrat,, «rgoenic hanc reflexionéiam homo erat . siis pet priorem eonccptioné di- actam , Tuin 4-quia wniucrfale péc con» cipi per modum abfolati non dicentis re fi Mdunod alteruay,fed potentis fundare. talem refpe&um, vt album, & quantum; qua (um abíoluta, & poGunt fundare re- lationem fimíilitudinis,& zqualitatis. Tü tide iei vniueríale regulariter loqué- o fiat per cognitionem cóparatiuá, iraut. abftrahatar à multis ob (imilitudiné ine : ter ea repertam, abíolaté camen loqucn- do abitrahi etiam poteft natura commu« - nis per puram prazcifioné natura ab vao inferiori abfque vlja cóparatione, wel fue Periorisconepeed aliquem iirirb vel iptor iorü adinuicem,!vt doà (olo Petro fimpliciter prar[cindi ia fiogularitatem  & fiftimus in folius-hu-- manz naturz confideracione, quo cafu. habemus.concept&i vniier(alis abfolatitw 34. R efp.per folà ab(tra&i à có- ditionibus iadiuiduantibus naturam fieri vniucrfalem metaphyficé,aon logicé, li- cé nm Fasstnnhdabésasa à proptia indiuiduatione (e habeat inditfereter po- fitiué ad hanc; vél illam indiuiduationems., diuifim, nó tamen fit, quod virtute illius. fimplicis- przcifionis. po(lit vna eíse in.» pluribus coniuactim,qualiscít ynitas,quas. - exigitur in natura ad fundadam proxime: logicam vniuer(alaatem ; & qnamuis cii vaitate pra:cifionis nom. cohzrcac actas e(Cendi in. pluribus. , bené tamen cohacte aptitado,& fic non implicat naturam císe: przcifam à pluribus, & adhuc retinere. » aptitudinem cffendi in pluribus; imó art.. 3.baiusqua (t.oftédemas. a&tü ipfum c(-- fendi in plüribus- per rationem., efto rc-- pugnet cu vaitate praccifionis non tamé: €ü ipfa vanitate vniuer(alislogici, (cd actür dumtaxat cíl'endiia multis per reale con- tractioné. Ad a.patet per idemsquod ta- le. idolum non tranfocnderet limites voi- ucríalis.mctaphy.lici. Ad.3.auingeret io- tellc&us in tali zcflexione (olum vniucr- falitatem quandam negatiuam; quatenus. cognofcerct hominem; v fic,mó-cle ali. quod ng MAR MR PoRHUt m, 9Ria non cognoícece: illum., vt comunicabilé. pluribus fimul. Ad 4,negazar aiamgptl y, (pia vo:xuccfale,.vt patec.ex «cius definitio-- ne, dicic formalitec relationem ad. multa... Ad Ylt- SUagitz (cet. n1 1. velle d ie S3safII. De efentia Psiserf. Logici. &drt. H. xb vno folo abftrahi non po (Te vniucr(a- Jlelogicum, qaod eft re(pe&inü, fed hoc meceffario plura requirere inuicem com- ao 5àquibus abürahatur ob fimilicu. "dinem interea fepercam ;. vult igitur ab -«no folo abftrahi tant vniucrfalesquod : appellat abfolutam ; in quo reijcitür ab 'emnibus ; quia natura apta ad vniuer(ali- taté logicam ita abftrahi poteft ab vno 'ficut à duobas] , alioquin natura folaris vniuet(alitatem logicam fundare nó poí- fct; ratio cít , quia natuta, po met :abitra&a , etiamíi abftcactio faéta fit ab - vno folo , non plus eft illius ; quam alio- rum quorumcunj; fimilium,& ad omnia Andiuidaa maaet indifferés pofitiué;alio- rs ab(tracta non effet; ità Aueríaq. 8. 1 t. Pafqualig.difp. 20. Amictract 4. q.2.dub. f. in fine, & alij paffim ; igitur . Adargamentum infe dicimus , quod na 'tura,tiue ab(trahatur ab vno folo indiui- : duo, tiu à pluribus quoufi; non conci- itur cum ordine ad inferiora , nempé vt llis cómunicabilis coniun&tim, nó tran- fcendit limites vniuerfalis metaphyfici . *.-35 Rurfus arguitur ad id ; pura rela. tio rationis nequit cóftituer "uer(alé, ac de multis przdicabilem, ergo vniuer(ale logicü non e(t formaliter re- latiuum,probatur affümptü, tum quia illa rclatio rationis eft fingularis quzdam fc. cüda intentio,ergo nequit vniuetfale co. ftituere; tum quia nec ipsá relationé vni. uer(aliratis pr dicamus de inferioribus , non .n. dicimus, quod Petrus eft fpecies, ncc ipfam naturam fubtali relatiodie có. eR fic eft ens per accidens,ergo talis relatio mec impertinens eft adcoftituendumvniueríalelogicurn;Reíp.negandoaffumptum;ad primam robationé dicimus , quod ficut fpecies prelTa, vel exprcffa eft vniuerfalis inre pra fentando, cíto fit fingularis in. effen- do,fic'(ecunda intéio vniuer(alitatis po- teít naturam denominare vniucríalem , eftó entitatiué. fit fingularis, vndé ipfa.» non eft vniucrfalis,, vt quod, & in effe €xercito, led folum, vt 440; ac in cffe fi- gnato, ad (ccundam pariter dicimus rela- tionem vniuerfalitatis: non clie pradica- tum; fed conditionem pcadicau ; quod kogica: L4 e naturá vni- ' 377 optimé Lichetcit.adnotauit, cuni ait nas turam fub ratione relationis ad inferiora przdicari de illis , non quidem quatenus eftens per accidés ex natara ; & relatio- ne con(titutum, fed tantum per rationem naturz,quze cft vnum ers per fe quz ta- men prazdicari non poteft; nifi a&u fic fab tali relatione ratíoais, Hoc autem probatur cuidéti ratione | quianon vniuer(alitas,nec aggregatum ex natura, & vnitcríalitate, (ed nacura cantü eft in rebus vniuerfalis fubietis, ergo na- tura etit , qua proprió pradicabitur de illis , illad .n. przdicatur de fubie&o; gs eft in co,& vniuer(alitas erít códitio,qua facit naturam in potentia proxima de illis przdicabilem . Verum tamen cft in prz» dicatione fignata, non proprie naturam, neq; aggregatum ex natura , & vniuerfa- litate, (ed vniucrfalitatem ipfam , in con- creto tamen,. i. vt applicata naturz pra dicari de plaribus,ratio eflquia predicas tio ininaodi fit per terminos fccunda intentionis; vt applicantur primis , ARTICVLVS IL Relatio inefsendi vuiiuerfale conflituity 5 andi efi ro " v» 3 predic 36 HX conclu&o eft Scoti in 2.loc, toties citato $. Sed contra,cum .n.q.6.vniuerf.$. Dicendum;de hac re du bius manferit , dicens , quod fi definitio vniuerfalis tradita 1.Periher.cap.$.quod eft efíc podicabile de pluribus, fit vera definitio, tunc effe vnumin maltissper q» definitur 1. Poft.2 5. erit pa(fios& e con- tra fi ifta e(t veta definitio,tunc ica« bile de multis erit paffiosdü poftea .s&t4 loc. cit. vbi maiorem habet au&toritaté s accejxat pro vera definitione illam , LI traditur 1. Poft, per efte iz, tenédü c(t in fenrétia Doctoris potius efse in, qua díci de c(fe vniuer(alis c(Tentiamg& quidé hee elt expreísa mens Doctoris ibidé , docet n. quod vniuet(ale in a&u illud eft;quod habet vnitatem indiffere : quàm ipfum elt in potentia proxima y vt dicatur de quolibet fappofito quod non conuenit natura RA da au ci non eilc in alio angulatiyquans mme sí me . áo e ME o oo o 3738 tum eft de (e , tamen quia in vno reperi tur, nequit effe (imul in alijs; & ideó de illo folo przdicari poteft cum veritate y non de omrübus;fed hoc folum cft poffi- bile de riatuta concepta fub indifferentia pofitiua ad e(fenduni fimul ini pluribus ; quarido .u. habet vnitatem fic indifferen tem ,tünc ftatim efl in potentia prosima ad ptadicaridum de pluribus ; cüí ergo di- «at Doctor vniuerfale in acu illud effe y liabet vnitaté pofítiué indifferenté a ciendum in niultis ;& ex tali itidiffereri- tia otiri potentià proximans ad prédica- dutbs(eu pfzdicabilitaterii de mülus, pa« lani cft (cüfiffe, ui vhiüerfale cóftitui- tut pet efie ins & rs dé ett paffio ; idé docuit q.18.vnit,ini fine, ebi dit getiu$ n e(fe apti dici de multis fpécicbus, ni(i ptius ab ree cócipiantur qiulta fpe «ies quibus fit gebus;fed in liac re prat- fcttiai teflimoriiunt Doctoris ini quzft; vitiderf, (iuc pfo vnd y fiüe pro aftera par- t€ pátumi debet vrgere , quia ibi fuit dit. biás ; ptaterquari quód etiarn? affertiué loeutüs effet , ftare debemus teftirnonio (fcripti (erit, duai ibi di&a alibi reüocat justd fegalami datà in qu£ft; ptoeai. ide dertiqj habet TUAE PSRUOR CI RA & ifi tex: 45. eiufdem lib. Haric eandem fentétiamt tradidit. Majrou. füper viiuerf. pafTu prime, Lichet, ini d.dift.cit. Tat. vac. . in Pétrürii Hifp. iri princ; Trombet. 7. Met.q. 8. att.1. tbi poflqtiám docuit duas conditiótie$ ad vrtiuctfale id atu requi- fitasità coricudit , ex ltis (equicüt ;qdod pramiffum eft ; quód ad ratiofiem vni- uetfalis iri a&u tequicitüf nattira ipfa.» j e(t aGu participata ir multis, & ip. ititentia vdiderfalitatis atcributa matu. rz per actim ifitclleGus coparantis talé naturátn, «t ptadicab;lem ad iridiui dua ; hac Tromb: vbi vides ad vüiuerfale iri s&u prius esigece, quod narra concipi&s tur vria iü i$,Vt de illisteddauit pré- dicabilis j (ic etiam loquitur Bargius de Vniuerfali it a&u 1.d. 4. q.6; $.. Ex alio membro (ic arguitur » ex Recentiotibus veró tradit banc. febtefitiath ex profe(so P. Fuentes q.6. diff. j art. 4: & quidera cü hzc (eteutia fit epreffifima Doctoris in 2 fent, & oppofitam (ub dubio (olum Difput.1V. De Vniuevfalibus in Communi» tradiderit q.6.vniuerf. miram eft cur Seg ti$ztàm vnanimiter banc arripuerint vtde mente Do&toris; fedantequam cG« fionenr probemus aduertenduni cft , quod cua dicimus vniuer(ale conftitui per eíse es araltis loquimur de illa vnitate indifferenti pofitiu&. ad effe in multis (imiaf , & coniunctim per intelle- Gun, - rug przced. declarauimus, 7 Primó itaque Probatur coriclufio' in fiunc mod&.; quod primo intelli simus aliquo dicimus efse eísentiam cius;(ed ' ptiniuni y quod intelligitur de vniuerfali Lógico, & in a&u, et efseiri multis, er- gó lioc fpe&tabit ad efsentiá eius ; ma. pa- tet miri.proD.taüni eX Árift.qui r.Pofter. 2 f. vtrique attribuens vniuerfali logc- coy prius tribui efse in s poftca dici dey inquiens vni € e(se vnü iri multis, Sc de'nialtis,tum ex Scot. cit.vbi ex hoc , gr vitite(afe cócipitur vnum in maltis , vel faltini (ic aptum efte in illis ob indiffecé - tiani pofitiuiami naturgarguit, quód fic in poteritia proxima, vt dicatur de mufis; tü taríderi ratiorie,quia effe ime(t cau(a di- ci des(icut.ti« quia hoc eft fic quia lioc e(t iri ilg per rationem, ide éritticiamus hioc de illo per intelledum . y pei Scotifta: oppofita? opitiió« nis di uitpto dc duplici efse in;rcali y & rationi, hoc importat communitatem pofitiuam ,ilíad negariuami , verumi eft efsé initealc' ptacedereé dici de ; & cí(sc cáufam, cut riatutra (it prdicabilis de in- feriotibus (ed eft caula remota, & no (a£ ficit ad conffitutionemi vniuerfalis logi- ci fed taditummietaphyfici ; (ed (i de. efse iri cationis ,& pet intelle uni (eraio fiats fal(a eft omnid minor j (ic enim. efse ini (equiti dici de, & vnider(ale eft vnü in riultis;quid dicitur de ainltis , vel (altim non MAN fed (unt pror(us idemi dici de, & ese iri, in lioc fen(ds praedicatio .m. qd fit fuperioris de imferioribus per iritelle&uoi , nor eft nifi quadami iden- tificatio rationis. illiu$ cum multis; & vnutri prádicári de alio cf lioc éffe in il- lo pet aliquam identitatem. Hinc dd i. prob. miri. cx Atiftot. dicunt quod & loquitat de efie imtealiy iam non definit fni« inillo realiter e — ideó enunciamus lioc de illo realiter y ] 2 [1 er, vt eft in ,Mecur Quefi.IT. De efiemia Vyiuerf.Lopici drill. 379 viuet(ale logicum , fed meraphy Gcum , |. ffiloquitur de efse ài rationis, hoc nondi- tur : abipfo dici de , quia predica- itio non eft , ni LidestiBcasio eationis grzdicati cum fübic&to . Sic ctiam ad 1. | gprob.ex Scoto e(pondent,& addunt ali- ui Doctorem ibi non loqui de vniuer- li completo fed incompleto , & pro fundamento proximo . Ad 3. aiunt yale-* rc in przdicationibus ; quz funt tocmali- «tet vcrz à partc rei, non in illis, quae fünt- formaliter vere per intelle&tum,& attri- butioncm alicuius fecunda intentionis y mon vcro à parte tei » nifi fundamentali- Mito , cum fuperius yzdicatur.de inferiori j 7*8 Lcuiffima quidem refponfio, & multa falfa continens, nam Arift.cit. lo- . quitur de rniuer(ali logico, ac proinde de - F3 inrationis , imà Ane quis (afpicaretur i definire vriuerfale metaphyficum, il- Jud dcfiniuit per actum yon i in mul- ;tis, non per aptitudinem; dicere veró «p -e[se in tationis,& dici de funt idem, ett ,yrorfas ridiculum , tunc eaim fruftra -quarerctur, quodnam fit e(sctia, & quod patfio , quia vcl verumque efsct de císen- ;tiayvel vtrumque paffio , certum.n. ett, quod dum hzc quaftio inftituitur , non . € (t altercatio de efie £n ;reali nam apud -omncs cft in confefso vniucríale logicü per efse in rcale non ,conftitai ; falfum etiam cft jesse áliquid de aliquo for snalitet eíse vnum identificari.cum alio , -wel eíse in illo , (cd potius eft per przrdi- cationem oftendere , quod hoc eft inil- lo, vcl identificatum cum illo, itautine- — -xi (t&utia » vcl identitas vnius cum aliosé- ge modo prarfapponatur, vt cad- fà veritatis przdicationis, hoc innuit'Do- -€&or füb lic. 1. dum ait indifferentiampo- fatiuam císe illam , fecundum quam vni- ueér(ale aliqua identitate efl pradica- bilede quolibet indiniduo , vbi vides fe- cundam Scotum predicábilitatem in ali- idenuntate fundari ; & rao ipfa fua- jl uia/fündamcntum , & radix przdi- ca €(t identitas extremorum pre- dicabilium, quod .n.-noncít idem cum aliquo ^ Lancia! vct , fed remo- àb illo ; ergo apuitudo adidenufi- candum efl fandamentum aptitudinis ad praedicandum , & actualis identificatio cit caufa a&ualis pradicationis. 39 Facile eriam refcellitur expolitio allata ad auctoritatem Scoti ; qui dubio procul locit. loquitur de vaiuerfali có- ppletoy vt patet ex hs, qua habet (ubi tI. vbi ait; quod indiferencia pofi tiua , /fe-- «undum quam nacura concipitut vna im multisper iatelle&um , complet vaiuere f4le in actu , quod iampridé docuerat 7. "Met.q.13.n.19-dum ait »aixerfale com pletum ejses quod est in pluribus , &* de pluribus , ergo Do&or loquitur de vni-: "uerfili completo ; & per conícquens.de .e[fc im rationis , loquitur enim ibi de vni tate in multis , quz conttituit vniucrfale- jn potenría proxima vt poffit dici de il- lis, vnitas aucean realis, quam habet natu- ra per. indifferentiam ncgatiuam , non conftituit naturam proxime przdicabi« lem demulris,(ed rantum remote. Acces dit,quod (i vaias rcalis in multis elt cau faremota predicationis ,.vt Aduerfarij. .concedunt , debent affignare talem vat» eft nili vnitas rationis in multis , .vz ibi- .docet Do&tor. Confirm. quia ibi ex nom T ia nature ad cilcndum in mul- tis dunfim à parte rei arguitquod (olum - remote eft prz-dicabilis de mulcis , & cx aptitudine ad ellendun mm multis imul per intel e&tum ait, quod ctt pradicabilis in potentía proxima, quod étiáa repetit : 4d. 43.q.2 F. ergo dici de (oras ab effe - in'ratione , (cu per intélle&tuam . t 40 Qodrandem dicebant ad 5. prob; eft pror(us fallum,& voluncarte dictam, fi enim praedicari accidentis defubic&to pra fupponit efle accidfehtis in fübictto y '€ur idem non erit de prdicaris per ra- tioncm formalter, quod prias prz (üppos antur effe4z ,pofteà derilis enunciens tur in quibus ab mtelle&u preconceptá fuere ? hanc plané paritatem conuimcunc rationes adducta ; & adhuc vlcerius pro batur , nam fimplex appcehentio prz cez ,dit compofitionem ,quia'bzc fpectat ad' fecundam, illa ad primam operationem, fcd pcr illam natura apprehéditur in pla-? ribus, pcr itam 2e Tu de pluribus, 1 c tatem, qua lit caufa proxuna, & hzc nom. - LI 'Konis, non poteft autem dici vniu $89ergo effe in przcedit dici de in omni prae. dicationc. Item in przdicatione. forma- li przdicatum debet aliqua idétitate idé-- tificari cum fübiecto , fed natura fcclufo opere intellcétus non ident ificatur tingu- lis ind:u dais, fed illi (oli , cuius e(t pro- pria; ergo neceffeeft , quod intelle&us aliquant machinetur vnitatem,(eeundum quam cum fingularibus idenuficeiar, vt proximé poflit de quolibet przedicari, Secundo principaliter prob. concl. fi daretur natura communis vna per inexi- : ftentiá à parte rei, ficut datur per indiffc- rentiam nagatiuam, procul dubio daretur wniuer(ale à parte rei in acto, haberet .n«.- fimul,& (emcl,& enitatem,& communi-. tatem pofitiuam in multis , qua duo (uf- ficiunt ad conttitucionem vniucríalis in. adtu fed natura Petri cü fua vn rate fot- mali in ipfo exiftens redditur communis pofitiué mulus eo ipfo, quod cótiderarur «t contracta nó ad folum Petrum; fed ab omnibas indiuiduis fimul , ita quod non fit propria alicu us, fed omnium ;ndiffes rentet , ergo per hanc implicem appre» henüonem naturz in ploribus imul habe tur vniucr(ale in actu ,abfiuc quod natu sa affirmetur de hoc , & illo indiuiduo , na dicebamus, hoc pertinet ad (ccü- intelle&us operationem. Tertio probatur, quia natura diuina litiné pluribus per- pon quia de illis non pradi m quia de illis nc icetur predica, tionc dicentejhoc cft hoc, fcd ird quia eft vna numero in illis abíq; ylia fui di- vifione, & multiplicatione, vt Scot. no- tat 1.d.8.q.3 .in fine cum caeteris Thco- gis,quód Ij eflet yna in illis rribus cum qliqua (ui diuifione , (alum numcerali ia quod effet vna in tribus aliqua vpitare minori, quam fit numeralis , (ané effet vniuerfalis in a&u, etiamfi non conci» finr aQu, ycl potentia przdicari de » ergo vBitas naturz in multis per entiam , quz (it minor vnitate nu- cf communis ' merali, cum communitate po(itjua (uffi- €it ad cóftitutionem vmuerlalis in 41. Quarto candem oftenditur cuidc- €i rationc, vniueríale predicari, yel predi €abilc cíie dc pluribus aliud non cit; quà "Difp. IV. De Vniuer[alibus in Communi ; vt fuperius enupciari , vcl enunciabile ef- fe de ilis, vc de inferioribus , ar inferiora non(unt, nifi per inclutioncm fuperioris in illis, ergo efse im (emper przcedit di- ci de . Dices , quod ficut fuper;os inra- tione fuperioris intelligitur, eo ipfo quod concipitor potens efle. in inferioribus , riamfi nó fit actu inclufum, iic é conira nferiora intelligürut eile talia, co ipfo q» concipiuntur includere potfe fuperius ,. (io actu nó includant ; & 1dceó actaalis nclulio fuperioris non c(t nece(saria ad cottituendam fotmalitaté infccioris Có. trà, neq; argumeniü contendit probare modó cíle necctlariam acualé incl.fio- nem fuperioris ad conítituendam forma- ltatem inferioris , fed (o'um probare in- tendit efse in lemper procedcre dici de y fi vniformiter fumantur,vndé dato ,.;uod inferiora talia dicantur per foJá incluiio- — nem poffibiié (uper orisin cis ,& actualis nccetíaria non lit, adhuc tamen habemus, uod e/se m apriudinale praecedit dici — aptitudinale , ficut a&uale przccd't &&uale;quia inferiora nó (unt , n:fi (upe- rius intelligatur poflein eis includi, (ed.— tedicab:litasvninerfal'snonett, nifi de, — inferioribus , ergo dict deséjer necetfas -—— rió prefupponitefíeim vmfotmiersüpta, —— 4» Reflatigitut ex d s , quod dici. dc lit paflio , nam quando sü: al'qua duo attributa , quz c dem rei conueniunt , fi vnum eft caufa altcrius nin pote(t id, quod eft caufa, eile putbo fübfequens ;. lud, cuius eft cau(3, fed pot us € contra, fea eile in mulus , & przdican dc mulus conueniunt vn ucríali& primum cft cau (a (ccundi,vt bucuf.; probatum ctl, lieb -phomo prazdicatur de pluribussquia eft in pluribus; (ccunda «operatio, pcr qua fit ilia przdicatio, tapponit primam,qua hocapprehendiur in do abf; vlla affic- mationc , ergo efsein multis erit eüen- Ua, & dici dc eri pa(fio. Confir. quod (upponit etlentiam rei ada.juatam , (cd idhuc nccetíari9 fequitur illain , cft pal- fio cius, at police pra:dicari de multis (up-. ponit adzquatain Vniuerlalis etientiaas 1am con(titucam per ejse in rationis , & adhuc neceffarió conuenit ipfi, ergo e(t proprietas eius « Dum vcró dicimus pa(- » Roncmn - Douclt.I. De effentia Vuiuesf. Lopici. eft. — 48Y fionem vniucríalis efle poffc przdicari de pluribus, intelligendum eft veré affir- matiué , & diredt? , fiué cffentialiter, fiue accidentaliter, fiue in quid, fiue in quale, fué neceffario, fiu? cootingenter. Katio efl;quia orfine;quod eft in alio; veré;affir gatiué ,& dircdde poteft pradicari de il. lo,veré quidem, & affirmatiué,quia repe sU jo (lo » directe ctiam ; quia directa przdicatio illa e(t , inqua pra-dicatü ali- Quo modo recipitur in fubic&to propoli- tionis, vt hzc homo cft animal, nam ani- (mal recipitur in hominc, vt pars matcria- lis cffentiz ipfius ficut € contra illa dici- gur indirc&ta;in qua porius fübieGü inclu ditur in przdicato , vt animal efthomo , vnd hzc dicitar innacuralis,& illa nata- falis, vt declaratü cft ve infit, trad, 1. £3. cü ergo vniuer(ale (it in multis, veré, atlirmatiue , & dire&é poteft , & debct pradicari de illis . Debet auté fic przdi- «ari abftrahendo ab illis deterinmmacis mo dis prz dicádi effentialitets vel accidenta- liter, in quid ,vcl in quale, neceísarió, vcl  €ótingenter, quia ex quinque vniucr(ali- à enymerádis coueniunt inícrioribus neccfsarió, .f.genus, (pecies , differentia, & propriumaliud veró con. tingcater.faccidens. Item quadam prz- dicátur intra e(lentiá,vt prima tria;quz- dà extra,vt vltima duo. Ruríus quzdam ra dicantur in quid) nemp mo- di aer inhzrentis , fed pe li per fe exiftenis , & quafi aliud (uflentancis , vt genus, & fpecies; alia veró in quale, f. tnod&alteri adbzrentis,& ex his quoddà gpradicatur in quale efsentiale, vc differc- tiayalia vero in quale accidentale, vt pco - prid, & accidens . Dcbetiandé po(ic dc '6mnibus przdicari , nedum fucceffiue, & difiunétim,(ed ctià fimul,& coniun&im, n& homo in rationc vniueríalis poteft (i- mul dici de Petro,& Paulo; ac ceteris in- - liuiduis, vndé dicebat Porphirius;gy par- Sion fpeciei plures homines funt 15 homo,non quidé à parte rei, fed per intelle&ü;ratio buius et, quia vniuer(a- le habet indifferentiam pofitiuá (ccundü uà pot de(cendere ad plura fimul, & có- cott de omnibus pari modo pradi- -. Sari; quia dici de proportionatur c/)€ jl « degita . fecun Contra allatam do&rinam folct obijci Primé auctoritate Porph. dcfinié- tis vniueríalia per przdicari de multis,na auté pet effe im, ac etiam Scot. q. 1 j.vni- uer(.$. Dicendum vbi docet rationé vni- uerfalis císe dici de , & fufficiétiam vai- uerfaliam a(fignat per dj ci de , quod eti robat hac ratione, quía in quid, & in qua [: (unt differenuiz eísentiales diuidentes vniuerfale in communi , & con(t ituentes uinq vniuer(alia (ed in quid,|& in quale dnt Ac contrahunt ptzdicari de plu tibus, vt conftat cx definitionibus pradi- cabiltü, ergo praedicabilitas cft ratio vni« uer(alis, Deindé obijcitur ratione. Tum quia tunc vniueríale concipitur in ordine ad multa,cum cognofcitur couenire mul« tis,fed hoc fit per przdicationé,ergo &c, Tum etiá , quia. vt paffim Diale&ici do- cent; & ipfe Scot.q. 14. vniu. hoc intercft inter dici de,& «i in, quod dici de fe copetit (ccundis intentionibus, r vero per accidens, é contra vero efje in rcbus per fe cópetit,& fecundis intentio- nibus per accidens ergo cü. vniucr(ale fit intentio , cius ratio eris dici de, non effe in, Tuatandem, quia vniuer(a- le Logicum , vt à Metaphyíico fecerai« tut, dicitur vniuerfale in przdicando, & metaphyficum in e(sendo,ergo efje in;cfb ratio iftius; & dici de illius. 44 Rce(p.primó falfum efse omnia vniuer(alia definiri p dici deyquia propriüs & accidés iuntur per ejse in,vt vide- bimus di(j. (eq. Deinde nontantum pet dici de ,(ed per ipfam a&um pradicandi definitur genus, & fpeciem, & ramé cer tü eft a&ualem pradicationem non císe de cíientia vniucrfalis , imó nec eius pros prietaté,fed accidens coe , ficut aus rie dendi in homine , vt art, (eq. non igiar quia per dici de [olent vniuer(alia defcri- bi,& eorum (ufficicntia affi gnari » inferre dcbemus eíse de císentia, quia & ipfe Sco tus non tantü q.12.& 19.,vniner(led erià q. illa 1 f. ingenné fatetur inquid & in. quale przdicari non cfsc per fe differea- cas vniuct(alis, (cd potius modos;qui in-uantà important cócepius contrahentes denen quit poísunt deb i jo auiem, cur ita actum fr, cita EET RE.) 392 uia tra&atas de. vniuerfalibus inuentus eft , vt rité cogno(centes terminos fim- plices abíque errore poffemus eos adin-: uicem coniungere fecundü debità (ubie- &ionem,& pradicatiopem , vnde cü vni- uerfalia defecuiant proximé ad bene enü ciandü terminos comunes de particulari- bas, hac de caufa. per dici de- fuerant à Porph. defcripta , & per dicide eorum fufficientia tradita; & demum vniuerfale logicum hac ratione con(ucuit appellari vn;uetíale in przdicando, vt ideo verum fit vniucrfale in Logica potius confideras. xi (abratione przdicabilis, quàm vniuet-. falis; vnde & illz quinque fpecies vni- uer(alis (olent potius predicabilia nun- eupari,quam vniucrflia . "Ad rationem neg. min. poteftenim. vniuer(ale , vt q. feq. dicemus, cognofci &onuenite-multisetiam per primam ope gationem , quando nempc per (implicem apprehenlionem. concipiturin maltis a- étualitcr,vel (altim apcitudine. Ad 2;Dar €or ibi oit effe conücuite per fe. rci, S per accidens intentioni,nonautem loqui- suc de effe imr, & quando etíam de ipfolo- queretur intelligendum effet de effe in xcalis hoc enim per accidens conuenit imenrionibus [écundis,quatenus fandan« (ür inprimis. Adi3iviiuerfale metaphy«. 4icü dicitur vniuétfalein effendo, loquen, sio.de ejfe: in reali,pct quod non excludi- für, quod logicitm nequeat dici vafuzrfa- Je in effenda , loquendo. de ejfe inratio- nis, tamenne zquiuocátio contingeret in Nocabulo, & etiam ob catione nuper ad- 4loctàm vniuerfale logicum in. communí, vu loquendi: vniuerfalc in praedicando Zee confueuit;& per praddicabilita- * àmezaphy uco diftingui «; — JurwAR TICYLVS: il, lle.in a&u , er apritudine constituit vniner(ale , dici de aptitudiue — tantum. e5i paff 4$. pies $ effe in multi (pe&are ad vniuectális effet] am, nedum wt dicic aptitadiné, fed étiá vc dicit 48, dici vero de muliis efie palfioné taniü , vt dicic aptiudinem. Conclufio ves hia-.. "Difp. IV. De Viiierfalibus ii Conmiumi! bet partes, & quoad omnes colligitur exe. Scoto , & probarur . Et quidem primo» quod aptitudo proxima ad effendum in: multis fimul , & coniun&im (ufficiat ad. conftitnendum vnrucr(ale in acta, eft có munis opinio , & eam manifcfle tradidit Do&orloc.fzpe cit. dum ait indifferen-- uam proximá ad elfendum in maltis fi- mul complere vniuer(ale , probatur ex Ari(t.qui 7. Met.4 5. definiuit, vniuer(a- lc per apxitudinemdicens effeíllud, quod aptum efl, vt pluribus infit. Necvalet cum quibufdam iyd »ibi definiri vniucríale metaphy (icum, & fandaméta- le; quia, vt notat Doctor in cum textumy & caeteri Expofitores, loquitur de vni uer(ali formali; & in a&u ; Probatur etiá ratione , quiaper vniuerfale in a&u illad intelligitur , quod eft cómune , vcl falticr cóomunicabile. multis cum (ui diuitione $ remanente tamen: adhuc aliqua. eius.vni« tate(edaptitudoproxima,&indifferentia pofitiua conftituit naturam in tali fta tu, quem vtique nom habec à parte reid.——* ^8 ialicét; vr ait Doct. naturaàpartereá —— u Un conDM. vtei intrinfecénon ves — pagnet ciTe füb: alia (ingularitate ab ed fub qua efjdilsnéHor spon taret communis, vt poffit effe in mulcis (rmalj - ergo talisapcitudo (ufticit ad confti dum vniueríale in a&u -. Confirm. quía quou(que manet natura coniuncta Irec- eritatinequit dici vniuerfalis, quia vt fic dicar tallseo ipo 3 dien india uut talis eo ipfo, i i£ indi daali pet isediechun ect i add fetenter comparatur ad omnia indiuidua, vt eis cómunicabilis , etgo &c. Preterea a&uali cómurticationi. rationis , qua vna fet inexiftericiam concipitur-in multis cit fola diuitione. numerali, correfpondetc debet potentia , (eu aptitado proportia- nata, ergo fi actualis communicatio Corte ftituit vniuer(le in a&u fccundo , ac va- latin exercitio , aptitudo.& poceniailli cortifpondens conflituet. vniueríale ve^ lutin actu primo . LT 6 Negat Blanc. difp.2.q.2. in nata abiicacta talem aptitudiné, quia 1n natu ta , anteqnaar actu referatuc ad incrio- Ta 5 à quibus cfl abftracta , folum (uppa- pitur Fa : ar M . exclulionc hzcceitaum; tui neque en- - sitas nacura cfl talis potentia, fic.n.cífec mes * eti Lu x 2n » 3 Ade «^84 x -Saw A : Poe le [em non;ipis - quiuis hoc af : Qua[1H. De effentia Vniuerf, Logici-c Art. TIT. s25 aténtitasnacurz ,& denominaijo ex- tüimíecayà qua denominatur cogni.a cum »ocetia rcaliscum encitasnaturz fit rca- s , ncque ip(, denominatio extriníeca , namnab ca folum cognita denominacursnó vcro apta ad ef[endu in mulus , ergo ralis :apritudo rationis non eít admittenda in natura abítra&ta, (ed ad fummum non re- pugnantia. ALIS i$ clt hzcfolutio,nam quando nil aliud (uppcteret, dicemus 1lià nó repugnantá ex incrinfeca ratione na- gutz procedenrem,quando non cít impe- ditaconíorrio hacceitatis ; quomodo (c habet in ttato. pracifionis obie&iuz ; có- — &ipià nobis pur odum. cuiuídam apti- tüdims proxima,& pofitiuz indiffereua .ad effendum in mulus fimul, Ec (ané noa .videtut vllo modo negari potte vniuerta-  Aein a&u cóftituium per folam apti;udi- nem rationis àd, e(lendum in multis per diuifjoné diderenziarum ; nam genus , & Fpecies, vt icta quzdá potcflarua, & per diff. céntias. i0 piutcs partes tübicétiuas & rauonis dinilibila, pr&cedunc & difiercucias 3n & Anferiora conft;iuta, quia vniuter alia funt priora natura particularibus, &, procul- dubio in illo pt;or: antecedencer ad có. traCtioncm , di uifionem fanc voiuer- falia io actu, érào &c. |... 1. 47 Sccundó,u0d ciam ynipérüolitas «onlilLa: cum a&tuali coaunicatione ip- fius vniuer(alis, colligitur ex scot.loc.cit. wbi vult vniuer(alc 1a actu dici dum eitin potentia proxima y vt pradicetur de impl- &is fimul , (ed nuiquá cit ifipotenua ma- gis propinqua ad (ic prac dicadum, mfi qf acu eongipiur ynàm in mulus tunc «n. immediate potcft (e.jui talis prz dicatio s nec vnquam fi eri poreft talis. praedicatio, E prius naturá concipiatur , ned apta fcd ctiam atu cxittens in pluribus idem . eXpréllius habet 4«d.43 «1-2. F-diceps vnii- ucale ele [imul dicibile de omuibus Jingularibus, 1a quibus. jaluatur,vult ec- Bo vniuer(alc 1o actu cciam faluari in fin- gularibus polt a&ulem co;cauonem , & letum fi: eoatra cómu- ncn; qua fepon,t tota rationa vniücte (alisin i&à. in fola apcitudine ad cifendü in malus , tamé viri graues illad cec ipit Biaac.loc.cit, Caeicit.difj. 5. vniuert.fcc, 3» ita ctiá loqui videntur. Fuentes fapras cit. & Mearille , dum ait vmaerfale ia actu fieri per actualem collationem eius cü (uis inferioribus ; £ulcitur quoque au- &oritate exprclfa Arift qui 1. Poft.2 5.82 lib.2.. ia fine volcas vniucr(ale in atu dc- finire, illud exprimit per actam , non per 'apcitudinenyy: per hoc mnd:cacetnedaas cam apticudine , fed ctiaarcuma&u ipfo e(lenátin multis cófi(tere vnuerfalicaié 5 ac ctiam folidiiliais racionibus , quz de- ducuntur ex di&is art. 1. contra Suatez., nàm propriü eit naturz vnuerfalis eiie pcedicabilea«de multus in tauone vniacc falis, ergo a&ualis przdicato de mulus, iua fit, vel faadatur in a&uali commauni- catione naturg per incelle&ü ad illa mul- ta. imul, nonzollit vniuerfalitacem ; tum quia actus nó deftcuic aptitadinem ad ip- fum,v: rifus-riübilita rem, imó potius per- ficir, & poait ia a&u fecundo ; rum quia nulla alioqui daretur a&ualis praedicatio vniuer(alis de fuis fingularibus,; & certe in hac predicarionc. Petrus. e bom, videmus ly bomo manere in (ua vniuecfa- litate,quia non lupponit fuppolitione, » , fingulati fed communi, alias eter lenLas "Peirus cfl bic bomo ,&, iic nóquam pra- dicatezur de Petco aliquod, fibi cóc cuia Paulo;n naturayergo vnuugrfaliras codfa- flit cuin ipfo actu eilendi,in maltis, X nó cuim aptitudine tàu. Cont. quia naru- ram e(fcin plucibus actu coi/caram per in» telleCtum (ub eadein enutate »ac vnitate formalicü fola dilione materiali , [ca mumeralt cít actus («cua lus nacucz con- fideraiz íecundum eife precio ab in- diuidus à parte rci y ita quód na ura fü AXali pri ione, ac ind.ff-zenva. pofitiüa "fu velati io actu pramp refpecta a cxiitendi in pluribus pet cale pott adum non detiruamir, [cd porius exer- .&eaturgaiurz vniuetlalita$. ...— 48. Nec v.l ec cüiucra Aduerfariorum reípálio aaturam,dua cfl ininfcciogib; dcuncre eife pie quia Amacui vni- tatem, quam habeba: i | puzcinónis cbicctiuz A em in, pluta Kk 4  cul- 384 tiufdem nominis, & rationis, Non valet, quia diuiditur folum sm e(fe materiale, & f'oumericum, non veró sr proprium elfe fformale, quia vaa , & eadem (ibicorce- fpóodet formalis vnitas, vt eft in omnibus inferioribus adatquaté , vnde valde diaec- fus eft (tatus naturz , vt extat in indiui- duis à partc rei difu(a, ab eojquo conci- pitur in ci(dem per intellectum , dum fa- € c(t vniuerfalis, naminillo primo fta- tu ita diuiditur, vt diui(io redundet etiam in ipíammct formalem nature vnitatem, ita quod n:tura in ftatu realis cótra&io- nis ef! ó hibeat fuam vnitatem formalé , non tamen quz fit eadem in omaibus in- diuiduis, fed propria vniufcuiufiue, quia 4f. in ipis multiplicatur natura,& con(e- uenter etiam vnitas natirg , vnde in ta- Vi ftatu Petrus , & Paulus non (unt vnus homo,fed plures homiacs ob pluralitaté humaaitatürat in altero ftatu cótractio. nis pec intellectum diuifio non redüdat in vnitatem formalem naturz fed (impli- citet fi ftit intra latitudinem hzcceitatá , & ideo natura incali (tata 'contraGionis remane:! vna formaliter io omnibus indi- uiduis,& (olà exttinfecé multiplicatur nu meraliter,vnde & in tali (tatu ob candem naturz vnitaté ia omnibus Pecrus,& Pau- Jus dici pofsüt vnus homo co modo,quo Porph. dicebat oés homines participatio nc Ípeciei c(ie vnum hominc. Ratio huius . diuerfitatis eft,quia aptitudini refopdere aebet a&us ci proportionarus,cum igitur aptitudo , quam habet natura à parierei 'ad c(fendum in multisfit remota , & ad plura difiun&im , confequenter ita debet ad actum reduci, vt à parte tei'íit in vno folo indiuiduo cum fua vnitate formali , & nonin al;js; cumautem aptitudo, quà hibet EowlA in ftata przcifionis obie- Cuz , ad c(fendumín multis , fit proxi- ma ,& ad plura conian&im;vt reducacar ad idum ci proportionatum dcbet aífi- gnari via, & eadem natura per inexiften. tiam in omnibus , & fingulis , ita quod vnitas formalis cius illi correípondeat , yt cft inomnibus indiuiduis adzquate. ' 49 eere m noftrá non lo- c tur de illa vnitate importat pcr in. Qisifótem in plura ciuídem racionis , tuin qu Difp.IV.. De Vuiserfalibusin Communi) quam natura acquirit ex vi precifionil luz , hanc enim vtique concedis mus diflolui eo ipfo , quod diuiditur , & ad inferiora comrahitur, fiue realiter , (i- ue per intelle&ü , vc loc.cit. dicebamus , nam talis vnitasc(t prorfus incompoffi- "bilis cam differentijs, cum ex (uo conce- ptu dicat negationem. a&ualis coniun. &ionis cum ets , fed loquitur de vnitatd focmali,qus (equ itur naturam ,vt eft to- dam a&uale, & effentiale , &c dc e(ic, quod etfencialitet dicit, & per pre dicationem tribuitur indiuiduis , modo idem predicatum obic&:ué famptum isa iatelle&us tribuit vai indittiduo , vc cct- buat eciam alteri , ergo licét per diuifio- nem , & cóntta&ionem ad inferiora di(-—— foluatur vmritàs cius , quar ipfim fequeba- tur ante diuilionemin tatiome totius po- tentialis , adhuc camen etiam poll diuie — — fionem perfeucrat vnitas qu iplun(e- — — quebatur inratione rotius eilencalis, ^ fo Tertio rande, quód dic; d« multis fit paffio vniuerfilis , cancü vc dicit apti- tudinem , nonadum , docet Do&ot 7, Mer.45.dit aic a&um ip(um przdicádi ac. cidere vniueríali, quod etram man.(etta ratione cóu:ncitur quádo homo v. g.de vno folo przdicatur dicendo Tetris cf bomoyfané przdicatur adhuc, vc va: uería € , quia non (apponit (uppotiriope fim rijfed commuoai,vt fupra dicebamus, id aute nó habet ex vi actualisiftius rz- dicationis,imó ex vi illius exttncatut re- lario vaiuer(alis , vc norat Do&or q; 16. vuiuct(.m (ol ad 8.quia ex vi illius appli- catut vni fingulari tantum,non ad plura, fed przcisé id habet ex vi. przdicationis aptitudioalis,oá cíló ex vi actaalis ad vnü un fingülare máncat coar&td, tá ex vi apritudiaal;s manet adhuc jllimitarum ad plura , ego dici de ett palTio vniuer(a« lis vc dicit aptitudinem,non actum. Di- cesfilrim adi przdicari de plurib. pof- fe poni paffionem. Neque hoc bene di- ceretur , quia cx vi a&ualis przedicatio- nis vniueríale noa magis applicatur ad pluraquàm a4 vnum (oluin, fed ad vtrü- quc manet indifferens , at cx vi aptitudi- nalis neceffarió extenditur d plura. Có- firm, id ctiam , quia vaiuéc(ale in acta apium Du«f. IT. De effeutlaVniuerf. Logici-edrt.IIT. — 583 eft proxime, & immediate przdica- / c. sam autem aptritudo nó com etit ei in primo modo, vt probató cft;er- in (cüdo. ; atque ita hzc apritudo prz- - dicandr, feu przdicabilitas de multis erit pekovimelim dh vcró pdicatio, nata fiue exercita erit exercitiü il- fius paffionis, vt ft ridere ri(ibilitatis. *"$1 Inoppofitumobijcitur 1.proban- Moeffe in «onftituere vniucrfale vt dicit "ipfam a&um efíendi in multis przcisé,no /— Gutemaptitudinem, quia vt arguit Blàc.. - sit. vniuerfale metaph Ne a&tu cognolcitur natura bnc dif- . ficum tüc tale fit, ijsinferiorum, ergo viuerfale logi -«um tunc fict tale,quando actu cóparatur -. ad míeriora, atque adeó ficut vniuerfum-metaphyficum non conftituitur per apti- -udinalcm ab flra&tionem, (ed per a&tua- -Jem , ita neque logicum per aptitudinalé "€omparationem, fed per actualem ; vnde "ficut vniveríam metaphyficü, vt oprimé — - *defihiaurs dcbet definiri vpà atu. à mul "tis abftra dtum per racioné , ira paritecvt optime dcGimatur vniuerfum logici jerít -definiédà vnà acta in mulus er rationé. Deinde vniuctíum logicum con(lituitür 'tále per a&toalem relationem ad inala,nó "alice ac albü conflituitur tale per actua- lem albedinem, atqui ilb dcfiniturfubie €um aclu afkétum albedine'; non autcm potens illi afhcere , ergo pariter vniucr- fum logicum crit natura aCtu affc&a rcla tione ad mulia, tinc dic, noo potett con- ipi nátura actu relara, quin concipiatur actu in multis , ergo ton potcft concipi vniucría lógicé, quincocipiatur vna actu in mulis, & con(equenter vmucrium lo- gen dcBiniewr vnum actu in multis smationem .. l'emum opinio Blanc.fic có- firmari potcft, niuec(alitas ett 1 elatio ra. tionis a0 plui a infcriorayin quibus eft na- tura vniuertalis , & de quibus prae dicabi- lis cft ncccfie ctt ergo, quod fi illa plura non (unt à parte rci , (alim per intelleétü accipiat eísc quia relatio nequit efse,vel «oncipi finc cxccmis, vnde illa plurayquae à parte rei (üt po(f.bilia, dü fit vniueria- le,süt in a&u per coladcrationé, ergo vni 'uersü logicü e(lentialiter re(picit plurag inquibus aétu fit; & non aytitüdinc um, $2 Ref. hzcomnia stgum enia in z- ina. laborare,cócedimus , n. vniucc- alelogicum fierí per a&ualem compaca- tionem ad inferiora,non autem aptitudi- nalem;hzc tamen a&ualis cóparat:o var, ucr(alis non fic fcmper ad inferiora , ia quibus actu cófidetetur inclufum, fed in. tecdum in quibus cálideratar apum iit- cludi, quare auliter cadit vtique fem- pet (upra comparationé,non autem fem pet fupra inclutionem argumenta autem ità procedunt;ac fi negaremus a&tualita- tem ctiam in coparatione, € ex;a&ualite- te in comparatione contendunc inferre a&ualitatem etià in iaclufione , xp falso deducitur, nà ante actualem inclufronem ipfa inferiora (unt, vt potentia includere, inquátum inferiora, licut ip(üm fuperius » vt potens includi , & fic terminant rela- tionem (aperioris, & vniuet(alis anccqua conlideretur aualis incluio in multis . Dices inferiora non císe , ni(i per actual incluGonem (üperioris ; atque idcó oos terminare relationemillius in ratione v». : niucríalis, nifj per efse jn a&tvale , Neg&- 7 tuc afsumptü, ficatenim acta elt aliquid faperius, non tantum quándo a&u inclu. "ditur ia. pluribus, (ed etíam quido ei có- uenit aptitado,vt fit ,& includatur in mu] «tis; quia ad (ormalitatem fuperioris non cit neccísaria actualis inclufio :n iofzrio- ribus , fed (ufficit etiam potentials; ita inferiora func actu talia, non tanti quam do aa includunt fuperius, fed etià quam do conliderantur,quod adu cis conuenit potle includere , & contrahere fuperius ; «x quo patet quid dicendum fit ad fin2u- la argumenta , & hacc doctrina expreísé habctur à Do&ore q.18. vuiuer(. in cor- pore quaft. vect. Item fi aliquid. $3 Sccundo obijcitur & contra pro- bando efsc /z conititacre vaiuccfale s» vt dicit aptitudinem tantum , non ve- ró a&um , quia uit paílim Scontiz do- ccat cx Do&t. cit. vt naturalit vniuer- lalis , requiritur. indeterminatio pofi- iua, lcu contraria , [ed hanc inde- .termimationem non - ,natura eo ipfo , quod ponitur conkra&a, fiue» 1d tit à parte. tci, Buc per intcileetum, er- fali t aum actu cí- Lu vaiucifalitas rzpugna m $86. "Diu. IV. Dé Vaisevfalibis in Conus. fendi in multis;quia hic eft (tatus cótra. &tonis . Tum 2. quia qoamuis patura de fe indifferens (it ad (ingularitaré , & vni- ucríalitatem ditiunctim , coniunctim un hzc dao in natura. repugnant , fcd ftatus contraéctianis cft ftatus (1 ngular;tatis ere EN repugnat ci «niueríalitas in tali ffaru. Jum 5. vnmcrfile formalitec ita. habet: indecermimnationem ad plura ; vc tic inca- pax determinauonis ad vnum at. nacura tn ftatu. cótra&ionis c(t determinata ad ynum per differentiam cótrabentem , er- go non eft vniueríalis. Tum 4. naturacó- trata nó praedicatur ,vt indifferens;ac ia» deterininata , (cd vt applicata ifti iadiui- duo,de quo prz dicarut;& vc vnd cü illo, alioquin verénon predicarctur , ergo nó manct vniucrfalis , remo:a. enim indiffe- rentia tota vniueríalitas ruit, Tum tandé natura non habct vniucrfalitatein, nifi in fuppolit:onc fimplici, nam quando dici- tuc bomo eft fpecies, homo efl vnincr[a- lis, ly homo fa pponic fimpliciter, dta q» no defcédit ad fuppolita fub fotmalitate fpecici, & vniucríalis, (cd qf peraétualé kontractionem pra dicatur actu. de indi- uiduis, non habet (uppofitionem fiampli- ccm, (cd per(onalem, verificatur enim de perfonis , & indjuiduis ergo in actuali iprzdicatione non habet vmueifalitacem. $4 Refp. hzc panter argumenta in gquiuoco laborare , ita ,n, loquuntur de natara contra&a per icellectuim ad actu e(fendumin multis , ac de natura contra- a à parte fci, cum tamen ambo hi tta-rus conira&tionis fiot intcr (e valde diuer fi; quando enim natura có;rcahituc à par- te rciycum yna, & eadem ne;ucat efle fi- mul ,& (femel ia pluribus , determinatur ad vnum, & fit illi propria, arque ideó in 1ali. (tatu realis contractionis repugnat àlii vniueríalitas ; qu&do verà contrahitur per inicllccti,cum vt fic obiectiné cóli- dcrara non vna & eademin plu ribus cumíola diucr(íitate numerali, tunc nen conideratar,vt coottacta ab vno fo- lo, (ed ab omnibusanfecioribus fimul, & femel, itagy licéchoc, & illud cogítitaat, nequit camen dici ad vnum determinata , aut alicu:us propría, quia indiffcréter om nia refpicit , & omnia conít iuit ; & idco licét per cótra&tioncd rcalé amittat:mas tora radifferéuam potitiuam,. indeice- minationem cótrariam,nó camen per có- waé&tionen rationis, quz fic zQüalierad omnia inferiora: perlcucrante: Vnitate, 9 4ocmali eruidem natu zin omnibus -cepie; cx quo paret; quid dicenda ad à gula argumenta naui ad prima ttcja yera -ett minor denatura có:racta à pacte rei » falla:de ipfamet contacta pcc incelleGt s «Ad 4 ctló ex via&ualis.przdicationis maneat. yn 'ucrfale applizatum adynu:üy adhuc tamcn cx vi aputud;nalis remanet - ad alia ind;fferens,& idcó cetinct vniucc- - falitatem , vnde dum' dicimus Petrus. eft «bomo, ly homo non amittit vnuerfalita- cmyyt enim eà amitteret; opus efTeccóns ceptum cómunem mutari in fingul . Ad vlcfillaett maiorquia natura retiogt vmucríalitatem eua in fuppofitionc ab- foluta fub qua poteft &t ad indiuidua de- fcenderes & idcó fala eft quoque minor, | ucícunque natnra deand iuidui . pra dicatur, fitluppoGtio-pcríonalis y vr :conftar ex dictis Inft.tract.1, c10. 5 $5. Tertio tandem ob; jcitur , ad pra- bandü dici decfle patTionem vniuertalis; t dicita&um , non vecró aptitudinem quia pa(Iio proportionata vniueríali de- ber ctie rationis, non rcalís,at fola aQua- lis praedicatio eft relatio rariogis , pradi- cabilitas veró eft rcalis , cum talis aput :do cópetat natucz euam à. jure eds &c. Kelp. naturam cffe pratdicabilcm de multis, poffe dupliciter intelligi, vcl fune ; damenialiter, & remote , & fic cf quid cale, neque hoc modo cit pa (jo vniuct- falis; vcl formaliter proxi. y. c imme diaié ;'& (ic ett quid rationis &, vniuerfalis,vide rationem huius in » ci H. Dices nuilà dau rglatio rationis aptitudinalis,(ed quzlber cft actualis;cu ambo extrema habeant actualem cxitte- tiam obic&iuá ergo &c- Rel p.quicqu:d dicat Braíauol,q. 18, negatur adu. pium, nam (uo wodo dátur aptitudincs 1005 .potiun faperius , & «nfcriusnurcem actu cófcrriin roac füb:jcibiliss praedi- «abiljs no vcró.in,ratioue actu jubiccti, & pradicau  & jo boc teníu collatio eoiü erit actualis, (cd elaüo apiudinalis . 46 Ex- » TN pec" S ET x oc Quat De effentia U/niuerf- Lorie MIT. — $87 - F6 Explicaà Voiuetfalis c(scn:ia, faci Je cft colligere germanam vniuc; (alis de Biitioscu, uod f. fit nun in multis eum. (ui multiplicatrone , Gr: dinifione, ac vcram eiusintelligentiam , quz talis et, quod per Ly vai ifitelligere'debemus vnitaré rationis, per S Vased pa uoca habentia folü vnitatem nominis, & analoga ; quando süt cürri £quiuocatione coniun&ta,quia de ratione vniuerfalis cít vt Gc predicarü vniuocü de fuis inferio- ribus,.i. habens rationé in fc vnam quo. modocunque hzc inferioribus .coueniat; fine effentialiter,fiue accidentaliter; dà-  tür enim , vt videbimus inca, vniuer(alía nedà e(sentialia fed etiam accideotalia ; & ratio-huius eft ,. quia cum de tatione eniuer(alis fit, quód poffit effein multis; ffifi'diceret rationem vnam , (ecundü quà reperiatur inillis, iam non effet in mul- tis, fed vna ratio efser in:vno ; & alia in . alio: ly im multis indicat quod vnitas v- filueríalis ton debet e(se numerica , ícd Cómunis ; tüm quia .yniuocatio proprié fpe&ar ad termini cómanem ;'tum quia vniaer(ale-dire&te o ir fingularis od adhuc magis declaratur;per part Yam à nobis additam ad maiorem - fionem cum. fni Ó— di fiifione , per quam fignificatur narurá vni« uet(alem débere, quidem plaribus cómu- nicari, (ed cam fui multiplicitate', ac dic . uifioné numerali, itaquod cftó ratione eiufdem natura vniüerfalistformaliter, &.. effentialiter indidifie po(linc humana in-7 'diuidua dici vnus homo in coim-nuni , ve. aiebat Porph.totiescit. ratione támé-di- "uifionis numcralisetiám in ipfam nacará redundanus pofsunt quoque d'ei-nó'tan- etum plura indiuidua; fed étià plures hori Ws. Ex quo fequitur; vt docet Do&or hic fob I; & omnes E: áduert ác naturá diuinam;eftó de fa&o it tribas perfonis comungicata, díci noii poffe vniuer(alem y quia non eft cómunicata c maltiplicita- t€ nümerali, fed vna, & cadé numcto elt jhronmibus tribus (uppofidis diuinis; qua etiam ratione req; forma eadem name- ro, fi poncretur a Dco. pec teplicacio- nem ín pluribüs fubiectis "5 -acquirerec vüiuct(alitatem , quia in €js nog iiec cum la; muliplicatione rimerali, — " 57 Facilé etiam eft ex dictis (adisfaced rc que(tionibusà Porphiexcitatis de vnie uerfalibus in fuo procem: Si enim prios Qquaratur, an voiuerfalia fint in rebusve potius in intellc&tu .i an fint entia reas lia,vel rationis e Refp.fi macerialiterfus mantur.f. pro naturis , quz denominarur vniuer(ales.süt in rcbus, (cu entia realia, fi verà formaliter fumantur j süt entia rae tionis, & tanti obie&tiué in intelle&u . Adüertendü tamen eft vniucrfale etiá ma terialicer fümptii poffe interdü císe ens rationis, cüemim vna (ecüda intentio pof fit (aper aliam fundari ex di&isdifíp. 3 q.8ar.2. poterit vniuerfalitas ipía appli cari etiam entibus racionis, & ita euenit c&entia rationisad inftar realiü à fuisine ferioribus abftrahuntar , & iterü ad ip(a cóparantur, vnde vniucrfale dicimus c(se enus ad quinque vniuerf(ilia', vt infra. Sí €cüdo quaratur; an eniuerfalis fint cor, porea, vci-erorporea? Refp. formaliter Süpta'nec corporea efse,necincorporeaj cum ita nom fint nifi quadam (ccü is ine téciónes haic, vel ili natura: affixa: ; ma tetialiter veró ; quia tatio yniuet(ali limitatur ad naturas. corporeas , vel i cotporeas, cosíequenter & corporea, & incorporea eíse pofsüt ; & etim ab his abfirahentzà ^ quandoq, qtidemi per irie- diffcrenriaii; quàndoq; vcro'etid per ef fcritiá; quando natura, qua dénomtmatue vniuér/alis, ef córporea, tüc vniuerfale corporeü ctt ; vt homo refpectu Petri, & Pauli; quando eft. fpiritualis , tüc eft ine corporcü,vcangeliea'natura refpe&tu Git briclis;& Rajfhaelts;quando nec eft cora porea nec iricorpotca formaliter, fed Ve trümd; perari (Hrué; vt fubftantia, quz cft ápceXin primo predrteamento,tuünceft abe ft rahcus ab vttoq; per indifferétia, quia & hoc; & illud else poteft; efto: fit £formaliters. quando tanídetri bens denominata elt cüsrationis | gy nec cor^ porcuin, nec incorpoream efie r dix fiit differentia ens realis tune ni verülediciuir abítrabens ab vtroq; no pev indiffcrenciá, (ed pér elsenciam, quia Alla: acgationes ei conuemiünt c(sentiali &cc «$1 tandem quafarür y anvniucefatia 338 fint in fingularibus , vel potius ab eifdem feparata. Hefp. materialiter fumpta effe in fingularibus , formaliter veró accepta poffunt aliquo modo dici ab eis (cpara- ta quatenus vniuerfalitas eft ens rationis habens tantum cfíe obie&iuum in intel- le&u; adbuc tamen etiam in ifto ftatu di- «i potlunt cum fingularibus coiwn&a per intellectum ; quia conftituuntar' per cíIe jn illis 3&u, vcl aptitudine . $8 Eodemt modo alijs quibu(- dam quz(itis de vniuerfalibus potcft (a- tis &iz,vcl accidentia? Refp. formaliter fam- pa, nec effe fabftátias , nec accidentia. realia, dici tamen poffe accidentia ratio - wis , quatenus funt fecundz intentiones , quz funt relationes rationis ; materiali- t€r vcró accepta , & (übftantias cffe po(- fc, & accidentia , & ctiam ab his abítra- tia, intentio enim vhiucr(alis fandari poteft (uper naturas fübftantiales, & ac- «identales , & pud formalitatesctià ab bhisabfteahentes, Si quzcatur an tint tec 'ha,vcl cemporalia? Kefp.formaliter fum- ta non cfe aterna,tamdir enim funt,quà- intelleQtu fiant ; materialiter veró fumpta , quantum ad exiftentiam adhac terea non funt, quia cam hanc habeant án fiagalaribus ad corum corruptionem elcíinun:; dicuntar ergo terna quantam &dceTentiam ; tum quia non (uot in po- Aétia propinqua ad corruptionem, nifi fn: in cífc exiltentiz , vt Do&.docet 3. 1).22.q. vn. G. tum quia quantum ad efie potlioilc (emper talia fuerunt,& erunt,vt «locct 1.d.36.q.vn.& d. 43.tuimquiaqua- Num ad pradicata complexa, quz ab exi- flentia non pendent, femper talia fucco 3K crunt,quia etiam fi non exi(lerent fin- ria adhuc talia przdicata fibi debita » dcftra&is.n. omnibus indiuidais -bumanz | fpeciei , vcrum aihuc eífet di- «cre hominem effe animal rationale , vc slocet 1.d.3.q«4. I. & k. quia verbum eff Wn his propotitionibus non dicit exiften- extremorum, fed neceffariam cóne- xionem inter illa. Scd dices, i yniuet(alia queres funt , cecté alicubi permanere bat fi nulli effet fingulare, vbi ccá:? Befisen Do6.cir, nallibi actu erum, (cd -—. - ficri ; nam fi quaratur , an fint fübítà- — nerf; Difput. IP. De Viineifalibisin Commhni. obic&iué folum in intelle&u diuino 4&8 cognofcente cis effe debita huiufmodi . przdicata,& cü his coiungi debere, quà- do ad extra producantur in agulatiuus, Qv &STIO III Ter quam operationem intelleus fiat — vniuer(ale in aGiu . 9 : ftione có , quod tota anima(t:ca fit, (ed quia malcü cofert ad noritià Vni« alis Logici, eam difcuticmus non ez profeffo, (ed (olum quantum patitur Lo- en inftitutum. Pro intelligentia tituli b m eft ex 3.dc Anim, plicem in nobis conftituiintelle&umyvnum » alterum patlibilem, feu poffibilem ( fiue formaliter , fiue folum rationc diftindtos ) cumenim cognitio €x potentía , & obicQto generetur, vt fu- sé Do&or 1.d.3.9.7. & nequeat obic&ü materiale immediaré recipi in intelicctg pet fondi eniin niei fuit, vt in eo reciperetur per fni fpeciem,& fimilitadie nem intenti » vnde dicebat Arift, quód lapis nó eft in intelle&u , fed fpe« Ibenter abftiteremus ab hac qu£ , » cies lapidisque cft accidésquoddamges — rens vicem obic&i& illud reprzíentans. Verüm licét (pecies fenfibiles ab obic&tis externis totaliter imprimantur. in fenfis bus,tám exterioribus, quà ioterioribus quia & ipf funt adhuc materia cor porca, ideóque opus non fit aliquo séíu agens mui cum illis obie&is fpecies (cn- fibiles comproducat, tamen quia fpecies iftz non (unt intelle&ui proportionatz, : vtpoté n cít potentia »: fpirita » pU ac proinde non receptiuus fpecierá, ni der ondas 5 ideó vltra iütcl. &um paflibilemqui talis dicitur , qua- tenus cít (pecierum » fuit opus alià conítitaere iutelledtiuam facultat£, quz cx (pecicbus fentibilibus (piritualem, ac,vt vocant, intelligibilem fpeciem cli- ceret, & intclle&ui po(fibili imprimecet, àquo munere producendi fpecies intelle- us agens. eft appellatus , de quo fuse Do&or 1.d.5.4.6.& quol. 15.quia obie. €ta (cn(ibilia non poítunt feipfis produ- - eere fpeciem fpiritualem faluim totaliter. - 6o Ru T--- i DEL — 0 onus. LIT. Quo aC Vuiuerf. fiat... 76e Rurfus ex di&is difp.przced. q.4. ar. 2. & q.8.ar. 1 .recolédi süt varij aus, quos circa idem obie&um potcft habc- se intellc&tus polffibilis; poteft. n. in pci- . mis habere actam abfolutum, quo fupra 1€ abfeluté fertat non in ordine ad aliud ipfum con(iderando, qui etiam fubdiui- tür in rc&ü,& reflexü, vt ibi dictü cft ; poteft eam habere aGtum collatiuum , . que rem aliquam, non iníc, fed in ordi- fic ad aliam confiderat, qui rurfus fubdi- nidirur, nam alter terminatur ad res , vt - $nuicem comparatas in aliquo attribu- to eis coneeniente ex natura rei in foo Ordine y alter vcró terminatur ad res', vt inuicem comparatas in aliquo attribu- to rationis , & ruríus actus collatiuus tàm primi, quàm fecundi gcaeris duplex eft; fimplex, & compofitus; fimplex eft, quo concipitut vnum jn ordine ad aliud finc aliqua afficmationc ; & ideó pertinet ad primam operationem,poreít .n. & ip» fa implex-apprehenfio e(ie. comparati- uà, vt docct Scotz2.d.6.q. 1. ad 2. & bene declarat P.Caucl.q.8.de Anim.n.5.quo- modo rclacionem ipfam (emper appre- hédimus; cópotitus veró eft;quo intelle- &us ita vnà ad aliud cóparat ,vt per actua lem przdicationé vná dc alio affirmet , - 61 Qraftio ig tur fupponit ad intelle &ü dütaxat fpe&tare vniucr(alis cffcctio nem , fen(íus cnim , quia eft corpori aí(fi- XUS , nequit naturam attingere, nili fub conditionibus. indiuiduant tempo, ris.locis&c. vt dicum eft q. r.art. 2. n.a fol.ad 2. idcóque vmueríale cfficeve. nc- uit,quod abf rsh t omnino ab his cón- itionibus «. Ncc alias pofle cfficere fal- tim ta!c vniueríale, cempe fenfibile ; ab- endo quidditatem. rcrum | fen(ibi- Ye Quia & ipfa natura rerum fcn(ibi- iam 1i (ccondum (c confideretur , non amplius cit (entibilis , licec fit quidditas tci fenübilis , ratio cft , quia fenfibilitas nedum oritur ex tali qu:dditate;fed etiam € €o , quód fit immería ceteris condi- ! 1nd;uiduanibus, vt reété aduer- ut Faf.ualig.cir.difput. 19. fcc. 2. vbi de rc agit cx profc(To ; lupponit igirur quaílio (vt d.cebamus )(olum intellc&tü cdiccce vniueciale , & qu&iit » cuius in 389 telle&us (it hoc munus, num agcotis, vel. potius poffibilis , quàd fi ad po(libilem pertinere dicatur ,quzit vlterius ex aul tis a&ibus , qaibus (e poteft exercere cir- ca aliquod obiedtum quem adbibeat. ad vniuerfale conficiendum . STU | 6» Hinc variz sütexortz opiniones; , Quidam enim aflerant hoc effe munus. intclle&us agétis,quia putant ipfum cam. phantafinate,ncdum fpeciem intelligibi- lem fingulatis producere, verü etiamfpe cies magis , & minus vniuerfaliü inquis, . bus proinde narura rclucet denudata à, conditionibus indiuiduantibus,ita Auer. - 1.de Anim.com. 8. D. Thomas 1.p.q.8 f. act. r.Caict.ibidem,& de ente, & eflentia. cap.4.q.6.Sot.q. 2.vniuerf, Zumel.1.p.q.. 13.art.7. Mafius fec. 2. q. $. Flandria 3. Met.q.5.art.2.& alij Thomflz quápla rcs, & ex noflris Orbeilus initio przdica- bilium.Faber 4, Met.q. 9.c. 4. citans Do-. G&orem ry. d. 3. 3.6. Alij é contra vo-. lür,hoc effe munus intellectus podfibilisy fed adhuc inter (e difctepant. ; nam affe-. runt multi fieri ab intclle&u poffibili pet. a&um abíolutum,quo naturam parícinas do à fuis inferioribus concipit quoad fua: prz-dicata qu:dditatiua;quem proinde vo. cant a&tum abtira&tiuum, fcu pracifinüi intelle&us poffibilis , vade hzc fecunda. opinio parum differt a prima , quia vtrae. que confentit vniuer(ale- fier: per ab(lra-. &ioncm ab inferioribus , & folà di(cres» pant de potentia abítrahente , hac vulc. effc intelle&um agentem, illa poffibilé ; ita defendüt Au&ores cit.q. A jen qui. ftatuebant. formalitatem. vnluerfalis. in abíolui0,& Capreol. 1. d. 8. q, z« art. 3«. Haru.c.1. de fccund. iotent. Conimb. qe: 4. Vallius dc vniuerf.in communi q.4 C« 9. Pctron'us lib.4.q. 1.ar. 6. Serna difpe 1.fec.4.q. 7ar.6. & alij. Tertia fententia. docet vnimeilale f eri per a&tum. collatis, uim , quo natoia fata vna. per abítrae, &ionem , & policiue indifferens cogno», Ícitur pluribus inefle cum tali nitate. 2» vel f'altim fic apia ad inc(lendum, ita com. muniter Scouitiz cum Do&tore 5. Mer. 11.& Eib.7.q.13:56 i0 1.4. 3: q 74. 4 1. q 2. & ex prote(fo 2.d 1 vbi cius Expolitores pta ertim Lishet- S. rct, E E . Tromb.7. $98  Difpu.IV. De Voiuerfalibus ih Comi : do " s. vue, Er 7.Met. « Bargius t.d.3:9.6:$. Ex alio mem- MidQuuc: 3» Q.6.diff.3 . art. 2, 'Mcurifle ldc.cit. Merin.di(p.2.dc Vaiuerf. q.1.1t€ ex Thomiftis Complat.difp.3 ..6. Loan. de S. Tho.p;2.Log.q. 4.art.2.Sanch.q.58. Vniuerf.Soncin.9. Met. 27 .£auet S. Tho. opuí; 55. &1;p.q.28. art.1. q. 7. de pot. art. 1.4. Met.le&.4.& -Pecibet. le&.10. Jtem Kecentores ex Societate , Kuuius q.5-& 6. Vnerf. ies ^ Up 6.concl.6. qui alios citant. Mor f.diíp. 1. Log:q.8.& Blanc:(upracit. V erüm neq; adhuc Au&orcs cit. omninó intere co- ucniunt,gnificant .n. aliqui hunc adtüm «ollatiuum efle primi generis , alij infi- nuant eífe [ccüdi ors (nam te vera in. hoc puncto non fe fatis explicant). Rur- fus quà plurcs volunt hunc actü collaciuü effe fimplicé (pe&tantem ad primà opt: ratione, dli] inquiunt effe compoficü fpe- étátem diecindi, & ita defendunt qui- cunq; contendunt c(fentiá vniuetfalis có- fi (tére in aduali prezdicatione de multis. 63 Demam nonulli Moderniores vo- Jentes relatas fententias concordare , di- ftinguunt , aliud effe vaiucríale fieri ab intelle&u, & aliud cognofci , vt vniuer- fále ; fit .n. pet fimplicem ab(tra&ionem abíque aliqua comparatione , non tamen cognoíci poteft,vt vniucr(ale;nifi per co iti atiam, quia debet co gnoíci cum ordine ad inferiora Sed hzc. concordia parum valet,quia ens rationis, quale ett vniueríale , vt hic de co loqui- mur, non hábet, nifi effe obie&iuü in in- tclletu -non habet autem cale e(fc;ni(i ex vi alicuius cognitionis, crgo tunc fit vni. €, ratim:loquendo fieri: entis rationis El cortofcile intantum fiunt , inquan- tum cognofcuntur ,.vcdi&tum eft diíp. 5. Q4» att. 2, ergo prorfus incpta:elt hec concordia , ac proinde ipfa relicta . 64. Dicendum eft vniucrfale in actu nó fieti per a&tü intelle&us agentis, (ed poffibilis, non q uidemabfolauim , fcd iuum, non compofitüfed fimplice, & hunc non primi , (ed (ccundi gencris. Conclufío eft Scoti  & Scotiftarum loc, iter, Ant. And. j. M«t. 26. qaando coguofcitur. ;'tam quia. cit. qunad.ocs partes, /& quoad (ingufas probatut. Primó non fictipera&umius - tellc&us agentis (ed potfibiliset alia lo» «amittamus,docct Scot. (pc cit. 2. d. 3, Q1 fub H,ibi .n.ex profe(fo impugnar il. lud di dintellcétus agens faciat: vniuer(ale illis vcrbis ; ex boc apparet: improbatiosllius di£it quod intelletius. agens facit vnuerjalitatem in rebus per. boc , quod denudat ipfam quodquid eft inpbanta(mate exiftens, dc quo ftatim: infra concludit, quód in intelle&u agéte munquam «efl tale, cui potentiaproxima conuenit dici de quolibet,fed tantum e(l 4n potentia proxima, vt est inintelletiu pffibulg& probatur efficaciter quía opi mio aduería 4dcÓ flatuit vniuerfale fieri pet perirsarmyr Vua quatenus arbi. ratur ipfum ita dbflrahere fpecies intel- ligibiles ex phantafmate , vt naturam de. putet, non tanrum à materíálitate , (ed éc à i indiuiduantibus , ita g» in tury athocfundamentum eft fatis dubiüs quiavtdicemusinlib.de Anim.probabie —— lius cft fpeciem produ&am ab intelledta.— agente reprzíentace naturamadhuc.cum. conditionibus indiuiduantbus , quz im phantafmate-reluccbant ;.& intellectus offibilis fit ille qui cam vltcrius abftrae darácoditionibui illis,ita quod fpecies, & phanta(manondiflinguantur cx obic« &o repraríentato;fcd ex propria entitates quód phanta(ma fit ens corporalej& fpes .€ies intelligibilis (pirituale ,"vnde intantü intelle&us agens .dicatur abflrahere à «concrctionematceriz, inquantum produ« cit fpecies (pirituales ; hzc enim ett ma^ gis recepta dcétrina dc intellectu agéte, quam docuit Scot.4.d.4$.q.3. Ttotibgs . Mct.q.7.& 8.Bargius cit. & alij Scotiftar,, qui paffim «cum 1pfo dicunt intellectum. agentem vtique transferre obiecta dc or« dine in ordinem, .i. cx otdine materialiü .ad ordinem 1mmaterialium ,non tamcm ex ordine fingularium ad ordinem vni« ueríalium ; & idem cum Scoto docét alij cómuniter-A mic.cit.art. 3. l'a(qual.(cc.3« Auería q.8.Blanc.cit. cum coeteris. Ac« cedit,vt aduertunt omnes hi Auctores, gr ctiam dato iniclle&tum agentem * ab- : fira- iefolanaturacomunisreprefentee ——— bá ey Dii sd "étz8 fftahete fpeciem, vt etiam depuret natu- támà condicionibus indiuiduaritibus, ad- hac tamen non dicetur efficere vniaerfalc 4n a&u,quia tora eius efficicatiatermina- 'tur ad illam fpecieni;qua eft quid fingu- lace; poterit igitar ad fummum dici intel esiceduul paio ue tntádo quaténus i yqua ex byiotlicf eft reprafentatiug vniuer- falis , aut vniuer(ale in libitu ; quatenus at medium y quo vniuer ale in a- apo. poffibilí j dum illi ger fpeciemi obijcitur ; vt docet Sin hun fenis iren $ o: füám , & Caict, cit; pro prima opinion coniu doaside S. Thom, &dlij Re tiores Thiomi(ia. 6$ Secundo quód nó fiat per a&ü ab- - fofutum , & przcifuum intelle&us pot fibilis(ed collatiuum , eft Scot. cic dum ait vaiser[ale in au e(fe illud ; quod liabet vuitateni indi, d y fecimdum iffuni idem ef in potentía proxi- 3t dicatur de quolibet fuppofito y fectitidim mentem DoGoris «inc fit nattita a&tu. vniuerfalis , quadido iam faGa vrià ,& indifferens pofitiué per ab- flra&ionent poftea comparatur ad infe- tiora in ratione participabilis fimul ab omnibus , & de omnibus pradicabilis q» adeo clarum eft , vt nefciamus quo verbo Dod&oris ibidem motus dixerít Pafqual. eit. ipfom inibi fencire , qy vriiuctfale frat pet cognitionem pure abítraGtiud ; plané Pr ot ibi vult vniuetfale ia acu. effe s&dicabile de rnultis ; & nà poterit hoc i pet itioné pure abftractiuá, j: natara fic abftra&a qon eft de alio predi. cabitis,nó. ni. dicimus Petras efl bumani- tat. et igitur , ve natura per a&tü ab- folutà abítra&ta ab indiuiduatione , quz ipfam ad vnum deut inabat, fiat cócre- ta pet tefpectü ad ififctiorasquod fier; ne (ine (upetueniéti a&u collatiuo.Ne- ue dicas pofita tali abftractione racurze jm in €a refultate re(pc&um ad inferio ta je interuentu noui a&us, qui col- latinus dicatur : Hoc enim proríus vo- Juntari diceretur j tum quià ex Vi a&tus abftta&iui potius tollitur à naura qui- libet refpe&tus ad inferiora ; quàm po- 0 Sesduafl IT. Quo aGbw fier Vuiuefale?— sor natut ; tum quia relatio rationis, & fe cunda interitio ; qualis eft vniuerfalitas y non làbet effe per refültantiagex vi po- fitionis extremorum y fed ex vi cognitio- nis, & negotiationis intelle&us ex. dictis difp.3.q.4.ar.2. Ratio antem à priori hu- ius atlerti eft; ; quia vniuerfale definitur vbum in multis,ergo nequit natura. hanc vniuerfalitatem recipere , nifi conicípia- tur in ordine ad multa y fed hoc fieri ne- quit pet abftra&ionem y quando .m. ime telle&as naturam abftrahit , potius illam fegregat ab inferioribus, $ àm concipiat illis comimüriem , crgo id fit per compa- rationem j prob. min, aliud .ni. eft conci perealiquid in alio , aliud veró concipe- xe aliquid fine illo , vel non cum illo, per abfira&tiotem intellectus concipit na- tüirarh don coricepto aliquo inferiori, et» £0 per abítra&ionemi nequit natura vni- uer(alisfieri , & hac ratio vrget tàmi de abftra&ione facta ab intellectu poffibi- lijquàmi ab agerite - 66 Tertiosquod fiat per a&i collati- ad ficiplicei», nó compofita, fequitur ex extent Dod adum prd gp €x fent. .à i fiere nát pr i iaiplceft veluti exercitium pradicabilicatis , &c vt aiürit Complut, potius faci przdicatumy quá ptzdicabile ; pradicabile verb ponit voinerfale tám a&tu conttitutütri s üid efteus ) send , €rgo a&ualis pr&- duo; quz fit per comparationem com- ofitam ; fupponit iampridem vniuerfa- ^ formale conftitutum .. Accedit, quod eft5 per a&ualem przdicationem com- furgat aliqua relatio rátionis, heec tamen ad vniner(alitacer (ufficienis rion eft, quia vniuerfalitas refert naturatm ad multa» ficceffarió,alioquin vniuerfalitas non ef- fct , ar przdicatio actualisex di&tis ibz art, 4. indifferenter refert niuerfale adi vnum , & ad plura , loquendo praferti dc pr dicatione exercita , ergo non et fufficiens ad conftitiéndum vniuerfale imb ait Do&ter q. 16. vniuetf: per Bag przdicationed actualem pótius extta- beari à nanura relationem vriuerfalis quàin conftitui ; ob rationeti allácam' . Quarto tandem , quód vaidérfale fag per 392 gera&um collatiuum fecundi i$ , fion primi , conftatex ditis difp. 3. q. 8. art. 1. vbi diximus fecundas intentiones , dc quar namcro cft vniuerfale logicii , , per talem actum collatiaum ficri; Er fi- . cutibi diximus fecundam intentionem actum collatiuum accipere tantum effe materiale , & dereli&um ex illo co- dem a&u in obicéto comparato, eífe au - tem rationis formale , & actuale recipe- re per alium actum reflexum , quo illa.» extrinfeca denominatio comparati con- - €ipitur in obic&to comparato modü i relationis ad aliad obietü , cui comparatur 5 fic in propofito cü dicimus . vniuerfale accipere effc per a&tü collati. uiid cft intelligendü de e(fe materiali, ac . dereli&to rationis , quia efle formale non i niti cü intellc&tus reflc&és fe (u- 4ptà naturà comparatá in attributo ratio- nis ad inferiora;cócipit talé comparatio- nem in natura ad modum cuiufdam vera relationis ad inferiora terminatam. 4, $7 Inoppofitü obijcitur r. vniuerfale kids fieri ab iptelle&u agente ; tài quia ; Vt ait Faber cit.eft expre(là Scoti fenten- 1a 1.d. 3.9.6.6. Contra ifl am opinionem, vbi ver(ZNpba arguitur bic habet Do&or, quód in fpecie rclucet actu vniuerfale, & 7-Met.q.16: manifcfté declinat 3d hanc partem 5 Tum quia id (uadet ratio, nam wn;ucríale e(t obie&umincelledus. poffi- 'bilis,fed talc obie&um praeparatur ci ab Antelleu agente,dum LI ab(trahit à phantafmatibus , & pre cedit quécunque a&üintelle&us potTibil:s,ergo &c.Refj. textum à Fabro citatum fignari pro ex- Aray& quando etiam conccderemus intel. Ae&tü agentem tales ab(trabere [pccies , mon fequitur ip(um ob. id proprié facete vyniuerfale, (cd g» former fpeciem,qua me- diante poffibilis inteilc&tus naturam in- telligens Gne indiuiduatione formet vni- uerfale , vtíupra dedu&tuin e(t,& in hoc fenlu dici poteft in. fpecie relucere. ada vniuer(ale,quatenus nimirüm in ipfa obie um cít actu infpe&um ab. intellectu Eae mel egiosin prt ird ni(i ddy: I itu. Ad locum ex Met. ait bands rius ngularibas , quia fit per abitractió- Difyut. YV.. De Vniuerfalibus in Commumi . nem(ed in 2.d.5.q. 1. faam docuit 4. dez inde , quod in Mct. loquitur fecundü te- nentes;quód intellectus agens cauíct co- itionem,quod cómaniter infua Scho- a non tenetur, & in 2. loquitur fecüdum aliam viam probabiliorem ; demü ait 9» in Mct.loquitur de vniuet(ali habituali , quod cft (pecics intelligibilis , & in 2. de vniuerfali a&uali. Ad tatione ià diximus q-1. art. z.in fol.ad 1.vniuerfale fandanie taliter tantum efle obie&um intelle&us Ji.naturam,vt à fingularitate. prafcindit. , vel precifione negatiua , quomodo prz-- fcindit à parte rei , quatenus formalitas naturz non eft formalitas hzcceitatis , yel przcifjone pofitiua , quomodo prz - fcindit cam per intelle&um (ingularitate denudatur ;» qua etiá re(pontione vtantur .Complut. hoc tamen non c ft intelligen- . dum cum przcifione., qua(i intellectus nequeat cognofcere etiam fingulare,vt in lib.de Anim. dicimus ay 68 Sccundo , quàd vniuecfale fiat . actum abftractiuum intellectus poffibi- lis,nó comparatiuum;quia yniueríale de- bct effe vnum;fed tale non ctt;cum conci pitur in mulcis,quia fic e(t multiplicatum, & diuifumyfed us quando abítrahitur abillisergo fit peractu abí(ltracciuum; nO ^ comparatiuum « Tum 2.quia nili natura non pra (cindcretur à differentijs, oüuá ,€am vnitatem , & indiffecentiam acquire- reret; quz ad vniuer(ale defidcratur;ergo actus abítractionis eft necc(farius ad vni uerfaliratem. Tum 3;vniueríale ett vnum aptum in multis, at natura habet vtrüque ex vi lolias abftractionis ; habet vnitaté , vt pater, habet etiam aputudinem finc in- teruentu alterius actus ; quia banc habe- bat à partc rei,fed remotam , & impcdi- tam à diffcrenua indiuiduali, tale autem impedimentü olg per folam abttra- cuoncm,& aptiuflé , quz erat remota , fitrproxima. Tum 4 natura fit fingularis ex vi diffcrentiz contrabentis , ergo fict vniuerfalis ex vi actus praticindentis il- lam à tali differentia. Tum 5. & 1. Poft, «& 1. de Anim. vniuerile dicuur, pofte- '€it.primó,quod Do&orin Mcr. cómu-  ncmab cis,yt omncs exponunt. hem yine temporis fecutus eft opinio- T 69 Rclp.non folá debere effc n , v JOE o —D nmn amDet M? j: 0 Quafi. LIT. uo ali fiat Vniuerf. fed vnumin multis ; quod non habet ni tura ,cum pracise intelligitur à fingulari busabhiradia » quomodo aucem talis vni- tas vniueríalis coafi (tat , nedum cü apti. «udine ad effendum in mulis , verum etia cum ipfo a&u , fatis explicatü eft q.pra- ced.art. 3. przfertim in (ol.ad 2, Ad a. vc. ram e(t a&am abftra&ionis nature à fta- tu exiftentiz , & contra&ionis realis nc- - ceffarium effe, vt przuiam difpofitionem ad vniuerfalitatem inducendam, vt nimi- rüm natura , qua à parte rci erat vna om- nium per folam indifferentiam, pott ab- fira&ioner fa&am concipi poffit in om- nibus vna per incxiflétiam a&u, vcl apti- tudinc faltim, per qué actü proprié natu- ra fitvniuerfalis,vnitas .D, natucz, vt eft vniucr(alis ,non eft vnitas abfoluta , fed relatiua;, non ergo negamus abflra&ioné fuo modo concurrere ad vniuer(ale , (cd dicimus pet ipíam non compleri , fed Lus percomparationem. Ad 3.aiantc Re- centiorces nacurà à differentia ab(ira&tam non effe comunem ; & aptam ad efTendü in multis pofitiué, fed tantum negatiue , quatenus non eft ME tate; atque ideó non císe vniuer| quia ad hoc requiritat communitas pofitiua . Nos concedere debemus etiam pofitiué e(íc cómunem , hanc enim aptitudiné ad- fcribimus naturz ctià in ftatu realis exi- ftentiz licet remotam, & impeditá à dif. ferentia indiuiduali ;jadhuc tamé au vni- ueríalis dicenda non eft,quia nondü con- cipitur apta ad effcndü in pluribus fimul, fcd «in ditiun&tim, concipitur aüt fic apta p«r nouam rclationé rationis , (quia talis aputudo ncquit cffe realis ) & tunc dici potcft vniucrialis inactu, vnde ad vní- uerfalitacem rcquiritur, vcl quod fit a&u in oultis , vel faltim apta ad effendum in illis cóuun&tim,quz aptitudo nó habetur ex vi. folius abftractionis ; fed noui actus i cmd Íuperuenients , per qp patet | Poncium;qui ob predictam rationem 4ifp.5. Log.n.74. probabile iudicat natu- Tam fieri potie Logicé vmuerfalé per fo- lam e:us abftr;étionem à differentia in- diuiduali , qua co 1o ccníctur in poten- tia proxi ma v poffit przdicari dc pluri- bus; €^ intali (tatu fit, libera ab iopeii- &^Sica. 393 mento fingularitati$ .. Ad 4. patet ex di« &is q. preced.art. 1. in folut.ad t. uomo - do natura ex vi przci(ionis à differenria con:rahente nó fit vniuerfalis, niti funda- meataliter, quad non tranfccndit limites vniucrfalis metaphyfici. Ad . patet ex di&is abttractionem cócurrere ad cófti- tucionem vniuer(lis , vt excludit concre« tionem rcalem naturz cum fingularibuss quia talis conctetio , & cótraétio vtique tollit vnitatem naturz, qualis exigitur ad vniuerfalitatem , non aut concrctionemy fa&am per intelle&um , & fic loquantur Expofitores ;jn eum locum Arift. dum aiupt vniucrfale ficri per abftractionems alia argumenta ad hoc facientia vide qe praced. art-i, cum folutionibus . 7o Tertio tandé, gj nonfiat peractü collatiuti fimplice, fed cópofi tum ; Pro» batur, quia nequit intelle&us comparare natuià ad indiuidua nifi cognofcat in eis. efíc, & eis couenirc, fed nó cognofcit cis: cóuenire;nifi quatenus ficatur de illis y ergo fit vniuerfalis p cóparatione copoli- t,nó aüt fimplicé,cü hzcpó detur, quia nullaróne ficri poteft naturá concipi vt conuenientem multis , quin cam de illis multis i éd, Sc rMtin alberi coue-. nire ;nifi per affirmationem. Confirm, quia ifte a&us comparatiuus, vel attingi naturam effe in multis a&u , vel apti ne tánt i, nen fecundá, quia ralis aptitudo ponitur in natura per folü actumabftra- Gionisque virtualiter eft cóparatio, hoc ipfo , quód naturá relinquit aptam ad fua inferiora,ergo primü,fed non intelligitur natura au in multis , nifi per a&ualem pradicationem de illis, ergo &c. Tandé per honc actum collatiuum natura c ratur ad fingulatia,vt fuperius ad inferioe rà fed inferiora conftituumur talia actualem inclufionem fuperioris , quae fit pradicando hoc de illis , ergo &c. : 71 Refp. comparationem fimplicem fpe&antem ad primam Ros ccel d in&am à compofita ,qua fpe&tat ad fe- cundam , plané negari non poffe , vt dixe muscx Scot,2.d.6.q.1.ad 1.cuíus doctri- nam reci piunt omnes ([ppracic.Au&tores, tum quia fimplex apprebenfio non(olum shiesinoi dedi opo dais 394 vt patet, comi 'intellc&us ad ptolationem* icuius propoGitionis dubia concipit v- tique predicatum in'ordine ad fübie&tü, fcd non progteditür vlterius, quia dubius eft, an debeat affirmare , vel negare , & hec vocatur compatatio fimplex, vel co- gnitio vnius in Ordine ad aliud abfque af- f&irmatione ,' vel negatione 5 tum etiam quiain feníi ion eft operatio enunciati- ua, & taineri oculus cernit per fimplicé ibcuitam albedinemiin paricte,z ftimati- u4 ouis cognofcit inimicitiam in lapo, & fen(us communis difcernit inter obiecta: fen(uum excernorum ; at'hec nor pof- fnnt cognofci fine aliqua faltim virtuali- 'comparatione,tam demum;quia intelle- &us attiagit fimilitudinem duorum al- borum per finiplicem: intaitamr extre morum relatorum abfque aliqua affirma- tionc, ergo: fimplex apprchen(io compa- ratiuanegar; nequit? An vero in hàc tfim- plici comparatione: plurium adinuicem: artipgatu? cohucnientia y vel di(conue- nientia coruin:ad' inuicem , quidami ne-; gant , vnde in propofito cam'intelle&us: efficit vniucriale comipatando naturam ad inferiora, concedunt intellectum nom aninpere conueniétiam- fuperioris ad in- fetiora,, putant .p. id fieri non polic (ine ... €omparatione compofita, ac enunciatio« * ni , Sed adhuc dicendum ett in (implici »paratiene plurium ctiamconuenien- tiam;vel diconuenientiam corum attingi offe , nam in excaplis allatis ouis attin - 'onüenientiam cam lupo , & intel-  conluenientiam ioter duo alba per aplicem intuitum; igitur ad argumen- Aum rieg. min. potet.n. natuta abftra&a .&9ncipi pluribusconuenire coniancti my & aptitudinaliter , & a&ualitet 9 & vtra- is tenetemus: vniueríale con- itui per folam conuemientiam aptitudi- xalem, fané argümentüm nollam vim ha beret ; conftat .m. dari talem conucnien- uam faperioris com inferioribus ab(que iali praedicatione - | .. 21 Ad 2. dicimus pera&tü compara- eos fufficit ad vaiuer(ale ; & .cummultis Viam fimplicem vtroque modo factum gefaliae voiucr(ales& Éil(um cff,cum at- Uungitug natura aétu ib gnultis » id ncccí, a 4.! - "Difp. I. De' Pniuerfalibus in Communi . fari ficri debere per a&aalem praicaz: tioné, vt uet ex modó didis, (i cut etiam: fal(um eft , vt atringatar aptà c(lein mul- tis (imul, & coniun&im , (qualis cft apti- tudo ad vnidéríale requifita): fufficere folum a&um abftra&ionis ,' quia licét ex tali actu aptitudo remota , quam à partc rei habebat naturáad multas difiu im; fiat proxima ex remotionc hzcccitatis facta per abftrationem , & in: hoc fen« fa aptitudo proxíma ad multa ditiu&ctim dici poffit refultare in natura. ex vi lolius abitractionis, taméaptitudo proxima ad multa coniunctim non hibetur , nifi per faperüenientem: a&lum comparatiaum y vt in| rc info ad 3: dicebamus; ncc abítractio dici poteft virtualiscom- atio natut ad niültà hoc fecundo mo* o, nempe ad aiultà coniunGiim , quia a €ay quz per cogáitionem habent effe , nà (ufBicit vittualiter cogno(ci , vt a&u di- cantur hàberc effe , (ed foluin habebunt: effc virmalitery & iri potentia . Ad 5. pa« tet ex dictisart.3.q. praced. in fol.ad 1. ad formalitatemr inferioris non.neceffa-: rió requiri: a&taalem' inclufionem (upe- rioris, vel fufficece aptitudirialé ; & quà, do'etíam actualis nece (Taria foret , falsi . cft hanc fieri per: a&um ptz dicandi (ufa ficefet v p ins ^ ui 74 Ex didiiscollipi poteft;quomodo! fiat natura viiuerfalis: formaliter , primó: -n. apprcliendit intellectus tingularia , ac realem eorum conueniétiam ;; deíndé ab- ftrahit natutam illam jqua erat ratio:con- uenientiat inter illa, abfiractio ; licét in huncmodum: regülariter fiat ,' ab(olus tà tamcn fierictia poteftab vno folo fia- gulari , confiderando nempé naturam abfq; expre(fa conlideratione tatis indi- uidui , vt diximus arr. 1. q-przced. in fol ad 1.ad vlt. cóf« Tertio coparat naturam. fic przciam ad indiuidua inaliquo attri- buto rcali, quatenus illam; nouit 2quali- ter. párticipabilé ab-omnibus difiun&im talis.m. aptitudo: in natura ad eífendum in multis difiundbim realisct , quia erac ctíam in natura artc przcilionem y licet: non proxima, & expedita ob impedi, tum diffcrentig indiuidualis , & talis cit aétus colliuus primu gencris« Qoa: vlte- ^ 04 ) u————t o Quafi. IV. ue Natura fondem Voinerf. *, L 4 * - * reris pop litat eam comparádo in- diuiduis,velüx omnibus communicabilem coniun&tim, & fic; conftituit vn uerfa- le formale jn actu primo , & hic cft a&us ,€ollatiuds fecimdi generis; quia talis apti- tudo proxima ad eflendü in multis con- | iob&imnon eft realis,(ed rationis. Quin. 1ó rurfüscomparat nauiramad indiuidua . comparatione fimplici concipiendo illa , vt vnam formáliteria omnibus per inexi- ficntiam,& tolü numerice diuifam,& tjc .€ottituitor vniaerfale foripale in a&u fe. ;cüido,& hic etjà a&us cít cóllatiuus fecü , di generis,quia talis a&us ine(fendi natu- rz-in omnibus pet. inexiftent/am non cft à parte rei , (cd omnino petintelle&tum , "Sextotandem, quia in tah flatu eft.pro- ximé przdicabilis de. omnibus , quibus ineffe cócipitur y exercet ralem vnjuetía- litatem cóparationc cópotita , dum illam : »yüam naturam méte concept enüciat de "fingulis przdicatione dicéteshoc ctt hoc. QVASTIO IV. Quibus Netiis pe[fit applicari intentio - Fniuer[aliratis,. : ; D refolationé haius fiti duo " A. dubia funt hic duicorienda. Pri- mum ett, an vaiuct(alitas conucnice pof- fit nature ompinó immu'tiplicabili à par- te cei , hcuc Thomiflzs quamplures po- nunt ele naturas Angclicas, quas iudicát immultiplicabiles -£ccundü numcrü..Ca- ict. V p«q.15.att. 9. decote; & eff'eotia c. 4:0. in Log.c.de fpecieyvt adhuc tlá- te bac opinione. defcnderec fubftantias angelcas varias (pccies cóttiruerey ait ad fundandum vniucr(ale log'cum ;pon etic neceífatium , quod.natura poffit multi. plicari naturaliter , vel fapernaturaliter, fed (ufficete , quód obijciatur intellectui non patricularizata quia tunc;haber non repugnantiam ad efíendum. io, multis,un dé poflca concludit, opus non offe, quod commünicabihtas , pct quam qonftitui. ruc yniuetíale , habeat. fundamentum ex ace Midi; fed. fufficit; quod'habeat cx parce noflri, quatenus inceile us s.de- nudando fiatucá ab idiuiduatione, illam cohicipiteü quadaaycoicabilitate; & hoc uod TT 95; 39$ modo defendicnaturá caiufq; Ancli,ct à parte rei numeraliter jmmultiplicabilc, fieri poffe vniuer(alem , fi cocipzacur fing indiuiduauone; cui opinioni adherent €t illi Thomiftz , qui conccdunt Angelos poíle de potentia Dei abífoluta 4n.cidem pecie multiplicati , quia d:cunt fa&a etià ;fuppofitione , quod nequeant multiplis cari,pofíc adhuc nauiram Angelicam fie- ri vmuerfalem inodo cxplicato à (Caict, Comunis fententia oppolitum docet, fed aoneademyvia , nonnulii (ignificant naturam, vt lit idoneum fundamcntiui vni uerfalitaus logicasc(fc debere actu mul? , tiplicatam, quodípecialiteraffirmantdegencrere(pe&tu (pecierü,vt difp. (ea. vi debimus;al;j fateotur quide actuale mul» tiplicationem neceffariam non effe, cone - Atendunt.tamen deberecffe phyficé muli, . j pisc 4. per potentiam naturalem, ira auc(ius diíp.2. Mct.c.2 9. & Zimar. ia - .anbotatiopibus cótra Iands 5. Met.q. 12. 2e proindé negant incotruptibilia poffe eti vniuer(alia, quia.non po(funt multis plicari potentia. phyfica. Alij demum do». «€t (afficere, quod fit muluplicabilis pet potétiam faltim (apernaturalci», itaquod illi naturg mulaplicabilitas non.repus gnet , qua ratione dicunt naturam Soli .yniuerlalem fieri poffe etiamli non-exi4 ftantyneqj finc furi plozes Sales, ad hoc n.(athcir d oc meré poffibiles,ità The miit.1.Polt,c.12. Philop.ibidé com.22. & 23. Simplic.t.Ceelicom.92- Algazelin. Log.o3.Auicen. 5. Mer-cap.2-X in Log, «cap de fpecie Alenfísz, Met.43. D. Tho. I:b.1.de Intérpr.léc. 104X opuíc. só-podi meditim Scotus in 2.d. 3.9/7 .& q.4 8.y2 muerí.Aat.And.cap.de genere & [cquüe tur Recentiores paífim Moln:t.p.)-50« att44; Vafq. p. 1. dilp. 1$1;cap.3. Suarez difp. $: Mct.(edt.a. n-28. A mic.tradt4qe 2-dub.$. Pf jualig.in Meedifp.1 2« tovs Blanc. diíg.i. fedt. i1, &alij.. -— 5 «75 Dicendüigitur eft cum hac pi lensentia ad fundandam irn logicam, noa quidem. » quod . tura fit;a&k plurifi ^. "v 1 acc tiebibkn TI NOME cit. 9€  Difp.II. De Poisefalibit in Commipi faliim, itaqnod nulla natura à patte rei implurificabilis poteft efe vniuer(a vni- ucrfalitate habente fundamentum in re, ualis cft logica vniuerfalitas. Conclu- do ttes habet partes , & quoad omnes probatur,& quidem non císe ncceffariam actualcm multiplicationem , omncs. feré fatentur, & cx co patet, quia alioquin na- tura Solis, Luna, Fenicis &c. non poffet concipi, vt voiuet(alis , quod eft £ilium , nam vno tátum exiftéc indiuiduo adhuc patura potcft concipi , vt indifferens ad plura; imó abfoluté loquendo neq; vnius indiuidui neceffaria eft exitlencia , vt na- ra vniueríalis dicatur, nam nullo homi- exillente;adhuc natura humana poilcc ab Anzelo , vt vniuet(alis concipi , & ra- tio cfl,quia quatuor falom vn:ucctaulia, vc videbimos, non indigent extenta (ubie &i ad hoc, vt przdicentur . 76 Scd neque necellarium eft , vt fic plurificabilisper potentiam pli ficam, & naturalem; tum quia eodem modo fc ha- bet natura quoad vniacrfiitacé5 (i malti. plicetur in pluribus per vaam potentiam v.g.natucalem , ac i1. per aliam .f; fupcr- naturalem, vt fus Paíqual. loc, cit. fec. 3. tum quia adhuc etiam natura Solis, & Lanz non poffet concipi , vt vniucc(alis, uia ab agente naturali plurcs Solcs , & nz produci nequeunt , vnde halluci- nantur valde Pand. & Zwar, dum hac gatione dixerunt incortuprib lia nó potie fcri vniuct(alia,nam 1. Poft. 11.ait Ar ft, 'ertorem eflc circa d tation vni- uer(alis, quando pa(lio alicuius fpccici , cuius cft «num tantum fingulare , de illo folo demon(tratur , & ouncs cyponunt dec Sole,& Luna, Tum qua a(fignari de- bet fundamentum adzquatum omnibus paturis,quz vniuer(ales &icri potluntbaec autem e tle nequit plurificabilitas phyfica, Quia ab agente naturali nec Solynec Luna multiplicari poffunt,ergo tale fandamen. tum pocius crit potencia logica , feu non gcpugaantia, vt à parterei multiplicéur, & hinc coll:gi potcft ratio à priori iftius afler:i; fimpicx non repugnantia cx natu- «a rciorta ad plurificari s fundimétum vniucr(alitatis , quia co ipío pót coacipi &ac cócdidionet in pluribus exifié vel exifterc potens, (ed huic nó tig,vel apritadini nó ett opus,qp cocrefpó dcat poiétia phy(ica,fcd fufBcityuod (al. tin à Dco poffit ad actum reduci , ecgs &c. hoc innuit Do&or q. 18. vnuerf. in corpore;cü ait ad naturam gencricam (u£ ficcte aptitudinem ad plurificari effencia- licet,cftà non habeat potentiam quia hec dicit ordinam ad a&tü ex viribus naturse, 77 Hinc probatur vltima pars conrra Caiet.X ctt ratio dcdudta ex Scoc. cit. 2. d.3.q 7-(ub A nà repugnantia ad plurift» cari, X cóicarictt fundan;eniü vniucrfae Iitacis , fed nacura de (e immu'tiplicabilis talé non repugnantia , vcl apc cudiné ha- bere nequitucc écab intellectu, vc exclut ditur rcípóito Ca-ei,crgo,c.Prob.min. quia (à patte rei cópctit natura calis re- pugnáua,vt tit n pluribus.certé cx fola cor gnicic ne tore lectus nó pt colli cal 5 repa gná.ia, & wibut apciiudo, aliocuin & m- diwduo X naturz áioinaz golfcc a,plicari ratio vn ucrfalis,vt ait Do&t.cii.vedecó- cludit hu:utmodi cóceptionzan ctfe 1m pli catoriam, qu. ra.16 inrcll gédi p. pognat oino fuo ob:ccko ncelle&o. Cor fic. uia vn ucríale debet císc «nd in malus , crgo fi dater natu;a, cuius va cà: m ond. uiduü fic potlbile, plicat polle cociiv,vt vni- ucr(ai.s, juia plicat polfe «Oc pi.vi vna ipizulus, Qaod adbuc mig s decliracur, quia vcl illa naturayvt 06; cocpicur cü re« Pugpária ad ctle in plur bus , vcl (rne tali rcpusvátia , (ed potios cü aptitudinc, fcd vi ü que implican prin ü quidé, quia tunc có-iperctur vniucríalias (imul cü repue grátia ad e(Ic i pluribus, alicrü vcró,quia tüc natura infe icpugnàs ad plaraligatem €«ociperetur n repugnans, & apta ad talé aralitaté,q prorfus unplicat,quia intel- e&us nequit tribuere ret,gy eis cilen a dirc&é re;ugnannon .n. poceft cócipcre boaué vüdibilem, quia hoc attr.bucura- tionilitati rc, fi homini tribucict Meere ning aplius hounoé,ícd as nüconciperet ; cd. crgo natura Gabrielis fit c(lentialiver fingularis, sin Thomitlas, fa intellc&tas. ctibuu. ci vn;uer(alitarem, Porpeequg , non amplius 3 rà » (cd aliud quidpiam có- cipere; & hi cauoncs (ant itd cóu:ncen- AC$, Quaft. LP; Quenatire fun dem Vniunf. — 397 ter, ve nüllus quem viderimus: 5vel pau- ei(fimi , extta familiam Dominicanam banc fententiam fuftineant ;i& qui. funt ex familia S. Thome non cadem via gra- diuntur, vt oftegdant non repugnantiam. "fPertar. 4. contra gentesc 3 $ ait natu- ram angelicam poll é (ine contradictione concipi,vt vniucrfalem , quia licét illi. re- eflc ia pluribus ,' vt ralis fpecics! efl,nó tfi ci repuguat , vt fpccieseft alio2 uin re t omni fpeciery& natura. ki cula plané folutio,vt ait Didac diíp, n cadem ratione homo dic! pof- et irrationalis,quia licét hoc repugnetil- lisinquaut& tale animal, non tamen ci re. at , inquantum aniinal abfolute. 78 veo ue eg q.4 inquiunt ex noitro intclligendi modo procedere , cy natara angelica poffit fine contradictio- ne concipi , vt vniucríalis cognoícimus enim pro flatu ifto angclicas naturas pcr [pecies corporum,qua non sür.actu intel- ligibilia; qaoufq; intelle&tusagens denu- det phantafinata à conditionibus .indiui- : duantibus,ex quo fit angelicas naturas nó: intelligi à nobis , ( à quod in (c funt intelligibiles, & sr principia indiuidua. lia carum , (ed ss noftri intelligendi mo- - dum, qui eft cognofcere naturam fpecifi-. cam prxcifam à condicionibus. indiui«: duantibus; quód fi cognofceremus ange- licam naturi, vt infe eft, concedunt non potíe tüc füícipere rationem vniucrfalis; & in hoc feaíu intelligunt diftin&ionem illam Caiet. quód duplex ett vniuer(ale, aliud ex parte intelle&us tantum , aliud eft ex parte rei, & incclie&us imul;& in- quit naturam iaplurificabilem feri vni- uerfalem ex parte intellectus rárum,dum concipitur. fine. indiuiduatione , Scd hac refpontio patfim reijcitur ab omnibas euidenter. tà uia licet intelle- &us na:uras angelicas inceilligat per fimi- litudincimn ad corporalta;adhuc tamen in- telligit sm praedicaca , qua eis non repa- gnaü; cum «uia aLo-jui non vere, fed fal- yas inteiligereius , ino ncc illa , (ed alia,quedam à noots conficta cognolce- remus; tà quiaeadem ratione. natura di- uina potiec my vt vniuerfalis, quia & ipfa pro ftatu i(to intelligitur per fpecies Logica córpori ; Nee (üfficirad hoc edita&dum afferre. difcrimen quód natura angelica - coponatur cx zenere, & differentia , non fic diuina . Q)ia vmuertalitas, przdi- cabil tas nor ocitur ex buiufmodi copo fitione, fed ex ordne ad plura inferiora ; nam fpecies fübalterna ; ctiam(i cóponas tür ex gencre,& diffcrentiaynon tameng vt fic;eft vmucrfalis , quia vt fic non cor paratur ad inferiora vnde fola cópofitio ex generc, & diffcrentia efficit quidem fpeciem fabijcibilem , non tanitn predie Cabilem. Tum tandem quia ex d ex noftro concipiendi modo apprehene - datur,vc quid commune; & ab indiuiduas ione abftra&um,non fequitur effe veré& proprie vhiueríalem , feda concipis ac (i effet varuerfalis ; quz duo valde» — differunt , vt bene notat Arriag. difp. 7. — . tiim.4 f: Si dicas vniuerfalefieri per ine — telle&um,& ideó (i natara angelica cone cipitur ad modum vniüerfalis , veré , & proprie vniuerfalis erit « Conirà , falfum et vniuerfale ficri adzqüaté perintelle- &um , quia —— in natura vniuerfas lizata multiplibilira rem parte rei , vclut fundamentum. 39 Refpondent alij, quod licét inan. s non fit aliud, à quo fumatar fpecies, & aliud à quo fumatur indiuiduatio, quia per eandem entitatem fimplicem babet - EH angelus etlc fpecificü & indiuiduale;hoc tf non obett quin eandem timplicé enti taté vno conceptu conf(ideremus, vt coris füiuit angelum in (ua fpecie, & habet rae tionem differétig e(fenrialis , & alio com» ccptu, vt indiuiduar , habet rónem diffe rentiz numerice;qua folutione etiá vtutis tur Complut.cit. Contra;quia licet mi (tz poffint hanc folutioné adhibere in naturis materialibus, vbi diftin&ioné fal- tim virtualé agnoícunt inter naturam, && differentiá indiuidualem;non tà in fpiri* rualibus habet locit, qua per eundem gra« dum sh ipfosin vtroq; efle cofticannturg vel ti talis obre&tiua partitio perintelle- &ü fieri poteftin A étin ipfis natara nof erit de fe hac, (cd dc fe come mütiicabilis , & à f are diftinctas ficut dicimas de "ed qw creatis. el i ! vt docet 2 : Mi EN MATS 398  Difp.IV. De VsiutrfalibusinCommni . & cíTentia cap. 4. ideó natura cum ve- ritateconcipitur vniuerfalis , & à (ingu- faritate przícinditur , quia non eft dc fe ngularis, fed aliquo modo (altim virtua- litecà (ingularitate diftinda ; ergo niti talis diftintio etiam intercedat inter £uram angelicam , & indiuiduationem , nunquam fieti poterit abftractio natura à ingularitate, & (ub eniuerfalitate con- €ipi ; vcl codem modo poterit »di- nina natura concipi (ub vniuerfalitate : Hinc bené probat Hurrad. difp. $. fct. g. non pofle in hac fententia talem mturz abíftractionem;quia hzc fupponit diftinctionem eius ab hzcceitate . 8o Refpondenr alij Thomiftz , quod licet natura angelica lit cx fe determioata vnum indiuiduum rcale , tamen adhuc tpanet indifferens ad plura fita , & idcó «oncipi pore(t vt potencialis ad differen, tias indiuiduales , & vt vniueralis , & in hoc ícníu explicant Caiet, cum dicebat ilcin naturam fore vniueríalea ex par- Ic intelle&us cin . Sed hoc effugium etiá ab iptis Thomiftis ceijcitar vt inutile or(us,quia (peies pradicatur eísentia-: iter de (uis inferioribus, fed natura angc- liga acqait efsentialiter pez dicaride An- elis confictis, quia natuta. realis nequit le entibus rationis quidditatiue predi. Caci; tuin quia refpicere plura ficta nà eít 1efpicere plura,in quibus poffit císe (ed potius in quibus repugnet c(fe,quía repu- maturam realem con(tituere indiui- i racionis j.cum candem «quia. eodem modo potfet natura d;u:aa fi cra vniería. : ponden alij , cale. gatuer ale non effc omninó fi&um,quia cfto noa habeac fundamentum in re , & ind: tfzreniia na- iras tuadatur faliim ia notlco concipié- Z modo , quo immaterialia per modum materialium concipunas, cum auté ma- 1erialia plucificari poíliaz per di ufiooem materia, qua eit principiam indiuidua- uenis; hinc fic , quod o ip(o, quod Aa» &clus concipitur a nobis ad modum rei materialis ,. co ipfo eius nitata. concipi pocell «t plarificabil;s. Reijciur , eciam 0€ elfugiuarum cx confucatione [cct- olu:i0 0,55. quia falfo ipn tituc faa- 0,9y süuliplicatio numetica prog niat ex diuifione iferté rez futat iip iq Rl v 7. & nosin.a Mct.tum quia iplo roni nó fequitur imentum res (piricuales concipià Nope d pei 00n tamé cft neceffe, quod in reca ge ad ; tum nde qoia etiam.hac via poffet natura diuina fieri vniuerfalis, quia & ipfani ex noftro imperfe&o concipiendi modo in- telligimus ad inftar rei materialis . ..$1 Reípondet randem Ioan.de S. Th. q.8. art. 3. talc vniuer(ale adhuc effe cuas fundamento in re ; quia licet re vera (ul natura angclica nequeant cífe plura indi- uidua, adhuc tamen concipi potett indif- fercatia nature, SC potencialitasad vnum iadiuiduum , talis , quod cx fc (ufficeret ad plura, 6i aliüde in re poncréursquia, vt: ibi fuse explicat,repugaantia ad pluralita té nO cft ex principijs incrinfecis iplius na- turz angelicz, (ed ex modo, quo ipfa in» diuiduatur,quia nimirum non indittidua- tur pcr defignat ionem materiz íed per ca renti illi sende in refp. ad 1.princ.con.. ceditsquod ex vi conceptus natura o süt. impo(libilia plura indiuidua. in cadé (pc-- cie Angelica;quare cócludit , quod fi có- cipiacur nardra inadzquatc.i.quantum ad. rationem (peciei, & non modus ipfe indi « uiduandi naturá,non accipitur natura, vc. tepuguaans multiplicationi indiuiduoruas;: & coní(equétet vc habens pluca indiuidua: pollibiliter. , licet politiae non refpiciae maulta,aon dcífe&u (ui ,(ed quia illa mulca. nà sic , Hac foluzio,licet eidé fal(o inni- tatur fundamento, q diuifio materiz (ic origo multiplicitatis oumcralis, ái conce dittotum , quod in hac quz (Lione coa- tendimus, quia concedit naturam angc- - licam non effe. de (e ctfendaliter finga- larem, Scimmaltiplicabilem,(edab. ex- triníeco proucnire , co modo , quo dicit Philofophus: vt refett Sco cit. q. 7. in fine q.18.vniuer( in folad 3. de coc- poribus caeleltibus y quod«in vna fpecie cft enumzantum Cor pus, vnus $9], vn.i.s Lana ,nonquiamatura tllafolaris tic abr intcintecodmmaltiplicabilis ; (cdex de« fcckumategia: 4quia cale corpas liagalass te-fait ex tou maretia ijlius  pecieccomie pactum ,nonsantum adtaali ) fed euam. por:en . — Quafi: 17. Que nature fundent Vuinorf- oteniia!i ; quare Giéurhbac ratione «duc "defenditur in. emtentia Philofophi cor- iota corleft a fieri poffe vn aerfala , fic Ley bác via id& defendi poteft de nitu- xis angelicis; & hic dicendi: modus fuit. cap,de fpecie , vbi ait fpecies non nieceflarió habere plura indmi dui ats, quia fíatura diuiditur jn. indiuidua. per tnáteriam , poffibile autem ctt totà ma- "tetiam actuari per. vnam formá, vr patet 'denatuta Sols , fcd fufficit cfle plura in T ed Ek nc,vt fpecies Ange. : » in quibus non poffunt effe plura .. $ndiaidua, cti careant materia, funt tamé plura aptitudine, quia forma de (cett ap- 'ta pluribus cómunicari licet contingat , non poffit;quia tota perfcétio eius có- "tinetur io vno indiuiduo;quod etia fizni- ficauit D. Th.opuf 48.de pradic.c. 5. $1 Inoppoíitum obijcitur 1. proban- o ad fundandam vniuétrtalitateutogicá "opus non effe , quód natura fit à parterei "nultiphicabilis .. QXiia vniveríalitas eft 1elatio at ;ion's , cr; illi fufBciont intc- riora plura (olum apprchenía rer intelle- &un;etiam fi aliàs fiacimpotlibdia,na:n Iclaticpi rationis füfficir procermino ali- id rarion:s. Tum quia'apcitudo etiendi multis coniunCtiim$ 'vt eit de ratione vniucríalis, ac etiam predicabilias , non conuenit naturz à paice rei, fed vt eft in intclle&u, ergonon ctt atícndenda cón- ditio nature in fe , fcd quam habet in in- tellc&u. Tum 3. quia Arift.dicit corpo- ra celcflia ficri potie vniucrfilia, & tamé inus fententia tunt per quamcunq; po- tcntià immulciplicab:lia, eo quia iudica: uit vnum:;u0dq; tllornm contare ex tota tnateria, nedum actuali , fed ctiam poffi- bili in fua (pccie . Tum tandem, quia in entibus rationis, & chymcetis, qua omni- 2Ó tepognant à partc rei , concipimus tationé vniucrí.lis logiciynempe genera , & fpecies;ergo &c. 83 Refp.uód licét vniuerfaliras for- pta fit relauo rationis , tamé dcbet haberc fundamentü in te ; quia nà potett intellectus  vcré applicare alicui intentionem vniuer(alitatisinifi (uppofi- to in re fundamento , aliàs iia bene pof- fet intentio fpccici applicari natura gc- 399 ncii-z, licut (pecificze, & in: contio gen:- tis indiuiduo; (icut natura generica, wc bene Rada notauit loc. cit. & vnincrfalg refpiciens plura. fidt, vt fupra diceba- mus, non e(t proprié vniuer(alelogicum; fed abufiud , quia 6c non eft refpicece plura; in.quibus ro:ic eife, & dequibus poffit praedicari , (cd potius in quibus ef- [enon polfit, dc pluribus .n. fictisnó nifi ficte praedicatur , at prz dicationes vnie uerfahis logici fant verz « Ad 2.cflà apti. uido proxima. ad e(lendü in multiscon- iunctim cóueniat naturz per intelledkü , hzc tamen hibec fundamentum in ce, g» cft non rcpuznantia, aut aptitado remo- ta ad elfendü in mul.is difiuncti.n. Ad 5. pofu:tillacorporaimunultiplicabilia,ndabintrin(cco, fed ab excrin(eco cantum; Àj: non quía forma, & natura corum. non fitaleri cómunicabilis , fcd quia non cft alia materia füfceptinatalis forma. A d 4, ficutens- rationis dicitur cosinquantum cócipitur ad modi veri entis , fic & in en4 ubus racionis admittitur vniuerfale, quia. ficut intclle&us potcft naturas cealcs- ab. infecioribus pre(cindecey icerum ad in« ferroracóparare inracionc vniuecfal;sla gici,ira poteft entia rationis, fcruaca portionc;pta fcindere à (ais lnferiacibat, & licut vmuerfalc logicii fundar in nata ris rcalibus .dicituc proprie variet(ale y quia refpicit infeciora, faliim po (Tibilia à. parte rei , fic vniuerfale fundatum in en «. tibus rationis proportionaliter dci debae: verü vniucr(ale logicumjIquia ilayde qui bus ponitur. przdicabile , funt po(libilia: fub ipío in fuo ordine .(. per opusintels; lcétus, & ideo non (iG, (ed vc«é predi-. catur de illis ; vide Fuent;q 7.ditf, 3; acr. 1. vbi D. Tho. & Caiet. interprecatut effe; locutos dc vniucríalilogico fi&to , nó aüe; proprié dicto ; fed .an i a(lecutus men-- tem illorum,iudicent Thoiniflz ,ad attinct, alia argumenta. boon MAR hoc fpectania vide difp. (eq. quail. a» arc. 3. contra 1,.C : 1 j40q 51 $4. Sccundo ob;jcitur àcontra probás; doad fundandá vniueríalicatem 0,us c(- fe multiplicatione £,&non: fufficere potlibilem Av neci fura vnis-. uciíalisfiatindiget dol e li ins . 4 iui 400 diuidua a parte rci non exiflant , noncít vndc abitrahatu: .Rur(us dici de l'equitur e[se m;crgo l1 natura à patte rei nó e(t in multiis.non pote rit praeci(a przedicari de mulus ncc con(equ&cr ficci vniucríalis . "Tandé nó quia natura aliqua eft porens €xilicre,idcó a&u cxittir, ergo à fimili , nó quia aliqua natura cft. pores cexiftere 4n vlantios debes dici vniuerfalis in actu, fed canc tancüumsquando exi (Lic in illis. Rcefj.ex didis q.2. ar.1. infol. ad. 1. ad vlt. Conf. naturam abf(lr;hi potle. ab vo folo indiuiduo cxiftéte , quod etiain fi non cxitlcrer, poffet adhuc abtirahi. à poftibilibus , (alin:ab intelleéu angeli- €o , qui à (ch(u non dependet in cogno- Ácédo,& idcó ncg.ntin. Ad 1. neg. Coa- feq.quia vatucríale ex dictis non coulli- tuirur per a&tum cileadi in multis à pac- tc rei , vel przd:candi de mulus , fed. pcr efTe , aut (alim potfe cffe 1n mulcis per intelle&um , quz camen multa à parte tci linc po(fibilia. Ad 3. negatur patitas y quia vt natura dicatur actu cxi(lens, vu. que oon (ufficit , quà ux poffibilis intra cau(as , (ed actu d:bet poni extra ill c , fed vt a&tu vniucr(al.s dicaczur, non nccef? facio requiritur exittentia in mulus , fed quód in illis exittere pollit ..- 85 Terüioobijcitur probando ad faa dandi vniuct(alitatem opus e(ic,quód aa tara (ic phyticé , & naturaliter inultipli- cabilis , &/non fufficere potentiam logi- cam, Tuam cx definitione vaiucríalis , non «n.dicitur , cui non repugnat , fed quod apcumett císe in mulcis,crgo noa (utficit non repugnantia, fed re.juiritat porcntia iua nacuralis. Tuin 2.quia Aritt.de* aiuit vhiner(ale sin illam potenciam na turz ,qua ipfc cognouit,fed nó cognouit, fifi poteaciam phyficàm , ergo c. Tuin 3:quta fecundum A riftot.omai porentiae pailiuz naturalicorrc(pondet a&iua na- tütalis;alioquin videretur po:étia palliua etsc Ecuttea ia natura , fi per nibilia aatu- ra poísct reduci ad aCtuim,vt collig.tur cx 3»de Anim. 'text.18. Relj.ly aptum natum fignificare » qp matura ex principijs fuis intrinecis efse potcft in multis ; àuc id cxlicctur poti» tiué per aptitudinem, (iuc ncgatuc, tan- 1 i Difjut. 1. De Voiuevfalibus in Communi. : iui j'€- non repugnanciam , at quocum que modo cxplicctur,certum c(t hoc non fignificate cantum potenuiam phyficam , (cd logicam quoque, uia contingere po« teft vt aliqu: natuca potlic císc in plucib. cx fefed aliunde üt iinpediunencun , vc contlat de naturis ceglocuin in (encentia Arilt. Ad 2. deficit. Acifl, vniucrfale fecundum vtramq  pocenciam , qas pro- mifcué fignificauit in verbo. aptum nae tuii & lalium cit Philotoph (m nó agno ui(sc potentiam logicam in rcbus , mul. ta cnim cognouit non implicare , cue tà videbat virtuie 4gécium naruciliuin. fieri non po!s«,. juod aperié coi'igitur cx 2. de Anini.4 1. vbi ait ignem habcce a imen- tum in infia'tü, quoadu( ,uc fucrit cóbu- fübil. hoc autem non ctt potlibilg vica. tc naturalium agenrium,quaa na.uralicer no cit coa.buttibilc in infimtum;& cdam 6. Phyf.docec conanuü eife in infinitam diuitib.le, & «à continui diii tio non po tcít pec agens naurale in infinitum pró- trahi. Ad 4. Dodt.q. i. Prolog $.«d argu- menta & 4.d,43.q:3-ad 1.& d 49. q. 11. Refj. nega illà propoticionem cilc vais ucríaliter veram éc si Aiifl.quia incor. pore datur pocegtia patliua, naturalis ad animam recipiendam & camo tota nitu ra crcata non poteit eam imdagcre ;nc igi tur illa poteoua patlitia naturalis dicacur frultra, (uficit.v c courelpondcat a&iua in Datura.i.i tora Coord:nationc cnt ili , aic Dodor , puta agens (üpccaaturale , pec quod poflit reduci ad actum, t6 Alem dubium diitoluédü ad hoc quz(icum peruncas cit ; Num ouncs adhuc naturz prztato odo multplica- biles potlint fundare intentionem  vni- ucríalicaus ? Negant Albert, act.i.pra dicab. cap. $. Soncia. 7. Met. q. 39. Ca- ict.in Log.cap. de generc. Tolct.q.de jd cic ad 3.'couicndentes folus naturas di» rcété in przdic "n ibiles po(- fc fieri aqu DUM Hoo quchter excluduat omnia prz dicata tran(cendé- tiayqua func luper ipía praed: camcota , & quidem Acift.r. Ethic. cap. 6. & 4. Met. 6-ita lignificatdum ait cns ,vaum,& bo- num non €(Ic vaiucríalia,qued euamfn tic Tatat q. vlc. predica. dub. 1 x D» 1 or ^4 ——HREHN p o Susfi IV. Que nature fundent Vuiuerf, — 401 €&or ipfc (entire videtur q.1 2. vniverf. in "fine . Exclodüt etià naturas incompletas, & parcicles,vt materiam, formá, & fimi- Jes, uz non directa per fe, (cd tátum per "rcdu&ionéad totem in prz d:caméto rc- ptur,& Scot.fauere videtur 1.d. t.q. *6. $. Dico tinc, dum inquit , quod ange. Tus, & anima diflinguuntur [pecie ,no qui- dem ficut dug [pectesyfed ficut fpecies,et pars fpécief y quia anrma nou cfl propri? fp ecies fed país [peciei. $3 Verum oppofita fentécia, quod in quocunq; genere ex enumcrans entibus flit repzriri vniuerfafe ett cómunior , & probabilior , proculdubio eft de "mente Do&oris;nam quoad tranícendc- tía quamuis in 1. d. 3. q. 3- $. Contra ifla "pnisotationem,& d.8.q. 3. S2 & T. ne- 'get cnsc(le genus , nontamen negacctle vniueríale , imó cum ib: omnibus tran- fcendentibus vniuocatíonem tribuat ,' & vniuocé intériocibus couenite affirmet , clarà fignifi cauit cffe yritdicata. vniucer- fulia;quod etiam cliré. fignificauic, A citt. 3. Mcr. tex, 10.dum ait cns , & vnumctle maximé vpiucr(alia. Qo atit€ ad parces phyíicosy& entia iocomplcta id jpsij cla- rius (i guificauit a.d. 3.q.69. 4d Qu nem quintam pracedentesi, dumi quicquid efl natura in. quocunins totalis ,vel pa» tialis no efl de fé bocyom- fis autcm nacura, quz nó cít dc (éhizc, po tc(l furiduce vniuecfalitatem,vndé ét q.7. fub A.ait in vniuer(um , quod alibus ne creatura ref intelligi fab atione vntuerfalis à fis FlrradiDviae, probatar euidenti ratione; nà tormáli- tas vniueríalis in eo conliftit, g» (it vnum; & oidinetur ad plura in quibus effe pof- fit pcc multiplicatione, X de ip(ispred:ca Fi,crgo natürg omncs €t incomplete , & tranicendentcs pollunt fundare vniuer- falitatém, ratio eft;quia hingelz ifl na- turz habcnt vnitatem efleniz , & repe- riuntur im plüribus , vel faltim reperiri poliünt cum tali vnitatc, & de illis radi cari , vt toperius de inferiori , ergo &c. «quia ens , materia  & foriia , fi fecundum p toriam naturam confideien tut,non funt quid Tliogulare,fed funt mol- ti^ lcabilia ; iunó muftiplicata, fecundum numerum, fctuando eniratem natarz tungulis interioribus erg3 &c. Taadem plures forme,plures maceciz , & plura 2» enta , fi inuicem conferantur , non mis nus conueniunt in ratione forma , mate- tiz;ac entis,vt Doctor oftsndit loc. cit. quam plures homincs intatione humanis tatis, & cqui in ration'saquin tatis , nec minus (ccernücut proprijs diffecccijs,er a goratioformal's vaiterlalis,feruari. pos teft in omnibus naturis plurificabilib. tà completis, qum incompletis , tam limi- tatis.quàm tcan(cendentribus , quid quod aliqua natüra fic apta fuadare vniucr(a- lirateai , nonoritut éx eius complemen: to, ne&q; cxcetus limitatione,fed praecisé ex cius multplicab;litate in plura. eiu(dé rationms;omats aaté prefarz naturz. süt hoc modo g qué plarificabiles,vt homo in plurcs hom .nesens in plara entia , mates tia in pluccs indiuidaas materias ,de qui« bus prz dicatur, anima in vegecaiam,feg fitiuam,rationalem,& hz rurfus in plures numetaliter differentes : dicentur autem hzc vniuet(ilia incóplcta,nó quidem for- maliter ,quia habent omnia ad vniuerfa- litatem requifita& eodem modo ceí(picit infeciora ens incopletum,ac completumy fed materialiter antum,quatenus nacuraz fin fantes vniuerfalitatem func parziales, & iocompletz. . 88 Quáuis autem in his omnibus fun- daripotlic vera ratio vniuerf.Lsadhuc tpoterit vniuer(ale d;(t nyui, & variari iux ta diucr(itaté natararü , in quibas funda- tur, ita fane diftinxerüt Mayc-paffu 1-(up. vniu. Maur.q.9.vni.ar.2. Ant. Aad. infin, predicab & alij quamplures ex noflrig vniuer(ale in tran[t endecale ; X prz dica- mentale, & inquit Ant. And. Porph. noa enumcera(le omnia vniaeríalia,fed limita ta un,& predicamcntalia, quia agít de ile lis in ocdine ad cathegorias,vbi ponuntat folü natutz limitate, & ideo loquitur. de illis vninettalibus ; quz aliquo modo in- ücniuntur in ocdine pradicamérali , qua fanc illa quinque,(ed pracer itla (ait An ton. And.) cít aliquod. eniuertale trai Ícendens , imó multa traofcendencia ; ex' quo patet , quomodo-totehigendus (iE .Anf, & Scot,dum inquiunt;ens gs "SEN. LLasdude, dil mdinll di £ bonum non efje vniucrfalia ncgant Lo. ada » ficut funt ifta quing; 2 tem abíoluté, Sic ctiam ex pane fun- don diftingoendü erit vniucifale 1n completuay& incoupletum iuxta diucr- fitatem naturarum , in quibus fundatur; & quando Scotus. ncgat loc. cii. animam non cfle pcopre (pociem, louitut copa- ratiué, quia naura ;ncópicta, & partialis deterioci modo jundat raioné vmuería- lisquàm«Opictas atque ita deficit a ione fpcciei propriz, oon rone vniuer(aitaus Abi clues bené feruatar p natu X44 Completo. uam incompleta,fcd ra- tionc fundamcnpt;;quem diccndi modum fcquanzur Aucrfa q. 8. fcc. 4» Fafqualig. €it.difp.1 3. & alij qoamplures. - - 589. Adhuc auicm pto vuiuer(ali, prz.- dicamétali, de quo deingeps locuturi (u- tius notandü cft ex Trómb.7. Mcet.q. 8. art. 1-9) vaiuctíaliras non atrribuiturna- wi Lmtatz vn focaterynam intra imi tationem ipfam natura eft quadam lati- studo,nam sm maiorem,& minorem có ucnicn.iam ig ration bus formalibus có- tentis in indiuiduis repertam antellcdtus attribuit aliam, & aliam ratíonem woiucr falis ipfis naturis , «vndc quia intelle&tus won percipit taptà conuenienriam indiui- duorum, vcl fpecicrumeiuídem gencris; ^ euantá percipit in indiuiduis eiuídé fpe- €iei, ideó naturz animalis , v; g. attribuit fecüdam intentionem vníucríalitatis,que €ft genus , & quia maiorem reperit in jn- diuiduis ciu(dcm fpeciei, attribu t natur v.g-humanz intentionem vniueríalitatis, quen icd, & fic gradatim proce- idum in tota linca przdicamentali . Quates, an ctiam priuationes , & nc- o" valcant fundarc vniuuer(alitaté . àt Conimbr.hic q.2.arc 1. ex D. Th. 3,2.9 72. art.6.. vbi ncgat peccatum ex. parte aucrfionis no habere fpecie, & dtm Arifl.4. top.67-ait non cutis omn.nó tiic fpecies, vnde colligunt ad ra- tionem otii alisrequiri pro Mnetintio entitacem pofigiuam ,qua per differentiá ftcontabisue ad Sun ie dia natus ram inferiorem , Scotus tamco quol. 1 8. $. Ex iflo fequuntur, concedit negatio- Rt5& priuationes polle (uo modo. dcao- 4o& — Difpu. LU. De Fniueifalilus in Communi . Am bari à notionibus gcncris,& fpecieisfc idco peccara ctiam cx parte aucr(ionis fi ecie ditingai ; & 444.23. G ait poll ab bac, & illa nepauonc alfiiahi concepuua €on quncm pcgationis in.cói , poa qicré analogum,vt ajunt Coaün. (ed veré vni- uocumycum ab inferioribus [ccuüdü eag- dcu cationem parccipctur , vcconttat conceptu ptiuationis in comm ni ad ce- citate & furditatem , & notio gcacris atficicas negauionem incómauni eut ciu: det fpccie: cum ilaque dcnominat nae 1uram rcaicm politiuam, quia cundcg fpcc.c habet efic&tum £ormalem ; & hoc totum fundatur in co, quod uos de ncga- tion.bus, & pruiatiopibus d fcurrimus ca proportione ad formas,quibus opj tur , Verüramcn cllnon ita p:oprié fun» dare vniuec(alitatem,vt entia poliriua, & hoc voluit Acift.& D. 1 ho, cit vt Blanc, nocuit difp.j.« fc&.16, ^n * 1^ QY-4& S.T LOiY. 5, n Fniserfale vet, ac fifficienter iüi quinque vniuerjalia dimdaturs — (o0 feu pradicabilia. 90 [5 t Porph.in füa Ifiz0ge Vni à; uccfale in genus, (pecicm , um fentíam;propriutm, & accidens, & qui yt conia ex di&is infine quz ft, pip | certumett non diuilille vniucrfale in to» 1a (ua aenplitudie iofpcGrum,(ed tantu) vniucríale limnatum, & prz dicamétale j vciütamem cfl(üb hacd.uilionc vniuer- falis pradicamencalis coprchendiífe non tancum illa , quz dirc&é in predicaméto ipentatun cd ctiam quz per reductio- hcim,& à latere , differenti .n. non po- vuntur inre&o; fcd à latere,& proprium tcdu&iué ponitur in pradicamento fui fubiecti, ficut & nonnulla accidentia có- munia imperfecta « Quatitur ergo, an Bes xv i o aint rent t recte, & ufhcienter tra t2,& fuppo- nitur contra nonnullos Punicabde e pluribus, & ymuerlule zqué lace patere , «à vnü (t propxietas alterius, ficut zqué patét tiftpiley& rationale, quod ctt adc à «crum ex dictis, vt probatione non indi- get vnde miramur, Paí.jualig. EU » D C scvdüadii. V. De Numer Foisir]falime ^ id cGcedar, & poftea difp. 2 j.afferat quis re effc praedicabilia , (ed vniuer- tantam-duo /f. genus , & fpeciem, d tenet Camcerar; di(p.7. Logicz . «91 Quamuis auié hzc diui(io famoía fit, & pa a à clafficis Au&ori-« bus, & Expoftit 1 , Arabibus; & Lati- nis, Aurcen« I, p. fuz Log.c. 6. Albert. tract, 1.przdicab c.9. D. l'ho.opufc.48. €. 1. cot.q. 12. vniucrf. & 1 d.8.q. $ fab S. item Alcxand. & Sucfan.r. Toptc.c. 7. & 4. Buridan. initio tra&. przdicab. &&gid. & alij — ibit Re- «cntiorum totrens. Non tamen y & quidem magni nominis Au&ores , qui ab hac diui(ione receicrant, alij augedo , alij € contra minuendo prefatam nume - rum ; Greci namque potiores cantü vni« uer(alia , quz de rebus eflentialiter prz- dicantur, & intet hzcea przfertim, que przdicantur. in quid, vt genus, & (pecié , agnoui(fe videntur , pro qa [entétia ci- tantur Dexippus: in ptedicam. cap. 14» Boctius ibidem com. 6. Sunplic.ibidem com.6.& 9. Porph.ipfc etr ra Ammnon.in ancepradic. c.3«. & ex 4bi ; mó adducunt Axift.qué Auerrabi era Aift.q falia cmumeraíTc,quin potíus (ub hoc no- mioe vniucrfalium nom nili geneta, & fpe cics propofuifse , vt conftat ex frequenti diíputatione,quam inftituit contra Placo- is Idzras,& 1.de partib.anim.c.f. Fun- mentü veró przcipuum huius opinto-nis cít, quia vt cóttat ex dictis hucu(que potiílima conditio vniuerfalis eft, vt fit przdicatum vniuocum;at vniuoca e(sen- tialiter dicuptur de fuis (ubijcibilibus , vt conitat ex corá dcfiaitione in anteprz- dic.data € 1.& 2. Topic.c. 2. «nde confe. quenter. c. de fuLftant. negat Arift. acci« dentia dc fuhie&o vniuocé dici,quia nom puzdicanrur efientialiter, & in antepred, Casdiflinguit e(Ic in (ubie&to , & dici de fubie&to, aique de fubicéto dici bominé dc hoc homine , in íubie&to aucem ede fcientiam in anima ,albedinemin corpo- re » tolumecgo prafdicata eíscarialia pro- prié dicunrut de (ubicéto,& cofequenter huic - ipfadola: funt vniuecfalia, Suffragaturét — ci 40$ di de viuerfálibus, quando , n. voiaerfafé dicitur contrahi per differencias, quxado dicitur poteftate cótinere fua ifcri vniuer(ale dicitur .aperius refpedtu i riorá,nó nifi de naturis,quar etfeacialicer dicuncur.f. generibus, & f»eciebus , pro« feruntur, his rationibus comaictas Auer (a q.8.(e&. 6. quamuisrion rc;jciat pror» fas diuifionem,& accepcioné vaiazrfalie à Porph. allatam , ait tamen non efe cz Arift. de(umptam , fed nouiter excogita- tam , ac proindé aliam acceptionein vni uer(alis pro eo, quod predicatur in-quid s & c(Tentialiter, eíle magis peripatetcá y & ctiam migis vtilem. Hanc opinioneas fequitur etiam Paíqualig,cit. (ed neà có- mani cecedere videatur , di(tinguit vniuer fale à praedicabili, quinque concedens pre dicabilia (ed duo vniuerfalia , & fequitue Camer. cic Lay 2v 91. AUjvero Recenriores.ex aduer( muimecum pugdicabilium auxerunt , vade : Caiet. cap. de fpecie addidit indiuiduum: m v.g. quidam homo;patef n. dici de o & Paulo, & caeceris , addidit ét definitioné, vt animal rationale, quia pa« riter & ipfa dici de plaribus. Quai dam etiam logi addüt ex myitcrio- Incarnationis (extum.pradicabile , quo' natura (ub(tantialis aifampta dicitur de- ona a fumerte , qua tatione vocaruac oc pra dicabile atfumptiuum,veré .n.di« cámus, Deus eft homo, Filias Dei eft ho- mo, & poffet etiam hoc predicarumdict de pluribus , (1 Pater, & Sjiritus Sanctus aliam;& aliam humanitatem affumerente Neque videtur híc przdicandi modusad: aliquem illorum quinque poífe. educi: non-n. hac praedicatio eft ia quid , & ef- fentialis, quia non eft fuperioris de infc- riori, & praedicatum ita conuenit fübie« &o,vt poílit ade(se, & abese pratec eius corruptione; neque cft aceidenialis , dicatum dicitur (ubttantiué de fubi &o, & humanitas con (t itai vau fubttane tiale pers tmd serment hac ra i Auer(a cit: conatus inquitg 404 Diu. 17. De Vuluetyfalibus in Communi. d&rína fidei cognitam , & hunc dicendi modum iampridem fignificauit Bafsol, 3«d.7.q. 1. 1mó Doctor ipfe ibidem $. Quarto-»idendum. - 93 Dicendü tamen cft cum cómimi, praíatá diuiíionem exa&am efse,& ade- quartam, vtpoté quz exhaurit omné róné pradicabilitatis ; vt. hanc coaclaionem probemus,fapponendum eft hic non di- uidi vniuerfale pro materiali , nempé va- tione naturz , quz vniuerfalitati (ub (ter- nitur , fic .n. vtique non foret adzquata diuiio,quis .n. non videt; quanta (it co- 'jiay& varietasnaturarum quz vniuer(a- itatem fandare poísunt . diuiditur vniuer(ale pro i.(. róne vaiuer(ali- tatis,& prdicabiliratis, vnde ad proban- dam (ufüciencium illius dinifionis fumé- da cit (ufficientia cum Doctore cit.q. 1 2. vniuerf. cx parte vniuerfalitatis , & pra. | dicabilitatis ,. vt quot fant modi diuer(i vniucr(alitatis, & pradicabilitatis , to-. tidem (iot vniuec(alia, & pradicabilia. Primo igitur ex. parce: vniuerfalicatis fic (umicur , natura vniucr(alis vel et in multis e(sentialiter , vcl accidenzaliter, (i efsentialiter ; vel tanquam tota císentia , & heceítípecics , quz proinde dicitur tota quidditasámdiuiduorum , vc docet Do&. 2.d.3.4.6. $..4d argumenta, quia haccciiates. perrinct ad císe materiale, & integritatem indiuidui , non ad ese for- male, & quidditatem, vcl tanquam pars eísentiz, & hoc dupliciter , vel tan juam pars materialis , & contrahibilis , & hoc eft genus , veltanquam pars formalis , & contra&tiua, & hzc e(t ditferentia, quie reípicit genus , velut forma a&uans, ac, dewerminans illad; (à veró narara votüer- falis pluribus ineft accidenraliter,vel ori- tür, & promaoat ab císentiarei ,& fic cít proprium » v6] prouenit meré ab ex^ trinfeco abíque nece(saria connexione , vcl dependentia ab eísentia,& hoc cít ac €idens . Quia veró ex vniuerfalitate ori- tur pra dicabilit;s , & €ó iplo quod vnü eft in multis, cft pradicabilc de iliis, ideo. ex (ufficientia iam afflignata ex parte vni- uer(alitatis foümitur fuffiCientia ex parte Le titia ni PIzcipué aflignat oGt.citquia vt di XiUS q«zsar, 2, in fole ad h. hic confiderat vi uerfalé ae cdm ub ratione prz-dicabil's ; fa» mitur autem fic , vt :nnuimus q. r. Inftit,", tra&. t. cap. $. omne, quod przdicatur ,'- vel — in quid, vel in quale, fi ia quid, vcl dicit totam etfentiam , & (ic eft fpecies fi partems& iic e(t genus; ti prae dicatur in quale , vel »rzdicatur 1n quale eflentiale , & fic eft differentia , vel in as qualc accidentale ,& hoc dupliciter , quia vcl praedicat; accidens conuertibile egre« diens à principijsfub:ecti , & ficeft pro-. prium ,;vel accidens commune, & fic eft vltimum vnitter(ate;hzec eft füfficiétia di^ uifionis vniuer(aliam , quá affert Scotus loc.cit. alijs quibufdam refuratis , & am- ple&untur cómuni :cófenfa. R ecctiores , vbi etiá explicat , quod pradicari in uid: cft przdicaretlentiam per modum fab. fiftétis;pradicariautem in quale eft prz« dicari per modum denominantis, 94 Hacceadem fuflicientia defumpta: ex parte —— exno- ftris quá plurcs.(cdinept?,co quia 10 qui-* serta cobinationibus deficiunt redo güt enim fic; omne,quod praedicatur ,vel ' predicatár inquid,vel inquale;fi in r2 c vel de pluribus differencibus (pecie, genus,vc] dc pluribus differentibus , nu-« mero,& eft (pecies, fi in quale, vel eflen- taliter, & cít differentia, vel accidentali- ter, & hoc dupliciter, vel conuercibiliter, & (ic cft proprium, vel inconnerubiliter, & (ic e(t accidens. Hic colligendi modus in duplici combinatione deficit, primó in ea , qug di(tinguit genusà (pecie pracisé r pradiciri de pluribus differentibus pecie, vel numero;ti.n. hzc fola d.ffere- ' tia fufficeret ad: ira diftingaendum 2enus à fpecie,vt duo vniucr(alia con(Eituác, ea- dem ratione differentia g-nerica& fpe- €ifica, proprium genericu, & fpecificum diftin&ta przdicabilia contbituercnt , vt bene deducit. Tatar. q.de di ffer.dub. 1. dc- ficit etiam in ea cóbinatione; qua diftin- guit proprium ab accidéte cómani in ra- uonc vmuerfalià per praedicari conucr- tibiliter; & inconacttibiliter , quia vt in» nuimus Ii p; Infk. loc. cit. prorcius repa- vmueríali (ub rone vniuectalis pra- dicari de inferioribus conuetcbilicer ; ca- uo 4 e—————— —— : Quafi. V. De Numero Voiuerf. 49$ tio eft, quia spud omnes eft in confcílo vni efle prius (uo inferiori ea prio- gitate, à qua non conucertitur (übfiftendi conícquenua,ex poft pradic.c.de priori. Et quidem DoGor loc. cit. licéc propriü appellet accidens couertibile,non tamcn illud diftinguitab accidente communi ia racione vniueríalis per przdicari cóuerti- biliter fed per hoc,quod cft pradicatum groucniés ex proprijs principijs fubie&t , c proinde aliae neceflariam cónexio- né «um co, aCcidens vero cómunc cx ex- trancis,ix communibus, vt con(tat intuc ti textum,in quo puncto Scouftz quam- res hailucinati funt. At refpondet nó- nullos vniuerfale ad inferiora po(se dupli- citer comparari, vel ad omnia collectiué Süpta ,vcl ad fingula feoríim, licet Íecun- do modo vniucríale magis patcat , & maioris longé amplitudinis fit. fingulari- bos,primo tf modo non c(l magis com- mune,& hoc enu poteft de illis conuer- tibilitcrprzdicari: Hzc folutio 1.p.Inít, loc.cit.ceiecta eft uia terminus comanu nis,& vniuer(alis cft ille, qui de infcriori- bus przdicari debe: nó tàtum coliectim, fed ciiam diuilim,hoc cfl de ommbus, & finguhs.cfto igitor quod ex ea parre, qua dc omnibus limul eft przdicabile , posce conuerubiliter przdicari,repegnat tamcn fic przdicari cx ca parte , qua cft de illis diui m przdicabile . 9$ Scd in hanccommunem f.fficiéca inuchitur Auctía q. 10. fec. 1, & Torre- ion di(p.vnic.de comp.przdic.q 1. 5pe- cics non cft tota efsentia indiniduorum , «& veré fe habet in indiniduo per modü partis materialis refpectu diffcrentiz. in- -diuidualis, ficut tcaliras generis n Ipe- €ic,€rgononbened.ftinguunturprimaduoprzdicabiliaperhoc,quodIjeciesdicittotamcísentiamtuorum iferiorá » vcró parcem , probatur aísumpiü , «uia ctiam fpecies contrah tur ad indi- uidua pcr differentias indiuiduales ,. & ditfcrentia indiuidualis ct. gradus císcn- 1ialis& intrinfecus iodiuiduo . Contr. B aes idcó cóple:é przdicatur in quid luis infcrioribus , quia dicit toram. na- ram communcmiliorum , ergo eadcm 1&tione gcnus completé. pradicabiur in quid dc (uis (pecicbus,quia dicit totam. naturam Commtaem carum .. Ruríus ra- tio vniucrfalis fami debet in ordiac ad illa plura , tcfpe&u quorum eft vniucc- (alis , & ex modo efsendi nature in ipis multis , fed cíló ditferentia SCING Bee nctis, quod contrahit , fiuc refpecta. (pe- cicisquà cum genere cop(tituic, (e habeat tanquam pars form.lis, & contrahens, tí fi comparetur ad infcriora, refpe& 1 quo» rum cíl vniucc(alis , fc habet tan quá pare matcrialis,nó minus, quàm ipfum genus , ergo non benc ditt:oguitur genus diff:« rcatia, quód hoc przdicceturc in quid , & - per modum partis matcríalis,differentia vet in quale , & per modam partis fors malis ;maior patet, min. Proh. tum quis differentia fuperior (c habet wcluti parg dcterminabil:s per vlteciores diffcrems tías; tum quia quindo genus (übilteenü contrahitur per diff:rencias inferioresto- tuin quod ctt in ipfo gcnere , etiam dif- ferentia conltitutiua cius, fubit talem de terininationem , & contraCtionem per inodum partis marcrialis. | 96 Micü cft fané, qnomodo przfertim Auer(a audeat hanc fuffi -icntiaa ceijces fc , cum cam libenter receperit , quite- nus fümifolet ex parte vniuerfalitacis: y q.8.fcc. 16. vbictiam cum communi ple- no ore fatetur, fpeciemdicere toram ia- diuiduorum cffenriam ; Ad primum vc« rum cít naturam [pecificam contrahi pec radamindiuidualem , hic tamé gradus s :cét (pectet ad integritatem enutatis 1n» diuidui , non tamcn fpedture dicitur ad eius quidditatem,alioquia, vc ait Doctoc hic , 1ndi»idua. incer feetl'cacalitec dif- ferrent ; Ratio hu us elt, aia cfsentia g & quidditas cít;lla , per quam cc(ponde- tur ad quz ftionem qid efl , & ad hac da indiuidu s inoram ccipondetur pec natu ram fpecifcam , à .n. quzrotur quid. eik Petrus? cc(pondctur ctt homo ; ac pee diffcreniam 1indiuduilemm. reípondetur (olum ad quz(tione.n qiis efl , nam ü ugrcatuc ,quis cft ille? re(pondeir e 'c.rus, en quomodo fpecics dicit tocam císent:am iadiuidui , licét non cotam ens titatem,genos aurem non ita fe bibet re» i, cttu [pcaierum , fi quinis HA, TM. * uo OD Wt rm" eft homo?on fufficit diccre, eft animal', fed addere debemus rationale,vt adequa té illius effentia explicetur, & ideó nega- tur paritas in argamento a(süpta de gene- te, & (pccie reípe&u (uorum inferjorum. Ad Confirr. patet p idem ;ideó fpeciem prz dicati copleté in quid de fuis inferio- tibus, quia per cà fatisfir quz fito in quid fa&o de illis adzquaté feclufa differentia indiuiduali, quo qui genus non fatisfit quz(ito fa&ojin Sod de fpe- cicbus fcclufa differentia (pecifica. Ad vls.ncg.min.quia diffzrétia forinaliter nó dic tur nift diuifiua generis, & conttituti- ua (pecie ncc. formaliter dici poteftcon- trah bilis per differentias diio de fua.racone formali ci quidam actus fimplex,& perfc&tiuus, non perfetibilis , vt norant Complut.diíp. 4.4.6.n.5 4- fcd tan'um in fcn(ü identico, & materialiter , quatenus.(.gcnus, cui idenüficatur , con- tr ahitur, & determinatur per illas, $c in 2s hoc fcnfu dicitur differentia generica; fi- eut igitarrilibile v.g.eundem modá pre- . dicandi,quem exercet in ordine ad fabie- &um1immédiatum (bominem , exercet etiá in ordinc ad fubiec&ta mediata.f. hüc y & illum hominem ; fic ctiam de differen- tia dicendü eít,quod eundem modi pre- dicandi, qucm exercet in ordine ad fubic- étum immediatum.f.(peciem, quàmcon- ftituit, exérccat etiam in ordine ad (ubie- €a mediata .(.ad inferiora illius fpeciei y itavt ficut de fpecie przdicatur per mo- dam partisformalis immediaté ,tic etiam de inferioribus illius fpeciei mediate : vt dicem:is difput.feq.q.3, att.vIt. ' 92 Secfdo principaliter probatur fuf- ficiétia illius Widifiena excludendo alias opiniones cam minucntces , vel augentes & in primis excluditur ; quz i mi« nüebat , non ni(i vniuerfalia eflentializus agno(cendo , quia vt diximus ex Scoto , & communi Scotiftarum difp. 2.q. 4.art. 2.& q.6.art.1 multum intereft efíe pra- dicatum vninocum,& vniuocé pradicari, fcu quidditatiué , nam ad przdicationem vniuocam fufficit, íi przdicctur vnaratio preci, fiue e(fentialis fic, iue accidenta- rn illis, de quibus praedicatuc , qua acce- ptio vniuocz przdicatonis no. eft volá.- .cetur fecundum vnam rationem pracisá ,. - Difja. V. De Vaiuafalibus in Conmwi.. taríayquia vt te(tárur Simplic.in reg.gua- do alteri de altero prétdicatur, fuit Au- ,dronici, & aliorum antiquorü '; quamuis ergo fit.de satione vniuer(alis , vt przdi- ,«t excius definitione colligitur , vbi dici- tur effe id,quod prz dicatur,vt vnum,non amen opus cít quod etiam pra dicetur cíientialiter,& quidditatiué,quia cum ni- hil tale explicerur inea , & pradicatio .vnitioca ab(lrahat ab císétiali, & denomi natiuaplané in hoc fen(u prefcindéte fta Licpradicari yt vnum in dcfiaiuone, 5» . vniuerfalis,quia quàdo datur ratio aliqua communis pluribus,nomen fignificans i la vt conueniunt in illo commani; primo fignificat illud commune. Conf. «t aliqua natura fit de pluribus przdicabilis,non. ,eft opus , quód przdicetur .effentialiter : .de illis,ergo neq; vt fit vniuerfalisCons . feq. patet.,quia etfecommune tale, quod" fit pradicabile dc illis multis , quibus ek ,commune, cít effe vniuer(dle , nec vlcen rius requiritur quód predicetur jn quid Yt conftat ex cius definitione , r .alfampttm , quia eciam(i natura fit acci- .dens; tamen fi confideretur , vt ab inrel- Ic&uabftrahitur, & comparatur ad pluta [ubie&ta inconcreto,eft prz dicabilis de il lis (ubie&tis. An vcró opinio illa fueritce vera Gracorum (upra relatorum , A mic. trac. 10-q. 1 .art. 4.ncgat ,& eorü teftimo- nià partim explicat;partim ait.non cffe fi- ,deliter velata, aut won inacnitis fed quic- quid lit de Graxis, certum eft Arift. eius opinionis nonfuiffe , quia Porph.in pro- «m. 1ía202es proponit tra&arc dc illis quinque sm Ari(t.fencentiam,&,Aciftot, ipfe 2. Doft.tex. 8. fic loquitür »muerfa- le namque efl predicatiun idjquod mon- Siratur,(ed quod vri" sc MT crgo &c.io ancepradic.veró ;.dü c. 1.dc- : finit vniuoca qud cílentialiter dicantur de infcrioribus, accipit ynittoca preíse, vt diftingueret contra :denominatiua, vt loc, .Cit.aduermus;ettó illa definitio abfolu - té loquendo; €t przdicatis acc idétalibus poffit applicarisvt ibi diximus ;c.aüt 2.nó eft mirum, (i excludit accidés,& propriü À dici de fubietio,cum etiam excludat dif fcrentiam , quam 1A vniuocé przdicari pofica MEL Senso !)y)!)oeanUn0ióf die, -foftea docet cap.de fübft.bac | tur vri uerfalia excludit à dici de ; i» accipit ibi vniuerfale proco, qp dicitur de. pro- prié inferioribus,& ponitur in rc&a linea pra dicamentali , quia vt ibi Expofitores adaertunt;hzé erat eiusintentio, inucfti- gare nimirumimaturas , qua in recta linca i debebant, hac autem funt genera ,& pecics ; Prefertim veró dü difputat con- tra Platonem,(pecierum; & generum fo- - lummodo meminit; quia Plato no ni fi illa* septa enim vniacrfalja e(Te effentía particulari, vnde Arift.difpu-* tat de illis iuxta fübiectam materia ; De- nique communis loquédi modus frequé- tíus'memorat vniuer(alia eflentialia gene-^ rà; & (pecies;quia hzc dicitur de proprié infcrioribus , aliaveró de fübie&is, aut quafi (ubie&is, vnde fa&tunieft , vt. vni ueríale in communi príncipalius dicatur de illisquàarde iftis,vnde quia anaioga- tum ftat (emper pro! principaliori hinc cft; quód pcr vniuerfalia abfoluté intelli- girhtur vniaerfaliarefpe&u inferiorum. (.- genera,& (pecies;ex hioc tà nó fequicur ;' iin etiani dari. debeant vpiuerfalia re- 'pe&u (ubiectorum cum talis vniuerfa- Iitas'formaliter tit diuer(a'ab illa; tü quia" bc infunt a&cideataliter illis, de q przdicanait jilla e(fentialiter,tum quia o Íi variatur predicabilitasex ordine ad id- fcrióra, & fabie&a , —— debet viiuerfalitascum illa: fic illius paífio. Nec yalct,g ait Pasqual.aon quácunque pr£- dicabilitatem effe paffiorié; (ed illam tà- tum, quie cft de ioferióribus. Nam pr&di- cabilitas de multis abfolute eft paffro,fiue " illa'fint inferiora , fiue fübicéta nature fraidicabil:s; . 98 Tertio neque dcbet e contra auge- t? Sumerus vníaerfaliü rarrone. definiuo- ni$y Quafi frc aliud vniuerísle diuerfüm ; nonquía fit tetmmus complexus, ideo- que vhiuerfalecffe non poffe ; vt multi ^ téfpondent ; taf quia potcft dici termi- nus incomplcexus , tiexcca propoficióriem fumatar, vt dictum cft dilp.1-q.4« art. 1 tum quia nón videtur neceffe vcrmuinum comp à ratione vnimerfalis exclu- dere, quia predicabilia: delignare poflu« inus tàm per incompkexosgüam pr eo N ria iua. V. De Numero Vniuerf. E 407 plexos terminos yita in. dicere poffumus, ' quod homo eft difcurfiaus , vel ritibihs , : ac quód cft aptus ridere , aptus difcurre- rey quia idem prorfus praedicatum impor. tant;tàm füb complexione, quàm (ub in» comple :10ne 5: Aicigiaár Do&tor q.12. vhiucr(ad 1. & q. 21: ad $: definitionem non conftituere diftín&tuni* predicabile ab alijs, quia non habct vnum pre dicare di modum .f. in quid,vel in quale, fed' ob: genus; & differentiam, quas contine; due lici qua(i módo prz dicar . Nec dicas: itaqioque de fpecic fore diccadum;quia & ipfa conftat ex gencre , & differentia. Nam (pecies non dicit genus; & fpeciem: fepatata  & finigillarim fumpta, vc defi- nitio;quz fingula diuid:c x. Phyf. tex. $.- fed totum mctaphyficum ex illis: reful- tans , quod ficut formaliter diftin&um: eít à (uis partibus ;: ita diftin&tum habet: modutn prz dícandi ab illis. Vide Brafa- dol. q.: 12. vbi bene reijcit folutionem? Mauritijad hanc ínftaritiam , & declarat qüoniodo noftra folutio valeat ». etiamfi: teneretur definitionem dicere tertiam em titatem,vt definitum, Vcl demutn, inquit Scotus » fi definitio conftituit vniuerías le,fane diftinétum non erit à przdicabi- Ii,quod confti'uit definitim, quia habe- bit eundem modam pradicandt y q habet definiti refpe&u inferiorum ; quas folut;ones- amplectitur. Paíq. difp. 24 to. z. Met.fec.4.nu.4. $9 Quarto hac cadé ratione negát qua plures indiarduum vagam: numerum aue gere predicabiliü ; quia non habet vnun iimplicem módum pra dicandi ,fed pt dicatur in quid;& in qualeyit quid;quate- rius dicit naturam, in sce c dicit modum indiuiduationis;qui extra concee ptum natura eft & à conditionibusacci- dcnialibus depédet,quz pertinent ad hicg & nunc, & ita nonreduciturad vpumtüim przdicabile,fcd ad plura.f- accidentale, & cfientiale ; que refponfio non prorfus di« fjlicet 5 Scd v t omme dubiam tollatur 7 dicendum ctt,ly quidam,aut aliquis bo« mo poíie dupliciter fummi, vel pro conce ptu commun: ind;oidui abfolute fumptis. d dicitut de hoc , & illo indiuiduo » de indiuiduo fic abíoluté (uxjto dif- 408 Di(pu.1V. De Vuiuerfalibus in Communi. fetemusinferius di(p. (eq. non enim cer- tum cít ab induiduis, vt talia funt, poffe abftrahi vnum talem communem conce- prum ,qui fit vniuocus,cum in ratione in- diajduationis fint prunó diuería;vel fumi potcft, vt importat aliquod particulare , & non commune omnibus indiuiduis jin- deterininatum tamcn,qua ratione dicitur indiuiduü vagum, vt f eccrnatür à certo , ac determinato; fic nó cfl aliquod vni- ueríale,quia non importat quid yaum có- mune pluribus , fed inmediate. fingularia ipfa fub difiü&ione , vnde tantum valet gpetrusefl aliquis bomo y quantum fi di- ecres, Detrus cfl bic velile bomo, Cc. Huius rei fignum eft , inquiunt Summu- lif quód indiuiduo vago nullum appo- mi potcít fignum particularitarisaut vni- uet(alitatis, no.n, dicimus omn15 quidam bomo;aliquis quidam bomo y qua tamen figna paffim apponuntur termino com- muni, dicendo omnis homo , nullum ani- mal,aliquod indiuiduam, ergo indiuiduü vagum non eft terminus communis , fcd potius particularis fub difiü&tione süpcus; wt diximus 1.p.Inft.trac, 1.c.2.ratione, » «uius indeterminationis poteft per prz- «dicationem applicari ad hoc;vel illud in- «diuiduam , & 1a hoc fcnfu dicitur. prai- «abile de pluribus ; Quod Confir. ciam «x Ariít.qui cap.de (ubít, excimplifican- «lo de prima (übítantia, inquir , vt aliquis dhomo,aliquis equus, fignum cuidens , in- diui vagum n6 importate aliquod «&ommunc , & vniuer(iles alioquin illud po(uiffet fecundam, & aon primam fub- ftantiam;& hac folutio,qua czteris pre- ftat,clt Scoti q-12« przdicam.& 1.d, 2 j. caa .Refpondeo ,,quàm malti ample- t, pratlertim Auería cit. q. 8. fcc.a6.X Pafqualig.loc.cit.fec. 3.vbi cx pro- fcflo omncs alias refatat (oluciones ; quae dfolent pr debi aifetri, i 109 Quirxo tádé, ncque ex erio Zlacarnationis introducédum cft à Theo- Aegis (extum pradicabile , quia in Chci- Sio Domino przdicatio naturz bumanz «ic Deo (pe&at ad quintum pradicabi- Ac,ghia pra dicatum illi contingenter có - peut ; quod autem pradicetur fabflan- svi Mlicéndo Dcus efi pomo » non ipc- dit,quin hzc przdicatio fit quinti praez dicabilis , quia cum dicimus, Petrus eft fuppofitum "Petrus eft perfona, talis prz dicatio fit fub (Lantiué , & tamen pertinet ad quintum przdicabile;quia eft extrà il- liuse(fentiam , & pote!t abeffe per Dei potentiam eius corruptioné. Acce« [d pm illa predicatio Deus efl bomo , Verbum eft bomo, poteit etiam fieri ali- quo modo adie&tiué,d;cédo pens efl bu- manatus yq o ficri nequit przli- catio fuper ioris de inferiori,fignü cuidés, quod ille predicationcs in rigore logico non (unt effentiales;. Et tandé,quod acci- dens pra dicabile ita cóuentat accidenta- liter fübie&o,vt noa cóltituat cü eo vnü fabftantialicer,vbi natura aísüpta contti- tuit vnum fubftátiale cü perfona aumé- te,non obftat ; tü quia abfoluté falsü jef& hoc a(Tumptum;nà modi (ubftátiales, qui fatis familiares süc Recentioribus, coíti- tuunt vnü (ub(tantialiter cü rescuius func modi,& tfi pertinet ad quincü predicabis le eocum przdicatio ét fecundam ipfos 5 tum quia efto materia, & forma vnü. pec fc conftituant , x» (übftantialiter vniane tur ; tamen quacuag; przdicatio formae - materia ile eo przcisé,quia forma contingeatek. (c habet ad Maisr fccundum fe coafi- : deratam ; tu n demam quia concediinuss qud in hoc fenfu hzc prczd:catio (ic (ub ftantialis /erbum efl bomo , quatenus natura humana coofticuit vaum lübitaa- tiale cum períona a(fumente.f. Chritü y non tamco ex hoc fequitar , quod (it per. fe, & cifentialis in tigore logico,quia prae dicatumilli aduenit cótingenter ; & hac refponfio eft Doctoris ig 3.d. 7. q-1. C. & D.vbi ex profetio tangit hanc ditficul- tatem , quam poftea folucionem ample- xi(ant Va(quez 3. p.di(p.68.c.4 . & Pa(- qieligioca vbi bené aduerti t, quod ia iftinguendis przedicabilibus non. dcbet attendi res,qüa ipfius cum (ubie&o, dequo ptzdicacur , ed modus, quo | crue (e habet ad [abie&um, Quia fi accidentalis e(t hoc c(t, fi facit, quod pradicacum conacniac (u- bie&o cotingéterperrinet hoc ctiá pr- dicaigra ad. quiam pcadicabile, qua ; € quintum fpe&at przdica- . — dicatur, neque vnig. dwell. V. De Numero Pniuer[.. fie cfl modos proprius przdicandi illius; qua de caufa notat T ribid.quod ha- bitudo quini przdicabilis poteft funda- si in re , quae ficfubttantia , quando hzc accidi fübie&o, & ilh comingenter vni- tar, vt cx profe(fo dicemus difp. (eq. q.$ 'Non omnino tamen abs reappellauit hoc Baffol. nouum pradicabile , quia ita ciiam Do&or ipíé innuit ibid..dumait ; quod cum nulfa vaio fit fimilis ifti pro» pter quam pradicatio dicatur vera, nullá e(t przdicatum diétü de fubic&o , (icut in propofito, quantü n. eft cx parteeius, qp przdicatur,eft fpecies, (ed quantum eft ex parte modi pratdicandi, e(t accidés,irà Do&or. Qjuia tamé,vt (zpé dictam eft, numerus piedicabiliit aufpicari nó debet ex varictate rcrü pra dicatarüs fed modo. rum pr£d:candi,tdeó cü oem bo- mo dictus de Dco; cftà in fc (it fpecies, tf refpe&u Dei habeat modum przdicá- draccideatis nou debet con(tituere nouis przdicabile , fed ad quintum reduci. *in Oi vo oSoluuntur ObicGiones « 161 YN oppofitü funt adbuc alia quz- "T D argumenca falsae ui] ói- tía, vel minuctitía numerum quinariüvni- "Wet(alium . Primo ita3; obijc. qaod at plura quinque , quia przdicamema (ant dec£ , ergo & pra dicabilia y oam diui fio quoq; predicamenrorü dáta cft penes di- &ertitaten módorum przdicandi « Tá z. quia ex iftencia fabtiflétia perfortalitas, "vnio fübftantialis , & fimiles modi non -przdicantur , vt genus ; fpecies, & diffe. entia , quia nom cont ituunt rei — miec vt proprium, quianon fluunt necef- 'fario ab effentia cum fine ilisetle poffit, ficc yt accidens , cá (int modi fübftantia- Tesyergo dabitür fextum prae dicabile,né- modus fi bít ancialis .'1 à 3. qvia genas dhinidi poteft in generalitfimü , & tubal- "termuai; item differentia in genericaas& : , fimiliter propri ü , & accidens. utrtandem quia tot modis dicicur voü Lares ME rcIquir 1. Topic. €: 12. vuiueríale, & fingulare funt oppofi- ta ,& tingulacra fur infima ergo &c. 102 Kelp.neg:gac:tacem,concefTo.n. q nu meros pritdicamenroris(ümacur etià Luca v £s 409» aliquatenus ex diuerfitate modi predicz di de prícàa fubftantia, de quo inferius non adhuc camem famitur eo modo, quo numerus pre dicabihium , hic n. namerus fumitur penes modü predicandt efsctiali- tcr,vcl accidentaliter, nó attendendo te 5. quz pradicarur;an fit (abítátid, vcl acci- dens, (ed attendcsido folam connexioné efsentialé,vel accidétalem, quá res habet c6 fübiecto, que eadem efTe poteftin dis ueris prxdicamentis , nam ità ifi genere accidentis cóne&itur color cá albedine vt pars materialis , (icut animal cü ho mine in genere fabflantie, & (icdealijs $ ar in diuifione predicamétoruma(figaa- tur numerus non folit attédendo modum pra dicandiy fed praefertim ré ipfam, quae przdicatur; exquo fa&ü ett, vt numerus pritdicamentorü fuperet in duplo numer przdicabilid, quia re$, & nature przdi- cabiles in fc (unt decem, modi veró prz- dicandi funt quimue;ficat comexio ear cü (abic&is quinque ifi modis fieri pot. Ad z. in no ra Schol non itd liberales fumus modorá fubftantialid ; vt Recea- tiorcs, eridé in hyf. difjs.g. q.9« di vnionem matcriz cü forma eíse relatio- Tiem pra dicamenralé, & in Mctaph.(uüb- fiftentiam có fiffere in duplici aegation admiffistf hismodis fübftanialibas,m idcircó addendü cf fextum pra dicabile, cü corü «modus przdicandi poffitreduei ad aliquod iftorü; fi n. fümantur; vt dicüt. aptitud:nem, pofsni redaci ad quarti jfi "vt dicunt actum , ad quintam przd:cábi- le; quia abcfse pofsum abfq; prieindiciosy. /& dcítruct;one efsent'e.i coceptus quid- " ditatiuri (üb:e&ti, de quo pri Ctuk hé id impedit, quod (irit modr fübftantiales, & non accidemia , vt Recernciotibas pla cet , quia aliad eft efe accideb $predtcde mentale aliad'przdieabiléjaceidens dicamentalc d.citar illud , quod fubftantia, vt quantitas, & qualitas; ci folet aceidens nominmlitet ; peraomcen accidenus e : ens veró pradicabile eft -q prad;cacum accidétariwm, non per ad e(scntiam rei , flue in le fit acei fiué (ubftantia, (ic veftis re(pe&u veftti- tr homo refpe&tu animalis dicunturace Mm | ciens, essi dd 2 410 Difpu.1V. De Vniutrfalibus in Communi. €idens , non nominliter , quia in fe funt fubftantiz , (ed verbalter , quatenus ve- ftis dicitur accidere veftito, & homo ani màli ; vndé dicebat. Seotus loco fupracit. quod habitudo accidéiis quinji praedica- bilis potett tundari in re, qua fit (ub(tan- tia» quando hzc contingenter vnitur al- teri, de quo pradicatur , licde fio efse bipedem dicitar accidens cómone quintü prz dicabile,& tamenres, vndé fumitur , eft (ub(tantia . Ad 3. illa diuifiones non muhiplicant icabilia , quia tàm ge- nus gencrali(fimum;quá fub alternuin ex vna parte;tàm differentia gencricaquàm fpecifica cxalia retinent c przdi- candi modum, illa per modü partis poten tialis, & ifta partis aGualis,vndé in raio- ne vniuerfalis formaliter non differüt in. ter fc genus (upremum, & fübalternüsdif- ferentia infima, & fübalterna, fed tantum materialiter penes maiorem , vcl minore multizudincm fübijcibilium .. Ad 4. ait Doctor in hac quzft.(en(um illius propo fitionis eíse, quot süt (ignificata vn;us op pofiu, tot & alterius císe, nam quot mo- dis accipitur vnum, tot accipitur, & rc- liquum, vt v. g. tot modis dicitur vnum, : , multa, tot modis idem, quot diuer- Y riaisodÜ pecicnumero;nó autem cít vcrayuoad numerum (üppofitoram,qu:a Nem, ftus, & iniutlus funt oppofita , non cft tamen opus , vt quot fuat indiuidoa nigredinis,tot fiac .Scalbe- adinis, quox funr iufti;tot ioc iniofti, :4303 Secundoobijeuur & cótra probá- tio, qp (int pauciora quiaque . Tum quia (unt przdica:a ; tot funt przdicabi- Ata fcd 1. Topic. c. 3. przdicata funt qua- 1u0r,dcfinitio, genus , proprium, & acci- «dens. Tum 2. gcous, & diffcrenia conti- menaur in fpecic , quamcomponüt , er. c diuitio bona, quia membra coincidur, ncc prz dicabilia quinque. Tum 3. omnc 23ccidens,vel cft zcnas vel c(t fpccics, c beat propria inferiora, de quibus eísé- jalter pradicatur ; vt conttat de colore pectu albedinis, & nigredin;s, crgo fa- (qns przdicabile . Tü 4. quía diuifio potcit ad bimembrem redu- 4i, li nimité , tradatur per capita gcnera- -haadqua caicrateducamur, 9 .i. ahud " cft przdicabile e(sencialiter, aliud accidé taliter; ergo ita fieri debct, vt regula (er- uetur bonz diuifionis, quz debet císe bi- membris. Nec dicas fuifse datam per fin- gulailla quinque membra ad maiorem rei declarationem. Quia potuiísent, & de- buiísent hac ratione plura alià membra affignari, nam diuidi poterat differentia ingenericam , & (pecificam ; fic & pro- prium, & accidens, genus in fupremumy & (übakernam; & raríus (icut diuiditur pradicabile peoes przdicauofié. in quid, & inqualeefsentiale, & accjdentalc;po- terat ctiam diuidi penes praedicari (epa- rabiliter, & in(eparabilier, intrinfecé, & extrinfecépollibilicer, & impoffib.liter, & alios fimiles modos, qui diuerías (pc-. €ies prz dicabilitatis conttituent . 164 Refp. qp licéc idem fic fecundam rem pradicabile, & prz dicatum , tamen differunt (ecundü rationem icabile «nim dicitur , quod poteft przdicari de pluribus, pradicacü veróà dicit illud , pec 9 terminari poteft, ac folui quatiio du- birabilis, (en problema . Arift. autem in Top. docet modum foluendi hutu(modi dubitationes, vndc ibi oftédit de aliquo , queonde potefl (cici cy eft genus , & fie c alijs , & ponit bi. quatuor pra:dicata ,. dao in quid.qua (üor genus, & dcfinitio, & duo ip. quale .f. proprium, & accidés » quia omnis quzttio folu: poteft , reípon- dendo per al Mtorum, vcl peraliqp reductum ad illa : quia autem nó fit qnz- ftio de indiuiduis,cum de illis nó (it (ci€- tiafed de fpeciebus ;ideO (pecies nó nu- meratur inter pradicara , cum in talibus quaftionibus fittubie&ü . Nec de diffe- rentia fpecifica fit fermo ibi , quia idem iudiciam eft de illa, (icut de (pecie , ditfc- scntiam auccm genericam reducit Arift. ad genus,cum in ipfo formaliter includa- tur, ita refpondet Orbellus initio przdi- «ab. & colligitur ex Scoto 1.4.8.4. ;.tub S. vide tamen aliam refpontionem apud Dod&orem4. 1a. vniuerí. Ad 2. cx code verum cft SP pn. de genere, & dif- ferenia. fundamenzaliter tampus, fic .n, (unt gradus metaphy (ici fpeciem comp nentes in rauonc totius císentialis ; ícd falfum eK , fi hac omnia formaliter (u« mán-: L-- R sb Quafi. V. De N umero Voiutf..— tnontur , fic enim fingula (unt intctiones diftin&z , & conftituunt vniuecíalia di- uerfa, ncc vnum fpe&tat ad formalitatem alterius, — cta totum — d3. acc comparari , vel a Not irinferiora dequibus e(fentialiter przdicatür, vt color ad albedinem, vcl ad (ubic&a , quz accidentaliter denomi - nat,vt ad lignum;vel parietem, ficét pri- mo modo imípe&tum; (pe&ct ad primü , velfecundü przdicabile » altero tà modo confideratam con(L ituit quintum przdi- fla 2. Ad 4. verum cft illa dinifionem pofic ad bimembrem reduc , fi trada:ur per rationes generales , & poffe amplius plurificaci , qnam in quinque mcmbra , fi tradatur pet (peciales, itaquod fatendum e(t diuifionein illam à Pocph. wadicam noncffe ita ex matura rei, vt mon potucr t alio modo fieri ; ordo tamen do&rinz polccbat, vt dum hunc przdicabiliü tra» &tatum ad praedicamenta coordiaanda o ditigebat,non nif illo determinato mo- do vniuerfate dinideret, cuius rer ratioóc fats congtuá a(Tignamus q. (e:). & plena (olutionem huius argumenti tradirus , LI » 74 QVA&STIO. VL. A«nbec diuifio (it generís im [pecies, |o dmmediatd. 70 10 T Eeant Boct. & Ammon. in : N defóicigpircidi Auic. in 1 og. €.7. Simpl.in przdicam. in definit &quiu. Albcit.trac. 2. predicab.c.9 Niger 2.par. Ciyp.q.16  Bruxcil.q.2.predicob. Vallius q.7.de vmiucrí. c.12. uia hr on nes negát vniuci(ale cffe verü gcnus ad iila qu.nque; atque idcó atferunc hanc. etse diviiionem L à, l'cét diuer(imodé. explicent ta- lem analogiam. A firma: $.0t.4.8. vniu. fcquuntur ceteri ounces ] acini tàm veteres , quim I: ccenuiores *cotiflze , ac Thomittz Maur. Anglic.& S.rnan. bid, "Tatar. q.2. Ant. And. ibid. Ochoa 1.p. Log.c-18. Conimb.1 oun.Con plut. 10- lec. &uvias, Hutt; Aucifa, Setna, Blanc. Pafqual.& cetcti patlia:; Quoad altcram 2 fici parcem [onuunt aliqui, vt rcfcrunr éoplat difp. 4.',«6. hanc diuiionem císe FU immcegiatam ; alij communiter aiunt cf- (c mediatam , praíercim veró scotitiz noftri 4. 12.vniu. Tadem Ioan.de S. Tho, q.6. art. 2.vtrum uc ait efe probabile, 106 Pro deciiione quafiti quoad vtrà que partem , d cendá cít , vniuer(ale effegcnus ad Ila juin ;ucyac proide diafios tcm cius in ca ciicgeneris mn fpecies, nà immediatam , (cd mediatam .. Probawuir, uia genus ad Ila quin qne cóparatü pre« ) peas dc ills simidemnomcen , & ratio« ncm, vt de pluribus fpecie differemibus, «t 20 (e habet vt genasa ! i'i, & in ca di- uiditar vc in fpecies ; Confeq. patet cx definizione ipfius generis; probatur a(sü prum, quia ex vna parte dcfin tio vniuer. (alis in CÓ! verificatur client ialiter de (in. gulis quin; przdicabilibus , vt gj fic vnü aptü eíse in mulcis, vel dici de multis , & ha:c particula; vt eidcbimus,indcfinitios ne fingulorum ,(tat loco genes , ex alia: vct. parce intentiones przdicab ilid ad« inuicemmon accidentaliter , & nunicti- cé, fed cífencialter , & .(pecificé di&in- guün'ur, alia cnim fpecies vniuer(alitatis eft genercitas, alia ('»ccicitas, &(ic- de al js. Imó addunt alij efsc genus ita vni- — vc. nullam procíushábeat analo« um adimixtà quia fingula illa predica» Diiesrim cag ons ive eir qe zqoalitet Li icipánt ratione vn.uer(aliratis,omni-. us cnim veré , & propr:é conucnitefse rclatiorics rationis, quibus naturz abftra- étz rcfecuntur. ad plura , nec hinc racio- ncm participat vna títaramintentionum dependcater ab alia , tiquidé uaque: earum effet veca vniuei Dita; era Rae intentioncs effent impoffibiles ; Cererü ,; vt docet Doctor q.8.cit. $. i4 d ifl am,ne- «c(fe non cft omnem ororfus negarc anas logiam o vniucrfali refpe&u illorü quim. que (pecrerü; tu:n -jnia analoga benc cit vniuocauone cfl cópofhb lis, vadeafsés rendo vn:ueríaic eise aniloguax ad illa quin 35.nà có ipfo excluditur vaiuocatid, vt cóltacex dictis difp. 2» q.-$/'arc cam. quia & in ipfo genere aliqu lis-analagig. reperiri tolet , quatenus. perfcótius in vna [pccie reperitur quàm in alia etiamti hec inz qualitas proríus proucntatab extrine (cco,cx ele di iari có» moa trahentiam , vt patet ex diis ibide ; qua fatione aicbat Arift. 7. Pbyl. 5 1. multas in genere latere z:quiuocationes, vbi z- Qquitiocationcm vocát analogiam ex ine- qualitate differentiarum defampcam ; tü tanden quia in propoíico in participáda racione viueríaliraós videtar. inter illas intéciones intercedere illa dependentia , Quz (oicc infcrre veram anilogiam, quia gedum vnjucrfalitus perfectius ceperitur in vniucr(alibus effencialbus, quam ta ac «idencalibus,quia illa prasdicácur in quid, ifta in quale, dia c(fenczaliterjiftaaccidé- taliter; icd t in ift:s reperitur juodámo- do dependéter ab illis,quia ita przdican tar de (uis fubijcibilibus mediantibus ii- lisrationalitas namque, & ri(ibilitas prius cóueniunt homini in cói dcinde huic , & ' iili ; Nonergo neganda eft quiliícunqae anjlogia jn conceptu vniuer(alis ad illa quínq; (ed concedenda ,. non camen ta- L5, quz vniuocationem excludat. ' 107 tem hac diio: non fit immediacr , (cd mediata , eaidens cft ex fufticientia huius diui (ions q. prgced.vt -ni exea liquet , vniueríalenon dc(cedit &mmediaté ad hzc qàinque,: neque eft ge -us argen flloram, qnia prius diuiditur m 9» diciturelleniajiter , & quod dicitur accidenraliter, qua dao iceri (üb- diuiduntur , rgo. vaiaer(ale'diuidatuc prius per ias duas differétias , conftituit de enere intec media , qua poftea (ub- ntur per aliasdi ffecentias, deucnié do :tandé ad iílas quinquc (pecies;cp aper kécolligitar ex Porph. e. de communit. ; Cut àuem in prooem. vmuecíate (La- tin duxerit inbisquin. fpecies, nec il. Mi tradiderit p rátiones magis generales, vclimagis fpcciales, vt poffe ficci d'ceba- mus in fine przced.quazft. Ratio cft;quia vniaerfália fc babent tan a reípe &u (uübicéti, de qi icantur , atque ideo explicare Peas aliquem formalem «ffcctü;& determinará refpe&tu eius ;fed fi ynuuer(ale diuifü.m fuiffet per rationes generales ,f, in elfentiale, & accidentale , nimis adhgc indeterminatus , & confufus mene € vniueríale prz beret ieGo, nec ixà lenlim docuiffct Porph. modü applicádi (ccüdas intencioac: pri. Difp.1V. De Voisérfalilas ipCómwuni . mis, qui tamen cft cot dis, Sc vn'cus Lozia« cz (copus , vc ipfe facere (Vat igebat , quia, illz- prima (pecies (ubulteraz tac remo. tz nimis àcali applicatione; (i veró ex. alia parte diuifam tuitfec pec cationes ad - huc magis fpeciales ,.plané diuilro fuiffet. fuperflua protíus vltra hunc quinar:ü na- merum , nec ad rationes magis (peciales erat opus deícendere , vt doceretur cxa- &yis modas appltcandi fecundas incentios nes primis ,quia fata quacunque alia lub. dwitione vltrahzcquinquz adhuc mem- bra fubdiuidentia feruarent cefpecta fa- bie&icandein fotmz. habitudinem, & cundem priedicádi modü,quem feru.t ta trm diuifann ; vadé (i diudatar. genus in gencraliffimü & fübalcernum, differentia. in gencricá,& (pecificam, tamen in ordi- nc ad fübijcibilia eundem séper (eraant. prz dicandi modum; quem totü diuifum, mam wtüímq: genus femper. praedicatur eflentialiter per modum partis potencia« lis,diffetétia per modu.n partis aGtualis ; fic dicendum dc proprio, acéraccidente, quod fiué tit (cparab le , (iue infeparabi- le, (emper tamé cótingcater vnitur (ubie €to nec attinet ad eius cífentiá in primo aut fecundo modo, quia non omnes modit variant pét (erationeas pra dicabil:s , fed illi tantum ;effentialiter,& accidentaliter fc habete, pet BATA 4 Mai en , ad Kem alij modi reducuntdt : pec quam do inam plené: fatisfieri-poteft ad vlii- mum argumentam quaft. przcéd. 108 Ex hoc colligitur has quinquc fpe cics vu :uctfalis effe infimas, quia hac , & illa gencreitas v.g quantiatis, & (abftaa tiz vc docet Scot. quol 6. (ub X.nó d. ffe- — tuere nifi numcro, ctlo natur ratz differat generc generali(limo, fic etiam bec, &lla fpeciertás v.g.homi- nis,& equi differunt uin numero, quia Vi- cét vaturz,quas denominan: fpecie inccr fc differant , intentiones tà denomináces.— funt ciufdem rationis; X (ic pariter dicé- dum de iatention bus aliorü vaiucrfiliü : tum ctiá quia cftó genus diuidatur. in (u- premü,& fübalternum ditfcrentia in ge- ncricam, & fpecifican , proprium tiai- liter, & accidens, hxc tamen membra nó inter (e diffecunt cx parte modi ptae- dican: eb Mitos 2 -Duafl.VT. £ualis fit Diuifio Puiutrfalis. dicandi , & in rationc vniuer(alis, (ed ma- tetialiter tátüm paenes maiorem , vcl au- norem mulutudinem eorum, de quibus !przdicantur 4 oppolitam tencc Poncius di(p.5. Log.n.1 11.cui fit fatis infrà dif. j. n.60, & 108. Ex quo: tandem deducicor hanc Porph.d:ui fionem vniuer(lis in g:- nus, fpeciem. &c. effe rité tcaditais qiiia diuifio alicu:us generis. eciam fübalterni poteft ficci afligoando omncs fpecies in- imas, quando ill poífonz cecio numera comprehendi , vi norauit Soto lib. a. Sumul.cap.4. 1: &. 2. b ' 1c9 In oppofitum ob jcitor r.probá- -do vniuctfaic non efie gnus ad iila quin- «que. Tum quia wnc aliqna fpeeies dire- € przdicaretur de (uo genere, quod cft impofhibile; Prob.coníc:. quia tüc etfec verum dicere. quód vniueríale eft g«nus ad illa quinque, inter quz numeratur £e- mus primü praedicabile , vclut vna fpecies vniuctfal;s in comuni. Tum 2.3uía cunc vna fpecies dilparita pradica retur dea- i, quia tunc eísct vera przdicatio, quód genus cft vna fpecies vniucrfal s, d:fferen tia alia fpecics, & fic deals. T 3. non tanti di(paratum de di(parato , fed etiam eppotlitum de oppofito pigdicaretur,n&- pe fpecies dc genete , cui faltim relatiue opponitur, Tü 4. quia tunc. inferius con- fticueretur (upra. fuperius , dicendo enim quéd vniueríale eft genus, tunc vniuerfa- le; q»od cft (uperius,ponitur infra genus; quod cft cius inferius ; ne igitur bzc in- conuenientia fequantur , negandum eft vniuct fale císe gcnus adilla quinque. Refpondct Doctor q. cit. omncs alla- tas propofitiones posce concedi,non qui- dcm císentialter , fed denominatiué, po- te(t.n. vna fecunda intério fundari (uper aliam acceptam , vt quid ; accam deno- aminarc, fcu de illa przdi cari ; vt modus, cnim cft comune omn.bus (ecundis intentionibus (aix Do&tor) quód quali- ber potefl eccipi vt quid , velut modus , quando enim cft iliud, quod iniclligitur, tunc eit quid , quando cítratio , fub qua aliquid intell gitur, tüc accipitur, vt mo- «us , quam doctrinam ex profcíso decla- saumus (upra difp.3.q.8. arc, 2, & docct idem $cotus 1,4.2.q.3.C. & 490.13. 9 1» Logi 8, 413 fub T. A4 r. igitur veraefl illa propofi- tio denomuatiue, Zniver[ale ef genus, qu:a vaiuecfale fumitur, vt quid genus vt modus , juitenus e(t ratio, fub qua. vnuztialz coofideraww , dum ad fua in- fer'ora. confertur, Ad 2. pariter noa in-* conuenit , quod genus , ditfzrentia, proe priam, & accidens finc fpecies denomis matué , & accidenraliter , Ad 5. air Do» &or locis cic. quód 'ntentiones nonopeponuntur,nifivtrag;accipzatur,vtquidsvelvtraquevtmodus,dimvetódicimusgenusell[pecics,intentiogencris(umistur,vtqu.d.intentiofpeciei,vtmodusy&idcó,vt(ic,nonprzdicaturoppofitideoppolito.Ad4.vnurrlalecontinetfub(egenusefsentialter,tamenneq;iaeconucn.t,gpviciimvnuerfaleacc:dcntalitercócincarurfübgenere;quatenusa£ficipotmo«ozenercitatis,vode genus vc quid eft infecius ad vn acrfale ; vt mo- dus ,císe pot (uperins ;& hec eft comunis doctrina Scot: (lariquà omnesalie Scho, kz recipiunt, efto (ub diuerfis terminis. 110 Diccs nullü genus poteít accidé- taliter de fuis (pecicbus predicari,fed vni, icatur accidental Mis uerfale - C iter deil $3 muipquimga dc Prob.min.nam quádo vna intentio applicatur alteri , vt modus. tüc efficit przdicationem der üudg .& accidentalem, at quando dicimas, ge- nus c(t vniuer(ale , tuac vniuerfalit2saps plicatur generi , vc modusquia cft rai fubqua confiderarur » ergo &c. Refp. neg. min, ad prob. patet ex dictis difp.3. cít.q.. art. maiocem ese veraas dikaxat ,quando intentio akeri applicae tav modus , cít interior » vcl difparata g non autem quando eít faperfor, vi eft im allata propofitione, genus eft vniucr(aleg Vidc ad hoc alia argumenra apud Fuente, q.6.d:ff.6. minoris momenu . ^ prnde pe j zs conca ilem cc partem uifio generis in | idédo per iffcrentias magis ge» nerales con(tituerentur. duo. de termedia , quz poftea fi ur pet alias td fierérias y m darenuur hàtale ueríalia, qua inter ifta quinque ex vpiu fale ig(um in 6i utei vs id N 414 diuidédo peruen:remus ad oo, vel decé vniuet falia,vt deducit Brafau.q. 12. vniu. €um Maur. q.9.$. Quinto dubtratur. Refpondetur ex Brafauol. ibid. dimif- fis Maur.ambagibus , quod cum proprie loquendo fuperiüsnon ponat in nummerü cum inferior: , quia inferiora in fuperiori vniunrur, noni diuidantur;idco genus, & fpecies, & pradicabile in quid non dicü- tur tria vniueríalia,nà pra dicabile i quid, — Difput. IV. De Vniuerfalibus in Communi. feu effentiale eft (aperiusad genus , & fpeciem,& in illis includitur ; atque ideo cum eis non facit numerum ; & ficeriam dicendum eft de przdicabili acciden- tali in ordine ad proprium , & accidens; Vel dicas , quodlcum hic. aflerimus vmi. :uerfalia effe quinque,non plura, nec pau- ciora,loquimut de fpeciebus infimis praz dicabilium ,' nam dari aliasfuübalternas fané negari non poteít. DISPVTATIO QVINTA De Vniuerfalibus in particulari .— tat ut 0JI tratfationem de /niuer[alibns in Cómuni ad fingula in fpe- d| ciali defcédimus;de (ingulis quafliones inflituendo 1uxtdordi- nen [cruatii d Porpban [uo tratt.de cuius obieto nà efl m diffen [io fiquidé fer? omnes pro adaquato eius : ] Junt cit Doctore noftro 4.7. fuir Fniuer, bile comune ad illa quinque , it ibie;0di- TPredi Uniusq. yn TPradica- »apium eft pradicari de pluribus, tale an. efl predicabile, de quo Porpb.agit im boc trait.nam cap-de gen, fatía diuijione eorum ,qu& pradicanturs aliud de vno folo aliud de pluribus pradicarisprofequitur deinceps tra& ationem eorit , qu& de ple tibus-pradicantur , diwidens illa in quinque fpeciessc* cap. v.i. colligit V7 protee — eu ficio egt(Je. Et adbuc poiius i ub ratione Pradicabilis, quam Vniuerfae et bie vuiuer[ale (ubietiumponi, quia C ipfa etw Mini, | P füb ratione pradicabilum ,q-m wmuer[aliwm confiderauity cniusrationem re di[p. práced.q. x. artia. in fol. ad bicobiethum attributions ,qu vatum efi an. Vniuer(ale igitur bac modo c ia onfide - abet omues conditiones ad tale obie- UEBbum defideratas à nobis affignsudas inferius "n, 12. ex Dotfore q.3« vniu. qu& ad | trevoducuntur, qucd de eo [wpponatur quod e s». quid efl » quód de co proprie demonjlrentur p»(fionesin [ctentíay G tandem quod omnia ibi confiderata babeant uu tributionem ad ip[umy Gy in eius gratiam confideremtur: bas autem omnes babet t Kuluer(alé in prejenti traBlatu nam dum initio tra. mouet illas qual. d quarum refolutione ab:iinet ob arduiatem an vniuer[alía (int m vebussvel im intelleduyan fint corpore ayvel incorporea crc. fant fupponit vmuer[alia e(feycr querit vbi fint, . € quoniodo, C" dum in fine trati.cap. vlt. de communitatibus mquit y fingula vu- werjslia conuemive inatione cümuni vniuerfali $quiafingula predicantur de piu- tibus y plan? fuppomt banc e(fe ius dvfinirionem im ratione pradicabilis , c [ic babct. primam conditionem, duin demonft vat genusyfBeciemycr c. differre ab indi- widnuo im pliettó, tanquam ile primo, r pradicari de pluribus, vptigyeandem pa[fionem de mon[lrat de vniucr[ali Pim ye rra fecundam a: qandem cap. vír docet efie osanibus commune predicari de pliwibus man jeff in- ofiniat vlla omnia e[se fpecies P vaiuerfa € cómune geaus, ad quod reducit um, grau vüra Wa quinq, viiuerfalia agatit in boc trac atu de andiniduo y QF. fpecie tiv;b, in pr Mafius fe& Duries NRI A d 2 52:2] ii c -  üimb, in proam-q.7. Maf[ius feb. $.9.3. Tolet. q«1. : &" «lij palfim; promifc uà autem alfighamui, pro oA d A dile, quiapro eodem vtrumq; fummus ,nam per predicabile intelli imus , quod i. ; dum, quía defi : qe i rium y vel combinationem accidentium commsnium y Y fola. fpecies defi- Quefl.I. Quo fenfu definiamr genus ecdrt.T.— Ari cie fubij cieli. qua tamen vniuer[Alia non (unt ; adoue tamen, C ip/a red«cun- tur ad ipium vuiuev[ale,non quidem vteius [pecies, ed v: tévmiat (p-cieru n eius, dndiuidua nimirumyvt fubucibilia [peciety: fpecies fubijcibiles, vi termini ge- gereitatis, C7 (ic tandein babet teri am conditiouem .. "Aner[4q.7-Logsjecl. .adbarens opinioni quorundam antiquorum Expo fi'torum ait non vuiser[ale in communi,fed partes eius. fubietituas genus, Jpecicsa Gc. fo- lur, c (ingillatim. uw ptas effe blc obielium a 1equatumy ratio eius free eft, quia Porph. non egit de illis quinq; fub conceptu commnni vniuerfalis, vel pradi- Cab. lsyfed laum aggrejfus eft diflintlà, C folut? illa fiagula explicare . Imó ne- que de fingulis cgit quatenus vniwerfalia fimt, nimirum per ord:mem ad plura y fié .9. folum genus]peciem, €? differentiam con[ider aut; proprium veró, C accidews aon explicauit ip ordine ad plura y quod e[l de ratione vniwer[alisyfed petius per or- dinem ad jubietfum, cui conueniunt. $ed fallitur Jgueríay quod Porpb. nom egerit de illis quinqy [ub aliquo conceptu communi, et de fingulis (ub ratione vniuer(alis in ordine ad plura, nam cum cap.vule. agit de commuaitatibus predicabili , agit de aliquo concep:u có muni, in quo conueniuntyg7 omnia definiuit in ordine ad plu- yay vt infraconlabit ; &" certé tollit J£uerfa vnitatem buiustratlatus, dum illa 114; folutablc accipit pro obie&o contra. Atrifl. monitum,qui 1. Pofl. 25. dixit, frieutien debere ee vnius generis fubiccli. « - Quam verà vtilis fit bic trakatus ad dive£Hionem operationum intelleGus , qui ejt finis Speaune porpb. expre[fit in progm.cum inquit innare primó ad defini£- 2 , effentialis conflat ex genere, cr differentia, accidentalis daturPetr. secimds ad diuifionem, quia in diui(ionibus eTent ialibus diuiditur genus in fpecies per differentias , in accidentalibus Prec pir accidentia propria, vel comininia: Tértió demum ad demonflrandum,quix mediwa in demon[t ratione eft definitio, qu& con[lat ex genere, differcatiay & quod demonflratur efl pa[fio ad ceteras etiam argnmentationes infernit, in quibus, wel accidentalia pr.edicata per efientialia comprobantir ,vel àconuer[o ^QYVRSTIO L' '- tumdubiorum,queftionem hncin plis Q ^. resdiftribuimus Articulos . ; De Genere. to" | qure erae Orph. cap. 2. definiuit ARTICVLYS 1. E- genuslog:cum illad effe iv */ 3 Or DM | | plu, An Genus definiri po[fit ; &P,quo fen|8 quod pradicatur de plu ry E un T 9 rus Jpecie differenii- ; : WWUP busintoquodquid,cit- 3 q,Ro imelliz&ia quaici quoa pri» € qiiam occurrunt difficultates quà plu. p maih pacem recolédua ett cx di« s iacantuim, vt nonnulli eamabiecetirt, — &is dilp. 1. 4- arc t; defiaitionem fumi aliam cx proprio capite adinueaerint, | poife dupliciter, và5 modo prefsé pro od ctiam fecerumc de cexerísvaiser- — definitione esplicanse quiddiacé vei ibas ; (ed quia hzc defiaítió e(t ipiius | genas, & difecenciun, vel INIM Acill. t. Topic.c 4.S lib.4.c.1.8 2. $.. quatgenus , & dilfzteutiam c rcainlen Met.c 8. & vcleg imatecipiturà Scoto. bánt', &'iicd.Gaicio eft ieu illius eil 1$, vnigecfz in cclebtiozibus Scholis, MS dads , & ditferemiam., alia iiedicon-ndie , pialercun que (ire ^ m Mo fid fo Conééptu 'quiddicaugo £L? explicecur, nulli poticut dicil: — & efsentláli rei ; quofeolu etiam ens «die tem. Ceterum quia exacta ciis inteil g$- (Edi polTe de finiel, c nojhibem go» tiaindl.orum exigit (olatiouem incídcd- eus, & dif-tendam ; & fioc wiodo deismen v aeERa SO Wet COMES SONO 05 * 3I egnugy: 3077 gri: Y 416 niri potcft omne id ; quod eft cns per. fe intelligibile,fiuc habeat genus , & differé tiam,(:uc non.Qvando hic q;zritur , an gnus dcfiniri poffit , noncit quzftio de d:finitione (ccundo modo fumpta,nam in hoc fenfu negari nequit genus e(fe defini- bilcfcd tantum primo modo,namin hoc Ícoiu rcgsrunt Ammon,.& Boct.. de ge cre. A Ibcit.tract. 1, predicab. c. 3. quos fcquicut Villalpan.c.de gencum alijs qui- buídam gcnus cffe deti mibile . . Diccndütamen eft cam communi gc- nus definiri poffc €t definitione preísé sü pra. Ita Door loc.cit.quem ceteri om- ncs (cquuntur, Probatar;quiaillud dicitur fic defnibile » incuius integro conceptu Aun potcft conceptus genericus , & diffcrentialis , quorum.Í. vnus (it alterius determinatiuus,fed de genere primo pre- dicabili poteft calis conceptus affignari , ergo pót preísé,& quiddiratiué definiri ; Prob.min.quia vt docet or in 4.d. 1«q.1,I.etíam in intentionibus logicis ba- — conceptum per (e vnum inucni- (uo modo genus, & differentia, & in ropofito in genere imbibitur ratio có- vm vniueríalis velut gencrica .(. efie in puo vel dici de pluribus , & prater imbibitur racio peculiaris contracti- ua illius , eie nimirumin pluribus fpecie diucrfis, velat differéualis , ergo &c. Ac- ccdit,quód genus,vr hic de eo loquimur, eit vnum cns per (c intelligibile ; vc mox patebit , quiánon loquimur de ipío pro aggregato cx prima, & fccunda intentio- nc,quali in reóto vtrunque includat , (ed vcl pro prima intentione vt connotat f'ecü dam,cut fübftat,vcl pro (ccüda,vt conno- tat primam;cul cft aplica diuer- fitatem opinionum,hoc autem modo ge. mus cít eps per fc vnum, & intelligib;le, €rgo eft proprié dcfinibile . »- Sed inflabis, Tum quia definitio pro- prie di&a conitare ex erentiay(ed generis non datur 9 | pec eu. uia (olius fpeciei e »* Difput. V. De Puiuerf.in parti. — 50 eius dcfinitiomE ingredi poffit B gu) Refj. definitionem gencris conftare gencre,nó rh cílenualiter genere, (ed ac- " cidentaliter , quia vniueralé commune ad illa quinque nó c cffentialiter gcnus , fcd trs accidentaliter à quadam (aperad« dita notione cx didis Q-vlt. piz&ced. difp, nec fcquitur procefius in infinitum ; tum quia genus prz dicabilc,non quatenus gc- nus;(cd quatenus (pecies (abijcibilis re pi cit vniacríale ia communi,vt (uum gcnus; tum quia femper fiftimus in (ccunda in- "tenuone gencris,à qua vclut cffentialiter tali.caterz omnes naturz fiuc reales, (i- ue intencionales illius vniuerfalitatis ca. paces denominátur tales. Ad :.Ncg.min, quia gcnuseft fpecies fübijcibilis in or. dine ad vniuet(ale,non quidem cffentiali- ter vi qud »Ícd M Re ,& vt modus . Ad 5. vcrum eft genus primum prz dicabile non habere A (apta fc , quod (it efTentialiter genus , poteit ta- men babere aliud .(. vnruerfale » quod fit accidentaliter tale; & etiá verum eft vni- ucríale viciffim accidentaliter contineri —— fub generequatenus cft affectum tali fe- ^ cunda intentione,vt dictum cft q.vlr.pre- . ccd.difp.in folu.ad 1 nus vt quid e(t inferius ad vniuzríale , vc modus poteit etie (uperius. Et hac do&ri najquz valdé familiaris cft in íchola «co- tiarum (oluendz (unt prz di&z diffical tates tangentes definitionem generis,qua euam paílim vtuntar Recenuores, vt vie deri potcft apud Ouured.controu.4.Log. punc. 1, qua quia noluit vti Poncius di(j. 4«de genere q.2. multa dicit inutilia & mi nece(faria pro folutione harum dif- ficultatum quz camen cx allata docttina facilli po (eode ; mt 4 Circa alteram quz(iti pus. in- tcliigentia eius ciendum e uod ome concretum, vt in propofito eft genus , & uodlibet aliud vniuerfale poftca dcfinic- . dum , de quo eadem quaz(lio inftitui po- teft , dicit in omnium fententia formam - fimul, & fubiectum;vel vtrü jue cx zquoy definitio 7, Met. 4.at gcnus nequit ef « & in vel vnu ndo aliud n nel er] & in reo, m connotando aliu . uia gc gius primi icabile cít i Ez connotando (üb:e&um , aut € Vin nai varias de hoc opinioncs à no- bis relatas diíp.2.q.6. att.2. Cu igicur ge- nus; *ad 4. Conf.vnde ge el M tà Porph . definitur , importet gcne- E. » «t formá afficientem aliquam maturam , atqueideó in concreto non in | ab&ra&o jiatur , conticpiunt omnes nec definiri (ecüdam intentionem folam , 4 e nudam naturam capacem illius in- tentionis, fed vc] vtrumque ex zquo , vel vnum in ordinc ad alind, nimirum vel fe- " €undam intentionem in ordine ad naturà fübftratam,vcl é cotra , vno excepto Faf- ual.qui r.p.fuz Mer. difp.49. tenet nu- dam naturam definiri , & intentionem : noneffe neccfíariam ad pradicari . $ Hinc tres cxorte funt opiniones duc - xtrems, & alia media.Prima extrema af fericin re&o , & yrincipaliter definiri na- ,vt tamen conno:at fecundam intc- tionem,cui fübftat , vndeait vt Quod de- finiri nataram,vt uo. fecundam intétio- ncm, qtia prz'fara dc nit;o non conuenit "maturz fecundü (eyquia vt fic ncquit prz- - dicari de pluribus , cum fecundum fuam |. ef'entiam non fit vniucrfalisncque inten- ticni,quia ncc ipfa (ccandü le potcft pra- £x dicari de plur/bus,fed nature,vt denomi- Ft patur genus, & cum ordine ad intentioné Ys: Die qua formaliter habet natura ef- vniuerfalem;ita laucl. in I og. tit. 4. c. 2. Paul. Venct.c.de genere; Amic. trac. $. q. r.dub. $. Tolet. 1. Moril.difp.2. art.2. Aucr(a q. 10.fec. 2.& alij. Secunda extre- ma docet hic directé definir! fccandam jntentionem in concrcto,vt.f.connotat na tura, quam afficit;ita vt ipfa fecunda inic- tio fit res definita , natura vcró connote- tur ex modo def. niendi , ita Scotus q. 14. vniu, vbi Maur. Anglicus , Sarna. Brafa- ucl. Anto. And.c.dc gen. Tatar. ibidé ar. 2.dob. 1.Ioann.de Mag.Fuentes q.6.diff. q- art. 2. Roccuscap. de gen. q. 1. & alij Scotiftz pa(fim, & cundi feré Thomiflz Caict.in hoc cap. & de ente,& effentia c. 9.Sáchez lib.3.9.3. Galleg. controu. 12. Araux.lib.2 .Met.q.4.ar.2.Mafíus hic fec. 1:3:3. Cóplut.difp.$.q. 3. Ioan. de S. Th. piss 1. & alij quamplures , quibus (ub- ribunt Didac.difp.6.q. 1. & Blanc.difíp. 3.fec. 3. Tertia tandem opinio media atle tit hic definiriaggregacum , (eu compo- fitum ex natura, fecunda intentionc;ita ! vr viramquc dircéte dcfiniatur, natura vt a kl : eius, vcluti pars, *00 uel T. € fenfdefriat Chus AL. ai materiale;intentio,vt formale, ex quibus vnum pet fe confurgit bic dcfinitem, ita ex Hl ccentioribus quamplures R uius. q. 2. Mvrcia q.3. Hurt.difp.4. fec. 1. Amic. hic trac.5 .difp. 2. dub. 1, & alij;dicüt aute hac duo conficere vnum cns er fe , quia natura animalis v. g. vt capax gepereità- tis , dicit ordinem ad illam tanquam po- tentia ad (uum actum, qnod autem fic ex duobus fic ordinatis , eft vnum per fe, ex a&u enim,& potentia fit vnum per (cs opinione autcm Pafqualig. nil dicendum occurtit, fatis .n. conflat ex di&tisnatur& non contt itui in flatu vniuerfalitatis , ni- fi per fecundam intentioncm. 6 Diccndum eft liic non definir: s?pre gatum cx viroque.f. ex rc , & intentione , (ed vel definiri rem,vt fubeft intentioni;, vel incentio n&,vt applicatam rei,iraquod vnum corum fit dire&é , & principaliter defioitum;aliud autem velati connotatü, & intrans definitionem per additamen- tum.Conclufio duas habet partes , quatit vna damnat tertiam opibionem vt pror- fus improbabilem altera vetó priniam,& fecundam ample&itur , vt probabiles ; Quodaggregatum ex vtroque. non defi- matur,docet Do&or q.14. cit. quia hoc eft illud ens per accidéscx rebus diucrfo- rum praedicamentorü , quod cum non fit ens pcr fc vnum, fcd Giinplicirer pluta,nec etiam vna definitione exprimi pote(t , vt docet. Arift. 6. Met. 4.& $.& lib.7. 11.8 43.& lib 8.13.& t4. concretum enim ac- cidentale dupliciter (ami poteft,vno mo- do, vt fignificat aqué prímo (abic&um, & formam, & hoc proprie dicitur ens per accidens,alio modo , vt non vtrumque ex zquo principaliterfignificat;fedvnumprimarió,alteramfecundarió,&hocdici- tur ens conotatiuum,quod vtique defini- ri poteft definitione quidditatiua per ad- ditamentum datayde qua diximus difp. 1. Q«4 ar. I.quia 1d , quod conccernir princie pale fignificatum; non cadit in intelle&u (ed vt terminans re(pes &um illius, X ideó nó defttuit enitatem cius ,yt docet Scor.q.8.vniu. propé finé , & 4.d,1.q.1. cit. e peras igitur genus. , uod elt accidentale concretum ; poffit defini i proprie , vt ens connotarigum j' vtdo- . » D «t em : | 418 vt docct prima, & fecunda opinio, milla- tenus tamcn dcfiniri potcft , vcaggrega- tum importans vtrumque cx zquo prin- cipaliter, vt ait tertia. .. 7 Rfpoodct Murcia cit.negando hoc eoncretum cíic ens per accidens , quia i- ct oon fit vnum pcr fe fubftantiale » eft tamen vnii jer e accidentale per phyfica vniorem, co modo , quo factunt vnu pet fc fubicetum, & fotma accidentalis . Scd valde vir itd «fes ipiror dà putar cx vnio- nc accidentali co quia cfl vcra, phyfi- cavnio fc ultare ens per (c vni y ad hoc enim non folum rcquiritur vera phy ü- ca ajo inicr (ubicétum , & formam, fed ctiam fubftagtialis cx per fe actu , & per fc potentia, qué quia non repetitur inter GERA. fat aani accidétalem , idcó ncgat Arcitt.loc. cit. ex illis ens ec (e vnü rclultare, Ecquádo etiam concederemas qualemcunque phylicam vnionem fuffi - cere inter formam, & fübie&um , vt ex illis fieret pcc fe ynum , cumtalisuoa tit :Dideaiei A genereitacem, quia cft olum vnio f. &a per rationem , dum in- tellcéius affizit patur illam inicntioné, confcquceater nequit inf«tre iliud. aggre- gatum effe per fc vnam. Rcefpondent alij concedendo aggrega- tam illud cííc ens per accidens,fcd negant id dcfinibile non c(le , vndc Blaoc. cit. quamuis gobifcum fentiat inquit ramen, banc rationem cx ente p:taccidens dedu- &am facile dilfolui . Ceterum ens per ac- cidcns nec e(Jc definibile , neque fcibile monfiramus ex profe(lo inf.difp.13.q. 2. art. 3.ynde ratio-inde deducta ctl cffica-cilTima, Scd adhuc copcedcodo,quód fir definibile, euidenter oflendiur non hic definiri aggregati illud;oà illud hic defi- nitur,quod de pluribus przdicatur, & ad inferiora deícendit, ac cooflatum ex re,& intentione non defcendit ad. inferiora, , ncque dc illis pra.dicacur exercité , auc ü- gnat , quia przdicauo exercita cit pro- piià primarü itencionü,tignata fccunda" map, ergo nullo g -ncic przedica;i0ni$  ót 1i PLE Qin prasócari de ploribus, *1& Vt veró jcobem:s alter conci, par- tem, qua auibas cxucemas opin;oncs tacit probabiles , & oltendaimus ctl de mcacc Difp,V. DeVnintrfin partic. .—— " DoGoris,tecolendüeftexdi&:s dif.,2" —— | q.8.att. 2. dupliccin eife przdicarionem excrcicam , & lignacam , illa perciact a4 primasyhec ad (ecundas intentiones, nam vt inquit Do&or in hacquett. omnc fignatur inccund;s intcttonibus p.t prie dicationem fignatamycxercetur in primis per exercitam, vnde ea, que cebus exer- cité conücniunt,ctiam in eacioaibus,que illis fanc applicabilesattribuntuc ligaaté; tunc autein aliqu.d conuenit alicui excr« cité, vt colligitar ex Doctore 4. d. 1.4. 1. quod à parte rci veré ineft illi , vt fi dica. tnus; q hono eft rationalis, hoc atiribu- tum conuenit homini exercite, quia rea- liter in ipfo cft , fignaté veró aliquid ali- cui conuenire cft, cum illi conucnit tan. tam,vt fi2no,pcr quod figaificatur attri» bu:am illud veré , & exercité conuenire rciycuius cft (ignum, v.g. fiia pitturare- prasécctur nobisaliquisequus,dicere (os —— lemus illum equum etfc ferocem, dum " B g tem fic loquimur , cetcé tigoifica à mus eoe tek "equo pido « bisintclligete ,quàd equas vetus, & vi« * uus, cu.us fignumeft, exercité habet. fe- rocitatem ; 1n hoc igitur fenfu multa tri- buuntur fecundis intentionibus , nam di- cimus fpeciem pradicari de indiuiduis, propofitionem conttareex terminis, cr quód fpecies, vt (ccunda intentio, veré , & exercité dicatur de ind;uiduo per ver- bum efl quaii verum fit dicere;iad:uiduü eft [pecics,vel (ecunda intentio propoti- tion.s cóilat ex terminis fed fignaté, quia funt figna , quód illz res,quibas tales in- tentioacs appl.cancut , veie , & exercité przedicatut de indigisuo , & conttat ex 1erminis« Etadhuc Do&or ipfc opcim& dcclarat difcrimen iacer a&tü fignacü, & exercitum in duobus ptzícitim fianli- bus;per noa cnim exercetur acgatio ( in- quit ipfe) per nego yeró ignatur, pcr zm 4um fi aiicec exercetucexciutio , pecex- €ludo figoa;ur , & vult dicere , quód 6 quis diceret 2egazie ncgai y vite ica dicé- do exercité afhemat , quia propofitio cft affirmat, & cancum fi gaaié negat, vn. de hoc przdicatum ucg4i, tcbaitr (ccü- de inicationi negacionis tantum figaas (6, exercé — conucnire,fedfigmaté, quatenus datno- ——— Quaf.I.Quo fenfu definiatur Genus. esdrt. T. ^— 419 t, exercitiü vero negationis fit pergo, dicendo, homo non cft afinus , vndc ze. gatio in au fignato ncgat , won. vcró degat in au exercito , X hac dotri- na eft valde: notanda in his rcbus lo- gicalibus . 9 Cum hac do&rina itaque poffumus vtraíque extremas opiniones concordare, & ctiam de mente Scoti defendere, nam fi (ermo fiat de praedicatione exercita, verum eft hanc prdicationem conueni- £c naturz,nó intentioni, neque »/ Quod, quia non dicimus homo cft 2enus,fed ho mo eft animal, neque »t Quo ,. vtaliquire(ponderefolentqua(ifecundaintentiofitratioformalispredicandinaturzquiaquodpraedicaturdepluribusinferioribusquidditatiae,itaprzdicatur;vtexviicationisdeícendatad.effendiinil:iionfolumfecandüid,quodpredicatur,fedctiam sin tationem formalem,vn de habet vt pra dicetur, genereitas autem | mon ita d«(cédit ad inferiora, ergo in hoc fen(u nequit cffe ratio formalis, cur genus »predicetur . Accedit , genus definiti, eífe 1dyquod ptadicatur,non quo;ergo etiam (i concedatur genereitatem efle , quo , vel qua natura praedicatur , non idcirco Au. '&ores (ccandz (ententiz fc refpondédo dctendunt definitionem zenetis principa- liter conuenire intentioni, fed natura. Si igitur de praedicatione exercita dcfimtio , men P.tph. iniclligamus , tenemu: dice- "re, quód ücut talis prdicatio conaenit nature, non intent: ori y ita. ills definitio tonueni: naturz, non intention, & hunc " dicendi inodam effe de mente Do&toris jn 1,d.3.q.1. n2tat L'chetabidem; $. (515 Jed contra ; vbi docet, vmucríale predi- cari de plüribus;n quid,non quidem [ge tenus cit ens per: accidens contlicucü. ex natura, & rclatooesled tantum per ratio- né naturz, quz cft ens per (e vnum , & in inferioribus eifencialiter iaclafum ; fub- dit camen naturam non effc fic proxime pradicabilem y nii ada c. fub relatione vniuer(alitats, & indeterminatiouc poli- tia ad »lura, quia non eft inpotéciaproximayvt a&ta dicit: t de illis,niá pcr calem relation£, & indccerminationé , qux ipsá ficit acta vmuieclalem & in hoc fenfa lo- andem de t Do&otis Mearifs. lib. 2. da Me '€unda intentio quendo de ifta predicatione intcellizendü eft, quod hic definiatur natura, vi [ub(tat intentioni, non quod principaliter dcfi- niatur totum cóftitutum;nec natura prin cipaliter, & vt Quod y intentio aurem, vt quoquafi tit ratio formalis, cur pradice- tur natura, fed (olum quód dcfiniatur, vt fubftat intentioni, veluti conditioni cam. ponenti in Itatu vniucrfalitatis, in qu séfiinon fequitur ipfam effe przd;cabilem nec vt Quod y ncc vt quc, Quia cft mplex conditio , (icut eriam abltractio ab infe» rioribus quia requiritur,vt fimplex codis tio puzuis ad conftituendamnaturà pro« ximé przdicabilem de multis , idco noa pra dicatur ipfa, nec vt Quod,nec vt qu05 & hoc torum có/onat €i, quod docuimus *q.2.praeced.difp.art. 1.in foLad 2.vbi di- ximus rclat:oné vniuerfalitatis in przdi- catione exercita nó effe przdicatum , fed cond:tioné prdicati.Si tamen velis inté- tionem appellare rationé formalem;qua- tenus eft forma denominans natur3 pro- ximé pra dicab:lé, ira tamen quód natura ex fe hibéat modum efífenialiter. przdi« candi , vt contendit Auería., qui nona vult intenrionem appellare icem «onditionem ; non repugnamus ; hanc [ententiam tenet .: fet fo 3.q. f$. ;& Oibellus- c. de gen. ait cfle fansprobabilem. - «^... V. - 10 Siveró loquamur de przdicatione fignata, & de hac definitione generis in- telligere velimus ; tunc dicendum cft ibi proytié, & per fe intécionem gencris de- finirt, quia talis predicarioef propria [ir «undarum intenrionum , & ilhs « vt Quod , gcüus enim pro fccunda intea- tionc illud eft , q» rali cp nisdeploribus fpecie difictenribus catur ; Quia tame ied rcípicit fignat & (ecundisintérionibus vtitor logie fignis primarü,ideb dicendi non d À à Porph.folà intentionem generis, fed cum dciur gens ins qodprekn ilis alli nature , bes & exerciré dde pluribus fpecie differentibus affirmatur , Vtroque 1gitur catur, (gc. fcnlus eft, pee wuwIy! 4106 modo poteft explicari definitio genctis ficut & aliorum vniacrfalium) & forté ac de cauía poflquam cius cíicnciam in- dicauit per przdicationem fignatam di- cendo, Gezus efl illud quod praedicatur y &c.ftacim exemplum attulit ia pradica- tione (ignara , quod homo eft animal equus cit animal vt nimirü p id ügnifica- rct police explicari esed gencris, tà pdi- catione (i znat2, dcfiaiédo iatétioi€ 10 or * dincadre, d przdicatione éxercita dcfi- niédo rem :n o;dinc ad intent!on m, IN e- qu- Do&or ilia 14.1eced t à pr. ma opi nione ,v: à nob:s cll explicata, licet ad jfe- «üdàá magis inclinet, cuius rei fignum cft , quia ad argarmeata qz conira ipsa ob j .ifolutiones adduc:t,ncc illos re j-ic,vt dbi Expofitores aducriur: vnü d:ncaxat . mon (oluit, uia procedit cótra iilam opr- monem fic incelic&ain, vt res effet , quae sdchoirctu: ; acento ratio,qu: defiairetur, - inquo scu (aftineri nequit, vt fapra decla aumaus;quod vt inagis patcat,lioct cac» Thic producere cam corum folutionibus Àbt à Do&orc potitis, -. 41 Obijciturergo pose principalicer 3itionc 15 4S ctiam aliorum vniucr- Talium. Tum quia logicus per fe coníidc. kat (ccundas inienciones,primas ver mifi pcr accidens, quatenus fuada;néta il- 'umyergo, ilias cantum defini: Tum iali rem definiret log cus, non incé-  MOntr te artiicx Ett: Lam j. Quod hic defioiur,vaiuocum cft ad oin /iayquz poísunt denominari gencra, fiue fit ensreale,fiue rationis, liue tubflantta , | uc accidens (ed mhilieaie ad hzc om- Ania datar rsiuoci ere mon rcs,íed incé- dme. Tam 4. f€$ (ub inccncioae defin cur, uic res per aceidens defio.cir Tu hoc imen:io fibi acidic , func eciam fequitur , fi per acci» defiaitur,ab(oluré dici debct nó de- finiri quia definitio cQaenit definito p (e, mà pet accidens, T tandem formale uefi- nicum debet e(fé quod iplo nomine for- sgoalitet,& per (e importatur , (cd nomen , *tin propofito eft genus , nom faguificat formaliter, & pet (c (ubic&tum, ded vanum gro cónouto, vc diyünas dile ade ré efsc nó aicum n hac dcfi- Difp.V. De Vuiueral. in particul. 1.q-6.it, 2.ergo genereiras, nó natura hic dcfinitur. Cofir. quádo dcfiaitur aliquod concretü accidencale , dcfiaitiotacadit fapra formam concteti,vt cx;l cec rantá e[sc formz.fabiectü vero puré denomis nauué (c habeat , & (clu. denominecut d. fiaxi,ergo ita cric in propofito. Probae, tur aísumptain,cum.n.d cimus iiou eft dilgrcg iuam vif is,aullo modo explicas tur natüta füb:cctuíed folum accidents, & idco 1cfinitio quiddicatue cadit cancü- fupra formams & hoc etl praecipuum fuas d. mentum fecundz f*nicncaz . *Od befpad 1.& 25,uod hic nondcfi- nitur fola res,(c4 resí(uo intécone fcofü iain cxplicato , adducic Doctor banc f[o- lattonemnce ipfam re jc (41a vidit (uf- ficieuter fitsficcresna re vera parü re- fett dicere, quód logca fit de fecundis iae tention bus applicaus primis,vel de pri- mis,vt ubftant fecund's,quia quocunque modo d icatur (emper faluauur ; «uod lo« gica fit Ícientia rauon.lis , & per fe cone uideret fccundas incétiones;ratio €(l,quia vno, vcl al.ero mmodo dicendo, nunquam aíseritur quód res folas , & nudas conii« dcrer,tic enim cfset arcit-x realis, fed vt dcnom;natas, & atf :Gos fecundis incen- nibus,fübquaformalitateconfideratznó(untmateriaidoneafacuicatisrealis,ierationalis.vteftlogicio«vdAd5.dicimusarguméamilludvrgce«rcinomuiopinione,nàcuamfecüdaaíseritnondeíiniriincentionemfolam,icdconnotandofübicétum,vndé adhuc 1 :1- laepinióne quzri poteft de voitacilliug €onnotativcl.n. eft aliqua res parcicula- ris,& hoc non,quia [ubic&tum non efseg proportionatum formg , quz (bi appli- catur , quia (cunda inteotio gencris hic definita nO e(t gencreitas haec,vcl illa, fed gencreitas in comuni 1n patitci res «onnotata per hanc fecundá iniencioncm erit communisoma:bus, qoe pofsunt à tali intétione dcnominari; Arc igi tur Do» €or,quod rcs illaqui bic defioituc, nom eft vna vnitate vniuoc itionis,lcd tintum habet vnitatem proportion:s, modus tii , quó hic dcfinitur , eft vaiuocus omnibus genccibus, quia ou:ncs natürze eod é mo- «0 «onucnium in mod) Wiédirana « de S S LM ^ 1 ü Dr 2» EP RESUC j "Vt " tow * y 4n tn M mm - Ps —- 'apdepedieco ———— — ———— go Quafi. L.Swo fenfu definiaturGeuus. edri.L. fois infer: oribus,quam refponiiodem nà improbat Doctor,fed fequitur , vt nozat ibi Maur. & amplectuntur. Recentiores, 9mnes,quos valdé exercuit hoc argum. tum, vt eft videre apud. Hurtad. Acriag. & alios hic, qualis autem (it vnitas propor- tionis, dcclaratum e(t (p. 2. q. f. art. r. od fi vrgeatur hanc enitaté non fuffi- €cre,vt aliquid fit definibile, quia defini- tio poftulat in. definito vnitatem vniuo. . cationis, i.n. de nitio e(t vna , defiaitum quoq;c(fe debet vnum, vt fit cum ea con- ucrtibile.Dicimus cam Do&ore ibidem, faltim ad e(Te vnitatem. vniuocationis ex garte mod', quo naturz diuer( funt ca- paces intétionis logicz;, & bác fuflicere , vt definitio gener s (it vna,ei]; vnum cor» teípondcat delipitum . 7-3 Ad quartü valecillud argumentü ontra primá opipionem , vt dicebamus, P intelle&am , quod fecunda intétio tit ratio formal:s, pet quam natura cont itua tur de pleribos prd cabilis,tunc .n. bend ^n £oncluditargamentü, quod ficut tal's in- tétio accidit naturz jt ctiá , & pradica. bilias , & definito generis per accidens tantum , & denominatiue con«eniret na- turz,ficur definito albi i4e5 per accidés€onuenir paricti quia accidit ei albedo ; At iam docuimus cum Lichet, &niuerfale przdicari de plaribus ellenual.ter ratio- ne natnra in illis inclufz,imtestionem vc to efe dumtaxat códit onem, quz eam in à&u proximo có(tituic ad. exercitium ta- lis przdicab litatis , & ideó Falsü eft de. fimiionem gencris conuenire natura ca- tione iplius inteatioais in eo fenfu; (ic di- €imus 1gnem dc fe efie potentem ad plura €«alefacieada, appro xrmationem ramen cf féneccff'iriam vt fiat in a&u proximo ad exercitium virtutis caletadtiug; nec tamé licet hinc inferce , quod approximatio fit ratio formalis calcfacicadi in 1gne , quia €oncurrit tantum ,v cond cio,q 1àm. do- iain ctiam rectpit A mic. Cic, - Ad quintum maroc non efl vaiuerfa- liter veta quia concreuim accidentale, 5 nó folum definiti potett ratiooe. forma ; vccuim definitur dod eile d fgregaciaua vifus,fed e.iam racione fab:ect , vc fi de- finiitur «lba:n ede. luuftaatian habeaté : , "uoc albedinem, quo cafü certum eft. albedine non dcfiaiti, etiamfi nomine albi princt- pal iter (igni ficerur albedo;fic 1gitur in a propofito genus eft vtique nomen con- creiQa principaliter nnportàs generei- tatem,bazc ramen eius defiaitio , fide 2 predicarione exercita intelligatur , oon conuenit haic concreto rationeforma , & intentionis, fed ratione naturz , vt ine tentioni (ubftant:s, vclut i códitioni ,. per quod etiam patet ad Conficm. ARTICV'L'€s'M vn definitio Gereris[it rei? affignata* 14 Pis recta definitionis generis intel^. , K. ligentia nor. quod cft concreta ac? cidentalia, vt in propofito cft.genus , o7, leant deB niri per fübic&nm,vt cum dici mus;quod album eft tes hibens albediné;. adh^c tamé.er/à definiri poffunt per pro- prium penus,& d fferentiá,vc bene notae uit Didacus difp. 6.4.2. m9 fec defipitio efl perfe& oc illa. Ratio eft, quia vt notat, Tatar.q. r.antepre d.dub. 2. ex Scoto 1. d.3.q-4.:n finc cum definitur concretum, accidentale per fubic&im , vt cum dici* mus;album cít res h;bens albed nem, ta-. lis dc(criptio non eft ,ni(i q:2dam nomi ois explicario, & non per (cexpreffio fi. gn'ficati,quia nomen cócretum de. per fe; f)gnificato fub:c£tum non mpor'a: , fcd. tantum de congotato, & de modo (igni- ficandi; perfe&ius igicur defiaitur concre tum,fi definiatur per ratoncm c:us acci« deotalem füpertiorem etiam in concreto, diccudo v.g.alb& e(t coloratum d.(grega- tium vifus.vndé defia endo concreta in hünc modü,im itandus femper e(t modus, quo ipfa forma dfiaitur in ab(tra&o ((cc U4tà tamen connotationc) vt v. £g. li in, ab(tra&o definitur albedo per colorem y non per corpas ,albu.n eciam defiaiti. de- bet per coloratam , quod elt connotati- uum genericum,& (uperius ad albuan, p totam inngimus difp.z-q-6.art.3. - At inquiunt Thomiftag Sonc. 7. Met q. 6Zanard.ibrdemq. 3. Kuuius in Log 9.3. Complur.cit, q. 2 Maius hic , & alij cx D. Th dc interpret, Ieét. 4. & de ens te & cllentia c. 7.coucreta aceide talia as niri per (ubiectum nuam per.pro» prium *. 4232 "Difp. V.De Puiuer[alibus in partic. prium zenus,& ideó in definitione con. €rctcrum aliud genusab ifto nóctie qua- tcndam. Scd hzc do&trina non. eft. reci- picnda,quia etfi concretíraccicétale po(- flit, ac debcat definiri per (übicé&tum, tan- Quam per extrinfecum add tum,vt docet Arift.7. Met.cap. 13,non tamen tanquam xr genus , quia genus dci nitionis cft ac- €ributum intriníecum,& cffentiale tei de- Éinice, at (übicétum noncft intriníccum Kormz..Si dicas falrim intrinfecü effe toti conífttuto accidétali. Contra , eft, quot €ale conftituiü cft ens per accidens cui de finito; non cópec t ; & adhuc fub cérem Mic con derauum illios conflituti v.g.albi,hoc.n.eft colora- «ü;vndé ad (ummü nequit dici nifi genus qphyticü , quatenus ett fübiectá informa- «um,& dcnominatü a forma accidental: ; wide dilp.1i. lhyf. q. 2. art. 1. vbi rurfus «ec Thoniiftica doGrina refellitur. "*$ Sed ini'àt Cóplur.cit dub.append. ellatenos pofle accidcns in concreto de- €initi per concretum fuperius loco. genc- «is;quia tunc ideam effet modus figoificá- di,& dcfiniendi concreti, & abftra&i& wiriufq; dcfinitio efTct qué perfcéta 1n gationc dcfioitionis, & vcrq; zqué pro- gie collocaretur in przdicamento. R ef p. ex. (cquelam , quia eiiam concreté fu. c. ingreditut definitionem inf.rioris truata connotat:one, ex quo fit , defini- €ionem concrcti (emper perfectiorem efie, quia ctl data per add ramentum ; & gratis concedimus accidentia in concreto an pr dicamentis pote difponi, et dice- vus dip (cq.& in virtute ill us di/politio- mis tenet Famofa illa rcgula argucadi Sü- enuliftarum,qua Scorus vriturq. i. Vor- uerf.& q.16.& quol.13. & alibi (zpé, & concictis ad ab(traóta tenet. confcquen- tia,vbi c(t przdicacio per (c... iu»crioris de inferiori,vt album c& coloratum, ergo albedo cft color, ex qua regula deducitur €uidenter, concretum fuperius e(lc veré | npn rcípc&u inferioris, alioquin regula la mon valerct. Scd adhuc vrgent Com- plut. connota.iuum, quando pradicatur vt tale, przdicatur in quale, non in quid ergo implicat ponere concrctum (aperius electo modo i0 definiuonc infcrioris uit dici geous log:cü EL per modum generis , de cuius ratione eft pradicari in quid, non in quale. R cfp. taie concrctum fuperius in deaaitionc infc- rioris prz dicart 1n quid de (uo. inferiori ia eft cius genus , & praedicari in. 4u4le d: (ubiecto mplic té cónotato,vndé quà do dicimus, :lb3 esi color:iumyly coto- ratü re(pectu corporis, Gu? (ib ect adie- & ué tenctur. , led ceipc&u albi jro tor- axali tenctur fubiiantiué , X tic rcfpectu fubic&ie'us predicauo el denominaa- ua, & ad cótiuarcfpectu ramé albi «quod c(t (uam iof-vius, ctt praedicatio juiddie tatiua ratione foring mrnportatz « 16 Haccergo lupyofita dedteina de da plici modo dcfiorendi concreu. acc den-* talia«cum att. przced. conclufum/ic pof- fc dcfiaitionem peucris mcellig: d« ce 1 quantthin ad excrcitam ped cationem , & dcintencione quantam ad. ogaitam , modó conte jucntec D cen iücft , quod fi in primo (enfu vclimus dcfioitionem ig- tcliigere, unc definitio g. ncis debet cex« plicacivt wa ica perfubicótu s va vt per. ly quod infinugfor natura &cncnca. , nom qu'demyquatdnus co axid (eurn defia'toy (ed prout importat ma:erigle dcfin ti, de- finitum en m ctl natuca,qustenus fübttar fecundz incentioni , pars vcró matertalis hu:us concret ctt ipfa natura in (c. Si ves ro definitio gcneris imcelligatur in (ec do (cniu,:ta quod non res, fed intétio de- finia'ur,tü: vel accipi poteft in (enu ma- terial, vt facit Ocbellus c. de gencre cum als quibufdamsvel «a fenía formalnfi pri mo modo accipiaturyadhuc cenferi dcbet tradita per fubic&tum , itaut perly quod. infinuetur fundamentum relatton/s gcne- rcitats.f. natura generica, vt fenfus tt ge- efl id, quod preedicatur 1, e(t ioten- tio ,qua fundatur in illo , quod przdica- tar &c.qua quidem per fuum füundamen- tum notficatur ; ncc inconucnit relatio- nes ptacrcim cationis (ait Orbel.) dcfi- niri per (ua fundamenta, cam Arittot.| f. Met.ditinguar modos , fcu fpecies rcla- tionum reaiium per iplarü tunda menta . 17. Si veró definitio accipiatur in sé(ü. formali,tunc inaenicndü cil aliquod con- cretam fuperius ad genus,quod cius dcfi- nitioncm ingrediatur per modum gcne« Us; A de ssssdedÉ E bei MER ER LRURLLL'ZÍLPPLCEU E ÉZZLLDÜLLTÍÍTT TÉ GÓLÓLT»)GOGS Qua[1. T. c/An Genus bene definiatur. c frt.1L, ris; M autem poni peteft predicabile de ribns, tale namque cócretum ait. Sco- tus q. 15. Vniuec(zin(inuatar per illa ver- ba indcfinitione pofita, Quod praedicatur de pluribus, hec enim elt definitio iphus przdicabilis in communi,& bene licec lo- Cogencris , quod deberet in definitione poni,ponere integram dcfi nitionem cius, vt Arift.docet 6. Top.c.3.cum definitio, & dcfinitum quoad rem (ignifizatam fint 15 idem ; & hic dicendi modus fuic Auicen.c. 6. fuz Log. quem (c uuti funt Caiet.c.de gea. Tolet.4. 3. Villalpand. q. 3.Conimb.q. 1.art. 1. Hurt. dif. 4. Log. fec. 1. Nec obftat, gy pradicabile (it pa(- fio vniuer(alis , ac proinde in definitione allata locum generis obtinere non poflit , €um non przdicetur in quid de quinque vniueríalibus, Nam huic obiectioni fc pius di&um eft Porph.hic definire genus, (pe €iem;&c. potiusin ratione pradicabilis , quàm vniuer(alis;& vt omnistollatur. al- tercandiocca(io ; dicemus nos accipere pradicabile radicaliternon formaliter y quo fiin MM zdicari inquid . Nec obflat,quod ch per illam parti- culà praedicari depluribus diflnguat ge- nus ab indiu:duo , ac proinde tenere locü differentiz,non is. Quia vt notat Do&or 1.d.11. q. 2. (üb C. benc etiam genus proximum prafertim di (Lin- guere definitum ab his , quz non füb co- dem gencre contoentur cum definito,ani malcnimdiftinguit hominemà lapide , vnde per preedicari de pluribus,velut per genus, poterunt omnia przdicabilia ab indiuiduo d:flngui , quod-man.fcflé col. -— exipíis Porph.verbis , duminquit ub js igitur, qua de vno folo predican- tur, differunt genere,eo quod bac de plu- ribus predicantur , declatat igiur fe Por- ph-po(uitfe illam particulam praedicari de pluribus loco generis. 18 Adhoc cuaprobabile eft genus in bac definitione etfc vniucr(ale,prafertim fi dicamus torpb.illa quinque. pedü (ub ratione pradicabilis , fed etiam fub ratio- ne vniuerfalis confiderafle X tuac fenfus defiaitionis efl jd, quod p gdicatur, erit, genas cit id vniueríale , quod pradi- catur ; &c, Ncque ob 1d fupci ua cfüct. il- 323 laparticula praedicatur ,de pluribus , vt quidam obijc:unt;veluti iam contenta in ly vniuer[alequia tunc poneretur ad de- terminandam propriam rationem gene- risyper vltimam particulam differentibus fpecieyqua fine illis medijs collocari , & cum ly vniucríali connecti non poteft, vc notauit Auetía q. 10.(cc. 3. vbi lunc dice- di modum ample&titur,quem docuit Ta» tar.tract.2.in Petr. Hifp. Ioan. de Lapide q- 2. Albert.trac. 5. prz dic.cap. 3. Soto q. - vn.dc gen.ad s. Titelman. c. 7. de predi Cab. Louan. c. de gcn. Mercat. c. de pro- prio. Didacus difp.6.q.2.& alij. Verü ta- men cft, hunc dicendi modum nó effe de mence Por ph.quia vt conftat ex texta,il- lam particulam predicari de pluribus ad aliü 6inem pofuit;vt.f.per eam diftingue- ret genus ab indiuiduo , fic autem pofita illa particula,non amplius dici poteft re- latiuum quod rcfetri ad vniueríale , tan» quam ad genus , vt perperam Tatàr. cit. e(t arbitratus quia tunc per vniuerfale intelligeretur es ab iodiuiduo füffi- cienci(Ti me diftin&um. .19 Ceterüaliz duz particulz roo tibus fpecie in quid, ftant loco di tig , per illas enim diflinguitur genus ab alijs prxdicabilibus,cum quibus conueni & inpradicari de pluribus,per ly enim 4iffe- rentibus fpecie , diltingaitur à fecundo prz dicabili quod pradicatur (olü de plu« ribus d;fferentibus namero;bzc .n. par» ticula dat intelligere,quód genus non di- cit totam c[Tentiam, fcd partem e(fentizg nam id;quód prazdicatur de pluribus fpe €cicbus,non potcft eife toa illorum efse- tia,quia fpecies habenc diuer(as cffentiag totalcs , que vna totalis non potefl de omnibus illis przdicari . Vnde genus dif- ferre à fpecie per hoc, quod pradicate dc pluribus fpecie diffcrentibus , fpecies autem de pluribus diffcrentibus numeros non ita dcbet intelligi fufficiat fola di- ueritas (pecifica, vcl numerica inferior ad diftinguenda vniucríalia, rta quod có- fütuaotuc. diin&ta. vniucrfa ic maioyem , vcl minoré multitudine Íubij» €ibilíum Lp, vt coptendit A : 10.fe&t. 1, & q.11. íc&. 1. hoc. eft flo quia diffcrentia ctiam Matan » ine, 1i / . MEecioM eet eiEDproedifferentibusfpccieintelligifundamenraliter,acpromacctiialivcidemfitfpeic;acplu(quamnumero,fcueffentialiQuafi.IednGenusbene definiature uder-II.— 45 tur per modum magis incomplcti , & rx prd: ioferius, quia, vt aiunt ?hilofophi, magis & minus in cadem li neanon uiu Mot cicm nt conttar dc » magis, & minus albo ; non crgo cx hoc modo difceracndi genus à [pecie fequi- tur geneta füperioras & inferiora abinui- c£ ( pecie diftingui , vt infert bic Au&tor., 21 Hicautem aducrtendom eft , cum gus definitur per pradicari de pluribus pecie diflercntibus , non c(sc accipienda icm pro formali , quia przdicari de plc ibus ditferentibus fpecie pro forma- i idem c(t, quod przdicari de pluribus contentis (üb genere, atque ita probando aliquam rationem cómunem cffe genus , quia icatur de plur;bus fpecie ditfe- rentibus, hzc aurem differre (pecie, quia concinentttr fub codem genete ;, commit- terccur man feftus circulus ; differre . n. fpecic p r ex co , quàd fint fub nere; & cífe'genus , co quia lit fupra a ergo przdicari de pluribus ttr, ita quod differentia inferiorum genc- ris actendatur cx diacrfitate cffentiarum fuarum pracifo refpe&u , quód fint füb €odem gcnere, vt cuit etur circulus in bac dcíiniuone ; hoc totum notauit Arriag. difp.7-L0g.nu. 26. fed füperbé dide, du ait forté nullum 1d adnoxaffe ; hoc eoim docet Tatar.cx profectio q.de (pecie ar. 1. * &.Secundà fciendum , vYbiait genas dcfi- niti per fpccié; & (peciem per genus fun- damentalitcr tantum, & pro materiali ,vt euitctur circulus in bis definitionibus . - à3 Poftremb per aliam particulam in id leparaumr P on ab alijs tribus prae- dicabilibus difkrcn.ia , proprio , & acci- dente , nam vltinfa duo abfolu:é pradi- €antur in quile , & accidentaliter , diffe- Fenta vctó. ptadicaur in quale quid; quia dicit partem elfentiz per modu de- 1erminantis, & qualificanus , & per mo- dum termim adic&tini , genus verà dicit effentiam per modum per fe ttantis , & termini fübancui , € idcó abí(olure di- ciiur prz.dicari in quid , & elientiam per modü clleniiz , quia dificrentia quoque L^8iéa prz dicat vtique e(fentiam, fed per modü qaalitati$ , qttam ex pofitioné tradic Do- &or q« 12. Vniuerf, & eft communiter ab omnibus accepta. Ratio huius di(ctimi- nis inter genus, & differentiam iudicatur üb Arift. (.Met.c.28. vbi ait, genus císe quod primum incft, & quod eft fubicctü, differentiam vcró fe habere, vt qualitaté cius; quia igitur differentia munus cft nó pr&berc primum quidditatis fupdamcn- tum, fed aducnire generi , illadq; deter- minare, vt cóftituatur fpecies,monus ve- rÓ gencris cft przbere tale fundamentü, ideó ad genus pertinet modus fubflanti- uus, ad d fferentiam vcró modus qualifi- catiuus , & adic&tiuus , vnde differentia pr&dicatur in quid fecundá rem , non fe» cundum modur , genus veró praedicatur inquid fecundam rem, & modum; & ex hac doctrina cxponendus cft Acift. vbi- cüque affirmat , tàm genus , quàm d:ffe- rentiam pred cati in quid.vt 7. Top.c.2» 1. Poft. 2 1.loquixur enim de pradicari in quid fecundum rem tantum . Num verà ex natura tei determinatum fit in quali- bet fpecie, quód hoc prz dicatum (it ge- nus,& dicatür fobftantiué; illud differen- tía , & dicatur adie&tiué , num porius cx Marte o. , vt contendit Auería, di^ cemus diípur. [c3.q.4«- Contra allatam definitionem obijci- tur,1. contra fingulas particulas , videtur enim in primis malé definiri genus per a&om przdicandi , quia vt diximus dif. praced.q. 1.ar,3. adus. candi meré accidit vniuerfali , & ex vi actualis prz- dicationis potius extrancatur relatio v» niucr(alis, quàm ponatur vt ait ibi cit.q. 16. Vnjuerf. in fol.ad 8. Secun do animal , quod cft m Petro , vcl Brue nllo, non potcft quiddit£tiu przdica- ri, nifi de folo Petro; vcl Broncllo, quia folum eft dc corum quidditate nam malitas Petri tantum conftituit Petrum & Brunclli Bruncllum; nó alia — crgo malé dicitur , quod przdicetur pluribus. Tertio € contra, non tátum dicatur yenus de pluribus (pecie di tibus,(cd ctiam geneic,fubitátia namque [usce de corpore;& fjsritu , Pel m int gencra, pra-dicamr ctiam dc | qe mr Nn» ribus 416 tibus numero differentibus. Nec dicasge- nus prz dicari óc ipdiuiduis. mediate can- tum,nam ar.feq.oflCdeinus etiam imme diaté pra dicati. Nec ctiam dicas [pcciem przdicari de indíiuiduis cum pracifione fcd genus tinc przccifionc; quia fi hoc fof ficcrct ad dillinguendum genus a fpecie in rationc vniuerial.s,uafic etiam differée- , tia generica, & fpecifica, proprium Bene, ticum;& fpecificum,item & accidens ucría vniueríal a conftituerent. vt (otics iaculcatum cfl cap. 4. de fubftant. & 7. Mct.48.(ccunda (uübflantia ,pizdicantut 1n quale quid,; € contra vero 2. l'oft. 79. diftcrencia piedicatarin quid; & cum tit gradus cffentialis ficut gcnus , ino no- bior y. dcbcbit queque ei concedi perfc- étior mcdus praedicandi .(. i0 quid , ergo non bene per hanc particulam di(iingui- (ur gcnus à d'ffcrentia. 24 Refp.ad 4.Mayron;paflu 2.logicos vcrbua peadicatir inteligere , vt. dicit eptitudinen: 5. vcl dicendum ; quód ficut rátio vbiuer(alis, vt (icy eraut in relatio- ncincüendi tàm aptitudinall, qua acttia- li; fic in propofito ratio ple dicabilis vt lic eruari poicftau relatione. pradicaedi tàm, apciudinaliquá actuali , loquendo 145,Ct de [»a'drcatione ignota, qr binc enim fcmper applcatur ad pluri;& quan- 4o Doétet ioc. cit« inquic cx v1 eciualis pra dicas; onis extrancari46laCon:m vat-- ltsyaducrtit do1,:d cileintcliigendum de pracd:cauione excicictynondignara.A d 24licét amunalitas contracta pcr. ditfecen- tiam à párte rci ad. conft iruendamndiui- uiduam alicu:us fpecici nequeat a. patte zci praedicari s i6 de illo fülo 4 vtnotat $60t.2.d.5... 1. (ub H , quia tamen adhuc natura remanet indi Ierens" intria(ecé ad fingulari aliacain [peciccun coa (itaen- dá temocté cit pr dicabilis eciam de illis, S quando ab intellc&t przecila ab. ilia s differcatia accipis indciciminationé po- fiiuam , cnc cfhcicat proximé prad;ca- bilis,vc explicaium ett di(p. pizc« Ad 3. genetalupecioza predicaacur de pluribus genere diffzceadbus, non quac enus gene- rá (unt, (cd «uacenas tubslierna, quo (e n- füdicun: uc Lpecies [ubigciotlesy mnia vc 1g- quit Doctor in hac qug (t, de dif créubus Difput.V. "De Pniuerf. in partic. J - es genereyinquantum talia , uihil per fe prae- dicator ; quomodo autem genus refpiciat indiuidua: iaté, dicemus attic, (eq. Ad 4« alio mode fumit Arift. ibi qu: quid, vt diftinguitur contra hoc aliquid. , vt innuetct naturas vniucrí(ales effc com- municabiles,nó yero pecfe fübhiftentesy; — i non dixit illas przzdicari in quale quid , . (ed fignificare quale quid. Patet autem ex di&tis,quo fenfu.mulus in locis dixerit A- tilior.diffcrentiam prz dicari in quid , ni- mirum quantum ad rem prazdicatà , prz- dicat etum attributum é(lentiale, & par- tem quiddicatis (pecificae non cámé quà. tiim admodum $ qnia praedicat per mo- di jualitaus,& adiacéus, Nequc hic mo- dus prziteándi derogar excellenjig gra» dus differeütialisiquia abfoluté loquendo. nodus, przdicandi in quale quid petíc-. &tiore(t modo predicadi inquid per mos. díi partis,ficut.n.forma cft perfe&iio tetiagquia illà cótrahit, ac detecmim 1n j'ropofito modus praedicandi in quid. & p. modü determinat s crit mado praidicaüicán guidy&,. ddierminabilis, vt benemotauit Didat ; 2$. Deiode ob jc.cótra totá def nem. Primo;quia. conuenit aljjs à 16,nam cofuenitenti. , quod| ra de pluribus [pecie differéoban qui non cit acnus;vt tc (tatur Arilboc. 5. | €,3. militer anima.i comn uni, qt cir de rátionali tiuay& fen qua pecie dificrunts& tamen Qon 20S AVIASPO Fédi iin fell ribus, nam gfvut.Q naa Io n deiiie ion unit pico quos diu Pusat odit. TERUEREIO i t;0.contincr aliqua. a il phirs T cíienuá 1c delinitg ?on ita €lic analogum , «t cxclu- dar vnixatemy conceptus , qu& ad vniuo- cationem fufliciat vnde innottra fenzen« 1ia magis adhue viet di ffi-ultas;(cd ope 2v wo me - ; eios Quafl.I:e An Genus bene definiatar. v» fez.IT. 427 v refpóndct Doctor 1.d. $43. $. Con- tra iffam vniuocationem eipfoArift.'€it.;Metro.quiaquidditatiuéincludiutinauibu(damntijs,q»c(tproc.fusconiraratjonégeneris,dcnmficreahaspotentalisadillas,coufcquenteromnihóprafcinditabillis,quamfolutioncmadhucmagisdeclaransd.8.4.3.S.&Y.6.4dprimum argumentum y ait conceptum generis neceflarió defumi ab aliqua rcalitate dift in&a à realitute diffe. femur y& per eam perfe&ibili, € contra- hibili, ac proinde limitata, & finita, con- ecptus vcró entis cft commun'sad fini- eres infimum; quam doórcinam dire- €ibi declarat, & nos infraexplicabi- intus", cum Dcum à predicamento exclu- demus; cadem ratione negat Maur. q. j.. . Vniuetí.$..Q uartó-dubitatur, cns$c(e -genus; & ce:eri Scoriflz palim ; ettà illi . qui tenent, conceptum Cnus-de(umi ab aliqua realirate adaquaté concepta.» vt d ü , hunc no- 3 on pes adicament — dum ificulter foluant, vt fu(ius in. Met. ^ - .37 Scd inítat va. RULA AL NN - ex vi dcfinitionis traditz i ens e(Te genus; pra(ertim tota 3 een dcfipitio ci competit , €u; rz dicetur in ,uid incozmpleté de pluci- bus fpecie,lioc ett ; plu(quà numero dile rentibus, «quod add;t, ne quis dicat ipfum petere principium, quodilla , de quibus ens predicatur,.(. Deus, & creatura, füb- ftantia,& accidcns,[upbponat efle (ub ge- mere » co quia illi appcllac: diftinéta (pe- Cie ; cü 1g:tur per nuilam particulam ex- cludacar cns aba(ta definitionescur genas |.dicinondcbebic, (i liec definiuo ett bo- na? Kcfp. fi loqu' tur de ente, vc folum traníccndit lubít ciam; & accidens -i« de , eme finito,grat s concedimus císe genus, "Nt mag's conitabic dilp. feq. Si verolo- quitur dc enic, vt conl cendit ,;* ercatutam ncgamus cile genus, t ob ra- tionem allata: quia non praefert reale tat pocéialéin, & corrah;bilem pet rca» liatem def tent ie, quod ncceriaium eld vt aliquod propc dicatur genus vt do- €cCSCOL £d 5.4,3. prope tin. tü quia de tonc genecs citvt dicat celauoné ad plus i* : | rcs ípecies, Deus aüt non eft. fccies, («il c(ientialiter e(t (ub(bantia: indiuidua ,.& finzularis , nullum veró genus conttiu;.- tur per otdinem immediatum ad rem in - diniduam, vade formaliter loquendo ex- cluditur à deGnicionc seaeris pcr hoc ; gp non praedicatur de Dco y & creatura , vc de pluribus (pecicbus, ficut neque ad illa contrahitur pcr veras differew ias facicg- do compaiit;onem Mctaphyíicam qug omnia neceiloria (unt , vt aliquod com- mune-de. plutibus dicibile in quid per modum: pattis eifcntg dicatur gcnus ,. Qaod fi Arriag. velit appellare. genus quégicunque talem conceprü etiam cir illas condicioncs,crit que fto de nomines re tamen vcra non 9unem huiu(cemodi concepium eile appellandum genus opti- mé,demon(trat Pa(qualig. 1,p. fux: Mct. d.(p.3 9.íc&. 2. voi aduertit quod cealitag apta fandare intentionem gcnctis deber dicercaliquam rationem cutis determi. natam , inqua faluetur potius. inchoatio huius natura'; quàm altcriusncc fofficiat ratio éntis, vt fic, quae cx (e non dicit in; «hoationem deterininatz oaturz fed cá» tum effe reale, (ed de boc fufius in Met, ja -. Ad intlantiam de anima in iiL dd mo argumen: o allatam concedimus ha- bercratiooem .genccis adilla. tria, quod auté non ponatar dire& in pcedicamen- to;(olum infert,g» non eft genus complzz tum nO €x dcfeétu vniucilalitacs; fed na tuiz, quz partialis ctt,ac incóplcia « Ad 2. 1amfüpra di&ü e(t vninerfale, vcl p;at- dicábile ; quod ponitur Joco gencris u.a hac difinirione. ; accidentalitet contiaeri fubgcncre. primo pradicabili , quarenug "f.quicquid conuenit gencri vc gonuselt, cGuenit ctiam vaiuerfali, quaccnusa tali intentionc dznominatar.. Ad 3. iilaplura ponuntur 1n definitione oblique tantü, & &onnotatiué, rcfpcétus enim temper defi fitue in ordine ad terininum, X t pouitur m eius definiione, y; adi 28 Quiares, an ita dcfininim nicdcíerie iua, v.i quiddiratiua ?. pef pr magn ic ablque cau(a iri praeli inier düop ^ miflas , & Scowftas, euo lic iie lis de nopvne; fi l'ocpb. Jo niic de genere , quatenus pra d,cabile cft , X non pouus Nn i Qu. M 428 quatenus vniuerfale , vumens cias.| fuiffe vidcturserit definitio, & noa delcriprio, quia dici de, licét (it pallio vaiuec(alis , et tamen dc etfentia pradicabilis ; Si ve- ró loquatur de gcnere , vt cit vniucr(le, tunc dicendum cft, quód ti przdicart fu- mitur formaliter; eft de(criprio ,quia elt data pcr páflionem, fi vcró radicaliter , cft dcfinitio , (ic enim dici de coincidir cü effe n, & aliero if&orum modorü in- telligédus eft Doctor q. 1 ;. voiucr( qui- do mquit przdicati de pluribus effe ra- tionem vniuerfalis; cum in 2-d.5.q. r.ali- tcr fentiat ; quód (i quid amplius conten- dan: ex hoc loco Scotiflz , dicimus Do- €otem maiorem babere au&otitatem in lib.fent. quàm voiuerf. in quibus folum- modo €a doctrina reci picada c(t, quz có- fonat cum lib. fent. iuxta rcgalam genc- talem, quain tradidimus in quaft proe:n, de recipienda Do&toris autoritate, Ad- uertendumtn c(t quod cü dicimus prefa- tam definitionem ctfe quidditatiuam,non loquimur de puté quidditatiua quz ran- tum con(lat ex pcoptio ;2neres X differe- tia , fed de quidditatiua per addtamentii data, in qu: vltra proprium geaus, ac d f- entiam, inuoiu tur quid aliüd ab eifen- tia definiri diuet(um ob ordiné aliquem; em habet ad illud , tinc quo definitio intellc&uin aon quietaret,quo gcne- tc definitionis non lolum definiuntur ac- cidentia omnia relatiua, quoi am c(T- to- tü cft ad aliud (c habere, & ideó perte&e concipi ncqucuni, nifi eciam cócipraatur fondamenunn;& termiqus;(-d etiam ac- cidentia aliqua abfoluta , imo & fubttan: tig, prz(ertim incópletz, vc docct scot. 4 d. iR d.1 2.0.1. L.& alibi lac pe. "in Prater allatam generis definitionem Porph affert aliam , dicens genus cfl id, €i fupponuntur. fpecies , quz dcfiaitiQ potcft iciy tum effentialis, cum acciden- talis iuxta duplicem (enfum;quei poteft abere ; i.n. itaintelligatur , genus eit yniaer4le , quog refertur ad fpecies , erit ellentialis , quia ccn: iale c(t seneti re- fpicctc (ua inferiora; (i veró ita intclli- fatur, jenus clt vniderlale, ad quod tpe- cies tut  Ícu quod terminat refpc- n fpecicrum, etit accidentalis, quia Difput. IV. De-Viutvfalibus in partic. Accidit geacri » quod refpiciatur ab infc- rioribus licét .n. nà refpiceretur pet mu- tuam relationé , adhuc «à benc idtellige- recur cóiticutum ia fuo cile pec re( pests si dici ad inferiora , € quonià hic po- ctior diccnd; modis elt £cequcatior a- pud Auctores , & magis inteatus videtut à Porph. idcircó cóicer docent hanc vlci- mam defiaitionein cíle acciden:alem .— ARTICV.LVYVS.HL. Quomodo Genus pradicetur de. indiuiduis. 19 Ompertum e(t apud omnes ges C nas delidliiaif prid C4 UR CH- prerca cnim dixit Porph. genus pradicani dc pluribus fpccic ditferentibus, noa aüt- dixit de (pecicbus ; wc in(inuaret genus non cantum de (jecicbus pizz-icars, ded dubitari tolet dc mod» , juo | , &du»lex cíle porett dulyun,——— Priasum cit, an mcd até anum pr | E dicctur de iliis «. med'aure fpecie, juo (cnfa d. cimus , quód Peirus ett animal, quia el homo, aa cciam polit ra:crdum etiam de carum indiiduis, que proprà — — abinuicem (pecie differre dowurslld mi v À. " ir hr ^ immediate przzdicar;; Eft (ausvaloata o — Op'nio , gcnus a. n prz dicari per feiplum immediate de iadiuid.is , fcd folum de fpccie, € hac med áte et à dc indiuiduisy. in quo à 1p: cie (cceraicoryquz de fuis ta- dividus imaediaié przcdicacur, ita Alber. traCt.4. de praedicab, c. r.Scot-q. 17. Vatu. Cooimb.. t .de (pecie; Tolet.q v0. Onna kam y de Auf. 3.9.7. Maius fec.2- genere. 3. 4. Laucli. tract. de quin» que pizd ve Ioan.de S. Tho.q.7, art. 1. alij paffim: quód maniteité vide- tuc Porph. ip(e docaide c. de (pecie dum ait Jf tque omninàó id omne ,quod eft an- te indintdua,dF de ipfis fine medio predi catum [pecies erit dz mtaxat, et nullo mo do generís rationem jubibit. Et hanc fe- quutur opiniomem;quicunq. negant indi« uidua gencrica.i.immcdiaté cóoteaca füb gencre,de qu bos immediate praedicetur, vt Suarcz diíp.6. Met.(ec. 9. vbi a(ferit nu| la racione potf'e gradum animalis contra hi imaediate. pec — pu alm i .Q.I. Quod Genus pradicetur de indiuid.c/et. 1. £19 ddaalem,fed mediante diff retia fpecifica , uc adcó nó dari hoc animal immediaté »ntentüm fub animali , (ed Petrum , vel v Leonem , in quibus per eandem in- inifibilem differétiam indiuidualem có. grahuntur omnes gradus fuperiores , idem quoque afferit Foalec. y. Met.c. 28, que(t, a4dec.3.& alij ad ipfum. Aliafentécia docet poffe genus &t per feipfum,& immediaté przdicari dc indi- uiduis,vt cü dicimus, hoc animal eft ani .mal,hoc corpus eft corpus, quz propofi. tioncs verz funt immediate , & non folo nomine,nam przdicatum fignificat nata fam corpoream, vcl (en(iriua in cómuni , & (ubie&tum eandem naturá. fingulariza- taim;itaex Reccdoribus multi, vt Runius cap.de fpecie q. $.Ouuied. contr. 4. Log. pünc. 4. Hurtad.in Log. difp. 4. fcc. 5. quicüque admitrüc indiuidua generica , & . jincó vt D Thom.opufc.5 $. & Sco- . tus 1.d.3.9.6 verf item vitimó vt ibi no PENA Er icter 1.d.8.q.3.ptopé finé & cla 207 giffime in 4.d.8.4.2.O. vbi citat Do&t A- ... wic&.r.[na Phyfic.qui fuit primus inuétor —— ánduridui ics idis: Sáchez q. $6, .Log.na.5. & 28. ] ures. — m e bm rcfolutione bw dubi E: - i m "J-. nad om. i * y" OE e. MET 2 , . 2 Ce z fe,primó vt fünt à parterei; & fic verüeft nullü dari indiuiduum , quod immediaté fub genere cóuneatur, quia omne tale có - tínetur immedíaté füb aliqua fpecie infi- ma ; fecundó prout ab intellectu. conci- piuntur fub gradumnaturz fuperioris non confiderato gradu [pecifico qué re vera rticipát,g vulgari exéplo de veniente à e ex plicari poreft,nà fi ex motu , vel aliqua alia animalis proprietate,quà in eo deprehédim is,cognofcamus illud effe in» diuiduumaliquod animalis,non uj difti. &$ (it nec cquus,vel afinus, tunc dicimur cognofcere indiuidud inadequaté , & in- €ópletéin qua accepcione fignificatur no mine huius animalis; & indiuidaa boc imo do cótiderata dicütur incópleta , & genc- ricayincópleta quidem,quia non attigiur af totam cí(lentiam (uam quam babent à parte rei,generica veró quia orinaliter , | 2000 Siímmediaé pasticipant nauxá generi. Logic [D di eft;indiuidua dupliciter cófiderari pof cam,Et qaidem hac indiuidu: generica» hoc modo debere admitti .i, non à parte rciy(ed apud intelle&um inadzquaté có- cipientem,docet Scotus aperté loc.cit«cü Auicé. & Varrone Magiilro (uo, vnde in- Suenuod in fingularibus cft ordo fecü- um ordinem vniuer(aliü , & quod prius vnuerfale quodcüue potett intelligi de- (cendere in propriü fingularey quàm có« trahatur per differentiam aliquam ad ali- quod inferius, tanquam ad fpeciem , vt fic habeamus ordinem ittorum fingulatiums hocens , hzcíubftantia , hoc corpuss & iic deinceps víque ad. Sortem ; hoc prenotato . 31 Dicendü ,qu5d licét deindiuiduis fpecificis , & completis praedicetur ge« nus media [pecie,de genericistamen , & incompletis per feiplum immediate prz» dicatur . Conclufio colligitur ex Scot. cit. camque tenent Auctores fecunda fententiz . Probatur , quia vt dicebamus hz przdicationcs (unt verz , hoc anima] c(t animal;hoc viuens eft viués,vbi pra- dicatum fignificat naturam (enficiuam in communi , & fubie&um candem matu» ram fingularizatam ; fed inter natu. tam in communi fumptam , & infingue larinullum poteft dari medium, ergo E nus immcediaté przdicatur dc indiuidui incompletis. Deinde ficut natura fpeci- fica in fingularibus eft indiuidua , ita & ncrica,ficut enim Petrus , ideo eft hic omo di(tinctus numero à Paulo , quia habet diftin&am numero humanitatem , ita eft hoc animal , quia habet animali tatem diftin&am numero ab animali. tate Pauli , elo igitur animal przdice- — tur mediaté de Petro ,& Paulo ;| vvfünt homines ,'immediaté tamen predicae tur deillis quatenus fan;jhoc » & illud animalquia inter animal ; & hoc animal nullam cft medium , quo probari poffit animal dici;de hoc ammali.Conf.illudpradicaturimmediatédealiquo,quod£ognofciturilliconuenirenulloalioter^tiocognito,&&contrailludmediatepradicatur,quodnoncognolcituraltcrconuenire,nifimediantecognitionealicuiustertij»fedintercKindisiialédone"Aopescogniti,&pa$3.*44,0itionemnaturagencricemedíatco«£uitiofpeciei,quanonmediatintercognitiopemindiuiduiinadzquatécogniti,&cognitionemnatura:generic,ergo.fnpradicaturmediantefyeciedein»uiduo.completo,feuadatquatécognitoyimmediateveródeincópletoyfeu inadz- quaté cognito: minor quoad primam par- Icm patet , ratio enim cur de Pctro (qui fub tali nomine datur intelligi indiaiduü completum, & adzquaté cognitum ) af- ctur, quód fit antmal,eft quia cogno- fco illum effe homin£, veré enim Petrus. idcó eft animal, quia eft homo, & parti- cipat naturam genericam mediante fpe- €ifica; Pcobatuz etiam minor c. quo- ad fecundam partem cxemplo fuprapoti- to de veniente à longé , quod percipitur effeanimal, fed non cu:us fpeciei, qp qui- dém tuit exemplum ipfius Auiccn. & ad- ducitur à Scot. loc.cit, vbi etiam refellit taciramre(pontionem , poffct enim quis dicere ; quód cum videmus vcnicntem à longe iu cafa pofito;no videmus hoc ani- mal,(edvniuer(ale;id dici non petet (ait etse X Dh rie eg nae €» det ergo debct intelligide ingulàri vniuerfa- lis. Próbakur psa rauone ibi à Scoto allàta ex Varrone, quado enim dc aliqua ze 12noramus,quid.fit diftin&té,& in par- ticulari, quarimus., quid eft hoc ?.at tunc ibi ly boc non(aüpponit pro aliquo eredi dame: vt hoc ligno, vcl 7 $'quia unc. nonignorarctur ; quid. fit illadjquod pcr tale nomen quatur ; idem non (upponiuir ,'& quaricut y. pponit ergo pro fingulari cntis,& qua ritur in: ipesesidod "- - saper d Y nc; quod. cftyel ligaumy vcl la- pho imeicdus. ia 3x I» oppotitum obijcitur 1» s ita prz dicantur dc dime. ib eee eifpofi ci im ferie prae dicamentali. y. (cd. in €alerie inicr gradum fpccificum: ; & in- dsaiduu m medias fpecicsycrgo gradusge- nerxus nó piz dicatur. dc-indiuidu s, ni mediante (pecie Cof. nó poc elfe mme- iata progretl;io decxtremo ad cxtiemü, nii pcr a:cdiü ,fe gradus genericus ct füprémus., ndiuiduus eft.infurus, (pcci- €45 verQ cll nicdius inccr vrgumqueyesuo LM & * Difju. V. De Vniuef. in partic. nequit gencricus predicari de indiuidao 5 nifi prius pczedicetur de fpecifico. Ref » cum diftin&tione minoris inter genus, indiuidaum completum;ac adzquaté co- gnitum vtique mediare fpeciem , nonta- menm genus, & indiuiduum incompletum,, feu see A: Quac indíuidàüam enim fic (amptum eftimmediatum generi . Ad. - Conf.conceditur maior; quando illa ex- trema non fint immediata at in propofi- tojgradus genericus X indiuiduusincom-. ples (unc immediate, & gradus generi-- cus dicitur füpremus , quiaeít fuperior , indiuiduus dicitur infimus, quia eft infe- rior, & non quia inter vtrumque alter intercedar . P 33 Deindcarguitur, bzc indiuidua ge nerica non dantur à fpcci ficis di(lincta,er pecificum. Tum quiafecand m$cuum —— — 24.12.92 grecia ipa bi aliquan * ieminal o pencse Jic aliquod. indi de uam in illa fpecie,ergo omniaindiaidua. - funt fpecifica. Tumtandem;quia animal nó multi plicaturynifi per rationale, & ir 1 Di- leer. non datür hoc an; nai Wii Auepoi nico do efp. neg-affumprum, non dene tur indiuidua generica à Ípecificis diltiae- 6a modo tam deelarato, ad pruna pcob,. neg. item allumprum, ad cuius prob. oc - Currit Doctor loc.cit.in 4«quóod licer illa. omina hoc , & onfirenr Áingulace (pccickinfima. singt voiueríalisacquit.efse jorerü natura ; nifi. iwalkyuio fingulari alicbius (pee1€i infima rejxtiarur ytamen: per e (upponunt pro "fingulari entis& magis vniuec(alis,& ra- tio cft ; quianen demonftxant fingulurc Xpecietiofima difta de; & adequate, (cd. *copntuse; -argumentaprobatLolumy.«gyvtiqueàpacte:rcimcecdatur,nccdara«páupgulaie:vnaigriul.sdiitinctààpwoodgn45dlixerui,eenEfis,(cdfpeciei;ytXindiocaulis(ufficienscftad'Quafi.1.QuandoCeu:pradic.deindia.dr.T.stlatifpecieiinfima,nótamenprobat,inpxusconci»poffitfing:loremagisAipuertafeaiiDiigoalis.con'donsncomempeperintelledumanimaLtateém prices cum fingularitate, ouam c ü rationalita:e5 neque enim oportet, vt m- ter coficepius ingularmmy& conceprum genericam animalrsobuerfcntur in men- te conceptus (pccifici, Ad altecà eiufdem aflumpt prob. ex Scoti auctoritate patet per idem ,'quód confiderando indiuidua, 1mftatu rcalis cxiftétig,owmia funt fpeci. fica (cd in ttata exlftéuz obie&tiuz apud intellectum inadzquaté concipienté cuá dantur generica. Ad vltimam patet quoq;: peridem, non enim animal à parte rci prius hingularizatur in indiuiduis , quàm contrahatat. per rationale, & irrationalc ; oppofitum tamen contingere poteít per  intelle&um — concipienté , Sic «uique iutelligendi funt Porph. & Scor. €it. initio dubij,dum dicebant vniuct(ale immediate" dictum de indiuiduis babere ihe E zum ita t l- indiuiduis complets ; tum quis (— €tíam fi genus przdicetur de incompletiss iQ 32 per modum genc- " moxdicemus, —— — 34 Tandem arguit Suarez, & eius arga: ta probare vidétur nec ctiam per in- telle&u inadaxuaté concipientem pofle dari indiuidua genetica à fpecificis di (tin Qa quia ratio generica precise fumpta eft indifferens, & quati in potentia cfica- tiali , vt per differentiam £pecificam de- terminetur, ergo doncc intelligatur hoc modo determinata , non potett inielligi proxi e capax indruiduationis, Accedit; ,; & fimpliciffima differentia determinan- - dam in áingulari totam;& integram císe-. oce inclüdit omnia pradicata fu- periora , fruftra ergo finguntur tot diffe. renüz idiaidualcs determinatiug pros. priorü sradutim fuperiorum . INcc v c vnicam à parte rei 4 fed ef- fe multiplicem per intelie&ü , nà nequit reddirauo , cur poflit eadem differentia indiuidualis partiri 10 plares pcr. intelle- &ü;quarü fingul fingulis gradibus (upc- X rioribus cortefpondeant,& non differen. tia Ípecifica in plures (pecificas. Deniq ic non cíl mmas elfentialis connexio. & or- do inier differentiam generis fpecificam, & indiuidualem , quàm inter differentias faperzoris magis,& min? vuiuerfales ví;ad fpecificam v. g, non eft maior connc- xio, & ordo inter (cntiens, rationale , & Petreitatem, quàm inter fubftantia, cor- pus,viuens;(cntiens , rationale; atqui cor» pus non poceft contrahi etiam per intel. le&um per;ditferétiam hominis, nifi me« dia differentia animali,ex corpore enim, & racionali folo nequiteciamperintelle€tumaliquidvnumcontfticurergon*queanimalcftdeterminabile per differéiam huius animalis v. g. Petri , n:(i media dif- ferenua hominis . 35 Refíp.ad 1. rationem genericam ante determinatioaem fpecificam nó cef. fe proximé capace pariter indiuiduatio- nis fpecificaz , quia cum indiuiduam fpe- €ificum fpeciem includat, (and nó poteft genus ad ipfum contrahi, niti media (pe^ cie, benc tamen eft capax indiuiduationis ice, quia cum indiuiduuin genericü ried: nen includat , poteit vtique im» mediaté ad ipfum contrahi. Ad 2. vna indiuidualis differentia (ufficit ad deter- minandá fpecié immediaté, & media illa omnia pra dicata /(uperiora à parte fei j; adhuc tf: per intellcétam poffunt. concipi aliz diffevcntiz ratione diftinctz , qua gradus (uperiores contrahant 1mmediaté modo explicato . Ratio autem, cut indt- uidualis eaigecis, my ita partiri per imelle&um, & non (jccifica, eft ; quia s uilibet gradus fuperior ,ét ab alio pract- yet capax indiuiduarioinis , vndc dici- mus hoc ens, hoc corpus, &c. vnde dari potiunr plures concepius ciutdem diffe- renta mdiuidualis,quorum quilibet cor reípondeat fuo zrádui fuperiori; at non qunlibec gradus tuperior precifus ab alio cít capax effectus tocmalis diffcreua (pee €ificz v. g. rationalis , póchim clt fubiee €um capáx rauoci s , nifi animal, & ideo nequeunt diti res conceptus eiufdem fpecifica i tiz. correípondcntes diticibuuue gradi. bus (upcrioribus - m paris y Nn 4 «um ipiam t plue crc d "7. 432. cam enim in gradu fpecifico infimo efsé- tialiter includantur omncs gradus fupc- riores v.g in homine, vtiq; rationale ne- uit horiné conftitucre; & ad ipfum füb- antiam, & corpus conrahere , nifi me« dio viucnte, & fcnriente; fed quia in indi- u'duo zceerieo no vifi genus includitur , potcft genus immediate per fingularita- tem contrahi ; bene tamen currit paritas dc indiuiduo fpecifico, cum cnim in 1pfo fpecies includatur, coníéquenter nequit gradus genericus ad ipfum có(tiruendum deíccrdere , nifi media fecic. 36 Hzc omnia bene (i2nificauit Blac. cit. ibi tamen valdc decipitur, dam ait in hoc tátum fenfu poffe admitti indiuidua generica , vt fub vno gencre non nifi vnü aflignari, vt [ub animal: hoc ani- mal, prout ideme(t, quód indiuidpü ani- gnalis,nam hoc animal. fic famptum , fub nulla (pecie continetur ; imó cómune ctt omnibus fpecierum indiuiduis, ram & Pe ttus eft hoc 'ammal , & Buccphalcs «ft boc animal .i. ind:uiduum animalis. Pre tcr autem hoc animal fic fumptur , nulla alia dantur indiuidua animalis,niii h.c ho mo, aut hic Lco, quz funt mdividua fje- cierum,nec aliud potefl mensaflequisin - quit ipíe .. Scd valde fallitur , vt diccba- (nus , ficut enin Pcrruseft hic bomo di- fiin&us numero à Ioanne, quia babe: di- ftin&tam numero humanitaté , ita cfl boc animal, quia habet animalitatem numcro diflianctam ab animalitate Ioannis , & fic de alijs. indiniduis , crgo plura indinidua erica dantur (ub eodem gcnere , non Vnicum tantum ; & quando hic fit que- fiio dc indiuiduis gcnericis , an dentut faltim pet iniclic&uns diftincta à (pecifie cis,eft qua fiio dc indiuiduis (i gnatis,non autem dc octet ie cft indiuiauum vagum animalis , quod magis proprie di cerctur aliquod animal , bí res à nullo ncgatuc; ncc ctiam e(t quz fL io dc conce- piu indiuidui gencrici m communi , qui videtut abítralu polie à fingulis gcneri- Eis, (i admittantur ; nam his admiffis idé Qin iu dc tali concepti, quod folet de cóceptu:indiuidui (pecifici 1 communi; quare concludimus Blanc. nó affecutum fuific flatum quatüonis , " Difp. V. De Vniutrf. in partic? :37 Pafqualig. etiam r. par. fuz Met: difp. $$. adhuc etiam rem magis confun- dit,dum diítingtiit de indiuiduo (ecundü cíle phyficum, & materiale coníiderato, l uo fen(a dicit totam ; & completam in« juidui entitatem , & fecundum elle fore male, quo feníu dicit (olü eife indiuidüa- le,vt fic, & poítea inquit genus immedia- té pradicari dc indiuiduis primo modo | confidcratis , (ed mediate de ipfis altero E inodo in(pedtis . Plané hoc ett contra a» ] omnium opinionum, nam indiuidua pgi- rho modo infpecta (unt completa, de qui« bus ramen fatentur omnes genus non nifi mediaté pradicati ; fecüdo modo fümpta (unt incompleta, quia dicunt puram indi uiduationem im cócreto, vt ipfe loquitur, fic autem poitunt immediaté (ubiterai y non tantum fpeciei, (ed cuicunque gradui (uperiori pracisé iampto » quia quili E (c folo-eft capax effectus formalis indti^.——— uiduationis, vt icindepedenter àípecie, ——— licét non ind uiduarions (pecifigg ; vt.———— contra Suarez di(currebamus ; (ed quzfo ne conteramus tcapus circa dicteria , a chymeras RécencioraiM M NE de ui videantur aff. rrc, n nlie paffim labü- tur ineptias. Poncius autem diíp.4. q.6.-— hancquzftionem pertractans querit, an. nacura genctica poffit :d:1à pattere. . que vila diff-rentia »oficiua prererindie — u.dualem , vndé non videtur adecutushic — Au&or ftatum |.uz(onis , non cnim cft difficultas dc :ndiuidu's ; vtfuntàpartetei,quiavcdiumcftn.30.certumeft.noilumdariindiuiduuaiàpartereiimmediatécollocatumfubgenere,quodnonfitcttamlubaliquafpecie,vtnotatScot.2.d.12.0.2.lit.C.;pA38Aliudautemdubiumad!ticulum[pe&anscft,cumicaripoflittumdeindiuiduiscompletis,vtPetruseftanimal,tumietis,vtocanimalettanimal,deillismediate,ittisimmediaté,quaritur,aninhisprzdicationibus(ecuetadhucvniuer(alitatemgeneris,velporiusinducatmodü.fpeciei.Hurtad.cit.tenetadhucpredicaripermodumisquiaadhucprzdicatpartemeffentiz , & per modum entisincomplcti ; idem Mode jj , [: & Pone * -uidgis ciuídi - amplius rationcm ^ U^ 9 - NEED gov ' quidem, (ed fine przcifione, & QI Quod Gesns predictus desndiidie Ar HT. — asi pter eo nimirum efto |xe« icetur de. indiuiduis » non tamen przecie sé deillis , cum etiam de ípecic- bus (ix pradicabile, in quo (cernitur gc- nus à [pecie , qua de folis indiuiduis c przdicabilis, qui dicendi modus Auicen. tribuiturj & rcfertur à Scoto q. 17. Vni- ucr(.in fol. ad 1. fed non fittit ioco ime mediaté (ubdeos aliam folutiouem. Alij inquiunt przdicari per modum fpccici , ita volunt huius , Didac. Blanc. Com- plat. & Arriag. dum praedicatur dc indi- uiduis incompleus , quia tunc pra dica- tüt ac fi diccret totam corum c(lentiam ; idem aíIcrit Aucrla,dum pre dicatur ctiá de completis, declarat «amen, id cfle. in- telligendum,cum przdicantur de indiui- duis ciuldem xpecici , quia rc vera tunc. gcnus non przdicator. de pluribus fpecie differenti bus, ied tátum numcro,& idcó indüic modum fpeciei . [.ouanicnics tan- n c.dc gsnete, quibus fab(cribit Blanc. ind ilp«4. n-6$. loquens de indi- 1 (pcciei., docent, dum ge-, nus id indiuidua refertar, non habere, » cneri$,aut alterius ex quatuor pratdicabilibus fed conftitüere. aliam quandum fpeciem vniuer(alis nno minatam ; quz lententia etiam abfolüré rciclienda cit , quia abíque neceffitate mulcplicac yoiuerfalia. F .39 Dicunus, quod[i genus compara- tur ad indiuidua complcta , bue diucría , - fiuc ciufdem f|eciei, f mper praedicatut per modim gencerisfi vero ad incoimple-. taypouus indu:t modum fpeciei Hc có- clut.quo ad 1. partcm communis eft quà * . mulg probant ex illo Auiccn.fundamcn- to , quia gcnus prz dicauir de 10diuiduis qu e iut dco nae huc manet diftinctum à fpecie» qug pra- dicatur de illis cum przcitione . Kuuius notauit buius rationis. infufficientiam qua genus, & [pecics differrent pcr iffetenziam ncgatigam , & non pofitis uam , nam przdicari de. indiuidius prz- ciséi* pon dc ahjs, magis diuerlis clt pu- ra ncgatio. Pakqualig» norauit ex alio ca- pitey quia tunc genus non tantum císct ge nus ,icd ctiam fpccics quia pradicaict dc pluribus numero differentibus,quodcitpropin[Bec»RatioAuic.equidcminfufficienselt, non c.inen ex co ca- pite;vnde dicebat Rauius,quia adhuc gc- nus haberet fuum modum przdicandi po fitiuum , quo fe extenderet tum ad tpe- Cics , tum ad indiuidua , [pecies veró tulé modum , quo fe extcnderet ad ind.ui;ua tantü,& quidem pofitiuu, cfló pittim per negationem explicarctur,ne:jue cx cox capite, vnde argucbat Falqual. nam cfto gxnus prz dicarctur de indiuiduis,non (e- queretur cfTc ctiam Ipeciem , fcd folii ef- Íc vniuerfale magis 1llimitatum fpecies quia (e.cxtenderct ad quz cunque (e fpe- . Cies extendit , & ad alia plura , ac etiam per diueríum modum pradticandi , ficut. etiam non quia feníus dicitur cffe fin gu- larium cum prazci(ionc , incclle&us fine pracilione quia etiam cft vaiucrfalium y deducitur intelle&um etíe ctiam fenfum,. fed olum,q» fic potentia illimitatior fea» (uj (ed ratio Auiccn. ex hoc rcfellenda 2» cft, quia [1 dilcrimen ab co a(Lgnacü ef- (gp (ufficiens ad dittinguenda gcnus, & fpeciem,vt diuerfa przd:icabilia , deberét etiam: in ratione vniuer(alium diftingui d.ffcrentia [pecifica,& generica;propriü fpecificom, & genericum;& fic ctiam ac- cidens, quia illa cum precifioneifla (ine pracifione przdicaniur de pluribus nu». mero differécibns,et fgpius ett inculcatü, - 40 Raro igitar , cur genus euá de;n- diuiduis eiufdem fpeciei praedicetur per modum generis, non fpccici, cft, quia vt fupra diximus hzc duo. vniucralia no di- ttinsuuncur per illas patticulas namero » vel [pecie differentibus materialirer cone. fjdératas, fca formaliter, hoc cít, fub cali modo pra dicandi. de ilis mulus, nempé compleié, vel incopleté , qui prz-dicandi modus indicatur per illas particulas, vt fa pra declaratü eit , tcd genus € compaura- tum ad indjuidua ciu(dew fpeciei retinet. tálé przdicandi modü , ergo veré pradis. catur per n.ocü gencris ; 1 rob-min. qtia pridicatur de ill is mediante xai ,n4m, fermo ctt de ind iuiduis compleus, ergo. predicantur incóplecé, & pér modi pz us Hac cófcq. eti euidens nà co Ipfo qe: gradus fuperior praedicatur de indiuidüis alio intct medio, fioi cft cóuahi ad illa T me- n^ LPS d Qu. T 434. ^ Difpu.V. DeVpiuerf. impari ^ 7 mediante (pecifica differentia ; atqj:deó &iilla deícendere per modum parcs ma- tcrialis eflentiz, Et idcó bene dicebat DoG&or q.17.Vniuer(.infol. ad 1. «p ge- — pus ad indwidua collatam adhaccationé gencris fcruat , quia de illis mediate prze* dicatur,non immediate, hoc enim manife €&é indica: ipfum predicaci partem eífen- tiz,non vcró totam effentià ;Conf.quia 2» «x di&is difput. praced.q.2.art. 3. quádo dicimus, Perrus efl bomo, c(t adhuc prz- . dicatio (pecici , licét enim ex vi actualis przdicationis reftringatur ad «num indi- niduum;adhuc tàmen ex vi aptitudinalis extenditur ad plura numero, ergo pariter in propofito hz predicationes , Petrus efl animal, Francifcus cfl auimal, erunt 1eris,quia efto cx vi a&ualis prz dica- - - tionis coar&tetur natura ad plura folo na- mero diffcrentia, adhuc amen eft aptà 5 proximé ad predicandum de indiuiduis aliarum fpecierum, p fufficit ad (aluandá M aii itatem genericamyper quod fol. uitur ratio Ponci] ad oppofitum. "41 Hincprob.concl. quoad altera par- tem cx contrario fundamento ; q nempe de indiuidnis genericis przdicetur p mo- düm (pcciei,non generis jideó enim predi catur dc fpecificis per modum generis , quia de1llis przdicatar mediate ; hoc eft àncompleté , & per modum partis , er- £9 écontracum de genericis immedia- 16 przdicetur , przdicabitur complete, & per modum totius qui eft modus pra-- priips esa . Conhr. quia refpectu il- - Jorum habet rationem totius, & comple- , tz cílentiz , ego pradicatur de illis per modum fpeciet,non generis. Probatur af- - futmptum; quia (icut cam dicimus, Petrus efl bomo,!y homo dicit totá eflenuam Pe tri , quia Petrcitas ad effentiam non fpe- €t c fit potius determinatio effentize , ita cam dicimus boc animal efl animal, animal dicit totameffemiam illius in- iuidui incompleti , quiaim eo nonrepe- ritor,ni(i natura fenfitiua y & haecceitas , quz ad naturam non perunet ; & fane ad przdicationemcompletam aliud non re- quiritur , nifi przdicatam explicare to- tun, quod pertinet ad effentiam (übie&i "teli indiuiduationc , ergo cum totum «etur , & per modum partis. (Quia talis-— ordononconíideratur , quando imme--—— — "t daré contrahitur perindiuiduales imb ^ — — ' hochabeatut in his predicationibus ge- netis de indiuiduis incompletis , dicendü - eft de ip(is praedicari per modam fpec:ei . 341 Nectefert;quódíecundürem , &* confasé boc'animal dicat etiam differen: tám fpecificam: Quia ad dift aguenda a: ptzdicabilia non accenditur praedicacum, & lubiectam,vtfunt inre , fed vtconci- piuntur à oobis , alioquin genius non di. ftingücrcetur à fpecie, & differenti a, cum ergo boc anintal, «t à nobis concipitar , differentiam fpecificam nón dicat, e(toa partc rei includar,iam extali modo con- cipiendi incladit zcadumrgenericum , vt: totani e(Icatiamcontractam pet diffecé- tiam materialem,& namcralem , non ve. : rà vt partem effentiz: contracta per for. malem,& (pecificam : Nec etiam refert - quód talis natura fit contrahibilis per dife ferentias fpecificas , atque ideó etiam de ^ — irdiuiduis genericis incomplete predi: — tunc przícinditur natura à tali contrahis-jbilitate,&folumconfideratutwtcontrasMhibilisperdifferentiaszmdiuiduales,naturzautemficconfideracznonpoteftDietribuiratiogeneris,fedtantumtpeciei.xrContrahancpartéConcl.arguitHur—— tad. cit. Q) ando quis videt quatuor jim , diuidua animal is,duos.C homines, & duos- leones, & cxplicité-cognofcit ea effe anis ' malia, (cd ignorat,qui animalia, runc ab iilis quatuor indiuiduis ab(trahit imme- diaté rationcm communem animalis;quá illis omnibus codem modo conuenire vi- det,fed illa eft racio; 1 ia conuc- nit pluribus differenubusfpecic , ergo cü ratio ab(tra&a de illis po(fit immediaté pradicari, à quibus immediate abftrahi- ache D reticdiein M code pc- iacópletis icabi ge- v À Ded rationem [ic Concegrw e fpecificà or rim ;Contrà;at- Eri runi itio (pecifica folis có- uenit indiuiduis eiuidem fpecici , nó veró indiuiduis alterius . Confir.illa ratio ani- malis abftra&a immediaté ab indiuiduis codé modo przdicatuc de lilis .(. in quid incópleté,ac &abíl raheretur à fpecicbus , & tà- Quaft.I.Quomodo Gesws pradie-de indi, eArt.IIT.. £3 $ & tamen de (pecie, & indiuiduo pradica- tur in quid incómpleté , ergo (cmpe: ha- bet rationem generis. Ruríus ad pradica- tioné gencris nà requiritur, imó eft pror- fus impertinés cognitio tot;us cflentiz fu- biecti,ergo cum dicimus boc animal eft animal , non pra dicatur tota e(fentia de fubie&o, & fi tota predicareruryiam illud indiuiduum e(fet dilinété: .& adzquaté conceptum,quod eft contra rationem in» iuidui generici ; Tandem ideo dicuntur indinidua generica »uia de illispradica. tur genus per modum generis , alioquin.» fpecificadicideberenb ^ — ^ -4* Refp.folutione intet arguendü da- tà; ad impugnationem dicimus, illa qua- tuor indioidua in flatu cxiftentiz realis vtique (pecie differre yat à vidente talcm: diffcrentiá non percipi, vnde in eius con- €cpru folo numero differunc fub genere tamen in ordinc ad illa ^y . Wt. fic cognita-, induit modiim fpeciei quia rcípicitilla , vt (olo numero diffc- tenisquod et proprium feci Diees Y (— €rgó genus geocralitimi habere potet genus quiaomms :  €abihs eft quoquejfubijcib/lis . Refp.be:- : v & cius probationem: ait effe: fpecisbus vt funt ordinatae in przdica- mento  , ille.n. ordo refpondet. natura rerum qua poftular , vc gradus genericus: .defcendat ad' indiuiduazionenr per fpe- ci€ , & ita ómnis fpecies prasdicabilis. cft fübijcibilis;potcft ramen intelleáus hoc ordine noníeruato faceré fpeciem: pra dicabilem quz nonfit(ubijcbilis, — Ad Confir. Ncg. affumptum; vt cóftac ezdidis. Adaliam , quando de Petro: cnunciamus effe animal, non fub rationc Petri, quia(ub hoc nomine importar in- diuiduum fpecificum, fcd (üb ratione hu- iusanimalis , vtique-nomcenüneianir tota: efsétia, quam habet à. parte renqpia prz- ter animalitatem includit ratiomalitatem fed'enünciatur tota cffefitia ilhus , vc ftat (ubmeftro concepta: ;; cum enim à nobis 1n concipiatur", nifi (üb raiione huius que! i^ bic&i eft cffeanimal , & fic Petrus (ub tali conceptu im ratione indiuidui genc- rici pót dici diflinSté,& adaquaté cogni- —À — indiuidui (pecifici con» usé , & inadzquaté, quia nomartingitur fpecifica differentia elplicinde Ad vit. hocanimal , & illad animal non dicuntur indiaidua genetica ., quiade illispradis cetur genus per modum generis , quias plané cx hcc capite: potius fj pecifica di« ci deberent (ed dicumur generica, & nom fpecificaq doilla dicuntur (óecifica indiaidua , quae genus párticipaüt mediante fpecie , vnde quia ifta genu$. participant immediate  . ideo generica appellari confüeucrunt . 44 Exd:&is colligitur refoiutio illius quztti , dc. quo fuse nimis agunt Recens tiorcsnonnulli , quodnam fit cotrelatiz vum generis, vw ei correfpondet intra» tione fübij. ibilis 5: primum enims & im« medíatum füntfpec:es ,, mediarum indie idua » tatione enim fpecierum przdicae c indiuiduis , quando dc illis prz di- catur per modüm generis , quando cnim de indiuiduis incompletis immediate , &C U. ique Pri ime RET mos dum fpeciei, & talis przdicatioad fecun» dum fpectatpra dicabile, nàad' primum. Hac de caufa alij dicunt fpecics. effe ter« minum formalem genereicaris,indiuidua- materialem ille enim dicitur. termi- nus focmalis alicaiusrelationis , qui pro rié & per (e illi correfpondet, materia - is veró , qui cam terminar ratióne ipfius: termini formaliscum quo reperitur cone iun&us, & non tam feipfo ,, quàminter-- uentu alterius, Neque ramen: hinc iofe-: ras cum Páíquailg, 1.p.füg Met.difp. 14. fcc.2.0. r2. indiurduà meré per: accidens; (c haberead genus: in rarione fubijcibie: lis,atque ideo adzquatum. correlatiuumi generis c(fe (ólam.ipeciem, vnde ad indi- uiduacomparatnm , fiueciufdem: y. fiue: diuer( (pecie, nullo mod rà tionem genetis. Hoc eniav eb prorías: ^ je diferté: flum. ; quia Porph.c-deípeci &ocet. , nedum cilc gcnus reípectu. fpc- animalis, fan& cum dc Fetro fic coücepto: cierumíub (e eonrétacum »fedietiam rez icitur boc animal eft animal, tota cfiéne v indiui duorum ,ad'qua rctcetur s tía enumciatur quia toracffentiaillius lus jo id manifcfi collum ex Erici uia ex confueto loquendi mo» Nx... S ct e 436 Oo Difp. V. De Voiuenfin panico: 000^ - inifione quam dicitur przdicari. de pluribus bo Rie differencibus. , quevct; nÉ non tantum conuenit fpecicbus , fed etiam earum indiuiduis , non enia ran- tum equus, & homo fpecie differunt, fed etiam Petrus, & Buccphalus, crgo. (i genuspropriéfubrationcgeneriseft.prailedeindiuiduis,1ndiuidua.quoqueproptiécruntfubijcibiliarefpe&uillius.&.qnamaisindiudaanon.fubijciancurncri,nifimediantefpecie,&depensterMt:^"eopriafubjcibilitasdiftiataà^fübicibilitare(pecie»quafifolafpeciesfitvnicum,&adaruatumfübijcibilegcis(uar5.declarari poteft ex doctri- m,quam Sco:us docet quol. 18. adit. inquit enim ibi , quod licec a&us exterior non. habeat rationem vo- lantarij & liberi , nii mediante adu. in- .. terioti volütatis.qiádo t a&us. exterior coniungirur cum interiori, & ex illo pro- potort fic; & in ratione'a&us conuentüt vniuocé forma fubttantialis, & acciden- talis,cíto accidental:s non a&uet, niti me diante forma (uübftantialis , quod exem- plum valeat ,quantum poteft, Colhig:tur etiam folutio alterius qua» fiti ,' Angenus cadem hibinidinc refpis ciat [pecies,& indiuidua in ratione fübij. €ibilium;an potius diüería , dicendum .r, cít , quod itudine eiufdem rationis refertur ad vtrumque: Ratio eft; quia ex parte generis femper e(t cadé ratiofun- dandi, (iue ad (pecies referatur, fiuc ad in- diaidua, nam dc omnibas przdicatur, vt pars materialis, & vt praedicatum incom pletum;X é contra ex parte: fpecierum , & indiuidaorum ratio terminandi cft eadem , quia terminant generetarem wt. ,— plura fpecie diftintta, (iue (pccifiza s flue - "muümerica,ergo ad vtru;mq; refertur relas ——— tione eiufdem rationis,Scfpeciei; Anve- deereidims T ro referatur ad vtrumque ea I i» -ne ctiam numerali, per quam cedit ,tunc ille excerioggrt di ftin&us, ha- H, bet ratioticm volanafi y diftin&al. fpeciem attíngat, &i aré ,- 3 ] "t quia vofuntarij meliaté , vade hoc iplD  -poreftdici quod fi e lito 0 hábet diftin&am rationem liberiabimte- — intelle&us natütam Eo, EUM & indiuidais,cadem indimitblitelatione —— xo vtrumque , fecusautem » fihoc —— i£ , us e riori,quia interior eft liber immcediaté. , qua do&trina ex integro poteft huic pro- polito applicari , & per cam probari ctiá s ITEM om indiuidua eíTe proprie fub jcibilia gene- ; Ed ris, licet mediaté,& depédemer à (pecie: & hac (ententia eft Scoti q. 17. Vniucr.in fol.ad s.quam paífimal:j (cquuntur. 4$ Vnde fi etià velimus a(hiznare ada , quatam , & totale cortelatiuum gencris in ratione (ubijcibilis , prater... quod nil aliud eft ,quod habitudinem generistet- minatc poffit, hoc fané erum fpecies , ac andiuidua (imul ; vcl (1 placet , poterit €t conftitui aliquod commone illis. impot- 1atum per hoc , quod eft plura fpec.e di-. flintía , quatenus ambo conaeniuot in rationc fubijcibilis ad genus. Nec. ob- flat,quód fpecics immediate fübijciatur enerisindiuidua veràó mediate , nam hac ftante hac difparitate potfunt habe- rctationem communem , & vniuocam in rationc fubijcibilis,(ic.n.de fa&o videmus rarionem (ubttàriax vniuocam eífe corpo- Ei,vt 16, & cali corpori,cám tamen ad tale vorpus non dcícendapnifi mediante cor- " T UA d vd ARTICVLVS IV. ^ — Expediuutur varia quafitade G 46 Y. *nr - lit in quid przdicari exercice S in recto de (uis inferioribus dicendo ,ho-- ndis eft prec "e da itandi cíL,quia pars,vt fic, eitó potficin obliquo pradicari de toto, veré enim di- «imus homo con(tat anima , habet cor- pus; caput , &c.inre&o tamen enunciaci non pote(t,vnde non bene d.citur, homo c(tanima, homo e(t corpus, i43; docuit Arift.4« Topic. cap. 2. & fuadet manite- fta ratio , quia hoc przdicatam 25/mal vt pars dioit isé in homine gradum feniitiuum, & nihil alind, vade ii przdi- caretar,yc pacsfaccrec banc (entum, ho- mo e(t animal .i.bomo c(t ca aacmàl , fiuc homo nóe(t plu(auam anunil; vnde vt aliquid de alio vcre pradiectur A "Te " 5.1.45 Genuspradic.cvt totumyvelpars.evfrt. IV. 437 &o , debet aliquo modo dicete totum il - lud;quod dicit fubiectü,hoc .n de rigore importare vidctur copala eff in illa pc- .— dicatione bomo eft animal , ncmpe sé(us eft,animal cft totá illud quod cft homo; cum igiturin propofito , vt conftat ex di- &is , animal dicat partemceffentie (uorü inferiorum,non vidctur pote cam vecita- te de illis enunciati in przdicationcexer- «ita , & io redo . . 47 Adhoc dubiü dicunt aliqui,vt A- uerfa q. 16. dc gencte fc. 5. in finc , Di- dac.a lefu difput.6.3.5. Blanc. difpu.5. fec.ro.& alij, quod illud axioma ; gy pars nó przdicatur de toto, verificatur ctun de partibus phyficis, vt (unt materia, & forma;ac etiam integrantibas,vt caputy&c brachium, non tamen de. Metaphyficis , huius rationem reddit Didac.quem (equi- tur Blanc.qüia cum partes Meraphyice Tamantur à tota tei entitate , nimirü ani- mal, € rationale ab incegra. humanitate, fub diuer(is ramen gradibus concepta», hinc eft , quód ctiam in ratione pacium dicunt totam naturam fpeciei , cunus süc partes, & idcó etiam in ratione veh am potfunt predicari de roto , quod dici he- Pid partibus Phyficis,quarum neutra icit totam entitatem ret conitituta . Hic dicéd: mod is n5 fufficit , mí aliud addatur,quia vt vt bene notauit Ru:uus c. dc genere q.. j. imó & Scotus ipfe q. 16, Vniuerf.ratio allata , quód pars nequeat Cer detoto , zqué m litat io parti- Metaphyiicis , & rauons , ficut in Phylicis. & vealib is, & excmpla &dducta ad'rd probandum fun: ind ffercater de. 5 partibus his, & ilis. Raciocna. difcrimi- ms adduct: à Didic. nihil conclidit,cum | falfo innitatur fundamento, vt infra vidc- bimus . 3. cftó cnim genus diceretur fu. mi à tota enutate phy(ica rci , non tamen itat à tota entitate metaphyiica , de qua hic ett (ermo,qu:a nó fumitur à d ffe rentia , quod, (i (amereiur à tora encitace : Ca , cü prz dicatum dicat quan- tü actu in (c continet,tunc genus coa c(- fenià fuorum infcriorum.predicaret, cü toram actu imporret , quod acc ipíc i:dac.concedcret , cü nobifcum tencat (olü dicerc partem matcrialcm cícnuz, 25^ 48 Alij dicür,quod licet genus, vt psce metaphyfica a&taalis , néqueat cum vc- ritate przdicar: de fuis inferioribus ; vc probatallararatio , tamen vt pocentialis -i,non vt a&u componens , fed vt potens componere (ípeciem, poteft cum veritate przdicari , ficenim altquo modo cótiner totum, quod continet (ubic um , quia cü po (fit proxime coniungi cum hac , & illa- diífccentia, continet illas omnes in poten. tia , & hoc atis cft , vt dicatur continere totum;quód continct fpecies, nempe vmá partem a&u , & alteram in potentia ;. ci. tatur à Ruuio pro hac opi. Cantecus qaí- dam hic c. de gen.q.5 Scd ratio allata, pars dc toto pizdicari nequeat pec modu partis,qué probat de adanili , & poten. tiali, «cbene notant Comjlat. difj»5 q. c. fepugaat eaim, quod pars metaphy(ica ; fiue conderetur, et a&u com»oart , (iue vtantecedit compof(itionca, formaliter y quatenus pars c(t, contiacat cotum illud , quod coatinet compofitum , cuius cft 5s, vt patceccontideranti . : Alij concedunt partem. poffe predt. cari pec modum partis , ncgantes ad vc» ritatem przdicationis necelfarium effe, e pradicatum importet totum cífe ubiet: , fiae explicit , tiue inplicité, fei(üfficit , vt importcet aliquid de fübie- &o;feu quod includatur ia co, itavt (cn- (us tit, liomo eft animal.i. coatiaet na« turam animalis , ira cum quibuí(dam alijs videtur (cnure Pafqualig. difp.s fcc.4. nu.2 scd hic diceadi modus satia reij- citur , quia (i jn predicationibus in recto (ola talis inclutio figa;ficaretur, & (uffis.— ceret fenfus allatus, pofet etiá pars phys fica, tàm integralis , quàn eential.s de fao toto in recto jtd oi didtado, ho- mo ett corpus,hoimo-éft capat, nam itae partes veré includuntur in (uo toto; at re vcra pizdicatio in rcéto aliquid plus. fi- gurficat, nimirui hoc cile illud, vnde c dicimus homo ctl animal, noa cancum fi- guificacac animal includi in homine , (cd hoiiaem etle animal , & hoc clie quic- qu;d iilud ctt. , nain per ly animal. nihil excluditur ab homine;quaa homo (it ii- tum anunlynam pradicaco etfet £alfa. any icd aliquo modo denotatur Me » q 438 Difpat.1V. De Vise alibus.in partie. € 5 »quod importatur per hominem . 49 Hacigitur dc caufa Tlomiftar có- muniter (entiunt genus ., cfto fit tantum pars fpec ci pralcindens ab alia.cóporte ; .qua: eft differeotia » praedicari tamen de infcrioribus per modum tot'us potentia- lis ; «um«enim fübhac ratione continet implicite, & confuse ctiam differentias ; «onícqucnicr continebit toram | fpeciei quiddititem , «nde hac ratione poterit de ipfa inrcQo prz dicari,ita Suarcz dif p.1 j. Mct. fec. 140.16. Soto lic q. vn. ar. 2. CoójL&.Ruuius cit. Mafius fec.2-9.2.Ca- ict.de cote, & eflen.c. 3. dicentes clic cx- preflam (ententiam S. Thong ibidcm;do «ent igityr ad ycritarem pracdicationis in 0 nó rcquitiquód prz dicatum actu , & Lomaliter dicar ; quicquid dicit (üb;c- €&um(alioquinnon forct przdicatio for- malis,(cd identica) fed fufficere , vt dicat impliciié,virtute?& potétia, & ideó quá- uis genus in ratione totius vniuerfal:s non dicat aiu, formaliter , & exprefsé ,cuic- quid d;cunt fpecies, quiatamen e tum illud confusé, com (it totum portn- ziale confufüm includens differentias, po terit cum vcritatc przdicari in rcéio de fuis infcrior.bus (ub ratione totius vni- ueríalis,& poentialis . ] Cz terum neque hac fententia ,. quam- uis communis , rem bene explicat. , cum €nim docct genus , quando praed catur de (pccicbus, nonfe babere , vt partem d vt totum potenciale, quatenus in con- fufo dicit , ac implicité totam (pcciei ef- fentiam,de qua przdicatur; quzrimus, in quo fenfu id intelligant vcl enim eatenus icit totam fpeciei e(fentiam qnia conti- ncat ind» ; &nonn poteniia rantum coníuío tamen, ac indeterminato diffcré- 1ias, quatenus non magts hanc dicit.quá illam,ted promifcué omnes, vc Suarez loc. cit. mfinuare videtur, & bic(enfus elt om ninó fal(us, mox enimottédcmus , genus jn potentia tantum. conuncre. ded. tiaS,non aucem in acta copfufo, & impli- «ito, vnde liget pre dicetur tanquam totü potéciale de (peciebus , adhuc pra dicab:. tur canquam pars fpeciei, fi vcró dicát &ó £otincrc in actu confuío diffcrcntías, (cd tantum ligaificare totam náturam [pcciei ves? . * (ub gradu vnineríali(upetiori , vt explicar Ruuius;fic fané manifefté patet non dice. retotá naturam fpeciei, quia dum fignifi- cat naturam (peciei. folum fab gradu vni- veríaliori, vtique fc haber tantum. vc par fpeciei abítrahens ab inferiorum d;fferé. vjs, & importans (olam rationem gene- ticam. communem. Accedit per. praedi. catum gencricum vnam fpeciem ab alia non d Ícctni , (ed prorfus copucairc , &itaenimciaridevnafpecie;vtnu!lapror(usfactamutationeilliusprag»!1cat;inef,fcobic&tiuo,potietaltericompetete,et»gonecexplicite.nceimplicitedicittoruimefiefjecieialioquinperipsü.&yfpeciesdicernereturabalia,&illudipsüprediestaumdevnafpecieenunciatummópoffetaltcricompetere,ergoetiamingaetionetotiuspotentialsveré.pradiEtantummodo,.vtparsRies!à»foDicendumigitorcftcum,Scot,16.Vniuerf.quodcflógenas,totumporentialedicattantumelicntiz,dumtamenprzdiciedicendo,homocítandicaturquianonfignificdumpartis,fedpermodamtenusprzdicatuminconctoexcon(esquenufignificattorumiuenimcft;ad.bocvr.portatur,pecfabie&tum;inris,quoditaexplicaripotftvcrapropofito,przdicaiuqfcidemcum(ubiecto,fedquando vni-- ucríale przdicatur de inferiori in con» ——— creto. pizdicarum eftidem cum fubie- — — &o in raiione habenuüs, dum enim dicio —— — mushomo eülanimal (cníasett;habens — humanitatem eft habens animali » quare pradicat €to in rationc fupgeliun ios malitatem , inlüc, modum faciliter rc hanc declarauit Door loc. cit. in fol-ad : 1,& 2. dumaitanimalpradicari de ho» — — minc non per modum ni ledtotius ,—— — quia etli genus primario Importct. mas teciam , & diffrentia formam, M rio tamen 1mportant totum , quod cone notant , quod explicat cxemylo Auiceu, $.Met.de manuato , & capitato qua. di- ueifa fignificant primario f. manum, & caput, capüt , vttümque tamen ex confequenti B fi t touiin in ratione habentis, nàm | —  gnáfiatam exponitür per babens N vbi habens rigo eft de (igniticato manua- | tis (ed demodo fipnificandi per. modum totius, vnde licéc dicére nion poflimus , homo eftuianus;eft cáput,dici tamen po teft,eft manbatas,e capitatus, & expli- catur,eft habens matü;ctt habens capat. * $t Cotta hune rdiiodü explicandi quo- modo fetioti tum eft denominatiuum , fi igicur genus , vtveré praedicetur de fpecie , debet pre- dicar: in concreto: y jam deilla prdica- retur denominatiue, juod eft falso , qaia priedicacut v6isocé . Tam 2. quia vc vr- m Blanc.citifilíum e(t , quod animal fit abés an'malitatem, quía porius e(t ani- malitas fubiifteas , concretum enim füb. ^ Pftantüle (tolum dicit: naturam cum fub- |  filtentiz, €cgo aonbene explicatuc illas s homo ett amimal ; in rationc t dicacioy quia pozdicauum ex cónfequenci E cote dioe eilelbicdti » ergo praedicatio generis de [pecie , vel efT'et idenuca , vel nugatorid, quía rdem bisponeretur. Tam — 4pportes phylfiez , & incegrantis magis di- ' dinseürucà totoquam metaphytice, ille Anmealiter diftingauncur à totosi(Ez nop; fedillit inconcreco przdicantut- de toto dicendo,homo c(t animatus, cft corpora tus, cft capitatus , ergo iftz velut magis "intime poterunt veré praedicari de toto. , : étiamlfimantur vt partos. fum tandem, | - quia r.Po't;c.4. Anf, docux parces defi: niuónis preedicari de defimto . "Ust Refp. Doctcrhie neg:a(fumptá,li : romne  denominatiugar fit: con- cretum; ton camcn odnce concretum eft denomipatiaum, quia denominatiua pro- prié funtillaqüz caduntad lubic&um , vel 1T fübiectum .,. & ideó: nomine adicétiuo fignificautur , & pra dicantur inquaale totaarconítat cx corum dcfiaftione , vt explicuimusdilp. 2; q. 6. nus przdicetur in re&o de in-: , arguitur, quia omne concre- 9 Quimodo cont.Genus (pecies,cov differscodri.I. 439 animalautemmon cadit ad. (ubieztum » vcl quafi fubiectum s (ed proprie a4 :nfc- rius , nec nomineadie&tiuo fignificitur » fcd (ubftantino , & predicatue in quid » Ad 1. fi Blanc. inceliigat , quód animal de principali fignificato non dicit habens 'animalitatem , fed animahcatem fubti- ftentem,verum eft affumptum cun cius prob. quia nec Deus de perfe (igaificae tó impoitat babeos Deitatem , vt $corus docet 1.d.4.q. 1. a4 4. Si vcro incelligat , quod neque illud dicat.ex confequeati , ac de connotato, ncg. a(fumprum,quia 9 Darua(cenus à Doctore in ibi allegatus in hoc (enfu inquit , quód Dcus c( diu'e nam habes naturam ; ne ex hoc fequis tueuotcoDoogquaed mulünlicatiog nem conccetorum | fub&antialium. non fufficit maltipl:cacio fuppofitorum , fed requricut etiam. plurificatio formarum ; vtdiximusloc.c:t. difj.2.q. 6.ar. 2.in di- ninis autem funt vti que tria fappofita ey fed vna fingularis natura. in omoibus , . Ada. Negaur con(equentia ,  nugatio enim , & identica pradicatio fequuntur tantum ex idenuitace. priacipalis 6 gnis cati ,nonautem ex identitate connotati y. nam dicimus moülicusalbus currit abíque vlla j ror(us nogacione ; licét. vtrüque idé fübiettürconnotct, qua ref; olio inQuitue à Doctote hic q. 16. ad r^ Ad 4.quíta par- te$ metaphyfice funt intimiotcs phyftciss &intcgrancibus,(equiturfolum,quodpotlincpradicaridetotoinconctetono«mnefübttagriuo,vtfacitgcnusyvbipatstcsphyficage;&integralespradicarinesqueunt;ni(iadiectione,&pecmodumdesnominautis,nonfequanuartàmen;gpvnquaprzdcacpotlint pcr modü parus. Ad 4« ait Arilt. vique. partes defininionis praze dicari de definito.quod concedimus,nom tamenáit predicari per a oduim partise 5 $5. Quaritar tecundó, quomodo ges nus conu necat (pccics, X d. lrerendas,am actu faliim contu(o, & 'püeterininato;a poicftate folum; Ceriücft apad omnes y ipecies , & differenias non contineri m gencre formaliter , & explicité  ton€ «m dc nulla pecie poez. cns cuim P ien pradicari 4 nim dicendo lomo cit-snis mal, (caius cticu houio clt ani;al m a ias * 44e — Difput. IV. De Voiuerfalibus im partic. — " nale, & irrationale; nec poteft etiam im- plicité continere genus aliquam differen- tiam dererminaté, quia tunc noneíler in. differens ad omnes . Quamuis autem có- pertü fit apud omn:s genus a&u in hoc fenfu d fferentias non continere ,non dc- fuere tamen , qui dixerint continere om- nes implicité a& confufo, & indetermi- nato, quatenus oon magis hanc dicit ,quà illà,vt dubio precedétiinGnuaunimus; cui fentent'a confemit. Auerfaq. 13. fe. 5. dum ait neceífe nó cffe, vt genus pesfcóté praícindat à differentijs de quo infrá.— $4. Dicendum tamen eft ci commuoi, nullo prorfusmodo genus continere in actu fpecies, & differeniias, fed potefta- tefolum. Ia Dodo q.z5. Vm. propa- "y, tum quia 2enus importat gradum fu- periocem ad illam , quem important fpe- €ies, & diffcremia, & ab illis abfira&um «f. ab bomine,& ab equo; à rationali , & irratiopali , ergo aétu illanon includi , alioquin actu ab cis non prafcinderet ; t*um quia hac ratione DoGor s. d.8. q.5. ad Conf.primi arg. pro Henrico inquit, €p conceptus generis, & aher quicunque «ois duobus cít neuter formaliter ad illa; tü quia vt arguit Aritt.7.Met. 42. (1 a&tu dhifferencias contineret, cum be fin om- ninó diucr(z,& oppofita, vinc actu eid€ oppofita ineífent , nec refers quod con- tinentia (it contafa, & indetcrmimata s , sodó (ic actualis; tum tandem quia. gc- mis, & diferencia font conceptus diaer- fotum graduam eiu(dé natucz ergo ncu- trum incladit atu alterü, Gcut in €ompo- fixo phyfico vna pars non includit aliam; remanet erg5,quód (olü potettate conri- ncit, axem eft natura füfceptiua om- njum differenciatum diuilim , & per cas contrahib.lis ad banc , vel illam (peciem «onftituédam, quó4 clare docuic Pocpb, €. dc ditfcr.dum dixit de gencee. poteflue idem babet omnes , qu Jub fe Junt 'fferentias, abu verb uud am , & Aciít. ipfe 1. Poft. c.8. dicens $upponauur tale e[fe genus , wt fit fecundi potentiam in plus. Yono bac rationc dicitur totü poten- tiile, quia nimirum a&u nó includit, nec fpecies,nec differédasfed poteftate cm. ^ $5 Relpoden: aliqui genus císe aftra &um à fjxcicbus, & differentijs, si cons ceptum explicitü, non autem i1mplicitü y. & idcó implicite importat differentias , & totam cfTentiam [peciei . Contrà , (ic vrgemus, vcl in abftractione peneris à Ípeciebus, & differentijs , intelle&us re- linquit differentias,vel (ecum trahit, fi re« linquit ergo nullo modo actu eas iaclu- dit,ti fecum trabit , esgoab illis non cfi facta abfira&io. Dices, relinquere expli- cité, fcd fecom trahere implicite. Córrà, n.hil poteft genus dicere in tali eíse obie &mo,nifi quod manifeftatur intali cogni tionc, nam genusvt fic , aliud e(fe non.» babet, nifi quod exprimitur inintclle&u ex vi talis cognitionis , vel ^3 aei 4 iab cile obicétiuo includit differenuiam, vel non, fi lecundum habetur inventumy fi primum , ergo non tantum implicité , fcd ctiam explicité genus differentiam — — e buius » Oniscótcmdivtde- — — monítret, quód rc(poadere genas. ip eie pracifo dicus differentias implicite eft — — a(ferere,quód ab[olaté illas non. b ou. tct,quia nihil pote dicere in illo el fc obie&iiuo , q» non manifeflatar inco iuone,vnde uit dcfend 1; quod od. , includat osi HB rationc identifica» tionisqaam ci ipfis habet à paste rci, nà autem fecundam cffe ris S EN 16. Quàuis anté genuspoteftate. fo contineat fpecies, & ditkeremrias, b : men continentia potencialis non eft ciu dem rationis , fpeciesenim coninet, ve- - lac faas partes fubie&tiuas , de quibus ef - przdicabile inquid , vade refpcótu ear dicitur totom potentiale, nam tale totam, illud eft,quod ita concinet faas partes, vt tamen cx illis nonc ur , led anta de illis it pradicabile » ac proinde illas — potius componat, & con(cquenscr finga- la p fix ipfum totum,vt docet Scot. 2.d.3.q«4. Hi, & ideà non cft proprie to- tá, fed metaphoricé tantum , & (imilitu- dinarié, vnde Acifk, 1. Phyf. 4. non appel- lauit illad abfolut& totum , (cd quodam- modo totum refpe&u veró diffccentiarü non dicitur totum , (ed pars poxentialis per illus perfe&ibihis, & determinabilis y & cius contiacntia cít. in generc cauíae masczialis eo modo, quo materia dicitur  — Y lucibiles , nam (cipit formas , quibufcü conft ituit va- .. tias [pecics , ita genus diucrfarum diffe- . gentiarum eft (afceptiuum, qubiufcü mc- ..— taphyficé componit diuer(as fpecies. -— In oppofitum folet obiici 1. quia A- rift.1 ,Phyf.a4.ait, vniuerfale totü quoddà e(t, multa enim coprehendit , vt pattes. f. fpecies, & 7.Phyf. 3 1. ait; in genere latere . gquiuocationcs;quia .f. a&u continet di- uer(as differentias , quz pariunt z:quiuo- — — — cationem. Tü 2,cum genus predicetur de ( fpecie; dcbet a&u cótinere cotum idjquod d dicit (ubieQum , alioquin falfa effet pra-- dicatio , non enim pars potefl pradicari dc toto. Tum 3.genus, vel eft pars actu , vcl cótum a&u,non primum crgo fccun- dü ;non cft auté totum metaphyficü;ergo : logici . y cófcquenter continet actu ipe |... €«s, & differentias laltim in contufo. TG - ———— Asquia hsc ratione genas dicitur à Boctio nuis fimilitudo (pecierü, quod non cí- fet nitifaltim actu implicito eas cóntinc- zct5àc €arü differentias. Tü j. genus con- tinet actualiter vnicué, & nontantü po- 1 &cialitetsgp cft ci realiter i&éuficatü (cd : lllercatié realiter 1déti ficantur cum ge- (0 merestomnes facentur, ergo &c-Tü tan- E . dtmquia gcnus cít rclatiuü ad fpecies,er ] go a&u dicit illas, & earum differentias. Y - $7 hefp. Arift. primo loco loqui de | ' coprchenftone potentiali, non a&uali,& loquitur dc vniuerfili in ordine ad partes fübiectiuas , nonin ordine ad. differétias, & vocat illud totum quodámodo , & ti- militudinarié,vt diximus, & fimilitudo có diit in hocqp ficut touim talé habet lati- tudinemvt non à fingulis adequetur par- tibus, (ed ab omnibus tiniul, fingulas aüt Cxcedat , ita vniueríale poteft ivefle plu» ribus inferioribus , & de ploribus pra di- Carijita tamco,quód eius inexiflentia, vel ptzdicatio non adcquatur à fingulis mfe- rioribus ; nam licét totum fit in fipgulis non tamen totaliter, & adzquaté, nifi in omnibus fimul; in alio loco ait in genere latete zquiuocationcs, quatenus quz fub IC continentur, non in co ri- goro(o gradu vniuocationis conueniunt ficut quz cocinétur fub eade (pecie atho- Logica . i Len Genus f fpecies infima Viiüérfe det-IV :.441 ma,vt notat DoGor 1.d.5.3.3.Q.. Ad ?- fauisconítat ex dubio poeced.ad vcrita- tem propofitionis nó requiri , qu ód prz - dicatum a&u contineat , quicquid cont!- net fübie&um , fed (ufficit , quó d fint idC in rationc habentis, & ficin propofito , cum genus przedicatur de (pecie in cócre- to,przdicatum eft idem cum fubic&to in ratione babétis, licét non fint id€ forma- liter in ratione totius, & partis. Ad 5. to- tum genctricum, vt tale cft,nec cfsetotum a&ualc; nec partem actualc, fed actu cfle totum potentiale,quia non dicitur totum potentiale,quafi potcriam habeat ad hoc; vt fit totum,fed quia potentia, non actu , fuas continet partes. Ad 4.dicitur genus tenuis timilitudo [pecicrum; quarenus im porrat rationem generica , 10 ta omnes inadzquaté conucniunr, & ex li:c inadz- qua tione procedit tenu:tas fimilitudinis,. nó autem quia imglicité innalaat omni ü differentias , vt cx Scoto colligitur q.4.. Voiuerf.in finc. Ad 5. negatur difícrétias identificari realitati gencrica in (c fpe &arz, folum enim ei realiter identificatue rationc tertii .i, fpeciei; quam cóllituunt, vt notat Brafau, q.24. Vniaerf.inhoc.n.diftinguunturgenus,&differentiaàmateria,&forma, quód non vniuntur inter Íe v«nionc aliqua Ns ipfisdiftin&a , & fe. parabili, ficut materia , & forma , v- niuntur fcipfis , & per identitatem in ters tio. Ad vlümum, probat tátum genus re- fpicere fpecies, & differentias, vclut ter- minum fuz aptitudinis , non autem tane quam partes intrinfecas ,& formales, $8 Quaritur 3. An genus fit (pecics. infima Vmuerfalis.Aucría q. 10. Log.fec, 2.putat genus e(le capax diucrfitatis (e« cundum cífe formale vniuer(alitatis, & ideó non císe vnum fpecie ahoma ; (ed diuidi poffe in dincrías ipecics , ita vt di- ueríitas proueniat ab ipía aatura , & 1e« dundet etiam in ipfam genercitatem, — Dicendum tam£ cft cum cói genus ef. fe fpeciem athomam in rationc genetis, ica q» nó dantur plutes fpecics genereita, tis;led vnafola infimasita Scot.q.9. Vni, uetf.vbi ocs cius E» pofitorcs ;& quol.ó X. & (cquitur ex dictis difp, prac. q. vlt." vbi flauimus diuine vpiucriale in cói o in 343 .— Dif.V. De in genus, (pecie, &c. efTe diuifioné gene-. foi : propofito i- — Ki [j'ecics infimas ,& abe ID .«étfundamenta remora(int diuerfa ,& — — di&is , quia genercirates fundatz: in na» ter C turis, etiam diuerfilfimis , vc fübftantias quantitate, &c. quoad rationem denomi- nandi illas , & predicandi de iplisomni- no conueniunt, & (olum ratione. conno- 1áti dift:nguuntur;(icat albedo hominis , & cqui ciufdem funt fpeciei , & (olum fpecie differunt materialiter , & rationc fundamenti. Confir; quía fpecies vaiuet - falis per dinerfüm modü cíTendi in mul- tisvel przdicandide multis di(cernücur , fed omnia genera, fiue fuprema, [iuc fub- alterna, (iuc fubftantialia,Gue accidenta- lia,& quacunq.excogitari poísunt;habéc cundem modum cedi inmultis, & pre- dicandi de illis, nempe per modum parcis materialis, ergo omnia illa fub fpecie in. fima generis continétur , & ró gencris in cói oibus illis coucnit, tanquá indiuiduis naturz genetica formaliter accepta, $9 Sed vrget Auerfa cit. diueriitas re- lationis, & aptitudinis, no (olum fumitur €x diuerío modo reípiciedi, fed etiam ex diuctfitate fübie&orum, & terminorum, nam de ratione relationis, & aptitudinis non folum eft talis, vel talis modus tcípi- £iendi, fcd etiam ordo ad talem , vel talé terminam»& ordo talis,val talis fubiecti, crgo exteali diueríitate eorum reíuitat euam formalis diuerfitas in 1pí(a relatio- me, & aptitudine , atque ita diucrátas — quantitatis  & fubftantiz cedundabit in , gros geuscn malc, - — ARcelp. hane, & alias rationes eiu(dem tcnoris, quas ibi Auer(a cógerit,nó infer- o —— xc inpluribus generibus diuecforum pre- . dicamenterum srh eíse formale generis, . fed uh sim materialocontingit enim tau- aum fecundi naturam , quz fübítecnitur neteitati ; quod ex eo £otugin, uia diuerlitas non importar diuersa . bitudiné ad inferiora;fcd folum diuerfam rem,qua referatur , vt qp fic (ubftaria, vel accidens; igitur ad arg.diftingui debct af fumptü, quod fundamétum remotum nó diuerfificat relationes, fed fundamentum proximum, [eu ratio fundandi, fimiliter tetminus materialis nó diuerfitcat rela- ignes, fed cerminus forsaalis , (ca ratie - tionis, vt probatü eft, quia omaes naturis fundant relationem geucreitatis , quatee. funt plura fpecie diuecfa'. -—7T JN" ftem si fa MSS ws (M * ww lis terminandi , & ià rmini materiales, tatio tamé fundandi, acterminádiin omnibus cít ciu(dei ra» musapugsüteücin mulüspermodupar- tis materislis effenciae, && omnes naturae terminant ralem relaionem , quatenus —^— 6o Rurlusvrgcbis adhuc fortias, quia enus (ubfc continet generalilimum, &. fubalterpum fed hzc fpecie diftinguun- tur,ergo nó eft fpecies infima ; maior c(t «erciffima apud oinnes y ita quod plufqua pueriliter ecrauic Fuentes , cü dixit q. 17. diff. r.art.1. geaus primum przdicabile e(fe dütaxat genus intermedium Prob. min-tum quia illa fpecie differant que — diuerías habéc deinitiones, & paffiones, "m. fcd genus (apremum,& fabaltermam funt. —- .huiufmodi;vt patet cx Porph.cidefpecie, — — ergo &c. tum quia plus diffecunt inte quàm duo genera fub d ha tum nuieto diffccunt,ergo illa difi fpecie, quia inrer diftiactionem mu " &am, & fpecificam non datur medium. Refp. quód licét geouslupremum, &^^ intermedium, quatenus talia fpecie diftin guantur ( dequocamen eft aliqua diffi .cultasapud nónullos Scotiftasq.12.Vni« — — uctf.) non tamen effentialiter di - nantur in ratione generis , & vniucrfalis, ««ü codem modo fint i0 multis , & przdi- 'd centur de multis, gp enim genus (upremü : v nulli alteri (ubijciatur i,fed interme "o dium vtique , accidit illis quatenus gene- ' ra funt, & vniuerfalia, quia hac r fubijcibilitatis nihil attinet ad róaenm vni- uerfalitatis , que conftitüitur perordiné ,ad inferiorayde quibus predicetur,non ad "faperiora,quibus fübijeiaturgadhuc ctiam — quod genus fupremum plura habeat infc- riora,quàm intermedium, meré per acci- deris fc habet ad illa, quatenus gencra o» , quia codé modo de illis multis predican- .tür, & illa refpiciunt , nimirum vc mulia ,effentialiter diüerfa , vade non nifi diffe- rentiam accidentalem inter ea poieft in« ferte, quemadmodum lineam decé pal- morum per excellum quantitatis intcaza * gan- | "mes tandem linez fpeciem infímam dicimus .. à bipalmariaccidentaliter tantü d'fferre; .. Éx quo etiam facilé occurritur Poncio difp.2.n.11 1. diftinguéti genus fuperiusy SH EEUU Mise vridicakilium que - licet vtrimq; prdicetur, vt pars contra- hibilis, tamen vnum: pratdicatur , vt pars contrahibilis per d fereatian nó vltima ; élTentialemi, aliud verà puta infimum; vt (4 pars contrahibilis per differentiam: vlti - gnam effentialem. Hoc enim parü refece 'ea diftinguenda in ratione pradicabi- t Rs De enim iiec tegere —. tias, quibus contrahi munt ratio- e dens brdicabiu, fed per dcdirienrad ats ——— fériorz,& modum prz dicaridi de illis;co- - — demautem modo pradicátur deill;s tans X genusfaperius,quam inferiué , quia refpi- iot illa, vcwulta effentialiter d:uer(as füagis autem, vel mipus intra candcim li- inonvariant fpecieme — * ET LVASTIOT 34i r i» ? 3! Pate - HG À " - deillo , qdod przdicatur quid vt cot — de pluribus numeto differencibas de ^» - - fpecie, & meritó quidem , cum genus, & t (becics relanua cenfeantur ; & quamuis gnirio rocius pendext ex parobos; vr. "videtar prius de diffciétia cractaride- esi .. buiffe, vt poté qua ctt alcera pars fpeciei, — —& priticipslis ; cameri quia hic nó agimus de Specie; ficuc neque de slijs Vniuerfa- fibus, fecundi cile reale, & metaphyfici, fed intentionale;& fog:cü, quomodo fpe ^. €ies prius rcfercur ad genus , vtCcorcelati . —wunj quàm ad differenciam, vt ad partem, ide) immediate poft zenus de ipfa difpu tamus, Tri&at autem lorph.c.de fpecie, noti tantum de ipecie fpecialifliima,& in- fima 5quatantü conftituit hoc fecundum vniuct(ale;fed etiam de fpecie (ubalterna, quia Icéchaec in ratione vniucrfalis , & pizdicabilis à (pecie omumnó difcrimi- neu. quia pra d cacur de plutibus fpecie differentibus, € idco ad primum vniuer- E TU TC 3 | €0 VER (ale (petat, tamen quia in ratione (ub j- 443 cibilis in ordine ad genera fuperiora oin- ninà conuenit curo [pecie fecuhdo prz« dicabili,ideó de ipfa agit in cap.de fpecié, quatenus eft fubijcibilis, cum cius natura explicuetit in ratione vniuerfalis cap. de genere. Diximus autem fpeciem fübalter nauy ia ratione fübijcibilis omnim eifene tialiter couenirecum (pecie infima, quia. g:nus celationie eiu(dem rationis refertuc o spe fiue (it (upremumt, fiuc inter- iedium;ex eo fo!um,quia refertur ad in f'riora ;im quibus e(t , vt pars materialis eiT.ntiz, vt in finc przced. quaft. & arc. dicebamus,ergo  cortuerfo in propofito eiufdear rationis erit relatio (ub Jcibili- tatis (peciei infima, & fübalternz , cum ad ca refcrantur , vt ad partem materialé (az eilentiz , imo hac raiione poffümus dicerc füb;jcibilitatem fpeciei, & indiui- dui effe eiufdem rationis, vt benc nocauitDidac.difp.7.quaft.r.ínfinc.Exquoconttat,nonrectAuerfamditinguerefiasfpecieseffsntialicer.etiiinraionefübijcibilsq.t.Log.fet.3.ex€oquiafubijcibilitasfubalternafuadacuedit.invniuer(aticategeneríca,&fübijcicurgeisnerijquodhobctfubealisgenecaya€ibilitasvecóinfimafandacorinvniuereubfealiageneca,(ubij- falitate pecifica , & idcó fübiicitur gene« rísquod fub fe habet tantum fpecies, qua- re cum fundamenta & termini fubijcibi- litatis vtciufq; fint diuerti, diuer(a quoqs etit (ubticibilitas. Sed hiec omnía nónili accidént'em diuerfitatem inferugt intet fpeciem fübaltcrnam , & infimam in ra- tione fübücibilis,& vr füpra notauíaus s diueriitas fundamentorum, & termino- rud materialium non diuertificat etfene raliter relationes,fed formalium , bieaue tem eadem eft formalis ratio fundandii fabi.cibiliratem ex parte (pecierum , & eadem ter minandi ex parte generü, quia omnes ad ea referuntur, vt ad partem mas terialem (uz effentiz; & diuerfitas , qu& oftendere conatur Auer(a ,non elt , mifi materialis , vt patet confideranti « Flzc autem qozftio , quia diucrfas continet difficultates, in varios (ecabitur Artie culos , : Oo b AR-444 ARTICVLVS I. vn [pecic: [ubijcibilis e pradicabilis A3 etant suia non poceft dati vna 'definitio cómunis vtrique fpecici forma- recià definiantur . 62 Mere cft pro intelligétia qua'fiti , quód eadcm omninó na- tura intra feriem pre dicamentalem fecü dum diueríos re(pcectus dicit pra dicabi- lis, & fub;icibilis ; przdicabilis, quatenus refpicit foa inferrora; fübiicibilis refjpcóta fuperiorum , quod ecam concedendó cít in ipla fpecie fpecialiffima,quamuis enim Porph;cap.de fpecie dicere videatur, vni- cam in ea cíje habitudinem fimul attingé- tcin, & genus; fub quo cft, & indiuidua , quz (üb ipfa (untyid tamcn intelligendum €fl dc vnitate nominis,vt notant ibi Ant. "And. Mauritius ex Scot.q.2 1. Vniucrf. ad A. Caict.Soncin. & alii Expofitores, qua- -XCcnus in [pecie infima vnum cft nomen vtrinque habitudinis, nam cuicü]ue com retursfiue fuperioribus , fiue inferiori- us,(emper eft fpecies ; vbi in fpecie (ub- alterna vtraque habitudo. diucríimodé maturam demominat, nam i icr fupe- . u riorum fpecies dicitur, refpectu infcriorü gcnus, Suntigitur diuerfz ifte relauo- nc5, non tantum numeraliter , (cd etià cf- Écntialiter,imó & oppofita, ficut rclatio- ncs Patris, & filij ,-Domioi , & fübditi, unt aurem effentialiter diuerfz , licet in vno;codéque fübiecto vniantur, quia re- lationum diucrfitas à formali diuctlitate damenti , & termini attenditur , talis autem diuetíitas interucnit in propofito, quia terminus predicabilitats funt iofe- riorayde quibus natura predicatur , fun- —o. daméum veró ipía naturz communitas, vin qua;illa ieferiora conueniunt; terminus aurcm fubiicibilitatis eft ipfum faperius, «ui eadem natura (ubiicitur, fundaméntü - vcrà ivfcrioritas, (cu dependentia ab illo; adhuc tamen benc poüiunt oppofitae. rc- Tationcs eidem conuenire refpectu diuer- -/ forum, & füb diucr(a ratione . 63 Exquo deducitur, vtbene Mayró adnotauit pa(fu 3. & 4. Vniuer(.& (equü- tur Complat. difp.6.q. 1. Sot. c. de ípecic, - Mafius (e&t. 1.q. 4. Sanc-q. 5 3. Auería q. - 11fec.5, & alij. Speciem reipectu (ubii- tibiis ; & pta djcabilis gquiuocü nomen Difjut. V. De P'uiuef. im parti. -ne fpeciei, cum aliqua tamen analogia s . hitionis generis;vnde folü ccftat explicas ia ifti tefpe&us fant oppofiti , & ita diuer(i , vc Ee odins fpeciei in nul. liter (umptz; cóueniunt ergo fpecies pre- dicabilis, & (ubiicibilis xar. in nomi- quia vt aduertit Orbel.cap.de fpecie, no- : men fpeciei verius conuenit. fpeciei (pe- cialiflime,quàm fubalternz, dicitur nam- quc fpecies à (pccificando,ícu determina- do,gcnus autem magis determinatur in fpecie fpccialiffima , quz non poteft vite rius (peciacari , & determina: per diffe- rentas formales , quà in (pecie fübalternayquzadhuceft(pecificabilis,&dererminabiliseísécialiter.Hacigiturdecau(aPorph.dittin&tasdevtraquefpecie^tradiditdefinitiones;X(peciéprzdicabilemdefinitperordinemadinferiora|dicendo$peciesefl,qu&depinribhammerodiffereniibusinquidpradafub:jcibilemveróinordineadfüperiodicedo fpecies efljqua |ubiciturgeneris — C de qua genus in quid prd. pra babile enim eft hanc eífe vnicz gum definitioné, vt ipnuit Sce ol.ad ;.non veró plures ,v arbitrati; Quariturergoi iftz Worm eue de a 64. Dicendü eit vtráque ef fignatà; ita comniver D'adtorc tus pre(ertim q.2 1. Vniuer(.& probatur , quia vcraque harum definiionum expli- cat adzquaté edentiam definiti , ipfum]; di(tinguit à od nó c(t ipsi ; vt patet di(currenti per (ingulas; & quidé definitionem fpeciei pradicabilis , duis- tum ad eas particulas , in quibus conuenit cum genere, explicare nó elt inod? nece fe, ci (atis liqueanr cx explicatiouc defi- t€ particulam diftinguentem (pccicm à genere; quz eft illa de pluribus, n.4mcro differentibus , & expofitiué dcbet in:clli- gh vt & de illa particula pluribus jpecie differentibus diximus circa dcfinitionzin generis quatenus exponit , & dac iniclli- gere propriam diffcrenciam,qus ctt prq- dicari totam cllentiam ind uiduorun, ii eut eim id , quod praedicatur de plui. bus basfpecie differentibos, neceffarió dicit - folum partem cffentiz illorum, ita quod - przdicatur in quid. de pluribus numero L-  differentibus,co ipfo dicit totam eficntià ^ jlloram;d/fferentia cnim numceralis fola.» ^4 non eft cffentialis, fed materialis. Vnde numcrus bic accipi non dcbet pro nume- ro przdicamentali, qui fpe&at ad pradi- camentum quantitaris , atque idcó dicitur : titatiuus,& fit ex diuifione continui, —. fed pro numero tranfcendentali , ac enti-  tatiuo qui rcfültat,& conftituitur cx plu- - ralitate quarumcunque rerum 5 & per res numeratas intelligimus illas,qua süt mul —- wiplicate per differentias intriníecas indi- - widuales, quz dici folent hzcccitates , ac proindc funt vlterius inconimunicabiics, bzc cnim (unt ca;qua propr:é numcerali- ter differre dicuntur , & dicuntur indiui- dua. Parum auté refert quod hzc ind:ui- dua fint qualis perfcétionis', vr aliqui expofcunt,quia apud admittentes ralé ;nz — qualitatem indiurduocü (ub cadé fpecie, fu * Lr fioi illa effentialiter diuerfay ..— fed folum indiuidaaliter,quia inzqualitas adi ^ a continctur infra latitudiné graduum alitu. ditam (pc dta titudo, de quà fpecics dica- ir, an a&unlis in re, veles im intelle- &u, an füffciat tr aptitudinalis, vt dicit de Sole, Luna; Phenice & c. dicemus ar 5. *- 65 Definitio ctiam fpeciei fübiicibilis —— o eftexa& tradita, vt patebit di(currendo — -.-pereius particulas; Cü enim dicitur fpe- — &iesefl, que fubycitur generi, poffet ita — - explicari,vt fecimus in Inflit.cü cói, vt fit - illud fübiicibile , y generi immaediace fu- | huic iid escladinss indiuiduum : - quod nó (übücitur generi immediate, (ed Y mediáte (pecie, vnde & ipía incompleta, |. - . feugenerica, efto immediate gencij fub- dantur, vt qua ft. przced.art.3.d &tü cft , adhuc t£ ci (übduntur. fub rationc fpeciei potius, quam generis. Verü quia praetcre quam quod ap, oncndo ly immediate ett novain particulam definitioni ad exeludendá indiniduum data hac cpoti- tione4equicuryquód homo non cff. fpc- €ics l'übitancigsvcl corporis animaus uia fab nilio iftorum immediaid. ponitur, vt : "bene vrget Maycon.patf.4» Ide cum ipfo Logica , wr o- 9.11. Quid fpecies [ubijcibilis.co pradic. c/frt.I1.. 445 ibidcm praftat d cere fenfam illius defi- nition'$ etie, quód fpecies tit vniucr(aleg quod generi fübiicitur, quia hic folü agi- mus dc co,quod tanqaam vniucr(ale, fcu vnum cx quinquc przdicabilibus fübiici- tur; vnde co ipfo excluditurindiuidaum; quod elto gencri fübiiciatur , non tamen tanquam va.ucrfale, quam expofitionem recipiunt Louanicnf. & Aucría fedt. 2. Fuent. Loan.à S. T ho.& alij,licet Poncius prima adharcatrefpóo!ioni.Quodfiobiicias,fpeciemvtfibi;cibilemnocffevniacrfalé,acproindenequevtponiturfubgenere.Occurriturfacilecxdicendisatt,fe].quodlicétformaliter,&reduplicatiué[pecies,vt(übiicibilisnonfitvniuer«falis,material ter tamen; & fpecificatiné tulis cft; illaveró particula, ponitur fub genere, vel generi [ubi citurscxplicat na- turam [peciei.fubiicibilis , & relationem fubiicibilitatis , per quem conftitaiturin tali effe, & tandem dum additur, de que genus in. co quodquid efl pradicatur,ex- plicatur modus fübücibilitatis nempe. » fübiici inquid , & fic explanatz manent hi duz definitiones . . : 66 Neaütyt conatur ofléderc Arriaga difp.7. fc&. 2. in his definitionibus cir- as committi dicatur , dum fpecies per genus , & genus per fpeciem definitur y obferuandum cft cum Tatar. q.de fpecie $.Secundó ciendum, quód vuum relati- uum non debet definiti per fuum correla- tinum , fed per fundamentum (ui correla- tiuivt euitetur circulus,& fic in propofi- to fpecies no debct intelligi effe definita per genus formaliter captum , (ed funda- métaliter , quà doctrina laté profequitur Blanc.feG. 8.de genere; & fet. a. de fj cic, & ex co confirmar, quia genus refpi- cit fpecie, & fpecies genus eo m vniucr(ale refpicit interiora)fed vniaería- le nó refpicit inferiora;vt rclatiua süt,ere go nec genus (pcciem, nec fpecies genus s. minor patct nam 1n dcfinitione vn;uerfa- lis arie mentio cepisse n tis, definitur namque y fit vnum aptum cflein multis , eigo ealedale folum re- firicit intcriora,vt multa funt,non vt infe- riora funt; ícd quomodo vnü relarinü de« b«ai definire ger aliud , xis Qo 3 D 445 C Tn oppofitiim obijcitur 1. conta dee itionem fpeciei przdicabilis , quiacó- uenit alij5à acfinito ; tum quia conuenit Dco, qui pre dicatur in qui d de pluribus numero differentibus f. de Patre, Filio , & Spiriui San&o , qui in cadem matura fubíftentes. con(Lituunt numerü trium períonarü . Tam 2. quia etia perfona c 1llis tribus,vt perfona (ant,pradicatur in Quid , talem enim cóccprum effe ab illis abftiabibilem cócedic Do&or s.d. 23:4. vn.in finc & clariusd.26. q. vn. infra Y. & in illis tcipfa multiplicarur , quia trcs petíonz diuiog rcal.ter intec fe diftin- guuntur; vt perfoaz (unc ,& tanien neque Deus; nec conceptus perfonz diuina: ad "Ma tria (appofita eft (pecies. Tum 3.alia etiam multa predicatur de pluribus nume tod:ffereatibus ià quid , que ramen non fun: fpecies, vt patct de anima rationali ide materia prima, de pancto;& alijs qui- bufdam entibus incompletis. Tum randé quia ditferentia , proprium , & accidens prdicátur in quid ,'& vt cota effentia de fuis inferioribus; rationale .n. rifibile, & albi praedicantur, wt tota e(fentia,de hoc tational:,de hoc ritibili , & de hoc albo . 6? Reip.negandoa(lumptum, adpri"mam prob.conitat ex dictis ifp. przced. «q.2.art2- prope finem , quod natura diui- mà in tribus péríonis cxittens nequit dici , "vniuerfalis per modü 4peciei ,vt docet Do kót t /d.8.q. 3: prope (in& & Tatàát: Qj. 1. dicam.dub.5. quia nó cft in eis cá (ui iuifioneyac multiphicitare nuaerali , fed — "éademnumcto. in omnibas, vnde licét bx — "diti inttres numero per(onit, nó ta- - "snentres numero Dij., qua ratione docet - "Scotus 1.d.24 Q vn. cria diuina füppofita Ton poffe áb/olu:e ,& fimpliciter dici na- mero diffecentia (ed tancü ssi quad | .cü *hac decerminatione peifonarti, quáateous "dici poc quód funt tres namero per(onz. «Ad'^. difficilior eft folutio, (i datar talis "€onteptas communis petfonz ad tres di- "minas per(onas, quia ralis ratio communis "eflet veré malcplicara it illis, & ideó a- tvjant Auctores; concedunt aliqui habere "modum tpctiei , quia in ratione pet(onz "ino nift numero differunt, Arciag. difp.7. *fcóis j« iiquit hibere: 4qnodum. genctis t d GA Difput. V. DeVuiutf. inpar... .diuinas períonas non folo nu vero differ. quia dining perfonz in ratione perfonaf »rmali fpecie differunt , quia Paternitas, Filiatio ; & Spiratio funt relationes di- uer(z fpeciei, Hurtad. id concedit. f.tres tc, áddit tamen nec proprie differre (pe- cic, quia süt pror(us zjuales in perfe&io- ne,(pecies autem nequeunt elfe equales ;. ideo concludit conceptum períone,vt fic, participate de genere, & de (pecie, & cf. fe vn:ueríale quoddam , oy Porph. igno. rauit , qui tant cognouit vniuer(ale rerá crcatarum , italoquitar. difp. $. fe&. 2, ^ Pafqual.verà difp.74.,(e&; 1. data cómu. nitate talis conceptusnegat hab.re ratio- nem gencris,vel (peciei,quia "gui rad horumconceptuum fiaitus e(t, aclimita. — tus, at quicquid eft in Deo, illimitatam — e(t; (cd nonexplicat poflea, qualis effet — cius vniuerfalitás. Nos dicimus, fiadmnits ——— q:3. in finc , quia licet Paternitas t0,'& Spiratio , quatenus rela alterius fpecieis tamenin nalitatum folo numero differ rct etiam fuo modo ille conc Xc ceptu generico , & differen nn ab« ftrahi poffit per intelle&tür adbuc inada- quat concipientem cóceptüs commuais nis creatis, & increatis, vt Scotu$ — - docet loc.cit. qui haberet modü generis cü hoc tfi ftatquicquid cft in D*o à te rci, effe infinitam, & illimitatam , ifi. —— namque cóceprus inadquati pendent ex. no(tro concipiendi modo , ncc explicapt res,vt funt infe di(Ltin&té  & adzquate, . 68 Ad 4. ref, ex Caiet. Cóplug. Amic.Toan.de S. T hom. & alij, quod en- tiaincompleta ficut noa ponuntur in re- £a liüca , ità nec proprie , & fimplicite? (unt vaiuet(alia genera » aut fpecies, (ed tancumsin quid. Sed vcconftat ex dics difp.prazed.q.a. dub. 2. etiam natara is» xóplcuc fundarc poffunt vcrá , & períca& vni 2 .II. Quid fpecies fubijcibilis , co» pyadicecfrT.— a wilucrülitatem , quia eodé modo rcípi- iciunt (ua inferiora y licut natur cóplet , nam ficut animal eft pars msterialis ho. minis, & Lconis,& vt fic de illis predica- tur ficanima eft pars materialis animz vcgctantis, & (enuentis, X vt tic de illis przdicatar , vnde licét natura in (e tiat incomplete , yniucr(alitas tamen lli con- ueniens eft completa. Necobitat, quód . ponfinrdire&é in przdicamento , bene enim ftat,quód ali.juid (ic directe in prz- t dicabil:bus quod indirecte rantü repeti- : tur in przdicamenris,vt patet de ditferé- à tiayquz eft vnum de pradicabilibus, & ri ' ^ . poneít directe in pra dicamentis ; quare cum huiufmodi geoera , & fpecies d;cun- "E tur incompleta , id dcbct intelligi funda- fnentaliter cantum, nó formaliter ratione ipüius vniuer(alitatis,cui docteing fub(cri bunc Murcia hic q.3.dub.6. Blác.di!p.3. fedt. 16.& alij- Ád 4. concedimus differe. tiam, propiium, & accidens fic conüdc- i; in ordine .[. ad propria infepiora y .. habere rónemfpeciei, tunc enim tantum 'audent ratione illorum trinm vniucr(a- Quando coparantrad fatui. vel quati fübieéta, V nouae Mayron, 3 Na Vrsebiadbc contra candem dc- finitionem,quia homo cftfpecies ; & ta- mer prz dícatuc de placíbus fpecie diffe- rentibus, yt de inafculo, & feemina , plus mmque duferant vir, & mulier, quà duo [4 - witi ied hi numero differunt, ergo illi (pe [ cie, quia inter differentiam numcricam , & (pecificam nulla mediat. Hac de caufa i - Redulphus Aericola lib. y.de inuét. c.6. - &quidam alij dixerunr [pecie infimam lle cle genus intermedium; fed pror- 1nepté , cü hoc 6t ompinó impoflrbi- le; quantum vero fpe&tat ad argumentum in fe, dicendum eft mafculum, & feemi- nam non d. ferrc, nitifpecie accidentali, nó vcró effenuiali , vt ex profeísó docuit Arift. 10: Metitox. 2 $ de quo vidcatur ibi Dottor,& Alcifisin expo(itione rextus; & io hoc sé(à vetá eft plus ditferre vir y & mulierem ; quàm dào viri abinuiccan ; vude in differeoria numcerali admittenda €tt latitudo accidencalis. - Deinde arguitut contra. definitioncm fpeciei fübijéibilis, quia agar aliqu : fpe, cies praedicabilis , quae nulli genezi [uo .j« Citur, vt materia prima, qua iuxta noftzg fententiamia Phyf dif, 2.q.4»art. 1. cft fpccics infima , & ramen non cít (ub ge- nere fubltaug in przdicamento, & idcm cít de pan&o quantitatis,quod nó eft (ub gencre quantitatis , cü non fic quantitas . Etquod mags vrzct.genus gencrali(fimü fubtlantiz reípectu huius, & illius fubftae. tz induit modum fpeciei ex dictis praz- €cd.q.art. 3. dub, z. ergo faltim reípcétu indiuiduoium incomplerorum , quz dís cuntur genericasdabitur fpecies'predica- b.lisnemini fuperior! fübijcibilis, 70 Refj.cuidam Thomiflz , quód fi^ €ut non inconuenit dari fpeciem fub jci- bilem,qua nó eft predicabilis, yt ipli ces nent de fjeciebus Angclicis , ita nec inz «conuen:t dari fpeciem przdicabilem,quae non fit fubijcibilis,ende cófequenter hác difhinitionemnonrecipiunt,quibus fauet €aicr.eap.de fpecie ,& Tarer quaft. de - diffcréria un me. Nos veró vuiumq ; hae bemus proincoucementi, & quidé in pro- polito prorfus ablurdü clt (pecem pra di cab lem admiticresqua non fit (übijcibie - Wis,quis omois (pecics , vt talis,debct eífe füb gencre, cóponitur cnim metaphy(ücé coniidcrar« ex genere, & differentia , om illosyt ex gradufuperiori, ex hac au:£ ve -ex rationc particulari& coowahente ge* rus. d.cendum igitur cfl ,gp ficu: omnis fpc cies lubijcibilts dcbet etie infe yniucre lalis vt arte. tà omnis przdicabilis cft eua (ubijcibiiis , fub genere aliquo có» tincturjquod iiexira przdicametum cO- fti uitur , nonquia:aiiqnid vniucr(alitas us ad genus requifitze er deficiat, (ed quia non fuudatur in natura completa, cui foli datur locus in predicaméto,vr modó có- textum eft, Kato buius c(t, «uia omais natura (pecifica (emper cóuemt cum alt- qua alia natura jn aliquo gradu eflentialig y.g» inexemplis al latls materia puimacóos fübitunte prout diio gar db acécen ub1tanums prout diíliu 9esiet 1C; CÓuenit ctiam in conceptu. pattis phy« - fice cifentialis,licét quoad modum con» ftitiendt cópolitam phyticü habeant ras tiones primó diucc(ss , vt docuit Dot, 2s Oo 4 Qn 448 d.12.q.1.$. fequitur [ecundó. Pariter pü &ü quátitaris coucnit cü inttáti téporis in €Oceptu indui (ib lis cótinuaciui, & termi natiut partium abftraheado à quantitate permanéti, & (ucccetli ua, vnde licut dixi. mus definitionem fpeciei pradicabilis , €t materiz prima, puncto, & alijs naturis incópletis competcre cum omni proprie tatequanium cft cx parte vniuerfalitatis; fic ctiam pet hunc dicendi modü , quem fcquitur Auct(a q.2, de fpecie cum mul- tis alijs, opiimé defendicur definitionem fpecici fübijcibilis enfdem conuenire. 7* Adalud de gcnere faptemo de. 5 fuis indiuiduis przd:cante per modü (pc- cici, concedimus co caía dari (ci pre- dicabilem,quz nonctt fübijcibilis,vt ecia loc.cit.diximus ex Didac.difp. 7.3.1.qui bene aducrtit,cum dicitur, omnem fpccié redicabilem efle quoque (übijcibilem , $d debere intelligi de (peciebus p:edican tibus dc fuis indiuiduis , vt (unt a. parte tei, & (cruato ordine, qué poltulat nacara rerum ,cui corre(pondcet oido przdica- métalis, iuxta quem genus non detcendit * inindiuidua,nifi per (peciem; quarc fi in- terdum ind:tidaa immediate: fübijciun- tur gencraslifimo , non ett connaturali- ter, Íccüdum quod indiu du s debetur , fcd per intelle&tü immediate iodiurduan- tem naturá generica fpreto ordine na- turali; iraque argument m («t6 fübule) non ofhicitquia P defiaiur fpecicin faübijcibilem , vt (pectat ad icriem vradi- ^ lem , qu contexta eít iuxta cxi» (^ 0 gentiam natucz recum., — Sed ruríusobijcies contra eandé defi. -"mitionem, quia pore(t etià indiu:duü imi. mediaté contineri (ab genere, ergo illa. s definitio cópetitetiam i0d:iuiduo  J/rob. affumptum in illis (peciebus , quae süc im- mulciplicabiles imdiuidualiter, vt funt fpe ciesangelice in (enrentia D. Thoma ,& rclationcs diuinz , ncque enin poflunt efTc duo Patics;aut Fiiij eterni cum 1gi- tur in his [peciebus ratio indiuidualis fit eadem formaiitlimé cü fpecifica.ponerur vtique immediate iub generc . Hoc argu- mentum exiftimat Arriag.di(j»7.(ect.2. cam infoluiá reliquerit. Specicsideó cft diflicilis (olutionis,& re vera d:fhicilc cft apud admittétes illas fpccics & dittinguc- Difp. V. De Voinérfal.in párticul..— tes fpecie fubijcibilem ab indiwiduo pef hoc ;quód !mmediacé ponitur (ub gene- rc;at neutrum bo;um nos tenemus,nega- mus .n. has fpecies, vt conflat ex di&is difp.przced.q.4.dub.1. & magis pat-bit €x dicendis att.feq. neq; pet. iilam pofi- tionem immcediatam fub seacre. przcisé dittinximus fpeciem fubijcibilem ab in- diuiduo, fed per hoc , quód fpecies fübij- cibilis seper eít in fe vamuertilis , licét nó quatenus fubijcibilis,vt inox dicemus, ARTICVLVS IL. Per quid. conflituatur [pecies in effe 1 vuiuer(alis num vt jubucib.lis , vel predicabilus . 71 (^Vminfpccicinfina , quz eft sii vniueríale, cócurrac haec duplex habitudo .f fub.jcib litatis ad fuperioragg ————- & pr dicab litatisad inferiora; nuncine— dazandam eft , per quam habitud:né maliter conftitucur m cífe eaiuertoli hac quz'flio poteft eui agiraci defpecie fubalterna , quacenusin ea con eadem duple: habicado ; in qua . E ris cft opinio Caiet. ca Mac d vl His Ri gnificauit fpeciéim ince peciet,& fe. — - erfübijcibi- cundi vniucríal s conftitui' per fübi liraccimad gcnus ; vnicum eius func tum futt, jura propria ratio (peciei fe cortclatuum generis , hanc autemra- - tonem corrclacui non habet per ordiné- ad inferiora , dc quibus dicitürs fed per ordinem ad genus , (üb «uo ponitur. Dicendua tan;cn ctt cum cói fpeciem conftitui micinfecé , & torma'licer in etfe vniucríal's, non per otdine;n ad fuperio- ra, quibus fubiicitur » fed ad infcriora, de. quibus prz dicatar9& ca quidé folo nume ro diffciert o. Conclafio eft apud omnes vnanin.i cof. n(u contra Caicr- recepta, & eft Scoti q.2 1.cit.infol.ad 4.vbiait fecüe dan dcfinitioné de fpccie;datà , quód .f. ptzdicatur de pluribus nuchero differen" tibus, eiie proptiá eius , inquantü cit vni» ucríale ; & probatur rationc tam valida ab ipfomet Gatet. cx: (Eimata, vt loc. cit. vnü dc numero vniuerfaliü , quia particie pat ronem vaiucríalis in coi ; ergo coltt:- : tuti» . tionem.i. ad füperiora. tutam eius debet effe infra laruidinem formalis conftitutiui ipfius vniucr(alis in cóoi,implicat enim quàd relatio quzdam in cói tendatad vnum termin ,& rclatio fab ca contenta , veluti fpecies tendat ad oppofitá, ergo cum vniuer(ale in cói cá- fiituatur in effe tali per habitudine ad in- feriora , covfequenter quodlibet vniuer- fale (ub eo cotentum deber incfie tali có ftitui per rclationé. ciu(dem rationis ma- gis coar&atá,& non pcr oppofitam rela- 'jod autem vni- - — werfile conftituatur per habitudinem ad inferiora in efkc tali, patec , quia refpeótu füi termini, fe habet vt fuperiis,ende illü fibi (übixcit , nóautem ei (übijcitur ; ergo (pecies non conttituitur in cfíc vniuerfa- bis per cfe (ubijc:bilem fuperioribus, (ed per e(fe ptadicob/lé de inferioribus. Ac- cedit (ubi jcibil:carem fpecier,& indiuidui tox cflc ciutdé róois , efto ex parte atetialis (ondamcnti duferant , vt dixi- . mus inito quaflionis; ergo per fubijcibi- (Go Vitatécóftiui nequit in effe; eniuer(olis,cü X «adem lubijcibilnas competat indiuiduo, 233 Fonaan ,vcco. Caen, facile dituitur cx decina, quà habet Scouus in bac i«€it; ad 4. vbi docet» quod viüque fpccies sm tuum propriam (Q Jem dicitur ad-genus velut ad eius prmvü corrclatiuum , àt sm rationé fui gcneris y. fub juo coutinecur «f; vaiaetfalis dicirur ctíá rclatiué ad inferiora , de quibuspra-' dicata r, vmucrf.le - n. refertur ab fübijci- bile;cx quo infert. qj fpecies per fe primó fécfertur'ad gcnus, pei (e aücnon. prim, ad indiuidua, velut interiora; quia ratione fai gcneris.(Cvniucrfalis: vnde tandé coa- eludit, quód c(to dei: nitio eius in ratione fübijcibilis .f. data in ordine ad genus, fit fpecici propriaíccuncü'fe ; quia datur per €iQs primum correllauuum , fecanda-ta- men;quz da:rür per ordinem ad ipferio- rà; licét detur pcr. pofterius corrclatiuis «4 pec indiuidua;adhuccft magis ad pro- potitam, quia eft proptia (pectei , in.quá- tum eft vniueríaic , quo modo praefertim hic confideraur à Porph. cx quo. patet ad argumentuca. Caict. falfum cífe; quod genus tit correlligiuam fpeciei, quatenus ctt va'uecfale quoddun , n formna-- 50 II. £uo emflituatur fpeciesin effe Volikédrt.1T * 449 74 1n oppofitum tamen adhuc vcg:'t poteit ; quia quod immediate fubijcicat eneri eft vniucr(ale, fed (pecies quacenut fübjcibilis immediaté fubijcicue. generi » ergo quatenus fubijcibilis eft vniuerfalis . Tum 2.quia fpecies ideà, eft vnum de na- mero vaiucr(alium, uia corinerur fub vni- uer(al: in communi , vt eius. pars (übic&i- ua, (icut homo dicitur animal,uia conti- netur fub animali, fe 1 (pecies, quatenus fub vniuerfali continctur, c(t (ubijcibilis,ergo &c. Tum 3. vi fpecies fubijciatur generi , opus eftvt abftrahatuc ab indiuiduis, erga vt ic e(t «nuuerüalis Tum. 4. (pecies (übiy- cibilis praedicatur de hac , & illa fpecie fubijcibili, ergo inquancum (ub jcibitis et tormalitec voinec(alis. Tam 5. quia. fpe- cies (ubijcibilis femper eft vniaec(alis,& é contra, vt dictum elt , € adhuc magis pa- tebit ex dicendis, ergo &c. Relp. quod. immediaté fübijcitur ge- neri cile vniuer(ale materialiter, & ced ci&icatiué, & fenlus c(t , naturam, quz po- nituc (ub gencre, cffe vniucrfalem, non ta- men formaliter , & redupl.catiué , quafi liz yniuer(alis , quiailli (ubijcitur, quiae re(pectu eius vniaeríalitatem nà exercet, " eu fuperiocitatemyfed infcrioritaré. Ad a. patet. per idem, fpecie. , quatenus conti- netur (ub vniuerlali ,effz vninerfalem ma- terialicec, & fpecificatiue ; vcl potias ncg. arfamptum cumeius probationc, homo . n. non dicitar animal, quia. fübiicitar anima- lit generi (uo,(ed pouus contra fubiicis tur animali , quia eft animal , & participat rationem ipfius,hoc enim cít fundamentü relationis (üb;;cibiliaus , qua illi accidit per intellectum; (ic igitar in propofito » non ideà- prz: dicabilia. (unt. vniuer(alia as formal«er ,:quia fab. vaiuerfíali continen- tur, fcd pot:us ideó vniucr(ile de his quin» que przd:catur, quia hec. fuat wee la , & rauooem parucipanc ip ucr(alis; quz confiftit in ordinc a infe- riora .' Ad 3. in co ftatu abítra&t.opiscít folum. vniuerfalis meraphyficé , non lo- gicé , & quando conccderemus etiam lo- Bi«é vaiertalem cic. , tunc dicere prae- ftarct potlidere vmucr(alitatem ex vi db» itra&ionisab imfetioribus , non €x vi (u- bic&ionis ád (uperiora. Ad «orgiégaltqs, qu ày6 " CDs. De Foüerf-inpánie. ^ o0 quia ex cópararione fpecici ipfius fabij- €ibitis ad hanc; & illam refü!cat in. ipfizs Vniuetr(alitas,à quo formaliter denomina- tur vnuerfalis, & (ic induit modü fpeciei prrdicabilis vnde tals fpecies erit fubijci- bilis,vt quid, prz dicabilis, vt modus, Ad $f- Neg.fequcla,verum quidé et! fpeciem , que (uBijcib lis eft effe vniuerfalem, non: tamcn talis ett quatenus lubijcibilis.ficut écon'ra fpccics que eft praedicibilis , ett ttiam vtique fub;jcibilis, noa tamen talis € ftjquatepus przdicabilis , * $1 Sed adhucfortius vrgebis,genus fub alterniim non contticuitur in ele vniucr- fas (obaltethi per priedicabilitatem, fcd p.t fobijcibil:tatem , ergo & fpecics po- terit quoqae pet propriam fubijcibilita- tem conflicui in etfe yniucerfalis- infimi , Ptob. affumptum, quia non conítituitur in tali vniuerfal tate per-przdicabilitatem de pluribus fpecie differentibus quia hzc ctiam'covuenit generifüpremo: ; nec per etinquzcft de pluribas numero differé- tibus,quia hezcctiam conuenit fieciei in-: mz , ctgo per nallam przedicabilitatem conftituitur;(ed praecise per fübijcibilita- ter. Refp.hiccommittifallaciam,quasficfecundumpluresInterrogationes,vtvnà,petiturenim,per'quidconftituaturgeousfubalternuminmtálieffe,quatiquidvnum fit in co effe gcnus & cffe [übalernd quae tamen dao vlde diuetía (unr;nam ete 2c- nus conuenit ei pcr habitudinem ad ipfe- fiora,de quibus dicitur,efle veró fubalcer- num conuenit ei per ordinem ad (upcrio- ra, quibus (abijcitur ; & quatenus fpecies fübijcibilis, non quatenus genusjitaque arg.dicimus, quód efto genus fubálternü , ZUG fubalternum , conftitnatur per bijcibilitatem,nihilominus quatenus ge- : nus conftituitur per przdicabilitatem de: pluribus fpecic differentibus: nec obftat , uod tális prz-dicabilitas competat etiam ^ generi fupremo, quia vt diximus arzvlt.q. przced,in fine gerius (lüpremum;& fabal- ternum non differo fionegencris , & vniuer(alis »—— 5 - 76 JníLabis adhuc;genus generali (Tfimü »on conftituitur in hac fopretma voiuer- falitate per ordinem ad i nferiora,fed prz- €ise pcr hocjquàd fupra fealiud 2enusnó ad' rationc alterius, fiue vna fundamétum al» nt cflentialiter in rà- habet,ergo genus (ubalternüin &a coaes— Gara vniuerfalitace conflituctur precisà p hoc,g fuprafc habct aliad genus, Prob, allumptum;tum ex Pocph.ci ex»coc 1. d.8.9.5.O.vbi docet nó cllc dzrat'oncge — ncris general;(fimi plures (üb (z haber fpecies, X dat exemplum de quauao, 44 3l conflituitur vnü ex. 10.2enetbus (upres mis.licét fub fc paucas habeat fj«cics, aut nullas,eo praecise quia non habe: aliud (u- prauen és genus. R ef]. fimiliter vt ad pre ccdens,sl;ud cfle loqui de genere gencras liffimo,v: genus cft, & vc generalitfimuag cit ,verü cnim elt atiumptum, fi con(ide- retur vc gencraliffimum eit)nonautem vb —— genusett,& inhoc fenfuloquütur Porph. — — & Sco. qui optimé dixitgeneralilimo ,— — vttaliprorfus accidere , quód habeat fih d [05 ^ fc (pecies, quia non con(ticuitar io zal fc pct ordinem ad inícriora, fed pe tionem ordinis ad aliud fuperius contra fi genetali (fimum , & fal conhiderentur,quatenus vatuerfa fes acciditeis habere, vcl non. nus fupraucniens , vt notà Mauri. q. 12. Vniuerfe- ^ E. 77 Pro compleméto huiusa sj OS fiat dubium diloluendum ;quódhicagie ——— tarifolet, quiaciusrefolntio multum jue —— uatad cognitionem fpecici üpre- dicabilis ; cumenim vidcamush duis D habitudines (übijcibilitatis, & prdicabie | ic infima, & fub- €r Acci" litatis concurrere in fpecie infim: alterna, quaritur anconcurrant per à i» dens & veluti difparatz,an pouus cOÓcur- — — rafit,vt perfe coonexzita quod vna fit de. terius, & origo ,. Ciica quod dubium tria prafertim reperimus Auctorum placita y duo extrema, & aliud medium cum dittin. ione procedés. Prima ira inio CX. ema abíoluté atfetit e(Ie dil paratas,itavt. yna vm accidés va dem " aliam 5 nec fübijci gencti e e dc ratio- se nmontuit ad edicsidid mulus s. nec € córra cíle predicabile c(t dc ratione. d ret eet tae enim , & de£acto vna. " rationum reperitur bae alia ; cuimif: i generibus (upremis reperiatur przdicabis. litas finefubijcibiliate , & inindmiduis: (übijcibilitas line pradicabilitate , ita Al- W beit. f , , Ti eft bect.ttae 4. zdicab.c.2. Complat. diíp. am Milos fcc. 1«0.4« Didac.d:fp.7.2. ZiKuuiusq. 1;Galleg.controu. 14. & aij. .. 1 Akera opinio extrema. docet cie. pec conneXas,& vnam originari ab alia;ni- mirum vel fübijcibilitatem ex. przdicabi- litate y^ veHé contta; Caiet.cir. poftquam conftituit effentíam (peciei in fubiicibi- litate , ait deinde przdicabilitatem (equi ád rationé fübijciblis , vt eius propriam paffionéyravt dicere valeat , ideó (pecies €ft apra dc indiuiduis predicari quia fubij €itur generi. Tolet.écontra q.vn. de fpe- €ic,& Sachez q.35 Log. fignuicát fubijci- bili 'vaiuer(aliratem., velut paffionem , itavt dicere valeat , fpe- Cics, ideó scelti a^ immediate , Quia eft quid vntuerfale in fe , indiuidua » enim non imimedtaté fubduntar. generi . "Tertia opinio media cum diftin&ione it,& ait) quód fi fiat (ermo de his n  abijibiltat & przedicabili- ecis? confideratis , vtique nonsüt vt bene demonfttát ratio- ' , nec vna per [c condNEutemfiTnitata,&coarctara,qualiseftvniuetfalitàs(peciei,vtiqueinhoc(enfadicendum "eft ex ip(a oriti (übijcio;litatem immedia. "fam ad $,vt eius propriam paffioné , dicét enimex|vniuerfahitace,vt ticnequéac 'oriti (übijcibilitas , quatenus tamé limita- 'ta,& determinata benc fequi potefl;con- "elitdit igitur przdicabilitatem,& (ubi jct- !bilitatem in hoc (cna ede perte connexa in (pecie, quarenus eius vmuerfaliras non fuprema, fed limitata, & fübordinata 'hoc.n.ipfo quod pred;:cabilitas , que per- "finer ad ratione; Ipecici: non cft predi- Cabilicas faprema,fed inferior , per fe , & non dilpáraté: perit. fundare relauonem fübijcibilitatiss fine qua ratio infcriorita- "tis ne [uit intelligi ; omne cnim inferius NOn. quia fecundum prze- "dicabile nom liabet eife vniuerfale e 'modocunqué y (ed vniue;lale (ubordina- *tumj & minus aleto ,(, genere,ergo idjcp " ncccílació coniangunxar in fpeci (0107 T. Qseolinacar [peces nef Vuiatifreder. LI: ast xondueic ad hoc , vt fit vhiuetfale minu£ amplum altero;nó poteft di(paraté (c ha- bere ad có flitutionem ralis yniuerfalis, fi- uidé de intrinfeca rationc cius cft , quód 1t vniue:fale fubordinatum , & inferius ficut non difparaté fe habet ad conftitue- dam caufam (ccundá hoc quod ett (abor- dinari caufz prime , i inordine politico tniniíito inferiori nonelt per accidens , & diiparauim, quod bou fuperio tijita loan.de S. Thom.q.8, art. 1. idcmq; fentire videtur Aucría q. 11.Log.fec.3.. 78 Dicendü eft pro rcíoluaone. dubij fubijcibilitatem,& przdicabi!tatem vti- quc in (pecie aeccílarió connc&i , nó ta- men velut caufam , & effcétum , quafi g» vna per fc oriaiur ab. altcra , (cd potius veluti d.ios etfe&tus ab eadem caufa. pro- cedentes , (ub diuerfis tamen caufandi ra- tionibus... Conclufio í(cquitur cx didis , & mox dicendis , eftue coníona doctri- na $coti q. 21. cir. & quoad omncs. par- ,tes probarur ,& primo quidem illas duas rationcs. in. fpecie: nece(Tarió. conne&i €x eo conflat, quod in ferie predicamen- -tali,& inxta ordinem a natura inflitutum üi xv enim pradicabilitatis v. g. c- mullacít (pccies predicabilis , quz non Mit fab /jcibilis , quia fpecies effeoualiter €onttituicar cx genere , & differentia , er- go ncéettarib alicui fübijcitur generi , & Qaando genus (upremam. przdicatur (uis finguiaribus immediate per m fpeciei , conftat ex diétis in finc preced. att; id e(le prater ordinem connacuralem rerum, & ex mero intelle&us beneplaci- to,& re vera tüc genus fapremü , vt fub- ftantia adbuc habet rationem gencris , li cet induat modum praedicandi fpeciei, «ne de cft genus, «t qud, fpecics vt modus, "quarc cuu rc vera fpecies non üt , mirud non ctt,li gencri non (ubrjcitur y ex alias euam parte non eft dabius £pecies fabij- ftc cx dictis difp. przzced.q.4. dub. adhuc dicemus iterum ,. ergo ha di tioncs fubijcibtlicatis & przdi L &bilis , que non lit przdidabilis , vt. con i5 , Que non fit pr , e E rà quantuim-eft de (e: inüte nici in diuer(is (obiectis vt bcnc demons ítrancrationcs priv lemienuz 4, ^79: Deinde quod non enc D wp - sz JEN LOL 4 r.c 452: flat caufa ,& cfíc&us, probatur ,:quiaifte habitudincs funt oppoficz,vnü autem op- pofitum nenperícoriturex alio , nec phylicé,nec metaphyf(icé;tum quia tota. gatio (ubijcibilitatis fita eft in relati inferioris ad (aperius , ratio praedicabili- tatisé contra, ergo ab his rclationib.ne- qucunt deriuari nifi relationes ad coídem terminos,non autem ad oppo(itos. Si di- €as cum 3.opinm. , 9p licét íubi jcibilirasne- queat deriuari ex prz dicabilitace,vt fic nà ita funt oppofita , bene tamen cx prz- dicabilitate, quatenus limitata , & (übor- dinata ,. nam hoc ipfo quod przd:cabili- tas non eft (üprema, fed fuübordinata, uc preedicabiliras petit fundare. relationem fubiicibilitatis. Contra hoc cft , quod iila limitatio,& fübordinatio non tollit op- mes przdicabilitatis cum fubijci- llitate,ergo adhucobflat, nc vna cxalia deriuctur ; tum quia non videtur maior ratio, cur fübijcibilitas potius oriatur ex pradicabilicate limitata, & fabordinata , quàm é contra, imó fübordinatio pradi- cabilitatis videtur fapponere fübicctio- mem pradicabilis potius , quàm pracce- «lcre;ita quàd fit verum dicere, idco prz- dlicabilitas animalis , vel hominis eít li- mitata,& coarctata, quia animal non cít fupremum genus, fcd (ubalternnm, , non «rgo fübijcibilitasex pradicabilitate età i & coar&ata deriuatur 5 (cd po- aius à coutra dici deberec, fi invicem fub- wrdinarentur in ratione cau(x, & effe&tus . , 8o Sidicas iterüi cum Au&oribus ter- aix opinionis , ideo porius (ubijcibilitaté -*x pradicabil itate limitata oriri , quàm *€ contra;quia prior, & effentialiter eft in "fpecie habitudo ad inferiora; per quà con- itürtür Ip ratione vniucríalis , quàm sbitudoad füperiora. Contra boc cft;quod 165 potius oppofito modo (e babet ; quód smimirum 10 fpecic , vt fpecies eft ; prior » Wk eilentialior eft fübijcibilitas , &ordo 18d füperiora, quàm ad inferiota , vt Scot. «loxet. q. cic. in fol. ad 4. vbi proinde ge- mus appellat primum correllatiuum fpe- .Xiei s indiurdua veró correllatiuum po- "f&crius , quem (equantur. Complot. cit. Blanc.difp.5. fcc. 3.Fuent.q. 8.diff. 1.ar,3. & alij quamplores ,. & probatur manifcs Difp. IV. De Vniuerfalibus in partic. ' hzc (oluiio ex ipfius di&isreijcitur; nam P . €líc (ccundi pre dicabilis, parum ge ? c ftaratione , qaia prius eft rem confticull in fua effentia , quam aliud conílitucres vcl alteri communt:cari , dum enim com- municatur , iam in (uo etfe conítituta (up- ponitur,(ed[peciesperfubic&t'onemadgenusintelligitariliud.parcziciparevelugrationem füuperiorem , & partem eífentias €ius , per przdicationem verà intelligi tur alijs communicari, ergo 1n (pecie. fus bijcibilitasre vera przedicabilitatem pra» cdit ; Et adhuc magis declaratur , prius naturam (pecificam intelligimus contra- here genus, quàm coatrahi ab indiuiduis , quia per contrahere genus media ditfe- rentia conílituitur in cfle fpcciety(ed qua- tenus genus conrahit,imcelligitur (ubijci- bilis, quatenas contrahitur ab indiuiduis incelligitus pradicabilis , ergo (ubijcibilia tas prz cedit przdicabilitacem . L $1 Reípondet Ioan.de S. Tho:aliudef — fe (peciem contrahere genus, & aliud fü--— bijcigeneri , illudemim perümetad cone ^——— fututionem naturz in (e, quz fitper ge» — — nus, & differennam , fubijabilitas autem — dicit rclauonem canonis, qua coordina» —— tur fpécies generi , & fic pertinet ad cundam intenuonem natura, non ad con ftitationem , & in hoc generi ioni$ prior eft vniucríalitas , & pr: ilitas- in ordine ad. conítituendum fecundum przdicabile ,. quod cft (fpecies, quàm fue ijcibilitas j licet refpeá rg fecun - dum fe. ptius intelligatat.contradio. ge» neris , qua cít fubijcibili- tatis,quam coni fabibilitas ad indinidua , qua cft fundamentum vniuetfalitatis ; Sed [| fi verum ctt , vc ipfefacetur , contractio. ncm generis ia fpecie eífe tundameniam — fubijcibilitatis , & praecedere coatrahibi- litatem ab indiuiduis, qua cft fundamen- tum pra dicabilitatis; fané fequicur. eciam (ecundá intentionem fübiicibilitatis pra» cedere debere intentionem pradicabilitae iis, nam ifte inrentiones cundem rationis ordinem fandant inter (e , quem hibcnc à parte rei fundamenta, alioquin non dicere tur ficti cum fundamento in re. Quod au- tem inquic relatione pradicabilitaus eife riorem quoad conítituendam (peciemin E hocenim vtique verum eft, imó. nó fol eft prior, (ed vnica & pracifa ratio cótti- . 9 tuens fpeciemin effe pradicabilis, at hoc ^. monquzritürin propofito;fed quzritur, S uznam iftarum rationum przce dar inca f ecic » vtfpecies eft , abfolute loqucn- o , non vt vaiuerfale » . 81 Denique q; connectantur potius ; veluti dao effectus ab eadem caufa. pro- .. «edentes fub d:uer(is rationibus caufan- J.. diqua erat vltima pars cóclulionis pro» ^ batur,quia differentia c(lentialis duo ha-- (— »bet,roum eft, quod e(t determinatiua, & |. . «onuadciua efentiz generis ad confti-  4uendam fpeciem : alterum ett , quod in. fe importat. gradum formalem eifentie . adhuc communicabilem , quia licéc rem E. à fe «on&titutam conftimar. in e(fe fubii- ——* . eibiliad geodiquen cótrahit , non tame "HN - eam confi ituit in vltimo cffe (übiicibili , (0 st facit ind iutdualis d; ferenti; cum igi a Voi unas e o dor d Fat in Z E mco, titur E. - bili ad genus ,q conflit fübillo c in pluribus, plné co taccm , & przzd'cabilitarem in fpeciea differentia fpecifica oriri (üb diuerfis ta- men rationibus ex ipfa namque vt con- tractiua gencris fübiicibilitas derimatur, S ex cadem , vc vlrerius communicabili . eritur pra-dicabilitas [peciei. - . $3 Etexhis facile fatisfit fandamen- tis carüi opinionum prafercim tertie que wtijue maiorem hi bebat ceteris. appa- renuam veritatis , ni| enim aliad effica- citer probar, quam duas illasrationes (ü- biicibilitatis, & pradicabiliratis non om- nino per accidens , & difpararé concur- rere ad conítitutioné huius fecundi pre- dicabilis, dc cuius intrinfecaratione cít cile vmuet(alc iubordinatam , & minus amplum genere. Hoc (ané verum eft, & nos quoque vltró facemur , atq; 1deo bac de cau(a dixunus , illas raciones etie. ne- ccilar;ó connexas in [pecie , verum non probat «ile connexionem inier. jlla 9 v&« Q.II. dn [ubijcib.ey predic fimt COBWOX d Aot M. Ag lat effe&us& caufas,ita quod vaa depenz dea, & oriatur ab alia a. sed obiicies, quod dri po(fint,imo de fa&o dentut fpecies (ubiicibiles , quz nó fiot pradicabiles , multi namque tales cie aíIccuat relationcs diuinas, quae funt immulciplicabiles intra fpeciem infimá y. quemidmodum ponuntur à Thomiftis: natu:z angelica ; nequc enim pofsüt eífe. duoPatres,autFiliieterni;&tamenhaerelationes funt inter fe vcluti fpecie dis — &in&z cx D.Tho.1.3.32,art.2.& q.10« de potentar. 2.ad 12. R.eíp. prorfus ime plicare fpecies , qua vaum duntaxat in- diuiduum (ub (e habere poffint , atque id:o ünt folum fubiicibiles , non verà pradicabiles, vt afferit Arriag diíp.7. n. 35. 0b rationem allatam,quia fi talis [pe- cies conftat ex genere;fub quo ponitur » & differentia (pcafica contrahente, non apparct, vnde repugnet illi communica- bilitasad plura ex principiis cius intrin« - (ecis uia nec ratione gradus genericiil-* li repagnaret,vt defe patet, neue diffe- rentialis , quia hic etiam eft adhuc vlte- S: .communicabilis ; cam non fit indi- alis, Relationesaurem diainz j vt. liximusart. prezed. in fol.ad r.quams ——- be Di MR DADO En drint "n |» quaratione funt multiplicab ] imus in creatis , éum quibus conueniun in pracifa ratione relationis;quarenas tfi petíonalitates diuinz, quo fenfa funt im- multiplicabilcs,non fpecie differunt, fed quafi numera !iter ; quatenus im conceptu - Communi diuinz perfomalitatis ab cis abftrahibili (pecifice conueniunt, vt ibis dem explicuimus . capu ARTICVLVS IIL n Species in vnico indiuiduo, C" Ge4 nus in vnica Jpecie conferuari 84 Enus, a&uali .i fecundum (ua pradicata ef- fentialia, vel vt tota quaedam potentialia fuas partes fübieGiuas refpicientia , &C- hoc vel metaphylicé,vel logicé ; difficule tas non cit de iplis primo modo infpe» étis , iic enim omncs concedunt , & ge« nus ia ynica [pecie & fpeciemin Mos les, vtcer-- Species ex dici cóGdg- : rari poiluüt,vel vt tota quzdam - - — (dua tefpe 454 indiuiduo conferuari polTe ; quia fecun dum 1otam fiam cílentiam commani- cantur cuilibet fuo inferiori, qua tatione" dicimus torrm animal effe in fpecie hu- mana,& toram humanitaté in Petro , fed' non rotaliter; & hoc fignificare volue- runt Parifienfes,cum c. de gem. dixerunt pofic genus fecundum cxiftentiaur (al- uari in vnica fpecie , quia deftructis om- nibus (pecicbus fola li remanen- tc,adliic homo effet animal, E (t ergo dif ficultas de ipfis, vt tota potentialia , ícu' vasti qua nictaphyficay quàm lo- gica ; & (enlasefl, amad coníeruandany cotafitarenr fuam potentialem fecundum ftacuai ei conmaturaliter debitaur exigat gcaus le esactu fpecies, & fpecies plu- ra iodiuidua , av potius (üfficíat apritu« dinalis entia 4 & quod illa plures fpecies rein gris, Né plura iioi: ul fp eciei (int. poffibilia , 10ad genus,tres exrant. opiniones ' dux exceiz , & vna mediz. Príara ex- a docet totalitatem potentialem,(eut rfalitatemy generis tàm atetaphyfi- &am , quimlogicam in vna fola fpecie €onferuati pofTe,ctiam (i aliat fotent un- polfibilesita Celcftin. difp. $. Log. fec.2, euayaliisquibu(dam; Fundamentum hu- ias opinionis eft ; quia ad lioc, vt gertus fit vmaer(ale metaphyficum , (uflicit , vc veniat in compofitionea fpecici;tanqua E müatcríalis PR 3E paco haberet illafpecíc , etiamfi aliz implicarcat . Fanrfusde ratioue vniacrfali logict cf y quod (ic vua in multis y velat pars ma. tciialis coram, fed relatum ad indiuidua illiaé fpeciei actualia, vc! poffibilia ; iam habetcífe vum y nanr ab illis omnibus indiuidu's abttralii potett ratio animalis, item lrabet efe ii multis, riempé inidiuis duis, & candem dicit folani parten ma. tecialem ipforaat,quia (i illa e(fet (pecics humaaa , (tinc adhiic artimalitas non di- Ccret totam edentiam liomim s,ac indiuia duorum eiusfed patte; & haac quidem taatetialétn,erg aihil te vera illi defice- tet requiitum a4. vatüec(alitarem ram logicainquam mctaphy (ica. Hinc ia- runt non ita pile de [pecie dici, quod juvmico. coníccaetut iadiniduo quoad LiJput. LV. Le Feuer alius im partic. fuam'vniuetfalitatem logicam , vel meta2 phylicam , fi alia indiuidua implicarent , uia de rane vniüet(alis cft , q» plura re- "T piciat infetiora , inillo antem cafa non pofíet illa (pecies plura inferiora habere!y qtfod nori contingit de gerere admi(fa. » vtia (pecie,quia haberet pro inferioribus: indiudua illins fpeciei « 8$ Altera Opinio extrema affcrit ge- nus pro (ua vniuerfalitate con(cruanda y tàni logica, quám qu LE lares fj cics requítere, non folurb po (fi biles : fed etid actu exifteote$ ; Fundamientü huias fentétiat eft ex ipfa natura. generis dedu- Gi, cum.n.hzc fit effenrialiter iicomples tayvt exiftat fccundum fuum ftatum conz natatalem; petit effentialitct perfici per d.fierentias,,uia perfectus (stus potens —— tiz yr ado ex MEM qut. fz t. vna differentia non cft adus. adz: ^d potentíg generis; cuni poffir Mid Es iebus eed , aliasyv : uari , uifi iri duabus [peci adminu$ —— — a&tu exiflentibus,& aliquiin(imuant, ops ^. pofitum nec per Dci potentiam fieci pof. fe,quia duz ad minus (pecies funr necefle riz, vt intell:garar genu npos tétialey nec poteft senusintel! ipe n& 1 09 differentiam diuidi , & ad^ un MAUS. " Put dre fimulabaliacondiuidarur, —— — & inaliafpecierépoaatuf , vadéinquit —— Átitl, 3. Mct, 10.neceffé ef UNA que generis differentias e[fe. Hinc i fufit, rion ità de (pecié poffe dici, quia Ii-« cet dicat poteritiam pet diífercacias indi « uiduale$ perfe&ibilem y quia: tamen bat 4 non (unt e(icnitiale$ 5 (ed marertales , & la(i accidentarim ; ad (uum perfectum flatum cotinaturalem nom indigct natu ra (pécifica y vt 4&u  exiftac im. pluribus indiuidui$ ; fed quoad totam (iam pet- fedionent e(lemialem; & ftatum períc- Gum illi debitum conferuari potet iu vtlico indiuiduo,vt patet de Solc, Luna s &c.quare ad vniuerlalitatem fpeciei co (eruandam (uffici pluralitas indiuiduo- P tum poflibilisiità Boculib. dc diuif. Ale- ; and. lib. 1. naeiral. quaft.cii 1; D. Th. 1 Poft.c.5.IcG.12. Fonf. $. Met c.28.q. 14: [ect.5. Sot.in Log.queíi. de fpecie » Tolct.ibidem«Niget q. 41. Lac lib. 1.de deducunt genus non po Asl ples . XA uh. - Fs | lures requirat fpft.eobecinl, feit. 455 uS 6j ae Mis" UE .de Demonftrat. q. 17.art.i.Complut. quiritur, vt pater ex Summ ilis , Ncq; di- dips. j-2.Ioan.deS.Thom.q.8. at. 4. cas effe neceffacia illa pluc1, vt a» ci» 2- alii lhomifte paífim.Immo vniuer-  ftrahanturille vuiuer(alitates » vt vid.- falitatem prefertim logicam fpecieiait tur innuete Do&or q cit-quia licet regu- — - «onfetuaripoffe infpécie , füb qua non — lariterita ficri foleat ábítractio natur — gmifi vnum indiuiduum fit poffibile,& ità ab inferioribus, quo (enfu ibi loquitur - loquuntardeípeciebusangelicis: — —. — Scot.abfolutg tamen poteft vaiueríalitas "dertiafententia media afferit , vtiq; tota ab vno folo infctiori exiftente ab- VU 1-9 |.  sequiri plataliratem fpecierum ad fer-— flrahi,ficuc à pluribus, imo ctiam (i nul- . - . gandam yniuerfalitatem gencris,itemg; — lü cxilterec poffer adbuc abftrahi à pof- AM indiuiduorum ad(cruandam vniuerfali- — fibilibus (alim ab intelle tu angelico à . «atem fpeciei tàmlogicam ; quàm me- fcnfibus noa dependcte,vt ibi diximus , taphy(icam, negat camen hanc effe debe- — & fuse probat Pa(qnalig.cit. (c&.4. -  geneceílario a&tualem , S& "zc videtur — 87 Quid auté requirant illa inferiora -— «communis Scotiftarü, vceft videre apud — a&tu exitte ntta. obicétiué in intelic&u , Parifien(es cap.de genere, Ant.Andr.ibi probatur ; quia vniuer(aliras cft relatio ,d€, fic.n.Scotus inlinnalTe videturq. r$, conueniens naturg per opus intellectus , Vniaerf.hoc idé a(Terunt ibi eius Expoíi fed nó pot effe,aeq; cognoci relutio (inc —.*orcs Maurit.Anglic.& alii ,S& fequuntur. fuo cermiíno; ergo cum adiequatus tcrmi- — «€x Modernis quáplures Ruuius in Log. nus vniuctí.litacis tint ioferiora;aon po- j:4. de fpccíc. Auerf.q. Wer eii telt hzc relatio fundari in natuca, ni(i ia- &.a4.dub. 3. Louan.cap. degenete. telligatur terminata ad illa plura iie: icd.contr.4. Log.pur yid , telle&um apprehen(ía , quod cft habere 4 Blanc.difp.3. fet. T legen. & .exi(tentiam obiectiuam ; & hec pracisé ir r ificat ad fufficit ad cerminandam vniuerfilitatem, | f exiftétia- nam relatio non maiorem a&tualitaceaa orum per in tü, requirit in termino , quàm ip(a fiibeat , ami ci. Didac.a Te(u difp. 7. Eo genas logicum ,vt fic, obie&ti- q-4-Pafqualig.tom.1.Mer.difp.g6. Roc- u8 folum in inzellectu exiftat, ad fummü Cap.de gen.q.4. & alij quamplures. — requiret im termino exiftentiam obie&ti- '.£us ! - 86 Dicendü t. quod hzc vaiuerfalia | uam. Hic tamen aduertendum eft , cum ——sfiformaliterconfiderenrur, quantum ad. dicimur hac vniuer(alia logice infpecta Jogicam vniuerfalitatem;licet non requi- rcquirere pro tetmino vniucr(alitatis plu rant plura inferiora à parterei actu cxi- ra inferiora obiectiué exi(tentia, non eft Ítentia, requirunt nihilominus illaa&u intelligendum , quod illa üc actu exigár, .exiftentia obie&tiue inintelle&u itàta- vt ig eis actu cile concipiantur , fed vt men yt quamuis à partezei non exiftant, concipiantar a&tu illis inc(le , vcl faltim fint tamen poffibilia illa plura Conclu- proximé potcatia in eis exiftere , & ratio fio cft Do&torisq. 18. Vniu. in fineybi  cít,quia vt vidimus di(p. praeced. q. 2. art. dum ait genus multas a&u fpecies requi- 3. non neceffarió conftituitur vnuerfale rerc perintelle&tum apprehe(as, explicat per a&um ctlendi in moltis ; fed ctiam Maur: ipfam1oqui de vniuerfalitate Jo» — per aptitudinem proximam:;quia veró & &a ; & docet quoq; Barg. t. d. 3. a. €. apa aptitudorationis (uum termin eX& "tob.quoad omnes partes, & quidé quo- — poícit obiectiué exiftécem in intellectus ad primam , quod nempé plurainfetiora vt bene probat Doctor queft.cit.ideó di» a&u exiltentianon requirant, conítatex cimus vniuer(ale plura actu lnfcriota exi dictis dip. pzced.q.4«uiahzcsüt vni-  gere,non tamen in quibus necelfarió ada. uerfalià eifencialia,ac proin dé quidditati/ concipiayir ineffe , fed vcl a&u,;vel apti ué przdicantia dc fuis inferiotibóEnd ve dine , quod manifctle Doctor innuit ia ritatem au:em przdicadonis cífentialis,— fine quzft.cum ait N ora, quod fimplicis . ; ncc fubiecti , nec attributiexiftenta re. — zer tenti potefl quod genns non en SR es su: " atum dici de multisynifi que concipiim tur ab intellctiu, en quomodo, efto pos nat ila plura a&u concepta, selationem - tamen vniucríalis ad illa ponit aptitudi- nalem, nam bené poteft cffe, quod am extrema confcrantur adinuicé.(.inferius, & (uperius, in ratione fubijcibilis, & pra- dicabilis, non ver a&u fubiecti, & pra- dicati,& fic collatio, & conceptio extre- morum etit quidé a&ualis, fed relatio in- ter ca veríans erit apcitudinalis . 88 Poftremo,gp illa plura a&tu conce fa debeant à parte rei (ub illis maturis ef- fe potlibilia , fatiscon(tat ex dictis q.4. praeced. difp. vbi contra Thomiftas lace probauimus naturas nó cffe capaces vni- uer(alitatislogica , nili (inc à parte rei larificabiles , ac proindé vniuerfilitaté peci quam ipfi fabricant fuper na- turas angelicas, (ub quibus non ni(i vnum indiuiduum poffibile agno(cüt, efie pror fus chymcricam,& commentitiam,quod etiam adhuc probatur , nam de ratione naturg vniucrfalis eft , vt fit vel po(Tit efle vna iri mulus, (ed natura angelica , vt ponitur à Thomiítis , nequit etfe vna in multis;ergo nequit cfle vuiuer(alis, Prob. min .quia ve] illa multa funt a&t« exiften- tia à parte rci, & hoc non;quia vnum tà- tü extat indiuiduü. füb his Thomiftarum fpecicbus,vel poflibilia,& hoc no, vt ip ficócedunt , vel(altim funt ab intelle&u cóoficta, vt poffibilia,vcl a&u cxiftentia , & neq;hoc,quia refpe&u talià indiu duo tum fictorum nüprzdicaretur quiddiza- tiué natura angelica , quia ens reale non dicitur quidd;tatiué. de ente rationis, ' Kcfpondent Cóplur.difp.6.q. 4.ange- licam ratüram conceptá vt logicé vniuer. efle vnam in multis, ad hoc tamen ncccílarium non ele , quando natura cft yniucríalis fecandum rationem un vt eft in propofito,gy illa multa (int actu cxifté tia,vcl adu po(libilia,vel a&tu ab intelle- &u confi&ia;fed tufficit , quod ex noftro concipiédi modo ità comparetur ad pro- prium indiuiduum, ac (i habere alia plu- £a ,quod tunc fit, cum nobis apprchendi- ir,vt füpetior ad illud ,& indifferens, nà vt fic conceptz , non repugnat multi- plicxrio in ilis indiuiduis, à poffibiliafo- Diju: V, Dé Vel pii 0 T m t MJ - sent. Sané hac folutío incapibilis cft, ci - An, vniucríale dicat ordinem ad plura.» y. - quando natura angclica cócipitur vt vni- ! uerfalis,vtique plurapyad quz referatur ,—— aflignari debent, ncq; affignari poffunt, nifi in aliquo ftatu illorum trium , vt di« fcurcenti. patebit . 1 . Contta banc Concdl.ftant Tbomiüie, — — inquantum coníttuunt aliquas fpecies — vn:ueríales inordine ad multa , etiam(i — — illa plura non fintà parte tei poffibilia 2» fub illis ipeciebus , quod probant, Tum quia natura Gabticlis pre(cindi potcft heir emer à differentia indiuidua« i(ub qua au eft , & vt fic accepta non eft fingularis , ergovniuerfalis, quia (ub — tali precifione concipi potefl, vrapta ad.— — etfieadam in multis. Tum2.quiaconcée — | ptus naturz fic precise cófideratz,quate do praedicatur de rndiuiduo , inquo eft, —— fit praedicatio füperioris deinfeiori, mà —— — conceptus ilie non cft ita decermi V es ficut conceptus indiuidui. Tum 3.indi- wuidaum Gabriclis ponitur in: przdi mento fubftantiz,& non ponitur 1 diaté fub genere , ergo fi athoma , uz erit praedi Tum 4-ip!z natura a d:camenro , vcíccu i ha funt vniuerfales c. de fobfl, ego &c« Tumtandem , quia natura Gabriclis Michaelis ditferun: fpecie , & cx gcnere , & differentia, ergo funt fpe- cies. predicabites . gm 89 Reíp ad hzc omnia vno vetbo;effe verayquia nauirz angclicz veré fünt mul riplicabiles à parte rein plura indiuidua ciu(dem rationis , quo principio negato tunc data hypoihcfi, Ad 1.negandum cft fieri poflc taíem przcifionem quia talis abftractio natura ab indiuiduationc , vt bene notaut Hurt.difp. s. fec.3. fundatur. in diftin&ione naturz à fingularitatc vel formali , vcl (altim virtuali , qug cum in naturis angclicis nó rcperiatursquia que* libet eft de (e haec in (entécia Thomitia- rum, conícquenter in eis talis abilractio fieri non poterit (ine mendacio ; qua etiá admifla;tunc adhuc negandum erit patü- ram (ic; ab(ltactam clic formilirer vni- ueríalemytüc enim [olum ad abitcactio- nen clicee iif "T" wu * nem fequitur vniuetfalitas, quando natu- Peabfiradta non eft de. fc determina: ad talem fingularitatem , vt. cuenit in nacu. gis materialibus quia enim nulla iftarum ^ . gefeeitad hzcceitatem determinata», "n idco abflra&a dicitur vniuerfalis ; at na- | £urà ica ponitur de fe determinata ad talé fingularitatem . Dices, natura fic abfiracta non cft (ingularis, quia nih:l c(t fingulate (ine fingularirate , ergo eft vni- werlalis. N koe (equclaqu:a & ipfi na- ] guras reales à tingularibus abftractas aiüt ——. &um Caict. neque cffe vniucrfales , neque (ed effc naturà sri fc , X in (uis —— pradicaus cflenalibus. Nec dicas eífe | wmiucr(alem , quiatunc conciperctur , vt c icetimsias Ac indifiertne Hoc enim ..— efifalfum , quia talis cóccptus dc narura .  illac(let omnino fiitius , velut omnino | gepugnans eius conmaturali conditioni , —— quz cít effe determinatam ad vnum fin- gulare; vnde quando etiá (ic cóciperetur, ci nó poffet natura veré vniucría- àm concepta ad modi vniuer- ia ille eft indetermi- o ex opere intellc&us cum repugnantia ex —.— parte obie&ti, iam ille conceptus cric im- !  plicatorius, & folum fite cífet illa pra- ] dicatio fuperioris dc inferior! veré auté 4 foret zqualis dc equali, quia licét natara | concipcretur cum taiori latitudine , qua | indiuiduü, tamen à parte rei forent zqua Jisambitos natura ,& haecceitas « Ad 3» data bypothefi; poneretur Gabriel imme diaié (ib genere , idc. cnim regulariter ponuntur indiuidua, mediaté .antum fub €, quia ali juo modo cxnatura rci ittinguuntur natura, & indiniduatio;vcl 1» poncrctuc fub (pecie achoma, illa foret fubvjcib.li tantum,nó vero pradicabilis, nifi dc vno folo. Ad 4. cífcnt fceüda (ub- ftintia ,juia vniuccé pradicarentus de primissnó quidem co modo;quo genera, 3 Ipecies, cü à pazte rernou forent am- plioies prins fcd co modo, quo ait Ari(. c.de fub. etiam differentás vanioeé pia- dicar) dc primis fublkanujs « Ad vloncg. Logica» gh IT. fn Genus plures requirat [oet eo lac inde. 457 con(eq. quia illacompofitio ex g«nere, & differenua folum facit , vi. bnt (pceics fub:jcibiles;vt autem forent ctiá predica bilcs,opus etfet, vt illa d:fferétia eflet pof Ábihs in pluribus indiuiduis à parte rci 9o Nec etia noftra cóclufioni obe ft fundamentum prima fententiz , quo có» tendebam fcruari poífe vniuer(alitatem gener;sin fola fpecie , etiamfializ impli- carent, plura fü fe indiuidua habente , quia nimirü adhuc pradicaretur de illis incomplete , & per modum partis mate- rialis , quod cft proprium gencris . Hoc aijumptum eft penitus fallum, ideó enim modó apimal v.g. pradicatur incomple- té, & vt pars materialis de Petro, quia cfl indifferens, & contrahibile ad aliasfpe- cies anrmalium 5 verum fi nullum animal effet poffibile prxter hominem,cum tunc nó magis pateret anima], quàm homo,& nO minus per ashes unit. L0 huma- nitaté diftingueretur Petrus ab indiuiduis aliarum fpecierü, plane implicat , qp data illa bypothe(i pr. cosmecon Pag iei per modum partis materialis , Vt magi adhuc conftabit conclufione fequenti, Sed dices , adhac 1n co caíu dicendo y petrus efl animal , non cxplicaretur tota effentia Petri , ficut fi diceremus, Petras tfl bomo; &rgo adhuc in co cafu prdicas- retur incoroplet?, & per confequens , vt. genus, Probatur affumptum ,quia data il^ ha bypoxhefi adhuc homo haberet princie ium difcurtendi,& fcntiendi, fed per il- .propofitionem folum explicaretug principium fentiendi , quia animal nó principiuagdifcurrendi , ergo &c. Rcíp. negando affumptum , quia cung €x hypoxheii animal non effet. poffibile in alia fpecie prz ter humanam; qui dice« ret animal,diceret ctiam ME pee M im implicite , & concorhitanter ob mutuam «onncxionem,qua tüc efdet intor animal» & rationale , ncque enim ad faciendam pra dicationcm copleram femper eft nes Cciie exprimere quemcungae gradum ef- feptia , nam cum dicimus bomo cft anie mal rationale , bac eft. praedicatio come plea , & "a ieplicicé folam explie cantur gradus (aperiorcs viucnus,cor pae 1is) &c. &; hoc totum y Mnr^ 2s Ace iP pe 458 $tadi&is,vbi oftédimus práfertim att. q-przced.omnem ptedicationem mme- diatam dc pluribus numero diffctentibus cnonciare cotam eflcntiam illorum. Die «es , licét data hypotliefi non poflct. anis malrcpctiri cxtra humaná fpeciem , ad« huc tametfi dicendo ,. homo cftanimal y pra ícinderctur a rationali, & vt fic pra- cifum non dicerct toram hominis .cffert« 1iá,ergo cflet przdicatio generica. Refj tünc non dati talem pracilionem , mo enim datnr ob diítin&tioner formalem; ^O vel virrualemsque reperitur intet animae litatem ,& rationalitaterbtuncautem nul la eflet diflin&io , & idem elc omninó principium (entiendi, & di(currendi,om nisautcm pracifio fundatur fuper aliqua dittin&ioncm. V cl fi darctur talis praci- f:osdicendum;vt nupet;quod adhuc prt- 'dicatio foret completasquia affirmans ho mincm cfie (ana affirmarct ét virtute s & implicité effc rationalem; & quando etiampradicatio foretincompleta ,.non tatnen efiet genetica , quia non efTet pet tnodam partis matcrialis , quod (ignifi- cat eífe conrrahibileni per plures diffc- rentias effentiales . Dices; faltim concedi dcbete , quod fi darentur vcl dari poffent plura indiuidaa dillin&z rationis, quorum tamcn ratio dittnétiia nó fic comotiicabilis vlterius.; aut faltim confidctarinon debcat , vt ta- lissita .(..vt fi efiet tantiim vnus homo flibilisy & vnum bratü, adliuc animal rationem genetisec(pcétu limi. fiis, & bui , quia tunc prz dicaretuc pet modum: parüs cflentiz deterrminabilis , * pliciedy diceret — MN E iplicité, nec implicité;ergo (altim in loc fen(ümatura generica non cequirit plures fpecies pofib/les , & poceft in pluribus indiuiduis cdaferuari » qu£ e(Tcatialitet 4diffctant, Porcius ditpia. Log«q:3:con- cluf.1. ob predi&tam rationem concedit, quod in tali cafu fine. fpeeierum plurali- tàte (aluaretüt adhuc conceptus pzenctis, vt diftinguitür a: cteteris:prsdicabilibus. Negat Auería quaft. 10/Log, fc&.4; qui vlt ratione-gencris, vt diflingciur à fpe- :xie y eft vc offic efle 1n pluribus fpecic- ursi etiim genus nequit efleynidi in plu- ^k 4 1 & ^ Difput. V. De Puiuenf- inpartites «so o sci te. tunm ribus ifidiuiduis , iam effet fpecies, nó 263.. nus, Sed bc Aucr.ratio non concludit; . quaia ifto cafu (upponitut illa plura in« iuidua cfe diftindtz rationis effentias lis,& pluíquam numero diftin&a: (pecies autem nequit efle ; ni(iin indiuiduis (olo manet differeteibus « Ad hanc itaque . inftantiatn dicendum cft argumentum cx, vriaparte c tiuibcete anittial teteriturum ratioricm generis co ipfo, quod effer praz« dicabile de duobus indiuiduis diftin&zrationisc(sentialis,feüctTentialiterdi£- ferentibus , pet modua partis materialis ctiárnfi de alijsmó effet predicabile, hec dlijecbmimicdbile 3 fed ex alia parte cae fum .císe implicatorium, quia £i illa indi» uidoa (urit ditindte inct£ tationis e(fentialisy. feüedentialitet differunt, & plu(quà nue. - metosergo differunt (pecie & fantin die — uet(is rene ,qu2cun;j; enim diffe — rünt entialiter ; differark ctiam fpc — m cie, endé in eo cafü data hy potliefá t. dum e(ct,quod vnumq:0dqj illot VES diaiduoram propriam [ fpes — ciem , quemadinodum de indiuiduis ame gelicisfolent dicere : e ME 2 Dicendum 2. quód htec vnider(alia.(o— — genus, & fpecics fundamemtalitetinfpca — — €&ta ,[. quantum ad vniuer(alitatem mea taphyficam requirunt plura inícriora, «2 genus plures (pecies , & (pecies plara ute diuidua , non tatnen atu à parte exi tiajfed folum potlib:lia; ita quad vniuer4 falitas metapltyfica generis poffit ferua« tiin vrlica tantum fpecie à parre rci exis ftente, & vniucríalitas (peciei 11. vnicd indiuiduo-ob platalitatem iti(criorü pof fibilem:. Cericlufio colligitur ex Scord eit. & e(t communis Auctoribus tertia fen:entiz , atque probatur quoad omncs tes; & quidé vcab. vltima incipiamus, àtio ,euidcns cam conuincit ; quia vtnas tura: aliqua (it vniucría metaphyficé y de« bet efle capax. vniuerc(alitatis logic , na* tuta autem generica y quz folum vnaud fpctiem po (lib.lem.habet , & (pecitica que vnum (oium indiuidaum,non pote a eísc'eniuétíalogicé.ergonec metaphy (i- € 55 iA ccedit ; vmucriale quoque Ae i fhy acam d. &ioiri ed Lillud ; quod;e ajuü icísc in mulcs.falam remuté s;fi- &Mf thbi'swv] - - -w *- MES: Peg ARM m r4 xc /QAT. An Geyus plerrbti fpei ev acidic 11. 49 cedet fale Yogicü dicitur c(sc illud , n mulcis; vel aptum cft e(se in vetya oximé, ergo vt terminus adzquatus vni uerfalitatis generi pin boc sé(u sác plu. "res fpecies poffibiles , & vniuerfaliratis fpecifice plara indiuidua poffibilia .. 91 Sed quia eft pracipua difficultas p ett ob Au&orcs prima fentétiz , ia aicmt pose faluari quoad vaiuer(alira tem genetícam in vnica tantum fpecie, ét fiíalig implicarent,eo precise quia venirec i&eius compofitionem per modó partis . materialis probatur id efse falfum, qu "modo in:antum eft pars materialis. 7i £ie:quia ad plures (pecies cft contraliibi- de,ergo 6 voa tantum císet polfibilis cer &é non pofset conf(titui eius pars materia- lis; Probatur a(sumptam , quia fi genus non císet communius fpecie ; quà confti- tüit,& differentia,qua cotrabitur, veré nó po(set dici contrabi , &ccoar&ari per dif- rentiám , quia noa e(set cuaioris ampli- LAPIS potentiális illias fpeciei, nam y]timü rugis tec pe a (e biber, t irt ais; S differentia talis e(sentize: Co ia ficut in cópotito i uda pocencialis cius .,quia eft (üícepriua alrerius forma: ab illa. in qua efl,ita in compofito met hyfico na tura geaétíca dicirur pars potécialit cius, quia eft fufeeptiua aliarum differentiarü , vndc fi aliz fpecies implicarent, omnino deftrueretur porécialicas generis, ergo cx hociQ venit in cópo(itionem fpeciei per tnodum partis materialis , arguere debe- mus, qp pro faa vniucríalitate (eruáda pla tes neccísarió exigat fpecies polffibües , * Refpódent aliqui. pofsc faluari adhuc potétialitarem generis in vna (ola (pccie potlibili ; quod declarant exemplo mates fiz coctus, que adhuc per modum po* rentiz etlivaita torma Cai enamtial- terius capax non (ir. Sed falfa clbpoísc dari materiam: phyáücam; quz lic vnibi- firm. 4nateria dicitur lis cum vnica tantu forma , vc lace de- monítramus in pby(cis diip.2 .q-4- arc. 1. & Dod&or di(erté oltendir 2.d. 14. q..1. 'vbi acriter euellic do&rinam illam d. ^ . materia celefti; fed quicquid fit de. hoc , -plané repugnat genus. poise fic vniti.cum diffetéua, (eruata adbuc (ua porentialita- tc, li.n; non eft. magis de, fe indctermi - natum, quam differentia, fà noa latius il- la, cur magis dicetur: geaus per difteren- tiam determinari, i£ coac&ari quam dif- fer per genus? Demum diffzrentia «eft gradas 'císencialiter (eparans tem ab 'alia iden» genus Participaorc,ctgo e(sen- *tialeett geneci pluribus differentiis (pc- "éificis eíse concrahibile., & confequeri- ter pluces(pecies poffibiles re(picere .... "94: Deibdé probatur altera pars coclu fionis ,'quod noa requiranar inferiora a&Gu exitkentia pro vaiuerfalitate meta- «phylica ; & quia cft przcipua diffi culras 'de genere propter Auctores fccundz sé- 'Tenpiz, qui contendunt genus iu rationc totius potentialis,& «niuer(alis metaphy fici plures a&u ípecics à. parte rci cxi- gere, Probatur hoc eísc falium, quia vni- nerfalitas generis metapbyficanon con- fitit ia hoc , quod; habeat plures partcs fubie&iuas, in quibus actu exiftat, (cd «antuar quibus poffit. incísce , cim ecgo.— waiuér(alitas metaphy(ica generis conu- ftat in relatione aptitudi nali fcu ra que- ritur terminus actualis, nam folusapz- tudinalis (afficit , bic 3utem. ctt (pccies ipfz potfibiles (ub genere; ergo (utlicien rer(aluacar vniger(alitas genccis per. ot- dinem , ad (alas (pecies poffibiles . Refpondent A u&torcs 2. (cac. no pro- »pter ipsá vniucrfalitatem geacris requiri plures. (peciesactu cxiftenies , (ed (oluad -exiftentià perfe&tam naturg generica /ftatü connaturalem ejus «Sed contrà , t quia hac rationc non folum plucium y led -omnium proríusfpecierü fub genere pe "fibilium exi&&cia requicerernz, vt genus «eset vndequag; perfcétüs i tgiuur modo -de facto genus cxi(Lir X colecuatur, qut fufficit ad (tarum eius connacurslean uge wovlpcticbusíab ea pallio isa go 4 é finc iflis,quas de fadto/ub4c habeo («rati vna duntaxaz jacolu ni» Jd ian quta E Pp 2 gra. 460 gratis damus, quod genus exiftens in voi- ca fpecie non haberet omnem perícitio- «fed nem;quam haberet in pluribus , (ed pro- pier hoc non dc(ineret eíse genus , qui talis perfectio eft prorfus ei extrinfecaz zz, vndé animalitas hominis dicitur perfe- &ior,quam equi, ratione tantum diffcré- tiz adianttz , ficuc etiam de fa&o nó dc- finit eíse genus , etiamfi non exiftat fe- es pr ebus perfe&tieribus pof re in aliis(peci ieribus po fibilibus t qiit idem fuo modo dicendü eíset de f pccie, Cbené notat Hart.diíp. 4. fe&.4. 11 admittatur inzqualitas quoad mer indiuidaales intra latitudine ciuf- em fpeciei. Tum tandem, quia quando etiam haec omnia admitteremus , nó pro- 'bant necefsarium ;eíse fimpliciter macu- tám gencricam tali modo exillere , («d ád fammunm naturaliter ítà efse debere . 94 Et hocmodo (atisfit fundamento fecundz (cntentiz; non .n. nece(ditaiem oftendunt, fed (olam cógcuitatem, quod sa&tu (ub (e habeat. plures fpecics , n. tuxtà naturalem retom difpofitio- tiem vtiq; magis debitum eft generi,quà fpeciei , quia| naturaliter loquendo (ub omni genere nobis noto inueniuntur pla tes (pecies exittentes, vbi (übquibu(dam fpcciebus non fifi vnum duntaxat indi- uiduum reperitur, vt patet de Sole,& Lu- naj tum quia multó magiscontert ad (ple dorem vniucrli , & ad varietatem rerum fnultiplicatio fpecierü , quàm idiuiduo- tum; & inhoc feu locuti funt veteres ilii Auctores , qui pro (ccunda (entendia adduccbantur. , Cótra hanc concluf.inftant 1. pluribus Arift. tc(limonijs, quibus docet generis plurcs debere c(le di fferentias ncceffarió, plurefa; fpecies, ità loquitur 1. Topic. c. 3. loc.29.& cap.6.loc. 71. & 3. Mer. 10. & 7.Mct.4 2.& 10. Met. 14.& alibi (zrpe. Dcindé rationibus , Tom quía nequit in- telligi genus per vnam differenciá diuidi, K ad vnam (pecié contrahi, nifi fimul ab alia condiuidatur , & in alia fpecie repo- matur. T( 2. quia diffcretiz fpccificae süt oppofitz, & veluti cótrariz ,cxiftentc au tem vno contrariorü debct cxifierc, & a- "Bud 2. Carli 48, T j.gcnus nequit cfc fi» e&ioné quà pofsetha- q Difpa.V . De Veiserfalibusim parties o * differentia, cá qua conftituit (peciemy differentia facit actu, diffctre (pecie -con(titutam ab omoi alia fpecie; quod e(- fc acquit , nili alize Ípecies actu eti à: d rd am aote goo 15 ad tes (pecies eft potentia naturalis, "bet reduci ad a&um , ne o A c 9$ Refp-Arift. velle dumtaxat , quod plures relpiciar fpecies poffibiles, uia hoc fufficit ad cius vniueríaliratem "metaphyficam ; Q(ialicubirequiritexi"lientiamaQtuálemearum;cuncvelloqui;tacdegenerephyfico,hoceft,iuxtanaturalcarerumdifpoíitionem,quofenfu«oncedimuspluresexigere(peciesinexiftentia reali , vcl loquitur de genere logi- €o; qp plures etiam a&tu exigit fpecics in exiftentia obieckiua . Sic etiam dicitur ad rationes; Ad 1. ex diuifionc generis fae a per differentias vtique neccífarió tefpicere. dcbcre. plures fpes Cics, non tamen necc(larió po«cerunt cócipi plures (pecies quz inuoluant naturam gcnerici parté materialem có(tituuuam ipfarume , - Ad 1. negatur diffcrentias feci : ptoprié cótratias » quia .carumoppofitio pocius reducitur ad priuatiuam, quatenus vna femper cft perícior , alia "e: eftde tior. Ariít.aüt 2.de Coelo locutus cft contratijs proprie dictis,& non dc omni- bus oppotitis , de quibus potius.dixit ip poftprzdicam. vt notauit Auerfa q- 10» e nó cffc acceffarium hoc exifterc, fi exiftit illud. Ad 3. zqué cocludit deípe- €ie,q» ncqueat cóferuari in vnico indiui- duo,quia ét talis diffcrétia nameralis di« ftinguit nümericé indiuiduum , q» coafti- tuit, ab oí alio; negatur itaq; minor quo ad (ccüdà parté,quia differecia diftinguit fpecié,q contlituit , non folü à (peciebu actu exittétibus;fed ét po(libilibus diftin Gione rcali negatiua. Ad vlr. illud plus probat, velit Aducríarius,cü.n. potcn- tialitas gcneris nó fit ad duas differentias uh,ícd ad (yncathegocematice infinitas, cócladit genus debere fub (e cótinere de facto fpccios infinitas ; patet igitur cx di« Gis q.4.praced. di (p.dub; 1.qüo potencia generis , & «uiusliber vniucr(alis lit nae turalis ad (ui mulciplicationé; X nc potc* tja S AC t^w AUi * E .. €ajnonautem logica, quz confiftit in fo- M lanon i E -— QI. cn Genus plures requirat [pec.eos hac ind.j4rt 1T. 461 tia ipfa naturalis dicatur ese. fruftra in- quit DoGtor 4.d .49.q- 16.$..4 d primum ; mentre cit vt tit redu&a ad i&um in aliqua fpecie, vel indiuiduo , fic enim non fruftratar potentia fccundum tom. velfpecié ; & idco fi genus vnam axat haberet fub fe fpeciem inaGu , eius potentia naturalis non di- ccretur fruftra ; Imó illud commune dí- - &um, fruflra eft illa potentia, € c. ex- . plicact (olet de potentia naturali phyfi- Metas elicn ad f ulti ) vniuer(alium ad fui. multiplica- tionem ex di&tis ibidem. mend bd. T LC VE 9.$. 1s "Quo fenfu y € anve&tà bic definiatur XT PUVsuM vor: 56 Por c.de fpecie (ub fine agit de Indiuiduo , quia eft proprium - - seluscorfellatiuü , potat au! Tauar. c.de yftantia 9.2. $. Tertio fciehun. ; efie wt n deme iui echec Ts m 'o(hec.n. unt y ; ima 3 politum ac perfonam indiuiduum ^ a fingalare& vnum numcro t ! | C , "ognat diuidi in plures partes fübic- i .m plura ifetioté v het albedo, - .- hic ipis", mquoliber prexicamento feperitur cám f.fuübflátia, quàm accidé- tis;füpppohtum véró reperitur tátur praedicamento fubttantiz , & di ud , quod eft a!tcri incommumg - ^ * Thy ^ , ^ tàm vr quo.i- ficut forma fübicé&tejquàm ?vt quod 4i, ficut (uperius infet iori, wt eX- plicat Doétor in 1.d. 2.9.7. $.44d prima uejlioncm Perfcna tandem reperitur tantum in gcBicre naturz intellectualis , Vnde yt notat. Doctor t. d. 23. q. vn. $. VI quxftionem, definiwirex  Ricar. 4. dc Trin c. 22. quód fit intellectualis natu- tz incomtunicabilis cxiftétia, 1ta quod fuppfitum addit fupra indiuiduii, quód "BC fubftantia, & períona füpra füppofi- tix,quód fix fubftantia inteile&ualiss& fic ifta tria fe habent vt magis'amplum ; vel minüusamplum , nam omnis pcríona eit (uppoltitum fcd nó é contra , & omne fuppotitum cft vnum numero , Ieniudi- uduum,fed non é contra . Logrea L 97 Rurlus,vt notat idem Tatar. q. de fpecie $. Quartà fciendum jind:uiduü , vt c » poteft (ümi pro fecunda intentione attributa illi , cui repognac diuidi in plu- ra feipía.i.in plura inferiora ciu(dem ra« tionis , quorum quodlibet fit ipfum , eo modo quo diuidi folet voiuerfale , alio modo primo intentionaliter.i. pro denos minato ab illa relatione rationis; Primo modo fümptum duplicem potcft fundas re telationem rationis , vna dicitur (übi " cibilitatis, per quam conftitu:tur corre itiüum fpeciei , fub qua ponitur imme diaté, altera pradicabilitatis , qua confti- tuitur potems pradicari , non de aliqua. inferiori,fed de feipfo; luxta hanc tripli* €em confiderationem tres quoque affi- gnat Porph. inditidui definitiones. Pri« mà c(t indiuidui primà intéuioniliterca- pti,quz talis eft , Indiuiduum efl cuius tolleio proprietatum ín nullo alioea- dem erit, quz propticratesillis carminis Dus dcfignantur , Forma; figura, locus s tempus cum nomine , fanguis , "Patria » futit feptem qua noti bábet vnus , & al- ter .' Alias duas tradit de indiuiduo pro fccunda inteotione, vnam quidé ex pars te 2 licabilitatis dicens ; Indiniduu eft illudyquod de vno folo pradicaturyake- ram ex parte fubijcibilitatisy fic Indiuie duum efl quod continetur fub fpecie. Dubitatur ereo in prefenti; am per has fin'tiones explicetur aliqua ratio coms nis , inqua vltra conuenientiam fpes cam conucniant quoque vt indiut dua üc; deinde an finr recté a(Bignatee;Qauo- ad ptimü dubiü Caict.c.dc fpecie, Alberte Soto, Tolet. Louan.ibidé Morifan.& Paf pend to.2. Met.d.24.nu. 1 1. Martinez && c [pccie q.3.negát indiuiduü hic defcrie bi fub aliqua rationc cóvuni quia nalla talis affi gnati poteft , cüindinidua intet fe fit primó diuerfa; vtindiuidua funt, VE €t ftequcoter docet Scotus 1.0.3.9.3-F» 2. dift.3.quzft.6.& 7. alibi , ac prc dc volunt hic. definiri indiuiduüm con fusé [imptum , ita quod omnta 1mme d:áté defcribantur , nullum tamenec expritmatur detxermiinaté, ficür de Indi duo vago dicere folemus ; quód guiticat rcm yram communem , fed par» Pp 35 tud 4 "462 ticulatcm , fumptam tà indeterminaté . * Dicendum tamen cít;po(fe per has de finitioncsexplicari rationem indiuidni ,. vt fic, vniuocé communem | omnibus in-. diuiduis,& de fingulis pra dicabilem ina Quid,qua ratio commuais habcbit mo- dum przdicandi fpecici. Conclufio pro- culdübio cft de mente Do&oris,qui con- cedit ab vltimis differencijs , & conftitu- tis per cas ab(trahi po(ie ab intellectu ia | adaquaté concipiente rationem commu- nem in quid , vt conftat 1. d.2 3.q. vn. in finc & clariusd.26.q. vn. Y. vbi, & cius Expofitores przfertim Lichetus , idem colligitur cx 1.d.2.q. 3.8. 4d illa vbi do «ct hanc propofitionem effe conceden- dam fingulare efl vninerfale , quia licet quod concipitur (it finguláritas , modus tamen;(ub quo concipirur , eft vniuerfa- litas,quia quod concipitur,vt cócipitur, habct ind fferentiam A ha: quod etia tepetit 4.d.13-q. 1.infra T; idem quoque ids q.12. Vniucrf.in fol.ad AC ait; gp indiuiduü, vt (ic., e(t fpecies re(peQu in- tention;s, & fequuntur eius Expofitores ibidé,vbi Brafauol.prefertim explicat in- iduum , vt fic cffe vniueríale dcnomi- natiué.& effe aliquod illoràquinque;né- fpeciem, quia exercité pradicatuc de eng illo indiuiduo, Gicerià Tatar. loc. cir.& Barg. 1.4.24.in finc $./4d qugflto- tic & ait císe mentem Doéctorisq 7.& $.Vniuer(.& Fuent.q.8. n. 3 3. (cquuntuf ^ Recentiores pa(im. Kuuius c.de fpecie - q.6. Hurtad, di(j.5 .íec.7. A rriag. dilp. m. £5Compluc.di(p.6.4.6.X f: uec S.T T-p.q:39.art.4. quem fequitur Caict. ibi Gi immemor alibi; vbi etiam Sàcius Do- — *&or bene aducrrit, quod non dctur 1(Le Ventepas communis indiuidui (ccundü £em,fed folum fccundum rationcm, qua- tenus à parte rei nulla ci corrc(pondet na tura communis, qug per talem conceptu adaquaré exprimatur » ficut regular;ccr dere folet generi, & fpccici , vc humanitas, (ed co;cefpon- omnes fingularitates rcalcs se, & inadzquaté conceytz qua de gana conceptus indiuiduationis , vt. fic , | (ogpacitus dicitur inadaquatus. 99 Probatur auc ; um quia definitio Difput. V. De Paiuerf. ín partic. xut "JJ uu VIP " ! » pd * "i ^ Te ^x p E: indinidui, vt fic, eft communis omnibu$. — 1 indiuidais, ergo aliquod commune ipi$ ^ 1 peceam exprimitur, & quidemcommu* —— 1 ne vniuocum , quía zquiuocam definiri non potcít; Tü quia ti hic non definituc ratio aliqua communis indiuiduorü , nec . defi niri pote(l,ergó tot a(fignandz erunt. dcfinitiones, quot süt indiuidua; T i quia indiuiduo,v: ftc , apponirur figna quáti- tatis,omuis;nullys aliquis, dicimus enim omne indiuiduü,aliquod idiniduü, ergo e(t terminus communis, quia hzcsütti».gnaterminicommánis.Tumeuam, juia hic fyllogifmus cit bonus; vr ait Rauius s Omne indiuidoum e(t incommunicabi- le, Petrus cft indiuiduum.ergo Xc.Sed (a nihitcommune datur -indiuiduis vniuo- cum, eciam vindi dua funt , crít vitio fus,quia medium erit gquiuocudm, aut tas liter analogumsquód cius vnitas non fuf-- ficict ad vniratem medii , qua ratione, 9 Scotus 1.d.3. q. 3. demonitrat vniua tioncm entis. Tum tàdcin, quia pofsumu: indiuidua cona, cic, juatenus funt timi lia in hoc,quod non func vlterius diu lia in plura inferiora , ergo vniuocé con. ueniunt ip ratione idm dui Sed cótra obiici folet 1,quia fi "v mis differcoti's abftrah: potefl ralis radio commun s,que hicdefiniaturgà nO crüt primo diuecizrqnia in aliquo 4uidditati- — ué conucment ; Éa€ habeb pes Ice- tuia 1mpliciter limplicé , & vlrimó de- nlantem, quia adhuc tetola poterüt ptum communem, & proprium $ dcm dabitur, sus in infinitü » «quia fi viumis. differentiis affignari po- tclilid , in quo conucatunt , & perc Sfibncadm erit rato de ills differen tspcrquasdifleruntque fantrationes, ——— s Doctor probat 1.d:3.q.3.vltimas cenuas non incladcte. conceptum enus qu:dditatiué; & hoc e(t vnicum fun-.— dameatum A duerlariorum, E 1co Kelp.hasrationesprobarefolü.p — — ab vlu mis diffecentiis nequeat abitrahi concepuis communis ada quatus, & rea- litatem impottaps, nam fi calem conce- prum communem habcrent , tunc viique non forent a parte rei primó. diacr(z 5 quia conucnicenr ia rcalitate, vc Petrus » & YN d €— & Paulus in humonitase ; f percoatc- - . quens non eflcn vitis d: freni dg v ora |^ pa ruris deberent alijs diderenu)s o t- i ferre, item nó haberep: concepium c m- A0 Her gsfers veter quia cilet retolubilis e vlieriores conceptus , qu'àans propr a t. vndc nec rca- realitatcs corre fj . f&di, fed deberet dari vIterior procetlus , & fic in infiaitum erit proceílus in reali- | — tatibus ;at ponendo, quód ralis cóceptus —  abíira&us, inquo conueniunt, fit inada- /— Qquatus  cuitatur talis proceffus in conce- gpribus, quia indiu:dua confiderata fub il- | doieitee cómuni non d:ftinguuntur rur- ——— fus per alias differétias indiuiduales , (cd 1 per eafdem adzquaté , & claré confide. yatas ,yt bene notant Ruuius, Hutt.& Ar tiag. cir, Sed inftabis adhuc fecuturum goceffum in infinitum in cóceptibus in- .. adequatisjquia cü ab hac, & illa heccei- ni Negat kurtad. $.69. cófeq. jia r primum actü abflra- di ue lum Iadi tract Minfonmi hac RicuppuR (i: — gnanctinillis racio iadiuiduationis , qua —— abfirahitar, (ed tantum remanent conce- «pius differentiales,: qui funt primo di- herfi;& 1deo non datur proceíius in infi- fit (ed in prima abflractione datur fta- tus. Hac refpontio füpponit vnum falsü; quod nimirü cum fit abftractio (uperio- tisab inferioribus,quodammodo fcpare- tur ab cisin eüc obicétiuo y quod eft fal. füm, lic. n. ficret abitractio mendax , vt docct in fimili Do&or 1.d.2.q.7. $. Te- | fiendo; verí.cum autem infers, quod ma- hifcité pacer, cum enim animal przfcin- diturab homine , fané non ob id home $rarfcinditur ab antmali licct .n. hzc mue | taa pr&cifio f:cri poffit inter fuperius, & ditferentiam illud contrahentem;non ta- 1nen inter fuperius, & inferius, quia inte- tius cflenuatirer incladit fuperius. — |o 101^ Quare potius concedendü cft fa- €&ta abiliactione indiuiduauonis ab hac, Jitas differentia cífet prac:la ratio di ie- For Q.H. Quo fesfuTadiuiduum definiatur eMrIV.— 465 & ila haecceitates manere adhuc ra*ioné «oueniendi 15 Hiis ob aliacam rationcm h. ctanieg non fequitur procefdus ia ia« finum , (cd adbuc deber dari ftauus ino prima abftractione obiecrina , quiaratio conuenicndi,qea manct in illiscft eadé, qua fea clab(tracta fuic 4 vnde fi fecun- $Ó, velteruió redeat intclleótus per va« rias rcflexioncs ad. illam abllrahendamy dabitur vtique proceffus in infinitum in przcitionibus formalibus .i. 1n actibas iprelledtus,non tamcnin obicctiuis , quia. ratio; quz abftrahitur per fecüdü,& cer» tium actum , cft cadem, quz abitracta fuit per primum; nullum autem cft incó- ueniens admittere proceffum in infiniti in przcifionibus formalibus, quia poteft iatelle&us ad libi: cedire ad huiufmodi -abtira&tiones faciédas ; (cd bene incóuc- nicns foret , fi daretur in obiectiuis, quia tunc admitteretur in indiuiduis-infiaitac rationes cómünes,& gradus couenicndi. * 102 Secüdo obijcitur ad idem]; Tum» quia indiuidunm definitur à Porph.efTe id, qy de vno tantam praedicatur , & caius » proprietatum connexio in nullo alio re- Lage e maie commune pluribus, Tum 2-quia formalis ratio: differendi ne- quit cíle ratio cóuenicndi, (ed indiuidua- tio eft formalis ratio differendi , ergo in €a nequit effc couenientia. Tü 3 quia ta- lisratio cóis implicateffet enim fimul, &c Ícmel cómunis, & fingularis, communis. uidé,quia cóuenit omnibus indiuiduis g ngularis autem, quia et fingularis ipfa » Tum 4.quia tác cocipi poffet natura hue mana cum indiuiduauone illa communi s qua faceret compofitum, quod non eflet. c«ommune;nec fingulare, noncommunes quia fi€ natura illa non effet indiniduata » ncc tingulate;quia fic ratio indiuiduatio« nis non ciet communis, (ed jars Tum 5. fi indiuidua vt talia , ali- quam d communem : etiam fpecics,vt fpecies.i. quoad | tias Ípecificas , non confiderando , quodi fint haius,vel illius genaris , hàbere potee rum talem rationcm Les qi ira fit media inter proximum genus, & ipe» &cs. Tüm 6.quia fi daretur ialisratio có- munis ; hace deberet pur Der Pp4 dí P. Y. B * am v^ EE yp «- 464. differentias indiaidaales , hoc autem im- ce nam quod eit contrahibile pec di£ erentias indiniduales , non ef intra ra- tionem indiuiduatiouis,fed effentise (pe- cificz . Tum 7- fi ratio indiuidui effet có« munis omnib. hzc effet praedicatio me- diata; Petrus e(t homo;quia mediaret ra- tio indiuidui humani inter Petrum; & ho minem. Tum $. poftquam Porph. tradi- dit pra fatas dcfinitiones , fubiungit hac exempla , $ocrates boc album, eego haec omn a indiuidua immediaté deícriptit , & confusé, non autem aliquid commune ips. Tum tandem , quía (i dati pót con. ceptas indiuiduationis didus in quid de vltimis differentijs idcm quoque de có- ccptu entis poterimus , & debebimus aí- ferere contra expre(fam mentem Scoti r, .3.q.3:F. prz'crtim,cum non imporcet t£ealitatem adzquité cognitam ; vt docet 1. d. 8.4.5. prope finem : 103 Reíp. ad rz. Tatar. in Petr. Hifp. c.de fpecie, $ Tertio fciendum , indiui- duü (ecundó intentionaluer captum prz- dicationee xercira prdicari de pluribus numero differentibus.(-de hoc,& illo in- diuiduo per modum fpeciei,fed przdica- tionc (ignata dici de eno folo. At hzc fo- latio non (atisfacit, quia fi pro fecunda 5 ifitentione induit modum fpeciei , nó fo- lum exetcité, fed etiam fignaté pradicari debet de immo hic e(t proprius rhodus pra dicádi ( pecieiratis; praftat er- 8o t (icut talís ratio cóis indi- uiduorü, vt indiuidua funt, eft (olü cómu fis,vt modus, fed fiagularis, vc quid , itd DE cóuenitj& de vno (olo prz- | » vt quid, fed de pluribus , vc mo- m exercité, quà (ignaté; nec repu- gnat indiuiduum confuse ; & inadz quate €ógn:tü przdicari de pluribus , fed tantü illi r, t;quádo eft claré, & adaqua- 1€ cognicim. Ad z.dicimus ad min.quod ind iüjduatio io cói , & confusà cognita non eft ratio diffcrendi, fed ipfamet per- fe, & adgquaté cognita,quo modo ex- | per Petreitatem,& Pauleitacem, ideó quamuis indinidaat:o , vt quidsfit ratio t , fà confusé cognita cli gatio couenrendi,vt modus, (cu denomi- Batiüé « Ad 3. cllct cóisy& fingularis, (cd Difpu.. De Vuiuefalibasim prit non codé raodo, nam cffet fingularis , we. quidycóis, vt modus. Ad 4.natura conces pta c indiuidustione illa cói non effice- ret cópofitum aliquod vnum in intelle&a noftro, quia indiuiduatio non concipitur intali ftatu per modü cótrahentis , & de- terminanus ,fed potius per modum cone. trahibilis, & decerminabilis ; quod ti có. cipetetur az quaré ,& di (t:n&é,vtiq, cf- ficeret quid vnum, quia tunc cóciperetur fingularis, vt vcré eft in fe Ad s. conce- dimus idé iudicium fieri potle de differcm tijs [pecificis adinuicem collatis , ticut de indiuidualibus, quod licét sipropriasràtionesnonconucniantiaaliquoillorum.generum,quzdiuidunt,conueniunttameninhoc,quodhabeatfimilem modá , diuidendi geuus,& coftituendi (peciem » quá rationé cómunem defcripit Porphe ; cap.dc diff. cuns ait differentiam effe, 2» —— ^» cft diuifiua generis , & conftitutiua vx peciei , & talisratio communis fpecies . rum,vt fpecies (unt, nó mediat inter: ximum genus,& (pecies,quia non eft illi cóuunis, vi quid , fed tantum«t m 104 Adfextum dicimus; : eft contrahibile per di -—- , e LE de min indui AM AI duales,vt quid, & velat &.. lis ad illas, vriq; reveraefleetlentiiàfpe- ^ — — Cificá quia fpecies: iddi&atalérea- —— —— litatem pre(efcrredebet,vcfüpradiximus ——— retine Ati " non; d quod cttcostra tantü, yt : 4 vcluti conceptus inadzquatus eiufdem ————— realitatis confusé cognige ,vt eftindiui- ——— — duatio tn cómuni , hoc .n. dicitur (pecics tantum,vt modus.A d 7 non eft inconue- niens inter indiuiduum; & (peciem infi- roam dari mediü per rationer , licét fint immediata à parte rei licut etiam q.prz» «td. att. 3. diccbamus inconucuicns non | esc indiuiduum cffe gencri immediatum. pet ratione, efto fit mediatü à parte rei ; vcrü tamen cft, quod iodiuiduum hama- nuim;vt fic, non ponitur in predicaméco vt inedium inter Petrü, & hominem,qui ibi ponuutur natura, à realitates, no au- tem mod: naturz,& puri cóceptus inade- uati, qualis eit indiuiduatio , Ad 8.tra- it illa exempla, non quia imncdiaté de- finiantur Socrates , & boc albü , (cd quia omnc, t bà — JI. Cio fenfu Indiuiduum definir. ete-IV.— 465 " omne, qnod figoatur infecundis incério- id Lima in primis , vc (upradi&ü - ft dc exemplis adductis à Poryh.pro cx- JV  plicatione dcfinitionum generis , & (pc- |. &ici. Ad vlt. concedit Lichet. loc.cir. ens pofíevniuocé dicietiam de vltim s dif- fcrentijsco modo , quo dicitur dc Dcó , x & creatura, quia vt fic dicit conceptum i uacum. nullam prae(ctecens reali- ci zatem , nontamcen eo. modo,quod dicitur , dedecem przdicamentis, quia vt fic. di- . .. €itconceptum adzquatum , & realitaté , | Tfepugnat autem vltimis differentijs con- uenire in realitate , cum in ea. fint primà : dhuer(z, & in hoc (cnínait procedere ra- —. — tjonesScoti 1.d.3..q. 3« Sed. quia de hoc ; agendum cft in.Met.: poteft pro nunc di- ci non cífc.candem ratjonem de. vItimis diffcrentiis ad cócepum«ómunem hec- | — eeitatis ab illis abitcahibilem comparatis, Wr c & ad cócepum communé entis , etenim ad iftum comparantur velut contra hens ntrahibije , ad illum veró- vt inferius uperius , prz dic tio autem fu- de infcrioti femper ett quiddia- — Agit us trou:5. Log. pun. 3.vbi ait , quod licet in — fententia pcz (cindenaium formaliter tan- — £üm ,'& cx parte a&tus , poffit prafcindi io communis omnibus indiuiduatio- nibus, ac ctiam ipfis indiuiduis formali- ter fumptis, camen in fententia praícin- détium etiamex patte obie&i nequit ad- miti calis ratio cómuuis, quia PY ciat | indiuidualis nó cft re(olubilis.in duos cà- &eptas,quorum vnus lir ratio conuenien- di «umaliis , & alter ratio differendi., quia primus cóceprcus non attineret ad rationem indiuidualis diffecentiz, fed edzquaté conft ituitur per fccundü,cum 15 à. conceptus tit. facere vlti- mo differre ; Foncius cx codem fundamé to idemtenct di(j.7. Log. q. 2. Sed hec ratio, ficut & al;zz , quas ib1 Poncius ad- | ducit, coincidunt cum modó rcíaus , & iam foluuis ,ncq; aliud ad (ummum pro- bant sni(i abvltimis di&fereariis abítrahi non poffe conceptü cómunem adaquatii, ac rcalitatem importantein, vt importare folent cóceptus generici,& fpecifici prz- dicamenrales ; & praíeram rationes Pó- cij 1n hocíenfu procedunt, vt patcbit di- fcurrenti perillas  & liquido conftabic difp.9. Met. de principio indiuiduatio- nis, vbi curíus de hac cc redibit (ermo , & exad&ius de-hacre di(putabitur cum his duobus Recentioribus; interim nota Po- cium in ea ip(a quzítione non faris fibi con(tare , quia (ub n. 18. conccdit , quod fi rgularitates , ac indinidua omnia , qua talias fint comceptibilia conceptu tam de- tetminato,quam oancs homincs, qua ho mines; & quod edam tnt tam fimilia in- ter (e & dcünibilia vna definiuonc vni- uocé competente iplis, quod&(upràconccil'erat.ineademdifp.n.7.&tamcnnegat ibidem hinc (cqui, quod cóueni;nc in aliqua rationc abflra&a ab iplis , & pracifa » que plane. e(t manifetta coura- di&ia,vt loc.cic.difp.9. Mctapb, demons ftrabitut ; codem quo js modo procedüc rationes, quibus idé Au&tor probat difp. 7-Log.q- j.n. $$. differentias vluimas (pe- -€ificas.non conuenire. in aliqua ratione differente vlimz , alioquin. non client vltima , probant enim non polse conuc- - nire inzali racione ; quz fundctur. in ali- qua reelirate, & fit illis cómunis;vt quid; quod autem in. concepta imadze juaco. àl- lis communi , vt modus., conucnire ne- queant, minime probant. 10$. Quoad 2. dubium, vt conftet de fafficienuia definitionum,quas ex Porph. retulimus, notandum eft, qp per cas Por- phir. non definit indiuiduuiu vagum , (ed fignatum vt patet in exéplis ab ipfo ad- du&is Socrates, & boc album jid -n. indi* uiduum proprie dicitur de vno (olo p dicati ,quia illud detis indiuiduum veró vagü nó niae quid etadicadder plura fu ne nam v, g. aliqvis bomo idem (onat » Q hic , vcl illehomo , & hic eft proprius modus figui&candi indiuidui vagi,vt,di- ximus quett. $ prac ed.difp.ex Scot«q.12« predicam, & licec in.crdum in propofi- tonc difiücttoe . iis 466 tione cius fignificatü reftringatar ad fup- pofitionem determinatam iuxta exigen- tiá przdicati, vcl fubicéti ; quod requirit 3llam reftri&tionem;aur ex intétione pro- fcrentis , vt cum quis dicit quidam bomo futt occifus,nam ex intentione fic loqué- tis ly quidam determinate (apponit, ab- folutd tamen , & cx matura fuafemper plora fignificat indetermmaté. *. Sed quamuishic defimiatur indiuiduü fignatum, nonramen definir particu- laritcr tentà f.pro Petrojaut Paulo,quia fic non efl definitionis capax , vt dictum eft difp. 1.q.4-ar.3. fed vniueríaliter ten- tons nimirum pro concepra indiaidui in communi , quem ab eis ctiam vt. indiui- dua funt, abflrabi pofíe iam demonftra- mimus , fic enim indiuiduü eft capax de- finitionis, cum induat modum vniucr(a- lis.Diccs,hic definiri indiuiduum;t fic , ergo non fub ratione vnincrfalis « Refp. vcrum effeaflumptum , quatenus ly vt fic excludit conuenientiam indiuiduorü in illa fpecie, quorom fant indiuidua;no "gutem conuenientiam in aliqua ratione €ommnni rationc indiniduationis przci- &&. Diccs rurfus,hic definitur indiuiduü, hen predicabile quoddam de vno olo dicibile diftin&ürn ab alijsvniuer- . falibus , crgo nonpoteft definiti fub ra- zionc irídiüidui in cómuni , quia fic prz- «licaretur de plüribns,ticut alia vniucr(a- Aia;& prafertim nom diftingueretar à Í "«icquia predicaretur de lioc,& illo indi- aiiduo, vt de pluribus numero differenti- m Refp conceffo antecineg. cofeq.ad. uc cnim bene ftatjquódà fpecie;ad quà reduciur,& ab alijs vniuer(alibus indioi- dunt in corbmoni diflinguatur , quia.» 7 Npecics,& alia vniuerfalia de pluribus prie &licantur, vt quid, indiniduáü veró non ni- "fi vt modus, ficut fipgulare non cft vniuer fale,nifi tt modas cx Scor.cit; 106 In illa igitur prima dcfinitione in- Qiuidu: , qua dcfinicbacut indiuiduü pri- tnó intentionaliter captum , & dicebatur Üescuius colletfioproprietatu in nullo alie eadem erit , definitur ratio indiui- "duatiohis realis in communi in concre- ^"ojhoh eft autem iniclligepda hec. dcfi- " hiug de eifdem numero. proprictatibus Difp. V. De Vuiuerfal. in particul. accidentia extrinfeca colleétim fumpta .et ait Doétor loc. cit.$. 4d auttoritae ;$num indiuiduum: cíle alteri timile;8 itnhoc enim (cna non folum tota colle. €tio, fcd ex aliqua ex illis-poteft effe — in codem fübic&o , quia nó poteft idem. numero accideasnaturaliter. e(fe in duo- bus fübieQtis,fed ett intelligéda de acci- dentibus omnino fimilibus ; quia fecan- dum communem naturz coríum nullum: indiuidamm cft alteri lumile 10. omniuam proprietatum colle&ione , fiue fit acci- dens indiuiduum, fiue fubftantia ; qnod addimus ob maltos , qui dicunt hanc definitionem non c ehendere; niii indiuidua humana, & bruta, juia inquiüt indiuidua reram inanimararum non ha« bere proprietates contentas in illis car- minibus,& quia aliquádo ita inter fe süt fimilia , vt inter illa d/ícerninequeat, vt. patet de duabus partibus aqu » albedi» ^ — nis,aut ligni inter fe. Sed quamuis veram —— fit cx. illis m: magis iater fe diftingui ,& diícerni indiuidua animata , quia plures earum participant »i nimata , tamen negat: ncquit y. inanimata ex eibi cà ticipant,fufficientet ir tionem etiarn aliquo mod derc indiuidua inanimata , & x neà; Quamuis a(it hec definitio noi effentialis  & quidditatiua, qnia res noa funt indiuiduz per aceidétia,led per pro« prias differentias indiuidaalcs cis incrine fecas,ac rcaliter identificatas y vt probat Do&or 2.d.3.q.4. & (cq.clt tamen (aff &ienter defcriptiga, quia optimé infinua» tur differeritia nümeralis intriufeca. per tes,glo(ans illad Boctij 1.dc Trin.cap. t« V arietas accidentium facit in fubstame 1ia differentiam. numeralem , & ratio eft;quia vt dicebasus; nequit naturaliter omnium proríus aceidentinin collcótio» ne j quia tamen licét hoc tix naturaliicer impofli bil) tamen non repugoat de po» in- i cea lane 1900 Pu tentia Dei abfoluta , ideó illa de(crijtio mon cít in toto rigore exa&a . . 107 Alrera definitio Indiuidui,d crat illad efe , duod de vno folo predicatur , affercbatur de indiuiduo fub róne prz- dicabilis yt diximus , & con(equentet fc- cando iatentionaliter capto, Vt aute in- telligatur modus przdicandi indiuidui , aduertendum eft ex. infra dicendis difp. to. duplicem e(fe przdicationem, vnam formalem, & ditcétam , alteram identi- cam , prima cít , inqua przdicatum eft aliquo modo à fubiecto diucríum , vel inrc concepta, vel alin in modo conci- piendi explicitum , vel implicitum, dici- tur aurem dirc&ta,quando in ca cít (ubie- &um , quod cx natura rei natum eft (u- bijci& pra:dicaum , quod natü cft prz. dicati, vndc hzc ptzdicatio, hono c(t animal rationale v . g, dicitur formalis , quia licet (ubiettum , & pradicatum in tc figu ficata non differant , differunt ta- men penes inodu.a fignificandi explici- tum,& iaplici.am , nam przdicatum di- cit explicité, quod (übie&um confuse , & ideo dici (olet przdicatio doctrina. —0 5 "hsS&(cientialis, quia facit (cire aliquid. , quod prius non. fciebatur , vel faltim non (ciebatut ido , nempé diltin- Clé , qua ratione. etiam dici folet pra- 4 dicatio arrificio(a , quia fini arcis infer- , qua ali.jüid ignotum notificatur ; cft .- euam illà predicatio dicecta , quia dcfi- 7 mitio naa c(t przdicari de dcfinito. Idé. tica vcro predicatio cít , in qua vtcü.que extree&uaum codem modo concipitur , ncc di(tinguuntur, ni(i rationc ratiocinante , vt cum dicimusbogo efl bomo , Petrus efl Petrus,& hac pradicatio dicitur na- -«  guralis,quia cx natura rei fignificaiz non potett verior cíle ; nam vt aiebat. Boct. nulli eftverior predicatio , quàm eiu(- dem de feiplo,adhuc tamen dicitur pror- fus ad (cientiam inepta, quia pcr cam ni- hil aotificatur ignotum . ] ! 108 Hoc fappofito; Tolet.Sot.& alij ita explicant hanc definitronem;vt predi cabilicas,que conuenit indiuiduo , cü. tit tancüm dc feip[o,non fit nii 1dentica , & naturalis , ac proinde ad fcientiam. pror« fus iuepray& sad cau(iimjuiunt Ari« IT. Qu fein Iudiniduum defiuatufigte. I — 467 ftot.inantepred.& c.de (ub(t.& 2. rior. c. 27. docere tadiuiduum de. nullo pta:- dicari,quia nimiram predicib;le propci& fumptum, vt fic, dealio dicituc , & eius przdicatio eft aliquo modo do&rinalis, Atquia hec explicatio (ic abfolute fum. pra non cít (aic ens,nà pra:dicazio idé. tica etiam conucait rebus in vaiuerali ac ceptis, dicimus enim homo elt homo , animal elt animal ,ad fant alij, vt hzc/de- finitio (oli indiuid:10 applicecur,quod ids quod folu:n identicé , & non alio modo praedicari potett de vao , illuleít indiui- duum, res cnum in communi , etfi identie cé przdicari pollinc , tamcn ctiam alio modo przdicari eis conuenit .f. formali ter , & directe de (uisinferioribus. 109 Sed hic dicendi modas,quocunq." modo explicetur, (i intendat negare indi amaem focmailem praedicatione , adittendus non cft, nam in peimis cer- tum eft indiuiduum accidentis veré , &c proprié przdicari de indiuiduo. fu5ftan- tiz , vcdocuit Alexand. t. Priorum (cc. 2.& certé negari acquit hinc cffe przdi- catioaem formalem , quia dum dicimus Tetrus e$t boc album , ly album tcact locum formz refpc&u (ubie&i , & cx- plicité dicit aliquid ; quod non dicit (us bicctum ; neque ifta przdicato eft na- gatoria , vt putauic Tolet. quia ali.juid amplius explicatur per przdicatum , fi- gnificatur enim Pettum habere ratione [ubic&i re(pe&u hu:us albedinis; & ddo Arift. in anteprzd. dixit boc album. de nullo pradicari, intelligcb it tan quam de inferiori,non tan juam dc (ubiecto, vt ex ipfo contextu coliigitur. Imó cum verumfit, quod docet Scotus 1. d.8. 3. 5. prope finemcuiuslibet vaiuec(alis dati propriü indiuiduum,nimitum hoc animalhoc ra- tionale,hoc rifibile, hoc album, quz dici folent ind aidua incompleta , fané ficut ha rationes in communi fumpta predi cantuc formaliter , & directé de indiais duo completo , & fpecifico «e de Petro, 'q» ücanianl, g» fc racionsdis;titb.l s , ale bus, üc etiam fümpue Nec ael lin- gularitate. poflunt. adhuc | liec, & directé. przdicari dc codea udiuiduo complctojuon quidem aestadà . 468 riori, fed tanquam de fubiecto, refpe&tu cuxus babent rationem forma ; omniu» namquc indiuidua incompleta fünt come municabilia , vt quo , vnde ift predica- £ioncs erunt formales, & direótz , Petrus: «ft hocánimal, eft hoc rationale, hoc ri- fibile , hoc album ; quam Scoticam do- &rinam páffim recipiunt Recentiores q. dc indiniduo ;Conimb.Amic.Hurtad,Blanc.Didac.&alijquamplures;&illepradicarionesfuomodoreducenturad1llavniuerfalia, quorum fingularia incó- pleta praedicantur de completo; & fpeci- có, nam ifta przdicatio Petrus cft boc animal erit in quid illa vero eff boc ra- éionale etit in quale quid,& (ic dc alijs ; imó fimiles predicationes potecunt dici doctrinalcs , & artificiofa in ref[jc&tu ad praedicationem omnino identicam.f. Pe- trus e(t Petrus , qura per przdicatum ali- quid € explicatur , quà per fübic Gt ; vnde reítat folum indiutduum | comple- tüm effe illud,quod no ni(i identicé prz- dicari pot de leipfo , vt dicendo Tetrus efl Tetrus,vcl Petruseft bic bomo,famé ly bic bomo 6gnáté , & particulariter, non autcm pro conceptu humani indiui- dui fingulis indiuiduis humanis cómuni , uatenus & Petruscft hic homo, & Pau- us cft hic homo , fic cnim son habet ra- tionem tndiuidui , [ed vpiuetfalis, vt mo- dus ex di&islopra . Quace concludendü €it cum negat Aciít. indiuiduum dceali- quo praóicari , locuítur vt de inferiori, ac ctiam intcrdum ípeciatim loquitur de indiuiduis fubitantig complcus, que non Rifiidenticé predicaripollunt. |— . |.,119 Vltma deínitio,qua crat, ízdi- piduum efie qitod continéiur 1t Jpecie, tradebatut de ipíb in rationc fübijcibilis, aurem intelligi de indiuiduo (pcci- fico,& tubie&tiche immcdiatas nam indi- uidua generica immediate ctiam generi fobijciuntur cx di&is q. praeced. art. 3, & Ipecifica ipfa fübijciütur cidé mediate ; yerum ramen cft , quos cum genus non Fiedicetar de fuis indjuicuis. icnciicis pili pct modum (pccict, vcib: dictum cit , abíoluié dici poictt.ornnta indiuidua iri- mediaié conticti (ub ipccie ; fubdit au- Ven l'orph. poitquam darc indiuiduum Difp.V. De Viiwrfim patti, 00 cóntincti füb fpecie, fpéiemquoquecó: - tiri genet dic didntoe c timetur Jub (pecie, fpecies autem [u ge quali hzc particula fpe&et ad irte- jedus deRiitiotis 1ndinidui füb róne vltimü ubijcibile, vt pote fub genere, 82 . coti um , & nüllum dari indiui- uum fab aliqua fpecie , cp confequenter n6 fit füb aliquo genere. Ex quia mdiui- duum opponitur vniuer(ali , i cut inferius fuperioti;hic c(t aduertendum fübijcibi- litaté, quz eft relatio indiuidui, vt infes rioris ad (ua fupcriora, effe precrpuum, in ind«uiduo inertia principalis r Índiuidui cft ró 1ferioritatis ad voiuct(ale, QVESTIO I. Me De Pifferentia . íi. 225 * Y'- 324 i£ Lr MEOS ;w. 7 111. y^ Xpeditis Vniuerfalibus in E przdicantibus, acce ad Vmuctíalia, qua poe & primó agehdü de Differentia, dicatur in quale effentialé, cum fentiale przcedat acgidét ex vi nominis dicituf fcrre; pro quo notdngum Doctore 1.d.5. q.2 48. 4 & noflris Forma ! eíIc idem differeos cnim dicunturdifferentia,quatpriusialiquocommuniconuenuntdeindepetaliquidillicommu: fuperadditum dif- fcrunr, illa veró dicugeur diuer(a, qua nó per quid (uperad ditum toris (ecernuntor quam doztriaain ai Do&or etfe Atift. 10. Met. 12. Lour ig hic Porph. de differentia , noa. de À uerfitate, & cam diuidit in cominuné , — propriam , & magis projriam y icu proe pujffimam, qua (ofa conftituit hoc ter tium vniuerüale. Cy;amuis autcm baec di uilio non fit bime;nbris, facile tamen e ;teduc;bilis ad bimembrem,yt notat Or- bell.c.de differ. Differentia namque ; v aitipfe Porph vci facir aliud, vel facital- teram "eu aleratü i. vt cottct exponiit vcl facit differre cilantialier, vcl accidé- taliter, primo inodo;b.betur differentia pcoprijduma , & in hoc sela d:cimus ho- mi- (cdfeipis,& fe —— eninem per rationalitatem à bruto differ tc, cds node ibo edisic pow có- dos dupliciter , vel per accidens pro. in(cparabile ; & (ic habetut dif- I ia proptia » & in hoc fenfu Sortes fimus dilicrtà Platone aquilo vel demü per accidés commune,& feparabile , quo . modo dicimus Sortem fedentem difler- fc à Platone ftante,& fic habetur differe « tia cómunis,qua ideó talis dicitur , quia attenditur penes accidétia rei prorfas ex- ——— .&rinfeca, & (eparabilia ; ficut € contra 5 ^ proprijffima calis dicitur,quia facit differ .. gc eisétialiter, proptia ver intra effeatiam, vel ad vecta ;, realis exi- ftentiz non eft aliud , quàm diuifio , & multiplicatio ipfius naturz: pracedés ab- flra&ionem intelle&us , fed hec diuifio , & multiplicatio veré datur à parte rei,er- go hoc primü mimus differeariz circa na turam gencricamin ftatu realis exiftétize reali modo exerceur, Maior patet; Prob. min.quia alia eft animalitasquz in equo reperitur,& alia, quz 1n homine, & qui- demalia , & alia realiter , & nonratione tantum. Hac autem diuilio animalitatis à parte rei per differétias, cíto fit realis, nó ti fit eo modo; quo diuifio vnius conti» nui v.g. ligni in plures pattes, vt bene no« tauit Tatar.q.de differ.$. Quartó fciendis & ratio eft, quia animalitas à parte rei ng habct rationé totius in ordine ad (peciess fed!potias partis, materialis , & contrahi- bilis,ac rc vera determinabilis per differé- tias. Nec dicitur diuidi , quati quód vna e(set entitas realis ante aduentum diffe- rentiz, & poftea per ipfam (cindatur , &€ amittat vnitatem fuam po velé com. tra cam retinendo folá extrinfecé dittin- tur per differentias a4diras, quianon natura creata talem vnitaté rcalem in omnibus per inexiftétiam, vt innuimus di(p.pr&ced.q.1.ar.2. folum igitur dicitar dinidi, quatenus vna, ac cadem manens, ita contrahitur per. hanc diffcrentià v.g. rationalis ad conftitutionem huius fpe- cici.[. hominis, vt eadem , quátum eft ex c , contrahi poffet, di fiunctim tamen, adi conftitnendá aliam fpeciem. v«g. equi pet hinnibilitatem ; ita chimrc vera narüra generica metaphylicé contrahitur,& de- terminatur per realitarem differente, fi« cuc materia phy(icé contrahitur, deter minatuc per. formam;& dicitur ctià re wes ra diuidi excrin(ecé per ditfereorlá, quates nus animalitas hominis per rationali fpecificé diflinguitur ab animalitate equis & in hunc modam explicat Dactor diui« fibilitatem natur per difícrentias in ef- (c rcalis exiltentiat n 1.d.5.9.2-$. Tertió & quamuisibi loquatur de natura fpeci- ficii. cm tamen dicendum eft quoque de generica proporcione (cruata « : 120 Sed obijciestota natura effentiey Q3 E 474 «..g. integra animalis natura e(t in homi« ne,& equo ; ergo non eft veré diui(a per differentias, qu:a tunc nori effet iniegea us in quolibet, Cóf.quia natura eft veré vna dn omnibus inferioribus,cum oqinia fünt eiufdem naturz , ergo nom diuiditur rc vcra pcr differétias; quia per diuifionent defituitut vnitas, Refp. illud ptobare fo« lum;quód no fit quzdam realis diuifio ; velut cótius actaalisin fuas pattes , quod vertieft , qiia à parte rei matura arniima- lis intantum dicitur diuidi ab liacy & illa diffcrentia ,inquantdám " ipfas contra- litur & determinatut ad hanc ; vel illani "fpeciem. Ad Conf. dicimus effe vnam iri omnibus pet indifferentiam, non per ir- cxiftétiá,co módo,qüo explicarü eft difp. ptaced.q.1. ar; 1. nec per talem diuifio- n& collitut hec vnitas,quia nó e(t vera di- üi(io,vt alicuius totius in partes j cd po- tius cotra£tio partis potentiali$ ; & ideo bià deítruitut illá vnitas per indifferétia ; fed «im ab extrinfeco determinatur;& Ii- rhitatarDices, fi datura nó elt vna in om - fiibüs per vA Peri dp potius iri mul tis mültiplet hoc modo ; ergo erit teali- tet;ac entitatiué diui(a in multis aritc dif- Éctentias,atqüe ità re verd nó dioidctur p differétias.Refp.quocuntue modo (e lta- ; beat natura anite dificrétiussnà lioc nó cft e pracntis ncgotij:lioc cettü cl jante diffe -t&tia$nó pofle dici Vnà in multis, uec mtl tiplicem,qutia cü diffcrentijs ipfis conti tttit illa multaj& quia in tali cont itutio- ne fe habet per eiodü realitatis poteritia- lis ;& detefmitabilis pet ditferérias hoc fcafa dicitür diuidi pec ila$,ac ctià id alio feüfa y quatenus exctiafecé mcrito diffe- - tcntig adiufi&lz ariimalitas hoininis [pc- : cie diffett ab animalitate equi ; . -—»121i Dicirhus 2.(i natuta gerierica 6ó- dideretut io ftatu cxiflétie obiediugyüc proptié cocipitur diuidi ad modum to- vius 1f fuas partesstotius himirtim poten- tialis in füas partes fabicétiuas , licet talis diuifionó fiat; nifi per opus intclle&us ; Hanc ctiam concl.ponit Tatar; loc: cit; Vbi ait genusin hoc ftatd diuidi pet dif- fcrebtias diüi(ione lógicáli , lioc autem aliud non cft; vcipie ibi explicat ; quam ljenus manife(tart à poltcriori quoad Difpu.. De Fuisérfaliuin par: 000 eius cómunitatem per eius partes fubiea &iuas, Sed adhuc melins, & clariusexplis — catur cócla(ío;qui4 gerius in tali ftatu ab- ftra&ionis conici pitur per modif cuiu(d& totius yniuetfali$, vt Sco, docet 1.d.1.q. iD.& qum toti poterniuale concipi tur diuidi ini plures partes poteftatiuas. (; in plura ioferiora v.g.in animal liominé y in animal equü per diuerías di ffcrentias y. ergo in tali (tatu proprie diuiditur per dif fereritias. Fit autem talis diuifio, & cotra- Gio per intellc&um, quia (upponit natu ram petintelle&ü abitra&à, & itavnàg —— — qualis nom eft à parte rei; quia iri aliae Te ftractione füpponitur haberé. viii per iridifferentiam poüitiuam,& concipis — — uic diuidi per differertiasim plures (pe- — cies Ynd, & cadem manens per inexifté« —— tiam ir illisvt di&umeftdifp.pr&c.q. $a —— árt.1. quani certevnitatem non habetd ——— pátte tei diui(aj& multiplicata « V ir 1ii Sedobijcies i.finatdrd animali$ — — Vna Torn. per inexiffencià im (uis; re " fioribus,ergo no cócipitur diuifaper di — ferétias iri "iis acmíi wi». AS iion vuliidinésie üli dis. 12 pedit vitare. Kefp.rieg.cófeq. quia M Er Pit loquendo vnius cópotiblci cà Dod diiifione non (ibi oppofita, &quomi« — riot eft; (tat cum diuitiorie maioris quare ficut vnitás fpecifica ftat cü pu cde A numerali, (ic vgitas geriecis (fat cd mal: tudine fpecifica «. Dices diuifio tollit afi- quam vnitaté, nec didi(uat poft dic p ge- manet iridiaifum, ftcut afitea nus pet differentiasdiuiditurinipecie$ ;— ctim diuidinon poffit ,mi( stt vaitaterd — — genericaim, vtique per illas diuifurti talé vnitaté nó retinebit. Re(p. quód (icut (je Cic$, cum diuiditbr ii indiuidua, non vtis que cadit diuifio fiiper. Vnitatem fpecifi- cám;quia (ecundü liané indiuifibilis cft cum h&c noi tollatur ; nifi per differen. tia$ eflentiale$, & formales , ad qiias. eft inipotcehs (pecies infima , fed fuper vni- tárerti numeralem rationis, quati d : u rit eo ipfo , qdàd ab indiuiduis abttc * tut, quo fen(u Vecum eft quód contra&tá "- per iatelle&um, & diui(a nó remanet fic vna, & indiuifa, Gcuci priuscrae in. ftátil 1 abfiractionis j lic à pári cam gx g A "^ I4 Ru JJ /—— min dividitur jn fpeciesper differen. A , non vtique cadit diuifjo fuper. vni- | — "Raté gencricà generis proximi , quia hzc ; 'tolk ncequir,niii per diffcrentias fubalter. - nas;sm quas proríus indinifibile cft gchus roxiait & infimi, fed fuper indiutfione Tpecific quà ope intclle&tus acquifiuit , .um à fpecicbus abftracta fuit ; & in boc fenfu ctiam dc genere verum ett dicete , uód cótractum per differentias,ac diui- - fum pec intelle&um nó remanet fic vnü , wtpriuserat inf(taruab(traGtionis ,—— . Sccundo,fi cadem fimplex natura exi- fleret reáliter in ploribus , ficut de facto matura diuina efl n tribus perlonis , & (à | vna albedo etict in pluribus fitbiedtis col. - locata, hzc vu]; non effet diuifio natura 1 E An multis , aut contract:o iplius ad mal- E t2, fcd potius eflct quafi applicatio quz- |. — . dam naturz ad plura fübicéta , ergo bac E i ; fliuiio generisin (pecics per differentias  ..- gonbenéa[fignitur, quod yna, & cadcm (ger inexiftétià in pluribus cócipiatur [pe S3 '€icbas, qu'a fic proprie nó concipitur có- |. hi ad plura,& diuidi in multas nacuras . &iu[dem rationis, lees juodam mo | o candcm maurtam pl uribus fubicct;s ap H plicari, Refp.neg.paritarem, nam licét in E. &aíu noftro natura genetica concipiarur s vna per jacxiftentiam imn pluribus fpeciee bus,& fpecifica in pluribus indiuiduis, ui - — ^  gotca , bcné concipitut fic vna manens "proprie diuidi in plura. feipía per diffe- ,EKentiss ; vt hominem v.g.in plures homi- - ^ nes,& animal in plura animalia. ..333  Tetüó,hec duo pugnare yidécur, natura v.g.animalis effe diuisá per. ditfe- E renti in fingulas fpecies, & effe totá eíse tialiter in (ingul.s,& non potius per par- 1cs ditlra&tà in illis, ergo talis diuifio ge- nctis per diffetétias nó poteft modo 1am explicato ficri: Prob.aísüprü ,quod.n.di- piditur,in partes diuiditur, & quod eft co rum in hngul;s,nó porett cile diuisir, fed ynum,X tidem erit in omnibus , Kelp.bené cxjlicari,quo;nodo hzc to talitas cuin diuiiione cobzrear; fi aduer- tamus, quod ani nal... potett. có/idera- ri,vt to:um c(ientiale rc(pe&u füorü pre. icatorum eff.atialiày ]uz formaliter, & quia hzc vniras non eft numeralis fed mi e ." SEE TE Quomodo Differentia dividat gens. e ist-L, 475 intrinfecg in fe continet a&u;& v: cottim pot£tiale refpeétu füorum ipferiorr, uz dicitur contincre in potentia,co quia non funt de conceptu efséali illius; vniüetía- le igitur anuma] , & quodl;bet aliud diui- ditur in (Da inferiora,non quatenus totum t(Ienriale , quati in plures partes fug. ef feniiz,quarum yna cócrahatur ad hoc in- fcrius,& aliaad illud v.g. ex homine ani- mal contrahatur ad Petrum; & rationale ad Pauli, quia (i tota cíleotia hominis nó tifec in vnoquoque , quilibet effec quafi dimidiarus hoino , vcl potius non; homo,ícd diuiditur qua(i tot. porétiale in plures partcs fübicétiuas-i.pluta inferio rajatg;ità non repugnat maturam vniuer- fa'é clle jn fuis inferioribus diuifam & (1- mul rotam sm c(sériamin Gingilis manes rcquia diuiditur (olum (fecundum torali- tatem potentialem, non veró actuale , sc ctientíalé X hoc cft,quod vulgó dicitur, | vnius (ale effe totü in m fao infe- rior' fed nó touliter ; quolibet inferiori quoad ro:alitaté cllen- icitar cffecoiü in 1alem,& a&tualcoi,non autem toralirer, quia ab illo inferiori non adze.uatur rora- litas eius, fcu latitudo potencialis. * SORORHFEYIVS IL Quomodo differentia fim«l cum genere fpeciemconflituat, vbi de coi . - pofitione Metapbyf[ica , 124 Oc fecüdii different/z monas , quod eft conflitucre fpecie p modum partis actualis , (ufficienter inti- nuauit Porph. per primam dcfinitionem «ius,cum dixir Drfferenriam e[Je,quo fpe ies excedit genus,eel abundat à genere vt alij legunt ; vt.n.notat Do&or 4. 27. citin (ol.ad $.conuenit diffecétiz,vt cft cóftitatiua [pecici;fenfus.n.cius eft,quod differentia eft , quz cum genere confli- tuit [peciemy;itaquod ibi pooitur fpccies, vt cotrelatiuum differentiz , inquantum fpecies clt contlituta; & differentia. con- ftituciaa ; abondat a genere ponitur pro Conítituere,& propria rationc conítitué- di, quia non vt genus conftituit seien ità explicat ibi Do&tor prafatam defim tionem; vndéimmceritó ezm carpit Pe- Qi 2 trus «476  Difput. V. De Pwiuerfalibus im partic. m^ b trus Greg.in Syntzxi tom. 1.lib.z.cap. o. quod diflercntiz monus adhuc ettam uia gis explicuit Porph. per quintam dcfini- tionem , quz cít aliarum pracedentium declaratius, dum ait, diiferenuá effe id ,quod«d(ubflantiamyrarionemq; cfert , «C quodqiars eius efl rei , cuius differen- fia dicitur e[fe . Et quidem differentiam cum gcnere fpeciem cóftituece adeó ve- rüc(i , vt nemo de hagre dubitauerit vn- quà,id.n di(erié dock: Arift.7;: Met.(olü dubiü cft,de modo;quo munus hoc à dif- fcrentia excrceiur in fpeciei cóftitucione an.(.exerccatur modo reali , ita vt quan- do dicimus d:ffcrentiá addi gceneti ad có- ftitucndam (pecié , fit hzc additio, & có- füitutio;cx natura rei , & rcalis, an pocius fit additio rónis. f.quoad rón& aliquà có- €eptam,vcl quoad maiorem expl.cauoné jn modo cócipiendi eádem r&, & ralis có- füicutio fimiliter fit per noirá incelligédi modü; Et qua (tio procedit de (pecicbus naturarum rcaliom y non autem de fpce ciebus,qua f ngi folcnt in enubus ratio- eis,cum. n.iflz fint mera entia rationis, certum cf non poflc in illis reperiri có- potitiorem realem ex gencrey& differen- tia ; Similiter qua flio noncft de Ípecie formaliter fumpta, & pro fecunda inten- tione , fi. n. exploratum elt , rclavoncm illam non confütui ex relatione gencrci- -. tatis , & difterentiz,quia hu:ufmodi re- lationes funt inter (e diuerfa císétialiter , & fingulz cófliruüt pradicabile d;ftin- €um, gitur quzftio eit de fpecie mate- tialitcr ,.i. de natura fpecifica rerü reali. 12$ Qua inre Primaojinio ett Nomi malium, quj ficut nó admitrüt vniuerfalia vllo modg in cendo, fed tà: à 'n fignifi «ádo, itd ncgát copo(itioné fpeciei ex ge nere, diffcrétia factà fiué realé, fiue ra- tionis,ità Ocham 1.d.2.9.6.& 'bidé Ga- briel,& i.p. Log.cap.16.& 17.& quol.$. Qq.11.& 13.Adà 1.d,33.4. 8. art. 1. & te- quitur Hurt $.Met.fcét.5. & 10.Ouured., €ótr.6. Log.punc. 2.& ex parte cósétit A- uería q.1 3. Log.(cCt.6.vbi ait cóftitutio- né (pecici ex genere, & differctia nó (em cfe per modü compoiit onis , led in- per modü (olus explicationis ; quando pimirü gcnus nop perícété pia- M fcindit à difterentia. Secunda opinioeft — — Thomiítarü,quificutinegant genus , & — diff:rentiá,aliotq; gradusmctaphylicos — cllecx natura tei actualicer diftintos y — affirmantes fola ratione diflingui cü fuds —— daméto inrc,quatenus inrelle&tus virtde —— te przcifiua,qua pollet, eandé iimpliceaa — — entitaté partitur in diuer(as formilicateg obic&iuas,quarü vna habcat rationé de- terminabilis ,& alia detcrmimatiui, ità im - propofito docent comyolitionem fpecie — cx genere, & differentia elle tamummos —— — dorationis cü fundaméco inre , iraquod —— cum dicitur [pccicm componi ex gene- re;& dífferen:ia,(cníus fit. cóceptü obie- tivum fpecie có»oni ex conceptu obit —— étiuo gencris,& d ffcrcniz ; tàlbigaifi- —— cat.S. | hom.de ente, & eiientia cap. 4« "a vbi Caict. Capreol, 1.d 8.4.2.art. 3. Son cin.7.Met.q.36. Laucl. ibidem «18. Mo-- rif. difp. 1. q.9. Complut. difp-s q-$ to.q.1. Vniucrí. Ruuius cap, de d ffc 4- Murcia cap.de fpecie q- 4. Didac de gen.q.3. Blanc.difp.3 (e&t. difp.15. ct. fc&.r 1 P. À & alij hecentiores paffim eft scor ftarum ,qui ficutiinrer genus, & diffcrentiam agnolcunt diftinctionem ex ——— natura rc; formalem, quemadmodü cti&--— inter coeieros gradus przdicamentales, ———— ità conícquenter afferunt talem compó- , fiuonem eflc aliquo modo realem,i oon —— €x diuctiis rebus , vt e(t phylica compofi - tio, ('iItim cx diuerfis realiratibuseiufdé rciante operationem intelle&us abinui» — ccm di (tinctis; ità ex profello docet Scoe — tus 2.d,3.].6. & 1.d.8.q.3. 8, Teneo opis — niont m mcam mediam ,vbifusé Lichets—— & Bargius , item 7. Mct. q. 19, vbi Ant, And.q. 14. Zerbius q» 144 & 1$. Fabet. ibidem diis. 18. Canon.1.Phyf. q-7. Tró- bet. in Formalit p.2. art. 2. cx exteris ve rà Fonfec.4. Mct.cap.1.q«4. (e&t 3. & f» Mer.cap.7.q. 3 (ect. 3. Molin, 1. p«q.$9* "i art.2, Amic.tract. 4. Log q.3 dub. 4«—— — arc.3. & tribuitur Ferrar. 1, conrca gene tc$ Cap.24. & 41. pro refolurione. 116 Dicendá;el » quod cópofitio fpe Ciei cx genere, & differentia quz dici [o« let mecapbyfica ; licét non hit realis cx regc & rey vt pbyfica ; cft tamen formalis ex natu. - "12 EA 1&6] eX realitate yj &rrezlicire;nó au- (folam rationis ex diver iis coc epribus "Giu . Ità Scot.& Scor:íte cit: Cócl, — bxc fundantur in diftin&ione formali a-  f&ualt , quam diximus dif]. praeced. q. t. art. 1-verfari inter gradus imetaphylicos 'ilertim gencricum, & differeutiolem, e Quia iuxtà modum dittin&tionishorum LET graduüm explicandus cft modus confti- tütionis, & cópofitionis fpeciei ; & qui - dé hic potíemus vrgenter: oftendere talé diftin&:onem , quia nimirum gradus ge- ficricus eít ratio cóueniencig à parte rei, mon autem dif£-rentialis , ité gradus gene Kicus, vtracio magiscómun s dicitur in cópolitione.metaphyfica diffecentialea rz cedere ex natura reí; & per ipfum có- trahi; rur(as gradus gener'cus füapte na- .. — tura cít pcrfeGtibilis per difterentialem , |. »monécó:ra, m vtique faluari nequcunt Eu Ero cege d;ftin&ione ex natura rei in-: y Te" c llos,nàá à hiec muncra cui Lu liter. cribuerétur ex libico intelle&us , T ue for- uel. IT. De compifit. gentiis fon differ ear I. 47 cft c métaphyficé cópofitus , Cum etian ipfe refolai poffit ab intellectu (ic cóci- piente in conceptam cómunein, & pro- prium, quia ét Deus conuenit cum crea- tura in gradibus tranfceadenralibus entis, fubttantiz, (piritus,viuentis,&c.qua (iat lirado; & conacnientia poteriteffefundamentumtalisabütra&ionis.Tandem(àcompofitiofpecieicxgenere»&dificrentiaooncltàpartecei;ledcmrationis,fe»iturfpeciemeísentialiterinrecífeiraIunplicem,effcaciadiuina.R.e(pondet Mori(an. cit. ad hoc argu. mentunn , & ad przcedens deductum cx dittin&ione graduum, & inquit ; qp licet hzc coinpoficio fit cationis , non inde, fequituc poffe ad libitum concipere intcl- leé&um 2radum hunc , vcl ill: promifcue pocencialem, vel determinantem,quia ng eitiomninó confidta(ed habet (fundamé-, tum in rc,róne cuius potcft , ac deber in- tellectus hunc gradum,qui . (eft principii cóueniendi cü pluribus,vt potentiale ,1llü. i T nóminuspoffet cum verirate.cócipi vcrà,qui eft principii diff-rédi,vt astua- E E orm prior animalitate, & ve. lemy& determinantem non é conuerso «- .— «ontrahibilis, ac perfe&ibilis per eam ,  Subdit ctiam hanc eo tionem repus. | . quéécontra: ;Scd quia hzcdittin&tioin- gnare Deo , non quía fit aliquo modo ex |. ttr gradus meta e vniuerfum o-. naturarei , & lapponat di (tináioné fore , fiendenda cft in Met.& interim ipfe Do-'— malem inter hos gradus, fed ex alio capi- mw &or facis cam demóltrat loc, cic. 7. Met; ] Q» 19. Vb: probat cóceptibus obiectiuis ge neris , ac differentiz dittinctas correfpo- dere dcberc realitates,vt veré faa itinera exercere dicantur , ideó,Le&toremadip«fümpronuncremi.cumus;&folumex ra- Vyone ipfius compofitionis metaphyfice tonibimur dcayonflzate ip(m non po(fe effc rauonis, & ex (olis conceptibus obie &inis cum fundamchto ín re , 1 327*Probatur ergo fic, Co pofitio me« taphy ica cx gradu aerierico  & differen- tiali calis cft, juód Dco repugnat, & eius fumma *timplicicat , vr patfim farenur. Omnes ,.crzo cít aliquo inodo realis , & nan rationis tantum , dbia hac non tollit. 1citatem à parte cei. Ec confir. quia ad taluandain cópoiitionem metaphylicà in uatura creata non (ufheic ipsa eile refo lübilem in cOceptum cómunc, & propcrü ci fundamento in rc ab intcilc&uinada- quaté concipiente,quia wine Deus ejam 2 ' Logica, " tc f. ex illimitatione, & infnirate natura diuinz,ratione cuius fic, vt nullus in cas: poffit concipi gradus cóis, qui noninclu- datur in rattonc particulari propter (ume : mam fimplicitatem , &, fit potentialis ad illam ob cius fummam a&ualitatem --- . 128 Vtraque folurio facile refutatur , , Prima quidem, nam petimus;an ftáte tali . fündamento , & exigentia à parte rei, vt hic gradus concipiatur, vt pocentialis, ile ! le vero, vtdcterminans , poflit intelleótus ; inuertcre ordinem; vel non,(i primü ere ^ go talis ditin&io, & compofitio non-ef& . cum fandamento in re , quia per fundas: mentum n reintelligitur maziuum ; feu occaíio necefficans inte. ) ad (iC: & ic concipiendum , & non alio modo; fi ecundum, ergo illi conceptus Í " nunt rcalitates à parte, rei formaliter di», ftinctas ,& non vnamtantum nedequ té conceptam, quia ordo rcquirit diftin-. Quos paa ades. : wu» 478 t^, tibil eniti ad (eip(um omninà ordis . nouit, & qualis cft ordo , talis eff diftine . &io,cüm igitur odo fit ex rei ipfius exis gentia préfitus, nonimtnutabilisab in- ielicéta;difün&tia quoque & corbpof(itio crit ek natura rei. Neéetiam folutio ad'ar : giunentum ex cópofirione deductumiifa: - usiscit ,& à Dco fufficienter expellitury fi cfi rztionis, nam falfum e(t y p in.Deo ne:xucat cócipi graduscómunis entis (ub- finu, & c. perfecte pritfcindens à parz ticulari, neque huiufmodi: pracitio tollit fuco man fi ip licitateinyquia ad ipsá (uf- iit (ümmaidenurasá patte ri. intecilé lá; qox abibütcea pra(cindumtur,ncc po tenudalitas copcepta in illaraciónecomus fiiad particulare collet a&ualitatem; qua : d:patte rei reperitut. irilla ratiane ; vndc cürb to:a 1mperfeótio cópoticioni$ metas phificie, vt ponitur ab Aducrfarijs, pcn- deat cx noflro iimperfe&o:cócipiédi mo« do;& non ex natura óbicéti, fané non vc« poguabit Dco, vndehiac rauónc Valq. 1«; p» difp. 22; toncft vatitus cuta in Dco admittcte, qua inre cettéalijs ett mas gi$ conféquenter locótus. 7129 Refípotdet Kuuiuscit.talem com potituoné non poffe pori in Deo; tà quia «Óceptus genericus debet efe vninocus, à Dec atté nequit przlcindtcóceptus. (ibi vhigocus;d cteaturis; vüquia conceptus. |o oir ride c£natuta e ibilis cttepcialitec peti cónent diffc e-« tiat.; Sed hcq; biec écfpotfio alet quia fal(utitelt nó pofe à Dco pseícindi consi «eptatri entis;, &fabitàntiz bi eniuoci, é&ccteatutis,vt ib Metridiceaus quod ad t due gehcticus fit (uapcé natura per. fedtibilis per difíetétialem; ideoque cepi: gnet in Deo reperiri corroborát argumé- ' iam, & ipfcrt aliqoá di (Hin&ionem ex na tra rei inter hos gradus, quia nihil potet cü veritate cócipi ; vt à (erplo perfc&ibi- . Ié,& cófequentet concedit aliuam cópg fnionem cx fiatuta rei ab ipfis refutare o :"Kefpóndct proiide Auerfa conceden- 'ilientiat crtatam nop habcre máioré cópofitionem; d tónisjadliuc tamct non; &d£qüarc (i mplicitacem ditinam;quia li- cétin e(Jentia creata cópofitio ex predi-- cxiis eíicaualibus nOdit tcalsy uircepctrj- V ! -« Difput. V.-De Phiutrfe im partis Ut i-o tür éópofitio ex natura, & fubfi fétía, e: fabflantia,& accidenti jAlijsq/modis Deo Cue apr Scd hzc folutio exeo fo« lum fatis ab(urda conuincitut , gi cócedit: creaturam omnem catere cópo (itioné ef« (cotiali quoad gradus metaphyficos , &- juátum ad liaric ad£quare. fimplicitatemi: tuinami 5 patumi áutéqi refert rionadzs quare ob ceteras copofitiones, quas ipfe . commemorat ; quia illz potius funt acci : dentales, vnde creatura (pirituales mates: tia formá carentes in ordine ad cópoti«: tiohé metaphyticam erüt puri(fimii a&ase 130: Deinde coricínfio oaftrademon: firatürà priori, quia adcópolitioné fea: — leni, vtdiftiaguiur à compofitionie ra--.— üonisdug coiiditionesrequiruntur;prie; — — ma cfl di(tin&tro rcali$ compónentium 5- E vr án cópolicione phyfica liquét , vbi mas; teria, & forma realiter dift vel: faltinp non fint: perfe Qté ideiatapl e. A tunc coribgit, quando :la.on ex ig tionibus idétificántutsfed quatenus vni. tüt in tert:o;cuirealiter (unt idet: da cft, draltera pars excom bént ratiopcm poreürii;& a&us;fed:ambas iltasco conctptüs 8eneris,& differe! priftam;quia hcàt gcadosaftipon di guanturreakue itullé ia quoinucaiugk tur , tfi corum idé&tiias- non debet Ü ck corumirationibus fortnalibus, fed tam: tutntatione illius tertij, ib quo vniüncur) & identificanutr, stávt.imtatitum funt eae dem itire (es quatenus fum réalitce ideri- ! tificaraillrtettioà qdof&abliiahantar j— ^ notrretnapet (ótficiens: auo. idetuitatis-yf 4 vt dircété docet DoGor i.d. S. «-4/atol c ] ptin. vhde mon valct dicerejanimalxcaseff | rauonalitas , ed.be&e in hoinineagicunal cit ragonale ; habeht quoque fecunda (o«* ditionem 5 quia fecundum Aríü.7. Met; 41:&.43; ideo ex gchere, X differentia tcíukat (pecics perfe vna;quia gradus ge« neticashaber ratidnem potentialis,& cá:wahibilis, grádus autérm difterentialis des terminantis  & conuabentis; 5: k o Ü In oppof«tü arguit Didac.e: Ade tcolo-; íi genus eüet difinctum d parié rei à differcnujs , cü qnibus proinde rea lem cflicecec cópoliionem ; winc trahla T . mutárt - Uu WEE LZ. CUTS. , " A... —  -— Mgsutári poffer de vna differentia (verifica "E  ónaliam, quiag 1dorcs potentialis , .& i 00 pri refpicit plures a&tualitatesoppofi- /  *gas, poteít illam Deus de vna tranímuta- |^ sein aliam; vt conftat de materia habente I C tentiam ad oppofitas formas ; & ratio Ww ius e(t; quia orrinis tealitas ab(oluta. ji jvc & ab ca diftincta realiter , f Rs. feparari ab illa,quia non dependet ab illa |.  "wtScotus ip(e concedit 2«d. 12.9.2. at da- Ip "£i genus fine differentijs eft prorfus im- ' . — "pollibile Mas: 16.& 3. Met.c. 3. Conf. IRA -iuia idé cim feipfo nequirrealem efficere |. . ópofitionem , fed genus cít idé realiter 3 » . kum differétia, ergo nequibit cum ca rca- (0. dem .efücere compofitionem, fed rationis. 2009 C C Refp.neg.confeq. qua teneret,fi inter |. e«genus,& differétiam realem poneremus P. diftinctionem,at folam fomalem admit- ^imus ; quz minor cftreali , & maior di- | ftin&ione rationisràm ratiocinante, quà — átiocinata ex di&tis di(p.t. q. y. art. 1. & fui taibus reale dintis, vt n: /— hate »lóquitur Doétor loc.  &it.& ett folutioeiafdé 7. Met. g.13.nu. .. 2e, Adconfir. vtique «pcftidem realiter . ea »,üequit cum eo efficere ; COD ofi aieepnis i Hec onibus iuinis, quz qui im cuiufque in ASTU Duictn De fim ideh- sificatut, ideo nullá pror(us efficiunt có- politionem, atqui idéificantur imper- £c&té, nimirum folum ratione terij , in quo vniürdr, vc ett in propofito de gene- — 16) & difíctentia , potluntaliquam ex na- tara rci efficere compofitionem, vt mox adhuciiagis declarabitur, 13 "Secundo argaitur ex Ocham  geous vion eft ver? & realiter poteritialead dif- ferentia; fed tantüm per noftrum cori- cipiendi modum; crgo nequit cüm &a ef- ficere compofitioniem vllo modo rcalem, fed ti rationis ; Prob. affumptü, tüquia nulla res e(t iri potgntiá ad (cipfam ,nec à feipía perfectibilie . Neqi dicasat 1d fuf- ficete diftinGtotié formale. Quia re vera hax nó (ufficit ;;vt vni dicatur potentiále ad áliud, quis per Scotü effeatia. diva eiufq; attribüta sür ex naturarei formalis cer diftinGa,& tamen nó eft perfe&ibilis ab cis ob identita:€ rcalem. Tum quia: fi pir m ueft IT. "De compofit gener.» diffs. c 4n. IL ^ 4?9 | « genus effet vere ede ad differentiis, tunc,quantum eft de fe, non minus pofi: t effe füb hac, quam fübalía , & tic diftin- guctetur realiter ab illa, quod enim effe potcft tine alio, vtiq; realiter diftinguitur ab illo, ergo cum implicet getius efle (inc diffítentia, fub qua eft, fatendum eft non efe verd potentiale ad illam , fedtantum per noftrum coricipiendi modum. 131 Rep. negando af(umptum ; eftó ,n. genus non fit veré potentidlead ditfe- rentiá;vt ad quid realiter diftinctü , ficut -ft materia ad formam, eft tamen poten. 'tiale ad illam, vt ad id; c quo cft imperfe- &é identificatum.f. ratione tertij , yc ;n, diximus fufficit imperfe&a identitas, wt «ni dicatur saecu ad aliud; & per hoc patet ad primam probat. affumpti , concludit enjm vnum non poffe/dici po- tétiale ad illad;cum quo eft perfecte id£, Alioquin foret in potétia ad fcipfumneq; nos Uc ép potentiale ad dif- : aped ob folam € forma- Jem inter ca repettam, alioquin, & cffentia diuina dici poffet potentialis ad acttíbu- ta, vt bené probat illa inftantia , fed atfe-- - rimus e(se potentiale ad illam ob imper- fectam eius identiratem cum e, quia eft identitas mendicata à tertio , à quo fi ab- -firahantur , non (anc idem realicer , vnde rcalitas generica, vt praecedit differendia- legy;erit veré potentialis ad illam, & pec- fe&ibilis per illam , vt docet Doctor f, d. 8.9.3 iofra I. Alia vero probawo tàgic arduam difficultatem examinanda in Me- - taph. dip.de natura cói,de qua videri po te(b Licher.2.d. 5.0: f. vbi pro eiusfolae «ione tnultadieitg intetim dicimus falua- ti potential tém generis dd di(ferentiám b imperfc&tám identitatem eius cá dif- ferentia in certioquod cü spfa cóftituit, ratione cuius imperfeGite rdentitacis diei- turjqtantum eft de (6; poffe effe fiáe illas non quidé porentia nathrali, & ad atur rcducibili,(ed logica, quátenus (i cófrde- rede vtptius'riaciralitee differentia cO- HE AVRNNA NI imdénitün perg i ] ci repagnetieffe (ab alia; éó (reonfr retur , vCConiuncrü v i tio implicet (eparari pote ab illa oh tea- loch identitatéeqei ptc (xi cób/gsdióde Qq 4' sme «430 - Difpu I. De Fniutrfalibus i parti: amborü in tettio , cui identificantur , ità dilerté docet Door 7.Met.q.1 5 cit; n. 20. vbi ait , quod centradt(lio includi- tur, quod feparetur propter vnitiuam - continentiam y dius reddens rationem fübdit , quedam natura in fe non repu- gnanty C tamen repugnant ofi - ten e[fe, vel fatta. Dices , fiextra ter- tium nó (unt realiter idé ; ergo per vnio- nemintertio nequeunt fieri idem , quia talis vnio non habet vim tollendi realem corü diftin&ioné,vt patet de materia ,& forma , quz etia in cópofito vnitz adhuc inter (c di (tinguuntur realiter. Refp. 9» aliqua poffunt voiri in aliquo terdo dupli citer, vc innuit Do&or 2.d.12, q.2.ad r. grin. velfola vnitate vnionis , vcl etiam - , vaitatc identiratistranfcundo nimirum in tcalem identitat£ ipfius, vnio primi gene- .£isnótollit diftinétionem realé vnitorü , . quo genere vnionis vniuntur materia ; & in phyfico compofitojin quo etià vnite realiter ab co diftinguuntur, vt lusd demonftramus in Phyf.difp.$.q.13.ar. 1. bené mor vnio fecundi modi ,qua qui- slé genis , & differentia vniunturin com- pofito Metaphyfico,vndé cá illud cófti- tuant fcipías illi realiter identificado ;illa qu0q; tealis idétitas in ip(a reddat, qua- £cnus qua funt eadem vni tertio, ét inrer | Kc cadem cen(entur, quatenus vnira ineo. 133 Tertio vrget Auería,(i natura ge- seris diftinguitut à differentia , petendü eft,nam animalitas,que eftjn hominc ,(c- cüdum ill&entitatem , qua dieitur diftin- gui à rationalitate,fit à parte rci determi mata; & diftin&a ab animalitatesqua e(t in equo, vcl indifferens , & indiftin&a, lIoc fecundum dici nequit , quia entitas gnimalitatis, quz cft in bomine, non eft snttinfecé entitas animalitatis , quz cfl in aíino,videmus .n. afinum interire, & ho- mincm remanere sm omné fuá encitaté; (i primü;crgo in ca formalitate dicit diffc- rentiá determi adcó ab ca M rei Co c includ tiam, pc ftinguitur à differé:ia (ua. bac NER ola epum um, quod folet vrgeri coma Scotittas. :miné,& afinum,quia animalitas hominis, ^ tati d ;Cendentibus » quibus " rminapté,& diftinguenté;atq; in tnatcría de natura; communi , de qüó etiam multa Lichet. loc. cit, illudq; opti» mé foluit Doétor 7.Mct.loc.cir.vbi quz- rens, an natura Sortis realiter: diftin E à natura eae res Me ,inquit; quod natara Sortis , ficut dif- ferentía numerali circum(cripta,non ma« net vna maxima vnitate in fe, (ed tantum illa vnitate minori , quz eft communis, fic neceft diuifa: ab human:tate Platonis diuifione numerali , nec aliqua ;quia nom fpecifica, ita Do&or; quam etiam refpó- fioné applicat ibi' naturis genericis, nam circum(criptis differenujs fpecificis nul- la remanet effencialis d:ffzrétia inter ho- &aliniprzcifis illis fuat-cadementitas, — — & cíientia, fumcndo ens ter, 66 — nominiliter; fed de hocex profedodt- — — cemus in Mct.«nterim vt ben& hanc Sco» —— tirefípontionem percipias, vide, qum die — — ximus difp. ptzced. q.i. art. 2.ad 3. Ad —— Conf. dicimus genus& differeniamtom ——— dici proprie difiecétia qnin iquoquid.— — "epis , nifi forte. V N te,dequo in Mex. fed ptopsiédienntur — — diuerfa . i. (c totisdiffimilia, &non pet- *— aliquid fui, vc docet Arit.g.Met.lo. —— — 134 Tandemobijcitur, quia Ati, 7. Met.31. air, quod genus nihil eft pracer eas,qua fant generis fpecies,etgn grada. £^ art genericuas nihil dicità parte rei lua ciicum , & d fferentialem . Tam quia vi ab(tra&io horü graduü fiat ab mtelic&a linc fi&ione , nó indiget pro f.indamento di (inctione ex natura rei pluriam rcali- tatum illis conceptibus correípondenziit., vt Scotus vulr 7. Met.q.19.cic- (ed (ufficit diftin&io virtualis& emincntia ci fimplicis entitatis, rationc cuius polea intellc&u partici (ine mendacio in diucr- fas fórmalitatesobie£kiuas, vc maior | Scotittarü cócedunt de concepubus tráfs | , ponunt correr | fpondere realitates| integras à parte rei | ncadmitdt rien 6 in Deo, quibut expreísé fauet Scotus ipfe 1.4.8,q.3« pFO* | pé inem. Tum demum, quia omaes grav dos Metaphy ici, vc pluciinum fundantut in vna fimplici encitate, vc patet in Ánge- lis, & accidentibus,quz (unt forma fime i - IM » (- Mlicts s ergo mon füpponun: diftin&ioné (felis vie fumenrar, concen à | cfficilit compo (i tione, nifi ronis. — «.. Refp.DoGor 7. Met.q.19.& 4- d. 11. | «Qe 3* Cc quod au&oritas illa adducitur |. -AruncataaiGn. Arift. quod genus,aut nó - eft aliquid prater eas , qua vg pim - fpcciessaut fi eft ,vt marcria c(t, & fecü- -. da pars difiunctionis efl vera. Ad 2. neg. D -aflumptiüm, ad prob.dicimus non effe ca- .. dem rationem de gradibusprzdicamen- LIÉ D nibus tranícco contio, is.m. COncc- du peboimicteuaedc up qen! ! — . la debet correfponderc realitas à parte. fei per ipfosádequate explicata;alioquin |» poneretur compofitio in Deo , vt bené g^ 5 Doch eir. q. 3. oltédic& Bargius, - ac Lichet.ibidem ; gradibus veró przdi- . camentalibus correípodere debent tcali- » loci. Do&or cic7, Mcc. q.' 19. ac etiam ad; 2 -a«1«ex profeílo; quà di(patitaté in- 'éc.gracus pr:édicametales,& uranícendé alius declarare muneris eft metaphy 4 fia «Ad 3-licét gradus metaphyfici gene- . a&us,& perficiéus;poteft (0 fi$;ac differentia (zepius fundétar 1n vna (Oo coemücace fioplici phytice, prout fimplici . tas excludit copolitioné cx re,& re , illa ^tf entitas eric muluplex , & con mctaphyficé. fex rcalitate, & tealitate ;yna poténal:;à qua (umaátur genus;altcra -a&uali,à qua füiatur ditferéua, & talem «cüpolitionem habét Aogeli,& accidéiia. - 45$: Sed ad maiorem copofitionis me -taphyfice notitiam occafione przcedétis -atgumenci venit hic declarandum axio- iaiilud ex: Arift. (amptum 7.& 8. Met. - quod genus fumitur à materia , & diffc- rentia à forma , non enim videtur verifi- «ari pofle in illisrebus,que carent mate- Iia ,& forma, & tamen habent proprium genus,& differentiam, c (iut in przdi- &amento,yvt (unt. A ngceli;& accidentia; Gum igitur cfle Toct^ph pc (umatur ab e(Te phy (ico,.à quo abilrahitur, indagádü eft, an hzc duo principia copofiui mztca- iiiimoper defumi debeant, & abitra partibus phyficis,genus quid& à ma- ^ fes & 1d. 5.q.3. 0 teriasdificrentia à forma .. Comunis opi» * yg ; nio eft in.hulla re. senus dcfumi à marcia, & diffcrentiamá torma; (cd vttüg;gvadü k c 3 e A ——— QUIE Decompofulene generis em differ, eet Ir, a8 promi(cué a totanaturá , & catitate ret dcfümi;diuccfimodé tamen concepta.» , genus à totacntitate, vt vlterius pciíc- €tibili,& determinabili, feu vt cum alijs in aliquo gradu cóuenir;differentiam vc- tà ab cade totaentitate, vt contrahebte , & determinante , fcu vt áb alijs in aliquo gradu difcrepat, ità Vafq. t. p.difp. 179. cap. 3. Routus q.5. dc ditfer; Sanchez in Log.q.45- Aucríaq. 13.fc&t.2. Suarez d. -. 6 lc Ct. 11. Palqualig.tom. 1. Met.difp.6o.. Blanc. di(p.3.(cAt.14. Didac. Complut. & alij paflim;vndé inquiunt illud Arift: dictum non debere intellig: proprié, fed . pet quandam analogiam, & fimilitadiné; & quidem ità loquitur Atift.nam 8. Met. cap.2«ait,sportet boc quidéyvt materia, illud veró,vt formam e[Je;cadé fere ver- ba habet cap. 3. & fic ctià loquit Porph. tates adzquaté, vt facere poffint veram . cap. vlr, genus preterea fimile efl mate- zompofitionem metapbyicam, vt bene . rie, differenti forma , ES ri ada € , axioma illud fic efse intelligendá , genus : fumi ab co;quod habet ratione materie.t, potenciz, & perfc&ibilis , differenti ve- ró à UP n €0,quod habct rationem aütem vzriufc Iationem fübire tota natura. fub diuerfis &onccptibus , atq; ità à tota illa diuerfi- lé concepta fumi vterque gradus. 136 Hicth dicendi modus recipiens dus non K. ;cü.n.hucu(q;probatü fit có- ,ceptibus generis , & difiercug neceffarió te[pondeic debere in cad& natura diítin- , &asrealitatcscon(equenter. dicendü eft non fufficere candem naiurà diuerfimo- dé concepubilem,vt ab ca. fümantur. có- err genciis,& diffcrentiz fed in caza afi;guari debere diuerías realitates,ynam uidé (uapte natura potentialem;à qua. umatur genus,altcram a&tualcmyà qua.» fug;atur S eENAME quod cflà opus , non fit gcnus, & differentiam (umi spet cx diuctíis pattibus phy ficis, img freqac- tct (umanuur ab eadcin natura DT. , vt in, Aogclis, & accidenubus femper tí lumi, dcbcant cx. diaerfis páttibus metas Phyliegpird docti 'ottor loc.cit, 7. Met. ;9 qc. n dbi ie poum- AO gres ep ade bi epe ,e quidem T Md yiLrae Anift.7. Meaph. 17, vbi ai arces dcfi- nitopis ) quis [105 SOUS, PVP Bid) m" 7492 '' Dif.P: De Vuiuerfal.in partici, ^. ! Cérrefpondere partibus dcfiniti, ergo per ' Arifi.(emper de(umi deben: ex diftinctis partibus definiti,nó phyticis, quia no om * ne definium tiles habet,erzo. metaphyfi cis. Nec poteft dici, quod tátii fundamé- * taliter ia ve definita huiufmodi partes * metaphyficz- correfpondeant | partibus "definitionis Quia Arift. ipfam definitum vocat formaliter, & actualiter totumser- £0 formaliter, & actualiter habebit pac- ' Rcs E ry qe ; & cum ex huiufinodi partibus debeat fieti vnum per. fe totum : metaphvficü,neccífe etit, vt vna cealitas habcat róné partis potenrialis à qua fu- tratur tó'eeneris,& alia roné partis ada. C - fis qua fumator ratio d:(feréciz, vt do- cet Arif, 8. Mer. 9.& 7. Met. 42.& 43. & hac rationejnguit Door, dicitar gcnus * fumí à materia, differentia à forma, non quidé proprie, (ed per quandam propor- ' tionem ad partes compofiti plyyfici. Sub- dit tamé Do&or loc.cit. interdum in phy ali differentia fumantur à diuerfis partibus M incorporibus animatis cor ' pus;qugd eft zenus;fümitur à corpore. » pro altera parte compofiíti , quod habet rationgm matcri,vt oflendimus in Phy- ficis difp.2.q.4.at. z.animatum verà. ab iaima;fufilis de Irc re bené difcurrit Pó- «iusdifp.4.Los.q.4. — ' ! 137. At obijcit Auerfa,opus nó effe ge mus fumi (emper ex realitate potétiali, & differentiam ex a&tuali nam vel differen "tig intermedig fam(ütut à formajfeu rea- "litate a&uali, & Gc folum genus gencra- "liffimum fumetur à materia , feu realita- "re eap ; fübalterna autem firmentur ^& forma, & ira non falüatur sradus poté- tiales (emper (umi à materia ; vcl faman- tur à materia , & fic (ola dikfetentia vlti. ma fumetur à fori, & habetur intétü- , quod nó omnis differentia fumitut à rea- litate a&aali. R efp.oés dificrentias fub- "alternas,vt differentiz fant, defui à réa litate actuali,& genera fübalterna , vt fic , . modo ex hoc; quied differentia conftitu- tiug generum fübalternorum filmantur forma , feqaatur etiaai ip(amet genera fuübalterna conftituta(umi;quíaanimalv.g.conftituiturexviuentetanquàmcxgenere,&(enfibili,tarquamexdifterentia,viuensfumiturexrealitatcpotentialiiftiusfpecieifübaltetnzs,(en.fibileexrealitateactualis,exquibusrealitatibusrefultathatcfpeciesfubalternafanimal,quoditerumcumvenitincó-infima fpeciei... hominis cá rationali,animal importat realitatem po«- tentialem iftins fpeciei , rationale reali tatem actualem, (ic de fingulis 5 & (ic patet femper differentias omnes fumi cx rcalitate a&uali illius fpeciei , quam conftituunt , fiue (ic infima: fiue fubal- tecnay & genera fimiliter ex i ds: ; 138 Poflremó cx módo ià declarato s. quo genus;& differentia cócurrüt ad cá. flitationem compofiti metaphyfici coclu dédam eft contra Murciam q. 4. de fy cic, & Blanc.difp. 3.fec. 12. & alios quc dam, differentiam femper effe perfeébig. ic ua aod conrthir re FR ' ert plut.q. 5. Kuuiusq. 6.&c Paf- —— " ficis cópofitis cotingere poffe , vt penus vIcdaci p otefí ex Doctore 1.d. 8.9.1.ad es bi do qualig.di(p.6 $ .cuius ratio €et,quod quàádo aliqua duo cómparantti in perfe&ione , pen ndum eft,quzmam illatum perfc&ionum fimpliciter, & ab- foluté magis excellat, & ex dit, quod quamuis matcria fit fimplicior «ompofito, tamen quia compofitum eft aGualius matetiaabfoluté dicendum.ett compofitumeffe perfc&ius materías actualitas eft pertc&tio abfolutà à tior fimplicitatey cum igitur ín ptopo(ito differentia séper excedat genusin actua - litate, quantamcunquc perte&ioné inue- niamus in gencre , tameníemper maioc erit perfectio differentia quia habetima gis de a&ualitate;eft.n. gradus derermi- natiuus gcaeris,illudque cflentialiter per- ficiens. Accedit, quód vt ait Porph. diffe 'rentia cít qua fpecies excedit genus, vci- ué in pertcétionc;ergo fempcr elt perfe ior illo, noo folü in ratione partis,quia 'eft pars actualis,vz ait Blanc.fed ecià ià tatione entis, quia magis accedit ad actua litatem; & quidem fi (pecies.cxcedim gez nus ín perfectione , vt omnes concedunt; . ctiani A duerfarij ipfi, fane lunc exocísü à (uis principiis habere debet, ex quibas conttituxur,cum:nequcat habere a ge« ncte,vrique habebir à diferencia . ; | Sc ex a STE altioris natu. uda s t femper ipo nebiliores , vt ratio- . .. - tale refpeétu animalis; quod cleuat ad EAE - gradü inteletioi , que tanien ipfum có. ..' finus perfectus reperitür gradus fem - .. ghificite naturam (etificiuam abftra&am : (Es ab his defe&ibu. ^ ^ | — .-139 Refp.argumétü, fi quid habet ro: re * ;j probare don f'olua differéncas fe- : y OR * cutdi genetís , (ed etiam fpecies confti. : (— -  tüutaó pet eas effe ip(o gencre irhperfe :: ' prater eleuationeiad p oré opta: tatio: : opea: ! tis d (Fereritiadleuat geriüs, & ide. feme .— -  perelft perfectior illo; vride eti K- ame in ánitialibus  iniperfettiy: perfe. $ rcpecitur gradus (enciendi , quàm i inpfo gencte, quia in iptisseperitur des: térmitiacus, & (pecificusimgenete icon-fufus,&itideteéminatusab(ltahésà:pet«fecto,&imperfe&toyquodaucemdetecmiríatuecft.,atque«diftinétum;perfe:&iuseftindeccrminato,&confulo5.Addias tamen, tjéftó animalia illaumper: Éc&a careat alkjdà opctatione vitali, id. Cit pet accidehs,vt bcne notat Paíqualig.: aima non reperit 1à tali Cor- poreorgavi teuifita ad. calessopetatio- nes j Quod ni ex defectu operationü va» lecet- € it perfectiorem differen « tiam s'etiüifiargur deberet genus iipec- fe&ius , quia de(unt o perauones geucti- ce alia qumedam argumenti addunc Có. plat.cit. que eodem modo toluuntar ,:i Ad €oaplaam nouta liuigs axccdpy- Lj (000 UI Deep genes e ifie, ats ticfidi ; quàm i genere ipfo animalis (1. ficz.compoficionis (pe&aret etiam re-. folutio illorüi dubiorü, Quomodo in qua libet fpecie pmo & differentia d-fignari, & An entia Canftitur.ua fpeciei debeat effe ei , eiufgsgeneti pro-: t ifitra proptium gradü, vt fe habet - / ptia,adeó vc alteri eouenire nequeat fed: irtationiale re(pe&u ei ,non$ürno  Opporumiusca tractamus dip. feq«q.:4. biliores,fed vel eque mobiles , quia rion. oceafione declarationis fecunda cegulat. €onflituunt fpeciem liaberit perfe&tior& «| antepca dic.diuerforum generum: &c. -..- operationem fenfiriua, quz gradu: gene- " fi$propriaeít,& etiamnónunquá;guo: ^ ARTTICVLVS IL | biliores , quia conftitaurit (pecicai , que : | habet minusperfe&tü gradum fenuendi: Quomodo differentia diflingudt. effet 2 ipfogenere animalis j vt patet de talpis, tialiter ; vifo yquam,confi iuit y.al. S Olftreis,& ront bad tacdtumnullü; ^ ais , vbrde mnuiua précifione ' alium fenfum habere vidétur , ergoin his; — - ris d differenti; acettam d P uli ' tialem fuperioris, d inferioris &.— 5 1 Orpli.pet quartà definitionc à fe ^s p Cotreci, & "explicatá ita definit: D ffcrentiam,quod fit id,quo diffevitef fentialiter later fe fingula. w (ingalarfga cies, vel Gngula indiridua vaius fpeciek à ingülis alcerius ,. fpecies enim noa dif& fcrunt fecuadumi genus, cum in ipfo.con4 uemattt;fed per proprías differencias ges nas illud jitaque quara etr tini T MUN orones y quod.ctat diltiaguere etfentisljter.wnam fpecicítab alia ; pro cnius déclatationc lig diderenduar eft ;- an!Ditferentia i 'in fuo concepus genus, quod diuidit ,;& differenti am (ito petiorem cui fubordinatur,vc v.g. nüb rae: tionale includat in (a0 conceptu-animal;! vel fenübile, fi eniminc ladit, non magis» dici poterit ratio diffcrendi:.,.quàm conse ueéniendi;& (icállata defiotco recta non? erit quod ii nón incladit) ccit precise rase tio diffcrendis & üicilludcne veré mue nus dítferenrz,a2 allara definito: bod: & cum hic quz (tione coincjdunralie fub al'jtitul;s propofitzean..(. di n fapalterna per fc pred:ceiuir de iofimazasg. &can genus inclifdanirin differencjs vla timis, & randeman perfe przdicctur de difcrearijs perxgms diuiditur, Nonef& doxé uam ode difligreatia io fenfü aae cectal;,at idinercoproot n: miruin (ignie ficat tac:onatestoe cationalitar € habens. , fic cnim éxpiorauun eit includeresges nus; B. E La, 464 ODifpa. IP. De Viiutrfalibul in partie. 5 2 fus, & differentiam fuperiprem illud có- füituentem,fed quz ft :o cft de differentia pró formali , nimirugr fecundum perfe* &ioncm illam;(cu gradum,per quem có- ftituit hanc;vel illam fpeciem, vt notauit Do&or 1.Poft.q.24.6. 4d queflionem. 141; Tresopinioncs. hic. inaenimus y: duas extremas;& rertià med:á; Prima ex trema eft af&rmatiuayque a(feric differc- tià infcrioré faciudese Diivéficeks aui lini fubordinarut,ac erià genas ipfüm , quod diuidit ,tribuitolet Themiftio, & Nomi nalibus;fcd prafertir quàtü ad inclafio- fiém dificrentiarum füperiorum tam tué tr Soncin,2.Met.q. 37. land. 2. Met. 11. Barthol/Spia 7. Met.defenf. 16. Cáce tus c.dc differ. Altera extrema id prorfus fncgat tam de genere, quàm de differentia fuperiori,» inclodatur ip infér:ótibuss&.. efi communis inter Scoriftas,& Thomi- las, ita docuit Do&torex ptofeffo 4. d, 11.93. $.:4d rationes , & 1, Ppft.q. 24. & q.9«X 13. Vniuer(. vbi Mautit. & 7. Met.q«17.vbi Ant. And. q« 14. Faber d.. 39.Canon.1. Phy. q« 7 Poricius difp. 7. Log.q« 4. & fequuntur T homitt& paffim Caj:col.laucl. Ferrar. Complus. Sot, Fó-, fec; Tolct.Sacffan.Hutt.Blinc.Didac.Paf qualig.Celettin.& alij omnes;Teruasé-: tcntia media eft Fecentiorum qtorudá inguentiü de duplici genere. differen Ri liud. Candsnct proptii ali- €xius generis,fed foteft etiam inalirepe - dirij& gcrius quoq; c(fe potcft fine tali dit fctentia& hoc gcnus differéntiararb in- quiunt períc & preícindere à perierc,qy «onttahit, & genus qnoque perfc&té praz- Écindcre à diftcrentijs jfalind vetó genus: aiíferentiarum cft; quod eft propritt ali. ; . €uius generis, & &im illo cantum feperi- tur ;& hoc aiGt &on pevfect? prefcindere à gcncreyneq; écontra genusà differen-. $ijsjita loquitut Auctía q.i 5. 16g. fec. f. ficciam Losup sue opdec. r.diftin , uic de duplici gencre difierentia rü,qui- dà chim escrabüt rationem genecicá ad diiquá eliam operatione; qua iit extta ge nus,vt atimatuw s que cleuat mixtü ad ationem vitalem, & rationale , quz €«Icuat animal ad operationem intceliccti- và, & has diffcrenias. concedis nó inclu- dete rationem gencticam formaliset , ij fi differétia talis fit, vc non refpiciat opes rationesnifi formaliter contentas fub ge. nere ad modum quo vifio materialis et quzdam fenfauo , auditio, olfa&io, &c. : inquit in fentétia noflra admitrente prae- : ciftones obie&tiuas omninó cen&dü eífe genus, ac differédias (uperiores in talibus : infcriocibus formaliter imcludi , 141 Dicédüett cum fecunda sécctía ; nec genus in fuo conceptu obie&iuo dif ferenuias formaliter includete,ne3; é có- | tra, P pos Pd infcriorem includere faperiorem., Ex quidem quód us non includat diferencias, (ed ome nino in fuo conce pu pracindar ab illis: deducitur ex dictisarr, praeced. vbi dixi« mus genas, S differenciam fumi à diuer- ; fis teplisanibus ex DAIICA RM E Vt fCde litas,qua refpondet conceptui gencricos " dida eit abea , quz reípondet di Ze rentíali; & probatur cxperientia ipfa a. : - cnim concipimus animal, vel tüc ; 1 7x menti obuerfanwr rauomalitas,& irratio.——— — nalitas, vcl non, non primum; qaia tunc; menti nil aliud obijeitur ,quàm fub(tásia | * anjmatá (cnfitiua;ergo sm. aut£eít: — tnum ab alio obiectiué pia inderei.co | - nofci fine illo, aux illo noe cognito ; fed. . c pars conclu(ionis (offici proba. tà cfl qi 1, huius di(p-art«4.dub: tbiofté dimus differentias nulle modoadu , 66. — ' formaliter contineri id. .expli- cité, nec impliciié fed poteftate folum, 143 Sed e neque contra differentia ipcludar getus , aut differentias luperio» ; rc$,quibus fubordinatut, lt Acid .4« To: picea. & libó.c. 3 -& 4 Mer-10.& fi 115. cap.1.his enim locis dierté docer: geous,; ree e(lentía — ntiarum jn: ex, uitur ; neque ditfetentiam füpee: oen lt de eoicrp He fi .di., fcn(ibile effet de cffentia raionalis,etiam act o de effeotia eiu(dem, ficut cuí inttipfccé conuenit rationaluás , intrin« fecé etiatn conuenit effe homin£;& pro» ; batur rationibus euidétibus ex Scot, loc.; cit: Tumquía. à differentia inferior con. ; tinet (uperiorem effenualiter,& genus ,, re d'uidictá fpecies non differtà dif «. crentía, quia in fpecis nihil continciut 1 quid. (000 Q-HIL De precfione generis, acdif dre HT, — ag qe iué preter genus, & diffcrétia. um 2.diffcrenta. fimpliciter cit prin- cipium diitinguendi (pecicm, quam con- - füitu:t, abillis quz (ub eodé genere con- tinentur ;ctgo nequit cíTentialiter inclu- dcrc genus , aut differentiam genericam (aper;orem, 2s fi includeret, ficuc eft priocipium diffeceni , effet etiam prin- cipium conueniédi cum illis ipfis , à qui- bus (pcciem diftinguit ; quia includit c(- fcntialiter illud ;in quo cóueniüt; Tum 3. ( diit eure debeo bomo efl animal c rationale, eifet vitiofa, quia bis repctere- tur genus , &d'fferentia generica fupc- tior, (emcl quidé per (e loquédo de gene tc, & itcrum,vt inclufum in rationali , tic & fcnlibile bis diceretur (emel in anima- li,& iterum in rationaliquá fationé addu xit Arif.6. Topic.c.6. Tum 4.fi rationale includit s&(ibile,aut animal adhuc aliquid iu4 addere dcbet (uper illa, rationc cu- jd "m conf(timiar , & fpecifice di- flingmat ab equo; & a(ino, «  quibuscon /— —  Wenit in rat MN Umdlitiun & feafibili- — &atis,tunc de illo gradu przcifo, quod (u- eo praanimal,& rationale addit rat onalc , quzcédum eft,an in eo, vt fic;includatar heu 00 , & quidem repugnat. diccre, qp includatar , fi enun cft ali.juid faperadditü animal, & fenfibili, aliquid altud ett praeter illa.ergo &c.Tum f-Quía tunc daretur proce(fus in infinitam, (1 .n. rauonale,& irrationale,vt fic , includunt fenübile;vel animal, in quo conueniunt , per alias different fccerni debebunt , de quibus redit cadein quzilio,ergo di- cendum cft differentiam inferiorem ete E Ii mpliciter implicem non refo- ubilem in vltetiore$ conceptus generis » quod diuidit , & differentiz fuperioris cui (ubordinatur. Tà tàdem quia fi genus, & differentia nó dicunt duos gradus per- fcGé przcifos in mente noftra, itavt ge- nus non includatut in cóceptu differét 2, ncque é contra fcquitur , fpeciem nulo modo etle metaphy cé coaipotitá etiam noftrum intell;gendi modum , quia compol1itio cff duirum partium;q uarum vnà non includit aliam, (ed amba in con- ftituto,qualil cunque fit talis copotitio, in.Ó hoc «ft ue iaGone paras non incl: di in altera,neq;illam iacludere;& hz ra- tiones probant ia vniuer(ümde quocurr- que genete differentiarum . 144. Aucrfa cit. fec.ó.gratis concedit. conítitutionem fpeciei ex generc, & diffe récia non femper effe per inodum cópo- fitionis,fed interdum pcc modum cxpli- cacionis , qui1 genus, & diíferentia noa (emper fe habent, tanquam dua partes condi(tin&z , quarum vna adda:ur alte. : ri, (cd (c habentnonnunquampermoddconceptusexpliciti&impliciterufdem,quatenusf.quod13conceptagenerisimplicite,&indcterminaté con tincbaiur,in concejtu differenu:e poftea explicatur , & determinatur. Scd oppo- fixü conuiucunt rationes allatz, probant enim differentiam addi geaeri, vt aliquid ab ipfo perfe&té condiftin&lum ; quod adhuc magis declaratur , nam gcuus in fuo conceptu rcipectu diffecenuz (eha-.- - bet;vt fubic&tum, differentia veró vt fore ma illi aducniens, ergo fecundum ftas ra- ;t'ones. formales. fcinuicem excludunt, qua fccundü (uas ratioucs formales vna aduenit alteri. Neque dicageuin Aucifay ad id (afficere , quód genus fic explicité extra ditfcrenuiam, c quo ftat, quód ad - hoc implicité ipuolaatur intpía. Nam quzrimus , qud intelligatur per hoc, q» genus includitur implicite in ditfereatias. vcl enim tignificatur id, quod cócipiturg quádo differentia cognofcitur, cile reali- tcr euam genus,Icu cfTc entitatem illam , qua ct.à gcnus includit , & hoc non ett includi amplicice in concept formali dif. ferétz, (cd potius includi in cóceptu ma terialijracióne 1dcafi cationis, no adteqi sm efle przciíum;& fic nonfumus in ca- fu, quialoquimur de cáccptibus formali- bus, & obic&iuisnon de materialibus, ac identicis ; 5i dicar Auer(a includi in ipfa formalitate diffcrenciz,(cd implicite; üc iterua rogamus,an includatur in ipfas v€ cít à patte rci , vci vt eft obictiué inins teliectu, non primiümj quia bic recurrerec ad (enium materialé , & idcuticü ; neque sth, quia fi includitur in. 1pfa sz illud efz fc , quod miclicétui reprlentatur , €rgo — includctar ?n ea ex plicités non autem ime pHEcixé Lolumyquod .n. attingicur à cognie ^ » tione » am j » 4 h "A. 486 ficne, & per ipfam reprafcnratur , expli- €ité dicitur efje in intellectu,u/a per 1psá cognitionem cxplicatur,& expanduur il- "]i, (i autem nó includitar inipía sm illud  (Te, quod intelle&tur reprzfentatur, er- go abiolui? non relucer m cóceptuobic- pendit ab ipfo genere, necimplieite dici "potett genus in ca inuolti, nifi róne idcn- Kificaionis, d. habet cü ipfo à parte rei, " d4$ Zeibius 7. Met. q.16. ello «à Do "orcteneat coclufionem , aic ramen eniá "oppofitam parté ; qp (di fferéuia inferior : füperiorci: , ce probabilem, & rauoncs D coris facilier fihoi poísc , vnde ad illan: dc procefiu in :nfinitü ne E confe. cü fit dcuienire ad alicuss dit- fcrentiasqua non incladunt alias, & que feipfis dillingauntur , (icut fünr differen tic; quibus diuiditur genus generali! limü Sic ét ac illam rónem, qua cócludebstur, nd differentia effer fpecies;negat con- Te |- nam iJlud, quod includit ditfetenuá, tcon(t iturumincluditcontlituens,il"ludcftyerafpccies,nonauremillud,quodincluditalindpermodwuincontrahencisgcnus,qualiseftd.fferentia,Scdceriénonitafacilefoluuntur ra- tioncs alat, vt putauit Zerbius ; & qui- dem quantum fj &at ad illà de procctlu in in5n:tum;aduertendü cft Doétoré per ipfam non ab(oluté concludere proccisü dninfinitum,(cd d. Ganctiué,vel quod da- - &etur talis proceífus in infiattüm , vcl da- retur tandein al;qua differentia; que non includcret ptior£ , per quod vult concla- dere ncn clTe de rarionc diffcrerievt (ic, pow; rc gradum fibi camunem cü dif- crentia oppofita, atque 1dcó e(ló quod dcnuur d ffctencz fübalterne;non cile de —. ratione illac(i ; vt diffcrentz (unt , quod anfctiorcs includant füpeciorcs y fed (olü quód eas fupponant , quatenus fübalter: »in comuni contlituto ; (ed q-ando et o&or per illam rationem abíolucé có- cluderet proce(sum in infinitum , adhuc beneargueret , nec ratio foluitur à Zcc- , quia (i ratioüale v. g. & irrauonale "xd vam d f&crentias (üperiores .f. ien- tiens, viuens, &c. pre aifgnare alias diffccentias, quibus feccrnanur ; de qui- Difpui. P. DePwuerf.in pari; — ^ bas tedic cadem qugftio,nec vaquam de*.— ueniemus ad (upremas, que feiplis di(tig guamur; in illis namque qua diuidunt cnus generali fimü,cóueniuntrat/onac,&irrationale;nóergoillus,fedaliasdcbetZerbiusa(fignare,perquasiradifunguanur, yc rurf.s ipf non diftinguá- tur per alias, Accedic écde RE di- uiden'bus genus generaliimum redire difücultatem, (i noa de ditfetentia alias fupciiori y (alum de iplo genere , g d:ui- dont ; nim fi illud íacludunt , rurfas alige — diffcrenuz. affignari debebunt , quibus diffciant , INec etiam benefoluiruüc afia - rà:i0, quod d:ra hy »otheti,tunc differen tia c//-t fpecies, Qiia fi femel cóceditur — «i ffcrenuam fupcciorem e(fentalizer in». ciudiin inferiot . ftatim fe itur, gi i Y includatur, vc cóft cuens in fao cól icut nim pidicarum cit- ntiale habet ratiogé- coit, tutjui rcípecru ilius; cui efi cOucait,ergo erit yeré (p nil includatuc MIC di 146 Reípondent alij , has. concludere , quia eodem m rent eti tranfcendentia, vt y includi in diffccencjs (uorum t vt cooftabit dilcurrenti per (ing in primis adducere inconuent ^ | non cft Íoiuere. uve jdncó- — uenicns, & eifdem rationibus fuftineri — — polTe videtar ens non ioca 1 quidditati-- ué in fuis vltimis differentijs y : modis contrihencibus , immó hzc L tur eflc mens Doctoris expretfa 1. d. 3. quat. 3. $. 4d quaflionem ,fed quia hows pücti decifio ad pra (ens nó [pe&tat ; adhuc ad- mil(fa opinione cói de etfenciali inclufios ne entis in vltimis diffecetijs patfion;bus, modi(;; oranibus realibus rerum, dicen- dü cft, non cl[c tantam neceffitarem ; vt ens excludatur ab illis, licut zenusà fuis differentijs ,quia genus,& ditfcrentia fa- ciant cópo(raoncin metaphyficamsergo - necellario debct haberc rationem cópar- tis cum differentia , atque adeó excludi dcbet ab ilia de ratione namq; partis cft , quód non includatur in altcra,ens autem cum fuis concrahentibus coimpotitionem non facit, vt pact in Dco, X bene Do-** &vr oltcadit 1.3.4.3. ad princ. $ oppofitam 1. obijci folet Ac.it.7: .vE itia doce de si itha differen. — 4ia.Primtm , quód in definitione parum is ^ viae trim differenkia po- — patur , vel etiám omnes fuperiorcs , quia - vltima includit omnes. Secundum quod - €]tima differeritia eft tota rei fubftantia j & idcó (i ca ponatur ini definitione; non licere aliam fupertoté addere ; quia com- - fnitteretur nugatio. Terium;quód ad iri- V, PAD ee diuidere fuperioré pet Que cft differentia animalis per diuifum fotmalitet fumptam — " tibus; &tandem inquitibi Arift. quod filio pedis est quedam pedalitas , qua przdicatio, cum t id abitracto; c(t c[- -— fentialis, & quidditatiud; : iuk47. (pedet ad hzc omnia Doctor d Atift. ibiaffignat duplicé modü E E k : e: pét fpem dae|.OrüncsdifferentiasVclperproximügeISENS$vperudebite,&fubdit.dirus,|patamreferre;cseaobra|..fiesquadatiproximumgenuspo«UoARfüpetióres,quiaomnesh.12temdicit,quódincludanturidiffeétia.vltima, nili in fenfa identico, & materia- li. Et cam dicit vltimam diffetencia effe totam fpecici fübftanuiam, ait Doctor id nion effe intelligedum totaliter, (ed com- pletiué, quia complet fübftanuam cei, & dctet minat in vltimo c(fe fpecifico« Tet- tium vcro quod ait de diuifione fuperio- tis diffcréiz per inf: riores, non proprié; & fotmaliter intelligi debet , quali quod differentia (upetior vcre diuidatur per id- Fetioret Oppolitas;(ed matetialitet)& idé ticé,ratione inn quod cóftituit, ipsü enim propri diuidiwr , non quide ia dit- : Ferentias ojpo íitas (ed 1o fpecies per ile las, vnde membra diuidentia, alia [unt in Qua, & in his includitur diuifuat, alra süt pee $6 & in hi$ non iucladicar; cü vec . — praedicat ibi (apeciorem differentiam de E 1nfe;iocis!lla prédicatio non eft formalis, & propria yitavt vaa in aliera Fotimaliter üeniendani differétiam vltimam alicuius. tas inferiores oppolita$ , vtbipedem, - as inferiores oppolitas , s v fion fios pedes habentem,clatum atem eít , qu alitet (um incaditt: in fidguli$ membris dididen- Que ITI De preci. generi, acdiferssdenII,— 387 includatur ; vnde non dixit abfolute f/ffío efl pedalitas, (ed fiffio efl quadam peda- litas, vbi ly quedam; vt notant pracipué Expofitorcs,dicit improprietatem quan» dam; voloit igitur tátum Philofophus per illum loquédi modii indicareait Doctors filionem pedis effe difterentiam per fe dixi fiuà pedalitatis inse(u explicato , 8c nori per accidens,vt cífe alat & nó alatüe At Coritra hanc expohitionem vrgebis- quód Arift.declarans ibi modum defi- niendis ait non debere dici anima! habens pedesbipes, quid faceret hunc fensü,ani- mal habens pedcs duos habens pedes, fed dcbet dici, animal bipes, quia dicédo bi- pes s qua ett differentia inferior , dicitur etiam labens pede$,. qua ett füperior. Refp. non dcberc (ic exponi illü textums alioquin fibi cótradiceret, cü dicit ibide y quód licet d: fioire pet primum genus, &c Omncs inferiores differentias , igitur per ]y pedes bxbens, intelligi debet 22aus talem differentiam contticutd , vnde vule dicete Philofophus, quó4 cum tot (pecies animalis pede$ habentis (int , quot difíc- fentiz. pedum non debct definiti per hgc omnia gencra (übalterna ; v.g. Hoo ett corpus, viuens animal , rationale, quia.» vnumincludiurinalio, ——— -——— 148 Secundó arguitur rationibus;norr poteft cócipi tugibile formaliter,quin for maliter concipiatur fenfibile , & viuens.z ergo ha differentiz fupeciores iacladun- tut forinaliter: in illa inferioti , Probatat aliuinptum , quia rugitus Leonis eft for- malicet qagdam (cn(atio , & quidà a&us Vitalis, & hoc atgamentum putat efse ine folubile Artíag. in fententia noftra ad- mittente prcilioncs obiectiuas, Refp. tamen facile negando atfumprum cá fua probatione, dificrentia :n. mferior, prat- Íertim qua nan cleuat genus ad altiorem gtadum oaturz , non cft Iimpliciter  & adgquaté principium opetationum , qua (unt propriz calis fpeciei, quia hat opee tationes dependent à tora natura, quare« nus impoctat talem effentrá complecam, quare ditferentia infzrior folum ett prin- cipium taliu. opcrat.onum,quatenis ta« les (unt, vnde difterentia v.s. tragicus mont addit nouam actionem à emycr di- ] in- - Aue fH LIED prácf. generis, acdifer-eA IIT. — £85) differencijs aliorum generum . Verü-bzc folutiomulusreijcuur ab Auería cit. & te vera non fubütütquia cadem difficul - tas fieri poteft ctiá de illo conceptu fub. ftanig , vC eriam comprehendic incom - pletisnam & fubftátia, vt fic, diuidi po- teíl per fpiritnalem; vt eft anima,& cor- potcam , vt alia quelibet forma (übftan- tialis , re(pe&tu quarum non ita analoga e(Tet,vt excluderet ratióné generis vniuo ci,vt patebit d.7.q. 1 Potius ergo dicédü cft,quód rationale v. g.formaliter loqué- do non cft (übflanria,nec accidens, fed ali uid (ubftantiz quatenus eft determina- o illius, ncc potelt dici füb(tantia ; nifi realiter, & identicé,vnde etiam;& in có- muni modo loquendi differentiz illius przdicamé:i dicuntur fübítantiales , non autem fübflantig , qua ratione ipfe A- wería quofdam modos v.g. fubfiiten- tia,vnioné materiz,& forma ,&c . vocare folet fübítüuialesnon autem fübftantias Quia formaliter fübflantia nó sür , fed ci €ius modificatio ; fic ergo de différentijs 'endam eft edy rieired rion quia -imuoluant tati. formalé (abfátie,fed ; Ema ge cundé ordinempin quo eft ibftantia , & eam determinantes, & có- trahentes fab eodé ordinc; fic etiá dicen- - dü crit de differentijs aliorü generüfer- uara proportione, vnde differentia rela- tionis erunt relatiuz , non formaliter , & cfTentialirerfed identicé tii, & realiter , uia nó funt formaliter relationes, fed ta ,. hitates celacionis;verü quidé eft frequen- ter differentiá cali nomine nücupatri ; «p necceflarió ex vi nominis vidctur eflentia- liter includere genus, quod diuidir , vel diffcrentias faperiores, vt eft de longitu- dinc,latitadine, & profunditate in gene- Tc quantitatis continuz que necetfarió videntur includere extenfionem , fedid totum euenit ob nominum penuria. Ad Conf. neg. aflnmprum effe vniuerfaliter vcrum , nam & pa(fionem pra (cindimus à proprio fübiccto,& é conuerfo, & ta- mcn pa(Tio nequitdicidealiofubic&o;valetigitutaffuupiumfolumimillisfotmaJitatibus,qua(uotcomm'ünior:sillis:&quibusprafandunt;Advlt,concedimasinierpeceeitatemincommuniy&Logiéav hanc, & illam in particulari non poffe in« tercederc mutuá przcifioné «quia cópa- rantur ficut fuperius; & inferius , & licet: fuperius poffit ab inferioti prt(cindi, nó tf contra , quia inferius séper inuoluit: e(lenualiter fuperiusvt ditü eft. q.prae- ced. art.vlt. dubi r.in folad 1-aliud aüteme cft comparare inferius ad füperius ,quod inclodit , aliüd comparare differentiam ad gcnus ,quod contrahit, contra&tíouns enim vtiq.prz (cindi poteft à fuperiori , qs contráhit,non ramen inferius; quod fi A« uería loquatur de differentijs rationis quibus cócipitur contrahi cóceptus Ceítatis in communi ad modum cuiu(d& naturz communis, tunc de illis differen- tijs rationis debemus proportionaliteg loqui,ficut dc realibus , 1$2 Demüobiicitur; tü quia tunc rea litas diffctétig effet omnjnó fimplex, &c purus actus; tum quia tunc differentias vltima eflet faprema, nam differentia fue puse dicitur,quz nullà aliá habet fupra &;quà includat ficut ove illud dicitur nullum aliud habet fupra fe , qe includat, ——— hec propofitio eft effentialis, & per fe;rationale eft fenfa tiu&yeft anima! , ergo predicatum c(fen- tialiter includitur.in fübiecto. Re(p.ad 1. i Seer quia cum fit entiam. includit ad coóponédü totü,& participane dü effe Félegis wi eft comune omni ti, vt Scotusdocetquol. 9. M. & imbi- bit intrin(eccam imperfe&ionemintratio- — ne partis ei proueniété;& cadé difficultas fieri poifet de gencre (apremo, quod nà habet cóceptum refolubilé in vlteriorc9 realitates , quar dicendü hos gradus fu ptemü,& infimum, non efle puros actus, quia licét careant cópofitionis ex his me taphytice,non tfi cópofitione cühisquia stt cü alijs cóponibiles . Ad 2«neg,it€ fee quela, quia nó cx eo differétia dicitur fue prema, quia nà habeat fupcrioré, quà ine cludat,fed quia in có (tituto per eà nó fuponit priocé differentiá , cuifübordine- turquaté omhis illa dicetur inferior, que prieré fapponit im conftituto cui (ubor" dinatur. À d tunc rationale fu ma^ tcrialiter,& in fcnfa identico. pro babé te ratiopaliatéjnon auccm, formaliter , ] Rr ojised 4ee. Dipu.. De Voiutrfalibusin pantiés s... $3. Sed dices ,(amcdo rationale fora tnalitet vel illa prz dicat ioncssüt pere y; ecl pet accidens, na fecüdi, quia tunc, ex ehitmali,& rationali fieret vnugiper. acci deos,ergo t. Ref; pras dicari per agctdég. ftat dupliciter, vc] per accidons pr dica. amétale, ge , icauir pet áccidés de differentia. ia eft exta ratione illius, bile, vcl pet accidens pradic fus prá primo modo: ] no auté fecundo modo , quia fpe&ant idé ptadicamentü , & ideb ex cis adhac rà vnü per (c. Sed dices iterü, liec iio aétia eft optima in Darapti ,omh:s lig- mac Ea Gmais homo eft tamo- Mie odé pepe al (fi$ diajor,& rainot extre tnita£ inclodütur & pradicatar formali. ter,& per fe de medio;ergo in cóclufious inaior etremitas C fenfibili iicladitür ; & przdicatar formaliter, & perfe demi fiori; rat ionali hitet Au&totes, & re(pon(ie eft Scoti 1; Poft.q.25.vt berti notat. Amic- quod. ex eirtüte foras (yliogiflice folum extte- 1hitate$ eniuniur inter (c ir coficlufione b vüiione cardi iri pizasifTi sinen támé "^ exviciaídemfotma opus eft,quod vaiá- tur codem rhódo ; ficdt in przmiffis, quod propolittones eandeti habeát pci- ácitatem; & fic contingere poteft, vc in propofito quod ptzmiflz infenfu fot tuali tint vert;conclofio éctó folim inia 9A materiali; & idebiico : vnde inquit &of loc.cit.lianc (jyllogi(innm nó te- iere; lomo «ft per.(c animal ; hlomoeft per fe rationalis;ecgo rarionale e(t pér fe iral; quia licét ex neceffarijs fequatut &óclulfio ricceffarias nà alias po(Tet cx vez fb fequi fal(im;tamé ex per (e nofi (cni- rompen quia nó oportet;quod fittahta nio exctemorü ad iiuic&;quari- &a Eft cü tettio;fic igitur eti non cft oc- tele ;quod ek prami(lis in s&(u formali &rrificatis inferatut conclifid vcta etiá ip (enfa formali (ed fufficit; quod it fenfu Sidentico;quod miltis$ exemplis derbon- fitari potett;prefercim in certia figtica yt '9mne iac cft album', omne lac eft dulce ; rgo aliquod dulce eft album 2» - — d rationale eft feni(bis, ,4 Refpondent commu.. tetitias cie genericas , & nullas dari (o8 SÁRTICVLCVS IV. | Quomodo diffeventia pradice- 1 tur dep "us. o5 ;» i$4. CEcunda de&nkio yifferentia , gj, 5. MJ fir illaque pridicatur de pluri- bus diff erentibus [pecie in. quale quid. y traditá eft de diffzrécia jn rationc. yniuet falis,vt de fe.có(tat; nà irn ordinc ad ca. , de quibus przdicatur , in ratione vniuer- falis cóftituitur;Supponimus autc hic, gi fer£ omnesdocernit Auctoresca Do& teq.27: Vuiucif. Anc. And. Tar, & alijs. Scoiiftiscorita Caiec;& Sot.indioc cap. Porphiper (ecundao illam definitionem (olum Eotsies dcfin'jtfe tar autem nz; fimas,(ola .n. genct;ca cft illaque prz - dicatur de pluribus (pecie differétibus im... qualequid .. Quod autegi ait Caiet.dele — nirionemillam ciam infimis conucnireg quia illis cx praci(a rationg diffcreatiz yt ic, quiz e(t facere differre non at clfc in altis (peciebus,, licet vt. ir ma (o'itelle po(lior in vna - Sane pro cet a(ino,quatentís afinus ell: , 1 effe taticualem id tàmeni. rior. repu : ei, quatenus animal ; poa rd M uu bicmodnsdelümindi, quemCaiet. ago ——— pellat per tion repügagitiárts comuenicns cffet, tuc definitio vniu$fpecici conues hiretalteri ; vt bend. inferunt. Coriplut; ' q. 3. fiquidem. differeritiaconfticuitiua d yniu$ fpeciei non repugadt. alteti ob. ra- tionem cofnmubctm ; & denericam ; (ed Ob rationcm propriam ;& (pecificam ; cü uia fi (pecibicis non tepugnarex predic iw de phi (pecie diferte jad- liuc definitio pro eis rmianca foret, quia à etiatn pr&dicantur de pluribus nunizro difterenibut.,..— . 14$. Curamé has folas defiaierit , iod .eft explotatü fatis,quidà eni. dicüt ità eci(Te;quia putánit omnes prorfus difíe- Cificas proprias vai foli infina (eciet y (gd omncs talcs cífc compo /itas cx uc ^ AW o* | n. Quoi Mfopeel di phi I An bus. ni fingulz gulg alijs fpecicbus etfenc Lose on ee ide propeniio- Jes dixériit, quod ytiq; differétias vlrimas ugnouit,altim quáti ad 6 eft, (ed (olum d enericas definiuit , tàánquá notiores , X - E |qu&riores , Sed quicquid fit de Porph. Be cuiüs mete fint ; qai ve)int , folliciti , cóítabit ek dicedis dilp.fég.d:vlt.omniaó dri débere vlrimas differécias;& fimpli- Es,qüz en post de pluribus nà : mero differéntibus in qualeqoid , & ideo : tum y ye a(fignaaerit definitione , in iséccómuné.cólequebter nó defioiuit itam, proüt eft tértiüm prdicabi Ie,vc (icin;coprebénait cà fübalternz, quá -jnfiinam, vt docet Do&or loc. cir. quarc dà eft in hoc art: quomodo definiri flit; ac debeat differetitia tertium prz- icabile,qua eft commanisycria; & re: fina quorfi conftinyaturin effe vniuer: 1 lis, ah, conttitgatur in effe cali per. or«  &linem ád'fpeci& qaam conft icuit,vt indi  &àt Caiéc Sor. & ToLin hóc cap,& fequi?  Petros, q.3.d« Differart4. an potius dinem ad inferiora illitis [peciet y ve | € olo CEBP» 3 co 76 Katioauré, rate: tiü duo capita cedocatur boc sh dubi,etb quia d quatur , vel quinque cóparati potett diffecehcla.Primo ad genüs cuius eft di£- fcrehcia, vr ttionale ad animal, & cer m Eft je baric compatariónem ip elle tértij yniuer(alis nón coltitut, vt nocat Do&or q.19. Vàiget(, ad ttum quia de illo mon |n effenrialiter,zd inere in qua- c: vnde elt przd'catio quinti vniyer(alis tum quia yniuer(aleconftrtüicur rale per tdinem àd inferius, gedus autem'reípe- | (übe ó 65 differétiz potius babet rationein 1 dor. per cg contrahitur, & limicatur Secundo ad alias diferencias inferiores vt cotporeü ad animat, & inanimatum, & ticetiam certum eft ex bac compara- tionc non conftitui in ratione vniuerfa- lisquia cum aon includatur in iliis effen- tizliter ; yt vifam eftart.przc. nequc de effencaliter prazdicariquo tame mo do przdicari debet differentia 1h ráció- né tertij vniuerfalis; vide qui oppáticot teneni;tt confequencer 'oquácur, depent posae ond füperiorerh 'Te- [pe&u ipferiorü babtre tónem cuiufddry vniucrfalis éfsentialis, & (ic (éntit Auerfa q.12.fec. 3. Vbiaici roto rigore bibcre rationem gencris,aut fpeciei, (i fumatur ad moduin per (e ftanus, Ter com pa- rari potett ad propria inferiora yt ratio- pale àd hoc, & illud citiodale 5 & nezue fic babere vaiuerfalitatem differentig concedunt o-nues, quia de illis oon pra dicatur in quale , (edmeréinquid,velpermodumper(eftxmtis,vade€tpraedicaturipabflra&o,&vctotacfjentia,vthzcratiópalirase(t rationalitas. Quarta tádem comparari po:gft & a1 fpeciem , quam con(tituit, & cuius eft pars forma- lis, yt fenciens ad animal, & rationale ad hominem, ác etiá ad inferiora illius fpe Eiel;vc fegrieps ad hominem, & equum ; rationaléad Petrum,& Paulum , & quía refpe&i amborum,tàm f. fjeciel , quai inferiorum ciusfcrüat enndem moduri przdicaodi .f, in qualequid,binc ad ee tancüm duo capira reducitur. difficultas » ^14 Dicimus r.differentià teruiü vnis er(afe, quz e& cómunis infime, X fübal rerng , itz definiri debere, ee id , tio T de pluribus in qualequid, ett i loc, cit,q. 27. Vniuerf.ybi eius Ex,'à titotes Mautit. Anglic. Sarnan. Bráfauol. item Ant. And, Tárar. & alij Scoriftg in hoccap.& (quitur Au&or-aliarü Sclio* lar b debfetrum Huc. Accag. & Cóplut. & probatur; quia omittédo illà parricul It cje differen: ibs ampliaput defiaitio iravt adzquaté cópreheridar, tà differes tià fubalterna, quà infima , & facilc pof» — fit vnicuique applicari, eta in fpeciead-— dedo pancdom Jpecieyvel numero d: rentibus. Pet haic etiam definitiope óptimée explicatur effeaca. dilferentig: yt éR vmuerfalis, nam cius edentia in ra* tionc ymuer(alis cófi ftit in hoc, qu in pluribus per modd partis formalis | feutiz, hoc autem torum explicatur illam particulam in qualequid , per? hoi eiim, "s id; oftcr yet DD 25 adiongitut fn qu4te ott Partem ford m. nti & qu. iem » quia : [t] iu M pt - cati per ipformancis , &akeri c 492 facentis , vc fcequenter di&um e(t ; Po- 9b ctcepnet ditferencil hoc modo przdi terittaniem in hac defiaitione affige& — care ri,quod tenet locum gencris, & quoddif fit pre(crtim ita praedicari de fpecie, vcl fcrentiz , vt in definitione aliorum vni- ucríalium feruata proportione , licét.n. diffzrentia materialiter fümpta , & pro prim4 intentione mon iacladat genus, & diffcrencá fed (ic forma limplex; fecua- dó tamen intencionalitet capta , & qua- temus e(t certium vniuerfale , con(tac. ex genere, & ditferentia, inqaantum conci- pitut , vt fpecies quedam vmucr(ilis in communi;in hoc reo o irit -" iodaliquam po c ingerere dif- M isi: modusifte przdicand i» qualequid. , nam videtar modus predi- cand. impo((fibil s,& tibi repugnans, prz dicar! .n. in quid eft przdicari , vt quid eflentiale , & quiddiratiué , przdicare in quale cft przdicari , vt quid extra cílen tiam, deno;ninatiué , at iflz ritiopes funt inuicem incompoffibiles, ergo &c. Conf.quia difp. przced.4. $.1de» n.ga- «imas defiaiionem coníticuece vnum vniuerfalcà caeeris dittinstü, qu'a prz- dicatur i» quale quid , nun ratione. ge- cris przdicatur ia qutd , rinone d.fferé- ti przdicatur in qua!e,atque ita nó ha- bet vnum przdicandi modum, (ed.dajli- ccm crgo idem crit in propoüto de dif Écrentia dicendam . ' 158 Pa(qualig.1.p.fuz Mer.d.5 o. fec. .vt hàc foluat d: fficultaten , cócedit rc- í eiufdem noo poiic idcm cffc. prz- 'dicatü in quid , & in quale ncque refpe- eiuídem id conuenire d.Iferenriz , nà Kc habct vc przdicatuinin quid. refjcctu fpecici cum fit pars effencialis ipiius, & eft icatum in quale refpedtu genc- &i5 , quia eft extra quidditatem illius , & - Mlli adiacet, & quia mediante gencre cciá fhoc modo,. p modii adiacécis przedica- €ur de fpecie ,.& cius infertocib is,ideó a- da'quatus modus predicádi eius d.ciiur is qualequid. Hec folutio aliquid cócinet ve titatis (ed (1 melius nó exphcetur nó (uf- Gcitnà re(pectu ciutdé debet differentia 'exercece hüc puedicàdimodü,& przicc- ti inordine ad fpecié,aut inferiora cius, 'pe&tu quor(ü cótlituitur in eíic vniucr alis;hoc igitur explicádü cft, quomodo Difp.V. De Psiuef-in pati. * reípcétu eiu(dem, & qnomodo po(- cius inferioribus , quibustamcn certum ett non ad'acere,(ed potius uxciro te e(fcarialiteciaclad: ; Hoc a utem por explicari cx&»1o có,ouci phyfici; fi .n foc ma cÓpare ur cü matctia,vt'queett om. nin extra etfenciá eius, ac mccé illi ada. cet,li verà comparetur cü có »oliro (a nà eít ex. ca eius efséc à, adhu: ramé dicis tur illi adiacerz, quia ad acecvnriote dle — lias , quod euá fudct có.mun's loqnendi: modus , animam .n. 'oleinus dicere for- mambhominis , etiamfi re vera fit foraa folus natcetize , fiuc corporis pro altera parte com»otiti5 lic is;tur eftia asp fito metaphyfico, d ffcrenaa, eramt dc iliius e(f.n' ia , adhi cam i dici porc ritilli adiacerg , q2tenus idiacer. alietà eiuscomparti , & fic poterit deapfo ib quale uid praedicans ; (0:quid » uatenug - — ett intra cius elfzntiam; in quale 9 quotes — nus ci adiacer ràuione. alterius. com. tis; rato lii us ed, quja ad veciratem pres — dica'ionis, ncdum tcqu ritur , quod pe ipfam explicetuc praedicacum im fa bie&o,tcd edam «cod. sjquo ipfi mfit. 1$9. Ex hoc au 6 bene deducitur,quo- k modoh. duo modi prz -anji nonfint —— incom,offibiles ref»cétuemídem , quia — — non codem inodo pradicuur di e Ta — in 4uale dc genere, & de (pecie, de geac- reen' m propr € , lecuadum rem piue- dicatur in uale, qu'a re vera cft extra cius etfenriam , at de (pecie y & eius infe» tioribus przdicatur in. quale tagcum fe» td im modum , quatenus per terminum adiedtiuum. üignificatur. adiacece alt eius coaiparti ; vnde concludit. Do&ot q.28. Vmuer(.(ub fisem in diff-rentia, vt pradicatur de lpecie, rationes predicare diin quid , & in quale non cilc oppofi* tas, uia pradicaci 10 qu d (ecüdum rem , & inquale (ecundum rem , vtique oppo* nonurat przdicari in quid fecudü rem y in quale veró tancum fccandum 1 non vtique opponuntur, licor plurale» & tingulare non opponauatur , fà iilud (uma- tur,vt quid, hoc veró, vt modus , Ec cum diccbaiuc , quód przdicari in quale ct. pezdi- ZEE pradicari denominatiué,quod oppo nituic icationi effentiali, rcfpodet pcr ide, quod praedicari in quale sm rem boc eft án quale accidentale , vique opponitur redicationi eísétial& e(l propr:é pre- Len denominatiua, non tomen pradi- cari in quale fecundum modum tantum , modus enim przdicandi in quale poteft etiam conucnire focmz fpecificz, in quo fenfu Arift. eriam appellat $« Met. cap. de quali; & 5. Phyf.18. qualitatem cfsen- tialem, vt norat Do&tor ibidem, ncc ta- men con(tituit praedicationé denomina- tiuam,nifi fecundà modum,;quatenus no- mine adietiuo (igni ficatur ; (ed quomo- do concretis etiam fubftantialibus , dum nomine adicctiuo fignificátur , ratio dc- | ' pominatiuorü conucnirc poflit, e xplicui- | , mus ex iplomct Doctore diíp.a.q.6.ar,t. Y -. 160 Ad Conf.neg. paritas,idcó .n.ex- ^ — «lufimus (upra dcfinitionem à numero (0 gradicabiliu, quia cüexplicité conuneat «genus cesa i8 illas partes im- portet etiam quoad habitudinem, quá ba nter Íe,vt .f.vna habet modu infor - E abet modum predicandi duplicis vni-  uctíalis .f; inquid ratione is, & in quale quid ratione dfíctentiz, at.differé- tia non pra dícatur , nili per vnieum tct- minui perfe&é in qui d;nec perfe- &e in quale przdicatur , fed fimul vtroq; modo iadiuifibiliter, & ideo vnü coníti- tuit przdicabile à caeteris diftinctum. 161 Dicimus a. Differentiam noncó- ftitui inratione vniuerfalis per ordiné ad fpeciem;quá conftituit, fed per ocdinem ad inferiora fpeciei. Conclufio e(t com- munis Scoti, & Scotiftarum loc. cit. qui differentiam definicrunt in ratione pra- dicabilis , non per pradicari de fpecie; q coni ituit , (ed per predicari dc pluribus inferioribus , quod cà fccit Porph. ipfe, & ideó eam (cquuniur lk ecenuores om- ncs Sàchez, Onna, Ruuius, Didac. Aucr fa , Complut. Aciag. Paíqualig. Morif. Fuent. & alij pailim , & probacur euidé- ti ratione, quia refpectu fpeciei;quà con- fiuit ,diiferétia nó cft (uperior,Ied ome nino aqualis , (cd quale non ett vniucra fale reípeétu zqualis,folum crgo eris vni» Logica L . | itis, & alia modü (ubiifléis, hinc eft, - Q. III. Quomodo liffer.prad.deplirib.ety.IV..495ueríalisinordineadinfriorafecic,refpe&uquortihabetróneinfuperioris.ualequidprzedicabilis,Prob«min.tüqaüpcriusnoconuertiturcüinferioriin(abfitendiconfeq.exl'oftprzdic.cap.depriori,benétamenzqualecüqualitumquiafüperiuscórraluturadipferius,atzqualegócontrahitucabaquali;necdifferentiacótrahituràfpecie;cumquiaPorph.cap.de(peciepropéfinemdi(eriédiftinguirprgdicationemzqualisde,zqualiàprzdicationefuperiorisdeinferioridicens,namautpariadepáribus,vtbinnibiledeequosautmaiora de minoribus prsdicentur,oportet,vbi per predicatios nem maiori de minoribus vt1q intelligit p-adicationem vniucrfalium de inferiori" bus X illa appellat maiora; hzc minora quia illa latius patent iftis. Conficm.quia vniuetfale , vt (ic conftituitur per ordiné ad multa; fed fpecies yt fic importat tan- tum naturam effentíaliter vnam , & plu- rilicas folum habetur. ab ipfius inferiorie bus , ergo folum inordine ad illa con(ti- tui po:e(t in ratione vniuerfalis . 161 Nec valct illa re(poníio, quz hic affetti folet,fpeciem nimicü habere fuam virtualé pluralitatem , quatenuscontinct fab fe inferiora ; idcoq; przedicationé de fpecie zquiualere pluribus przdicationie bas de indía:dais,(1 eft vltima. Nam cons trà eft , g vniuer(ale conftituitur pet oc- diné ad inferiora plura forma!iter,in quie bus nimirum fit a&u maltiplicatum ; vcl maliplicabile  vndé refpicit fimpliciter ulta; fed indiuidua, prout cótinentur in fpecic,non funt fimpliciter multa, fed po uus fimpliciter vnum , vt dicebat Porph. participatione fpeciei plures bomines fuit »nus bomo. Conf.quia fpecificatiuíi aliéuins debet participare formaliter ró- * nem illam,sin quà fpecificat,vndé ad fp& cificandam vifjinam potentiam requiritur Obicétü , quod fit formaliter coloratum & non viraliter tancü;íed mulcitudo € terminus (pecificatiuus vniucr(aliaatis, cf go debet etíc formaliter talis, & nó virtua liter tancüm ,. Tandem ex €o , quod fpe« ics fic virtualiter mulca »ad fummum fe- qui poteít quod diftzrencia re(pcóka eius -fitj quoqj virtualiter b curs non tà. r j men we 494 hen formaliter ; & a&ualiter, quia quas lis e& mukirudo,talise(t vniverfalitas ip- fam tcfpicieos , neq; fpccificatiunm po- tef fpccificare vltra fuam virtutem. 164 Scd Contra obijciunt, quia natu- ta cóftituitur vninerfalis in ordinc ad ea y de quibus primó ,& immediate prdica- tur,(ed differentia primario, & immedia- té przdicacür de ipfa fpecie, & mediante fyccie de infcrioribus ergó &c. Ti z.quia diffcrentia przdicatar de fpecie, & non vt fingolate, crgo vceniuerfale; Tum 3. quia codem gcnere pradicationis diffe- rcntia przdicatur de fpecie, & inferiori- bus eius, fi igitur przdicatur tanquá eni- "ier(ale, Gc etiam à ipfa fpccie « Tutn 4. qnia prafertim refpectu fpeciei exercet differentia propri& praedicandi modum in quole quid, imó pottori tationeyquam teípe&u infcrioruthsin ordine ad quz po- tius abet rationem partis materialis , q formaliss quia ad illa arulca contrahitur per alias peculiates vationcs dcterminarr- "xesipfam. Tum tabdem quia dantur qaoz- dam differénti&qu non adzquantar c á vna fpecie , fed corincniunt pluribus , vt €fic contifiuum , quod ncdum reperitur in quantitate permanenti , fcd etiam iu fücccffiaa , ergo datvraliqua differentia; 4o tcípeétu fpccierüm de pluribtts prie dliccur , atqae adeó fic vniucifalis.3464 Rclb,noteíse omninà ceriü,num «Sniverfale debeat n: ectlarió pradieart de iploríbus ithmed até, & Tarar«c. de pro- prio id negat,gcnas.n. € iam tefpeQta in« Wioicuerü Iuam retinet vmaetfalitatem , de quibus tf nó niti mediaté pre dicatur; «j&0 cti dito dicimus vlterius, nor quá- €ung5 predicationem immediatam cótti- ttuere vhiuerlalitace , fed illam tatiiü, qua - «ft fuperioris dc inferiori , quod non ha. bet differentia in ordirie ad. (peciem , fed tant inordinead inferiora eius ; & ideó quamois Petrus; & Paulus tiit rationales, :quia (ant homines,tamcn rónale nom ctt wnjuetlale quia refpicit hominé,fed quia are(picir Peirit& Paülum, vfidé vt notarit C oplat.hic cuo valde diucría (ont quod Peuo eonueniac cffe rationalem , quia itl homo,&q»odirationalicopueniatfecundaintentioyauct(alis, quia tcfp:eit c E 1 Box" 2L dh T" Difput. V. De Vniuerfalibus im partic. — horinem ; prímum eft verum;at fecundi eft pror(us falíam , vide aliam folutionemt apud Tata. cit. hic applicabilemi. Ad 2. dicimus, quod ptzdicatur, vt vniuerfalis , non formaliter, & reduplicatiué, (ed ma- tetialiter ; & fpecificatiue , vt fenfus fity differentia, quz przdicatur de fpecie;cft vniuerfalis, non támen refpectu illius,fed refpe&u faorum inferiorü , Gicat fpecies (ubijcibilis generi comparata cft vniters falis materialiter folam.i. nou per talem comparationem , vnde pratdicatio ifta us borno efl vationalis,nà tit alicuius prate dicabilis , vel (aperioris de fuo inferioris (cd erit prdicati topici de fubiecto cós muni, cum qug reciprocatur, ficut, & iT« la, bomo eft rifibilis s vndé à quibüldana appellantat prdicationes tertij; & quar« ti przdicati non autem przdicabilis, Ad 3. verum cft affumptumi , quatenus de (pecie ; quàm inferiortbuseii catur, vt diff-renitia,& inqraeqa füb cadem habitudine, qnia de prz dicatur , vt acquále, de atq vtró , vt füperias de inferiori re vcra tám refpecta fjeciei ; tiorant eius diftcrentia dicitur. nialis eorum ; £al(am.m. eft. diífei fuperiorcs dinidi ; & contrahi pe riore$ ad modurn partis materi. id vérit:catur tantum coricou identicé ratione gencris y q tuünt, vt fatis liquecex e m t idcó tam refpe&u fpecieisquám inferias r(t cius (emper préd:catut in qle quid s vt declatauimos concl. praeced. ramen.a " folum iti otdine ad indiuidua conft uiis. multa ,. qaare licétin ordiaead fpe habcat fufficientem modum;praui yriucrfalis,nom camen habet fufficientent tctannuni vniuerfalitati$ ; qua requirit fnulta infetiora pro termino « Ad s. cori ccdit ob. id Áuerfa «f 1 1. (e&t. 3. aliquas diffetentias,qua fint vaiuct(ales re(pe&ta Toss fed quia d.fp. feq.q« vlt tiegamus oluté tale$ differentias itotiMa$ y quz poffint in pluribus reperiri. (pecie- bus, idcó tiegatut a(samptum; ad curas probat. ibi dicemus 16$ Quaces an Dificsoiaiómai tur inede vniuer(alis, quia relpicitilla;ve . » ie 3 «andi - y^ ""*Lu , fubaltetna fpecie differát in ratione pre- dicabilisitavr duo yoiuerfalia cóftituát, ficut genus, fpecies. Auerfa q.12. (cd. 12.quem hic fequitur Pócius,afficmati - né refpondet , & cius fundamentum ctt , quia intátum fpecies eft cora effentia , & s pars, inquantum fpeciei, adduntur . vitem AG (pg nó (unt gra. dus cülentiales, generi vero adduntur d f fecentiz [pccificz qua (unt gradus e(se- £ialcs;fcd codem modo penitus (c babéc differenria infima ,& (übalterna compa- rata ad inferiora » quia differentia ubal. zerng adduntur aliz differentiz, quz sut us e(leniiales, infimz verà adduntur aliz, quz non funt e(fentiales, ergo tantà diuerfirarem babent in ratione. vniuccía- lis differentia generica, & (peci&ca,quà- ram habent genus,& (pecics . Nihilominus cum Scoto przdi&a q. 27 quem alij paffim (equuntat , ncgau- néelt refpondendum , & probatur , tum. ^quia tunc. fex foren; przdicabilia ; tum, quia de tariope differenti » vcett terriü e abile A irs prdicnri deis qnalequid S per hoc diftingaj: ir à ceteris vniner(alibus, (ed hoc viia i€ d ffcrentie conucnit,ergo &c. Tum. adcin, quia gcnus , & fpecies:deó a przdicabilia conltituebant, quia vnuin pta: d cat toram effe ntiam j & alterumis partem efIcntia, fed differentia , fiue fit anfima;fiue (ubalterna , femper pradicat partcm cífeatim , & ad boc omainó peraccidés cft, quód przdicauo fiac de multis f, dg. num. differ. ergo &c. dice undamé:ü ver doce nó fub. tncgatur .n. paritas affampta in mi- nori,quia ex hocquód Me infime addantur aliz ditferentiz, quz non fant gradus e(lenuales,noa fequitur, quód di- Cat totá c[5étià indiuiduorü , ficut (cqui- IUucex €o , q addütur fpeciei fpecialitfi- nz,& ro cít,quia (pccies infima sép di- Cit;cóceptü cópletü,(cd differentia íca- Per incompletum, etiam fit infima, . Atinítab $,ditferézia infima pradica-. tur d ibus in qualequid coipleté. , & (gbalterna in qualcquid incomplet 65 crgo funt diier(a, prz dicabilia, licut. cc- nus, & fpecies, Prob.alumptü , quia d f- o;aino d [Lin juic c(.n- fereada | Q.III. Quomodo differ-pradic. da plutib.ceee.I7. — 9 5 tialiter (ud conflitutum à quocunque 9 n00 cít ip(un,quod non (acit dit rerenzia fubalterna,quia in ratiooe (en(ibils v. g. homo conuenit cu.a e juo hac vica ra- rione teftatuc Hartad. dil» 6. fec. 4. €i no nunquam placuiffe appofitam opinione. Rclponfio tamen facilis eft, op diffcre tiam infimà przdicari de plurib. in qua- lequid comp!cté poteft dupliciter intel« ligi , vel quia dicat rxtam eísétiam illorü plurinm, & tic fallo ctt adumptli, quia omnes dilfecentize fant conceptus incom pleti, nec mag:s complet rar-opale homi- nem, quàm f;nb le animals vel quia có». fticaicilla- mula adzquaé difiaiilia ab. omaibas indiu:duis cuiufcü jue. alcecius (peciei, izavc per eam excludatur. oinois ratio conueaiendi, & ita vcrum cft ante- cedeos, (ed Neg. coníeq. quia facere dif- fectrecompleté;& adzquaté in hoc. fcn- fu non ett dicere conceprum rci com- pletum;quia bic integratur ex rationc có, ucuiendi , & rationc vitima difterendi fedcftdicereconceptum.incompletumyltimum,vtbenenotatHutt.^QVASTIOIlt4..DeProprio.167P2:traGauonédeVniuetíali:busefsétialibusadvniucríaliaaccidétaliadefcédimus,quescPropriü,SAccidés;&quiapropriiimaior&habeta£finitai£cumeffentiarei,quiaccidéscómune,vtpotéquod1mmediatéfluitabc3.ciieaeflrealiteride;ideópriusdeProprioagimus;quàdeAccidéce;poteitaut&,vthicomnesnotàthocnomépropriumdupliciter fuinipoimó vt opponiz , ur improprio, & dicitur illud quod pro-- prié X abfque vlla metaphora rei conue- nit;fecundo vt opponitur comuni, & tic! fignificat illud quod ita couenit ym rei y; vt alijs cópetere nó poffit & hocmo dcfinitio dici olet propria dcén;toydiffe 1éia dicitur propria fpecici ,d calLituits,. vt racionilitas bominis, & deni; pallio. dicuar propria nature, à qoa dimanat,vt. riliblitas hominis, vctfi quia pio duo, pra licata cifentialia habent propria ng». mina, quibus 1 centur nani vnuni i. citur defioiuoyatetuln diff ct enda » bine factu cf,vt nomen próprij appraprie- hr o4 rur A" «t 496 tur folum]przdicato extra e(lentiam , ne- ce(Tarib tamen, & conucrtibiliter conuc- nicnti naturz quam in(cquitur, vt efl ri» fibil'tas in homine; & de l'roprio in hoc enía proponitur quzftio , fed quia rur- fus potcft dupliciter capi , vel pro ipfi proptictatc ceal: , quz cealitet fluit ab cf fentia,& cüeffentia reciprocatur, vt eft rifibilitas qua ab hamanitate dimanat , vcl pro cadem affe&a iant vniuer(alitate logica in ordinc ad [peciem, & indiuidua eius ; hic agemus de Proprio ts vtcoque fenfu ,quamuis.n. primo modo potius ad Metaphyicum [jedtet, tamen abs re non erit aliqua de ipío,etiam pro prima intc- tione,di(ferere,quia eius natura c xplicata conftabit magis quale fundamentà exigat vniuerfalitas quarti przdicabilis, quà hic explanare intédimus;itaque duobus arti- culis rem expediemus, in primo tractádo de proprio inratione proprij , feu pro natura rcali,inaltero de vniuet(alitate, », qua (üpcr cam fundari potett , ARTICVLVS I. Mgitur de "Proprio in ratione proprij jew pro natura reali, prafertim de diflinB tone ipfius à fubieclo . 168 MS diíputari folét de. ,pprio in rónc proprij, nos hic quz magis neceffaria süt.& ad recta intelirgé tià vniucr(alitatis erus magis códucut,lte- ligemus;alia ad Meraph.dimittentes. Primo itaque dubitari folet , an ró for- malis Proprij vt propriü eft, (it realis,vel rationis. Didacus à Icfu di(p.9. dub.3.cxi ftimat rationem formalé omnis proprie- tatis realis non in indiuiduo, fed in fpecie effe rationis , & sif intentionem, idque probat tali ratione, a qua fe conuinci fate tur.à parte rcifolum datar hzc, illa ri- fibilitas laens ab hoc, & illo homine,nó tfi rifibilitas in cómuni flués ab homine in cómuni, hzc.n. folum datur per intcl. le&ü abitcahenté proprietaté à differé- tijs indiuidualibas, fimiliterque effentià, aqua dimanát ergo licet dimanatio pro- prictatis in indiuiduo, ciufue cü indiui. duo adz uatio (itrealis , no tà emanatio proprietatis in fpecic;eiufq ;adaquatto cü entia in fpecie crit realis , (cd rationis, Difput. V. De Voiuerf. inpartic 2" Scd certé (i hzc ratio valeret , nonfo - lum probaret rationem formalem om- nis proprictatis realis effe rationis , (ed etiam rationem formalec cuiu(cunque natut£,humanitatis,equinitatis,& c. uia necà parte rci dantut harucz commus nes extraindiuidua , vt diximus di(pur, przced. Porius ergo dicendum eft, quód licét in entibus rationis proptictates illis corrcí podentes (int rationis , t naturis realibus proprig pa(Tiones debét corres fpondere reales, quarü formalisratio fit realisstü quia paífTio debet. proportionari fubiecto,(abie&tü aüt páffionü c(t natu- rajnó indiaiduü, (ubiGtd.[ primü,& ade quatumyergo fi natííra ett realis,proptiee tas quoquc, ac cius formalis tatio , cílc tealis,tü quia indiuidua realia debét [üb fpecie reali contineri ; fed hec rifibi- litas , & illa (unt indiutdua realia rifibili- (atis incommuni , ecgo & ipfarifibili« tas in communi debet cfTe realis ea reali tate,quz tribui folct ceteris naturis entirealium;tamenvcrumeft,qceTat.cap.prafenti,proprium:rationeproprijfundarepotTefecurintétionemdiueríamabea,quaminrationevniuetfalis.^M169Secüdoquaritur,quomodo Pro» priü ip róne proprij firglefiniédü. Refp, illud ab Aritt.definici t, Top.cap. 4, hoc modo, Proprium cfly9 non indicatiquid reisfoli autem inc[l , ci conuerfim pra- dicatur,quz (ane definitio datur de pro- priofüb ratione propt:j,non fub ratione - vniuet(alis , vt notat Tatar. quia dcfinit per ordinem ad vnum folum, & per prz- dcati conuertibiliter,qua duo repugná vniuctíali ex dictis art, vlt.q. prac. & li- cét Do&or q.5 1. Vniuetf. in corp. dicat definitionem , quam tradidit. Porph-de proprio füb ratione vniueríalis , coinci- dere cum ifta Philofophi , noa debet in- telligi formaliter;fed materialiter tantü, quatenus definitio l'orph. &equiualet illi, velillà infert ; vt Bralau.noauit ibidem. Cum ait proprium nó indicare quid rei intelligendum cftà priori ; quia à pofte- riori bene indicare. poteft iuxta illad 2. de Anim.: r.accidentia magnam partem confcrant ad cognitionem (ubftantiz & ü "per " »- "1 , - ) E im pet hoc ignificare voluit, proprium non & iecur intra effentiam;quia 5 tunc illam indicaret à priori, fed extra » effentiam ; addit veró foli antem incfi , quia proprium füb ratione proprij oppo- nitur communi , & ideó ficut commune dicit relationem comrmunicatiui;feu con- uenientiz ad multa , ita proprium dicit relationem conaenientig ad. vnum cum exclufione communicacionis ad extra- ncum,addit tandem, c conuerfim predi catur, vt per hoc fignificaret neceflariá , & mutuam conncxionem , quz incer fu- "bie&um, & cius paffioné intetcedit , ra- tione quius (einuicem inferunt in fübfi- fiendí con(equenua, (i e(t homo,eft rifi- bile,& & contra; quod probat Ariít, di- cens,nemo .n. proprium dicit quod con- tingit alij ine[Jey vt bomini dormire,ne- ue ft forfitan per aliquod tempus ineft foii, pet quod fignificat proprium debe. re inefle foli, & temper , vt poftea magis | explicuit Porph.c.de prop. Ex quo colli- gitut tres conditiones rcquiri , vt aliquod predicatum dicatur proprtü, Mes cit , . qp non fit ptedicatum intra etlentiam;fe- cunda,cy conueniat foli, quia fà alteri na- ture conuentret iam non effct áccidens proprium;(ed commune; tertia demum , qp» neceffariam babeat cum fübieé&o con- nexionem , ita quod vbicunque talis ves inuenitur, & quandocunque;habcat (cm- r anncXam talem proprietatem ex in- trinfeca illias cxigentia, ac indigentia. s & dcficience aliqua ex his conditionibus, non;datur fimpliciter proprium , ncc in- tcgré, vt ibi ait Arift.quia non habet oés conditioncs ad ipfum effentialiter requi- fixas ; quanta autem fit neccílitas iftius connexionis diceinus poftea. 170 Sed dices,calor e(t propriü ignis, & tamé cóuenit alijs & rifibilitas ett pro prium Petri , & tamen non conuertitur eum ipfo, ergo particulz definitionis non bené a(fignamtur ; przícrrim etiam quia vna illaram fapertluit , nam fi conuertim przdicatur,íam inclt foli. Refp. concede do ca de caufa caloré non polle dici pro- iieri uai toto rigorc, quia non con- uenit foli : cam autem dicitur proprium deb.re conuerti cum (uo fubicéto jid dc- UPS — Quafl.IV.. De Proprio inratione proprij-eAri.T. 497 bet intclligi de fubie&to adzquato,& pei mi, quia nonc(t neccíle, vt proprium co- uerratur cü inferioribus (ui (übiccli pri- mo,quia ipfa fant fübicéta tantum fecun daria,& inada'quata,cacioné,n.praprij » vt ditinguitur à communi , totu habec in ordinc ad elfentiam , à qua immcedia- té fluit,ná in ordine ad inferiora talis cse tie potius habet comunitaté,quá rationé proprij oppoliram communi igitur de rá tionc rifibils , quatenus proprium eft à communi códiftin&um; cft, qubd couer- tatur cum homine eius adzquato (ubie- &o,non cum Petro,v:] Paulo ; Demum nulla particula eft faperflua, quia contice- tibiliter przdicari non ponituc , vt figni- ficetur conuenire illi (oli, quia hoc per an . teriorem particulam explicatum erat , (ed ponitur ad tignifi candam necctlariam, & muruüam connexionemyquam dcbet pto - ptium babere cü lubie&o, vt diximus, na ridere conuenit [oli homini,fcd quia nog habet cum eo cónexionem neceílariam 5 non e(t (impliciter proprium , 171. Tertió queritur,quodoá fit Pro- priü, q» hac definitione detinitur; pro quo recolenda eft illa quadraplex acceptio proptij , quam r. p.[nft.tradidimus cum | Porph.& Arift.nà propriü primo modo etat rp conuenit foli on tamen omni, vt homini effe Medicam ; fecundo modo ; quod conuenit omni ;fed non foli, vt ho- mini e(le bipedem ;tertio modo !, quod conuenit omni,(oli , (ed non femper , vt homini cancfcete ; quarto modo , quod conuenit omni foli , & femper, vt homi- ni effe ritbile ; quzritut ergo , nur proprium ex his modis fit hic definit Arriaga di(p.8. Log.(ect.2.inquit ea 2» accidentia , qua foli alicui fpeciei conue- niunt; ctíi non femperilli conuemiant, vo* canda c(le propria ab(oluté, quia in coms muni modo loquendi ridere dicitur pro- prium hominis,item dijcurrere,ctli non femper conueniat homini. , item quando Peirus v. g. habet phra(im ali uam , aut modum (pccialem loquendi , vel inceden di,quo nullus alius vritur , illa phrafis. di- citur propria Petri , ec£ nontemper. Pee trus illa vtacar,id probat Arriag.ex ira Cic. 1« Top» caps 4» vbi folum ercusit à B8B. ^ 49 — Dipu.IP. De Vuinrfaliusin pari, — fatione proprij id , quod alijs conuenire poteft illis verbis,nemo proprium alien. aus vei di xerit. quod aljs coguenire po- ! tefl quare conclüdit proprium in fecun- da cum acceptione excludi debere à ra- tione proprij rjgorosé (umpti,quia in il- la acceptione tantum víurpatar pro eo , quod aon conuenit oli sd etiam alijs; at9;ideó illud folum ab bac excludi deti- nitione , cetera ver. incladi , 172 Vei cómunis opinio cft; propriü rigorosé fumjtum efTe tantum proprium quatto modoó;atq, adeo illad tantum pec cam definitionem explicari , ità fignifi- cat Scot. 3 1. Vniuerf. & eft expreifaz us mens Arifl.& Porph. cit. & probatur , quia przdiétz trcs condition-s ad rigo. rofampropriü requifitze folum inaepiua- tur in proprio quarto modo, proprijs au - tem al:orum modorum (emper deficit ali qua illatum; nam ptoprifi primi modi có- uenit folis(ed non femper (omittimus di- €cte ,q non conuenit omni,vt ait Porph. quia hzc códicio couenit proprio in ra- tionc vniucr(alis, in quo fen(u de ipfo lo- quebatur Porph. nó auté inratione pro- prij,vt nos hic de co loquimuc)ratio cft, adgucit au&otitatem ; non enim negat: AUTt.rantum e(Te veré proprium, g» alijg conuenire poté(t , (cd etiam illud ; quà4. licét foli conueniat, tamen noa conuenit femper, lic namq: loquitur Nemo enin proprium dicit , quod contingit alij inef- Je,neque fi fov(itam per aliquad tempus inefl [oli ; vnde altos modos appellac ibi. Aritl.non limplicitet propria ; fed ali- ando, vel ad aliquid, nam ex dextrig quidem e(je aliquando proprium efl , bi. pes autem ad aliquid proprium eil. i. te« (pe&u alterius,cui nonconuenit,yade. 2 fubdit ibi b:ipedem cfle proprium homi«- nis,non fimpliciter, & abfoluté fed com- paratiu£ ad quadrupedia » quate conclus dimus , ridere non ede in rigore propriü hominis , (ed accidens commune , quod. & adeft,& abe(t,vt docet Scor.q.5 3- Vai, uerf. in folut. ad 1. quod etiam expre(se Porphir. docuit . MUT173 Adhuc tn verü eft propria alia- rum modorum po(fein aliquo fenfu te« duci ad proprium quarti modi ,& &am participare de$nitionem, fi proprium primi, & tertij modi. i T quia yt. notat Tatar. c(le medicum ibi ac- cipitarà Porph.vt dizit a&ü, & idco e(t fcparabile euà naturalitct , quiae(fe po- pria quarti modi,vt notat Tatar.cy citur ex ipfo Ariít. cit. vbi effe gramma- ur» yt dicunt apritudioé;(ic enim erunt m. à us. SENE) ticum dicit effe propriam hominis fim» — | tc(l, vt nullus homo medicinam edifcat ; & vai róne propriü ro modo nó eft reré proprium quia cancícere accipitur , Enron a&tiquomodo non conuenit (em pet homini; proprium autem (ecüdo mo do,licét accipiatur, yt dicit aptitudinc,& non adtü (quicquid dicat Poncius)vt no- tatidé Tatar, quia a&u habere duos pe- des,nó coucnit femper homini, adbuc cà nó cit in rigore proprii , quia nó cóuenit foli homini ;quare remanet , v: folü pro* pn in 4 modo fit rigorose propriü, qp ic defioitur vnde falsüclt,g» affamit Ac riag.g Arift.in Top.cxcludat (olü à vera rationc proprij, & rigorofa id, go alijs có- uenire pote(t,ná excludit etiáà,quod con- uenit rei feparabiliter , & cótingéter per illam patticulam conuerfim. pradicatur de re,per quam Ggarficatur gp femper rei £onaeniat jitaquod (cinuicem inferant in fübiifiendi con(cgaeniia, vndc truncatam pliciter,& in quarto modo, quia (urit il- lud, vt dicit iprrudioemynonadi; Hoc tamen intelligendum e(t , quotiecuoque. tales aptitudines ex pni ctfentiali-. bas fpeciecum ort ducant, & non aliun- de,quod ideó dicimus , quia sát quadam. inclinationes , & aptitudines peculiares quorundam jndiuiduorum , quz potius oriuntur ex principijsindiuidualibus co- rum,ac vario humorum remperamento , vt peculiaris inclinatio & propenfio Pc- triad arma, Pauli ad (cintas , & magis ad hanc,quam illam , qua proinde opti- rudincsnon veré dicuntur proptictates , fed potius accidentia quzdam de (ccun- da (pecie qualitatis,yt notat DóGor 2.d. 16.q.vn. K. Dices , erunt (altim proptie- tates huius, & illius indiuidui, quia 0j 110«. tur ex principis indiuidualibus corua , licut fpecifica. dicitur propria. fpeciei y. quia ex princijujs cius ipscifict 0; hy., ucit, UTE. 7 Bad IF Quidsahi ft prijriu in rique 4.1. 499 lie e . teft ad quartum; (i quartus ità a wx dacit. Kefp. indiuidua non habere aliam eram proprietateai prater illam nature, quz cft in (ínguli$ cohtra&ta y quia que-  €unq; alia proprietas affigrictur inindi- üiduo , poteft alia proríus fimilis in alio indiuiduo reperiri j quiaaliud effe poteft eiufdeet tempefamieniti ,vndé per accidées eft; quod illi foli competat, imo pore(t ex infirmitate, vel alia cau(a naturali tempe- tamentü illud afiquarenas variari, & con- fequenier aptitudo, ifla deftrui ; Taridem €tiàm fecundus modus proptij reduci po- mple (u- tnatur , vt- coréplé&atur proprium gene- ticum, & fpecificam, fecundus veró.f.císe bipedem ; tcferatur rion ad natüram hii- fbatiam,fed ad illam natura animalis, qua €ómunis eft omnibus bi pedibus, vc à qua- drupedibus diftinguuntur; tiam iri ordine Ad illam dicetué conucriire foli, & séper ; Porptli. autem diftinxit fecundum modii aquarto ; quia fecuu$ Arift. rion eft lo- cutus , tiii de proprio fpecifico quarti tiodi, forte quia notius, vel quia vt notat Do&or q.17, Vniuert.ad 1. proprii nul- lius eftinquantum eft genus;(e4 inquan- tum eft fpecies, quia ptopriuas folum eft Alicuias, iriquantum eft apti natam effe bie&um demonftratiouis , & hoc (« meft inquantum fpecies , quia folum inquantuni fpecies definicur. 174. Quiartó queritur ; án Proptium tigocose dictum, feu in quarto modo, di- cát femper aptitudinem; itaquod riequeat dicere actum. Communis opinio noftro. tüminfrà citatidi videtur e(se, quod fem- pet dicat aptitüdiné, vndé rcrü paffioncs paffim in aptitadinibascóftitaunt, & fa- ücce videntur Arift, & Porpli. cit. qui dü Quarturri proprij modam atlignantyde. » &pritudinibus ex carpiificant , monde acti- bus, imd atus excludunt , Dicendum i eit licét vecuim lit propeietatcs recü tegulatiter,ac vt in plurimum dicete apti- tudine$, interdu:n tamen non folum apti- tuduiem, (ed etiam actum dicuntaiic v.g. dicimus proprium eíse trianguli liabere tres angulos duobus rectis equales non tanium im aptitudinesíed ctià jn actu, fc €tiam inhztere eft. proprium accidentis teipeGidi noD tantum y vi dicit aptitudje net , ficuc eft inaccidente abfoluto , (ed ctii vt dicit actü, vt docet Do&. 4. d. 12. q.i. & ratio cft, quia huiufmodi naturj; non rantuni prafatz aptitudines necel- farió conneótuntut , fed & actus illis cor» rcípondentes, quod etiá cernimus im paf» fionibus difiuntis , vt eft par, & impat refpe&u numeri, re&um , & curuum re» fpectu line , conueniunt cnim fu s fübies tis necoffarió non folum im aprticudiné y fed e$ inaétu ; quare (i aliquod atttibu- tum habet etiam (ecundür actum; nece($a- riam connexionem cum aliqua natura , & ei tátum cOuenir, nó videtur ; cur nomine proptietatis appellati nó poffic,cü Fri bear omnes códitiones ad eam rejuifitas, vine dé fi Arift. & Porph, vidétur actus exclu- -dcre, loquuntur dc a&tibus nó habentibus €um fuüb;e&o ríecetlacíam connexionem. 17$ Quinto queritur , an ncceffiras Conne£ionis proprietacs c& faofübiccto tartta fit,vt neq; de potentia abíolara pof- fit ab eo (eparari. Negant Caprcol.1.d.3- q-3. & Catet. 1. p. q. $4. art. 3. Soncin, 8, Met. 1.ad 4. &alij quamplures . A flir- mant Fertar.4. contra gentes cap.65.S9« to q 2. dc propr;o, Bannes t.p.4.75.att. 6- Alij veró d:ftinguunt duplex proprie tátaum genus , qua dam .0. à (abiecto rea» liter diitinictz noa (unt , vt fur paífiones entis, & appctitas materie ad formas; & liz nequcüt à fuo (ubie&o difiangi; quz. dam vctó futi realiter di ftiacté,vt quáti- ta$ in matcriascalor vc octo in 1216, frigi« ditas süma in aqua, &c. & hz polltmr per potentiá Deiabtolurà à fuis fubiectis fee patari;ica Didac. difp.9.q. 1.dab.4. Auete q.14-fcct.5. & al;j lunores paffim, Dicendum tamen cit fcceifitatécon- nexionis proptij cum (tuo fubie&o nom folum e(sc phyficam,quazenus (ecanduns Communcm natura curfum. nüquam poe teft (ubicétum line fuo proptio inueniri, , fed ctiam mctapbyGcam , itaquod entia Dei abloluca. poísunt fepara ansam | ('d nec ettam pet incellectum pe 'oísunt iotclli- no fubiectum ipa e. rà colli- is ex Scoio vbicung s loq.icar de pra. i cius Expolicoics 1.d; 3. ue Venet Q5. * - $oa 85 ada. pro opin,2.d. 12. q. 2. ad 1. & 16.8.1. $. Sed quia via bac , & d, 15. q. vn. C.& 4.d.12. q. 3. $. Dico ergo ad poe & d.13. q. 1: art. 3. in prine alibi fapé, quem omncs (equuntut Sco tiflz Tatar. hic dub.3.Canon, 1. Phy(q. rt, 2. Tromb.4. Met-q.4. Lichet. q. 3. drolog. Rocc.q. 3. de proprio , Poncius ibid. Saxiustom. 1. Catalt, difp.1 1. q. 7. Faber 4.Mct.difp.6. & alij paffim.& tc- quitur Nominalium Schola; & probatur €fficaciter (ic conclufio demóftrationis, in qua paffio demóftratar inhercre fubic- €to,cítadeà vera, vt per nullam potentiá poffit falía réddi, ergo nequit (epararià fubic&o , alioquin Él cari poffet , nec effet eccrna veritatis  Refp. Didac. hanc conclufioné,homo cfl rifibilis, eífe atcr- Ag veritatis radicaliter , quia in homine neceífario (emper manet radix ri(ibilita- tis , quz eft rationalitas , noncít autem &terna vetitatis formaliter. Contrá, hoc noncít aliud , quam dicere (olam illam pramiíiam dcmonítrationis, qua perti- fict ad primum modum , cíTe tormaliter neceBariam,conclofioncm vcró effe for- maliter,& in (e contingentem,quod om- nino dici non potett. Kefp alij proindé , tunc fore vcram etia fórmaliter,non quia &&u cxiftat in homine rilibilitas,(ed quia «ónexio illius cum [ubicéto e(t 1n (ccun- do modo períeitatis, & ità femper cft ri- fibilitas in homine fccundü cónexionem pet fe,licét nó fccundà cxitteutiá ; quam- uis ero tune fa (Tec £al(a j bomo exifl;t vifibilis, ia tain emper veta forct, bo- mo efl vi[ibilts , quia cum cius veritas fit ncceífaria, ab(lrahit ab actuali cxiftenria, ontià,conexio per (e pred aci cü fübie to oritur cx neceffaria inhzrentia illius «um 1íto, ctgo fi riüibilitas neceilarió non áneft homini,non etit vera propofitio Íe- «ündut connexionem per (c in fccundo 1nodo ; Et quamuis veritas propoiitionü nece(lariarü non pendeat ex a&ual éxi- ficmia cxircmorum, poftulat ta.n6, quod fi cxtrema exiftunt ,. przdicatum veré «Xillatinfubiecto , vnde earum veritas ampliatur ad omne tempus,vt diximus 1, :s ft. cract t. cap, 11, & explicatur per . ticam condiWonalca, vt v.g. lo- -Difp.V.. De Voiuerfal. in particul. M—-— 8 mo eft vifibilis, .i. à fait , fuit camrifibis litate, (i eft, cum rilibilitate exiitit ,6 erit crit cum rilibilitate, ergo fi fena. exiftic, fi Deus auferat;ab co rilibili« tatem , propofitio neq; vera erit fecundiá cónexionem pcr fe. Refp.tandé alij, pro- politiones (ccundi modi dici neceffarias, quia neceffarió cópetunt fubie&o (ecun« - dam naturalem facultatem, & innatá eius cxigentiam,non tamen abíoluté,& in or« dine ad potenrià diuiná, ita Arriag.di(p, 16.Log.(cét.7. n.61. Conwrà , neceífitas conclaüonis non folum elt phyüca ,. fed etiam logica , alioquin etiam accidentia naturaliter infeparabilia poffent demona ftrari de (ais (ubiectis , quia neceffitate phy fica illis coherent, ergo pra dicata fe- cundi modi debent necellarió competere: fubic&is abíoluté , etam in ordine pocitum disinam Mee. Zabarei. in Log. lib. t.de propofitionibus neceffarijs Eris 11« vbi difecé oftendit ies tionibus fcceundi modi nedum i . €cilitatem phyficam, fed etiam] nam accidens proprium,cum ab effer & forma (ui (ubicéti fluat,e[sem dens dicitur, quia eifentiam coni ideo neq; re^, ncq; mentc poteft rijquod etiamreplicat 1.Pofl.cap.ó. . - 176 Ex quo rar(us roboratur afsert noftrü,oam (i Deus pollerjfeparar Ec priam pa(lioncm à (ubic&o,ergo. erit difcrimen inter accidens proprii , & accidens cómune infeparabile,quia vtri« ufa; connexio eum fubie&o císet eode modo ne«eílariá, nempé necellitate phy« fica, & fecundü cómunem natura cursu $ fed per potenuam Dei virüg; ab(olucé poísct feparari à (ubie&to« Reip. Didac- ncg.conícq. quia fepatata tifibilitate ab bominc, diceretur radicalitet rifibilis,ó& maneret in Co debitum habendi talé proe» prietatem , quia maneret in eo rationali« tas, qug cft radix illius, & principi exi« gitiuum eius , quod non potcít dici de.» «oruo refpectu nigredinis(i abcofeparetur.Contrà;quiaeademrationecoruüsdicipoffetradicalitcrniger,quiamaneretineoprincipiumradicaleilhusnigce«dinis,nempétaliscomplexio,&taleteaperamcntum,,&confequencermaneretPEparv€.vtw.LdeC"Tenpropriumà[ubieBopepefepavaristei.L.$01^fintodebitihabendinigredinem.R.efg.idemaffcréndoaliuddifcrimen,9fepagatariibilitareabhomine,adhuc homini conucoitet císe rifibile fecundü propriam 'fubieQi virtutem , & naturalem faculta- tem, vnde -. et sb cina iam pa(Tionem , & poftea illà rclin- Li e isque , ftatim naturaliter di- wmanaret ab ea, noii fic dc accidente infc- »parabili. Contrà, quia in multis acciden- tibus etiam naturaliter feparabilibus ex- perimar quód fübic&um illis denudatü, fi non impediatur , (ua nacurali facultate, da dcmnó fibi comparat, vt patct de aqua calida íe ad priftinum gradum frigidita- tis reducente, crgo tanto magis id cueni- gerin accidentibus naturaliter infepara- bilibus at; ita nulla cft difparitas allata sn reiponfione, & ex lus manent ex»lofa te(ponfiones sanchez ad argumenta aila- ta , nàm cum pra'factis coincidunt. 177 Demum, gp neceffitas connexio- mis inter fübicé&um, & pa(Tionem fit eti logica , ita «quod ncqucat (ubie&tum fine patlione ;ntelligi, vcl tub bfpolto cius; Probatur, quia vt docet Door q.3 1. V- niuerí.ad vlc. & alibi (ape, licét poffimus nó miclligere hominem cum rilibilitate uta abürahertium non cft mendaciü cx 2.1 hyf. 12 vt ipfe aocet 1. d.2. q.7, infca J.& 5.d. 3.q.vn.G ncquaquam tamé pof- fumus inrcll gcre hominé ünc ribil tate, vcl (ub ojpoito cifiollitaus abíque a iudicio ciientiz ipfius hominis, negando mimirum rifib.ltatem de homine , aut af- firoando eius oppofitum , & ratio etl, quia licut. ex rifibilitate recte infertur à criori humanitas, ita ex negationc ri- fibilitatis re&é icfertur negatio buinani- tatis , & vriucrfaliter ex negatione paf- fionis dcflru&tio (ubic&isergo nece(Ttas €onnctionisinter (ubicétum,& psffioré eit euam logica; Afsumptum conccdi- tur ab omnibus etian: ab ipfis Thounttis, yt. patetapud Complur. ditp. 8. q.1. vbi bene notant per hoc d'ttingui proprium ab aceidente communi, euià infcpatabili, quia aec fine tali. accidente diu di- ué poteít intell/giimió fub oppof(ito cius, vedi ipfe Pub €. de IER , €x quo cflicax deducitür argumentum cota Thormiftas , quia (i accidens propriü pct hoc diftinguitur ab accidente có! , quod nec mente potcft à [uo fübie&to diuidi, feparati, quomodo pofsun: ipfi asc: cre, quód ctiam à parte rci fit feparabile? 178. Sed contra obijciunt, quia omne prius, inquantum prius, cft (altiim per di- uinam potentiá (ep:rabile à fao pofterio ti, fed (ubicétum e(t prius natura paffio- nc ex Arift.in poftprzd. c. de fimul , er- go&c. Tum quia pec Arift. c. Met. 1 6, priora nat.ra d.cuntur illa , qua polsunt císc tine alijs , non tamen alia fine ipfis; ergo (i (abretum ctt prius natura paílio- .pc, poteft císe (incilla de potentia abío- luta. Tá 3. quia (i (abie&um nequit efe fine paffionc,iam dcpenderct ab ilia,atq; ita etiec poíterius ca; quód (i non depen. det,ergo pót effe tine illa . Tum 4. quic- Quia eft 1n aliquo infláti , in quo noa eft aliud, poteft à Dco confcruat; pro quo- cunque alio inttanti fine illo víedi (ubie&ü cít in aliquo prior: inflanti naturz;,in quo non cft (ua propria padioscteo &c. Tum tandem,quia quantitas eft pailio (ubttan- tiz corporea , calor vt octo 1g0is , licut. frigusaquz, & tamen de potétia Dci ab- Ío Bé poritar hzc ab illis feparari-. Reíp. maiorem cfTe veram, cum prius eft realiter diftin&ü à pofterioi , vt do» cet Scor.a.d.12,q. 2.A, ac etiam ell vai- ucr(aliter vera fumédo ly inquantum rc- duplicatiué,quia prius,inquantü prius,nó dependet à potleriori , & ita poteft eífe finc illoyinquantum priüs, (ed ex alio ca- pite potctt ede impedimentum. f.ex iden- titate (cali, vi notac Tátar,cit. ,& ita cft in propotitosgy (ubiecto nà repugnat effe fine paffione, ca rationcsqua prius cft il. la) fcd quia cfi idcm realirer,cü lla. A d 27 duplex cíE prionitas natura, vt fufius in» . Éra di[p. 9. q. 2. vna effcndi , & explicatu£ pet poísc cse pnus fine pofteriori, alia iocciligendi cum fundainento in re , quae non rc&té. cXplicaiur per polle císe , vel fcpatari prius line. pofteciori , fed cantum - pcr potie voum abíaue al osvcl prius alia intelligi, quia non includ;t illud in fag conccxuyyi docct Doctor 3.d. 5. q. 1. G« Aufl. oc-cic. loqu.tur de pioritate natu» rg Ciendiycd (ub.e&tum cft prius pa(Tioe "^ nc $02 fic (folum priorirate nátura intellizendi . Ad 3, (enderet ab ca pendétia quam yo- ' cant à poflcriori, & mielus diceretut co- -exigcntia,cuo fenfu dicere folemus,causà formalem p&dere à fuo efic&u formal , *Quátenns nequit efsedfiie 1o. Ad 4/ncg. min. quia yt bene nórát Canon, cit. efse qpuus nacura non eft efse- prius in aliquo fiznó,in quo non'fit poRerms quia nullus feiexiftentia menfurauir perinftans ratu. ( tz, fic qnod a] quo exiftat id ; duod dici- "tur natura prius,i&quo non exiftat, quod ft nacura pofteriüs, ted tantum yerfi cft , Ev io al;qtio inftanti intel! gitur illud, quà non 1melligitur iftud; ynde pti. ri- tas fola dirationis ex plicatur pet ycrbum efl ;& in'quo , (cd prioritas nacorz expli- atur [olütm per verbum poteft effe& im quos 6ett prioritas naturz c(scudi, yel pec deseo intelligituvy & in quot cR inccl- ligendi ; v futius infra difp. 9. cir. Ad j. ncy. illa cfse propria in rigore illorü fübie &orü, fcd (unt accidétia quaedá illis con- maturaliter debita, quare potius propétio €is innata ad talia accidentia recipienda dicenda eft corü fübiectorü proprietas. 179 Deinde argaunt cx modo;quo paf fio caufatur à fübie&o, omnes enim con- tecunt caufari ab co , vcl in genere caufz efficientis, vcl materialis; vel vtriufque fi- mul; (i dicatur primom , poteft £u bic&ü c(se fine paflione ; quia Deus im- pedire poteft omnem effectum in genere efficienris; fi dicatur fecundi neq; faluaturneceffitas connexionis pa(li onis «um fübicéto, quia caufalitas materia. fie tc potentiz palfiuz eft coxiradi&ionis i& contingens ex 9. Mer. 17. li dicatur 3. uam quod runc fnatetia ; & effi- Cicris cOinciderent, contra Arift.2. l-hyf. 79- adhuc fequitur propofitum , quia ncc eaufalitas materi , nec efficientis elt ne- £císaria, vt probatam eft," — — | - Reíp.fübie&um efse caufam pa(fionis; hedum in genere materialis caufz , quiá tunc certé non eíset necefsarià conncxio pitlionisad (ubie&um , vt norat Dottor 1.d.3.0.7. S; & 2, d. 25. q, và. C: & D. "Tho.opuíc.48. c.de proptio , fed etiá inr egeat entis non quidem phy ict, & pet verum j ae realem igfluxum ; ^ Difpu P DeVwunf is ppc: 7 in genere caua efficientis f - nim in hoc fen(u aliany caufam nó babet abeaquz ip(uin produxit fübie&tum, (ed li uerunt fotnine ebullitionis j ac fimplicig £eroerét; vcdiximus ig Phyf. dilp. 7. qa, quamurs igirarpolsec Deus omnem caus d tarm phyiicam-efficientem 1 i "Metaphyticam. Dices , Deusliberé con- fionem,érgo poterit fuum cócurfam füb. , alioquin libere non concurrereay & lic: fabie&um (ne palfione maneret, bet in produ&ione paffionis à coneurfu, quo producitur fübie&ü;quod noncredi- mus,non concurrit libeté,(ed nece(sarió, non quidem neceffitate fimplicitec , fed ncce ffitate fuppofitionis, quia en. do fubicétuin , necefsarió tenetür cócur-- rerecum co ad produ&ionem fuz paffioe nis, quod etiam ip mulus ajijseucnm Et cum dicebarur, ep marcriay& efhciens ng. coincidunr 1.phyf. Refp. Scot. loc. cit, : di&um Arift.eíse verü de materia ex quay feu materia partis,non de materia in quay qualis c(t (übie&um refpectu (ug pa(lio» nis; vide Do&torem q.3 ; Vols ríad3..- Sextotandemquazricur, quomoe do paffio fic indifsolubiliter ynita fubice &o diftinguatur ab co ; Thomiftz adhue non obftante tali nece[saria connexione, pa ffioné realiter à fübie&to diftinguunty eftb quafdam nó dittingaant;ità Capreol, Caiet.& Soncin. cit, Nomina!es é contra negant vllo modo diftingui à parte fei fed cantüm ratione raciocinata ; ita Greg 24d. 16.q.3. vbi Gabriq. 1. Marfil 1. q.7« art. j, Durand, 2.d.3.q.2. Scouftz. cü fug Dodt.loc.cit. medi&tesinter bas opinios ncs extremas diftinguunc illa diftin&io- nc ex natura rei formali ; qua fcequenter ytuntür in rebus megaphyficis ; Et quidé quód non d:ftinguantot realiter potefl in primis deduci ex di&is in vefolutione przcedentis'dubi) y fi enim eft tanta. ne- ce(saria connexio inter illa , vc ne mente diuidi poffint; ergo neque cealiter diflin- guentur ; nam in ab[olutis , quz pecie ACT, OP. De difiucl: jrijrijh fublefa «Met. — S03, Pride pk E ao Lipa e id 4 Probaur ud.jue ratione ex Sco- todedudis n2 p Adnan ilm » quia vt ait ibi D ,mrinfeca .litás (cparationis duocü ex tri- plici capite procedere pateft,icl quia süt iul natura ;. vt eft de duobus rclatiu s;, quia ynuni ef pons » à quo effertiali- tct dependet poílerius ; ratione cuius dc. pendencig loc riequir ede (ine illo, yt cft. de toto, & partibus, vel quia funt idé rca« liet,vnde poftea infert in eoáC 2. d, 2..q.. 1.A.& B. gj illud; gi fi ellex dittiactam áb.aliquo ; sies pofterius eo natdraliter , tiéccilarió eft idem illi;(i impoffibile ett, .. illad aluide(fe Gne ilo, & qv nihil realiter ftirituiti ab. aliquo, (inc quo gequi: eí- i. fibi contradictionescft prius co.fed eft poftcerius co naturaliter, vcl fimul natura Cü eo; (cd fübie&d eft pritts natura ip(a palin ex ineo fimul;quia (übie cauía illius ; etgo fi &um. rícqui eds niet pro sex c [13 ) inuiníéco : n Ó fi id ded or one ead ii ide CHÍO, 0c CIA nora Qui Arift, enrétia (unt in(eparabilia , non cx inttin- 'cà caeli nátura, (cd à cau(a estcinfeca.i; ab inreliigestia pecellacid ninoente ,non infert ccaledi identitatem , ( yt notat ibí DoctogitN.) id etit vtiqy ob idencita- teri zcaleni inter eajquix nunquam impli- cat ab intzinfeco. prius (cparari , à - e tigri;nifi propter idenutatetn realem. [a- füper pa(liones,vt platiaum, dicunt inna- tas aptitudines ad aliquid agédum, vcl cc- cipicüdum; at tales Eel, enis niliil rea - le (uperaddunt nátarz. (ic apt cx Scoto 4:0: 49-3. 10:ab initio v.g: tilibilitas ni reale humanitati fupecaddit, ratione cu- ius fitcapat rifus, vcl apuasad illum;nara Iubiectum quod ponitur ab ifta aptitudi- nc realiter d: ftin&tum, immó à quibuídà €x Adacrtarijsfeparabile, antecedécer ad illa UK IRBALAUT-SO €a ».vcl e(t naturas l;cerilius capax, vel non; non (ecunduin, tc 9 priunum; tunc.crgo de ilia priort aj- uicidiné quarendua cftyvtcum, Gt cadegi rcalicer (ubieGtosvel. non, i prunumy;crao pt lebat ftare in ilia (oja apciungine ad a&tü fübiccto realiter identificata, & non, poncrc anteriorem capacitatem , & apti tudinem ad ipfam; fi noo; ergo. pcocedi- tur, vt prius,& (icininBnitü; vide Trób., & Canon.cit. 1. Fh (:q. 1.art.vlt.bené hàc. ratioricm perttactantes. Tandé palfioncs entis fant adem cü ip(o ex Acift. 4. Met,, & cóccdunt, ipti Thomiílas, erg» fiinilis tet, X alig pa(íliones cuin (uis fubicctisg. quia ficut. (c habet pa(Tio entis ad ipfum €n5, ita talis paíljo ad tale cns,.nec vnqu& poterit afferri (ufficiens dilpacitas . 181. Quod veró cum taliideniiate teali ftec dillinctio formalis,probaturexillogenerali,principio1nferiusiacicidadiíg.8,.quad,nallumabfolatumidécificactibiform.lirerrefpectiuum,quiaab(olu- tü,vt lic,cftad fe, refpeótiuü ad aliud, (i- ué talis relatio. (it predicamentalis ,. fiue tran(cendentalis, parum refert, vt ibi di- cetus ,fcd (ubiectü, vt plarimd; eft quid abíolutom , & paffio cft relatio aptitudi- nalisad actum (übieéto naturaliter con» wcniehtem » ergo &c.. Deinde verificanz tut contradictoria ex natura rci de [ubi &o, & paífione , ergo ex natura rei di; flinguuntur $ quia contradi&tio fcmper arguit diftinctionem vt dip.9. g« 1.ar 2, dicemus, & quidem talem;qualis ipfa efl; Prob. a(famptum,nam (übiectum dicituc nauraliter prius ip(a paffione, pa(fio pg» ftetior,(ubiectum e(t cau(a patfionis, no. é contra, & tandem paífio aon eft de gà, ccptu quidditatiuo fubie&i , cum de ipío prédicetor tahrum, in 2, modo, crgo, ad minus inter ilta requiritur. diflia&ig fore malis, & ex natura rei, prz (ercim quand natura importat yeram realitatem , & no tantü pracifionem obiectiuam inadz tàn, vt cft de rapicendentibus , nà vugg inter naturas: tran/cendentcs  & carum pathoncs nonnifi diftin&io ratiocinata intercedere poteft ; vndé dc paffionibus tranícendenuium admini potcft Nomi. naliumn in » at hic loquimur de na; taris. praedicamen bs opa Sed obijcitur Monta qnod dine grantur rcalitet; quia caufa , & caufarur realiter. di ftipguuntr, fed (ubie&tum c cauía pa »,cgo&c. Tum xad ryveiip bae menn SRd ee iuReke "Maaiig $04 thento 9. Mct. 13. ergo propria paffio , qut dictt potentiam ad actum accidepta- Icir y vt rifibilitasad ridendü, collocabi« tür in prazdicamcnro-accidentis., vt ipfe a&us, & tic à fubic&o ; quod cft in pra dicamento fubftantiz realiter diftiogue- tur. Tum 3. quia fufcipit magis.& minus, pam vnus homo dicitur magis riübilis alio, ergo eft accidens realiter à fubicéto diftiactum. Tum 4.2 Cus efl nobilior po- tentia ipfum refpiciente , ergo fi rifus cft accidens,ctiam potentia jpfum rcfpiciés. Tumtandem ,quia illa contradictoria , Quod fübicétum elt prius , paísio pofte- fiot , &c.non tantum diftin&ioncm for- malcm fed etiam realem inferre viden- tur , quia nihil potcft pra.cederc feipfum. 183 Reíp. afjumptum valere de caufa phy fica per verum , & realcm influxum agente,ró de mctaphyfica, ficut cft (ubie &um cauía paffionis, vndé proprie non debet dici paffionem caufari, vel effici à fuübie&o; fcd tantum puliulare , & ebul- ab co , hzc enim vocabula infinuant &Gioncm utr i be per fimplicem emanationem; illà vcró phyficam,& rca- lem; vide Maurit.q.30. Voiuerf. declaran ' wem hanc cómuncm Scotiftarü rcfponfio- rcm. Ad z.ait Do&or 2.d.16.4.vn. A.ve- 1 cfíc atffumpram de actu & potentia, vt funt difícrentig diuifibz cntis «f. pro po* tentia obieétiua, & a&u cotitatiuo,nó au- &€m de potentia, vt cft principium opceráe di , quahs in propofito eft propria paflio án ordinc ad fuum a&tum . Dices, paflio tfi in pra dicamento qualitatis in tertia» fpecie. Ncgatur,loquedo de paísione pro $nnata rei proprierato)beec . n.ponitur re« xuétine inilio przdicamento ip guo eft tius lubicctum ob idcpiitatem realem cü illot qua nam autem fit paffio de tertia» fpecie qualitatis,dictü eft in Inf! 1.p. Ad 9. ncg. affumptum,re.n. vera non fuüfcipit magis,& minus illud;quod veré eft poté- tía,& aptitudo ad ridendi, fed illa maior, vcl ninor facilitas ad rifüm orta ex pecu- liari temperamento indiuidui, que quidé facilitas cft potentia naturalis de fccanda fpecie qualitatis , vt docct Do&or modó Jic. R« Ad 4. verum efi à um de yotenua seipiciene aétam y qui fi perfe- C uet Difput. V... De Vniuerfalibus im parti: &io lab(tantialis, non auté fi fit perfcétia accidentalis, vt eft in propofito; nifi accie piatur in fenfu reduplicatiuo, fic .n. vais ' uerfaliter a&us cft nobilior potétiaquod ' non officit . Dices, proprium vel eft füb- ftantia;vel accidens,nó (ubitantia , vt pa« tet,crgo accidens . Refp. cum Canon.cit, formaliter neutrum cffe, (ed pec identitas tem vtrumque quia in (ubftantijs eft reas litet ac identicé fubitantia, in accidenti» bus accidens. Ad $.non quacunque con- tradi&toria etiam ex natura rei inferunt realem di ftinctionem,fedtantilla,qua:radicanturindioerfiscebus,quaenimra«dicantutindiuerfisformalitatinififormaleminferunt.diftinctionem;vt ex-« plicabitur difp.9. cic. quamuis ergo prio« ritas,& pofterioritas temporis femper fan denrurin diuerfis — arque idcó fint cótradiétoria diflindtionem realem indu. centia,nó tamenquacunque prioritas ma emis ete édiqualiseft,qug — intercedit inter fubi Y& 183. Deinde pró Nominalibus vrge« tury$ ratio Canon. & Tromb.allatacon- tra diftin&ion£ paffionis à (übiecto rea lcm militet etiam contra formalem, nan circfcripta rifibilitateab homine per telleétum , aut homini repugnat rilus y 8c rifibilitas ipfa;att non. i ; ry enki 9 fccundil;atq; ita fübie&tü erit cspax ifbus aputudinis : nec. dicas effe cantum capax - fundamenraliter;quia fic etiam refponde- rent Thomiftz; vcl igitür ante aptitudiné dabitur femper aptitudo in fübicéto , vel non cft diflingaenda paffioà fübic&o ; nifi perrationem. — — — Refp.ti illa ratio non bene percipiaturs nontantum contra formalem diftin&tios ncm paflionisà fübicéto, fed eriam cótra diftin&ionem rationis ,' videtur poiic re^ torqueri; dicimus ergo cum Tromb.cit.& Brafauol.q.3 3: Vniuet(. non qué milita* re contra formalem, (icut coatra cealemg quia formalis aptitudo ; & capacitas de» bct vtique poni in fübicéto refpe&u il- lius quod eft fibi conucniens , & ab co realiter diftinctum , nec fufficit capacitas fundamentalis ; non autem poni poceft refpc&u eius, quod eft realiter idem (ibi, «uóia albi dici proptie eif in poremin à ———— S HN Sueft. IV. De Proprio inratione Vuiuef. ide L.— $05 ad (cipsü, & capax fai ipfins,quare circü (cripta: rifibilitate ab homine; vtique ipfi pórcpugpat ri(ibiliras, quia eft fundamé talicer capax, fed non bene infertur,ergo «ft formaliter capax ,& pofitiué talis apei tudinis, quia in tali przcifione quiddita- tiua nalla capacitas, (rae naturalis aptita do tibi cópet:t,quia hzc przdicata aduc- niunt in (ecundo modo, & pofteriori (i- gmo , &ücintali przcifione fübic&tüm €ft tantum capax priuatiue,f(cü negatiué, vt ait Tromb. quatenus non inclut ali- quid repugnans , fed fi przícindat pa(fio £ealiter à iübye&to,vt condunt Thom:- fte feri polTe, tüc (ubie&o affignari debe bx pofita capacitas , & formalis apti- todo ad apticudinem , qua praccifa fuit quia datar formalis aptitudo ad attribu- tü cóucniés fubie&to, & ab co realiter di- ftn&um.& ét quia ralis przcifionon ef fet per intelleétü ted à parte cei , in quo fia fübie&ü eft pofitiué capax. cuiuícü que arcriburi ibi naturaliter debit , ma- met ecgo illa ratio in fuo robore,adeó vt Zan. teftetur à nemine vng fu: (fe (olua . De hac qozftione diftin&ionis patfionis à (uo füb:c&o , quz. cft precipua intec Scoiittas, & Thomiflas; & à qua multe aliz dependen: refolutiones in Philofo. m » videri poffunt Canon. & Tromb. oc.Cit, & cx V ecentioribus .Sax us tom, 1. fug Cataft. difp. «1. 96. & 7. vbifu- 5€ ,  conformiter ad principia Scoti de bac rc tractat. ARTICVLVS IT. vC gitur de Proprio inratione vniuer (alis . Xplicita narura Proprijqnz na- 184 t cft fundare vn uetlalita:é hi- ius ua. ti przdicobils , nun. expl cana n anet ratio ift. us vojucríai citis, & quo- modo natura realis Fr. p ij couftiuator in ratione qoarti poedicabius. Dicenduum igitur. ett cu. communi Do&trum proprium conftiu in rauio- nc quai ds per etie pradit'a- bile de pluribis im quale accidentale nece[farió, & imiran[mutabiliter, (cu :n (ccundo modo dicendi pet fc ; ita. Do- Logica. Gor q.'36. Vniuerf. & Scotiflz ibidem , & przlertim latar.c.de proprio. Proba- tur,& declaratur Cóclufio,per hoc enim, qubd dicirur effe ptidivuble de pluri- bus , fignificatur propriam non cfe vni- ueríalc ccípectu foliusfpeciei, vt aliqui dixcruat , quia vn'act(ale pluca refpicit , (cd natura communis, cai propeium ada. quatur,confi dcratur ,vt vna , fed in otdi- nc ad indiuidua erus ; & *co.cir. ad 1.qua vationc ctia art vIcq.przced. negaaiimus differentiam conflitni in catione pradi- cabilis in ordine a4 fpeciem , quamcon- ft ituic. Pet hoc,quód explicite nan addi- tur mamero , vel frecie igmtcatur ad hoc przdicatile, non folum (pcctare pro pus fpecificam vr ritibile, quamvis ife ud tantum definicri (quicquid Ruuius d'cat) hic Porpb. cb r; tionem allatam , ptzcced.art.dub. 3. in rr pro- prium gencricum , vr fenübile, eo pror- fus modo,quo fupra dicebaa us de sife- rentia. Per hoc , quàd additur ín quale accidentale, goificamar ditin&io a tri bas vniuerfalibus prioribus , quz dicun- ur effeatialiayquia (pe&ant ad elfenuam rci, & infinuantar etii fubij ibilia ipfius proptij in cone vniucr(alis , hec enim nó funt fua inferiora quidditatiué, vc hoc ri- fibile vel iilud, hoc , vel illud fenfibile , quia de iflis non prdicatur in «uale, fed in quid ad modü generis, vel fpeciei , (ed fub jcibilia eius in ra&ióne qusrtt przdi- cabiiis [um 10ferora illios narurz com- mun;$,cu! proprium sdzq«aiur, de. ittis enun pidicajur 10. juale accidentale, vt S.oi, docet q. 30. Vn'ucirf. in corp. Per hoc tandcu4 quód additur «eceiiarió, e ini au[mut abdtti: y Wfinuaur. dtiftin- & o yropr:j quarti pred cab; s ab acci. dnte quimto ,rgdicabili, cu'a proprium de tuis füb:jcbil.bus ta necelTarió, x in- tial omtab.d cer. pigd catur,vi de ill som n nó ncaart ne.(ucat; licet cnim poffimus nou inclligcre hominem cim ritibilita- tc ; neiuaquam tamen mielligcre potfuz mus honané (Ot fibié, vc) yi c tib Té ab(* qae pia iudicio eisériz fius: à xoéya t;one pallron.s. valet. nferri. detiruét 0, Icu iiegau0 lubicéti, juod non cft verum, dc «cdente quigto predicabih, eria im st fcpa- go6 Difp. De Vuiuefal. in partiode s. feparabili ; quia fub eius oppotico poteft itclligi fine repugnantia, nam potett in- telligi coruus tine nigredinz, 1mÓ (ub al- bedinc , vt ait Forph. & Sco. 4.3 2. ad vlt. 185 Hinc infertur 1.nó bene difinzui propriü in ratione quarti prz dicabilis ab accidente quinto pr&dicabili per conuerc tibiliter prz dicat) , (etiam diximas. di- fj»4-q. tatio eft , quia vt frequenter in7 culcatü ett; »radicari conuertibiliter om- ninó repugnat raugoi yniucr(als,qycum comiparerur riis, de quibus przedicatur , wt füpccius fuis 'efsrior bus, & fit pradi- cabilc de (inguls, età (corti fumotis , muonquam «um eis conuerciur in fuoli- endi coníequentia » igitur per conuer- ;biliter radicari ditbinguitur ab acci- ente (olum in ratione proprij; aliud au- kem eft looi de rrlibilisvel (coüb.li ina fationc propri) , & aliud in ratione prz- dicabilis , & vainerfalis , vt notat Ta ar. quia yt proprium refpicit folam natutá , cüi adgquarur j vt ycró yoruet lale, infe- fiora illius naturz, quia propt:uin tale, » dicitur in ord nc ad vnum folum, vniucr- fale veró re(pc&u ylurium , vnde repu- gna idem tcípectu eifdem: elfe vniuer- ale, & proprium. vc docet Dottor 4.30. ad 1. & ita. intelligi debet. 1pleiiet 120- &or ; fi q»andoque. proprium dittnguit ab accidente per comertibiliter prg (i-a rj, quód n& c illud tunc di (t inguat in ra. tione proprij , non in rauonc vaaertans , 186. oféttur (ecá.4ó de Biniconé Pro prijá Por, h.tradita;quod,accidic orn y folii [emper eile ab plo dará de pro- ptio in ratione przdicabilis, noa autein proprij contra Tatar. , & conftat ex iila parucula omni » qu£ non tribuitur pro- prio (ub ratione proprij,nam («b hac ra- tione conuent vni foli cx di&is art. prae- ccd,ita docet ScÓ:, j 1. Vniueri. in corp». vbi aitquod pet p£imain parículan ac cidit habetur ratio pred ca, & moti zdicaudi f. in quale accidem ale , per. y omui, dr foli babéur lub j:ib lta pro* prij, fepertr epe puyqu. ila necef- fitas prz dicandi y per guam diftiagu cuc A quioto przdicab [;& licéc Porph.defi- . nicrit cantum proprium (pccificum , po- teli amen eadem proríus dcónuio appli * cati proprio generico, (i per ly omni , eo Joli imelligantut omaes, & lo € fpect allius genetis , cu' ade juator. proorium genericti ; serumramen ett, quod Arift. 1. Top. cap. 4- proprium dclinzaít (ub ratione propr J »& ideó omific illam pate ticuülam omar Aciaftabis cciam Por h. definijiT: propriuin (ub ritione prop'] non vniuerfal.s, quia illa d tio pm iefpi- — cit fpeciem, & dicit conucc ibifiratem cá illa, nec poteit adaptari iadindors Negs alfumprum cum cius prob. ficurenta omni inünuat indiuidua fpecie',ita &tia ly foli ad cadem retertur', vt excladandur indindga cuty(cu ue alceríus [pecicis ene de facit vine fenfum, proprium eit quo conenit oit c7. (0/4 omnsbusind ui- duis ill.us fpeciei & ilis toL s:poie!t d dici, quod per illam partculam a0tnuatioidoadfpeciem,quiaprope üm non przdicatur. de idigiduis , ni participant naturam fjccificar i princi» js emanat, 187 dofcrtur (dé decifi b multos ang t, quodoà i tuor adduct sà l'orpb.fundare p .ffitnos ,uonem quart: przzdicabilis, & dubiü eft . dc ipbus primis. Nam 6 fümamur &ips — fa , vt dicuo' aptitudinein , inboctcafü fundare poitunt , quia fic reducuntur a propr um quarto modo , vt art. preced. dub. 3, di&um cft ; At qu a Porph.oro^ prium primo, X tertio osa put, vt dicunt a&um , palam ett ficfumpra fane * ic dare non potíc hanc vniuertalitaten. quia primum non conuenit omni, & terium non conuenit (empet , & ideà pétrinent ad s.praedicabile.. Tota ditliculkas efl de proprio fecundo njodo jaa plerique d- lud excluduat , qiiia conuenit omni qui« d^a(ed noafol: , A lij écontri dad i7 €luduntquta;quod couucnit o mát, & sé pei neceffar'o copuenit, juancum tüurh cit Ad. excludendam contiagenuam qn prgdicábihis, & paruin refert , quód non. &ouueniat [olt » quia licéc haec ut condi- tio cequitira ad propri (ub ratiooe pro porpett cà omnino Lnpertincs ad propri 4ub ratione vn ucrfal;s , nam cale di «itur per ordinem ad piurajuon ad vaum (ol; & ita dc facto cic iniellectiuu m pro po- tentia | 12m ^. Suefl IP De PpsioüivatióhePuiurf e dll. gen | proxima dicimus prar icaride ho- ibine in fccindo modo perícitatis' , velut EorÁA e des eftó nófoli homini con- tieniat , (ed'etiam Angelis", ergó proprii fccundo modo (ufficit ad fundandá:i ftam vhittcr(alitarear ita (ertinüt Conimb; q. Y.de Ptoprio ,' & Lousm ibidem, & fuit fementia Fofec. 5, Mct.c.28.9.19: fec.4. 188. Hec diffi cültas decidéda eft ius ta di&à art. praiced. dub. 3. ibi náque dixi- rbu$ propriü fecundo modo poffe parti- 2x definitioné proprij/ quarto modo' Arift. traditi, quod coueniar foli" cs femper, (i ceferacur ad: gradü fübalternü Vte(Te bipedé ad gradu omnibus bipedi- Buscómuné , fic .n: dicetur illi foli cóue: fire, & séper;quo quidé seíu reducitur ad: topriüquarco modo. Sic ergo ét dicedü iri propofito, qaàd'in hoc (enfu fundare poteft hác vniuerfalitaté propr'j generi ci, & quàuis, quód cóueníat foli , non fit conditio requi (iraad" formafitatem vni-tretalicatis haus, prerequirirur tamen in eíus fandaiéto,nifi.n. illa proprietas có . lieniret prius alicii gradui fübalterno,nó: "A 4 ftique riccelfartó conueniret omnibus in- diuidais alicuius (pecici, & & alterius, nà intát i habét necefsaria cónex ion&7im hac i'optictate indiuidua illard (pecierü , in- Rr ratticipát euhdent communé gra; m fubslternam, qui eft principi exi» gitinam eius,quod patet de intelle&tiuo: quod dicitar angelis , & hominibuscon. Übcá're , vt proprium , rationc gradus in- tellectualis cis communis; vnde patet fe- cundum modum proprijnó fundare vii; üerlalitatem proprij , tili generícam , & quatenus reduc tur ad quartis n& falíum bom a;ant Cónimb: aliquas proprie- eselfe phiribus fpecicbus cómunes, & fion ratione «licuíus gradus geerici com unis illis; à certé (1 nó darectdr calis gra — dusgcnericus ab illis part icipatus,nec vti jué darccur proprietas eiufóé raudB isin ;$, proprii enim femper: pottalat ade- quacam effentiamsà qua promanat, extra equa nó repcrirur y. & perquá nece(sarió é einnibus inferroribus iZam pat tic ipantibus;,ncé videtur im alio poíse fan dart ralis neéclliras; nifi logradufubal- — cá fu trao plaribus ipeeicBus communi. | 183 Inoppofitü obijcitur t.quod pros priü nó (it vninerfale;quia proprii & co- mune opponüuntur; & ét quia non praxdi- catur de plaribus:i mmedtatéjqnia ri bie le priedicatut dé Perro, & Pàulo median- tc homine . Refp. propriü,& cómunedisr uetfo modo fumpta nà efse oppofita,di« Citat itaq; propritrípecieiscü qua conuere titurj& cc(pe&tueius concedimus nó dici Vniucrfile , dicitur aaté cómune indiuis» duis illius (pecici, & refpectu quo j;illord dícitut vníacr(ale,vndé cü Scoto q:50. ad 1.cócedimus propriü quatenus propriü s. & MAU e cuius eft propriü,no effe vnis uet(ale, (ed'tárü cefpe&tuillorü: plurium s quibusc(t cómane,vnde propri d, & q t vniaer(ale süt id£ materialiter, nó maliter; poíset tírdici proptiü'; ét refpes &uillorü, quia h'ec comunitas nó elt ad extranea;fed'ad indiuidua prie natura ,- Adaliud',vel dicimus vead r,cótra 2, có» cl.vir.art, q. priced. vel.cum Tar. hic, ? aliquid dicitur immediaté predicari-de ali quo düpliciter, vno modo immediatioa ne modi predicandi; (ic videlicet q»integ ip(um & (ua: (übijcibilia ni medict,q ha: beat talem modü przdicandi refpectu ils lori,& tic ri(bile immediate przdicatao de Petro, & Paulo,quia nihil e(t inter ip« s, & hzc indinidua,q» hibet cal modii pezdicand:.f.in qualeaccideotale nece(a farib ako modo 1mmrediatione cauíe, vel fubre&ti, & (ic nom pradicatur immedias té : »- rdi eor meowpost ali« id effe predicabile proprié fumptum. pe^ Secüdo arguitnr;quod nó fit vni» ucríale diftin&ü ab accidere; Tü quia có muniter diuidi folet accidens m przdicav mécale, & pradicabile ; (abquo:compree lienditur ét proprium.quia aecidens "- dicabile eftjquod pradicatut extra e tiá. Tü quia przdicarr in pale ctl cntiale vnirun conflítait pradicabilesetgo etiamy pte dicari in quale accidétale«T U 4.quia accidés diuiditur in (cpatabile,  inlepar tabileyproptimm videtur ace:dens yofepae fabile. l'um tandem quia modus c& d: eft idem tn proprio, & accidéu, quod aüt rcs, qui pradicatr, hic cónexayec] no à fubiecto , habet fc peracerdens In or» dific ad pracdicationemy!n qua nea ex ^" St 1 t t 308 Difyai. V. De Vuintfalibus in pari, —.——— -eaturilla cónexio, nec rationeillius vn&  Vniuer(. hac racione probat proprium ef alio modo przdicatur, q alind,qua róne Atriag.difp.8. Log.in fine tenet ,pprium nó c(Ic diftin&ü vaiuerfaleab accidente. R efp.ad 1.cftó verü fit. affümitur, th accidens prz dicabile (übdiuiditor per. modos przdicandi diueríos c(Tentialiter, quales íunt przdicari extra eflcotiam cü ncceílaria cónexione cum ipfía,& (ine. » tali connexione. Ad z.neg.paritas,quia non datut , nifi vnüs modus pradicadi in quale cffentialejnon autem pradicadi in quale accidentale. Ad 3.negat Doctot q. 32.ad vit. minorem, quaa €t accidens imíe parabik habet rónem generalem accidé-. is .f. adefle, & abeffe faltim logicé , quia eius oppofito pót (ubiectum intelligi fine repugnantia,vt diciwrintemu de. » toruo;& JEthiope ;fed fub oppofito pro ijno poteft, & idcó proprii maiorem, Uva is intrinfecam cónexionem habea «ii fubiecto , quáaccidens infeparabile , quia hoc non habet radicem in principijs matura. licét ex aliqua cau(a cxtriníeca.» feparari non poffit quaritii ad exittentia. Ad 4- neg aflumptum;nam ratione ncccf fati, vc) contipzentis connexionis prz- ' dicati cum fubicéto variantur. e(fentiali- ter pra dicabilia quoad modum p:zdican di,cui no'obftat,]uod in a&uali przdica- tione non (emper exprimatar talis cadi- tio,vel prz dicandi modus,fic.n. c enus, Sc ies nonconflituerensdiuetfaprzdi-«abilia , quía in actuali predicatiene fo- lus exprimitur modus przdicandi in quid & per modü termini fubftanciui , qui eft vtriq; communis, non autem e» primitur quod pee dicat part£ effentig fpecies to tam; he etiam differentia, & propriü non diftingueremur in ratione pradicabiliü , ajuia in actuali icatione folum expri mitur modus przdicadi in quale, & per modii ponens adiediui, d.c Me a . 191 Tertii arguitur, gp proptiü (it vni ucrfale rcfpeQtu meme qua cóuerti- sur pocius,quam indiuiduorum . Tà quia fpecics,de qua przdicatur proprium, ef& vniucrális,ergo éc& proprium y cum in 3ali pradicatione (ic ci zquale ; qua róoe tenet Mafius proprium ét reípeta fpe- 9xci effe voiueilale , imo Doctor q. 39. fc vniuer(ale, Tü qui PAPE Am ones generis re(pe&u inferiorü nó[t habent vt propria quarto modo , fed (ecundo,vt conftat de bipede , quod eft proprii ani malis códiftin&ti à qnadrupcdibus, eft genus innominatum refpectu omni bipedum, & tamen re(pe&tu hominis cff. proprium fecundo modo,ergo proprium non dicitur quartü przdicabile reípe&ta infcriorum, fed refpe&tu iplius naturz ,, €um qua conuertitur. Tum tandem quia fi fubijcibilia proprij in ratione vainerfa- lis (anc indiuidua (pecici,vel generis, sis qp propriü eft fpecificü,ve] genericü , er» go cadé erüt fubi jcibilia proprij, ac gene ris,vcl (pecici, & (ic nó erüx diuerfa pdi- cabilia,quia non func diuerfa fubijcibilia. Refp. neg. affumptum, quiafpecies im — tali przdicatione habet rationem v4 cibilis, quaratione non eft vniuerfalis gicé,ícd xantum metaphylicé ,vndé neg. etiam confeq; nam ad (ummum in pradicauonc proprium. babebit ratio" —— nem przdicati cómunis , non prz dicabi- lis. Ncgs Do&or loc.cit. ea ratione baui proprium cffe vniucrfale , fed id x oflenditcx co quia przdicanrde pluri — — bus,hocautemprobat, quia copuertitut — cum fpecie, vndé pradicatur inqaale de omnibusillis ; dc quibus fpecies przdica- tur in quid quod collat cile medi long diuerfum ab co,quod tangitur inargumé te. Dices, fi reípcótu fpecicieft piadi- «atum , ergo alicuius praedicabiks cff pradicatum, atq; ideo in ordine ad illam erit pradicabile - Refp. cffc vciq;alicuius raedicabilis pra dicatum; (ed nónper ta- comparationé eft pradicabile, ficut fpecies tubijeibilis refpeétu geueris cff vniuer(alis, ícd non pet talem compara- tionem. Ad 2.cóftat cx dictisauper in 3. €onfe&ario,qua ratione proprium gent" riscft ctiam proprium fpecierü in quar- to modo : vocat autem Porph. bipedem proprium hominisin fccundo modo ; nó inquarte, quia inquarto pofuit tantum proprium (pecificum » vndé (i proprium 4n quarto modo pauló Jauus fümatur y em fecundi modr ad illud attinec , «ei»quomode pow dici propr:üfpe- erum, e TAUTA QJ Anc Acádem [it Voiuerf- eo bend defindrt.I. $09 ieram,fi eft illis communc? Refp.candé DE ioleem de proprio fpecifico, igitur,quod eft proprium alicuius nature, [ as dicatur commune ommbus inferio - ribus illius, adhuc tamen ctiam refpe&tu illorum dici poteft proprium, nó qu:dem yt proprium diftinguitur cotra cominunc, Ícd contra extrancum; quatenus eius com munitas non cft ad extranea fed ad infc- riora eiuí(dem naturz.. Ad 5.neg. confeq. quia licét nt eadé (ubijcibilia materiali- terjnon camen formaliter , quia generi, & fpeciei (ubijciütur in quidproprio ia qua Je:aliaargumenta cótra boc (olui poffunt ex diis in lirmili (uperius de differentia . QV£A&ST IO V. De cci dente. 192 x 7 T manus extrema huic impona- ^ j V tür difputacioni de V niuerfali- ;busin particulari,cemanet hoc vltino lo- dum de accidente ; & quidem ra- .tionabi eto xpo iod cít omninó ex- tra effíenam illorü,de quibus pradicatur; —. & meré cótingenter illis tribuitar,& duo- — obuspariter articulis rem expediemus ARTICVLYS I. n AAccidens n"— ratione vniuer[a lis yc vt tale defimatur: à Porpb. [6 retià. x . N Oneft hic que(tio de accidente re- é ípc&a fuorum ioferiorum, vt de co - lorc refpectu albedinis, & nigredinis , & . de albedine refpeótu huius ; & illius albe- dinis, quia fatentur omnes in ordine adil la habere rationcm. generis , vel fpeciei ; ' fed quattio cft de accidentein ordine ad fua fubiecta , refpecto quor proprie di- .. €itur accidens, .i. de albedine v. g. in or- dine ad aiuem , & lac ; cum enim in con- -. reto süp:a poffit veré dc [ubieQtis qui- , im abíftza&o poceft tantum de (uis inkc- rioribus przdicari c[senuialiter,vt bec al- . bedo eit alocdo) «uaritor , an cum de: pluribus przdicacut. hoc modo , ingerat nouam vrxoeríalivacem dittinctam à quaa. iur jà declaraus. ecenuorcs nonaulli Logica, bus accidit, pradicari accidentaliter (riá .. iter identifietur cam illis; arbitrantes ab ip(is (tare totam Grecor á catecuam, vt diximus difput.4. q. $. uc runt accidens e(Te veré vniuetfale, quibus faucet Suarez difp. 6. Mer.(cét. 4. n. 4. vbi ait proprium , & accidens non effc pro- prie vnuer(alia , quia propria vnitas vni« uerfalis eit re(pe&u corum , qua füb illa e(fentialiter continentar « 193 Dicendum tamen c& cü cómuni, accidensquintum pradicabile efse veré , & proptié vniuerfale , Ita Do&or q. 44. Vniuetf. deducitur , & probatur ex dictis loc.cic. difp.4. q.5. nam de efsentia vni- ucríalis eft , quod fit vnum in multis cum fai multiplicatione, przfcindédo ab hac, quàd it e'sentialitec in illis multis, vel accidentaliter , fed accidens in concreto fümptum e vnumin pluribus fabietis , quia Petrus eft albus ; Paulus eft albus ; & cum fui multiplicatione, nam non ha- bet idem cfle album à parte rei Petrus, & Paulus,ergoaccidens cít eísétialiter vni-  uerfale, licét non fit vniuerfale eíJentiale, quia qu/bus conuenit, accidentaliter có- uenit, & non effentialiter. Conf. quia ac- cidens hoc modo fumptum .f. in concre- to rcfpe&u forum fubie&orum babet, guicasiá tequiritut ad rationem voiacr- alis , vnitatem .f. & multiplicationetn in pluribus , habet vnitatem per abftra&tio- nem imellcns,, quando nempe abftrahit naturam albedinis, non folum ab hac, & illaalbedine , (ed esiam ab hoc, & illo fi- bie&to albo , vndé album in communi , vt fpe&at ad hoc vniüerfale ,non folum di- cit pateram albedin:s przfcindendo ab bac, & illa albedine , fed etiam connotat fübicctum in communi pra(cindendo. à 'ingulis fübicé&tis in particulari ; babet eam commanitatem cum fui tipli- cauone , quia album fic abfiractum cone. cipitur contrahi,.ac diuidi in plura alba «o modo , quo fupra diximus de diuifione, vniuerfalis pes differentias, ergo Xe. 194 Obijcei- de ratione. vpiuctlair eft qp includacuc in bà (ubicótis ef ES milis VP dicatio n tora de inferiozibus,vel etd que dà identitas cationis vnius natur có plu- ribus-, wclillam aliquo modo ptzfuppo- nit à parie rei , «ü ergo ra nd ità | » 3 L I" . E - $10 fe habeat in ordine ad fubiecta , quibus accidit , fané tcÍpe&tu eorum vniuer(ale mon cuit. Refp.neg.aiumptum; vt«n.c6- flat ex dictis difp.4. q. 4. non cfide rone vniuctfalis , p p'adicetür de ;plüribusin quid, & cflcitialiter, cons niil talepóna- «toc in eius definitione , fed fufficitetiá, gp pradicetur denominatiué, dtm modo-ra- Aio pra dicans (it in [e vna 5'ncc miss re- uiritur idtitas rea!is nature cá plaribus, in quibus eft , fed (uflicitetiam idenutas quzdam accidentalis, (ctr qualifcq; con- «tetio ndtuiae ad illa, «nde licut in pradi- cationibas effentialibus intcllc&us pra- dícando identi&icat naturá «nam cum plu tibus inferiofibus effcmtialiter , erf in re nó fit cadem in illis pcr inexift ent: am, 1tà jmaccidétalibus idétificats(cu potius vnit -patoram albedinis c(i j luribus fubicé&tis , licét à parte rei in illisnon fit vna', & ea- -dem albedo, non folum vnitate nnmera- Vj,(cd nec euiá vitate minori , per incxi- entiam, fed £antum per indifferenziam . 19$ secundo li accidens haberet tóné wniuetfalis in ordine ad plura (ubic&a , quibus incfle poteft, fequitur dari poffe .  wiiucrfile à parte tei, cafa quo poneretur -à Dcoidé accidens ia plaribus (abiectis. 3Rély.cómpniter ncg.(eq quia vniuct(ale éicitor ee jn mulus per. fui multiplica- ? ionem, & dimtfionem, at ià cafu accidés . "bó diceretur de plur bus per (ui multipli- "xXauoBem fcd potis idé numcto indiuisü 7 diceretur de i;lucibus per folam fui repli- "«adont:Hgc ett cómwoisfolutio, qoa nes qj inceeduas s(i (atas , At fané nó vi- ; plené (atisficere,quia in coca(u ef- "séoplura alba, «uod malé negat hic Blác. jum ad multiplicationem concretorü ac- *€ideocalium (ufficiat (ola (abic&ord mul miplicatio ex diíp. 2.q.6« ait, 2.X tanc ve- "fésb illis abftrahi potict ratio communis - -dibi nempé (übic&i habentis albedinem, ua tatio malt iplicatctur in illis, quiage- Uf cent plura Bübentia albedinem ; non taníé hioe tequitur dari vniuerfale à pátte tei, quia qood €ftyaierfale , non cftal- ;bedo, fcd album , album autera non eft "anti à parce rei; fed mülople£, Atiac.é ^fi vis comun: adirerere folutioni,dicc- ^tt oportebit 3 qcod e(ià ilia hiat plura al- Difput. V. De Vninerfalibus in partic. ba , album tamen non eft vniuerfale re fpe&u illorum, quia effent plora alba prae ciséob (olà multi jüciiepdin fübic&torá, nonautem albedinis in (ilis , quod camen ncectiacium effet;quia forma ipía aceidc- talis cl , qua importatur per concretum huios vniuctía!is; iubie&um veró , quod cft hábcos illam,folum cónotarurs& idcó non videtur potíe habere rationem vni- uctfalistcfpectu illorü plurium,efto mul uplicctur in ei$,quia multriplicatur,ytcós. notáturm, non vt principale fignificatum ; 196 Teitio vniacríale poteft i ri démulus , antequam a parterei exi in tnaltis(ed id accidéi couenire Ux a ergo &c.Prob.rbai-quia in natora fufficit qnod praecedat aptitudo pluribas ine(fen di, vcl fi illa plata actu requiruncut , fufficitjquodfintperintellectumappreherefa,vtcóflat ex fuperius dictis; Prab.min. uia accidens non potcft veré prz dicari dc fübicéto, nifi prz oppofita a&tgali exi ftentia illius, vc patet ex Summwlis y. vbi alia przdicari pottont prefcindendo ab exiflentía,& omi temporis different Refp hoc argamentam mulcos fc, fcd finc caufa nam facil foluitut-di- cendo , accidétal:s de pluribus ficri nicgüeat fine exifteacia (ubiectorum, quibus actualiter in(it,ob ratioacm allatam,tan ue rentiam aptitudinalein, 3 habct accidens ad fübiecta, etiam poílibilia , potcft fieri pradicatio aptirudinalis de plovibus, qdi- bus ineffe aptttm eft;quod (afficit ad vni- aer(alitatem ( fi illa aptitudo concipiatur vt proxima ) nam ex di&tis difp. 4. q. 2. att. 3 s cilentia vmuerfalis nó tantum €óu- fitit inipfomet a&u etsédi in mulws,fed etd faluatur in ipfa apcitudine- proxima ibi explicata ad císendü in cis; quaré hoc erit difcrimen intet hoc vltimum vniuett 'faley& coetcta ex alia parte, quod exerci- ti praedicationis in ittis ficri poteft veré erá nullo infertori exiftente, a nó inac- €idente y apcitüdinalis priedicatio'tamen «ntvera in omnibus ob apticudicénatu- 1& ad cffcndü in mulcis fiue e(fentialiter, Áiué denominariue. Vrgebis,(ubicéta noa exiftéca nequeant ab accidéte refpiciynili per aoc6 poll; biliü, in quibus poffibili- [ — ex^. s 4 bx 2 ad died 'e(Lo exercitium piedicationi$. — QV. cAneAcidens fit Pniuerf- eo bené defin. cdi. v1 get effe poteit ;(ed exiftécia porfibilis nó | toni rrr efienisli- tas, q104 po.ejs ade(Je,etabeffe fine [ubie ter , & necefsarib, vade hecpropotio — fz,cr non tnefJe , non dcfiaict fecandá in- modalis, 4 dam iter efl albus, eft tentioneyyfeu accidens, vc vniuetfalc for ncceflaria , vt con(tat ex dictis in Sümu- lis , ergo vmuer(alitas quint) predicabilis fion bene conft tuitorin ordine'ad (übic- &s cantum poflibilia,(ed debenteffe exi- ftenta.. Refp/in pridicacionibus aptítu- dinal bus quinti cabilisnon poffibi- litatem, aut exiftentiá poffibilem przdi- cati de fübicé&tis non exiftentibus;, Gc .n, €onc luderet argumentum,(ed przdicaror ipía é-rma accidentalis , quz ill.sipeffe cft contingenter, vndé licéc fjr necef- faro aptà ad effendum in illisenon tomen ad.c(lendumin illisneceBarió ; (cd cótim- geniec, & adeo per hincaptitudinalem praedicatione accidcutis de (ubie&nis pof- fibilibus,quibus ine(e potett;bené expli- catur cius vniucríalitas ,-cftb exerciuium icationis requirat realem exiftétiam fubicétoram , vt vera fir, ^ ü "ing arto tandem vnimquodqicó- füiruicur 2^ eccle qrotiinfadcs aqui; bus abttrahitur,(cd album; g» cft quintum 'dicabile, non abftrahiturà Peuo , & aulo,vt fic, fcd quatenus hac alba , ergo - €óftituitur vniuerfale in ordine ad ilia,tà uam inícriora , quz cft vniuer(alitas ef- nrialis, non tanquam fubiecta,ergo noo datur vniuer(alitas quina przd:cabiis. - Refp.Didac.gemim rcíponfioge, qua: fum ncutra valet , vt foclb conl ibit cas nte vndé cas refcrre non curamus; euiter dicendü ad min. quod licécalbü nonab(trahatur à Petro, & Paulo, vtüc, quia hoc modo (um jofcriora à sturz hu- manz,utcab ipfis vcforingliter alba, quia hoc modo céícetut itctiora albedinis in . «oncreto;abftrahicur tfi ab iliis crus funt. denominatiue alba, & nus fant fubieta 4b aibedinc deoominabilia , fic sn. conueniunt in albo accidentaliter, & inariué , vndé ratione talis conoe- it ab ipíis,vt (ic, albüabflra m vmueríale conftituat. altcrá quaaci partea 10.de Tasatt. r- huuius q. 3: Atriag. 3. cümubtis alijs aflerunt-per identis'á 1-orph.atligna- maliter ,:nam abeffe , & non abcffe habet accideas ex aturafua ; partetei, — . Dicendütamé ett cum cói hic definiri accidens. fecundo intentronaliter capti & conícquenter in racione vniuec(alistal tim jmpliciiéjirà DoStor q. 34. Vniuerfi yb! notat accidens (umi pote priv in tentionaliter; vt idcm fonat,quod iohie- rens sve! al.erradiacens,& (ecupdo interi- tionalitec, quomodo nó importat, nifffe- cuadi inten:t0n£ , quz acccb.crur alieuij quod fine ibpircanua pore!t alfi" mari, & negari de fübiecko , & fubda. Porph. in lioc rantuafenfu hic de accideo:e loqui. Hinc demdé q. 35: explicans dcfiaitioné prafacamaccidencisait , quod per nomen fabiect: intelligitur fubic&é przdicatio- nisjX nà iahz lonis , & il'a vciba adeffes. € abejje bic non capi realiter , & priaió intécionaliter,yc fenfus tic, inhzrer,& nó indir afficit; & non afficit fübic&im pracer ipfius fübie&ti corruptionem ; fed intelligt fecundà iatentiopiliter , vt (eme fus tit, cuius affirmatio , & negatio nihil derogat eflentize (ubie& ;, (ic vc fübiedti eílentia ex hutofmodi affirmatione; vel negatione non dettruitur. 199 Etqudé quód defiuitio Porph. debeat fic imelligi, Propstur;quia confi - deratio accidentis primo modo fumpti (pedtat ad Metaph. & ett potias cófidctá tio accidétis prae icamentalis quam prze- d'cabilis, de juo ett nic (emo ; tum quia Ii dcfiaitio iraderetur de accidente realis, tünc diuiíio accidentis realis in fcparabi- ley & infeparabile dircéte rept ct defi mitioni, ex vi cuidas quodam accideus cófticuitur: feparábile abfquefabicéti rüptione; cá tandem brob.ex ipfo Porph accidend. qti videns diffcultaié , qoa ex - bus infeparabil ibus có:ca dc flaicioné ori batut , rc( poet prafacá definicione m ená 'acéidéa inieparabili cógenire , quia cc&e intelligi poc fubiedtü fine tili accidens teyvc/Ethiops gos niger, iind ser ne ipffus eor inc ,erzo Porph. loca e cei i o i orn ST 4^ "ek Gicorrupttone,ucl quod poteft eidé inef $12 eidentis cá (obie&o , vcl feparatione per intellcGü,quz nó fiuntnifiperfecüdamintcllc&tusopcrat;onem;illaveroparti- cula, (7 , in del;nitione pofita tcoeti de- bct di(iunctiué,(i adeft, & abeft,(uman- tur pro a&u afficmandi, & negandi,(i au- tcm (amantur, vt dicont aptitudinem , q» magis przrítar, quia non ett de effentia o accidentis, quod a&u affi rmctut, vel ne- getur, fic potcft adbucteneti copulatiué, quia cfto afhrmari,& negari Gnt oppoti- ta,non tamcn potentia ad illa, quia nó cft ad illos a&us fimul , fcd fücceffiue . Explicatür etiam accidens pet cam de-  finitionem in ratione quinti vniuer(alis , quia vt ait DoG.cit. per totom illud copu latum adefl €? abefl prater fubiecti cor- ruptionem in(inuatur genus , & differcn- tia ,nemrc pradicari in quale accidentale tran(mutabiliter ; diximus veró explicari inrationc vniuerfalis (folü implicite ,quia non definitur explicità pet ordiné ad plu- fa (ubicéta vt fieri deberet, vt explicité in ratione vniuerfalis defcriberetur , (ed «im implicite, quatenus per fubicétü in com- muni infinuatur hoc, vcl illud in partica- lari, cumquo pó accidens concingenter concdti; & g diximus dc prima dchinitio nc ,dicat €t dc (ecüda, d c ü ea coincidit, 200 Et hac dc6nitione fic explicara o per terminos fccumdz intéuonis tollitur omnis di ficultas emergens ex illis accidé tibus , quz vel fuo aduentu , & prz'ícntia Iructionemaffecüt(abiecto,vcmorsyiuentibus;combuftiolignis,calor(ummasaqua & fimilia,vel ablentia (ua,vc vi vere, calor naturalis, debita téperies ani» malibus,&c- nam cu dicitur acc:dés adef- fc ,vcl abeffc precer (übie&ti corruptioné, intelligitur quoad e(Tentiá, no quoad exi- flentiam, vi fcn(us fit, accidens adcfle, abeffe 1. aHirmari, vel negari de fübiedto Citra cius císétig prariudiciü, & in hoc sé- fu verü eft etfeniam homius integré có. cipi poffe (ine vita , & (ub oppotito cius , quia neutrü [pe&tat ad hominis effentiá , ncc mors opponitur c(icatiz rei , fed exi-. ftenig. At hic vrgetur difficultas de morc te,quia quádo pradicatur dc animali,tol- lit ab co prz dicatum efenciale, quod cf viucns,ergo non potcít affirmar!, & uc- Difput. V. De Veiuef.in pário 50500 ri integra manente homiuis effentía 1s; cíp. hic (ine cauía trepidace Auctores Caiet. Sot. Sanchez, Complot. Mafiuin,. & alios recurrendo ad varias folutiones y. quas tcfert,& reijcit Fuencesq. 1 1. d.ff.r, art.2. & ipfc candem relpondet , quod cá definitio (it intclligenda de abícotia , & pra(enua intentionali,(ufficit qp (abieótá po(TDt incellii tine contradict onc (ub yi ta,& (ub oppcfito eius.f. morte.Scd ipfe difficultatem tolit,hoc .n.probat ats gumentum;nó potle cocipi hominem fiue contradi&ionc fub oppoltito vita: , quia viuens cíl przdicatamc(lenualecrus Fa- cilc tamen reí ponde. ur , q» viens poteft fumi dupliciter , vcl verbaluer, feu parti- cipialiter,vc dicit actü,vcl nominaliger wt dicit aptirud.nem, & ablolui. uc a rempos re, primo modo ctt/predicatum: cohtin- gcns,& ci vt fic mors opponitur, non ad« tem oppon:tur ci fecundo modo,;quo pa- &o eft przdicatum. eflenpiale ,& folucio innuitur à Tatar. q.vit.przdicab.dub.3. . 201 Demü tic explicata definitio có- uenit omn: definito; quia TCccundz integ* tiones dicütur accidenua primarü,& ade — (unt , vel abfunt prater earuin Corruptio« nem hoc modo , conuenit eciam tecmanis (ubflantialibus, dem alijs accidunt, vt pa- tebit art, feq. hoc autem dici. non pollet , fie plicaretür de. inhzrenca reali, quia hzc nec cntibus ration/s conuemr y nec fubftantijs ; faluatur euam hoc modo di. fcrimen inter accidens. prz dicamentale , & pizdicabile , quód accidens primi ge. neris concraponitut. fübltanug , & ftat pro accidente inhzrente j accidens verà predicabile concadi(Linguitur à przdi- cato efsenuali , & (ic quicquid non-coa- ncait e[scnrialitet y dicitur accidens praz« dicabile , (iue fic aliquid reale, finc ratio- nis, uc inhzrns,huc fublftens, quo fen fu dicimus haac e(se pet accidens ammal efl bomo , quatenus inferius (emper acci- dit (upcriori przzdicabiluer . Hoc autem difcrimen penitus ruit iuxta primam (en tentiam, quia fi accideos pra: dicabile , de quo hic agitur , coaftiuitur y S defini per inhzrcnugm, realca , non.remanct vnde dittingaatur à pigdicamentali , qp onfbruxur « ét. pet realem inba geotia n m | - QV e dncAaidon fà Vase. eene df ch f13 ., Sed obijcies 1.quod & definitio intclli- gitur dc (cparatione per intelle&um;ergo mullum etit accidens infeparabile .. Rcíp. confeq. erit enim accidens inícpa- able tealiter , de qua leparatione io- itur Porph. cum diuidit - accidens in hie infepatabile. Dices,(i diui- it accidens reale , ergo illad ipíum de- it, quiacodem modo (mitur accidens in definitione ,& diuifione.Neg. confeq. «um cius Prob. Porph.cnim dcfiniuit ac- cidcns iacentionale,& poftca coníulto di vifit realc , tum vt facilius pofemus cam imcelligere dietas quomodo-f. acci- dens po(fit fcgari de fübic&to , cum dcn- tur aliqua in(cparab;lia, (übdir .n. , quod funt inleparabilia realiter, feparabilia ta- men pcr intclledtum ; «um quia vt magis explicaret accidens fecunda intentiona- liter captum , affignauit ftatim fübiecta rcalia, quz à tali intentione denominari poflunt. quod etiam in alijs ob(eruauit vniuer(alibus , dum explicuit coram dc- fnitioncs per naturas reales. — .&0£. Secundó definito fic ex plicata ét conueniret proprio , quàd (altim per in- tclicctum feparan poc à fübiecto .. Neg. con(cq. licét enim proprium poffit à [u- bicéto ,tafcindi per primam. operatio- pem ,nontamen bncmendacio[cpararipoxctt.per(ccundamnegandoipfumdefubic&to,veloppolitudafirmado,quodfieripoccít de accidente etiam infcpara- bili, vc ait Porph. & rario huius patet ex di&is 4. rzced. Dices , ram fala cft. ne- gato . accidentis infeparabilis de (ubie- éto, quàm propr:j de natura. Neg. pari- tas: » nam dicendo coruns non eff ntger, propofiuo eft fal( quia (ecundum com- muncin naturz cur(um omnis coruus cft .. Digersat diceedo bomo non efl rifibilis citfaliayquia implicat eius (cparatio,ctià dufallitatis hzc propofitio reperitur y illayita €x Scoto q.35.in finc; Ac- lit, quod quamuis rcbus fic flantibus illa it £al(a coruus non cfl niger,'amen fi id dicatur, nihil dicitur contra. cíicntiam coruisimo ii faciat hunc feofüm, nigredo nonsi de cílenuia corüineque cuin eius principis neceflario cóncxa , propofito erit vera. Artiag.cirac ét Quuicd, hic ac- guit cotra hác cómuné foluuoné oflcdés, uód cító valeat de. pcoptio rcalitcc indi indo à tübic&o, vi ett rifibile ,nó ctamé dc co,quod realiter di[Hiaghitur ; Sed cü nos nullua tale adaittamus. proprium , non vrgct argumentum, carent, qui talia propria admictunt . ' Tertio arguit Io. de S. Thom.idquod explicant ift dcfinitioncs, inucnftur cti& in accidenti fi ngulari,quia adc(fe, & ab etie à (übie&o conucnit ctiam accidenti indiuidualiter accepto , (edqnicquidinuenitutinlingularibus,&adIxdefcendit,nonpertinctad intentione vniuere falitatis , quia hzc non dcícendit ad (ia- gularia,ergo hic priura intentio acciden - tis definitur , non (caunda.. Rcíp. quod, * explicant definitiones accidentis in com- muni inucniri etiàm in quolibet acciden- ti in parciculari (ecundó. intentionilitec. cua nietos ies &ilaintendoad- cidenialicatis huic , & illi rcali accident apiicatz fuat indiaidud"zecidentalitatig in communi , & hoc mado non inconuc- nit ; jmà opas cít vniuec(alitatem ad (ua inferioradeícendere. — ' . 303: Quzres,an pee fata accidéris defi nitio po(li: explicari de accidéte rcali;ita quod ly adefl, C abeft intelligatur dc.» reali prz(entia,& ab(entia ; aco difti- cultatis ct ,quam moui, Porph.ipfe,quia, nimirum tunc ifta definitio. non videtur. ffe competere accid.ntibus infepara- ilibus. Refp.quod fiade(l, c abe[l (u- matur pro inhzrere,& non inharete,nul- lo.modo applicari poteft accideaci rcali , dequo hic cft ermo ; & eft tundamctum viue; falitatis huiusyquia iahzrcere, & nó inbarere conuenit. foli accidenti prazzdi- camentali , at nonfolum accidens przz- dicamentale , fed ctiam fubítantia hanc vniocríalitatcm fundarc potcft , vt mox diccmus ; fi autcm adcflc, & abetfe dicat conungcnter copuenirey& cura vilam cf» (entia rci cx genuam ficapplicari potcft ctiam accidenti reali. non t. ntum Ícparae bili ,1ed cios ul ARM » quia talis ina Íepatabilitas non 1pcétatur. cipis cficnug rci » [cd piens. We libus, vadé cum hoc , quod fic neccliacid. " Wt " con- $14 | Difput, V. De Vniwerfalibus in-pattie. Neo connexám cum indiyidao , flat femper , quod fit contiagenter connexum c. eius efientia , re(pe&tu cuius omne accidens dici poterit feparabile ; itaq; potcft tàm dcfinitio,quàm diuifio accidenti reali ap licarí, :taquod adeíle , & abetje (inc fu- . biccti corruptione attendatur. refpe&u quidditatis, e(Te vero feparabile , & infe: parabile attendatur. refpeétu (ubic&i ex parte indiuiduationis, ARTICVLYS II. Quibus naturis conueniat vniuer[(ali- tas accidentis, repeti n quorum, 204 Váplurcs afferüt vniuerfalitaté Q quinti przdicabilis füdari folü füpet accidens commune,quod à (ubftá- tia códiflinguitur ita figoificauit Burlcus hic quem fequitur Tolet.cap.de acciden- te dub. 1. Amic.ibid.q. 1, & ex noftris An glic. q.51,,& Brafauol. in q.3 4. Vniuerf. Dicendum tamen eft vniucrlalitatem quinti przd.cabilis fündari potfe fapra 5 quodcunq; predicatum contingenter có- iteniens alteri , fiue illud fit praedicatum fubftantiale, find accidens przdicamen- tale. Ità Scor.in 3.d.7. q.1. vbi. Lichet, Jtem D. Th.1, Poft. 9.& 1. Top.4.cap.& e(t communiter recéptum; Probatur au- tem. Tuin quia hic definitur accidés prz dicabilejnon ptz dicamentale,fed (ub eo etiam fubflantia continetur, quatenus po- teft dcalioperaccidenspraedicari,ergo&c. Tàm quia numerus pra dicabilium non fumitur ex varietate rerum,quz pra dicaotur,fed epe modi,quo prze- dicatum cam (übie&to connedtitur; (ed grzdicara fubftantialia potlunt alteri có- ' tinzenrer conuenire, non iinus , quam aécidentia;ergo potetunt ipla quoq; hánc vniuerfalitatem fandare; Prob min. for- ma.n.(abftantialis afficit materiam; & de ea przdicatur ,non in quid, fed denomi- natiné , & in quale,dicimus .n. materiam (fe informátar, corpus effe animatum , loquendo de corpore pro áltera patte, vc docet [ 1d. 8.3.4. X-& quol. 3.O. item bomo denom:nacur vcílitus à veít i- bus,vas deauratum abaaro, & é contta fole: forma ab ipía. materia. dcneminari dicendo hzc coroqa eft aüfes , cathedra - eft lignea , vasargcoreüm , quz-ounücg predicauoneg ad quintum pre ficabie fpectant,quia agrum , & arseuccü cone trahant figaram coroaz , vel valjs , quar de tc indi tferés erat, vt e(fet lignea, vcl pidea, atque'yta fc habet rcípectu ies per modi formz; dec ad »rzdicationeay quinti v maerfalis requit.cuc inhier&ia im alio,fed fola conuenieatis concingense 210; Relpódct Tolet.id illis praedica tionibus aon p-zdicari fubttan iar aurrg vcl argenti de váfe,& cocona;(ed tancum rcípectum vafis , vel coronz ad aurü ,vel argentum, ex quibusconflaca fuac , qui refpe&ug eft accideus (pe&ans ad prze- dicamettum habitus, (icut enun vas eife album, e& habere albcdinem , vt ibido- cet Aüctor fcx princ. ita elfe auteuin, vel deauratuim eft habere aurum circüftans , vcl tanquam materiam (ui , vnde inquit: has przdicationes,vas eft deaucatum, ha mo cft vetirus, aquiuslereillis , home eft habens veftes.vas eft aurum ; in quibus (olum ille refpectus habitionis pradicatur dc fubic&o,non verà veftis » vel aurum. At (i hzc folauo valetyfequi- rar nullam accidens prz dicari de (ubie- &o,fed tantam illum refpectam habitios ms de przdicamento habitus ; Prob. EE. nam corpus effe quanium cde album, ei habere quantiratem , & albedinem, &c. Sidicas,in his prz dicarionibus; quod for- maliter praedicatur , etfe illa accidentia , quia (umunturin concreto, quando ve- re retoluuntur. inillas xv est babens q«auitatemye sl babens albedinem,quod . tormaliter praedicatur, etfe illumirefpe- €tam habitionis, non aute accidentia s quantitatis , & albedims , quia fümuatar in ab(tra&o, & in obliquo . Sic nos: dicc mus in p fitoqa cum dicitur, ho- mo e(t veftitus, corónà cft aurca, quod formaliter przdicacar, eftvcttis, & au - rum adie&tiue virtue ee a s ; aliis praedicatioe mz accidentalis;licét in à niDus,in quàs rclolui poffunt. f. homo eft habens vettem, id; quod formaliter pras dicatur, ic ille refpectus habitiónis Alij fateotuc hits pra4icatroues effe. 7 vtique accidenilc$ j' non tainci quinti : pra- s "Uu Z» ^"-n» TO-— -- pradicabilisquia efe auteum,vel argen- tcum dicit tátum partem niaucríalé com pafiti artificialis, vt autem lit quifiti prat dicabilis, debet ali dicere totü Compolitum. Scd hoc nihil eft, quia pars illaprzdicatur per modum totius in con- creto, & adie&tiuc;ac mere contingéter , atqua ideó fimiles pre dicat [pectát ad hoc quintum przdicabile, séíus enia earum cít , vas eft fabricatum in argenti matcríds corona eft fabricata in materia auri, e(fc autem ex tali , vc] tali materia as eft accidentale vafi& coronz . Manear £rgo (ubitantiam poffe fuadare modum icádi quinti vniuetfalis, nam adbuc bemus exenpla magis obuia , in ui- bas non videtur afferri poffe inflantia a, uad valeat , vt cum dicimus y animal eft poe cati efl rationale, hic .n. quod ptzdicatur , (ubftantia eft , modus pra .dicandi accidenualis, & conungens cft, Quia iint » & differentia accidunt ioribus , t 106 Sed obijcius 21d nó e(fe de mente Porph. qui attulit exempja. de accidente -gredicamentali ; & cum agit de commu. Aitatibus vniuettaliuns , multa tribuit ac- ;cidemi quinto pradicabiliy ua lubttaa- tiz'repughant, ctiam de ineate 5ca- tiná loc. cit. 3, d. 7. vidctur dicere, quad de facto nihil, quod cft in p: dicamento (übttanriz; fundat habiudinem acciden- ti$quod cít quintum pradicsbtle«Kcíp.Tor,h.affctreexempladcaccidenceipfoptedicamenrali,&mulcadiccre;qua ipfi 'oli.copucnium ,, quia modus pradi- .-£andi quinti vniucríaus mags praética- tur in ugue in (ubft;oua, adeoquod c cem ili (oli: coguenire cenfctuc , sulibitcamen negauit, poiic etiam con- , ucnice lubltanuz .. Ex quamuis D'o&tor jta loquatur ioc. cit. camca infra (ubdis. , - quód non «(t de iatiunc accidentis y vc elt qunm vnrueríale , apylicari praci- sd prima intentionis qoa: a M.rapbe dicis - tut accidens,imó quod torte ita cfl de fa- - &oy& licéc viatur pacticula de (cnientia tamen D'octor;s dubitari no potell cum frequenter alibi dicat prac di- cationem form. lubttanuialis dc tubiccto cüc aceidentalem, denominattuam « * itatiua , , Q.V. Quibus conpetat Vaiuerf. actidentis &rIT.— x5 Deinde arguitur ratíone ; t quia vt aic Anglicus, quod veréjeft , nulli accidit ex Arift. 1. Dhy(; ergo cum fubftantia nulli accidat , denullo praedicari pote(t pet modum accidentis, tam quia vt aít Brafa- uol.quod przdicatur per cdam nini vniueralis, dcbet habere rationem infor- mantis , & inhzrentis reípe&u fübicQi actualiter , vel faltim. aptitudinaliter , quia pradicatio accidentis de (übieto ell folum vera per inhzrentiam , fed hoe tepugnar (ubítantie crgo &c. tum tandé quia modus pradicandi (equitur modü cf sédi,(ed (ub(látia , & accidés differant in modo císédi,ergo & in modo predicádie , Rep. eife quidem de ratione acciden* tis przdicamentalis , quod femper refpi- ciat (ubie&tum inhzíionis a&ualiter , vel faltim aptitudinaliter , nion tamcn de ra- tione accidentis przdicabilis, cuius ran« tum eft refpicere (ubiectum prsdicatio- nis meré pet wor Len diximus ad- efte se abe[fe in definitione accidentis 1ton fumi pro inhaerere , vel non inhzce- resfed pro affirmari , vel negari de fübie- &o abíqu: cius deftru&ione , vnde ratio Angl'ci nil aliud probat , m(i quód (ub- ftantia nequ:t accidece metaphyficé,non autem quód nequeat accidere logicé ; & Bra(auol.talíum atfamit , quód accidegs pradicabilezale dicatur per ordinem ad fubicclü inhziionis, vt bene notauit Li- chet.ci.3. d.7.9. 1. Ad 3. neg.abfoluté ma ior modus enim pizd!candi non fequi- tur;ab(oluté modum cilendi , fed vt (ub- ftat nofiro concipiendi modo , & fecün- dum habitudinem, quam habet ad (ubie- Gum, alio.juin tot elieot. predicabilia y q uot prae dicamcnta . 107 Circa alteram qug (iti parté, certá eft c: dictis atc. prz ced. accidens coniti tui quintum voiaet(ale,non n ordine inferiora fua , in quibusquidditatiue it claditur,(cd ccfpectu (ubicétorum bus meré.cenungeotcr. aduenit , quare quantum ad hoc nibil addcadumn eft . E & lolum al:qua ditficultas,an hec (ub:eótas ,feipectu quotum conititucur quintam vouucr(aley dc ,cant.cise olo nuineto dif- fczétia tavit cclpeét [pecierum pluriam dari nequeat accidens o enericüa, Vd fo- j ; um $16 Wa tefpe&u indiniduorü accidés fpecificü, ita.n.afscoeran: aliqui,inter quos videtur Sanch.q.80.vnde nolant album dici prae- dicabile quintum refpc&u Cigni;niurs, & la&is , (ed proprie refpe&uhatus homi- mis, haius niuis »I»uius lactis, ' Dicendum tamen eft cum communi poíse conftitui accidens quintum pradi- cabile in ordine ad fübiecta, nedum. nu- mero fed etiam fpecie diuerfa, atq; adeo dati accidens gencricum, & fpeeificum . Prcbatur euisencer,quia dantur acciden- tia qme dam,qoe non folum corimuünia s Tont plüribus indioiduis,fed etiam pluri- bus genctibus,& fpccicbus,& dc hisom- nibus przdicatur accidés commune mo- do ab omnibus alijs prz dicabehibus di- uerío , & codem modo pradicaur dc il- 1is .f. in quale accidentale tranfmutabi- litcr. R efp. quód licét codem modo pra- dicetur in hoc fenfa de indiuiduis ; & fpccicbus, quibus conuenit , attamen de 3ndiuiduis (olum przdicatut immediaie , de fpccicbus veró mediaté .f. medianci- busindiuiduis;qua [unt propria acciden- ium (übicéta, vndc Arift.c. de fübft. ait indiuidua mayis fübtlare, quàm gencra 4X fpecics,quia fabttant ipfis generibus , & fpccicbus, & etiam accidentibus , qui- "Ipusnon fubttanr genera ; & fpecies ; nita "quatenus sücin ipfis indiuiduis,vndc ho- "mo intantum diciuir albus , inquantum * hic, vel illc homo eft albus, & idcó cum 'accidensnon przdicetur immediate. de * pluribus fpeciebus , non potcrit refpcéta *Mlotum dici qnintum przdicabile. ** 308 Atcerié hoc no obítat, quin etiá * relpc&u fgccieram dici. poflit quintum rz d. cubile; rum quia lieet fubiecta 1n- lionis accidentifm. realium "e ; fit indioidaü, vt ait Arit.cit.c, de (ubR. fpceics tamen cffe poicft (übictt om przz- ' éicarionis accidentalis, quod fufficit ,vt fufuübijabile huius quidti. vniuer(alis , ' aum quia vt conflat eX diótis, non eft dc rationc yniuerfal:s , quod pradieetur im- mcediaté dc pluribus,cum nullum rale po ' painr in cius dc fin.tione ; tum ctiam qsia (o przdacatur mediaié de fpecie raediatio- * yc cauía:,vcl (übie&ti , non autem mcdia-  uoac mod; prx ditandi fic«quod inter ip. (c : Bifput. V. De nisierf. impartic, (um,& fpecies mediet aliquid , quod ha beattalet modur pradicandi tefpe&u — illarum, talis autem medíetas non impe- dit aliquid eíse przdicabile proprie (am- prum, alioquin nec differentia, nec pro9— prium e(sent veré i siepe As prt dicantur de indiuiduis medrante. fpecie y & de fpecicbus mediante bees ram dem;quia fuac aliqua accidétia rationis y quz pradicantur tmmediaté de maturis communimus , vc cam dieitus homo eft fpecies, animal ett genus , ite .m. pradis ,& timiles funt. quintrpraedicas bisits; & competunt homini, & ammali y non vt quzdam naturz(ingalaces.füntvtvoluitSanch.ci.fedproprià,vt(ung miturz communes ab indíniduis condi- fun&r. Igitur ad (ümmum indiuidu a erunt terminus proximus iftius pcaedica- bilis, nonautem adz quatus fed (ubijéi- bile ade juatum erit Lr een; €um quo accidens contingeaté nexionem , huc illud (i: genus, fiue fpe- cies, (iue indiuiduam , hzc .n. differentia fab; jcibilium meré materialiter fe habet quoad modam przdicandi , quem acci- dés exercet reípectuillorü;vadé Porph cap. vk. etiam dixit accidens praditará —.- dc pluribus fpecic diffetécibus ,per quod fignificat fe in qainto pradicabili agno- uiffe non tantom vniueríale fpecificum- » fcd piani: ers) afi 109 Quueres, an Acci nac tn fic n: itr vites, oncius t difp.9. Log.n. 9. confzqué tcr ad dits ab codem dip. nae Mine probat, quia accidens (eparabile miturati- tec, vt vedo refpectu muri, X accidens patabile naturaliter, vt 0127edo refi ^ &u córut , drilinguantor in pczedicabili- tate plu quam duo accidentia feparabilias ergo di ferunt fpecie in prardicabilitate e Tum quia proprium eft przdicabile di- f'inctz (peciei abaccidéce cómuni quimi przdicabilis eo;quia przdicatur per mo- drm alicuins neccfísario cóucaremis- fais infcriotibus , accidens veró prardicasur per modum contingenter conueaientis ; erge illad accidens quod prardicator pet modum ità conucnienus conanzentcr,vt vequeat uaiuraliter fepararr & iud gp pes 2 ,w» d grzdicatur per modum ità cont inzenter «onuenientis , vt poffit naturaliter fepa- fari, erant diftinctz "eee . Tam dein- à, quia accidentia infeparabilia emanát aliquo modo à (ubicctis fuis, & connatu- raliter exigantur ab ipfis, alia veró acci- dentia feparabilia non ità emanant, nec ità connaturáliter exiguntur , ergo alio modo conueniunt fübicctis, & confequé- ter diuer(o modo funt przdicabilia dc ip- fis. Ceterum conícquenter ad di&a (au perius di(p.4.q.6. n.108. & difp. $.q. 1. art. 4. n. 8. oppofitum tenendum elt cum Do&orc q.9. Vniuerf. vbi docet quinque fpccics Vnucr(, à Porphyrio a(fignatas effe inimas; & hocpra'(ertim de acciden- te alicrendum ett , quia fiué fit (eparabi- le,liué in(eparabile, femper tamen fubie- €&to contingenter vnitur , neq; ad cius cf- fentiam vlio modo fpe&tat nec in primo; pec in fecundo modo dicendi per fe; pa. fum vcró refert ; quod accidens fübie&to vniatür feparabiliter ; vel infeparabiliter, quia non omnes modi variant per fe ra- tioncm przdicabilis; alioquin aimis mul- tiplicarentut fpecies praedicabilium , fed illi tantüm cflentialiter, & accidentaliter fe habere , per modum quid, ve! qualis , sicce(iarió, & contingenter. Cont. quia ficut modus concludendi contingenter , vc! neceflarió variat eflencialiter ipeciem fyilogifmi , quando enim conclud:tor ex principijs necetfarijs conftituitur fyllo- gifmus demonfítraciuus, qnando veró có- €luditur ex contingentibus fit fyllo gifs probabilis, qui fpecie d:fferunt ; hic in.2 propofito modi pradicandi ncceffarió , & conungenter funt modi. praedicandi c(Tcntialicer diftin&i , quia contingens, & ncec(idariom e(fentialiter opponuntur ; bac autem ratio non zqué militat de modis przdicandi feparabiliter, & infe- parabiliier , quia infeparabilicas accideg- tisà (ubic&to infcrt folam neceffitatem phylicam, & natutalcm connexionis cius €um (ubiecto , non vcré mctaphyficam , vel logicam, qua fola conftiiuit modum pra dicandi ncceffarió eilentialiter diitin €turm à modo przdécandi contingeuccr. Conf. adhac; & amplius declavatir, quia fiué accidenstit Ícpa. abile, Gué infcpata- bile pawraliter à (ubicctotcmper vnitus contingenter €um eo , vt cótingentia ex- cludit oeceffita em metaphylicam, & lo« gicam,vnde fcparabilitas,& infeparabili- tas accidents infert (olum maiorem, vel minorein contingentiam oppofitam nc« ce(Titati logicz, & metaphyüca,fed ma- gis, & mtinusintrà candcm lincam non yariant (peciem;ergo &e, Hinc facilé occurritür rationibus Pó- cij in oppoitum addu&is. Ad 1. dicendü illam diuer(itatem ptzed'candi feparabie liter , & in(cparabiliter non etfenifi ace cidentalemn , nec illum modum arguendí femper teaere j non enim valet arguere , maículus & foemina di ftinguuntar plus y q duo mafculi;ergo dittinguütur fpecie y linea palmaris, & bipalmaris di t iguütue plusq duc linee palmares inter fc,ergo di ftinguütur fpecie , quia talis diuerfitas eft folü accidétalis intrà eandé fpecié effen- tialem . Ad a.negatur paritas ob rationes allatas, nam ficut ex diuerfitate matcrim contingentis ; vel neceflariz re(ultat dif- ferentia effentialis in fyllogifmo ex bacs velilla conftituto , ità ex diuerfitate eiuf dem materiz refaltare poteft differentia ctfentialis in predicabili , quod conftitui tur cx predicato conuenicnte fübiccto contingenter,vel neceffario ; non autem conueniente lubiecto magis, vcl minus contingenter, quia magis , vel minus non variant fpeciem; ficut à pari,fi fierét duo fyl'ogifmi , quorü vnus con(laret ex pro« pofitionibus contingentibüós , in quibus rzdicatum €onuemret fübie&to fepara- iliter etià naturaliter,alter veto ex pro« potitionibus contingentibus ,in quibus praedicatum conucniret fabiecto feparae biliter (ohàm fupernatucahiter, noo fpecie inter (e d:flerrent , fcd adhuc ambo effent fyllogifmi probabiles, & eiufdem fpecieis folüm ex aliqua conditione aecidentalá diffcrentes, Ad 3. licet accidentia infepas rabilia manent aliquo modo à fübiclis fu s, & connaturaliter exigantur ab eis €a tamen exigentia talisnon cfl, vt infe* rat cce (litfftem cónexionis cum eis mee t phy(icam& logicam; qua fola copftie wi modum pradicandi neceffarió etlene taliter. diftinétum :à modo pradicandi contingenter, (ed (olim infert maiorem» vcl aninorem contingenuam; & -— illa ie- Q.V Quibus competat couiuer[alitas accidemite/AMfrt.1. $17 " | is Ed aripoteratytm quo tata rerum dierfitas ad decé capita eu [uprema gez 4 $18 ^ Difp. DeVuiurfallbusimpani, ^50 alictas conueniendi fubieétis, &praidi- ma fed quia alia opinio interScotiflag — candi de ipfis cít (olüim accidedtalis,non' ell commuhiory & Do&ori conformior, - vcro c(fentialis ; Verum ett 2 nobnullis:. ilir libenter acquicfcimus ,. & pra(erumScouftis oppolitum teneri quod: aimi» — quia pro' oppolita fententia: conuincens; rum fpecics vniuerfaliuay non int infi- — ratio non apparct, [4 DISPVTATIO SEXT A2 Peur d MM ELi. c mv ARRA ARCET S. De Pradicameéntis in Communi, ese c/dstepradicamemis: wzsn, Rift. fue Teripatbeticd dotlriri& ab hoc libro de Predicamen- po tisfeude decem catbegorijs infcriptó [umpfit exordium:in quar wu de Tradicamentisegitynom quidem mateyialiter acceptis , " fRabflvatlo , quomodo dicunt res in. predicameito reponi- " WA biles vt fic a. ad Metapb- [peGant y fed forinaliter fimptis y A, o fenju fignificantves vt ordimatas ad inpitémyO" connexas. aed Jecundnm debitum [ubieClionem,cz pradicationem fiut coor-. dinatioxes illas ili vatione predicabilisy C fubijcibilis y Cr wt fic quid rationij* dicunty.jzrelatiohes ordinis inte fuperioray C imferiora,pradicationes umquam uis babeant futdamentum in rcbus y formaliter tamen fiunt ab intelletdu ; in bot Quo 2 fenfu pevtment ad Logicum yvt docet Scotis q.2. pradicaih.mam Lo timu- en  coordinare naturas iores, Qr irfertores,vt ciamus, quid rit? de aliquó affirmare ju ussvel uegare. Tum qtia libér sflé valde confert ad tritt opera- ; r3 Y gromum intelle&ias divcitionem yeteuiim ne. prónti[cug itelletius ves apprebende-- Tetyad rità affirmandnyvel negandiy C ad re? dif currendum ,nilvtiluus tra&batu/— Yd fénocaturgnatmr& comumores [ipra, imiuus commpnites infra collocantur ,Q* idem [cicutes re&? indicares [cimus confequerite? ve clé deducerescr uferre- .,, Iti boc tra£latn vr dé [nbictTo non agitur de votibus y velde vebus y vt notat Do» 9 q1pra dicam. [ed de aliquo intentionaliyqmia fubieésl «nd per fea Word T8 aliqua parte. [cientia debet babere attributionem ad totale, ad&quátuth uod in Logica .Arifl.efl quid ini£ntionalé y non reale ex diclis q. Prodn. Et. Quamuis popa votibussetl rcbus cohucniuti jexplicauerit griflenom vrgetyqiua de illis egit, vt fuat [; gnificat iut intentionum; de ifli$ vt fundamenta inteniionma ,inz terdum m. expe reri denominatarum natkrata iDuefligare vt inxtá etus exis gehtiam.prdicationes exerceantur « Hoc y eróintentionale non efl. »yuimer[ale ovs dimabile in. gentresmets ihodn$ pradicardisquia ordiriabilitasgquee cfl pajjioycons &eénit allsspuid indiuiduisy CF fubicibilUns, qua ptr 7 ordinasur in prd: c.unéta W $c0.34d/2 1. B« (9 3:d,3-4-4. D-&7 bic per Je. con(i Vantur,cum de ip[is demos teh paffionesyvt dc prima fubfl antia fignificare boc aliquid ,no.e(fen jubiecto, nec dici de fubietto- Erit igitur [ubte(lum bi c pradicamemiu in communiyvr dicit ratiotié qtandamisqua aliqua ordinantur fc cünda [ubijci, C7 pradicari 5 Yatio eft y guia pra[vpponituy quid; C7 quiaydum bic liber de pr&ducaman[cribiturydemü[lran iur pa[fiones de ip[oyiam vt aif Scot.cit, cr 4.7. niu quando aliquod [ubiectum. Mari hito faihousdufdr de fuis inferioribus demáftrentuy non primós,co.n. ipfo de [ubietto tà communi primó demonftrahtuvsnec cómiltuu error $ quia non Bias ftat etica, de ad Quatis [übictiiss G^ tandem omnia blc có »€ ita (ul»ratione pr&dicabdis C: fubyciends traduntur; qua. eld predicamcnti- 4530, (im: gratiam ipfuss yel vt partes fubicéliua 4 vt pradicamenta y. vc vt ed Om E) po , 2 r. AHt€- 4- 4 P] L ^ oQudflio T. Quot fiut Peedicameuta,.. epadicemeniun Q pofipradicamenta. H H ipeteffavia ad ipfius intelligentiam, vt ant er intres partes pri ond $19 uiditur tratbatus ifley pruma vocatur -Quapro, bi xe Camentis, 1 4 va de quibu|dam agitur ,nece[Jarijs ad collocationem, e ordinationem verum in predicamentis pertinentibus, P talia fuat tres definitio- mnes, wniuocorum,^[-aquinocorum , C denominatiuorum ,du£ diuifiones, & dua ve- guia. Secunda pars dicitur de IPradicameniis,que decem. enumerantur . Tertia de fPoflpridicamenis, q«g funt modi quidamyZ7 vel adomnia , vel adaliqua pradi- samenta copjequumnimr, Hc Difputatto correfpondet prime parti 4. C7 quia de MW ninocis, A CQuinocis «P Denominatiuis [auis pidimus difp.2..q-4-$« C" 6. fol. dic de y», qu dicameuto reponuntur y agemus . QVESTIO I "eb ; Quot [imt Predicamenta . A. Radicamentü, vt.ex pre- fatione di(p. conftat , cit quoddam -aciificio(um opus ab incellectuforma [2 | FEAR iu, & conflru&ü cx ;na- «uris reràm in cerra, & determipara (crie - &olicétarum fecundi dipoliioné fupe- rior fubugcibilitatis cum funda: mcuto 1n re , im quo arcif cio velucfonda- anentum toris ficuctuug func indiuidua, fpecies fpecial ffin;a deindc gencra . fübaltecna, fi adlunt (non an. efl de ratio-- mne przdicamenti , quod.dcnurcalia;gcnotatSco;:d.8.93.0.)tandem«ftgcnusgencraliffimum,quodtan«juamtecta,ifapremumfebabetiniilare«;ramcolle&ionev:n.1là(upra(etanquágenusrefjiciat;luncoriturquetlioquotfincbu:atmodiprzdicamenta,inquibustanquamjndeteraánatismanionibusrcs'"Vniuerlicollocant.r,&habitant.FlatoinSoph:ftayeum pofuit. jtzdi- €amentum f. c5; Xcoocratcs & Anaro- nicus duo, (ubttantiam ,& accidens ; alij tt: ffatucront iubftanniam Creatam,.ub | flaniam incccatams& accidens, vcl (c ü- duin alios fubtiarg am , accidens abtolu- tum, & accidens rclaiiuum , alij qua uor €lie dis erant; fübftanuao , quonticatem H Quahtazea, & rclatiopem , coe cra ver IDpropté dici pra dicaméta, ciatur Fof. $ Mer«.7.4.8.icct.4- Ammon. predi- Cimn,c.de arts 1 auctus dilp. 1. M ct. €- 27* & dip. c.13. AL j quinque 1. cticntá » ide nyaltccaasttatnn, & mom, ta quie Hun Plavonici Alij (c& enuincra: lubitá- & ad. ip[a Tredicamenta in Conmuni, Gr regaiis corum, qua in Tr&- tiam,quaptitatemqualitatem, télatiené, vbi & «uid action: & patfion cómüne ; quibus ab) addant.Q uando.Fcrchius vc- tig. 7. cenumctat octo. P'eripathetici ad- jungut $uü, & habitum contiituétcs na- imccuum denarium: quem numerum cx- cedunt. al; ob entia rationiswndecimum praedicamcntum.con (Litaentia,ita quani - iplures ex vofiris, vt vidimus difj,3 ..q.7. ad 3. Quidam dicunt accidentalia prz - dicamcnta e(lc decem, & odto;nouem cx teroiinis abi radtis& nonem ex terminis «oncret;squ bus daniur intelligi termina .connotuau J'ihagorici tandem viginti a(- Áignaurnt, doccbant n. duas e(fe coordi- nàtioncs. rerum, «pam determinatorum s, Andeterminarogü alteram, & in vnaquaq; Alkarum pogcbant decem quali principias an prima fioitu S par,vnum, dcxuti mae (culum quic[ccns,ccétum,lu:ncn, bond y & quadracum ; in fccunda infinitum ,im- parmulzcud.nem,inittrum, (geminam , anotumyobliquum, tenebram, malum T aliera parte longius ; qua; ad deceui capis t4 rduccbant atbanando ynicuiquc dno oppofita, vt pary& pat, Kc. * .€ numcro 1gi ur pta dicamcntorum 4i niter vtamur nümero d«nàco ab Ati«- Angcns tuit controucríia, Aaab AU. flor. affign«to cu us ramen primus Inu&- 4or dicii A^ichitas Tarcpunus Puhago- fICUS, OubC$ Lanicn in hoc conucmont 4p numcrus iftc depar;us cfi. caci reione Ot édi 10 potcft wecmonct $ o.q.1; re dicam dc quo fuse Suatcz tip. ; 9. ^ ct. feét.2. X Amic,uacliS aub. 5. mà vbicunqs Doctor loquicut dc iov oiumce- ro inquit rccprendai cuc non ob laua &fficaccin ratioucu (juicquid dica Bu ] Icol, $20 $c0l.1.d. 30. I. p. art. 3.prop. 6.) (ed pro- pier E hilefophorum veterum auchorita- tcm; tum quia jam inoleuir ;n Scholis, & ' euahit f:imofa d:uifto, ità quol. 1 1. att.4. & 4.d.15 quaft, 1.C. fecutus Auihorem fex princip. diccntem , nos iflius numeri denarij pig dicam. habcre fidem , non fcientiam, & ideo (pé fepius dubitat Lo &or de ifla díuifione, vt loc.cit. & in 4. d.10.q.1. K & $. Met. j & 6, & in cón. $. Mct.tex. 1 3.& alibi; idcm h«bet Mayr. paffu 8. fuper prz dicam. 1 3 Dicendum;in vno fenfu vnum dom- taxat prz dicamentum debet conflitur, in alio féníi plura, vcl pauciora ad lib tum ; ad maiorcm tamcn commoditatem & fa ciltorcm captüm con muntter con (titu&- tur dcccn. genera. Et quamus hoc affer "tum apud antiques $cola(i cos non :nue "Wiatur.vt poré quibus piaculum eidcbátur in Fhilofcph'a m gare illa decem c(le cm nino pr ma ,& luyrema genera , & aliud Bees admüterc fupra ilia , modó tamen 'Recentiorib.paffi m recipitor, ita Hurt, "Arrisg.& Quuted. in Metaph. Auerfa in Log.q. 16.(c&. 1. Poncius d fp. 11. Log. q.1. & alij paffim. Conclutio tres ho»bec paries, prcbatur,& explicatur tmul; Ge- mus generalifbmum poteft dupl.citci iu- «iy Prim ó in cigore, prout cft ;l.e gradus füpren us, & cómunitfimus , qui non hi. bet al uii füperiorem habentem rauoné generis ,quo fenfu de eo locutus cft Por- ph- & Doctor 1.4.8.9. O alio modo e, gradu generico nó tm liciter,& ab- uté fuprem.o; [cd «n quid, & in ;liquo €crto ordine , quo tcntu vidctur locucus Scotus 4 d.19 cit. defammuus decen gene . Kibus vbi ca vocat decem fuprema gcne- £2,non nbsp cra ncqueat gradus ad huc genericus illi faperior (ed quia ad ca tinquam ad (aprcmá capita 10. diuerius coordinationibus reduci. potiunt omnia » & lufficicnter cuacuant toiim €n$ crea- tum, imm;ó in hoc tenía eiiam locutus vi- detur ip(e Aci (t. c.vltantep. dum omnia ait effe; aet lubftantiam; aut itacem &c. nec ilta app.liaun gc- nera (impl;citer íencrali rase 'Si gencraliflii'um: primo modo (uina tur , tic non qii. vnum fopremü ge- Difp. VI. De "Pradicamentis in Commun X nus ftatui poteft , & confcquenter vmm dicamentutn , cu'us iftud tit apex , id aüt c(Ic nequit ens tranfcendenter (um- ptum cómune Deo;& creaturis, cx di&ig difp. praeced. q. 1. art. 2. «nde non rect Auerfa q. 16. (eót.2. hoc purat probabile; & (equur Ponc uscic.n. 13. coouca quem plura vide diíp.2. Met. an. (3 2. fed itla fupreri.um genus erit ens Bnitum, ^e vcluti genus Dim phciter fumaum dcícene det poltea in decem genera , veuridecás dum quid luprema,vt claré docuit Scotug cit. 1. di&.q 3. N. ibi cn. non oblcui có. ftituit ens iniu m genus füpreo d ad de- €cm genera, vel potus in eà d.tcéndat or dinc uodam .f, tnfubítaniam , & accie dens, & (ic de nceps tobft;aria iacorpo- tcam, & in incorporcam ,accidens ii abe tolutum,& refpcétiuu,hoc in intrinf-cus, & cxtrinlecus adaen ens , &c. lic euam habcc quol. cin fioc , Tü quiasdeo Scot; cii. excludi rac oné gencris ab ente, quia non cfi conceptus luoatus , ícd indiffe, reos ad fiaicum,& infinium, ecgo cá cóe ceptus ens finiti de fc ffi limqatus, nuls là ecu ratio,cor genus non dicatar. Tua Tum — 4 quia Scous7.Met,q.1.ai,quàd liinhate —— i | rentia accident s c(let de eientia 3píius s quantitas, qualitas , & relatio non forent generali(fima , quia cum inharrencia vi» deaur eiutdem rationis in oun bus, ac- € dcncbus, potetit abit rahi «nus conce- ptus cómunis dictus in quid de tpfis , qui eiiec .nfcriorconceptu entis, X (fuperior cis, oninis autem talis ( ait iple) ctt «o.c ptus generis : quz. ratio magis videtur conctudere dc concexu enus niin refpe &u decem gencrum , quia dicicur de ei in quid, & ett inferior concejuu entis, 4. Dices,non elf penus , quia non eft vniuocum-(ed analogü , cum perfccté nà ptetcindat à differ. nij»; Sed hoc tà ££ improbatum dil p.2.q. 5. art, 2, & 3. voi cum analogia tl arc-vn.uoCde tionem, &- dicere conceptum à dilferens tjs ptecitam. Dices, ideo cns finiü 00a cie genus , quia non importat ccalitatés fed conceptums vei t hancfgaificasnom.ertperfepoteacialis,&pecaittecentiagconitahibilus,fedpermodsinccinfecos,adquosnoncfi.veré.potenualisscumutcadcmTwo»AL.|ELolaSdwQuaflioI.QuotfinPredicamema..eadcmcumillis;acproindenoneftvefacontra&tio;infimnrevidentacaliquScotiftz,vtAn&AnJ.f. Met. 4.7. Faber Theor.q.7.& 7. Met. difp. ? c. 1. & dilp. 1.c.1. Hoc tamem e(t omnino vo luntarié di&tum,quia renétur adhac otté dere,cur hic conceptus finicus, & limita- tus non poffit dicere realiratein veré po-- t&ríalem per differentias contrahibilem , €ó vel maxime, quód fubftantia ; & acci. dens effcacialiter ditferunt iater fe, & e(- fentialiter in ente finito conueniunt, er- | non fitens finitum inditferens ,& creaturis,nihil videcur obítire cur non fit genus . Si dicatur obflare, ne decem genera in aliqua realitate per diffe rentiam contrahibili conueniant. quiddi- tatiué , ac pro:nde nec. amplius ünt pri- mó diuerfa , nec genera generali(Tima, iam petitur principium;hoc.n- coatendi- mus mod5,illa decem genera non effe pri rno diuerfa. Si dicatur , conceprum im- mediaté abítrahibilem à decem generi- bus effe conceptum entstran(cendentis, vnde ens finitum primó , ac immediate decem genera ign ficet.. Exploduucfa- Cilliim& , quia conceptus encis finiti. eft diftin&us à conceptu (ub(tantic quanti- tatis , &c. crgo eft ab eisimmediaté ab- ftrahibilis: nobi(cum fentit Bargius 1. d, $ q. 7. a(fignans definitionem modi in- trinfcci vbi citat Canon. (ed de hoc vide rurfus di(p. 1. Mer. 3. 6-art.2.3 n. 165. && indé vbi hoc ex proteíso probatur . $ Sec&ádo quod (umédo genus genera- lifimum in fccundo fenfu , poffit duo, vcl plura affignari praedicamenta |, prob. quia posent primo conftitui duo , ncm- (ubttantia,& accidensy.uia eps finitü mmed até diuiditar in (übttantia, & ac- cidens , uod alteri inharere nacum ít: . Vbi pet accidens non intelligimus efsc im, feu inhirentiam actualem accidentis; vt explicat P. Fabcr in Mer.cir.vt fic.n.dicit éloechum qnendam informationis ab ac «idente ab(oluco realiter diftinctum,ted imclligumus eus illud , quod immediate à fübitantia diftinguitac, & 5m xao cete- Tà ptdicamenta conueniunt e(sentiali- tcr, maiorem .m conucnienuam habet el. fcn tia quancitacis cuun e[senca qualitatis, . ege. $i! vel relationis , quamcum (üb(tantia , qui gradus circumícribitur. per apticudimalé inhzrétciam Et cercé gidiculume(t, quod aíserunt Ant. And. & Faber eit, diuifio- nem caus finiti in(ubftaniam , & acci- dens non eíse priorem diuilione eiu(dem in decem genera , (ed eíse omainó eandé breuius explicatam , quia (ub accidente Dove reliqua nouem pradicamen ta, Nam quam vnitatem , & communis tatem babet (ub(tantia cefpecri (ubitane tiarum,pacircr habet accidés re(pe&u ace €iden. ium: nulla.n. di( paritas pote(t a(fi- gnari,ergo (i ens finicum non immediaté deícendit in fübttanuiam corpoream , & iniacorporcam, fed 1o fubftantiam vtri com nunem;nec etiam immediaté deíc det in abfolutuin accidens , & ;refpe&is — uum ; fed inaccidens vtriq; commune .: quacc fi fubftantia habet rationem gene* r1$ , ctiam accidens in ferie accidearium rationcm generis (upremi. 6 Deindc ficut accidés in comuni ynà M dc — accidentibus ta olutis,quam r uis , ita aci rta, vniuocé dicetur de Mm ab(olatis, & refpe&tiuum de ce(pe&tiais. & ità tria tantum fuprema genera tui pofsencíub(tantiayaccidens abíoluty - & accidens refpectiuun .. Rurfus quia e quim vaitatem ,& commanitacemyatqs adco genericam vniuer(alitaté habet. re» fpectus intrinfecus adueniens ad omnes huius generis refpcctus, pariter habet re fpe&us extrinfecus adueniens adomnescia(demgenerisrefpectus;hacrónequa»tuorpollentconftituipraedicamenta,&iocisquatuorgencra(uprema,fübítàciasaccideasabo'utá,refpectusintrinfecusadueniens,&ce(pcóusexceinfecusadaenicos;queetfeac(umma,lupremasquastenusconumíTiimaforent.oimn.buscon*teacis(ubiuapeculiari(ericsXcoordinaetione;at;itadilarando,vclrücinqeddcOcepr.isinentisaugetipoccib,vclmiprcedicamenoramnaacrusadlibram,Diccs,accidensab(olutamaon.poffeconfttuigenus,numctkcommunequanetitatq4xconlequitacmateriam, X qua litau, qua formam tafequitur, hiac.| ficut TRaccriz , & focinx noa commuac l Tt gcauss $2; penus,pariformiter nec quátitati,& qua- itati. Tum quia abfolntum folum dicit ncgatiorem relationis, quz cóucnit quà» titati , & qualitati ex proprijs rationibus formalibus , non propter rationem pofi- tiuam vtriq; communem , ficut negatio Ieconis conuenit homini, & equo per pro prias differentias, non per quid commu- ne pofitiuum; cum ergo negatio non pof- fit c(fet genus ad entia pofitiua , non po- terit rcété accidens abíolutam dici ge- nus, & conícquenter nec relatio . 7 Scd primum nó valet; tum quia ma- teria, & forma babent proprium genus commune vt dicemus;tum quia acci tia illa confeqoantur totum compofitum ex di&is in Phy(.dif, 3-9. 1.tüm quia ma- is differunt in ordine ad principta quali- tcs naturales , & fapernaturalcs , quàm nera & qualitas , natusa'es .n. cau- ntur ab ente creato, fupernataralcs im- mediate à Deo, Densautenr ,& crcatura magisdiftingwontur inter (equàm matc- Sia, & forma ; & tamcn non ob id'fequi- itür qualitatem naturalem , & fupernatu- ralem non habere commune genus, ergo meq;ex hoc capite dencgandum erit quá- titaci, & qualitati, Nec tccundum aliquid prodeft , mam abíolurum non dicit fim- plicem negationem refpcétus, fed quen. dam modum pofiriuü-eficrdi ad'fe, quis Cohn am explicetur , ficut vnitas tur per negationcm,reuera tamcn. €ft qmd politiuumi; imé poflct cx oppo- fio quis dicere e(fe ad aliud cflc quid nc- gatiunm , quatenus habet annexam ncga- "tionem c fTend?sd fe , (ed dc hoc in Met. .. Tandem hoc iptum prob. cx (ufficien- tijs, quibus aduerfarij hunc numeram co- nentur oftendcte, ouncs.m. fufficicntiz dnpliciver peccant , vt aduertit $cotus 5. Met. q.6 primà.n. oftendunt oppofitum pte pobiti,nam fi hzc decem: a cient firjrema in rigorcydeberet cns immedia té inilia diuidi , & non pern uhas diui fioncs fubordmatas, co .n. iplo qued cns finiiom in duo tantum ü.c«mbra. primó diu:diuut, & vtrumq; deindc in aka,daiur intelhgi intcr ens. finitum, & ifta genera Difp.V1. De Pradicámentis in Communi - fionem illam fic pra cisé,& non aliter fie- ri debere , ergo voluntaria eft hzc diai- fio, non necetfaria- $ Tertio quod numerus ifte denarius. fit congruus, rationabilis, commodus, &c vtilis, atq; ideó retinendus , prob. Tam: quia denarius numerus vniucrfalitaté (i- gnificat,quarc inquit Hurt, congrué vai- ueríitas rerü ad dccem capita reducitur Tum quia omnia membra fimul (umpta adaquanr totum diui(umyJ.(. ens prz dica" mentales& finitum , & quia longe maior eft copia , & diuerfitasaccidentium, quà: (übftantiarum , vnde im vnica (ubftancia (apius inueniuntur omnia illaaccidétiay quz varia con(tituunr pradicamenta. o y. hinc optima ratione fa&um.ef vt [ub-- ftanriajynum dumtaxat conflitueret prz. dicamencum, accidens ver per plura di» ftribueretur,ne canta accidentiuar varie- tas pareret confutionem ,. Tum quia eft valde virilis, & accomodata captu cuiu(-. cun ; & qua(i fenübusobuia. , quia de- ducla cít ex varijs interrogauonibus;que communiter fieri folent, vt Aritt, docuit $. Metaph. 1 4- cuicung; enim harum pet: fpecialem fatisfic. pr dicationem; quare fingulis interrogationibus. fingula: cor: refpondcbuor piadicationes,& cófe.jué- ter fingula prz dicamenta - De indiuiduo itaq; fubftantiali;, vel quzriturquid fit z & reípodctur,quód cft homo, & fic prz- dicamenium fubflanua 5 vel quarituc quale it, & ref. efle calidum,album , & habetur prz dicamemum. qualitatis : vef quaricary quantum fit : & reíp.latumy,om. gumy& cft przdicamenram quantitatis z vcl quzcicur,quid reípiciat «& rfj. fiti, fi efl parec y eruum;fi clt dominus, & ha- betur pra dicamentüiclacionis : velqua- ritur, quid-agat : vcl quid pariaturz& refp, peraétioncs fcribic , vcl loquitur , vel per paffioncs,calcfit vapulat, & funt przdi- camcermta actions, & paff onis; vel quzri- türsvoi fitz& refp.n foro, inle&o, & ba- betur prz dicamcntem vbi: vcl quaitur y uomodo ht in co loco : & scfp.per itü at fedet; vcl quaerite quado hir, & reíg. heri , hodic; & habetur prad:cau.encum mediae plurcs comceptus gencucos, Quuando;vcl tandem «uar:iir,quomodó Yeceant fccundo quia. non ptobant /dim- 4c habeas: & rel p. hoc , vel illos odo fe hibe- enqQuafl. T. Quot fint Pradicamewa. * Wiabete , & eft priedicamentum habitus . 'icque aliqua alia interrogatio fieri pote- tit, que ad vnam iltarum non reducatur, Tandem patet.gp rationabilis hzc di- uifio affigna tcimqtancitatemy&c. quam per illos ter. minos Platonicorum vcl Pythagoreorü , hi namq, potius per quafdam paíTiones 'conflituant przdicameéta ,vt funt motus , ftatus, idem, alterum, par, & impar, &c. s& tamen. przdicamenta ex generibus, & fpecicbus debent conftrui. 9 Sed cotra 1. 'Concl. partem, & z.ar- guitur oftendendo decem effe füprcma *genera generaliffima in rigore, & confe- uenter decem inrigore przdicamenta . ü quia Arift. 10, Met. 12.& 5. Met. t2. vocat decem illa genera primó diuerfa , ideft in nulla realitate geaerica conue- nientia, quod dictum valde familiare cft apud Focmaliftas, & affertur à Sco.a.d. 34 D. qua ratione m 4 «d.1 ; qi. €. veretur concedere rationem vnam com- munem quiddiratiué omnibas refpetti- bbus. Tum z.quia 12.Mer.19.& 28. do- €et Ari(tot. principia «erum .i, naturas Przdicamentorum non effe cadein (cd diaerfayS& dumtax:t ali.jno modo.i, ana- gicé eadem . Tum 3. t. Pott. 108. ait propofrtionem 5::n qua vnum gencralit- 1imum negatur de alio , efTe imimediatà , vt hzc ,(ubflamtia non e(l quantitas,quia fon datur praedicatum faperius, quod de vno dicatut, & nondzalio. Tum 4.8. Mceth.16. docet ,ens,cum diuiditur in de- Cem genera , non cfle genus , ideoq; non efic ponendum 1n de&nitionibus ,qua cx "genere, & differentiacóflaut: & 5; Met. 16.ait non effe genus , quia in d. fferen'ijs incladitur, quod generi repugnat . Tum $. in antepradic c.4. diftinguit genera» in fubalterna,& nó lubaltetna, per prima intelligens, quorum vnum continetur (ub alio , vel fubtertio illis füpetiori & fübdit animal , & fcientiam non eflc fubalterna,quia nec continetur vnum fub alio,ncc ambo füb tertio; fed fi cns finitü ctict gcnus ad illa decem ; iam ilia omnia poticnt dici genera fuübalterna in 2.fenfu. , 10 Refp.ad 1. locumiliü cffe prono- bis,quia in illis locis docet afiac(fediucre tur per fubitantiam, qualita- n $23 fa,& alia differétia, diuctfa vocat, qua in nulla realitaté couenunudiffercnua;q «o in aliqua conueniunt .aut generica , aut fpecifica, & inter ditfcrétia numerat do- «cm genera, crgo (ecundumiplumin a4- qua communi realitate conueniunt ; & dum dixit genere diffe , noluit ob id negare »quin in aliquo fupcrioti genere «onucnircent , ad difcrimen diuer(orum quz prz mifecat , (ed (olumiatinuare vo luit ,q» non tanum (pecilicis diffetenrijg differunt,fed etiani gencricis , € his quie dem (ccundum quid fupremis: &, in hoc - Len(ulocuti fant Formalitte , dum ca vo- càt primó diuct(a, & Scotus in a. cit. qui vercbatur concedere rationcm rcípe&tus «ómunem omnibus qui 1ditatiu£ nc con- tradicerét authoritatibus Philoforhorü , vt ibi (e explicat , non veró;quin oppofj- «um ratiofuadcat ; & quidem in 2. d. tq. *$.P.inquirquàd pra fertim loquendo.de «el jeétiuis , negari poteft, quód lint. pri- aró diuerfa .. Ad 2.per principiarcrü ibi Ariit, non incclligit ellentias rcrum , fed poncipia phytica,.f. materiam, formam; & priuationem , quz dixit effe eadé ana- logicé i. proportione in omn:bus prae- dicaméts. Ad 3.vocauit propolfitionem illam immediatam, fi omniailla deccia ita fümantur , vt immediate fubftent enti finito, fic .n. quia in illo gradu fupcriori Omnia coucniunt;nonm porerit per illud cà- quam per mediü vaumf'ab alio diftingui : vetó illa decem nóita fumcrenrur , (cd fubordinaté, itavt ens finixum prin;ó dc- (cendat infubflantiam ,& accidés, poftca in accidens ab(olutum, & refpectiuu c. hoc certé modo illa propofitio 1mmedia ta non císet , probari .n. poffet per fubftantia non cft accidens, Ad 4.it. illis locis loquicur Arift.de ente traniceae denti; quia ctiam ibi loquitar de vbo,qua eft adzquata pafhio «nus zaliter fumpti s 4p coccáimus non ctic i áccediry quod in 2. loco folü di(puraré diticrim ncc al;quid afiertlué ponit, vt notat Do- &or (luper illom 4ex.-& cim d.3.q.3«IN. - j. icíp. te vera polle dici fübalterna Arilt.autéibi negat animali , & (cienciag fuba!ternationem illam , quam concedit ijs , que in eadem c pia d. camentali S&Tt oa .con- T A mo RF, rv 24 continentur , hzc autem fübalternari. di- ambo fub tertio ,«p ett determinatü ge- nus in illa coordinatione , quo fenfu ani- mal,& (cientia (ubaltepáari nequeupt, cü in diuerfis coordinationibus reperiantur, 11 Sccundo arguitur , quod non (inr decem. Tum quia $. Met. 14.0&o tantum enumceraz Arift. omitrens ficum , & habi- tum; quód non debemus afferere, tecille breuitatss caufa , vt reí(pondet Commen. nam ait I o&or ibi,& $.Met.q.5. quena prolixitss fuiflet addere. dumtaxat duo vcrba, Gitum,& habitum;vel vnum, .(.his fimilia, vt fecit 1.Eth. c.6. vbi (ex tantum enumeratis adiecit e bis fimilia , vt coe- tera comprehenderct. Tum 2.fi actio , & pallio duo prima genera conttituunt, cr- go Gmil:ter vbi actiuum, & vbi pafiuü , fitus aCtiuus , & fitus paffiuus. Tum 3. ando non dicit al quid reale , vt dice- mus diíp.8.q.vlt. fed denominationé cx- trinfccam,ergo plura przdicamenta,quia in infinitum tales denominationes multi- Lag ; peur cx a&tibus vitalibus. um 4.multz po(funt fieri interrogatio- ncs de indiuiduo (übftantiz ad genus mo £5 pertinentes , vt elfe Regem, Dodtoré, bonum, malam, &c. quibus nequit fieri fatis pcr predicationes horum generum, nam entia moralia in nulio horum conu- nentur; idé dicendum de ent.bus rationis. Tum 5. 6icutà caufalitatibus cau(ai'um &fficientis,& materialis (umuntur duo ge nera aCtionás .(. & paflionis, ita duo alia affignari debent à cau(alitatibus caufa fornnalis,& t nalis defumpta . Tü 6. quia f£nótus, & cetera pofljrzdicamenia habéc aliquam entis rationem , ergo dcbent ha- 're propriam coordipationem, & malta aliarcperiontur ad i(ta przdicamcnta no zeducibilia,vt modi intcipfeci, pafflioncs, entia artificialia,& timilia. Tandem yrz- dicabiba funt quinque ,. przdicata (unt Quatuor, cur decem przdicamcenta ? -12. E efp. idcirco adanuffim ibi dece £e non enumcrat , mo ncc in (iota.a etaphyfica,vt ibi Do&or aducirtitquia nümerum denariü flocci facicbat,vtpotequinonni(iinpopulari[eoíu fun, zlamcfium haberet ; & non in aliqua (oli- - » c Difp.J/T. De Prediamesitis ip Communi . da tatione. At inftat Ferchius ojt.veflig. 7. Atifl. Gedüm ibi , (ed eciamalijslocs ab ipfo de»romptis ex libris (cientificis ftadiosé octo dütaxat! praedicamenta »c- cenfere oamilTis tito, & habitu ab(4; addi» tione paruiculz colle&iuz , quam tamen alijs in locis addere (olet cum alia predi- camenta prztermittir; lignü ergo eft pre- dicamenta apud Ar;(t.oGtonari numerü non excedere, ncc ab co deficere. Sed hic Auctor,qui intima Acift. séla proficetur erucre, (i data opera id fccit; rationem ex ipfo adducere debebar, cur (iius, & hab:- tus à numero predicamentorü finr expüe genda , notare tamen libet At fd. loc.cit, f Met. 14. pa uis interiectis vctbisadde- re particulam colle&tiuam fimiliter au- tem, c? in alijs Sed quicquid tit de Aci (enfu, hic nos loquimur de diuifione en. tis n dccem pred camenia ex, natara rei, Ad 2. licet Ant. And. iilud. putauecit in- folubile , dicimus tamen non valcre pa- ritatem, & congruitas cft, quiaa&io, & paíTio veram , & realem rationem agen- di, & pauendi prz(eferont , non ita vbi actinum, & vbi paffiuum, nam vt notat Orbell.(up. pre dicam. vbi , circamfcris ptio a&iua,qua fundatur m loco circum- Ícribente , quamuis fignificetur per ver- bum actiuum grammaucaliter , non cí tamen vcra a&tio , & idem elt dice de vbi paffiuo, quod veram paffionénon hgnif;car , & de ceeceris praedicamentis , Ad 3. dicimus re vera predicamentum , Quando, ctfe denominationem extri cam, conpumerari tamen inccr pradica- menta realia , quia cüm h cnumcerus in vulgari hominum a tlimationce fundetur, & ex D. Aug. 11. confell. c. 14. nil fic no- tius , quam tcmporis cXiftentia , videiur hoc,quod cft in tempore cx;tterc tte alie quid rcalc , licut tempus vt quid reale , & noti (limum apprchenditut ab omnibus, cum tamcn formaliter fit ensrationis cx d.&is in I hyt.difp. 13.9.4. art. 2. quaproz pier inrigore cÜct expungendum de nu- mero prg-iicamcntorum;stolleratur rame propter vulgarer opin onc, quod fic eos calc : dcnomivatoncs tau:cn cxtr;picct ex a&ubus vitalibus yt intelhist, videri, &c, nonconfütuuunt hts dapi) di- - "»—-—4 Quu451.1, Summo diflinguantur abinuicem. — $25 finum, quia non (unt cntia realia,nec vt (ic indicantur effe, fed potius reducune tuc ad pcedicamétü qualitacis, in quo cft formi qua de(üma ntur. A 1 4.per idem denomimtiones in moralibus (unc extria fece,vt plarimü ex a&ibus volunzatis, & humanis legibus prouenientes; non entia realia ; entia deinderationis nó debét có- ftrucre prz dicamentü diftin&á , vt dixi - mus d. 3.q.7.ad ;. Ad 5. caufalicates cau- farum ad efe&us,qnzcun3; int, collocá tur in przdicaméto relationis,cüfintintrinfecusaducniétes,cau(alitates agentis ad mareriá,& é cótra cóftiruüt duo prz- dicam&ta a&ionis,& paffionis,caufalita- tes forrmz ad materiam,& é conuerfo, .f. informationis a&iuz , & paffrac, funt in £dicaméto habitus, & cü nó dict rea. € aGioné,(ed grammaticalé, non contti- tuunt duo,(ed vnum przdicamentum, yt fais locis dicemus. Ad 6. motus non eft per fe ia aliquo przdicamenxo , quia non eft refpe&us ümpliciter realis,(ed (ecun QV A&STIO IL omodo Predicamenta fint 2 inter fe diffinda. —— 13 Qu eft,anque in diuerfis przdicamentis collocanrur,debeàc diftingui inter fe realiter , an formaliter vel (utficiat di (tin&io rationis ratiocina- t£,1c proinde eft fermo de przdicamen- tis materialiter acceptis. (pro prima in- tentionc, non foranliter , & pro fecunda intentione,vt (ic.n. clarum e(t non diftin gui , niti diftin&ione numerali racionis , vt docet Door q. 1 1.prcdic.in corpore. Prima opinio a(ferit non neceffarió re quiri diftiationem aliquam ex natura le rei , fed (afficere diftin&ionem rationis rátiocimatz,ita communiter Thomiftz , ques neothericis fequütur Vaf. r. p. 138. n.4.& difp. 17 ;.nu.5. Saarez d, 39. pom irsqondii p hic id fin. — cam. Ruu.in antep.c.4.q. 3. Hurt. difp. 9. Mert.fe&.1. Auerfa q. 16. Log. fec. Sec dum quid, ideo ad predicamentü fui ter. , da opinio admittit neceffarià e(Te diftin- mini reducibilis,vt fuse diximus in Phyf. difp. 1 $.4. 1.poftpredicaméta potius func quzdam entium attributa, quam encia di recté ; modi intrin(eci,& pafiones, cum mon diftinguantur realiter à (ais fübie- &is,non (unt in diftin&is predicamencis: tandem entia artificialia , quia non funt vnum per fe , fed per accidens , neq; fümc in vno przd:camento collocabilia. Haec omnia re&é percipientur. ex dicendis in hac,& feq. difp. Ad vlr. ratio difcriminis eft , quis przdicabilium numerus ex di- &is d:fp.4.q. f.ad 1.de(umitur in ordine ad modos przdicandi in quid , & in quale dc fübie&is , neq;dicunt quafdam reales effentias, (ed intentiones fecundas appli- cabiles naturis diueríorum przdicamen- torum ; pra dicata famuntur in otdine ad diale&ticas een quz per quatuor z-dicata (olauntur,& funt ctiam fecun- intentiones applicabiles primisjat di- uifio pradicamentorum defumitur per modos varios efíendi , quibus diuiditat ens , & perquosin (ua. inferiora de(cea- dit,, que diuifio varijs modis afbgnari potcít;vt di . : € . Logica. &ionemex natura rei actualem, fiué for- malem,fiué realem;ita Fonf. $. Met. c. 7. q.3.fe&t.5. Amic. tra 18.3. 4.dub. r. Dicimus , przdicamenta nece(fario debere di(tingui inter (e realiter, ita Do- Gor in 2.d. 3. q. 4. D. & $. Met. q. 6. fe» - quuntur Scoti(lz omnes,& Zetb.q.7.V e netus sapit ge LR ar. 2. Nyphus q.1 2.& 4.Met.q.4. Iand. 3. Phyf. q. $.citatur ctià Caict 1. p. q.28. ar. 1. ybi x hoc, quod faübftantia eft in vno gene- re,rclatio in aliodeducir realiter inter fe diftingui , & Morif. dif|.4.Log.q.7.qui differt folum , quod diítin&ionem ter refpe&tus, & fandamenta vocat modalé , nonrealem iuxta; v(itatum loquendi mo- dum recentiorum , vt vidimus diíp. 1. q. $. ar. 2.cum haac diftin&ionem explica- nimus. Probatur ex his; quz habet Do- Gor cit.nulla ces poteit fimul , & edens tialiter contineri fab diaertis diíparatis fpeciebus,ergo nulla res pox etfe in bus przdicamentis, fed tantumin vno,er go resdiuerforum funt. interfe realiter diftio&z, Antec.patet,quia nulla res ba- bet duasctfentias, ergo nulla res conti- netur indaabus (peciebus. T6 quia qua jJ: 3 nmu- € p? ^ ji6 — Difp.V1.De Pradicánieniis in Coppmini. numero differunt , realiter diffetunt , res diucr(orum. pradicameptorum numcro d.ffcrunt,quia diftinctio gencfica arguit fjecificam,& numcralem, & resifle ge- riere differunt ergo Xc. - 14. kefpondet Auctía veri effe afsü- ptum de re sr candé ratione formalem ; ró sm diucr(as,quia vt fic poterit effe fado diuerfis Ípecicbus, & haberediuerfas cf- fentias. non rcáliter - fedratione diuer- fas,timiliter diflinctio numcralis nó séper eit realis; fed aliquaodo rationis cum fun damentoin re : nam bene potfunt in vna re reperiri duz tationcs formales virtua- licer diftin&z anteopusintellectus;(cd $étualiter,vt flát (ub duobus cóceptibus inadzequatisjitavt vna non iit de cfientia alterius,& Ee poteritintclie&tus for matc doo prZdicamenta dittinéta pero- pus incclicétus cü fundamento in tc: (ecü dam quis rátióhes deinde prdicamenta dicuntur mpertmixta , habere diuerfa gc- cra fpecies;& diffecentias. " Contra iftam re(pentionem prim ar-. £e poffer ómnibus illis rationibus , qui- us ofl éditur dift;n&io attaalis ex natu ra rci anteopus intellccttis: maxime quae defumantut €x contradi&torijscum.n.io ab opere. incelle&us. praedi- €amentis conucniant cócradi&toria, quod praecipue probaiut in actione , & pall;o- nt (qua. per aducríarios virtualiter di- flinguuntor )nà 2ctio de fva rat:one for- ilt cft aiusagentis , & cerminatur ad pátlüm, non eft actus paffipa(lio non cR atus 32cnt s , funditur in pao, rclpi- €t agens, crgo ance opus intelleckns nc- €éffarró (uot di(lin&a .. Tum quia repu- gnat, vt ab cadem t€ abftraliantur duo cà €cptus inadzauati duarum d.fferentiatü . diüdentium idem genes, vt patet, nequit «n.cadem rcs e(le virtualiter rationalis ,& irrat;onalis , eadem que nritas virtaaliter longa, non lata, & longa timul,& lata;cr- o répiignat, vt ab cadem re duo ab(tia- antur fnadaquati conceptus diffcréca- tutm diuctía gcrera diuideniium,patet (e qucla,quia ifta: magis inter fe difiir,quia diuerforum jcedicamenioram,quam :1.- Ta, qz (unt eiu(dem predicamentu. Tam Qui alis res cífet ens per accidens , quia -— infuo adaquato conctncludere t. res. dinerforum przdicamentorum . Tüquia c1 vao genere, & vna differentia confti- tnitar vna fpecies realis, non rationis , cx. ifta. ,. & cx differentia ind;uiduali conti. tuitur indruiduum rcale à-parte rci exi- flens,non pct opus intcll:&tus, (ed in quo Llbet praedicamento adeft hzc compoli- tio cx genere ,& differenua& cx fpecie, & bzcecitate ergo in-quolibet przdica- * menco adeft fuum iadiuidaum reale , fcu ojnia indiu:dua rcalia realiter diftinguü. tur,& con(equenter [pecic , & genere (i fünt diuer(orum generum, ergo ifta pra- dicamenta realiter diftinguütur. Tü quia data hac refponfione fi, vaus. conciperet inadequaté rem (fccundum. conceptum fubttantialem,alter vero fecundum con- ceptum accidentalem, res illa eflette[pe- &u vnius (ubftantia,re(pe&tu alterius ac- Cidens , & tamen à parie rei necclarió , vel effet (ubftantiasvel accidés,nó vtrü ; Hüc fpcétant: quac infra. dicemus de re- gula illadiuer[orum generum y Qt. . Secundo principaliter. potett. probari Conclu(io inductione;nam fubftantia as rcalter diflinguitar ab omni accidenre pradicamentali,cum poffit ab omni ab. foluto feparari per abíolutam Dei poten tiam , & etiam fer&ab omni refpcctiuo iuxta dicta in Phyf.difp.3.q.4«art: t.quá- titasquo3; eft realiter à fabttantia ; & qualitaxibtis diftin&a , & multó magis à relatione , vt diximus difp. 9. Poyf. q. 1. ar. 1,de qualitate nullus ambigit » relatio. ex dicendis infra difp.8.cft realiter à fun- darmento diftincta , nam que ct realiter. idenuficata,non eft predicamentalss, fed uanfcendcutalis, idem ciiam d: ecinus Ae aljs fcx pre dicamentis;crgo &c. In oppofitunrarg. ex Atift.c. dequil,— iti fiuc ,vbi concedit, idcm poffe ad plura. praedicamenta fpe&are fecundum d:uer fas rauomes. Tum 2.uia cx 5 Phylza 2, a&tio , & pa(Tio realiter non ditinguun-. tut ; rclaio non poniiwr à andamento. quid real:eer di tinctum , nec fex, vluma, gencraliffima, cum fint mod; etis; mul- tz quo5;relationcsiealiter com fundas. mcnto identificantur, -Tuin 3. pred'ca- Wienta pcr artem 5 .& rationem dilpofird - funt, u€ 4 Y gt ———Ó— 4 vtt, etgo bené fieri poteft , vt diftin&a pred ca menta (ügnentur, & conftituan r cx ration bus codem modo diftinátis, |. pec intelleétü. Tum 4.ex Rau. gradus etientialcs rei, non dilbinguütur, nifi vic- tualiter,vcl (alim nó realiter, fed polTunt przdicaméta ineodé reperiri , inquo nó " dittingiantur si gradus eísentiales ,. fed tantuin penes modos effeadi, vt (abftaria ' ab accidente per modü effendi per fe jac - " €identia peres díuerfos modos effendi in, "etgo nó neceffarió realiter differüt, quia mag s diftinguuntut. gradus etfentiales , cin modi eflendi: Tum $ ex eodé, quan 0 plura in cod reperiuntur non per có- pofitionem,di(tinguantur ratione , nam multa non poffunt vnü con(tituere,(i st ex natura rci dittinQka, nifi vnà fe habcat vt àctus;altétum vt potentiayíed przdica- méta aliqua funt huiufmodi ; vt patet in a&tione, X pa(fione , quz (unt in motu abíq;compohtionesergo«c. à 1$. Refp.ad 1. vel Acif-ibi locutas eft - ex fentétia aliorum; vt ex Adueriarijsét Auct(3 concedit, quía neq;diueriicacem rationis ibi expel vel folü haberevo- "lait, vt ibii(aa paraphra notat IKoccus , De hicét nibil eentialiter poffit eGein ,diucrfis generibus; potett tamen effe ac- cidentalner , & decnominatiué, quacenas rcs effentialiter varus generis, potett rem alterius denominare,vt vniucrfaliter do- cet Do&or 4. d.12.q.1. D. (ic Petrus qua tenus (ubltantia ett e(Tentialier. in.prz- dicamento fübttanuzquacenus denomi- natuc pater;cít in predicam.relationi s ac cidenialiter , veftis eft in predica m.(ub- 7 fianue , quatenus denommatut hab«us, eit accidenralicer imn priedicam. habitus . Ad 1. patebit ex dicendis fao loco , & ex di& s in Phyf.qualirer Ariit.ibi loquatur dca&ione , & patlione materialiter pro re actà,non formaliter pro. re(pe&tibus im agente, & in paffo fundatis ; relatio quo- quc & iex vltim: genera dittinguütur rea liter à fundameacs, (nam quz relationes fuot realiter identifica , noa (uacin prz dicamento) & quaimiuis tint modi, adhuc dcbenr dici realiter dittincti ex dictis di- fput. 1,.5.ar.2. Ad 3.pradicamenta for- malitet [umpra süc coordunauoncs intel- Ic&as , at materialiter dicunt. ;pías aita. - tas rcales per differentias contcactas , «c in inferioribus contencas, quo (enu aon funt quid rationis (ed reale. Ad 4. vecum cft gradus effentiales fübordinatos eju(dé rci non diftingui realiter, negamus ramcn idem de przdicamentis dicendum ,quia ' funt gradas effenciales difparati, & diuer- farum rerum ; faltain quog; ctl pradica- men'a folum per modos efícndi differre ; hi.n. modi citcum(cribunt nobis diffzren tias etientiales, quod patet, uia predica menta (uat diucr(a genera , & (pccies di- Íparatayergo proprias h. bé ditferentias: tum quia (1 pcacs modos tantum (übttan tia , & accideos. differrent , cuch modus non vatiet c(lentiam , cuiusett modus, non differrent effentialiter , alirer haoc- rent elicaciales differentias , ergo de juo dicicat (ubftantia quiddiratiué, dicezur ét accidens,etfic valecet dicere homo quid- ' ditatiue elt accidens , nec przdicamentca el(ientialiter different ; & con(equencer noneffent genera generalitliaa 5. £díuin -tandem ett przdicamenta. poifc in codé "^ Feperiti, in quoetlentualiter conueniant . Ad s-patet cx dictis, quicquid fic de ma. quod actio;& paíTio func refpe ctus reali» ter diltinti , & in rundamentis diuerc(is y vt diíp.7. Phylq.3.explicatum eft. 46 'Sccundo ad idé ex Sco.a. d.t. q. f- - Pjvoiprobabilem pütat modum illu: po nendi praedicamenta eile primo diue. (a in tónibus formalibus, iraut nuliüilloruin : foraalicer incladat aicerü, nec aliquid al- teríüs , quà.us per idéatacé in exittendo ' vn cÓ' incat alter quod eíl dicere , ad pradicamenta fufficere diftint. one É r- malen. Tum 2.d;ttinckio grzdicamé orü fumitur ex diuerüs inodis praedicandi, ergo illa diftinétio requiritur ad praedica meta qua fufficit ad variauogem prz Ji- cauonisscalis eft diitinctio rationis, T um 3 omnia (unt vnum in ente, [ed qua "eadem vni tertio,(unt eadem mcer fe y cr- go&c. Tandem quando vnum .nteccac - necetfarió ab alio, tunt idem incecíc,lua- "ftanua " accidcus, & é contra, aliter katíepararergo&e, |——— — PRep-s xumib: non approbare re- fpaniionem illam , (cd e e put f "n. X s ) X gat Difp. V I. De *Pradicamentis in Communi ; te;eo quia fufficiebat pro (olutione illius. dà ad probationem illius partis affampti argumcnti , nam (i przdicamenta forma- liter diftirguuntur, cclatio creatur ad Deum, cum fit à crcatura formaliter di- (in&a, poflct poni indiuct(o przdica- (ento à creatura ; tamen ibi dat alià re- (pófionem, quàd illa relatio eft ttanfcé - dentalis, cum fit realiter idencificata ; ex quo col!igiwr per Scotum, quz pontitur n diuerfis prz dicamenus , cfle realiter diftin&a. Ad 1. fal(umeft a(fumptui, ali- tet quia diuerfimodé pre dicatur abítra- €um a concreto, deberent accidentium dicamcnta multiplicari; quare dici- mus przdicaméta diflingui pencs modos dicandi dc prima (ue intia logicé, proximé loquendo, at metaphyice, & remocté penes modos cflendi cireumícri- bentes proprias differentias . Ad 3. fequi- tur omnia cífc vnum in conceptu ens, A eadcm Mosis hs Mp ima vcl etica interfe, Ad 4. neg.affumptü,vt Buct in cauía, & eficctu, & in telativis. * Poftrcmó arguitur, mobilitas, riübili- tas , & sla relationes apt rudinales (ub. ftantiaram (unt iilis realiter identifica: ertim in fchola Subtilium , & tamen adbuc (unt in peidicamento ad aliquid , €um fiot intcin(ccus aducnientes , ergo tcs vnius przdicamenti non cft ncce(ia- fio rcaliet. diftin&aà rc alierius przdi- «amenti . Conf. quia paífio eft in przdi- €amenio qualitas ,& tamen apud Sco- &iftas przícrrim identificar realiter ci fübic&o,quod cft in alio przdicamento . Dcmum eadcm figure entitas (pc &at ad tatem , vt cít fuperficics lineis ter- minata ; ad Qualitatem vcró , wt dicit ipsà £erminationem linearum , vt docet Scot. q.10.przdicam. Reíp. ncg. affumpium quoad 2. partem,cít enimregula genera- lis , quod quic id realiter ident: ficauir alicui, debet c ad pra dicameptü il- lius rci; cui idenuficatur, & (ic omnes rc- latiooes realiter. identificaue cü (ubítan- tia dicuntur cfle in predicamento fabftá - tiz , nonquidem formaliter, & dircété, fed tcduétiug s " identitatem nde tales relationes. d;cuntur potius tranícé- dcniales, un josdcims c5quia n$  Attinent ad quartum przdicam£tum ; vn- *É tur talcs relationes fundamétis iden-- tificatas e(ie proprie intcinfecus aduenié tes quia talis diderentia eft proprie rcla- tionum przdicamemalium , vc. infrà (uo loca dicemus; intanrüm ergo poffunt di- ci intciníccus aduenientes , quatenus ne- ceílarió (equuntur ad fundamentum cum tcali identitate cum ipfo. Ad Conf. nc- gatur affümptum quoad primam párrem, íi paffio (umatur pro innata cei ptoprice tate, quia & hzc reductiué ponitur in.» przdicamento (ui fubic&i , vt rifibilitas in przdicaméto (üb(tatiz ex dictis difp. $.q.4.art. 1. quo aurem feníu paffio fic in tertia [pccie qualitatis explicabitur in- ius di(.7. q. 3. art. 2. Ad vlt. non ait &ort candem figurz enutatem ad di- uería przdicamenta (pectare fub diuería ratione,(ed inquit figuramefle vocem z- quiuocam,& quatenus fignificat luperfi- ciem lincis terminatam fpectare ad quan- titaté ; quatenus veró ipfam terminatio- nem fignificat , quz realiter diftinguitur à fuperficiey(pcétare ad qualitatem, quod nec in toto rigore intelligendum ett, (cd tantüm in co fenfu,quia calisterminatios - efto re vcra relationem pra'ícferat , ad- huc tamen habet modum pradicandi , & denominandi qualitatis , vt. explicabitut infra loc. cic difp.7.q. 5. art. 2. Qv £STIO III. Quae res, &r quomodo reponantur in'Predicamemto. — — 17 C» primam qua (iri partem fup- poniaus cum Tat.q.preamb. przdicam.dub. 2. res per (ey propri£ , aC principaliter , & non voccs in. Przdica- méto collocari, ex rcbus cnim, nó ex vo* Cctbus przdicaméta (unt cófltructa , & res funt , quz in przdicamento difponunturs . licét non ita difponantur , nifi quatenus füb(unt mentis nofttz coacepuibus, rem pamq; in przdicamento reponi: aliud né cft quàm rem à nobis concipi fub ratione —————— fupcmioritaris,yel inferiorizatis, voccs igi. pet accidens , & minus princi- dicamenro penentor , qua« figna corü. qua pcr fe font m tur palicer in tnus .f; — Quaf. LIT. Que ponantur in Pradicam. ei... $19 dn przdicamento,ifta 4. vox,homo,non difponi debere , «y probabilius cenfet A- onercrur in przdicaméto (ubftáris, niti Ribes fignificaret;vcrüm tamé c(t, quod ctiam veccsipíz.,fi non veluti (igna serum , fed potiuswt qua dà res confide - Doy s felocum habét in predicamé- tis, & determinate (pe&ant ad, przdica- 'mentü qualitatis , quatenus f. (unt quali. tates paffionem inferétes (enfui auditus. 18 Supponimus deinde cü codem Ta- tar.ibidem dob.3. cripliciter aliquid pof. fcponiinorzdicamento,(cuin(criepredicamentali,prim?dire&é,feuinrectalinca;fecundoindire&é,(euadlatus;ter- 1:0 redu&tiué: in re&ta linca ponit 2e- nus lapcemum, & eade quibus przdica- 'sur in quid, genera .f. fubalterna, fpecics, & indiuidua; ad latus ponuntur diffcren- ' «iz c(lentiales , per quas naturz generica diuiduntur,& fpecies conft tuentur, redu &iué denique, quz ncc (unt genera, neq; fpecies neque indiuidua, neque differcn- tiz e(fentiales, aliquo tamé modo ad ali- "quid illorum pertinent,quta vcl funt par- ' £es intcgrantes, et caput , manus, brachia, ' &c. velíunt partes elientiales pbylicz, vc — materia, & forma reípc&tu cópofiti phy. fici, vcl paffiones , vt tilibiliras reípzétu hon inis, vel (unt termini rerum, vt püda reípeátu linez,vel ncgationes carum ,vc] aliud quid huiu(modi; bic ergoquaritur, quznam dirc&te in przdicamento collo- ccntut, an .f. entia rcalia,cl etiam ratio- nis,an entia per fe, vel etiam per accicés, an complexa , «cl incompleXa , an cóple- ta, vel partialia an finita, vel infinita , an uibechd ía tandem , vcl particularia, & indiuidua . Circa (ecundá partem quarftionis quz- timus;an res ifl , cum poffint, im abfira- Xo, & in concreto fumi, debeant in prz- dicamentis collocari fub nominibus ab- fira&tis, vcl concrets ; & quidem de fub- flantjs omnes conuesiunt fob nominibus '&oncreus dilponi dc bere, de accidentibus eft difficultas , cui occationem dedit A- tilt.ipfe, qui (ccundü varias veríiopes pre dicamenta accidenaum di(potuit tà fuo tcrm niscoücretis, quàm (ub abilraGtis iN yoh-j .Metq 4. X 7: Tol. Uu. 2. Foti pr. - Llanc.diip. 7-4c€t. 3. tuentur in concreto ' mic.tract.i8,/q.3. dub. 2. Alij comuni. cc inabítra&o, Iaucl.5. Mct.q. 16. Onna q. 3.art.4. Sot.q. t.de quant. Fuentesq.15. diff. 2.art. 1. Conimmbr.c. 4. pra dicam.q. 2. at. 1. Moril.dip. 4. Log q«4« Didac. à Icí(u difp. proaeme przdicam. Complut. difp.14.q.vlr.dub. 1, Acriag. diíp. f» Met. fc&.1. Tandein quidam aMj dicuntytro- e modo pofle di(poni i1 Auer(aq.ió. og.(cót.$. Maf- hic (c&t s.q.4. Ium. q.2. Huürt.ditp.9. M ct.$. 17. Caict. de ente, & elfcn.c.7.id aüt nó 1n codé sé(u dcfendür. ANUDTCYEVCVSUE Conditiones reponibilium in predica" mente afiguantar. "D Icimus entia cealia,non rationis, per Íc,non per accidens. 1ncom- plexa,non complexa, complcta,non incé  pleta,finita cflenzialicer,non iufinita,liuc gencta fint , fiue fpecies , liuc indiurdua pere; & dire&é in pracdicamenüs collo- cati . Probantur, & explicantur finguia ; & primó quód entia zcalia debeant cffe e(t Arift. 4. Met. 14. & 6. Met.4. diuidit cis in ens in anima, fcurationis, & in cns * extra animam, (cu rcale , quod deinde ia decem pra dicamenta (ubdiuidit ; tá quia przdicamenta fünt coordinationcs corüs qua vcra eflentia conttant;quod non folà de pradicamentis,vc à Meta phytico cófi- dcrantur, eft verum, (cd ctiam vc à Logi- ,non cnim alia przdicamenta itte ab illo coniiderat. Hic autem per ens rcalcaon cft intel- ligcndumens rcalc verbaliter, (cu ensexi- ns; quia qua ponuntur in prz dicamé- to , abtirahunt ab cxiltentia actuali , vt cit communis omnium fcníus ;. nec cít ncceífe res actu exi ttcre ad cóllractrone prz dicamentoruim, quia in 1$ ponü(ut fuperiora tanquam cfiepuialia praedicata infetiorum, & hzc vt quidduadué inclu- dentia ilia,cxifentia aucem de nulla crea" 10a qu.ddicatiué przidicatuc , ita Doctor 2.d.3.]. 5. lumitur. €rgo ens teile noihi- naliei pro cosquod exiftere potett inre- natura. Per hoc ex-luduuntut à praedi- camentus negationes, & gi liiationesyua- mun 430 Difp VI. De Predicamentisin jommi, -.. fwm licét aliquz dentur rcelcs , quatenus font privationcs , vel negarionces alicuius foraz rcalis , & nonintentional s; nin- quam: idcirco poflant dici entia realia; & quamuis ab alicuibus entia rcalia ncgat- ua voccntür, id taméc(t filíum yam ca- dcm ratione morié vocare goíseni.yitam priuatiuam, & vitium vittutem negatiuá, vt diximes 10 Ey ( ditp.aeq. mart. 1. Ex* Cluduntüt ctiam entia rationis omnia, contta E urid.ib fig. pradicam. dicentein entia rationis in predicam. relationis col locari, & concea-illos$cotiftas admitcen tcs vndecimü pradicamentum entiü cà- nis, nam cumnon int fimpliciter, entia, fed entiü vmb:z , nequeunt per (ein pra- dicameniis realibus reponi; & potius rc- ductià in przzd:camenus illorü,quorum fanc fimulacra, & vmbra, quá in proprio pradicamento, vt diximus difp. 3.9.7. fi- cucnegationcs , & prinationcs in prz di» camcntis 4llaram reraum,quarum funt ne- gationes,ex (Lentia quoque, & pa(Tiones ert um; ficat nà (unt quidditariuée enua , fed :denticé, nó habent diftin&ta,& pro- pria pra dicamenta, (ed reductiue ad prz- dicam. illias cffentiz ; cuius cft exiften- tia , & pa(Tioncs, aciinent, * 10 Secundo, quód fint entia per fe,& non per accidés, colligitur cx Arift. s. Me Ataphoir4.vbi cü diuififlet ens in ens per fe, d& cns per accidens , diuiditeos per (c in da dicam, Hic aüt accipitur cns per "fe pro cmte vnus cülentiz, (eu e(Tentialicec D 'proinde fimpliciter, & (inc ad dito dici poteft vum; vtleo;homo;albe-. : parte 1 . ptdicandi, y ticui [pecies, quafi c mple- 4ój ens autem per accidens, importat ens "etfentialiter multiplek vcl. potius plura entia,vt accruus lapidü domus ,& etiam concreta accidentalia, albumsdulce, vt as- qualiterimportant formá , & (ubic&tum, "quialicér faciantwnü , non tamen faciunt vaum effentialiter , g» dicitur fimpliciter - vn, (ed accidétaliter ex duabus eífentjs fimul cóiun&is, quarü vna non ett per fc | potentia,nec alia per fe a&us;cx quo col- ligitur ratio , quia ens per accidens ficut - proptié nó e(t vnum.fed plura entia, nó "eft vnius e(Lentiz fed multiplicis, ita po- "nitequit in vao pradicaméto, (ed in plu- tibus, vt albü rauonc fübiccti,.q cf iub- DET Qna, (peétat ad prz dicam» (ubftantie,. rauone vero foring ad ped cam. quili- tacs« Per hoc excladuntui à. prz ficumé- ito ómuia arcficialia, qua xalià , conftant «n, ex materia v.g-ligaos quod ctt (uottás tia ,& cx figura arificiali quz perti -ad qulitatem, vcl celationem, & cónfe- quenter non funt vnum quid,vc non 20 or 4.4.1.4]. 1.5, Multa hichabet 1 ocids ad explicandum quodoam, (it ens per fe - vnum, & quod vnum per.accideus; fed de hoc aginius. ex profetsó ditp. s. M qe vbi varios cxplicamus vnitat;s gradus ex quibus ctiam facilé dignofces,an dita h à l'oncio ftent ad urucmam veritatis. 11 Tertio quod dcbeant elfe incó nr xa, habezar ab Arift n antep. c.ylt.vbidi-uiditindecempraedicamentaeaquzfecüdumnullamcomplexionemdicundit&ratiohuiuseftquiarra&tatioprzdicamentorum,&eoramd'uifio,acdi!€tiofactacft.prz(crrimadcopftiruendaprimaelcméta,iinuencrerücon«cptus,ergocónftiturdebentex.tcbusincomplex;s.Sedcompleaalia(untfecundumrem,quad;ucríasnat.tasfignificantjaliafccundummodomtignifiÜcandi,licet(ecundumremvn;auacemnaturamlignificent,vtdcfinitoexpropriogencre,&A.Conítantesvtanimalrationae(naa - funt date per additamcnrui,d us - prefecntat naturas) licét,n.an gal ratio- nálc fecundum rcm ligoif.cer vaam narg- ram humanitatis , qu'a camcn plam diui« ditin partcs, vndc oon habet vati modum xé illam fignificat , alia funt comple tantum fecundum vocet, Ícd jncom,le- xa fecunduin rcc , & moduin ligoificane di ,vt Marcus Tullius Ciccro; Cum A- rift. exclufit à pradicamenus omnia có. plexasccrium cft non cile jocu u de com- plexis iecundum voceus tantum , fed de coinplexis ecunduii rem ; an rS c : reiececit complexain ugnifi cando «f. finitioné puré quidd tatiuam , vt luttinet Fon(..$ Mct.67.4.8. Ruutus bic c.4«Q-1«- & Amic.tradt-18.3. j.dib.3.vclillandis — — re&tà in pradicam,collocsu;r,vt « omaiu- niter aüeritur, cít dubium. igielt cube es - rl *uÓ 4 ndos(n.p'ces - 5 H d: "2j B w^ *e ^ -—Qua[l.II. Qua poantur in "Predicam. ed L.— $31 dieijquod:fi definitio (ümi'ur ,vt dicit to- tum mcetaphyficum refuliás ex partibus , *quaratio;ce habet vntrm modum predi. candi fpecie; in qu d , iuxra di&a difp. 4. Q.$. im 3. probat.con;l. cum Scoto q. 12. ' Vniu.ad 1:8 q.21.ad 5. fic poffe direóté poni im przdicamento » quia vc fic habet rationem (peciei ; vnde Porph, c. de fpe- ' €ic incoordinacone pralicamenti quz- m genera n»mimauit per tcrininos có- plexos,& per definitionem;vt corpus ani matumyanimal rationale, 104 fecuadum Lis erat commune genus Angel;s, & injbus. Ac( fumitur defiaiio , vt explicite dicit genus ,& differentia , (ic quia non hibet vnum przdicand. modü, nec poteft dici fpecies, vcloc.cit diximus bità: pred camento excludi. 22 Quarto quod entia tocalia , & c6- pleta,cít 'Ar:(t.7. Mer.8. vb: expre(sé ma tctiam teijcità przdcamenro, quod eriá —— demateria docuit c0. 2.d. 12,4. T. D.illà ponens folum reductiud in praedicam. & 3:d. 22: B. eodem mato loquitur " €or- | pore proalrera parte cópofici in 4« d. 11, Q.3.H h. idemafferit de pacte forma 'i,ét " dcanima rationali 2. d. 1.6. C. & vniuec faliter de partibus c(fentialibus id docer ex profeíloq;1$. pradicam-in corpore vbi ctiam idem. afferit de partibus inte- gratibus,& de differentijs q.t 2. vadé mo». dó ferécommonterinomni(cholateueturperhanccompletioniscond'tiopem,&totalitarisexcladipartesphyíicasmàidxextenduntadpartesmeraphy(i€35,dicentes propterea different as poni à laterc,quia funt entia mncompleta; quod noo placet Hurc. difj.9. Metfe&. 3. quia ánquit,non cft maior ratio de genccesquá : . de differentia, & ad di/paritatem inuemié - damycur genus ponatur dirc&te in recta o. linea, aon differentia , valde laborant op- politum (utLinentcs: & cercé quando Sco tu$ q.1 f. cic. exclufit partes à przdicam. nullam meationem fecit partium mcta- m , forté né ctiam per hoc gc- nas e xcludetet .. Et cur(us qui partesme- taphy(icas in prz dicam. reponunt, valdé infüdan: ad inueaiendam rationem , cur partes phytcé excludantur j & rationes , quz communiter adducuntur , vel nihil - . concludunt , velidem de partibus meta- phy icis oftendunt. Et precipué quod ait Auería cit. hoc effc,qota per hoc lolum , quod torum ex hisconftans per fe poni- iur in prz dicamento,co ipfo imucniun:ut in przd;camento per inclutionem io illo, & idco (upcrtluic illas (epararim ponere, quia bis ponerentar; Non valet , qnia «dé concludit de generc . Haec dictis vcl gragis z(timatar ab authoribus,vt cfl vi- dete apud Ruu.& A ici, velimnis , & nominalis,vt ab Arciag, difp. 3. M.z-. (c&. 1. & forté non tinc fund imento 5 peadect «n. ex ácceprione huius ter.iini direct à reponi inpredicaméto,& ab explicitio- ne, & acceptione generis (opremi , nam vt videbimus difp.(eq.. 1.fub tania po« teft ira genus fupremum conttitui , vt lit comunis entibus completis ,& incó»!ctis. 23 Vtautcm à cómuni nó reccdamus, '& rationem aífigaeinus , quz zque mi- litet de partibus metaphy(icis, rccolendu eft, quae dilp.praced.q. 1.ar.4.diximus.f; partem decoro. przdicari non po(fe per modum partis,cum igitur linea predica- mentalis dicceéta ex ijs conftituatur , qua ele pofíuat fubic&umvcl pri dicatü tor malis przedication's, quia füpcriora e/Ten- tialiter ptzdicantur de inferioribus , & inferiora recipiür przdicationem illorü ex hoc fequisor manife(té nihil quod ba- beat modum partis, & incompleti , pofe dircéte poni in przzdicamen:o , fed quic- p«- ibi ponitur , debere reponi per mo- im totius ,& cnuüs completi ; ex quo (c- oem »ad hoc vt aliquid ponatur in prz- icamento non e(fe neceifariuin , quód fit ets completum fimpliciter ; & fecun- dum rem, (ed fufficit , quod fit completü fecundum quid, (cu .(ccundum modum, qüz ratio concludit dc omnibas, n ficu inateria, apima, pes, caput, vt fic dirc& non yonuntür in przdicam.quia retinent modü partis, ca pari apimalitas, DHT na litas, corporietas non ponuntur dire- &€6 iu predicarequig tic in abfLrato re- tinebt riodum parus,fed tantumpoDun?turinconcrero,quomodobabentratiosnem totus, Attamé quia vcali.jud fic dis . rcá&éin przdicam. non tufijcit quod prz dicar: potlit de interioribus (Alier diffe- 1cnua LS $32 sentia e(sct dire&te in predicam. quára. tione mouetur Hurt. ad id afferendum ) etiam,quod potfit fafcipe- fc przdicationem fuperiorum graduum y uod nequit facerc differentia, cum ef(sé tialiter iftos non includat , idcirco-etli ex primo capite poffit in przdicam.reponi, ampcdimentum tamren oritar ex 2. Acce- dit,quod adbuc,vt tic, non habet rationé totius, ficut gcnus , quia figaificatuc per modum altetiadiacenus,& in quale prz- dicarur, non pcr modum per fe (tanus, & inquid vt genus (quod eft enum ex re- quifitis fecundum aliquos , vt aliquid di- catur per fe, & dire&é ingencre ) quàdo enim dicimus , quod Plato cft aoimal , cx tali modo loquendi nó Ggnificatur, quod prater animahtatem inuoluat aliam par tem e[sentialem , [ed quando dicitur ; qp cft rationalis, vel fenfitiuus, ex modolo- quendi datur intelligi , quod prater ra- tionalitatcm , & fenfitiuitatem includat aliam partemefsentialem , cui adiaccrc concipitur vt eius determinatiuum . 24 Ceterum quia partes frmnilarcs , & homogencz, qué recipiunt przdicatio- ncm eísentialem vniuerfalis fuperioris , ficut totü integrale, cuius funt partcs, vt SSco.monct 2.d.53.q.4.H.& 3.d.2.q. 1. H. 1à n. tota aqua quam quzlibet cius pars eft císchtialiter aqua , & non dicuntur aqu císentialiter à toto integrali homo- dependeater , fed independcnter , quod nen conuenit partibus etheroge- eis, & diflrmiliribus, nan manus náqu& E dici homo idcirco contra Suarez iíp.33. Met.c&. 1 .& 3 4-fc&t. 8. Ku. & AA tmc. partes bomogeneae tux directe in pradicomento , pon atherogencz , nam «quamuis homogenez fint aétu partes to- 1ius integralis, caius pra dicationem nó - eam pofsunt recipere; tamen (ont vcré indiuidua totius císeitialis vniaer(alis, && per accidens (e habet,quód (nt a&u par- €es ocius quantitatiui ; nom.n. ex hoc, qp parsaquz cít akeri vnita, idcirco non di- €itut císcatialiter aqua, & indiuiduüi to- tius vniucrfal:s : qnod ctiam tenent Lo- uanienf. V illalpand. Blanc. Fuent- & alij. Raio vcró, quam adducüt;quia iftz par - 165 non ordinanir eísentialicr ad com- Difp.V I. De Pradicamemis in Communi . jw mem aliud, non conuincit, nam va« eret ctiam de ztherogeneis « Oo hinc eandem rationem lomo manus fine bra. Chio, vcl pede , quamuis dici polit pars hatterogenea totius integralis re(ultantis ex ipfo, & brachio , vcl pede deficiente; tamen quia adhuc retinet denominatio: tocius, & recipit przdicationca c(fentia- lem vniuerfalis (ipicioris ,non minüs q totum rllud integrale,quod ex ipfo rcíai- tarct, & pede,vel brachio deficiente,nam adhuc dicitur homo, & animal racio nale perindé , ac quilibet alius home integer, idco ponitur directe in pradicaméo (ub. ftanuz,quod dici nequit de manu,vel pe-de abfcitio, quia talem pradicacionem nó: recipit, eftó Ouuied. hic idem quoq; ia- dicium faciat de his membris ex hypothe: fi , quod abíciffa adhuc informentur ani« ma,nam manus abfci([a, (r cadem potirc- tur an.ma , veré di homo ( inquit iple) etfencialitec cópletus, ticuti » i caret pede, vel brachio; quod noa vi«- etur omninó bené dictum; quia cora iis etur mácum;pede;vcl brachio adhac ce 1 idoncumy& adzquatum anima perfecbi-- bile,quantüm fufficit ». vt totum indé re- (ultans homo dicatur, non (ic manus, vcl brachium abfciffa,vt dicetuc inlib. de. » Anim. yndc membra actu non fungantur munere pasti , quia tamen manent femper effenualiter ocdi- Bata, vt informentur ab anima, séper ha- bent rasioncm entisincempleti, & ordi- nabilise(fentialiter ad conftitutioné al- tetius , atq; idcó neq; in (tatu (epatatio- nis à corpore funt in przdicainenxo dire- été, quicqoid dicat ied. tum. quia lie «et in rationc totius incegralis forcé pof- fcnt imrarc predicamenuxan , & dici en-- tia completa im genere (uo, quia ip tali.— ftatu non funt partcs, fed tosa, tamen ia ratione totius eífencialis adhac (um iacompleta,perindéacmateria,velanimaÍeparata;Vtergoquoadhochibeatucregulageneralis,exentibusphyicisilla deben cenferi comp vcl noncó- currunt,vel nonfünt nata concurrere, tà- — Quain partcs ; ad compofitionem alicuius phyficam, vel etlentialem vel intcgraié 5 vel fi ad talem naga snsapuddh E abfci(fa y ctiam tüc- "i ! c "E Tac tamen ità concurrunt; vt habeant dc- nominationem illiufinet entis , quod có- fRituunt;& c(fentiam metaphyfica eiuídé rationis cum ipfo participent. Ex gradi- bus veró metaphy(icis illi tantüm cense- tur completi, quantum fofficit vt dirc&te ip przdicamento reponantur , qui funt pradicabiles in quid , & per modum to- 1ius; ac per fe ftantis& quia fola genera, & fpecies fic predicantur , idco itti tantü gradus mctaphyfici dirctté. in predica mento ponuntur . 15 Quinto, quód entia effentialitec Qüta» at finita,eft Scoti 1. d.3. q.3 H. & 4.8.9.3.. Teneo opinionem meamscitq; cómunis,vt videbimus difp. feq. q. 1.pro- munc prob. quia quicquid eft in przdic. aut cfl genus aut fpecies, aut indiuiduum, ens 1n etilentria inffartum non poteft «(Te gienus,quia ex €o, quód eft infinitum, nó cft pcrfcétibile à differentia , caius cit perficere genus effentialiter ; nó fpecies, quia bzc conftat ex gencre , & differen- tia, qua fi non funt infinita, ncqucant in- - fnitu onlt icucre nec tandem indiui- duum, quia hoc conflat ex fpecie; & indi- pidvali differentia , fpecies non eft iu bita cx dictis ncquc ditferentiaquiá hec itialis, & incompleta ; hac rationc 5 vtuntur Fonfeca, Vaf. & alij, quz tamen wt Tatar.q. 1.ptz dicam. dub. 3. & licet Poncius cam hic inficiétur , ei occurte- mus inftà difp.7.q.r.arb1.m.9. — * Tandem quód eciam indinidea dirc- &? in przdicam. collocentur , efl Scoti 2.d. 3. q. 4. D.& 3.d.2 2. B. & fequi oc ex dictis , quia indiuiduum ett. ens perfe » ynum mcomylexam;fini'um, & comple- tui; infe conciüers omnia przdicara li- nca pizdicamentilis , quibus tubijcitur . Tum quia Arift.in przd.fubtt. per fe ex plicauit (ubltanuam primam, & fecundá, *i. ingularem , & vniacrfalem ; tom quia Fidix perle ad arborein fpcctat, & bafis &d colümnam , indiuidourm ett radix , & batis przdicamenu ex Scot. cit. 16 |noppol. atp. 1. contra 1. 2. & 3. conditionein, Tua quia predicamentum fit per fe ex generibus ; & tjceicbus, qve [un entia rauonis . Tum 2. quód tubtia- ta fit prior corpore , & corpus puus vi- | Quefi. LIT. Que ponantur in Predicásn. e ft.I.. $33 nentc, non hibetat ex niturarei, (cd cx opere intelle&ustendentis jitius in fub- ftantiam ,quàmincorpus,ergotalisfzrics,&predicamentumcítensratienis.T3.deenteperaccidensprobatus,quiaquantitasdifcectayc&ficexplaribusquidagstegatum,c(tcnsperaccideüs,&tamencftinpradicanquantitatis;(cientíaettinqualitaspraedicam.&c(lvnumag- gregatione ex plut bus habinbus;imó eft quid ex ab(oluro ,& refpeétu ad gbiectü intrinfccé cóltitoti ; veftis cft in predic. habitos , & tamen ctt quid accificiale ; etiatn patet in omn bus conctetis accide- tium. Tandem oratio c(l qu'd coplexum, & ett in przdicamento quantitatis Refp.pradicamentum conftitoi ex gez neribus, & fpeciebus materialiter,no foc- maliter , i, ex rebus ipfis ; quz dicuntat genera, & fpecies jmon c; ipta; genereitae te, & fjecicitate ; vnde Onod ponitur im pratdic. e&t res; Quo ponitur eft intentio , quia non ponun:ur res in przdicam. nift vt fubftant conceptibus cationis. Ad 2,ac- gum. vrgere contra Thomiftas nczantes diftin&ionem ex natura rer inter.evadus prz dicamentales, ac proinde ctiam prio- ritatem, & pofterioritatem ex natura rci, non autem coutra nos , qui vtrunque ad- mittimus. Ad 3.patebit ex dicédis in pro- prijslocis; nam quantitas di(creta non eft vcra fpecies ; (cientià eft vna qualitatis fpecies , vt dicit vnum per fe habitam, ro vt dicit illam aggregationem,, vt explica- binusdifp.12. & quamuis dicat rcípetár realiter identificatum ad obicétum,nó ob id eft ens pet accidens; «jura non ponimus illum dc effentia fcievtig ; veftis ponitur in przdicam. habitus ian. aam materiales & fundau entum habition;s pafTiuz, quae eit formalit;s habitas ; & concicta 2cct- dentium poruntur in pradicim. non vt fignificat, ex zquo fübicétum , & for- mam , vt ip fcq. att. diccaiuss Tandem ot;tro ron cfi vcra quapatatis ipeCiC5, VE fuoiecovidebimus . —- — : iy Sccundo,coptra 4«& 5. conditio- nén; Tum quia accidcnca inabltradto fua j'rzdicamenta con(ticount  & camen abttracta higoibcant per mod.im partis. Tum 2. partes phylica j $14 — Difp. VI. De*Tredicamentisin Communi. .— foa genera, fpecies], & differentias, vnde multis inlocis fubítantiz vocátur.ab A- rift. poffant concipi vt abülraéra»& con- creta in fuis inferioribus, & habec omnes paffiones fübftantiz , ergo perfe funt in pradicamento. Tum 3.genus,& differe- tia quomodocunq; fumantur,(empersüt «entia incompleta, ergo fi genus eft per fe in predicamento, omncs ali partcs de. bent reponi. TumA.cx 1. Top.c7. omnia pra dicgta dialectica in ptzdicamencis rc- eciantur, fed dialetica di(pütat de enti- s cópletis,& incopletis,ergo &c. Tu 5. rotü non cft (ine partibus , ergo fi totum eft per (c in predicamento,partes nó pof funt excludi. Tandem contra quintani .s Chri(tus cà in predicameto fubftantia , & tamenthabet c(Tentiam infinité. perfc- &à,& (i daretur linea infinita , adhuc ef. fet in przdicaméto quátitatis ex d. 8. q.5. «rgo finitas non cüneceflaria conditio. Refp.ad 1. patebitex feq.art. Ad 2. difp. feq. q. 1-art. 1.dicemus poffe quoq; ordinari: aliuam feriem przdicamenta- lem ex iftis entibus incompletis ad inftar przdicamentorum entium completorü , quz modó (uot in vu , nontamen fequi- tur dcberc in his dire&é reponi. Ad 5. quamuis fint entia iacomjleta. fecüdum rem;(unt tamencompleta fecundum m;o- dum in tatione habentis,quod (ufficit, vt poffint de inferioribus przdicarí,S€ cum genus etiam fit potens fuícipere pradica tionem fuperiorum graduum cf(lentialé , erit dire&té in gencrc. Dices,genus fupre- mum folum de inferioribus per modum totiüs przdicatur, non auté (üícipit prz - . dicationem-gradus fapetioris , cum non adíit , crgo differentia, quia eifenualiter . deinferioribus pradicaturquamuis non recipiat predicationcs fupeciorum, debet elfe dicc&é in genere . Reíp. ncg.patita- tcm, quia genus fupremum falciim potctt tccipete praedicationem c(lentialem cn. tis tranfcendentis, quod non habet d;ffc- rentiayquia non eft formaliter ens ; tum que pesdieater pcr modum per fe antis ; & liveliscam Hurt. ad e(lc per fe,cx dirc&é in generc íufficerc pofle de altero ciTentialitcr pradicati , & confc- quenter diffeentiam » quamuis à latere; dici.camen per fe in genere , eft quefti? de nomine. Ad 4. verum eít afjumptum» fiue dire&é, tué indirekte. ,-vel cedu&i- a€. Ad 5.folum ptobat partespertinere ad idem predicamétum indire&é, vel re- du&iu&, quacenus funt racione totius in przdicamento. Ad 6. Chrittum effe ig przdicamento tatione natur haman£, 1 non diuiz vt difp.(eq.q. 1.dicemus ; de- inde negatar paritas de linea infinita, & de infinito in edientia,qu a linca eífet dua- | taxat infinita (ccundum quid, fimpliciter tamen e(Tet limitacae, & fini naturcze. 28 Tandé contra 6.arg. Tumquia pre | : dicam&um cftcoordinado plurium prae- dicabilium fecundum fub, & füpra,indi- widuum non eft huiufmodi. Tà 2. Porph. claudit praedicamenta genere fummo, & fpecie infima , & ad indiuidua defcende- re proh bet,quia (unt infinita iuxtá prz- ceptum Platon:s, Tum 3: indiuidua ad fcicntiam per (c no (pe&ant, ergo ad pra dicamenta per fe nó (pe&abuntquz fi 23 4 parsprecipuilogicz ,&adícientian ot" — ——— dinantur. Tum 4.indiuiduu mg en vhi — : uoecam , quianoncít de plucibusfecun- ———— dumidemnomen,&rauonem,ergonod — eft per fe in przdicamento , quia heceft vna principalis coaditio. Tandem indi» :uidua funt entía per accidens , quia ftant ex rebus diucríi ocdinis , vt fecunda definitione Porph. Indíuiduwm - : e[l , cuius collectio proprietatum, qua im * vno e(l,in alio non poteft reperiri. n Refp. ad 1. przdicamentum eft coor- dinatio non folum przdicabilium , fed & 2 fubijcibilium,de quorum numero eft ia- ] diuiduum..A d 2.im9 debere claudi - a" T re, fummo, & indiu!duo, fi cat. n.apex po ! nitarprzdicasum , de quo nil aliad dici- | tur in re&ta [nea ita bafis debet poai fu- biectam,;cui nil aliud fub: jcitür, vc Scot. M ue doccun acit. Porph. ita fecitquia emu- / merarc folum carauit prz-dicata elfcatia- E: 112; & Piato indiuidua in prdicam. recé ; (ere vetabar, quatenus iafin ita (ánt , non Y Quatenus iadiuidua quo eciam (&afu non €ft nece(fe (pccics in praedicamento recé 4 fcre neges numctan4o ; vcl Porph.tan- tum volux diuitionem, qua fic per dies —- rcnias,non jrogre 4i vica pecie. Ad : j ü- ua" mmo amant Uo w- "uameEi—É———————— £). LII. Qunmede ponantur impredicám.cMfrt;II.— $35 3-ficut pertinent ad. predicamentum vt fubiecta Lars oes omnes. gradus fu- eriores,ita ad (criem przdicamentalem: peers velut id,ex quo vt ex fundaméto: zdificium priedicamét conftruicur ; nec, efi neceffe , quacunq; in: predicamento: ponuntur, immediatéad fcie nciam perti- nere. Ad 4.iliam folam;effe conditionem corum , qua ponuntuc in: prz: dicamento: vt gradus prz dicabik s& communes, nó indiuidui quod folum ponitur vt fubijci bile. Ad 5. ratio indinidui non cófiftit 1n ptoptietatibus extrinfecis, ied (olum includit naturam; & differentiam indiui- dualem;definitio Porph.cft quedam no- tificatio indiuidui à pofteriori.. AKKTICVLVS II. Conffrutiio v edicamenti in terminis: abflra&lis » vel concretis de-- terminatur - Dess in prdicaméto fübffatiae naturas di(pon debere in. cocre- — to;in predicameotis veró'accidemiiü in ri - gpre reponi debere imab(tra&o: non vlti mata abftraGione , e ipe demie etiam in: to poffent: col . Et quidem de fubit antiali przdicaméto do- eet ipfemer vías, videmus.n. in eo geme- ra , & fpecies difponi nominibus concre- tis (ubttanria, corpus viuens,animal,ho- mo;& ratio eft , quia re$ nom difponun-  turin preedicam nifi quatenus gradus (u- perior poteft efsétialrter dicr de. inferio- ri& inferior talem pradicationem fuíci- pere ,at in abíl ra&o fieri nejucunt tales przdica: ioncs,non.n.dici mus humanitas. eft animal t55 , «uia natura fic bgnifica- tz babent rationem parcs,X enusancó- pletiyat iv concreto haben: ratiomem en- hes me & totalis , vt diximus dilp. praced.q.r.ar 4. X ex profe(lo agemus difp. 10.q.5. nam cum natura fubitantia- lis nata fit cfle in (u, potito, inquo fuum bubet co: plememum, .f. fubuftentiam, ftauimac d (uppohico abitralitur, babet ranonem parc s,& torag metaphylica. 39. Sccundó. g accidécia debcat n me dia abftrachone reponi , mnitcfté Ret «x d icédis dif. 10, cit nam ab fracta me- dia abftra&tione funt termini illi, qui à ft bic&o abftrahunt, quod in concreto có- cernunt,fed nomab inferioribus, vt albe- do abftrahità ligno;per album conmota- to.fed non ab hac;vel illa albedine , vltí« ma veró abflractione bte et pos ctam ab indiuiduis pra(cindit. ,, vt albe- dincitas,dcbentágitur accidentium. prg« dicamenta in terminis media abflractio- ne abflractis-di(pom,vt docet Sco. q. 1 f-- Vniu; poft.refp.ad 2.princ.& q. 1 r.predi cam. poft. rcp. ad 3. & probarar auth, Arift, qui multa przdicamenta acciden- tiumrita difpofnit, (pccies n. quantitatis» & qualitatis (nb nomine abftracto refert. lineam , fuperficiem, fcientiam , egritue dinem, &c. Tum quia przdicameptum e(t coordinatio pluriü in tali ftatu ,.qa fuperiora ies przdicari per modum gencris, vcl (peciei , fed termini acciden- tales media abflractione abftracti adhuc permanent in tali ftatu, (ignificant .n.for mas accidentales per modum per fe cxi- ftentis,& completa naturz;quod non Có: uenit terminis vItimaté abíiracts,nam yt. fic tignificant formas vt incompletas, & per modum parus; cum ab omni habitus dine im ratione. habentis prafcindant « Imó quia coordinatio pre dicamenti eft ordo quidam effentialis intcr. pradicat fuperiora& inferiora, & per accidens fe haber ordo ad exerancum potius przdi- camenta accidentium difponi debent im terminis'abítra&tis, quibus praícinditur à quolibet ordine ad cxtraneü (ubiectü ». & ordo effentialis inter fuperiora, & m- fcriora denotaturquàm in-concretis,que ordinem dicunt ad (ubicóétum. e 31. Tertio tandé noncxcludimus ons nino cóctcta ab ; (Lis przdicamentis,nam. Scotus cit.quamuis fimpliciter I dicat ab(tra&ta accidentium ordinari 1m pradicamentis, addit tamen ctiam crcta poffe per Íc ordinari ficut Means & interius ,, non quidem concretum f abftraéte,vt album fi ub qualitate ed có- cretum inferius fub cócreto fuperiori t album tub.quali, vulr itaq; pra dicamen- tum acciécnüum;velcotum imabiliactos vcl tomum concreto potic rc&te contti- twi:binc Agfa. vlt. de Monta die $36  Difp.VI. Dc PredicamentisisGimmunls 0 dentium praedicamenta in concreto re- cepfait , & inprédicam, qualit. etiam de: 7 egit fub nomine concreto. Tum quia 1 quid obftaret;aut effet, quia concreti efl en: per accidés,vtvniucc(aliter Arift. dixit de quocunj; concreto accidentali . Met. z. aut quia non poteft pet fe fub-: ijci& pradicari; fed primum nó obftat , quia licéc fumendo concretum accitéta- Je pro aggregato ex €quo;ex fübie&o ,& forma,quomodó de llo loquebatur Ari- flot. cit. non poffit definiri , ncc poni in przdicam. vc notat $co.q. 1$ Vni. ad z. zameh formafliter,vt dicit formam, & pro tonnotató fübicétum,nonett ens per ac- cidens ; vt fzpe dictum clt : Neqiper fe nitas accidencisexcluditurpera&tualemdependentiamad(übre&urn,quiafübie- tum non pertinet ad intelle&um eius vt pars, fed vt terminnstalis dependentiz . vt Sco.docct 4.d. 1.4.2. A. & q. 8. Vniu. infine: cum ergo termini (int in prdi- «ar. ratione faorum fignificarorum for- ium,non matcrialiü, vt notat Tar. q. procm.ad predicam.dub. 2 albüerit for- fnaliter in przdicaméto qmilitatis. Neq; &t impedimentum oriri potcft ex 1. cap, &ria criam in concretis accidencalibus dà tut przd;cationes per fe fuperioris de inte xiori,vt album e(t coloratüalbuim cft qua Ye,vt Scotus docet q. r. Vniuerf.vbi ctiam fiotar à talibus concretis ad abtiracta te- inerc cóufcq.vt album cft quale;crgo albe do cft qualitas ; vnde r. Top.c.vk.ait A- fiftor.alburrcontineri fub colorato,tan- quam fpeciem fub genere . * gz Cótra arg.pamo;quód n6 poffint inabüracto difpont ; Tumquia vtficfe ibent per modam partis,vt fant abtira- fübftantiahia , pars veró non potett toto przdicari. Tum 2. accidentia de- ent poni in przdicam. eo modo ,quo de fubflantia pradicantor,quia pradicamé- a accidentium diftingauntur per ordi- em ad (übftantiam,vt diximus; (ed prz- itatis,veflisin przdicam. fübftamn- tiz , ergo hac altim neceífe eft con(ti-* tüere in concreto, Tum 4.. modus inheré tie , quo forma accidentalis inzft (ubie- Go; pcttinet ad idem prz dicam. firi acci dentis,at hic modus fignificarur: per.nge men concretum , quod concernit fübie» Gumnon per abítra&tum , quod à fubies: &o prat(cindic. Tum 5: ficuc fe habet (ub. fiftentia ad naturas (ubitanciales; ita in-- hzrentia ad accidentales, (ed (ubttantias les quamuis (int magiscntia , & perfe- &i0ra , nibilomtinus vcab(tra à (ub. fittentia, (ant catía incópleta, multo ma- gis aecidentales., vc ab'trahanc ab. nha rentia: ma. paret quia ficuc natura (uüb- ftantialis completur vltuna.é per (ubü- fteatiati;ita accidentalis pec imhzrentia. Tandem connaturalius. cft accidenc cife iafübic&o, quàm abillo pezfcindereserce go (alin re& us prz dicamenta acciden- tium difponentur per.concreta, qua oom — folum otdinem ad infcriora, fed eua fabie&a tigniftcancy] üàm per qua à (ub:ecto preícimdunt, — 33 Refp.ad r.accidés vltimaré &um effe quid 1zcompletum: , ' dia abtlra&tioncabftractum , in te lit pars concresi ad (ub bet ta nen modum fignificandà totius. ,, quia cft concrecum ad (ingulace, ea. ! [cinditab ordine in ratione babentis, vt. tzpé dictuas cft,non fic abítra&ts (nba tialia quz licec dicam ocdinemad pro- pria indiusdua, vnde hzc ef veras hzc ha- manitas eft humanitas , bzc ananilikas- e(t animalitas,non tamea ifLi, am initas. eít animalitas , nam. animalitas tocaliter ptrzícindit à (pecicbus. Ad.1. neg. ma- quia licec diuifio prazdicamentoram. ac cidencium facta fic juxta diuer(irm ordi - nem;queim dicua: ad (ubtitanuam , coor- dinatio tamen eorum in fuis pradicame- tis non eft fa&a , quatenus pra dicantus de fubftantia in. quale accidencale , fed dx "dicamar de fübüantia in concreto; nó in (0. Jabffracto,erzo &c. Tum 3. formz quo-. — — . ""yundam predricamentorum.f. Vbi, Situs , ve : s uel ,& habere , frabitradté (uman - "tur , incladuntur inalijs przdicamentis , Wempe locas ; & tempus in. predicam, quacenus praedicancur inquid dc (uis. in» tetioribus : tam quia licéc accideatia 10 abítracto nó afliciant a&ualitec- (ubáan- tiáso fliciupt tamen aptitudinalicet , un? etlam in aliquo fen(u actualicr , dicimus €ninqu9d corpus habet quancitaté due t Q. III. Quomodo ponantur in predicam.cidri. 1. bet albed: nem; fimiliter quanucas e: tco dit (ubic&tum, qualitas afhicit, &c. Ad 3. n«g. affumptum ; quia illà etiam quaruor przdicamenia in abflra&o fumpta. funt diuerfa à predicamenro quanctaus , & fabftantiz , «à praicferam varios rcfpc- &us extrinfecus aducnientes , vtanfra in fu:s locis videbicur. Ad 4.neg.ina.vniuer faliter, quia :nhzrenua , quando ett rca. liter ab accidente diftinéta , eftin prz- dicam.habitus,vt ibi dicemus, &'folü de- nominatiué vagatur per ilia prz dicamé- ta, vt docet $co.4. d. 1 2.9. 1: negatur etià mi. quia vtro«uc modo fignif;catur , vo- catar .n. predicamentum habitus , & ha- bere. Ad g.negatur patitas,quia e(fentia- lior cft habitudo naturz fubítant'alis ad proptiam fuppolitam , quod eft eiu(de m przdicament: «quàm accidentis ad fubie- &um,quod ett ipfi extraneum quare fta- tim ac natura fubítanualis à (uppofito ^ yrzícindit , cenfeiur incompletum ens , faltim in modo fignificandi , non (ic acci dens , quia adhuc retinet habitudinem ad interiora ; neque in hoc attendi debct qmaior , vcl minor perfc&tio :n entitate , nam adhuc hamanitas vt quid incomple- tü c(t perfc&tior accidente in concreto , od habet modum completi entis , re picitur .a.'ad modum fignificandi, non ad rem fignificatà, Ad6. patet ex dictis , de rationc .n. przdicamenti ett predica- tio,& (ubiectio cffentialis, & qu:dditati- ua,non accidenialis,& qualitatiua; aliter pradicamemtum accidentis non deberet conítitui ex generibus , & [pecicbus acci- dentis inter (e ordinatis fecundum füb , & fupra,(ed ex accidenre, & fübic&o, in- ter quz cadit przdicatio accidentalis. 34. Secundo arg.contra diipofiionem intermin:is concrcus. Tum quia Sco.ipfe q.1$. Vniu.ait,concrcta accidentalia non tlie in gencre , nifi reductiue fimpliciter uendo. Tum 2. Atifl.3. Top.c.1. ait iuttitiams non iuftem cite 10 predicam. Tum 3. concreta nO potlunt cüe genera , & (;ecies,quia ca folum potfunt genera , vcl fpecies c inari quz figoificát na turam per fe ftantem , & non alieri adia- €entemyaliter pre dicarentur in quale ,nó in quid accidenua verà in cocreto ligai- Logica . ; : $37 ficant naturam non per fe ftantem , hinc Arift. 2. T0j.c.2. ait coloratü non dici de albo ranquam genus, fed denominatiué. Reip.ad i.& 2. vel loqui Scotum, & Arift.de cócreto pro aggregato, ycl quia ron eit in predicamento, ni(i ratione for m (igniticauz , & quia coordiDatio cone crctorum pendet à coordinatione forma- rum , ficut vniuerfaliter verum eft deno- minatiua pendercà form.s denomináti- bus. Ad 3. dicimus probare folum in ri- gore debere ifta predicaméta in abítra- cto con(litu:, adbuc tà etiam in concreto poffunt conflitur,nam concret, licét vt refpicit fubiectá babeat rationem qualis, attamen vt refpicit inferiora ratione for- mz,quàm forvaliter importat, habet ra- tionem quid , nec vt adiacens prdicarur dc inferioribus , fed vt elfentialiter inclu- fum. Arift. auté fumpfit album , non pro formali, (ed' pro materiali , & (übie&o quomodo coloratum denominatiué di- citur de illo .. Declaratur amplius hzc folutio, ,uiaalbum, & nigrum , fi conli- deranuur vt talia formaliter, nó veró pro - ut connotant fübie Cum, coloratam prz « dicari potefl de 1pfis per modum generis, & fpeciei , interroganti AIOROP Sid fit album, vel nigrum fic fampta,bené repo detucquod cit coloratum , vndé licet fit concretum adiectinum; attamen nO prz dicatur per modum adiacentis, nili refpe- * &u fübie&orum de quibus accidentaliter predicatur refpectu veró inferiorum pre- dicatur e(fendaliterjac per modum pet fe ftantis; licet connaturaltot modus cócre- torum adiectiuorum fic. praedicari. per modum adiacentis . QVAESTIO IV. ; De diuifionibus , & regulis an- tepredicam. ^ 35 q)OR definitiones vninocorum "T quiuocorum , & uo- rum, quas dip. 2. explicauimus » fubdidie Arifi.in Antepradic. duas diuifiones , Sc duas rezulas , dc quibus erit Ícrmo in bac quzitionc. . r "vpn Prima diuifioeft corum , quz dicun- tur» nam alia dicuntur , cum coin Vu: psc $38  Difp.VI.De "Pradicamentis in Communi. fic, vt homo albus , alia fine complexio- me, vt homo equus; & valet hec. regula ad d:gnofcendam conditionem eorum y Quse in pra dicaméto repom debent, que eft incomplex'o , vt diximus q. pra'ced. árt.1. ac proinde Arift. incomplexa .po- fica diuidit indecem praedicamenta . Ex quo deducitur , hanc diuitionem princi- paliter effe rerum, feu conceptuum obic- &iuorum, & minus principahter vocum, quatenus pereas (igmficantur res , & có- ceptus, nam fcientia przdicamentorum non e(t de vocibus; quapropter ly dicun- tur in prafata diu(ione id (onat, quod concipiüntur , «t etiam dicebamus in de- finitionibus vimrimocorum , & a'1uiuoco- rum atq; irà fenfusdiui(ronis eric. Re- tam alie figmfrcantur conceptibas com- plexis , aliz incomplexis; & licét com- plexio, & incompletio (in: paíTioncs vo- €um, conueniunt ramen primó concepti . bus, & complexio , aut incomplexio vo. tumyttendimur proprie ex coxnplexione, aut incomplexione coaceptuum,itaut il. Ja vox incóplexa cenferi debeat y cui vnus tantum correfportdet cóceptus, comple- Xa vcro , cui plures, vt determigauimus in r. p.inft. tract. 1. c.3. 36 Sccundadiuitio eft eorü, que funt quod alia de (ubieto dicumur , & in (u- bic&o non funt, vt (obftat; vniuerfales, homo;animal;alia infubiectofunt, fed dc fübic&o nullo dicuntur, vt accidétia par- * ficularia,harc albedo 5 aiia dicumtur de fir- bie&o, & (ant in fübiecto , vt accidentia tniucríilia,coler, albedo; al:a deni ]z1ec fant in (abie&o; nec dicitur de fübicctoy vt fingularia (ab(tantiat Petrus Sortes; fin qua diuitione (olum ett adaertendum cf- fe in (ubicGo;& dici de fütrie&o diuerfi- modé (umiab Arift. nam «ffe in fubie Gto accipit provera, & reali inhe(ione in co; quomodo accidentibus conuenit nan li - «ét forma fuübütàárialis fitim materia vc. in fübiecto; non tamen inhieliad , vt docet Scot. quo]. y. À. (ed per vetam infotma- tioncm, nam inlrerere dicit informatio- fticim nou per fe, hoc ett, quod inbzrens , «um non (it à Gus Gicaphiciter 5fed Lecait- 1m quid, non facic vnum per fe cam fu- Ms4ào ,(cà per accidens ;at forma (ub- " ffantialis eft a&us fimpliciter, & cü maz teria facit vium pet (e , & ideó non dici. tur e(fe inubieGo per inhzrentiam. Di- ci verb de (übie&o (fumitur, vt fignificat pradicari dealiquo vt de inferiori quid. ditatiué . Valet hacc diui (io nedumad di gaofcendum difcrimen corüsqua in prar dicamento fubflantia reperiücur jab hiss. quz ponuntur in przdicamento acciden- tis,(ed eram ad cogaofcendam conftitus tionem przdicamenti tam fubitantig;qu& accidentiam, qma illud cóftituitur ex fübs flantijs varaerfalibus , & particularibus s & (iiliter iita ex accidentibus vniuer- falibus, & particularibus , nec aliud di. cend.1m occuttit de his diuifiomibus . 37 Primaregula anteprzdicamentalis eft. Quindo alterum de altero (tzedica- tur ,vt dc (ubie&o , hoceft; vt de quiddi- tatiué inferiori , quzcunq.de praedicato — dicuntur, etiam de fubiecto dici neceffe — — eft; nimi homoeflentialrer induditur — — in Petro, ét effentia hsminis in eo inclus. de:ur, erzo (i homo e(fcaialiter eft anis mal , etiá Petrus effcacialirer erit anim Valct ifta regiila ad cogaofcendum or nem eorum , qui pomintur im predi nierito, nani qua in re&a lirica p deben: effc effentialiter fubor: ut faperiora im inferioribus : j s & de illisquiddiatiué dicamur. Ex l$ ——— deducitur regulam valere , & tradifolang —— de prad:caris effcavialibus — vt 1. p. imft, trat. t.c. S. diximus, quia talia funt fape- ri0ra cefpe&u inferiorum im linca pras- dicamemali; & his quidem ; quz predi, — — cato competumet fupponitabfoluté, nó — autem vt (upponic fimpliciter, vel quar different iam ponant imer prz dicati ipe fuay & fubrectum , eft pradicationes m fccundis iatentionibus fiunt. per acti fie gnatum non y iq; exerceri dcb: buntsaili im primis, et (ze pius diximus z quar omnia —— éx Sco..9 ptz:dicam.& qui- bus obteruatis toluumtu: omm f ta,quz contra liinc regulam ficri f, - quo autem fenfu poffit exreridi quoq« ad prédicata accidenetlia i bid.explicarü eft. - Sccunda regola ; Diweiforum genetít, & non (abalcermaurm pofitorum diueríar funt [pecies, & differenu , vcl vt alij le RI. lr. »9 -. Quef IV. De diuifion. e) reg. c Antepsádic. — 559 gunt, diucrfz font. fpecie diffcrentig ; vt animalis .& (cience (ibalternorum vcró nil proh:bet caídem «ile d:fferentias , nà füperiora de inferioribus dicuntur. Valct hzc tegula ad cognotcendum ordiné co- ram;quz ponuntur in diftinctis pradica- menc$,diuerfa .n. przdicamenta diuerfas habét fpecies ,& differentias, Circa hanc regulam primó dubitari folet ; quid intel- ligar per genera. fübalternatim , & non fubalternatim pofira; genera .n. alia funt , quz in nullo füper:or) genere conuenirir, «t fant illa diuer(orum. przdicamentorü, alia, qua funt fub aliquo gcnere » inter fe verb (e habent , vt difparata,vt animal, & planta,qua dicuntur fübetternasquatenus in vno tertio conueniunt , ,f. in corpore, & in viuéte, quzdam tádem dicütur füb- altetna proprijffimé, quia vnum (ub alte- ro centinetur vt animal , & viucns. Soto, & Complut. hic explicant gene- ta fübalterna c(fe, quotum vnum fub alio continetur,uon fübalterna , quorum vnü non continet aliud, fiue fob tertio comu- fnicontineantur, fincin diuerfis fint prz- dicamétis;fauct $cot.q.10.predicam.fun damérum (fumitur ex 1pfo contexcu, nam explicans Arift.quz fint gencra fübalter- 52, adducit excmpla de fuperioribus re- fpe&u inferiorum . Tum quia hocclaré habctut in verfione Argyrop. quz cft om tibus caftigatior , Quando genera diuer- f funt, neque »num ab a'tero contine- tur, eorum ét differenti [pecie diffcerut; eorum autem generum , n »num fub altero contimetur, nibil probibet eaf- dem differentias e[fe. idem habet 1. Top, €.13.ib1 à pofitione generum ,vbi expli- cans Arift.genera (ubalcerna,& non alterna, in hoc fenfu,tradit hanc eandem tcgalam, & doctrinam . 39 Cómunisopinio , quà tradidit Ta- tar. m fumm.in ex pofit. huius regulaper genera fübalterna intelligit ca , quorum vnum fab altero cótinetur , vcl ambo füb tertio, non fubalt rna vcró , quein conueniunt ; Fundatur in hoc, quód exé- plilicans Arift, de generibus non fübal- cernis mentionem fecit ; de his, que praze- dicamento differunt, vt animal, & fcicn- tiaj tum quia 6. Top.c.2.loc.41. quz: (ub nullo quód gcnera alia funt alia inadzquata , de qui , tcrtio continentur , fabalterna vocat, de sce docet , non implicare haberc dií- crentiam coem, ergo cum hjc ait &cne;a (übalerna habere cafdem fpecie ditfcicn- tias , €t de contentis fub tertio intellexi: . Awuan;é quia rcgula ifta de genctibus füb tertio coi contentis intellecta in vno fenfu eft vera , in altero falfa, vt videbi- müs,ytràque cxpofitionem poffumus ad- miucre?& qp per fübalcernagenera intel- ligátar , qua (ub tectio conupcntur quà ad illas differentias , quas po(funt habere €ócs; & quód per no fübalterna accipiat » meia vnum non e(t fubaltero ; fiue (int ub tertio, fiuc nó,ex plicando reg.lam in eneribus fub tertio contentis quà ad il- las differentias, quas nequeunt in cói pof fidere; eó vcl maximé, qp ia textu vtragi expofitio fundamentü habet, vt vidimus j quapropter explorare debemus quà ve- riratem babeat hzcregula , przcipué ia generibus füb vno zertio contentis , de uibus eft maior difficultas; non quidem c conftitutiuis illuus generis communis, ha namque omnibus inferioribus conuc- niunt vt diffcrentiz conftitatiug viuen- tis conueniant animali, & planta , (ed de diuifinis, an .f. differenti diuifiuz ge- neri$communisconuenirepoffiotindiffetentergeneribuscótentis(übillocoi.40Primaopiniocftaffirmariua,fedAuthoresiftiusopinionisdioififunt;ali- ui n. indifferenter de qualibet differen- tta loquuntur,; eo quia putant nullas císc differentias proprias vnius Ípecici cófti- tutiuas,& vnius gencris diuifiuas, (cd quà libet communiorem cfic fpecie , & folü adaquati cü illa, quatenus eft alteri con- iundla differentiz , cx: qua combinatio-. nereíultat adzquarum conftituriuü fj €ici ; ac proinde admittunt eandem di ferentiam pluribus generibus. pofleaduce nire, illaque diuidere ; ita. Auería q. 15« Log.fe&. i. nod: vni. c.de di fc i 8.qui alios citat. Ali A ita non polunt habete communcs frecies, concedunt in ie rcperii policy in qua deicédanc iicrentuas inadz quatas; unde licét Vu à mera "NS vna fac l. LJ -- 3 OU Wo Lue iui * L4 549 fixa difparata haberc communes diffc- tentias , admittit tamen continere fub fe communcm fpcciem , quam inaditquaté contlituunt,dc qu busnon erit verum di- «cre , quód generum ad inuicem non (ub ordinatorum diuerfa (int fpecies ; ita 5 Arriag.di(p.8.Log.fc&. 1.fub fe&t.2. Alij ditiinguun: de differcntijs,& generibus, nam quz dam differentig (unt vniuerfa- les, gor totam lineam przdicamentalem unt, vt Corporeum, & incorporcum in przdicam. fubftantiz,& gencra ab il- lis conftitata d:cuntur. vniuerfalia, quia totaliter Jineam. przdicamentalem am- le&tuntur, vt corpus , & (piritus ,& dc iftis verum cft,quód non habent differen- tias diuifiuas fuperioris generis cócs,quia . talcs (unt illz vniuer(ales formaliter op- ofitz, quz nequeunt in codé repctiri;a- - dig (un: differentiz particulares, partica - "late genus diuidentes, & de iitis verü e(t pofie pluribus generibus infcrioribus có- ' uenire, refpc&u quorum non fe habebüt t difterentiz adequate coftitutiuz , has «n. afferant non poffe e(íc cómuncs , fcd inadaquaté,& non vltimaté ita Rau,hic , & Amic. af(eront exemplum de quanti- «tate;quz primo diniditur in permanenté, & (uccefliua,qua genera habent cócs dif ferentias. f. córinuiy& difcreii , qua (unt t diuifiuz quantitatis in comuni, nà da- tur quantitas perganens continua, Vel di- fcreta, & quantitas iucccfTiua conma , " wel difcreta,confentit Ponc. difp-7.n-46. Secunda opinio afferit , quodlibet gc- anus habere proprias differentias diuili- jitávt.vna diffcrenua fit vnius tantum generis d ufiua ., & vois (pecici confti- *tuuua,ita Doctor q. 10.przdicam.q. 27. "V niu.& 2.Poft.q.58. & alijs inlecis infra it. efta; apud Antiquos communis, quà «x Recentioribus (equuntur Mor;f, difp. . Log.q.6. Conplut. hic; Pafq. tom. r. €Mecdifp.61.67.& 68, Pro cuius refolut. ^ 4t Dicimus prymó , genera diuetíoiü przdicamentorum nullam babere com- munem differentiam conf(litutinam, aut diuiiuam , ncque. communes fpecies; áta Sco.ci.& 2.d.5.q.4. D. Probatur,quia praedicamenta (unt impermixta , itavt &num etfcnualiter non parucipat natura | $ Es d - — P Difp.J/I. De Pradicapsentis in Communi . alterius , ergo quz fub ipfis continentur, - nullam habcbun: d.firrcotiam cóem, nec conflitutiuam, nec diuifiuàa ; fapponimus n. nunc decem genera non habere (upra . (e aliud genus,na (i velimus loqui infen- tentia admittenre vnum , vel pauciora , quàm decem przdicamenta ,. fic de illis idem iudicium faciédum eft , ac de gene ribus (üb communi tertio coaftitutis ,de quibus in feq. concl. ex quo paret alias pats de fpeciebus, nam fpecies nonnili cx genere, & differentia coale(cunt, ergo ex diucr(s generibus , & differenrijs diuer(a quoque ífpeciesconfiruuntur, 41 Dicimus 2.geneta iater fe fübordi- nata comunes habent omnes diífereniias fuperiorum generum conftitutiuas,quod ctiam eft vcrum de generibus füb cói ter- tio cótentis; quia clecitind in diffecécia ^ illius certi conttitutiua; eft cóis cü Ari(l. hic,& patet, ná animal includit oés diffe- rendas, (. corporcum quz e(t conttitu- tiua corporis, animarü , :,uz eft coltitutis - ua viuenus, & fentibile, quie cft propria ipfius animalis; (i militer animal, & pla habét diftereacias cóitituguas coi i& viucnus. & fequitur ex prima T alteri de aliéro predicat X hinc cá dic mos horum generum eafden c(lc ditfcrenias conttimutiuas mil aid. fignificatur, quá rationem generis lupes tioris inueniri in inferioribus, non veró differentiam. conftitutiui generis fupe- rioris elfe vitimaté conitiruriuá generis - infcrioris,hoc.n,cftimpoffibile.Scquitue etiam gencra inter [e (ubalterpa. particie pare aiiquas d.ui(iuas (aperiorüs nà ani- diuifiiuis fubitanciz h:.bet corpo rcü,ex diu .fiuis corporis habet animati » ex diuifiuis viu&tis habet (enfibile ; quod etiam elt alicrendum de alijs (ub tertio ' cóhtcátis , quz habent commuaes diífc- rcntias diuiliuas, que gegera'conftitüunt in illis inclu(a j praeterquam diuifiuas 1m- mediati generis fuperioris , v.g. animal «& planta babeat communes diifcrentias. diuuiuss fubftanue,X corporis, puta COE - reum , & animatum, nontamenbas /——— — t communcs differentias diuttiuas vi« uentissvt eít,(cnibile, & vcgcetabile, 5» , vrmoxdicmus, —— c mpm ^4 Di- Pi : I p TAX PV ^ | t Duft. IV.De divifonib. evregulis e dntepr «di. ^ -— Dicimus 3. nulla differentia diuifiua itnius generis poteft efte diuitua alterius - generis , fed quelibet determinatum fibi genus vendicat, ita Sco.cit. quam probat q. 10.przd. fi eadem differenua fiue vlti- ma,fiué nó vltima aducniret pluribus ge- neribus, (equeretur idem fpecie,vel gene re inferiori effe in diueríis gener bus non fubalterdis,quod implicat, quia idem fpe €ie,vel gencre inferiori habet vnam císé- tiam , genera autem non fübalcerna , (ed difparata , ctiam ciuí(dem przdicamenti, non faciunt vnam ctfentiam , vt patet deanimali, & planta;fcquela probatur;quo- rum c(t vna differentia ;|vna eft entitas fpecifica , nam vnitas fpecifica nonniíi à ifferentia potefl prouenire , in caíu vna e(Tet differentia. Dicesa iefle diucrfitacé nercum; ideo conftituta non eífe ciu(dé peciei.Contrá;genera funt rationes con» ucniendi in (pecicbus, diffeietiz funt ra- tiones difconucnicndi, hinc genus dicitur à differentia contrahi , clc magis vniuer- fale , differentia minus vniuerfalis : vnde ger diffcrétiam magis accedit ad cffe in- . diuiduale , co qtia eius communitas per differentiam reftringitur ; qua ratione die citur genus inquid pra dicari , differentia in quale, & per modum adiacentis ; ergo ab illis generibus non poterit prouenire differétia [pecifica ; imó fi hocafferatur, potius illa differétia fe haberet vt. genus , quia omnia generis attributa illi copete- ret, gencra vcró fc haberet vt differciig, Refpondet Auerfa cit. & (c&t.5. nullü efle inconucnicos idem habere modo ra- tionem generis, modó raüonem differen. tiz modo cGcipi vt cóius,modó vt minus communc;quia genus, & differentia non funt quz dam entitates ex natura rej di- functz, fed vantü virtualiter , vnde ad li- birum poterit intellectus nofter formare diueríos conceptus srn diuer(as a (fi mila- See af ceucmentaedquis habet ea- dem (pecifica patura refpcótu dimerforü. . 44 Contra T sia icipon Gers n à argumenta probantia di 10n€ for- male M dr gradus metaphylicos . Tü quia admitla funda rali diftin&io- nc » adbuc efl talia , ná dittinGtio rationis rat iocjnata per boc diifcita diftünétione (o ka. | rationis ratiocinantis,quod illa non ad Ti- bitum noftri intelle&us poteft tribui re- bus, & inter aliqua conc.pi (zd neceffi- tatur intelle&tusad tales vel tales conce- pius formandos ex fundamento reperta in re, non fic cuenit in dittinctione ronis ratiocinantis ; cum ergo per Aduerfarios gradus mctaphyfici diflinguátur ratione cü fundamento inre , neceffarió concipi dcbét deterniinato modo,& nO ad libitü intelle&us noftri .. Tum quia ex 7. Met, 41. & 43. definitio dicitur per (c vna, quia vna pars eius cft per feactus , altera per fc potétia, (cd f1 ex noftro capite vna pars dicitur actualis,altera potentialis, & non,quia fic exigitur à parte rei,nulla ef- [et pct fe a&us, vcl per fe potentia , fed qualibet ciiet per accidens a&us, vel peg accidens potentia , quia nou ex fc ipfis, fed quoniam (ic à nobiscócipiuntur. TG quia vt arguit D'o&or quol. 1.P.qualis oc do perfe realis effet inter aliqua, (i eflent realiter diftin&ta, talis pcr (e ordo eft in» ter ilia,correlpondens, illi di(tin&ioni » quam habent, puta rationis, fi diflinguae tur ratione; (ed fi genus, & differentia e efsét à parte rei diftincta,neceffarió prior e(let ratio gencris, & vniuerfalior , ratio veró differentiz poflerior, & minus vni- ücríalis,& hoccx proprijs rationibus fot malibus ipforum ; crgo & fi ratione po« nautur ditlin&a (emper ratio gencris de» bet concipi, vt prior, & communior,non autem ad libitum n:; ftrum ; mai patet,ná ideo conceptus diuinz effentiz concipi- tur vt prior quam fapientia diuina ( quae per Adueríarios ratione diftinguuntur ) quia vbi ifta realiter diftinguuntur , vt im crcatis,eflentia clt priorjquam fapientia, & quz iiber alia attributalis ratio. Aliter teípond. sfl'umptum- yalere de dificientjs conftitutiuis vltimate fpeciae rumynon dc diuibuis communibus. Con- trà qualibet differentia hobet , vt fit diui- fiua generis, & conftitatiua fpeciei, fi e vluma;l peciei intima, fi non vltima, fpc* cici fubalternz,yt (eq.concl. dicem go.quaübe: ncceffario eri minus cómue 215,qUÀ genus, & non poterit nii vni fub alicrno gencri conuenire » non. «n, datur diffcrenua aliqua , qua fit diuifiva genez T Yo 5 m5 fas  Difj.VI.De Predicametisin Comum: ^.^ tis, quin ctiam aliquá fpeciem confliruat: hoc .n. eft diuidere genus.f.facere, vt id, cum illo addito vni tantam. 4$ Refp Run.d:fferentiam diuifiuam ü gcnere conflituere propriam fpecienr ,cá hoc tamé flat, qnod inadz- quate conftiwat illa genera. inferiora. , quibus conucfiit , vt fücceffio aduen;ens quantitati adequate conftituit. fpeciem quantitatis fucceffiuz , & quia cft com- tait illasinadequacé,ade'juaté tamen có- ftitauntur à ditcrenup proprijs vitimis. quaté conftituta per differentiam diuiti- gam qualis affi ematur quantitas fuccetfti- tia, vcté fe habct vt quid commune poten tiale ad quantitatem continuam,& difcre tam, per continnitatcem , & diícreuonem diuilibile, & cotrahibilead illas fpecies, Wt ad inferiora; & in hoc fenfu non difpu. tamus, quia effer diccre gencra inferiora habere füpra fe genus , à quo inadaquate conftitauntur, quod efl verum;vel non fe hibet vt genus fuperius, fed potius vt dif fcréria conflituens inadequate ex (c mo- tur, oti eft fpecies quantitaris continua fucccfliae , irauc fjmul cum continuitate diüidat quaritiratem in communi , & có- ftituat fimul cum illa viotum , & in hoc fcntu coincidit cum illa opinionn ponen tc differentiom vltimam nom effe vnam fimplicem differentiam , fedex pluibus «ombinatam, quam opinione ipfe 1: uuius «onfütat, X nc sconclaf. feq. nam conti- nuitas hoc modo non pcfftt e(ie ade qua- te conftitutiua motus, ficx aquo concur. tit (acceffio ad contra&tioncm quantita- Lo commani , & conflitutionem mo- itaut vna finc altera non fuffic:ar. Tà- dem principaliter conf.quia ficut in phy- ficisin fententia ipforum admittentium lures materiasdiuer(z.raticnisinceleibus,&(ublunatibus;nompoteft ma- teria caeleftis intormari forma füblunari mec (fublunaris materia forma aliqua coe- i proptet ordinem intrinfecam,quem inuicem dicunt , ita quia genus fc ha- | Yt rnatcria i| ica , & dificren- tia vt forma nictaphytica & vnum geras. "tfe eft alterius rationis ab alteto,nom poterit diuidi, & actuar: per differériam alterius «ris fed quodlibet petit propriam di" tiam,& hzc proprium genus, 46 Dicimus 4. quamlibet fpecic tàtm infimam; quà fubalternam non conftitui in proprio cíTe per plurium differentiatü combinatiónenr, & vríioncm , quarü (in gola alijs (pecicbus finr communes; fed fimul fumpta nonnifi in fpccie,qua con ftituunt, imeniaritur;(ed con(litui detet- minata differentia. fimplici , quat ita. fit ptopra illius fpeciei vt non fit alterius, fed cum ipfa adzquetur , & conuertaturz conftitui quoq; determinato, & certo ge nctc proximo , qued vnur crit, non ra; clt Scoti cit, &in 4. d.11.3.3. CC. vbi docet rerum differentías fumpliees ef Íe & in r.d.11.q. 2. C. vulehiominé per esos cp non folum abhis d;ftin- ui, quz (ub eodem g:ncre proximo có« Lage som , led edaà lapide, licét nonadz- quaté,& claré d. 8.q.3.in fine Prima pars dc differentia prob.ex 7. Met.45.vbi do» cent artem conftruenda delinitioms ait tandem dimdendo gencra deucniri ad timas differencias , & indiuifibiles. Tu quia quzlibct ilierum differentiarum: - ^ quibus combinauo 1lla coalefcit, Gom determinata ad banc fpeciem, cumquz- libet ponatür cxcddens,ergo neq ; cómum- étz poterunt dici ad hanc. (peciem: minat , Prob. conícq; pcr itlamc nacionem differentiz 1llg nomamittunt proprias entitates , quarum qualiec po- nitut indetermina:a , ncc per ibam come binationem aliquid de nouo aduen,t; ni vnio , quz cft ccípe&us quidam non has bens vim determinandi, (icut (i plura ge- ncra difparata (imul vnirenrur; ex il vnione non refültaret aliquod determi». natü, (cd c(fent adhuc plura radetermina- ta vnita, co quia talia inier ic, ergo in combinatione ditferentiarüm debet affignari. necetlánó aliqua. detcravunata diffcientia , qua conftwaror fpecies, & hzc ecteonuertibilis cum ipfa ; vt eue- niti combinatronc gcucris , & ditfzrene tit j €x qua idco determinata 1alurgit fpecies , quia & i genus üt quid commu, & indeterminatua; adeft tamen ip(a differentia determinant qx li non dc- fcrimiaret y quontumcanque vniceatuc, fiup quain cefaltarec( pecics . - 47 Hirecratio, quam fuse profequitur pa qual . cic. adducitur a $co. q.5 8. Poft. in oppoltü, quarens n. ibi , an quxlibec pars definitionis fit in'plus,(eu commu- nior,quàm d.-fiuitum, pro ncg iciua parte arguit » jud (i non cft aliqua pars con- crabliscam definito , non effet aliqua cau(4 , cur tota definitio conuertatur. Et fi diceretur, gy ex hoc, gy vnü additur alcc- ri,vnum per alterü dererminatur. Con- tra arguit, nihil additum alteri determi nat iplum ad aliquid inferius eo , qdód addicur , v. g. fenübile additum corpori nó determinat corpus ad hominem , qui eft inferior fen(ibili, (ed ad animal, quod &óuecnitur cum ipfo ; (ed (i qualibet pars definitionis eft coómunior dcfinito , nulla ipfarum addita potefl deccraiinare dcfi- . mitionem ad defiatum ; quod ponitur 1a- ferius (eu minus cómune. Deinde refol. uendoqueft.renet athicimatiuam partem; quando definitum pcr mulcas differentias circumfcribétes vItimam, nà. «na determinatur ab alia; & affert exem- plum de defiaitione reruarij, .(. quàd. ar numcrus impar: primus ,' quz definitio conuertitur cü tecnario ,& tamen i- bet cius pars eft communior üingillati fumpta, vt patet: quare ad replicam ait , verum efe a(lumptum dequalibet patte abíoluie,& ex (e,non tamen vt mutuo, & vicitIim aliam determinat ,& àb iila de- terainatur,vt patet in exemplo adducto, nam ly impar c(t differentiacommunis ad ternarium, quinatium, &c. ly primus cft ' indifferens ad dualitatem , quz ex alio numero non integratur , & ad tetnarii qui ett primus, quia partes ipfius no funt numeri , (ed ümul (umpta determinátur ad inuicem, nam ly impar decerminat ly Primus; vt ftet pro ternario , non pro bi- vario ,.& lyprimus detecmninat ]y impar adcernaciüm,;non ad quinatium;quarc ex mutuacoatractione fit cotam conucrti- bile cum definito , ^ Haceadem do&trina poteft refponde- — fi ptobation: Mus qnod ex mutua có-« combinatam , fe tra&tione differentia ille & a nc cun fpc- o Que IF. Dc diuifionib. évregaliscfotepredic. $45 cic cóuectibiles;quauis (cor(im accep: e in plus c hibeant ; quod potett con aM ni exemplo quantitatis permanentis cti- nuz , namha differenti pecmancacia .(. & cóxinuitas ting;llazim 1a plus(c habét;  permanentia.n. potefl conuenire quan- titati difcretz , & continuitas quantitati facce (Tiuz, at vt adinuicem determinan- tur, & combinantut , conacttuntur Cg peremnentiquantitate coatinuà, —— 5 ..48 Sedaduertendum,quód Scotus ibi dittinguit de differécia , quo. alia fit fe, & eísétialis, alia per accides, & accid talis ; de prima ait , quód eft cü propria fpecie cóuertibilis neceísarib , & probat ex Arift.z. Mer. 41. & 43. vbi ait , quód * fuficit definite pec vIrimam differentiam '*cuta genere , quia vltima jàcludit totam f'ibitantiam defifiti: de 2; concedit poffe fcorlia excedsoe dzfiaitum, fcd couiun- Gim conuerti ; figaüm. euidens doctrina allatam no c/Te vniuerfaliter veram, & de differentijs ellentialibus; aliter n&àropor- tcbat diliingacte, & diuer(imode decide- fequa (icum , quapropter coacedímus éc nos,quando vltimz ditfetentiz nos latet, ero A accidentia fimul combinata &icumtccibere naturam fpeciei deBaitio.. ne dcfcriptina', non quiddicatiaa; (icut cü volumus fignificare aliquod ind.aiduum inpatticulari, circumfccibimus ipsü per x. accidentia excriníeca , quz timul colle&a ia ipfo tantum reperiuntur , (e- oríiq vecó in alijs; at à di(tincte, & pro- priévellemus ipium fignificare , oporte- rc attingere. differentiam indinidaalem, qua vna eit, & (implex, non plures; ra- tio. verà difparitatis cíE;, quia ad defini- tionem accidentalem de(cripriuam fuff- €it , vt partes illa aliquo pa&o vniancur y at in definitione quidditauua, quia hec explicat vnum per fc ; quz ponuntuc in definitione, debent ctiam fc habe- Fe vt per fc vnita, quod non fix, nili cu vnum (cbabet; vt per. fc actus , alte- rum, vt per (c potentia , quod nequit reperiri an illis diffcrentijs in vnum com- binatis , ergo 1mplicac differentiai con- ftcu:tuam vmus fpeciei cffe ex pluribus i düinplex ; & d.tecmie * natz eie dcbzr. E Eeedore VU 4 — 49 Quod EN t wN (x x To E 49 Quod verb illz differétiz nó pof- fint mutuó fe determinare, probatur,im- plicat idem refpe&u eiufdem effc fimul genus , & differentiam , namquarationc effet genus, eflct per fe potentia, qua ta» tione e(let differencia , e(fet per (eacus , quarc fimul erit in potétis,& in aóu for- mali; ergo implicat illas differécias inter fe determinari; Prob.confeq.quia fi con- tinuitas v.g. per fe coar&taret permanen- tiam,cui aducnit,iam effet iptius differé- ti2, & a&us , permanentia veró fe habc- bit vt potentia; & vt quid efTentialiter dc- terminabile , & per coníequens effet gc- nus; in hoc .n.cófiftit ratio generis,quod fit quid cótrahibile per aliquam aliam ta tionem effentialem fupcradditam tanquá uid contra&iuum , € actualc . Dcindc 1 continuitas eft effemialiter à permané tia determinabilis,iam ccit genus, & pcr- mnanentia erit differentia. Quibus acce- dic, quod vcl ex ifta combinationc diffc- tentiacum rce(ultat vna per fe differentia totalis,& adzquata, vel non, fi (ccunad, terca inquirimus ab Arriaga, quomodo alia genera dicütur adaequata, quorü vnü uin poteft We Ud $44 Difp. L.De Predicamentisin Conmi; - (pecicicóuenice, & aliainadzs ,— quata,quorü duo, vel plura poísüt ad(pe €i€ coftituendà concurrere, an.fiex M v. 4 prianatura (íotadequara, vclinadequa- — ta,an veró vnüdicitur inadzquatum ex — concurfu aliorá, reuera tá in (e Meo, J quatü, (i (olü cócurreret. Si hoc alleratur,vana ett ifta diftiXtio ; gp fpecies poffic in duobus generibus imadequatis re. periti,nó veró adz juatis,qua Arift, expli. cat ; dum ncgat diuerforü generü ag (üb« ordinatorü cafídem cíle (pecies faceret n.hunc fensü ; fpecies non poteft eífe fub duobus generibus adzquatis.i. 6 elt cm. (ub vno gcnere, nequit tunc e(fe füb du bus,nà iilud dicicur genus ade quatü,quo« fc (olo conftituit (peciem,quamais poffit cum alio concurrere ; qua eft eidicula 2» expotitio . Si dicatur primum quia illa.» genera poffent (eparari, nam a&us , qui ex motiuo obedientig , & rel;gionis elici tur,poterat ex folo motiuo obed. Cuz fie 2 s 2 V ri,iam cffent diftincta cealitec , & confes Me ergo erunt] quid accidétaliter aggregatü: quenter nonpoílent vnamperfeípeciem — ——— vnde ncc vnam per fe (peciem poterunt conftitucrc"; fi primum , preecerquá quod talis eflct (pecics conftituta, vnde nó pof fet poni differentia alterius confticutiua , adhuc tamen ipía poneretur differentia 1s adaequaté conflitatiua illius fpeciei, Ex ifta doctrina impugnatur rcípon(io Ar- . riag.ait .n. (peciem non pofle conftitui cx duabus differentijs adzquaris , fed be- néex Unete Nam quzrimus ab ip- fo foe o iflz differentiz concurrüc adcottitutionem ynius ada quaue diffecé- tiz, non per aggregationé,quia mon con- ficcrent vnum per íci, fi per cópofitioné , ià cedit argumenti factü, pro cuius fola- tione, Ponc. cit, valde laborat,;& tandem ad diuerías recurrit confiderationcs . $o Sccüda emis concluf. eft praccipud cotra Arriag.i& fequitur ex dictis , i. .n. fpecies nó nili ex vnica diffcrentia cófti- tui pót propria, & adzquatay& hac düta- xat vni generi pot conuenire; tà qualibet Épccics cx vnico genere proximo , & vni- €a differéuia decerminatis)& ceris, ficuc rminatá, & certá habct entitatem,S& non cx noftro capite, erit cOftituta, Pra- con(titucre,mfi phyticé per modüadus, | Rm & potenciz facerent compoutioné,quod eft tilíum, Tum quia genera ill, uia fe» cüdum iplum habé: proprias differen:ias, quibus contrahuntur , conttituent pro» pr.as fpecies inadzquatas , & tic pocius actus illa effet in duabus. fpeci ina- dzquaus, quam in vna (pecie ; quz (ub duobus inade juatis generibus cóciicatur, Ex his patet fenius fecunda regula an» tepra dicam.nam fi cft (crmo de d.ffcren tjs cft itutiurs (aperiorum generum, lic p«r gencra non fübalterna ncceffario in- telligit Aritl. genera , quz nec fub aliquo communi tecuo conunentur , fed in di- ueríis funt praedicamentis , & per (übal- térna,qua: vel ad (c inuicem , vel (ub ter- tio (ubord nantur. Si veró erit (crmo de differentijs diuifiais& maxime de diuili uis generis proximi, tunc per (aübalteraa debcat intelligi, qua ad (ciuuicem (ubor« dinatur pcr non fübakerna etiam » qux fub cominuni teriio continentur , cuius diuifiuz diff-rcatig non potlunc illis ge» neribus cífe conmunes; & reuera hic vi- detur [ P TOURAN RM 00000 CMM MP PRDPRREPEEE X tuns diuerfoe funt fpecies, differéris E n non d e diuerfis ^ etidug tur przdicamentis , non poflünt haberc Ípecies communes;(ed neq;illa fub com- muni tertio contenta cx dictis in his cócl. . $oluuntur rationes in oppo[itum . $1 Ontra cóclaf. vrgetur, quod eedé m fpecies poffint eife in diuerfis pre dic. & coníequenter etiam ezdem dií- ferentiz ; nam corpus e(t in gencre (ub- ftantiz , & quaniitaris ; igura cftin gc- nere quantitatis , nam per fe con(idera- tur à geometra » qui folas quantitates coníiderat , & eít eciá in predicam. qua - lit. doplum , & dimidium fünt quantita- tes , & relatiua , ende (imul. ponuntur ab E Ariftotelicus f'enfus;pracipué fi le- Actilt.ia vcroq: predicam. fic fimile, &. diffimile fant relatiua,& qualitates, mo-  tusex H Phyf.cft in tribus pradicamétis. — Relp.5co.q. 10. prz dicam.neg.afium- ptüm , nam corpus inratione corporis z-u'uocé dicitur de corpore füb(tantie , & quantitatis , illad namq; eft (abttantia capax fuapié nitufa tring dimenfionis: , hoc vet eft iplumet cina dimenfio «. Fi gura poteft accipivel pro fuperficie figu- fata , & terminata , & fic ett quantitas, Vel pro ipfa fizuratione , & terminato nc , & fic eft qualitas , vcl faltimhabet inodum qualitatis, vc üoloco dicemus. Duplum , & dimidium, zquale, & inz- qualc formaliter fumi. fj mpliciter rclati- uajfolum fundamentaliter in genere quan titatis ,quatenusiptorum fundamentum eft quanttas;pariter (imile,& diffimile , quorum fundamentum eft qualitas . De motu autem diximus difp. 15. Phy, quod non e(t dire&é in predicamento,fed re- - du&tiut in przdicamento (ai cermini ; cü non fit re(pectus (impliciter realis . —.$2 Secüdo cótra alias concluf. argui- tur authoritatibus Arift. nam 2. Pott.c, dd definiuonibus poni debere plu- res differétias, quarum qualibet excedat dcfinitum;fed (imul (umptz cum illo co- ucrtanturs& adducit exemplum de ;d« fi- pitione ternarij , quod fit numerus impar primus ; qua reguli vfus e Porph. c. de dif£. & c.de commit. gcn, & diff, dum 4X MA " — Qual IV. De dinfnil. cpoigalie/fitpralie 345 definienslhominemdixit e(Te animal c1- tionale mortale,quz daz: differenti - mul fumptz conuerruntur cum homine » (coríim vero excedunt ; Tumquia 2. d part. Ani.non admittit cot diffecencias vl- timas,quot fpecies infimas; Tam 3. quia 1. Top.c7.&6. Top. c.3. docct diffz- rcntiam,que definitionem ingreditur fj ciei,in plus (e habere, quam (pecies . fà 4. quia 6. Top.lec.«1.& 4. Top.locart. - -ait genera (ub communi tertio.contenta non effe inconucniens habcrc commu- nes (pecics, & differentias ; qua rationc quamuis animal diuidi (oleat pec rationa« le, & irtationale atramen 7. Mct. 43. ip» fum diuifit in habens, & nou habzns pe- des;& hic c.4. in greffibile,aquarile , Sc volatile,tignuw euidens diffzrencias non neceífarió conuenire certo geacri , fed ad libitum fccundum noftram concipicn di modum, modó vni;modó alteri appli- cati potl'e;quapropter non implicabit cá dem differentiam effe communem | plu- ribus generibus ,& candem fpeciem fub pluri bus generibus contineri. Refp.cx Sco.q.58. Poft. documentum Ari(t.obíeraandum,cum vltimz d:ffcrea tiz nos latent, quz circumícribi debenc per plurcsaccidentales, vt diximus in.» probat.concl.& quia Porph. putauit da« ri animalia rationalia immortalia, idcir- co defin:uit homincm per morale, vt fic circumfcribens vIrimam ditferéuiam ho- minis ipfi 12notam. Ad z. ibi. Arift, pec differentias vltimas intellexit accidenta- les,quibus vuimur loco effentialium,quae veré excedunt, non etfenciales, de quibus loquimur. Ad 3. ibiloquicur Mibinten- tijs. med:js,aon de proprijs , & adzqua- tis (pecicbus Ad 4 intelligi debere illa loca non de diffetentijs edcntial bus, fed accidentalibus, quoeníu cadem fpecies poterit cíle fub diuerfis generibus,in vno €ficntialiccr, in alie denomipatiué, & ace cidentalier, vt mox dicemus. —— $3 Teruo ad idé arguicuc multis exé- plis;Corpus.n. dniditur in viuens, & non viuens, & tamenvjuensreperiturinArtegelis;Qrutascontinuadividiturinpetmancnicm,&focceffiuam,quedifferenUgrepcriüturinquanutareStmHAus&$346..Difj.^L.DePradicámeptisin(ommwi.bitusdiuiditurpernaturalem,&Küperna.turalem,perntelle&ualem,&moralem,&c.quedíffetenuzconuen'unt.et:ama&busintellectus,Potentiacogno(citiUadiuidituriocorporalem,firituale, ug dif(ccentia competunt etiam poten- Ur appetitiuz. Bipes eft differentia vo- lalis, & greffibilis. Incorruptibilitas «onueni: (ub (Lantiz corporcz.f.celefti , & incorporez .. Pra&icum , & fpecula- tinum funt diffecentiz (cientie in com- muni, & eidcm a&ui (cientifico poffunt conuenire .. Prudentia eft (ub genere ha- bitws,& (ub genere virtutis moralis. Idé actus moralis , (i fiat ex dupl:ci motiuo duarum virtutum , vt charitatis, & obe- dientiz , cx equo mouentibus voluntate erit (imul in illis gener.bus. virtutum cf- fentialiter ;non.n. effet maior ratio, cur wna (pecics fit illi a&ui effentialis,& non alia. Przdicariin quid  & in quale (unt differente diuidentes pradicabile in có- munis& vtraq; conuenit ditlerentiz cer- &i0 prz'dicabili,quz in quale quid przdi- catur; Propofitio affirmatiua diuiditur án veram,& falíam, qua differentiz pro- pofitioni negatiug quoq; competunt j & ' multa alia pofícnt exempla adduci. Nea: dicas (ait Auería) cum differentia ma-; 85 patet , quam genus , yel fpecies non debere na intora latitudinc (ed in fen- fu magisaccomodaro , & determinato . làm vcl. ifta . minario prouenit cx nfort:io generis, & habetur incencum, Lin fe (pectatam diffetent.á eile ad plu- ra Erosr eO orti ex Aqua ra- ione incláfa ia conceptu talis d;tfcrétig, Bebe efcHilanyais detenta ia ; Vsg. viüens, vg: copas pur cii poo jus Y corporc. —— p-differentiá emper refcinge- i $4 .re genus, & monitum eft in metaphy fi- €a dicerc gerius etiam reftringerc diffc- rentiamyquanquam id|coacedat Auería ; quare cum Ai gira: addita generi vide tur cx vi nominis plus extendi,non debet . fumiin tota amplitadine, vt nomé fonat, . fcd (ub ratione magi propria , & deter- minata; licét indigcamus oominibus (z- Eun determinationem exprimenti- 5j. tationale diuidit animal,& (cicn tiams& attamen virobiq;(amitur difforz miterz al.ud exemplum addacit Arift, 12. — Top. c.13. nam acutum conuenit quaus — | tita: q'ita darur angulus acuus, Xquas — — litati, f£. voci acurz . nontaneneft eas — demdifirenta. Necofliciquodvox, — — & ansu'us finc diuetforum pradicamens —— | toram,ficuraaimal&(cienta,namprzs —— — cipue in (ententia Aucríz vnum ptzdie —— caméntu.n poneatis , hzc generare vera. — fe habebunt vc duo (ub communi tertio. — - contenta, Noncrgocílcadcm differeas— | tiahic, & ibi , quamuiscodennomiüe. — appellata,vel ti eft cade m,non erit. e(fca- "PEE tialis;(cd accidentalis: »cr quod poifet ad omnia illa exempla refpon cad im- pugnationem dicimus nunquam differen . tiamà genere detecminati , fedex (c des. terminatam effe , quia ralis eft natura dif feceatiz, vnde negamus, yt à genere prae«- fcindit in plus fe habere tuac. — p concipitur , non et di renda is ge^.!iLaneri$,(edconceptusalteriusshinc prelbag — — ad (ingula exempla re(pondere. bf "D $$ Cücorpus diuid:tur in viuegs , & E non viuens , ly viaens non deben id. MN tora (uaamplitudine,fecundum quam ét — — — conuenit Angelis , (c4 fumi debi p. DUM. animato, quo (en(üunonexceditcorpus; — —— fed illad retkcingit.Qisanutas có d nua - j i €um diuiditur in perinanentem , & fuc. E ccífiuam , item & di(cceta » pecia , * & fuccetliuum vtrobique non eodé mo- : do (umuntur , licét idem nomen id (igni- 3 ficare videatur quicquid reclamer. Auer- Z2 faiprzterquam quod hzc-eft diutfio ac- z cidentalis,aar vt (uo loco dice;nus , fpe- : ' cies quantitatis [anctancun tres,liaca, fa »! perficies.& corpus . Habituum differen- 2 : tig a(figaatz quz (unt accidcatales,con- . ccdímus actibus conuenire , non tainea eentiales qua diuerfx fuot in adtibus , a & hibitibus; quod przcipaé imnotefcit ; - quód alio modo inteliectualitas ; velía- 4 pernaturalitas explicatur in a& ,. & in E bhabitu,nam cum ex noltra igaorantia pe-- netrarc ne(ciamus. vltimus , & proprias rerum diffe rentías, fz»e adiing inus ge- neribus quaídam difiecentias! cominu- niotes, quas poltea per aliquid. aliud ic- fringimus j fic rauonileimportare vis | "Ww v TOTEM detur : liquod comaune Anzclis, & ho- . mmimbus , circumfcribit ramen nobis ali- quid homini peculiare , per quod ab An- ge diftingaitur,vt docet Scor.2.d. r.q. Idem de differents potentiz dicen- dum. Bipes cft accideni. Es differentia : Tncorruptibilitas celi eft diuerfz. ratio- nis ab inco:rujxibilitate Angeli; ficut ra- dix elt diuerfa in ccelo , & in Angelo . Pra&ticum,& fpeculariuum numuá. pof- —." funt eidem actui conuenire, vcHabitui. , «t fuo locooftendea:us. In prudentia ra- »' .Homoralitatis e(t accidentalis , cum di- — . eat denominarioncin extrinfecam ex or- dine ad voluntatem prouenientem, vel fi dicit rai enem pracbci , quia prudentia €ft regula dircétiua operationem volun- tatis,iic eft iph eífentialis , & habi:us in- telicétitüs cft gradus genericus fobfe 5 contínens tamquam fuba'ternas. fpecies hibitus practicos;& fpeculatiuos . Actus ex duplici motio el'citus porius etfec in dujlici (pecie inima, quàm fub dupii- . €i gcnere; idco dicimns , ft mouua funt - fübordinata , ete invna fpecie centia liter,in alia accidéialiter, ti ex aquo mo- uerentyn genere phyfico edet in vi rer tia pecie mnominatayquia à mot iuis fo- lum exttinfecé fpecificatur actus ;' non ' intrinfece ideo non fequeretur duss dif- fcrentias fpecificas imul. vnam fpeciem con!Lituere jm gebcere monis , vel ide. di- . cendum vel quó-l nonimpicat , quia rà- - tio moralitaus eft extrinfeca. denomina tio ina&u , non quidefientiale. Fradt- cari in quid, ecà praedicari in quale di- füinguitur,non tignificat pradicari císen- taliter, quomodo diffcrentiz dicitur conucoire;vt difp. praced. diximus. Tà- - dem veritas,& faliitas; vc! non funt císen tialia przdicata propofiioms,vel ri funt eifentialia,veritas timé, & falfitas viriuf que erunt alterius, & alterius rationis « e 48 Quarto cx codé Aucría,quód mon neceflarió differentia detetmimatum ge- ^: V nip rep " s ex Aritt.2. Met. 43. voi 5 i- catis c(sentialibus. CA aie est T fub: fiantia yquo namque modo imtelligere eportet poc quidem prius tllud vero po- erint Tum 2«folet genus hominis a[-& «4 " Quaft-IV. "De diuifionib. eo regulise-Antepradi. — $47 figmari anirfial ;, ditferentia raitomale ; at zqué bene potuit affi gnart fubftantia in» tellc&tualis, quod cft ipfi commune cum Angelis , & deinde ditfcrentia poteft a(z figaari vel corpoream , vel mortale , vel ditcarfiuum, Infüper corpus animatum ponitur genus amimalis,feu viuens,in qua conuen;t cum plantis , & diftert ab An« gelis,st aqué bene poceft affignari viueng cognoícitiuumyin quo conuenit cum An- gelis& differt a plaris,& ditfzrentia erit effe (enfitiuum, vcl corporeum, fübttan- tia modó diuiditur. immediaté pet «ors poream , & incorpoream , & (ubttantia : corporea eft genus, juod diuidituc in vi« uens, & non viucos; voi viuens fe. habet vt differentia, fed pariformiter diuidi po* teft prius in viuentem, & non viuentem y ac po(tea viucns in corporcam , & in in« corporeá,vbi vines eft genus, císe corpo- reum eft differétis,ergo nó plus vna ratia e(t ex natura rei prioryquam alia, & cum uodlibet icc s diuidi pluribus mo dis immediate T ibusctiam modis 2e« nus,ditferent'a defjgnar: poterunt, & co- dem fcre difcurfu vtitur Ponc.cic. Refp. ad t. exSco-4.d. 114. 3. C C. 'ex hoc loco mon colligi, quod non fit per fc ordo n icarís e(lentialibus , nam immediaté ante voluit ; gj fi. eft nagatio - addendo in definitione priorem di tiampofteriori, q» pari róne erit nugatio é conuerfo addendo poltertorem priori s puta fiue dicatur homo eft anim róna- le (cnfibile,vcl sétibile rationale, fempep committitut nugatio,non . n. fubiungit s cft talisordo in lübftantijs,.i.in his, quae percinenr ad rationem alicuius definiti uam; alius; vel alius ordo tollat, vel fa« ciat nugationem;ncgat igitur ordin non in predicatis inter ie, fed te[pe&tu nugae tionis inferenáz, vel tollenda. Ad 2. zu bene a(I gnari genus hominis füb flantiam intellectualem , & differenriam. elle corporeum , vcl mortale, quia de ra- tione differentiae cftminuspaterc,quàmgenus,cumfitcoatractiua;fiigitur€or*.porcum,vclmortaleponetditierétia,tuncrónediffcrentiaecumplucibuss«dfalumnoncumpaucioribusconueniarct,quamrationegenerissnamiperenutEwÉMEELLEL.$48£onueniretfolumcumAngels,perdifferCnt;amcüomtiicreaturacorporea:difcurfinum veró alfignari nó poteft, quiaAngelus etiam eft. difcurfiuus in fenten- tia Scoti , & cadem ratione non bene aí- fignarctur vinés cognitiuum genus. pro- ximum animalis ,corporcum veró , aut mortale differentia; Neq; fubftantia po- teít prius in viueotem , & non viuentem diuidi, quia ficut in Angelo prius cft effe fpiritum,quàm viuentem,& viuenté,qui intelle&iuum , quia Ipiritualitas eft ra- dix vitz intellectualis ; & in his infcrio- tibus prius cít effe cerpus;quam tale cor- gpus.(- tim plex ,vel mixtum, aut animatü 5 ita immediatiusd uiditur fübftantia per corpoream, & incorporea ; quàm per vi- nentem,& non viuentem , & vniucrlali- 1er loquendo ctfi concedamus hac .& 6- milia exemplayquz pro fe adducit Aucr- fa; non tamen obiíta negobimus cfle or- dinem naturalem inrer. prz dicata cífen- aialia,ícd dicemus hàc ipsom con. tingere, quia ifle ordo nos latet - ^am ad idc vna, & eadé fpecies potcft cilentialiter conuenire, vel in vna, wclinaliazatione cum varijs fpecicbus , & ctiam varijs rationibus ib eifdem dif. ferre,crgo inxta has varias cóuenientias , & diftin&ioncs poterunt varia pra dica- ta cíientialia progencribus , & diffcren- atijs fingularum fpecierum conttitai , Tá z.per cundem gradum corporci. v.g. d:£ fctt homo ab Angelis, & conuenit cum «mni creatura corporca, ergo ide gra- dps apetta dinetforum crit genericus , & differ ga rci di ffcrentialis, ergo non crunt ex natu- fa rci diftincti, & determinati. Tum 3.1n- acllectiuum ip bia dicitur de bo- minc, Angelo, ergo poteft poni gcnus AIST-VT.ATI -— | ÉBatienem eoridem m particulari, Q7 primo Difp. V I: De Predicamentis in Communi tia intelle&ualis continetur immediatd fub corporc ; & (ub fpiritu , & (ic cadem differentia ad plura genera fpc&tabir; aut non continetur, & (ic quia eft communis: homini ,& Angelo,poterit diuidi per cor poream , & incorporcam , quz | tig nunc ponumtur diuidere fübitantiá in communi , ergo nullus determinatus. or- do reperitur inter pdicata quiddiratiua . $8 Refj.ad 1. coccd.totü,fed hincnon fequituc poffe indifferenter. ex hac , vel illa ratione genus, & differentiam (umi y. nullo ordine feruato,imó (icut ex ratione — cóueniendi vt tic (unitur tatio geaeris y & e LE diftinguendi vt fic rG diffe reiiz, ita ex rationc coueniendi vniuere falioti,feu cà pluribus (üumitar genus ma gjs remotumyex ratione conueniendi mis nus vniuer(ali fumitur genüs minustemo tum; & fimiliter ex rauone minus dili &iua,(cu qua alijs conuenit à conflituto, Íumitur differentia magis remota , & ex magis diftinztiua , & paucioribus con- ucuiente diffcrenria magis propria. Ad - 1. concedimus ctiam geous dilinguere — conftitutum ab his,quz nó (unt (übcod&- gencre»fed negamus ob id dici poffe diffe rétià, quia hec dutinguitur illud ab his, süt (abeodé gencre» Ad 3. conceptus illc Có:s nó effet proprié genericusyquia non correfpóleret à quse re; rcalitas generi cayquia hzc nó eflet diuitibilis per e rcà, & fpiritual&, cum bz differenug fint priorcs ex propria natura , nam incorpo« Ycüá, feu fpirius cft radix. intellc&ualitae - tis, quare i(ta nata cft aduenire fpiritui nó é contra; & intcllcétuale cóueniés homi- . ni; & cü corporco cópoffibile nó citintel Icétuale in cói fcd corpori proportiona- tü, & illios informatiuum , quod Angelo non competit. Pcr hoc patet ad vitimuwn. O SEPTIMA: Dc "Predicamentis im particulari , cov primo de abfolutis.o abjolnta [S Tralietione "'Pradicaneniorum in Communi gradum. facimus ad tra« €onfideranda,quia bat ex naturarei praecedunt fL raises rc[peti- na5vt potà,qu& fundantur, rm ipfis, identitas m : De bis aem Pradicamenis abfolue — qantitate, Pm itinde in gualitatesvt i —— nbflantia , «qualitas im z COTURCOUPUERI- m————— o (DM (o- OCSCUOHERBAQR-GesgU -— c - JGBTEEUN uo T €--—-M—Rw-€— Quafl.I. Be generalis.Predicars.[ubfl. ,dét.T. — $49 tis ea folum ip m^ qua nece[Jaria [unt ad eorum coordinationem conteteas dam , in boc .n. en[u ad Logicum pertinent ves.n. ipfe e fiet C e vt d tali ordine prtcifa, [petant ad alias facultates ,vnd3 de. fabfkantia , C^ ac- cidente , »t fic, agitur in Metapb. de quantitate agitur in Pby[ic. trai. de Contt- nuo ad 6. phyf. de QV£5STIO I Dbesubflantia. | 1 Vre premittit Arift.defce- dens ad predicamenta in pac ticulari fabftantiam cereris accidentium predicamcetis , cü ipfa fit fundamétü,& caufa omniüac- videt ü, eaq ;pcedat tépore;natura,& co gnitone ex 7. Met.cap.1.co tf modo;quo expltcat Doct.2.d. 3.9.4.füb B. Nos igi- tur quoq: ceadé de cauli ab ipfa exordic- fnor,vbi notádü hic fübftáuá nó (umi in illa amplitudine;per q excéditur ad (igni ficádà natara ,& effentia cuiufcunq;enris, quia lic etidaccidentibus conucnit ,. (ed prout ab accidéte condiftinguitur & cü €o adquaté diuidit ens reale, in hoc igi- tur figni ficato inftituituc queftio de fub. flantia, quamtibus atticulis ab(oluemus. ATYWTICVyDpws tL De generalifimo buius pradicam. ac £ius fpeciebus. 2 (C Vbfttátia,vt lic de ca loquimmr;pót fumi trifariam,commaailfimé , có- munitcr,& (trice; primo modo lübftan. tía dicitur omnc illud ens, qd ett. pcc fe, fiué per fe exittic; & non mn alio pec inhz rentiam, fiué a&ualiter, fiuéaptitudina- liter;fiué talem effendi modü à (e habet , fiué ab alio; & in hoc fen(u cóprchendic De fubftàtias crcaras,t& fimplices, quá cotmipofitas,& pattes eat ; tameííentia- les,Q integrales; vt Scot.docet q. 1 5. Prz- dicam.& 1.d. 8.q.3: l'cét.n. forma fit in materia, & pars intcgralis in toto , nullum tamé horü eft in alio, ráquà accidés in íu- biecto; quia inbarere conuenit anui lli, quod nó e(t per fc actüs,ncc facit vn per f: cum (ubiecto,cui infidet,vt Doétor no rat qtiol. 3:$.& quol.9. A. & hoc modo f'abítantia nc jici à (ublando , quia Deus in hoc . eft (ubltanua, & tame fpeciebus qualitatis egitur in lib. de /gmim. ci. de'wen. nulli rei fubeft, nalla accidemtia fufcipit, fed dicitut (ubftantia à lubtiftédo.i.à pec fc ftando ,'& non in alio ad modam acci- dentis, & licéc ifta per(citas efl'endi- ex- plicaci foleat per negacionem effendi in alio ad inflar accidcacis, noneft,quia for maliter in tali ncgatione contiltat, vceft communis omniü (cn(us cotitra Soncim. $ Met.q.r4itum quia ratio pet fe cxitté- di, vt conftitaic (übftantiam , & eamabaccidentedí(tinguit,cftratiopotitiuzs,ficutfübfantia,vtficeftentitaspofitit3,vtaitDo&torcit.quol.3.tàiquiavai»uerfalitecnullumensrealepoficiuutspotCltin(uàcilentiaconftitulperfolammegationemi:tumtádeinquis;vtdocetDoQtor2,d.5.9.2&.Coniraifia,nilulfimepliciterrepugnatal;cuientiperfolamnegationeergoinhzrcotianonpotettfüb- ftantiz repugnare per folam negationem inhztentiz inip(r cepertam , fed potius per aliquod pofitiuum , inquo fandacuc talisnegatio , ficut ncgatio hinnibilitatis in homine fundator in rationalitate ; igi- tur petfeiras fubftantia explicatur pef ncgationem inharentiefolum;vcluci pét quid cócomitans,qua de cauía cam. enu merauit Arift. inter (übftantiz propries tates,dicés efle commnne omn: fubitau- üz in fubie&o nó effc ; & fubftantia hoc prímo modo fumpta fimul cumaccideace membra funt entis tranfcendenter s üptia 3j Subitàtia (ccundo modo fumpta .(C communiter, cft quodcunr, ens parte! rfi fej& pec fc exiftens, & noninalio - modü accidcnus,nó ran € à fcyfed ab alio. & in hoc icniu tubftanua fimul c. acci- déte diuidit ens finitüy lmitatüs& come prehendit ompé tubftantiá creará , tà có- pletam, 4 incoiplcia, cam fimplices ; q. cpmpolütas,á parces cac, tàm C lcs, inicgcales, vt notac Scot. cit. qa 9. A. & lübflantia in hoc fepfuyeon [a] a [übi.ficndo [ubíitátia aiciuui jverim etia à fabítando , quia cis (ubllantia iae 4 * institu adi $56 fübfl are potcft alicui accidenti , vr docet Scot. cit. 1. d.8. q. 5. F. má ramen vt fola ratio fubfificndi y vel pcr fe exitlend: dit eticntialis ,& primara ,ratio veró fub- flandi (ccondzria , & concomitans , quia fubijci acc'dcnibus non clt prin: , quod inucnitur in (obfiantia, prius .n. efl r€ ia fe clle. quàm alijs (ibefie , & non idco fubftantia pet fcexiftit,& conüftit quia accidcnübus fubefl, (ed é contra ; qua. dc caufa merito. Arift. rationem fubftandi inter affc&ones fubflantiz connumera- uitycam dixit effe fufcepibilem contra- riotum,quod cft poffe fubflare acciden- tibus,intcr qua contrarietas exercitur. ^. 4 Tertio tádem modo fubftantia dici- tüuromnc ens infe , & per fc exiftens (li- «ét mon à (c) prout per fe e(fe excludit non folum inhzrere , & inalio effe per modum accidentis, verumetiam vt exclu - dit cflc in alio, vt pars in toto, vcl in alia cóparte per modum informátis, vt Scor. notat quol.4. M.& in hocfen(u compre- hendit (olum fubfiátias creatas copletas , 1àm fimplices,q compofitas excludendo mo earum;tà e(lentiales , quà intcgra- $, inquo fen(ü (obQátia diuidit ens fini- tum deícendens in decem praedicamenta, & dicitur ubflantia tàm à (ubfiftendo,q à (ubfládo potiori quodam modo , quam fubftantia communiter di&a , quia fub- ftamia cópleta magis dicitur per fe fub. fifterc,g incompleta, quatenus excellen- tiori modo in fe, & per (e exitlit, q. illa , & magis etiam dicitur (ubftare,quá illa , ia proprium fübicétum accidentia eft ftantía completa, vt dicimus in I hyf. juxta hanc triplicem (ubflátiz acceptio- nem epe folet effe opinio de genere, » generali(Iimo huius przdicamenti, f Prima opinie cóítituit genus fupre- mum huius przdicamenti fi ià com- muniffimé fumptàá,vt in eo é Deü ipfum reponant , ità Naim omnes Greg. 1.d.8. q.3 "Gabricl ibi , & Rubion. q. 1. art, t. & art. 3. Maior d. 8.9.2. Marfil. r. 12,art. 2. Baccon.d.8.art.2.& 3. Bonet. lib.1. Theol.Nat.cap. 1. & lib. 2. cap. 1. 2.& 3. quibuscx parte fauent ex Tunio- ribus Auer(a q. 17. (c&. 3. Hart. i. Met. "Difp. VH. De Ptedicaritu:s in partic, quam n £5: caotar Au&oresifti , De&. inpre dicimcento non conuneri,vt de fa- €&o cit 1n v/»; aiunt tame». polle contli- iii in prz ticamenro fübitantiz , (i fub. ftantia ità amp!é tumatur , vc omnéfub- ftàrià compleétatur crea:3, & increatam pizcifis imperfectionibus quz modo adinueniuntur in przdic»mento fubftan- Gg . Add r Hurr.g» i1 cófticai nequit pras dicamcotim tubttantiz,(ub quoc creae turis cont/nearur Deus , omninó tamen potíc, ac debere conftitui przdicamentü fubftanriz incceatz diftin&tü à predica- méto creauge,nà &r Deus habet ferié pdi; catorü ordine collocatorí, eft.n ens. fab» ftantiale, có; lecü fpirituale eterni, &c. Sccüda (cotentia genusfapremam hu- ius predicamenti conftituit (übftantiam communiter fumptam, vt in icamen . to recludat ctiam partes (ubftàniales , fi« ue cffentiales , & phyficas , vt fant mates ria, & forma;fiuc int » Vt caput 5 manus, & pedes ; itaden(iffe videatur ex Grzcis quamplarcs Ammonius ,Simpli« cius, Boctius ,& alij , quietiam differene tias (ubftantiales per fc sn hoc pni mento, ac dircété pofuerür, pro qua fent. citantur etiam Holc. 1.4.6; Venet. 4s fuz Mct.& Zimar.:n Theor. — — Tertia tandem, & communis fent.cone flituit füpremum genus huius przedica- menti fübftantiam tertio modo fumptà .l.creatam,& finitá,vt exc Deus , & completam , vt excludátor entia inco - pleta , quz reductiué (olum ad przdica- mentum fpectant; Verum eít non dcfuif- fe, qui generali(fimum huius przdicam. adhuc magisr cftcinxcrünt afferentes (o« lam ubftátiamcorporcam effc íummum genus , vt Angelos excluderent ab hoc pradicam.vt Plotinus Engad.6. li. 1, c. 2. A lberr.trac. t. przdicam. c. 7. 4&gid. ibie dcm, & quol.1 q.8.& (eg.Honorat. hic. Imó quidam hoc fupremum .ad- huc magis coar&tarunt ad (übndnciam corpoream corruptibilem , «t'Coelos ex« cladetent , & tribuitur Auerr.Nypho, Gandauenf;& alijs quibufdam. E 6 Huius «olutio pédet ex di&is e sire 2, att. I« vbi affignauimus conditiones entium in przdicamento 1e« poni- Queft. I. De geni ali[si"Predicam.fubfl.cfs.T.— gx ibilium: &«quàmuis Arriag. cenfeat € e(ic meram qónem de nomme , nam iuxta variam acceprioné generis, & prz- dicimeni poteft Deus includi in przdi- canto, vel excludi , vndc per hoc expli- cat Auctocitates. Patrum excludenci um Dcüà pradicumétostamé nó cit ita , nifi veliarus abut nominibs, , & ea exnoftro Capite con&ingere , hinc cíly'qy K ecentio- fes,(ed prelectim A'riag.omnesferé que- ftiones reducüt ad litem de nomine; quta nimirum nolun: vocabulis vt: fccundum vulgarem acceptionem;cti ramé Arift. in Top. & Scotus 4.4.1 - 1, docuerint vté- dum cffe nominibus fecundum commu- rem víum loquentium ; concecdemus & ros Dcum efTc in genere, fi hoc ita acci- piatur, vt nullam dicat imperfe&ionem , fed hic labor , hoc opus cíl, nifi .n« abutt velimus nomine generis , vidcbimas ge- flus etiam cx vi ipfius nominis impcrfe- étiónem importare ; ftando igitur com- -fnuni loquentium víui de genere , & de etie in pr&dicamento, ctiam fapicntium y & Philefophoru m.s « 7 Dicimus t. fübftantíam cómuniffi - mé («emptam , vt .(«. comprchendit crea- tam,X increatam, nec poffe, nzc debere poni gencraliilimum haus prz dicamen- ti,quia Deus nullo modo pont poteft in hoc pr&dicamento . Conclu(io eft recc- ptifftma in vtrag; Schzla Thomiftaram, & Scot;ltarum , quam expreís cradide- runt SS. Pattcs, quorum teftimonia af- fct Didac. difput.12.q. 2. nobis fufficiat Aaguft. rettimonium pro mille,'gr refert Dottor 1.d.8.9.3.8. Teneo opini- meam $ncdiam ex 7.de 1 iin.c. $. vbi diferte do- cet Deü non cde fübftantiam huius prz- dicaménti. Re(p« Arnag.cü alijs ibi Au- guft. accipere (übftamiam pro ea , quz Saphisinbus fubttat,quo fcnfu veri cft tiec eile lubttantiam,fec in przdicamen- to füb(tantiz. Vk taterur Doét.in boc fen(a Aug. ibi'accipcre (abftamam, (ed €x hoc;ait;colligi in nullo [cnfu poffe po- Bi wibfübllanua,vt genus cít , quia vt e(t pu ME limitata, vt ftatim pro- bxur , omnisautem tubttamia limita- ta capax cft accidentisycrgo ft Deus efte in geacue (abftauizy pollet accidéu fub- ftare, n hunc modum ait Do&or tenere tarionem Aagift. Probat autem ibi cócl. Scot. ex triplici capite ex süma. Dei (im- plicitace , ex infinitate;& ex necef(Titatc . Ex timplicicate diuina lic arguit j quia fi Dcusetfet (ub gcaere , vuque cx illo confücueretur per additionem differen- tiz ;atque ita effet mctaphylicé compa- itus, gy o5 ftat (fumma iimplicitati «Nec valet (olutio Vaf. 1. p. dilp. 22. vbi etfi nobi(cum concl.teneat, inquit ta men hác rationem non valere , quia cam compo- (itio c; genere,& differentia fit rationis y noa deítcux Dei irmpiiciraté. Non valet; tum qaiacum gcnus, & differentia dicant diuerías realitates, affereat veram. com- pofitionem metaphyücam , vt probaui- mus difj. $.9- 3.art.z. tum quia ei G. eg non diftinguamas ex natura tei ane opus imelle&tus , vamenvt Ruuius aduertit y hzc cóceptuam diuerfitas,ne fic fictitia s debet habere fondamentü in aliqua com- politione, fiué ex materia, & forma, fiud €x a& ;,& potéia,ná ni ti inre (it aliquid fc haoens,vt potentia ; & aliquid (c la- bens,vt a&us;abíq, nto ibi con- ciperetur genus,& differentiayergo etiam &i compoirio ex geaere,& diffeccucia im mediaté coaipioticioné ex natura rei non affzrret, & fornaliter "illam tamen inferc. radicaliter quta illam (apponic, Nec etiz valet íolu:io Hartad. a(figrari potle dif- ferentiam infinitam ,quz contrahat con, ceptum communem Deo; & creacurz, & qp de fa&o perfona diuina in. comuni. ità contrahitur ad tres períonas diuinas . Nó valet, nam tàm conceptui geacris, quàm diff-rétiz repugnat in&mtas , cum de fua racione habcant. ratioaem partis , quod infinito repugnat , vt mox dicemus , de conceptu autem pceríonz communi ad trcs diuinas perfonas fatis diximus f.quzit.z.art.i.infol.ad 1. — 9 8 Ex ratioue infinitas fic arguit; reg litas generis (emper ett potentialisad rca litatem uid euis re- ciri nequ;t in yin quo qozlibet rea Los ctt i sisienat realitas infioitay quá tumcurr];pracise (umatur nequit. effe 1a potentia ad aliam rcalitacm ,cum mfini- Íub- tüiitscui nibil entuatis dceít, co modo » quo $ft Quo poffibile eft illud haberi in aliquo -yno, vt Do&er explicst quol. $. B. Nec valct comunis Nominalium folutio Dcü efie in genere füblatis impcrfc&:omibus , finitatc f. ex limitationes vndé ait Augr- fa,admitti poffe Dcum cffe in genere Ta- 16 (umpto , & (ubftantiam communiffi- mé fumpram poffe appellari genus , ficut & cns communiffiiné fümprum , fumen- do népé genus proomni przedicato,quod non folo nomine;fzd etiam ratione figai- ficata dicitur in quid de pluribus, & non cft (pcciesquod vocat genus tranfecadé- &ale q.16.Íe Gt. 2. At iam di(p. $.q. 1. att. 2. prope finem oftendiimus contra. Arriag. ens non elTe genus ,& cadem ratione nc- gamus hic poffe dici genus fübflantiá co- snuni (fime fumptam , niti vocabulo gc- "mcrisabuti velimus, & in tàm fufa figni- ficationc accipcre,vt idem fit, quod prdicatum vniuocum, nà in hocíenf(u vtiq, non inficiabimur Dci e(fc(ub genere ; fed fi dc genere loqui velimus, vt fapien- tes locuti funt , certe implicat in ad:ecto «dati genus tranícendenrale,quia cum ge- musíuayte natura importet conceptü po sentialem, & per modum partis , femper 4e (c quid initum eft, & limitatum,tran- fccnácns veró «um dicat COnceptum in- alifferentem ad finitum,& infinità,viriq; prafcindit à limitaiionc, non ergo fübfta ia communifTiine fümpta poterit appcle lari geous, cum fit tranfcendens , & im- | exo dicere Deum eífe in genere fub- isimperfectiomibus. Cont, conceda- anos fübftantiam fic faimptam e(Te genus , tunc velad Dcum contrahitur per diffe- rentiá finitam,vel infiaitam,nó primum , 'vt patccincg; (ecundum;quia cum fübflan aia vt fic, fit perfectio fimpliciter, ià crig ambibita in ipía diffcrétia ratione (uz in- finitatis, alioquin infinita non cflet, com €i aliqua perfe&io dee(Tcr; quod ft in ip- fa includitot , ergo non eric genus , neq; t ipfam contrahetur,quia genus manet empcr à differenujs exclafüm, 9 Ex nccelfitate Dci tádem idipsü co Vincit, quia nulium gcnus eft neceif'e. ef- - descxum omnc taletit in vltima. a&ualita- Ln vero formaliter fit in potentia d vla tatcm, at quod «ít nc- Difput. VII. De Pradicam.im partic, -eeffe effe, non poteft cóflitui ex aliqua. uodnon cft necefle ele, ergo &c. Nec valet reflexio huius rationis,quam contra Dod&orenm facit Greg. quod népé Deus con(Lituitur ex ente;ac infinito ,& ramen ens in fe formaliter none neceffe efle 5. Nà Bargius bené neg;t paritatem , quia cómunitas entis non cft alicuius realita- tis,quz vna,& eadem formaliter per indif ferentiam reperiatur in Dco, X in crcatu - ra,vt laté difp.2.Met.(ed tantum eit com munitasconceptas inadquati,vndé rea. — litas , quam ens dicit im Dcod parce rei , c(t necefie e(Te; & non eft conititutio fa- Ga ex ence , & infinico,velu:exduabusrcalicstibusformaliter diftinctis,at com- - munis generis eft communitas. realis. ! per indifferentiam,& compofijo,quam —  — ficit cum differentia , eft metaphyficà — — — realis. Alij alijs ratiouibu No Dac AU) : rün non abfoluté probant Deum nó cífe "ur in generc (ubftanuz fed rantum non c(fe inco,vt modó contesitur. Etinhoc dis ——— — fcuríu dedu&oà Scotocx süma Derfigs ———— plicitate,in'initate,& neceffitate, fundas — - 4 ? tut racio, eua difp.6.q.3.art.s.m.2 4. prO» — batum eft lola entia cbialiter À "Mu przdicamento contineri , quia quic cft in caen Pe eitiliusgenus — gcoerah fimum, aut fub co con my nihil autem, nifi fiaituin e nusgencraliffiinunwautíub eocontentü, — — vt ibi deducebatuc. Ac Poncius difp. 10. Log.n.24. contra hanc rationem ait fa^ cere, quod valdé difficilee(t allignace fa, tionem, cur fubttantia,vt fic, non lit ge- nus refpectu Dei  & aliaruin (ubtlantia- rum; vnde n.25 . aliter ipfe probat, quod Deusnon fit in predicariento, & inge. nerc fabftantiz quia re vera Philofophos non voluit diuidcre ig prdicamenta;nili entia crcata ac finita, vndé certuin debet e(Te , quod in. pradicamencs his decem à Philotopho a(ligoaus né ponatur Deus ; & quod coníequenter vn ex condiioni- bus reramin illispofitacum fit finitas, At €x dicuríu Do&or:s conitat illam ratio* nem eífe bonam;quia loquendo de gene- re,vt genus cít & 1n accepuone apud Phi loíophos vfitata, non autem ad iibitum — «uiuíaj confi nus cx fua ratione di« cit (NH. 43-3 ; | EIER ERE Butt. Begiseralifs Pradicam de daI.— 353 Iit tealitatem veré potentialem , & per differentias contrahibilem , & ideó ram genus,quam quz (unt lüb genere imper- &Gionem inaoluunc compofitionis . vcl componibilitatis metaphylicz , vt cuam fatius dicetur difp. 2. Meraph. n.131. & indé, & n.165 . Ratio vero , quà ex pro- [ow capite a(Tignauit Poncius racionibus &oris noftri non acquieíceps eft om ninó frinola , Pr;mó quia non abíoluté probat Deum non effe rn genere fubftan- tiz,fed can üm nó e(T* ineo, vt modó ab Atift. contextum eft ; deindé quia com. mittitur in ca manifefta petitio principij, dum ait reuera Philofophum nolui diuidere in przdicamenta,ni(i entia crea ta;ac finita ; nam boc ipfum eft, quod hic controuertitur, mum ab Arift.przdicamé ta ità fuerit difpotitayvt (ola entia creata, & finita füb eis contineantur , an potíus intanta amplitudine,vt etiam Ded ipfum €üceteris Intcll.gétijs fab (e coprehedár. ^30 Dicimus 2. neq; fübftantiam fini- tam comuniter famptam, vt cóprehendit fab(tantias completas,& incompletas ef- fc (apremü genus in zdicamento , Ya Doót.q.14.& 1 Í pradic. depédetq; exdlictis dil peace .q.2. art, 1. in expli- «anda quatta cond'tione entis reponibi - lis in przdicamento , ibi .n- a(T;gnatà eft ratio, cur entia incempleta locum in pre- dicamento habe:e nequeant. $atis nunc fit adducere Aritt.ipfum, ficut .n. ab ip- fo accipimus huius pra dicamenti textu- ram , ita cius icítimonio flare debemus quoad eius generaliffimum, in hoc igitur €.dum ait primam (übftantiz affetioné, . [non effe in fübiecto, conuenire no (o- lum fübftantijs ,fedetiam fübftantiarum differentijs manifcfté difereuit ditferen 1ias à fubftantijs huius predicamenti ; & $n 2.de An, c. 1. loquens de partibus ef- fcnialibus phyficis /aquit » materiam fe- &undum fe non eite boc aliquid ; & for- foam cile pcr quam fx hoc aliquid; com- [geris vero e(le boc aliquidcum igicur oc aliqud fit prima fübftantia,vt in hoc €. docc:,reilas materiam, formam non ce fubitantias huius prz dicamenusnili rcdactuié o din partes prima fubftanuz « Tandem 7. Met. 56. diccns Logica ' corum, qua videntur fübftantiz , mukas cíIe (abftantiarum partes, «f. pedes , mas nus, caput, man:fefte fübft antiam (ecers nit à. partibns integralibus fubftantiali» bs , tignanter veró loquitur de partibus integrantibus ammaliam;qua fünt athe« rogcnc£ , quia dc homogeocis conclufig iniclligenda non cft , vt fuperius loc.cit; notauimus,vade rextus hic non modicam fidem facit dictis ibidem. Z5 11 Dicimus 3. (üpremum genus cathe gotiz (ubftà:ie elfe (ubítatiam tertio mo do EN nempe finità& completá, cótrahibilé per di fferétias ad omncs fini» tas fubflárias cópletas, tà corporcas, quá ve ricas itavt in hoc pradicamenta coprehendantur ét angeli, & corpora ce Icftia; ita Do&. loc.cit. & in 4.d.6.3. 19» M.& cft cómun s Thomitt.& Scoti ft.& e(t expreísé Arift. s. Met.15 & lib.7.tex. 5$. vbi. inter fpecies fübftantia numcrat demonia, caelos, & aftra, & 8. Met. 1. ponit in przdicaméto (ubflantias ab om nibus conceífas inter quas coelos enume- rat,& alias conceífas tantü à quibusdà .i« non omnibusnotasquz ex iplius (encen- tia funt incelligentiz vt colligatur ex 6. Met. 2.& 12. Mer. 5. diuidit fubftantiam przdicamentalem in fenübilem , & in» fenfibilem,per banc intelligens Angelos. 12 Probatur età ratione, quia Ange- li, & corpora celcítia habent o€s condi tioncs loc.cit.de(ideratas ad ens reponi- bile in prz dicamento , (ant .n. entia rea« lia per íe completayincomplexa,finita, & vniuocé conuenientia cá alijs fübitantijs ioferioribusin ratione cómuni. fubftauia abítrahentis à corporca, & incorporea y atcrna; & incortupnibili. Tnm quia eis cóuenit ró formal;s (ubftáciz, quz con- fhitaitur apcx butus cathegoriz, omnefqs affc&ioncs , quas cijaflignat A rift. nà ra» tio formalis fub ft antiz,vt fupréwum ge- nus huius przdicamenti, efl per fe effe,vt excludit etíe in alio ;nedumper.moaccidenus,(edétpermodumpartisinto»toyprzlertimcfientialis , quia non omneg integrales cxcludütur , vt diximus yaffee 6&0 veró pracipua eft übftare acciden- ubus,;vt Arift. docet in hocce. & 1,d.8, 4. 5 lub F. ex E ru [cd vrumgs x €. — -——— Aime afedd $:4 — Dif. VIL. De Pradicamemisim pártio — ^. A €onuenit cetli$& Anzclis; omnia namqy- fant (abftantig cópletade celis pacet,de Angelis probat vrgenter DoGtor z. d« 1e .6.& quol.g. vbi ofiendic ron pofse in- imare matcéris,& in alterius vemre có pofitioncm per modirpartis ; fubftart ét accidenubus, non quidé corruptiuis» (ed rf &iuis, Angelus nimirüintelle&tioni- s, & volitionibus , corpora coelcftiaza quantirati, & luminryadmi& üt ét cótra- zi2, nà angclus contrariorum aficétaü .f- amoris, & odije(t capax, & ce&lü modà iliuminatürymodó lumine priuatur,vt pa tet de Luna nunc eftin Oriente nunc im Occidtnte fecand diuerfas partesatque ita admittit conwaria faltimi lacé süpta; imó & preísé , quia afficitur raritare , && dé(ftate , vcHaltim opacicate; & diaplia- neitate, qua funt cótrariz qualitates. Ti quia etizafi fecundü- cómunem ponan- tür hz incorruptibiles (übftanuze carere phytica cópofitjone ex maceriay fotmay adliuc tamen habent Metaphyficà ex vea litate potentials a&tuali; & hoc cft fuf- ficiens fundameniü vnde intellectus de- fümot gcnus, & d:ffereatiam ( qua cópo* fitio neceífaria zft ad reponibile in prz- . dicamento) nar in accidentibus habcat genus, & ditfcrentia tine copofsione ma- teriz, & form2 . Tü tandem quia fi An- geli excluderentur , quia nacurd (piritua: kes.tunc ob candé rationé a pradicamen. tisaccidentiua: excludi deberent accidé- tiafpiitualiaac Aft. & caxcri Fhilofo- ghi (cientias,& virtarcs collécant imea- fhicgoria qualitatis non obttance carum fpiricalitarcgergo idem taciend(t de An- gelis m pialdican;enco fabfantiasqua id- eircó diuiditur in apice m corporcam, & incorpoream y quz diuifio vttque mánis elict, ti aliqua fübttantia fpiritalis ad. hoc gra dicameniunm nod pertineret « 13 Arbor itaq; pradicamenti fübftà- tkv ica etit coordináda, g» (upremirzenus fit (ubítanuia fimica& copleta modo iam declarato. Diuiditur in (piritualé, & cot- potalem, (p ritnalisin varias Angeloruar fpécics Corpus im corruptibile, X incor- raptibile. Iacorrupcbile in varias fpecies €:*'orum, & Planctaruar. Corruptibile R5 vWcass & non vigens . INon viuensin elementare, & mixtum, quomm quodli« bet varias fpecies hbet . Vincdiiin feni ^ tium vt animal, & infenfi ciuüvt planta; Plantain variasarborümpecies y & her- barum . Ammal in ratiopale y & irratios. male. Irratioralein variasbrutorumfpes — — : Rationile pite vt Sortes . &. Plato : quam difpofitionem cathego- rz abanis nom 1ta' porfectam rw affi gnautt c. de (p*cie ,fed quafi mutila y quia notadamu(fim oTa enumerauit ge« nera; (ed'ea tantum, quiz notiora! erant lioc .n; faris erat ibi tuo inftituto: Diti mius autem animal im ratronaley & irrae uonale , fcu brutum & hoc imvaridsbrus — torum fpecies ; quia non eít' ommnino'cere. tuaramal effe immiediatd genus tefpe- — - &n brutord, (icut rcfpectu hominis; quá- uis .n. ita pleci-]ue fentiant become | mtn efl valde probabile , & manifefté in mitur ab Arif.7. Met,z&vbiintereQuís ——— — & animal confticaic aliud genusinnomi-- 1 natüm dicens, quod s,cómwneeff|u- — — per equum, CP afimumsnonefl nommati —— d proximum genusyquamuisatillud dicat — — — císe innomimatum , confacuit tamcn po« * E wr fica appellari nominc byutie — —— - Satiifit ObieGiombus- * s T I4 | Sis Lern [coutra r,! q Deus fitum genece T: trate P'i'«Damafcenitib. 1.fidei e.97 1. In(t.c.7. vbi dicit yi i eife d. f- E ferentiam(ubttantiz, X fo (d concinne" Deum,& Angelos , & Aug. 4. de Trin.c. "a S. vbi ait, quzdam pradicaiméta dici pro- pe de Dco, (ubttantiam &, relauioneimy aétionem;coetcra iasproprié, & ineta- phoricé. Tum Aci(t; nam 1 2: Met. ?. ap pellar Deum primam fabitantiaims X r« Éthic.c 6. & $. Meter ci rer exépla eo- ram quz (unc in przdic.nuimerar Dieumy : & 4 Top. c. 3. loc. 17. ponit Deum (ub. E genere animalis, Tuay 3. rone, qnia inlt« nitas addita quantitati, vel qualirati nou cas cxtralit à prz dicamentis quanuatis & qualitatis, fi .n« darecur lnexintinita y - adhuc ad catbegoriam qaantiaris (e&tas 14 ret, vC dicemusq. fej. ergo neque addita. fabftanmar ipfam excrahet ab h»c przdi- camento , Tum 4. Chriftus i Po cww fimpliciter infinitàcá (it Deus, & tamen 2 prz d:camento fübftantiz , cum (i- mu! (ir nobifcfi vniuocé homo, ergo infi- itas nonobítat, Tum 5. arguit Auería fubftantia ample tumpta, vt coprchendit £rcaram , & incceatam , importat Conce- pium vcré.voum illis commanem ,vcgo . conftitui potettiyna fcries predicatorum incipiendo ab huiufmodi conceptu com- muni(fimo, qui praedicetur elfentialiter , & inquid de .omnibus (übitantijs, & hoc dicetur ynum rotius fübítancie praedica- mentum , Tum. falcim redu&tiué, (i nó dice&é , (pe&abit Deus ad hoc przdica- mentum , tanquam principium , & caufa itoxius (abítanciz creatz , vt .dixicSim- plic. in hoc c. Tum tandem, quia faltim , vt vrget Hurtad. poterit conftitui przedi- «amentum f(üb(tantig increatz diftiodtü À przdicamento creata , & in ip(o Deus reponi, & tale pradicamétü erir ens (ub- "ftantialecópletín fpirituale, à (ey zternü. 1$ Refp.ad Has Pairum auctoritates Do&tor loc.cit.g fi intelligi deberent vt . aéferantur ,& fonant , ponenda cfsent in Deo aliqua accidentia ; mens igitur Pa- rum fuit terminos fignifignies pradi- amentacx víu Philofoj im couenire Deo, non quidem co (en(ü , quo v(urpari funt ab cis ad puedicamenta fignificáda, quz funtres quzdam limitatz , fed ina propria fua Ggnificatiane;q habent prz- fcindendo ab imperfe&tionibus, vnde ij:dé - Patres Damaícen. in clementario cap. 8. & lib.r.de fidecap.1. & 8. & Aug. 7. de Trin. c5. affirmat Deum non elfc eps .(. pradicamentale , fed (upra ens neq; fub- ftantia, (ed fapra (übftantiam,qui loqué- di modus (tis apcrté oftendit non fuifse - Patrum inteationem Dcü in przdicam. reponere , ità Doctor cit. (ub V. qua 1c- Íponlione vtuntur Didac. & Vafq. cit. fed (i Damaíc. ità claré loqui vt re- fertur, multum fauct oppo fitz fententie. Ad Arilt.dicimus illis ia locis Dci n0- mine y vel Deorum non intelligere ve- rum Deum, quem vnum efe agnouit,fed inrcliiga Deos pofitos ab antiquis,qui di- ccbant cile (ubitancias qua/dum iu; erio- icsylubulifTima eorpora habentes, hniilcs qu.dea hoaxn:bas , (cd eis perf Ct. ore, Quo De genenili. "Puedicam.fubf.edn.T.— $55- quia immortales, ità notauit Do&or f. Met. intex.illam 15. Hic rameneít ad- :uertendum, glicécAci(t.t 2. Met,inue- ftigádo naturà primi principij diftinguat. .ens in decem prz dicam. & poflea diltin-. guat fübftantiam in fenüblem , & infen- aIDHCmTUD quia pernic qoradies spem i LS inde tame Ee tede ioetri abaliquibus, , Dcum poni in predicamento (ubítantias quia fuübttantia, quz ibi diuiditur, nó eft przdicamentalis, (ed cranícendens, bené tamen adhuc ad inueftigandimi cem, quz: eft extra przdicamentum, predicamcenra diuidit, vt.armirum facilius à (en libilibus. ad cognitionem infcn(ibilium peraents ret, & ab his, qu.e (unt in generc, ad res; qua funtextra genus gradum faceret , Ad 3. negat Scoc. paritatem fub R. aliud eft n. loqui de infinito fimpliciter, qualis eft infinita fubitaatia , altud de 1nfinita uid , fcu. in determinato ; nete, vt e(t aufinita quatitas, vcl qualitas, hzc .n. infinitasmon rollit amaem poten tialitatemyncc aufert omnem limitationé in genere entis, fedrantumin tali genere. linea infiaita dicetur edes illimis tata itas ,nó tamca illimitatü ens ; & ideo cum tali infinitate (ecundá quid ftat ratio generis, non tamen cum infint- tate Kimpltciter , quia hzc tollit omneqn limitacionem,& potentialitatenms, vt pro- batugn cft; gide ibi auream do&rinam.16Addi,saatishicdifputarc,qualis(itvnitasChuftiDomin;cft.n.ncgot&metétheologici;hoctàcertumeftquodfiinhoctreponiturprzdicamento,1deicontingittationehumangnaturz»nondiuine,vtomncsdicunt;vbiomninocauemodüloquendiPoncijvaldéimproriumquidi(p.11.Log.infinen.$c.adargumentuminquit.ChrilLumponi4nprzdicamento(ubttantiz,(icófidere10r,vtcftfuppofiuimhumanumprzcisdsabttrabédoabinclufioncdiuinitatis. Hic fané loquédi godus valde improprius cfty ne dicamus erroneit,quia yc fides docet in Chri(Lo vnà tancámodo (üppofitum .re- peritun& boc diuiaum,quamuiss crgo có- fiderari policy vt fuppolitem diuind «n humana natura (ubfilcns, nequaquam uà coníidccari potcft, vt foppot tü human. Kos * e $56 To prazced.nó ponuntur in prz dicamento goificatz in abftra&o, fed in concreto, i1 concernunt fuppofitum, fed in rifto aliud fuppofitum non reperitur, uà diuinum , ergo faltim diuinü füppo- ti .ep cft inGnitem,collocabitutin pr-- dicamento . Refp. fubfiftentiam fecun. dum fe in przzdicamento non poni,fed cf- fc conditioné neceffarió requifitam , vt naturà ibi ponatur; vndé concreta fub fla. tialia dicuntur effe in przdicamento ra- tione principalis fignificati.(.naturz non auté connotati, gerit auté hoc munus có- ditionis fine qua non abfolute , quatenus Tabfiftentia e(t,prafcindendoabhoc,qfitfinita,velinfinita,natura.n.humana, co on con(tituit hominem, gy termina- «ur fübfiftentia, fiu hec fit finta, (iae in- finita, vt bené notat Didac. Ex quo dedu- citur,nónifi accidentali(li mé, vt (ic dica- mus;ac mcré materialiter fuppofitü diui. num in Chri(to ad hoc (pe&are predica- mentum ; tum quia fubfifiécia diuina eft tantum conditio , qua Chri fti humanitas in hoc reponitur pra dicamento ; tü $» tale munus gerit , vt fübfiftetia pracise, non vt diuina. Ad s.conceditur conftitui poffe calem prz dicatorü (errem, (ed ne- gatur 4p praedicatum illud (ubftantiz có- munithia um haberet rationem generis, quia cà fit conceptus tranícendcns jssnol- lam à parte rci przícfert reTlitatem, vn- de ncque contrahibilis etiet per conce- ptus veré diffecentialcs . Dices;taliscon- ceptus communis eft potcntialis,& inde- terminarus,(cu ind;fferens,& de pluribus fpecie diffecenribus dicerctut in quid, er- go effet genus. Refp.g ibi nulla eft poté- tialitas,uia talis prztupponit realitaté à parte rei; vel tantum cft ibi potentialitas co modo , quo conceditur communitas ,. & indifferentia nimirum per intellectum ctdtowi ientem, quz commu- itas, & potcentialitas nó fufficit ad hoc, vt aliquis conceptus (it.veré genericus, fedzantum per noftrum intclligcndi mo- dü,vt notauit Bargius r.d.8.q. 3. pag.no- bis 18c. loquens de conceptu «nus, (,17. Ad6, necbene diceretur Dcü rc- auctiuc perüncre ad hoc pradicanicgtü, Difp. V1I. De Predicametisin partic. Dices,natutz fubftátiales ex didis di« quía id fonat imperfe&o modo patticí- pare rónem illius; nec quia eft principii, & cauía totius fubftaciz, debet reduci ad: illad przdicamentum, quia cum etiam tig. — principium, & caufa accidencium, ad illa rzdicamenta reduci deberet, non itaqiIDeus$ ad crcaturà , (ed porius creatura ad. Dc reduci debet,vt ad primam caufam, in qua virtualiter,ac eminécer cócineture Ad vlt. illud nonum przzd: camentum pro diuinis ab Hurt. inuectü ett prorfus chy« mericum ,tü quiare vera feries illa prz« dicatocum non poílet dici predicamen- tum , quia effec cantum ordinatio conce- piuum à noftro confi&a intelle&u cane dem proríus tem concipiente per modü magis, & minus cóis; przdicamentü ve« ro accipitur pro coordinattone realiratü, qua natz funt facere compoólitioné mee taphyficam , quz Deo repugnat ; 'ü ran fi concedatur e(fe predicamentum, plam | nequit poni à praedicamento fubftoniz ——— — creata diftinctum, vc contendit Huraad. — — quia pradieata illa ens,fübftancale, comre Y d pleuum, (piritaale ; (int praedicata comes munia Dco, & creaturis. —. 7 18 Secü ijc.conaz,Cond gd — —— ét pattes fia éinprgdicaméto qua — — — Arift. in hocc. defendit partes integran- —— tc$ veras c(fe (übitantias,quia nor in alio, velucin fubie&o , fed v toto &c.ad aliquid illas coputat inter primas, & (ccüdas fubftátias, caput, quoddam ca- püt,manus, quedà manus . Et $5. Met. 15. intet fübítantias enumerat partcs, & de- nique 2.de Ani.2.& 3. Met.z. & libi 12. — tcx. 12.(uübftantiá diuidit in materia; for- mam, & cópofitum,ex quo a licet - fuperius dittin&ü in infcriora quidditatte ué predicatur de illis,ergo fubftátia quid ditatiué pradicatur dc materia & toria. Refp. quádo At:ft. inhoc c. partes in» tegrales appellauit (ubitanrias,(olum do» cere voluit illas effe (ub(tancias , non ace cidentia, quia non funcinfuübiecto, non idcircó cas ditedé in; praedicamento co'- locauit; dixit ét effe vecas (ubttantias hue ius prz dicamenti, quia iliis non'repugaat e(fe tales, quaten:is süt partcs integrales» nam fi (int (i milarcsy intrat predicamés uim; c-cró ad aliquid aliud myftcc uas voluit yt VOR. COE PSU. Queft1 De gentralifs. gu ou TOLL IIT noe er; " voluit nobis aperire Arift. appellauit .n. - eas primas , & fecundis fübftanuias , vc in - dicaret ét rerum incójletarü , & partia- lium poífe nos fericm przdicamencalcm conflituere ad inftar przdicament: com. pletarü ; quatenus étipipfismucniunturprzdicatafüperioray&inferiora,genera;&fpecies,quarationediximusdifp.4.q.4»infinequamcunquevniacrfalitatisfpe€itabcBefuadariincnabusincomletis,licutcomplet;s,vnde porerit v.g.affi- - gnari, v: genus fubftantia phy(ica partia- his, que diuidatur in materiam, & formá , & hzc incorporcam , & fpitizaalem, ilia in codleftem,& füblunarem;fiin ceelcfti- bus corporibus admittitur materia & qui dem alterius rationis ab jfta inferiorum . Quod malé inficiatur Sancb. 4. j. ad 8.ca rat one fretus , q» hzc funt entia incóple- ta ac proindé inepta. ad praedicationem. Nam licet re vera tint incompleta , €a ta- men intellectus concipere poteft per mo dum entis fic completi, ficut requiritur : ad praedicationem , idq; totum innuit A- — rift.cit.fieri pofle vocans manus, & caput fecundas (ubftantias,& fimul partes fub- ^ flantiatum, qua dircé&te füpt in pradica- mento. Ad locum ex 5. Mec. vtiq; Inter fubftantias enumerat partes ibi rame de- clarat non dici (übítantias, ficut compo- fita conftituga pcr cas,cxcipe partes fimi. latcs y qua recipiunt przdicationem vni- ucríahs, (icut ipfum torum. Demum di- uifio illa (ubflantiz in materiam , forma, & compolitum non cft proprie ditufio fubftantig in cómuni huius przdicamen- ti, (ed potius quzdam refolurio fübftan- 1iz pradicamentalis compofitz , q cx co patere pó:, quia illa diuifio non continet Angelos, qui tamé süt if bac cathegoria , 19 At diccs,materia, & forma,manus, & pes (up quidditatiue fubftantia ; non minus,g cópofirü,ergo fi hoc eft in pre- dicameuro directé, eu & illa. Refp. ve- rum eile affumptum , fi fubftantia cómu- niter famatur, qnomodo dici folet fubftà tia ana iagfus uten. comprehendit ram completas fubitantias , quà incompletas, fallar WR CUAM ,h Rida fumatur, vt cft fupremumgenus buius przdicam:é- tiic -n. non dire&té , (ed lateraliter tane Logica « Pradic. fubft. etrt.T.— $$7 tum , & reductiué dicitur de m arccia, 8€ forma, ratione .f. compofiti , ac proindé non qu'dditatiué, ficut fuperius de infe riori. Ais , ergo fubftantia communiter diQa,vcluti commune genus etit ad fub- ftanuas completas , & incompletas, cua talis conceptus fübítantiz: non fit tran« (cendens, (cd finitus, & limitatus,& alto- qn vnuocus przícrtim infententia no- ra, Refp.ità efle, quod in hocfen(a par» tes cffenriales phy fice cadunt fub eodem. genere cü compofiro , ac ét partes inte- gralesaherogenez (en. habent ad füb- ftàciam tic (ümpram , vt modo homoge- neg ad przdicamentalé , ficut .n. ifta re- cipiunt przdicationem fübüantie pradie camentalisdircété non minus, q totum ipíum , ita vniuerfaliter oés fübftantiarü partes przdicationem analog I ubflatiz recipiunt nó minus,quà tota per cas cone ftiruta; exhoc tamen non fequitur,quod €odé modo recipiant praedicatione fi flantiz przdicamental:s , atq; idcó dire- &é poni debeant in hoc przdicamento . Hinc dedacitur , potuiffe vcig; fieri praz« dicámentü fubftantiz , qp cople&terctur (ubftantias omnes creatas, tam cópletas La since quo bené diícurrit Aucr- cit. nó tamen qp vlterius cópledter etiam mcrcatam, in quo Aucría deficit. 20 Solet quoq; hic afferri difficuitas dc corpore jito altera parte compofiti iu viuentibuscüm «ri. praedicetur quiddita- tiré de viuente , vt fuperias de inferiori y vt cü dicimus; gy homo eft corpus;coníe« quenter videtur dircété poni in predica- mento,non obftante,gp fit pars. Hac dif- ficultas vrget íolum ponentes 1n viuenti- bus formam corporcitatis preter animá s Q cx profefío docet Doctor 4. d.11-q.3« Mairon.pafíu 40. fuper Vnerf. conce dit alumptum . Dicendum tamence Scotcit, H H. q cum dicimus ani Íc corpus, ly corpus non ftat proaltera parte compofiti,li accipiatur vt ica» uo quidditatiua;& is,fed pro cor- pore mecaphyfico, q» inlimea predicamé tali elt gradus gencricusad viuésyqui vtie quc gradus delumitur à corpore pro alte» |. Ka parte » vt fuse mia Ic TE A Phyl.q-4«ast 2» pradcrtim in fol.ad1.8€Xx3ibii"y$583.vbietiamadducunturquxdamgrauesdfficu'taccsbicàMaiton.co&a,&folvuritor.Rogabis;anfaltimpottaiimaedifcciium,velinteritumcorpusproalteraparteponaturdirecteiggetiere?Zabarel.lib. de pluralit. form. annuit , €ó quia turic nom habet amplius rationem partis, [ed tocius ; vnde cuadit ens com- pletum,& proportióratum predicamen- (QV Atperpc ane TU GAST colt anim»! ciereritipiadbuc manet ens anccinpkeuü ; & aniv z effenrialiter fub- erdinatüm pef modum materi ; licut € contra ariima rationalis pofl (eparationé á corpóre adliuc manet enis incomplet y quia e(sétialiter (ubordinata corpori per modurn form: tum quía eff quid inte- gratum ex pluribus formis pattialibus cx dié&is difp.Ehyf.citz 21 Tertio obijcitur coritra 3. concl. ptobando nec Angelos , nec corpora coe- ]Jefta in hoc contineri pradicaméto; pra-- fettiri itr Arift. fcotentía, nam 10. Met. 16. cortüptibile, & incorrupubile diffe- 1üt gericre fed h&c (unt incorrüptibilia ; ergo noi haberi: genus cómunc cum ca- ducis; & códein lib.tex. 12. inquit ea dif- fcrre getiere j &. pradicauonis figura .i« pre dicamento, vtomnes exponunt1uo- rum rom cft communis materia, quod ét habet $.Met.$3. at Céli , & Angeli nom habcntcommunem materiam cuar cada- tet 6 ficc coimiune genus. : «Do&or 4-d.6.9.10. M. Atiflo- qui de genere pliyfico. i. matetianion ad. 1é logico, qu£ cft. cóis e» pofitio , & vult corruptibilia ; & incorcupubilia nomncommunicate in materia; qat (enfus «oll;gitut ex. cap praeced. & qoidem fa- miliart eft Atiftinomine generis fignifi- care materiam, vt coríttat ex 1, Polt.19. vbi docet iti fcientijs fieri noti debere. » uran(icü de genetein geüus.i. ex (ubiecta vnius in fubicétü altefius, & 4.Mct.2. vbi ait vnius feti(us vmü c(Te genus i. mate- riam circa quám« Vel (i loquitar de gene- re logico,non vriq'loquitdr de fupremo, fed intermedio , qj co'ticidit cüm fpecie fubalterna , alio.,uin araumencá adductü ibi ab Acift.ad probanduai corruptibile, & incorruptibile differte getiece ; e(ict in - Difp. FII. De "Pradicamentis in partic. quatuor terminis,initio.n. textusficeri — it rónemycumz contraria [pécie diuer[d. int , corruptibile autém'y * incorrupti? bile contraria (int y neceffe eft diuerfum incorruptibi- enus e[fe corruptibile, det in cóclüfore fius difci genus non intelligit fabalternim, effet u quatuor terminis ; quomodo auté ten argumentum Ariit. intelligendo de ge- nece phylico vide ibi Scorum , & Alen- fem - Adalium locum , non ità loquitur ibi Aritt. (ed aic differte gere eque noü eft cóis materia , & eid T- fa cathegoriz figura y it loquirurada- muffim $. Met. 33. fpecie veró differre ait,quorum idem eft genus : Joquitur era go Atit.de genere phyüico; vt cur(us ibi Do&or explicat;& fen(usett genere phy fico ditferre , & quz (untimdiuet(is, ca« thegorijs , hzc .n. adinuicem non tranf- mutantur quia non fit 'ex füperz ficié y neq; é contra , & quat (unti codé prdicamento , fed iri materia nom coms — mudüicant : pecie veró differre y idem eft genus;i. di ficá , à'qua fumitur differentia fpectfica f comgéntunt im materia ; aliam cti$ expoa fitionc riobisproficui vide apud Alense; ii Dices.vf Aritt.pofüiffciptelligem- tias actus purosy& limplicessaceidenti d incapaces 8. Met. 16.9. Mer. (7 & lib: ro; tex. 30.& lib.12.43. ergo nó folir phyli- cà, (ed & metaphy ticam cópofitioné ne- gat in cis;quod conf.ex Scot.quol.r$.C., & quol.7. Gg. vbi docet Arítt.in imelli- geritijs pofuitle intelligere idé c (ui (ub.- flácia quia fünt puri actus fecundá ipsi. Refp.& cft folutio cóis Acift. vocare cas á&tus puros, & fimplice$quatenüs carent cópofitiorie pliyticaj& negat in eis poté- tiá cóttadi&tionis ad e(fendd, X nó eísen dum; quia funt incorruptibtles , non auté ri: gat conyoliioncani potenciam mc- tapliy(ic&, ben& ri. nouit nou cífe puros; & fimriplices , vt intelligentia prima: qua dc caua nec etiam credibile eft pofuitle ilias omnium. dccidentitim prorfus 1mcd« paces,nani faltim rion videtur in cis tiegaf' fe accidentia reípeétiua ab ipiis realitet diftinavarios nem uic ;ad orbem moti ; ad [uos cíícctuss tOAÀIsS ^ Éerre per tormá pliya s ! ré(pcitusad foin» — ji t. ^ à i^. og H "rr N ' —. 4e fc hanc, .& nón 4 Ab? Ac. J)-- ! ;7« ad 1.prin. docere ibet intelligentiá cffe differentiam indi- uidualem,ob nece(fitatem effendi, quà ci tribuit. Refp.fi ita eft , plané difficile ctle — tueri intelligentias fecüdum Atift.in hoc pradicam.contincri, imó & corpora ce- Asso 1.4.3. do fent. Arift. quan — leftia, cü code modo ea videatur pofuiite entia nece(faria , vndé non abs re Auer. in «ap.de (pecie, & 10. Mct. cap. 26. nega- uit bzc in przdicamcntofubflantiz con- tineri. Sed (i Arift. prz di&ta expofitioné nó patitur, curent al;j explicarcqui fin- gola eius di&a vt Sacramenta recipiunt, quamuis .n. acris fuerit ingenij, & mul. tas(atis reconditas veritates lololumi- nis naturz du&u attigeritfatendi tamen eít e defe&u luminis fider in multis ce- cutire prelertim cü de Deo loquitur ,& intelligét;js, d (uperát humanu captum, ^"ARTICVLVS Il. Quo fenfu diuidatur fubflantia in pri- : fs " er fecundam, 7 vtraque bic —'. defimatur , ac vuaalteri comparetur. ag Goyuifie Acftin hoc c. fübftantià 4 D in primam, & fccüdam, viráq ;defininit, ac demum ad magis eer :viriufd; nauram vnam altetí cóparauir ; hz igitur tria in hoc art. nobis funt cx- plananda , diuitio fnbflantiz in primam, & (ccundam, vcriufque definitio; & eatü comparatio adinu:ccm ab Acift. facta. Quoad primum dubitatur , quomodo accipiatur fubftantia , dum diusditur in primam, & fccunda , an.í. pimó, vel fe» cundo intentionaliter 5 dicunt aliqui di- uidi (ubftantiam quoad. primam intétio- neim,vt Suarez difp.3 5.Met.fe&t.2. quem fequitur Eaber 7. Mct. difp.7. cap. 1. alij aflerunt diuidi quoad (ccundam , vt Soto in hoc puedic.q.1. att. 1, Sed vtrumq; de- fendi porefl, vt abfolute verum , ac eriam de Atiit, mente ; vt docet Doctor qu. 4. Vniü, in (ol. ad 2. vbi inquirens; quo séíu diuiferit Ari. fubftantiam in. prtmam , & Íccundam, ait, qp non cantan. antelli- git debis qu [unz prater operationem imtellecus , uibus vcrbis 6gnificac Do- &or joie viroque modo. explicari Aut : Sudf.1. De generalis. *Pradicam.[ubft. Ant. L $59 At quocunque modo explicetur diu; fio; ruríus «ft difhicultas,quodpam fit diuisó, & quide Authores in hoc oés conuenire videtur, vtnotatAuer(aq«16.(ec.2.,(ubftantiam,vteftapcxhuiusptzdic.nódiuidiinprimam,&fccüdam,quafiin(uasÁpecies,licutdiuiditurquantitasinconunuam,&dilcretam,quiafubftantia,vtfic.continetur.fübalteroexicmbrisdiuidcotibus,népefubfubftantiafecunda,atdiuilumdebetc(icquidindifferensadprimam,.&fecunda,Scdneq;hocrc&éa(leritur,quiabenepoteflà1u:süaliquodcótinertaccidentaliterfubaliquocsmébrisdiuidentibus,vtconftatdevniucrfasli;quodaccidentalitercontineturfubalteroexmcnibrisdiuidenibus,népcfübgenere;quamuisigiturfifubftantiafüpremacapiaturproprimaintentione, nó poffit diuidi 1n primam, & fecundam, vt notat Tat.9.1, | redicam.nor.3. cx *cor, q.12.Pre dicam.in fine , quia vt fic figni» ficat naturam cócm , non autcm fingulas rem,& indiuiduá , qualis importatur pet pramá tüb(tantiam ; tamen fifumatur pco ' 2. inuentione , diuidi potcfl incas vt in fuas fpecies, (ic. n. vt quid , abftrabic à fecundis intentionibus vniucrfaliracis, & fingularitatis , vt à iuis (pcciebus , & (o- 'eoncipitur yniueríalis, vt modus, 24 Yoiipitur in primis accipi f. b(tan a/a,vt genus g« ncrali(fin à, & diuidi prz-. fato modo ip primam,& fecundam, vclut n (uas (pecies;pozeft et acci pi fubftancia pro quocangue dirc&té. ponibili in hoc pradicamento, ex Tatar.ibidem,quo sc(u dicitur fubftantia. praedican.éial $,  có- prehendit fupremam,intermcdià, & infi- mam;& í£ic. diuidi in primam, & fecundà , -biniliá,quz ponitur ihfimo loco, hec eft prima fubttantia, & in illam, quz po- nicur in aliquo fiction loco,& cft [cci da, ícu in T8 quz folü ponir in. pre- dicaméto, vt (ubijcib.lis,qua eft prima, à in cam, quz ponucur yt. pradicab;lis , & cit íccunda ; in qua diuiionc fi fubítan- tia przdicauentalis fui - peo prie intenuonc.r. pro Datura; & clientia rea- li quatenus affici ,'Ot. intentionibus vni» ucclalirauis & fingularitals, fic cri duis. fio (ubi€& in aco dé. ja ; (1 veró (umatur RIS Xx 4 — pious E MEET $60 prout pracfcfert illam (ccundam intentio- Dein ordinabilitatis in predica méto , (ic €rit diu;fio peneris in (jccics, quia ita di- uiditur. oidinabile, in prz dicamento in Pra dicabile, & virimü fubijcibile, itá do- €et Tatar cit.quem dicédi modum multi €x Recentioribus fequuntur ; iuxta quod tal sdiuitio | 6: é fuo modo affignati m pradicau entis accidétium fimnendo (ab- ftanuam ampli ([imé pro nitutay^& e(Ten- tia rei, & pr mà pro natura fingulari , & fobijcibili, (ecüidam pro natara vniuería- li;& przdicabili,vt optimé notauit Mau- rit.q.4. Vniu dub.5.Pót é diuidi (ubftà- tia in primam, & fccandam sm rationem fubfittend: , & (ubütandi alijs, primario, & (ccüdarió velui per varios modos , vc volebat Suarez, vt faciat huac fensü ,(ub. füantia alia cft, cui primo , & per (e con- uenit (ubfiftere, & accidécibus (ubftare , & hzc cft prima , alia veró, cui conucnit fübtiftere , & alijs l(abftare mediae , & fecandarió, & hzc cít (ccunda, & in hoc fen(u etiam poteft diuifio cxplicari per terminos (ecundarum inrentionü , quate- mus (ubttantia poteft accidentibus copa- rari, ncdum per modum fübic&i inh ii0- fis, vcrametià przdicationis , quod vciq; €i conuenit pro fccunda intentione. 25 Exhis patet poffe hic diuifionem explicari primb ,& fecundó intencionali- tcr,tàm cx parté totius diui (i, quàm mem brorü diuidéuum ; & licet Do&t. cic. in- nucre videatur prafatam diuiliónem ex par:e mébrorum diuidentiü nonnifi per fecundas iotcationes affi gnati poffe, ca ratione fretus ; q» membra diuitionis dc- bent opponi non coincidere, at quod e ft fecunda (übftantia preter. operationem intellc&us, nó opponitur prin ze füb(tan- tiz,[ed e(t id , ergo &c. nihilominus nó eft ita in rigore intelligendus Doctor , quali prima , & (ccunda fubftantia à par- te rei comcidant omninó , & realiter, & formaliter , nam certum cft in cius (encé- €&ianaturam commanem, fuper quam fun- daturjmcentiovniucrfalitacis,diftingui€xnatura4ciabndiuiduo,fuperefundatur(cundaintentio(ingulatitdtis,&quodammodoopponi,fcdtantuimvogitiadicaremaioremoppofitionéccrni»WeDifp.VII.DePradicamentisinpartic.aiemtinterprimam,&(ccandamfubftantiafecundóintentional:tercaptas,juamprO.prima10rentione,quiatic fanc realitet — 1demsat iflo modo func intentiones pror — fus diuecíz ,& oppofitz, vadepercica — — membra diuitio magis clacet . | e etm 16 letes.quo modo ex bismagisdie« — — uiferit Arift. Refp.Suarez,Faber,Blane — — & alij diuifitie terio modo , & pro pri- ma incentione, quia hic explicat fubftan- tiá pernon efle :n (ubiecto, & períübftas — reaccidétibus, qua (unt rationes reales — & iuxta duplicem modü realem fubüfté- di, & fübftandi acciden:ibus diuidit fab- ftantian in primam, & fecundam; prima eft, quz per fc, & primario fübhflir , & ac encbut fubftat , (econda veró , uz ecundario. Sed plané fallum eftArift; — — hictantum confidcrare fubttanrra quoad. rauonen, (ub tiftendi , & fubftandi acci- dentibus, quamuis .n. quoad hanc óié y illam bic peculiari quodam modoconti- — — deiaucrit,vtpoté pérquáab accidéte(e-:.—— — cernitur, tal;$.n. coofideratio accidens —— bus appl.cari non potet; adhuc tamen: : iplam cólidcrauit , vt eft ponibilis. &. dinabil.s in radicaniéto , que lané coe — — fideratio tota intentionalis cft , nequefo- — — lum di(tinxit primam, & fecundam fu ftanuiam per. illos modos »timarió; fecundatio fubít andi, vcl fubfiftc: ed. preferum etiam per non dici , vel dicrde: fubiecto, imà quand. eciam primam füb- ftantiam ditlinxit à [ccunds , quia (übij- cirüc omnibus alijs ctiamipiis fecundis y——— hac certé iubicctio dicit fecundam int&- tionem in prima füb(tantia, ficat dici de intcationem oppofitam.ponit in fecüdas. & etiam in accidentibus ipfis, quia in or- dine ad illa, nedum hic comparatur , vt fubie&uminhatüonis ; verametiam pfe d:cationis , vt mox dicemus , quarc Con-- cludimos cum Do&tore cit.q. 4. Vniu.& q.1 2. Pradicam.in finc prarfatami diuifio- nem porius explicandam effe per fecun dis intentiones, quàm per primas , quia fecundum eam coafidcrationem prafer- tim pertinent pradicam:nta dd Logicil; & non tantum tertio modo, verumetam alijs accipi poffe etiam de. mente Arift. - & fic manet breuiter cxplicata hec füb- JM E » Y» 8.1. De diuifone fubfiamtin primam, feere. IT. $6t LN E nti diuifio, circa: uam tot verba in- | . nt inatiliter Au&ores paffim ; & o^ /. . -forté improbabilis prorfus non c(t A mo- —.  mijsopinio hancnó tàm efe diuitionem , /.. quàmenumerationem,& (eriem quandá eorum, quz in hoc predicam.ponuntur , velati cam dicitar , difcumbentium hic , eft primas; ille (ecundus,&c. qnem tame dicendi modam non adeó approbare dc. bemus, vt al:j modi dicédi iam relati om ninó dcbean: reprobari, vt facic hic Pon- cius,cuius rationibus occurrere ex dictis non c(t difficile ; fed recipi poteft , quia e(t expeditioralijs ; & minores paticuc difficul'ates . / 17 Quoad 1. Arift.codé c. definit, vel tius dz(cribit ptimum fubftantiam effe lam;qua nec e(t 1n fubietfoynec dicitur de fabiccto,(ecundam vero , quz 5n eff in [ub:e Ho, fed dicitur de [ubiecko, vor p fubie&m intelligitur (ubie&um inhe- fionis,& prz dicationis, ni quando vtraT; dicitur non cife in füb.ccto, fermo eíl de füb:e&o 1nhzlionis,nam pet hoc fubita* tia dillingaitur ab accidente;vadé pet it- €i negauonem citcamfcribitar modas gotiuimus períeicitis fübitandam conttr- tuens,& ab accidente diftioguens ; quan do vcró de primaltübttantmia ncgacur dicr detübiecto, & de fceüda afficinatar, tnc fit lermo de (abie&o przdicarionis,& pe ncs hoc diftinganatur prima , & («cunda fübttantia, quia prima fibitantia nullum babet inferius , dequo prz-dicecur , bené camé fecüda;quia hec cft vniaerfalis,illa fingularis, quacé etiam alteta negatio in dcliaicone primz fübftantiz , qua nega- tuc dici de tubiecto,circamfcribit po (ici- am hzcceirarem ; per quam ei repugaat dici de lubieéto.i. de inferiori; hinc patet lomodo hz d«cfiaitiones bené remexplicent,quiaeftódenturperncgationes,'nótamépfimplices negatrones,alioquin definitio priimz/(ubftanuzetià chymcse conueniret,fed per negacrones mdicances quid pofitiuuin,vt notat Tatar.cit.not«4. patet etiam quomodo ambz poffint cx- plicari pro prima intentione. Verüm quía cffe in Jebietlo,& dici de [ubiecto no cà- tum primo intentionafiter , (ed eciam (e- cund? intentionalitec capi poflunt, ità ni- c miram vt effe in fubie&io idem fic , quod przdicari accidentaliter, & denominati ué ,quicft proprius modus przdican di accidentium; & dici de fubietto i. d« in- fcriori, fit prazdicari e(fencialiter,ideó po terunt etiam przface defiaitiones expli« cati (ccan ió inréciónaliter, ica nimirum , St fecunda fub(tantia dicatur illayqua nó eft in [wbiztto fcd dicitur de [ubi ek o i. quz uon acciden:alitec , fed cilencialiter predicatar de prima , prima vctró fubítaa tía fit illa, quz nec cfl in fubietto ,uec di- citur de fübietfo à. nec przdicatur de . alio accidentaliter ,nec cílentialiter ; itag» ifta duplex negatio indicet oppolitàin- tentioné fübijcibilitacis omnimoda , pec quam excludatur omnis pradicabilttas & hoc man fefté infinuat. Arilt. pcr illud dc prima fubíftátia pronunciatum , quod accipiunt aliqui vc aliam prime. fübtcan- tize defia cionem eff qua propri? princi- aliter? maxim [ubil are dicitur, pet c.n. fignificat; qa0d ill non funt purz negationes/fed mobis citcüfceibunt omni modam fubrjcibilitatem prime fübftan- tia? 1n qnacunq; pred catione, tài elfed- - riali,q accidental adeoquod boc proná ciarum fic potius declaratio" dcfimtionis prima fubttantig,qua vt tradita pcr nc- gatronss poteracaltquá. parere fulpicio - nem Q noua,& diitin&a definitio, vel cd Mairoa.paílu 9.dicendum,q cü ea vnam cont icait definitionem, & ett de cius in- tegrirate;irà pec fecundas intétiones ex- plicát has definitiones primz , & fecun-da (ubítantiz Io. de Magiftrisq. 1. hu ius prz'dicam. not, 2. quz quidem expli- catio ci! inftitato logico multà magis ac« comodata,quám przccedens,& etiam ma HR demente Arift. qui defiait primam ubftantiam per oppofitionem ad (ccua- dam;cum ergo fecundá dcfiniat per prae dicati ; conueniens cft, vt primam dcfi- niret pec fubijci, . . tu 28 Scd dices, ex hoc; gp prima fübítan tiaomnibus alijs fubftar, accidentibus n& póX& ipáü(met fecundis (ubitanti]s, rofert. Autt.deflruBis primis fabitantus vr fibile ejfe aliquid aliarü ve manere: , aucem nequit incclligi, miquoad effe» — x actualis ciens Cam «n, turn Ac ides : : D ALD * S Lia » Ii joe ci ois ecu NR ER Z6. — Dig.VIL DePrédicmiioh pani: —— tia, tum naturz communcs in fe immedia té non exitiàt fed in indiuiduis, tolle in- diuidua,tolluntur ctiam. & accidentia) & natutz communcs ,omnia.n.corrümpun- 1ut ad corruptionem indíuidui ; vr docet. Doctor 3.d.2 2.4. vn:G.-quo autem ad cf. fe obie&inum , & effentiz non eft vera illa propofitio , quia nullo fingulaci cxi. ftéte,achuc poteft quidditas intelligi  & formati de illa propofitiones vera & ne- ce(lariz m ordine ad pradicata. cilentia lia,vt clacé docuit Forph. cap. 7. dicens fublatis indiuiduis nó tolli fpecics, vel ge- nera,quo .(. ad effe obiectiuum, & etien- tiz , ergo vt hoc Arift. dictum vcrifice- tur;oportet yt aliud dictum , vndé dedu- citur, quod. f.(ubftantia prima principa- liter, c maxim? fubflare dicitur jintel- ligatur de (ubftare realiter, & vera (u(té- tatione rcfpeQu accidétium , ac reali in- clufione naturz communis , quz efl. fe- «unda (ubflatia , non aot€ de tubttare in- tétionaliter, feu fubijci in praedicatione . Refp.quod ficut primum Arift.di&ü , . quod prima (übftáta principaliter;& ma ximé fubftat; poteft explicari tàm pro pri m4;d pro fccunda intentionc,népé de rca liaut intentionali fübiectione in prz dica tione , ità etiam confe&tarium ex co de- du&um;vt bené aduertit idé Io. de Mag. cit-dub. 5, vndé ex illo primo di&o tea- liter intellecto deducitur hoc fecüdü rca liter intelle&um eo modo , quo demon. fratur i arguméio.(. quod deftradis pri mis fübftanujs dettruuntur alia omnia .f. patüra: comunes,& accidentia quoad eífe actoalis exiltentge , & ex eodem logica- liter intelle&o ,deducitur illud idem con- tium logicaliter intelle&ü hoc mo- do;quod cü bic có (ideretur prima (ubítà tia in ordinc ad (ccundas , & ad accidcn- tia in ratione fübijcibilis, bac verà 01a in ordine ad primam in ratione przd;cabi- lis , vcl m Ken 2 velaccidentaliter , quia relatiua pofita fe ponunt , & perem- Le Deribit nnl fublatis primis fub- ijs riecht denso S oidipis ^ ^. 49 Exquo patet modo fit yerü il- - lad Aritt.di& defirudtis primis fübftan tijs,&c.tàm phyucé,g logicé, Dices,dc- flrucis omaibus ; hominibus adhuc c- — — ll aR n mane:et anima rationalis, & matería, vé «corpus pro altera parte compotiti cum - fuis accidécibus, ergo falfam illud di&ü,, : E efp.Louan:cnt.ob id habent pro fu(pes. &o Es Arift. dictum, veluti tendens ad. animz mortalitatem, Alij e» plicant de totali.deflru&ione primarum fubftantia: — rumjnemp? quoad vtramq; partem, quafi -—— Arift. apertis oculis agnouetit annihis . l:tionem ; Mairon, pallu 11.ad 4,ait,per primas (ubftantias bic Aritt. intelligere — fubftantias o€s lingulares , tam comple« tas,G incóplctas,quod fané textui fatis co fonü nó cfl. Facilis rame eft folutio, & ex. ipfo consxuco lige e NE ftlo- — quitur fimpl:cirer.de onmibus, quafi oía — prorfus interitura(intdeftru&isprimisfubtantijs,(edloquiturfignarédefecunedisfubftanujs,&accidentibusqua(ub.eflentanturincis(vt.n.dicimusinPhyf,«oumpofitumeftadzquatumfübiedumaccidencium,non matctia príma)nam per nt lhancpropofitionemiptendit Aril.demó — — ftrarc dependentiamtàmfecundar | fláriarum, q accidétiumà primis,parum —— auté ad hoc icfert,quod facta prime füb« flàriz dcftructione adhuc aliqua mancat Vh ;eius pars fuperfles, nam Dué mancat,fiué nomcertam cft naturá , quz in ipfa exta- bat , paritcr & accidentia in ipfa fundar .deleri;quod dictum, ficut verificatur c mé in lub ftanujs integris peii , de qu bus rcucra przcipue illud pronun- «iauit hic Acift.:tàcumomini veritate po. terit applicati quoque fubftantijs partia- libus & incomplecis con(Lituendo ,& di- ftinguendo ctiam in ipfis primas , & fe- ,cundas iuxtà füperius dita, Quares , quomodo intelligatur aliud - Ari(t.dictum; prima fubftantia proprié ; principaliter, & maxime fubflat,d gá -[. ponantur ille particulz JRefp. Orbcl. quod ponitur propri? ad diffeiéiam ac- .Cidentium , licét .n. accidens polit effe fübie&tum accidentis, non tamen vItima- té terminat cius depeadentià, vt lace ofté ,dit Do&or 4. d.1 2.q.1.pomitur principa liter ad differentiam fecundaram füb- ftanttarum, quz non (ubftan: accidenti- bus,ni(i prout funt in primis, homo. n. nó dicitar albus, vel niger) nifi quia. Sortes , vel B.—-Vo ^ uu WEM. . m N Mos 4752 . " "as FEN : i |». — sel Plato eft albus ; Et tandem ponitur 3 M. Bointsa oftendédá, quod prime fub- | flantiz pluribas fübftant, quam fecunda, eh VE p yt T *:".A^ "Wir Sec A1 - Pairs cared quibus (ub . . jo fccunda, & cum hoc i pis fecundis. . $0 Quoad tertia fübflantia fingularis vuiuerfali cóparata dicitur prima fübftan tia, & magis osieimds erit quá- m primitateim perfe ctionis im partici- ando ronem fubftantiz, q nó haber fub - Au c nuarl3lie [ra Arift. in hac cap. ailtid Viliuvsaaisss * anth aam 8 ^À enius compararionis declárarioné re- Wer ——. a —-—--- T nep 1e €olendum eft ex di&is (übftantiam ità ap pellari,vef à (ubftando , quz eft denomi- fiatio relatiua;vt ait Orbel. quia füb(tare fonat (ub alio ftare;aut alteri (ubelTe,vel vt inferius fuperiori, vel (abiectum acci- denti, aut à fübfiftendo,qua eft denomi nitio abfoluta, quia (ubtiftere fonat. pec fe ftare, & nonin alio,cui inkzreat ; hzc e(t ratio effencialis (ubftamtia , illa veró i accidentalis, & iftam confequens ; fatio abíoluta,& effentialis equaliter có- petit omnibus (ub(tantiis, cum a&qualiter . omuibus repugnet alteti inhzrere , vndé - ex lioc capite, nimitum róne fubti (tendi , non datur primiz,& fecunda fübítátiaynec fübftadtia particularis eft magis fuübftan- tia, q vniueralis ; vndé minus rc&é ali- qui &t.ex hoc capite .(: quantum ad ratio - neni fubíiftédi, aiuat fübttantiam prima effe aiagis (ub(tantiamsd (ecundam , quia erfe&tiori aiodo participat fübiiftentia , q (ecunda, cum partici pet illam imimedia té ,(ccunía vero mediate , quia .f. ratio fuppofiti primó conuenit indiuiduo , & €ommuonia nonnili per indiuidua fuppo- fitanuur. Minus redde hoc dicitur. , nam vt rotat Do&or quol.4. M. & quol. $. V. & quol.9. A. aliud eítlo-qui de fübüttere pro p fe eiie , vt excludi imnhatrete , aliud prout idem cit ,:juod incómunicabiliter pet fe cxifteccquod eit pro»riam füppo- fiti ,& petíonat ; quando hic fic compa- fatio iter primam, (ccundain fubftan- tíam; & quaritur queam cacum perfe- €t.0ri modo racionem (übttanua partici- petsquattio efe debet de ali quaratione , qua (ic ecriqscomanais, c n.tieri folec quacum; comparatio, in tora nempe : n oing. t j ed E ual Le dif [di is rimen ep female 65, tur fübtittere pro- acórhutiicábiliter per fe e(Te, fubttantias primáe düritaxat com- perat, ex hoc capite non debet dici prima in rationc fubfittendi;quam fecüda, & ana gis fübftantia , quam illi» . : 31 Potius ergo talisprimitas, & maio ritas attendi debet peincsdenóminati oné relatiuam fub(tandi, hec .& ratio perfe- &ieri modo partícipari pót ab vna (ub- ftantia, q ab alia, quatenus vna. füb(tare potce(t Dudbos pradicatis, ac magis in- denendenter, q alia , & (ane in hoc fenfi Anft. primasfubftantias appellauit tabe ftantias fingulares , f(ecundas auré vniuet- fales;ac illas etiam magis fabttantias di- xit;ità colligitur ex ipío contextu, vbi fic loquitur,prime [ub[lantie ide, omni- bus alij$ [ubijciutur y C alia ommnia,vel de ipfis predicamtur , vel in ipfis [unt y propter boc maxim? fubflantie prim& dicum ury& ex hoc etiam capite compa- raudo adinuic em fccundas fübtt arias ait , fpecies effe mag s (ub(tantias generibus y nempe quia pluribus (abftant,d genera , & itd explicat Tat.cit.dub. 2. At (ubftan- tias fingulares cífe primas (ubftantias in hoc fenfu , magi; (ubftantias vn:uer(a- libus potet adhuc dupliciter explicari , vcl realiter , & pro prima intentione , vel logicalitcry & pro fecanda. Primo modo fubftantia (ngularis dicitur priiha füb* ftàtia,quia quoad actualem exi (tentiam, & phyí(icam omnia fundátur in ip(a, quia & natui£ communes, & accidentia ipfa 2» exiftunt ad exiftenuiam cíus,& ea. fubla- ta ruunt quoad exifEentiam, quod infinua uit Arift. dicens, non cxi flentibus primis fubftanujs rmpotlibile cffe aliquid aliorü remanere j cum igicur fit bafis, & tunda- mentum, cut cete.a innituntur quoad exi ftentiam, optimaratione prima fübftan tia dicetur,quarenus prímó,& immediate exiltit , & nature comuncs (fecunda füb- fiátiz dicécur,quatenus fecüdarió ,& me diaté exiftüt,ad cxiftentia.(. primarürité magis (abitanti dicetur. , quía pluribus realiter (ubfta:,d. commuüncs, juia eGenialiter includit naturas. coipmunes fuperiores, &accidentaliter plurima (u- " fcipit accidentia;à quibus poftea median pit Ag tc denominantur euam f ; prima | jio. LI - $64 | Dif». VII. De "Tradicamentis im parti; — z é 31 Alioautémodo .f.los;caliterfub- ftantiz cenfequens ad rationem effen2 - Ns ftátia fingularis magis fubtiátia dicitur. j vniuerfa is , quia plaribus fub ftat praedi- €atisloquendo de pradicatione tài cf- fentiali, d accidencali, & diciiur ctiam pri ma fobftantia ; quia in predicationibus accidentalibus immmediaté lübijcitur , & primarió , fccundz vero lübftantiz me- diaté , & (ccundarió 1 vbi aduertendum ex hac prazfertim fübiectione in pradi- cationibus accidenralibus attendi deno- minetjonem (ubflantie, auia in prz dica- tionibus c(Tentialibusetiamaccidentia.fubijciumturfuisprzdicatisfapcrioribus;&excoyq:odeftlubie&tioimmediata,"2cindependens,diciturfübftantiafingolarisprimafübflantia,&magisfubflan1ia,qvniucrfalis,vndélicethomov.g.pluzibus(übttetaccidentibus,qPerrus;quiafubfitomnibusaccidentibusPetri,acaliorumfimulindiniduotum,ramen.adhucLEetrusdicidebetmagisfubftantia,quamhomoinrationcfubflandi;tüquiapluribuspredicatis(ubftat,loquendoetiadecflenualibus;tumquiaeflóloquendodcaccidenralibustantum;fubftetpaucio.yibus;adhuctamenfubftatnobiliori mo- do,nimirum propria virtute,quia imme diat &,ac independenter ab alio. homo au- 1€m. fübftat illis dependenter ab ipfis ;n- diuiduis,quz expofitio cx ipfo contextu «olligitr 5'v bi hac ratione diccbat Arift. anter primás(übftantias , & inter. fpccics vnam non cfle mogis fubftantiam , quàm aliam qoia zqualiter fubftanr,quod vtig; nequit cxcéfiué inrelligiquia hic homo; sel é homoin cómuni pluribus accidéti- , bus fubflat,ac przdicauscffenialibus, q hiclapis, vel lapis , fcdjintelligit in (centu prefato , qj equaliter fübflát prime fub- flantuz;quia vna in fübítando non depen dct ab alia, & pariter omnes fpecies [pecia Viflimz zqualiter à prima depédem füb- ftantia,nec vna dependet abalia , 33. Scd obijcics,vniueríalia precedere fingularia ca prioritate,à qua nó couerti- tur. (ubfiftendi confeq. ergo debent. dici prima fubftanug, & fingularia (ccundz. kem $.Mct.2. ai nue Meri raid n:agis lubltantias.q laria « Tandcm ier ase acides ibus eil proprietas (ub- talem eiusquz cit lubhftere, ergo cui conucnit prius talis ratio fubflantie , eidé —— quoq; ralts proprietas prius conueniet , at illaratio prius conuenit (übftantijs vni uerfalibus, ergo &c. Et cctté quantum ad: (ubftare accidentibus proprijs negati ne- quit fubftátias (ccüdas prius,& magisJub ftare primis, nà accidentia propría prius. cóueniüt naturis,& per cas ingularibus . Refp. ad 1. hic Arif.accipere primita- tem;non eo modoy(ed alio Jogé diuerío , vt explicauimus,& notar Tatar. cit. Hot. 3. Ad z.ibi Art(t.loquitar fecundümen- tem Platonis ponétis ideas (cparatas , vt ibi communiter Es pofitores notant,prz fertim Scot. Ad 3.ncg.(ub illata minor y nam ratio fübftantiz in communi, vr cfk prz dicamentum a ceteris diüetfum , vel equaliter competit omnibus fübftantijs prmmis,& fecundis, vt dicebamus, quate- nusomnibus ex aquo repugnat inhzrc« re;vcl ti aliqua intercedit analogia , pere fe&iori modo conueniet primis , quà fe» cundis, vt poté quz includunt totam Icctionem fecundarü,& aliquid amplius. Dices, (i equaliter cis coücnit ratio come munis (ubfi (tédi, ergo & proprictas füb- ftandi,qua ab ca dimanit . Refp,etiam(ü aptitudo fübttand: 2.jualiter ; imó prius. fubttantijs fecundis conucniret, aétus ta» men ipie tabítandi prius cxercemur in pri imis,quàm in fecundis , in quibusexcrceri nequit , ni(i mediate , ac dependenier ab illis. Ad illud denique de (übftare acci- dentibus proprijs,vluró concedimus prius cóuenire naturis , quàm fingularibus,, S. ijs conuenire medianiibusillis fed iam. di. ximus denominationem prima fubitan- tiz non attendi dcbere ex (übie&ione ad: huiufmodi prz dicara, quia ctiam aecidem tia fuüblunt füis vniucrialibus, ac eorum paffionibus mcdiantibus illis, led attendi ex fübicctione ad accidentia communia Addunt alii , qi immediata;ac i bati cue uenit Eesti g cdm vadit .9 quoad cíientiam, & necc ftcnuam tes e, conua fc haber » idco. «ew aj —— —— orent EMEND: FU "C" 7 enim ti(ibile realiter exiftit in homine , dud exile realiter in Petro » vcl Palo , ita Sanchez , Complut.& alij; - ARTICVLVS III. Declaratitur proprietates , Q* attributa exoc3 fubfl antt. 3 4Q Ex proprietates, vel attributa adícri pfit Atif. fubftantiz, vt dictü efi 1. p.Inft.quarum aliquz ei couueniunt pro ima intentione, aliqua pro fecunda.» , quzdam tandem pro prima, & pro fecun da, quatenus vtroq ; modo explicari pof- funt, folct.n. Arift.in his preferam pra- dicam. multa primarum inten'ionum ad mifcere in gratiam fecundarum , vt nimi- rü mclios difcamus iuxta earum extigen- tiam fecundas fundare intentiones , cas autern vocamus ét attributa , quia nó os conueniunt fübftantiz in quarto n;odo. Prima fubftantiz affe&tio eft in lubie- &o non cífe ,i: in nullo harrere fubiecto , fi explicetur primó intentionzliter  & hac non cit propria fabftantie przdica- mentalis ;n quarto modo propri jquia a €onucnit o9 pro-(us fub ftantise Là. in- Haken finz, tam complere quam incomplet, tàm ptimis,quárm fecundis ; licér:n. (ubftantiz fccundz dicantur de fubic&to,nó tamcn funt in (übiecto , quia natura nob inberet fuis ipferioribus , fcd potus illa contütuit in efic quidditauiuo '& torma fübftantialis, licet reciprarur. in fmarcria , & ab ca in cfle , & fieri depen- deat fi cft materialis, nnnquam tan di- €i poteit iij inhercre;quia vt Scotus do- €et quol. 5.S.& quol. y. À. inhzrerce dicit ron per fe informare , nec facere per fe vnum , fcd facere vmum per accidens , & darc effe, vel a&um [ccundum quid ali- cui priori fimpliciter enti :at forma fob- flantialis, vt per fc actus , per fe informat trateriam;dat ei a&tü fimpliciter;& cum €a facit per (e vnam ; partcs phyfica inte- grales (unt quidem in toto,non tamé tan quam in fübicéto,quia illi non ipbzrcnts fcd pouusillud coniticuunc integralitec: & tandcm hac affectio cóuemt. ctiam dif f. tentijs fuübflantialibus , vt ait Avift, in- - textusquia eque ipfe iphgrenc ei cuius Quafi. I. De prprietatibid fubflamis edre11I.. $65 funt differentig,(cd conftitaant in eíic (pecifico jac determinato. Ex quo fe« quitut,quàd licét ifta affc&tionó fit. pco- pria fabftantiz przdicamentalis in quar- to modo , cít tamen fic propria tiz in tota fuà latitadiaic, vt contcadilüm- guitut ab accidente ; falfum namq; efty quod inquit Tatar.hic,hanc affe&ionem Conucn:re accidenti feparato. in Euchati. ftia;quamuis.n. non fit ibi ía (ub:.eóto a» &uahiter, cft tamen a jxitudioalitet , dum autem dicimus proprium efk fübítantiz in (ubie&o non cí(le,vtroque modo intel- ligitut.Poteft ctiam hzc affe&tio cxplica- ri pto fecunda intentionesvt idem fit. (ub. ftantiam in fübic&o non effe, quod nom eife aptam de aliquo accidentaliter prae dicati , vtfapradiccbamus exponendo fecundó intentionaliter eandem particu- lam in dcfinitionc fubftanti . . Sed inftabis effe in fubteCEo male intcr affectiones recen(eti (ubftantiz , cum fit de ipfius definitiones & maléetiam cx- plicari per lioc, quod fubftantia nequeat de aliquo accidentaliter predicari , cadi oppofitum ex profetfo docaerimus di(p. $. q.$. art. 2. Refp. inrer affectioncs te- ceníeri , quatenus eff negatio immedia- te fequens ad rationem politiuam fuübftai tiz , ficut paffio fequi folet ad c(fentià y vndé dimanat , & ponitur in definitione fübftantiz , non (ccundam fe formaliter confiderata (ed vt indicat, & circumliri- bit rationem politiam fübftantiz, vnd& fatemur nocificationé illá (ub(tantiz po- tus effe de(criptioné,quàm dcfiiiioné 5 cando autem difp.cír.q.vlt.di ximus pof Íc tübitantiam quoq;acctdentuliter pras- dicari;loqucbamaur de pizriicari accidcdi- taliter per imodurb accidentis przdicabi- lis, hic autédicimus pradicaci noa poffe per modum accidétis przdicamentalis quia fundamentum huius predicacioni$. cít veta;ac propria inherent forme,que przdicatur, in (ubieéioy de quo pradica- tur,quz inhzrencia fübftantrig repugnat » & in hoc nulla eft contradictio. » 3j Sccundaqua cóuenit determinat fecundis fubítanujs , ac ctam ad carum ditfercntias cxtenditut, eft vniuocé pr^ dicari de primis i, (ecundum ide nomen ; * & ra- $66 E em in illis etfencialiter inclufam ; «X quo patet hanc affectionem elfe me- Té;nten;onalem. quia przdicari eft fe- €undarum intemtiondm , & inrell'2i .de- berede przdicatione figoata non exer- €ita,non.n.in tecminisfecundarum inten tionum valct dicere » lub(tantia prima» e(l. (ccunda, bené tamen in terminis pri- marum , Petraefthoao;e(tanimal,eftpationalis;Vtautemhaecaffc&iofolumAn(ubftácjsreperiatur,dcbentaccipiprimz,&fecunde(abftanrieinrgore,namfifuséaccipianturproquacun:j;natura.»vniaerfali,velparticulari,camhocmodopoffintetiaminprzdicamenusaccidentiumdiftribui,&a(Tignari,vtart.prz€cd.dub.1.diximus,potecitconfequen1ethzcproprictasetiamadvaiueríalia2»Accidentiumextendi,cumipfaquoq;de fuis inferioribus vniuocé prz«dicentur , vt di&um e(t 1.p.Inft.tra&t. 1.c.6.at rc(pc- &u (uerum fubie&orum;eftó poffint ef- fc vniuoca praedicata ,.quia dici poffunt de eis (ecundum idem nomen , & ratio- nem , vt conflar.de albo ref pé&u niuis , & papyri, nunquá tamen poffunt vaiuocé gra dicari , quia talis conceptus non in- claditur e(fentialiter in illis , wt declara- uimus diíp,2.q. 6. art. 1. quod alij dicunt pofie de illis praedicari vniuocé. acciden- pi e eücoridier x : 36 Tertiaquz determinate conuenit eta Lor rv iat hoc aliquid.i.igni ficare aliquod determinatum , & lingu- lare non vlterius communicabile, ad dif- ferentiam (ccundarum » quz. figaificant quale quid .i. aliquod. indetetminauum voluecle ; & communicabile pluribas . Neqae hinc inferas , genera ; & fpe- €ies in qualequid pradicari conrra dicta in difp.g. Nam vt notauimus in Iaft. non famitur hic quale quid in ptzdicamen- tis,vt (imebatur in prgdicabilibus ; quia bic (uautur, vt contrad/ftinguitur ab boc aliquid , quod (ignificat (ub (tantiam ità per fe exiltcotem, vt poditdigito demó- Ílrari dicendo, hoceit aliquid; € contra veró quaJe quid (ignificat lubaantia. vni- uct(alem aon per fe primó , & iinmedia- té (ub (tencem,(cd per primam fubítan. tiam, in quo vidctur habcre mo jum qua- T Difp. VII. De Pradicamentisin partic... litatis,qua: nó pcr fe, (ed per aliud exi (titg potcft etiam E BACEEA fub ffir figals ficare quiequid ,non a&iué, vt differens tiay fed paffiué, quatenus fi gdificatinact- ram vleerius communicabilem., & quali- ficabilem per e(fenuales differentias, "Vt autem hzc atfc&io fingulacibus td» tum fubítantiatim conueniat , cum dici« tur prima fabftantia boc a[iquid figni - care,non fufficit dicere , quod fignificet aliquid determinatum,& vnum numero s non alteri infcriori vlterius communica- bile, quia in hoc feníu etiam fingularibus accidentium conuenire potcft , yt dixi- mus in Inft.(ed addere debemus , quod illad determinatum,acnumcro T | fignificat, ità fit incommunicabile, vt al- teri nequeat cómunicari ,nec vt fuperius inferiori, quod cít e(fe incommunicabi- le, vt quod , necvtformafübiccto , fiud —— — fubftantialis , (ind accidentalis, eit. e(fe incommunicabile vt. atio. n.(i : politi " quod hi: Ariít, imcelligit per pris roam fubftantiam,yt notat Mair. paíT.1 1,nam ipíc nondiftinxit, vt nos Theologi, — inter fuppofitum , & ngulare fubflan- —— tig)confifticin hacdupliciinoommunis — «cabilitate , vt quó ; &vvtquód , ytdocet— — Scot.1.d.2.3.7.$..4(d primam queft.Dü — — autem dicimus primam fubftantiam hoc — aliquid fignificare , & fcciüdà quale. fumitur prima , & (ccunda fubftantia &cntionaliter , ríon.n.folummominibus; — Ícd etiam intentionibusconuenitfignifi* —— care res feu effe (igna rerum , alioqui £4 (umantur primó jntenttonaliter, tunc, yt ) notat Tatar. actus f/gnatus capitur A a&u cxercito ,vt (cn(üs (it prima fübftan tia lignificat hoc aliquid.i.eft hoc aligd . 37 Quarta, quz cóncoit omnifubità- tiz,non (olumdirecté, (cd etiamlatera-— liter ; acindirecté exiftenti in przdica - ? mento,ett,noa habere conccarium, quod quidem intelligendum ett de contrarieta te proprie dicta , qua verfaturinter for- mas politiuas übi inuicem oppofitas , & ab codem (ubie&o fc mutaó expelientes, ——— vt funt au umPladas qualitates ; hoc.n, modo nulla (abitaotia alceri opponitur quia cito vna forma fubitantialis à matc- ria cXcludatur per aducnium alterins, nó —— — ; ; idur. ^ e « yu ^———"— —— — CREER 7 a sd -* — 7" Que A. De proprietatibus fubfrdmia: c/fot-IT. idcircà cótrariz cenferi debent , quia c8. trarietas eft (pecies oppofitionis , at inter formas (abftantiales non: vcr(ator repu- ia oppofita,(ed tantum diíyarata s [m qua duplici repagnantia vide infra. difj.9.q.1.art. 1.. ) nam abioluté loquen-, do forma füb(tantialis non decetminatam: formam excludit, & magis hanc ; quam illam, quod ad oppofitionem requiritur fed Qué excludit omnem d; (paratam 5.& € quacunq; codem modo íncompotli- bilis eft ,& non magis cum vna;q cü alia;; Quod á dicas, faltim formas cicmenta- tes lic opponi,nam forma ignis magisre . t cífe«um forma aquz, Q.aeris vt €olligitar ex z. de Gen... Ref. forma: ignis fecundum fe (ümptam z'ju& in ca- denr máteria repugnare cü forma aeris , ac cum forma aque , dicitur tamemmagis pugnare cam hac;quam cum rila, racione qualitaturs- illas formas: infequentium ; quz veré ,& propri& inter fc comrarian- tac Ais , qualicates itta ab iplis: clemen- torum fübítant;js dimariant ergo prius iu ipfisslacontrarietasteperitur, d. dcin de paci. Ref: cum Tatar- hic 4.2« it (ol.ad 5. prin. g» cótrarietas in etfc&ti- bus. nom arguit femper in caufis contra. fietarem focmalem (ed rátum virtualem ,. & radicalem, qu& vltró adanctimus in ele mentis, quia vt ait Tatar. aliqui hibere conttarictacem victualem non eft aliud , Q illud poffe contraria producere «. IKkur- fus quamuis priuatio veré opponatur for. ma (ubftantiali, oppoiitio tamea noa eft contraria, féd folum priuatiua, cum priua- tio nihil reale pouiuuay yorat. im fubic- &ooppofitum formz. Deaunr ncq;dif- fctenug fübitanviales idea genus. con- dinidentes propt € dici polf'anc cótrariz, quía nom infun: gem ri, veluti conum fu- biccto,à quo vt fiam fe potfinc exclude- fe led dicun:ur coacrariz, quatenos fant primo diuería: ; cx quo patet erratle Ma- ir patfaü 16. dum his rationibus conuictus fiacuicin lübttant/js veram  contraricta- tem; ita |; de cont: arietate Fus? lumpta y m arum vel pro nobili diuertitate  & incompo libilizate atit pro oppofitione pruauua explicandus ett Arift. cum 1. Vuyl. go. ait iv omni genre. vnam cflc wA— $67 contrarictatem,& 10. Mcr. 24. differens tias (pecificasfubftantiarum e(fe contra. rjas;de quo vide Ant» And: cap; de fübft. quomudo autem hatc affe&io: quantitati quo; conueriiat dicemusq. feq. 38 Quia, qne Er omaiilteirie el uenit cft non(ufcipere magis & minass vt accidenuia,quia velconfideramus fube ftantias quoad rationem ipíam commue nem.(ubítantis; prout fübftaxia dicitur, non quidem à (ubftando, (ic .n. vna (uüb« flátia dicitur magis (ubflátiay q aliayuia heccft ratioaccidentalis, fed, vt dicitur a fub(itiédo,vel pcr (c e(fendo,& fic vna (übilantia non poteft dici magis fübttan- tia, alia; vt Scor, docet q. 1 $.predicam, propé finem , nec cadem (ubttaatia in: fe potelt dici modó magis.» modo minus fubftantia » ficut vanum album eft magis: albuar quàm aliud , vel lodié infe ma- gis album , Q bati , vcl etiam confideran.turfobftintig(ccédumrationespeculiaresearumy.&ticneg;fubflantiafufcipicmag,s,&,vnus.n«homo:noncitmagishomo,quamalter,necidem:homopotcftfaccefTiuéfierimagis.vclminuslomo;vteueuitde:accidente,Pro:;acintentionisAri(t.no,d.17.q.5.formàá.fufciperemagis&.,Q.ipfambaberelatitudigemquadam,quaelacitadoaliudnoneft.,quammagnitudo:formae,magnitudoautem:formaduplexefl,vna(ecundumquampluresfubie&tpartesinformat,&diciturmagnitudoexcen(ronisproueniensexlatituriineen.uitatiuaformz;akerafccundüqipfafotmamáior,autminorcítin(cipa,Scinuaeeadzmpacte(ubicéti,&diciturmagnitudointen(ionisproucniensexlatrtudis.ncgradual:forma;gradusautemformaeduplexettexDo&.ibideXXosoditaciuus,&fecundumiftumgradumeffereamimindiaiibiTiconfiflic,quiagradushuiufmodiaddatur,vcl(birahiaturymutarut[pecics,non.n.cltmáipfas.metdifferentia(pecibicayquazioduuifibisliter(pecieconjuanjbeacaiebatArif2$Mcr.10.rcrumc(eniiasfchabere,venumeroS,ju:busadditavoitace,velfub.tracta[ratumcilenualiternumeius.iuratatur;$68"Difp.VIL.De"Predicathentisinpartie...tatur;altereftgradusperfe&ionisinditidualisquzeftquedamrealitasformamatavniricumaliarealirateeiufdemfortmzadintegrandamvnamformamaalemfic,vclficintenfam.'39CüigiturArift.bicnegat(übitátiáreddefubflant'a(ecundumgradumpecificü,fic.n.neq;albedofufcipitmaier magis albedo albedine , vt dto,atque ita per hanc proprietatem nó «li ftingueret Arift. fübftaptiam ab acci- dente;vt ipfe pretend t;loquitur ergo de ipfa praefertim fecundam exiftentiam in indinidüis , & ait etiam in hoc fenfa non fuícipere magis, & minus; veram non ita abíoluté loquitur, vt ex hoc loco vidca- tur penitus przcludi via tuendi fubflan- tià füícipere magis, & minus quoad gra- dus indiuiduales , vt putauit. Mercen. in fuis dilacid. nam potius videtur compara tiué loqui, qj nempe & quoad iftos gra. dus magis, & minus non füfcipit,vt quali- tátes,quia albedo v.g.vel calor fecundum exit entiam ita füfcipit magis,& minus , vt paulatim, & diuilibiliter acquiratur , ec 1ntendatut, & acquifitus remittatur , ya quod fit modo magis, modó minus in- aeníus; at forma fübítantialis- (6i habet bonc graduum latiudinem, hoc .n. difca- tere non cít praríencis ncgotij) plané non habcbit,ficut forma accidentalis ,nà to- a fimul fecundum oés dicetur induci , & femel indu&a ,non amplus fuccetfiué in. tendetur, vel remiuetur, fed (emper com €is permanebit, quoufque corrumpatur , boc .vt. modo Scotiflz quampintcs dc- fcnidvot fab(tanriam (afcipere magis , & minus ex Dodore 8. Met. q. 3. vt FaberTheor.;$.fedanfalicitcrfuolocovidebimus;Scotiftznàq,nonignobilestuenturfubflantiáneq;hocmodopollema,gis,&minusfüfcipere,vtTatar.in:hoc€ap.q«2.dub.2.Barg. 1. d. 8$.q«2. $. 4d «liud de attributione.. Maior paffu 17. Caucl). im Anim.difp.1. (c&. 10. & alij , Quomodo autem hec affeGio ctiam quantitati conueniat dicemus q.feq . .40 Sexta demü , ac vlrima proprietas ef; quod (ubitáiia vna  & cad numero eft córrariorü füfceptiua fucceffiuà , de n eft d fficultas , an competat foli fab-- antig,& omni,nempe tam prima, quá. fecüda ,communisfteré opinio Scr j €o quia céfer banc cffe proprietatem fübe— ftantiz przdicamentalis in quarto imo do , ac proinde cum ea in tali latitudine. conuertibilem, ita .n. communiter inter- prezantur illa Ari(t. verba maxim verb proprium fubflantia , &c. ita.Au&ores- paffim przfertim Thomi(tz Caier. Sot, Maf. Sanch. Complut. & alij. Alia opin- negat effe propr in quarto modo , quia. nó tantum competit (ubftantia: predica- mentali,(ed ctiam extca pradi nam anima feparata recipit accidentia ae. cótraria » ac etiam materia prima y rüríus- non folum comperit fubftantiz , fed etia. quantitati , eadem ,n. fuperi cies modo - cít alba, modó nigra yndeait Maior. paf- fu 18. quód qui vult hanc proprieta ? feruarc , debet tenere. ualitates- contrarig immediaté informant (ubftan-: tiamficut quantitas ipfa- "mo Scd media viatenendaeft,quod nimi- — — ram hac proprietas foli vrig; ful bfant Nco^ conueniat, non — [miei d prim: dumtaxat, atquea lius tantum erit. propria quarto modo, itadocent ex Sco. —— tiftisquipluresin hoc cap. Delphinzs ;.— — Io.de Mag Au. And.«ui piOurX ; quod cum Arift. ait maximae autem p prium [nbflantie videtur , ly maxime accipi debet nominaliter , non adactoia- liter ,nimirum pronomineadicttino ; ge — — €onítcuatur cum illo geniuuo fubflus« « uj vt fcnfus fic maxima fübtlácix. t. pri. * mz fubftantia eft proprina;&c. Vt. aue, tem hzc affeétio (oli (ubftanriz conue- niat,& non etiam accidentibus, non tan» tum dc concratijs refpe&iuis inielligene, da eft,(cd dc concrarijs abfolutis praster- tim , vt norant Mair. paífü 18. & Io. dc Maz. hic $.5.$ciends ,conuaria.n«tcfpe &uma fafcipit oratio , cum cadem perícuc- rans ex aliqna dumtaxat. accidentali *3- riatione traníit de veritate ad falütatem y. aut é contra ; & boc fignificawt. Arilt, ipfe , dumad banc obiectionem de ora* tione tefj inquit , orationcm elle fuccefliue capacem verjtaris , & faltitae Sta k € $ iE D ^ PA A* t — Mat Quafi I De preprieratibus fubfanti.eAytIT. | $69 *isnon per mutationem (ui, fed rei , non ym. vul: negare, Q» etiam aliquo modo in fc non mutctur,icd (olum,quod nen mu- tatur co modo,quo (übflanua,cum füfci- pit contraria: ipfa .n. per folam fuiamu- tationem contraria (uícipit , ncc neceífa- 110 f(upponit. mutationem alterius , quia syoutatur mutatione ad fe recipiendo con- traria abíoluta : at oratio contraria fufci- 1 mutationem altcrius , quia muta- | so angit ad aliud ceci cótca- ria reípeétiua, vt funt veritas, & faliitas. 41 lIncelligenda eft. etiam de fübiecto vltimato, ac prorfus independent, nà fic excluditur quátítas cfto.n. pott & ipfa fufcipere-conuaria abíoluta , & per fui gütationé, nunquam.tamen ia recipere ' poteft, vt fübicctum vltimaté rerminans corum dependentiam, fcd rantü vt fubie- €tum proximam, & minus principale, vt €x profctio Scot.docet 4 « d. 12. q.2. quia Ficét in quantitate iamediate. recipiatur albedo,calor, &c. tamen quia etiam ipfa nancitas eft accidens , & eadem depen- ia dependens, ac qualitas ( & idé di- endüef(fct de inrelle&fa recip;ente fcien- tiam, & errorem , íi poneretur accidens realiter ab anima diflinctum ) non poceft illa (uftemare , niti bencficio (ubftantia fuftentantis ipfam, qp licét actu non pra- ftet fübflantia in Eucbariftia , przítacurfamenà Deo fuppléte vicesillus, & actu fatentantem quáxitatem in gencre caufa efficientis : vode (emper vcrum e(t dice- re , quod quantitasab alio (u(tentata. fuü- fleniat, & in virtute altecius, & quamuis incali flatu a&u non dependcat ad (übftà tiam, vc ad lubieGum inhzrlionis , adhuc tamen dependet. apsitudinaliter , & idcó m dici potefl. (abic&um princi- palc, ac indcpenders ; vnde conítat opus non cífc, vt aicbat Mairon. ad (eruandam hanc proprictatem tencre , quod qualitas immediate inharcat (ubftantig, ficut ipfa quantizas, Nec minus acgare quantitatem mediare inter fubitantiam , & qualitaté , vt fabic&um quod, & rccipicns, (ed tan- ttim vt fübie£tum qao , & rationem rcci- paendi, vt ail omplut. difj.12. q. f- & Lo.de S. .1.art. f. Nam quana- tàtem veré effc tubicdtà. q«od immedia- logia, NS um aliorá accidentium per quod fuübfti- .tiz inhazrere dicuntur, fusé monflramus diíp. 5l hy(.q.3-art.1. & 2. neque hic af- fert Cóplat. pro parte oppofita aliqui n €x ibi dictis non mancat perfc& olutum. Tandem bene ét dcfend: poteft hanc proprictatem covuenire folum hu ius przdicaméti (ubflaotijs , quatenus conutuir; niti iliis, quz (unt directe , vcl faltimreductiue in ipfo, vt [unt anima, & matcria prima ,& corpus pro altera parte compofiri; vel t sueri velimus (quod crit difficile) conuenire tantum fobilàcjs di- scéé in ipfo repofitis,negandü eft mate» riam primam effc fabicétü accidenrium, vt nos late tuemur difp.3.Phyf.q 1. Cor» pus auté,& anima rationalis, quando sü£ feparata,nó ampliuscenfentur partes, fed tota, & habent quati rationem fuppofitiy & idcó bene potfünt accidétia fuícipere., 41. Quod veró non omni fabftantiz huius predicamenti cópetat , (ed tanum ptimz, quod prater Scotiftas cir. tencng Ammon. Canter. Didac. Ruoius, & alij Prob.in primis Arift.teftimonio, qui mi- mimé docuit hanc proprictatem eíse có- muné omni fubflancg,(ed dixit efc ma- ximé propriam,vt (ok fubflantiz ill3 tri- buerct,& accidentibus negaret, quin po» iius c xpre(Tit conuenire (ubfLantig , quae eft vna nuincro , bac autem cft fola pri- ma fubftantia , Nec valet folutio Tatar. hic in (ol.ad p uz eft communis Thomift. quod licét (ecunda fübftantia, Íecundum (e nó fit vna numero, bene ta- men denominatiué, & per accidens dici tur vna numero , vt ipfingularibus repe- ritur. Non valet, quia «um talis exiflétia numeralis (« necetlarió requi fita,vr fubie Gum dicatur realiter contraria in fe ve« €ipere, plané (i natura , (cu fecunda füb- ftantia (ceandum fe taliter nó exiftig;, «3 tantum pez accidens ex conun&ione c diffcreniia indiuiduali, ic neq; per fe di- €ctur «ontiariorum fofccpriuayfcd rant per accidés. Neq; fatisfacit, gy al j dicüns illam particulam (am vnam» 7. 1dé nie mero fityidem fonare, ac vna, & eadé nue mero períeuerans, quo [cnfu poteit ét ta« lis vnitas (ccundis conacnire fübflanujs, Quio, vt diximus; pcr es vbum numero y m vU ^ ETAT Te — UDfg VU. De "Pelicanientisin fatti... dititeligie fisgalarem fübüftctii qua ome "finó neceffaria e&t ad (ubieclanr , inquo *eóttrariarecipi dcberit y & non fola períe- süctantià (obicéti qualitercir]. esi(lentis; o Ratione idipíam prob.quia Aríft.do- *€uit hanc proprieratem conuenire primae fübftantix ob eias (ifigularé modi cfien. 4, & (abftandi propria virtute , ac indc. pendenter abialio , & ide negauit con- (cniré orationi, quia fecipir.coptraria nó "per marationé füi5fed altcrius, at fecüda ftantie nequeant hoe modo cótariz Tccipete, (ed tantam mediate , & depen- denter à primis ; quod non fufficit, v eis «ilis próptiéta$ conuemte dieacur ; alio- Quir etiamoration y & alijs accidentibus *Opetére poffety quia & ipfa poffunt re« vipete córratia in virtute altcrius, ac dee pendétet à prima fabflaiia,ergo &c. Ac- cedit;cuod fi hic proprietas nonconue- mit fecüdit, nift per ptiRas , ergo re vcra *folü cft proptia prima tubflanuiz, & cü xa tonoertib;lis.euia proptietas lolum cü 6 conaertitut (übicéto,cui pra. 0,& im- tfhédiaté conachit , don cor cóuenit me- idiaté, & fecandarió , vt patet de rifibili Tefpcétubofninis,& Petr , vel Pauli; - 4$ At dices,fufciperc cóttoria nil alind «eft; d fubBare conirarijs; fed fubftareace tidentibas eft afie&tio: fequés fübftancia pé&dicon entaletn, vt fic ; cx Scot, cit; 1; €l/8.9:3. 6. Teneo opinion m; crgo faíci pere cóncatia hon tstÉrüm prima , fediit Kfecanda cotüeniv fob fran. Retp.cda- €tdédó min. fi (obflore lurhatür qnocüg ; hod fiac media é,1.06 immediate, hind depehdenter ; fii€ iodepeadenter , vndé - "étiatu ?v hoé fenfu eoncedi dcbet habc Bréprictatem edat fecunda compewere e, vtbené Roujus.adhotat (ed fi fübttare famatür proprie, princi^ ter, & tiakimés(olüm peim& cottpe« (übflatitizs fica pati, fi cobtraria tccie peretüm atar pet fcj?e indopcadenter, vt Beirat 2b Arift. folom, prim comperit füb frd is $0tandüm tamen eft, ey pro« priccas (ofesprendi CÓttatra homdicit de fictéc fob etis im vota faalatitodine, MU 6n folum dicirüctefpe &tu vtalfoioi fedus in ecdiaead prt i 'eveita Lpuierag & proprias pa (Tons, * X x 5. ^oc PR. quibus omnibus fubftat. prima: fobflast" tia s bac autem proprieta$attenditurío-, ^— lum penes contraria accidentia, quibu — — fubitare poteft independenter: —— 55. Vtaurem hac affectio: cuicárgs primar fubftantia conuenire dicarur. non:cft nes €ctfe , ep (u(cepriua fit (uceé(liué omit. -— coniiranoruim, fed fufficit aliqua poffe fue fcipete fecundum conueniermiamfug: naa ture , itaquod efe fufceprutam 2 tiorü indcBnit€ (umatür, neq; debet irà intcliig: de contrarijs abfoluris ,:& ptos prie (ümptis, €t prorfus refpcétiud exclu daritur,& minus propr: é dida; Ex. ' caelis, & angelis necetíe ett " trare(atém qualitatomactiuapü A pàfa — fisaram, vt bene hic notar Orcbel.ícd. fier aliquam a(fignare , cui itideper | terfoübRcar.Et candem cumrdicimus$(aba ——frantiame(Tecontratioruattiuar2sfuecefbaé,valiéwotandumeft.quoddo€et$co.4.d.49.q.13.$:eg,hocLL:»nondebereinteliigidequibufcungsconatrarijsacceptisfecundumnutmecum,nec.déquocangqseodemfecanidumendfeddecomcrarijsfecundumfpecie€cptis,&decodemfecundumT&tideeodemfccundummiynomomni,fedaliqno;quiatüncvilium(bid*étumdecerminaret(ibaltetoriorum,oconitateidefalfum;gideterminatuseftadcalorés.:efauitDoctorq.15Pciidicam.infine,aitjidebquaimcunqsfübftantiam:dicicGattariotum(afícepriuamyquianuliafubfÜe:tiacxratione(ubftanuaprohibetuccó«rraríafufcipere,licétaliquaexfudproeptiáformadetermineturad.vnücontrastramfhecommadicrdcbuerücprocóeletatiotitiahumuspfoprictaus,qaarcuhintentiotialitctpotcftexplicari4vciludsdicaturcóirafia(ulcipetedc«juoprardáecatacóttatía(ücceffruéverificaripoísüteHyeyio$uedogquimsQv£ASTIOIL$1»"aiainul!t7pni:b»beQrdntitalec.i346n*«B44(^xVabtitatémolis,quehoeptadeCoWdcamerkumconitmuisciedésteahcerdifiaétüaLubtta**ea6fl«nabingisómnium(cnías.con;tdi^Ne«^.^num[!".de'potenNopindes,&uiaidfuseprobamusdifp.9.Phy,q:art.2.nibilhicfuperc(taddendamadibidi&a,nifipAtriag.nupertimàdifp.s.fec.xtenetquantitatcfondiftinguiàmatetiaprima,idquetuc.fürpeculiariquadamvia,etiamàNosninahibusdiaetía,fedcertgminusfelicitet.Vt.n.refpondeatadilludincluctabicargimenta;quan- títa$ partis (eparata manet ab cia(dé (ub. ftantia , cühoftiaconfecráta nequeat c Alio corpore compenetrari: » qui eft effe- &us quát itatis, qug corpora exteadir ad impenecrabilitatem ; ait , quàd licet ma- feria recedat ex viiconfecrationis , ma: fient taletía ieationes ciüs ,qug proti- mé: fündànt mmpenerrationem; quatents natura faa fant mcompoffibiles cum alijs «bicatiodibus alterius diaterig. Sane hoe eft contra cotmunem: doótrinam ceram m Socíet atis, qi modos (de quor(rnu- vbicstio apnd omat m' à re wbicarà diftingwentes ) patfiei docent ef- fe infeparábilesà rebus ; quani fuat mo- - di, & per hoc modum à rc dittingunat , di Z eius e(tentiam in hoc có(tiraum ; femper fitaffixusrei vom — a rer in rerum natucaexiftere poffit eiaga Dci abfcluta , Falíum ctiam eft ibicationem fórinaliter , &  ptoxidie fondáre impenctrationém , quia cüdic rie que Des poffcr dao corpora in'eodélo- ^ £ocoinpenetráre, quia vnumquódq; faà petit vbicatióncm numcericam,nec vnum poteft in loco conftiui per alterius vbi- Cationem aut ambo per eandem;vt oíté- dimüs difp. 11. Phy(.q.5.arr,1.agnnos isi tur hic de quancirate, vclut dé accidente à: fubftantia realiter diftin&o ; idq; modó fapponiaus cum communi ; cótra quam licec.Poncius difp. 14..Log. n. $9. argu- fnentüm proponat , quód ei videtur yal. dé difficile, áttamen bené percepta quá - titatis elfentia; prout diftinguiturà fub- ftautia materiali, ex bic diecndis , & in Phyca loc.cit. facillime'diluitar; fala eníai affikmit; quod quantitas ex fui maru ra nofi hibeac faa eot«tate abfolata partes fias extraj(é- * Anuicé cum *proporuone. ad. pacces-loci.: precise, & fovdialíter ex Quat: Y De quamitiledfola] OE! — $7 inipenetcabilite? sed hoc habeit ex r& (pe&tibus vaionis rater.-pattes adindicé s quia fimiles refpédtas treperiuncuc intcr partes (ubfkintiz Gae cili. impcenetrabi- Hitate, (igaum-euidens banc prouenire à pattib.is quantitatis vt c ; Quare auc Acitt. immediate poft (ubttaucam teit- Éct de quaatt tace ear praferendo quá. htati,qdie rémen digarot videcur, & tio- biliot, vari rationes ab Expotitoribus dt féruatur, catimen precipug eft quà reds d.t Do&. 4.d. 11.4,5. F. q od cum Arift, (ülstadtiam cotitide auecit in rone fubz ftandídceiden'ibus ca.a in hoc muere qà inifis migif [ioftantiá imitecury qu quabtis, & fit fabRaacie propidqaiof fecànduin hapé rationem , quia e(E. pro. ximuin, & immediatum fuübiedtam alió- fum aceidencigim , Bac de cau(a po(t (ub- fantiam imipediaté agit de quantitate, ^ * JO 29 Seu 2»tt Bi s ARTTICYVLVS.E ?^ un quantitas gostinua, C7 di feret fai vere. fpecies buius predieamegti ^. ay. E quáátitate cótingà deno vtm sut cen € y& roa id (peciem' huius: pratdicdasedtí y qai Plo ctt LIN dn rieui] petat t ac £ideas à [ubft stra diftincbini, preferrzay in Vy qeu tr iis venir ed tci püé eft, «quz babet parten eerac Bireéh, nedui entitaciue y fed et (icaaWa tet, & impenetrabiliter y vnde'tórporíbas* inhzrens illa magnifica , & extendic- ad occujandum locpm ab altérius corporíg Joco diftihctü , at proide d:cirárquasa - ritas mólis, & magnitudinis j imó anto foquendoip dante cgi Ton iin oquendo ipfa datur inteHigi. To cültas Deoolsitaf ád quantitate dif ctecam ,qüg eft nurberns , &óratio, .n;ncgát fiumerurm effeens, & aca pet (e vnum, qain porius effe apo ri& multorü (ine ali o'vitiéuló, vene adinüicem , iegeten ep prie fpeciem huius priedicamentis valga rite? tf é&feri ralem ob» quaddam a tixeirs quá habet éüboc priedicamentó & inalogiam ,quamdhabet dd quácitate c9rinuatu; ica NNomipales omnesOcbá 4 X*3 3 d.14. "d E $72 d.24.q. 1. Greg.ibi q.z.ar. 1. Marfil.q. 27. att.1. lehiondaz. q.2. feres tod quam acriter ex Recentioribus defcadür quamplures Conimb.c.de quantitae q«2. att r.Suarcz d.41.Mct.fed.1. Fonícc.s. Mct.c-13-q.4. Aucría q.18.(ect. 2. Blanc. dilp.10.Log.(c&. 1. Mori(an.difp.6.q.5. & alij. € contra vcró, qui faciunt numerü ens aliquo modo per (e vnum, conícqué. €cr reponuot in hoc przJicamento , vc veram cius (peciemyita S.Tho.t.p.q.11.att.1.&2.&q.30.att.3.€ThomitlzcàmuniterCapreol.Caiet.Soncin.Iaucl.Niger,Matius,Sanch.Petron.Complut.Io.dcS. Thoma; idem tenuit Scotus 5, Mct.q. 9. & Scouftz Tatar. lo. de Mag. & alij Parificníes in Przdicam. quant. Ant. And.Zcrb.Faber, & alij .Met. 46 Dicimus, quantitaté di(ccetam nó efTc veré (pecicm huius predicamenti , quia nec numetus;nec oratio (unt aliquid pec fe vnum, ficut exigitur ad hoc, vt ali- id in przdicaméto reponatur.Hzc có- dloapud 005 efl tà cetta,ut quando etià Scotus,& Atift. ipfc oppofitu fentirent, adhuc ab ca reccdcre non dcberemus,tà- tà ct cuidétia rónum,quibus cóuincitur . «tamcn defunt pro ea Arift. Scoti, & Scouftarü teftimonta, pluribus n. in lo. €is ncgat ckpre(sc Arift. numerü cífe cns prés sausyagans Mad lara exci, & xnitatji cogetiem , ità legitur 3. 68.5. Mer. ox lib.«o. E & auct Auctr, 5. Phy(. 68. Scots autem quamuis oppofitam tenuifTct (entétiam , tunc temporis cómumis crat , q. 16. icam.X 4.Met,q. 2. lib. $.3.9.po- fica tà. 1.d.14. q. vn. manct problemati- €us, ncq; pro hac, yclilla parte vult (co- tenuá ferre, cd ilius dubij decitioné pol -- licctur,quando «a&abit dc numeris, nec. fc remittit ad ca , qug de hoc dixerat in Met. mos auté Do&oris cft (c cemittere in lib.(cat.ad ea,quz dixit in Merz. cü illa. acceptat tanquam yea & confooantia cü di&s in libris (cot. & idco cü in propoli- to noh le remittat ad.ca, quz de pumero , docuetat ia Mec. certum eflc deber non. firmiter adhadiTe illi fententia ; & quide €x lib. ícat. potius colligitur (enti o. ; In 4« d. 3.2. 2.ad 1loguens de Difp. VII. De Pradicamentis ihi partie, — oratione, manifcflé docet n6 effe ens per. Íc vnü,& d. 12«q.4.T. loqués de diuifione cótinui, ex qua rcíaltat numerus , ait per talé diuilionem (preter indiuifibilia ter» - minantia) nibil pofitiuum genctari de no. uo,& ia partib.nóé fieri ni(i trá(mutatio- né priuatiuá, quatenus acquirunt effe pre cisü,(cu difcétinuatü vnius ab alia , quae przcilio,& di(cótinuitas nó cít, nifi nega tio cótinuationis , & cóiun&ionis vnius partis cü al/ayex quo manifefte coll:gitat in sététia Do&oris numcrá nà cffe verü accidés per fc vnum vnitatibus quátirati - uis,cx qu bus cóponitur realiter faperade dici :cü igitor iu xta regulà initio Log.tra ditá tuert nó ceneamuc opiniones Docto risin Log. vel Met. quas in libris (ent.vbi maioré facit au&oricaté,vel retractauit , vcl (altim in dubiü reuocauic , ideo in hac tc opinione deferimus;quá illisinlocis do- cuit; & cà amplectimür , in qu&expre(sé inclinat inlib. (ent.pr zfercim qui. pco hac parte non de(unt Scoti de oratione id tenct [o.de Mag.in hoc prz«- dicam. & dc numero idem (cutire vide- wr cn tur Canon. 4. Phyf.q. f. act, 14 Baffol. t, . ; de iort e o à & Paulas. i. - * 8 po! ptoribidem,&cxReceatioribus. nos Poncius diíp. t tiber oes : 47 Probanur tait Los BMC UA nqi ti a(fignantut gradus vnitatis, trt deed Do&. Lag HLIREUNG pe- nitur vnitas aggregationis in 2.vn:ta$ Or« dinis,n 3.vaitas per accidens,in 4. vnitas cópoliti per (c,in s. deinü vnitas timplici- tatis (ed nó vidcturquiná gradas vaitatis poffit numero tribu; à pacte rei,nifi prie mus,vel ad sümum fecuadus , quatenus à, patte rei datur aliquis ordo inter res nus meratas ,quádo népé rcs ip(e habét intet fc cóncxioné vcl (ubordinationé quàdam Quantum ad locum,vcl tempus,vel digni" tat, vcl caufalitatem,aur alio modo;cum. igitur ncuter horum graduum lufficiarvt aliquid (ic vnuin ponatur in prgdicamzn- tojalioquin, & cumulus lapiduai, inquo reperitur prima vaitas, & reípublica , aut €xcrCitus, in quo repericur (ccunda, in prz dicamento forent rcponenda, coucluden- dum cít numerum non conltituerc verá fpeciem huius pre dicament , » " in quarto gr —— Quaft:H. De quantit are diferéta . ri, T. ' 48 Comi (unt müki tribuere numero vnitatem in quarto gradu ( nam ncc ter- tius gradas fufficit) a(figna'cs in eo vni- tátes matetialesqua habeant rónem po tenti, & mareriz , & vnitatem formale , «t illis aduemiens per modá formae có. ftituit ens pet fe vnà, ità paffim Thomi- ftz , & Scotifiz oppofitü defendentes , ui tamé pottea nó cóueniunt in affignà di hac vnitate formali; Thomifte namq; hanc vnitaté formalé ;quz ceteris aduc- hiens,vt a&us potétiz, reddit. numcrum fe vni, dixerant efe vlrimam, & po- temá vnitatem: Scotiftz veró dierum efle potiusaliam quandam vnitaté tran- fcendentalem omnibus fuperucni entem, qua fit forma fpecifica illis numeri , & in omnibos vnitatibus materialibus illius numeri re(idens,vclur in [ua materia. At plané incapibilis eft hzc Thomi- .. far&do&rina,nam luce clarius patet per vltimai itatem fuperaeniencem prio- resn o0 à parte rci imer fe vniri ad p vraies per íe conftitueodum , cá n. decem nummos numeramus, qj vnio- nem aequ adinuicem priores ex hoc, quod poftremo illis adijcitur decimus? & quomodo hzc vltima vnitas ceteris ad- venés illas informat,& a&tuat? Accedit, quid licet in rebus numeratis a(gnari poffit prima,(ecüdastertia,& vltima vni- tas rónc loci vel temporis,vcl d' gnitatis; aut cx eliquoalio accidenti vt diximus , nontamcen pet fe habeturtalis ordo ex róne numeri ,quati à patterei determina- tum fit hanc effe priorem nitatem, & il- lam potictiorem , ac vkimam , fed talis ordo eft prorfus ad libitum , nam ex decé nummis non magis vnus , quàm alter pot effe primus,vel vitimus in numeratione. 49 Refp. Complut. difp.13. q« 8- hac omnia E non e(Te ita vnü adu, ficut compofitum phy- ficum per veram » & intrinfccamvnioné partium, ac reccptionem forma in mate- riajquod vcrum cft quia com compofitio nuieti fiat per patres. diícreas , folà re- quirit vnionem ordinis , & quód vna ex- irin(ecé recipiatur in alia, nempe vltima in prex edentibus terminando extriníecé carum incomplet '» qui logiése - per modum partis ad » qui cà modus $73 informationis, & a&Guationis proportio- ratus natura entis difcreti; & quamuis ex natura tei defignata mon (it prima vcl vltima nitas, inquiant; tamen, ex natura tei vnamquamque ita fe habere , vt pol* fit determinare alias, fi vltimo loco acci piatur, vel ab alia determinari, (1 accipias tur antecedenter ; quare coacludunt vni» tatem numeri elfe vnitatem ordinis) nom qualis reperitur imcer partes exercitus y vel rcipublicz , quia in his non inuenitur aliqua realis, & phyfica entitas »acóplera aliam determinabilis , (icut in oume- 10; vbi vnitates antecedentes (ont per yl- timam extrinícce per (e derecminabiles; & bzc eftcommunis folatio Recentio- rum, Thomiftarum, Sanch. Araux. Maf. Io.de S. Thoma , quam inquiuat effc D. Thom.7.Mcr.Icét.vlt. : Hzc íolutio ex mukis capitibus reij- cienda eft ; tum quia admittit ex natura rei eandé vnitaté poffe effc per fe a&um, vel per fe potétiam refpectu alterius vni- tati$, proríus repugnat; nam fi cft nata eic a&us illius,quomodo effc poteft etiam per fe potentia ab ca perfectibilis , ex hoc autem , qp hac in numerando pri- mo accipiatur loco, & i lla vltimo, fequi tur folum per accidens vnam e(fe a&um, ' & aliam poté&tiam; tü quia adm'ttit vni- tatéordinis , qua tit vnjtas per fe actus, & potétic ,q eft prorfus fal(um,quia vni» tas ordims attenditur penes prius, & po- fterius, non penesactum, & potentiam; tum quia forma extrinícca non cóftituit vnum pert fe:cum illo , cuius eft forma y nam obic&um poni folet forma extrine fcca a&us, & potentiz terminus i nis, &c. ex quibus tamen nemo dicit fice zi per (e vnum ,cum ramen magis pendeat relatio à termino , a&usab obiecto, quá ceterz vnitates ab vltima , Dumautem aiunt Complut.determinationem extrine fccam ,quz. fix à forma : ionem alte- rius, fufficere ad conflit .vn& per fc & hoc folum in numero reperiri ; ma» Bifcflam committunt petitionem prinei- pij,nam alio excmplo nequeunt hàác por- tentofam per íc vnisatem oltendetc , nie fi in puncro , de quocft controuerfia, yy 5; . Tum 37x "T'fà quis ponédo vnitatem numeri cffe Wnitatem ordinis labuntur iunctis pedi- büsin illorum fententiam y qui;ftataunt hntimetum- formadffrelarimam; quae cóitér rEijcitur, établlis,quitenent'namerameflecnsperfevnum;namvelifterefpe&us;inquoformaliterconfifticnumers,poniturtranfcendentalis,&fic.innulIocritprzdicamento,velpredicamentalis,&ficpodusad'predicamentumrelationisfpce&abit;quàmquantitatis, Tum tina ia detmarius: numerusita deftrui» rA tollendo vitimam; (icut primam , vel '€fiárram vnitatem ; ergo in cen(Litutionc Yohs numeri vna viciffim ab alia depen. det, & vna per alieram completur, & nó tintum ceeterz omncs per vItimam « '^*«o &cotiflatam quoque folurio allata rion fubüftir ; nam fi vpisas illatranfcé- dentilis aduenicts vnitatibus materiali- bus, quati vocari formá fpec;ficá nume- xi,rcíidet it oibas illis, vt in (na prepria, & adarquara materia , vcl eft hac forma divifibilis, & diuifibilitcr exiftens sin plu fcs partes in illis vnixatibus matcrialibus, vel indiuifiFilis , ac proinde cota exiftens Snquacunque materiali vnitate; non $m , : tüm quía repiigrat quantitati c(ie indiui- fibilem tum quía repugnat idé accidens effc fimul in pluribus fubiectis realiter * "diftin&is, ^c loco diffitis, quaotücunque Tnadazquatá ponantur , nam ncq; anima ' rationali id conceditur , quia non infor- sat fübie&a (ua partialías& inada quara; fili vnita ; fi ptrmum; iam à capite redit Mifficulzs, nam dinila pét-partes, & fic -aMilperfa in fingulis vniratibus materiali- Büsnullamillis prebet vnionem inter fe; & pet^hioc téijcitur communis refpontio I wenus dicentium non effe incóuc- de accidéte difcrero; qy fit in diucr- fis fübiectis, quia natura (ua ea eft, vc po- ' ftulet effe indtuerfis (übicétis. Hoc.n.ip- füm oftendit accidens diféretam non efie Quid vnum ; quia vtique'aon habetipfum uoad in ndum maiora pritilegia , idm arfimaratiomalis: Fabri veró cic. f. et.difp. 1 5.c. 3. folutionem omittimus , ' quia (an& vimargua;, percipere noluit. 3 1 eer R efp.aliqui hzc oi probare quan dien! tonic c voii c, Difp. VI1:-Be Paeicámeutis-ià partie. ^» ' ris; vel dignitatis; tüm qaia cuiáli in rc- rum «ft a. non probant,a» at vnititem-proportionatam 1n fuo genere, juamuis igitur partes numeri, eoquiafunt diuifz , finc pror(usinepte: ad.canflitucndü vnum vnitate cont t tatis; pofTuntadhuc camen RAT tuere $i rationá quantitaris.di(creiae, mulca in vno fen(a poflunt efie ynü in alio fenfa ,vt multilapides(umt vnü zdificiü. fic igitur mulca continuaceffe poísür ynü diíctetü.Hoc torü nosq concedi. mus; (cd ncgamus, quaréunt maulta i no feníu; faccre seyer per fe viiuminalto sé fa ; vc patet on Sactploab igi o de mulcis lapidibus y üc igitur concedimus vtique amita continua facere jvnüdifcre- tüm; fed dicimus loc vaum, quad cófti- tuunt,;, non effe vcréper(evnum,quiavnitasabvnioneprocedit,qieftvnitasexpluribus,vtexpartibusconfurgens,cirigiurinterpattesMemarpetidvnio,autPhyficus nexus We Y vtique aliquod per fe vnü & illudappellatevnü difereuum ditio di (Lrahens , nam difctetio. ratio potius tollit vnionemsquài f2 Alijigitur fatentur,non polle uri. bui numero aliquá per fe vnitaté: inquar- to grado.ex amicam (cd tátü vni» tatein ordinis in lecundo gradu, quà ha- t bent vriitates quantiratinarà parte rei vt M narmerari poffin,vnaprins akerapoflc- —— tius abfque vlla ratione actus , & poten- ti vnde-iaquiunt nurerum conflizui cx vnitatibus sn aptitudinem , qua nümcera- ri) & ordinarrpoffitinà in bocditungui- tur vnitates, Vt éomponuot cumulum, & numerum ;: g»ibi dican:mulriiidint có- fulam, nonaqtem hic : ita graecum Ru- uius c.de quanit.q i6; rà, qu.a hic ordp prioris, & pofterioris nóclt in ipfisrebus à parte. rei ,nifi ex accidenu , vt diximus, .(. vcl ratione oci , vcl tépo- Py Acp »n bd v ( bus poneret quid reale , nonádcireó nu- mctus ab co haberet talcm vnitatem pcr quàm conftitui dcbéat cns pet fc vni in "genere quantitatis, quia alta cuam entia 'realia quanticatcecarentia biberentcalem — nuffietab:litatem,nec taraca ob :d numes rustran'evigcns ex- eis copiticutus poni ux " Quo I. De quwiónedifHeta A ÁRKi — m dhrsb WrnéAUecebes ens- per ledittin- Góc ab tlli efie büeirumeratis ;tum quia [oti Vitas ordi; quoarodocunque co- ftituatüc y non fufficit ad confüituendum t$ pet fevnü 1n canento ; t quia bac potius eft vrii&ds?rélatiua j quàm ab- olitd,dc apros mier rtm coníti- enda (peciedr Büius pradicamenti;; tüth 'tàndcm quia numerabilitas ad fum» -"mudi 'conítitaeret numerum; potentias - 1em, nón a&tiialé , de quo hicloquimur , & dici multitadinem vnitatum,non hu- Tüerabilem tantum ; fed numeratam. Alij tandem ingenue fatentur quanti- tatem difcrctami nullam prorfus habcre ynionem hy(icam, penes quà cius vni- ta$ attendatur iun potius ex fua eHentia 'pofcic negatione vaionis inter eius pur- ier vade aiüt , rodur in (cyrpoquerere, qui vinculum phyficum quarie m quan- £itate difcreta ; adhuc tamen babere vni- tatém fufficientem metapby fiéam , quia fiber jam elfeetiam quandcatis. f. ge- x & diffcremiam » p eft habere partes à pártes non vmitas cermimo cómuni, n folutió ftatim vef: llitur, quia 'éhtitas metaphyficá téi/nà cft rcali- ter diuet(a ab DER A qi orit vnitas per fe metapli datür im vnitáte ae phyfica rei vel có pofitiónis,vt im EM ;j eel üimplici- Lube in'Angehis, iit qidciracc dicre- ta iillla talispyeanitasrepetitur,nequecojofitionis;:;(iinglléitatis,imóocqaeordinis/vctiicufqué"Brobacáefl,ergoneq;eiCoilpotdegfundamctitojhrevnitasper[emietaphyficafufficisàdcamconttiruendam[ubvrogenete.$3 Concduüdéndum igitur eft: cü Baf- fol. cit, quód cum numcrus , & conrinuü " Pon differant , nifi licut vnurb j '& plura vnayquia üumerusfir ex druiftone conti- fui ex 3. '& 6. HOM ce àmplius differunt, quàm vnum album, & plura» alba » atq; adco ficit álbutt, & albanon ditfcrar pecie ita neq; numerus , & €ó- tinuü: Et cum kh übion.citd» ficuc ume- €a entis realis fun. pet. fc quantitas;out fmafpeci tis, (ed plures ; s; Rul/a à Quid atterri poteft. rario difpáriratis fubultés, eodenr.n. modo prior numerus etd mult.- tudo» vnitzatum tranfcendentaliam , ficti numerus quátitarjnns eft nlWiltimdo vniz tat ü-quáutatiuarü. Accedit, (icur.vni tas tranícendens praedicatur Mentis de vnitatc quanütatiua, ità numerus tràne (cendeos de numeto quantitatiuo, fed nd inerus tranfcendés duarü quantitatü; nog cít vnum ens; (icut ned; numerus duarum (ub& anuarü, vcl rclationü, ergo neq; voa qaantitas -& vnafpecic eius, tcuc gy nee quit fe vnum animal , nequit e(le vaus bomo ,à fuperioti.n. ad inferius tenet deg firuétiué . Et certe heec paritas de nume- ro tranfcendenti , &- przdicamental; e(t ità cuidcus, vt à Rubion. vrgetur , vc vcl «ietq.nomezus poni debear quid p fe vni *à tebus numeratis diftin&tum;vci neuter, qNeq; difparirgs., quam afferunt Cóplute -4:6-fufficivad ponendü numerü predicae métalé accidés xealiter fupcradditü rcbus mumeratis, vt infrà:dicecus in (ol. ad 4-; :!$4- Ex dictis infertur €t, q licat nume rus tranfcendenalis realis (.juia €t appli- cari pót entibus rationis ) folü pro mate- xiáii'cft aliquid reale, vcl potius aliqua ica a, népé res ipfae numerabiles;foraaliter veró non habet effe niti pec intellectü illa £lura colligen eminwnusm ordiné prio- ris, & poftertoris, 1dé pariter aicendü de nürero quátitaciuo ,g»-népe fold pro.ma teriali figà pacte. s€i ab imiclleétu eeu habcar vhitaté formalé , qf iila plura col. ligit pet modü vnus , cü «n. nuila vnioné 1calé habeat à parte rei,(i aliua hét ; di- cédü eft ei ab inrelleétu deriuac,g Arif. manifcíte fiznificauit 4.1 yi. 15 1.dü di» xit;ablata amma;tolli quoq; numerü, per Q noluit vtique dicere auferri ipfas vnitae tcs reales materiales , quae extant à parae rei, nec pendent abintclicótus opcratioe ne, fed (olam vnitatem formalem quá trini ecé illis cónnicat, cum illas in: colhgit, atque ità datur à parte rci nüuice 3 mattriali,: ] tus tranfcendens nun eft ens per fe vnum — fü es c ti ee pi i néQ; v sémnisvrcócedimt Aduct ^s ifi his non obitát,busj addimus (ari; pluta encid'hartierata j& pieferti-.i numer ita nc; i f vna : : ptacdicae Yy 4 — unen- e imetitá , quia non eft agccegatü per acci- dens Prts diae (UrEdh Send cio: eum ,vt homo albus,(ed cx rebus ciu(dem prz dicamenci,ex diuertis nCpé quantita- tibus cótinuis abinuicem diui (is,imó nu- merus aliud non eft ,q ipfamet quantitas cootinna in plures partes diuifa , ergo ra- tionabiliter fub hoc predicaméto coniü- gitur cam quantitate continua; vndé cum Arift. dixic. quanti aliud difcretum. aliud continud;nó diuifit quátitaté in cói, vclut in daas (pecies, (ed potius ipfam quanti- taté continuá , velut 1n duplici ftatu có(i- derau t, nimirá, & fub vnione faarü par- tiü , & (ub diuifione , in quo ftatu dicitur di(creta. Quia tamen adhuc fub tali fta- tu realis diui(ionis , in quo numcrum có- ftituit ; qui oritur ex diui(ione continui , folct ab iniclle&tu concipi per modum vnius, non quidem continui, fcd diícreti, quz vnitas ct omninó alterius rationis ab vnicate continui , hinc cólucuit de illa loqui velot dc fjccie códiftincta,à eina tatc continuayq» etia nos deinceps obí(er. uabimus , quia loqucndücft cái mulus; vc ait adapium , at (cnticndnm cum paucis. Soluuntur ObieEiiones . f iv oppof.obijc.t Arift. nedum hic in przdicamenus , vbi frequenter famose loquitur, fcd etiam $. Mec. c.15. vbi cx méce propria loquiuir de (pccieb. Quátitat is,quanutaté diuidit in conunuá, & di(cvetam , vclut genus in (uas (pecies , imó quod pondcrandá ett, ibi data opcra aliquas fpecies quantitatis omilit , quas . hic recen(uerat, vt per hoc dca.ó(traret fe 1n przdicamentis. fuiffe famosé loca. tum,& tamcn non omilit quandtaté di- fctctam , ergo fignum ctl re vera puiafie effe veram (peciem quantitatis . Conf. nà ratio quantitatis ita bene cQucnit diícre- t£ licut córinuzsratio .n. quantitaus di- citur cóiter eflc exrenfio partium extra partes , ac.éc numerus habct partes extra partes , cü coponatur ex vnitatibus quan- titatiuis , quar vna ncceflarió cft extra aliam; fimiliter & proprietates quanutas camelis » «cl inzqualiras, finitas, vcl nitas,effe diui bile, menfurabilc, 4 eque itt quantitati dülcre- Ao -- 79 eu Difp, VII. De Prad icamentisin partic. tz,accontinuz. Tandem (i ad ens per. fe vnam in pradicamit^ ponibsc requi- titur vnitas ex perícaétu, & per fe poten tia , & non (uffici: vi tas ordinis ad con. ftituendam fpeciem huius predicamenti, quia eft vnitas relata, fcquicuc nó foluna quantitatem di(crejam , (ed etiam coa tinuam ab hoc przzdicam. cli minandam cífc,quia nec ipía cgattituicur ex fuis par» tibus integralibus vt ex per fc a&u,& pos» tentia , quia nulla habet rationem a&us , vcl potentiz refpc&u alterius, cum fint eiu(dem rationis : item vnicas qu09; con» tinuitatis cft rclaciua, vt notauit Mayron. paffu.20. quia intelligitur. p copulationé pattiü ad termi co&«n at jità ad aliud, $6 Kcfp patere ex proxime dictis, io quo (en(u A citt. diuierit quantitatem ia conunuá,& diícrctá, & falsum loc. cit.in Mert. enumerare fpecies proprias quantis tatis dütaxat , imà pocius explicat ibi o&s modos , & ugnificara , quibus explicari pót quantitas, vndé ibidé diuidit quanta qp alia fint per (c,alia per accidés; & (at: conftat cx alijs locis initio art. cit, i; P non tribu;ffe numero vnitaté aliqua i lé. Ad Conf.ncg.a(lumptü,quia in quátie tatc difcreta vna vnitas non eit pats com- alia coponés vnü ens, vndé nó habet par- tes extra partes , fed poriustota extra ro» tá ,.ncq; quantitas dilcreta ,vt lic, vllà fe» cum aftert exten(ionem wniracum fed fo- lü multiplicauoné X uz libet vanitas, vc vnü rotà continuü, ion Opriam ex:é- fioné, vndé- excenfio exfola quatitate c- tinua,vt Dcshabctur,non ex di(creta ; fic €&t nó proprié, (cd tátüi proporcione qua- dà (olent ci tribui paffioncs quanutatis " quo ecià ícniu uc ibai folent multitudini tran(cendcorali , quz tamen ob id non aí(- Íccitar ad hoc. (pe&are prz dicamcacum; aut aliquà determinatam fpecié 1n genc- rc enus conítitucre, lic «n. ei tribuuntur vt non arguant aliquá vnà e(fentiá , à qua oriantur : vodé finitas conucnit quantita- tlcontinuz proptié rüne termini przfi- xi à partc rci , at non ità proprié coucnit numcro, quia terminatur pcr vitunà vni- taté, & hoc non Cit à parte rei determi- pata , fed tif pcr intellectus detignationé qui ci libito magis haüc , 3 illà exl 1- La Quafi. 11. "De quaptitate difcreta. e/drt.T. iltímá;zqualitas , & insqualitas non süt telationes aliquzsqug in toto numcro in- wcniaptat re(pe&tu alterius, (ed funt ipfz mulcitudines vnitatum , quatenus vna cft maiot , vel minor alia, quo (cnfu aceruus tritici dicirur equalis, vel inzqualis altc- ri vcl fi funt relationes, non (unt nifi ra- tionis,quz bcné fundari pofunt in pluri- bus (fubieCtisét dift in&is,vt Sco.docet 4. d.1.q. zin fol.ad 1.prin. diuifibilitas etiá wtiq; non copuenit illi in ordine ad adum realem diui(ionis quia hec íupponit vui- taté parti in ce diuitibili , qua ibi nulla cft, (cd táiü prouenit ei ab intellc&tu vni- tates abinuicem feparante , quas in vnum colicgecat; Et candé quáuis ratio men(u- t€ libi proprie cópctat » hoc tamé magis elt axributá rónis;q reale, vt docec Doc. quol.13.art.a, Ad vir. concedimus vluà uantitaté continuá non conltitui in prz dicem. folà vnitaté continuitatis,quia hax pót repctici ét inrer (pecie diuer(a,vt (üoioco dicemus,ted ob vnitaté cfsétie, & natnre ex pet (c au, & potcnua mc- tapbyíica conftiitz qua quia carct nu- mcrus,eà qp ocquit talis effentiz acciden- talis proportionarum reperiri fübicétum, ádeó exclodisur. à przdicamento, & ccn- fctur potius aggregatum pet accidens. Falíum eft au.éqpMair.aicbatvnitatemcontinuitatiseileformaliterrelauuam,conuinaitas«n.eftforinaabíoluta,vtdoetScot«4.d.10.4.6.ad1.prin.citóperteípeótum(olcacexplicari,«pmagisCXplicarurinPhyfdifp.deConunuo;ficraaiónalecxplicatarpctordinemaddiícur(um,&tameninfecítformaabloluta.$7Sccundoobijciun:Coplut.róvnius pet Íe;quantii fufficit vt quid in predica- mento reponatut, non conb ftit in indiai fibili , (ed habez plures gradus;fiquidem Angclus el magis per [e ens,& vnum, q füLttantia mate rialis,& hzc plufquá quan titas continua,erso laluim in inf mo £ra- aliquid dicretum effe per fc vnü , (i partes eius fint quid incomplet ,& ha- bcant intet fc ordiné, nà talis vnitas ordi nis (ufficicvt illad! cópoficü dicatur fime pliciter vnum, probant cx D. Thom.7, Meclect.vltexéplo domus, & fyllabz , qui ob ordincm inter iilorura parces re- " 577 pertü non cen(entur aggregata per acci- dés, (icut aceruu$ quia illorü pacres. dici poísüc inutce vnitz (ald vnitatc ordinis. Refp.iam nos ex Scoto reruli(ie omncs gradus vnitatis& pcobalc enitatem odi nis,ét G6 darctur à parre rei inter vnicates nameralcs,q» non cit vec, non (ufficerc vt aliquid lic ità vnü,quátüfufficit , vt in pradicaméto repooatur,alio4u n, S Ref publica, & exetcitus,& don us, & omnia alia artifi cialia compolita in przdicamen to locü habcrent;in his .a. omnibus repe- ritur aliquis ordo ad vnü fin£ , vcl cfficiés & c. Neq; dicas cum Complut.partcs fio - tà cópo(itorü nó clfe re vera , & phyfice entia inconplcta cflentialiter ord nata ad vnius totius coftitatiopE, (i cu funt vnira- tcs numeralcs.Nà falíam eft hoc, & illud corpus c(Te entia c(féntialiter incomple- taimmó Arift. s. Met. 18.diferté docet pattes,in quas diuiditur continuum, & ex uibus dicitur cófurgere numcrus, co ip- Áo, q» (unt abinuicem [cparatz , effe fin- guias hoc aliquid;& ens completum.Nce dicas eíic entia cópleta in genere conti- nui, fed incompleta in generc difcreti. Na tunc nullum ens poflet a(fignari comple- tumyfíed g/libet inc, et, & ordi nabile ad aliud effentialiter : quia pót ve- nirc cii alio in alicuius numeri compofi- tionem;numerus ergo dici nequit ens per Ác5&t in infimo gradu;nam qui cóponunt iplumyfont cntia per fe tota,cum habeant proprios terminos & lub hac róne con- ftituunt numerum, vndé per accidens ba- bent tónem partium ,quatemus [f.colligun tur fub ratione numerab4i, qu& ratio nc- dum nou deltruit rationcm totins. , quas -cft in partibus , fed potias illam exigir; uia tamen concurrunt ad numcr! cori- itutiobem aliquo ord me mier. fe fcrua- tO» accedit magis ad vnitaté numerus cx eis conflitutus , quamaceruus , & aliud quid timile mot dinaié collc&um. | Dices,concreta accidentalia pontintur. in przdicaméto folum ex co,quia habept aliquam rónem perfeitaus;licét nimplici- ter , & abfoluté int entia per accidens quia mcludunt accidens , & iubens Kefp.vt ponuntur in pradicamcnto non clic enia per accidens j «cd connotat:ua , $73 Quianonfignificant zqué primó vtráqi pentfes(e primario fignificit formam , fécundarió flibie&um, vnde ponuntar in przdicamento tantum róne formz; at hon fic dici pó: de numcro , cüm nequeat dari à patte rei forma accidentalis , quae copnótat plora, & diftin&ta (abiecta, etiá inadzqtaca,quibas ibhiereat . $8 Tértio numerus eft propri(i, & pcc fcobic&á Arcithmeticz,ergo nó pot cf- fc ens pcr accidens,de quo non datur. ve- rafcientia 6. Mét.e.2, cumque Acithme- tica fit (cientia rEalis, ftanteridus eft na- merusens pecft vnumj& teale. Hoc ar- gumenuim valde éxagzerant Thomiftz, ex hoc folo putánz pralij refiere. vi- tià,cum tamen & ipfi ad eius cencan- tar folutionem, quia Arii hmetica nonal. ligat numceto quantiratiuo , cà propor. tioncs ntimcrotum , ac proportionalita- tes qué bene demóflret in numero tran- fccndentisqué tamen ipfi non diftinguüt à.tebusnumeraris, ncc facit (peciem per fc vnam in geuere entis; (1 teneatur de en tc. per accidens, qp non eft mer aggrega- tum, poffe dari (cientiam , vt tenét quami- plurcs, ftatim Achilles ifte profternitur; Ri vero hoc nofiteneatur ,tuncdicendum €t dc obictto Arithmerticz , ficut dici- mus dc obiecto Politice, & militaris in- fra dip.12,q.2:a1,3. quodnigirum cum Pe TR proportiones inter numeros | poor e ropórtiones nó inueniantur An rebus ipfis numerab;libus , vt fundanc Anitatemyícd potius difcretionc , & qmul- titüdipem , vt bene notat Suar.cit. n.19. Adeo hibet pro obic&o, nó formalé vni- tatem numezi,fed materiale numeti j'ip- fas nempe rerum multitudines! , vt adin- uicem cóparabiles pcr habituditiés pro- portions,& peopoR dnalitátbd, radit bL- 'que erit vnus per fe habiuis ; (ed plürés aliquo ordine congregati; Quod fi cupiás aliquam ei vnitatem cx paric obieGti tri- buere , tunc dicas con(idccare numerum vclut in actu fignato,qüo dicit vnum per fc conceptum, üic.n, dicimus ctiam ipfum €i5 per accidens,quatenus cale in dois ,Bi confideratum.cffe (cibile; (ed quia ta- cft orininà racionis, non pe» . "rit ek loc capice Atinetién dice. d ^ E Dify. Vr: DE"besfiiiiminis in partieeo. tiafeafis ; Neqae lic vocem exiollatit Thomift , niin quando eciam quis alfo» reret Arithinecicám non hmitart ad ge« nus fcienrize rcalis , forcé non ira iprarioe nabiliter REN » vcipti picanc nam fi naturam i mus , plané eius démoltraciones .ta procedunt in fappurarione entiam. ratios nis, ticur rea irm, vnde ablatis omn.bus endübüs realibusadhuc Arithmetica: £s maneret , & exerceri pollec im ipfa mule tirudine enti ronis;hoc arg. adducit Baf fol.cit.fed dcelt (olutió ex defe&u (eres d'mus) typcgraphi,nónaüttods s o0 $9 Quare vcgét Cóplur. 1debnumes rustrápfcédés non elt accidensdfuperad- ditü rebus numeratis , quíanec»vaitatestranfcendentálesexquibüsconftituituryillisaccidunt;vndcfititquilibetres(ev.ip(ac(ttrancendentalitervnayita:code»imfumptaà(ciptis(antmaliz, ergo € contra quia vnirates quantitatiuz-accis dun: rebus corporeis dfi coatinuum «di» uidituccófequencer mimerüs'ex ers! eon ftitutus dcbet pom "accidéns tuperaddie tum rebus corporeis. Confres nunquam effc poilurie fine numcro rranfcendentas Ii,quía vna ncquit traufice n aliam, bene tamen finc quaütitatiuo, vnde dua gutte aque (cp rate, fi inuicem cóndinuentur , amiitunr dualitatem pra dicamenralé; &c quantitatiuám;quia no àmpliosfürc-dua quantitdrés,fcd vna pér continuitarem,ad huc tamén retinent ddalitatem tranfcene dentalem , quia aduhe funt duze res , nón vna per identitateni ; fed t per con- ianctionem , ergo numetüs quandtatis uus cft accidens fuperaddicum ^ 7: Refj-non effe extra contróuetliá y o vnitas quátitatiuaalíquid reale fuperad- dit quantitati diuifz ab alia ; imo (i vez lirit Complut przter indiüifiblle termi- nans aliquid al:tid fuperaddere , lioc eft omninó falfum, quia vc dixwnus ex Sco- to 4.d. 1 1341. diuiíioritis xjuanti- tatis continuz in partibus d'uifis) prater indiuiibilia teeminantia;nihil proi (us:de nouo generatur ;vnde vnitas quantitat iua vitra illa nihil dicit , nili puram negacio- nem contiuuitatis,,& quando partes illae icerum reuniuntar, praeter EY. lus féientiz beoe perpendae T E E n -. * L. , "s " — fus amitonrquiro illam negationem, & inboc fen(u.dicumor- amittere dualua- vemquia.ficuz quantitàs Cont.pu2 intcl- ligicet effe vita praecise ex indiuitone , ita. quantitas di(c reca ;vcellig. ur cfle nu» merus przcisé ex diaitione.contingz, cx ornon fequitar ontrnm aliquid jo- frtiud fuperaddere paribus diuius, Res etiaír; en tates quanticatiuas. in. prataco feafu. , (i. vecà intelligant Complut. additit partibus dinifis per yniaté  qUan- ; £4. De quastitie canina fpecie wenl 29 noluiffe Aciff, indicare numerum dicere tertiam entitatem pet. fe vna € partibus, cx quibus componitur; realiter diftinctà, vt dicitur de toto effentia[isquia tot cof le&tioü nó d'cit aliquid aliud pratet Lx partes, vt fusé oft imus diff .s.Ph :q. 13«art. 2. fed folum fignificalc volüiphu* merun confiere n coile&iobe Or iü fuarum vnirarum,,& efle magis Va dec upsquia habet vniratem otdinis , qu Yd ret acerugs. ». vr loco nuper citato mà Gatiuam edeindinifibile rermingn& s, Yt. declatamas vbi & intenrionem Scot. cit. severa intelligere, vciun dic uc» apcrimus, À d-alurm osur ,nó fatis con: at deficiunt latimacum (übdunciulin- flanquid Arift. inceligar pet viipá vài diuifibi iadditwn, parti. diuife | reddere tateaq aitclieformamnarjéti»Thoillamceentialitepincompleta,&con:mftnamjivoluntellcpotlrem;vidcftitaercpartemeffentioluer,ocdiuatàadcomponenda numerum predicamca:a- fem,quia porius res. conira fe haber » qp dum proprios acquirit terminossc ficitur ens in fe füb(ittens ». & completum hoc aliquid » vt Arift. docet $» Met. 18, Scd icquid fit de hoc ,. ao.vniras quanticati- ua addat lupra quantitate Maud politi uumsvel folam usd ionis,nam dc hoc ex profeffo in Met. dicemus cer- tum eft, vnum;vcl eom vedi (em nara ile T ng pars tendo m. gp illz vnitates;ut 10r diuifis sliquid reale fuperaddant. , adhu: explicandà manet , quomodo confpiratc po (lint ad coftitaédü numera » vc'ut ens p fc vnü,i quo cóli(tit cardo difficultatis. ..60 Quinto tádé yrgét au&oritatcs A- rif. qui $. Met. 19« ait numerü fenariü uà cílz bis tria)fed Ícmel fex. volens nume- rum haberc (aam pcr fe vnitatem ,& non — par cffe vnum pet oggrcgationem, fient. acer vus, gy écdixit Doctor 3,d.à 2- q.vn.L.vo lens binc probare totum dicere vnam per fc entitatem realiter à partibus diftincta . Et 8.Mct.. 10.indicare volés,vade vnitas i (amatur, , fcu à quo dicatur per vnpm»aic in fingulis pumerorü (pcciebus vitimam. vnitaté ellc formá numeri , liue KA (4. oeil numero peeititens v] rimus gradus e fTentialis tei dicitur eius Íorma,& diffec&tia-Et tandé 2.de Anim. cap.6. ponit numerum fenhibiie commu- ne;at | (ab fenfum cadit;reale cil. — Relp.vtiqs per.illum loquendi modü , cima denarij& cente(imá cécendrij; Sca- till vcro figni icant clTe quandam vai- raten tormalem,& tran(cendentea que bis omnibus fuperuegit ; & ex illis con- ftituit nümerum vag ,(cd quomodocunqs id explicetur , certuin cfe dcbet. hác vni taté cíle non po(fc,nifi raionis,quiaiuXe tà primum cxplicand. modu'ii vciq; pea- det cx numerantis atbittie fi (tere intali vltima vnitatc,quz nümerum compleat vel peificiai vel vlterius nuinerare, & in- frà quemors numerü pot ad libkumilla, qua ficbac vltima vnitasyficri prima y aut quarta; & etiam iuxtd alterum explicandi modum fatis conftat jliá vnirarem füper- uenientem omnibus vnitatibus ex adbuafi nuincratione nó proueuirc,ni(i ab intelle &u;lla fingula colligéte in vnü,no.n.di - cijpote(l prouenire, ficut dicimus de toto eíséuali,ex rcali caufalitate;q exerceant tcs cóponétes erga numerü, quia nulla talis adeft. Ad locü cx 2. de Anim. dicie mus numerü effe sélibilé in fuo materia fin rebus numerab;libus;in quibus vide mus , & femimus ncgationcm continua- tionis,quo modo cft quid reale... . jL61 eh nullo intelle cófidecdte süt cot eleméta;tot X c.ergo et » ad formale al. fuis t. Ne gatur [cq.quia folam parte rei dátur ma teriale numeri, nempe illa res numcra- biles qua ab intellcéta in «nom colligi »otiupt, & ideo vnitacm numeri non ha- nt , nh abintclicdtu .. Aus, intelle&us non facit numerum, fcd illum cognolcit, crgo m. VATLA AL Ch. € P.€-€KTR Nh, ^ ; $$6 ^ Difp.VII.De Pradicameniis im partic. €igo fecundum fuam formalitatem M opus intelle&us. Refp.ex vfulo- .. quendi materiale numeri dici folere nu "*'merum , quia parte rej cft quid nime- rab:le,in qua numerabilitate non penrec ab intelle&u a&ualiter numerante,& fe- «undum hoc dicitar numerus eífe in re- bus ctiam a&tu,quando non numeratnus, licét re vera numerus formaliter mon (it, nifi quando actu numctramus. Dices ran- dem;etgo faltim ifta numerabilitas ponit inipi s ynitatibus formalitarem aliquam; rationc cu:us peffit dici numerus habere in rcbus vnitatem realem.ac pet fe abfa; vllo ordine ad animam. Ncgàtur. confeq. quia rc vera numerab.litas illa cft tantuar denominatio cxirinfeca proueniens ipiis rebus ab intelle&tr potente colligere, aut mce»furare multitudinem carum, vt Arif. fignificat 4. Phyf. 13 1. dum ait ablato in- telIc&tu numerante non amplius remane re quidquam numcrabile ;cuius ratio cít, uia hac numcerabilitas attenditor fecun- ü prius, & poftcrius,quz nó conueniunt vnitatib.cx natura ip(arü,vt probatü cft. ARTICVLVS If. Quid fit quantitas continua , CT qua fpecicseius. 6i Voad prinsà quetiti parté Com Q plac difp. 13.102.q. 3. cfsetiam e oer «Ouinuz in eo ponüt, gy fit acci tribuens partcs fubflancias, feu acci- dens fübttantie extentiaum abí(olute , & fimpliciter,quia fubftantia materialis an- tecederer ad quátitacer nullam pror(üs habet extenfionern, aut partes ctiam en- . airatiuas aCtualiter,fed tantum aptitudina liter, & radicaliter , vndéin eo ftatu nul- Yo modo extenfa dici debet,fed vi exté- fibilis, & in hoc inquiant differre à fub- ftaniia fpirituali quz deg; exten(a , nt; extenlibibsett, Hocautem probant ex duplici capite, primó oftendendo exten. fioacm tllam catítatiuam im (abftantia a precedencem ipfam quantitaté non cfe ncceffatiá, fecuado oftendendo cile im- — potfibile;prinmuim femonftrantquia hzc D^ a : r i pluralitas partiü entitacima ; idcó ponitur à Scouftis infubft € » --— antia fha- terialifccundüfe,vtpoffit reciperequad — — titaté,né ihbalfübile recipiatur in(übie&o — —— indidifibiliadhocautemminimé efi nes — — — cetfaria , quia accidens requirit: (olum ini fabie&o potétià pafTiaà ad illud recipiem » dum, (icut ergo fubftatia ante albedinem M. non cft alba,fed dealbabilis tic ame quà titáté non ett extenfa,fed excentibilis , & ficut dealbabilitas in (ubttantía nó eftzali qua albedo entitatiua,fed potentia: patffi- ua ad recipienda albedin£, ità exteatibi- . ltasnoneftaliqoaextenfioentiatiun sg ———— fed capacitas ad illà recipiendá 5 & ficug enu nó recipit albedinem hsc ems al. üs , nec tenus nuger , fe | dealbabilis nondü e albus, & fic dc | alijs accidentibus , (ic fübftanria non re: cipit .juátitatem,quatenus dimifibil:s, vel indiu!fibilis fi per diniibilitatem,& indi ui (ibiliratem imelligantur forme aliqua contrarié,vel contradictorié oppofita at 1i per indiuifibilitatem intelligatur priua- cio,fic fübftantia recipit quátitatem,qua- tenus indiuifibilis,indé camé nó fequitur ! femper manere indiuitbilé quiaacquifs - Is. rà foraza , ftatim deperditut priaari m. E d € dici pot,gy recipiat vajoscems dil . . lisradiciliter; vadéconciudunt,( Deus — — fübítanuá materiíalé quantitate exuetet ; tnc nonámplias manfuraayd'uitibilem, ncc indivifibilem potuiué /ficut püctus vcl anoclus, fed intiuiüibilearprinatiué , & ità neq; maneret in Toco,ne; haberet fitü, cà litus,& vbi quanatté (npponác, vndé cxifteret tunc in vniuerío, non tans quam locat á in loco, (ed velut pars in to-. 10, doctrinà ex Caiet. acceperit t,p.q« f2.art.1. Probant dcindé (ecundü.f. cx tcnfioné entitatiuá. pracedere- non poffe quantitaté in fubftantia, quia dicunt com pofitioné pattiam iategraki, ét entitati- - uarum; effe accidentalein, nam rales par- tcs dicontar. iixcotales , vc diftinguantue ab eicntialibus, ergo compolitio ex illis — €oalcícens cHencialisaon ent; & haec eft. communis Thomiftarüm opinio, 65 Loan.de S. Tl. q. 16.arc. 1. banc fen tenuá moderatar , & ak quaptiracé przz« bere partes integrales (übitácia no cólli- tuendo illas, (ed ordinando inter fc, vndé dcclarat quétitatcm prebere diftin&io- nm — Quafi I: De quémizate cobtiosseys elis fp dot. IT. y m partium (abftantiz, aom quidé vt di- find oom fimplici cred io, (ed vt itur cófu(ioni ; quaré vi- detur coo dip Ioh materiali qul tiplicitaté partiü: antecedenter ad quan- titatem,fed in cogfufo,& concedit. com- pofitioné cx partibas lic vnitis . re(ultan- té cíie fubftantiale, qua omnia folent nc» c alij Thomi (Ez: ait weró quantitatem fübflanciz adacnientem illas inter fe or - éinarc tollendo confu(ionem , &.vnà akc ti vnicndo, non fc totá, (cdi(ccuo dum aliquid illi lecüdum cxue- nitatem, rónecuius dicitur poncre. vnà . ttem pa (t aliam, X nó (ccundü fe totà p eie cr italiextenlione parcium in ordine ad totum videtur. ftatuere. foc- malitatem quancitatis, q fententiá aulct trad:dere Sconiítz |, & (cquirur nuperci- mé Fabct $. Mct. difp. 15.cap. $. Prabat autem lioc Loande S. Th. etiá ex duplici cipite , primà exillo communi principio Thomiftaní qj materia fignata quantira- te (ic indiuiduationis principiam , ex illo . f fequituryg fi quantitas efl defignatiua tnatérig: quantum ad indiuiduationé , feu diftin&ionem tadiuiduor ét erit quàtü ad di(tinftionem partium. Pcobat dcindé ex alio capice, quia extcafio partiü in to- to non eft quzcunq;vnio carum ier (c , fed vnio penes exttemitates tantil , itacy non vniatur vna pars alteti (c tora, itaut im illa peneccetur, & imbibatur , (icuceft vni:o forma cum mareria ; talis aut& vnio fá&a pec excremitates.& indiuifibilia di- citur proprie vnio integralis , & nonctt fobftantialis, (cd accidentalis qua habc- tec-i(übftantia bencficio quantitatis, cu i$ effe&us formalis primarius cft ponc- re vnam parté fubftantiz exua aliam in- liter, & tine penctratione,quod fi faantia ex (c habere non potc(, quia cius escitrà quantitaté extremitates non Eisen: non habentur ni- fi per ind:uifibilia,ua ex fc fubftantia nó laaber v.g.lineá, (opecGciem, & punda ; tü quia hzc (unt (pecies proprie quanti« tatis ; tum quia fi fubftantia talia habercr. indiut(ibilia aeà quantitat&,cüc cius par. tcs vhirentur adinuicem  impencttabili-: ter ,quia nó ynirentur (e totis fcd pcr cx-; ub quia non haber illas plucificatas exiétio- modum. tcemitates , & fic fa»ftaecia haberet cx fc. fufRiciés principium, v telifteret peucte -. tieni q00a 1 locü,quod eft fal(um , quia quátitas (ola poaitur ab omuib.tale prin cipi:Ec fi dicas calem excen(ioné impc- netrabdé in ordiae ad locum cx ordinar vnione parziü ia taro proucnirc nompolfeyqutacaléerdinedbabent.parcesct1risChrittiiaEuchacillia,vbicànonha:bcarExtenGonelocale.lcfp.ipfevtitàléordinérepcrcüinterpartescorporig.Chaftietieprincipiumfufficiensadimpenécrationcm,&cxié(toneminocdinc ad. lacum,niii diuinizus igpedicetur ifte effe, &us,qui cft lccudarius ia quantitare,pri- marius auteaa,& in(eparabilis eft ponere, vàim partem extra aliam in toto. fine pc. netrauone vnius cum alia , quam extre nitatem «tiquc- habent. partes corporis Chrittiin Eacharittia. &4. l'ottca tà in folucione obie&tionü. noo videtur ibi conítare,ait.n. cum com: muni Thomiftarü,quod ablata quátitate à partibas nó mancot actu diít. nct, (ed, contu(ie ,& vna enutas cum capacitate | » ralicali diftinctionis partialis , quia rc- mota quantcatc (o'uitur illa «nio (ic or^ dinata,& exi£(a,& (uccedicalia, qua par tes ille (c totis , & confuse raiuatur,(cu potius fit vnum in (ubftantia , & ruríus. qua fubtátia quátitate exuta aeque. c(t: 1Bans,nec alicubi peliriué,(ed folam has beret cxiftentiaun (uam (ine loco , (icut. res excca muadum , & angelus non ope- rans ; (ubdit cà , quod adhuc disferret à (ub(lantia (pirituali ,, quia (jNcitus catct partibus.ncgatiué,& ecundum incapaci« tacemyfabftanria autem. materialis caret. partibus priuaciue , & cum capacitate ad. illas.(cd non dicizur atu illashaberc.»ync/[.«namcxtraaliam,(edadivauspercontafionemrcdadtasinterfe. & non (olum in ordine ad locü, quzelt. cóis opi. 1 homift finccré à Copl. relata... 65. Hc Thomiftarü séiétia, fiuc enos. fiuc aitcro modo cxpl;cata graücs (cmpet: pátfa cit difficultates, &4usé à nobis rc- felduu dilp-9, Phy. q, 1-381. 1, vbt agimus. cx ptofciia de eíjontia quantitatis conti- Dug; & «n» puso dor rplierva s (nd m $82 Difp. Y H: DePoidisames malta éontinet manife(t? (alfa: ; prim: námq; fal(am ett in (ubftantia materiali: rionprarequiri pluralitatem-partiüm en« titatiuarum , in quibüs recipidotut partes quatíticatis ,-nam ficat forma mazerialis? prefüpponit fubiectii imatédíale vita par«: tes fociia: (npponant dif inétas partes fuc: bic&f;e quibus éducantur, & in hac plu-' fálitáte barcium-eótitatiaarum: fundatur: potentia pafTiua: füb flantige anater ialis ad récípietdsm quantitatem y & per hanc à fifa piti difinsuitur , & cer- té tali patciuifi Mactilitate negata non vi- detátin quo fündári poffit porentia pa: fiu fübftantizinfater ialis ad qüanritaceai recipiendamyn& (i dicat fundari in hoc. «y fab antia marecialis habet illas radi- cálier , hocidem etiam deimmareriali dci poterit , vel afferri. debebit difpari- tas.que fi sfferatur hoc modo. qy mare- malis fobftantta caret partibus priuatiué tácum,immatefialis veró-negatiué , - fiUi repugdat-quantitatem recipere; hzc e(t manifcfta petitio principi] y haius.n« rationé qua'rimuc., cur tepagocc fnbftam tiz immareriali recipere quantitatem, & non immatetiali ,& cur iftà radicaliter xo bhabeat,nó illa, & plané huius nul- alia ratio reddi poteft ni(i quia mate- rialis füb(tantia habet plaraliracem: par: tium integralíam, nonautem immateria- lis. Exemplum autem allatum de albedi- neex hoc tárum capite tenet , quod ficut non fupporiit fubie&ti, in quo recipi de- bet album, fed dealbabile; ita nec quan- titas fupponit fubie&um: , in quo recipi dtbet quantitatiue , (eu impeneuabiliter exten(am,(ed extcn(bile-, at cffe fic ex- ten(bile eftetie 'a&aaliter exteofum cn- titatiüd, & (üb(tantialiter, quia ralis exten: fio:atualis eft fundamehrum extentibi« litatis ilhüs j ex alio autedi capite nonte« nct,quiaalbedo, & nigredo: nallo modo. pettinet ad: (ibítaneiani materialem: y^ vt cau(atinam illarum;& ideo nulla albedo. , aut mgcedo , quz enticatipa dicatur , de- bet peecedere in-(ubf&antia receptíone ipfarum,acexten(io aliqua prerequiricut: in(ubiecto ad receptionem forma ma-: tetialis,vt cft quátitas, quia vt veré dica-: £ür ex co educi ; forma tora educi. dcbet: F (7 "E TPLEVTS EF". QN ^ At. a, detoto fabtie&o prz(ajpólito , & partes forma ex diuertis partibus (ubic&i prar«- exiftentibus:, & cumcaliscexteufió pras —füppofira.iufubttanda:adrecipiendamquantitatemefjeneqacagquantitatiud y quiaxaárivas (ibi 1pti fupponccecur, de- bet poni catitariaa) & fubitácialis. Neqi talis'extenfio entitauidà baberucimeriu quantitatisan (ab(tantia, diet plut. quia wt:docet Scor.2.d. 3. q. 4« $. C9 tra Pd T pre x in caufando,non poxe re fato; quia runc cau(a i orans [uffici adcaafandam oífetcau(ata à » & effet illad cauíacü fui ape fanto po(let dare cauíz caufationem. fai. iptus, (cd extenfio, S diuilibilitas entia tatiua fala cft conditio mcceiFaria ma« terialis cauíat ad. caufandáraccidens, ma, teríale , alioquin &r caufari poffet à fub- ftantia imanatcciali,ergo talis exréfto ly beri ncquic pec quantitaté, quía tunc da ret fug cauíz cauíationemmtui 66 Rudüsnóbenediciut, quod(ub. —— füátia exuta quátitate nollibi poficiué cf fccnec ab altquo diftarer;(ed in varueríg (fet, veluti pars eius,ficut angelus nó oj rans, Hoc.n. Thomitt. cómentum quod fait. Durand. 1.d.37.p.2. q.1. efficaciter. - rcijcumus de fübítanria materidli exuta —— uatitate di(x9;cit. PhyGq tar. 2. in có tatione 2. [ol.ad 3. princ, & de angelo. non operante diíp.11.q«$«attva;concle 1« imó non poífe cciam de potentia abíolu- ta cceacutam in ceram natura. exi(lencena quacunqie . prorfus prafenca em probabilius etfe demoaicamus cad, difp;; q4«ar.1,fine.TandemfaliumquoquiettaerCompluc.fandamétumsquodcompofitioparciuun intcgralium accidat, rei matcrialij& corporca,cum podus fin de concept eius effen:ialtwt fic yralis.n« compo(nio eft , qua-c(Tencialitec diftio. guit fübftantiam corpoream abincorpo* 1Ca,non autem compolitio materie »- A. — forma , cumhizec ctiam de faóto copetat fccundum cultos fubftantijs«jueque fpiz ritualibus;quae (cocentia veriiliima e 12 admicrererüc vna inateria peuna. fubftan, tiarom fpirigaalumn .correípondens mas, - teriz pria corporalium j vnde & tales. ; 1 pate —— (a, prO .11. De quantitale.cautmeG eo oi paese eati IT. 69g sites imepvales voffanr ciam: dici ef- enjales fob ttancize materialis; quatenus is ; nonerzo hibere: - vt- cunque accidit fobft anc ie matotiali , fcd — — Deere n benc notat Hurtalilp. 13 Met-(eci4.$.19. op feque nih hanc (entenira. detendi Otelt »t explicatur à.fo:de S. Th. vt; .. mon(kcarus di p.:9. cit. Ehyfz q. T. arc. 1. fübftantia matetialis antccedenter 4d quanti cacem non folü habet fuas. par- tcs (übftantiales diftinctas , fed ctiam im- üicemordimatas , & vnitas per proprsás éxtremitates, ac iadiuilibiulia , pam fi pfu- fes illz párte$ qua6 lo« de S; T ho. conce- dit (ubttantig materiali antecedegter ad quantitatém: ,concipecentur hine vaione adinuicem fa&a pcr indiuifibilia (ubftanGalia,iamnonctíeteritita$corporea,fed potias in indiuiübilia rcfoluta , & (i corr. €ipiuntur cum Ynioné adimu;cem y nccef- farib cum aliquo intet. fe ordine concipi debét,quia indiuitibile quod copulat hac partem cum illa , pianà non cat copulat immediate. cum ália , fed-illa medianté imo net mente €óncipi. porcít rübítantia eorporca plüres habens partes fic confu; $? vnitas, vc enaquzq; pats fit omtibus , & ángulis itnmediaté vnit as & nó pocius vàa mediate ália et ibi fuse ofl enditias z folent zutem pcculiati quodà modo hzc indinifibilia vribui quáttàati, ctiaofi alijs fcbus corporcifcompctantquia haec (ac la cft; quz molem facit & corpora ma gnificat per longum; laurm,& profundi; & ea icddít: occapacitie loci impenetta- biliter ; & in hocfcn(u de. iptis)oquigür Aritt.6.Phyf.vt conftac ex demóftrario, nesquá ibi fici de panótisab initio; , qua probat continuum :cx illis componi nom potes quia «tium alteri addituth non fa- Cit giolém: j-ncclocom petit dillin&tum à loco illius,vnde falsü «f, quod aiebat hic Auétorjuod quz cü.joc wnio- pariü per indiuiübilia fa£ta tcddat eas ádinuicé iropenieteabilcs,aoc «n; folum vesura cft dexaianc paruud «facta. peroindioihbi* Wa: dc: génere:quantitacus; qua cít vrigit ; & Lax bpeseiabihizris prifici psum, ld'amei y Quod fummé:diiplicctiai hod AuGóre;eit itquacmediots xn 1e i: fokad arg; düplicem itnpcesietratione: di- "ftinguit velie biiinus proucnica- tem , vria cit parium in toto: , quatenus vna nó cf fe cotz vnita cum alia ; (ed .per fiat extremitatem ygaltera partium ir lp. o, quatenus vna eft incorn po(Tibilis cam alia in eodemlocó, & inquit primam effe&um primariuarquancitats ;alterartr vetó fecundarium, qui proindefeyarabi- lis e(t àiquantirace ;, vt patet de corpore Chrifti ir Eüchárift. vbr partes noa. font intet fe fe penetrat in toto , quia caput noneft immedracé vonum:cum ventte y iiec venter cum pede, fed bene in loco id vbi e(t capat, ibi venter.eft  jbt pev esy&c. Falfa plané e(t rora.bec doGtrie nj vt loc; cit.oftendimüsin(ol.ad z, vbé euridé loquendit mod repiehisndimus im noftris qibuídamScoxiftis , quia pene» tratid corporc, aut pdrtiü ciuidé corpa- risa dianicé acieriditur folum ig orifice ad locü,nonaudté in ordine àd (ubitintia eoe ruf fic. n. compenetrata dici no-poísésy mi iv quando vria téanfirer in alia per idea- titatem,qud penetratio bilis e(k& fcattráagkur diltingauur de penettario» nc [artium in toto ji inloco ,. cum (olü — ad-locim aetendatut ; m tedi ver alterius principi) meraphy(icu quod:mateuia fignata Qaáurarexfic. pri Á p: indiuiduationis,v nde déducebat.ltq Autor alteram probacionea fentenridg Thomiftica ,' non eit prz(encisüegouij deionftrare'; fed.ad Metifpe&tatie 5» - 68 Dicédüigitur ett je(Tentiati quan« tità:iscótminuz confifterein, extenfiong pastium fütapte natura incompo (lbiliua, 1n eodcm loco, quam incompoflbilitatá noivlibenz parces fnb tan tige materials. quia aatucalter, & cicra mirücoluuy funt inuicem compencttart .Scvaactalid ^ — flantra macerialis eum alakqnatiutag;veec -.— ró;illis.fuporaeniens.ita rhusesteddtts b vnaghzqQae d; iLinótum-potlalecdocum nce potlit oppotitum cosu0gcro auradi taculum; b cheiconft ax. vbt ufs corpor rs datiflbiná u femit;s loco-nó-finelmagng miraculo: , cams quanarasquaséti rin qpity exi dictum inompotlibiliifus paruuman eodede doy cay iesu pollulags ieptosuabiieiía qua. j$4 ^ Dipfu: VIL DePraliamoin parie. ^ 70^ quz fementia colligitur ex Scoto 4. d. 49.q. 16.$. 14 lij dicunt ,vbi docet rónem ámpcenetrabilitatis in corporibus à quan- titate przcisé prouenire jita vthic ác ef- fc&vs formalis susntitatis primarius, fc- «undarius ver6 ab «a feparabilis à «ft a&iualis es pulfio , & impencrracio, & loc dedocit Doétor ex ipfo Arift.4. Phy fic.26.77. vbi ait,quod fi dux. dimenfio- nes à fubftária feparari poísécadhuc íc pe nctrare nó poísét , per quod innuit quan- tiratem folam eic pracifam radicem im- netrabilitatis, vnde licét impenetrabi- ncn fit ipfaquátitatise(icntia, aptius van.€n per eam explicat ratio quancca- tis,quàm per ctteras paffioncs ,quia hac . eft omiü primag & rationi formali pro- &imier ,vhdémaleaiunt€ooplut.€i.q.rinfineinpenetrabilitatem àquanti- vate feparari pofle, imó fieri poflc pene- trabilem & ita de fa&io contigiffe in na- auitate Chrifti Domini& quando ad di- feigulos incrauit ianuis culis « Nam in iliis cafibus vtique impeditus foit actus Éecondus impeneirabilitatis,quia non íc- quta fuit ad eam impenetratioy& a&ualis expuifio vnius corporisab alio,(ed n6 ob I ablata fuit impenetrabilitasipfa , vnde áritas in illisca fibus dycitar facta fuif- tà Dco pcnettabilis , vt diciv ncgationé 26&us fccundi, f. impenetracionis,aon a- (&us primm .&, smmpenctéabilitatis ; Et cir- €a exphcationem buius fenientiz ; qua «communis cfi jo Schola noftra, & abom- mibus Neotericis plovibiliser: recepta ; ic immorari ton licct , quia ex prefctio «am tradimus in Phyf. loc. cir. vhi ciiam enocleaté ex licamus arcapam , & admi-. ' makilem quantitatis continuz compofi- . «onflituendo pam ex diui(ibi- libus vy e3 partibus componcentibus , & astegrantibus molem corpoream, ex in- dmübilibusveró , vtpartes continuan- ' aibus,ac vetminantibus;vt docet Arift. 6. Yhyk. 4 qua Peripaiecca fententia At- timé dilp. 16. Phyl. e(ló rece- Ide tamen rac rimus) vtadamuíTim quicunque dicit s non diluantür à. nobis difp. 9. cit. q. a« etiam antequam ipfum viderimus. , Scd dices, íi (übftanria materialis par» tes haberc: extrà (cinuicem citráà quantis tatem,imo & extenías vcl (altim excentia biles in otdine ad locum,ergo poffet fun. dare zqualitaem , & inzqualhtavé molis ex illis partibus coníurgentis,non mibus quam quantitas, atq; ideo ifla aon foret »roprictas quantitatis in quarto modo; vt c ait Aritt. Rf]. data noftrafencentia negari non pofle zqualitatem, & inequa- tatem in fübitantia quoq; materiali citrà quantitatem vtcanqs pode P yna (ub(tantia palmaris diceretur aqua - lisakeri pahnari, & inzqualis bipalma- Fi; vcrimtamen im rigore loquendo in fov Ja quantitate fundantur ille relationes y €um cnim ipfa fit , quar habet partem ex- trà partem, ncdum entitatiué ; fed etiam ficualiter, & impenezrabiliter »' ipfa cor- poribus inharens illa proprié magnificat y & cxtendit adoccopandum locüabake- — «- rius corpotis loco diftin&um, ide citar quantitas molis, & itüdinis óc. — proprie fündarc zqualitaté, vel ingqua- litatem in molc, & magniuadine ; quidem non ità proprié dc fubtkaniamas teriali dici poteft, quia vaa fubflária pus maris f) fundat imzqualitacem cam alte bipahnari,id eft per acci maris poteft naturaliter9S citrà miracu- lum reduci ad magnitudinem palimarcmy fi vna medietas cum alia compenetretury qnod poteft naxuralter contingere , qu'afolaquantitasaffertimpenctrap.litatemcorporibus,&hcfundabuntzzqualitat€zquantitatesverócumexnacurafuaruaepartiumconftituanttantam,veltancame molem. & determinentur ad occupandit tantum oue nens co adcout oppo- - fitum citrà miraculü contingere nequeat, ideó proprie, & pcr fc fundant aqualita- Q.II. De quantitate continga, e tius fpreeteiTr. $85 * licet cum: ratione naturaliter poffi- bili ; (obdit tamen id inteiligédum etie de | quantitate, & (ubftantia materiali modó exiftcntibus,nam íi (it (ermo de alia fpe- cie quantitatis poffibilis , ac ciam fub- flantiz materialis pofDbilis , potefl dari quantitas indiuilibilis, & (ubítantia ma- tcrialis fuapte natura impenctrabilis : Fa- | temur omnipotentiz Dei concedendum poffibili quicqu'd contradictionem nó implicat ,& quz ítiones motas dc tentia Dci ab(olata difficillime poffe re- folui,cum affucti (imus naturis rerü modó cxiítentibus; adhuc tamen veru cít cx his encibus modó exiftentibus conicctare » fle, quid dicendum cflet de alijs rebus ola fpecie ab his differentibus , nam [al- tim cum eis conucnire deberent in prz- dicatis gencricis ; modà quantitas à toto genzre , vt ux, s put füb fe fpecies ncdü exiftentcs, íed etiam poffibiles , vi- detur importare entitarem ex pluribus ibus integralibus conftitutam,& di- — mitibilitas eius in plures tales partes po- nitur cius pa(fio genericé fümpta , ergo repugnare videtur in terminis quantitas indumifibilis tum quia quantitas » vt fic & magnitudiné at entitas indiuifibilis ad hoc munus cit prorfus inepta , vr laté probat. Aciít.6. Phyf. per totum contrà Zenoniftas. Sic etiam repugnarc vidctur fubltantia ma- terialis (uaptc natura impenctrabilis, quia impenetrabilicas non cft de cóceptu cius, vt materialis eft,& vt diftinéta à (ub(lan- tia fpirituali » fcd fola pluralitas partium iategralium ; impeneurabilitas aute fcü ^princi piuin cius;c(t accidens illi operae ditum , nullo caíu vidctur illi pote identificari« Tum quia fi affcritur poffe produci (bisftantiam materialé (uapte na- tura im ilem, & non per accides füpcradditnm » cadem ratione afferi pot- fex i poffe (ubitantiam faapte na- zura albam , vel frigidam , hac enim funt accidentia realiter diftin&ta à fubftantia materialis ficut quantitas, qua cft princi- pium impe litatis, vndc nen vide- tur maior ratio de vao, quam de alio. Tá quia videretur cademrauonc affeiri pot- T CWMNUP C occ. f e,quod dari po(fit alia [pecies homini, Logiéd v Es Hi qua fit irrationalis,& alia brutoramqnq fit rationaUs . 69 Circa alterá que(iti partem, Arift. c.de quant. enumerans, fpecies quantita- tis cótinug memorat lineam , fupcrficié, corpus , & locum , vt fpecies quantitatis continu permanétis, dcinde tempus affignat,vtfpecieraquantitatiscontinuzfucceff)uz,acetiaminprogre(luaddit motum, Caeterum $. M etc. 13. vbi accu- raté magis,X cx propria loquitur (enten- tiade quantitate; fpecies enumerás quan titatis cótinuz memorat tantum lincam , fuperficié, & corpus ,locum aüt omittit, mo:ü veró, & tempus ait effe quanta per accidens. Hinc ort funt opi.dtuer(ie;alij ná]; affirmant has oés e(fe vcras fpecies quantitat;s continu , alij ncgant. Dicendum cítjlineam; luper ciem, & corpus e(fe veras,ac proprias (pzcics quá titatis continuz ,non tamen locum, mo- tum,& tempus . Concl, eft fcré commfi- nis, przíertim quoad primà parrem,quae fupponit darià parte rei in corporibus li- neas , fuperficies, ac etiam pundca, velut entitatesrcales, & non effeibi tantü per imaginationem noflram,vt cótendüt No- minalcs,contra quos laté agimus difj aem Lhy(.& Faber 5. Met.difp.14. Probarut aüt quoad fingulas partes ; & quidé quod non tantum corpus, fed ettam linca & fü perficies tint vera fpecies quantitatis có- tinuz,contra Duran.2. d. 2.0.4. Hartad, diíp.13. Met. fe&. 6. Caber.hic difp.2. dub. s. Blanc.difp.8. fe&.5. & ct uU dim paucos : Probatur, rumauctoritate Aritt.qui tàm hic s. Mer.c. 13. hastres [pecres a(Tignat quatitatis continuz fingu las dcícribendo ; tum ratione , quia omnia rationcm cómunem quantitatis e[' fcntialiter participant,&in(uperadduntillieifencialesdifferentias , ita vpicnique conueoientes , vt fingula perillasetiene tialiter ab alijs di fferant, ergo &c. E alfumprum,hac .n. omnia funt € ter cxiéfiones habétes partes extra partes modo (üpcerius explicatojdiuerfinaodé tf quia inea dicit Formalé ex iiBoneDE udinis, faperficics lacitudinis, corpus pro fundi linea formaliter cit quà- tita$ conunua cxtenía fecundü diimenfio- e acm TE ed Ww" *" ME (€ Wat 416 ge feciiate ii B iani Xuperficies eft quantitas conticua extenía fecundum di- menfionen formalem latitudinis,corpus eft quantitas couinda cktehfa (ecundü di- mchfiohem formalem profanditar;s. 7o Dcindc gy locus nó fit fpecies quá- titatiscontinoz', vcl (altim aon dittinctd à rüperficic,vt opif&acus eft Canoa. 4. Phy fic.a. t.Sot. T olcc. Flaad; Maf. Villalpan. & vidcitr confenrire Faber f. Met difp. 17- fab fiac, vbi arccontinentiatn ,quam additlocus fujra fuperficiem , else mo- duin cotinentiz [pecialem conflitnen- tem peculiatem fpeciem de gencic quá- titatis cft Scoti q. 23. pid cam, & Ant; Andt. ip hoc cap. &- $.Mct. qi i0: ac Ta- tariZerbij s.Metq.14/& aliorum cómus hitcr;& p tcbstur, quia locus poteft fami dlupliciter,vt Scotus docet quol. t 1;a1t;2. & 3. vclmaterialiter, vcl formaliter ma- tctial.cer noi eft , mf (uptificies conca- 13 corporis contifientis vt docuit Arii 2. V hyt.4i. fotimliter vecó eit ipfamet 1clarjo continentia, vel circomfeeiprionis actinz fundata in fupetficie cócaua cor- poris locadtis,& terminata ad contiexami locáti; quz ét dici folet Vbi actiuum , vt Doé&or notit :bidem,& hzc eft cómnnis Goétiipa Scotifl; à nobis ex profe(to cx. jlicata difp.rt.Fhyf.q.1: adco quod mi- tl tit, uomodo Faber cit. oppofituin dó Ccat,vt de menie Do&toris. S1 igttur I5- us fortbalitéc fumarur iam man: fcfte pa- ttt nÓ pertitere ad hoc pr&dicamentum; " Prin pullus rc(pe&tus perrinet ád préd:- ptüabfolvti , fed ptoprie (pectatad &dicamcntü Vbi,vr docet Doator loc. KIt.& 4.d.10.q. 1. antem fümartir mate- icf pro fondamento .f. 1liivs conti- tias ficvuiqs «d lioc atciner pra dicae tchitum,fed nó contiituit fpecicmnáà fa- i Bicic di (tinétam, quia nullam peculias — Tem ád3it (aperficiei extentionem; fed fo Jam contihentiam, vcl dd fümmü figurá. f £oncavar,trgo mon ctl fpecics diitinéta , & fupetficie , nam f ratione. Bgurz s vel conupc fitis ciset d frincta fpetics, eciam füpcrficics alba, & n grá d.üerías quanti« . pU (pectes conftiuucrent: tdm cmi illi didit contibcntis, & heo & illa figa- Aasfieut heec , ecl ila qoabitas, Y Difp. VII. De Predicamentis impartic. ? Demunmi ,.qy neque motas, auteiu$ — (uccetlio , ti diftinguatur ab eo j ncquetépusfiotverafpeciesquantitatiscontiriuzvthicopinatus.&Mair,patluz4.Zerb.cit.Ant.And.f.Met.q.10.multi(equuncur. Recentiores y: probat Bafsol. 1.d.19.q.1. Faber s. Mer. difput. 18. & nosex profcffo in phyf. dc morü quidé difp. $.q. 1. concl;r. de fuc- ce(fione atitem ead.di(p.q.6.art. 1.vbi & foluuntar rationcs iri oppofitum: de tem pore tandem difp. 15. q. 4. quatenus ibi oftendimus realiter à motu non diffin- gui , vnde fi motus non cít vera fpecies quantitatis continuz,nec erianierit tem» pus, & probatar ex ibi dictis , quia tépusg vt hic de eoloqüirnur , non e(t dili dura- tio ipfius motus, hic .ti nó loquimar dc tépore extrinfeco; quod eft duratio mo- tus Cali, per quam menfurantur onines ifti mous inferiores per horas, dies;me- fcs,& c. fed loquiaiur de tempote imcrims fcco; quod eft propria ac inttinfeca du« ratio ipfius miocus,fed nuliius zci duratio. - eft quáatirau$cius,etgo, &c. Prob. mi T. duratio nó cft aliqtiid realiter probamus,& lianc fenteiciam late def dit Suarez i0 Met.dilp.4o.(eci8.vbi quà plates cit Et quidé hzc fuitexpreísamés Arift. 5. Mer.c. 13.dumt mot ponit quamta per accidens, noa folua ly per accidens! idem fonat , qdod per aliud j quaternis fpecies motus fumü. türà partibus magnitudinis, ütperq. fic quemadmodí teatarüc quidam explica- rcy (ed ctiam vt ly per acctdens idem fo. nat, dp accidetitaliter, 4c mere abiexcrine* [eco omnes .n. morisfaltem de pocerttia. abfoluca fieci poffunt. in inftanti , etiam motus ijfe localis yti:non accipiatur. vt dicit totarti réaliratem motus,vc explica ifia$ difp. 15. €it. q«6« art. 3. Et tandeag difp. 15. Phyf. oftendimus morum pro. forthali qu:d. teípe&tiuum dicere , craor nequit (pe&taread hoc pradicam:: (. $olnagtur Obietiiones . $^ 1Noppof.obijc. t. probando nec li. I neá, tiéc (uperficie cíle veras quan. * titatis có; imus fpecies ; uia fusi fpecies . ditun-— m E 44 P" um à re duraate,vtloc. ci €x pir » de cu d Quafi. II."De quantitate contin. eov eius [pec codrt.IL. $87 diftingaüátur per quid pofitiuum fed li- nea diftinguitar à foperficie per carencii latitudinis , & fuperficies à corpore. per carenciim profundiratis.ergo Xc. Tu 2. prima paffio quantitatis cft impencira- Diuiras ; (ed linee , & fuperficies adinuicé naruraliger penctrátur;vs patetydum duo corpora plana (e tangunt, tunc.n. faper- ficiesambz incodem (patio coexiftunr, uia indiuiüibile non habet , quo tangat aad indiuilibile, & quo non rangat. (ed tangit (ccuadum fe zotum,crgo &c. T ü 5. tulhi genus przdicatur de fuis (peciebus denominatiue, & veluti accidétaliter, (ed 'efsccialiter tiy ac (übtáciue,at quantitas denominatiaé df del nea, & faperheie , dicimus. lidea e(t quanta, ergo &c. Tfi 4. [pecics effc debet quid completü jar li- nca , & foperficies fuat qu d incópletum, nam lineà e (cntialiter ordinatur ad con. ftitationem füperficiei, Gcluperficies ad conftitutiottem corporis , (icut panctam ud codftitütionem (ines ; ficut ergo pua- "Üumhac de caüía mon genierur jwopria dieu duds gta neclinea;SX (uper- cies. Tum tandem, qu'alinex fecuodam propriam extenfionem-inclad gar ini fa- perficic, & vira; in corporc, (ccundü qp £orpus PRO à(ionem; ergo mon (unt propria fpecies y Quia: vna. fpe- cies non iru cendalitee im alia. "73 Refpad t neg. min.licur .n, vna- quiz 1 (pectes relatz quam ratis cóinug chftituitur per peculiarem politiuamex; teníioné,vt di&um etl,'tà per eandein ab ália etientialicet d: (tinguitur , licet hoc quindoq;^à pefterjori per ncgationé (o- leat explicari,vt inpropofito.. Ad 2. pc- nietranuirTineg , & füperficies ca parte , qua indinifibiles funt, nó qua diuifibilcs , nec .n. linca fecundi longitudinem pot €ü alia penetrari, nec füperficies cum alia faperficie in latitudiacs vadé cü duo cor- ence tangunt, eorü luperficies dici dc- bét potiüs eite limul ia codemloco, quá cópenettari,quia penetratio, vcl impene- trátloatéd:tur in rebus corporeis cx ea pittes qua fant diui (ibiles y vc dicimus in Phy(tráétide Cótrinao. Ad 3. 2 jud pro- bat de corpore; dicunas .n. €c corpas cft quái , dicédü ergo eiie fpcc.ale peiuiie. giü quátitatis, nedum fubftinciue , 'e1àt tub forma denominitiua ( licet non Cina denominatiuo;(ed effentali) de [us [pe- 'ciebus przed carí immó & de (e pla, d:ci- mus n. quátitas eft ranta, eft exiéfa; dte. Velotius.negàdam lincam, fuperfici£ , & corpus quanta»dvi proprié, fi abfolu- 1€ faantur, quia fic potius-dici debent - quantitatcs jfcd quanta dicuntur, quate- nus funt im mater:a, xtatit coricretum ge- neris prgdiceiur de concreto fpeciei, vn- dà non erit pred cazio denominatina , & accidentalis , (cd eíleatialis in concreto , quemadimo4ü in gcnete. qualitatis fole- mas diccre , alum et? colocatum , poffe autem (ic in concreto di(poni.genera X fpecies accidenziüi iam diximus difp.pre- -&ed.ita Scoc. q.17. Przdicam.ad 1.9.16. A ddunt alij, quod cum dicimus quanti- tas eft quanta, lincaquanta,longa,litperfi cies lata , corpus profandü, nó e(fe ratio- née[fentialeim quantitatis, qua tunc pre-  dicavut, led eius affectiones, & attributa ^4. cite diaifibilem,menfurabilem, tàram, &c.qu.bus eriam nómen quantitatis fte- .quéter applicatur,vt docet A rift. 5, Met. 13: vnd? fenfus earü.propotitionum erit y "quantitas e(t quaata.«eft d:uiübils, linea elt longe (t brcuis i. eft tant vel tabi- "ue lorizitudiais X fic decoeteris. |; | 4. Ad 4. (olet comuniter vefpond lincá nó ordinari ad. cóftitutrone fuperfi- cici, & füpetficié ad conflituxioné corpa- fis nifi quatenus indiu fibilia continua- tiua, aut terminatina parcium corum!, ex Pei capite vtiq; nec (unc quantitates,nec pecies 'quanticanis:, & quoad hoc tenét paritasatiumpta de pun&o ; & ex quo.ca- pitc funt diuifibiles , fant proprié (pecies quantitatis, nec vna ordioatór 4d confli- tucronem alterius. Hzc tame folutio me- tito rcijeitur à Blàe.cit. & ab Auetfa hic Íe&.4. vt manifcfié falla, quia reuera li- . nca copulat , & terminat partcs £ici, von Meier i cd ét, quatenus longa , alioquin et ctia ter- m niti per puricta, qua font non lata :& fuperficics copulat , X terminat partes corporis non tànrü quatenus neo profun do, lic .n. ét per lineas, & punéta terminas ti j otict, fed quo; quatcous lata, Quaré a Zz i fe Lj - coim Auctía diuerfo modo gencra y & fpecies difoni in praedicamento. (üb- ftantiz, & in predicamento quartitatis, vt nempe bireponantur folum entía có- pleta illius geocris, hic autem ctiá incó- eta, vndé concedit lincà , & fuperficié isin pra dicamento reponi , femel dire- &té ub conceptu cói quantitatis, vt abío- luté dicit exccntonem,fiué n.agnitudiné ab(trahendo à detereinatione vnius , vcl duplicis , aut trinz dimenfionis; & iterü tcdu&tiué per inclofionem in fpecie cor- ris, 0cq; :d iudicat abfurdum . Scd fa- ré hzc íolutio cft peior priori , tum quia flatim concedit , q» A duer(arij cótendüt, lineam, & fupetticiemeffe fpccies incó- letas Kd uia conditio f] iilis illius, q; dirc&éeftponibileiniddicamcento,vtmodocóflru&tumett,ccapudipfumq.16.(c&.$.crat,qpefietquid completü , vbi & bac pcerfertim rationc entia incóplcta,& partialia à przzdicame- to extrahebat, quia bis effent in co, (mel tatione (ui dire&é , & ruríus redu&tiué tatione totius, quod conftituüit, vndé n; tü cft;qo bic accipiat  q» ibi re;ecerat , Zetbius cit.in fol.ad 3. princ. ait, q li- fca, & (aperficies poflunt dupliciter cóft derari,vno modo, vt fignificant quandam perfe&ioné quant catis, praícindendo à perícétione alterius perfetionis quanti- taciuz, quo (enfa dicimus lincam tignifi- carc longkudinem (ne latkudine , X (u- tficiem latitudinem fine protunditate , hoc modo contiderate non accipiun- tur, vt tctmint alterius quancitatis,(cd wc habentes in (ciplis ccrtam, ac determiná- tam rónem quantitatis; alio modo confi- dcrari po(junr quatenus vna includitur in alia, & ordinata ad cius conflitutronem, & fic non fün: (jccics di(tin&z. Ac ncq; hzc (olutio fatisfacit, (ic n. etiam dcfcn- dere potlemus materiam, & formam císe fpecies completas , & dirc&é.! politas in ptzdicamceato, fi con(iderencr, vt dicür quendam certum gradum f(ubttantialem, incomplctas vcio , & indirecte, fi conü- derentur , vtcffentialiter ordinabilcs ad alterius (peciei confticutionem. 75 1raq; rcipondcndum ctt, lincam,& i€ , licet matetialitec corpus (uo b 3 $8 Difp. VII.De"Tradicamentis in partic. : modo componant adhuc tamen efsc v&- ras,& completas quantitatis (pecies, uia dirc&é recipiüt,ac c(sétialicer jllius praz- dicationem , ficuti corpus , quando auté ita (e habent partes reípcétu totius , tunc bené poffunt dircté poni in codem ge« ncre cum iplo, & dici (peciescomplerae illius generis, ticuc iplum : nec obftat , d» ordinentur ad cius conft tutioné,dümo- do cü ipfo recipiant praedicationem eiu(- dcm generis , vndé hac ine dicebamus di(j. przced. q. 3. paties homogeneas, età — Aid » adhac diccdté in predicamento reponi; non poísumaus au- tem fic dicere de materia ,& forma, quia ipía non recipiunt diredé. przdicationé ubftantiz przdicamcntalisncc cciam de punéto,quia omninó caret. partibus , nec vilam pcor(us habet quantitatem . Ad $. poíset ndcri per idem ,ta« men ad maiorem harum ípecierum cx« cationé dicimus, quod lcér cie: includat longitudiné , non fi formaliter, (icut linea , ícd matecialiter uy, & prae (appotitiué, quo et'á (enfu corpus ;nclu- dit latitudinem : ró huius e(l, quia cü fus * - ». qerficies (it dimen(io , quz continuará dcbet per indiuilibilia (fecundum latitu- dinem, diu;fibilia camen (ecundü longi- tadiné, ficuc funt lince , idcó necefsc cft fuperficiem habere longitudinem : item Quia profunditas cft dimenfio ; que con- tjnuari deber per. indiuitibilia fecundum profunditatem , non tfi m latitu- dincnaquales funt füperficicsnecefsc eft corpus habere laritudincm , non quidem formaliter, quaii longirudo , vel lauitudo fit corum císcntialis excenlio , (ed mate rialiter (olum; & przíuppolitiué, quia.f. fupceficies indiget lineis, «quz (unt lon- g£, & corpus (uperficicbas , quz (uai la- i£ ad fuarum partium conunuationem 2 lunc cft , quod iuxta phra(im Ariit. f. Mct.13.nó dicere (olemus faperficié cise longitudinem , & latitudinem, fed juód ci latitudo cii longitudine , & quod cot- pus cft profunditas cá latikudine, & lógi- tud;nc, vnde (uperficies includit formali- ter, & in re&o (olam latitudinem, & cor- pus profunditatem, ceteras vero dimcne fioncs in obliquo, & materialiter : quod totum *- 1I. De quaytiarcomimia; eor eius peciebe dri... 589 "totum expliciri poteft in quantitate di- Tereta , in qua vnus numerus aliam prz» "füpponit ád fui conftitutionem , & non eft ille formaliter * quare cum dicimus cooset longum ; & latum , erit pradi- €atio tantiim materialis ; & hec eft com- Tniais inio Suarez di!j.40. Met. fed. 6. Pla.di 1:4 1 de quan Complut. dif. 13. q.4. & aliorum. — .76 Quidam ta nen, vt Blanc. cit.(ec. -€.& Aucrf. (eet. 4. efto concedant longi- tudinem linez, & latitndinem füperficiei fion ni(i przfuppolitiue conuenire cor- pori,& lógitusinem linez fuperficiei ine quiunt tamem conicedendam cffe aliam longitadinemyquam efferialiter includat faperficies citra lineam, & aliam rarfus Tongitudimem, & latitudinem, qti efen- tialiter corpus includat antccedenter ad fincam, & füperficiem& in hoc fenfü c(- —— cífe — tpe neÀ ed $cft longam, &latum ; ant ratriplciter. T üá s apetficits n6 fo- Ium includit fineds longas , fed etiam (uas partes , quas habec ia Jatitud:ne longas, & longitado harum partiumom eft lon- gitudo lneard, quia partes (unt li- ricas, & faac longz,& lace ; Tam x. quia quantumuis in fuperficie prfcindamus fatitudinemà line1 , femper in exten(io- nie Ila lata lózitudo etiam quedam eft ; quia lacicadine hanc poffümas linea me- tiri, qus ngn cft menfura latitudinis, fed longitudinis, Tum 3. quantum non fumit à continmtiuis excenfionein y fed potius extenfio in co fupponitur, & per illà có- tindatnrgergo cü Limea , & fuperficies lint contndatiua corporis , nó cric corpus per ipfa extenfum petlóngug , & lantm, fed per feantecedenter ad 1lli, vade ex fc di- et folettrina — j o 4« quia - ptofanda nequit intelligi trina di pe; n tic "mis folum verfus longiradnem;efict linca; ti folaas verfus latitudinem 'etice faperficies. Tum tandé vid tefminus imus nequit rerminare di- nentionem aüó5n latim; crgo cum fuperfi- cuv Gereri ubt tus roit te ifs re profunditatem torporis ; bit & ipfa fit lata « Coaf. quia fuperficies cérmmans corpus vtique non eit immediate cóiun- " Logica, Ga cum alia üperficie, fed cum parte.» corporis, qu erat lata , cuim qua latitu- dine remaneret ctiam fe a fuperfi- cie terminante: his tidoatus Did. difp. 13.4. f. hanc opin. cenfet probabilem. 77 Nihilominusà cómuni rcgédendü non cff ,quia frfemel in fuperficie er "longitudinem linez aliam proptiam ovi. At qi oec duplici loogitudine ef- fe longam, leve] propria long;tudine , & iterum lógirudine linez , imó corpustér erit rain & bislatum,cum taxmen vna o fa fíciar ad extcadendam in 16- gü faperficie , & (imnleius partes vmi dim in fatiurdine, & vna latitudine ad e» tendendam corpas verfus ! itera , & vni&- das;ac contintandas eius partes per próe faaditatem ; Seqrticuritem corpus hibe- re tripl cata pacti & faperficiem dupli- cat, quibus contíngari deberent ill: pat- teslongitudioss "Ruür(us praci(a linca & füperficie , adhac in ea lineam repetiri uia adhnc ia eareperitur longitudo pít- Aniverhrhsta fudaicun nón ett , ni(i li- nca , & iic de fupetficie refpectu corpo ris. lem poffe dati fapecficiem finc om- ni liqea , & corps finc omni füperficie y quia adhuc effec longim , & lat (ine il- lis. Nec iuuat, quod aít Blanc.cüt Didac, neccífaria adhuc effe , vt continuatiua, li- neas qnidem partium füperfciei, (aperfie cies vero partium corporis « Nam-fi fi perficies [eip(a cft longa, cur talis longi- tudo non fufficict ad cam terminandam, & etus partescomtinuandas? & (i cocp feipfo eftlonzanm, & latum ; cur talis titudo (ufficiens non cfit ad eius prófua: ditatem contimuandam; ac cerminitidame Kefpe blanc, nonfufficere qiia longitue. - do,& latitudo corporis e(t profund: nul« Ja carens diinenfione , continuauuü veri ac terminatiuum aliqua debet cárc mentioae , Sed contrá ;quia quando etia admirtetetür. latitaditicm cde cifentialis tet longam , '& profünditareim: latam ; & profundauy nom tamen € conrra adaiitrí ce aliua longitudo , quat ht c(lentias n Vwerim laticado, q«at (ic eflentias iet indo: 3 "ea fcindicà y & latitudo pto dicic ergo proíus ircationabihs: eit ala 72.7 lata 4 /$9e - Difp, VII. De Pradicamentisin partic: 7 ; Rata folutic: alia quoq; abfurda fequuntur €x hac pofitiope, vt difcarrenti patebit, (78 Neq; rationcs in oppofitü vrgét . Ad 1. neg. partcs (uperficiei habcre pro- priam lorgitudincm feclufa linca Ad 2. ,meg. poflc przícindi à füperfcie oues bncas rcmaréte cius latitudinc,(icut pra- fcindi ncqucun: pun&a à linca remancn- tc cius longitudine. Ad 3.cftó corpus nó fumat cxtcntioné à coniinuatiuis, quate- nus conunuatiua,& indiuifibilia (unt,po- 1cf tf aliqua ét ab eis fumcre , quatenus diuifibilia (unt,materialiter nGpé,& praz- fopsotus in quo €t fenfu imtell gendü €ít, quod corpus lit crina dimenfio , quia "f. materialiier eft longam,& latum for- maliter veró profundumitaut in (ola pro funditate cius natura confumctur. Ad 4. ,gatet per idcm. Ad $. pofict pcr ide pro- ari fub(i(tentiam non. poffe cffc tctmi- pum natura fu5ftantialis,quia fubfiften- 1ia ncquit c(fe terminus natura nó (ub fj ftentis;(ieut igitur fübfiflétia dicitur ter- minus naturz. non fubíüiftentis privatiué gantí , non auté contrarié ficut cft acci- dens, ita in quantitate serminus latus di- citur terminus dimenfionis non lata, nó Suidem contrarie , quo fenfulinca dicitur — , mon Jata, quia cft incapox latitudinis , (cd priuatiué tantum ; pcr gy foluitur cuiá illa €onfiz maio ; ceterum 101clligeptia baius dobijtota pendet ex traét. dc Continuo, vndeé ad illam diffcstur exactiot cognitio ierum quantitatis concrmoa . 79 S«cido yrincipaliter obifc. prob. um e(sc veram fpeciem quatttatis có- tina um aaCtoi kate Arift. illà hic ena €ncrants; rà rénc à Canoa.X alijs allata, quiararto menfura, a qualitas, diuiibilie 14$, & c otera: euamitatis affcetinnes lo» «o cóacniüt locus n. cfl zqualis locato , eft diurfibilis , méfurat locati, ergo &c. R«efp.DoG&or q.25.«it, Predicam.Tar. Mair. & alij Scotifla Arift. bàc vulgari- tcr Melo pov e iip, tunc tépori$ vigcbat , dicencium lo- d UM fpatiü. dimenfioparü intcr latcra &otporisconiinentis intcrceptü, q. opi- v:cué poitea rcfellic ex 4 Ebyf, iuam tr : $. Mer.c.13. fpecics quantitas s ads (entcnüamdclorp, vidé | propria mente a(fi locinon memi- nit . Ad rationem dicimus probare (olum locum pto materiali effe in przdicamen. to quátitatisPfic.n. illi cóucniüt illa pre- d cata,qua (olent quantitati attribui nom tfi probat cíle (pest à fuperficie diflin- Gà; nec ité probat locü formaliter effc im przdicaméto quátitat s, (ic. n. fpectat ad przdicamentum Vbi; vt dicimusin Phyf. Tertio obijc. de motu, & temporc, n& babent pattes nouo modo extenfas .(. pe» ncs d:uet(as moras, ac fucce(fiones , qui- bus partes fluunt,habent cría diueríAs in» diuiibilia , quibus partes facceffiud co- pulintur .(. ín motu mutata effe, & in té, pore inftantia , ergo nihil decft illis a4 ra» tionem quantitaus per fe ; neq; .n. requis ritur cíientialiter ad quantitatem exten fio per fpatiü locale fed (ufficit,g (it pee fpatium daracionis , in hoc autem fpatio vcra cxteníio parcium fücceffiuarum das tur, quarum yna non penetratur cd alia , fcd (uccedit ipfi. Neq; exam qp quantitas facce (iua à continua permancn tc obílat, quin motus, & tempus (int ve» rz fpecies,nam corpus de à fupet- fxie,& linca, & tamé eft veraquantitas. $o Refp.neg.affamprü,partes .n.mo- 5,000 tàm addunt partibus magnitudi- nis,(uper & fit)nouá exten(ioné, g nouG modum oppofit á permanétia; quarepus partcs motus non fimul exiftunt ; & rur- fus ifta(ucceffio,&extreitaspartiümotusinordineadfpatiumdurdtionis;nontàmprouenitcxmaturapartiummotus,qex imperfe&ione agentis non valcatis, fimultotü Les 1adaccte; vcl ex re- fifl entia ccrarij in » propter € vin- cendá forma (— dnd. idco non cít per (c quastiati Br paritas af- fumpta de corpore in ordine ad fuperfi. cicm valet quia licét corpus fu 11 perficiem,tf addit nouas partes adillam, (cd motus non addit nouas partes ad ma- gnitudincq fpatij , feu diftantiz ,in qua. cxcréküt, ncq; tépus addit nouas partes ad motáü ; cum veró dicebatur tempus, Sc motum diuería babere indiuitibilizjid cfl cndà de tempore exirineco pro meníura accepto, nonautem de temporc igtrinfeeoshoc n. eut cft omninó idcm cum Quafi. T. De quantitate continua, eo elus fpec. edoi.i. $9 cm motu , cuius eft duratio , ita ea(dem Babet prorfus partes , ac indiui(ibilia ca- dem cà ipfo, vt dicimus in Phy. difp.15. Ex didis im hoc att. colligitur fpecies proprias quátitatis continue effe pccrma- nentes , cum fü o continüa non fit vera quantitas y & has effc tantam ttes iá commemoratas, lineam; fuperficiem , & Corpus, quia ratio quátitatis e(t extéfio, fed hzc extenfiotribus tantü modis pót  diuer(ificari .(. in longam;latum ,& pro- fundum, nec alius modus poteft cogita- ti, vt Mathematici d t, ergo &c. Süt etiam omncs huiufmodi fpecies infimz;quia linea v.g.non diuiditur, ni(i in curuam,& re&am , faperficies in con- cauam, & connexam , corpus ia rotüdà , & quadratum , omnes autem huiufinodi difléreutiaduk accidétales, quia redticu- do, & curuitas, concanitas, & cóncxitas , &c. lolum dicunt varias figuras; ve ro accidit quanerati ; idem dic alijs quaptitatibus continuis ein(dem fi« guia (cd inequalibus,vt eft linea bicubi: ta,& tricubita; quantitas . n. cócinua ma- ior, & minor ineodé genere ektenfionis non differunt e Gentialiter, (edíolü acci- dentaliter per;zmaius,& minus, ficut c; lor: vt vnü,& vt octo per magis, & maus; fic: etiam in quantitate fucce(liua differunt biduum, & triduum; biconium , & trien- niü , vnde malé dixit Zerb. cit. has etie (pecies (übalternas, & linea ce&à , & cir- cularem, bicub:tam; & tricubitam fpecie differre, hoc .n. falsá efi loquendo de fpc cic ctientiali, de qua ibi loquitur; verum tamcn eít loquendo de accidencali ; dicí ctiam poteft quantitates inzquales fpe- €ic diflerre in ratione menfurz ; hoc cít; diuer(as men(uras conftituere . "&RTICVLVS I. Duid fit quantitas difcretas C7 que 0o fpedtes eius. $1: (^x Vantitatem difcreram dcfiniuit , . Atift. in lioc predicam. effe il- l3 , cuius comuni, abinuicem (olutz , neq; circa eius e(fentiam indagandam ett am-- plius hic laborádum ; quiafatisliquet cx umdce ral '5non copulantur termino dictis art. t. fed tanium c'tc& cius fpecies aflignandas ,duas .n. a(liga:uit hic Acitt. numerum .f. & orationem, & quidé nu- merum affignauit pra quantitate difcre- t1 permanenti, orationem vero pro (üc- ce(Tiua, vc communiter explicant. Circa numerum folet dubitari primb; 1n hanc (peciem ia tata affi gnauerit am plicadine , vc (ab ca comprebendat mul. titudinem , nedum entium cocporaliums. verumetiam fpiritualium . Ec communis opinio docet, gy hic per nu icelli gat malticudiaem folum vaitaumequan- titatidacam, quz repccianrur fohii im cones tinuis diui(is, A (eparatis abinoscenr, vn dé confequenter loquens inquit Acifk. &C 3. & 6. Phy numerum cefuliare ck digti- fione continui , & (ic mulcradine talium vnitautm vocant numerum przdicamoeas- talem,multitadinem vero aliaruay cerunt quárenus quzlibct cft in fe tranícendene iter viia , vocant numerü rran(cenden« talem, & ab'hoc praedicamento expua- gunt , quía per omnia vagatur przxdics- menia , & ecamad res fpirituales exten- ditur, nam nimerádo dicimus, due qua- licates,tres fab dátie quatuor Angeli, &c, Nominalesé coatrà namerü owniü rer criam fpiritualium vidétur io oc przdi- cimceoto reponere , quamuis ,u. à. rebus: fpiritualibus , quantitatis nomen videatur prorfus ablegatur, iaqaiunt , id intelligé^ de quanticare molis, & continaa , non aut de quantitate difcréta, cuius ratio, & af- fcQtiones qué bené falaancic in mulci-: tudine rerum pluriura (piritualiü, ac core poraliá, tres ^. Augcli n6 copulétur tec- mino cói , & (aat numero impares, &c« 81 Quamuis hzc queít o. fic magna €x parte de nomine,cum .n.numerus, liu& quantitatiuus, fiu tran(cendens, nullü ac cidens per (c vnü , atq; realiter di(tinckü t pter res nuaeratas , idem té iudicium poft ficri de vtroq; tamé' vt ob(cructur re&us loquendi modus, di-- cendu eft numerum rerum fpiritualium. vtq; ad boc predicamentum non fpe&ta- re, Ícd tantum numecam rerum cotpora- liam, intclligendo pcr rcs corporeas non tantum illas quet quántitate predit (nt^ bitcritipdtib he vt srt £2 4 Wü. e *921. enuniter intelligi, fed etiam illas, que an- teccdenier ad quant igatemshabent aliquá matetialitatem y vt art. przccd, diccba- mus de iub ftantia materiali , qua-fpa ha» bet maierialicatem anié quantitatem, li« cét com alia evctrabilé, idem a(fecen- dm cft dc «ualitatibus corporeis ; hzc an. omnia (uam habent matecialitatem ; & corporeitarcm eitrà quantitatem. ,nec ab ca rccipiun!, nifi impenetrabilitatem. Ratio huius ficrti.eft , quia ilia-(ola mul» tittdo conilituit numerum, huis pradi- £amenti-» qua accidentaliter. dicitur de rebus aumceratis» at multitüdo entikatiua » feurerem, quatenus vnaqueq; eft iran- fcendentalitergna;intrinfccé, & quafi cf* fentialiter dicitur dc illis, quia vna traü« fare .ncquit in alam per idcnutatem ; eatitatiné Joquendo (empcet. vna rcs € ab alia difcreta ; «um igitur multitudo ex vnitatibus1ranfcendétibus aggregata nO dicatur acci liter de rcbus, numera". us, rc&e dicitur numerus trancendens,. & non przdicamentals, hic -n, pradica-, tur per. modum accidenus ; € contra ec- rà, quia multitudo rerum exicníarum de iplis dicitur accidentaliter, inquantum.f. unt abinnicem diuifz , & difiun&tz » q» ipfis mcré accidit.cum ex-natura fuacó- tinuari poffint, vt cOftat de duabusaqua Mopeh «onunuentur , non amplius dicuntur ,-fed na. pra dicamentali- ier ( ict adbuc duz. maneant. tcanícen- denter , quia voitates tranfcendeniales nó pereunt ex conunuatione » fed cantá pre- . dicamentales ) idcó talis. numerus recté. inbboc przdicamento confltuitur,& fo- lis. rebus corporeis conuenit , nam (pizi- ques & incorpotea ità (unt durifz , & - crei, yr nullatenus modo conti- nugcj poflini- Ex quia etiam di(eretioy &. mulucudo, quirelükArcupndlipl o Mesia fubtiantiz, & qualitatis matcrialis [celu- fa quanütace » meré accidercr illis quia ex natura fua policnt illz plures partes ; cenrinuaci cum, fubftantia materialis, & ; Cartera accidentia corporea , ctiam PN v quaputatcm y proptià haber nt có-.. t;nuitaté, vt dicin.us s Phy[se p:9» ideo. bacnuluiudo rerum, cuamfi. non bnt - impenugoilcs [aapte nara; rede dices EE c1 " TX Difp. V1. De-Pradicamemisin partit i5. tir numerus pdicamétalis, & erit fpecies. P — etze huius prz dicaméti & vo modo dicetur. refulrare. ex iut one. córinui: vide Tat-hic $. Tertio fciendam. 83 Secnodó Dubitaursao (üb hac fpe cic comprehédatuc (ola amulitudo cetuug. corporcaruim permaneniü y verumetiam facceffiuarü , 2equé.n. Ke er tcs lapidesac deos,vel cesdies, vel ane, - nos, trcs item vel quatuor ootus, Negat communis opintos qtia Arift. numcruam reccoíet pro fpecie. quantitatis dilcretzs. permanentis, & pro quantitate fuece (Ti. va aliam Eisdem conftituit 4f. orationem; ideó dicunt mulcitudiné «ntium (acce fuorum ,«um pumeraturs, reduci debere ad orationem , Sed plané fatemur ,ounquam.nos capere potuiffe y. qu pacto, quoué fenfu tres anni,rcl mE, €5 aut tres fDotus poflint dici oratio, £ libenter fciremus, quodnam genus orae. tionis conflituant; immo affer pi ineptus, ac infultius afferi poffe; dicedü. igktur eft € multirudinem motai & tem, porumad hác (peciem periere , & vni ueríaliter rerum. quanimcung; fucceffi-. m ipfa WM d Tus quida elt,vc poftca dicemus j Per get aire i Los fpecie quantitatis di(cretae is. pracisé, imó ficextus legatur, gon inue. nitur cum exprefíe diftinxitfe quantitate . difcretam in pcrmanentem, fub qua dum- taxat fit onmerus;& fucceíTiuam, (ub qua . conflituatur oratio; & quidem nec appa -. rens (appetit ratio, cur numcrus folis re-. bus permanentibus; debeat. concedi , & ; facce (Buis dencgariscum ifiz., ficat ilz. poffintenumerari y &-in vnum «olligis ;. qu aré autem oratio /pecialitet fucrit aís gnata pro fpecie quantitatis diícretae fucecilibe sum tamen (ob [e qme Aium fucce(fiuo dacadinem. non as echo rang re rag 84 [sue Dubirari folet,an numcrus infima; vel íübalternaland.3, Phy(q.11,& 2. Met. q- 4. tenere cierüiofimamyvndé inquit, quo 1 licut in quam itare €óunua Jincagmaiors & ninor. Ju difcceta maior y & mindonumerj | - L4 - " t "CV -^. ' Q.II. De fpecieb.quamitatis diférete. Ast. LII. $93 came opinio Commient. 8; Mer. -€om;10. At contrarium verius eft , &c communi calculo receptum , qj probant optime Tyombet. 2. Met.q.4: $. 4d bec ripondetur & Zetb.5. Mcet.q.14. nam Arithmetica aliam paffipnem probat, & deimnóttrát de tecnariojaliam de binario , & tic de 8iijs,ergo per alia principia quae fun: pet fc,& tic nedum indiaidualitec , fed'ettam fpecie differunt ; ex quo dedu éitut , non valére paritatem a(fumptaim dé linca maiori , & minori eiufdem figu- * (ft etiam magis mox explicabitur) ia nümeri inzquales potius affimilan- tür quantiratibus continuis diuerfz- fieu- rz, vade fict in quantitate córitibua. ad-« dito vnoangulo alijs refültat alia fpecies figu , fic in di(ercta addita lia ynitate relültabit alia 4pecies numeri ; diximus aütem numeros inzquales inter fe fpecie differre , quia dno z quales , vt hie; &il- le ternarius; folo nomero differunt. ' '8j- Atfolet obijci , dp numerus minor ft pars: ris ex Arift. 5. Mer. tap. de Colobon. & Euclid; 4; Geometr- etgo nó eft fpecies ab eo códiftin&a, ti- «ut neq; anima eft fpecies codiflindta: ab hoinine;(ed pars fpeciei. Hoc argamentü multos'diuexat abfq; cau(a , coincidit .n,. cumillo;g feti folec in quantitate cónti- naa de linea, & fuperficie, quz includün- tot in corpore , cui  abundé fatisfecimus. art; przccd.in fol. ad-4. que quidem 1o- latio eriam in przfenxi fufficerec 5 (ed ad vbetiorcm do&trinam , & maiorem noti- tiam compofitionis nomcri addimus ex Trób.cit.g; numerus minor-non eft pats nütmeri maioris, nifi potentialiter acce- ptus,& quantum ad vnitates materiales ,- vndé fi numerus terparius có(tituitur ex binarió;hoc ídeo eft, quia binarius gemi ^ naai continet ynitatém ; €x qua cum alia. vnitate conftitucor cecparius , fed quàn- : tum ad foramm fpecifi camyquam impor- tat binariüs,vt e(t diftincta fpecies ab ip- fo, & quantum ad vnitate formalé m2 f. m fpecificam /(ccundum - i maitre c vnitate (pecifi- s: licuit ternàrium, fed ^ Jabarütn tagtümtresvmtates, qua raiione duxit Arift, 5. Met, 13.fex (ecunduin £peciem y & lubftantiam füam non effe bis trii au£ tcr duo , fed tantum effe (emel fex. Siautemquaztarur, àqho fuam famat ynitaiem quzelibet (pecies nutaeti. Refp. colligiur.ex dicis art. 1-vnamquémque numerum dici vnum (ua vüirate forma- li , quz omnes vanitates materiales (imul fümpras confequitur, vtinbipario dudlt: Írtis, in ternario trinitas ; & nonab'vlti- giavüitate dareriali , vc conrendebant Thomtfl.ibi citati; hac autem vn'tas for* malis numer: non cft aliquid reale in re2 bis nuuieratis,fed ett vnius illa rón's, q: ill;s teibuit intelle&&us,dum a&tuaaliter au merando finzulas in vn colligit, ex quo deducitur nulli numerum cífe verarg fpecicmà parte rei ; (cd tantum pcr' opus incclle&ns,vt docet Cano. 4. Phy(.q.5. & Do&or ini;nuat 4: Met. q. 2. Etcx hoc rutfüs deducitor, cur potius numcri inz- quálcs, quam linez dicantur diucrfas (pe cies conftituere, cum.n. effentia name: ri confiffat in adonatione, quam facit in- téllc&tüs per colle&ionem pluriam vni- tatífyinita diuerfascolledioneg, & adu- ciés sumerorim confliruuntur , at linea habet vcram & realemeffentiam, & ideó non: porcft re vera vna differre ab alia 25 fecundu magis , & minus in codcm. genettexicnlignis, — LEE 86" Circa Orationé vero qux coftitue batür altera quantitdus difcreue fpecies y non poffamus illos nor irridere, qui tàra: anxij , ac folliciti funt in declarando quo oratio veram rationem quantitatis pat* ticipet, vt defendant effc vcram fpeciem Iniius przdicaayenii . Sed [an oleum ; ac. operá pe cdürit; rumWquia , vc diximus art. r«ex Scoto 4.d. 1.9.2 ;ad 1. nonimportat. eis per fe vgum z tum qaia intantum di-; citur qu&üritas, inquantüm cofffat fj 2 bis longis ; '& breutbus (fermo ,n. | » oratione vocali ) at quou;odocanq oc explicetut, nanquá oft ur cffe quan ttrátem per [e,& contlituere (pec; em cf-* feritialiterà mimero diftin&lam ; nam fr coifideretur ;vt eft adundtio pluri rure gantiuqy tie nou tranfcead t ra némimtri — i , d» UO" 2 w&RSUMM $94 €rit;ni(i namerus fyMabarum ; fi con(idc- feturyquatenus conftat fyllabis , quaram vna breuj mora proferri debet , alia lon- giori , fic .n. videtur quanta difcerté cx molcitudinc morularum , quibus motus ipfi prolationis durant, Neq; ét ficoften ditur cffc quanta per (c , quia menfurabi- litas illa non conuenit illis (yllabis ex na* tura tei,(ed ex hominum voluntate hanc fyllabam cortipientium, illam producen- tium ob loquendi iucanditatem,& lepo- ré, & morulz illz ac motus , quibus pro- feruntur nó funt quanta n:fi per accidens ex art. preced. Nec etiam per id faluatur cíTe (pcciem à numcro diftin&am , (ed tantum e(fc numerum temporum, & mo- tuum, & ideo, Baffol. 1.d. 1 1.q. 9. conclu- dicorationem non cíTe quantitatem . At inquit Ruuias, non hac ratione có. ftitui (pcciem quantitatis , vt commani- tcr cenfetur , qua numerus mocuum , vel dutationum breuis, & longioris eriam in pulfatiene Cytharz reperitur , & tamen non eft oratio de genere quantitatis , in- quit igitur conftitui fpeciem quantitatis sa corpulétiam foni, aut vocis, qua pro- tur, qua nó cft aliud , quàm dilatatio , & prolungatio eiufdcm;& hec maior,vel minor corpu]entia orationis non defumi- tür cx motu, quo ipía profertur, vel tem - pore,quod confumitur in eius prolatio- need cx natura ipfarum fyllabarum,(yl- labacnim qu intcr,plures con(onantes interijcitur,Jongam jouet , & cor- iam petit, vt ftirps trabs, &c.non €; qua fimpliciter profertur , & inter confonantes non interijcitur , 87 Cetcerü mialé negar Ruuius oratio- nem conttítui fpeciem quátitatis difcrc- tg ratione téporis, quo eius fyllabz pro- nunc tatdé,vel citó, quia Arift. ip- fc €x co probat orationem cfe quantam, quia menfuratur yllaba loga, vel breai , aclongitudinem , & breuitatem fyllaba; accipiunt à tempore;nam ca dicitur lon- gajin cuius prolatione plus infaritur té- poris,illa breuisyin qua minus, ergo tem- ; non corpalentia foni, aut vocis pra. ftat quantitatem orationi, qualií cunque i lla üt; os binc ícquitur pulfationem Cytharz cíic orationem , quia non qui» Dipfuc. VII. De Predicam.in partic. libet namerus motaum, vel temporis at. tinet ad orationem, (ed ille dátaxat , qui infümitur in loquédo,& proferendo.Ac« cedit,non benc explicari à Ruuio ,. quó- modo per corpulentiá foni, vel vocis fiat. oratio vocalis quanta, nam cxtenfio , && corpulentia vocis,vt ipfe explicat,nó eft. diftinda ab extentione aeris verberati, ad prolationé vocis, fcd quo paGo quan titas aeris poteft orationem ipfam quam: tificare ; & quomodo ex plaribus aeris. exten(ionibus poteft componi quantitas difcreta,quz (t oratio? Sed plura contra hoc Rauij cómentnm videri pofsüt apud Amic.trac. 14.q.2. dub. 2. & Blanc. dif]. . 10.fec. 3.n0s (olü hic addimus , malé etiá Ruuiü affercre maiorcm;vel minoré vo« cis protenfionem in oratione cx natura a (yllabarum prouenire , hoc caíin proríus. filíam e(t, cum ex (ola hominum1nftita- tione id ortum duxerit , jaidem apud. Graecos quamplurima f ylla ipseque on-. fontes MR (in quibus preíercim vim faciebat Ruuius) breui&tur, vc liquet. ver(atis ioilloidiomate. — 2 3b .u£1 88- Cócludédii igitur eft ex dihisota,, - tioncm non cíle per (c quantam , (ed tan». tum per accidens , (ccundum q» conftat. fyllabis (ibi di(creté accedentibus cum certa breuitate yc longitudine in prolas t;onc,atque idco materialiter tantumy& , accidéaliter à numcro diffingui , vt cur- uitas,& fimitas cx Tatar.loc. cit, ficut .m. huiuímodi figurz,ex eo foli diftinguun. tur,quia curuitas in omni materia pote(t inueniri,non.n. determinat libi materia , vel(ubie&um, ficut fimitas, quz deter- minat fibi nalum»tic numerus , & oratio . differunt folum accidentaliter ; & mates . rialiter,quia numerus nop determinat fj» bi (abie&um.; fed ingeniri poteft in om- nibus continuis diuilis , & feparatis » orae. tio autem inuenitur folum 1n fyllabis ali» . cuius vocis,atque ita abíolaté. loquendo vaa tantum eft (pecics quantitatis di(cre- i£ f. numerus,(eu mulutado , quz vt in* uenitur in [yllabis dicitur oratio,vt inca teris continuis,dicitur numerus; ge fcrtq» DoGor q. 19. Vniuerf. diftioxcric. . orationem à numcro, etiam cíffentia litets. ibi 3 locutus eft dc oratione y vt fpecie . per 5 r i " add. f Tu 7 ger [evna , at cum aliter doccat in libris "Bepten.illa erre non ligamur iux- tà regulam traditam. -— $9 Sed dices;(i oratio nó eft (pecies à numero condiftin&a , (cd numcrus ipfe ih talibus rebus repertus .£. fyllabis lon- gis, & brcuibos,cur illam fpecialiter me- morauit, veluti fpeciem coodittin&am ? Refp.vt fupra dictum cft in (tru&urahuiusprzdicam.acciusfpeciesconftituendo,Ariftor.fecutumcífevalgaremloDmodum,&1ncommuniloquenimodoquantitasdifcretafucce(Tiuatribuiturorationirationefyll;barum;vndeapudGranimaricosextatintegertrattatusdequancitarc(yllabari;at$.Met.vbicxpropriasététialoquitur,(peciesquàtitatisaffisnansorationisnonmeminit.Itaqueexdi&is.colligitur,inrigoreo,genusfupremumhuiuspredicam,e(lequantitatemcontinuampermanentem,quadici[oletquantitasmolis,nonhabens(ubfe"rwygenusintermedium,fedimmediate (ub fe con- - illas tres fpecies wem deny , uperficiem , & corpus, de qui us tra& de Continuo in Phy(.& hoc diferte docuit Baffol. cit.1.d. 1 9.q 1. vbi notat non dari quantitatem fuccefliuam , quae fit veré quantitas, imó inquit re vera nun quam Arift. diftioxifTe quantitatem in permancntem,& fucceffiuam , fcd tancü in continuam, & difcretam,& neq; hanc effc veram quantitatem demonftrat in- fcrius d. 2 4. vndc concludit, gp Arift.ideó hic pofuit numerum, tempus ,& oratio- nem.quantitatcs,quia famofum erat tem- poribas fcis , & voluit loqui , vt plurcs; scílat igirur folam quantitatem pertnaoc- tem continuam effc re vera quanütatem , & ipfam folam hoc przdicamentum con- Ritucre; quam fententiam communiter tuentur Ncoterici , quibus praiuit Sua- rez in Met. difp. 40. íc&. 8. ARTICVLVS IV. peclarantur proprietates , C" attribue , fa quantitatis . Ril.cap.de quát. docet eam habe i: sei fubfdua duo attributa «ó Q9. 11. De fpecieb. quantitatis difereta.e rt. YIL. — $95 un «f. aed e contratium , ned iperernagis , & minus , quz ità (unt Peer e s in Infl.nó mol- tà fint addenda;licét.m.in quantitate com- tratietas illi inneniatury q ad motum cxi« git Arift.s. Phyf.diftátia nempé termino* rü motus, q nó nifiintempore potcft mo bile pertrantire, non tfi repetitut contta« rictasilla proprie di&a,q habent inter fe qualitates ab codem (ubie&ofe inuicem cxpcllentes,vt docuit Scot.q. 24. pradic, tum quia inter quantitates non. verfatur repugnantia formalis ,vt idem docet 4. d. 49-q-16.ad 1. pr.opin. immo nec proptid virtual;s,cü non fint formz actiug , & q.- uis ab codem loco quantitates fc pellant, non proindé dicédz (unt contrariz , quia vt notat Do&or cit.repugnanua contra« ria eft in ordine ad idem (übie&um;quá- titatcs autem duorum corporum non tc« fpiciuat locü,vt cóe fübie&um, (ed funt in illis cotporibus,vt in jpprijs fubie&is . Quamuis ctiam quantitas continua;& di Ícteta, magnum, & paruum , multum , & parum ; linea curua,& re&a; furfum ,& deoríam, que funt differente loci aliquàá oppofirionem inter (c habere videantur, rc tamé vera hzc omnia propriéinterfenócontrariátur,vcelfialiquasütcótrariayplanéadI;ocgcnusuonfpectabüt;continuatio3gitur,&difcretiocritvclutoppo fitio differcntiarü vnnm communc gcnus diuidentiom;magni;& paruum in quanti tate opponitur, vclut intcnsü,& remiffüm in qualitate, vbi tamé calor, vt vnü, & vt o&o contraria nó indicantur,vel certé nó opponuntur;ni (i relatiu£ vt docet. Arift. in textu, vndc voum, ac idem fubi dici poteft magnum, & parumm ad diuer- fa comparatü, idcm dici dcbet de mul- to,& pauco; re&itndo quoq; & curuitas vcl propri nó opponuncur;vel fi funt op» pofita ad pradicamcotum quantitatis nó rema ípecics eius, fed potiusad 4» pcciem qualitatis; fic tandem furfum , & deorfum, vc) non nifi relatiua ! Uur,vt Scotus docct 4.d.11.q.2 «ad 1.prin.. vcl fiué fint contratia , fiué 16, parum re- fcrt ad propofitum , vt ide docct in Log, loc.cit quia locus,cuins fant differcntiz y non cít [pccics huius generis . ! NE MEER Y. 31 Aliud ; "an $96 Dify. VI. DeTradicámentis ju párii RES Ro ^91 Aliüdattribatü, d habct quantitas €ominoane cum fübflantia , cft non fufci- pere magis,& mirius.i.nou pote intendi , & remitcisper incenfionem m.plures par- tcs forma (urit ín eodem fitu, X in eade partc fubic&i, per remi fionem veró tol- lantur, quarititas$ autem eft ratio ,vt pat- - tes cxienfionis diucríam loci partem pe- tanr,& ideo non cft capax imenfionis, & remiffionis; fufcipit ramen maius , & mi- nus,datur. n, linea ma"or, [inea minor, nu- inerus maior,numctrus minor, & fu(cipe- re maius, & minus in quantitate cominua eft cfle pias,vel minuscxcen(inn,in qaan titate veró di(creta elt habere pluzes vel pauciores vanitates. Soli difficultacé (acc- re pot, ait Acilt.c.dc ad aliquid a£. uale 4. & inzqnale fuíciprre magis, S minus, ficut etiam timile;& diffimi;ie, & nó niti tonc fundamenti ,(ecuniduim.ri d» quis par ticipat qualitatem, tcl quantitateualteri conücgichtem ,dicitar magis , vel minus fimiliss& z«qoalis iliergo quaritas,qoe eft fandamcntum &qualitatis,fufcipiv ma $i5, & minus, Facilé tamen occurritur, nc2.confeqsquia vt aequalitasin qüanzita te fundata (ulcipidt magis ; X minus, (uf- ficit vt quantitas ipía luícipiat maius , & thinu$;(i c.n. fecundum uajatorem, vel mi- fiórcm difletenuiam im quantitate dicitur maáiór,vel a; imor inz qualitas « ^. gi Vuigitur vcras ac adzquátas pro- ptictaccs,omni j;quantitati communes;tá conunuz,d dilcrctz deelaremus , dicesi- dum ctt eilequatuor , qaas per ardinem teceniet Scot. $. Met. q. 9. $. Concedos & Anc And.q. 10,X colb guntur cx Arif, 3$: Phyt. & $. Meti Prima eit d'uifibiliras ini partes iacegeales (juod. dicitar ob di- thfibilitatem : Aa eifentales qua có tienit (abitanti compoficeciràquanutate)pergAciít,$.Mec.(8.explicuitelientiamquariritatis;ícddiutolex e(t diui- fib:I«as iti partes integrales : alia ,qüze imi portat folam pacuum dittip&ionem er- titatitá;ac feparabilitatem vo-usab alia & hac or eíl paffió quanticatjs adaqua- ta,nam cotiuemt cca Lubttanug , & quae ktati inaterialteg dictis act 1«alia qua pars c(t (eparabiiis ab alia parte per incó« potliblitatem carum adinuiccn , & * inftraumento quanti altcriquiba combi ogalatesum- dem locum , & hac ett propria quaritita- uis ax Do&ore 4-d.1.4. f.infta F. & fub- ftantiz , & «ualitati conuenit foluar quadricateai ex codem «d. 1 2.q. 2. igitur hzc nó fit ratio conflituiua quan- utatis,vt denóftramus in Phy(.diíp. 9. q. t.art, 1 fequitur effe ptoprià , & adzqua- tam paffioncar , & dici poteít diuifibili- tas quanititatiua , vt ab entitariua f tur;quz alijs competit à quantitate: Hec itaq; daritibilitas eft. propria tati Am quarto modo, quia ei (olt conuenit ; vr probatum eft conuermit omniy quia nul- It:comínua ab hac exiafitur diui (ibilitay tcylicét interdií nou poffit ab agenté na» uicali ad actü reduci , vt con(tat de quan* titate Celi: di(creta etiam , de. qua minus. videtargeaar aliquo modo participat , d.» uis .a. à porte rei diui (it y. quatemista, med ab incelle&u  nuimeranse colligi in vni. potett ub cali colie&ioue ab 1n: telleaa diuidi, & ita dcfa&o diuidi totalemi nmumeruiu fececmc ia.duos tiales pares , vel unpares,X qti vnd: tem (ecernic áb ali j$ , x talis-diurtüb illi (ufficit cum non (ic vera fpecicsq titacis. Conuemt deut (cinpersqui quam quantitas pot ad. talea dla duci,vrim ind.u bile (efoludtutgec in inGini itin diuitibiis, rc dieitur. vnde & ipfuaz minima nmacurale. vt. int« niii cato, poceftqaantuai ett de fep ad« hiuc vlterius diuidi prarfercia, vi -juanca y ett3 ab agcarc nicurali nequeat 10:lcas micüto corporeo fiari talis. doumlio s vC vea ró diiuioig iafiaità proucahi porc , P : bct fict pct partes proporuonales , cit minores séper986 ininorcs s Vt. diciiug tra&t.de Coutimuo,naa (i fiac pcr aiqit ds titas,qua diuiditur y (it fioica , nan ft ias finita foret y eriam er partcs qe qualesprotralii iftinfitituom diuilig. — | 9$. Second t pcoprictas ctt, elfe Mitis infinictmsc ur ex Acitt. f. i ln , E RERN x eius delicati conttabit hác inicmicdiate fequi ad diui. fibiliatennó€ exilla ociti y finita magnis fi. tudo dicitur qug-nó nifiintot: partes z- qoa- . les,diaitio tan.lem faici poterit bsdane L9 p ! I4 —ÀUÀ Ww | QI. Deproprietatib. Quamtitatis, eet; 1c 107 fes, (cu eiofdem magnitudinis. diuidi Soeft, & finita multitudo, qua in fc tot vnitatcs, & nó plurcs colligit, in quas di- uidi poffit. Aliud veró membrum intel-figipoteft,veldeinfinitoinactu,&(impliciter,fcucatbegorematico,qy.f.tota&uhabetparteszquales,graliashabcrcrepugnat,quarécftinfinità, exté(um;, fi cft in quantitate continua; veltot con- tinet vnitates ,g» plures habere repagnac , fi eft in — tn ; vel dc infi- nito in poteritia ncathcgorematico, quod uodammodo inedier intet. fimpli- citer fiaicum, & Gmpliciter infinitum, vt - explicamus in Phyf. di(p.9. q. 1. art.6. in fol ad $.& dif]. to.q. t-ar. r.cx profeffo, numerus .n. v. g. fimplicitec finitus eft , qui tot continet vnitates, & non plurcs ; fimpliciter infinitus vero , qui tot conti- net, g plures cótinere nequit, c(t in (u- prema multitudine; infinitustandem fyn- cathegorematicé dicitur , qui continct lares, & plores vaitates (ine termino , . punquam tamen in tánti mulrirudine , vt dici poffint timpliciter infinita; & ad- ditionis incapaces , vnde cum maiorari poffit , folet etiam dici infinitum in po- tenia ex Acift 4. Phyf. j 94 Si deinfinito lincathegorematico, feu m poréria fic (cemo,nulla elt difficul- tas, quin omni quantitati conuéniat, quia vtraue quaniitas,'á continua,quá diícre tà fuo modo hác infinitatem participat , continua, n.nuilum habct. prz fikü tecmi- mum im d'uifione procedendo pec partcs proportionales , ex quo mamteflé dedu. citur , easim coniouo effe (yncachegore- maticé infinitas , vt demonftramus inia Phyf.loc.cit. numeras etiá (emper augcti potelt in infinitum per additioné: vnita- - tum ex diuitionc concinui refultantium ; crgo re vcra talis infinitas competit dc fa- &o quátitati& in hoc sé(u explicat hoc m Scotus 2. Met.q.6. & por &ni tum , & infimtum hoc modo conucnire copulauoé quantitati, uia non repagnat cádem quantitatem cile initam in actu , & infinitamin potentia. Atfrittud membrum in alio fenfu. in- telligatur ; nempe de infinito in actu : & cathegorematicos dubium ctt , an poilic quantitati conuenire , tutores infini abfoluté volant infinitatem & in hoc fen- (u explicatam effe vcram quátiratis pro- prietatem, quia calis infinitas in qnanti- tate non repugnat iue difcreta, (iuc con- tinua ; Qui veró tale infinitum reputant impoffibilc prorfus , quibusnos (ubícri- bimus in Phyf.difp. ro. diui(i funt , quid& inquiunt hanc infinitatem elfe quanti- tatispropriecatem in fen(u conditionato , quia fi daretur, vel dari poffet quantitae infinita , nonni(i ad hoc prz dicamentum fpc&aret ; Alij id negant etiam in fen(a conditionato,quia infinitas a&aalis de- "ftruit raionem quantitatis, non.n.infi- nitum mení(urabile forct , non effet diui- fbile, non poff« aliquid illi addi , vcl de trahi,& alia multa illi tepugnant,que có- munitet quantitati tribui (olent, vt dici- mus difp.1 e. Phyf.q. «.art.2, qua de cauía dixit Arilt. $. Mct. c. 13. de carione na- ameti e(fe numcrabilitatem, (icut de ratio. ne magnitudinis menfarabilitatem. Alij demum,vt Ruuius hic q.vlt. concedunt , li daretur quantitas continua actu in- nitayad hoc prz dicamentum fpe&aret , nontamen diícreta ; ratio autem huius di(criminis ett (ait ipfe) varia natura v- triü(que quancitatis , nam namerus, cum varictur císétialiter ex addizione vnita- tis) ái additio erit infinita, fict e(fcntia in- finita, non quidem fimpliciter , licut cít Deus,(cd RA » quod (atis cft vt excludatur à przdicamento quantita- ti5; at veró continua , etiamfi addantur infinitz partcs , (emper manct in. detec- minata. c(fentia as . . 9$ Dicédü cà eft,quod (i daretur qu- titas actu infinita , (iue continua, fiue. » difcreta , c(fet ia. przdicamento quan- tttaus,ita Doctor r,d.8.q.5. R. & elt có- munis. Suarcz difp.41.(cc.4. Soto hic q. 1.Sonc. $.Met.q.1 $. & Scorilt. padlim , colligitut ex Acitl.6. Topic. loc. 78. vbt docct lineam finitam , & infinitam eiof- dcm efie fpeciei, fi bzc dareuic , & pro- » quia fi daretur linea infiai- ta*, c(tó infinita foret in certo genere,» entis.(. infinita quantitas abfolute camem in generc enus focet fiaita , & | lunrata » neque ,n, ob id valetet dicere;ctt infini- ! tà 4 * 22 Sa I" CU -—-— :498 fa quantitas, ergo infinitam ens; quia ni uam ad (ammumin inferiori lequituc umm! m fuperiori , n fi iud inferius dit nobili(lioum contentum (ub illo fape- riori, vtnon (equitar. perfecti(fimus ali nus, crgo perfe&ti(Timum animal , (e qui- tur tamé perfe&iifimus homo, ergo. per- fe&iffimum anima! ; quialiomo cft per- fe&i(imum animalium, cum igitur tale non fit , quicquid continetur. füb g nere accidentium, nunquam fequitur ctt infi- nita quantitas , cft infinita qualitas , ergo infinitumens , & confequenter non ex- cluditur à przdicaméto ; Que ró probat etiam de quantitate di(creta ; quia vel (pe cies numcrorum non funt vcre fpecies , ficut necnumerus in fe e(t ver cns rea- le ex di&is,vcl fi lunt verz fpecies,camcn vt communiter dici folet,non (pectant ad petfc&ionem vniuecti;& Ruuius ipfe: » fatetur talem e(fentiam numeri non ric futuram fimpliciter infinitam , fed tancü fecundum quid, talis autem infinitas non excludit à predicamento . Neque omni- nà euidens cft,& adhucà priori probaciá infinitatem actualcm de(truere raionea quantitatis (cd tantü à po(teriori id col- ligere folemas:, vt dicimus in Phyf. difp. cit. & ideó ficut infinita albedo ad przdi- camentl quiliratis atineret (fi. daretur ita in propofito linea intinita( (i daretar; ad przdicamentum quantitatis (pe&arct, quia cum ipto maiorem affinitatem. hiá- beret, quàm cumquolibetalio;Nequebuicobítatquódquedamquátitatisattributavidenturtofioito.repugnare,quiaattribataillaporiusquáticaticonueniunt*aratione,quafinitac(tnonvecó,quao"quantas,vtfic,&(2n&inhocfeniuloqaebaturAcift.cic.£.Mct.coà3.declarás «nbi , quid intelligeret per mulctudiné numerabilem & magnitudinem meníu- rabilem, ait fc intelligere amfltitudinem, & magnitudinem finitam ; abfolute igi- tur concludendum eftt infinitatem aGua- lem non cífe proprictatem quaatizatis , Quia fi non repugnet racioni formali ip- fius quantitatisscamen 1n fc repugnat ra- tionc ip(ius infinitudinis ente ; adhuc tamen concedendum eft pofle dici eius proprietatem in (entu conditionato, ni- * Difp. VIL pe Prédicamenlisinpdftic: *» mirii (i darctursvel dati. uet talis infiniras,,uz no induceret. infinita- 1é in generc entis (imjliciter)fed raatíi ii certo gencre entis aujuc idcó non exclu. deret a. pred camento rem fic infiaitam, 96. Quáuisaüt ad przí(cos non f»e&ct infiniti attualis impoflibilitatem olten- dere, de hoc enim agimus ex profeiTo in PhyLaifp.zo.cit.tamen pretereundii nó cft,nuper poft noftram impreffioné tcn- taffe Actiag.di(j.13 dh probare infini- tum nó repugnare , ex duobus praefzciiay ptincip;js » qua iacit fec. 1.primuin eft , potfe vnum infia: tum c(lemarus alio, al- terum cítanfinitum cà-n in magnitudine, qudàm in multitudine poffe duobus. ter» minis includi, dummodo ill; diftent inter fe infinità;ncc fucce(fiué ab vno in aliam pcrueniri pofBt, q» probat, juia interhos minem. , S lapidem clauduntur ii fpecies anima'iim inz vales iater fe, re- ltimas, quia eít (pectu quarü homo e;t vlci € perfectiffimus Vni cnr editis ; 4d quia eft.imperfegti(im his ptincipijs conatut (oluere argum fcire folutionem, quia fi Deus produc 4 pycamidéiofinité longam , & iater illiü olas traijcerentur ] ncz à cofta ip cor fengiailen e MAH fi.utaey quadam i mi, nam aliquas videret. ntcetic. 4&as iter.co(tas finite diflantes m quafz daminfinité cx fiiis autem cognofcir fané omnium maximam, quia intcr om- ncs,fin;tas nece(lum eft vnam. effe maxi- mam ;tunc quzricur que (uccedic poft hanceít ne infinita» vcl finita , finita cfe non poteít,quia efi maior, quàm maxima omnium finitarü,neque infinita, quia nó habet niii dao; puncta, v.g. plus quam al- tcra finitascui luccedit,fin:tum autem ad* ditum finito anf eh PMID 5 " 97 sed duo illafuadaméta;quibus tot infa imolem commendauit À tria. ef- fe penitus cuinofa, laté demontlrauus id Thyl. difp. 10; cit. primum quidem q. t. art. 2.alterü vcró Q» 4« ratione quarta pco concl. € «xcinplum adduéctom d. infi- nitate fpecicrum poílibilium bcutoiua intct lapidem, X ho:ninem non cít ad t€, quia in oppotitum,vnodunraxat excepto» Cu» — ius (e ia&tat inucntorcin , fed USB - T w 4 2 ui. abl E boce-* gue ti ^ "n "ER 9. I1. De propr. ja talis infinitas: eft firicathegorema. tica , & infinito fincathegorematico vti . que terminns extrin(ecus a(fignari pót , ad quem f.ficin via, nqoá camen attin - at , vnde imallato exemplo malé dicicur fono terminus vlumus. illius infigita- tis, nam per hoc figmficatur, quod lit tec minus intrinfecus , infinito verà- cathe- gorematico omnis prorfus repugnat ter « minus àm intrinfecus,quà extrinfecus ; & illa ratio de pyramide ab ipfo addu- &a fané oftédit manife'té repognare in. finitum pra(ertim mter terminos quan- tümcurque di tantes iacluíam ; & (lum à Dco fieri poffe in&nirum fincathego- fetaticum, (ic .9. poteft à Deo produ- €i pyramis infinitz longicudinis, & linca intct eius coftis iacere tz infinita lati- tudinis, non aüt catliegoremíaticà ; quo- tum intelligentia pender totaliter ex ibi dictis;vbi etiam q. 2.art. 2, optime detegi- tur fallacia , qua deceptus Arriag. dixit fec.j. poffe De producere creaturá om nium perfe&iífimá,(uppon:t.n.ipfe,q to tacollcétio crcaturarum à Dco poffibiliü fit quid certum; ac determinatum;vt pol« fittotum fimal accipi, & ad.a&um redu- ci quod cft prorfus falsü ,"nam de fe e(t quid indcterminatü ,& cófufum, ficut to ta diuitió conunui ,vc ibrexplicamus .... : 98 Ternaproor etase(t equilitas , adt inzquiliras, & vc notat Dot 2. d. 1. q.3. k.no cft propcietas,nifi quátitats fi nitz, maius .n.& minns , quale, & inz- quale (oli quanttad fimi coueniür,quia dc ratioa? quancitatis aadior;$ eft excc- deccsmiaoris cxcedi ,& equalis commen fürari,quos omnia videntur. finizatem ar * ere, vasé proprie loquendo vnam in- fisitum dici non poffet aquale alteri in« finito, cx quo colligit Do&or;hanc pro* prietatem neceflario. (apponere. praicc- dcotem , nempc prius conucaire. quanto c(fc inim, vcl infimum , quàm aqua Ic, velineqoale . INon cítautem quaui- tatis affedtio 2 ualitas , vcl inzqualitas , vc £ormalitertelationes important con- ncn;emug , veldiconuenicotia duoruar in qi ancitacestrensdugr relationes intrin- íÍccus aduenienes à quaniitarc realiter d. itincig y (d pallio quantitaus cft apti ib» Quantitatis.esdrt. 17. | r 99 tudo ad cas findandas ,. vnde cum dicit Arift. hic maximé proprium efle quanti- tati fecundum eam aequale , vcl inzquale dici,ly Jccumdnum non dicit rationein fot malem, fed fundamétalem, feu dicit Quo fündamentale , non formale , vt Doctor norat quol.6. A.non quidem a&tuale fem per»& proximum,fed aptitudinale, & rc» motum , & in hoc fenfu competit oii quantitati ràm continuz,quim difcreta , & (empcer,vnde fi omnes quantitates vna (olae ceptasdeftcuerentut,illa adhuc di* ccretur zc jualis , vel infequalis alceri pof- fibiliquatenus fi illa produceretur , nata cítillicó fandare refecta eius zqualita- tem vel inequalitatem ; conuenit ctiam folt quanritaci , fi in rigore fümatur, pro cooueaientia (vcl difconuenientia in ex- ten(ione, vcl diferetione;& per quantita- tem ceteris tcbus;(ed quia nomen ip qua: ti atis,non (olü (gnificat extenfio- nem, diícretionem rerum corporcarti vcrüm etian tráslauum eft ad fignifican- dam perfe&ionem, & virtutem cuiufcun- que tei , idc etiam nomen ajqualicatis!, iozqualitatis translata (unt ad fignifi- candam perfe&ani vcl imperfe&à con- ucaientiam retum in perfe&one , inten- ione , & virtute, , vnde dicimus fpecies eíic inzquales.in perfe&ione nuin calo tem alteii qualem in gradibus, vel ina* qualem, vnum pondus alteri 2 uale , vel inzquale in grauitate ( falfum enim eft q:od aliqui fomniant , portdas etfe quan- tatem) & licut quátitaté virtutis quia in omnibus reperitur , Do&tor appellat tranícendentalem , ita ctíam ze3ualita- tem , velinequalitatem in ipfa fundatam tranfcendenzalem vocat 1.d.19.3. 1. & 4« d.6.9.10. fub D, & quol. ó. & alibi (2 p 99 Quarta proprietas ett ró menfure, tà a&ina, quam pafífiua, vt colligitur ex 10.Mer.tex. 1.& 2, deber auté fumi aptis tudinaliter, fic.n. qua'!ibet quantitas men - farate; «cl mznfararí pocetl, fiue fit con? tinua, fiuc dilcreia , vina .f. certific poteit magnitudinem páaiynumerus, f nurneral.s vnitas iultitudinem mimanó. tumyat actualier non cit necctfe , quias places (ünt udo d dig actu men- furant,ncc men(urautui ; bac aute pos i 3 prictas í Li 600 prietas fupponit neceffarió przcedetem oritutque ex illa (vnde tátum abeft, quod fit tatio formal s quantiraus ratio ipa » tncníutz,vt quidam aiunt, cp nec cít pri- ima, vec (ccunda cius affectio. , fed potius Omhiom vltima)4uia vna quantitas alteri Comparata idcó illam meníarare potett , vcl menfurari per eam ; quiaett ei z- qualis , vclinzqualis : fi zqualis , erit mcníüra pcr applicationem , fiue tuper- politioncm: fi ingualis,erit per rcplica- tioné,fcu rcpetitioné,fi quantitas menfu- rans eti minor meníurata,i veró eft ma- ior, Gc quantitas minor méfürari dicitur per acccísü maioré ad cam, vel im:norem tcceísü ab ca, ita notauit. Doctor 2. d.2. q.2.6.,4d fecidd pariemsvbi €t aducruit, €y ficut ratio quantitatis transfertur ad fi- gnificádà quantitaté virtutis, & rci perfe «lión&ita etià ró menfíurz transfertur ad notificádü quáta fit perfe&io rei , & hoc modo meníüta ponitur in quidditatibus rcrum, vbi perfc&ior femper dicitur me- trum ; & menfura imperfe&iorum , iux- ta illud primum in "vnoquogue genere efi ined e cgterorum y vnde mepíara in quidditatibus séper exercetur per accefsü ad pei fcétiorem, vel recefiumab ca 5 vt noit ibi Do&tor, & fundatur in ipíarum serum natura,népe in excellentia, & per- *c&ione vnius natura fupcr aliam,in quo differt men(ura quidditatina à quantita- tiua;ga hzc vt cóftituatur in ratione mé- furz, him proxime femper exigit ha- &nanam inflituiionem , quod. n. men(u- xta fit tani longitudinis ; aut ponderis, ndet ex hominum inftituto. Caterüm inter menfüram per appli- stationem (quam alij vocant per accom- Xodationem) & per repetitionem , feu scplicationem hoc intereft, quod illa con- Wcnit proprié quantitati continuz., (ic.n. *na quantitasalieri fuperimponitar , & «tius tantitatem noram facit abfque repe- aitione jat men(ura per replicationé pro« Brie, & pet fciprimó conuenit quantitas Xi difcretz,vt docet Arift. 10. Met.c.z. & son conuchit concinaz nifi quatenus ali- 2 inodo patticipat rationem vnitaris » quantitatis diícreta ficin.dicimus ma- itudiné clic quatuor vel fex palmorü;4poris,falimextrinfecadegenerclitusyDifp.V11.DePradicamentisinpartic.Adrationemverómenfaraquantitatiugploresexiguncurconditionesex.Arift.10,Met.c.2.3.&4.quasbicreferrenonOportet,namcascxprofcíiorecenfemausdifp.13.Phyf.q4ar.2.agentesdc'temporecxcrinfeco,vbietiápluradeclaramus&cxa&iusderationcmé(urz,dequapluravideripoffantapudSuarezdiíput.40.Met.fcc.3.Ruuiumhicq.2.&3.Amic,inLog.trac.14.q«4.dub.j.1coPofttemóaaequadirecéferifolétproprictaresqua(untpeculiaresma«gnitudinis,fcuquantitatismolis,quarumpracipua,àquaceteraoriginemdücunt,eftimpenctrabilitas,vtcolligiturexA«rift.4.Fhyf76.& 77.hazc n. eit itaini- ma quantitati, vt per principiam eius re» &é explicetur efentia quantitatis , & ita immediacé effentiam quantitatis conco« mitatut,vt cam nece(Tario (upponat ipfa» met diuifibilitas quatitatiua, quia prius efl rem etie impenetrabilem,quàm quáe - ticatiué diuifibilem , idcó .n. reset quas. titatiué diuifibilis, & inftrumento cor» - porco, quia eft impenetrabilis, vt fupra explicabamus , quando autem cum Scoto in Met. po(uirpus diaifbilitaré ef^ fc primam paffionem quantitatis, (ermo — erat de proprietatibus , quz: communcs crant omni quantitati,ràmcontinüz, quá difcretz, inter eas .n. diuitibilitas vrique rimum obrinet locum ;at impenctrabi- itas eft paíIio peculiaris magnitudinis , nam proprie non coauenit quantitati die fcretz , nifi ratione vnitatum ; ex quibàs cbalcícit , quatenus carü fingula propria continent quantitaté cum quancitate al- teriusimpenetrabilem. ]tem ex impcnea trabilitate feqauntur aliz affc&ioncsma- gnicudinis, nimirum figurabilitas, X vbi. cabilitas , figura .n. refultat ex ordinc qucm adinuicem dicum partes ordinaua intoto,& ficuatz inloco,& hzc nccetfa- rio przfapponit partium impenctrab:li» tatem, data,p. penctrationc paruum ad- inuicem, non amplius cólüiftit nguracor« vt conftat de corpore Chrittr 10 Sacra- mento, qucd tal fi zura caretettó inccin fccam rctincat, vc Do&tor docet 4. d. 10. q1-$. Dico rigo, iaiapia cer. " q4eq. »." Á. . " . ^ a - PRUNUS ITIN CUL p RA Ds Qua[l IT. De. proprietatib, Quamtitatis.om.21.. 60x / feq.ar.2. fic ctiam vbicabilitas circum- iptiua dicitur cóuenire corpor ibus ró. fic quantitatis, vnde quantitas coiter dici folet ratio e(fendi in loco circu:nfcripti- éé,& colligitur ex Aciít.t.Pliy( 15.& 4. Phy(:76.& docet Door 4. d. 10.3.5. & tel.to. H. id autem non debet Persi fimplici circumfcriptione , vt dicit fo- lam locabilitatem diuthibilem , principiü «tí. fic etlendi inloco diuilibiliter eftío- la corporeitas, vt docet Scot. quol. 11.ar. 3. & hac vtique quantitatem pracedit io fubftantia materiali , quia corpus de ge- fiere (ub(tanti praecedit corpus dc gc- riere quátitatis, fed deber imeiligi de cir- cuibícri ptione impenetfabili , modus .n. e(fendi in lóco impenetrabiliter compe- tit corporibus ratione, quanti tatis , vt fu- fius explicamus in Phyl. difp. 9. q. ett. t. . & difp.1 1.q.$. att. I* Qv4STIO. IIf. LUXUS mega, . 102: ,"xValitasomnes precedit relatio- (e à due ordine diguitatis,quamplu- fes etià otdine caufalitaui$ , qua de cauía 'Arift. y. Met. immediaté poft quantitaté egit de qualitate, licét alijs quibu(dam de caufis hic im Logica relationem praemi- fccit qualitati , quia tái ordo in Metaph. fertiatus rationabilior elt ., ac: abíolute tnelior, & valde ctiam |; infetuit ordini doétinz, qui plané perturbatar,fi intcr przdicameatum rclationis , &alia fex , qus etiam non ni(i relaciones cxtrinfc- «us adueniemes praícferunt , pradica- thentü abíolutum qualitatis interijciturs idcircó eum obíeruabimas in praríenti . liA RT XC V, bois a Quid fit Qualitas, vt fl [upremum Ge- sos DAS buius predicamenti. 493 ^x Valitas cripliciter (ami póty vt 775 A bmn:s hic nozant ex, Arift. 5. Mete 14: priaio pro caiuícunque reieí- -fentralrdifferéua y4uo (cnfu dixit Lo -diffetent.à pradicari dc ploubus in qua- -lequid, Secundo pro quocunque accide- Mp ug refpcetiuoyquo (ene Lógicds. s fu idem Porph. dixit accidés omni prz- dicari in quale. Tertio tandé pro fpeciaii quodam , ac determinato accidente ; quo quales effe dicimur,& in hocíen(u cotti- tuit hoc przdicamenum,; vclut fupremü genus; ita declarat Ariftapfe in textu, dü qualitatem dcícribedo dixit. cffeformam illam accidentalem , qua denominamut quales , vade: per ly quales excludantur primo differéua effentialis,per quà quid- piam dicitur qualcquid , item accidentia cartera, à quibus (ubieétum non proprié quale denominatur , fed quàtum,vcl rela- tum, vel alio modo, & Porphi.quando di- xit accidens omne przd:carí in quale 55 accipit quale iu lata fipnificatione , vt hic notat Tatar. prout praedicari in qua- le condiftipeuitur à modo przdicandi effentiali, & qudditatiuo. De qualitatis definitione , vt hoc con- ftituit predicamentum, eft maximainter Auctores controuctíia, quia cum lati(Ii» tné pateat. & varias fub fe conuneat fpe» €ie$, quz diuerfo inodo (ubftaniiamafRi- ciunc;difficile inueniri potefl ratiocómu nisomnibus illis, vt tcílatur D. Aug.lib. Categor. vndc Arift, ipíe iudicauitcom- modius dcfimri non poffe ; vt fic incói ,qtiampcreffe&üformalemnomincfuiconcretifignificatum,;vixmn.aliquidcla»rius,acnopi$potiusapparctqualitatiimcommuniadzquatéce(pondens.Verümpleriqueirtidenrhancdcfiaitionem.abAritt.traditamdequalitate,velutomninbvanam;fic.n.facileforetquafotmamdefinire;quantitasctt,(ccunduuimquantidicimur;fimilitudo;fecunequamdicimurfimiles,&c.imóinqu:uatArift.manifcftum,circulumcóimtiffe,duminprincipiocapitis qualita» tem definit per quale , ,& poitea in pro» greiiu quale per qualitatem. ALlj conten- dunt cile bonam definiaoné , qula datur pet effectumformalem ; quem cófert (us bic&o , quomodo definicelicet omnem formam ; àb alijs fiquidem accidentibus fubitantia denominatur .qpanra y velata , agen$paticns, &c.à «qualitate. veró fim» pliciter denominatur qualis;& negant ab Acifl.ciréulumcommud y quia vt bié no- tat Tato driproifetenilun dcRnitio T : Aaa. Quali» a— ALLEE Los rtg fla "€0o£ qualitatis datar per quale ,tanquá per ali- quid notius nobis, (cd quale defimitur pet qualitatem , tanquá pcr aliquid notius $m naturam; circulus autem proprié dicitur, uando vni definitur per aliud code mo- quo aliud defmnitue per ipfum , quod non contingit in prefenti ; ita Complut. Didac.Murcia, & "ife hoc pradicam. 104 Ceciüm cftó przfata definitio zradatur in ord;ne ad cffc Gum formalem ipfius qualitatis , atque idcó vtcunque dc- $cndi poflit, negari tamé nó potcft quod per cam non nifi confusé cücntia qali- tatis explicctur, ficut confusé vtique cx- ylicaretur quátitatis etientia;fi diceremus €ísc illam formam , à qua denominamur quanti; nec rcfert , qp cffcétus formalis, ger qucm definitur , fit nobisnotior ip- £2 quia tota adhuc ifta notitia eit contu- fa, vnde Ari (t.cefiniensqualc , definit il- lud per qualitatem, & hoc ipfum fatentus &iià Auétorescitati,vnde non (olii, ccpu- diantcs Arift definiuenem, fedieuá illam ample&tétes,quia vidé effe nimis contu- y& pcr gencsalia tradit&;aliam clario- zem inucit;garc (araguntqua magis nota fiat qualitas natura , qua per definitioné ab Arii, allatam, qua ccité magis vergit ad dcfinitioné nominis,quàm rei; & qui- dcm mirum efi;qua varia fint in hoc Au- € orum placita , nà due Auctores pent , velis candem — erronea  Artiag.difp. s. Met. Íc&. 2. definit qua- Sita ie decidi abfolutum Probat, quia naj|ücft accidens abfolutü y. n6 fis «qualitas, (1 gp .n. e(iet maxime quantitas; at quauzus a fübflantia pc» 3pfum non di» Stinguitur.Scd.quia hos cius principrü cit faifi imum cx dictis.cua ft.praecd. idc€x hoc ipíó fatisrcte litur cius definitio. -Hurtad.difp. 14M etfece1. definit, 9 fit accidens ab[olutum à quátiiate diftinélu ficat Arif. explicat mater iam prie &am;d non eft quid,nec quale, ncc quá- Sum 7. Mict. & per ncgationemaliorum.Scd (ané, (i aliam no habcbat Hu. dfi nitionem de qualitate prodeadam, nó c (t €ur ita irriderct loc. cit. definitioné qua- litatis ab Arii. allatamsquia re «cra Anf. definitio plos expl im ifta, illa. Re um pacflcdum Socuniflau eae. ' Difp. V11. De Pradicamentisin partic. plicat,quid (it qualitas,fed ifta fignificat. quid non fit,licét igitur hec definitio có« petat omni, & foli qualitatijadhuc tamen nimis obícura,& confuía e(t,quia nó exe plicat; quid fit illud , per qualitasà. quantitate diftinguitur , & ceteris pradi- camentis, ncc per cam formatur conces ptus diftin&us ipfius qualitatis ; immo in bunc modum facile foret co«tera quoqj predicamenta definire f. cp quantitas eít accidens ablolutü à qualitate diftinctü , &c. Et falíam eft Arift. 7. Met. materiam definijtle per (implicem negationem, ta- lem .n- modü definiendí vclut imperfe- &i(Iimà fpernit 1. Top. c.4. quinimó-ad- dit afficmationem , per quam explicatüt potentialicas materiz ,qua elt differentia rllus conititutiua,vt 1ibie(l videre .. 10$ Suarez dilp.42.Mcet.fcct.i. defis —— nit,9 fit accidens ab[olutum ordinatuns ad coplendam perfe&ionem fubflantia. tám inagendo, quam in exifle. definitionem ibi fusé declarat , & acriter impugnant Complut.cit. Sed breuter re fcliitur , quia falfumj ctt qualitatem cóplementum fübftaniig incxiftédo,& im agendo ,nam complementum fubftantia in cxiftendo eft Bé rti (5s ea fiintelhgat dc complemento inaliquo eite E91 ca efi adhuc qualias bcne dicitur cemplementum fubitantig , quia: etiam cartera accidentia hoc modo come plent(ubftantiam , in aliquo.f. effe acci denrali . Ncc etiam, bene dicitur compie-- mentü in agendo, quia (ubflantia eft ime mediaté actiua, etiam antecedenter ad qualitates. ; tum etiam quia plurima (unt - qualitates, qua actiux non (unc. - Blanc.dilpe 12. (c&. a.definit , qnod Git accidens ab[olutum ordinatum ad perfi- cien dam fubflamiiam ep videtur tump(üf- fe ex Suarez cit, qui bigoificar qualitareay efie à natura inftitutam vt fivornamencü. fub(tantiz . Sed hzc definitio comperi alijs accidentibus;qua fuo modo: Ínbic&ta perficiunt , nec comuenit omn& qualitati , quia ncc calor eít aquzin cífe naturali, nec vitium volun« tatis in efie morali. INecreipondere iue -uat, ita intelligi dcbere , vt omms qualie agit peiiecuo sel peto fubie&ri,cui ef Cone períectio. Quafi. IT. Quid fit qualitas eMni-L. .— 603. €onnaturalis,non aliorum vnde calor jli- «ét non perficiat aquam , perficit camco jgnem .Nam contra eft quod calor,ncdü re(pc&tu ignis habet rationem qualitatis, fcd & refpc&tu aqua,quà t non perficit ; nec explicari poteft , qüo habitus viticti fint ornameniü,& perfe&tio voluntatis. 106 Auería q. 20. fec. 1. poft logü di- fcursü fa&ü per plures gradus efscuialcs, ibus qualitas ab alijs pradicamentis ftingukur, tandem colligiteius defini- tionem hoc modo , efl forma accidenta- dis conueniens [nbietto fecundum certá al iquam denominatienem , C indiuifi- biliter. Scd facile reijcitur ;1ü quiaalia quoquc accidentia certam quandam. de- nominationem fuübie&o prabent : tom m e(ló non pertineat ad qualitaié red- € lubie&tii fuum diui (ibile s, vt fpeétac ad quantizaté, ,non adhuc rc&té dicitur có uenire illi indiuifibilitet , hoc .n. dici pót duinraxat de accidentibus (piritualibus. /[ Complat.cum ceteris Thomifts dcfi- niunt cüm D. Thom. br 28.art. 2,quod qu atas eft difpofitio: fubflantis,(cu ac- e«deus. difpefitiwum fubftantia , & cum codcm p.2 q. 49 art.2. quod cft accidens modificatiuum s[inà determinatiui fdb- flanti& , quas é« finit.oncs aiunt comcide re. Scd certé ifle dcfin.ioncs non cxpli- cant , qua fit ifia ratio d fpofirionis pro- pria qualiiat! d d. fferenuá aliorum acci- dentiü.neq5 d deicrminatioré afleiat pe- culiarcm ikandi, q illi fuo modo non affctan: c aec ra quoq; accidentia. Muliis explicare conantur Cimj lut. cit. quaná fit illa dilpofirio , que cft peculiaris cfiee &us qualitatis. Scd quando etià totà do- € riná;quà ibi dc hoc fusé wadür, admit- teremus , adhuc prafatas definitiones nó recipcremus, quia ex vi illarü definition non datur intelligi quid fit talis difpofi . tio)» quod fieri deberet y vt effent exacta duliuonss ; imó dzfinitio jpía ab Arift. longé melius rcm explicat , ait n, jtà de- terminare (ubítanuá , vt per eam dica:ür qualis,vnde cp amplius dicit , quà D. 1h. 1c7 Alij aemü dcfin.üt, quod fitacci- dens abjoluiii conjéquens formam;hcut éconciá quátitas dici folet] accidcs coníc- qwens matcriá , Scd coicr rcicitur, tum quia inueniuntur qualitates etiam in fub- ftant;js (piritualibus , in quibus a olla eft forma partis; tam quia idcó quan ti tas di- citur fcqui copofitü tóne mater , quali tàs vcro rationc forma. 5th. quaadam asc- comodationcm , quatenus quantit as. cft folum ratio patiendi , qualitas ver à fre- queniius cit racio agendi ,in quo quanti- ras imitatur n3xuram materiz,q uz eft ra dix omnis paífionis, & qualitas natürans forma, que cft radix omnis act ionis, vt explicat Sco:.4.d. 12. q.2. (ub C, (ed cer* uim eft non omnes qualitates. eífe a&i- uas , ergo in bocfenfü nequic omnis qua- litas dict accidens confequens formam . » Quid sgitur in tanta varietate rcfolue- mus? breniter dicimus , qp ticat quaft. praced. dicebamus, bené pcr radice im- penetrabilitatis infinuari rónem forma- lem quaatitatis, có quia ymucr(aliter lo^ quendo folemus per propriam paffione preiertim primam , & proximam rerum differenuas circumícribete, quz nos vt plurimom latent ; fic in propotito apuor via ad qualitatis cífentia.indagandáerit,primam,&pcoximáciusadinucnireaffe&ioncm,& indé arguere. principii cius exigitiuutm ellc efíentiam ipfam qualita- tis; talis aut proprietas cft fuf cipere ma- gis, & minus,leu intendi, & remitti «n. affeciio foliconuenit qualitatiy vt po- ftca dicemus , conucnit omni , quia nulla cit,quz fit incapax inteofionis& remií- fionis,& conuenit séper; ficuc igitur quis utas dcfinicbitur inordine ad partes ex- tenfionis , & omncs teré in hoc couenie- bant , l.cét diuer mode ;llas partes exten 1juas cx plicarent » lic in propofito qüali- tas crit definienda per ordinem ad paiteg intenuonis, quz Íolét dici gradus, & ficut ctfcétus formalis quanutaus eiat afferre (übic&o pluralitatem partiam cxtéüua- rum , ficin propoluo ecu formalis - or qualitatis erit afferre. fubicéto. pluralitas tem partium intenfiuarü , Ec certe miri cit,cur omaes acquicfcat dcfiditiom qu& | utatis dauz per pluralitatem part tcnionis , nec polkea videant cade i cilitatc joie ac debere explicat; effen- uam qualitatis. per pluralitatem paruum intentionis » A&à à ac ium ere Maneatigiur qulitarcelle — , —LABELALAS dduala dish A . » 604 aecidens abfolutum, ratione cuius [ubie Bum qualific atum pótintendt, & vemit ti;(ic .n.bené diftinguitur qualitas à quo- €tin3; alio accidente, & cius formalis ef- fc&us dift 'n&ius defi gnatur, quàm abfo luté dicendo, quod fit forma, à qua de- nomtinamur quales. Scd hanc noft:à qualitatis deícriptio- ncm 'mpugparunt poflcà Poncius , & Ouvicdus,illc quidem difp. 16. Log.q.1. n.8. impugnat primó,quia quani qua- Jiras non etlet. intenfibilá aut remiffibi- Tis ; adhuc baberet rationem qual tatis. Deindé , quia non quel. bet qualitas cft ánténüibilis,nam certe vna intelle o nu- mero non poteft intendi , aut remit. Tandem quia effe inten(ibile, & remiffi- bile non magis conuenit qualitati , ran- uam proprietas , quam haberc contra- fium , crgo tam bcné poflet defcribi cfle accidens ábtolutum habens contrariü ; q accidens ab(olutum intenfibile, ac fei fibile . Hinc pofteà faam profertdefini- tioncm quod qualitas optime explicatur effe occidens abfolutum penetrabile , nmonqudem illa Ponc j,quod qualitas fit uia hzc de(criptio omni, & foli qualita- ti conuenit , & cuadit difficultates aliorü modorum dicendi ; dicitur accidens ,vt diftinguatur à fübitantia, dicitur abfolu- tum, WE ng à relationibus ; dici- tur penetrabile , feü compatibile cx fe €um alijs rébus in codem loco, vt di(tin- guatür à quantitate. Ouuied. autem con- trou. 8. Met. pun&. 1. candem noftrá dc- finiionem impugnat ex. potentijs vitali- bus, qua lunt qualitates, abe nó funt iintenfionis capaces,quod & quamplures T ri de charactere affirmát, & tan- aullus Fhilofophus , vel Thcologus ncgát po(libilem e(le qualitatem nonin- ten(ibilem. Dcindé fündamentü eucrtit nofüz deícriptionis , cum probatur ex patitate extenfionis in quantitate , negat . «nim eodem modo competere exteníios.... re intendi pofle in cói fent£tia éapiewita c"? mem quantitati , quo compctit mten io qualitáti fi effentia quantitatis imexigc- tia cxtenfionis cofti - Deniq; & ip- fe (uam dcfinitionem affi gnat qualitatem effe accidens, quod fecundi rationé fu- | predicaméti tantüm fequitur sühalitaté perfeiam , & per a&ualita- € ^ L Dify- II. De "Predicamentis in partic. tem perfe&am inielligit id , quo vltimo conft:taitur totü Lib taotiale, cy in coro cópofito eft forma,& in toro Iinpliciyt Angelo, c(t cadcnnunet zotius (uoftinua- ; Jis iipartibilis enccas; hocaocé probat - qu nulla qualizas (e«quicar materiam, cd; fit potus indifferens ad ómacs , ied (e a»: per infequanac foraiam , qua eft perfe- € actualizas ; neq; allata defcriptio po« teft alteri aécidenui à. qualitate diuer(o competere,nam relatio,prz fentia, actio, ; E »4ffio, zqué materiam, & formam, füb- : 1 antiam, & accidens fequunrur ; quod 6. pra:entia forma aliudaé modal ill;us ac €idens canc üm potfcc (equ: fotmàm, qua eft perfcéta aérualicas, hoc non illi cópe-; tet cx przdicato generico , (cü fuperiori. pra dicamenti , fed ex prz dicato [pecifi- €o .(: quia eft ralis przztentia , talis duras . tio,ve] relatio; qualiras autem e precisó. PE uod fit qualitas , quacunq; alia fpeciali « diffecéndi feclufa feniper fequicur pere: . Mer T ^» Ds fcctam a&tualitatem, |. Itt& ramcn dcfinitiones non placent, : accidens abíolutü penetrabile, quia. differentia tangitur in eajqua tic propria, & adaquata qualitati,nam ratio abloloti competit quantitati , & ratio penetrabi- : 1 litatis cópetit fub(tantize, vnde illa defiai- uo dcícndi non poteft , nili aiferédo ipc- cics conftitui P mbinationc,&c vnioncm plurium dif iar inadz qua tarum ; quod foprà refuratum cft dilp. 6. | q.4.nüu. 46. Tumquia tota illa definitio competit cX inticgro pan&o de generc rra 1 bd quantitatis , nam illud eft accidens abio* - Mo lutum,vtomnces facentur indiuilibilia ad- mittétes,& elt peneit. bile cá alijs rcbus incodé loco;quia eft ex omni patte indi- uiübile. Tíquia gradü albedinis,vel ca- Y loris poffe cü alio gradu co, rari in 'eadé parte fobiecti,cftalbediné,vel calo- ü inten(joné per gcraduü pluralica- té;ergo qualitaté eife accidens abíoiutum penetcabile in hoc fcnlueft eíleaccidens intenfibile,vndé fic intellecta iila defcri- ptio coincideret cü noftra , quam Pon ciusinficiatur ,. Tum quia illa dfia4:0 dependet ex eo, quod cít incóroueria, — — Queft; IT. "Quid fit qualitas. crt. 1. y agg realiter diftinguatur à füb. ntia , & qualitate , quo («mcl negato cotruit : Neq; raciones, quibus noftram imp ; funt vilius. moment:namad1,dicitur,quodfappolitointendit&re- miti efe paffionem primam, & adzqua- tam qualitatis , licet ex deitru&tione ta- Iis paífion:s non (cquatur intrinfecé , & à priori deftrar rationem qualitatis , de- fttuitur tamen à pofteriori,co modo quo dicitur fubic&uc deltrui ex deftructio- nc paf(fioniscum eo realiter identificare. Ad 1. negatur affunptum, vt infrà pate- bit art. 4. 0.126. cuius probatio (i effi cax foret, probaret pariter nullum accidens idem numero pofle intendi, & remitti , quia addendo, vel detrahendo gradus,va- ritur aliquo. pacto identitas numeralis eius im racione totius integralis : poteft ergo eadem numero intelic&io intendi, & remitti inco fen(u, quo id explicari . folet inalijs accidentibus, vt dicemus in lib. de Generat. & Corr. Ad 3. negatur rurfus afamptum , vt enim patebit cx in- ftà dicendis art. 4« magis propria, & ade- quata paffio qualitatis eft fo(cipere ma- is, & minus , quam habere contrarium y idcó aptius per eam poteft. effentia o qualitatis indigitari ; & circumfcribi. At neq; defrnitio qualiratis, quam co- gitauit Ouuied.cft (acis idonea, nec enim €mni qualitati conuenit , nec foli : non quidem omni , quia non comprehendit nifi qualitates fübie&ns connacuraliter de bitas;non vctó quz violenter,vel neutra- Jiter eis conueniunt , calor enim reperitur fraqua , & albedo in pariete , ncc tamen fcquantur a&ualitatem períeétam illo- rum ; multz etiamq nüeniunc - emibusincompleus , vt anima leparatz » & corpor: pro altera patte cópofiti, qua: tamen noa funt in vltima a&tuaiitate;ace étiam conuenit foli qualiraci illa delcri- fio, non eim minus actio dicitur for mam infequi, quam qualitas , & hoc qui- | ex ratione generica actionis, non autem (peciali,nam forma dicitur effe ra- dix omnisa&ionis, qua talis cfly& a&io proprié dida nequaquam ma«ctiz con- uenire. 1 , cum eius proprium tit pa» ti; [ed à toto generc auribuitur forma « * o Logicae ,69$ Dc:ndé impugnatio, quanvindacic con- , tr2 noftram definitionem ,. ex porentijs vitalibus aninvz nulla eft quia faifiim c(t potenti^s animz effe qualicates.eius ('ib- ftantiz fuperadditas, cum potius fint fa- cultatcscidem confüb(tantiales , ac rea» liter identificata ; de chara&etc quid (it, dicendum apparebit moxart. 3.nu. 119. Deniq. gratis negat effentiam qualitatis. bené explicari per exigentiam intenfio- nis , quemadmodum cífentia quantitatis: per exigentiam extenfionis folet cxpli- Cati, fi femel concedatur intenfionem, & remiffionem qualitaci cenuenirc , vt pro- priam, & adarquatam cius pa(Tion , quia. vniuerfaliter loquendo bené (olemus per propriam pa(fioncm przíertim primam & proximam rcerüm differentias circume feribere. ARTICVLVYS II. Explicantur quatuor combinationes, ip quas diuiditur qualitas. 108 Inifit Arift.inhocprzdicamequalitateminquataor claffes, Íeit combinationes, primo in habitum, & difpo(iGoncm, fecundo in naturalem po- tentiam, & impprcntiam  tertió in paf- fione, & paffibilem qualitatem ; quart in formam,& figüram,quas pcr i explicuimus t. p.Inft, & quidem mirum eft, quanta fik Anctorum varictas in his cla(fibus afiignandis, & declarandis, cum tamenres non (it magni momenti, quia Arift. ipfc , poftquam ip(as enumerauits fatetur intexta non effe enumerationem proríus exa&am Nosigitur maiori, qua poterit fieri breuitate, ré explicabi prout magis confonam; videbitur verita- tati, € Arift. intencioni , non curantes diftin&te referre Auctorum placita. — . Prima qualitatum claffis cft Habitus s & Dilpoütio,& per habitum A ard vniuer(aliser omnis qualitas fubic& fponensad operandum vcl patiendum, ab extrinfeco ei proucniés, qua t ab co fig, mobilis diflicuker ü.j;ideuc- - niat , & per diípofitioncm omnis fimili- tcr qualitas ab excrinfceo. prooepicnsy& fubic&um ad operádum, vcl patiendum dilponens ; qua tamenab co fit facilite i Aaa - j we "kl ^ — » €o6 ,  Dipfut.VIl. De Pradicam.in partic... mobilis ,jvndecunq; hoc tit; & ideb mein bta huius comb:nationisnon diftinguun- tur effcnrialitery fed tant accidemalitery & qualitas có;s vrciq; membro, & primae - huiusclatfis cótticiua eft qualitas pro- ucniens (obiecto ab extrin(eco , & illud ordinans ,ac pte parans ad ageridum , vel pátiendum,& non tantum ad fic agendi, vc! patiendum j fed ctiam ad (impliciter agendum, vel pattendum « Colligitur ex Scoto q. 36. predicam.$. ad 1.9. & in 2. d.3. q.10. $. 4d qua (tionem, & cft Ta- iar. lo.de Mag. Ant. And. Mir. Orbcl.& aliorum Scorft. in hoc pra dicam. Pro- bantur, & explicantur fingula ; in primis .n. pon lolurh qmaliratesqua ordinantur ad sgcndü (cd ét, quz ad y atiendum, m hac clatle recenfentur ab A ciít; lilc.n.po nit: ritudinem, qoz plane non difponit fifbicétum ad agendum, [cd potius ad pa- ticndum; crgo malé fcntiunt , qui folam qnalitatcrm ad opctand difponentem di. «unt hanc ptimam claficim conftituere « Secundo in hacclatie reponit tantü qua. Kitates aduécitias;& ab extrinfeco proue- niétcs,vt bené Simpl.& Albert.norarüt, nO a(t innatas , & ex naturali cóf itutio. ne [ubic&o dcbitas;quia ift ad 2.cla(se pétrtinecti& td manifcfté conflat ex cxé- pli$ ab iplo Arift. addu&is de fcicpua ; & victore, calidirate.& frigiditate in. ho- fninc;fariitate,& a gritudine ergo fallun- tüf , qui qualitates 1nnatas ad agendum; $cl patiendum difponentes in hac clafíe yeponünr. Tertio bicicponuntur,rófo- lá quaitaic ua ab cxtrinfeco pro« tcnientes ibie&to conf.runt fic agerc.i« faciliter agis, vel minus, et fort omncs hibitus, (al i fiaturaliter acqeifiti , fed — küiamy quse danr fimpl.citet agerc , vt cft alor in aqua , quse dar ci poffe fimplici. «er calcfacere , & fpecies in intelicctu y &ui licét a&tiurtatem non conferacin ordi né uo , (ecuim camen timpliciter concur- fit ad intcllcétionem cfliciendam «i ha- bitus (upcinaioralcsiuxtà cómuniorem, nontfolom potcttiatn 1Odant ad: opcrane .. xum (td ilh: confcrunt potie Gmplicicer an (upétnaturaliter érzo malé feu; titmitqui dicunt liinc cpi oam fpeciei ef feillarear jualicituyquie (uppouéces po» tentiam, illi velut coadiutantes foperad-- duntur ad operandum , nam neq. calor in aqua fupponit poteatiam ad calcfacien. dumynec habitus füpernaturalis in anima potentiam ad (upernaturaliter operaodá . nii forté obedientialem. Qasrto tandé y quia Atift. habitumhic appellat qualitas tem (ubic&o firmiter adherentem:id n. datuc inxelligiex vi ipfius ominis, 9 di- cit petícétam pofle(hionem,& radicatio- nem y fiué hzc radicatio proueniat ex . a&uü frequcnitatione , vt eft dc habitibus. acquifitis fué diuturnitate temporis » yt cfi de febri, que lonigiori tépore fic ethi- ca , fiué ex peculiari rone (übic&ti , quod cít alicuius qualitatis tenax , vt cft de (pe- cie intelligibili iníntelle&u y róne cuius permanéttz cócedit Doctor in 2.loc.cit« poffe habitum appellari , vt hic de habitu loquitar Arift. Ec per di(pofitionem. €. «ontra intelligit qualitatem: ab es aci: mobilem, vndecuaq; hoc prouenit, fiué | ex defe&u ftrequentationi , fiue : cx brcuitate temporis y vt febris cita trá-. fiens , fiué quia fub:ectum nom fic illius: tcnax,vt eft de fpeciebus fcnfibilibus (en-, fuum prafcctim extérmocum; fiue exalio. capite hinc manifc(ià deducitur membra huius cóbinationis um accidentaliter di^ fingui ; nam inltoc enu cadem qualitas in vro fübiecto dicitur; inalio difpotitio ; imo t - bitus,modà di pori É.quas, litatem iilam , quarerat difpofitio , (i ia fubie&to valdeinuslefcat, dici habitam; fcientiam in tyronibus di/po(iuioné vo« catquz in eidem proue&us fic hibicuss. 109 Ex hoc facile tefcllituc communis loquédi modus Thomtt. «x D. Tho. p.2« q-4g«att. j cicligdautrum inne. ciem qualitaus per difponere beac y vcl malé (ubicétum, vt eti videre and QA plut difp.t $3 Nam vel ince de difpolitioüe bona , vcl mala moraliter, & Hoc niap., aai«quía tonc ad. liinc pecie fpcétarent tolain hibitus iorales,no au» tem incelle&tuales; rüni quia ciam 1n ge nere mori$ dari poicft babitus indi rens ncc bené , nec malé (ub»ectuai di« (poucnt-ex Scoto 4. d« 6: 4- 19... Vel. p«r ocac ,& male (ubiectuui difpouerm 1 ; ; incl Ld pecié a Mts F Quaft III. De fpeciebas qualitatis . cur. 17. dntellisuntidé , «quod. conuen enter , vcl diícoaucnieoter ad nacuram fubie&i ilud allicere, namfcientía , & virtus conue mencer d;íponaat intclledtom , & volan- tiicim, ercóry & sirium diconucnicnter , calor conuenicnter d (ponit ig0em, d:ícó ucnienter aquam; Ecncque id benc dici- tur,quia hoc non tantum huicfpeciei có- uenit fed eciam ceteris, vnde datur poten tianaiuralis bene, vcl malé difponens fübicctum,nam falubritas bene difponit, infalubritas malé , tic etià. 10 tercia fpecie quzdam qualitates bene fenfum afficiunt, quzdam male , imó hoc conuenit omni forma informanti fübie&um iuxta incli- mationem faz naturz , vel contta illà , ita «quod nequit affignariratio,cur hoc mu- nus bcne, vel aialé afficiendi lubiectü ma gis qualitatibus peimz fpeciei conueniat, quàm careris . Hinc ctiá rcfellitur com- anunis loqucndi modus co mex D. "Th.cit;art2.ad 3.effenualiter, & (pecifi- x diftinguentià babixà , & difpolitioné , quia habitum accipiunt. pro: qualitate ex m—- fua diticuker mmn na: icut eftícientia quia fpeciem fumic ab obie&o ncccario, à caníanecctla- ria producitur f. demonftratione, idco "firmiteibarcec in intellectu eiiam vnico a&uacqat(ra ob ncccilitatem, S euiden- tiam cáuíz; difpoiitionem veró accipiupt pro qualizate ex (ua natura leuiter: haié- te in [ubicéto,iicur eit opinio, qui quia fpeciem (amit ab obiecto conungena, & hibet pro: caufa argum. ntum probabile folum;:dcó facile potett ab intcllcéta di- ucili . Quamu;s. n. f(umendo 10 hoc fenfa habitum , &-dpo(itionem cffentialicer & (pecificé anter fe diftinguantur , vt pa- 'tets tamen fumendo hibirum ,. & difpo- fit;onem pro qualttate quacunquz. ratio- ne mobilier , vclimmobiiiret inharente Tübiccto, Lue 1d fic cx natura (ua, buc.» ^fubiceti , Guc cx parce tcmporis aui fre- quentatione acum , vt (unit Ariit, pla- né inhoc feníu accidentaliter tanium di- ues ca ur ex ers e ms vara io uis , & dilpofiuonis Mes iara Tatar. cit. : 110Sccunda qualitacum cla(fis e(t na- turalis povcatia; óc impocentia , vbi vc 607 notant Do&ot q.36.cit. $. .4 1 tertiam qusflionem, & Scotia (apraci.pot-n- tia,& impotenua famunturfandamceo:a- liter pro qualitacibus ablolutisnats £an- darc relationes potentie, &. impotcatiar, & pro facultatib:s (abie&to innat;s ; e'q; ex fua maurali conftitutionedebitis,pccquodexcludunturfpeciesAngelicazeft,n.fiutAngeiiscógeniteabiniaocreationiseorum:adbuctamenpertineatadprimamqaalitacis[peciem,quianonetanzcisdcbiteexnaturalieorumconftitutione,vthicnatatQ:bcl,Etpertfacukaaesianatashuiusfpecici,nonfolumin»telligiatur.qualitatesillae,quafübienaturaliterdbitz,&&congsnitecoriillicagere,facilitec.ivcldiflicolter»verumetiam,quzdaotfimpliciteragere;vtcalor1aignesfrigusinagaajgraeuitasingrauiylegitasinIci,calor.n,e(tpotenciacalcfadtiugigais,fcigasique&c.cumhoctamend;(crimine,vtinotaeuimus1;p»Init:cumDoctor:2.di16sqvn..P.&Scocdittisomnibusiohocpradi€ain.quodnóoinesfacultates innate, Sc Anitura dat ad (impliciter agendum.as hic ccponuntur ,q«ia ncc potéuz anime, nec paíliones propriz ad: hoc fpcctanz pradicams fed rani ü yirtutesaCtiuz, jud a (uis (ubsectisTuot ccabrcr di (Linde sha* bilitates vero , vcl inhabilitates naturales ad ytendüm butulmodi ficultatibus à na- turca datis, liue realiter à [ubiedtis di(tin- éris fiue ydenuficaris, pectant io vniuer fumad hanc [peciem 5 i ic explicandi (unt Sotus, i Scociltz, cum inquiuot im hac fecunda (pecie collocari tantum. fa cilitates,& difficultates natucalesad vtea dum facultatibus inpais , no autem iplag- natiuas racultaccs; per hoc.n. volunt taa- tum fignificare folas praedictas babilita- tess& imbabilicates vcedi f£ coliacbus. ia- nius vojuec(alier in hic fpecie reponi; s non autem volüt excludere omncs proce - fus ficultarcsipnatas d natara ditas ad fimpliciter agendua fed ilias vani, uge «um (ubicétis realiter idenificantur , & 4n hoc Jcniu.a9s quoque locuti fumus 1. p-Init.irac. 1.c.6.(ecuti co.nusé lo quen- di nioduin *5couftarum. Ex quo conttat. k.lli cos, qui dicunt hanc (ceundam (gge ^ Aaà 4. ciem "d $o$ Difp. V1. De Predicantentisin partic. ^ £ie m cíle tantum earom qualitatum; quz — Amic.trac. 16.difp.3.q. 3. dub.g« per fe primó date funt ad fimpliciter ope fandum,vt Suarez d fp.z.lcc. 4«— 111. Per naturale iguur potet intel- ligirur qualitas innata , qua fimpliciter, cl facile fubie&tum ea praeditum agit vel refiflit contrario ; per mataralem ve- rÓ impotentiam vtique non incelligicuc dcfe&tus,& priuatio potentias tic. n. qua- litas non£oret » vt-docct Doétor loc. cit. án przdicam. in fol.ad 2. quztt. 3-(ed vt ait Do&or ibidem, fignificat modü qua. lita'is,fecandum quod ila ett principium difficulter agendi, vel faciliter patiendi, vndc non tantum fumi d.bet pro facul- tate debili& imbeciili agendi, & retifté- di, vt pa(Iim Ex, ofitorcs accipiunt, fcd ttiam pro qual;tate pofitiué rerardaate, & impediente fubicctum ab a&ione , vcl efi (tentia, neque hoc cít alienum ab A- tiit wt aiunt quamplures, przíertim Sua- tez dilp.4 1. Met.íec.g yxe rietelatie cu- dus affert cxemplü non conf.rt vllo mo- do (ubicéto poientiam-refittendrconita €ijs,imó pottus formaliter oppoutdi prae fac ced acnfübiectuméacile ad paucn- dum à contrariospariter moll;ties non cft potentia retittendidiuilioni , nec perte- €» ncc mperée&ta , Icd porius eft quali - tas reddens fubicétum facile poficiue, vt diuitionem patiatur. Hoc aucem interctt ánterhos duos «/0dos acc picnd! ;natura- dem impotét &, quod ti accipiatur primo todo.non diftin2uitur á naturali »oten- tía fpecificé, & etl'entialiter, quia inhoc Afeníu (ignificat virrutem dobilem,& ia- becillem ad egendum ,vel refi tendum , «bi natatalis potentia bgnilicar virtutem »Salidam,& forie, vnde fic non dífierunt, mili ficut petfc&Ga & imperfcéta poienria ántra cac dem fpeciem; atin fecundomo . do fumaturynempe pro ate patiendi -aliqu;d facile,vel retardante-(ubicétü ab ,a& onc , vt n quibuídam c(t naturalis quadam 4«(idia , & inervia yel votaliter Riskeoce ab aliqua actione,quo modo &oxius humor in oculo dicitur naturalis ámpotentiaa1 videndüs fic-naturalis 4m- potcatia cíícntialiter , & fpccificéa na- — potentia differt, & impotentiam in bocíen(u cona Suarez cuam admittit v SK xac *112. Tecaaqualicatü cla(fis e(t paffia, & patlbilisqualitas , in cuius deligna- tione maior cft difficultas, qu: m in dua- busprzcedentibus , (cd relictis alioruas placitis,Doétor q. 36. prdicam. cit. ad. 4: qua(t. inquit , quódi(ta tertia fpecies cootlituitur per. comparationem quali» tatis ad (üb:e&tum natum alterari fecun- dum eam velad se(um;cui infert pa(fio- ncm, (i pramo modo de(tgnetur. hzc fpe» cies , tunc ad cam Ipe&tabunt difpofirio- nes maicriam przparanics pro. receptios ne formz (abftantial;s, at ti conftituacoe (ecix!o-modo, quod magis vider ad in- tcatiónem Ai itt.accedere , tunc difpofis tiones imatcriam plz paràtes ad primam fpeciem redigi debent quia diximus. ip^ (am conflit per qualitatem , non tanti di(poncatem fubicéótum ad agendum , vt XOitcr putatur, (cd etiam ad patiendum & recipiendü,detignanda igitur erit hac tertia (peciesad meniem Aritl- per ordi- ncm «d (cofum, quatenus ov nis. qualitas buius tpeciei vel paílioneg cffic in fen Áu wtontionalem , nam color vilum , fa- ' por guttum;fonus audi:um, calor, & tri» gustaétum,odor olfad'ummoucnr,& at ficiupt, vnde.non ponuntur qualitates a» €tiuz hic, ai(i in ordine ad actionem im- tcnuonalem , «cl quía efficitur ex aliqua 5 lcu imtenuonali immutarione ipius fenfüs , vt ribedo ex verecundia, €1 timore pallor, vcl quia tandem per (e ett paffio afficieos animam , vt [unt 0me ncs /ffcdus qui appellátur pa (ones aps peus fentitiui,irayamor,od:uas,&c. hz -n. paffionesad h nc (peciem percent , vt lign/ficat Arilt. in extus & notat Do- &or quol.13.Cc. vbi etiam (ubdit ; non taniun pafliones appetitus (enliuui , fed etiam inicelle&iui ad hanc [peciem pof- fc , ac debcreteduci , & quód Arift. hic mentioaem teci expreísé de patlionibus corp ralibus , & hanc fpeciem defigoa- uit in o; dine ad (cníum , quia iftz (unt - qualitates -huius (pecie. mamfeitiores » Hinccollige Poncium hic dip. | 6.0.2. 4-20. 29 nec ad menicm Scoti,oec A- rif.bené cittinguere qualitates hu:us gcc- ti& fpccicrà qualitaubus pruna, & d ! ipi pape -- ntc alie Quieft. TIT. Be fpeciebus qualituit edi /699 dz, qued ilia fom fcnfbilcs sétu externo, Tz autcemnon . Nam in bac ictcia(pecic Ari(. ponit amorem,& odium;qua nós&t qualitates fepfibiles fenfu externo , & 10 prima,& fecunda ponit calorem, & frigus (licet fub diverfa rationc)quz tunt quali- tatcs lenfibiles fenfu externo . 113 Ex quoauté capite, &.quo ps&o inter fe differant mébra huius combima- tionis,ait Doé&tor 2.d. 13.9.vn.$ De feci do per paffibilé qualitatem intelligi »jsà qualitatem fenfibilem, per paffionévció inteliigi fpeciem, fcu intentionem ipáus qualitatis fenfibilis; qz expofitio , c(to vera fit , non tamen omninó ad mentem Aci ft. ipfe namq; per paffibilem qualita- tem iniclligit Ham , qua firmiter, & di fubie&o inbaret , (cu qua in fübic&to fe habct jer modum permanenti , vt ruber prouen:cos ex ngturali complexr'onc, per | veró illamyquae de facili tran» it , vt rubor idem cx. verecundia proces 'dens ,' ex Quo conflat membra combina- tionis huiusron nifr accidentalitec dif. fcri e; cum quia Aríftipte (rgnificat pat- 'fiorem in. paffibilem qualitatem. (ofie tiarfi ey fi cx alquoace denti , aut alio medo im fubicéo perícueranter n anest; 'tü qu'a vbi eft idem formalis cfleótus in fpecies ncn potlunt diueríge caulas 10 fpe- Cic aflignari , quod imsx:imé verü cft de "qualitatibus , nam qua eundem ctfcétum ds alcai vatz iom caufare , cedé Ipecie qual tates (unt, fcd calicer fe babent pal- fio , acpatfibiiis:ualiras ,rubedo .n. & ! mnt. 6ué did permanesni:fiué citó cà fcant, zqualiter habcnr rubeum quid , vcl pallium efficere, ac aenominare pro ié- €, quo fubicéto inbzrent , nimirü vel n effe quieto , & permancnter,, vclin fie- ri, & tranícunter, qua de caufa ait Arilt, verecündum potius dici debere ciubuii- 'fe;quà rubcum «cflcctum efie. Neq, huic 'obitat, g denr aliqua qualitates ex. va- tura fua pcricucranies im fobicáis , à aliz fuapte n.tura iranlcunic$,vt lun.en& o- nus in acre, &cxbcccapiteábinuicedifferreetsetialicer,Sicut.n.inprimalpecieAritt.nonfümitbabr.amyaif,c(iueneproqualicatibusexnaturaiuamob;libus,«climmobiliousàiubicào;ted.proniafcuéproqualitatequomodocunq;mobili,vcl1n4mobikinfabicétoyitaInhzctertia(pcciepecpa(lionen,&pallib4cqualitatemintelíigicfenübilesqualitatesquacunq;citioncmcbiles,vcliemob:Icsà(übicéto,vtconítatexexemplis ab iplo Atift. allacis 114. Quatta claffiseft forma, & fizu- fa,vbi per formá nÓ intelligit cuid ab 1p- fa gura diftinctum, vcl bi quid dittinG intell:git, hoc nequit eife ; niti accidenta.- liter diltinGum pet aliquod nempé acci- d€s fieurz lupersdditum,q) figuram ipsa Rer arch vel deforme $ er Bert. inquit figutam d:c?, qux afficit quantita- tem;,& forman dici pulchrirudincm , vel deformits tem ; quem dicendi modü Suas rez amplcétitor explicans. pulchritudi- ncm per concemitaatiam colorum ; vel erunt accidentaliter di füin&ta ex diucrfi- tatc fubic&lorum, vt figura d:catur in ar- tificialibus.forma in naturalibus, vcl figu ra. tribuatur rebusinanimatir, forma aní matis iuxtà varios dicendi modosExpo- fivorom de hacic.. Hoc vnam nobis (uf- ficia, 9 cmnes diftingoentes formam à figura,nó nifi accidencaliter dift inguüt , vno excepto Auer(a, qui q. 20.[c&t.4. tot qualitates ad harc fpeciem reducit fub membro forma , vt necctlarió agnofcere debeat inier. ea diftin&tioné efkcntialein, ad fot mam fiquidem reducit omnes quas litaies ncn opcrattuas, & non fenlibiles , & nominatimaétus omncs v cales séfuü extcinorum;,qp fané on;ninó nouitaté fae pit abiq; vllo jiocíus fü4dau;étoscü actus omncs vitulcs, tam exicini, d. ntecni ad primam , vel tertiam fpecicmcómod;us tcduci | offiat, vt dicciius ait. le. Cótinunur autem bac quarta (pecieg qualitatis cx ordinc quem dicunt adipuie €cm , & ctiam ii ordine ad locui partes ciuídeu corporis figura. n. di. jut modus sra afficiens, quatenus x erio moe o tcrminatam , vade alia eis figura Cir» cularis, alia angularis j quia (91065 hu us inuicem corparata alio i: odo c babent fiualiter,q partes:llius; binc dicebamus 1. p» Inft. cum Oibel, poiic in 1€ figurata tria conbideratis ipfam 4; «m Baucoa.as yt lignum, 2« quanit«teun €;u5 I ,vel uc 2 Sls Ne "TS TR "€16 3. tandem ipfammet terminatione, vcl di- fpotitonem quantitatis, wt cft rectitudo, €oruiias,criangularo , & hec eft, qc di- &ilolet forma, & f'gura hanc ;uattà (pe- /&tem cont tiucas; Hnc ce&té ibrieus de- ducebamus cum Do&ore 4.d. 1.9.1.5. & d. 12.4.4. 1. qualitatcs hu us quare (pe- €ici non cífe proprie aualitatcs3;quod ét hic adnotant Tatar. Mayr. & alij Scoti- ftz cit.quia pot us quid relacinü dicunt, figura .n. vltrà quantitatem ( ait Doctorcit.)nondicit,nifirelationemtermino.Tumir.c'udcntiumpartesadfeinuicé;dicuntorramenqualitates,quia habent mo- dum dcnominandi, vel przdicandi qua- - Jitatis, quitenus modo quodam abfoluio puedicantor.non in nuante ordinem ad aliud,co.n. ipfo , gpiliquid dicitur. fimi- Je,z quale, diucrium; &c. illico infinua- tur ordo ad ;liud , «t dum aliquid dicitur rectum curaum,triangulatum, nullus cec 1e exprimitur ordo ad aliud , qua. etiam de cala (an t;s , & zgriiudo , deformi- -£2a5, & pulchritudó qualitates dicuntur ; quia neinpé modum przdicandi , & de- nominandi: qualitatis habent, cum tamcn in (c cclationem y yz relationes inpor- tent ,vc notat De&or quol. 1 8.T. 11$ Figura igitur proprié pertinct ad rzdicamcatci Sus, vt hic aduertit Tat. iem tomé intelligendum eft dc figura po- fuiué accepta ; quia fi priuatiué umatur , non dicit , nifi terminationem quandam Amrinfccam magnitudinis, que ml. pofi- tiuum addit vltia illam: (cd priuauoncm folum vlterioris exrentionis ,.quo.(en- * fü dc figura locutus. videtur Auctor. (cx ] princip. dum ait, quod artifex facic figu- k ^ süincifionis nil addendo ; (cd pouus ic- P -moucndo , & in hoc feníu figura non .di- * ftinguitur realiter à rc figataca,nec ab ea fcp»taripotefl, nec cft in alio pradicam. - ab ca,ita notauit Tromb.7. Met. q.3. ad Jsprin. Sed adhuc .de figura ponti. é ac : "wr -i Sagem ditlmguere, «uod yna cít f intrinícca , q«a. funda in pofitione de * genere quanutais, & im ordine , qué ier- dunt jnu;cem partcs intoto , alia. cxirine *feca , qua fundatur in pofitionc de gc ne- ae lius, ia orduic, quem inuicem Ira. ho e "Difp, VII. De Pradicamentis in panic. terminatam linealiter, vel fuper ficialiter:: gant partesin loco,quz diftin&io tradi — V" -4 torà Tatar.z.Ehyf;q.1 dub.3. & colig: - tur ex Scoto 4.d.10.). 1.6. Dico ergo, vhi. * vult corpus Chr'ftiin Sacramento ,1-ét.— caieac figura fecundi genenss , idh ic ta-. - mcn illam priorem retinercs4 »itenus c put non efl immediaié vnica cum pedes fed mediantibas alijs partibus ;qur ordo parcium ;n toto videtar vcigque aliquam fi guram conftituere , cum ergo. d.cimus figuram proprié. pertinere ad prz dicam. Sius,lermo praefertim ett de figura pofi- tiua extrinfeca: hanc eandem dittindtioné fgure hic etiam Recétores agaofcunt  , mutatis tamen: terminis , nam ; gurà ex« trinfecam vocant marhciaàaricam, tein ufecam veró appellant phyticam. Sed Di». ces, Aritt, poft4uam poluit figurauá fi hac fpecie,remouet ftam deo(um,rarü, — afperü ,& lene; vtpote pertinentia ad ge- nus (itus,fignum cuidens fizuram de mé- -te Arilt.ad litum non fpe&tare; tum qu'a. - domus in vacuo figuram retineret, vb. ui nullus adeffet locus , fcu fuperficies E biens. Refp.Mavr.paffu 42. potius dirit- fe rarum ,& deníum ad jtgdicam. fitus - fpe&are, quàm se&um , & curumm, quia. «- illa magis cxpriimunt.& praeferunt pot. tiones de generc fitus,qua i(ta,vt fere ip. fa nomina oftendunt , vnde figurze magis fi gnificantur per age mea cu mus veró in vacuo; vel haberet folam fi- gutam jnrrinfecam , vel e tam exrriníe- .cam in ordine ad [patium imaginar um ; vidcatur Tar.loc. cit.przfíctcm 1. Phyf. 116 Quaics,an figura (it modus fo- lius quantitatis , vel an ctiam connaeniat alijs-tebus inaterialibus? 1 homitlz ne» gantes in fubftaotia, & abjs rebus mate- tialibus pluralitatem partium, & omnem. . proríus | excenfionem. anreccdenter. ad. — quantitate. , confcquenrer dicunt figu- rà cifeioodü folasquantitatis. Scoc tta: vccÓ,qui plaralitate'n partum ,acetiam.——— otdincun earum ad. nuicem agnofcuot ia fubilantia materiali aateccdérer ad quas —— Aateq.aliquam «quoque er &isuram coa» * cedere ienentu: , alum inirinlccam, cx «ocnim inquaecratercía)at figurass, ——— quia partcs quantitatis fünr exten(e , ore dina, & proprijs teziniais terminar y - cx1ex:LInwCNENCSv2eXtonamquedefiniturfiguraqualitasyvelrelatiorefültapseXterminatione,»partiumquantitatis,ergohetiamparteslabftantiz:materialis,cuiuslibetalteriusaccidentismaterialishabentquantitatefecla(aordinationem,extenfionem,&teriminacionempropriamyplanéexillisiliquateíultabitfigura,&Gcnobifctmdefendic. Blanc. difp. 12. fedt. 9. & tenet Amic. q. f. dub. 4.19. vlterius fubftantia marcriali tribuit. etiam citrá quahtitatem figaram cxcrinfecam , quia etia nobrfcum concedit effe capacem rhodi fitus citrà uantrtatem j quare coa- cludit figuram , quocumque modo fuma» tur;conuenire cuicunque rei mátcriali , & don foli quantitati , Verum quia com- mufiitet dicitar figara modus quantita- tís,imo inter affe&iones eius cónumera- tuc, vt vidimus q. przced. dicendum eft , quod licéc figura iricrinifeca poffit, & de- bcat cuicírque rei materiali conuenire ob tationem allatà pro Scotittis; figura came exttinfeca poni debet modas quantitatis propfius, & racio eft quia licet (ubftátia materialis poffit effe in loco diuiüibili- tet (eclu(aqnan:itate , atque ideo funda- re in (üis partibus pofitionem de gencre. fitüsadliuc tamen partes illa: poffunt 1n- uicem rararaliter pererratí yat fi zuratio exirin(écz, & fitualis impenetrauionem: | uya ncceffarió poftulat, & in ea fun. aur, faa .n. tali penetratione coufar- duntur, & cotmi(centur partes innicem juanium ad locum;atque ideó figura /li - (uat '& cxtriníeca cuane(cit folaiatrin- feca cemanente,quia ex commixtione | 5» & contu(ione partiü in loco non deftrui tur ordo earum inter (e; at vbi et quan- titas, ibi necetlarló reperitur impeactra- tiopartium , nec naturaliter poteít oppo- fina euenire, atque ideo tacurali necef- fitate ad ipíam quantitatem fequicur fi- güta extrinfcca ; qua nece(fitate not fe- quituf ad altas res materiales ; rationa- bilitet ergo dicemus figuram extrinfe- cam «iE propram quant;tatis cali mo- do,vt do cetens rebus mate- rialibus cóGueire nequeat » | 2o anis ou s - "ac "» jJ " "UE e Quaft: LIT. De fpeciebus qualitatis. eAp)1T-— 1T ARTICVLVS HL: "An prafata diuifío fit fuffciens ,cr ve- ré generis in fpecies - n7 Voad primà& quaiti parté licet dicere poffemus nom enumetaf fehic Arif: adamuffim omncs qtüalitatis fpecics,fed magis famofas, vt ait Do&or .36.cit przdicam.in refol.q.6.qy amni - feíté infinuauit Arift.ipfe,dum pott ex« plicarioné quartz (pecierait, C7 fortaf- $ V pirteae alg apparét qualitatis modi , fed qui maxim dicuntur, [un: bistacaen quía aliquatenus ampliando fpecies ab iplo afgnatas commodé omnes qualitas tes reducuntat ad illas , diuifio prafata $ vclut idonca,& fufficiens eft amplccten: da;ltoc autem probibimus , non quidem inquirendo fufficientiam sliquaim, quas oftendatur neceffitas illius quatctoarij numcri , vt faciunt quamplares , cum.n. illa diuifto non tit omnino exacta, & ab- foluta,nulla talis affigaari potc(t, fed re«- cenfendo qualicates omnes, que aliquam difficulratem videntur ingerere, & often- 6cndo omnts poffe aliquo modo redu- ci ad vnam, vel alteram illarum fpecieci, - la prins afferri folet dubitatio de pul« chritudine , ac deformitate, z2citudi ac fanitate,quz non videntur reduci pof* fe ad aliquam illatitm quaraot (pecierü $ & (i-dicatarad 4«educi, vt innait Do&. cit.quol. 18. Loppoaitur (t atim,q quali« tates quati. fpeciei non füfcipiuat ma- gis, & minus, bene ramen pulchram, :& deforme, zzgrum,& fanum, Varíasad hoc folutionesaffert Amic.tra& 16.3. 5;art« 1,breuiter tamen dicendum eft illanon - cífe iimplices catitates , fed aggregatazas potius ex dider(is , vt bene bic Burleus adno:auit ,& tenent Fonfec:Suar.& alij y pulchritudo .n. eft quid aggregatum ex colore , & debita eiembroram propor« - tione,zritudo, & fanitas ex debita, vel: indebita humorum temperie, eotamen.a fenfu, quo dicuntur quilitates, reduci de- bent ad 4.(pcciem jvc docec Doctor loc. étr, & q.illa 36. prope finem, vbi ét füb« dit n0n negaiic Arift. ab omnibus«quali- tatibus quaru (pecici faicipere magis , & minus, (ed a quibuídam -— me athe. 612 Mathematicis ; poffant ctiam pertinere ad pr. mam fpeciem , vel fecundam fani- ta5,& xc gritudo ,quarenus valide vel de- biliter di(ponunt ad opera exerccada , zum in hoc fení(u Arift. ca rcceafuit ia. prima fpccie,& ctiam in fccunda , iuxtà quod (alubritas , & infalubcitas fünt ia- matz, vel acquifitar . 118 Sccüdo dubitatar de a&tibus intel Ic&us,& volütatis,cü.n. huiu(inodi a&us. mon int opcratiui, vcl caufatiui y fed. po- ziustermini actionum. potentiarum illa- rum,vt fusé probat Doctor qol. 1 3. hac rationc nor vidcntur poffe reduci ad pri- mam, vel. fecundam fpcciem,in quib.col- locari folent qualitates aliquam a&iui- tatcm habentes ; ad tertiam licàc reduci : ac iret fenfitiui » non tamcn intel- &iui,. quiere (pirituales. funt , genus autem tertz fpeciei eftqualicas fenfibi- Ls,ad-quariam tandem coní(tat non. pof- fc rcduci Variasquoque foludioncsre- fertad hoc Amic. cit. fed breuiter cum: Scor.quok 13. € c. ducendum pofle com- modé reducradprimam, vel tertiam fpe- cicm, poffunt ad primam-redaci fub di. fpatitione, licét .n- per ipfosnihil caufa- n poffit vt per a&ionem prod.étiuam y ora ipfi non funt a& iones. productiuz d terarni potius tal.um a&ionum;pof" funt es velat APYSax Quo y & ra- topr endialiquid caufareynempe, » babita , hoc mem dicimus habitum. , nr fcequétatie actibus, vt.cx rationi : prodecendi, vt notat Do&or 1.d.3- s. m fine , pollunt etiam. commodius iuc reduci ad terram fpeciem fub. pat- fdionc,vt diximus 1.p. Foft/i pracisé con- Aüdereniur , vt termintoperati per actio- Rcs intellc&tiuas , & cune negandum cít qualitatem (cnfibilem etfe adequatum genus illius verti a fpeciei, Aritt.veró de MNsraptum mentionem feci(le velut ma- t fcftioribus ; quomodo autem intclli- gendus (ie Arift. dum ro. Ethic. e. 5. nc- gat operationes virtutis e(le qualitates , explicat bene Doctorloc.cit- ^ 319 Demücf di&ficulas dc qualitatib, fupernaturalibust fant fides, (pos, cha- ; ditas , lumen gloriz ,charaéter ; qui por . &juzdam Sacragienta impriwigut, dc pà Difs. VH. De Pradicameniris partic; .. —À non videtur ad qaam iftarü. fpecierü re* duci debcát; imà nec videntur pofle fub hoc przdicameoto reponi (i n. ex Ari(- 10. Met.tex.vlt.corruptibile , & incorru« pribile differunt genere , tanro magis nas turalc, & (upernaturale. Reip. Dot. 4.d. 6-q. 19. M. etia qualitates (upecnaturales | oiao debere in hoc przdicamento repo- ni , quia illis veré conuenit ratio generica. qualitatis neq; [apernaturalitas poc. eas. extrahere ab hoc prz dicam. , quia natu- ralitas,& (upernaturalitas nó fant condi- tionés,nili per cóparationc ad agens , ta- lis aüt cópatatio nó variat aliquid quan- tum ad effein generc, quia responitur. in genere sr fuà propria quidditaté formae I&circüícripta relatione ad.agens, dictum: veró Plulofophi explicat de genere phy- fico, vc diximus q. 1. huius di(p. ar. 1. [A quidem qualitatü fapernaturalium maxi ma pacs pertinent ad primamfpceciea, & xaeleriimenamerarz concinentur fab ha: Le éode fides (pes, charitas, vocatur ha. , bitus theologici,ac ét ipfumlumen glorie habitus-dici (olet ;Soliveftaliquadifficule  — tas de Ci esAueríaloc.cit. reducit — ad 4. Ípecié , quatenus eft figura quedam: fpiritualisanimá contingens , & Chri(to cóGigurans,fed hoc reijcit Do&-ibid. ga nihil collocatur in gencre per proprieta tes i ifta chacadte- cit i ris in anima , alioquin X ps-effet * um gencre fü iae Edad tup petra,& fi &tpofletípecicsintelligibilisinh«c(peciereponi,quiaconfizuratanimàiplrobiedocognito;AitergoDodhicharaéterponaturformaab(olutue(dehoc.n.eftihiproblemmicus)poteinfccüda(pecieFeponi,ariadoeNtentiaqnfupernaturalis;ve|mcliusinprimafubbabiru,quiaeftdedifficilémobilis»&cítaliquodododifpoürioradbeneagendum,falcimremota,&im»píedavtdeclaratfublit.P.eté&aliquomópraeuiadifpofitioinajaadgraciamigerónereceptiuiettformapriorfincquanórecipereturformapofteriorcxpactodiuino,obhzcigiturmuneraoptiméreduci.arimcna(pecié.»20Circaalteráquartiparce,ettfctéMMd2T"c6isopini»9MÀQuafi.LLL.dnhatdiifiofàfufetens,eer...61518generisinfpecies»itapa(fimThomifiz.Scousaütq.illa36.predicam.quáuis$.4domne:iflasmodumdoceatdefendendihanccommunemopin.;abíolutétaméinprzcedétbusdocet,ficut i& in 4. loc. cit, N.nó effe reuera diuitionem gencrisin (jecies per differentias, fed po tius per quofdam modos diuerfos,qui ei- dcm pror(us qualitati cépetere potlunt , atquc ideó fentit effe porius diui(ionem fübie&i io accidentia , & hecett cois o- 'pinio Scotift. in hoc predicam. Tarar. o.de Mag. Otbcl. Rocc. Ant. And .Ma- it. palT. 4 2. Fabri 5. Met.dilp. 16. Zerb.ib. q.1 $.& aliorum in 4. d.6.q. 10. probatur aüt tü Arift.au&oritare;qui xradita qua- litatis diuifione in has 4. combimationes, inquit jillos efle diuerfos modos qualita. tis; tümrónc , quia nequit res vnius fpe- €ici cifential: ter tran(ire ad aliam fpecie, fcc fimul fub pluribus fpeciebus effen- zialiter cóciaeri at eadem qualitas ad pla rcs qualitatis clatles attinet , quia calor in aqua pertinet ad primi (pecié;in igne ad (ccundam,vt virtus naturalis cius , in- quantam caufat paffionéin. fenfu actus , pertinet ad rertiam, e alli funt diuerfi modi accidentalis qua differentia eifenciales, & Faber ait: hanc fuifle opinionem anciquorum interpres: tum Autfor.& przfecim Albert, ^-^ Refp. Thomiflz concedédo eidé 'qua-- litati cQucnire potle oés rationes forma- les fpecicrum illarum, negant tn inde fe- qui,quod fpecics cfentialiter diucr(as nó conitituát;quia bené potet cadé res ma- tcrialiter ptincre ad diuetías fpecies fub. diucriis ronibus formalibus,quas habet , imó ad diuerfa przdicamenta, vt conttat dc a&ione,& pà (fione, quz cum fit eadé entitas realis motus , eflicruat ti diuería predicamentà pp rationes tormales di- ner(as.Hac «à cctpófio explofa eft difp. ptzced.q.2. vbi oftendimus reale diftin- Gionem pradicamcatorum, qdz do&ri- -. icdaderuie pinu fi ice diui- o podatur gencris in fpecies plane jftz fpecies poni deben realiter dittingta, & non táptum formaliter fcu róne; Ec quj- de incapibileeit;'qüo cadem cniütas. ca. "oris poffit ede die is [pecicbus c(sé- -" a itus, nonautem: ualiter, cum vnaresnonnifi (üb vai fpe- cic eílentiali contineri queat ; Nec iuuat &iccre boc eucnire beneficio diaerfarum Formalitatum;hoc .n. elt,gp im pugnatur, non pole candem tem fub eodé generc €on titu: fimul & femel (ub diuertis f[pe- cicbus cí(lentialiter. 4 quia vnius entitatis ynà tantü eít. etfentalis conttirutio fab €odé gencre,& oppolitüafferere eft ma- nifettus error ia Metaph.nó ergo pt ea- dé res cfle (ub dincríisipecieb. nifiacci- .dentaliteriuxta diuer(as formaliates illi &ontingentcs,quod fi ira intelligant T miítz iam à nobis non diffentiunr. 121 Suarez proinde d. 42. Mer.fec. 4. poftquam & ipfereiecir alla.à Thomift. folationem,refpoadet re vera vnam rem pon nili in vna fpecie effeatiali conítitui poífe, adhuc ramen pofle ín al;js coniti- tui accidenraliter,& fic ia propolito vna qualitas erit in. vna tantum illaram fpes cierü eflentialiter , poterit tf effc in alijs accidentaliter jf illi cótingat fecundarió , & pcr accidenseszercere muacta aliarum fpecierum; Et fic ét refpódéj lkecétiores Thomiftz fatentes illà vererum Thomi« ftatem do&trini e(Te proríus erroneá. in Metapb. vndeIo.deS.Th.q.18.ar.2.aitnullamqualitatemeffe,nifiinvnacantáfpeciecífentiali,fedaccidentaliterpoffeelfeinalia,quznáaucemfitformalitagyqueilliaffercfpeciemeffencialé,&quiaccidente,aitidiudicandüe(Te,velexeffe&ibusqualitatigpuca(ivideamussePSvnàformaliratéinueniriinvnaquaitate,vtincaloreeffecerminüalteratiosnis,aliánonfemper , hatc fecupda (pecie accidentalem prebcbir;vel ex peincipijss À quibus caufatur qualitas; (i videlicet ex illis ord matur ad a&ionc, vel patlionem, conuenieotià vel dif conuenientiam natu ra , &c.tüpc «m. id eric Mine Y Won vcró inquit, tas cl! per fe ordin ta ad tri EDU S yeiesieni e [ubttans tig f, velillam Verücens ia fei vcl in ordine ad operation£ , non otdinar: auc & ad duos effe&tus tribu&dos aque primó.y Ícd ad vnü tantam ;, & non niu (ccundas rió, & concomnantec ad alcetam ,, acque idcó ex cffc&u primario attendcadü cí - fc tpeciem eflentialea) qualitas , & ex AES 614 , &cundarió. accidentalem . Sed licét tota hzc do&rina admitti poffit,tà (i bene ponderemus fotmalita- tes ; quz ponantur con(tituere. quatuor affignatas fpccies , videbimus , & qué sépericontra Io.de S. Th. & equé primó contra Suarez eidem qualitau conueni- re poffc,& fi hoc nóinuenitur in omnib. qualitatibus inueniri tamé pót in aliqui- bus, erit fufficiens inditiü has non cfle differentias cffentiales; qp aüt hoc ita fity probatur eodem exemplo caloris, illi.n. femper conuenit effe immutatiuü fenfus ta&us cffe principiü naturale calcfacien- di, & male, vcl bene difponere fubic&tü, fi fitin aqua, veligne,ergo erit zqué pri- mo in omnibus iilis tribus fpecicbus , ac effentialiter, fic ctiam per fe, & zqué pri tó ordinatur calor ad calcfaciendum,& immutandü (enfüm ta&us , vcl faltim ad bunc effc&ü non ordinatur per accidés ; ergo erit cflentialiter in fecüda, & tertia fpecie ; item licét accidat calori e(le inia aqua,tam fiue fit in aqua,fiue in ignes qué per fe ,& jjrimó ordinatur ad calcfa- Ciendd, ergo ex hoc capite faltim cílen- sialiter erit in prima , & fccunda fpecie , prarfiat ergo dicere formahitates, qua po nuntur illas cla(ies qualita conftituere, efie potius diuctfos modos accidentales , quàm vetas, ac pec fe differentias , atque ita przfatam diuifioné cfe potius (übie- &i m accidentia,quàá generis in [pécies; qui veró vellet oppofitum tueri vtatur via,uàm docct Do6.loc.cit. qux plane mclior c(t illa,qua|procedunt Thomifta. 121 Sed dices, o€srenétur admurrere przdicanié ü qualitatis, boc cft, g, hic affiguatur ab Arift, at pradicaméum cft cootdinatio ex (iipremo genere , & (uüb- ordiaatis (peciebus, ergo-cü genus huius po ab Aiift. per ha um,& potentii, & ilé qualitate, & figuram,veré hzc eiit. fpecies illius. Accedit, [quód qualitas cffentialiter prz- dicatur dc habiti dc natural: potentia, & de paffione , & non nifi vx fuperius de eriori, ergo vere funt fpecies, , Refp. neg. confeq. nam in affignan- disfpeciebus pradicam. in Logica (atis 1s cáftat Aritt , (curi (uiffc cómunem lo. Difp. VII. De Predicamentisin partie; - , » quédi modum tunc temporisyid patet ia przdicam. quantitatis ex quztt. prac. &c ét in hoc przdicam. przíertim quoad 4.. fpecié quz certé nonnifi sf dici fpe&at ad hoc prz dicam.mirü ergo etle non de- bet (i genuinas (pecies nó affi gnauit ,nec genus diuilit per proprias differentias . Ad Conf. neg.confeg. nà animal ris, & tamé nó funt (pecies animalis; Vcl melius ad vttüg; dicatur,re vera Arif.al i quas veras fpeeics a(fignaffe hu:us genc- ristales .n. vtique funt babitus , & natu- ralis potétiay& pa ffibilis qualitas (ed nó aflignaffe veras , ac proprias differentias huius generis diuiliuas ; & illarü fpecie- rum conftitutiuas, (ed potius nodos ac- cidentalcs eidé fpecici conuenire valen- tes,& inhoc fenfu dicimus veras fpecies nó alli gna(Te ; alia quz dam Icuiorismo« menti cócra hoc obijcit Suarez cit. quz foluuntur ex dictis vel tj libet, foluta vi- deri poflunt apud Fabr. cit. —. 115 hogas,qüo ergo vt efict diuo emi, infpecies? Refp, Mair.pa(l.42.qnem fequitur Amc.hic q. vlt. debere diuidi , ficuc (ubítanua diui- debatur in ípiritnalem,& corporaie, cor» poralis in fenfibilem, & infenübilé , (cn« fibilis in vifibilem,& ipuilibilem , vitibi- lis vt color in difgregatiuum ,& congre- atiud, vt unt allcdo,& nigredo, & hzc in fua indiuidua, Dices,quo hz poffunt cíie diffcrentiz qualitatis, li funt fübftan tiz cum diuerforum genetü diuer(e fint diffcrentiz ex regula aoteprzdic. Refp. Mair.g c le, & fpirizuale dicuntur dc qualitgribus fecudü analogiam ad fub- ftantiam, non auté yniuocé, & idcó non funt cz dem differ&iz quidditatiue ; vult dicere, gy licet ezdem videantur diffcr&- tiz,re ramen vera non (untezdem , quia circumfcribunt nobis differentias penitus diucrías,quia aia cft e(fentia fubftantig, alia qual;tatis, vt notauimus dilp . prec. q.vlt.io vniüer(um dc omnibus illis gene ribus, quae per tur diuidi -5 vide Mair. loc. cit, vbi circa hoc alias mouct di flicultates yifu dignas; Nemo autcm miretur, fi brevibus huius — — pradicaméu ftiuéturam expedimus, c. — " tanen | T. * de Pee . tro,& Paulo predicatur per modü genc- deberet diuidi , easdem differentias viden-, e LA — T 4 : » « b." Éuofl IIT. "De pooprietatib. qualtate &Aj.IT..— 6x tamen eius amplitudo fit maxima, & eius cognitio cuià magis neceffaria, quà alio- rum,quia non tancum confert ad natura. Iem philofophiam;(ed ét ad moralé , nec non ad Theologiam ipfam; id namq; fe- cimus;quia (pecierum eius exacta cogni- tio pendet ex peculiaribus (cientijs;prz- fertim vcró ex lib.de Anim. de gener. & corrup.ag etiá ex Morali , vnde coníulto hic dimittimus multiplicem diuitionem qualitatü, & pra'ertim habituum intcl- lc&us,& voluntatis, quam hic inferunt quamplures , huiufmodi .n diuifiones cómodius tradentur fingulz in (uis locis, ARTICVLVS IV. MAffetliones, D attributa qualitatis de- clarantur. 114 yjRima qualitatisaffe&io eft ha- D bere cótrariü, illique cóuenit tá in concreto quá in abftra&tostrigidum.n. contrariatur calido, & frigiditas calidi- tati, albam nigro , & albedo nigredini 5 Cum autemconrrarietas ponitur qualita- tis aff-&tio , rion (umiturintotorigore;quiainhocfenfüprimisduntaxatconuenitqualitatibus,qua:abeodemfubiectofeinuicépellunta&tionepropria,fedabfolotéfumiturprorepugnantiaduarumformarummagisinterfepugnantiü,quá«umtertio,&abcodemcóifobicCrofeformaliterexpellentiü,fineidfiata&tioncpropria,fiuea&tionealteríus,aliojuiniuftitia,&iniuttitia,albedo,&nigredo€onirarianombenedicerentur,eumnonfcexpellantàfubicéteadtioncpropria;fcdfoluma&ione(uarumcaufarü,quodbenehicadnotauitTatar.$.Quartofeiédum.Nequedicascontrarietatefiefümpramnonpoflediciqualitatisaffectioncm;quiacópctitétformisfubftancialibus,quzformaliterabcodemfübieétofepelluntinuicemabf.;;a&ionepropria.Hocn.atiumpiumeftprorfusfalfum,vtdiximusq.7.huius[difp.ar:.v1t.nàformafubftantialisabiolutéloqueudononexcluditdeterminatamformamà fübic- - €&o,nec magis hác, quàm illam. (qua de- terminata rcpüguantia ad veram contra- dieatemexigkur, qua cit qualitaus af- fcio ,vt dicemus difj.9. q. 1.att. 1.) fed aque excludit omnem difparatà , & cam quacü.jue éodem modo incompo flibilis cft, & idcó contrarietas (ümpta pro hae determinata repugnantia imer duas for» mas circa idé (ubiectum propria eft qua. litati ; & illi foli conaenit, licét .n. tribui folcat etiam actioni ,& paílioni , id toc fit ratione qualitatum contrariarum , ad quas terminantur, lic etiam dicirur re- lationibus conuenire,vt poftea dicemus. 12 $ Sed dubiücfl;an in hoc séíu có- petat omni (0à in primo feníu certü c& folis primis quataor qualitatibus conue- nirc) Arift. negatiné refpondet , quia in coloribus medijs talis & contrarietas nà reperitur,non.n. pallidum viridicontra- riatur: Nihilominus hecaffe&io ita vs intclligi,vt competat omni qualitati,fi ly ómui diflribuit pto secius finznlo- rumyinuen ti .n. potett hzc contrarietas in prima fpecie. mter plurimos hab:tus 5 & di[potitiones inueniri potcft in fecua- da,famendo prafettim naturakm im ténà pro pofitiua incptitudine ad aliqu actionem , fic in oculo qualitas facilitans.. "vfum potentiz vifiug contratia crit hue mori moxio illum pofitiué impedientisdc tertia nemo dabitat; demum prout quar- ta fpceics fpe&at ad hoc pradicamentü ;, ét inca potett affisnari contrarietas alie uainiet fanitaté, & e sritud.oé, formo» fitatem, & dcformitatem, quo fenía di-. cebat D. Aug.in Ench. c. 17. nullus ci- bus, aut potus fimul dukis eft ,.& amae- rus , nullum corpus fiiul vbi album , ibi & mgrum , nutlá (imal vbi deforme , ibi formofüro : Imó céinegauit coleres mc- d:os habere contrarietatem , iatelligit n& haberc talem , qualis cft inter extremos alioqui ex maioti , vcl minori extremo rum participatione bene potcft medius €olor cxuiemo comtrariati , fic viride die citur albo contrariari ,inquascum inclu- dit aliquid nigredims , id; celligiur ex Arift. 5. -hyf. c. 1- itaque medij colores non rationc (ui , fcd ratione extremorü qua formaliter, vel verius vitaliter có- tinent bonc proprietate pactieiparc pof- ; circa quam noncit ampliusimmo- yandum ; 9a cius períccta intelligenuia ya» * ] ! | » . .* o9 92" &16.— Difg.VII. De Tradicamentis,im parti. ] TUR dez ndet e& dicendis infra difp. 9. cit. q- 1« eretur magis , vel 1 calot ,'alioqui ^s 1. de oppolitionc contraria y ibi náq» dere ipfa non eff ambigendilocus veré — €x profetto hanc oppofirionem ex plica -.n. ip(a forrha,qua cft ix fübie&o , (u(ci- bin us,contrariorumq. definitionem , & | pitmagi & minus ; & idco vnum calidi dpcriemus,qualis,& quanta fit difüiantia, dicitor magis calidum alio , quia habet. quz dici folet inter contraria veríari.; infe mags intenfum calorem y imó t in hoc folutti cft bicaduertendum, qualitas ab (Erato folerbus dicere magis, vel mi» tcs quasdá vtigs nullü habere cótrarioms mus incéfam caliditatemsitavt magis , ve pam ncc lutné,nec fpecies feníibiles , nec minuscadatíüpra lantudinem: graduum ——— intclligibilescontrarium aliquod habents indiidualium , nonautemimnediatefü — — atque idc diimus poflc. dici hamc pro- pta quidditaié imabílra&ofigmificatamy — prietatem competere omni qualitati filY qua imi indiüifibili confiftit.IKeCté igitur — — otmhi dil ribuat pro gcnerib. (ingulorumy ar. 1. huius qu&fi.eficntiam qualitatis eX» non autem pro degils gencrüme | — plicabatnus per. liabete partes ititenio; 126 Sccüdaqualitatisaffcótio eft,fu- — ni$;tum quia per hoc euidétet diftngui- fcipere magis, & minusfenintédi &te-— tar quátisate' cuiusefkmntiaexplicatur — sini, vna.n.qualitascft imrenlioralit.s, — per habere parte$extentionis ;tum quia — — vynàm calidum magis calidum alio , «ma hec proptietas cft ita qualitaci p ipe pe habct plares gradus caloris, quà ilud,& vt nallo fenfualijscóuemrepoflio mf p — — idé;ndiucerlotéporemodo magis modÓ — ipfam , & nulla poffit qualitas aí ly irizascalidum;& hec proprietasefle ni» — qué ipfam rion participet; gi.n-aiü: Tho inicüm intenbbilé ; & remiffibilé fecun- mitasiatclle&um,& rola gus. dom gradus indiuiduales lora a. eft ita — itatcs, nec tamcn magis , & min M qualitatiadzquata, vcillifoli competat, — perc,eft proríus fal(um, quia vcinlb. de. — & onini & (caper; illi quidem folicope- — Amim.dicemus cx Scoto 1« d.16.q. Wü. - iit, quia érfi relatioties aliqua» ité actio y fant potentia: cum ipfa ania, (ubl & pellioymagis, & minus fufciperc dicane realiter idem,don autem qualitates deie7— tar, hoc planécisconuctit depcndenter  cumda fpeciesyt ipfi,opinantut e. à qualitate, fuper qua fondantur illt r7 —. 127 Vltima affe io, qu£ er qualitatt lanoncs, & ad quam terminatur inrdü jn quarto dodo euenire UI a&tio, X pa(fio; conuctit etiarn onini, nà siti cam aliquid fimile , v citó Ait. vidcatur hanc negare Pgur$ .catür, .quanutat AMathematicis quartz fpeciei , 1d tamen. le, vcl inzquale,& co ori os contüirbare non dcbetytum quia qua — hacpropricta$ explicandavenityjuo CX« — ponuntur ip quatta f[.ccic, non iunt vera plicata fuit illa in quantate, qp nempé qualtates ; uim quia vt norat Doctor q* fecundi dicat tón& fandamencalem, nam. 6.pr£dicam.in fine,nc. €t omnib. qua- fotmalés& fimile, ac di(fimile acciptame itaribus quartz (peciei cam proprictaté — tur, vt dicumt aptitadinem,non a&am;& cnc fauitnam pulchriiudo, & delermt- demum ficut.ibi diccbamus. mqualita y - tas(anuas, &gritudo fofcipiunt magis, & inzqdalitatc (ami pofle pdicamentali- d minus. imo & figuris Matlicmarcis tet, uálcédércr, tic ét in ppoüto dicia: &tiam in aliquo fenfu conacnire potcft s. musde timilicadine,& didimditcudiac, E- quia vná Jineá dicimus ellc magis rcétam;  máqyarple (umátur, & abfolute pto qua vcl cdtuam alia,compctittàdeinséegzer , .cüque coueniiétiayvcl di(caucniétia, vt aes rácfó Arifl.dicarnon conucnite qua^  cipifoletiricói modo loquéd:, vuiqué i ]iati rn acftraéto 5 quia non dicimus vnà ct propriü qualitatis [ed pec omnta tere albedinem ellc magts albediné alia $ hoc . vagatur,duas-n« relationes dicimus f tantum fpe£&tat ad icodutn loquédi ,qui1 . les, vt dua$ paternitatcs;filiaciopé vel «um. per abflracta nomina denotentur —.& paterniraté dilimiles,& tic de quidditaies, & ell coa eium copfiftàt .fi prefsé,ac determinaié fuinantut, 1p máiailbil:, non benc in abflraéto di- .. ilo tanum pradicámento repeti —^ —- ^" .» Tow qal "ww p ICM KEW NP We quM CP a v TN AM us t 6:17 DISPVTA TIO OCTAV A: De Predicamentis Refpetlinis . Eqs of] "Pradicamenta abfoluta fequitur Trattatio dev Giuis; e j| quia Relationum in Tbilofopbia frequétifimus eft vjus,nil enim P| frequeniius babent inore Tbilofopbi , quam boc referri ad illud , | materiam nempà ad formás atiionem, Cr. pa(fianem pro formali eam dicererclationemyC"c.ideó de Relatione int Di[putationé,que quamuis re veraad Meta abic infituimus [icum pert ineat s ficut C" exalda rratlatio aliorum Pradicamétorum; perfetía ta- men, € abfoluta cognitio relationis potius , quam aliorum rradicamentorum in Logica e$i anticipan da ob' relationum neceffitatem ad "Pbilofopbiam tradendanz praefertim iss totarelatiomibus [catet ; non igitur bac tratlatioad Me- n differenda 0, uit quia ignorata relationis matura, vix efl poffibilis ad pbi phiam ingrefins fed blc in Logica ex profeJo tradédas prout munc ageredimur, QVAESTIO L uid fit Relatio realis, Cr quotuplex , ybi difcrimen a(fignatur interpra- dicamentalem , C tran» — fcendentalem -.— [: Voad primam quzfiti parté Relatio fectidom fm enl prz cifam, fiuc fit realis, fiue rationis, definitar, quod fic vatio formalis, qua vnum vefpicit aliud, & 1.p.Inft.tra&. 1. c. 7. diximns in qua- cung; relatione tria confiderari dcbere , fuübicct&.f.fcu fundamentum,quod rcfr- tur, rationcm fupdandi,per d rcferiar, & terminum, ad c refertur, hzc nimirü mia cermunrur ;n bmilitudine Petri ad Paultm in albedinc, nà Fetrus relatus cft fübicctum,feu fundamentum relationis , Paulus eft terminus, albedo demum c(t ratio ipfam fundandi,quz eriam fuo mo- doin rclation:bus rations interuemiunt fe qua re inira Q. 4. «xa&ior erit fermo) fed quia de relacionibusiationis facis di- &um cft dilp.3 & 4. bic folem efl fermo de relatione reali , & nquirimusquid.fit y uaué conditions ad. ipíam requirantur. ft autemy vt ibi diximus, quz cx.fit in rcbus , vel faltim cxiftére poteft feclufo quocunque opere imiclle&us, ita quod fuü e(Te non cíF (uum intcliig) , vt cft in rcla- tionibus rations, vnde ibidé dicebamus tres con ditiopcs seguiti ad relationcin Logica . eant ; : a mt ter Spem  realé ex Scoto 1.d.3 1. q-vn.$. 4d qu&ft- & quol.6. LI. Prima cft , quod extrema eius (int realia , ita quod 1n ratione fun. i inandi abintelle&anomlin&ta,quiaidemadfeipfumrealiterreferrinonpoteft.Tertiatandem,quoda&umcóparatinumintclie&tus;quaconACHIdCompldipJeqtiividereomplut.difp.14.quzft.Meindyin7.Met.fe&t.9.&alios;adrumtamencít,hicpotiusprefüpponidebere,quàmprobari,quiacxactaearumcognitiopendetompinócxinfradiccndisdefübic&ko;&terminorelationisHincrelatiorationisàcontradiciturilla,quznoneftàpartereiinterduoextema(edeisaduenitperoperationemintelle&us;folettamenMpellarirelatiorationisaliquaveratiocóprzcis?,quiadcficiteialiquapre»dictarumconditionum;vtnotathicTa«tar.ex$co.quol.13.N.talierclatioeftsdiflinttiomatctizàprimatione,&ucr(aliterentisànonente,quiahzcnondifiingounturperfolamfi&ionemncftráy(edvéréàparte.rciadhuctamenillarelatiodiftin&icnisdiciturrationis,quia.noneftadterminumpofirinnm,&reaJem,&hocipfumcontingitinmultisalijsrelationibus.:2Quoadalicramquefitipartem;pre«Bbbcipua$c$18Cipuarclatíonis diuifio efl in przd:camé-- talem, & tranfcendentalé, inter quas non. idemab omnibus affignatur d:ícrimen. Aliqui pofucrunt difcrimen cx parte ter- tnin: , quia przdicamentalis requirit ter» minumrealem,& realiter cxiflcnrem, & à fundamento realiter diftin&üs vnde (u- pradicta tres càditiones cóitcr tradi fo- lent de rclatione przdicamentali ; at rcla- tio traní(cendens nó neceflarió petit ter- minum realem; vt conftat de coguitione entis rationis, & priuationis ; nec realiter exiflentem, vt conftat dc fcientia, & po- tétia rcípe&tu obie&ti: pollibilis ; nec rca- liter diftinQtü , vt patct in fcientia diuina 1e (pe&u císetiz inter qua efd relatio trà. fcendens,non tam € realis diftin&tio . Ce- terum licet fit verü illastres conditioncs. etíc praecipue rclationis pradicaq.éralis, ^ tamen negari nequit, quin ét (uo modo copctant relauionitranfcendenti , quia & | ipta relatio realiscft, non rónis; & quidé. (ccanda conditio , q». fi fit; inter extrema. ict.c.7. de ente; & ctf qngno modo realiter di ftin&a, zqué nc-- a cfl ad vrranque ;. quia effe nequit tcípcGtus realis, fiue predicamétalis, $uc- * wanícendenseiufdem ad (cipfum  nà rc- " fpicicntia; & tendentia. neccffario cft ad: aliud alioquin idé dici. poflet: fibi ipü ze» quale, & funile; & quoad lioc nulla pror- | fusafierti potef diparitas. inter relatio tedicamentalem; & traf cendentalé ,, | um elt fcientiam diuinà tra:  Kcédentaliter referti ad diuinam e(sctia,. auillo-modo à patte rci actualiter. diftin- TT ^  ueniuntur in relatione tran(cendétali , qn: eft:a&ualis, & nonaptitudibalistantum ,. . nam vilio intuititia.crcata-dioit tranfcea- dent2lé ordinem: ad: obiectum aétu: cxi- iens; orcario pafíTlua.ad Deum , & deoift 1dipsüconflatde vnione, actione, & paf- fionc,qva per.adaer(arios relationcsim- portant tranfcendemalcs , & intelligi nc- queunt finc- exccemis.realibus: a&ta. exis flentibus, ergo ex patte termin: hac. ca- ioncidiftingui nequcütrelaiio pra dica- mentalis, & tonlcendeps adaquaté,quia telatianes«ranicendentesactuaics rcquie Difj. IIT. De Predicam. GefpetHiuis- $ mat relationes fecundum etie, Prob. aísüz- 1 vt ciusobicótum , prz(ertim in fententia. ptumsquia effentia relationis efteffc cd, —— D —. ergo diftinguere relationes wanfcenden-- — . , f&enteattributa abeflentia; Imódmóío- t ' Yum liac: conditio, fcd ét alig interdü in-- rcillas, quatenus relationes; fed penes aliquam. runt terminum realem. a&u exiflentem 7 & (i interd nonrequirunt, hoc cis con- uenit; quatenus funt relationes aptitudi- nalcs, non tranfcendentcs.. 3. [dcircó Thomiflz alio modo colli- guo diftiné&ionem harum relationum ex. parte termini, in boc nimirü (eníu , quód. relatio ptadicamentalis teípicit terminü. fub rone puri termini , nullu munus cxer-- cendo circa illum , ed omnino gratis; at. tran(cendentalisnon refpicit iptum om- ninó gratis, & vt puré terminum, fedaliquidcfficiédocircaipfum,vel.f.producendoipfum,velamando,vclcogaoícendo;velvniendo,velrecipiendo,velactuádo,&c.exquofir,wterminusharürela.tionumnonpüréterminusvocetur,(ed.obie&um,fubiectum,principium,vclaliquoalionominciuxtadiaerfitatemmuneris,quodcircacürelatiocxercetjita:,NEdMe*Meshic.ci^S.Th.Mafius,&alijTho,camCa- .—— j.deeme&elfentag rpfequun-.— tur Fonfec. -Met.c.1 5. q.1. (eda suat — di(p.47. Met. fc& 4. Conimb.hicq: re — » Amic.q.1.dub.3.ar. 1. & alij; xb Verüm hoc difcrimen optime refellit P^ ——— Faber $.Met.difp.10.c. 1namdicere,g» — — rclationes tranícendentales refpicianta-. — liudjnon vt purum cit dcfiruee toa UE E hii ionemrelariomis ,quamtameninipfis. — agnolcinprafertim Suatez, cumillas po-- cs.à przdicamentalibuspenes aliud, — quam. penesad, non cít diftinguercillas,, — aliam differentiam extraneam,&c accide-- — ^ talem ,. Tum quia ét liocniodo poffemus; — — iplasrelationes predicamentalesinter(e: — — diftinguere,vt patermitatcm à fimilitudi--— nc ».quia paternitaseft ad filium ;. vt, eft: foppot itum viens; nmilitudó ad albumy. vt fiogularenaturgaccidentalis,Tüquiadilcorrendo:peromnes:relationcsttanfcendentales,patet,quodomneilladige:refpiciutyvaiquevtcecminumrefpicr,vcconfiatdecreationequainomnifens1cntia.creataDeumrefpicitLs1nzeldVÁROS"DEUEpm8Bnt—n———R———SEE. v ? e X " : x us RN : p. ws ». T — Quafi. T. De Relatione Pradicam. eT lfenl. o€19 dentaliter,& tamen relpicit Deum,vt pu- sé terminum , quia creatüra nullum mu- mus exercet circa Deum. Tum quia é con- tra relatio paternitatis ín omni fententia eft predicameutalis , & tamen parer ali. quid cfficit circa filium,cum illud produ. cat. Tum tandem quia illud (peciale ma- nus ; quod ponitur rclatio cranfcendens circa (um terminum exercere , dici pot aliud reipfa noa cífe , quàm ipfum refpi- cere tali, vebtali modo v.g.in vnione vnü 'exttemum alteri coniungere cft vnionem tefpicere illud extremum tali modo f. coniungendo, in a&u reprzfeatare obic- Gum cít, illad refpicere tali modo .f. re pra(emando, quz diucrfitates etià inac- niuptur in relationibus przdicamentali- bus iuxta diucrfitatem modorum , quib.is fuos rc(p;ciunt terminos, (imilitudo.n.di- citur aflimilare, qualitas adzequarc;(ec- uitus fubijccre,&c. Atq; ideó bene inquit Acriag difp.12. fed. 4. ninquam capere potuiffe, quid velint fignificare Auctores cir. per hec , quod cfl refpicere , vt purd terminum,& non vt puré terminum; quia nulla relatio , (iac pra dicamentalis , ftae tran(cendens ex zali re(picientia. ponit aliquid in teriiíno, fed (olum extrinfecé illum denominant tcrminum,vndc omnes illum refpiciunt, vt puré terminum. 4 Al] pro:nde diftinguunt has relatto- ncscx parte fundamenti, ita quod relatio tranfcendens cft illa, quz ita eft de effen- tia (übie& , vt tic ill;adzquaré identifi- «ata', & eilentialiter , vade ctiam proue. nit, vt fine illa neque effe , neque inielligi po (fi, v.g.relatio a&us ad fuumobiectü , vnionis ad terminü , creatarz ad Deum, potétiz ad a&us poffibiles, &c. pradica- reniaiis veró cft illa, qu& fubie&o meré accidit, & ab co (cparari pót,vt paternitas à Petro , (imiitudo ab albo ,ita Hurt.di- fput.1 $. Met. (cct. 1. Ouuicd.controu. ro. Mert. punc. 1. Arriag.cit.& Recécores paf fim, qui '9És conuzniuat in hoc , g relatio tranfícédencalis fit de (lentia fundaméc. Scd hoc quoque difcrimen infringiar ex dicédis q-(eq. vbi ex. ;pteffo oftendeaius nulià pror(us relatione, ércranfcende nca lm, poni potfe de eifentia ab(oluci ; imà h»c manifctlà ingoluere contrad;ctioa€ . Alij diftinguunt has r latioaes ex par- te vrriufque nempe tecmini, & fundamea- tij& inquiunt predicamentalem illam e(- (e, cuius toram effe:e& ad. aliud (e hibz- r€ cx 2. definitione vaditaab Aritl, c. ad aliquid; traáfcendentalem vero, cuius to» . tum effe non ctt (ojum adaliad , fea non - eft (olum re(pe&tiuum , (ed partim ab(os lutam,patticd ce(pectiauim, vade nonfos lü gerit munis refiendi, fedetiam adus — | nus ab(oluta n ex parte fundamenti, v&€ ——— fcientia v.g. non tatum rofert intelle&tü- ad venit: eft rnunus celatiuam , fed ét illum qaalificats ess cft munus abfolu- tum. Ate:tam q. (eq. conftabit implicare entitatem perfeynam, quzclfentialitee — partim fit abíolutay & ad fe; partim rcla- tía1, X ad al.ud,quiatanc contrad;ctoría vcrificarenrac de ea,quod sth candzm fuá roaém formale , quatalis eftjeifet ad (e; & nonad (c, ad aliud, & nonad aliud, - $ Scorittz vcrà alia procedunt via, 'docent.n. illas celationes e(Te cranícen- dentalcs, quz pec plara vagantur. gezd:- catnena , qualis e relatio crcarürz ad Deam, pradicamentales veto , qui (pez ciale contlitaant predicamentum, vc pa- ternitas,(imilicudo, Xc.ita Tat. & Fab. loc c t. & Lichec.2.d.1.q. $. $ "Nwncfol- — uend 1,qui proinde aduertant n9 0moem relationei (andamento realiter ideacifi- €atam ede ccanfcenidentalein, n23; € con- tta omae rraafceadentalem etf (abic- cto realiter eandem ;. fundaatac autein in dicto Do&oris 1.d.1. q-5. in fol. ad 1. prin. vbi ex eo docet creacioaem elfe ce« lationem tranícendencem, quia conuenit enti , antequam in genera delcendar, & ommce , quo4 conuenit enct in tali prioci- zate,cít canícendens , & non eft alicuius determinati genetis , vt ipfe prius docuit 1.d.8.4:4. N.& O.fequuatur plures exte ri, vnde f'olet.liic q. 1:non vocat relatio nes traafcendentales,nifi eas, quz ita (ane comauncs , vt prediceatar de. placib'is przdicamcatis, fic ctiain loquituc Suarez difp.cit.fe8t. 3. mum- 105: 7 Sed (an&, quxmais D3&. [oec cit. & &t 1.d.19. q.1. C. hoc igaitic itü felationis tran[cendeatis agnodm-ric, noatadi en hoc dixit cie paeci(u n , & adeq iatum Gades Bob 2 fà; * "TC" . T tr s€10 Dif VAI. De Pradicam. "t IM. NN "ficatom cius, alioquin quamplurimz re- lationes rebus vnius deterininat?: przdi- «amenti cócs, illifq; realiter identi carae, vt lunt omaes aptitadines , ac peculiares rerum inclinationes , qua ad illud przdi- camenium determinate l'peGant, in quo rcs ille inaeniantur;ab hoc membro ex- cluderentur , & pradicamécales dici de berent, tamen falfum ett .quia pet rcla tionem przdicamentalem intelligi folet, quz quaritüconítituit przd camentü aat faltim vnam ex al;js fex . Coníe teat, quia pet hác diuifioné a juaté. diuid:- tut relatio realis, avt quzlibet (ub alte- £0 iftorum membrorum debeat ncccifa- £io contineri. -6 Vt igitur relationis tran(cendencal's adaquatam róncm a (fi gnemus in coxa fua latitudine, inucftigandum eft, in quo có- fiftat ró relationis przdicamentalis, hinc - efi. facilc erit deducere rónem tranfcédé- talis, quz illi opponitur ; plané Do. cit. 2d.1.q. $. diferté docet illas cffe relatio- nes quescupcdien quz fuis accidunt fundamentis, ac projnde ab cis feparabi- les (unt; ergo e contra ill erunt tranfcé- te HÀ eis nó accidunt, (ed fant idé , monquidcm effentialiter (quia hoc iinpli- €at,vt dicemus) (cd rcaliter,fiue ifta (int aGuales , fiuc aptitudinales , ac proinde funt ab cis proríus infeparabiles. Ex qua doctrina colligitur ratio, quarc relationes prioris ordinis dicátur pra dicamentales, tzranfcendéiales veró ordinis poítetioris , uia .n.illz rebas omninó accidunt ,acci- it .n. huic albo effe iili fimile, Petro cf- fe Gilium,vcl patrem Pauli , hinc peculiare genus accidentis conftituere debent ; at Quia rclationes pofterioris ordinis, vt re- Jatio crcaturz ad Deum , materiz ad for- mi tcaa(cendüc ; X quafi peruadant ipsá rei entitatem, peculiare genus accidenris nó collituant, fed per reductioné (pe&át ad przdicaméta rerü quibus realiter 1dC^ ificaue ponuntur; quamus crgo quzdam aRElaciones peciali quodà titulo tranfcen- dentales dicantur, quia nimirum enti có- ueaiunt priu(qua in decé predic. deícen- dat, X ideó pec oia illa vagantur , adhuc th & iflz , & omnes aliz tundamécis rca- Meer idéaücaiz dicuntur ccan(cédenzatcs S) - ^ S y " ? i ddbudas Aden. a ] cageneraliratione, quardusperidemi: — tat eee eh imp ipe dunt enritaté fundamétorum fuot itayt enera/im loquendo omnisrelatio tran-. cenden:alis (it realiter idem cum fundz- mento ,& é contra , & rarfus omars prie- dicamentalis accidat fundamento, & & contra,ita cx noftris a(fignauit di(ccimen mter has celaciones Mair,t.d. 19.q.1.ar.3* & Io. de Mag. hic q. 1. dub. 3. vbi dant talem regalam, Omnis relatio, quz nó cft realiter dittiactià fao fundamento , cít ex le tranfcendeas , quia oinais. relatio, quz eft dirc&é in genere relationis vel in aliquo aliorum fex vltimorü przdic.cft accidens realiter à (ao fundamento di- ftin&um ; relatio autem, qua eít cadem cum fuo fundamento , non eítaccidens fibi , ergo talisrelatio non erit. przdica- mentalis , quare relinquitur , quód erit tcan(cendens hzc illi ; idem [entit Zecb. $.Met.q. 17. $. Propter tertium, & Baí- fol.1.d.30.q.t.ad5.prin.&Ponciushic.7Deindealiaprzcipuarelationisdiai(10tradifoletinrelatonemsmefse,&fecundumdici,.quamman:feftéafigaauitArift.c.deidaliquid,nonquidemdeipfarelationeinab(Ira&o,fedderelatiuisinconcteto,&reucrahocmodoaffignaridcbet,tumquiaficeamAcift.indicauit;tumquiaexeorumdifcrimineipeebancdiuitionéapolicarinonpo€erelationibusipfismabftra&o,fedtantuminconcreto,vtaliafiacrclatiua.fecundamefse,alia(ccundüdici,quamuisaucemomaeshuiu(modidiuiionemrecipiant,nontamenomnescodemmodocom)&ciusmembradiftinguunt,homittzcit.pucant.hancdiurfionemcoinciderecumprzcedenti,&idcrelatiua$13.c(seconfuaduntcumprzdicamentalibus,relatiua fecüdum dici cü trà- fcendcatalious . Sed imineritó; tum quia fcuftra a(fi gaaretur hzc diuiiio, vt ditin- &a ab illa; cam quia relatiua tranfcendé- tia císent.aliter depeadent à. fuis termie nis,& correlatiuis noa minus; d predica- métalia, ergo vel inagis vel eué relatua.— $rh efse vocari debat; tádei ti hoc veri ciset, ita eisentialrer refercctur creatura ad Dcü ; vc ala ad alatum, naim ala, vt ait Ad(t. | : ! Quafi... De Relatione Pradicam. éovTranfeend. | 621. Arif. íntex.refertur ad allatum sm dici, Neotherici quáplures opinantur hanc diui onem coincidere cü d:uitione rela- tionis inrealem, & rationis, vnde relati- ua sif (fc confundunt cum telatiuis r ea- libus, rclaciua fecundü dici cum relariuis rationis ; à qua. explicatione parü differt aliaquam tradi: Fonf.cit. Vafq. 1.p. difp. 173.0. 13. Conimb. bic q.1. & Faber cit. quod rclatiua fecundü ede (unr illa , quae veré à parte rei ad. aliud cefcruntur ; fiuc pradicamentaliter, (iue tran(cendentali- ter, relatiua vcró [ecundum dici;quz non veré, (ed vocetantum, & fecundü loqué- di modum referuntur ad aliud , vtala ad alacam, quod exemplü attulit Arift. Scd neutra explicatio recipi debet , non pri- ma; tum quia fruftra affignaretur hac diuiiio , velut diftin&ta à diurione in rea- lem, & rationis; tum quia rclationcs ro- nis Cópatari debent inter relationes fe- cundum cfic,nam füo modo non (olü di- cuntur ,fed ctiam funt ad aliud . Neq; fe- cunda;quia Arift.inter telatiua fccundum dici quzdam enumerat, qua veré dicunt relationem ad aliud ,vt fenfum, (ci&uiam, &c.ergo non omnia relatiua fecundü di- ci calia tunt fn vocem tantum, nequc hac rationc relatiua srh dici appellantur , fcd potius quia accidentaliter, ac denomina. tiué (unt relata ad. differentiam relati-uorumfecundumcfle,que(untrelatiuaeiTentialiter,vtmoxexplicabimus.Aljexplicátillaefferelaiuafecundüdici,quaciiveréabfolutaiincfolüapparcntiambabentrelatinorum,vndenódi.cunturrelatiua,quiaordiiemdicantadaliudverum,vclfi&tum,fedporius,quiaaliareferunturad.ipfa;ita(cibilediciturrclatiuumad(cientiam,nonquiaordinéaliquem habcat ad (cientia,(ed quia fcien - tia refertur ad ipfum fcibile; relatiua vero fecundum effe illa vocant, qua habent re- i ad aliud vcram , vel f: é&am. Sed hgc potius ett explicatio alterius diuitio- nisyqua relatiua diuidi (olent in mutua, & non mutua, vt illa dican.ur, qua adicuice rcciprocé reférunur reali relatione , ifta vetb non ; Ícd vnum dicitur ad aliud re- ferr1y quatenus illud ad ipsü retcrcur, (eu r1erinat rclotoncm alterius. cxiremi » * c Logica, Accedit Ariftor, non fcibile, fed ipfam fcientiam, neq; fenübile, (ed (eníum in- ter relatiua connumerati, ergo przdicta explicatio non eft, ad Arift. mentem . 8 Melius ergo lic diftinguuntur;ac ad Aritt.mencem , g relatiua [ecandum effe fint illa, qua süc effentialiter relatiua ita vt corug ctientia fit ad aliud (e babereg telatiua veró fecundum dici,qua relatiua $üt accidéntaliter tantü,& denominatiués ' formaliter veró , & effencialiter (unt abs foluta ; ita exponunt oés Scotiftz hic Io. de Mag. Orbel. Tatar. Mair. loc. cit. Baf- fol. 1.d.36.q.1 art.1. in fine, qua de cauía " Do&ot q. 16.przdicam.hac vocat zqui- uocé relatiaa; & colligitur hoc difcrimen ex ipío Ariít.qui prima definitione com ple&ens relatiua oia fecundü dici multa enumerat abtoluta partes fübftantiz ; vt manus, caput; &c. habitum»fen(um,fcien tiam;quz plané ad alia [pectant pra. dica- menta , neque in hoc reponi poflunt , nifi denominatiué , quatenusnempe relatio- ncs aliquas fundat, eo modo; quo Petrus albus sm albedinem denominatimé ponit in przdic. qnalitatis ; at fecunda definie tione explicans fola relariua fecundü effe enumerat duplum, & dimidiü, mclius, & pe us, & alia buiufmodi, quz plane omn nia sip corü etienua ad aliud referuntur, u" nihil prater ordiné ad aliud de ipfis t maliter acceptis intelligere poffimuss fic pater refertur ad filium  feruus ad do- minü , quia fub rónc patris aliud intelli« gere nequimus ; nifi quod ad filiü refer- turjlicét fundamétaliter,& cónotatiué ea róne,qua accidens cocrerg eft, (abictum infinuct; & hanc esplicationem videtur fequi Tolet, cit. Vnum tamcn circa hoc Doéct.aducttit quo]. 13.ad 1: princ. & cü co Tatar. hic not. 2. ncccílarium eíle ad relatiuum sm dici , quod importet abíoe lutum , & relationem (ub eodem noinine annexá,quod paet in ipío nomine fciene tig,quod impofitü eft.nó folum ad fignis ficandá qualitatem intellectui inbzreaté verum ét cclationem ad. obic&tum fci illi annexam, & totum hoc aggregati fi» gnificaiur per illud nomen, licét «ni prie matió,& aliud fecundatio ; idem patet de nomine manus, capitis, & aliarum paru ' S Bbb 3 14 FE EB Rida, €21 fubftátiz,dc quib. exéplificat Arift. qua- re^res omncs abíolutz per nomenabío. Jutum importatz relatiua fccundum di« €i noh erunt , &fi actualiter relauonem aliquam fundarent, fed (olum quàdo de- fiznàtar nomine non purcabíoluto , fed €órnotante relationem ad aliud . Dc bac diuifione fuse agunt Auerfa jus. Logs fcét. 3. Amic. trac. 15- q. 1. dub. 2. vbi alios inutiles modos rcfetunt ; qui fadle ex dictis rcfel'untur . : Qv &STIO IL Qualis, Cr quanta. fit identites relatio- , man tran|cendentalium cum rebus. | 9 'Y) Elationes tranfcendentales cü ree ' bus idétificari diximus q«praced, imó ex hoc capite aufpicati (amus diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignatü difcrimen,& ipfana tura rclationü :ranfcédenialiüs quaerimus in przfenti qualis, & quàáia fit talis1den- títàs; vt «n. ibi innuimus , Thomiítz , ac Wcotherici paíIim (upportunt huiufmodi relationes rebusidétificari, non folü rea- liter,fcd etià tormaliter, & quidditatiué , vnde cócludunt rclationé trancendenta- léà fundamen:o fuo nullo prorfus modo «x natura rei formaliter difliagui ; fed c(le penitus cádcem entitatem abíolutá funda- anéti,quz nó cfk pure abfoluta,(ed in ipío iikinl ecc conccpurincludit ordinem ad aliud, ita qp (ine taliordiae c(Teniialiter & quidditatiné neveat imelligi& vitro fateàtuc imentibus creatis nullum clfeita abiolutüm , quin im. fua effenuia mncludat aliquem trantcendentalé reípectü, (aisim enus ctLens per. participationem per »cellentialter pendens ab ente per eí- fentià; quis .n. actualis dependencia ctdet relatio cximatura tci à ctcatura diftincta, tpritudinalis tamen formali (Iimé cà ipfa cveatürz entitas ; addüt etin reb. quam- plutiais ab alijs m aliquo per fe penden- tibus fpcciales relationes ttáfcendétales ihcludi; ita inquiüt ip róne potenua or- dinem ad aétü cticncisliter ibibi , & in tOuéc ai us ordiné ad obicciá, & in róuc ^ qaciscitentiaiier iacópleur ordinco-ad. «dependentia apritadmali ad (ubüan "alim co » vt funt materia; & for- ) * , -Difput. VII, De Pradicam-sefpeBliuis. ^ ma & icisrmükis lij; -. hoc eft prin-- cipium metaph iini icol bicationeni non moucant , (cd is materijs velut indabitarum.acs — cipiant; ita Suarez difp.47. cit.ícók. 5.mu. 12. cam Caiet. loc, iam cit, ] Scotiftie veró é contrà licet cócedant identitatem realem harü relationum cü rebuscü eorum DoG.z, d. 1.35. $. 4d qua[lionem ifl am,& 4.d.12.q-1.F.negat tamé cóflanter formalé , & e(fentialé cü codém ibid. & quol. 1 1.art 4.X quol. 13. art.3.& alibi frequenter,vnde eft princi» pium Metaphyfíicum in noftraSchola s nullum prorfasrefpectum indudi incó« — — ceptru quidditatiuo ab(oluti ; & quia hie quotus eft quam maxime neceflarius in rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideb- diligenterett hicexaminandus — 5 19 Dicimus 1.relationcs tran(céden- tales rebus realiter identi ia Doc ifl, & citn m veddmer wis quidam scotiftz cit. d. przc.quafe — hotrelaciones à rete res diia dep s vocent tranfcendentales,eo quia per plus ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz cóis eft no- uem generibuscercü tamen eft in sétéria Do&toris hác,& cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiue carceris conuenire, & itaidocet ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4. 1. $..4d qu&fl ionem D. & ideo formaliter, & quidditauu? he relationes ccüt pradi- camentales , quia perfe funt deterininatdd —— generis,& folüm denominatiué tan(cen- dentales , quatenus denoininzre potfu res aliorum generü,& ideó eft queftio de folo noie. Noftra át Cócl.procedit de "i lacionibus veré, & pcr (e tran(cendental bus, & folidé probauur à Do&- in 1. loc, cit.hoc modo; Ois lla relatio eft realiter. — identifi cata cü funJamento, fioc qua fua damétum cffe implicat ab ;ntrinfeco , fed nulla rcs, etià de potentia. Dei abfolata , cfle pót rine ordine, quem dicit tranfcen- 'décaliter ad aliá , vt creatura finerelattgs — -— '&e dependentig ad Dcum , accidens fii matctiá (inc ordincad formam ; & f e dijs ergo tc minos patetex differé&ia , quam priced. quzft. affignauimus inter relationes tráfcendentales, & przdicamé tales, hzc .n. rebus accidunt , & poflunt adeffe,& abcife preter earam corruptio- nem, vt paret de (iailitudine, paternita- te;&c.attranfcédenralesminim,(edcáipfareincipiunt,&definür;Maiorprob.àScoto,quiaintrinfecaimpoffibilitas(eparationisduorumextriplicicapiteproCederepór,relquiafuntfimulnatura,vtcftdeduobusrelatiuis,velquiavnumcftprius,àquoeffentialiterdeppottcfius,rónecuiusdependentiznequiteffefincco,vteftdetotophy(ico,acciuspartibus,velquiafuntidemrealiter,yndepo*fteainfertineodem2.d.2.9.2.$.Centraiftud,illud,quodtieffetdittinctüabaliquo,effetpotteriuseonaturaliter;necefzfarióeffeidemilli;(iimpoffibilee(t.illudaliudeffetineifto,&quodmhil.tcaliterdiftinétüabalio,(imequonequite(lcfiniecontradi&ione;eftpriusco,fedcftpofteriusnaturaliter,vel(ímulinaturacumeo;fedfandamétüaeceffariócftpriusnaturaipfarelationefundata,ergofifundamétünonpoteftcffe(inetalirelatione,&hocimplicatabintrinfeco,ideritvciqueobidentitatemrealemcáea,quianunquamimplicatabintrinfecopriusfeparar1àofteriori,nifiobidentitatemrealem,vtConftatdefübie&o;&propriapaffione.1:Cofultóaütin1llamaioriaddimusabintrinfeco,quiatitalism(eparabilitasfolumabextrin(ecoprocedit,noninfertrealemidentitateuiintercadficiníepatabilia dicuntur, ita monet Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo, quod sm Philcfophü implicat efic ti- | he motu, nccob id fequitur realis identt- tas intet illa.ga talisimpo(libilitas no p- uenitab incrinfeco , & ex ^natura ipiius | Corli,(ed à cau(a extrinfeca .i. ab Iatelli- "itia necesario Lene mouéte; eit ét exemplü de partibus vhicis, qua süt prio- FA NMBMI pof coc me co, X tamé diftingauntur reatiter ab co. ex Do&t. 7. d. 2.q.2. quia talís impoflibilitas no pro- uenit ex abfoluta earü enticate, ed ab al1- We oro UMANE CMUUCKMUMPSMY T. PERTENECER aueaememnEEPEUPNGouue Sp -€ » dns. extrinfeco, népe ex carü eni'oncsquz s accidi & qua Ítta nequeunt nó & LC PE. Quafi. T Deident. velat. feapfeend.cum fünd. — 623 caufare totít y cá fintcaufe intrinfcce ,v-- notat Lichet.2.d.12:qi24 pót ctiá « £c exemplü de veritate. propolitionü necc(- fariarü,;& cérinzenti, nam COci es nequcunt eíse (ine illa;fappolito.Dei dc - creto;nec proinde hne enar di quia talis inteparabilitas prouenit; ab cx- trinfeco f, ex Dei deccero, & contra in neceísarijs veritas c( illis realiter identi, ficata,quía nequeunt efse fine illa ex cari natura, & ab intrinfeco. [n propotito aüc incópoflibiliias eísendi creaturam ab(a; dependentia ad Dcà e(t ex rationc intrin (eca ciusy(ic etiam incópoflibilitas e(sens di accidensfinedependentiaad(übie&um,&iohz,(mileía;alizrelationesrealiterfundamentís:identificantur.Hictamenaduertendáücft,illamScorimax'máproenmaioriaísumptaminargumentoàScodiftiscoiterficv(urpari,OfsrelatioychiusfendamentorepugnatefJe,finetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucs patitur infa» tias, primo n. fal(avrdetur de omat cc- fpeétaaptitudinali,q01a fundamentü cu, iufcanque talis poc exiftece fine actuali exiftétia termini,vt homo line ri(u, X ta. mcn rifibilitas et cum homine re licec cadem & quilibet talisrefpectas.cü fuo fundamento; Deindc hamanitas a Veroo atlamptanon pór eise inrerum natüra , quin eciam V erbü éxiftar , & camen vaio hypottatica nó eft ci realiter identifica. tà ,quas inftantias Vallo toluece aidicac trac. Formal. in explic. diuilionis entis in dcpendens ,& iadependens ;.(ed m«lius cit propolitionem aísuimere , vt ponitur -à Doct.loc.cit. in2.i 3.d.1. q«1. ks 4 d. 1 2:q. 1. I & alibi, quód. neape relario omnis cft cadem fandamento ; íi ne;]ua fundamentum implicat e(se ab intrin(es co , irat. impoflibilias (eparationis à fundamento (ic ipfius rien A fumpta ceísat omnis dubitatio y vt rect notat Gadiusno(ter quol.19. 5 5s 12 Contrá hanc Cócl.ob;jcics, hiac (ce quiomnia entia müdi e(se rclatuni, quod. vclati maximü incoucnicas intulit Aci(l, 4. Met. córra alscrentes omnes rerü veri» tatc$ eíse apparentes : i/rob.feq. quia 01a enia dicunt dependentiam ad Deü. Tum Bbb 4  a«x 621 fübftátiz,dc quib. exéplificat Arift. qua- re'res omncs abfolute per nomcnabío. Jutum importatz relatiua fecundum di €i noh erunt , éfi actualiter relationem aliquam fundarent, (cd fojum quàdo dc- fiznatot nomine non parcabfoluto , fed córnotantc relationem ad aliud . "s bac diuifione fusó agunt Auería q. 19. Log. fect. 5. Atmic. fn ue ies ry 6» 1 vii alios inutiles modos rcfetunt , qui facile ex dictis rcfel'untur . n2 Qv &STIO IL Qualis, C quanta fi identit«s relatio- , Aun tranjcendentalium cum vebus. : g Y) Elationes tranfcendentalcs cü re» t EX bus idétificari diximus q. praeced, jmó cx hoc capite aufpicati amus diícrie tocn carü à przdicamécalibus;vt aüt ma- gis cluccat affignarü difcrimeny& ipfana. turarclationü vanícedentaliüs quaerimus in przíenti qualis, & quáia fit talis 1den- titas; Vt «n. ibi innuimus , Thomiftz , ac Ncotherici paíIim (upportnt huiufmodi relationes rebusidéuficari, non folü rea» liter,fed exià tormaliter,& quidditatiué , vnde cócludunr relationé tranícendenta- lé à fundamento füo nullo prorí(us modo «x natura rei formaliter diftingui ; fed c(le pénitus cádem entitatem abíolutà funda- ique nó eft pure abíolutay(ed in ipío intrin(eco conccpurincludit ordinem ad ita qp inetaliordiae c(Tcnialiter , & quidditatiue nequeat intelligi; & vitro fatentur im entibus creatis nullum clfeita tüm , quin m- fua effenia includat aliquem trantcendentalé rc(pectà, faitim enus ettens per. participationem per »& efienuaimer pendens ab ente. per cí- — fentia quis n. actualis dependencia cflet relatio cx natura tcj à cteatura diftindta, tpritudinalis tamen formali (Timé cá ipfa cveatbre entitas ; addüt étin reb. quam- pluriais ab alijs m aliquo pet fc penden- Wbus fpcciales relationes trá(cendétales ihcludi; ita inquiüt in rónc potentia or- "dinem ad 2&u ctic ncisliter uimbibi , & in tOnc adt us ordiné ad obicdli , & in rGac pacis citentiaiter iacópleug oidineo- ad "alim cópartem et (unt matetia & tor- Difput. VH De Pradicam.vefpeHlinis. ma,& fic inmultis alijs ; &. hoc eft prin-. cipium metaphyficum apud ipfos ita cói calculo receptum,vt dc hoc fpecialem da. birationeni non moucant , (ed vbiquein fingulis materijs velut indubitatum ac« cipiant; ita Suarez diíp.47. cit.ícók. 5.ntr. 12. cam Caier. loc. iam cit, | Scotiftie veró é contrà , licét cócedant identitatem realem harü relationum cü tebus ci corum Do&.z. d. 1.3.5. $. 4d qua (lionem ifl amy& 4.d.12.q. 1.F.negát tamé cóflanter formalé , & cífentialé cü codém ibid.& quol. 1 1.art, 4. X quol. 13. art.3.& alib! frequenter,vnde rtincie pium-Meraphyficum : noftra la nullum prorfus refpeétum includi in có- ceptu quidditatiuo ab(oluti ; & quia hic puo&us eft qam maximé neceflarius in rebus Philofophicis,ac Theologicis,ideo diligenterett hicexaminandus.: — « 19 Dicimus 1.relationcs tranf tales rebus realiter identificati.Irta Doc Citin 2. hanc cócedüt ocs Thomiftz, &€ uis quidam scotiftz cit. q. prac. quaf- am relaciones à rebus realiter diftin&as vocent tranfcendentales,co quia per plus ra przdicam. diuagátur, qualis eft actua- lis inhzrentia accidétis , quz cóis eft no- uem generibuscercü tamen eft in séteria Do&oris hic,& cófimiles relationes cíTe pet fe determinati generis, & folü deno- minatiué caeceris conuenire, & itaidocct ipfc deinhercntia accidentis 4.d. 12.4.1. $..4d br ida D. & ide? formaliter, & quidditauu? he relationes ccüt prardi- camentales , quia per (e (unc deterininaci generis,& folum denominatiué tran(cen- dentales , quatenus denoininzre. po(funt res altorutn generü,& ide eft quxttio de folo noic.Noftra &t Cócl.procedn dc re lacionibus veré, & pcr (etranfcendenta!i- bus, & folidé probatur à Do&. in 2. loc, cit.hoc modo: Ois- lla relatio eft realiter identificata cü fundamento, fioe qua fua damétum cffe implicat ab ;ntr;nfeco , (ed nulla res, etià de porentia. Dci abíolata , cíle pót tine ordine, quem dicit cranfcen- :décaliter ad aliá , vt creatura fine relatio- "e dependentig ad Dcum , accidens (ine "dependenia apritadinali ad (ubüanriam, "mátctià fine ordinc ad formam ; pora ^ "2 c" elena d s E [ ( ] SABES 1 : : 1 | [ ( [ ! 1 : [ A n LI » dd J jÓ  preeced. quz ft. affigasuimus inter : Bouger tráfcendentales, & przdicamé . tàles, hzc .n. rebus accidunt , & poffunt adeffe,& abetfe preter eatum corruptio fiem, vt paret de fi alitudine, patetnita- te; &c. át cranfcédenrales minimé, fed cü ipfa rc incipiunt,& de(inüt; Maior prob. à Scoto, quia intrin(eca impo fibilitas fe- parationis duorum ex triplici capite pro- cedere pót, el quia fünt fimul natura , vt eft de duobus relariuis, vel quia vnum eft prius, à quo effentialiter dep pettc- tius , tóne cuius dependentiz nequit effc fine co,vt eft de toto phyfico, ac cius par tibus,vel quia funt idem realiter,y nde po* ftea infert in eodem 2.d.2.9.2.$. Contra iftud, illud; quod ti effet dittinctüab ali- , effet potteriuseo naturaliter, necefz farió effe idem lli, (i impoflibile e(t illud aliud effe fine ifto , & quod mhil tcaliter diftín&tü ab alio, (ime quo ncquit e(e-tinie Contradi &ione;cít cà co;fed cít poft. rius nataralicer, vel (rmul.natura cum eo; fed fundamécü neceffarió cít- prias natura ipfa relatione fundata, ergo fi fundamétü non poteft cífe fine tali rclaione , & hoc implicat ab intrinfeco , id erit vcique ob identitatem realem cá ea. , quia nunquam implicat ab inrrinfeco prius feparar1 à ofteriori, nifi ob identitatem realem vt ab intrinfeco, quia ti talis mfeparabilitas ab extriníeco procedit , n«n infert tealem identitateui inter cad (c inlepa- tabilia dicuntur, ita monet Doct.loc.cit. 2.d.1.q. f. N. vbi afferc exemplü de Coe- lo, quod si Phiicfophü implicat efic ti- hie motu, necob id fequitur realis identi- tas inte? illa.g talisimpotlibilitas no ,p- üenitab intrin(eco , & ex nacura ipiius Corli,fed à caufa extriníeca .i. ab fatelli- gentia neceísarió Coelum mouéte; ett ét cxemplü de partibus vhiuis,qua süt prio- : pofsüt e(se tine co , & camé iuntur realiter ab eo. ex Do&t. 3. .d.2.q.2. E impoflibilitas nó pro- ." Utmitexabíoluta earü cnticate, (ed ab ali- DN T extrinfeco, népe ex carü énioncsquz À Jaume qua fttà nequeunt nó I: ro 6 &c. minor patetex differéia , -à Doct.loc.cit. ini2.i& 3.d.1. q«i. k. Quafi. TE Deident. velar. franftend.cumfünd. | 625 cau(are toti , cá fintcaufe intrin(zce , v-- notat Lichet.2.d.12:q:2$ pot ctiá «ff. exemplü de veritate propolitionü nece(- fatiarü,;& céringenti, nam cócingentes ncqucunt císe (ine illa;fappoltito Dei dc- creto;nec proinde Bree e s Tg quia talis inteparabilitas prouenit; ab cx. trinfeco.f, ex Dci deccero, & é contra, neceísatijs veritas c( illis realiter identi- ficata;quía nequeunt efse (ine «la ex ear natura, & ab intrinfeco. [n propotito ac incópoflibiliias císendi creaturam abfq; dependentia ad Deà e(t ex ratione intrin (eca cius, ic etiam incópoffibilitase(sen, di accidens fine dependentia ad (übie- &um, &10 hz  timilcíq; aliz relationes realiter fundamentis: identi ficantur . Hictamen aduertendü cft, illamSco:tmax'nmáproemaioriaísumpraminargumentoàScoriftiscóiter(icv(urpari,Osrelatioycuiusfandamentorepugnatefe,fmetermino,eflideutificatarealiter.cia€oyquofenfuprolatagraucspatiturin(tá»tias,primo.n.fal(avideturdeomuicc(pcétaaptitudinali,quiafandameptücu,iufcanquetalispocexiftecefineactualiexiftétiarermiai,vthomofinerifuyXtamenrifibiliraseftcumhominereLicecadem;&quilibettalisrefpectus.cü(uafundamento;DeindchamanitasaVerooatiumptanonpóteíscinrerumnatüra,qumeciamVerbüéxiftar,&tamen;vaiohypottaticanóeftcirealiteridentifica.tà,quasinftanriasVallotolueceaidicactrac.Formal.inexplic.diuilionisentisindcpendens,&independens;.(edm«luscitpcopolitionemaísuimere,vtpoaitur&d.12:q.1.I.&alibi,quód.nempeudomniscftcademfandamento;(ine;]uafundamentamimplicate(seabintrinie€o,itavt.impoflibiliiasepiscfundamentofixipfiusrclationisyüc.n.fumptaceisatomnisdubitatioy.vtrectenotatGadiusno(terquol;19...(s12ContráhancCócl.ob;jcies,hiac(c»quiomniaentiamüdie(serclatuni,quad.vclatimaximiincoucnieusintolitAcl,4.Met.cócraalscrentesomnesreruvertetateseiseapparentes:i/rob.[eq.quia01aentiadicuntdependentiamadDcu.TumBbb4aex$142:exAug.$.deTrin.c.5.increaturis,quicquidnonsrifübftantiamdicitur,tevtsriaccidésdicatue,&infrac.16.apertàdocetrelationem oém in creaturis effe accidens , düait illa effe accidentia rela- tiua, quz cum aliqua mutatione rerum , de quibus dicuntur, accidunt, ex quo de- ducit ctiam relationem creaturz ad Deü cíIc accidens , etiam expreffius do- «ct in fine cap. . hoiuímodi relatio - ncs fpe&ant ad predicamentáü relationis, ergo accidunt rebus , Prob. affum ptum , uta relationes iftz (unt relationes fecun efle , ex quibus przdicamencü rela- tionis con(tituitur, & omninó competit fecunda relatiuorü definitio tradita ab Ari(t. quia corum effe cít ad aliud efien- tialiter (e habere. Tum 4.relatio tran(ce- denialis effentialiter pendetiab extremis, ergo rcaliter à fundamento di(tinguitur , quia dependentia effentialis (emper in- Ker. diftin&ionem realem inter depen- dens , & terminum dependentiz , Refp. Do&or inconueniens cffe pm fere ota ad aliquid formaliter, & quiddi- tatiué, vt aflerebat opinio ibiab Ari(t.re- ic&ta,non tamen realiter , & identicé. Ad 2. concedit relationes in creaturis c(Ie |.» accidentia, (i fant ad illa, ad quz c(sétia- liter non dependent, at fi (unt ad illa, ac. cidentia non funt, nifi fumendo accidens E extraneo à quidditate rei , & in hoc en(ü ait Aug. (ümere accidens , cum re- lationem creaturz ad Deum vocat acci- dens, g é dicit cfle motabile; non tamen mancnte fundamento ,ícd per mutationé etiam ipfius fundamenti. Ad 5.neg.aísü- ptum ordo .n effentialis rerí ad fuos ter-- fnínos ponitur-per cedué&tionem in pra- dicam. ipfatum rerum ; ad prob.dicimus , non quaícunque relationes sin c(le con. ftituece przd;cam. relationis, & ibi dcfi- nici fcd illas ui , quz rebus accidunt qua- lesnoníunt tran(cen dentales. Ad 4.rela- tio tran(cendentalis dicitur cfTentialiter dere à fundamento,eo modo quo paf dicitur. penderc à fubie&o ; quatenus nempe cft fibi cófubflantialis,& realiter identificata , proprie tamen dici nequit €Gentialitcr dependere , quia non cft ab £9 raliter, & phyficécauíata, Difj. IIT. De "Pradicam. tefpetiuis. 13 Dicimus 2.relationem ttanfcendé- talem formaliter diftingui à fundamen- to fuo abfoluto, ita vt nó intrat cóceptum formalem,& quidditatiuum eius;ita Do- &or loc.cit.przfertim in 2. qué (eq.Smi- glec.difp. 10. q.8.Log.q» probat ui au&o. ritate allata Arift.4. Met. vbi contra Hc- raclic. & Cratl. córendentes veritates re- rum effe apparentes infert vt ab(urdü, gy oia effent ad aliquid, non inconuenit aüt oía effe ad aliquid identicé ,& realiter,vt modó probatum eft , ergo formaliter, & quidditatiué,ait Doctor; Tumau&orit. Aug.7.de Trin.c. 2. dum ait.omne, quod relatiué dicitur , effe aliquid excepto rc- latiuo , fundamentum relation:s cít aliqua entitas formaliter no incladens ;1- lam relationem;quá fundat;arq; ideó cü primum , & principale tundumcenrum re- lationis fit aliquid ab(olutum , hoc vti q$ iter non includet relationem fun- datá. Tum quia id apparet in rclacionib, diuinis , vbi e(t maxima identitzs in f; n- damento , & tamen fundamenti non ctl formaliter relatio,quia tunc nó eflet per» fc&ie formaliter infinita. Tum quiatüc in definitione hominis,equi, lapidis, & c. poni deberet relatio depedenue ad Deü, quia definitio quidditatiua có.inct, quic- Me eit de e(encia defniti , & unc quo efinitum ncquit quidditatiué intcll gi Tum tandem róne à. priori , qua pa(Iim vtuntur Scotiflz , realitas rclationis non includit formaliter realitarem abfolati , neque é contrà , ergo neceflarió fimpli- citer entitas abfoluta formaliter di(tin- guicur à relatiua, Prob. a(ífumptum, quia entitas abfoluta, v: fic , cft formaliter ad fe, relatiua vt lic eit formaliter ad aliud , ergo voa non includitur in conceptu for» mali, & praciío alterius,al;oqu:n eadcm cin entitas per eüdem formal;(Timé có- ceptum cflet fimul ad fc,& non ad fe, ad aliud,& non ad aliud , q» impl;cat . Prob. tt gm ca róne, qua cft ad (e;non cít ad aliud;& caróne,qua cft ad aliud, non cft ad fc. Re(p. argum.probare folum de re- fpc&u predicamcncali,g non tit de cone ccptu abioluti , non aüt dc tranícenden- tali. Contrà, arsumentum quantü ad hoc &qué probat dc vtroque & otledit 2 rd - tà - * ue. , Quaft IT. De idem. velaticn.tranfcend.eumfund.. 62$ talis tes in (no per fe conceptu contradi- &oria clauderet,ex com. quod cft rcs ab folnta,ef formaliter, & quidditatiud ad fc,nó ad aliud,& ex eo , quod formaliter includit refpe&ü, ctt formaliter ad aliud, non ad fc, ergo sm eundé cóceptü forma- lem; qui ei conuenirct, inquátü «ale ens, effet ad (c,& nó ad fe, ad aliud, & non ad aliud ; & fané parum rcfert ad contradi- &ioné euítádà,quod (it ad aliud pradica- fnentaliter ,vel tranfcendentaliter,quia v- traque rclatio e(fentialiter e(t. habitudo ad aliud, & íolum in hoc differunt , quód vna accidit meré (o fundamento, nó àl- 'teraj tum quia vt bene arguit Datíol, 1..d. 12.Q.1.6.Contra tertium modum , abío - lutam,& refpectiuum diuidüt totam lati tudinem,antequáinprzdicamentadcícendat,ergoprz(cindendoetiamàccfpetupredicamentali,te(pectiuumnequitcoinciderecumabíolutoquantumadconceptusquidditatiuos14Refp.nullàfequicótradictionem,quodeadéresfitimulabfoluta,&relatiuatranfcendentaliter,quiaincarehoitóncsad(c,adaliud(unt&zabmapervnicam,&vlrimàdifferentià(pecificam,ergo,àquibusprzdicatacontradioria(umaptur,itanequeuntduoconceptuspartialesilliscotrcfpondentesintegcarevnàtotaléfpecificumitaquodcademressm(uanronem(pccificá,quavnicacít,fitadfe,&uonad(e,adaliud,&aonadaliud,Reíp.aliqui,quodrelatiotrá(cédésn&opponitureüeab(sluto,(cdrant«metféintranfcendcati,atqueiócoceptücntisabbac(olaopponitucabfoluto,purusce(pe&us.Contra;quiacelacotranfcendcusduodicit,&rationemformal& tclationis , & ip(am traifcendentiá, quis igitur racione cranfcendentiz opponatut ellc iatcanfcendenti;tamen rónc relatio - nis opponitur etiam clTe abfoluto;& fal- fum ctt relationem pred icamétalé , qua- tenus przdicamentalis, opponi e(Te abfo luto qa vt (ic opponitur eife trá(cenden ti ; opponitur vcró efTe abfoluto, quate- inuicem, e(tó fint ambz deinregrocon- — nus relatio, inqua cói róne conuenit cum ceyxu illius rei ; & ideó non sih candem róné , fcd diner(as dicitor res 1]la. (imul , & (emcl rclatiua,& abfoluta.Contra, q.- uis ponantur formalitares di(tin&z , po- nuntur tàmcn vnum pcr fe concept in- tegrarc illiusrerquatcnus talis cft de iflo igitur vno pcr (e conceptu ,quem conítti- tüunt , quaritar an fit formaliter relaci- uus, vel ab(olutus,vel vtrumque ,& fi tcr- tium dicant, ecce ftatim 1mplicancià, nà licét fingule illz formalitates pattialcs fint diftin&z, tamen combinatz ponun tut efficere vnum per fe conceptum fimul relatiuam, & abíolutum; INeq; iuuat cum quibusdà recurrere ad conceptus diuer- fosinadzquatos ; quia hic loquimur de conceptu adzquato illius tei abfolute , q ponitur e(sécialiter imbibere tranfcen- deniualem rcfpectü & illà adzquaté con- ftituit in tali ipccie , & quarimus , an fit abfolutus , vel relatiuus ; vcl fimul vterq; & hoc vlcimum impugnamus, velut con- ccprum oinó inplicatoriam , quia quarli- bct res eft i0 vna dumtaxat fpccie atho- * 4. E "is - relatione tranfcédéti, & idcó quantü ad boc femper currit cadem paritas de vtra- que,v:de difp.z.Phyf.que(t.j.art. $..— 15$ Inoppof.obijc. t. inueniuntur res quz dà ex ,p»ria códitionc ità im pfc&te, vt carü e(sccia intrinfecá dicat jppottio- nem cum alijs, ad que cx natura [ua otdi* natur,fic accidentia rcferuncur ad (üblta tia habitus, & potentia ad obie&um , ad od ità referantur , vt illorü e(sétia , 8C (ftin&tio omnino iutclligi nequeat, nec uidé a Dco,& Angelis nifi p ordiné ad a*l.cét ergo a&us ad effentiá. potétiz nó ptineat,nec obiectü ad eisécià atus 5 - c unt rcs proríus intet fe d uct(z, tamem ordo ad ilia nece(farió, & c(cncioliter im bibitur in cis. Conf.nó pó',nec quidem ; Deo;cócipi a&us vitalis, vc à nó vital; die ftinguicur, nifi cum ordine intrinfeco ad princip:ü vitale, ergo talis ordo pertinet Omninó ad conceprü quiddiraunü . Rur- fus accidens realiter , & etlentialirer cft ens aptü igbarere fubftantiz , rio dicit ordincm inuaníccü ad tübItàcià,& quid» 08636 ^ Difp. PUt. DePredicamrefpeGluis, o dit:tiu? nequit concipi, & explicari , nifi p.talem ordiiem; q» cóftat ex ipfo nomi» nc accidentis,nà accidens eft vtiq; alicu- ius accidens, & qy accidit; alícui accidit ; qua de cauía accidens dicitür entis-ens 7: Met. cap. 2. Demum fi entitas creatus rz formaliter diftinguitut à relatione de: pendente , nec ineius é(Téntia includi- turjquerit vel vt fic eft à Dco dependens, vcl independens nó fecüidü ergo primü . Refp. neg.a(fampti, adprob.dicimus,fionideoaccidensdefiniripetfübie&ü,tehtiáperPu&a&tüperobiecti,uiahitermini,velhabitüdinesadipíos(diitiaillaruràrerum,&adconjuidditatiuamearum|pertineàr,cmapdececffentialisDed1ndefinitionecuiufcüq;ponitcumhzcnólicminuseffentialisalijs,vtdocetDoa*rin4.d.12.q.I.L.edratioeft,ializc,&aliahuiafmodiobimperfeeorüentitatemnóhabentperfe&üceptumquidditatiuü,&quietatiuum,nifiaddatürillud,adquodordinantur,ficformaAberandaccidentalis,fedetiamfubflaniialis,perfe&té nó exprimi- tur, & quietatiué , nifi infinuetur fobie- &um,cuius eft forma , vc notat Doctor ibidem; pót igitur accidens cGcipi,& de- finiri finc ordine ad fübie&tum,;fed hic nó erit«onceptus rei quietatiuus;fed tantum idditatinus,per quem perfe&é Deus , & forte ctiam A ngeli attingunt quiddita. tcm accidentis ab(oluti . Ob eandem ra- tionem, vcl potius ob affignatam à |Sco- to quol. 15. ad r.ptin.porentia nequit p- fc&é concipi, nifi p ordinem ad actum , & a&us, (eu operatio pcr ordiné ad obic- quiaf.cóiter voces linpotitz ad fi- gnifi candum operationes important relà tionem abfoluto anncxarn,quacé Tem oportet coiatelligere obiectum in rone termini, vndé (i vox pracisé imponere- tur ad fignificandam enritatem abíoluta, uz cít in epcratione, & per íe in gencre qualitatis, fignificatum illius vocis poffet intelligi non cointellige ndo obicétum in tóne termini. Hinc Doctor quol.cod fub H h. & 2.d. 24.3.1.in fol. 2.ài g.ait aucto ritatem Arift, a de Anim 33- poten — tamen ifta babitudo ad quácüque FN eit indwiitur per a/kus ,G* alfus per obie, 4, debcte intelligi extrinfecé,& manife, ftatiud,obiectoram.n.diftinctio manife- ftior e(t nobis di/timóbonzactuü, X di- ftin&o a&uü ditt n&ioncpotentiaru ny non auié intemfece, &etfenvialicer , quia fic propr'js d'fférerinjs abinuicem (ccer- nütur,quas vu;atungüc Deus,& angeli, 16 Ad Cont.ncg.atfamprásficur .n. ad habédut conceptum quidditatuuum ac« cidentis neceffaria non eft jiammó iaperti nens inhzcéntia aptitudinalis, fed (uffici attingere radicem talis aptitud'nis, fic in propofité ad- conceprum quidditatiuum a&us vitàlis non eft neceflarius talis or4 do,nec a&ualis,nec aptitudmalis, fed (uf- fiéit attingere differentiam abíolotà cxi« itiuam talis ordinis , & irà vniuerfaliter icéndum eft de quocun j; abfoluto dicé te ordinem tranfcendentalem ad aliud, q» ad eius conceptum qu:dditatiuü (pectat y nonordoille,(ed ratio abfoluta poftulans íllàm quomodo folent explicari omnipo tentia Deià Theologis , & alia attributa ad extra;non .n. dicendum elt has perfe- &iones in Dco includere relationes tran ' fcendentales ad creaturas, vt aliqui perpe tam arbitrantur ,quia eadem ratio , qua excludit à Deo relationes przdicamen- tales ad creaturas, excludit etià tranícene dentales , vt infra dicemus, ,. an Ad aliam accidens pót fumi duplici« ter, vt norat Do&t.ac.in 4.6./4d qonems vel formaliter , & pro pet fe fignificato nempe pro iplamet accideatalitace, & in- hzrenria accidentis , aut materialiter , & pro denominato ab ilta v. g. pro albedi- ne,primo modo vtiquc eft quid rclaiuü etfentialiter, quia eft ipiamet relatio ac- cidentalicatis,acinhzrenrig , & de acci- dente in hoc fen(u procedit argaimentü » nonautem fi accipiatur (ecunio modo . Dicitur aütaccidens etc ens , «qu'a cnus [edi qp ly quia noct caulaliratem ormalem , quafi formalisró entitac s in accidente (it inhiecere cali eni i. (ubtiá- tig, vnigerfaliter n. canfaturn à quacun- ue-cau(a its quocürue generc caufa cit illudyquod eít qa raliter enis. t. calis caus (& in tali genere,& ordinecautand! ; nec p E - "5. * pA eL T t. eftformale,vel effentiale in caufato, quia tünc nullum caufatü effet formaliter ab- folutum;ita exponit Do&.loc.cit.(ub G. Ad vit. entitas creature ab(oluta praci- sé, & fccüdü fe contiderata,neque c(l de- pédés; neq,indepédés formaliter,led eft dependens£andamen:alkter quia ip!i de- betur formnalisdependenzia , (icit homo formaliter , nec cít r:íi5.Irs,nec non cif - bilis in primo modo d: cadi per fe y. fed tantum radicaliter , qi1acenus inlecundo ^  fignoci debetur ri(ibilitas -; —cQYASTIO IIL J — " e 4nvelàtio predicam. fit accidens ex- - remis euus [uperadditum, e ab . eis reipja condiflinct um. 17 Kern o€s,vno,vel altero difcre- páte.relationcs trà cédétales eife vetas, & rcales formas in rccü natura. exi fté&ces modo precedenti qui (t. enarrato ; i eft controueríia dz relation.b. libus , an fint forma tcales accidentales rebus ipfis. fuperaddiue ,.& ab cis ccaliter ,vel(altim modaliter d:(tin &z ,nam pro parte negatiua adsüt. toncs tanti momenti , vt ab Au&oribus haius fententia inolubiles repatentur , & qui. eítà nos eas non ccnfcamus iniolu- biles, facemur nihilominus magaá prafc- ferre apparentiam , & forté maiorem quàm rationcs pro parte affirmatiüa . - res itaque tamofar extant de. hac re in.duz extrema, & voa med;a, prima té nega: relationes pr dicam, cffe c rcalcs formas accidentales , fcd aíferite(ie tantám denominationes cx- trin(ecas desüpcas ex collcctione,f(cu có- binatione rcrum, ta vt relatio praedicam. aliud non íit,quàm cocomitantia, & .co- exiftentia duorum exicemorum ,.— fimili tudo v.g. duorum alborum combinaco , iriaca, velalteriuscereg. inen: furz coexiftentia ; diffimilitudo veró al- bi,& nigti combinatio, inz«qualitas quan . títauis palmaris,& bipalmar!s cocxittcn- — tia , & fic de alijs: à Nominales paflim q.d. 28. 29. & 49. Ocham. Greg. Gab. aqualiras duarum quantitati palatium, | & velbi - .. Q. III . De diflinczelationis predicam, ab exirtmis. 61.7. quos (equuntur- Recentiores nonaulli » qui ob naufeam, quam illis afferunt. (en- tentiz Arift. D. Thoin.& Scou toties ia Scholis decantatz libenter ia Nominali( mum iun&is pedibas ruunt , vade in Lo gica negàt relationes , in Philofophia in, diui (ibilia, in Metaph. pra&cifiones obie- &iuas, & naturas cóes , quibus principi] negatis plane euercütur prefate fcientig gs; pra (ercim vt fuat ab Arift. craditge, & ias (Litutae, & SS. Patribus; negant igitur c Nominal.celationes pdicamentales Hut tad.difp. 16. Mer. fe&. 2. & 3. eius late« ro Atriag.d.12. Log.fect.6.& feq. Auere faq. 25. hy(: (eter. & 2.& alijquibus fà obijcias in hac opinione auferri vn. pra d ca néntü; efp.nós itr'dendo nó ob hoc aufecci ab Eccle(ia ynü Sacramentü , aut Decalogi pr&ceptum;in q (ent.lapíus cft Vulpes t.p.com.3 .difp.$ 8-arc.9.n. 1 $ vbi (olü prz d:csméta ab(oluta admittit. eífe entiarealia formaliter, alia idencicé can- tuin, vnd? feptem demit pradicameata. 18. Secüda opinio extteaa affirmat ree lationé pre dicamentalé cífe; vecà formá accidentalem rcbus fupecaddita, & ab eis reipfa dittin&, fiue talis diftan&tio: rea lis vocetur,Gué folii modalis, eó quia ree latio non fit proprié res , f. us rei g Hecett (nía cóisin (chola Peri eticag nà Aríít.hicia Logica , & rut(us 5; Mete flatuit vccum, & reale pradicamentü rela tionis, quod vuiq; nequit ex fola denomi nátione extrinfecacon(litui , vt dicemus Qt immo nó folü in fchola. Peripar, fed et Platonica; d verpetuó fecati funt oés Arift-Interpre:es à Arabes,q Gtzci;& Lacni , vt teftatur Soátcz difp. 47; Mere fc&. 1.0.10. & tota RV calium Schola Tho. mitará, & Scotiflarü , id namq. ex pro« tcilo docuerunt angelicus Do&or p. 1.94 13-ari.7.& q.18.arc 1.& q. 7; de potenta artig.ac alib: (zpé,S& Subtili$ x:d. 1.q-« 3:d .1.]:1.8& 4; d. 12.9.1. & quol 1145 alibi irte quod fola tot;ac «án4 torü auctoriras virorum hanc fententiam reddit oppoiita valdà- ili dif - Tertia demum opinio mcdiasconcedit, 6:9 Difp."UL. De Pradicam.te|peHliuis | | te diftin&asab eis,(cd tr fundamentali- cum diuina (ubtlaaria identificantur,non. tc, ac rone rariocinata, formaliter veró , ficincteaturis. Refp, imó ex hoc capite & a&ualiter folü diftingui p intelle&ü ; nos non benc ex diuinis relationibus de- ità Henric.quol.9.3.3. Alcn[ $. Met.cir- ducere ercatas accidentales;quia illz süt €àtex.20 Baccon.1.d.28.q.r.art.4. dub. — fübflanciales, & rranfcendentales. Coa- 3.Soncin. j.Met.q.28. opinionécx in-  trasquia hac (unt prad:cata cóia Deo, & tegro poflea cüalijs nonnullis amplexus creaturis, ergo ficut fcientiaqua in Deo eft Suarez di(p.cit. fe&. 2. vbrwult rela-.— ponit (ubítanua, in creaturis ponitur ac- tioné adzquaté ident ficari cü fundam- — cidens;quia (ci&cia in cói abitrahit à (cié 1O,cXigere tamen tctminum,non vt parté— tiaincreata,quz cft (ubftanua in Deo,& formalemrelationis,fed vtquid cónota- a (cictia creata, qug cít accidens in crea- t6 in obliquo, vndé cócladit ,relationem — turis , ic pariter de relatione dicendum e(Te formam ab(olutam,nonabíoluté sü- — erit,ncc poterit negari paritas, nifi negan ptam , (ed vcrefpicientem aliam ,quam — dorclationemin crcaus dicere accidens opinionem tribuit Nominalibus , à rcbascondiftin&tü,qua tané effec ma. : nifcila petitio princip:j,:d.n.eft qued ,p- ARTICVLVS I bare contendimus per aífumptam parita- elato pradicam. eft accidens ab ex- — Sed qusamus hanc ratonenex diii qo mremis veipfa condifiintium. nis rclationib.dedüctà,quia meré Theo- 19- T hec veritas facilius deducatur, — logica cfl, non .n. data opera cam addu- prius vtramq;fentenriá à noftro ^ ximus , fed (olum vtprzíatos Auctores aflferto recedentem impugnabimus , & — conuinceremus;qui Theologi (unc, & A- poftea noflram flatuemus. rift.au&oritacem a(pernantur, quos etiá Dicimus r.gp relatio predicam. nó eft — credimus faclé negaturos relationes fola duorumextremorü concomitantia, quoque diuinas;ni(i fides obuiaret . vcl combinatio . Conclutio ftatuitur có: —. ao láigitur accingimur ad roné nata ara primam opin. & prob. primó,quiaex — ralem;quaz funditus bác cucliit opin.;dá- opin.toliitur przdicamétam relatio- — tur in creaturis denomipat;oncs puté re- mis, quod certé conflitui nequit inmera — latius, etgo dátur puré relationes, d funt denoniinatione cxtrinfeca;,vt poíteadi-  pradicamentales.Coníe. patet, quia ef» &cmus;& oés relationes ponütur mutuz, — fe&us formalis non ctt , nifi forma ipfa à plané totam euertit peripatheticam do — fübiecto participata ; aisüptü poffet pro» dastisc omnis gratisconccdunt Ad- — bari cum Scot.cit. 24d. q.5. ex denomie Tíarij parü curantes de cucríione pr2 — nationibus fundatis in aione; & paffio- slicamenti relationis dicentes , nonobid — ne,in vnione, pratentia; & alijs (cx pradi woilialiquod facramentum ab Ecclefia 9— camenus ; quiaimportant puras rclacio- sut przceptum à Decalogo.Sed'(anéne- — nes, vt q.vlc-huius difp. & tutusin Fhyf; o rclationes rcales, aut omninó tol^  probamus;ti quia Aducr(arij bas negant , aut yaldé labefactant myíterium ze — efferelauones pradicam. , fed aiunt cílc . "'Triadis , vt hic vrget lo. de Mag. qp. traaíceodencales importantes abíolutum eft maximum Sacramcntü in fide noftra, — cum re(pe&u , idco ad probanionem a(- At inquiunt has negare in ereatis mon in — (ampi inducemus denominauioncs fi» diuinis, Contra, firclactonesin diuini milis, & diffimilis mes , & inzqua« funt realcs,& non taptumn extrema coe- — Iis, & alias haiufmodi fundacas (u p vnd xiflentia ; ergo etiamincreatis,coníegj — & mulza ex $.Met« 1 9-bas .n. conc-cáunt par er,quia omnia attributa Deo,& erea-'— efTc denominationesrclatiuas pure. prz» iuris communia,ti in Deo (ant realia, ét — dicamenrales; fiergo dancur i(te dcao* i in creaturis, con(tat deranione (übítà- — minatione$reales , vtique foinz reae ti, (apienug, c. hoc foluminterei, g — lessclatiuz dari debebunt , a quibus de» — io Dco obíumupá bmplieaiem diua — (umancur » [Nc iuuat discre has clje pue — a. wea x dE ou no eon C CONI TTTABI SIT. omnis extriaíe iüfeca denominatio realis ex forma aliqua reali exiftente in aliquo (u- bie&o femper defümatur , vt conitat. de effe vifo, & cognito in obic&o,plané ha- iu(modicelaciuz denominaciones extrin- fece à forma alicui (übie&o intrinfeca 5 fumi dedcbunt,& hzc vtique dcbebit c(- fe forma relatiua, (i .n. ab(oluta foret,v- tique denominationem relatiaam. dare non poflet, quía denominatio forma de- nominanti proportionari debet . Rcíp. denominationem relatiu& vtiq; db vna forma abíoluta derinari non poí- febcne tamen à pluribus, vnde denomi- natio Gimilis íamitur à duob. albis fimal coexiftcatibus; hinc ait Hurt. cit. $. 39. relationem przdicam. cííe duos conce- tus abfolutos qui eó quia non ab vna re la,'fed à duabus fimul exitentibus dc- fumuntur, propterea fimile d£ ad aliud, al bü vero ad (e , quia fumitur ab. vna albe- dine (ola, Ec (abit Arrrag.c-41. non eífc denomin. príasextrinfecá,fedpartimáwinfecáquatenusdicitipsifüdamétü;partimexcrifeciquaten?dicitterminü..^a1Hacdirefpófiocflicaciterreijcitur,quiafimiliudonondicitpraecisecóceptusduarüalbed:num,fedaliquidamphus.f.habitudinemillarü,quz.explicaturperficur,ergo&c.prob.allumjxumquia(imilitudodicitardevnoquoq.cxtremorü(eiunctim,namhzcalbedodicirfimilisilli,dezautemalbedincslimulexittentesnonitàprzdicaripoílunt,nonenimdicipoteft,quodhacalbedoficduzalbedines(imulexiftentes;erzofimilitndononcftidemquodduzalbedineslimulcxiftentes,necfimileidemyquodduoalbafimulexiftentia,Tum.iaperhanccopulatiuam,Petrusclts,&Pauluseftalbus,vriqueexplicaturcoexitentiaduorumalborum,non.tamenadhuccxplicatüreorumfimilirudo,quiaPetrum,&PaulumeífemilesnontantumdicitPetrüeffealbü,&Paulumeílealbum,fedPectumctfealbum;fieuPaulus,vadepreterhaac,Xillamatbedinemdicitétcomparationem.yniusadaliuexnatucarei,€nontantumer:"neeTamquiacxhaccopa»«M^""|edistintiilat.pradic.abctremis.ds.L.619^.fü$denoiminationcsextrinfecas.NàcamlatigaPetruseftalbus,&Paulus.c(taibusabíq;petitioneprincipijbencdeduciturhocconíequeas,ergofuarfimiles,nonergofimilitndoeftformaliter,&fcisécoexiftentiaalbedindPetri;&Paulijalioquipetereturprincipium,&probareturidemperidé.TumquiaalbedoPe- tri, & albedo Pauli coexittentes (ecüdü (aos conceptus abíoluros aliud non effi- ciunt, d binaciumalbedinü,nec denomi- gant illas albediaes, nili e(fe duas , vt n. vnialbedo vnum facic albam,tic duz al - bedines duo alba , quz denominatio cft abíoluta (pe&ins ad predicamécü quan- utatis,non vec relati 1a . T'ücà lem quia, explicare ten&ur, qüo hac albá , & illud. album extrea dicantur, cur hoc dicatur fuadamentum,& illud terminus, non .n- redté dici pofsüc extrema ,nilidetuc qd vcluti mediü inter ea ,cuius dicantur ex trema,hiic .n. ratione materia , & forma in compofitco dicuntur extrema vnionis » neq;éthoc exrcemü bene diceretur fan- damentá relationis, neq; illud tecminus s fi celatio dicit folum duos conceptus ab- folutos,aon.n. vnus coaceptus abfolutus. dici pür terminus alterius concejxtus ab foluti5neq ; fufficit recurrere. ad habitu- diné ration s;quia tüc nó falaatur deno - minationemcelatiuam effe realem. 21 Auer( cit.(ec.a.vt faluctin cóco- mitantia extremorü abíolutorü deno mi - nationem veré rclatiuam , ait illà conco -, mitantiá non ita debere explicari, vt di- cat vtrámque extremum ia recto ,& z- qué primó ; licut aiebat Hurt. fed ita vt primario ,& dire&é dicat vnü,népé tan- damentum;fecundarió » & in obli.juo di- catfeu connotet aliud .£. tcr: nü, (ic n. inquit explicari beoe denoiinationé re- lattuá.Sed non ob id euadit Auería pro potitas difficultates; Td quia choc mo- do explicando combinarione:m ab(oluca- ram, non vaa rcsrclatiua erit relaco , led, duz abfolutz vna in recto, altera in ooli- quo,imó cum nà mag s ejfe 4n xj ejje ad, fit de concepra relationis, mie ponicac teriings eile connotatuiày & tuadamcüe tum folum principale igmficauim,vade iuxta hanc via melius loquuature y qui ce-. neni yt/4j qué. proa pec cclaupaegs; : MM impor- / CERERI T 6,6 importari. Tum quia licét ponendo ter- - minum in obliquo,videatur expiimmicone  u ceptas relaiuus;& cóparatio fundamens — CILE ECT CI X^ Mo Me. rget em dflicultas, vel refpe&i- : hábetur intétu, ücur.n.illa (cultas ponitur rclatio rcaliscocxitenciae idem 4s ni ] ti ad termini , re tame vera nihil tale ex. pariter dici dcb:bit de fi miliadine i primitur, quia etiamfi dicamus hoc albi - cft (imile illi , «n insététia iftorum hoc tantumimportat;quantum fi diceremus, hoc eft album, & tllud eft album, wel hac funt duo alba ,9» (i aliquid realeamplius exprimitur vitra hos ducs conceptus ab folutos , fané nil aliud crit, nili vcrus or- do , ac realiscomparatio vnius ad aliud. Tum tandem; quia quocunque modo ex - plicetur relatio per concomtantiam, vcl combinationem duorum extremorum. malé definirentar rclatiua ex Arif. cffc ; c ipfum, quód (unt, ad aliud funt queen dcfiniri dcberent ad aliud effe illa,quorum effe eft cum alio eíte |. 5 cum relatio fecundü iftos nó lit habitu- -. do vnius ad aliud fed cocxiftétia potius ; vel combinatio vnius cam alio . 3 Denique prob.cócl.róne Mair.r.d. 39-4. 1. quia &t vtitur Zerbius y. Met. q. 17:quicquid cft in duabus albedinib. i mul exifientibus,totum eft in duab. fuc- cedentibus fibi innicem ,ergo fi fimilitu- do non dicit aliquid reale fupra entitates olutas illarum , ita fimilis erit yna al- bcdo exiftés alteri futora,, ficut alteri co- dem temporc exiftenti , qp tamen citer cgatut;etid ab AduerfariJs qui ad rcla- 1ionem pradicam, etiam vt ab cis cócc- yrequirunt terminum actu exi(tété , aflumptum patet; Ptob.coníeq.à pari na merus darum albedinum , quianihil di- €it (uper entitates abfoluras illarü , pra- fertim fecüdum Nominales ita faluatur in illis fimul exiftentibus , ficut fibi inui. cem fuccedentibus , ergo ét ita in propo- fito;quia fimilitudo nihil dicit prater en 1itatcs abfolutas illatum. Si dicas requiri fimultatem durationis ambarum. Contra vrget Máir. tum quia düratio eft modus poíterior ipfa rc durante , ergo fimilitu- do;quz dicit pracisé enrirates abiolutas duarüm non videtur pendere à duratione fimultanca illatum, tum quia vcl illa fimultas eft aliquid rcale prater illas albedines ,vc('non,ti non,redit diffi guliat  Gcyvel hoc elt ablolusum, & ad- —.24. Dicimus z.relationé predicam.nà elle aliquid füperadditui fundamento fo li tóne dift/actü ab co Eft Scoci loc.cit. «ontr3 3 opin.quz adz juaté à parte cei cclation«m pradicam. cum fundamento ident ficabat, Et prob. nam in hacfenten ua vel relatio habetur in fundamento ad poíütioné termini de nouo, vel fapponc- batur iam in fandamento quoad totü (ui eíic:G primü , ergo vcl erit fola amborü *xtremorü cocxiitentia, aut denomina - tio indé defumpta , quz crat Nominaliü opinio,vel forma aliqua de nouo rc(ultás in fundamento ad politionem termini. , qua eft noftra: verà dicatur fecundum, nempé (upponi fundamento identificatà ante m termini , tunc przterquá- qp non faluatur effe verum accidens , quia hoc non identi(icatar cü labie&o;cü pof fitadefÍc , & abeffe ,(cmper in fubie&to daretur tàm ante, d poft exiftentiam tet. . mini , & femper fübie&tum atu deno- - minarct relaiuum, quia«ffe&tus forma - lis relationis prz dicamentalis elt a&u re- ferte fübie&um, vndé Petrus albus fimi- lis dicererur Paulo nondü albo, & patcr illius filij,quem nódü genuit; Et rurfus (e- quitur, vel relationem srn (uà fpeci rónem à termino non pendere, vel.ré de- pedenté exifteie tine co,à quo det. Reíp. Auctores 5 .fenc.telationé sCpcr in fundamento reperiri quátü ad enticaté realé,q dicit,quia hzcnon eft diucría ab entitate fundaaíenti,non tame (emper in co reperiri cum denominatione relatiua , quia hzc denominatiq etíam péder à ter - mino;hanc veró termini neceffitatem, vt habeatur in fundamento relatiua. dcno- minatio, nonoéscodemmodoe»plicant.Aliquidicuntrelationeminfondamentodeliteicereinelfeincompleto,&inchoa.t0antecxi(tentíamtermini;copleriaus.tempottca.peraduentumtermioi,&hacdecauíaanteanonprzbercfundamentarclatíuamdenominationem;itàBaccon,&Soncin.loc.cit.SedContra.,quiapecrclarionemjncffeincompletoyvclinicle.v4^Ed|1ligant^TT"7"VTE"^.xIlfolamentitatemabíolutamfunda..métiexposfitoterminonataeftrc«fültarerelatio,.&hocvtiq;benédicitur,fednoninferuridentitasrelationiscumfundamento,fedpotiusveraàpartereidiftin&io;velintelliguntveramformamrclatiuárone(olüfeuvniuer[aliterdiftin&áabentitateabíolutafüundamenti,&ficdicendoredirdifficaltas,quiafeclu,foterminohabereturtotarelationisefsétia,acproindéfübicctüacureferretantcexiflentiamtermini;Immo(icdicendónontantumneceffariuseritterminusaddenominationemrclatiuá,fedecáà:adipfamentitatemrelationis,quiaantéter..minumponiturinchoatafolum..4$5Idcircocóccdütalijpreexiftererefadoneminfundamento(ecundumeffccompletumquoadencitatem,nontamem:ipfumreferre,vela&tudenominare,quia:adhocrequiriturterminus,velutneceífariaconditio,vndécxpe&taturterminus,.LRss|autementicatisitàSuarczcit..baceuifioeftminusrationabilis,quam:(00precedens,namillaanteexiftentiamteric&um;,(edtantüradicaliter,&inchoaté,ícdiftaconceditanteexiffentiamter"(ogerfc&ioné(uamforaliter,& in actuy& — megat prabere denominationé a&tualé , vndé duo dicit difficilia capta, «pum ctt ;. . Sy dttur relatio przdicam: a&ualis,& có- —. "pietafine termino ,alterü cf; juod calisde — Aut in (ubi-&o; & rumcns Gta non. deno- . minetillad; Et nunquam ifti esplicabunt;, A .  Quopad&otertipinus fit neceflacia: condi- ^. t9; vt relàtio przcx.ftens im: fundamcn* ...  tfecüduin rocam cnutacea Lua: illud;  — . ga&udenoaiinet rclitum, aifi ponat ha tudo real's ad illtid; uta (i fecandum ef huc fentiam nullam: babet cum co neceffariá- .  — eonnexionem; cur liabebit quantüad de- | — gsominationeny Ncc tandem vnquam fa-- — o diresplicabunigüomodo poflit effe coca; "p o  perícétio intrinicca: fimilicudtpis nifor- —  màsliubiedum,ntc illud denoiinct fimi —— Je & hacc fuicratio Scou $:Mct;q.1 1 ne "yContrà  xtinfecum Forma rclatiuz | tcrminus,qoi connotatur'. . — mini non concedebat relationem. in fun- — —. damento aCtualiter; & formaliter,& hinc: |... deducebat nó poffe au denominare (ub- misi relationem jn fundamento sm totá — QUIT. De diflineyelat-predic.ab extremisesfer.I. €3x 11. vbiait , fi relatio vniformiter infot-. mat tàm ante;q poft productioné termie ni,quaté non vniformitet denomina: ? I«Refpondent multi ex Suatez cit. ide(-- íc proprium cffe&uum cónoratiuocum s. vt non tribuantur à forma infarmante fü» bie&tum , nifi ponatur id , qupd neceffa- rio connoratur,. vt multis conltat exéplis;. nam fi vifio poneretur in lapide , non fa« ceret illü videntem;quia bic,effc&as cone : norat fübiectü vitale, & negatio vi(usim. eodem non ipfum denominat cecü, quia. ceciras cónotat in fübie&o: aptitudinem. ad videadum,que dec (t lapidi: res in pri« mo in(tanti dicitur creari,non conferua« ' - tij& é contra in cempore fcquéti. dicitut confetuari,non creari,non quia defit ali- uid reale ad creationem ,. aut con(erua- nionem:requi fitü,fed quia de(ant conno-- tata f. refpectus ad non effe immediate rzcedens, vel refpectus ad efe przha- itam, idem igitar dicunt de fundamen-- to rclitionis,quod ante exiftétià cermi- ni nó deauminatur per rclationé e(Te re-. latum , nomquiailli defit id qued eft in- rinfc iuz ; (ed quia dce .16 Inhanc doctrinamde connotatis: hic acriter inachuatar Hurt. Arcíag. &. Ouuied;in Mer.controu..9. punc. 4. in1« mó Hutt.paffim eam carpit difp.5. Phyf.. à $.18. dip. 11. à . 11. difp. 6. Mec. X- $. 39. & alibi, quia fi femel admititatur hzc doctrina , quod: poffit variari deno minatto. ex fola. varzatione. connotatoe- rum extrinfecorum abfque vlla: penitus: variadone fa&a in entitate forma. , fané pra betur anía cladendi omnia argumen- tà ; quibusprobarc(olemus dari modos: dittinctos à rebus , (icut .n; in propofica: inquiunt dari fimilitudiné realiter im Pes- tro albo ante exiftentiam albedinis Paue- li;quoad entitatem; non quoad: denomís: nationem (ic paritet (i fieret argumentü. quod.materia4& forma exiftenitbus nom: exiit it vnto,& potlca cxitlit,ergo vnio di: ftinguitut a cacerta,& forma, reponde-- ri'poffetnó exiftere vnionem: ia: materia: quoad denominationem ,.cxt (terc tamen: quoad entitacem;denominare autc matc-- riam vnitá: dum connotat formam ; imà» $i Difp. PII. De Pradicam.Re(pelliuis: 0 pofict quadlibet parsdoxum fuflineri, ve v.p.quod fola anima-rónalis ett homo in. &riníccé,connotando materiam, & vnios nem, vt puré terminos , & facta diffolu. tionc ani mg à corpore máncre afiimá ra« tionalem in cffe hominis quoad entitaté, fion quoad denominationem ; quia dcfi. «tunt connotata requifita « , 27 Scdquomodo vrédum fit doctrina de connotatis', nii non e(t prorfus à (cholis abic| ifti putant, & quo £00do connotatiua non fiot cum relaciuis «onfundenda, dicemus in fin. art. in quo See MARRIS deceptus eft Suarez . «onfundenshzccumillis, Cum tamen in- tet vtraq; fit magnum difcrimen ; mulii- iter e it folutio Suarez; Tam !DO minus fit de cóceptu relatio- '4dy juàm e(Te in, malé docet rela- importare entitatem fundamen- KP ficque ét deftru&o termino flabit deno A eoa CLQUN cUMdmab clc idem dici poterat de ipfa relatione Tumquiía effectus formalis proportiona *ur cau(z formali , itaquod (i effe&us ,fcu denominatio eft abfoluta caufa eri erit abfoluca, ti cffe&us eft connotatiuus , pa- riter & caufa,ergo fi denominatio relati "eayquiacft effectus connotatiwus, necef - farió dependetà termino , qui el conno- : tá, ide quoq; dicédü cft de relatione, gy : nimirü sm fe (it caufa'formalis.connota- tua, Tü candé,quia focma relariua nó fo. lüquoad cffe&u formslé dcnomivandi , - fed & in abftzacto sri. (e fampta pedet à aermiao,ergo fecundum (uam perfectio- mcm. propriam etiam. prefcindendo ab -effc&u formali denominationis non po- 1cít poni in fundamento, & ibi confcrua- st non cxittente termino. 28 BReíp.tádé quidam Iuniorcs entita em fundamenti continere petfe&tionem Asclationis ante exi tentiam termini, quia: Jn. findamento: incít intriafecé: rclacío «j1zdam tráfcendentalis ad tetiminü po(- fibilem , quz eclatio tranfcendcntalis. fic Predicamentalis exiitente termino fine: wa muatione intrim(eca. fundamenu. , [ox abeffe prater cius eptrptioB ds : fed (olum extrinfecascó quod tráfc&détaz Tis diffctat à przdicamenrali, non fecun- düintrinfcca, fed tantü ex connotatione extrinfeca tcrmini , non fimpliciter, fed quoad varium modum effendi, vt v. . al- bedo flatim;ac eft folitarié produ&a, di- citar, cx vi ordinis tranfcendeatalis affi- milab:lis albedini non exiftenti ,cum ve-- ro e(t produ&a altera albedo, df a&u af- fimilata,que actualis affiinilatio nihil in trinfecü ponit in priori albedine;fed can- tum extrinfec coplementà , ratione cu- ius a(fimilabiliras fjat actualis a(Tiinila- tioj& ait Amic. cir. trac. 15.9. f. dub. a. hüc eife probabil. modü defededi 3. sét, Ceterumiilla opin.ne3; hoc modo re- &? detenditur; Tá quia impoflibile eft. ,. relatio , quz erat tralcédenali ac proinde realiter Jidenzifica- ta,€x politione termini fiat accidentalis ,. & pra dicamentalis, & ab. eodé fundamé- to poftea diftinguatr ; Tum quia qfi & hzc metamorphofis cocederetur , adhuc difficulter explicabitur , qüo id: contin» gere pofficin illo fundamento- ab&; vlla prorfus fai matatione; hoc am priailegium vix diuinz conceditur volütati,vt potens ad aliquod obiectum terminata tandem quia cam albedo folitati produ a potens alteri a(fimiliari , a&u deinde: illi iam producte a (fimilatur , illa fimili« fit actualis, nó cftocdoille crá- dit a(Timilabilis cuicunqz 'albedini pellibil fed c(t eadem fimilita- do in indiuiduo,qua prius erat in poten- tia obiectiaa , & poftca fit ima&u , ficat: cótingit inproductione cuiüfcunn; alte-- vius.imdiaidui , quod prius-erat in poten-- tía obie&tiua ,& poflea fit ima&tu- 29 Dicimustàdé relawonem predica ee cíic i: oro p slm mé:o (uperadditam, wt quid reipfa ab cox actualicer diflnchls Vo D. Tic& Scote loc, cit, & $, Met. q. 1 1.cum corum affe- clis, quam probat Doctor róne, quo alij patfim vtuntur. Pót relatioprzdicamene talis alicui fündaméto fapcraddi,qp prius finc ca extiterat, & etiam ab eo tolli 4162. vt finc ex temaneat , ergo cü poilit ade -— od 5 ter- — Y minetur ad illud finc fui matatione. Tum. —— v ; y  mibust Refp/A * Kiss - fóndamce Sy. - Q. LIT. De diflinclaglat. radical extrewtseut.T.— 63 x 4céfdefis al» eO .reipfa diftinGtum n(éq. patet eic definitione accidentis, & tx 'co rper reati fufficiens foditfum realis diftin&ionis intcr aliqua áo 5 atiteC. cotiftat: expecientia .imiom- tionibus , Quorum fundamenta finé fe&tiis effe poliunr dam album (o- litarümveft fide timilirudine: 4:qua» po- — Coxefulrar: adialteriis ortum & eliaüct dd eiufdem intevituma o5 67 ores 3 Jent neg. cofeq;quia Pereasalbus fic fienlis l'aulo:dcaiba- 1 Ryo acquirit nouam eütitategfaper albcdinerh j (ed tahtim nouam denori- tiatióned eX! nóvacohinotatione teayi- ni ; g cónl.rcadt exéplo a&uü liberoruhi Dci, potditin- Dcas non vcllemunduni, a&us (jio3d entitaté ató. potuit nà cfie, portiticdime quoad dehomimarioné; affc- ruccetà iüftántiam de«teátionc, &.cone feruatioóeqae nó diflinguaritur à párie rci, & caniemin pritoo-inftau eft création; doticéóhferiatio Sit rempbre (cr " e t oisfébaatió, qen ercatido. o1 (^ got Hae lia doinSuarez,quatdcicefperisHureSériag.roptohendct?int;&quidemmeritósTümquia$nbacfolàciedic mániteffa ifiüaluittirper tio priniciitjs dor dium Petinmalboin hábete tota civiturem fimdimdmisqua dici poft fiebihis alteri álbo:poflibilt no £amem dici acd lingilems quia nor tiabet B iaielle T vwerirt i wa Pet ftd petitio principi cftim; ac fà dices roin digauc inj qnirib  denorj- tatüt -[jmilisyo eft Ecfpodere idé prt dé, Tua 'quia vt aicbat Hurt.-rc vera ex hic dodrina de connozatis /fic:malé adhibi- ta prizcluditut via probandi. modos.à re» s diftin&tos,nec poterit per argum. al. fatü probari vnio v.g. diftin&a- à mate» 4; & loti ,quo tamen argum, ad. hoc icrivtuozar ipti Aduerfarij.; INà ;mpér iégabitur. confeq. & dicetur ià fnat etiltere 'vnioné in rone ctis tatis, nón infóne denominationis 4 po fteáick noua connotationc. forma. Vnio- nem:denominare materiam vaitam, Tum qtria-bzeé ipfa éóoocatio , qua: rclaaioni i i ypracxittentianzónc entita- cis cófcrt róncm quoqs deaominatignisy Ny EE vel eft gopcitisite ibo ds Adr minü, vcb(emper adfoiiofundaawinio ; fi prim y idé dici poteratde, telacione 1pr (a:ab'initio;íi sm,cur.crao idee ced mótabat tcrmiwüt modo; ad; connoG«? T quia lias diucríitatis alia ratio rcddi ner iqaitndi quia factà éft ci aliqua realis ad» ditioynon . n; intelligi. por fundamentum iabere nouum; & incoinfecb ordinem ad «evminü: ne noua; acintciofeca additipr- i*e ; fic albedo, antequam coacipiatürig fub-e&oexifiensy ncm icorimorebar, quid «ex rinfécum;pcticaquipónitut ia (abiur £o, cx idine reali ad dicione inhaer&tiz diF citür cóntotarc-fobiéCtuay E xemplá we» 1ó; s. quod affert; du aGibuslibetis Dei, -potiuscft poo nobis, actus.n, diuina: «o» -lmátatis óbTiam illimitationeu ab(q5ád:- -ditiorie ialicuius:irea lis tel pectus. dicituc -teniinari.ad: crezsutá volicam efTe, quod- -potecat non velle, abíqg vlla prorfus fai -tnutàt ont ani rgo in creaturis rális il Jlichitatio:nom fit; nompóteticio fondam€ :t6.darisiouatecafinixcDnotatioab(qi rear  liadditione ; vel ad; &ram( fyadagenráa :denominabitareclatum per ptam deno -iinátionciegttinfecamoes pofitionecén- (mini extcinfeca , cum exhoc nib ioci :fccüiilliaddatr ; ep taméneqyip(ieouas orijadinituntsfrergo.illadcnominatioeft — nt£infeca; &-noud;certé curb fit. realis; SE -nontnis;aiiquid reale additur rundamé "to:ex patitionetermini y qua rátio planc: Ónmniniconuincit,vrnotat Faber Met, difp.19-c.:4» Nec etiaminftanua y squad affetzebantyde creatione, Aocóferuauone cft ad rem; «(aia à modo , qno.bec (cpaz ranurirà difbogauntnt, feparantur. auté nonróne realis refpcótus dcpendentig s ui per vramq; formaliter amportatur s ed iQucad:re(pcótus: cóbnotaros ad non cílc immediattpracedens,; qui connotá- tur à crcationey & ad.etfe prchabirü 5 qui tonnotacur à coriferuatione s! 5505] iugipi Rep; proindé; Auctores 1 iópit pe diud ars. bene. cóairici diftinctioncin Hmilizudims à folofnadamento . nontas micn.à fundamento y & ttrminoj; jua ab vttoq; (cpacázidmpolTibile tt«cuag gà potentia abfolnta y exquo dednciur: efie adeqdatiadé;cü vitoq; ag cile uid-eis us * Ccc perad- 634 — "Difp, PIT-Dà Poédicito Rol petliu ^. 0 'eraddere; Quz (olutio cófir;quia dü vp; amus probate vnioné ,vbicationé;actio- né,patlioné, &c.c(fe modos rebus fuper- additos,cx eo probatur , quia poffunt. re- periti extrema in rerum matura fine illis modis , vt corpus, & anima fine vníone , & lsinc deducimus diftioctioné abeis, cà crgo'de hisrelationibus przdicamentali- bus,fimilitud;ne,z qualitate; &c;oppolie tü expetiamur,ep extrema ftne illis repc- riri aequcunr, oppofitü ét debemus deda cete,qd népé nófunt aliquid excreinis fu- radditü,& ab eis códiftin&tü. Sed ncq; c folutio fatisfacit; tü quia non dcíuat, ui patent poffe à Dco Ícparari-fimilitu- inc à dodies albis,itauc fola £andamen- taliter maneant fimilia;tit 2 licét fcpa- tabilitas femper infctat realC. diftinctio- né inter aliqua éuo non tamen in(cpara- bilitas femper infert identitatem,vt dixi- mus difp. 1. q. $. art. 2. atq; ideó concc- dendo duo alba non potic cífe inc fimili- : tudine,non rité hinc infertur fimilitudiné identihicari cum illis . INec tandem valet affumpta paritas dé vnione , vbicationc , &c.quiaillz (ubt relationes extriníecus aduenientcs nó infurgentes, nifi facta ex- tremorum approximatrione » atque idcó extrema reperiri poffunt in. reram natura fine illis, at fimilitudo, aqualitas,& alig relationcs, de quibus hic pra fercim eft (cr sno, funt intrinfecus aduenienres iníuc- $.«f. cX natura extremorum , atquc idco illis pofitis neceffario refultat ,.& hinc eft,quod extrema nequcunt (inc illis in rerum natura reperiti ;, fatemur tamcn bac de. cau(ía cuidentius oftendi per ra- 1ionem allatam diftinctionem relationü esiriofecus aduenientium ab exttemis , 8 intriníecus aduenicnrium, vndé cofulto tam pteeíertim Do&or attulit ad often- dendam diftin&ionum iftarum à funda- mento,nonabvtroq;cxtemo . — . Deinde lo. de Magifitis hic affert. ad idé alià róné (atis euidenté,qua & vtuntur Complut.impoflib;le cít.fimul, & fex.el candé formà intendi, & remitti , quia iri« tenfio, & remifTio funt motus contrarij y: fcd telatio p 6cintendi, quàdo (uü tunda- -"ment( temittitur& remitti quando inté- relatio , & fundamcntü nó süt vna:fonía rcalicer, Prob» minor, quía fu pofito quod Sortes latalbior Platonc ,, remittitur albedo Sortisytüc Sortes fit ma gis fiaulis.Platont;; (i vccó. albedo Sociis 1ntendatür, tunc Getminus(imilisPlatomi,.cÓquia:Sorüsicóunuocecedità$radualbedinisPlatogis.Tacdemalijs*anonibus idipsü probat DoGor loc.cit. xjuz apud ipum-videri poífunz,& imme- ritó carpuntur luc à.Poncio , veiut infut- ficientes, & non fol rationibus, fcd erià au&toritacibus Parrum & Plilofophorü, Vf. Aug.$;de Trin. c.g. Amb.lib. t. dc fide ad Gratianum cap; 5 . Hilarij 12.de Trin. Acift; 12« Metz 2. & tcx, $2. Auicen. j, Metfuteéap.de celat, fimpl. fuper prz- dic. qui omaes doccat relationes. przdi- camentalcs effc accidentia sem j i /$2 An vet praíata diftin&tio,que in- ter celauoné,& fundam6:à reperitur, dici debeat realis, vel potius ce ficut & an relatio dici debeat ees , velmnodus, cít magnti inter Aafkores i emanat Co plut.difp. 14.9«5; cótendunt effe reale, & relatione debere dici t€, Neorerici paffim cót&dunt debere dici modum;ac proinde di(tin&ione cius à fundamento folü c(le modalcem. D'oGor in 2.d. 1.9. 5. $. Quod fi adbucsait, hance(To cotentionem de no mine, vt poté quz pendet ex acceptione terminoru ren modi,diftintiionis i74 lis" modalis,& inquit Doctorrelatio- nem poffe dici ré , & modü por dict mo. dus , quatenus c(t imperfecta entitas a quácunq; abíolutà cóparata per fe cxifte» rc nó potens, fcd fatal; ncce(itate (emper alteri áffixa.quod modificar ; pot dici res» quatenusef(lentialiter. cadit. (ub.diüifione enusrealis,& tam talc eft ges, viá mo* €o diftipguitur; modi 0. ie loquen- do dc. modis;& aru funt gradus "rins indi non indui s militcr' c quidditatiué , pra Y Y Schola Late pieno Mer.dicinus. * 1etià diftin&io realis; fümawr pro ca diuctfi». tatc quz inter dao reperitur quorü vnit. pót ftare fine alio, fioe id mutuo fit pof Pes or aia ue fenfu fmi pofle» dn x ips. q»cg, att. 2. dic da- fun&io, queda iind relag-. né repctiturypotidici. real;s;. li vero magis, x3 3433 ngo- í009$—. V 0 M oo eR M Nur Rr m M) a nen Dre Er.Bm Eo £—— m» 9 £9 NO mne c m o£572z -— X [umiacarqpro;ca diuckfitate quae 'duo repetitum :quor&alrerü poteft effe (incaltero reciproce, nó pot dici rea- lis; (ed modalisi; Przftat tamcn ab(oluté. loquendo cá appellare rcalery nó moda- Tern,rum qtria nom eo ipfo , €p aliqua diro ita inter vt vaü eife poí« fit finie alio non é contra;.dici debent lo- Iá modaliter. diftingui , co €nim gencre diftitctionis diftinguüntur Deus, crca tuta , quia Des cffe pot fine ifla non é cótra,& rfinon (unt modaliter! dift incta , fed tcaliter ; t&quia diftinttio modalis in fchola noftra in alia fenfu accipitur, q à Modetnis víarpetur,vtloc.cit:declaraui- mus; Nc igitur pariatur cófulio in teemi- nis,vocetur 1 (chola noftra diftin&io rea lis, vc ibi dctecrminauimus, cító.n.relatio nequeat cffe finc fundaméto , hoc nó ob* ftat;quin fint mutuorealitcr d«ftincta;fed tiq nó fint mutuo feparabilia cü reten- tíonc yppriz exiflctiz gp addimus ob nó. nüllosqui przfatà diftinctioné appellant realem non mutuam, in quo valde fallun- tnr; tumquia omnis diftin&io realis cft mntüa, vt ibi probauimus ; ü quia quod re latio-nequeat cfle fine fundaméto ; infert folum, quod non int mutuo feparabilia, nonautem; non (irit mutuó realiter diftin&a , & hunc loquendi: modum ob- feruamus in. Phyf. loquendo dc Vnione Aiíp. $- qua ft.9.. $2 e : 33 Pro-cóplémento huius art. aducr- tendum cít, quod licet relatiua videantur «um connotatinis habcre affinitatem , quia: dicant :juédam ordinem ad aliud; & ababíoluus cótradi ftinguantur; re tamen vera fi virorügs natura perpen- datur, in mulis differre deprehenduntur; primo .n. relatiuum per fc; prin;ó, & di- re&té aliud. teíp:cit, vt poter fibum , con- - potatiuum ver fec io & indirecte, acmunius. principalitct ; vt «oncretum ac- cidentis, quod principaliter importat for- mà; foadeo, K minus principaliter có- cerni fübie: ; dcindé relatinum te- icit-ali pcise 4 vk Lermioum. prai- cindendo- yalia, rauiene 5 con- motatiuum veró rei icit aliud per modum annexi, & accetiorij przícindendo à ra- dt Now . III. Bo dellincl, velat prédichmn:abéxtr.id.L. 635. té. v. 2;mavt terminü,fed vr (übie&tum; vnde conotatio ctiá in rebus abfolutis rc- pecitut. , vt conftat in exéplo addu&o de albo; dcmü differüc,q» cónotatio proprid pertinet ad modü Ggnificandi,nóad rem 1psà, vt di& à eft 1. p. Inf- yractur« c, 4,86 roperitucin nominibus,qua ex eorü impo. fitione vnum fignificat, & ex modo (igni ficádi principalis (ignificati dant ak gd dur» telligere (ecundarió , vc ibi declaratum ett €xéplo nominis cgne , qua ex vi nominis figaificat cóme(t;ionem, tamenex modo figaificandi vo mA Gt figmcari dat in^ telligere tépus vefoercinunm, & hoc dici- tur connotati; relatio aatem percíinet rcs ipfas, & idcó quamuistamrelatiuamy quam cónotat iuum diflinguantur .ab ab- oluto, hoc t intereít , quod cónotatiuür proprie diftingiic terminos , quorua al- ter elt ab(oluuis, alter connotatiuus, re- latiuum veró diftinguic ces ipfas, quarum aliz.[unc abfolutg , alia relatiuz . 34; Quanta alk fit connotatiuorü ne ccílicas, nemo eft, qui non videat;pa(fiaa n. infciencjs »mpinguimus in hostermi nos cónoratiuos, vnde incófuló videntur illos ablegare Hurt. Arciag. & alij quid& Recentiotescontendences bói. nomina plata (imul fignificanria diuecfz natura s qua proinde nos appellamus connotati- Ua, (1gnificare illaplura qué primo ,& per fe , vnde inquiunt v.g-vcritaté in actu mielle&us equé primà fignificare entita- tem actus, & entitatem obic&i , itavt fic dcnominaiio partim intrinfeca, partita extcinfeca y (ic ét oipotentiam fign: ficare fimul perf-&ioné incinfecam Deijacen» — titaté poffibilem creatucc z qué primo,ac in propolito fimilitudinem dicere zqu& primo duo aloa . Hic modus dicendi cft 9inó nouus , ac à vcritace alienus, Logic namq; dixerunt noujina isnct t AM fignificantia vnum fignificare primó , && puncipaliter , alerum aát fecundarió, & minus principalier, quia cum illa res fi £nificatz fint diucr(z natura , nó poffunt ub vna cói rationc fignificari aque pi- mÓ, quia fiait non (unt nata faccre per vnum , ita explicari ncqucum rónc per fe vnayfaciédo aüc, qd vnii fignihi cetur prie gnario»& aliud tátum fecundarió, nó ime Kou uc wo s MA 6j X Dp VIT DesPrddicam: Re/JoGDinih 6 XV. .0 pedimueiwnitas concepcus; vt norat. DoGt: ad. 1t:q.3. ecgo-dum iiti Kecearioreslifar quüiurit ces diuer(ás pet /illa»cnomina im fortatas arque primó:figflificar::; plane: dettraufit vniraté conceptus. qutaxob: e&c eam diuer(icate hiequcuof cffe pet (e par. €es vnios conceptusnon ergo fecedeadü: eft à confueto modo Dogicoriexpkican- € hoía illa connotatiua & iconibtario ferminorü ficexjlicata nó e(t darináda, fed potiusab-ommbus:ampleótéda vt su. frié neceffaria ad declatafida:placa Philo- fophita, &c Tlscolonica s duratio in; crca- tió' coiefuatio 3& alia huia[modi fime Coünocatione oWequetrit: perfecte expli- «ari; ve fuis;locis dicens. o c0 no -CNeruti tarrictreft ex alia parte; non in emnibusferé termiais mifcédam effecó- riótetióticm y vtfaciunt Recentiores alij ci Süarcy ; oco? expliéandz e(Te. vt ip(e facitqued po dic alicui reiladuenite noua. «ónotatió & ex hacinfürgereinre moti, &rintrinfecá denominato q priásinó ha- bebat, abf; vla prorfus eiusceatatiobe ; Mi i aiebat aloud: qaodprias nófi crat fitrille, deinceps denominari fiuiile (8&6 qi &l€ inttinfece quia habebác in fetotà tr; siillicadinisentitar€ ) poft productionem siherias albi ?plane hoc prfasrepugaat , jid nequit fieí realis; & phy(icustran- — bere dius contradi&orio iri conctadictoriü fine aliqua reali mutatione y fiergo hioc butt? priusrióndiccbatur (mile; & poft itóductioactm álcerias: dli dicirut: reali: t fiftile; certe fi hattidenóminatio'eft 3átrin(ecáyáó re(ültatyi(i pet ahquátn inz zfin[écà toditate j &'mriüratióne illias ati y téc vncüam explicabitsaarez, quoc odo prafercimi rebusctcatisdati pol ? noua ceréetatio »& imrinfeca denos iraíaciaj qüath prius noh habent, abíque xil prerlascaruamutadone ^ c oos 3ó . omiaq aazonciasi mon sposzhiagn x os RUDTTC L5 y ,S:tg moni 1H. 221 511 [23 RIUDe12)14£012006cunttriocgmanaliunfundameniadiruentur.ATeesrefolutionéprecedütt.ac71XCyguuntNomidsalesitiadétoritA35608:Phyfito,vbidi(erüsvéibisdocer"Wirelitiohénóàdatémotü,quraducnicavescosunibiioieeiusasiutd"2:tioncperíólammutationéakeriusextre»tib;déinquiuntaffezere;D;An(clinMosnolos;c.14:wbiait.vnü hominem. ex na», tiai£atb alterius ficti-ei i milerb, equaley! &ciabíque vlla fui mucátioncy; vnde hac! de-cauía ibi de nouo admanicin; Deo dest nomjnationcs relatiuas ; quía; x ip (is-nule; la fequitub mutatio ime yfient ego: (a]« uantut: rn: Dco verse denórbinaciórics. ee latiuz ab(qj diftinótis. celationibus ,nquag tnutationem faciant ; itactiá imalijs. ome; nibus (aldari poterunt ;jac debcebus ; (à cerent autem mutationem. fi cient: tórs mg rcales fubiectis: fupcradditz ;15.1:) 7 oRefp:Do&ocin 2.4.10: (Gy & $od& Y«Qa1 lo6cquoL 1 1: R; Aciftzibi affignas reto przdicamenta fit per (emotuss enam forma propria acqui (itionesac: nón üatc-atquiramel y éxcladitng ab. bao gcnece rwermratier vue ris SLUT niéci»; vty opriiácqui fr uoné habét, eo pice rir cofequü« tur extresma iá pofitá;fed séper ip accidéa trem car abfoluto acquifitórin ühctó relarótami jncqs:ibi moti p» fi t ad'quécia refpeétujimg:conecdit mo tü ad Vbi;quià ett de gcnere corü-re(pe- &uüjqui non neceffariycóféqunmurexa trema in effe pofita;jideóq; proptiamhaa sohicigis e pófsür ionem ;. Arift áit Doctor; nebare per huiufmodi rclationes fübiectü mutat. iharatione.có muiter di Anilaliüd efto m:fu- bicáifaliter fc 'e'àünc y quánypriuss atari bpm aeg relatio» '"DvAmb.& Simpl,cit, expre(TiTimé,Sc Ariftipfe $1/Met. c4; dunkaib., toc. efle: (pecics marationis; quot entis;fed.cátüas negauiv mutatione proprie diétás qua; cfi ad termini propria anouicatc- fis bile, & per fc ititent i, abrágétc; Ino ita, (eexplicatibid.y.Phyf7i oma poftquane Sauitad relatióné eflt per fe moi fenfg: "explicato fübdit') quare si accidens vo» tus boram efl j vi benà hicnotarunt Cos fiimb.qut; Et fieetiim exponi debet Am» fel.prs (ertimquià mnfiécap. modibillü: "oquédi,vt iucert(t pratermittity vt notae (Suarez difp.gy e&t fina. à ampliüs. ritcédat; vcaliqui yrgerc ex caauftorit. ANI ÓIURUMUR: Lies ME £. HI De difinc.velat. predicam. ab eitr-dr.H.— $37 fofitü dixi(Te, & ide fi D. Anfel.nó ftat amobis;alij Patres non defünt. Ratio ait cur denominationes relatiuz dicátur de Deo ex tépore abfq vlla eius macatione, eft quia dicüitur de ipfo períolà denomi macioné extrinfecá; per terminationem ni mirü relationis in creatura cxiftentis , vt paffim Theologi docét;neq.quoad deno minationé rclatiuam licet argumentari a Dco ad Creaturas,quia Deus cft a «cidentis;non ficcreatarz,vtnotat&or1.d.30.q.z.36Secüdoargaütróne;pofitisduo- bus albis,quoc(iq;alio precifo,illa dicnn- tut fimilia nó rantü fundamétaliter,vt te- deri folet ,(ed'ctià formaliter, fimilia 4n. cx 5. Mct.dicütur;quori qualitas cfe vna.i eiusdem rationis, talia aüt foret illa duo alba abfi.vllo modo fuperaddito,nà modus füperadditus((i datetur) nó vciq. faceret illa eiufdé rónis, fed' talia reperi- ret; (i6 é argui pót de duabus quanritaci- bus Wikuribur ortho alio fccla- fo,pr&ter eatü enricvates fiot formaliter e quales,quía equalia formaliter dicuntur, cei t eiu(dé mé(urie nec pluccs.partes ontinétur in vno,quá in altero. IHdé ar métü,& cü maiori euidétia, fit in relatio nibus di(quiperantie,pofito.n.albo, & wi grosquoci ].alio feclufo ,eo ipfo sü: d-ifi m les;ti.n.(ngulisaddas relationes di fi- militudinis,hz potiüs cóueniétid causat, quam d!fcrepantia, quta ille'dose relatio - '! fits sit ciusdé cónisi& rbagisinterfecoa tienitmt quàm albü;& oigrü fic € pofita itate palmari ,& bipalmari ftatim quoc. àl:o feclufo süt formaliter in |! quales quia formalis inzsqualitas có(i (tit . iminelafione pluriü partiüsquam aliayfed hác inchifioné habet bipslmaris formali scr , non fondam. ntraliter , immó quic- lid fingitur addi,non poteft facere inz E-- P ak y quia nonfacit quantitatem maiorem. vel minorem; cü nóoadd t, ecl M X »(-d (apponit, excel süyquo- . bipal fupcrar palinarem, & 1nzqua- Vicas formaliter conüftt in tali exceffü: . Teir(us hoc magis :dhuc cuidemer ofté ditur, «9ia Petrus eft effenrialiccr diuer- fus à Buccfalo, ergo relauo diucrfitatis, qua fie diüer(a dicuntur, nequit cflc acci - OUT Lok. xcd Ln. SATINdens eorü entitatibus fapcradditum;quia- tunc per illà formaliter denominarentut d:uer(a accidentaliter, non e(fentialiter » non.n.caufa formalispót producere cffe &tum formalem feipfía perfe&tiorem. Tá- dem precifa (imilitad'ne a duobus albis: diftin&ione à Petro, & Paulo, diftantia à Celo;& Terra,& tic de alijs,adhuc intel ligitur fta fe habere hocalbü, ficut illud y. item Petráe(fe diftinctuma Paulo, celi diftare à terrayquàtü prius Sirurfus dica mas data hypotcfi res fore (imiles fanda mentaliter, fic €t diftin&tas,& diltantes . Contra vrgét querendo , vnde motiuum habeamus ad ponendi aliam fimilitadi- né prater illam, quam fundamentalem di cimus, nul]a.n.experientia:id conuincit y uia nec illa formalis fimilitudo in feip- [A videri potcft , nec ab ca vllas procedit eífe&us , ex quoà pofteriori nofzatur. ; ergo prater fundamentalem pulla alia» fimilitudo admittenda eft , nequ: diftan- tia inter Colum ,'& Terram ,.& illa ipe fa form;lis eft dicenda, 37 Resp.vtibi,duoalba, & duo pil- maria,féclufo quocanq.tefpe&u ;nó cffe: fimilia,& gqualia,nififündamétaliter fi- eut pa(Trm dicimus fubit áciá füblara fub- fittentia nóe(fe formaliter fab itétem 5. fed't:nt& fundamécaliter,ac éc hamanita, tem pracifa rifibilitareremancre rifibis lem tantü fun tamentaliter, nonformali- ter ,ynde cam hac do&tina ipti: A duer(a« rij in al jsvcancur,nóelft ; euc cam ità fe- ucré damnent in propofi«o,nó;n, facilius: vnum a(jeritur,quá aliudyauc ergo omnes: prorfus modos eliminent raut et relatio-- ncs$admittant;ad impugnationé hiriasío: ludonisdeductà ex definitionib: (imili- tudinis, & aiqualiratisex $ ; Met. dicimus: cà Scoto cir.in 2. H. ib: definiri per fun» damncnta , quia cuf relaco in fe b. minie- mz emitatis;ac imrelligibilitatis:, facilias per fundaméta digoofCitur , & definitur. Sic ét refp. ad idemargum; factü in rela -- tiombasd.(qui parantiz;nam inalbo , & nigro requirantor relaciones dili militu- dinis, vt formaliter d:íh milia dicatur , à - licec ille diffiviliadines: inter fe: magis conutuiant, G:albü ; $c nigrumy.tà banc: écnominauonem ills non prabcut s (cdi L-— QUI Dédlisgeue jeeictte MER QUIT. 6859 jedgtta&isy & loco diílitis  numiii ióaddpliciais qua mupérus quater- riis hoctiiméan:cét iduplus: ejnt i- ;j, itifiderec m. im ils. quatuor. hoa qiibus; ficuter. : negauimns (u- i05 iim«efle- accidensc realiter dRRUSEUR nl ré büs numétaris; lici n.pco- io deeelatione:dicendüm, tti non Sie aaend vélyrelausao ci bnoi bt *ib£6: TS(scudov. ex: Nbairecit, nullü:f iab Gerda; imas pprimé né cffanidi id«Fiifiquidiéncat jordirié in yauer(o; Gra ;dfte fint livipfoi:dmn ont ord inco) ad jid) eae hac eftinconachiens., c0. oi ifia fort lv voüerfo y fimt adistuicé. ordi" Ráta iN eofine tcs nio vo &otar Doótor X36 im a Sem quts conia negantes boc qocemóbigéis ebd Ibitófdplit e. Mcty «és Ciresdorh. rp tales imconaex aim faciuat xBlünd PfubtTanc lá pneqs b continu tetnis-ositddo im cncibusánco nuc ait, RA adipriimsi mulatip ad.fa iUhedpiidiiondscitcoamntm dh me di- pesa pota v vit TT RA pd amuta- «Foris hoi rRércánut Neélgomcóuenicns efti vp0j & eoücavenncstótcónceg crc félitioués diftinttiomis,diitài ig a quat Rit éncra im xnigerta:gquiayr ami 7Maor- ái Aducr(icionmn adipirat iunesdri- deciceisportáreunitiatn efiibnas; Neodi- cat Aaefa citoquod elt nonironisdu Tóc, magnü tamen, X ibroliecabile omus vténtellectai y má.ceplicar Marr, norieíTe iones; niti ifitelle£tui to Jos Ecàne d *Paicloludo «oci vidcatur conirracs.chy- Syiefíca j re camen veranullamalia/baber xipüd cosiconfutauionem yratct adanca» biotfes!  & ckclamutioncs yit ipfe facctur Hiireait.S. 28; & ideà bané aitlocatgu- üimyquod'quidam tanti fáciumts ouhal ludere; & adhuc mitus vrgecin feg- fédtia S. Thotn noh multiphcanus rcla- tienes ad malriplicarióné numericá: ter» iiáótüo; wquicin quod eadem tiaiit- dihej qua 9nüdtbam telyncicbát alcerüa te & illud,:quod dc nono fir, SC quà dà petit vilirex his;alterttnóL omui torü fipüididen timplicisec (ed toldncad illud vidé ihe fentétianótahca yatierasads mittitur invmuer(bjncctanta rclauonua copíain eadeni tej/ lunc meatodacdrg ad imc nkurinjdam erguré Zr; beats n! A pellarung co quod nogconmnca aif pic ibcay Ici MEME OHp- 4d. motum digiti vos ebésgwnatstb- 5.sgt Ad iva) (ibt imodieuadéódi apart Maur. ett 21.d.39:q- pa ad;duosr edieun itor , Prunus ett eórum qUinegant re tionem ycxé: , o ncopnté produci. uu xx dicubi qelàtia &gs post, PATER Y lam eoncautari;al:j dic ü« proi id po cap Mart; quia écia io potius efl. (oque la qipr (mótà, Qaeosüfbehus y;indà sasitacie- "futgar ps dii mánacénb ostro) is 100 du - iem cthculMaiwxecoriuem (eurn do. idc Maditrss dithbimg iic ide actigac phg- ficasxanecephotreu (a Merapht ligas x oes vulc) Margó);& airluclecundaas «tionerejarieniai graduci à; terni9.in stundahaento: jua jare. i00; £0quurit de- 3tcy mimatüováat om iterég ous 6^ psrieo 2ficis podtula tatio phyjca.y Biemodus -xclfaadendi ad: propolitamn ddfliquleaui, ecl cit xbnninàtalíus s vel. Colum confitlac -inverbisgoctiumoang.-oinne cns £ calc zereátsi jozcrü odturzexiftés habete e4a- 35ifüi productus thmedigtéo wel Giluig umediaté ; «ci talb: lit veré cau(anim yat ribonunétaplrocice e«nrüyr to. n déronah- :quis etfcatusalyali qua; cat(a y, v. dà -hinalraaphorice cau(atusjadhyc t zdebet ciarílignari caufarcalis Xi phyled: n9 ergo fufficit. diceres quod iclatie pra- -ducium (à xetminaactione metaghogca; :iéc etiam dicerefufficityguod cius cau(a- ditas (it oxctapliyá cá; qnia pecibanc nó pro -ccdic.àrcaufa-e fectus: realice dit inétus, -cam non fé pec vérugvinflaxua phy ncumy endcdhoc modoos Scottita dice- | re folemiüs paífiodtan à :£abicéto cabiari » -uidicam nod diftmyunmus:cealitér ab d- ;lo, rero: liec qodo dicámus relatione sCau(áti ab exuremis , nomam ius tà: rga- diter di ucceaus: ab illis; Miei d uod.cauí&turpermelulàe — — «iájócraturalé ícqaiciànasquiacéfudsamrual, — 4 dunamanomaumalsno eiOedurerap — xetBgiepuaphyficamijniltquabdofumit Tioccaufulitate mi fap yia !tototx 4oidítenil;musohi(po y: Myfcqu 2ode baut dicetid: aodot» i T hzc rotülramoia: & lg rit zer Ccc 4. — eu- T4 VELUM . comic; Metüm fc rcf 449. Difp. VIII. De Pradicam. Re[pelliuiss Cxofalitatem , tollitar via probádi aliquid efic caufatum in vnucrío , quia calor di- «ctur fcquela ignis , compofitum fequela materie, & forma, & vatucríum fequela Dei ,non autcm cffe&us corti, Nec tandé fufficit dicere relationem cócaufari,quía yt ciiambené vrget Mait. ex, hoc; quod caufctur cum alio, non rollitargquin veré caufetur, nam & Arift. 1. Phyf.64. docet formam non caufari, fed concaufari,quia tion per fe fola producitur, fed ad proda- €ioncm cópofiti quod tamen nó obftat , quin fit veré producta , Ex his impugna- tionibus, quas facit Mair. deducitur ips ü fentire9quod relatio veré, & realiter cau fertur à termino,vc] producente terminü . Sed certé dum fobdit caufari non per aGionem phyficam, fed mctaphoricam , intentum fuum non affequitur, vel potius mos non a(fcquimur, quid iatellexerit pec actionem metapboricam , cum non fatis fe declaret , ex quo an(am fump(it Mar- dubitandi, an textus it mendofus , & . potius legendum putet a&tionem mcta- phyficam,quà m metaphoricam ; fed etiá fic legendo , non adhuc Mair. probarct intentum, quia caufalitas metaphy (ica i5 noneftreilis, & per verum influxum in effe&um, vt diximus ; At peiusomnibus loquitur Vulpes, dum ait relationem pul. lulare ab cxttemis pullulatione rattom:s 2.p.tom.1.difp.7. art. 3. 42 Alter modus dicendi. cft eorum , Qui fatentur ingenue relationem veré , & vcaliter caufati , & hi ruríus diuiti funt, -quidá .n. dicunt caufari à olo fundamen- to pofito termino, veluti códiticne , qui- dà écontraproducitoraliteràterminoinfar.damcntomerépaffiuéfehabente,vclàproducenreterminum.Etaddifficul.atempropofitàaiunt,quodlicétnequeatgcrslmitataminquacunquediftantiaproducereformamabíolutàpoflctamen£clauiuam;itaTatar.bicBurlifct,&Vallotra&,Formalit. & Faber cit. ac ét Rae uus, qui addit relationem produci ab a- gente, quod prodaxit terminum; propter ica. Uns ad fundamenium , & intcr alios modos (excepto fuo )hüc Ma- ndat, vt magis de mente Doct. endo manifc/ta con. mittitur petitio principij: cenentur.n.af- fignare róné, cur productio cffe&us ab- folati in quantacunque dittantia à limita. tione agentis impediatur, non aüt produ &io relatiui , nà asensgqué manet limi, tatum invtriufque produ&tiene , necrae tio à Ruuio aífignata fufficit  quzcitur n. quid fit ec correípondentia, cermini ad fundamentum, & qo hac poflit cle- vare virtutemagentis , vt agat intàta di- ftantia. Zerbius $. Met. q. 17. prppé Giné tcnens hunc dicendi modü., inquit, qu uiuis agens inordine ad effectu, quem p c primo producir, requirat contactü dic menlionalem, velvircualem.cii ps ffo ; no tamen in ordine ad cíffecti,quem produ- cit pcr meram concomitantiam ; & hzc folutio eft Baffol.1.d.30. att.2. quz fané maius habct fundamentü,q aliz , ex his , qua habct Doct.in 4.d. 10. q 4. & 5. vb: expre(sé videtur hanc vradere doctrini , quem tf Zerb. nó citat. Caeterum hanc quoq, folutioné oftendimus elTe infuffi- cienté difp. 11. P hyf.q.9.in fol.ad 2.prin. vbi etiam explicamus Doctorem loc.cit. 43 Frazfítat igitur diccre relationem gpximé, & immediaté produci à folo fun damento, pofitotamen termino, vcluti códitione necef(Tarió requifita , pet reful- tantiá quandam, & naturalem (equelam, que tamen nó excludat vcram cflicientiá eo modo, quo dcícen(um dcorsi in lapi- de dicimusnaturaliter re(ultare cx ipfa Ja- pidis grauitate , ad hác tamen re(ultantia Cócutrcre remouens prohibens , vt códi- tionem (ine qua non;quia igitur tcrminus non cócutrir per veri , X phyticü ipu- xü ad rcfultáuiàá relationis, hinc cít;quod diftantia no cbítat,quó minus pofito tcr- mino reíulict relatio in fundamento ia quátacung; diftantia , & multze in multis fundaments ; hunc dicendi modü, quc cóitcr fequuntur Recentiores; Comjlu:, Amic.Morit. Io.de S. Th.docucrüt noltri Licher.2.d.1.4.5.ad 2. Ochá, & quol. 11. rcfpódendo ad inilanuas contra cccuium dictum; & Bonct. ih (uis przdicam libel, de relationibus , vbi ab initio nonlongé fic cü cgregié declarat in hac veiba . Die camus igitur jd ifta dependentia cí]entias lis relationis ad terininüc[t qua dà cocsi- gu dA oe Ll dh b ada css . Q.1H. De diflincerelat pradic.ab extrem. e2dri.11.. 623 eec ipsü termini , ficut lud (ine quo non;quia nec preduci, noc vófecuari à quocüque .pót fine termino , & cx natara fa habet hoc, nam ficut. vo- luntas-non pór volitioné clicere refpcótu alicuius obic&i,nifiobic&ü (it precogni tü, &tà cognitio obie&incc cít caufa "produ&iua nec cóferuatiuaynec fübiecti- «à volitionis,ab illa:tamé dep£det coexi- gitiué, Gimiliter intcllectusno clicit intel- -Je&tionem, nifi circa obiectü , & tamen obicé&ü à pluribus non ponitur caufa cffe iua, nec cóferuatiua , nec fubie&tiua in- telle&ionis,palà aüt quod fic cGformiter efl dicendum de. dependentia cflentiali "relationis à termino , quoniam ipfa rcla- tio eft ralisencitasde cuius natura cft cp 'nó poffit cxi(Lere , nifi terminus cxiftais hec ille facis erudite; hic denique dicen- di modus tsibuendi toram caufalitavem rclationis.fundaméto pofito termino; vt «onditione colligitur ex Doctore;qui lo- qués dc otigine rclationis, & modo,quo producitur, non (emel ait, relationé con- fequi fundamentum pofüto termino, feu qermino non exclufo y ita loquitur. 4. d. 33.9.1 D. & quol. rr. & alibi(epe. 44. Ad 3.reípondet Zerb.cit. q.16. $. Tropter tertéum in finc Bullam relationé in (abiecto fuo c(Ic accidens exteaíum , aliter qualibet pars eius denominaret par té (ubic&i,in quo fundaretut, ficut & rc- Vua accidcatia.& confequenter quali- " bet pars hominis e(fet Pater ; Sed hac folut:o przterquam quod admittit acci- dens indiuifibile rccipi in fübie&o diui- 4ibili, quod (olam conceditur anima ra- tionali ob eiusindependentiam à (ubic- to, adhuc non cuadit argumentum, imó 1i tota duplicitas eft , non folum intota , quantitate v. g.palmari»fed ét in qualibet eius parte, adi uc magis fcquitur quamli. bet. partcm denominari duplam , vt infe- rebatur in argumento .. Ideo Lichet. cit, . 2.d.14q. $ infol. ad arg. Ocham. $.N4nc rcflatyad pcnult.conccdit, & ipfe1clauo- ncm duplicitatis effe indiuibiliter in(ü- —. bic&o,lübdit tamen nó denominare par- tcaj, quia primo determinat fibi: touim , & non pattem;& (ic nara eft canti deno - .  Munare totum 5 quamuis ex, conteguena dicatur ctiam effe in. pattibus/, quz do- Grina veta eft, & poreraz pcr eam Li- 'chet, fufficienter argumento fatisfacerc abf; eo , quod concederet abfatdum 1l - lud , quó relatio (it accidens, igdiuiübi - le, & in fubie&o re(idens indiutfibiliter; dicimus crgo duplicitatem ,gxqualitatem, 4 alias huius generis relationcs elle diui- fibiles, & in fübiecto extenfas , non tamé partes fub céticodem modo denomina- tc, nó quia patres illarum relationes fint altcrius rationis, ac a iherogencaz, vt hic dixerunt Coplut. hoc.n.oimninó irratio^ nabile ct, (ed ob rónemà Lichet. allatá, quia illz rclationcs.requirunt. integrum fundamentum, vt fiac denominatio, ticutz anima, licé fit eiufdem rónis in omnibus paribus , nó tamen denominatur animal qual.bet pars. fed totum dumtaxat, quia nimimm iud folum bi dcterainat , vt pertc&ibile adzquatim , fic etià modus (fubtüftentiz. in fententia illu poncnte litiüum non denominat fuppolitum.s anc, & illam partem aquz;íed totam il- lam aquam, quz non cft alteti vaita, et fi modus hic etiam in partibus reperiatur ; imó inaccidentibus ctiam habemus exé- pla.cotum , quz denominant tantum (u- bie&ü adaquaui,cciam(i (int quoque in partibus,narn longitudo palmatis v.g.cít vtique accidens ; quod non (olum ctt in toto palmo. (cd etiam omncs, & (ingulas eius partesatringit , fed qvia hasinade- quate tant ü refpicit, & rotam fibi deter- minat,vclut adaquatuin fubic&um , ideo tot. duntaxat palmare denominat tan- 1ü,non ycró partes & ideó dicebat Aciít. 2. Top. c.1. nó fempcr tenere copícquéc- tiam ab incíTe ad dcnominari ;vetam ta- men cít , multa quoq; cile accidentia , &c fcré omnes qualitates ita (e habere,quód indifferenter denominant tam (obice adzquatum, quam inadzquatum deno- minauonc ciu(dem rationis , vc albedo in paricte,calor jn aqua;lumcn in acre,quo- tum cxempla affercbantur in args — :45- Ad 4 rcf p. Doétcit. in z«in (olad 4. H€ric.  onqualibe: relatio vniuctfa- . Iter loquendo ditiingaium realiter à fao fundamento;fed tani illa, fine qua, óc cius termino fundameatü exillece pots IE. : 3 «tun $a Li fpa PU DisPradürans: vé beau VA. Q. A m.fufidamentum (inc-illa relationes E - diustérasimoporett exi(tiec; hoccftín- dicioni vhanife ttü:di£t impio HExchlis yi 'efgo rclatio:nequeacex litere fioe funda - - fnento;idqs ab inrineco: b? fepngbct , féquitór,duüd oj ille rf pectissquo.po- fiitür, vel Corcipiur dd (uumorcbecri fün - dsniémuniyfiucadiliud proferatur, vcad "ádycut fcalicerinliaeeec sel à quio cealiter - ditteoguicaryvelahó n30;tu qd'fimerzea- »Ticerddenoificaws,ita vtícipfarealiooad à 'fondizmétü vefékator, yzab»ce xfi dla » - ytilhi fodligrets)ve diflumilisy)iragzin jiro pofi otelatio'drftin&tinis Fetri à Dauio rt edaquee talia vealiterà Petco 5 'fcdhec 7 alieras how eft alia relatio rcaliteriditlio * 8d telirione diaértitaris ja: Petrus Is diftingeitor à-Paülo fcd cft (ibi ccalicr 1 eadéyitast feipfa rcalicet tais relatio di- TftitictionisfivdmerQlà' Pettosqua rcgu- ? f&adhtiéndbis:decliratiDoérr cit;.fub SN quandam inftantrar facit Ochà coh- eta allatadido&orisolurionem ;quam iet stridens crie Qm 11 3? Sedrdíéts; qdamuis diuerhtas nonalia : diuerfitaic y ded: (erp(a dicauur diiei(a à -Petto s qnià nequit effe fane illo: cum: t "i eitis fündarmientutit-Xamen Decus nequit 7 eei feipferdiuetfüsa diuct(itate qua dif- "feità Paulojqiiibpór ettefine ilia, atque ^jóindigebit alia relatione dittinctayqua ?diuét[us dieatutaprimá:lladnierfrate , E cin ab itla (Acàndadiueristaze; s ""di&trát testicery quia:por effe ime ilia; cur *füs quóq»alía indigebicrelationc diuer- f do dicatur abc diucr(ds ,:Gct c disi finis Refp. quod/ficoo cxparterc. ""Aitionis datat flaut;cum talis z (gi fun- 7 dale nr ü sequiceffe tbe ila; &eiusccr- "minoyvt diétd tfbita dotirftafüs ex por L te fundaimeri in eo?gedete Ps quoda - r'tjó3liüd'dewómiuatydicxnasoria 3i drei - "ur alià vifioxrevmita vmonigqua'iügitur ^tormancc productio diciwr alia. produ. 7€tione produótay& ró eft; quia gpeft;Qyo in aliqüo/geneve; nón ptelóáppoun au . Lbie&o aliud Quo iméódem gcnéccs vnde - Tatar; hic dubi. in fine dac duas rebülas *«x DoGtore clicitasprima ettqmanao à- liquid eff tale denomiiatinà € aliud *eft formálitertale eut flandum cft in nilo quoárjy- f ipm altersale; Altera a ink A avion Mig «Confirmaciui gàdd o cus &tilejt mie -d'yumcib ili 42-ukdote à nénoparies tali untedima [eis adosd ure iy f ed tsi ifeipjom 13a edited wc idmyquado u&brna (x pius boni in :Phyf; loqugodo *d:éhis ulodrsypraeceüid Oquendo de re, ivone $rodicboais; & ca faltiatis di(je. 7:4:2: quomodo nom aita pródudtione di i cacuc iéodüéba s Rage ad iro; licam der zfàcs Pcorum nce eéis zzvlasiopás; diy e -tatís ion dici pro sie darerfümm Gier hec 2miaterià prope id ;ciuci imioni vasta ; óc ikatio E quia fscuc nb labor: Quoy ita ree -porcítadiiei » fed folum dicetur di- ductus exttm(ccé- pét terminationem di- 'ucrfitauisiquam diti pesma diuctfitas ad "ipia -Fetrum-y quaé cft cam ipfa teahrer ridettiFicata, gro«qidovideid«éga in-Pbyf- Jloc;citzquibus fobícribit Ponzlue:o. 117. ci u$ Ads aídzanc Scotill z-paffim t CEhowifte poflc;auczclationem fic fine "esummis ét deipot&izabfolutay obie(feg "tialé depédenciab eis j:aut extrema fiü "relatione ob neccíTaniá cius(equclam a ca & hanceffe ácniéDaoétocis teltarur Licli.ci.in (ola hocar.gy erat 3.Ocbà , *& Bargi r. d. iaps-dia vbicir; loqut. «tütde vélatione iatciofecus adücnientea ;fémperconftaiter docet Icquicabíoluta -ncceffitave potitis vut emis;1dqi Cr tener -Zétls cite Etad:probauoné ruríus negát "priubtealiter/diit inctü:po(tceriori pof "fe ab'ipfo fepaksri, (i hoc ex ilo dimanét "pecnaturalé(eque[a3ac nccaftariam xoi. "éótbítantiám; & atleranc exéplir de fub- fiftehtia's qua-tealiet diftnguiut daas Atta (übttantia]i s & cftipodteriot ea it *fisora 4 quantitita,Sccamé siéOcmincefaderesavufà(imeialiquafüb."trftétici3jquamREdfinefiuras/co;quiaficaliquidatyüci!ellitàtchiatotifeqaüncardtlasentitacesz.AtGoxírihancicómoneim(Uluuogcn:fkàrNeotericiSuasÁuer(a.Amic.Blanc.gxü«Deus'hdexeirlibérecocumaradqualibecetRetárpotióoterannoy&fundasnieiitospor(ulptodereconcuciumradreslatiónéinyBccrtüefapud(1heologos;Dspoifeipipedireomuécaufabtazcmcaufakejauane:indpfonQESrEDEmvvnoebasErerisreieriedeTipsaljqn&camen distinc dd cóucrere oegcilacibimece(D tate & ex fi uppofitiongyga: id ger ea Rrcrfrlionegn cessio esp Ja dp oA pais fp exiftcaciá pari canere ad naui ralétez! [One cedr duet ie defun Eaailyséry Quia toti « RU Mina srius;elt concur, D cona it ad. exi iran dn ijcauarom lumumodi «quod, dida io Mu e » Cit. in 2i M jl;ad obiettio Và xus Mon f. tenetfinailesme BERN E TEES: Fiaeci agent bu das pes Vader en aeptioru. Ex £i Fd rcu cft Deira ET dac k€ COCWCE E 1 »4d; dE 1 depitae sitin ce(ulvati; fo , 319; cécurrir ad M da n ENIM, stir modis era pene unes ) el loni ao nr €CÀ Jp cát ide m1 Poffecergeciusgrefaca (a 4o. 3 Scottus npugnari ex€9 y. qid loccb Docks liac qsfüb Mug, n&ye;tmzoffioi- lia&fepacatiortis diorü esti iet capite pedere pósvel quiadum liy pazacayvel quia ynüzib priusyá quo effepzialuer de pendcetpo tjus 4,Sidc à dioc ne:uitab: €o fep iraavel demam, mapa ins ils le: poltca Inisru2 a» abjni: £i y.quod.pui'saequuns«(R Janeppfte- | Fior neccllan à eitade li quando hee : impo ibbilzasprouemt ab»; min(e C9» ceullgude,libjedta, S palliono € quo yihilg esl sey din tano ab lione «quo BÓ gor. elle lineconuad. Goog: elt prius: &0, («d cft ppftar us naturaliter, vel fimul puo cum. fanc cx hae regula Scori ux apifede inferis quod 1 n cxtre- RURSUS tont , 6«;,; aliadeft; quam ipfa.cxacenaa Tu: sb Denm; hac deeauíaaljj gai cocte omms & proprio Mare addideruac aicdad vngae mm II. Pe definite loesplSn d GR MEL IT. 64.30 raul gef: lida «i&jcgg repugaaz fme.illa con Valid UÉpe alitas; fenacis boc ccit;pr vocas Del P cansam iur dominia rio nil polisas.. a à Dro«oícruad.exccema Gne xela SE ita. Booty in hoc pradics Mir, & Fab cisbepha placettaeráco m modii 9; Rn my9ccuryt poc exdittis q» pearceda) lla regala Doctoris valer | pus zl Lowe sialis- imnolldras nori Sae og rt ap Vitcglegg, nara, prige, ris, SD ab. al laine picos ipemet explisatin hac q» ficautem cft us, prognüito, qubd mpo(ljbticas feparatio nj& s & tieccifaria eoacy io eHEemo rm ei relazione proxeoit;nà ab iatrinleca natu. rajfiagulorü ie Ani [ed.à Gmalrate. dücarionis cui Ambo, cpexiftur,qua vii. illisett accidenzalis,quia vnd de(tcu: poc. alio reaagenre; $ed quicquid fit de hoc ». cocladimus, gti pec pofibile,velipo(s;fibilea,daobasalbisauetur, "telaio a; naymanerét (Lava formaliterile Bol fqndamécalicets vr; dice isst nt «49, Ade licec pümerus.ex dicbs egi Prices, nonett ens aliquo: lpxi eA nis cd olno aagfriry Bai xglauo nu- masia sn 4 guae [3:53 ,no cft vna relacio (ayplex, led i8 quoli (ubie&» (ua xeladou gasket: cid pacs eo. paneasiilm exalcit Tapas compara: tiid-fe babens in exctilu», vel de je ctu; pates alrerius numeri quod po; familiae tiexemplo declacau de pins fun tralicntibus y nam imQuoljber c s] aon ualienris pliciter. nx 3 [ed coadiuuaniis ad .trahéndg,& Ic ET lida conttiuunc i iategram araGtio, , is&eolligitace x Do&ore 4d. 1« q«2 7i £e (ol. ad 1- pin-vb; loquitur cum particu. laduoracipa: forr? ob illos, qui tt; "3 ), 9 ^X ngoyctuaens per 6e vnamynon quia appoittug tac x gunóra qued A. x mi nofis avamegsi 4d hang; quit ad PU yawidet-go(Tunt. apud. Lachet, 5x x &. sw tie cda RA Wn goulfi axkagistaeiunt ; Neaceriet ene contcougr aa (qa ita glosiamuj de (u Íenréziaynag: wudeargamcatulam vaum Omni4 "xMUS INN STE AUIS sd^dr dee NC hd "WALEY .202€ LY ' wmegite valde vr. 644. 7 Difp.VUI De CPredicanivegellui 5 cmnia fump[crunt ab Ochá. Greg. Rub. ' & Autcol. (.d. 50. part. att 2,4 quo prat- fertim mazrà partem fue note doctcina mutua; unt,vt nó imnterító (oleat àinobis - appellati infiguisille Doctor Tromptua:: yum "N coterícorian. Alia vero args ta fpecialcs relationestágentia vt aGtio- né, vnionc,inhzrentiá,vbicationem;&c. (has.n.oés negat veteres Nominalcs) in Phyf.fuislocis adducuntur, & diluantur. Poncius difp.15. Log.n.43. mouet co. xra no(lranfcntearia dificultatea quà dam ; q&sf»ait efle grauitfi mam, nec de ca focatienem ficri lolere;vidccir enim; qued fimilirudo duorumalbot am nó fic diftin&tá realiter à coexiftentia illorum, fed illa coekiftentia ett relatio cxcinfo- : eüsaduen ens,cergo non datur relatio in- trinfetusaduenicns-diftinéta realiter à elatione exttinfecus aduenicnie; minor patct quieilla cocaiftemtia aon prefüp- pobit aliquid ex parte fundamentivel cec amini, ad'quod neecffatio (cquarut , ergo 3ton cíticlitio inrinfecüsaduenicns;co- ' fequcntia eit cuidens; probatur maior; : 3n qua fola vidctur ede difficultas.quia» aton eft vllum 4ignam di (tin&ionis realis antcr ip(a, neq.cnim poffuntcfle fine fe- inticcmyneg. yoam eft caufa, fcà princi- pium altcrius; neq.fübiectzgrar in füb:e- «s rcálitcr diftin&is,vt patct,ergo Xe £t quamuis (inquit ) potient euaderefa- «ilé difficultatem qui exiftimant cama EX och ba per potentiam Dei abío- tai po(Tc fiu:ul exittere ine (imilita- 4line,tamcn ín (entétia probubiliori hoc. propolita difficultas; & ob id inquit Ponc.n. 45. iudicare va: see probabile quod non detut vlià relatio 3initinfecüs aduenicns, qua (t dillinita: - ealiterà-coexiítentia duorum extteuro pua, licct fit diftin&ta realiter abexturc- mis,que coexiflünt & per eam ceferun- *un Attamen tcenendo cómuniorem Sco: tiftarum (cntentiam refpondet poftea ne . gando maioremyquamuis,n.cocxiftentia «uorum v.galbofüin nó poffit effs,quia fic fimilitudo, nec funihtudo etan;quio ie cocxi ffenniaallorum , tamen: po: etfe füm:ilitudo linc vita detéeminata cccxi- Écutia;quamuis cuim varicturcacxifi&- tiayqiiia eft quid (ucceffidum , nam dicit" quscaqdenponighod eft quid füccef uum ramen non variatur fimilitudo, fi- que e(t fundamérum pra: cius;duo enim alba eadem nume: cut ncc albedo, xini - rofimihtudine femperrcfecuntur ad fe-- inuicem non autem cadem numero du-- ratione femper durant, dum durant;neq.-- cadem etiam coexiftentia propter can- dem rationem coexiftunt. Nullustamen fang mentis ex adeó im: becilli ratione adduci debet ad- iudican- dut probabile hoc abfürduni;quod nul- ]3 detur relatio intrinfecus aduenicos;, q. fit di(tiné&ta realiter& coexiftentia duo- rum exccemorum;quam ait efTe exuinfes cus sducniewem Quiamairaem argue mentum firfacilis (olutionis,adhuc tamé' non exa&té (oluitur ab-ipfo;cttó enim có: cederetur fimilitudinem duorum alborü: diflinzut à-Coexiftentia illorum;quia hec: variatur, cam fic fucceffiua , ad variatto«: nem remporis;cui-coexiftit, non vero fis militudo , adhuc tamcn pofiet argumen-- tum vrgeri de duoram Angelorum diuec- fitate,quz men(urantur za0,& nontem: pore , vndé corum cocxiftentià ad com- munem- durationem: permanenten. 5» qualis cft zuum , confequenter etit pec -- manens; & non fucce (fius, argamen:um: igitur vrgebit faltim de relationibus fun« datisin entibus , que menfürantur auo:,. 1tod e(t duratio permanens, R efpó den.- m igítur aliter cítad argumentum , qp licet finilitudo , & quilibet aliarclitio füppomat extrema coexiffentia., adhuc: tamen rcalitet diftinguitur drelationc il la coexiftentiz amborum ; Que-quidear rcalis diftin&to licet dignolci, vel colli « gi nequcat ex earam feparatione, adhac tamen colligitur ex boc coexiftene tia exttemorumctt veluti caula rclatio- nis f(cquentis,cum a&oalisrélauo no caa (ctur,nifi ab exicemisa&u exittentibus , & adliuc euidentius colligitur ex diucr- fiscfle&kibusformalibuscarum; nam coe xiftent:a vv g. duorum alberum num ,u& ilia poteft dcnominarc fimilia , nam rae tionerciationis cocxiflentia tai coexis flere dicuntur duo alba, quam vnum ah bum, & vaunniSrun quia coexifleniia in 1! -— - É-o 082-6 ns 0-9 eem amo 0-6 0m E" Ge ODD I" A0 o" E" E o UC ae à o 9 O0 — Seo. EE isses tet di AE URB Ede eGuar mon [of p sie vetita . itatdáf eitídeas , d a rein nhen estt vel uet fitate fünddtut proximié card fim Niadoyvél diffinsilitadoyó autem in fim plici; & ata amboórü coexiftedria,quia y v di quántumad effeótum fora lem eocxittendi extrema omnidm re- latiotitiiéodé todo denoiinanturs Có« fx: hic felució y quiaicam lioc quod:duo alba (icf coettiltant, ac etian vbuml« bit; Aa pint det snnt rat / ad effettám coexi(tendi codem avodo fe habeant y adhiic táme lioc album aliter fe. pomo oar paper ted jám in ordine adnigrumgquia ett illie: dc dhmicaeérü ditior » (icmilitusa: q6'&c diffimititudó diuerfaa important. m reumimemehe ves y corte tériírbictámut veta ,-qdod nem- pétoéxifteiitia fit relatio exerinfecás ad eoieni un) duo entia aGbr exiftentia, rantümicdaqi(mrieter (e détantia, dir- modo iti coder tertiporeyeidetmq:dura- ptm ftáht y fequitur ad illa 'ece(fac fiojac iadifpen(abiliter relatio coexiften f étitic quani memorat Dockor x. d..3 9. $. guion nio ioqait eile rea: Ké, atho declaratnimo-fit intrin(ecus,vel excritifecus adueniós, fed Wielüid modo tit dehac nfiáoti y fofflicit peo folutione cufcatis Filsáeffe enaigrei Ouujed .có- à/$; Met.pün-4-fequitur cum alijs R.e cetitióribus (us Societatis Nominalium placitüm de indiflin&ione relacioríis pra dicamentalts ab exi eris; fed non addu- it, ni(i cod(üetas, & decantatas Nomi- nállim rátióhes-iam adduétas,&c (olutass ascftó masnificare;& corroboraré co Set arg borum orhártiefris, reip- f$ cinentüuflàm imgerancvlaorem difli- cültateta ; quae ex dictis (afficienciffimé son ddüatut. Aüreolus —— 4 itii tió quaidatii adducit árgumneuta $. Sed in vppofifuimy que catum péobant relatio hei ion darrin rerum natuta prater o- pus intelle&ds-pet modum cuiufdam in- verualli ioietéxcr eina, vi vtibüitur Henri" uit QI Bede elu rica .odMII 64$ ca; dequo iari mp9: alia vero argumens ta;quibds probatart/1.nec relaciones (e» cindi,& vercij irodf effe reales; qao.fen(i conclud.nt pacebít infcà q. to. art; 2. ex» plicando relationes illarum modorum . : : "4f a 65:01, 2pnloldz2udioSbi» : Qv E ST1O-'LIEL.». An relatio guedicamentalis couffitae -pioturper effein , vel ad. , vel... £a f pervirumqQs » jo 'tgpeer deem fentire vidécut ^7 Qu irelationem effencialiter cóttitui praecise pec e[fe ad ,effe in autem ercoa- uerite in (ecando modo dicedi per fe ad modáü pa (Tronis realttes idemificare jg» co!liganc ex Seoto 4*4. t 2.q. r.ita Trom. q:Mét.4.1.Ant Andbidem ; Mair. cit; 8C 4d. 1250.7.in fiae, & fic etiam lo nur Bonecéit. Alijew aduerfo , vt ce- t Rad p. picontr.à 3 art. 7. 1n finc ha- bitudinein relationis-ad fundamentá po- fae rant efencialem , no veró habitudiné adtetiminum Thomiftze veró ex D. Th. pq. iBarti zidicunr relationem confti Cai pleviransqufedefre ix óucnite tela- eU pé e comer accidentis, e[fe ad sin tonc proprizrelationis, qu& udinermi,vt prafeindit à róne e(fendj in, qaidamedicunt non effé real, (ed'àab P wid ab v rcalij & tónis, eru & "Canacrenf. p. p.q.att; cic /Capreo s 25:Q. Li rime VO MeGa 25 LI Aj du fic ptizcisé (umpta volunt efe realem; ità pàtfim Recentiores: Thomifti Baanes; Nazár. Ripaatt. cit. Gcatiad. contto. $2 ttact; 5. di(p. 1. Complu.difp.1 4. log.3. r« Vafqaez p.p.difp.1 24.c. 3. Suar/in Met. dilp.47.(e&t 2; & alij communiter. ^ 7! ^^$r Dicendameit relationeminó tan tüccofticei pet effe am ; (ed etiá per effe inynontamcn eo modó; quo ponuat Thoaiftz j quaft efr e ir congürrat praes cise, vcrátio generica anie ] plicacác conci .quoad oinnes páftes;: in quod relatio conftituatar per effe ad probat óptiine P. Kada citccontra Aus &ores fccoindas feat. & tes ett ira- perfe clara yt. próbatione non indigeat,nà om nes cum Acilt: róniem telaciuórum sépet explicuerant p hóv; cy cil joiwpe ug 846 — "Dif. IL De Predicdm.reféBinil & numquam aliter, vndc DoG. 1.d. 2.3. yn. C.ait rclationcrn, vt relatio cílscfse ad. aliud ,adco,inquit qp fi non fit ad'aliud y vtique rclatio non cit ,hec.n.eft differen tia fpccitica, qua ipfam. diflinguit ab ac- cidentibus abfolatis ; imó hoc ita intclli- gendü cft, vt ipfum efseadalind a&tuali- tcr, & formaliter relationem conflituat , ncn autein efse adaliud dp:itudinaliter tantum,& radicaliter;vr Atctores illi (i- gnificabant,e(sencia.n.relationis cft ipfa met formalis,& actualis ordo, & babitu- do,nó yeroquafi perentíar& Laculgás ce - ferendi ynum ad aliud; quavadeb sen kft,vt eciamjn relationibus aptitudinali- bus veritatem habestip(a.n. ét apritudi- nalisrelatio a&ualiter (uà, munus rcferé- di exercer; vnde nó diciwt apiitudinalis, oeka m fuiractu non referat , alu ratam non denomiucr, fed quia t£ ribus; ad quemaétu fundamegtü re. Xctts) adl) exiftit y (cdaptitudine falü , & io potéti2,qua de caufa rclatio illa, nó actualis » (cd apciredidalistantum nuncu patur,quod cott fignificauit Doó&t.quol. 33«infol.ad 1.prin. fic mobilitas v.g.de- rominat cerpus naturale actu mobile, & &&u jllud RCM ordipat ad motü , Íed nonad motà ina&u;(ed in potentia tan- tum, (cquitur Suar.difp.47.fcc.5.n. 9. & $a9is explicabitur ipfrà q-8.in ine. .. Sceando hec ratio e(sehdi ad aliud (d veté realis.& non preícindens à reali & ronis, vt diccbaut illi [bomifiz ;tam qa dierentiz entium realium debent císe reales, cum.ergo [et eff e 4d. contrabatur ens finità, € accidens realc.ad cottituen- dum genus accideotiii relatiuorü vciq.ef fc debet racio veré, & efsenuialiter ceilis ; tum G; quia relacio-prasdicaajezalis nà fo lum c(t cnsrealc,& accidens realc, fcd éc zclatio realis,nà per eam veré, rcaliter fabiectum refertur ad alud non imiaus , Quá veré& realiter (it quantam per quà- Xirató quale per qualitatem; ergo inrcla- tjonc non (olum ratio e(fendi 1n,quz- illi £ópctit,vt accidens,elft realis, (ed ctii. ra- Aioscfiédi adyqum iibi cóuenic pracisé vt elatio; Demuay rationes omnes, qug jp- bam relacionem cilc enscealeyofte adunt Ir ad cle real: , quawmas probant reali» tet reerre lubie&umadaliud. |... i.c «$2. Tertió,g»effe in coftituatrelatioz, nénon minus cí[sétiaJiter,q effe ad;& nào, tantum vi fario generica , fed etià vt (pes. cifica , probatur , quia vt docet Bargius, 14d.3. q 5.4 quo haius quac(ici refolutios . nem accepi mus, in fündaméto rclarionis, ercate, qua cft accidens;alia eft ratio fun damenis, & alia (ubiedti , & io in ca duz babitadines effendi.in (ant, apii » vna ad fundamentum fab róne fubic&i ,. inquantum e(t accidens, qua proprie di- citur inhzrentia;alia ad fuadamen:6 rc- , duplicatiue (ub ratione fundagenti , in»- quantum cfl relatio; € quod bz doa ha-. bitudiaes in relatione creata (int diftin- Ge, ex eo patet, quod relatio diuina in- cludit rationem ef$édi in veluti in fünda.mento,nontamenvelatin(übiecto,cum.nà(itaccidens,vtdocetDoctor4.d.12.q.1.infioe,&fegrurAmic.cit.qgedub.xar.2.Sügitureffein(amatusprorónecendiinyvc]utinfubie&o,concurritad.óontlitutionemrelationispradicam.ve,lutratiogenerica,quiaficvcleftipfaróaccidenusin.cóiadab(olutum,&reípeGiuum;vel(altim«amnobiscircam(cribit,(iverofumatucprorationeeffendi inyvelur ia fündaméto;, (ané in hoc (enfi concurrit ad conftitutionem relationis y velut ratio fpecifica nó minus,q e(ie ad y q multipliciter probatur 1. ga relatio vt: relatio e(t.habitudo eíséialiter iter duo exirema, ergo talis. habicudo a:qué. cífca- tialicer petit fundari,& cerminari.Secun- do non minus implicat relationem effe: fine fundamento , quam eife fine termi-- no, ergo (i ratio effends ad clbe(lentials; rclationi vt rclatio eft, etiam & ratio ef- fendi im» Testio.cadem funt principia có: tlitu€di,& diftinguédi;(ed Arift. s. Mcr .- difinguit relationes;é& penes fuadamen- ta , ergo ratio effendi in-conftituit rcla- tioné quoq; vt relatio e 9 ad có- flituendà relationemin fuo cile proprio & (pecifico non fufficit terminus , ícd ec requiritur fandamétü, ergo vttaq.tó có- currit ad.conftitutioné rcelationi ,vt rela- Ajo eft. Demülicet ro effend: in,veluc im (ubiccto , vniuerfaliter conueniat omnis bus accidentibus;idca 3; wienn có- 1u- - ftitütionem cócurrat, vclut ró generica , & cóis , th roeffendi in , velot in funda- miéto conucnit pezcisé relationi,vt à ce- teris entibus di(tinguitur, & relationibus dicamentalibus,vt ab accidentibus a- iorum genetü (ecernuntury ergo rclatio- ni compctit,vt differentia propria , & ró fpeafica non minus, q efse ad ; immo id ita intelligendum eft,vt ratio efsendi in, & ad non (int due diffcrentie, fcd vnam, &cadzquatam nobis circumfcribant có- ftituété genus cc lationü in tali e(Te fuo ; quia ratio effendi ad aliud in relatione re vera aliud nó eft in te, q certus, & pe- cüliaris modus afficiendi | realiter. (oum 'Kubic&um, nempe referendo, & ordioá- do:ad alind; hoc idem docct Zeib. f. Met..19.$. proptertertinmw i; 500 -0$3 Quarto g/ hoc fitde mére Docto ris, aperté colhgttur cx his , quz babet in 4 loc.citiprobáco fccundi'cocluf. vbi lo: quitur de habicudine ad. fundamentü, (ub one fundamenti)quiaJoquitar de illay-vt c conuenit relauonidiuinz y. bec funt Eius vctba: Secunda coimcinfio. p*obatur , quiarcfpectis Éefséttaliter babitudodn ter duo-extremasQ7 io ficut tollere ter- minii ad qué re(peGi usé tollere , vel de» firgere refpettit y1ta tollere tllud, cuius 7 refpettus,efl colicre refpecium, Cr de ruevévoné vefpectus, rion ergo qui uc. Fidés VefpeCwefd aceidés, adeorequi- rit fubiectu vel fidamentiy fed quare JpetluseftvefpoGins Ji deà requirit cuius yd adquid (iettam iu duuuis)Certà . vX(ingalis verbis Doctoris benc penía- tis cólligiturquód ratio efsédi in velut in fandamento fit dc e(fentia relationis , vt rcl ició éft Pritmó inquit , quód us pt habitudo inter duo exire ;érgo e(fentialiter peticilla duo,vt tc« Cs rere quodtollere funda. tamyvel illud,cuius eft refpe&us;,e(t tollere refpectü,& deftrucre rónem ipfi- ásyergo ratio e[fendi m,velut in füdamé tó pertinet ad rónem proprià refpe&tus.; Tertió aityquod re(pectus, qvia eftrefpe étusjideo requirir,cuius fit ad qp fityer:- Rs ad ali go reípe&tus j vt re(pc Gus neceliario pe tit füdarrnó mius quam tetminari, T4 dcm; àiry quod (rquctollere cermioum- LI. Po quid conftitsatur velatig -.  adquem;cft.detlruere cefpoct »,.irà collc- re idycuias eftymanitefie indicauir.c(Tc de iritrinfeca 100€ refpectus,vt fic,no minus effe in fundaméto,d e[sead terminum y Q» etià clarius docuir q.2.il!ius di(l.in (al. ad 5.prin.dü ait,quód depedentia rclatio nis ad fundamécü eft eücnt ialiilima , ita q linc ca nó potelt effc ratio telationis, 45$4- Sed obijc.1. auctor;t. Siimpl.(üper predic.dicentis, quod efie jj nó coftituig relationem,(ed e/se ad.Sccüdo Ari(t.de« Éinit rclationé (emper per cf/se-ad,&. mon per efse in. Teztio fi vtraq»hibizado ett dc ellen relationis,ergo relatio eft ens per. accidens, quia duo nón pofunutiee, re ynum pet fcsni (1 yn fiu per feactus,a- l.ud per te potéia 8. Metis v Ir (ed illae dua hab:tudincs aon (jc fe haberi: quia lgquijhar de Hine ejr di inimtun dameto,no vc in fubieQo.Quarto arguit icemb.locicit.probás,quad « ih natuza có p«tat sclacíont, tang: à Pee d flicuens in clie effentiali ,& efse-iy pote rius naturastanqua pa(Tio quandocü ];à- n d ooeéasid tas pet du differtriag ) quoc à yna coftitu:t fpeciem Sade] d di Mditut pcr Wie ti, & refpcétiuü, hac duo pe imme- diatc oppofita cit£a ens, & totam narurá ends cuacuant;czgo pre eodem figao quo abfoluc cft ad. ipo eode tc uum eft ad aliud, (ed abfolutü pzius natu ra e[t'ad [c quàm infit alteri , ergo tc(pe- &iuü ét prius natura erít ad aliüd;quà in alio, & hoc cít atgumcatü Mair.cit.q-3, «$$ Reíp.Simp .nà loqui tle Hy Y. infudaméco , fed vt in (übic&o; neq. e[se in hoc modorelationé non coottitue r€5(td nó cóftituere aliquod (pceiale gc- nus accideüti l rario. co in deis ME ano yt 15 omntum. 649 Difp. VIL. De CTeadicame.ve[yetHiniro. fundamentnim, altera ad termipum vt vi-: detuc voluife Baflol.t.d. 36. qi: art, 2«- fcd ipfamcet telatio e(t vna-fünplex habi tudo fundata in fundamento, & tetimina. tà ad termini, cui z qué effcociale eft fua daei, (icut & técmiriari; Ad 4; Tromb los quitur de effe insvt it (übie&ojnos auté; vt in fundamcnto, &c idco nihil ad rem;ad buc tamen ad arg. ir (c neg. min.ràm pri- mi fyllogifniiy quam (ubillatam fecundi ; tiep. prima minor,quíia ens peiédicamen- talé prius diuiditut ín ens infe Gc ens ina lio,& hoc poftea diuiditur in ab(olucüy& teípc&iudi; ncg. ctiamfubillata minor dp ens abfolutü pris nacura fied fe, quá in he Diei alió radicakter; fic 2n,vcl eífe in alió natura ptaicedic iri acei- deate ábfolito c(fe ad (é, ficat córora fo. lent mínus cóia priecedere , vel.faliia (i- mul aátuca babebit vtcumq. & idem erit proportiene dicécidum de effe, in lio & elle ad alind in accidente refpectiao ,.— -:/$6 Deindé obijcies; cóceptü relatio: nis;vt eft ad,nó cffe rcalemyquia aeque có uenit relatioaí rátionis, ac reali, ergo qid tü e& de (e , ab vtcoq; praícindit; Ref ncg.affumptum, quia relanioni tcali , tatiónis nihil abflrahi pót cóe yniuocd , vt docct Doctor 1;d.26/q;vn. Accedit y li-ad effet coe, et in eflct cóesquia hiec tio-fubt nece(farib: a: vt diximus; in télationenec cm y quantii- cinq. fingats referre ad alitid, nifi aliqoid rféferat-; Tandépietidmfi concederetur ad (T coe v niuócam yitiq.rclationnnes pibitur (emper con(éq.nám ad,qaod có- f^ t elatio pri iicdmretipdle t ads cotiuenit parte tei. ^^ je "*da fine huios quzft:nota, cp cir dici- my ad, hoc: intél afi cerénimus & timdamentum fint iffeutíd réfationis yacetaci patcesi]las jnttiniec cjlicet. nid habeant dicere No? tinalés, quid fácjetit felaciónem; velati ntítatem compofitamex fundamento ; tetriino;id'tamé nullo modo affer: po in fententis Realiumyqui pórtumt re- laüionem eic formati fimplicct depen dentem tanuioiexcrinfece à- fundaméri- to  termsoyaecéflario tamch, co mos s telatiónem effentialiter /coh(titaip dogquo dicimus! porcntiaas, vela tum al (cian tacui ycü —— nà 1t. «oníititutiua petentigyvelastus clnodá» hoic (née Guidi nonfà Stet minus rox (iat dec: conzepru: relauónmisg imtidfece ning cua d eonfliutiué, pras batüc ex Mair, cia: (tám quia terminus, & tundameacü regulatiter tan ab(oluta j cr3o wequeont ette parces intiiníecg; i tioais;, quia reswntus. predicamenzi nee queunteífe parrcsintdníccas ; & couftis rüciuz rei àlcerius praedicamentis cü prine cipia cci: conttitutiua àd-tdem. pratdicas meniumpertineát cudi re cóftituta,, fal" aim teductiué;tüm quía terininus,& fune» damierituin mon.(uat genus, & differentia aglationis, fed (olur:cxcréma illius, ergo ficut extremitates in linea go tes ovrgeo tm s neis ques SR i qus (uat partcs relationis; tüm tádem ga lioc dato multà fequecentar abía:da .(. Deum eíse dc efsentia éreatarzy& &iiun de elaectia arris;vicrelatina fimt inen bedinem de e(sentía familitudinis 4 c, «$2 Cüm ergo dicimis relatione. e(sen tialiter cóflitut per effe 18 alio, :& e(ie ad aliud (umi debent iz, X ad, vt dicüt (im. plicem ipfam habitudinem ,nà autem vt écimcladant extrema ipfius biDicudiqus » và vt bene notat Mair. cit. e[se ad aliud Aen rai de eísc in alio,vtin (ut yento)partim e(t intcinfecumyparrim extrinfccum,imtrin(tcurb quidem,quatc- nus dicicipfam habitudinem exprcísam per-ad,cxtririccom vcró y vt dicit termi- num illius habitudinisjprimuni eft dein- telle&uzclatiui,(ccii di. vero de cointel- le&usquia ponitur tantum,vtaddicamene tá ín définitionc ipíarelatiub &;hinc efty quód potius dicituc.tclatío-eonftitim pec ined csi enel mái i se ad 4 quia péroillas patti itarie fümptas ex pridiu tclatio- nis formaltters& folyotvittualitery & cx con(équcntiunuatitut extrema, d lant werd nom Ex quo:colligitur.fundamen- tum;& terminumoonnit extriníccé y à terminatiue ;accefsarió:tamco- velut, ad-, dita, ingredi defioittonem relationis, vt t Doctorína«d.1 2.q 1.5. & quidein maiori neccflitate; qnam piena iggte-. d laua]. 1. Per quid conflituatur relatio . sliatur definitionem accidentis , quia re- quiruntur pp formale eífe rclationis , ni zelatio formaliter.eft habitudo vnius ad :aliud, vnde Mair.cit. hoc difcrimen ponit inter accidétia relatiua , & abíoluta, quz etiam per additamentum dcfiniuntur , q definitio quidditatiua in abfolutis quic- tat intclle&um diftin&é attingentem 2c sius, & diffcrentiam eorum, etiamfi aliud non cointelligat, velut additü , fed nó ita in relatiuis , nam quantumcunque habca- tur conccptus fui gencris, & differentia , non quictatur intelle&tus , nifi coiniclli- cndo terminum , & fundamentum , & honc dicendi modum tencnt R ecentio- 4cs omncs Suarcz difp.47. (cét.vIt. Amic. loc.cit. & al:j paffim. Sed dices , illud cft de efsctia alicuius , fine quo mc cfle,ncc intelligi pot fed rc- latio nec effe , ncc incelligi pot finc fun- damenjo, & termino ergo &c. Refp. cx Barg. 1:d. 28. 9.3.aliquid (fe de cílentia alicuius poc dupliciter accipi primó ,p «o,fine quo rcs intcll;gi nequit , fiuc hoc ántret definitionem, vt pars eflentialis, fi uc vt additum , & Éic dicimus fibic ctum efle de c(Ícaria accidentis, quia eius dcfi- nitionem ingreditur ; vt additum , & in hoc fcnfu vtique extrema funt de c(scntia rclationis; alio modo,quód fit pars cfsen tialis;& intret deBnitionem, vt genus,vel diffeiefha , & in boc feníu extreima non funt de císcntia rclationis, quia nó intrant eius definitionem in rc &o , fed tartun; in ebliqao , & vcluti addita, pertincntq; ad €oiptclle&um, non aüt ad purum intelle. um rclatiui ; vt diximus ex Mair.cit. -.QVvVESTIO V Tn qua cor[ideratur relatio ex parte fa. : bictli , feu fundamenti . C48 qoia vt dixlmusq.przc. Relatio ud przdicam, conflituitur. €x efc ad, & in, idcó nedullitus contideranda venittàm cx partc fundan;éu, G termini primum pra (tabimus q. prafenti, alterü q«feq. & quia relatio pradicam. accidens cft , idcó fundamétum cius é fübicctum appellamus quatenus ei incft pcr inhei ca- |. "mum; (olet vero diflingui dupicx [ub;cs 645 &um, feu fundamentum relationis, p o- ximum, & remoi ; proximum ctt illud , inquo immediate di relatio, remotü, in quo e(l tantü med'até, fic v.g. relatio z- qualitatis prox;mé eft in quant.tate , rc- mote in fubftantia, relatio timilitudinis proximé in qualitate, remote in quantica te, & fob (Lancia ; notat autem Doctor 5. Mct.tex. 20. in fine, & q.11. n.7. folum fundamentum proximum abíoluté dici debere fundamentum , temotü veró dici dcbcre fübie&tum relationis , non funda- men;um quód etiam ex alijs locis fent. colligic P. l'áber 5. Met. difp. 22.6.2. Piatet hzc affignari ctiam folerratio fandandi relatioucm , & frequenter con- diuo aliqua, finc qua non fequererar rc- latio ad fundamentum , quz duo ncn sür confondenda , vt faciunt aliqui, cum fint oínó difLincta , vt Do&or declarat quoi. 12.C. in relatione paternitatis , cuius ra- tio fundandi cft | otentia generati Pa- ttis, condit;o vcró pracuia eft a&io gene- rauua ciu(dem, qua flatim tiáfit, & idco non proprie caufa , fcd tantum conditio prauia, finé qua relatio non fequeretur , appellari cólucuit, in hoc autem praícr- tim ró fundandi proxima à (undamento roximo diftinguitur ( licet multoties ie duo confundi folcant, prcipué quà - do fundamentü proximü confertur cum rcmoto, tunc-n. dicitur ró fundandi , vc albedo qua dicitur ró fandandi timilitu- dinem inter Petrum , & Paulum) quod fandamentü proximü relationis non eft ita Quo,quin & poffit efle Qaod , pót .n. fu(cipere denominauioné relationis ; quia & quantitas dicirur equalis, & qualitas fimilis, at rauo fundandi clita Qao ,ve nequeat cfjc Quod ;quamuis.n.&duasquantitatesdicamuszquales,&duasal«bedincsfimiles,nontamenusnquicftratioproximafundandihuirclationcszquiparanugcx$.Met.c.1f.dcnomiozuurfimilis,zqualis, nec poten« tia genceratina Patris dicitur pater. — — $9 Quamuis aüt relationis ciufdé pof finc c(le plura fübicéta diucrfarumratio4 nuincü lubordinationc declarata , qp vnl Íit proxiu d, alegum temocü , vc declara- tuzi €lt, camcn aki v rationis, X. . à dd aque i EL CL m Uum 6570 zqué immediata omnin3 impoflibile eft,qu'a cum relatio lit verum accidens; & per (c voum,vnicum ét fübie&ü in hoc : "e&(u poftulabit ; Vndé proríus abijcien dà eft à Scholis.opinio,juz tribu tur Hé ric.quo!.9 qu. 3.aflerens rclutjionem elTe veluti interuallum quoddam ioter. duo extrema , itavt fit vaa , ac cademhabitu- dointcr illa, & in ambobus infidcns , vc- lat in proprio , & adzquato fobic&o; id fané vt. prorfus irtationabile dánat. Do- &or cit. y. Met.q.11.n.7.& joe Sua. di(p.47. fc&.6.n.3.nam vcl relatio, qua intercedit inter illa abinuicem diftantia ; eft & in medio, veloti cordi. quz nc&it cornua arcus, vel hon, fed in extremis tá- tüm,non primum,quia paternitas nó rc- cipitur in acrc;neq. $m, quia idé numero accidens nequit e(Te naturaliter in daob. fübic&is tcaliter diftin&is , & loco di(- fitis;relatio igitur cft tantum in illo extre fno, 9 refcrtar ad aliud , & fi illu4 aliud. ad hoc referatur , dabiturin illo alio. no- ua relatio , & fic nan erit yna , & cadem rclatio in ducbus,vt in vno fübie&o, fed in vno, & ad aliud inquit Do&or cit. de hoc igitur vno fubie&o quod, & quale cf fe debeat , inuefligabimus in przfenti queft, & quia in hoc variz funt difficul- tatcs; duos ioftituimus articulos, ARTICVLWVS I.- utn fubieftum relationis debeat effe ens reale ,Co finitum, itaquod nequeat efie infinitum . 60 G Reg.15d.28.4 3.fignificauit re- lationes przdic.écin non cnti- bus fundati poffe,& quidem apud omnes in confefsó eft priuationem fundare rc- .Jationé principij ad generationé;& pari- ter caufa finalis dicitar fundare relationé cauíalitatis ad effectum , cum adliuc ipfe finis non cxiftit,vt conftat dc fanitate re fpectu deambularionis& (ic in multis a- lijs,qua an(am prbucrunt dubitandi an relatio przzdicam. neceffarió petat fubic- £o teale, & cxiflens ; Concedit ctiam i Greg. relationes przdicam. in Deo ad creaturas quz cft communis Nomi- najunn opinio , quaré coa(cqueaicr a(ie- Difput. VIII, De Praliceni refe iuis runt (übie&um huiufmodi telationii non e(fe - retaM tinitum , & limitaxum., Dicendü tamen cft, no c(fe idoncü re- lationis prz c. (ub .c&um, ní(i cas rea- leac finxum.E 1 comunis in f(chola Rea- liam , & necetfario fequitur ex noftris princip:js, ti .n. relatio,(i: accidens reale fundamento rc vera fapcradd tà , (cqui- turc neceffir.o ta'e findamentü effz cn. titatea rcalcin,ac fiaità, quia nó eos ne- quit per modu (ube&i fuftentare verum accidens; & eos'mnfmitü, ficuti eft Deus , cft accidentis incapax , quia eft ab omni potentialitate femotí ; vnde & Nomina. lcs ipfi ideo concedür in Deo relationes reales ad crcatucas , quia negant hisfu- peraddere fundamento verá rcalitaté ac- cidentis,(ed ftatuunt ipfas in mera deno- minationc,& concomitantia rerum;idco €um a nobis difcrepent in principijs,etiá in conclafione ditfentiunt; & hac dc cau- fa Nominalium fententia, licét repugnet comuni nfodo loqueadi Theologorà vna nimiter negantium relationes przdicam, - in Dto ad creaturas, quóad rem damnari nequit.vt multi inconfultó faciunt , quia non ponendo relationem accidens reali- ter a fundamento diflin&ü , nulla (cui- tut mutatio,aut cópofirio in Dco ex co, quód ponatur in tempore rcferri de no- po ad creaturas (ub ràtionc cceatoris,do- mini, &c. folü ergo damnari pt quoad modam loquendi ; qui (an? inconfuctus cft apud priícos Theologos, nec grauio- ri cenfuca inuri debet Nominalium fen- tentia vt nota  fec.1 $.n. 17. at pro- Ee nus concio noftram quoad v- tramque partem (ingillatim., 61 In primis, y fubic&um relationis predicum.ens reale debeat e(fe, & poti- tinum , fatis conftat ex modó diótis ; & docet Scot. 4.d.6.4. 10.$. fed reflant, & probat Baflol.1.d.30.ar. «quia cum fit accidens reale; & pofitiuü, cofequentec nequit in non ente fundari, quia non cns nó cít aptü entis rcalis fulcihentum,tum quia vt con(tat ex ditis q.prac.art. 2.re- latio fuam entitatem realem habet a fun damento in generc cficientis cau'z , et- go neceffario debct. cíle ens reale, quia nemp dat,quod nop habet. V ecu uu [2:207] -"-- toto ri. e .[. babeat illas ues con- ren Seat. relatas.in 1. q. fed qua- venus contrradiftinguitur à relatione ra- tionis, quz fit pera&ü collatiuü intclle- &us,vt Scot. loquítur quol.13. P. & pro tanto realisró dicitur, quia nó habet o&s illas conditiones , fed vna , vcl altera fibi deficit , potet relatio realis inhoc fenfu fandart in non ente ad ens, & in hoc fen- fu dici poteft priuatio fundare rclationé zcalem principi: in ordinc ad generatio- nem , & admitti pót in codé opin. Greg. dicentis relationes. reales ét non entibus €onucnire, non quód huiulmodi relatio- ncs fint entia realia pofitiua , quia verum accidens ,& realé non póx in non ente fu- bic&ati, (ed dicütrurrealesco fenía, quo tenebras, & caecitatem negationces realcs appellare folemus , quatenusdantur nul- lo cogitante intelle&u, (ic.n. nullo cogi- táte intclle& priuacio [uo modo cócur- rit ad generationem per mod principij, quo eti (enfü Doct. 1.d. 28. q. 2. ad 2-aic iogenium in Patre diccre celationé rca- lem negatiuá; Difficulras autem mota de finc nulla cft,quia v: dicimus in Phyl. di- fpur.7.4.8.art. f. ry noncít vere caufa rcalis,& phyíica, féd cani metaphori- €a, quia.ccalitec non dat cííe » fed rancüin moue agens, vc det illud,in ratione ama- ti, & dcfiderati , quare non fundac rcla- tionem veram, & rcalem. . Sed dices, Arift. 5. Met.c.1 f. imer re- lationcs i zdicam.cónumerare relationé ealefattiui ad calefactibile , & ctus, qnod fecitsad id, quod fa&ü.cft, & eius , quod fatur cit ad rd, quod factendü cfl, cr- go, &c. Refp.juód.ficut tesalig confidc- . gari potluntfüb duplici flatu, nempé exi- ftcnugsauc folius poffibilivatis, ita ctiam &iclaiioucs píz cónderari poffunt, vcl vt atu cxiftéces, vel prout aliquádo tuc- rint , vel futura fiot, aut tanquam rcalitec ioffibiles, & in hoc (ecüdo fcnía eas có- fiderauit-Ariftilcc.cit. pertelacioncm .n. exlcfactiu, ad. calcfaGbile wvtiq; nonin« xcllexic apinudinem calcfacicndi v. g. in igne, quia bax non clt rclauo pradicam. fcd:ttap(cendentalis ed. cam intcllexit, qua yolleatacta approximatione cale-- 25. c ERIT en fab. Rel.debeat effe ens reali e fimit «rz. 655 eft, quod.(i relatio ical s fumztur ncn in fa&iui, & calefattibil:sactu infurgit, vbt priusante approximationem habcbat (o lüetfe poffibiles.in pra(enti verà ett [ec- mo de rclationibus- prz dicamentalibus non füb ftatu merz potli bilitatis,(cd prar (etim fub ftatu a£tualis exitcnue . 62 Kltcra veró pars, q relationis realis fubiectum ete debeat ens finitum, & li- mitatü, docetur à Scoto 1. d. 30. q.2. vbi cum cónuni Thcologorum remouet à Dcorelationes reales ad creaturam , id- que efficaciter pcobat $. 44d. 1. qu.t[Ho- nenycx pexEs&a (implicitate,K ex perfe- &a neceffitare Dei, quia .n. Deus perfe- &é limplex eft, nihil c(t ineo , qnod ao eft ipfum, sih Aug. rr. de Ciu.n. to. ef* go relatio! realis noua in Deo ad crcata- ras nequit adm tti in tempore , cum ver compolicionci faciat cum co,.cui adue- nit,vt probat Do&or 2. d. 1. q. 5. $. 4d prinui alterius opinionis. Scd q» ncque ctiam ab z:erno;prob.ex nece(litate , p- fecta.n. eius necetTitas cft ex (c elle tales. quod nà vatiabitar cius efe, quacunque hypothefi pofita, fiae poffibilt , (iuc im- potlibili, circa aliudà fe, quia alia nó süt ncCeffaria, niii fecüdarió y ergo nalla poc in co ad. nitti tealit as, ne3; abseterao,ne- quc intempore, qux neceffaci-coexigat aliad à fc , tale .n. neceffarib. cocxigens. aliud à Dco non effet illo- coexa&o non exillente , & pec cófequens aliquid, quod perfecte efíct idé Deo non cfict , aliquo alioyquod noncft neceffitium ex. fc,.non exiftente, (cd relatio rcalis de neceffirata cocxizit ad (uum effe terminum cius, et» g» 1n Deo falua ciusindemnitatecoaftirutnequitrelatiorealisadaliud.àfesNeq;lacisfacitrefpótio,quetibuiturGil.bert.Porret.daripo(fei0Deorelation&realemadcreaturá.,nonvciqueill;inbzz»rentem,fedveluti atfiftentem. Nam (i illa relauo ett accidens, vt fapponimus, alicui. (ubicé&to hzcebit necelfatió y mifi dicatut- eile pecfe lubtiftens, quod ctt irrariona- bile pror(us, & accidenci directe repas gnans. Rettaccrgo facta füppofii. nc, ge 1clatio. predicamentalis (it accidens fun- daméco tüperadditá, olá cns fiotuin, S6 limitatam cde cius idoneum (ubicétum.. 5, Sed obijc. Relac. (ecunai modi re» Dud laii 6iz latmorü; quz nempé fundantur in a&io- ne, & paflione , (unt realcs , & mutuz $« Met.c.1 5. fed tales (unt' relationes Dei 2d creaturam, inquantum c ft cauía, & cf- fKc&us illius , ergo &c. Deinde (icut for- qma cít in ane ita denominat illud , er- €o fi non eft aliqua relatio in Deo ad «tcaturam realiter, Deus non cft realiter «rcator, non eft rcaliter Dominus , non: «fl realiter à creatura diflinctus . Refp.ad 1. fi teneamus relationcs pri- mi, & fecundi modi in hoc tátam differ- rc àtcertio modo rclatiuorum , quia in eis. clt mutuitas, non iniftis, vt Do&or velle videtur loc.cit. 1.d. 30.8. Re/p.ad r.quaf. tüc negáda cít minor ; quia dcfcétu iftius foutuitat'$. omncs. relaciones. creatura 2d Deum, qualefcunque (int , ad tertium modo. [pcétant, vbi vniucc(aliter collo: . antur relationes non mutuz , & fic in- nuit ibi Do&or , & iterum in eodem 1.4. 3.4]. $-& d.2 $.q vn. & quol. 15. Si vero dicamus diverfitatem Deià creatura in: prz dicatis proprijs , & conuenientiam in. 1ranícCdentibus effe relationes primi mo: di , relationem in róne caufzs, & cffcctus: tfc (ccundi, nc pida cfl vniuerfaliter ma- ior , quamuis .n. relationes huiufmodi in: «rcaturisfint mutuz, nontamen in Dceo,. nec oportet rclatioa tcttij modi. in hoc pra-cisé differre ab alijs , quód in illisoés. relationes fiot mutuz; inifto nunquam ; ger lioc . n. (ufficienter diflinguuntur, g» antertio numquá fünt mutug , in alijs ve- £Ó fic, lícét non M ita refp. Baís. 1.d.. 39.q. rar. 4. & (cq t Suar.cit.(ec.tg.n 27; Ad aliud Eodosbisi» Dum iode Fealiter cteotorem ,.dominum, & à creae tura di (Lin&tumincrinfecé, & (übic&iue y. fed extrinfocà , &terminatiue , quatenus terminat realitercreationem pa (liuam in: Greatura cxilteatem» atque ita- hzc pro- pofitio e(t vcra: ,. Peusejt realiter crea- or , vt ly realiter determinat inharcn- tiam-.1. totam propofitionem,non inhz- rens. i.cxtremum propofitionis.(cu pre- dicatum ita Doctor cit.in fine .- 64. Sed contra hanc Do&toris refolu-- tion& , quz-cóis eft'in Schola Realium ,. diccs r. quo paco (aluantur ha: denomi- mationcs rclatiuz in Deo fiu:diftinctis. Difp, PIT. De Pradicam. Re[peHliuis -.— relationibus ; poterunt ctjá , ac debebang faluari in rebuscreatis fine tanta entium. multiplicirate, & mutatione, vt ait Aucr- [a q. 25. fe&t.4. Secundo relationes oppo- fitz dant denominationes oppofita , er- go creatio paíTiua in creatura exiftés ne- uit Dcü denominare creatorem , ficut liatio nequit denominare Patrem. Tcr- tio Deus dicitur Creator. quatenus ad: creaturas referuir, fed ad creaturas refer- ri non potefl per relationem, quz eft in creatura, ergo , c. Tandem quando alie quid denominatur denominationc qua cít in altcro, accipit denominationem il- lius, ergo ti Deus denominatur denomi- natione in crcatura exiftente , diceretur creatura , ita vrgebat Scotum: Thomas Anglicus apud Barg, 1.4. 30.. Refp.ad 1. patere ex dictis q. praced.. denominatio .n. relatiua neceffació. fieri: debet, vcl per realem füfceprionem rela- tionis , vel per realem: eius terminatione: ex Arilt.5. Mer. c.ad aliquid, dü a(Tignat tres modos rclatiuorum ; cüigitar Deus. non (it fubie&um capax relationis, falua-- ri debent in co denominationcs relatiuze per realem terminationem ,.& quia crea turz funt capacescclationum., faluari de- bent in eis per realé [ufceptionem, & cü: vtrumq; extremum cft relationis capax » in vtr03; debet admitti qnia non cft ma- ior ratio, cur potius in.vno refültet,quam: inalio:, ficutíuntrelacionesprimi,&(e«cundimodi,itainnuitDoG.cit.infraQ.Ad1.re(p.relationes.oppofitasdenomi-- nationes oppofitas prebere (ubic&iué;,- & intrinfecé, at non inconuenit candé re: lationem vnam denominationem prabe-- re fubic&o;cui inhzret, intrinfecé, & fu bic&iué,& oppofitam termino extrin(e-- cé; & terminatiud , vt patet de viüione ,, qua intrinfecé, & fubie&iué denominac. oculum vidétem, extriníecé, & termina -- tiu parietem vium. Ad 5. Deus dicitur: creator realiter ,nomquia ipfe ad creatae ras realiter teferatur , fed quia creatura: iati dei arta fabile exeopre- cfe dicitur relariuum fcientiz, quia fcie-- tía referturadipfum; qua roónc s Cit; fub F. o&s relationes Creaturz ad: Deum: eoo PV fuis quem: «a alea dt^" ' QD Quali deheateffe flic relationis dI. 633 de denominationc formali , & intrinfeca Ceatoris, vtiq. dicitur creator , quia re- fertur ad creararas , fedtalis relatio eft rationis , in Deo à nobisexcogitata. Ad 4. cócluderet vtiq. fi vmiformis e(fet de- rioiuiioario,at in pcopofico vna eft intrin- . feca ,& fübiectiua, alia extrin(cca, & ter- mipatíua, & hanc Deus accipit adcreata ra,non illam; Q'u; plura de hac re defide rat,videat Dot.loc.cit. & Birg.& Mai. 3.d. 30.q. r.& 2. vbi fusà banc materiam tractant , & luculenter. 65 Quaresan (altim poffint admitti in relationes tráfcendentales ad crea turas? & ró dubiridi eft, quam affert Do &or cit. q. 2. quia Dcus cx natura rci fe- elu(a intellectusoperatione dicitüt. oar- nipotens,acormnifciens;ifta .n. ponuntur in Dco, licut attributa dicentia perfz&io- nem fimpliciter, & omne tale eft ibi ex ríatura tct , fed ifta dictmt refpectü poter tig , & (cibilitatis ad creaturam poffibi- lem , nam nequit Deus concipi omnipo- tens fine creatura poflibili , & implican- tibus creaturis Deus non effet ompipo- tens,quia nihil potfet produccre, ergo re fpec&tus (alim tran(cendentales'sd cceatu ras poterüt, ac debebír in Dco admitti . . Mart.loc.cit.q.5 . quem multi fequun- tar Recentiores, huiafinodi ce(psétus in Dco libenter admittit. Ceterum Do&. loc.cit.& ibid. Lichet. Ba(lol. Barg. Vige rius , S acriter Mair. infequitur, & alij Scotiftz paffim hos etiam relpe&tusne- [we in Deoad creaturas, & quidem ratio &. allara ex neceffitate Dei deducta vrget etiá de traafcédentibus , quia crca- tura,criam quoad etfe polfibile;& fcibi- le contiderata, adhac non eft in eo 2radu necefficacis necetíaria, in quo eft - femper .n. eius ncceffitas crit participa- t2, & idco ponere cccacuramrnó ede pof- fibilem,non e;iet ita impoffibile, ficut a« liquam realitatem in Deo aon cffe ;quia aihu- in eile potfibih non eft ita nccef- fari , vt Deus, & une ex hac pofiuione imnas nnporlib;a videretur fequi iaspof fibiliis, wouigitar ad creaturam euam intals (tatu necetfitauscon(ideratam ad. mti deber in D'oiclatio realis ; quias Deus cfct;ctianifi omnis cteatura rcpu- - Lega. ie pute e ficut Mehr non ar in [uo effe a contingenti , feu ( nc lis de —— d iz )illud E AF exigit ad (ium effe; ita neq; magis necef farium pendet in(axede à anas neceí- farió, fcu illud necetfarió cóexigit , alio- quin vmm non effet magis necelfarium. alio , fed effent in equali gradu neceffi- tatis, nam implicat in adie&to dicere vaü ens neceffatium coexigere aliud ad (uum eife , & adhuc effe magis ncee(facium il-- lo, quia fi concedatur mag,s neceflarium. potle deficere deficiente ininus neccífa- rio,& € contra;iam illa duo effc equas lis necefTizatis , quia ità vnum coextge- ret aliud ad fui efie, ficut € conira; & hac róne Scotica captiuati. Vaf. dilp. 104» c.6. Suar;di(j.47.cit.(c&t. 3«n.6. & (e&. 1$ n.1 j. & p.p.traCL, 1. lib.2.c.26.n. 14. Hur.dilp.t s. Met.fec.9.& alij negat rela tionesttá(cédétalesin Deo ad creaturas. 66 Adtauoné dubitandi allatà Doct, cit.$. ,4d arg. 1.qu&fl. remitti: fc ad infe- rius dicenda de omnifci entia & omri»o tentia Dci in. feqaenub. diítinctionibus 3$.36.& 43. vbi docet huiufmodi perfe- &iones potie dupliciter fpectari, vno mo. do fundaaicntaliter,& pro denominato; & fic fant perfe&ioncs abíolutz Deum: dénominantes fandamentalitet omnipo-. renteas& omniícientem, alio modo proe formali, & fic fupperadduat rcfpcctü ra« tionis , vndcimplicantibus creaturis ad^ huc Dcus diceretur omni potensob per4 fc&tionem abfolutà,q in ipío omnipoté- tia importat ene ovis refjcétüra- tioms ad creatnras , 6 poílibilestorent $ hocottendituc euidenter , quia etiam de fa&to non idcó €hyixara diciruc impof- fibilis quia Deus ncueaviliam produe ecre , & illi potentia der , led & contrà po:entia De: nonposefi exire im actum Circa chymzram,quia ipfi dccfl potentia paíliua,vt pcoducatur, ergo detectus po-- tete Fafbux incrca.ura ad produci nó infert in Dco dcfcétum potenti actiuae ad producere , aiioquin vciann e(let dice- re chymeram eiie uon poile,non tantum ia ipfa ex íc repugnet , fed eiiam quia. eus non pót ilia producc:c,cum ergo impoffibilitas [cinpcr cencatuc ex. paite Ddd 3 p 654^ — Dif-VIUI. De Peedlictm. gefpslluisz rei, non ex parte Dei, fatendum eft,quod fihomo eflet in. fe impoflbilis ;ac etiam quzlibetalia creatura , adhuc. Dcus effet emnipotens crátum ad intrinfecam per- fcétionem, & virtuté produ&inam cius, nam repugnantia hominis aon oriretur cx Dco, (ed exipfo homine, (icutnunc eritur ex chymera ; & hac (olutione vcun- turomnesiclatt Auctores. —— Dices,on nipotétia in fe efl virtos acti ua , crgo infe cft a&ina alicuius fact;bi- lis,quia nó cft a&iuafui, crgo neceffari refpicit trácendentaliter aliud à (c. Cof. 1tà fe habct potentia faétiua. ad fa&tibile, ficut vifiua ad vifibile , crgo ficut hac concipi ncquit fine obic&o vitibili , ita nec illa fine tcrmino fa&ibili, R cfp.quod oniniporctiain Deo, vt«fl perfectio 1un- pliciter , efl virtusactiua olicuins fa&ibi- lis, ncn qvod formaliter conftituatir in fuo efie pet ordinem tranfcédentalem ad illud, fed (olum quiaeft perfectio ab(olu- , tanata terminare dependétiam creatura- rüns poff. bilium ad ipfam ac etiam ad il- las,vt jofli bilcs,fundare ordinc rónis , de quo vidc Lichet.1.d.30.q.vn.iníol. adar gum. Greg. Ad confir. nó currit paritas, quia potentia vifiua ip fua entitatc depen detab obicéto, & idcó dicirordmé uan- fcendentalem ad illud,id aüt aífcri nequit dc poicmia factiua D ej,fcd tota ciustor- malitas debet indemnis faluari finc depé- dentia à creaturis, & ideó conflitni dcbet in perfc&ione abfoluta nata: fundare rc- fpeGtum rationis ad creaturas poffibiles,. veléatum réalem dcpendentiam in tali ftatu poffibili terciimare , quia vt fzpias. dictum ett , quantum ad denominatio- nes rclatiuasnon cft ferendum idem iu- dicium de Dco, & creauris - ARTICVLVS II. «n fubieium. Relationis efie debeat ncce[sarió accidens , e? boc abjo- lutum ita quód.ncqueat. e[se « re[pettiuum - 67 Tuus Tho. 4; cotra gentesc. 14. nega(e videtur fubflantià eflc gofle proximü , & immediatum B clario- ais prédicam.fundamétum, vnde quidaar Thomiftz folam verborum S.Do&oris(uperficiem attendentes, hanc fentétiam;, vt de cius m&e SP RHInpPeuiD: fa- uere videtur Zerbius nofter 5. Mct.q.18.. ad 4.8. Dicendum feriatim. Oppnfitüta men docct , vcl potius (upponit Doa. f- Mct.q.1z. & 2.d.5.q. r, & paffim in fua: do&rina, & cum co Scotiílz omnes, ac Ncotherici , Suarez ; Ruuius , Blanc. & Thomiflz melioris notz Caiet. Ferrar. Sencin. Iauell. Mafius, Capreol. & alij ,. qui explicant D.Th.loc.cit.locutum fui(- fe de Relationibus maiori ex patte , qua fundantur inaccidenti immediate , nan pofle quog; aliquasin fubftantia fundari expre(sé docet opuf.48. trac.5.c.4.& cft expre(Ia Arift. mens $.. Met. c. 1 $. vbi ait vnitatcm in fubftantia facere identitate ficut in qualitate facit fimilitudinc, & ia quapiitatc zqualitaté, idque probat Ma- ir-r.d.29.q. 3. mauife(ta rationc, ir- $c eR rationabile vidctur , quod habeant inter fe conformitatem , quz (it rclatto prz dicam. & dicitur fimilitudo, & quod duz (übftantiz ciu(dem (pecici y. v.g. duo liomines non habeant fuam pro- pottionatam cóformitatem, quz dicatut identitas effentialis, ficut .n. qualitatibus attenditur fimilitudo , vcl difIimilitudo: accidentalis, ita. im (ubütantijs attenditur fimilitudo , & | di(Timilitudo ciTenzialis: imnatura qua dicitur identitas , & di-- uerfitas ,. & (unt rclationcs. prz dicam.. quia dcftru&o v.g. Brunello nomamplius. Petrus dicitur ab co actualiter. digcríus,,. fed (olum potentialitet ,. (icutalbedo nom dicituramplius (imilis alteri albedini ia deftrudtz ,. Ruclus dum. ignis. generat ignem, & homo homiucax » generatio prius. termimatuc ad. ignis ES » u&m ad vllum accidés, ergoinillo priori Codex relatio effectus in. (ubitannia i» nullo medio accidente, & filiatro in ho- mine ad. patrem, Nee dicas Paternitatemy. & filiationem fundari ina&ione, & pa(-. fione, quz funt accidentia. Nam  infe- rius cum Scot. quol. 1 z. C. & 4. d.6:4.10.. I. & d. 13. q. 1, V.id effe filium often- demus, quia illis tranfaQtis manent. yrz- fai relauionesadcó quod inuncdiaté fü- dart dcbentin fübflantia Patris, & Filij aua QJ. ei *Una Relatio fundari poft aliai Ge IT. 653 üt faltim in potentia a&iua,& palfiua, "quz vtique realiter mon d:ftinguitur ab orum fübftantia, vr accidens (upcraddi- tum;'«t dicetar in lib. de Anima. Dicces;vnitatem, & pluralitatem gene- ticam , & (pecificam in omnibus predi. €am. reperiri, & (ic etiá relationes (uper illasfaudacz.(-idétitatem, & diuerfitate, , *€rgo(unt relationes tranfcendentales, no przdicam« Neg. confeq. quia relatio non dicitur tran(cendens ex co praecise, quia per omnia;vel plura przedicam. vagetar , wt dictam eft q. 1.lic. n. inhzrentia actua- lis edet relatio tiáíceodens, fed quia iden- tificatur.cum (uo fundamento;igitur quia "identitas, & diuec(itas (pecifica, vel gene- rica realiter a fuo fundamento diftinguü- tar,idcó cen(eri debent relationes przdi- cam. & licet fpecialiter fundari dicantur in fübtlantia, tamen (uo modo fundantur 'etiá in alijs predicam. vnde in quátitate, "& qualitatefundátur ratione vaitatis rc- Tationcs duplicis generis , ambae tamen ad "primum modi telatiuorum fpe&antes , nam rónc vnitatis in (lentia fündát rcla- tionem identitatis , ac ratione vnitatis in radibus intenfionis qualitas fundat rc- Ael fimilitudinis, X rationc vaitatis in partibus extenfionis quantitas fundat relacionem zqualizatis ; cx quo patet fi- militudinem, & zjualiratem non funda. ri in qualitate, & quantitate rationc eísc- tiz, nam hac rationc dug. albedencs di- cuntur ez dem, (ed ratione alicuius modi accidentalis. Videantur dehac re Mair. cit. & Ant. And.lib.[ex. princ..q. 9. 68 Maior cít difficaltascitca alià que fiti partem , an vna relatio füperalià fun- dari poffit, Negat D. Tho. 1.p.q.42. art. uad 4,& q.3. de potentia art. 3. adiz. & cum ip(o Thomiftz ocs Caiet.& Canar. 1:p.loc.cit; Fertar.2. contra gentes c. 12. & 13. Sócin. ;. Met. q. 29. Vaíq. difput. 166.c, 4. Didac.difp. 14. Log.q.3 .Coplut. difp.cit.& alij palim. Aflirmat Scor. 2. d.i.3. f-H, & iterum $..4d qusfl. vbi fc . Citacm 1.d.19. q. 1. $. Hic primó viden- diis & 4.d.6.q. 10. E-& quol. 6. $. de rer- ti0,& alibi frequeacer ,X cü iplo $cocitte omncs Mair.& Ant. And.;am cit. Liche. in 24loc.cit. Tatar.X lo. de Mag. in Log. etb.5. Met.g« 18.in fiae; Fab. ibid. dif». 24. Durand. 1,dig, q.2« Suarez difj. 47. feck.rr,n r1. & alij Aliqui vere has opi- niones quali conciliate volétesim uiuat, relationem poffe conüdecari dupliciter , primo formaliter, & e(Tentialiter, quo pa. Cto «ít rario referendi voum extremü ad altccum libi oppofiti vt v, 2. paternitas, etl ratio rcécrendi. patrem ad filium, .& fic ncgant relationem efe poífe funda- amcncam relationis , quia vt üc eft.ratio referendi noa id, quod rcfertac ; (ecundó macecialitery & accideataliter ; quatenus . f. vaarelatio conacnit cum aliá eiu(dem tÓais , vt paternitas compatata cum alfa parernitate, ad quam fuad it relationé. (i- militidinis,vel identitatis, fic.n. non cft ratio referendi , fcd id, quod refertur, & in hoc inquiunt relationem cum abfoluco conuenire iX accidere relationi , vt rcla- tio cít,quia vt zal.s nó refertur,(ed refert; dicun: igitur D. Thom. negare rclationc primo 0 con(ideratam polfc. aliam tclationem fundare , non aucein fecundo modo , in quo cantüm.fenfü afficmauic Scor. ita videtur (enüre Fland.5. M.t.4. 16. Ruuius in Log.c.7.q. 11. Dlàc.difp. 11. [ect 8. Sed fané hac conciliatio friuola cít, quiaqua(tio non eft de relatione in primo fen(usfed in fecundo, & in co nzgac S. Thom.po(Tc aliam fundate telationear, vt ex ciu$ratonibus conftib.t , & Sco- tus affirmat , quare przfati Auctores ita feutiendo (tant à (carentia Scoti. , nam adamuflimin eo feníu, quo ipti declavát, intelligit Doctor poífe vnam telationea cíle alterius fundamentum, - 69 Dicendü itaque cum (ecunda (en- tenua vnam relationé poífe- faper aliam fundari Ita Scotus loc.cit.cum Scoti(tis. quos teftatur Auería q. 15. Phy. fe&. magis confequentcer loqui , poftquam fe» mel técHdenne peuianct ird pen &as à rebus ,quàin ipfi Thoini Doétor au&orit, Euclid. 5. lib. Gcome- tri , vbi definit proporcionalitatea  cife duarum preportionü fimilitudinem , fed proportio , & proportionalitas funr rela. uones,crgo &c.. Probá: deinde Mair, & Ant. Aiid.cit. ratiooc cuiden:iffima, qua Suarcz& alij noti (unt ad no5ilcuin [ens 3 Ddd,4 | dei- "s €;6 tiendum, quia relationes etià denomina- tioncs rcletiuas (ufcipiant veras , acreae les,non minus,quàm eatia ab(oluta ; duze «fi. paternitates dicuntur inter fe (imiles, ficut duz albedincs, limilitudo cít enti- tas diucría à filiatione,ac patetnitate, & P es magis rcfert , eft, quod huiu(modi cnominationes (unt prefaus rclacioni - bus accidentales , (tante .n. pateraitate , v.g.Pctri, incipit de nouo effe (imilis , ali paternitas de nouo m" uc , & deli. nit cíle fimilis, eadem deftra&a ; incipit e(Te diuerfa ab albedine , fi hzc de nouo producatur , definit effe diuer(a, fi de- fteuatur albedoscrgo huiufinodi denom:- nationes fiét per relationes veré  & rea- liter (aperadditas , quia hoc fuit fuperius venom cx pracipuis métis ad diftin- £ucndum relationes à rebus abfolatis , Refp.Thomiftz neg. paritatem , quia dur dra vien (unt inter fe fimiles fun. damentali'er tantumj& negatiué, quatc- nus non (unt diueríz (pedis daz albe. dines (unt fi miles pofitiue per relationem [uperadditam. Hzc vtique c(fet optima reípon(io,fl a(fi gnaretur ratio,cur potius duz albedincs habeant inter fe conformi- tatem pof(itiuam, nó autem duz paterni- tatesícd hic labor hoc opus eft, fi autem hzc maior ratio non a(fignetar ,aut etiá ^ jnabíolatis nogandz eunt rclationes cü Nominalibus, aut. ctiam in ipfis quoque relationibus alias quoque fundart pote faxcodum etit cum Scotiftis. Dicunt igi- tur aliqui paternitates non poffe fundare relationem (i militudinis adinuicem,bene tamen albedincs,quia rclatio eft minima, ac dcbili(mz enriratis, vnde non porc- rit cüe caufa,nec materialis ncc cff ctis ua alterius forme, & cffedtas. A 7o Piiuclatamenrefponfio,nà quan» t ípe&at sd munus füftentandi , ncgant sah fundamentum etie (emper maroris entitaus re fundata, nà materia prima eft perfectior ipía forma (ubftantiali, quá tamen futtentat ; & quando ét id concc- deretur, inquit Zerb. cic. licét relatio fit dimriput entitat;s reípcótu accidentium abíolutorum ,tamen intrà fericim relauo- gum poterit vna cfie perfectior alia, & cgn(equentgr idougum cias fugdamcnua, Difp. LT. De Pradicam.refjetliuis Tua quia :elario fundanda non eft tani. ' ponderis, vt ad cam füftenrandam alia 2» relatio non fufficiat, immo cum fit debi- lioris cncitatis,quàin relatio fundans non multüim eam grauabit , & quando n'mis pene , cum prima relatio fupponatue undata ;n abíoluto , non cít ruinrz ti- mendum , nám faftentabitin virtute ab- foluti, cui tandém tota rcelaionum ftzaes innititur ; Quantum veró fpe&tat-ad mu- nus efficiendi, cum relationuu cfficictia fit.p modü (implicis re(ulrárie , & dima- nationis, vt fupra dictum cft,nó eft necef (aria maxima entitas , & virtus ad illam 5 & fi pót vna rclatio aliam cau(are in gc- nere materialis caufz ipfa (ubítentando , vt ptobatum cft , potetit & 1n genere cf- ficientis przfato modo; nec talis cfficien tia viderur repugnare relationi fundanti » (crtim fi ponamus cam in ordine te-ationisc(feperfe&ioremfundata.Tan«demhzcre(poníiononeuadicdifficultatemprincipalé,quomodoinrelationibus(aluécurdenominationesrclatiuzfincalijsrelationibus,quzponütur1abjsreb,Alijproindealiama(fignàátdi(paritatem,quódrelatiocítmodusrei,atmodusnonhabetmodumineogenere,quomodificat,vndeactionisnócftaG0,nequefigurafigura,cüigiturrelatio,fityquaaliarefcruotur;nonperaliamcelatonemfed(eip(arefcrcur,&ficpaternitas(cipfadiciturfimilisalteripaternitatij(imilitudo feipfa eft diuería à patetni- tate, ita Sóc.Caict. Ferrar. Fonfec. Vaf& alij ex D. Thom. 1.p«1.42.cit. & tatio , huius cft illa vniucríatis regula , quód ia uocuna; gencre id, quo aliq uid eft tale, fuipjo, Q" non per aliquid aliud e[i tale, quam etiam nos recepimus fupra q. 2 art, . 1, infol.ad 4. inconucnicns. 71 Hzc& folutio facilé reijcitur,quia licét modi noa detur modus in codc gc- ncre, quo ipfe modificar, datur tamco in diuerío; vt v.g.licét vnio nó indigeat alio vnionts modo , quo ipfa vniaz , vel vnia« tury indiget tà a&ione à (e diftincta , qua producatur, quia vnio non c(t ró ag-ndi; ideni dc buds figura ,& al.js modis otic dipotelt , & ratio buiusc(t , quia gp cft Quo in ypo gencre, potcítefie Quod in Q.V. efn*vna Relatio fundare po[sit aliam, dArt.H. 857 alio, vc cóftat de cognitione v.g. lapidis, «um .n. ipfa it Quo epr(entaur lapis non cgct alia cognitione, vt ipfum reprzc. — rA ndwtttor id get alia cognitione quia fic cuadit Quod, Sic zigiur in propofito, licétrelatio (eip- fa atur ad (aam tecminü oppofitü , vt paternitas ad filii, neq; ad hoc alia in- digeat relatione fuperaddita , quia reí pe- &u illius eft Quo, ad difparauum tamen fcipfa non refertur v.g. ad aliá paternita- tem in ratione (imilis, vel ad aliquod ab- folutum inratione di(Timilis, (ed indiget noaa rclatione fimilitudinis,& diucrfica- tis,& huius tatio cít , qaia paternitas rc- Ípe&u filij vtiq; habet rónem relationis, non tamen rcfpcé&tu albi , vel alterius pa- tctnitatis,(cd habet rationem entisdifpa- rati ,& idco inordinc adilla bene funda. re poteft rclationem fimilitadinis vel diucriitatis abfq; quàd relaciones dicatuc cflc relatio, ficut de cognitione lapidis dicebamus, quód alia reflexa cognitio- nc cognoíci pot abf4; quód. cognitionis ut c(le cognitio , quia tunc non ha- bct rónem cognitionis ed obie&i ; vndà ' €x hoc potius noftrum pot cófirmati ar- guincntum, quia (icut modus indigetalio inodo 1n diuerfío gencte ad habendum ncmpc eífectü formalé diuer(um ab co , quem ipfe prabet, (ic paternitas, vt d;ca- tur limilisalteri paternitatijindiget nota rclatione fimilitadinis , quia eife fimile - eft effectus valde diuer(us ab ille , qucm ipfaptzebci Illa vero regula 1djs q49 alí- 1 esi tale, C c. inteliigéda eti forma- tct .t in ordine ad illud , refpe&tu cuius habet rationem Qo, non aüt reipcétu al- terius, refpectu cuiis pot hsbere rationé Quod', vt conftat ex allatis cxempls 72 Inoppof obijc. 1. cenui(fimà end- ' taiérelauonis, qua poinde inepta eft ad aliam füftentandam. 2. quia tria tantüm ta rclationü pofuit Arift, 5. Met. €-15, vnitatem fuübftanciz quantitatis, &c qualitatis pro primo gencre , actionem , & patTionem pro (ccundo', & men(uram pro tertio, feá relatio nihil horum ett, vt cóftat. Tertio quia in diumis darétur aliz relationes reales prater quatuor, nam tc- lationes illa: habent inter (e «bitinctioné , & oppofitionem , qui cíTent ali rcla- tiones (apet ipfas fundatzs, Quacto a&io non fit per aliam actionem 5. Phy(. 10. ergo nec relatio rcfertar pet aliam rcla- tioné. Nec valct allata tefpontio moi pole e(fe mpdü in dinerío genecc modi- ficádi. Quia hic femper fiftimusin code gcnecc.l. reterendi , ücut ergo aGtionis noncít a&io,quia u gcnere agendi ipfa met eft ratio agendi, tic nec rclauionis eft relatio ,quiaà toto gencre ipfa ettratio referendi . Quintotandem darctur. pro^ ceflus in infinitü in relationibus realibus,, fi .n. paternitas fundat rclationem (imi liradmis ad aliam paternitacem,& é con« tra; hzc vtiq; fimilitudo rurfus tundabie fimilitudinem ad aliam, & e contra, quas fimilitudines erüt etiam inter fe fim:les. 73 Necvalet rcfpofio Scoti in 2. loc. cit. non dari proccílum in infinitum , (ed duri ftatum in (ccundis reltionibus,quae feipfis ceferantuc,vndé dà dus paternita tes dicuntur fimiles , vtiq; tales dicuntue per Gmilitud:né tingulis add.tà,(ed .uan- 4o pottea i(teduz fiailitudines inter (e dicuntur fi miles)boc noa fic alijs relatio implicat vrram (ine altera con(eruari , ci fint (imul nazura , eft autem a gene- ralis à nobis ex Scoto in fuperioribus tta dita,g» quando fundamentum ncquit e(fe fioe ccemino., ad quod refertur , relatio, a referturnó.eft ab iplo realiter ditim- & - Nonvalet, quia optigé vcget Oz hi, quamyis identitas Sortis ad Platonem nó flit efie (ine identitate coricfpondete latonis ad Sorté, atq; ideo in his poffit re(ponfio Scoti habere locü,camzn iden» titas Sortisad Platone pór effe [ine iden- titate Ioannis ad Paulum ; vel (tando in exemplo de paternitatibus,icét m.l:tu- do vnius ad aliam nequeat. cífe fine fimi Iitudine alterius (ibr correfgoadente , ta» m (imilitado duarum potett cife finc fi militudine re perza inter ali55 duas, X tic in lis re(pon(o Scotr noa valct . : 74 Ad i. [atis pater ex di&is. Ad 2.ef Scot.4.d. 6.q.10. lub D. quod vnitas, & pluralitas generica , & (pecifica , (upec quas füdácur relationes primt modt,repe- riancur in oib. prz dicamétisíctuata pro pote "653 portione, & analogia ad ipsü (ub- flantiz , atque ideó &c in, ptzdicameato relationis reperiri pot. fufficiens fanda-. mentum relationü primi modi y quia vna relatio cum altera comparáta vel cfteiuf- dcm vcl diuerfa ration;s ab illa,& Aviíc. loc.cit.pcr vnitatem fübftancig intelligit vnitatcm e(fentiz qua eríam in acciden - : tibus reperitur. A d 5. Faber loc. cit.con. cedit relationes oppofitionis , & d'itin- &ionis in diuinis e(fe relationes di (Lin- . &as à rclationibusoriginis fundatasin il- lis;Sed potiusnegáda cít co(eq. quia per regulam coti ci. 2.d. 1.4.5 infra N,ordo pofitionis relatiuz vnius elationis ci ia& diftinctionis ab illa, nó debet eíe alia relatio realiter diftinGa, quia impli- cat vnà fine altera cóoferuari,cü (int fimul - matura, vnde Suarez cit.hác Scoti doctri. ná, (ecatus inquit aliquos re(pe&us c(Ie intime inclu(os in ipfis relationibus,vt q. : üt ad propriosterminos ,& relauones op : pu , quam do&rinam immerità Fa- non rccipir,ci hit expre(sé Scotisali- Quos veró cffe accidentarios, cuiu(mo4i funt;qui refpiciüt alios terminos,qui per accidens (e habent ad talcs relationes ; vt v.g.in paternitare cx co,gp cft ratio refe- rendi patré ad filii, includitur intrinfecé, & ineparabiliteroppofitio cum filiatio- ne;atq. adcó diftinctio, at verb refpectus fimilitudinis vnius: paternitatis ad alian non includitur inuínfece in ipfa paterni- - tate fed accidentaliter quia yna paterni- tas eftterminus per accidens alterius , & vna potett cífe (ine , refpectu ad aliam,vt v.g.fi illa alia deruerciur. Ad 4. ficut a&io creature dicitur ficri per actio né Dci ,quiarefpe&tu Dei nó habct rón€ premit P effc&us,quia no c(t Deo ro arendi,íed crcaturg., fic relatio, licec re- ípe&tu termini fui nó dicatur referti, (ed refcrreyre(pectu tamé termini extranei , ac difparati poteft dicireferri,quia reípe &u illius noti habet rationem rclationis fed entis cuiu(dam difparati,vnde conce- "dimas rclationem,vt (ic formaliter cóofi-- 'deratá, nó fundare aliá relauonem , quia vt lic conlideratur inordine ad propriü terminum, vt conftat ex dictis . 75 Ads. cócedunt aliqui progrcffum Difp. VII. De *Pradicam.vefpeiliuis: — 7 ininfinitum.Sed licet Do&or loc.cit. ip. Sum ad uitat in relationibus róais,negat tamé oino in reslibusprafercim 4.d.6.q. 16. E. in quibus eft euitandus , quantum ficri poc ,prz(ercrm in pecíc ordiaatis,et docet Arift.2, Mer. inrer relatione vero, & fan lamenrü datar per (cocdo , quare cóc'udic Doctor, gy ficut in accidentibus dacur voü (ic vltimum , valens fabie- &ü etie nequear,ica in relationibus, ideà alij negant progceffum in infinitum , (ed variant in affignanda ratione; quidam ne fam proccífum ininfinitum,qu:a tàdem cuenitur ad ab(olutam;quod eft vltima- tum (abie&um omniü relationum , Sed ifti nó capiunt argumcotum , gp probare contendit proccílum in infinitum in aícé dendo refpe&u relationum, quia nunquá daretur vltima fundata. Alij proinde ne- gant hüc proce(fumquia cum etfeétus p cedens à caufa eà fit imperfe&tior, & im- potentior ad producendü,quó magis re- cedit à (ua caufa , vt patet ex calore pro- dudo ab igne vniformiter difformiter,na dcuenitur ad calorem , qui non poffica. lium producere, fit vt relatio, quó magis recedit à primo fundame:o, có (itimperfe&tior,atq.adeodcucniaturadrelatio.né,quaznóhabeatvimfundandialiam,&hanccenfetAmic.q.6.dub.3.ar.2.eifetutioréfolutionem;quzdaripoflit.Ceterüncq.ifta(acisfacit;tüquiaquofaluabuatiftidenominationesrclariuas in illis re. lationibus vl iimis,qua alias non fundát , faluati & dcbebüt in ceteris celationibus ab(a, additionc aliarum , imó & in ipfis abfolutis ab(4; vlls pzfus. relationibus; rum quia hac (olutio nititur ilii falfa do- &ring de tenaitate relatignis , quod alià fu ftentare nequeat , (upra refutatz - 76 Itaq. rcfp.folutione Scoti inter ar- guendum data , pro qua vide fupta q. 5. ar ,2.in (ol. ad 4.ablurdum, Ad impugna- tioné ibi fact ne. etiá progrelsum in infinitum;dabitur n. fL atus in ca recla» tioneycum qua ceicrey quz conciperene tur con(ürgere sconueniunt in tonc fun- dandi, & in ratione refcrendi,v.g.duc pa tecpitates fundant relationem tiailitudi- nisinter fe, fi hzc (unilitudo cooferacur qum altcra,qua tepzritur inter alias duas zx pater- [S . o0 Ghpreous, 9.V.cnrvna relatio pfsit aliam fedes. 659 paternitates,vt eft cafus in arsumeto po- fitus,(cipía dicetur fimilisilliy & nonalia fuperaddita , quia fi vlterius pergas, ean- dem femper reperiés ronem fundádi.f. có ucnientiam,& eamdem femper rationem referendi;& terminandi.f. vt fimile; & ja riter rcípódendü eft fi argumétir fieret ad multiplicandas relationes diffimilita- .. dinis, fcu diuer(icatis eodem modo argué do; lXóné huius afferunt Ant.And.& Ma it.cir,quia cum in vnaquaq. denominatio ne deueniendum fit ad aliquid quod in il- lo ordine dcnominandi eft ita Gxo; vt ne queat efTe Qod vt albedo nequit efie al ba;quátitas quanta;& fic de aliis fic in p polito (i (tendüfemper cft in illis relatio nibus;qua dicücur ad al.ud per denomina tioné etudem rónis cum ilia; q intrinfecé fecü atferü:,vt dü fimilitudo dicitur timi- lis, diuer(itas diuería ad fufci prendas n. has denominationes nó jadigét relatione realiter diftin&a;(ed ad fammü formali- ter,qua foluriome ctiam vtitur Suarez loc. Cit. & eft do&rina Scoti 5. Met. q.12.$. vd ta5dü loquitur de id entitate, Sed cótra hác folationem vrget Aucr- fa cit. quia relatio ad fimmü poterit per fcipfam dici ad cundem fuüterminü , nó aüt ad alium terminü difparatum; fcd ad hunc indigebit alia relatione vt fimilitu- do vnius paternitatis cít alia poterit vtiq. fcipfa dici fimiDs timilirudini fundate in alia paternitate;ga cft fimilitado ilii coc relatiué oppo(ica.at fimilis alteri imihitu dini i alio termino diipararo fundate dici non potcriaGnifi per nouam (rmilitudiné praectim per Scotü, qu: rehitiones mul. tiplicat ad multiplicrate cerminorü. T ü quia fempcr vrger ró tandamé:alis dittin guendi re lationcs à fundamento , fimil- tudo .n. duacü patcrn.tacü dicitur fimilis fimalitadini 2 lia cir tuarüs «u:bus detiru- €snonamplus tic itur fimilis ergo nom feipta, fed per rclactoné- fimilitudinis fa- pcetaddità antca dicc bscur brmilis; Tütá- dé, quia poxerix (alum hic rclationüpro- €ctius minfintüirah: p deoomimauoné femper diverfa ronis ab 1l rclationescur tribuitur j vt patetnitas et. milis alteri . paternitati hax firailitudo cft diffimilis hac diffimilinido cft üaulis alteridiffimilitudini ;& (ic deinceps trá- feüdo de vna in aliany nationé « 77 Mefp.affumptü efle verumquando relatio dicitur ad alium terminam per de nominationé diuer(z rónis, quia fic ha» bet rónem Quod at fiftendo in eodé ge. nere denominandi,(eipfa tefertar ad qué cüq. termipü, quia jn illo genere femper eft t6 formalis referendi, & ett ita Quo y vt riequeat cíe. Quod,cü aürc Scoc.docet in 3.d.8.relationes muluplicari ad multi- plicationé terminori, intc!ligit , qp relae tiones eiufdem ronis, & denominiconis multiplicentur in eodé fundaméto, pre- fertim abfoluto , iraquód o&s immediate fundcntur in illoy& non vna fuper aliam vt infra 4 6.atr.2.ad 3.confir. 4.arg.prin. Ad z. valet illa ró ad dittinguendas rcla- tiones à (undamentis inalijs rebas , quia fuadiméta illa fumt ita Quod, vc indigzát Quo ad (afcipiendas denominationcs rc «latiuas,nó:aütvaletdeformisrclatiuisiaordineadformalesdenominationes,quasfeciaffcrunrinicinítcé,quiainillogeneredenomimndr(untitaQuo,vtnequeáteffeQuod;quare ad hzc, & fimilia argu- menta negandum c(t (imilitadinem abfox lute, & in re&o poffe dici timilé, & diuer firacé diuerfamyücut vnig nom pot ab alia vntone denomimiri y neciprzsétia ab aliz praíenta ,qua doctrina paffim €t ab ad ueríarijs docetur. Ad 5. difficilior eft rez fponíio , quia proce(lus in infiniti trahi tür per denominationes femper diuer(ae rónis ab 1lla relatione cui tribuitur, poffcé tf dici fimilitudinem, q'denominat pa- ternitatenr (imilem;fufficere ét ad deno ininanda (rmilem di (fimilitudinem imipe fa fundatá; Prauidit hác cefpoionem A. uería idco conatur eam pracludcre, quia: relatiocft modus, nec habet denominateg feüteferre,niti fuum fabicétü,cui ineft tum quia dü fimilitudo dicebatur diffr- milis, & poftea diffimilitudo timilis, nó pot dcnomrmari (milis pet candem illam fimilitudinemyin illa. n.tanquam in fubi Go fundabatut, tcs aüt debct referri  & dcnomimari per relatione fibi inlwereté. Hzc tamen tó param vrget , quia no fo- lum forma in (ubicé&tü ; [ed etiam fübie- Gum n formam denominationem deri- uarie eco — Difp. VII.De Pradicam. Refpetliuis tiare pót,nam nom folum quantitatem di- «imus aibaa,fed ét albedibem quautá,vt £use oficndimus difp. 5 .Phyf.q.3.art.a. (i &üt ergo quátitas , quz mediat inter (ub. flantiam, & qualitatem, vtrág. denomi« niat quantá , fic in propoüto relatio fi mi. Yitudinis, quz in coordinarionc illarü re- lationü, velati mediat inter patcraitaté , inqua fundatur,& di (Timilitudinem,quà Südat,fufficiens eft ad «tri. denominan- dà (imilem,vnàquáq. tà in füo ordine ni- (irum paternitarem alteri paternitati S aliffim:litadinem alteri di(Timilitudini . 78. Solum contra sien pofíct , » tum hzc extrema fint. non folum numc- zo; fcd ctiam fpecie diuer(a , nempe dua gatern.tates,& dag di flimilitudines,non videntur per eandem fpecie relatione rc- ferti pofle,fed per aliam, & aliam, efto in gradu generico fimilis poflint cóaenire ; Sed huius folutio dubij pendet ex infra di- «endis de fpecificatione relationi ab ex- ztemis q. ro.art. r.in fine,vbi oltendemus fatisprobabile c(Te omnes timilitudines, inter qua cüq.cxtrema reperiatur efle in- tct Íe ciu(dem rónis, qua admiffa do&tri- naibi probanda, abfurdum non crit ean dé numero (imilitudinem referre pater- nitatem;in qua fundatur, ad alià,& & dif" fimiliwdinem;quz fuadatur;in 1pía ad a Vià atiter diffimilitudinó, quia .n. limul, & (emel aflicic paternitatem,& di (fimili taüdiné modo pradechlicato,idcircó quà- uis formaliter fit vna relatio, rf virtuili- £cr eft duplex , & rcfert ad duos termi- mos ; hac reíponíio videbitur forté cui- pam voluntaria (ed cogitet i(le quid me- l5, nos«n. ingenué fatemur aliam vfque znodo nos non videre viam euadcndi , & libentiusprasfate ref pótioni volumus ac- euicítere, quàm pcocelfum in infinituay admittere - Caucat tamcn à Camer. qui. qu. 9. log.ad euitandam hanc difficulta- &c m, negat diftin&ionem; diuerfitarem y diffimilitudioem , & alia idi- €crcre sclationcsreales, aiferenseffe, » tantüm negationcsrelationam oppofita. sum y quod conítat cx dictis clle falíum .. Qv &STIO VE - In qua confideratur relatio ex parte termini. ip gone natura relationis ex parte fundamenti ,nunc vcnit confiderá-- da cx parte termini, & quia ctiam ex bac: parte plures emergunt de rclatione diffi- Cultates , ideó hzc quaítio in plures di- flcibuitur articulos . ARTICVLVS I. "1n relatiorealis nece[Jarió. petat ter- minum realem y, € attu exiffentem . 79 py Eltionem rcalemneceffario pe tere terminum,in quem tendat ;. fatis cóttat ex dict. q. 3. etiamfi circa illà- nullà exerceat caufalitaté phyficá,& rea- lem,vt di&ü eft q.2.art.2.infol. 1:abfur-- dü;quia vt docet Lich.quol. 1 1. in refpó- fione ad inftantias contra 3. ditum, li cét terminus non requiratuc ad relatio. né ,vclut caufa totalis, vcl pactialis cius ,. cum non caufetar ab illo , requiritur ta« mé ue formale effe relationis, quia: relatio formaliter eft habitudo ad aliud ,. itaquod fi nihil ciet ad quod relatio ter. minaretur,relatio nullo modo effet , ita- vt terminatiué cau(at, tanquam conditio» neceffaria, qug caufalitas reductiné per- unctad caufalitatem forinalem exicinfe-- cam, & ifte cócurfus in genere caufg ter minantis cft ita nece(larius,vt frequenter aduertit Barg.ex DoG.$. d. 15. 4. vn. in: fol.princ.vt ncc ét à Dco fuppleri qneats- ,vt patet de atu intcilé&us ; & voluatae tisin ordinc ad'obicáta, potcft .D, vuque Dcus fapplere vices obieGti in genere cf. ficientis cau(z, non c terminantis ; ficuc ctgo nequit a Deo cobfetuari relatio- fi ne fundamétojita nec (inc termino; quà - tücunq. in abftraGto confidéretur ;; Non: igitur quaflio pracfens quaerit, num«aela- uo po aliquà ntiam fine ter« mino doicrian , D ióen elicnualicer dependeac ab illo modo fapetius expli« cato, hicncceifario fupponitur ad rela- - wioné cermini exigentiayed [olüm quaeri: . füf ata. num Íempct reae lis& pofitiuus& in quo tatu cui requit Waty QVI Au vilar. petat term.vealen,gJ exifl etr... 661 $250. (femper in ftatua&ualis exiftétig. $o Etquidem non eft quzftio de rela 1ione tráscendentali omncs fiquidem có cedere videntur cum Mair.1. d. 2 9. q. 6. host quos ibi fundamentales ap pellat ad termipum non realem , ncq. a- &ü cxiftentem terminari pofle ; & patet manifeftis exemplis potentia n. relpicit a&tü ét vt poffibilem, & non a&tu exifté- tem, fciétia babet ordinem ad Ícibile nó neccffarió exiftés, immo, & ad cns quod exiftere nequit, vt funt negationes,& em tia ronis,faltim vt ad obiecta terminatiua vt laté oftendit Ouuicd.contro. 10. Mct. n.2.& ita vniucrfaliter eft de refpe&ti- aptitudinalibus, qua-tendunt ad fuos terminos, non vt exiftens, (ed vt poffibi- les,& fub tali ftatu po ffibilitatis officien tes unt. , vc talestefpectus confurgant in fundamentis . Et fané minus re&é aiunt aliquijquibus cófentit Faber $.Met.difp. a21.& cx profeffo docuit Baffol. 5. dif. $.q.1 rt. 1. przfatos refr effe ratio- nis, non aüt reales nifi quando termini actu ponuntur, vt potentia nondicere re- fpc&um realem ad a&ü,nifi quando po- pitur in effcjhac ratione conui&ti quia » relatio dicit effe ad aliud,vt ad terminü , at non ens ,vel ens tanti in potentiane- quit dici aliud, Nórc&e fpeculantur Au étores ifti quia inde (equerctur nullà paf fionem c(le realem,fiquidcm omnes fere co(iftüt in refpe&ibus aptitudinalibus ad a&tus eis cósétaneos , aut faltim tales rc- fpe&us neceífario includunt, ité potétia matetiq nó císe realé , vt refpicit formas. poffibiles in ea recipi , & alia fimilia ab- furda , licec illi hec o1a concedant ; neq ; eorü ró conuincit quia ly aliud ex vi ug gnificationis non dicit diuccfitatem exi ftentia, fed cfientia qualifci..it;in quo fenfu nó ens bené d:ci óc aliud ab cnte.- $1 Remanet igitur fola queítio de re fatione przdicacn.aut ad pre dicamentalé zeducibli ( qu. d adduus ob aliquas rc lauonesimpertectas: .,uz non habécom ncs conditioncs ad realcin exacté necef- farias)& cur(us non cft que ftio de illa tc- cundum ftatum efscntig.& pollibilicatis có (i derata;fic. n. bene poísunc huiu(mo- di iclationcs édercad vermunos nó exi* ftentes, fed poffibiles , vnde etiam in cói modo loquendi dicere (olemus vnum al- bum cfse alteri fimile, & quantitatem pal marem effe femipalmari maiorem , éfi- nullum album , & nullum quantum exi- fteret, hac.n. enunciantur de illis (ecan- dum ftatum effentiz confideratis,alioqui in ftatu realisexiftentiz non enuncian- tur , nifi vtroque excremo exiftente ; qG- itaque eft, an relatio pradicam. in ftatu a&ualis exiftentie confiderata petat ter» minum realem actu exiflétem in rerum. natura; & comunis opinio contra Greg. cit. eft affirmans , quam Do&or femper docere vifus elt ,quotiefcunque aífigma- uit illas tres conditiones relationis prz dicam.q. 1. relatas , & ex profefo defene dunt Mair.cic. Baffol. 3.d.8.q.1.art. 1. & 1.d. 3c-3. rar. 1.& Lichabidé, vbi foluit argum. Greg.in oppolitü ,Faber loc. cit. & (cquütur Thomifie paffim,& alijNeo therici vnanimiter , quare pro re(olutio- nequaz(ti cum hac communi opinione, i Dicendum eft relationem predic. petete tecminum realem;& actu cxillen- tem; eft Scot. 4.d.6.q.10. $. Sed reflant y & ab omnibus rceipitur. Sed quàuis hzc concl.íit cis; cam tamen nó omncs co- dem modo probant;quia difficile cft ha- ius affertionis a(Dgnare rationem , quae e" non procedat de tranfcendétibus , : vt bené suarez aduertit fec. 8. & quidem. quamplures illa rónes , quas affert Maire cit. pro hac conclufione , quibus paffim vtuntur al;j hanc patiuntur calumnjams. quód zqué de tran(cendentibus conuin- cere videntar,quas tamen iple vltró cons ccdit tédere ad noo exift ens, vnde fi pro batur relationem przd;cam. effe nópo(- ft ad terminum nócxiftentem , quiaens reale,qualis cit ipfa nequit pendereà nG entc,& quia alioqui palet quoque ab en te rónis pédere, & quía relatio cft nexus inter extrema;at non pofsunt realitet ne&i, niti exccema rcalia plane buiufino di, & (milcs róncs a qué de sel pe&ibus tranfcendenribus , vc difcure reati conftabit .. Ideà Suarez alitcr pro» bat ; primo nimirum cx proprietate rclae tiuorum przdicamentalium , qua clt vs dicantur ad conuértenriam,, quae aur co» gertuntur; oportet, vt (imul coexiftant , alioqui couerti nó poffent.quz eft vna ex probationibus à Mair. adductis; deinde probat ex natura relationis przdicam.que idcó accidentalis dicitur , quia re(ultat ia £undimcnto cx pofitione termini , vnde ncceífarió fupponere videtur extcemorü exiftentiam,vt ex eis rcfültare dicatuc . Sed neque hac ratio conuincens cft , nili mclius deducatur, nà-& naturalis fi mul- tas extremorum fuo-etià: modocxigirur ad relationem traní(cendentalem., nam neque potentia marcriz fübfifteret aut ri fibilitashominis , ni(i forma fubttantia- lis,& actus ridédi forét potlibilis,.& eciá extrema fuo modo fapponuntur,antequà concipiamus in fundamento. rclationes tranfcendentales confürgere,vt v. g. prius fupponzur formapof(fibilis., quàmintel- Vigamus materiam potentem illam recipe- zcsprius fappoaitur rifus poffibilis, quà homo intelligatur rifibilis , & (ic inalijs rclationibus tranfcendenubus. Accedity. quàd Suarcz ibi colligit hanc probatio- nem affertionis pofitz cx quibufdam dif- ferentijs.,, quas ipfe (upra po(uerat inter rclationem. przdicamentalem ,. & tran- fcendentalem, à nobisq. 1.refucatis.. $5. Ratio igitur affertionisno(tra po- tius.cx.co deducéda eft;quia extrema rc- lationis przdicam.ta fe habent, qj füda- ancntumetle poteft (ine termino, & cófe- uenrer finc rclationc adillü: & ideo ro- Jatio dicitur illi accidere, nà (à fundamen-- «um finetcrmino effe non f90eoiá rcla- o forct illi cealirer identilicata ex regu. là Scoti fuperius. frequenter inculcata ad Ea eMS kel idc itaceca AE m fundamento; cx hocautG uitur. rclationem predicam, non pole : tendere in terminü, vt po flibile, us "&effarió vt exiftenté , quia fundamencum: eius.nequit eife finc termino polfibili;be aéihfine illo; cxiftenti,.vndé: poftca ad. zouà production& & cxiftenuátermini icitur per.accideas ce(ultare de nouo re Yauo-in fundamento. Et hinc eftygy.rela- tiopradicam, vt à:tcan(cédéci diitiagui- &uo, fcinpec dicitur a&tualis,catio eib,quia: SR i ad: viramq;, teciinascoexigatur » vc dics Gag celaliace va Lü » diugciie modétí id c&inzit vtrobiq; nam flatut- meré poffibilitaus (üfficit intermino, vt relatio tranfcendens a&u à fundaméto di- maret,vt conftat inexéplisallatis,non tá (afficit vt refultet relatio przdicam. vt -n- quisdicatur a&u Pater,nó fufficit, vt re- fpiciat filium.in (olo ftatu pof(fibilitatis- y alioquin B.V. non folü dici poffet Marec Chrifti fed & aliorü,quia alios: potuit ha b:re filios ,.(ed- debet re(picere filium in a&u realis exiftétizs, (ic.n. quia aGualis: exi ftentia accídit terminojideó etiam di- cimus relationem: przdicamentalem ab co pendentem accidere fundamento, 84 Hictamé recolédü cít ;'qj cü Tar aduertimusab initio huius dip. ex Scde to quol. 13. fub N. & alibi frequenter. dari pofTet relationé realem, eri. prz di- camentalé, & atu (übie&ü denominan- tem, quz terminctur ad non ens, (eu ad* aliquá ncgationem,.vel priuationé , talis: e(t diftin&io;qua forma dicitur à fua pri: uatione diftingui, & dependentia &ómpo- fiti phyfici à priuatione in fieri , & refpe- » quem dicit creatio adnoneffe reii immediaté pracedensex Scoto quol. 1 2. art. 2. & réfpe&us informationisad nom informationé immediate quecas ou uem dicit mutatio ex eodem 2.d. 1- q.5.- ,& 4«d. 1T. q. 1. F.hi omnes re(pe&tus, & alij quamplures his fimiles, (unt ad n» ens,tàquá adaeuminü;ad huc tamé dicun-- turreales, tum quia ex mrtura rei equun-- tur ad fundamétü; Tü quia terminus eo« rü,eftó quid poficiuum non fit, adhac ta«- men non eft ens ronis habens c(le przcie sé per opusintellectus, fed eft vera negae- tio rcalis,qua €t dici poteft actu exittens: (comodo, quo pót negstionibas, & pri-- uationibus exiftentia competere) quate- nus cxiftit modo 'accomodato , vt relatio: refultet. in fandamento & bac e(t cois: doGrina Scotiftarum, qui hos, & (imiles: tcípectus agnoícunt pro realibus , & ali» quid ponenubusin fundamenro,& (olum: reales.non vocant, aut realcs sim qu;d vcl ronis, quatenus illisdcficit vna ex condi« tionibus requifitisad.relationem exactà tcalé,-Neq; ab(urdum eft dati potte rcla-- uoné1cale, cuius tecminusnon fi: realis. & poliuuus quia vcin ingttiorilgiien USTED US Rn oM Q.V Ten Kdatiopttat term. claratum e(t, relatio nop caufatur à ter - mino, fed à fundamento, terminus auté cit folaconditio fine qua non; non in- conuenitauté negationc realéc(Ic con- ditioné neceffaria ad pofitioné alicuius ctfc&us pofitiui,ita .n. (chabet priuatio rc(pc&u cópofiti , quia concurrit ad mi- | nus vt coditio,c et cóflat in mulis alijs. $5 Etopinio Greg. inhocsé(u intel- lecta nulla pót efficaci ronercfelli;quia fi non inconacnit relationes tranfcendenta les, cítà fint forma rcalcs,c(fe ad termi- num noncxi(Lenté, & ad nonens ac ab co pendere in fuo.cffc relatiuo idem dicetur ,patitcr de relationibus przdicamenrali- us, nec vnqua poterit afferri quoad hoc dilparitas, quar valeat;vndé mirum cft, quomodo L:chet.cit.1.d.530.tam acriter Grcg.opinionem reprehendar,cum & ip- fc alibicum Do&ore paflim tales refpe- &us rcalcs admittat ad non cns, & fatca- tuuc rcípc&um in effe; & conferuarià cer- 'mino non pendere, nili velati à coditio- nc nece(faria ,neq; minus terminandi cx we termini alio mó exercetur , quà. per olim extrifecà denominationem , vndé non videtur , cur nequeat non cnti cópe- tete poffeycum nib.l reile in termino po- nàt; Verum tamcn cil relationem pradi- camentalem tendere non polle in terini- num, vt pofTibilemsqnia hoc folum tran - fccndentalibus conucaire potefi, vnd? X ipfe przdicameutales , quando ad aliqua tcalé negztionem terminantur , tendunt jnillam vcloti (u0 modo actu exiftenic , nonauté vcluti poffib:lem.. Vcrum ét ctt exempla relationd que Greg.affert ad id probandü,noncíle ad ré , nà exempla iila. de fcientia in ordine ad [cibile etiam non exiftens dc potéua reípcétu effectus pof fibilisdc memoria re(pe&u prateritorü, currunt de relatione tranfcendentali, qua zqué cflc potcft 2d terminá cxiftentem, "ac nom exiltentem 5. exemplum veró de ftaua Celaris, qua dicitur illi fimilis, e- tà (à nonexiftut, X q albedo cxiftens d£ fimil;s albedini po(h bili parü et;à vrget, quia nec flatua Cafaris fundat ad illu nó cxiflentem realem, & aéctualem fimilitu- ' dinem,vt bené gi L:cheucit.nec albedo, .. adaliampoftibilé (cd folà poventialcu;; ^ UE UA , realem,esexifl-codr. T. 66$ quatcaus funt fundaméta apta ad cas rc- lationes fuadandas terainis cxi (tentibus- 86 Reftat igitut, vt fateamur, qp (icut re(pectus tranlcendétales e(Te po Tnt ad non ens, ita & aliqui preedicamen:alcs , vc] íi id negatur de iftis, debet quoq; pa- riter negati de illis cum Au&orib. initio art.citaus, vnde Dafiol ibi cir. vt loqua- tut confequentec, negat quo;. telationeg wanícendentales ad cerminü non exitten tcm e(ie reales, vade negac mafcriam effe in potentia ad os formas pcr aliqaam re lation. rcalé ad illas cermioatà , (cd dicic e(fc in po:cntia fandamenzalitec , quate- nus efLaptazx (creforri exiftente termi-no;&étquiahibetncgationérepugnantaadformasrccipiendas,quenegatiodiciturpotentiaCO'ienitq;mater;zàpartcrei,&idemdicitdeinclinationeanimigadcorpus,&inharentiaaptitudinaliaccidétisfeparatiad(ubiectüyquamopi.nioné(«cutuseftadamufiim$mglec.difput.10.log.q.11.Sedhzcopinionóc(ttenenfa,quianegatrelationestranfcendentales reales,& (olá illas ponit in con ceptit ab(oluto cü relatione rón:s , qd eft tillum;ttua quia indé fequitu: oés patlio ' ncs efe formaliter refpe&us cóais ; tum quia cert eft apcitudiné aliquid aliud di cere vItra nó repagnátiam , quia fimplex non rcpugoantia conttituit potenriá new trà in [übic&to,non aptitudinem;tü tan« dem quia clt contra commuaem. ARTICVLVS IL. Jnvna', & eadem numero relatio pof- fit plures refpicere terminos. — 7 8g On eft quaftio dz plurib. ter« N minis fpecic ditin&is, fic. n.ca ftat ad plures terminos; plures quoq; ac diuerfas tendere relationes,vt in code ho minc alia eft relatio filiat;onis ad patré ; alia paternitatis ad filiü,alia (i militudinis ad albü, fed cft quattio dc terminis eiuf- dem ronis, & folo namero inicr (c d.ftin- &is;& quia i(ti funt adbuc du; licis gene- risquidamadeqaati , & rotales, quorum f. finguli per fe fümpci fofliciences luat ad terminandam tcluti one fuz (pcciel, et (c hibent plores fil:j in ordine àd paterni : taiem, ^tatem,quilibet.n.folus, & per (c fümptus fufficit ad terminandam patetniratis r tionem,quidam vero funt inadzquati;& pmo nee finguli per fe fumpti in fuf cientes (unt ad terminandaimzelationó fed fimul (umpti conftituunt vnum tota- 1cm,& adzzquacum, quo fenfu fingula par tcs Íunt termini i uati dependentiz totius, & indiuidua rniuerfalitatis [peciei, quzft:o inprafenti non e(t de terminis partialibus,& inadequatis,conftat n.vnà tclationé ad plures huiusmodi terminos tendcte,qoia in omncs illos tendit, velut in vnum adzquatum, & totalem,vt docct Do&or it 4.d.1. q.2.in fine.Sed cft que- ftio de terminis totalibus, & adzquatis; ótavt fen(us eft,an quando vnü relatiuum rcs tefpicit terminos eiufdem fpecici,. vt fimile plura Jimilia, & pater plurcs fi- lios, num fingulos refpiciat , & artingat pet diftinctas numero relationes, vel per vná,& candé numero extensá ad omnes. -Cómunis,& perpetua Thom.opi.affir enat pluresterminos eiusdé rationis at- tingit pet vnam, ac eandem numcro rela- tionem, ita D.Th.3.p.4.2 5- att. $. quol. 14r.2.& quol.9. art.4. Caiet. & Medin. ibidem,& Aluatez difp. 4 ;.nu. 16.Com plut. diíp. Jas Logi 15.4 vbt citant Ca- (ie Hcruz.Canartenf. Ri pam, Bánes, alud.Soncin. Iaucl.Ma(.Sácb.Did. feq. To.dc S. Tho.4.17.art.6. Ruuius hic q. 8. Fland.8.Met.q. 9.at. 3. Aquar. j.Met.di- lucid.9. Morif. difp. 8. Log.a.8.Sueffan. 5. Met. & fuit iam pridem fent. Henrici quol.4..2.& Alber.in pred cam. ad ali- quid c.vlt. Oppofita fcnt.cf Scoti,3, d. 8. q.vn. Lichet. ibid. Trób.5 .Mer.q.7. Bat- fol 3. d.8.q.gn.Zcrb. $. Met.q. 19.$. pro- prer fecundum. Pacifienf. hic q. 3. Mair. 1-d. 16. q.2.ad 2. Tatar.hic dub. 3. Faber H ent. difp. 21. & alij Scotiftz paffim, eq Baccon.3 4. 8.qu. 1.art.2. Fonfec. 5. Mctc.15.q. 5. Suitezidifp. 47.1ec. 17. Va « fqucz to.4-m pie cp 4. Blác. disp. t 1 fec.18. Amic.trac.1 $.q.7.dub.8. idemque tuentur iuxta fua. principia». . Hurt. diíp.15, Met.fec. to. Auerfa q. 2 j. Phyfec. $.Siniglec.difp. 10.q. 14.& alij .. 88 Dicendü cft cühac z.fcnc.nó pof- Dif. VIL, De "Pralicam re[jetluis. (c vnicim relationé plares attingere tet minos eiufdem ronis , (edrelaronis de- bere numericé soultiplicari ad jnultipli- cationem numcricá terminorü . Ita Do- &or loc.cit.quod probat folidi(fimis ra- tionibus , quas quia conatisunt foluere Thomifte excogitádo varios modos fal. viádi vnitatem numericá relationis ad plu res numcroterminos, ideó (ingulos Md cemus,& reijciemus,vt inde magis pateat euidentia hutus concluGonis, & foliditas rónü Do&orisquibus paffim alijs vtüt. Primus modus (aluadi hanc vnitatem relationis ad plures terminos fatis frcqués in Schola Thomiftarü eft ad productio- né noui termini ciuídem rationis vt v. g. noui filij nó refulcare in patre nouà rela- tioné patcrnitatis,fed priorem extédi ad illum,& tic deinceps ; & aiunt extenlio- ncm iftam eiufdem relationis ad diuet- fos termirics nó fieri per additionem rc- lationis nouz fed per explicationem pre exiftécis,quatenas ip(a de (e tefpicit om- nesterminos procedentes ex eodem fun- damento , q pontücur in efse abf. mu- tatione intriníeca illius relationis , fed p (olam extrinfecá dcnominationé (umptà ex noua cxiftentia termini. Hocq. multis declarant exéplis , fed przícttim habitus Ícientifici circa vnam concl. qi .n. hibe- tur demonftratio circa aliá eiufdem obie &i non aduenit nouus hibitus,(ed noua exten(ia pecxiften:isad illá, ficetiam dicunt vnam , & candem numero vi(io- ncm ,crefcéte numero hominü occurcn- tium , plura illa ob:céta attingere per fo« lam extcnfionem eiufdem, non per ad- ditionem aliarum vi tionum;eadé quáti- tas abíq.additione alcerius,fed per (olam exten(ionem ciuídem matorem occupat locam, & (ic in mulcis alijs, vnde conclus dunt nouam cxtentjomem telationis ad nouum ter minü nihil noui ponere precer cocxiflentiam noui cermint ficut ti fhiga- tar baculus in Fluüio, cui fuccedüt variae pattes aquz , dicitor illis de nouo coexi- ftere ex (ola nouitate partium aqua fuc- cedencium . 89 Caterum hic modus dicendi fem- pet graues; paísus efl diticultates; Tüga in primis labc£&a: £anJaméti quo Tao miíta Q.V. c/fn Relatoefpiciat plorestermoedyi1.— 665 dfe nobi (cuiicon(enferünc in diftin- &ionem tealem relationum prz dicamé- - taliü à fundamétis , & anfam przbet No- minalibus illud eludédi, (i .n. antiqua re- latio paternitatis non cxiftcnte (ecundo filio non refect' patrem ad illum, exiftétc a&t refert, nulla fa&a additione nouz cn- titatis przter noui tertnini cocxiflentià , ita dicét Nominales , entitatem patris nó exiftentc filio non extendi ad illum , (:u non rcfetre patrem ad filium , at exiftéte filio,có ipfoad illum extendi,& illum re- fpicere nulla additione facta nou enti- tates, ficut .n.aiunt Thomiftz paternita- tem, quzin Petrorefaltauit ad primi fi- lij produ&i fe virtualiter tédere ad (fecundum, & certiü filium , & dcfe&ü formalis , & actualis tendentiz folü pro- Cedere ex defc&u illorum, fic pariter di- €üt Nominales de ip(a entitate patris ia ordine ad filià fimpliciter, qp apta cft da- rcdénominationé relatiuam, & prius nó dat cx dctectu exittentiz « Tum2. quia hec cxcenfio ; vel eft tantum per intelle- €um, & hoc non, quía à patte rei refpi- cit nouum filium, vel in rc, & tunc debet accedere aliquis nouus reípé&tus ; quia extenfio ad hunc nouum terminum ( in. quit Doctor) non potcft effe formaliter, nifi relatro,cum.n. non fit quid abfolu- tm, refpeétus cífe debebit. Tum 5. nc- quic intclliai excenfio prioris relationis ad nouum terminum pcr eandem pracisé terminauonem, qua cft ad priorem ter- minum , ficut neq; anima intelligi potcft extendi ad nouam partem ex aliméto ad- ditam per informationem priore, lcd per houam,, crgo debet extendi per alià cer- minacdonem, quz nO crit, nili noua rela- tio. T ü4. quia paternitas fundatur tuper C cohvainem » vcl faltim  1llà neceffarió equitür,ergo ficut nó generatione prio- ris 6lij atuniic katerquoque fecundum , & tertium pcr inaiorcm eius extentioné, fed per nouam 5enerationem , ita ctíà il- lum reipicic get nouam patcrnitacem. Tü tandeir, quia e: Ca allaca (€i duo prio ra faliam «O'ineant doctrinam vtfuo lo- €O vidcbic ur ) idem couincunt, quia [cien tia de vna cóculiofle, dua excenditur ad aliam circa idem obiectum;realiter,ac in- trinfecé immutatursvt (ateotur Complut. vilio etiam eadem numero noa potctl ad plura obie&a ex tendi,vcl 6i potcft; i4 (- né erit pet nouos faltim attingentiz rc- fpcétus additos , extenfio quaotitatis ad maiorem locum ponitur ab omnibus po- "uus modusà quanutate diftin&tus; ran- dem licét entitas abfoluta' baculi mancat inuariata in medio fluuij luentibus yn- dis,tamcen cóiun&ioncs illius cum parti- busaqua variantur ad vatiationem illa- rum, quia quelibet coniun&o determi- natur ab illa parte aqua, ad quam eft, 9o Secüdus modus faluandi hanc vni- tatem relationssad plures terminos cítg ponendo ipfos partiales;ac inadzquarosg ita vt conficiant vnum tozalé,& adequa- tum 3 fed quia quilibet filius (ufficic po- nerc rclationem paternitatis ; at]; ideo cít adequatus;& votalis,ideo dift ingaunc de duplici ada quatione,vna (ufficcitie,q -fufficit,vt res tota exi(lat altera perfe Gionis ,quacxiftit fccundü coram (uana »erfc&ionem illi debitam , fic dicere (o- mus ánimal adzquaté exifiere in vnz fpecie adaquatione (ufficientiz , quia im vna exiftit (écundum omnes gradus fua cíicntie , at vcró noncxiflit in vna adz- quaté adaxquatione perfectionis ,quia a exigit perfici à pluribus fpecificis diffc- récijs ; itain propofito exiftente vno fi- lo, adequaté. exiit relatio adzquatio- nc fufficientiz, non tamen perfc&ionis , uia ficut poteatia gencratiua ; in qua a» undatur , adzquaté refpicit omnes filios à (e poflibiles generati, fingulos veró inadzquaté, ita & paternitas. Verüneq; hic modus bene faluat hanc vnitatem ; tum quia ad hoc vt quilibet fi- lius potfit, ac debeat propriam termina- rc paternisatem , fatis cft , vt finguli fint termini adaquati adzquatione (ufficien- iz ; tà quia inadequauo perícé&tionis nG inada'quati vnica rc m yater fucceffii plures generaus voü poft alteriug interit flugulos vtiq; refpicit, vr cermie nos inadzuaros quoad perfe&ionem , & tamcn fingulos rcípicit fingulis rela- tionibus]. tum tandem quiaaliud. eft lo- qui dc porenua generatiua , aliud de ij- -666Difp.VII.De"Predicam.re[jetHiuisuQfoa&uationis,quoillareducituradactum,&deipíapaternitate , illa .p. vtiq; inadzquaté reípicit os filios, at nó bzc, velilla paternitas,hac vel illa gene- tatio (cd adzquai? refpicit bunc, & ill. gr Tertius modus cft aliorum diftin- guentiü terminü formalem relationis, & materialem, ille eft ;qui per fe primo re- (picitur, & terminat relationis tendentiá, qatctrialis veró elt, ys per accidés termi tat,& ratione formalis; paternitas crgo , quz cí! in Petro, non refpicit pcr (c pri- to hunc, vel illum filium in patticulari , quia illa (appofita funt termini mareria- les, (cd períe primó re(picit rónem filij , vt ficà (egeniti, & quia hzceademratio formalis interdum reperitur in pluribus, idco poteft vna relatio terminari ad plu- gesterminos materiales , quia terminatur ad ilios (üb «na róne formali , & hinc & fit , vt variatis cerminis materialibus, (i mancat ratio formalis in vno , ríon varic- tur , (ed conferuetur relatio ; ita figaifi. cant Complat. cit. : Sed ctiam ifte modus , efto quandam habeat appatentiam veritatis , non (übti- ftit ; tum quia dum multiplicatur termis ni, multiplicatur etiam in eis racio termi- nandi, & cum hzc lit filiatio in propofi- to, pizíertim fecundum Thomiftas vtiq; hzc plorificatur in fuppofitis à Petro proiriserge etiam multiplicari debet re- io ad cam terminata ; tum quia cum plures generat vnum poft aíterius, interi- gum, (emper attingit fingulos per diftia- &as numero relationes , eriamíi cadem fcmpcr tit fpecifica ró terminandi , nó a- lia róoe , nifi quia numero multiplicatur, at ira eft etiam quando plures illos filios habet fuperftites ; tum tandem quia pc- ncs terminum formalem , vt fie, .i, pencs cómuncm rónem filij attenditur vnitas fpecifica relationis, hzc pouus dcíumi d; tione talis filij , namga tiones mutng ita fetefpici iss ctiam & alia, led pater- nitas in hoc pat lingularis , ergo & rclazio c1 re! pódens, vt cerminus primus . 91 Quarius modus faluandi banc vni- tatc clic no vtiqi prima paternitas, qua: dzquaté, & omncs ad efl ad primi filium refpicit (ingulostuz indiu: (ibie. liter, fed ita quód prima pacernitas has beat pro adzquato icrmino woum filiü, alia veró daos, alia tres,quarc ad genera , tionem fecundi flij nouam trclationem oriri,que indiuifib:liter, & adaquaté re« . fert hominem ad duos filios, & primam perire, veluti (iperfliam, & ad genera» tionem tertij filij ittam interire , & alia de nouo oriri, quz ad tres filiosa lzquas té refcrat , quorum nullas íeorfim oed talem relationem terminare. Sed neq;ifte modus cft idoneus ; tum quia cftà dari poffit aliquarelatio, qua plara re(jiciat adaquaté , quando ;lla plura nece(Taria funt ad ipfam ex vi (uz fpeciei, ramen paternitas, timilitado, &c,nó funt huiuf- modi , paternitas .n. (afficienter refultat ad pofitionem vnius filij (olum; tum quia tu»c non omncs paternitates forent eiuf» dem ronis, quia vna ex fua róne peteret vnum terminum, alia duos, &c. run qui& geuito fecundo filio gratis omninó dicie tur perire relationem ad primü cum pere maneat ipfo (uperftite tàm ex parte fan- damenti, quàm termini, quicquid ad có» feruationem illius relationis exigitur ; tü tádem quia idco Thomittz ab initio di» xerüt per vnam relationem pofle funda- mentü ad plures terminos referri , ne rcs 065 tot, táj; frequentibus mutacionibus fubijcerent, fed ita dicendo in illud incó- ucniens labuntur,quod cuitare cótendüt, & quidem abfürdius , quia quoties fieret nouum album, cetera alba exiftentia e (uas fimilitudines permutarent, Quintus mous cfl , gp vna , ac eadem relato pót modo incipere , modó defie nere referre lubie&um polio népé , vel ablato termino. nulla prorfus additione fa&a nouz entitas; Scd ifle modus in- currit omnes difficultates primi modi ; & pr&tereá impugnatur ; quia relatio no fe habct, vt potenua,& apritodo refcren- diquat modo rcfrre polli; , modó nó s fed eftipfea:et actus c fcredi, icut ao cit a&us agendi ; vum quia ti rclauo mo dó exercet, modó nen cxercet actum rc- ferendi , iam actus ille rctei 4i erit quid fvperadditum cnatati. cias; de eoim Q.V1. c/u ona Ril.refpiciat plures terminos. e/Afrr.IT.. 667 gedibic difficultas , an poflit tendercina — & ci nequeat magis hicaffignari , quam cs numero terminos . illedici deber etie fimul natura c& omni- 93 Sextus modus eft aliorü,qui cóce- — bus (ecundü (ubftantiá relationis. Rurfus. dunt in generatione fecundi lij nouáre- — fequitur tale rclationé effentialite? péde- lationé addi fundamento ; & ficingene- re ab vnoquoq; illorü terminorum; quia ratione tertij fed ad faluandam vnuaté — os, & fingulos attingit , & relatio pen- inquíüt, ex omnibus hisrelationibus vnà | det etlentialiter à termino; & ex alia par- integrari ade juatam ,& toralem perquá- — tc fequitur non dependere , quia quolibet dà additioné qua(i gradvalem relationis. po » eadem relatio manet. Nec ree Sed modus ifte dicendi ce veraconcedit — fpondere iuuat ab vno tantü termino de- totum, pretend: mus, addition uempé — pédcre indeterminato tà , & vago . Quia teal£in rclatiuo facta additione nouiter- relatio quoad exi(tentiam pendet à ter- mini, vt bené notauit Suarez m19. & (o- — mino exiftenti , ergo implicat dependere Kü inter nos rcinanet m denomine àtermino vago, quia quicquid exiftir án illud additum fit dift;n&ta relatio; vel — ncquit cffe, nifi determinatam, ergo ter- €omponat vná cum przcxiftéce ; ficut fe-— minus , à quo dependet hzc numero ree éibdis graduscum primo cóponitvnum —latio,cítdeterminatus;tàquiaticutrecalore;&fanéquantumadhoc attinet, — latioin coi totum fuum efle hibet ad ter- mulla vera vnitas inter eas relationesfia-— minü in cói,ita hec numero relatio haber gi pót preterextrinfecá,q habentex vni- — totü fuá eílead bunc numero terminum tatc fubie&i nó quidé vnitascópofitio- fignaté,& noun vagé, Tandé fcquitur cá- nis, quia bzc fit ex actu,& potétia,quam — dé relationé (imul intendi , & remitti , vt proportionem nó hábent adinuicemillg — fi (int tria calida , quorum duo in equali relationes, neq; continuitatis » c9 d gradu haberét fimilitudiné perfe&ioré queüt affigoar! indiuifibilia , qa & alterü effet in gradu inzquali, ià (i ca- relationes continuentur adinuicem , nec — lidum zquale recederet ab zqualitate ile tandé vnitas alicuius perfe connexionis, lius , & alterum inzquale accederet ad quia neq; talis connexio reperitur inter zqualitatem cü co, tunc fimilitudo in il- terajinosa gbus relationes ille depédét. — lo tcrtio calido refpe&ta vnios ineadere« 94 Deindéprobat Doctor idem (let — tur, & refpeóa alterius remitteretur ,. tüab inconuenienti, fequeretur.m.  re«.— 9$ Inoppof.obijc. Thomittz 1. non latiua nó etfent (imul natura , quia pater. pollunt in codem (uübie&o recipi plura ncdü eft corrclatiuü primi, fedét (ccundi | accidentia numero folo differentia , quia filij & tamen nedum natura , fed etiaté- — omnis diltinótio numerica accideniium pore pracedit sin cum celatione illi cor- — fümituc à fubie&to, ergo nequcunt elfe im re[pondente, & percunze primo adhuc | eodem (üb:e&toplarcs cefpectus [olo nue manet in eilerelátiuo per eandemrela- mero d.ffcrentes; & hoc eft vnicum eo- tion£, que ad ipfumterminabatur. Nec — rum fandamentam, ex quo eriam foluere valct, qp aiunt, eiTe fimul natura eum pris — prz (umunt omnia argumenta inoppofis mo &élio fecundu fubftanciá relationis , tüm;a:unt .n- quod licét fccunda , & ter- €um caeteris veró fccundum exrentioné — tia generatio lj lu fficiens ctiet,vt refül- eius accidenralem . Quia refpicere ter-.— taret relatio paccrnitatis in Petro, ramét mnibum oó eft accidencale fedellentiale | per accidens eucnit ; vt non prodücatür y telationi ; cá tocuun edercladionrs (üt ad — quia datur impedimentum ex parte füpe— . aliud, ergo relatiua funt (iinul natura;szb — damenti, quod non poteft rccipcre plura (ub relationis, & non per(oiáex- — accidentia folo numero diuerfa . i teafionéaccidemaléciuide relaionis, d. — iefp. ncg.aflumptum , cuius probatio. adhác nonniljgwerbolitace explicuerum — efló fit quoddam me licum princie Thomittz; pere primo, debét — pium in Schola Thoniift. efi camen prope allignare cum quocaetcrord euadat ya» — fus filium vt Doctor, demon trat loc. ier zal natüra sm tibilanua relationis, — cu. quem (equuntur 3 kccentiores, €68  )Difp.VIIL De Pradicam. Refpetliuis 2... (£s .n. formz tàm fubftantiales,  acci-  ternitate cft ynns pater, & hae paternita- elentales nó pcr fubiectü, g illiseft pror — te eft hic patet, ergo alia paternitate erit fus cxtrinfecü, fed pcr proprias hacceita- alius pater. Negat rucfus Do&or confeg. tcs indiuiduantur formaliter, vndé falíum | cum(üa prob. & ait in illa forma argue- €/t affumptü, nonfolum de accidentibus di , lac paternitate efl hicpater , ergo £clatiuis, (ed ét abfolutis, cü.n. quis vi- ^ aliapaternitate alius pater committi fal- dle: plureshomines, vnüquemq; per pro-— laciam coníequentis à deftru&ione an- priamfpecié, certé habet in oculoplures | tecedentis,quia ad alietatem patris non Épcciesintentionalesfolo numero diftin- — fufficit alietas forma , fed requiritur as; tunc igitur folürepugnantinfübie- etiam alietas fuppofiti , vnde intereunte sio codem plura accidentia folo numero — primo filio, & nafcente fecundo, vtique diffcrcotia, quando omnia tribuerenteü- — eciam fecundum Adaerfarios alia pater» «dem proríus cffe&um formalem, quod — nitate dicitur pater refpectu illius íecun- 3n caíunoflro non euenit, quiahzc nu»  di,nec ramen dicitut alius numero pater. merotelatiorefert ad hunc numeroter- —— Tertio filius per vnicam numero rela- aninum, & alia ad alium , ficut hzc nu- | tionemá&iliacionis refpicit duos terminos meto ípecies reprafentar Petrum , illa. .(, vtrumq; parentem,fpecie quidem di- Francifcum. Dices, accidens à (ubicéto | ftintos , fi mater non «oncurrit a&iué , "accipit entitatem,crgo & vnitaté,& prz-. velccccé numero, fi concurrit a&iué , 1 fertim rehitio quz effectiué pendet à fo-. verius eft,ergo &c. Refp. negando afsü Yo fondaméto ex di&is. Refp.Do&tor 4. ptum; quicquid alij dicanc duas enim re- d. 12.9. 1. G- affumptü effe verüextrin- es habet filius (alti namero diftim fccé in genere .£. cauíz efficicatis,& ma- — Gas , quarum vna indiuifibiliter refpicit - 1erialisno intrinfecé in generecau(zz for patrem» & alia matrem, & vna manet (i- malis ; hinc autem nou fequitur plurana- — gialcera, pereunte f. altcto parertum g mcro accidentia in eodem fübie&o effe "vt docet Zerb«$. Met.q.19. S. propter 1. inon poffe, quia cum vnitate cauíz ftare & hoc idem fateciteaentur Thomiftas (i pót pluralitaseffe&us, vt fufius in Met. — dicunt mattem concurrere tantüm paffi- .96 Secundo fi plures numero pater- — u&, cunc -n- pocentia gencratiua vtriufq. mitates potfunt e(fe in codé, iam iflenon | parentise(szt omniab alterius rais , & €íjet vnus patcer;fed plures,quiaadmulticonfequentereundemfpecie,&nudieroplicationemabfranimultiplicatur,&Ereterminarenonpolscat,vidé«oncretum.Rep.Do&cit.(ubF.neg; magisipfi, quam nos tenentes cum Sco- «oníeq.cum prob. quia ad multiplicatio. to, & Oaleno concurrere actiué , id co» nem concretorá nó (ufficit multiplicatio guntucafserere ; (cd etiam fi a(sumptums fonnarü, (ed & rcquiritur multiplicatio | admitteretur, adhac negari deberet coa- ÁKuppofitocü; vc di&tü eft difp.2.q.6.art. feq. quia pater,& marer (um termini per 2-Qiiaconcretüno folü (igaificat forma, fc cóncxi dependeuia fil; j, quia alter fi- Med &t (abic&tü conno:at , quar? vtriuf(q; | nealtero no fufficit ad generacionem , & plurificationemneccísarió cxigit bac de 4 con(cquenter ad terminandam filration&, «auía bomo habens plures (cientias vnus ^ ain propolito vnufqui(q; filius eft cec- fciens dicitar ;& non plures fcientes , vt^ minus ad: quatus , & tocalis paternitatis, notat Dodorquol.ii.H, fic ;gituc ho- — quare paritas proifus negari deberet. mo habés plurespaternitatesdicitur vti- — 97 a tandem obijc. Tum quia que placies pater ,fcd non plures patres. — quado pluces filij nafcütur ex eodé par- ices, Petrus babens plurcs filios,e(t tan- — tu,relat;o patris non pó: effe , nifi vnica , ium vnus pater namero, ergo per vmam | qu a in eadem actione fundatur , crgo & mumciorclauonein ad omnes ,& (ingn-  quádo per pluresa&tiones producuntur » Jos,quia i pcr aliam numero , ergo non — per irouri cit, Stllporc gene- ftidem numero pater refpedtu ommiü, | raciua reducatur ad a&tti per vnà ; vel plü- fcd alus, & alius numero, quia vna pa». rcsationes . Tum 2. quia. cficctustor- QUI. en va lar. re[piciat pluresterm.cedri.Il. 669 inalis «elationis fecundzr iampofitus eft — 4.d. 1.q.2./n fine. Diccs,id etíam contia- per primá,ergo fuperfluit fecüda , Prob. gere io ordine ad terminos adaquatos , alfumptum,;quia effc&tus iliusefet con- — & toralcs, quia vc diximusq. 4 art. 2. ia ftituere bunc patr , fed fufficientercon- — fol.ad g.fim:litudo,que elt in vna patera ftituitur hic pater per illam primam . Tü — nitate ad aliam, non(olum refpicit fimi- ios petétia viiua plurcs refpieit co. — litudinem alterius paternitatis fibi core res, vna potétia materiz plutesformas, — refpondentem,fed aliam quoq.fiinilitudis vna rifibilitas multos a&u ridédi , X plu- — nem difpararam inter aliis duas paterni» res trahentes nauim vnica rclatione re-.— tates repertá abfq; vllo füperaddito re» fpiciücar à naut, ergo &c. Tum 4; muli- — fpe&uin ipfa fundzto Refp.dcbere vtiq... plicatis terminis non uukiplicamuroja | incodem fundamento prafertim abfola- Fequi(ica ad relationem ;quia non multi- — to multiplicari relationes ciusdé ratios pon fundamétum , ergo neg; relatio. — nis ad terminorum multiplicationeanng um tandem ita dicendo imfintz prope — quidem itavt vna fundetur fupcr aliam s modum relationes forent himiliudinis, — quia cum o€s fint ciu(dem rónis , vna nó qualitatis diuerfitaus, &c. & oés res — poteft vt Ouod lufcipere denoininationé «ot, tà uc frequentibus fübrjeeréturmu- — alterius, (ed itavt ots immediatéineod&.— — tationibus , vt hoc folam inconueniens — fubie&to fundentur , fic exprcfísé docuit hanc fententiam redeat improbabilem. ^ Scotus 3:d.8.q.vn.cic.$. Contra, verf.pra 98 Kefp.ad 1. neg.affumptum , cuius — terea pater aliquo modo aliter rejicit probatio nullaet, quia fal(um eft paren- — bunc filium, C7 illum y1bi .n. ait debere £cs vaica aCbomc generatiua attingere — in patrc poni plurcs paternítatcs, non ita gemellos, & fal(um eft paterniratem fün-— p paternitas primi fiij excédatuc ad alios darrin prauiaactione, «um potius hec — perrelpeusalios in ipfa fondatos, quia fc habcat vcluti przuia diíj "&qui- illi rcfpeGtus effent pateroitates ; qnando 4 pisa omnia concederentur, ad- ies refpcétas fant see NEREAS io non concludit , quia fuper ü ett vnü fuper alium fundare ; fed Shàns. & idc m fandamenti point fun- haud omnes ifti refpectus immed'até dici plures relagiones, tum fucce(liué, tà | fundétuc in abfoluta cniitate patris; quae, fimul uia vnitas priotisltatcü plurali- — rein cafüargumenti aliati fimili.ado non tate polterioris. Ad 2. neg-alfumptü c — fundat diucifts rcfpe&tus ad alras. fimilis prob. quia neceffe&us prumz paternita.. tudines , quia illi etfenc ecfpzctus eiufdé tis,nec ecundz eft conttituere hanc pa-'— ronis cum ipfayatq. idcó /llos fandare n& trem fübitanzialiter , nam ille paterdici- — poteft, vndc vel feipía dicetar limil;s, velt tut lic ancccedentec ad qua-ü]; formam — abfolu:é (fimilis noo dicetur ; cum in g2« accidentalé ; etfeckus igitur huius nume- — nerea(Timiland: 6c ita Gro , vt nequeat ro relationis et referre patrem ad hunc || e(fe Quod , quod valde adnotabis, quia numero termini,& alcerius ad aliua nu- b iptláua Exéta nó ell ica facilis (olutionis, merotcrininum , & pervnà numero re- 9, 9; Ad 4. neg. coníeq. quia plurium fi Btione.n dicitur cantdim vna vice paters— lorü ad eindcm patrem fuat plurcsrelae.— & pct piuces dicirur pluries pater , juod  tiones,& pluciüalborü ad vou. ;loü plu etiam dicere deoenc hoi tte, cumiuce — res fimiliidincs , & taoé cit vnicus cere &ce(lue paccr plures. acquipc patermica.— minus ,ficutergo vnicusccririnus fu tes gencriado vaum. filium potkalterms..— eirad plurcs vel.tiories terminandas. ita sterium. Ad 3. cx; la iila nontuetad — vnicum fuadapicn. om ad j lares fundan- gear uia lojuan.uc dc terminis ?mada- — das non ,o. ncceil: elt ad jlunificarionem uatiytales.n. ium üaguli colores telpe — polterioris plur;ficari prius » Men ad u potétiz vinug, nula forme relpe" — mulciplcano vel verm norum, vel (uni € potenti iiatet.g, yag dlrackuscidés: menioraim (officit ad muiupl candas nue di refpeczusiipibiacisy ungulitriben- — ericé c Juuioncs (loqvédo 4r S in&- ip rcipecbd tractus nauis , Vvactat DOGb. — is & tr,ninis adaquatis "mig iur) Logiéa e ".» — ee. Ju nte 20 voasRips lee Diedietnt vofPa ife. Ys. viéetreyaititmeneceffiriorwt iuf, cktbes aiti reujtgilic aiosfed fb flic is ilbimitat iarfü- idaniofri asl jrlüces: relasoags: (antlandas, S termini ad plures vertainandas 7 A dog. fifa inoppo fiai (emtencaprórtus-curta- Turamültifudo rclatianum;SCfnequehs rá "funi Varishio«noad bífenclasimntmquare *fichioc argumentóstercii cblionuflat ideir- :6à: dixcrane sdacki vrelátionem: pofie: ad $lorestetrhinós Ciuftlem ritionisTefenrr, *tiagiscisiaxpedienseran ctenat c: piros (us Telitiches«mitolNominalibus jy)aam illis percent se o eiacplsnr Tcu qa «d'pátidionehpilzhnnt ende benc ioquit SRuerfa, naiscoblequentesloqurSco eu gmvé Homof(ubpdiendl asi sme ibuscóbodwme vhaarpoltiv (irperaliai Bat); Bargs Lighessgni id&bahet quoly Aat) 2« «Mere gilpità I; E6kbder Mst.sp19-pragrer primum Lode Maga inhpocap. Mair-1«d. £g.q «44 fe Ui dun KEccwiores pa(fim Maíad«p,diípu:a5; co huaridijoqz Metdacct ib Hbi diípun den 7. Valliustomax«l 93.4: 344 eu OnQRAS qu tytrtg Quiicdi cer Due 9)iN pics cAuer(ai..r5 eV byla fec Biàne difputzt 1,(ec5 4 $; Mwrkia d -3»0:62 Nouidiliun 3 LopaepIDiassip. us ps2aq. n5uniglec. diípot, x9: (9; imo S bhotviflaseolehtes &apreolii,di ren Ie ar2.ad;3-Sónciti («M EG. 9. 399 2 PR Qe Soto ilt.hoc apii 1« ad Sica ib den viquéopinioxmcdtanquin rd ori onc aue tuas tersbenáciid wlaruunay nonam uas; ME d mpelcipd- Amato sc nibiluplieasiüd: ipelaplé- d Sani mum eng inorü. Om jvcituesinimac s i ver enc wig ] tiem er ad pofitiontml cclauonum ; in. ja. i6 Di (cim conieniasita 2:510::5 v &inpagodbnid squat soiétuf)oq 21151 obo Je T€: Ts Wo 8/5 Ho: ii zUl 200/252 5E tto nu 2f Fh. ADAM Veréradabfoluturtoy.isa T homi(l: quam plicesyaetoralitenviderent encd uat poe ern n tiep V A á Fattan:o0ntra; Gat. cout Mafiggibiq fe$o3isqua. Io. de 8« qq dio js Cog centzou;s gc Rauius bc iari qq difp. a; punc, salNipbo $-Mecdi(pe 13 Hifpal;t 3»&gae&a]ijs (5s 5did3l A 1o. Dicendüas eflcuoras foot, eui0S duxa(tSeor.oGot;relatiopanoniawtuá s adabfolütunxrerminbrá j dias affi squafiti;efi | probatiDoótor.an.$.Re /podao igit «do satrehmiónC/fuxoprelauoalo- —10q. de rdabianibusimou suuni €x ardt $kaeinilnu losectimasob(ólntà. Mt est iquiar el jo nis bajada odi sr phus; vi guru rdPétsuin patrc dodaul: quavdicanurtergjimpdissielaup (elena Lid ee eU Si Sn LI tu tie ad. Lcjbile y renal atac-od ecd) UH, ar y Petri formalis S priinariüsag porius. in]uo nullaitlacorcef pen daas quA cel: . fopttanus ceniza fauiramqua díffidulta- — ioyScideo digitni gon ayoray; Cr S non (00 Mexees (unc lontentae jíddascivtrómae yc — teemimatusadicelarione uar ibl noD rS Sjft$ aediai')unaliutémaaljeriigrofm- — peittirs (edad enritatevieugab(o]ntan) y L perismitcn ica posa quani tion, Necvalet dicere un Qníeceeit. fecu dy gister mimü formalgm celadonig cí- terminum cy ais se aso nisse jene feahqueipelatienéinaliouxsémó cot-. oppotiramevekvoalgsG cübaiiaisel rot sf ünticatemftiaiecflicarocieSchnlais —bi&y eerie ui j 9s Hic ft Cie m Dig.20«donelim; dn. lNamcórraivüao ékeindec eit dias terae, quyalioecpotBiipicBedius gov eiat cir éxcagomirim alieaies relau opis yq xai: Baurcs bgdabavit., Nazan.- heit fryja.puljaPARx$6/Saokhiib.sliog.qazaGomplucdss.tarrigmosasi&ioeoxauarerelauofiomMiidodcetctnMon.£i15eeubsemenscriaMSycelekiemaqcneodxiopofitoridtior.ementisctIRAwfbitietolinistaarmutusQuàiionmanifidàadu(ideravusabiunre]Yeóscelacóemceciniaaniud:abíoiutin,|luyaeiciontiaréaliserA(erspradlcibeyAHtcom^"SciólaScopfiancannodifcrelenuliointelleG«anüxcranie,criaesendetsomaXena.laccbuossuopainGb,nop)ALAOL332'»hauu WHDw $1. 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N42 aj dicione xquáuis inirelatiurg Mielarteh n i à piraéreicon hae pese ihuues seh ione o brinase né rore cisüs c bn nee; ; hübectadie stan u3éi &enelrieatióné a relactónd attedius! tret proueniente y pet Quat ieate vu tópriilict in Severe voli n silber refaedü iue jacluo: sah eliob Arte op ijo on ydtifii Luis : «tet óc pem delarim ust ES ;énenis ditam cietduadiofo xh. nearalceriénctif] à ráripoteítob xituerli lanaysiplapec« $73 2 ham ce ipfam dicitura fav ik achete ir adipsü,t qai ovest nani licatio(a!t (Gáieriy nififenfus Ref ca aleriim extit- en ca^ ris ones iir iini ei tione-tib iinbecenteied:icpelationa €xt- fteticeih oZ» exuiémooy Bo «boc fofliccte woiliudotrtór malires crelaz siuraffec a «qnácü woperauoneinrellactas;radà Qa Uti qtrtó teladiuin non»marud sc B: t QérorSceuliter relacina, (j6ut sir muttdy xumdvoc folam dicrinihe qnod 1n100- div excromuabeft relati um per relación "ubi iaxriti(ecam s: (cddo mon dte y rb tanedrma cto peut peotclatior névrb bi ioris cod a bud cto perdcande sietaui onem peferamfibi exccintecame : 5 Mmef- monoyidHoc do&ttima Caict,:de ncJatiais tec j'senecis moriü'ab oum. bi 1c:)6inos walortimeoràSdhalà D:Tbo G0sjuas difféackincForràri 2;cont. -Genc- capat? m$/Thvibidoóc San y; Metim esc 30) Tux jaxcrininusxt(biactus eh celsus i tme E imr etoile mo» Gutirelat items tem e condi dr Prviptüms ónilin creed engen adfieies;» Toni qui rpéert i pre- pé cft hübere $à fé velationé j engin (oae plicátuliquid peo eio ted em yvndg Arif. V ARS Mi fülto sencid) fed ideo dici telis Bite wecqui riüem ;'quia eiie tci ad ipíaymat "Hiiquia werdicendo Cajetoigdidere vbs decer i$ apimior Hoonribi ah ommiyti ckplofam;vc diximus q5: iban. ;gtosqni da céb ac welatiórtég ibxecduo e cremaiieo vitai & candem Rabicidin sani cun Gier deett via Thebis Abe vicóntctud & vatione vitii d que Xd qucm dim uctías » preeber rt dgnominabiDqc5- extre ráisySe quamuis Acift y Phyfiandacem révideátur? ;cotirarcm roocasilive rbettes choneme cf dba ge ése gabe -: teeipivup ip paliosri Q (c; ]uii nuts g:quiatnüis s —— uentisica denomt » reíos Gusisn ipfáv faridatds sei portaos pend dy8cin quoga acin praferiti (auno eb de mu, SG ümplpei cipue eiie non percer e 87x Difp.VIIT. De Pradicam. Refpetliuls 2 -—— ^ gon poteft extrema rcfcrentijs diuerüis, & oppotiris,vt creaturá in tóne creaturae Deum in tónc creatoris; Ncc dicas can- dem relationem pofle prebere diuerías, & oppotitas denominationes extremis, attingendo vnum intrinfecé,& (übic&ti- ué,aliud exccinfecé folüm, & adhz fiue, vt cóftat de vi(ione,qua denominat ocu lum videntem,& parietem vifum. Quia .terminus relationis poteft benà denomi- nari inttin[ecé, quatenus eà terminat, nó tamen per cam referri extrinfecé,nam re ferri neceflarió dicit intrinfecam denomi nationém in re relata,cü.n. e(sentia rcla- tionisconliftarin ordine vnius ad aliud, vt tribuat cffc&um formalem referendi, dcbet ine(fe intrinfecé inre relata , quia non potcft ad aliud ordinari per ordincm exiftcntem inalio. Tá tandem;quia prius natura intelligitur. fcibile terminare rcla- tionem ,quàm accipiat denominationem rclatiuam à relatione (cientiz, nam quia terminat denominatur ab illa relatione, '' ergo non cft terminus illus zclationis per talem denominationem relatiuam , quz fupponit terminationem fa&am. 104. Neq. Ari(.à Caiec.cit.dü numera- uic intcr isis Ícibiley& lenübile , vo- luit in&cre, quód fint veré, & realiter ta- lia, & quód formaliter fpc&ent ad predi camétum ad aliquid; immo negat ibi ex- prese cie veré relatiuasqui non reffcruntur,&aitinboctantam(enfüdicipoffeadaliquid,coquódaliadicanturadipfa|«i.pertinereadgenusadaliquid,tanquamterminos,verótanquarelatina,exquoconetdhórconiraCaicr.relatiuanómutua,nonineoconfiftere,vtipfedicebat;quódvtrunq extremum fit vere rela tiuum reale,licet vnum intrinfece, alierü extrin(ccé , (ed ineo , quód in vno cxtre- mo fit inurin(ecé relatio realis , in altero veró non, fed (it ens ab(olutum, vt docet Do&t.loc.cit. 1. d.50. Neq. ex Arift. ibi deducitur,qued relatio (cientiz terminetur - ad (cibile (ub denominatione relatiua ex eius terminatione-in ipfo dereli&a, & fic vniuerfaliter contiogat in relatiuis tertij modi,immó oppofitum exprcísé docet, tenim in fine capitisintelle&tum nó feuminari ad ipfüm intelligibile ; quatc- nus intelligibiie ideft quoad de nomina: tionem relatiuam cius,quia alioqui idem bis diceretur, & idem explicaretur per ,nemj iatellig bile eft;cuius cft in« tellectus, & intellectus et eius, cuius eft &us,qua foret inutilis repetitio,Sc hinc infett vium debere dici ad colorem, ^ aut lumen , non autcm ad vitibile , ergà manifefté expretlit relauua tertij modi dici ad terminum fecundum entitatem e- ius abfolutan,& non aliter, hic eniin eft germanus fenfus illorum verborum , vt notat Zetb. cit. $. propter primum , cx Do&orcquol. :5.in fineart.2.fed fufam concertationem conira Caiet, habet D, Faber loc.cit. 10$ Dicimus 2.ét relationcs matuas nó , nili ad ab(olutum , itaut licét inalio extremo inueniant relatione cor- refpondentem, illatamen non eft forma lisro terminandi, fed entitas ipía , in qua fundatur, vndé ad fummum illa relatio di 1 poteft terminus concomitans . Ira.» Do&t. loc. cit. quamoptimis rónibus in- dé deductis optimé jnter alios Scotiftas probant Bafiol.Mair.& 7erb. cit. quibus. deinde alj paffim vtuntur; probatur igi- tur 1. quia relatio non tantum przcxigit fandamentum,fed & rerminum,ergo ter-minusvnius relationis nequit effe oppo- fita relatio , quia fic vna relatio przíup- poneretur alteri ; ficut vniuerfaliter ter^ minus füppooitur relationi, at hoc eft fal sii , quia rcJationes mutuz funt fimul na- turay in codem figno confurgüt pofitis extremis. 2, hoc ,quod cft vnü extremum terminare relationem alterius eft mera à denominatio extrinfeca proue pre- €is€ ex co , quod aliud eft ad ipfum fup- pofita in ipfo ratione terminandi ,& non €x co,quód ipfum (it ad aliud, quia ter- mino,vt terminus eft ,accidit,quod refe- ,vt ait Do&.(üb lic, G.ergo ró for- malis terminandi in termino ncn cft re- ferti, (cu ipfa mutua relatio, fed entiras ip [a abíoluta termini, quiatendétia, & ter- minatio potius opponuntur.3. ficut ratio fundandi e(t illa, que eft proxima caufa, ob q vna res ad alia refertur sità ratio rer- minandi ett illa , quz e(t proxima caufa y ob quam aliud referatur adillà, (ed hac —— QVI.cAn Rlatioterm.ad alfol.vvel efe, uat. III. 67 y —  — — semufa in relatiuis mutuis zquiparantiz — . adem cft ad fundandam rclationem,& "tetminandam , ergo fi vna cft abíoluta €t & altera, mimor patet , nam vnü olbü ft alteri fimile inalbedine, vnde (i qua- ratur, cur hoc album fundet (imilitudi- € adaliud, affignacur albedo, & fi qua - ratur cau(a,cor illod aliud terminer fimi- litudinem, adbuc affignatur albedo , non fimilitudo, quía in albed;ne cóparantur , non autem in ipfa fimilitodinis relacio- ne.4. hoc totum confirm.manitetis cxé- plis, palmus ett zqualis alteri paliro, non autem zqualitati illius pal mi,albü cft fi- mile alterialbo ; non aüt fimilitudini al- terius albi , immo illi collatü eft diffimi- 1e, quia albedo formaliter af[imilatur al- bedini, & non fimilitudini « Imó hoc ita verü elt , vt tà paternitas ad aliam patet- pitaté referatur in rónc fimilis,adbuc di- ti ncn pór in fenfo Aducrfariorüi termi- num talis relationis cffe reípc&um fbi formaliter oppofitum , quia fimilitudo vnius paternitatis refpicit formalitet en- titatum altcrius paternitatis & nofimi- . litudimem mutuam illius ; quare paterni- tasalia terminando relationem fimilia- dinis,rc(pc&u i]i.us non fc habet;vt rcla- tie,quia non cft tbi oppofita , (ed perin- de ac fi eliet quid ablolucum ; vnde inta- li cafu terminus relationis adhuc dici po- teft abíolutus,cftó mon vt quid , faliim vt modus , vt vniüeríaliter verum fit , faltim in aliquo fenfu , róné terminant efc ab- folutà, vcl habere modum abfoluti , quia t€ veca terminare nó eft cenderc, fed po- tius tendentiam liftere , vt conftat cx vi vocabuli, Quinto tandé probat D oétor, uia ou.ne relauuü definiri debet; & ex- dicas per füum tern, num ex Arift. 6. op.C, 2. li crgo vna relatio mutua ad al. teram termrmarcetur ; vtraq; debebit pec alteram dc finiri ; atque ita fequerctur il. ludabiurdum, quód Arift. cit. $. Met.15. inferebat , fi inccllcétus ad. 1micllgibite términetur (ub ratione rclatiua nimirum quód idem bis diccretur , & cxplicaretur idcm per idem , quod inconueniens cui- tatur, 4i relatio vnius extremi definiatur pct. entitatem abíolutam alterius , & e xontra; Scd de modo dcí£niendi relati- uadicemusinferius. — —. 106 Refp. ad bec omnia CóplutsNa zar. & alij Tbomiflz,in quocüque rcla- tiuo dift nguendá efie duplicem rationc terminádi,vpam formalé,aliam radicale, & materialem, encitas abíoluta vtiqs eft ratio matcrialis verminanstclationem,st Tatio formalis terminans eftoppofita te. - latio fundata in illa entitste abfoluta;, im- quiupt igitur allata argum. probarefolü de tetmino materiali; non formali, & ex inaducrtentia huius dittinctionis;ait Ru- vius,nos dccipi, quia nunqpam loquimur dc formali , fed de materiali*termmo,dü dicimus limilitadinem terminari ad al- bum; & ad illud referri, non ad (imile,inZ quiuat tandé,vt foluant prima rationem, qua fané caidenti(Tima eft;cü aiunt DDia- lcétici relationem refüktare expotitione termini cum fundamento , loqui de ter- mino materiali ,non formali , quia (ide 1flo fit fermo , no cft dicendücclationem dependere à termino; fed ad terminum, quia nó przcxigittcerminü inboc fcnfus fed potius cóflituitur per formalc oppo- fitionemad illum , vnde ftat opta qui relationem efIc rationem formalem »Üer. tninádi altam, & efle fimul natura cü illa. 107 Sedfalfum eft noflram fententi£ procedere ex inaducrtentia prafatae di- flin&ionis,nam quando ab initio gónem inftituimus dc termino celationis, fermo fuit de rónc formali terminandi , & hanc dichvus efTe entitatem abfolucam, quia in fimilitudine v.g. duorum alborum , ficut albedo in vno extremo eít ratio forma- lis fundandi cam, ita in alio eft ratio for- maliscerminandi. Tum quiaille dicitut terminus focmalis relationis , qui faffi- ciens ett ad (pecificandam rclationé , hoc «n» cit elle formaliter terminum relatio ni. (ed hoc totam hibet entitas abfolu- ta altcrius extremi ergo. Tu quia illud dicitur. formaliret. tctminus rclationis » qp hbet cóné vluimi , & finis; in qué ten» dit tclatio , ralis autem cft albedo vnius cxuemi, oon aüt fiaditudo, quà fundat ad aliud, Tum quia termalis,& per fe tere munus relations illc dicitur, qui fempe neccflarius cf! ad terminandam relauo- ncm talis autem elt enutas Dati im pads conflat in relarinis nó mutgis, uii MR: Tandcmdi£linttio, bc. tionis formali, à nera Done ;expligatur à. T howit scili Enitns. 3. & Lolum excogiat videtur ; deeda nofira.argamentaj emper aue. rtis gendccs ab extremis, reflxare ap opor is MA An Ig imieponcit Peer. ia os fu'fía determino, matetiali,oun- doaeicfor ijqnia loquebantac dc jl- qucm. eunt elle reliua. v ücorad Fr 1, eum.et Baca dieit i e $usm elt rclatiosyr ad ali £ neas «fle de, Ei iHd 5 a.enhci cali s e; quifit fic iii RAPPRuem ternis, 12133, ed "Refpo v pent ERA qu in und rplpir.Á- p. itio vrcunques(ed quod refpigin vt Use V mea Icm inta, cisé. per boc, quoc f Bg elaupsendii» (ed per corzelat TH Hie rui er n. DATI Peli uo 1 vbi in termino, ai int i& ideà de 3óne,setmini formalis relationis avt a f£ leaued s aianpolerus pppolitione e A dein gey yt demólirar fe- ein 9.cócl. accidit di - poicla Ves tend a Qo refcra- ve leal Ad aliud : Uum quiain.relatiuis nó mu» -€X pace vnbitextreui veta c- RAUM ANM MUNI UE À cflen tionis, & tam&i aliud Wie er dta er eloppofitís Turn .quia conc tpi porapta eGenua rglaionis.cu. :n9b9 confi pia uide hee pn bna MIEUBin xehulkater diliauip in eee 9» beur. air. D. Tha» Messager *Mussyne telatio r his marérnitatisad filium Chr; (tam ,& ta. men nó idaiuoinGbrilto BJ:atio realis ad. ipfam, datohoccaíu. dhicgareuias à. foret cns ap(olugua (eg telgtiuun 4 quia: Qà effet ad (eyed ad aliud, vnde de ratio uc entsiclatini $)g» nà in; Íe.Liftacicd.ad. 1431 $E 1e re(piceres miparc wer gi váteni wi tg lHerius .&o aliudoüenirgs ALIOD a. , Uchisabloluro » v&io n gahtis, a So cim wenrerdanonit n -Xbi. p. ipt. ,Fefp is Vio fccunda iljam d xus Mus -liszclauo exin EMpehrrun; Ee rM a i vna c um -auté To.de Roads udi d su p iaoppoft litez scri. C opu ia t dà , diciormuma BEHLOncm ze : oper npe "ans umq. apum neferzut ad, i; id;erg bre ia «atur gmutu rH $c.no 1i quod: Sire » tio termin cd (atis; Lcise onem -kerendi in e extremo qued v eu adhucett,ti ab(o/uci teum:naci ponatür; Accedit, quod relation conjcnit niu nus termina di EH be Mb S Pins E i -trabeprisnempe, MARS Don à ;potcrit com ireabin 'olureyjuo, (Mà genus re «uius ogp un 4 yes ift Vd rdi s áp] guia po gui ec rona 5f Ya Aq. sri oleae aQmpo t ; emma], Tandem temper o diosqugdá ekminare pocius e "olaesquam relaaion;s, ue f Seta Qua 4ezminasc nop.e xcd kel pito rendere a Puy Íf3, fcd Alea tendentlag) alterigSad | M o Jiplidipu BMemaies: o 1 Mni Lapis ae A Anf. jo deby anelasion $swbionsser rclauitiocti, propticáates ponip;qs dicantucad conus, tenti, & declacapsimogdum;quo &cri ides, betdasconserncotiayat »ficri debre p. belit iones. hihc inde, iac LCireu infeiip u$; omiibusabjsà Domino ,. hoc foa mre cto 5 moni putuds I^ o "Cw TS Puma Deieitas ef ener ferüus y ii'aaeem mei dr UE eraieied iL ea ituri dp [jh fex bern o icárbane y: ie eft vecmii je peifonaliiona qua P ó-hbréter i fertae iius file Alt abun S yn f erede tài; ri id forifrafis;& poet Tiaidis iem Marge $31gEft OTT PEE poA) &«hós Adtores ofdito hae dh tenestenermya fires ad cige fotun abrAef bi 1 itii eifütiéctl denti ibustolati. A Br hitirdis jrcec- fion ih iRe pidbesin fotad. ud yrs - eo ra Wie e pof Dis " E Vd es poaae " í d-€ e MALE bao d IX qiti Ec bM UPTAPiMiMMBenwiudot dier éyo 50393 obecimdoc8e eft pripeipale funda- tá oppefita fertoreladua: , quarenas Do forhaltet tahág dkereentóppoficioncm telatiuar; fed oppotitto're]jatiuae(sétia- liter ttcludit rationes referendi & terris tandi jer25vitüquetiiunus exercent ro; latiuà! pef réfactones cmalormplisec y quiiá rehítiu4 pet apfastelaciouBs Go nione pat fhtidacisenen 'dbfoluct fortantit forara [ei o poutiétiehi y awn probi quia. pofita mdi aa cof uri hoc! jxprelizi robes Létélpieiant, &crdladooes fmras 156 8e 5s dd ófe cef'piciédis (ed indie véfpitege Eft qiodhbetire(pleere alíids ie uber epis ]quiod eft tecininarenéld- cionem eiie erBania mai oppofionre per relalieriée fuctà virumque incli Nick raus reftendi, quee »d« s Cien V ite iet vtique pet. E iy téciinarecaütexca- pes L isedicer /in«quibussb- Tee fre ieé O1 T Gi quscin retattue opp esa Juss cesi i tim sape kr eei ptimo dti opgomtae fd divite Rer uA en)- teg ortilegieroo yt fic à aeysté fbr dC eercgc  füerfsice IR Rdd tede. e 6) qiacéngs ud'$ wie wA obs | voi pe DEREN »& frio fi Sie Gertiditd 676 Difp. VII. De Pradicam. RefpeBlinis.-— arg. princ.neg.min.ad cuius prob.conce. «lin:us vnam relationem oppofitang aliam !gefpicere,& ab caviciffim refpici,hinc ta mcn non ícquitur illamterminare, a qua gcípicitur, quia vnü proprie termiaare re fpe&ium altcrius e(t. ita ab co refpici , vt illud vicuTim no refpiciat , quia vi [pius $nculcatum cft,cermipare non eft cendc- zc , nec vllo modo /llud efséialiter inclu- dit, (cd cí(ientialiter cft littere c€desciam alteriusad feipfum , & ideo proprie cít gnunus entitatsabfolute qua vt fic ad a- liad non tendit,vndé bona cft folutio in- zer arguendum data,li ita explicetur. Ad X.impugnat. conceditur cotum argu. (cd neg. tub illata cófeq. quia no quicquid rc fpicitur ab alio , diciruc illum rc(pectum xerminare proprie, (ed quado ita refpici- tur ,vt non vaciffim refpiciat illud ; quod - folüm conuenit abfolutis.Ad :. Barg.ne- gat cafum, vclut implicantem per locum snttipfccü, eo tamen per impoflibile ad- mitfo,inqu:t Baffol.quód tales relationes à tundamcnuis (eparacz cílent vtiq.oppo füig,ctcnt mutüz,& le inuicem coexise zcntnontamcn cient terminata, fed ter minabiles , vnde paternitas elfet ad filia- . gioncim, velut ad oppolitü,non vcró tan- - «juà ad terminum, Ad 4. neg. cófeq. quia ad oppofitioné rclatiua nó exigitur eís&- tialiter munuscerainandi, (ed tutficit, vt fücoppolita tcinuicé & regione refpiciár.. 11z Dices relatio includit oppotitio- ' mécü fuo UMEN «dic.c.de oppofitis, vbi Arift. definicns re- - Jatiue oppofita inquit , qu&ciiq. vt rela- Mua dicuturcaipja,qua [nnt o portes at Got ipi Hr - doc cic.negat mai.ad prob.ait, vel | ct echac iau correlauuücius,&-repe : aluer ad Metodo relauua non tendit ad ab: folutü, fcd ad correlatiaüiergo c. Barg« non va Mecc hanc confeq, celatiua dicuntur ad tua «pjolta, ergo terminantur ad ca, vcl ibi «pi oppoiicum pro fundamentco,nó pro i, [ amen admitfa maiori poc nega Iiwiinor qaia oppofitio relauiua duplex * €(L vna cit (ormalis, & e(t, qua verlatur áutcr eclauonem vaius exicemi, & altcrà . oticipondceniem.n alio excrcmo, fcu in- a jalie- ra dici folet terminariua,quia nimirü ver- fatur inter relationem,& terminum cius, cum.n.relatio nequeat eife eiufdé ad Í ep (um;necellarió debet efle ad aliud à fe di functum , atq; adco hactationc inter fe pugnaat , & hzcoppofitiocít intrinfeca. omni rclationi; Et immeritó Io.de S. Th. cic. hanc oppofitioné inficiaturqua (i ex- trancam ab illis quatuor fpecicb. oppo- fitionis ab Arift. a(fignatis c. de uppoti- tis,nà veré; & proprie eft oppolitio rela- tiua,cü.n.oppofita dicantur,quz in code tepognant reípe&u ciuf(dem,vbicüa. re- pcerituc hzc repugnantia , ponitur oppoe fitio, quádo igitur hzc repugnantia repe titur inter eayquag fe non tcefpiciunr, vt in« ter caloré,& frigas,formara,& priuatio- né,vcl negatione,conftituir oppofitioné cotrarià,priuatiua,& cótradictorii,qná- do aüt vcrfatur inter cayquocü vnü refpj. cit aliud, conitituic relatiuà, ralis.aüc cít repugnantia relationis cum fao terminos & idco proprié eft relatiua oppotitio; && ex hac doctrina de oppofitione relatiua;. quam paffim admittunt Recentiores, pre im Suar.& Amic.cit. adhuc magis e« nctuatur fundamentum allatü Thomift.. cuius vis toca rm hoc erat , quod relatio includeret oppoíitionem rclatiuam cum; termino, & quod oppofitio relatiua vere fareur folam inter relatioum , & corree latiuü , vndc ftatim deduccbaat correlas- | tinum effe termmam telationis ; conftat -aüt minoré non effe vaiucrfaliter veram. 113 Teruó relaxiones diuinz rcípi-- ciunt focmalitet fuos tecminos quoad cc  laaiones mutuasoppofitaspater.n. referz tur, cerminatur ad filiam, vt (ic ,& non: ad aliquod ab(olutam,tan:quà ad terminü: rcaliter diltinctum, ergo idem erit dc re-  lauonibuscrcatis. Confir. quia: nfi. quiaetiam im — creatus relationes traníceodentales cera nantur ad corrclatiuum forimnaliter,vt pa- tet de materia ,& forma intet fe celaci$y G& aQtu, & potentia, qva inter fe refe runtur fecundum propriam eifentiamgcr go eti ariones. przdicamentales. y eee iohes, qua dc h sconcludunt,vie ur quoq; de illis concladere . R«fp. Matr. ci'negac maiorem, & coe vatur oflé dere, quod ct relationes diging Win - TENET ^ "1 ^21 UM SC N M tv- RUM M. - Q.VT.c/n Relatio term.ad abfol.vvel refpetl.c/dr.II]. 677 tetminántar ad eífentiam , at nó fatis ex- plicat, qüo poflit effentia vcré conttitui terminus diuinarum relationü , cü non fit ab cas realiter diftin&a ,' Baísol, inquit , d cuc filius in crcatis. e(E terminus duod rclationis patern;tatis, cít5 termi- nus Quo fit entitas eius abfoluta , fic etià in diuinis, vndé videtur velle , quod inter rclationem , & cius terminum Quod rc- quiatur realis diftin&tio , non auté fem- per inter cam; & cius terminum Quo» in uam recidit (olutio Fabri cit. c. 4. Pre-tamcndicerecumBargio,quod(iteneturper(onasdiuinasperabíolutaconftitui,dcbetnegariabtecedens,atcenen7feíadocommunemviam;debetnegariconquiaibirelatiocóftituitfuppofitumoLeper(onzabaliairalitecSUnMnecantérelationemintelligiturinroneper(onzdiftin&z,aut.habetaliquid,uoterminerrelationemperfonalem;noficcítincreaturis,vbipriusincelligiturxesabíolutafccundumentitatemfuà,fc:eundum quam terminare poteft relatio- nemalcerius extremi ; quam folutionem z^ ECcipiunt Recentioresomnes. 114 Ac conantur euertece Complut, hanc te(pontioné loc.cit. ybi probare có- tendunt , gr relationes diuinas terminari ad relatiuum oriatur ex ipfa formali (Tina róne relationis , non autem ex co ; x (int infinitz , fübfiftentes , & conftiruciuz um , quia inquiunt omnia diícri- mina reperta inter relationcs diuinas , & €reatas oriri exe[fe,m, create «n. funt in fübie&o,non diuinz, creata accidencia o fünt,nóp i]lz, non aucem cx effe ad... at relato in fua formalitate conftituitur per ad, nó vctà per efie 7 , adcáom sino materialiter (e haber cü :gitur quo- ad effe ad omninà conueniam creta, &c diuina ; (i ifte funz ad-ter (inum relati, yumyetiam à illa. Verom an/ta) cx di- Gisq.3- hans doctrinze Esificassnà cffe D vel enro f, innt poi par tatem relatonis,non wyaus, Q, 0€ «d; X quando £t boe ex cdengmis s ncgabimus € creatas ompgi- las :eclianio coexigic cum tiones ad abfolutim non terminantur , e contra veró rcs fe habet. in cteatis ; vad potius dicendum cft relationé vt fic cen- dere in abfolutum,vt in teriminü, ei tamé accidere, quatenus infinita, & fubfiftens, gptendat in rclatiuum. Ad Conf. qui te- nent rclationcs tranfcendétalesc(lentiale e(Te rebus ab(olutis, concedunt affumptü, (cd negát confeq. at nos dicentes cuam relationes tranfcendentes effe (aperaddi- tasyaltim formaliter, rebus abfolutis, nec elfe idem cum ipfis, nifi realiter, po(fu. - mus feruata proportione, paricatem con- cedere, & ità videcur fenure Doctor cit. lic. F, dum docet actum terminare rela tionem potentiz ub rónc abfoluta, quae in ipfoa&u faltim formaliter diftingai- tur à rclatiua;& bzc (olutio eft magis ex- pedita,quia nobis nó incumbit onus ofté- dendi quomodo róncs allat& concludant de przdicamentalibus, nonautem tran- fcendentalibus ,. ficut incumbit prefatis Au&oribus qui valdé in hoc laborant. 115 Quarto fi relatio nó habet pro ter mino alia relationemf;equitur relatiua nó e(Ie fimul natura , & cognitione , contra Arift. & eorunt naturalem conditionem, Prob.affump:um, tü quia paternitas ter« minaturad filium , oon vt rclatjuuin eft, fed vc abfoluzum , & (ubftantia genita, yt fic autcm cít prior filiaione; ergo patet- nitas cít prior filiatione ; tum quia rcla- tio, vi relatio folum pendet à Fundamen- to, & termino in efe & in cognofci , ef- go (i terminus non cít rclatio oppofíta y non poftulat illam in codem inflanu,nec pendet ab illa in fua cognitioneyatq; ideo .non (um fimul natura, & cognitione, Kefp. neg. cóíeq. ad 1.prob. ite; d neg, «&ou(eq. quia vt ait Do&t. cit. fub G. tam fubftantia generans patris, q genita filij -pracedut relationes paternitatis, & fili iohis priorirate naturz , & in fe DE ,nauua ambe (imul refultant p Andiuilibilem concomitantiams vnde pa- tctniras non terminatur ad ubftantiam lij. ua fit Gmal natura cam ipfa , vt vi» ,detuc lüpponcre argumeritum . Ad alte» sin j&obe neg. cuam confcg.ob eandem FAtuQ $uia Quantum a ellc illamjnee igi in (ecundo digno patur rcíultent amba pofitisextremis; pollunt eciam dici timol cognitione, non Quia re vcri cognitio woius fit necetfaria ad cognitionem alrerius, ná vr bené pro- bat argumentum , & resmaürfc(ta ett im clauis non mutus, füfficit cognofcere abíolutumiad quod terminatur, (ed quia «um fandamentum;& terminus (int cau- fz mcré naturalcs, (icut ipfis po(icisne- «cffarió caufantar rclatfones m effe , ità etiam ambo extrema caufant necefTarió jn codem (igno cognitionem carum , vt elocet Lich.cit.in tol ad 2 & 3.Suc(T.li- «cr refpódet Baffol. fed allata € (ufficiés . 116 Atdices fi vna relatio nó pendet &balia,vcl ad aliam,tanquám ad termini, fon cit vndé oriatur neccílitas;vt polita *nà ponatur alia , tà quia ex ipfa ratione «d atcenditur fimultas eatum ; tam quia fatis cft ad pofitioné relationis poni tun- damentum;& cius cerminum neceflariü . SRurfus fi ad in ln relationis co- gnofci debet abíolutum , ad terini - natur, non poterit cognoíci dependentia «rcatureà Deo;nifi cognofcetetar Deus fccüdum cius effe abfolutam . Refp. neg. «onfeq. nà fimultas naturz inter rclatio- ncs mutuas nó oritur ex co,quod vna or- dinetur ad aliam , fed ex neceffaria con- ncxione inter ilias hac autein attendi de- bet exconcomitantia caufarum concür- rentium ad vtramq. rclationem , ex qui Difput. PLI, De Pradicam. vefpeGliuis. 1^ - c diceretur ad filium;nec duplum ad dimi« dium,vt dimidiü eft. Tum 1. quia omnia relatiua e(fent tertij modi, quia omnia a» terminarentur ad abfolutuai in altero ex- tremo. Tum 3. terminus debet ede eiuf- dei gener s; ü coyquod terminat t pa- tet d^ (ubirftenría, qua eft terminus (ub- ftantiz ,X iadiuifibilibus,que terminant quátitatem, ergo terminus rclationis ne- quit efle ablolutum. Tum tandem , quia relaciaum debet definiri per (uum termi- nam 6.TOj.c. 2. at definiri debet per (uis correlatioum ex cod. 6. Topic. vb: ait Arift.duplum tine dimidio non definiri y & ex pradicam. adaliquid , vbi ait co- gnofcentem definité vnum relatiuorü co Levy & reliquum, & ex Porph. c. de ie dicente in vtrorumq. racionibus oportere vtrifg. vti , ergo &c. 117 Refp.ex Barg.cit.vtiq.partem di €i ad filium , duplum a dimidiam redu. plicariué vt 6ic,quia fub nomine relaciao. fieti tconuettentia, & reciprocatio rélatiuotum;non tàmé terminatur pater ad filium,duplum ad dimidiü, nifi (pecie ficatiuc.i. ad id, Quod cft filius, & dimi- dium; vel (i placet; dicascum Baffol. qu& fequitur Faber,filium,& dimidii,& vai- uerfaliter conftitutü ex ab(olato,& rela- tione effe cerminü Q 40d relationis , ab- Íolutü veró effe terminam Qwo; Vel vc im qui- ipfa z.conclu(, innnimus dicas ip(am te- bus necetlarió refultant relationes ; neq. ália concomitanria eft accidétalis omni- '$ó , fed per fe , quatenas cádem fünt. ex- trema , cx quibus rcfultam relaiones;li- | €ét diuerío modo,cxtremum.n.quod re- I rr vnius concurrit ,vt fundamentam, &u alterius coacurrit, vc terminus. Ad aliud conceditur. con(éq. & ideó fa- "€emuc non poffe naturaliter 'i di- ftin&té à.nobis relationem dependencia «reature ad Deum ; vt Do&or imnuit q. 1. Prolog, & ibi fusé Lichet. poteft tame «&ognofti vtcunq. ficat é cotusé artinge- ve potlumus perfe&ioné abfolutà omni- potentia De: , hinctüinon fequitur Deü Es dcberein dcánitionc creattitz,quia tio depenuécz non ct de eius intrin rónc, & quidditatiua'ex dictis q. 1. exudiatg, Tua quia tunc pátet nio lationem effe terminü cócomitátem, n tamé pet fe — vt terminus pri» maritis terminer, quia fine ip(opóc abo lucé ficti terasinatio , vt conttat in rclati- uisnómutuis. Ad 2.neg-co(eq. cü Lichs loc.cit.mon.n.diffecüt relatiua tertij mo-« ete s,quia - Fe era S ma ad abío m;rion aliajf 2 'olutum, ad técininátur, nóni eer Prey ad ut b oFReew m,yt quit Arift. s. et. Ad 3.Zerbicit.abfoline negat aum pium, quia re vera 'Ipe&at adi cero ol im tiri vt conftat ex is in acg. ; isi cergo dicendü inpropoii ; mino relatiónisjnec incouenit térmimim: ditc&é pertinere ád aliud przdicam, & tcdàctiué 'olum ad'przdicam.relationisg "& pet illu cclationcim defiairi dati Q.VII. c dnrelatiopetat extrema realiter difline. | 679 is definitio dicitur effe per additamentü, ivt diximusq 3.Ad 4.potiuscít ad op- politum , quia vt (upra diximus ex Scot. in vIt,róne pro 2.cGcl. y magis infca dc- clarabimus prp iniuntur relatiua fundam.fui correlatiui, quam per ip- fim correlariuà formaliter,vndé à quane do Arift. & Porph. aiunt rel atiui definiri debere per correlatiuum | , explicari :de- bent fundamentalitet . QV &STIO VII. ybi confideratur relatio ex parte. vtriu[que extremi quoad eorum '  diflintlionem abinuicem. 318 Vplex occurit difficultas exa. D | cust d q. prima eft, an requiratur ditt in&tio in re incer funda- tenrum,& üyqua dicuntur exuc- tna relationis, quanta eife debcar;qui- dam pauci dixernac. nallam di cione effc nccetiariausquod probapr ex rel nc identitatis ad fcipíum ,quz realitfjma videtur , quia tam proprie  & à parte rei fiae fi&ione intelic&us cít aliquod ensi- dem (ibi, cut e(l diuer(um ab alio vel. tnile alieri; Alij dixerüc debere vtiq, rer- minom,& fu ex natura rei toc- aliter dift mgui, non taucn (emper rca- litcr, quia eiudem ad (cipfum;potc «tie £clatio réalisfub: diuerfis formahtatibus confideratü, vt v. g cum :dem mouet f. ipfum, vt voluntas producendo in fe yo- litioncin,vel graue deícentum;tunc.n.vo- Juntas in rationc mouencis realiter refcr- tür ad (cipíam,vt motamita Baffol. 1.d. 0.q.1.ab initio,vbi ioquit,quod licet rc jones cauíanuis , & caulat, producen tis, & producti requirant diftindionem rtalé inter extrema,quia nilul pocctt feip fum cau(ate,vcl producere 1d tamen nc- cellarium nó cft in relauonibus a&iui ad paffiuum,mouentis ad ànotum;quia intcr motum & paticos cít rclatiotealis , & tameo volunds agit in fc causando a&tüm fuum, taquod ipla ctt agens,& paucns,mouens , mota, idem docuit Greg. 1.d.28.q. 2. Et videtur mes $c t 1.d 2.9.7. 2d. 2:410. d.25.q* yn.lub L.vbi uiplex dillingoit genusre- diftind B Agna lationum,primum eft earum, quz dicunt dependenuam elfentialé , vc relatio cau- fatt ad caufam; fecandnm e(t earum , quz dicunt (olam originarioné vnius ab «l:o przfcindendo à dependentia , vt (unt di- uioz productiones , tertium tandem eft carum, quz dicunt (olam dependenti accidentalem, vt rclariones adii, & paf- liuiymouentis, & moti, & relationes pri- mi generis,iaquit, repugnare incadé na- tura, & (uppoíito, relaiones fecundi re- pugnare in codem (uppofito,non naturas tclariones tainé cera generis ncc eciá in codem (appofito repugnate,quia idé po- tcit in feipío. perfe&tionem accidécalem caufare; vndé po(tea inferius infol, prime. ait , quod voluntas inquantum potentia Ida, qu. pt elicere (uam volitionems cit alia tor:malis r8 à porenuasvel ratione recipiendi (uam voliuoaé ipfam perficié- tem, & cum dicitur, quod poteatia ari- Ua cit p: IPEA Ui utandi pian inqua tum aliud, jaquic or,quod ly inqu& 1m dit reduplicat formalem d ins aliam folum quando mouens, G* motune funt ndifliuél a fubie&los[ed quado [unt Wubiettoyreduplicat rem alia , iib is manifcfté (ignificat fnflzice 1c diltindionem ex natura rei fotmalega inter exirema relarionis actiui,& pa(liui, mouentis, & moti , quz vtiq. cft relacio tealis;id.-defendunc ForaaaliLa illi ,qui docent diltindioné ex natuea rei foria- lem pra ícferre in te celationé poütiuam actuglé,vt Vallo p.2.focm.arc.4.in fiac, ..119. Dicendum tamen c(t, relitioncaa tealé( proprie de ip(a lo u&do) petere ex trema E dittia&a,ita Dod.1.d.3t.&quol.6.vbienumeransconditionesad.relationemrealemrequititas,hanccnumerat,vtprzcipua,&e(tcóisopi.Thomift.&Scori(t.gdocetP.Faber ;. Mete difp. 12.c.3..Barg.1.d. $«q. Vecf. J"tdb adducutursLich. 2.d.2 jj. vn. & alij A fi my probatur; quia per hoc probar A.» rit. 4. Mer. 1dentitatem ciufdem ad (cipe (um non c(le relarionem realem, quia re» latio cealis inter duo veríatur, 1dem aut pon cft duo rcalicer,yade idem ad feijsü tanium i6ae refercur 1d€ labi 1pli. copa rando , ac (i cileut duo exircaaa , diciuur t autcm 630 " Difp. VII. De*Prallicam. tefpecliuis s : AUS. 2 vt ilià habet, vt ait Lichiet. cit; 2.d.5. $ autem quodcunq. ens idem fibi fine vlla fi&ione intelle&us , non quía illa identi- tas dicat aliquam relationem realé eiuf- dem ad fcipíum, fcd quatenus dicit nega- tionem diftin&tionis rcalis ; qua negatio eít realis (00 modo. Deinde, vcl rermi- nus relationis realis eft oppofita correlae tio, vcl abfolutum , in quo illa fundatur quodeunq. dicatur , femper concladitur realis di(tin&io fandamenti à terminio , quia extrema nata funt fundare relatio- nes oppofitas. Nec fufficit dicere ad hic oppofitionem rclatiuá , qua femper ver- fatur inter extrema relationis , fufficcre diftiodtionem ex natura rei formalé incer illa/Nam ex relatiua oppofitione inter di qritias perfonas nó bene colligerét Thco- tum SS. Patribus réalé d:ftin&tioné inicc illa$5 & praefertim cü hic Git fermo de relatione rzdicam: quz eft verum ac cidens,nó videtur poffe inter formalirates ipfas cadere. pati Fetibalical nó eft f.ffi- ciens fübie&um immed iati phy tici acci- d£tis, 9» (olàm fübie&fatur in re phyfica . 1270 Neq. Dottor foc.cit.oppofitum docuit , fed fuppotita coi doGrmn de di- ftin&ionc reali exttemotti celationis,fo Jum docere voluit , non effe nece(Tariam &qualé in oibus , (ed inxta maturá ipfarü relationum, nam fi important fimplicem briginationé, petit realé diftin&tionen, tantü fappofitoram, (i viteriug important orto em e(fentialem,petüt cealem diftinctionem non tánturm fuppofitorü , fed & naturarum ; (i vcro importent (oli üependentiam acctdentalé , neutra requi- rüc, quiaidem pót à fcipfo a ctidenutts dependere cau(ando in (cipío aliquá pcr fe&tioné accidental vnde non idcirco i rali cafu excludit Do&tor realem diftin- &ioné quácunq. inter extrema relationis rcalis , fed cantum (appo(italem, & fic in co caíu, vcl ncganda eftrelaiio realis in- ter mouens,& motum, & admittenda (o lum inter mosens , & ctle&tum de nouo productum in móto , vt ait Bargius loc. cit.& (eq. Cauell,difp.5.de anim.fec. 13. fi. 10. vel fi concedatur etiam inter mo- tiens, motum cunc dicendumidem , vt tion habens aliquam formam rcalem di- Ringui ccalitet accidentaliter à fcipío innuit Doctor ibid.in (0l. ad arg.prin. ait qp inquanttm medicus e(d [anans, eff aliud d. feipfo €— fánatur ; dum üt ibi fobdit,g; duplicat róticm formalé aliá,nó veró ali rem, per hoc nó intendit excludere intet. - movens , & motum omné diflin&tionem rcalem quando idem m.ouct fcipfum, fed tantom diftioGionem realem pocos rum. Quod fi in tali cafu intendit exclu- dcic ab | fis o&m,realcm diflinQionem , & (olam formalem aftruere » tunc ncga- bimus intet moaens , & morum realem relationem verfari , quam ibi non expri- mit Do&or inter ca verfari. "111 Hinc igitur concludimus realiter diflingui debere extrema relationis pro- pré di&z. g ide addimus, quia fi relas . - tio bes bur mans fumeretur , pro ea ;f. quz nori eft penitusrationis, & pro iia ordine inter aliqua. ipit» que ex nacurá rei reperto , qui tamcn o0n '$mportet verom accidens,ita cócedi pot petere extrema rea liter diftin&as& lis iam forct de folo ne- mitie; in quo ét (enfu concedi pót diftin- &ionem formalemam portate ccalé ccla- tionem inrer! formalitates ex Datura rei diítin&as , non tamen proprie loquendo de relatione tceali,vt diximus a qe. ar. 2. cü plurib.Scotittis, c.n. folà dicit fiegationem fotmalis identicatis . inimé veró necelfariüi arbitramur , gy volunt aliqui , & famp(erunt à Soncin, f. Met. q.29.tátam debere eflc huin(mo- di realem dittin&tionem , wt fit inter eR» tía determinat, quz nü fe habeant, vt to tüm,& pars,» ideà' dixerunt, vt cuitarét infinitam propemodum miultitudiné re- lationurb partium proportionalium in có tinoo, fed (ane nullam videmus nccc(fi- tai iftius limitationis; nec numerus rcla tiorium inter partes«coniunui proportio maiorem habet d.fficultatem;quam nümerds ipfirum partium , vnde qu dicitur dé multinudine ipfarum parcium s hot idein «dicendum ecit. dc. rclationi- bas ipfarumadinuiccm . 112. Altera diflficulras inter Scotiítas, &'Thomilt, cftjan ratio fundandi debear- —— aliud,re- £uef V1. en Rel. petat oxttr. vealiter diflüintla. 691. teffe plurificata in exuremis., vt illa dican- - i rry inter fe referti fccundü illam, vt v.g. an vt l'errus dicatur realiter fimi- lis Paulo,debeat albedo, que eft ro fun- dádi talem relationem, cflc in illis exure- mis geminata. Affirmant Thomiftz paf- fim cà D.Th. r.p. q4 zat. 1. vbi ob hanc róné negat zqualitatem;que cft inter di- uinas perfonas , effe relationem realem , quia fundatur ine(fentia , quz eft eadem in tribus,vnde Catet.ibide, Bannes , Mo- lina, & alij inferunt confequenter, quód fi vna , & cadem albedo numero ponere- tut in duobus fubiectis , ibi non efse fi- militudinem realem, fed rationis, & hac etiam cít communis fententia Neothc- ricorum im Log.& Metaph. Dicendü tamen cit ;hanc non effe có- dittonem neccílarió requifitam ad rela- tionem realem, vnde fi eadem albedo nu- mcro effet ia duob. fubie&is » adhuc in- ter illa foret realis fimilitado . Ita. Doct, €x pcofeíso 1.d.51.q.vn.& quol.6. per to tum , vbi hac róne tenet à concra zquali- tatem; & fimilicudiné in diuinis e(se rea- les relationes, fequuntur oé scias difcipu liibidem Faber in 1. dif p. 47. Rada 1. p. €ontr.26.ar.3. Vulpes 3 .to. r.p.difp. 68. ar, 2. Bonctus in hoc pradicam.& alij paf fim,etló deuiet Baísol r.d.5 r.q. r.ar.4.X T Do&or probat aísertum rationibus '[heologicis , nos tancum ex iple Mcta- phyficas deducemus; probatur 1taq5 Tam quia ad relationem realem tres  illar(uffi- €iunc condictoncs frequenter inculcata vyexcrema tint realia , qp» fint realiter di- ttinGa, & cyoriatur cx natura extremo- fü cicrà opus intellectus , acita res (e ha- beret. (i eade numero albedo effer in. Pe- tro;& Pauloquia hzc forent. duo fimilia sullo cog:tan:e incelle&u y & realia , ac realiter di (tinta , vt patct, ecgo &c. T quiagqualitas , & fimilitado fundantur fuper voitatem quantitatis , aut qualita" tis in dittinótis cxcceimis;cergo quáto ma- jor , ac wcrior cft voicasaliquorum duo- Tán coi ratione fundandi , tanto maior , acverioraqualitas , vel timilitado erit incer illa; vnde magis fimilia funt duo al- ba, quia conueniunt i vna caionc fundá- di (pccifica.quam album, & nigrum, qua €onueniunt in generica , ergo fi aliqua s duo extrema conucmirent in vna ratione fondandi numerica , ficut hzc eít vnicas omnium maior, ita & relatio eíset vera. & realiffima. Tum tandé,quia vt ait Ra- da,fané eft resmiranda , q dao alba ean» dem albedinem fpecie babétia fint inui. cem fimilia fimilitudiae reali, vam il- la haberent candem numero albedinem, efsent quidem fimilia nullo confiderante intelle&tu, non tamen fimilitudinc teali » fed rationis , certé hoc album formaliter eset illi alteri fimile, ncc poíset nó oriri fimilitudo inter illa extrema ex natura,» tci; ergo e(set vcra fimilitado realis , 1213 Reípadét o&s ex Caier.cit. preter illas tres conditiones, requiri ét aliam,q». — ratio fundádi, feu fundamentà proximu fit in ipfis extremis plurificatum, vt v. g- alia fit albedo in Petro, alia in aulo , ró eoráü cít,quia fundamenta proKima funt uz primó referuntur, remota verà , feu biecta medianubusillis , wt albedo in Petro,& albedo in Paulo (unt primo fi- miles, Petrus autem , & Paulus medianri- bus illis; imó inquiunt hác conditionem includi in illis - eg dum .n. dicitur exe trema relationis debere e(se diftinGta s hoc cert non debet tác icelligi de ex- tremis materialibus & remotis , vt funt Pecras,& Paulus in fimil:cudine,(ed pra- fertim de proximis , & formalibus , hec m. fünt, quz primó refecuntur; & ruríus cum dicitur relationem debere oriti natura extremorum , vtique debe: intel. ligi de extremus ipfis formalibus, quia vt dc Íe conftat,inter Petrum, & Paulü non oritur (imilitudo ex natura ipforü in fe y fed.ex natura albedinum eis inhzcentiü 5 hinc poftea dicant ad aiia risen »Qqe po(ica eadem numero abedine in Petros ix Paulo, císent vtique veré,& realiterfie milia racione fundamenti realis nó tam& róne denominationis rclaciuz ,quia 1 eísct rationis, quo ctiam fenfu ens dicitur efse idem e nn cia odcunque opus inte , - Leto tá rhtioyi qua fondamar. vni €é oppofica (cutentia, labilis eft,& fluxay quidem innicitar ei» quod dc fa&o con- tingit in fundandis x TTA & hoe 681. — "Dig. VIL. De'Pradicam.vefpeGliuis «. affumit, vt conditionem per fc necelfa- riam ad relationem rcalem,ex quo capi- te itrepíit tota Adueríariorum deceptio; verum quidem cft , ita de fa&o in creatis -€ontingete , quód ratio fundandi eft plu- rificata in extremis,vt v.g«albedo in duo bus albis, & idc albedines (unt. funda- mcnta proxima. y quae primó referuntur per (imilitudiné, & róné ipfarum Petrus, & Paulus ; at hoc totum eít per accidens. ad realitatem relationis , procedit .n. ex "hoc ; quod aon eft poffibile in creaturis rcperite extrema quz fint realiter diftin -."€iaj& gp ratio fundandi in cis fit vna nü- meto, ex quo cci fit confequenter , vt. in €teatis ró fundandi fit inextremis gemi - nata , at quantum eft cx parte rclarionis 'hoc totum c(t per accidens,quiarelatto-  acs,primi modi prz(ertim,cxigunt vnita - temin róne: ! $» Met.tex.20. non - dliftin&ionem, vcl pluralitat£, imó vt ait : Doctor quol. 6. $. iflarum quatuor ra- tionum ; in diuinis rclationcs ipfz origi- - fiisquzad sii modum attinere vidétur , "fundantur in effentia;quz in tribus perío- mis cít omninó vna,& indiftin&a; quare deducitur, quód fi Deus poneret candem : albediné in l'etro , & Panlo, fimilitudo intcr ipfa effet relatio realis, tunc .n. ip(a -&fsent proxima fundaméta illius relatio- nis, & pomórelata per ipfam, & pariter xzclatio ociretur ex natura ip(orüvt ftant fub illa :atione fundandi , atqueita adhuc xxcrema relationis etiam formaliter ac- eepta effent realiter diftincta, quialicet aunc ró fandandi vnam relatione non di- düinzucretur à róne terminandi , dift in- gucrctut taméà termino totali , quia ter- sinus totalis ea "a praise albedo im altero extremo, fed iplum exttemü com » albedine;& timiliter ex parte fundamen- ti ,namtotale fi um effet (ubic- «&ü cüalbedine , atque adcà extrema to- talia di(tinguerétur & parte reis quod (ut. ficerct ad realitacem relationis , ficut (u£- ficit in diuinis ad veran & cealem.pcrío- nirum productionem sm Theologos , & soliigitur cx Doétorc t. d.7.q. vn. infra ..- quód priacipium Qnod , & totale rca- "liter di(tinguatur àcermino Qui , & to- »saliy non au tem ncecíle eft » quód ita di- upto: principium formale,& termi nus formalis, nam tenct patitas,quia non minot diflin&io requiritur inter produ. cens, & producti rationc produ&tionis intet relatum, & terminum ratione re- lationis , quia ipfa produ&io relatio eft. el (ine relatione concipi nequit ; vnde ex hoc à fortiori poffet corra Thomiftas deduci validum argum., quàd fi ad reali- tatem proda&ionis nó requiritur necef- fario extrema Quo effc realitec diftin&ta,. fed (ufficit talis diftinctio inter extrema. Quod ,ita quoquein relatione - Probatur ét contra allatam rcípófio« n6,» fi Petrus, & Paulus candé. numero haberent albedinem , forent fimilia rea- liter & quantum ad realitatem relationi. & nófolias fundamenti, tárex modo di- &is; tum quia fubie&tuim nó dicitur [umi- leex relatione fundata in albedinc in ab- flracto;fed inalbedinc, vt ei tribuit fuum effectum formalé , at in cafu pofito funt duo effe&us formales à patte rct diftin- &i, etiamli [it vna forma alb: , quia de- ftructio effcétu formali informani Pe- tram , pót adhuc remanere effc&us for- malisa& vnio cum Paulo , ergo funt duo exirema formalia rebitionts (imilitudiniss quia Percus elt (imilis Paulà proxime ró nc cffe&us formalis,qué recipit à forma, 115. lnoppof. obsjc. 1. rationé füpra: inlinuatamycdp exqrema ccferuntur realiter rone iy v.g.albedinis, ergo ratio fundádi debet eifc d. fEncta in exirem's,. Pcob. coa(eq. quia fandamenta proxima. fünt,qua ne referuntor , & per ip referuntur excrema materialia, feu (ub:c- &a. Relp.Scotittae commaniíter neg, fua damenta proxima effe , quz primo refe- runtur y nom.n. vna albedo dicitur alteri ftmilis) nec vna quantitas alteri qualis, fed cadem in naturay& Ipccie ; tundumé- ta ergo proxima uon referuntur v. g.albc ines ,ícd remota ;i, fübiecta habenti s illus albedines, funr, que primo, & pro- prié referantur ..Sed ccrcé iimeriió ne- gant quancitares duas non potfe,ac d.bes re dici equales etiam. pcazcifts fuübiectis y. ac pariter. duas. qualitates fimiles. cam. -&fe equales & inaquale , timile , X di£- sfimile ponantur proyrictatcs illarum, nó» Que] VI. e Ahvatiofund debeat in éxir uif. 655 m fübftantiz ,cui inhrent ; & ncmo »g nientis c orti otii & al. bedines duarum ho: we confecratat( dici camomni proprietate zquales , S fimiles kn? Mroppofitun; nà folum c(t manifeflé contra rationem, quia Má- ahenmatica demonftrat has palfiones de quantitate feparata à fubftantia , (ed«etia «ontra Do&erenm in 3.d. 1 2. q.2. vbi füb lit. A:& G. ex protétto oftendit has reta- tiones immediate fundari fuper fingala- 165 quantirates, & qualitatessittaut hz fint €xirema prim relata ctiam quando funt án (übic&o. Ec cum dicunt vnam albedi- nem,vel quantitatem non effe alteri fimi- Tem, & zqualem, fed candem in fpecie, & maturis perpendere debebant , quod ob- fccuauimus fupra q.4. art. 2. ab initio in uantitate , & qualitate ratione vnitatis ndari potfe relationes duplicis pex 1 eam ratione vairaris ineffentia tundant rclationem idenutatis, at ratione vitatis «uiu(dam accidenralis fündánt fimilitu- dinem, &zequalitstem, enim vero ratio- thc vnitacis ià gradibus intentionis quali- ta5 fuadat fimilitudinem , & ratione vni« tatis in partibus extenfionis quantitas & juahtirem. Refp.'ergo ex di&is; cócedendo quan- titates in extremis e(fequa primó dicü: tur zquales, & albediacsfimiles , & iptis gicdiantibus fübic&à dici tálía ; verü hoc totum accidit , quantum attinet ad rcali- tatein relatiomum , zqualitas .n.& fimi- litudo potios perunt vnitatem;quàm plu» ralitatem in fundamento ; vnde (i cadem albedo effet in pluribus fübie&tis, tunc illa dicerentur realiter fimilia, ctià quan- tutrrad denominationem relatiuam; quia jpfamzt fubie&ta ià eo cafu forent extre- ma qua prim referuntur ; & etiam pol- fent dici io extrema formalia e icati effe&us formalis, quos forma tilucrer ilis vt explicatum eft , & de- mum effet rcalis d:ftin&tio inter exuc» ma totalia, & adzquata . 1216 Demdéob;jci. quia extrema na- tà funt fandate oppoíitas rclationes,id]; benc ficio ipfuissationis fundandi , crgo hzc dcbet etfe diftiata io illis «. Coar. gquailitas , & fimüitudo referunt exac- ma,vt vnum , €rgoó quando vnitas cxtrc- moruminratione fandand: foret maxi- ma f. numerica , rcferrentilla , vt vaum pumero, atq; ideó relatio aequalitatiss fimiliradinis inter.ca tealis non efTet , fi- €t nec relatio eiufdem ad feipfum . Refp. oppofitionemrelaciaá. relatio- nam zquiparanriz ,de quibus przfertim cft przefens d: fficulcas, ede minimam in» ter omnes , vtbené Suir. obízruat difpe 47. Met.(ect.16. n.40. conliftit enim in hoc; quod due tclationces 4ingalares ità interfe oppunantur ,vt quamuis habeant fandamenta ciu(dem rationis , non tamen pofBintineffe (imul vni , & eidem; quia nequit vnum;& idem cilc fundamentum, & terminusrefpe&a ciufdem; palam au- tem eft haiu(ímodiroppotitionem nó c(- [etantam, quin poílit ab cadcmeriam nu mero oriri ratione fandandi , (i hac in duobus extremis cflet replicata, quiatam inumcrodidinguun.ur daz fiailicadines exortz à duibus albedinibus ; quam illae duz ; quz orireatarab cadem albsdinc. in duobus (ubie&is xeplicatay nec maior. op potitio effet inter illas «4m iarer iftas, quiatota earum oppotitio: vtrobiqy con- fiftit in hoc, quod é regione contrapo: erue germs cit fandamen:um vnius, cít terminus alterius ,& € contra, uz etiam folutio notanda eft ;quia nec atis candidé Scotifte:cit. ab hoc argu- mento fe expediunt , aiunt.n.extreima nonopponi relariué fecundum, fe;fed me - ritó rclationum oppofitaram,quod vtiq; verumceft ; ac nil refpondent ad hoc ; 1n quo confifit tora difficultas quod rela- tiones oppoficz orixur in extremis me- zitó rationis fundandi , quz proindé de- bet effe diuerfa in extremis. Ad Conf. facilior cft (olutioncg. adiumptum, quia nihil realiter dicitur fibi fimile,vel equa leyac proindé vera, & rcalis aequalitas eft inter duo extrema realiter diftincta; ve« rum. tamen efl id , 4n quo dicuntur 3ffimilari,velaxquar cile vnum) . at illa adinuicem realiter lier diftin-- Ga. Fff z QVE. 694 — Difj. VIT. DePredicm. Refjeiis: | iatrinecus, & cxtrznlecus aeníientem s QV.AESTIO VIII. Quotuplex fit. Relatio Pr&dicam. & quanam con[litwat quartum — Tr«dicamentum . 117 D2& non femel relationé Prz- ; dicam. yt à trá(cenienrali ic- cernitur diui fit in intrinfecus,& extrin(c- cus aducniété, lic praefertim im 3.d. 1.q.1. $.ai illud inoppofitii im 4.d.6.q. 10.$.bic dicitury& d. 10 g.1.1.& d.15. 071. $. ad buius autem,& quol. 11. art.4 C wien in locisprefertim duobus vltimis, hanc di- uifionem rrádit velut íuo t&pore cómuni- ter icccpram, & a prifcis Arift. Incerpre- tibus tradiram , & quidem ctiam Auctor fcx princip.cod.lib.c. r.in fine hanc d:vi- fionemaffignat , & veluti famoíam fup- it & de vlrimis fex pra dicam.agit,vc ti de refpe&tibus extrinfecus aducmicn- tibus, dum aitea veró , qu&ex'rinjecus contmguntyaut a& us aut pati ^ Wi difpo- » fitiesaut ejJe alicubiaut 1n morayaut ba ' dperenecefiario erunt ,cíto ibifub acci- - dente intrinfecus adueniente. cóprehen- dat quóq; quantitatem, & qualitaté. Hác tamen diuilionem vt. eucrcerentc, omnes fecere conatus Thomiflz . & wii juamplurcs,Ha rueus quol. 7. q. 14. Ca* Viel d.«-tp1. Bnocin- $. Mer. q.3 9. Ca- iet. 1. p.9.63-art.2« Sot.in hoc. przdicam, q.1.& S Pita zar Sr died Met.fc&.1. Ruuius bic . ifp.15. Met. à $.147. Attiag.difp.12. Log.(cc. 2. Auería q. 15. Log. & ali ? paffim hanc di- uiionem in&cianur cx Aurcol, 1.d. jo. párc 1 arr. 5. 2 m " 128 Dicendumtamen cft , rclationes pradicométales poffe , imó dcbere diftin guum relationes intrinfecus , X extrinfe- €us aduenicnies, & per illas hoc quarcum conftitui predicam. per alias veró vltima fex yrgdicam.et q.vIt-dicemus.1ta Do&. loc; c:t. cum tota ium Schola circa eadem loca, vel in przdi dernis noftris fuli(fimé defendit P. Faber f: Met.difp. 23. ex exteris veró cam ad- miccüc Vencer.$.fug Met c.36. & 37. Lo- p hic AM o.Log. d «Q9» peripat. Probatur in primis explicá do , qud Dod incliga: pr relationem pet illam. n.inceilig t quz nece(sarió cG- fürgit potiro fondam éco, X termino, feu orkur ex natura extremorum, & non ex aliquo eis exirinfece accedente , per ifta , veró intcllgitsquz infargit,nonex natu- — ra extremorü, ied virtute alicuius, quod omn:no ab extrinfeco venit , nec perti« net ad ióné cxiremorum, vt exirema fünt «ij vt habent rationem fundamenti, & ter mini, led 1ftz peculiares rationes often- dunt naturam h:rum rclationum effe cf- fentaliter aliam & aliain, ergo &c. Cóf. adhuc, & magis explicatur , quia dantur relanoncs quadam , qua pofiuse..tremis in rcrum natura , Virtute ipforum przci- fa,& alio quoc j; (eclufo,infargunt; dan tur aliz, qug politis extremis noniofur- gunt , (ed quedam alia requirunt penitus extrinfeca rone fuodamenti , & termini y. ergo diuiiio illa potett,ac deber admitti, Piob aifumptum ;quiarelationes fimili- tud:nis, & z:qualitatis pofitis excrémis im rcrü natura etiam in quacüg; diflátia res (u'tant, quaíi ad corü pofitioné, nil aliud defideretue vlrrà ipfummet. effe exire- moráü, (ic relatio paternitatis, & fiiátio- ' nis, luppofito homine gcacrante,& geni- to, neccílarió rcfultat ;€ contra veró re-- lauo a&ion: us extremis i c(se v.g. igno& ligao in rerum natura,etiam a&ti- uo eodem modo fe habente (ccundü po- tentiam actiuam,& pa(fiuo fecundü pa(- fiuam, cx folo defectu alicuius excrinfe- €i, v.g debitz approximationis non rc- fultat, hoc vero adiun&to refultat ; fic ét & Vbi nàocitur ex. natura extremorum; uia tüc illisin efse pofitis , vt hac cathe- dra & plateajoriretur (latim relatio pre- fentialitatis eius ad plateà , quod eft fal- fum, (ed requicikur vitecius horáü exrre- morum approximatio v.g. applicacio ca- thedizadplateam,vt.5cotdoc.quol,cit.TandemvtDod, arguit loc. cit. di- ftin&tio horü refpc&tuum ex prefsé colli- gitur ex 5. Phyf. tex. 10. vbi docet AuifI; ad genus ad aliquid non dari motü , quia non pet fc, (ed per accidens cclacioncs il- lius generis acquicaatur .(.ex ipfamet ex- tcemorum pofiuonc , affi rmat tame dari motü ad Vbi; quia habct propriam noui- "Q.V. Quunplex [se Relatio pradic. (at£ , & propria acquilitione acquiritur mon vetoad acqui fitioné alterius, qp ha- beat róné fandameuri, vel termini , & ti Vbi noneft , ni(i refpe&us locati ad locum,vt infra dicemus, ergo omniso debét diftingui hi duo ordines rcípc&uü inuinfecüs, & exccin(ecüs aducnientium. Refp. Thomiftz communiter ; quód cum dicitur pofitis fandamento , & ter- minoyin rerum natura, non illicó poni re lationem extrinfecüs aducnientem ; & per hoc differre ab intriníecüs aducnien te , vcl fermo eft de fundamento , X ter- mino proxiinis, & fic falíum cft illud a(- fumptüde quacü;. relatione;etià extr fecus adàeniente,(i deremotiseft veri iríói.relatione cciá intrin(ecus aduenic tejham polito Petro;& Paulo;nó (Latim iníurgi: fimilitudo, quiailla (unc funda- mentu,& terminus remota , at pofita al- bedine ini vtt0q. illorü, ftatim infurgit rc latio fimilitudinis,quia albedo eft funda- mentum proximum fimilitudinis; vnde pariter in propofito fi a&tiuoy & palliuo po(itis,loco,& locabili,non ponitur rcla- tio, lioc proucnit,quia actiuü, vel locabi- le non dene im fundamenro proxi- in cafu eft approximatio at po rec Me sncbir e certé ità neceffarió fequitur a&tio,X prasétialitas y ficut quae €ü3.alia relatio. Scotus ergo in hoc decc- pus cít(inquiunt) quód de (ubic&o, (cu fundamento remoto relationis lecucus. eft ,non dc proximo,& comparatione il - lius affi gnauic relationem cxtrinfecusad uenientem;quod facere nó debebat, quia ficetiám ipia fimilitudo exrrin(ccus adue nit , refaltat n. in fübie&o per acce(fio- nem licuius exttin(éci,nempé aloed. ^ 129 Atccettá potius dccipiuntur ipfi dum talcm fcrunt de Doc,noftro opioio né, na ipfc appellat a&tignem relatione ekitrinfecus adueniétem cóparatione fü- darmienti proximi nó remoti, Vt cóflat in 4 der3iq.1. E, hoc aüt |pro- ximum aQonisno cit approximatio; vt ip& arbitrantur, quia i pr xim recipit denominationem rclauo nis (ündarz immediaté,vt albedo » quat ett ratio fuadandi timilitadinemn, dicitor fimilis, ac approximazjo nó dicitur ages Logica « pro- ipli pucant. fed neq. pati€s, fed e(t potentia a&iua, ficut paffioni, potentia pafliua ex $5. Mct. C. 1 j. Immo acutiffimus Do&. hác rcípo fionem-Aduerfariorü. przuidens 4. d. 6. q. 19. B.cam ftatim pracludit his verbis, $i dicas rejpettum aliqué aduenire ex- trinfecus [ubietlo no tamé fundaméto.y boc nibil efl, quia relationes intrinfec&s. vt poté fimilitudosqua cofequituv albe- diné, cj: buiu[modi, poffunt extrinfecus. aduenire fubietioquia fundamétum de nouo aduenit , ergo fi ille funt intrinfe- € Q" alie extrinfeca , erit differentia earum in sq ari one ad f[undamétii , di(erté igitur D'oétor docet relationé de bere appellari, & iudicari extrinfecus ad . uenientetn , non ex comparatione ad fü- bicétüs(cu fandamentü remotü, quia fic ois relatio cífer extrinfecus adueniens , (ed ex comparatione ad tundamentü pro ximum, vndc fi Thomiítz accurate ma« gis Do&. noftrum cuoluctent , (ané non tam frcquéter de cius (ubtilitate ita grof- fe (entirent.Deniq.falfum eft etiam,.juod aiüt,fa&a approximatione a&iui, & paf fiuiita necefTarió(equi relationem a&io- nis, & paffionis inter illa , ficuc fequitur paternitas , & filiatio pofito homine ge- ncrante, & genito,docent.n. Scoti (t re» lationcs.intrin(ecus aducnientes (equi ad extrema pofita £xali qnadam necef(lita- te , itavc nec ab ipfo Deo poffiat impe- diri , quod etiamfentiunt multi Thomi-. fta ; vt diximus q. à. art. 2. ad $. conf.s. ^ arg. prin. at actio & paífio,ctiam appro ximatis extremis poflunt i iri, vtO« llendit miraculum a. Deo factum in fot« nace babilonica in (acris litteris . 130 Etquia Aducr(arij nedü diuifio- né huiu(inodi in (e impagnant;verumetia ipfamet vocabula relationis intrinfecus & extrin(ecus adueniétis adhuc vlterius ioo duae Scot. Pr ipiis E26 oh. proprie, cádi uaturyqui &or (ub hac dunfione có ahendeie.tn :euden tales, vt intelicxit relauoncs t folas pra ess prazdicamenalcs vero fecernuntur ab iL lisquia ifta: acciduntrebus , &*cis adue« niunt, vt áccidentia mere extrinfecaynom (f 3 wont | ilz, v. didum eft 3,» ergo omvertelas 696 tiones przdicam. vt in vniuer(um à tran* fcendeutibus (ecernunturc, ce&té vocantur à Scoto rclationcs aducnientes, quia veré adueniunt, & accidunt rebus; at duplici- ter huiufmodi relationes potfünt extre« mis aduenire, vel ex fola , & przciía eo- tum pofit:one, & non ex additione ake. rius aducniicij, & ita reété dicétuir huiuf- modi relationes intrinfecus adueniétcs , uia vt fzpius ait Do&tor loc.cit. refpe- n5 50n poteft magis intrinfecà adueni- re fundamentoyqia quàd neceffarió fe- quati ip[na pofito termino ; vcl nóad- ueniunt extremis cx corum praciía pofr- tione, fcd quidpiam aud aduentitiü ad- d: debet,non pertinens ad ratione funda menti,vcl termini, & ifta rc& dicentur bac rationc cxirrinfecus aduenientes. Ac- «cdir , 9 modus ille loquédi tonctempo- 1is erat cOitcr receptus, vt ipfe loc.cit.te- flatur, dcbeimusautem vocabulis vti jux- ta communem v(um,yt docet 4«d. 1.9.2. Poftremó, cy folz relationesintrinfe- «us aduen:cnies hoc quartum conflituàt prz dicameniü, alia veró fe vltima prz- diicamiéta; probae Doótsloe.cit.quia pre- dicamcnta font decem , viia (olà (unt abs foluta,rcliqua retpcé&tiua, vt poftca dice- mus, fi igitur olsrelatio eflct vniusrónis generic , ita quod rclatio in cói aon ha- beat fub fe fuilcientco róncs formales ad " «onítitàcnda pla fuprema gencra , non quidem fimplciter,fcd in certa;ac deicr- minata rcípcctuum ferie , przdicamenta santum quatuor forent, ergo ad faluandü famo(um illum buit ini mer ( ait - Do&or) opportunior via non apparct, d diltinzucndo relationem przdicanienta- lem in cói inintrinfecus , & cxtriniccus aducmentem, itavt illa coaflituat quarcü icamentà , ifta vcró veluci maior:s ambitus per variasadhuc differentias có- ibi poflit ad varia gencta relationü có» átituéda, & quid& iupicma in fuo ordine. Acceditsquód. Arift. recenfendo rclatios Bcs quati. przdicamenti meminit. sépcr «arum, qz ex iplamet extremorü poli- tone refultác X diftzibuendo aha (ex;prg dica éa recolit ea, quz vluacxuemotü potionem aliud quid extriofecum exa- Buatwi infurganoquod etiam ob[erualui D ifp. V1II.De Pradicam. Re[petliuis . Au&or fcx princ.loc.fupracit.ergo &c.. . Inoppof. obijc. 1. nee ed fud. iá in(inuatü nomine termini a&ionis ve] intelligitur pafsü v. g. aqua in calefa&tio- ne, & in hocséí(u fumpro termino etiam exifteotibus Petro,& Paulo, pót non c[- [c relatio fimilitudinis , ficut exiftente.a-qua,&igne poteft nó effc relatio calefa- €tionis ; vel intelligitat terminus: imme- diatus, & proximus , vt albedo Pauli cf imrmediatus terminus Guilitudinis Pe- tti, fed fic termino accepto , actio €t nc- ceffarió infurgit, non minas, quàm fimi - litudo potita albedine in Paulo, quia ter- iminus calefaGionis immediatus, & pro- ximus eft calor i ens , o- 1e inhaetére fübieto peceffario cft ato, ixavt neque per Dei potentiam impediri polit, quin (cquacur in igne relatio adio nis, & in aqua tef, paffionis . Ex quo dedaci poteft valida Conf. quia fi- militudo incer Petrüm, & Paulum in rónc albi ideó dicitur intriníccus aducniens, Sc ad quartum fpectat pra dicamentü, quia fappolita albedine in Paulo, oritur ne- ceílarió,nec haber propriam nouitatem y & acquifitionemyquia acquiri nequit, ni(à ad acquifitionem alicuius torma abío- lua .(. albedinis, fed itaeft in cafüde. » actione, & patTione , quia ncc atio, nec pa(lio proprie poliuncine(Te. , niii prius Drei abfoluto caufato in paffo v«g, ca- ote ina in aqua polito ftarim & Vide ame &c. 131 Refp. terminumactionis proprie Süpiz v. g. calcfadiionis, eíle patlum.(- àquá,non veró caloi€,hic.n.eft tesminus productionis, que re(picit cff: Ctum,non actionis,qua rcípicit (ubiectü, quod pa- Utup,& rran(nusatuc recipiendo formá de nouo product, vnde poa dicimus ca- lo:€ calcfieri& tranfmuari'fed. ly aquam vercó non produciyfed c j* traautari per calosern. im ijía recepi y quz okaaceuracé declacat Doctor 4. d. 13, q- 5. & nos difp.7.Phyf. q-3. Ex quo ia^ qns. ocn itid ,Simne- iati n.a coni aquam sm (uam po- teram. proximá;, (cut vermis nus pa(lomseit.ignis sm (uam potenug Sebuam proXiuzun . Cuin vcro — » Qual VALIT. Quotuplex fir Relatio Predicam. | 687 — in aqua tal itura&io non minus,quam (cquatur fimilitdo tecepta albedine in PAo 4 Refp.cum Lichet.quol 11. in fol. ad in- ftantias contra 4« dictum, cócedendo; g; etiam relatio extrinfecus adueniens nc- ceflarió infurgit interdü. pofitis aliquib. prater fundamentum ,& terminum, fic fitis abfoluté corpore, & loco natura- |n ncceffario fequitur Vbisfed pofito orein loco naturali ; vt coextenío , naturaliter fequitur Vbi; pofita materia, & forma , nonneceffario fequitur vnio , fed pofitaforma in materia, neceffario (cquitur vnio; & in cafu pofito igne, & ligno nó neceffario fequitur a&io in igne; piffio in ligno , fed indu&a caliditate in figno , neceffarió fequitur , fed nó idcircb dici poffunt relationes intrinfccus adue- nientcs , ac neceffarió oriri , vt fimilita- do; quia neceffitas (imilitudinis procedit ex natura termini & fandamenti, & ne- ceffario oritur ab. extremis abfolute in- is, non fic prafati re(pectus vbica- is, vnionis, aétionis, & pafTionis, fed eorum necceffitas procedit abaliquo cx- ttinfeco, quod rationem non habet ; nec Éondamenti, nectermini, — Hioc ad conf. ncg.min. fimilitudo pà- que dicitur reípectus intrinfecus aduc- niens , quia Lec neceflarió ad ac- quificionem albedinis in Paulo , qua ha- bet rónem fundandi vnam fimilitudiné , & aliam terminandi,vnde non potcft etie noua Gne nouitate fundamenti , vel ter- mini,at in propofito licét a&io, & paflio inequeant , nifi prius aliquo abío- luto caufato in paffo,tamen abíolutü il- Iud nullo modo pertinet ad ronem pro- ximam fundádi,negue ai enmiern it nec fundat paífione, nec terminat actio- |o me Lichet. doctrina valde notáda; ficat é contra prorfus abijctenda ; quam tradidit Vallo tra&.Formalit. fuper diuifionem, ibi nàq; vt hanc euitaret dif- ficultatem, negauit re(pectum producen. tis ydudtü, (cu educentis ad eduétü praccedere teípe&tum agentis ad paffum, fed ait rem € contra (c habere cuius. op- pofitum demonftramus in F/hyf. loc.cit. & (ané id cfl contra omnem róncmquia ncquit fubie&um pati, & rran(murari,nifi per formam in ipfo receptam , & produ. d. fi ergo pa(fio fupponit neceffarió re- fpe&ü educentis , ac producentis ad edu- um;vel produciü, con(equéter ét & a- €t, cum (it (imul natura cumpaffione, 132. Secundo € cootra alique funt re- lationcs qu: adhoc 4. prz dicamentum (pe&are dicütur , & tamen non oriuntur neccífació exiftente v.co9; extremo ; ita fe habet rclacio cau(e ad cffc&tum , quia nó pórt caufa (uü effe&um producere in quacunq; d (Lancia , (ed requic tur debita approximatio,lic & fe habet relatio pro- pinquitatis inter Petit, & Paulum, quz nó ttatim fequitar iplis pofitis ;a rerum natura, (cdín illis eft tantum fundamen- tum quati remotum, & oporteraliud ad- iungete , q» fit proxima tatio fundandi, & quafi excitandi relationem ; fic tandé c(l de paternitate; qug actionem ctpc- Gat , vt re(ultet in Petro patre refpedta Pauli Lj , & fic vniacrfaliter e( dc re- lationibus fecundi modi quz conditione extrinfccam poftulant , vt inlurgant ,& tamenípe&antad4.przdicam. , Refp. neg. afumptum , ad 1. prob. di- cimusomninó diftinguendum cffe iotec actionem ,& produétionem,vt cx Doct. 4jd. 13. innuimus,& inter caufam, yt ag tém,& vt producentem , ignis ,n. v. - vt agens refpicit paum f. a ]uam,vt produ .cens refpicit cfie&tum .i. calorc inaqua predu&um, non igitur requiritur appro- Ximatio effe&us ad caufam producentée, fed paíTi ad caufam agentem, vt .f. in co approximato » ac bené diípofito poflit formam imprimere , itaq ; formaliter , 8c per fe requiritur approximatio, vt refül- tet reípcétus actionis ad patum, non au- tem produ&ionis ad cffc&um , nifi mc- ré per accidens, & concomitanter. Ad 2« prob. negat P. Fabér cumalijs Scotiftis -affumptum, quia putaat relationcs difta - tiz, & propinquitatis [pe&tate ad przdi- cam. Vbi, br quia Vbi ctt tundamenria proximum ipfarum ,vt docct Do&tor in 4-d. 10... ad 1. prip- Sed plané concee dendum cft a(lumptum quoad hanc par- tem 5 quia fuppofitis duobus corporis bus ybicatis in rerum natura ità nceeí^ Fíf 4 fai 633 Dif». VIII. De Pradicam: gefpetlinis. farió confargit inter illa relatio ditantie tanta , aut propinquitatis , ficut füppo- fitis duobus corporibus albis , fequitar inter ca fimilitado ; & vtiqueverum cft etiam tales rclationesmon (ui abfolutas entiratcs Pcrri , & Pauli ; quia hec (unt fundamenta remota, inordine ad qua diiudicari non debet relatio intrinfecus , vel extriníccus adueniens , fic n. omncs relationes forent extrinfecus aducnien- tcs , vt diximus ex Scoto ; fequuntur ta- men necefTarió entítates Petri , & Pau- li,vt vbicatas, & ideó dici debent intrin- fecus aduenientes , quia néceffarió con- farguntinter extrema proxima : Ad 5. prob. dicimus di(parem efle rationcm,nà relationes intrinfecus aduenienres expe- Gant interd conditionem ad hoc dun- taXat, vt ponatur terminus , vt conftat in cxéplo ibi allato de paternitate, quo po- fito ftatim neceffario refultat , at extrin- fecus adueniétes, adhuc pofito termino , cxpc&ant aliá códitionem proríus extrin fccam , & aducntitiam róni cermini ; an vero omnes relationes fecüdi modi (int intripfecus aduenientes videbitur infrà. 133 Tertió tandem arguunt , q non bene diftinguantur e(l entialiter per con- fequi extrema,necefsarió,vel contingen- tct , vcl faltim non itavt conftituant di- uería praedicamenta. Tum quia neceffa- ría io , vel conti non va- riat rci císentiam » vt patet de nigredinc quz cft ciu(dé fpeciei in coruo, & in ho- " sninc)licét inhzteat illi neceflatió, homi- pi^ ci ita . Tum vciosames exne- ce(fitate, & coringentia có i fun damcent& variarentur eGedulieer fpeci- ficé relationcs,non tamenindé fequitur - quod differát » immoó cum omnes conuenire in cói róne refpe&us, fi eit bona diuj(io,omnes quoq; ad idem przdicam. pertinebant . Tum etiam quia qualitates quoq; fic fe habent, quod ali- uz. intrinfecus aducniunt , vt qualitates fpeciei, & quzdam extrinfecus , vt qualitates prim fpeciei , & tamen ab Arift. omnespenunturineodemprediportunécam.ergoficétinpropofito.Tumtandéfirclationes4.przdicam.diftinguunturabalijsperintriníecusaduenire,ncccffariumomnino'eratincargmdefinitionehancdiffcrétiamexprimere,fedhocnec.quideminltinuauit.Arift.fedporíustota,acintegradefinitierclatinorumquartiprzdicam.ciumquoq;rclatiuismerumfexpradicam.ergovelnonperdifferuat,velomninofacidebisfubcodemprzdicam.,&hzcfantargumentàAurcol.1.d.50.part.1.art.3.Refp.ad1.eftónonfempcritafit;poffetamenioterdumconfequutioncmnc«ceffariam,velcontingentemabintrinfcco,vcl extrinfeco effe, vel (altim circum- fcribere differentiam eflentialem accidé- tium , vt conftat de qualitatibus prima , & fccunda fpeciei , qua per hoc ponun- tur effencialiter differre, & fic eft in pro- pofito . Ad a. gratis concedimus (cprem vltima pradicam. in concepta gencrico rclationis in communi conuenire, & no» uem genera in concepti quidditatiuo & generico accidentie, & omniadeniq, - decem in concepta vniuoco entis finiri , quem & damus effe genericum; atq; ità non dari, nili vnum predicamentum , & genus fimpliciter (apremum , quod erit ens finitum , fed hoc nou obftat , quin poftca pet varias differentias valdé com- manes, & amplas (ubdiuidendo cns fini- tom conítitui queant plura przdicamene ta, & plura genera fecundum quid , .i.in parem rerumf Trim sca i -q- r« Ad 5. poterat Arift. ficat fecit de i ; ita re- fpe&us omnes tam intrinfecus, quam ex- trinfecus aduenientes (üb codem conclu- dere przdicam. tamen quia crat copia refpectuum extrinfecus aduenicne tiam, placuit Philofophis ad commodio- remdoótrinam, vt ait Smiglec. illos di- firibuere in (ex przdicamenta , & vnum conftituerc ex intrinfecus aducnicnti- bus, vt poté quz non (unt in tanta varic- tate, & cadem rationc qualitatcs ctiam omnes fob codem przdicam. conclu(it . Ad 4. conftabit ex q. feq. Alia quaedam argumenta folent hic confici , que op- magis adducentur q. vir, conira conftitutíonem fex przdicam. Daft. EX. De. fuprewo gosre quavü*Tradi. — 639 " QwYVESTIO IX. nodnam fit. fupremum Genus. quarti » Tradicamenti , &* anab Jtrifl. T (it benà. definitum . 1 Irca primá parté quzfiti non cft i: Ci C huic Wriüiiadiento fupre m genas affi gnare, cum :n. genus fupre- mü in quocüq; predicamento vnum e(Te debeat , videtar. inhoc quarto przdica- tento vnü genus affignari non poffe ;.& ratio dubitandi eft, quz affertur à Sco- MA 15. puedicam.in 5.arg.ad oppof. & molefta eft; vt vq; i hanc diem Autres angat; & eft ita quia non vide- tur poffe ahgnari tertuinus adequatus tclationis in comuni , quz dittutfupre mi genus , nam fi ponitur. effe correlati- ni, iam crunt duo füpreroa gencraadauata,fiponiturabfolutum,cumneccfarióinterminofequatur correlatio , fe- quitur & idem abfardum .f. dari corrcla- tiuum adzquatum fupremo generi, & fic érunt duo fuprema genera. : Di tamen eft hoc non'obftan- te; dari vnum fa ü genus buius pre- dicamenti. Irà Do&or cit. & 1. d. 21.ad prin. & falsó Mafius illi impingit,quód Iuius przdicamenti a(Bjgnauerit duo fu- prema genera;eft cómunis omnium fen- fus, & probat DoGtor, quia (ecundü vnà rauoné dicitur de omnibus fuisinfcriori- bus, Quz ratio eft habitudo vniusad ali- uid, & quta oés«elationes habent cundem modü denominandi fubftantiá .f, in có- paratione ad aliud;at accidentia, qua co- dem modo imant fübftantiam, funt vnius generis. Accedit ,quàd ficut mon- ivo effet ponere in vno ci duo capita;ità in vno prz dicaméto duo fupre ma genera; imimo fifingátut bec duo (u- prema gencra,cü habeant conaenientiam effentialé inter fe in róne efsédi ad aliud, fam ab ipíis potetit abftrahi conceptus comunis vtriq; cfTentialis, & hic erit gc- nusfupremum: Hoc igitur affcrtum dc (e clar&eft, nec aliud reftat, quàm Gordia- nü illam nodá di(ioluere, cuiuscerté tor folutiones funt, quor capita , cum tamen folutio fit óbuiz,quam aflignabimus;al;js prius breuiter zclatis j,& scietis. 135 Aliqui,vt Io.de Mag. hic , 4ucm fequitur Fonfec. s. Met.c.25.fed 2. & 5. ait lapremuni genus hüius pradicamenti non cífc relatiuum in concreto , fcd rela- tioné in abíl ra&o , relatio antem non ce- fcttur , fed tantü eft peincipiüreferendi . Ha folutio nó fatisfacit; tum quia ficuc nominatur rclatio in cói, ità & relatiuum in commun: , in quo effentialiter conue- niont fiogula quae; relata cuim qtia ficut caetera accidentiit przdicamenta potfunc nedum in abftra&to ,fed ctià in concteta difponi, vt di&om cft di(p. 6. q. 5. art.2. ità quo. hoc prz dicam. tum tandé quia cuiam-dc relatione in ab(tra&o redit ca- gerti dift Cum .n.tit habitado vnius ad aliud, defigati adhuc dc bent hec duoi extrema in communi , qua inu:cem fure dare porcrunt relationes mutuas. Nec valet; quód ait Io. de Mag. hoc cómune generali (fimam efle principi referendi, non diüfetfa exitema adinuicem , (ed idé ad fempfuim ; pütà hoc cámunc rclatittuma ad (cipfam. Nam »alidiffima cít inftan- tía ,quam ipfe ibidem vrget contra hanc folutionem,quód tunc relatio, quam im- portat hoc genus gererali(Timü , effet ra- tionis, non realis , quia eiu(dé ad (cipfua: non cft relátio realis, at predicamentuay reale debet € (uptemom genus rcz- le. Nec tandetiivaler,quod ait ad loc,te« látioné eiufdem numcro ad (epum vtiq; e(Te cationis,non tamcn eiu(denm generey vcl fpecie vt eftin propofito, Nain vtiq; rcalior eft identitàásnumeralis,quàm sc- nerica,& fpecifica, ergo fi eiu(dé numc- ro ad (cipfum relatio realis cfle nequit , tántó minus eiufdem senere, vcl fpecie. « Alij proindé cocedunt relationem yac etiam télatiuam in communi cflc hic (u- premum gerius , (cd negant referri atu exereito y aiuntq; conhidctaci tantüm irf a&a fignáto, & mente concepto, & idea nó habcre termitium in cómuni,ità Tho- miflz pafliat, Mafius hic feét. 1. q. f. & Sanch. 444 9. Sed ncc ifla (atisfacit, quia eflentia telationis confiftt in ordine ad termini , crgo fiué cóntideretur in effc- cxercito, fue hgoato, femper & cogitari debebit terminus einsexercité,vel tigaa- t , ficut à pati [icécaec:dGs in comuni acum inhzrendi ndn cxerceat,adhuc ta-- mea cogitacur fübic&um eius ia commu. ni,velut ine(fe (ignato, & (ic éceftà per vitioné in comuni nó videamus, a P. vifionisexerceamus, adhuc tameo in efle. fignato cog tatur vilibile , ad quod ten- dit. Accedit , quód relacio ia communi confcrt fubic&o relato in communi ali- uod e(ic,& hoc vtiq. non cft abfolutum, ftd relatiuum, ergo ad aliud refert faltim in cffc (ignato . Per quod ctiam reijcituc figmentum eorum , qui dicun: relatione in communi nóà referre actu (übicctum , fed in potentia tantum. Nà implicat fan- darc a&a relationem, & non aGu referri. 136. Alij concedant ev relatiuü in có muni referr,non tamen in fe & per feip- fum,(ed Hi inferiora, & ideo non o- pottet aíTignare terminum ia communi, ad quod rcteratur, fed (atis el, quod (ia- gulis relatiuis corre(pondeat fua propor- tionata correlatiua, & hzc refponfio di- ckur effe grauiü Auctorum Simpl.Boct. Albert. land. Burl. & videtur effe Scoti. Cit. 1.d.21.ad 3 . quam proindé recipiunt "Tatar.hic dub. 5. & Zerb. $.Met. qu. 19. $. Propter quartum in (ol.ad $.immo di citur eífe intentio Arift. qui hac ratione relatiua dcfiniuit, ac nominauir in plura- li, & non pcr modum vnius;ac etiam D. Aug.cap. 11, Categ.vbi in vniuer(um ait rclationem non generaliter confi. derari , (ed tant in fingulari in quolibet rclatiuo . Neque bec fatisfacit adbuc gnatur omninó , vt pracedens, & adhuc vlterius ; tum quia (icut relatio nunaeri- ca refpicit terminum nuinericum,& (pe- cifica pecificum,ita generica genericum, ' vndc aiebat Ariít. 4. Top, cap. 4. (à (pc- cies cft ad aliquid, & genus erit ad alig d; tum quia relatio,& relatum in communi babent veram e(fentiam celari i nis;crgo funt ad aliud incói , immo cum refpicerc terminum fit. e(Teaiale przdi- catum relationis , per (e primó competit relationi io communi , & per (c (ecundó rclatiuisin parffculari non antem é con. tra ; vt inquit hec folutio ; Nec valet di- cere per ly aliud (igaificari varios termi nos in (peciali; Nam ficut varijs fanda- mentis prz(ciaditar fündamcatum in cQ Difp.I/1IT. De Predicam.refpeHinis T muni , quod a(lignatur relariani ia com- muni,ita ctiam de cermino loquendü cft, nec vnquam poterit a(Ti gnari di(paritas quz conuincat. - 137 Neq. eft iatentio Scoti r. d. 21. : negate relauaum incómuni ad aliud etiá in communi referri ; tum quia in Lo- gica loc. cit. hunc dicendi modum re- tellit ; tam quia ibi non loquitur de rela- tiuo in communi , fed de relatiuis zqui- patantig, & dicit in hoc diftingui à rela- tiuis difquiparantiz,quod ifta quádo có ceptibus nofttis abftcahuntur,& in com- mun: conc Ipiuntur ? in ! - tionibus fpecifiie poni nel iyngm relatigumCQc ad ali; d t enrii s ; ia fpioedt, üan alain vt purum terminum » quod e(t commune omnibas relariuis, (cd etiam vt correlatiuum, & oppofitum, (ic pater in cói refpicit filium in coi, Domi- nas (cruum , at relatiaum zquiparantice in cói , quamuis per feipfum ad aliud re- feratur,vt ad terminü, non tamen rcfer- ri pót ad illud, vt ad correlatiuum oppo- fitam ,quia cum relatiua huiufmodi fint. ciuídem rationis,habent em conces ptum (pecificum;vade in cali conceptu v« niuntur, & per modum vnius concipiun- tur (ccundü id jin quo conueniunt , ideo- que non potcít huiu(modi relatiuo in cG muni aliud zquale corref i fo diftin&um,ad jin as in communi, ncc equa : fed (olum róne indiui inquib. da. tur vnü fimile ditin&um ab alio fimili ; tclatiua verà  dif(quiparamiz , quia funt diuer(arum rationum , non concipiuntur i pecificosideó abftrahi ciop- atq; i iculari , (ed etia in cói vnum ad aliud i.m tOnc corre- latiui ; hzc e(t. mens Dot. ibi. Neq. cx cog Arift, relatiua dcfiniuit in plurali benc itr , gp non conueniant in viia rationc generica, lic . n. in plurali vniuo- ca definiuit,& dcuominatiua, que tamen omnia in vna coi ratione gcuerica cóuce Quafi. IX. on Relatiua bend definiatur - giunt. Nec etiam D. Aug. dixit relatione non pofíc in communi coníiderati , cum eam fic ibi definiat ; fed ait naturam cius facilius dignoíci in fingularibus  cum.f. vnum i ad aliud fingulare refer- turjin ipíis.. realiter exercerur relatio- nis munusdicendo ; hoc eft timile illi y hic homo eft filius illius , vbi in commu- ninon realiter , (cd tantum cogitatione exercetur , vcl potius fi9natur . 13$ Alij proindé concedunt relatiuü in cói referri ad correlatiuü in coi, nó ta- men ci fed inadzquatum;ac proind? nó süt duo fuprema quia he füb alio — ;& hec hs pti- ma folutio,quam Ta«ar. aíIgnat loc.cit. Scd cam reijcit Do&or ipfc in Log. loc. cit. nam relatiuum, X correlatiuum (unt fimul natura, crgo vnüncquit effe prius , & cómunius altero,quia fuperius cít prius , natura inferiori, debent ergo poni z-4ua- lia, & (cerunt duo al.ffiima .. Alijadhucconcedunt. relaciuo in cói érterminum , & corrclatiuum adzqua- tum, ad quod referatur,fed non tanquam ad aliud correlatiuum fecüdü a liam for- mam gencre , fed pet formam eiuídé ge- neris, vnde nou fequitur dari duo zenera faprema, Sed licet hec (olutio poffet vc. cunque defendi cum aliqua explicatione, . & in(inuetur à Scoto. cit. in Log. ad 5. prin. tamen fic ab(oluté fampta nó cft à difficukatibus immunis , quia cx ca dirc- && (cquitur duo elfe fuprema genera hu- jus prz dicamenti,nà param retert,op illa extrema referantur per relationes ciuf- demgencrisiimó quia ilz relaziones funt eiuíde generis, & arque primz,ob id con ftituent duo (aprema gencra eiuídé prae dicamenti5 Accedit, quod illa duo extre- tria in couimuni fic relata conuediunt ef. fcatialicer 1nzali przdicato .f. referri ad aliud , ergo pouus hic conceptus ytriquc eilentialis eit commune genus « . 139 Compl.icniq.dif- 14. 3.6. Log. in fine fupponentes do&rinam Caiet. 1. p.q.13-a7.7. de relagiuis pon mus , gy ncinpe itvnà ; & cadem relauo vc- ré, & rcalitec conftxucre duo cxcrema in cfc relaciuo vnum ivfot mando inttiníc- «e, & pcr inharenciam, aliud exiriníece , z 691: & per adherentiamjinquiunt ipam com munem rónem relations ,vt ab(trahic ab inferioribus non exigere,vtincorrelatiuofitaliquarclatioilliinhaerens,àquaintrinfecédenominetarMarii,lodadhoc(ufficere,vtdicatuccorrelatiuumperdenominaiionemfumptamàrelationcyquamtermmat,vndehzcdenominationonpoteftcóftituerealiudfapremiágenus,cumproueniatabcademrclationc,àquaalterum extremum imrinfecé denominatur rclatiuum, ac proinde. ibi non dantur duo generali(Tima , fed eadé ratio cós relationis,(ecundü quà vcrume rr extremum denominat relatiuumscó« ituit (upremum genus huius pra menti . Haec tamen (olutio, quamuis ine iofa, in duobus deficit , primó quia undatur in illa Caiet.doGrina,quà prot fus falfam ex omniü có(enfü excca Scho- lam D.Th.demonflrauimus q. $.ar.3.có- cl. boeds quia etià Wr dept nonbe. ne tur ,genus .n. exequo euni fpecicbus, à crgo t egre minationem denominatiuam prebere ex- tremis, vt per candem relauionem ambo extrema veré dicantor relatiua ,eft pro- prit relationis nom mutuz,certé hoc có- vec. nequib:t relationi in cói,qua prae cindit à mutua, & non mutua, fed aliuas modam denoainadonis relariug pra» (ciadentem à proprijs iflaram a(Iignare debent relationi in communi, quod fas né nonfacilé przítabunt . ' 140 Reíp. itaq. quod licet arg. valde Thomiftas torquear ponentes vaum rela tiuam formaliter ad fauaj correlatiuum terminari,nos ramcn ,qut dicimus termi- nati ad entitaté ab(olutam,vel faltim ha« bens modum abíolixi,vt conftat ex q. 5» ar. y. parumy & n. bil vrget; dicimns.n. qp tergyinus relationis 1n. cói , vt fic, eft ali* qua entitas, vt habct viu; fofficientem adi terminandü, qua vt plurimü ett abfolu- ta, & ti interdum eft rclatiua,vt cum vna relatio fundatur in alia , 1d non habet, vt exercet muaus relationis oppoixa , vt babet cond:cioné aliquá cóem cum en- titate abfoluta,cationc «uius terrainat ree lationem, vt ipi explicatum cít, vnde non fequitur dari duo gcncra fuprema , quia &crminus rclationis in cói noneft. rclati- uus, & hecre(pon(io cft nobilimm Scoti ftarum Mair. 1.d.29.q. y. in fine, & Zer. foc. cit. quam plaufibiliter amplectuntur Recentiorcs o€s Suar, Tolet. Ruu. Did, AAmic.Blanc.& alij, & cerré ape citur ex illo Scotico principio cocta Tho- miftasg relatio non terminetur ad rcla- tiuunsvt fic. Dicesyadhiic hocmodo có- ftituendo vnum genus rclationis,ha re- latio in cói cfe nequit,nifi equiparátiz , nam rit prineipium referendi vtrumque extremum fecundam eandem formá , & perappellationé ciu(demróais in vtt0q. mam rclatiuum in Coi dicetur relatiui ce- tja inferiora erunt zquiparanci . Kcfp. genus hoc cóiffi mam effe celationé , vel Xclatinam z.juiparantag » vt modus, fed wt qid abttraherc ab omnibus,& ngu. - lis telatiouü (peciebus,quéadaodá voi- xeríale cóc ad quinq. vniucrfalia, vt mo- hae cic ad illa quinque, vt quid  autemyabftrahizà Gingulis;vide aliam (o- Tutionemr apad Scot. q. 25. cit. prop fi- uem; hzctamen eft clarior , & (afficit . 141 Circa alteramqualiti patté dici- mus optimam e(fe definitionem relatiuo eii iri dü x "s v reel » quibus boc ip(um c[]e efl ad alit debeo » cuius fenfus c(t , relatiua eiTes Squorue totam fuü c(e cit ad terminum &ekctri. Ia Do&or q.26.pra dic. & prob. las explicando particulas, dicitur ad | fcu relatiua, quia vt iaquit Doc. jicnon defmitur relatio in abftra&o , ncquc fübicctüm relationis , ncq- totum aggregatum»fed relatio in concicto,vt ni à css ae pte ed ^ 6 dicat partem eius, quod (1gnificacurs fed modü fighificandi, dicitur funt; quia hic definiancur tàntum rclaqua rcaliajnü rationis, cum-.n- (pra diui(ecit ens rcale in 10. przdicam.& nunc dcfiniat reladio nem quarti pras dicamenad ,confequenter loquitur de his,qu& süt ad aliud realiter y dicitac quibus , pec quam partigulum in- finaacur proxancecedentc, vi scfus fiz,relaniua (aac accidentiarealia quibas &c. lupecius.n ..diuiferat accidens. rcale in. nou€ praedicamenta, vnde pex hoc ex- claduntar relationes díninz ,que nó fant accidcatia, & ctiam relationes oés tran- fcendcmales,qua non accidunt rebus;di- citur boc ipsu effe efl ad aliud fe babere i. quotumtora e(fentia in eo confiftit,t. ad aliud referantur per quod diftin tut ab abíolutis,& relatiu:s fecundum di ci,qua non eífencialiter, fed accidentali- ter tantum ,& denominatiué referuntur, & tandem ét per candem particulam infi naatut d.fferentia à relatiuisaliorü prz-- dicamentorü,írita ex tur illz parti cule boc ipfum eie efl ad aliud [e babe re.i. quz hoc ipfo habet e(Te.cp terminus. intelligitut efle, quia relationes huius pre. menti neceffarió pallalant in funda- . mento pofito termino. quz differentia magis adhuc explicatur poítea per eam iecatem relatiuoram huius pradi- cam.quod (int (imul natura , & poíita (e nt,ac perempta fe pecimuat,quia p- id non tantaminnuere voluit quod in ef. ferelatiuo habeat neceffiríam connexio: nem vt relatiuumcum (uo corrclatiuoy. quia in hoc fenfu conuenit etiam relati - uis. aliorum ptzdicam. fed. etiam. infi nuare voluit , quod po(itis- extremis in». rerum natura necefiació fequitur relatio. ex (ola amborum politione , & quod re- latio perit cx (ol yambocam, vel altcrius: deftiactione, in qao fenfu non conuenit: relaciuis alioram predicamentorum ..— ; 442 Inoppofit.obijc. 1.relatio-haius. ic. eit accidés ergo malé dicitur to tü illius ee có(iftere 1n ordine ad aliud ,. quia cum (i: acides, debet &cexprimi p: ejfe in-Re(p. Thoauitz ex D.Th.1.p. q.. 25-art. 1. SC Caiet,ibid. relationem pofle confiderari, vt accidesy & vt tale accidés. & (ccundum primam contideratiouc ba- bere e(Je inyat iuxta fecundam cíle tocali. ter ad.aliud', & fecando modocontidc- ratam hic ab-Ayift.definiri . Hzc folutio non [atisfacit ,.quiain relatjoac non. di^ fingiuatur aparte rci e(Te accidcatis, & c(le vclationis, ecgo fieri nequit , vt (ic zcaliter in-(ubie&o , quatenus accidens, &non fecundum.effc relatiuo, cam in ed scaliter non-di fbinguantuc clc relatiuü & cíke accidentales& cl pondent quód fale uim bormalier ditungaüuroX vr E eft infubic&o,(ed ad terminum. Contra quia relatio Lectt formaliter ; vt sclatio.cft acci Sen etiá fecundü ef- fc peculiare relatiomis dicit effe in; 2. re- latio etiá formaliter ; vt dicit effe ad , cít 1Ó referendi vnü ad aliud , ergo quatenus relatio debet cffe m co, quod refert , er- go vi relacio formaliter non. folum dicic ad;led ét in , & quidé paternitas fecundü vltimum füü concepti denominat; & af- ficit patré, càquá forma illias , ergo pctit efc in co ét fecandü vltimà fuam formas btavem.3. fi relatio,vt relatio, non diceret efie inyergo fecundi fuà vltimá formali. tatem nihil rcale foret in reram natura , non e(ler fubftantia, vt de fc conftat, non accidens , quia non dicit e(Je in , ergo nt- hitforet .. Tandem przícindendo omni- po a ratione accidentis adhue relatio , vt relatio, petit effz 12 velut in fundamento, & talis habitudo cit ei ef(fentialis nó mi* nus ; quam ejfe ad , vx diximus q.4« er5o zcípooiio Thomift. non facisfacit 143: efp.igitür neg.conícg.quia qua do pictus i x Ai1elauo,eftcíT'e ad aliud , boc modo loquendi: no ántendic Arift, excludere a telatione 4r in vclut accidés infubic&to, & €t yt re uo infundaméto,quia re vera vttliq. ha- bé przdicam,rclauo, (cd inteudit excla- dere e[Je 12. accidens abfoluti , quia acci- dens abfolutum-pet. (nam inhzerenaà ica aflicit (ubigétum;vcibi filtar, & no ad a- iud ccferat , at relaiio , licét forinaliter, vt relatio, (t in tubicctoyilludq. afficiat , ita tá affici vr.in ip(o non fitta, [cd afl. Ciendo 1psü ordinet ad aliud , vndé pecu-, laris modusiohzrendi , & afficicadi re- lationü,vz dittinguütur , ab accidentibus abíolu.is,cit a ficere (ubie&tum referea- do illud , & otdinando ad. alud, atq. ita tot eil'e relationis dicitur ad alind, non ia non fit in (ubictào , fcd quia non (i- it ,& quicícit in co . Daces;crgo relatio duas iones ha- bebit effendi 15 vnà communem cum ac- cidenübusabioluus , & aliam fibi pro- prià; cii tà yna lufficcie vidcatur . R.efp. Ita c(le,& vnam non füfficere, qnia licut quodiibet accidens abtoiu cum h.bct du- plcx effe in commune; & parüculate, & babet,cómune vt acc vt tale accidens;verum e[Jendi in patticulatem i diftingui à parte rei adzeo dus ad,(ed tantum pet cc a quatos;porius.n.a parte rei ratio. di in; & ad ciccüfcribunt nobispropridg — & adzquatam relationis differentiam,vC — ab accidentibus abfolutis diitin ] Sed vrgcs,conccptus ineft abío ceptus ad cít relatiuus ) ergo.nondic cundem conceptum adzquatuma | rei. Neg.alfümptum quoad prima pat quandoquidem hax ratio effendi tmc munis, nec particul.ris efl abfoluta, non — ratio communis, quia [icut accidés come munc ad abíolutum,& refpeGiuum,netü» — — trum eftformaliter,itaetiamiratioeffeme — —— di in cómuuis ; non ró effendi in partici Ef laris,quia hzc eit pare re(pe&iua, eft dé o certus, & peculiaris modus afficendi fu-— — d bieéum referendoillud,quarélicétcons ——— ceptus ad fe iit abfolutus,non tamen MTS ceptusim[eformalrerloquendo. — ^0 Sccuadó relatio eft eifentialiter ha2———— bitudo vn.usad aliud , ergoin abftracto: concipi nequit fine tundamenzo , & ter« minosfcd boc eft £alfum; tum quia terme nus abítcactu s cil ille; qui formam figni- ficat áine ordinc ad (übicétum; rum quia termi nus viumata. abítractione ab(tra- &us praccjndit ab omni co,quod aon eft de cjus ratione 1n primo mode dicendi Ey ex Scot, 1.d.5.q.2. Refp.neg. min. Cü probat. relatio .n« ex peculiari (ua ró- nc polítulat terminum,& fandamentá, ab ei(q.etientialiter depen Jet,itavt fioe illis con(eruari nequeat, fiueiu concreto, fi- uc inabftrà&to , vt di&uin cit q. 3. vade, dum in abftra&o (igaificacuvs vaq. ooa datur intelligi fubiectum ex vi nominis per modum recipients denominatione a forma relauiua;beué taaien datur imtel-ligipcrznodum extremi relationzmfua- dantis , & quamuis extrema non (int de clientia relationis in primo modo dicen di per fey adhuc tamen ita pendct ab cis ; vt rclauo fine illis concipi xhyc9n ncc iuili- Alti po fjcfttrniaioi fore(fe 4&us in ordine ad effc&us for- Th..p3 faategulc Quo " ara. DNE males; fine pocemtiales, liuc actuales, il- 9 art.4. quem mr as di(cipu ride tur ,Fland.5.Met.q.. "X ]am de fe habét intrin(ecam , fic igitur in (itotelatio etiam im potenua tanc exittens dicitur a&us referendi , non vt actus excludit potentialitatem exiften- tie, fed vt excludit potentialitarem refc- tentiz ,'& in hocfenfu negari i affum- ptum , fi tarnen a&us referendi fumarar pro ipíomet exercitio referent pót có- €edr,quia relatio in potentia dicic a&tua- Tem refecentiam. potius ina&u tignato , quam exercito « coQVAESTIO X Quot,C7 qu& [int genera , C fpecies ve- lationum quarti predicamenti . T gencra;& fpecies inucftigemus fe V tiem liuius przdicamenti cóftituc- tes,fcrurandum prius eft , vade fumenda fit diftin&io, vel vnitas (pecitica relatio- num ,' & declacandi (unt tres modi celati- uorum ab Arift.a(Iiguati $. Mct.hinc .n. — ftatim patebunt genera. , & fpecies pradicamentum confítituentes . ARTICVLVS I. Vnde fumenda fit vuitas, vel diflintlio [pecifica relationum » 146 gie hic folüm inquirimus de vnitate , & diftinctione cf- fentiali& tpecifica relationum non auté de nunmerica,tum quizcx ea prafertim p& det (tatucre (eriem huius pezedic. türquia id lit de numerica dicendum , fatis có- atex dictis q. $-art.2. Tresatt przci- pué cxtanc in hoc negotto fententie due extrem, & vna media; Prima afferit ce- lationes accipere adzquaté hanc vnitaté,. que diitinctioné a fumdamentis;non veró: a terminis; l'atio cius cft , quia ad eundé fpecie; X numero cerminum potiunt plu- res. relationes (pecie dinet(z tendere, yt ad edndom albedinem relatio (imilitadi mis alcerius albediais- & alterius nigredi- nis ditfimilitado, fi crgo vnus ctt cermi- nus;& duplcx (pecie tclauo, (ané vaitasy & diltirctió [pecifica carum , ex termi nis autendenda nom erit , ita f12aificat S» relationcs fumere vnitatem,& dittinctio- ncm [pecif:cam a terminis , nona runda mentis; Ratio eius eff, quia in cadé ome nino: entitate fundantur relationes fpe« cie differentes , vt in cadem albed;ne re- latio fimilitudinis cum alia albedinc, &&.— ditfimilitudinis cum nizredine;crgo cum hic (it duplex relationis (pecies ; & non . duplex fundamenrum , fpecificatio rela- tionisà fundamento nequaquá fumi pa4 terit ;quz opinio coitcr tribuitur Scoti ftis,có quod (rpius aiunt relationes fpe» Cificari per terminos;(cq.Sonc. 5. Met.q. 31. Araux. $. Met. q. . art. 6. concl. 3. &calij. Tertia tandem media;quz verior eft , & communior, ftatuit ab vtroq.de- fumi; ita ex noltris quamplures, prz(er- tiniveró Io. de Mag. inhoc predic. q.5. hoc Zer.5.Met.4.19.(eq.Suar.di .fec.17. $ «:19-Leq hic t LE. n. r5. Rau'us hic q.6. Maf.hic. (ec. z.q. € Did difp. 14. [»2«q. 2. Sác.li. 5.9.38. Blan. di(p.1 2 fcc. 17. Comp.difp. 14.3.7. Io.de S. Th-hic q.17«arr. 6. & alij paffiar . Pro rcíolutione quz fiti ob(eruàdü ex- To.deMag.cit. & Zerb. in fol. ad arg, re« lationum duplicem eife ditlin&ionem s vnam intrinfccam , qua nimirum attcn- ditur penes aliquod intrinfecum, & e(sé- tiale in relatione ,extrinfeci alteramjque artendicar penes aliqua, que li cét necc(- faria fint ad celatiomscontk;tutioné, ad- huc tá ad eam extrinfecé concarrüc. Kar (us recolend'im ex dictis Jjundament ,, & termini rclacionis pote duplic tec fü- mí ,vcl marerialiter.f, pro entitatibus.ma. tcrialibuseorii, vel formaliter pro ratio- nibus nempe formalibus fundandi,ac tep minandirclittonem, hoc prenotato ». 147 D'cendà eii ditt.nctioné fpecifi- cà inuin(ecá relationü fumi ex proprijs ». & imriníccis earü differenti js,extrinfecar vctó fumi potie; camá fundamento (qe átcrmino,n0n quidem materialiter , formaliter confideratis, [tà Doctor 1. d. 1.4. f:inlol.ad, $» Henrici ,& j- ine q- 32. in corp.quem fcquantur Scotifte o6s | prafertim citati , & Recentiorespaffim 3. ent. Quoad primam parté prob. Pra xerum clienti diftinguütr ab alijs e(sé- tialiter per cadem principiayquibus.con- fticuuntur,eadcm nàq. (unt principia có- ftitutiua& di (tin&tiua, at relationes in» trinfecé, & effentialiter cóftituuntur per proprias differentias , cua n. fint acci- dentia , non conftant ex matcria , & fot ma, & cumnon (int entiaomainó fim- plicia , nece(fatió exigunt compofitioné €x genere, ac differentia . Nec dicas ter- minam, & fundamentum poflc ralem di- ftin&ionem intrinfecam coaferre. rela- Aioni,tanquam — reise vie pec umodum gencris, iz. Licet, m. fhoc dici poffet in opinione Nominalium 'on(tituenrium rclatióncm ex. termino & fandamento , velut ex partibus intrio- ^00 fedis; quibus nil proríus (aperaddat ; ta- » meninno(tra enrentia eam ab extremis di(tinguente realiter, nequaquà dici po- teft, quia ficut diltinguitur ab entirate.  » zermini ,& fundamenti, ita habet fua-in- ttinícca principiaquibus di (Linguitur ab illis., quz fané alia efle nequcuac, nit propric efleniales differentiae; tum quia genus, & differentia fpe&amt ad.ide pue- «licamentum , ad uod scs ipfas (andamé- 1umautem, & terminus (pe&tangrcgitehritecadalindpredicamentum.148:Quoadalterampartemprob.éc,.fiterminus;&fundamentum:mazerialiter(pectentat,vtiq.nequicpenesalla(umiditinétiorelationumIpecifica,uia.&(uperidéfundamentumtncosC«ufundar:pofluntdiflinctz(peciercJagiones,&adeundemterminumtendere,vtbenéprobantprima;&(ecunda opi- nio. Cetcrü (i fpeCtentur formaliter, (ae né in hoc(eníü telationes (pecie diuecíae petunt quog. terminum, & fundamentü fpecie dinerfayaut faltim alterum eorum, quod euidenter oftenditur inipliscxem- plispto prima,& (ccüda opinione addu €tis: naim albedo , vt dicit vnitatem fun- dat , veltetminat rclationem limilicudi- nis,vt vero:dicic pluralitarem;fuadac vcl Xerminat diífiailitudinem,, nà ratio for- malis , & proxima fundandi , vcl. remis Di TIT. De Pradicam.vefpeéliuis — "nandi fimi litudinem eft vnitas, diffimiltz tudinem veró plucalitas,vt art. feq.& ex inadacrtentia huiuis diftin&ionis ortum cft diffidium prime ,& fccundz opinio- nis , quia vt earum róncs oftendunt , lo. quuntur de termino, & fundamento ma- terialiter (umptis,non formaliter ; igitur in hoc fenfu verum eft pofse relationes sd tundamenta (pecifice diftingui;vt de &o diftinxit Arift. y, Met.cap.15.& in eodem feníu verum cft , quod frequen- teraiunt Scotiftz polse quoq, per ter- minos diftingui . ! 149 Dubium tamen eft, an cum dici- mus relationes fpecificari extrinfecé à fundamento, & termino;id debeat intel- ligi coiun&tim,itaut diuer(itas vtriufq. fi- mul requiratur ad díuerfitaté relationis; vci dibi&timyitaut fufficiat diuerfitas al- terutrius; Hoc (ecundum affirmat Io.de Mag. & probatur , quia (zpius videmus in codem. fundamento. formali diüerías fpecie relationes fandari ad diucrfos ter- minos forazales,& é contra diuerfas fpc» cie relationés fuper diuería fundamenta — ^ radicatasad eundemterminumformalé — — tendcre, quod conftat, cum idé cffe&us. tcr miaat relationes.dicerfarum caufary & altcrius rónis,& é contra fundat diuer-- 9 fas (pecie habitudines dependentim adile ——— l:s,quia e$ parte illiuseftfempereadems" — atio fundandi,& terminandi dependens vili tias (pecie diuctfas, ergo-ad.dinecfitatem. ———— (pecificamrelationum fufficit diuer(itas ————— alterutrius. .f..vol termini, vcl fündamen- ; * ti c2 urfr.ad vnitacem relationis (peci- cam exigatur viriuf. vnitas,quod ec: : athrmant Compluc.cit.n.8 j. eitó exem- : plà ; quibus-id probant,non fint ad rem; m - quia funt dc fandaméto , & tetmino ma- tcrialibus , videtutq, poffe id probari ex illa Scoti generali regula 2. d. 1. q. 6. ad: Y.prin.quod quzcunq.diffcrentia fufficit ad diftinguendum, fed nO qugcun;; idé- ticas fufficit ad períe&tam idcatitatem.ali quorum , Quóàd titenere placeat ci alijs ad diftincionem fpecificam rclauonnm neceísariá.císe dit inctionem (pecificam vaiulq; fimul f. ter mint,& fundamentis tunc dicendum cüeifdem,quod cü idem. cHicctus terminat relauoncs diuerfarume — — C ef X ett quo [piciftturvelatitcéAde IL. 697 ttaufardny » non illas terminat (ub cadem . gónc formali 5 Sed alter modus dicendi "magis arridet » quia hoc eft multiplicare entia fine nece(Titate, & (i percontemur, quznam fint iftz diuer(z rationes for- males, füb quibus terminat, nó erit ita fa- cile ipfasaffignare; Et iuxta vnum,vel al. terumex his dicendi modisrefoluenda eft difficultas de relationibus vtriufi; paren- tis ad eundem filium terminatis , quam Auctores, & praefertim Thomiltz hic tà anxié exagitant;vel.n. negandum eft rela- tiones paternitatis, & maternitatis e(Te. » fpecie diuerfas , vcl fi id concedatur ob iueríum modum concurrendi vtriufq; parentis , confequenter in filio quoq; ge- minandz (unt habitudincs fpecie ditlin- €t ad (ingulos parentes in cadem ratio- ne ptoxima fundata , vel in diucr(is, iux- tà relatos dicendi modos. Hic vero obferaandum efl , minus có- fequenter lojui. Recentiores quamplu- rC5, qui tenentes cum Galen.lib. 1.de (e- . mine, scoto j,d.4.q.va. matré quoq; .. elle principium generationis actiuü , (ta- | — unnt etiam ip patre, X matre vnam fpe-: . €ierelationem , quia inquiunt fecundam — hanc viam candé fpecie efle ronem fun. dandi in ambobus (ficut eft virtus gene- rauua eiufdem fpeciei) atq ;adco refpon- dctcis in filio vna (pecie relatio . Fallun- tur Auctores ifti, quia etiamfi ambo po- nantüt concurrere aGiué, virtutes tamen zY quu in hoc genere aótiui cÓcurfus , unt altcrius ronis, quantü fufficit ad fun- dandas diucrías fpecic relationes , vt in« nuit Do&or 1.d,3.9.7 $. 4d qu&flion£, & Tat, notat 2. Phyf. q. 2. $. Sciendum primó,vbiait , quod licet pater, & mater fint caula ciufdé (pecier inquázü quilibet cft homo, non tamen sr potentià causá- di; quia potentie generatiuz patris ,& ma- tri$ lunt altetius, & alrcrias racionis. 1y0 Inoppot.obijc.1.rclationé nó pof fc [pecificariá tecmino , quia ab co rcla- tio habet vnitaté,& diitinctioné , à quo babet efle; quia cadem fant pincipia c(- - fandi & difinguendi,fcd babet £fle à io lo tundaincato,non à termino, vi dictum Cit q. 3 art» 2, nam polito tccanimo , vc có dicio oe ,efficiécer dimanat à lolo/tunda- — UKWCO cx dictus ibidem, crgo à fuadainc- to, & non à termino babet vnitatem » & diftin&ionem. Refp. quod loquendo, de vnitate , vel pluralitate relationis quantü ad entitatem,& realitatem cíus, vt1q; re- lationem non fpecificari,nifi à fnndamé - to ob rationcm allatá , quia re vera folü fundamentü cft vera cau(a efle , feu reae litatis relationis ; cgerum quia inter alia accidentia hoc fpeciale inuenitur in relae tione,g vitra habitadinem ad fundamens tum;à quo accipit effe, & realitaté, ordi« natur quoque cx propria natüra ad tet- minum extriníecum , ideó etià inter alia accidentia hoc fpeciale habet, vt vnitaté , & diftin&ionem accipiat , non folum a co,in quo, & à quo babet effe , (zd'ét ab có , ad quod cft , & ratio huius ett , quía. non habet e(fe à fundamento vtcunq. (ed precise pofito termino;quod €: cucnit ia potétijs, nó dimanant ab a&ibus, & tà. — ab eis fpecificantur extrinfece, & actus ét fpecificátur ab obie&is ,à quibus no && p accipiunt e(Te,yt habetur 2, dc. Anim. 55, - Dices,ergo re vcra dici nequit rclatio- nem fpccificari à termino, quia cü non fit cius caufa, nó vidctur,in quo gencre cau- [zz poffit hzc fpecificatio fieri. Ref». in rigore loquendo in nullo gencre caufe ab. co fpecificari , fed rantum tanquam à có- ditione, & à quodam addito ad cius c(fe, & intellc&ioné neceffarió coexa&to, qiré fpecificandi modü folent Auctores redu- Cere ad genus cau&e formalis extcinfecz, in quo ctiam gencre diccre folent potere tias (pecificari pera&tus , & actus per obicéta, atque ita. inquiunt fpecificatio- nem relationis fumi à fondamento initia- tiac ,& radica]itcr,quia ct radix& caufa rclationis;à termino vcró completiué, & formaliter, quatenus eft id , in quo vlti« moó-Gflit relatio «.—.. 1 $1. Sccüdo obijc.€ contra, qp nequeat.fpecificaciàtundaumento,nama elatio fi». militudinis ;otcr duas albedines , & rela-; Uo (imilitüdinis ioter duas mgredines-y, non diltinguuatur [pecie ,& camen fons, dimenta Ípccie dilunguüntür. Reip. alie, qui pcgando afiumptum cuv Lo.dc Mag. Qt, quia 1cut albedo cft alterius fpeciei à.nigredinc, tic & rclanoncs vnius albe- din;s,& vnius nigredimis ad aliam fpecie , abinuicem diftinguuntur . Scd fi iflicou- Gzg  c«eduüm 3w39* OBif. VUE Derim Nie. XÉcdunt vnitatem vnius zloedins 5 abt ni- £rediniscum-alia e(fe eiufdem :ratibais (tobique , & cx fola diucrtitate-eatita- *tam albedinis,'& migrediàis-pratendant- - Faluare diucrfitatem fpecrfi cailará cela- "tioni parii coníequenter loquuntur ; nec "árgaaiento (atisfaciür, qtia ad drftingué- ids (pecificé relatioges non atrenduncur fundaméta remota; et funr albedo; & ni- $redo,(cd prox ma; (icut funt vnitates,vt "upta di&tam cft. Idciteó alij dicunt euá *ondaméta proxima fpocic difzingui, ni- inirdnié vritaresipfas, ac proinde rela- "ciones "proxime" im ipfis tandatas efle » quoquc fpecie differentes, & quidem cü *n:ta$ (equatur naturam ; velut eius pro pa páffio, ad diuetfitatern naturac ve- ofimileeft ctlam vnitatos ipfas vatiari; S Lice folutio abfgidubio melioreft:pre &cdenti , fi encre velimus froiilitudines "ocque- variari (pecie ad varistioncm Ratucarum y in quibüsreperiuntar «^-^! ;a2$2 Cotterüm non dc[üat, qui fentit fimilitadiné duarür-albédiat ctio €lu(- dem fpeciei cuin fittilitudiae duatümiz gredirium,quia lcécoature ; qua fantexe trema illarum relationü, fincalcerius.cad tionis;modus ram vnitatis ; qui cft ratio próxifia fundandiillas, etl vcrobkqz eiuf. dcin rónis , eo modó , quo dicimus pro- boruouem duplam inter duo, & quátuot repertam ése € uldem rónisicümics, qua réperitur interquan uc & detcm eap mümeri , qui illas (dndadc, f pecie aser fe diffctant; fic CC inrcliGon bus cauoms diccre folemus gencteiatém ir (abltan- ti& fáhdatàm cflc c uldem fpeciei cü ez y uae furdatur in quantitate , quie nimirü idcarcft modus pced candi viciaf qu. sica Tgitüédicüt in propofitó, q omncs patec Ritatcs (unt eiu(dé ronis iter. fe ; omnes ilem fmilicidincs ,& onines diffunilitu- diücs, Qn. reperiantur in his; & illis na- Qiris prorius accidentale eft per feróni- hus carum ; & hunc dicendi modü Blanc. (ajcacit. indicat próbsbiliorem. Quà Ki d.cas eoagis dittingui duas relationes . fimilicadints furidaras in aloedimbus , d duas, quarum vna m albedinibus, aliaia- te nigredines tündecur , fcd priores iue mtto di ftinguüuir, ergo poftcriores dc- Uti (pecie tiitiazui. Ad hoc fepiusdie Sou de "uni ef ia:ndiiti cra&rando defendi Ánitentionbusuiaiorem illamdiftihótioz acte M MEME leat; & hec re(pontio;aut éft probibiliór prscedéti ; aut certé- aiiagis niece(faria ad fedandaim grauem illatri diffi caltavem-fü erius motam qi 4 ác zin fine dé ptoce(z ui relitionum imn infinitum fundando vri füperaliam, vt ibrínnuimus ; neccaniins ficiari dcbétvilüs Scótifta ,quiaedm'exs preflis verbis docuit Do&toc: 4. Met. q. 12. infnl.ad t? vbi aic (aper duo Befiera« lidima fandári iege oh tei 'tcici ; quia non eft nécelfecántáh effe diftinGionedii relitionibut quarita. eftin fundamentis ;'pre(ertim rémotisg idein teact Didác, digit 4. 1 p.q. 1. 77 2 -OQig RSOIADOAY:SaT C 1 T. v5iv*fy . DÀ RTI C V.L 4 S IL 1354 Declarantur tres modi: Relatiuovur ae orci. Met. affignatio 2. 155 "q^ Rcs modos Rclativoram affi- 5127 A. gnaait Arift (; Mene rs. doces qé£dà relatiaa dici sch vnitatem, vel naz merü,fcu multitüdiné; vt (imitead limi Icsae uale 2d quate, dupl ad dimidiünd;" üiedá- dicifécandà aGinam potehtiaar y & pa(Ti&3m, ac criam potétiardi actiost nés; vr éaletictitàm ad talefü&tibile ca^ — Icfacicns ad éalcfa Gam & 'ofao aótiad * ad pa fliuum; quxdá randéjve «ic e^ 3d tenfüratm, & (cibile ad:(eicorians, 8C fe&tibiiead fenfum: Itad; ex triplici (àh«- damepto, vt pali m traduác [rcérpietes y c3 difüinxit gencra telitiónuin, quaram* priiday éft earum, quae in vititate , vel: pháralitate, Ica.oümero fundantur; vc z-^ qiale, mic, & idc, quz fuper exicemoc Uim eoaeuientiam fandanur g daprü; && dimidium ,-qua fundanrut füpec dilcon- déniéatám « Altérum eft eacamy quz in' aGionc,vel paflione,ftu potenaa actua y & pa(Trtas vC pateraitas ; d flliatio, & in vniuersi relatio caufg, & effectus. Ter- tiàm denique illacámiet, qux fandancar' laper'ment(urámy& men(arabile,vt (crea- dà; & fcibile; & addic Ant. cclaüoses hírius ieráj generis non eife iius quia * f&ienga realiter rtfeccur ad-(eibriéy noa tamen é cosirascelationes oro prit ? fecundi 2cneris docet ele- malas ; curas » diiiliónisepios: meuinic Doctor's fcd: UT & pres k ^ "us | sKelanonumi - Quef De primomdo elati. ide. 11. 692 sputfertim 5; Mqt.qea 2) 1,d.3 4.$4X d. acque ita per naincrum ,& multicud nem 732.42: $ Rc pod. ad 1,Q04 quol.13.V. - explicatur primu modus Relatiuorim. o) hos cing gemets endi cft; q cá aic Arift. Hecate EOM multitudine , *féu hünfero, ibi vn táteri,& nügienun nó "fumi pra dicamétaliter, pro enitatg nimi- ;fum quagutauscór nue , & numéro orro ,£X diu'fiobe cóunui, qnia tuac relátiones Hiis generis, ncn nih inprzdicamento , quanutaus effept,fed (umuntur tranfcen. Man, quami f uo modo in vnoquo- . que genere reperiri poísür, vt docet Sco. 13:d.19.qet i 1n2.d3:q«1. B. & D. Tho. -4y.7- dc potentiaart. 9. qü€ (cquuncur Có. : pu e alij; & quauis exé- : plaab Arift, allata vnitátemyac multirà- : diacm innudnt quantiatiu& ; fatistamén /conüateios mentem füitie fondamentü huius genecis Md qune itc ndere, inquanturti m- juàni i (ER quodin sitas » chultirudoy im oftca lubdit , eadein cffe , quorum fub- - ftant cit vna, fianlia , quorumqualitas cvna, zz qualia, quorum quantitas yn; quo :aürem fcn(u intelligi. debeant Sceuis s S.T h.cum 5. Mct; docencrclaiiones pri- «tni triodi-fündart fuper rem de: geaerc :quarititausy benc ex plicat Zerb. 5. Met. 'g. 18: $.Propier tertii 7 7021 0v /^7-Raríus ett ob(eraandü,quod c& inquit * Arift, relationes huius primrgeneris furi- "datiid. vnitare , vel maluitu dine fic fum- opta » per vnirarcm nop axceligit aliquid ,Syreipfa vnum lit in extremis celaus , na- tura... hoounis, & Leonis, aut Peui, & IPauli non dicitur vna in ambobus , quafi fit vnasceadé enitas , rauonoe cnius in- ster illa extrema refuliec relacio idengta- *tis generic vcl fpccificas fed inicliigit "tonucninaam in alquo przdicato com muni vttifq; quod proinde dicitur vnam, n6 per incxiltencia , (ed per folam mdif- fer&uam , in quo fenfu dumtaxat duoin- "diuidua eiufdem fpeciei dicuntur vnius, '& eiufdem naturar,yt diximus difp.g. . r. att, 1. iX e» profcilo dicemus in Mct.quà vn.catem Doét.in 2. d. 3. q.1. vocat for: Anak, & c(fentialom, vt cain à n axerica . Condittr;guat, qua dica (olet materialis y ; intelliget plucalitatem entitatd alicruis, -& altceias rationis  & difconucnientiaua extremorum: in przdicato cootmuni «- (5$. Cücrgo triphciter extrema poflint cóucnire , X vnà naturá participare trboc - feafu .i. n:turá eiufdé ronis, Gc € cotra tzi- -pliciter difcóaenice,hiac Arift: tres fpecies -affignauit ex parte vnicatis,S& totidé expar - temulc;tudims; ex eo n.suía duo extrema - cónenire poffunt in effzntia, & (ablbátia(per ? fübítantia fi quide incclligic ec Arift: effcu- -tia,& quidditate , vt oes bic exponüty ori. -tur1détitas , q0a- fundatur fupcr vnitatem "fubftácialé,(eu effentialé quo teafu oia indi ^uidua tá fubftantiz; quà accidentis dicitur teiufd&effentiz,Bznaturz ; Ex co quia coz» -uenire poffunt m:quatitate;quatenus quam- *titàs vaius nó excedir quantitacéaltcrius , -nieq; exceditur, oritur zqalitasyqus fun- »daturin quáritatibus ne qiácenus sbt einf - ,dé-natarz ,& róniseffenialis (fic in. fuadat iidehtytat&) £«d róne ickaalisexcéfioni siqua ius hzcrátzeft iaextéftonosquara eiLit- dasex eo:tandé, qp.cóuenire poffunt ín qua- Aitate oritur frailitudo,qug pariter. funda- -turin qualiratibas , nó quia fidt eiufdé n2- :urz;ac e(fentiz (fic.n.& ipfa fundantidé- :titacé) fed rónc emífdé inteuftoais. E' eGtrà -veró ;quia estrema tripliciter diíconucnire :pofsürt ;participando .f, naturas altgrins16- -pis;cetidé fpeciesoppofitz oriütur ex par- esekimdniser com diquaduo ot naturas alterius róais dicuntur diuería; :€o5g habentid'uerfas quiltates ,ve cafdé, mb tamé in codé gradu; d: fimilia dieimtir, -& tasdé ex co , tpimproportionata funt ini -quátitate;dicütur jnzqualia.V erum camen eft id,q» aducrtit Do&t.in Met loc. cif & 1. d. 1s.q. rlhas.o€s fpecies vagari per tocá gc 'nus entis, fi metaphorice fumantur ,nà om- fic ensalteri cóparatü eft id& . vel dinerfum ánaliquo prgdicaro;cit equale vcl inzquale quanatate virtürisicit (ime ; vel-difiuile, -quateuus gicüq; ens propri habetdiffue- 1à,quz ab Ariit s. Met. appellater qualitas. Sedobijcies,Vnitas,qua c - N relationis debet effz viricas plüriti, 03 vnt- tas vniufcuiufgs vt fic; aon dat tclatio- nem ad alind , fed omois vnitas plurinavre diftin&orü eft ynitas róuis ; quia in creatis nulla vna;ac eadem entítas realis reperitur in duobus re diftinétis, ergo nulla relatio esc parte vuitatis eft realis. dicem mulotado,& numerus pluralitate coftituitur, ac diuifio . ne, quz in negatione foimalitér confit zt , vndc ingq.alitas v.g. in hoe PU t.ib- Jeo ' Difp. VIII: De "Preditam. vifjéeluis. s 7. datur , quód hzc quantitas Jan 9 ha- bet,quod habet alia , crgo nulla: parte mulcitudinis elt realis , quia meatum reale , & pofitiuumnon habet. . 156 Reíp.coccffa maiori ,neg.min.cuius probatio ees tantü de pte: formali per incxiftentià,nam quacung; ralisan crea tura nequit effe realis at nó probat de vni- tate formali, per indifferérià: hcan.eft vni- ta5 realis, vcfusé oftendit Doct. cit. 2. d. s. q t- & hzc cft,quz ponitur fundamentü ha- rum rclationü primi g eneris. Ad aliud,licét multitwdo aliquo modo negatione inuol- uat,fupponit tamé reales, & pofitiuas enti- tates quarít vna «ft diueríz ronis ab alia,at que ità relatio diuerfitatis v.g. fundatur in homine, & leone, nó róneillius negationis przcise fed rone propriz effentiz vaiuícu- iufq;quatenus feeüdá vnitates formales süt plures effentialiter;redlatio po ceto di- mi lij ad dupli fundatur in dimidio,nó róne defectus magnitudinis extremi oppofiti , fed in (ua propria entitate, quatenus hec tà at maior. n ob idtamé —— | 065 relationes primü modum pettinkces effc reales ficut .n. Vnum multi- plex efl vnü numero,fpecie,genere,& pro- ótione;ita idétitas fundata fuper hoc , & illud ynü ad hunc primi modá fpeétabit,ét identitas nnmeralis, » apud o€s cft rela- tio rónis, quia eft ciu(dé ad feipfum , immo Arift. fub hocgenere exprefse recéfet pro- portiones oés inter numerosab Aritbmeti- 2 excogitatas,quz kdo reales jd unt i nequeat fubiectum per pride nidi ved numerus non cít re vera vni per fe ens,g; de tranfcendenta- li cecedunt omnes, in quo tamé proportio- nes fieri poflunt non fecus;ac in przdicam. Soléthic Au&ores dlfputare , an rclatio- . Qesrcales huius primi generis fundentur in : nitate Ípecificafoli., an étin generica, & Ax licét nonulli id neget, feré tamé .oésa t ct Ant. And. y. Mej.q. 14. ad 5. aeg fundariin his oibus vnitatibus ét ana- og3,dümodó fit talis,que dicat vnü concc- 9. obic&intt intrifiece eóuenienté vtriqg; analogatorü,quia nó minus sitfimilesá par terei, Petrus, & leo invóne animalis, quà Pe trus, & Paulus in róne fpecifica hominis fer udta proportionc,& ide arg ficri poteft de vnitate,ícu cóueniétia analoga. Nec refert, pA differétia fpecie, etfi one €óueniát;di. - ir fimpliciter diffimilia , vt cóftat de al- bedinerefpe&u nigredinis.Ná lieet verá fic wiuerfitace (pecificà vocari abfolute diuer- fit x6 adhuc 1f jdentitas genericain fuo or airelatio ex - vni dine dicitur tripliciter calis Imbtipfarie nitas numeralis pót effe fundamentü refa- tionü rcalium hutus generis fenfu fuperius " explicato q. 7. vt fiéadem numero albedo pogeeturin duobus fubiectis?, dicerentur liter fimilia., quod bene notauit Bonet. in hoc przdicamento. 1. Exponitwr fecuidns Relatiuori modus: 157 C Relationos fecüdi generis eft diifidium nó leue de earü fundà- mento proximo,feu róne fundádi , an fit a- &io,& pa a&tiua,& paffiu1, proxima, & formalis, vel potius demü fub. ftátia ipía,q eft principi radicsle actionis, & paífionis.Thomiftz paífim docét effe tp- $4 actione, & palfioné ex D.Th.i.p.q.28.art. 4. K 4.cótra gent.c.24 Bt 3.d.8.q. 1. art. s.ita Caiet.5.p-q. 3 s.art y.Iaucll.: Met.q.: 1.SaChlib.5.Log.q.31.Sotohic,&s.Phyf.q.2.art.2.Cópl.cit.Io.deS.Th.&alij,»probát,nàillud eft proximü fiunt relationis, quo pofito, &fi es no ponantur,relatio ponitur, & quo fublato €t ceteris remanen tibus nó ponitur talis aüt eft a&io refpe&t paternitatis v.g.nà eoipfo, cp verü eft; ho- miné genuiffe verá, ac neceffariü eft habe- re relationem paternitatis ad' filium , & quotifque non ponitur a&io ; etiamfi alia ad(int,non confurgitrelatio, ergo NC. ^ ^ Hác opin.Do& frequéter refellit hac pe fcrtim róae, quia ró fundádi , (eu fandamé TEerUnh HOD NNMEE debet ,quádiu ma- one : la, crgo &c. Act.C.1$o &q Treirca Gin 4d. Me Ls . qoos quol :2,C.& alibi fi rRCP l. cócedendo relationes fecüdi generis poft ine fündaméto proximo manere , dà. odo manear fundamérü remotít, dp cft fi- bie&t& inhafionis eaiti;ró hhilts eft ,quia TÓ "Fundádi in fis relatipnibusTolü eft necéfa- rain c» & in frio produci" relationis mónürinfaóto ez, & coferuari eius, fed ad ho fatlicit perféuetátia fundaméti remoci, -cui inlra réc, vndein hoc przfertim differüt relationes hniusfecüdi generis à relattoni- .bus primi;op illainharét immediate funda- méto proximo,vt y.g.funilitido ,pximein- herct albedini, &a ^ ;didte paricti,:t nó Ata efl dexelationibus huius generis , qjua paterniras proxime ipharet (ubilant'z ho- miais gencraotis, Rlratio fubftantia &critt, not Juccayfüidamento proximo , quz dne '&rina eft fiij, Didaci Morifani,N atiorüs quaidis Hmc opm.no teneanc quamlibem- ter Complut. receperunt , quia non minds idonea di ad fuam opiniortem ems : O— — COMQERRMG SD QM ——EPREPR P )o]po ILU PERIERE 148 Hac (olutio, ficut & dodrina, «ui inniutor,reijcitur à Do&ore loc. cit. pra (crtim veró 4.d. 6. q. 10. quiafunda- métum proxim&s& formale,non tantum ett caufa relationis in fieri (ed £t in cffe , cuidéter deducitur ex (uperius dictis de undamento,& termino,rclatio .n.pédet, & Ípecificatur ab extremis , non vtcunq; fcd (ubratione formali (andandi , ac ter- minandi cófttutis y ficut ergo Petrus , & Paulus non fpecificant relationem fini- litudivis , ni(i vt ftant (üb albedine ; quz €&t ratio fundádi illam ; ita Petrus pater, & Paulus filios nequeunt fpecificare re- lationes paternitatis, & filiationis;nifi vc flant füb rationc formali illas fundandi . Tum quia ficut fecundü fuas entitates ab- folutas, & materiales nó funt nata huiuf- modi extrema illas fundare rclaciones ita neque cófcruare, quia cofcruatio rtlatio- nis pendet à modo fundandi, Tum quia fal(um cft etiá huiufmodi relationes non inletere immediate fondamento proxi- fno ficut relationes prifni generis, nà fi ignis calefacit medio calore, vt potentia a&tiua, qua illi fit ratio agendi  & ratio fundaad: a&ionem , vtique relatio a&tio- -niszqué immediate inbaret calori , vt fimiilitudo albedini; & calor ab igne fc- paratus diceretur agens , & caleíaciens , ficut albedo feparataà (ubie&o fimilis, & idem dicendum foret de paretnitate re(pectu potétiz gcneratiue, (1 hzc pone retur accidens realiter diftinctum à ' - tentia generantis, vt ponunt Thomiflz. Nec rcfert, quod potentia generatiua nó denominatur pater, fcd fubttátia ipfa pa- ttis ; quianó eft nece(Te accidens (emper wenominare fubjcctum proximum , cui inhaeret, nam intelle&io vtiq; proximé ánheret animz no(trz , & tamen deno- minatio toti conucnit homini, cy ét cerní tur in alijs multis accidentibus. 1 quia Cum relationi in cói vt fic , cíTencialiter CÓpctat pédereà rone fundandi ,& funda- tnento prox«mo,nedum in fieri, fed éc in elfe, & conícruari ,hoc idem omnibus,& fingulis relationum ípeciebus conuenire debet, quia id eis conuenit róne generis, non at róne peculiaris differenuia, atque idcà malé per. hoc (cccrnuntur à jr&di- Duefl.X. De fecundo modo Relatinorain. ife1r. 701 &is Auctoribusrcleiones buius (ecunc: gneris à relationibus primi. Tum to: €, quia fi aliquis reperitur effe&tus pédens à (ua caufa , ncdum in ficti, (cd ét in ccn- feruari, telis praíertim céferi debet quz - libet tclatio ob tenuem eius entitatem « 159 Idcircó Io.de $. Tho.hanc cóem Thomittarü rc(pófioné modcratur& in- quit, q: actiones nó dicuntur fundare re- latiores, sm «p (uat in ficti, fed sti quod in fi&o cic, hoc aürira declarat, quia li- cet atio in (e tr&feat,cft incaufa reltnquit determinatione quandá ad cffeétü iá po- fità; hue per habreü , (iue per difpofitio- n€, aut ius vcl liquid timile, rónc cuius pót fundare rclattonc ad illü quae fü:t re- fponfio cutüfdam Tocccllant apud Fan- dria $.Met.q. r6.art.4.talem aüc rela- qui in caa determinationem cx actione pratecita cx coarguit Io.de $. Tho.quia tranfacta octionc,caufa ton amplius or- dinatur ad ctfe&à ,vc anre illam,quia ance illam ordinatur ad effe&ü, vt potlibilem ab ea produci , at poft illam ordinatur ad 'eum,vt impoffibile amplius ab ea produ- ci, quia caufa ereata non pót reproducere 'eundé numero effe&ü.Ceeterü neq; hzc folutio fatisfacit;quia non apparet,quiná habitos, vel difpotitio relinquator ex a- &iobe , m quibus fidari poflit relatio ad cffectü & quod idé numero cffc&tus ne- qucat à czulà creata reproduci, prouenit ex (olo extriifeco Dei decreto,vt often- dimus diíp.8. Phyf; q. 5. art. 1. & quando & ab aliquo intrinfeco proueniret relicto incaufa ex a&tione prterità,q eam red- deret impotétem ad illüreproducendü; ia hoc nó císet tófundandi relatione rea- "lem ad illü,ad hoc genus (pectantem.fed potius pofitiué impediret, nc ralem reJa- tioné fuadare poffet. Tüm quia admiíso €t,g ex actione praeterita talis relinquete-— tut difpoficio, vel hibitusi caufa , inquo fundaretur relatio ad cffectü iam produ Cüscuoc relationes huis geoeris nó time mediate amplius fundarentur in actrone , vt conteadiric T howiitz, (ed'üpet quá- litatem , quod neque ipti conceerent .- * 160 Alia proinaé sécétia eft Scoti Toc. €it.vbi docet nó a&tioné, & j'ai oné [eq potenuag1psá a&iuam,& paffiuam c(sg : Gzg 3 fu so* . Difp VII. De Pradicam.-Refjelliuit.". ^ for dáméta proxima huiu(modi rclatio- 18i, explicat aüté id non debere inielligi de«oí pcétu, quem de fe dicit potétia, [cd dc abíoluto, quodà refpe&tu denomina- tur neq; de potentia nuda, fed vt jam ad actü redacta pera&ioné , itaut s&tio  & paftio fint (olam conditiones, fiué difpo- fitioncs ncceflarió ptarequitita , funda- mentum vcro potentia ad adtü reducta, quz e(t cómunis Scotiftarum Ant. And. «. Met. q. 14. Bonet. in hocprzdicam. Zetb. q. 18. .. Proptor tertium , Fabri ibid. difj»& $. & fequuntur hic Recentio- res mult Ruuius, Didac.Mori(, Smigl.& alij, ac c&à nonnulli Thomiftz Socin. $« Mct.q:2 «ad 2. Fland.cir. Araux.ibid. , fatt.9.Et quidem magnum habet fun- amentü in Arift, ibidem , dum ait a(7j- |o wa verb, C pa[fia fecundi chinann c affinam potétiam , Cr potentiari atiio- ues , quibus verbis vtram4; pertincrc ad fundamentum docuit, potétiam quidem , vt ie fundamentum,aGtioncm veró, et condit:onem neceffariam, & pracuiam difpolitionem , fine qua nequit potentia fundamentum proximum effe, vndé vt ait Dodor 4.d. 13. cit.bené (aluatur didum Arift.ibi , quod relationes (ccandi modi dicuntur fecundum potétiam a&iuam, & paffiuam, vt fecundum fundamé:a, & di- untur fccundum actiones potentiatum , vt fecundü difpofitiones prauias ad illas relationes , & coditiones omninó necc-farias, quiaha relationcs nó confurgunt €x cxiremis ctiam formalibus vtcunque , uia (i Petrus modó pater,& Paulus mo- o filius ponerentur percreationem etia cum (uis potentijs a&iuis,& paffiuis,non eticnt formaliter ipter fe relati per pater- nitatem, & filiationem,fcd ncocísarió re- quizitur , vt ynam producarnr ab alio, & P emis genera, Petti. determinetur ad fundadam relationem paternitatis pci produ&ionem Pauli BE cn. ipfa Re contrá potentia paffiua Pauli, .— — 161 Caerüm contra hanc opinione yigéc Eq y yi | - Hurcdifp 1 j- Met[e&t.10. & alij eandcm rón6quá Scotus vrgebat conira p Opiniomé guia Fertus viugnte filio A a d posentiam generatiuam, vt v.g. f: caftre- tur , tufic,n. przciditar feminis officina , vcl (alim à Dco auferci poteft, & tamen adhuc remanet pater,crgo potentia gene «ratiua non cít proximam furidamentum ternitatís,quia hoc ablato concidit tc- atio , vt contra Thomiftas argucbamus. Nec valet refpondere cuin Ruuio , Did. Mori. & alijs abfutdum nó cffe relatio- nes huius generis manerc in fuis fübic- &is ctià ablato fundamento proximo, & róne fandandi . Nam hzc folutio abunié nupcr reie&a eft. Neque ctiam ipfi Sco- tiftz süt ab hac difficultate immunes;,có quis Do&or non di(tingaat realiter po.- :tentias proximas agendià radicalibus 2. d..16. q. vn. vc faciunt Au&ores relati, Quamuis ,v. ita nó dift ingaat illas, (i ac» cipiantur potentiz organicz incomple- té, vt (ant partiales anim. perfectiones, tamen (i completé accipiantur , pro con- ftituto .f, ex determinato organo,& par- tiali animz perfe&ione , eas realiter. di- ftinguit, nec vllus oppofitum docet, quia fzpius hominem videmus orbari potcne tijs fic (lamptis; certum eft autem, ci in- quit Doctor paternitatem fundari in po- tentia a&iua, loqui de illa in hoc fecando fen(uynon in primo, quia potétia genera- tiua in hoc feníu , eft proximum princi- pium, & fundamentum procedendi vnius ab alio,vt de fe con(tat ,nam finc organo non eft. potentia. generatiua reducibilis ad atum, atque idcó nec relationem pa- ternitatis fundare poteft, — . by .. Kdcircb Suarez, & Hurt.cit. cum alijs, vt melius prouiderent — rela. tionis,allcrunt eam neq; in a&ionc , ned; i entia proxima fundati y fed inradie cali .i- in ip(a fubftantia proxime , & im- mediaté , quia patec relationem, paterni- tatis in a&tu habet , non folum poftquam uan(it a&iofed ct:am( potentia gencra- di amittatur, Verum neque hec Opi.pla- €et ; quia rclationes huius generis (unt iones originis: ycl procellionis vniv usab alo ,. proximum principium huius procc lionis cit ró (uadand; tales qescionsialenó: principium non elt ip« fa (ubftantia patris, fcd potenzacius ge- neratiua cópleté lumpta » vt dicebamuse Cont, quia yc l'euus referamuc ad Paulds Quefl.X. Bs fétuido modo Ralatiuruni AI, 7057 vt pater ad filins; non (afficit intelligere fubfantiam vtriufq; precise , fed in fub- ftantia Petri debet concipi aliquid quafi pertinens ad rationem agendi, vt fübítan- tiam Pauli refpiciat in ratione effectus , etgo nuda fübflantia nequit cíle ratio fandandi patcraitatem , cüm finc poten- tia generatiua effe&um nonattingat. : ^! 162. Pro tefolutione huius dubi; no» tandum eft inter effe&us aliquos effe, qui à cauía fecunda effentialiter dependent, non (olum in ficri, fed etiam in conferua- ti,vt con(tat de lumine , fono , &c. alios veró ab ca dependere folum in eo infti- ti, quo fiunt; deinceps vero nullo modo , vt domusab adificatore, filius patre , &C. Cum ergo relationes huius fecundi modi fint. telationesoriginis , & procef- fionis vniusabalio , effe&tus primi gene- Jis,X in primo inftanti productionis co-rüm,acetíamdcincepsfundatadcaufamrelationemrealemdependeotizs,&caufa€contrarelationemoppofitamadip(os;&fifübftantiaponatutimmediatea&iua fine medijs potentijs realiter; vel forma- liter ab ip(a diftin&is, vt. probabilius eft (exceptis quibufdám anima potenti)s, vt in lib. de Anim. dicimus) tunc in ipao immediate? erant:fundate it relatio. ncs, fi veró in quibufdam actionibus ac-* «identalibus,& teanfemttibus agit quoq; media potentia accidentali, vt Sol illumt- hàndo , ita camen vt & ipfa attingat cffe- €tum,tunc vtri]; 12en$ proporttonatam fündabit relationem ad effe&um , quia vtrumque e(t verum agens in (uo ordi- fe; quod fi non attingat effectum vllo do, nifi media potentia accidemali , inipía fola fandabitut relatio.  Effc&us veto fécandi ordinis cantum $n primo :nftanti fundát relationem rea» 'm dependencia: ad caufam , non aüt de- 1ctps , (cd poftea ex ipfoaétu caufalita- is ttanfacto remanet tantum denomina- Lio qud ho fccit , &illüd fa&um eft, quz vtiq; eft &enom natio fcalis non ta- tné cclatió realis dependétiz ,& calcsctie dlcnommationes patris, & 61i), nempe qp lic generadit ,& tlle genius eit c: preise docct Arift. Mets €. 15. inquit o. quod ilc dicitur pater quia fecityllle fllius, quia quid paffam eft ; cui füffragatur commu nisloquendi modus , nam Paulü dicimus cflc filium Petri, np Petro defun- &o,non alta ratione, ni(i quia ab ipfo ge« nitus fuit; Et quod parernitas ,.& filiatio in creaus nó dicant relationes reales pro batut vrgenter, quia tales vtiq; forent cau falitatis , & dcpendentiz , fed poftquam filius genitus eft,non amplius à patre des pendet in effe , ergo nulla adeft ró deine ceps. fandandi relationes realcsad hunc modum fpe&antes , nam omnes iftz ali« quam importánt dependentiam vnius ab alios Etin hocfen(u admitti poffunt ra» tiones Aurcoli,quibus r.d.30.part. I,arte 2. ptobat relationes producentis,& pro- du&i ad'fécundum modum fpc&antes v.g. paternitatem , & fibationem non ef. 1635 Dices, adel[e etiam deinceps (uf- ficientem rationem fundandi relationem, ia-manent extrema , ad quorum poti« tionem neceffarió refültat relatio iatrin- fecus aducniens, vt fant paternitas, & fi- liatio ;. Contrà , non qu&cusque extre ma (ufliciunt ad couftituendam relatios nem intrinfecus aducnienrem (cd dcbent eíle commenfutrara relationi , quz in- de infürgere dcbet , at talia extrema noa funt Petrus, & Paulus, qui fuicab eo ge« nitus, fi (ecundum fuas emitates conti reütür , ergo prater illasoportet iotellie giin vno extremo aliquid quafi pertinés ad tóncm agendi , & in alio aliquam ró- nem dependentia , vc inuicem referantur relatione reali huius gener:s , cüm crgo »era&ta generatione , nihil tale pmancat in extremis , fatendum eít deinceps non inuicem referri eclationc reali haius. ge* neris. Conf. quia fi vrget allata obie- Cio , ctiam deberet dici generationem ipfam mantre;cürmancant extrema.f.ge- ncrans,K genitum , &spía fic relatio n trinfecus adueniens , ficut ergo ipfa non smanct,quia generans , & genirum fecun- dum fuas, entitatcs rion func etrema.ce jus formalia,(ed raiterialia raniumidem quoq.de paternitate, & filiatione di cft; quód có eel maxirié cft affercndum, quia patcrnita$,& generatio a&tiua, filia- ti0,& generato paffiua non difcruntyyt Gas 4 €x 204 Difp. VIII. De Predicam. Refpetliuis - NE. €x Scoto colligitur 5.d.8. q.vnica. $. 4d quafi ionem, vbi eas codé modo definit, vt de (e conflat in relationibus diuinis Diccs,in diuinis paternitaté , & filia. tionem cfle rcales relationcs, ergo idcm aicendum eísc in creatis , Contra, imó ex hoc nofirum roboratur afscrtam, quia 5 &dco in diuinis id verü cft , quia ibi a&io gcneratiua , & parernus influxus in filium peace manet , crgo quia in creatis fo- üm talis infiuxasex parte cauíz reperi- &ur in primoinítanti, & pariter dependen £a ex parte cffcétus , deinceps vero hec omnia ccísant , remanente nuda cniitate «auíz,& effectus , alserendum cft pater- nitatem, & filiationé non dicere rclatio- nes cales, nifi in primo inftanti , & tunc paternitas fundabitur (uper poteatiam.» actiuà, vt flat fub actu E cido ; deinceps vcro Bon diccre, mfi denominationcs cx- "rrinfecasex eo defumptas , quód ille ge». nuit , & iftegenituseft. Ncq;ab hac fcn- tentia alienoseft Door, nam in 5, d, 8. «it.(üb D. proponens hoc dubium, an fi- liatio dicat tclationem realem, tres adhi- betrefpontiones,& quamuis tertize, quar «ómunis eft, videatur adherere , primam 2amen, quz cíl,quod filiatio lit fola rea- lis denominatio cx a&u generationis , yracerito, non improbat , (icut (ecundá, m dicit else ab(urdam , figni euidens lam ceníere ptobabilem, tcttiz tíima- gis adla (it neà cóirecedore vidctetar, « ilafuppolita locutuscft de patetnita- 1c, quarcns de illias fondamento locis omnibus füpraciatis ; Et hanc noftram opinionem de relationibus fecüdi modi, & cx cifdem motiuis fecutus eft pofleà Woncius difj. 15. Log. n. 64. & fcq. licet «am bi proferat, tanquam ;& pro- prio Marte inuemam. 164 Pecrüncnr autem ad, hunc (ceun- dum modum relatiuorum , nedum rcla- woncs ininfecus aduenientes; fuper po- 1entiam fundata , (cd ciam extrinfccus «ducnienies pra([ertim dc geacre actio- i5 & paflionis, vx Scot. notauit in 4. d. 1 3-Cit.intertia cxplicatione , quam adhi- Aet ad tex.20. 5. Met. Arill. .n.ibi in hoe 1€ct ndo modo, ncdum rccenfuit relacio- 525 caulg d «c ctum ,  producenus ad productum, fed etiam agentis ad paf, fom, & a&iui ad paffinum , vt calefaci- tis ad calefadum; immo dicere poísa- "mus omnesin vniuer(üm relationes, ex- trinfccus aduenientes fex vltima przdi- camenra conftituentes ad hunc modam reduci, quatenus in aliquo fenfu omnes fundantur fuper potentiam actiuam , & paílhiuam "d Vbi paífiuum fupdatar in potenua padfiua, quam habet corpus co. tentum ad locari, & Vbi a&inum in po- tentia aCiua , quam babet corpus conti« nens ad locare , & ede sp. Spe&ant ctiam ad bunc modum , m prafatae relationes predicamentales , fed ctiam tran(cendentales , quz fandantur (uper potentiam actiuam, & paífiuam, vt rcla- tio iui ad producibile , a&iui ad affiuum, nam,hic quoque enumcrat re- Linen calcía&iui ad calefa&tibile, » , iones enim modi. fi (amantur , vt dicunt naturalem aptitudinem vw. g. iguisad producendum calorem , aut ca- Ieiicietdi aquam, fant tcanícendentales, licet (àfamantur , vt (unt ipfzmer rcla- tiones przdicamentales in c(se poffibili, & obicétiuo, adhucin tali ítatu predi- cam. dici debeant, quia eiufdem natura cft homo actu.exiftens,& homo polTibi- *lis, vndé (actum eft ; vc quadam rclatio- nes huius generis dicantur fundar; ip po- tentia abítrahendo ab actione , quales fant illa omncs , qua rcfpiciunt iy vt poffibilem , alie veró: fundantur im potentia , vt eft (ubactu fecundo , quales. funt illz, qua refpiciunt effe&um in fic- ri , nam harum omnium aculit Ariftor. excmpla in textu. Immo neque omnes: relationes, quas fub hoc modo recenfet ,. funt reales;nam quafdam enumerat , qua fundantur in a&tione futura , vt quod facturum eft ad id , quod faciendum. cft, conftat autem tales relationes non císc: realesquia non habent extrema actu exi» fteniia , nequit aucem rclado habere. maius císe 1n. fuis extremis ; enumerat etiam rclatiua quadam , quz dicuntug priuat:onem potentig vt im- poflibile, & &milai de quibus omnino «onítat non eísc rclauua realia « | Quas. X. De tertio modo Relatiuoremadr.. — 205 vlanatut tertius modus lati ad (cientiam,& fen(übile ad (enfum; tan- £l ipf à cow quam men(urabile ad menfuram , at rese 365 Irca relationes tertij generis — Ctra fe habct;g» fcibile eft menfura fcie- | .., eft cóisopinio,vt dicebamus — Ug , & fcnibilc fenfus, & Arift. codem ab initio act.diftiugui à relationibus pri- modo refetri dixit meníusabile ad men- mi,& (ecundi modi penes fandamétum , furam , fcibile ad (cientiam , & fen(ibile quia nimicumift fundantur fupermen- ad fen(um;Nonergo tertium genus cone | Ádurá;& menfürabilc,non ille jidq. aperté flituit Arift. in rone menfürz nec pefiés docuit Scotus s. Met.q.15.dá ait in corp. . talc fundamentàà duobus primis diftin- afit. hunc modürelatiuorum diftingui xit,(cd roné eius conftituit in €oyg» in cmeris, non per mutum dependen tá dicantur ad aliquid relatiua huius ge» giam, vel non rnutuam y fed per funda- neris,inquantum alia dicuntur ad ipfa, & damenta alia, € «lia: , atquc 1tà deícn« — diftinxit à duobus primis,quia inillis cft dant Ant, Aud. Faber, & enixe Zerb. f. relatio realis mutua in vtto]. eXtremo » Met.loc.cit. Bargius 1.d.30. & alijSco- — in Boc veró relatio nó cft mutua,quia nó tiftz , & paffim Thomistz omnes, eft rcalisnifi cx parte vnius extremi, vn« Vecum hec opinio,eftà plaufibilis,nó dé ad hoc genus fpc&tant relationes nom eft ad menté Arift.neq.Scoti in lib.(ent, — mucug,vt fic, denominstioncs in termi nec infe verajnonad mentem Arift.quia — mis earum reíukátes ex tali terminatione. ipíc 5. Met.tex. 10.nunqué dixithasrela- — 166 Necopinio illa eft ad menté Sce tiones fundari ia róne menfurz , autdici —si,pam eftó in Met.loc.cit.cómunioregs sm rónem men(urz, dere dixerit relationes tertij generis di ationibus primi modi aitdicifecundum — flingaià ceteris per ja& alia fundamé | vnaq,S& muka,& relarionesíecundimo — sa,nonautem emiam mutuà , di dici sr potétiá a&tiua,vel paffiuá; ed & à i i folá dixit quz dá rclatiua dici,vt men(ü-  iorébabet auctoritatem, & magis cx (cn« rabile ad menfará,& fcibilead (cientiá , tentia loquitur, diferte docet hac relati- & (cnüibile ad (cn(am , vbi potius hzc ua pracisé diftingui à relatiuisprimi, Sc emnia pofuit velut diftinGta exempla»$; — fecundi genctis,q» illa funt matua,nó ve- | non rt oftenderct (cibile, & (en(ibWecó — ro ifla , itain 1.d.3. q. f. füb B.& d.39» tineri fab menfuraJ& menfurabili vtac- — $. Re ndcotgitar ad primam;& $. td : eucaté notauit Suarez di(- 47- Cit (có. arg. ecund. quaft. & infrà d. 35 idem 133. Nec. fatisfacit refponio Sanch.hic — repetit, & rurfüsquol. 13. (ub V. alibi q. jo-ad r.prin.dum ait Arift.inillispri- — frequenter ncc alium di(cretionis mod mis ve: bisaliasvt menfurabile,ad men- — imcr illa vnquam memora» Refp. Bar- fram explicatfe communem ronemha- — fius loc.cit. diftin&ionem horum modo rü rclationum, & fccide propoiiionem — rum dupliciter inquici poffe , vno modo c esit erm dicetet,omaismeníü- — e&e&iueS& exirinfecé) fic diftinguun« $a, & menfurabile eft relatiaum tertij tur yer fandamen'a , aliomodo intripfe- neris,& cum(obiuagit C" feibilead jcié — €8; formaliter , & fic vtiq. diftinguüe tiam ,C7 fenfibile ad fen(ums refoluitil- — tur pec mutuo, vcl nom mutuo referri € Jam propofitioné vniueríalem pcr copü- — quia fd competit relationibus róne diuer * fatiuas , & oftendit pet [pecies » quodim  fiatis fundamcntorum » namre ionet genere dixerat , vt fi dixiflet ) omnts ho- tert'j generis rationc fui fundamenti no moeltanimal, & Pecriselt animal, & — petunt intermino rclationem realem ops Paulus eft an mal , Haec (olucio manifc- pofitá) benc tamen relaciones primh fté tcXtum extoruenquia in primis vec cundi , idco prisa differentia huius mos bisdixitalia dicrv caem(arabilead men. — dià primis duobus petenda e à funda- furam , (i ergo hac poíteriora adhibui — mentis.Sed h$: re[pontio facile rci]citurs fet in exemplüprioru,vcconte nditSan- — Quia mox oitendemus hanc non mura | €ius colligere debuifigt cibi [c babere dc ndemiam relauuorum tert) » e risillis conuenire,non ratione fui funda- menti, gp ita poftalet , (ed potius ex dif- rmi afhignatione,extremorü , quorum vnum a(fignatur in a&u; & aliud in. po- tentia, vnde hoc inducit inter relatiaa bar ius generis, & aliorü duorum potius dif. fcrentiam accidentalem. ex. tal; diffor- mitate dc(umptam quam cffentialem à fundamenuspetitamz ;.- 5. fa | 167 Vtigitur id magis patear,& qua» lis it diftinctio huius temi; modii dao- bus primis;an.f fit effentiali potius accidentalis tantum, inaeftizandum cft , vnde procedat,g relationes huius gene- risnon fant mutüz,aliorü vero sU d ponimus autc ex dictis q:6. art. 3. ec 1. illa dici gram n qua nih cem rcciproc "per relationes oppolitas vriq. realiter iulatcein, lla vcro non mutua , quorum vnum realirer fundat relationem;aliud veró tantum tcr minat,vndé nontam eft rclatiuum,quam abíolotum.Thomiüz paílim hanc ratio uem afferunt, quia vt extrema inaicé re- ferantur rclationerealrin fingulisexifté tCodebcnt effe ciufdem ordinis, fic.n.in- nuit D. Th. p.p.q. 1 3.att.7.& q.7.de pot. Att TO. & 2«contra gent;c.1 2. [m autem conditio deficit in men(ura ; & menlura- 10,2 pertinent ad huac tcctió modu, quia &0n lunt eiufdem'ordinis, vnde (cié tia ícfertur ad fcibile , quia non cfl cxtrà ordinem fcibilis , (ad(cibile, quia eft ex- ztá ordinem fcictias mon rcfcrtur ad (cié- ti. Sed hec ratio patfim rcjcicur ab al; jo & prasertim à Durand. 1.4. 30.q. 5.0. ^ olbidemq. 1; art. 3.. & ctiam ab ip- fo Scot.ibid.$. Contra primum , & qui« dem vía. adhue non ottenderimit 1ho- mifta , que , ant quara eíle debeat hac communitas ordiis , nam vel miciligunt elTc debere eiuídem ordinis i inuicem fubordinazi, & mutuo dependere , vt exs rae Io.de S. Th. cit. & quia nontafe. d abent estrema tecti yinodis 1dcb &e, Et hoc non fatisfacityqu:a vt at Doc.citeft aperia petiuo principi), id.p.eitycp quar- fimus ,quaré hzc cxaema nonc quse 1uó fübotdinaia, Vel intcHigunt eiusor- dinis 4. pra dicanieni , & hoc non, quia Mübilantia ;& accidens tont boc modo di- Difp. VIL. De "Pradicam. refpelu: uerfi ordinis & adhuc inter fe mtttüó rez ferantur, vel intelligunt effe debere cinf-dcmotdinis.i,generisnaturalis)VtaitFland.cit.art,6.quomodonaturaliadicuntureffealterinsordinisàbartificiali.bus,&(üpernaturalibas;&neq.hoc"quiainteractusfupernaturales,&poten«tidse(trelatiorealiscffe&usy&caue;vel debent effe ciu(dem ordiois i, cambo. finita, & limitata , vt Hzru. 1. di32.q.r. qua róne dieit Dcü ad creaturam nonrce- terti; & hoc in propofito non conuincit;, quia multa extrema relation huius ter- uj modi funt ambo limitatay& tame mu- tuó.nor referuntur ; vel debent effe eiuf ordinis .i. ein(dem rationis quó ád- Mr accen itaut -— ea fit fohim re'atio réalis vtrinq. io quibus eft eadcriy. caufa refcrrendi vnum ad aliud & cadem. ratio fundandi telationes,quo modo dao albà dicant effc eiu(dem otdinis »quia : fundamentum relationis mutuz eft eiu(-- dem fpeciei , & realitatis , vt vidctar ex- plicare Caiet.p.p.q.13.art.7. & neq. hoc facisfacit;quia tunc fola relationes zQU. paramtiz cierit mutuz. Tádé vrger Bat; ità bené (cibile inquintü efficiens (eien- tiam cft excrà ordinem (cientix,; (icu ine quantum men(uransvel terimans , ergo fi nom obtlantc di heu: ( quomodocunq. explicetur) vt efliciens- funda: ad iplamtelationem realem de fe-. cundo inodo; (ic etiam vt meníurans , & terminans , vcl (i talisdinec(ütas ordinis hicimpedit , etiam & ibi . ! /168 Ex alioigitur capite hec ró dcr menda eít.£.ex ditlormiextremeram a(- (ignat:one ,vt (upra innucbamus, & igné ' q-1 2. Met. infine,vbi pro- indé ait , quod fi in hoc tertio modo ex- tema a(ligaarciur vniformiter.f. vel am- bo in a&u, vel ambo in potentia, e(lct im cis mu:ua dependentia, ucut in alijs mo« /5310 quibus vaitormicer alfignantur , que cft communis ina Expoficorik Atiit. in hocpradic.Simpl. Boct.Amone Vorph.BuclCaiec. Tol. & aliorum, quod ampliusdeclarás Ant. And. . Met. . 16, adi. notat [cibile,&c ícicatiam(quod pae 1i modo de alijs reJatiuis huius generis dia debct ) poji dupliciter accipi , vale Quafl. X. De tertio mo do Relatiuóresm .Ayt.11.. 707 formiter.(. vt ambo (intin a&u , vcl am ibo io potentia ; aut difformiter i. vnum ijna&u, altcrü in potentia; primo mà lia- bét njutuá ance potita fe ponür, & perempta fe perimunt, & fic fcibilc cft ad aliud effentialiter .f. ad. fcientiam in potentia,ncc accidit fcibili ,quàd fciatur in potentia , nam fcibile non cft (cibile , nifi quia cius potcft e(Te (cientia , quta fi effet (cibile, & ciusnon e(fet fcientia in ;potentia, eflet fcibile,& non (cibile , ti- milc eft de fcientia in a&u , & fcibili ia à&u 5 at fecando modo non habent inn- tuam dependentiam , fcibile «n. non dc- ndet à fcientia in a&usquia poteft ctlc cibile ia potentía ; cuiusnon (it (cientía 4n actu, & fen(bile ia potentia,cuius non fit (cn(us in a&u , vnde hoc modo nosüt fimul natura nec pofita fe ponunr,ac per einpta fe perimunt , «t docuit Ariflot.in hoc przdicam. iuxta ergo hanc fenfum ; quem docuit. in Logica debet explicari in Met.q; nempc affignande rcelauiua vni formiter ,habét mutuam dependenvá, & ad primü,vel (ccund modu pertineat; affignando autem di fformiter mutuá de- pendentiam non habe2u; realem; & idcó adicrtium modü fpc &ent, cuius rei ma- nifeltum inditium.eft , dq alligaando A- riit.relatjua primi, & fecundi modi,fem- pcr ca vniformiter a(lignat ; ambo, in a&u, vel ambo iu potentias qp prz fertiua dignoícitur in (ecundoyvbi refert calcfa- &iuum ad calcfactibile , fectiuum ad [c- cabile,dcinde calcfaciens ad calcfa&tam, fecás ad id, quod fecatur, & rux(us quod fccityad id qnod fa&um eft , & id, quod facturam ceít,ad idjquod faciendum cít 2 fic.n. panas eme E ARP ENSE re ícferunt dependentiam realem , vel s ceppiem in aliquibus 5 at aíIigaando iter, non habent mutuam depen. ope KE eíIc (cibile üne fciétia in u y calcfactibile fine calefadtione in Stu,m€ line menfura in acu, & fic in alijs, quare ip(amet relatiua primi , iX (ecundi modi boc modo affigaata, n€ pe difformiter , (pe&anc ad tertium mo- dü,g .n. a(ligoatur ia acta ; vere, X cea, liter rcfeciurad id, quod aifignatur in po tenia vt fcienua ad Iibile, uon € cou; quia [cientia dependet à (cibili , non fci- bile à fcientia in a&tu;atque ita a(lgpan- do hunc tertium modum Atift. in Mct. nil aliud docetc voluit, quam illud idem, quo dixcrat in Logica, relaziua nempe diformiter a(Tignata non mutuo refegri cuias rci inditiua) e(t quód vtrobiq, D dem vtitur exFlnplisfcientiz X cii fcnfus , & fcníibilis , nec rcacra intendit conftitiece hunc modum à duobus pri- mis c(fentialiter dfünctum . zi 169. D'ces,é Q extcema rcladonit tec tij zencr'satlignentac vnifociiter , non ob hacamb»refectitur cealiter, erao nó cx diiform tate afigoationis corum nà- [citur haruai relatioatin. non muruicas , fcd ex natura fuadamenti huius teicij mo di e(Tentialiterab alijscondg'in&i , Pra- batur aümptum , nimaffipnac (cicn- tiain actu, & (cibili ia adu, fcientia vti- que fundat eelarioné realcm ad obic&tüt, adhuc tamea inobie&o nulla infürait rc- atio; quicenas c(t terminus eius, (ed fo- Jaextuníeci denominatio (cii , X intel- lecti . Refp. neg. confeq..naty edam ia primo , & fccüdo modo dantur quzdam relationesnon mutuz , vt fclationcs di- uctfitatis, ac ctiam cau(ar, & cff us in^ ter Deu, & cceatucam , hoctamen non praciudicat mutuitati , «uz iliis debetur €x ratione generica fui fundamenci ,cte- nim non muru;ias iatecdum-quibofià cà uenit relationibus illotü aj0dorum , von uiden per (e cx róne generica 1pfarum, ed ex rationc fpecifica alicuius peculia- ps fundameati;(ic ctiam ip propotito 1e. ationibus rertij modi coggenit non m tuitas in yniuck(am ex ioa pea. a(fignationis extremorüjira quod fi vni« formiter aíligncatur, repecitur in cis aue tuitas , ficuc 1n relationibus aliorum mo- dorü ; q Gi interdum oppofitam cucniat, in quibu(dam relatiuisquz etiim vnifo miter affjgaata non reterug. muta non cit cx ratione gi erica lotum, cx rónc qose i ll damenu,s & ideb.non ett fufficicns in CiU yt con D clícn.ialicer dilbactam. Accedit, gp età; maado Íci&uam in a Ts fcibl iu. actu, 'eioilz no referatur Faliter ad (eie 2o8 ^ Difp.VIII. De^Pradicam. vepelliuis. tiam [ et relationem ipfi exrrinfecà tame aflignando ambo in potcutia,tunc € (ci- bile tealiter rctertor ad (centia, & deré- dct à (cicntiá in potentia, vt ditum cít . 170 T«nendücrgo etl hücteruü mo düm non diflingui cffentialiccr à duobus primis, ficut illa funt inter fe ditlin&ta cx effentiali fundamentotü Qiucrfitate;quia rclatiua aliorum modorum pertinent ad honc terijum,quando vpiformiter nó ;f- fignantur,gp conftat cx iplis verbis Arif. qui nó pont aliam cóem ronem relatio- nibus huius generis,nifi quia denominá- tur ex rclatiome cxiftentein altero, ergo fecundü eius mentem in hoc gencre non itur aliqua noua relatio » qua [it in- infcca (ubiecto denominato y fed (ola extrinícca denominatio fumpta à rela- tionibus aliorjym cum . Et hoc fa- tis confentaneum ett intentioni Arift. c. illo 15,5. Met ,quia vt notat Dot. cit. 4.d.1 jai infra V.non intédebat ibi ex- plicate. folum naturam relationis pradi- Cam. (cd varios modos , quibus res dcno- fnibátur relatiuz (ficut in c. de quali non tatum poait fpecies qualitatis , ed etiam modos)& dittinguit duos generales mo- dos,«nü corum,quz denominantur,quia ifa referuntur , & bec diuidit ex dupli- €i fandamento . (.quantitatis,& potétiz, alia veró , non quia ipfa referuntur , (cd oo die oria ea , vnde hic mo- nón addit noui genus relationis , fed folum fpccialé modü denominationis, q conuenit terminis relationum pertinen - tium ad alía gencra . Cum igitur fcientia poffit obiectum fuum rcípicere , vcl (ub rationc motiui, vcl terminatiui,vel men- geni, vt notat Do&or 4 d.1.4. 1. fub rint fundat ad illad in ratie- ne motiui, (pe&tat ad fecandum modum, quia cft rclatio effe&us ad caufam; alia , quam fandat ad illud in ratione termina- tiul,& vocat Do&or quol.13.M. relatio nem attringentiat,ac tendentit in obie&tü, fpectat ad tertium modum , quatemus nó &ft mutua obiectum .n. nus termi - us nullà fundat cotrclationem ad actá; fi vero cotideretur, vt fundatur inintrin- feca rtione,& conuenientia poten tg ad obicérum, ad primum fpedat ; cc- latio tandé ad illad, vt menfüratiuum póc efie duplex , ficut obiectum pót bifartam conttitui menfura (cientiz , potett.n., cí- le menfura (cientig quó ad veritate, qua- tenus notitia intantum vera cft , inquátü exprimit obie&um, (icut cft;quo s&fu de relatione men(íarabilis ad men(uram lo- cutus cft Doctor quol.15.cit. & proprie dic: folet relatio confotmitatis actus ad obic&um, & ticappellatur à Do&. 1. d. vit.ad 1. & 4. d.8.3. 2. V. quatenus actus debet cffe ex preíta fimilitudo obiecti,vt verus fitnó quidem per cóicationé etuf- dem tormz , licut c(t albi ad album , fed per imitationem, ficut eft idcati ad idea ex Doc.quol.cit.O.& in hoc (en(u qnod libet obic&um cft menfuratinum fui a- &us;quia quilibet (ud imitatur obici y ficut ideatum ideam; poteft ct obic&um conflitui menfura in pecfe&ione , quate- nus a&tus eo cft perfedtior,quó eft perfe Giorisobiecti, quo (enfa de obie&to mé furatiuo loquitur DoG.cit.4.d. 1.9. 1. & hoc modo non quodlibet obiectum cft fai a&us menfuratiuum , quia meníurare hoc modo fupponit in menfura maiorem petfe&ionem , quàm in rc meníurata , vt notat Liche.quol.cit.$. Sequitur in litte va cuius ratio cítquia men(ura in perfe- &ione fit per. excelfam perfe&ionis fu- pra rem menfüraram, vt att Doctor 2.d. 1.0.2. G.ynde in hoc sefu potett obie&ü eflc motiuum,non tamen menpfuratiuum, vt intelle&io albedinis non poteft per al- bedinem ia hóc fen(u proprie mení(ura- ri, quía albedo eft accidens imperfcétius ipfa intelle&ione ; Itaq. relatio mcnfurg ad obic&tmmin vtroque (en(u , fi vaifoc- mireraffi snécur extrema, ad primü mo- dum (jectabit , quia relatiua iliius modi dicuntur f(ccundü cóuenientiam aliqua; vel difconscnientiam, (iut fecundum ac- cc(fum quendarb,vel recetium ,mensara. tur autem fcientia ab obic&o vno, vcl al- tero modo pér acceftum addllid, m con- formitate quidemy & Ui militudine primo tnodo; & it perfectione (ecundo modo ; poteft etiam redaci ad fccundum relatis uorum genus, fi ex parte ícient e ipeétes tur ratio menfurz paffiue, ex parce vcró obicéti rado menfura a&bur ; Cum aüc E Doe. » M ecsupmuiu Quat. aec psc fimilitudinem prz- tam imitationis ait ad tertium modum "fpedtare, non ad primum, ad quem rcij- cit tantnm fimilitadinem vniuocationis, "loquiturrigoroséde primo modo. — 171 num omnes huius tertij | generis relationes fint tran(cédétales,an aliqueetiam przdicam,& ratio dubitádi eft;quia hz relationes, vel tendüt ad ter- - minum in potentia, vt eft relatio fcientiae "ad fcibile,(enfus ad fenübile,vel tendunt . ad terminum in atu,tine quo earum fun ' damentü exiftere m. d » quales (unt ce- lationes creatore ad Deum quoad cffi- cientiam;diuerfitatem ,&c. Refp. non cf- . feomainó cercam , an omnes relationes 'tertij modi fiat fundaméto identificatz , de celatione fiquidem attingentiz quam :habet a&us ad obie&um, DoG&or manet anceps quol. 13. licàt in 3. d. 1 5.q. vn. ad 1, id atfirma(Te videatur,de quo in lib.de ' Anim. liergo o&shuiufmodi relationes i ponantur fundamento identificauz ,om- "fiéserunt tranfcendencales, nonautem i 'aliquz admittanar realiter diftinciz;ali- m autem tales dari inertio modo c(t atis probabile , .& foité talis efticlatio - dexiri , & Gnidri in animali in ordine ad ' columnam ; quia in onimal: videtar elfe ' realis, quia inipfo funccor , & aliaorgá- n1, à quibus dextra- pars trahit. robar , !& vires , in columna veto nullarefpon- * det realis correlatio (cd dicitur dextra , vcl tiniftra: fola denominatione fumpta :diduxta pofitionc animalis . ARTIGVLVS Ill: "Inn prefati tres modi. fufficienter affi- - s gnentur y ac velut ein (i 5s x fría genera quarti pradicamenti . — 171 47x Vidamafferant' modos rclati- 'uorü iam declatatos non effe füfficiétcr a(fi gnatosáb Atift.nec minus velutadzquata , & propria genoxa huius predi Ici quia Arift. ibi «. Metnon intendebat traderc,nec adasquatam totins relationis dinifionem,ncc propriam hu- ius prz dicamenti , ita Auerfa q. 19. log. (cct.7. Alij é contra contenidunt banc ci- fc adzquatam totius relationis. diuifio- - De fufficientia trium mid. velatszdre.LL 393 nem , & hac tria genera acceptant vclat adzquata,& proprià huius Bebicammn- ti, Alij tandem fatentur quidem cfle (ot- ficientem diuifionem oés modos relati- uorum comple&tenté,negàát tamen mem. braillins cóftituere propcias,& adasqua- .tà5 fpecics, vel genera laius predicamen ti,quia dinifio illa e(t lonzé marorisa bicus, ita (1gaificat Scotus 4- d. r3. cit. q. 1, V. dum in juit, qaod Aritt.in hac díui- fione non tantu ponit fpecies relationis, fed etiam modos, Jecundum quos aliqua dicuntar ad aliquidqua fenictia veciór cit, & ad Ari(t.mére magis accomodara. Dicimus itaq. primó tces modosrelati uorü cfTc (uffi cientet ali gnatos;ita Do- Got cit;& 5. Met.q. 12. vbi ctiam Anr. And. Zerb, Faber , & alij Scoui(tz , ac Thomiftz ; Prob. quiaciló Ari(t. non exprimat in particulari omacs relatiuo- ' rum modos, (ed folam manifc(t:ores, yc notat ex Scoto Zerbius cit. $. Propter cfeeundum ios tamen ita a(figoauit in: - quit Zerb. vt omncs alij facilé reducan- koe per qud laiiodqcan, , &analogia;hocautem probari pot recé- : ftndo ong i changé, Br rer- tür facere difficultatem, Sunt autem ii primis relationes cau(z. materialis, (o:- . malis, & finalis ad (uos effe&us, qua non . fundantur in vmtate , & menfura , vt pa- 1 &ct , nec in potentia actiua , cum bzc (it : proptia cflicientis .. Ett ettam difficulcas dc relationibus propinquitatis, & diftan- «tig , cocxiftentiz , dexui , & tiniflriin- tet columnam ,. & animal, non. facile cít a(lignare modü;ad quem pertineant , . €x tribus illis .danfuper dubitatur de rela- - tione vnionis,qua cert? ad (ecundum, & terti modii nequit reduci; quia eft mu- tua, & non fundatur in actionc;neq; eti ad primum , quia aliud c(t conucaientia, & vnitas , quz ibi a(fignatur pro funda- mento»aliud vnio,& coniunctio duorü , quz poffunt etíe inter (e omninó ditin- cta, & genere, & (pecie, vc cóttat de vaio nc accidenus cum (übitantia ; huimanita- . ti$ cin Vetbo,, .&c.Aurfus eft dubium dc rclationc arnoris ad amabile, & vrii- uer(aliter s pgetitus ad appetibile,que re» latio ccalis «ft ; & non fundatur in vnitàe t5, *te "Df *tÉ, vcl i&tiode et cogitat, nc:j- id rationc mcearfuce , quia-in amore ,800 eft veritas , qua nien(ucetür per obicóamamabile: 175 At fi pe e ien i mé pr mi, & fecuadi-mod! jomnes pte- fu fclafiogés $4& ducccüliniekodd. 'los reduci pótetunt rxtióne funda monti, & ad terium, quaddo:«muture nà faerint, ratione non murüstat;s , vade fi. poteacía a&iua amplé fümatat pro pocenra 6a1- fatiua:, quz inoaini caufa. re pericur- ad fuum effc &aam,fie omncs celationescau- fatumad fecunidüm modum (pc& ibunt, n valipotentiatundabitar propria. cau falitás Et & fundamentü priai modiiain- plia(culé famatur,vmitas némpé, &-mul- titudo (ca rametus pro couen:ctia duó- rum; auc diconüenienua in aliquo. prz dicato etfenfialiyaut accidentalis propin - itas, ditlatttia, cocxiftentia ,.& cuná -  Büles relationes ad primum modum ati * | ment ; nam ficut zqualitas ddorum pal. n cóucnientia ia quátitatesd io 14 rum.in qualitate, ita propim.ut- as erit conocniemia duorum mloco , X acce(ías , di (tantia ecit difconuenientiain loco , & ycluu rece(Tos abinui:cem inillo prz dicato, cocxiflenta etit door m có -uenientia in hoc; quod aqibo exiftunc in adem durauone , & fic dealijs ; relatio autem dextri & iimiftri aut real. s nó eft, fed mera denominatio extrinfeca ex. poii ione animal s defümpta, vel (i cft ceals -€1 parte animalis; fondabitur in. virtuie -imotiua illius[ooternite corpus collocare in «tali , vclzah ütiuimordinead columnam , «atque. iia rationc fundamenti ad fecundu modum ípect.bit:ati fi nó mutgitatis, "quia ercx parte columna nom corrcípon- - det reahscortelatio fpcétabit ad terri. 3Relatio ynionis ad primum. 'at- ctinct,fi vaitas, quar jbi fundamentum tia- Auucur, vkravnmnatem identiratsexcenda qturad vnitacern.vnionissper q aliqua duo jn vno tci uo affocianuirywe doces Scot«2. «d. 22.4.2, ad 1. vcmaterid, & forma in có ruo » duz quanmuates in voo indmiti- bbilypotcfteuam reduéi ad (ecubiaü cum ficiclauo earinfccus adueniens de prz- *licamento habitus, vc dictum cit in Inft, *& magsinfra conftabit  & oimnia tcx ulla laii fps 3.50 -eltima-piiedué «ax2nta tedaci! po(fimt ad rfesandumexgenerali esi ioca quodque an actiuum:s & pallium diuj- ditargsc dii cbauettar, freed. qfi ioter aliqua ectremamog sir 509103;« wc aft.de ivitode-Ionnzaieris ad Vermifi» rarone , fios axatuiraus :peétibiead:tétiom amo doam- Derelxiónetartié amorisadobié- duofauhwd: éendaett ; vt fupra de rela« "none fzi& ai-ad fcib Je ;:936d faeooiMd- retain ictu- amoris relatioarsíagenriee ad obieCtam; qui refpectus «I. conuenit; quaceéms actus, vitabs eft j; vectiaisur: ad ptisüm modu, quatenus fundatur in in "trinféca illacGuearcotia, & proportione y 'qüg necetlaris exig rur incec potentiau) » :&bic&um, (cd quitenus ditóon motua iex parte'obie&tif pedkac ut; rcfe- Tatur ad obié&um; vc vts causá fpe&ticadíccundum ;. fi randem vc meg. furabile ad menlará ; non ijudcm n. ve- "ritate, (ed iri perfectio eran : actosamoris cà perfc& ar eft j quà védit imobie&um perfectius; (pedtab;r ad pci- Tm n- modum. ; quia calis meníurauo in ipetfectione ft: per accefum cei:menfü- 'ftt ad meniuram in pcrfc&ione, accef- fus verà vniuster ad aliam ia aliquo. ac- tributo non ett ,n.(i conuenientia aliqua be césm rima ago recetfus toe iquadi(conuemencia ; quarc tic ampliá do fun ta primi: , &fccund;; modi ab Arift. alhignara, facilé omnes telatio- ^nesad cosreducentur,licétrc vera Arif, folü man feítintes exprefferit y vcanquit Do&or, vt inde alios deprchendercmus 174 - ope ai Pi "ordi nera non effe propria, & adaquata hu- p? ptsdicimcnd Al et 'óbinibos a fin- r. OR IHatióncs reàli$ pfe fict: Imiibfecus zduenientes ; &: canttitaende fpecies huius;pradica- shemrzGonclufio eft Scou Jot. cit. 4. d. i1g.& proD.quoad.omocs partcs., & pri- mó quod non finti bres modi adz-jua- tà adhuius pradicam, quia rc vcio dtt ibi nominrendit propriam, rigo sofam-huus: prardicamn, coord naiioneqi narcfed expl c are omncs modos re- laiuordas, ád quos vnasozq. rclat:o: paf fit aligua modo reduci y noa lolomre&- prédieám; ( — Quia DefoRbisamWl — zit fiscdéx Ealionis;nón [olam intcínfecos fedt excinfeorns siu ; immo: foiauz prie dicamentalis, fed'éctran(cenz dentalis;vt ipfa Aciftzexempla oitendür. | eóveI maxime: credondam eft jin- quit Dost/quia Arift; ia cap. przeced. de dali ecdgar quadam enumerat; qag nod? fuac de dicam: qualizacsquia non i gendic ibi ponetc tancum fpecies quahta! tís , (cd omnes modos yquib;pócal . dici qualesergo veritimile ed codem moo do rocederc ina(fignandistelatiubra dr ; atq; idcó illa tria genecaimonftla ab ip(o a digtatà vclut propria; & dat: quàtà huius pt edicameati &1e04Mi rid -: Quod aureavex illis generibus ilte (o» himiclationesünt feli endz y wo fpecies: Mrd pedicincquararo ancreales; & prat- dicam. ac idt infecus aduenientes fequi» tir cx przdi&iss quia hoc geas oaa cón(Licaitur ex célationibus- rations) fed: realibus,nequc ex tranfcen denralibus fed: i alibüs; & hissqaideay iaccia: deer cd viia es pear iai ineat ad vItima fcx. przdi- | de feddruibé amici tiniu(rmodi relatio- nó, X fpecies atfu.n debere ex omnibus; & fingulis illotum geüeram ob nooaul-: los, qui hoc pratdicam. contesant folum» ex telationib.pridii modi, vt Aüerfa loc. ! cit. aut (olaui ex relation bus fecüdi mo- : di,vt alij; Cin&h y & il Kallaatars quta cá» €x primo , qaámex fecunda imodocon- 1 ftraf potcítcü in vtcóq, paritetadiauc- gantur denominationcs relaciua ad hoc : nis, agi etià vx ter - uicmiodo poreritcontticürs li taceo emt. módí admuemacücüenomi aátion-s . INO : ettáit opas (ubdiuidere, vt aliqui factüco relationes hunus pradicamenci in relatio-.' nes zduiparácias S di(quipatubog, vteun 7 füppolitiónis , & laperpoutiors, vdluc : dias propriaynaud háiifmodi di? uliiónes £ ju beoe iuenrumtar fh rela tionib. extrinfecus adueniencibus | de hi$ * vci diafiohibus breuiter daimustis p. loiticttact/ 146.7. & quis faa patuit in97! menti ', niFaliad occuriit addendum de- quibus tamea pldra: videri póilànt apud * D. Dainafc. intua Dialett; c, $0.77 Lari 9 eeiabot dei ag (10139 -4 2"^ "y. e $: apo xpo mtb -Iv $21 e GIUpidE 215 mnbni5! 15 i1: Declar ntur ejfe Bones; yelaliupruom « ij 7X Vldnideétalitotgny projsrieta* (7X Jo ces , ver potias artributsenge metádic Acift;éad aliquid,& nos cüipfo» $ipUlétlara Ct: €. 2:amiitü habete cÓtra! ri Bi GfGipere magis;& anus, dici ad có» ucrtétiuneifetittulmura;&effefiutiiionc,&definitione, circa quas no 'Occurrünt di fficultaves exachinade. i Ptiti5 Citéi primam dubium eft , ag (olui e5sapetat relatiuis fecuaduin dict, : & ttan(cendentalibus , an édamerchatiuis: (ccánddm effe, & pra dicamcatalibus j&' fi hs competit;num competat fundam£.' taliter (olaiya& poriusetdam formaliter; Tata; hic hot. 2; quem fequun üt Caiet. ' Coniplat. Didic. Saar. Ruu.Smigl.Sca s lij, docct conucuire rélatjuis canti fe«' cüdü dici(de hism.exéplifkat Arift. )sim ' eifcabfolutum; cyirspórtatvt fcientia fe ' condum eIfe à [ j contrariatur ignorantiz) (ed fecundum : télatic ^ » quam i j T A dicic * ad (cibilejnóa diicitur hàbere contrariü .' "hanc propttétatea éc ad -101 m AL j extendunt aliqua relatiaà fecundum effe , qua A- citt. ro, Mecvó.imcef exempla concaacio ' ram,non foluài vit um, & virtatem enu- ' wizrauity fed eriam axqualitatem, & inar qualitate, fiinilitudinem ,& diffimilitue ' dráéim , :jüz fant relations haius przedi- ' €'heati ; 4áddunt tartien nos formaliter ' (cdtahtüi cónc faddamemd contrarieta- ' teivhis relatiuis aceidere y v& fimiles & ' diffidiile comttartà dicuatur ; quia fupee ^ qualitatcs cóntéácias funduncuc,ita Scot, : q:46. priediéaus. feqüuntut Tolet, ' Artic; Manu hic ei. ás D. dew 3$. ^ «de celdt: Albecnammoa-Sunplic Bo« 1 e Loiinienfi:& tos criam dedunus j v$ 1 cóm nuda t; p.-Intbit; loci cit! ^ ^ ^? /476 'Scd quaavuis ita tb: dacuerimus y 1 tü vt ctità Tyrónibus ofteaderemus vid y' 1 nsc itàtiabioitio ics memet ; b 1$vós dcc reeremasyrav quia comune : 7 n silia opio valdc probabilis eft: »:&' ! Sébto cónfémanea loc«ciGadd»mus ramé ^ nahc adliuc forcé probabilias eiie coas ólutumi,quodimportat, . arárietacéis proprram competere — AN "dam relatígis fecundum cfse , etiam for- taliter fecandum efse relatiuum , ita vi- detur cxprefse docuifse Do&. 1«d.5..7. T. & 2.d.15. q.vn. L. vbi diftinguit tres relationum rcalium fecüdi modi fpecies, quadam important dependentiam efsen- talem , vtcau(z ad caufatum , alia funt rclationcsoriginis (inetali dependeatia , vt paternitas, & filiatio in diumis; alig tà dem important dependentiam tantum accidentale, vt mou£s,& motum ; fubdit dcinde relationcs tertij generis non repu gnare in codem fübie&o , ficut repugnat al:edo , & nigredo , bené tamen rclatio- nes primi, & tecundi generis, quia idem | nó poteít caufarce,neq; produccre feipsü: vnde tandé concludit relationes aliquas rcpugnare in codem fubicé&to , non ratio- nc ojpolitrionis relatiuz , quia aliqua re- lationcs oppofita potfunt c(se fimul y vt rclauo actiui,& paffiui, mouentis,& mo ti [cd róne dependentia efsentialis, aut . aliqua alia fpeciali ratione » ergo quibuf- iain relationibus, (ccundum cfse conue- nit contrarictas in Scoti fententia , quam , etiam (ccatusett Ocham 1. p.(ue Log.c. . $2.& nuper Aucría q.19. Log. fec. 8. |. 177 Prob. tum au&toritate Arift. 10; Met. 16.iam allata;ncc fufficit dicere cf- f: contraria fandamentaliter,quia eua- Yitas,& inzqualitas in quantitate fandan tur, vbi non datur contratictas ; & diísi« tuiütado, poteit etiam fundari in qua'ita- tibus non contrarijs,vt albuin vt duo , & vt fex di(similia quidem funt,(ed non có» - traria: Tum ctiam rationc, quia ceruum cft inter aliquas relationes efse repugná - tiam circa idem fundamentum, vt patec« nitas,& fiiiatio fimilitudo,ac di(sumilitu do refpe&tu cin(dem , & quidem ita ree pugnant adinuicem, vt noneodem modo pugnent cum alia difpatata relatione, fed omnis talis repugnantia con(tittit oppo fitioncm,vt patebit difp.fe.q. 1. quia op volita (unt, quz circa idé fubie&tum ita inierfe pugnant , vt non aqué pagnéc cü tcttio , cü crgo talis oppoficio in itis re- latronibus non fit cótradidkoria, nec pri- vatíua, vc patet, ncc relariuas cum nó fiot coelatiua, ergo erit coatraria . Nec (uf- ticit dicerc haac conuarietarem non ori- Difput. VIL Dé Pradicam.vefpeui tiex vi ipfarum relationum fed exvifu torum,quz cum nequeant effe in codem fübiecto, conf. irodot & ipfe te lationes incompoffibiles funt. Nó valet tum quia ad contrarictatem relationum vtdictum eft , non (emper c(t neceffaria contrarietas extremorum; tum quia hoc ad fümmum conuincit contrarietatem non ipfis conucn:re primarió, non tamen conuincit contrarietatem illam in ipfas uoq; relationes formaliter non redun- are, . tandem ex ipfa contrariorá dcfinitionc, nam ca funt , quz ab codem fuübiecto (e mutaó expellunt, & ilii vicif- fim infunt,tales aurem fünt fimilitudo , & diffimilitudo refpe&u eiufdem termi- ni;ncquceunt.n.cfTe (imul in eodem fubie Go,poffuntq. eidem fucce(Tiué inefTe, q» ,n.crat alicui (imile, poftea fit diffimile , Upton. po et przcifa contratic. tate formarü ab(olutarum,& quando có- tingit mediantibus formis abíolutis., id . ita fit, vt contrarietas nó folum fit in for, mis abfolatis, fed formaliter etiam in ip-; fis relationib, fcu denominationib. relat». "Obijcies, Tum quia Arift.c. de quant. negat relatiua habcre contratietatem , qj probar;quia fi magnum , & paruum func contraria, idem (frmul contraria fufcipees ; ret,nam idem fimul cft magnum,& par- , v rcfpe&u dincríorü ; & cap. ad aliquid. ditm ait relatiqa habere contrariü, exem- plificat folum de relatiuis (ecundum di- ci. Tum quia forme contrariz actiuz. (e cxpellunt ab codem (übie&to ; v: conftat de calore , & frigore in aqua , at non ita fc expellunt (imilitudo, & di (fimilituio , edam refpeé&tu eiufdem termini , ab co- dem (ubiecto . Tum quia contraria rc« fpiciant (ubie&um,circa quod hibé& fic- ri at relationes nonrefpiciunt fübiectü, fed terminum. Tum randem, quia vt. ait Caiet, tanc ad rclationem daretur per fe, motus, vbi «n. eft contrarietas, 101 potc(d €(fe per fe motusex f. l^hyf. 178: Reip.Arif.ibi ncgare voluiffe ree, latiua effe cotratia rónc oppofitionis. ree; latiug precise , quod vtiq; verü cít , quia vt ex Scoto diximus, quz dam relationes oppofiue potfünt cflc ti mul , vc relatio ; aétiui , & pa(liui, mouentis; & E - ' Li SPET . idi. pm " . PRA (— Dua. XL'Déaffllionilurrelaiurim- $t ratio, q ibi fubdit Arift.de magno,& paruo refpe&a diuerforum , nihil cóclu- dat;quia in hoc fen(à neq; (cictia,& igno rantia re(peétu diuerfarum conclufioná fant contraria,vndé Auer(a ait Arift. ibi arguere ad hominem ; quamuisauté cap. de rclat. de folis rclatiuis fecundum dici exemplificet, nom tamen alia excludit , vndé 10. Mcet.16. ctiam de rel«tiuis fe- cundum efTe exemplificat. Ad 2. non cft neceífc formas cótrarias a&tiué fe expel- ani abcodem foiano: nam s fecunda tates , quz habent proprié contra- ria; vt albedo , & nigredo , non fe ex pel- lant in generc cau(z cflicientis: , fed for- malis, quod fufficit. Ad. 3.neg; min. cum: .m. relatio fit ratio referendi (ubiectum ad terminum; dicit ordinem ad vtrumq; Ad 4. alia eft concrarictas, quam Arift. $. Phyl. exigit ad motum , ab ca  dequa .hic loquimur ; nam per contrarictaté ad motum requifitam intelligit Arift.ibi di- füantiam term;norüsmotus, quá nonnifi temporc pót mobile pertran(ice, vndé ad . Quantitatem ponit motüm, & tamen ne- gatcontratietató, de qua hic eft (ermo ; non ergo cx ifta cóttarietace infi mo tusy(ed cx illa Accedit seq;nos, neq ; Ari - fiot. ncgare motum ad relationem quo - modocunq; (ed motü per (e prim , quia , nonacquiritur propria acquifitione , (ed refültat ad pofitionem alterius. 179 Secüdo altera affe&tio.(. (afcipere magis,& minus folct comuniter. explica ri, quod quibuldam conueniat celationi- bus;non focmaliter (ecandá fey fed canc rónc fundamenti y aliquis ,n. dicitut ma- gis vel minus tiailis aceri (ecádam quo. magis , vcl minus participat qualitate illi conuücniente , atq;ita€r nosexplicaui. mus in Intt. vt magis Tyronü capacita- tiinclinaccinar . Verum (6 res ferius per- pendatur , probabile cft qua(di relatio-. ncspotle magis; & minus (ufcipere ,2uià ierlaisentirauibus , & nonin fundamen- tis tamtüsvtcx profeito docuit Mat. pa. fu 3 1. füpet przdicam. ep ét (cncire. v.de: tat Tatar«citsdum in finc not. 2« conclu- dic uod reltionon fufcipit primo ma- gis X m imus, licét per (c hoc median- Ww iuo fundamento, quibus verbis fi 5nifi- Logicae 471 NNI. A: 713 cat hanc affe&ioné etiam per fe in. ip(as redundare CREE DO dape nd citer à fundamentis , vt de contrarietate dicc- bamus , Prob. antem róne à priori ;quia reazdamem.s in* iuifibili , vt qualitas ; duplum , & tri- phum;que fundantur in quantitate n minara;qua proindé y vt minimum variae ta y ftatim concidunt relationes illas;aliaz tamen non confi tunt in indiuifibili » fed liabent latitudinem,vt notat Tatar.cit.&c tales praefertim funt inzqualitas,& diffi militudogquia hzc dicuntur, cam alter. extremum deficit ab illa ind:uifibili men. fata ; inqua fundater aequalitas ; & fimi - litrdocum ergo hic deíc&usnon con(iz — ftat inindiwifibilt, fed po(Iit mag s,& mt. nus crefcere , idé pariter eft. a(sercáüi de inzqualitatey& diffimilitudine,quz fun- ditur 1n eo;vbi nota,quod per talé defe éü nó intelligimus purá tegationé , fed quátitaté;aut qualitatem illam indetermi — natam,inquatalismegatioreperitur. — — 180 Refp.Cóplat.Aucrfa, Amic.X alij affim«cum Fonfec. $. Met. cap. 1$.q«$« ec. 2. rclationesomnesconfiftere in in« — diui(ibili, ac proindé quando augetur s vcl minsitut quantitas,vel qualitas , non. augeri , aut minui relationes., fed variae ri , itaut priores deperdantur » & acquie rantur alie, yndé c(lo quantitas , & quae liras;in quibus fandantur, babeant latiture. dcm cendi poffunt intendi, & re mitti , non tamen quatenus fandant rela- tiones,quia vt fic babent rónem quand& indiuifibilitatis « H«c tainen folotio fa« ciliter, & fol.dé impugnatur,primó quia hoc intere(t,vt dicebamus, inter zquali« tatem, & nz 21litarei,quod illa in in^ diuifibili fandaciryaó 1a, quia hzc. fan-- datar jy quancarate , vt deficit ab. indíui* fib.li menfara,in qna illa fundabates, tà lis utem quantas hibet latigudiné, quia. uzcun; deügnetur y e(b digifibils, & ufficiensad fandandam nz qualitatem , Deindà «in dao calores (ant. fimiles in 1éiiuà , (hauc ac alter incipit remit » iri« ciii quoq; difimilis fir; ira quod part palfu procedant reni (lio, & difhimiiitu-do,& cü rcinitfio fiat in téporo; €t inte- porc acquiri debet relatio dilinilitudie Hhb B5,  4minueHlinc támen nón (cquitürad co z E rene? e M ors rote d Sic ^ "fofcipere 1$; "a Edere vira (édemedar 25 itam indeter FRE 0 Dif Dr Pedido pin: 62 ffi5:, ac^ proide fuo modo debct habeta Fiieediné gvadiualc, vel fi dicatur. aequi« tiimigtlanti jcam diffimilz Lm foto moth ,dcbebentadmittiphira anlás eia immediata , eteo huiafmodi.relatio- nes; qua habeotlacitudinens irt fündamés *ró;liabent ét tatitudinem ín fe tib cortés fpondentem,itaqued.iokcà-inrenfionemy. & remi(Donenilltusyetiamipfe infe in^ fendaptür ya€ temitartur y ita'etiam de 3&e'qnalitate difederíc Tatar. cit. dum ait: fundartrquamitsce indeterminata: , -&. ad eius vat iatiotim (écanduar maioritae t&f; vel mitióritaremvariati ; non quidé Creech: ,ob ónen in & Ct militacimangumern- nénto ; fed diuifibiliter., à tra 2i5,8c ininms, uifiad (0o viriacióné dlcétids ta tora Tat-loc. City vbi étiam obferüat jqmod'cü dicimus re- Aatíoric «vi pofle infemagisy& mb sefafciperég fed dependenrer à funda4 nteitisihóonondebet intelhgtiraut feay pecTicopus f.iadánsenaimyim fe (aferpes Fé iiais, && vriiiitis , A vabiari eadé prova füs:van attóne 5 qua variatürcelatio farr- dád$, dift quaneitastiondufc ipit nis p ate fiae cimeirinetqinlitasfaper cà fira füfcipit-y SCimicxemplozallato de dàbb3icsforibus'in mifi one fimilibus dü&? alter vemittitar ereftic ., & inten diaíteltiTstitido;on .h.dici debet misi Md dià hac ponitu£ con(re fiereiamidioi bili ;- vnd? obprimam cas fumjinqiicTdtafád o6,q104 relatio (dr foipiát másis,.& minus ynomfemper rea quiri,g» fundamentum:eiasfafcipratmaz gis, & imnimis; (éd'(ufficit squad. (ufcipiat maius, & minus; & obrfccundanra t., :g aliqnando relatiautir(atcipit magis; quà do cius fürtlamentum füfcip;icminus:, &- € contr, ita vt felatio'fa(cipiavmagiss & minus foffici in £üdaméto qualiicüg; NMactario, & muratio; &- hane opinióifem: "femütap Smig ccihie difp.-190:q«p €$4- térum efto iai ualiras y.& diffimilikndms habeant latitudinem quandath-, & forgé . esi& imilitado, quia dum: duo calores pac zi pa (Tu imtendurftuc y: crefcit etiam prz pextionaliter finrilitudonrer illosrztamé intet if itatem, &c di (fimilitudineme hoc vev(atur difcrimen y quod inzqaelie tas proyrié loquendo nom (üfcipirtmagis;s & inus; ratió eft ; quia citrláttado fai fündatmenti wort (it fecundam partes imo tenfionis (ed-extenfionis rantum ; confeé h rares pem 0 win redutx at inJp(nr itzequatitatem ; nequit effa- nifi ciufdent rationis; .f.extenfionis; bom intenfionis;vndé'e awsmentos vel decre: miegtoxquatiratis refulcat proprie loque do daiorsvcl miniotina'qualiras, non ma: . ji A Utrrm m ytnorauímus: cüs Jélphiao r. :Quod'eo;vel maxime. dicendum eft: quia vt dix imus dilige art. vlt. füfcipece tagis , & minus |i* proprietas qualitatisfic adatquatay folicompetat, & mon alijs vifi'dcpendézt tét dlrez,vndé riam poteit conuenire rela: tionibus,ai fria ipfafaridads.-—^ « ^^*2p | 362^ Téttio cirea tertia affe&tlonéaitie quidaay xélatiuorum 'conutitentiam di cere/matuam depem4eémiamynim-relacisa ut abalio er celacionenr rcalea juvtcóst quopeie fan datimatdyideofolisrezt - iis mutuiscortueriire: & fecundanr cf: fe;nomautemecelitiais fecutidutw dicitar inmtit Mafius Bic (céicr 9: Greg vero 14h 18:9. rz ex lacamutda relatiuotü cóc uerteriz corenditfempet;.&c in omni ter? mino: celátionis: inueniri" alia mutuama relation realé,& oia'extream effe corre: liriux; ac omnes relationes e(fe matuas. 7: 3 i Veráürcóisoiuursc(us eft bic e(fe-atz fe&iontrotbus relacimscócmymtntuis,. 8o nó (mutuis,st'effe; &c sm: dici yc €6fi fte ré5nóin mcn relacione reali: fibi inaicer cortefpondente, fed1anmm io mutaa de nominatione , n fumatur ex relattone reali;ide'raxonis; Flocrotum dedacieur: et ipfo-Ac&progretía:, tii quia intetaliz exéplaiilluLét addacit de tciécia, & (cibis liytumquia pec huiufmodi conuacrcentiá:yr & xveciptocatione docere volait mutuas denominatiónes -relataias.,, quz. poffunt: exerceri ci parte vpriu/que exicoroi, Zion —- acdiftin&as relationes (cd quàd vn di- catur- inordinc ad alind, liuc bic ordo 6c rcalis; Gucsón:s y vt fi dicimus Dominus ferurdominus , valcat euià dicere fcruus domini-ferous j' (cd huiu(modi denomi- natiófics cxerceri valent 5 ctiamíisclauo fitxealis ex parte ynius. extremi tantum , poterit zn. ficri cóuertentia fumendo tcr. tbimum fub relatione róais y vcl fub deno- minatione relatiua ex. terminatione rela - tione dcfumpta, hoc .n. velillomodo sc- na comparantur adinuicem , vt correlatiua, quare non benc ex hoc intu- licGreg.o€s relationes effe mutuas , & vant dene realitex cocrelaciua , ia hac ictas magis - pertinet ad Sibdemicrjarndi de eelatinnibi, 1$ quàm ad vem & ad modit a(figaandi exucma oájum; quatenus cotrclátaua funt «por. actatr jvédocct Ariftintcex conuenicn- iios hominis (ckulisy nonconucnienter a(» digux j vtrité poffit: conaertcre: ve; ergo fiat corucniens; acidonea itio pro presen ppem ies s cort Betveramq;éxtremum fub-uomine cela: tino, Sdingerc tiominayái.nop ad(vat, fic «n. aífignata , Ícmpev vsrumquc extrem i aqnutuo dicciur ad aliud 4. Ex «juo deduci- tür Tianc:prapr;etatem competere: om xis S [olis celativis quicquid hic di» &aht Soto &iVeracruciusquadft; 5. c4 Ac obijcics; diciad conuertenzia e etie fimul: natara: vel fak«maliudin- fextjae velariaa non; mota nó (unc fimul nee A va comen ades P itidé^é contra videtur -ctiam.compce- teiedenorinatiuis, nam album dicjuur àl :«bedinealbüm,& albedoalbi albedo. lojo fübiectum, & paílio, & quzdam propo- fitioncs folent! dici ad connertentiam ; weh folis telatinis | |.) diefquadi1..q» rclatiua non. mutua funt ipfa queque-faul natura, vc fubftancde- tiomimárioni relatiux (ecundü qua dicun tor ad conuertentia. Ad 1.ncg.atfumpud, "jüra coBuer entia eft imucua denoauna- uo róne alicuius habitudinis , denomina iio aüt non fc1ónc h;bitudinis muuiz tpud Z Qu AWSCMRTVILHMT-EEENEICU * , -— - * 1 Wt d XE Deaffetllonibus Rt rds. - ' éodinomnibusreperiri woluerit veras, Adaliud bene.diftipguunt Patilienf. 9» pee i n c rrr a Conacrtentiam , prima «n. cft próprictas rcrum. vcl terminorum ánter féaqualis vnucríalitatis  alcerà e(t propolitionuai; qua vna vettitur in aliam mutata; vel fer- Auataquantitate: iuxta rcgulis Suminuli- die: tcrtia tandem cit mutua denoinj: mato ratione alicuius habirudunis s 'qu folum conuenit rclatiuis « M ic. 2384 Quarta ,aciníigats celatiuócit affe&tio ctt cfsc fimul naura.1.(igiul nac rali exitlentia ,-ita quód vno exiftente aliud etiam exittecc (t peceffe, ica expli cui ip(cmct Art. intexu, vnde fubdit; qp polica (c ponunt , àc perempta fe peri snutit ». oam (i Pater ctt, filius cfl, e cO- uaycapiendo patremsx t.linmn,noo quidd pro:dcuomumato , fcu. pro cüticatibus ab- Folucis » fed foraaliiec quoad plas dcnoz siinationcsrelacuas , oq in hocfeatü pa- ter naci pao (iode üuLo aracua £0;& gcnus ca Pese muis.n. quo» tili elg ub(iitend; dou nrbt conuzrzantur » eonacqrünz 19r. «amen, quatenus lübflant (ceüdis in; térianibus,& relationibus ronis scnerci- tati$ ac Ípecicitatis ; imuib inhoc fenfu prias natura età imn] naruta éum fuo po - fterioti ;non quód ces, quz elt ptioc, & re$,qua-€it: potterior natura , ot ficut patütay lioc 4n. manifetlé implicat ;. fed quia-relarioncs iplz prioritaus, & poftc- .- tyotitatis (nz fímulnaurra, vnde forma- Iter loquendo, voum pon dicetur. prius quoafque aliud dicatur None bailes nis, &&ficquoad has dengminarignes tc- Jutiussdiqumprs mel agtura s He spofsibile.eft, vtidem: dicatur prius alio , A timul nauta cum co cum, prioritas , & fimülras Got oppolita.? Reip. Dod q27. pradicame Jed clatjujyiS gleganglo 4:d.13«q: 1 T» nen c(lc, incoriucaiens p polita de codem ptadicari , dicada not €odé modo... vou quidditari S aliad de- nominatiné:o2m hoc modo folemus er vnü oppofitum pra dicari de alioyvt cone dtacinintentionibus logicalibusy/ato ad. ^ tcar cur non inconucpicít, quia lic ao faluatur vera oppofiuo , ci (c ditforqy modus: pozdicauonis, 3be AUC, CELL An Hhh 2 ' jo. propofito, ape cum dicimus prés, vt relatinum cft , cífe fimul natura cum po- ftctiori, priorits predicatur quidditati- ué, fimultas denominatiud, eft prius wt quid,eft(imul,vtmodus. — ^ - 185 Porró ad huias affe&ionis exa- Cà cogn.tioné tria pun&a funt hic exa- minanda ; Primum eft, quomodo fitex- plicanda hzc naturalis relatiuor(i fimul- tas. Solct paffim explicari per duas códi- tiones , quas colligunt ex Arift. in poft- pracd.c.5 vna cft, cp alter cum altero có- uettatur in fobfiftedi cofequetia ; alia eft, qp neutri fit caufaalterias his n. obfer- uatis conditionibusilla duo vere, & prie dicuntur fimul natura. Verum fi lo- quamur de illa fimultate natur poftprz icamentali , fatemor bene conftitui per - illas duas cóoditiones, fed certé illa (imul- ta5, eftó conueniat rclatiuis , non tamen poteft eorum dici proprietas , nam alijs etiam cópetit vt duabus differenujs idem jus condiuidentibus;ibi.n. concurrunt ille du:z conditiones, nà vnainfert aliá ; ncc vna eft caufa akteríus , & idé dici po- teft dc flcbili, & rifibili in homine. Dicé- dum ergo cft , timultatem rclatiuorü talé e(Te debere, vt fe mucuó inferant ia. cxi- flendo, non vtcunque; (ed ex róne for» mali proptia , nonautemex rónc alicuius tettij, inquo vniuntar , vt eft de duabas diffcrentijs idem genus condiuidentibus , nam cx ratione formali propria vna non exigit aliam/led cantum ex ratione gene- tis , quod diuidunt ; ita hanc rclatiuorum fimuftatcm explicat Do&or 1.d.28. q. 5. T. dic&s,g relatiua efle (imal natura idem cfl, qj vnumabf(q; alio ab intrinfeco inc . cóntfadi&tionc exifterenon poffe, quia fivüum abfque alio poffet effe ; iam dicc- ,' retur ad fe , nec relatiü eset , vridc patet | rome fic explicatá cx intrinfcca retatiuótum natura, quatenus taliayorizi- ficti habere, nec alijs competere pote . ' 186 Alterum difficultatis puncti con- fitit in explicanda radiceneceffitatis hu- ins connexionis ; Qaidamopinancut fun- dari in maütua rclatiuorum ia, putánt .n. vnum correlatiuum iccà. finc alio exifterenon poffe , quia voum exigit alteram;vt terminum; qua opinio fuada- Difp. VIII. De Pradicamentis Ae[peéliuis, — tar inco, q» relationis terminus formalis fit alia corrclatio, & nó potius abfolutü » in quo fundatuc. At hoc fuse impugna- uimus fupra q.6.art.3. vbi etiam o (tendi- mas, depeadentia tollit fimultatem na« türz, non autcm ponit ,& ideó cum rela- tio dependeat à termino, non poteft effe fimul natura cum ipfo. Dicendd crgo eft; ex dictis ibid. przíertim in fol.ad 4.hanc ncce(Titaté fundati in cócomitantia cau- farum concurrentium ad vtramque rcla- tioné, quz funt cerminas,& fundamétü, nam cum fundamentum formale vnius fit terminus formalis alterius, & é cótra, cü in vno extremo rcfültat vna relatio , de- bet illicó in altero in(urgere oppofita cor relatio, quia wtrobiq; ponitur terminus , & fündamentü vtriu(que relationis , his autem pofitis neccífarió infurgit relatio, ita fignificat Do&or 1.d.50.q. 2. (ub G, Demü de hac proprietate dubitatur , an Conueniat omnibus rclatiuis, etiam no mutuis; Arift. exprimit in textu non con- uenirc,quia ablato (enfibili,& fcibili,vti- que: aufertur fenfus, & (cientia , at non € contra, ceni extant obic&a fcibilia, n quorü a&u : mcn son obítante , quamplures hanc af- fc&tionem extendunt ad oía prorfus re« latiua , fi ener (umantur , vt v.g. J ucin vel vtrüquce in potétiay fic i ae fimul natura, rirdoel Íe ia- fcrunt, nempe fcientia in a&u (citum, &c econtra, (cientia in potentia fcibile , & d contra; Arift, antemoppofitum docuit, quia nó vniformiterexcema affignauit , nàm, €x vna partc accepit fcientiam , &c fenum in actu pro a&uali cognitione, & fen(atione,& ex altera (cibile , & fenibi- le in potentia;quod .f. poteít (cirijpotc(t. fentiti , ita Caict, bic Soto. Tolet. Maí. Vetactux. Aucría citátes Barl. Simplic, Porph. Boct. Amon.& alios Aritt. Expo- fitorcs. Coetcrum: quamuis tota illa do- €trina vera hity& nobis grauffima, vt có- ftat ex ditis q.pra.ced. arc.2. 1r cx pl.ca- tionc tercij modi rclatiuorum , tamen fi bancrelat;iuorü (i multatem accipere vce limus fecundü exittentiam,vt folct coms muniter umi, & re vcra (amic Arjli, faz n€ inhoc fcníu ncquit competere Quis us la datur (cientia. Hocta- - s^ again C Quafi: XI-Deafétlinibu: elitum. — 717 K carprartantes nce can vniformi- iparatis, quia (zpe cxiftit vnum , Aen exit 2nd vr conflat de (cien- «tia detofain hyeme ; (Quare ex vnifot- miaf(fignatione folü concludi pót fimul. tas quoad: denominationem rclatiuam , - quia ficalfignata feinuicem: inícrunt re- ; latiné non tamen femper iquoad realem . eXiftenitiam y.at fimukas quoad. denomi - : nationem relatiuá porius (gc6tat ad pre - i«€edentem próprictatem , Verum eít ia. . men, quod fi naturalis (rmoltas accipia- . tür pro quadam naturali icxigentia, quam vnum rcjatiumm habet. alteriusvvniformiterfümptisuamcaufav.inpoteritiaexigitcffcctibinporentias&:cau(ainaQtucf"m1na&uj(icratucalis:fimultas.eft»€ommunisromnibus:relatiniswnitormitct(umptis,neepertinctadpraecedentemproprictatctnjquiareveraArilt.nontantumcontiertirtelatiuavniformiterfum.prasledctiamdiffotmiter,inquit.n.fcientia[cibilisfaientia,&(cibilefcientia(cibiles&accipitfcientiamina&u;.&(ciiempénebdhytpatetexcontextu.16g:guulcogmtione,cdefintuionecftdifhi.«ultasquomodgo intelligi debeat , quam- plures ,n« ita cx plicant , qüod ficut cx vi quce nigfugt imul formaliter & quoad deno minationesceladias, ita peritiam figni- ficauit Arift fimulraneam üxelligentiá , quoad .effe telatium: vtriufi« excremi y Ataur ficut exi (tere nequit Pater, vt:fic; nifi filius exiftat yita cognofci.nequeac: pa Aer in rationc pacis, nifi cogoófcatur fi- liusin tatione filsj.vádé inferunt vnürc- Jaguum debere: dfi aitiner alterum, eo . quia Aril.ait; 6 definitéicognofcitarvnü  &elagiuorum, dc finite é& debere eognofci Akgrum; it uadunc Thomiftat pa(Tim: ) ... .Baeimus tamtn,non fic bene explica» 1 hanc propíictratea, quafi relatio pater nitausdiítncté attingi nequeat fine co -gnitione relationis oppo fitarim filios néc pater definii-queae. , mifi in.dcfinitione aifumatur filiasvt filias Probatur ; quia rclatioy vt relatio rcipicitteravnum , 1c]a: iuam fuflicienter explicatur ; vi 16 sum exprimitur órdo eius ad iyu ter- ET logicae $ proprietatis cxtrema-rclatio - - minium sat relatio refpicit cermint quo- ad cutitatem abfolütati', & hzc przcise eft ratio tetmiiandi quamicá; relatione, vt dictum eft q.6.art.5.ergo vt cognofta tur relatio , faflicit cognitio abfoluti , in 9 tédit, etiam ignorata rélatione motaa in alio cxtremo-,: Et vcaliquid defiaiatur zjn cffe relatiui, füfficit affumcre entitaré abfolóluram correlátiui, non veró ipfum * €ortelatiuum vt fic quia exa&a relatio- "mis cognitio dependet a fundamento ; & termino, nec alterius cognitio neccffaria eft; Qaod eriam probatát ex Scoto r. d. 30.$. re red igitur'ad queft. quia (1 - pater deBinaatur pet filitim dicendo pa- | Ferteftygtd babet filium cim loco nomf -nisin definitione pofiti liccat ponere: » 'faamdefinitionem ex Topicis', loco; liceb:t ponere dcfinirione eigs dicendo , : pater eft, qui genuiteum , qui habct. pa- " trémyin qua dcfinitione.przter nvgario- nem , & quàd ignotum per zqué ignorü define dion regulas bonz dcEnitio- his,quz debertradi per priora ,& nouio- ' rà, committitur vitiofus circulus ab A« ;&wcaquintà. proptietaté effe.(j-. fit.damhatus 5. Met.c. r5. illisverbis no 2 ait intelle(lus ad illud; cuius intelle- us soia e gh xfi Sce bis effet dicii , - quare non vult sazclle&tum.tefininari ad intelligibile,quatenus intell igibile.i.quo- ad denomitiationeny relatiuam c105,3uia alioqui idem bis diceretub, & idem expli :€aretur per idóm,népé intelligibile eft cuigs cft intelle&us, & intellc&us cft.c- -ias,cuius eft iotelle&us; qua foret inuti- lis repetitios& ita eflet in propofito,nam fi pater definitur per fili, & rur(üs fi. lius per pattema primo ad:vltimum «cer definite perfemetipfum . ^^^ : 288. [nveoiginir sé(a.liec affe&tio i Tigéda eft;quem tradit Licher. 1.d. 30. Ue n (obad s. Soeftaicquod.f.cum fondd- mentüm,& cerchíinus cognita ncó pariant cogaitionemeclationi$ ; extééma euiafcun;. relationis cognita: necelfiri parient cognitionem vtriuc.]« relacionis isutud ;vc v.gicognitio paternitas depé ; det.a fündameniieognitionci pate, & abfojuti i& filio;igitur definit cés patrem dcfinité cognofcit rcm y quaclt pavery& remque cít filius,& quia funda Hhh 3 mem xDifp.VAT; De "Pradicam-vCliuis. .amentü , & term inus fuot caufz Acre na- -: qu tamén 6on pof - turales, fequiturquodres »qna.cft pater, , extra intellectum, &ressquz cft filius, cansar neceffarid «o-. funt labeicondineni an rone ! qaem relationum. patetnitatis ,(«& . filiationis; & hoc e(t » quod comtsuniter . dicunt Recentiores nobilcumcentientes, . mhem - deftruere prioris, &c quod cognitio relarionjs.non pepdet.for- . maliter à coguitiope correlatipnis » fed . tántum concomitanter , anarends dü.«o- enofcitar terminus. formalis y; fimul co- «gnoícitur gorrelatio indc telultás. In boc ; €odem (fcnfu ioteJligitur , qnod definire cognofcens patrem y. dcfinité.cogno(cet -& fliü ;& quia. tota zelationis Cognitio .:ex exiremorum nouria dependet, binerc . € inert Acilt.. quód fi indetermipaté , , &in vniucrfalicogoofcatur pater, inde- ig minaté.ctiás & in vniuerfali cegnofci- . il . 'uüt.id, cnius cft patefs &. fj determinate -.«ognofcaiuryquod 4. c( talis pater ,deter- -apipaté ctiàm. cognofci dcbebir .tezmi- ; nus... quad-talis-hlij e(t pater j vnde rc . vera Acift]y. definire fnmpfit pro detey- aninatà,& idco ex. bocmale iaferuntali- .qniyquod vnü zelativum pcr aliud defmri dcbeat..Et quando eriam fic:dicetet A- rift, inquit Tatar. €. de fpecie , & hié ir qradicam.relat«not. 4«exponidcbcce: in fenfu materialtquod. rejatiuuin detini- Xi dcbet per. correlatingmn d yet fonda- mentum fuicorftlatini ; ita»n«-Aril ipfe folct relatiga dcfinirespam r.Pol. c 3.dc- Aiit feruum;bompy, quiettalterius iufis &non pex ordinem ad-dominur, vr os- maliter coreclatiuoty.i & patrem; quige- ;muit viuens fimile innaura; & 5. Mec c. p qst stro s qnorum ——— £ft ma,2qualia; quoraprquantitascft €- ma , & huncmodum dcftoiendi telotmac epo Au&oresextrascho- Jam D. Tho. quid mehor earurrí part gm "Scoto dcfenduntrelationern terminar ad abíolutum; illumq; docct Doct paff fi.26.& 18.9.5.& d.30«0635 «A 43^ 7 "189. Obijc. fà relatiaa (unt. fsoju) c9- gnitioneyergo vn& nequit effe prius origi- tc alio;quod eft falsíquia patet eft prior erigineého, cá (imaltate.m. natarz.flat guioritas originis c1 Scoto 1.d,28.9.5« F. vic in 4-d.15. q- 15. con(ej.prab. quia ali- ja poísunt habere ordipé in intclledig , rue & & «£A -spo nullum poffünt haberc. ordinem extraántellectum; quia.hzc (imaltas vcloti ma- xima vidctut omhem à parte rei ordinem i ioris ; Deindc :- qrobatur vnü- tclatiuam debere definiri . per alterüznàá ita docet Ari(ti6. Top;ca. - & Porplic.de fpecie ; & cértéinperío didjnisque süt relatinz,id nó videtur.po( fe negaticü ibi zelationes otiginis.tetmi- - nétur ad correlatiuums vt fic; nó ad abío- - lutaim,vt conceffum etl q:6; art;3 ad 3. :ez Ad s; negat DoGt.cit.4.d.13.q. 1. Sx6- : ferjad-prób. inquit;quod efle 6i mulia in- :telic&tu poteft: intelirgi dupliciter, vel:ty illa fimultas determinec actum intelligen "dit: — aper obie&a;vel qu — -Anecip icótasqua intelligantur; ve aliter (& recidit iridem) oma f -dicerc:modum obieGtorum, vc intellige. -türgfeuvt.comparastur ad a&tumrintelli- gendi, vcl modum ipforum fecandum fe, rimo modo;propofitio eft falfa, qua: süc Mnitis auxelleóta ,-àcc. quia euatrtum. €üm]zoportear ca cormiclliginort propier hoc tollitur aliquid, juod conüenit'cis:fe. cundamt:; Dices; vt (ub pnt -nibns. intelliguntur, :hapem frmukatert oronimodam.iw intellecta ,.cr&0 nallaitz otdinem Ref(p.. Doct. proprie rationes cor habent queridam ordinem ínter. fe:, &- tamen ipfavthabéria ori labenc .&iam/funulcátem ;f,-per comparationem adattumimtelligendi ; (ic Deusvnico a- &u fimel ,& femel imelligic (abiectum , -& paflionem;cficGtum ,& caufa a «lo prioricaterm maturz » qua intcr ipfa. Sresíatoc cx natura rei, cum imoellgat res, ificmi funt s ifaut fimiitas fe tenet €x parce actus ; ordo cx parte.cerum cognitarum y cc vaum-3 iraliadz 5 € 15:390 Ad x.conftat exdi&is, qüo ill auctoritates fimt explicanda ;ad rationé :ieductam ex relauionib.diuinis multa fo- lentatffeite WA ecentiores4 nos dicimuosob xam rationem poffe probabiliter teneri, xjuod relatimum potcttdefinici per fuam 4otrelatimumy hoc. .. tenuit. D'oGt. qv rf. "Vaiucr£ ip olad penuk-& pin. Queft. Xi: Dé elliimis fex TrédicaiieAsfI. — 719- ad a. ptinc.i&c velut probabile defendunt. . infigacssScotiftz Mautit. q;cit V niuerf. Zen».q« Met. qag:$. Troprer tertium: ;: yerj-dictdii feciidoyBarg.1.d.30.$. Hoc. etiam: w generalius;lmmo Do&t. locicit. fólui ex profcTozationem fape- : riusadductam:pro. partc oppofira dicens . hereirenenerims CA Het i 4i cem uid-ingreditur-dcfmitionem ; fit prius. ': notius definito ; fed tantum inabíolu :: adiacentia.alicnius exuin(eci: de(uapto, - fed in huius affi enatione non conucniü ts, . Aliqui folenr ea confliructe in mera dc- -. nominatione extrin(cca taut nihil reale dicant prater formas abí(olatas à quibus . tales: fümuntur- inationcs y. vade "Vbis. g nibil aliud eft , quam der natio illaextrinícca qua prouenit (ub- flant:z.à fipcrüciecontinére Quando à . tempore inéiicantes habitusà vctle adia- tisy& loco» nominis-im definitiobepofiti. centes Kc . viburtor-D; T h. 5. Phy lecte : licer.dcfiriitionem eias.ponctesquandaril.- $.& $. Mer. lect.o. (cqnütur Heeru quol, lud'ponitut in definitione j:tauquarh pars J. 1 44-9: Lauell. piiNlct. q«23- Scoto in definitionis intrinfeca , & nom tanquam .: cap..Mafibidei qp 1«Sonc, 5 ;Met.3.49» - met&. xiinftcos vt efti pro« » & 41; J0nfcc. g:Mer.cap. 15 7: (e pofito;vnde ceffani oiajlláinconucuien- ; Nigerio ciypiq. 61; Alij concedugt quie ;. tiayqua' indc ánfcrebantur,quam folutio- :.| dem has.focimas pcedicámentales. ceíul- - nem euylum: oo: Mauritiüs j.& ^ tarc in rcbus exaadiaccia alicuius exirin- ocsadbibero Thomíflz.Q uando autem: ; cei y non.tamen 4oJa$ dcaomingationes . ' DoGt.in t4diyo-aivrclariuumoon dcoc» | exrrinfecas ponere , (cd ali3uid reale , in..: rc dcíiniti pev cosrelaziuryfed.per fus: ; cuidas cxpltcatianc poft ea. nó c óueniuat, damentug .cius:; debet intelifgi (inquit. nam: quidam volunt cflezmodos abíolu-. ; Barguis): de'cfimitione!data per: ptius; :: tos;vz Mocifan.difpco. q.va.1o,de-S. Th. - & nocius; & mon de definitione abíoluré;: q.19.arít. 1, Cóplucdi(g.16.4. 1.qui alios : ; quomodoautem beric poffit;exponi uexs :; citanr, A/Jíj.Ravwüteffe paros reí pes ,— tusille s ;Met c.p g« de rütellechu s Sc in«.!: quos vocintiextoinfecus aduenientes, ve :: tcllizibili | «itantrnon -dfficiar;y^y ideame; cos fecernant à-cólarionibus quarti pcrd:-.-. Doctorquoli3.X. ' .»5 i550] r5 1catmenti j quas;appellant;intrin(ecusads 78) AG onn o M» rf »o1 Uefücatcs; ita Scocus, X ScórilLe omnes: - M57 T iy sl P5563 11; ciufüpraq:8: Alij demam virumque «9«- - ope »itimis. (ex Pradicámentis «si 7 iungantatforenres pezíeterre abfolutum.. 1 REM »;cumtefpeQtus vov; g Vbi dicere locum. | ciE in trá&ationédiorü przdicamcn- :^ cud relpcébinad locatdm ; ata-Iauins in. torüjnofiquid res t pari more & fa. | [. q.-Seneralibpro vlc: prardicami, qui con- cillima explicacionis;vtquidaba ainfit ná:i5 tendi hancefle£ententiamompipiIntcr-. | & hax füos rabent tribulós;&:(pinasmon c; pretami Arift Pro refolutiooe quzfici -- minusquá zocdemiajfed quia. ; 292 «Primo flatuciidü cftbecylumaoqnaeaoibcosPhyl.gadioUDofasipreedicaméiafalciuomnia(oladc€üium;dea&tioncfiquide,&pa(z::nomipationccxtrin(ecaf(alüarinecpel|fione)Vbi;&Quaandojagiturin3.:&l4;:(esnccdebere;namvclhocitaintelligiPhy.quamobi€nosquoq;paucishoe!:;tur,vtfitvbumquodqucborumpuradejtiamcxpedíémus»cüdehis ex pro.» nominatio extrin(ecaà fora teali desü- - : urmus it liboPhyagitur prius ja: pta» vel quod tic ipfa forma.tc2!is Vr. 6xe * «Gmünii de ipfis agemus in vno articulg;, c ttrinfecé aliquod deno mi i E de hie de (insulis fihgillatim inálieró,, | «nó primit: quiz denomi natis cxtriploca y Tiles X pop. Nie Lpuiinoninyt Gesnihill reale ponit im (bie cto dene: ARTI € XE N, s. T; ad o cramifiauon, apex bis posdicugenr tO: Quid forimaliter dicant rv Itimiá. fex... Kunvfotmat depominantcs sac irati -: yon. fPreedicamenta, coco oves inuinfece fabie Qty qi ofhsiunc name..; eme er boc ; quod hzc: aliqua oléfunt (ofBicienues rermbimni mos, : pra dicam, confi (uot; io: aliquo. 3 Iii dang (qe filia 3a es : ; ? pdiut 4 queunt jio  Difp.VII.De Prelicim. Refpecliis. 5.7 qücunt conft tui in extrinfecisdenomi- - fatio funt in diuer(is predicamentis , vt - nitioribus. Neq; fecundum, quiaforma — patet de relatiuis fecundum dici denbminis , vt fc tenet cx parte (übic&i 5. manus , caput, pes; crgo &c. Ncc minus - quód intrin(cc? denominat 5 iam füppos- fatisfacitdicere cá. R'ecétioribus vtrüq; nitur e(fcin fuo prz dicamento,vt vifio ;'' imporrariin vecto;quiaocdo, quem for - quatenus atus oculi, eft in predicamen- m borcü przdicametorü dicüt ad aliud, to qualitatissneq;cx hoc, quod aliud cx-. cít de numcro relationum tran(cenden- trinfccé denominat v. g.patierem, inafio | taliá, & in cis c(lentialiter imbibitut , ac. repouitur diftin&o przdicamento, ergo — proinde ex cis fit vnü per fe, vade dicunt hzc pradicansenta non faluantur per fo- * modos horü praedicameotorü effe cífea- las dcnominationcs excinfecas, quomo- — tialirer relatiuos in hoc fen(u,nontamen docunq; explicentur, ) mere relatiuos , quiano (unt tota Secundo nequeunt faluari per modos « do ad alind, vt modi quarti prd m«té abfoluros ex adiacéria alicuius cX- — ti , fed pattimad fe , partim ada trinicciia tebus refultantes ; probatur; - quo diftinguitur relatio tran(cetidentalis quia quantum ad inttinfecam corum ra« . à predicamentali. Non fatisfacit hzc fo tonem dicunt ordiné ad aliquod cxtrin- — lutio ; tumquia ee 3 2.iam probatum fecum, quo ablato dettruantur , nam ab- | eft cx abfoluto reípe&u conceptum lato effc&u, vcl paffo, tollitur a&io;abla — per fe vngmpod eotlelecce »ietiamli re- toloco;& vefte;tollitur Vbij& habitus , ; fpe&us fit tranfcendens ; tum quia falsü crgo nó (ant formae mer abíolutze.2Mtc efthec(exvltimapredicamentarelatio- | ; valct;quod aiuntaliqui, ifta przdicamen | nestranfcendentalesimportare , quia per. ;: ta dependere ab aliquo extrinfeco , non... fe conftituant pratdicamenta diuerfanon . vtà termino , (cd vt à principio, vclfor- :: minas,quá relationes quarti prz dicamerr ma,à qua fumitur denominatto. Ná con- ti , & non minusaccidunt rebus flat «&ionem v.g.refpicerc effe&G, vcl ^illa ; ita.n.accidit Petro effc filiu pa(sá;& ad illá intrinfece ordinari , non. »fimilem , &c. ac e(íc agentem ; nifi tàquam ad rcrmiüà , ficut ordioatur: tem, locatum, &c. paternicasad filium, nà actio alicuius eft 194 Atinquiüt in relatione tráfcéde- aftio , & inaliud tendere debet , vt fit. tali cofiderari debere id, quod proxime , adtio& ctfe&usapud Philofophos pro- | & immediate denominatur ad aliud, non prié dicitür cerminus aCtion:s, vnidépa- — verb ceimoté quia comparatione fubies dct nos rem tám cxploratá probare ; efto. &i remoti ctiam tranícedentalis relatio illos non pudeat id negare ; Videaturdi- | dicetur accidere fübiecto, fic fcientia di- fpat.r1.Phyf.q.3.art 2. quoloci proba- citur cffentialiter referri ad fcibile rela-. ius Vbi nonctie tormamabíolutam, nà . tione tranícedenrali, intelle&us vcrà ac- ille ratioacs procedunt de ceteris iflis | cidentaliter tantüm. , quatenus fibi acci- . fex pridicamentis, & hoc totum docuit dit ipfamet (cienitia |, uz cft . Boct;dé Tiin.dum inquit fepté efe pra - imtediaté relata per relationem tran- dicamenia relatiga,& ja abfoluta. ;.-...—. fcendentalem ; (icin propofito , quamuis , 195: Tertio nó bené cóftituüturexab. :cffe adcntem, patientem;locatum &c.ac-.. foluto:, & refpe&u (imul , nam ha:c duo: cidanc (ubiccto remoto .(. Petro; noa ta- non faciunt concepti per fe vná , qualis:- mcn fubiccto immediate relato y c(Ic dcbet conceptus cuiu(cunq; ptdi- - fotma y (cu modus ipfe a&ionis, patTio- - camenti, Nec iuuat rcfpondere cum qui- nis ; Vbi. &c. hasci tialiter dcmo- buídam Thomiftis , abíolutum importa» .«minantur ad aliud, & funt etientialit r ri inte&o refípectumin obliquo ; me modi rclitiai Hzc tameit (o^ id non impoedic vnitatem conceptus .:. o libilis on e(t,nam4al(um c(t a&tionem, pàtli onem iuuat, quía abfolurum , & refpe&inum . . Vbi, &c. aliquo medo referri, tc .n. ve- ficconmunca non poffunt vnum aliquod .. ra nonfünt tclata,(cd rationes referendi, - x pradicameacur coafutuere ; [cd nece[s.— actio v-gicft (ccandum quam in i Quafl.XIT. De vvliimis fex Preditamenti: — 72x fubijcitur, agcre dicimur, Vbinon refer- — malitas con titui in refpe&ta extrinfccus: tuf ád corpus ambiens ; aut fpatium, fed  adueniente , quatenus ad inülarcius c£- immediate refert rern locatam , & (icde ^ formatur ab intelle&u . alijs,ergo omnesifla forma relatiug st —— In oppot.obijc. 1. quód fint mere de- ita accidentales (übic&tis fuis etiam pro- ^ nominationes extrinfecz ex rcbusaliorá ximis vt forme relatiue quarti przdi-— przedicam. defumptz , nam xa tignifica- camentijatq; idco horfunttranfcendene | uit Autor fex princ.c. 1. infine ; didin- talcs, fed przdicamentales , ficuc ille . pe n. ibi; quz extrinfecas cótinguntyab 195. Quartó igitut dicendá reftat fex — his, qua intrin(ecus (c habent, & illa di-. vltima predicaméta efle purosrefpe&tus, | ftribuit in (ex principia. Refp. Au&toté: & ratio cit, quia in omnibusiftisaliquid | fex princ. ideo hzc vltima fex pradicam. repcritur pertinens ad alia przdicamen- —appellatfe formas extrinfccas , quia func ta, néc ab illis inueniuntur diftin&a , nifi . relationes extcinfecus aducniétcsy vt ait per fuperadditamrelationemsergo refpe-— Do&t. quol.r t. R. nio autem quía impoz | &us erit formalistó conftitutiua corum, tent (olas denominstioncs extrinfecas . » cü fit difin&iua; prob. affumsptü difcur- ^ Vcl dicatur, resab his pre dicamétis pof- rendo per fingula ,.nam actio , & paffio fc denominari tti intrinfece , cum extrins dicunt candem formam fluentem , qua. fcc, intrinfccé quidem à modisip(isin- : eft.inaliogenere,& diftinguunturab ca, — hzerétibus, exttinfecé vero ab aliquo ex- & à feinuicé per fuperadditosrefpe&tus,trinfecoadiacente,cxcuiasadiacentiavtArift,declarat3.Fhyf.2 9. Vbi dicit (a- | talismodus refoltat in (übiecto, & quia perficiem, quz pertinet ad quantitatem; . : illüd cxctinfectim adiaceas notius cft , d: & diftinguitur ab: a: perxeípe&um fa; modus rezlis intrinfec?. (abiecto iühz- pcradditum contitehtie; Situs dicic pat. | rens, hinc fizpeexplicari folent hac prz- tc$quátitaris;; fed:vario modo ordinatas | dicam. per denominationes cxtritíecas .. adlocum. Quando dicittempus,vtmen« ^ 296 Secundo obijc. Complut. quod furam rei cemporanez , & deni. Habi-. nó dicant cefpe&tü , quia propria ró rcla- tus dicitremalterius przdicam. vtab a- tionis elt effe ad,fcu rcferrz vnd ad alind, lio-habitam; Quia vero huiuímodi refpe- id áüt non conuenit lis prz dicam. vt có- &us non infargunt ex naura extremos ^ ftat difcurtendo per fingala;nam quatuor. - rum, fcd vltrà illa petunzaliquod extrins: sv ienujpralthcitus éx ptopría tóne dicuuc : fccum pro-eotum rcfültantia f. eorü ap» - effet (quidem Vbi facit rem c(fein lo- proximationem modo iam explicato q. co, Cyiando in téth[iorc ; Situs difponic 8. idco Doct.3.d.1.q.1.& 4d. 15.9. 1.& ^. paires jntotco, & Habitus refultat cx co, uo; 1 1.art. 4. & alibi cos appellat refpc- q veftistitincerpore. De a&ioneitem us exttinfecus aduenientes cum Gil- X pal(fione idem patet, tam quia ex pro- betc.lib.fex princip.c.r.in finej& perhoc | pria ratione non dicunt ad , (ed a&tio di- - diftinguüntut à relationibus quartipre- cit effe ab agentc , pa(fio veró inpaffo dicaméti, quz omncs (unt intrinfecusad- | tam etià quia fi effent verz relationes , ucníentes; & hanc fententiam praeter Sco: ncceflarió efeht niutuz; quod ramcn cfc tiflas ibi cit.fequuntor Louanienf-hie Ve- ^ ncqu:t ; qüia a&tio, & pallio nón (unt fia - net. $.Met.c.56. & alij. Obferuanduin ifi mellaiuta, illie ett a&us a&ittijhec ve- - :eft,non ita debere cóftitui in re(pe&ibus | ro pattiui, ex 3. P hyf. 29:actiuum aüreft | extrinfecus aduenientibus hzc przdica- ^ caufa pa(liui;& piiusillo,vt de fe cótat. menta ,quaíi fingula przícferant refpe- ^ — Refp. neg. min, ad prob, dicimus Vbi: : us reales y vt patfim videntur docere. ;faaereremin loco aliud non:efla ; quàm ' quia vt mox conítabit predica- -- facererem ordinari ad locum , & idé paci ] ' non: potcit dicere te(- ';ritcríuo modo dicendumde Qoando;Sie^ pc »cumfacmaliter j& com- «tu & Habitus nám eriam inhetcbca fa- plcté non cófurgat inrcbus, ni per opus | cit-accidensctfe in '(übiecto .Vnio facit.» intelle&us , poteft tamen ctiam cixs for- formam clie in materia 5 & tamen adhuc. 722: Difp. VIL. Dé Pradicam: RefpeBidis. s. o. iinpottant quid relatiuum ; ex: hoc «ergo; necab illis.exbauriri totàm multitudiné .: jnfcrre non licet buiufmnodi prie dicamcue - haiufmodi celationam...Atcontra- hanc * ta non e(Te relatiua, (ed (olumio fuo gex ; folarionein direété procedit;inftantia. nere haberc peculiarem modum denoati«  Suar,& quamuis veraa (it re( potum aa : nandi , qui tamen adhuc relatiuus exits» vnienisy& alios quóflampetwaria: prz» :: ditcrfe .n. rclationesdiperfo modo fuos. pom a anri E rc pet acci- reípiciunt terminos pro carum diuerfita- ; dens,adluctamé: affigngri debetaliquod. te y. femper tamen selatiuomodo ». vnde . deter mínarum cx illis;nouem; 1n quo per. Vbi facere. cem in loco, ando in tem- | fe, & quidditatiué reponatur, vc git Do- pore, &c. alind non elt quàm refpicere | &or 4.d.12.q- 1$. Jd queflionem ; vbi , ipfum terminum, refpicete tamé tali, vol. : ctiam itmuit y: ;& clarius quo]. 1 v. art; 4. « tali modo .. Sic etiam dicendum ad illud . rcípe&us ómnes dexisinienis aduenien. . : dca&ione,& paffionc, & dum atio di- . tcsin illisfcx/ptaducamicoacineri Qua ..: citur e(c ab , hoc non cft intelligendum i re.ibid;im 4: ait quod focteactirctad sc-. ; dc ipfa aGionc pro formali, vthoc przdi , nus paflionis, vt ic pa flo dicat non ran» ; catmentum conftituit fed pro materiali , / tamrefpe&tum paffi dd agens,fed ad for-. . . & pro re a&ta,(cu forma flaente,vt dici- | mam; vclfori& ad genus a&tioais , wt fic . mus;n Phy. gratisetiam concedimus a- . a&io dicat mon tàntumre(pe&tam 29en-. &ionem,& paffionem, fi pro formali cà« .tisad patiens; fed foma&.informantis ad; : fidezentur,cfle mutuas relationes, effc .; illud quod iaforahs; & quiz Door du. :: fimul naturayac é actiusm, & paffiuum,. ;bitatiueloquitac ideo Mair, 1. d. 1p. q. : v ná (ub denominatione relatiua ynü nO eft. : 1. art. 3. air pertincce ad przzdicam, Vbi :; canía alterias, nec prins alio;fed tant jp... proptet;itirigiam: prarfentialitater y Sed ^ mareriali,vt dici folct de patre;& filio... : ilius inquit Ba(Tol4.d.1 4q;t.at; : 197 Tertio arguit Suar, probans non |, 1 pertineread przdicam. habitus; quod ;: cffe rclationcsextrinfedus adnenientes , nos quoq. cociuumus 1: p» Inft, y amplis 1 nam vcl omnes relationcs extrinfecus ad us declarabimus arc. (eq. Ad arg; igicur: ! ucnientcs,que funr diltin&a ronis habét conceditur primüm membrum s & neg: vim conflituéndi diftin&um przdicamé :. faltitas ; €onftitutà (untautca plura ge-- :! tum vcl non,primum conflat c(fe falsii ; |! cra, & przdica, ex relacionibus extrin«.:^ nam.vnio fecundum Scotum eft relatio | /fccus aduénienribus ; quam cx alij$ j non. : cxtrinfccus aducnicns, & ramen gon per. ex matura rci , namaqué benà tve tinet adaliquod cx: fex prz dicamenus , | rum ex illis; ticut.ex iftis c i, fed: nec conftituit nouum. ptzdicamentüm ,. ;totüm id factum €ft ad: commodiorem ícd pertinet ad przdicamentum formz |, |.dectrínam ; nam rgaiot cernitur diuerfis. quam yniofi vero dicatuc (ccundü. tunc tas ín modo denoasinand: mter relatioe.; cbet aíTignari regula difcernendi in qui- erae conem ws credet bus relationibus fit fufliciés ratio ad «on... j5;licur etiamdicet acci fubftana ^ ftiniendum diflin&um przdicamentum, ..:tia fint duo: membralens in commuaidi.: '; & in inue nop; vcl ficut.ex relationibus. uidentia quia vamcnanaior qu&dam dis :: inrinkecus;aducpientibus confitai rur y». necfitas.cérnicur indcr: accideritiaex di! ; num dunitaxat pra:dicamctumb ità ex exe; nerfs eorumimtticribus,idco noueáf ge« ::: tri(ccus aducnientibus debebit confii, .. nccaaccidécium conftiteca fdnb vmm! 5 tui altecum; Nec. n.videtur rà, curtor de |. fübitatcies Alia quaeidanmcoritra hioc fie «5 beant conítitui przdicamenta barumree — ri (olcntatgumtrita;) qua potiustangant ii lationum , & non illarumyprzfertim cum. | |predicamentaquadani iim (peciesjsideouio — non minor copia fit relationum intrinfe- | comobogiusinirii adduoentar ;: Demum c cus , quam extin(ecus aduenientium , ;.| ;arguit pec Hore cr, aem n e VR Refp.Faber $.Met.difp.2 3. c. 3» ad 7, «fex predicamiéta non (unt re(pe&tus, quia,» concedit relationem vnionis non perti- : .hodichic;ftare, federe &cateta non die : | peic ad aliquod iflorum fcx pradicam, . cunt habzzudincin d qum uü pt us, Tad PN an rM» bertóyqp (it Anas sir qd in i Quefl-XIIDeódftliont eg) Pagi. ex II. 1713 edad d aieeh And ia Log. - deaiciie vt hoeeonhiuit pradicamé- - :toimn;né eft d'rpatec ex Anftih Log. & $( Met. $0: Negatüt- tuat; ámó *ifla nequeunt explicari ine habitudincad -aliud,vt mox patebivesplicàdo sationc$ Jfinguloràm ; non vocatauteim A cift; icc fed traoftintátida fübie&i,itavt pro tec- fnino refjicíat nó aliquet cffe&tum per /apfam fa&atti,téd aliquod fübiedtum per 7 apfam trá(matatum; quate dum'iga!sca- , ad aliquid j quia perad aliquid urkogo- - lefacit aqgatn , aGtio baius pratircamenti ! máfticd "ételligannirfalum -telasioties " fio tel ht jito termino caloté , fed aqua 4 cceli ram ht Fotmalifteho fiti trac:formalit.áte. 1 norant [olupy bitudines quarti pfedicamenti propcidre - lationes appellari jcztetosautem diei dü -tàxat refpactus,quarnuiis re :vdra idt fo- làm difcrimen.in riomineyquia dilatio; -tefpe&us idem fum indigore: P zist sot anuo SH amneiton 1505.01 ds XA bTA CIA S USO be finduiis feu gradicamenii a & ri- ast 2p | Crisy equíaricconfticuir pet. : n AUPÉ reperies om i dytuod fubi- titirsageve dicimeur-i- vtexplicuimus t . p. Ift. trat. t. éap.7. cum Scoto idi q-t-cft refpe&us ipfias agentis ad paffti, quo agens dicirur formaliter ageris y cir- ca quam definitionem noi immoramur , quia ibidé füffi crentec 6t ex plicata; Hic aücinaefli gátídum manet; quenam ctio tics ad lioc préidicamentum (pe&tent. -- Ptimo'quericut an aCtió,quz hoc prz "dicamentam cótftivait: debeat effe pro- :daétiua fai cerrbini ( €o modós qdo diei idpiatm pót relatione produci, vt rirmi- Tut ptificipio formali dénerhiitra ridi pró- «docens y. ort adcedi vc tore formali pro- dücendi,cDocto Á icacin 4* lo€.cit. füb P. & Tatat-qiltpridicad. dub: 22 di. réf picere c pro sermino; & c thui s (entem id afficit talem effe debe- téjimio apud"T Homiftas &(d ftacertum vt 1d potius füpyonant, quá probcat,fequá- "ur Recentiores o6s ücinine dictepante, ea toe Min Qual. q:6.ad a difti q-47 Mi& qol. 2: Dd üieer podecit hoc purdicdit. Cetceruid — in cói modo 1o 3mendi . folcac aCtió fitáni pro' illa quz cít produ iiio teraiitii&Cageté pro actu cfficicndi - pet eatorerti teanfmatatam;ita Do6tor«., - v'jo€.cit; $. Md buitts autém difficultatis, fivbrdifereà hosdiftiüguit refpe&us, & ""félatiónem caufz prodacétis ad effe&tü 'ptédüGgm reijcit ad quartum predica- "rhetínim;velut intcinfecasaduenienterb , t péfpe&tam autem cau: tráfmutaritis ad 'fübie&tim tran(motatum in hoc prdi- : eartientó tepottit, vt iatritifecus adacnié- "em (equuntür Scotifte omnes Zerb. y. "Mef.q. 10.8. Propter primum Tatatloc. "eie Ant. And.lib.fex prinq.6. & alij pat- "im; Probatat auterhitum ex cius defini- -&órie À Gillser.allata, fiam id,quod fublj- - etéat actioni aperitis,non efteffe&tus "ipfi ptódu&os propriéloqaendo , (ed materia; circaquam agit; cumet exéplis /ab ipfo Arift. "yore d i6 hoc eap. de ea- fefacere, R fribefacere jcálefieti, & frige- fieri dele Qtaifi s &criftaris ignis. n- dicitar ^éalefacete aquárm s tori catozern, & aqua -€alefleri; nón Calor, volimtás dicit af- "ftari; delectári, & «tumi qdia fabieata di- -eitut paffüinj8ó effettus, icáve palTio eft in (abiccto,nón ic effe&ierso agens,tt ""fefpicit pafluri , nó dicit habiadine prá- -du&iui, fed potiés tranfrouraritis;tuim de "pim quid vt arBait Do&or cit. in44 G. foteutia a&iuá eft: priricipiunrtránfmit- tandi alid; inquantum aliud s. Met. 16. "tgo a&tio eft tranfmucatio alréruis j in Quantum eft alterum 5 fed refpe&us prtt- 'düctionismon éft 1e tranfmutatiol, Ee rion tcfpicit aliad gimquaneue a fed potius facit aliud; 'Neque Do&totló- cisimóppefirur cit.volait oppofitamdf feréte ; (ed i&tionent de gencre a&tionis &ocát productiuarh raxta cóérm modáüin loquendi; & iri 4d: 15. vbi de fioc agit ex 'profelfo, faatsi profert fentesitiamyvel P -AQtiesen proprie di&tdin, & de genere :actionisintelligit sam, quz non rantein dicitàt adtroy quo fenfu '! graminátiealícer opera- al dc Len "n Adam d n "operatie vitalis (pe&tins ad przdicamen- tum qualitatis dici folet a&io, quz expli catio colligitut ex ipfo conteXtu«. . '..199Sccundodubitatur,an fola actio | tranfiens fpe&et ad hoc praedica. vt vult -. Soncin.9. Mct.qu. 2 1. Ma BERE: ; alij an potius ét a&io immanens «Et di- ; €cndum e(l,qy licet accipiendo actionem Ammanérem pro operatione vitali, vt (u- aiit Arift; 9.Mer. 16. non fpe&tet ad hoc "pradrcament, qnia in hoc (en(u non eft .. vera a&tio, fcd z:quiuocé (olum,& gram- raticaliter, quatenus (ignificatur p ver- buaadigumyvt int-lligece, velle; &c.va- »xle Mopot Ípcétat ad genus qualitatis, vc . norat Do&tor.quol.13.DD. tamen acci- pi 10n2m immanentem pro ca , , que eft ad zerminum io ag£- , Xe fcu qua idé (cipsii immutat, vt actio , *.quaaqua calida fe rcducit ad priilinà fci- -:Sidiratem (ic [pe&at ad hoc pr . ttm;nop quidem ca ronc;qua cít produ- , &iuatermuni ,(ed quazenus tran(inutati- Ma ('abie&ti , quod ngu cft apagene di- , uerfumgquia,vz dicjü cft,lola atio trà(- giutatiua ad. hoc pra dicam. attinet ,.& idem dicendum et dc a&ione trasfeun- &e» vt eltípccicshuius przdicim: .—.. » Dices , potentiaacuua eft principium zan(outandialiad , inquan:um aliud s. Mt. 7. crgo [olaactio tranfiens eff fpe VU MERI ID ORA exalia paz- 3a icuoens funi moopers- -Xiorc vitali videtur adRoc pedtare prz- -Aicamótum;quia Arilt, hic enumerat de- Auri & trillaciy qua (unz opcrationcs zvitales. Re(pad.1.cx DoQt.a-d.25.9.vn. d 2- prine vera Arjft.ibi pontum die mire potenugdm factiuam; er aliqui con- anlem à actiuam, affert Ps exem- ,Plünm.deniedico feipfum medente , vcrü eit obícruandum non dicere ab(oluté. po- tentiam actiuá effe principium tranfat- zationis.in alteros(ed.(ubdit;vel prout aL. Zerupz.esi, medicus:n. fanat (eipum;qui Kamen non cft aliud A cipfoy[ed: inquan- mcdicus cft (anans; cft aliud à feip- Koiingnantuniíanatur ,fanatur.sinquam.— 1 Aum infirmus y nc La a uni medicus; Ron érgo pei hocex Med landa ,Bemtranícuntem.. Adall 4 724.  Difp.VTiT. De Predicam. vejpt. hoc "idip cdicamé- .Omni .ueniung omniayqng dc actione hluus pr Arift, a&iones vitales in lioc predica: ob aliquam firciliradiaci po habeat - «um; actionibus huius.przdicam.quate- nus.f.eorum effe in fieri confiftit,& cam €ontinua dependentia ab agente. vt dc- clarat Do&or cit-1.d.3.q.6.ad 1. prin.& .13:Dd.non autem quia veré fint a- tiones kaius predicamenti, Velideà eas hic enumerauit , quiain a&ibus vitalibus femper interuenit actio etiam. de genere a&ionis, cum obie&um immutet poren- tià;& por&iia dicatür intétionaliter pati. | 400 Tertio dobitatur. , an íolaa£tio occu pedes a ic predicament 6. . Affirmat Sonc.loc.cit.quia Arif. 3. Phyf. 19.docet actionem effe motum, ui vtiq fuceeffiuuseft 5 acproipde cscludit a redicam.o£s actiones in(tantancas; DL Ye: doccre Do&tor loc. mi- 0:5; 8 q.9.0. & qaol. 17. Omninó tameg dicendum cfléj actiogé inftantaneam debere fub loc pfidicam. recladi;tà nia actiomi in(tantaneg cog- dicam. folet enunciari;.tuqy quía malie pradicam. «onuenientius: collocari nc- quit xli .n. dicasad pax di THREE ni pexancrey hgc idem.dc a&ione fhecet- fiua diei pores Ncc Anifioppo(irü do- «uir. quia ron- (unii mqen. preise Eisen cse eer sum eft motuts eífe efiegiali cs i$uumynam & in ioftátr musin Phi Bcc papam locit Scotus,nam 4.d.43.q,$. 6 & H. ait ani- mat;oncm ficri 1n 4p(kangi;&: tamen coa edis iid ivspad Sto naria dicam. & quod'ampli edit pof fe interdum actionem, e - zi line quocanque mot & muazionc, vt -R fübiedhu LORI KR Ho praecedit tempore fub:ejus priuatione y. Aft autem 3. Phyl.i emper cfe coniunctascum mourn, quia fic regularis Mim o ol.cit.aCtipneuty 1 immutatn inftan- predicam.i intellectus fi qua »on mece(Tario debeat effe fucceffiua , & in 'Q.9.ait actionem fucceffiuam magis pro- prié dici adtioné quàm inGantanca, quia in (ucceffiua acquifitione formz in fübic- €&o, vt caloris in aqua per totam boram , in toto illo tempore non dicitur aqua ca- lefacta, (ed tantum calefieri propter con- -tinuam fucce(fionem formg in abiecto, fed in acqui(itione inftantanea , vt lumi- nis in aerc quamuis propter continuam dependentiam formz ab agente dici pof fit acr illuminari poteft tamen etiam il- luminatus dici , cum fit a&io tota fimul , ob quam dcnominationé videtur à róne -a&ionis, & paffionis dcficece;qua folent - res denominarc in ficri, non in fa&o e(Te. 201. Quarto dubitatur , an (ola actio  accidetalis ad hoc pertineat predicam.nü ét fubftantialis;& quamuis Suar.diíp.48. Íc&t.6.n. $-opinctur (olas accidétales hoc rzdicam. conftituere, dicendum tamcn "eft, ciam inipío fubitantiales contineri: . 1um quia formaliter, ac entiratiu£. ita cft accidens actio terminata ad quáutatem , & qualitatem, ficut terminata ad fübfta tiam, vt apud omnes eft in conic(s5 , vn- dé generatio fubftantialis folum calis di- itur extrin(cce denominatione à termi- no fumpta, qui cft fubftantia : tum qnia iantam connexionem habet aco. acci- denialis cü (uo terminos(icur fubztá cialis cum (ao, ergo vel omnes reduci debent ad predicamcntum fui termini,vcl omnes adiftud ; tum quia aliz relationes funda- 12 in fubftantia; & ad fubflantiam termi- "mate adhuc (pcctant ad geom rela- tionis,non fubftatiz,vt docet ipie Suarez difp.47.cQ.7.n.4. crgo idem dicendü de a&ionc; & hic eft cómunis ogni fenfus — li £ontra Suatez. Ncc obftat quod ipft ait, fübítantiam ,& accidens analogicé con- denirc,non vniuocé;atque itaidem dicen -dum cíle dc actionibus ad ipfa termina tis. INam fal(um eft atfumpt yt di nius.in Mcr, quo etiam neg.confeq. quia opus mon.elt tantam etlc s d inrcr E as, qui- ra e(t inter terminos , vt parer in actioni- bus terminatis ad prz dicamenta . à; Cum autem dicimus actionem (ub(ti- Valem ; & àccidenralem ee fpecics hu- tà, vnde non eft (ol illa Qucfl-XI. DeeAfone , e) PafrontieA4t;W. — 725 ius przdicam. non vtique loqui nuc d* actionibug produckiuis, qua . .teriminan- tur ad (ubltantiam; velaccidens per. ip(a proda&um;quia in iic fen(a fpe&tant ad quartum predicameiftum : fed pet a&io- né (ubftárialem,eà intelligimus, qua agé fübie&um  tráfmutat per tadüctioné for- ma (ubttancialis, & per accidentalem,qua tran(mutac. fubie&tum per inda&ionem formz accideatalis , ita .n; funt (pecies a&ionis trálinuzatiuz, quz proprie eft gc nus huius piedicaaeac, Vbi tamen ob- Íerua non ita (pecic fecerai füb hoc gcne- re actionem facceífiuam, & iaitancanea loqueado ràm de pcodudtiua quà dc tct maatiua z cà quia actio illamiaindi m2- dii fieri pot in inltaaci & ét in cempore, per faccetliuam nenpé approx'ationc corporis lum;nofi : tum ctià quia t£pus , & in Ris no funt nifi mé(arz hará actio- nü, nO autcm intrin(ecz earcü diffzréciz. . 292. Palio , licéc multiplicem hibeac accepiionem, yt pafsitn Au&torcs notát , tamen formaliter fumptasyt lioc cóttiuic przdicamentam , accipitur pro rcfpectu oppofito a&ioni , qui (ubicctiue celidec in patfo; (icut actio € conica in aneate;vi- dé defiaitar à Scoto 4. d. 13. cit quod fic refpe&u pafli ad agens, fea tran(inucati ad cranfaxurans : à Gilbert.veró , quod fit . effetiusyillatioque aELionis , p quidéin- 1clligi non debet dc (ola illatione confe- cutionis, vt notauinius 1. p. Inft. ficenim non(antam actio gaffionem , fcd & paí- fio a&ion? infert; cü fint relationes mue tuzyfcd dc illatione caufationis, quo (cn- fa caufa dicitar infetrc cffc &tü, non é có- trà : quod ncc etiam in roto rigoreintcl- ligendum eft, quia paílio non elt propric e&us actionis , cum actio huius prz- dicam: non fit produ&tiua,vt dictum cft, fcd. intelixgendum cft pzt quandam ana- logia ,quatenus nimiram concipitur qua» . dammodo cófequi ad actionemsquia n. agens agit y dicitür pa(sü pati , non € con- , tio confccutió- nis, (cd x. quodimodo eaufationis. Quia verà. paísio, praidicamentalis adaequatur cum actione pradicamentalt ei; oppo- DitOr icntec omncs illas dutifio- ncs babebit, genera , ac [pccies; as ha- ; : : et 716 1 "iff VIT. PENA ber a&do,cum tot 'módis vntr dicatur op» pefitoiü;quot rcli quét, vndéxeriatépro- portione predicaniéui hocád irittar pred. a&ioniscoordinarfipoterit ; á&dcbebit: 203 Scd hic quani folet; cut paflio di-- flincts cóttituat predicamentü ab aco ne;quia relatitra mutua ad idé folent fpe- Gare przdicamétam; Nec valet; quod dit Tatar. hoc lolum verificari in relar:uis incrinfecus aduenientibus: Qaia id ctiam cernitur in exrrinfetosadueniétibus; Vbi .n.d&tiunm,& paffiuó,Q rando a&imuam, & p: fficüm,&c, vni dumtaxat cóftituüt predicamenti: Accedit, quod bené'co tari pot ró effentialis cóis a&tomi,& E fioni , ficut cogitatur cóis Vbi a&iuo,& paffibo. Sed'ad hiec omnia con(tat exdi- &is difp.6.q.1. vbi docuimus diftributio *riem illà praedicam, plane naturalemnon  efíe;ac neccffariam, fed artificiose inué- xam pro comtmodiori captuad éuitamdá ' rerum confutioné;Et ytiq. concedendum p: ofle excogitáti aieo, & 10ni commuhfemj;(ub qua conrinean- Ar vclut (üb genere commurti ; vt dici: mus de Vbi actino ,& paffino; Quare aü £é potias ex actione) & patfione dao cà: ftituta fint predicámenta , quam ex alijs S Vbia&tibo, & palfiuo , &c. ratio tía alidc juatuor shdtua Vi uela Dea veram , -& pt " tionem actionis , &c patlionis dus uis ; Vobis n 'tc actión din onis; de eánim diftin- - Er eee Mute à motu; idm Ho mh mmotámtr; de "dilp.7:3.3. bujus sida Stet vecp et d HUE rash pnt. Bev valde fuse ie pies démat actionis, & paffionis ; cuis dó£trina dongiotiindi et exatoitie frenimvnqa 'Attmira Scoti exorbitatyid'eftin prese. ti md ppe doxccAEEE difp. E. Met q i'rutfus de bac re fer- DI eni 4, opimonem Aüreoli Dip. is^ gen |: pai Ont, * af Pbi; Rar; Ln "s 013v 4 4 quoq. de histta&tio per^ E m EE une GRO ESS: quare MER. "uà bicuiter tepgemas ' ; i refetucirs de' fo ajita- I TU Mina i ] itdtaryán — Ocum ex» abe AN a^Petipatcticis ponitac co ab dijera corpus ab cxtrinfee sab alijsteró fpatium ; vel vacuitas quadaiáb ipfoicór pore occupata;.& re pleta, fitadmitténdum Vbi. vr accidens additnmjquo resfórmalirer dicatur RE /& ad lioc.pradicauiea tum tim ncgarít affcfcntes Vbi; won effe;oifi "denomimiatioueni extrinfecam.a loco,;n quo res e(fedicicurs iue efe-ipfumlocü tealémextrinfecé-di em, quod etiam tuetur Mafius h:c qu; c Coninch. d f erDuriha :75»arti4 dub. r-& quidá quiatunt eifé fimplicem indittan- tubloti elc que non stini - Py diftantie. ^ e (fententia tominnnd "Thomíftis; quam Jolie o ieiuna difp.a1. q. j att. 1:éüm o&ore quolz1 1:& 1: d. ! 2:5. & 4d. t0.q. 1:862: &calibis Vic fündamentorii quo ceri cantur affer» turà Doct. quol. r1:aít: 3.nám poteft ef- fe Pettus interumüiatutà , & etiamrhaec fupe fité Min ,& quod Petrus - "pon (it hic; fet nifto locó,ergo Peccüm eife ere hoe Vbreft aliquid ] délümpta cx fi olent c Commiiniter conira: tobatt entit qás Neoterictap -— bd pou vies Saito lperaddita 'vbrcacioneat Rad : b: ie unc Mri fis'ab: hoc nud Focrówim [rperaddiimmon poteit Teeffe frtnplex itezanió ; nóua'an. ne- àció tot dütdr ye ablitióbens ali- cius poft hi) percedentis, dimmaute Pe "rris dc fiot cft hot loco, ji ari fit tian iniit &r A7 ab MESS Nec (fici dicee vba caticaerm Pt hie effa "nou sr! deren natia xtrini écat sb lhi»clocé ; vom quia — dari rioua écnomihatio efpettidsNomindlesid:pafs : Vilioweetebarfoc, t am Qu TUSDebr erii boo Ui veslis fine mararionc- puces wtdo-. Leer ddin r6 Qi 2s fim. res Sedem: i m e gremanci»etc e quoq.mianeb üt, denominationesab: ip(is defumpra tum; c. denóminatig prouenit à lo-. coia Petrum vitturealicuius.de nouo. (us psraddiu y vcbnen , fipritpum y Iberat; ipuentstmf fecundamjergo quamdiu Pe tr9s& ifle Iocusexiftanr in xerum matt; rey emper Petrascodermmodo denonin fabiwSi dicas nen manere femper eaa-t dem denomipationéa ondtenisppen f liaberur: debita applicdtto:Petti huig: lec co^ud (ufeipiendam iliam: denámiDatio neq. Gontte cft, quia de hacappligatig rieinquitimus, nific quid aTPerreditinn umso Ssaner s quid di&tinéiums) inauio sgquim Frgeeae, eyed désquodipctuiéit en aon N des tenditus cNEC tandi bic LE tigtatjoyvcl. zt quid£ape ud uu r Petcuserit hiei: iic-bene aductit Atiag- difp. E . Phyf. rebiepime hác rünem pro*; fcquitur. - amr Recentiores Nomina; Ics nanaift sultiplieatis j& a(tu: Q-vari nie icone erc argamene: tàm, dicunt .n. corpus: hoc diftare abillo: tone (Le aliquod imtrinfecum! y. fed cfle. v qued pofiit intet ytrum;. tanta. quanti ^ 4 Line (unt..merie: voci &c. (emper inquitimus,an fit quid, fo (iiperazddicam pofitiaumy velod iau, & emper vrget eadem difficul te sync XX thecuis conen« tur ifti negárewbicationes; Kati oues au: tcrn-s quibus ifki moucmur ,dilimus in iariocre ui quibu(iam obice &oni: —— uem ek profelfo:nupetrie wii deLvogodilp.g«deiSa- «c3 labi fc b e aou ergo exapplicatio Mi tare joo ybi nd Persio dn pafuumiambe vp Cain. vt di jum efbin At ebijcics ex pimasaliquem effe Em [o vue non erat Boni per eipicrida in eo aliqier: rcalem vigdum y qui à emn TRUM ergo. ie TOM. Ar ;d.39. MM arsqineg»afTumpinm, ait .n. vitu pefe id M EPOR ;à dextris T on i is hie a npnibi zqyod poftca f fase, probat Arpiad dili pep ic 63s, AdijcaamEn- nn concedi ediate . een: rir feào Slvnateuhtdt digno(ej $ £95 dexpccimur S & (c enti mus diucsfam: piieinnsS es i'ochti, & pu Dill adbvidendums depren iedtum iden dm jgimus c obie&tii ef- z edd n | iUo e fpem n mén Coain. quamplura obij-, citibih a ce dillolies prec phy prater ig quad Lee n ph d Rast, Y. penes hd ne f M i quini T7 ox bs i Uu odu 1 prius, S per (e terc Su is auédidebet. Vbi pa(Tiuiisque Cont om 16.q. LP tome fuper&ciem fundanrar. ind eie OR d ffe efz GITE ime, LE antradita à Gilb.qui i efiécircu E sa acti ER UN priónco cotpotis — zs Bc proucniéntem falaaunerm fupe anibérsiro c(t locns. vL COD 4; Phyf.-& ficeriáloquuotur Scppit ui DoSi.quolar»kx aducifa 'eot Ot5; qui s. ptaiuit Suatcz d ici i fecirzinquisnt mo Vecr le no dete ab yllo cerpore éxirin ife ntsd tejfed à certay8S determinato aio cuj t3a10 V bi rcf dicisg nti ;praíenS «€tixablatoquaennge corporc aiisei 718. Difp.VIII. De*Pradicam. ve[petliuis, Vt c6 ftat de vltima (phzea , quz vere , & propric liabet Vbi , nec camen circüfcri- bitur abalio corpore ,'& demotu facto in vacuo , (i daretur, pet quem vtiq; ac« quiretetur Vbi fine vllo otdine ad cor- pus ambicns, addát tamen, qy quia miodó ynotus fit in pleno ,1deó hoc idé Vbi per accidens etiam refpicere fuperficiemam- * bicztem. Caterüm vterq; dicendi modus foos habet tribulós  & fpinas , primus .n. difficulter affignat terminü rcalé , & po- fitiuü motus in vacuo ; nà quod inquiunt quamplares Thomiflz , & Scotiftz tunc acquiti maiorem,vcl minorem diftantiá, & prop;nquitatem , reijcitur à nobis di- fp.1 z.Pbyf.q. 3.art. r«& abfoluté non va- dfet;tü quia diltantia,& propinquitas funt xelationcs intrinfecus aduenientes , vt ibi oftendimus ac proinde miiess 53 girimó terminare mori; rum quia nó fua- "dantor in nuda fubftantia corporái, alio. qui fempcreffent codem modo propin-- atia » vcl diftantia , (ed fiapra vbicationes aitorá quz determimatz funt ad fundim« rcm inordinead fe.(cd ad aliud nimiruar elam tantam dif antiam;ve] propinquita- «em , vt docet Lise m 10.3.2. KR. acyroindc séper remanet difficultas , penes: «uid attendi debeant. vbicationes illa , tun randem quiadillata refpantio nequit hibere locum in vacuo interminato vbi dittan iay vel propinquitas , qua. ie cadfs nnlli ue ffc fieri motum , fedcerté abíque funda xnento, riam quarationc concedunt. mo- - Muminvacuo'terminato , coguntur ctiam: um concedere in interiminato: ' 207 Alter quo j; dicendi modus gré «explicat prafentiam realem. inordine ad s stie arium , tum quia hoc fpa Rum nequit habete rationem loci ,& eius müunera cxercáre , vt. fusé oftendimus i5 1 r-Fhyfi. r.art. rtüm«quia cam nie Vfic y nequit teeminare ce[pe&um rea- Jem diftantz, propinquitatis, & prz[en- tic , ridiculum .n. c(t dicere rem diftare à nilvlo;vel effe tiiulo prafenté, vt otté- -dímus ibd; q 3. átt« 2.qua de caufa Av- giag.cit.(cót.3. & Io. de fc&. 6. in- &rnué fatencur, quod cum dicc hoc Ybi . dici, & includere relationem tran(cend&-— | dus mere abfolutus,qu;a videmaseius cf« - dà Vbi nóconftituitur rcs alteri przsés y offet per tin tali vacuo pof- - tefpicerc tale fpatium » nolant explicaré aliquem ordincm! , qaem tale Vbi dicát vere ad illud (patium, fed tantum fignifi - cate tale Vbi fumdate *alem ordinem di- ftantig ab alio Vbi , vnde cócludunt vbi- cationes in rectam effe abfolutas, ac albe: ^ : dinem,& nigredinem , & g ficut albedo: àfi eipfa liábet conftituere album & non nigrü vel dulce fine vllo refpe&u ad«ó- notata diuería ita de ratione vbicatien:s huius e(t conftituere Petram hic przfcn tem,& non alibi,& ipfum conftituere in tanta,vcl ráta diftátia ab alio Vbi. Verit quamuis Recentiores praefertim ex fo- cictate pofüetint Vbi modum abfolutü : nullus tamen hucufq; fic puré abfolutum flatucrunt;vt pracitati Au&ores, nam ad minus dixerunt effe relatiuum fecundum talcm ad (patium; Et fané hic videtur có munis omnium fenfus,c» Vbi non itme. - fe&um efle rclatiaum, ron .n: conftituit in taliToco,vel fpatio: t&quia fi per mo- fed folam fibi ipfi fruftra ponirur,quia as vtaliquid (bi ipfi it prefens, (afficit exi- ftentiaqua eft i rerü natura;ncc n: aliii: efic&um addere poteft praíentia ad: (e hzc autem hab ger cxiftentiam , hzc cut haBetur Vbi : tmquía fi vbicatio- — ncs (ant res ábfolutz, ficutalbedo , fan&— ficar duz albedines poffunt efe in. di- ucríis- fübie&tis , ita & duz vbicationes — eiu(dérarionis, & fic pluracorporapow - terunt effe naturaliter in eodem fpatio: ,-— vcl loco: & e(t proríus voluntarie dictü y — q inquit Atriag. citillas duasvbicatios — nes talisctié natura, vt naturalitec vria* tatnt alizexiftac in rerürnatura. Quia! — oc non videmusin alijs formisab(olue — tisquantuimcuhque incompoffibilibus: y. potlunt .n; omnesexiftereinrerum na —— tura,(i habeanr diaerfafubiecta.- | — 208 Kaq:adhas anpuftias cnirandi —— iuxta di&t :a Phyf. loc. cir: di(tiaguédür — ef duplex Vbi,vnülocalc,alterü: praefcit *tialejillad atteoditar ín ordine-ad (pers fiicarambiéntem , qua ptoprié - loe Qus,-. to colligitur 2.d.2.q "T.i, (00000 Que.XILDe Vl, e finer. — 725 fe terminus motus localis, Poncius (olationes, vnam alia peiorem 7 localis eft , alterum vceró attenditur abíq; tetmino reali & realiter cxiftente , otdinead diucríaspartes , nonquideat ^ dümodoó fit poffibilis quod adhac fit re- formales,fed virtualesdiuinz fübítantim — fpe&tus extrinfecus adocniens, qua etiam vbique diffufz , cam.n-hzcfit virtualiter | ratione concedit de potentia Deiabfolu- - quia hic nequit fieri, nifi in pleno quate- mam in prima concedit poffe dare Vbi diuifibilis » habet confequenter viruitem — ta pofíc poni in materia refpcétum actua terminadi diuerías praíentias, vt ex Sco — lem vnionis abíque forma , cut dicatur qoc r.prim.& 4. d;.— vnita;quo nihil ab(urdias, & implicantius - 10.q.3.ad 3.& alibi fpc; dicituraüt hoc — cogitari potcft, Alia refponfio dicit P Vbi prefentiale fimpliciternonlocale, — fe in tali caíü Angclum de vna parte fpa- quia diuina fubftantia proprté non eft lo , tijadaliam transferri;fcd quod illa actio Cus corporum, cum intime illisillabatur, non effet realis pofitiuayquia per eam ni» & hoc Vbi eft per fc terminus motus la- * ros ee pofitiuum , fed tantüm diftantia ; quz cft negatio diftantie, - dat cüm locali,tamen fecundum fe zqué — Qua folutio adcó vana cft, vt ncc ipfiars Gonis, quicftó fa&usim pleno coinci- in fieri poceft in pleno,ac inyacuo,quiaha* — ridcat, nam fic refpondentestenentur af- bet pro per feterminoalià,&alia prese —fignare terminum illius dittantiz , ve! tiam ad alias, & alias pattes virtuales di- — indiftantiz,quo femel aff;gnato ille tdem uinz fübítantiz,vbique diffu(z etiam in — dici potctit cermipus ipfius Vbi , vel pr« vacuo, & fpazijsimaginarijs;.qu& Omnia.» — fentiz , quam negant tali motu acquiri fufius declarantur in Phyf.loc.cit.& quia — Deniq; ipfe refpondet » quod intali cafa quilibet refpe&us nuz (pedat ad — non poffet Angelus moucti de vna parte hoc praedicam. vt docet Scot.j.d.10.q.:« — fpatij imaginarij ad aliam parté, & quod K.idcó hoc Vbi prafentiale non minus, Angelus produ&usin fpatio imaginario qnàm localead hoc fpe&tabit przdicam, — folus effet ex fe indifferes, & indetermi- ^ Exqua doctrina bené intelle&a facilé — natus ad quamcinq; partem mumdi;, 87 foluitar difficultas, circà cuius foluuoné popcered Bras , vt determinaret ipfum adeó infudat hic Poncius difp. 17. n«65$. — ad vnam partem v.g. Hibetniam pra Ita & inde , arguit enim ibi , quod Vbi nom — lia,aut écontrà , deberet tum cum pro- importet refpe&tum , quia fi vnus (olus — duceret Hiberniam;aut Icalid;producete Angcluseffet in rerü. natura extrà Dei ,— refpectit extrinfccus aduenientem inipfa & nulia alia crcatura producta, wtiq; hic — ad vnam,& non ad alteram At hacc (olu- Baberet (uum Vbi intcinfecum,nam pof- — tio pcior eft praecedentibus; quia manife fettermivarc actionem Dei realemloco — ftà negat poflc fieri motum im vacuo có- motiuá polic.n, Deus realiter ipsüttanf — tra veritate quam ipfe tenet in Phyf. Sc . ferte de vna partc ípauj imaginatij ada- — contrà expreftam Do&oris imenuonem liam pattem ciu(dem fpauj, poffettiqui- — 2.d.2.q.9. tum quia falfum eft quod An dcm ponetcipíum tahter in fpatioima- — gelas in (patio imaginatio, vbi modo pro gmario, vt fi iccrü crearctur mundus, fi-.— du&tà cft vniuerínm, (olus productus,fo- €ut modó cft creatus, Angelusillehabe- — retindifferens,& iodeterminatus ad quá- fet locum fuum in Hiberniav.g, & poflet — eunq; parcem Mundi; hine cnim fequeree ipfam poítcà ponere caliter imipatio,vt (6— tar , quod eflet quog; indceterminatusad producerecar it:coi mundas,hibecetlo? — quácung; parté fpa] imaginari, 1n quo cum füum in Italia ; hoc autem nonpo(- — modo extat Mundus,quod etiam cft fal^ fet eic, nili m fpatio imaginatio — füm , quía cum fübftantiaillius Angcli n taliud, & aliad Vbi,tans — correípódcat omnibus partibus illus f Angelus hab qam formam abíoiuiam, quiano habes — rij, quia non ett immenius, (cd quibuf à rct quid reale exttiníecum in [pauo umas — confequentcr fi mandus produccrctur y gin:rio, ad quod terminaretur, Ad quam — Angelus illi prouincie ficrct prafens y ^. éiflicukatem folaendam iresibi adducit — qua: corefpomderetparii d wet de m - gia. nj Es ? d E Al. qae — Dipu.F2 De Pradicmn £ij;in quo arteà erat Angclus. Meliusere qo occutritut przfatas difficultati cx do- €rina allata dicendo Angelum isi tali ca- fu liabiturüm (ui Vbi intrin(ecam no qui demilocale fed praentiale  & quod à Deo transferri poffet de yria patte. (patij imaginari) ad aliam,& quod diuetfas ac^ aitetet prafentiassqua no effent formae abfolutz y fcd telatuz', & pro termino re(picercnt,vel dinerías partes (patij ima« inarij, ncque enim opus cft terminü tc- pe&us realis effe femper realem, & pofi- tuum ex dicis (uprà n.84. vel potius di- uetfa$ partes virtaales diuinz (ubftantias. vbiq; per fpatiact imaginarium diffu(zzy vt magis loc.cit. itt Phy explicabitur. | ; .- At conca hane dicendi modü videtür «dubitare Bofict. S, Fhyl.faa c.4. quia non .. variatut re(pcétus prafentiz ad diuinanr fübttantiam fecundum variationem lo- xorem;cum primd intelligentia fit omini« ibus inquocuáq; loco exittenübas quá litct indiflans, (ca pi (cns , vnde aliquis exiffcris i Occidc me cft ita prefens di- uinz fobflátiz ; ficüt fi «(fet in Meridicg vel in Oricptc, ita ie quod (ané legimus bilatiter y me allata diftipdtio de Vbi lo- «ali defampto à fupcificie, & pre(catia- Wi dcíampto ex ordinead dininá (übftan? tiam ticbis itmpotctür;vt nonas & chyme- tica,iam. p. patet hc dcl tni it Scliola Scotiflatum noneffe cuam. jokes L Scotiflas nó latuitjimó neque Bonct. ibi «ona cam dubitat, 0;ft cx aliorurà plas *ito, ft legenti conit abit; INec illa dubi- - Xátioif fe multüm vrgetsfalfüm .n.eft di ainam (abflantiarmnon poffe ob eius vic- xoalern diuifibilitater varios xefpe&us prafeotia certmitare s vt docet Scot, loc. «itiéufo.n. Deus fit cos illimitatuni quo «ad loctm;nó fegmtat(ait Do&.) qui 5m fimul cum Deo Rome ;& qui et fia €üm Deo Parifijsseife timal tnter ftsquianimitorvaletDeusdiueríasteraiaarcpiaséussobfoiillimitationem;endecttiidcmcorpusindiuetfistepliccturpat»tibusVniaerfiperdiuerfosrefpc&usdicitarDeoprafcns;idqueporeflefficacitetprobatieXparítatezterüitatis,*&immenfitaris,quia.«faternitashabartesBeesy&otxifütpluribusyatsewiEt*&inuariatiseifdemextremismanetomisnino1dcm(emperrefiye£tüs,quaratioinadnoaTEisdee|confemgatiónemeundemirpOrtateréal?cepenslanoaficanenspetcademextremanimirumidémobile,aceademdiuiria.[übttantiavbiq;diffufa,ergofemperpermanetidére(peétusprasfcntiz.Refjy.diuinamfübttantiam;quáaisfimpliciter,Scactualiterlitsüajévnaacindinifibilistamenobfuà immerilita- tem eft multiplex quoad locum virtuali tet, ob quam virtoalem mültipliciateni ;'qaiualet infinitis corporibus pér totuni ium itagitariutm locabi ibus, quan ficut illa corpota poffunt varías;& multas termiriare xay m lic modó pariter dinioa (übltartia; & Doctot loc.cit, cum HIS erento fict c confetuatione cune em itnportate fcfpeGtum cx co probat y quod eii(dcm re,& ratione ad. ide te y & ratione femper permanet ident refpc- €&to$, in ptopolito autem diliia fubflaxia condi. yt coexiflebs VAR ua: bus (patij imagnafij v.g. ocieritali, meti dinab rica luos cft fede IC, K ON ed babetur vt virtüalitce tnultiple ; atq; idcó diuerfas poteft tcr4 tyinare przfenuas ciüfd em omninó mo« bilis ad feipfam . E aM .430g. Atriag.qnoque d. r4-cità n. jz« alicrt quorunda inuentum ;qui dixerunt. fpatium imaginarium nil aliad efc;quai infinitas Dei virtuahitates, quibus e Ípódet infititis corporibus po, vode n eadera diuina fübikantja. indui fibili dant vpam virtualitaté;qu2 fit Ro tha ,& non (it Prage, & Bióc à parteteig - là actier ibr infecta quarmuis prima f1- fie i E aet ARR. cR to coincidere 5 valde tamen diffetunt N nO$ ri. (lues a (ferimus diuioam (ubflar : 24 tíam ob eius illumitationem in ordinc a locum & güigalete terminis Supodauti T eu. ,04 Ucri- 3 , — 0 Qu XPEDUU AR SUALEES — gar —. getfardm prafentiarü, gp & ipfe Artiag. — $ltró concedit fub n. 48. at illi Auctores quid agplius volebanb;& ideó obiectio- - ME or rre trinis i niu nos dir n| unt;licét primae facic videantur procedere, vnde data re- anoftra entenriz intelligentia , facile olues;6 conttanos adducátur ; qae plc- n€ haber: nequit ni(i ex difp. 11.- Phyf. bi ét videbis,quomodo immobilitasio- €i, & Vbi attendi quog; debeat in ordi- ne ad diuinam fubftanriam vbiq; diffusa , qua cft prorfus immobilis;& contiftens: amuis ,n. bunc ctiám modum faluan- di immobiltàtem loci conetur rcijcere Bonet. cit.cum multis alijs dicendi mo- is Thomift. Scotift. Auerroift, & No- minal, quos ibrvalde accurate refert, & .rcíellit,re tamé vera hic eft exteris pro- babilior ; & wes modi 5 quos ipfe ibiaf- fcrt,vt de mente Arift. & Com.funt pror Tus infufficientes,nam primus modus ari- buit ipmobiülitatem folii locisCelorum , quatenus (üpeificiescócauá vnius-et: lo» €us perpetuus, & incorruptibil:s alterius; ccundus tribuit ibilitatcarfo!ü lo- is elemeéntorü, quatenas Gngala haberz ja loca determinata, & inuartabilia; tet- tius tandem tribuit vtiq; immobil ratem cuicunq; loco,non tamenfecundum con- fiderationemi nátirralec,fed tantam fecü gum mathematicam ; quia hz cjabttrab:t àinou»& imnarería fenübilirieq;ideó tin- guli ifti modi deficiünt , qu«a vel non (al- sant imimobilitatém cuiaícang; lociscum "ramen de Ioco in genere immebilitatem Alfetuerit Arilt.ec conttat 4.Phyf. 41. qpátiones Je itmmobilitate loci zqué có- Mincant de ómriibus:ycl nondaluant illà "wtomninó oppofità motui locali ; vel dc ü non fecundü conliderarionem natu- llem,fed rantü qiathematicam, cum ta- perrattonesnaturales , & phyficas ko nc mébur rni loci SE ,vtad cum fpe&ar, vr [uo loco dicemus. H TO enar » quibus rebus con» ueniat Vbi buius predicam.hinc. n.fsctle polea colligemus tpccies huius przdi- cam, Ad huius pun&ti refolutjonem opus cft bteuiter is khyit recolere, quaaam 1. $ proprie dicantut effcin loco; qua «n. propri? fantin loco fingala habent pco- rà Vbi [enispawAliquircsomnesprocfustàmcorporeas,dincorporeas,ac&Deüipfuminloco.reponunt 5 licét nó in certo fpatio reclusá fed wbiq; in omni loco diffu(um ; ac con(equentet- affirmant;non folum Vbi cteaturatí, | & ipfum Vbi Dei iramétiuü ad hoc:fpes &are pratdicam.ira Fonf. (. Met.cap, -9.(e&: 3. & 7. Alij contraexcladunt hoc predic;aon (olit Vbi immé(ruum Dei, ted &t V6 angeliciscó qu'a nó pro». prie ponüt Angelüialoc»p intima prae — séciá (us fubita.tze in cili loco, vel fpatio fed per operarions,& applicationé virtu, tis,vndé talis denominatio císédiinloco potius ptinere videtur ad pradica.act:o- nis,ia l'homifte 1,p.3-$ zat. t4X 2. vbi proinde ait S. Th.aag:lam euiuocé effe in loco cum corpo:re;quia an3elus potius cantinetlocum,quaim cótincatur à:loco idip(um clarius docet opufc.48.cap.t«. / 210» Verior sér£ria.quá uis difp.. 11,Phy(.q.4. & vít cóis extra. (chol S. Th. negat Deum e(fe proprie inloco s fette docucrunt: Aag. lib. 85.9. q.2o.& Anfcl. in Monolog. cap. 22. vbi mnes dici Deum elfe ci loco, in loco,quia cérineri in loco limtationg. innuit : afficmant autem ex àlia parte, ae dü corporibus; fed ctiá Angelis proprie conuenire ciTe in.Ioco per applicatione fabftiaua ad cert locu ,& (pacium;vn- dé quamuis in fecic logé diuccti fint ma dictlend: in loco rcrü corporali, & fpi» ritualiü,quia corpora dicuatut eiie indo» co circumferipuud;i,cü excenfione. par« tum;fpiritus vero de&Gnitiud. y (cu iacit» camícripré (inc tali commen(üratione 5 nihilomtaus ingencce conucn.rc potluat . in aliqua cóne cói vautoca ab illis: pr£ci» fa & hzc cric cocinenzia palliug,(eu rea» lis preícatía rci locatz ad locü, à quo có tetur: , vc abürahit à: circumícriptiua , & detinittua y quz vaiyocatio p oftendi rationibus.illisequibus ptobart fo let vniuocatio:quorandaudfcé dentium 2 Quaré Vbi angelicum quo; ad boc fpc» &bit prdicao £t üscum fit Forma inbae- rens Aügclo. per £zrmalicer contticui- tur in loco; & cadem roncad boc quoq; lii i fpecta- Quafl.XIT. De Vbi , eg Siti, e dri IT. patet fandamentum Poncij falfum ec, - € aiebat nihil prafupponi in corporibus ad propinquiratem ; vcl diftantiam, ad p neceflarió fequantur ; & cum quo neccl- fariam habeant connexionem. At refpó- det Poncius etiam hoc concefío negando hinc fequi effe' relationes intrinfecus ad- uenientes, quia licet non poflint effc ifta duz przfentiz , quin fit ip(a propinqui- tas,vcl diftantia , tamen bené poteft cffe propinquitas, quin fint przsétiz , nà duo Angeli poflunt habere diftantiam,X pro- pinquitatem adinuicem;quamuis nó exte fterent vlla loca, quibus effent pra(entes: itaq, vt relatio fit intrinfecus adueniens debet neceffarió: pre(üpponere aliquid , fincquo non poflet exiftcre, curnergo propinquitas duorum locatorum ; & di- flantia poffit cfle fine prz(cntia corü ad loca; (equitar quod quamuis non poísint etfe tales przíentiz. fine propinquitate , quod tamcn ifla propinquitas non fit in- arinfecus adueniens. :  Verüm hac folutio manifefté contra- dicit Do&ori loc. cit. & veritati , inquit enim Do&or huiufmodi relationes pro-. inquitatis , & diftantig non immediate undari fupra res » fed (upra vbicationes illarum , quz determinant resybicatas ad fandandam tantam, vcl tantá diftantiam, falfum ergo eft polle duos. Angelos tan- tam,vel tantam diftantiá fundare, vcl pra- pinquitatem ab(que vbicationibus, quia fi non h aberent vbicationes localesqua ni- mitum fumuntur in ordine ad locüjhabe- rent faltim praífcntiales, qua defumütur inordine ad fpatium,vel ad partcs virtua» les diuinz (ubítantiz vbique diffui Cof. quia deficuctis oibuslocis iili duo Ange lijquos adhuc ponis per lcucam v.5.difta- «ze, vcl per (uas proprias entitates fundant «talem diftantiam,vel per aliquid fuperad- * ditum, li (ccundum , hoc efe nequit. ni(i "Nibcatio; f1 primum crgo duo illi Angeli femper talem retinerent imer (c dilan- tiam, quamdiu proprie manerent entita- cs,quia illa ponuntur rationes fundaadi talem ; üm quia adhuc fequi- tar cilercfpectam inuin[ecus aducenicn- sem, qoia neceffarió (equeretr ad enuta- cs progtias iliorü Angelorá, fi in cis im- : A0gita » i 735 mcdia? fundaretur : Concludendü igicut . eft, q fiué fit fermo dc propinquitate, & diftantia duorü locorum adinuicem, fiue duorum locatorum, femper hz relationes [unt inttinfecus aduenientes, quia necef- farió (equuntar extrema ;.& quidé quod ait Poncius propinquitatem , X diflantià duorü locorum efie refpe&tus extrinfetus adueniétcscx fuppofitione,quod fint mo bilia,eft omninó vanum, & inutile , quia przcipua loci affe&io cít e(íe immobilé * tum quia ex fuppofitione etiam, cploca effent mobilia , non adhuc fequitur inten» tum, quia tunc eadé effet. ratio de loci & locatismodó aüt quamuis locata lint. mobilia;adhuc tá diftátia,& propinqni- tas intcr ilJa sür relationes extrinfecus ad- ucniétes, vt probatum eft ex Scor.loc.cit, 212 Quoad przdicamétü fitus, qui a- lio nomine dicitur pofitio,Do&. 4.d. 10. q.1.$. pico ergo, diftinguit duplicé pofi- ion; vnà, quz dicit formaliter ordinem partit in toto, & per hác circüfcribimus differentiá quantitatis cótinug,alià, quae dicit ordincm partiü inloco , & cóftitit hoc przdicamenti, fe! faltim dire&à ad illud fpe&ar,qy idcó additur; quia ét pofà tio primi gencris, eftó per eam circü(cri« bamus differentia quantitatis ; debct fal- tim reductiué ia hoc przdicaméto tepo- ni,vt hic notat Anr. Aud. cá fit tefpe extriníccus aduenicns,nam partes totius, qua (unt extrema buius pofitionispofséc elle inuic€ feparata:,& tunc nó eset ordo illarü partium in toto: fiué aut pofitio primo modo fumatur;(iué fecüdo modo, certá cft non nifi ad res corporeas petti- pere , quia incorporeg nullus habent par- tes integrales , rónc quarum dicantur fi- tuatz',ac ctiam císe denominationem in- ttinfecam, quia non dicitur quis (cdegs à (cde, (cd à ic(fionc, vt àformaci intrin- feca . Przcipua veró difficultas cít , quo- modo fitus conftiuiat diaeríum pradicae mentum ab Vbi: Solent Scotiflz ex co iita dift ingucre;quod Vbi dicit babitudi- pcm otiuscircumferipti ad toti circum Ícribens, polioveri (cu (itus babitudi- ncm partiam circü(cript ad parres loci &itcuicribentis, hoc n» folum dilerime affi gnauit Do&or loc cir. & quia interd liü 3 . inuà 75^ Sinuariato Vbi, mutatur. fitus , vt notaui- imus in Inft.cum .n. vinum in vafe agita- tür,totum vinum femper eüdem retinet totalem, fed partes variant jocum partialem;quia fucceffiué re(pondent di- ver(is arti va(is ; hinc tanta vi argui di(tin&tio inter illa , quanta fufficit ad confiituenda diuería przdicamenta ; Kt hzcratio aptior eft ad c diftin&ionem éx naturarci intet Situm , & Vbi,quàm allata à nonnullis, » poteft mutari Vbi immataro fitu , vt (i quis (c- dlcns,aut iacés curru feratur , variat Vbi y quia faceefliué eft in alio , & alioloco , mon tamen variat fitum;quia femper ma - nct fedens cadem (e(fione. Sané hoc cft impoffibile prorí(us, quia fitus eft forma loco addi&a nó minus, quàm ipsü Vbi , , vtgo ficut fitus abfolart fumptus refpi- «it neccüarió locum , ita talis (itus talem locum, ita quod omninó implicat rema- mere cundem (itum corpotis » fi vatiatut focus, & Vbi, vnde quindoquis fedens fertur rhzda , vcl naui, catenüusremanet eadem (c(Tio, quatenus manct quoq ;idé Vbi immediatum refpe&u nauis, quam fcfpicit, vt vas, non vt locum , vt etiá di- «imus dc aqua delatain amphora ; & di- «itor nutare Vbi mediaté folum , & per accidés, quatenus teta nauis , quz ett id, «quod pcr (c mouetur , continuó acquirit alium,& ali locum, vt habetur 4. I-hyf. Xmo Artiag.5. Met. n.45. ait re vcra mu- tarilcffionem , & folum moraliter. ccn- feri eandem , quarenus. fuccedunt ali gotitiones omnino fimiles in ordine a4 diftantiam partium inter (c. 113 Alij t& hanc fitus explicationem impegnápt,quia fi nócft , nifi ordo par- vd locati ad partes loci,iam nó diíctimi- * fatur ab Vbi circumfcriptiuo, Prob.con- -quia per hoc Vbi ità ponitur corpus jn loco;vt totum corpus ftt in toco loco , & partcs locati in pattibusloci , ergoiam 2: rónc mr iftius Vbi ome ar be o partiji locati ad partes loci , atq» ide intali ordine ncqait fitus. cQ(i bert ,Alio- quio non con tiroet diftin&um pradica- mentum ab Vbi,cum adeius integritaté fpe&ct. Accedit, dj» cum totum integrale &oa lit ali quid realicet diftindoun fecun- Difp.VIIL. De Pradicam. Xe fpefluis; dum probabiliorem, à fuis - fic in propofito reípe&us € Án RdI- i — non erit aliud ab ipfis partialibus fimul (amptis, ná ficut (e rat fundamentii ad (fundamentum , ita re(pe&tus ad reípc&tum . Et tandé re(pe. Gus partiü locati ad loci nó (ünt , nifi plura Vbi partialia , ficut rcípectug totius locati ad totum locum eft Vbi to. tale,ergo tam hic,quam illa (pe&ant ad przdicamétum Vbi. His rónibas conclu- dit Bonet.in fuis predicam.ocdinem par tium locati ad partes loci non cffe de gc- nere fitus , vt inquiunt paffim alij Scoti- fiz, (ed de genere Vbi ; vndcibidem ita explicat fitum , vt fit modus quidam ip- fias Vbi,(ic quod Vbi dicat abfolute fentiam rei in loco wien ificet prienciz, (ic vel (io.f. 1acendo, ftando, vel AR i (ccüiü hàc ^— uam cóiter (equuntur es illi qui üitiapuunt fitü ab Vbi, (omar tur in Vbi,& e(t accidens eius, & dinidi- tur in ftationemfc(Tionem , &c. vt genus in (pecies,q» ctiam videtur innuere Doc. dicun inquit;q pofitio fpecificat Vbi . 114 Certé hec explicatio titus magni babet fundamétum , tum in definitione à* Gilb. allata;ait.n. quod pofitioesi quida [itus partimm yetgenerationisordinatio,fecundum.quamdicunturflantia,vel[edentia,4c.tuminipfoArift.quiperTtarc,federe,iacere,&c.explicatrationéfitus;&rationcsetiam,quibus(übtilishicScógftaprobatordipempartiuminlocopertineread.przdicmnentumVbifuntmagni ponderis; vndc fatemur, quód volentes conftituere fitam prz dicamen- tum diftinctü ab Vbi,facilius id aequem tut tenendo hanc (ecundá viam,qu& pri- mam. Nobistamenimagis expediens vi- detur tenendo primá vi te ficü e(fe przdicamentum di(inótü ab Vbi , quam tenendo fccundam multiplicate entia, & modos tine meceíTitate , cum quia , vt ait Artiag. cit. n. 42. (üfficienter intelligitur res fituata per illoiordiné partiü. ipfius locati ad locum , quem teijert Bonet. ad przdicam. Vbi,per illum . n- intelligitut fic vbicata ftans , vel (edens abf; addi- tionc alterius modi um quia licet — Quafl. XII. De Vi, dari poffit modus in diuerío genere mo- dificadi, non tamen in im gencre , at fcifio, ftaio , &c. (i (ant modi ipfo Vbi faperadditi , fané fnt ipfi quoque modi prefentiales , feu pr(entiam importan- tes,vndecum ipfum quoque Vbi prz(cn- tiam importet,iá daretur przfentia pra- fcntie, magis expedit negare irum efte difti predicamentum ab Vbi , jm illum ftatuere , vt nou modü pra- eníalitaris ipfo Vbi fuperadditum ; tum uia diuifio illa prz dicam.non eft necef- dria ex natura rci, tum quia Arift. r. Poft. 148.& s.Phy(.9. & js. Met.c.7. te- ceníens przdicamenta huiusnon memi- nit ; tam tandem quia etiam Scotus ipfe loc.cit.in 4.non inquit abíoluté effe prz« dicamentum díftin ab Vbi , fed ita poni à quibufdam, ende non multum an- xij de hac re effe debemus , nec €t folli- citi de (olutione rationum Boncti , quib. ides nó inco confiftere rationem fitus , quía tunc non conftituerer pradi- camentum diftin&um ab Vbi. Nam con-  €efio antec. neg. confeq. vltró conceden- tcs di(tinctum mentum non con- ftituere.. Adhuc tamcn liber fingulis fa- tisfacere , in gratiam cotum , qui vellent ea diftinguere, 21$ Ad 1.nó inconuenit rÉ vnius prae dicamenti interdum concurrere ad intc- qum rei alterius praedicamenti, nami cüdum cóem figura eft de przdicam. qualitatis,& peruner ad integritate quan titatis;vnio ctiam fubftantialis concurrit ad conítitutionem compofiti fübftantia- lis, & tameneft de genere accidentis cf fentialiter , & folu denominatiué (üb- ftátialis, & fic in multis alijs j ita ergo in : to poterit fitus concurrere ad có- um Vbi circwmfciptiuum , etiá(l fit dineríi przdicaméti. Ad a. conftat ex 9 allato de vino in vafe ptasétiam totius locati ad totum locum diftin&am effe à fingalaribus pra cutijs partium,& ratio cft, quia licét totum in- tcgrale non (it quidrealiter à partib. di- ftin&um; (zpe tamert in omnibus illis 6i- mul fümptis, & (ub vnione. coccpris fun- eo itu. edet. 17. 753 datur talis refpe&tas , qui ne ju't (unda- ti ia fingilis diftributiué (umptis,aut eciá colle&:ué,fed noa füb vnionc, vt conític de zqualitate vnius palmiadaliud , qua poftulat pro fuadamento totam quanti - tacem palmaré,vt fic & cft vnica, & fim- plex relatio , nonautem vna totalis ei mulcis zqualitatibus cópotita, quz fun- dentur in fingulis partibus. Ad 3. conce« dimus refpectus illos partium locati ad patteslocieife Vbipartialia, & idcircà non(pectant ad przdicam. Vbi , in quo folum ponuntur prarfentiz cocales,in pre dicam, veró (itus parciales. , Petes;an fitus (5t modus folius quan- titatis? Videtur affi cmare Do&or loc. ei. quia illum ibi appellat nodum qaantita- tiuum; dicendum tamen eít fitum cóue- nice cuicunque rei exten(2 in loco , qua - re cum fubttantia materialis fecunduga nos poffit effe exten(a in loco ctià (cclu- fa quátitate, l'icét penecrab:liter, ira quo- que proportionacum fitum habcbit , & ideó m diuidebatuc hac ig Ve circumlcnpauam in penetrabile , & im- penetrabile, fic etià (itus diuidendus eff , poteft tamen appropriate dici (itas mo- dus quanutatis , licéc alijs conueniat , ca racione, qua diximus difp. przced.q. j ar. 2. figuram dici modum quantitatis , €t coníequatar rem omocm extenfam , an verà corpus in vacuo elf et fituatum ,re- pondendü eft, ficut de Vbi dicebamus ; & demum an rará,& den'am, afpecü , & lenc,ad hoc predicamentum pertincant, dicimus inlib.de genec. & corrupt. Poncius difp.17.L08.4.7.inquit fitum importare non poffe re(pectua extriafe- cug aducnientem (übiedtatum in re loca- ta,& termitarum adlocum , quia omnig talis re/pe&us aut e(t Vbi ,ecl (alim tese liter identificarus cum ip(o,atq.ideó nom cont ituecet diuer(um pradicamérum ab ipfo Vbi quod ibi quibufdatn rationibus comprobare conatur; € concludit , uod ponendo Situm«onftituere diuet- um przdicamentum ab Vbi,dici debet y quod conftiftar in difpoKtione parcium in ordine ad (c , rationccuius fi tat in loco, dicereturces federe, auc ftare, aut iaccte &c, qu£ difpolitio eft. re(pes Gus cxcrinfecusaducnics; Quod probat , Quia ha difpofi:io e(t aliquid tá per fe collocabile in aliquo prz dicamento, quá Vbi,& cft omnino diftinctü ab Vbisquia bac difpofitio poteft cíle ea4é numero in diucr(is locis, in quib. variarcetur Vbis & prztcreà aon potcft intelligi (itus fine ipía, ergo dicendum cít , quod tit Situs . Conf. quia fi fic explicetur ratio Situs; teft (aluati diftinctio realis, & e(s&tia- is intcr Vbi, & Situm, & cx altera parte nihilliud poteft alfignari, quod fit Situs falua tali diftin&ione, ergo quandoqui« dem detar talis difpofitio à parte rei magis congrué dicitur , quod fit Situs; quam aliquld aliud. "ul Hzc tamen explicatio Situs nequaquá fübfiflere pót , quia vt fuprà dicebamus, Situs cft formaloco addi&a nó minus, q ip(um Vbi,ergo (icut Vbi nequit explica. ri, nifi per ordinem ad locá,ità quoq; Si- tus, Tum quia difpofitio partium in ordi« tie ad fe porius circum(cribit differentia quantitatis continuz,vt fupra dictum eft n. 112.quam pofitionem de generc Si- tas, Quod fi dicat Poncius.iplum nà lo- qui dc difpofltione parti in co fenfu in ordine ad fe, fed de ca difpofitione in or dine ad fc , rationc cuius (i res poneretur in loco, diceretur federe;ftare, vel iacere; Conua flatim cít ; quod hzc manifcíta i i ia , fi enim ca üm i(pofitio talisef&- , vt ratione illius rcs dicatur federc,ftare, vcl iacere , ergo non eft difpohtio partium inordine ad fc , & abftrahens à loco, ftd omninó locü cóo- «ernens, & partes loci ; Probatur confc- quentia, quia implicat apprehendere cor pus (cdens, ftans, vcl cubans per talc par- ium difpofitionem,quz omnino abítra- t à loco; ergo ti fiis conffüt ia difpo ione tali partium ratione cuis corpus dicatur ftare, vel fedcte;debet talis diípo- sitio cxplicari per ordinem ad locü, & nó ,pracisé per ordinem ad fc; quare concla- dendum. eft fitum. explicari debere per rdingm pzcriugwci locatz in ordine ad eee » vel pietes. eius. altero cx duobus modis sre bled) raiones id. Juníwalent, nam a primá dicendum eft, muodliect illa pariioie difgofi o in idi Difp.V1l. De Pradicám-ve[peBliuls i. ^ ne ad fc fit aliquid in predicamento col- locabile,& ab Vbi diftincta, nonhinc íe- quitur in hocprzdicamento con(titui de- bere (alti ditecté , n& porius (peCtat ad. pradicamentü quantitatis.) & eius diffe», rentiá explicat; vt inquit Doctor loc. cite; Ad Contncgatur a(lumptü quia data ex«. plicatione $us altero ex duobus modis, ià aff; notis, bené faluatur diftin&io rca- lis Situsab Vbi,vt declaratü eft, & rones quibus oppofitü oftédere nititur n.73.& . 74-(peciale difficultatem non continent quz fuperius nou fit folura, vadé minime opuscít easadducerc, & figillati diluecea dud De Quando € Habita. 416 (7X Via res nó tantü dicuatut effe in, : locoyfed cti in tépote hoc , vel. illo, vt heri,hodie, fuperiori anno,vt Ati« ftot.exem at in antepradic.c,5. (icut per Vbicoftituitur in fpatio loci yita pet. Quando in (patio téporis, & durationis e Vtaüt appareat penes beat hoc predica cmd ae ndi , d eft duplicem durationé£ realem (olere disftingui,vnàextrinfecá,qua.(;eoparatur,.adaliárem,vtmen(urailliusqualiseítdu,:ratiomotushorologijre(pectaaliorummotuü,alteramintriníecam,perquàrcsineipfaduratnq;alioextrin[ecomenfuranteablato.Suarezdiíp.so.M:fe&12,n.8.quem(equunturhicAmic.Blanc,&alij,con(tituithociupratmindarauoneintrinfecarecüfedmiusconfcquenter,quiavtdicimusiaPhy(.&tenetipíoSuar.duratiointrinfecareinoneft.ni&ieiufdemexiftentiaaperícuerans,atcxiflétianóponiturindi- uerío przdicamcto à re,cuius eft, pr tim cü in emésiandpnu nn iter ei idérificeturyergo &e. Na valetjquod inquit Suar. ità (altem diftingui à rc du- rátcyvt licet non praedicetur de ea , vt ac« cidens Phy(icum, praedicatur tam vt ac- ^xidens Logicum & hoc fafficere , vc fit diftin&i pradicam.Nó valec,tü quia e fientia ét praedicatur accidentaliter, Los gicé dc creaturis; t quia accidens przzdi cabile.nó (ufficit ad có(tituendii accidés, ptadicametalc y ex iliis fou gencreitn : n6 [ubfiafie pót apcidós: prie Qudf. XII, "DeVli , e Sitü. edt, IHE, nón tamen pr dicamentale . Deinde ctià jnfentétia realiter diftmguente duratio- nem intrinfecam a re durante, non benà poneretur hoc pradicamentum ex ca có ftitnii, nàm lioc przdicamentum nec té pus;nec rem temporalem importat , (cd od ex adiacentia temporisin rc tépo- En derelinquitur; vt cóttat ex ipfa Gilb, definitione , Ouando e$t idquod ex adia centia temporis inve temporali derelin- wituryquare ficut Vbi non dicit forma- tet locum,fed quod ex applicatione lo- €i re(ultat inlocosfic inpropofito Quan do non dicit tempus, fed quod eius appli- cattone refültar in re temporali; & men- fiitata per ipsi. Tandem proprie loquen- do res durare; & effe in «empore non süc idem,nam efse in tépore ex 4. Fhyf. 117. cft conrincri;ac meníurari cempore , du. rare vero eft píeueratoin císes(ed Quan. do — iod eísc 5 — &.tali tem« orte, vt 1€, .itr ) Pu vA inde cómuniter «docent ; ren t& non confirutpet dura- ti intrinfecam rerum;fed poríus pec coexiltentiamad aliquam extrinfecám nempéad motü primi Celi , qui vt regu- latus,& vnitoriis dicitur men(urare du- rationem illarum. dicitur tempus cxtrin- fecum ,vt diximus n Inft. vnde nec ipfum tempus , vceftintrinfeca duratio motus primi Celi , (pe&atad hoc, pradicamen- tí («d vt ponic adiacentiam fuam in .«c- büs,quas men(urat;& baceft vera exyli- atio iftius przdicamentisres ,D, prgcife oexiltentiam ad motum pr;mi Ce- i iütationgmen(urg dicuntur tano , vcl tanto tem pose durare hen diem, vcl an-  nüm;dicütur císc hodié, hri, fui(se, & c. at sit vera denominationes huius. pr. ch edo exéplisab ipfo Ari allatis;endé S Th opuíc. 48. c. de Quan- do; pct adiacentiam temporis ad tem.té- poralem intelligit menfürationem; quod exqmeníuratione tali in re tempo* rali derelinquitur, cft id, in quo formali- cer confiftit hoc predicamentum , vt (al- tim dircété ad iftud (pectat. "62 - Scd: ic it. comunis omnium fenfus inconflitutione przdicam. Quan- do,nontamcn omnes conacniunt. in cx. plicatione illius,quod ex adiacentia repo ris relioquitur in reb. ibi(ubiectis , Tho- miflz pa(fim infinuant effe accidesrca- - le, vt viderc eft apud Complut.cit.q. 4.8 Sanch.lib.6. Log. q.9. idem quoq. viden- tur (entire Scotiftz hic in. Log. dum ia* quiunt ex adiacentia temporis ad rem temporalem refültare in tempore Qyuane do actiuum, & in rc temporali pafTiuum, quos fignificát efie refpectus reales exe trinfecusaduenientcs; fundatur hzc opi- nio przícrtim in paritate cx Vbi defum« pta, ficut .n. ex extrin(eca circüfcriptios nc loci refaltat in re locata Vbi , vt accis dens rcale , per cp formaliter dicitnr effe. in loco, ficex incidentia extrinfeca teme poris men(urantis res temporales re(ulcat in cis Quando, vt accidés reale, per quod formaliter dicun'ur c(Te in cempore, ». Quem cendi modum rqoior Poncius hic,vbi camen nota malé ab ipfo defcribi Quando effe conucnientiá tei creata duz rantisad.aliam rem durantet , nam non cocxi (terria vnius rciad aliam;(ed coext ftentia rci ad tcmpus eft Quando;adeóur terminus iftius cocti (Lenciz pertinentis ad hoc prezdicamentum fit tempus primg mobilis, non autem quacunque alia. rcs durans, vt Poncius velle videtar... » 218 Dicendumtamen cft, Quando nó importare in cebus tépori fubtedtis foze ipà intrinfeca; X rcalem,fed folgm denos fainationé cxtrinfecà (umptá à tempore, €ui rcs eocxiflüt;& in quo ede dicuatur , atq. debomipátür cífe hodie , heri fuifle , &c. Probiquia (i qf formà realé importa ret in rc ducáte , hzc vtiq. foret celatiua, vteft Vbi,nà aüt abíolata,(ed nullà talézc lationé rcalé importare pót, quz fpe&et ad hoc prédicamétü,ergo de ico ».mip. quia per qünon pot in re téporali impor tari rclatio ad tépus , feü rmotü primi ee y di A Hei TURIS E Miren cclaratioue allata rónis cius, (ed he re- latio aà eít ttal, cd ein Prout Do- &or.quol, 13, N.quia verfatur inter c) ma e vt i r4 e: le, (ed epe VU ADM Pe 'undatur in obicet Vt cognito» qQ eura cocipitür. vc LAE [ le ori tela- tio méfutaui tüdat. in rc méfurata,vt noci" ficata $318 Difp.VII. Be Pradicam. Ro/petliuis - ficata per menfuram ; & deniq. difp.13. Phyf.q.4. art. 2. oft endimus tempus ex- ^ trinfíccum in ratione meníarz non effe quid reale , ergo relatio importata per quando nequit e(fe realis. Si dicas, (alim relationem menfarabilis ad men(üram cf fe realem, & hanc derelinqui à tempore extripfeco in re temporali . Contrà, hoc falsidicitur , quia hoc non conucuit illi ex vi temporis;fcd ab intrinfeco,etiamfi per impoffibile nullum effet tempus ex- triníecum;quia ex vi fuz inrrinfece dura tionis dicitur fic menfarabilis. Si dicas , hanc relationem tealem ele ipfam cocxi flentiam rei temporalis ad tenapus, vadé poo heri fuiffe eft coextitiffe circa- tioni hefterna primi Czli , effe hodie eft cocxiflere bodierna.Contra,quia vel ifla coexiltentia importat folam ambo tum exiftentiá in rerü natura, & hoc di- €i non poteft,quia non efTet maior ratio, cur vnum fit menfura , & aliud meníura- tum; fi cft relacio coexiftentiz vt meníu rati ad meníurá, iam conttat nó effe rea- » Accedir, quod coexiftentia fumpta pro amborum fimulranea cxiftentia eft telatio intriníccus adueniens , quia pofi- ta recemporali, & motu primi Czli, ne- ccffarió (equitur talis coexiftentia, 219 Necvalet, qp inquiüt Scorifte ex Ant. And, in hoc przdicam. lilapismo- ucrcetur modo extra Celum, tunc morü lapidis non coexiftere motui primi Cell coexiftentia iftius przdicamenti , quia non menfüraretur pcr illum , ende inqui- unt res debere a imari primb Ca lo, vt intet ipfas , & motum ciusre(ülcet y cenferi aüt (ufficiéter approximatas co ipío , quod imera ambi. tum huius vniueríi continentur. Non va« ! fet, tumquiaiam conceduntex ifta re- fpon(ionc,quando non importare qualé- Cüq. coexiftentiam rei n Ris A MA pus;(ed coexi it entiam in ratione menu. fati ad meníüram ; tum quia gratis etiam di&um videtur motum brachij fa&tum à Beato extra extimá partem Celi nó mé- furari é motu primi Cli, quia ficut mo- tus primit Czli ideb men(uta dicitur mo- tvuüta&torü intra ipfu;quiaob cius vni- formnat£ alfumitur à nobisad hoc mu- nus,ita quoq.poffct a(fumi ad«memfurane dum iot lapidis fa&um extra Ceelü, fi Deus nebisoftenderet illum motü; Po- tis ergo dicendum eft con(i (tere in de- nominatione extrinfeca fumpta à tempo ef te,& dicire(pe&tumextrin(ecus aduenié té , quiaad inftar talis cefpedtus nata e(t concipi,cum motus primi Cali non dica tur mcníurare hos inferiores , ni prius facta per inelle&um applicatione ips veluti menfüz ad illos, qua: fe habet ve- luti approximatio inter extrema , vt re» faltet ille rcipettus, uod vtiq proprium efl cc(pectascexrrinfeci . Fundamentum veró oppofita fenten- tizfacilédiluitur neg. pauitatea atlum- ptamde Vbi, & Quando : tumquia Vbi cít terminus motus , & a&tion:s, quz in motu interuenit, crgo neceffarió elfe de- bet quid reale , at Quando nullius actio- nis rcalis , —— rame terminus ; tum quia potius Vbi,& ()1ando oppoti- tas ibenccóditioner nam vt re$ discar fucceffiué prz (ens alteri , & alicri (patio locali,locus debet etfc immobilis , & la» catü debet continuo mutari , vt verà di catur facceffiué przfensalteri  & alteri fpatio daratienis , duratio ip(a debet effe fluens, & cran(iens, res veró ipía concipt tar vt immobilis, & eadem perfeuerás; e: qao patet ,Quàdo bene aumus (uüobire e m RUMP: Pica autem Vbi, ifp. 13: Phyl.n.9. 210 Qua; quibus rcbus poffit ap- plicari denominatio mét! s LI TEL ilibus, q colligit ex Arift. 4. 117; Sed potius a(ferendum cft, hanc ze omnibus. rcbus ali nomifationcm potle o permanen & men(urari cempore: adillud, immó ip(a quoq. immortales fabftantiz,vc A anima, vnde di cimus Angclos hodié cíJe ,& inomm t&« pore, licér non tranfirc cum temporc; , co vcl maximé dicendum;qui corum durationem intrinfecam: menfe rari poífe per cocxifteniam ad aru prie mi auiterni,ticut EMRMIME DrET — oltcne oftendimus ex wwe Phyf. loc. cit. Neq. Arift. 4. VIC. voluit negare ab(o- luce (übftanc;js immortalibus eWfe in cé- re,íed (olum nonfie intempore, ficut fablumsria (eneícendo,& deficiendo , nà ratione coexiftentiz non minus fanc in fablanaria; Imo Fonfec. ;Met.c.1$. q- 10. rationes iftius coexi- tizadextendithancdeno.minationemadDeumipíum,quiadcnominaturomnitemporefuiffe,&e(Te,&defilioDeidiciturEgobodiegenuite,2(crapuloconcedipoteft,cuminatiohuiuspradicamentificfojumextriníeca.Aliquinegátaccommoaripoderebusinftantaneis,herdeipfisinterrogarenonLicetquandofuerüt,velerunt.Scdcum&ipízdicantureeininftantiypoteft&iptis(uomodohzcdenominatiocópetere.Q'uidamétexcipiuntàdenominationchuiusprzdicamciipfummotumprimimobilis ,quo. niamnon extrinfecé » fed intrinfecé de- nominatur à fuo e. cum & c Celi motus : meníarare feip- üm fecundum pattes .i. mocü vnius paf- tisaffumi ad meafi m motum altc- tius, hoc (eufu poterit & ipfe hanc deno minationé participare. De fpecicbus au- tem huius prz Jicamenci non oportet ef. fe admodumrollicitos, quia vt Scot. do- cct .d.8.q. 5, O.& Tromb, r. Mct.q.1. ad 4. vel paucas habet , vel nullas. 211 Acobijciunt aliqui, puram deno- minationem excciafecam non füfficere ad cóttituton:ii vatas predicameni , quia de5?rzài cont ui plura alta predicamé- t2 i0xta iulcicadioem harum denomina tiomi'^n , vnuim.!: ex denominationibus , quibus obic&ta denoninátur ab a&ibus, aliud ex eis quib. Deus denominatur ab Efe&is creator, redeinptor, &c. aliud ex «is, quibus columaa dicitur dextra , fini- tfta, &c. cut igitar hz denomipationes MEituant przedicamenca diuer(a , fed reducantur ad przdicamenta forata- Zueft. XI. De Bluavdo , covFdabit efr. 1T.— 739 nonnulli, qui contendunt omnia nou ge nera effe vcra, & phy(ica accidentia; ho n. falfum eft, quia hzc noué genera tius diftim&a funt , ac enumerata ex fpe- ciali modo denominaadi primim (ubttá- tiam, quam inharendi , v« notauit S, Th» opuf. 48. cam ergo denominatio Quado necceífaria fit, & fcequenii (Tima inter ho* miuacsnó minus, qua denominatio Vbi dicimus .n. resede inloco,X intépore ficat Vbi conftituit vnum pra dicamens tum, ita vifum e(t fapient ibus ex Q'ádo aliudconftiviere fpeciale przdicainéué magis,quam ex alijs denomioationibus , qua nó videntur ita ncceifariz,quod mi run effe non debct , quia vt fzpius di&ü eft, hec przdicamécorum diuifio eft ar- bitraria,& famo(a,non nccelfaria ; qp au- tein exhisnouem geaeribus hoc (ic ac- cidens, & forma realis, illud (ola extrin- fcca denominatio , non cft pen(andum ex aliqua gcacrali racione omnibus com-* mani , (ed ex fpecialibus rationibus fin- guloram , atque manctibus . 221 Circa predicamentum hab'tus,fa n? ridiculacít , ac Philo(ophis indigna conítitutio huius prz dicamenti,qua paf. fim affigaant Auctores,innixj .n. cxcn- plo , quo Aritt. hoc explicuit przdicam, .. Calccatum e[Je armatum ejfe Lolà il- iam denominationenpaiunt, hoc contti- tuere przdicamentum ,qua quis dicitut hibere circa fe veítes , & indumenta, quà aliqui pomüt (olum extrin(ecam à v-si- bus de(umptam;alij etiam intrinZecà, ita vt cum quis fe veftit , przecec aadum in» time pra (cntiz ad fua membra 1& dua in veftibus , ctiá in (cipio producae modum quendam realem, ills dici- tar habcre; quod fi quis. t aonuluas ia manu;aut in aure flore uida negant rc(altare talem. modum habendi »qut (pe- Gat ad hoc pezlicamen:um., quia ccsil- Ix non habeot manas.indaendi ; qua etiá ration: Suarez difp. 5 3. Met. (ec. 2: nr 1:4. ait fola araia defentiua , vc galea , & loct- Tuc quibus fumuotur, vcl (übiectorum .. C1,n0n autem. offen (iux , a4 hoc fpeStacg. qui denominant , ita de Quando dicen- zac effecti foret paca denominatio cx- triníeca . Kelp. nos non cife ita lollicitos 4: indénitate decadis praxdicain. vc (uz praiicamen: d,qaia illa fola imapus exc- cent iüduendi;al;j vecó coacedun: , quia, fafficit.qy habeuot iod ornamcc. Kur- (us volant ali ]ui ex adiaceniia vett. ü cie 340 — Difp. Di Piedianerifpetuiss — &um circa corpus htrmanum refültare de- — tior ef illa, que repetitur inter extrema nominationé ad hoc pradicamentü (pe- quz non (unt a&u  diui(a, fed tantum po* &anté, itavt fi induatur flatüa, velequus — tentia, qnalis eft vnio , quae cunt armerur, hec,& fimilianon dicantur ve- ter materiam, & formáà, inter lubic&tum, fita, vel armata propriéloquendo, vnde  &aecidens j acinterpartes continui, qua idam curiofam,& dignam inducür di« , etiam de cau(a dixit Gilb. babitam e(Te putationem , an cum Simia hunianisve«  corporü, cumtamen, & alia, quz nó (unt ftibus induitur, dicatur verd veftitay & — corpora dicantur habere formas (ibi ine ncgatiué reípondent, quia ex Arift.3.de harentes, & plané ita explicui(Te videtur pattib.anim.c.1. natara cunctis animali. rationc habitus Arift. s. Met,2g. & hunc buscontulit veítes, arma, & ornamenta ,— dicédi mod tenet Baffolius 4.d. 11.4. 1» vt curei,piloslanam, fqgamas cornua,  art.r. fic ctiam videtur. explicare Auer- vngues,& fimilia, hominem veró nudum — facouftitutionem huius ptzdicam,q. 28. fccit, atque ideo illifoli aptiuudiné quan« — Phy(-(c&.5. ( etiamfi ibidem Baffolij opis dam peculiar&. indidifTe inquiunt adve — nionem non recipiat) inquit .n.in corpo» ftimenta füfcipienda, que tunc reducitur. re quefiti ; quod quamuis denominatio ad a&ü, cum ca fibiapplicat. Miramur — habitus(ernatur. à locali pra(entia veftis fané viros doctos in hac fcurrilia atra-— cum corpore , tameu non (umi per mera mentum impendere,& ram tidiculas mo — concomitantiá localem; fed fümi potius uere dabitariones , de quibus meritó — »er quendam niodü informationis,& fit» fcire pofíemus , quod arguté inquit Do« — tentationis; illa ergo denominatio ;, Eor 4.d.6.q.3-9..4d ifíam , deilla dubi« — fümitar à pra(entia per meram localem tatione mota à quibuídá de materiaSa-  concomitantiam fpe&tat ad idem pradi- . «rarenti Baptifmi in cap.Detrabe, quód | camétun,quod dicitur Vbi ; at vero hzc aqua per fe non fit (acramentum, fedtan — alia denominatioyque fumitur per aliam tum con:giléta cum veibis, nam alioqui Imbitudinem , veluti informationis , &c «omingcre pofTet , vrafinusbiberet Sa- — fultentationis, cft in hoc alio przdica- «ramentum;yflz funt, inquit Doct,Qb;e- — mento;vadé concludit in fine (c&ionis &iones, € fubtilitates Bernardice , «7 — babitum dici penés illas res, quz adiacét uidé fat15 afimins timédo, neafinusbi-  (übie&o adinüar forme ,. & (übie&um pe Sacramtntü,fed planénon mintsri- dicitur illasin (c babere, & veluti (often- diculac& dubitatio própofita deSimia. — tareranquam formas, crgo & ipfe Auer- . 213:In alio igitur fcnfu magis digno — (a nefcjuit aptiori modo hoc predica- explicanda cfl conflitutio iplius predica» — mentum conftitaere,quàm per vnionems gnentj,vt nimirü per habitum intelligatur — & hanc intormatiuam. - babiieilla mcdia, qua fubicctum dici (o- 114 Et probatur valida ratione , quiz Jet haberc formam,itaut ad hoc przdica- — vnio praertim informatiua digna eíl vt ancntum fpe&tet omnis vnio abíoluti ad . eifpcciale affi gmctur predicamentü nec . Abíolotum , omnis re[pe&us fubic&ti ad — valet;quod comuniter aiunt ,pertineread imam, & écontra,omnisdcniqaerca- — przdicamentü forma; quam vnit ,.& no- sconexio inter partcs adinuicem , lind — uum przdicamentü non conflitucre,quia eíleniales fint, fiué integrales ;íta valdé — eft modusimperfc&us. Non valet 5 tuay egregié explicuit hoc predicamentum; — quia vnio eft perfc&ior , quam fit a&io; ac íciió dimi(lisnugis, Bonet.infuis prz — quz cft vnitio,cum actio lit viaad vnioe dicam. libel. 10. vbiinquit qnod perar- — n&, & tamen actio conftituit predicamé matin c[fes «7 calceatum cjJe ml aliud | tü per fe ;tum guia i vnio ponitur in prat intclicxcruns progenitores noftriyquàm — dicamento forme. ynit , obc vDiOECRD, & copnexioncminter atas, —xioncm quam t Cü cà , pariróne, & Ld corpus, inttr calceamenta, & pedes, — actio non conilituct [peciale pradicamé Jjuod de illa connexione cxtremorum — tü, (cd po in przdicamento formas 3G diuiforum exemplifiárunc quia n9. «uiusc productiua op neceísariamcone —— d mopio- — " dicamento , vt importat cx equo form , (0 Que. XII. De Qu. let; quod inquiunt aljj, [pe&are ad prz- — hoc , ictquiaintrinfecépertinetadeiusintegritatemnectendociuspartes,nonlicauteactioproductigaeius.Namquandoidconcedereturdefübítantialicompotito,deaccidencaliramenconcedinequit,quia concret accidentale non ponitur in prae & (ubie&ü vnita;fic .n. eft ens per acci- dens exul à przdicamento ; fed lolum vt importat formá connotando vnioné , & fubie&ü; ergo inueniendü cft pradica- mentum, 1n quo per fe ponàtur vniones, (alim accidentales ; tum quia ficut ocs a&ones quantücüq; lint ad diuerfos ter- minos ; adhuc talem babent inter fecon- uenfentiam , vt omncs in vna recludan- tur cathegeria, idem pari modo de vnio- nibus dici poterit ; ác debebir. : aig Hocaurem foppet quód vnio debcat, & poffit dirccté ; & per fe in ali- quo cócludi prz dicam. probar indu&io- nc Bonet. (ub. nullo ità proprie contineri pofiet, ficut fub ifto, na ad predicaméta abíoluta fabftantiz , quantitatis , & qua». litaus fatis conftat perrincre non polle, cum fit effentialiter relatiua; eft n. nexus daorum, & implica: vnioné ;ntelligi ad fe, & conceptu abíolu'o, non ad przdi- cam. rclationis , quia non oritur ex natu- ta cxircmocum , [cd corum applicationé petit vt iofürgats nonactionis & pallio- tus (licet probabile id Scotus indicaucrit 4«d.12.q.1 C. ampliando rationcs corü) quia vnio actio , qua agens vnit formam cum matetia , & vnü cxtremü cum alio , et alia ab voione formali , qua ipfa cx- trema vniuntur , cum hzc fit terminus - perillam prodo&us ; ncc paffionis;quia à paffione v. g- dicitur. fubic&um calcfa- » ledab vnionc caloris dicitur cali- 5 im qua dcnominatione exprimuur 5 & informatio, non autem cife , ac inefle quieto: ad agens. Nec Vbi , vt ar Mait. 1.d.29.q.1.art.5.0b im fentialitatem f. em ad (ubiedt informatio aliquid amplins prafcatialitarem , & poflet Deus animam intimé corpori prafentem per. ji fimplicem a(fiftentiam, quod ta animaret, & Intelligeutia poffet diciCe- lo vnita per informationem , quía cít ei - intimé pre(ens. Nec fitus ob eandemró- nem,ac ctiam quia fitus cft corporum, at-- : habitus poteft etiam reperiti inter ea i, quz non (unt corpora, re(tat crgo, vtre- ponatur in przdicam. habitus, &ratio. — nabiliterquidem vt ax Baffol. vnio for- mz ad (ubic&um eft aliquo modo dere- hicta ex adiacentia accidentis ad (übie- &um; vel. potius eft ipfamet adiacentía talis, & quidem Gilb. 1pfe tecé(ct in hoc pradic, album e(Te, & quantum i zc(pe&tum fübic&ti ad albedinem, & quà- titatem ; & talis ynio formz ad ubicàü cft , quz veré contt ituit hoc przdicamé- tam, potius; quàm vaio rc(tis ad ss quia illare veractt modus fuperadditus extremis , vt-probamus in Phyf. difp. g . q.8.art. 2. ron autem iíta , vnio namque veftisad corpusnil pror(us addit reale. » , fupra intimam preícotialitatem , & con- tactum, quem babet ad membra : de hac tamcn attulerum (pecialiter exempla a, Fhilofophi,quia peculiari quodam modo nomen habicus illi appropriarur ; veftis n. populariter. dici folet Habitus; Ad- ueríus hanc reíolutionem quzdam obij- cit Aueríaq. 21. i/hyf, C:ct. 5. que nos diluimus loc.nunc cit.q.^, Scd à ex d &tis conftat ncc ipsi aliter. poaniífe cde dcnomiauonem predicamcnti huius , quàm per modum vnionis inforinatiuz , eieQ] quadam fi tie quantitatis, latiuà tantum o 1 n XE 2 2s T ERES ro A cialis ebd DISP y | " 9x n i. Tot JU . qtAi: i MU 3NwcC d Ou duteghp ouch DU Ahi BMgLr oor ctia AME P. ioi sons uie. 0 PETS iru RO n. £u T w^ n E E» T i e d "un N ^ v. 295547! Z^ 0f 6 dicamentorum quidditatibus , € paffionibusg — «d iungit anf que mulzem c evuntad ipforuna. - cognitionemsqua ratione Pofipredicamenta dici confueuere NIA sut aut numero quinqs OppofitayPrias, Symuly Motus,C* Ha- | bere,Conducunt. vtràh - quopi«im de bis quinq. inillis mentto faffa efl y de oppofitis .n» m] ContraridyC7 relatiu? mentionem fecit Arift or pradice[ubfl a- di dixitynibil contrari? jllis opponi, magnam, Gr paruumreniinpredicam.qualit,dumeruitbaberecontrarium:de&cquinqadpredicam.intelligentiam,iorisfimulmentionéfecitinpredicam.velationis,cwumpofuitrelatiwafimulDenedemotufattaeftenisXrdageretQpati,namnonfitaddioy:T! n € [ € p«ffio [ine motu: babere: ddr ied diuerfos habendi m. menborum trattationem cogni iantyquia vt notat Jguer[a Tom ve MG conpderanut, cognitionem vltimi predicamenti, dos ad illud pradicam.teducibiles. Doflpo[uit ta- toni predicamentorum quamuis ipfi maximé in- 4.12, Log. in prefat.bec coliueniumt rebus,non qui« [; in ordine ad aliudyvt patet in primis tribus,qu& unt quedam rerum comparattones, at cognitio ve eG na alicutus prafi tco pande lutam Wim ocet Seal. Mong G.Et quia de motu bic non. wifi cognitionem quandam nimis copfu(am tradere pofiemus , cum eius completa tratiatio fit pbylofopbica, quam tradidimus iam di[p.1 y. phyf. per totum , deba bere autem préter eaque adduximus in prced.di Jp-q-vlr. dum de boc predicam. egimusynit aliud dicédi occurati idcirtà foli de primus tribus í preséu erit fermo» QV.ESTIO I. De Oppofitis « 3 Ppofitio, (i ampliffimé fuma tur , conuertitur cum diftin- &ione , & diuctfitate , at (i comuniter accipiatur,cader eft cü rcpagnantia,proprie vero eft quid firi&ius ipla repugnantia; & ab Atift. hic diuiditur in quatuor fpecics,.f.in oppoli- tionem cotraciam,relatiyam, priuatiuam, & contradictoriam ; vt igitur propriam rationtm vera: oppofitionis cognolca-- mus;dcbemos inueftigare naturam gene- tis, quod cft repugnantia, per quid ad oppofitionem propric dictam refiriigé- tur;(cd prius aducrtendumsquod hic non loquimur de repugnantia ; & oppofitio- ne complexorum»latis.n,diximus in 1. p. ipft. cract.2.c.7. & gifed dc repugnantia uminc&mplcxattun ; & fimplicium ; nage ft(crimo de oppotitionc car d, qua jn prz dicam. rcponuntur, qualia funt ine complexà , non complexa , iL dnos Repugnantia igitur eft relatio duorum extremorum fimplicium , quatenus nte queunt habeve identitaré quandam fov- malemyaut yéalem, velquatenuseidem —— rei fingulari fimul; fecundum eandé ra- —— tionem , c vé[petiu Eiufdem nequeunt. ine[fe. Dicitur relaripjquia repugnantia e(t quedam diuerfitas,& diftin&tio, qu formaliter cft reladio;& fi extrema ertmt rcalia,& cxiftécia,erit relário reat sfim-— pliciter ; (i vcró vnü extremum erit non ens vel nop cxiftens, erit relatio realis fc cundum quid ; & fi cxtrema pollunt effe fine oppotitióne;crit relatio predicameé — talis, (in ancé,tranfcendentals iuxta dicta difp. praeced, dicitur diorgm extremos — ru [umpliciwm ad differentiam repogná- tiz jropofitionum; dicitur quatenes nee queuat babere identitatem c. vt veput- £nanua difparata,& comyoftib:lia com tchendaniur, vc dicemus ; additur, sel.— qua; ens eidem; &c, quia quadam funt — FE pon buectjoam reifiteidentid additur reifingalari quia vni-ifi yetcunaiter cdniucs communi albuni , & nigrum , dicitur fi. mi quia diuer(o tempore contratia pof fant eidem incffe;dicitur feciidum eand£ rscltetabariadaniga d .efle alba y 11 alia nigra ; ex 1ndi- egerat ; téliopalifoeres vieles e cundum quod;ptoducit. fpeciem ; dici» nis(ufficientiamoffignat Doctor q. 38. — przdicamnam oppofitioaliaeft fimplis.—— citer realis, cuius extremafanf entía i$ — — tutagens, vt eandem reci pit ; dicitur pa- tiens; dicitur refpett « eim (demi, quia rc» fpc&u dracrforum idem poteft effe ma. £nam, & paruum , fimile & diffimile -$. Quáuisauté oppofitaícu repngná« tia fo E dicam Veri lunda- tnentalitertamer, vt dicunt extrema per  felationcm repugnantia relatas [olent di- uidi in di(patata 5 & in oppofita proprie famptaexScoerduii.q.2. 00 -Difpatata (unt illa, qua ita inter fe re« ftieaant y vt eadem cone indeterminate 5. & indifferentet cum quolibet alio diuer- fo repugnent , vt liomo , & equu$ita pu« nant iotét fc vt codem medo , & indif, fcrentet qaodcunq;alid diuetfum refpi« ciant vt repugnans , nec habent aliquod ; cói [peciali modo , & determinate repu». güenc ; X bacíant duplicis generis y vt colligitur ex Scot«cit it, Daalia (unt;qua: (alüm babent incompoflibilitaté formas lem;quia vnü.aequi effe altecam ; vt al-. bedo; & dalcedo, nam ratio albed inis nó «ft ratig dulecdinis;alia funt qua habent. . qaoq.incompobilitatem fubicétiuam;, neq»in codem poliunr efie fubicctos. veduz torma fubflantialc$ dicantur euiá. difpakaxé rcpugbarc ; quia ecbab ccdemt: fübíeclo munuofe cxcludant shac temet ratioticind:ffcrenter refpiciunr quamucüs que forgram jubfiantialem nondubordis M os eg tpeciali modoà tue bic&todctermunaté excludunt . B 4: Oppolita ptoptic d.éta dicuntar il 3 1a uz tpcciali hoceitdetermina — ponunt te , fe iens sor a t nona. (c habeant ' A a4epugnantiZsv [esc Ct $adcuidSin- dinc relpiciat tanquam à vcl igaem; itavt pe AV NER * 2 Min n fpiciuntinrepugnando: . — — -Horum atttem oppofitorü qu [a icraaffigrat Arift.nam aliqua funt oppa - fita contrarie, alia relatiué , alia pridatie — ue, & alia contradi&totie ; cuius diuifio« eodem gencre contenra;& Lio:ir;aut vni. te(picit aluid y & fic eft óppofitio relati ua5aut nop;ctüc eft oppofitio contraria z: alia oppofitio eft fecundum quid tealis quatenus vnum extremum eít rion ens ; aut nullum fibi determinat (abie- étum,& fic eft oppofitio cotradi&toria y aut determinat fibi aliquod (ubie tum, à cit oppofitio priuatiuasA Iteram fufficiem - tiam tradit $. Met.tex.com, 15. quía ope pofita; vel ponunt fc, & fic funt relauua qu propter mutuam tia (imul fugt,& nog (unt; vcl fe excladunt& tüc. vel vtramque extcemutm ponit aliquid y. vcl nihil;ti primum (unt contraria ; quee dicurt duas naturas pofitiuas (ub eodear genere, (i alterum cít niliil, vel eft nega- tio impliciter , & funr contradi&or:a y vel eft negatio it fübiecto apto., & de- terminato, & fant oppofita priuatiué , Dchisquatuor gencribus cft agendum ,. ATIDeVITSRE Relatita , C* contraria oppofitio |, o declaratur ; " $ [he Atift. à rclatiué eppofitis à "A quia minus oppontntar , & ait  g» oppoíita rclaiue ea Juntsqug idsquod sut oppofitori e[Je sant aliquo alio modo ad. illa dicuntur, hoc cft illa dicuntur rclari ud oppotitay.jnz (ecundum id; quod op- ür,ad jnuicem fe refptciuntquod non «Oucnit alijs oppo(i us , quia licet vt oppoütum fundat oppofiuionis cc- fpe&tum ;tefpiciat aliud oppofitumynam albü dicitur opponi'üigro , tamen fecan- dam propriamentitacem nO refpicit, nec. . dicitur adaliud rcferri vt album non di- citur nigri albü;at relatiué oppofita fam- damentáliter accepta , hoc eft du proprias end arcte fundát oppo itio" nem, ad inuicem fe refpiciunt, quia (unt rclatiua y fic dimidium non folam dicitur — oppofit tim dicitur quoq; n7 inm dupli ;quod genus oppolitionis fa- tis rire cf difp.8.q.6.ar.5. in fol. ad r.vbi ét innuimus;quo fcn[ü conueni-- 1e poffit omnibus telatiuis tà &quipara ziz,q difquiparantiascfto in iftis clari au ac &t nó folü rclatiuis mutuis » fed & nó mutuis, nà de his quoq. cxépli- ficat hic Arift.5. de (ciconia A loibilber - quocollipirur non tantü dari oppoficio- mem rcelatiuá formalem ratione rclatio- num, (c4 ét rerminatinà vt ibi diximus . pofita contrarie dctiniri poffunt cx. his, quz lic habet Acift. & yo.Met. cap- 6. & alibi, quod (int forzme reales ,qua fib eodem genere maxim diflant , ab codem (ubietko mutuoje expellunt y &ui vicifim fucceffiue nata [unt inefJe wro cuins definitionis notitia fingala patticulz (ant examinandz . Primó di- citurquód fint forme reales, pet quam qrticulam differunt à priuatiuts S con- &radi&totiis , quorum vnum cft non ens . "Vbi nota: quód conrratietas aliquando: sumitur laté,vtcaicun]. oppofitioni có- enit ; fic r. Phyf. 42. & (cq. principia ;- ? [unt forma, & prinatiosdicürur có- aria , terminiggolitiur motus , vt dux. «juantitates , difó V bi dicuntut contraria proptez incontpoffibilitatem in: eodem fübiecto, & tamen numero differunt, fic xo. Met. 2 4. mafculioamy & fcaiininum vocat contraria ; dua forie (ubftantia- kcs , quamnisdifparatcopponantur , ali- ando dicantur contrarigs quare hic in riétiori acceptione (amitur y proat ab: &lijs eppofitionii gencrib.códiftinguit. 6 Secundo;dicitur fiib eodem generes quod aliqui. imelligunt de genere. i/byli- €o, (eu fübieéto, non dc genere Logico; €nia nlt formayctiam praedicamento éiunct z y contrariantr y vi calefadtio , | cid mtt] pepe ^" ceffario proximo , fedvel proximo, vef — — poniodd es ed ^ ^ QARMUEA WT RU S remoto,co quia hic recéet, Arif. tam at- bediné , & nigrediné ——— füb eod& genere proximo , dubel virtutis y & vitij, qui genere fübalterno communi gaudent .f. habitu ; alijtandem reftrin«- gunt ad genus proximum , quia: fi vido- fentire Arift. 1o. Met. 13. & 14. Scd: non eft à fecunda fententia recedendum; que communis eft;nam cum debeat cffe mutua tranfmatatio inter eontraria ,non: debent prz dicamento di fere, nunquam: enimterminusa quo pofitiuus in motu differt icamétoà termino ad quem» imó funt aliquando Har ce fpeciei i» et inaugmentationc.Nec vrget.quod "lcfadtios& frigus fint in Moe iom dicamentis,quia calcfa&io non ex fe có» tratiatur frigori; scd ratione proprij ter- mini .f. caloris , à quo fpecificatur y for mg autem contratiz cx (eipfis debent op» poni;cum igitur debeant effe ciufdé pre dícamenti, nec neceffario debent (ub ge nere proximo effe collocata, vt paret in^ exemplo adducto;& in mille alijs dicen" dum erit hoc genus vcl. proximum. , vel remotum (ignifi care ;. Acifk autem cir.- locatuseft de contrarietate nonin tota: amplitudine, fed'de illadeterminata,qug:informiseiufdemgenctis'reperítur.Dices,Arift.hicaiecontrariaaliaef.fefübeodemgenete,vtalbedo;&niztcdo,aliafübdiuerfisgeneribus,vxiuftitia,.&iniutlitiaaliaelTeipfazeneravtbonum,&maluimyergocontrariapotesrontpredicam.differre.Kefp.Ammo;perzenecaibifamcreAritt.nonpesicamenta,vclpropriagenera,namhaecbono;maloMRconueaire ,. (cd: metaphoricé pro: quibuídaav conditio« nibus generalibus . quatenus: quod!ibet. contrarium refpeótu lub:eóti vel eft coni ucniens;& haber cationemboni , vcl di« fconueniens ,& habet rattonem mali, Vel ; dicendumcum3Simpl. loqui ad mentem Pythagor. ponentium bonum ,.& malü» vt duo principia vnucrí(alia rerum 7 Fertüo,dicitur pax im? diffantyper hie aon jnclugitar -— Queft I. Di Opptfiierelarine eo tóytrilée Art. 1. 045 tieritia; n eirius contteniunt MS yquàm alburj& nigcrum ta- fnehbomo, & album non di H con- etàtia,fed inte a, Gcin- Ms ito ieri i t vd. L.- c c E r io metap V Mr Godcln re: locali datur principium;niediumy & finis , & princi Dium, & fnis maxime imet (e diftant y inm cum medio 5 fic in cwm - m genere repugnantibus dantur - i« sisse mend in illo ot- 5,86 generey vtin 'coloram al- bédoj& nisrédo y inordinefaporü dul- edo, &' amaritudo ', quz fe habent vc | finis. antur quoq; (apo« es;& colores medij, qui non tà diltant, ficat prittir. Qui maxima diftantia cft daplex, alia mepatiua ; vt in illo ordine , & senere rion detor alia maior , licet alia ficüilis , & zqualisdetut quedam veró dicküt trixima pofftié y quia (ola repe- icut iníllo c vt talia maior , Téc eifdem tationis , hlc tàm pofitiué famitut q negatiue y nam in qua- Titatnm cangibiliüm dantur or pri« ime qualitatescontrarie , » & fri- gus, humidum ,& iccum ^ ^^ "$ed pro Weise pues o m Tepu ia eft duplex alia effe&uiuzza » alia formalis , prirba eft qua vna res al- teri repugaat, quia poteft producere ct- fe&tum illi contrari y vt tol dicitac fci- gori contrárius & repugnans cffcétiue , quia potens cit. producere colorem , óc €alor in izne die(tur cffe étiué repagnaas fc zoriin 1408 y; quia: petcit producere *aloremitipfa aa 4: fepajbnatin tor- malis e(t , qus duo inter. (tex: fuis racto- *flbus formalibus y àn- €é6gotlo?l-à y vt calor ivaqua , & frigus doerdem rcjusnant foraialirer ; n9 ctte- €iué;vt cum Sco. 4. d. rXj.6. E. notaui- mus dif». s; PhyEq.3. att 3. €o quia talis tidy & expullyo frigorisà calo- "fc prot jedia inlormatione , & per vexhibiriónem proptic entitatis  idcoq; fervente qal icon nalis; in4pceienci non 5 ceffecuua: , (ed "pro for mam 4oqarmat. de contra- "Oei probi Myotc i cozc fübie&toy & per confequens vt (unt ipfi: usinformatiua , ipfiq; tribunnt proprios effectus formales? tum oy nicredo funt contraria non th'effectiua . 278 Hecauté repusnaticia formalis eft maltiplex, pra'fecmapud Scorumy nam primó aliqua dicantur formaliter repue re quando fimpliciter, omnimoe répagmont, icatic nallo modo per qui. cunq; porentiam fimaletfc poflint ,. nof folum tn fübie&o , fed nec etiam in eos dem inttanti ; & hac repugnantia repite a H : E gnanccontradiGtoria , quorum rationes formales. , quia confiftune incxclu(ione altét(us oppofiti, nunquam poterunt efe fe'fimilin eodesi inftanti , & de hacre* pagnanriía formali locatus eft Scotus 2. d.2.3.9. Q: vbi ex oppotitione formal intet (fe Caloris, & non c(fc eiufdem te» perta €olligit incompollibilitatem eos tumia eodemiaftanti . Secandó,torma- literrépaenant , qua ex (nisrauonibas. fotmalibus nequeunt in vnum per (2 cons denire, neq, in perfe cópofitionem ali- cuius terti] etiam (pecia quacaaq; po tentia vt homo;lapis, forma difpacitz y &c. qué ità tepugnant , vt prarícindondo dquacunqi potentia, adhac iacellettus dininuscoguofcit idi pfis hanc eopof- fibilitatem 5 & bzc repugnantia minot eft prima, n3 [us hoc modo repugnant » poflunt n codem tempore cíle;acqsita-» (e habeet-immediaté , vt (tatim ac ali» quid'àb vno iftorilar cecedit, fic (üb op». polito , vt nonftatim ac aliquid c(t non homo; e(t lapis; ficut cuenit in. contra- di&otijsjin quibus tratiqu:d ab e(Te alie cuius tecedic , (Lati eft fub non effe op* polico,vt notat Bio&. 4.d. 1.9.1. F.& T. 8:5. 7: & de lc repugnaatia loquie tur Sco. 1. d, 43. E«dam ait;aliqua entia eíle ia fe ipis poffibilia ; fed formaliter incempotlibili s vc non pallint cile fie -fríal vnum; velaliquod tertium ex €is; fcd. "hiec incompoftibilitas non eit -inordine -adidea (ubiectum; fed in ordiae ad cone ftitit ionem vnius per fe. "Tercio formas "Mtet tepoanánt, qti ex fuis rat;ionib. £oc- - enahbus fpxcraliaodo opponurur vt non um alijs.co.lem niodo pagnent., cx4no Yequituc incocopoflioras nvordiac- ad.fübic&um idem , quatenus vmum natum eftaliud cxpcllere ab codem fubie&to quomodo loquitur Do&.r.d.7.cic. &. in 4-d. 49.q. 16. B. negat duas dimenfio- ics adinuicé formaliter repugnare, quia veré vna quantitas non opponitur alteri , - fint cioídem fpeciei. inde alia €f foumalistepu, tia, qua duo repu- nant ratione e d eet forma- luin , fiué (imt primarij (iud fecundarij , fué cx (cipis formaliter repugnent , fiue non; quomodo intelligitur Sco.4.d. r. q. $« F. cum ait contraria , & dimenfrones. feinnicem formaliter expellere , qui mo- di ita (unt (übordinari , vt primus infe- 1at alios, fectmdus tercium, & quartum , & tertius quarcum,non € contra; & hac diftin&io c(t valdé not. multum .n. infer- vit ad lib. de Gén. cum de compoffibili- tatc contrariorii in codem fub.eGo agi« wx « Hic formalis repugnantia (ümitur tertio modo; nam prima conuenit come 1radiétorijs tantum, fecunda repugnanti- bus difparatis, quia c(t repugnantia inde- terminata , quarta non cít proprie for- malis, fed ratione effe&uum . 9 Solet adhuc dubitari , an dc rationc €ótrariorum (it maxima diftantia , an ve- ró mtutor (officiat ; & fi primüalferatur , fola cxwema dicenmr cenccaciaynon mc- dia . Sed faciliter (olur. poc diftinausez do «um Recent. quod cótzaria alia su: pet- fc&ta;alia impcrícCta, illa tequiccre maxi mà diftantiá)de quibuslocutus eft Act. 5. Met. 15.& 10, Met, r4. dim per banc maximam diftantiam definiuit Cotraria jmpcríe£ta veró no expofccre hanc ma- ximam diftantiam, fed minorem íuffice- ze,vt Cottariadicátur,(icur medium;quá- uis nódiflet à principio y vt diftat finis, nó obid:tamen abfolute negatur diftare .- Exquo liquet folatio: alterius dubita- tionis,namex hoc quod contraria maxi« mé diltant,inferur vnüxnonnifivni cort- traciaci poffe, non pluribusquam condi- tioncm aflignauit Acifl. 10. Met- 14. & feq. loc .n. ctt vniuer(aliter vcrü de có- tracijscxtremirs,nam maxima di (tantia.us folum ioter duo cxtrema verfathr, at có» varia imperfcéta non neceffario requi- ssnz hanc conditionem albedo .n. licet Difu. IX- De Fofipredicamenis: 7 foli nigredini perfe&é conttatietlit , i1 perfcété camen rubori, pallori, &c. kü aliquando plura videantur extrema con- traria,n: inusad vnü gcnus poffent teducivt error opponitur (cientiz ,& o« pinioni, gencrice verocognitioni veraz: ira yes crap 1. Alij hanc RE. tionem exponunt dc contrarietate ada» quata; non de iradzquata , fic liberalitas inadequaté opponitur auaritiz , & pro« pori v d ga comm » uni « Aiijaliter explicant,quód quando oppo- fitio cft fecandum am me iiid ng nifi inter duo cadere poteft, at fi eft. fi cundum diuerfam rationé; fic plura pote runt cidcm opponüisprima expofitio fun damentum habct in Aritl. ibi » & inSco- incomm. nam Ari(t, ex hoc ; 'Cone trarictas cft perfecta, & maxima differe tia, infcrt vni nonnifi vnum contrariung — Senis amuis imn re parum differant iftz expo 10 Quarto dicitur abeodem fubietas &c. hisverbis cxplicatur effe&us formae liscontrariotumsquz cft cxpulfio abeoe dem fübie&to;& notanter additur cui fa men vicifim, &c.nam noncx hoc ,quod aliqua forma: nequeunt reperiri: fimul im codem íubiedto, dcbemus.argnere conxrariaseífey.quiapotcritprouenireexfuebicdtiincapackate,vtcttalbedo,&c.imetellectioyquxnecfimul,nec.fuceeffiudpoffunteffeiníubieGtoeodem;quarerequiriturexpulfioquidemformalisàfubicéto,fedcumhocquod!(übie&umilludficviriuft;capax...Not.etiàexSco4.d.49.915.Bquodhrecexpulfionon:debetintelligidequibufcuuquecontrariacceptisfecundumnumerür,necdeqjiocunquefubie&ocodemfecundürnumerüsquiaalbedohecquzeftinA.&bacnigredo, que c(t in B. non. potum nec ia hoc, nec im illo (c cxpclleresalicet migrae rept de (ubiccto in fübiectumr, & tamem contraria dicuntur ,quare fafficiz, vt iftud! verificetur de cóirarijs fecundü. (pecie acceptis,quatenus aliqua: albedo , & ali qua ni poflunt. (1b: faccedere , nom idem: inome, fübiecto y aliter nullum wbic&tum determinarer (ibi vpum cone uariorum; fcd.in aliquo mM - ua[t. 1. De Oppofitis velatiué, ey) contratic. /4rt.I. 7 45 : addendum non fufticerc , imó nec re- quiri ad contratietatem ckpulfionem nu- fneralem,nam duz albedines, duz intel- le&icnes numero diftin&z funt in codé fubie&o i ncompoffibiles,non tamen có- rrariz dicuntur 5 proiode iritur exe Dei & incompoffibilitas f pecifica, . i. uarum formarum fpecic diftinctarum . ^ Infüper not. quod hac expulfio poteft dupliciter accipi vel aptizadinaliter;qua- tenus quodlibet contrarium natü cft op- eem expellere à fübieéto , vcl actua- terquando .f. a&u expellit. Quidam vt Tat. in Poftp.q.vn-$. Secundo f ciendum , fuftiné hic intelligi de cxpul tionc a&ua- li ;at quoniam vident contraria in sradi- bus remiflis fimul reperiri, v: patet de aqua tepida , hinc negant hanc expulfio- ncm conuenire formis contrarijs in gra- dibus remiffis, fed tantnm in gradibus in. tenfis ; & confequenter folum in gradi- bus intenfís cíc repugnantes affirmant , non in remiffis, nec ex faisrationibus foc malb:s. At quia ex proprijs rationibus formz repugnant, & non propter graduü intenfionem, album .n. vt «num veté ni- Ero vt vno opponitur ; potias eft dicendá expullionem aptitudinalcm effe effectum contratictatis, actualem veró effe acci- dcas feparabile, vt eft de rifu, & ri(ibili- tate;(cparatur autcm propter aliquod ex« trinfecum impedimentum ;qualis ett il- limitatio fub:ccti , quia .n. quodlibet fu- bic&ü eft capax qualitatis vt o&to, pro- pter iftam capacitatem poffunt reperiri im illo quatuor gradus caloris,v.g. & qua- tuor frigoris , vel quinque caloris, X trcs ftizoris ita vt o&auus numerus non cx- *edatur; idcirco calor , & ftigus itadinem ad repaugnandum,quod euc- fiirety fi noni gradus adderentur , vcl ca- pacitas fubiecti refiringeretur . Nonne- Pu tfi dari qnoque formas aliquas in- imibiles , quz séper a&ualiter querunt ex t femutuó , yt duz :ntellectio- tz; de his fufius 1n lib.de Gen. 11 €$, Sco, t.d. 17.9.3. V V. ait; in- cópoflibilitaté n codcm tubicéto quali- tat bus intenlis conucaire , non remitlis- Kety. Scotü, vt patet ex dictis ; abíolutc -on repugnant actualiter ; habent ramen repugnantíam hanc vocate formalen: 5 . cipue fü 4-d.49.q 13-Asquod non c(^ ct verum, (i lolum ratione graduum op - pagnarent; quare dicimus ibi loqui dc a&uali expalfione, vel arguetc ad hoíeme Deinde Arift. diuidit contraria in im. mediata, & mediata, prima funt; quz ca- rent medio , & quorum alterum neceffa- rio ineft fübic&o capaci, vt (anum, & a ü re(pectu antialis , fccunda (unt, quz abent med um, & quorum alcerum noa neceífarió inett (übiecto capaci, vtalbi & nigram. Doplex vcro potctt a(figaati medium inter cootratia, primum per nc- P: excremorum, vt iarer amicü , inimicum , qu: fant conttaria, datue medium, quod ett non amicus , inter er- - rotem,& (ciétii datur ignorantis, & in- fansnon dicitur temperatus, nec iacépet ratus,(ed non temperatus. Secundam per participationem vtriufq; extremi , quod potett euenite,vel per veram mixtionem cum permanen-ia entitatam vtriuf.j; ex- tremi , vt tepidum dicicur medium intcr calorem,& frigus , & qualibet qualitates contreriz in gradibus remi(fis ; vcl pct €— apparentiam , vt notat Scor. 2. .15« van. B. vt fant media fpecie diftin- €a ab extremis, quz dicontur patcticipa- re deextremis , nonquia realicec cx iilig cóponantur , fed quia magis conueniunt cua extrem's, quàm extrema intct fe, vc colorcs medij interalbedinem,&nigicdinem,virtutcsvitijsextremisoppolitzuoadeflereale,&phyficum,vtliberalitatishabitusdiciturmediusinterauaritiam,&prodigalitatem,nama(fimila.turauaritiz,vtprohibet(umptusfüpecfluos,ro»vtprzecipitnecelfarios,yideSco.q39.przdicam.ARTICVLVSII.TrinatiuayCcontraditoriaoppofítíoexplicatur.11Epriuatiu£oppofitisplutadixi- D xs d.4. Phyoq. 1. & 2. 1dco hic pauca dicemus;defiout [oiécilla cíte,quo- ri uii cfl prinatio alteris, 2? aieru cfi babitus,jen forma , v7 baben: ficit cir- £a idem jubte lum tev.pove d n itwra dz Kkk 2  c«448 Difp. LX. Pe Poflpradicamestiss ^ 5 "terminato; vnde vifus,& furditas nó op- ponuntur priuatiué , quia vnum non cft priuatio alterius , nec habent fieri circa idem (ub c&tum; ncque vifus, & negatio eiuídem in lapide, quía & (i vnvm fit al- terius catrcntia,non tamen reípiciunr (a- bic&um commune; fit vtciufq ; ca- pax ;.nec vifioy& eius negatio in. catello antenonum diem dicuntut priuatiué op- polita , quia cci (ubicclum ex (e fit. ca- paxinon adeft tamcn tempus detérmina» tum à natura, namante nonum diem non dcbetur viíio catello ; hinc trcs requirun- tur conditiones ex Sco. 1.d.28.q. 2. B. vt fint circa idcm fubic&um,; vt fübicctum fit viriufíquc capax , & in tempore detcr- minato à xaiura. Ex quibus fequitur con- tradictoria à prinatiué priua gos diffcr- &c connotato f. fabic&to apto. ; itemin- ter priuatiu£ oppofttà dari pofíe medii , «Lin fübiccto nó apto ex Sco. 2. d. 41. D. dc quo neutrum affirmari posit vt. lapis nec eft cecus, nec videns, 13 Addit Arift.aliá coditione, & pro. prieratem,.f.quód quamuisab habitu ad priuationc fiat progteísio, non datur ta- mcná priuationc ad habisom regrefsio , uz tamcn conddo multas patitur. in- antjas,nam non videns modo fit poflca videns,aer tencbrorfus fit denuo lucidus, non calidi pote(l de nouo acquirere ca- lorcm; quapropter ait Doctor 4.d.43.q. 3. T.non efTe conditionem vniucrfalem. , fcd patticularem. Di(crepant autcm Do- Cotes in afsignaticne regulz qua digno- fci poísit,à 4ua priuatione pofsit fieri re- greíTus, & àqua non Scot. cit.ait verifi- cari in ordine naturalis gcncrationis fc» «gndum dcícenfum , quia poft priuatio- ncm ibi non tedit habitus, quia non redit forma immcdiaté prcedens iliam habí- tum fecundi otdinem generationis ; hoc cft) dantur aliquz gencrationcs , quz or- dinatim multas alias pratequirupt , 1tavt genita per illas nón ex quolibet , fed ex aliquibus determinatis expofcunc ficti , yt accium y vt fat, preccquiat humorem à tcrra proucnientcin in vite qui deinde jn luccum, pefica.in vinum copuertatur , & tandem io aceium ; lic burritio multas przexig u (ubltantialcs mutationes ali- GEHE hcm TED baie uv Rt Appio oi s leindc in carnem , per nutritionem. conuettitur ; quando crgo natura in c« neratione. alicuius ordinaté. procedit , quati afcendendo à forma. imperfe&tiort ad períc&iorem,fi forma polterior rece dit,non datur ad illam tpcieonia de- (céndendo natura non inducit for mà pt uiam , v- g- quandocato corrumpitar .cx (anguine aggenerata, non potcít de nouo forma carnis tcd:rc, quia neq. forma fan- guinis redit, quz imincdiaté przceíferat ad carnem ., fed ncce(farió deberet ficri refolutio v(quc ad materiam primam , &c denuó per ilas formas prarequifitas quafi per quoídam gradus afceniere ad forma carnis. In poft pr. vetó q. 41. alias regulas afsi «quod priuato alia pri« uat;ícu tollit folum actnmsalia a&um ,&. potentiam ad a&tum , à prima cít rc h [ioynon à fecüda, vel priuatio alia e(t ha«, bitus;cuius principium cft intrinfecü ,vt. escitasyalia eft forma ; cuius principium cft extrinfecum, vt tenebra in aerea, pris ma non eft regre(Tusfed à f(ecunda;cotta, quas inftant Conimbr. contra primam s nam pct potentiam (i inteliigitur vitalis y cÍL vcra, at patitur inftátiam de atu, qur : ftatet pro qualibet alia forma , nam cal- aus, & edentulus non amplius acquirunt capillos, vel dentes, & tamen babent po- tentiam foloq. a&u carcat . Contra fecü- dam , quia frigus inaqua cft à "em interno, & tamen quando cft calidi , ad- huc redit ad priftinam frigiditatem . Scd potcft dici per potentiam intelligi potea tiam proximam fübicé&t:y quz tunc aufet- tür , quando cft cam diípofitionibus po« fitiué contrarijs ad areeros forn nam tunc fubicétum vo. mafict proxinic apti erga fotinà,vt eft ip oculo noxio h:t morc grauato , nofi lic quando potentia ifta noncit impedita , vt aer tenebrofus, Ad i.regulam verifica , quando ptinci« pium inicrnum leditur ,non quando in- tc2rum manet, nami claudens oculos di- exor non yidens,fed porens videre. — . 14 Oppolita cótrad;&otic [cu negati ue funt illa, quor&ta v um, cuna Jit. Y6$ 9 aliud e[t negatio eiv[deim $ velyt al) dz- cantfum que fecundugraljirtsstiouefi— ; iul C ud- es ^ £ k v. A - b D (HEITP C NU. T PR ir iedationem ópponwntur;vt federe,nó federe; lapisnon lapis;qua rationc diffc- funt pridatiue oppofitis ; quód hac nc- cffatió connorant commune fubic&um capax illa veró à tali fübie&o praícin- dunt.cx Sco.1.d,28.0.2. C. Contradicto- zia fant duplicia, alia complexa , & fint gropofitioncs contradicentes » yt Petrus «urit , Petrus noncatrit» de quibus egit Acif.inlib. Perierm. alia incomplexa , & fum termini cótradicentes ,vt animal, nó animal, de quibus hic agit Arilt.illa , vt contradicant ,prcipué debent pro codé infáti (umi, i(ta veróvt notat Scor. 2. d. 2:q.9. R.abfoluté süpta pro quocüque t€ pore cócradicüt,Verüvtexa&tiuscótradi&oriorünaturáindagemus,tria(unt€xamináda;anpoflitinteripfadarime- diü,ecundosan hzc oppofitio fit omniü maxima:tertio,an ad [aluandam contra- -di&ionem fufficiat virtualis diftin&ió, o ad primumynon eít fermo, an in- ter Contcadi&toria detur medium (ufce- puiuum vnius ex contradi&torijs , velv- 1riufque fuccefsiué-, hoc.n. ab omnibus admittitir, nam datur fübie&tum ,dc quo vcram erit affirmare, vel negarc. alcerum ex contradictorijs: (ed quzritur , an poí(- fit dari medium aliquod patdicipans de .«ontradi&orijs extremis;aut per abnega- tionem vtriufque , itavt neutrum contta- di&orium conueniat illi. .-. -.——. 15 Dicimus,quauis inter incomplex contradictoria fumpta cum aliquo finca- aliegoremate in propofidonib. pofsit da- £i medium per abnegationem vtrial-que extremi, inter ipfa tamen abfolute [um- pra; fiae complexa , iueincoinplexa nc- suit. dari medinm. , nec per paricipatio- ; Aon»ncoper abnegationem exiremorü . -IKKonclutio doeciarà $0.4. Miete qe 4 & » 3diaiq.7. kk. & d.4«q. I» E. & d. f*9. I * xL.qué ie. juun:uc Scotillzyvt Ant And. 4Met.q.ó Zeib«quá. Laucnt. ybi. dil p. E. fuse proie Armic, Bier. dil paga 3e 1. e[tque €o. nis.Pri- "Nom dictoribucerbule- poem cest ia f unantur 1n propoli- ; aione:dum aligáo fongathc, orcipacc;pro -batüc uam cosáditkoria meom plcxa ; vt Àiomo; & nonhomo , vcre dicus: con- Cut ux C Logigts : .ne acquiriquia non Q.1, De oppofitis priuatiud, 9) conradiél./Ari.I. 749 tradi&oria ex Sco. 2.d.2. q.9. Z.. etenim opponuntur, & noani(i hac oppofitionc z tum quia communiter dicitur, qnod con- tradictoria non ambo fimul, fed alterum dc quolibet praedicatur. ; quod nequit de complexis ver ificari,quia propo fitioncs non przdicantur, quareincomplexa süt vera eontradi&oria, & tamen vt notaui- mus 1.p.Inft.traét.2.c 7. ifl propofitigs ne$ (unt amba fal(z,animal per 7^ eit al- bum,animal per feefl non album ,. nar fi alterum illorü per fe.conucniret , nün-.— quà oppofitum ci competere poíset , (i« cut quiahomo cíl per (e rationalis:, nune quam erit non rationalis, 2 16 Secüdo,quód intercontradi&orie abfolaté fumpta non detur medium: pcr participatione, probatur cx Arift.4..Mct. C. 4. & (cq. nam veli(tud medii dicetur de contradi&torijs participare, quia fit có po(itum ex vtroq. vel quia virüq. fimul recipere pote(t:non primum , quia nulla rcs ex oppofitis intrinfccà? componitur » e(Te, & non c(e funt oppofita : rum quia talis res media no poíset generari, & cor- züpigquia cx illa, & in illà no pofset fieri mutatioshzc.ri.cftinter ens, & non ens , quorü vnü eft terminus quoalterü ter- minus ad qnem, qui nüqnam funt fimul, ergo fi illa forma de ente;& nó ente par- ticiparct,non pofsct gencratiua mutatio- beret pro termino à quo,non ensfed pro termino ad quem, ncq.corrüptiua mutatione deperdi quia non terminatctur ad ró ens, quod potius císct terminus à quo,idé diceretur,ti hoc mediü ponctct quid pre(cindés , & emi- nenier continens vtrumq.cócradictoriüe . Néq. dicédum fecundum , quia f retur ambas propofitioncs, contradicto- tias e(sc veras.quod implcat ; (equelTa-pa- tct,quia fi v.g» album; & non albü /imul c[sent inligno , císct vcrum diccrelignis eft album;& fimul lignum eld pom albü €x co .n. quod 1csceít, vel non cft, oratio diciwar vetayvelfal(a ; implicantia proba- wr:tum-quia hoc eft primü principium.» à quo omniaalia principia fciegriarü de- .pcodenr, quo detlru&to, rucrenr omnes Acientia x oin quia nullg res habeiet deter minatany heads P quodlibet císet 3 quod- 750 Quodlibet, nam fi v.g.homo eft animal, & non animal; quia non anima! eft nega- tio exita gcnus, iam homo cífet lignum , ciet accidens, imo chymera quia 1ftheec omnia fünt non amimal; tum quia oullas daretur &allitas in reb. lyzc .n. datur,qua- tenus rcs non ita fe habet , vt enunciatur, at [i contcadi&toria elfent in codem , non poffet res aliter enunciari , quàm fit in fc tpfa;tandem hoc 2 colligitur cx ipfis aducifarijs, nam fi luftinent hanc propo- fitioné etic veram .(.. inter contradicto- ria dari medium,& hanc cffe fal(am inter contradictoria nó dari medium , eo ipfo fatentur contra [eipfos contradictoria e[- fc imincdiata,& medium nonadmittere, Migtumo; deberent concedere . 17 Tertió, quod nó detur mediü per abnegationcm extremorum , ficut. datur inter privariué oppotitayoflenditur, quia 1unc ambas conjradictorias fequeretur €fic fal(as , quod implicat , fequela Prob. nam falfum ctfct album dc ligno affitma- rijquia illud non habct, falíum effet alb de ligno negari , quia hoc effet tribuere ligno negationem albi, quam tamen fap - ponitur non habere; & (i e(let verum , ià Ton daretur medium per abncegationem vtriafq, implicantia oíteoditur ij(dem ra tionibus,ac praecedens ; tum quia. natura «ontcadictoriorü cík,vc voum fit foi:na- Aliter alterius deftructi fi vnnm rc- «nouctur à (ubiccto,nó itin fübic- X ium effe , fed deflructum , crgo àn lo reperiretur oppofitum , quod tor- gis x sais rüctio. icessifte propofitioncs contradicür, :0mnis homocft albus,omnis homo non «ft albus,quia idem predicatum affira- "uüz,& ncgatur de fccundum id€ 3 rcípcctu ciufdem, & tamen (unt ambae Kal(z. T'am fecundo, etiam coatratia im- ancdiata axedijs carent , ergo carétia ita «on cít propria contradictoriorum. Tum tcrtioanimal nec cit cationale uec irra- tionale,namcrus nec par , nec impar ,'ens ancc ide ncc diueríum , quz videntur con- vradictoria. Tum quarto , ti inter income "plexa cum alix ao lincathiezgoremate da- wur medium , «120 etiam vr abfolute fu- sunu, non .n.cít maior ratio hicquan Difp. 1X. De'Pofipredicamnis—— ibi. Tum quinto , quz folum pet in(tang » incipiant fi mul, & unt,erga habent fimul c(fe,& non eífe. Tandem cft grauiffima difficultas de propofitionib, - dc futuro contingenti antc decretum di« uinz voluntatis, nam i(tz Petrus cras le» get; Petrus ccas non leget,non funt verz nec fal(z,quia omnem determinará veri tatem;aut falfitatem à diuino decreto ace cipiugt,à quo,vt antecedüt;prz fcindunt., 18 Kefp.ad 1.propofitionesillas non effe cotradi&totiag fed vmiuerfales cótra- rias)ideo ambas falías , nam vt ait Doc. in Met. cit. adhoc vt duz. propotitiones fint contradi&oriz requiritur, vt: fübie- &ünon fir aliquod cómune, quod in pla ra inferiora diftribuatur, quia tunc pote- rit pradicarü rationc vnius fuppofiti af- firmari,rationc alterius negari . Ad a. il- la cotrazia carere medijs in fubie&tis ap- uis,quia fe habét vt priuatiua , nó in inep- tis, vnde lapisnec eft (anus, nec eger : at contradictoria vniuerfaliter carent. me- dio;hinc re&é dcfiniuit illa Axift. 1. poft. $.per non habere medium fecundum fc , Ad 3. differentiasillase(Tequalicontrarias,cumdicantquidpofitiuum,noncótradi&orias.Ad4«ratiodiíparitatiseftvcolliziurexSco.1.d.4.3.t.E.quiaadhocvtpropotitioncstintcontradi&orie,vcldeconiradiétorijsincomplexis;itaut.vna(itvera,alterafalía,oportet,vtquicquidaturinvna,tocumidnegeturinalteraymodóinhispropotitionib.homoeftper(e o cít per (c nó al bus,non hoc intcrucnit, quia iri prima af- firmatur dc hominc ly albus cum perfei- tatis modo, in fecunda negatur folü ly al- bus, & affirmatur denuo petícitas , rariow ne cuius eft propofitio fal(z, non aík quia incomplexa non fint nata dc quolibet di- fiun&im pradicarisidcirco quando'abfo- laté famuatus,uaeceífario vna cft vera ,Sc altera falfayqma nó habet illa propofitio udefl aliquod ecd ps ad i B f: Me lud aee dicitar. ctfc y sd timam e(fe;inquo tes incipit , it intrinfecé , ac proinde non habet fimul e(fe,& noneffe, vcfufius difp. 14. Phyf- Qqez.art. 1. GC a. -.49 Vlhüma difficultas petit lógiorem 3oné de veritategé- tium in inelleQudioino, que non cít A zici muneris ; at pro nunc aliqui di- iru quod d sesradidtio attenditur penes inftans tépotis,non natur, vcl ra- 6.Contraiflam rationem , cü quia im pri- mo modo dicendi per fc fieri poffunt có» tradi&oriz,& tamen primus ille modus , v: przcedit fecundum modá dicendi per fe; dicit inftans rationis, vel natura , noa temporis; Alij vero dicunt de e(fentia có tradi&oriarii eflc quód pro quolibet (i- gno (i vna eft vcrayaltera fal(ay& écórra,&oyrepugoetcflefimulveras;vel(imulfalíasprocodemfignoshocaütconuenitillispropo(itionibus,quianeutraeftvera,vclfalfa.Contra»quiacontradictio«coplexaeftoppofitio,cuius(fecundumfenoncftdaremediüyergoabfoluteloquendofempervnaeftveraalterafal (a ;& re- dcunt omnia argumeuta fuperius addu- &a. Dicimus ergo» q creaturis ante dc- erctom diuinz voluntatis , quo determi- nat illas producere vel nó prodacere, nó conueniunt,nifi przdicata c(fentialiaanon contingen:ia, quare idemeft confiderare €reaturas ante decretum diuinz. volun» tatis, ac ipfas confiderare folum quo ad e(fentialia, & ha propofitiones ante de- crctum diume voluntatis mimdus erit y ante decretum diuinii mundus non crit', gquitalent iftis . vn»ndo que ad e(fentia- lia con(iderato conueniet exiflentia, mi do.quo ad e(fentialia con(iderato nó con- uemet exiftentia ; ex iftis fe- cunda eft vera, prima falía, 1ta de iliis di- cendum ; quare negatur neutras effe vc* Ta$,aut falías , ad probationem concedi- mius veritatem , aut fal(itaté propofitio« num de futuro contingenti à de- €teto ditio , quando 1lla futura abíoluce donc : intantü ,n. mo» "Vinticbriflus erit c(t vera, & oppofi- ta cít fal(a;quia determinauit Deus Anti chriftum producere ; at quando tuturum enunciatur de re cum auquo fincathezo- remate petfeitatis, tunc propofitioncsil. lz non funt in materia contingé- 1; (cd impoflibili quia contingens enun - 9.1. De oppofitis privatiue C contradiése.di.11.— 753 ciatut vt quid e(fentiale, (icut quáuis hac propofitio bomo efl'albus lit cocingens ; tamen hzc alia bomo per fe eft albus, ctt in materia impof(fibiliycà implicet cótin- gens efie neccilarium,(ic accidit hic quia pracifio diuini decreti, eft pcifio quoq; fcià quocun; contingenter cóueniente, 10 Dices,ergo ft hec midws per feno erit antc decretum diuinum cft vera  & oppofita falía, non poffet per diuini: dev cretum reddi vera , quia nequit immutàá- re rerum cflencias, & tauicn ante mundi conftitution&crat verum'dicerc miidus erit; Tum quia Sco.quo!, 1 4.S.ait prepo- fitiones contingentes elle neutras anre di uinum decretum , nec veras , ncc falas Refp. neg.coníeq. quia decretum diui- numaon facit; quod hzc propofitio,m& dus per fc eritexi[lensyGt verá (emper.n. hzceritfal(ay quia in materia impotlibi- li; folum ergo 1ftam aliam reddit. veram mundus erityqux c(t contingens, nà ante decretum nulla propo(itio eft cótingés, fed qazlibet necc(faria, vel impoffibilis & hoc vult afferere Scotus , cum ait pro potitiones-cotingentcs eflc neutras, quia tunc non wa vtcontingécces formari, cum przícindatur à cáuía omnis conun- tias& folum (ub d (iunctione contra- di&oria poffunt de rc enunciariquomo- do etit quzdam propofitio hypothcetica difinnctiua nece(lario vera,nà hzc s um» dus ant evityaut món erit equiualet huic, mundus babet potentiam ad e(fendá , er non effendum quz eft nece(faria. Adc(t ker rens de propofitionibus cx- ponibilibus adducta 1 .p«Inft.tra.2.c. 10. Quo ad 2.a& hzc oppofitio fit omniü maxima,not.quod noa loquimur de con« tradictorijs materialiter , vt .f.dicunt fu- biccta , de quibus enunciantur contradi Goria incomplexa , nzm cadem tes v. poteft dici'fimilis, & non fimilis cf, diuerforum , fcd formaliter (iimptis , pro affirmatione , & negatione , nec loqut* mur de maroritate perfectionis , in ordi. ne ad pecíc&ionem enütatiuam exces morum ,quia (ic perfc&ior eric oppoái - tio centraria, vel relautia , quae ver inter entia pofitiuayquàm cotradictoria , quorum vnum extremum cft aon cns; (cá Kkk 4 dc ide maiori , vcl minori perfectione iara- tionc repugnantiz, lc n. cft effentialis petfe&tio , & intrinfcca inoppofitionb. qui: ij eflentialiter funt repugnantia; 6 qua maiorem dicit repugnantiam y erit períedtor ,& maior , & que maxi. tom dicitrcpognantiam , erit perfcéti(- fima, & maximaoppofitioz ^ i1 Dicendum interoppofitiones om- tiià maximáette cótradictorià ; ita Zetb. 4 Mcet.q.6.ex Scoi;ibid. q. 4. feq. Amic. trac.19.q/7.dub.z.& Conim.hicq.vnar. 6. probar , & explicatur fimul, namilla e(t maxima oppofitio que maiorem di« cit repugnantiam, & incompoffibilitaté s fcd contradi&oriz extrema ex fuis ra- tionibus formalibus (unt ita incompofti- bilia, vt non folum eant e(se i é fübicéto , (ed nec &tin codem tempore , vnde vniucrfaliter ; mediü ex- cludunt, vt notat $co.1.d. 2..9.(). quod alijsoppofitis non conuenit , nam priua* tiua admittünt medium per abnegatroné extremorum; contraria quoq; imó qua dam in cffe rem:ffo conueniunt in codem fubicóto relatiue oppofita, mcdium per. abncgationem & habcnt: accedit autbort tas Arift. 10. Met. I *. & 4. Mct. 1 * vbi hoc fpccialiter. probat ex vniucr(alitate hnius oppofitionis, quia de quolibet vnü contradi&oriorum: nece(fario affirmat: , vtl ncgati dcbet » Succedunt his priuae tiu oppofita , quia extrema minus cóucs niuntquàm contraria, & relauua, illa .n. Ic habent tens , & nonens jifta vc duo entia pofitiua,nec pofsüt fimuleffe in co dé fübic&o . Deinde relatitia ; & vltimo contratia coptra Zctb.cit; nam i(tanatu saliter in effe remitfo ; & fupernaturalie ter in e(icinté(o poffunt fimul efle ineoe dem fabieéto;at oppofita relatiué quateé nusoppofita y.i. quatenus refpiciunt ea» emxtrema;, non poflunt effc in codem fübic&o , nequic.n. idem tcípcétu ciuf- dem dici pater, & filius; dominus; & fere uus,qnamuis nón implicet rc(pe&u di uerlorü, fcd vt tic proprie nó repugnant » Diccs; ex minori oppofitione non ine lertur maior oppofitio, fed ex contrarice tate infertur contradictio , nà fi duo funt gibumy& mgrum;tuntalbum ? & non al. — Dijp.1X. De Pofipradicamenies : 3.0 bum, non tamen ? conta; erzo &e. Tu 1. inter contradictocta datur mediumyet » go non intüt" fnakimà ittos ne, Antec. prob.nón album, & albitimü f di&oriá; intet-quz mediatals buto ht trag 's- diftat à non albo albif* ficum; qaarh album ficat «n. fe liabet fim pliciter ad fiinpliciter; ica: magisad maa gis.&c. Tü 3. mags di ftant contraria, qt contradictoria , ergo mriag:s opponunturs patet coníeq, quia diftantia eft. quzdam repugnantia j ántcé prob. quia necefle , & impoffibile plus diftat, & (unt con: traria, quám poffibile , & 'impoffibiles quc [unt contradi&oria j'isém qualibet alia oppofita includunt córradi&ionem ; & aliquid aliid addunt ; & tandem quia facilius nom album fit album;qaum nigrü fiat album maior diftántia ezit inter figrü, & albi, q inter albà & mon albü,'aàRefp.ad1;aegead'poimionéconetrariorü(emperioferticótradicbioné,ytpatetdeconittarijsine(Tereavitfo;alsum»piumaücefievetudeoppofitioncfpeGali,qdzeimaliquibusreperitur,nondevniucr(ali;&que.adeftinomnibus;vtcftcontradi&io,namradixomnisdi(limGioniseftcontradictio;(àquianoniaeferturperlocamimrinfecum,fedàcon«comitanti;iimóexhocarguiturmaximaperfe&ioimpenererepugnahtiz;quiaipsfacítradixomnisopoRtiosd»Ad2;neg.ant.adprobat.dicimusexSco.4.d.1^1 1, F. verum effo perfc&ins ens magis iftare à non ente,quà imperfcétius;quae tenos marorens entitatem ponit in cíle.y vnde duo. contradictoria magis diftant,, quam alia e qué tamen fünt incom bilia, tám .n. repugnát Deus,& no Deus quam album, & non album, ideóg; 6mnia equaliter excludunt mediü,(iué per partie cipationem , fiu? per abnegationem . ' Ad 3. neg. antec. ; dicimus poflibile, vt ftat pro contingenti , minus opponi impoffibili; non ve1ó vt cft quid commune ad neceffariam; & contingenss quomodo contradictorié cít oppofitu : ad 2. concluderet, ti illud addicum caulas ret maiorem perfectionem in ratione re Ls roni Ad 3; maior , vc] minor eps pofito nó;debet fumi cx maiori , vcl mi 8.1. Deoppifitis priátiud, epà contradicà, det. 233 tióti re(iftentia ad vincendá oppotitü, v» patet in ipfis contrarijs pofitiuis , nà mas $i$cü ftigorecóttariaiur fcbcis ephyme« fers tpor tnde ethica, & tamé hzc difficilius expellitur à (abico , eft ergo de pct accidens hzc retifteugia , (cd. pce fe deberaccipi €x maiori, veliminori con- neniétia,repugnátia,& incópoflibilitate. * 23 Quoad ;«an (ufficiat diftin&io vir tüalis , eu ratioriis ratiocinatae ad faluáda contrad;é&tionem, fiüé vt deeodem pra- dicata contradictoria verificentur,an ve. ib rcquirattdr diftin&io actualisex matu. tá tei, pauca dicemus , quia eft rcs mcta- phyficalis, & aliqua indi(pit. q.5. art.2, & difp.4.q:f.art. T. .& difp.g. q. 3. art. 2. tetigimus, d diftinitioné graduum inc- taphyticalit expliéaaimus: eft ergo" Ebo mift.opinio (uftinés diftin&ionem ronis cum fandaméto in re füfficere j tide illa tc 1n e(seobiectiuo tófiderata;:d; adco vcactu molciptiéatà gét incellcctüquam* tks irre ciitrà fit yna; eerificée türdáb Gorsa jraidicata qàia Lüc nó fe Tides iw vw i v propter dinerfoscotepuus obicétiupsin. adzquaté ex primécesiem — |y SE Spot. vict dofes: pra» tet A miettadoHe, dif qs /dubitl qui cdi Peces penis pm] bus cppoficamatsevia requiri 2 dittin- Étión£ cx natirditel actualem;quidà pre dicata corittidiGtoria (unc realiarà:parte rei, atn qu£&doftint rationis; Scabopcre inte]le&tus dependefit*, clarug? eft -hanc diftih&tioné'a&ualety nó requiri t patet in tedio ibis De dots qui dil ferunt in;cr fe contradi&oria vcrifici- tür deipis, amen figdificgtfim vnius €ft omnino idem àpanteiGl m fignifi- cato altcrius, co quia przdicata illa depen denter conueniunt-ab opere intellectus, - Probatar igitur hzc: nofira dentebtia » qua (olum,rauone ratio cidara. differant; quamuis 1d ese obic&iuo:fipp plura; à pattétessamcn fum voit ot»nino liters ipfis ncqueüt vexificai «o- tradi lta Pcob. confeq,adem no poteft timuül:eíse;& non císe ; nec de,co- dcm (ecundur idem pofsunt duo conira- dictoria vericari y (odà parte ici illa di- fün&a fant vnum aQuale, ergo &c. Rep. tuflicere quód ünt plura in císc obicóuo , có-quia contradictio nà c(l ii rebus ante opus intellectus , (i (armnaliccc Íumatur , nam confiflit 1n affirmationc , & ncgatione, quatenus funt enunciatiug, quod c(t opusintelle&tus ; ita cum c ris Thomi(tis Pafqual.to.2, Met.difp.$ 9. 24. Concra;eiti cotradictoria comple» xa , (eu propoliuoncs contradicentes fing opus intclicétus,attaxrien incóplexa indes pendentcr ab iniellcé&tu dátuc à patte reis nato nullo intelicétu cogitaüte ncgatige — ncs; & priuaciones rcales dantur in rebus, ergo ficut non por dc cadem ccatfirmari forma, & priuatio forma , quamuis mul» tiplex (it incíse obicctiuo , ita ncc dc ea- deu re à parte rci poterit affiimarifor- mas& ncgatio eiulden,s& (i mulciplicata fi róne. Lum quia magis süt incopollibi- lia ex fuisrationibus formalibus cotradi- &armainioplexa quàm oppofita priuati- etd; éelatiua ;veleoatratía cx dictis (ed iita non t: de eodé inreextra vc- rificabi fed requirunt fubiecra multipli cata: anüdepeaden:cr funt in rebus ab: intellc&tusergo!il25juando (uaa pra" dicáta rcbus, conüeuicn:ia [ifacer. uel» leciums ndi poterunt dici dc codsipar- tecci "Tipo quia verias y& fal(itas. pao pofitionun?non sfà aoBucniRUTiá» €. |i fconuententia 1pfatum cum te , v; habet e(sc obiecbiuum; fed «t Irabct. císc scale y eteó;licét in císe; 'obiecuuo res. illa. (ic mültipiox JJi'ineísereali eft ena; iam dc codeaicóvvadicfarja vepificacentur. Fura aia fifündara: requituns necc(sarià: di- ftin&ta fubidanjepta, itavt ianplicct in coe détn fandari.&o repeuias, (unt actu cea lids, requitunt: acu Idiucia- fundamcae tà j fi íurft- acu oer rationem , requie runt fundamens diuci(a.per tatide nem quia cqui. fundati habere ma- ioremeniitatem fu fapdamento,(ed ali» qvando gontradicteria. (unt atu. ccalia indépendehter ab epeze iniclicctus , & rcquirumcfandamenga a&u diucr(a , ecgo ifla craptactu à parte cei diucc (a; mta. pa» t€c,nàm conuenire in elsentia, & non coz ucnucc in eísenuia funt contradickoria , & a&tu apte opus intellectus (ui ia. homig ne re(pe&u equi, plas.n. conueniunt ho mo, & equus,quam homo, & lapis,& mj nus conueniunt bomo, & equus, Á Pe« trus, & Paulus,crgo in homine debét da« ti fundamenta actu diftincta à patre rei conuenientiz , & non conucnientiz , & nó per opus intelle&us,aut virtualiter di- flin&a,nam hzc vittualis diftinctio non ponit actu randamétaà patte rei, ergo ià de codé illa contradictoria verificaretur. 25 Inoppóf.arg.diftin&io rationis ra tiocinatz , qp infe erat vnum  facir in ef- fe (abie&iuo plara, & diuer(a, ergo (uffi- cit,vt de illis contradi&toria predicétur , non coniradi&orio modo , fed cum vc- ritate , Confeq. prob. quia tunc ceffant efTe contradictoria , non .n. verificantur de codem,fecundum idem,sed (ectndum diuerías formalitates noctes ane vna non ett alia. Tum 2. ad tollendam re- pugnántiam inter contradi&oria non te- quirítur tanta diftia&tio in fundamentis , me elt inipfis contradi&torijs, nà di- inguere realiter, & non diftinguere cea liter süt przdicata inter fc realiter diuer- fa,& tamtn in dininis effentia,& celatio, quz fnt fundamenta horum pr£dicato- rum , nondifferunt realiter. ergo fufficit ad tollendam r enantiá diftin&io con ceptuum obie&iuorum, Confequent.pa- tet , quia fi fufficit minor diffin&io,non eft maior ratio cur requiratur ex natura rei a&ualis , vcl ;maximé qn €ontradidtoria formaliter tantum diftin- » Tum 5. repugnantia contradi- : caufatur cx vnitate reali , foc. mali , & conceptibiliratis fandamenti , bzcomnia.n.requiruntur, vt aliqua con- tradi&torié repugnent, ergo (i vnum ifto tum amouetur, tollitur repugnantia , di« ftin&io mers obic&iuo tollit vnitatem conceptibi . m '16 Refp. ad 1. neg, con(eq. cum pro bat:quando przdicata nata fünt cóueni- rc indcpedenter ab intellecta; Ad 2. neg. antec.nam vt plurímum quando predica- ta süt phyticzs forma non poffunt cóueni re c (ais negatienibus cidé rei pliyficar , quámais fit mulapblex formaliter » quia non poffunt cidem rci fimplicier conue- nire; (cd requirit diftin&tionem rcalem Difp. 1X. De "Poflpedicamemis ; vt patet de albo, & non albo, quz dc ca dem nequeunt dicifecundü diaeras for- malitates, (cd ben (ccundü EN - tcs integralcs,quae süt realiter m przdicata dicunt inen i & oppofita contradi&torié tiones hacom formalitatum, (ufficit infendamicd diftin&io a&ualis foraali- tatum,quatum vni conueniat pofitiuum y alteri negatiuü; quia non implicat de co- dem fimpliciter caunciari , vnde res ea- dem dicitur limul conuenirc,& differre , fic (ant pt&dicata a(Tignata,nà licet idé- Litas, X di(tin&tio rcalis fint effectus rea- liter ditincki nó tamen eft neceffe, quod rationes identitatis , X diuerfitacis (int realiter diftin&z non .n. neccffarió tan» ta eft diftin&io in principijs , quom ig nig ue & conícquencer effc ratio» ferendi, & non efle rationcm dif. ferendi , quamuis exigant diflinctionem formalem intet e(Lentiams& relatione , non tamenrealem. Ad 3.ncg.coníeq.tcontradictorianatafunt.conuenitecxnaturarci.Po(íetarguiin[pecialidetraní(cendentibus,quadiucrfitartemconceptuumdicunr»&tamcnfundantcontradi&tocia,namcnsdiciturcomma.ncDco,&creaturis,e(fentiadiuinanonincaMendioemecDowns.inMeta.PronuncdicunusCatàillanonconucaireipdegcedJieabopereintellc&us,nifivirtualiter,&funiliter,quacationchanc(olaminsfcruntdift;&hzcdeoppofitisdiQtafufficiant,dcquiasquadederansvideatBonct.lib.4.(uzC2.14Qyv£ESTIOIL.DemodisPrioris,:»27JyRiora,&pofteriorailladicücarPquataliterfantinter(eordinata,vt vnü przcedat alterum aliquo modo ; €x quo fequitur, g;cum ordo fit quzdam . relatio, prioritas,&c pofterioritas (int re- lationes in extremis fic ordinatis funda- tque vt plurimünó funt fimpliciter rea les , quia quando cft per (c ordo imer ali« qua , non femper realiter diftingugntut » ita colligitur ex Sco,4.d. 13.9.1 S. & pa- Quafi. LU. Demdis Prioris -pee TH ma for. erii): relationes , : Dicespriusnoneft fimul natura cum eyes ergo relatiué pon refpicit il- , cum relata fint fimul natura; e ter € Priaspoflenore»&epoflenius formalicz Wai sdisisemsien a De joris; erioris enumerat,quia -&oribus víq. ad fexdecim multiplican- tur, nos pouores,& qui maximéadTrinitatismifteríüconferunt,explicabimus;xquibuspatcbuntétmodipofterioris18Primomodoaliquid:poteftdicipriusdivelphytica,quomododi «itp quidditaté, vt homo in ter animalia dicitur pre ftantior,& nobi - lior, vel morali,vt cum (ei ier officium quis antecedit;vt Pon- tifex eft cxteris priorin dignitate. Secundo aliquid dicitur prius ordine; vbi ordo (pecialiter accipitur hic , quam in definitione priotis,& pofterioris Í có- muni, ibi .n. vniaerfaliter fumitur pro ra- tionc ordinis in (c , hic veró pro quadam habitudine in aliquibus reperta no cx na- tura rei, (cd arbitraria ; vc eft in locaris, , vel in rebus numeratis , arbitrarié namq. bic e(E primus inloco , vcl'ab hoc incipit aliqua numeratio; licét alij aliter expli- tent hunc modum. (0 "Feiiosaliquid dicitur prius fecumdum locum natucalem Vniuerti ,qui folet di- Vidi in (upcrioremg& inferiorédextruiny &tiniftrum , ficigniscft prior aere re- oci fuperioris » pofterior reípe- tos aliquid d'citur prius tépore & ducaiio » akerüsduratione pra.- Mieres eti pratcipua quia: dipsa iq danti aw, & icauus aucé inor- , plex pra(nppoficio. 753 díne ad aliquod detetminatum inílans fe cundum apeow nra maiorem, & mi- norem;& quia rift. mundam pofuit ab zterno [ine principia, idcircó iltud nunc determinatü affignaait przfens , itaut in pratericisquz magis diflat dicütur prio rajquz minus di(tant, poíteriora;e con- tra in futuris,quz minus diítát;fünt prio rajque remotius,pofteriora;at quonià fe cundü veritatem mandus habuit determi: natum principium durationis ; in ordinc ad iflud (umetur prioritas , & pofteriori: tas,& illud dicetur prius, quod magis eft propinquum principio darationis,pofte- rius,quod efl remotius , Quinto;poteft addi modus prioris fe- cundam rationé,quo rllud prius altero di- citur,q licet re ipfa non fit príus eo,con- cipitur tamen vt priusà nobis,vt in fecurr dis intentionibus res Gam in hac pro- pofitionc bomo a omo, homo cft à par te (ubic&ti prior (cipfo à partc praedicati. Ad(ünt quog.duoalij modi ptiorís,.f. na turz;, & originis;/fed quia fpeciales babét difliculrates, fcagfim in Íequentibusart. exa . ARTICVLVS I. Declaratio prioritatis natur « 19 V T perfe&am habeamus notici priotitatis nauta , tria vidcbi« mus, quid, & quotuplex fit:Secüdüsan fit. realis, vcl rationis: Tertiü , aa per 1pfam poflit contradictio faltari , Quoad prium micum eft;qua difcrez pent inter fc Doctores, vt vix duo vnifor mcs inttenianuur in na agen srt : te naturz ; & pralerim Formalifte no- firi trac.formalit.atr. 4.de identitate; X di füinctione reali diíputant, an prioritas na rurz fit inter extrema , quorum vnam imaliquo figno naturz ,1n quo non fit a« iud , vcl tantüm fit pra(uppofitio huius Pere: qua controuct (ia Canonicus. Mea pur eife priusimaliquo um quo non 6t pofteriusyfed eft canrum fim - 6 wnde valet ignis cft, ergo cator a &rac.Formalit.art.cit.quem fequuntur ib, :Arct- lo. Dudouct.& ali; Formaliftesen- - mixc (aftinet ordincm nawiczz non. tanti dicere przfappofitionem huius ab-hoc., fcd ctiam verfari inter extrema ; quoruaa vnum fit in vno fizno, inquo non eft po- fterius,& maximé loquédodc ordine na turz pofitiuo,cui fübícribere videruc Fa ber 1.difp.2 5.0.21. Mouetar ad hoc afíc- rendom Tromb.ck Arift, $. Met.cap. de priori, & 7. Metacy, 3. & 4. vbi prius pa- ura definit per hoc,quod poteft (cparari à pofteriori, & effc finc illo; addit ctiam ratiogem ex mutatione inftantanca dc- du&am,quaminfrà n. 36. referemus, & £oluemus; Tota hac controuct(ia cfl fc- 1e denamine, & quia cius (olatio pendet «ex varijs teipsum eria (11 1z,yt omnis confüíie rollatuc in modo lo qucndi,opere pratiui eft ad decilionem quafiti varias , & multiplices prioritatis matürz acceptioncs premirtere , && nos gra fertimaddacemus illas;qug magis süt sArifl.Scoto,& rationi conformes. . - Primó igitur modo prioritás natura füumitar pro prioritate inconucrtibilita.- tis,quando.f. non conuettitut füb(i ften- di con(cqacntía; przter quá aliam.agno- fcerc non videtur Bonet. lib. 6. fuz Met. €ap. 2. quod poteft intellioi vel quivad c- xiftentiam, vt cumarguitur ab cít (ecun- do adiacente, ad cft fecandum adiacens , ;wt fumus cít, ergo ignisc(t,non tamen € *ontta , nonenim pnis fcmper cft imul «um fumo. , vcl poccít (ecundo intell.gi qui ad cílcntiam » cum... aliquid nona pritcauirit aliud ia (ua cfsétia,licet i(tud An fua c(Tentia prac».igat illad ; prior ta- amen explicatio cft cómunior , & ttaditür À Sco.1.d.7.q.vn.in fia-& 3.4.2.0, 2.ad 3. tbi adaercic Banc prioritatem non nzccf sario inferre cau(alitatcm in. priori natd- aa re[pe&u pofteriorisenan poteit clTe , quod cau(z cxi(lentia, ia£ccac uidimus exiftentiam cffe&us » non contga , vt -Auapdo: cau(a elk neccílacio productuia »alieuius effcétas , qui tamemab alia caa- fa polli produci ,vt c(t ignis,jui nggc]fa iio proweit calorem , calor aut «folum ab :gae ,(ed à Sole potcft A Difp. IX-De Pofipiadicaritmiis: calor eflergo prex illud dicetur matura ac prio»ritatc;cuiusexiftentiainferturpet.exisitcxtiaalterius,nonàécontea,fablcreraneffcétas.AliiuitamennoeíleprioritatemnaturgcoanaodatintelligeregulaladinnomirarcpeihipoliacsRobAnubieeamdi(linsiràpeioriatenature.,(&(o7lumappellauitptiorferadüincousceiuiAMRNA.prioritaténaturzdefiniuis,quodditinterea,querumvnumpotefte(lelinealio,nonécotta;ideircópowfkdicipriorizasnatucznonrigrosé.TuMiQu14Famil;2ide3oSecundomedoprioritas.naturg(umitucproprioricatndenugfeunaturalispreiignis,quo(enía.dieipra:füppofitionemvniusabaliocxnatuetateij&hecprioritasmultiplexc(,;nana vcl cadit intec duo quoad comucpirc aL cui tertio)& hac nà (caper elt priorita: canfalítatis,(ed naturalis prz (üppofitio- nis in e(fendo,quatenas vnum prius dici tut alicui tertio-conaenire,quam altetü., quia hoc pra:fupponit illud. , vc lognitur Sco.2..d. 1.3. 24 A,X 5.d.3.9.1.D quz ad hac duplex.ett,ticut daplex eft od eíse di, qui pot inter illa reperiri ex Sco. cit. alter cít ordó cílendi pofiziuns, qui cadit. inter duo pofiriua vcre , & realiter alicui tertio conuenicntia,vt e(t 2enas,& diffc-- ré&ia refpectu (peciet.ambo.n. in(uat fpe: «ici, led prius natura genus, quam diffe- rentia y quia d.fferentia prziupponit. go- .nus,cui intellig;tuc aducnire;aiter cft or- do priuatiuus. , qui cadit inter priuatiu£ oppofita quatcaus ordine naturas priua- tio dicitur praecedere forà. in materia. piis ab Edu tü- uc focma producta, ná quod : 4onugniat Berictna 4  s nd ineiicty& conaeniret, fi agens nonimpc- daret an formam in maccerja.. 31 Velac prioras cádit incec duoi, non in ordine ai dics en quo13; papgrigs Ggiancs ioyues ss 5 prifüppoifitat perverum , & rcalem in» fluxá,quo fe n(u Sco.3;d.1.q. 2. E , causá dit c(Ie naturaliter príoremcettcétu , quia in (uo "dali S NA effcéum exifté tem, ficut effectus nece(farió pracxigit caufam exiftentcm.; imó cauía, quantum cít ex féjpotett cfTe linc cffcótu ;. cum ab illo effentialiter non dependeat; at cffc- étus, cum fit:caufatus , &.«(enon poflit caufari, neceffarió dar intelligere cauíam exift éem;& dicitur à Sco.t.d.7. q;vn. in fin.& 3.d.2:0. 2.ad 3. prioritascaufalita- tis; Secutidó. cum ofitum; non cft vera , & khyfica caufa, (edvel Metapby- fica pecifimgplicememanationems. vt cft fibic&um retpectu paffionis , vcl(altim eft ratiofundaméialis,& radi», à qua ali id pullalat fine omni prorfus cau(alica tis vmbra, & dependenria, vt cft e(fentia diuina refpe&u attributorü, imo vnl ot- tribuum ccfpe&tualterius, nam immuta- bil:tasfccundü comunem.eft ratio eter- nitatis dimnzj: Dcus;n. cft iSqui irhmurabilis. vnde fehabet vclut cauf; virtualiset: nmius in 2.panft, tra« 1.c2.& hac róne dicitur priüs.mato . poteit iotelligi non inrclic&to pofletiori * wrtexillente; ] ertib,tandem;fi:d;qp prae- füpponiturnó sc habet.vr caufa,ncq .Me spy ca, ncq. virtualis, fed vt neceffa- río przrequi(irüad ee pofierioris ,. qua satione poflic iureiliginon intelle&o po fteiiou,nó é cétra; (icintelle&usnatura litcr dicitur praecedere volütaté, & intel: Je&:o voliuoncm ex $co.2.d..2 4: q«vn. ad 3.pro opi. & duo cffcctusord:nacé ob 1 cadé cau(a ;pucniétes fc hát codé modo. Ex histacilé refolui poteft controucr- fia illa [uperiusinfiuata: intér-ScotiíLas de prioritate narurae num Gtinter exxc- , ma, quorum vnum fitin aliquo gno pa* türz yn quo non fit aliud; an vero conti- flat in (iplc) przfuppofitione vnius ab alio; namq. natura: pricritas fumatur. p . peioritate gnconucrubilitaris,veliealis & Ys ez caufalitats , itaut quod prarfuüp- ponicut,dicaur caula iljius,à quo przriüp ponuurjpg & rcalem influxum , ficv turg bcne explicatur pcr potfe « himcaiio,nen é cóuá;, & verfatur mter €xucipa,quormus vium Quall. 1E Dé modis jrióris-c/Art.T, poffit effc fine alio ; ydg ex vi priocitae tis, quam quies cos crei »ani- mal potcft cx. fterc omine , € vn: - ucr imn fuperius fine inferiori xm écontra;&pariterexviprioritatisphyGcz.cauí(alitatispoteft«dronecCffcétucumGtabiploindependensaomtamen€contrà,cüficabjpfadejponx&dctaligenerepaoritausnaturlo.baturArííi.locisa'Tromb.cic.inMer.efg,dicebatprioranatucaeileilla,quzpoísüecle(ine.alijsnonautemalia(iae1pfisytmexesplicabiturinfràn./46.atfi.(crmoy tit dealijs modis prioricatisnatonz ^» ex« plicanda eft -pec-folam prafüppotitiou vniusab alio-prgfcindendo ab hoc; quo prius po(fit cxiftere (inc poleriori y vel non po(fit « I241v 32. Quoad 2. princ. quidà negant hec initia naturg ab(olaté dari à parte rei quidá veto negar dari iaftàua natura in» tcr praidicata eisctialia,(ed bac dicunr e£ feiuftatia cónislict cà [andau.ctodn res €0'gp negat €t predicata à pacte cei díftia ixfed tolum ecae ratioctnatajita Hurts B.Phyfe&t .6. ci alijs ltecentioribs admittunt tamen intet.cansá, & effecti , .: Dicendum cft; hzc intlantia ver&der£ à parte rei, etiam inter effentialia ppzdis cata przfcindendo ab opere intelledtus y qua inr in vnigo inftanti temporis; ita pailim Sco.cit.& jn 1.d. 1.q. 1. HE, 8co ufta omncs,(ed przoipué hanc coac]a(a explicar  & probat Zerb. $. Mcr. qué ra. quem (equ;tue Amic.trat. 19.9:7. dub, 2 non loquimur autem deprioutate (ccun dum jnconuertentiam con(equentig hac .m.potius eft prioritas Jog:ca,fcd de prio ritate naturalis pra (uppoittonis; Probd- Quir autem, quie codcm initagti cempo* zis vere à partc rei nullo iaeellecta confi- derantepotlunc.duo dar: cü naturali fippofitione , liué cum cauí(al tate y fi non, modo explicato, crgo ja ead fiand temporis pollunt dari placa iaftan- tia nacure , Antcc-gater;quia elfentialia à, parte rei prius conueniuni,quàm accidé«» taliayquia.res pius eftjinfe quam cxiimnie feca tecipiac, & inter cÜentialia quas süg. coumuarora,prius conaeniün: quam (pes Galioraqua bees ddugnuuna Oi eqe. patct quia hzc in(taftia nil aliad dicunt, quam ordincm prz (uppofficionis vnius ab alio, & quia hic ordo nonfolum in rebus rcaliter diftindtis,vcrü etiam án predica tis repcritur , quz formaliter dittimgaun- tur,vtionuimus diff .q:3.ar.2.& q. pre ced. art. 2. iéciton in inftantia quoq. à paite ret ecunt.. Dices,ergo indittitibile t&poris, quod elt inftans;crit diui(ibile pec inttantia na turz, & (ic haberet partes. Tum quia in , tantü vnum dicitur prius natura altero » quia poteft concipi abfq. illo ;ergo hzc infttia (ant per intelle&um, & rationis. Tum 3. quando cau(a dicitur prior natu- fa effe&u , veleft (ecrmo decaa(a ; & cf- fc&u formaliter (umptis,& eft falsü,nam vt fic funt. relatiua ; & fimul natura ; vcl quo ad propriascntitates,& fic quia non folum caufa v.g. ignis poteft concipi fine calore , (ed etiam calor (ine igue, vterq. prius natura dicetar. Tum 4. caufa natu- ralis nequit;effe finc fuo effe&u;& fi vic- tus illius concipiatut , hzc dicitordinem tranfcendentalem ad effe&tum, quare cü fit naturalisad intelle&tionem cau(z con cipietur effectus exiftens, ergo no debet dici prior effe&u naturaliter, prob. con- feq. nam hzc prioritas arguitur ex hoc , quod poffit coocipi fine effe&u. Tandé fi hzc inflantia (unt realia , ergo creata , & (ic pofteriora Deo cteante , ergo ha- berencalia inftantia , quibus poftcriora dicétur,& (ic proceffus in infinitum;neq. Dcus poffet dici prior natura , qua nullü ens creatum recipit io (e . | 33 Ref. ad 1. neg. (eq. quia non(unt AD durarionis, (ed folü naturalis prz pofitionis, qua rationc vnum pot con poA ive 2 ges apim à contrá; hinc non redté Amic. cit. becinftantia ait cffe inftantia d quo , non in quo5 nam vt dicemus arr. feq. prioritas d 4o dicit originationem vnius ab alio , & à priori- tate nauicz diftinguitur , & potett clle fineilla , vt patetin canfa, & cffcétu , vt tcl.tiua funt qua dicuntur fimul natura , fed cau(a prior origine effe&u, quia cft 4qu0aliud , & € contra datur prioritas maturz (inc ifto ordine d quo aliud , vt $H prioritas (implicis przíuppotitionis Difp. 1X. De Pofpradicamtniis. abíque vlla caufalitate ; iuftantia igitur - nature dicuntur in(tantia 19 quibus, aon. uód in vno dctur prius, in quo nó (it po fterius,vt dicemus,;aliter e igftantia durationis im quibus , (cd quatenus in v- no inftanti geiepsqums aliquid effc , nonnece(ífarió przíuppofito pofteriori ; quod non cftin relatiuis,in quibus c(t (i- multas naturz , qaia vnum non prazrfup- ponitur alteri, wi fine illo coacipi po(Tit, vt inq.feq. dicemus. Ad 2. ref». cum A- mic. & Hurt. inftaaria ita dicere in rc- &o entitatem cauíz independentem quà ad exiftentiam à pofteriori , inobliquo noftrumconcipiendi modum ; hinc noa idco caufa dicitur prior. natura ; quia in-« dependens concipitur ,. fed quiatalis eft in fe,qua ratione fu tum, & occa- fionem przbct noftre intelle&.oai . Ad 3. refp. Arriag.di(p.7. Phy(.fec.7. caufam Íecundü entitatem, nó (ecüdum relatio- nem, dici priorem effectu phyüco , finc quo cífe poreít , at cffeus , licét inada- quaté conceptus, poffet concipi , non n- telle&a cauía: , ada quate ramen nece(fa- rió dar intelligere caufam; quam pra:füpe ponit in effe . Ad 4. ex eodem caufa üa- turalis vt adzquaté concipiacur fecundi * virtutem ,& actum primum , quem habet caufandi, non requirit effectum esift ens temcd potentem exiftere, quia et cau [a naturalis neceffarià producat cffedtü y bocnon c^t de ratione caufe vc fic, vt pa- tet in caufa libera, & (altim poffet à Deo impedii;at effectus,quia concipicur exi- ftcns , neceffarió etiam praíupponit cau« fam exiftentem; ideó caufa dicerur prior natura. Haec tamen, & praccdens refpon fio valent de prioritate (econdum veram cau(alitatem,vbi caufa poteft cffe line cf Íc&tu propter diftinctionem realem, non inalijs, vbi caufa eft realiter cum effectu idétificata, Quapcoyter dicimus ad prio- ritatem natura (ufficere przfuppofitio- nceminentirate , quarationcnonitante £eíBratur intellectus ad how U polterioris przíupponcntis , licut necele Íxtatur intelligendo Mecca uoque prafuppofitit; vn4e i& ti aliquan prius natura ocqeat concipi d: uiu finc pgftcrioziy porcit altum praecitiué » ita. 1 É Quafi. H. De prioritate mature. effet. I. itavt'quantum eft cx fe,fi aliunde nó im- pedirctur y.f. ab identitate: reali , poífcc cfle fine illo. Ad vlt. bac inftantia pro- prié non dicunt ni(i encitates prioris , & pofterioris: taliter adinuicem dependen tes, & prz(üpponentes, quz przíuppofi- bebe e raliter dilbin&tum ab: illis; vnde debe explicar i perconnotata.34Quoads.prin.AliquiScotiftz;veTrombinFormal.art.4.inexplicationehuiusprioritatis,quiatalemprioritateyitaexplicant,vtiupradictumeft,vtpriusfit,veleflepoffitimaliquo(igno,inquononcítpofterius,a(leruntimeodem:inftantitemporis,fifantduoinftantiamaturz,cryeodemduocontradictoriavcrificari,fednoncontradi&oriomodo;uaaminprimoinítantinaturzconuenietynumcontradictorium,innconuenictalterum;fcdia2.inftanti,vndevoluntperinttantianacurzren(ürarirerumcxifkentias.qua£cnashocc(fepriusnacuraillo;noncfttantumlioconiabillo,fedeftlioceffeimaltquoprioriinquofimpliciter'non fit pofterius;fauet huic di- ccndi P. Faber r. dif p. 25.nu. 2 r-dum ait uod in omnibus prioriratibus hoc mo- loquédi imilloprioriin quo-eft vnit non eft ad aliud benc vtimur, & per hc formutam re&é explicantur ptioritates., 3f Dicendum eít,non potlc faluari có tradictionem per inftantianaturz ,qua explicenrur pcr cffe irr vno inftanti , im quo won (it aliud, fed (olumrquód in vno prius intelligatur; in quo nonintelligitur pofterius,ambo tamcn (unt in code in- ftanti temporis , fi cít ordo nairz poti- tiuus. Ita maior phrs Scotift.vt L.cli- late — füper loca Scotradducta Canon. t. Phyf- ze 2. Rada 1. p.cótr:.cítq.có»s apud iores ; & expreiic docetur à. Scot. 2,d.144.2-A» X 3.d. 3-4. rad 3. dum dtr- plicem illum ordinem naturz pofrtiuums & ptiuatiaum affignat;claré. n.ait priua- tioneqrdici priorem forma in materia y ie en iori tatur infit mace riz fed quia meet , n: ii peraduencam forma ;quod noneifet ve- rum; fii natura méfurarcent exi- fteociasy c n ineffe materia, & ima. inffanti expelli d forma;& probatur;implicat contradicto* ría fimul effe imcodem ; led qua funt ia eodem inftanti temporis, qnamuisin di- uer(is inftátibus naturz;fimul (anr,crgo &c. Tum quia quod'eit poftcrius natus ra vel coexiftit toti infláti temporis, vell parti , (i (ccundnm, ecgo indiuiliBile ha beret partes, fi primum , ergo quia prius natura coexifüit eidem inltanti, id priusy. & pofterius natura fimul exittent , vt nó poffit dici inaliquo figro: prius efle , in quonon fit pofterius. N eq. dicas mftans temporis efle virtualiter diuifibile , qua ratione porcrit vnum coexiftere fccundür vmm partem , alterum (ecundum aliam 5. vt cít in anima , Nam hanc virtualem di- uifionem refípuimus difp. 9. Phyf.q. z. are r.contra Salmaticenfes ponentes irn com tinuo pun&ta tumentia. Tü quia no'duo , fed plura inftantianaturz a(fignancur im codem init anti temporis, quz (i dicerent veram fucccffionem im exiftentia à par- te rei ,non videtur , quomodo poflic(al« vari inidiaifibilitas inftantis durationis » offet .n. quis dicereinftans cemporis ef c vnnmex illis inftantibus naturz. Tan« dem , quia fequereturin codem inftanti tcmporis materiam efse (ub diuerfis fore mis, eundem hominem fimul viuum , & mortuüm;in peccaro;& in zratia, imó ge nus fine (pecie, & fpecié liae indiuiduo y quz funt abíorda, confeq: prob.quia hzc omnia faluari poterunt per plura inftatíe tianatarz , vide difp. 4. Phyf. vbi de hac re egimasq. 4«- 36 Inoppof.arguit Tromb.ex «Metz 16. vbi per (cparabilitatem à pofistiori dcfinit prius& 7.Mct.3.& 4. probat füb- ftantiam eíse priorem accidétc quia poe teít e(se fiac illo,ergo nó repagnat prius eíse inatiuo fignoym quo non ic pofte flus. Tum 2. mutatio inftantanca finc (uisterminis,quz funt formay& pri uatio cerco ia codé míftanti té r Bi termim in (ubie&o; nà quod priuatio praceíserit in temporc antecedenti » cít de peraccidens ad mmat;onem ; | ntam quia po:set Deus creare materiam» : &cinzodes famam igni applicare, quoc. amitarciur, & taménoe s&fiinillo infanti labui(setprinationem; idem ctiam fcquerctur, (i aliquacreatus ga fuifsct ab zterno prodacta , caius nom eio natura pracederet efse, Tum 3. quia veré ab intelle&u vnü abíqs.alio cenctpis turycrgo ne ficfal fas. intelle&ussitaife. a Qtbcnt haberc à parte tei. T -; Rep. Acift.loqui de priori natura prio «iate caufalitatis quod cum fit realiter à poflcziori diftin&tumy re&é explicat ile Jad per feparabilitatem;, ex quaarguitur indepédeatiaynon per fepatationé a&ua- lein, aliter e(let priustemporc,non.nacu- 52. Ad 2. patet ex di&is dif p. 1 s. Phy(-q» 2.. vbt oflendimus terivinum à quo debc- xeicinpore praece formam. in matc- sía, sitet pulla e(set. mutatio ; quare de pcr fc ad mutationem tcquiritur quód gnatcriagrius tempore dicatur priuatajac proiude difp.14. q. 1-att«.1. negauimus &um Sco. 2.d. 1 q. 3.in creationcab tet» no effc aliquam mutationem, & fi.nó cf- £e dicitur natura precedereshoc cft in in, &anti nature priuatiuoy ron pofitiuo. Ad 3: illa conceptio mon.c(t diuitiua , (cd przcifiua y. quatenus vnum intelligitur , non quideminealio, fcd alio non intcl- Mihi quen fit vera, non rcquirituc walis (cparatio à patte tei . nt j| ; cscA RTTAQGVLEVS Il t2 Quid fit prisriavorigimis. — 37 pseenicuiceadi non a(fi- zu A goautt Arift.quoniania crcatis 3 regeritur abíq; caufalitatey quod. n. cft - »prius ocigme,cf eciamallius caula, pt sidcbimus, vnde ad prioricatem,cau- Ádlitaus in fententia ipius haber roduci ; . at Íecundum veritajenry quia datur pro- eluctio abíque impctíc&tiong s .dcgc eltuiia, ficut ratioproducenus , —À hun incladit caufalitatem 4dcirco; f hcg- logbptztec-ordinem natucz. alii. pofug- suut orjgiars appellacum;-qut in hoc for- tialiter.contifüt , quod: plura deatur in Tet ie ordinata ,coquia vaum ) àjio tangtiaor à peinerpie produccie vndc dj- «nlolet ordo à442 alii ; & quia. Filgs idininis ct à l'arte ideo orijnatus d;- "Gus Paucos 06 lic-cil idoqadecius | Difp. LX. De Poflpradicumtatis, & perfe origiois ; dantat.m. alij ordines eriginis, qui non fimpliciter y (ed (ecan- dum quidorisinis dicuntur, quia nonTutt ——D cerium »fedintec originationes ip(as, fed de his in Theolo«, gia ; (ufficit modo ordi inis fimw: pliciter explicite. 550050. s04 .Dubiamveft, amqua ficoxdinata intel ligantur, poffint dici priora,.& pofterio- ta. Thomiftz negant. cum D.Tho.1.p.q- 41..rt.3. €Ó,quod putant prioritatem, & poftecioritatem inaolucre. femper inz- qualitatemysaperfeé&tionem, & caufali-z tatem, quz: omnia fant à. Dco remouen* da,& tamen ponitur orizinisordo. Sco« tusaffiraaat précipae rdi s. 3.2.0, d.12. Q9 & d.28.g 5. E, & 2,d. 1.0. 1. H, &a« lijs in locis, qué fezé omnes Recentiores. quuntür Cana. 1.p.q. 42^ art. 3. Zumcl Vai p dig Has dip Phy lcs t, p.di(p. 1 ifp.8. Lec; 6. Acriag.di(.7.Phy(i(c&G.7..A mic.tra. 195 3«dub.7.-& alij, & quamuis (it qüaftio: nomine,nam cffc prius origine alio (o* lum intelligimus ab ;llo-aliud. ociginaris & produci, & eife. po(teriusconcipimus cffe ab.alio productum; nonáà fe, aiodo: veré Eiliusin diuinis elt à Patre. & Pates. producit Filium fecdndum omncs; & fo lum eft di(crepantia,quó d.non offic di- Ci-Pater prior. Filius poíteriors quare: in te conueniunt omncs, X diffecuntiamo-- do loquendi ; probatur tamen quód hio ordo originis, [iuc tit cü-caufalirate mi x2 vas iue (eiunctus, inferat prius) & po(Les rius; nàm c arguit Mayr. «d. 12.0, 2« acty- 14 2,vbi ponitur aliquis ordo, ibi ponie uir prius,& potterius,quia ordo e(t inter €9ug non (untdimulytquaxatione : Daci fccuadu ocdinem nacucat non dicun Wur fioul nacura; nec ordinata ordie orie giaisíunt timulóriginey & vbi non-c(t fi-- anjita5,15i (E prius & poftcrius,ergo or qeasicao ierat diii ipdaier: priasy pollerius imcali ordine; Tum quiza principium: ,& finn dicat habizudincm «anie (eipgreft pois ccmino ca-cauo- peo idi ov aai piuado,eui non dícatuc caula gcacyationis » eftprtor  genciationescrgo puncipian ociginaas : i CGMRIAAVE AGAM tui pil cindit,erie prins ofigi- Quafl. T. De prioritate originis. det. I1. "originato . Et tandernquiahicloquendifodusàSáctisPatribusur,nàecipuéBasil.1.cont.Eunomidloquéscdiuinisperfonisait,"Naminbispriorédecaufamdicimus,poflerius'verà,2:ipfaefl;quonaigiturpaGlorationébet,erdineminbisnegaresinquib.e(tprius,cpofterinonpofitionenoflra.fednaturaliquadamconfecutione238Daturigiturprioritasorisinis;formaliterdiciturdquo,preícindcsàprioritatenaturz,&inquo,nong»nequeat«umillareperirivtvideturdocereHurt.aMàmivtoptimearguitArriag.exboc,qp'iliquidaueTROobiddicizurilliincopoflibile;sicetiàvidebimus,prótn&ioinfuarationeformaliprzindit3cau(atione,&vtsicreperiturin«liainis,&tamenadeftetiam1ncrearis:&caufatione;quapropter caua efficiens non (folum dicetur prior prioritate natu- rz, & in quos(ed & prioritare enpnndr diquo, vnde gencracio viuentis definiti fo Aet; quod sit origo viuétis à viuéte,& cffe &us dicicur otiginauis,& polterior tá na tura,quá origine fua caufazin diuinis verà principiü produ&tiuum;sicut non dicitur €au(a,neq.erit prius prioritate naturae, cü Pater, & Filius sint simul natuta;fed tan- tum prioritate originis , & d quo; (olum enim prioritatem temporis y vel nature excladere debemus à diuinis pet(onis.. 39. Hincpatetnó effe omnino vana di ftin&ionem iliam à pluribus Scotiítis cc- cptam de signis otiginis in quibus , & à qquibus,vt ait P. Faber 1.dif.1 $21. vbi «contendit prioritatem originis effe prio- ritatem 19 q40licét non 1o ordine ad du. Tationem , & nonbené explicari per. d :q40,4uia Door ponit signa originis in- ter inccliectam,& volütaem,& genera- tionem;ac fpirationem, m ynü. non €ft ab alio. Scd (ane fallicur,.quia Sco.for- malitaté huius pcioritacs perpetao expli - cadit pec a q«o, & forte nunquam pcr iz  -quoyvnde 1.d.1 2. 2. ait patr prius ori- gine fiiiofpitare,& fiiium poltcrius, quia pater à (ejfilius ab alio ipicat, & 250. 1«qe L.at pate iusorigine filio. incellige- Telapidéyuia pater à fc, filius ab alio jn- z1ellizicy& quol$.Q, ait priusorisinc caa fare eft cau(area fejpofterius e(t cau(aré abalio;exprefsius 1.d. 10.q. vn. in fin.ait diflinguendo inter inflantia- origins no diflinguitur inter durationem , €x dura- tioné, fed tantüm d quo quis fir, & quol. 4«$.De primo ait,ordo autem ortginisam requirit nifi quód boc fit ab boc » sicetta. alibi frequenter. Veram tamea c(b,yt obs femuat Rada 1.p.contr.5. Doctoréaliqua Q doper signaoriginis intelligere si2dà, na. turz;& inhoc feníu inquit intellectü oris gine przcedere voluntatem .. Bene crgo diftinguebant illi Scotiftz de. signis ori« ginis à quibus, & ip quibns ynam in diuie nis dicuntur dquibusincreatisveró,ybioriginatioeftcumcaufationeconnesa»dicipoffuntinquibus,nonrationepro«prizfozmalitatis,fedonaruraeadiun&z,quzcftprioritásdmquo.4oDices,sifiltusindiuinisc(fetoriginepoftecior,nócritinprimo signo origi nis,fed infecundo , ergonon ab eterno. "Tamquianon poteft afsignari quid fot» tnaliter dicant hzc prioritas , & pofte- tioritas wc an f. quid diftinétü ab- ipsis originibus , analiquididem . Refp. ad r.cur filiasdicitur effe in fecüdo si- gno origimis,non in primo; nó eft fenfus, nó habcat exi(tétiam etiam in primo , fed folum, quód non habct efie à fe , hoc amsignificat effe in primo signo; sicut c dicimus hó in primo sigoo mature non eftrisibilis , (cd in (econdo inftanti ,non eft (cnfus, quód eré non habcat ri» sibilicatem, (cd quo non habeat illà jn» tra eísentiamyhoc-n. denotat ly in primo jnftanti naturg;.attamen vt omnis zqui- uocatio tollatur, rcétius erit infantia na tura explicare per yerbum intelligi eum precisione, & inftantia originis per effe à fe vcl abalio«Ad 2.Zerb.ait hoc prius» & pofterius dicerc entitates cxtiemorü y quz ex feipsis habent hunc ordiné , qu tenas ociginatio paísiua . formaliter € reípeétus denominans otiginatum, quod ; 4b aliosquod.eft clic. pofterius otigine , .9riginatio; aGtiua. eft teípe&us denomi« » Rans produc« quo alid, àod clt cf fc pi«asorig;neshi Sco-1,d,23. q» 3. F. . paternitatemai: formaliter cije priotita» ; sero erigiussas Mayr, v It ordinem die j8i — 0 Dij. IX; De Poffpyédicameniis 12. Quid diftin&um faltim tanquam. pa(Tio- fient ab ip(s originationibus ; primü vi- detur probabilius , quamuis ab. Amic. fc- cüdii uxzeis approbetur;fed de hoc alibi. . Tádé procópleméto huius q6, aduer« tere debemus ex Sco. 2.d. 1.9. 1. H. quol. a att.2. Q cx Ins modis prioris foli prius remporc rcfpicit duration£ , alia pra (ciri- dunt ,& pracipué prius natura , & origi- ne , de quibus frequentior cft in (cienrijs fermo , quia in eodem inftanti temporis potfunt aliqua effe priora , & pofteriora natura,quia caufa, vt cauía , non neceffa- rió dcbet tempore preccdere effectum , fed (afficit , vt in eodem inftanti tempo- ris fit; quomodo dicitur adhuc prior na- tura effectu ; poflant quoque dari plara infantia originis , quate hitres ordines fant fubordinati,vt cum fimultate tempo- ris flet priorirasmaturg , non econtra , cum (imulrate aacurze. ftet prioriras ori- ginis, non tamcn nece(le ctt € conuerío: €ü prioritate originis &are priorirarem natürz,vtd.ximus,dc hac priorirate vide. pluta apud Bonet. 6.Mct.cap. 2 QVA4ESTIO II De modis imn . 4r E prio- nespr 115, ttcs n odos fimultatis , qui- "busaliq ua mulefle cen ert reu *trcs diincaxat (int modr fimal;qara cum 'epponatur priori;& quocmodis dt vni *eppofitot ü,tot dicatur, & reliquum; tot "erunt modi fimulquot aiodi prioris; (cd "quia alij,vt not Do&torq: 42. pradicam. "ex moois priorisfuflicienci haberi pof- unc ; vel quiafufficiebut Acift. ponere 'llos qui fant ad: propotitam ,.& *pradicimenesinfecoimmt c T *- Primo modo aliqua. dicuntur fimul "eemnporc, qne .f.- func in'eodem tempo- tc, & dicuntur fimul inception ; (i vero 'aliqua imt mecodé tépore exiftéua ,quá- aris vnirprius altero mceperit, po(sux dici fimul tépore i duratione,et.có ione. Hic erint quedanr dicuntur. fi- * ena macura,ad ;jue duas couditiones-exi- "git Acfprima. cit,quod'dicamur ad'có- " wettenriam, fecunda quód vaum non fit caufa alterius , vt fe habenttelatiua rue tua , quz vt fic formaliter ta funt fimul natara,quas códitiones tetigit Do- €tor t.d.2 8. q.5.F.dum explicans fimul- tatem naturz rclatiuorum , ait confifte- rc in hoc,quód vnam non poffit efic fine alio abíque contradi&tione, & ab intria- fcco; dum dixit vnum non pof e(Tc tine alio,innuit primam conditioné;quz non fufficit, nam etiam fübie&um , & paífio ita (c habent, & tamen (ubie&um e(t na» tura prius paffione ; dum addidit ab(que conrradi&ttorre, & ab intrin(eco, denota- uit fecunda conditioné; riuscaufa ; quia caufa ab intrinfcco, eft ptior caufatos neceft de ratione cau(z quód fit neceffarió coniüdta: ci-éffe&u . Dices, datur duplex prioritas natutz y vna (ccundum | iniconuertentiam confe« 'quentiz altera sm caufaliraté ex dictis "q»przced.art. r.círergo fimultas fit prio mutati oppofita, quz fecundü- conuertétiá vni nó fit alte ma priorrat;ergo fimul matura dicétur,. quód ficut prima prioritas non dicitur ri nei vues iod large, ita fi- multas.illi oppofita erit largé fimultasma tatg, A riftor.autem affignaait conditio» ie (imultatis micura .- : --4z Tertio modo qugdà-dicitur fimul dimifionce , vrfüntduz differentig exa-—— 'quo diuidentes idem genus in fpecies per n arcam dne cr. tix cx uo diui genus ,.«um: uc iet oia nón media alia: dile- rentia vel fpecie, vt rationale; & irratio- nile immediaté,& ex zquo diui : :mal, n6 veró rationale,& aquatile, aqiiatile diuiditanimal , vt-ét per irrationale . Hac fimultasdf quoque fimultasnatarz, hoc eft y vc aliquiexpli- cát, fia.altas in natura cói , quia fi multas fpecieram vniuer(aliter debetatce ndi im natura communí genens; inqua conue- niunt,nonin propujs different: js- (pecifi- €is,maraliqua fpecies fimt quz (ecádüi propriasratioties formales: praup tur alijs, vtinquantirate linea "nitur (upetficici , & (aperficics corpori, -in quuhtate actus prafupponiur ca dicuntur,babem fimultatem oppofitá pri quáquam vnam ft caufa alterius , Refp, —— | 4üis,ac projade n5 funt (imul natura . Scd dicuntur (üb hoc modo Arift. non omnem fpeciem cóprehendere, imà ex- clüdere fpecies illas ug alijs prefappo- nuntur in proprijs, nam fi fjecics coafideratfet folum tin natura generis. conueniunt, vt fic nó poffunt di- ei plara fimulfed vnum; illz igicur diffc- Dusft- 111: De modis fandl. rentiz dicuntur hun diuiione , & natu- ra,quz immediate diuidant genus , & nó vna alteri pra (upponitur,vt ipfe Arif. cx- plicat in textu. Q ia róne optime Do& 4. 43, cit.docuit hüc modü cile oppolitü &: prioricati naturg,vt hec dicit ordiné qi dà naturalis prcfuppofitionis;quauis T letus iplum opponat prioritati ordinis. - FU SRVEAE TM DBEGIMA De Enunciatione . 7» Tu tis [y pretatione , in qui 30/ Papinii Predicamentorum , »bi de principiis remo- logifmi, f. de terminis,  fibiumgit "Atrifl- libros deinter- us de principiis propinquis , quales funt «| Enunciationes, fermonem institit vt po t deindc ordmatim ||. ad flrutluram totus fyllogifmi declarandam progredi in b. P MTS TE ME à prolatam cum int. ali Puls pras) Eti tar —— prout dicit vocem articulatam fi, «antem verumyaut falfum, quom eu] Prior. m[cripfit autem bos libros de Interpretatione , Grece menias, no quidem prout Interpretatio dicit vocé wid [ignific andi , vt notat Dolor bic Q.1. 'an[cenditq; limuues borum librorum , " fed an.em aliquid effey vel non effe , feÀ fienifi- cum Enuhiciatione vocali ceincidit; non quo ipfa vocalis yes ing per Je coufideretur , quia ex di&is q. TProzm. Locicg non eft err fede vocibus, cr nei injcriptio à fiue, c fubietto citur [ubieGlum in bis libris eJe Enuuciationem Bcibalem, vt per vt expre[f ue funt mentalium cüceptuumis qua lt , li- LU Lu deos vocalem ex, mígerel,rataumtm entdeiat cgye bypotbetice, ita Dottor cit. , fou 1d. Tai. q.1. $. Dubitatur primó, 1o.de pio ibid. Arts Illos borum lib. ". ibid, €f. aliquod patet nam bi c Fee de principiis fy uis volto Enunciatioues catbegorica, ef fees f t m pudica f quibus egit Jtrifl. im lib, Prior, 9 quamuis ; de » a ari tco proi sk "^ p E qu oir ovd witur de i e non uia mus € » mentum tertia pad pia ec pk quie ret: iutis , vnd pec; Eli a tbeticas que ducit ad im vlepde qua locnius ej pic n. Tnm etico jyllogifmo explicautt, quiaveducibiliseft ad canbetricm Wu ma p € perfecià concludit qua ratione eticm inbis libris un mal d A a propofitione difierut . Tum quia bic determinata progtev 1p. fumptam detcyminantur, nam libus Qrationt,vi deub durs o aS É c tandem polientiayco rdi pant quiere p Et de Lr eii any (p. ire ep ; opiam 5 a qe Inf vi inei e iffoluimus , bic ET LT fo i» de. Enspisiide más, dan epa ibi Pracimi] a, vi potà aitigris. indagmis La Qv&" 764 ^QV£sSTIO IL Am Enunciatio fit. Ens cales vel Rat tonis. z . Vpponimus diftin&ioné illà Enüciationisin méta- | Kévocalé,& fcriptà quarü duz pofteriores no dumü tur bic macerialiter,vt di- cunt voccs illas atticulatas, & chataéteres cfformatos, quo sé(u nulli dubii cft effe entia realia (cd accipiuntur formaliter,vt f. dicunt fignificationem ex libero homi num beneplacito illis conuenientem. Prima (ent. afferit enunciationes om» ncs c(ic cntia realia, tàm métalem , quàm fcriptam, & vocalem, ita Blanc. dilp. 1.de Enunc.fc&t. 1. Sccunda;aflirmat de méta- li,ncgat de alijs;ita Maf.hic difp. dc óra. q.2. Addit Ruu.q. 2. od licét mentalis quo ad a&um intcllectus fit ens reale , ta- mé fi fpc&tetur, vt fubftat ordinationi in ratione fübic&ti& pradicati , in qua ra- tio enunciationis confi(tit , eft ens ratio- nis, ab ifta opin. parum diftat Amic.trac, 21 dpa efla; communis. j acilis tamé cft folutio huius quet. 'Nà enüciatio vocalis,& fcripta formali- tct accepta nó süt entia realia , fed entia rónis materialia,quia vt fic fólü dicüt re- lation figni,nO naturaliter fignificátis , fed ad placitug Tur relatio eít mera de- nominatio extripícca ab humana volüta- tc proucniens minatio vetó cxtrinfeca,quáuis realis di- caiür,non recte tamen dicitor ensrealc , yt vult Blanc.cit, fed ens tÓnis materíale , E fondamentale ex j&tis difp. 3 .q.z:art. jte euo mCtifis eft duplex, alia forrgális;alia obictiud;fürmal;s eft actus iphidsutelleQtüs,quoyimdealteróafne«eIebatoófequétere(lensreaen'téalitetabintelle&uproducit!joatüdliertyeiisobicttisieBIogt£;"fucfaltitatisexdicédisdfeq.Orátfo'oDietecxercito;dupliciter(àmiiereeintquomloenmaddisejtabinuicé diGunca per negationem, & quo- niam bz'c obiccta poflunt elicyvcl realia, enicns ex diótis difp. 2.q.2. deno- Difp, X. Be Epunciatione. vcl rationis,vnde propófitiones,tá fiüt in entibus rcalibus , quàm rationis, idcirco . oratio métalisobie&tiua érit , vel ensrea le,vcl tónisin efie cxercito cogaitü ab in- telleéta quz paíTiua cogoitio erit quz dá : extrinícca denominatio ab a&u intelle - &us prouenies: Vcl oratio métalis obie* &iua fumitur in efTe fiznato , quo (enfir erit (ccunda intétio enunciationis, cuidas dcfinitioné explicuimus r.p. Inft.trac. 2« C.5. Ratio cft,quia vt fic dicit ordinarios ncm terminorum ad inuicem in ratione fübic&ti,copulz, & pradicati,g» cft com- . parárc obiecta in aliquo attributo ratio» nis exprimente rem eXtra [uum ordinem, Rationes in cótrariü funt illemet , ibus prob. fignificationem vocum , & dénominatiotes exttinfecas vniuerfali« ter effe cntia realia, vcl entia rationis fore malia,quz locis cit.funt folutz . Ceterüm folethicà DD. difputari ,an enünciatio mentalis formalis itvna(implexqualitas,anveroexpluribusactibuscompofita;itemanintelie&tuseodéom«ninoa&uapprehendatpropofitioncs,&caffentiatur;an vero diuer(us fit actus iue dicatiuus ab apprehenfiuo — P .. & alia huiufmodi quz (pe&at ad exacta cognitionem fecit operationis inielle &us ; attamen eft res potius animaftica y idcoq;ad em mtem Von de veritate , itate cognitionis dge* mus;nam licét ad animafticos etia perti- mcant,maximam tamen habent áffinita- tem cum rebus Losicalibus , nam Logica dicitur fcientia dilcretina veti à falfo , & : enüciatio definitarsquod fit oratio vetü y vel falfutn fignificarfs; preefLar igitur. na» turá veritatis & falfitatis bic 1nucftigaree QvA&STIO IL De, veritate, C falfhate- Eritas eft criplexyprima diciturve* : V idu : » wálcédentalis y. quia eft paíslo tntis; & omnibus rebus conuenit edam coguition: falfa ; nam & ipfa eft ns eale qua veritate agit Me taphyficüs;fecunda; fcitür in fienifican do, & cóuenit proprie vocibus, & signis. de qua fatis diximus difp.z,&in Inl. cipu9.II. en "verit fit in concepta formevelobietl.ude-1. 265 tipué 1.p.tra&. à.c. 5. vbi declarauimus; quo pa&o propositio vocalis dici pofsit vera;aut fala: tertia, dicitur in reprarfen- tando;fcu in cognoícendo, & cóuenit có- ceptui in veré exprimit , & reprasétat rem;sicuri eft, & dc ifta lo- quimar hic: & pracipué dc veritate , quz in fecunda intelle&us operatione reperi- tur ; & licét sit dubium , an veritas. jc giatur in prima operatione , imo 1n aCbi- bus fensitiuis an vero folum in actu iudi catiuo intelle&us ; negari tamen neqult ;. in fpeciali modo huic actui conueniat ; panis in ceteris etiam admittatur, de quo in lib.de An-) nam iudicium cft , cui tanquam principaliori analogato tribui- tur veritas , aut falsitas , sicut in vocibus grincipalias dicitur veritas couenire pro» itieni vocali ,quàm voci incomplexas, qua ratione Acif. 1. de interp.c. 1.& 3.58€ 9. Mct.c,vlr.5.de An.c. 6. videtur verita- tem , & falsitatem tantum fecundz. opc- rationi tribuere, & hac veritas dicit cone Éormitatemconceptas reprafentantis ad obicctumin (e vt dicemus att. . ficut fal- fitas negatione calis conformitatis , & difformitatem ad obiectum .- : ARTICVLVS OR un veritas fit in. conceptu. formali s velobiedliyo 45 I qualibet intelle&tionetriz praci- pué,vt ad presés [pe&at,interucorür, adeft intelle ctio ipfa, quz dicicur conce- ptus formalis:eft obic&á cogaitü,vt co- gnitum, & tcrminans intelicétionem , & dicitur conceptus obicét;uus : & adcft ob;e&um in fe consideratum: veritas nc- uit consiftere in coformitate conceptus rmalis ad obic&iuum; vt communiter — 2f. €onceditur, quiaab co , quod reseít , vcl moa eft, oratio dicitur vcta y vcl faifa cx €. de fubít. cum quia nulla cognitio císct falfay-nam qua libct ita repseieniaa sé sicat res pra(cntatur in concepta - 10,.& pct con(equens qualibet talcm ha- be: conformitate ; tum quia c(set con- formitas ciufdem ad [cipsü: nà cflc obie- iuum realwer eft ipfemet. cogaitionis cogllituem remi císcobicctiuo . Cum igitur conformitas ifta fumi debeat inordine ad rem in(e , quz sit terminus iftius conformitatis, Vt átt. 3. dicemus » quarimus de (übie&o , an sit conceptus formalis, vcl obie&iuus « Duran. r.d.19.q-.Heruzus quo! 3.q«- p artz& 5. Valq.1. p.difp.76.Blacdifp. 1.de Enunc.fect. 4.& ex noftris Vulp. t.p. tom. 2.difp.3 2.art. 4. Boncr. j. Met.e.2« ' füftinent veritatem fundari in conceptu obie&iuoad rem in (e. Ex altcra parte Suarez difp.8. Met. (c&.1.citans Caiet. T», p. q-16.art.2. Fera. 1.cont. gent. c. £9. && 60. & alios afferit conuenire. conceptüi formali,quz opinio eft ét Mol. 1.p.q. 16. diíp-1. Fonf.4.Met.c. 2. q.6: fect.7. & 8- Conimbr. 1.de interp.c.1.q. f.art.1« Mo ri(.di(p. ro. Log.q.8. Amic.tra&.2 1. difp.- 4.q.2.dub. 1. urt.difp.9. de An (eG. 1. & vt veram (uppenit Arriaga diíp: t4« Log.per totam (e&t. t. ex. noítratibus illà amplectuntur P. Faber dc penit. diíp. 9. n.5 j.Cauellus dc An.difp. 5. fc&.7. Tat- r.pericrm.q. 1.dub.2,Ant.And.ibid. q.3« & 6.Mct.q.6. Smifinch, tra. 3. de Dco vno difp.1.n.29.& ipfe Vulp. art. to. eam videtur docere. Addit Auer(a (ecundario faltim, & minus. ning eoducuke etiam conccptui obie&iuo, ita q.5. Log« fc&. 4. idem fcre afferit ems lib. a Mct«. 5.q. 2. conc]; . imó nullü poni di- (crimen inter has.opiniones,nifi in modo loquendi;quod- Faber cit.etiam docet. 7 Dicimusveritaté proprie, & formas liter, ac denominatione inttin(eca effc in conceptu formali, in obiectiuo veró (o- lum dependenter à formali, & extrinfeca denomimatione . Prima pars eft exptef Scoti 6. Mct.q.5. in fine, & in 1.d.3.9.3» C. vbi habet hzc verba. Quod potentia co cens affimilatuv cognito » verum eft per atium |uum cognojcédi, qui eft qua dam obietii (imilitudo ; quod. cas excaplo eris , nam 2s a (Timnilatur pcc figaram indnétaminqua cófiftit rae tio imaginis , & q. 7. 8. .4d qu&ftionem re[pondco ; probat obicétum a&tiu? cone- cuiierc ad. intelleétionem , quia eft. p fius fimilitudo , quod etiam atlecit q, 8». ad &. & quol. 13. O. docet a&tum dicere ad obiectum relauonem menfurabüis. ad LlÓ] y men: 266 Xo RD nota dg A NA "ug : tigna m )Gc sie pendcrz t9); dependen. By $HaP/5 £l 614i 5 Mp Nri Roriesicat tonem » v erpertiesputaand d: P X MO OR QA fed 5xdo qua loquimur,eft (iaiitsudog (eu edpíona Cyitesad obiactumaergolsi i- T tatis&dc menie D al COngrc« 39 rie Sod RR iir r tas fornler eft dp Qus intellétionis sit deritataziiaobitétwnrt of tánimteln ls ie dran. docktina ekeitur-prebstio Consi. 113 concoptifs Jiomális elt paeic & xsi3o expiefa abieáiis ficut fpecies imprcüa dioitürimaga vittsalisabiéti deeepdea wi iwgpá e a met rum reptgrf ts. ergab Trogi sar ebofqumkas era ag obi má oce ricatem ; Tomqna fice (e lrabecótário Pen op rire neut d «epué formalis ad elsi :suam ficat eratioeít (ignumadplagium Bgnitieant zes cx dictisdifi zs q«i. tà eonoefitsis cft Üsnum aauicaligétsepro-fcatane;, (ed ve« zitas ciratiómig negsco(ilc da. ir z2iC eiut fignificása pcr'otationtmnoad feipíam vtime,fe din Gtormitate ipGue aiasiogis adem jp [ec rgo idem da veri; tate conceptus formalisdicendam; mig, Acgatur à-V.ulpes;nagy preterquam 3s ilteritusab Anftus pradisam.c ibit. Ex c6,quàdires: orat 1$ó di ayprohatar adhuc, i i b uio i lationérnGgni; ad. gnatum s-vc ile mcr qon&culic azt; 1.7.7: 0m 5092:32 da quo; Tijfed:orauid voctise[tignaarect, Ac etisversdicicut-figniró veontb;& confor; fnésergo Bc. Tau: quia cogaitiordene aiigatub vcra, Ao n/réscognicas let Qo voriy Ww c liincodowioneo»: 2d foc idy 2 $ NCevalac;: gudeafiissciverien feli feumobicéto covniosvt imu icélo:inlig fienisum Cogmioncyvtinfübicétérdena» eA Ra lomslreut vitro ciao ocmlei, 86 de, noitiat parieoévisüs Non valet,quis pos eiusecse ooa (7 haber dyes coni» cx axcacut. cogffer axis à «onfprmitatg co- cái ébiozsppaimivesotáo Avieríás dici hanc Bn cw vocas deorges oognita adt prd. Mindy minia oogbuts ipato seprie star ^ bis. tla xls asiatüpéi 1e: dcpoidéóo: 4. 5» t $2 de. | : E z - * e . it i$ " fe HU a Tid b tio almverás &conformaor ropladeic, a "e cogniti érfintin lees : - oErCatucis cogaids;: idein dé. nitione:ctéae to nupsit deeniumai 3. D» -08» Secádayavsscolligüur ex Scotaguo. [een Ur oar abd ipm oir DESTIN 9 Wn, fc pto fe: ficut intelligitusjverus ed intelle GEasj8b alijs inlocisà Vulpes citatis ,& (atis le quet ek d&i£ , duiictejus aBiicftinus: té repraentà ; €oncepiuobiediitotepsa (eri eU galin-tfto-crit:al;qua: vogica (pet t il HOPMDUNMU LK pee axiomatAris ftoceli Propter quod -vnumnquadqna talegén aliad bnagiseci oi; 5 «nuin 1:Sad éootra a3. gj veritas (itin ie) y iaarid; Tum«uta fk talereprer ME AMNEM 2 —— buon '*t unago,diciurifide Teprgso- tatiud; xrgohomo veptatíedtapaseris for» malirer (imus; vdcagniddde: vera tepraxXentauaé(qu apyQw quarcnsy; &quia eiusveriap ef vcritar idirepraf eritSokmalités; enano [À 1«qu'$cx&ay-q Terefls velnielgn uiupol ue Tora w fulfa, i ex ogequeddyres cítan. inrelicóig "eonfocmisfibisyt40 lexxititsvclnàefl oue dinnitvay vs ina rgo RU. dopemier, mifi dofole - oycrgoJcsueprelcntate — QIH.o/n cveritfatdmdtemeegtu p odere f cradix;vetiauis ! lotus; Tar , uim. .concey mie atc reicpniti ^fibio ipfiin se ,ciillgiujl cóicipilur mteliedtus verus, ctgo: verias if vati coafoPmitáre confi fUt) paren come; feq: petdgcótgbeffa&tu: forasaki adi ca u- (siot Ancet-rob. guia rücnes «rodar tam »'Gtgo €on» pitür initolle&tus vorns Tum; oratio: vócatis eft f(ipnd diei:weras., fcdiocatio efti ufi 16i conceptar, nó cognitionis, ere go &c;Tüm s. veritas eft coformitas in sie (citado: »fed hzcin hoc confidit, ey resitucHe Qui prafencetur y ficuti elg in V desertae RTT e?7ó ih calilcócep r JTü- 67 ficx:eó; occisa di periere rera ike Lope ient vig repreícatank $, fienckéftyeffehcformaliter verae; qi Ree iPopere Mop OUR Fn» Lie Di warden rorpest eet taie Li ipaucedeyr meet eror sry ] yeMNO Wrcogn:t 1j Dultrie BIB sounds ueteres ái tig Reef oadora ipm ci sting aiidnib iplis 771-6 hs s bere lo:addiétoodi, D: HipePui meh eorr pcm Feast imago efürepraSératiua €e4 fatis'ct eo Cefarictt vepsi(entatiuns füce flalicers aodó veriras coggscignis pfo ipe fadt e(entalto conformis sci y idet efl dicere cognitio dicitur vera sepratfeue 12Hà£jse copniqio ver? veprarfebtal cít - que: prseter A17 SEIS frcot iri 3eoodicivur teprarfenzatiua s: e Fentationey nua fit inobieóto , (cd eprafématione indpfa formaliter exi« lene idem de cognitione dicendüm.;Ad di fótrre 6 cxplicaur aüthoritas iila à Blanc, fenfus .n2«ft ,"quàd:orario eft vc« r2j fiicónforrhis eft rei in fe exitteati, (ado fayfi nóteft conformis. Ad 5. diftinz.ans ceci Conci pitur: miele Gus verus primas rió propter talemconformíratcm-, negas tut , quia dicitür verus primario àcófare mitaté^corkeptus formalis , icut pervalé concepteni dicitur primario reae expri- uic re; (eeundarib, & eonfequenter ; qua teiius: ad conformitate concepuissfore rial capfequitur conformi: as wssmee oblcétiai; S códedimitinhd sergio c. lgauavttiwergveritita 3rocM codo, nen inreprziontando,dc qua loqütpar 2 ped ocutio cít; (icnudarcit onceptasfed deiin (e t dif pi2:0.1. Ae $1 era elm de «ónformitate concepts! abicótmiggflie nó cit primaria, idco-«nirés: prar(pneitee. intellcctui;fTcuti eft; qua cozauio fige lua scprarfentac,S& ex pcitin quxcepitate [entatio eibprimariz escisis; A À6 spatee cx diótis:imitio: quat .xao zweritam alijsetians/cümpetere- po (Lir 5: &:veget e etiam fi£ofmerur Codera coceprum óbies éiuvqi Ad 7; pacieas cosi tbi: in hát y quàd:rcat vrina tou m. exteinfec? denos " minatur (ama à fanitate-an:maló, qua disi Gita (anilas;im efpdo; ia opn:110 Ck triníccé dicizntveraà veritate (eiim ci fendu;que attrádixy& cac( xyeritatis ros gritiobis cum liocramcnáat; qubd fora máliter ox ciniin(ecé- dicitur vera prox priaveritatoasreprdfenrandoyde qa 1o»* iasumj quo. (enfe eciaoecim;z ( diécar Gic icerc) poftecdici iau mfece, & formalis tet fata -famitarein rCprezr(intando ;ujóc argugyentum vrgec contra cóncepus ab:c: étnuamsquj-wezis-dicitgr, quatenus ordis nets licit ad; veritatem rer in: eíseudozs Aliasrazioues adducit: V uljes ex quiam dam1ocis DDó&toris: defümptasa (ed zan« tnm peobant-ipccomeepte iobieGiuo: res petirrziliquam conformi azemajuod coga cedirub non :zmeno cadubt primitas tem coníOramidti$ 5.1 mic: :03 26,62 -3ivoup.fsuinLiNfDÉÓRI]LZILOX 11 E GRCOTUESS VS LNSS GER. -21 2:13:05 9igo r^ LOL otov ST Lu «an Enancialiapo[it de veta piitati t. - ir d. taa s D'ioersceiore merde o ; $5.-ido uisy IO e Welcome eire suem "nitlófe eorpleka; Gc quia Epunciadgr ert ples) ticceffatia i) jlig^y :&c connseits, Mts vel e: de prartecivo, vel de prizfensi; vel de fururog ptopotitio de prxfent? alia cft, quat detepminarady ; 6c Certáni páriem temporis ignificat:; »v€ petvus-per totabiboram £tadet, aka zog. quz ih termidauiat 3 optar. Li 4  po-. Lm partem confiznificat, vc Petrus flu € ; cognitio ctiam e! duplex ex Sco. quol. 13. art. 2. alia intuitiua , quz caufa- tur abob:c 4o exittenteyrt exiltens elt, alia abítra&tius, «quz abitrabit ab exiften tia obicéti; áciftis omnibus loqui debe- mus,& [colas quz'fiti eft, num veritas ita diftinguatur ab his propofitionibus , & actibus, vt cademmumcro enunciatio de vera in falfam poffit fucceffine mutari , vel faltim fi poftquam vera eft, & mutari ncqu't fücceffiué hoc modo in falsa, po- tüerit eadcm prorfus numero ab initio eflc vera, ecl fal(a: de propofitione vocali jam diximus in 1 ..Inftit. tra&t.2. c.3. Et vt ccita ab incertis fcparemus, enü- ciationcs neceffarize (uat verz , & impolfibiles funt adcó tal(z ex fui natu- tà, vt vera nequeat matari in falfam , vcl econtra ; idem dicimus dea&tibuscirca illas ; ratio eft , quia neceflaria veritas in ipfis proucnit ex ip(a neceffstate , & im- mire litate obic&ti,quod nó potcft ali- ter fe habere , quia e(lentiz: rerü (untin- uariabiles, & idco propofitiones de prz- dicatis (pe&antibus ad eílentiá. rci in pri- , mo,vcl (ecundo modo , nequeunt nó có- formati obic&o ; & € contza propofitio- ncs in materia impoffibili propter repu £nantiam terminoram non poflunt con- formari obie&o . Hac de cau(ía dicuntur gternz vericatis, vc] falütatis, quatenus fi faifent ctiam ab zterno prolata ; fcm- fuiffent verg , aut fal(z , vnde la ur abíolui ab omni tcmporis differc- 1ia,vt docuimusin 1.p.Inft. tra&.1.c. 11. 11 Rurfus,a&us intuitiuus, quo vide- tur Petrus currere , non pote(t fucceffiué queri de vero in falfum, quia curfus Pe- tri cxiftens fe babet ad actum intelle&us . velat obic&am formalc, & motiuum;iu- dicat .n. mtelle&tus Pew currere , quia itacxperitur effe à parte rci; & no mouc- tur ab aliqua conicétura diucr(a , vt facit in actu abftraétino, & idco ceflante cur- fu à que tei ; cefTat ét a&us inuitiuus , .quidependerab co . Similiter propofi- goncs contin dc przíenti contigni ficantes ceriam o" diffcréciam sut adeó verz ,vt no polli ntfuccefliué in fal- fas goutari ; quia fiinin yno ini ius CDifp.X. De Enundation 0 horg Petrus;v.g.nó fludetet;propofitioy Tetrus fludet per totam boramsettabío- luté (alfa , nam (c hsbet vt propoüit o co- pulatioa copulans omncs pattes illius ho- rz cum &udio Petri , ad fal(itatem vero copulat'u (ufficit , vt vna pars fit falfa. Remanct igitar difficultas de propotie tione contingenti de prz(enti confufam temporis partem fign;ficante , an poffit [acce(Tiué de vera ticri falfa,& de propo- fitione contingenti de przícnti fignitica- tecertam partem temporis, ac propoít- tione contingenti depraterito ab initio an potaerunt efle vera , vel falíz ; de pro- politione de futuro dicemus infra . Negàt Hurt.difp.9.de An. fe&. 3 .& 4. Quuied.contr.7.de Anim.pun&t.1. Smi- finch.de Dco Vno tra&.5. difp. 1. n. 35. non folum propofitionem contingentem faccc(T;iué fieri pofTe dc vera falíam , fed etiá poffe ab initio fieri fal(am;quge modà eft vera, aut é contrá , vndc afferunt hanc propofitionem veram v.g, Petrus currit, ita cffentialiter Íentare ex fui natura curfum Perti,vt fi Petrus non curteret, & ab intelle&u pro co tépore cliceretur ifta propofitio , (que propter nó exiflentiam ' curíus Petri effet fal(a) nó efleinquiunt, eandem, fed mtv c» illa. et tà- men q.24.Log.fe&.7.& Arriag.dilp.14. Logd cet. 2. í(cnti figüificare ; potcfq; hzcc doctrina exegi ploconfitgari, naro non minus coexifté- t'a'ad cempuseft c ircumflantia obiectis quam pratentia localis , &'a&ionis ver- buninon folum €oncernittempus (ed ét locum,vnde dicendo 12715 combarit y eft feníus, quodin aliquo teiporc; & in ali- quo loco comburit, & tàmen (i igniscó« burendo uimtaretlocum , nón mutarerue adhuc projofitio, Iicut murarccur , (i dis ecceum yonis indoc loco comburit,, non ália ratione, nifi quia in prima confuse, & vag connotauurc locus, ih fecundà diflin- &e explicite ; & determinate , ín pricaz locus pertinet ad obie&um material in fecunda pertinet ad obic&um formale, itadc temporc dicendum, Ad 4. ncgatae affümptum;& ratió liqact ex dictis; : | ; 21 Secundo ex codcea arg. vbi varias par obieétü, variatur etiam cognirio,tàm intuitiua, quàm abílra&iua attirigensta- leobicé&tum s ted dum intellcétus iudicat Petrum currere ,ctiam confuse, & abftca« Giué,& Petrus definit currere, ;à variae tur obic&um coenitionis,ergo,&c, Tum 2.3üia illacognitio Tétr «5 currit jeffene tialiter habet cepra(entare curfum Petri, non vt fic , fed vt vcrum , &'realem,erpo vtexiftentem ,crgo non exiftente cur non eriz ille a&us;qui per (aam eílentiama babet intellcétui exprimere incxiftentig. cuxfps in Perro. Tum 3. quia omníispro- poirtioafficmtans curfum Petri tefpicit il ium cx fappofitiónegquod lit;quo luppoe dado c nsi e lega propoti eit; ccitc ti0.Jla necctlario refpicit corium Petri , vt exittcn: em. Tunj 4.00n minus depcn- det.actus ab obiccto jn fe ; in rau onc ve» riy quàm inratione rcprar(antantis, (ed vt fic nece(fario reprzíentat , vcaon poffit non reprzícn arc, ergo nece(Tario eft vc- tus , vt nequeat effe falías . Tandem hac propofitio Cbriflus eft in Hoflia, eft có- tingens de przícnti confignificans tépus confuse, & poteft permancrewíq; ad cor- rüprionem fpeciecamhoftiz , quo tépo- tc definit Chtiftus effe inhoftia; cüc fic fi illa propofitio ad de(itioné fpecieriá y & prefcnuz corporis Chrifti adhuc per- manctct,& cuaderer fal(a, (equerctur fide fupernaturalem pofle concurrere ad a&tü falíum,quod implicat , (equela prob. quia prius actus illc ,quofidelisaffitChriftiprz(entiaminboftia,etatfupernaturalisobconcurfumbabitusfideiinf;fu(ze,&verus,quiaexprimebatrem,ficuticratàparterciergo(ipoftdeficionemfentizChriftiadhucidcmpermanet,cuadi:fal(us,fidesinfufaconcurreretadillumatumfalíum,ergodicenduma€umctiamquoad(ubftantiamdefinereaddefitionemobiciàpartetei,oeetiamaffirmari debet de qualibet aliaa propofitione contingenti , 23 Refp.curíum Petri dupliciter pof- fe contiderari ex Sco. 3.d.25.q.1.H , vel fecüdum (uam cffentià, quomodo abítra- hit ab exiftentia , & dicitur ensreale no- minaliter , vcl iftentiá exet- citá à parte rei, & dicitur ens verbaliter, — i fcu exiftens; fecundo modo curíus nà cft obic&í cognitionis abftra&iuz, nec mo tiuum,nec terminatiuü, quatenus cogni tio cft,& vt dicit relationem attinpentie, & repra(entationis ad obic&turmn , etiam fi actu cxiflat,vt docet Do&or quol.1 5. art.1. quia cognitio abflra&ina prefcin- ditab exiftentia,fed (olm primo mode ; at fi confideretur cognitio vt vcray& (ub relatione conformitatis, refpicit cursü vt cxiftentem; tuncad arg. dicimus maioré valete de obie&o formali , non de mate- riali,vt monet Do. in'1.d.1.9.2. modo curíus vt exiftens eft obiectum materia- dem lc coguitionis,vt cognitio cft, formale, fi vt vcra [pecteuur, idcoad ipfius variatio. nem yariatur cognitio vt vcra, non yt coio quoad fübftantiam ; fic .n. depen» dct ab obiecto, vt in (pecie, non vtin (c. * Difj. X. De Enumiatime. 000^ Ad 1.a&us ille reprzfentate dcbet cursá ^ vt verum ens reale nomiaaliter, non vet- baliter,& exiftentiam cur(us de Petro af- firmatam in effe obicctiuo]|, nen exerci- tà,& à parte rei,ytoptimémotant Amic. & Arriaga cit-Ad 3.ncg. maior fi de exi-- ftentia vt exercita intelligatur ,coocedi- tur, fi de exifteutia apprchen(a,quód fit À parte rci;tiué poflea dctar, fiue non;yt patet in qualibet propotitione falía , fed concepta vt vera. Ad 4. etiam neg. maior cx fepe didis. Ad 5. luppoiita ctfcntiali differentia actus (u,ernaturalis à natura- Inde quo alias,dicimus fidem infu(am in- clinarc ad iftam propolitionem in vniucg fali, Cbriflus efl in omni boflia mer con- fecrata, non vero ad propofxionem de aliqua hoftia in ond eren stmt det folumà fide humana, & naturali , po- tcít .n.ci (ube(le fal(am,fi.(.Sacerdos non fit verus Sacerdos, auc non habucrit inté- tioncm coníecrandi , quaré cum illa] pofitio (it circa hoftiam in particulari y poteft cffc An fd. 14. Dices, faltim illà vniuer(alé pofle fal(am reddi , fi omnes hottiz in mundo deficerent. Tt quia 6 Iudzusante Chri- fti vence semanas pre adum di- cetido Cbriflus na(cetur , & ipfum conti- PN Viene Viande 270 urin mü- do;ad hoc vt alus (apernauralis fidei in pei Was ie em Lc Tips quarc fi nulla daretur paticer- pofitionem de i Pre eee d edge c extremis, & aiunt cfe candem (ccü« dum duuerías (olum cxtriníccas dcnomi« nationes trémporum;quam opin; onem re fert Door in 3.d.2 (.3. 1, H, vbi.oppotà - tum verius edic docct,có quia quz imodó c(t de praecerico,e ít i prius. ,pofitio c det vcra. Ad wi tiir ar tmQua. Q)wid fit vvevitac cognitionis/e/drt.I1I. 773 trat de faturo;erac córingés:illa depratc- titopritis fuiffet fil(a,modó cft vera,hec dc faturo modo rft falfa, tunceratveta:[vederequàdptopofitioillaChriusnafcetur,vvàfideproucnirer,debebirinfpiceretempusnatititacisDominiàDeopraftiturum;vtabílractumàrcfpe&ibus ad partes LR futuras, quia huiufmodi refpcctus noo inciaduntur in tem naciuiatis Do- Do&or cit.pro- poticioné de praterito nor differre à p. arcam, quia folum enunciat coexi- ftentiamnatiuitatis Chrifti , & temporis à Dco determinati;cui accidüt re(pectus pr£tetiti,& futuri,qui conuenium: illijno im fe confideraco, fed vc ordinem dicit ad artes cemporaneas ,& füb- fequentes. — t ; Ouuíed.[oc. cit. n.6. affert ra- tionem,quam inquit effe magni 1d hoc vt propofitio in loc inlkan fif veta, debet (upponi illius obiectum , nom fo!àq in hoc inftanti , fed etiam inomni tempore importaro per copulamt,eo mo- dó quo per copulam importatur ; fed co ipfo, quod inhoc infiáti (apponitur obie tum propofitionis exiftens 1n omni t&- pore importato per copulam , implicat pottei in aliquo cempore importato per ess non exiftere, ergo implicat po- fte propofitionem ficii fal(am 5 maior probatur, ad hoc, vt hzc propotino Pe- rus femper currir, im hoc inttanti fit ve- t2, tion (officit Petri currere in boc inftá ti fcd deberin omm inftanti currere , & datio a priorr eftqma veritas confiftit in tonformatione actüs cum roto obic&to X ficato, ergo ad hoc vt propofito fit A«cra'ig boc inttanti, debet m hoc inftan- ti €onforasari cum toto obie&o fignifi- gor obiectum (igniFicatum dicit folum pratenté ,(ed prze- teritamy& (acutam dcbet propoti cio có- fondu. GMYOBIeBc y quarextus dic du. rxiógea nonfolüm prafenycm, fed eria pratertamsocfüvaram ; atiaor cft per fe nota, quia implicat füpponi in hoc inftá- ti obiectum futurum.n infl anti yenturo, & poflci in illo non cxiftere. e(p. maiorem verificari prafertim , quando propofirio«concingeus de prefen tu confignificat certam temporis partea, nunc eni. fupponi debet obicótum eius exiftens pro quacunq; illius tépotis parte y. fi enim in vna deficeret, to:a propotitio: falfa effet ; & hoc folüm indicat probatio ilius maioris,nam illa propofitio, Petrus femper currit, determnaté fignificat pec omnes & frngulastemporis partes Petrü currere; adeout fi im aliqua parte nó cur-. rerét, tota propofitio cífet falía , nam fe haber, vt propofitio copalatiua copulans omnes , & fingilas cemporis partes cum curfa Petri, & ad fal(itatem copulatiua fufficit , vt vna pars fit falfa ; ac quando propofitio contingens de prz enti nó fi- gnificat certas,& determiratas temporis partes, fed indetezminatam, & infufam , de qua fola hic cft quet io , tunc falfo eft obie&um (apponi debere cxiftés pro quacunq; remporis differentia per copu- [am in co inftanti importata , quia im co a&u intelle&us explicité attendit folum inhzerentiam predicati cum fubie&o nom cogitando actu de aliqua temporis di ffe- rentia; quia ramcn tempus connotatur & vcrbo, fic etiam implicité conignificátur temporis partes ex vi copulz, non tametr dcterminaré, fed confusé, mdeterminat?, & vage , & idebex vi copule non necef- farió (mpponitur obiedti exiftens in qua- cunque réporis parte determinaté , fed im tracung; indeterminatéscum quo ftat,vr. in aliqua iiHustéporis parte poffit obie- &um deficere , & propofitio fal(ificarig ers etiam concedi vor vmi ab- otuté affumat , vt propofitio in hoc ime flzcii tx etg debere oppoiiilias obe &um proomhni teipore importato per copulam;fcd addit eo modo quo per copu- JA«m miportatur, camyqua hmuatione 7 "&onced pote(t , nunirum quod fi per co- palamrmporrantr parre teimpors de- termiaasé , euam i eterminaté füpponi debeat obie&tum prepofitionis; fi veró mdctesmimaté,& conpasccodcm 409; modo cius obicétum fopponi de- beat in illis exiftens; fed tunc, cum in mi- hori inferatdr, co ipfo quod in hoc intáti fupponitur obiectum propofitionis exi» flans in omni temporc importato pcr co palam , inrplicat poftea in aliquotempo- re importato pet copulam mon cxiflcre , hoc vcrum cfl de omni tempore impor- tato per copulam dererminaté , non autc 1i folàm importetur indeterminate, & có- fusé, vt cftin propofito ; alias quafd3 ra- tiones adducit Ouuicd.loc.cit. fed coie- cidunt cum adductis ex Hurt, & Atriag. Vrgent etiam conirà hanc conclufionem rationes ,quibus probari folet veritatem cffc c(lentialem a&ui de quo ar feq, ARTICVLY S. IL Quid formaliter fit veritas cognitionis , ficultas non fucrit magni mo- menti, Recériores ramen litesrexunt im- mottaies: nam Hurt.difp.9.de An.(e&. 5. aflerit veritatem cx. natura ret, & formas liter cflc candem cum entitate actus,licét non dc primo conceptu ipfius , fed dc fz- xundo;quia eft attributum actus,cü. pen- AXleat ab affirmatione, vcl ncgauone , & €bicéto , bzc.n. caü(aliseft vera , idco aus eft verus, quia affirmat, vcl negat ebic&um , nóé contra : ab hacopinionc qparum diftant Dano. 1. p.q. 16. att,5. Smt- Ainchacact.3.de Deo vno difp.r.n. 31. XCaucllus ditp. 3. de An.íc&t, 8. aiünt.n.vc- zzitaté dicere entitaté aus,quamuis à no- i eyplieecur ertelationc , vel racionis, wt Bah. vel tranfcendentalem;vt Caucll.& JSSmisinch. ; qj & docet Aucría q.5. Log. « fest. 5. rud os UR ne dp "&iqug. opinio. tuit t Periher.c-1« crim e oai a dem en- "tatem a&tus ,. non yt sic; [ed vt oonnotat P ipic pi Rie P fequitur Suar. «iij 8. Met.[ect.2 Morií.dip.ro.Log.q. Qai apud Antiquos hzcdifDifp.X«DeÉpuninne:sitionemv.g.affirmantemeur(amPete?extrinfecam,vtdicitipfumcursüPetri,illàdicirinre&o,hücinobliquo,vtrüq;tamenformalitet,&quidditatiué,comodosquo relationes explicat difp. 12. Log. idem tenet Ouuied.contr.7.dc An.püc, t, Nec minor difensio cít inter rclatio- num propugnatores, Dur, enim Vafq. & Blanc.atr.z . citati aferuot. conformicaté hinc,in qua veritasconsiftit,folum dice- rc rclationem rationisynon realem. Alij, quód sit telatio realis cóformationis , vcl similitudinis di&a,ita Tat.1. Periher.q.r. dub. 5. Meuril.lib, 2.Met.c.q.2. cócl.4- S conspi putat Caucli.cit. addit P, Faber diíp.9. dc parait. hanccelationem non fempet elfe cumommibus condkio- nibusad veram relationem realem requi- cin« litis. Alij, quàd sit relatio tealis ali» apti "1 dens ab aptitudinali y & potea- impsum: cns nu eid acus 2lem,in abftraGtiua apti E & quando obiectüeft cxiflens, ita Vulp. 1« p»difp. 52sart. 1. Alij quodin relatione Cósiftat prz(cindente à realí *in aliquibus m a&tibus.c(t bufdà tealis,ita Fwodów eras auel. qe 13:Zumel 1. p.q-16.arz. 1.difp.2 Atmnic. traCt.2 1. dip. 4g. 1« dub. 2, & innuitur à isinqui Conim.i.deintetpic. 1.4.5. arti. Tande — quídà concedunt veritatem e(se. relatio- ncm conformitatis ad obiectum infe, vc ad menfaram in cognitione fpeculatiua;. ncgát camen in cogtine pra xquz Vousels regi  men(ura obie&i;quà Coatra; ita Morif. dip. cic. 16 Pro rcfolatione quassiti adaerterte dum, q aliter cft (peculandumde dining cognitionis. veritate, aliter de vetirate, i» ' Crcaue cognitionis: diuina n cognitio,cü perfedttima sis Scabetfentia iuini (o um vt ab obic&o moueatur diuinus intel - Iectus;ei que perre&ti (Time adzquetur, tà incifendo, qus reprafentando ex Sco-- 5.5, obic&i cónotationem refpuit Hat, — 2.d. r4-q.1. P; nec poffit à creaturis mo- Wilaga verb , quia cithotis acerdimus | ueri;ex codem plaribus in locis;przcipue «oua relationes J& cónotatas docet difp. - Y.d.3.4H. fequntnr quódnàllzm cealec 3 4e Log-foct. 1. verltaté forma cte ceto" re fandacad obie&n [cibilià, n *denorminacioncim param jgtrinleca pro-. «m ad elfentiam , quia c(trcalitet cd HCIUDI pesisionymcatali, exime us tim fumméidentifcara , & ade iata; opo- ad ereaciias , quia nalla. Quefi.I. Quid fi veritás cognitionis dri. IH. — 777 eft realis relacio j vt diximus dífp. 8. q. 5. axt.1 . aliter efset in Deo: formaliter ali- quid nonnece(se efse .f. hzc relatio, non 4m. relatio :poteft habere perfe&tius. cfse fuo termino; quapropter veritas ipfius di- uinz cognitionis formaliter conü(tit in entitate illius a&tus; vt monct Do&or d. 3 cit. F.& quol.13. atenus intelle- &us dininus media intcllcctione vnitur , & vitaliter attingit obie&ü y ficuti eft; & per cófequens veritas cft Ex ia císencialis , Quia eft ita e(sencialiter talis , vt nequeat attingere obie&ü alitcr,quàm fitde quo vide Vulp.d. 52.cit.ar.vlt.at noftra cogni tio,quia cft finita, limitata, & ab obi depender, fundat relationem ad ipfum. obie&um,vel realiter diftinétam,vel rea- liter idemificatam ; quod difcrimen multi ex ipfis aduerfarijs quoque fateri debent, nam in diuina cognitione nullam ponunt iclationem tranfcendentalem ad obic- &um , illam tamen .adiittunt in. noftra cozaitionc. fimiliter in caufis creatis ad: miccüut relationes ad effectus, non tame in Deo ; accedit ctiam , quód noftra co- £nitio don eft ita. efsentialiter: vera ex fui natura; vt dicemus, ficut cognitio di- nina ; quapropter praxermilfa diuina vc- ritate, de creata loquemur. .. 27 Dicimus primó , veritatem cogni- tionis nó dicere entitatem actus, neq; ip- fam actum ,'& obic&um, fiuehoc dicat foraalitet ; (iue vecoanotacum; (ed rela- tionem, non rationis,(ed rcalein. Conclu- fiocft Scctiinfca cirád:: &. prob.1. quod »veritasnon' dicat entitarem actus ,-i fit de obic&o contingenci ; patet ex. dictis att. przccd. voi oftendimus candé: pro- poiitionem po(se amittere veritazcm ; cp adhuc coofit. nà (i prápolit:o contingens €x Lui nacurà e(set eísentiabiter vcra , vel "falla; feqaeicturquód hzc jppoíitio Pe- rus currit, no cutrente l'et0 diceret or- dinem c(sentialem ad duo concradié&o- fiay quód eft faisü , implicat .n. quód 1dé ommnmo pendeat in císc a duobus contra- :didorià fitis: (cquela prob. nam co- gnitio fala de caríu Petcenu diceret duo - p ins cce pr , — «€ quatenus filfa (quod non c MU HERI; cess S PKtab MEL S a&u;vt cognitio eft ) dicet ordiné ad ne- tionem talis curfüs à. parte rei; imo de- et duo comtadiciotia ju. fe intentio- naliter reprafentare , quia ve (it fal(a , de- bet affirmare curíum exi (tentem , & ca- rentiam ipfius , nam fi non tepras(entaret curfum exi(tentem;diceret verum, (i.noi repra'(entaret carentiam. $y ordinem diceret ad illam ; (ed cürfum exiftentem,& per | differret ab au vero , qui talem ordinem tantum includit . Tam qaia, vt arguit Arriaga, Angelus intuitiuà cognofcit fuos actus , qub ad vltimam realitatem aliter'nó efle: intaitiua E dc eee rci exiftentisvtexiftés eft , & ficuti & pet confequens attingit vcrirarem, vel falfitatem fuorum a&uum , quaab Hurt, ponuntur effentiales differentiasquapro- prer,ti eliceret hanc propofitioné de fu- turo Petrus damnabitur, vcl curret.quia haberet determinatam veritatem,vel fal fitatem ex dicendis infra quam di (Feren- tiam cognofceret, iam de futuris contin- gentibus haberet proprijs viribus certamy & intillibilem cognitionem, fciret n. fa acus ille effet vcrus , aut falfus : negare autem Angelo hanc cognitionem , vt facit Hurt. eft pror(us voluntarium, quia actus ille.eft in fua. poteftate totaliter, per ipfum fertur in obiectam fururü , & non (e habet vt fecreta cordium,quorum cognitio de lege ordinsriamon debetur illi, quia non eit in fua poteftate. 18 Deinde, quód a&us neceffarius nó fit effentialiter verus,patet exjhis,qua di- ximus in diíp.8.3.2. quód nullus tranfce- dencalis refpe&tus potcít eife de. e(fentia abfoluci, at veritas formal ter dicit refpe« &umad obicótumyt dicemus, à admit» int adserfariscrgo'&c. Tum quia quód actus ncce(farius reptz(entet rem ro veré, quali. per accidens , ac fecundati conucnit ih, de fua «n. formali róne ba- bet repraícatare, quód homo fit v.g. rie "fibilis , (ed quód veré (emper. teprassécets ' . prouenit ex 1mt i nutabiligte obici, nam fi per impo libilevt notat-Ainic €tüm muiarctur , actus adhuc repra(en- taret hoiinem rilibilem - Tandem quia -fia&us cflc: cifencialiter veritas, S po n Mm et 7* fat propric. dici vv05, ficut. albedo non "dicitor alba, nec calot-calidus. 4 3- ^^. Secundo quód gn dicar,a&tum ip ré *&o,& abicétum in obliquos fiu vicon- moratur , fiue vtpartem. eopflituenrems sprob. f jfdem rationibus, qnibus 3 *oflédimus.dari à partecei Tea- dcs à fundamcotisdillinQtas; & precipue 'contra. Suarez vrgentadmitte illas irelaionessat (6, hz opinio«ffet vera,(a- nénullam prorfus habeec poílemus ratio ncm ad oftendendum relationes (unjlitu- 'dinis;z qualitatis, & eid ai agp - Aüería, qunm et *fc tanti di minationcs reales €xcoexi- ftentia cxuemorü ad inuicem odas. Spe- «ialiter veró conwa Arriaga ett,quod pa -nit formalitatem  & c(lentiam veritátis que per (e vnacfby e(le vnam per accidcs €x roous diueríorü gencrum ,JImo ex en- ste rcaJi ,& raiionis conflitutam» fà obic- Kum cile. aliquod ens rationis y ttem . qp detur a&u cntitasalicuius; abíq omnibus: partibus compon&bus in aC talem cn- gitatemyveimidéta v4 uu chri fts erit, da- tur vericasa&twabfque.obic&o in ac; d. ab. ipfo ponitur vt patscón(Luucns: weritaram,licdrin obliquo e. ;— «5. «29 Terioquód dicat relaiioncm, cft Scocquol.i:art.z.& 1.d:3qsqvatt. 2. gn. 4.d.8.q. 2. V & locis inrarm rci S pae &ctsuia veritas formaliter eft coforraitas xàe,v: aiv Arifk.c,de fubit. 14 00,404 vesefl , velton esi yoratie digitny vera, tci fal fa; )& ct quia cognirio coparatur i. vcm; vt [jgnnm matarale, veritasaucear &jniconirtic in conformicareciusad (- iguiati, vex primar illud ficuti.eft,(«d có- 49ra.itas €t. qnaidá inrcnuionalis friwiliju «o,8imagoycrgocfquadauclauo.RieiégonderSeuifinch,actumfuaentratedicieyaginemobic£ti,ficuc(uaenrirateeftreprafentatiuusobic&i;con(equitur.anicaclpe&tustranfcendcntalis:,perquem€x"glicaturconformitas,&veritasabfolura«acisContrà,namzc(pontiosonbabet5lociiitvpropoticionibuscohtingentibus;rgomeqsimactcbusnece(farijsnà(ieriBeoMirarissisi.1ike:*«lbattaaliqua do realiter diftinóia, Wc pof iat Aiulip aranidirquntiyqriuqnido clkzeali- «isfandata uvsdtticarca »v«i A L^ iusdiere,ef- ccenDifindse Dt Fnnteiirintl, n cr adétificata cà acus. (ieu eucnit.im sf; e eiccectcdde renes uera org Un quia, &:ncgomatiene inà lc&us, & fi&l i é p iso ersaiecurar ag Cl ncs &.cóparationejntellé&tus;niquia te opusintelic&tiépropofationwera, vive» va diífesc à falGyt &c:tii quia unpertines- cft wbd propo (itia tommaliterdicag Ere rererertd cotequeser a daHirat eti 32 ;Dicimyus fecüdo; hane zelatiooenz COforminarisqua-prerfeter veritas,no e[s Ic deterrüinate praedi alc, ant trart» reuninatc realem mentalis, in vno erit realis.períectayin at» tero realis imperfe&ta ;-quie à: Dots (zs piussocatur rtlatiotationis; vt contra die- flinginur à teili qam. omnibus coaditios nihus-auxta di&a imdi(j8: q. 2« Conclue fjo quo.ad omues. partes:(equitur:ex die Gs, & prius organs plam, deinde qt ad omncespariesprobabimus; exeme plum aptiTimum e(l imagor marialis ,. imquatria fant;s.encitas abfoJata f. colg* resydeindg £e(peGtus zepraíentiris adire» prelentaumy, catione equis cooftituitur in eíic imaginis v. $. D.Petri demüalius: re[peétus conforimiratis: inter imagi ncav reprafenrantem , &-Petrgm cepraíentae «um, ratione cuius: illa pi&tucacontkiugie tnr incauone imaginis ycra ,-.& hzc tria fnm inter fcommno dittin&a,poGunt,n- .reperiri-colores ab(q; relatione :ad D. Pettumy p ali eclariong imaginis, led-iime retta ro- latiane;vt patet, naialigus DX. Petri ima: gpxadorarur,quacenuscftipfius ceprzsc- statua , Gcrameniipf mudim no ce- grícntas,vetratai parte reisSic paribor- miter. dicendute.de; cogoitioac , qui; eft -imago-quae dar £pirimalis- obiecti aod: imipla uid Ceperiup1 yt. » cnutas oe mpe atus deinde.ce]atio s rae eus, iat d ofsuot eriamirepetiri cü Quafl.II. Qui fiteverieiicofosilnlé AIL prm CP Ant SS Quis mm "n ai ope Buts da repete Quim. cofituicàt inelle reprafenrationts; & no titic & vocátut à Scoto quol:13. ar.3.re- látio attingentiz, & tebdétiie it obicttü, t jn cecmind »; tandé cit aliustefiié&us" ormitatis acts reprarentantis veré i ad Ci RU sreibepu Law (co icat irratiórie nodi vere, qu Es oq; eft realiter idécificata cir áQtu, id doqstéaliter ditio&z, qdandoq; per £e rcalis;quàndoq; imperfedté tealis ; xrobantüt i opis i a 31 Primo adu Loruy Elus peu nidi n. is t veritatem tcaliteridentificáataat, & per confequers vctitás jh ip(is cft relatio tramfcendenta: lis,naim &x dictis difp. $.9: f. lieceft dif: cremtia incr'rélationem przdjcamenta- Ic», &.tfarifétndentalem quod iDa eft rcalitet diftinQra, fiet realiter cadent: funiptulà TtOb.? hija itfà eff relatio ceali- teridenii éátà fundácento, (ime qua füit disci ét ihctadie eóórridiatTonedt 14. éd IRra&ris Ge qictnt elfe ortifitate cui propi blé&is abf]; conitáárétioBe ab'ihcrinfEcó* peo» uchicáceqhla ffir tnaderibites j ticüe ef [ga tici. uie réprfentaot ; lininurs tabilés füfity eoo &c- Tdent dicehdürfrde dtibà flftririaje y dnt hetéftorib: depen kospobe tis Vt hie; & tiuac exittéci- $,& pet cO fcc ióose seiidri tena Lia obiecti fic varabilis; "Brus tamiesquia AbobicAo ic exittéce réduplicatine. dé: edetneceftartó illud taliter feprasétat Y 5a ott "ahrér reprafévisate , Haec tfi diffcrétia reperitur irtter 4&tus neceffarros igtüiriuos, & abftra&tuos;qr illi necefía- ó dicüt ordinem ad obiectirexiftés, & d&ttale vr fic, quare femper ordo ille eft intere xtréma realía dtu: ifti veró necef- 10 ab ftrabuinr ab exiftécia obiecti ; & amuis obic&um fit exíftés , de per ac- dens eft illis, qvia illud refpiciant noü vt exiftens,(ed vt abttrahit ab exiftentia; Qua tatione propofitiohes iftz funt fem- axes cute verbumin ipfis ab- oluitur ab omni téporis differentia quia- propter de ratione rmali Confotmitatis iftorü actu eft quod non fic inzer extre: ma réilis & ada CXi tentia &8 vel mii mà, qai1 potfimt ad'aotrentia crm evita "31 Sccüdo fi ptópofitionibas coatin Lope de pétetito iue de futs u de pre(entr determinatam velind 4 sec alat am pafteaitempo:is-fienititanv tibüs' veritás ett ab iptis realiter diltina &a contra Caucllum eereft Seoct'in id 8 4.2. Vbrnà lo quitut d telm ione apes. £üdinali y "vt F1lsó exponit Ceaclias fed dé pta ticamenzil, & realiter diitin ebay €o quia potlaac 1t z propotidones/aait^ tete vetitateür, vel (alim ibn tio-pores £àt éfle Hilfe erso veritas eft ab^dis dex Hte diftitian ^ Neé valst relpootio Que acl, quod'a&samitrit vericite ; aóquer áliquid feale deperdat; [cd folu formt2 litacc illii ajXti natt-eonfotiati ebic- Go; qu3 curd ab'obic&o dependear mus &atür àd rucrtioniem ipfius y^ eur fi hxc Pos fthponerecut ad fi20ifican0. Ouem,non etf'ec amplius fignam aptum. di ad figuificinduttr hominea & ramen tii il reale amitccect; Non valer, quia five 4s dicit quid formaliter átum abi-a26tg diftia&um, vt ipfe atfeviti necerlarió: ide nebicia aiu, qiandiui manet aócus alrer realiter ab illo diltinsueretur y máx? iicet ítifc parsbilitas nod (it aduer. figüum identitàtis rcalis , feparabilitas tameo vt dixtavis difp. f.q. 4-arc.2.eft fafliciens 6i« £ná di (tidctionis tealis T quia vel ves ritis fotmálirér dicit quid esie j velnie hil,ión (ceundam; vt patet; fi primum;ec go actus depérdendo veritarem -y amitcit aliquid reale : quod comprobatur exem- ploaddun&o de vocc hominis , homo" .n. dicit telaciónem (igar ad nacuram liy mae natti, qui; cum fic ad placrcum , c 'ela- tio fationis, fi tamen imponeretur ad 4i« : ificandum boueavamt en telatióné am rátiohis,coghitto verà s quia efl fi» nubi oivtirides dio figni nin et fdcio- nisjfe. rcalis in ipta;crgo quiaad muta» tio&emzobic&ti deperdie rationem serai véti, dmitucaliquid reales 6 cio 6 tidy Tertio fi óbic&tü iftarü propoti- iion coGigeriiuinent d anquod- esi fténs, vt funt propotitiónes de praitevicó ; défüturó; & que nón entigirchpieiunr 15 la relátiodton crit petteéte Won dc- Mmi : ficit nm— "y 780 ficit prima conditic, quod lit inter extre« marcalia; fi vero cít aliquod cxiftens , & pofitiuum , quamuis actus fit abttra- Gtiuus , erit camen realis perfceté contra Vulpes difj.cit. art. 1.n, 8. dicentem nun- quam in cognitione abftractíua relatio- nem cíIe realem actualé ; Probatursquia etli abflractiua cognitio non pctat, vt co gnitio cft , crminari ad rem vt exiflenté, attamen vt vera refpicit obiectü , vt exi- ftens à patte rei, fi eft de prafenti,vel vt fuic exiftens, fi cft de praterito,vel vt ali Quando cxiftens crit, ft eft de futuro, qua ratione diximus in r.p. Inft.tra&t.2. veri- tatem propofitionum de praterito,& de futuro dependere à vcritatepropofitionisdeprz(enti,intantum.n.nunceftvcraiftapropositio J4nticbriflus erit quia aliquando erit veram dicere J4mticbri- $ius efl, & idcoifta modo cft vera J£da fuit » quia quandoque fuit verum dicere "KL dam efl , cum ergo iflz propositiones rcípiciant obicctum fecundü exiftétiam, quatenus verz , fcquitur, quod quan propositio de pra fcnti etiam abftractiua formatur, & obiectum cxiflit , inter ipía sit vera , & perfecta realis relatio , cum adsint omncs conditioncs requisita nec verbum in iftis propositionibus abfolua- tur à tem potis differentia, vt cfl in pro- positionibus neceffarijs. Ex quibus om- nibus patet, qnomodo vcritas non sit dc- tcrminaté trapfcendentalis, vel prz dica- mentalis relatio, petfectié, velimperfccté tcalis, (cd indifferenter (e habeat . Diluxntur rationes: inoppofittm . 34 4f Ontra doctrinam traditam arg. ls primó probádo, quod veritas 1o dicat relationé conformitatis [upra acti. T quia ccgnitionon cftobiccto confor tnis,cum cognitio sit accidens, cbicccum fapé cft (abfantia , cns rationis, & alte- rius (peciei ab ipía cognitione. Tum 2,co £nitio entis rationis ; quod sicens cium, eft vera, & támen nó habet cum illo con- formitateav, quia nequit ad illud referri vt menfaratom ad men'rá, ex Sco.quoi. 13.M.& 4.d. 1.9. 1.5:& rauo füadet,quia menfura, & regula cft prior menfürato, €vs rationis d poficrius cognitione , à Dif. X.De Éphncistint ^ 50^ qua fit. Tum 3. cognitio entis rationis , & non entium nequit conformari illis, vt fant in (cipsis, cum nullum effe habcant à patte rci,ncc sint resfcd in intellectu, at vctitas famitur in ordine ad rem , vt eft infe, crgo in hac cognitione veritas non dicet rclationem copformitatis . Tum 4. quia nó folü cognitio eft obiecto confor mis ;(cd ctiam obiectum cft conforme co gnitioni , crgo vttü3 ; denominabitur vc- rum- Tandem faltim cognitio pract ca» cft vcra , & tamen non hibet talem con- formitatem ad obiectumranquá ad men- furá,quia ipfa cognitio eft regula, & mC- ura in practicis nó obiectü, vt v.g.cogni tio ifta practica efl caffà viuendus,cft re- gula, & cau(a caftitatis in homine . , Refp. ad 1.ex Sco. 1.d.5.q. 3. C. & quol.13.O.cóformitatem intet actumj& obiectü nó effe in modo cílendi, & cnti- tatiue,ícd in reprae(entando, & intencio- nalitcc, ficuc imago cft finailis Carari,nó incffendo,(ed reprzfentatiué. Ad 2.dici- mus,Q duplex eft cognitio entis rationis; vt colligitur ex Sco.2. d. 1.3.5. D. vna.» pra&tica,qua primó fit,& fingitur ad mo* dum ents;alia fpeculatiua, & quafi rcflez. - xa, qua iam factum confideratur fecun- dum propriam naturam, in prima cogni- tionc non cít eritis i M ehiouie fecun- da adeft veritas, quia confideratur, ficu- ti eflyre(pe&u cuius potcft dici menfura, non quidem quó ad perfc&tionem ; quo feníu a(ferit Do&or ensrationis non cfTc propriz cognitionis menfüram , (ed quo ad veritatem,yt diximus difp.8.q.10.art. 2, declarando tertium modum ; quatenu $ poteft ce cerminus illios conformitatis; vt videtur doccre Scotus 1. d.vli. in fine , Ad 3.quando dicimus veritatem cile c formitatem ad rem ficuti eft in fey ces no accipitur proprie, & pofitiué,vc à non en te di Linguitür,& eenit à ratusratayratü ; fed fumnur pro obiecto, quod cognofci- uim qisiscfigiut fit & vt venit a rcor, 1€ti5; nec per ly-icuu: cll in fe , ininuag tar femper exifteuriaà parte rci, fcd po» tius natura, conditio, & cílcntia illius.gp cognoícitur ( quam biben: (uo modo en- tia rationis, & ntgatiopes, ) & cxiftentia obiettiuain cognitione practica, Ada. ycri- fits propri? ,& formaliter, de qua lo- imur , non eftquazlibet Hd. 4 d ca tantum, quz eft ad menfurá illias , jnquofundatur , quz regula modo eft bie&um ,idebpotcft dici verum caufa- -Jiter; & radicaliter;lic£t formaliter dica- eur & verom veritate: i e(Tendo , non in reprifentanto. Ad $.tefp. obie&tum du- pliciter confiderari ;, vel fecandum efientiám, & in ratione obic&ti ; & vt fio eít mélüra cognitionis practicae, & canía veritatis ipáas;in tarum .m.cognitio di- «&ás effe caft? viuendü eft re&ta, & vera, quía caftitas ct obiectum eligibile , quia habet (uam bonitatem przponderárem, & obiectiuam , eftq; conformis Legi fu. era qua proxima obic&turn dicitur nü, & cligibile in moralibus; ficut etia idcirco in attefa&is cognitio domus cft yeraquia di&at omnes conditiones;quas dcbet domus habere iuxtà exigenua prie conditionis; vt poffit iaferuiri fni ; ad quemteft ordinata, & non ideo domus e(t vera, quía fic cognofcitur ; alio modo confiderátur vt producibile ad extra , vt effc&us,& (ccündum cxcréitium exi(ten- tiz, & (ic obie&um dicitur menfuüratum, cognitio menfüca actionis produci- tut obic&tum illud à partc tet ; ita Süarez cit. & cum co omnes Recentiores , 3$ Sccundo , quàd i(ta coformitas fit effencialicer ipfe a Gus vel (altim nó quid diftinctum;próobatur omnübus ijlisratio« nibus,qui bus impugnacut diftinctio rela- tionis abexcueis, vc vidimus tuo locas faperius d:fp, S. q.3-att. 2. à n.36« immo eifdé rationibusde fa&o. vtikur Ouuied. €obtrou 7«de A vim. punét. r$. 1. ad id emn ,n"àm anicquam concipiatur € reiauó conformitaus ipter actum 6c obiecto, n na fortnaltter dicin:us con» fiftere vcri stem , tud:cjum «cení(lutuitur verum formaliter, crgo luperfluit talisre- latio;ptoba:uraffun.ptum , quia adhuc in eo figno (upponitur obicétum ità fe ha- bere parte teijyt afhirmatur pcr indici, ein denter ad rclationem cít for- malkerverüy hoc cnim ett a€kum c(íe for malitet verüyquando de obictto 1udica- tur5 icut fe habet à parce rei.Hoc codem argu gento probari folct bonitatem moe» Lepess — ; Quafi. II. nid fit verias copiizionli eder. IT. 783 ralem in actibus humanis non con(iftcte io relatione conformiratis ipforum ad re- €tam rationem, quiazantecedenter ad ta- lem relationem a&us illi cliciti juxtà rectum rationis dictamen , & idco pom formal —— esee sas ad fimi- a argumenta hic nen faciunt: (pecia difficultatem ,& folui debenr,ficut quan. do fiuit comrà d:ftin&tionem rclationui ab extremis, quod nimirum extrema an- tecedenter ad relationem dicuntur talia fundameazaliter folàc, & radicalitet, no vero fotmaliter,quod de bonitate mota- Ld estere eren conce. quare idem pariformiter ín propos fito dc veritate dicendum, acctiam de: fa] fitate; vt conftabit art.feq. ni41. cü enim veritas ,& falíitas actuum mentis fint que dam (imilitudo , vel diffimilitudo corum intentionalis cum fuisobiectis, debemus feruata proportionedeipfisdifcurrere,vtderclationepredicamentalifimilitudinis,&diffimilitudimis;Seddimiifishisrationibusdeductisexcommunibusadhucfpecialiusprobaturconfocmitaté:nactuveronondicererelationemillifaditam;quiaveriaseftperfedtio:fimpliciter,cumfitattriburumDei,relationoneftperícótio(rmpliciterexScotoquol.5.etgovetitasnoncrit»niiiabfolutüa&tus.Tumà.quia(iveritaseifetquiddiftin&tüaba&u,&ina&utundatum,iampoflcta&tusintrinfecé(üfciperecontraria,veritatem.f.&(alfitareinycótra.Arift. c.de fubft. dicentem orationctm effe capacem contrariorum fine fui mutatione, 'um 3, velactus [ceutidam (uam effentiam a(fi- milatüt obie&o;vel non, (1 primumser períaam eíicatiamfolam eft. fimili vtra obiectiynon per relationem fupcrade ditam; ft (ceundum etgo per. fuam cffen- tiam eit formaliter falus , nam falfitas i non fimflitadine contiftit, vt infra. Tá 4» a&as pcr (uam «(icntiam eft reprafentae tio Petriquód (it homo,& ficuti e(l quia. per iuam e(feniam exprimit identitatem. Petri; & howinis, ergo per fuam efientià t(t verus 4 T üm 5. cffe repra fentatraum dntcnéi er obic&i eifenualiter dicit "enutatein ablolutama&us;ad quod cone "fequitpr relatio tranlcendentalis regraz- : Mmm j km tfertazionisad-obiectum , pet quam (ecü- «dum noscircomícribiur differentia e(fen *tislis actus, ergo quia faltimin propoti. itiombus necc(larijs actus ex fua matura cft c (Tentialiter repraícotatiuus obici, ficut cft;veritascritaGus effentiayad que « ófcquenter. rclatio:tranfcendentalis «o- formratisillamciraimfetibeuse. -— v»: 36 Refp.ad.1, nim. non etie vniuet(a- lites veram, & cnm.Scotus quol. 5. negat rclationem dicere perfectionemjloquitur in diuinis de relationibus originis 5 Vcl dicimus; quàd veritas ell: perfeótio , non formaliter accepra fed ratione fundame- zi, & fubftamiz actus, qurnatuselft cxíc iundare talem relationem , quam nequit &undarc actus fal(üs, A d z.conccdimus fe- quelam,Arifl.veró loquitür de mutatio- nc per íc immediata nom (üpponente aliá priorem, quomodo non mutatur oratio s nam hac prefüpponit mprasionem obie- ti. Ad 5. dicimus aéturh per faam effen- &iam (le fu ndamentabiter h (f; mlabilenty ettam fi per impoflibile nontefültaret re- latio, nom autem formaliter jy. vc io. fimili diximus dc relatione, & id (afficit,ne per eílentiam dicatur falfus. P«r idem ad-4. tum quiaactus c (fencialiter eft reprefca- zaciuus, non tamen cft cffentialiter reprae feutatiuus veré, fedceundarió quia pro- uenit ex immutabifirare obicébi. Ad: im. probawenc eoncl, arguendo«ontra. Smi- 4inch- athznanimustationé dilparitatis y €ur rapra(cntatio hit quid aétai incripfc- &üs& cxpliceumr per relarionécáfcenden- Sàl€ , non verÓ-1dé de veritate dicendum: Tertioad.idem ; relatio przdicamcn- ul;5 fundatur. in extremis habenubusiil- lam racionem, (ub qua refemmur;celacio: ehi«paivis, & filij (apponit parrem y & fi- liumzn ratione gencrantis;, & geniti; re- latio cau(z (apponit iam caufam, & cffe- étum snratione cau(z,& effe&tus: , ergo pclatio veri fimpliciter dcbec füpponece jam ipíum actum verum aliter nompof- fec illum referce fubirauone veri « Tum 2... actus (cienuficus: ctíentialiter ditfert ab! actu non (cienufico , heut (Cienra ,opi- nios error e(fenualiter etiam dif&cunt, fed: actus (cicnaficus ab. actu omnis non: vVulr.gct Veritarcin.etb diucríus »€rgo ve- ritas cít illi effentialis. Tam 5, ia atkug fidei fupernatnralis , quamuis (1t gd cótingens,vt (unt a&iones Dei ad extra, eft intrinecés& c(lentialtet verus, vi ne- cffe falíus, vnde fi quis Su. i vg derecaótum fidci de Incatnatione Verbi, ftatim rct ir xogoitionem Verbi Incarmti , quod portar obie&um , & hoc ptopter otdinem ,. quem.dicit obie- €tum im reptfícntando , ergo quia talis ordo feperitur im quocumque a&u , quis percipetet hanc veram propofitio- nem Tetrus currit ctiam percipeter cure uin petrenfem, ergo etiam in his confor- gv me effentialis. — - jj zxte 37 T.ncg.antcc. quia fi extre ma relationis season cag «a ratione,[ab qua rcfert iila, effectus foc Quod mre ne foraslem - ce 0,5: onmino (upere poaae fub Mushemwr t imet pautem, filiu, vr Petrus di e tí sat yt tt & filius for qnalrcec genitus, idem de alijsrelauuis di» cendum; extrema ergo ante sclationcag fupponuntur (olum habere infe rationes: fundandrynaro cavía ante se lationem lae ber potentiam a&tiuam, c otentia: paffinam duo alba communicant in €a« dcm natura fpecifia albcdinis, lic rela- tio veritatis non fupporüt: forma- liter ferum, ed folum rationem menfu« rabilis. quz eft ratio fundandi relationes tettijaodi.. Ad z, aGus(cienriz aba&tu erroris: dificrt per. propriam di fferétiam e(ientialem, quz eft cendétia- in propriüt Obieótum , vt caliter repre (entatum; per veritatem vero: differt canquam ptt ali- quod proprium,& confeqncns nece(farió* ad'propriam: naturam, quo ferifüdicimus: equum ab liomiinc di ferre per binhibili. tatem. Ad 4irefp. aQturmn fidei faperitatu- ralem dici neceffarió verum quia fertur in obic&um füb rarione. repelati à Dco ;. quz ratio forraliscff certi (fima ; cotin* gentia vcrb: obiecti io fc eft obicctuar materiale fidei y quatc fi quis perciperet a&tum repraefentanté. Incarnauioné Vera biypercipereejncarnationem reprx(enta- tamque ft obicéri illius aru» (ub ra« Aione cognitionis ; jicur peteiperet cursü- . i Petri ,. — "IN om tm tuo m . Ac iita.  Quafl 1, Quid fitcvertas pitt Ar. 295 fiexi,at vc cognofcat veritaté a&tus , rc- tirur,vt vltra represérationé percipiat Misni rubei eit obicdlo vt reuclato , vt in fide, vcl cü obicéto à parterei, vt in alijs a&ibus;nó ergo eft par ratio de actu fidei, & de cateris circa contingentia .- - $8 Quarto,oftenditur hanc relationé non cflézcalem , Tum quia hec zclatio ett indifferens ad rem exittétem, vel nà exitenicemyita.n. verus cft conceptus de rofaycom exiflir,Gicut cum nó exi titer" go non eft realis, ícd rónis. Tum 2. £qué yerum eft iudicium;quo quis iudicat bo- minem effe animal, ac illud , quo iudicat non-efle lapidem, fed hac conformitas , cum fitad negationé, effc realis. , ergo nec illa , quamuis fit ad c(le pofiti- uum. Tum 3. laltim in cognjtionc abílra- étiua cOtingenti de przíents, ait Vulpes, nequit effe perfc&e,& fimpliciter rcalis, alioquin periret differentia interaedens inter notti à Sco od i ínab jua veró minim. Tuu a. rela tio cx parte obicéti menfaranusnoneít rcalis,ergoneq;relatio — cüceptus encnfürat;, Tum:5.Sco muliis inlocis ait crum cflc idem realiter cum ente v: e(t videre apud:Caucilum.. Tandem relauo q1on (üfcipit magis, Sccuinus,vetitas(uícipitmagis,&minus,datur,n.vnüensmegisveriquàaluid2,Met.4.&4,Met.8.Refpad1.exdi&tis:inprobat.conicl,Oftendcrefolumllamrelationemctíeraronis,vtdiftinguiturà.relanonefimpliciter,&perfcétércali,nonquódtit16lasioperactumcollauuuminiclle&tuscagfata.Ad2.peridem;veldicimuscii.Sco.3.d.23.G,conceptum,quinatuse(tficriámmcdiatéàrebnéopereintelle&usnegouancs,duplicemeffe, poitiuum; quo tudicamus rem cflc talem,ncgatiuü , quo iudicamus rem non effe talem , & vtrüq: cauíart à pofitiua re mepfurante illos có- «epuis;tàm fecüdü id, quod eft quàm te- cundái non ett ; quare conceptas negatriuus pro termino ens ;pohri- uum. Ad 3,dicimus Scotum ibiloqui: de re ationcattingentizy que in abftractiua non terminatur adrem et exiít ente, aon de relatione confórmitatis,quia ben? po teft itio abftra&tiua cotormari obie &o in (c exiftenci; neq; heec & illa ditlio guunrur fpecificé in e(fe notitiz vera (cd tantum, cile notitiz;fimplic.ter. Ad 4. megaur paritas , quia relátiua tertij modi non funt mutua. Ad s..díicimüs Scott lo. qui de veritate in cflendo, quz elt paffic entis,vcl de a&ibus intuitiis  & neces. rijs. Ad 6. patebit in (eq. art. ARTICVLVS IV. |. Quid fit falfitas cogyitionis . 39 dte Metaphyvficü (petat có fi- : detareveritatem rerum,qua dicte tur in e(sendo,ad Logicü vcró aliquo mo do explicare veritatem in reprz(encdo , que cft cognitionis maximé complex , ita quia oppofitorum e(t cadem dcipli- aec saeeiA Mn — datur) pertinet ad Metaphytiéum , ad Logicum tantum fülfiras in rcpraenrando , & illa prafertios que cospitonicomploxa ,8 propofitioni conuenir& confitltir in dif- formitate ad tediin (e; duobus aut? ma- dis poteft intelle&us obie&o noncófoc mari,veHmeré negatiué, yt cam cotalicec illud ignorat, & hzc proprie non dicitue faltas, (ed nefcientia;& ignorantia, (ccu dopofftiaé, quádo percipit em;aliter ac ficin fey vc ti coriciperer Peccm currenti té,quádo fedet; & dicitur error, & :2no- rantia pofitiua , ità Arift. r. Pott. 109.in przfenti loquimur de feeüda;namlo:ui-- mur de cognitione;& propotitione fal(a.. oddentur ifte. propo(itiones falía - in nobis, pbat Atií.4. Net 19.21. & 28. contrà aliquos antiquos omacei no (Eram cognitione allcrétese(le veram , có quia res qualibet talis eft, (icut à quocü.j; pu- ratur etie, quod di&tü impugnat , quia fic corradictoria effent fimul «cra , à ab vnó vnnm-«contradictorium, ab alio alterü ve verum eee o. cid re- rum penderet à noftra cogicXtione,& ca« dem quia expetimür oos aliquando nom explicaré rcs, vt für in (ipfis, vnde ia ali am vcrumur fencentiam , ce molius pon- derara: Datac itaq; filias inveprarientá do,qua veritati àn eeprac(cnirá 4 oj poot- Mmm 4 ur 754 tar, fundaturq ;immediaté,& pri ormali conce ptu, fccundario,& depédé- tcr in conceptu obic&iuo , quando com- ccptus formalis alitcr atting!t rem sac fit infe, «t dc veritate diximus, & ij(dem ra tionibus o(lendi poterit ibi pro füubie&to vctitaus. adductis. e A quo tf proueniat qued tàm (epe in hoiufmodi labamur erorcs, & difficukta t€ in afícquenda veritate fentiamus, dice tur difp. f. Mct.q.9.att. 1. pro nunc dici- mus;aliquando ortam ducere à caufis cx triníccis,& occurrentibus impedimétis «f. ex indebita obie&orum diftantia , vcl ex dcícdtu nofirorum fen(uti, pé repra(entastur tcs, aliter quàm fint. ; & tandem Sco. 2.Mct.q.2. totam rónem difficultatis redegit inámperfc&ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo depé det à (enfu,& per (pecics intelligit à (enfi AR € autem p M dependétia, inquitiDo&or quol. r 4.P. probat ex dngregede Ttin.c.27. otiri p» cipué non cx natura potétiz , (ed rationc ftatus,quippe qui nó eft naturalis, (cd pa nalis ob. peccatum omfpinale commuf- fumà noflroprimo parente, ——— 40 De hacigitur falátate quzrimus , quid formaliter dicat; & n cx didis art. prz c«patet ; quód non dicit sé entitatemactus,velaGbáicüobiedto,(cdaliquidaddere(apraa&ü,dequocftdifficultas,maximéanfitquidpriuatiuumitautfalfitasPusReconfor.mitatis,anvcrófupraa&ürclationcmpofitiuamdifformitatis,&(italcm,adijcit;quen(it,&quomododiftincta.D.Th.1.p.9.17at.4.vbiCaiet.&alijThomif(zixfuper Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom. 1. dif. 1.q. 1 an 3. & cx noflris Smifinch. trad, 3. de Dco vno diíp.1.m.5 8. affcrunt falfitatem con- &rari&.opponi veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter dicere, Caucl- tegens tid Aedui: p. Met.di(pe7 1.(uttin&c quid negatiuum £olum formaliter fignificare « Diceadum eftfaliitatem addere füpra cognitionem , (eu mentalem propofitio- pcm realem rcligionem diconuenientiz, & dítlormiums, dc quaidem e(t dicendü quibus [z-- d "Difp. X. De Epsaciatint, s dillin&ionem ,& cealitaté, c verita:c diximus, Cocl.docetar à Tat, - 1. Petier.q. t dub. 5. vbi Loquitur de falfi- tate cótingentis propofition's,à qua reae liter ve etu CY feparati & ab Ant.And. ibid.q.5.vbi adducit doGtriná , imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper tex. 22: & 6.Met.q. 5. $. Dico ergo ad queflioné, Veri. Sccitde akt verá tati , «bi a(ferit veritati coplexz eppopi, priuatiné ignorantiamyque faltas negas tiua € vocauir,& cótrarié falíitate , quae do.f.vmuntur, qua im rc non fup vnita y vclé cótraffiergó falíitas proprié dicta, c qua loquimur, contrarie per Scotü ops ponitur vecitatino priuat;ué, acquit co - fiftete inaliquo ncgatiuo formaliter, (cd in pofitiuo, qaalis efteelatio difformitae í amus infra Ver(. Refpondcoypoe nat falíitaté in carentia veritatis formali» ter , loquitur tà ibi de falfitate oppofita tenus poteft (emanifc(tare, quantum e(t dirait intel lc&ui potenti talé ma nifcftationem agno(cere, quod conuenit . cuicunq. ent tanquam paffie, vndecum . entc corgertítur X per coníequeas fal(i- tas oppofita debet cílc non ens, quia die cit acgationem talis ise aliter fi ef (et quid poGasta, baberet talem potétián & vcritatem ,quód eft ;mpoffibile, — ' -- «1 Proba:ur aüt Cócl. hac vnica rónes relationes primi modi fundátur (aper v- nom,& multajtaut vbi cft vnitas nature, ibi cít relatio identitatis , vbi eft vnitas , & cóucnicncia in quatitate , ibi eft zr quae litas,vbi eft conuenientia inqualitate, ibá eít Gmilitudo,& é contra , vbi e(t multis todo naturarum in (pecie y ibi eft. relatio diuerfitaris,& diltin&ionis, vbi eft mul- titado,& di(conucbientia quantitatü , ibi ett rclauo i itatis,& tádem quz in xynalicate di(conueniunt,dicuntur di(Timi lia per rclationé diffi cnilitadinis , quz rc» lationcs nó funt fimplicces negationcs ope pofitarum,di£funilitudo .n. non c(t pcz- cisé carentia fimilicudinis (cd cft cclatio pofitiua oppofita contrarie losltuidipi s quàm doétrinam fuse expo(uimus ditj.8& qp IO.att« 24cr90 (icut cognitio yt abet Eu ow ELLA) i. co eri. dU e LR E TAM WY 4 »et quandá c 'obie- o in efle ntatitio fundat rclatio- nem irmitsti$ ad obiedtum;que eft lam intentionalis iimilitudo , (ic co- nitio falfa, quia liabet diíconucnie ntiam cum obie&o, aam illud non ex primit; vt cft infe , fundabit relatione di fformitatis politiuamad obie&um ,que cft quedam [nimiis di(fimiitudo,in qua forma- liter cofiftic falli as. Dices, calem relario- tiem per accidens (e babere ad denomi- nationemfalfi , nam fi per impoffibilciiG teíultaret , cere tio per fimplicem carentiam. fimilitudini$. reprafentatiaa: €im obicQo , in qua coníiftit vetitas, di- I icaBo diré Meiopalet de telis reí» valeret, ider et dc celatio- hc diuerfitatisiinzqual tatis;& di (limiii- tudinis (uftineri , &. per confequéris nuila s ratio oftédens - tmr re. ationes; tum quia poffet quis tum fittinere, quód falfitas (it quid potiti- tium, veritas ramen carentia iftius diffor. mitatis, nam có jpfo;cp nomadett ditfor- mitasin cognitione, & (i per icupoflibile non rc(ültaret relatio conformitátis, effet illa cognitio vcra;quia bó falfas & vmuer: falitér oés róncs, quibus oftéditur diflia- &io relationis ab extremis; pfobác écdi- fünctioné pofitivá falitatís à cognitione, "o4 aüit ccdé medo fic pbitofo* 'hàdü de itta relatione Quó ad realitaté) & di ftin&ionéà projofitione y vt (unius locuti de vetitate; patet €x ibidem d'&tis, nón.n. hac telatio cft rationis, (cd realis, - "quia independens ab operc intellectus, eris PER deem ^m nam Ji- cet propofitio cótingens de pre(entisqua- do eft negatiua , dicat relauipnem actua- lcm fimpliciter reatem,vt fiqaiscurrentc Petro dicat Petrus non currit hiec pró- polito dicir relationé realem difformi- Taus ad curfüm Petriesiftehtem , qué re- fpicit, attamen propo6itio in materia im- offibili qua abftrahit ab obicéto cxift€ te, & cius copia abíolmtor: ab omni dif- f:cettiatépóris,cam lt fempitefna: £u fi- tatis, vt Dopo est lapis, & illa, quz eft de yratctito,& futuro ;& que ett de prasc- u, fed refpicit quid'negatinum;cui ditfor- 1aüir ptopter affirmauonem oppofiti , Quel I1. Quid fit evitacignitimii Ae IV. 78x vt nn currente Petro fi dieatuz 12:78 currit; omnesáfle propoiuones dicena relationem realem fecundü quid, cü non fit intcr extrema realia ; ^ri propo- fitioncs ille, qua nequeunt guitar in ve- ras, vcl faltim ab initio nom poterant effe vera , habent £a] firatemy realitecidentifis &átáth rcliqua verà.realiter.di(tinctam « : Contrà arg. primo; fi faltas conhiflig in telatione d. formatis ad ré, quraaiog exprimitur ficuti eft ergo quando inccila gitür Pcttus vt anima! folum , talis con» ceps eiTécfalóws &'quia; Perrus non rarius tft animaljfed'etiamrationalise Tum 2. ficut (e habet malitia'ad bonitaté tta fal - fitas ad vceitateín nim ficut malum efb quidá volóntatis defc&us y ita falfnm ef& qidá dcfcótus intelledtus ex 6, Ech. c. 2, erzó ficut malicia fozmalicer dicit priua» tionci bonitatis cx.$co. 2.d.7. ita falíi- tás €rit priuario veritatis . Tum 5.ti falü- tàs diceret quid pofitiuum, czgo Deus có Currerec& eiletcanfa Kal(itaus in iotcl- le&t nottco;& ita po(Tet ali uem dccipe t€, quod repugnat (ümmxze cius veritati óc &tioni, Tam ficut carentia potctie tie videndi eft coscias,& (i nullus noxios limor aductiat in oculo; ita carentia có« formitatis: ad obic&um et praecise fal- fitas , quamus null. pofitum fequatur inactu. Tum 5. (cquereturs cpaliatcsà Deó pofict duri;quz nó crearetur à Deo, quod implicat, prob.fcq. ifia propoldo, "Deus: creat aliqnid demouo , poteft cíic falfa;cura fit contingens, cuius fal(itas no ericà Dco , aliter illa munia elíct vc- r3, ctgo aliquid etiet de nouo, purà pofie tiui illmsfal(itztis, quod nó ctletà Deo. ^45 Kefjsad ccadiciauts vinc propo- 'sitionem elfe £al(a, quado cócipitur ces "aliter , ac sit non cft len(us dc concepru qracisiuo y qualis eft ilic Petrus cft.ani- "mal, nam mhoc adc(t conformitas yfal- tim partíalis cam obiecto, icd «cldediui$100,siquisconciperctPetruaeffcfolu'anital,veldeposiriuéerroneo,«tomoe(tlapis,&vnmecfalictquadorc!uibueturquodaonhabetàpartcreivelabpsfa£eaonetur,quodhabet.Ad2«paritasváletdéfalsitateopposita.veritatiincíscdo,nondcopposita yc&iqu doo pode Bc quamvis in aliquibus valeac,non tamé ín proposito ,2um quia aialitia eft defe- &us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- Hi dicit non ens, vndc io omilfliouc potcít teperiri , at falsicas et deceptio , qua dar intelligere (cmper a&ü positiium intcl- le&us; tum quia bonitas , quz conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parte rci cf folum denominatio extrin(cca in au, & malitia eft carentia talis denomi- narionis, quz poftea accedente opere ia- telle&us concipitur ad modum positiuz £clationis difformitatis ad legem , at vc- ritas , & falsitas conueniunt intelle&ioai à parte rei;ideoq; in(urgunt ex natura ex- tremorum ; quate sicut malitia fit relatio fationis alsitas erit relatio positiua praríc ab intelle&us negotiantis, Ad 5.aliud c(t di- cete , Deum concurrere ad actü erroris & ad illamentitatem falsitatis, aliud po(- fe nos decipere primum eft vcrum , quia «oncurrit cum causis fecundis tanquam wniuet(alis caufa , & cum sinat illas mo tus fuos agere, concutrit ad deceptioncm illarum, (ccundum eft falíum , quia tunc £ffct author, & toxalis cau(a ertoris;qnod repugnat ; sic etiam concutit ad entita- sem atus peccaminosi,imó ad ipfam cn» titatem formalem peccati in fentétia Ca» iet. ponentis peccatum in positiua enti- tatcynó tamen dcbet dici per fc caufa pec cati, íed per accidens, quia prater inten- tionem ipsius eueniunt pcccara; concur» tit etiamad monftra , & alios naturales defcé&tus, non tamen dici debet caufa im- perfe&ionis; quia hzc prouenit ob im- perfcdtionem cauíz (ccundz » cum qua concurrit » Ad 4. ncg. paritas , quia. mor noxius in oculo ct inatétiale priua- tionisynecccecitasà parte rei in fuo cop- ccptu formali includit babitudinem ad aliud, vt falsitas, idco $i actus. concipeté- tur przcisé . vt habet carentiam confor- mitatis , diceretur falfusco modo , quo actus verus diceretnr talis, si przcisé cum carentia difformitatis concipererur, pa ries albus nigto diceretur diffimilis , si «t carens similitudine, consideraretur,, t matcrialiter, & fundamentaliter, nó for- qnalacr « Ad 5 scípondet Tac cil» idem itiua per intelle Dif. X. Dé Enuntiatine ^ 05,argumentum fic ii MOS d co qund aliquid de nouo fiat , & non à Deo, nam iftapropositio Bcus nibil creat de nouo, pes effe vcra) & hac veritas non e(fet à. » aliter propositio cílet fala ; quare re(pondctur ca(am umplicar Is nihil de. nouo creac, non potcít dari pro- positio illa de nouo,nam implicat aliu de nouo producere proposiaoné aliqua, ad quam non concurrat bs à similiter nulia cífec propositio yera dato ca[u pro» pter eandem ratiohem ; gu Mop iflx erunt pcopositioncs (eip E Isificantcsy de quibus diximus 1. p. Infra. 2-c.1; ida Secido arguit Pa(qual, ens cómaz hi fumptü dicitróncinveri tanquà pa(fionem; cuifalsiras opponitur , crga it eísc ens posiriuum , quid extra enscomuni(fimé non datur aliquod positiuum ; quod sifalsitas vt sic negatie ué opponitur veritati , qualibet ctià fal» fitas ncgatiu? opponctur; quia infcrior feruant naturam (upcrioris. Tum 2. qud fi dicit entitatem politiuam, iam haberet vnde poffet (c manifeftare cuicung; iri- tclle&ui , ergo haberet vcriratem , & fi nà cíTet oppo(ica veritati, quia oppofitid foliit, non includit roné altcrius oppofiti, p. cómic fallaci , quia arguitur. veritate incílendo ad veritatem in repr: Íentando, & à fal(itatc illi oppofita ád fitatem huic &ontrariam,concedimus «n, cns cómuni diccre rationem verita tis in flendo , & faltiraem oppolitam cf fc quid ncgatiuum (cd negamus falficate in reprazícotando eífe quid negatitum .& inferius ad illam falfitat£,nam funt al terius, & alterius conis, & (olum zquiuo- ec analogicé falütatem in communi dici dc hac, illa , vt innuit Doctor €. Met, Q» 3. in fimili de veritate communi ad ve-rXacem i0 e(jendo, & 1n reprzfentsndo; nii velimus concedere faluiatem 1n co- muni abfiraherc à pofiriuo » & negatiuo; vt diximus de róne ptincipij in comma- ni ad formà , & priuatione in I byi. dify, 14343. Ad 2.fimiliter dicinius faiícdtem in Xeprz entádo opponi veritati in reprae fentandoscinus ronec tolli nà includit; pon opponi veritati in effendo ; quaa in* cluditsvt palTionem,tcée.n. AN niel- ^ Quali. LI. uid fefalftas corrió Ar. IP- ^5 fe&us reficere nitioné falsi, & imtelligere em imilla repertam , eui falfitàti vt obie&to effec ilacognitio TcHexa cobfotmüi$/ —— — : «y Tertiorelato proprié nó fufcipit enasis,& minus,falfitas fufeipit mapis, &c vninusergo nó cft relatio; mi. prob. Pri- mó,quia magis méticaryqui dicit homine tffe lapiderm,q quí affirmat effe equum ; item fi duobus táncum currentibus quis dicat tres cürrere miris mentitur,quam fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia is à vetirate recedit . 6 quia qus mali fünt inaequales in malitia er & aGusfalfi « Tertió fi. quis cfformarec tres propofitióries fal(as, magis diceret falí(um,quam qui fhicam tantum, ergo fi quisconficeret vnicam propofitione fal- am ex fübie&o copulato: zquiualentent illis tribus, falfior erit hiec propofitio, qd iHa que effet de fübie&to Gimplici.Nec «valec Hu ; refponfio difp. 1 I. Log.fe&. z$/17.& feq. uod illaque eft de fübie- &ó copulato , córififtit in indiuifibili , idebqjtàm aberrat à vericate , qui falíum enuaciat de quatuor, quam qui de vigime ticonfiderantur.n. illa plora vt partes (a bie£&ti ad quz indiaise fertur; acus. , &c €t diftin&a matetialiter fe habent ad. illá propofitionenr, (ict atquénon moratur Vénétijs;qui el Rontz,quam qui cft Bo tionig,qdamüis bic nvinusdiftet; & boc ; nis ab(entia illa confiftit in' indiuifibi- 5& per accidens fe habet illa maior, vel minor diffantia. NO valet ; quía vt arguit Arriaga dil. t 4. Log. (cdt.3. fequeretur n6 agis vIpam effe ina'qua'eim (cmipal- mo;quam palc»umr, & babens ynü gradü albcdinis non'elfe di (limilius nigroyquanr lubens alb:dinem vtoóto y quod'ett fal- fü .-. Neq; copulatio'illaaliquid fluat, fiatrnon affirmatur cut(us de illis necef farib finu! (urüpris, & cum riccefíaria de- pero vniids ab alio', — & yquà ratione patitur o- perm Perietudidem vt poffe magís, vcl sinus falum eausiciari , Tádeayqnia vc» ritas propofitiupie (uícipit mags , & aiia mas , en itás'Ctiac oppolita , aütec. patet ex- Atiflocit. inpez ced.arc. tüquia' propono neccifatia magis ditat à fuite tate, venen veta, ci illa nequ... fieri falía cot iftayi certior,& eui. dentior;ergo verior;ttitn quia 1dem expe- rimur in bonirate morali , que magis, & minos fafcipit in a&ibus vc "üs 46 Refp.difficultaté h&c petere folu- tioné illius dubij,an vna propofitio fit ve tior,vel falfior altera; ncgant boede ve- ritate Herc. & Arriag.cit. ité Amic. trae, 16. dip. t.q.$.dub.5.art.i. & Ruuius 1, Poft.c.2.q. 4. loquendo dc veritate fot« mati, nón fundamenrali ; de falfitate ne- gat ctiam Hurt.affirmant Arríag.& Ru- go uns, vtromq; probabile cenfet Amictis. Sed yt rem breuitet explicemus , nor. ep veritas poceft fumi , vel pro propria for- malirate,quomodo dicit adzuationem y '& commenfurationem actus cum obie- &o,vel pro concomitantibus ipfam,qua« Iia fat neceffitasobie&ti,vel contingen- 'tia;rhaior,vel minor perfe&ioentitatiuz ipfius obiecti, maior, ecl minor efficacia rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo: modo adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vel il- Ta 'adzquatio fümitar extenfiue im ordi ne ad numerün predicatorum obic&i s. itaut a&tus nihi] reprzfenter, quod nove- periatar in obie&to, & nil Gt imobiccto y quod nón repra(entetur abadtu, fecundo- intenfiue, vt actus repra(entec obie&ü s quanam eft repre (entabile. Falfitas dez inde poteft fumi dapliciter, vcl negatiue vt dicitcarentiàm veritatis, vcl pofitiu£ s vt fignificat receffum à veritate, & diftá- tíam ,qua confiftir im illa relacione ing» ialitári; , sicut abfentia: Veneta- poteft imi,velvt dicit carentiam Veneta prae fencii vel vt significat diftantiá positiud y A. diftátiam Romanam , vel Bononiésé , Vt igitur deciaremus , anvnapropositiositvctior,velFalsvoraltera,iupposito,quodlouaamurdementaliproposterione,feudecognitioneimellectus(náiVocahspropositioimpropriediciturvev125Vcl'taMa)videndumett,an veritas & falsitas in ommbus propósitionibus cone síflát in indiétsibili, an veró i omnibus, vel fakim ip aliquibus prepositionibus rcípiciant Obieétum diuisibile: nam si prt mum concedatur , ncQuit vnà noy cx 869 Sicandeg «onfiderctur veritas quó . 988 —^ — Dip; X- De tera vetior, fi fecundum, debet ad« tti jn vcritatey & falüitate magis,& mi nus co.modo, quo in rclationibus datur ; $t explicauimusdifp.8. q-10. (,.. 47 Dicimus ergo » quod fi veritas fü- gatur pro concomitantibus ipfam,fic vna propofitio cft verior alteras patet » quia vga propofitio cfl de perfc&tioci, dc ma- gisneceífario obiecto , x proftaa ifto vna cfl alia cuidentior , quia euidentiora motiua concurrüt ad affenfum ipfius; ia colligitur ex Scoto-q. 14. Vuiu. cum ait veriusnon habere fuam veritatem à zni- pus vero; hoc ctiam voluit Doctor, cum rjuol. 18. T. ait Confimiliter tuult& coB- £ infjones fcquézes ordimaté ex codé priu «ipto babent veritates proprias diffru- Eas, C fortàpriorefl verior magis zecc[Jariayquia im neceffitate juam pen- . detápo[lerioriyfed 2 comier[o« Suetiam "i fimatur pro adzz quat; one acus cu Qbic&o cxteníiua quo ad numerum pre- Wicatorum , poteft admirierc aliqnam la. titudinem,prater quam in tran[cendeni bus , nam fi vna res habct in (e plura prz- dicata, & aus folum $num rcpra fentct, alter vcró. 6moia, certe conformior erit Íecundus, quom primus, ficut dua qnan- pes mag'sequales d:cütur,ia ünt,eua Íecundum omnes dimen tiones , quat fi cciam vnam tantam; át fi conbide- tentur dug propofitioncs dex odcm prz- dicato; vcl dc omnibus fimal fic yna nó &ft verior alicra éxicnbué , qnia conti» funtinindmitibili vcl «n. afl monos &onucnit obicéto  velpcganr, g. difcon, €cpit ; & quia trafecndentja habent con- ceptum fimpliciter (gplicem » propofi. tioncs dc ipusexhoccapite eras a ^ tenfionem repriíentauonis, fic due pro» pofitiones tornare obicéto Mir E Ág.inaquales in wejitate; quod. probatürs, qo de codem. opiccto,omaingpaflunt. ri imelleótones y quarn vba edrios « & diflinst,as yeprgís pret allud altera Lau:usyvt BÓ tepigicnpee obiadtu 2uin. c(l eel vierge ri Vcr&t, propter indiuiibilisatem obiectz vig propontid wergox aviccto tenia » Conf rM : tA o nam UU ja LEN. m ES *A. & incenüor rcprefentauo fornialiter eriz perfétior , & intenfior veritas , antec, prob. períc&ior aGus;perfectius , & cla« fius attingit obicctum;quá iraperfcótior, quamuis vterq; atti mgat cei ada- quatione exten(iua , & quo ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum Do&. in 4.d. $0. q.4. & 4. vnam vi-- fionem de Deo períe&iorem alterajquá- qesctbe Beatus attingat omnia prz- icata diuina, & Dcum videat, ficuti eff, & nulia creatavi(io repra(entat Deum , quam c(t rcprzfenrabilis, fola vifig iuina 1pfam adzquat inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitur comprchenfio ; tum tas vetitatis non con(ítitin mplici adaquatione fed in timilitudine rid fimilitudo fug - €rgo & veritas; tum quia in corporcisre, busidem cuenit, namidcin obicétum vie fibile, ve! propter perfectiorem potentia viiam , vel propter intenfius lumen teft períc&ius , & di(tindtius videri aly vno, quam ab alio, licet vcecque artingag omnes partes. obiecti. Demum probarí poteft. ex dottrina de comptreheof&ione apud Seot-jdeo4qnP, 00 ., 48 ,Dicesveriras-conGi(tit in ! tionc brin cum obiecto , fed equali inter duo nequit recipere magis , & mi- mujer dern rd im vnde nó magis atquales dicuatur duo aurei palmi y $ duo lignci& D. Aug.cpift 29. ait ome- nia reótà c(fc zqualiter recta , vt patet dd Vjnea, Re(p, veritatem non eílc (oli adar- quationem extenfiuam, fed euaminteimte ché «e 4 ncs vt repratfentct iud, ycutt ,; quantum rep! cft, idcirco adattic latitudinem quanda, vt peersega Ss magis ,& minus; ficut explicaium ctt. Neq; inferas, eego accu non cepra(cntans obiecrü, quaacà cít ce« praet (t falíus $INOn valct;alicett acus. Wwusedereuam falfus quod is " jv mem ad primumaute Adgsloquicur de rectitudine mas ufeaática, QUA cootiftie 1o indiditibili y nou de Ípecülazua yalicr etum ow ; 6—— -— M Quafi. IT. Quid fr) talis ;& ficomnes actus virtutis e(- Fennec Verom De falfitate dicendum eft ctiam;quod poflit effe vna propofitio fallior,fi.f. pri» uat perfc&ioti veritate , & magis nccef- fariaynde falfius cft dicere Deus non eft, m Mimdus non efl ; poteft etiam c(Te Ifior, fi plura negat przdicata, quàm 6 vnum folum , binc falíius eft dicere bomo efl lapis quàm bomo efl equus , quia.» ' prima remouet ab homine & rationali- tatem, & animalitatem ; fecunda fola ra- tionalitatem , & per conícquens dicit il- la maiorem inzqualitatem , & difformi- tatem,quam ifta,ticut arguebat Arriaga. Dices falfitas formaliter cófiftit in re ceffu à veritate ; ergo quia qualibet pro- potitio falía à veritate recedit , qualibec crit zqué falía ; de per accidens .n. cft; qp parum,vel multum recedat ; (icut cum quis Fuchariftiam fumit non iemnus,pec cat,& nil refürtjquód parumyvel multum comederit. R efp. falfitarem non dicerc folam catenuiam veritatis; (ed pofitiuam difformitatem:, ideoq. poteft actus ma- gis » vel minus efle difformis obtecto, fi. cut album potcft cffc magis 5 vel minus di(limile;vcrum eft ramen, quód fi obie- &um cof (tit in inci (bili tunc vnà pro» pofitio de illo nequit effe falfior,vt cft in exemplo adducto; praiceptum n. (umen- di Euchatifliam antc comeftionem con- lift it in indiuif.biliyt:f. iciuné fumatut, idcoq. fi non ieiunus quisaccipit , parum refett li abundé comedent ; vel non ; non fic (emper euenit in talfitare, nam ipfa di- ftantia à verirate maior 5 vel minor indu- cit maiorem, vel minorem difformitatem cum obiecto; inqua confiftit ralfitas , vt poteft exéplificari in multis actibus pec- caminofis, plus .n. peccat qui centum fu- ratur quàm qui decem . Ex quibus patct lento adargum. quamuis.n. veritas —& talitas futcipiant magis , & mi- —^mus ; adhuc tormaliter dicent '^"rzelauonem , cui tanquam "'Proprietas conuce |o mit hec fu. vediustibun fuo S loco. . 4 wd ueAEE 45 coghitiónise ert, 17. 79. SASGROTURMÉLS VOS -V. o, An propofitiones de futuro contingeut? Abfointo fint determinate verá, : vefalfes |... 49 T lfficultas heceft potius thealo D gicasquám logica ; agitur tamen hicà Doctoribussquia eam tangit: Arifl« iu fine r.lib.Periher. procuius rotellgé ; tiaynot. ex Tat.hic q;vlt. quod fururü cf düplex,vnum neccílartü , cp .(. impoffibis le ett nóforc, vcAntichtiftus erit homo alterü contingens, & hiocetl triplex ; vel q; raró eüemit, vt inbério thefauti ex fof- fione, vol vr in pluribus,vt homine habere duos pedes & de iftisnon loquimur ,ter« tium dicitar contingens ad vtrumlibet,gs «f. elt.indeterininatumex (cad efle; vcl nonef(fe,veqaód Sortescrit , vclnacerit; de qo pót ficri propofitio vniuerfalis vt 66s homines cras currét, vcl.patticulariss vtaliquistiomo:crascarret y vel iogulas tis,vt Petrus.evas covíetz & qualbiberiftas rü propositionitpót: rürfüs' cfle duplo; vcl abíoluta ,-vel.comditionata y abfoluta dicitur illaque füturanrexiftentiaicnts ciat de re abíq; alia corditionc,vt Petits leger,non qj lectio craftina: nó pendcat à motus códttioribus,Gc cirguinttantijs, im furexittentia , fed quiabac dep ia ,moü cy[irimitur ; fedifoli pec propofizic- 'nem cathegoticà affirmatur ; vel ncgatur fütura cxítlétia tei ;códitionata veró cft, in qua per códitionalé hypotheticam af- firmator, vehnegatur futura exi llentza rci depédentér à'códitioncyiraut fi nó poni- tar iriefféilla coditio;neque crit rcs illa, vt fi cias vcniét Pens , Sortes legets 5« fo Setundó:not. quód d; (fidium eft apad Dodctotcs;quid pér deterrhinatá vc- titatem; & fálficatemintélligatur. Quida - .n. intellizauc veritate nccenatiam , vt à cécingentidiftioguitur.scdnoriplacet,heepropofitiocótideprzetentiefttetrnintitévera,nontamenneceffarió,fedeómipceniter:Qaidamintellisuntveritatécuidentem:«edfalso,nammulaepropofitionesdeprafenti,éneceflarig,"funtincuidentcs,'&tamendeterminateverz,Quidamveró.Recentioresdiílinguunt,ptopo(iz:odcfuturopoteftcom."sdinAnDutsd.^"799Difp.csegompafári4dduosvcladfigaificatüAform3cyquodfignificat,veladcaufasiucFic&us,&formalisfinificati4confofmitatemcumfizpificatoforiiáliwobantvctitatéfimplicifer;'cohformitatemciteaufisappcellanrvesitazémderéEISquzveritatespoffontabipnicertzárbamitellescotifo:fitverii; (ed hic; )& nanc ctmifüis catis óparaturn , ex quibus mouetur intelle; &us'd propofitioné dc firuto formans dam;non fit determinate, cerriudayaz liter veram; quia cau(z-non (unc hie y. &. nunc determinat ad illud producédum, & e conira;firexemplum, fi inftávc prin cipis lectione y quis dicereu Petrus -crif. ifj€Ó qiia attendit ad ani orum bené ditpofitos erga Petrum fi Peuus etit princops;dicer yerum fimpli« £Xet' ^ quia illa tio conformar cum f;guificato fotmali.futuro. , & dicet quoq; dcterminaté y crum , quta confor« mátur cum caulis bic ,.& punc difpolitis ad talem clectionejfi ramé non erit Prin: €cps, dicct falfum funplitater y (ed derer: minaté verom: quia rcfpigiendo: caufas lius dlehienis ls indiciora bé: cófors mitatemy f&uxtá vetum mbtiuum, pro* nuncizup dla propofitioy. quapropter 1n fcntétia jftorum. determinatio veritatis attendi dcbet ex conformiiate, cum; mo- tiuo impeliente: intélicétum ad aliquod iudicinm eliciendum , Sed quamuis hace acceptio poffet admitti » quando vci& at- tingitur connexio canfz cum.cffeétu rà €um ex conicéturis folá intectur s. poris dhec babitudo-ad canfas y & ad mta de- nc minare debebir illud indici prudeos, vcl xtemierarintpyquàm veram, yel falfum, qui.n;cx leni cau(a. , vel cx fufficiepri mo- tictuf ad aliquid afhrmanditm, vclacgan- :dü ,nen dicitur tune vcre vel falso iudi- £areyled rc Ctéyrelmalé y prüdenter y vcl nfi paenters tm quia vcritas propofatio- ,hisnonmifvex ordine ad proprium figpi- ficatum fermale:fumí slcbet . Quare. por édctcrminacaro veritate anielligumns bm- gplicem veritatem ,. & cóformitatem pco- potitionis cum fuo fignificato,& propa- Fitionem.effe. detetminate - veram. .cft Allam inc fundare verigatc non falá- tiras fit nobis, occulta ge enim cít do per. accidens: xllüpropofiuióni (5.057557 208131] uS 1. Tcro ups. bác propot:gne; pliciter potlc dici drrerminaté cols el Fcepiaem rrr y cate: is! iin primo fenfo-l]a et propofirio derez. minaté ycc2 Quasolucn tigaiGicat: praedii catum me fe&ó non eXcludcndo; porentiam ad oppolitit ; vt iuc cbrifl vs, evit dicit icsiteariam: faruram cenueor,rc fubieótajcami hoczamen ftat quod-ha béat potentiam ad efi;ndum. ; tono aacem/: firopofitio: dicitum »d etecminac c; vera defcraiinationc de poflibili., quan doctiamexcludit potentiam ad appdfi- 1amj;vtbomoeft animal ; bis duabus de- tcrininapionibus. opponuncuno duz inde tctmmintiones,de inefíe, & de:poffibili;s poffe non efse, illa dicitindiffer&uam. e(sendurà, vcl non elsendugi;, qua indc« terminatione nulla res dici: iadif^ ferés; Gc indeterminata jquia qualibet. (f determinata determinatione de incíscinà vel eft;oclnon;eft;cá hac tn.detérmina tionc poteft ftareindetetminauo de. po fibili quia res.cótingens cü et poteft nà eíse,& cünon cft;pote(t c(sciquz diftin &io (0 modo applicatur etiam caufa li» berzs;quatenus pote(t agerc,& nó agere -' In przfenti loquimur de propoütione de futurojnam quz c(t dc prassetiy vcl dz prateritospatebqp cft determinate vcra» welfalfajn&cde quolibet futuro, (ed cone tingéuiy& abfoluto; nam nccesarium cft (cinpcr.detetarinaté verum ,.quia copula indus propótiionibus abíotuiturab Quis ni differcavid temporis;conditionarü ver rà (pc&tatad: Lheologiá;nans [eei affert orantis difficulrates. "Theologtcas » m loqaimut dc propoficonibus üngu laxibusynom de vniyer(alibus ve) pacticue lanibus;&anr paxiculares (ape dcrenoinas té verat; vniuer(ales deteemina: £ (alis, no fimplicitery&abíolutéied anoriditcr lo» uendo,& tccamdüxówvpé pauca cut* ms ; nam cumad falá ratem pcopotitio- nisvniuer(alis fufficiatvt prz dicatü. non conueníat vut contento (ua dub:ecto. » fi eft vniuer(als afzrmatua, vc! conucniatg Ur hac dicitipditfezentiam ad polle c(ic, 4 Q.II. De Veritatiefuturoeu aitrisgedlüm. Ani... 091 . 4é xffibiiley qnod earuryyal o jbuscomeniar idcirco propotitiones vniucz(alésfancdtte rmina té flc; & patticulàredeterminate:vere; folürignuride fangularibus c(t difficaltas , it^ 23Infaper loqnimug dé venizate derer teyaigaóorit de po(Tibiki fiet a repus coüxitizerftiraq uia ponit eco [» 1tatés(cd deté ionc'deaneíse.; x)ug Pistas pota Decir m des p «tive notat D m kdi3giG, pet duas catlegovicis: virtuglicec in illa. intlu(as in gnatum wnz de mcfse zribuiz tm (übiccto jradicáram y Seoppofitiril- Bác perdién hibuinirifalkerz; mon quf dein dc ine(sejqaiaimplicat, fcd:de poffi « bilet Petrus curver, nom explicatue (De truy ficcurketypo ét mo cuyvetsfed. Pecrus flecinivetyvr poteritiétnbnaurvexe s it Le fudeterminatione ftat ró cótimgátia. Senfus i AR ero Gon yt ciantuc itae propo Giziónes;: f) faicóikca- di&orizz,!vc Porrus cravleget 9: petrus «74$ ngn leger; vnaittatü fir determina: té vchalteta fal(ayvel fi. &na tanc prdfez vmtutyPerpuscrdyiégers fta sic verade» verihinar,vel falíajat vero de. sit fala fe3:- vera; ed priecindate- i: nan T»v.3l "' Bitvodopiniodíserens, quód propos? tiones defirtácó comingenu vsi conside- serur vt cóntcadv-toviar icegrant ivrigui Bypotliéucaa: disitiuá, vc Taetrdrs cras legetivey TUriusatonleget cras y siue di- eitittá vt Perruscyasleger -vel'uo leget y sSieyiliter si ieósideret vaccas liegdrica dis rénGtinl- ih àrdineladeceivaem; Sofilsi: atem v.brpereig legeroet effer ajstel Sisi rien arto erit deti até'véra;éó/s disiatetorcadióturia at Edarí nic deny acsi qeslibecex ego Per MA adi curi 6r alia peliausho M rer meaua; rftarb ediz vita vel Küfaxdte concisa cens fei vrianerac : werd ulteretiaégdesetmimuéy Scioecfa- jus st Voca nul clesie di cetiia Mene ve uet Jyaec- put gosdosiigocihnim lata E era fadeidiowafase jane» .alfigüari: doterniitiare: ca lamus"aliquis-,y - Cui cóucniar niecetfitas ittassicut a (Tgria- Hürjquando:tertmirius dererminate fuppp MR polrrflirracz r.c. 10i tti- "buicir harc ópinio A rif.hic, :itéAurco:in 35,439. q.1iát. a Cadier; opuíc. de verít. euüné.Molispedifp/t7:6c18,Masio hic cd. fa&t. vm.d. 4. Cordübzddib:r; qoe * ors ,dabir 36 à: Gonitmbr.cirantur Bat. dna Sul. n ron r.& Bárg:d:49.ad Axe princ. fed falsó jmamlle Folunvatferit utárum contiizens fécundü: (c conside- farumnallam babere deteyminationé ad (fe; velüó efTeySc Ger vc socnul- dim liabere deceeammaratn vetitatentjaut fálpicatemjarsi (pectemursvt fubcft diuina »volun aut ;sic c(t dc ceomimat t vcl ad «(lá - alá;velnbe(tédi j ad yeritutó » vk Galsita- té) iffiatt;quia futuri, cü sizin- -diffcrésad cffe, 6c noie (iere quirit: detes- snihaxi àrjpprla:cán(2,::qua;depédce;qua- *re nor necadit abfolure fon babere: ma - vimbatam vorira&cy v cHalgizati; -Batdius voro loquituráarfont. Azift.o a fa- 'Curkiürwericitem;vt.ipíemeo fe doclataa. 1553 dDicEdibett peopélsitiovcs £n cornzinpenti ubfolütoreífewcl debezmina- «tà veras dexermigna cé i lías v itaux haec s TE Mni raram iet «palis 98 eifode céningent iss: $2 7d ug: yeppeceftqs con, an; s:atoad ;diseolo- Igrois fe: Pato Dude $5 (rav ie rcros, aipiicede- icemtiobeli aao sizum éiidccecen(cce j)c qngcipfià api&meiLiny probat Gres v.d. Do etii se ornesferc ;ccbntide "ceatioimos delumpfere prot: ro ai Motif ic datp. aou4xiacoppositi av fenvenu füifsedo Sixspsguarttbdscoratá: corra itrams ftv ifa Cen uci manaícriprs áf- dferua cux iiri! icadólouaris&  rarionabilie «tct dnidein): iam nowfolum zaidenter:à Patribusufscisibmícd:érhiberusjn facta ;Senptanam Dan. 1 dicic dé DeosiQs yofl tais jantequa füant y €f. pne 2. dic uir; Erabflergét omncm [atrii ab Iooalis eo*um;qaz propositio cft dc fata -zurcóriméemri sizulari; &C ibidem atsbaj- -itür efse vetain «uude: Ioanni dicisus 5 cni" be jquiabac verba fidelijjesia fwit,G vc c za5& paílim habctur talcs ipyinitent webfulsiauégtaiScae ' m 792." A Popes süt determinaté -alitet epere,cp cft impiil; có vel maxime -gnulta füb iuramento per prophetas (dos , tanquam yera promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro przdixit xrinam negarionem , & latroni pofie(fio- n6, & ingceffum Paradifi. Tum quia De- n5 ab eterno prz(ciuitomnia futura , no Iquidé fub difianctione,q» forent,vel non — 3torent, nam hoc modo áinobis przfciun- zurncc proprie effet praefcientiasfed co- isaitio queda confufa,& imperfecta, pre- íciuit crgo determinat? iuxta illud i'fal. 338. Intellexifliomnes cogitationes me as de lügey" omnes vias meas prguidi- &lijigiturab eterno propofitiones fuerüc -etecminaté verz , vel fal(z, ergo quádo «os illas pronuuciamus , (i crunt contor- mesillisinmentediuinaabzternoexi"ftentibus,eruntverzfidifformes;falíz;"neqdicascumCather.haspropositiones.*eíscTheologicéveras,nonLogic;quiaAllepropoíitionesantecedénteraddiui«namcognitionemhabentdeterminatam:veritatem;velfalütate,non.n.ideofunt"veraquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDcoquiafic(untinfeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcien'&iahabcatcxcocxiftentiafuturorumcü"CERLaco,fiueexideis,fiu£àdecretisdi'inisiparárefert;inpra(entin.quarimusJftum;nócau(am,&modüfacti:Qi0d'adhucpotprobati;quiaq»nócftdetermiAnatéinfcveram,vclfalsunonecognoifcibilc;quarcfàfutura,cognofcunturàDeoscrunt determinaté coznofcibilia & squariuisnos non cognoícamus determi. tauéj& certe ;non ob id negari dcbet illis «rainata veritas vel faliitas; nam etjá «zoultas de przícnti , & neccílarias cecjó 9neicimus,& tamcn in(eipls habét detcr- fminatam vericatomyaut f. Mert ed $4 Sccüdo;prob.he. diones sic crminaté conformes, vel determtnaté *diflormes proprio obieóto quando pro- *feruntur,ergo (unt determinaté yetz vcl fla, con(e..patetex ir pati verita- ^uis; falfiratis, Adiec.prob.hgc propofi- *itio AEnticbyifins erit. y figntieat Anti- e&liriftüforcjinceriotépore futuro; in quo »quód cus potuifscr métiri, & metis a ftus, Sio e conde d a E MI eft conformis, fi non | formis. Ncc obftat nos neícire detecmi- uaté an fit veta , vel falfa; nec abfentiao« portée qde aon vri de prz(enti 1to erunt determi naté verz, vel Galle pbic&ü. ignoretur ànobis,vel fit abfens, vt in illisde ptate- rito,Si dicas,vt effe&tus (it futurus,requi ri determinationem cau(z liberz. ad illü producendum, quia fi eft adhuc indeter. minata& ia zquilibrio fufpen(a, cffe&us nequit diciyq» erit,vel non erit)hoc.n-ha- bet à determinatione cauíz , at ia prola- tione propofitionis dc faturo , cauía. eít indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitur indeterminatus ad effc, vel non effe, & per confequens fitio erit inde- terminate vera vel falfa; quod non eucnit in propofitionibus de przr(enti,& dc pre- terito , quz in (ua figmificarione indo] 1t determinationem'cauft, .— - , -« Contra,propofitio de faturo,licét nüc proferatur;in quo caua eft indctermina, tastfi non fignificat obic&tum pro punc. y fed pro tépore furuto ; in quo neceffario- caufa elt determinata ad. producendum, vel non produecendam, & ctfe&tus ad ef- fc,vcl aon cífe,crg0 nunc propoütio cri deteraríaté conformis,vel ditforais ; ^. non ingolgeret deteriinagioaem cau f (cd indeter minationemy (ci potentiás am habet ad producendü , vel no pros cendum , quiatalem potentiam habet cau(a in prolatione propo(icion:s,fe jue» retur, Qilla propofsio non eífoc dc futue royfed dc praséu ,nó de iaeife;(cd modas Iis de poffitsili,no cotingens, (cd nacelfa- r2 5prob.(cquelay&.n.hec ppofiio. . ticbiifluserit , fignificat Apüchr.ftü. vi poffibilé produci,vel nó pduci,& fub in- erminationc caufz de poilioil. (uo y pót dati aliqua caufa , qua fit indctermie ta indeterm:inatioae de incíle , n3 quxli- bet vcl agit,vclnáagitJergo faceret bune $690 , Atxi i 4t produci, & n6 product(eà po(Diile cft A atichiaftü pe ; duoi. iebcitü nó produci » E polito: modalis& neceffacia& p. "iequésabfolaiuat copul à iépori ifie UV ied ei 9.IT. De e it Loja ydüiatális potétia ' ' mhódóteperitür in ncaüfa. Tum. i jab: Totétam , quia illa iiopolitio-ederdetetuiinaté vera quó ad vtratmq:pártem daa effet copalatiua, ad: quatn requiritur vetitas. vtriüfqs cathe- Serien e satio ots : E lumyyt diximas 1, piinft.ctac.4:e .& 9. ($5. Tertio ptob, hzc jppotitio J£nti- ebri[lus erir, vel eft determinare vera, & habetur intétüve nó etit veray ergo non etit Aacicheiftus, pátet con(eq.ideo pro- itio affitmatiua nó eft vera , quia cius ficatumon ita fe habet à parte rei , vtéxprimituc per propofitiotiem ; aliter e(fetcofocmis;& vera, Ii ergo Antichri- ftus non etit d parte rei, ergo cótradi&to- ria illins affirimatiug eft vera quia e(t có- formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa neqait obiectum e(Te indifferens ad efie; & pon elTe , nequit... Aücichriftus cras elfesfcd.vel erit P^ ve non 'cta$ , ergoneq propofitio turo expriavcas eris « craftini Antichri- fti poteft eísc indifferésad veritatem, :& falíitatem; aliter (1 noneífet verum dice- re Jnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras nóevitspoteti inferrisergo Aa- £ichriftus cras neq.erit;neq. noeric quia €x propofitiorié copulatiua , cuius partes t dua dingülares negátlugvalet.con(c qüentia ad cathiesoricam fisgularem ne- gatitrim de przdicatócopulato ex predi catis partam cópulatiuz , vc Petrus neq; cac (tn24; Pecusloqaitur , ergo. Petrus nei; curti neqsloquitur; & fié due con ' tradiétohie e(fent vera;vide Gregicit, ^ *Qoutra titan veritaccimarg, Tum quia fi ptop- (itiones de futuro codciügeriti ha beten: dcteraiaatam veritatem fequere- tur Dcum aliquindo dixifie fal(ams quiá «tiülta per Pro »hcras praedixit vt euentu: fajque tàmen non fucrunt 1n elle pofita, vt cum Li. 38.przd; «c Ezechiz Difpone domi tias quia morieris, & Yon3.24d- di d'tiiodbucquadragintadies,nNimue[ubuertetur,&«amenieq.morsEzechiz,ncq.ciuicatssfuliocontigit,Tum2.Faturumvcconrng'fuarationeformalicftindifferensadvtrümlibet,ergoL0gKéA,futwrorim'eomingent,Art.V.293de(uarationeformalie(tindeterminaperiodnequitverécócipivtdeterminátü.Tum5.lihoceffet,ergofacuranc»ceffariocucnitentquiafipoffentnóeuc«nirejillapropofitiopoffetfierifal(aypo«tiatur'ergo,quóàdnoneueniát,quaritursquandopropofitio,quzeratvera,incipitettefalía,nonquádoeftvcra,quianequit€(fefimulveca,&fal(a,nóante,velpofts.quía quod eft aliquando ver; femper cft verum. Tua 4.nulla effec differecia inter propofitionem neceísariam,& contingé- tem;quia-ambz efsenc (empiternz veri- tatis. Tum $. omnia immutabiliter cueni- tent; & per confequens fruttra efsent có- fültationes dereb. faturis,vt arguit Acift, T 6.(i Deus determinaté cognofceret futura contingétia, quia hzc po(süt aliter fc habete;fequitar,g» Deus pofSet decipi nam (i Deus nouit Petrum fcísurum cras, & nófedebit, Deus decipictur,ergo fi no ait Petrum fe(surum cras, & pot nó fede- re,Deus poíset decipi, quia ficut ad duas .de ine(se fequitur conclafio de ine(sc, ita ex vna de ine(sc , & altcra de poffibili - quitur conclufio de poffibili. Tádem eft authoritas Arift.acgantis de futuris con- tingentibus dari pofse determinatam ye ritatemyvel taliratem . TON $6 'Kefp. has rationes nó folü auferre à nobis, (i valerent; notitiam certam futu rorüm,fed etiam à Dco; vndc Cicero li, 1. dc diuin. his per motus omnem. Dco futurorum przícientiá negauit , quapro« pret ab omnibus ; Catholicis (oli debe- rent. Ad t.igitur dicimus propofitiones illas non effe de futaro abíoluto , (ed có» ditionito , (enfus .n. eft , quód Ezechiel debebat mori in(pe&o ordine , & curfu fecüdarumcaufatum,& Niniue de ftrui, nili egil'set penitentiam ,quod de alijs fi« milibus eft dicendum : quia crgo: euens tus illt debebant poni in e(se dependéteE à conditione,tita (ablata , auferücur illi & per confequens Deus nó gradixit. fal- (ain. Ad z.dicimus futmcü. vt contingens tse tadeteriminavim. indetezminatione de polli bil, quatenus potcit poni; & non poni in e(s« , & in hac indcterminationc codfiftit formalitas cótingentig , dicitur tamen determinatum dcterminationc dé : Nnn ineíses 784 tar, fundaturq ;immediaué,& primarió in Éormali conccptu,fccundario,& depédé- ter in conceptu obic&iuo , quando cos- «cptus formalis alitcr atting't rem sac fit infe, vc dc veritate diximus, & ij(dcm ra tionibus o(lendi poterit ibi pro fubiecto veritatis. adductis . 1 A quo t& proueniat ,quàd ràm (zpé in bniufmodi labamur emorcs, & di fficukta té in afícquenda veritate fentiamus, dice tur difp. (.Met.q. 9.att. 1. pro nunc dici- mus,aliquando ortam duccreà caufis cx triníccis,& occurrentibus impedimétis , «f. ex indebita obie&orum diltantia ,vedl ex dcfectu nofirorum (eníuti, quibus (2- pé repra(entantur res, aliter quàm fint ; im moro hai i gua cultatis redegit inim ioné no ftri intelle&us,quiin cognofcendo dct à (enfa,& per (pecics intelligit à (enfi bus mendicatas :yndc autem otiatur dcpendétia, inquitiDo&or quol. 14.P. & probat ex Auge1 $.de Tüneng oci cipué non cx natura iz, (cd rationc ftatus,quippe qui nó eft naturalis, (cd par nalis ob peccatum. offginale commif- fumà noftro primo puce . 49 De hacigitur falátate quirioug , quid formaliter dicat;& quidem cx dicis art. prz «patet , quód non dicit se entitatem actus,vel atii cü obiecto , (cd aliquid addere (apra a&ü, dc quo cft dif- ficultasmaxime an fit quid priuatiuum , itaur falfitas fic Mr MA Rar confor- mitatis,an vcró fupra a&ü relatio- ncm politiuam difformitatis,& (i talcm, adijcit, quena fit, & quomodo diftin&a. - D. Th.1.p.9.17.ar4. vbi Caiet, & alij Thomiftz ixfuper Mol.ibi.difp. vn. circa "finem, Valen.tom.1. petes qua. 3j. & cx noflris Saifinch. trad, 3. de Dco vno di(p.t.1;58. afferunt faltitatem con- &rari£ opponi veritati ,& per con(equens quid pofitiuum formaliter dicere, Caucl- lus tamé diíp.3-de An.[cGt.9.Pafqual. 2. p. Met.di(pe7 1.(uttinéc quid negatiuum éolum formaliter fignificare . Diceadum cM — addere fee coguitiopcm , (eu mentalem propofitio- pem vealem rclionem di conuenientig , & dítiormiums, de quaidcm c(t diccndá ^ Difp. X. DesEnaciationé, 5 uad di(lin&ionem ,& realitaté, qe de verita:c diximus, Cócl.docetar à Tat, - 1. Petier.q. t dub. 3. vbi loquitur de falfi- tate cótingentis propofition's,à qua rea« liter vans enim potcft (parati, & ab Ant.And. ibid.q.5 vbi adducit iná y imó verba formalia, quz tradit Scotus 9. Mct.füper tex. 22: & 6.Metq. 5. $. Dico ergo ad queflioné.V crl. Seciide ait veri tati y vbi afferit veritati coplexzz eppopi, priuatiné ignocrantiamyque fal(itas negas tiua €t vocauir& cótrarie falíitate , quà» do.f.vmuntur, quz m rc non funt vnita y vclé cótra,fi rgo falíitas proprie dicta, dc qua loquimur,contrarié per Scotü op ponitur vecitati,no priuatiué, ncquit co - fiftete inaliquo ncgatiuo formaliter, (cd in pofitiuo, qualisefteelatiodifformitasinfraVerf.depEtisj&cquamuisinfraVerRefpondcopaeqeQAPAerttütatcitaveritatircrüineffendotamhzcveritassuitddeiepcieatenuspoteft(emanifc(tare,quantume(tdefchisintelic&uipotentitalémanatternifcftationemagnof(cere,quodconuenit.cuicunq.enttanquampaffie,vndecumentccongcititur&perconíequensfal(itasoppofitaàeíicnonens,quiadi»citnegationemigeyaliterfief(etquidpofitig,babereztalempotétiagrelationesprimimodifundátur(apervnom,&icftvnitasnature,ibicftrelatioidentitatis,vbieftvnitas,&cóucnienciainquátitatc , ibi eft zqua« litas vbi cft conucnientia in qualitate, ibá eft Gmilttudo.& econtra ; vbi eft multi- naturarum in (pecie ibi eft. relatio diuertitatis,& dittin&ionis, vbi eft mul- 1 di(conuenientia quantitatü , ibi ett rclauo iuzqualitatis,& tádem quz in icatt dilconueniunt,dicuntur di (Timi lia per relationé diflicnilitudinis , quz rc» lationcs nó (unt &implicces negationcs ope pofitarum;di(limilitudo .n. non cít prz» cisé carentia fimilicudinis , (cd cft celatio pofitiua oppofita contrarie. Ligsrl:tadipi s quam doctrinam fusc expo(uimus ditp.Ss qp» 1o.att« 2,crgo ficut cognito »^ Me 1 . om coil AI oo pi i jii. io Med "a 'obie« lo in efle ref tUuo,fundat rclatio- ncm conformitstis ad obiedtum;quae eft intentionalis (imilitudo , (ic co- itio falfa quia liabet di(conucnie ntiam obic&o, nam illud non ex primit; vt cft infe , fundabit relatione ditformitatis politiuam ad obié&um que cft quedam tent ;onalis di (fimi litudosin qua forma- fite cófift falficas. Dices,calém relario- tiem per accidens (e babere ad denomi- ationemfalfi , nam fi esl impoffibilciiG teíultaret , adhuc cognitio per fimplicem carentiam. fimilitadinis. reprarfentaiiua: €im obicQo , in qua conhftit veritas, di- Ceretur fotmaliter fal(a, Conca, nà fi haec reíponfío valeret, idem potiet dc telatio- hc diuérfitatisiinzqual tatis;& di (imiii- tudinis (uflineti ,'& per confequéris nuila -G ratio oftédens - debere talcsre- ationes; tum quia poffet quis oppofitum futtinere, quód falfitas (it quid potiti- tum, v tamen carentia iftius diffor- itati$, nam co ipfoyc rionadeft ditor. itrcogoirione, & fi per impoflibile non rc(ültarer relatio conformitátis, eflet illa cognitio vcra;quia hó falfas& vmuer- Kilitér o€s róncs, quibus oftéditur diflia- &io rclationis ab extreniis; ptobá: écdi- fün&iosé potitivá fal(itatís a cognitione, AE Qubd aüt ccdé modo fic pbitofo? hàdü de itta eem ad rcalitat & diftin&ioné à projofitione ; vt (unius locuti dc vetitates patet x ibidem d'&tís, nón .i. hac tefatio cft rationis, fcd realis, - quia independens ab operc intelle&tus, - ai ss fimpliciter realis, nam 4i- ét propofitiocótingens de pre(entisqua- 'do cít negatiua , dicat relauipnem actua- Icm fimpliciter realem, vt fi Qaiscurrente Perro dicat Petris non currit bsec pró- potitio dicic relationé realem difformi- tatis ad curíüm Petriesiftehtem , qué ré- fpicit, attamen propo6itio in materia im- poffibilqz abülralit ab obic&to cxift€ t6, & cius copala abfoltitar: ab omni dif- f:centiatépóris,cam lit fempitefna: fülfi- tatis, vt boo est Lapis, & illa, quia eft dc yratctitoy& fütüro & qua ett de prasc- ti, (cd tel picit quid negatinum;cui diffor- füatür ptoptet affirmauonem oppofiti as cognitionis c rt. IV. 78$ vt non currekte Petro; fi diéatuz 122 currit omnes ills: propobuones dicenz relationem realem fecundü quid, cü non fit intcr extrema realia ; Sumlirer propos fitioncs illa, qui nequeunt: eutari in ve- ras, vcl (altim ab initio non poterant cffe vera , haben: fa] liratem: realitec identifié &atatn rcliqua vcrà realiter. di (tinctam , -.. Conttà arg. primos fi fa itas conhiflig ii telatione d: form tatis ad r€ , quiaanop e&primitur,ficuti eft;ergo quando inccila pitür Pcttusvt anima! folum y talis cons cejxüs eiTécfalías &quia:Perrus non rami tft antmalfedetiamrationalis. Tum 2. ficut (e habet malitia'ad bonitate, ita fal - fitas ad vceitateín 81m ficut malum eft quidá volantatis defe&us y ita falfnan eft qoidá defectus intelledtus ex 6, Ech. c. 2, ergo ficut malicia fogmalicer dicic priua» tionem bonitatis cx.Sco. 2.d.37. ita falíi- tás €rit priuatio veritatis . Tum 3.i fali- tàs diceret quid poitiuum, ergo Deus có &utrerec& eilercaafa fal(itaus im intcel- le&tt notLro,& ita poffet aliquem dccipe te; quod repugnat (ümmxze cius veritatisóc perfectioni. Tum ficut carentia potctie tig videndi eft coecuas,& (i nullus noxios htimor aducniat in oculo; ita carentia có« formitatis: ad obic&um et& pracisc fal- fitas , quamus nulli. pofitinum fequatur Ína&tu. Tum 5. (cqueretur, cpaliatcsà Deó poflct duri,quz nó crearetur à Deo, quod implicat, prob;feq. ifia propoldio, "Detis- creat aliqnid demouo , poteft eíic fal(a,cura fit contingens, cuius fal(itas no crità Dco , aliter illa sore uem elícc vc- T3, ct£O Tcv etict de nouo, purà pofie tiui illmstal(itztis, quod nà cfietà Deo. 43 Kefj.ad «cá diciauts vuinc propo- 'sitionem elfe ——— cócipitur ccs "aliter , ac sit , non eftlen(us de concepcu przcisiuo y qualis eft ilic Petrus. eft.ani- "mal, nam in hoc adc(t conforaicas y fal- tim partialis cam obicGto, icd «cl de diui $100, si quis conciperct Petrum effcfoiu 'animal,vel de posiriue erronco, «c bomo eft lapis, & vninecíalicr quado rct tibue- turquod aon habet à partc reivcl ab ipe Ía feónetut, quod habet « Ad 2. paritas válet dé falsitate opposita. veritaci in císe üo, nom dc opposita yclrqa doo cAR 7286 Bc quamuis in aliquibus valeac,non tamé án proposito ,2um quia nialitia eft defe- i&us voluntatis, qui ex (ud ratione forata- li dicit non ens, vnde ia omi(fiooc potcít teperiri , at falsas e(t deceptio , qua intelligere (emper a&ü positiuum intcl- le&us; tum quia bonitas , quz conformi- tatem ad lcgem formaliter dicit , à parre rei cft folum denominatio &xtrinícca in actu, & malitiaeft carentia talis denomi- narionis, qua poftea accedente opere in- telle&us concipitur ad modum positiuz £clationis difformitatis ad legem , at vc- ritas , & falsitas conaeniunt itelle&tioai à parte reijideoq; in(urgunt ex natura ex- tremorum ; quate sicut malitia fit relatio rationis positiua per intell alsitas erit relatio positiua prz(cindédo ab actu intelle&us negotiantis, Ad j.aliud cft di- eere , Dcum concurrere ad a&tü crrotis, & ad illam entitatem falsitatis, aliud po(- fc nos decipere; primum eft vcrum , quia concurrit cum causis fecundis tanquam vniuetfalis caufa , & cum sinat illas mo- tus fuos agere, conaitrit ad deceptioncm illarum, (ccundum eft falíum , quia tunc £ffct author,& totalis caua ertoris;qnod repugnat ; sic etiam voacurtit ad entitas tem actus peccaminosi,imO ad ip(am cn« titatem formalem peccati ia fentétia Ca- iet. ponentis peccatum in posítiua enti- tatcnó tamen dcbet dici per fc caufa pec cati, (ed per accidens, quia prater intcn- tionem ipsius cueniunt peccara; concur» tit etiamad mon(tra , & alios naturales defc&us, non tamen dici debet caufa im- perfe&ionis; quia hzc prouemit obim- perfcelionem cauíz (ccundg » cum qua concurrit » Ad 4. neg. paritas , quia. mor noxius ip oculo cft inatétiale priua- tionisyneccacitasà parre rei in fuo con- ccpiu formali includit babitudincm ad aliud, vt falsitas, ideo si actus concipete- tur przcisé ». vt habet carenuam confor- mitatis, diceretur falfuseo modo; quo actus vcrus diceretur talis, si przcisé cum carcntia difformitatis concipcretur i pa ries albus nigro diceretur diffimilis , si «t carens similitudine; consideraretut,, i matcrialiter, & fundamentaliter, nó for- qualacr «Ad jseípondet Tav cif» idem Difp. X. D& Enuntiatime «5 argumentum fic ci MOESIA d 9 qui aliquid de nouofat5»&nonàDeo,naniftapropositioeusmibilcreatdenouo,[redite(ftvcra,&bacveritasnoneffetà.»aliterpropositiocíIetfila;qurefponditurcalumiplicare»nàiDeasnihilde.nouocreat,nonpoccítdaripropositioilladenouo,namimplicataliqu&dcnouoproducerepropositionéaliqua,adquamnonconcurratsàsuniliternuliaeífcecpropositioyeradatocaupro»ptereandemratiohem;quapropterifla:eruntpcopositioncsnalsificantes,dequidiximus1.p.at.2.c.10;:4àdumarguitPafqual,enscomu:niffimgfumptüdicitrónemveritanquápoetacnilsiskMppponitoraensitasn'!ensposiciuum,quiexigemundAnadaturauodpositiuum;.quodsifalsitasvtsicnegatieueopponiturveritati,qualibetetiàfal»fitasnegatiuéopponctur,quiainfcriorferuantnaturam(upcrioris.Tum2.qui.fidicitentitatempolitiam,iamhaberetvndepoffet(cmanifeftarecuicung; iti tclleGtui , ergo haberet veritatem , & fic - nà efTet oppofita veritati, quía oppofitü tolit, non includit roné altetius oppofiti, Refp. comiui fallaciá , quia arguitur veritate inc(lendo ad veritatem in repr fentando, & à fal(itatc illi oppofita ad fitatem huic contrariam ,concedimus «c ens cómuni(fimé diccre rationcm veria tis in cflendo , & falfitatem oppofitam cf fe quid ncgatiuum , (ed negamus falficace in Pi, CR I cífe quid negatiuum .& inferius ad illam falta, naim funt al- terius, & alterius conis, & (olum zquiuo- €c analogicé falütatem in communi dici dec hac, illa , vt nouit Doctor 6. Met, Q» 3. inlimili de veritate communi ad ve- ritatem in ctiendo, & 1n reprzfcntsndo; nifi velimus concedere falütatcm in có- muni abfirahere à pofiriuo » & negatuo; vt diximus de róne ipij in comas ni ad formà , & priuatione in khyl. dif», 14943« Ad 2.fimiliter dicimus Laiíicatem in xepraentádo opponi veritati in reprae fentando,ciius roncrh tollit, nó inchudiz; non opponi veritati in e[fcrnidó , quam in* cludivt palTionemrc&e.n. potett iócele lectus ^ iMi t ÁÀPIE arg rpas Sa e —ÁÁ 97CUN TAA 24 Am — Quali. LI ull fefulftas copi AI. T8 fetus refie&letc nition£ fasi , & intchigere falfitaterh iw ilia repertam y eai falfitàti vt obieQto effec iHacognitio Tcexa copfotmi$/ — — "«$ Tertiorelaio proprié nó füfeipit 1,& minus, falfitas (üfcipit apis, &c vhinus,ergo nó cft relatio; mi, prob. Pri. tró,quia magis métitaryqui dicit hominé tfc lapidem, quí affirmat effe equum ; item fr duobus táncum currenribus quis dicat tres cürrere mirus mentitur,quam: fi diceret o&o; vel viginticurrere y quia fnagis à veritate recedit. Secundo quia atus mali (unt inzqnales in malitia; ergo & aGusfalfi. Tertio fi. quis cfformarec tres propofitiónes fal(as, magis diceret fal(um,quam qui vnicam tantum; ergo fi isconficerct vnicam propofitione fal- am ex fübie&o copulato aquiualentenr gis tribus, falfior erit hiec propofitio, d dWa'y qui effet de fübie&to implici.Nec Yes eq) vot dirette ubi. 2.$/27. 1 ^ ic- &ó à o", cenfittit in indiaiibili ideóqstàm aberrat à verirate , qui falfum: enuaciat de quatuot', quam qui de vigime ticenfideranur.n. illa plara vt partes fa» bie£&i ,ad quz indiais fertur; a&tus , 8c €t diftin&a materialiter (e babent. ad. illá propofitionenr, ficit atquénon moratur Vénétijs,qui e Kontsquam qui cft Bo fioriig,quanhüis bic avinusdiftet; & boc; m illa confittic in indiuitibi- 5& pet accidens fe habet illa maior, vel minor diftantia. NO valet ; quia vt arguit Arriaga dili. 1 4. Log. fedt. 3. fequeretur 26 Gogis vIpam e(Te inaquateim (cmipal- &$o, quam paleum y & babens ynü gradür albedinis non'etle di (liimilius nigroyquanr Wubens alb: dinem vt oto yquod'ett fal- füm .-. Neq; copalatio illa'aliquid faluat; fiitrnon affirmatur cut(us de illis necef farió (imu! (urbptis,& cum nicceffaria dc- —— ja vnius ab alio', (ed contusé — & y quà ratione patitur i(io- pere Vaciidudidem, vt poffit magís, vcl. minus falfum enusiciari ; Tádea quia ves ritas propofitiopis (ufcipit magis , & mii mas , ergotatitas etiam oppola , antec. - patetex Ariftecit. inmprz ced.arc. tüquia' propotitio neccifariarnagis dittat à faite tate; Quá cóntinigens vera, cü illa nequcae fieri falíaicot i zn n Breinopt- dentior,ergo verior;ttim quia idem expe- rimur in ied co one & minas füfcipit in a&ibus ds. . 46. Refp.difficultaté h&c petere folu- tioné illins dubij,an vna propofitio fit ve tior,vel falfior alteta 5 ncgant bocde ve- ritate Hurr.& Arriag.cit.;té Amic. trae, 16. dif p, t.q.$.dub.5.art.r. & Ruuius 1, Poft.c.2.q. 4. loquendo de veritate foft« malti, non fundamentali ; dc falfi tate nes gat etiam Hurt.affirmanc Arríag.& Ru- uius, vrromq; probabile cenfet Amictis, Sed yt rem breuiter explicemus , not. qp veritas poteft fumi , vel pro proptiafor- malitarequomodo dicit adzrationer y '& commenfurationem actus cum obie- &o,vel pro concomitantibus ipfamyquae« lia faut neceffitas obie&ti, vel contingen- 'tíajthaior,vel minor perfeGrioentitariuz ipfius obie&i, maior, ecl minor cfficacia rationum;quibus mouetor intellectus ad affenfüm,& fimilia : primo modo adhuc poteft dupliciter confiderati, nam vclil- Ta adzquatio fümitur extenfiue im ordi ne ad numerat przdicarorum obici s, itaut a&us nihi reprzfenter, quod nove- periatar in obic&to, & nil Gt inobicéto 5 quod non repra(entetar abadtu, fecundo intenfiue, vc actus repre (ente obie&tü quanam ef reprefencabile. Falfitas dez inde poteft (umi dupliciter, vel negatiu& vt dicit carentiami veritatis, vel pofitiué s vt fignificat receffum à veritate, & diftà- tíam , quz confiftit im illa relatione ing Pieri 3 , sicut abfentia:- Vcneta- poteft imiyvelvt dicit carentiam' Veneta prae fentie ,vel vt significat diftantiá positiuá y JA. diftátiam Romanam , vel Bononiésé , Vt igitur deciaremus, an vna proposi «- tio sit vctior; vel falsior altera , iupposi-- to , quod loutamur de mentali proposi-t rione , feu de cognitione imellectus (nái vocahs ptopositio improprie dicitur ves 125 Vchtalfa) videndum ett; an veritas, &- falsitas in ommbus propósitionibus cone síflàt in indidisibili, an veró in omnibus, vel faltim ip aliquibus prepositionibus refpiciant obieétum diuisibile: nom $i pri mum concedatur , ncquit vnà poros cl pUT C n . det ápo[lerioriyjed 0 conuer[o« S . 988 -^ —. Dip; X. De, seliealcera vetior, fi fccundum, dcbet ad- mitti jn vcritate&falitatemagisó:minuscomodo,quoinrclationibusdatur;ytexplicauimusdifp.8.q10.|.;47DicimusergoquodfivetitasfugnaturproconcomitantibusBVvtiapropofitioeftverioralteraspatet»quiavpapropolitiocfdeperfc&tioci,dcmagisneceífarioobiecto,Xxproftatuiftovnac(taliacuidentior,quiacuidentiorayootiuaconcurrütadaffenfumipfius;iacolligiturexScoto.q.14.Vuiu.cumaitveiiusnonhabere(uamveritatemàmipusvero;hocctiamvoluitDoctor,cumrjuol.18.T.aitConfimilitertuult&con£lnfjonesfcquézesordinatàexcodépriu«iptobabentveritatespropriasdifliuEas,CfortbprioreflveriorGgmagisneccfJariaquiainreierpenam"mfimaturproadzquationea&uscüQbic&ocxteníiuaquoadnumerumpteWicatorum,poteftadririercalignamlátitudinempraterquamin tran[cendenü- 15, nam fi vna res habor in (a plura prz- dicata, & aGus folum vnum rcpra fentct, alter vcró emoia, certe conformior erit (ecundus, quem primus, ficut dua qnan- gus magsequales dicütur,i ncequa Ílecundum omnes dimentiones , quai fi iccuadum vnam tantam ác fik contide- tentur dug: propolitioncs de codem prz- dicato, vcl de omnibus fimal , fic yna nó «ft verior alicra éxtcnbué , quia conta- fiunt in indmilibii vcl «p. 2 f&imát,guod €onucnit obicéto , vel pegant,. qe dion, &cpit ; &  quiatrafecndentja habent con- ceptum fimplieiter-(mplicem Pepe &ioncs.dc ipiisex boc-capite erai 2 pe. Vcr& propreriindiuiübilisatem obie 1j Sitandeg «onfideretur yeritas quó ad in tenfionem repraentajionis, fic dua pro» po(itiones de codem obiccto poflunt ef- Ág.inaquales in wejitate 5 qnod Fes ia. de codem. opjectojommnp poflunt. dariimelleduuna e narii vba ops k & diflinstjüsseprgls pret eta f Luziusyv Gao £eprqienMet o T tun cb zeprarentzabile dad vv propontie-v: 3oic9to SVG y. ;eníeqpkob«quia vg- 97. :EON M. Aag, s enitn ri pn pae ar & intenor ccpre(entauo fornraliter eriz perféctior , & intenfior veritas , antec, prob. pevíe&ior a&us;perfeGtius , & cla« fius attingit obicctum,qua imperfcétior, quamuis vterq; attingat pere ada- quacione exten(iua , & quo ad numerum prz dicatorum ; fic Theologi admittane cum Do&. in 4.d. $9. q.4. & $. vnam vi- fionem de Deo perfe orem alterajquá- quiso Beatus attingat omnia prz- dicata diuina, & Dcum videat, (icuti eft, & nulia creatavi(o repra(cnta: Deum y quem ci rcprafentabilis, (ola vifig iuina :píam adzquat inten(iué,& exté- fiué, & idcó dicitar compreheno ; tum quatem veritatis non con(ítitin mplici ad&quationc fed in timilitudine deiimcmiemlisfed fimilitudo fug ; ; ipere m3gis  & minus y€r3o&veritas;tumquiaincorporeisrebuscuenit,namidcinobicétumviefibile,velpropterperfectioremporentig.vifinam,velproptetinteníiuslumenteftperfc&ius*diningvidenalvno,quam:abalio,licetvrerqueattiomnes partes obiedki à ron rua poteft ex docttipa de compteheoftone apudSeocj dep qenPs 000 48 ,Dicesverias-conGi(tit in tione actus cum obicéto , fed j intet duo nequit recipere magis , & mi- nus, quia conti(lit inindiui(ibili, vnde nó n aquales dicuntur duo aurei palmi y $ duo lignei;& D. Aug.epift.29.ait om» nia recta c(fc zqualiterrccta y vt patet da Vjnea, R eíp, veritatem non eíle (olá ada- quationem exten(iuam, fed etiam intem futam cum obiceto , vt repratfentct iud, & ficini eft , & quantum reprae cft, idcirco adatti; lasitudinem 3uandá, vt peii S magis ,& minus, jicut explicauum ctt. Neq; infcras, ego accug (e * Obiecrü, quaatü cít rc^ praet ft fal(as slNOn valet;alicee acus. wusedereuam falfus qu cit i» vt diximus ad primum Deauté Atigsloquicur de rectitudine mae uieanática, qua contiftit io indidilibik y noa de Ípeoülaziua yaliter etium po De falfitate dicendum eft ctiam;quod poffit effe vna propofitio fallior;fi.f. pri- uat perfe&ioti veritate  & magis nccef- fariajvnde falfius cft dicere Deus non eft, m Mimdus non eft ; poteft etiam cffc Ifior, (i plura negat przdicata, qüàm fi vnum folum , hinc falíius eft dicere bomo efl lapis quàm bomo efl equus , quia.» ' prima remouet ab homine & rationali- tatem, & animalitatem ; fecunda folà ra» tionalitatem , & pcr confequens dicit il- la maiorem yoermmensentiha verres tat uam ifta, ticuc ar, t Arriaga. Dice falfitas formaliter cófiftit in n ceffa à veritate ; ergo quia qualibet pro- potitio falía à veritate recedit , qualibet crit zqué falía ; de per accidens .n. cft ; qv parum, vel multam recedat ; (icut cum quis Fuchariftiam fucit non iemnus;pec cat,& nil refürt|quód parumvel muitum comedetit-;, R i folam carentiam veritatis; (ed pofitiuzm difformitatem , idcoq: poteft actus ma- gis vcl minus efle diflormis obiecto, fi. cut album potcft efc magis y ve] minus di(limile;vcrum eft ramen, quód fi obic- &um cóf (tit in indiui (ibiliitunc vná pro« pofitio de illo nequit effe falfiur,vt cft in exemplo adducto; praeceptum .n. (umen: di Euchatiftiam antc comeftionem con- lift it in indiuit.bilvt:f. ieiuné fumatut, idcoq. fi non ieiunus quis accipit , parum refett fi abundé comederit, vel non ; non fic fempcr euenit in falfitate, namipfa di- ftantia à verirate maior ; vel minor indu- cit máiorem, vel minorem difformitatemcumobiectoinquaconfiftitralfitas,vcpoteftexéplificariinmultisactibuspec€aminofis,plus.n.peccatquicentümfuratur,quàmquideccm.Exquibuspatctfepontioadargum.quamuis.n.veritas;&falütasfutcipiantmagis,&mi«mus;adhuctormaliter.dicent '^"zelationem , cui tanquam v Proprietas conuce -oLmit hec fu. p soe fuo  falfitarem non dicerc AIT U"l* 7-4 p itas cophitiónisiAe 1/7. 789. ^ART LCvL MIS Ne. An propofitiones de futuro contingit? Abfoluto [int determinate vert y ; vefalfe. |... 49 TXHfficultas heceft potius theolo ! D gica;quám logica , agitur tamen hicà Doctoribusquia eam tangit Arift iu fine 1.lib.Periher. proccuius mtellig&s tíajnot ex Tat.hicq.vlt. quod fururü cf& düplex,vnum nece(lariü, gp .(. impoffibis lc ett nó4orc; vcAnticheiftas erit homos alterü contingens, & hiacetl triplex ; vel q  raró eüemit, vt'inüétio thefauri ex fof» fione, vol vr in pluribus,vt homine habere duospedes & de iftisnon loquimur , tera tium dicitur contingens ad vtrumlibet gs «f. ett indeterininatumex (cad ele 5 vcl noneffe,vruaód Sortes crit , vcEnó erit; SA ne fieri propofitio vniuer(alis vt ó€5 homines cras curréo velpatticulariss vtaliquistimo:crascarret y vel. (iogulàs tis,vt Petrus eva cocer & qualibeniftas rü propositiontipót rürfas' ciTe duplet;; vcl abíolata , vet.conditionata y abfoluta dicitur illaque füturanrexittentiofnentüs ciat de re abfq; alia coriditionc,vt Petits leget,non oy lectio craftima: nó pendcat à mulus códttioribus,Se circuihttantijs, im fur exittentía ; fed quia bec dope. ia moü cvpirimitur ; fed.fol per propoficic- inem cathegoticá affirmatur ; vcl negatur fütura cxitlétia fei;coditionata vero cft, in qua per códitionalé hypotheticam af- firmatots veI negatur futüra exi lenta tci depédenter à'códitioneyitaut fin poni- tar in efféilla coditio;neque crit rcs illa, vt fi cias vcniét Pers y Sortes legets 5^ fo Setundó. not. quód d; (fidium eft apad Dodctotcs;quid per determinat vc- titatem, & fálfitatemiprélligatur.Quida - .n. intellizüuc veritate ncceiatiam: vr à €éringeaci dittiogiitur ; sed nori placet , qa propofitio Me neon praetenti eft fed s mcer Quidarhincelligon Ey e enter gunt ve- ritaté cuiaentem : ed falsó , nam multe propofitiones de pia fenti, é ncceffarig, tunt incüidentcs ,' & tamen determinate verz , Quidam vero. Recentiores diftin- guunt quod ptopb(icro dc futuro poteft ompafári ad duojvclad fi anificatü &4for* mle,quod fignificat ,vel ad caufas ei cRicétus,& formalis fignificati Confof-- mitatem cum fi pificato Foriáli vobant - vctiraté fimpliciter," cohformitatem Cu eaufisappellanr Vesiratém deréfrhjaará ci, quz vcrirates poffont ab ipniccr. (Epa- zári, ham poxcrit efle, quod aliquid iia fe: fit verit, (ed hic & nanc cimifuis catis cóparatum , ex quibus mouetur :iutellez: usd propofitioné dc firuto: formans. dam;non fit déterminaté, & cerriiudamaz liter verum; quia caufa-non funt bic y. nünc dctermiaat ad 1llnd producédum, & é conira;fir exemplum, ti inftávc prin cipis clcétione y quis diceret. Petrus eril "inceéps;có quia attendit ad anim orum bené ditpofitos crga Pcumm fi Peuus ccit princepsdicet serum fimpli« £iter quia illa propoitio conformarur cum fignificato formali futuro  , & dicet quoq; determinate vcrum y quia confor« màtair cum canjis bic ,:& nune di(politis ad talem electioné»fi ramé non erit Prin: ceps, dicet falfum fimpliciter » fed deter: minaté verom: quia tefpigiendo: caufis illius ele&ionis; ndicium:hér cófor« imitatemys fduxtá verum motuum, pro* nuncimup dla propofiuóy quapropter. 1n fcntézia j florum. determinatio ,veritatus aitcndi dcbet ex conformiiate, cum; mo- rino impellente: intéllcétum ad aliquod pesce rot tyr ica hae acceptio poflet admitti j. vcre at- tingitur connexio canía cum.effcétu y un cum cx conicéturis olá intecturs. poruis dhec babitudo:ad caufas ,& ad rubtuia de- nominare debebir jllud'indier pruáeps, vel temierariptnyquàm vctümy vel falfa qui-n;ex leni caufa , yel ex fufficicpri mo- tictuf ad aliquid afhrmanditm» vc] nrgan- :d ncn dier tune veré, vel falsó audi- garc;led rcéiéyrelmalé y prüdentery :xel "anf; paenter tum uia vcritas propolatio- Jbisnonmírex eidien ad qroprium figpi- ficatum £ermale:fumf slc bet . Quare por éctcrminacam veritate anielligumus bme- gplicem veritatem y: & cáformitatem pro- "potitionis cum fao fignificatoy S. propa- fitionem.efle. detetminaté veram. .cft jllam in tc fundare yerigawcm y tion falía- wo. Do opifp. dee tarem; fiue illiwcti oceula fiue nota , ocenim c£ do per. accidens! XMüpro idi obs yroi0s15!1] 1." eru ap bác: propoti:9né. dus pliciter potic dici derer minare [TT NOM determinatiane.de eye de» poffibis: lain prüno fenfo-jla'e& propo(irio dere , mainaté ycczy quae(olurn trguificat: praedi catum aet te&o ,.noneXcludendo; potentiamadoppolittt;:vt.4490ebriflvs,evitidicitciifteoriam:füruramcenuenot,rcfubieótagconihoczzamenftatguodhabéatpotentiamad.noné(iendum:;zunaaacem!:iropofitio:diciumndererminae;veradefcrminarioncde:poflibili.,quan4doctiamexcluditpotentiamadappdfitam;vtbomojeftanimal;bisduabusde«1crininapionibus.opponuncurdugjadctctimintionés,deinefie,&de;poffibilihzcdicicipdiiferentiaaadpotece,poffenonefse,illadicitindifferétiam.e(scndurà,velnonclsendugiyquaindc«terminationenullaresdici:poreftiadiffetés,Scindeterminataquiaqualiber.e(f;determinatadeterminationedeincf(scin&veleft;velnon.eft;chacth.determinationcpoteftftareindetetminauode.pofibiliquiares.cótingenscüe(lpoteftnàeíse;&cünoneft,potettc(sciquz.diftin&io(qomodoapplicatur etiam caufa li» berz;quatenus petet agere, S nó agere (In fient oqoicin: de jropoücione de futuroynam quz c(t dc praesétiy vcl.de prateritospatebgp cít determinate vera» - wel falajnecde quolibet futuzoy (ed con» tingéti,& abfoluto; nam nccefsarium cft feinper detetmrinaté verum »quia copula inis propótitionibus abi(oluitur ab. ons ni diffcrenvid temppri itjonatit yer rà (pcé&tatad: Lheologiá;nans [eeu affert auiffimas d;fficulrates. "Thcologicas » loqaimur dc propofitionibus Gngu laribusynom de vaiyer(alibusy ve] pauti cue laribus,6agr paxticulares (ape dctennina- té verat;vniuer(ales deteominar £ (ali a, no fimplicitery& abíolu: éjícd inoraditcr loe uendo,& tcemdüxómvpé pauicz. cut? um ; nam cunrad fal ratem propotitios pis vniuer(alis fufficiat,vt prz dicatü. non «onueníat vut contento [uo dub:ccto. » fi eft vniuer(als affirmatuay vci conucn:atgeaturyyal  jbuscomreniar ádeirco propatitiones vniuexíalésfuntdétermina .n té Life; K particularrideterminate vere; folirigaur de fangilaribus:ctt difficaltas . umnyo er loqnimug dé veritate deter rmimationc:deaneísey si de DAR S rwr mm icacür. « Dó&por m r:di391G, pet duas cathegovicis: virtuglitet nii intlufas yin qnarum vnz de mofee zribuiz tin (übiccto jredicátum ,:Stoppotitüril- Biópeadiéinrribiiniriakerz, mon quie dein dc irie(sc;qailaimplicac, fod-de poffi» bilijvtDetrus eurrer, nom expli rrur ficeurketyet ét wo cuyvers fed. Peorna flicuvelyvr potevitiétnbnaurveye s iu qua indeterminatione ftat ró cótimgátiar. Sen(üs igitur qu Lee vehi uror sot ct wl di&orizs vc Torrus craclegut g: patrui c74$ ngn leger vna ittarü tit determinaz tà vciaalteta falfay vel fi ma tanc prdfel mutyPetypurcrdslegery fa sicvera de» térthirraré,vel falíajan vero de. sitfalfa y, ———À » o 1svsl n Bitvo opimo afterens, quód proposi tiones de firiéco comengenu vsi conside- semur' vt conteadvcoviar mregrant aiam Iypotliéucaa dierückiuá, vt Taetrics cras legetyvey Teriuyatonllcget eras j siredi- ista vt Perriscyasloger -veluolevets Similiter sl eósideret vnaccailiegaroca dis fih Gind- ih drdineladsceiatomns Sols: atem v.brveiris letus et effer oye LT oed sMtatibrqnit derer: maté'vera;éófvdiaiatettorkradiótgria at po oaa óreriayetieman MéptmEPonh an iAgtieb dlizDelvusAoA (rcr, meada: rftarmb eli veta ovel Küfa-docdravisacécs fed mriarerat ' verá ülterstáa ia devetmimué, Scoecfu- 'seyj st Gras nullà qiizo: ici vals siat bac pun ufeurcubfaacius dd laur (fé vebüoefTeySconfequ licatu/DPe -té aligicui:deterniitüre sca lamus"aliquis^7 QI. De rieté fuus ctrigoi, cAnt. P. qu Is cui cóucníjat neceffitas ikassicut à (Dgda- Hürjqdando:terminus determinate fuppp: K cubes e en coe Hi i -buitir harc ópinio A rif.hip, :itéurcozin 35:439 qi Ti-át.3u Gadier; opufc, de verít.. -eniné Molise difp/t7:& 18, Masiochic «d. feGy. vnd. 4: Cordübidiba; quzt(Eiq. agg dabiri36 à: Goniimbr.cirantur Báfsol. dáng 1d/38:9231ap.3: ad t.&c Bárgid: 9. ad ua pirum d falsóynamiile folurxa(ferit futüruim contínzens fécundu fc conside farum fullam babere detesminationé ad &ter vc scnul- dim liabere deceeammacato vetitatertjaut fàlsicatem;arei (pecterursvt fubcft diuinae »voluntaui;sic cft de comiti vcl ad (fà - ali;vehape(tédit j ad verituró » vek £xlsita- "téj iffigtr;quia futurit,cü sibin- -diffcrésad cffe, c noie (imyorequirit: deter- anihaxi àryppils:cin(2,3 quadepédcc;qua- reinom neeauitabfolré &on babere ma - Teemibatam gerira&cn, v clsitatis -Batgiusvoró loquituráafonr: Azift/oafia- rcatidücweritirem;vt.ip(emeo fe rw a. 15g DicEdibett propéisitlowcs dc facro corziwpenti abfolutoceífewelidetetaina- t& vcrasyvetderermigate Gláas v itaut hac - poositto:Tietras: legét:crüss bot deteam nitixcateert tp ali3 o8 £ifode céinangeni vss 8; od ung: yeipepeftqs kon, ax: sata d: Tieolo- lerosf Xe: Plbitoliuslo 55 rav vercros, capciocd- ictmtiobeli aao spazum éiiéccecen(cce jc qngcipfià oj&néhiliny probat rc?) cd. i38.9: Ux rz dbxquo ormnesferc x coonitide "csationos detumpfere prob: ci Motif ric datp. aoc isaopposits av fenwnu füilsedb Sixtpaguartrdeconatá: cotra strat Ax 8 1] 24 Cen uci» manuícripra 4f» (eru tux ii AcadóTouaris&  rarionábilie -tct dui dein): rac rom lolum ezidenter à Pat ear emp dra mmi Senna Dan.3 1 dcwyc dé Deos Qui skal tmi s jante qua füants €. poe 23 - dig ui; Erabflerget omncm latximü ab Lpvalis eo?um;qua propositio eíb dc fata - sUcócimgemi sis utar; C jbidie x ita; efse vetain jede Ioanniydicius; 5 cni- dece fioj foeni elt voradimdésd mate rane!  bejquiabacicrba fideliljmma [wot vc *-—.t/91 i ne4uic c z05& paílima habetur tales. ytbdtentts webfalsitavtgtaiScae - CCTETXEM€ww o Tv 792 .' -alitet Deus potuifset métiri, & nds «perc, q cft impii; có vel maximé quód. pofítio inulta füb iuramento [** prophetas (dos , tanquam yera promulgautt,& ipfe: Chri- ftusore proprio , vc cum Petro przdixit rin2m negationem , & latroni pofie(fio- n6 & ingceffum Paradifi, TumquiaDen5.abzternoprz(ciuitomniafutura,nóIquidéfubdifianctione,q»forent,velnon'Xtorent,namhocmodoáinobisprzfciunzur,nccpropriéeffetpraefcientia;fedco&nitioquedàconfu(a,&imperfecta,preíciuitcrgodeterminareiuxtailludi'(al.138.Intellexifliomnescogitationesme«sdelügey"omnesviasmeasgrguidi$lijigiturabzternopropofitionesfuerütdctecminatéverz,velfal(zr,ergoquádo.sosillaspronuuciamus,fieruntconformesillisinmentediuinaabxternoexiftentibus,eruntverz,(idifformes;falfzz;"neqdicascumCather.haspropositiones:&íscTheologicéveras,nonLogicé;quiaallezpropotitionesantecedénteraddiuinamcognitionemhabentdeterminatam»vetitatem,;velfalütaténon.n.ideofunt"verasquiaficcognofcuntur;fedverécozgnofcunturàDco,quiaficfuntiofeiptis,«fiuchancinfallibiléveritatediuinafcienaiahabcatcxcoexiftentiafuturorumcü"ricthitatc(iueexideis,fiueàdecretisdi"uinis;parürefert;inpra(entin.quaerimusJfaCbum;nócau(am,&mod(facti:Quod'adhucpótprobari;qu;aq»ncftdetermiAnatéincvecam,vclfalsinone(tcognoMfcibile,quarcf1futura,cognofcunturàDeoseraotdeterminatécoznofcibilia&*quadiuisnosnoncognoícamusdetermi.tiacéj&ccrié;nonobidnegaridebetillisminataveritas vel faliitas; pam etiá «zmultas dc przícnti , & neceílarias cecjo Fnieícimus,& tamcn infeiplis habét deter- fminatam veritatom,aut f. * $4 Sccüdoprob.ha itiones süt erminaté conformes, vel determtnaté *difformes proprio obie&to quando pro- "feruntur, ergo (unt determinaté vetz vcl 3fdMz, con(e:.patet ex definitione verita- zui5,& falhiaus, Adcec. prob.hgc propofi- 5itio. 2t nticbrifins erit 5 fignificat Anti- seiiriftà forc incerto véporc futliro, in quo Era és abfoluitur copula à 1époris difiocSALT. ru Difp. X. De Emumiathne |... 4& prophetie,quz sit ice xcceflarià : formis. Ncc obftat nos nefcire detccmi- naté an fit vera , vel falfa; nec abfentia o« -bie&ti officit ; aliter nec propofitiones de przenri neq.de gunité erunt determi naté verz vcl (all, (i obie&ü. ignoretur à nobis,vel (it abfens, vt in illisde prate- ritoSi dicas,vt effe&us fit fururus,requi ri determinationem caue liberz ad illü producendum, quia fi eft adhuc indeter- minata,& io zquilibrio fufpen(a, cfe&as nequit diciygcrit,vel non erithoc.n.ha- bet à determinatione cauía , at in prola- tione propofitionis de furo , caua. eít indeterminata, & idco ét effe&us intelli- gitar indeterminatus ad cffc, vcl non effe, & per confequens propofitio erit inde- terminaté vera,vel falfa, quod non euenit in propofitionibus de przfenti,& de pre terito , qua in (ua fignificarione inaol1üt determinationem'cauft, .—— -« Contra,propofitio de fatuco,licét oüc proferatut;in que caufa eft indctermina, tajtfi non fignificat obic&um pro nunc. fed protépore fututo ; in quo neceffacio- cauía eit determinata ad producendum, vel non produecadam, & cffectas ad ef- fc,vcl aon effeergo nunc propouütio cri deterauraté conformis, vcl ditforais ; om organ eee IPM»(ed indeter minationemy(ci-potentiág aim babet ad producendà , vel no pro» cendum , quiacalem potentiam babct caua in prolatione propo(ition:s,fc quc» retur, pilla propofutio non effec de futue roy(ed dc praséu nó dc taeífesícd moda- lis de poffibili, nó cotingens, [cd naceffa- ri2;prob.fcquelay&.n.hec ;ppoficio A-B tcbiifliserit » fignificat Aoücheftü và potlibilé produci,vel nó gpduci,& (ub in- mcn M —- D pót dati ali quascaufa , qua fit indctermie Me cms et i go faceret és, Ancichitus $t produci, & n6 Dur one o AER a QI 1, 8 iltà nó produci » d proe dalis& nece faciai& p. Q.IT. De Veritaté fuatwrorüen éontingetit; Ar. PF. ?93 fen pasmieied se cem: Étia' ^ m6dóteperitürin ncaáfa. Tum. k jatétüm »quia illa ftopoliio-eticrdetetuiinatd vera quó ad viramo;pártem, ram effet copalatiua, ad: quat requiritur veritas. vtridfqs cathe- goricz; tiec effet contradictoria quiane- atijó nof cadit (apra moduü,fed (upra di- t diximas t, pinft.craca:e s. & 9. -^ $5. Tertio ptob, hzc jppotitio /4nri- ebritus erit, vel eft determinate vera; & habetur intétü,vel nó ctit vera, ergo non erit Aaticheiftus, patet confeq.ideo prco- itio affirmaciua nó eft vera , quia cius ficatummon ita fe habet à parte rei , vtéxprimituc per propofitionem ; alicer e(fetcóforaiis& vera, [I ergo Antichri- ftus non erit à parte rei, ergo cótradi&to- ria illias affjcimauiug eft vera quia e(t có-formis obie&o; vteft à parterei ; Tüqa neqait obie&tàm e(Te indifferens ad cie, & non eife , nequit... Aücichriftus cras neijeíic,de2;n0 elTe»fed vel etit ; vcl non etit cta, ergomeq; propofitio de futuro exprimens exiftentia craftini Antichri- fti poteft e(sc iridifferésad veritatem, :& falíitatem; aliter.(i noneífet verum díce- re JAnticbriflus cras erityneq. ut ntichri- flus cras nóeritspotetic inferriscrgo Aa- cichriftus crás neq.erit;neq. no'eric quia éx propofitiorie copulatiua , cuius partes t dita fingulares negáclugvalet con(c quentia ad catliesoricam fiagularem ne- gatitram de przdicatocopulato ex predi catis partam cópulatiug , vc Petrus ne; cac (i623; Pecusloqaitur , ergo. Petrus ncj; curti o neqsloquitur, & fic dug con-* ' aradiétohie c(fent vera; vide Gregicit. *Qontra utan veritaccdmarg; Tum quia fi ptop- fitioaes de futuro codciddenti ha betent detecaiiaatam vericatem fequeve- tur-Deu:m aliqu.ndo dixifie falfum; quia -mülta per Pro »hctas praedixit vt euentu: fayqua ràmen non fuecunt in elle pofira, vt cam Iu, 38.przd. «c Ezechiz Difpone doml tes quia morieris & Iom3.24d- bac quadraginta dies, ^ Nine [ubuer teur, fic. mors Ezechiz, neq. ciiicat:s fubmerilo conxigic . Tum 2. Fa- turum vc connngens de (aa racione for- mali cft indifferens ad vtrümlibet ; ergo Logica, de (ua ratione formali eft indetermina- tumsergo nequit veré cócipi vt decermi- nátü. Tum 3.li hoc effet , ergo fatura ne« ceffario eucnitent quia fi poflent nó euc« nirejilla propofito poffet fieri falfaypo « tiatüc'ergo,quàd non eueniát, quariturs quando pcopofitio; quz crat vera y incipit ette falía,non quádo eft vera,quia nequit e(fe fimul vera ,& fal(a,no ante ,vcl poft s quíá quod eft aliquando ver; femper eft verum. Tu 4.nulla effec differetia inter propofitionem neceísariam,& contingé- temyquia:ambz efsent (empiternz veri- tatis. Tam $. omnia immaucabiliter cuenis rent;& per confequens fruttra efsent có« fültationes de reb. faturis,vt arguit Acift, Tà 6.6 Deus determinaté cognofceret fututa contingétia, quia hzc po(süt aliter fe habere;fequi tare Deus pofset decipi nam (i Deus nouit Petrum fefsurum cras, & nófedebit, Deus degipietur,ergo (à no ait Petram fe(surum cras, & s n fede- re,Deus pofset decipi, quia ficut ad duas .de ine(se fequitur conclafio deinefsc,ita ex vna de ine(se , & altcra de poffibili f: quitür conclufio de poffibili. Tádem e auchoritas Acift.aegantis de futuris con» ingentibus dari pofse determinatam ye» ritatemyvel talíitatem . P» $6 'efp. hasrationes nó folà auferre à nobis, fi valerent, notitiam certam futu rorum,fed etiam à Deo; vndc Cicero li, 1. dc diuin. his per motus omaem Dco futurorum przícientiá negauit ,. quapro* pret ab omüibus ; Catholicis folui debe- rent. Ad t.igitur dicimus propofitiones illas non effe de futaro abíoluto , íed có- ditionito , (en(us .n. et , quód Ezcchicl debebat mori in(pe&o ordine , & curíü fecüdarumcaufatum,& Niniue defttui nili egil'set penitentiam ,quod dc alijs (i« milibus eft dicendum : quia crgo: cuens tus illt debebant poni in eíse dependéter à conditione,tita fablata , auferütur illi s & per coníequeas Deus nó pradixit. fal- fun, Ad z.dicimus fatucü. vt continscns t(se tadeteriminavim indeterminatione de poili bil quatenus potcit poni;& non poni in e(s« , & in hac indeterminatione coufiftit formalitas cótingentiz , dicitur tamen determinatum determinatione dé : Nnn incíses 295 Sos Dias DesEanacidpitues o «C. 33.0. $ncffe, qus; (lát euro inderaryinetione gie, (q.i. cogro poffibili, & consen deo comi b ues asia gens, quabdo cxiftit.sefa detergipatibde ariefíc, divitür tamcngoniusgenpgutapos scft nah tffe, Adi s«qoncpdimns prom elis sjodé dc futitoy femel quód fiveravefk fcoper era; fed diftinguimus T fitmen dplexsgna H kífisy fimwplsciectsantecEdeus,A cofdqurm fis, & eft illa -— dic.ipter M D ma exroprijsiploruni mayas 3 VE quo: hómo shes king eut ex fuppofie zionc ,fccundnniiquidicopequens £O fegnentiz; & cit, qua; aliquibus c9uenita:fnppotitonealteriusyvt.dàDetcus,eárrityneceífaviàmoríetue5ddargyect£nuslatura»&eceílarioeuenireineceza1ccon(equenigesexfappotitione,&in.fénfaxtompodito(üppotte.f,determina*nátufanaqronr;canarndagendtimyquaftat,cum.Wibeitateyquiafüpponitvütmleberiatbie,trijibcau(a.f&dererminantisadprodys&idnem;nónecc(Iyasepb(olutas&cpu»fcquontis,&inícáfndsuifo.Adaneg.le»la;quiaptapofirioncs:neceiTatia:disvur(eiiiputeciireeitatis;dbfoluué,dnccefTiratefixmplicirer,«quianonfoliiabancimo:wegyfedinequepoterancnon,cicverz,conungcates;abetégmofüccur,vera'iex(áppolitioncyvprnit.difalis:,tica:(ecdcrevminaflenadOptpoóliruncAdMericMANCPuspertesuppofirione»nonfia"oboittequikDo&exorLitP)cunipotitabfolukspitaiterax'wiugeteAd6sxcípotderidemlit.Q.ScYürcuitertamendicimusyquodficon«tingcotia20ncueniceni,nccDeus1142,€óxnofec;ctyvie€poflctcognofcerepropiccinfsUibilitatemfcientiadiuinz;quiafuturuinvtficn9(ubfeqniruractumdiaínzcognitionis;(màcócipiturjantécede«fe,priusafarurücfitacarüp.decretidiuinavoluntatisdetérminancsillad.produccre&poftcaiatclle&usdivinusiledndconcipitvt£otacum;quatehinoacfisfüturumynonpo(letseminatadamvint?cogniuon:s,&percon(equesnbeei1yb4Ect;,eevalctparataieia&depotlibilyquiafallimqgnofcerealiteracfitpoffetalisg&golLISSIundickur;sb(osglmréMYadde"t.y,mequitarrli"Dousporeft- ré cognofonte tbr 4c fts (ed bene fequitur.g ero; etc rem non ekfayvide Senticits s y -:$2-Exquibus deducitur füruracontine gentia, etjam sr (cit Bon ede; oéceffaria « nam eii EL Sapus po CM ES ME nelson Dei pmileemin(t ad pralcps pedet non Dm taturitio; non. rontat paratam ceffeóhuls à peius enc eR-efeium prodiicii deberem hoe vede iret ie am praícno poftea quia hee parsaliashaben aptcccdentescy "quarum; digit fatutas idcirco eff. turíis quate cug di conl equat alicelus s fa us «li contin- fn (ey & libere prodg ANI Amt wrés crit cohríngeriss & lberé produs €ibiliss; Neque ex diana pre(cienria-pà nesg (Hicas fiplicitet ,'& ábíolura proues ye trenta Se t. Conjequens & xélinqnice ineo jpreprio effe cónaaturali ; exemplum :apuffimum ada deci eiebó, rhneingit »:lt; Quis lgquena i plareexideayr, à: Petro .exiltente in a4 liqua domes certum efto quodille libar manetibi& loquiters atavepelct. [ro dere» el.non loqui y eriam cunc à Perro, vileators pm hae vitionon denpgnir neecfitaró manengiin platea; & loquens díyná.[chabet vt coafequens; locutio vc ro vbanreeedés, S án FaHeng eue dus ats tamen in£en(u-compofito, f fuppotro , €p ibi peraaneat,. X loquarur., peceftario videtur À Petro .neceffitate cófequ£tiz, &.lappofitionis., que (Lat cum libertate. ;..$8.. Quomodo aft criam cu n decretis diuma voluntaus, quibusab zieroo pra^ Buiuit omnes actiones à; volantate creata futüras , bcne coberear catum libertas. (pc&tat ad Thcologü explicare ; nec nos ehe nas PAR mare volue . Nobis femper valde placuit modu: UR uo dadidis aa i uitsdetronvordia caufa prinia cli dicuiisPeMog, Lc(c/h Neapolis à Dres poo qr dd uci ex.ccmgs Cori cqui posant diaimarm voluntatem 99i * ) A " EL 1e ctiam diegorfns - — Quaf- LI. De Perm funPerióh cepit. 4e 1 osaet faratos, & alioram Uns idtetledtus iti riori dae rationis: : m etsquid effet fa&ura creata volan 2: velillo'rerü ording; media gra: ditsévia er Storo defumpra ponendo di, uíibá deérétá noni réré! ancecedeucía ,: &: pie(cindentia à noftra. decechinatione: ctím primis nee tiere illam»confequem«. tt£cum fecandis j(ed concomitantiayqui: pa vage er mede arr dn inentialém-iptiüs volütatis:céeara in! voluntate diuiifid (ccandum totá cias vir4i diffarétiam agendi, catione r&erd potett, quicquid creata ivo- ta fa dtr ki ong nier ta Bi fll prittnifà felentiaimedia de Effai! ibis hb eà farte, (éd (olii niplicisiim 4 re ek dva wget via dr end («sinere aeahsplures 'exifio- fil Eiern welrabli pci mers Las qe sen Vai 4 5C Joüriiérüleepint nope ilg ceptoc Dye Éc finie) A fetinymnd -— BononjesRs'Memplyfieus-pustieus o dé otitHitrhoe Pataurno CGl]es(ó Teeg antis mioheré'tünperelttr dAnflebk vale drrnui(o fua ds adhua:maniwit y: 8cam- fen v Elleatláein «pone yis" cradid ie PV ulpes fn fd Sama tóua rigo p. $6.80 (5.0 2 p.d: Qs ovile leur AuGrordt ]eat dai tias ferc edpiifleri capis. sob AU- bbc slipiiiPumablolé te Uépünt vt à fid chviió à nacarali ario fi& aberrántéyita ex: Recetitioribus Va(q. Sbarex, Conivbbr. Hort: Ami. Arriaga y- & ili; Quidam veró nituntur ipfum ex-: tare" A adibonum (enum reducere y He afferunt Ron :negafle abfolute dari déprópotittonibus conti ideter- ratae Veritaceryvel faltitacé , fed-ne- dalfe'veritüteri necéllariam;; vel fecundo: quód negauit decerminatdas veritavem z vel'fáliitátei: quo ad: nos; filripticicer; vel térra negáuieab illis dovérawridtd Ves ricátemjautfaliitatem ; vt confidérantup noit'tü feipfisifed'ti caufis; qai ante rol daétonem itideteeminatar! conciplmur ati ptódacemios effe&usy vel noh prodi cendosj'quefenfeffeétüs illi modo auge - Veritatem poflunt caufüted .( 0:005 c1 determigatumeffej) mj; derermiuatia 0q.! 0321401 & z39deillde egai12 111. b 5s ofsQuV ES TTUI Qus Mb «5: Devégüli: bona peilicatronhrad verdi j,. enuntiatiphe lel telidays oo a G5 cut i12 Usb Ji910] 553b & STtacff f v RE VD Sehr d enücid»: 5c] a0, & attribgrio; St god nonnifi ititeratinis cocretis; ecl abftraótis exercea tatsideo fap obcadu mex 1 pzlaftictpac: 1.Cé3:qdid iptueriinuecoacrevus; X dbi ftta&is.oboerecás ctt; 4d s£ormá Sipaili - cát'tíofi pec (e ftarirem, felvbàlrert adias ceáleq quotkeumodoimu ficandi;cans cernit; ao (actas; qüpasalloab(tráliio s» & folü tontiáin (cj ronvtaltori adiacend t€ fini ficat ; & huxbrerainf pofsüt vai iy & pluciicórignificare ; & «oor bcre prar icti pioititid oe ate figa ffrcacu, xótequea Cet eril cipit pocvtt rreoráb radios. v 2 Sphuséaotusr D, Gol d. gogi1aA quód: alites ficabttradtio mtubttacijs ;atier in) adoideübs abíoladis 8o dliey ü» xclatos uis do (übftaacril.büs.n. canerqus, pua;dsiiciéicélligebe(ujpoliézvaqailmiszcpatFiliauifickorforchalk,vm.abitaGiototeltfierilodfgvoliisiovolubmótonhaliverLizmificácnaturasligasmih$iispofirisy:GinDeitoySorcesNevvadeproaltisalíqaasdofuppOuitajazdursmíanitasabftralioabljis;Scfolumfigifichominisduiddicirem,3odiciteceiflenitsVitiaceabtbractionc:abftcatkós,&cReeceiitioribisdicimurab(traCruvoc«taplipheirm.Accidentiàabtaluta.potluntdüocencerüereypuca[ubicCtum;cuiinh£réfity&peopristadionlua;hmcdoplexfiabftradtio:,vclilbamdiciturconcretàad'fübié&ansypucàyacietem,proquoécaliquafidófujponirsucáatbedoprzfeiodiiàcotictetrodeadfubteétamyd&:(alamdi«citquálitiemrnliscolorts,&vcficvoscacüràModerisabitractunyphyficü:?a&áficnquiavetiosréfpionpropriaIndisvidushuncecillamalbedinem.;pocctüfieviteiionabtivaGtodicentevar(ozlbéeringybhatigiconsiadosdahmydiaeic(aiedrateupudomgidkahunsssSoofpabtéégotoHrbearpositizemg ica ordimad vitixaacirsbfiudeb- Ie podie taliddat poffunt pro pluribus fupponere ; nà czu- fa concernit tub ectum f. igncm , roxcft d trtterminus abt rabés à fübic&to, f. po tentia caufandi, que licét pró fubicéto nó fupponat, poteft ramcn fündamentum,.f. calorem;quo ignis calcfacit aquam,con- notare ; deinde poteft dari terminus ab ifto abftrahens,qualis elt caufzlita s calor, ,n. non cít caufalitas ; & tandé , qui: cau- falitas refpicit hanc. & illam cau(alititem inindiuiduo , poteft ab illis fieri vltima abftra&io dicendo ratio cau/falitatis. 6o Etquiaex hac do&tina de abítra- Gionibus pédet folutio huius qugftionis; qua nà benc percepta caufa fuit p Di- dac.à Lea inintelligibilem , imó ridicu- Jam putauit nofttam fententiam, idcirco diligentius cft expendenda . Nor. igitur cft, quod quamuis Scotus cit. vnicá tan- tum pofíaüerit abftra&tioné in (ubftaatijs , rc vcratàámen plures fant admittendz , vt in accidentibus abíolutis , ficut non vna; fed plures fant concretiones in fubftátijs, vt mcnet ipfe Scot. d.s . cit E. in illo ex- tra, & in 3.d.7 q.1.ad 2. & aduertit B. rg. 1.d. $. q. 1. non folum .n. dantur m fub- ftantijs concreta ad fuppofita , verü etia dantar concreta ad fingularia , fingulare namq; cít rcaliter à (appofito diftin&ü , vt patct in Chrifto, in quo eft natura ho-. mana cum fingularitatey(ed abfi;propria fuppolitalitate, & per confequens quam- uis Domo tconcretum ad Foi HANE » & humanitas przícindat, & abftrahat ab illo,non ob id tamen debet humanitasdi- ci vItimaté abüra&a propri? loquendo , 25: refpicit fingularia,& pro illis poicít apponere ; ficuc albedo in communi di- citur coneret& ad fingularia proprias quas tamé funt.extrafüam ronem formalem , hinc potefi fieri vIterior ab fura&io cóci-, piendo humanitatem pracisé. fecundum propriam rationem formalem, & talis có ceptus crit vitimaté abüra&us , poteflq; vocati rario quidditatiua humanitatis , ficut in albedine dicitur ,velalbedineitag; vcl quidditas albedinis,nec vitetius. pro- editur intellectus in abftta&ionibus j quàmuis.n. poflct ab ban ate abflra- here rationcm gencris » vel differentia: nil icfcrt;quia 1n rali abftraétione nó có- fe ^ qifg. X. De E * v m "m v3 X. 120 cipit;r a humapitas , fedanimall- tà$, vcl rstionaliias ;1dcoq: re&te concc- prus quiddiraus humanirauis przcisé di- cetur. vliimaté abflraérus 1n ordine ad . humanitarem ; quati concepta sbcipir: tur precii fme ab omn: co , quod eft. quocunqs modo ex fa'raronem quid dis tais, in quóconüftit formadas vltiimas té abítraAki, ex d. s. cii. C. Sumiliter in generibus dicendum, quod iit dupkx có- cretio,& ad inferiora (pecifica, & ad jp» es (ingularia generica, vndc animalitas icét abitrahat à (peciebus,concernic ad - huc indiuidua generica , hanc .f. & iilam, animalitatem,pro quibus fapponir.— - 61 Ratio veró.cur Scor. d.5.cit. affe- ruerit in (ubítaxijs vnicá tantum e(fe ab- ftra&ionem,eít , vc notat Barg. quiafub- ftantia non abttrahit a fappouto alienos vt faciunt accidentia, quorum fuppofita, . & fündamenta fünt AAA przdicamen ti,fed à proprio eiufdem przdicamenti y (amendo (uppofitum largé;prout conuer titur cum fingulari ; & quamuis in Chri- fto humanitas abücaha: à (uppolito diui- no tamen diuinum (uppotitum ibi gerit vices proptij fappofiticreatiquod lufi- cit, vt notat Lich. ibi. nifi velimus dice- - re cunc loqui de (uppofitis ad quz natu ra habet apritudinem , quale eft folum.a crcatü , flantijs à tuppofitoyquae habet. plures grae. dus , vnus e(t à (uppofito incommunicae; bili,alter à fingulari ; non curauit autem Dod&ot hos gradus diftin&é affignare , quia fatis eratip&i cxemplificare de. ab4 ftractione à (uppofito vt poffet cxplicas re vlimatam abüradtioncm diuinz eísé», tig , quz cum fit liogulariffima; vni tantum admittit ab(tra&tioné ,mó fuppofuit humanitate elTe .witimaté ab ftra&am;at in 3.cit. (atis exprefsé innuit. banc maltiplicem abftraétionem;& 1 il», lo cxtra dilindk quint££'-. T Notandactt etiam ditferentia;qua re, petitur iazer abflcaéta (ubít ual; , & ace cidentalia , quod accidentalia media. abe. firactionc acta concernunt ;. £i funt, nerica; nó olum propria indiuidua ge. ncrica , [ed ctim fpecics,vt color potelt. fupponere & pro hoc; vclillo coloze 5, &; peo Quarc eft vna abítra&io in(ub- € | Quaji JJ, De Pradic.abftratli, gj) oncreti JA V pv av . 2.52 , « albedinie., vé! nigredine; vnde cft di- Pibilis per differentias eflcntiales in fpe €ics, ratio eft quia vt fic habet rationem ede dahin blan. cf di ),1 :q- Ldtc. aiat a an- Gidlias ett geticticd fintfolum (apponunt Led rne erar tu ad 1 Aa vtanimalitas pro hao, vcl illa animalitate, nó pro harranitate,vel cquinitate& hoc, quia vt fic in proprio cóce ptu eft pars, cü e ipie s rst i rry veo aüt non pát de totopradicari , de diniduis proprijs eft videre in par tibus phy(icis, ànima.n. non pra dicatur dc viuente;(edde hac; vcl illa anima; vn- de diximus difp.cit. natutas genericas, cü ile indiuiduis Penericis: pradicantur , ha- bete rationem fpeciei ; nongeneris. - ^ 62 Exhisergo terminis concretis , & abftra&is mulcz, & diaerfz conficititur izdicationes, fed nimis longum effet re- idee ee diaifiones ad- u&tasaDD,principahorestangemus,*&illas,dequibusprecipuemInftit.Log.nuilafa&acftmentio;nàdciomepetfe,&»peraccidens,maturalifeuperdire&a,&innaturaliy.(euindirectafatisdiximusin2.p,Inttictra&:1.6.3.(imiliterdiui(tonescnunciationis(untécdiuifionesprzdicationis;dequibus1.p.Inft.tra&t.2.&tandemdepredicationibusaliquadiximusdi(p.3.q.8.art.2.cumde,»pradicauonibusfecundarumintentionüdeprimis,&dcfeinuicemlocutifumus."Tbomiftzecommuniterdiuidunrpiadicationemin:denticam;difparatam,&mediam,primacttinquaidcmeounciatur:defeipíoyfccanda;inquapradicacünuilamhabetconnexionécum(ubiecto,.vthomozcftlapis,homononcítequus,Amedia,inquaexaemahabenraliqualem&onbexioncm,(ednontoralemidcutaté.|"Sedrcéius,&(ubtiliscünoftrisFormaliftisditiinguendomcfintract.Formal.art.3.&alijsfaperlocaDo&oriscitádayquodprgdicauocft duplex;alia for- alis;aliaidentica, foroalis, vtcolligiwig €x Sco.1.d.4.4.2. B. & d BT Qt M4 d.8. 4-4-ad 1.princéX d.26.q.vn. Y .& quol.5. O. & alibi, cft ilia , in qua przdicatum . dicitur conuenire fubie&to per quandam adiacentiam, & inhzfionem , & eft da- plex, vel effentialis,vcl accidéralis,& de nominatiua; prima eft , in qua prz dica» tum adiacet fübiecto quidditariue, & ef- fentialiter,vt homo ed animal,fccunda;inquaprzdicatumadiacerfübic&toaccidentalitervthomoeftalbus,&becpecüliarimododicitur denominatiua, nam fi velimus ratione denominatini' amplia- re etià ad quidditatiua prz dicata; fic prae dicatio denominatina couertitur cü for- mali ín communi , vt notat Do&or quol, cit. quod pt explicauimus difj. 2. q« 6, art.1. Kuríus przdicatio. denominatiua eft duplex, alia intrinfeca , in.qua przdi- catum iatrinfecé adiacet, & afficit (übiee &um, vt homointelligit, nam intelle&tio jnharet ipfi homini , alia extrinfeca , im qua przdicatü non inharet fubic&o,fcd "alteri, ad illud tamcn babet habitudinem, :yt paries dicitur vifus vifione in oculo '€xiftente,& ad parietem terminata. -.63 Przdicatio identica cít, vt docct Lich. 1.d. 4-q.2..in qua pra dicatü enücia- tut e(feidem rcalitet cum. fuübieGto, noa modam formz adiacentis, & haec eft duplex , alia eft omnimodé identica , qua. ratione à Doét. d. 26. cit. dicitur prima idenitas przdicat;onis, & c(t illa, in qua idem predicatur. de feipfo , v: homo eft homo, & à lo.de S. Tho.p.2.Log.q. f.ar. 4. dicitur identica formaliter , quia exvt fignificationis terminorum: idem fignifi- cat vnu$,ac alter; alia c(t non omnimo- de identica,vt quando duo,quamu;s pro- 'prijscacionibus formalibus fint diuería 5». sdenuficantar amen realiter, qua ratione poitunt ad inuicem przdicari; hzc antem xdentificatio ex duplici capite prouenite poteít , velquia func eadem rcaliter ali- cui tero, qua ratione inter fe poftcaidé "&ificaacur, vt (ünt genus , & differentia in fpecie, nam animal, & rationale funt id& realiter rationc teitijs A hominiscui idé- tificantur; & (i ab illa vnione in tertio przíciaderetur,dicendo animalitas,& ra- tionalitas , vn(rnó effec ide realiter alteri. .. Et políuntaliqua inter fc realiter id£- tilicari, cri qt tertio pra (cindant, quia ambo, vel vnum eorum eft infinitum ; jn» funftas n. cit ratio idcotificationis realis, Nnn 3 quod explicat Trombi in Formálcattbe $: Ra Eclaratione pràdtcatilorts idetin VE, quiacemimplicer:sari phtsain(inie tixealiterdiftin&a, vífuséprobatiloodt 2:002:q. 5, &rquol. s; cpteeMa à »licui- minito ytranfit.ansenis períeGtam rdcridtateen.realeni ) d; pdo.con. 05 quatiamcumque duo ;abfbtahantur ; a tb cio; fi faltim vramállbrm facimfusitoUx) — rack bibcoitisríó vnde poffit períed é ceeli- cecidencificare fibi 4 quicduld. jede eoffbile»(icin adicinis.i cprepgoluio eft pera! identiceoSefpientia, sena send qu isi voirie cef i 1o /'calirer. sure aro ian prepter n£ltitater; p habent'yfint ad inbice. rea» Tizecidentificata gtiin fancintet Íe coyote $ tfi bilia Bciequcarit dati dun'infinsta kei dift:nctd. Diuiüdunt etiam F- mr Jrnc ide niichrn pránlicstióntv jgüdel- Qicáci m pliciter & dé cicam M Rr m bac diuifiopar thabec.vtiliciti sd 2lá digi Gu: mets Lr px addi perde €xtb5q 3: dic zug caufalas, vocis &licitue dc efteCi y velim reéto vt ta.eli ficcéfio 3à i gniniscitcacor,selanbblionay xit homoconítát cx anima , & éorpoéauo &ruB& tamch lhionot. vt aduéirunr € opl. &lifpcs q-3. qpnddomncs iftzr pradicanib: fies draidó:urinaffiratua, & n aid, zm iitz sát formalis otro LfEtsfibilisy - bomonon cfbvifrbiUs quamitisyna veta, -dltera (4l(3: item ha fnnt idenacar bono «fl bowro bom noniefl bsshas icon aas -— fit vera & &egatiuwfallae ci 5b Cun igitur onmnis;piatwicatio: fiatzin Seerisinis coocrétis; vel abfitactis, quattu- pliciter: pofTuntànrer: fe;combinati ycvel nàd'conctequm: písdicetur xde:concte- 1o jvc! gp praedicetur dcabftra&o; tertio x» abflractüd.catondexoncretostandemabftíaGumde|meminienücictur,WfGiEOgU22615LARUEGV.bd1651concrelabàindpolit.iis,keDETdpaviEde.dLHAionsDiff,BisEstonieau,esoRaecimavue:SirmatcdMDunfidersdliqfiapucpftivdibdSridnedeu3nCEtecynàhaeeebverajxanoiizlisyquiadicürurdchogupnecspatediraiseminT2Ienituerscjnseennesirreidicnpalbediicfacitvmitn1t;VidwrniineesroogudnscíteimemetRiiggaretumjvelfeEmc;ali^&ratibnaleinchomevdeinirer,vtaübum,&dulceinJaGeta"infubie&óyícd:quamometiquiaVcaitScotuscíj.in€reakisomais;cingpeoMmeca;e(etiam:manerari/incóctetoyviwiibonucitdolenolMadnedduliisiedinek,babet;quoque.dulccudinemy en zcípetkuo identitatis-in ter- Sog vt in fübiectoyqua cft tatio veriratis - prapofitioms;: qua:de:cauía in, Chrifto dua nacurgsddinuicem. in concreto ;pr&- -aiclturDéus eft homo;homo cit Deuss isqcisin concreto famptz concernüriden- «tatem fuppositi, E. conucrío vt coacre- « taadintiicem negatiué vcre prediccntur, por c rien vicbullam habean om -Hhabirudineabincer fcySc si ali - & aliquam tion hábent jvtr : "iópcopestid,dcbetia lla explicari ne- nr ran eR m Ce iraderr s a RR ne- -igatiu — X si 'haber:albe- &cpét confcquens habct. cuim al- Móoud. »iminn cóeodottdmnes — quaámtus E s : tnu cài (abüantialas quá. : Fée HraS, xt tcCta fiat predi -iseidetati He:de feymaicctm: afliama- 2 ;:catió, : bos AID aD Ee OUp «€ aua t ab(olat£ dici Pettusdó Peuus non cít cGcurialitet MZ iS albus. E eta. T AS a aao elo e P | Qui. DeBiisolfs adii etl. 899 et vifudic 4 dicatur de alio; : pear; fédiabeatve quoddam: qdódd modum pt. pa ex perci cv «j tli 2U(D12 E. edem de nier in e pee IRérde ETT dicitar: i albedoefoat V rtp ncs eR ;fatío huiuseft; quia Raesent gai&icetfo ominis EET "re viri md dp(traót Sla cobi IT vchabcfis fov t wenn dene al € b vermes Deus; rere eu rM eet ADM ment n cc E oen fon eve verdab MOOD FA füaecé Deumofod eA "Dei rta Deüs sincivia reg d par peer infinnacem! bhübéic; [66 nda; & descili de. eic fes funis füticcfatreo ferente; a uci Km eroe H0, mo Quod, aduiteuri ex tir)! l'eaPquh VE PSP Banc: ui Ab factors veni Scaiteoncrecaalfomsnabtca CEürum) me d^ ftin&tum , & "S fcr ideénti c dicáriohedo id e vm nti táseftentias: 8 3r& quim tsi Apre osge ndi fenu: fai] viveidón vfalfa devigore fefmónis, fed cohcedunrar y qnaten isi hlifidant«jüamdam exceasiodem y mà vaz tuere iamen yhincazeft e ? 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K MEC PASSES, $60 ^ — Difp. X: De Éyemtatiohe N^ abfira&i , de ipfisfolà illa concreta pof funt formaliter przdicari , quz in primo modo conueniunt , vade concreta Mit €tiua , quia tantum £ormaliter nata fu przdicari,fi non (unt in primo modo ; nó veré przdicantur ; concreta tamen fub- ftantiua,quia poffunt etiam identicé: pra: dicari, etiam(i in primo modo noa con-; ucnidot , (i adc(t infinitas , faltim ex par-' tc yniuis extremi , conficient propoficio- nem vcram ideuticé, Conclufio docetur à Scoto locis in princ.quz (t. cit. prob. & explicatur fimel ; abftra&tum vltima! praícindit ab omni eo, qp eft extra quid- ditatem , & ipfa quidditas concipitur in tali abítra&ione ab(que habitudine ad quodcüquc, quod eft pofterius , & extra progtiá ratione cius , quia hocabítra&iü includi boc fincathegorema per fe pti- gió,vt concedüt Logici, quarc rationabi liter ioquit Awic. 5, Met.c, 1. & 2, equi- nitas cít tantum cquinitas, ergo fi vt fic pracindit ab omni extrinfeco ; praícin- dit ab habitudine, quz cít caufa veritatis propofitionis , ergo quamuisin re multa praedicata conueniant illi naturz , tamen de ipfa vt fic confiderata nequeunt vc- rificari in propofitione;quia veritas pro- pofitionisnon folum peadet ab c(fentia rci fiznificata per terminos , fedà fignificandi, quaratione coaceditur ifta bonoeft albus ,nontamen hac alia , bo- mo 4 albedo ; vt dicemus , quia albedo prafcindit ab habitudine ad fubie&tum , etfi album, & albedo idé formaliter fi- gnificent:cum igitur adie&iua folà for- maliter poffint przdicari,co quód (igui- fficant per modum inharentis, & adiacen- £is, & quidditas vt vltimaré abftra&a nó includat fignificatum adic&tiui,quod non cft in primo modo, nunquam pox ficri in ipfis re&a przdicatio : at (übttantiuaus, uia poffunt identicé przdicari, quomo - do prz dicatum nó contideratur vt adia- cens fubic&o , fed tantum vt eadem res cum illo, tic poterunt de vluimaté abítra- €to przdicari;etiamfi ia primo modo nó conueniant , quod cuenit folum in diui- Dis propter infinitatem formalem cxtre- moruim;quz eft.caufa perfecta identita- £s, nan in creatis ; in qu.bus non poteít dari prz dicatio identi caynifá fit etiá for. malis,ex Scoto 1.d.$..q. 4. ad 1. co quia. intantü excrema funt inter fc vnita , quia . reípiciunt tertium,in quo conueniunt, yt . diximus n princ.haiusquzft, |... 68 Exquibus deducitur primb contra Recétiores)has jppofiuiones e "cte nianitas currityeft albaseft vifibilus ,bu-- mantas eft obietká intelleilus sue diuina efl bona, fep ms obictts fruitionis,distintla.ab(lratia  & (ii- les,quia omnia i(ta $dicata süt adiéctiua, & non in primo modo conuenientia ; & quamuis à parte rei veré conueniant, ne- qucunt tamen enunciari propter modum. con(igaificandi iftorum terminorum; vc- rum e(ttamen , qp multz cx his propoft- tionibus conceduntur , vt notant Lich. 1. d.5. q. r. Barg. ibid. Vallo. informalit.. pag.nobis 5 $7.vel - vía loquétiü, vel 9 carentià exprimendi conceprus , quis de- rigore fermonis fint falfe; vade ifle pro- o (itiones,efsétia diuina efl cómunica- ilis,efl obietiu Jrvigonisuh diflintia à creatis, "c. debent ficexponi, Deus fub ratione efféti $, vel deitatis efl comuni- cabilis efl obiettum Cc. & hoc expedi- tius eft a(ferere,quàm cá alijs Scotiflis |, przcipué Mayr. limitare regulam tradita de vltimaté abftra&is ad aliqua predica- tay namratio probans de vno przdiqito t 3 tfr . :Secundo;dedacitur, has propofiti oncs e[Jentia diuina cft usseutjepien- tiaefl pater," c.eífe veras identicé pro- pter rationem addu&am de przdicatis (ubftantiuis . Voun Tertio, colligitur cam Lich. has pro- pofitiones,bumanitas efl ensyefi (ubsta- tia,corpus,animal,rationalis,e(le forma liter veras cótra Vig.Barg.Vallo.cit. Bra fau.fuper q.16.vniu.& alios;quod proba- tur qa non przfcindit humanitas ab itlis predicatis, cü illa includat, ergo dc ip poísüc predicaci cü veritatespatet cófeq. qa radix vericatis in propoltitione c(t ide utasexcremorum; Tum quia Do&ot ait rsen e pee abflraGium vitimata abflratt ione, & predicatii ex Juaratione n9 potest pradicari, nifi for- maliteryuon poteft gropofitia efje » , ni(i — nme Ca e ardt v . dari propofi Mal du VET DECRE M Su * s hs | Q- III. De Pradic. abfiradlisem concreti. chr. L 4s it per fe primomodos(ed hac pradi-  phy(sco cófiderabilisexprimitu: pcc dc; vir on aram cprzdi- phylicetófiderabilis.esprimitur pez dc; icantur forma liter ,& in priaio pre ;, Tumquia erano m Pra d nonniíi ipíummet pradicari , vt inquiunt 'otifte cit.pon diceret Do&or,q poflit un itio vera posce br 58 n prigno modo;quia idem de fetp- fo.non fortnaliter,(cd Mun pradicatur. --Refp. non effe veras iftas propofitio- nes,quia humanitas, & animal nó funt in- finita,ncc vniuntur in tertio,at Doc. 1.d. 8.cit.dixit extrema debere [eris vnita- temrin tertio, vnde nunquam conceffit in ctcatis predicationes in ab(tra&to , nifi cum idetn de (cip(o przdicatur.Vel dici- tur non eflc verás , quia humanitas nó in- tegratur ex animali jfed ce(ultat .Caecertü nulla iftarum foluuonum valet , prima fà eífct Sen pacpett eflet fal(a;for- tcs cft bomoscft albus;&c..quia non vniü tur io tertiosquaprogcer fuffi cit,gp extre- ioslt funt difpara- ma (ipt vnita vcl jn t imal;& rati quib.loque- lulio- ra, vtanimal/& rationale, batur Do&t. cit. ve] inter te per inclulic nem,cómunicationé , aut ip. tione ; quas pradicationcs implicite «conceffit, cum a(lignauit regalam tráditam vt d xi- mus;Falíum €t ett humantatemnointe- ari ex animali,& rationalijimó quiarc- faltat ex illisintegratur cx illis; licut totü ex (uis partibus reíultat,& componitur,à ibus nequit abftraherc;cü fint, dc quid- iratito conceptu illius . & ul 69 Sed cotrà do&riná allatá arg.quia hacpropotitioizieileci us intelligit , ett vcra, & tamé intclle&us eft ,vitimaté ab- flractus, &ntelligere non conuenitipfiinprimomodo;quódfitvltimatéabftra€tus,prob.quiain(ubítantijsinquitDo&or,fitvnicaabftraótio;incellé&tuse(tabitractusabintelleétiuo,ficutvoluntasàvolitiuo.Tum2.Scotusin2.d.3.9.1.Eexponensdiétü,Auic«quodequinitascfttantumcquinicas,ait;quódfecüdüprioritatemnaturaicm,quàbabetnaturaadvnitatem;plura!itacem»particularitatemyvniuerfalitaténoncítdcfealiquodiftarumquamuisnunquamfitrcaliter.tincaliquo;ttorü,&vcficettquodquidcft,pcttcobiectuintellectus;cítamctafiaitionem,&aliaatttibucaconuenreaferit,quznoadicüturinprimomod»c,naturaab(tra&a.Tü3.naturavtab(tc:hiturvlcimaté,verécerminata&tumintelle&tusabítrahcetis;veréconcipitur,ergaextrin(ecépoterirabftra&ta,cócepta,&jedcnominari,&percó(equensta»denominauonespofsétcócipiadmo«dunicatis,&cfficicniiirationisformaelia,&deillaenüciari,Tà4. huamanitas;nChriftodiciturvnitasaísüpta,corruptaiotriduo,quofen(unon,conccrnit(uppo.fitamhàümanum,tumquiahocnóadeíty.tumquiaill:gropoficionesnocedtàfoc.manturdebomine,nccfuppofitumdiginum,quiai(tinoncQaenita(]umi,[eda(famere,crgoin(ubítátijsdeterminoabftractoà(uppofitis,quieftf(ecuadüScotumvltimatéabftractus5po(fantprzdicata,quanon(untinprimomodo,pradicati.Tum$;ifte(yllogi(musexpofitoriuscócluditindiuinis5,Patergenerat,DeitàscítPateryergogencrat;&titgenetarenócóuenitDe:tatiinprimomodo.Tádéaccfitioals , antecc. patct in. Chrifto , inquo albedar non potcít attingere fuppolitum. | Vctbi, fed folum humanitate vt fübie&um pro- prium ,& connaturale 5 . 7o. Refp. neg. intellectü effe vltima? abftra&ü,ni vt ip(e Doctor notat , aliud ntn (ubftácijs,aliud de perfe&io - nibus (ubltácialibus,in illis vna fit abftra €tio, in iftis, quia modü habent pradicà - diin quale;duplex fit abftractio , ficutin accidentibus ab(clatis , vnde intellectiuü concerait fuppofitum, (icut album jintcl- le&us abftrahit à (uppofito,nonab indi» uiduis,vt albedo. Ad 2. refpondet Maur. q. 13. vniu. dub. 4. quód eid cftdicece natu;z à parte rci,vc pr(cindit à fingula ritate , conuenire eflc obiectum iatclle- &us;coaliderabilé à Metaphyfico , Sc. aliud c(t dicere hec omnia pdicati, pode de natura vltimate abícracta, primum eft . dey  1sopipit Délbylüitanihe i SQ A. vetuimjquia vere d parte rei attcibatá) iffa (ant cim niaturasdentificata realiter; fe cendumeft falfum, quia ádweritaté: pro) potitíonis rion fufRck veritasrei fienifia cati fed tequidtor: &cverirasmodorum!fissificandis&quiamattitavitabféradts5!TNinfecontifieàtillapraedicataaba»ahitanenabilfàcóritinentias&foli,ptsdlcataprimimodirefpicitppefincas!théporcnsainelu(ümperfeprimósidcits&oilizfáropositionesfuntfal(e.Ad5:per!idemrefpinàquamuisillapradicatacóác;Mititqudnmticencacintdedefaproptetrépugeintiammodorófigni&candi,natacaA.vtfic nó refpicit ifta prac dicacá;& ifta in figaificando: concermmt alhacehtiti matti» Vel dicendum. cunv ghulti$ Scodiflisjregtilám Scoti nomvale« r€ de pt dicatis confequentibus a&ü inia telléctas;fed de illisqua à parterei cóue niint,nar quamus in feprarfcindat. tà ab erite reali quàmrónis, & idco ide ipfa int cenfiderata non potlint: praedicari pradicata realis;quat non farit primi màs di;& molto miriüs pfzdicararatiouis j)vt arguit Lich. ex Ocham ;'atamen ipíà , vt f eres hi oet itiditienia icat& racionis jp refpólio eft ieditlorihd eund in Chiitto norrett vIrimatéabftraGtazary imó e(t nattira humana fingularizata; nos loqtirhir de'liunratiitate ; prout praecise dicit quidditaté. hominis ab(traheaté ab oràni eójq» eft cxtra effentiá . Ad $»refi. odor d. .cit.committifallaciam;quia mutat rtedicatio,ná maior eftveracforfrialiterypritioreftvéraidentice:,fipátérfübftátiue(ürmáturjivéróadictuevtettdenóminatiuüis;liceR£alfa;icüthac,Deitáseftbona:,Quiapra»dicarét(ormalitets:Ad»eimumpatátesdiQisdd4vcioricidr eudonsbisos yr. Seécido arg, eyiftalfic filiacbumas viitàs e(lmivsály d (i quiaxócrétü fabftas tiále €x (ec6cerisit füppofini; fc amamal porcit pro iac; S illo amdali (üppogere, fed humáriitás prefcindirifuppofito,crs go atiimül nequit recte de illapra dicati Tim au eum diécre animal currit j Tittaiiraé eft ániroalergo lumanitás cur fit; inque fyllopijnotft cade formalis foletéfudh prütirs&impropotcigaeyiftnláchi eOcerte t) tico jled dc indiuitua; de tánicnid hac própotiiodi*, homoin dàa- Ese vosicóceriic dndüjidua fuppoü itdtitér ptopotitioeffco (ala Fl erede dr nmeenirti ndi Wiener emere tmm CE OR MGE d adi bran fa ofica à quibas pre folam $ vecta Mi qeoinede wepicit han elpicity quo picit. ni Ad 2. pateroperidem yquia za etlivíór varlarur | igtép cue mE em ft vr n ord tede wm pad concedant; poffede'dbteaGuis- inferioris - bus predicari pec quod cóftat ad cauion& Poticij dos -L09.1:95; óppotü tencatis; cb 1ve(oiibi rslvgov nusnsilis mus CUWROTTON Dy iSuigpum 21 £1UD £M 8 T QUELLI X23 JAE" "o dirae; luz de conepes a id Lajimof 5 rattis prdicati», x5 304780 ad prinia partc dabij pats ne gatiua conmiüniter cócoditur;vrt- de ba (unt faliz bomo eftbrmanitas,li- inue efl albedoalbum c[b colorg&c. ra: tio fepiusc(t in(muatá quiz abítca Gra, s poc (cindüc à fubic&tis S (appolitisicotie bri verser em i mgr pant dó lipmificandi (ubieótana ,.& raxdicatít fioc cómthunicencvinter (e yxoliiar radi /omnisveoitatispropolfitionibusDi: quia bflratàa: figmficat parteib.cocreti y qp habet rationéimapauspatsatité vr. pars y fitipby (ica) ig m eraphyticaynompoicii Idetoto przdicdri Sed quia hzc rau» non «oncladitimdiumssmam abtlracta y. - -A£Grihunrcásiohelcti (apposits praícime dant Xam& in:fcv nde.poílinvide» tificarirealitecjimmáaran e ,ideircó. pros poficones quibus abltru£ba dicuntag dc nece a I ntt Q9. II.De pisdeabibsa s coconerenledri.LL. $03: E "o. 1 LE vetei ^ is ues alm f atis.deniyensfientitássenseftbouitays.geonuséfbvurüst[alitar,86catnenaccidensdcceiétapredicataantdbftza&ta,Help:détigotefermdnis, oninesillsroposistioncsciícrimondpetens€;nóeítconctetiianibitumaalieceiiónVligrisimeltaccidens,sicuteami,lignumeftalbum:s:quodanasgisdeclarabitur,exmoxdicendis...TTS2.75ICircáfecadapartemcértüefbpriindiuinis,quandofaltimvnuméxireemumítinfinitam:$stülesprzditatioues€Bcidenticéverasproptettatidnem,mepiusreplicátàm:Déiodéfccundá:omnesadinittunturiftapraxicdtionesimabífkcaétisaccidenralibus:mediaabítractione,quando(chabentvéfapecius,8cinferius;vcalbedoeft colot,eít qualirasy &c»quia  (unt vltimateabftca&ta;, - Gcfuperiora 3a ordinc ad inferiora fe habent ,*vz.cón« cretajcum illa:concecnant& per modum totíius,vt in princ. quz ft. dicebamus. ht. (aper Fet& omnes concedunt: propositio» ncs; in quibus abftra&um gencricibpre: dicatur de abftratto difeceriabweh ex tra, effe falfas ; vc animalicaseft vationá- litas, Scé conuerío , quia intantum vau de altcto praedicacür inquácum  vaünmcur inípccie, quam vnionem coücommant per mómina concreta 4; &.à qua per abttraGta graícindunr, ergo vrabitra&tamo! polsüc adinuicem przd:caci . Idem quo; efiet Adic&dum-dcabtizaóts ,qua 1h orduc ad lia accidentalitgtrpcaedicari naca (uat vt hümanitas eftaibedo y vebaibetlincitas nisi quod: Vá(qubqu diífp.rg o: «limi- star bant veritatem;ptzzcipué;quando per ipredicarumabttrattá denotatuc officiü, ' aS actus fubie&iabítraéti y'vtrarronali- Xas efi diffcrentiasrifibilitas ejt preprie- L v; Maior difhcuitaseft.de abílca- ^ 0 ;& fpecifico j^anillud pof- sit djifto.pra dicati, prz cipuéin.lubítá- tijsyim'accidenabus- 3009; doquendo dc 'abitcattisvltimare ;..iteman abficactum diffcrentialc pofli cidefprofico diciv ca suni ioett anmialitasy cfl 1at107aliia5, 'ulbedineibas tfEcoloraitas, &« &LuO)3Nv -7x; Hart. Log feet 3. cdocéait? gencricitimi quà ms ialc abftcactü. veté dici de fpecifico.quéféquitur: Auer faq; x4. Log. (e&teaq. ac Blane;- difp, 2. (ed. 17; hoc folam de geperieo concedi « Alij her iR. ;ablicaQta fuperio- rid cg daplicit&r;eoafideyár: y; vel vrinconfufo conGnent rationes ; & per- fettiones infcrigram ;& vt fic pofunz.de prec ser ii fecundum gradi ptae« cifam;qtem tormaliter dicum ».& vt fic falso pratdicáturita Ma(, (eG. 4«.de Vni* uetfag6.Soro:q.3 Sanchez lib.7« q« 13» Saarez:difp.:6, Mct. (e&. 1c «Didagus d Ye(u dif: 5 ;q. 2.dub.2. Com plocdifpiqe Q-.& alijjà quibus 5:Meb.q.33£eebi4.BcBasicSoy2.peirsvnaTacore1[pecifica»tué:(umatur,cáfusédicere:rationesin«fetiorüm,Scpoflevtficpridicati:dc:ilksy(iweràredaplicariud,ve(ubftaritcoriecpaypizcifiuo,inbor.(enfunonpoísepradicacideahfériotibus:Adic,tract,4«4.9:dub.s,iftaspradicationcscanquam 'obabilius dictum aderit e(c fal(asyfoli concedit illas; quibus abft tacta dicuntur defais imimellatisinfcrioribusy fub cádá ab (bra tiores; &inomine gnilicaus ) vb bsc humanitas efi bmanitabbec ratioe ualitas eft rationalitas-sbac emn eft animalit as, &c:quód.ex noftris; afe» ránt Bar2.1.d:5 :q-1:$, Ibi bor omen Deus ,& Maur.fup. q. 1 3 . V niu» dub. 44 imó ipfe -«Do&or Ms. q. t; E.inillo ex tá afferitquod nó poteft dari conceptus ka vlrimaxe ab/tra&tusquin poflit de jp « prijs fiagularib* praedicari; vnde cocedié jppofitiones iftás bc anàmalitds ef dni- ib alitax Jàc:atbedincitaseft :albedineis t5,n6 ci itdibimanitas efl animalitas s quia liumanitas rió e(t fingulare animalis tatis, Tádé cómbhiis éft opinio spud Scót kiftas;ranfcendéc pofle dc alijs abftea étisdici, vt buon anias eft entirasseft ba» qitas&c. quiaad. vetiratem propofitioe viis, falcimadenticam ; iinquiünt fufticere infinitatem perm ffiuam;& vran(cendem- -tià talcm habenrinfinicatem yc nr có» mnia D'eoy& créatorissideo poterunt im abira&odealijspredicati / ^,0 5 3 -- 3$: Dicédum ctt,nullam propoüüohe patum difánt Fonf. - — — PPS — MER! fe ^ Difp. X De Éninciationé 000 0 ip eteatisin qua. vitimaté abltra& prz- dicetur de altero vltimate ab(tra&o , vel de füis immediatis inferioribus (ub eadé ab(tcaGione, & nominc fiznificats, e(Te vératn, fiue accidentaliter, & denomina- : tiué, fiue effentialitery/iué rranfcenden- ácr pczdicetur, ita Do&or cit. qué pra--: tcé Scotiftas fequitar Ruuius tract. de modo predic, Morif, difp.1. Log-q. 17. imo hanc fententiam volaeruntafferere. Ma. Suarez , & alij. illis diftin&ionibus dc ab ftra&tis, & przzcipuum fundamentü cft formalitas termini vltimaté abflra- &i, illum :2. intelligimus cam Scoto d.5. eis cit. q. 1. C. qui fignificat quidditaté abíolutiffimé famptam , & przci(l (fime ab omni co, quod cft quocii] ; modo ex- trà róncm quidditatisergo vt fic prefcin. dità qualibet habitudine ad quodcung; extin(ccum,fiué etfentialiter, (iué acci. dentaliter cum illo abftradto habeat có- fnunicationem ; ergo denullo alio pote» xit przdicari, quia vt fepé di&um eft,ra- dix veritatis cuiufcung; praedicationis cft Sdeniitas,connexio,& communicatio ex- tremorum , nó folum vt fantàparterei,"fcdvttalibusnominibusfignificantur."Conf.quianequitvnumpraedicaride.;alio;nifiiiludconcipiatur,vtinexiftens"illi,&aliqnomodocumcoconiun&tum,utavtdictumcfl,radixvetitarispropoitioniscftvnio,&connexiocxcremo1ü;(edquandoconcipiturcerminus vlii- -amaté abftractus , vtanimalitas v. 2. non »onfiderarur , vc coiuncta cü humanitate, "wel cquinitate , ergo cum verita:e nequit din tali abitractione de ipfa praedicati . -i Deinde potecf prob. conclufio figil- latini qubad omnes pattes: & primo q mollum'abftra&tum poffit de alio deno- ginstté pratdicari , etíi officium, & actü illios dicat 5 nam vel. eft (crmo de operae tione , ofli-io, & a&u [ccundo , (icureft - gifus refpectu rifibilitatis , intellectio re» ÉKpcéáu imtelle&us & hoc cft (alium; quia mec intclie&tus eít imteiledbio s. nec rifus c(t rifibilias, nec rationalitaseft confti- tuo homins  Íed- principium «onft:ta- xiuum; vel cit fermo dc officio ; & actu omo, & cá hic (icintrinfecus fubicót Ron gotetit predicari acetdésaligr à dc- art.q« & hanc eandem rationem adducit -Aurcol. Td. 4- part. 2, art.2.. nominatiué s. vt dicebat T: fed e(Tenz- tialiter,nam rifibilitas formaliter eft pa(- fio , rationalitas formaliter differentia ; quod fi per'paffionem , & differentia in- celligatur fecüda intentiones, fic cft prz dicatio denominatiua (ed non cít de vl: timaté abftra&is,nam & proprietas cone: cernit hanc, & illam pr fibilitas, hanc, & illam rifibilitatem. 76 Secundo cótra Hurt. prob. 9 iftz fint falíz bumanitas ef rationalitas , eft animalitas,ad inem, negat .n;hanc Tetrus eft bumanitas, quia licét Petrus in (e humanitatem includat » tamen vkra illam babet fubfiftentiam , przdicatum autem debct faltim confusé fignificare s quicquid dicit fübiectum ; fabínmimas , fcd humanitas vltra rationalitatem inclue dit animalitatem,quam rationalitas vt fic abítracta necconfusé dat intelligere , er Lid art etas os humanitate , idem iccendumde animalitate refpectu ratio» nalitatis. Sed neque ambo coniuncta pos terunt prz dicari , quia vt fic rationalitas deberet przdicari vt diffetentia .djuifiua gencris& conftitutiua fpeciei, & per có (equens vt vnumadiacens , qui modus fi« gnificandi repugnat vlamaté abítra&to . Tum quia negat etiam ipfe hanc propos fiionem Dess voluntate intelligit. quia vt fic datur intelligi coceptus nofter;quo voluntas licatiné fumitur, & conci» pitur vc principium operans , fed ét in his propofitioni bus inuoluitur. nofter con- ceptus , quo reduplicatiué animalitas fc- cundi fe,& rationalitas in fe concipiturg praícindédo à quocunque alio, ergo &oc. mon .n. abílracta dantur, nifi pcr iatelle- «&um. Nec valet, quodaait Auería, ratio- nalitatcmtuncinon pradicari in quale; & .Vt differentiam, [ed in quid , & vt genus ; boc .n. iamfuitíupra impugnatü difp.6. q.4« oftendendo veritatem illius regulz Diutr forkm generum non [ubaliernatim pofitorum, &c. Accedit etiam ; quód ab- ftracta vltimaté fe babent vt pars;u ne- icari cx dictis difp. $.q. 1. 77 leruo cótra diuerfas acccptienes vitimaté abftyacti à Suar. E oníec. E. ahjs - tem,& ri«. A 9. III.De prad. sbBlvathi eo cerit Ac.LT. $657 addu&tas vrgetar, quia (unt diflin&iones do plicacoriz , nam vitimaté abítra&tum ex iua ratione formali abftrahit áb omhi eo, quodeft extra propriam quiddiraté, vtex vi nominis itür,'crgo nequit fumi, vt aliquo modo refpicitinferiora, aliter non eec Itímate abítractum. Per Gd oltenditür eciam vliimaté abíitra- um non poffe de fuis ingularibus pre- dicaci , quiá'ab illis non abttraheret; tam quia etiam albedo poffet dici vltimate abftrz&a , quia cantuai cócretionem ha bct ad propria indiuidua, quod ett faisü, nec implicat przícindere ratiogem communéàfuisinferioribus,aliternuiladareturabftractiomtervniuer(alia."^Tàdemquódconcluiioverificeturétfotranfcendentibus(uodctiamfüftinecVallofuperart.3.Tormal.pag.nobis359.&probsbilepürátMaur.cir.)jrobator,infinicasilopergvffiuanilaliudeft,quàcomniuni:ds,&indifferentia:adcreataendisRctalatiypleeudentia:vtstcimatoà(ypr&efeindulDHdfercoDatnbetvtpaffió5'&ettéxiváátatimialementitatiseronónporefte(Tedaotioidehticeveritatis,vteftinBnirasfocmalis,&pofitiua in diáinis; patet confeqe nam idco anhinal itae ipn poteft-de uz mánitate dict s quia abftrd bit à* poténtiaz! litate; '& habitudide ad ibfeciorá y: ergó: idém de identiace dicdàdàm : Tum quia: Doctor; quód omnis identica »rzdizi catio in creaus eft formalis 1. d. 8. q. 4t ad ti fed cncitas! ve ábftiáóta nequit forz militer predicari aliter diceret concre- tionerm ad id j eai adiacerer, INec iouat ; aliqui dicunt , peculiare efle abftra- isttanféctidentbus de omnibus dici y: qiiia primás cenceptus, quem de ré ali fori amas,eft;quàd non hic aihil, fed iquid; non uat , qu1a conccdimus ra- enus includi m con: epdbüs nfe- vm y'ed aliud eit de illis praedicari vt vltimate abltractu , nam eias yc tie di- cit rstióneth enus vc ab inferioribus prae- cfic tationem entispieciln. ^ 6 728 Sedcor €ta arg. qp faltim peedicata e T anabftracto »rz dicari dc in bus, qium quia vc- ré lupcriora effentialiter iacluduntur ia inf: riotibus, ergo poterunt de illis predi cari; ab eo n. quod res e(t , vc] non ctt ; oratio dicitur vcra , vel falfa. Tum a. (i- «ut homo definitur. per animal ,.& ratio- nale , ita humanitas definiri debebit per animalitatcm , & raconilitatems at par- tes definitionis potlunt dc definito prz dicari,crgo erit verum dicere, humanitas cR'ammalitas & ratioaal.tas, vel faltim himanitas eft animalitas rationalis. Tum. 3: coütiderando hás duas naturas , bamas ritatem, fcilicer & equinitatem; concipi« fous ias conuenire, & d. fferrey ergo po^ terit ab fl Fabi conceptus commaunis-ab il» lisin xpuid priidicibilis talis érit coceptus animalitat/5; qua róne Arift 7. Mer. 43. ádducic hanc pradicationam d.ff.renuz füpetioris dc infctiori imabftra&o, (ci(- fio peduni cft pedal;as quadam j & $co« e áed rnmia t ei i sniiitas-e$! bana t aybácsibeduieitas. esi'abbediatitas;& fübditsqp n9 jopartets. qued in dba disne. Wr Lia prádsé ety deuliquo nec aliquid de ip- fésquia boceft impojibilesfea fufficit adi própofitis boc quód vltimaté bfiraddit » boc efl db omni alteris natuvasci à fup. pofito propio ton: fingulari,de ilo non prédicetur aliquid formaliteryuifi prie-diceturper[enuomodo. Refp.exdictisad1.nonfufficereadVeritateipropolitioni$veritatemfiznificatordm,féd'eriamveritatemmodorüfignificandirequiri;namquandorcsfiLireprifeindensab.alia,&poadellapraidícatur,nonconfotmaiuc rcii!la propofitio, «ceftin (fe; quia licéc rcs illa deriotctur , nón ramé vt alteri có- miunicatá j4üo veré eft à parte rer, alice ifte cient veta y Peirnscfl albedosefthta micnitassc? c. Ad 2 . non poic(t in ccóto humánitas definit: pec animalitatem ,.&C rationaliratem , quia hac praícindunt ab. illa, fed in obliquo:y «nde non potiunzin recto pciedican fed inloblupioidicendo. hàimnanicascofiát d& adnalxauy& rogas litate, Gcutín defoitione phyüqa homo non dicitur agima, & corpus, icd cx: alas & «orpore ; & licut non zocte — ono homo eft disini (loquédo de. corpore pro altera pàrte compoiXtd y. non; de generc (ubalterno) co qua cdrpuscft, piis, nomtotum y fic non re&é dicercrur, hüaranitas c(t animalitas rationolis, quia. animalicas (e habet vt pars. mou V tpi vtd:ximus difp.$:Gepe tara pec fd le £0 ceptum ron cídé càceptum Ago eret ti$.,. fcd: aniemalis,qui: itaeritab. Glusjys Qt diné etiani dicat ad.illa, à: quibus abílra- hítar,& vt ictórum fit quoddam; poté* táalc,animalitas autcm ab.illis prafciudit Nec vtget authoritas-Arift. nam pratcre quamquàd differentia fuperior. nO. pros ptié dé inferiori pradicatur » Vt diximus difp. jiq;gaar. jiidbuctamennon cti prg. dicario de vl timaté dbftracto, hers Mes vltin.o ', idcm dicendum dc hac Cationebac bumanitas eft. bumanit ^ ncgarhus ver illam aliam. de hac a dineitate cfle veram;quiahatc. sme tas dicit quidditátem albedinis aui ferentia indiuiduali , sc B OMBANEN. ab hac albedige s: heque erit. vli eae flracta 5 negamus. etiam. Ruedil fttactum ed. vlimatum Lr às E p cron fingulatia , non «n. dicseur. e ab « illis (ed concretum ad. & aut horitas Scoti nom vrget 18e an i vnum extra y: & oppofitam d cducitür ex. tota illa quz ftione à yt notauimuá set mé princ. huius quizft. . :79-Secüdo oarg ad ide. Tum. quia co QO- creatis ad abftracka tenct. coníc üétiay 6t in vitimaté abfira&is. nam valet dicere in divinis, Sapicns cft iuf us,ergo fapicn- tia cftiafüitia. Neqj dicas;cllc verü idcti- ticé propter infinitacem exturcmoriis qui& cü infinitas fit modus intran(ecus , & «oníeqücns exraquidditatem (api & iittitizy&e vlcimare abfiract pen dat ab omni eo, quod aliquo dodo E. tra rationé formalé,iam illa cxtrema pte- fcindent ab infinitate ezgo infinitas nom eli to veritaus illius pra dicationis., lum. 1: humanitas , & animauas rationc folü, diftioguuntoryat hac diftinétio (iei non, anícrt xienutaremxealcnjira nec veritas tcm propotitionis, Tádem anima raaonalis cfl atiamey& vamen "t" intcr ab(iracta,: üdi JH 19]-32721155 (31611! ios Difp De, Bostéfatine v, «0X 0. eit veras! ;So: Refpà core 55k onis quand quando o ee Usyvt san aero vai p Plein dini E en, infiniinin infiniraté; ad: ius rd cere lapientiá téjiuflitiags Seno. ce vlamaté voe nin fxedete ab infinitate; vnd vicem pra dicari i. d qu: non eucnitin cCeatis;vlu mare antem. flra&um MPH - qos sli :"r a * propb fü uoyin I; LIjeo ratio apientie« cít ratio diuina juflitimy aishec yeta ratio Deitatis eae ratio I: pientia: proptcr inst cit UNA ire umusa ze(pondcre quod modi im nic pd gii mo modo iuxte:di inb ow Eu hes dnas a m cum Daá air vitimaté flcind:tg ab.oi cpa quod eft. quocüq;modo extta rOncm rbi dsbecinelig pofitiaé modus. nj piri m. fecas(et(i SES aie tar 0.B5 dicari)nó tur ita effe extra rónem Ae», (cd tin negativó.que expolio videtur de, te Doct A ih aitqu rahcdo fapiésias iio E Ee pee etse tA DUenind finita;led visere fores 2,anter«cft falsus quo admiio,negatur iia ci; ex modo cóeipi& ps qui& . c&iur illa extrema; explicue Nt. cii tundamé vojn re,ncqait dei leu ter9 epüciariyná eíIet dic diftin&wm.e gliidé euni ert pto, MM: je am. ja.comaynt e(Te vluimaté à ua hucuf aee tdemodis pdicar; djmablradies wcoereto quo ad pri-; mas int£ilones,e ,9anmno vet ifegtur, minis fi & ini Cru onü Ado. feyQin ordine ad primas, tavt ia; propor, fitionibus acci iuit termin); yr «Qmunis, cacionc quada, A coocxieng dic ead in- ; ujeéjnen vt ra [cind.intà; sdlieüganigs Y oc owe af a — " -*- r. LP. . fintimntO Loto Ja i Sud ^ So DPI Re qe TO .WNDECI MAI jUlott0.2 4. "huis 3nu3 e'10:5i *» [Tee nei y refus d sde E vciebu eut ari fibi jr debate libras PHP d nrc" erm eoi1impo ose fioi. leg noo X one; T cd nim ^ laii i Cummni, à Dif ifa LL QiBibli c: js us de Eniheiatione i . oram tráttat,»rab em nem s find -iimpoffibiti Xmultaf;pa[fionesde«pfo"2pru9tvidinri PEEfdemcnmetiomftinfe,cfeciVaedoneeteDeuifvoeeuprtianvellealetmcontinentiamqiProem.Necfads^Detiuon,dotediataseafifioDemonftyationis,ertonfequenterquódobieurmere"»ipinivtnériripadPAete(Te(«Demonniviraeur2Eputs"agii"iaiempmatio,qacuiboritate»inumiMriicolificere.DNiftin&latratfatum'àlibrisPofl:ficutdiftinBoreetHiecaecRSylloei[nius,AeeevteftbeaALIdTee?iloiBomSieioimChimftbiitvéflieemTRübertuiesOrdriafirjrp.optrati.ymotialiquitdixeva. Nonvrgetsquiatomi.$yllogifmi1nConririssprerequiritayfus?explicanimuspairesvddreoperathpieniquiadiosfpeenlationiss"na;MlossQvesTIO^idum Diijcurfus.differataj.Jorge2:jd5b5.TarioneeHieiciniseftAHR:^iide:t8|An.146.quàdponrtisdiffe:entià/inter/duó;àMiesreoportetcognofécteinvtvideamus,ayDifcurfusdiffétataguiadaAogi(io(ptoeoden.fumimasSyllogiafüm;8CArguméaüloei)tieceffecpipriuscontidérareygi:dorMigeAe'"Argameétatio,*piféiifüsetoóeftocerüia' intellectas decr ; qda ex vno notoalíud ienotufin jt, & iptetcj vnde dicitür EE" afi didam cücfüs y mótus, & progref- /£x roto ta:juam à terditno aquo iitelieEms perzitad'gnotum tamjsa ad : verinitiumiád ju ue;ex- ua definitione col- Ug turjnó Ere.]uod inicélle&tus duo cognofcat vnd poftaliud, nam c-phires app: chiónfiones y vel ibdicia difctete "ibi iauic ea (uccedéntia effent (carfíus;-fed —— ici , quód vnm ser aliud &égnofae . fui; diglieieée poreft cótinsere, e yt bt "i deirordisen, 8: hàbitudiné obi&- iam, vt fi quis cogno(ceret Solem dietricffe;& diem à Sole vc à caufa de, ee déte;& hoc non fufficit ad diftur(am; n& "hoc potids pertinct ad fecundam intelle- &üs operatione, effetd; vel vnum vc! plu- € illorum obic&orü ad inuicem jecit ; ficut &t plura complera uit per primtamopcerationemappré- Fesigen opeceri Mescii iudiciumi;fed audicij; & complexi obiedtr. yprehéfios Técüdo contingere poteft i per dicàt liabitádinem iuter alenfus illorum obiez ori ftaur imellé&us atent ratut vr quia habuit ad aliad à enfum, & ex vi 1tas eliciat aífen(um alcerius , & hoc mo do intelligi debet definitio dicur(as, " gy, gaproptét tria intécaenrünt di(cur(um,cozació nodi cosnitío i ignotis !& illatio; (éà deductiorgaoti cx noto, pri "inum dicitür aécededs , lecandü confe: ? quens; vertiécobfes uen da; qiie eit nexüs "wtriufti; poteftas explicari exeglo [et adz ^ operationis , ría licirt in iudrélo adctt áp- $08 Dif», XI. De Syllogifmo in Communi . | : i; 6c1n difcarfa adett iudicium antece-^ deritis noti, & conícquegriaig ti. & fi- cut in iudicio adeft conpexiótermitiorü per copulam cfi fignificata,in qua formas Jitcr contiftit iudiciá,ita ip dilcur(a adeft phai» fabie&, apprchenffo prizdica- ficatayn qua connexione, & illationc có. fillit difcurfus formaliter, vt notat Lich. q.3.ptol. in ílla collat.q.an Theologia (it Lcicotia. Adeft ramcn fecundüm aliquos hzc diflcrentia ; quod iudicium in fecun-. da orcratjone quandog; cft affi rmatiuii y. quandoq; negatiuum, vnde duplici nomi- ne compofitionis .f. & diujfionis circum Kctibi folct y at di(curfusformaliter séper £ftafhrmatiuus,quamuis .n.aliquádo có-. clufio fit negatiua;tamen jllatio séper cft affitmatiua , quatenus intelle&tus iudicat - «onfcquens re&é ex antecedenti deduci; td hoc potius vcrificatur.de cognitione 1cílcxa , qua. intellcétus, poft diícurfum iudicat talem diícur(um €tle re&i, quàm 4le iplo conclufionis affenfu , fcu cogni- 'tione dcpendentcet ex prauiffis; vt fufius inlb.dc Anima dicenus. Hinc trcs conditioncs requituntor ad *difcuríum; yt notat Barg.q.4-prol. $. E- o Tbeoloyta 1n [enon efl. [cieutia » €x Maur. (ujct q. 36. Vniu, prima, qaod. in géllcétus ncelligat hoc poft hoe , fecunda nod inrcliisat hoe per hoc, tettia quod 3i is a&tibus concipiat arii ecedebs,& «Olequens; primà deducitur ex eó , quod cuifus eft qua dà via à tcrmíno à quo 'ad iet minum ad quem , priór autcm clt sctiminus à quo ; fecunda proucnit, quia vobicéta habent ad. inuicem dcpeodenuá ! cognolci; tettia cft neccílaria , quia vt xiwus, hon (ufficit ordo inter obic& Acá cxigitur quoqj inter affeniusquate di- kurfus ft; cim et Roto ptogi dimut. ad ágnoum , fiué notum lit caufa, bae effe tus , quas conditiones in nd. fcutiemus , Vnum ett hic aduertendüm ; guod cum dicitur confequens dcberc a c igtiotttm , nó iie erar plo a&iuali di(cur(u, quia tinc adelt allenfüs , X co- nitio illius, (cd ante, nó quod (inpet. de t effc nece(larió totaliter iguotü s quia [2 pius difeuczimas de i6, dü& lont norà reflexa ,qua.jnte * fucóclatioois drftinGus , fed ecit ipfcaf« nobis; fed vel quod fint ign riu ip AS e dia iae en | ti idein ad actualem cognitios nem,licét habitualiter'cognofcamus illa, 4. Concludendü eft igitur , tunc intel. . Ie&um difcurcere, cü a(fentit cóíequene conncxio propofitionü per HR aaa tipetantecedenstanquá pergau(am (al..———— timin cogno(ci.. Caeterum an de ratióne | difcur(us fita (len(us, cài: d conícquentis , & num illatioilla fit a&us à .cognitiaot con(equentis diftin&us tea liter, vel (olum formaliter , & num vltra hos a&us cequiratur cognitio. qazdom c&us aduertat: coníce quens illud effe fecundum regolas logie cales dedü&tü , virtute. cayus reflexionis angiter acere eoclulionipertinetad animafticos decidere;pro nunc poflet die ci cum communíori aden(am aptecedea tis e(fc quidem neceflarium , non, tamen vt formaliter, & eentialiter iotegranterm di(curfum, fed vt caufamillius; eio ete poteft , quia tcitia opcratio non cft qu aggregatum ex plaribusadbus »(cd vna Aimpléx qualitás, ficat caetera opcratios nes, & potias i(ien(us antecedentis perti- net ad (ccüdam operationemsqug necef- fatio préfuppomi dcbet ad rerciám. Neq; illato débet (ioura&tus realiter sb affen- fcn(us vt cau(atus ab alfenfipantecedéris y d videtur imnucre Scotus 3.4. prot. im —— Lich duis di. cur(um4ufficere , o» princigi am fit. phius natüraliter notunt,s C9 »t. (16 fit. cajas iuum alterius extremi A Rd 4f;vndé ^ illatio.erit caufacio , & de pendéua aifen fus conclufionis à pramifis, quod ctia ict ex iplo mom neam deduétio,& i n habitudinem dedudt: add yex ; deducitur y«auíatio vcró ex di&is 1d /[ diáp. $412. dicit relationé effectus ad cau(am . Tandem non videtur (emper ncceffarius act illesgiesos »quia pra. . mij eaapQda D cüidenter nota, habét fufficientem virtuté gouendi inicljectumt ada n Cond. quo caíu virtualiret inte Audicat illam con(equentiám : ; & iuxta regulas, & logicalia pus ) in aliquibus tamen calibus s -quàndo non e(t jtà cuidens, dcdu&tio (X, miffis, poteft contingere vt maneat pa us iellectis, BE] tel edteo- do fupra actum cognofcat. bonitatem il- fationis Ls à&us non videtur formali- ter dilcurfus,fed potius approbatio qua dat1, & affirmatio rectitudinis illius , vn- dc (emper eft affi tmatitins ,quádo difcur- fuseft re&tus;& negatiaus, quado eft fal- fus, (iue conclufio deducta fit affirmati- a» fiu& negatiua; & haec fat erunt pro de- €laratione difcur(us in praefenti . Pto explicatione alterius termini;.f. argumétationis,(olü recolenda funt , quz diximus 1. p.Inft.traé&t. 3.vbi definitioné argumentationis , €iüía; fpecies declara- uimus,& przcipué , quod in qualibet ar- mentationc funt ttia, .(.antecedens, & icitur terminus inferens, cofequens, qui terminus vocatur illatus,& confequnentia; fcuillatio: ité quód entimema , inductio, & cxemplü non differunt. effentialiter à fyllogifmo;vndeé in rigore fyllosimus,& arguinentatio funt idem inter fe , & non» nii accidentaliter poffunt differre . His prahabitis ,quó ad quafitum prin. cipale, qui fuftinent pie e(sctia- liter cile pzzmiífas re&té difpofitas, con- clu(ioné vcró c(fc terminum, & cffcétum fyllogi(mi quales fuerát Alb.tra. 1. Prio. é. g. Achill.q.d e poteft.(yllog. Nyphus 2. Priio.c.2.com. 2. dub. 2. Marf. ibi q. 1. & alij; militer, qui afferunt fyllogi(imü cf- fcntialiter incladere prmiffas , & cóclu- fionem, vt Conimb. 1. Prio. c.1,q.2.at.2. ad 4- Arriaga difp.t $. Log.fect, z Morif. 1,ptio. dub.z. & 5. & ex noflris Orbel, fuper lib.prio.c.1.niti idem atferát de di- fcurfu,neceilarió debent argumentatio- nem à difcurfu diftinguere. - Scd faciliter. refoluitur quaftio, fi di- aerías fyllogifini aceepriones jrenotabi mus; (y!logi(inus.n. vel fum tar icealiter, &inacu gnato, & vt fic accipitur. vt vnum inteiligio:le,incon plexua, defini- bile? &c.yel tum.tor exercié. , qu.tenus «fidiquod ügnabatur in fj lloziímo idea- liter, exetectur ab iatelleéta a parte rei & vt (ic adhuc poxeít (umi du phciter, vcl obicctiué quomodo d;ci: obiectiuas pro  po'iiones im figura di(politas 5 vcl [o rrbaliter y & iigniticas actum inicl- Logiéá E 9.1. dndifcwus differatabargumen — 365 le&us cogno(centem propofitiones obiez &iuas; quod adhuc Mplicier potcft effe. fiue obie&tiué , fiue formaliter accipia- tur, nam vel fignificat totum id, quod in- teruenit in argamentatione , & fic dicet tàm przmiffas, quàm concluíionem,imó & terminos ipfos, licét remoté,non pro- pinqué, ficut termini funt materia remo» ta,& ét illationem, vel formaliter , fi logifmusformaliter fümitur, vcl obiecti- ué, fi accipitur obiectiue ; vel (ümitur vt - dicit premitfas folum: vc! conclafioneta folum vt tamenà premiffisillaam, — 6 líitz accepriones oftédipo(sütexat^tributis;quzdefyllogifmoabArift.&Do&torib.(olentenunciari;tamde6yllogifmodicitor,quódcftinftrumentüfciedi,dire&inumtettizoperationisintélleQus,quodverificaturdeipfoina&afignatofumpto,nàina&ucxercitopotiuseftoperatiodirectayquàmin(lrumentumdirigeris,&inhocfenfü,quiahabetdirigeretàmprzmiffas,quàmconclufionemyMr.refpicittanquamobie&um,&materiá;circa3verfatur,vndetàmprzemilIz,quáconclufioreponuntutineiusdefinitione.Diciturét(yllogifmumconftareextribusterminis,&duabus propo- fitionibus r.prio.c.2 f. eodem fyilogiímo poffe mass conclufioncs inferri 2. Prio. c.1.fyllogifmum demonftratiuü per con- ditiones premunt definiri 1. Poft.c.z. oftenfiuum à ducente ad impoffibile dif- ferte penes pramiffas 1. prio.fe&t.2. c. 2. item habere vim | ioni ;elfe caufane conclufionis,& fimilia ; quz verificantat de fyllogimo in a&u exercito , non qui- dem vt conclu(inem dicit, fed vt fo przmi(t.s (ignificat « Diciturét fjllogif- mui effe va.oncim extremitatü, cx vna vniuer(ai,& altera particulari fieri flo» gifiü particular&,ita T«prio.c. f» & feqe tyllogifmum móftrar: a. prio.c. t 1. fjllo" giimum dialcéticum ex probabilibus ef- te cóllc&tum 1.top.c. 1. declarare patfio- ncs,& accidétia 1.Poft.tex, $7. multa ae lia; quz nóaifi de fyllogifino, vt dat prae- cis? inclligere conclaitoné;verificantur . Dicitur quoq. fyllogifmum conflare ex pre niilis& conclafrone;vt in ipfius dc- fiutuoneyprzmitfas efe materià,conclue Qoo fionem Sex aca tos mo og iris jo dejonttzagoney Tu moy dd tus. inp c u M c ME ficja NE eubuunzur. fyllogifsmosyt Pme es PURME ri NE cit, mimm f sàm;diuería ? piioncs» quia vocabulorum fign iaa. Dp9cxvíu lequensium pr: tn »v Exoprié; Pert Jrgenio bis D (eite cócju lone dasgitic - Mur Aes ene do fsllogi(mus. in; m .£xercito €onripi «t &nüper fe; E Eel gaitcare praemia Fives e ABKCSRUS €üda ome «iutio ilaca y iab eie bir&ütcttg-ope exe Bis Len eee jede ilen ve titia c(t cogninió.có peii, vtaic de puascicimer d xdilcurs pnr doc gni gei .czi'Ex his lionis exi argüme ntatio. * "spe UMIeEE ii áétuiexercito ,& obic Un dise ebore cama f.» fiie pro ud pro. Ericeadu AR x 2 'ó formaliter. & pro. pramiisis tage; La re manits y dtftinguetetur ficat. (cs «ünda opetauo MAITURL MR ABIOINESEER &.fient totam jntcgra- Lane beum jen : difcur(us- sclitmus cxteadere ad omne. illud. quod: mecetfació. i intexicnit. je tertia. operatia- ne, vt faciunt aliquizawamen proprie lo- quee diícutíus , Gc argumentatio nort iffictunt y quia; vt patet ex: dictis y. per strumgàe fi !gnificacor. connlafio. » vt ex penis is dedacta 2 A d *Sed.contra praxdi arg. ptá v: qi f i-e qu propzié loquendo. à pia- sifasySi concluljona le per conícquens, rA on ooU0 Bii 37Min Rotes. bas. eid «zc anguine fas quodi ie EUR. Hm p dam.con Bis itus BEQUd eH TOCA UPC ESHA DB taione ag Miisntuc, qpode ti [ug di- Cimosergo.y vel défio:xionemallam coms IAN bici ei) stia fii ignà4 tos fen(p-cmpr: ai Con», dede f ootatà la VG VLETIS chiens n propria a T dai p ia ipiius, -— y. nece joe.efl ads. Lec uad eei eoa Mn Wkrminusg Aper idems inu$àquo ;.tum quia non cit ico motus, [ed fnetaphoricé- Ad3, pre ai [à & conclufio. dicantur Eae a- ee yUag mici sHaPe m E quoddam,rà quia metaphic i din teria y quatenus conclufio ex.lli "didudy trio usen gorenualitt Ad, de vtilla diuifio dicayur propria geoeris iam [pecies;. deber s ipifyllogiímus vc uni períeq ofumctur, vcl in císe idea liwel vt. icit. conclufionem Cx, praemilsig- jadgsauonc ex diuerltate prae amiísarü, colligicur .duifio í alogis nonugr taüquai ab: entiniqu^ nam alia, & lig. --€onr dan UE mint e ^ asinure amus. E ytctqg n ug» 3 ameg gent: mot terme ——0— quem, vnadé fpecif E » Pn er 2 1 m EA. |  Gubnuh Disifs ple Vif. $ dider(is E dh ul fyllogifab.a sd condutot Mifpita.q SITUE alio cab dod ES FIN s di hd: iis dica &oric vex js catfatti y Maác jchfany dica difci T ss pum foi sia confi ftig dicio illatitroyfe nit"a[se- pear iiic, 5 coelos catu Bie da feciidie ope ratiómis pre(upponit ce Arii üfn 2m dicum laum efticáufs facio afsénfüs conici afiofii el faltiayéáite cr?ó mon éft ipie afsenfas. Tot d EU quía ri c ctt fccüda o; téllectüs, & illa de Hur à ipeum r6 vatlat-eíscntia- cónclufidheni y oai etia tetrüitib Bé iE s Brt tsi — Aoriues ien em &us duo d fóraialitgs dig | 'exjlicatae per y ma ; cui non tortéfpundent ptie- quia pré cedunt y: i sedie quia aceti ergo al aid liud malitas prdteq: Tándem^h fál iom o  ycLe& nom fignificancibus Formas! t05 adeft (yllosifmus; fion tám tn afsén- (id ché dus: ;iteth logefg n the tica cóniditioalis c quidam argumen-' tátioj quia dréitür habere vir illátiuanis' & tamen nulluseftafseiiüs intellectus , im propter Conditiofialém "particilam tarict iotelicétus (üfpenfus, étgo'fyllogit ms eftà difcürlu diftindtus, ^ "| 05110 "9 Refp.hec atgtimétà petere maior& diltuísionc dc formalitate di(curfus in tib. dc An;d.6:q.1021t/5. proponédam ; pro sicot adducta opinione de: juid- dita ríus tàqoa cómumore; Ad r." dicimus tudiciá tllatinum cfse actam: m- telícctus €Ognolcentis y cuius obicctuni nccelsátió" vel'etit conclufio j.vcl pta" müíie vt eau "inferentes , datur in fyllozilimo;illatio n. krrür in de- pendentiam concluiionis quz cít rcak- 'amd ;n. nori ' gi? iyu En at ne? condlutios tio? Anc 4F9 dide did pra is duis posit cf? D inrónc fimpl $ apu propter eh ni moda parit 5, quia termiai* m pens hd Met im nexi * Aide. yt buon rur rcu apptebe di fic ESL quz : (fanum: a€ cp. cógnoftitur £dcoüfequentetiudila EUEÉNSdueMietecodaofeiiniphliepeüdéteia"ànidicrofitio'éffsqofeifü.c6dd$fidiimlatitmm:ws"illatsén(ddíftiantd'a.illátió[Ifa(éhàbéteticaidifpéitia'irrcondufioiàprzilfsisveroytcaufalicttactua,Ge!quiahibitudoflleftreahtéPAgewerfiEont4,idcireonondicirfius'difcàrfuimétseiallsonesiRAefüdieiaie?miptitbegiadu;iVUES;"nzemumtapp:arsexc"XBifirdti(idcaltetíos,ficimca,RrYoras.cani?imadiosecdileQuPitácein;iateaitiaiSmetiowiIusménàpWhcaditvifütmexapreheWrfiddisakerlüsquaedgprehenfrorideueMAVATTIaliacwvtedenidifeurtu,Ad!fttonobis$3pergtigeez!Suridissri:usiiis,&beconfequensdifcutfuscriitégaitió.inoclusioisiflatae."Ads.tel."Auet(aida"illiscasibosnoodariinDWdicüpo:fai;fed(ólani1.operationemdiehprehéditfjpuVREXEdicite:bén4gaediiitiamiudicioquo Bioebdiaximusexplicando"fotinaliguidefiidià(eendunideptzu'pocficticasonidoiütahrdimscitütilatua;quidpate'refoluiàargu"NETSUEOE$iabtolice.a(sentret?intellc&us'anécedénti,iámdeducere:"3turftri6vafequenieni"atqQquohiadmRÀnaTulgediidseaitiCiréaiicecedihjsQuo2(ufpen$12(üfpenditurétconfcquentisa(senfus;nonobidtamenfyllogifiusproformáltcóCeptueritàdifcucíudittin&us,fed.tanti):proconceptuobieGtiuo. QV£ESTIOILC4affen[usconcluf.debeateffediflin&usabaffenfupramiffarum.IoCháq.3.prol.q.8.collat.cócl.5.OQGabribiq8faftinétnóneceffariprzmifsiís,& conclusionem atting!; citatur ab Amic. pro hacíententia Do- Gor ed falsb,vt videbimus. Alij quam- uis concedant diuersitatem afsenfuum , non folam considerando principia ine , vt ex terminis funt intelligibilia, & con-clusionem cx fe , vt eft quzdam proposi- tio ex cognitionc terminorum cognofci - bilis, hoc .n. ab omnibus conceditur , & tinet ad 2.opcrationem, verüm e ; vt sims inter fe ordinem, & dependentia , quatenus conclusio intelligitur pp prz- mifsas, qui eft atus tertiz operationis ; addunt tamen , quód quamuis praemiísae cognofcantur diucrfo actu;afsen(us con- clusionis deinde non folüm attingit có- clusionem , (cd é pramiísas ; itauc intel- Ic&us attingat principia primó afsenfü principiorü,dcinde a(séfu cóclufionis pcr quádà repctitioné iterü cognofcit princi- ia;quod aliqui explicant, quía principia unt obic&um formale motiuum intelle. &us ad aísé&ticdi cóclufioni,quz eftobic &iü matcriale,codem aüt actu attingitur obicctam materiale? & formale:hinc infe runt afsenfum principiorum formaliter includi in afsé(u cóclusionis zita Capr. 1. d.1.q.2. ad arg. conira 4. concl. Sonc. 6. Met.q.1 pr uir Med.ibidé Ra. 1 Poft. c. 1, q. 8 Arriaga difp. r5. Loz.fcc.4. Amic.tra&t.2 3.difp. 1. q» $. 11 Dicimus diuerfo a&u intellectum attingere principia, & conclufionem, ncc artingendo cóclufionem codem a&u at- tingit principia, quamuis dependenrer à ncipijs eliciatur conclu(ionis a onclufio cft Scoti q. 5. prol. in 4. collat, Abi docet fci que cit cognitio 3 ! Difp. XI. DeSyllgiforin Commu -— conclufionis cau(ari à cognitione prinz E cipiorum , eífcq; diuerfum a&um, habct in 3.d.24- q.vn. B. vbi ponit effen. tialem dependentiam cuidentiz conclu- fionisa principis; & d. 28. in fine ponit diftin&ionem realem , quibus in locis vi- dctur etiam docere fecuadam partem , 3 .f. non requirat illa repetitio. aoticiae principiorum, nam abfolizé docet habi- tum principiorum przcedere,& habitum concluf, (abíequi ; quod etiam clare in- finuauit r.Poft.q.8.& g. vbi loquens de ordine cognitionis przmiífarum , & con» clufionis, nullam fecit mentionem de ifta repetitione , ipfum fequuntur Scotifta: omnes Lich. Tat. Barg. füper prol. cit. Poncius hic , & Auería q.25. fe&.2. Pri- ma pars, quod fiot diftin&t a&us ; prob. ex Arift. 1. Poft.c.1. dicenre omnem no- titiam difcurfiuam fieri ex przexiftenti cognitione,ex quo deducit notitiam con- claf.fieri ex przcxiftéti cognitione pre- mi(farum. Tua 2,quia principia , & coa- clufio valde differunt , nam illa funt no- tiora,priora, & caufz, conclufio cít mi- hus notaypofterior,& effe&us ; illa quan» doq;(unt vniuerfalia; & affirmatiua , hzc quandoq; parriculatis , & negatiua vel & contra , quz omnia inferunt actuum di- ftin&ionem. Tum quia habitus fpccic di ftin&i íolamab a&ibus diueríz fpeciei Prairie doe eiufdem fpeciei , ficuti abitusifti ad a&us fpecificà: diuerfos inclinant;fed habitus principiorum , qui dicitur intelle&us , cft fpecie diftin&us ab habitu conclutionis,qui cít fciétia,er- e Tum quía ad diícurfum exigitur cpendentia , non foluminter obiecta » verum etiam inter a&us 5 vt dicebamus . 1n przc. quzft, Tandem in demoníira- tione ab cffcétu przzmiflz dicuntur cau- . d: at irtek i? » go 2 it verificari c rebus amiffas (zuii;caus , quia in ilis comincur cffcdtus, in tondiio- nccaufa , ergo de cognitionc praai(fa- rut ,feu dceiettu vt E sito , quatenus intellectus ex cogniuionc effectus infert y & clicit cognitionem caule , crgo h&c cognitio etit ab illa realiter diftinctacs 3 €um fitcaufata,& illa tit caufa, /— S 1i Secüda puis pór primo prob. ijsde. - arg. amos Sata moto Q. ILedpáfnfesianl aliae E AQAA. Bus |: Cenni oo e xditfec(is ; ibus b gnofciaceeGarió! dcbere con elufionem y&: principi; próbartt át1an afsenídin conclu nom attin gere formali- ter principiz,alitet idem actus producc- sevhahiros.principiorurn ,.&! conclu(io^ gis; vt ecfnitinaretur ad prihcipia v, Tet; eautafai ipGus; vt refpicit .cünclnüoné., idcarteraunaretur ad obic&pay tamores feidiüerfa. yvc funt principia &conclu- ji Ti. VER eg en au Refpz dum, Aaecari n fequi ca ab» furd3 j'quia: principia rion arcinguntuc yt Quodab affenfücócluGonis,(cd ai Quos gue : raisin codes á(se: iucipi atting ütar vr. Qod yao plaxcsdieaconicaredundaic pro, eipiayen jopncluGonem; iccta) Que, Quod iuis iius poto & pefneipia:xobi iii cant ekcmplo luéis; 1 coloris s omoi eliesrio amie epiobuM ipe vu Miller iri pr v gdomvifóao jilà qrind« piopami (t habetiyo manife (lans veritácá pridpiobémiatluds Lad la ea i obinxineludi iaraífenfai ; fionis ncn intrinfecà;jdfed quin: q fü is eonclufobisordinemd; otclientialegm. y & iríorimfecumád illum 25, 51501101 mus - rScdiszc vefponsioC cB taatuim vex lis yin ft tamenicojncidit dnafira sé« tenria, Com ;.ncdicunt princip n aficBlus:conclnGonfs elleohic uim: Quo 9l, intelli sunt :affentumi ollur zeraioart ad aggregarumi ex principijs y; & conclus fioficéxplicud,& form hoc :efà falíum;guta illudtecminát adicto com clufioors, quodiexplitause gcrápfamo cons clu&onem;vt teété ain ckuerfds bale agrcr &ftfubie bum, i& ipradicacum 35871y»era 805 quod (oluox.goificat dependentiam €ohclufionis à prificipusy depédcntiaqüt formaliter ioo cfl id, à.quo alid depcnd ; íed.tefpicirillad vt tepmigum; ergo Gicuconcluüo obic&biua monieclud;o;) ry (i zmatoretnyi minorem: lat£:jo & dependentia àxpraxinitdis a conclu fio formalis, quc cttticníuss mouniái ad ijs cermimbitit éselinrelligaaS f ilamaiermunari ad: congu iioncéno yt;dcs c4. Logica. : pendehteà rii ipia da: lone ipeiacipi pertinóo ad a (sósüonclulions, «c. tecmis nis il/ uS dcpédécia, 'eihiverds:non rt&é tamemdciodeinfertur.aepsü. prin: . Gpiorü includbinalffenfib onc]ison;s. s &eunden cíic;ficut ncque cum:edano» ^ fecimus ctcatoram vedep£ten(em à. A & ;vnuicríaliter cum-coggofcifbasieffe: Gürprouéni&ém à caufà, fequitur ea includi tr eicaturaj & Qo gnitioné ynjus ó(fie Co3oit jonen alterius -oxgBuatierpaiderone dybog rii dfbssp nicdiüm mj3nolidaton inicáciutzoney (ed ttiam peiebhafTis, dlieer.caelo (ro a9 dyfler- e tevene variar: GAticoluszo dalionis attingezenpr emillas, fannatefigeret 1pe8 Xii n aber rues irm f aa zio fee fpénideturiseus noir orani sl és bxreregibtigin conc porivatemjijua lo» co;ip&us ponuiisly brporacioamcntk dé» Mp Gatto wd bile Gianni aer angidang turadeogalo i) mfnin qutmtand exerit ientaledi, 85. qoa jade word L3; CO focmaátur eumqnefoaliituvitex brümaplq lughib carpcid caecus Gi oScvcods ceníctum; ergodiilivoealonsbdes hetfrerórbpetidormealijinneoge L: 020leo) imibanifyilogifmomt&caliz Xutioqucadt pss quiate api Mt miedo ccrtc bogzo eft à trii cf] asit s ak. l imalyBetrustskboro, eftt 6 atv vudljdicine bone 3 dr mb c(t. aifrel, vt évie addon Eris ; vna oa hegórica o pófirioy (ed [iy pothc tira bidding pei xni upset Rai glishis marge noipia.:.bü.quii liec priacijiar m sepetidanan vidbiar eri; «ifa per alum quemdam lrcfpxum , ;quo intetioétusocognafcrt xablotipnéngilbun dicréttidrducam qx eeiucibus qu Xic- tapoillius peor 3 qiàs funr aadcaky nl beicbo ga ade ido ÍcoMt tpferao ez raga aducrtirívéto y;qui xis non cícen4 pct voquivitüsonee acr pad Kor án 3j. NtOvft ier io operatio nsctle 6t (adlies ennüalqcl jiima; ved rurpr dar Bs duty eic igit unm O00 j *'3 "YU C WV C $14. al afsenfu cóclufionis diftin&us , hic;n. eft a&us rc&us , & procedit via compo- fitiuaà principijs ad concluGonem , ille - £-flexus , & procedit refolutorié à concl, (— bitus principij, & cócl.fimul, er ad principia re(oluendo , ergo per aísésü concl.non attingumcor. denuo principia . Quibus rationibus impugnatur etiam re- fpontio Ruurj dicentis medium: non rc- peti in concl. vt Quod , fed vt Quo , nam nifi vclit tantümodo circüfcribere depé- dentiam illam , necefsarió deberet. fateri concl.císe propofitioné hypotheticá , to- tü Dp aio includere a&ü reflexü . 14 Corra arg. prim oftédédo cundé omnino actum pofse císe refpe&ta concl. & przmi(sarum, Tum quia qf pluribus a&ibus vnum per aliud cognoícitur , cft difcurfus , ergo qf per vnum a&ü zqui- ualenté illis pluribus vnum obie&tum per aliad cognofcitur, talis actus erit difcur- fus,(cd poteft hoc facere intelle&tus,quia uz (unt in inferioribus difpería , funt ia derivcibos vnita ; ergo fi cogitatiua: v. g. pluribus a&tib. poteft: cognofcere vnü propter aliud, intclle&us poterit ifta co- gnofcere vnico a&u . Tum 2. quia fi hoc 1nodo non explicaretur tertia operatio , fcd quia vnum iudici eft ab alio cauía- tum;nó differret à fecunda. c(sentialiter , fed císet quid aggregati ex multis fecun dis operationibus. Tü qonmegimen c idem a&us erit vttiufque quia vnus habitus ab vnico actu fpecie caufatur , antec. prob. pet hoc .n. differt à fciétia,& intelle&u , quia illa eft habitus concl, ifte veró prin- cipiorü,at fapientia cft vtriufque,& emi nenter cít vterque habitus , vnde dicitur 6.Eth.c.7.(apientiam eíse (cientiá, & in- tclle&ü, .(- eminenter, & c. 8. (apiétis ef- fcnó foli citca terae 5" Ícd etiam circa principia dicere verüi,infüper fapié- tis císe, de quolibet hre bus rer iac Rcefp. admifso, 9 poffit intelle&us ;l- la plura vnice actu cogno(cere , nega- tus tfi a&tü illum dioe efse , (ed vel pw » vcl fccunda operationem intel- Gus ex dictis quz (1. przced. vbi etiam ex foludone ad 2. princ. patct refponfio ad 1. Ad 5. dicimus (apientiá dupliciter. pofsc íami , vel pro qualiber facultate in- Difp. X I. De Syllogifmo in Communis... c. telle&iua prout cum fophia conuertitur, | & fic non cft dcterminarus habitus ab: alijs diftinctus,vcl pro notitia primorum principioram;ac vniuer(alium caufatum y. fimiliter fcrentia porett faa: dupliciter y vel pro qualibet demonftratiua cognitio ne; & vt lic à fapiencia non diftioguiturg vcl pro ifla fcientia ; quz fpecialiar fubies Qa, & principia fpeculatur y; quo (enfu à: fapientia di Lingurtur , quz vniuerfaliffi- mas caufas, & prima principia conrem- platur, qualis eft metaphyfica,cuíüs mue nus eit pt incipia aliarum fcientiarü proe bare, qua ratione potcft dici (cieritia , && intelle&us eminenter; hincad atg. nega- mus fapiéttam efse vnum «habitü princi? i cociufion:s, fed efsc habitum conclaítonum ex primis principijs: dedu« Garum;& per hoc à fcieitia. , & imelle- &u dift inguitur, vt patet ex dictis. Arift. vcro velloquitur de fapiétia vnincríaliten fumpta , vel de propria fapientia , quate« nus habet probare principia lisi latona tiarüsrefpe&u quorü in illis fcienujs crat habitusiwtelledtus vide difp. 1. Mectiq-4s ' 1$ Secundo arg: afscn(as conl, at- tingat etiam principa ; & quód um aliquo pao afseníum principiorü: Tam uia éodem actu potentia tendir in obice m formale,& materiale, ia obie&tuni iod ,& in rónem vt patet in exem- do coloris,& Seria id przmifsz funt rationes (sentiendi , conclufio.ctt. que concipitur abintelle&u:, ergo-&c. Tum 3;codema zin Voloptes dent (o fiem do in media,quia hac fun volita propter fi« nem;crgo codem a&u tendit intelle&tus in conclu(ioné ,& in przmifsas , quia illa cognofcit propter iftas; Tum 3. non fuf4 ficit,vc medium cognofcatur in prami(- fis,ergo debet cognofci in conclufione s & licidem us circa conclationem , & premiísas,ántec.prob. quia cauíz de- beat e(se fimul cum cffe&us effectus me- dij eft inhzecentia przdicati cum tubie- &o;de qua non fit mentio inprami(sis y quz dicuntur ita , ed in concl. ; ergo in concl. debet includi medium. efp. cx Auct(a duplicem eísc rónem. etam in qua,fcu. per quam. & hec 2 9 — ade m codem acta coguofcitür cü obice. - — QU. cdoaffoficohcldifiig ab affa jranif. $15 £o Quod vt pátet de lümine , & colofe , aliam cx qua aliud cognofcitur , vt funt przmiftz cefg concl. & hzc füfficit , vt cognofcatür fimul, nó tamé eodé atu. Ad 2.conceffo pro nuüc affumpro, de quo in lib.de A nim.difp.7.q. 7.att. 2. refpon- det Do&or 3.diít.28.ad 3.neg.paritatem quia in ines& medijseft vrica bonitas , ideo poffet admitti vnicus actus circa finé & media, at in principijs, & conclu. fione cft duplex veritas alterius rónis;illa ,n. eft immediata, ifta medíata, ideo de- bet effe duplex a(séfus alterius ronis,& p coníequens idem affenfus non poterit ad vtrüq; terminati. Ad 5. fafficit,vt (int fi- mul cognita non codem fed diuerfis a&i* bus,vt dicemus quaft. 4. Tertioad idemex Arriag. aGusifte, quo quis ex cognitione, quod omnis ho- tno fit animal , & Petrusfit homo , de- inde dicit, ergo Petrus eft animal , dit- fert ab illoy quo abfolute dicié Petrus: eff animal ábq; tefpeGa ad premiffas prius cui preter inhzrentiam ani- malis in 9 aliquid aliud. explicatar & actingitur per primum actum formali- ter refpondens ad ly ergo quod non ex- primitur per (ecandum atum;tale autem ncquit effe;niiobic&kim premilfarum , ergoaffen(us cócluf formaliter attifigit , & exprimit pmiífas, mim. fubillata prob, (nam primum argumenti patet , cam primus actus dicatur conclalio , & tertia operatio y (ccundus dicatur fimplex pro- potitio , & fecunda operatio) ti non ex- primeretut obiecti praemitfarumyaliud non poffeca fTisnariyni(i depeadentia co- claf.à princip:]s,fed nequit hoc dicistum quia hzc veritas quod. Petrus-firanimal, €t ex te independenter à prammiffis co- gtiof bis ergo poterit «uis aísctere hác Vericiteni per prium actum indepédé- terà priahiliseognofciy néccontra jpsü nes có ip adduc:y air quia actus 3lie'forayaliter aci agix prietiidas;tü quia dcpendénuüa ilà phytica tion cognofcitur cóncla (ronis. Ud (per | "26: Rel'p.faahucr cótededo actü c elutionis primece. formialitez na- dam , & prakilam veritatem propotizio- iquid aliud: per. ly crgo- dcnota- nis, fed'al tum;tale autem non eft obie&ü premif- farum , (ed dependentia vcetitatis conclu- fionis à veritate przmiffarum tanquam àcaufa ; & ad primam. em negamus per actum cóclufionis polTe ex- "primi veritatem illam independenter à premiffis , quia infuo conceptu formali dicit a&usille dependétiamn ,eftq; veritas mediata cognita per praimilfas , ergo ab ifto re(pectu nequit préfcindere, & hoc imuit Sco.cum 1. Poft. q. 9. in fin. ait, ex boc cognofcimus diueritaté concluf. Cprincipiorumsquia conelufionem non cognofcimus ni(i quia pracognitis pre- milis, Ad a.impugnationé dicimus p a(- sésücocluf.nó exprimi depédentiá iplias a(séfus ad a(fenfum praemilfarum, hoc.n. non rcquicitur,fed exprimitur dependen tia obie&i concluf:ad obie&a przmilfa- rum, quia per talem affenfam intelle&us L6 veritatem concluf. effe mediatàá; /à veritate praemiffatum caufatam . Di- ces,ergo iam attingit premilfas, quia re- latio nequir concipi fine extremis ..Con- cedimus attingi przmil(fas, non tamé eo- dem a&u conclufionis, (ed diuerfo ,. qui dicicur atfenfus principiorum ;nec requi» ritut ad relationem;vt eadem cognitione piatur relatio, & fimul extrema, (ed fficit , vt diuerfis a&ibus , fedin eodem. inftanti temporis; ficutneq;cum cogno-- fecimus cffc&tum,eodé acu oícimus caufam, (ed diaerío licét fimul tempore. Quarto ex eodem ; fundamentum to« tius difcur(us.cft illud principium: , Que funt eadem vni tertio y funt eadem inter fexex di&is 1.p: Inft. tra&- 5. c. 6. ergo nc dicamus-intelle&uz m difcur(u inniti fundamento, juod igaorát,& de quo non cogitat atu , deóct ip álTenfa concluf. il- lud aliquo pa&o cognofcere , & hoc etit attingere obiecta pra miltarum,quatenüs. cognofit Peteum-eífe animal » uia exaema fuat eadem.cem tertio, f. cü bo» mine,nám fi idécitascumtertio cft ratio. afentiendi,vt moueaur irftellectusad fen(um , debec apprehendere rationc Fenxiendi . Tán 2:aétus, quo quis.crodit fuilfe Alexandrum , quis Deus 1a. Sacra Scriptutaid rcuelauit , & ipfz Deus cit ' v&rax ; qui nequiraenuri ctt incriaíecé Ooo 4  f(apet- 08:6. Qux DU 6yliifuloiemGausiuniS X19. Aeon eid »t:29. MPH ESHMLNFUM puse imillarum,. f. reu elac ignem» B idininam;Prob. conteg je Cue " A pasret. (PAR. BA e k &yanixus magis, quatn aug imonio ojttor]nyaane; Quod «ab a[s diis. pre mitfgrumx fgpespatotali RM dió efücit vufir bpern na 12.8 fu permambibny P oidenequg natural fios Raptor pcndensi3m: c. donis: accapti dolor in eif ab ipla. eis de z.; az Keljh kjg& 9p c &om 19 Ari dan EE E ameti exercitoyquacenus aljcnía is cj virmaalizeg, cipr fonte lonas atinr gelleétas pos illum aum € allamcee rectam iusta regu ptalogicalia aliter ficeqi e 3a llc»c ener E BN Pm veis m Áeutecicts ne(ouibtons ac fupra sm atus ceflectete  nec« hone An ipia eloiukg ga "^ kon p tend itat ette uode alum nce xt »quod addit: desore ads ur deisov ar muaionesde er ER eei ded üdncl? poaipur, aen cegnàícipet atfenlum conc]ufíoni 3n hae.eft neceffarium , quia af fatur ab aGenéu pra iiti my «igo nequis: deroulaen s clie aíscius Rp: aaa cam , aliter idem (der fimul &-caufaui; «aua, quatenus attingit. mh vagias qui relatio caufa cxplicarcus per Ay quia imxepetitione primcipior ü. inlen ftenzía ipfinsyex cau(aro m vt refpieit co» stu fioneqy: Ad: adimide, quod a&tus i|- uM Dare idt Vall aic p uin [iperpasurale, (cd Lolum. "qan diatuc à ioo lüpcinaturalis adhuc in pugnasic Aon yigets ahud «u.eít aliquid -pédere ab aliquo, dupernatnrali occalia- d sitaliters à vt 9 Qoam andae, yup pr iilis exc anplisadgustis cuepi aliud; did irre cohquam à can(a per. in om pb T d geli aal i e EE pae i turab; » dipende pisonbs i stiais1q no DUB6r OUOU, 9, Tix cds cochlgmsd pa unc Gaule «onciu - sonciu vines ergo anrcgu pioaclled &liciat-con u e i ia elixiane sntcllc tiim aumtpote 4jeyex i Un stati e: concl non enim po:cft cohiberi;pr. eA u pefita wü Fats Mora oom on Penna mipseemi atenta «onglali cx it aliai quia offen. MUR ven 1ys rider Á pegar Éosmaleimou MA Mes i "q atguienapro [OA pin e Cole yeritate IA, ede n 3 pracmifgssóe imas , D MMMCRUT s dou: ione., & dgpc vndédeducuac 5;ad boc autom DIAS stra ccodebar fie rg » Lenta, qitod dau formaliter inallentu conclutionis y (& bicatringat. inciníccé  &. per. (cipfamy Objcéhum praenarüarpa » Ácd fact "d artingat excrinfecé. quatenus &utn pramilfavum, efk. messy en üeotia veritais coneluü od aet ádíolüm probent yc argum nec aliud per. ea Quniede p sit ,.colligi 3s immo arc dere uDpugnacionc caiufdam $., /guidi affert. ad impf. nium »qQua €tàcs pohitis- -preiffis.potle soccliectun d ttsabi, ad A taobie Gray ex d agenionis nO ^x Cunmsptimo modo: coacedunus aliquod -elicrse aonclafiqugo. paper: Es TF. "] ^ 60200 d xr eser] affeplas. principiorü ioglue L4 " ! etn üc cus opm 1 fedrimpugnar Ou ; quia ti hene mi&it per fe Sexdo fisico jofiéidttingere prinia éGton, & noni perac- cidéns ex animi daft Gtione" óppotitunr coninoérey Clitrüs'adliuc- hoc'i[isü colo eivai ex (olutióne'ad 1.arputrientam; dj Pede near no "eit [aree ibas esa Ie ise A T ependesvet db óbie&o prarmitía uA ect nec non Gblietam prarmillará^atun rper d feriíliimzoncla(onis!; cajdrgumiento re- fpondec Ouüied) obie&tum"conclationis habere ekife ienrem virtut£ ad: ver- ntelic&us: yuré. iudi guatny wise eot ons o nce RM "ian ra diícürturumi; fti conclufionis y ré fasi dat;j fapé t0ta:Ixcc dó&tritia:eftil la, qua.tradi- dimns (upra n;:16.:non:pofse veritatem «onclufionis, vt fic; háberi independétee áprzwiífis , quiacx.(az ratione eft ,veri« tasmediata cognita per pramiffas;; verü vi dicebamus 5 ad hoc. fa laandii/minimé useftafTenfum prinmcipiorü tormalitee ii coticlufróhe includis aut-a(fenfum,cG- &lufsonis formaliter, & iotrinfecé: attin- gete obicctum praémiffarumiled fufficic frattinbat extrinfecé s. quatenus attingit veritati aoediaráu y quz. dicit -Koborci« Bationémad prasniilsas «iib 10026715 urit emat» rionq «o9 d» i» «MUSS IQ. Xibungo . 911.0121» b1PDs 22210002] rms nodtul idm promifit cana catclifioni -"Igijo?: iquoScnere egnía v. ciwDta 18. X Vaitiapofstt intelugi.de prar- roro mi(fis; & coaclunonei «dl bita (iae 39 cl $ormalitet accepc sx quódios docunqs famántu:., certam e(t praspoiísá soc cia Mcoecip Co ituemD- palis. pese nu cce ah sueur propuer: cóclationem quàm € capicsloy ; ncc. gcuere mateciaus: y, aq. formalis caa(z.' ibcrinfeez per. «eram. compefitio- «UD DUST -f1 dH 1u5 5 -[1 aJ déillisxebüsio ordine fiim; coticlu(T8 vai ec fe pb cdm copalitió ex perfe acti, & per fé porentia; vc orh* nés £entur : Certuriiettig (uper conclaà fion yefpie re peeinifsa: fait - eglliBittt ex có miu ers. ios ex prihcipis; rmi [y éx vel dicittiabis cidinéimt rios v liabiuidiüet caüfz hie nofi peccft accipi nd thus fen(ü propriéloquendo, quia etm qu&'tleediein adiénra termini ad qiiem, primifsstionrecédunt , jmo fuut (ial oe pie ru dicet te duMA afiquari caufalitatis. Hocautém hoimetip viriuer(aTicer verum de pteinfiffis obiez &iué tentis fea de rebus inícipfis ; «qural non femper diícüríus e(tà cau(a. ad effe &üm, (ed vel ab eff- Qu ; velabaliquo ag lio excrinfeco medio; nifi velimus loqui verse T e 1ntelledtü d dd cogno(ci; niam poreft effe , quod effe- étus tit dorior (üa diufi, idéodis poterit: excitate incelle&um ad cognitionem cau fie, fed hac virtus non eft in rc fecunduay fe Gófiderata, fed vt'a&ai inmellectas füb ftat :quaproptet: tota difficultas reduci tür ád-przmíísas, & cónclu(ionca: fors malitet fumptásan:f. a(seüíus pracüfsae * zàm (it aliquo-pa&to caufa afsé(us concl, ^: Prinz opinto negat. veram: cau(alitaté intet:hos a&tus,fed ti aliqua teperinu; de bete diciin generc cane matcríalis;exes uinfcéz, cà quigtermiini;ex quibus con ftat; éonclufíio , fumitur à premi (lis; à quibus poteft dici fubuwnidlrari materià eohcluftoni, ita; Rüb:0p;q.8.prol.ar. 4.86 citantut pro hic fentécia Dor. 2,d.2-q.24 & Apoll, 1. Poit.qe2À lijyreducunt hang cagíalitatenvad gepus caua: formalis exa tr inféczs quatenus afsenfus principiorum, inf3raándo ,Sciluminando intelicctu: deccruanác illom per reprae nup ebiecltis: & medij ad hanc, & nó illam có clafioaem cliciédam; ita-Hurr..di(p.7: d Janla 66:8, Mgril. r. rio. dub, 6: S, Arta; 8a diip-15.bop-fpét« j« Conmuuior opiy pio-elt;,:qabd has canale reducarug ad gcnus ange cfücienuss fcd di-tepant adbuc itt incer fo namal. quien lunt. nad ieise;veram &theienuam (cd pouas alsca fuyo gramilsacumc babere vt conditio" ncm $8 — Dif. XL. De Syllegif'mo in Communi |... - nem agentis,& vcluti inftrumctum, ita Auera q. 2 propiecf & Amic. trac. 2 j-difp. 5.q.6.dub. ;.C(teri vero admit, , tunt vcram, & partialem caufalitaté ef fc&iui , ita Nomin. & maior pars 'Eho, miit.Sco. 1.poít.c.1.q. 1.ad 2. T'ol.in ex-. pof.primi tex.not. 3. Ruui.q. $. Compl. difp. 17.qu. 3.Io.de S.T ho.4.p.Log.:qu. 24-ar.2.Dida.à Iefu difp.16.g. 3. Blanc. difp.1.de argum.fe&t.3. alij . 19. Dicimus,probabilius effe affensü przmiílará cftedtiue partialiter cócur- rerc ad afTensá cóclu(ionis;ita exprefsa docct Do&or q.1.Prol.ad a.pro Philof. vbi cótra D. Tho.arguédoait, Traierea Juppomtyquód principia [unt diflin&iua babitus cüclufionis in alio genere caufa, guam vt principiaeffetiiua, quod faljum €(l, quia fialiquamrationem caufa di- flintiius babent ad babitus iflos,non ba . bent, nifi rationé — effediine; & cla rius hoc afferit 1 ,Poft.g.8.& 9«Tat.ctiá 2«Priosq.1.ad 1 princ. & probatur; quia in premifsis adsüt omnia figna,quibus à pollciiori arguitur aliquid effc alterius cauíam cíffeitiuá, nàmprimó continent virtualiter cóncluf. vt ait Arift.1. Poff. ' €. & 2. dcinde cóclufio aliquo pa&bo af fimi/a:u: pratmifsis , ná-ex certi ine, euidc itia, & veritate premiffarü meti- ^ murccrtitud;nc, euidétium, & veritatc conc] d.fi pramiflae funt vninerfales,vcl pa ticulaecs;neceffariz,vel probabiles, aut falfze, vniuc:falis , vel particularis, ucecflitia, vc! probabilis, aut fa!ía cric eonelufio : &tandé adelt effentialis dc- pee itaut fi premiflze nó effent in. elle&u, impofiibile erit intelie&tum » elicere conclationem, quia conclnfio, vt .€6chríio, dicit ordinem illas, 2 ibus fué vez itat&; iarelle sabfqypremifsis cliceret io- ncm illamyaofi eff&t eonclafioy(ed:efsc- . ae y 3 cóelufione mete fcienti.h Bp ii $t finpler plopofcieser fée da apice; tio; quz'omnia 3csutnit a&uitatom im jremitusee e&u cóctufionis, lhis.n,ra- i ibus Dodo Ed.sqiz. A. & 6$. 04d «fionem;prob-t cotra UNIS e paztialerm caufam inte .a0 Refpond. folá ex his fequl, vel promi ffze nar códitiones nc 4 vt ait Aucrf. & Amic. ve] ? € habeant vt effc&us zuij,vt ait Ru ion.qua Tàd- tionc nequit intelle&us elicere.cóclufio nem;nifi prius: ducat. rn er pot pter ordinem iftorume m;vel tà« dé quod fint caníz in genere caufz for- malis 11luminando,& terminando intel-. Ic&um ad hanc, & non aliamconclufio- né eliciendá,vt afferüt Hurt. & Arriag. Verü addu&ze rationes plus probant; fi re&? perpendantur, & primó quod nó fc habeant vt conditiones ; nam códitio fiac qua non tüc rcquiriturquádo adeft agens indifpofitum, vel impeditum,& il la conditio cft quzdi impediméti abla- tiojideo nó dicitur effe& tet in approximatione igni fi agens,& paticssüt debit ta, non. 15, vt pa s ad lignii; at té approxima- dita, finon fequitur aGio , » quodagens non habct adz- quatam,& completam virtutcm,fed pe« Git fuppleri ab aliogaliter p:ccluderetuz omnis via ad oftendendá aG'iuitaté cau farum;quilibet .n:pro libito dicere pof- fecjtsaioh Íccundam v.g, effeconditio- nem, & effe&um folum à prima depen" dece, vt in fimili de obiecto intelie&us. contra T.opin;& fub lic.V ,.cá igitar in- fc non fitimpeditus — dam , nec ad recipiendum a&ii conclu- fionisyfi haberet cóplet virtutem pro- ducendi conclufioné, ipfamproduceres &fine pramifsis , cp eft falfum. Tá quia effentialis diftintio, inquit Do&or, né c[tab eo . gy non eítcaufa, przmiffe fa- ciunt, óriginaliter faltimy dilferre con-- X glufionemeffentialiter , quia di tinto conclufionis probabilis, & neceffari? aft effentialis, & nonnifi à prmifsisorigi- nalitcrprouenit . Et candem. quia cíle afsimilatiuam, & vic cualitér cotentiui eifeétus Quieróncset demon(irans nccefa ds:nec canías formales «nón inflauntcin cife-- extrinifecas; umifed (iquam exercent caufalitaté y . "hac efb erga intelcti-ipfumdetermis nando; - Do&:cit.1.d.3. q.7. arguendor . Rit ime qué len iin amiz i - - 7 M ! | QuafI HI umido previf fii cid feconcf $19. pando, & tilüminando; ergo cóclufio nó debcret necellarió affi nulari przmiff;s & pcr. illas effentialirer diftingur . Tum quia intelle&us non folum cft indetermi- natus ad producendum a&um cócl. , fcd eriam e(t incompletus ; quà ad actiuita- .— t6, vnde petit ab extrinicco determinari faltigià tpeciebus intelligibilibus, & có- plerijergo pramifia: noo folum determi nant imclle&um erga cocluioncm; fed €tiam complent cius a&tiuitatem; atlüm- ftum patet» aliter nulla cíict (pecierü in- digentia;fi fe folo, & roxaliter concarre- rct a&iué ad a&um, conícq. prob.quia fi conclaho eft prorfus igaota , nolla adeft fpecies 3pfius impreíla :ergo przmifia tüuncconcursü (pecierfupplebunt ; à nul; lo.n. alio in hoc cau pofset intelle Gus determinati & compleri «Quod fi dicas cum Arriaga; in co caíu concurrere (pc« cies pramitarum , eft voluntarie dictu ; & (alim habebunt. przmifke concurium. mcdiatum ad concluüonem ; ficut obies Cum mediante fpecie dicitut cauía in« tclle&ionis. Tumqunuia vt notant Cóplut, in aticníu concl. nomíolum;repecizur-tas tio intcile&tionisin coi correlpódens in- telicéui; nec fola ràtio intellectionis ta lis obic&i;correfpondens fpeciei impref- fa ,(ed ctiá rauo intelle&tionis difcu:fi. uz, quz per fe refpicit premifsas non in. teile&tum, vcl fpeciem , ergo ficut igtel. lectus, & (pecics ponütur catiíg a&tibia , ita quoque pramilz. Tum quia; vt con- ftabit in lib dc A nun. bené poceft vnus . a&us vitalis phy ficé in alium 1ofluere, fic enim 1nopinione maltorum volitio finis effe&tiué cau(at volitionem medij; tic igi tur in propofito porerit affen(us princi- piorum immediaté cü intclicétu ipfluere eficctiuéunaffentum conclufiuns,& nó tanum mediantibus fpeciebus . Tü quia, inquiunt;atfeocimur conclufioni propter przmntias, iy propter cít dié o caufalis, vcl caufa finalis, vel efficientis non auté for vel materials , fed. prazaa(dae non tunteaula finalis , cro cfficiens. : NNonncgamus tanic piaunisas , laltim . obicctiuas y poffe dici aliquo pacto cau . fam materialem, & m concluiio- ni5, waterialem ,«quatgaus termini €on- . clutionis fünt termini przmilsarum, for- malem , quatenus pramiffe ípecificant: conclufionem , fpeciticatio autem vidc- tur ad genus formalis caufa extriníc« cc pertinere. s J In oppof. arg. Tum quia in hoc enthi-. merbate omne animal rónale eft homo ;; ergo Chriftus eft homo,con(cquens nom cau(atur ab antec: quia cófequens eft de; fidej antcc.cft naturale, foperoaturale aur rem non cauíatur à naturali, quod eft ims; rfedtids, Tà 2.affenfus ifte (ic(set caue àc(sct 2 quiuoca , quia differunt fpecies quod ctt falsü , quia caufa zquiuoca cft: vniuet(alis, & remota , vt patct in coeliss a(seníus veró eft párticulacis.Tà ? .quanet doque recocdamur aétus. conclufionis 1 non praiifsarum , ergo poteft císe cone. clufio o ven aii Neque dicas rung: non cíle conclufionem ; Quia ille actus; caufatur à fpecic derelicta ab a&u concla in«ncmorid, ergo cum fjecies nó concur rat nifi ad fimiles actus ; ex quibus fait: producta yrá illa conclutio etit cadé fpe- cie, accum praemiffis, fiue linc prz mi(a. fiseliciatur. Tà 4. ncquitintelleGus eli-:- cere fecundam operationem , nifi prius habuetit appichentioncs tetminorum;,&. tamen ex ifta indigentia non arguimus - caufalitatem in prima operatione etga; f ecundam; ergà quamuis concl. 4 à pra mifTis, & tertia operatioà (ccunda,,, nónobid deberidici.caufa ; cadem quoqs. dependenua eft mier actum ániellcétus ,. & vol(tats, venequeat e(se voto obic-- &t in volütarc, qu:n praeccíscrit eiu dem: intellc&io in10tellcétu , & camen actus intellectus non eft cau(ía a&us volunta- uis, iuxta probabiliorem feitrentam , qu&- fcquitur Doctor 2.d.25. Tà 5..& fi przz-. miísz: poffint producere Ípeciem iptelli« gibilem, non ob id arguimus poísc pro». ducere alium aísenfum ciufdé (peciei, ad. quem fpec:csilla potcít concurrcre,ergo . multo minus poterunt concurrere ad a(- fenfum: conclufionis ,qua eft fpecie di-- fün&us; non .n.videtur.g vnus actus in. telleétus fit alterius productiuus . Tan. dem de ratione cau(z effectu eft, quód. fit cxiftens, ex dictisun Phyf. dips. q. 4. art, 1, fcd quando cft aísenius €ocluüonis - non "dS . ó dd "M iÁl Rcs, d fue Dp Dé sls niat o non efk a(Ten(us prz milium. quiahig pracedit nec (imul effe poveft,ergo sv; 43: Refp, ad 1, io illo, enchymemate, fubintcll sibzc mier, Chrftesett anic; mal rónale, quz in intellectiadeft ,quà- vis orc nó jpleratury & E (kde fidegideon ; poterit illud cófequens stiamo e(t dc fide, fcd potius éanclu(io Fhealo-. gicavrinümili dicempusinfca difpik 3i. qe gar boA di 2n efb-de (Nod oa eu squid (c vniuer(alis,nam ohiestugp: caufat (pecicm fpecies o perat .omcs ope-, rogis e nh vines fiigidicatem, S fimiliaquaz funt equiuo RAE 3,negamus aum illum ef-, feciu(dem fpecici cum canclaGonc. y Vt. fz pius cft di&um ,ad probat, cefp. yelgr alia(pecies fit conclufionis , & alia; fune; icis propofitiortis, ; is de eodem, pret ai iem wx producta , quia: ;intellectus formauir illam pro; tionem; vcl (i velimus afícrere .elle. eandem fpeciem, dicimus concurrere foe lum in quantum. a&us illi habent quan-; dam inzer fc fi militadinem, & conuenien, tiam tamen quia (peciesilla fe (ola nod; fufficit abía; prei(lis ad producendam, conclufionem,& ipía neqüit excitate invi telic&um ad affen(am prz miffacü, idcite- co mouct ad f.aplicem propolitioné cli- cicndam . Ad 4-xefp.cx Sco« 3.4. 23^ S. «A liter j concedendo trminos , quando. €nidenter €ognofcütur, canfate notitiam , i fecus quando funt inenida. tes,sctüeft camen magis dependere ter». ienoy 10nem à;fec rir ee &prima:g i[sz pervwim i tigam, A ia ifermo conci gen ,nonfic appre d tetmjnotum; gs; tum rriafpeciticatur:eísenirialiter. dote dlapelbampetpriccpis fien m principia pbylica mapas gemini e 1jídé, £camuss , fed pep princ: i mathematica. oftenía ; N 123men aGumantelles; £s eísc: prt y aqq mk nd ccíszrib prave joi fitus-y quia volitio; mon: fequiur.necefsatió ad iatcllé£tioné obic ; Gynccáb: ; »efsentialitergs ird, 3.0.7. $« 4n ifla: voluntas fit caufa tos turn quia ex Di Samen. non ; ficte p talis fuz volitionis. » attamen eftpoténtia erion tioni ncque dn actuad ;exipé; operas dra 3 Wn y ora m. dr fubabct exbfcovirttemi!complétám pros ducendi abquem athimpocerir.jHam.c]t« Swyquaca 4 cere,fraiocolidmpedimento; quod in pro4 sati T HF PATE. HR ifa fis nunquam élictct conclufipricm; fignü euidéns nondhübeft resale gii, fed rss FRA i ler ias; ME Rd In dc ratione cana: axytiuocit ) qu ffi efíc&um fpeqie dift inGaín produrre: düamuis nequeaz.effe&tunr éiufdeni fpea ciéi cffioere; quare nonre&à Krriagaeg hbc;, quod vnus aótis non peadus Vrerhr i pLa s v pi ders non : [xóducendi alium-fpecie diflinGtum, dummodo viriualitcr pos datur inilloj&cureft:;conclufio: pezmiísarum 5: Gc :ctiamfecundum alis quos volitio $nis cffc at valitiga nom medi j;quarn virtualiter iricladit; nó tamen aliam volitionem finis, Ad vliimia dicemus mfcq.quafti.c 15502 cibis od -izazbo,123;:192 i93 ti2180115 2112301 013 £) ti Q. V.s£ ST: 4.40» 15352 METGIUISPIP .igbaodi»i22,1122ido il Adbremi ER éaiofris 1» i conclu[io.. 13q Xp (ou 14 go Apreuz di32q.z; ad 1-contéa 62 : A dascai utünedoafsésirprasd mi(sat& cépore:neéc(sario debere pracex dere conclafionis a(séfam ; Qeamplares alij hocafserunt dc maior propolitione fninorem veró'fimul-cfse: c: conelufio? niy afscnfa. Communis opimo cft. ineBa dem inftàáti-fitul (ae scctfsario debet afsenfus conclü(ionis ,& principiorum gi fed adhuc di y qudáas aieat(uf2 (sri ton imticam cócluz fione pet labitusey afséfibus praim:dísaz rari dercli&os 5 Conimpoxament. Pofl C; 19-cart zi docent fatis (sc! a(sen(üa" prátni(sarucn-fimal exifterc curo « óncturzi fione-per actum recordationis , quo me nioréir intelleótus fc: afsenfuny habuifse ciscatales prarmifsas. Veram, imi Vere-ó resiquàm RKeceiitioresferé omnis fimul - | tancani exiitentiam volunt else meceísá « uam n3 (iod e52 ^ | 1 ormalii , ita Do&or q. $* ^ qa. M d. & 1. "olt. j8. & 9. J Prodec i er - .CX Sco.1. oft.cit. * a 5 z t dupli . confi- Eras ; * 1 , " utfa p (s ] cratis vel vt (unt quadam fimplices pro-  poficiones ad inuicem nó applicata, ncc ordinatz in fjllogiímo, vel vt in fyllogif- mo difpofita', & hoc modo adhuc dupli- citer poflunt fumi, vel vt füb(unt relatio- micauíz in ordine ad cóclufionem vt ef- fc&um; vel vt funt fündamentaliter cau- fe conclufionis, quo fenía fpe&tancur fe- cundum preptias naturas, & vt à relatio- nc caufz przfcindun:; quaflio non pro- cedit de premiffis in primo fenfu , quia vt fic poteft efTe maior finé minori & co clufionc , & é conuersó ; imó maior , & minor abí;; conclufione , quando .n. nó funt applicata;& ordinare in (yllogifmo, non habent rationem pra m.ftlarum ; fed diícutitur de premiffis applicatis;non qp necefíarió pramifsg fimul debeant clici Ab intelle&u; (ape .n, euenit, maximé in nobis propter ir:perfe&ionem noftri 1n- tcllectus;quod miaior prius eliciatur, quà minor,vt aduertit Arift. 1. Poft. c.r. fcd cít dubium;an alsenfas iili przzmiffarum, quamuis prius tempore elicit: debeant nihilominus permanere ,.& in codemin- ftanti fimalelecum conclufione. — — 1$ Dicimus,ti pra mifiz vt formaliter caufa conclufionis cófi derantur; funt fi- mul «ü conclufione,nentantü fimultate temporis,fed etiá natutz, fi veró vt fun- damentaliter cauía (umuntur , fic dcbét ambz in eodem inftanti temporis fimul efIc;non mmor tantü , nec habitualiter , aut per actum recordationis,fcd per pro- prias cniitates, cum qua fimuluate tn (lat prioritas naturz. Eft Scoticir, & cóis cü Arift.1. Poft.c. 1. & prob. primó; quód vt formaliter cauíz fint (imul natura cum €onclufione, patet, quia vr icfun: relati- | ua, qua func timul tempore , natura , hitione ex dictisditp.8. quaft. r1. €cundó y: fundamentaliter accipiun- tur debentetiam timui exiftere, quia pre milita (unt caglar co;iciuiionis , caufa au- teni quando a&tucaufat ; dcbetattu cxi- ftcie, & nó d immcdiaté pr c facrity licut fasc in Phyt, di-. second. 82r t: SCquoniam amba prz- AR nclufic ns fine tera cft infufficrens , vnde quzlibec ac- menmtiío vim habet inferédi ex fora yllogiftica,vt diximus r1. p. Inftit, tract. 3: nam medium , vt coniungat extrema y debet cum ambobus illis. coniuagi virtue te illios principij, Que funr eadé ud tere tie, funt eadeva inter fe, idcitcoai premi(Iz debent fimul cum conaclufione exiiterc, non fola minor. 26 Tcttid, debent etíe praefenres sm: m & fotgales entitates, & no per ab tus, nà habicus (olü eft caufaa&uit cin(dcm fpeciei cum illis, à quibus eite: nitus, a(jeníus principiorum , & aSenfus: €onclu(ionis fpecie differant,vi patctscr- go habitus principiorum n&qui: cócurrc- read actus (cientificoscóclulionum, fed pracisé ad a(lenfum pra mifíarum .. Tum quia habitus non dator potentis ad fim- pliciter operandum;fed ad promp:é , & faciliter operandum; vt notat Do&or 1. d.17. q.2: E. nam abíque labitur potett potentia in actum exire, abfoluié loqué- do;at pramilT'a requitontur in intellecta. 4d fimpliciter operandum , quia. (in? ip- fis nequit intelle&lus producere conclu- fionem; erg concur(us ipfarum ncquit ab habita fuppleri. Neq; fufficit, v: pze- fentes fint per recordauonis actum; quia tertia operatio e(Tent'aliterà (ecüda de- pendet; & caufacur , vt. fine illa nequeat ciie , & intellectus ex (enon cít fufifciés ad cliciendam concluüonem , fed à prz- mitIis determinatur; & completur, ex d:- €tis qua it. preced. ergo pramitla ex (e ipfis concurrere debent , vcl per aliquid [upplensillarum concutíum,a&us recor- ditionis non cft potcas fapplere ittà có- curfum , quia eft imperfectior, nec cmi: nentet Continec a(feofam premiffarum ; nec füfficiunt premiísz in c(se obiccti- uosqtua vctic habécetie (ecüdü quidscau fa verà rcalis expofcit. eíse fimpliciter - Tandem quod priorcs dicátur pziort- tatc naturz,patet;quia vt fic caulaur co- clutionem , qua ab ipfis e(entisliter de- pendet, e(fecitialis aüteim dependentia ififezt banc priotitatem ex. di&tie difp. 9. qu&ft.2. artem, v io " ^2 x ' . " ^in dj (put.7.q.4.art.t.- $:&— Dp X FoPesfy ; «An oppef. obijc. primo , quod afsenfus pramiísarm tempore antecedaf.» Jta quia difcuríus cft quidam motus wi mus ,de rauiooe autem motus eftiucecis fio, Tom 2. nequit inte ilc&tus nc Es fit nitus ; plua famul intelligere » vnd dicebat Arift. 2. Tops 44 cotingere va plura:(cire; pon autem cogitarcsergo af. fenfus illi non funt imdl ..[üm3- certum eft ietellc&um cí(se.dererminatum;ad co gnofcenda (imul plura,non.n. pot 1n iqies Qàm3q; numerum intelligibilium tendere fámul,fit v.5.talis determinatio ad. [cx ,& Habeat de quatuor obicáis cegnitioné s certé fi aliquam fyllogimi elicecet, pof» fet proillo inflanti habere cognitionem, majoris, & minoris,quia habct.ad duo ca pacitatem , non tamen conclulionis €o- gnitioné, quia excederet. Tum 4» babeat quis errorem aliquem nimis radicatum inintellc&u,certé fi formaret fyllogi(mü de conclufione oppofita vera, non pof- fet poft premiísas producere conclutio- nem, quia per vnug a(senfum non poíset ftatim expellere. exrorem tàm tenaciter. affixum .. Tum. caufa materialis tem» pore praccdit cffc&tum, vnde fubftantia dicitur accidens precedere tempore, na- tura, & definitione , praemi(see (unt cau(z maicrialcs conclufienis , ergo &c. j . 27. Refp. ad 4. ex $co.q. 8. cit.. dari quandá fücceffionem in diícurfu, quate»; nus rcgulariter prius coguoícitur maior; fcd cü hoc ftat, quod quádo cogno(citur , concluíio, permanet adbuc cognitio pra- miísarü; accedit, quod diícuríus cft me- taphoricé motus , nam potcft intellectus vnico inftanti TW. wm bp » Ad 2. ait poíse intellcüum p ^ voluit Arift, vcl dicimus textum jllü., císe pro nobis, ait.m. in (Kcienuia plbra fis; mul cognofci, quia cognitiones praemife fatum, & conclufionis (unt fimul .. Ad 3, aliqui dicunt,vt Ruu.aíseníus prami(sa- rum,& conclufionis propter. mutuá cons nexionem fc habete vt ynum;ideoq; non cXcedere capacitatem intellectus: Alij vt. Conimbr. & Amic. non fequi afsenfum. propter impedimentum at.conclulio in- ura cognoícete y; vt habitudinem aliquam habent inar. fes; & vt (unt connexa; non vt plara (unt js ; dylgifmim Conn -Migtsucide intellectu l 5 dq) & ad veratem ha atjqu6d quando incellc&us cliaet.epnz ui 6 mul.exiftácinpo pras ip en eraliqua« f ger (enonpertinensadiila cognitionem, Ad 4: fl deertorcactualiieft emo, (las tim pet. demoftrationer'expellerar quae cá Vue ADR eui deua eere tirudinem; fi dehabicualicrtoreyconces dimus nó ftatim de (Leui(ed paulaums ga bábitus nó opponitur. a&uioppofio for maliter fed virtualiter»: vein lib. de Any - dicemus, Ad $ ait Dockof premiísas císe quoque caufam cffectiud i deirco-quando funtapplicatz & naturalés, ftam pro» ducunt conclu(ionem qua cft effectus, ^28. Secüdo adideuxpotc(t dari csfaus; Qp fint a(sen(us maioris, & inocs, &in clicitione cóclufionis adneitatur fai (itag catum ,.tunc erit: áf: ;pra mi(saturm fine aísen(i conclufionis: antecedens pas tet ft faltitas efset difficilis cognitis & nà flatimex apprehenfione termioorum coa gno(ceretur ; "Tum a;ad a(scn(um cóclus fionis prz requiritur; vt termini eius.cone cipiantur vt coniuncti: , & pofkafsenfotn pramiísarum , quz oqgnia eunt císe. in inftanti . Tam 5. caufa cíiciens (ulum virtualitet cotinet effectum ; er0 cx «o4 gaitione ipfius cau(z oonnili virtaalisca gnitio.conclufionis potcft inferri , crga» cognitis priemifIis no necefsarió formas liter debet cognoíciconclufio. Tum 4« Ati(t 2. Prior. c.26.ait contingere poíse cogno(ícerc omnem mulam e(se fterilem;. & hanc eíse mulá, & dubitare, analiquid: habeat in ventre, crgo cum aísépío prz mifsarnm non ftat aísen(us concluGoniss; Tum 5. daretur eiufdem rei fimul. in-in« telle&tu cognitio con(u(a  &-di(tin&ta s. nam. cam dcfinitio dicitur;de: definito y definitum cx partc fubicéti see. m t&het., cx pacte pr dícatidiftinéte..— | 5 Rcí pad 1.neg,antec..quia: cum a(sene» fus conclu(ioàis fequatur:19 code initan- ticum a(scní(i minoris, neceísarió.fiante; concluftonem aduertitur Glíiras, €t ante: minorisaísen(um. Ad 2 (i praemiísz (unt: cuidentes, in code inítanti cliciuntur 11li: actus,fi incuidenics, ucc — prz ct ce fife- rd E tias p bicàs inclinat in inre itf; in erectionem ad; cie dif. féradt y &teo'idem de iticipiórü éefpé&tü conclu(ión tit fpe- cié diftínéta, nátiivr fe bet Peiéra in pra- &icis, ita priricipiaiu fr pelbilbur Té d z,libitus eft quaidá v virtus; & fetmei €ipiorümjergo €ofitinet in (e acciuitátem illorü; ergo-potetit Gur jctüclptsMdicoc «lufioiem concurrere, Turm 3.experiene tía cóftat ;(epénos alicui conclu(ioniaf- féndiri'exafsénfü premifsarum prahabie to mülto téporéarte jmasitné cum pro- pter nimiaai di ftta&tionemió potelt in- celleccusadaertere prarmiffis jetzo (alim in hoe cafü fufliciet prafentia per actum. £cifieioritiium y ram: veré tünc bv caufa, & effectus Cid aceto 00109 i of ^59 Kceljxad 1ineg, pisitalemi v brin Scoto diximustupra dq: 2.dd 2; Ad 2.dici- taüs hàabitü.hon' contincre votare actü, quia [e Tolo non poteft illum producere, ideo neut efficere, quicquid porens cft actis cáuiáre ; & habcimus inftanciam in caufis ze jaimocis; etiam perfectis, primae .ni- qdálitates funt cavía prauitatis)  le- uitat $,qud principiant morü,qui niBido- tinus n equit à primis qualitatibus pto- Venice & 10 multisalijs. Ad 3. imó quia tüc ad. cft maxima iniellecus diftractio, e xm x e MUR d e: principiofum re abáfsen(u cochifionis,quia prius puso dm etioti., in Sisi rm t va- | T fenis *i miners "s E: stre v fion ind More Des - er i izef iint m Nia ind. ^ E: idco i huh Ad. j : parebicinq; li , "QgvasTIO AU Mn aflenjus. premi wm vecefit tetine ardeo concluf. 39 (7 V2ftio pocas nino rita "&os euidéter apprehendit praz- mifsis Vt verás & cx llis fequi conclufiGe né ad i poffit c nót afsentiri, vel gecesari debeat elicere actuln alsea(üs circá cott «lutionem: Pro cuius intelligentia not. deterinhiadíó potéti£ ei duplex ex Scot. quol. 1 6.art.f. alid dicitur cottrarietati$y Tcü fpcci li cationis, alia coftradictionli$ » feu exercitij, ficut mdifferentia,fürinde- tcimninatio oppofita eft dapléx  contkae rietátis,& comridictietiis, determinatfo contrariétális cft , qua potentia determis tata eft in elicitione ad vium 4&um 66. ad oppofitum, vt voluntas citca bonumín [e dicivür fic deter minatà, quia nópot R elicere quemcung;a&um, tiüe volitionis, fiu nolitionis, (cd necccarió , fi Fa I9 ll ÉÁEOSEPR $14 — Difp. De Syllgiftin aliquem actum, hic e rit volitio; indeter- soinatio contrarictatis eft , quando circa obiectü pót oppofitos acus elicere , .f. amorcm vel odiü, qualiter fe habet volü. tas circa obie&ü oftenfum fub rónebo- mi, & mali. Determinatio cótradictionis cit , cum potentiaita cft determinata ad vnum fpccie actü circa aliquod obiectü, vt nó poffit illü né elicerequalis eft qua- libet naturalis potétia ex fe circa obic&tü ecbité przfens;indeterminatio contradi- &ionis cft (qua potentia pót in oppofita cótradictorié, vt (unt velle; & non velle, nolle,& non nolle,& hoc pa&o fc habet voluntascreata ctia circa bonum przci- $É cx Sco.cit, cum fit c(sentialiter libera. .. Conceditur ab omnibus , in premifTis neccefsarijs, vel taliter apprehentisafsen- fu:n ipfarum neceffirate intelle&tum ad — la afsenfum conclufionis neceffitate cotra- xictatis , ctiam vt fubeft voluntatis impe- rio, itaut circa illam conclufioné non pof fit disenfum eliecre ex (c, neq; impcerari à voluntate ad di(senfum producendü ;& Xó cít, quia I:cut fe hsbet bonum ad vcl. Jc, & malum ad nolle,ita verum a4 afscn füm,& falfum ad dif(sé(um, fcd nequit bo' mum efsc nolitionis obicctum , «t bonum €t, neq; malum, vt málum obicétum vo- Inionis cx diétisin Phyf.difp.7/9-8.at.2. €rgo ncq; vcrum pót eíscobicétü diíscn. "fus, & faifum obie&tum aíscníus, aliter po &cntta tenderet extta proprium obic&tu; «quarc ncq; vt poteft à volun'ate impcra- 1i intellectus , crit indifferens ad affensü , « diíscniim. Conceditur ét ab omnibus, antelle&um circa has neceísarias veria- 4cscx propria natura con(ideratum cfse determinatum determinatione cxcrcitij Ad afsGfumyitant ex fc ftatim prabeat af- fenfum,nec poílit nonaísentire , quia cx fc cft canfa nataüralis,qua, ti nó cftimpc- di:2, n«ce(sarió agit;nec habct j otétiam fuípcndendi a&ioncm; dubium cft de in tell. ctu, vt voluntati fubijcitur., quomo- 4 babet quandam pariicipatam liberta- 1615, an poflit .f. voluptas ftante aíscntu vero , & cuidenti ( rmmifsarum neceísa. rjaruc) Süspendcra assensam intelicctus «iro conclufioncm ; vcl ipsum difücalic- 1c adalia obieda. ML n ai eis Nuts 4 dir: CN : Om d :; 3x ;AMirmá) Raiuius 1 Poft efc. Murcia ; vlt. Ofia q.1. art.3. Mori " Prior.d ) 6. Auersa q.2 $ sect.3 .& alij. | Negant Conimb. 1. Poft.c, 1. q.4. att, 4. citantes Caier.Sonc& Fons Sach. lib. »Didac.à Iesu disp.16.q.4. Blác.disp, - ended ud E Mies «dc -4Hurt.disp,7.de, » Anim.seét.a. Amic-traba .disp.3- d 6 dub. 1. Arriag.disp.15. Log.se&t.6.Io.de S.Th.4-p-Log.q.24.art.3.COpl. disp. 17« q«4.& ex noftris Tat.1.Poft. q.1, dub. s. . Circa qeisiin pxobabiles commis nis feré fententia (uftinet intelledtü effe quoque determinatum determinatione conttarietatis, quando przmiffz rudicá- tur probabiles , itavt nulla ratio fal(itatis appareat ratio cft cadem , * "a przmif- fie iudicantur vt vere, & poffunt re&a il. ationc inferre concl. probabilem vcrà , non fal(am , quia cx anteccdemti vcro nó fcquitar fallum ergo nequit intelle&us: d.tfentire, tum quia (i diffentirct, a(fenti- ret contradi&torio illius conclufionis,&c per confequens virtualiter aflentiret có tradictorio praemiífarum , de quibus iam fuppon:tur aflenfus, crgo duo afséfusop« peau in1ntelle&tu;quod cft falfum. Dus» itatur tamen de determinatione exerci» tij nam quidam fu(tinent iatelle&um;ét vt à voluotate przfcindétem yindetermi- natum ec indeterminatione. exercitij » vt poffit elicere, vel (ufpendere aifenfum circa conclufionem probabilem, ita Co- nimbr.cit. atc.3. Blanc.& Morif. cit. 31 Dicimus primóypofito a(scíu pre» miffarum in intelle&ta 1pfum nece(tfitari ncce(fitate exercitij ad a(icofum concl. quando cft in materia neceffatia, vt non poffit à voluntate impediri ; ita Do&ot y.d.1.q«4 S. 4d argumenta,& 1.Poft.q- 8.X 9. prob. imeilcétus , & premiíse sit caula naturales conclaiionis debitz ap- plicata, non ipeditz , ergo neceltarió producunt aticníum conclufion:s. Dices in pediri-à voluntare mon coníentiente.s nec concurtente,imo füfpendentc cocurs Ium nec MEUM matorem participat libertatem y cum fit agis cóncxus cum voluptate propter rationalitarem, quàda caecerg potenti . Centrà ; voluntas nom dcbet concurrere camjuam  phylica - ple u ^s cen c Q.V. cn ex pramif. ntcef-BelleClus ad affenf.comcl. $2.5 fa.od.a&usintelle&us, quia vt intellectus. concipitar vólantati prauius, exi t in pro- priosaQus; — ubditur volürati nó indiget concurfu voluntatis phy ico.Ne- gatio confcn(us -, imo difsen(us volunta- us non eft. impedimenum | fufficiens flante afsé(ü. pracmiflarum y quia etfi no- lit volontas , fi vifibile eft proportionaté pra feos, & illuminatum,oculus non impe ditus non clau(us,adhuc videbit, ergo dif fenfus voluntatis.non impediet a(Teofum. conclafioois, qui affen(us (e habet. vt vi- fio ,conclu(o vt obiectum  a(fen(us prze- mi (larum vt lumen, & cognitio bona: il- lationis,vt applicatio luminis. Tandem iila maior conucnientia non officirquia ma- gis (ubijcitur voluntati potentia loco mo- t1025 quàm intelle&tiua, quia illa ab(ue imperio voluntatis non exit in ad ü,ficut intelle&us., & tamen eft magis extriníc- €à volütati,quàm intelle&tus ergo ex il- la maiori vnione nó debemus inferre tan- tam dependentiam intellectus à volunta- tc inoperatione » vt fi habeat obicctum | ace pc am ina&um , nifi prius eneplacito,& licentia voluntatis obten- ta ; tum quia in aGibus intuitiuisyetiamfi formaliter di ('entiat nequit impedire ap prehenfiones,vt cum vehemens vrget té- ratio,ergo neque in difcurfü talem. pote- ftatem, & dominium habebit. In contrar. arg. Tum quia. nullum bo- num poteít. quó ad exercitij determina- tionem neceílitare volütatem, ergo nul- lum verum: à pari. poterit determinare intellectum. Tum 2.poteít voluntas cau- fare ccilationé, & impedire continuatio- nem cuiuslibet aífen(us conclufionis  er- go poterit caufare lufpenfionem, Tum 3. ántellectus, vc lubditur voluntatis 1mpe- «tio, participat libertatem , & indifferen- .fiam circa juodcunque obicctum, er. 'étiam circa aileafum nece(larie conclu- fionis (ed non potctt effe indetermina- tus contraric,crgofaltim cotradi&orié . "Fuen-4-habitus z1znitur in. potentia erga aliquod obiectum,.juando potentia erga illud habet aliqualem libertatem , & 1n- diffcrentiam , vade in naturaliter. detac- minatisyt funt gyauja re(peétu motus de erfuüay non geactatar habixas cx Seo» 2. Logra e d.1.q. 10. K. fed inintelle&u era con- clufionem fit habitus, ergo circa ila ha. bet indiffcrentiam»faltim cxercitij . 33 Refp.ad 1.neg. téjquia.volü« taseft potenti formaliter libera yintelle- Gus potentia ior E natia dt des terminata « Ad 2. poteft ca qo nane i nem folum auertendo intelle£tum. af-- fen(a principiorum;& vt (ic poteft ctiam: impedire atfenfum.conclufionis ; ftante: ver affenfu principiorum , non pót ime ite continuationem a(fenfus. concla- fionis- Ad 3.vt (ubditur voluntati; folum: babet poteftaté cliciendi ; & non clicien- " di affen(üm pre miffarum 5 tamen hoc eli cito , neceífació necefIitate ex. fuppofi-. tione deinde infert conclu(ionis a(fensá s. vt patet jnalijs potentijs. Ad 4. cx dicen- dis in lib.de An.habitum non generari inv potenzia propter folam indifferentià, fed etiam quia poteft aliquam pati difliculta- temyvcl quia poteft intenfius;vcl minus. inteosé operati , qua ratione quando eft habituata facilius , citius, delectabilius.y. & inten(ius operatur ,etiam (i natucaliter àgat,quare ncgatar affüumptum.. - nd ad idem ; « do ex ijídem pra mifsis poceft inferri duplex cóclutio y vt in Barbara, Baraliptons Celarent , 7 Celantesquarü vna efl direGta, alia indi- rc&astüc preaitfa nó determinant iatel- le&um ad aliquá illarü , ergo indifferens eít ad eliciendü,& non eliciédü a(fen(üav cuiuslibet. Tum 2,apprehé(io terminorif, etiam primorum principiorum, non ne- ceffitat intelle&um ad all enfum illorumg ergo neque a(fenfus przmifarum. deter" minabit intellc&G1myad afenfam conclus fionis, patct conícq.quia maior cuidentia eít in primis principijs, quàmin conclu fionequa cuidens eft dependenter. Re(p. ad 1. ineocafu pramiffas des tecmningté necc(fitz ze intellcQtum ad € elu(ionem directam immediate , quia pee fe primó cft ex praemiis deducibilis y» mediate vero , & (ocundarió ad.co fionem indirectam,quatenus eft. conaer- tens concla[ionis dircétz « Ad 2. fi. ter- mini illi babent cuidentiam manifeftam conncxionis , pollumus concedere ap- prelicaGonem neccisitarc inccllectum ad | 0 Ppp midi - 326 sadicium ferendam , (cecus fi fint ineui- détes; ita Doctor 5.d.23.q.vn.S. Aliter. 34 Dicimus lecundo;quádo premitlz fütit probabiles , itavt nulla ratio fal in cóntrarium apparcat, nonrequiritur ne- ec(satió coafen(íus voluntatis ad affenfum conclufionis,fed fufficit," indifferenter fc habeat; quo caíu intelle&us neceffita- tur etiam quo ad exercitium ad inferen« dam conclutionem . Colligitur ex Sco. 3. d.25.q.2. vbi docet ad aftenfum fidei nó nccctfatió requiri voluntatis actum de- 1erminantem,& imperavuum ; prob.ij(- dem rationibus praced. concl. nam hoc folum di(crimé effer, quód pramifsz ne- ceffariz funt euidentcs , probabiles ve- ró incnidentes, fed boc nost vtget , quia. obicdtum vt probabile oftenfumett fuf- fiienter propofitumintelleétui , vt pof- fit intelle&us elicere affenfum circa il- laspramiífas, & ifte afse(us premiffarum eft (uff ciés cau(a, vt eliciatur probabilis conciu(io, ergo etiam volunzate non cO- "adicente nece (litatur intelle&us ad il- Ium aflenfüm;quia caufa naturalis no im- pedita ftarimagit. Tum quia fi per ;m- perium voluntatis potcft intellectus cli- ere aísclum conclafionis , fequitur pra- miffas illas & intelle&ü cffe tofficiences caufas cóclufionis, qaia voluntas no cau fat marorem probabilitaté in obie&tis.auc euidétiam; (ed hzcveta vel falfa (ani ;n- dependentcrà voluntatc, neque voluntas Me potcftaté crahendi intelle&tü extratoptiücóvaturalc obicétii;ergo precio dado à volütatis imperio, adhuc iatellc- €tus eliciet conel. affen(um,qura cft c«ula xaturalis- Tum quia L amones habent fyotitiam iocuidcniem de rebus fidei , & tàtmen non cx affcátu voluntatis , quz dc —fc eit mala, ergo hatc non requiricur ad. £crum incuidentium affcníum - Contra vrgctur; in his obiectis non de- tciminatur intellectus ad aflenfum , quia opinio efl (emper cum formidine de op- yotito; ergo nulla caufatur neceffiias in antclicétu e& pri (fis probabilibus. T qui? fi affen(usin probabilibus przcede- 1ct Confensü volantaiisnallum iudicium temerariu cliet peccatumynam pcccatum ^id o peccatü, quia votuntariü, T dem idé Difp. X I. De Syllogifmois Commit. 07— effet dicendi , quando propofitio proba- bilier appatet oppofita ,& qf effet vtraq; cótrtadi a - probabilis ,cum .n. fint cau(y naturales,fi potfent agere iode- pendéter à voluntate, iam intelle&us ne« ce(sarió aísétiret propofitioni probabi- lioti ex illis cotradi&orijs , cp cit falíam, | 5$. Rep. has rónes non vigerecontra- conclufionem, fed potius contra iudiciü priemiffarum,conclufio .n. noftta füp nit aflenfum przmiffarum in iulii; quo femel admitio , fequitur neceflario affenfus conclufionis ; dicimus ramen ad primum probate folum intelle&tum nom neceffitari ad affenfum certum, & cuidé. ter, concedimus, tamen cum hoc ftats 9 neceffitetur ad a(fenfum verum , (icut verz (unt przmi(Iz , ncc ob(tat formido de oppofito,hzc .n.tollit folum firmita- tem alfen(us,nó determinatiogé, vt di(p. - feq.q. vl.dicemus. Ad z.concedimusiae dicia przcedétia có(enfom voluntatis nó ele peccata , namtunc voluntati imputaá- tur, & temeraria dicuntur , quatenus vo- luatas tenecar impedirc illud iudicium ,. & nonimpedit; tenecur.mquia prudentia di&at in omnizc non enidenc poffe coat mitti etrorem in iudicando, & per coníc- quefis nó temeté cft afsétiendum y & cer- titadinalitet, (ed cum formidine de oppo fitoypofTet deinde voluntas impedire;ná quidem fufpendendo afienfum .cóciufio- nis (ed potius atfen(üm pra mi(larum di ucttendo intellectum ad alia obic&ta: Vct fecundü aliquos fufficit , vt (imul babeat iudicium pc tIibilitati$ fallendi, & nó cer- to ilsadhereat,gy (atis cít ad euirandany tezacritatém, & peccatum. Ad 3. conce- dimus allum ptam im primo cafür,quia fot tiusagens füperat rcfiftentiam contrarijs. & €xic in actionem, fr non adfit aliud imr pedimentum ; cum ergo vna propolitio: probabilior apparet fua oppofita , tam.» fort:or erit ad mouendum intelle&tum,&c per confequens intellectus affentier, nifi voluntasimperaretcogitationemprobae — — bilitatisalterins partis,vel periculi erraüe di, g (zpe folet euenire in huiuftaodi iu- dici ie rts Se tÓ oppofirc propotit io- ncs unt zqué probabilcsvcI nulla p pu tct ratio Vcrisvcl falíi, aic — 3 - " i - m 9 V.c/nes prami[fs neces. int. ad. affenfum concl. 817 $. Hiter,& d.23.q. 2. nullum elici afscn- fum, (ed meré neutras e(Te propofitiones illas intelle&ui ; neq, poteft voluntas im- perarc alfenfüm ad alteram pattem , nifi . Obiectum prius moueat ad illam ; quare neceísé erit , vt intelle&us ceffet à confi- deratione rationum vnius partis ex im- ge voluntatis,& hoc modo poterit vo ütas ad vnà part intellectü determinare, 36 Quarifolet hic;an atfenfum cóclu- fionisvlca affenfam pramiffarü prarc- quiratur cognitio dc bonitate illationis . Aliqui affirmant hanc cognitionem pra- requiri ét per modum iudicij, ità przícr- tim Poncius difp. 29. Log. n. 3o. vbi in- quit ad determinandü inccllectü ad asé- süconclutionis prater affenfüm praemif- farum vitcrius rcquiri iudicium de neccf- faria conncxione veritatis cóclutionis cü veritate premiffarü ; alijs prerequirunt banc cognitionem de bonitate confequé tig per modü fimplicis apprebentionis, . noniudicij. Comunis, & probabilior op: nio ncgat ralem cognitionem prarrequiri piz(crtim p modü iudicij it en ips 7. de An.(cct. $-Arríag.dilp. 13: Log. fct. 3. Ouuied.controu.9. Log. pun.2. & alij pa(Iim,g» probatur fatis cuidenti róne,nà bonitas illationis  & connexio veritatis conclutionis cum veritate pra miísarum fundatur in illa principio per Íe no:o , qui (unt cadem vni tertios(unt cadeni in» tet [c,per quod omnes rcgulantur difcur- (us cx diGis 1 p.Inft. nam in virtute illus principij per fe noti ex conexione extre- morum n tertio in premiflis infectur co nexio corundem inter fe in, conclufionc ; flatim ergo ac intelle&us percipit extre- ma efe vnita in tertio, co ipo manet dc- terminatus ad iudicandü c(ie cadé inter. [c inferendo conclufionem ,. at fic eft, g» pracisé ratione pre miffarum cognofcit l us cxcrema identificari cum ter» tio, vt fatis de fc conftat ; crgo boc folo determinatur ad iudicandam ca inter (e 1dentificari in conclufione , nec alia co- gnitio przrequiritar de bonitate confe- quentiz « Conf. quia ruíticus intcrdum bené difcurrit , neq; in co difcurfa antc- ccdenter ad c ouem medicatur bo- nitatem conícquentiz;(cd (otün aduertit notitiam pre mifsarum;ergo preter pre- mifsaram afsen(um , non requiritur alia exprefsa cognitio de bonitate conícquc- uz. Deniq; ti przrequireteturtalis ex- preísa cogoitio de bonitate confequétia: er modum íudicij , fzuftrà probaretur fooirés illationis aliorum fyllogifaorà , in quibus confequentia non cft tam eui dés, pet redu tionem ad quatuor primos. modos primz figurz , nam per tale iudi- cium pr cedens (emper cerrificaremur dc bonitate confequertig non crgo cale iudicium femper przcedit . Scd obijcies deinitioné (cicciz actua» lisab Aiit, traditàm 1, Po(t.cap.2. quod (circ cft rem per cou(am cognofcere, pro- pter quam rcs cft, & quod illius caufa ett, ergó ad afsenfum conclufionis prater a(- fenfum pra milsarum requiritur eram, ge cogno'cantur , vt illatiug conclulionis , Refp. per illam particulam Arift. folüm fignificate vellequod.cognitio (ciencifi- ca cohclufion:s.on c(t cognitio cius in ratione fimplici$ propofitionis » fed c Cognitio difcurüua , & dependens à prz- vtà caufis, iX taliter dcbet cogno fciconclufio,vt dicatur cíIcGtus demon- j ;non aütem (gnificare vo:uit exptcísam cognitiontm de bonitate illa- tionis przccdcre debere afísenfutn con- clufionis; 1tà diximus .par.Inft.tract. y. Cap. 24 diim illam definit1onis (ciétig pac- ticulam ex plicatemus, quod poniturquia nedum oportet ,quod illa cau(a fit proxi- ma, fed rcquiritur, quod intelle&tus (ciat cffeGum à tali cau(a pendere ^ 37 ritur deniq; an condlufionis aísen(us ià neceí(satid pendeat à premif- faram afsen(u,vt nec naturaliret , nec (u- aliter finc ipfo haberi queat.!.am ille a&us , qui fequitur hic , X nunc ex przi(lis poffit quoad (ubítantiam , & rationem íuam fpecificamhaberi ab(que €o,quod firà przmi (Ts. Ouuied.cótrrou. cit. pun&. $. cenfer falim fupernaturali- tet poísc produci ,.& conferuaci conclu- fionis a(senfum tine przmilfis quia af- fenfus conclalionis tantüm dependet à przmiffis focmalibus ; tanquam à condi- tione applicante motiuum , (cà formale obicétum ca rauone; qua depédet voliio Ppp 3  àco- A $18 Di/?. XI. di cognitione, f-d hoc conditionis genus poteft a Dco fuppleri , & poteft fupec- naturaliter dari volitio line cognitione; ergo potefl dari. (ujernaturaliter a(sc(us concluíionis finc aicnfu praemitfatum ; idé tcnct Poncius dip. 20.L0g.q-2 n. 10. cum enim affeníus conclufionis, & ptz- miffarum fint a&us realiter dittin&ti, non apparet ratio tam neceffariz cóncxionis intcr illos , quin poffit effe aísenfus con- clufionis fupernaturaliter abfq; a(sen(u premiffarum. Quod conficmari adhuc potcft , quia innoftra fententia affeníus con: lalionis dependet ab affenfu pramit farum in genere caufze efficientis,certum posi apud Theologos tems Deum etetale genuscaula , nam in genere cfüricnts cau(z quicquid agit cum caulis fecundisagcte pót fiac ipfisiinquit Theo- logus. Caterum confequenter ad dicta fuperiusn. 16. 19. oppofitum eft te- nendum, dictum enim cft ibi a(fensá có- clufionis in (uo formali,& intrinfeco có- ceptuincludere dependentiam à premi(- fis, & talem dependentiam. effe fib: eí(sc- tialem, vel (altim cealiter identificatam, non autcm accidentalem, & extriníccam; praereà ditum cft ibi , quod fi intelle- &us abfq ; premiflis eliceret propofitio- nemi iftam Tetrzus eft animal , talis " gros non effet conclufio , quinimó cf- entialiter di tab ca conclufione. » ( licet eífent de eode obie&o materiali ) ' quz inferretur. ex illis peemiffis , omnis homo eft animal, Petrus eft homo, crgo Peuus cft animal , nam bac eft fcientia , & tertia operatio, illa.yeró fimplex pro- pofitio,& tertia operatio ; bplicác et, ctiam dc potentia Dei abfoluta poffe eli- ci, vel conferüari afsen(um conclufionis, vt fic, abí4; ordine ad przmiffas ob cf [entialero dependentiam quam dicit ad illas , co mode quo dicunt Scocifle rcla- tioncm dependere in genere cauíz cfli- cientis à fandamento, & Tbomiftz a&ü vitalem à potentia vitali , adbuc amen ^ «ilem dependentíam à Deo füppleti non De Séientia; 9 potfe, quia e(sentialiseft rebus fic depen dentibus.Fundamentum Ouüied.oppofi- tum füftinentis falfum a(sumir in maiori, nam cx dicis q.5 , afsenfus przmifsarum etfe&iüe concurrit ad afseníum concla- fionis, & non tántümper modum condi- tionis applicantis motiuum 5 in minori etiain dubium a(fümit, nam inlib.de Aa, diíp.7.n.1 11. oftendimus nec fupecaatu- raliter pose dati volitionem fine cogni- tione ; Ratio ctiam Poncij inualida eft , quamuis enim in abíolaris realiter diftin &is prius per Dei potentiam polit à potteriori feparari , vt docet Doctor 2, d.12.q.2. non tamen é conttà , quando praefertim pofterius dependet císentiali- terà T vt cóftat de toto, & partibus, Confirmatio, quam nos addidimus, difli- cilioris cft (olationis , quia genus caufz cfficientis (emper à Deo fapplebile videe tur; imó hac ratione nos Scotifte tene- mus contra Thomiftas pofse Deum pro- dacere , & conferuare a&um vitalem in- dependenter à potentia vitali; verüm cü dicitur à Theologis omnem talem depé- dentiam in genere e fficientis cau( cfse à Deo (upplebilem,explicat Do&or 4. d. 12.q.1. fuprà E , & (ub S. id intelligi debere in abíolatis,non in refpe&iuis; in propofito autem conclufio; vt fic, ha rationem refpe&tiui,quià vt fic, intrinfe- c & c[sentialiter dicit ordinem ad prz- miísas,vndé deducitur, licet cius aísenfus in ratione qualitatis fit entitas abfoluc cui talis dependentia e(sentigliter , v faltim realiter identificaturj que folutio an (üftragetur Thomiftis negantibus actát vitalem pofse à Dco produci , & confet- tari independenter à potomia vitali in lib. de Anim. di(cutiemus. Alia quzdam folent hic difputari ad formam fyllogi(- mi (pe&antia, que coníultó hic mfísa facimus, quia (ufficienter de illis tra&a- tum c(t 1. p. Inft. ya&tj^ rc A—-— : "ex vlu,& ire ,De Scientia. . d tiones nitione pofleanaturam den gnande definitiones: € quidem CS $19 ze-qposT Trallatum de Difcurfu, &* Syllogifmo in Communi,ad j| eius fpecies oporteret nunc dejcendere, que funt Syllogifmus Demonsiratiuus, Topicus C Elencus , c primà de Dem cue flratiuocateris praflantiori attamen quianaturamyG7 cona iones Demonftrationis aptius venari no po[Jumus, nifi ex no« titia quidditatis C cüditionum Scientis qua effeius eft De» meon[lrationis, C" ad ipsi vt ad finem ordinatur demon[lratios - idcircà Difputationem de Scientia premittimus, veftieys Jn 3i Pofl.c.1. oflendit dari [cientiam, deiude c. 2. ip[am on(Irationis, eiufqy conditiones declarauit , duas a od attinet ad exiflentiam fcientia , fatis dictum »trift. inberentes ,. iti ex ip us de : efl in 2. p. Inflit.trati.1.c.2. vbiinnuimus contra antiquos de nouo dari fcientiam, € fi non de omuibus, faltim de aliquibus rebus : ad effentiam igitur fciemiie de clarandam accedamus . QvVAESTIOL Quid fit Scientia . t Cientia folet primó diui- di inactualem , & habi- tualé , vtraque debet hic declarari, & quidem quo ad fcientiam habitualem nó cft difficultas, hzc .n. cft babitus qui- dain de prima fpecie qualitatis, perma- nensyintelle&ualissdif[ponens intelle, non ad fimpliciter operandum , fed ad prompte faciliter , 7 expedit operan- dum, ex frequentatis a& ibus fcientificis acquifitis ; que definitio colligitur ex dc Initione habitus in cói intinuata à Scoto in 4.d.6.q. 10. O. ueut n. quilibet hibicus eit quzdam qualitas dilponens -fubiectum non quidem. ad fimpliciter ' agendum, nam abique habitu euam po- "tenta clicit. ali juos actus ; fed ad a- gendum fa ilicer , & proinpté, acquifita ;ecationc illorum acutis ad quorum prod:ctioneu habirus 1nclinat , ex dicendis [a1.05 in ib. c An. ica (ciétia habituals di fponit intellectum ad. faci- lius , & expeditius el:ciendos sétus fcien- tificosqu &taétia actualis diciiur, ex qai- bus fuit genita ; tic hobihitas illa demon- flrandi paron mobiltatis de corpore naturali cx frequeati cognitione. per. de- Logit ae monftrationem acquifita dicitar fcientia philofophica habitualis aus vero co. nitionis dicitur philofophia a&ualis ; um igitur habitus ex a&ibus generetur, & fpecificetur i desierit eol a&ualis,adequat it quid fit habi- tualis fcientia, ex ibus f. aGtibus geue- rctar,& in quos a&uscliciendos inclinet intelle&um; tota ergo difficultas erit. in explanatione actualisfcientim. — Scientia a&ualis ab Actif, definitur - in concreto r.Poft.c.. $cire efl remper cau[am c egno[cere,propter quam ves J quodilliuscfl caufa, & no contingit ali ter fe baberequà definitionem explicui- mus p.2.Inftit. Log.tra&t.t .c. 3.vb! nota4 uimus Arift. definijtle fcicntiá perfc&i- (imamáà pr:ori , & per cauíam non folum in cogaofcendo, (ed etià in e(lendo,vide, qua i dixiaus c.4.eXplicando particula illain definitionis demon(trationis , caM« fifq. concinfionis. Ex ifta definitione Ícicntig ab Ari(t. tradita Do&ores dein» de variascolligant condriones fcientiz » 3 Primaconditio eít quod fit vetayer« ror.n. &talntasmoníunt feientia, — Secunda conditio cft ; qnód fit certa s pro qua norant Do&torcs , vc aduertunt P.Cauclius de An.difj.3 .(cc.6.& Auerf, q.26. (c&. d wt certitudo eft firmas intellectus (10 acri determiuatz Ppp 3 . pau £o Difp. X IT. De Scientia. i BA; fpei pfotitg', . C hraedjea a » dis MOXO REOR: TTE PELE zelle&u certitudo, fed dabietas, nec fcié- Uc paratur laci materiali , qua il« tia, fed opinio , quz certitudo, & deferhilTurteaiteh obiectum clare , & diftintté patio intelle&us , vel prouen& ex 3jfo- — percipitur ab oculojhac cuidentia ortum mecobie&tosqiacesus ed (21, dedisyea. Tinberab'obteGtücceígitaresquasntellc4 filicitor, I& dc patcnaio Deinegioat soli« :5 e dlatimpricipit intdlie ét sc io- tei Ua Spera Ri vl xta esas bic&tà, ofitorimacceísar ianugm alij&di«:. 31893 comnaxipurs, & dripofrir ennorervtidosntiilesa y ablic; itl pai tits €tia2 s abaliljsimetaphyhea ; Vcl enoneát, as mactitilifidel ue luris courir bir MED ve ie ] indo j qrod: poteft myltipliditer occides: ae o Lusmolten pecciprre. rationeth con rij vlr guvojonat impari il: nein hui ree e zi, vitali eráudicet y &«nonaliter ;e9.s epa Reti. enit d às quiàniotictüc vier teet rs an i As ebat qui rir Mm : Lors seen Hasse sionis rat d qp Adi ^ 0à cinema tinh ela. TtLiClis GU CR torri a v ihrer duplex alia exip ope rome d iudicatur, aíseritur. te potentiz , & dubias le spento sb aliquibus maxim authoritatis viris, nis intime percipientis rationem conne- zin eei Le p xionis retmitprpnt; alignex paye. obic- Mf cimnibusxerritadinaliter exc &i, & cft apritudo il]a in ol mani- Lnles ci cnediahoNtap elim i o tac  feltandi (e Cfaré &e MAS rncellectuis ,quómaioriscathbessaysoos;viriiud vufteGmac icelle&tur-Obijciturs mouc xteditim afferenies eo finmius adhatet illàni ad fai codi onem; & plex , Bembo aiat ike dE A xia: 3cinediata:scüntell li- S irrefiagabilis veritatis. h;nc. x;apprehenjione rcémin F - berum utcs!hidciuintanaNimae £erbtudinis cug? deriuturilli propofitioi , ffea efintte (virriopíp diuino jnpixai3baliqni-— diftin&o! iddigers S hac culdioria cft bus hzc cenitidonporzlisyosatur(.eX- principiorum, que jmexediata dicuntur; »cepiasfiddi lupemhs táfalisceuitadine, », alia gmedsatayeo quta non ex fimplici.ape veuar valde mator eft) wel tandeiimeug-. prdbenfronetermvnorum mouerur imiel- &ur intelicétus ad iudicandum. cestitndi- le&usyItd propicr aliud prin pam. Aalitoptteelses quianaturilitermequita-. sftinétu quod cf cau(aseo MORS T -liteceueoirex quamuis (i pliciter potbt. 3 lur Persio NE 1anem, qua » eluerfieri vt fi viderer nocidens, [aum | euidenter: (citur; propiér. praaiísas ,jà "hád;caictibi [übftazedübic ugs, & fi vi^ qdibusaccipit pcopriam cuidentiam ; ip rlérét ignemapplicatum paíso ; infexcet. sataniantiia eaidens dicirur, quia princi- eabicalctict ionem adéfse eo quia natura. ;guay € juibus deducitur ,(ünt cuidenrias crum fic poflulatscom ramen Debs jof-. - clatum eft cuidéntiam irgmediatam non ^et, &ccalefs£tionem) ipmpedite , & acci-  conucnite fcienuz, nam [cienraictt cón- «dens à fubiei&a (eparare;basc dicitur cer- ; élufioniss nen principiorum 5 dompetcre -aitüde pbyüca , adfcieniiam perfectilT- | ramen cuideritiam mediaram nam qu- . mam .ptuma certitudo requiritur , nà fub, ibeiconduhbo cftex: fois printipijs eui »i€ertudibe motali pót (ubelse falsüj& fie, dentibus deducibilis ergo erit in (c egi- militer fab certitadie phy (ica Ad (ci&Gà. dens mediate): dubinm cft de cuidcua po c it&o.iouS perfc&à tufbcit pbyfica certi-.. senuatan df. seqnisatur,quàd intellectus 3:£üdo vt iníray& difprq« magis patebit . clane de MN Eme tci puat conclüf opc Hua JIerüa coditio «nod Gt evid6s eui- ,, ex prjacipijsillam deducendo, 4 pgrehen- *. dentia rft dacitas cogniGionisqn&;ntel» ;da195 dépendentiam llo euidenug co- 5 dc€hus.claré videt obieói verateon, Gcsiclngongab.guidenria pripipionmeso 41 ! ver trj E ga eh3ijQ UM i € i W^ - 1! gré, sratiispatopije 1, abíay / idedxer illam quet «: Cip «eH poni fed estadio. hi endens  princijia y S mn atu vceerunt, didacit dede dél IAE! 01 202122018 30221 &Ilt Sr hópihiie nedánt háneseuidentiany K Pic ecelfadaa eísie * Ftofictre diuo A ey x chaüóais fialitét ex te-euid eer cosofebi j «ju rórie ponunt no bran. "Ticelózisti cfse jitopriéXcienciam,uia) vele dtdaci éónckinones cx' articulis fi- dcij à Gwinrelet beatóriíuut pex itiiliteé congeduat fcientiam fübáliérpatae 6(s8. verad(éientiaar i jrceliéeba datae (ciéntia Tubálrernan te;ifiprid übáherhatisà d&d:znó. recipeiet plioerar& xem: ita Cao nM Meri yore ris in dé SAT hó fà Lóa d a6«it:5- Cousplat;; difp.vó:Logt qoa? qui alrosciqut 27.1065 Th es "Pese tuin se dilpraa qorzdrtd imomunt ciéntià nàfi véHoquimus Ii, & abr Ait, deféripca in lib; Poft? circa, neceffáriam e(fe eiidentiam; velidcdaós tiain genere 5 & ub vmucrialioriaccese pronc;& Bac aiit a eutden br, & (olüim dicere cogmtionenvetam; & écttainde aliquo -óbiedla, quéden(a — p concedunt "Fbeólomam: dict fcientiam "Scotus qi PEOL img ad collar; &c3. di: dog vuv OLEUM ENDE fuftine;de ratiotic propria (éienda. eíse cuidenga, & nónai(i mipco prid nomeunfzienuz acz cómiodarinótitid obfcura ,.Gc rmcuidca- ti; quamaiseertiflimia, quee noníólü cft £ómunis apud Séotrftas , (cd eviamo apud dniiquos, & ex R ecendoribus fequuntar: ! Al cus rà&t.27.de (eie. q.1 ; dub. 9; 8c 10. Blánch; A Log;dilpueltéet: 1. Dida-: cusà Ictu dic p. 18.q.1 X álij i. j yu no ! 6 Quamuis hzc nc nomimlis: qua ftioyattamen dicimus tcientiá propr.e di-- tá requirere euidencia m iteliecta tué - us, & uonitiimproprid crásterri ad actus^ ineuidentessquamurs certos ; 11a Doctor ci SC ped. e q.4iart 2, C. & quidem qp hxc fic mens Axitt, indubirauim cit-; nog : & ding niiquz-annexaim: E cipiaimodias; pe c(seiac (cic nrifirum ee(ültete cócluts in (üaprincipizdcbere ; Dui quiaex« mupiconfcof-í fi dcsj& faic pecie d fcruiio, hrió oppoaontanygam ula efto Ícura yita clüraj& euidensyergoceuid fs tücít aderat rint to fcicnu ti? Neque dirasovdlorg de:fciéntia; Atiftidet mcaynon defer 5a (ecandi generica amqepiipnéan. : ;vdlet,quix Smdccsiae qo dfreniaee emi gemtdiffeivalyopliniogec Q quisdicedb opiniongdy («^ Gfemiarb fp candum rgo trohedyo«mericaoy vrdiciecogbrrióneme velamrcó fimaneom cviíra , &Poploxbilig gon ttt éloquerau; (ed potjusaburerea üir yocabul; ic imptopotico. du friépie zcípecta fidei dicemium; $qnapzógtet xi Ícieamaadcdgricionzxrimneuidiicor ex undicac cnt tocdriótappro[nia, & Ly me nidenscédt ditereximitio drujadens, veh ditlrahcasy hon fecus ac f? diceretur fc1c02 tfà icarurá ho foc volueruat auidiog restecinde femenc ac quicun j; e Sa &s V'astibus Théolagiaaytiotl ram (cit 2-4 viamrappellatint ;/ derqua, reizctum age mus q.4 .art«3: vbt re[ponGiones Cosrie lut: cot iabiauis j-& ràtiones iu/cón- tcacindifalu&nas: 2! £iUD ef ; isola 157 | Quarticovditio, quod Grnecefsá« rid: pto ii notos Scd. tdi gs 314, 4:82 2 ép nédetlitas e(t daptei; allizamplteiter , quà resa éxiltit vi nori pottic mon exi« ftre jaliaeftabceümas fecaadum quid; (cà cotiplexa38 eftyquaresaliqugtaletm liabéchiibiudiaeu uxét de , vt necesaria vnà alterad tncludác quara ione iteiles Gus conci ias: teconmnos illacámonecele fario cómpoait vri de alzcco affioinái do , & propter buncmeccisapiambabiqusi dincmteranorcuum teinper propofitio del illis etipaciara eroteqd AM vdofo car & confe-,uéter wece(sarid vera , tta Vt nex queacftificari pro qnactmqoe tcapóris; diferencia y eo 1jula propetatorcsnece(o (atige ubilcahant d tempore y vedisi uus rip. Hitt. udeboti Cura cad. Leica: per- Ppp 4 ftc Aur Ael LLULLILUULUMRSU"ÁGIG LL - LL fc&iífi mam non reqnititur prima necef- fitas nam prater Dcuw omnia contiagé- ter exittant, eriam ip(a [cientia corrupti- bilis eft ed (ecunda, quatenus talem. ha- bet vcritatem, vt nunquam poffit contia- gcre mutari in falíam fpe&tata quacung; potentia, & téporis diffcrentia , & in hoc fen(u de cortuptibilibus eft (cientiaqua- tenus habent quadam predicata taliter illisconueniétia,vt non pofliat non con- uenire 5 hzc conditio includitur infecun da ; cá dicitur, quod debet eíse certa. cer- titudinc metaphyfica, itat nó. contingat aliter (e habere : vide q. feq.art. 5. Quinta conditio cít, quod fit de obic- &o vniucrfali,co quia de fingularibus nó cft (cientia,quod poteft probari;quia fcié tia oftendit paffioné dc proprio, e * a- quato obic&o , fed hoc non cít rc;aliter alijs indiuiduisnon competeret, etgo crit vniuer(ale;ri(ibilitas .. nequit Petro adzquaté conuenire , (ed homini ; quz conditio non conuenit fciétizvt fic, vt norat Daflol. q. y. Prol. att. 2.ex Sco. q. 3. Prol. R..(ed (ciétiz de obie&o crea- to;co quia naturz creata diuidücur in (in- pue » at fi c(set aliqua natura de (c zc,& (ingularis,cui primó coauenirent paffioncs, vcl qua(i paffiones , qualis eft eísentia diuina , tanc de fingulari poteft eísc (cientia , vt q. feq. art. 5. 8 Sexta quod (it caufata pcr difcurfum fyllogifticum, quia fcientia non cft que - libet tei cognitio,fed eft cognitio rei per caufamsdiícurfiua,& illatiua; & quia ina illatione potcft errare intelle&us; idcirco reqnititur, vt fit per demóftrationem rc- &e di(pofità in modo, & figura, & hoc cít, quod alij dicunt ,ad Ícientiam requi- ti cuidentiam confequentiz ; verum efttamen,quodvtnotatDoctor q.4. collar. q.5.Prol.& Baísol. cit. hzc conditio aon efl dc rationc (cientiz vt (ic , quia. dicic imperfc&tionem tàm in (eipfa , cum can- fatio dicat dependentiam ,quàm in intel- quia prz [upponitur potentialis po- tens de nouo recipere (cientiam,& vnum poft aliud (circ) hinc fcicntiz diuinz non Conuenir ; nam intellc&us diuinus vnico a&u fimuloia attingit claré,& difincte. Septima coditio additur àb alijs, gp fit Dip. XILDe $iepia. — 0 5 505 j Tio w , ZK propter fe,nà propter ases di ipro ter Iciecias pra&ticas à vera t: m tie exciadürsfed de hac agem.s infra q.5 .- Scd contra przdicta, X precipué con« tra definitionem (cientiz poteit in(tari ;. À Tum quia fi (cientia eft per caufam , da- retur procefsus io infinitum, nà hzc. cau- fa deberet per aliam caufam (ciri , & illa — - peraliam,: Tam 2. quia non re&à poni- tur ly quoniam illius eff cau(a,mam (i ad cogmtionem conclufioais requititur co- gnitio propriz cau(z , quatenus eft cau- fa , tunc omnis conclafiofc retar. fub ra- tione relariua  vt.(. caufata, & effe&us cau(z. Tum 3.quia nou re&é dicitar uod non contingat aliter fe babere,nam Us corcuptibilibus vt fic datur fcientia, vt patet in Phyücis,& in Poft, Arift.demon ftrat eclypfim de Luna ; qua non femper cóuenit Lunz, & de cflc&ibus per acci- dés, & e; ew philofophia.Tà uia g» eft mutabile; & cótingens, nequit arr alig» immurabile ,& aec ^ entia creata funt con ingentia, & mutabi- lia,ergo nequeüt caufarc fcicatiam neccí- fatiam,& Pee TUM $«quia intelle- €tus e(t mutabilis, ergo nequit e(Sc (ubie- &um alicuius immutab:lis, ergo non re« quiritur ad (cientiam nece ffitas. Tandem cuidentia non affignatut ab Arift. inter conditiones (cientiz;qua ratione Thcolo ia noftta, etfi cuidens non fit, dicitur à San&is Patribus (cientia, quia talis habi- tus nequit redaci, nii ad habitum fciétiae inter omnes habitus inte T1 9 Reíp.ad 1. ex dictis in 2. p. In(tit. trac. t.c. 4.caufas (citi nó per alia fcietià, fed per apprehenfionem terminorum, & per habitü;qui dicitur intellectus . Ad 2« concluíio cogaofcitur fub propria ratio ne,(cd dependenter à pramifsis, quod e(t cognofcere abíoluium cum relatione cf- fectus (altim virtualiter ; & implicité » q» non implicat . Ad 3. iam diximus non tc- quiri incorruptibilitaté fimpliciter quam alij vocant incomplexamyfed comlcxà » & ticde corruptibilibus ; quatenus (unt corrujxibil;a y datur fcientia , quia. vt fic süt incortuptibilia incorru ptibiliate cà* plexa propter necefsaiiam habitudintin repertam iater hoc predicatum eotraptis | bile; ] - . *"A e pem Wi. : , Quafi. I. Quid (it Scientia - üitio veritaus y fed vel demonttratur ecylp(is ó adapcitudinem , vel eclyp(is a&ua- lisde Luna in tali (itu, & ordine di(po(ita quemodo conficiuntur propofitiones ne cefsariz ; non tamen cau(antes fcientiam perfe&ilsimam » vt difp.feq. q. 2. art. 3. effe&us ctià per accidens habent (aa prze- dicata císentialia,& paísiones de ipfis de- monftrabiles , & vt tic pofísunt dici entia neceísaria ; & à (cienria contemplantur . Ad 4.refp.Do&tor in 1.d. 3. q. 4. L,obiez €um non quatenus mutabile caufare no- titiam immutabilem (ui , fed potius qua- tenus natura , & quia natura obiecti mu- tabilis habet immutabilem habitudinem ad aliud; poterit gignere notitiam fui ip- fius immutabilem. Ad $.refp.DoGor lit. L. duplicem mutabilitatem eíse in intelle €&u, vna eít ab affirmatione in negationé, & e conttà,. (à non intelle&ione ad intel lc&ionem; & é conucrfo, alia quafi à có- trario im contrarium , putaà rectitudine in errorem à veritate in falütatem , pri« ma femper incít intelle&ui , nec impedit fcientiam , quia opponitur immutabilita- ti fimpliciter parum n. refert, quód fcié- tia dcflrua:ur quo ad entitatem ; Íccun- da conucnit ill; circa complexa, quz non habent cutdentiam ex. terminis , at qua babent cx terminis cuidentiam , poísunt cau(are notitiam immutabilem in intcl- lcétu , itaut non pofsità (cicntia ad cr- rorem mataris& hoc (fufficit. Ad vlt. cui- dentia datu: intelligi ab Arift. vcl per cer titudinem,vt diximus, vel pet ly quoniam illius efl caufa , am fi intelle&us perci- pit abitadinem cauíz ad cffe&u , & ne- Cefsitatem illationis vnius ex altero , ha- bebit dc illo cuidentiam, & fatis declara- uitipfam, cum definiens demonflrationé dixit ex notioribus, & immediatis con- ftare. Theologia noftra improprie, & la- tiori vocabulo dicicur fc ientiancq; pro- prié ad vaumex quinq; habitibus intelle- €tus reducitur » fed ad alium alterius or- dinis ; nili velimus dicerc cum Scoto ad: f1pientiam aliquo modo fpcctare, quate- nus cft de pe imo; fumio ente, is. 833 D c^t TT " b » z x m bile Sra phyficts Luna nó demó. i 0000 frator eclypfis fi ter; nam non fie. AM o. UC fi jer necefsaria , & f(empiternz De Ostetto $cientia. 10 (^V afciétia relatione trá(cédé&ali referatur ad (cibile , vtad obie- &um;,onon pofsumus exactam habete co- gnitionem naturz , & quidditaris fciétiar, nii naturam y & conditioncs obic&i de- claremus;à quo císétialiter fpecificatue , & proprias (umit denominattones, & có - ditiones;vt autem di(tincté in hac re pra cedamus,(upponendum ex dicend's in» fta (cientiam fiu a&ualem, fiie hibituas: lei diftingat intotalein , & vartialem; fcientia actualis. pariialis eft. cognitio. vnius conclufionis invna demonfttratios ne demonttratz , vt cognitio hu:uscon. clationis homo eft rifib:lis,dic:tur fcien- tía actualis partialis de homine; cognitio huius conclufionis , corpus sint a ett mobile ; cít (cienua a&ualis partialis de corpore naturali ; (cienria habirualis par- ualis eft habitus cuiuslibet conclufionis. generatus ex frequentatis a&ibus circa il lam conclu(ioné,.ui fant (cientiz a&ua- les partiales , vt liquis fiepius conficerce hanc demóflrationem , omne habens. na* turam c(t mobile, omne corpus naturale e(t habens naturam , ergo omne corpus naturale c(t mobile  acquireret habitum quendam in intellectu inclinantem ad eli* citionem liuius conclu(ionis tantum, non alterius , quia cx iftis adibus c(sct geni- tus,non cx alijs. Scientia. actualis totalis cit ex pattialibusactualibus coflata, itaut cognitio ómnium pafsionum demonftra tarum de aliquo (abic&o,puta de homi- no;vel corpore naturali erit fciétia actua* lis cotalis de homine; vel de corporc natu rali:fcientia totalis habitualis eft habitus ex fcientia totali aQuali (zepius iterata ge- - neratus inclinans in conclufiooes (c entig totalis actualissquomodo vcró higcfcien- tia toralis, fiue a&ualis , tiuà habitualis y dicatur vna , declarabimusq. feq-Hocpranotato,priusdiuerías acceptioocs fu« bicéti, dcinde conditiones (ubiecti ades quati & attributionis Ícientiz, quod ne« mine (ubiecti (cientig datur 1ntelligt y. apcticmus « " * ARD $34 AiR TEICVLVS d... Quid € quotuplex fic abietium M un ce feiert MADE '1 C Voicühie mimus non pr fu- -. «9 bicéto informau onis »(cu inbc (io nis: quo fcnfu paries. dicitur. fübiecium albedims.& iotelle&us fubie&um fcien- tiz,inque fübic&tatur, neque pro fübie- &o proponi onis » dequoaliud dicitur ; neq; pro-inícrioriyin qua accepuone. Io quitac- Arilt. in illa: tegula; atepraidic uando-alterum de altera predicatup và de fübielo:&c. vcl alia «onfimili acces tione,(ed profübic&o;circa quod. qui « dibesfticmtiascratan quo. Aritt..1, oít. 149. ait vDam (cieptiam vnius cle; gena zisfubieéti j & fubicctum dicitur, vel in otdinc ad paffiones , quz de ipfo demon: ftrantur , vel quia quali. fufteatat toram fcientiam, & balis cft ac fundamenrum ipfius ; (olet ctiam dict obie&um s (um; gia fimilitudine ab.obie&o potémtizfi c €ut.n.cx eo,quod obijcitur. vna ».di- citur obiectum, ita quia fübie&tam. quafi fcientie obijcitur 5 vtabip(a cogno(cas turjdacitur obicctum;appellatar quoque materiacirca quam , ab atte delimpta.a mctaphora;nam (icut ars circa propriam materíam ita verlatur, vtextra illam noa tendat , ita fe; habet; fcientia circa, pro priam fub:e&ümiquapropter hi c uomi-, na idem tignificant,quamuis ab aliquibus erm diftinctioaffigneturs «56,5 : Hoc fübicdum primà. diuidi. folet in €otaplexum y & inincomplexum., com^ plexurn eft ipfa conclufio. denionftrauo nis coguitàsX Vy tole ibu(dam! obe: €&um,nam quod fciturseft canücsio prae: dicati cclbieGid ib: denonftetilete per caufam déoyonfiráta crgo ipfa: con-« utio '&üm fcientia squa eft; no « titia cóclufionist. reli illud y quad.inéonclui ie ctu A pais fro ác ipfo demonflratur;& de ifto.iniel-. ligitur communitet cà de (übiccto de, fcientiz inftitauntar qüzftioncs, pam ex: hoc poftea maaifcflatur , quodnam fit.o- bicétum complexum fcientiz «| 0c 12 Subic&ü incomplexum.dupliciter: Accipi neo vcolligturex Sco, q.. 3. Dij; X LL De Qtinl  cipitiyueqspa(Bo aliqua pot vete diet iat folum pt principii, fcd eciam vc fpecics * (ue oci mcg 10;:lis confiderctur: y. Prol.$.vel comumatiter & fic . qiodàdcicniacó dera Íestiucingr ; di piuca, Gu paffio pozaitidici reri erp tumida. Aug. 1.de der. J» G!e&tS.Orig nis doctrina «cl eernauefyyel va $ alio modo proprie, & forenliser, gii illad quod» &nis (eieyi de habiety ung tiam cuiusegtera coDÁi decandur s; por: additestitaeeeptiog di. quo Gim:trüs pco fülaiq&to poadiestuo nis » dicitur ids quod deotnlio fcicna: cona fidexatp pragdicatit oi m MCTaDPMS phiafophia,quódsàm deor Lip c4 depazeria y formas) caus y. ele. nentis pradicator,cnsrauonis ;sclfecanda in: — tentio in Logica AtitUfedproprisaceee —— prio.eftinfecuada.bgmficarione. .,o  Subic&um ineamplexum, süe ptum diüiditarin totale; Gcadequaiumi — & in pattiale y:primuaxielt. Gn; toris (cicntiz in citius explicauioné rora (aens eere hei eri e t it j9:9t ipijus conlideran vnde ; Biectum atrii uonin dics (olet. eo. quia omnia in (cientia coní , att ribürios nea habent ad ipfum ; Gitimin (fe [cis bili 4 quia vcl.(umt (pecícs cius y vel prins Mimi palfioncs , vire m RO num riordm; aur a ja 1 Lfatiogc; E diciturtotale in ordinc ad tosalem:(e tiamà:qua refpicixur; dicitur adasquatà y qhia;it cientiam taliter adequat. vcnon execdaryneque excedatar ab ipía. i i ida MA nidiad perfe&tam«ogniuos —— nem pettiocr hujus (bier c onfideretub à (cientia;& nihil eontidereccienzia qi adipfum noriiceducatur« Subicétum pate: tiale groptiéet i(pecies:aliqua:conrcata; fuliobicéto tetali ;quapropiet fgientia fiineGtima : partiale s ecfide: illis; peculiares inflitaantuc era&tatusin;fciene 1 uayná r. Po. ibet (cient ia hace óc: tta diticcüco lub ;palTio , 3 prine: | cipium;quate qu tantum-toncem; ponaipys.vebpaflionis nunquam. debeo - piro (abiecto pattiali a(licpárt ; iaz (1 nen - | tunc V f vat. EDS "T" MO 4M "s dift. cofrtirponifabieéta partioles excm: plugs Depsin8.phyfi foJumniodo confi», dhraiur, vt pryricipiem motus axerois ma - teBs prima copre ene m tismaruralis y 1d eo ia po(Tant; Eo senspisad, how prier pbieétum;cxtend Irádsy. ep qua» cynghc mode donGdbratuc à fcicurias: at cIpmeotà yquinnon folum:fanp principia miktorumsíed-etiam-fpecies«corpausna- p pesar 4-rererlariotr eod | parvialia Pbilofophiz;Hoe fibie&nn deinde diaid;ujr in pécncipale y quod erit digniot.fpeciesadaiquarizabiedli y & an minus jirincipah:s:quod crit fpecies. mia kien $i quod firpet obie&tum princi: de inielligauitidyd quo, pra cipe: x tr inÍcientiaot videtar Ouuicd, intellis gerecontrou, 1. óg.pinc.r.am.coincis eic cum übic€toatcribucionis;quod aduer tendi -c(tne fiia quiuocatioinnaogine, 71:34. Smitinclo in proe Theolq. 1;nui 4Ppugnat iftam diuiion£y ncgac.n.(u bieQtumadquaam formale: potic: diui« dii plara ptcaliufobicta fed vnicum e(Teaic;& mdiuilibile;to quía per Scotum Q»3. prol; $.De fecendo dicoy(übie&ü de- bet viraliter primó,& adequate conti- cte omnes vcticates fcientizr;at (i. diui (i- ile effecin plura partialia (ubieGa , non adaquaté- cótinétet, virtualiter. veritates jnfcriorum.Sed pró impuguatione. buius £enrentias (ufficit coómgnis c us Do -&orm cii Scozo q.3.vriiucr.ad 2. princ. ,&if principio. cuntslibec: libri Logica; sebidiuesfa a(fignat. parrialia, fabieGa..» fluxta libéorum vérirauemy& 1« Men qa. i& lib.6.q. x. hà diltidcttonem femper yt -vcrom (ippoo:t;Sc pluracótra. ipíum di- ,&eiius art api&eleq.. o (082132 bt £151 ai sHurziditpotLog.fec.r.& difp.r. Met. pit 1f e&t. 3.56 4. quei (equitun Ar* -ffiága diíp. 2. Loga (cc. z.& Quuted. ab -Anitibdbogitz i mpuguat  diuifionera. a(-igaamamtanquam»ocabulis ábutentem, -«& :ontufionemi. zigüencem : y». concedit rn. bbacétadattribur ionis cífe illud 5,ad : quod àmitairedncücury & auribtiriotiem - habent (quamtisidicreper éc i expliea- ; tione hatüs aiuriDatipnis, vc infra árt«6. ) ^ fcd négàchoc óbicctam totalc dici» & a- i125] .II Quid, cn qinefler ft dc io, 1. desptin ARM dplv"! elt agere gartoomnüium;quajn feienua cognofcum. turspurà fiin Pbilofophiía ;£oum hz pro- . pofitionescon(idetac& um e[L in», corruptibile; homo cfl riftbilisy mareria: cfi potentialis;Celum;hómo;, X materia. cfleriradzquatü'fübie& üs& totale; Dhys lofophigsincortuptibiles t'bilesSe-po tialc praedicará totale. ynio adz quata ehe. fezticsiconnexiones: itatum propofà ríams&cifta tria fubic&aytria pradicata yy & tres yhtones cfienr obiectum, MR : umi (fecundum :n, ipfum fnbicétum difs fcrt ab-obieéto;q» (ubiectum eft, quodam, conclufione fübrjcituz;obicétnm elt: tora, conclufio):& quodlibet (eorfim etit pans. tialedübiectum;vnde fübicQum atttibu- tionis etit par$ adzquati obiecti ; qp aliai nomine obieétum. proptiam.cOmuni(sis murn vocatur ab.ipío. Quera ctiam dicéà dimodum cx noftris iudicat. probabilem Poncius difp.2.Log.q. 20a inquit (ciés tiam adbuc retinete pofie (uam.voiratemg ex patte , obicéti : quamuis riulla ynum e(fec.ciusobicétü adzquatams(cd potius aggregátum ex omhibus., quod e(t manie fcfté contra Scottim q; 3. vniuez(al. & q» g-poloe li alibi frequente, |. 0n "r4 Hacth opinio-potius immer(a.mg - net in cófufione illa, & vocabulorü abus (usqué tribuit alijsquam aliquid. clatitae tiscontineat;etenim ab omuibus fcré Do oribus obieétum'adz quatum , .& tota" le cum obiecto attriburionis «afunditür -& códiuones aísignantut , :& in quz (tio- -nibus de.homine commuhis opinio facit veritatem; vt notat. Bart. in de »inore .Plurimum;ft.de qusfl. circa finc; pra* iterquadi qp riegar obiectum adiequacum -& tótalcjà quo fpccificatur fcientia, vri2 -tatem.aliqua aecefjarià babege » quod ef* - kc falíam.oftendcemuas qe 43025220 -. | Rurfastolet obiectum diuidi in mates -riale & formale,qua diuifio cft valde go itanda;nà cx ápía;peadet deci(io quzitio- mis fequentis ; cd. mirumcíl, quàm ünc— -imtertevarij praeruim recentiores tàm., ."Thomittz,quá Scocin hus rei explicae :tione;Fuétes q.3«Log-diffa Act, 1«explt- | cát obicctá formale illud cifeycp cit ícien" | tic adequatiquia per. [e à (ei&ria attingi tut» ZA 7 $56 tur, materiale vete effe inadequatüi,quia ingratiam adequati obie&i contempla- £ür à [cientia, vt color cft obie&um. fot. 1Dale vifas,albedo vero. obiectum matc- xfale , citatq; Scotum ini 2. d.2 4. E ; ad 2. princ. Hanc eandemexplicationem, dant Recentiores przfertim Hurt. Ouuied. & Ariiagacit. dicüt.n.obiectü formale cffe allad;quodper fe intéditur à potentia, nó proptct aliud;materiale;p in gratiá obie- &i tormalis cognofcitur , vel appetitur à potentia , fic inis cft obie&um formale voluntatis , media obiectum materiale , premiflz funt obic&ü formale fcientiz ,: «onclatio obie&um materiale; quia con- clufio cogno(citur propter przzmiffas. " 1$ Sedcotra Fuétes eft ipfemet Do&t, 3bi cit. qui ex profeffo explicationem ill ympugnat , & valde miramar Fuctes pro fc citatle Doctorem,cum aperte ibi dicat -albediné, quamuis obie&um inadzqua- tum;ciTe formale obie&tam vifus,nó ma- tcriale, co cuia color in comuni nonvid e tur,& fi nullus efletinteile&us;qui colo- rem io cómuni abftraheret;adhuc oculus bouis videret albumj& nigrum. Tà quia tàm adzquitum ob.e&tum, quàm inadz- quatam cit diuriibile in rónem materias Yem,& formalem , vc corpus naturale cít Obicétum materiale adzgquatam Phylo- fophiz, vt naturale cft formale adzqua- tom Celum eft materiale inadaquatum, Quatenus naturam haber. fimplicem , cft ánadz quatum formale. Per quod patet ad Huott.quamuis:n. explicatio illa reété o- :biccto matcriali, & formali voluntatis a- dajtati poffit, non tamen refpectu intel- Icctus;nam fic folum atttibutionis obie- lum cüiet obiectum formale. Tum qnia "fi piamitiz c(ient obic&ü formale fcien- tiz, cum habitus ex obie&to formali fpc- cificentar,nulla effet differentia inter ha- : "bituto principiorum, qui dicitur intelic- €tus,& habitum fcientia, & falsó diccre- tur fc. édam efle conclufionis , intellectü "verb principiorum , nec cft par tó de finc teípcQu mcediorü , & pram(Tis refpe&u " conclu(ionis , quia vt ait Doétor 3.d, 28. in fmcyibi e(t vnica bonitas mo'iua y bic «luplex veritas;vt fuo locodicemus. Tum quia quagnis pramüls (py aula cflici- Di, XILDesdmid i 5 "CSV (ro VERAT «vH 2» cns conclufionis,non tamen fant finis fed potius conclufio eft finis, vndeconcedi- turconclufionem cognofci per premifas, negatur verb conelufionem Aie pos 2 pterpremiffsquialypropterimmuitcaus falitatem finalem,imo przmiffeafumun ^ n tur in y CEDE Reus conclufionem; 16 Alij Thom. obie&ü materialedio cunt efle, cp pet accidens à fcientia confiv deratur, ,i.non per feattingituryfedróne — obie&i formalis,& iftud erit,g perfe, &rónefuiconfideratur,vtlapisróne füinó videtur;fed rónc coloris, h'nclapisdicie - turobie&tum materiale , color obiedunt formalevifus; In hocauté formali obies — Go duas rationes diftinguunt , rónem f, formalem qu4,& eft res illajqua attingi tuc y & vt in efle rci confideratur, quz o« bic&um formale quod €t vocatur, & tae —tionem formalem fub qna, & eft ró illa e^ per q res ineffe rei cóftituitor in effeos biecti, & fcibilisetenim resaliquapoteft — eflc in fc ipía confiderata obicdtü diuer- farum fcientiarü, vt patet de homine, qui vt ens naturale pertinet ad Ph; lofophià ,- vt (anab;lis ad rnedicinà , vt dirigibilis in - moribusad moralemynataralitas, (anabje — — litas, & dirigibilitas dicuntur rónes fub quibusynam per ipfas homo fpecificatur, & determiatut ad hanc. vcl illam fcicn« uam;& folet quoq;appellari obie&ü for» maleguo; Aljveró hancrónem vocant per quamy(cà propterquam quia eft mo - uuum affenücndi coclufioaibus , quos fe-- quitur Meuriffein Met.q. 4. proc. & ra«.— uon fub qua aiunt effe coditioné. quàdá obic&i, tine qua nó poffet intelligi, vc eft vniuctíalitas,vcl abítra tio à matcria,vel lumen aliquod ex paite potentiz,quo po- t&tia ad certum determinatur affenfum, talis eft lux refpeéta coloris, qui.l. ft im — fe viibilisltimaté ch a&uatur perlucé, — ^ & alij aliter explicant,vt dicemus q. (eq. 17 Expeditiustamen dicédáà có Do q.3.prol.$.ex bisiuxta expofitioné. Lic. ibi. verioribus Scotiftis, imó cum ip» [o D. Tho.2.2.q.1.ar.1.vt fatentur Com plut.difp.14prog.q. 2 .quod obie&um ma stiale fi: res que confi deratur in (cien* tia, & dicitur materiale obiectü proptet. indiffcrentiamquam habi , vc à Seit, c«en- t isdem ceci ^ irs $. II. Quid, ef quaipl. fe biet Sls. o1. 935 fcientijs confiderctur,& à Thomiftis di- £itur ro formalis qu& ; obieGum formale £ft ratio illa,(ub quà confideratur à (cié- tia, vnde modus confiderandi dicitur , & fc habet vt differentia cótrahens rem có. fideratam, & materiale obie&um ad de- finitum, & proprium modam confiderá- di illius cien , per quem modum vna Ícientia ab altéra diftinzuitur , quaniuis eandem rem«onfidecent,vt patet in exé- plo addu&o de homine,ita Acift.z. Phyf. 17. Hictamen eft not.cum Zab. lib. r. de nat.Log.c.8. quód cum modus contide- fandi có(titaat obie&tum in efse obic&i talis (cientiz, & confequenter fit ratio €ur paffio demonftretut de re confidera- ta,vt naturalitas,qua cft modus con(ide- randi corpus naturale à Philofophia , c& mcdiü ettam demonftrandi pa(fioncs de ipfo corpore : hinc fequitur, q» non debet modus ifte coar&are rem confideratam lecandum effe; quod habet in fe , quaá qj res confiderata pluribus inferioribus co- üeniat, quàm modus confiderandi, ficat babet animal rcfpé&u rationalis , fc folü debet coar&are in efse (cibilis, qua- tcnus.f. cadem res , quz indifferens cit, vt (ecundum diuerfa pr dicata contidc- fctür, à modo có(iderandi coar&etor ad ,& non illam con(iderationé;fed in t€ debent effe zqualiter communia, itaut dc quo diciturres coafiderata , dicatuc Cc modus con (iderandi,ita fc habet natura- litas refpc&a corporis naturalis:ratio hu jus eft, nam fi vnum excederet altcrüm ; iam cómitteretur error ab Arift. a(ligna- tus 1.Pott.c. y. .f.qubd paffiones demó- ftrarentat de fübie&to non primo, & ina- dzquato ; puta fi aliqua fcientia confide- farct animal quatenus rationale ; & per tationalitatem de animali demonftraret rifibilitaté;vcl fi aliqua (cientía per fenfi- tatem de homine demóftraret patfio- uem ipfi conticnienté,quatenus fen(ibilis «ít , iam pa(Biones demonftrarentur de fubie&o nop proprio, & inadzquato. Poncius hic difp. 2. 1.0g. conel. 2. valde infudat; vc affigpact obic&a formalia diz ftinGtiua fcientiarum , vnd? ait , quod fi comparentur duz fcientiz diftinctz ha- bitz dc cadem propo&tione qopplexa: ad (cinuicem , mom diftinguerentur ec parteobic&i formalis, vefma:erialis vla ratione , fed ex patte principiorum di- ucr(orum, quibus ofteaderetar illa cadc conclu(io in diuerfis (cientijs.Sed que it. feq. art. r. n.63. oftendemus hanc ditt in- tionem ex patre. princip. orum noa eíse primam, 2t radicale , nam ideó diuer(ía 1 funt principia, quia diuería cft ratio fre malis obic&orü, vnde omnis diftitdkio, & vnitas (cienciz à diftin &ione,vel vni. tate formalis obiecti trahitorigmem. 18 Quapro tcetabíec&tim cópletam,. — kno jecificans (cientiam, ips —— famq; áittiosueas ab alijs fciencijs nom; e(t materiale canculn, vel formale (jlam; * fed ex vtro |;toattitatam , nam vc notat Didac. à 14i in Log q.3.proce, neqrfa^ nabilitas vt (ic conttitiat med;cindyneq ; dirigibilitas Philofoghiam morale:n, fed lio;no quatenus fanabilis, vel dirigibili$) & per vtrumq; coaianctm refi Pond e debemus ad interrogationem , per qua (fubic&um quaeritur alicuius. fcientie , (ic Corpus naturale quitenus naturale eft fubie&um Philofophiz , ens in quantam ens eft (abie&om Metaph.vbi ly 22 q43- tim non fc tenet reduplicatiue , vt aliqui Scotiftz a(serant , quia runc facit fen(am reduplicatiuum,quando particela;cui ad- ditur, eft caua, vel conditio , cur przdi- catum conuenit fübiecto, vt diximus t.p. Inft.tract.r.c.12 modó neque naturalt- ta5,n€q; tatio entis e(t cán(a,cur hoc pre- dicatum .f. efse fubie&um adzquatuat Philofophi vel Met. conueniat corpo- ri, vcl enti, rion .n. valet arguete , corpus naturale. eft habens naturam, fcü liabet naturalitatem, ergo eft fübic&um Philo- fophiz , fcd cana eft , quia hibet omaes conditionesadzquati (übie&ti ; quaproe ptetly in quantim tenetur (pecificatiue, quia fpecificat rationem ,fecmdü quam cfse fabie&uni competit corpori . , Verüm vt clatius páteat , quodnam af- finir debeat pro fubie&to adequato ,8c Fibutronis in (cientia , debemus condi- tiones necefsarib" requifitas inqüitere, quz varié à/Do&oribusaffignantur, ita- utab aliquibus quátuordecim poaantur , irà Bonctus 1«Vkt, 6:3. Fland. jor ue v 853 Difp. X IE fed communior fententiaelt , quod fint trcs cum $coraq.3. Vuiu. ad quas cecerae reducuntur inftà n. $ 4.rcfctenda,ad qua- zum intcll; gentiam faciunt feq. atc, ARTICVLVS II. An de fubietto debeat pracogno[ci quin cft, fea existentia. 1 Vo quarit quz tionis titulus,an ? D «f. bs (ubiedto in fcientia praz- füpponi debeat , quod habeat exi (tenu; itant nullo modo poffit in (cientia demó- firari , deinde (i debet pre(upponi, qua- nam fit ifta, actualis n€ vel aptitudina- lis,anfalimobie&iua. — TE nid primum , coómmnis eft opinio apud Recentiores exiftentiá (ubie&i non ofsc demonfirari in [cientia à prioriyfcd ené à poftcriori, ita Io.de S. Tho. q. 24. art.1. Didac.à Ieíu difp. 16. q. 2. in finc. Morif.difp. 11.q.2.ar. 2.ex Scotiftis Lich. -3«prol.$. 4d argumenta alterius qu&« ionis, Barg. ibi. $. $eciido quia per om- né. Ttób.12.Met.q.2. Ant.And. r. Mct. 1, Faber theo. 2. & alij . Tat. vero 2. ofl.q. 1.dub.3 concedit pofse &t à prio- ridemonítrari , quem fequitur Amicus traGt.2 $-difp.2. q.3. dub. 4. & probabile putat Daísol.q.5.ptol. $. /£d rones eori. Alij admittunt de partiali negant dc tota- lijita Sonc. 1 2. Mct.q.2. Caier. 2. Poft.c. 1.dub.8. & alij apud Amicum cit, Tan- dem Zab.lib.de trib. pricog. c 9. Suefs. 1. Met.q. 1. Baldu. in proprio queito de hac rc , abfoluté negant fübiectum inia fcicatia demonttrari poíse,quo ad fi eff , Ícd neceísarió przfupponi . Quo ad (ccundum;qui affirmát de cn- te tationis dari (cientiam,concedunt (uf- ficere , vt de (ubic&o pracognofcatur exiftentia obic&iua ; qui negant dari,de ente rationis Ícientiam, con(equenter af- ferunt requiri:exiftentiam realem : Sed ifti (unt. intcr fe diuiti,nà Caict. 1. Poft. €.1, Tol.q.vn. ad 5. Niger in clyp. q. $« in Porph. a(serunt prz fupponi debere exi ftentiam actualem tcalem, nó quam fem- . per habca:,fed faltim flatutis à natura té- poribus ,vt quod roía in Vere exiftar,vel quod aliquando cxtitcrir )fjué in (c, fiue non habet,nec ad inferiorem ; De $denia. | 5000 [£^ ' - in (ao contineati virtualiter, Ruuius au- tem 1. Poft.c. 1.4.2. Blanc.in Poft. difp. 3 [c&.4. Amicus tra&. 27. di(p. 4- q. 2. dub. 1. (uftinent hoc non e(se deratione fcientie,ad quam fufficir;vt aptitudinalis cxiftentia (ubieGti prz(upponatur,fed ra- tione noftri intellc&us fen(ibus alligata císe acccfsarium, vt femel ltim habue- —. rita&ualem exiftentiam. 10 Dicimus primó, fi (ciétia amatur pro toto proceí(su cognofcendorü in ali- qua facultate, poterit probare exiftentià ' fubieCü tàm partialis, quám totalis à po« fteriori,no à priori, faltim pro ftatu ifto. Conclu(io c(t Scot q. 5. prol. V. 1. Met, P 1. & q. 5. Elench. € primó quod E 1t à pofleriori probare exiltétiam fübie &i,(iué partialis, (iué totalis, patet; nam Deus cft totale fübie&um in theologiag quz tamen oflendit Dcü effe, Arift.pro- bat per raedia phy fica exiftentiam fubie. &orum partialium philofophiz,vt ex fer ri (ur(um ad extremum exiflétiam ignis, €x unotu circulari cxi ftentià caeli, per me dia metaphyfica exiftentiam Dei. Tum quia poterit obie&um aliquod effe !Eno- tum, vcl faltim à proteruo ncgari,& fcic- tia habere fufficicns medium ad oftendé- dam cxiftentiam, vt patet in exemplis ad- duds, ergo abfq co,quod recurrat ad fü praem cientiam, ex fe poterit fuü fu ic&tum firmare . Tum quia metaphyfica cít omnium naturalium fuprema fciécias ergo ad ipsà pertinebit probate dari pro priam (übie&tum,non ad fuperiorem,quá avt ar» guit Doctor in prol.cit. hzc (cientia cflct prior roctaphyíica , ergo fi metaphyfica poterit hoc praftare, ctiam alia (cietiz » fi propria habebüt media;cü fit eadé ró» . Secüdo quód nó poffit à priori; prob, uia vel loquimur de exiltenzia actuali , de ifla , cum fit creaturis przdicatum contingensá caufis contingentcr exitten tibus caufatum nog poterit confici de- monítratio rigorofa, qua cft cx ncccífa- rijs: tum qui fcienti abit ab cxifi contia aciuali fu- bicéti; enti veró incrcato quamus fit efz fentiale pradicatü,non poic(t tame oftc- di à priori nili per dcitaiin, u^ nate klaLter vt dicemus fcq. concluf. * | 4 D " 1 — bitum, nec repugnans , & hzc Q.II.c/fn de fubieclo precognofc. quia eff. erlL $39 taliter nocognofcimus , ita Doctor in t. d.i. oe vel : uimur X exiftentia apti ijqua fubié&tum eft ens quod- dn poflibile inrerum natura non prohi quamuis ntce(sarió cóueniat fubie&to, attamen nó poterit oftendi , nifi concipiendo faltim rationem explicancé fübie&i nomen nul lam includere fal(itatem , néc vnam par- ticulà alteri repugnare , vt facit Door in4 d. 1. q» 2. art. 2. oftendendo Sacra- mentum nos vencer se ia, inquit; nulla particula defcripttonis [menor t alteri, vnde nullam includit falfitatem , quia ex d: Met. c. de fal(o,nulla ratio eft in (e falíay nifi partes inter (e contradicant , & per confequens Sacramentum non erit purum non ens, & impoffibile , quia nihil eft parum im- poffibile, nifi cuius ratio eft in fe falfa ; ficà pari eei deeie s poffibilis exi- ftentia fübie&i ex hoc , quod tatio an fius nullam in fe includit falfitatem ; fed hoc eft procedere à pofterioti , non à priori, quod pt » quia veritas, vel fa!(itas (unt effe&us poffibilitatis,vel im- poffibilitatis entis,ex eo .m. quod res eft; vcl nom cft, oratio dicitur veta , vel fal- (3, non € contra , erzo &c. z1 Diximus fi (ciétia fumatur pro to- to proceffu,& c. nam fi rigorosé accipia- tur pro notitia conclufionts demóftratio- nis potiffimz , inqua paffio de fubiecto ftratur, fic neq; à priori , neque à ofterioti poterit probarr exiftentia de abiecto, fed przfupponi debet;quo fen- fü intelligédus eft Arift.cum r. Pott. c.2. dixit de fuübic&to infcientia przcognofci Civ ds Diximus etiá , quod faltim pro atu ifto nequeat à priori probari poffi- bilis exitlentiz; quia fi quis diftindté ,& in (e perciperet v.g. animalitatem , & ra- tionglitatem,poffct forcé concludere pof fibilitaem de homine ; vt ait Doctor de .exiftemtia actnali Dei in r.cit. Sed contra arg, primó;quod nullo mo- do poilit infciéia. demonftrari fubieGti exiftentia . Tamex Arift. dicente fübie- €tum fupponi in fcientia , vt finem, item exittentiamad metaphy ficum perunere » ficut quidditas ab ipfo cófideratur,qua- ré non poteruntaliz- fcientiz oftendere exittentiam fubie&i « Tum 2.quia fcien- tia pendet ab obiecto,& fi datur fcietia datur etíam obie&um 5 ergo (i dubitaruc de exiftentia fubiecti, dubitaretur etiam de exiftentia (cientiz , quia fübie&ü eft bafis , & fundamentumícientiz. Tum 5, fabie&tum cft maximé notum omnium , Pi funt in fcientia,ergo nequit eius exi entia demonfítrati , quia demoaftratio ex notioribus procedit. Tum 4. fi proba- retur per m , hoc effet in virtute connexionis effe&us cum caufa , vt li di- ceretur, fumus eft , ergo ignis eft , valet confeq. propter neceffariam connexioné fumi cum igne , quz debet pracognofci " ergo ante i(tam demóftrationem (uppo- nitur ignisexiftentia . Tum $. quattio fi efl ab Acift. 2.Poft.c. r.appellatur que ftio toria uia querit ed ran vtan homo fit , vbi q(tio qualis fit , dicit quzftio patio red icis fit albus , nam non quzritur totus bomo, fed aliquid de homine,quare fi quis fübie&tü (ciétiz ne- gauetit omnia, quz funt im ipfo,auferua- tur, nec aliquid remanebit ad demóftrar dàexifl&tiamaptum;dicitur&ab Arift. ibi-quz (tio fimplex,& incoplexa;fed de- monftratio eft complexoram, ergo &c.- ir Refp.ad:.fubie&um fupponi im demóftrationibus à priori , & etia in illis à pofteriori ; in quibss concluditur alig» przdicatum (upponens fabie&i cxiften- tiam, & effe verum ipfius; non tamen eftneceffariü fupponi intoto proaeffu fcié- tiz in quo debet prius inueftigari,an (ur biectum (it,fi eft igaotü ,vt poffimusde- inde demonftrare pa (Tiones de ipío;namm fubiectum,cum fit finis, eft primum pri- mirate intentionis non executionis,qua- rc poterit prius in (cientia tractari de ali- quibus canquam medijs quafi inferuiéti- bus ad indagandam ipfius exiftentiam « Nec rerü cxiltencia, & quidditas in p ticulatiad metaphyficum (pe&at, aliter deberet ad oia genera de(cendere , & fic milia daretur alia fciétia prater Met: fed folum in communi . Ad 2. dicimus fciene tiam poífe probare ye (ui (abie&ti exiftenuiam,quod fufficit,vel atfumptua cffc verum dc (cientia in rigore , non de toto " €V CBRENMGÉGG h e—— o A OT ANN totoroceffu fcientiz,in quo poteft. dari aliqua demonftratio , qua fit politio , & quafi proic&io fundamenxi totius fabri- €2 (cicntialis, vt patet dc domo , in cuius adificaucne ctiam fitfundamentü. Ad 5. verum e(t modó fübiccta fcientiarum cí- fc maxime nota, & regulariter raro pro- batur ipforum exiftentia, peterit tamerr à pofleriori probari per aliqné effectum. nobis notior&. Ad 4. poterit probari vcl cx non implicantia rónis formalis fubie- Gi,vt diximus in prob.conclo£ vel ab cí- fc&u,in quo repetiauir aliqua condirio!. exquainferatur connexio effe&us cum. éau(a; & confcquenter exiftentia. caufasvtdocctScotus in prol.cit. vbi ex depen- détia;limitatione,& imperfectione créa-- türz arguit cxiftétiam cause independé- tis ilimitatz ,& perfectifsimz, qualis eft proque fasé,& (übriliter deinde pro- quitur ín 1.d. 2. q, 2.à litt. G.vel tandé (vt exemplo de fumo addu&o fatisfacia- 1nus) (i connexio effedtus cum caufa de: ct pracoguofci ante demonftrationem;: fufficit, vcl quod habeatur cognitio apti- tudipalis exiftentiz , vel faltim cognitio eonditionalis,putà fi fumus cft pofsibilis, ignis ett polsibilis, fed fumus cft ens pot- fibile,ergo ctiam ignis. Ad.$. ctiam( du-biteutc de toto fübiscto adhuc remane- bit aliquod medium à polterioci ad oflé- dcndam ipfius exi flenciam s icq; dicitur quettio (implex,& in Icxayqua(i Gt gpurtiendo tecmini (implicis(cd quia. . t per propotitionem dc z.adiacente , iri epa verbum cfe fimpliciter, & folum pr &icatur de (ubiccto,vbi in qua ít ione qa Vis fit, fit propofitio de 3.adiacéce, X pr dicacum dillinguitar à fübie&ro,& copus Ta: 5 imó ratio cítad oppofitum ,quia fi ati fio eft quaflio,erit propofitio dubita- bilis , ergo'poterit probari: per fyllogif- gnum ,crgo noti erit quid iacomplexum « vide V. Fabrum loc. cit. 33. Sccundo € conua, qy pofsit à prio- ti demonftcari Tum quia poteft fcientia à prióri fua: principia demonílrate, vt cà «x definitione invno genere cau(zé ofteri- dicac definitio in altero genere , vt facit - Anf; rPolt.vbi definitionem formalem demonfirationis probat pet. dofimitionó . puum yt prrgioni pit cone Ep 1 - K.& 2;d. 3.9.9.B.& prob. ab ipfo , quía 1 did Pod materialem,ergo poterit étiam fübicctd . proprium demonítrare à priori . Tum 2... quia exiftentia aptitudinalis per fe con« uenit fübiccto in 2.modo, (cd omnis rali. Wopohrio eft à priori demonftrabilis . ,. Reíp.ad 1.difparem e(Te rationem , nam: cauíz pofíunt cfic. fibi inuicem cau(z y. & idcirco poteft ynum przdicatum. de- monftrari per aliud notius , at exifentia aptitudinalis , cum fit modus intrin(ccus: rci, nó nifi à priori per quidditatem pof- (et oftendi,qua pro ftatuifto nó ita pere fc&é concipitur , nifi in ordinead com« pofsibilitatem, vel repugnantíam conce pofteriori; cui accidit quód modus in- tcin(ecus nequit cócipi fine re cuius e(t modus,neq. poteft apprehendi res aliqua vt verum ne potens exi(tere con cipiatur, quod eff concipere aptitudina- lem exi(tentiam, quapropter nequit de« duci de tali cxiftentia vera € Og — cum-conceptus huius cxiftentiz: inclu-- datur in conceptu premilfarum, & quid — ditatis. Per hoc patet adfecundum. —— 24. Dicimus z«fi (ciétiam fumamus, v£ communem ad.rcalei , & rationalé, nou: neceffarió prac(upponit realem cxiften- tiam obic&i, (ed (afficit obie£tina y at (i - do (ciétia reali (olumeftfetmo ex (c prae fupponit cxiltentiam realem aptitudi-; naleinactualeai verb alijuando requirit ex parte noftri intelle&us .. Prima pars de exillentia obic&iua patet. ex di&is q. pro:-art. 4«& difp.3. vbi vidimusens ra» tionis habere fuo modo entitaté, exiften- tiam;paísiones,& de ipfo poffe dar: fcic-- tiam,& propofitiones neceffarias forma ri. Secundo, quód'a&ualis exiftentia noti requíratursdocetur á Scoto in 4. d. 1.9.2» fcientia abftrahit ab cxiftentia obie&t- a&ualijaliter poffet quandoque effe , & nandoque noh effe, vnde de quibus noa unt,nec vaquamfuetuRi , vcl cunt , de monftramus paísiones , & fufficit , quód: haBcant vetat effe reale potentiale. T'um qnia poffet Dets fpecies rcrum infundé- rc,cciarifi non exiftant. Tandem & pró* pter incellsibim noftrum requiratür , qp aliqiàdo rcs aliquia extiterit, patet, M f QULA d fa i. mE j L. CAM D ui ad cognitionem f(cientificam requiritur fpccictobiedt cócurrés ad elicitioné il- dius,ípecies aut ,- ià Dco infundatar , ab obicáto. Me te produci- turyvt fufiusin lib.de An.crgo requiritur, quod éxiftat obic&tum ; maximé pro fta- tu ifto,in quo omnis noflra cognitio du- cit originem à fenfibus . . Ob.probando requiri a&ualem exi- ftentiam; nam 1. Poft. j. gp non eft , non pót fciti. Ncc dicas intelligt de coy nec eft;nec pót effe. Nam pradicata non af- firmatur de fübiecto dicitor .p. homo eft rifibilisynon aüt pot elfc rifibil;:s. Tum 2.fcientia realiter re- fcrtur ad obicétum , at relatio realis eft inter extrema realia. Tum 3.(cientia rea liter canfatur ab obie&o , vel à fpecie ab obic&o producta , ita vt obiectum exer- €cre deber a&ualem caufalitat€,ad quam ncceílario requiritur exiftentia. Tum 4. ab co,quàd rcs efl vcl non eft, oratio eft vera; vcl fal(a;ergo res debet actu efle. ». Tum 5.fubic&um fi urquo ad as fuel an fit dicit exittéria aQtualé , ergo & c min. ptob.quia verbum eff de fecüdo adiacente dicit exiftentiá actualem, vnde non eft verum diccre, Antichriftus eft. 25 Refjp.ad r.vtibi& ad impugnatio nem patet ex dictis 1. p. Inftit.traét. 1.c. 11.& track. 2,c.1. videlicet , cp in propo» fitionibus neceffarijs verbum eff abftra- hit à quacunque temporis differétia , nec dicit realem inherenciam przedicari infa bie&o;(ed (olum realem connexioné; ita vt fires illa exifteret,neceffarió tale pra dicatum haberet. Ad 2.patet ex dictis d. 8.4. art. s. quód illa efi relatio tranícen- dentalis,quz poteft ad non ens termina- ri, non przdicamentalis. Ad 3. dicimus. fcienuiám à fpecie caufari , non ab obie- &o immedtaté , cum fit abftra&tiua , id- Circó probat vltimam partem concl. prz- terquam quod potcft cientia auditu , vcl le&ione acquiri; poteft ctigm intellectus ex cognitione vnius rei cognitionem al. terius elicere,vt ex. vifibilibus inurfibilia cognofcere. Ad 4. per ly efle, & non cffe non intelligi a&ualem ex;fienuam ren & negationem eiufdem,ícd vel potentiale , vci necelariam conucnizotiam » vcl dif- Lqgica , tentia,(ed a&u, n conf atur quiae] eT. $41 Mec conucnientiam pradicati cum rci quid- ditate, Ad 5.cx Sco.in 4.cit. pracoznit o an fit non c& de efie sagll V fed dc uon repugoantia io effetu;feu de elfe apu - dinali,ncc femper eff de SIN Mdaccn te dicit aGualem cxiltentia , fed ali do veram eífchtiam, quo (enfü concede- retur bac propoficio, Antichriftus eft (ed comuniter ncgatar propter equi: uocationé, quia potc fl dicere exiffentja - aGualem idcoqueindiget explicatione. Sccüdo obijc. qp nulla rcguiratur exi- ftentiaobie&i, neq; aptitudinalis, in reas li fcientia, nam Plilolophia cft fcientia realis,& tamen multa de infinito , de va- cuo ,de priuatione demonftranerzo &c. Refy. illas non cffe verás demonitratio- nes,nec de illis dari veram ícienti1m po- fitiuam,fed ncgatinam , quia non habenc veras cíTentias ; vel dicendum , quód la- bent exiftentiam conditionalem,nà Pbi. lofophus data hypothcfi , quód detur in- i» »vel oceani. cla deinde paí- 1oncs , quz conuenirent , darentur à parte rei,quod füfficit, LA " FS & A J j D ei qucm x 53 VETNES ad de.  Ilt. An fubietlum debeat babere quid rei , 16 p)Racognitio quid fit ex dictisz. P In MA EA ira id nominis, & quid rci : quod (ubic&ü debeat habere quid nominis,ab omnibus conceditur, quia hzc eft prima oinpiunt cognitio ; quam de re al'qua hábcre potz fumus : folum dubitatur dequid rci , feu dcfiniuone . Et quidem ex di&is dip, 1, q-4.ar.3 definitio propri? dicta, & rigo- - rosé competit folum enri pofitiuo,per (e vno,reali ; compofito realiter, vcl (altiun quantum ad conceptus.& vniucrfaliqua propter fi perquid rei hanc dcfinitioné volumus intelligere y nec entia rationis , necens reale in communi poterünt effe [ubie&a fcientiarum quod eft falfüm ; id circó per quid rci hic intelligimus. vcl definitionem iftam , velíaltim conccpe aliquem quidditatiuum etam fimplici ter fimplicem;qualis eft conceptus cntits co quia talis conceptus fufti cit ad demó- ftrandas pafsiones defuo fubieQo- — Q4 Ex aliquan- - nen s i x 12; 3 A $42 na Ae Besson sg qM v. ai Ex quibus deducitut ;, quód enti. cogis polsuur, habere Eon re Nu (cientes, vc ibi diximus difp. 35. M &cauthotitates , quz in contrátium ai e. ! rütitá ib;valenr defciencíarisorola , Suis firer cos ip coi, quod propfiam quiddita- tuum conceptum haber ; per quem. paf. fioncs demonitcantur de ipfo ;. inüper Dcusqui etfi ccalitér (mplex fit , eft ta- nica in e€onceptu compofitus , oni cancc- ftit Vc éd inleruice »oteft ad demo- itràüda atttibura de ile Deo;qua (c hà- Ei quát atliUncE T ; conceptus ille bali lica gr it ad Tciedtiam; vt dixi-, diii ug 4. p. Pas 1 |j SibflanLa. fa, cióreih fübie&i hiabeliit cx iita &onditio-, ne, vnde plares fpecies fu iz ponu tür pao pea MALA pr a BONIPda AIL 6. Met. 1. fubf SUE demonftráu ior ; non, WIget.,, qu eft [chfus; : lu à non con, €ludicüt vt praedi ust Oum. clülionc,fed Uere: iectü, de quo pa fiones Ero ;ageidensex, . ifta cápite poffum t9 Tcienufi-, co vola. propriam dcfi- Toport qnid. frati deibfo de os evpen in math ijs qua dam accide uat: Vei ft éns, nl cratur à; leraphyfico js Álex. d Mat. ne Sheer cr Due - um ; ad 20. per o AE t j Seul nidis To jl OlQ ce Fr. L jeff ac pa e pee , (c de eo, quod fen es eed lau dedere 24 N, jen tur dc accid dilpsss pone a er co. per philofdj ipe En m cenas spas eit de (ubt ania mam E alia immicgiat, vt exponit G.non qi ej Pres D agb fd MANIERA facit principa liosipus pis Hs Ad;ationé di 2d. Ben «dcs pria p. tigayctja t: cho puas j9ncs). PfOI ferstopemperleconh & fi o:dinem dicat Msi peau, an Ícientig fit, quod babes proptiam quid rei inquirendum cf, an qua: nó ba« bent quid rei fea cócepti qui ditatiuum; poffir de ipfis cfle (cientia;talia ant. dao, rs inia SAN 1. cit. cos pez accidens, c Anar einn primá & ootat Dod, Mét.g., X eíl ens per. icerum Reds i spi vugd dict stan pS ret, ., fespagyfed ex pluri cgatam vel, » fient Facete: m, vel cum, ish yt exctcitus y vel'eumal:-, Gmasiong » Yt homo, E r) um cí cp ,accis, met ndum , quá, Aie pe Mi, Ti à s 1 [ [s "TR ini cipaz €» YR us Mm ar eie maius E Wufyergo ^h coliderar Vra n Tauricx fof. tij, Relp. la 1 pco Arift. non loqui de: dene en iptépote cinicula » óc cidenre à lübfagria contradifüncto ». npa : duphcizer (uai, fed dc e. : aceigets qua raro » Mi insi yt alij dicum. , fore, tn Cy EHE ved ace c & Pris tí M R d E LES, aped x: pese: y i ieleanl íecundo.. 5o dn adiu 3 s d E—- b uu t Nz IQ 12 2 ar dab eec ET Er. aai ores cepto viium fares pi ones démón, ftcábilés vt qu ue pa: bricdererim ach eau: Ern Lue (fionefrijséc: fie E fceindum quid. Ex u is onec osod u r4. Ae - it te 3 fcfentíari: ali &. jn cete de par étéalbó y [^ * Dente per accidens ereridltist s t5 accidetitalitate caufar abr cene diis i titar nor dari fcientiam cum Met. 4: fi redüplicátiue (limatüt i. vi ka f accidés eft (nà ti ab(olàre cófidereüut y quatenüs eft tale ens ;. quig vt lic hábet propriam emitgtem viang,& veram; po- terit ad aliquat (centia .fpettate) quod próbatur, quid Vt fic nó habet vnám caue fai per (é déd tibinatit ti; ed itidctermi-- fiataum& cón In&eóter cdufütur ab; illo ;. erbo: fion etit. dé lpfo' [ciétiày ue dej pro: potitionibus pér fej& tecefatif is We de bet: Dóbiuim eH de ente jtraccid here má teria KerEditós ;& atCidentalitare rei , Tia Adáittrünt 3tiqu jii dati [aetia. dii Hd I'entesteu dit diti n ih explis sten qu& feofü detur dé ipfo Moapoti- n$có: 4 tus 6. 2. Ant. Ark e aT Fab dedipois "Yo. 'Otbel. 6; ! ha AC AST d enti! per accidens "^on dati; leiebtiám AE: uía non eit vnam; T peciés ted dubój& [eiehtia'ab obiecto T «dtr eár ipfo etünt dox i MI. CmUEr uid fophyt eo diit etós cuum D nm on au. i po : ; rq ü vedi intu 5 4- ri. , él ratione Meu memet Wm qd ES | cet i n v ;Brotm. Me QUA rincudun GE" "e es de Dod cider fcieririam' dati i "o Dye 4 de EET váécides Yt E: $— oM s (Codd f aep uit. t pn to e; Pd dg nequ Hz ro, after de (ono; poteft ta citata oid ehietica j n4 náv A -quando objectum ute ptt füb Fe onini CIGUg. e illo d «itu i liM cite genetica j mo dar 1 Und 2M táliquod vnum óbiet luynicb: d noh ibile; nàm nümerüs (onorgs ot aridam proportionem. h uS I : y poteft ad lico ge u,noti fi lon » t Ji 1e nr : nu 2 C1 ue ue VE U- ! us y nitate e ia e dc din pud per acid 2 bs) B dupliciter ra ne exte ari d 1c non da. una nUnis € pafionis dem illoa - ert dionsun ipie cau Mii Ara E ia 4. blan Eo Pod. fe ir Rauius, Log. P né P dE n 3339: ie ih P e pet áccidens concedunt. cientiam. y r caius partes ordinantur ; Tiri ye termipans. p demi e; &ip harc: opin. incidunt Maf. .Pofi €: 10. (ed. 2. LA md cns per accidense(fe ypü pec [45 ens cipis dur ips T3 et. T Me EY L4. Aucría q:26.Log, (ect. 4. Mo ni.difp. 12 d: 1« Beadacrio alij ablolod negant de aliquo. €nic per accidens dará: « pote (cientiamyita Alenf- * 6. Mit, teXsjae: Sonc. 4: 13, Suarez dif. is Mele. Je 1:4, Io. dc S. Tho: 0.26, att.2.ad me plat.djp- A9.2« 8,6 Scorifljs ig. n 3-prol.$. Secundo quia atis tjs Circa, 2-faiétur omaes de. fingolapiogs: ina&u eXeicito per fe fecundo dari feien: damas pa(liones,qua per. (e. primà; dez- .monil(tur.de [pecie Per fc fecundo. de- mon(tzantur d de indiüiduis , lic.de Cir fto inthieologià demoaltraatur,v t homo Q4Q4. x ci, WD CEA E al $44. Dif». XILDe tft , paffiones humanz naturz ; Ex quo rurfus patet neq.huic parti quafiti bené atisfacece Poncium dip. cit. n. 13. dum affirmat dari fcientiam de indiuiduis , E paffioncs [pecifice poflant. per € [ecundo de illis demonftrari ;quia neq. in hoc fen(u concrouertitur quzfitum,cü omncs ita concedant de fingularib.fcicn- zià dari. Qaare dubii cft de ipiis ; vt (fn- gularia funt,an poffit dati p fe primo fcié i13, & commontor fentétia ef negatina , iDcü excipiendo ,de quo datur perfíc&if- fima fcientia, uon fit Wc eise * €Xcipit quoq; Vafq. 1 p.d.4.c.7.fingularia snédhopabit Mrs, Quibus tic pole ipie 1c&ü falimex matura potenuz. fcientia acquirere, quod didum Blanc.& Morif. dens, €it.cxtendunrad omnia fingularia, — — 30 Dicimusprimó de ente per accidés mulio modo dar: fcientiam vnà; hac con- latio colligitur ex Sco.in 2.d.3 4.4.fup. €.& 3. d. 7* q. 1I. D.& d. 22. . & 4d. 11.9.3. FF: i qubl. r3: A A. quibus in. locisaffcritquod quidosliquidef vium ! caliqüo dici - pct fene de ipfó poterit aliquod praedi- fct accidensin(e , nequit. «atum per (c enonciati vt diximus 2. p. Xuftit. tra&. 1.c. 3. fed fcientia qualibet «il de propofitionibus pet fe; ergo nulla gropolitio fcientifica de ente pcr accidés gpoterit formati de meote Doót. & proba tur rationc ; [cientia vna eft cognitio in- dharenue vnius paflionis per caufam,can- t medii (quod ett ratio, & quid- icéti) in conclutioné demou- iftratze de vno iubiecto , (ed cns per acci- iens; ticam le (pe&teuur , tué in cffc (ci- ibis, trae in ordinc ad paffiohcm demon dficabilem,fiué vt ordinatum ad aliquerà vfinem,fia vt conftans cx patcibus deter n Phsbili& determunantenon habet vnà eV Tenuam , pér quam paísio demonftre- fut ,noni cft ynam per fésnec vnaca potcft liabere paísiomem , étgo &tc. Ma. patet, xni, prob. quod imrinfecé , & formaliter €onuenit alicai femper 1lli conueniet, cui €ung; comparer ,nàai comparatio non sutcrt; quod per fc, &formalitét com- peut coimparato s fed cife vnum per acci- den5,non habere vnum pet (c conceptum jouinfecé conucme enu per accidensscr- ptos CMS o ais s j à A RAPI M. LL prr , Maro AU. . *, "t goquocu ; modo tonfiderettr, rtr rit vnum fübic&um, fed duo , nunq babebit vnam per fe rationem , fed duas , nec vnicam paísionem, nam hzc ab vni- caeílentianatacftdimanare , & vaiper — fc fubie&o conuenire,non duobus. Tum quia,vt aliquid fit vnum pet fe ex plari- bus conftitutum;requiritur, vt partes fe habeant per modum per fe a&us , & per Íc potentiz ; fed nunquam talis habitudo erit inter partescomponentcs ens per ac- cidés;aliter e(set ensper fe, ergo sép erit duo, & duas habebit quidditatcs , nec ab. ip(ovna poteit fluere paísio ipfi inhetés, aliter idemaccidens in duobus fubie&is. — j zin Ls 31. Dices,folü fequi de ente per- va q:2.Centrà, tunc datur vna gencre fcien- - ta cx dicendis q. feq» quando ex- &is (pecificis, hec doctrina eft à Scoti- ftis accepta , vt videbimus q. fequ. (ed à. partibus componentibusensperaccidens nonabftrahiturtale genus , quia nume- t0 fonoro v.g.quod eft muficz obicctü y non datur aliquod commune genus , qy latum obie&um fit mu(icz y cua numeras, X fonas (iot diuer(orü predi- —— camentorum. Trm quia habitus (pecifi- €i; qui de partibusentis per accidens hi bentur , non pertinent ad candem fciea- tiamtotalem, vt liabitus de numero , 84 babiius de fono , quz fünt partes numeri fonori, non pertinent ad muficà fed pri- mus ad Aciuhincucam;fecundus ad Philo- Íophiam ; ergo non datur vnus habitus gcnericus continens (ub fe babitam A:i- thinctice,& Philofophiz, aliter mon mu« fica arithmetica , (ed ani initiea maíi- éz fübalternareturs — Sed coma ob. 1. ex Scoto in 6. Met. cit.oppofitam bi concedit (cientiam (ubaltcrparam ef- fe dc ente peraceidens . Tum 2. quia res naturalesiniegré poflunt coattiaere v4 nam " slc deente peracci- — Rodi ven [edé fientiam nO oftendi ,neq. dari poffevnam fcientiam — qgenerejta Scotida ct eà Scoro 6. Met. p te5& q.5.prol.I. v» . T / Acceptz conuenire alterne fnt. de ente ^ » Qr. en de. fabietlo  pracognofc.quid rei. cr $aí gar caufam totalem per fe alicuius effc. Aus ,quz quidem , licet in genere entis fit quid per accidens aggregatum , at in generc cau(z eft quid per (c vnum ; er- £o de ifto ag. o vt Caufa poterit de.  monftrarie ab ipío proucuiens. .& fic illudaggregatü erit fübiectü fcien- tiz ; nam vt fic habebit quzdam pradi- cata, paffiones,que nulli parti fcorlim ynuenire poffunt , & vnà actum Tum 3. quía fciétia (ub- accidens , nam ipfarum obie&a addunt accidentales ifferentias (upra obiecta [übalternátiii : eium rat hominem vt fanabi - lem, ethica hominem vt dirigibilem in fuis actionibus , arithmetica numerum ; politica rempublicam s artes mechanicae «cs artificialesnó (olum vt habentralem;veltalemfiguram , fed etiam vt ex tali ; vcl s GR C tant, verfatur circa folam figuram nauis , (ed iam circa pateriam 5 fic ctiam dc arte fabricaroria domus, & de alijs dicédum ; . infuper phariachRi iore heri »& tadicibus compofita dicuntur apta ad (a- nandos peeuliares morbos; quar tu- diné qualibet illarü herbarü (cor(im non habet,& iíta omnia süt entia per accidés. 32 Kefj.authoritate cx 6. M ctnÓ vr- gcre,c& oppofitum habear Do&or in lib, fent.vt vidimus in probaeconcl. ad auth. €x prol. re[pondec Barg. ibi Doctorem loui conditionaté att. ndeo fi fcientia fubalternata (i$ de 4liquo vno per acci- Alens pre [uppouit duas tract antes de par tibus illius totius feparatinyimo codem modo cx ponit, locum 6. Mct, & potcít ieduci ex $. Quod. fi. dicatur lineam vi- fualem y vbi dubitatiuéloquitar de hac xe. Ad 2.rcíp.ex Scot. 1 .d. 3.9.7. M. & N. quod cum ylures caule partialcs ad. .vnü dicum producendum concorrant , CX iplis.ne vna pec (c cauía conflituiur in entitate,nec in ione cauíandi, quia quzli- bet feorlim babet propriau) fationent.es «au(andi  & folum dicitar vna cauía. per fe va itate otdinishinc negatur dc illo ag gr«g ato demonftrari effectum , vc dc v- nic au(a fimpliciter 5 fod vx de phiffbus Lof$icay- vnitis; fic cum Sol,& homo zenerant ho: minem, tàm Solquàm homo rctinct pro- prias rationes ij, &vnacauía fit folum vnitate ordinis , & ficut vna dici« tur caufa hac vnitateyfic ratio caufandi praedicata, & paffiones , quz de illoag- ] eregato demonftrantut;non funt. vnam , Toup ura .f.plures rationcs cau(andi, plu- rapradicata,, & plures paífioncs  atin eri ein dh ebcie Odd RED ia etiam 1 ordinis v. pee ;vnde non cít vna demonftratio y fed plures fimul ordinate, & voit ^j e9 vel maxime quod falíam eft illud azgrea vnico actu intelligi propter diuer^ taté obie&torum fpecificam , & fi vnus eflet actus in re, virtualiter tamen cíTet multi c vni (cd plures habitis cau faret;yt fufius dicctor io libros de Anini; - 33 Ad s.defcientijs (ubalternis dice- màs infra q.4. Medicina , & Moralistion habét pro obic&to i fed vt notant Zerb.st Bargic it. aliquando v« lens , puta ag« Fio poppe ue Dt timur aliquo ente per acc £regato ex fübiccto , & p pecden cd fpeciem i nie. pct piffionem innaimus ptincipiu ipüns,co modo , quo Thomiftz dicunt , ens mobile efTc fübic&um philofophiar vbi per. mobilitatem circum(cribunt na9 turam,quz eft illiws paf; onis principii fic (anabilitas, & gal ipium dant inte]. ligere principia à quibus emanant , quar fant de hominis eifentia , & vnum pet fe faciunt cum homine, Arithmetica confi- derat numerum , non. quidem materiali. ter pro fübttracto , & ina&u exercito , fcd formaliter ; & in actu fignato. ,quo« modo eft vnus pcr fe conccptus;vt de eqs te pet accidens in communi diximus , & de 1pfo poffunt proportioges quzdà. de« monítrari canquam pafTiones , vt docuis mus difp.7.q.2.art. 1. Politica.non eftve — per £c hibius; fed plurcs aliquo ota ine conercgati , co quia vno: ' -o Mi nat re man e tionem plurium,& quicquid de ipfa de- monftracyr, nen cfbvnum per fe: predi- catüs(ed aggrcgatione illis pluribus im« mcediaié cowacniens 5 idem de arte. belli« ca re/peétaexetcirus dicendum , & de Qia 3 aie -—n 846 artibus mechanicis, ficut.n. obie&a fcic- tiarü fpeculatiuarum maioré vnioné ha- bent inter (cy nam vnum cífentialiter. fub: altero continetur , quàm obie&ta artium, & labituum mora!iumyita maiorem vni- taté habebüt fciétiz fpeculatiuz , quàm alij habitus,vt q: feq. dicemus, Tandem: pharmaca ant aggregatum quoddam ex: diaté demonftr: luribus caufisnon vnum, fed plures ef- :&us caufantibus nam morbus aliquan do, et(i vnus:dicatur , re veratamen cfi quens plaribus defectibus; indifpofitionibus,ad quorum curatio- nem plura remedia requiruntur , ex quo- rum aggregatione pharmaca conficiun- cur, vnde cognitio alicuius medicinz pro- prie non cft vna; fed plures demonfiran- tes plures paísiones vnitas de pluribus fubicctis vnitis , ità notat Amicuscit. 34. Dicimus 2. de fingularibus,dépto' i JDeo;per (c primó nom dari (cientiam; ita Doctor q.3. prol.R,& 2:d.3-9 6. M, & cumco Scotifta omnes , Auecfa quoque Ruuius,, & Amic. cit. & probatur ex I« Poft.45.& y. Met. 5 3. &alibi (ap? y vbi Aift.ex profeffo ncgar scientiam de (in- gularibus;.& vnicum fuadamentum hu- 1us conclu(.eft,quód tetigit DoGor in 2. cit. quia (ingularia vt fic non habent dc- finicionem,quat vt medium: pofsit. infcc- vire ad'demon(trapdaspaísiones ,ncque paísiones pcculiaresipás vt fingularibus sonuenientcs,ergo nequit , euam ex: na tura potcaitize con(iderando intellectum, Bàberi de :pfis (cienzis antec. quó'ad pri« "fam partem probarum fuit difpi r«q.4- anj. quo ad. pactem oftélum fuic diíp.- $«qupar. r.cuardíiximus projrictatem ef Íp (peciei;)nonindiuidui,& adliuc proba- mr,quiapafsiories propri funt-quzdam: aptitudines ad operandam: ex opcratio* nibus s po(leríoricopnitasfed ríülla'opc- ratio cxpcritur in aliquo indiaiduo;qua or poísic cíle inalio eiu(dem fpeciei,er-. go nulla aptitudo' , & proprietas fluic à differentia'indiurduali , (ed'omnes ab: cf- fcpcia-dimanant y. & per confequens (unt omnibus indiuduiscommüuncs -. Tam.» quia fimgularitas-nonctt ratio'agédi y fed potins conditio agentis y (olim: effentia: ei pcincrpiuas& ratio agédi ; ac cfíentia Difp. X TH. De Scientia - de fe comunis eft,'& indifferens omnibus: indiuiduis pofsibilibus illius fpeciei Ex. qiio patet rG&cutrde Dce: ifsimo: pofsit dati (cientia;quia ipfiuse(fentia e(t de (c hzc,neceft platibus comunicabilis: cirfui io cs dete iic area cea pafsiones de ipfo per [e primo; & imme-- i atur 5 quz ratio militat ét de Intelligentijs in fententia! Arift. po nentis illas neceffe effej& de (c hatc. — emonftraz- tiones conficitur de fingularibus, vt (in-. — latíafant , nam demonftratur eclypfis: - Luna;& Sole; vt equos: quia: oftenditur yt liic& müc,& in i udiuiduali differemtia prouenit;ergo iu*- tclietus concipiens hzcceitatem | Petri lantc vnitaté& hanc diftinctioné nume- ralem. Tum 3. quia colle&io accidétiuav conuenit i vt (ic ex Porpl;c. de* fpecic;ergo mos ipfo demonftrari -« Tü 4«ex 2. Met. rr. hibetit nó: poffe fci- rrantequamad indiuidua veniatur.. —— Refp. 1 : " ? quamuis: imnümero finzulari conficiantut ,ccuera: e(fe de fpecicbus Lunzt, & Solis,nam etfi: alia'Luna ,.& alitct Sol. nameto eífent. in! - illis(icibus, S can illisa(jwet bus; ijdc prouenirent effe&us;& eclypfis) Ad 2: ve nitas numerica! ia vniuerfati- demonttta'- tut de fingulari ineife gnato y-qüo in-- duit róné (pecici mec eft vera vni — Petcused idem (bi ipfi. ab' alio dittin&us, ita neceffarió: ab hacceie tate Petri prouenire y vt. alia conGmilis: nof potuerit caanare,fed (olum à prima: caufa dererminatur ad lianc nuimeto vni - taté,vt diximus in Phyf.difp:&q: as art. 5 .- Ad 3.colle&tio illaveté noneft patfsio ,cü' fic plora pratdicataynonvnü; df t6 paf sio' large, quatenus pet ipfaat circüfccibiamus' hzcceitatein', & éreperiri pot. in alioindiuiduo. Ad 4. exponit Doct. in' Met.ly indiuidu5quód non intelligantur pi. mie [ed'vel (pecies fpecialilstma y» quatenus nonett amplius per i" c- 7! T rodidon 3 — gTLeAbfi nquode inalia priora, - "c propofitie 1 A . !Ex his s deducas habere quid — ote rini ex prz- ci $ CÓ E " L . a iy ia. & Pi Mae noni (übers quod moónhabct,excluditurab ipfa. Mn [ubiettum debeat primà continere . virtualiter omnes veritates fcientie. 6 Q'Cotus q.3.prol.D, dcfiniens (ubie a eu tatem gir orti lud effe, quod continet in fe primó vittua liter omnes veritates illius habitus , cuius eft (übie&um;pro cuius notitia aduertüt Scoti(tz, quod ly primé idem fignificat ac adequaté,& id adzquat? cótinct,quod in continendo nop dependet ab alijs ; (cd €ontinentia,alia effentialis , qua vnáü coa- tinet alterum in primo modo dicendi per fesalia eft potentialis,qua fuperius conti- net inferiora, alia eft victualis , qua vnum continet aliud in e(le producibili ab ipfo; & quia duplex cft e(fe .(. reale , & coeoi- tum,hinc duplex cft virtualis cotinentia , vna, qua aliquid poteftaliud in effe reali prodacere , altera ; qua poteft producere in effe cognito;& tandem quia effe reale cft duplex; Phyficum,& yficum, primum cít res à (ua eau(a realiter diftin Ga;fecundi eft formalitas pul- lulans ab alia ; fic duplex eft conrinentia virtualis in effe reali,vel Phyfica,vel Me- taphyfica;modó fubie&um nequit conti- fiere proprias paffiones continentia vir- tuli in effe reali Phyfico , nar à fübie- 2225.54. 4.ar. 1,realiter non diftin Suuntur,ícd cotinétia Metaphyfica, quia veré ab effentia fübic&i pullulant ex di- Gs in| is dip. 7.4.2.quzritur ergo an pres debcat —À — ter in ee cognito omnes pa(Tiones dc i lo demonftrabiles in (cientia;vbi nio quimur de obic&to materiali, (cd dccom - revtfupta diximus lieBum com hvirtualitey ép, o D" $47 : pofito ex eiateriali, & formali, quz vn «ompletum -fubie. fcientie intezra- rt lupra diximus art.1. (vt obic&tioncs Caict. diluamus tribuentis Scoto , ipfum loqui de materiali obie&o) non quód ca - le obic&tum eocaliter fine Dei, & intelle- «&us cencur(ü caufet ex fe notitiam paf- fionis in intelle&u,vc malé interpretarur Atimq.a4.prol.Do&orem noftirüs(ed par. tialiter,& in rationc obie&ti,nim intelle- €tio cx obic&to,& potentia gignitur;füpe pofito diuino cócurfü ex Sco. 1.d.3. q.7. 37 Ochácü (nisnomipal'bus in prol. feot.negat fubic&tumsontinere virtuali- , tet paffiongs in c(fe. cognito (mb ncgat etiam in cfle rcali, (zd proccdit ex co , qp agens PhyGicam cum Mexapbyico «gca- tc confundit;putatq;ad quamlibceccond- nentciam requici diftinclionem realem gy quod etl fallum) Comunis fenteatia | eft affitmatiua ctim Scoto cit fcd ett diTidi- um apad Scotiftas,fi hzc conditio debe- at conuenire (ulü (übie&of pecificoyque , €fifpecies fpecialitbma, an etiam fübic- &o generico. quod e(t penus quodlibet , vel diaabdtchciic cades; cei aliqui. in- diflin&é loquentes videntur vniaertali- ter loqui tàm dc (pecifico , qui de .gcnc- rico)ira Can. 1. Phy(.q.1. Tar.q. 3.proae;Log.Otkbellusinprinc. Phy(: Smi inch q. 1.proé. Tkcol.n 47.ex coy Quod ncgatía biectum zenericum, & dac folum (pccifi- cum;fed prfertim Bra(au.q. 3. Vn. & q. 1.qtiol, dc menre $cori allerit definitio- nem in prol. allatam conucoire vti; fu« bie&o,licét poftca folü in modo loqucn* di differat ab alijs Scot;(tis ; qui volüt hàé definitionem, vcl coadirionem a(Tignata efle (abie&i (pecificinó generici, n (i re- fpc&u ptopriarum paffionum , quas vir- tualiter continet , pa(fioncs vcro fuoram inferiorü, nonnifi potentialitec; ita Barg« lüper q. 3.prol.qui Paulum eitac , & Lí Faber Theor.5 .Zetb. 1. Mct.3.2.c(tq; Au rcol.in prol.q.de fübiccto Theol. ar. t.& Amic.tradt.27. difp.a.q. z.dub.7. 38 oe mn an i loquédo virtualiter continet in etlecognito tanc paffiones de ipfo fmediac£, & primo dc - monftrabiles in fcientia fiué gencricum. fit fiue [pecificam ,& per có; c quens cm-3n illis continetur cauía in inferiorum nonnifi potentialitet, quo ad primam partem cft Dott, cit. & alijs in locis adducédis,& probatur ab ip- fo,quia propoticiones,qua in demonflra tione a(fumuntur, aliz (ünt immediata" , vt principia,alig mediate, vt conclu(io , herentiz : paí- fionis in fabie&o,que eft definitio fübie- &i;inilta continetur 1pfa paífio de (ubie- &o demontlrata , ergo fübie&tü cft cau- fa cur ille veritatcs cognofcantur ab. in- telle&tu;patet;quía per (uà fpecié repra- fencat dcimtionem,q cffentialirer conti net ; hac cft caua , cur paffig cogaolca - tur;ergo virtualiter in e(Ie cognito cóti- net omucs veritates fcientiz,nam defini- tioton cfl ró qu« continendi,fed ró qua fubic&um continet. Tum quia (ubiectü ett cau(a adzquata habitus, qa eft primü 1n fcicntia primitate ada'quationis ; ergo dcbet virtualiter in effe cognito o£s veri- 1atcs cótinere de ipfo i fci&tia cófideratas, Secundo , quód (ubic&um genericum paffiones inferiorum potentialiter tantü contineat; eft Scoti 6. Met.q. 1. & proba- tur euidenter, virtualiter primó contine- rc veritates jn fcientia cft per. quodquid eft polTe f(ubic&um caufare notitiam vc- ritatis cocluGonis, & habitudinis paíTio- nis ad proprium fabic&um; fed genericü Íubicctum per fuam definitionem nó pót eíse cau(a,cur paffiones ioferiorü de ip- fis demonftrentur ; ergo , &c, malor pa. tct cx Scotoin ptol. cit. vbi ait contine- ac primo virtualiter cft ita independens effc in continendo, vt circumfcipto omni alio adhuc contincat, & nihil aliud conti- ncat,ni(i per tooem cius, vt corpus nattt- ralc ita cocinet mobilitatem,vt circüfcri- pta quac 'ccic corporis naturalis,Ct omnibus Pn kA ote xcr fud dcfiniiion&. poterit de ip(o demonítrari , & infcriora, nonnifi per rationem corpo rjs naturalis continenr. mobilitatem in, Communi; minor patet , quia per ronem Corporis naturalis vt fic nequit circula- ris mobilitas v.g» de, Cclo demonftrati , aliter omnibus corporibus conoeniret. - 39 Tucbé cüaliquibus Scoufus,veram esc. genus pojentialiter concre paffio- Difp. XIL Be Semis. 0 000- resveritates illius (cientiz , at paffiones. 1 ncs inferiori (ed vt (ic mom tribu taté habituisfed folü vt continet inferioribus, " ne Smifi &i in torale,& pactiale,li.m.(cientia cófi haber cum 1lla;ficut nec obieda , nullum crit partiale obie&tü ,vndé non re&té cor- »us naturale dicetur fiibie&üin tota Ph jocos: ens in tota Metaph.nec Git. logiímusin tota Lozica,neq; Pylofoph. aut Meraphy fica, vel Lo MT rre tica , & vniuerfaliter qualibet (ci&tía di- ceretur vna fciétia; & male in initio Phy- lofophiz, Logica e toas due in« Ítituetetut quz (Lio de fubiecto ipfarum, fed (olum M per iesra (fübie&um illo- rum librorüvelillius libri, qui primó ex« plicandus occarrit contra omnes Do&o^ res,yt ét dicemus q.feq.quapropter eoi d rmm: cae genas aliquod pro (b- bie&to in aliqua totali fci&tia,debemus ét alferere de ratione (übie&i f(cientiz non effc continere virtualiter omnes verita« tes illius fcientiz., (ed virtualiter. pro- prias ,potentialiter illas inferiorum . Poluimus in COC),ly proprid loquendi , nam fi velimus extendere continentiam viruualem, & illam diniderc in immedia« tam;& in proxi Are motam; hanc (umete pro. ijvt facit Dass viderür & , in 3. d. 2.4. q:2«C.& d. 36.q. vn.L vbi contmentian virtuale hioc [cafa tribuit (abiecto: ge». nerico,& citat fe in 6. Met;q.1.quo loco continentiam gencrici fubie&i ait eíse virtualem, & potencialem, fic nulla erit; ni(i de nomine diísentio . "sai Mit 40 .Obijc.1, oítédendo fubie&tü non contünete virtual:ter notitiam patfionü . . Tüquiacntia tationis-circa fuas. paíl;o- nes non]iabentac&ttuitatem aliquam , vt potat illas producere 1.effe cognito, vel , reali;codem modo te babet: relatio reas . lis,qua: nó cft dc generc acbiuorü , vndc , REQuit concurrere ad. productioné.pro* priarüm paflionü neq; 1d earum noricdià y cum non fit obicétum etium: inieliee: Hzcrefpoofiocoinciditcum opinios — adi, negantis. diuiionem fubie- | - derans (pecie aliqua generisnon cit pas —— fcientiz de gencre , necifta connexione. — th à Luna E continetu » ^ vit- *üaliter, quia ad cognitionemeclyp(is re- pu ) tert quie vc caufa ad. eclypfim concurtit , ac terra notitia nea eótinctur virtualiter in Lana: efe quoq; beatificabile cft-pafsio hominis ; & tame 'ex quidditate hominisnon cognofcitur, aliter poflet viribus nature cognofci ip- fe Deus , qui cft cerminus hutus patlio- nis, nequit in, cogaofci relatio aliqua; ai- fi cogno(caur terminus i p(iusrelationis, Tum 5.euidentia vetitatis concl.non fo- tà pendet à fübie&to, fed ét à pradicato , & à przmiffis, erzo —— primo , & a- tiaté conunceti in fübie&to. Tii 4. fe- queretar in demonftratione à pofteriori effe&um eísc (ubie&ü , quia cft id , quod virtualitet-contipet verizates . Tum . fi ek hoc; q»cauía virtualiter continet effe- &um in císc rei,coritinet etiá in ese co- gnito , ergo cx/notitia Solis incóplexa pa- terit baberi» notitia omnium etfectaum à Sole prodacibiliü,cp cft falfüm. Tum 6. fubié&tfi cóparatur ad (ciériá ficut obice &um ad potétiá, fed hoc ponirat primi y & adg juatum penes. primitaté cóitatisy non continentia» virtualis; vb patct/de co» lote refpectu vifüs, qui-de onmibus obie &is viiibilibus praedicatur) & ens dem. nibus obic&is intellectus, ergo &cc.quod' etiam fcruatur non (oluti'in obicétis poz tenciarü , fed &vin (ubic&is-(ci&iat us ni in Gconiecia cft lined5-in Acidamenea numerus, in Mecaphy(caxths, qua dc có« fideratis in illis(ciemjsplü&iicahams - ^. - 41. Kefpzad 1; patet ex difpi5. qp entia rinonis (uo-modo lisbent caufalitacé er- ga proprias paf&iones,reuera tf fundamé tum entis ronis ctt , quod caufat notitiá entis rónis, & harc notitiam pa(sioris ip- fius,qua ratione dicitur, ens rOnis, vt CO-/ guitum cauf(ate nocitiam patfionis : rcla- tto realis noocft a&tiua phyticé , (ed me- tà ?,ac non catfat nocittam paíSios ni$ gropriz, ni(i yt coznita, vc de ente ra- tienib digg co quia non eft obiectuni motiuü incelle&us;(ed terminatiuum. A d 2, cclypfabilitas;, (icut continetur virtua- liter in Lun quoad efse tcale , xa quoad císc cogn;tugn, attamen quia ordincm di- cit ad tétram, vel'aliud corpus opacum im eise reuli, ità quoque in e(se cogn:to de: pédet ab illo, ex quo folum (e u;tur, 1... nam non esc caulim ade quat cogni - tionis illius (ed requi cognitionem tcr- r£ , nontamen deducitur in Luna virtua- liter aca contineti,vt infubiedto, quam» uis iaterta contigeatur can quá in caufa y fion tanquad ia fübie&o : beatificabili* tasnequit cognolci cognita homiais ef fentia, eo uia ordinem dicic ad Dei ,v& ad terminum , qa ratione nó contineat fub obiecto naturalis atcinzentiz intelle- &kas creatisquod eft eos initum, cuius teg miaus non ett Deus,ex Sco. quol. 14. Ad. 5:neg.confeq. non.n. d cimus (abie&um eise caufani cotülem coz ainioois conclu* fionis, aà pra dicium, practise cona cu:tüat , fed dicimüs fuübicétam pruay continere , quia on (luni eft cau.a- ve- ritatis conclutioais ; (ed ét véritaris prin cipiorum;quace dus vitimaré omia cou tinet tàm- preedicatam coal. qtiam prin- cipia. Ad 4- neq. Pane cHectus-in illa: demontiratione non ett (abiccétiin j fed. rhedium ; & princi pium Ong .cogaoícens di. Ad y. cac ex cognitione tdo( a deue- nimus-ta cogoicionem effe&uas virtuali ter itiilla inclüti , quando effectus. fe bet vi paísio cdlz, nam tunc cft Conuers tibilis càviean(: à principijs iptius ema-: nat; ficein dltero pocélE/repetiri , bili 1n fud casís, quate exemplum Solis uon vrz ge, qiio f habet vr (übie&tum cess IT. dn fabieibemtinen suirtaaliter g)e t L1 $49 [pettu cffeQuum àb iplo producibiligrr & alie concaulie-tcquicuncur-, etfeGtus: nofi ih-Solé7 (cd' extra ceperiamuir , nec neceffarió à principi js luti 1plius; quá. uis (i quis perciperet victütem 1nicrnam Solis prodiletiuim effe&tuum pofset quo- que'incogaicioaem cffectuum deuenire, : * Ad 6. Do&or in prol.cit. ncgat omtti- rtiodam partcatérilicér «in. cougeniancim hoc; quód aeibo teeiniodüta ctus potena- . tiz, & faentig, &ihialijscondiuonibusy : ytett videreapud. Bafsol. attamen diffez rütin hoc,quód proportio ob:ecti ad po^ tentiatn ctt anociui-ad mobile, (eyagca-- ti$ ad patsum , at fübicétum (c haber vt cauí4 ad ícjentiam vt ad cfle&pum: hinc: quodlibet obicét iuclufurn.in. obicéta : pugio ,primo ,.& adzequato poterit agere inp o- tentiam, quia quando agens poteít agere in aliquod pafsum, quodlibet agens ciuí- dcm rationis potcrit in illud. pa[sum age- - re,& iftud à.quolibet agenze eiufdem ca- tionis potefi pati: at non fcquitar idé de fubic&to, quód fi fübie&um eft caufa ha- bitus , quodlibet inclusü in fubie&o pof- fit cau(are eundem habitum : ad exempla addué&a, dicimus illa obie&ta efsecóma- nia obic&is partialibus, & non folum yt fic dicuntur fabie&ta , (ed etiam vt alia confidcrata m Ícientijsad illa reducürur, wt (unt paf;ones , & principia , quapro- ter aflignantur fübiecta nontantam; vt jme illam predicatienem communem adinferiora, - vt Mice virtuali- tet proptias paffioncs, & icata; vi« dc 3 Fabrum theor. $. iur - 41 Secundo obijc. oftendédo deme- te Scoti , quodlibet fübie&tum virtualiter contincre deere omnes veritates Due tiz,& non aliquas potentialiter . Tü quia in 3.d.14.q.2. H, habentur haec verba.» , Ifiud ét confir.per Phylof.-Poft.25.»bi vult , quod oportet maxim cognofcere de fubietlo quid e$t; & ratio efl quia in vóne , c? quidditate [ubietti virtualiter dncluditurtotaro fcientie,tüc fic, quic- &juid eft ró, propter q aliquid infit alteri, conuenit omni illicui illud ineft, €t quic- quid cft ro diuifibilitatis, ineft formali- ter illi , g cf tali i D 2.d,5.q.4.G, fed ró , propter quà debc- mus dc (übic&to precognofcere quid eff, €ft inclafio sb armar i t in obie&o, ergo. de quocung; verificatur , quód de illo fit prc uid cj dc illo ct ellumubie ,.G virtaslirr includat totà (cicntiam, fed ifta gnitio de quocunq. fubi fid ipesi- fcosfiué generico, fiue enti ve- rificatur,ergo,&c. Tum 2n 1d. 3. q. 8 infine, ait pori yas [cienti af- fignatur penes M penes 9, Jcientie diflinguuutur, uon pe- nes fnielleum, ce D modo diftingui- do fcieptias, illa efl vna, pos »nius Jubietii primi , quatenus obietium pri- mutp-babet contiuere fcientid illá. vir- tpaliter : idcm habet q- 7, ciufdé dift. in diuifione diuifibile, ex. um; quia illud efl, d fine,& (upra L.ergo fi vnitasfcientig pe ncs virtualemcontinentiam fübic&i at- tenditur, cum tribuere dittin&ti vnitatem fcientizcópetatetiam(ubiedo — — generico, iftud on. ialierfed vir — tualiter omnia cótinebit : idem docet 5, d.2 5.9.2, C, Tum 5. quia quol.7. N, do« cet primam principium cotinere virtuae liter, & eminéter vctitates omniü pofte- riorü,non t&roportet, poflit e(le caufa immediate seiolied quadcunq. po- fterius; & p.d.3. qu.2. in primoexrra in- quit; quod quicquid tur de Dcoin Met. continetur virtualiter primó inra- tionc entis;& q.3.$. Quantum ad 2. art, ait ens virtualiter continere paffion« vltimas diffcrentias,& lit.M, exemplifi- cát de colorc, qui virtualiter includitur in diffetentijs , & pa(li onibus coloris . ,43. Refp.ad 1. 9 ficut ró icifü- biecti precoguo(ci debet refpectu paf- fionis 1pfius tübiecti ici tanquam mediü adequatum ad demonlftrandam paffionis inbzrentiá , at rcípe&u paísio- misalicuius fpecici folüm debet przco- guofci vt medium inadequatum , quate nus eft pars definitionis illius (peciei ; fic alia , & alia debet cffc inclufio rica y  fpecifice pallionis , illa Veeuis. ; hzc potentialis; Doctor itaq; vel (amit vir- tualem continentiam large, vel & meliuss ibi loquitur de fciétia vaius pafsionis in» herenus fübie&o , vt. fe declarar; quare loquitur de (übíc&o f(pecifico, vel de ge- ncrico in ordine vi rope pafsiones. Ad z.eodé mado reíp, nám precipue $ 7: Cit. in fine loguitur de (peciefpecialif- Ífima,quz nonnili virtualiter cótinet paf fiones ; & habitus iftius (pecici (amit ab ipía vnitaté sr virtualem continentiam fi fübie&um €t genericum muluplex,pi Thcolegiá , qu c(t de- obie&o insulardiidto »vtarguimuss eo Tp nequit virtualiter paísiones iorum coütifere: Quod magis pater exlocisadduétis ip 3. róuc, nati 10 quol, 7. aequit intcllist yt notat Zero. ci de o | Qr. en biet Scientia debeat effenteefscolot. IU. 851 éotitinentia virtuali propria, quia fic pof- feat per primum principium immediate €ogno(ci poflctiora y ficut pcr qui ditate eciéi immediaté coghoícitur paílio pecifica,.nam proprie in illa virtualiter continetur; quapropter heevirtualiscótinentiaapud Doé&torem aliquando fu- miicur pi ru t rp vt comunis ad dien proprié,& ad potentialem , & i ' quia ró generis faltim fienes ; Hinc concludendum definitione datam á'Sco; prol.q. 3. effe fubic&i (peci- fici, nam vt colligitur ex texta , loquitur de continentia virtuali: propria : quód. etiam patebit in q.feq.- Sed noui(fi - Poncius diff. 1. Log. 1/.12.& 18.vt oftendat definitione fübie Gi ex Scoto'addu&tam , quod virtualiter €ontincat omnes veritates (cientiz;ctiam' genetico.competere;ait fenfum illius nc- quaquam effe; quod (ecandum (e ,. & fc- ü faam'rationé pracisé contineat ve ritatestotias (cientiz; neque enim fecü- dum (e foli debet illas continere virtua- liter ita y vt (e' folo cum intelle&u poffit omnes illascaufare ,.impoffibile .n.'ett,. (inquit) quod ens, vt fic; quod ponitur obiectum adaquatum Metaph. cótineat omncs veritates metaphyficas , pratfertim illas, Ty de Angelis.; fenfus ergo illius eft, vt magis explicat n. 18. g» obiectum. adaquatum: debeat continere virtaaliter omnes veritates fcientiz ,cu* ius eft obie&am, non fecandumfe;X (ua: praedicata intrinfeca, fed (ecundum (e,& emniaillaquz funt ad ipfura reducibilia Cómode :'Ceterum expoltirio ifta: contrá' Do&toris incentionem, & literam palam müilitar,nam loc.cir.explicans quid intel- ligat per continere primo virtualiter ;in- 1 fignificare, quod comtinere in- . dtpendenter ab alijs rn. (ciencia coniide- ratis, & (ecundnm (uam rationem praeci- sé; & adequaté y. (ic quodin continendo: non dependet ab'alijs,(ed alia ab1pfo;ita- ut per iimpoflibile circüfcript o omni alio adbuc conti nere tt diecbamus ab initio CN Sdarticuli iuxtà.cómunemomniü. Sco:ifta- rum expofitionem ; non ergo rccedendiá cít à fententia no(Era, quam etiam tradi- derunt politiores Scotiftz, quod Doctor ibi fübie&um fpecificum defiaiuit , non: genericum,licet extendendo continentia virtualem poffit etiam quoquo pado illa défiitio applicari fubie&o generico'mo: do infinatofupra num. 39. Kn fubieGium debeat eJe neceffarium;. (44 Irimus q. *" D &4 vel ced. explicando 2; irioné (cientiz,debe- tc fcientiá effe neceífarià non necc(firate: fimpliciter; qua(i quod ipfa (emper repe riri debeat in recü natura;& nunquá cora rumpi, (cd neccffi tate fecundum quid, .f. quó ad veritatem, vt nó poffit vllo pacto: in fal(am mutari, quam nece(fitatem có- plexam appellauimus, quia eft nece lita s: propotitionis, & habitudo neceülaria in. ter íübiectum,& przdicatum conclu(io« nis demonítrarz . Attamen quia fcientiz omnem conditionem fumit à proprio fu biecto, (equitur fubie&um quoq; debere dici necelTarinm;inuariabile, & tncorru- ptibile , qua ratione cóiter aíleritur de cotruptibilibusnó dari fciéciáex 1. Po(t. c.7.& 6; Euh. c.5 hanc nece(litatemfubie: Gi, & inuariabilitaté explicare debemus, quanam fit ;. certum eft.n: c(fc dittin&tá à necelfitatc Íciétiz, hzc.n. caufatur ab: illa,eft. ; alicuius cóplexi .f. (ciencia, illa yeró eft incóplexi,qualisentitas [ubiedtie , Mirum ett, quàm varié lequantur Do» Gres in re tàm cuidenti, vt notat Auer fa: 4.26. Log. fe&. 4. Quidam.n. dicunt fubicctum.fcientiz debere eífe neceísa- rium, & incorcoptibile in vniuer(ali , nom in particulari, vel per fe,non per accidése yci inpotentia, nonina&u , vel in-acta. fignato, non exercico y vel quo adcelfen- tiam , noa-quo ad exiftentiam ;. quapro» prer ír fübiectum deindc íit corruptibile n particulari , per accidens... ad' corru puonem fingularüsm ,in a&u: excreito y & quo ad exiftentiam, vt fe habent natu» tz communes rerum creatarurm , non de ftruit neceffi MR 4; Ite 852 fag. Ite ditin&ioncs in hoc deficiüit, prima facic videntur loqui de incortge Subilitate fimpliciter, & corruptibilitae te illi oppo (itayiraut fübic&ü ex (ua toe formali non debeat per fe incipercyX de- "finerc,& (i quandoque incipit »vel definit cífe , hoc fit per accidens ad corruption alterius, vt patet in exéplo de naturisre- rum in vniuci falis que ad inczptionem , & dettra&:oncm fingulariü dicuntur ge- neracty& cortmmpi, quod exemplum ad- duci (olet pro explicatione harum diftin €iionum.Hoc autem eft falfumyquia nat- lis creatarum rer. naturis quocuque mo do infpe&tis comperit hac let pea litasfcd qualibct efl corraptibilis, & de- firu&ibilis etiam in vniucríali , per fe, in atu, & quoad cffentiam, Tü quia fi cor- &opribilitas fubic&ti; quó ad císe fufficit; yt.cognitio ni dicater neceísaria, fed va- tiabijis, & falla, quamuis non per fe; fc fperaccidens, vel alio modo illi ccuemat, fofficiet quoq; vt ccccm modo competat cognitioni, & lic (ciéua f;ltim per acct- dens, vcl quando coiroptibilitas fübiccto compctet, poterit mutari infalíam, quod efl copira rationem fcieniz, vt q-praced. diximus, al ter igitur explicari debet baec ncce(litas.ecl faliialigd aliud deber addi. Flcrig; quos fequi, Amice aet «17- dilj. 4.4. 2. dub 6. alia via incedüt; difuin- guát .n«de néccflitateyquod alra fit ccm- plexa, qua teperituc. in propofitione nc- Ge(saciá, quia nequit per quamcumqs po- tentiam mutari infálíam , ajia cfi incom- plexas qua rcbus incomplexis conuenit & cft duplex, vcl quo ad eísentià , & bec conuenit rcbus cx. (e ipiis babentibus cf- fcntiam,ro cx noftro libero arbitrio , ifti opponiur concbgenua. incomplcxa cü À. tes non ex proptia-natura*fed exlibc- ro homingm arbitrio habet císentiam,vt veftis elt hoc, vcl illo odo £ormata. de- penden:er ab bominum. placito s alia cft neccílitas incomplexa quo. ad exiftétiá , «quz dupliciter. explicari poteftavel poli, tiu£ , quando (sentia rei verà neccísar €xillit, vt posee: nonéxiftere, & jor v.0do compeut. à vel negaciue , fea przcfiuéyjuango..f. are rei non có- iidcra;ur iB ordinc ad. habendam cxi- a; ^" - Difp. X IT. De Scieytido 007 ftentiam,fed vt ab ea pre(cindit?huic nez ce(Titat: opponitur contingentia incom- plexaquó a tiam,vel quia. eísen. tia rei exiftit contingenter à parte rei y vt fant omnes rescreatz , vel quia etiam ia eíse intelligibili non preícindit ab exifté« tia contingenti, talia (ant omnia agibiliay & (a&tibilta, qua ab habi radicis con(iderantur in ordinc ad exiftentiam Veiineseenir erpet qrass t tem "t funt po iad ex- tra, & fecundumc itcüftanties fant illisà parte rei conuenire , ett codiuinnpe biete P DNE tiam; Tunc ad quet. r ',Obie- oup fcientia debere dope neceísariü m ceffitate complexa , & incomplexa , quo ad e(senuam ,quàm quó ad exi(len- 4 eds pofitiué, (cd praeci tiué Qua rationc agibilia pofsc císc dien mum fiot, &- con(equnenter morales (cientias - & practicase(se veré (cientias, ^ 46 Dicendum eft, obicdtà dcbere ef- fc ncecísarium neceíTitate veritatis obiee &iug in (ua efsentias(cü vt alij dicantnee ce(Titate coplexa obic&iua,vei nece(firae te incomplexa quo ad eísenuam nonre« qairere taraca noce(ltatem iucomplexá quó adcxiflenos, (iac pofitiué, fiue praeses ciliue explicesur , e(teomimunis y quie dem, quod id fe debeat haberc Bur n 1€ veritatis obicáinà , colligitur ex Seoe 1.d.3.. 4 L& fcq. &. patet quia fcientia requirit banc ncceffitatem ; vc formaliree ita lit vera ; quod nallo modo poffit c[set fala ergo obie&um ità (c debet habere in fe, vt dicat neceisariam habitudiné ad illa pr dicata,qugd nó poflit illa non re» (picere;fi.n.potfet aliter c habere,& alia piadicata oppofita contincre; iam (cien tia poíset elsc fala formalitevs & hec ine trineca necc(Tius que ceperirur in obies &o;& ex genua propriorum | jcatos ram dicicur neceflitas »quatenüs cadi: inter, przdi Ísenci E dicituf nccefli qas inco;lex: ig , quiaobies €umin fua «uidditate eff quid vnum in- complexam;s dicitur euam comple X4 as, vel obicctiué , vel virualitec , quatenus ft rario, cuz de vali quidditaie formetur AER S pto- ta5 incomplexg quó ad exiftétiam,liquet ex hoc jquod hzc neceffitas pofitiué ex- plicata folum Deo conuenit; & tamen de alijs rebus habetur fcientia,cü poffint de illis formari propofitiones atctna veri- tatis, quod (afficit ad fcientiam : neq; re- quiritur quod qualibet fcientia ab ftrahat .'&b obici exiftétia, nà fcientiz practicz nó ab(trahant,& tamen funt (cientiz,vt «um Sco.q.4.prol. dicemus q. 5. Tü quia medicina;quicquid docet;dirigitad opus, & res agam in vniuer(ali quidem, fed vt potentes exiftere  & in ordine ad cxi- Ttentiá poffibilem , & tamen in medicina inultz conficiuntur propofitiones zter- nz veritatis, qua:perveras caufasdemóo- ftrátur , ergo vt fic poffunt effe obicétum Ícicntiz : confeq. patet » quia illud debet dici fcientic obic&um; quod pót caufare notitiam fuarum paffionum veram , cer. tam,cuidentem, neceflariam; & per cau- Íam , hecomnia habct medica fcientia. - 47 Inoppof. obijc. preter authori- tates illas , quibus conantur Aducrfarij oftendete cum Arift. facultates practicas tion c(ic (cientificas, de quibus q. 5. Tum quia (cientia c(t ab(tra&tiua cognitio y de cuius rationc cfl , qy ab(trahat ab exiflen- tia obiecti , per quod differz ab intuitiua coguirione, ergo debct habere nece (Fita. té incomplexam quà ad ext(tentá abftra- &iué, Tum 2; obiectum fcientiz debet efle inuatiabile , quod aliter fe habere no pollet; (cd omne tale nece(larió debet ab ftrahere ab exittencia ,probatur;quia exi- ftentia eft variabilis ; ergo quod dicit or- dinem ad ipfam;vt fi€ cric quoq; variabi- e. Kefp.cxiftenuam rei nó toluin 1ntuiti- ue, fed ét abfiractiué cognofci polfe, vt libet Scot2/d.3. 9.9. & 11. F. & quol. 13. L. quando. (.non cít ratio cognoicen- motiua; (cd volun fe habet:vc resco- pons pars obicéti ; led quicquid (x de OC, dicimus ad acg. (cienuiam necetffa zio debereabitiahere ab cxiflencia rerü in particulatis & vc actualiter exiitunt à parte tei, don ab ynisecfalr, & vt pofsum exiitere , nam vt fic vecé de iplis rebus poriunciorn Migncs ncccísarig iratur nece(Ti- « IO, & per (fente. 3$5 complesz;vt concedit etiam Amicus: e* quo euidenter fequitur res ipfas bibere nece(Titaré obiectiua veritatis; yt quoq. concernun: aliquo exiftentiam,nà termini in propofitione non effent necef fario connexi, nifi infeiplis haberent nc- ceffarià habitudiné ; per quod patet ad 2. Diccs;ex 1. Poft.181.& 6. Mer. (ciens tig (unt de ijs, quz f eueniunt;aut vt plurimum , ergo obie&tam non cft ne« ceffe , vt fit inuariabile , & perpetuum.« Refp. non intelligere ibi Arift.res vt actu exiftentes,vel (emper, vel vt plurimü, fed vt porentes exiftere , nam cum videmus cx pofitione alicuius caufz fequi aliquem. effe&um faltim vt in plurimum, argui- mus à pofteriori virtutem inilla caufa s producendi talem effe&um, quomodo fit vniueríalis propofitio , & ab exiftentia a&uali ab(trahitur ; De dexonnnn à pofteriori non potett fieri in his, qug ra» Milos cueniunt ; de quo di« fpat. (cq. q-1, atta. uA GOTILON DA SOY. Quo fenfu fubietium ve[piciat omnia. confiderata in Scientia. ^ 48 Vidam ex Thomiftis docent fu- Q bie&tü (cie debere omoja in illa cótenta infpicere tanquam inferiora, de quibus efsentialiter przdicctur, quam przdicarionis communitatem vt preci puam , imó vt adzquatam fübic&i códf«- tionem (tatuunt . Sed hunc dicendi mo^ dum refutauimusgrt. 1, nam 1. Poft, 2. fcientia de tribus agit, de (ubiecto, quo pa[sionem demonttrac,de pafsione s quam demonf(lrat , & de principis, pet uz demonftrat , que tria (unt incer fe difindta, nec poísüt coincidere, ergoeft — contra rauonem fübie&i,quod przdices —— tur de omnibus in fcientijs conlideratiss & inillis includatur: quandocunque igi« - M MT tur eft aliquid , uod ldetd PR DEEU dealioytanuam de (ub fe eócento , quod tamen non pót. habercin iliafcientia rae tionem fubie&i, (altim parrialis, quia .f fic vel vt paísio , velfolum vt principium confideratum ab illa, illud cóc ftatui non poieru fubic&tum , quia qued cóuenit (u« ETT Si IR SDec fiio d oA Q. spetiorisfaltira fecupdacio debet iáferiori xoüitnirey& fi 1n fericr) repugpary figni ,ulllens, non:eperizi im fuperioriy erae fi ze(fe per.íc conódrracü.i án fcientia: vxparft )eílsinijafulue Quos nsc (equndario eo- TO — quod eíbede (uhia- &fnoryusqialoys rgo née primdtió ; nec(o- «undoxiNopueniEfüprciéri;»vide att, 4.- anicípiad 6confin p | xu Gommnnis:opinfoeft(ubicótuni.de- bero; re(pieote ,o3a in ia co nténta axnonam ftem .illosmjita vt adipsi bd- lbéant.azuábutioncysqua sons fabiedinm *atribatienis appcllart (6lct:j de: non e(t eadeni oium fentenziasex quo capise de- bear bac attributio:attendz i! nomiblátt, xdif p.v. Met.fcót. 3» quito doGvinamper xotámillam difpi£epe ues pr adifo iJog.lrca ! ao unicdiibud zl ánícnora cüesé penobicóta:stitibutionis án (cien js, eomentorawarór fieobicóta "ttccibutagqgatenusimferiorzfuntintiuoe i ià gratiá cófiderantur Jupcrigra,nó àcóe tra, ac proinde attriburionisobie d SC« pen Per (jecit cafptcikliffim&m .- 39: Dicendü efecum Sioriy. omnia in fcientia confidér we ordi- nem;,& attribuc Press tanquam ad finem» Scftopti vorius (cientifica h- b:icas.q; vonmeceffarib sópcr. dtbct cífe infcriuss& fpecies pecial E anayingo (2- Viuset.aliqu Biasiam interiora con(idczé ntpr.in. aet LS ot 3yn-& qsà «prol. & 6 M cte rs probaturg & rà cal ei rio copa tocdis:cit vnumqueddam anie fiat» cue» tundamenro: in rebusipfig £esnitis, vediccmus d- feq» exgo o6s «ius Parere cites (&connexa.s Ead 'ardinata qui finis: "n € Xàe ilie fiuit icéti;. Aeetiias.ergo Quas: qeípicient obiedtim um (cient eene ihren guaua;: Me ce c ela spiele i NOn. Lr nga sonitu v Qa Gi pia ápíius4 Pr ie ile m od cóc genericunry in cuius ubic&lsvel yt;partes eompa- «afines; velar prmoipia: t pri neqiie ulpa: ai fibicdiiasuis nóu mm n lÉ ce iorsingtis m cons yir au n l 52:58 Prebatuc aütemi mem aor rare reote ád ayagamen is3lcuyr nocdem fb con e (cicntian dam Min eit eedFanedemllotim iamen fape- riora, & ihtceioras in quibus inclàdunchir iilay Bo confeqüentcé fa eo: vois ad:infoa- riorà dicant otdincin ; axtti mem meta: illa: ab voitier(alierfibus dcaomina: tiorem (amu, diéicor. ti» praedicamen tum fubftanrizz y predica mencari:]dantiz- tatisiqualitau, &cc, cx? intentione: arz- tifiéisy.& diuidentis illa (uperids«eft rina cipalitcrintentum ; vnde fiidecem fcien- tie de pr&dicamétis inttituerentury quas- libec gro (ubie&o adésquato;à quo friecis- ficaretur , refpiceret: i propriam: necalift iamum ,& in gratiam ipfius: mferiora có - fideraret, vc explicaretpotenialitatéipe- fiusad interiora;non vero refpiceret (pee cic speciali (Himas;.alitét non vna! fcien-- tiaodaretur de [ubitantia y. (ed! pldres ; &- piutcs iuxta. fpeciécü: infimarume nàme-- rua: ficut igitur nom obffaate-imclatids ne fapttiotis in'inferioribas; inet iora t4* macn:dicuntur:ad'idempgesdioamegnm perninere,cagdeniq;: retuiti Coordinatioe- mem con (tituere frepter;conuioontiá poc teutialém jy: hsbot-senetanffi mum óto' iliorum j/adquod'dicunt-actrib sionem: A riasaziong:engpjtiaidtorum auge | quot ad vnius pcadicamenticenititatio; -oinq ám;j&6 Miietisodciaci ce (cii ü prem TETUEE Mision gai inim e erat reis: erc fcientia: IEEE ped premio peer rnc rig Curio allà Béiniseex dibus prob; noflruaraffer: tritíi, fino (pdties quáuislTint ominino dis Fparatg ititér fuy dicuntur càmen viii iri fu 6s dicebas Perphic.de [pecide lis mires Dopnines participatioe n Vp? Vus bómo-),&cf vnitate t didetéinasyprincipalius. Pw eed iei éxomrà fi BN qe pmi nee bi vifit Bue cies y Sendo bei bei ditbdum; quddíekcetie(pccifice 5 quamuisinret tenonprdia nentur; visitiatat zanemin fciera ix dOrmiao hi geh licag&«quigicaüfa viciis eb vni tas eWétis, Idorreo: erincipalitrinténzü iy illatotahrfcieniporiógencticamajlsia &ütn ;»&tatenas caufa principalisi corius fcietifici ardificijy N percóléquehisfjic cies habebuntcic effe fabilpagribunioné ad genus uta fi genus no cfleb; quod fua vitate congregarecdifper(agmoidarciur vni fticüciacroalis: ex: nex con: fatayvideq feQsioi e : , "Norah vétó di&um eftin rdclichifio- né tion neceflató imfcienga femper dez bere effc inferius, velfpecrem (peciali(n- rham obiectü atrribationis;(ed fapius cf- fc'aliquod' comune genericumjin caius gratiam interiora confideramur ip fcicnz ua j'fioraheer ( inqdam) id dictü eft ;quig oppolitum quoq; interdum accidere poz teft quod nimirum in (ciencia (aperius cófideretur in Bratiá inferiorisyad rllad1]; redacaturytüm tn effezci;tàm ;n efTe (ct- bilis, & "en preterm aceidit cü iu Ície- echa ineiusgrafiür eo: : ttiodo dependet faenriaide a cognitio pet. 68 aiftiiocenditur; in Phyfic ens mobile &c.adicor pás m poté cuis: riavüral per fa, & bd odii Ls lis expl poses i Bs veras heri in tui militantcontra fecunda | clatiódié'; &' Fortes cl aic, ptus füperiótes rti fcientia QUerie M à tiàm interiorum có fiderarrdébete 5. élithaión eftvaiued'alcec veram yoliceg ree it&potlit accidere, vt dictücfty es etfuifetieffe Ponci ij: conclus MA i t3: in Aetas aid enim tob. tum agriburionis jitadt: f mU dent. oppótitm conftat iiexeiiplis is de Lógica, fic; qui quidem d fc iti fie cór TOI HEOD RI QUEM M addu éityediindetin ds fclenti js aliquid eó* niens Gua v Ha (psties infia at fionart probie o add jlato- Quiodquidé verü emy Rp Ue ide Seneca là itithisfcteno je cenfideratisg te ptus quordáim nagis fi perióres: aun (t ifitid'eórtiane y quód irretepto: pido affistiaturg Vr inL MEN eritis Piciónisecun dz (übel tion Wohga mefita- tíoris &c/ in PhytiédicOCe priis'entis tuas sétialisjentis t6obitis&e: ceptis ettülfinc cótititores oihibi is c: fi detacis Sii sll 9 fedémeijey mon o slo nang eis'pro' obicttis adi fed conitidekántàr in sfddaeh iles maii eómurnt Rid f eiramdeqs ve eda étécity qualise id Pevopenqio: loziüsgia "ere Miri n MEAS d 1 Contra aret siortindts vt fir BERI HAR xe] libe vohen fidis uode fe^ As ARE perfectis actióosRétddaicndonf aitc- quiquide conz — D Rau SC T - B. e. I $56 Difp, X IT. alterins; illud vcró eft medium, quod eft ignobilins,imperfectius, & confert ad af- fecutionem finis ; fed in fcientia füperio- 'ris,& inferioris cognitiones funt ita ordi patz , & cognitio fuperioris eft ignobi- lior, & impetfectior;quia confufa,& ob- fcura , & cófert ad cognitioné inferioris, nam bac ncquit haberi fine illa, cognitio infcrioris eft perfe&tiorsclarior, & magis determinata, nec cófert ad cognitione fü petioris, cum poffit fnperius cognofci nó Cognito inferiori , ergo inferioris cogni tio crit finis, füperior:s veró medium, & confcquenter inferius crit obiectum at- tributionis, fuperius obie&um attcibutü, Tum 2. (icut pars effcnualitéc ordinatur ad totum, vt imperfe&tum , & incomplc- tum ad perfectum,& completam,ita co- gnitio partis ad cognitionem totius nam Ecs petunt cogno(ci cüimea propottionc, qua (unt, fed fupecius eft eflentialis pars inferioris,quod eft torum,ergo,&c. Tum 3 matetia, & forma , quia (unt e(lentiali- tcr pattes, non funt in Philofophia fübic- &um, fed conftitutim ex eis, ergoidcm de (aperiori refpe&u inferioris dicendü. Dices,(uperius effe quoddá torum e tétiale, cuius partes funt inferiora, & hac rónc inferiora reduci ad fuperius, vt pat» tes ad cotum. In(tat Hurt.probando fupe rius, ét vt totum potéiale, & vniuerfale, tcferriad inferiora , nam vniuerfale vt fic eít pars petens cótrahiad cópofitionem ici fed vt pars,rcfertur in cogni tionc ad totü, quod cóponit,ergo, &c. tü quia zenus ideo dicitur totum, potétíale, quia refpicit inferiores fpecies, in quibus clauditur, & de quibus przdicatur, (ed vt fic eft c(Tentialiter parsfpeciei, nam clau ditur vt quid potétiale, & przdicatur per modum partis pocentialis, ergo vt fic or- dinabitur ad cognitionem Ípecicrum. $2 Refp.hec argumenta procedere in efle rei; & quádo in doctrina feruatur idé Ordo naturz,non veró in elfe (cibilis , &c quando ordo do&ttinz eft ab ordine na- türz diuer(us; dixirnus.n.in q. proem. & difp.1.3.6. non femper ícientifcum fcr- uare inttadenda aliqua facultate cundem ordinclo, quem res (eruant inter fe nam À parte rei cognitio caufa ordinabilis cík ad coghitioné cffe&hus , quia liec mequit haberi fineilla, non tamen cotta, & ta» men quis poffet ordinare cognitioné ef» cai d co gutenE caufz, cames inde- monf(tratione à non2 contra,verum fi quis przfigeret bi —— cognitioné medij táquam nc vlumü,& — intrinfecum fuz (ciencig , tunc cognitio finis infetuiret cognitioni mediorum , in. effe (cibilis, vt patet in-frznefa&ina , in qua dirc&tio equi,quz cft finis, reducirur ad franum ; neq; hoc cft repugnans natüs ris reramsquia licét non fit mutua depene dentia ine(le tci , pot tamen dari in eíie fcibilis quatenus vna res eft à priori. pec cauías , & à pofterioti p cffe&us cogno- (cibilisimó & à cócomitantibus : poterit r quis ex fuo arbitrio cü méao tà inre,vt dicemus q.feq.atlumere aliqua rerü (eriem declarádam, fi nis iftius obice Giuus erit res ilz , no quidem vt (unt dif- fitz fed vt vnitz,& in vni compa&ta,nà vnionc ageregationis.(ed cópofitionis,&c vinculo reali,quatenus in vnu cóe conue- niunt effentialiter ,q» per differentias poft ea diuidunt,& coníequenter,g» habet r6». ncm totius, & principalis in eíse fcibiliss erit illad cóe conne&tens inferiorayque vt partes continet, & refpicit) ac diffcrétias vt aliquid ipfius : finis veró formalis erit cognitio iftius cóis, qp refpicitur ab infc- rioribus tanquà includeus ipía in eí(le fci" bilis,& à differentijs vt diuifinis illius, & pet confequens erit hoc cómune princi" paliter intentum à fcientifico, nà fol vt eft totü quoddá aétualc;(ed ét potétiale, quia vt fic dat vnitaté omnib.teb.v: pof- fint vnam materiam fcibilem, integrare $3 Ad 1. igitur dicimus maior, císe ve ram in cffe rei, non in cffe fcibilisex fine & arbitrio (cientifici , quomodo non rc- quiruntur illz conditiones, vt aliquid (it principaliter intétum ab attifice, fcd (ut- ficit vt potens fit darevnitatem n atcri& y quam declarare intédit; fac fe habet (opes rius cx dictis, ad quod inferius dicet ordi nem, & confert ad cognirioné ipfius , fi cut connexa conferunt ad cognitionem conncétentis, inferiora in ellc cibil:s süt conexa in vnum obicétü fcibile adazqua- fteriori; medium ex. — E proptia natura elt ad finem — Mon tum, fur erias eft cóne&tens tribuens illis vaitatem Obrectiuam, Ad 2. faperius im efc rci eft parsat in efle (cib iliseft cotü y inferiora fant partes, nà (icut partes vniü tur jn toto, ita inferiora in e(Ie ob:e&iua lifcibili vniütur in illo comuni, fine quo non cífem mena im fcd plnra us $ta,que proportioy& cónexio habet fun- damentum in rebus ipfis propter conae- nientiam in illo comuni, vt diximas . Ad 3. (i quis vellet inftituere fcientià de ma- teria, cognitio cópofiti in effe (cibili or- dinaretur ad cognitione materiz, quàuis hzc fit pars; nó eft tà paritas omnino in- tec materiam, & genus cóe, nam materia non c habet vt fuperius refpectu c ti nec vt totum quoddá potentiale , vt fe habct genus. Ad rámpugnat. illius refp. dicimus hoc,g eft ec parté potentialem (pecierum,quamuisin efie re: fit ró ordi- nans genus ad (pecies , in e(Te fcibilis ta- men c(t ro, cur (peciesordinentor, & at- tributioné dicant ad genus, quia per hanc communitaté generis (pecies interueniüt ad conflituioné vnius obiecti adzquati Ícibilisab artifice inéti; per idem ad 2. f4. Ex hucu(q; dictis liquet, quá re&te aflignauerit Doctor q.3. vniu. conditio- ncs (ubic&ti fcientig ; quatum primaeft , om deipfoprz(upponantur quod cft , quid e(L, vt vidimus art.2.& 3.Secun- da;gp per eius quodquíd eft. demonfiren- tur de ipfo patlioncs , quod cft continere pafliones demonttrabiles de ipfo,vt vidi- mus ar.4. & tertia,vt ad ipfum omnia alia in (cientia confiderata reducantur , & at- ttibutionem dicant, vt in praíenti often- dimus ; nec aliz códitiones requicuntur y nam qua ab alijs a fignantut , vcl (ugt íu- peifluz, vcl reducuntur ad iflas ; nam qp fubicétum non debeat effe prohibituni, hoc cft aliquod impoffibile,noo a:4uiuo- €tmnon ens per accidens, non corrupti- biley.[cd necc[irium, non demoatlribi- fed pra (uppofitum,pcluduntur in pri- conditione, nà li de tubic&o przíup- potiràc quod cft , iam non demontiratur an (cientiayim(en(u tamcn expo ato arta. j. habet. quid c(t serit dc finibile;& per co- !equa9s-poflibiltmon prohibii om; vniuo* f) snon ge quiuocuimg per (e; ncn pcr ac- Logica n £I. c 4n ad oliefl. debeat m nitio przdicatur de terne veritatis. Quoc habere principia, pet. monftrentur,op fit prius; iam incladantur in primae ditione, per principia .n.nó tellizi debét principia effendi,vt st f intrinfecé componentcs,fed intell d!,quales (unt pramiffe demonftrarionis inquibus definitio ME mediam.Quod dicunt ali eed tia, nam fromniaz ad ipfum reducuntur, id non excedit, neq; exceditut à fcientia. ' Deinde , q (übie&um debeat cífe ent reale, non eft neceffarium , quia de ente TOnis pót effe (cientia: Ln yniuer(ale y Deo fiogulari (fi- nor requiritur , quia d: mo eft (cientia; catur, ion de f » tandem, quód ommun iffi mt ly 1c c communitate attributionis ex plicatui vera conditio , & e(t tertia afi ignata ,ü de communitate pra-dicationis, eft faifag & contrarationem fuübie&ti « s De Fnitate $cientit. $5 On cft hic fermo de actuali fei& tiayhzc.n.cü fit cognitio cóclu« fionis demonttratz, multiplex erit, ficut plares funt cóclufiones in (cientijs,& " pote(b ab; alia (ciri,vt patet,licéc de hi: actualibus (cientijs videbimus, quomodg vnam integtéz totalem; fed loquimur de . fcientia habitualiquàm ex dicedisinlibe de An.(upponimus qualitatem quandam ele de prima fpceie ab actibus productás inclinantem in fimilesaétus, nó auté eg fjecics terü intelligibilesinter fe ordinas tà$, vt perperá quidá dixerunt ; & de ifta habituaii fciétia quarrimus vnitatem y.quag 1anquam preprictas fequicur entitarema ' Ant. Mirand.ib. 13. de cuer(Aing.cer« tamíect.6.X 7. lalius Syrenusopufc, de obice«Mct.icét.3 c $ 64x 7. alij fuftieXX " Difp. X 4 ifi viam fcienri totalé rep tct ex partialibus fciéjs- cópo- m id, & folü Doctoià atbitrio,& volütate plures fciécias totales cíÍe "cnr Nou doccre debent, qui Met yü- cam (latuun ita cómuné. vt ad paruicu- lariam entiua effentias conüdcrádas de- fcendere tencatur;nam fic omncsaliz fcié tie (altim (peculatiuz fupetfluccen: ,quia omnia ad FM Metapbyficam ertincrent.Ex aduerfo quamplures hane [Remis de vanitate Biene vanam , fpeobsbikny & fam refpuumt , itas m Corfimb.g. 1:proem.Phyf. $6 Media via &, uod quàuis fientar faltim fpeculatiuará vnitas de E sani e A; fed ex funda- ipcsao. TT ibilibus reperto ; ) 1.in fin.ajditio, vbi n lis rc nis (ciet im có- p ox [ ios ade jd Mat. "— conc i7. imgam inqui(i non vidco bs diuifioms h. ffi- iam per ali. ire neec(J actam $off e ffe oci fed lacuit diuer[is auci oi- &ns circa diner[a fabiecla [peculari, U 4 10t fu. ojideationi [ubdereyquat v bantar aliquá conuenientiam in prürci- vein 12 modo confiderddi lbere;ui- dua$ noftit dici parces inmr c; & quod fciétiz totalcs e auctorum pla-eitis ditinpaamur, X contéqueater,quod tat dari vo totalis icien: 145 vt dice- uus di(p, 1. Mcr. q« 1. $€ quód noa me- géà acbitririé fuerit fada. hzc diuifio , fcd propier conuenientiam. retum (cibi- lum:n Neue ipijs.& modo eoafiderandi ; dpfüm fequuntur Meur. ia Met.:3. 6. proe. & omncs feré Receotiorcs . Primü exph- «attir 02m vnicas íctenrie de(umitur ab " vnitate obicChi fcibilis. (cut ergo omnia Kcibiliain ence conucniuaz, & vnum 05:c i&um totale, ad; quacum imt egeace di- €untur fub quo omaia ran juam. partíalia €ontincmuuc , ità poxerit dari vna feiendatocalis «ns i22 quà obie&tum coa- fuderans, qua plurcs partiilcsteróiias in- e am nit merci ait Mcaphyficiconiderieent, ve ety quam partem eritis , nofT.m. a Ua. ior ratio;cur ofa (cibilia po(fint in vnum obie&um conuenire, nom aut. (cientiae in vnam communem ; & fi.veliscum Tho« mitis fciérias necefarió dittingui ex di- uer(a abftractioric 1 materia, itavt fcien« tia non ex rebus,vt fic,(ed vt abttraótio- ni (ubftat à materia, diftinguatur, de d mox art. 1. faltim ficut abítradtiones di-- uerfz à materia cóueniunt in abítra&tios ne in communi, qua poltea im tres diai- j ames de fcientia dici poíkr, quód de- tur vna totalis res abftractas inaeftigansy alias partiales continens iuxta diuecüca» temabítra&ionisrerum ; hinc 3. de Aa. 38.[cientia fecati dicitue y ficuc & rese Tum quia fcientia in commoni cítge- nus ad omncs (cientias, erpo vasa totalis generica potett dari . $7 Auamé,quia vant cátum ponere rerum omnium magnam con- fafione.n patere poterat ; & multip'icare fcientias tocalcs, juot fpecies catiuds, cljet in ii initum progretin lapreoti com factum clt;vt omncs [cientiae ad cec trm ngmcruim reducerentar yq i2 corales 6«].1.qua$ dicütur genera s na [écundée qui d;ftáte illa Kamota díuifiooe im deceax leries rerum claritatis gratia adinuenta, Non cftautem hec fcicaciacaar diuiz necat Doctor volarkacte facta , vt de ipfa verifigetar dictu sad fat. pro voluntatscd habaic fundaayzntír in rebus ipüisyita vc ticuc. pradicamento- rdm diui(royac dittriburié ex condenien ortam duxi:,ita de fcientijs diéendumy mul de c.juoy& Angelo, quia mulla pro- gotrüxibilibus,ali jus de '1aymobi- libas,aliqua de iomarefralibus,&ce - tépdeit diio Anius, Mille ceteras vero fcientias abícindere fibi ali«.— 1 a , maxime quiaceterz (cientiz (uper- fluerent ,ergo infent, ipfius ab(urdum eft. «o vnam (cientiam. Refj. av totales,& vnam ponebat.(. Mc- caph.contiderare fübftantias ; ceteras ac* cidentia.; vel reprobat , quia (cientificus debet prazcipue claritatiyordini, & facili- tati incumberein tradendis facultatibus , & con(ufionem , tü poterit,cuitare : vehandél ardel Mcert.non proat tra- di poterat,(ed vt fait ab. Arift.intbiruta . aq igitur E dentur (cientiz to- tales, quarum quelibet propriam rerum (eriem ab altera diftinctà. pra(cribit (ibi ,quarimus, vnde fumenda erit hzc vnitas (cientiz , & à quo habeat fpecificari (ciétia;& tria examunabimus., perfe&té Mecca s aree tet plex qualitas,& candem qualis (1t .vnitas, quam accipit à proprio fpecificatiuo ,  IL tio fcienti& . libetalio habit , allignat po- tet vaitas,intrinfecayquz propciá conte. altera, quà ex obie&o dicitar. defumere , à quo (pecificatur, & cífentialiter depen. det, vnde & obiedtiua dici folet; prima , quia non ita facilé cognofcitur , innotc. ck nobis pet (ecandam,& de iftaloqui- fit vna à ceteris diltin&ta, co vel maxi- mé quod idemobie&um videmus à plu. Primaopimo (quz adamullim eft ex. quoniam celebris ctt apad Tho .) atferit diuerfitatem fcienciatü fu- j quam (ententiam fus cxplicant ter,& in effe rei (cd oeinaliten 8c i fcibili con(iderato , quz ratio (cibilitatis flic in hac , vel illa abítra&ione à mace- ; pro quis . OSTEQIME ab(tra&ione fit potenrialius , & mi- nusi i 1 quia abftcahit ad actua litatibus fpecificis .(. ijs » actus. aüc e(t notior ia; & de ita nonet fermo ; alia eft formalis; qua forma ab- ftrahitar à materia,(eu quod e(t a&u, ab: €oQ cft potentiale; ná forma eft aas , materia potentía ; & cófequenter fic al - ftractum c(t magis imellig;bile, quia de- pucacüc 2 materialibus, & potéimtinis quz impedium inrellisibilitatem, & quia ttiplex eft materia , prima eft fingalaris - iquiequid pertinet ad fingularitaté res rum fenübilium, vt hac caro, hic calor hoc os, &c.(ecunda fea(ibilis , & (unt oés fenfib:les qualitates, vt calor, frigus , co- loc ,&c.& tertia icelligibilis,que ett (ab- ftantia corporca,feu matería prima;hinc triplex gcnus (cientiz daturloquendo de Ípeculatiuis, prima (cientía abftrahit à fiogalari, & cft , qae confiderat res feníibiles,vt fcafibiles (unt, no in pat- fophia ; fecanda qux abftrahit à materia fingulari, & fenüibili , vt Mathematicazas, que quantitatem coofiderat, non vt al- ;vcl nigram, calidam; vel frigidà; non tamen abftrahit à míatecia inrelligibili uia &ó confidcrat quantitatem fine. (ab- ftantia matcriali,cui ined ,& à qua depé- dct in e(fe, & in cognofti , tertia tandem: abí(trahit ab intelligibili materiayquae ta lis diciiur qa folo mteNectüpercipi pót ; & hzc cit Metaphyticas queres à. aate- ria abtlrictas concemplatucvt funt , quae vel non (unt in materia, vt fubQancig fe parata, vcl e(fe poffunt ab(que materia y  (übflantie y quiltatis;a&tus, po- ca, xc. Hec igitut immaterialicas eft Rrt z Fa. qe er di immaterialiras crit. . diuer(z intclligibilitatis , & quia ti -telligibilitas , & triplex genus fcientiz fpeculatiuz, Addunt tandé per hanc ab- actionem non intelligi d enominatio- iem extrinfccam ab actu iotellc&us ab- firahentis proucnientemyfed immateria- litatem illam obie&iuam , & radicalem , qua £n Íiq vel fic cft hos intelligi . ...6o Ruuq.4.proc.Log.aliter explicat bác sóné (cibi fub "ia. C quod il- Yacft vna (ciétia ab alijs diftin&ta,qua ,p- de habet principia;quibus vtitur ad pro- bandas Pace peque prine (e ha- * ex diuerfitate luminis (eu principiorum - eritur (ciétiarum diuerfitas, quam expo- amplc&untur Complur. & Io. de S. Th.& Amic.trac.27.dif.4..3. ad- - litas , nonnifi ab immaterialitatc obic&ti ót proucpirey& confequenter tota ratio Joecificarionis erit immatcrialitas . Alij hanc rationem (cibilis, (cu abftra- tioncm dicunt efle diuetíum lumé , quo &um cft ccgnofcibile ; nam obie- €um materia fcnlibiliimmer(um cft co- per fcnfus externos , a quibus oruim ducit Phyfica fcientia ; ebicóium materja intelligibili cognofcitur ab abftraGücft ab intelleétu fcibile : dta Ban. Lp.Q. 1-2r.3. Zum. q. 2. Alb. 1. Ehyf.tex.1.apud Am;c.cit. Alij hanc - abftractionem declarant , coquiainprimo gradu quadam intclli-  (unt, nec rc, nec ratione abfiracta à materiayvt funt rcs phyficz ; in (ccun- quedam (unt abficaéta rationencn rc, yt mathematica-obicéta : in 3. tandcm apud multos . in Met. cit. & alijs locis addu- cndis in art, feq. hanc [pecificationé de- Íumit à diucrfirate obic&orum adzqua-,& totaliumsitavt illas £c diftim& ee fticntiz,qua diuerfa obiecta;nullo modo. immatcrialitas;triplesquoqueeritin gra E . Eo T ieda aliquo culo, o ad confiderationem colirgata ; intc- re vnam totalem fcientiam : ipfum fe- (cé. 11 :Fonf.5.Met.c.7. q. 5 fe&. 2. Hur« f difp. 1. Met. (c&. 6. & 7. Auctía q. 27« fc& 9. Wie ipn pna Met j .q.3. Blác.difp.vlt.fec. $.& 7, & alij » 61 Dicendü eft;prima (entéia de tri- plici abftra&ione (i explicetur, vtà Sco« ti (cntentia diuer(a, eft omnino falía, ve- ta cft vt cüifta coincidit, non tamé cla difficultatem explicat, vc declarat modus Scoticus . Prima pars huius con- prob.difcurrendo circa explicationcs ad- dutas: nà primó fal(um omnino eft (pe- cificationem fcientiz (umi ex co, gp qua dam (int entia fenübilia, quzdam 1magi- nabilia, & quedam mcré intelligibilia « Tum quia obic&a (cientiz , nou cadunt (ab (cníuycum fint vniuerfalia , ergo om- nia funt meré intelligibilia. Tum quiae imaginab:lia funt ctiam (enfibilia per (en fus cxternos,à quibus dcriuantur in phane tafiam. Tum quia dittinctio fcientiz , & vnitas debct fumi ab co » quod per fe pet* tinet ad Ícientiam,quod autem obiectum fit pet (enfus cogno(cibile ; per accidens fe habet, nam fi intelleótus à (enfibus nó penderet , adhucin ipío (cienci& éflent diftin&z ,vt eft in intelle&u (cparato. Sccundo falíam e(t abflractionem à materia , prout przecilionem dicit, f peci« ficare [cientias, nam hac pracifio vcl di- citactum intelle&us abftrahentem , & hic nequit dare vnitatem fcientie, cum à (cientia non attingatur X folum fc ha- bet,vt approximatio obiecti ad (cientiá vcl dicit denominationem. prouenienté 1n obicétum ab a&u ab(trahenie ; & hac cum (it mera denominatio extramfeea, ens rónis matetialc ; non potcrit rcaliter fpecificate (cientias; vel dicit ab lt rahibi litatem obic&iuam,quatenus obicétü cft t conceptibile nó concepta bac ,vcl illa ra- tiobe in ipfo contenta: & nequc hec po- tens eft fpecificacefcicovias , quia vclue formaliter folum dicit conccpium quepe : 4m Quel HLod quo fcitniid fpecifiemtur. efr L 36g *. dam negatiuum f. pegationem affocia- , tionis alteríus rci , vel realitatis in intelle- &ione;hoc.n.cft pra(cinderc.i, non intel ligere przecifum cum eo , à s fit przci- fio hzc aüt negatio non cft fpecificati- .Waícientie. Tum quia illud poni debet 16 formalis (pecifi catiua fcientiz , quod eít ró,cur obiectum fit (cibile,& cogno- (cibile à fcientia,fed talis non cít ifla pre ci(io, nam illud eft ró fcibilitaris in obie- , €o, quode(tró, cur de obiecto demon- ftreur paífio in demóflratione, talis non et przci(io à materia, non .n. per hoc , quod homo c(t ab indiuiduis abftra&us , ideo cít rilibilis(ed quiae(t ronalis. Tü quia hzc abí(tractio potius fe habet vt conditio intellgibilitatis obie&i , quàm - tó formalis , immo nec eftneceffaria ad fcicntiàm,vt videbimus in folut.arg. Tà - demin rebus (ic abítra&is ab:omni ma- teria adhuc di(tinguenda eft ró materia- lis,& tó formalisobie &i , nam fj yllogit- mus v.g.in Logica abftrahit ab omni ma teriaycum fit ens ronis, & tamé in fe có-  fidcratus eft obiectum materiale logicz, non formale,ergo logica non habet fpe- €ificari ab obie&to vt ab(lra&to : corpus nitucale in communiabftrahit à materia fiogulari ; quantitas in (e à materia (enfi- bilii(ubftantiz feparatz, & tran(cenden- tia ab omni materia , non ob id tamé (unt completé obicóta fcientiaram imo à plu- xibus (cientijs po(Tant cenfiderari , ergo ab(tra&io non crit ratio formalis: fpeci-  (cientias. mericam conftituentem obiectum in ra- tione obieéti (cientie generice comple- t€ , coniinere tamen diueríos gradus, ad quos per alias rónes. formales contrahi- turconftituitq. cum illis diuer(as ícien- Has , Contra;ró fpecifica: diltinguens di- uer(as (ciencias contentas (ub iila ratione iaceo (cientiz per abflractionem có- itütg: deberet in (e cocimere abí(tractio- nemillam coumunem tanquam genus , -8. corpus huimanü yc abitractuimm. à ma- teria i.eft quid confidcrabile à NC abflractionem illam tanquam genus aj : ipfis contrahibile,vt fe habeat natural in communi ad hanc, & iliam. det : tem,vnde valet dioere naturalita: , nó valer, uod fit a nec fanabilicas eft abftra&tio muner phy(icz , & medicinz noi abftradtió à materia fingulari. — Vel tandem per hanc. ab datur intelligi ro formalis pofiti Gijquatenus ex füi natura includ tiz paflionis in fübic&to,vt explicat . ui. & adhzrent Complat.& Io de S. & hzc ctt fententia Scoti;que adhucma: là explicatur per abítra&ion m à mata* ria. Tumquiaabftractio fotmaliter dí« cit,quod non habet res;non quod habet» Tum quia non (ufficienter, necre&à pet.— has abítra&ioncs diuiduntut fciétiz (pe- culatiuz totales , nam logica abftrahit agitde numero , et communi thmetica 1 ad res materiales, & fpirituales: qua eft abítractio metaphyfica,& tamé fub Ma« z thematica collocatur; Aftrologia quoqs mufica, & perípe&iua , quia matliemart«  (unt , pertinent ad 2. abítra&ionenr » & tamé aftrologia'cft de corporibus cos- leftibus,eorumq.motibus,afpectibus , & influxibus , mu(ica de numero vt fono- rosperfpectiua de linea vt vi(bili , ? ett marcriam fenfibilem concernere ; fciea« tía tandem moralis abftrahit à materia 2s fingulari , quia resin vniuer(asli contidee rat,non tamen à materia fenfibili , nam - contemplatur humanas actiones vt diris gibi lcs, & per confequens in ordine ad circum (tàtias corporales , & materiales s diftincta: qua ratione impuenatar vltima expofitio huius triplicis- abftra&ionis v Conplut. & Io. de S. Tho. cit. multum laborant, vt fuflicicntiam huius diuiffo« rónibus ficmata. non cft immorandum 2 eo vcl maxime q» Metaphifica ip(a mule confiderat, quaáin Phy(ica quo. tra Gantur agi: ,.n.de principijs,de cautis ae 34 — fin pe&tetur,cum habeat pro obie&o' o fubftàtiam finitam , communé ingclis , vt [(tatuimus q. procem. iam aget de rebus abftragentibus ab "Omni materia quam róné fuse proícqui- tuc Aucría qur. philof. (ec. 6. ottendens Phy icam à Metaphy(ica non di(tingui. — — 6$ Praftat igitur dicere cü Scoto di- —. flin&ionem fcientiz , & vnitaté fumi ex —— * . nitate, vcl diftinctione obie&i forma- —— lisiuxta explicationé tradità q. prac.ar. 1-qui modusett ipfius Arift. 3.de An. 57. 4&38.& z. Metz. & 4.& r. Poft. 45. v- bi Aritt. docct ynitacem fcieptiz cx. vni-. "tate obici inueftigandam .. Tum gnia à quo re$ accipitentitatemyabco (umir. v- . mitatemy& fpecificationem , (cienua ve- roin fua entitate dependet al obie&o ; (  sgnapropter illa erit vna fcienua , dug v- c cum lnbebit obicétum formale.i, qua |... "gem aliquam contiderat fub proprio mo- do contemplandi, quo nonattingicur ab  .— alijs(cientijs, quamuisrces illa confidere- |— e 7 mw obalijs (crenrijs (ed (ub diuer(o mo- do confiderandi. Qui modus, cü (it mc- dium cócludendi pa(Tones de fübic&o ;: erit principale ingrediés im principis de- monftrationis , & confequenter. diucríz omnino , & difparata fcieptiz- habebunt. diucría principia , & modos procedendi ad deuvotiftradas paffiones; & hino eft y quodaliqui vt. Aureol: affignant dinerti- tacé (ciontiz cx diuerffrate. principiorü y. vcl modi procedendi ad probandas con- clufiones;hiac aute diftinctio nou cft pri- ma;:& radicalis,. mmvidco principia funt: dicería: , quia:diaerfa eft ratio formalis obiectorumsideod; omnis diftin&tio; vcl vnítas (cicnus trahit origineny ab vnita- tc, vcl dittin&ione obiecti . Ec hasc can- dcm fententiam de vnitate ,& diftinctio- ne ícientiarum nuper (ecutusc(t Oüuicd;. - contour, Log. pun& 5.$ 4. & Poncius dilp.zz. Log-q: vlt. — — , Cctrerum atlignare diflin&ionem om- Wiü(cientiavü non eft prafenris negouj y ficut nec. obicéta omnium: feientiarü. ve- ftigare y quorum cognitio reqniticur y vt ys det.ynitatem;, vel ditGinétionem (cientiarum: dogno(camus. Solum addimus, vt opti- j mé notae Auerfa q,27. Logs (c&. 9: qnod E M uu Difr. XII. De S$dentia .- n 354 v nó quzibet formalis ratio obiecti debet" totales fcientias multiplicare,nimis;n.có: intelle&us;quia tot e(Tent (cic ti2 , quot naturz retum;, de quibus pof- fent paffioncs demon(trari; vt igitur cet-- to numero,& ordine procedatur in (cié- tijs,zationcs illa formales aliqua. natura- li proportione; & vinculo'colligatz, & imn vna commun: róne cObenientes in vnum: colle&s ad eandén fpeGtabunt fcientia totalem; que veró funt inter fe diffitz , nec aliquam habent affinitatem , & pro- . portione; diffitas,& diuerfas conflituent fcieatias;fic ien entia materialia, vt funt fc ipfisincludunt ,habcent magnam: cóne- xioaem y.& naturale vincülum inter fe ,: ^hacoccafione Do&oresde liis omuibus: vnam totalem [cientiam comttruxerunr 5: idé de rebus pra&icis dicendá , de rebus: mathematicis, & metaphy ficis , nimis .n.- longum cílet obiecta omniu fcientiaram: rece(ere,vide Auerfam cit. fe&.7.& 8. :64. Inoppot. arguant Cóplat.& To.de S.Tho.primó,quod'nottralententia non! fati sexplicet punétum difficultatis ; naar cum dicitur, quod licéc eadcm res mate- rialiter infecta poffit ad plurcs attinere' fcienas , non autcm formaliter propter diucrfüm modum de&inichii in vna- tcié- tia,acimalia ;ceftat adhuc explicandum in quo'con(rttat hzc diucritasin definr& do: & ex alio'capite nequit. prouenire y ni(i cx diuer(itatetmmarerialitatis, & ab - ftrattionis; quia. f. ex diuerío-modo' ap-- picliendédi, fequitur diueríus modus de- finiendi Cont. non potcít in noftra (en-- tentia redd» ratio; cur tot definitionesa(- fignata in vna (ciéria ad illam pertincát nifi ad dineríum mmn modu:n de- uenratur znam fi dicatur lioc e(fe , quiazs omnes illa! dcfinitionesab vno fübie&to habent coordimationem,& deperdenciá;. explicandüm rein anct , vnde fümaetar i (La coordinatioyquz vnitatem iftam: confti- - tuat:fi pro radice affi diucríus nio dus definiendi,iam'iffe ex d:ucría abflra- €tione ortà ducits(i dicatur hoc e(Te quía" omnes definiiones paraculürcs: vnian- tur,& continentur f. b vpó cómmuni ge- ncré. Gontza cft; quia hac vn1o, & ri i Euef IL. equo fieiie fpetfientir. o. 983 dinatio nonni(i ab abftractione , & im. amaterialitace poteít prouenire:cergo lim. pliciter re(pondere , ideo fcientiam effe vnam quia in ea confiderata vn:untuc in vna rationc formali ob:e&i , e(t petitio principij;& nugatio,huius .n. ratio inqui- ritur, Accedit tcádem;quod fi vnio in yno communi (ufficeret ad vnitatem (cientie, jam omnium yna daretur (cientia, oec ct- fet ratio, cur omnes mathematicz: [cien- tiz non (int vna fcientia genere, Refp. ex di&is fatis futhc enter ex ra« tione formali obiecti explicari ynitatem fcientig, neq: abttra&ionemaliquid có- ferte , ni(i pro ipfamet ratione formali , & contiderandi modo explicetur : decla- rare autem, in quo hic peculiaris definié- di, & confiderandi modus cuiufcüq.fcien« tiz conftutnon pertinct ad Logicam,(ed ad vnamquamq.Ícientiam in particulari z fic Phyfica docet fiaem eius effc conli- derarc entia naturalia yt in hac commue ni rat;one naturalitatis ;-& habendi prin« Cipium motus;& quietis conüeniunt (ub qua deinde ratione defcendit ad inferio- ra contemplando illa, vt propriam natus ralitatem fub naturalitate :n comuni .có- tentam h bent : M i(ica dozet fiaem ip. fius oífe con(iderare numerum, vt fono- rum , & ip gratiam buius varias propor- tiones, & atfe&iones ponderát «-Mathe- niauica in cómuni babet confiderare quá - titarem fub rarione meníurab:lis , Meta- pbyíica contemplatur omnia entia (ecun- rationcs quaídam generalcspradti- ca fciétia operationes vt dirigibiles in ma teria morali;& fal(um eft bas diuer(as ra- tiones formales originari à diuería ab- ftra&ione;nà preterquamquod bac ab- ftra&io,vt communiter explica:ur non fatis explicat di(tin&ionem (cientiarum ., tum multa vnius ab(tra&ionis confide- rentur ab alijs fcienrijs : adhac tame hac cauf(alis non eft vcra,ideo corpus natura- " leet conlidcrabile vt naturale quia ab- ftrahit à mareria fingulari,ncc ifla , idco . quantitas e(t men(urabilis , quia abftrahit à materia fingulari, & (cnlibili; ergo hc abítractio nonerit radix fcibilitatis obic- cti : fed radixerit. propria nauxa cuiot- cunq. obiecti: petere autein , «ur aliqua "res ít iot:lligibilis in juaniü eft obic&ahabeantmaturasconüimiles,& af» — faes,aliquanon, aliaratio adiuci ue — quit.nifiquia boc efthoc, &illus c(t il. — lud.E: his liquet ad 1.confir. Ad 2. con» cedimus feq. attamen claritatis on- moditatis gratia hanc fciéN tct totalem ín plures fecund tales diuifam fuiffe,vc fupra 6$ Secundo quód immatei 1à di(tinctiaa, prob. Tumquía i tia fepatabilis, eo qp intelligibile: ac fpiritpales& fp riualitatis pr eft à materia denudatio, ergo intant eft (cibilis hoc, velillo modo ; inquanté c(t ducr(imodé à matcria abftrah:bilis radix (c.bilitaus rei hoc , velillo — hs modo erit diuct(aimmaterialitas : & fig." — uando diucríz definitionesíüb eadé ab. — ra&ionc procedunt jlicét diuerías quid» ditatcs definiant io e(fe rei ; dicuntur ta« e 4 men ciufdem fpeciei,vt definitiones ph v fice,quiaomnescodem modo procedüt — T includendo materiam (enübilem motui & fabie&am , omnes erunt eiuídem (pcciei- ia effe (cibilis propter cófimilem definiés. dimodum. Tum 2.Ari(t. 6. Mct.c, t. (cié- tiam (peculatiuam per triplicem abftra. &ionem in tres fcientias diui it T efp.ad 1.ncg.affumptum,nam & ip» : fa indiuidua materialia (un intelligibilia: imó per ip(a imelligimus fpititualia , vn» de itaamuc pro flatu ito. in cognitione À rebus materialibus; & quamuis in scien tijs debca: fieri abílraétio ab indiuiduis hoc non eft , quia indinidua finc proríus inimelligibilia, nà adus iplelibttraótio « nis non prefupponit obieétum abítraótüs fed quia (centia eft. tátuif vaurerfaliumy vndc hzc abftra&io erià io. (piritualibus fieti debet ; & proprie eft abtkractio fu- petioris ab inferior;:fal(um etiam ctt ine telligibile idem eífe;ac (pirituale 4 nà ens tía materialia , cum finte(lcniialiter ta» lia,non potfunt vt fpititualiaconcipi:fal- fum cít quoq, definitiones diucc(icü quid ditatum in cilc (cibiliseiafde clie |pceiely vt att.fcq.Sed vt penitus hac rauo lolua- tur,not.quàd cum áiferitur rcs. materiae lcs non cadere (ub fcientia; hac. fnuna- 1crialitas requitita;vel dicit. cond:ioc€ KRrt 4 E — pradicatü obie&i,& eft falfum , quia ?.  rehendi;neq; materialitas obiecti cft ra jo cótingentie iptius quó ad fcibiliraté y — "quia etiam in (piritualibus dantur propo- |. Bitioncs contingentes,vt Angelus moue- —— * "fur,intelligit,& c. vel (e tenct cx parte. » (00 porenagzsquarenus dicit modum , & me- - ... dmm cogoofcendi, eo quia intellectus nó 3 — materialis non poteft vt immaterialis ap- EC — prch: — —.. percipic materialia materiali modo .i. por ^ fpccies materiales, vt fen(us,fed 1mmate- |» — — rialiter.i.per fpecies immatetiales ; & in D hoc fenfu vere (unt ille propotaiones, E, ; te5 materiales nó cadunt fab (cientia, ma 1erialias ;impedix intelligibilitatetm , & — . fimiles. Ad Arift. dicimusa(fignare fu£- ; ficientiam (cientiaram penes obiecta , & diueríos definiendi modos ,quos circuin- fcribit per abftra&ionem à materia , re wera tamen intendit. af[;gnare rauoncs Kormales obie&torum .. rut fcientia fit vna fimplex qualitas, 46 q[ Oquimaur de (ciétia roxali,& ci- L pu habituali ; fatemur auté hanc difficulta.em e(fe. potius animafticam , «um fit communis omnibus habitibus , prafüpponatq; cognitionem , quomodo fiat intcnfio qualitatum ; veram quia in quazi!.procm,cuiuícüq;fci£tiz quzri fo- let;an illa fciétia fit vna; & quá vniraté ha bcat,nequcat explicari,niti fim plicitas ha b/tialis (cientiz inucftigetur;idcirco hàc mo cmus-dubitationé,gr noftro inflitu- &» iat erit,reliqua ad li.áe an.remjttimus, Prima extrema opinio docct (cicntiá e(ic-vnum-(implice babitüi per primà de- mon(üratiopem illius (cientiz acquifitü facilitantem intellectum, .nonfolum cir- caillam. demon(rationem , fed ét circa emncs,quibus perficitur per quàdam ex- tenfionem,ita D. Tho.p.2.q. $4. ar.4. vbi Caict. Med. Vafq.difp. 80. Val.q.6.de ha-. bit.pun. 3. Salastract. 10. diíp..$. fcG. 1. Rua-q.4.proc.Log-Celeft. difj. 1. Log. fc&.4. Compluc. difp. 19.2.4.10.dc S. T. q.17.ar.2.Dfferunt aücquo pato babi- tus ille dicaturexcendi ad. alias conclu(: poftquam (ccundum cífenriam per p rimá Difp. XI LDe $dentia. 55^ demóftrationé fuit acquifitus; iet. ,quód in intellctu cf peret "n re, primam,(ecundá, tertiam , & czterig conclu. cam habitus acquititur » perficit intclle&tum quó ad primam potentiam , per 2. demonf(lrationem extenditar. ad perficiemdum intelledum quà ad 1 poté- ;& fic deinceps, fiu? fint plures ifla: potentig in intelleóta , (íu&vpa formáli- tet  & virtualiter multiplex ; hoc modo igitur dicitur exiédi;quatenus :nrelle&us non remanet interminatus erga 2.demon- ftrationem,fed terminatur per. hibitum ; cut (abijcitur. Io de S. Th.ait extehdi non per acquifitionem nove entitatis;fed per acquifitioné novarum (pecieram . Vafq. & Salas admittunt nouam entitaté in ha- bitu per 2.demonflrationem,que tamen non fit eiufdem rationis cum ent:tate há- bitusyfed modus quidam. uu. & Czrleft. quód fit omnino eiu(dem rationis , (icut intenfione acquititus. eft eiu(dem 467 Scecüda sécextrema eft «coti mul- tiplicanris habitus ad mulcip'icationem conclufionum;& demon (fl rationü in (ci€ ;itaut quot funt conclufioncs demone flratiestot finc hab.tus genersti fpecie di . Met.q. 1.& q.3. prol.D,& T & 1.d.3.9.7.àd 2. princ.& 3 .d.25. q.2.in fin.& d.31.D,& d. 56.L,ip(um (equücar omnes Scoüftz. vt Lich. & Tar. in prol, cit. BaíTol.q.6. Ant And.6. Met.q.1. Zer. . 3-Faber difp. 3. Mcur.q.6. prog. Met. Pari q- 1. prog. Log.& r.poft.q.vlt.Ca- merar«q.16. Log. Fuent.q.4.Log. diff. 5, art. 2, Canon. 1. Phyf.q.1.tem Nominales omnes, & ex recentioribus Conimb. 1, Poft.c.25.q.vn.ar.4.Suar. difp. 44. Met. fcét.1 i. Hart.difp; 16.de An-fec.a. Arria, difp. 1-Log.fec.5 -Aucría q.49. Phil. fe&. 7. Morif.dilp-1 2. Log.q. 4.Blác.difp. vlt. fect. 8. Amic-trac. 27. d. 4. q. 1. dub. 2.& 3: Tol.q.7.progm.Log.& alij. Rabion.q. 7.prol.a(ferentium coclu(io- ncs in fcientia demonftratas c(íc dupli- gencris ; vcl n. demonll rint. diucrfas paílioncs de diuerfis partialibus. 4obie- , &-harü dantur hab;tus (pecie diftio- Ci,vdl demonficát diucrías paílioncs de codcm Quefi.IT. c/An fit «Una fmplese qualitasc./frei 1T..— 863 £odé (übic&o ,& hoc dupliciter, vel fuc- €c(fiu& & diftin&is demonflrationibus , & de itis dantur habitus fpecie dittincti partiales;vel fimul;& eode actu demóftra tiuoti .[. de oibus paffionibus fieret vna propotitio deprzdicato copulato, vt om nis homo ef rifibrlissadamratiuus , difci- plinabilis,&c. & tüc concedit deiftis om nibus dari vnumhabitum fpecie infima . '* 68 Dicimus tamen ad multiplicatione conclufionom in fcientia , (cà proprieta- tum, fiue pluribus,fiué vnica demon(tra- tione demonftrertur , multiplicari habi- tus (pecie ditlindtos,& cófequenter (cien tiam totalem non effe vni (pecie , & fim- plicem habitum,fed plures; ita Do. cit. & prob.ab ipfo duabus praecipue rationi- bus 6. Met.:]-4.quibus tàm Nominales, q R ccentiores vtuntur , vt e(t videre; maxi- mé adud Ccg.4. 5 .prol.art. 1. Prima ró/; aé&us circa iilas concluf.fpecie diftinguü - tur,crgo habicus inillas 1nclinates , & ab yWllis actibus produé&i erant [pecie diftin- Gt isantec. prob.actus rHi;qui funt fcientie actuales partrales, habcnt diuer(a (pecie : c&t:, ergofpecie dittinguuntor,nà vt €um Arift.art. przced.dixunus ex diftin- &ionc obicctorum valet. ioferre fpecifi- €am d ftinctionem actuum; ancec. prob. actas(cientifici ; vcl (unt de pallionibue diuer(orum fubte&toram,vel de pa flioni - bus ciufdem fübiedty, primi iam differunt quo ad pa(fioncs,fubie&ta,mcdia, & prin ,vt cá de celo demonítratur incor - :litas propter carentiam materiz, & contrariorum , de füublunaribus corru- pribilitaspercompofitioné ex. materia , & coacrarijs nó. n.apparet, quomodo ia &ibus cadere poffit vnitas fpecifi- €2, fi obic&a genere differunt. , fimiliter principia, quibus demon(ítrantar paffio- nes illa, (ccundi ii demon(trant pafTiencs illas eodem medio, .f. definitione fubie- &i, adhuc obic&a proxima differant. fpe cieynam principia integrantur ex medio , & paffionc, & contcquencer (i paffio eft diuerfa, principia complexa erunt diuer- , quia. habent veritates euiden uas, & ioncs;idem dc conclu(io- nibus i doce Do&.5.d. 28 , multó magis quando mcdium cft Arg. princ. prob. Tum quia idem ebicCtum a&tus ,. Schabitusab illo pco* : : vode actus ab obicé&tis fpecific in- tur, habitus ab actibus. Tü quia,fi actus fpecie. diftin&ti eundem fpecie habitum poffenc caufare,non etiec ró, cur iniurcl- le&u vnos$tantum habitus non admitte- retur. Tuin quia babitascíft quoddamfe- men actus, in quem inclinat potentiám femina aüt (jcie differunt fi rllorum fra Gus fan: (pecie diuerfi, Tum quiaactus illi product habitus, vt (unt omnino di« ftin&i,& non vt in aliqua formalitate fal tim virtualiter affimilantur , quomodo duz caufz aquiuoce ciu(dcm cffectus affimiliari, crgo habitos produ- &i erunt fpecie diüerfi . : Refp. Thomif.a&us illos fpecie dittin gui in efie rei ; & quó ad ronem fübic&t tormalem qnoa in effe fcibilis , & ra- tionem fub quasquz eft vel abfractio à maretía,vcl ratio formalis obie&i, vcl vt ait Ruu.connexio,& dependentia princi piorum eiufdem (cientiz adinaicem:aam. licét infcientia totali fint diuerfa, fe inui cem tamen fupponunt , & vnum ab alio dependet,vt in Philofophia principia lib; de ccelo fa pponunt effentialiter principia communia corporis naturalis: ,principia hb.de gen. dependent à principijs lib. de celos& fic de alijs sidem in Losca appa- ret,nà principia lib.prio.praeexigüt prin- cipia lib. przdicab, praedica. & petierm. C Tb.top.clenc. & poft. dependét principijs .b.prio.& propter hanc depé ,quamtiis in e(Te rci (int diucriay: non tamen tn cffe fcibilis. ü ; * 69 Sedi art. priced: hasrefponf. ceie éimus : namarg. proceditde obicct's in effc (cibilihoc.n. non eft'aliud , quà co« gnofcibilitas obie&i,non quz cüque ; fed. modo illatiuo,feu vt per demonítratione eft (cibile, ergo (i obiecta, vtin demon ftratione famuntur,(unt diaerfa , erüc ine efic (cibili dinerfa. Tumquia etfi hóc efz tcibile c(ler abitra&tioà materia , ad- huic non foluitur argoméntudi ; nam ab- fira&io,licét fi confideretár in ordine. 9 ad terminum;à quo fit , vr süt fingulatia in prima a ;,, materia gs cse iníc^ m, $66 tia;pof(fet dici eiu(dem rationis zattamé fi fp«&tetur terminus ad qu£, f. res abílra- à, c(t omnino diucríz rations, ficut res ille fpecie dilinguantur , diucrfafq; paíliones, & media includunt , ac verita- tes complexas ; (pecificat;o autem fcien- tig nó dcbet (umi ab abftractiones vt. re- Kpicit terminum à quo , nam fic clt cóce- pius negatiuus , fed vt refpicit terminum Ad quem; Si veró per rónem fub qua in- 1elligatur ratio formalis obie&i, & mo- dus cófiderandi ipfius , adhuc vrget arg, quia hzc ratio formalis eft tantum ynaz genere in fcientia totali, vt patet in natu- ralitate ; quz genus eft ad naturam caeli &lement, mixti; &c. Tumquia etti ea- dem fit, tamen in demonftrationc, vt fu. ftituit diuer(a principia, & complexas ve ritates, faltim partialiter , vt dicebamus, ergo concluliones deduce crunt diuer- fz fpecici. Tandem connexio illa princi- non infert identitatem fpecifica, alitcr fcientia (ubaltérnans , & fubalter- natà cílent vna fpecie fcientia , quia funt connexa quoad principia ; tum quia ma- jor dependentia reper ituc in caulis effen- tialitcr fabordinatis, vt (unt caufa prima, & fccunda, quaminter principia commu nia, & particularia, at illa dependétia po tius arzuis diftin&ionem fpecificayquam identitatem ; idem cuenit inter affenfum conclufionis, & affenfam principiorü , & inter habitum concluf. qui dicitur fcien- tia, & habitum principiorum, qui voca- tur intellectus; inter primam , & fecun- dam operationem intel|eQtus , .. 7o Secunda ratio princi. defumitur à Scoto ex Rewariomc oun rico, 9 po terit quis habere primam concl. fcietie , & confequenter babitum facilitantem E tentiam €rga illam conc]. non tamen erga alias, (icut habet; qui perfe&té acqui fiuit totalem fcientiam ;imó progreíiutempo tis poteít haberi habitus circa decimam ; vel centefimam concl. & amitti habitus circa primam, non e(t idem habitus facilitans potentiam circa omnes cóclnf. Refp.concedendo in princ. habitum illum non inclinare potentiam ad omncs fiones Dif». XIl.De$dmin, 0 .conclufioncs (cientiz , vel propter &am Jpecierum reprz(entancium — illas, && defectà applicationis , (ea exctcicij ipiius poientia ; yel quia nouis ills a& bus pecficitur habitus , qua tóne Adem eijencialiter prius erat ympo«ens ad ,concurrendum , poftea fit potens: ; qua: perfect o poreuc prouenire,vel quia de- terminat intellectum fecü dum aliam, & aliam potendiam, vt Carec.vel quiaacquí- rit de nouo mod. m qucadam diuerfe ta- tion;sà (ciplo, vt Va q. vel tandea quia perficitur per &ddiconem entitas ciuf- dem rationis, vt Czlefít, Jte re(ponf.non uaac. Tum quia fal-. fum eft habitum intrinfecé habere via facilitandi porentiam ctga omncs concl, nà habitus ex primo actu (ciétifico pro- da&us , quicquid habet virtutis ,ab illo a&u recipit, (ed nequit a&us ille includes ite perfectionem omnium actuum (ciens tit , ergo nequit producere habitum in« cludeatem yim facilitandi porcenuam in omncs actus . Tum quia poteft quis poft 4» vel 6. concl. elicere erroneum actum cítca obic&üícientiz , ergo (i vnicus cf. Íet habitus omnium conci. idem habitus. elfet timul fcientia, & error ,quod repu gnat . Nec valet reípó(. Caiet. quam etia approbat Arriag. non (equi repugnanià , uia non cít reípe&u eiufdem concl. fed iuer(z. Non valet, quia error, & fciétia funt diuerfa fpecies efscatia) iter diuidé- tes habitum in cómuni,ergo non pofsunt eidem habitui conuenire ; fiue in ordine Ad idem obiectum, fiugre(pe&u diucr- forumyaliter idem habitus in duabus fje- Cicbus j tum quia vt notat Greg. cit, ad-. huc eset error, & (cicotia xefpecku eiuf- dein ; nam fiille ralis elicuifiet loco er- ronei atus actum oppoltitü (cientific » vcl fi pott clicitionem erroris , mutaret. fentétiam , idem babitus inclinaretin illa oppofitam concl.vera.n, & (ic in fe c(ser fcientificus babitasjllius concl.& tamca Ademoino incliaabat in a&tü erroris op- . politum,ergo eífet habitas etroncus , Ácientificus rc(pe&u eiufdem ; tua quia 5 admitteretur folum refpedtu diucr[o- ruayadhuc fequitur jntep:um, nam error 1;coixl, eft compollibilis. cum fcientia. pr- od anth — ueft.L. Au fit ha fuplow qualitas fir. 15. $67 rima ; incompoffibilis cari (cientia fc- cunda, ergo: habitus (cientificus primae non eft idem cum: habitu  fcicritifico fe- tificus prima eft compoffibilis c habi- tu erroneo fecunda , cum quocít incom- liabitus fcientificus (ecunda .- "à prima nó valet , quia etiá (i acquireré- tur (pecies de nouo' , non ftatim rédditur facilis intellectus , fed difficulter afentit nouz conclufioni, quz difficultas tol- litur pet exercitium, fignum euidens dari nionum habitum im intelle&tu , nam habi- quadam facilitas potétig erga ali- quod obiectum ex frequentatis actibus dcquifira , vrinlib.de An. dicemus. Nec re(p. Caiet.(atisfacit » impercéptibile .n. eft , quo pato habitus detétminet intcl- le&um fecüdum vnam potentiam, & nor fécüdü aliam, (i.n. habitas potéseft per- funt fimul vnita ; qüo ipfum intelle&um tion perficiet fecüdü vltimum fuz: poteni- tiz? & qüo deinde omninó' immutatus perficit de nouo; & redditur potés,& per fc&us ? aliqua ergo mutatio erit in habi tu.Qd' fi admittatur noua entitas moda- lis,nó cuitatar difficultas, nam actus pro- ducens modum: poterat. primó acquiri ,. & tunc produxiflet habitum; non modd, - tamen eft diaer(üs abalio actu, ergo non poterit babere vim producendi cir- dem habitum, féd ali dinerfum 5 t quia poterit quis obhuifci prima concluf. & Confequenter amittere habitum circa il lam; retinere tamen cognitionem , & fa- eilitaré crga alias , ergo hac facilitas erit verus habitus;nón entirasmodalis,de cu ius ratione cft, o nompollit effe (ine re y «uius cft modus. Nec poteft dici, grillud additum (it entitas ciu(dem rónis ,quia fi $rius noff inclinabat potemiam ad. os, Tit poíL ea, caa fit eiufdem rationis, & vircutis, & folum difcrimen fit ex parre : tum quia fi quis eliceret actür vt 4- Citca primam cocl. alius veró'cl'ée- 4. a6tus circa. 4. concluGiones, quorü quitibet Btynem, ifti habebant aequale tá in 5 ftameifta opinione &ta menbhabitus primi foláinclimaret in - tónes formata contra ptiimá; primam concluf.habitus (ecuridi in 4. && tionis non fufficit; vt plura, & diuerfa re- fpiciat obie&a, fed'noua entitas , & alte Ex quibus ; dia fententia ponens habitum illi ex vai« ca demonílrarione de przdicatocopu generatum : n& praterquamqt traiftam; magisadhac refellitur, paffiones illa , vt Mcr -€ fcuntüt; fifnt diueríz rationis , & polfünt- habitus fpecie diftin&os producere, ex — ,quod ynitz' cognofcerentur ynó müe — — tareht naturam, fedomninocedée(fenty — ergo non vnum, fed diueríos producent — — habitus ; tam quia falfum cft poffe vnico' a&u cognofci, vt dicemus . Soluuntur. Qbiettiones Z YNoppof. arguunt r. à fimili , nam 4 I habitus PON: nom eft ab: habitu (cientiz diffin&tus, vnde Arift.6. Eth.c.7. fapientiam ait efTe fcientiam, &c iatelle&um . Prudentia; quamuis fit circa plurima diuerfa , & fpecie diftin&a , eft vna gx Arif.cit.c. vlt.fidesinfu(a e(t vnus habites ,, quamuis articuli crediti fint diuerfi, Temperátia eft vna, & ram sinis qais habere temperantiam circa ci4 um;noncirca potum, aut res vcnereas s: idé de iuftitia, & ceteris virtutibus mo- talibus, tiué infufis, (iu& acquifitis dicen-- dum. Charitas inclinat. inamorem Dei y & proximi;in dile&ionem amici, & inni- miciy & e(lo (it maior difficultas circa amerem inimici ;non ob id nouus, & di- ftinétashabitus charitatis ponitur. Potée tia cft vna, & tamé fertac 1n diuerfa fpe- cie obieéta. Vnica vitionc oculus fertur in imaginem , & (i. fpecies colorum fint: diaerize -. Vnico' actu videntur fénfibile , & cómune, vt quantitas, & al-- bedo; illa ett sénbile cómanerefpectu vi- fus,quiaett à ta&upercexibilis, ifta eft proprium;& tamen differunt . In An9cks admittant 1 hcologí fpecics vni- ueríales rcrum fpecie diftinQrarum; iofit- afferunt cadem vifione beatifica vj- dere Deum ,& creaturas m Verbo , per riouun manet etiam reprobata mez- »pouum te(pe&tum terminationis . Et tan- . demeadem rclatio extenditur ad plures &crminos,ergo idem dicendum dc habigu ' Écientiz, .(. quod diuerfitas obic&torum , & concluf. non inferat diftin&tionem fpe &ificam habituum, nam fufficit vt aliquo amodo conueniaitt in vna rarionc fcibilis . 73 Refp. hasrationcs petere longiore diíputationé in lib. de An. velin Theol. dií(catiendam, & pracipué an habitus , & a&us[pecificentür ab obiectis, tam for- malibus, tà materialibus, vt docét Hurt. & Arríag. an (olum ex formalibus , vcaf- ferit cómunis cum Sco.cit. pro nunc igi- ut brcuiter dicimus, fal(um effe,habitum principiorum cífe idem cum habitu con- clu. nà ficut a&us princip.e(t cau(s actus .oncluf. ita habitus priaci p.mediáte actu «ít cau(a liabitus conclaf. Aritt, autem ; de fapientia pro qualibet fa- eultatc initellectiua,vel pro Metaphy(.cu- Aus munus eft principia aiiarum (cientia- fum probare,quo fenfü dici potett fciért- tia, & intellectus eminenter , non torma- fiter,& quocun3; modo fumatur , nüqua vnum habitum fotmaliter , fed pla- zCS, vnü-veró vnitate generica, vt art. [e]. Prudentia dicitur vna ab Arift. non fpc- €ificé, (ed genericé, vc explicat Sco. 3. d. :36.L. Fidcsinfafa ; ia3u/t Do&or 5. d. 23. D.clt vna fpecie, quia vnica fpecie elt ratio formalis a(fentiendi rebus fidei 'F. authoritasreuelantis Dci; non .n« a(- fentitur eredibilibus ex proprijs ratio- nibus illorum, fed vt lunt à Deorcue- "fata, at (cieicía tendit in concl. non taa- Xüm propter principia lecundum propria "ycrítatem, quam principia habent ex cec- inis, fed ét (ecundum propciamverica- em; quam ipfa conclufio habet ex cermi- misalià à veritate princip illa. n. e(E. ve- Aita$ mediata , biéc immediata ; ideo ad. amultiplicationé conc]. maltiplicaut fpe- €ie (ciencia ? Meurif: camen docet fidem infufam et:à (pecie diítingui ad maltipli- &ationeurcredibilium, contra DoE.ctr, ^ Temjpecantia, (i libet vnamrationeam fotmaln fpee (cam honeltatis, elt via cie & Gavplex qualitas, quamuis o5íe- maéecialia fiat diucr(a ; nec noua dif- ficolas, qa cicca ali juod: obicdiuaf. , XI. Dé Sena 2.0000 eirca potum experitur dip di- ftin&um habitum in Nollicasey ed folum in potentijs fenfitiuis ;. nam obiecta ifta point dupliciter con(iderari , vel inot- dine ad potentias rationales , & (ic meré materialia funt,quia ha potentiz (olà ra- tienem formalem: virtutis in'ip(is confi- derant, & appetunt, parücurando de di-. terfitate fpecifica inter fe, velitiordine -ad potentias fentitiuas, & hoc modo (unt obiea formalia, propter diuer(am (pe- cie dele&tabilitatem,quam habent, & fic diucrfos a&us , & habitus fpecie caufa- bunt; quare habituatus circa temperátiá Cibi pot adhuc habete difficultatem cir» ca potum; quia nouo indiget habitay nom in volicate »fed in potécia apprehen(iuas & appetitida (enübili . Vel dicendo tem- 'erátiam -&-ceteras virtutes morales ere vnitatem genericam,nó (pecificá,vt- priíertim de iaftitia docet Scot.3. d.31« D.& idem de infufisdicendum , que «à Scotiftis negari f(oleut . Charitas eft vaa fpecie, quia c(t vaius ob:c&i formalis.f. amoris Dei pp (e ,-Sc amor proximi. fiue amiciyfiuz taimnict non differt niti mate- rialitecab amore Dci ,vt o(lendit Sco-3« d.28. & licét aliqaa di tüiculzas fentiatuc y hocelt propter potenti un: fcafitiuamce iracibilem ; vt de cibisd ximus. 74 Potétia e(t vas, quia. non (pecificae tur à quolibet obte&o inadze juato . fedi ab obiecto adz juato, cá (it vniueríalory. & vniucr(alius refpicirt obiecti, non (ig habitus; aliter vnus da zctur rcípectuom- n:ü adbud, ficuc vna potentia , vade mc- diaarrenet vià inter potentiam, & a&tü z nam potentia eadem numero poteit ini plures-actus (pecie tendere ; aétus ideor numero in vnum. nuincro obiectum , at habitus idem numero ; & Gmplex io pla- res con(iniles: actus. Oculus nonvnicaLus viüone attingit colores imaginissfed plu- ribus,tigaum eaidens,quó plutesfunt co digeteyvt imaginem: pro fpiciat. Quanti- tas ab oculo non vidctur propria tpecie.  (pecie coloris , vnde (e haber qua obiectum materiale.Species illa yoiuere 1o [i adactezentur non valeret patie lass Nara 85, quia (peciesille cllenrà Dco infufez, at habicus quia generatar ex actibus, nó nifi in fimilcsa&us à quibus producitur, potelt inclinare, & quia a&tus/pecie di- ftin&i habét diuer(as fpecie a&iuitaces , vtiam tam eft , idcirco non poffunt dati habitus ifti vniuerfales. Beati (i ten- a&ibus , vt probabiliter docet Scotus 3. d.14.q.2.argumentum non vrget ; fi ve- to vnico a&u, vt ibid. afferit Do. & q. 3. prol. Y.& 1.d. t.q. 2.ar. 2. dicimus crea turas effe obie&a (ecundaria, & materia- ,non primaria, motiua, & formalía, co- gnofcunturj.n. non fecundü proprias cui- , & in (eipfis , fed (ceundum cla. ritatem diuine cfsentiz , idco nen eft pa. ritas nam loquimur de obic&isformali- fpecie diertis ; & fi valeret , proba- tct etiam vnicum habitum eíse omnium crum , ficut vnica vifione beata videri pofsunt omncs creaturz po ffibiles. Tan- dem eee de rclatione eft falfum, yt diximus difp;S.q.6. art.2.  —€— anat ratione; T quia fcictia cft vna fpecies qualitatis;fed nulla fpecies eft cx plutibus fpecicbus cóftitu- ta,crgo nec (cientia, ma.patetyquia re&e infertur babitus cft vna [cientia,ergo vna qualitas. Tum 2. fcquererur, babitum.de ente cteato poíse perfc&tiorem efse ha- bita de Dco,namiíte Git vt decé;illecon- tincat viginti habitus particulares , quorü quilibet lit perfc&us vt vnii, includet vi» inti gradus perfcüionis, ergo pfectior, Tum 3. qui acquifiuit habitum circa. pri- mam concluf. facilius deinde cognofcit fecunda, ficut (ciens vnà cantioné, faci- lius canit caeteras , ergo idem habitus. in- clibat ad actus dineríos , nam habitus eft Lacilitas. Tü 4» per rónem formalé fübie- &i demóftrantur omnes paffiones de ip- foscer2o vnicus habitus harum paffionü , quia vnicum obiectum motinum, & for- male, Tü 5. habitus ifti (ecundü nos (unt diuer(z qualitatis ípecies, ergo séper etit verum dicere (cicntià c(se vnam fimplice qualitaté . Tum 6. fi (cientia totalis efset quid cx plütibus aggregatum , ergo for- maliter eíset relatio, & ordo; quod eft fal (um. Tandem eadé (cientia eit contrario- 1 na. V: de fcientia par tiali, & vnius concluf.& de vnitate i: ecin.- fccay& dc iftare&é infertur,quod iit vna qualitas (pecificé,non detotali,& vnica - tcobie&iua, qua folam dicitur vna gene ricé vt art.(eq, Ad 2.habitue de ente crea to femper crit imperfe&tior obie&iué,li- «cé intenfiud vel extentiué fit pei qp non implicat; tum quia illi viginti ha«- bitus non conficiunt vnü thin bitum,vt viginti, fed (unt plures habitus, vt infra. Ad 3.qui acquifiuit habitum pris. mz conclauf.tacilius cogaofcit ceteras ná pet facil icatem incli, in ad cogni quo modo cófimiles proprijs atibus , nà- idé habitus per concomitantiá iurat po« tentia ad cliciendos actus alterius ronis, quatenus i (ti conueniunt in rónc generi- cum atibus proprijsillius habitus, &c quó magis actus ifti conueniunt , có ma« gis habitus iuuar ; icur exercens actum vnius virtatis , facilius exercet actü ales riusyquia per primum affucfit obed;re re- &z roni, & bonum honcftum amare, in róne actus illi conueniunt ; & cómit. tens vnuni peccatum,promptius aliud cà- mittit, iuxta illud J45y(Jus abyftum inua cat,quia per primum peccatum fic proua« prior ad afpernendum rectum dictamen, 4. iam diximus fupra, in cafu quamuis fit vnum: obicéctum formale rcmotüai s . f. definitio fubie&i, proximum tamen.f; principia demonflrationis, funt. diucría ; tum quia ipfamet definitio aliter fumi- turin vpa,ac inaliademonfiratione,.f.in vna , vt eli cau(a virtualiter cotinens vnà paffionem  inalia vt virtualiter continés aliá , bg eft aliquo modo diueríaratio — a formalis caufandi-Ad $.non negamus has bitus formales , & partiales eí1c timplices qualitates fcd habitus totales, & genecis cos. Ad 6.1i per (i tit agaregatio , & ordo patualiuim habi« tuum concedimus (equelamyattamen cá« muniter vel füritue. pto habitibus ipfis , velpro habitu generico coti» nente partiales , vc explicabunus att. fcq. idcirco ncg«(eq. Ad vlt, oppofita Peut bY t uantur,etgo,&c- 1 deerminaà — tionem illatum, fed perfacilitae. indeterminate adactusalis — I2 x ad candem fcientiam, non quia cadé fpe- cie ". ri fic qum » (cd quia (cietia i$ habet explicare omnia, quz adia- arcem aliquo pa&o funt connexa, przci- " pué in cognitione, qualiter fe habent op. pofita nam vnius cognitio iuuat ad co- ghitiomemalterius. —— - 26 Tertiopro media fent. arg.pofsüt vnico a&u omncs paffiones fubiecti per definitionem demonftrari , ergo (i fzpius iterctur actus ile , generabituc v- pius hsbitus inclinans n omnes paffio- ncs (ubie&i ; coníeq. patet , Quia fi vnica eft cauía, vnicus quoq; erit effe&tus ; an- tcc, prob. ficut pot deomnibus przdica- tis quidditatiuis confici vnica propofitio de prz-dicato copulato; dicédo, homo cft fübftaritia corporea, animata , (enfjtiua y rationalis, quz vnico a&u cognofcetur , ita poteit de omnibus predicatis in qua- le accidentale infeparabiliter, vt fuot paí fiones, confici vnica propofitio conftans .ex prz dicato copulato, & demonflrari nitionem de (übie&o, v.g. omne ani- mal rationale cft rifibile , difciplinabile admiratiuum,&c. homo eft animal ratio- nale ergo eft rifibilis difciplinabilis ad- miratiuus, & c. patet paritas, quig nó mi- nus pre dicata Lomderi Um noftra (en- tentia diftinguuntur à (ubiecto , quàm paffiones .f. formaliter. Refp.neg.antec.& ad probat. neg. pa- ritas,quia etfi przdicata quidditatiua for- maliter diftinguantur à (ubieGto, attamen funt talis natürz, vt integrent vnam rónc formalem completam ; hinc quamuis fc- iunctim confiderata explicentur a&u fpe cic diftin&o , non tamen vc in vno fubic- &o vnita intelliguntur;non (ic pa(Ti oncs, quz mogis formaliter diftíngauntur à fubie&to, quàm przdicata quidditatiua ; etenim pulos fimul fumptz non fa. ciunt vnam tealitarem completam,& có- fcquenter non poffunt vaico a&u conct- piyfed potius plurib? a&ibus ficnul, vndé non cft vna demonftzatio, fed plures,nec vicus gencrabitor habitus, fed diuerfi. | ARTCVIVLS Ill. /. Qualis fit vnitas Scientie totalis. 177 auimus hatufq;dari diuer. fas totales cientiasyq * fint | died vnas (imple habit res, quot funt concluf. :n vna cotali (ciétia demoltratz ; videndumre(tat, quo pacto ííti partiales habitus cóflituent.voá fcientiam totalem. Aliqui, intet quos citàtur Nominales, docept partiales habitus v. £g. Logicales vnam Logicam conftituere tolum vnita- tc agaccgauonis, ficut plures lapides vna cumulum faciunt . Ab his parum diftat Hurt.difp.1. Met. $. 190. & (eq. afferens in (ciétia aptali dari tot habitus omninó difpatatos, quot (unt fpecies fpecialiíTi- meg in ipfa coliderauz,& omnes i(tos ha- bi:us tntegrare (cientiam totalem per ag« regationem. Quidam vero fuftinét hos »abitus vnam [ciedam totalem fpecie in- fima componere vnione per fe, vel in eí- fe Phyfico, vel in eífe artificialium , quo- modo lapides,& ligua , quis in effe Phy- fico fint diuerfarum fpccierum , attamca vnam domum coa»ponunt , quz in gene. re artificialium erit vnum | per (c artifi- €iale in fpecie infima, Dicendum eft, fcientiá quamlibet to- tal& cffe vná,non aggregationc, aut vnio- ne per fe Fhyfica, fcd artificiali, quz ta- men non erit dicéda vnitas fpecifica , (ed potius generica»ita Scot.cit, & pracipué 6. Met.q.1.cum Scotiftis; prob.primó, gp yna dicatur non per aggregationem; tum quia partialia non conueniunt in obie&o rorali, & adequato, vt lapides in cumulo,fed aliquo nexu per fe, ergo fcien tiz ipforum non conttituent fcientiá to- taléjque efl de obic&o adzquato , vt a2- grcgatione quadam vnitz. Tum quia non daretur ró,cur v. g. primo Metaphyfica, vel Theologia ante ceteras fcientias non addifcatur , & cur Pbylofophia ex coclue fionibus naturalibus , & logicalibus , vcl non integretur (icut pas rum refert , qy cumulus ex his, vcl allis la- confiruatur, co quód (unt accidé- taliter ordinati. Accedunt fpecialiter có- tra Hurt. tationesquibus q. prz cart. vir, eftendimus inferiora in eile (cibilis po- tius ad (apcrioga reduci , quàm € contra. 78 Secundo, quàd nó vniaotur vniore pet fe Phy(ica,prob. quia lec vnto velt fct ex au; & potétia, & hzc n6 ca Itin ter qualitatis fjecics perfcétus j« có, le- l5; WX «UV. A: LE T Wu [nag ^M. MO nd proe e 879 . — Dif.XHL. De Seintia. 000 "Y (rir id E quiliber,velfalim maior pacs habituum - poffint prias, vel: ius'alio acquiri ;& quando vna conclufio ab alia pendet, non: eft dependétía i ages cauíz rmateria- lis, & fubie&iuzs, fed potius in genere cau fz eéfficientis,ergo idem de illarum habi- tibus dicendum. Vcl hec vhio effet inten- fiua ,& hoc non, quia lícét poflit.qualitas: intcndi,nó'tamen per gradus alterius fpe: cici vt calor non intenditur per albedinc, fed per aliam calorem'eiufdem fpeciei ; ifti habitus (pecie diftinguuntur. Vcl tà- dé cffct vnio cxtentiua que nequit admit- ti in rebusfpiritualibus, quz partibus ex- tenfiuiscarentytum quia partes extéfium $üt ciu(dem fpeciei; & candem prob.quia actus, cx quibus geserantar ifti habitus y non (unt enione per fe phyfica vn ti . Tertio ; quód hibéant vnionem per fe in genere artificialium ; patet ex füpradi- étis , nam predicamenta rerum dicuntur quadam opera artifieiof1,co qu'a (é bu- bent vt man(rones quada , in quibus fpe- eiiles rerum feries fao ordine collosan- tur, non totaliter hominany arbitrio , fed fundamento, & occafione ex rebus ipfis defumpta, ita de (cientijs dicédum, quód Logica v.g. dicitar vna totals (cienria , quia ex illis partialibus habitibus confla- tur debito ordine dilpofitis naturis obie- étorü Logicalium fpetaris, (i cat domus efl vnum artificiofüm opus, non tozaliter hominum arbitrio confita ctu ed habi- to fe[pectu ad conditiones partium , ex quibus conflat , vt grauiora deor(ui, le- uiora furfum difponantür , qua ratione ncxtt quodà naturali dicumtar inter fe. » vnita« Ceeterum non dcbet haic vnitas im £eueie arcificialiem fcbiliomy dici fpecie ttim totius [cientiz dicitur vnum, & opus quoddam artificiofam in gcnere (cibiliü, & tame noncíl voum vt hic vmtate. » f; ceifieagfed potius ecaericaynée obiccta parcalia ingeaere Icibiliüm (e babent vc numero di laj ergo idem «de hibi. tatem ab obicéto defüpiat ; quanuris boc po [Tit reduci ad qutt. de nominc. fas;necpoteritaWi gnari, quinamhabius ^ 7 sheer ii, cm a&us, cum: 7, mam fit fundamen ifti vniri d tia, & due pacto! , vel fpecie. Sco.in Met. cit. quodi fcientia, ita fe habent; cmd esee ipfius poffunt ill i ele babA paffioied cel fübiecti; aliqua veró potenti in vno communt , & € uidditatem iplius non poffunt : emonítrari paffiones, (ed bene continctur potentialiter ratio ad demonflrandi paffkoncs illas dc, fubiecto; ita fc habet genus, qu liter cótinet proprias patfiones,qe de ipfo per fuam quidditatemd , tamen palliones inferiorum 4 cierum nonnifi porenrialiter , v. g. rifibi tinct , quía fic cóntinet füb: fe quidditat , per quam rifibilitas eft dem , quz continentia veré habet f damentum inre. S. PRO 8o. Q.ioniam auté ex cominentia ali- quorum, yt diximus, fub aliquo coma;uni fumitur vnitas (cientiz ;(equitur, inquit Do&tot, quód triplex habitüs pót inali- qua fciétia affigoari, vnuseft habitusfor malis, & veré (Cicniüticus , qui formalit inclinat in cognitionem alicuius cont tualis , qui folam virtualiter ett fcientifi. cus, quia formaliter nó inclinat in cognig tionem conclut. fcd alicuius virtualiteg continentis paffiones de ipfo demonlt ra- bilcs, qualis cfl habitus cognitionis quida duatisfubie&ti . Terrius tandem dicituc potcixialis quia porencial;ier inchoat &g in cognitioncin fciéuficam, naa torma- liter inclinat in cognitioné alicuius quide ditatis , & cx hoc virtualiter inclinat im Cogu;tiontm proptiasum pa(fionum , & €ü hoc poteniialiter quoq. irklnar 10 co 2. gniuonem paztitonum inferiori de ipfis Ter proprias rationes deimonfirabilium , formal, feu concluhionis dici- tuc vnos vaicate fpecifica;tàco inuin(ccas quam cx trinlcea ,& obicctiua : licüt vna Ipccic 471 0 Dig XII De. ie eft conclufío (cibilis:at habitus vir- 'tualis dicitur vnus vnitate fpecifica intrin fece ,obic&iue tamen, quia obiectü vir- qualiter continet plurcs cognitione fpe- &ic diítin&tas, quamuis in (c eet. (pecies jnfima , dici poterit vnus vnitate generis ; & tandem habitus potenuali quia communior e(t jccit minus vnus .f. vnitate generis remoti non dicetur auté ynus vaitatc generis per pr2dicationem , itant fit genus de illis przdicabile in gd y quia habitus quidditatis (ubiecti eft omni- nó fpecie diftin&us ab habitibus cócluf. fed folum per virtualem continentià plu. rium (pecie diftin&dorumquó ad cogno- ijitalcolligitur etia ex. 1.d.5.q. 7. in fin. Dices,ti obie&um eft vnü [peciequo modo fcientia ip(ius potc(t elf. má gu faliffimo, puta de ente folam, non dcícé- dendo ad infcrioragquo pacto fcientiaip- fias erit vna genere proximo; fi obicctü xft remotiffimum ,& communi flimam ? 7Refp. ex Sco. r. cit. quod (pecies fpecia- fif[ima;quamuis fit vna fpecie infima , ta- men virtualiter includit plura fuo: modo . iftin&a fpecie,& con(cquenter fe habet caufando veluti qnoddam geaas :idcir- «o habitus quiddicatis illius poterit dici "?nus vnitatc. gencris próximi incaufan- do, & virtaaliter continendo plata fpecie dillin&a . Ad 2. fi valeret , concluderct €ognitionem vnüierfalis non debere cíle Hen fpecie , & numero, fed gencre , vel ecie tantum; quaré diciinus , vnitatem obieGiuam,quam habitus umit ab obic. &o,non effe inttinfecam, fed exccin(ecá tnde non neceíTarió cade dcbet effe vni - tas (cientia,S& obiecti fed fufficit, vt ali- quomodo fpecificetur ab obiedo : & ia in cótinendo virtualiter proprias paf ones codé modo fe habent omnia obte- €, fiue fint communi (Tima, tiu fpecies infima ,vel mediz , eodem modo quoq. fpecificabumt vnam (cientiam , quod (it vuiüsgemeris proximi: tum quia vnitas genetica obicGi eft vnitas gencris in prat- dicando;at vnitas (ciecig eft vnitas. per ContiDen:iadse mere eese & li crit dealiquo vniuet-— &o 1 atn VASTI( dána t 1 /— De fubalteratione fcientiarum ; 61 Antur aliquz labordinatz, aliz verb omninm. difpatate , it dignofcentur ex declara tione illarà ,quie .n.nó habét códiciones fabordinatarum, di(parata dicétur : hzc. igitur (abordinatio nuncupari folet (ubal ternatio , qua vnam fcientiam fubalter« nantem denominat, illam .f. fub qua nitür alia fcientia, akera denominat. (ub« alternatam , qug fubalternanti fupponi« tur , Ad hocautem vt aliqua fcientia teri (ubalternata dici poffit,tres requirí tur conditiones fecundam communioré fcntentiá, prima , vt fubalternata habeat proobiecto aliquid contentum füb obie- fübalternancis : fecanda vt fupra hoc obic&tam addat differentiam accidenta- lem: tertiavt fua principia demon(tcen- tar in (cientia fübalcermnte. Si vero alie a(fignantur conditiones y velad itas reducuatut , vt quod (cientiai fubalternans demonítret propter quid y fübakecnata demonttret. qui4, quod fus bic£tam (ubalternata (it partim-idé, pat tin diuer(um cum fub:eéto fubalternanz tis, & limilia:vel non (unt neceffacie có- diciones: , talis elt conditio aí[ignata. & Dur.q.7. prol. n. t t. quod .(. finis: (ubal- ternata peadeat X fine fübalternátis, haeo proprié veci (icatur. in fci&dijs pra&icis,quando fubiectum vnius fc ha- bet vc initrumencum » vel vt mcdium ce- Ípe&u (ubieéti alterius ,vt £rz num c(t fus bie&tum , & finis iniin(ecus frznctaóbi- ue, quz (übordinatat eque(tri , cuius finis, & fübicétum cít cqui dire&io , ad. quam fcenum inferuit ; at i (peculatiuis non nccetlario requiriturjnam inufica eft fci&tizad inuicem | arithimcaeg fubordinata ,& ramen obic-... &um illius nó eft propter obic&tüilt ius 'olíct tamen hzc conditio ad bonum (ea. :. um redaciy*fi per ipfam dependétia prins cipiorum fubaltermarg à principife fübalternamcis detuc intell gi .. * dHas ergo tres conditio | nes declatare de "tt M , beuw$e c vs uaf T. De fulalurnatofe fete. ednL $15 .ARTICVLVS Explicantnv prima du& conditiones. Sa £^ Ítca primam conditioné nor eft 4 multun aer X arae ora conueniunt obie&um (abalternate debe- recontineci fub obie&o fübalternantis, quatenus fi fubalte tcicm aliquam mi comtenplandi up gehe fub- ernantis , tanquam fpecies fub genere contincbitur,ve] fi idé omnino obiectum detat , quia tamen (apra illad addit differentiam ali acccidentalem ,. vt dicemussadhuc cotirteri dicetur fub obic- fi Yr Re o bus, v.g. vt fic , erit ub homine contentum ; & hac conditio afi gnatur ab Ariltor. I, Poít. 10. & 30. vbi docct Arift. obie&tü fuübalternantis debere aliquo pacto effc idem cum obíc&o (ubalternatz ; & ratio ipfa (aadet;quia omnis conditio fcientie pracipué ortum ducit ab obiecto , ergo fj vna (cientia altecí (ubalternatur , & a5 i det y neceffe erit obic&a illarü vt [ubalternata adinuicem , & ordínata. » fe habcant , qua rationc vt notat Amic. tra&t. 27. difp. 4,3. f.dub. t. cotra Ca- ict. bec conditio nó erit accidétalis fcié- tiz fubafterne,fed de per fc requi (ius, fi- €ut ab obiecto principalius fcientia fpeci ficatar«Nec eft poffib;le,cy affecit Caiet, dari polTe (ciencias fubalternas ratione principiorum , co quia principia vnius à principijs alterius pédeát, & quod dcinde rion adír (ubordinatio obie&orum ; erc- fim principia (cientiz in obiecto includü tur, vt diximus queff. preccd.ergo depé- dentia principiorum, a dependentia oble €torum trahít originem « Soldm dubitaci poffet , an ficut obic- Cum /fabalteraz incóplexum(de quo Io eti fumus) debet effe aliquo modo idem €um obicéto (ubalternamus,idem lit di- &endum de obicctis.complexis.(. de con- Clufionibus;itayt tài fubaltetnans,quani ubalternata (int de 1j(d& omnino conc. fubalternantem, & fubalternatam in hoc morifiratione quid hec vcro de- mon(trarione quia, Lopes * 83 Oppefitü eft verius cum Scot.q. 3; Brobim nc, & 3.d,24.0. 1. A.& H.quem cr omncs imitantur .f, quód necctla- rió diuer(e debent effe concl. viriu(qac quM probat ;quía,vt dicemus , principia ubalternatz fumuntur à. rnancc , quoniam ab ipfa gre ea clafionesipfius , & vbi delinit fi - nans , ibi incipit fübalternata , onu queunt iftz (cientiz de ij(dem effe con- cl. Tum quia eadem fclentía poterit füas concl. vtraque demonftratione demon- ftrare,vt docet Arif. 1, Poft. 30.ergo hec differentia non confliruit(cientiam (ub. alternantem; & fubalternatam , si ponit inter has (cientias ; quod exemplis confirmat , nam fcientia maualis a(trolo- gia (ubalternatur, quia illa per experiene tiam nofcit coniunctiones Stellarü in fi- gnum tépeflatis,vel ferenitatis , hzc ves rÓ per proptiam caufam,& à priori; Ma« chinatiua ctiam Stercometriz (ubordi- naur,quz .f. agit de corporibus. folidis s & taincnilla experimento percipit con- ftrü&ionem zdificiorum , hec per caa fas. Kefp.etiam Arilt.ibi docere hic dif- ferentiá in cadé rotali (cictia reperiri pof fe; ideoq;neg. cófcq.& art.(cq«magis ex- plicabimus,quo pacto intelligatur ibi A« rift.& Q fit huius conditionis intclligétia, Secundam conditionemaliqui negát alTecentes differentiamgquam addit (übe alcecnata (ipia fabalternancisobie&tums debere effe effentialem , aut faltim paf* fionem infeparabilem , citataé. przcipuà Sonc«4. Met.4. 9.ex his vero, qui hác có- ditionem adimittunt,eft Zab. lib, de trib, .c. 12. Smigle.difp.17.3.8. do- centes. banc accidenialem  diffescotiam faperaddiam non habere rationza pat- tis formaits fübicétis Kid materialis; v« gs eikc toaoc.um,qua cit diercaria à muli- ca füpra nuaerum addita , inquiunt non clic rationem formalem obieósi mufi« €x. , [cd materialem «. - .. 84. Diédü eft cam eommuni diffecé» tim (apcradditaa non elTe etientialem , nec pa(Iioné.n ; fed meré accidentaleimn , & (c habete vt rationem £ormalem , non materialem 5 ita coliguog ex —- £ite 5 c og2à Coo Dif X HEC DE Sentia C pas rima par, quod fit accidentalis d;fferé pee ex cif. fa pecit. vbi habct , gy obiectum fuübaltermatz: debet effe ake- füm ; quod cft accidentaliter differre ab obiecto (ubaltermantis,ná differentia ef- fentialis facit aliud , accidentalis facit al« terum, vt dicitur cap. de differ.idemy col- kgitur' adductis exemplis ab Ariflot. düs 'Fum quiapequit effe c(fentialis ; nam (ic omnes Ícientiz. deberent dici fübalter- nace Metapbyfica ; tum eriam quia füb- akernata non depeaderet à fübalternan- te,nam baberet propria principia imme- diata , & per (e rota , abíqueeoquód à fübalernantc rectpiat , quia paffiones de illo obiecto demóftrabies adasquaté dc- penderem abillo cum tali differentia, v. g-Ieicntiade homine habet propria prin- eipia immcdrata,non probata in alia fcié 1i2, ni nifibilitas adaquaté , & primó ob :s«uidditate fluit; confequens au- tem ett talípm,quia fubalternata ita pen- det à (ubalternante,vt bac praciía non ha: beret, vnde (üasconcl. probaret , nec cf- fet (ientia * & tandem non cffet (cientia diftin&ta à fübaltermante , (cd potius cum jlla vnam totalem con (titueret fcicntiamy ficut (cientia de fpccie; v.g. de demólra- tionc vnam logicam totalem integrat cü: fcientia de (yllogifmo, & fcientia de celo: eim (ciencia de corpore naturali. Neq; poteft ce patio, nam vt notant Compl. & au. hicad: candem (cient fpe&tac fubie&um con&deraze & pa(fiones fu- biedti , ccgo fubalternans: coniiderabit Obicctum. vt. ft (ub illa pa(lione fupcc- addita. à (ubulernata , & ficnon dittin- guercarur; cürquia ideo'Sonc.a(Terit hoc, wt Áaluarct vanitatem per fc obiecti fub- it, cmt paffio (it magis minteca (ubiectoyqua aecidentalis dif- fecentiayadhuc non facit vmm. per fc, » «um lubic&o: , quia eft cxtra ciusquid- ditatem , crgo ftüflra eecedit. Sonc. à €ommur (enient. iod 85 Secüda pars;quód fe habeat vt pare formalis, nom materiulis; pcob.d P. Fabro: Thcor. 1 2.quia quód fe habet vt contta- Kns,& alteri aducmens iamiconftituto, "mequit e(le pars mater ali$, fed formalis, »9»oXcadinus dip. 6.q-3. differentia à fübaltetnara füperaddita vi 2/ effe fono rum refpecbu numeri contrahit numer fpecialem co(iderationem, vbiab A-. rith. vniderfalia$ contemplabatur , & ity toto.f. ininumero fonoro , non'nu« meru$ intelligitar adueniréfonoco ; (ed^ foriorum trumero;ergo &t. T ü quia mo- iderandi (e habet vt pars forma-- lisjnon materiális:hzc differentis fe ha-- bet vt modus confiderandi , (ub quo (ub alternata speculatar obiectum subalter-- maotis, er$0 &c. — a» Contra t parten toncl, arguitur , eo quia diWerentia illa cum obie&to facit vnuni per accidens, & accidentaliter di- citur de obieGto;at q. 2.art. 5. fuse oten-- dimus non pofle dari scientiam de ente. per accidens,nam przmi(fz demonttra-- tionis debét eife per se, & propofitiones de ente per accidens formatz: nori sunt perse cx dictis ibid.& 2.p.Inftit.traQ. 1. c.2. T quia scientia subalternans;& sub- alternata non nifr accidentaliter differ- rent, ficut obie&um illius accidentalitet- differtet ab obie&o i (tius. 86 Mesp.cóiter à DDünegatibus scié- tiam de ente pec accidens. quam respósz optime declarant Compl. disp. 9. q.. 1 qobiedtum, & difícrentia accidenta- lis superaddita poffunt müftiplicitet su- mi, vel vt vtruamque' in recto, & z qué có- ftietunt aliquod tertium , & lioc modo. aom pertinent. ad scientiam ; quia non fa- ciunt vnum per sc ; vel quia vnum fit pec sc conlideratum;alítid vcro per accidens,. & ncque taliter spe&anr ad. scienti sub akernatam : nam vtrümqne per $e consi- . deratucab illa , aliter quta quod eR. per sc,potctt c(fe ine co' , qdod eftper acci denis, poterit dari sciéuia subalternata (- néaliquo illorum: qirod per accidés con- fideratur , vt v. g. mufíca fine mumero' , vel (ine sonorojquod ett fatsij, cü vtr üq.. per sead muficaem pertineat; tertio pos- $unt confiderar? , quatepus vmm ctt dc ratione alterius,non imrecto, scd mobli- quo, & lioc modo e^ nie con. templari2]uód exéplo manifcttacur:nau vui ducc se, vt cindir ab Bar - rhonia ,spe&at ad. P6 ys. fic nuincrus se- candum sc ad Atícdlnet.ac 1i contidere- [2 D » »* Tyr Quai IP. De Suba lternatione fcientiarüm.cofrt.I.— 873 &ui (onus inordine ad harmoniá, & cen- «eatum;fic dependet à numcro, qui fc ha bet vt principium, & radix ralis concen- t0s,& in hoc fenfu vtrumque confidera- turagufica ; quo pa&o obicctum fub- alrernatz eft entm per fe quia vnum per fe in rc&o confiderat , f mufica fonum larmonicü, numcrum in obliquo vt prin- .Cipium,cau(am , & radice (onus harmo- anici ; poffuntque de ipfo formari ptopo- fationes per fe& paffioncs demonftrari ; A& cum diffarentia füperaddita pradica- tur de obie&o (übalternantis ; vt fonorü barmonicé de nnmero fit propofitio per fc [altimin quarto modo , quatenus cffc- 4&us per fe. pradicatur de fua cau(a per fe,vt cum dicitur volütas vult;quod fuf- ficit ad rationem (ciemiz faltim mon ri- otofz. Ad 2. dicimus, nó cadem diftin- &ionc diftingui debere fcientias. inter Ícsac obie&a,nam fcientia de fubftantia, pin icm genetis » &« tamen. op iffeiüc plufquam senere ; ratio uia non inerinfec ,edextcinleee ciétie pe- nes. obicet: DUM MDUA. 3 suamuis cr- So obie&ailla in efleretper accidensdi- fi, álioguantur ,.atramen in effe [cibilis , (cu wt per (e conliderantur à. fcientia , (uffi- «funt ad caufandas. [ricos pecie clen- talon feditlndtas Ex quibus egui- tur, non quamcunque aceidentalear di£- ferentiam fü prem cuicungne obie- io fufficere'ad conttitiendam fubalter- najám [cienuam, , alitcr dareter fcientia de namcezo colorato, de linea alba  &c, [olm illas qua: pé: e rejicit obie- m fubaltcen vt principium, ra- icemyalicuius effectus, Idem quogj di- cent *. ira y. cec di v vx | * £p TOUS AS OREEMI De alternata evt fic pertinet E Aa 5 Dam yea evo gf phyf. fed En » Yt fit per angulos ie&tat ad per(pectiuam,qua ratione de- pendetà linca , quia anguli cx lineis tan- h ex principijs conflituüntar , 9 contra fccunda parte arg. ierentia illa cflct pars fore ternatio fcientiarum ab 1pfà ficut à principaliori ,& fic xinctar füb rc naturali, fi- cut & viína us vero, & linca (u b re Mathematica , (cientiz de ipiis potius Fhyficz , quàm Mathem. (ubaltetnaicc - tur, Tum 2. quia. fübalternata diff.cc 5 fubalternante, quiailla applicat ift ius co - «lufiones alteri materizvt v. g. uia demonftrat partes circuli difficilius copulari , quia maximé mter e diflapt hanc eandea demonttrationem confici chitugia, led inalia materia , quia confiderat cizculare vulnus , non quem cunq; citculum , cum ergo ratione mate- riz nbalternata diíferat à fubalternan- tc, differentia, quam addit;erit pars mate- tialis . Tum 5. quia fübakernata nonde- monftra: pa(loncs cx natura , & princi- pis illus diffecentiz, fcd potius ex natu- ra, & principijs obic&i dubalternantis , nam principia à fübalternante defümit er go potius obicctum ctit ratio formalis , uàmillud additum, Tum 4. idcm docct ift. 15. Met. fum. 1.c3. diccas eadem Obicela 7atjode barmonica C7 per[petiiua eft s entra namq. prout »i[us  velpro wt vox [pecalatur , verum prout. linca f nugneri at bac propri lorum paf- ut. pouunc, mixti generis inter mathémati- gas Vnpowitnaeies tois ia $; di- cumur amen potius ernatz aem. Ja (abiectumapapetial c eft ides cum pbic&o iftius, € (ubic&tum formale osuem ut sies miutetr rae vrá fubiccto, materiali. tauquam ipio "Leiénris mper enda e icis Acientjs,vt caum principia [RAN (rimi y S 3 patebit ex feq, art. Ad 4» Arift. (olum 1b: docere muficam non conti vocem vt fic , (ed vt applicatam » Ícd wt dcpendentem à numero tanquam à prmcipio ; vade docet voecm , & . ya tic paffioncs numeri , & quod potius mofWam íent. quamais oppofita (uam habcat proba- bilitaem.o . "Hr T ET 876 Difp. X II. ARTICVLVS IL Tertia conditio declaratur, $8 Egàt aliqui hác cenditioné cf- N Íc Secifra quía putác füb- etTternantem, & fabalternatà efie de. 1jsdé concluf.& folüm differre;quód (ibuler- nans iilas demóftrat demóftratione pro- pic? qid , fobahernata veró demonftra- tione quia. Communiter tamen concedi- tur bzc conditio , quód fubalternata (u- mat principia à fübalrernante ; fed diffc- «unt DD. nam aliqui volunt effe omnino eadem principia vtria(q,yt Mirand.com. Log.ícc.4.ali; vcró docét effe diuería, ita «t principia fübalternatz fint conclafio- ncs demonflraue in fübalternante , inter quos eft adhuc diffidium , nam quidam putant non efie ncceffarium, vt principia fubalternatz (int cognita vi fübafternan- tis,fed (afficere fi experientia cogaofca - tur, & quod fübalternata fcíat refoluere fuas coneluf.in principia caenite per fen- fum; citantur Dur.q. t. prol.n. f2.Gillios lib.1.trac. 6. Alij dicunt fatiseffe, vt ha- bens (übal tornei cognofcat illa princi- ia per fidem, & ex au&oritate habentis ubalternantem, qui euidenter cogno (cit illa principia ; quare in fent. i(torum , fi quis non haberet (cientiam fubalternan- tem , & confequenter nefrírer euidenter concluf. quz funt. principta fübalterna- t2, crederet tamen illa principia yt vera ropter authoritatem docentis, vel rene- cuidenter fcientijs illa per veram fcientiam fübaltegnantem , adhuc ille di- «cremr habere fübalternatam fcientiam , licet fubalternante careret ; ita yeriores "Llomif: vt eft. videte apud Complut. ry art Io.de den 16, dtti.3. andem alij requirunt. vt he princi- pia fint nota habéti rol bui ere alrerpantis in eodem intelle&tu exiften- ' &is& fi nom haberet fübalternantensnul- le pacto cognitio concluf. fubalternatz poffet in.illo dici fübalternata fciétía , (cd potus T ita cxpre(fé- Do&or q. 7. prolin fin.& 3.d.24.5.ad 1: pro 1. opin. quem prater Scot. fequütur Aur. Greg. Gab.Dur. Argent.in prol. fent. Vafq. 1.p. difp,4.c. $e 6. Val. ifp. 1s q. 1, pun. 3« " X ooet (GE. T De Sentia. 2705 - Mol.ibíd.q. 1.72.0114. Met.q. 9. Suas tez d. 1. Mct.fec. $.Coaim.Morcif. Blanc, Auer(a, Amicus, Ruuios hic & alij. $9 Dicédü eft,neceffarió fubalcerna- tá debere e id Íuà principia a fubal- termante cuius für conclafiones demon- flratz , & in eodem iniclle&u conacnire debere vtramq;(cientiag) aliter fubalter- nata non cliet fubalterna fcientia , pc primó quod principia à fübalternante fü- (cipiat,tum quia dependétia Ícientire ró- ncobiedtiarguit dependentiam tn primn- cipijs, quz virtualiter in ob/e&is centi- nentur. Tum quía fi fubatterrans ,& (ub- alternata effent de :jsdem conclution. fed ab illa à priori demonltratis , ab tfta folüm demonftratione quia , fruftra dae rctur fübalternata fcientia,fi de cadem te haberetur alia perfc&tior.F.fübalternans, — qua procedit demonftraione propter quid ; imó omnis Gcomera effet perfe- &é per(pe&tíaus , & omnis arithmeticus perfecte maficus , abf; eo quod petípe- Guam, vel muficam addi(cat.f. (ctenti&m illam à pofteriori. Tum quia (ubaltet- nans,& fübalternata differunt obiedtis ergo,& conclafionibus. Tum quia fubal- - ternata quó ad cognitionem quia,& per fenfam non pendetà (übalternante ergo nulla ctit fubotdiatio . "m Secundó quod hzc principia fübalter- nata fint concluionés fubaltermanris , non cadem omnino vttiu(4; prob.ex di&o Scoti ab omnib.fere recepto,quod vbi definit (ubalternans , incipit fübal« ternata , fcientia verb quacunq. delinit in concluf. ergo conclufiones fubalternan tis erant principia (übalternac. Tà quii fi eflent cadem príücipía,ergo cardé come claf. ergo nnlla Pies tias. Tum quia hoc pater exemplo , ftrt Perpeáida v.g.demon(trat remà - minotem apparere, qüám fit jn fe ipfa, hac dcmonftracione, res vifa (üb an* gulo magis ptotracto videcur füb angulo minori,& minorapparet,resá longe vie a videtur (ub anguió magis protra&to.» ergo &c. principia Büius demonttratio" nis nàfunt principia Geónetria', imó po tilis concluJiones, nàm Geomerría démó fitat maio. quia fincz ab cadcm báfi pro. tacta o inter bas fcíeme e . i E) IV."De jubaliernatione [cientiavum. c/frt.11, 4fractz quà priusconiunguntur, efficiunt maiorcm angulum; quo msgis protrahü - tur, có minorem cauíant angulum , res. à longe vifa videtur per lincas magis pro- tractas , ergo per minorem angulum vi- detur, ecce quo fübalternans probat , & demonftra: principia fübalternaiz . Hoc aürnon eft neceflario intelligendum de omnibus erincipijs, ficut ncc fufficit , vt vnum , vcl alterum principiom demon- ftrctur à fubalternante , fed requititar quód principia fubalternatz pro maiori patte dependcant à fübalternante ; hinc "quamuis, Chirbrgia quà ad hanc. conclu- psuux » quód vulnus circulare difficile eucetur,depédeat à Gcometria,cuíus cau fam à priori atras eodqna partcs circu Ii inter omncs figuras maximé inter. fe diftant , quoniam circulus ex angulis non conítat: non ob id tamen chirurgia dici- tur geometriz fubalternata fimpliciter » fcd tantum fecundum quid' , nam in al;js principijs nonpendetabilla. /— ^. 90 Teruó,gp fübalternás, & fübalter- mata debcát in codem intellectu reperiri continuari;ita quod perfpe&tiaus. non babens geometriam , (ed folü cognoícat perfidéà Magiftro;non habeat . veram fcientia perfpectiug , prob. à Sco. cit.de rónc fcientia cft,quod fit notitia. 2 certa,& cuidens,ex pr incipijs certis , cui- denubus,& immediatis cau(ata , notitia concluf. fubalternatz in no habéte fubal- tcrnanté nó cft huiufmodi, crgo &c. Ma. patet cx q. 1. huius difp.& ex Ari. 1. Poft. €. I.»bi docet non habere demonftratio- tiem,ncq.fcientiam , qui nefcit. concluf. refolucte in principia vfq. ad prima ; & immcdíata, Mi.Prob.omné certítudin£ , & enidentiam habet conclufio à certitq- dinc,& cuidentia principiorum , cx quo iofert Arift. principia elTe certiora , & , scd principia in nó haberte (ub- aliermantem. | non babent certitudinem , '& cuidenuiam;quia non sant immediata , & cx terminorum apprchentione nosci- bind per principia subaltecnanis de- monftrabilia ,. qua tamen igno(aritir ab illo,ergo nequeunt certitudinein , & cdi- d:nuam conclafioni tribuere ;acmo .n« dat H quod non habct * ):icav 873 Resp.1.nó effe de ratione scientiz eui- dentiam, sed certitudiné,quia fin:s scien- ti cftaffecotioveri , scu firma adhafio: ad yerum qua per certitudinem habcturz at euidentia , & claritas requititur vt al« teri deseruiens , quatenus obie&um  cui- dens firmiorem caufat allensum : modó fides bumana aliquando talé certitudiné causat vt omné hzffitationé excludat, vt fine hz fitationc credimus Indos e(fejaut Romá: hac certitudine credit non habés metrià principia perspe&tiug in atte* tione Magiftri; maximé quia non cre» dit Magiílro, vt homo eft;sed vt geome. ter,& consequenter vt habens fiimitaté ,. & cuidentiam illoram principioróm. — . 91 Scd in primis fals cflcuidéiià n& effe conditionem per fe ad scientiam re» quifitam,vt probanimus q. 1. cit.& disp, $Cq*q. 3.art. 2.diccmus, nam claritas ina cognitione non solü cxigitur propter cer titudinem, sed propter seipsam , quia cft intrinseca io cognitionis,vnde in- trinsccé perfectior cfl cognitio clarayqua obscura,quamuis vtraq.certa : quod non: elTet verum , fi effet tantum accidentalis conditio:quod.n.cít de per accidens,non diftinguit ctlentialiter;at euidcntia e(fen- taliter facit diflinguere sciétiam à fidc , Tum quia hzc certitudo non excedit. li» mites fidei ,quantumuis maxima ,.crgo' non poterit causare certitudinem scienti ficam , ad quam aliquid plus requiritur , Tandem fj cognitio conclus.sabalterne erit scicntia , dummodo ipsarum princi- pia apprchendantut vt vera ; idem dc qua: libet scientia dici poterit, f. quod fa prine cipia alicuius conclus.crcdantur finc for- midine cognitio conclus.erit fcientificay non crgo peculiariter de subalterna hec clict affereodum 1 Resp. 2, notitiam hanc radicalitet ,.&. sccondam subftantiam clle cerrà ,. & cute dentemynam ex sc aptitudinem habet, & inclinat onem resoluédi sua principia in. subalternantisy qeamun de fap €to non rcsoluat propter defcétum subie-- é&i. (intellectus, 1n quo non adeft subal- acrnaos, cai pollit continuari , hac rà» cone hatent illam non tcibuit. denomi- nationem fcicutifici TA » V cuidenter 3 c ALME Es. Lu $78 cogro(centisi»d tcientiam 26: $c condum' fe iufficit eid dentia cidicsbDs, nonautem &d fciem iam [ecuodum fta üperfedtom. |$1 COÓt!aarg. cognito principtorürit £aíu € radicalicer connderata! non liabet Certiudinem,& eatdentiani feiéüt ficá y: quia (pe&at ad fi em , ergo rion poterit €aufare notitiam conclu(. fecundum füb- ftantiam cerctam,& euidentemyriam cffe- élus non excedit füam caufam in perfe- €tione conclu. eft etfectus principiotum« Tua quia qozlibet vera opino effet fe- cündum fübftantiam fcientifica quia li- €é non ptobetur per propriaj& euidétia principia;eX fe (amen ettec demon(trabi- lis, ham proprias cau(as habet à. parte rei beh qe W Tum quia (icut hog atur cognirióaliqua y quá fic radicaliter €értay& non aGuilitcrqdia ftatim ac nó (t actualiter €éria , e(t etlentiabiter du- bia,& opinio yita neq. dabiliseft cogni- tto radicalitér euiden$,& non a&tualicery parita$patet , quia non minuscertitudo €ft effenualis differentia eognitisais quá euidentia  Tandein fequitur y od cum principia (ubalter&arZ. ex fe (int refola- bifia it princ pía (ubalterfiantis quamuis tion biabetis fobulternantem a&tu non co- gno! cat ila cienufica cognitioà: forma fitér,cogaofcet catét cognitione fcienti fica tadicahierjimó notitia cuiuslibet có- &Iohióris,quauis ró habeatur per praimmf- Qa, potict aaliuc diet feietiria vadicatiter y quia eftcaliter illa conclufio copaolcib: lis; & quicquid éórra iftud diétà: affcriec "Ehomufla ;poteft cótraipfosrerorqueri, CORéb p. 3. principia fubakernaug in Ca- fü ; quamuis nori e(ferít euidentia à prio vij à per principia (ubakecdaptis ,' effent timen eurdéria 4 polterióti j& perindu- tionem à fingularibus vt chirurgüs;ls. «ét tion babeat ptirícipium illud gcomc- eri£s;partes circuli qaximie mcer (e ditta: &cyqqa cácec 3ngulis , pot«tit camen fci- te créCülate vulnus dificilé fanati à po- ffriorij& perexpertentiam.— Sed lizc tcípólio roni facit ad rem, lo- *quimuf «mde fcientia fubalternata , vc td- lis cft;quo pacto dependencia dicit à füb- aftcrminte in cogartiorc principiorum à Wuacunisfabalcccgantus ) cognido vero d un cU EGET A Bep WU qc auf à Er. Difp. X 1 I- De Sent e Me I" à pofl:cioriy & per ekperieatiam nequit - dici fcientia fubalterta, cum non depen- dcat Z (abalternaritejita Dó&.io 3.cit. T. 93 Obijc.r.g;(übalternas; & fubaket nata (int de ci'dé conclof; Tü quia Atift. 1. Poft.c.7.te*. 29: ait mufícü , & perfpes &iuutm polfe demoaffrare , quz ad'gco« inecram,& acictimeticon pédtigi ; Ac. 1o tex. 5o.in hoc,ait, differre (ubalternan' teni à (ubalternata; cp illa demonttrat gp quid, hac verb'quia, (.gpez dem concluf. áb vna demoniflrantur $ priori y ab altera: à potlettoriy & via ferias, vc feipfam' ibi dcclarit; vnde videmus multos mufica pollere (ine arichirmietica y nanmrilld'acqui- - fuot pcr experientiam. Tum 2.quia vt di- cebamus art.prac.in 2. arg: princ. in' 2.& 3.Confir.m'oppof.(abalternata ealdé de- monttr.t concluf.fabakernantis , & fold ditfert, quàd vbi fübalternás demóftret iri vniuerfali' y fabalternata illas applicat determinata imaterig; vnde priacipijs v« utut eifdem, fed appl catis proptiat mate ri , ergo nulla eft differentiamter con- cluf. vn:us,& alteriusynihi cxrtibfeca: , 8 materialis (icut albedo à (ub:e&to abflra &i non d. ffect e(feniiatiter à feipfa vt im fubiecto , Tum x. conclufio pertinet ad illü habitd, ad qué (»cctat me tiastermíi- nas (ed'medius teret 205,910 fübalterna- tà vtitur,perunct ad (abalternaneim y er- go»Xc. Tandem ab Aritt. hazlciétiz vni uoc dicuntar,ctgo nó diffecunt if&er [t Kefp.ad t. Arii. in tcx. 20' non doce- re mufrcum & arithivieticum eie de eit- deti conclut. (ed folum qvó4 qualite fcientia debet procedere ex proptijs, aec licere traníceadere de genere im genus y ptaterquam quod in- fübalrermatis iciemtijs,in quibus fapeciot quati defcendit ad genus inferioris, & rp(ius conclu(; demó- frat faltas in vmiuc£ati, quia affiarcat habetis pencs obic&z , vnde eognat di- ci (oleni:in tex. 30. quamuis mültum va- rient intcr fc Do&t. breüitet dicimus. A- rift. ibi loqui dc (ubal:etnata ;ton (olm vt dicit habitam cónclu(: dé nonit atari principia à fabalernáte accepta , fed 913 vt fgmBcat tibt eonchut: via , & ex peticnicia péobitaciar, & lire 1Gac dixit [ubalternatà demó:trore quias Q.V. Te f ubalternatione Scientianum. efl $79 iX per (en(umyn& mufica v g.cft duplex , pn experimentalis , & hec potcft ha- iberi tinc aridhimetica cui proprie nó füb. alteraatur; alia fcienufica, quz fuas pro- bat conclüf. per principia in arithmetica probata , & bec proprie ctt 'fübalterna ; .cum igitur ait Arift. 'fübalternà demon- flrare quia, & per s&(um , koi de ex- perimétali,qua vt fic non cft reduplica- .tiue f'übaltetna, fcd folum 4pccificatiué ; fciétifica quoq; dicitar demóflrare quia mam vt dicemus difp. (eq. duplex .eft de- .monftratio,vna propter quid, qua: habec . emnes conditiones in definitione. po(i- tas altera qui 4, cui aliqua ex illis deficir Coo ditioni bug uod. ubalterna,non dc. monftcat ex immediatis , nam (ua princi- pia demonftrantur in fubalternante,idcir :€ó non demonftrat propter quid, (cu po- tiffima demonftratione ; vt facit (ubalter» ,Dans, (ed. demonftrat quia . 94. Ad x.tefp.cx dictis in przced.art. Kalfum elTe has (cientias aateríaliter folü diffeccey ia eft palTio in fbalterna- ta dem ata, & aliain fubalternante , vt patet ia exemplo addu&to ibi; geoine- ter -n.folii deimonftrat partes circuli ma* ximé ditare, quia caret angulis at. chi- rurgus ex hoc deinde concludit vulnus circularc ferius curari , quia partes cius maxim? diffant, qua erat concluíio gco- metra; vndc falíum eflconclutionces viti ftra&a à lubiccto, & vc ibas in (übic- &Xo;tum quia femper eft alia pa(Tio à (üb Alternata demonttrata , quz aliquádo có- tinetur. füb pa(fione à (ubalternante de- .monftrata; qua rone videtur cade , & [o- lum matecialiter differens; ncq.cx hoc;qp principia fumit à (ubalternaie , debemus. ' arguere identitatem illarum,nam tantum fequitur vnà abaltera dependere, co quia uio demonftrata dependet vt à caufa fubie&o (ubalternanus, nec eadem om- Aino principia def(umit in fua communi- tate accepta , (cd ad propriam matetiam fubalternatg contracta, vt dicemus, (ignü enam additam fubiccto fubalternantis (ie pcr íc con(ideraram à fubalternata , & paíliones ab iptius fluc- rc quidditate ; à qua € de(umuntur adaz- .quemli .muficas purus arit flrari;ergo non i ufa; differre inter fe, ficut albedo vt ab- p ime o quate prissivebaliemaa Ad j.medi. ,umà (ubalternata ; contca&um atfumi- .tür ad propriam m materiam, qua rónc non (peat proprie MED Ad 4 dicuntur vniuocz aai Tinitatem,& cognationem, quam hab&t.obie&orü , & principiorü,nó propter/détitaté intcr fc, Secundo, quàd non polit fubalternàs femonfirate peioapie ubilteraatae (cd .hac à prjoti deujóftret proprias concluf, ,prob. Tumquia.fubaleruantis concluf; abf(trabunr à materiafenfibili, quam co« (55$ BinisenCromeri ede 1nea à materia ili abftra, &iua de linea viuali, f. de linca vt n bili,ergo concluf. fubalternantis neque. ,unt effe principiafübalternatz. Tum 2. fubaltetnata.demoftrar propciss concla, Pet caufam proximam,;fubaliernansinon- ALDEA COH ergo illa.demonl rabie peste: vetà quia , & con(equenter pédet ab ifta. Tum 2. .fequeretur Arithmeticum effe maficum , .quia ille muficus dicitur, qui (cit conclu - fioncs muficas demóftrare ergo fi arith- metica demóltrat propter quid , conclu, icus dicetur etiam muficus. Tum 4.(übie&um fübalteinau, ficut habct proprias paffioncs, ita quoq; habct propriam quidditatem;per quá po» terunt pa(Tiones ilJz propter quidydemó- *t fubálternante.in do. Jandem.conclu(- (ubal. ternaue nondemonflrantur propter quid à fübalternante,vt patet,ergo à (ubaiter» natasergo nlla fubordipatuio ad (übalter- nantem,prob prima conícq.nam funt als aliqua Ícieuia. demonftrabiles copter quidyicut prepritm ts it.caufam . -95 .Relp.ad 1.cócluf fabalternatis sür principia (ubaltetnatz,non.quidem vt in vniuerfali demonitrantur, (cd vt ad mace riam fubalteroatz applicantur .0:odo exe plicato in praced. (oluc, Ad 2. caufa re» mora cft duplex, vna; gue gon cauíat c£. fedumail "er aliquas iens con ttales contrahatur yt aniajal. iu ti. fibilis ; altcra, quz non caufat Wm 7 nifi determinatg aaterig appliceiur , vt , mf carpi vulneratae applice- SIT € 980  - ma cum differentia addita fscit vnam per fe caufam, & immediata , & ideo hac ce- gn'ta;nó e(t neceffe vlterius progredi de monftrando;fecunda;quia non conft cuit vnum pcr fe cumillo addito , ideo nó có- ficit cà. illa materia;cui ap| licatür,pro. pofitionem indcmonftrabilem,& immce- diátam , quapropter neceffe ett vlcerius denióflrare medium a(fumptum per alia principiain fuperiori (cientia; vt patet in fzpe adducto de vulnere circu- firare per caufam proximam, qua ci non fit vnum per fe,& cffe&us dependeat rc- , & mcdiaré ab obie&to fübalrernan- tis, non procedit ex principijs immedia- tis,& per confequens nó demonftrat pro pter quid: fubalternans autem dicitur de- moniftirarc propter etgreni procedit ex immediatis ad probandas proprias con- clu(. Ad 5. ncg. feq. nam fimplex arith- meticus , quamuishabcat proprias con- xcluf. hz tamen non funt concluf.. mufi- €z , & licét (int principia requiritur ta- , vt determinentur,& applicentur fo no qui eft obie&um mufice , vt deinde inferantur concluf.quod fine mufica fie- rincquit. Ad 4.peculiare eft obie&i sub- altcrnatz , quód ficuc conftat ex rebus vnum pcr (e nó conficientibus modo ex - plicato art.prgced,ita per propriá quid- ditatem pracisé ton funt paífiones ille dcmonttrabiles , ficut nec eaufantur ab illa quidditate praecise stimpta , sed vt ia tali matcria , & ab obie&o subalternantis depédet:quare hoc habét paffiones ift, vt non fint ab vna scientia demottrabiles propter quid sed à pluribus, vna subalter sante quafi descendendo, & suppeditan- do principia ,quz sunt ipfius conclutio- ncsalia subaltctnata ; qua(i ascendendo, & proponendo suas conclufiones;vt pro- bénturà subalternante; in qua continua- tione,& coniunctione principiorum con- fiftit scientiarom subaltcrnatio: vade di- ci poffet subalternatam ptoprijs viribus , & intra proprios limites non demonflra- te propter quid, at viribus à subalternan- mutgatis, & ipfius auxilio demon(lca- re propter quid. Hinc pacet ad 4. à 96 Tettio qp nó requiratur nccoffarió Dif. XI IDe Scientia: 00V coniunctio subaltermantis,& subaftern&? tz in eodem intelle&u , grob. Tum quia de ratione conclus. eft , quod fit euidens in principijs,& ex principijs,non in fede rationc quoq.subalternatz cft quód nou habeat proptia ptincipia, sed sumat illa: à subaltetnáte,ergo nó cfi de ratiogc sub alternatz,quod conclus.in ipsa subalter- fint caidétes,ergo fi effer fine subal- ternante, adhuc eflet sciétia, T 2. A ftro. logia plurima demonftrat ex principjs creditis sola fide,nà coniun&tio, & aspe- Cus syderum, numerus orbium, ex mo- tul maxime diuer(itate demonftranturg qua nonn:(i longa expetientia à pluribus succe(Tiué obseruata poteft haberi , ex quibus principijs fide creditis scientificd reliqua demoniítrantur, ergo &c. Tam 3. mufíicus vc muficus cft sciens , sed mufí- cus vt muficus non eft arithmeticus,ergzo vt non arithmeticus eft sciens,ergo nó ha bensarithmeticam adhuc habebit müti- Cam scientiam,hzc .n, etiam vt diftin&ta* abarithinetica ett scientia. Tum 4.scien- tía subalterna vt fic supponit,non probat gua principia , & vt fic eft scientia , ergo de ratione subalterne scieatiz non eft; gj sciatsua principia in priora resoluere quare separata à subalternante erit quoq. scientia. Tum f. ifti habitus rcaliter di- ftinguuntur, ergo poffet Deus in aliquo conseruare su balternatam fine subalter- nante , qua poffet procedere ad proban- das cóclus. vt prius,ergo ficut antea actus eliciti dicebantur scientifici , qula ab ha- bitu scientia causati, etiam poft scpara- tionemtales erunt; quia habitus solum ia confimiles a&us inclinant. Tum. subs - alternata quant cft cx se inclinat in có- clus.cuidentem vitibus subalternanmtis, er go fi aliquando acquiritar per fidem; hoc cft pcr accidens,qua rationc non eric ine- uidens,& obscura,sed cx se euidés;proB: scq. quia fides subftituiturToco subalter- nantís non ratione obscutiratis , sed pro- pter certitadinem; qaam babet;ergó non communicat sciencia obscuritatem, scd certitadinem. Tandem babitus subaltec; natg ex se pctit continuari cum subglicr nante ctia quádo cft separatus, ergo ti non cocinuatur atu ,ctb.ce pec accidens & QV. De fubalternatione feientiarim. efl 88i I& quia confctuat apti tudinem , ctit (cm- iper idem habitus (cientifi cus; hinc Acíít. 6:E:h.c.4.loquens de notitia principio- rumait, Cram -n. aliqualiter cognita , credita: funt ipfa principia, C7 c. 797 Refp.ad1.cex Sco.in 3 cit. de rone fubaitermatz eft, quod habeat principia noia in l'übalternaate, & (i -non e(Tent no- ta in fübalterpante, ipía non effctícien- . tia, ficut fi coriclufio in quaeung; fcientia non cílet euidens per principia , non cflet ftiencfica , ergo intelledui non lsbenti fübalternátem faebalternata-non erit fcié- tia, quamuis frin fe fpcétetur,fit [Cientia, ficut nec cóclufio demoflrabilis eft fci&& wfica nefcientr illam demon(lrare . Ad 2. -. multa afftologi propria experiétia cogno fcunt;nam licet nó viuant tot annis , quot vna circulatio completur, attamen ex ob- feruatione iam habita poterunt. calculan- do deducere durationem celcftis circu- lationis , cum cceli vniformtter mouean- tur; iii his veró, in quibas fide procedit , non habent fcientiam , Ad 5. neg. conícq. vlt.etenim nec ícientia eft habitus princi- piorum; vt fcientia. c(l, & ramen non po- tcftabillofeparari; concedimus itaq; di- fiin&ionem interbas fcientias , non camé feparabilitetem malice , vt (ciétia eft; ab Arithmer.in codé intellectu ; Ad 4. fub- alterna fapponit f&a principia probata in fubalternante;non autem probat, & ideo dicitur fübalterna y fi non effent proba- ta inilla, tunc fübakernamon eflet fcicn- tia, fic fi in aliquo hc principia non (unc probata, & cuideniia ,1n ipfo fubaiterna non erit (cientia ; (icut de conclut. fcibili apud intcllectü nefcientem principia di- ximus non eflc (cientiam . Ad $. admiflo «a(u habitus ille non inclinaret in pofte- riores fyllogifmos ; quia concluf. obate pertinerent ad fidem ; vcl íi ad ientiam, non ad fübalternatà vt fic , (cd ad illam,que principia probat à poftciio- Tij& per (entum, & dicitur experim:enta- lis,vt diximus . Ad 6.& 7. fübalternata.o fcientia ita per (c peuic à fübalcernáte cau- fari , vt fab illanoncaufatur ,.none(let hab (cienuafübalternata; ncq; 1 aétu nó con- tinuatur, vtdeoncluf. diximus rc(pcétu principiorut; cü dicitur. quod fidcs (ub- fLicaitury&c« re(».ex hoc ipfo, quod cut- dentià non t£butt , iam cómunicat obfca. ritaténec tides humana e(t tabce certira- dinis, vt certitudinem fciertie adzquct . Atift.antem,vt notat Lich.5.d.2 4.logui- tuc de (ciétia per accidens , & fecundi quid,quod colligit ex ipfo contextu, naim in fine illiusTitterz addit Arift, Cum .n. fidem quodsmodo adbiber quis cr prin- cipia fibi nota funt , fiit , mam jt m "n di ctv fie conciufionis per accidet babebit fc iem iam. p Vnàm éft hic not. quod a(fignara tfes conditionesconweniunt (cientie füb«Iter- natz fimpliciter; fi ramen daretur álqua [Cientia, cai yna,vcl duz conucnitéc con- ditiones, diceretur fübalcernara illi, non fimpliciter, (cd.fecundum quid.. De divifione Scientie in fpeculatiuam.y € pratiicam . 98 T T £c áiuifio, quinis poffit cogni- H tioni incómuni adaprari,aut fal tim cogaitioni , prout eft cóunis fecua- de & tertiz operationi incelledtus ; om- ne .n. judiciü , & omnis diícuríus polfec dici pra&ticus, vcl fpeculatiums , attamen fpecialius loquemur , vt (cio codpetit tàmaé&tuali,quam habitusli. Quapropter noriquód ficut in quolibet habitu tria in- terueniuat ,.f.. habitus ipfeactus,in quem habitus inclinat, & obiectum atus, cirea quod verfatur 5 fic in fcientia cám practi- 'cayquàm (jeculatiua, nam in (ciencia fpe- culatiua adeft habitus fpeculatiuus,adef . actus; qui dicicur (peculatio, feu cognitio fpeculatiua, & tandem eft obicctd (pecu labileja quo tàm actus, quam habitus de- nominátur (peculatiui; m pra&icis quoq; adeft habitus pra&ticus , cognitio p cay& obie&tü practicabile, & operabile, qp praxis appcllari confucuit,praxis.R.e nomé Grscá,& Latiné fonat id€, ac ope ratio,ctt]; nomcn atftractü,à quo prá- Cticum der1uat ; vndc nó codcm n.odo (c ent praxis, pracbicü, fpeculatio, & Ípeculabile,nà fpeculatio proprie dicitur de actu, nó de obicé&to , piox.s € cótiá di- citar dc obiectojnon de actu, quien ; ea CORN IONS M. $5; -— Difp. XI I. De Scientia» ^ ,ens denominatur à praxi; hinc praxisdi.— ditionibus, & an codem modo , vclunt ftinguitur à ccgnitione pra&ica.contra primario, alicri fecundaréb. JBaccb.q. 4. prol. art.z.oppofirum fufti- —— Prima opinio folas actiones externas, ncntemj& rario efl cómunis víus]oquen-  & tranfcunics ponit effc praxim , non in- cium tà Ph kfophorü, quàm Theo'ogo- ternas, & immanentes, citatur D. Tho. 1. rum cü At fl. G Eth.c.4. vbigGionem, & — 2.3.5 7.art. 1.ad 1.& 22.q.179.ar. 1. Cós effc&t o6é ponit ob'c&ascirca quz babi-. munis tamen concedit etiam de a&ibus tus pra&tici verfanur; de quo videre Li- immancntibus , & internis ,lic&g non de &h q-4. Frol.& P.Fabr.6. Met. difr. 1..—— omnibus, nam quod (petat ad a&us vo- Com igitur. habitus habeant (pecificari/ Juntatis Heor. 1.p«ar.8. q.5. ad 3. & Var. abaCtibus.& «Qus ;b cbic&tis , vt perci-. ro 1b. 1.9.4 negant intentionem finis cf- piaius;quid effe fpecolatiunm, & pra&i- fe praxim , fed folam ele&ionem medi cum d: cant in habitu fciétifico, debemos | rü.. Maior lis c(t de a&ibus intellectus, rius querere de aQu , per quid confli-. namcum poffint dupliciter contidcrari y in tali , vel talie(ie, quod nequibi- velvcab imperio voluntatis praícindüt, mus cogno(ccte, nifi obic&ta illorü (cia- — & antecedunt , vcl vtà voluntate imperá- mus,per quid differant interíe; ficileau- — tur , quidam volunt ét primo modo cop- tem erit cognofcere , quid fitobic&tum | fideratos e(fe praxim, (1 func dirigibiles ; pie bile,fi prius inucftgsbimus,quid ita Nominales omnes , vt Ocham,Gabr. It praxis, nam perncgatonemtalisra- in prolcni.Greg.q. $.ar.1. Rübion.q.10 tionis conftituenr's praxim explicabimus | art 1. concl. 3.& uo ac Va- fpeculabilisde illo obic&o. «—— fq.di(p.8. Ale(. 6. M et-initio. Fo(. 2. Mets ,€3«qu fe8.2. Suarez difp.44. Met. (cct, "ARTICVLVS 1 eat & ePcete I. jd 3nd $5.3 . - di «II. c An.& i pz. Log. c 1. Ar- fit "Praxis . oer iim 1. Log. fc&. 4. Morif.difp. 12. 99 V Hfücilem , fimulq; facilem diffi-  Log.q.6. Blanc. difp. 2. (c&.4.Io.de S. Th. culratem aggredimur explican- — p.2.Log.q. 1.att. 4.Conimb.q. 4. proaeme ,&andam, d.fficilcm, propter opimionü va- art. f. Kk uu.q.5.jrooem.Auería q. 26. (ect. fietatem.facilem,quia pun&tuscontrouer | 5. Amic.traGt.2 7-di( p. 4. q« 4» dub.5. Iau. fiz conflit in Do&orum placitis , cüfit 6. Met.qt4.& alij. Quidam veró abíolu- fcré Ncminalis quzftio , rà quilibet pro. té negant vt fic cifc praxim , ita $co« q«4» arbitratu vtitur hoc nomine Praxis illud prolart.1.vbi Ba(fol. Lich. Barg.Vig. Ta- nimis ampliando , vcl refi ringendo. tar.& q.2.procm Log, $.$ecundo jcien Vtautemcertaab incertisfeparemus, dum. Ant Anda, Mti 1, Zerb.q. vlt. concedunt omnes nomine praxis folum — Fab.in prol.difp.9.& 6. Met.difp. 1. Rad. a&ticnem intelle&ualis naturz cum Sco. — 1. p.cótr. 3«art.1. Vulp. t.p. di(p.4.att.1.8c 1.Met.q.7. intelligi debere , necquácun- — difp. 28.ar, 8. Smi(jnc. q- prooem. Theol.n. que, led tantum,qua aliquo pa&tó dirigi- 124.& (eq. Cauel.de An.difp.5./c&t.4.& bil.s cft, vnde nccactionesbrutales,nec | fuper 1. Met. Scoti q. 7. & q. 4. prol. in inanimatz,ncque ila, quz in bominibus Schol.Camcerar. te vc & ex Thomi- paturalcs funt ; & ab imperio voluntatis j fts fequuntur Capr. q. 2. prol. €oocl. 4» excipiuntur vc funt operationeswegeta- " Sonc. 6. Met. q. 2. Sowsin prooem q. 4- les, &c. dicuntur praxis, quia nen (unt di- vbi Ma(ius q.10 Did.à Ieíu q.6. Compl. rigibiles ; idcirco tria funta&tionum ge-.— difp. 1. q.6.C cele (t. di(p.t.(e&t.a. t6 Dur. nera;quz nomen praxis forsiri pofient ,— q.6.prol.Suetf. 1. Mct.dilp. 10 & alij. At ^f. a&ioncs intellectus, actiones volunta. y: actus intelie&us (pe&etur , vt efl à vo- tis,& a&ionesícn(uum ; necfolüeftdif. luntate impeta:us , adhuc eflc praxim ne. [cníio,an iftz aCiiones (int praxisverum — gant ex Scouflis Ant. And. Lada , Sai. etiam anabíoluté ipfisratio praxis con- — finch. Zerb. Tat, Camcrar- Vulp.  Bafz ueniat, an vcro obícruatis qmbufdá con- (ol.cit. adenittunt alij. aliquo modo cugy : «cce-  ééetetis Authotibus , vt - Ef quoq; differentia quó'ad códitio- fiesaliquas,nam Grez. Rub; & Fon. cit. aiunt non requiri quód (ciens; fcu hibés: nitionem pra&icam lit potens eflice- te aGionem , que dicitur Praxis j cómu- nior veró exigit poteritiam actiuam (al- tim remotam in ipfo fcierite ita Va(o. Ac- riag. Mol. Ouaied. Auer. & alij. Q'aidam addunt deindestalem actionem debere li- beranie(fe;quidam veró fufficere docent; vt (it ex fc à voluntate dependens, quam- tiis nonliberé fiatyità Ouuied.controu.1. Lo . punc. Zz- j ; : 1 Tande cft di(creparitia;eo quia A uería fuftiniet (G5. atum imperatü'primarió efie praxim, imperaneem veró fecüdarió, oppofitüm docetur à Scotiftis,inter quos mediat Amic. dub: $. nam actus virtutis morales imperato$ à volüntate inquit e(le fecundatió praxim;iimporátes vero .f-qui eliciuatur à voluütate imperante alijs po- tcotijseffe primario ;a&tus ramen artifi- €ialcs,vt font opera artis,€ contra. f impe ratos prímatió y imperante$fecundari .- roo Dicimus primó,nullum actü pre cédemé voluntati mpcriü efe proprie fraxim ;hec concl.eft Scoti t. Met. q. 7. & q.4.prolaft. f. & cx parte fuit probata Q.prodei.art. $. dum Logicam fpeculati- fcientia flaturmus , quamuis (ft ope- fationum intellectus directiu; & ptob. adbué péimó de operatione intelic&us 4b alia directa, quia praxis proprie lo-qué do diffett ab obiecto fpeculabiliy namco Énitio pra&ica di (fcrt à cognitione fpeca latiua.ex hioc,gp illa cft ad praxim, ifta ad obiectum vc ipcfülibile 4. vc neré con- em plabilc;& cogimofcibile, vnde non fo- Ium denoayaaót diuertimodé proprias ogriiciones(ed éc diuerfinodé diatdant áil.s, nam citca obie&tuai fpeculibile co- f»ceulatiui denom matur veo , 1i €onforin;s eft iili tL t diffoum's; at Cofimtio practica nó dicitur vera, vcl ral- »fedboria vci mala, ficut praxis alia ctt ofidalta malas ac fpeculab:le vel verum, vci falfümrdicitur loquendo de veritate, & (liicateobiectiua ergo omn $ cogni tioqua vera, velfalía proprie denoaiiaa ' &ur aontáamcu bona yel m ala; peccat po- peculabilis,quàm ad genus praxis", talis eft cophitio: direda abalía cognitione, feu à' regulis logicis,nà in hac cognitione do: . ere, vel entitatem; vel directionem pa(fiuá. inxra log;caies régulas,quz eftillatio;& confe- quentia , eiititassctusnoo dicitur bona y. vel mala,fed vera, vel £ilfa; vt patec,cófe- quentia quoq, dicitur vera, vel falfa & quamuis aliquando dicatur bona; vel ma. lajhoc eft improprie, quatenus cam veri - tatej& falfitate confunduntur,quia Doni- tas proprie dicta pcriinet ad. voluntatis obiectum; non ad obic&um intelle&us ,. vnde quàdou; qnis perci ses obié&i quid: diratem dieitur bené difcurrére 4i. verez T quia cognitio direéta, vt Co2nitio eft, fpedtar ad gcnus (pcculationis quia fol & intendit veritatis obic&tiug attingentiá y ét vt dircéta ad praximnon fpe&ta- bit,Prob.copfeq. nam illa dice&io cft ia- ftrumentum ad veritatis indagationé or- dinatum,táquam ad finem y ergo propri ad grius foi finis reduci debet; nom ad ge nus*finiSoppofiti, qualisc(t praxis refpe- &u contemplationis veritatis. Accedit : Atift. fcientiam practicam , fea actinam [cmper detimuit in ordine a1 voluntaré y fiuc appetitum rónis; ita 6. Eth. c.2.5.de An.46. & 49 6. Met.C. r,& alibi. — Conf. actio intelle&tus dirigens aliam a&ionem ei uident nó eft. proprie practi- Ca,crgo actio dire&a non cft praxis , có- Íeq. patet, antec. prob. cognitio pradt:ca directiua cx (ua hoc hibec » quod fà maturo confilio, & prudenter frt chicita , citm obic&ó non cóformetur y adliuc bona iudicatur , £3; fafficiensre- gila actionum ab ipfa ditc&tarum , taut tr iuttz ipfam eliciendar;'ünt bong, fi trà ipfo, fnt male, & hoc, quia e(t re» ula, & menfura illartrm , crm actoacs conforaari, nón cum ob.cétoin fc, fed vt à prudenti iudicio di&arum ,ve patct in habéte coníciéaam imiiacibilé : at fpeciratiu: omae fuam veritate dc. cipi: ab ob esto , 1ut fi ilbinon. confotz matur, nanquam erit vera, quanrucumg; mature, & prudeatcr eliciatur i quód pot deduci ex Att. 6.Eih. c. 2. ted cogn tio ditigensaliain cognicionen independca- DOM T ido t Me EL. r $82 terà vo e , vt funt regula logicales, fi non habct contormitatem cum obie- €to, mupquam crit vera , aut rc&a ,. ergo ipra&tica non erit,(cd fpeculatiua. Acce- dunt et;am ratioocs Ícquentis conclu(.. Secundo prob. dc alijs actionibus fen- . fuum ;.nam praxis cx comuni vía dicitur ilia actio, qua regulabilis eft,& dirigibi- lisà cognitione practica, quam pro incn- fura reípicit , illamq; practicam denomi- nat,& confequenter prafopponit illà pon per accidens , fed pcr-(e y ficuc vniuerfali- 1cr omnis men(ura prior e(! menfurato , at qozlibet actio (enlitiua , vt à volunta- tc praícindit non cíl poílcerior intelle- €ionc, imó per sc cft prior,vt notat Sco. €it.ergo noneti praxis . 1 101. Dicimus 2. omncs actus cliciros voluntatis , & impcratos, cuiuscung; fint otcntie,cuia intclicctiugs e(fe praxim in lore;quo ad 1. partem de actibus clici- fiscít Scoti cit.& prob.ab ipío, quia oís Guselicitus voluntatis cíl cílcntialiter "poltcrior cognitione dircétina , eftq, in otcftate cognoscentis , qux. süt condi- tioncs praxis, vt infra. Tuum quia vt ipse arguit contra primam, & fceuudam vià , »omnis a&us voluntatisét circa vltimü fi- né cit dirigibilis à rc&ta rónescrgo cít pra Xis,cOseq, patet; quia praxis hic sumitur , ,vt dicit actum regulabilem ex hoc , quod poflit bené, vclamnalé ficri; anteced. prob. quia €e circa vlum.um hé contingit er- fare, & linon in ordine ad obicétum, sal- tim quó ad circunfiantias ; vnde Thcolo- . Si quaplurcs. docent. dilectione Dei pos- $c fieri malam in gcnere moris;.fi.s.debi- fo rcmpore non cliceretur, v.g.fiquis ex - €flicio t ncretur succurrere laboraotiin ."€xuemno periculo, attamen leuiter puta- zct, & ccronec poflc in a&a dilectionis ; Dei peraaaere;illudq ;auxili á omittere; , peccaret, qua tóne dicicur atus dilcétio- mis Dci circumttantionab:lis secundum qualcynon secundum qnantum;ergo qui- Nbet voluntauisactus elicitus erit praxis . . . Quibus rationibus prob. ét a&tustr- geracos.ancellectas: ele praxim cócra Sco: iftascit. dam Door 2.d.6.0,2. € d.42. , &diminit peccatün-cogitacione ergo ali- 9nainzelicétio ; wt à yolüzate imperata y U-" Dip, XH. De $üemis . zCOMEDV ^ Ha cs 4 wd H $ ! i T erit dirigibilis in genere móris; vt bené y. vcl.malé fiat ergo eft praxis: & explica- - tur exemplo nam prudentia di&a: de cir * cumftantijs ftudij quo loco , & tempore : exerceri t : item judicium credendi B. articulos fidci eft praGicum , & spectat E. &d virtuté infusam fidei, babetq.pro obie €&o, nonfolam volitionem actuscreden- - di,(edetiam actum ipfam , vnde merito- riusc(t, & füpetnaturalis. —— A Reíp.quidam Scetifte cum Sco. q. 4; prol.art.1.nó fequi,ergo actus intellectus: ynperatus-eft- praxis ». fed vel cft praxis. vcl pra&ticus , nam licét omnis praxis tir aus clicitus,vel imperatus,non tamen contra: ró eft, quia veintelle&us dicatae pra&icus, debet extra (e teadere ex 5. de An«49.Í. debet aétusaliarum potentiard regulare,vt aix regulat proprios actusnó* extra fc tendit, Tac. in prol, cum Toleta- no re(pondct intelle&tionem vt imperatá- non eife a&ü. intellectus, fed.alterius po- tentia .[. voluntatis imperantis. Barg.ait e(Ic praxim materialitery.nonformaliter. - 102 Sednullarefpótio fatisfacit: nam — — actus ccedendi nonett praóticus , cum n^ lic regulay(ed.regulatus;nec (c priorefsd- —— tialiter. actu voluntatis ,(ed-elfencialiter- pottecior, cum (ic nnperatus;, crgo fi om. . nis a&us vel e(t praxis, vel e(t pra&ticus. y» &; actus ille non.ett prackicus;ecir praxis;- Tum quiae(t formaliter bonus in: gcne- re moris , & oppo(itus formaliter malus, ergo formaliter prxis quia ifLas funt di£- ferenug praxis, Tum quia fatis«extra. (e tcadic iatellectas , dà: dtrigit actum illie ,- nont fic, (cd vt à volantace imperatum, naa primó-dicigit volücatisaótum-. Tom quia non(aluatur cótradicbio, nam fi nó" elect praxis , non:poflee dici peccati Se« cunda:rc(pon(o niliauat;-nam (ic nó: fo- lumaótusintelle&tus 5ícd caiufcunq. al« terius. poten vc impcrati non cifent- actus illarà: potentiarum y. tamen Scot tusadmitciraétus aliarum potcatiacü e[- fc praxim . Tum quia mon tantum actas » [ed.etiam potentiz (ubduntar. voluntatis: imperioyimóactusfuübduntar medijs po- tentijs , ccgo actus imperatus- dici. dcbet esc ietiiggp i ti impcraue. Ter tia pcígonüuo y ti ox plicctur quad licmae- teria- " Quafi V. Quid fit Praxisc uA, 1. — gerialitér praxis 1i fecundario, & depen- | denter,non formaliter.i. primario, & in- "Acpendenter ; quo pacto a&us voluntatis dicitor praxis , vt ip fcq. concl. quo fenfu etiam íntelliger eft Scotus in 2.d.42. cít veta, & noflram confirmat fent; at fi 3y materialiter excluditomné rónem pra 'Xis ititrinfecamin ipfo actu credendi, cft fálía, & contra Scotum quol. 18. vbicx  groteffo oftendit aGtum cxtcrioré;.i. im- eratum addere dittinctam bonitaté,vel malitiam actu interiori , itaut fit duplex 885 eft habitus directiuus correfpondens ia intellectu, ab Arift. cit. factiuu: nunca- atus; cum isitar hi a&us fint dirigi: ic: rca ratione , imó quandoq; prz cep:a regulatiua immcediat? cadant fuper tios S,vt infrasveré dicentur praxis . i& 103 Ex di&tiscolligitur primo de róhc praxis efle, quàd (it à principtointr nfe- €o cognofccni ex vi cognitionis rcgulah- tisinipío cxiftentis, non quidé in co fen- fa, quo velie vidétur Aurcol.q.2. prol.ar, 2. Caict. 1.p.q. 14.art. t6. Molin. 1.p. 9.1. "bonitas, vna in a&u voluntatis interiori »' art, 4. difj. 1, & alij Recem. quafi ope- *& imperante, alia m actu exteriori& im- persto (eer a&um.n. exteriorem intelli- git ibi Do&or omnéactum alterins po- 1entiz à voluntate , vt fc declarat ibid.) 'ergo duplex ró praxis ; quia duplex diri- wibilfus in gencrc moris,cü aliter fitcir- «umítantionabilis a&us voluntatis impe- rans , aliter actus imperatus. Accedit. au- 'thoritas cx d ds Et tandem impu- nantur omnes fimul, quia tora definitio "praxis tradita à Sco. conuenit a&tui intel- AFetoriiperi odi dicere , 'qüod requi- satur effe actam alcerius petestiz omní- n0 , videtur petiuo principijshoc.n. eft; quod quzritat : qnomodo aucem fit cx- plicandus Scotus , dicemus infra. - Éx bistádem ptob.altera pars de a&ti- "bis aliarum potentiarum; &àm hi actos , :Xcl (ünrimaanentes , vt fenfationes , vel "tranfeonres;qüz relinquüt opus poft fe, "yt opera artrficiofa:, & quilibet cft diri- " gibilis/nam immanentes ; quia fünt epe- ^ ra vittatum moraliudspefunt ben? , vel malé fieri in penere moris j vt à volunta- '1ei étui ad laudem , vel vitape- riui "Inputati ,' john de "ipfis im idtelle&u habitus prudentia: can- uá regula directnia;qui a&titius dici fo. t ab Arift. c. Mctic. 1, & t£. Met; (am. 3«c, 1.tranfeüntes veró non folum funt di 'tigibiles qàó ad boniratern , vel malitiam in genere moris, (cd etram quó ad. perfc- &io vclimperfectionem in genere : rust we iramuis fjnt boni in genere tolli, 1 bfc tepore ; & loco dcbi- rís iux ca nen prudenciee, poffunt ta- ien elfe imperfcéti in zenere arcis, (i nó fotmatentur [ecuudum cep ulas art:s,qua ratio exerceri debeat ab illo codem , qui habet ngtitiam regalàté vt re(pectu eiüs dicatur praxis, quo eciá fenfu Scotifta g- : plures Do&to. & mtelligantq. 4. prolog. $. dicoigitir ,& $. fecundis articulus, vbi innuit; praxim debere cffe à pricipio "anuinfcco cogng(centi .Sané hoc modo imclligi nó debct, quia vriq; poteft vnus ' dirigere a&t:onem alterius, vt v.g PraTà- tus aCtioncs fübditi , quz non tant (ub- dito, fcd eriamip(i Przlato pracipienti, & contenti imputantur , atq; ideo nón atum refpe&u illius , fcd ctiam refpcétu' iftius dicitur praxís,operatio.n.in eniuct- fum dickat praxis re[pectu eius, cui ali- gue modo poteft imputari.Et hoc n6 (à Tuneft vcrum; vt aliquidicunt , ae ido opus illud pote(d críam ab ipfo confuien- tc produci prox:m? , vel faltim remo: ; Quia Atchite&us manibus truncus po: ditigcre conlalendo actionem fabrorum in doiho zdificanda, quam tamen ptoxi- mé exercendi facultatem non habet , -& Angelus per intetnas infpirationes confu lit hominibus actus temperantiz, & cafti . tatis , Quos ipfe nec proxim? , nec rcmo- té elicere poteft , cum careat fenfibus, & tamen adhuc a&ioncs ciu(modi Archite - Go, & Angelo imputátur,vt caulis in ge- nere moris. Debct ergo (ic inicliigi quod intátum praxis dicitur femper aliqao mo do procedere à principio intrinfeco co- gnofccnti , quia etium opcratdo d;Qata — 5Ó ab iplo [ci&e exercearut, fed ab atio , tamen cius voluntas intcrucnit , vcin pe- rang, & applicans dictan illi, qu€ vulc mioucre ad opus, ádcoquód cms cognitio non folum refpicit pro obiecto opcrabili actu Li - pet NC . med 386 Difp. XIT. De 4 a&umfi volütatis prz cipiéis;, fed 1 etiam ager id externum ab alio fa&tü 5 vndé quia original:ter prouenit à volun- tatc ; rzcipicnts vi regulatiuz cognitio- nis ciuídem , tdeà opus illud dicitar pro- cedere à principio intrinfcco illi cogno- fcenti , quantum fufficit , vt etiam refpe- &u cius dicatuempraxis;& in hoc séfu de- bet intelligi Doctor cit. praefertim in 1. loc.loquitur.n.de voluntate, quatenus e(t caufa « &us imperati, qualis effer, etiamfi ab alio produceretur: verum eft tamen»; ibi loqui de praxi infent, Arift. & vt rc» gulariter in nobis contingit , quo modo operatio exercetur. vel (altim exerceri potcft abipfomet cognofcéte;& in 2. ar. tc vcra dif putariaé procedit, & in vtráq; partcm diifcrit Ex his foluantur argume t& Aurcol, cit.gbus probat rog pra&tici in pra fato a tiuitatis re[pe&u cófiftcre. 104 Colligitur 2.ad rationé praxis in rigore requiri liberam cfle,vt poffit fieri, & non fieri ita Sco. q. 4. prol. M. quam- loquendo,non requiratur hec li bertas proxima, fed (ufficiat remota; pro cuius intelligentia cft not.ex dicendis in lib.de Ani.quod voluntas eft potentia cf fentialiter libera, & nonnifi libere poteft agetc;hzc autem libertas eft duplex ; vcl proxima , vt cam voluntas potell agere , & non agcrc expedit : vel remota cum voluntas poflet ex fc nó agere, ed ab ex- trinfcco determinatur ad vnàm contradi- &ionis partem, (ic Bcati süt determinati adamandum Deum, & Chriftus ad ope- ra precepta exequenda non habebat vo- luntatem expeditam ctiam ad (ufpenfio- nem a&uum, eo quia Deus cum.eo habe- bat concutíüm denegatam ad oppofitum a&us, aliter fuiffet peccabilis.In propoft - toad praxim rigoros? requiritar libertas proxima , qnia illà actio dicitur praxis , qua efl imputabilisad laudem ; vel vitd- — affumit,nam actio diciuir pra perium in genere moris, ve] in genere ar- tis, ad hoc autem requiritur libertas pro. xima,qua e(t fundamentum torius impu tabilitatis , in his .n. quz neceffaríó agi- mus,nó laudamur,ncc vituperamur. Vc- rumiia&io neccHaria cft aliquo modo d'rigibilis, (alum retSoté , tunc minus ri- gerose potlet dici praxis, quia ctiam po- , competere actui interno » deinde exter- ^ J34 ^N "2 C1 4 AV | "^ . idi Iv "" mio S cfi efe meriroria, vt videbi dar 9ycuitis a&tioncs necelfariz , & iemoié liberzfucrunt acceptas à Deo —— ad meritum ex fpeciali difpcenfa:iones 3. mener Scot dri efus? aplica Pie " ber jdilps a4... H E 1 , 10 Did j« Adi vollratis eic ds tis eft primario praxis , tu$ vetÓ — fecidano ina epe quo ad exc cutionéjira Sco.g.4-prol.ar.1, & contra — 3. viam, 1d. 42. B.3.d. 73. & quo. 18. quibue in Jocis docet moralitatem primó no;& per confequéos etiam cfle praxim quz formaliter eft dirigibilitas , prob, db ip(o, quia fundamentum dirigibilitatis ir a&u cxtetno fiue immanent;,6ué rranfe- untc eft libertas ex dictis, (ed hzc prim cópctit actui voluntatis deindé actui ime perato. Tum qaia intelleus non dirigit alias potentias , ni(i media voluntate , c^ go hzc cft primo diri r,alim potens — tiz media voluntate . Tum quia fi extere - nus cffet impoflibilis propter alig» impé- dimetum, adhuc internus effet praxis » probat Sco.cit. nó é cótrà,ergo exter dicitur praxis dependenter ab interno. —— Refp. Auetfa illam operationem efle - praxim perfc, que fcquitur, &confor- — matur cognitioni practicz vt obiectü có .gnitum , & regulatum, talis c(t a&io exe 'teriorsrationc cuius voluntas « na,vcl mala. Amicus, licét cocedat . moralcs externos efle fecüdarjó práxim , hoc tamen negat de actionibus attificia- libus, at[gnat zationem difparitatis; quia perfeétio moralis,que cft bonitasprimás rió compctit a&ui volíitatis, at perfe&uo Artificiofa eiae v. 3n exter o., & iplo mediante a&tui voluntas quicquidfitdelbertae 3»... ., Contra Aueríam vrgctur qut iffum lac dirigibilis à regula racionis y vt fic autcm noníolum habet ration obic&i, [ed po- tius &ionis , nam obi iim non dicitur formaliter bonum, velmalum bonitate » vel malitia formali, fed actis ctt, qui tà- liter denominatur, Tum quia actio cxte- rior & impcrata cft dirigibilis non fecü- dum cfle natura (cd vc habet effe voluüe — "  fariüm» ' triam; & liberi, quia vt à libero, & vo- luniatio pra(cindit , non e(t moraliter di. igibilisat vt fic non habet ration&obie- (ed'a&ionis , & (ub tali effe ab actu » Amicus veró aquiuo. €át; nam licét confiderando actus iítos 1neile lizmato , & in potentia, prius ratio: praxis, & dirigibilitatis conueniat exter- no,quàm interno, attamen quando à par: te rei exercentur , implicat , quód praxis prius a&uetur & exerceatur in atu ex- terno, qui pofterius »onitur ; quam in in- tetno, prius exiltit * to6 Es his omnibus deducitur, opti- mam cíTe definitionem:praxis traditam à ia ma epe dixit, praxis eff abus a potétie ab intellectu ymaturali- tev pofferior intelle ione, natus elici co« formis vóni veélead boc vt (it refus ; in . qua definitione tres poniitur códitiones, : X prima, quod (itaQus alterius potentia, — quàmintelle&us , quia cum.intelle&us ;. [vt fit pra&icus, 4l; extra. - fetendere; vt. colligrpoceft ex 3. de An. pL: —— fitit in cognitione: eti fed vlterius procedit ad apus re- gulande illud , non quidem quodcunque opus , fed quod eft dirigibile inmatcria morali, & practicabili, vt excladacut er- . ror practicus;(equitur acti dire&tumon: etfe actum intelle&us,vt inrellc&us ett ,: fedalterius quati di tincta potentia , na: intellectus wt tic diftioguicurà (cip(o:,ve à volantate imperato, & confequenter actus intclle&us à voltate imperatus nó eft a&us intelle&us , (ed eft actus. intel- cótus impcrati ,S voluntati (ubiecti. Sc- cunda conditio e(t , qubd fit naturaliter Ifottcrior intelle&ioncyquia regulatü, Sc menfuratum; vt eft praxis, cít poiterius xegula, & uenfura, qualis ett intellcctio: practica. Tertia conditio, quód (it con- formis cg. ila, quia non quameung, pra- xin definit Doctor, fed re&am , cuius re&itudo (umirur cx conformitate. cuu regularationis , (icut irre&titudo ex ca. rentia tális conforaitatis « f hac condi« tione imcluditur alia conditio «f. (quod tit ftuis inctinfecus ,& per (c cognitionis: practica ,nam (i á&tus. ex propria natura cit à ratione I$ » iain rado diri- QJV.dediw. [eientia im prac. eo* fpeeul. - IL 887 gens cx füa quoque natura refpicit aGum illumiin quem ordinatag; táquam in pro- prium fiaem ; hec omnia magis patebunt: foluendo rationes incontrarium , inqui- bus aliqua authoritates Arift. adducen- tur pto his conclu. Soluuntur Obieliones . 107 Ationes contra r.coacl. often détes a&ü intellectus dirigibi- lem praícindendo ab actu voluntatis effe praxim, fuerunt adduétz , & (olutz in q.- proem.art. j.dum quarcbamus,an Logt« Ca fit fcientia praGtica, vel (peculatiua . Contra *.concl. arg. r. q» a&us volun. tatisnon fint praxis; ex Arift. 6. Eth,c.2. habetur ,quód electio cft cau(a cffe&tiua. aGtionis, quàm praxim appellat , fed cau- fa ett prior, & diftincta à cau(ato , ergo clc&tio, quz cít voluntatis actus ; non eft xis fermaliter, (ed tàtum cau(a; vnde Commen. i. Eth.c. r.praxis definitur, g» fit operatio fecundum electionem. Cont. habitus pra&icus generatur ex praxibues, fcd habitus praéticus gcacratur ex agti- bus fequent. cle&ionem, non ex electios ne, nam f; quis nom (e cxerccat cancn- do , quamuis f:epius habeat volitionem: addifcendi mpiicam , nunquam babicuny muficz acquiret , ergo &c. : Relp. Sco. q.4. prol. $. Contrafflud ; corfce dendo o&x actionem ab electione impceratam cífe praxim,non tamen onmné praxim effe imperatá aGtioné , nam ibid, fubdit Arif. Elethionis autem appetitus, € ratio, qua gratia alicnius 4. pra&i- ca; funt ./. ptincipium,& fequitur ,Neqi. fine babita morali eji elettio .(. ré&a s bona atíio .n. fine mo«e non eit : ex qui- bus patct habitam. virtutis priys clicere clectioner;quam clectione mcdia actum, imperatum : ende haec authoritas probat actum itopcratum clie praxim y quis eft. fecunga pars conc]. & nullu:n actaan,quaí non c(t imperatus, vcl ele&io , cie pra- »im, qua eit. peima conc. Adiliaa» de- finiionem ex Couim. ait vel nonetíc de- fcriptionem coDucrtibilcin;vc) hicft con- ucrtibius cum.praxi Ly feendani won di- cete folum habitudinem effcciuam , (cd etiam £oimalem », V chele AE lu 888 0 Difp XLI De fdentia 2 mi pro £otentialibera ,& dominatima , velpro elicitione adtus,no proadu. Ad . cófit. ait , quod in moralibus habitus pra- &icas virtutis immediaté fit ex clediío- nibus, non ex actibus imperatis y vt. patet £e non habente pecunias, qui fi nibilomi - nus fapius eliceret volitionem dandi cle- mofimnr , acquiterechabitum liberalita- v sabíque aliquo imperato atu: attamé, . inquit DoGtor ;quia eum a&us imperati fant impollibiles , non ita [requentar cli- ciuntur volitiones, nam ex Aug. 1o. do "Erin.c.1« quod. non creditur alicui. pof- fibile; aut ipíum non vult. auc tennitcr , vul:: hinc eft quód non generatur habi. tus;qui-eft virtus moralis in- voluntate fi- . ne prax busimpcratis ... A irrartificiolis non dantur habitusin voluatate , (ed. vel folum inintcligsta , quz eritars, vcl. fal- tintin poreatiacxecutiua, voluotas autem tatum cx fccquécadis actibus acquiritin- clinationem.ad-imperandum aGius exter- . " nos; & hacrat:one qui fepius: non canit y: non hibet habitum mufiez--.i,. difpofi- tiobeiiliaminpotentiaekterna , acc Ts *clinationem y: qniaminus fcequenter clicit: volitionescanendi , ; &a$- Secundo arg« quà a&usintello- us ve imoeratasno fic praxis,auth, Sco- ti 4: prolart. v, vbt pofiquá docuit pra- xim cilc actam cligum,vcl impetratum, obijciccótra fc quia tuac fequereturadtür intejlectus cfe: praxim y quia aliquis pót clc imperata volantate,contra primá partionlà dcfinitionis praxis , gy (it actus alterins potentiae ab intellectu cc(podet nullam, intellectionem: e(fe praxim y (u- menda ptaxim pro illaoperationey ad q. debeuexcédi intellectus , fed (olü* ex hoc Tepipieioi Mino Impcidcese elt praxisvcl praóticas & hoc. sin concedit - :-Refp. Faber cit. Do&oré loqui de in- téllcstioncy vr intellcétio elt ,.non'yt ctt imperata, Ditg« a inicliccbionem vt im- parat cile praxim mareeialiter, noo for- mater, vc Do&ot elavé docet in 2.d.42. &cidconegauic à Scoto hic elfe praxim *ormalueruQaucllus. iaquit., intelloctio- -méntdcirco ncgazr effe praxim. quia vr in placita noni operati à voluurate » igi pamccdics vcl;quta non immediafé di- x tem imperatis efl tantum materialite ORC volent. ó te[pon(to (atisfacit; non prima,q . rà patet Scot ibi fatal do dnte one vt imperata , de qua vt fic, ait, (oli eic practicam , vel prazim , vt re&é- ade uertit Smifinch. Non fecunda quia cum. Door in2.cit. ait intel cíIe mas - tcrialiter peccatum, nonformaliter, pet; — — ly materialiter intelligit (ecundatió per^ — ly formaliter intelligit primarió;que do- . Grinacf communis ommbus actibus im - atis " ipfemet docet in. prol. cit«; .Contra iftud ,aic nv, coiter mon. genevas: tur babitus pratbicus:, quieft-virtus. praxibus imperatis; [equentibuseletlioo .— né,non tamé genevatur ex illis fequenti — pu ex eletionibu:,imquibusefefor — iter bonitas moralis, in praxibusd cumdig:tur quilibet. actus imperacus: ma terialiter, hooefiflpunda ib Dogs is f ex hoc capiteibi negat Do&tor. intelle €tionem effe praxim ,, debcbat Gtid aeg re: dé oíbus imperatis . &- taraeo de alij: concedit prater ifitellecti ons, INec tam dem folaittertia, nam Scotuüsibi cxpref^ sé ait nullam intellcétionegy imperata cfic praxim, nod vt in plocigumy& fi tio haius e(ict y quiarimmediaré mon dii gitur etiam hoc vrget de'alijs impetge tis'aétibus, ergo voiucr(aliter.negaredes bebatimperatos ele praxim «525 109 Quapropter quamuis fic difficili - 1ruslocus , attamé quoniam in alijs locis: cit. aperté concedit intelleGbioné cile pec- catum, vel bonam; & con(equenter prae xim, debemus hunclocum explicare , .q» nequit melius fieti y qnàm. expolitionea Lich:ta&a;vi delices,qynó'loqustur $co- tus de omn: inrellectione imperata yf dc ilia, quat. fimt eft cegulatiua operas : tionum; poteft.n. voluntasimperare in« tclic&tai, vt cogitet & quzrrat de medijs rcquifitis ad, fincm, Qaod perfi cim inquifitioncy& cogitatione qua co» gnitio,etia vt imperatajpotius cit practie Ca, qua praxis » quia e(treculatiuay de his cogn«tionib9s. dixit nullà 1ntelMectios nem e(Te praximsque cxpofirio colligi tur cx iplo textua:t mn. Doctor, Gís igitur dicitur intelleciio el imperata à Polar ' fatesergo ef? tres "on foni, fed fe- [ Iur, ergo v axi, vel prattica, qe Cd pleri ai ipe. n. nata 8. denominari quafi. accidentaliter d praxi, ad quam exten(ibilis eft , nonau- tem efl terminus talis extenfionis, ecce loquitar itione , quz eft cxten- Fo 4. dire&iua, & tcgulatiua, que vt fic nequit effe dirc&ta , non de illa , quz ton cít exten(bilis, (cd terminus, |. quz eft dizc&a mediaté . Quomodo auté in- i fit authoritas. illa inzeilecius telligenda e xtenfione fit pra&licus , diximus fi exponcndo deliaiioums praxis $ed comer Log. n. 80. quamuis no- us —— i mm ixelie- pofie effc praxim , tamen no- Éitram non tecipit expolitioncm , & ali- tet Ls apap dg Ripe o ae itur i pet *. Meta. n. 74. v oftendi- —— Rigcedam, eius vcrà expofiionem lacri 15 non . o oo. 410 Terto arg.qp a&osaliarum pot£- /— wianumnd t y vt fant . «on (nc praxis, quia Acift.6. Met. c.r. & Ae Mcrfam. 2c 1. i (— Git vcrfari circa agibile.f. circa elcGioncs, 9t (c declatac ibi , f;&iuum vcró. circa. /* &Gioncs tranícuatce. ergo quia praxis efty R denomias intellectum. praccicum , iym 3Gus tran(euntcs non cfle pra- ín y (cd cffc&tionem , ficuc dift nx« 6. Kth.c. 4. vbi praxim,(cu actionem docuit €fic aliam ab cffcGtione - . Refp. praxim inultipliciter accipi. ab Ktitt.vt notat Vaf.cic. quandoque etum fumitar vc Áfia3nificat a&ioncm eicétiuami tan um , quz aGceptio cft eaxia e. 1igo- toía,& ;n hoc (cn(uloquicur locis cit. uádoque vcró nó:ta in r'gore, (cd vt di- eon à fcculitiones quo pacto coim tün;s cft a&iont, & eticcueni , & in hoc £cniu.nos bic loquimur » quia quzrimus dc obiecto cognitienis praece vc à (pe- eulatina duttinguitur ;. in hoc (cafu. 1o- quutus elt 24 Mcr. 3. dum dixit fiac t pe- eulatiug: elfe veriatem , pracuca veró opus, nà fi per ly opus intellexiilct actio- nem firicté (mptam , noo probattet ia- acniuim , quod etat oftendere Mctophyu- , Logs intellc&om pe2&icü - (0 QV dedinf.flenein pratl. v foe. s. 889 cam practicam non effc , fcd (peculari- am, vnde ex negatione , quàd cflet pra- ctica, non pofset inferri e(se fpeculatiuá, nam poísct dici eíse factiuam j.& 6. Eth. | €.3.dixit tationé (peculatiná nó mooere, fed practicam , pet quam inxellexit facul- tatcm commonemactiuz, & factiuz . Quarto conttacortolaria deducta ar- guit Arriag. Tumquia fi nonrequicete« tur,quod principium praxis fit in cogno- fcente , (equeretur o€s (cicntias e(se pra- €ticas , excepta Theologia , quia omnc funt de, rcbos abí(oluté factibilibus ; imb €ognitiónem , quam habemus de diuini product;on;bus, effe practicanr, quia e(- fet de re operabili; gy cft falfum,quia oul- 1; cognitio alicuius ocdinatot ad inpof- fibile ibi. Tum 2. (i neccfiarió requires i vedo t Minn e poffit errare , queretur fcientiam Dc:, itioncmg uam Angelus habet de m. uc, dictamen prodentir »quam Chriftus ha» bebat inhac vita,vifionem Dei in Bcacit mon eíse practicas (ed (pecolatiuas , quia ncc Deus poteft errare nec Angclus,nc- que Chriftus, aut Beatiqui non (olum n6 oÍsunt errare, imó necefsario agunt, cedit , quod licet po(fit ertoc contis gereante cosmtionem d:tectiuam,ta pot directionem voluntas. pofsct deteta minari ad ncccísatrib agendum ex ——X tionc dirccrioa prius habica, quz ex (c cf practica,quiadirig t serpo illud opus nee ccísarium eísct praxis. Tandem ainentes non funt liberi, & tamcn. quaadoq; cftie €;unt recte artificialia, 11 Redp.ad 1. ncg.(cq. nam vt notat Scot q-4. prel Mead coznicioné practic& tequiritur,nó (olüm quod fic oflentiua 9» peris , Icd et diteccua , itaut opus fiat ex vi iliius dircctionis, quod nó accidit in ile liscognitionibus ,qua (onc mere oftenfi- uz, & ico (peetifatinz; & Éalíum eft nat- lam cogaitionem ordinariad impoflibie le nbi , nam vt monct Scot. ia. prel. cie. $.Conira tfi ud, 1.d.6. q. 1. impollibile potcft císe obicccü volentotis ; cum quia licet tit fibiimpotlibile,non cft camé ab- (oluté ii poflibile, quin poflit cadcte (ub pracc,:to, vcl cótil;o, vt diximus de An- geld nobis confolcnte quídam acus Ttt virtu Ht $96 sirtutisci fnipo (ibiles .. Ag 2. de ratione graxis efic ; vt opus illud fiat ex vi cogni» stionis non fimpliciter oftendéus; fcd di- &gigentis fimul; quare requirituryquód vo Juntas t:c dirigibilis, qua rationc negatur a Scc.cum verioribus Scotiflis (ciétiam Dei practicam eífe q«4. prol&-r. d. 38. quia d'u'na volunras eft inobliquabilis ;. & prima rcgela in fuisoperationibus, de eogmiionibus Anacii Chrift i, & Beato- rum concedimus practicas eife, licét vo* Juntatesnon poíIint errare,nec actus ipr« farum hint praxis in tigore y quia vc dice- mus art.Ícq.de rüne (cieotie pra&ice nó eitactualisdire&ia , (cd aptitudinalis , €ü iguur.cogaitiones ill ex (eiptis- (mt "ditcétiue y crunt practice, quamuis voi Juntetcs fint. ab exttinfeco determinat adactionem rectam, hoc ar. cft peraccis dens; & ab extrinfeco .. Perltoc patet, ad acont. ram quía »mfenténtiá: noftra vo» Iuhtas nunquam ab intellecta «determi matur,vi nccefficetur ad agendi, [cd feni ger ranetiatrinfceelibera ; vto lib. de 4áAn.dicimus. Ad 3.conf.ex ibid. diccadis oluntas inamentib, eft edenrialitcr lrbe xa libertate nacurali,ua polsüt ageres & nonegerc,non libertate morali, quz. fa- pra illam addit aduettentiam touiscire xa matcríam moralem viruis,  vitij j «um igitur per amentiam fit pertütbae aus rationis víus , vt.nequeat adueriere « cognolcare , quanam fintopcra mo» aliut bona,«clmalay carent regula diri- qiia ibero(équener libertate morali um hoc tamcn ftacguód quàndo; nó gercarbstur rónis víüs circa res artificia- des, & ideo potfunt iuxta artis: precepta *opcrari quia habé&t libertatem artificio Xamjqua dicit libercatem nataralem cua aduertentia ad rcpulas artis. 112. Quares,sth Sco.4.d.6.3. 10.O; & 2. d. 4 1.iín calce corporis quaríiti dan- tur actus indifferentes; qui nec boni süt y ncc mali,vt icuarc fcftucam,fticatio bar- be, &c.an ifti a&us fint praxis. Re(g.aflir anatiué, quia cum (int deliberati, & inge erc moris, ertic iuxta regulam 10nis nom porycu precipieniem, aut confulentem y d.permittencem ,qua ratione a&us ifti »dicuntur impuzabiles ad laudem ; quate- SN oo Difp; X TEDe een vo 15. "T AM P nusoperans per ipfos, licetmof agat usc ta re gufam rationis precipienterm , tame & ron violat illam , qua eft minimi ri - genere motis ;fed de his latius in trac, « actibus humanis. 'à» b^ "d ^ Contra — arguít Auerfa . uia praxis eft,que regalatarj& ad ! motitiz pratica Brincipalicateedistur) fed talis cft a&us imperat Piddimegne Ice, & praecepta artis;v.g.(cribendi, di,&c.tradunrur de a&uali (criptione; " 'cántu,non de-volitioné fcriptiems; & cá: «£03; & ad hos'aQtus im feribendi & canendi ats iptori. eft obi siith dicitur 'attica per ordinem ad bier à peril ed attdéimpetiam , (t obieótum notitia i uficazatcis: en s P ad hoc vt notitia dicatec practican ufficit: y vr itd ipfam (equátur 'aGds ali nis vi is: pef mo turali | quclat(ed ek igicar,vefequatuma fforitid* cognitus, Gc tepre(ent i GiuésraliScftactusimperarus, oomimperans. Tui 4:ex Amic.perfectio ,& impefcttio voluntatis eít boniras velsavalitim — moralis,nóartificialis;beé.m primó ców — petit rer aruficiali inde independentem a? voluntate, volüntati veró. dependencer? à re artificiali , ergo primatiozótus ex termus erit praxis - 113. Refj.actü&externürdupliciter pot fc cótiderari,primó gebe rali hoc cí],srh fpecie fua , & ex obie&o, a tcquz ab aliquo homine ffat y in cuius tífir ! porettate et vt fit vel non tit. z. quafi im 4 actu exercitosquatenus.f. imperatur a vo- , & applicatur ab ipfa porétia exc- i cutiua ad operandi; primo niodo fundat- bonitaté vel malitia obiectiua in genere attis,feu fundamental quiad fpccificas tioné, & porentialé, fecundo modo fuse dat bonicaté,vel malitiá formalC,& actuar lem,& quó ad exercitium; tunc ad r.die cimus concludere dc praxi, & dirigibili- tátc in potétia & quo ad fpecificationé* non de praxis& dirigibilitate — Pos. quo — Q.V. de diu [cientien pracLep peu. del. 89i. qub àd exercitium, cum.n.prius fi volun tatis actus,quam adus extcrior,& vterq; fit dirigibilis a róne, quia przerequiritur applicatio potétia tali,vcl tali modo;im- plicat , quod ratio praxis prius exercea- tür in actu externo, quàm in interno, E- xemplum cft in moralibus,nam actus ex- ternas: homicidjj primario prohibctur:, & fupcr ipfum ipmediaté cadit probibi- tio, & fupra volitionem auc (ecundarió y Quia idco volitio homicid;j eft mala , & prohibita,quia homicidium eft malum , & prohibitum; qu caufalis cft vera ; & hoc (i-contiderantur in cífe potentiali , & obicétiuo;quáaquáwt fic libertas prius conueniat interno quàm externo , nam primitas malitiz non attenditur penes primitatem libertaris,qua eft fundamen- 1um,(ed penes primitatem prohibitionis, attamen in effe exercito volitio bomici- dij eft primo mala , quàm homicidium. Quia primo exetcerur. , &.in externo dc- indc exercetur depgendenter. abinterno . : mptü valet de praxi in effe.obie ,& poteatiali; non incíle cx ercito, actuali, Ad 2.pcr idem; nam inob;ecto mufica includituz aliquo pa&o applica* . fio potentiz executiue . Ad 3. dicimus a- &um voluntatis non fcqui per modü na» turali fequela- ; immo efie per fc inten- mytáqui neceflarió & per fe primo in exercitio regalatum. Ad 4.illa perfectio artificialis in: efle potentiali primo «om^ petit rei artificiali, nonin effe exercito , d: dependenter à voluntatc , qua cít «aua illius aGus . *a414 Dices,eüdé ordiné (eruat actus internus, & extetnus; dum fiunt n atu , quem feruant,dum funt in: potétia,vt pa- tet decffe libero, quia. n.efíe liberü prius competit inrernoquàm externe in co fi* £16,1n quo ambo func in petentia , idco iacu prius compxtit incerno,quà m cx-« teffio ,€rgo quia ró praxis prius compe» tit externo , quàm interno in effe potcen- tialiji cendi, dá (unt ina&u. Tum quia ft ideo actus exterior , vt dicatur forma is exercice , folum prze- xigit ioteriotem, vt ab co liberzaté par- ticipet,non erit fiinpliciter verom; quod ratio praxis abactu interiori dc- riuatur in exteriorem;(ed hoc tantum ds libertate verificabitur. Rep. non (cmpee feruati eundem ordinem inten.ione , & executione , quando .(. talisordo cít execationi iacompoffibilis ; vt patet da fiac, & medio ia intentione, & executios nojibi.n. finis eft prior, hic pofterior, ita €It in propotito,vt dixiaus;pracipué in generc moris;quia ad hoc vcaliquid pro liibeatur primatió, fufficit quod fit libe rum, (iue primarió, fiue fecüdarió , proe hibitio .n. pendet a voluntate legislatos fis ; at in a&u exercito nece(farió priug ponitur jaternus quàm externus, Ad a- líad dicimus in effe. exercito externum non (olum accipere libertatem fed ctiaas dirigibilitatem; quia non eft a&u dirigi bilis,nifi medio actu voluntatis hoc, vel. illo modo applicantis; & maximé loqués do de praxi imn genece moris , nam vc ait Door 2.d.42. B. quia voluntas cít pri mus motor in regao anime, & omnia illi: obediant, tenetur dace re&titudinem,norr folüm fuisaétibus , fed etià-a&tibus alias rü potentiarum; vnde bzc caufalis e(t vea rayidco potentia exteriot deficit operane do, quia voluntas deficit imperando , dine. Quid fit, c vnde [umenda ratio grás &ici , c fpeculatiui - ^. 11j Iücrécize pratici, & (peculadiuk D nó (olt applicant habitibus fed ét actibus, cü hoc difcrimine, quod a loquamur dc a&ibus; tantü.de intel lectja uis dcbet intelligi , ratio cft , quianullug potentiarum. ab intcile&td potcft dici practicus, quamuis fit praxis 5. nom n:eí(t dirigens ,;& tegulansy ícd di- rectussat fidc habisiuseit füsmosic [à- tio faltim practici nó (o]um tribuitucha- bitibus iatellectualibus,(ed etianyvoluns tatis ,virtatcs namq; moxales.appellaatur habitus practici , & ratio huius cft., quia: tàm ifti; quam illi ordimantu£ ad. praxim: Em diuetíintodé ,nà PAPAE 05 , vt prüdenta: , & ars ,refpicingr pra« xim dircctiué, noo.-n.habcrit aum con ad actus altarum porentiarum, vc cx dicendis in lib.de deduptgnimumpen tC à i- E9:z Tabitus voluntatis refpiciunt praxim elici tiue,quia phyficé concurrüt ad proprios acus ; cum crgo fit diueríus ordo in his, & illis habia us, diucrfía quoq. erit ratio practici. Verum quia communiter pra- €üicum fumitur vt diffcreniia condiftin- £ta à (peculatiuo, & hzc nonnifi bab;ti- bus intellectus poteft cóuenirc;hux ctt, quód de practico, quod cum fpeculat;uo diuidit hakitum intellectualem in comu ni,loquemur;& dao quzrimus,quid for- maliter dicant , & vnde fümanuur , anf. à fine , anab obiecto , Prorcfolutione primz partis quafiti not. quàd ces à nobis cognofcibiles (unt dupl:cisgeneris, qngdam ,o. funt produ- €ibiles, quzdam improducibiles , faltim i nobis,hec non poflunt cognofci nifi (c- cüdum propria predicata in primo, X fe- cundo modo,ac quidditates ipforum; il - la dupliciter pogunt cognofci primó quà ad coram eílencias,& prazdicata,prefcin- dendo ab exiftentia , fecundo etiam quà ad exiftentiam/f. quatenus (unt produci- biles inreram natüra,con(iderando mo- dum,& circumftantias productionis illo- füm,vt recté,& congrue fant;ptima co- goxto dicitur fpeculatiuaquia fiftit in có tc mplatione veritatisnec vltra progredi- tur,ciufq; finis eft (cire ; Secunda cogni- tio eít practica,quia fe extendit ad opus; iudicat.n. hoc effe profequendum , illud fugiendum;ciufa.finis eft opus ; qnapto- quer racio practici (ccundum cemmun£ in cognüionc dicit ordinibilitatem ad opes , quod eft praxis . An . 1316 Scotusanté q.4.prol.art.z.dilige tjus explicans quid fit ifta ordinabilitas, vcl exteníio ry ig qua confiftit ra- tio practii; ait dicere duplicem rclatio- ncm aptitudinalem priotitaris naturalis » & conformitatis; quod practica cognitio dcbcat effe prior naturaliter praxi » pro- bat ex 6. Eth. c.3.vbi docet Arift.electio- nem rectam , qua eft praxis , neceflarió Iequirerc rectam rauonem , cui confor- rpatur;& patet ex dictis, nam omnis pra- xi$ s vc] cit actus clicitus , vel imperatus voluntatis , vterq. aoté prarfapponit acc intellectus ; tom quia regula elt prior na- turaliter regulato. Quod deinde dcbcat Dif. X11. De Sentia. cc conformis , probat ex eodem Arift. ibid.docente quód veritas confideratio- nis practicz eft confe(sé .. conformitet Íc habens appetitairecto : duplex autem cít conformitas, vna paffina, & hzc con- uenit appetitui » & praxi, alia actiua , & hac cfi propria cognitionis practice, ga eft regulaiudicans , & dirigens quomo- do gerere (c debeant aliz potétiz inpro* ptijs actionibos. Quare illa erit practioa cognitio,cui ex propria natura cóueni&t haz duz relationes aptitudintlcs, Notan- ter dixit Doctor has relationcs effc aptie tadinales,non actuales, quia per accideng eft , quod ad rectam rationem fequatur praxisrecta : cum.n. voluntas fit e(lene tialiter potentialibera, poteft non agc- re propofito fibi obiecto à recta ratione practica,vel non conformitcr agcre; noa ob id tamen cognitio directiua , & tegü- latiuá non erit,cum.n.fit ex fe talis , nom pendet in hocá pofteriori,& effectu. Ex quibus colligitur, male à recentio- tibus referri, Scotá fen(i (Tc illà effe pra cticam cognitionem, ad q fequitur quos o operatio aliqua,vt amor, vali delectatio : Nunquam .n. hoc affcrit, vt. - patet intuenti textum, imà oppofitü do cuit, dum dixit cognitioné illam c(le pra" cticam , quz ex ín; natura cft regulatiua praxis , inter qua fit relatio dircctiui ad directum,& regulatiui ad rcgolatum, taz lis auem non eft qualibet actio quo* £anq;modo fequens cognit;onemyfcd i- la,quz elicitur vi cognitionis directiua ad Fen cognitio rc . , -oll gitur 2. ad cognitionem practicá nó(oflicere;g verfetur circa rem opera" bilé,hoc.n.conuenit & fpcailatiuz ;tà uie Phy:ofophia,quàm moralisfcientia yet» fantur circa act;ioncs no(trz. voluntatis » qua (unt res operabiles;ícd adbuc reque ri,gp verfetur operabili dictck modü,& circü(tantias acuonisfaciéda Col igitur 3. cognitionem practicam illà ciic,quae cx (ui natura et ad. praxim extcnhbilis, ad opus oidinabilis, hice re(pectus conformitatis actiuz , cum aptitud:nalis,e (t ccaliver idéuficacus; qua propter non.cft códitio neceffaria , Vt fit ordinabilis cx intentione fcientis» Vc lale . 59 aft. AE " V ris RET nS shui rinqoit Do&oryea- Faélu iltá eon ordinare, 1 quig cé pisi: xinfocus fcientia qula pé- feictijs acbitrids erit quoqs acciden is ipe untmerumcqaine on Bi 79417 fiin phus proc maios, netta pra- idi dmt nc Qd c 1 praccidis & vci tpeculariuo diltinguirur «oucr piat hábicui gk aceai im tellect uali» alitcr i lieercodiiipetituhabitus .n- in tácuqo dicitur dirigere ; ingnaptli .eftipzoducti- n&sacios pracrics qual niediare dirigit , f$ in hàbiam cx fc attiggis obiectum, fed pyédioatus xqui eft. imoediaté direct: Bisp; ioc verbapuluplicitct cantingits.vr toMisicár moSco.q 4  prókarguédo corra ita qiam, Soin fn, ad fóncs opin. nà üg aliqui poodici practicus siii dire & viftüáliter, rj: & eft. coghiuo princir j raetiey xc quo dedugitar omclul i icétiboreieqeci inna ilr rd fidinizeipcactici: jn ga feionti Mr MA EPDIA ME iebdigitur Piscis ibedirecbinus fp squiliter x qi Ecxpeétse dirigg in-praxi m,sa-ef oouni dio concitifhinis practicas hos dup iei i6H5 eb roxime er eum diétag in parts EütorMijés Gi tu hcielfo rali eL talimode A GNMGE CL qudbdiditum UR. rit [o iineisrin foa biles tit ats , éLiciihaghienimdhibiivsdadindg p áctüspátt&icolirczwekt dios ,enm.die ctàtim vente: li liba ede; pnofequende m» iid opns bgodirecao itoagibis fibsserie córhufto Ycientiei monilia fa cybilibuscéndluto aruis,oqnetjunthebi- tisinetitiancos ádcopus in yniüesfali No- £at infupécDoctórs dift habisesypiacr falcs diti folemápec 'y:v&ide medii, ni diuldétut inuheocica ani, £peculazià y & iti praccicámiyndmquód farmalirer ünt T indc ji«d quoniamxquáddo funt ali- (duo cx:tema.oppofiuà «quanto alig d reé&dirabyho. oppobronfm , tanrp acce- dit adaliid, modo confi decauo a paru - culari,quia eft immediate. du «cua. gra- xis à particulari proxime habet xónem prátuci;& quántà aliquid recedic ab 1lias, tantó magis acceditad fpcculutiuum.s &. an. Logicae Vnde [umnátwizatia hraSh Jgecal. ii. 835 haciónzhabiususvniuer(alis pot dici -/e :culatiuus yin quanpun-recedic ab jactu. in particulari ; yndeagaab(olute c.t culis; fédcompataiud4:, 56s. Tx his deducit Scotus, quid dicar, (ic - eulatiuum.s. gam cutmopgonatur praet: - 0, dicit carcntiam illius otdip.stionis- 3i ópus;uaur goguitieispesulacua Grilla, q dd cócciplatigng propri). obiecri f thc, S vitra non procedit s. hinc. LIZIO a. Meg c zl aéciatpeculatiuadicituclibera, pra- SINCROIIA WELHMUENUA TIER EE Anis [peculatigae cll weritas yqacticae vero «0 püsynam jlla-ci.proprerde shax proccn Alin1,;cum: miaitira aliacü poxenuarí) -ox18:Sedeorm arzdicca i0flajuc, quia practica & fieculaeivum: funt d; ffcrentig chuifrdüz (cieotig ja cochmuni » ar. ku relpcctusy wel'pulvatieposet cde. diife- rétta alicuis eeálisabloluti, qnalis eft fciée tlaergo praceicu anon dicit illos re(pe- &rüsguccfperalarisum-cátengarb illerü. Sic(paprateicisb s Sie ealaiguo dupli cicer pollboan i decanb wel Kecuridum id y. 4pst patze cei d; cuntsvelikecug dam id; &.à nobisexplicintur y primémedo fuüt di ig; e(onctales Iiontiz y fecunda mootio.dscont refpectes Bocacentià jp (ah fd OAjlicato, (ant; potius; pafsiónes Gon? (equentes, quàm ciencals diffctentge y iftesah circ utolfaribuntsvthotar Sao: eit, zilChrca ai preen) difficultátis aducrten; dhm.g dex Sco,cis, ifia vod, notitia » &ohabitus pracucis Scfpeculaciut dicürit &alcs ineran(ecég (4 forcgddireri per propa» dis nijas cffenciales yX.de hoa non eft quaiíbio, Ccáiusrin-bs) vndocau(ali- xo otiginausé:iesepiantifte di wd peii acpibus ve|habidbusser.quo (tqdfi- ayrnon foutfaccrequaficoyqui re[pades habitósidia: practicos cl (pecilauuos » iquiagh actibus pidcticisa)& (Qeculat uis icaufantutqhamuisín. actus ftat eaula;har bituumsátcamen;:vt 00; aCdDoqier lit: E y &tactüs)fbi funt prácticiy i fpeculuuuig xrgo bibentiauías) 4.curscaies com ineng idiffetepvias x&icontequencec ifla xNular etant; originatiue .cawíagtes. diiérotiig illas ; d habiibussqutsre;ab sodG lhabiwig: y &actusdbabcbuntipné practici , vel (pea culayiuiy& deiffo qe ciens qiedipi UU 3j n 394 ' in qua difficultate certum eft intellectum ton poffe effe talem caufam, quia intelle- &us efl cauía comunis vtriq; tàm pradti- : co,quàm ípeculaciuo,crgo mon potefl effe. caufa dift inctiuasaliquid aliad igitar affi - gnari dcbcbt , quod (it proprium vnius , & non alterius. Prima opinio eft Henr.quol.4.q. 1-qué fcquitur Grcg.in prol.q. .ar. 3. Fland. 6. Mct.q.2.2r.2,& ex parte Amic.ttac. 27. difp.4 q. 4.dub.6.fcientiam.f.dici pra&i- cam,vcl (peculatiuá à fine,nam finis pra- €t icz cft opus, (peculatiuz vero ipfa ve- ritas,& fcitc obic&i;quá fent. ex noflris fcquitur Baffo.q.7.prol.ar.3.Secüda (enr. cft Scoii q-4.prol.ar. 3. & omnium Sco- tiftarum,has differentias nó fumi à fine , fcd ab obie&o,vcl tiobie&um , & finis coincidunt , non fami ab illovcfine ;. fed vt obictto,quem modum dicendi fere (c. quitur Rubion.q. 9.prol.art.r. 119 Dicendücfl,aGum,& habitü dici pra&ticum,non à fine (ed ab obic&to, idé de fpeculatiuo dicatur;ita DoGor cit. & quidem de habitu patebit, id demóftra- bimus de a&u ; Prob. igitur à Sco. prima pars,quod à fine non habeat,quod fit pra- &icus. Tum quia ró pra&ici formaliter fumitur ab aliquo intrinfeco aui , có fit effentialis illi cx dicédis art. (eq.crgoori- ginatiué erit ab. aliqua caufa extrin feca & przfappofita illia&ui , fed talis caufa nequit cffe finis,ctgo &c.mi.prob. finis vt finisnon cft caufa, nifi vt amatus, quia zx di&tis difp.7.Phyf.e.8 .art.3. intà tum finis caufat, tn quantum mouct agés ad agcndum, (ed r6 pra&ici conuenit a- &ui iue finismoucat agens; fiue non, & conf:quenter fiué fit actu cau fajfiue nó quia (ufi cit dirc&io aptitudinalis, ergo noncaufatur à fine ; non .n, amabilitas , & potentia ad cau(andum fufficit quia cf fc&us, p we tecipit,à causahabct, quia cauía actu caufat;no quia poteft caufarc . Tum quia vcl finis cft ceusa , vt eft extra productus,vcl vt confidcratms,vel vt inté tus & amatus ;non primi, quia vt fic cft poftcrior a&u practico, & aliquo modo Aus;faciens aüt diftinguere dcbet cf- fe prius; (i pe ose vt ficnon cau- fat vt finis, (cd vt obicttum , quia vt fic PMEANEDLSS iL Dip.  De Sdemia.  Lo ATE T sb 4. jnon babe: rationem finis 5 ad qi quititur , vt fit amatus, fed potiu né obic&ijnec tectum, vt iam oftési R eíp.Baffo.notitiam przcedé.é ame rem finis non c(fe pra&icam,íed fpeculatiuam,quia non cit à prax: vc à fuo prin- Spas cit intentiofinis , vnde fol mittit pra&ticá notitià polt finis amorem,non crga finem, fed erga media, Per - hocad a.ait finem vt inicnium, sea incer tionem finis caularc notitiam practicam; & in hoc fcníu cx plicat; limitat do&ri namtradiamde praxi. M .. Contrajintério finis eft praxis regulas bilis ex di&is art.pracced.ergo refpicit re gulam priorem, ergo non przcedit noti« tiam practica (cd fübfequitur. Tum quia contingit quandoq; agerc contra atualedi&amenrónis, vt cumquis peccando habet confcientiam remurmuranté, quod dictamen eft pra&icum,yt patet,nà au dirigit adopus, &attinetadscientiamfal tim moralem,& tamen non eftab intentionc finig,quia hax potius cft illi oppofita, Tum quia preícindendo à quocunq; a&u volütatis hoc iudicium, Deus efl se — - mà diligendus,non eft ípeculatiuus,quia non fiflitinfola contemplatione vetitatis, ergo pra&ticus,ergonó eft deratione notítiz pra&ticze a&tualis cóformitascum praxi. Tandem je a&usbonusmoraliter dicitur taliscx conformitate cum — regula rónis, vt cómuniter docent Theo * logiin ttac. de aG.ham,(ed intentio finis cft bona formaliter , (i cftcirca conuc- niens obiectum, ergo habet regulá prz- uiam,cui conformatur, quz pradtica crit» quía dircétiua operationis teta. ) Amic.reíp.rónem praébici habere efTe à fine,non caufatiué,sed terminatiué , nà vt a&u cxiftente fed vt potente cxiftere uia effe&tus pot terminare d uz cau(z tàm vt producibilis , quàm vt produéctus.Hac refponfio non cft ad pro potitum , nam diftiactio per. effe&us c(t diftin&io à pofteriori,nosautem quati- mus diítin&ionem per priora, per cau. (as,à quibus originatur 120 Secunda pars,g fumatur ab ob:c-. &o;prob.à Sco.nam actus (ciéua pracri- H ca cau(atur ab intellectu à pra miffis 5. 1 intcl- Qu. Pale fu Tatelle&us non eft ratio diftinguendi, vt diximus,ergo erunt przzmi(I, quia vt di- «emus di(p.feq.concluf. (cientifica debet elTc ex proprijs, non cx cómunibus, cam igitur alie (int pramiffae cóclu(. practice, km cóclu(-f; tiuz,diftinctio à prio ri ex premiffis fumi debebit » praemia: aüt non funt cauíz originariz huius difti €tionis,quia & ipfz virtaaliter includun- tur inaliquo priori , tale aüx eft fübiectü €x di&is q.2.ergo caufa diftinguens pra- &icum, & am latiuum erit obic&ü pro prium vniufcuiu(q; exemplum : hzc con- clufio practica, Dcus eft (ammé diligibi- lis, deducitur ex his przmitfis , (ummam bonü cft fumme diligibile;Dcus eft (um- mum bonumyin quib.vircualiter continerur,premi(Tz immediaré continent con- clu(ionem rone medij, qp eft caufa conne &ens extrema , medium aüt vitimaté có- tinetur virtualiter in fübie&o; inquo etià virtualiter continetur predicatum.(.(um. mé diligibile. Quandoq. aüt medium eft à e o diftin&i, vt eft reip: refpe- minis,quz ponitur finis medicin uctamen in [pens obie&um ^w qp virtualiter primó,& vltimaté cótiner, non ille finis, nam 1ntantum hzc, vcl illa fanitas concluditut de homine, quia ho- mo cft tali, vel tali temperamento cófti- tütus;& in fcientia morali fzlicitas poni - tur finis,fed demóftratur de homine per proprià róné,quia idco fzlicitas talis có- petit homini, quia cft talé animàá habens; ynde fubie&um eft faltim finis remotus fcientiz,& idco ab ipfo (umi debét prin- €ipia,licét non in quatü finis , fed vt obie €um.Conf.ex Arift.6.Mer. 2. & 6. Eth. € 1.& 3.de An.5 r.vbi practicü à (pecula tiuo diftinguit penes obiecta ; clarius 1. Magn. Mor.c. 35. Notat tamé Do&or, q» cü ró pra&ici dicat duplicem reípactam prioritatis , & €onformitatis a&iuz , (cu dire&iuitatis , primam rc(pcctum proprie m6 habet ab abordine potétiarü, eo quia voluntase& regulabilis , & poíterior in- rece eu o) pe MN accipit ab Obiectosquia ideo inccllecuis cecté di- etat eee eiie (umme diligibilem , quia D cus iníe vci contine: ycjicascan iluus hir pratLep fpteul. ert. 1. 85; propofitionis,& rectitudine il!à. Vbi ad- Uertit duplicem effe rectitudinem praxis eliciendz vnam neceffariam , quando .f. indepédenter a quacunq voluntate obic- cram natum eft terminare aliquà actio- nét patet inexéplo allato, & vniueríaliter ip illis omnibus , quz funt intrinfecé bona,vel mala,& ideo przcepta,vel pro- hibita;quia fant bona, vel mala;altera rg- ctitudo eft contirigens,cum .f.obicctum eft bonum bras à ab actu alicujus voluntatis,vt fant apre on funt bona, vcl mala,quia praccpta vel prohibita, vt fa- crificium miffz innoua lege cft bonum , veteri lege nonerat bonum ex ordina tione voluntatis diuinz , & in his vltimig notitia dicitur practica refpectu illius vo luntatis, quz non e(t deterininatiua recti tudinis,nó aüt refpectuilliusquz deter. minat rectitudinem ,& bonitaté obiectis hzc.n.non depédet ab intellectu tanqua à regula dictante, quia eft caufa rectitu- dinis obiecti, & prima radix omnis obic- ctiug bonitatis, Inoppof.arg. t. q iftz differentiz ra mátut à finc; Tum ex Arift.qui 3.dc An, 49. aitintelle&à exten(ione ficri practi- cum.i.qui cft fpeculatiuus, per ordinatio nem ad finem fieri practicum , & 1. Met. C-I.practicam fciétiam docet ignobilios rem c[Te (pcculatiua quia eft gratia víusy ergo vfus eft per fe finis practicz, er diitinctio (umitur à fine ; clarius hoc ha- bet 2. Met.c.5. vbi inquit finem fpecula- tiuz cíIe veritaté, practice autem opus. Tum 2.quia actus dicitur prascticus, quia cft moraliter bonus, vcl malus, fed boni- tas, & malitia conueniunt actui ex circum ftantijsjincer quas principalior eft finis ; Tum 3. obiectum , fi eft caufa actus , eft effectiua, erzo non e(t prima radix difti ctionis, prob. conítq. nam omne agens agit)quia mouctur à fine , ergo finis cft prima cau(a,& radix omnis diflinctionis, Tum 4.principia practica femper fumum tur à fine,crgo finis eft qui virtualiter in- «ludit rone repete x: 121 helíp.cs Sco. Cit.ad arg. pro. opin. g dug triplex gradus iniclectue fecundu Arilt.primus;cum percipi fpe- &ulabilia ; Secundus cum cogitat agiblie 3 Tit 4. bu £9& Xinh DÓpXEEE «Be eionih. DESEE Ín vniaecfáli i6/diccado de redijsimpar 'eieutbris Tercioscum de medijsanpavri- culatteófalit propter finis afecutioner. Hine fecüdam prit gradum intellecras eit fpeculaciuds;qui deinde extéditur:ad copnitionem' practicam in vnime(ali, & &ptitudinalem, qua non refpicit finear vt amatum/f(cdvécogiritum ;fecundurftter- Sum gradum refpicit irem amarum & voliróm & voluntate; quarencgatuy intel» Teccom extendi ad'practic grins optér finem A did de r, et. cel p, Sco ad ire; primc.o«q: collar. qus víG£^y. feroperario ti eft obiectum enti practicas tanceftper fediRin- I criubfeios vt obiectum cógitieim 5 mon: Mises fa finalis fi vero nori eft'obiecum ,. Lo Deque edu slBabeat hibitudinéad vfam;bom ded vcad perfe fusca tncaee(t'obic- pun & quia liübitadiiémhicitad vfurri,. Vicecve ur graclátiraltedos«óliueraram:, xRoBicéti; adlitic éóteladiuit henoliilicas fcientia practicae. Ad id dea Met sit Tip itorh pevalátiaümprofihe iamédia- 4v Tübere [pet ulàcionen quat d'ciuiva- "rais qui virer rton rebidit;habiui pta- xicürmproa né: imtnediato Ttabere opus «b hosdami praceicam 3q6d diciiur: opus; "Quis refpicit tlüd'regütandoguard: Arif. «a(Benaaie diffremiam babiaiuiispenes: 10s os iweethid drefpiélanr) inp ra ü- witadiitinaiononidtprma & origmh Aisgesdixirias Ad 1l $ oxcetloqridb - rudis rn: fidmerátur: AQUA EDIT Bus ud didit Fw; d reor y s eni ons. sdproStiimtrisenrmanrd- cite *titfe fp dueloaviuE propier "fineniyqtt meer trice de- tcr nij icone] nonc pioréyaub vp - uer dàdine gltum: DIET ayaoudít inudofeca fudismriab: Ti. neyoticunebiectó coirici : 5i noue dibvtoisehytialipay: -deinoritw patet t8, tus quiz Rire Obiciti aene ipt s vopnitióy efi valérec tet,d actüs tu&. Ad 4. 2(tmpr defever(í steicdaco (eiécoe qdiefobi S piá &n6v quaa iren ice datum tuifiüsigoprob.cóvla On& C422 cor ineróres eit BaiseQ uie Pih mre m Mood cát Eel o B dee ER A meri esa M aee erit | oem ecrire val riae uta, Scpr dpt 4 Vaerice nei ripa myrdqud "WR DE iiem reir m Ré were bas: donet coh fon ueri NCidcént yay yetildisi «à T yitrae confotitiitqueà is Tua allé Fecit t tenbtiHas ree da dit ccs dé finis cflet Mig Et yquewt cóferriisintenit Sin iebnd seni t Sirene im pet &icvaiadds  4 am n Nu Vide fnt get?) pii eM.l. 89r bj" omm mié ongugko que Af in obi furis. hp an A p2210/ "dens Saisir A ers »* esa c T6 zat e ' a minus dependet, 6i b 2 Eier vem irae i eimi iic imosediaid Gri fn endo cau feticzaernillim vete WE TU eR meer inrer cte piede xobie&o:dantar riotitial m 1 tíot $5 ipu E iotiarrície iz pru&tiez At da nd eal onis ^nRetpad c ; cite quandóccau; 3 diftin&ar funt. viiuóce ci (uis ffe fimiles, rom vrimocatio: ey c fümilirudino satum tor diérpcucs formas. M groducic calorens,faltiti Bifihwitutibe Fire uf detti uab adefl;ccffeCtas eft milis fuicaw» — - fron forone; fed'aomfa modoeeadifor: qmi; c cü domusc Xa fidum ia radar (téles:adeft timaktadoin-for. e cà ta:id inflacilhus f, (ed, non (mo id! si icavdomes: extcai Bupeioeit yii es domi.sonceà dabec:cfíe-d. ivilligicir: iri eios? Gocogricum:juandougiat edid ctus (hot fim ies:afiqua fim dicunt Bllarah*; uitio cdsfareffictenies (pee di- qun aova lentioForcechiecltatenm aeorf- «tnhvetieótaulh fic ro mbec obibetare- fipcistmraua« A dz: imeufüree (pea ae forkarabrobtectis; nd caufarentult:à Hab: ve gerft vicessillorum «' tom qnaeónda &osditumurfpezincare prac Agatif: s y (Gdiqwiatiabentrax mae mco AMineqiKipC i$4q. wa dpi diaBhcum, er a quias ilpon em (he nó pendét ioh (it cauía rea- c oo ceca pof- HEN pta iic c fpcilhtum, fioi ation formali; qua fv nitur fj» atlb4 GEM bimE wea) Miet ee scares d fica. Mairena vary ecc p Yes e ee luimveotfideal. nem. fátioneny continet I fpeeatátias , & dicitur virtualiter v y féciindüraliam cotuinet: cort cas eee «onfi deracut [ 53 vtopOtediteife termi MOM OBLURID V. fts th atcur ids penis vitàllb quomodo: Doas vil &fririim boruim: dicivit^terminus dile» &iórks; & diligibilis ;& hoc modo dici eit^Sirunliver practica « !s E 262131 5125: biiolo20).44 12:1... 3 SR TIPCV Lv 8 FT "fiecibuonin conie ib git [ott s? hama cR pm rs AY defueiufic j qui negarüealy latas-differéntias: praótici., i colunt fcieniz'in cóiconnenire , cg quiaoéax(ciéiá fpeculariuà elled. xerity. i$ Sancixo:r Log. qrz; Valiiusaslo i» dip. p-y/q. 4- adlyeret Amic. traót; 27» acoDey difppq.z.dab.6: cócl y. qui Aléficital (v Mótantox.77T Ire uer, Zabs &: Bal, ; - Oppotira (ententis e(t communis & traditar& $co:3. 4jproliad arg.pcinc« qud. probacexAnft.& Met;c. t. vbv (cienciany diniditin practicám y & f peculatiuam, q etiam docuit y 1-M ccm; 3:6. 1 «& li. 14 cz & lib: sa6Xiye Gs Ei. initio. Tug quia irlibiPott.-vbrGr exaCte naturam: etplicat (Cicntizr, mun quae excludit notis tiam praéticam a ratio fiicnsiay do oiiies-códiciones-; quas adducic notitia racticaradaptari potlüm ipro* buius (upra. i;arG^ fi magis: mad ipit ex-éolurjone obiefterum oii .* 115 en(tant ,namcAz for) icr; 6:2. adründ féientiavidetucéxigere y qo fir 5ratia fut. atur alterius; vtieftpraxj ica noct . tas fedipeciiliet.ó- ih. boc allcrissnam - Gc, 1s diuidit faculvatesantcljceun «an tacul- tatem fciendi, qua res confiderat, quarü patrz aliter fc habere nonpoffunt,& in facultatem ratiocinandi confiderantem, que aliter haberi poffunt;primam in c.2. vocat contemplatiuam; & c.3. diuidit in fcientiam, fapientiá, & intelle&tü, fecun- dam in prudentiam , & artem, fcientiam di (tinguit à prudétia,& arte quia illa e(t. «irca obicttam ncceffatium , quod aliter haberi non potcft, ifle verfantur circa obiectum contingens , quod aliter poteft eflc , nam opetabile dicit ordiné ad exi- flentiam , & per confequens eft variabi- lc, non ateroü,cum igiur de ratione om- nis(cicntie fit habarc obie&um neceffa- rium, & hzc ad contemplatiyam fpectet facultatem , notitia verà practica fitcir- «a córingens pertinens ad ratiocinatiua , fcu a&iua, non potctit cogniio pratica feb Icientia tanq. (ub genere contineti , 125 E efp.in 1. loco [olà decere feien- tiá (peculatiuá5quia eft gratia fui, perfe- tiorem e(fc pra&ica quz eft gratfa al- Meriusnomtf negare (ciétiá cffe, imó fi onctc háx diuifionem ; & hoc modo e antellizeadus Acift.dum 2. Mct.5. ait pra «&icanrnon confidcrare cauías per fe y .?. gratia fuisfed in ordine ad aliud. Ad 2.di- «€eimu$ cum Sco, q-4«cit. quód (ub. nomt- anc (cientiz comprehendit etiam moralé y» quia fae diftin&tionem. affignat ex hoc, we fcientia eft de re demóftrabili , nà alt pradenia, at habitus vpiaeríakam. clt de £e demonttrabili poffunt .n. de epcrabiibus in. vniacr(ali confideratis fieri pro* potitioncsnecellariz ; & (olum de parci- «ularibusnequit fieti demófkcatiosde g.- bas e(t prudétia; nec obftat obiecti cóua- itiaynam a&tus,qui contingenter elici- zür , concluditur neceffarióy debere cfTe sar MANN dn ic&tus; inquic r de ipfo contingenti eít (cientia quaniirad conel. demonftra- tam ncoc (facióper aliquod. C neccffaci à conueniens contingenti .. Vocauit auiem Arift. hanc facultacé contemplatiuaia, nó Quia (it propri fpevulatiua » fed quia eit vniuet(alium , vbi prudentia eft finsula- 1:0m ade modi, qao medicina diuidi folet infpecalatiux, quar eft vniuerfaliü , Difp. X IH. De faentia. e Twp 2 E - acquiritur ; quatenus nom proxime diris git , & in particulari. Quam i Aucría q. 16.(et. 4. cófirmat ex 1.m mor.c.32, & 33. vbi facultatem intelle- &tiuam diuidit: ex. duplici obiecto intel- ligibili& séfibili , primumait effe obie- &ü contemplatricis, srà obie&um confuf tricis , per primum intelligit vniuer(ale, á per si particulare, & 6. Eth. c. 7. & 8, n clare afferit pradétiam effe parriculariü ,. Dices 6.Eth.cit.prudentia definitur fit habitus cum reGta ratione a&tiuus, fd hoc conuenit cuicunque notitiz pra&i- €z,crgo qualioct (ub prudentia, non fub fcientia continetur. Tum quia c.7.ait pra dentiam c(fe vniuer(alium ;. qnod-de arte docuit 1, Met.c.t.ergo (icut fub atte co- tinentat habitus voiuerfalinm,& particu- lariam fa&ibiliü, ita füb prudentia vtrü- er habitum agibilium dac intelligere b id multi cocedunt rónes iítas, & re ndent Arift, pec fcientiam intelligere olas (peculatiuas ; quia ift» procedüt dea monftrationibus rigorofis, nonficfciem- tiz practice , quz (unt de minus perfc&& cegno(cibilibus in fey minnfq; eertisqu& (peculatiug ,vt notat Doctor cit qua rez fponfio cf expeditior. Attamenjdicimus. adhuc fuftipendo priusallatam y ad 1. ex- Sco. cit. qp definiuo prudentig debet in telliai de babitu a&tiuo proximo, qualis: c(t habitus acquifitus ev a&Gibus , non de remoto; quaks c(t (cientia. Ad.a.in 1». co idcirco ait prudentia cffe yniuerfaliis, quia in e(fe perfecto prasfüpponit fcien- tià moralé vniuer(aiit in eodcm intelle- &u . Noncurauit autem diftinguere ar- tem ab experientia » ficat feeit de pruden tia (ciétia quia artes vt in plurimü ac —quirütur experimétis, && gui ione fius principale crat explicare babicus: 1c 6tiuos crga agibilia, nó erga fa&tibilia .Cum igirur practicum , & fpecu- latiuü (int differét:g diuidentosfciéam y videndum remanet , qüo illi conuen;ant y circa quod süt duo dis imum ett,am fint differentie ynmediaté diuidétes (ci tiam in communi  itavt qualibet fcientia fit vel practica, vcl specolatiua , & nulla detur media; (ecunidü an (nt differentia & practicày qoa ex vía fingulari aéiud ciipntiales, ap Yel aceidentalcs « Ec QUIA Qum. pratl.erfpec [ope diuid ant crt.ll $39 Etquidem circa primü dubium nil oc- €urreret dicendá, cfl.n.quaftio de nomi. ne nà pédct ex diuct(a acceptione pra&i ci & fpcculatiui , de quibus iam detctmi- nauimus quód pra&icum dicat extétio» nem ad opus , (peculatiuum carentià talis . extenfionis , inter quz nullum cadit me- dium, ergo omnis Ícientia , vcl e(t pra- Gica,vel fpeculatiua , vt cü Sco q.4.prol. art. 1, & $ Quarta viadocuimus o. prog. art. f. oftendendo falum ec Logicá nec e&c pra&icam , nec fpcculatiuam , ^ Verü cftó bac quaftio fit de folo no- mine, vt diximus, Ferchius tamen nupertimé veftig. o. valde. infüdat, vt probet mon cffc diuifionem immed atam, fcd da- Ti medium pct abnegationem extremorü »f.[cientiam fa&tiuam , qua nec practica, ncc [peculaciua cfl; totum cius fundamé- um partim ex Arift. auchorit. defumptü tft , qui (cientiam diuidens (emper vtitur tripartita diuifione , népé infpeculatiuá, actiuá, & fatiuà, vt ex varijs locis — oftcadit popup tim ex rationesquia (cié- tia pra&ica , & (cientia actiua funt pror- fus idcm, & folum diffcrunt idiomate,ná ptacticum eft vox grca, a&tiuum latina, €rgo non bxné diuiditur (ci&tia inpra&ti- cam, & fpcculatiuamy& curfus pra cea Ls ina&tiuam,& fa&iuam ; quia nihil poteft tanquam cómunc diuidi 4n (cmctipfum , & inoppoficumünm, nec.n. poteft ho- . imo diuidi tatiquam aliquod communc ad hominem; & brutum , tunc..n. idem effet communius fcipío , & vnü oppofitum ef- fctcómune alieri oppofito;& de illo prae- dicaretur , Nec reípondere valet, inquit ip(e, pra&ica limi communiter, vel pro- priéipra&ica proprie eft fcientia a&tiua, & di inguina: contra facti commu- niter veró fignificat omnem fcientiam, qua non cft fpeculatiua, & non eft gratia vetitatis,& cognitionis folum, fed gratia operis. Nam contra inftat;probans id cí- fcabuti vocabulo pratica , & in Schola petipatetica a qiuocatioge ludere , quia Arift. femper accepit practicum; vt con- tradiftinguitur à (peculatiuo, & fa&tiuo , ergo nonlicetalhjs in eius Schola accipe- rc pta&t;cum , vt quidcommuue ad a&i- cmom,&factiuum.s 127 Sed 'tota huius viri concertatio manifc(lé demonftrat ipfum có:cxcre li» t€ de (olonomine; & de folo vocabulorü víu cfe (oMicitü;idcirco, cü de re có ict, communis modus diuidendi fcientiam ia pra&icam , & fpecalatiuac, non:eít deferendos , & rurfus in a&iuam, & factiuam , quia effc ad finem extra in« telicétum e(t commune ad (ciétiam a&i uam,;& factiuam; ergo ficut [cientiayquae nonhabe: talen finem, fed folam verita. tem;dicitur (peculatiua fic é contra que hibet talem fincm, dici poterit pra&ica vcl fi hoc vocabulum eft fa(peGum, alio cói nomine potcrat appellari v.g. operae tiua; & ficut operatio diuiditur in a&io« nem;& f:&tionem.i. immanenté, & trá« feuntem, fic fcientia operatiua in activa , & factiuam fobdiuidcetur. Ruríus tal intruditur mcdium per aboegationé exz tremoram inter Ícientiam, quz cxtebdi- tur ad Py qualiseft, qug ponitar cis ad actiuá; & fa&tiua,& illam, quz nó ex« tenditut ad opos, qual:seft (peculat iua y quia femper vrget ratio DoGoris , quod 1nter extendi, & non extendi dati nequic mcediumyetiam per abacgationem extcemorum , cü fint contradiétoria. At ref p. Ferch. c.5. ad 14. potle daci medium in; tcr contradictoria, fi "er NE iocti pliccaturjalioquio mirabilia paralog zare poffemus, vt v.g. quod inter bipatium, 8c. millenarium non eft oumetàs medius, (ic arguendojintet primum;& nó ptimü nort cft medium , numerorum autem b:narius eft ptimus , millenarius non cft prin us etgo &c. Vcrombac (olucio probat (opi quod iater extrema contradictionis po« teft dari mediüm , fi matcerialicer (amans tür,nonaütem vt ftantlüb membris con. tradict;ionis formaliter , vt i pfe ibi fate- tuc,& ex eius exeplo deducitur,quia inter binarium , & millenarium numerum da« tür vtiq; medius numerus, denarins, qui« narius, c. qui tamcn numcri confidera. ti, vt funt oon primi , non median inter. millenacium & binarium, alioquin pco« bare policmus intct numerum binatiumg & qüiinarium non dari medium (ic para- logizando,intcr parem ,& unparcm non datur mediü , oumctorü binarias eft. pary qui- , eo6 Xi sto Dip aoo Den feadtaon acu. quinariusimpets crgo Ko. fie; dn gropc- fito. £a£ti0a enédiace: porch. marecialier intér a&imamwX (pcouladiuáfadforgislis ter; vt flacfib illo, exttenocoMuadiétio, ji fisgquad.cft ex teofio ad opusimó modia. fcd.ctbmebrü inadequatá bos essen INec fundatuoot in oppot. C mu cfquia. paw aee posce Mi uidat tripartita djuiftone» Bon tamcn.id fem fecitbipartita:s Y&.€x: multis locis calligicaz, quos. pe adducit €; 4.- &flà ibi cóenéat.nán. facere weram: diuifjonem » (cd potius comparatione. 4 qnod an oninie pófi verom, itd Airernei iet pde quia de hac xe apxij nolumus ele: certum eft patte fcientiam diuidi B bie partita, G tripartita; , dinifiome zque:be- né, quia yc. diximus di(p.i«q A iart.psud- ido gcnus patcas/fi le haie pecies,vcin pofito eft de. cientjaJcommodü eft ac vtile illnd immediate diuiderein fingu las, & hoc fuit, an £apfa y: quod. Arift. £re- quentius.tripartità diuifione fucrit v (so TNec etiam ratio; qua. affercbatnpafatis vrget » imóper dift fin&Goncm ibiallaram fufficicntér diluitur;,qnag £t de.m&- tc Ari(t..diximus (upra arte ad 3 «neque nouumcfd. in fpecies diuidi appropriato cuidam illaru ipfo;nomipe gend- ris,fic motus diuidi (olet inmoti proprie i&ums& mutátionem, pomum Áigni €a oinne genus: Samen pd «ialiter maUs Ap osDe » Jic ergo inpro- gofitoj pradtica: fignificat promifcué om- né notitiamy qua ad opus cxtepditur.ex- £taintelle&üu xta, mad lequédiArif, m $.Mct. 3v fpeculat ipe fimis »exttas., pra- ti autewi opus, pcculiarieramterb pos — amu eim (olet. jenhenm Ad. iur tli am fpeciem (cicntias qua a 5 & qa: «acabulum.practies. t gc notitig, remped adtjnam, & fa» A illamaatitiam; qperatius quia, de nominibus rixam no pinus,: 1428 At inflazFercha«1a.nullonomi- nc: poe. . hane ; mnoriuá —' um aput, quod probat cx Ar agn. mor«e-vir. vbi prse quadnon ener nii tas tàm.ad fa on MM ? s i lup ifi^ (tia, quàmde habatuali diniioncna (ic tice R eT pe Arif folum iznnudte velle iquodinon f j xz facultas dc fa&o. qué agat pice pie pari rry m m nun rum avsdicau porta prd qid alti ashoc an ceriom elis, fc concediun 4G. eid audnem. £xWa » amti cBba nid iere Quid copimiibr ia aet «uam; &cfaétiuamby mulae ihincifincgjvb ticin ab Td niunis varias amt pcEREAUSA QE itiarum fpeciesannqaratas concede , Trew iun pr pter e Iv Pura npe site mde NE Ci uerb nom fpcétár ; uia. £u itnctn,noatejontun adf d ,diftinctam, quater] dati&zmyar iple: di acts T -pradicagw vt soin ins;cld y. -nomon oftendit, aí wuiehor »D.. em iquodamór y eo-ántemiplo T ,amoré Sei , - ders epa tius practicam laptt ; 4:€E: péculat Pale ffo man tij & poteft exagitan iris totali; nondoquimur: autem de. ic ípecnladaio,ptóut ànobis mamvt fic nequennt peer re unt cled Eun CIE T uicum  &, fp vt Caiet, yel formaliter, vt fe dra quifuftinent Theologiam, & ke qe dici practicam, & fpeculasaga Y uü d H QJ Qumprali. c) fptc. feient.dinidam. efr.II.. 901 gimus q.proarm. cit. quod alij exteadunt - etiam ad a&um, ita Amic. tradt.27. difp. 4.q.4.dub. 10, Auería q. 27. (c&t. 4. ad. dunt Hurt.difp.1 1. de An. fcct.4. & Ac- tiag.difp.1. Log. (c&.4.cundem act fal. tim diuinitus poffe fücceffiue dc fpecula- fiuo ficri pra&icum. 119 Dicendum eft nullum a&á ,neq; habitum fcientificum, fiue pattialem, tiué 4otalem poffe cfíe pra&icum , & (pccu- Jatiuum, tàm fimul , 4 fuccetfiué , & pet confequens has differentias effe quiddita tiuas, & effentiales; ita Do&tor q. 4. prol, art.2. & arguendo córà Gocfr. & D. Th. quem fequantur Scotiflz omncs , & vc- tiorcs Thomiflz,faltim loquédo de íci£- tijs naturaliter acquifitis , quoscitant , & fcquuntur Did. à Iefa difp. 1. 9.6. & Có plut. ibid, prob. ex Arift. qui 3. de An. e gj Mct.4.& 6 Met c 1.& 6. Erh ci. & feq & 1. Magn.mor.c.3 1. & 35. ex di- ucrütate obicctorü arguit i diftinguit Écicntias in (peculatiuam ; & praGicam, & cx hoc, quod vna non cft practica , iu- fcrceffe (peculatiuam , & fi e(t pradtica, quod nó (it (peculatiua, quod verum non €(iet , (i cadem fcientia. fimul effe poffet Gica , & fpeculatiua, Nec faumsfacit Vafa.1.p-dif -9.dicens in his locis Arift. &on atrendiffe (pecificam diftin&ionem otenuarum; ed varietatem opcrationü. on valet, hoc.n. intendimus, quód ex varietate obiecti (peculabilis, vckoperabitis lee diftin&io [pecifica pra&i- ez, & fpeculatiug co;nitionis. ' "Deinde prob. róne, & primo dc actu , nam ratio pra&tica, & fpeculatiua funt op poftitz differenuz, quz contradi&toriam oppofitionem infcrunt, vt notat Scor.cit. cognitio .n. pra&tica fcrtur in obiectum wt opcrabile,ex fe eft directiua operatio- mis, rcípicit obic&um in ordinc ad exi- ftcatiam: (peculatiua veró ex propria na- «ura refpicit obic&um mfe, non:n ordi- m*« ad opus, nó cft dire&iua operis, & ab exiftentia prz (cindit , ergo eidem actui nequeunt conuenire , conieq. prob. quia idem a&us tenderct , & non tenderet in 4,5, dirigeret, & non dirigcrct ; antec. £yood attributa illa conucpiant ex proprijs naturis, prob. quia qu& conueniunt a&tul rationc obiecti formalis, competunt illi efientialiter, nam actus ab obiectis (pcci- ficantur, ifla vcró attributa cóucniüt acti- bus cx obiectis proprijs formalibus, cffe -n. practicabilc cft rat:o formalis con(ti- tuens Ícientiam practicam , ficut fpecula. bile conftituit fpeculaciuam, vnde diuer: fz paffiones omnino dcmóftrátur de quo libet per diaerfa media, & principia , & fi ab iliis auferatur ratio [peculabilis , vel operabilis , non amplius remanent obic« cta pra&cz, aut (peculaciuz fcientize. 130. Mukapliciter re(pódét primó his rationibus fold probari no poíTe dari acti formaiiter practicá & fpeculatiuum , noa tamcn eminenter , Sed hzc refpon(io ab omn:bus feré reijcitur , quia quzlibet co- ghicio vel fcrtur in obice in ordine ad opus, & fic eft formaliter practica, vel in ordinc ad fe, & fic e&t formaliter fpecula- tia , & ficut nequit dari obiectum, g» fie con(iderabile ab intellectu ; (ed nullo ex his modis, ita ncquit dari coguitio , qua non fit formaliter practica , vel (peculas tiua o. : ^ Alij refp. «y practicum , & fpeculatiuü poffunt dupliciter cófiderarlprimó adz- quaté, .i. fecundü oés conditioncs;penes quas opponuntur, quomodo practicé di- Cit cogaitionem cum relatione ad opus , fpeculatioum cogn:tioné veritatis cünc- gitione relationis ad opus ;fecüdo inadz- quate, quarenos dicüt perfectiones (inzu- loram finc mutua repugnácia, v.g. fpecue latiuum dicit cognitionem ob:ccti fccon dum propriá naturá, & pa ffiones,non ex- cludendo fimpliciter relationem ad opus, fed fecundum quid, .(.vt obiectum (pecu- latiug modo confidcratur; practicü dicit cognition directiuá non excludédo (im. pliciter róné. [peculatiai , feu cognitioné naturz,& pa(fionum , (ed fccondu quid in primo fenfu i(tz differentia funt incó- poflibites , & conucniunt vc fic actibus , quorum quilibet cef icit obiectim tora- liter pracicab e , vcl cotaliter fpccatabi- le qua róac dicuntur obiecta adzquata * at íccundo modo (unt cópoffibilia in eo- dem actusquia ille accus tunc refpicit plu- ra obiecta vnü practicabile,aliud tpecula- bile inadz quate proptec — ; 90L : Difp. X11. vel peifcetioné obiccti : adeft exéplü de znim: rationali,in qua vniütur petfcctiori modo formaliter gradus vegetadi ,& fcn» tiédi in plátis, & inbtutis difperfi;& obie «ta sé(uum externorü adaquaté proprias potentias rcfpiciunt , vt obiectum vnius non fit alterius , at quia fenfus communis inadzquaté refpicit omnia fenfibilia , ifta [ofiunt od vnam potentiam fpectare . 131 Contrályreeturquia róncs practi- cab:iis,& (peculabilisnon pofsunt inadz- quaté refpici ab codé actu , nà actus vnus non nifi «nicum pot cefpicere obiectum, à quo fpecificatur , & nequit in plura o- biccta formalia tendere, vt in lib. de An. dicetar,& fi plura refpicit hzc erunt ma- terialia obiccta,non formalia , aliter non eflet ma ior ró,cur vnus a&tus plura, & plu ranon refpiciat :quare femper inobiccto vnica formalis róterminandi corrcefpondere dcbet, ergo idem actus nequit refpi- ccrcinadzquaté obiectum practicabile, & (peculabile . Ncq. dicas refpicere illud obiectum (ub aliqua cómuni ratione, Tü quia hzc communis ratio effet obiectum illius actus, non tóncs inferiores practica bilis ,& fpeculabilis : ficut actus attingens animal praícindens à rationali ,& irratio- nali,non ob id attingit hominem, & equü fub proprijs formalibus rationibus. Tum quia hzc ró adzquata ncceflarió deberet e(sc vel ptacticabilis , vel fpeculabilis , vt contra prec. refponf. arguebamus : Nec exépla adducta faciunt ad rem , nam gra- dus vegetandi, fentiendi , & ratiecinandà €x proprijs rationibus formalibus in com. muni non funt oppofíiti , nec fc habent vt diffctentiz diuidétes commune genus, (i- cut fant practicum, & fpeculatiuü in or- dine ad fcientià . Similiter obiecta (cnfuü externorum pofsunt inadzquaté. refpici à fenfu communi , qui c(t potentia tcípi- ciens pro obiecto adzquatofenfbile (ub rationc aliqua fuperiori , & communi fcn- fibilibus externis : at lata differentia cft intec potentiam, & actum, eadem .n, potcntia pót plura refpicere inadequaté, vt intellectus omnia intelligibilia , & fenfus communis oia fenfibilia , non aüt cadem intellectio ompía intelligibilia, aut plura, ncc cadem (enfació pluta e£(ibilia, (cq qd De Seientid. "oue. 0 : TI multiplicatione obiectorum. particulertü | multiplicátur aus;vt fafius ia lib.de An, 132 Ex his manct probata fecüda pat de habitibus partialibus: ná caen actus fp cie diuer(i gencréc habitus (jecie diucr- fos , nec poilit id& habitus concuttere a actus fpecificé di (tin&os ex di&is q.3.(c« quitur,quód ficut actus pra&bcus, & fpc» " calatiuusfpeciedifferun:itahabituscors rcípondentes.Tandem probaturdeíciene — - tijs cotalibus , (cientia .n. totalis dicitur : vna ex f'nitate babitus alicuius quidditatis vt includeniis vel virtualiter, vcl potétías litet veritates demon(rabiles de co cui eft quidditas, & de inferioribus (ub co cá. tenus, itant o1a con(iderata in totali (ci tiaconucniant invna róneíormaliconfií. — derandi;, vc! genetica , velípecifica,vtqe 3. fuse explicauimus ; (ed nequit dari vna cognitio alicuius quidditatis , qua refpis ciat illam (ab rGne praCticabilis,& fpecüe labilis fimul, vel (ub rone aliqua ES ci déte, yt probatum cft, ergo neq; babicus fimilis poterit dari , ex cuius vnitatefüs — matur vaitas totalis fcientiz . Tum qu vnátas (cientiz totalis pendet ex vnitat principiorum , fed nequeunt dari p ia comunia fcientiz practicz , & fpe atiuz, fed omnino fünt diucr(a,vnc c [ gnitio principiorum fpeculatiuz dicun tur ad habitum intelleus pertinere, cipiorum veró praGica. ad fj xt aducrtunt Compl.cit. m Cum igitur quilibetactus, velhabitus. — ex propria natura habeat , quód fit pra» . &icus , vel (peculatiuus , & efleatialiter 2.fcquitur has differentias efle quidditati-. uas, & cífentiales fcientiam 1n communi. diuidentes;& con(equenter nec €t diuinis: tüs cundem actum , vel habitum pofi de, fpeculatiuo fieri practicum , quia | Deus cffentias rerum igummtare. E qua. adhoc vt fiat talis mutatio in au, debe rct etiam mutari obiectum, aliter non cf; Íet maiorratio , curantea erat (jcculati. uus, modó pra&ticus,ad mutationem aü E. obiecti mutatur €t actus,quó ad entitat&sc 133 ln oppo[-sgenis idéipteliectug |— efi practicus , & (peculauuus, etg &ha- bius. Tum 2. fidcs eft iul Mos fpzcujatiua, nam inclinat ad a(tus praétáe v E gotics | gtet perfc&tionem obie&i,vt Th .- .* wel ptopter vniuerfalitatem eiufdem ; vc Agr oprijs obiettis 9T. Quom.praci ev fpec. fcienr., diuidant. odrtIll. 9035 €0s;vt qubd Deus (it colendus, & ad fpe. eulatinos, vt cp Deus fit vnus, indepédés, &c.que funt concluf.metaphyficales, & pm iuz. Tum 5. operabilitas, & non perabilitas in obiecto nó funt effenria- ksj&' ita diffetentig, ergo neq; in acu; vel habitu; Tum 4. habitus f pecula:i- tius concurrit ad directionem , qua fit à pra&ico; ndm metaphyficus oftédit Deü e(Te (ummum bonum , primum ens, infi- fiitum,&c. qua omnia rudant ad dirigen» dá voluntaté in Dei amorem; Phy(icacó- fiderat naturam anime , & palfionü eius, faturam herbarum, & corporis humani ; ow cognitioies inferuiunt morali y & dicinzimó funt principia, quibus me "dicus fuas demonftrat conclufiones pta- €icas, ergo pra&ticum, & fpeculatiuam nonfünt oppofite differenti , vnum .n. oppofitumnon concatrit ad conftitutio- alterius oppofiti « Tum f. virtutes its idferioribus dilperfe repetiantur vni fuperioribus, vt de gradibus fen- E anima rátionali;et pra&ticum, & fpeculatiuüib (cien is ordinis fpecie diftinguan- fut , tamcn in scientia fuperiori, vel prolicologia, Losica; poffunt vniri, Tum G.diximus (u« pra).3. dati poffe vnam fcientiam totalé emniü rerü , crgo hc non erít practica, sictpecohidhd fed vtrunr]; formaliter » "Fandem íi quis haberet cognitioné pro- dü&tionis rofz v.g.hzc cognitio e(fet fpe eulatiua, vt patct ; fi tamen hoc actu per- manente communicaret illi Dens poten- tiam produé&tiuam co(z , tüc euaderet illa €ognitio practica, quia etfet de aliquo o- tabili, ergoidem actus potcft. dc fpe- &üflatiuo ficti practicus fuccetfiué . *x34 Relp.ad i.neg.paricaten, idé .n. jnteli e &us eil fciencificus, opinariuus, & erroneus, & ramen idem a&us, vcl babi- gus nequit cíie fcientia, opinio) & error, nec fimul, ncc (ucceffiué ; ratio eft quia diffcrentig: itae accidentaliter conaeni- unc intelle&ui,& inadz quaté propter fui sli mitationemyat a&ibus, & hab:tibuscf fcm i aliter competunt 5quia [ümuntur cx fouvalibus. Ad 2. neg. antec. nam atus noh fpeci ficanturex à- bic&tis materialibus,fed folum ex formalibus, qua ratione diximus q. 3. oésactus fidci effe eiu(dem fpeciei; & confequcn- ter vcl pra&icos , vel fpeculatiuos , quia vnicum habent motiuü affenticndi.f. au- thoritatem reuclantis Dci. Ad 5. diximus etiam q.cit.differentias accidétales obie» &iin effe rei quandoq; effe e(fentiales in cffe fcibilis,& in ordine ad actus, vnde co guiriones ri fibilitatis, rationalitatis, & a« - nitnalitaris fpecie, & cffentialiter diffe. runt,nomi tamen obiecta in effc cei, Ad 4- folum fequi habitum fpeculstiuum ette virtualiter pra&icum, no formaliter : nec repugriat vnum, & idem effc formaliter fpecülatiuum, & virtualiter pra&ticum » ficut aqua calida cft formaliter calida y viraaliter frigida, vinum virtualiter cali- dum, formaliter frigidum ; tum quia noa eft cau(à adzquáta a&us pra&tici , ad có: clutionem.n. practicam requiruntur duae pramiffz , quarum vna ct oftenfiuabo- nitatis obfecti,alia directiuo in gencrali y vt (ümmum bonum cft diligendum, Dcus *eft fummum bonum; ergo d:ligédus, ma- ior eft dire&iua in genctali, remote, & formaliter practica , minor tm fe cft for- maliter fpeculatina , at in tali fyllogifmo eft virtualiter practica « Ad s. aifumptum non et vpiucrfaliter verum » precipue quando di(perfía funt oppofita inter (c & imbibun: contradidtociam oppofiti nem : vnde nec fcientia diuina , quz emi nenter continet omnes perfectiones po(- fibiles actium intelle&us, dicitur formas liter,vel eminenter pra&tica,& fpeculati« va fed ctt formaliter (peculatia2, vel pra Gicaiuxta varias op:niones, Ad G.affum- ptum etfe verum de (cienajs (pecuiatiuisg non de fciemia in communi , quamuis .ne per precifi;nem detur fcientia tanquam genus pra(cindens à differenüijs pra&ticiy & fpceulat.ui, non tamen à parte rei datur" hac lcientia,led femper eft in fais fpecie- bus inclu(a. Ad rai ose cómunicaret Deus virtutem productinam rof& alicuís habet de productione ro(a fcieptiá (je- culatiuam , quia (olum cogno(cerct mo- dum, quó à caafis nawralibus eft produ- €ibilis non p fà&ticám , quia licét lt de te opc-  € C o € —A oA c wx €€m]R 904 Difp. XII. opcrabill, non tamen operabili modo, .i. non vt à (c opcrabili,& dirc&iuo iudicio; pof con n.unicationcm virtutis , adbuc ille actus efict (peculaciuus , quia nulla c(- fctinipío tfa&a mutatio , necefiet rega- Wariuus, vcl applicatiaus propriz volunta- gis, & virtutis; & per confequens deberet alter atus produci omninó à primo di- uerfus: fic plyficus contiderat ,quo pa- €to 3&tus lint ab anima elicibiles, contem plaur ipforum dependentiam, non tamen e(t cognitio pra&tica , quia non confidat opcrabili modo, & in ortine ad circam- cunflantias morales produ&ionis, Pl'oncius died q.8. à n. g t. licet «um alijs Scoriftis dcfendat eandé fcien- tiam partialem non pofte effc timul pta- eiicam,& fyeculatiuam, oppofitü tamen tenct de fcientia totali comple&éte mul tasparticulares fcientias habentes diflin- &anumero, & (pecie obiecta, quia in bu- aofinodi fcicotia potiet vna pars dirigere praxim,& confcquenter e(le pra&tica , & Alia pars per fc non dirigere, & con(equé- fcr cile fpeculauua zargumentum veró cx DISPVTATIO DECI MATERTIA Defomé.. 020007 DoGore adductum q. 4. prolog. art. s. D: ait concludere de (citu aliqua partialis -— de (cieotia vna Coral WERE illud (olucre , prout procedit cons tra (cientiam totalem. Verüm ioc Pearl placicü reijcitur à nobis di(p.1. Met. q n.71. vt expreísé Scoto contrarium, taiosudem & Sem argumentum be né ponderctur,nedam de (cientia partiae li probar effenon poffe fimul SE IU. & (peculatiuam , fed etiam de totali , v& fatis conftat ex di&is n. 152. tàüm quite Do&tor loc.cit.dum negat eandem fcien- tiam císc po(se (imul practicam, & fpecue latiuam , ocdum loquitur de fcientia. a partial , (ed ctiam dc tocali ; eius etiam. folutioncs & inftantias ad Scoti argumée -refutamus; & quidem fi i nedum concluderenc. de quod poffit e(se (imul pra&kica ,.& (pec laiua » fed ctiam de partiali , wt difcuge " genti patebit ;. vide dif. 1« cic. M num, 71. De "Demonflra tionc. *» zz "Iter partes fubictié Logic Mtrifl. principe locum obtlo. Ai met demanfiratio, vt.q. proam. tetigimus , Quapropter bae Di[putatio inter cateras logicales principalior erit corree fpondcns libris Pofl. in quibusde Demofiratione agit ye ipfam vefoluendo in principisysr conclu[ionem ; vnde bi Li- rirejolutori injcribuntur yvefolutio .n.eft totius in pare tesy[eu principia folutiogqua duplex cfl, alia realis, qu P oa J veali atbioneyalia perintelicéiumy quse diuiditur in pr je amy»t cám propofito fine inquirimussscdia Cr in fpeculatiuam y'vt cum a conclufione principiaycir cau[as inuefliganus : qus refolutio ad logicalem coe tratta efl Plant is partes, 9 principia felatiot € quia principia fyllogi m$ alia [unt jio e[fe m modosdr in figuray que magis commumia Junt , alid asaterialiay quales [unt premisa fécundum debitas códitiones yf. quod fmt per fe» immediate, priores c. binc libriyin quibus formas figu gotà de magis communibus, dicuntue.libri Befolutory Priorumyi ra declaratur , v& : lli veróyin quibut agitur de materia hece[jariaque minus communis eftyimfcribuntur Re[oluiorg oe Bteriorum. Iatentum igitur Arift. in bis libris eft. naturam y € La rper pes | saonfirationis insefligdrey * confequentev firomentum. [cicnd» commune demonfivationi, defimibioniyhae 4m in 1. ib tum, vt militat contra (cieotiam totalem, quas ibi affert cont illud, validé foente fnbietium erit Demonfiratio mon ine — 20 Suef. De effemia;eo fpecieb.Demonflr.e/t.T.— 90$ fideratnr vi medium,Cr pars Demonflvationis, nom vt pars fubieWiua ex ditlisq. eit. c difp.1.q. 4. ita colligitur ex $c0.q-3.F niu. C fuse oflédit P.Faber tbeor.19, dn Bot; quid ibi videtur cnm. Zab. docere e rationem pop quid , , efte fubietium, non dcmonflrationem in communi ad propter quid agit Jrifl. inbis lib. vt patet ex progre[Ju ope- autem efi falfumyquia de vtr. quia ; boe V LAT M mini qmd 0o0QyESTIO L..- - De e[fentia , €" fpeciebus Demon- f vationis .: , ii Vm Demonflratio fit fyllo- eh giímus faciens fcire, ipfius NUN cxiftenria, & poffibilitaspé det ex poffibilitate, & cxité tia fcientia, quapropter quód fit poffibi- s Demonftratio asia probari, vt ofté dimus (cientiz exiftenciam a.p. Inft.trac. 1. €. 1, non negamus tamen difficulter cf. formati poffe, ficut valde rarum cft (cie. tiam propriá reperiri, co quia proximas , Popma z vt I eRcle gamus; at difficultas, & raritas non infe- runt impo ffibilitatem: vt autem nacoram, & quidditatem demonftrationis eiuf. fpecies inue(tigemus, prius declarare de- bemus vulgaram illam d emonftrationis diuifionem in propter quid, & quia , de- inde an hzc diuifio fit ad quata , an vc- t aliz dentur demonftratioais (pecies , ARTICVLVS I Quid fit Demonflratéo proptet quid , € quia. 3 py Écoléda funt,quz diximus de De- monflrationc pore quid 2. p. Ánfi.traét 1.c.4.. f qp Dewonfiratio pra- fier quid, üt illa, qua per caufam proxi- tham, & ada datam procedit ad proban- clam cócluf. quod cx Sco. « ailigitur quol. 7:1. & quol.14. M. vbi docet tunc concla. fionem demoníliari. propter quid , eum pz Ptopriaui immediata Causá pro- atut;leu propofit onem, qu& mota tüt ex teémidi$ cuius dc nontlcatiod s duas af- fignaut Acitlidcfini: ncs 1. Pofl. é 2. Prim; defin t:0 e(t , quod üt fj/logi mis feiennaus (ens fcires vs per fcieptiá,vt ibi notauimus;'intelligit Arif; proprij(fimam;X per caufam, q prius de- finierat;aliter hzc definitio comueniret demó(trationi quia . Dubitari tamen po- teft circa hanc definitioné,quomodo de- monftratio dicatur cau(arc (cientiam, cá demonítratio aliud non (it , quá difcuríus Ícientificus, feà ipía fcientia . Pro cuius refolutione pramitzenda e(t doctrina tra- dita difp.11.3.1.de(yllogifmo , qui mal- tiplicitet fumi pót, vel idealiter, vel exer- cité,& tunc vel formaliter,vel obicctiué; infuper vel yt dicit przmiffas , & conclu- fionem,vcl pramifTas folum,ve! concluf, folam, etiam de ftrarionc di- ci — Rurfus, quód (cientia , vcl cft actualis , vel habitualis , vt difp. praced. q.r.motauimus: his przacceptis. Dicimus.g fi cum'quibufaá (u(tine- te velimus demonfttationem hic definiri idealiter captam, tunc dicetur caufa (cien tiz in(trumerkalis, quia vt fc dicit vnum ex in(trumeniis fciendi dire&iaumtertig opetationi$,& con(equenter,quia denó- ftraro dirigit cognitionem intelle& uà non quáci que,Mf(cd (Ciérifi cam, erit caufa illias inftrumétalis. Si vero cá alijs dicas mus demonflrationem exercité fümptam dc6airi, fed formaliter , tunc lj. per (cien- tiá intelligimus a&ualé, quz eft cozmtio cencí. cü d:citar demó(tratio caufa fcientiz, dcbet (aci pro przmniffis (olum,quae funt caufa effe&tiua coclex dict difp.t1. q.3 Si veró intelligamus habitualé fcien- tiam, fic demóltratio definiri poterit y vel pro cÓ.Lfola, vel vc é prmitfas sigmificat,ná habitas Íc.étiz. can(atur ab actu .[. cóclutione formali, & (altsmtemote érà emifis. Arramé h demóftratio dicatar bie dcfinita obied ué fumpta, fic quia nó femper obie&tum phylicécócurcit ad cogniuiocem (ui, póx cxpl.cari,gp fit (ylogif- 3uu5 faciens [circ .i, includcas fcientiam Vuu ob.e- meo X oNEGRM. Vellesnfiveilve iA Jg E m. Bd Me RBS Cea Ne E MA eit dciérmecónedortiilé ife WEfRPR "Sea EHflisn i Foriiha lens Yi; qued vide uci is esr mc WE? X az en &ni: riis. PoRcS dit udzd abe Mie iohi ii MIRO Rrécsis £Mertorico à 654198 JDrENII de: KOPUOA- pMend quid'dàtot ped difereiwiamt flratione,e7 ferenti bor di, HM brpa ordin phap ima dinem els ISO GC cft cfic&us; alia ité nu- zn. [int ; vcl dicatur , & melius demon: ficuti osé idealo ub: ici Toga Arittieti rici esdhiitetyl re sapit! rajtdarum qo loritw eo ctt ieTt ra aed: eeiidiyte fpe2 (unt matetia domm ans ciiam naci oseiicé eoi sl iur demóttrario proprer quid. fttiehomatiónefoq Sou eg ; C Imi EdR * üodact debe dee Wages proceda Abravienedoc ical datei lé efie pa j mur p $nvenuóipfiuraod ex ei s v cityted cie facitafus operi efto -ignsecüdv deni eli i es Gcfi)llo ifo ze pum dep PHI: iuris prior dnpntievr efte elifem sy egewfiseqdedde ra riscenui Pa peni eem immi LIT neewdà dirt ipe; : fontis oim Rórdod idem ROREM noráie delihironaiti dedion trad md y: n "Euer a fed folucf qüaadaiagaferitiodrp oho Ww e. s Sd to 5i j diidie n, joe adierit fei. re es Soa veagin pe ^h UP euitüntirs vade psoltquaefteadit Afp: GC e Dem E sus SA stotidlefin tiodes Ceiehtiz Wdém dj REUS BAUR ] £lóriis, incipit 'conditionés néceflàerag e £i? RES GHE r glicicy emus frenar eurdens; di hon qp Iimeeset ' en "argnimicy UE f'atmü aar ! lub wy" i nad esi cus ue eee: GE A Tes megattüeyii sien y ' T nya Po Eccc iei | EAT vera dee PN echa c.ulg affumecctoc Voies dap Ine. un meus 25 s vroktisdi heri ud ihi punire rere e ES pois Em Elie do ei cas] erudi era rd d a Dur Ja piel Moti igus e AUÉ ba i : TA e i I e Wc "Dit Eo uta E yes rui isa e d "Erie "T ii Sb] die ioter cites em ccm : E on [2 d , ej [4 . tfi tan . sh acie Du RON déd  plcEt te baesln per ooo Po t a D» Efi gr y » e ey f x P ankl dU) ii3lol ADR 2.GQ uu $c-: 9. I. Disifoiéspetict duni n I $:5$ecundusmódiscontpg) »wnd ibi ide mus, cam pét €. aemotao d dirairedcébar Sc cla d catu nct prae e e he prr fbmcdi üs ef udiucr TD RA m bet Dry citar eg ipofir ihe Tguz)í ae med yt epa wamrfb dotá tanget -eficatralis rein M- Jg dodo ein rS. hx ja xata re nrota 86) bilis neis d fi sd en ictatágt p imó vlterius poflct erkiptévega eT: fi afferatur pro caufascur paries Mx II medie. Trao er "o c popntot3lit quic V Kehcen d dq oed Hbi si acerba bili») &i «ut aliquandto pass d ridyoioait rn ep bj fintpdnetcenmab gov: elicünspoliitt (a cd ke ép T eme £Up e -h erübbiugg 1956 0) detelb prrüà, Ípn is & i S Mam nsns te(saniO voe xe bat Wd Vbenfelenionogiui afi d Siro rk demó(irauono progíasQuidipon q4i45 facia cdoxicgoonfltasiepgin, S167 haa» (à pter quidsquod — Ld — üahsnsb qup guapa di- eiistugitsxcaula cce. Cuoido Buisius: pic n isa titrifà cau(à s. quasaboeffréldio ced eftd quia, [cd asfor roprou qund Epio inkevencens etie & pooítpeptida fieuia is hy sibrentaia tt a emus «9 lantur cit tales isque f o exi of] mdi nee A DE A HR Jupes si a $oe zio bus excedédblisiofis iz) jergoée cauíam cémotamontellekit [»latwioutarn ful. Puer nba bbodzipeca prese atte e sort percadfagmrooxora li ucxone veuilen jac ndn icomtprtibilfan au cion&rotianen: qvia (So: uma qur preacdit dc agi pax ima sponuete nnn sna die Danai si vaigsh Yee Apr erkr levier nam in a Pe td idt affe. 4xéplibdaseratiano 93miblis j quacproz batafidedbQoa peii utor ii üc& drdemoftotiorfen prápeer, qaad fufficit escena ecc d &cdrfiritugq texicaní prbpriag & enyertibyiaDióiü: Ruüijqcibabde: ei g»atiméquian&rdlsexpieisipnoanicá io» uu, ric nb jue werk mega 1j t24 p pecaeis inira isti Dyjegdustuqui dcitans flratióeit hiat fà» Qéod fab rabioncsáoiCtia: (Eb- electis a pofmnc cfsizprimb figbrg; daa G;diebur esc éftrat &5ab Acifl agi abnan ia: zcótd Gab tux fulftscin.o. qudd palfia griversónp Qaa quar cattf am cj ipry jade gg uineciplm di dune gare fro icoaialndr efl yrpoaliunzaüéam idee uq afi [nli »ipafbo cniacnesbahs non iér cB icadfasbpositsaiTiétus oslonv iz va v ifla. iitaidoxtmusoub s15bas)1o mnl ci beatius Y; qklud a Banator abzAzi(uda menfl (aso voa (ocdud ad tuto £ubs aliernasatn »;demopíluat teUgoid Müssen ellas mid Wwrp olds fu qpeokts wv qeidemyted oe dice rA nid yori£au(da Mi dno cag éedeidug psadüppaalpa»pcb quami áno»fivdi rut m afübakernaznie dcgiori een y 9i (tui cd peaeods Vir w rahy mme vnd: «ort: éjo isonsi din ero Tec e rion itt 10ícis tipo Ifl idit iatubidut s vni: s jdmitaon ueneno éco Mp oberdguriade 90$ tidcns,vt falsó dacet Zab.cit.c.$.vcl cum ex vnorclatuuo alccrü infertur. Et quam - u sexprcíse non atTigaetur ab Aci; tamé fatus dedoci poterit ex. ipfo contextu in princ.a (Ienans .n.diffetétias, quibus de- monftrauo quia differt à propter. quid. , ait, no quidem medojfi non per imme- diata efficiatur fllogi fmus,non.n, acci- piur prima caufa y [cientia veró ipfius £roprer quid fecundum primam causá y ut modus vt diftin&tus ponitur ab. Aci- dora tribus enumcratis , vt pátet legenti textum,quando ergo non ecipitur pri- ma, & immediata caufa, fit démonoftratio quia , in dcmonftratione autem à (igno non fumitur taliscaufa . 9 Ex hisomnibus paret non recté ab aliquibus demóftrarionem propter quid di(tin&am poni à demonítranone quia per hoc,quod illa fit sper à prioriyhec à pofteriori, qucmodo vidctur loqui Did. à Ic(u difp. 17.3. 1. & Faber Theorc. ro. c. 1. Nam lizc quandoque à cauía procc- dit,quód eft à priori demonflrare . Dices Scot,u0l.7. A.ponens differen tiá inter has demonftrationes,ait demon ftrationé propter quid císe pct caufam , demonftrationem qxia cfee pec effect , quód deinde probat quia omne demon- ftrabilc per aliud dicit ordinem ad illud , vcl " ad Puce vel vt siete y et- o demóftratio propter quid c(t (emper i priori, desire acce fteriori. Refp-iotentum Scoti ibi efsc,(o- ]um oftendcre duobus modis aliquid de- monftrari poíse per aliud, .(. per cau(am, & per cilc&um, bunc modü vocauit de - gaonftrationem 44a , nam vcré cft talis eere dixit Cic demól(tra tionem propter quid, non quód ceníctet oémi demonfirauonem pe rnm - opier Quid,nà in quol. i. PM. de docct ad demonligaticenh pure quid requiri, vt fit per causá vit- iter cótinenrem ctfle&tü proxime , & adzquaté , fed loqunur antonomaíticé , & (eccundum vulgarem loquédi modum, enus ofs demonftratio propter. quud €(t per cau(am,& à pr:ori , & omnis de- monftratio per e in , & à poíteriori io quia,, & demonirauo -- o -9-- Difp.De DemopBratipe ^ "e *t] à figno pót dici per cffe&um , nam vnus cítcó&us ddisenican pcr alium, Tandé ex his deduci poterit definitio demóítrationis in có; ad propter quid , & quiajquà alli pnaui Ariít. 1. Toy.C.t. vt nocauimus in [nítit.cit.c.4. quàd .t. fit fyiigifews ex veris, & primis , aut eX talibus,que per aliqua prima , 7 vera eius,qua circa tpfa e(rscognitionis prine cipium [umpfertt,breuius dici pótsquod fic fyllogifmus verus, certus,C? eutdés y verus ad difterentià fophiftici certus ad differentiarh topici, euidens ad : tiam thcolog ici,vt de fcientia di(p. prz» €ed.q. 1, docuimus,Quot [int demonflrationis fpecies . 10 q-Xtriplici capice affignari poísüt (pecies demóftracionis, ficut crie pliciccr diuidi poteft,vel ex parte formas vclex parte materizex qua , vclex parte.— materiz circa quam, vt de fyllogi(mo im cói notauimus r.p. Inftit. trac. j.c. 11.1 — przíenti aon e(t (crmo de prima& fccum da diui(ionc,& dc (pccrebus ex his capi" tibus prouenientibus,idé.n.dicÉdá,quod dc (yllogi(mo docuimus, (ed detcrtia dio — uifone, qua demóf(tratio.eft vna (pccicg efsencialiter à copico , X clécho iyliogit- o diftincta propter matcriá ncccísariá, Circa quà ycrfatuc bic.n. differentia non facit (olum accidentaliter differri acc e»yt af- fcrunt Compluc.hic fed efsentialiter , vt cum Tat. oftendimusloc. cit. & (caiug quzfiti c&,an demoaftratio rationc mà- teri, circa quam verat y Gt diuiübilis& quiz Gat, ^00 o5. : Prima ama pn folam dcmons rationem propter qyid admittit, ncgats c demonflvationem quia cís& veram oft racionis (pecicm , ita Auic- Alex» Thcm.Simpl. & cx recent. Co- pl.di(p.18.4,4. Ma(- 1. Poft.cur0-fec. 1,» t.Coniab.q.1.art. 3. Ab lusparum zcco dit Soto 1. Pofl. q. $. qui licet concedat; dat demóflrationes Ipecic d.ft ngui, nie gat tàmen gencrare aíscn(us couc). ipee €ie dincríos, quando pecunent ad cadcm Ícisntiam totalem;alij veró admit ge nose * 2 bad | QT. Deifontiai t) fptcieb. demonfhat.et. I. 909 .geerare affeníus (cientificos diueríos, non tamen diftinétos babitus, fed eundcpi a fpecie . Secunda. fentent. excrerna eft Aucrr.1.Poft.com.95.& 96,Zim. theor. pra regreliu demonftr.Tetrel. tb.6. difp.Log.c.7.tres fpccies , demon- ftrationisadmitté5, .f. demonítrationem iaydemonflrationem propter quid , & ftrationem fimpliciter (cà porif- fimà.prima oftendit, quód res fit, (ccun- a oftendit caufam, propter quid res fit, fepvonctiem efle, vt quando (cimus dié c,vcl Lunam eclyp(ari,attamé demon- ftratur pet pop caufas , cur fit dies, vel eclypfetur Lunajin bis.n. caibus fci- tur an (it,& tantü queritur propter quid fit ; Tertia vtramq;demonttrat;& quod ves fit,& propter quid fit , vt (i quis 1gno* faret,& Lunz cclyphim,& cauíam ecl7- pis, & per interpofitionem terra: inter Solem , & Lunam demonftre: Lunam *eclyp(arishac demóftrarione fcirer ax fir, & propter quid [ityidcoq; dicitur poufli- ma, fimpliciter demófttratio. Inter has «uas vltimas demóftrationcs ab aliquib. liz affignancur differentia , vc tefert P. Faber theor, 10«cx Zab. lib.de fpcc. dc- mon.nam demon(itatio propter quid,inuiant,hsbet pro medio quamlibet cauaam praster formalem;non conftat cx ter minis conuertibilibus,pramifíg (unt no- tz folum natura,non nobis, & fiunt no- tz per dcmonftrationem $444; at demon ftrario potiffima hibet pro: medio (olü cau(am formalem; cóflat cx terminis re- €iprocis, & ipfius piaemifía font nota na tuta , & nobisimiediaté pcr enum, & fine demontiratronc q«ta«. Media fent. duas ponit inmediaias fpecics dea.ollra- tionem quias& propier quid, licec diffe. rant authores y. an imt fpecics (pecialifli- fug , an vctó lübalternz , & priorcm.a pauca videtur afferere Faber eit -S ad. Diccndücft;duascíle veras demó Iyationis (pec es 'ubalternas fa propter - quid S quiayita Sco «juol7. Ad 2. Po- H.q- 56. cta; cómunisnam prater Sco- tifLas ipfam fequuntur Aoctla q« 28. fec. 1.lo.de S. Th« 1$ art 4. Blanc.diip.$. dc demó.lec.2;& e j Ruu-1« Potl.c.10. q. 1. Did.à Y-íadifg.ag.a. 1e 2 ybi tà- Logica. mé demóft rationem propter quid (pecsé infimam ponit. pco Ha dip. 2. q. 3 dub. 2. & 3. prob. primo, quod dcmon- ftratio quia fit vera fpecies demonftra- T10ni$ T alijs diftincta,nà Arift. 1. Poft. 3o. de ipía loquitur tanquam diftincta à propter qn tex.17.& 18.viramq.ait ex necellarijs cop aieo:: dum quia duplex (cientia af gnatur ab. Arift. 1 ,Poft 42. & 2. Poft.2 5.quia 5 & propter quidrer demonfratio quia crit vcra. :monítratio . Tüquia fuit origo omnis fcientia: propter quidnam vt ait Arift. 1, Met.c.1.cx effcctuü cognitione philofo- phati ceperunt homincs ; qui modus eft. nobis conaturalis ex t Pbyba. Tum quia cognitio genita pcr hanc demonftrationem eft certa, cuidens & pecclfaria ab opinione cflentialiter diftincta , crgo cít fcientifica,quáuis nó fit p causà » non .n. sd pm qua nam fpecie intelle&ualis habitus poni poflet,nifi in [pecie (ci&tig» cum qua maiorem babet Aieiem : 11 Ex quib.exploditur re(»ófio Co- nim. atictétiü ad (ciétiá nece(larió rcgi cognitioné c(fe pct causá ; Quod eft til-. séyn& Arift.ciclaré hác coynitioné ab efic&tu Ícientificam sdmifit;neq;ad róné fciétiz in communi videtur hec condi- tio noceffaria, m fi fat quaflio de nomi- nc;cxploditur é refpontio Comyplet.ad- mittentii quidé pcr hàc demontirationé gencrari fcientia fed valde imperfectam; nó in róne hàbitus,(cd difpofitionis, nec fpecic diftinctà à (cientia pex. demóftra- tioné propter quid product ,qua cit per fecti fcientia habitus habet ront . Re- fellitar quidés nà Arift;de his locus eft tád de fpecic diocrüis,nà iHam ait proce- dcre ex nó imediats,ncc proximis; iflam ex immcdiaus;& adaquaus caufis; cum ergo cx diueriis procedant wiscipijta & quádoq; fint ét concluliones diuería y 6t in codem totali [cientia, fpecie differens ex dictis difj.praced. q. 4. confcquéter fi a&cníus ecunt f; ccificé diuerfi, ctià ha- bias ex ills geniti, nà cx dicendis in lib. de An.actus fpecie diucifidiucrfos habi tus (pecie producunt. Tà quia habirus, Bc ditpolitio cx dictis dilp. 3.9. 3.ar. 2.difTe- rix pencs graduü iniéGonc;vel remiffio- Vuu j mcam $id i o5Digokaddio Tledlgytofaaidiha v. .Q. nc;tant capéqtatieae mé diciarhabis tus, quie prius téati fax dicebaum xdifpoft tio;erpe Halemotfl rac uit; fiegiataroia ceraretor;it denetafct qa lidatd secéfaat & tofcquétethabi cófab(tfy sedo mit taziaa ric bPaprér uid Fé-quia ursgisidiflirang dersóftra offa fraprei-quédyquans ft düe demon vaaents propter quad, tedio eciaatintadem(cimia -fpecieiiffesnt ex di puit iieiedscfici Roo S ilgrsos: y 5célido:dy RO deturaliadpecieepre tet bis dodf;orobicxzAri[t. cite fbioduss t20tü zllionáie dumóq rationis fpeciesi Füréifa Enitrnart Jiesiapus i duci dcbee,erzo eui demótflrstiogpter quid, & potilh ma (pecie diffevceno 4 Biz t6 in hic cóimimi-racionccóue nfümeg damgns fitét peansirprokiaasScimanedista Bebityrad« (a tionis fpcciv sabítrae eatit. (icucqasgiscderméftratio-gaí4 fit diti plex fpecie y xadxa mem ponitur táqu&irirediaa fpeéicssfobsherna fuly démottratioriein coi & iux diuidit Acif. tcx. 30.«pet Hiocygs eft demoaftiare prim rnediata s- 8 dcmonftrace nom pez cime rüiediüta;hàgc dermortt ratione qut a, vel: uod appelisuit jillim vevópropter qaid, Fü quia diffzréisbaffignztarvel:si fl «i fryvel nó (itis probát inétü «IN i prima: differétia, q» demonttratio propter quid: e flcadar proprer qutd [it potiüliava veró eit fie, A [4 Cei rit fft yct vanz , nam. oi demontratio priori oft édir an fitu: Yicét loc faeric cogmitü pcxperientia, vt : «ect Scé: T. d. 3.q.4. E. má p' demonftra- cienc a priori a1 fit cffcébas certius & p: féGtias cosno(citut, quà pexperiéuà (o2 ki, tümqttia fi caufa remoca facic faite gs ent juiultomagis:cau(a proxuiyz; tü'qui Vaccidésett ad-demontltation£ , qp etfes fus prinécoguofcatur; vel.n6, (i codemy f&cdio demóttracar: Sectida ditfarengza y &t(i vct fits vtcdicemus, auaménommte siio differt oacfs focmalis: à céterisicauv d caue ince r fe, ergo'fi caus fa focmalis-(utiicientcr diit uvguit;demod fuation& potilli mna; mulsiplicat(pee ics dedoflrauonis,étalia ctia cau(arum gencra debebuns; fpecies inulriplicare y & csi iecindantemipqupnb (ut. sidera & vU y iecwie ics fis es gramen dier vibteeatxerorinis c6m exbil: reci hücajondüUan Ro qo bici (vmbemdiarusf OU PETEREERDUE tiené pro "peroa tà, ibik& XQ fari etirper, aceti dehsteinbec af demoni caionecnd dai inediinvai Poffecc(Tes aótius: )-piiemout ftrajionó uf, alcoriecó seni dor &ápprelienfronE-, Sc c demaorfs edges rti vdd qiidyiigho soatávia Axa UI TUE notiores; di tto Perprai gid 5v. nod emigy csewdd sifeóta diobis, Gc natura £o no'reqafitdhiee'cadicio 1 vide Fabel. iD Tertdojg hes fiacípecas n&,probquadaertat ptinciprorü eifice nete (perficit achat Aq ftrácioni;at primo pia sroccdétia abre: Cb veli cru romorit y velascocomiati i? dcinóftriioncigó 4 &oqug prócedüng c& dsaeg(rs cau(arG zcricrznnsp n dingnoni« dica qur, f aeciosti otov patet et di&ts diprarced. quip iotger£r de móttrarionesab'illisacotkit nes gicrgo dea mólttatio-«puria; & propter quidyerüt (par cies (batterie (abr demónlrariong tm €6i có émar tanqua- fub azenerecvniuactr iri quid:doilissxzilicabilislecaobam'ali» Qatamalosia zhac uv; non tolliz vnmo» eauionemex di&is.dil; p.m oqe$earcu: dii oppcf. arg. r.-quodxiemonttraiar ir ho (t vera:dismofficatie z; Tàauth. Ji: Naz«-orat,q.digenzis'di feuríuax al cf &a mo tio iciemtids (ed com:ccturams "Tr rex Arift, qur xo Poft cans pott defia tioné (eic demonitranon saddi,. $i dutcruofsTozias Srre iHiscanditi Yibus;góicifedemóftrationé; *détnenft rac (on qurenar T 1eriés illasa (lignatas«s mit cog: pec hic, demottcaxionemacquidi; c Gciéviamsirpurabetdcfi niii t apart Lr . peccáufam pxaptiam,& a. ;«próbariim- dora gotlibiranc ca cadsqjua val dd ao 9.1. Drm noie eor. ARIA 1L pi 3tlpotierioribiquod, Piicheo, Veni err vada ti:a demon(aa Ra eR remet aile io & tek.15,l; juo ficura wen caufam DAY m Xlatetipetisióné eben de T. UR eerie cnc «dapi du X53 "eii imc perder Mrd t áuo-iliá ad den: iieniioné pite itipliéitetude Es dlojtieriritcogaitlosq a Re ta" laocidersqoo iptelicsizAritempbis ipnecíor., quid 9uinis me pe ex notioribas;gpooeedefe ignótionbas ; Yr] z-quà c Scomdosid dang y EE cR Jong diiénace subdi cuc ee en n mondi uio gufa on quíctat intelleztü, vidi umiis ats prasccit, Bus 2x pitdp-har hien alcat ibnccàu(adrz dos ali xdcbot d . d »s]ez c pricdientio mnátutalis$, icr &atriacon ea « Tua» $ aon our propptiiótgays nod, agr Aetius e 393x];:xichov Uatiaao, de; Eu. daniuh3ituní gg can s.s X c baie mit Bind] dr noci qauopalis per.r iles debonins fg) ro tilbile eogupgl. €lliatiquali, 3 cu ine 6ecellorio, quod faará nsqua «o Su MAN SDRUtD dL iifRoy eo Rielcem;niaubdo: pot ac. ipKerttaulo mylicquaBa Wifeien effe, vopcrewel ads iodund enqpvoupcas Vei sem 2d EÀeiren it pa MRem dneoskteegrbaidojs; Üiepigcan *iaiovenipite ne peratut: - 49,8 er rey is epe ted prex méds ins cud. M HL ganUH (00 "fspliciteccpsy aticlud ad jo E: Afi sini ^a uie imt P ka mec La;eng Bb P 0981/£4;3656cr; ] Vira s inii secas epe meri odd v ái visi mole Vd d- mirer wem ied. Sensu t dd ilaedcoscr £A ed Re ILLE e steonRlfileiek: $33 p Kade Woienvis gerfc ide -86 MUS P3jac agn hephpicrijui etis an boa Padi. 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Ad 5.9» magis vrget ,dicimusex Seo. 1. d. 5, 4. 4.E. vbi doce: Do&tor,quo pa-. €&o per cxperiériam poffimus habere de aliqua propofitiove infallibilé cognitio- ncimyinquit , quódlicét experientia non habea:ut de cmnibug fingulatibus , fed dc plur bus,rcc quód (emper,fed pluries, tamcn expertus infallibiliter nouit, quod ita fit vniuerfaliter , puta quod. effedtus aliquis conueniat omnibus indiniduis,& sépcr,& hoc per hác propofitioné,quic- uid euenit vt in pluribusab aliqua cau ja non liberay fl effelus naturalis. illius ci «f£ , quia cau(a non libera mon poteft producere vt in pluribus cffe&tum;ad cu- ius oppofitam ordinatur,vcl ad quem ex forma (ua non ordinatur; & fubdit, quod quandoq; per experiétiam (citur effc&ü congcnire (übie&to , quo (uppofito dein- de intclle&us pergit ad indagandá causá via diuifionis , qua reperta potcft illa có- clufio à priori cognoíci;tádé addit,quod vt habeatut coguitio (cientifica, non de- bet (ciri a&ualis vnio extremorum , fed aptitudinalis , quia paffioncs (unt aptitu- dincs rerum. Tota hec do&trina pót huic rationi applicari,qüo.Cpoffit intelle&us cognofcere"prami(fas demonflrationis ab cffedtu effe neccflarias,fi non cogno- fcithabitudinem cauíg ad effc&um,& fi hanc cognofcit , cur non etit cognitio à priori,cum fit per caufam . 17 Dupliciter aüc pót p effe&tà demó flrari caufam effe,vcl propolitionc de 2. adiacente ,cdm demon(tratur ex effz&tus exiflétia caufam exi (tere, ycl propofitio- . ne dc 3,2diacente , cü demonftratur cau - fam alicui conuenire , quia ilii conuenit etfeQtüs;iprimo modo faciliter probatur y nam poteft y.g. intelle&us ex multiplici cxperictia infallibiliter cognofcere fumü rati ex igne; ex hoc inferre cxifte tiam ignis, quem non vider,ex cxifLentia fumi , qucm videt; at [ccundo modo fi üt notz przmi(lz,co quia in vna ipfarum. f. in maiori caufa przdicatur de effectu ,.f. ' rationale dc rilibili,in min. effc&us ; feü paffio przdicatur de (ubie&o ; vt rifibile Difp. DeDemoifratpe: de hominc, & dcinde in conclaf, caufa.fz tat onaile conciudiur cife ia fübic&o, & in homine , minor crgo poceft (cici expes tientia inodo cx plicato,& vt nat propoe fiio (oienuslisyintelledtus ab acta proce dit ad apt tudinem, uam concipit nece (at:ó cOucnire lüubictto propter expcer;é- tiam plurics habitam ,non.n. a&tus vt plu rimum conuenit alicui, maxime (i nó ab exitinfeco prouenit , n fiiailla re efe apt tudo ad talem actum; Poteít ctià co» gno(ci praedicatum aliquod conucaire fa bic&o necefTarió,quando prz dicati ne» quit concipi fine illo ubic&o, t par, & impar rc(pe&tu numeri; maior autem co- gnó(ci poi,vel yia diuinonis,vel etiá ex- perientia,fi vt plucimum experiantur ter mini illi coniun&i , quamuis non fe ha« bcant vt caufa,& cffc&us , (ed porius vt duz paíliones ; vel quia effc&us cft ralis naturz , quod nonnifi ab intrioíeco prov ucnire potcft . A Ex his dicimus ad 5.neg.antec.cam x. prob.nam poteft accidens (ciri conueni- re neceffarió alicui, & li ignoretur. cate fa, f. per experientiam;tü quia in demás ftratione quia ignoratur;nó quidem caus fa fimpliciter, (ed causá ineffe f(übie&to 7 quod (citur in conclu(.at in pramiffis (ci- tur cau(am cóiungi cum pafTione,& paí- fionem cum fubiccto. Ad z.probat.neg. feq. nam ad demó(trauioné propter quid nó (ufficit fcire,quod paffio fit à tali cau fajfed requiritar quod per caufam demo firetur fübic&o conuenire, quod non accidit in demonftratione quiayin qua folü fcitur caufam paffionis conucnite fübic- &o per paaaionem, & in hoc fenfu intel- ligi debet di&ü coe, quod demonttcatio quia nO expriait causa paflionis.i.06de móftrat paffionem virtute cau(z , vt per medium Ad 3.probat.neg. ta nüquam in przmilfis explicatur caulam Ptfiocis incf[e fubicGto, vt fit in cocluf. fed (olum e(fe cum paffione coiunctam 5 & paffionem cum labiedto, f. rifibilitate proucnire à rationalitaté,& homini con- ucnitcc;de quo iterü dicemus q.vlt.cóc. Tertio drg.quod hz demon(tratioocs non (int c(fencialiter dittinétz ; quia can dem fcientiam tjm a&ualem, tuin babi - walem 9 De effentia e fpecie. demonfirat e det.17. | 914 taalem generagt quando (unt de codem Obic&to a&ualé quia prz mig vtriuíg; funt (ub cadem ra&ionc à matctia  & et ciu(dé (pecici in efle [ct bilis, vcl (1 panàtar diuer(z fpecici ; cum fiot cau(z quiuocg , poterunt eundcm fpecie ati n(um fci&tificum caufare, cur D& ignis cüdem pecie calorem pra- ducunt; habitaalem, quia LIZIO hic do- cet quando: has demon ftrarioncs ad cádé (cientiá (pe&are,quod intelligitut có- muniter de habitual : Tü 2. vna fpecies, nó fic alia fpccics., at demonflratio 44ia poc fieri propier. quid cx 1. Poft.c.10. Reíp.neg.affumprum; ad prob. prime partis negamus pramitlas in e(fe fcibili (se eu(dem fpeciei, cum nà fpecificétur ababítractione à materia ex diGtis difp. prazced.q. 5.negamus etiam poíse cundé affenfum producere, & probatio valet de caufis :uiuocis inadequatis , & illimi- tatis, vc (unc Sol, & ignisrefpe&tu caloris, nen dc adequate vt süt mi(szt; ad Prob. 2-partis dicimus(cié- bo habitaalem EROR e(se vnam fpeciesled genere, vt difp. cit.oftédimus, idcirco non vrget arg. Ad 2. non serere bi Arifl.candcm demontirationem con- fantem ex jjfdem premiflis ex quia fieri propter quid, (ed mutato medio, & conclutione in alteram premilsarum 5 vnde nop cit eadem dewonftrado. 19 Quarto arg.quod dentur aliz [pe- cies. Tü ex Arif.1. Pott.42.vbi docet P ftátior£ císe (cientià qua fcimus 9 efl, propter quidyquà lt casqua (cimus quod eft ,vcl propter quid; & 1. Poít.8.docet , quod diquado cü cognouerimus r£ c(se, quarimus propter quid vm aliquando ve tó vtrüg;fir nobis manifeftü ; & 1. Pott. à tex.5. ví. ad 30. agit de demonflratio- ne;qua facit fcire fimpliciter, in tcx. ve- fO 30.diftinguit demonttrationé in propter quid, & quia, vbi & (ubiungit hanc petrinere ad fubalternatam illam ad fub- altemantem, & quod contingit lubalter- náté fcite propter quis ignorare gel & 2. Poft. 2 . declarat qo demonttratio pro per cauías ctficiéce, B na. ;& materialem, i non meointr. formalis,qua ad poxitfimà fpcctat ; ex qui- bus omnibus de mente Atift.videtr de- monfílratio propter quid à poc (liia vt fpecies diftincta posenda. Tu m 2. uia 5 Afecunx tam ex medijs,tum ex przimi[- Éis,vt vidimus recitando opin. Auer. Tum |A D ie quz fica,an (it, gd (ir, qua- e ity propter quid ht, duo viima [pe- Gant ad demonftrationes quia,. & pro- prerquid,ctgo alig dug dari debent pri- mis duobus corrcfpondentes. Tum 4.da- tur demon(tratio ducens ad impoffibile; item cum ex przedicato fupcriori concla ditur aliquid fupctius cOucnite inferiori, vt cumper viucns oítenditur fübftantía dc bonae; rur(as cum ex aliqua vniuer- (ali necefiaria infertur. fingularis propofitio: tandem cum quiddixas demonflra- tur de re,& nó per cfi c&tü fed per aliud medium,nG eft demonftrat;o q4i4, acq. eft demonftrario propter quid , nà quid- ditas nó haber cau(aim:crgo ali dart de- bé: demóftrationis (pecies ab ittis duab. . 40 Ad r.neg.in tex. 42. Aci[.ccs illos modos atligaare,verba.n. sür ciétta aur. €fl certior dr prioryque ip[ius qnc pro- pter quid efl eadem, ed non cayque [eor fim 1piusquod ab £ayqu« propter quid, quibus vcrbis (olà docet certioté cffc fciG uáqua (cimus quod efl, & propter quid. quàm eà, qua (cimus quod efl, (rociim à proprer qu1d,nam vt dixiruus , quod eft , poteft (crei Gne propter quid, noo é con- trà.In tcx. £.docetquód aliquádo fcimus quod, quarimus propter quid;-aliquan do veró quzcimus quod, & in a&uali inquiftione vcniajus jn cognitionem ipfi- us quod, propter quidyvt.n. notar Zab. cit.aliud eft loqui dc qua (itis, prout ante demonftrationem qua cü:ur ,. & aliud de. ij(dem,vt per demonftrationem (ciuntut, nam vgacantumqugítio poc demonttra. tionem przcedere,quia nüquam duo fi - mul quzrimus;fed vnam quaftioné poft aliam;at per demonftt ationein duo fimul, notificati pofsunt: quarc nó datur demonftratio folum norificans propter quid , X. non 40d c£], (cd (cmper vurumq, ooufi- cat,licét aliquàdo pcefseric notitia quod; cfl aljquandonon. Ju tex.3 o. diftinguit à demonítracione quta , demon(trationem,; propier quidydc qua faerat outs à tese. $.Cum 9g Movspifcderr PA bÉDÉus inp.. «Cute viri fabditifubaltavamem uli- quándo neftire qvod eflsquáuts fciatogrg- pierquid, leQuituribi qe9; efi experi tÀli;& feti cuo, AX, Peraog nttioné eni d- é labio; quar e&di: iazaliqqmod fikeuld- re-j noh dp co /quód hálic éivcimcelieQrida "Cog niltiórt s & per demonttietipm j qi eft vifuor faliii qaqait aser tt pc euis [cre muera kt, 9i mplsnolra tire £l rid wefciác quia tion aduertit. Exen. 2 5:Lolüm deducit demonfttationépro- pter quidydo ctícifpecieinfimü/Ad $;pli- ict quómodo entis àlfigoate uión faciadt ad ré ex dict iiyprob. conico Ad 3 o€s ias quacttiones pertinerd'adhás itr. demonftrationés y dá fi dertón(lrávar per ropríá cali(áthy [peBátad detótt ratio- Fate foem di Ord. simi (Bi det Efe Tero, feierte Mod AA Su onn Vue eed F3pefte v Vebefe&basiv dl er ed Ue EM Es riq? geihdnfraeiónii d Sh fciam eol Cx fn ixedeRi Wieauiiyc gehen üe- biccto' friei^ yidctà (- no&it Auerfa qi-18: (bct. 5 dola j&il&is cfe deiderosfcationg iguiu» aite ü13b1u:» 2213 é propre? qii, fi ien ratur QE b X3 $i132& & onvidoriflds de ad dcchófpracie 35au eR T/QCWSESN 5I tio:duéens ad impii diosa ri "y dio D 1C P T ng is detmóftratio quis vnà. bpoqué. M Area T n6 ichidis eedieitiradiias wtdblinsus ken 2 p Taft ira Gir 6. Prardichtatn ple aa 1 imme traut el rius i per ptókiinás &adequd fitsése ybiay]tod ila pt Kar ve d rárut de esperti De jn dias qua ftnfibile de hoailüc;cft demó ft tatio próv id dcionftrasronis, propter tid yfi wo per.ptopri& cánfüimy vein EUN bieih 'adaquact& exéplo dc (ubftacia pér viuens, eft demóe firatjo q8j2 . Cur de: fintulata demon: ft ratur aliqtia paffió; quamuis noo fitis 12,8: Íciencifica démenftrarioy cft ramen fuo niodoad- hás demonflrationes redue cibilis.. Et tandém q. feg.dicemus 5 - pacto iip poffit s: í í uiunxup t 3v ob Qv 4 /5-T4p-Q.v Hyocoup p ?u E cimi Benonltibiis, s PNG ode fyl zd tno t proximas Téteritré priedicavi c (ubteóto jfeumds toriensimiinrao qimori y prie rien tquodiibet genusc poRig D e imi ems ne,& fi Uie eia m fit ddtequaue Psy hat vus em ie làroá actione siis cfcdoseididhsi Prid d dem cox ppm ldemóftra- € dil icitiorren cau(gs f yr eme em i; müléoieffidiensemóc gu»;v 63 igo. Alb; pofitiotibus; quía &$ftaeg  oQirtuprimaaoque fiet par. RUIT feeeafun fanidpede lem pubis tfonis part ériii ed emon p prean(- n andres. ci&ucmul rait Hel fh erre im Propeteden téià lem fblamq: tor. Gir fn Site etr ir au foedera afia 71:08 lev oiaDPE ra ) ua á bei alib fyltosif mo. ftmaior caufarum pene adinticit: dimus: i aci. pa etes predetto tetri Auetr. fiere'i-oflcoms i6. pof eadtee raesent [zr rata na rer idein Vin ómcdimjor qui quiddide riget p streftit, med demóric: V doctstoplosapp clair si$ s rii cámirátum e(fc UÍ caufam piorima, dedans nc eUe t reg ed onftcationeYo*oper Qros « Ob po- kal gium hmmm em Sca-siteo 22] bonae e quai vagtidy urtíica Q n: £yg- Sont» im guns oli pude pn clafienem démoftcatoita;D9 Gs cie.-Pri- An PBi Aia octtik qtu de Eos Rc vta jr aliter eme] :coaelquoq &t per.o1a gene» sa depooftrabijlís,. vj pr hien aufà e fheiens fit apta raliquindo: Caufa éotraalissSe».ncs iacelligi ur de qua Viber-caufact. per; acaidens x (ed descasfa er. (es & eum e(Te Gu enmuertibilis.& fie plicata prob/prim anth Ati. nam 2, hy[.22«doget xquód tunc (eimus vad- quad; cum «ogne/Giqus ? quid ; hoc aüt:iccidia qnando sccipimos primam eaufauvproximams & 4a) gyediatà;; Sc de» edcclaratiqaor!inr qsufatum gencras detex«68,coaclüdicqudidiquatuor süg tta caufarysm ,& qp for maprero, 1p5i& wopter quid comprehendit s &7. Mato . 49x 60.ait queftion& propter quid mos . gerh& refalai pec oia geocray & 8. Mets pné rnPhyf.7o. phyiicumait per omnia iatuor gencra dcmonttrare i clar ius. 2- (l.11- ex profefodioc mouct quaticü, affirmatiué refpódet, poftqua.n.qua« qugr.gencra numeranjt , addidit, Qmes. tfl a per medii moffrautnr, n demon, ratione tanquam metiiura ingredi po(- unt,& exc lis rem oranifeftauindactiug, -, Deinde rpbirónenam ie quolibet Bex pote (t dri caufa perfey & adaqua- da cinuseffcOtus erguper iplam poflet ecinon&tar :preprer uid y antec. patet ex nonamplicontias (x jndu&iono nam in generecayía foynalis poteft. v.aeíl fenti iaa, dpmonflzark per enimag (cn iiam y. jus qticau(a (eraalis phylca y Be € pallionpar definitiqnem (ubicz "de 3i qua e& fora tietgphy fica; E acce nct conie dg coinpetio phyüso p9s demondkrari;pet That CHA priam yqua. cit caufa-mte- zialisex quas notat. $0.5. 222 Byitom [tc fpi nale deimelleétione potcit dc- gnon Wrap? pecfptibgalia aem. & ioi ma- ! ust AjcBesiedieDetvenfitonque. I wpay M MMans eff «au(amatez -iglitatis; án quain io recipitur qi. muljü m esr uir ca jndpicitua- Ji; ficeriispotctit demóflrari vitalitas de actibus liberis, quod fc effenalis ipfis, «ex hoc, quód à principi )svitalibusprodu cuntur; & liberas eficptialis de actuyg- imas Quin principi iMAvepitlfique, iiam principium vitale non*poteft opeca- xi nonc üalitet y. nec priecipium liberugv haturaliter; tandem de cau(a finaji pacetynam domus y,g«ideo eft lapidibus, him eps cen(iracta y.vt. pe (lit aes à plu- yia; & tempe ftatibus dctendere, deagbu datio fic proptct (apitatem ; büc (pe&anr ftrationesAnIt«do.eclypli Lune propter terea interpoljtionem.igter Sot lemy& Lünam;quatinterpofitio («haber vclutizcaufzcfhciens;& de illuminati'ong Lunz.psulatiai facta propter: (phericam figatá qua.rcduci-poterit ad genus nríatée rialis cane, quatenuseit conditio quedé fabiecti illuminati v Accedit, quod cut cX hisefíe&ibus à pofteriori demonl(tgas ri poffunt ipforü caufas ctgo.a- priori pes caufás poterit talcs effectus demóliteri.. coSecüda pars manet cx his probata n ficut non iinplicar eiufdem efTc ctus daa ri plires cauf25 diuerfi genoris, à quibus pet fe dependcat,nec implicab r per.illag 06s démontlrar.t hinc Acifk.1. py. rait. bat. Twncputamusz ognofcere.yniq. CWcaufasprinas eogpouerimusst?; pei cipia prima v(qyad elementa: exquola «oaliqui deducunt ad pecfcétá(cienuiamy requiéi, quód per ocs can(as dean tecti Qy:dictá intelligi dcbet de. (ciévia períe«- 6a (amplicitcty at fatficit ad (cienam im aliquo. genere perfectam »quód demons fitct peraliquàacau(am s vtcoitce doceat Expo(rtorcsirca illum tesiüjco yel max ximcsquod vnadetpóüratjo vpico«nedig, Conttáre debct, vari deg: dicemus; fx wng cagí(a,& quie libet cáu(ak propriéetenta pecícQtà natoo:gcnere; quod-oxprelline ducttri Poft. 45- Exéplo: quos] ;-potres Mlaftzati, vcoocat;Aucifa ctiloók.3 «nan pron acie e age RUNI M ' rlicitinaactuitmoralium , &. cuta € beauusl;acmotdinatasX quia cft azens hberés ae ctam alijscxempls adiu " on- NU WA WR 916Contra primam partem concluf. arg. Tum quia non poteft ex fine demonftra- tijbac.n. cau(a non praecedit effíectü , nifi intentionalitcr, quo pa&to non dicic ve fa caufa,nec realiter proprie cffe&tus ab afa dependet,vt diximus difp.7.Phyf. q. $.ari. 5. Tà z.quianec ex lente, quia sion adelt inter cfficientem caufam, & cf- fc&um neceffaria connexio, nam pate(t e[Iiciés cile fine effe&tu,vt adificator fi- nc domo:accedit, juod medium debet cf fc intriníccum , quta demonftrat o eft ex proprijs quae funt intrinfeca, at efficiens eft exccinfecum, (cur finis. Tum 3. neq; €x agatertali, qura medi cft necetfariü , materia cft caufa contingétia & corcupti bilitatis,& eft in potentia contradictio; ni$ ad cífc,& non effesitem pallio nonc greditat à materia, fed à totocopolito, aut faltim rone for. ng ex Sco«.3 1. vni. «CÍr à materia pallu'at (quod nó videiur verum, quia materías& efficiens nó coin. cidunt )nó (c habebit vc caufa materialis , fed potius vc efficiens metaphyücé . De €aufa formali dicemusart. (e. z$ Refp.ad r.finé co modo pote, vt mediuma(fumi,& demóllrationé cx co fotmari, quo pa&o inter cau(as numera- t0t,cam igitur finis, quamuis meraphoci- €8 caufetyadbuc imer caufas phy(icas co £ineaturs quecenus eft radix ois aCtionis ag&usyquod allieit,Sc mouet; vt ex plicai tnusq.ci.art. y.ad zin hoc (enfa poterit admxti ex iplo contici po?e deimonftra- tioncs, Ad 2.cócl. ioteligi debere de cau ft efficiente it a&u, qüo ncceífarió con- Xingitur ctn cffectu, vcl fr de cfhciene in poteriia ctit fermo; evi de cffie&ta. in nee lo jui debemas, ia quo feníu la ét ti&ceilariam comexionem, vt diximus 1.p. [attic.irac. 2.6.3. Neque requi ritur mediire(fe wrin(ecuny rci,4uamuis dicatur elfe propriu mynó.n. imriafeci , & ptopríiam conwertücur «; Ad 3« materia eft cauía corraptions , & contingencia zcalis,& imcomplexancü hoc ramen ttaty quód (it caufa nece ffitatiscompkexz, & fitionmis (empketnz veritatis, etiam cit íiccau(a , nam vceté demronitiacut €octaptibilitas de cópotito , vt dimus 6i y. przc.q.2, arts j.adalud dicumus gai- — Difj. DeDemonfiratime, fiones o£s totius compofiti ab ipfius na tura immediate fluere aliquas tamen fóe nc Xlliquas róne materiz,refi quarum matctia erit caufa metaphylica radicaliter (hànc.n. caufalitatem nog repugnare materiz oftédimus difp.z. Phyf, q. 8 ar. f.) dicitur tamen demonfiratio procedere ex caufa materiali , quatenus caaíalitasquam erga fübie&tum demone. ftrationts exercet materia , eft inpenere materialis caufie , & medium ponitür ia demonftratione , non folam vt refpicit paffionem, fed etiam fübieGü,vt art.(equ Gftendemus; cum dicitar aüt à Sco. iA fion conuenite fpecici rone forma, pet tormam ibi non intelligit cam | v i nas à materia diftinguitur, fed indifferenter pro principio intrinfeco ; & quacunque. parte definitiomis,ná vt ait Atift, 2. Phy(z 27. & $. Mct. c. de caafis,omnes partes: definitionis funt forma , cuimsrationemy H-quiaomni$ affi gnat Sco.z. d. 3. q. 6. realitas fpeciftca, quales fant definitio« nis partes,coftituit in cfTe formali,fcü in elle quidditatiuos& realitas indiaidut.có- ftituic peecisé im effe materiali scu come  tra&o,tleoqsilla entitas dicitac formalisg — hzc matctialis,& quiz materia cft parsef. fenti& y poterit in hoc (enío dicj forma « 16 Secumdoarg.contfa z. parcem; má Atill. 1. Poft. f.ícientiam defimuit. pet caufam per qdam rcs e(t. y nomrper cau(as- vt [ignificaret vnius rei vnicá cffe caufam propriam,quod a(lerere videtur 2. loft. 25. Tum quia medii tanc eflyt quid pei accidensaggregaterm. Refpébi. Ariit:af- figoare quod ctt fimpliciter necelfarir- ad acquirendam fcientiam perfe&ti , faba - &m in aliquo genet, f;quod decr falcimr vna pct fe caula , nom negare tamen quiae plutes poffiat dare eiufdem eonela. m £y Poltidoccre idem pradicaià de vm fjyc ^ €ic demonilratum per certam caufam. y pole de ais per eandear. demonftrari irtahscaufa ill:scóuematy vt patet dc frtiuo per znimal demontitabile ton (o. Id de homine fed étde equo. Ad 2.dicia thus conchit.. inm non demonftzari yni* ca demótbiatio nc pet itlas caufas; fed pl. ribus; ioqaimur aü: de concluf. non fora imáluer, windudiordiniad jnmopeg — | -— qnem certam , i cui tam vt Gic diderfificator «d diuerfitatem * principiorum, fed d« cencluf. materiali- "ter vt eft vna propofiuio demonttrabilis. ARTICVLVSII. ' De medio demonftrationis pot ifm. 4 Emóftratio poti(fima maltipli- » Dae accipi folet à DD. primo ipro fpecie cód;ftin&ta à demonflratione quia, y propter quidsquo sé[u loqucba- tut Aucrr, & hanc acceptioné abiecimus q. prccd.fecundo prout à demonflraiio. nc quia leceroitur » & vt fic conuertitur Cü demóftratione propter quid,& nos lo cati famus in 2.p-Infl.tertio prout efl fpe -€ieslub dew Oftratione propter quid, có- tenta ; cflq; dem óllratio propier quid , Aimpliciter,& perfc&iffima,& in hoc sé- fu ipsà accipimus in przséti  nà cü dc- -monitratio propter quid ,dicat cognitio- idcatem habitam per caufam in quocüq; gencre cau(z yeró nó inferant cerütudinem, eaiden-  tiam,& nece(fitatem, quia vnacít intrin | fec; & effentialis alia extrinleca,vna in- fcrt certitudinem phificam, altera certitu dinem mctaphy ficá iüxta dicta difp,pc- ccd. q. 1« idcirco per demonfirationem potifimáinteliisimus , quz perfcétffi- Tam parit fcientiam.f. ia maxima certitudine, & nece(Titate, & cui fpeciali mo- do conditiones ab rye rl conue niunt: & 1mus , an quodliber genus caue fit donc mediü ad p à talé (cientia ; verum eft tamé, cy P. Faber theor. 10. videtur loqui de deinóftracio- ne hac, prout cü propter quid couertium, poti ífimá a » quz. procedit à eol dliaoaiicaciont quia, quie per cffa €tum concludit;at in zheor. 14. & 15. alit- qualem videtur ttatuere diueclitatem "Pro rcfolutione noc.caufam cfficienté alià cffc cxiinfccá;squa agit actione trá- fcumtes.ian fuoicéxü diftinatü, alá incrin Éccáyqua «alis dicitur, quia agit in (erpsa » & bac cile duplice, vclun.azic actione phy fica, cum;níc producit cffectü rcalitec diitin&tü,vt caua in fe caulat frigus y vc] aQtiooc inctaphy (ica , quando .!. pcr Fchaitastiaq act pyficam: ab 1pla cmja-  Queft.11. De medio Demonflationis ofri-3T.— 917 nat aliquid folum formaliter diaer(uns , vt fant paffiones rerum;& hzc cau(a non erit nifi elientia , & quidditasfübicáti , quz in ordine ad pifTiones dicitar cau(, efficicns metaphytica, in ordine ad (ubie &ü dicitureau(a formalis ; quatenus cft quodqu:deft ipfius; pó: €t inotdine ad paffioncm dici caufs formalis , vt notat Aucría q.23.(c&. 7.quia eft ró prima fore malis,qua t4lis paffio cóuenit fübiecto ; infuper dici pót materialis caufa , quia à fubic&o, in quo paffio recipitur, non eft realiter diftinéta,& tádé dicetur finals, nam paffioncs ad comp lementü,& perfe - &ionem eflnriz fubie &i ord'nantur. ' . 48 Infüper not. de paffione triptic& dari pofle dcfinitioné, prim& formal£, in ua ponitur gcnus; & differentia circum "an finé per (übie&tum , fiue per terminum , vt c lyp(is eft priuatio luminis in Lunaà sole recepti : fec dá caulalé,in qua ponitur tantücaufa propria, & ade - quata illius patfionis,vt eclypfis cft inter pofitio retcez inter folem, & luná : terti ex vtraq. integratam , &ab Arif. dicitur differre à demoofirstione fola termino- rum pofitione,& ficu, includit .n. totum id,quod habet demonftratio , vt eclyp(s eft priuatio luminisin lona à fole tcce- pti caafata per iaterpolitioné rcere. Tà- demex dicendis art. (eq; in hac decion- flrationc: proprié. concludi. patlionerü de (ubie&o: bis preacceptis. Mirücít,qui varij (inc intec fc Do&t. in hac matecia.INos principuliores rc «cc mus fententias,Zab. lib. 2. den edio c. - móftr.(u(tinet glibcr genus caofz dui - fit proximü , (uificere pro medio demóltrationis pociffime: Fab riheor; 15«folam cau(atmformzitem adauttit pro medio,qvá thcor. i4. dixit elle definitio- né fübiecti, nó quidem fecendam omncs partes , fed (ccuodumn vlimam differcn- tiam:alij pouunt pro medio defiaitionerá totjnalcin patlionis ,quod probabile pa- tatur ab Aucría cit, aij. intcgratam ex viraq. ita prz(eruim Caiet. & approbant Conmnb hic; alij dcoiq.dcfini conem cia falem pafliojis quz noa üt defiiitio lu^ bic&i, vcl fi cíi valisynon pc nator inediü, quatenus cft(ubieétt defipit.o , (cd fold VUfpo X ef De dieviüinfiraeiafi XA aa, e(t cauía patfionis, ita. Tjald.: AgnitatFase auo €x 2)Poft. 61,52 e AM 16.dilpp. 49-3 dub.2-.: 5001 g33 329, d 1a o-us pus non: dcfitiienem fora.a'tm paf(licnisjam ex caufaliy Sdes- mali »:cgratae , fcd. caulolem saptifi med Bde n. oflrationisqiaufbu;ite Sc. gl oilig-56. Tatsgpepnl Trpeb.ó: Mer. G1. Sonc qr 8 Amie cit alij; prob. «pri- n0. «qucd tormalisdet nitiopaflionis, fi1, m, cdxum cx Seo, «im quiaillud aon. Hn medii im d«monftreuone pofi ma;qiue £ogni.o «ontingiqugrere propier. qu i5 t ubieóiosl d cognua paffiopedcío- bn &o, ge 3 «ips Íotmalcm dcfinirion&yte- flatasfhug inquigepdaycerinfit(ubie Glo, qi quia. iia e ;eit caufa inkaren «uz paffionis n Sc. nator patctaquía, pr: & demot een peediliee Ufl ma: dcbeptex cantis proctdtres SX; €x immcdiats;« Tum quia definivio: palier e (ubie to sion. pizdicatur immedias vt necipía pafíos fed mediate,-er- aonrqut ad :Ipiedipm 4 (Tarn qeia.pete» [s Principi me — — au Smacmefp ub s imb apium ad Jridcodum eme foxmal;s. jMins pa(iotiss 3Turn qu jor cflct inpatural soma in dila. tom dicretgr de definiiont »:cu iq ; secundo quod; PNDAMNA FxionpMA renis ib dta ip gisdium s Prob; quia Arift, 22Po(o. Sx (Poft. 224 defini» tionem diüiigit in illamspug ft principii) (eu aiedifi jin Mani que.cit cóncinfia,& in cim que (o! a pohitiant. dificttà detuó Dirauung ; (ed dcfinisiopoffioniscex fokr mali» & canfali intcgráta;continerat: tub Los tto ébros£I g8 no £c medium» terxerun dcfniso «oincrderet ctum pti» $92. Tum quia;oó cft yra;per frd dux medium au m.dclicuef]c ger; ác ynum, Tom quialicét.yngm defidiv tioncm tonficc regt; uimcp — € medium futiopesuiul Tationc definitionis (otmalisgkk wem fe.cliet medium s (ed per aci perd Quod Aoiutertstdebeikio cus Gl UniconeuD tudiem Me ect atr quidycn 2 dole n Ígd.pex.eaplaax paflionis (arisfis buic quae Ldsia mquatir caus, «ur Mp Aoqumeigpua que vltrà querit,crgo caufa, feü s Cau- "m rhe pi rtiediptp. qu. de 2. irse gary Cu EU Np pas di ; baee &afrfiti qiiacersusoft Nu, cur quiliofbta dubicéio: ^T. patet uffici eri I$ dft, prae UiBoiteodr vip cx jd scd sbto endisse demoAftrae uomis! seen d ociuulie utm demi Ee de itátiua oni ta: iod; ( ÁTATTT t'gaufa pafl cs : itio fübieGti cócutrit edet re een dp M83 dx Mur se orutarmg cec priinó: réocaralr-fulbin&á sri btadaui nari ue iab can excrinfocae nori conficiufio pcopofitionty vniueríales; pec e iai irm nm RÁÀÓ99 0 fum; quia etfi e 'perícícquatu cáofamiscaufa tamen non (empor s Vel ale qarerdeaeryo slug cae patet derit onet fa-ecly fido di deamers laris eít-cauía niis ;& fusd otteiidie PidlFabor citston» 1704) iiio cüaíce mon r ifice- peo medi poaífis mae y paiccconfeqi quia perianc- mellis imoedermotidra 5 d.a dus &iflinsa eft ocium désec qu ftio . predi toad apeirdig yero c nir Jiexef vein eie cd fput, praeced qiie t alibi Mem horae men g debere etfi m-5312 Scgutido; : Med eren erem dran chifal ftia Ar igchiedidtus cav intimt paf fsótie&(ablv£toi; quiacali pfá vanquar ab ada mice gu X a a & taauferütumy cdi ees $»/TGquia ai anllüd; ep . ck j aliori voe dn Cz deer eie [t] caüfd; Qiccalia fiit éa ida; ipfe e(t maxime cilia da r inécis;fed des Ee Gift calfay cub áli (iat mes eirióftra actedüc ad defiaitio ás habencrónem Schoeqa Ubrtipiéi accade ad ideni onttibie£ti qum 12iux* demonttracio ratió Mert i atió né a diehutieius bct effc maxiihé deavsplicatanidi &o per qienseále crit fübicéri defiaitiocAc dicaucor í uu rs&ude An. riScacde Anis. clare docet quideft fübitétic(le caufüdydetmodfkrarius om- t ionis; Sc hàc catione in-27PoQ gie Ufifiionc:, quia: f eff medium. o0» iodewmi pol- Zee uc tio H$ país ; (Icinedium huiasdemon(tricionss,év £r prior Gt alteraeffencizlicer y vt optimi: nó'ac PcFabet contra Zabu& atioyréeeg« tiótos , (uRincnces inc pafsionibus elséniai: Wet osdisiatis: ciae polle péo medios affümi indeaion(tiaione: pon(ssma ced fpeétu fechinddi y Fas ibshaiase(] quia'ta Ldetnónitvatio neoeller pep verga cau» fa aciudleqBiiedaeisydamo pafsio pripro sc? ulasitet norbctkaautopof aas 1d; -nzincer iptisctturdaet£e ctuaav.ab6sdé cüifa tvofi ond Qoi 3A cflrGpvs| necpri) mb palsio cà Wibincto tacivcpróporio:» rici oiriediviuvy vt (»cxet/xtno- tan dium ty quio d haseruetiomtiaqo fic pogtsi-! mid 86d poca tiodt «ion d radioqureo Aptipcc do Nec valed aeree aee aconolta liio p iab, tgo d'onlggn a PNE iode v giai govib june r 7 Sus tisDelsioDoünfrMoni dI. ocn fideméon fequitsr illa doaion(lracio. Not valet j:quia Arift; definicns demonttrz, dixitexqm iata prmiffa tonftarcyéed excimmediatis ; de vtraq; id prm peniuepaa aetates conca 12 mam pafsionc$ à:tota rei dnida dit ty perbom fola e osa fcd etiath chéngtoria! conflitüitüc bx. diy &is difis Py qi rz:arirzidátcó- defi nitióo4übie&tzponrtar mediam-fccundamr omticdy partem! quamuis: ràdicaliter we plartata ntarformz vt dixis mus-dtticopresedd,-o 1:0 6m 419 ^31 Taodetn g non folür fie medii, vt eft'édfá pafsionis , verum:£c vt definitio: futic&; Drobimedimm ermediünonfos lunid cere debet coumexionem: neceffal riain t6 predicate y (elieum puísiono fed q*o«quc cam (tib ecto-y quia ideo fübied etum necetTinio vai cüm país;onc ii cócle(ione cóclüditur,quiaambo itprara rhifsis-o(teridüur cám mcdio enita, erga fieut eps ara" cago — ter, vt eft caua pafsidnis yj quia. fàb- ratione'e(É neceffa rio cónmiex e f$ pavifonmüer vt dofihitio: roe i mlfter modiam hommaterialitervcafo [éri A cdiciquiauiqo nif fiu ha 6 rome dis cic oicuioncam mollaiamrcafatie Qro Coutrà: primoóy:x det:mio Bere irn. amnem dempnz fuarionépóti(sima ; Jum quia! LIZIO la Poltzcomis 17a: nwdiümre e doBinsiod netilpeinhi xiremi.iopatsionisc Tüm 22 defiai ci ofóran ilis. paísiomis. c [b. proxiitya] catüía cónexiotispalsiómis\\cabubic&taye quoa hat ccoünon x wtiedidius prouiaims cx ríaédtapafsión jd trauy: (abi ecbi crgox dcbevepoanódiü.Tà y:: pa(sto romodiad &wic tb proppíte dbfiniioor y: & ipfa mest. d-anke^nettdefiaitiom fübicGti; ccaodllar dothontdvarié» e" inedia o6 ifta zqhia ex ume diaus; Ippabdius, — ma debcteetse oiaiduns beneris;s fed: pa ficie(t dcgremote: roo: dedi cri ipísas defimigio-fürmatis ;unz):e( id cod eui genere 5 nó disfiri pub Hectavas aliuucius. T dapgzenédri iq metet qw t eA ne ae 0e axcdyis.n (jacit pottettas fub:e&rog, élus pafitong y voc autéxb Dmm finitio pafTionis,quz cit prior paffione, & poftcr:ór fübicito, definitio aüt fübie &i eft prior ipfo (ubie&o, Tum 6.defiai. £:0 paíficn;scft notior paffione. , facit propolitioncs necclarias , de omni , per fe,sin qipfum,& per caufam,ergo habet oés condiciones medij. Tum?7. ex 1. de An. 11. habetur ipfam quodquideft cf- fc vtile ad aoi enda cauías accidé ziü fübítandia quibus verbis videtur. significari definitionem fübictti c(le cau- fam primamnan tamen proximamyergo «aufa proxima crit definuio accidentis , & paffionis, fed dcmonftratio potiffima e(t cx medio proximo, ergo &c. Tandem non poteft demonftrari animal rationa- Je cfic hominis definition, quz cft pra- dicatum,nili per definiuonem ipfius de- finitionisdicendo omne explicans quid- ditatem rci cíl definitio rei;animal ratio- nale cft buiufmodi,ergo &cumó ti quz- ratur , cur animalrauonale fit hominis definitio: oprimérefpondetur , quia ex- plicat hominis quidditatem. 33 Refp.ad 1.loqui ibi Acift, de defi- mittone cau(ali ,nó tot. mali:yel inquic Do 4torsonon loqui de potiíf;ma demonftra- tionc, Ad 2.ncg affumptum aliud .n. c(t aliquid eíIe extremü conexionis , & e(Te; «auíam connexionisjpa(fio, & ip(ius de- finitio sür extrema cónexa cü (ubiecto , fcd caufa hiius cóncxionis eft definitio qu£ &t cft cau(a cnticatis paffio- «is s & conícquentecomnis habicudiuis gaffionis ad (ubie&tum. A d 2. ncgat Sco, amcec. nam defiaitü nó inelt definitioni , ende tám paíTio y quam definttio paílio- inis immcdiaté míunt fübiccto , licet de- fünitio notius inf1.:v raque tamen per de- itionem fubieóti. Ad 4. neg. min. nam ptio non eft in predicamento diítia- €oà ex dió " 'iq-4.art. «Ad f.ex Tat; ma.quia ad. Sidon iemontraionia flic een wi aedi in róne cognofcibilitaus ii. q fit cau(acur cogno(catur inhatrécia pra dicati ín (ubicéto,non aur requiritur vt fit medium quó ad ordin priorwaus , & policcioritaus » aliter ncc cff: ctus.q ci. , potiet e(fc mediumin deine:ira Difp. De Demonflratione 2... tio non dicit frente quidy& caufam ine hzrentiz in (ubiecto, vnde fieret petitio ijynam cadé cít queftio, an Luna eclypfetur , & an Luna priuetur lumine s. an! fic rifibilis& an tit aptus ad rie. dendum,jAd 7. folum (equitur defiaitiee nem (übie&i non cfe cau(am proximam uoad ordinem , nontamen quoad cau. litatem , quiaab ipfa omnia emanant £ . vcl per accidétia intelligit accidétia com munia,per caufasaccidentium acciden- tia propria , quz à definitione. fübic&i caufantur. Ad vlt.illam non e(le demons: flrationem poti(fimam , nam cffe definitionem formaliter dicit fecundam inten» tionC,quz non conaenit e(fentialiter mali rationali , fed accidentaliter , vel Auería effe quoddam catum quidditatiuü , adhuc non eílet di monftratio in rigore , quia non demone ftraretur pa(sio(ed potius pradicatü fue - petias de inferiori ,vt cü oftenditur ho« minem effe animal per eífe viuens feníi« tiqum, in E przinifsz non fant coner. tibiles: & (ecundum quod ipfum, vt pa«. tet;vide art.(eq.ad 1,contra 2.conc 34 Secundo, q definitio pafsionis ex. formali, & caulali integrata fit medium; prob.quia Arift. 1. Poft.c. a. docecidem cse quidefl , & propter quid , crgo me- dium debet v pie quid e, peine ,& ter quid y crgo cx vcaque definitio« La 6rd iq ex m ib:d.me- debet eíse cauía , vt pafsio fit (im- piu & init (ibieCto , prim praíta - it definitio formalis, fecüdum definitio caufalis. Tam 2.medium eft adaequata s €au(à cónexionis paísionis cum (ubiedtog ergo vicam |« definiuonem continebit s prob. eon(eq. connexio pendet à (ubies Go, X pa(sione vtab extremis, ergo de« finiuo. fubie&i , & definitio palsionis erunt cauía huius conncxionis, Tum 3, mcdiü buius demon(tcationis debet. caa fare perfcótam paísionisnotitiam , crgo omné cau(àim , tum formalem , tum eHh- cientem includere debet ; quia cognitia perfecta cft ex omnibus caulis. Tandeua praeaniísat huius demonttrationis debeng . elsc maxipé ; & immediatg, ers Conc quia Adé.dcheirquia hec defini go. A eo deber pro me«- ERES 4" E' u 7? — mss ] Q. I Demedio Demopfirationissefrt; I.9t. dio;nam fi foláe(fet definitio fubic&i e( fent maxime propriz lubie&o ; non paf- fioni,(i dcfinitio paffionis tantum, efsét - myaximé proptia paffioninon fübiecto . Rd in Primoloco Arif. b era de d (abie&i, er quid pa(fionis , v ue o definitioni fübie- &í,vel 6i loquitur de qxid paísionis , non eft fermo de quid formali, fed caufali, & tandem fi loquitur de quid formali, non intelligitur de medío pczcisé fumpto , fed vt in demonftratione cápto, & de to M igawraj e dope deis omi tcícit que (tio pro CO EN Y verum ctiam qua "^ Sour, faior M ?es, per quae 1o er qui pcd vela in 2. loco es car " de finitione (übiecti,qua eft caufa vcriuf- a(sione vt ab extremis, fed à dcfinitio- ic ubie&i pédet,vtà cá,nó à definitione pafsionis,mediam autem fedebct habe- re vt cauía imexiftentize effecutiua. Ad 5. cau(a m notitiam in fimpliciter,vt diximus vel &Giorem, quà aliz caufa , quia quietat sntellectá , & quia defiaitio fübie&i aliquo modo &(tin omni genere caufz . Ad vlc.debent (fe maxime propriz quoad. caufalitaté, -&d quod (ufficit, vt m praemi(sis accipia- tut proxima caufa inhzrentiz , non verà quoad formalitarem, itavt mediü fit for- malitas pafsionis ; rmó dinerfum c(fe de- bet,cim fe habeant vt caufa, & cffe&us. 3$ Cotra 2,cócl.arg 1. qp dlibet cau- fi proxima etiam externa poisit effe me- dium in demonftratione potiísima. um quia illa dcbet dici pots(sima demoaftra tio,quz perfecti(simain parit (cienciams itavt de re ni! amplius quar; poísic , fed qualibz cauía proxima nara ett calé pa- terc (cicntiam , ergo qualibet poteft eí- fe mediü;mi.prob.ex Arift.2.Pott.c, r. vbi docet per caufam farisfacienté quz ftionsproprer quid (atisficri omnib, alijs qugrftionibus, & patet exemplo, nam gu interpolitionem tecrz inter Sole, & Lu- nam poceft fatisücri omnibus quzttiotibus dc eclypfi an (it. quid üt , qualis fit, & propuec quid tác, idcm de alijs de. mon(trationibus  4uàsaddacic Acitt, 2. Pott. T um 3.qua cclygus dc Lunaj& ti. Lew milia accidétia fant per caufam propriá demonftrabilia, propter quà rcs e(t, fed caufa eclypis, propter quam eft, cít interpofitio terr , ergo per hanc ccit de- monftrabilis demonttratione potifsima. Tum 3. demonftrationes mathematicae fant certiísimz, & poufsime, & tamen vt plurimam procedunt ex atficcedente iam probato,nó ex defiaitione fübie&i non enim ex definitione quantitatis pro». tar mathematicz conclufiones., Refp.ad 1.ma. effe infafficientem,nà vltra hoc requicitar' vt'quietet intelle&ü per caufam proximam, & neceffariam neceísitate metaphyfica, quam fola caufa formalisin fenfu explicato continet y ideoque nezari debet demonttrationes , quas conficit Ari(t.in 2. Poft.efle potif- ftmas , vt fusé oftendit P. Faber cir, Pec idem ad 2.nam eclypfis,K accidécia externa (unt demonfítrabilia per proprias cauías,non tái demon(lratione porifsima ern afsignatá róné. Similiter demon rationes mathematicg à multis negátuc e(Te potiísimz quáuis fint certiísimz,qa nó habent omnes conditiones requititas , 36 Secundo.g defin tio fübie&: non fir mediam ,oftenditur ; Tum quia com- mitteretur petitio procu j; nam defini- tio non eft quid diftin&umà definito, er o (i paffio demonftratur conuenire (u« biedo definito,quia conuenit definit/o- ni;probaretur jdem per idem;hinc. Arif, 2, Prio. c. $.ynum modi ponit petitionis principij, quando probatur defiaitum per definitionem,velé contra. Tum 2.(eque- retur demonitrationem non effe ex pro« prijs» quia oés pafsiones ab cadem e(fen- tía flientes per eandem defiitioné pro- barentur , & ic non demon(traré&ur per caufam, quz vnicuiq;tanquà propria có petatíed ex cómuni , Tum 3-fequeretur maio. & cólu(. effe in codem modo dicé di pe: fe,..in fccundo modo, gp e(t falsü, Tum 4.fequeretur definitione cífe cx me diacis, nà Plio conucnit d. finitioni fu. bicóti nó imedraté,fed media propria de finitionc;X (ecü4a paísio axcd.áre prima. Reíp.ad 1.nó peti principiü , quia de» fiiio, dcfiaitum diltmguncur,vt dixi- n»is di( p. 1. q. 4 arta. & paísio potiuscouenit dcfiniioni, quàm dcrinitoj Arif. aus Xxx iem tém loqoituryquando dcfnitio, & defini- tum fant 2qué nota refpondenti , vt ex- plicaima$ 2.p. Inft.trac.3.c.3. Ad z. de- monftrationem cífe ex proprijs non in- telligi de principi js sIteri non Couuenier tibus,(ed de princtpijs conuertibilibus, & quia idem medium póx cum pluribus paf- tionibus conuctti , idco potcft dici pro« riam refpe&tu illarü , Ad 5. neg. faltitas equei« fa fficit. n.quàd pa(Iio notius có- neritat defiaitioni « Ad 4. dicimus paffio- n€,& propriam definitionem itmediaté conuenire fubiecto immediatione (übic- €i, licét definitio notius conueniat; feeit da paffio dicitar etiá (abiecto immedia- té conutnite immediatione cauíz , nam caufa eius nó cft prima paffio ; fcd quid- ditas (obiEGi; vide Tromb. c;t. 37 Tertio,gr non fit mediam vt dcfi- mitio,f(ed folum vt caufa, prob. cx Sco.q. $.prol.S.docerte non oportere principia fcibiliseffe principia in [eipfrusTubiecti y fed efTc principia lolum, per quz ftremur paífiones de ipfo.Tà z. demon: ftratio dirigitür (olum ad cádendá (ciem tiam maioris extremi, non minoris,ergo per accidens eft, uod medium fit defmi- tio (übicéti . Tam 3. medi quandoq; cft etatio, jtádoq:(cla di&io, fed dictio nc- Qui dici det nicio,qua sépét eft oratio , ergo cífe definitioné cft acidemtale me: dio. Tum 4. medium vt medium e(t cau- fa ,quia fcire eft rcm per caufam eogno- fcere , ergo per aceideos cft definitio vc mnedium. T um 5. definito (nbie&ti , vt fic dicit causà inhzrétiz nec propter quid , at de ratione medi eft, quod (it caufa inhatentiz,& dicat propter quid. Refp. ad 1.fufficere, vt medium fit ró qtridditatiua fübie&ti, & caufa virtualis $ vc ducas ia z.p. Intt trac. t. c.4. Scotus adc loquituc de caufa forumliter. Ad 2. demonltrarioné dutrzi ad cogioícemdá , rion quidcay p:ffioncai vt fic, fed paffro- q mem in (ubicéto,idcirco requiri vt mcdi- um cognoícatur vt:dé cum paffione , X fübic&o. A4 5. id fempcr medium debct cíle tota o, quandoq; veró vtimüt vna pacte, (iue araccrialt, iuc formah , qc vei matctia fat ridicaliter , & otiginátiue caufa. paísio- ds. ^d 4. cdi vt inediam nó cil: cau- "Difp. X 1L. DéDenaonfratioge 2 ^. fam vt fi(ed caufam connexionis predia cati cam fübie&o, nec cumfc xionis,(cd ilhus, qu e(t neceífatia meta a iin quod exigitur, vc iit effentia- c lubiocto , idcoq; medium demonftra- tionis poti (fima vt medii debet effc de- finitio fübiedtis & caufa pa (ionis. Ad (». definitio fubiedti vt (ic precise noa di cit cattsá inhzrétizsnec proper quidsfed.vt definitio fübicdt, & vt efl caua. paíse. De maiori extremo demonftrationis, " 38 ia st, d poffnt habere rónem - vasi Me , tione propter ys (nà de d ratige - nie quia nula eft difficultas,vt (upra dixis — müs).Caccidés cómuneyaccidés propriüy rss AGO Set eui e vel adzquata,& ex oí parte , flc continet omues caufas jac xri demon: cas,(iué extrinfecas;à quib. res per fe pendet im effe; eclincompleia,& inadazquata, vt cunr datur pcr vni, vel duo ge« nera caufaramt , ec fi daretur per caufam marerialem,vel formalem , apt fimilem s vel cfficieatem, vcl pet ambas caufas in- trinfecas,materialem, & formialeaz , find fint phyticzt; (iue metaplyyticgr. Hiec aüt difficukas intelligi potcft cà de posto tione poti (Tiam , T aud demon(lcatione propter quids(icut (upra ditt iaximus, ci medium demóítratioms imuire $. Zab.Gtpé cic. fathine: tit accidens pro- priumyquám accidés có nume poffe pro" maii exccemo inferuire eug inrdemom- ftratione par De dcftm cione vec? comunis fententia ncgat poffe à priori, Sc deinontlcauone propter quid ti de finito , quategus definitio e foralner capias. vt eft efscatiali s. mto, lic&; ixcerialiter inmnpta dz: vtc(t prt dicium abfolucé acceptá polit dcmottrari,ts [X mada juata, puta dcfnitio per causa. matcrijalé poterit có» cladt pec defimiconé fimilis, vcl fotavalis cauíg, ta videtur séure Sco». Polt.q.5 € 39 Dicimus priino, accidens comune foli ingredi poísc pro maiori Medis in demótcauóne nC ade tein : tiia, pailioncmi vcrOun demon:trauionié .11. De maiori exiremo demonitar etri. I. 913 potilTim: bec concluC fequizur ex didtis art. priced, i prob.primo,quód accidés comune fir demóflratione propter quid dAemonfirabilc de inbie&to, nam art. 1. - 'Oltendimus quà bct caufam in guocung; . gencre aisum! poíse pro medio in hac :dcmonttratione , fcd i(lz aliquando ciu- font aliquod accidenscommune , vt pa- ^et ip exemplis ibiallaus quando .f. ac- "iden s aliquod per fe confequiwi, & fcm (o5 pet ad pofitionemcaufz., Deinde. quàd ncqucat efse maius ex- tremii in demonfl ratione potiffima, patetex di&tis art, przced. vbi folam causa formalem poíurmus pro medio. Tü quia «onclutio demonítrationis potiffimz de « bet císc fimpliciter neccísaria, per fe, dc «cat acr ipfum, vt q- feq. dicc- gus , fed accidens commune non'confi- - €it cumfübicé&o propofiionem cum bis tóditionibus , quia ex (ua ratioge forma- Iipotcft ade fse,& abeísc, ergo non ncccf  farió conucni  incft omni tcmpore L-- epa cfl de omni pc flcrio- fiflico ; non przdicawr per [e in primo, vcl fecundo modo , crgo non efl pcr fe , qucmodo ad dcmófl raticnum exigitur ; ncc tandem ncceísarió copucttitur cum fubiz&csitaut conueniat c mni, toli, & sc per»nam hoc cft peculiare accicéus pio- prij, vt docet Porpb.c.de prop.ergo non eft quatenus ipfom . Ncc valet relpontio Zab.hac accidentia. dici [| oísc ncceísa. ria neceffirace cauf z , quatenusad poti- tionem talis cauíz (equuntur talia acci- dentia; licét non tini neccísaria nece(Tita te übiecti . Non valct; quia iam conce- dit vt hc non conficere dcmonfliationé potiffimam, & fimpliciter, ad quam re- € poufli ma necc(Titas , & certitu- o propofitionum , vr diximusart. prz- €cd.qualis non efset hzc necefísitas; tum quia ncc neccísario iequütür ad. pofitio- nem ralis cauíz , nam ab alia caula natu- rali contraria ,& maioris viriutis,aut fal- um à Deo poísent impediri, ergo bac pc €císitas caufg non erii implioter necef- fitas,vide P. mtheot, 14. 1$... 49 Ex hismanet probaia alia pacs cÓ- cl.quod poísimus vti in demouftratione potiisima pro maiori Mo palsione lub.cétismam hzc jt popelione fimpliciter necefsariam, pe fe,de omni  X quatenus plam, cum «óucniat omni, Íoli,& femper,nec pcr poiétià D -; pof- lit à fübicéto fciungi , & confeq cnier non cótinget (ubicckam alter ie aaberc , Conia obijc. quod accidens commu- anc fit maius cxtreavá in demon(tratione poiísima; Tü quia per se in secundo mo ;do dicitur de.subie&o , nam illud przedi- catur in secundo modo,quando subie iogreditur definitiooem ill us, accidés ay rem py Subiectu m hibet definiti. Ti 2.vel accidcos commune per se conuen subic&to,& habctur intcotumjyel peraccidens..s. rationc alterius, idenMuzrrit dc ifto alio an per se,vcl pec accidens d ucniat,& lic vel dabitür subic&áà, cui ine rit per sc, vcl procederctur in infinitum Tum 3. (i perse non incífct,nó magis vai sub c&to cóueniret, quam «lieri cuicunqg quod c(t falsum quia non quodlibet cít An quolibet Tandem LIZIO 1. Poft, 22.do cct de eclyp(i dati scientiam;ait n. Eoriz, que [ape fiunt, demonfirationes cz Jeé ti&yvt Lone dcfctlus, nep him, uod fecundum quoa quidem tales fuut, f. m per funtieclypfis atem c(t accidens cóc; & 1. Poft.his demontl rationibus de ac. «identibus commuo:bus accommodat, & declarat cond tiones in 1.lib. (signatas, quz funt demonfirationis potilsi e,Retp.ad 1.neg.alsumprum,quia vt di- ximus m 2,p. Tot traét. 1,c 3. ad ptopofi tionem per (c (ecüdi nodi prater boc o fubic&um ingrediatur definitionem prae dicati requiritur necesaria habitudo cau [a cfhc cntis mctapliyicz ad effeótum, quz (olum ctt inier (ubicctum 5 & acci- .dens proptium., Ad a.dicitur per fe con- ucnire Hj. imiediaté , non veró per fe .i, neccísarió,quod requiritur ad demófltaetionem. Ad 5.adhoc vt cuilibct nó infit , fufficit, vt per (e cópetat (ubiecto im quar 10 modoy,quatenus dator in aliquo (übiee &o caula 1otrin(cca accidentis có s , hoe aui€ nà fvfhcit,fed requiritur ilia neccf- faria babitudo ad poti(simá. deu oftratig nem , vt non coung «c lubic tam aliter fe habere , Ad 4-tolum probat. daride bis accidétibns demóttrationé propter quid, nou potilsimam;nec Ault.2.loft. oa ncs €Quditauncs adaptar illis demon(tcatigs TOC A EEUU nibus , (tibus, [ed foli illis exeplis declarat, quo pacto mediam fit cau(a maioris extremi. Dicimns z.defininanem: non habé rem aliam cau(am prioré nó poffe de dc- finito demótrari à priori, (eu effe maius extremü 1n demóflratione propter qutd i at dcfiniuonem habentem aliam caufam priorem poffe cffe maius extremum, & à priori dcinonftrari de definito per illam Cau(am, etiam vt. effentialis e& definito ; talis autem demóftratio probabiliter vi- detur cfe propcer quid non potilli an3;ita "Tat.2.Lolt.q 2. dub. 3. quem fequuntuc Auería q.2 8.(c&t. 6. & Amic.2. Poft.trac. vlcq. $.dub.1. nec aliud inédit Do& cir. fivc&é perpédatar; Prima pars probatur, uia fi carct cauía,à qua dependeat ip ct- e non habebit medii fafficiés, quo poffit demó(trari à priori de definito. Tales aüt definitiones (unt precipue adeguata, & vndequaq; perfe&a, que.(. datur per emncs cau(as;à quibus res pendet in elfe, € .n. omnes includat caufas, nulla rema- net accipienda, qua vti poffimus pro mc- dio,& (i aliqua cx illis acciperetur ,cü hzc fit quoq; demonftrata in concluf. idem demonit raretur per idé . Similiter eadem tónc definitio cótinens omnes cauías cffentialcs, putà propriü genus, & proprià differentia , non poterit per aliam cau(am e(lentialé demóftrari, vt probat ibi Sco- tus,nà quidditas (ubiecti effet quzftio, & prz fuppof(itü (imul, & femel, cet quzftio, quia demonftrarctur in tondaf! de dcfinito, effet pre(uppofitüyquia affümeretur vt medium, faltim fecundum parté, 41 Secunda pars, q definitio aliá prio rem Lr isti tanquam caufam pli à priori demonftrari,ctiam vt cft quiddita- tiua definito, cft Arif, vt infra videbimus; & prob. quia illa eft demonftrabilis pro- politioà priori, qua habet cau(am proxi- mam conncxionis przdicati cum (übie- &o, calis cffet ita itio, etiam vt cít cifenualis defiaito, erbo &c. Vt au! co- gnofcamus; quz nam tint rftz definitio- nes, agen in(picere ordinem caufarum inter (c ; nam in primis, quia nulla caufa adequata in (uo genere alià (apponit prio rem 1n eodem generc; aliter non cílet coe talis,fed partiaiis, ideo nulla definitio ma tecialis, v.g. poterit demontlrari per align Difp. De Danopfiatine, definitionem material£. Et quia finis dicitur prima caufa,idcirco per definitione finalem poterit demonf(trari dere definitio tàm materialis, quàm formalis, vt ex hoc, quod domus eft ordinata ad defcne dendam nos à pluuia, & tempeflaribus, optimé concludere poífumus debere ex tali determinata matcria, & fpe-iali for- ma confttui, quod eft probare definitio- pem materialem, & formalem domus,& con(cquenter etiam vt fuountur effenria liter; & quidditariué , rá eo i pfo quà pro» batur aliquid efle materiam, vcl formam alicuius, oftenditur adhuc eiie de c(jentia iliius , quia materia, & forma funt partes eífentiales,fic de lanterna prob. quod de- beat ex materia pcrípicua cótlarc ex fiae y quod eft illuminare ; & ex hoc, quod ho. mo eft ád beatitudimem ordina us, dedu- citut effe füb(tantiam inrclicéuslé , qua folum efl beatitodin s capax; quod przdicatum concluditur vt eifenniale homiie ni,(icut homo sin (uam e(fcntiam refpicit beatitudinem vt f. nem. Caufa cff ciés LT f efi neceffaria, determinata, & cóucris Dilis caufa alicuius prad.cati effentials of fc&us, q. (e h:bcbit vtcau(a formalis ipe fius cf diusyin tali cafu poterit cócludere definitioné formalé cffe&tus,vt quod pto- ucnità principio effentialiter libero » cft indifferens intrinfecé , & e(fencialitcr »yt poffit cflc, & nó cffe, volitio prouenit à volü:ate,q eft princi pió effentialiter libe- tüy crgo volitio eft indifferens efTenciali- ter &c. in hoc fyllogi(mo maior extrem? tas cft definitio libertatis acus in genere caule formalis, medi c definitio ciuídé libettatis data per caufam cffcdiiuà Tandem quia materia, & pacto süt fibi inuic& caufe ex ditis d! p 8. Phyf. q.1. att. t. potetit dcfinitio formalis pec matcrialé demóftrari& e cóccá ; vt omne conflans ex corpore organizato contact Éc cx anima, que cft atus calis cor poris, equos cótlat ex corpore organiza o» crgo &c.& é conucrio; ité definitio materialis dcmóti rationis probatur p alicrà formas lé, qu ab alijs dicitur quo juc filialis. 43 Tanié,g; he dcmóttrationes pro- babiliter reduct debcát ad propier quud» non ad potiffimam , probati pot, non «n. faris coidanter faluangur conditiones m: Q .IT. De siaio. esteem. Denonfivab. tiffime in illisquia premiíTz non videntur cífe de es "nra fec&dum quod ipíumyaut faltim non omncs i(tz demon- tiones,& fi oppofitum velis (uftinere, nil contra no$. oholsm ^, In contrarium obijc. qp quzlibet dcfinitio poffit à priori probati, & adgquata. T quia poterit probari perreguias logi- €ales.f.per definitionem definitionis, ficut cü volumus oftédere alique fyllogi(mum efc in modo, & in figura,vtimur regulis logicalibus de (yllogifmo traditis, ic A- ift.2. Poft. 17. ottendit dcfinitionéter- narij,g lit numerus impar primus,efíc ve ram, & quidditatiuam definitione p re- logicales,& definitionem definitionis. Tumquia bec definitio, eclypfis eft priuatio luminis folaris propterobic&io- fiemtertg,eít adzquacayX tamen demónflratur, vt quod priuatur lumine folari ropter obicétionem terra , eclypfatur, priuatur.&c. crgo echyp(atur. Refp.ad 1.ex Arift. a. Poft.8, vbi negat probationem illam effe veram demó(tra- tionem, rà cít, quia 4T. logicales non fant caufa in cffendo , (ed folam rationes cognoícendi;& notificádi, quare nó procedit cx cau(is concluf. tum quia procedit ex cómunibus , nam illz cegulzcuili- bet definittoni adaptari poffunt, & tandé nonoftenditur per illas definitionem de definito proprie loquendo,fed rantü. de- finitionem adzquatam habere codi tiones optime definitionis. Ad 2.nec illadcfioitio cít adzquata, quia deficit caufa materialis,que ett Luna,nec demooftratur de definito.f. de eclypfi,(ed de Luna,que cft fupieum, in quo recipitur cclyplis . 44 Contra z.parté opponitur 1. autho ritas LIZIO ui 2. Pott, à c,2. oftendit quodquid. (eu definitionem no potse dc. mofirarià priori de definito, & 1rali]uá- do dcmonitratu: ; illam non e(Te dco:on- firauionem fed logicum syllogilinü; ide t6. Met.tcx. 1. Scot.etiam 2. Fofr.q. 5 -&x profcí[so oltendit quodquid Lorma- liter non poísc demonítrari neq; à prior! . neq; à po fterio.i, at ab(olué fumptü  & materiali &er poíse à potteriori demóftra- Ti,À jxio rit mnc » ied aligp non. n. vnlt de6 nitioné formale poíse per mate- rialé de moftxari, (ed & contra materialem per fotmalem,& finalé;idem docet fü tex. Met.cit.& 6. Met. q. 1.ad e princ. i . Vtadzquaté fatisfaciamus bk obie4 &ioni, diligenter indagáda eft més Ari(t. inillis tcx.& quo pacto procedit ; primà igiturin tex. 2.quarit; an def nitio, & de» monflratio (int de cadem re ; & negati refoluit ; quia demonftratio eft accidéc complexi, & affirmatiué, vel negatiué cludit, definitio eft efsentiz, incomple: nccaffirmat,aut negat ,immo pro princi pio inferuit demonítrationis . Deinde à tex, 3. vía; ad 8.difputatiué quzrit,an des finitio fit demopftrabilis; & pro parte ne& gatiua arguit ;.tum quia nó cít demoftrae bilis (yllog;(mo reduplicante (.f. inquo medium alsumatur m przmi (fis cum hae reduplicatióne /7 jui »«p requiritur, vt poffit deinde concludi in quid maius extremum de minori ) nam in min. petcre- tur principium y quatenus medium dice- retur 17 Quid de fub:cGo , cuiustamen idditas quzritur, ncc mcdium císet ig emonfirabile dc (ubie&o; tum quia ne- gue demonftrari diuifionc, nam ifte mo- us difcurrendi non eft à priori, ncc ne- celsario illatiuus , & minor eíset probart- da, quare ille fyllogifmus non cfset dema ftratio;tü quia nó cít demófirabilis per de finitioné dcfinitionis , vt oratio indicans hominé per císétialia cít. defiuitioillius y animal ronale exprimit hominé per efsen tialia, ergo &c. nà in min. petitur p'inci- pi ,idé.n. elt e(se definitione, & expri. mcre ré per cílentialia ; cum quia n*qaig oftendi per definitioné contrar!j, nà jro- cederet ex zquc ignotis,& poffit dar: cit culus ; & alias rónes adducit. pro bac ray 4$ Deindc à tex. 8.incipit propriá ape rire lenient& inillo tcx. ;t'mó diírina guit dc caufa, uod quzdà elt cadé;quadam cft alia,i. quada e(tintrin(cca, quze dam cxtrinfeca, & hzc vcl eft demonitea-. bilis.i. poteft demó(trationi infecüire, && fic poterit eíse medium; quo demonfire- tur quid efl feu dek;nitio, & fobdir,quod hac nó eít deu óftrauo, fed fyllogilimus topicus, fübiungit poftea alium modum, quo contingit [cire quid efl , ncmpcc ab cffc&u per (c demonitrando fi cfl, à» mul deuepiimus in cognitionem quid eff, yt omnc afirum patiens interpolitionem ferrz celypfatur, Luna patitur interpo(i- tionem teirz,ergo eclypíatut, quo , logiímo fcitur / ei plis & quid eit, & gn ttid; in fine deinde huius textus, k initio fequéeluti epilogat;quz do- tuerat,& quod nó poffit oftedi quid eft, uando non habet caufam alià 4. extrin- cam,quando tamen ipfam habet, poffit dcmóftrari,fed logico syllogi(mo; addit vIterius diuifiones quafdam definitionis , & pracipué in tex. 10. ait , quod quzdam dcfinitio eft principi demonftrationis, quzdam conclafio,quzdam à demóftra: tione fola pofitione terminorá differens: & tandé in finc huiustex. concludit, M - Wifeli igitur ex ditis, C" quomodo eft fius quid eft demon[lratio, &r quomo- o nó eft," quorum efl C* quorü non eft, 46 Ex his colligitur primo; Ari(t.quid eJ] accepi(Te, prout eft qaid complet ex pmnib. caufisintrin(ccis:2 fi hibet cau. fam cxtriníccá;po(fe demo (trari; 5 .hunc syllogi(mum appellatfé lózicum  & de- monítrdtionem,quod debcr etponi com- garatiué .f. in ordine ad potiffimam de. monftrationem dicitur syilogi(mas logi. cus , fed quia eft fyllogifmus certas , cui- dens,& per causá,crit demonttratio pro- pier quid , cx quo magis confir. vltima pars noftrz conclu(. in hoc fenfu explica- £i potcít in 6. Mct. Nec aliad voluit Sco. afscrere,(amptit.n. quodquid cfl;redupli- Catiue .1, vt perfe&é explicat quiddicaté fei [fecundum omnia przdícata e[sentia- lia, & hoc pado negat. pofsc probati à priori per alias caufas intrin(ccas , & de- mon(tratione potiffima;in qua;in ju't,sé i cít (appolitum, & medium, Vetü ett ibi Scot. potius recitare. feot. Expotitoris , quam fuppre(so nomine authoris ibi innuit, quam propriam mentem dectara- te, vnde nezar mateciam císe caufam for- , X conleqoenter quo 1qtid tormale Toti: de.nontt;ari pet. quo4quid matc- ziale; & tainen potius oppolitum eft vegum, vt cum codem Sco. ofteadimus di- fpar.5.Dhyf.3.3.aft,2. & 5. eodein mo- ds exponi poceft in Mer. cir. .. Secundo ad idem atg. ratione. Tam qiiia petercur principium, dad m m.a9- . ri medium debcrei dé (u3is&o pradicani inquid, noa.a. quod [uid efl pot pet ihi- Difp. X I1. DeDemorfain, 5 qüaritur in cóclu(. peteretur ét principii. in maiori,quia maius extremü icare- 1 tur de medio inquid, & tüc vt fit vera pre dicatio»medium debet supponere pro sa- bicóto cócl.& fic maior nó differret à c6- cluf.quz ró eft Arift. Tü2. predicarüin. cócluf.demóftratiua debet efsc accidens ex. Poft.c.1. ergo nequit efse definitio. Tum 3.dcfinitio hon poteft predicari,ni« fi de dcfinito;at (i demon(ttraretur, deberet de medio praedicari. Tü 4. omnis des finitio immediate cópetit definito , ma« xime fi datur per cau(as intrinfecas, crgo. quzlibet e(t indemonftrabilis; Tandése- quitur hanc demon t rationem, per quam scitur sabítantia , nobiliorem cfse potif- fima , perquam (citur accidens . cot 47 Re(p.neg.(eq.a0n.n.in mia. peti-- tur principium;quia nó eft eadem d. finistio,qu£ cft medium, & quae concludi n€q.1n tmaio.nam ih maiori medium ponit pco (ubie&o diltincké cognito, feu pro dcfinitioae ipiius, in conclutione ves to fubie&am fwpponit pro secontusé ca - gnito, (icut vniuersaliter definitio, & definitam differunt ,non .n.sunt termini sy« nonimi,& hzc differcacia suflicit, vt (nc diftin&icerimint, & nc principium peta- tur, vt diximus disp. 1.q.4. art.2.. nec aus thoritas Acilt. vrget, nan ibi disputatiué loquitur, vt i pscaict se declárat. Ad a. ibi eft setmo de demon (ratione potillima, i0 qua $cipet paíTio eft maius exccemü ; Ad 5 .neg.alfumptum, nam vna dcfinitio póx de alcera dici, vc syllogismus conttis €x veris, primis; & rimaediatcs,Xc. eft tas Ciens scire. Ad 4. aísuinptum eft veram in eodcm genere ; vt dcfiaitio materialis eft immediaca in gencee macerialis caus. y vel vt att Doctor hi, quatlibec eft iame« diata imme atioaesabiccti , quia inter ipsa & definicd acdhil mediat, cui peius conueniat d-fini'to ; nontamen qualibet cíl iimnnediataiaynediatione causa. Ad $. jua mu S ex to capite po(fic pee fectior dci demonitratio conciudens de iri is nna concludés pa(Tionem 3 tainetr óbiccu n sciencig ett conclutio "tà pciaciprjs depeadens; hinc quia prim. eipià potilfing nata sunt gigaere certioa en, Qu «fr. 1I. De premiffs Damnfirationis.tAtyt.III. 912, r&, & magis neceísariá notitiam , d prin- cipia demóftrationis propter quid, idcit- «o abíolut illa erit demonftratio pori ffi ma. quz facit fcire pa(fionem De pramiffis Demonflvationis. T premiffas Demóltrationis declaremus, ipfarü códitiones etüt expendendz. LIZIO 1. Poft. c.2. quafdam conditiones aísignat pra mi(larum, quaf- dam veró cap.4. & pracipué locutus eft de demonftratione propter quid ; condi- tiones funt ifte, vt fint verz  primg, & immediata ,priores,notiores, cauíz con- clufiohis, propriz, neceffariz , de omni ; per fe, de przdicato vniuerfali, fecundum quàd ipfum, & primo;de quibus multa di- ximus 2. p.Intt. tra&. 1. idcircó quz fatis ibi expohita fuerunt; bic precermittemus; fic fe habet prima conditio, quod fint ve t2; Íccundatamen conditio cxa&iüs erit .. ámueftiganda;quapropter in duos arc. bác gítioné diutdemus , ia primo agemus depinipia & immediatione pribmiffarum, in 2. de ceeteris conditionibus. Sed prius interim corrigendus e(t patentiffi- mus error Ouuied.cotrou. 10. Lóg. punc. 4,n.6.vbi aitopus non cííe demonflrationem conílare (emper propofitionibus, y funt pet fe , vt patet; inquit , in emonítrationc: Omne progreífiuam cft viuens,omnis homo eft progre(fiuus, crgo omnis homo cft viuens , in qua minor non przdicatur per fe de (ubic&o ; quia progtrcffiuü non eft propta paffio homi- nis, ed animalis. Profe&o inhoc puncto omninó hallucinatur Ouuied. nam Arift. 1 .Poft.cap. 4. diferté docet períciratem elic q neccísitatis gtadum, qui re- periti debet. in propotitionibus demonftrationem inttantibus, adcoquod fi propofico non fit in aliquo dicendi mode ex quatuor,quos ibi afsignat, fit prot(us inc- pta onítrationeimn. cóltitaendam, vt fatis probatum eft 2 part. Inft. tract. 1. & in demonflrarione, quam Ouuicd. ad. ducit; falfum eft illam minorem non effe propofiuionem per (e, & przdicacum eius ncn per fe de fübie&o piadicari .f. progrc(siuum de homineynam pcr primá rc- fitio per (e nota;qug difficultas re vera fab dccem pun antepredicamenralé quicquid pes € predicatur, de fuperiori » de inferiori Le. neceffe eft pradicari , vndé (i pro- greíliuum de anim,li przdicatur. per fe, vt cius adzquata paífio , etiam de homi nc per (c praedicati debet, licet nó primàg & adzquaté,íeü (ecandum quod ipfum; itaq; hoc exéplum minime probat i inorem non eí(Ie propofitionem per f ed probat tantüm non efle f. um d» ipíum; qui erat v timus gradus nece(fitas. tis in propoficionibus loc.cit.ab Arift. a fignatus, neq; cum gradu períeitatis corte fundi debet, licez enim omnis propofitio fecundum quod ipfum fit quoq; per fe, nó ramcn € contrà, narm dati poteft pro- pofitio, qua fit per fe, licet non fecandà quod ips, & talis cft omnis propofitio s inqua paífio (uperioris praedicatur de in- teriori . Explicatur primitas , € immediatig pramifjarum ywbi de propofitione períemota.  Vpponimus cx 2. pini RN E S primitatem,& immediationem nó ef- fe duas códitioncs preemiffarum , (ed vná, & nilaliud fignificare 3 przmiífas de- bcre cífe indemonftrabiles per aliud me- à CUATRO E mis | Mee &ter qp (ipfis cá&nofcarur , vnde pec. (eoo dci ét; hinc orta eft celebris illa difficultas intet veteres tá Scoti(tas , Thomiftas,tü Nominalcs,quid fit nomine , vt Recétiores. eb ietdan pria ia B RERNN crit rius. fit propofie am nota in Bacxh Scoti , deinde. uo hzc conditio competat pre. ae oy pd. im X t cc 49 Circa primam parté difficult. not, ex Lich. 1.d.2.3.2. qp in propofitione per fc notaly per fe nó lumitur, vt diftinguie tur cotra per accidens ,quafi quod cffe no tü dicatur de aliqua jppofitione in aliquo modo dicendi e , (ed vt diftingunur contra per aliud  itaut illa fi propofito per fe mota , qua non habct evidéuam ab alio; hinc defimtur à Sco. 1.d.2.q.2. A t8 clle, qua cx terminis proprijsy. qui. [ung XXX 4 ali- aliquid eiusyvt funt es, babét cuidenté yeritatem;ex quo dcducitug non excludi cognitionem terminorü quia inquit Do- &or, impoísibile eft, aliquá propofitioné nofci terminis illius ignoratis , nà fe- &unda operatio intelle&us prarfupponit primá,vndé dicebat Arift. 1. Foft.6. prin- €i, ia cognofcimus,inquantü terminos co gno'cimus; & multà minus excludi debet étía intelle&ma pet ly pus quía no- titia nece(larió efl ab intcllc&u; quare qp excluditur,cft omne aliud, per quod tan- quiam per mediü moucatur intelle&us ad €liciendum affenfum in propofitioné illá; fed ttatim ac apprehendit terminos illius htionis, vi talis apprchenfionis cognofcat euidéter cónexioné inter illos, & idcirco ait habere euidentià ex terminis proprijs;addit,» funt eius,.i.quando có- cipiuntur in co fenfa,in quo ponuntur in- ' &egrare propofirioné illam ; nam termini poflunt diuetfimodé eandé rem fignifica- £c. f.copfusé, vel diftin&?, vt (unt dcfini. to,& dcfinitum,definitio.n.diflin&é G- ificat qp definit cófuse repra(entat cx diis &is difp.1.q«4-art.2.vult erge Doctor, 2 fit propofitio per fe-noxa, cui affen- t intelletus vi apprchéfionis terminorü ipfius cognito co modo, quo propofi- £ioncm cópo itaüt (i terminus cofusé zcpraentat, ex cognitione confuía iphus enoucatar intelle ad, áffeníum , vc ia pw eroi: Doe rs totum eft n L4 e, li i ] ex cognitione i- nta eliciat iudicium ; non autcm erit fitio per fe notayfi ex cermino con- use sigmficantc conflatct,ramen vt afsctitet intellectus, effet neceffe,g diftin&e conciperet fignificatum illius termini; vt: ptzdicatiá cuidenter concipiatur coouenire (ubic&to cx cognitione diftinGa écfinitionis, non (officeret aotem cognitio confufa definiti, propofito, in qua przdicatum diceretur de definito, nó Het per (c nota;quia indigeret, vt euiden ter petciperetur,alio termino.f.definitio- nc;qui non effet terminus ipfius, cum fit diuerfus à definito,ex diGis difj.cit. contra AQUINO (si veda), e(fct4; per aliud nota . $0 Hinc nó re&é Fofnan.afierit in séc, Dot requiri ad projotitioné pct fe no- VÀ, vi [emper ex coguittonc dittuidia tct- Dif. XIII. De Demenftratione; 5. mínorü dcbeat moueri: intelle&usad affeníum propofitionis; itaut nulla tit pofitio pet fe nota, qua ex terminis cóft sé fignifi cantibus conftet. Hoc.n.eft contra ipíum Scot.cit. & córra Scotiftas feré oés,vt Lich. Tat.Barg.Fabrum, Sti tinch. Vulpes, & alios, claté.n. DoGor ibi ait propofitioné illam effe pet fe nota, (i ex cognitione confuía terminorü ftatimcui« denter apparcat illor( c manév s de quód diftindté cognofcantur ;imó [ubdir  quód propofitio,quz eft fe nota terminis confusé conceptis, eft é períe nota ter« minis diílinQté cognitis,nó tamen é cone ttà necefíum cft propo(itionem pet se notam,terminis dillindte perceptis;effe tale, fi confuse accipiantur.Hzc tamen doris na clarior apparebit, ft dubia, & obicétips ncs adueríariorum diffoluerimus. Primó igitur dubitari poteft ex Caiet. dicente , quód cum prima paísio pradicae tur de definito, quamuisilla. io poísit per definitioné probari ; erit. pet fe nota;faltim fecundum fe , licét non quó ad nos;quia definitio ,& definitum , i uamui$ quoad nos differant, non tamé ceundüm rem. Attamen hzc opinio.ex plo(a manct e& di&is difp. cit. vbi oftendimus definitionem, & dcfinitü nó diff:rre folum rationc ratiocinante (ed ex. fündamcnto in re, & pet coníequens nec fccundum rem erit pcr íe nota y fed demopftrabilis demonflratione potiffima que cft à priori,& per caufam, nóquidc in cognoícendo tantum, fed etiam in e(- (endoscrgo nonfolum quoad nos erit dc móltrabilis,(cd ctiam in fe (pc&araynan ordo cauíz in cífendo non attenditur fo- lam pencs noftrum'concipiédi modum; vt cft ordo cau(z in endo,quiin -demonftratione à pofteriori reperitur verum etiam in rebus ipfius; vade prinet- e immediata dicuntur indemonflrabi- ia (ccundum rem, & à prioriquamuts à pofteriori , & quoad nos ficétur» ergo quzlibct propofitioà priori demonflrabilis erit (ecundü rem demóitrab;lise S1 Secüdo dubitari poteft ex. Mayr- coquia dàuur. mult propotiiiones inde- montirabiles,& contequcnter per fc no" tz; & tamcn non ex appreheniione. tere minorumyvt (unt propoficiones cogat :Q.1LesDepnpifitionper fewua.od.]. -sper fenfum vc nix eft alba, ignis eft cali- : dus;Sed teíp.faciliter has propofiuones " proprié nec cíicindemonftrabiles , quia vcré inniue datur cauía per (e alb«dinis, - & in igne caufa caloris, pcr quam dcrmo- ftratione propter. wd luo modo poterit calor de igne, « albedo dc niuc dcmon- /ffraci ; ncc iflas propobtiones cí!e per fc 'motas;quia non ex apprchentione terminorum cognofcuntur, (cd cognitione (ca ficiua; & cxperimentali, & confequenter: peraliud, nonper fe; vnde communiter ut propofitionem aliquam contia- ' gentem eflc per fc moram, quia ex cognitione terminorum non percipitur ipío 'tü cónexio, fcd per aliud extrinfecü: nifi "velimus diccre e(fe per (e notas,quatenus ^o "primoà (entibus percipiuntur, vt iofra. . Tertio dubitatur ctrca diuifioné pro- ; pofitionig per fe notz, nà Thowitla ipsam diuidüt in propofitionem pcr fe no- -tam,& per fe nofcibilem;vclin propofitionem per (cnoram in fe ; & notam no» bisgnotain fe eft , quz nullum habct mc- - dium; quo polit probari conexio termi morum,tamen à nobis non cognofcitur e nifi per aliquod mediü cxtrinfccum;nota nobis '& in (c eft, cum nos apprchendi- mus conntxionem illam vi terminorum.g dupléx;vel.n; eft nota omsibus tàm in (ipientibus; :quàm fapienti- E "bus; vel fapiétibus folü, qua pacto Boct. ánliebdom. diuiit cómnné animi conce- . | gtis&c Acif. x. Top,c. 5:diu'tic problema. $i Iftz diufiones nó approbantur à - Sco.cit.ná prima nó cft bona diuifio,0g " ex membris omninà diftin&tis conftarc 'debet, cadem autem propotitio dici poterit per fe nota,cum cft actu cogoitas & pet fe nofcibilis, cum a&u non cognolci- tur, qug cognitio accidit propofittoni Sccunda vetó; vt ibi explicatur, nec va. let, quia propofitionon folum tormalis, fed ét obiecta , vt propofitio eft, dicic ordine ad intelleciósergo hi ternum,cx buscóttar,no funt apt: ad caufandürafse sü,non erit per fe noca in (e$ quaproprec ois propofitio in (c nota pet (c erit & no ta nobis,feu poft;bilisà nobis coguolci fi termini cóciperétur; acl) nosc ognitis terminis nó cognoícimur eu:déetcr cóne- x:on€, figni cuidens no- (ufficcre cogut« tionem illam,quam babemus de illis ter minis , (cd requiri cognitione pertectio- r6 d eric diftincta , illaiaüt etit cófu(a , & có(cquéter propolitioné illà ex fe no cíic' perfeDone Món: i rit noriuá alterius propolitionisex vermit ni$d; (tincté fignificantibus coftáce, fi» cut.n.tecminus confuse: significas eft di ueríus à dittincté ijgnificate candérem y ita propoficioncs ex illis compoti e Nec c(t cade ro dc coi concepiu,& problema-: teni ifia nO dic ür,nitr propoficioncs proa babilcs,d nó ex terminis immed:até poi plütor,fed ex motiuis & rónib? probabili bus, ende re&:. qdà süt not« oibus, dà fapiéübus try prout magis,vel midus Có- uincüt róncs:at propdfiuo p fe ngta dicitut talis c apprehélione terminorü, 8c I tàa fapié! esq infipientes,yt cognocant illà;nccctlarie apprchédere debent: terminos, qui-ftatim caufant aijenfum, fequituromnem. propofitionem pcr. (e: notà elfe tàié (ap tibus ,& ipli piencibus; | ld entiores INcotherici, vt A « uet(a , &:Ruuios hanc. diuitionem alice: explicant; .f. quód rra rt per fe no.: ta in fe;eft; qua conttat teriimis notioribus natura ; per (c nota nobis; quz ex: terminis nobis notioribus omar $i & dicti. coincidere: cdm diu:üone illi: LIZIO .dc notiéribüs nataray& nóbis tra dita 1.i^oft, ac8 P hy.cir Sed quáuis: recte diuidat Ariinotiora nobis; & natu ra; quia quzdam ordine natutg prius ma« ta funt concipisquedam veroordine do- &rinz d:cuntur nociora nobis, quia facilus percipiuntur , et íuacfenfibiiora ex: di&t.s difp.1.q.6. tamcnin c goreloquen do propofitio per fe notanun poteft cÓ- ftarc ex netioribus nobis, quiay vt contt4. Mayr. dix:mus;non funt apti ad caufan- dum aticnfum cx propr:js rationibus, gouus ex cognitione (enuiiciua » & cxpes turcntali inteilectus afienut , vt in hàc nix cft alba. d toph Aduerfari] re(puüt. à rónc propeütionis p (e pora lcet des indc 1lià admruát. ; hae latis de pro; ofitione per fe nota , vide Fabr. theor.7. &^ 1: fent. d. 14. ci 1. & alios Scoriftas cit. 3 Circa à crà qugiiti partem;an pre mif[z ácnionttiraucn:s d cbeant efe 1m« mediatg , loquendo ac acmonftrecione po: ITE. 9030 propter quid, eft vna opinio, quod amba pramiffa: debeant e(se immediatz ,& in- demonftrabiles, non folum virtualiter , fcd ctiam formaliter, demonftratio veró ex folum virtualiter immediats fic demo flratio quía . Alia eft opinio , quód (uffi- ciat ad demonítrationé pa quid y cx virtualiter immediatis conftare,dummo do dcmon(lrans fciat refoluere principia virtualiter immediata in formaliter inde- monftrabiliajita docet Do&or 1.Polt.q. 11. in fin. quamuis non (e declaret ex: preísé, an prima demonftratio fit propter quid, vcl quia . Rcs eft facilis eie ji primó .n. cer- tum eft ad demonítrauionem poti(simá requig quod conítet ex formaliter im. mediatis, & per fe notis, cü.n. inbac dcmonstratione cócludatur paísio dc (ubie- &o per definitionem fübie&i ex di&is q. przccd.iam ràm maior , quà minor erunt immediata, in maior. namq; pafsio dici tur dc defioiwone , & in min. definitio de definito, quz pradicara immediaté conuenignt proprijs fübie&tis. Tam quia habere liec principia dicit perfe&ionem .f. independentiam , ergo huic demonftra- tioni competer, At loquendo de demon- flratiónc propter quid , in comuni vtraq; Opinio cít probabilis; prima videtor ha- bere fundamentum in LIZIO.nam 1. Poft, C.2. probans hanc códirioné principiorü ait ex primis autem indemonflrabilibus, quoniam non fciet non babens demó(lva- tionem ip[orumyfcire.n. quorum demonfiratic cfl, non [ecundum accidens babere demonflrationem efi, quibusverbis videtur innuere principia nó per accidés fciri debere;hoc eft non per aliud, (ed (c- ipfis,& tex. 30. docet (ubaltetnatam ícié- ,, uam demonftrare quia ex hoc ; quod pet . principia folü virtualiter immediata pro- " &edit, vt explicuimus dif». przced.q. 4« att.2. ad 1. princ. quo feníu declarauimus definitionem demouftcationis traditá ab LIZIO 1. Top.(üpra q. 1. art.1. in fin.& 2, » In(t.trac. 1.6.4. Secüda veró opinio e(t is probabilis ,habetq;(ugm fundamentí) in Atitt. nà in fine cap. 2. docct aut om- nia, aut quzdà pri ncipia mclius cognoci cóclufione, quia.f.quzdà dantur, quz de- .déta&u non cócurrerét. Dubiüigitur Difp. De Demonfiratüna j^ fio& talia erunt principia virtualiter iaz- mediata , nec obícucé colligitur ex verbis cit.pro altera opin. dum ait non [ciet nom babens demonflrationem ipforum i... principia erunt mediata, oportet de ipfis habcre demonfttrationem, aliter nulla ef- fct fcientia; quà opinionévt mag s Scori- cà, & ccm fecuti tamus 2. p.Inft; tra&. 1. € 4.iixtà quà dici deberet definiuonem traditam 1. Top. nó cíle demonitrationis in cómunifed propter quid fold vc innai« mus fupraq 1.att.2- ad 1. priac. fimiliter fcientiam fubalternam vt fic nomdemon- ftraresquia, (ed propter quid, quod etiam tetigimus di(p.praced.q.4.art.2. refpon- dendo ad 1. princ. in fine ; inillis .n. fen- tenuis. in quibusnon adíant rationes có- uincentes , non dcbemus determinat alteram : partem fequi . e : $ ubium tamen clie. j,an prim. dpi refolutio debeat i víqrad prima principia vniuer(alifsima., vt síít prine cipia mietaphy ficalia quae p polus folent , itant demonftrans non (9- reíolucte (uas eui hadas vfq; incipia propria in- determinato inne, Br immedíata, fed etiam v(que ad ima,& noti(sima , an verà fi cc- aer e principia pr » & determi- nata. E t quidem quód neceffarió babens demonftrationem ex principis virtuali- ter immediatis , debeat habere notitiam tincipiorum formaliter ymmediatorum, quibus illa eflentialiter dependent , iam fuse oftédimus diíp.preced.q.4.art.2. T uia in cau fis eísétialiter fi natis; iri» Hos nO operatur, nifi a&u cócurrat (ü- petiorg ergo principia virtualiter 1 ia tà Honemom cau(are (ci&tificá cóclufioné, fi principia formaliter immediata ,à qui- bus in hac caufationc eísétialiter cp de ptimis, & vniucr(ali(simis principijs » ná &gid. Vcn.intext. 19. & alij át. Oppolitum tamen ett verius , nam ct fü formaliter ignoraret aliqui ilia princi- pia , poffet adhuc habere demonttrationé peculiaris conclaf. fi propria, & immedia- ta principia ilius cognotecrct« Tum quia vnica , vel alim pauciisimge eíscnt de- montiraciones pocilsima, tot .f. quot cf- fcnt ilta vniucríali(sima principia Ma 9. 111. De promifis Demonfiratianis. Aet. 1. 933 emnia alia ab iftis dependent , ergo non polfent conítituere demonftrationé potifsimà , de cuius ratione eft habere prin- cipia indcpendentia quó ad caufationem concluf. Tü quianec conclufio,nec prin. cipia peculiaris demonftrationis quà ad cognof(ci pendent cx illis. Dices dignitatem efTe vnü ex prz- itis antcnftratione "pm. 1. Tü quia explicanstex. $. qua fint principia Das: tomg viae vcio di- uidit in dignitates & pofit:oncs . ergo v- trag; cognofci debent ante demóflratio- nem. Tandemquia veritas omnium prin- €ipiotü pendet à veritate d'ignitatuch,er- go ad quamlibet demonftrationé cócurt te debet ét vniuer(ali(sima pricipia. Refp. quidam per dignitatemibi exponunt prin M propria, & immediata, vt diximus 5. p. Inft.traét. 1. c. 1.61 veró intelli gáturvni- uer(ali(sima principia ; vcl cítíermo de - precognitis ante omnem (cientiam,vél (i de peculiati demonf(tratione loquatur Precognofc debent nó formaliter,fed ha- itualiter,vt f. nà ad(ic rodea oppofita inintelle&u ; vel ti adhuc formalis cogei- tio ipforü praexigatur ad demoaftratio- nom, hoc crit, noa quia requicantur ad cauíandam conclufionem fed rantü quia fià proteruo negarentur. propria princi. pia, nonnifi per iila vniucríaliisima proba rentur demóftrationc ducente ad impo(- fibile; tum quia éc in proprijs principijs includuntur contraGa , nam fi verum ceít quodlibet aut effeyaut non e(Je,verü quo- que erit homine vcl efse, vel non c(seani- tnal rationale, & eonfequenter,li quis fcit hominem eísc rationaleim (sc vecà , (cit quoq; oppofitü císe £ilfum,& hoc ettyg» ali. ui dicüt principia vaiucríalifsuma includi virtualiter in qualibet demonítta- tionc. Ad 1.ibi loquur de dignitate lac- 6, vt dicit principia cuiuslibet (cienue, in qua dantur proprie dignitates , vt eitlo- Catus ccxt.a $» vcl l»quaur dedemonttrationibus a4: hcioacicis quarum mola ex talibus prac. Js integrantur: veltandé qe dignitages. Ingredruntur quamlibet emonitcauiogem contra&tz. pcr terini- nos (peciuics; Ad 3 .parec ex dictis. $6 Hiac vmnediacioné hacu(; expli- €1tam congcnite. dixigus demonitcauo - nià priori, & per caufam ; cceterum fide. demonftratione quia, & ab cffc&u loqui velimus, ipfa quoq; debet habere fua im- mediata principia, quibus coguitis quic« tatür in ,nec vltra editur in- quirendo in tali ordine cognitionis, al;ter vcl daretur proceffus in inünitum; vel có clu(io nó cflet (cientifica; hzc aüc imme diatio nó e(t eiufdé ronis cum przcedéti, ná que conuenit demon(trationi à priori dcbet reperiri in principijs (e ipfis cuiden tibus, & nó per alia priora; at immediatio f£equifia ad demóftrationem à pofteriori dcbet ineffe in principijs euidétibus nó p alia principia in ordine cognitionis à pg- fteriori;aliter nó effent immediata, & ta- lis eft immediatio illar propofitionü , q à cognitione sé (itiua dependet;à fenfibus n. omnis noftra cognitio origine ducit» uz propofitiones, quàuis fint mediata, & demóftcibiles à priori,funt t à poítc- riori indemóftrabiles, vt cü Sco.in 1.d.3- q«4. E diximus fupra q. 1.art.2.ad 2.& (i A de (enía Thomiftg intelligüt propofi- tioné per fenotam quo ad nos, por admi ti ipforam opinio, vt fupra oftendimus, AJMAETIGVLYVS. IL Cater£ conditiones dilucidantur ^ $7 Értia cólitio eft, quód (int prio- , "ES rts ,qua Senn i5 ec ad conciuuone:, nà aliquid dicitur primum ps nega:toné priocis,dicitur prius per ha itadinein ad pofterius , vade aliqua pro- policio eit priina, quia nà habet aliá prio rem , non ob i] tamen erit prior rcí(pectu alicaius cóclufionis, vt notat Sco. 1.Poft, q-1. Ac Omme totum ej] maius. [id para te, dicitur prima , non c(t ramen prior re- fpe& huius coaclaf, ois homo e(tcifibi- lis,quia non dicit habitudiné ad illam tá- quam ad (uum pofterius. Dicuntur etiam praemii priores , quia cum caufent cons cluiioné , przcedunt ipíam ex d,&is difp. 1140*4..jü2 conditio uic explicata conucnit etiá pramilTis demoaftrationts quia nam itlz quoq; dicuntur cauíz concluf, in cognolcendo. LIZIO autem intelligit dc prioritate cauíz ctiam in eíIcodo, quo pacto folum premiflis demon(irationis propter qu id; conucuiz. Quac- 632 oS Difp X ETT. De Deiopfiratidie . "Qyiuartáconditio eft, quàd fint notiores, occafione hu'us oritur dubii; an pre mifit debeat effe notiotes natura,vel no bis;folet.n.diitingui, quód aliquid cft no "tius natarasquia in fe cft perfectas, & independens, & confequétet prius; aliquid «ft notius nobis, quod .f. facilius cogho- fcitur à nobis;quia propinquius cftfenfi- bus,vel áliqua'alia €aufa citcaqnamdi- vifionem dequa vide d. s. Met;q Siart:z- «(t nor.cp quis Acift.r. Poft. 5. dicat rion eile cade notanobis,& natura, tf hocaf- écrit, quia plerüg;id accidiz,verü poteft iucnire,yt quod eit notius natura ficetiá rotios nobis cam .f, facilius cognofcitur  «au(a, 4] cffc&tus , et e(t de Sole refpectu anflsétiarü. CU igitur pmiflie dicüturdotiores, quia loquitur Ari(t.de demoftratione propter quid , qua cx caufis proce- «lit, intcll.gi debet denotioribus natara » "€] quá doq ;süc notiora vobis ; demóttra- x10 aüt qriaycü Lolü proccdit ab cffe&u ; xft es notioribuscobis ad notiora natura. ' $8 Rurfus aduertédü, quod pramiff per hinc conditionem dicuntur: notiores concluliode:i.magis& perfe&ius nor quz maior perfectio tripliciter pot con- tingerc,vel.in cerütadine, v3] ifícuidentia,vcl ingraduum inten(ione ; certitudo «t fima adhafio intellectus oppofita o "formidmi jemdétia cft claritas im cogno- Xcendo oppotita obfcuritat!, graduum in *tenlio cft duplex propria, feu gradual , quz atteriditut penes plurcs ecadus ciuf- ^dcm'rónis.pecifice , vtalbum vt tria cft *intenius albo vc verüs vcl c(t impropria ; (cu lubttantialis, quz fumstur i ordine ad plurcs gradus (pecificos ; quo pacto Angclas dicitür- immaterialior anima rationali, vt notant Con:m. ex Tar. bic. Dubium igitor eft an przmila quà -ad hac cria Gnt noriores conclu(one  ; upponimus aüc cum cómuni ràm certi4udinem,quàm cuideniram. füfcipere ma *gis,& miaus,patet dc cecasadinc,qua cü "dicat firmam adhz tionem iaiclleétas cü «xclutione totali tormidinis,potcrit intel as magis, vel minus ficaxiter adhereze, ficat magis, vel arünoc poteft effe im- osnurabilitàs obici. propter plures , vel 3pauxiores caulas immutabilitatis , & ma- gin d minus neceüatiz pofignt efie ra- tióncs cflentiendi;cumquo magis,veFmi nus ftat totalis exdlufio lormidinisde op pofito; vt Angelus cft altero immateriá« fior, quamuis vterq. excladat omné mas tctiam,& amot eft magis, vcl minus in« iten fas,licet totaliter careat odio «Idem. multo magis patet de euideatia, nam idé obicétum poteft magis, vel minus claté videri j itemrecolenda funt quz diximus devetitate dif p.10: 7490; finc. Hurt.diíp. 1 t. Log.fec.5 . Ouuied. có trou. 10, negát pra miffas effe magis cere tas; & euidétes conclu(ionc. A rriag.difp. 16.Log.fec.3. quem hic feq. Ponc.quáai adntittat quamlibet przmiffam polfc.effe Certiorcm,& cuidentiorem concla(ioney iiie effc eaidentioréjnedat ramen ambas effe certiores. Alij apud Ruuium concedunt immediatas przemiffas efTe cet tiores,& cuidentiores,nó mediatas. Cóis opinio cü Sco. q.11. & 13; Poft.admittit przmiffas fimul,vcl fcorfim acceptas oo tiorcs e(Te in his ttibus ip(a cócl. ita rece tiores oés , quos longum effet recenfere $9 Dicendum sgitur,praemi(sas fimul vel üngillatim captas eísecertiores, eute deoiiáres,& perfc&iores m ge Von fico ipía cócluüone; lo uimuc atit de có clufione,quaccnus conclufio eítnó qua- tenus propotitio,.i. vt e(t deducta ex pr cipijs, & ad tertiam (pectat operatione Q 10d (int certiores probat LIZIO cap. 2. ccicicudo concl. caufacur ,& cft propier certitadiné premilsarumsergo maror cercitudo przmifsar(t, antec- prob. quia certitudo propohtionis prouenit ex ve- ritate obiecti ;& ncccfitate,at veritas S6 neccffivas conclut. eft,& caulatur à verte tarc,& mecc(litate premilsarumyconfeq. patet ex illo axiomate Propter quod vni quodq.tale, C iliud ragisy]uod efse ve» rum aliquibus conditionibus ob(cruatis oftendimus z;p.In(t.trac: 1.c. 4.qua: con- ditiones adfuntin prafénti.  vcintuc patebistum quia quod cx fe eft raleyper- tcétius habet formam, quam quod pcr ali ud elt talc, quia illud immedianius , hoe n.ediatius;qua ró de quibuícüq. pramnif. fis concludit libet coftderaus. Refp.Hurt.quem fequitur Ouuied.cis axioma illud folum valere io cau(a finali tefpeétu mediorum, no 1n alijs a -fion idco ignis cfl calidior aqua ; quia ex fec cali, 5 aqua veró ab ignc, fcd quia nulla qualitas aque operatur intensé , ac ipfa cft; ad aliam probar.ait valere de, » agentibus per gradus intcn(ionis , non dc ' agentibus, vt dant efle (ubtlancialiter, (ic (0 7 potett efie, quod premit (int certiores - €etticud:ne graduali, noo vcró. fub&tin- ' tiali; & adducit mnftantias,qua (olcnc af- fertr coniraillud axioma. Sed verum effe axioma illud non folam. $nfinc,& medijs, verüm ctia in alijs cau- o 7 fisibioftendimus, & praccipué ex cócef- fis arguitur ,nzm 1dco plusamator finis, - quàm mcdia, quia boniias finis mouet vo  Juntarem Contain pc - fedaffen- fus pra mifiarü n.ouct imelle&ü ad affensum cócluiionis, crgo magis affencitur in- tellcétus praemaffis,& firmius,quàm con- - clufioni, patet conícq. quia 6 finis;quia | €lt caula motiua,magis amatur,ctià pre- 'mifie,cum fint caufa motiug , magis crüt «crig , Quodaddit de alijs caufis ; primó "ef dabis an qualitas poflit producere ef- - fe&ü fibi e'qualem,de quo in lib. de Gcn. Deinde hoc adnifl o,deducitur veritas il- 'Jius axiomatis, nam poffctalia reddi ra- tio,cur qualitas non producat cffectü z- qualem, nifi quia qualitas eít talis (cipía, -etic&tus veró babet entitatem, abilla, & CÓfcquenict dcficere aliquo modo debet. - Tandcm fi axioma illud valet de agétibus rh gradus intentionem, valere dcbct de "agétbus, vt dant ctie fübflantialequando Sut caulz zquiuoca, nam li praetuifize süc &citiorcscertitudine gradgali, multó mageeeioner fübtlàialihzc.p.(ccundü AHuit.fequitur fubftantia a&Gus;fcd (ubílà- tiaa&tus prz miliarum cft, petfe&ior actu conci. quia huius eft caufa zquiuoca;quz "sCpcr eftiuo cffc&u perfectior, crgo «c. "quod fint przaiiz cauts zquinocz, pater,quia vcl prai(lz lunt immediaia, & "fic cognoicuocut habitu intelleétus , qui fpceie aifrguitur ab habitu conclu(. cíi- ?que efenuialicer perfcctior;ti lunt mcdiaur, cornofcuniur bapiur [cientiz (pecie | t; men diltincto ab habituconcl.fed quo- | niam habitus: conc]. ab ilio dependet, dc- bcmusin iio arguere maioié pcucétio- xé,quàmin ;fto,quiá pluribus dependet. co Hancioncm decaufis uotis AC- Queft.1H. De premifsis Domonfirat: &rt.II.. 955 riag.cit. ait cGcludere ad hominem có:ra Hutt. nó abíoluté, quia inquiz, non id: o media minus amantur quia propter fiuc appetuntur, nam Deus amat juftum pro- pter gratiam, nó tamé magis diligit gra- tiam, quam inftgm, fed quia media non haben: bonitatem d:gnam amorc fic inten(à; at obicitum concluf. hibet. capa- citatem tctminandi tàm certü affenfum, ficut premilTarum obic&um; & fic vniuerfaliter videtut iliad axioma negate. Scd ex ij(dem principijs rcfellitur- hzc teíponíio , nam obie&um conclutionis,, cum babeat incdiatam veritatem ,& nc- ccffitatem, non erit capax tante certiu- dinis, ficut obieé&tum przmiflarum, quod immediatam cótinet veritatem, & nccef- fitatem indcpendentem, hzc .n. deca dentia in concluGone arguit ininorcin ca pacitatem cettitudinisficut in medijs dependentia ad fnemargu't. miporcin ca- acitatem amoris , € minorem bon:ta:e, um quia fiquis diligeret Petrum, quia cít filius Pauli, quamuis Petrus (it eioídé bonitatis cum Paulo;attamé quia motiuü amoris cft relatio ad Paulum, quia .f. cít aliquid Pauli, remiífior ctit amor Fctri, quàm Pauli; quia intcllcétus ideo atsc. tit conclufioni, quia cft aliquid przmit- farum , minus afientire debebit coclulio,- ni, qoàm przmilTis. Exemplum de $tàt;a non cft ad propolitum; quia gratia nó c(t cauía amoris Dci erga iutltuim, fed potius fe habet vt. cffe&us, in quaniii Dcus oc- dinauit hominem; uftum habitu füperna- tural! gratie condecorare, aon .n. gratia iuttificat hominem ex fuinaiura ,fed cx ordinatione diuina, vt docent Scouflz . Accedit principaliter, quod euidentia ctt cauía certitudinis natucalis,non quad ht adzquata , nam datur certitudo (ine cu; - dentia, (ed inadzquata, itaut quindoad- cit, concutrit ad caufandam ccrcitudné , nà ficmius adhzremus ij$, qua videmus , quam qua non videmus, lhcut facilius itta ncgaremus, quam ilia » (ed premiiize (unt eutdenriorcs conclulione, vt conccdic Ar riga ,-& mox ptobabumus » crgo func cuam ccraorcs, Sccundo q, fint euidcnt ores; Prob. ijídem ratiombus, quia ouinem clirita ix cuidéuià coaclufio recipit à premullis, Mdb 934 Tum quia przzmiflz babent perfc&iorem nofcibilitarem .f. per (c; & immediata , cóclufio imperfcütiorem, quia per aliud, & mediatam , ergo euidentius przmitla cognofcuntur , Tum quia illa propofitio eft cuidentior ,quz vcl cft intgitiua, yel magis ad ità accedit,euidentia ,n.cft cla. ta obie&i y: deoria, & inuito, vnde cla. rius cognofci mus rcs fen(ib:]es, qua notiores nobis di cuntur; quàm infenfibiles, & falsó negatur ab Hutt, quia res fcnfi- biles nemo negauit, Deum autem aliqui neg:uerunt , quamuis ex fenG bilibus 1pfius cxiftentia concludatur , qua ratione hzc propofitio Deus efl nà dicitar per fe nota nobis yiatoribus, quamuis euidenter fciamus res (cnfibiles cffe;ergo quia principia funr per fe nota, vcl faltim accedunt immediatius principijs per (e noris,quam conclufio,erpnt euidenuora conclufione, Tandem de. perfc&tione. eflentiali ma- net cx dictis probati quia przzmi(Iz funt cau(z zquinocz conclufionissde quarum ratione eft, quód fint perfc&iores effen- tialicer cffe&ibus, quos virtualiter con- tinent; nec obftat , quód fint partiales ex concuríi intelle&us ; quia contideramus ipfas inordinc ad obiedia » nam obic&tü premifarym, quod cft vnio medij cum extremis , eft caufa obiecti conclutionis, ^f: vnionis exipemorum , ergo obiectum conclufionis erit imperfeckius obic&o przmifiarum, Tum quia intelle&us quic quid cau(at ip concluf;caufat vttoscundatus przmiffis, De perfectione graduali etiam oftenditür, quia regulariter caufa zquinoca non caníat. cffíe&tum in inten. fiori graduquà (it ipfa, vt lux vt tria non cauíar caiorem yt quatuor, Ícd potius vt duo ergo fiafenías przmiffarum cft vt duo, conclufionis ailenfus erit minor. Vc rum cft autem , quód aliunde poterit af- fco(üs conclufionis imendi.f. ex maiori conata intelle&us;cx imperio voluntatis; hoc autem eft de per accidens , In oppof. arg.1, quod. aon fintertio- res , aut cuidentiores; Tum quia eodem modo vniütur extrema cui mcdto in premiflis, ac inter fe inconcluGone, imó ea- dem vaione , quia vniuntur inter (c virtute illius principrj Qué funt eadé vui ter- tioy[ uni cadem inccr (e, at vbicít cadem Difp. X 1 1I. DeDemonflranoge,  vnio, & idem obic&um, eft cadem certi- tudo, ergo &c, Tum a. vn:cü eft motui, & obicétum formàle in fy!logifmo; & conclufto,inquit Atriag. refpicit pro obie &onó folum extrema càncxa inter fe,fed ttiam cum medio, ergo nullum difcrimen certitudinis. Tum 3.nequit affignati caus fa haius maroritatis , fi ,n, pomtur ;enmee diata connexio. tciminorum , fit peutio principij,hoc-m. quaritur anex ea orias tar maior cctpitodo, vcl euidendaas 6 pas nitat minor dittatia à lumine int ett filtum, quia lumenintelle&uale no fe habet vt corporcü , minus illuminat obiectum remotü . Ti 4.tam eft certum Chri (tum efle tibilem, quàm ine efie ritibilem; quia illa eft conclutio Theolo- ica , quz cft certior principio naturali , um 5, cóclufío ex princip;js fidci dedue €&ta no cít incertior ipfisprincipijs aliter non eflet de fide , de cuius rat/one e(t, babeat fummam cettitudinem, et go idcm dicendum de conclufione matoralt, Refp.ad r.ncg. codem modo, & eadem vnione vniri exicema cum medio, ac inter fe,vt aduertit-Amic. tra&. 26.di- fp... q. g.dub.s. art.7. nam ynio cinmedii eft immediata, X 1 cft mediata, & dependens;neci cipium oppofitum docet , imó f cum medio affignarur pro caufa vnionis extremoruminter íc, deducitur effedi- — ueríam ynionem. Ad 2. diximus difp. €ed.q.3.art.2.cum Sco.in 3.d. 28 inh. d.23. D. aliud efe obie&ü formale con- clutionis, & przmi(farü , quamuis obie- &um concl. quc conclu(ionem includere uma doner xps vt vem d mus 41/0. 2. Ad 3«caufam císe 1m- very gh As .conncxío- ' nem terminoram, nec ob id peti cipium , quia iam a([ignantur plores-ra- tiones, cur lec immediatio caufct maio» rem ceruindinem, & cuidentiam, vc fuse diximusin prcb. conclu: zum «uia. licét lumen intelle&us non 6t corporeum, tà» men negati ncquic , quin difficilius attin» Bets qua magis diftátà primis principtjss quàm «quz magisaccedunt , vc patet exe perienua , & ideo. Ic habet quati EX sd quia vnto — ndeat àprgmiffis; ne» laca a €orporcun»Ad 4-fi lo-;uimur dc ifia — gom  mjfteria fidei : non » diuerfis actibus (pec ificis s (ed ciu(dé  peciciy quia idet ltsbent obic&utn for. M. -- "f reaelationerm diaibam,at conclus . Dé peemifiis Demonfrationisss4r.1T. 9 3$ fofitione Chrift us e(t £iübilis, quatenus e(t conclufio. eX illo ptinci- pio naturali horno eft tiüibilis , c(t minus €erta;at fi confideretut,vt e(t propolitig fimplex de fide , potetit ec cettiot , fed fil ad rcm,yloquimur. n.de ptopolitione s vréonclufio cft , non vt propotitio , , Ad $.tieg.paritás ex Scot.3.d. 13. D. quia 4 i i feticlata non cognofcan- ones liaberic. diüerfum obic&urn e trialc à priticipijs, nam principijs iotcl br er Y tetminoram apprelicns fione;conclafroti vetó ex ynione cxtre- füiorüm cum medio táguarm ex tnotiuo , & cx ip(a vnione formiali cxitemorum anquam ratione formali Que; turti quia tion implicat liabere minorem certitudi- | erm de conclufionibus dcdu&is cx pria €ipijs reulatisyac de ips ptincipijs nam de iftis [iab í € ittimetio per . diaté , de illis liabetüc cogeitio difcarti- uentef à fide irtimediaté nó €auíata, (cd mediaié , & vi luminis nata- ralis intclfe£tusjvnde petriniét nod ad fi. dem;fed ad (cientiam theologicam, Sccüda ad idem ex Artiag. iffa má fat certitudo iti premiffis , & nonin có- elaticaa fic poffet explicari s vt fi «num € duobus effet negandum , potias ncga- tctur Condafio, quàm aliqua prschitia- tum, quía deilla minofem hiabemas cer- fitodincm ; fed hoc nequit teperitr inter affenfuim pramiffarum, & coocl. etgo equalis eft cetcirudo in oibus ; mia. prob, obus cxcinplis,ptimum cft, in hoc f51- logifmo Deus «jl Jumma veritas, jed Deus reuclauit je e[Je fmmam verita- demyergo efl jumma veritassocqait dicis pe (1 neganda elíet aliqua verita ex illispotius negarctar cóclufto j quia bac €fl eadé cum maio. sfn efl in (yi ogifmo partieulari,ná fiin. premis (citur oés homines eic rationalescx quo deducitut Fetrit eife ratiogié videtur impoffibi le tino € habete ceccitudiné de cocl. ac de remiíltsyitavt potius ncgareiut. cóclu« f»yquam pramiffz,ca.n.1, 'o,gs quis cft Ccctu5 ones homines etie rationales , & Pes á (ub ly omn, includisenuscf cua eodem tnodo Pettameffe catíonalem. . Refp. nó tecté maioritatem illam EXPLICATI pet pole vcl non potfe negari , repugnat eniai conclufionem negari , (i €x premi ffis veris tete infertur , melius dcclatabitur. ex maiori ncceffitate, & itnrüediata tetminorom Conncexióne, at fi velimus loqui ex hypothc(ü impolfibi« li, & tanquam pet fignuar à potlctiori y pofsumus admittete modum ill à loquen- di;quátenus minor cetüitudo e(t in con- clutionesquàc in ptarmiffis; non quidem vt propoitiones ill fur in modo, & fi- gura di(pofia, (cd vt confiderantar in (e ipfi$ 5 vide minor cettitudoeft in hac ptopofitione Petrus cft rationalis, quàm in ilta eft rationalis ; quia mitior nece(fitas.( atediaia, (cd vt (unt in fyllo- gi(ito difpo(itz, ncquit negari coclutio , quia (imul fiegarentut ptzmiísz cx hoc, quód fe liabent vt caufa 4& effectus ; nec inferasergo eadern neceffitate (unt ne- Ce(sariz jquia adliuc (lat, quód veritas có cl.fit mediata, & mitius ticce(saria ; (icut pofito decreto Deisquód nác fit Petrus $ necefsatió exiftit nec potctit negati De- trum efse, quim etiam negetut diuinung decretüm , & tarnen non eft eadem nc- ceffitas immuabilitatis li:c , & ibi : (imi litet ex omriipotentia Dei infertur polli bilitas creatura ,etfi hzc negarctat , au- feretur ét Dei otpotétia,ex quo falso de duccs cádé aeceifitaié, & obicétiuà certi tudiné cíle in antccedétis & cófeqnenti . 6$. Tertio Arif. 1.Po(L.c.2.in fait e( fc magis credédum, aut omnibus pfifici- pijssaut quibutdá,ergo nó omnta süt cer tora. Tum 2.conclutio aliquádo eft (en- fu nora, vel pluribus denmonilrauionibus, €tgo in his catibus exceder. Tum jiprz- milse demougttrations propter. quid (ci trt demon(t catione quia , etgo impeifc- Gius,mam pcrfectior eft fcientia propter qid quàm fci&ia quia. Tàm 4.fi minüs cuidenter conclufio (circtut, ita vt ad di- mimutionem certiudimis pre milsatà mi nuatur certitudo concltandem e(sct de- uerieadum ad conclaf.millius certitudi. ni5 uia f fittum pecsblationé fmiti cort faivitut. Tam $.poíset conclutio ptobabilis císe inteüfior feientifica, fi ex inten fionbus przuiffis dcducereiur, & fic peces 936 erfedtior. Tandem axioma illud nóvale in caufis zquiuocis , premisa fant caufi z:quidocz conclutionis, ergo &c. Reíp. LIZIO ibi loju: de perfe&iori afsen(u , quj dicitur intelle&tus , quo folü afsenti mur princip: js immediatis, nó ne- sauittamé principia mediata etiam per- fctturs cognofci » qui1 mdependentius , quim conclafio, licét cognitione fcien- tifica altcrius fpetiei. Ad z. patet ex di&is nos loqui de conclufione, vt. pendet à pra m (His; tum quia non císcet eadé for maliter conclofio,fed materialiter , quia al variationem mediorum variatar. Ad 3.cum principia à pofteriori fciütury ha- bent rationem concl.quomodo auté pof- tiat dcinde afsumi pro principijs in de* monftratione propcer quid dicemus q; ftq. Ad 4. non magisconcludit , quàm (i tormarétur contra oppofitam ferr. fiué alit minor certitudo concluf. (iue zqualis,pofset minui,ergo veniemus ad nou.» Ccrtitadiné; quaré dicimüs talé diminu- tioné ticri p partes proportionales, ficuc ;n. diminacione certitudinis pmilsarum nóperuenitut ad nó cerritudinem;neq;in diminur/'cne certitudinis conclufionts ; nam in diminutione datur. procefsus in infinitum ex diclis in Phyf.difp. g.& 10. tam in gradibus etafdem rónis, quam di- Qeriz rois, Ad f.eísct per accidens pet fcét:ior, (cd efsenualiter imperfe&ior,fi- cut cogniuo fübftancz, vt duo,elt acci» dentaliter imperfé&ior , & c(sentialitet perfcétior cognitione accidentis, vt tf1a, Ad 6.refpodct Sco, qi 13. Poft«quod quà iis sib proprias,& fpecil:cas rónes nó fint [Xoprié cóparabilia principia, K cóclulio nes, quia conclufío eft (cita (ciécfice prin cipia vecó per hab tà fiaperioré,attamen vt conttentunt in c6muni cognitione cec ta,& cuidenti, pofsunt comparari, € de ipiis vc (ic verificatur illad axioma. Hac do&rina euià fao modo applicati pót przmi(fis demonttrationis ab effe. &u, nà quáu siuxta ordiné obic&orü p- fc&iot àt cóclufio , a'tamé in ordine ad noftrá cogaitioné € contra tes fc habet , ne tüc perfe&tius cogaofcüur effectus, * & ! s Btreuiter igitur de hoc nouorcs dicaatur refpectu noftri 65' Quin conditio dy Gcex caufis fa "ire cs licata 2p. Init. tfac- T.C 4 tbi * * Difp.XIT. De Demovfrating s 7^ contra Adtic.o(teridimus l'ufficere caus fas virtuales, quod poteft colligi ex Sco. ros 7. A. & I. vbi demonftrationes co vocat propter quid;idem habet q« 3» prol.& alibi;fusé et & fupra oftendimus s quomodo cau(z potlint effe medium de* monftrationis pro viseniM ibas inlocis declarauimus fextam coaditionem .« od lit ex proprys , Reliqoge quo3.co* ditiones (aus dilueidarz manent in à« pe cit;c. 3.& 4. vbi fecandum co; opin. mentam Acift. patcfecimus , nee occurrunt niti difficultates qued aioris momenti,quz paffim apa Do&k; videri pofsunt , f« eft aot. quod (icut dantur propofi tiones de omni. poíterio« rifticocum/f. praedicatum e om« niibus contentis (ub fübiecto,& feimperg ita dantur titiones de nullo rioritico,quando praedicatum nulli cone tento fu» fubieco, & nunquam tit, quz demonftrationi-negatiua: uiunt. Rurías ad demon(crationem potifsimam primus , & 15 modus (a« lainmodo  n erp tioni propter quid,vel quia ctià alij mo» di prt Polsuntj& ren modo intelli* gendus cít Atifc. cum r. Poft. 10. nega dlios modos prater primum, & fecundü eíse demonftratiuos, & Scotus q. 164 Poft. car idem docet in fent. Lincon. | QvAsTIO-V. De circulo Q^ regre[fademonjivatiuo « 66 (^1 circilusin digore (amatur;efc fije S cies fyllog:(imi à regrefsu. diftins &a,at (i fafa acceptione, (ic erit genas ad circalürigorosü ,& regrefsá, vodc (yllo» ifmus citcalaris dici folet, dequo. Arif. 2.Ptio c. .& Sco.ibi q. 4. diciturque «ir^ culát;s nó ablolucd, fed in. habi ad aliqu prioré fyllog fmt, co quód reuet- titur ad aliquá premifsá , à quapror e logi(nus proce(sit , ficut motus circula» tis,qui fit reuertédo ad illud, vnde venit tnobile ; quare q; huic circulari fyltogi(* m9 cóuenit tahquá gencriserit m ci tigorofo,& regrefs. can qaam fpe pendemus;dcindefpeciesaperiemus. ' $yllo $ lnosita ue circularis indt Duafr LV. De cireulo, t vegre[fu demonflrat. — 937 Scor.cit, éft ex conclufione, «y conuer- fa vnius premijiarum alterius pramif- f illatio 5 ex quo elicitur duphcem pro- €cfsum, feu fyllogifmum interuemre, cá circulariter blogs » & fecundus (71- logifraus eft , qui circularis dicitur in or- dine ad primum, in hoc primo arguitur à przmiffis difpofitis in modo , & figura 1n fecundo à conclu(tone primi cum pro. pofitione conuertente alterius. premi(sas ad inferendam aliam premi(sam in co- dcm modo, & figura. Hinc notat Arift, ibid. vt ex veris procedere poffit ifte fyllogifímus, & concludere , debere fieri ex terminis conucrtibilibus; rat;o eft , quia wiia przmiíssrum debet. conuerti conuerlione fimplici (non alia conuerfione, aliter mutaretur quantitas , vel qualitas propotitrionis, & fic non eser in eodem modo ) vnde fi termini non cfsent conuertibiles, propofitio conuertens non cí- fet vera: exemplum , omne rationale. eft tilibile, omnis homo eft rationalis, ergo |. emnis homo eft cifibilis, fit fyllogi(mus  «ircularisin Barbara hoc modo,omnce rifibile cft rationa!e, omnis homo eft rifi- bilis, ergo, &c, in quo concluditur min, r conclufionem, & conuertentem maAoris primi fyllogifmi; vel omnis homo cít rilibilis, omne rationale cft homo,crgo omnc rationale cft rifibile, concludi- tur maior per conclufionem , & conuertentem minoris primifyllogi(mi . Deinde docet Arift, an poísit in qualibet. fizura circulariter fyllogizari, & in quolibet modo, & dat has regulas, prima eft, quod in modis particularibus pr mifsa vniuer(alis on pót circulariter (y logizari, quia non concludnur vniueríalitcr, nift exambabus prami(sis vntuerfalibus,& cx puris parricularibus nihil poteft inferi; .. Secunda eft, in modis negatiuis pramiísa afficmatiua non pót circulariter €oncludi; quia przmifsa affirmatiua infer tut ex ambabus affirmatiuis , illa: autem in cafü ambz císent negatiug, ex quibus nil re&é lequitur , vide Tar, m expofitio- nc textus :& hac fatis de genere... 67 Corculus, & regre(sus dcmonftra- tiuus fuat [pecies itus (yllogi(mi , diffe- runt inter fc , quia circulus proccdit seper 3n codé demoniirand. genere ,.f.à priori rs roo de t & propter quid , feu per causà; quod pát primó contingere vel in diuerfo genere cauíz, vt cum ex caufa finali o(tendimus. caufam efficientem, & deinde ex cau(a cf- ficienti probamus finem, fiu? cum ex for ma inferimus materiam, & ex materia 2» formam; vel (ecüdo euenire poteft in coenerecaufz, vt cum ex cau(a mate« riali infertur effe&us, deinde afsumimus effc&uin pro medio à priori in genere » materialis caufig, & concladimus caufam materialem;qua prius erat medii, & hoc dupliciter , vcl .n. concluditur eadem om- nino numero caufa,vel cadem (pecie. e» grcfius autem non procedit in codem ge nere demonftrandi, fed diucrfo, nà ynus [yllogiímus eft demonftratio quia , altct demonítratio propter quid. Vterq; aüt tàm circulus , quàm regret- fus poteft dupliciter fieri , vt aduertunt Conimb, Aucría; Blanc. & Io. de S. Tho. ycl quód cenclufio afsumpta pro przmif- [a nonaliter fit nota;nifi ex vi prioris fyllogifmi, in quo ex pramifsis fuit illatay&£ hic difcar(us dicitur circulus, vel regref- (us vniformis,formaliter, & proprié; vel uód non folum fit cognita per priorem yllogi(mum, fedt alia via, itant cum loco przmi(sz fubftituitur, fit alijs modis magis nota, ac quando erarconclufio,&c hic difcuríus dicitur circulus , aut regre(- fus difformis, matctialiter, & improprie quia non rcucctitur Dn pero notitia , ad uam per priorem ogiimum perueti- Ua es ; fcd ab alia perfc&tiori apugr dari Circulam admiferünt. Antiqui LIZIO 1.Poft. c.3. ponentes omni demonftrationem, & (cientiam,itaut ide re[pectu eiufdem eíset cau(a, & effeQus, notius, & ignotius. Ex oppofito Niphus 1. Poft. com. 3 j. referente Amico tract, 16.diíp.1.q.4. dub. 1. omnem refpuit cir- cularem demonf(trationem , fiué in code, fiué in diuerío genere caufz . fent. admittitin diuerfo genere cau(z ; at Alex.3-q.nat.c.5. Apollin.q.18. Poftar, 2. & Aic. cit. in aliquibus ealibus concedunt in codem rc, nontamen ine ki ror Sere uàáplures , aut lale Fesler neta 2M qu Dir im tanquam e vt Neri- & Vgo Senenfisin open A d We Yn Lt 95$ Cal. Communis fenfus tüm veteram; tei rccentioram a flirmat dati regreffum,; 8 viilem effe in fcientijs;licét fit aliquod di fcrimen,nam quidam volunt;tunc vtilem efic regre(fum, (i demonftratio quiz precedit , dcmonftratio propter quid (abfe2 quitter jit Caiet. Bald.& Aric. quidam, vt Auctía, docent (erbper vcilem effeyqüa lifconq. Precedatdemíonftraro. Dicimus primó; nequit c: rcules in oibusadmitti,fed in a!iuibus, ram in di: ucrfo gcnere, cuam in eodem gcneresnotf tamen in ijfdem numero rcbus. Prob. r. qp non dctur circulus in omnib. ex Atiff. 1, Polt.c. 3.& 2. Prio.c. 4. vbi Scotasq. 4. nam fi de omnibus poffet dari circulus, iám quelibet prz mi(fa e(fet circularitet demonftrabilis,quod effe fal(am oftendi mus (pra cum de fyllogifino circulari'loquercmpur, & przíertimimn Ferro mulla pramiffa poteft circulariter demonftra- ri, nón maior, quia vniuerfalis non infertur ex patticulari, qualis ett minor , neq; poceft minór inferti,quia affirmatida noa deducitur ct négátida , qualis eft maior y folu ergo ia Barbara, & cum tetmini süt €onüertibilcs,poffant amba pramitle cir «ulariter deduci. Tum quia nó quodlibet eit prius, & pofterius natura,caufa, & cf- fe&us , notius , & ignotiusmatura reípe- &tu eiuldenm,etiam in diuerfo genere cau- fz,quod efTet néceffarium, ti de ócmibás darctut circulus, ha in ifto femper proce. ditur demonttrarione propter quid , & «on(equeuter à priotibüs , & notiotibus tura,& à caufis, - . 69 Sccundo, d poffit admitti circulus m diuerío gcuere caufit, patet exdidbis -14rt.3-vbi cüm Arift.o(tendimus pof- c vnam definitionem vnius pericris de- snonflcari pet aliam altérius genctis de. 5 dcfinito, & é contra; X findamentü ha- bct indicto Arift. 2.Phyf.5o quód caufg fünt (ibiiauicem cau(z, quod, quomodo fit intelligendam, fuse explicuimus difp. S. Phyf.q. t.ar. 1. vbi hanc mutuam caula- litatem, licét non fecundü exiíttentià cau- fatum , (ed (ccuridum diucr(as cones po: fuimus non(olunin diacrío genere. caa- Mz (cd &in code, dux12do aoa fiat ez 1é rp rods geacte caulz mate- ia generar vaporj& ex a- Difp. XT TT. De Demonfraitohe 5. pore pluüia, vt ait Arift. s. Poft. 1$. & £7 de gen. 68.:tem a&us in genetc efficiétis caufz caufant habitum, qui effe&iué cot currit ad proda&tionem alioram a&uum: in eodé ét genere piper calefacit ftoma- cum; & à ttomaco per alium aumero calorem calefit; ex quibus manet-probata u vItima pars concluf; Qaod autem aliqui . ref; ree ini his non efe perfc&um cic- b calum, uia non regreditur ad eandé tu- mero caufam,& in eodem genere; parunt refert,quiz ficconficiunt queftionem de nomine; fufficit , vt vterq. proccílus fit Ld ad quid,:  L Dices démonftratie eft vniuer(alium , €afas addu&i dé caufis ad inuicem in eo- dem 'éfubt particularium, mp ^3 queant de illis cónfici mds NE LZ circularcs.Refp. etia de illisca s ficiunturvniüer(ales propoütiones, nan cum vaporeft medium ad inferemdá pluuiam . füpponitpro ommibusvaporibus, ex quibus fic ; vel eft generata plouia - generabitur , & plutrià fupponit pro illis, quz ex vaporibus funt: tg ,velges — nerabuntut; idem é coatrà dicendam, cüt. vtimut pliuiapromedio s 0 9 7o Dicimus fecundóyrégretfuseft pof fibilis,& vcilis (ciccijs;ita Soda iA &q.;.prol.ad 3;primc.vtmocat P. Faber tlieor. 9.claris z.Prio. qu4t & prob.ex Ae— "rift. 1. Poft.c/re.vbi dit duplicem demorm flrationetn quía , & propter quid , & ait tp quando tetmimi fant reciprocispóvfie- tt rrantitus de vri ad aliam; affett exeunte plum de aofí feintillatione planetarum y qua à priori probatur per effe prope nos, & à pofterioti demonilrat plametarum — | Wesen maiden cioe n D atim Luünz,&ipfiusfphernwafügurajdé docet c. 5.& 1; PhyCc. 1. vbi dat modum 1 inaeftigandi ex. tiotioribus nobis notio- ranatura quando fizé (unt immanifeltio- raj& 8. Phyf.5 2. ex motu zterno probar , &teroiratem motoris, & tex. $3. €x 2ternirate mótoris oftendit miotttm ccecnum; T.dé Áa.1 t .docecex notitia e(lenciz nos deuenire in cogniciónem accidentium y & ex cógaitione accidentium in motidam eifentiz; r. Phyf.6i.ex reram corrüptibis Ditate deasonttrát exiftentiam materte y, 0 & rdiGewcr.exmuteriaà priosde- m ^v ca(cow. dre Quéfe. Decireuloseregrefudemonfratiuo. 912 monftrat corruptibilitatem. Tum quia a poflibile c(t Bra epe nobis notiores uam fint propriz cauíz ; crgo poterunt posa cus ani quia inferce. (uas cau(as ; dcinde caufas cíle.notiores natura cogni-, tione diftin&ta: , ergo per ipfas poterunt propter quidconcludi eHiedus.Efl etiam vtilis, quia hac yia ab. effc&tu. ad cauíam eftnobisinnata à natura, vtait LIZIO 1, Phyf.c.1.& 1,Met,c.1.& nonnifi hac via ex notioribus nobis fuerunt adinueniz Ícientiz ; quare.fi deinde non liceret 1e- uerti à caufa ad effc&um,nullz, vc] paueiffimz darentur cienuge propter quid. Tum quia per regrefíum à cauía ad. effe- Gam, vbi. prius crat cffc&tus nobis.con- fusé notus, & per fen(um,fit cognixus di- ftindé, & (cientifice, vnde alias proprie- tates poffumus deinde de effe&u inucfti- garc; qua prius 1gnorabanuur.vt. clarius €x concl, feq. patebit, (155 hn. 04 ^71 Dicimus 3.neque citeulus , neque reflus vniformis, formaliter ,& proprie potlibilis ; fed difformis, mateyialiter, & improprié;ita colligitur ex Sco.1.Prio, ] 24. vbi vt vct fupponit fyllogifa cirtula tem debere procedere. ex. przini (Tis megis nous, gn primü fyllogi(miü fue- tint cogniig;& al:js locis iofta cit, Prima pars,quod non íufficiat in circulo vcl re- grcítu,quod procedat ex cóclíolü cogni» tà ivi prioris (yllogifini, cft Acitt y. Pott. €:3. hocin.probát rónessquas coutra circu Wü adducit; Tum quia idem edet nouus, & ignotius relpectu ciu(dem,;& per (cipfum pede ndaMís prise not Pai prima conicq;- prob. natn quiliber (ylio- gimus: dcbet; procedeie ck iae cud cx dictis q. prac. att« 2, crgo conc], primi fyllogifa erit iguotior , & qualibet pra» mila cec nonior, (i autemin circulo; vel regre(su aliqua. przmiffarum probare tur per conclufione;n (olam vt cognita vi ptioris fyllogumi siam crit notiory& prz» mifsa iila 1gootior. , &. hoc eadcm. ous nino notiria;qua prius nosccbarur n. tam intensés Secunda conícq.et;à patet , quia fi prziniísa illaa in rcgreisu noiceretug a concl.primi fyllogiin: tà:ju3 per cau im faltim in cognolcendo, qua conc. in p imo iyllogifmo cognofcitur per. eandé [ rzmifsam tan uam per cauíam i pco» baretur in fecundo fyllozifmo. per feip- fam, eísetq; (eipfa ite nod oUd. »n.cft cau(a caulz ef lo... » Ncc valet illa refpófio,quod poffit idc efie ser prieneii rius, & poflerius in diuer(o gencre cau Mig tius. , Sc ignouus in diuerío ordine c cendi , notius v.g. nobis, ignotius natüra.Non va lec, hoc .n. impugnatur quod nó poffit in hoc caíu idem habere rationem cff:&us, & caufz: pam fi conclufio vr cognita p primum fjyliogi(imum non habct maioté - cognitioné,non potcft c(sc cauía cogna» fcendi aliquam. przmifsarum, nec in co- dem, nec in diuerfo gencre caufz,quia vt fic eft minus nota, & vt poíset demóllrarey deberet perfcéius cognolci, quà prae- miísa demon(lrabilis, Tum quia cogni tio,quam habet«onclufio pcr primà de- monftrationem, cft cogn tio mediata, & à pofteriori fi (citar demóftratione guias ergo vt Bic cognita non potcft in rcgressu  vckcirculo propter quid. inferuire vi pra mifsa,quia pramifse in hae dcmoftzas tiont dcbent cogno(ci cognitione immediata; fi vero prios (citur demonflrauonc propter quid, cogoofcitut cognitione. dittinéa,& minus, quàm prznfsz , er- go vt fic cognita non pór aísumi vt prg- mna in demonít ratione quia,in qua P mifiz.fünt pot;orcs conclufione cog tionc cónfufaj& quo ad nos, . ou 3 - Ex lispatet probatio. fecunda partis conclu(.f; quód concl a(sumpta in circus lo,vcl cegtcísu, debet perfcétius,& aliun- dc cognoíci, quàm fit per prioré demons ftrationécognita - Scd valde difficile eft explicare , quo pacto conciu(io.illa mas gis fciatur ;. duo tamen modi poterunt a(; gnari ambo «x Scoto deducti,qui fe» ré in vnum coincidint. Primus mocus docetur à Sco, 1. d dias E. vbi dechiás,quo pacto (ciátur €oclufioncs, nquit;quod pót baberi expe riétia de cócl."(.quod eclypfetur Luna, & tunc per yiam diuifionis » & refolutionig inquiritur caufa, qua via dcuenitur. qfüq. ad princi pia nota cx termjgis, & tunc ex tali principio potcft conclulio prius tia experientia nota ceruus cognofci.f. icien- Hhcé : fÉcinquirendo causam eclypis potcft dcucniri ad hoc principium pet. sc au edd ue, M 940 gotum,g opacum interpofitum inter lumino(üm, & perípicuuim impedit luminis mulciplicationem ad perfpicuii, & (à pcr tzcíolutionem inuétum fucrit, gj terra cft tale corpus interpo(icum inter Solem, & Luná;cclyptis (cictuc non folum cxper:é tia,(ed é pp quid.Ex qua doctrina clici- tur hic proccifus in regreilu, vt prius co» gno(catur confuse effc&tus.(. ex periécia, quod exiftat. Secundo re(olutorié inucnia tur caufaabitrahendo ab hoc , quod «tfc- us (it, vcl son fit in tali (ubic&o. Tertio demon(tr.«ione qua pec effc&tum demonftratur caufam efle in tali (übieéto, & totushic proceilus ett coafulus, Qam cffc étus cunc dittincté cogno(citur, uando per cauíam fit nctus, coufusé vc- cum via feníus percipitur; caufa etiam confusà ccgnolciuur quia (olüm (citur , qued iit, non quid t, Tandem poflea à priori & diftin&é ctfe&tus dcioonftratur Cauíam , qui regretlus e(l necetlarius y «t habeatur cerifBiina cogniuo,& (cien- €'fica de rebus. 73 Secundus modus innuitur à Sco, quo!,7. A .vt oprimé aduettit P. taber cir, explicans .n. quomodo poflit aliqua vert- €4s de cíe&Gu c(fe euidens ab(q; eo, quód cognof(catur propter quid;inquit, quia propter quid mon babetur. a fenfu mfi me diante viieriori cognitione y quibus ver- bis infinuaui , quod fuse poftea delaravit Zab. I.b. de regreiiu cap.4-& 6. vide- - licet, quod primó demonttracione quia probetur cauía : fecundó non ftam fiat pem. fed paul;sper iux«a maiorem , vel minorem inrclleétus petípicacitatem (0 Wtlatur in cognitione diiin&ta cauíz in oct Ee ei igando viterrori cognitione, & alijs ijs quid fit caula, & «qualis üt conacxio €um cffc&u,que cognitio ent perfectior, quam illa babita per. demooftrationem qua j & tandem poft hanc axcntis nego tiationem fit demonftrauo propier q:4d; quito voluit fignificare 5cot. cum P- cit. dixic per diuftonem quandoq; ledeniri ad principia nora cx terminis si. inuenta cauía, & circa (p(am negotian- Difp- X 11 I. "De Demonftvatione ... 3 ta. Hunc modum obfetasuit Arift. nam t. lhyf. ex generatione inucfliga- uit. exifteatiam materiz , deinde aijs inedijs perfe&ius aperuit naturam mate- riz mulcas patlioncs declarando, vt quód 4 fit (afceptiua contrarioruin , quorum na« tura eft mutuó (cexpellereab eodem (ü« bie&to, qua rationc materia modo ett (ub. formaunodo fub priatrone, qua candem ^s dittincta cogmuonefupoficad prio: de I montirac? de Gen.matcriam cilc cau(am *3 tran(iutabilitacis |. Et quonia: v. pluris mum praecedit cognito effcctes contu(a,, idcirco regularicec regreius fica dcinous ftatione qui 2 ad demonftiauonem pros pier quid 6 vcró prior citet d: movft a« tio propter quid , & deindc ctlcctus co» gnofccretuc non (olum ilia ácmonit; aio ne,íed e* periencia, & contuccodimc, nom erit improbibile poüc tunc nci rcgref- (um ad dcmonftrauoném quia, vamus prior ut frecuenaor,& potitzccgniaeni acconiodatior , X 3 74 Quoddi&á cft de cauía & effc in tegreijuydic endum cc de duabus inute cem cau(is in dirculo f-.quód caufa aiiume pia pro media in cir.ulo prius «hijs vije- perfc& us cognofcacur , aat habetur de ar cognicio immediata,nam caula vt c a immediate debet cogaofu, licét vt ef» fc&usiwmmeédiaiécognofcatur. Ex liis patet; quomodo rationes Ari contta circulüm non ofliciant noftre fent. non.n ie-uitur idem eodem modo cogat tum eflc notius , & ignotus, prius, & po- flerius,aut per (eip(um probari eademta* tionc, vt dedgcebatur ex regreffu vaitor- miy& totm.liter, (ed íolü idem vno actu cognitum etle norias cognicam alio actu, & vt fic potte efle prius,vel pofterius, c, qua ratione hic dilcuríus diciiur circus lus,yci icgrefsus maucrialis , quia. rcuere titur ad eandem matcriam , ille verà di- citur formalis,quia eíset flio non (o lumad candem rem,íed etiamad eandcca cogniioncm formalem , videte Ll. Fa- bium cit. qui rationes in contrarium foluit ex profeíso , j ad »B. wes Zi Urt at *x  Q To AY De Syllogifimo Topito , €) Elencho. "e^ rllogifmüm in Communi [epius docuimtsvatione materia. 6o diuidi. intres fpecies, Demonflratiuum «J. Topicum, C Elé- vbuia:sy de Peu fatis egimus án duabus precedenibus di[p. tàm quà ad effeium, quem parit, qu« efl Scientia , quàm quà ad inatcri amy ex qua confici debet 5 roflat pro complemento buius operis de Topico y C Elencbo. pertratiare , quüd in bac f^ vica difp. abfoluemus correjpódene libris Top. Q Elench. Pt autem exatla babeatur cognitio de bis fyllegifmus, duo effent inue[ligandayma- feria ./. ex qua componuntur? cffe£lus quos producunt; de materia fuse diximus vir peri e domne uis vt aliqua de ejeiibus Jubiungamus seffetlus ela $yllogimi Topici,eft o inio, $yliogi[mi Elenci y v pparentis esl error; quorum, vognitio maxime confert ad cogmtionem fcienti& ,cui opponunt uryerror p.ex à - pofito.contrariatur. fcientiey opinio veró ( cum mediet iater errorem, G* fcientia), erit oppofita vtriqs ficut colores medij comtrarij dicumur extremis» dnm sa Qy£ZsTIO L AR ait C'quomodo à frien- (ferat. s Ari habitam opinionis am- IA Y bigit nemo,& probat Arift. d A iplc r.Pott.c.24. quia pee- a.ter. propofitiones. necetfa- rias dangr età contingentes , fcd he oon poflunt cogaofci per (cientiam, vel habi- tum principiorum » cum obicc&ta horum habicaum (int propofitiones neceffariz,. vt in (uperioribus vifum ett, ergo cogno« cantut per alium habiti » qui dicitur opi- - io; claré aucem apparebit. difcrimen inter (cientiam, X opinionem, cam cxpli- catum fucrit , quid tit opinio , &in quo cius formalitas contiftat: Arift .cit. text. 44.cam definiens. inquitquod cft exifli- matio.i« affcnfns immediata propofitio- nis , € nonnece[Jari&; procuiusdefini- tionis intcll;gentia sciendum ex Arift.ibi, quód (icut in propolitionibus necellarijs duplex a(fignatur habirus, vnus, qui dici- tut intellectus , & verfatur circa propofitiones i iimediatas;alter, qui verfatur cir- «a mediatas, & dicitur (Ícicntia,ita etià in propofitionibus contingentibus duplex ali znari debet habitus opinionis, vnus, qui cicca mediatasalter, qui circa lme- diatas propo(itiones ver(etur. Rat: eit, vt norat Io.de Mag. 1.Poít. q.vlt, quiae Logéa. ficut datur ftatus in przdicatis effentialIbus, ita & in accidentalibus, & ideb cum 1n carum probatione non deueniatur ad. propofitioncs nece(farias , quia cx necef- fario non fequitur contingens , peruenie- mus vtiq; ad aliquas contingétes primas y ac immcediaras, quibus affentiamur ex probabili connexione tetminorum, qualis eric hzc, Omnis mater diligit filium y ifla n. in (crie contingentium ab omnibusacceptatur, vt vera; aliud exemplum affert Io. dc Mag. fed nos commune adduximus. [taq; iba defin tio cfl opinio- nis fime difcuríu, non aüc illius, quz cum diícurfu. habetur, qua rurfus eft duplex ; vt ait ibid. Io. de Mag. propter qui, 8€ quia , ficut,n. notitia alicuius ncceffati accepta per propofitiones neceffatias inmmediatas dicitor (cictia propter quidyac- cepta verà per mediatas dicitur quia , fic ctiá notitia alicaius vcri contingentis ac- cepta per propofitiones immediatas, SC contingétes dicitur opinio propter quid y accepta pcr mediatas dicitur quia . 3 Vtigitur. prafata definirio poffit ap plicari opinioni per difcursü habitae, quae [cientia corcefpondet , loco propofitio- nis immediate ponenda eft mediata , vt in fumma dicatar , quód opinio di(curfiua cfl acceptio propofitionis mediate " nece(fari&» mà (i non (pecificetur, quà propoliuo ft mediata, vel immediatacss Xyy 3 942 Difp. XIV. De Syllog.Top. em Elec: d cfinitio conueniet ojinioni io commu- niad vtramq, & folet (ic pa(imab Au- €oribus explicari, quód Opinio fit cogui tio, fex ajJcn[us determimaims alrevius partis contrad.Clionis cum | formidine alterius, per hocs quód dicitur cognitio, vcl ailen(us,conuenit cum fcientiay& alijs noiitijs neceffar;js, per hoc, quod dicitur determinatus; fecernicur à dubio, & fuf pt €ione , quia dubitans in neutram partem dcclinat fed manet anceps,vt notat S. Th, 2.2«0:4»art. 1. füfpicans vero, cto mags in vnam parté propendeat, quàm in aliain, quia tamen Icuibus mouetur inditijs, & conic&uris,ideó non aifentirur li detecminaté , at vcró opinans, vt poté innixus magis vrgentibus, alter! part! determina. 1& adhzercr Quia tamen adhuc ilta deter. minata adhazi;o non cit ita fixa, & (Labi- lis, vt fit (inc vlla formidine alterius par- tis, pet hoc fecerniturà (cienria, que ett finc vlla prorius formidine; cuius ró cft , quia & «x natura obicéti , circa quod vet- fatur,quod eft necetfarium, ac impoffibile aliter (c habcre , & etiam cx modo, quo &irca illud verfatur nimirum cum certica- diac, & cuidentia atfeofus fcienuficus ita fe habet, vt inuoluatar in eo virtualiter in lufüm iudicium de impoflibilitate (ui oppotiti & idco eit adha(io detecminata ad alteram partea fine focmidine ; é contrà veró quia Opinio, aut verfatur €ir- caobiectum variab:le, vt fic , ac potens 4l ter (c habere, aut (i ver(atur circa obie- étum nece(farium , non tamen modo ne- ccetfario quia vtitur ad. illud medio pro- bibili, & dialeQtico , quod potcft in pro- batione deficere , ideo formidini (em, ec obnoxia efl, aut cx vno , aut cx alio capite, itaucib alfenfü opinatiuo faltim vit- tualiter, inaoluatur iudicium , quod vcl €ius obicctum poteft aliter (e habere, vel mediü quo vtitur a probatione deficere, 4 Scd hic dubitari folet,anj& quomo- do dcrauione opinionis fit tormido de parte oppotita. Katio d ibitandi ettjquia propofirionibus conctingenubus imme- diaus aifcotunar abkque. vlla formidine, &c ctiam quibulda.« hittotijs, rmó quida fuis opinion bis ita firmier adhrcnr, vt Dppotias proifus falías exittiment., vc cucai ier .1ta5, & Scoullas, atqi ita notauit Ari(bipfe 7.Ethic;c;3« Aces - dit , quod formido auferre wA eee minatronem ad alteram partem ,fi ergo talisdcterminatio cft de cílentia opinionis nequit eífe formido. Hac de caufa li- cé Io.de Mag.loc.cit.& Tat.ibid. tencát formidinem cffe de clTentia opinionis, c Camerar. nuper q.14. Log.alij tamen Sca; titt, vt Mair, 344.24. q.vn.arc. 6. X Bat. . fol.q. 1. Prolog. quos fequuntuc Recen. tiorc$ quamplures, oppofitum docét, a(- fecentes. formidinem per accidens. intcte dum aliquam opinionem comitani 4 ormia rum vcl cx difpoticione recipientis mcd. fic non adhzrendo ficaitec , vel ex aqua. litate rationua ad partes opiqatas. à aliquo alio accidenti , ait Biol. addi . Mutr.fotmidinem cffe derauoucopinioe nsfaíe,nonauwemwetg. A ( Ceicrüm, fifi Scotiflz (revera velle videniut) intendant négste de rationc opin'onis cífe,vt vel at ack | ter anncxà, vel (alti aptitudi ) midinem de pacte oppolita , (ané audien. di non (aac ; quia ita deít  difer i inter certicudioem (cienaz, & proba tutem opinton s,quod certé alio m ignari nequit , nili dicendo, quod fciéti; ctt cozn tio quz ex (uo genere, & cX m * tura obicÓbi circa juoiverfaur, SXxmo«do, quocirca Mad vecfatar ; eft i A x falficatis , ac proinde etiam formidi partfoppofita , & op. mo contra e gmrio ex (uo geusre , cui potett fubetfe tallum,quodcóftit etiam de ipfaopinios nc vera, fi , n.talis opinio. verfatur circa Obic&tum coningens, cfto quatenus vera includat conformitatem cum eo hic, & nunc, tàmen quia obiectum eft in fe variabile, poterit illa cognitio ex genere. » fuo, & ex obie&o eísc falfa, etiam vere fccur circa obiectum neceffarium proce« dendo ad illad per mediam probabile. s eiiamli dicat conformitate cuin co , ad- huctamenex modo procedendi Fr c(se falfa, uia inedium, cui innititur, licec. (t probabile;non tamen neceísario vecum $ ergo opinio efttalis cogmtio ex gencre fuo, vt (i nG ictu (emper habeat anncxim r formidinem, illam tamen babere potcits quia «um cx obiecto fuo , tum ex moto procedendi poct illa [ubc[sc fius Nc€ valet) MN LEE. Sf L Quid fic qalet, qnod a:t Ba(sol. fyllog:(mam topi- €um cx genere (ü0 non generare opinio- nem cum formidine , (cd cum adhzrentia conclaüoni opinatz, quátum fieri poteit ipfum. Non valet, nam pcrconramur, prie (ic hec Grmitas adhz ionis ,vel.n. 'aciagit neceffitatem,vel non,fi primum, :ergo à scientia non diflert , fi fecundum , ergo abfo'uré loqnendo, & ex genere fuo potett illi flübe(se £alütas , atq; 1deó fyllo- gi(imus topicus generat opimienem cum a&uali- formidine , vel (altim cum apti- £udinali. 6 Exhis ergo concludimas formidine 'aptitudinalem efse paffionem opinionis, qus oritor ex nacura afscníus opinatiui, qui ex (uo genere calis e(t, vc nunquam at tingat certitudinem , & firmitatem actus fcientifici;per quam dütaxat tollitur omnis formido.V erum tamen cfthanc apti- tudinem impediri poíse ne exeat in aCtü | ^e E va capitibus M: inge- r ex ici tamen poteft przíerbo oh »quia licét fandame- tum a(sensus (t cx (ua cond.tione incertum; & fallibile , tamenquia multis experienajscomprobatum chenditut, ac vt verü in plurimum, idco acceptatur fineformidine,hac ratione abfa; vila fafpicione deoppofito alsentimus propofi tionibus contitigentibus immediatis, vt quod macer dligit filum, ac ctiá antiquis liitorijs, quiavt notat Doé&or quol. «4. $.De primo , licét humanum teftimoniü ex (ua conditione fit fallax mediü ad a(- fentiendum , etie tamen portet tot homi- wm autoritate firmat, vt in nobis pa- fiat certitüdinem- quandam morale , qua de cau(a inquit Aug. 1$. de- Trinit. c. 12. & t2.à Doctore ibi relatus abfir, vi fcire nosnegemus, qu& tefiimonio didicimus aliorum , alioquin nefciremus effe Qceanum , nejciremus effe terras, at wibes qua celeberrima fama cómendats eadem racione prudens Scotifta, vel Tho milta poteft tàm validisfundamentis (uà ftabilire fententiam , vt moraliter fibi fc- carus ir de fua opinione, nec cimeat de oppofita. Porcít ctiam hoc in'erdum accidere, vt notat Tat.cit. cx temeritate , & m tte fgpius videm? quof dam indo&tos finc (afficienti , ac (ol, -- e inia .  fundamento ita pertin1citer fiis a1hzre- re opinionibus , vc non opinari, fed vec fcire przfamant, & oppofitum :d:ccnt proríus impoffibile, quod certé procedit, aut ex ignorantia , aut ex voluntatis pertinacia, cuius indolis funt Haretici , qui fua fal(a dogmata tàm vera cxiftimant, ac ipfas fidei vecitates,yndc potius ex tam.» pertinaci adhz(ione dicuntur Haretici , quam cx co, quod haiitenc in fide : talis quoq; iudol;s erant Philoíophi, de quibus Acift.loqucbatur 7.Eth:c.c.;. & hicopi- nandi modus non tàin dici debet opima, dues temeritas, & przsiiptio, vt inquit atar. Quamuis autem formido modo redeclarato (it de. ratione opinionis inc tamen non fcquitur tolli in opinione determinationem ad alteram partem,eti& Quando interuenit aGualis ipía formido, quia hoc eft proprium dumtaxat da- bitacionis , vel (ufpicionis, vt diximus hoc igitur folum efficit formido , quod quia a(sen(us determinatus alterius par« tis non eít cum euidcntia, & certitudine, fic afscntitur determinaté intellectus pae ti illi,vt iudicet formaliter, vcl virtuali tcr ob.ectum illud probabile pofse aliter fe haberc, vnde proprie formido tollit firmitatem afseníus , non yeró determi nationem. 7 Inoppot. obijc.quod formido nihid per featcincat ad opiaionem, Turn quia pót e(se opinio de aliqua corlufionc nccefsariacum nimirum proceditur ad ca.m per medium topicum, (ed in tali opinio. .ne nequit efse formido, quia talis conclufio nequi císe fal(a,ergo,&c. Tuin 2.crià in probanda conclufione contingent: elt aliquis actus , quo incclI:ctus coafidzrat ise fitionem efsc veram , nom Daikdusndo ccsdiqoi un & talis eit fine íormidine , quia nonrefpicitoppofi- tam efse poffibile, & calisactus cfl opipatiuus, cum ex ipfo generctur opinio, Tum 3. poteft angcti opjnio non a:igmé« tata formidine , multiplicaus .n. rationibus probab;libus augetur opinio, & mi- nuitor formido;ac incertiiudo , e: 9» hzc ad illam non attinet . Tum 4. a&us opi- natiui noà. corrumpunt fcicotia* , nam Arift. zpé eandem probat conc iio- nei rationibus p ilibusf, & n cef- Yyy 4. bj» 9 44 farijs,ergo funt fine formidine, quia for- mido non flat cum fcientia . Tum tan- dem;quia negatio certitudinis , & euiden tiz,quz cft origo formidinis , non ctt de eísentia actus opinatiur, quia nul'aas negatio eft de efscntia alicuius pofitiui qualis cft actus ille . 8 Refpondet ad hzc omnia Tatar. cit. dub.2. ex Greg.q. 2. Prolog. art. 4.(ed valdé perplexé , conuictus .n. argumentis admittit quendam habitum medium innominatum inter opinionem, & fcicn- tiam, quem nec ipfe intelligit, nec. dcclarat. Ad r.icaque dicitur poíse efse opinionem vtiq; de cenclofione necefsaria, non tamcn cognita vt talis, quia per medium probabile non poteft attingi, vt neceísa- xia » fed attingitur vt vera , abflrahendo à conacxione neccísatia , vel contingenti; & quia medium non c(t necefsatio yerum , ideó licét per illud afsentiamur -;Obic&o in fe nece(sario , non tamen cum tanta firmitate , quanta requirit obiectü, & hinc relinquitur locus formidini : tum etiam quia licétconclutioni in (e nequeat fübefse fal(itas, poteft tamen fubefse. » ex cocapite; quo deducitur ex medio probabili, vc in fümma fit dicere opinio- nem de conclu(fione necefsaria pose talfitatem fubire non cx natura obic&i , fed ex modo procedendi ad eius probationem, vt ditam eft ,' Ad 2, probat tan- tum pofse opinionem reperiri fine a&ua- liformidine, quod concedimus, non tamen fine radicali , & ayritudi;ali . Ad 3^ parner conclud.t de formi ine a&uali quz co mapis minuitur, quo plurcs affz runtut rationcs probabiles , radicalis ta- men fcmpcr inuariata manet, ncc tolli potcft per multipli cationem tationum., , probabilium , (ed (olam magis , ac magis impediri, ne exeat in actum. Ad 4. pendet cius folutio ex fcq. art. pro nunc di- catur probare cantum de a&ual. formidi- nc. Ad vit. illa negatio circumfcribit nobis differentiam quandam potitipam , vt, pa(Tim in alijs multis euenit , 9 Quia cum opinione magnam habet affinitatem , non crit abs re. aliqua dc fide 1n fine huius art. (ubtexere . Fiaes igirur cfl ajfenfus determinatus alierins parus propier auclorkatemycz teitimo- ese" Vt Difp. X I1. De Syllog/Top.eo Elenc. P "adhuc tamen deficit quoad euidentiam, nium dicentis; quia veró duplex potett effe ceftimonium, cui creditur, diuinum s vel humanum, feu cteatum, vt etiam Angelus compleGtatur;duplex quoque fides diftingui (olet , humana .f. & diuina, (cu alio nomine naturalis, & fupernaturalis , aut etiam infufa , & acquifita, vt loquitur Scotus qnol. 14.6. De primo intet quas efto plura ponat difcrimina , hoc tamen potiffimum eft, quod quia Deus eft tee. ftis infallibils, ideo diuine fidei nequit fabe(se falfum , vndé quoad certitudinem accedit ad (cient ram, imó ipfam fupetat & claritatem, vndé cam definit. Paul. ad 4 Heb.11. Fides est [perandzrum fubflantiarerum argumentum nonapparentilé, ob certitudmem crgo. infallibi - diuma fecernitur ab opinione, o fcuritatem annexam à fcientia L^ * ks A vcrà é contra humanum teftimonium. falli poteft, & fallere, ideó huma dci poteft tubeíse falfum , v oi maiorem habet cum opinione affinitatem, quàm d'uina, quade caufa Arift. fidem hanc (diuinam cnim non agnovit) frequenter vocat opinionem, & ! cum alio cófundit 2.de An.157. t. cap.1. 4. Top. loc.67. & lien: ca, quz ad opinionem deferuiuni fctlocum ab su&oritate. Hoc tame huc difcrimen netatur inter nàe nam;,& opinionem,quodlicét vttag; imnitatur motiuo probabili , 5d tamen inter | c(t, quod opinio innititur motiuo intrine / feco, .(. conpexocum obiecto , fides vero extrin(eco.f. teftimonio ali ho modo conftitaunt- duo genera, vel.fpes cics habitus formidolofi . 10 Sed obijt nónullus fidem huma ná nó pofsc proprie opinionem dici, quia hamana fides poteit attingere phy ticam certitudinem , aut metapbylicam, curnee quit fubcffe falfum, nunquam tamen opinio, Frobatur a(sumptua»nam alseníus y quem pra bemus lute propa eni dac jU € fl, videtur certus euam phy «ce; &. nontantum moraliter , eo quia non po«- tüérant ; etiam pbyfcé loquendo, tot ines, touuc Geculis affiramace ; quod Roma cft, li cc, vcra nou císec. Ac 1ftud ditum bcae rcfclht Arrag.in fioe Logs cQa4- Quat. I. Quid fit. opinio ; e» fides. €onftat .n. omnem a(senfüm humana fi- dcnitentem, etiamfi omnium hominum au&oritatc fulcitetur naturaliter ,& phy- ficé efse fallibilem,cfto moraliter fit ccr- tus,quor .o. hiftoria ntur in vna re- ione certiílimz , qua tamen negantur ab alijs? imo quot hiftoriz ab omnibus fcriptoribus traduntur vt certi(Timaz:, quas tamen nullam prorfus habere (pe. Ciem vcritatis demenftrat ingeniose, Sc- cundus Lancellotus. Abbas Oliuetanus in (uo opufculo Italice con(cripto Farfa/ loni de gli anticbi Hi(lorici ; qug magis trita, ac decantata , quàm illa de Hotatio Coclite, quod folus fapra pontem totius  Etrafci exercitus impetum füftineret,vn- de Petrarca cecinit Horatio fol. contro To[cana tutta , & tamen meram faba- là císc oftédic (edulo loc.cit.idé Au&or. BL "S QE SLiO lI. | Wn fcientia, € opinto poffint e[fe ap wl de Acces 0. If "Y T omnes hic térà no:át pro intel ^oc V digétia;quefiti difficultas mouctur non dc folo obic&to incomplexo, & -remo:o, quale eft fubicé&um conclutionis , fic .0. conftat. dc codem (übiccto . pofle fimul haberi (cieniam , & opinio- nem fecundum diuería pizdicata: , qui dc illo ottenduntur, (ed de complexo,& propinquo 4.de eadem conclylione, & difficultas eft, tum de atibus , tum dc... habitibus ipíisifcientiz , ac opinionis . autem in hac cclebti contro- ueríia mulie foleant. recitari fententiz , celebriores tamenad quas cater: redu- cuntur. funt duz ; Prior acgat tam de actu,- quàm de h:biwu , quz communis cít inter homittas:, & Scotiftas cumza corum Magif(lr:syid.n.aperté docuiíse .» videntur D. Tho. q. 14. de. verit. art. 9. ad 6.& i. Poft.lec. 44.& Scotus in 4. d, n. A epi cxpreísa Arift. [cotentia 1 -cap- quai proindé (equanrur Themift,. poit.ca.4s.ibilop. com. 13 y. Auerr. Com, 201. Albert. Lincon. Ve- nct. zgid. Fundamentum huius fent, íu- mutur cx ipfa repugnantia iater cuidca- tiam & ineuidentiam, cecucidiaem; & Incerüitudiaem circa candein vericatem, t oT 945 quia aísenfus (cientificus eft iudicium » quod rcs non potett aliter fc habere, «ur natiuus verb iudicat. eandem poísc ali* teríc habere; perillam plene, & perfe- &é determinatur intelle&us; & manct omnino: conui&us circa veritatem propofitidnis , pcr iftum veró non conuin- citur;catione iliius eft omnino certus, & firmiter adhzret conclu(fioni, rationc. » Alius e(t incertus , & formidat deilla & tandem alter cft euidens, & alter ineuidens: & quia illi habitus iauicem repu- gnant , quorum actus funt re pugnantes , idcó ex tali a&uum repugnanaa deducit hzc (cotentia etiam repugnantiantas habituum , non. (olum naturaliter , fed etiam fupernaturali:cr, & de porentia ab- folutazità videre eft apad Cóplut.qui pro hac fent. ciraét omncs Thoiniftus d. 20. Log. q. 4. X apad Cametar Log. pro cadé omacs Scoriftas (upponit , 12.^Alcrasétédáaffirmat per diuecía media vnum ,(. demonflratiuum , aliud vero probabile pofse de cadem conclu- fione ri fimulfcientiam , ac opinio- nem,ita Alen(.3.[.q.75. meinb.3. D. Bo- nau.3.d.2 4.art;1.q. 3. Ricar.5.d 25. q.. 1, Argent.q.5. prolog. att. 2. Mar lil.art.3. & alij Vctercs, & Recentiores quamplures recipiunt Hurt. difp. 10. de Anim. fec.  Atriag.l.(p.6. fec. 6. Ouuied.. conu. f de Anim, punc. 3. Amic. trac. 27. Log. di(p.2.2.7.dub.$ .& ex noftris Balsol. Mair.(upracit. imó & Tatar. ipfequam» uis priorem proficeatur featentiam y ait tamencx itla non fequi contradi&orium illud, qubd aliquis tii;ul afscntiatur cum formidine , & (ine formidine , nam pct [cientiam: afsenutur (ine formidine , & per opinionem cum formidine, hac autem duononrepugnant , quia id fit per diueríos actus, non per cundcm. Funda: mentium poti thium huius (eut, ett. ipfa experientia , & confucta praxis proban- diconciufioncs , ex qua (c argnit. Mair. cit. imos faic lhiloiophorum d.fci;ulog in(tcucre per auctoritates. j X dici aliorum, SB is per cacioncs probabiles, ad que poft modum ad tidcrun: rariones de- inonilraUua$: & ccr.umett, quod per auctoritates , & rauoncs probabiles non pratcndcbant facere cuidens,. quod «o. cbant , 946 Cebant, fed tantum creditum, & proba- bile, & poftea pedetentim ar&ius imprimere pcr rationem demonflratiaam; (cd nunquid (ait Mair.) per demonftracioncs deflrucbant fidem, & opinignem, quam antea diícipuli conceperant de eodem a(- fero? nequaquam, quia tunc fcuftra , & in vanum illas adduxi(sent , ergo (cien tia, € opin o non folum de poilibili, (ed et am de facto, & regulariter (e compa- tiuntur in codem intelledha. 1; Dicimus tamé, a&tü opinionis non poíse fimul haberi cum a&u fcientia de eodem obiecto. Hanc conclufionem tenemitis cum priori fent. licét non cum tanta rigere, (icut ip(a, vt cx probatione conftabit, quz vt facilius deducatur, no - tandum opinionem pofíse (ami dupliciter, Vt conftat ex di&tis quat, prec. vel vt hibet contingentiam ex parte obieti, Circa quod verfatut , & tunc cft, cum verfatur circaobiectum , quod in fe eít va- riabile: wcl pracisé ex parte modi , quo citca obiectum verfatur, & tunc cft, €um veríatur circa obiectum necefsa- riam procedendo ad illud medio proba- bili , non necefsario : & in hoc fenía rurfus attendi poteft , vel vt connexa-cum a&uali formidine, vel vt cft fine illa , iam 4n. diximus pofse interdum ab. actuali formidine feparari, quocunque aucé mo- do (amatur ex his , inueniemus non bene fc compati cum (cientia citcaidem obie- Quin: vt patebit di(currenáo per fingula. 14 Sieaim primo modo fumatur, vt ni mirá contingétiam habet ex. parre obie- €ijomncs fatentur, & fateri tenétur pror fus IMPLICATE, quód (imul cum (ciencia fit dc codem obie&o. Ratio eft, quia fcientia petit obie&um neceísarium, & inuariabile » ergo cum opinio? hoc modo fupponatur haberc obicétu m continges , & variabile , plané repugnant in codem intelleétu refpcétu eiu(dem obie& is quia tunc idem obicétum eíset, & non efset nece(s rium, &intelle&us simul, & sc- mel affirmatrct contradictoria de codem, ham pcr aísensum scientificum iudicaret catum cum subiéCto neceísarià ba- conaexioneun, per opinarijum non habere neceifariam, sed coacingenté, & hac cit ratio qua probauut Azüt, 1. Loft. Am Difp. XIV... De Syllog. Top. ex Eleme. cap.vlc.opinionem in hoc sensu not. efse cum fcientia compaubilem , quia tunc (inquit ipíc) idem intelle&us (imul exi» (tiaviret, quód resalitec le h«berc em & quód ron poreft aliter fe babere. INec tuat dicere, porsc intelle&um vtrumq. affirmare per diuerfa media, & per hac tol: coatradi& oae n. Non iuda! , quia iuàd à parte rei prasdicatuin ft. neceísatió conncxum cum fübiesto, vel noa ac- ccísar.ó co nexum , nà pendet ex med'a cognof(cendt, (ed ex med o efsendi, talis namque vel taiiscoanex:o. jxaedicati cum fabie&o no» pendet ex med.o, quo ca- gnofco, sed ex ip(a intrinfeca caufa inhzrcnti vnius cum alo , cum igitur fit femper rna, & eadem, nequit pet vid medium modo contingentem oít modo neceísariam per aliud, Accedit, quàd opinio accepta hoz primo madd tendit inobicctum ex narura füa con:ingens, & variabile, ergo nequit intelle&us. ad tale obic&tum procedere ncceifarium, quia conclufio contingens tali medio nequit oftendi , nam hoc. modo capiendo opinionem; obie&um opis nabile non cít (cible. 2. I ro Lr opinio n alio ii pro afíseníu obic&i neceísarij per medii probabile cum annexa ioi, nimirum non penctratur neceflicasobie- &:o per illud enedium, fic etiam IMPLICAT opinionem cum fcientia con(iftere de codem obiccte, fi enim intellectus rem eu:denter pouit ita císe , & eft o certus per afseníum (cientificum ; qe modo formidare timul poteítae ita (iC 2 Ruríus de rationc (cientiz eft , vt tollat ab intelle&u omnoem focmidinem, & trepidationem, ergo nequit fimul cum €à coníittere opin'o. cum à&uali formidi- nc 1 Ncc bere dicebat Tarar, nullam ex hoc fequi contradi&ioné,quia pet fciene tiam aísenticur (inc formidine, per opie nionem cum formidine, atque 4$ noo eundem atum. Naus formido , &c ecuritas , fcu certitudo intet Íe ocn terrepugnant, quantumcunque ex diuerssis actibus vei it ergo opin:o habens. annexam actualem formideea nequic císz cum fciencra, quz fecum: as defert (ccurita.emiz Acceditquód Taur. LE Quéktliodo Jui) gdspw]mefml. oar Tatar. inuenta (00d plures aceeptant Recentiores 1. xn ad (aluandam contraditionem de cffs&bus repugoanti- busin eodem (übie&o pet folam forinatum pluralitatem elfet idoncum, poffe- mus diccre non repugnare ctiam nata- taliter contraria in (ummo :n codem fü bic&o, vt v.g. calorem,& frigus in aqua, a(ien(um , & dilfenfum in iniclle&u ; & velle, ac no!le in volantate rc(pectu eiuf- dem obiecti ; (i .n. hinc inferatur contradiio ex repugnantia effectuum in co- dem (ubic&to ab ils formis: procedcatium ; ftatim dicetur non cffe contradi&ionem, quia illi cffe&tus (unt ad ucrfisformis, & quód voluntas amplcótitar 'Obie&tum per volitioneim, refpuit il lud idem per nolitionem. &c. quz. ceicé do&tina totam cuertit ph lotophiam , nà ex cffeGibus rep igaancbas in codem fa- bie&o confueaetunt Ph lofophi: deduce: ibilitareim formarum , va- e pr j Si Tatac. ergo admittere volebat fcientiam , & opinionem eife de eodem obic&o compo(lib lem , pouus debcbat dicere fcientiam in cali caíu im- pedite actualem forinidinem ab opimiome6ob quamzepugaare videntur ; & de opinione in hoc , vel primo (en(u proce- rationes r. fentent. 16. Si alio candé modo fuma'uc opinio nempé abfoluté , pro affeniu probabili, pracilo actuali form dine, :n quo da nta- xat fenfu docent A actorcs 2. tent. poife confi t-re fimul caa fcientia ,. probacur adhuc, falin naturaliter , X regulariter non poe ttace jiinul, nam vt in uic Do- étor cit. 3. d. 34. nol. ad 3. princ. cum idocuntar nicdium. probable , & de- monítratiuuim ad cantemconclafionem, fi bcne percipiatur v.s med;j demonttra tiui, nuilum affcn'u«m gcacrac aiiud ine- diuin, & vcait Doctorsdulecticum nibil faciec unpeditaim à demonftiratiuo, vclut à cau( for: 0:1 , & longe efficacius fua- dcnie Vi& conuincence ; quod etiam no taut Tarar, cic in boc. quart; quam rati0a€ bzaé pro(cquitur Auerta dilp.  Log.(ec. 4. dux m. inceilectus cordc n rau one conainc;ruran cognolceenda ali- qu: veritit eneg git potlca raüoncs pro bioiss,& poacouupeentes, nccab eis LE * UU "^ TA. moueri dignatur; ficut fi quis ad al.quod Obie&tum vidcn um poffet vi lumine» Solis, vtique e. iguz cand-lz luincn contcuncret ; & qu: dem conflat, quód ti ad aliqua per fe. nota rationes inducantur prob.ib:les , nullum in nob:s caufant affcnfu , ecgoidem dicendum cr.t ictuata proportione, fi inducantur ad füadédam vertaccm jam dcomonítratam, & hoc etiam notauit Greg.q.2 prolog. art. 4-ad 3. Qui et am ratione probaiur. conira Qul:os non po(fe in rali cafa ex medio opinat.uo , & (ciencifico elici vnum , & eundem a&um, ftante en:m cuidentia teiv-lex ipfistermin s, vcl ex medio de- monftraciuo, prob.bile non mouet intel lectam, nec ad cundem a&um affenfus, nec ad dittiactun . Ln fi mnoueret, prz- ftaret. dicerc moucre ad. diftiactos fi. mulco npo(fib les , quàm ad vaum, & cundem, (»ecic, & nunero, quia afsenfus fzient ficos. & opinatiaus d.ftinguuncut f»ecie cx tuerfa ratione af(senueod: , er» £^ fi intel Sus refpicit intali cafa duas rarioncs afsentiend. diftin& s , & ab v- tri; mouctur, cl'ciet daos actus fpecie diftin&os, & non vnum, ficut oculus vi. dens fimul album, & nigrum , elicit duas vifione[pecied (tinctas, & non vnam ; quarc malé fibi confulunt illi AQUINO (si veda) Temistio, . qui in tali cafu, cum adhibetur medium ncceísarium , & probabile , né concede- rent actum opinionis, & fcientiz císc &- mul, concetserunc mcdium probabile , li. cét fe (olo nequeat aísenfum (cientificum producere pofse tamen cum confortio neccfsarij ficut qui fe (olo nequit atcol'e« rc pondus eus vircs excedens , potcit ta- mcen aitcrius conforuio, & licéccalor vt quatuor ncqucar producere ignem, po« tcft tamcn iunctus cum calore, vtocto, Mala dottin. peiori exemplo confirma t4 nam virtus caloriS,vt quatuor; & vt o- &o.non dff.r .nt fpecie, fed tantum fes cundum ;nag 5,& minus, ac etiam vftrag €ieuaiua tant ponderis, vel tanti, vndé li intendatar talis virtus per gradus eiafz dcm rationis, tandem cffc&um attinget ; at motiuum probabile, quantumcungs crcícat m ethcac à, nunquam tamcn pere tingit encrziam dea dire: iy: , cut Opinio, quan umcun.; in: endatur jet ra» EH * Uopcs$ 3e. " mde 949. Difp X IV.. De Syllog.T'ep. eo Elené "Á tioncs probabiles , nunquá attingit (cientiz certitudinem. Scd vnum, & cundem a&tum;qui (imul 6it fcientia, & opinio, ex  sumedijs (ciegti fico, & opinatiuo fimul concurrentibus elici non pofse , adhitc magis "€onftabit cx dicendis di(p.6. de Anim. q. :9.contra Hurt. Artiag, Ouuied. & alios ARecenttores, 17 Mancat ergo nihil efficere rationes probabiles poft demonftrationem, nec quicquam moucre intellectum ad di ft in- «&um,vcl cundem a&tum, nec magis cor- :xoborare eandem fcienttam, vcquidam aiunt; tum quia innullo gradu pofsunt atungere cerütudipem fcientiz : tuns uia cum cx fuo genere fit noutia certa , & Í rma, non po:cfl ex motiuo probabi- j (uapte natura labili, & fluxo maiorem fünerc foliditatem poteft quidem in1elicctus. demonflratione imbutus cogno(cere qualis, & quanta fit probabi- Ditis niedij topiei ad candem conclufionem inducti, tamenab ca non mouebitur, vndéincali caf. hibcbit rationém probibilem pro obicéto praecisé , non promotiuo, Vcrum tamen cfl, vt notat idem. Aucría cit. quod cim non bene percipitur vis medij demonftratiui , eft n.faus abfcondita, & ab(trufa, vt. LIZIO .Andicauita Met. tex.1 .& (ec.2 8. Probl. 3.tunconültm iuuant ad eiusvim | pet- cipicadamrationes probabiles, & (api- entum auctoritates ; & quia ita corxingit , Vt plurimum, hinceft ; quod in coa- fudto modo probandi concluiioncs etia fi dcmonfliatio (uppetat, vlicrius inducuntur rationes probabiles , & auctoritates, quz vcluti viam difponunt ad percipiendam demonflrauonem;& hoc eft, quod probat-C£1ndamentum 2. fear, per- cepta aucem femel, ac penetrata vi mce «lij denionüiratiui , concedimus vltró. deflrui fidem, & opinionem; quam antea difcipulus conceperat de eodem afserto ex rationibus, probabilibus, & aliorum teftimonijs , vt exprcísédocuit Sco. cit. »d.24.ad 3. prinillis verbis , fialiquis abeat prima opinionem de aliquo Wperueiat demon[lratio y corrumpitur opinio, neq. hoc cít ioconucoiens,vt in- fetcbant Auctotes 2. fent. immó | potius nec esarium;quia vt ipquit Adagium, vii BR APR. maior, ceffet'minor y ita eft in propofi« B to quod aduenienre energia conuincen« tis demonftrationis ceísat períuafio fa» &a anteà. per medium probabile, non Qnia a&u pofitiuo eam refpuac intelle- &tus , & quafiab ea. difsentiat , (ed quia de illa amplius non curat , & in hoc .fen(a dicitur corrampi opinio a fuperaeniens te demonfltrarione , neq. ob id dicendus, erit Magifter antea fcuttra laboraíse in- ducendo rationes probabiles,v: Mair. vt- E ebat , per illas. n. di(pofuit incellectam , dircipal & veluti mags promptum red- didit ad petcipicodam demoaitracionem, cuius vim ab initio non 1llico. penetraf- fet ob eius difficultatem, aciogen:;j imbecilliratem: ficut nec agensmacarale frutlra dicitur laboraíse inducendo. di- (pofitiones in materia ad f^rmam fub ftantialem , etiamfi in. eiu(dem adueo illz corrumpantur in coinmuni fent, AQUINO (si veda) o Temistio & Scout. NEED. 748 Quares,an faltim "n luté- do, & de potentia Dc! opinio'hoc. fumpta pro lnplici aísensa probab nc actuali formidine. annexa. poffit scicncia conlillere, cam eadem con fio probatur medio topico, & d ftcatiuo ?. Resp. etse fatis probat quod ctiam Foac. hic defendi men non eít ex eo capite probar qtio pa!lim vtuntur Auctores £.sen nimirum non sequitar cótradictio, quod E intclle&us de eadem rc fic fimul certus; & incertus,vt inferebát Auctoresz.sent, co quia id non fit,nec pereundem atm, nej. per idem mcdium , nam per actum opinionis flu&uat, ac trepidat, per actü scientiz firmiter adharet: per medium demonitrativum est certus, per topicum incertus, quz non est contradictio, cum 21 non fitdecodem pgr idem, H«c ratio: non valet , & plus probat, quàmvelint. Au&toresilli; non valet, quia vt supra 3 contra Tatar. argucbamus ; non. Semper formatum pluralitas collit contraditios nem denominatiuumi eidem  (ub:eóto  repugnantiumjimó cum oppolitz denominationcs - ab vna torma sumantur s sed semper à digcríis ;poísent semper có» tradi&oria enünciari do. pocos DPA Go abíq. tepugaantia, quia id fierez rae y 223 uox x 2. in * à E HEN Ny. dd E s - 070 v 27^ €»221^ Qua[l. H. en Scientia, epopinio ftem fimul. 949 (übic&o cxiitentium; non ergo formatiué incerta, quatenus non affert ceriiu- rum pluralitas fufficit ad tollendam con- traditionem, quandó tales producunt cffcétus formalesqui inuicem repugnant, & vnus in codem fubic&o poftulat neceílario negacionem alterius; neq; eadem sarione (uthcit diuerfiras caufarum oppo ficos cffcétus inducentium , nam regula- rircr loquendo cffe&us oppotiti ,non ni- fi à diuertis caufis oriri foleat, vndé. hac taione nunquam oftendi poífet repugnintia effectuum in eodem subiecto, uia (emper aflignarentar diuctfz cauíz illorum, non ergo efficientia diuerfarum . cau(aram fufficit ad collendam formalem "effcdtuum repugnantiam, quia ipti in fubieé&o repugnant ex fuis rationibus for- malibüs à quibufcunq; inducantar causis; quate (i medium probabile, & necessacium 1oferunt in codem intellectu cffe- &us icpugnantcs, vc certitudinem, & in- €crtitudinem, evidentiam, & ineuiden- tiam, fane. non vidcrur diuerfitas mediorum fuflicicns ad contradictionem rollE- dam, al:oqu.n cx d'uer(is motiuis pofie- n.o$ (mper de codem à parte rei contradict.itia ver ficare pradicata, ctiam quod dficix non iti desctam probat, quam ye lint ra fata ratio, quia i diuecfitas actu» ua» & mediorü i ufficit ad £contradictio- nem tellendam, poteri. d: fendi opinioncm flare cum Icientia nó tantum in h. c teruo [eniu , vt eft une actuali, forniidi- ncjicd etiam in primo, & secundo, quod tamcn 1pfi quoq; renuüunt, nam fcmpcr faluabutur contradictio ex mediorum diversitate, & actuum pruralitate , imo. de- I poicrit eaden: racione polle etie fi- mulin codem intellcétu atlenfum scientificum, & erroncum eiuldem conclufionis; quia vtiq; talcs atien(us ex. diuei fis med;js procederent. 19 Kauo igituryqua id probari debet, €a cíl, quia ratio , cur opinio foro alter opponatur (ciéug,eft 1pla actual.s formido deo, ponto, & poliuainceititado dc uo hec D. 1bcerctado; à for- n: LGt€ opponitur certitudinr, fccutitati , qua per (cienuam hbctor; fcd opinio vitio modo fumpta ctt lunc actuali tormidine , & fioe j oficina inccr- Gcud.nc, quia ees cs folum ncga- dinem inrelle&tui, sed folum probab.lita- temyergo nil obflac, quin cum (cientia 2» compaciatur; Patet maior; Probatur, & explicatot. minor ; cum ad probandum hominem cífe rifibilem aTumitur medium nece(facium , & probabile, poteft in- tclie&tus vti. probabili dupliciter , vel vt cxpreísé indicet ex vi talis medij aon efse ncccífariam connexionem inter (übie&tü, & przdicatum, vel vt abfolaté iudicet ez vicalis mcdij hominem effe rifibilemab- ftrahendo a neceífaria connexione , vcl non neceffaria; primo modo affen(usopi- natiuus cft poficiue incertus, quia adeft iudicium expre(fum de variabilitate obie &i, & fic ettincompoffib lis cum fcientifico, qui oppofitum formaliter iudicat, nempe przdicatum effe cum fübic&o ne- ceflario conncxum ; fecundo modo cft tantum negatiue incerrus, quia iudicat t&- tum pte dicatum eflé com (ubie&o conne xum praícindendo a necessitate, et contingentiía connexionis, et sic est cum scientifico compofDibilis, Et hocaffertü concedunt etiam multi Au&ores t. fent. vn- de Greg.ex illis q.2. prolog. art. 4. ad 3. inquit , quód habentes fciétiam, vel fidem dc aliqua conclufione, licét vtantur ra- tionibus probabilibus , non tamen ytütur a€tibus formidolofis, feu adtibus atfentie di cum formidine,qui (oli proprié dicuntur actus opioatiui (cu opinionis, ira ille. Ex quibus patet, ipfum concedere aiTensum probab:lem tinc formidine cà (ciens tia compoffibilem, l.cét pottca nolit pro prié vocari opin;oncm; idem voluit Ta- tar, hgnificarey cum ad.;ittit potfe generati habitum quendam ex s&ibus proba- bil.bus íinc toraudine , quem nec ipse, vult opinionem appellare, qoa lis ctt de folo nomine, us eft, quód oobiícü conucniant dc re. Nec etiam Scotus ipie voluit hoc negare loc, cit. nam ratio, quam adducit cx contiadiétorijs de ceruicudine, & incer tiiudine,procedic de opinione "primo, & lccundo modo accepta, & pre- Ícitim prmomodo, vt.f. auenditur cx patte obiecti variabilis ; & contimgcatisi infcrius veró in fol, ad 3. vbi de opinionc loquitur ex. parte. medij. prebibiliss cito ctiam neget effe in hoc gcc fcicntia compoffibilcm, co quia diale&i- cumnihil facetet impediuim d medio demonfiratiuo, vt fupra deductum cft, fatis tamen conftat eam rationem non probate, mfi nawrál:ter ,& regulariter loquendo, impoffib:lem efle ralem fimulta- tem , non autem de potentia abíoluta. Quod diximus de opinione in ordinc ad scientiam , parizer dicendam eft de fide humana; quid veró iit de duina dicédi, noncít przícntis ncgotij determinare, potiet tamcn feruara. proportione idem quoquc de ipfa dici, & iuxta allaram do- &tipam Scotus loc.cit.explicari; quód (i obscuritas positiva ponatur de ratione fidci iuxta. d: finitionem eius ab Apoft, traditam ad Hebr.1 1. tunc foret neganda arias, sed huius exacta difcuflio ad "[bcolcgum fpe&tat. Sed conira nunc dicta obijcies T quia ctiam loquendo de opinione pro solo a&entu probabili; adhuc eft e« zenere fuo capax lormidinis, scientia vero inca- pars ergo adhuc in. hoc (enfu repugnant, um 2 «via adhuc, vt sic, est incerta, per hoc .n. a scientia distinguitur; quod (i dicas, e(fc tantum negative incertam .i, non ecttam; adhuc probatur intentum, quia scientia est certa; opinio non certa, quz duo contradicunt. Tum 3. quia adhuc ex scientia, et opinione (ic (umpta ; 6i simul eficnt, sequuntur duo iudicia repugnantia, vnum formale, quód res nequit. aliter se habere, alterum falcim virtuale ex per opinionis quod possit aliter se ha- re. Tum 4. quia adbuc non cuirantur omnia contradictoria, qug ex hoc inferebat r, fent, nam per affcníum scientificum manet convictus intellectus, per opinati» pum nop est copui ctas, et cetera. T um tandem quia videtur proríos superflucre actus opinionis, vbi est actus scientiae, sicut rzcxiftente lumine Solis fruftra adhi- tür J.:men candelz , i 21 Refp.ncg. conseq, nam calor v.g. composlibilis est cum (iccitate; humiditas vero incomposssubilis, et tamen stant simul calor, et humiditas; iudiciü ctl falüitatis capaX » apprchensio incapax » X tamen stant si mui n codem intellectus et de eodem obiecto; solum ergo inde deducitur, quod scientia cum opinione con- [Difp.  De Syfog. Top. e» Elenc. iun&ta impedit formidinem , ne in adum erumpat. Ad 2.0pinio tertio (ume pia dicitur incerta negatiué  quatenus abftrahit à ceratudine , & incertitudine pofitiua , & per hoc adhuc fufficienter à. (cientia diftinguitar , quz eft. pofitiud certa*ficuc inquit Dobor 2.d.3 q. 1 1. F. & 5 d. 1449.3. B.& 4d. 45.02. D.& alibi (zpe notitiam abstractinam, etiamfi interdum pertingat rei exiftentiam , ade huc tameo fufficienter ab intuitiua. distingui., quia. non necessario alligatut exiftentg tei, sicut illa led indifferen- ter reprzíentac rem » (iuecxiftat , (iue non , & idco dicitur abitrahcre ab exi- ftcpuia rei ; Neque per hoc , quod opinta dicitur non certa, et scientia certa, ralis infertur contadiduo, quz arguarcorum incompoffibilitatem , quaquelbetfore ma disparata dicit negationem alterius in hoc sensu vt albedo negationem dulcedinis, et dulcedo negationem albedinis, et tamen sunt in codcm diae ficut non repugnat in Phyficis vinum e e formaliter frigidum, et virtualiter calidum, et in moralibus, qui cum aliqua imdebita circumstantia elicit. adtum diles &ionis Dei, etle formaliter ad Deumcó veríum, et virtualirer ab eo aueríum ; nonrepugnant duo iudicia, quorum vnd — dicat formaliter rem ita; be on kai ud dicat oppolitum non formaliter y Er virtualiter tantum , Accedit, quodinprósfito iudicium factum ex pronto ! ili idem affirmat, quod fa&um ex nccel» faro . hominem etle rifibilem abftra- hendo à. necessaria vel non necessaria connexione. Ad 4. quia conuinci intel» lc&um , & nop conuici pendet praciíe ex conditione med j » nullum videtur. in- conueniens dicere , quod. conuincatut per vnum medium , & mon per aliud, sicut inconuenicns crat quod efiet cettus » & incertus dc cadem conclufione ; nam duo contradictoria councngr de. incellectu respectu d:uerlotam 3 ilta veró teípectueiuidem; absoluié in. co casu 1intelicctus dici debct conuiccus ,; tum quia. denominatio funi debet à medio: nobiliori  & cfficaciori stunts t1 diceretur non conuictus fiae addito , cum. negatio fic mali; nanus natura, et pras. x dr. ec- o7 Qul. IL $dfrémr. de(traat , füdicaretur intellectum non ef- fe conuictam per medium neceffarium , Ad vlt. quamuis cognitio demonftrati. ua clarius, & cerríus rem ofteadat ; quàm probabilis , adhuc tamen ifta non fuper. fluit, quia eft diact( rationis ab illa, && faltim diuerfo modo tem oftendit: sic in Beatis simul admittütur cognitio vefper- tina, & matutina de cadem re, & à $coto praefertim notitia abstractia, ac intitiva in Angelo respecta füi ipsius 2. d, 3. 9. 8. quamuis per matutinam, ac intuitivam longe clarius res ostendantur, quam per vespertinam, et abstractinam; et etram ndo esset frustra, adhuc non probat ntenthm de potenria absoluta. Ex dictis facile eft refolaere quefi- tum de fimultate fcientiz; & opinionis, vt habitus important, nam fi (amatur opinio, vt specificatur ab obiecto,quod eft contingens, & vatiabile, sic habitus scientie, et opinionis directé opponuntur;atq; id poterunt elTe simul, nifi ad in- SP Motu habitum contrarioram ; quatenus .[; ab initio non illic vnus al- terum deftuit , (cd paulatim :. si autem opinio fümarur pro afenfu probabili absoluté pracifa formidine, tic poterit con- fiftere perfectus habitus opinionis cum acto, & habitujfcientig , ac etiam actus o- piniont$ cum habitu fcientig , & hoc e- tiam naturaliter,& regulariter loquendo, quia ratio, qui loc prohibebar de actibus , non eque militat de habitibus , vt diícurrenti conftabit , QVASTIO It. Quid fit error, C" quomodo à fcientia; o € opinione differat. 21 ER proptié fignificat falsü qd , AZ & ficut filsü proprié reperitur in a&ibus intelle&us , e quia veritati oppouitttr , quz cognitioni tribui folet ; ita errot proprié Ipe&ar ad. intelle&tam ia fuis opetatrom bus:tot modis autem contingit errare y dicere falsum, qvot mo discontingit dicere veru ; quare ficut veritas speciali modo cribuitur (ccundz ,. &terig erac ctm error , os f.llum, errot igicur proprié eft cogn fula rcalexplicias ahter ds :j d -. di 9jt simplex est iudicium erit secunda operac tio falsa y& correspondebit babitu: principiorum in syllogismo demonstrativo, vel topico:(i verà erit a(Tenfus falsus alicuius propofitiot's ex vi alterius causatus, erit discursus falsus, et verus efíc&tag syllogismi fali, scientiz, et opinioni oppofitus. Sed pro maiori dilacidatione not. gj fufficit ad errorem , fi quis proferret folum pro potitionem falíam , nifi quog; ita iudicet, et affentiat per imelicctum itaeffe , (icut tali propotitione enuncia- tur. Hicaffentus potest. quandoque; esse cumformid'né, quando; cum certitudine, experientia .n. constat, aliquos ita falis dogmatibus aóbarere, vt mortem fübire non dubitent; ratio autem huius est, qu:a radix erroris in intellecu oritur ex hoc, quod id, quod in (e non est verum, apparer inte!lectu: verum, quz veritas apparens, et exiflimata est daplex, vel probabil;s apparens, vel necessaría, fi. my quod non est probabile, potest apparere probabile, etiam uod est probabile, potest apparere necessarium, minus m. hac dis ftant , quàm illa ; (i veritas est appareng probabilis, causat atfensum falsam cum formidine, si est apparens necessaria, causat aíIenfum falsum cum firmitate; vnde tàm potest errare intellectus, ti qnod non est probabile, iudicat vt probabile, quàm fi iudicat necetTarium, qued in fe et probabile, vel falsum; requicitur au em hzc veritas apparens, quia intellectus a 1'a(- fenfum (o!ummodo movetur a vero, non a falso, et si vcritasnon esset apparens, et cxiftimata, sed exi(lcns, aflenfus nom elTet falsus, sed verus; qua ratione LIZIO, 1. Elenc.c. t. definit  syllozifinum capties fum dicens, quod iit. syllogismus appaerens, atque non exi[lens « 24 Ruríüs est not. quod qnaudoq; oapi« hio cit dc re apparenter vera , & i níc falsa, noa ob'td camen illa opinio dicetur er» roneasled pro5ib:lis, € vera, non.a.quz« libec verici$ appatens causat errorem; sed (folum illa veritas, quz apparet probasbilis, in (c tamen eit improbabilis; quae -:tamenan ic est probabilis, licéc mon. ita beat à partc rei, causat opinionem abiliter veram; rano haius c(t, vt ^ D 2 e o t 952 notat Auerf. q. feci. 6. quia ex LIZIO cit. probabile illu4 dicitor, quod creditur ab omnibus sapientibus, aut pluri - mis, aut quibuídam in scientijs excellentibus; improbabile est, quodà sapientibus.f:lfum ceofetur, licet rudibus appareat verum, vc quod Sol, et astra sint exiguz quanttat;s; quando igitur aliquid cen(ctuc verüyaut ab omnibus, aut ab aliquibus sapienubus, quamuis aon ita fc habeat à parte rei; afséíus circa illud non dice tu: erroneus, sed opinat uos, et probabilis, neg; hac apparentia excludit probabilitatem; quando vero apud omnes sapientes cit Fil(um, et solum rudibus videcut verum, tunc aífenfus erit error, quia quod est improbabile apparet probabile. Quod diximus de errore circa propositionem, dicendum quoque; erit de errore io discursu-, nam tunc proprie discursus dicitur erroneus, quando non recte consequens deducitur ex antecedenti, quamuis infe (it verum, veritas .n. conclutionis, vt propositio quedam simplex est, de per accidens quali (e habet ad recitudinem discursus; dupliciter autem potest conclusio male deduci, vel proptet defectum in forma syllogistica, et dc hoc diximus 1.p. Intt. trac. 3. dum regulas bonz argumentationis a(lignauimus; vel propter defectum in materia, quando. f. conclusio vt probabilis, vel necessaria deducitur ex motivo improbabili, vel non necessario. Ex his manifeste apparet diftinio inter errorem ex yna parte, et scientiam,  et opinionem ex altcca; Scientía . n. cít co- itio vera veritate necessaria, cui nequit übefie falsum, certa, et cuidens; 1fti accedit opinio; quz est cognitio vera veritate obabiliter apparente; habetq, aliquam cuidcotiam-(altim probabilem; error tamen tanquam aliud extremum est cognitio omnino falsa, quia nec necessario nec probabiliter apparet vera, vnde veró proveniat deceptio intellectus nofiri pro statu ifle ; tetigimus éifp. 10. € Sat Difp. De Syllog. Top. e» Elenc; Sed dubitabis; de ratione difcur(us cft, vt conlequens inferatur vi antecedens Us , fed hoc folum interuenit in re&o di- f-urfa, ergo nullus difcur(us eric falfus y Min. prob. quia quando confequens in« fertur vi antecedentis,recte infertur , vn» de dicebat. Arift, cit. fyllogifmum dcfi- cientem in formanonefífe verum fyllo. gifmum , quia in ipfo concluiio non ne- cetfario infertuc ex premiffis. Item vnum non nili vni contrariatur , ergo error ne« quit c(fc fícientig, et opinioni contrarius. Refp. neg. min. Ad prob. dicimus veram eife , ti antecedens in (e (pecta- tum habet vim illativam consequentis, at quando CONSEQUENS deducitur, non quia sic ex (c deducibile, sed quia intellectus concipit in. ancec. vim illatam coníeentis, quia iudicat ANTECEDENS eíse cau- am iftius, tunc infertur consequens, f. non recté. LIZIO autem loquitur de syllogismo peccante in forma non est syllogismus illativus, quia non recté deducitur. conclusio ex pramissis, etiam veris, sicut recté infertur, qu est in forma, quamuis praemisse sint fal. [2 , positis. n. his premissis, “Omnis eit lapis,” “Petrus est homo”, rite infertur s ergo est lapis, nam illz praemissz sic. disposita habent VIM ILLATIVAM, quamuis non habeant vim probariam, cua (int falsa, non loquitur autem de syllogismo, . prout cum quocun3. discursu conuettitur, vt fic.n. dicitur de syllogismo etiam peccaate informa, quamuis zquiuacé 5 quia potest intellectus aliquis aíseníum conclaf. elicere ex a(sensu pramissarum, im non recté disposit sint in forma, vt i(pofitg camen sint apprchen(z , qui a- Gus císet cectia operatio intellectus, et discursus, non tamen rectus, sed falíus, Ad 1.(atis diximus difp. 9. q. t. attats cud hanc concratiorum proprietacem explicavimus $S, Et hac fatis de facultate Logica 1 Quz omnia cedant in laadem D; Anto- ni] , in cuius Sacra Domo moramur, et fab eiuídem auspicio has elaboravimus lucubrationes, WUMTRBCCCSUS ETE DB "aum TONS Wv Ee M Vis tenti Artisest ?TT NEPTIS dnbie a Ha Ile rtAticCETET HIS TEMbirticwie v Aperi Cen Au "I $2601 )ís Cm d - 4n - pls 15) 3 ] Nec Qe ey i ovoien Quo CURE E, oU yit xb ratrtutt T Fir. TWPWPPEUMOy P NTC T Y YcPEM. Bartolomeo Mastri. Mastri. Keywords: implicatura, Categories and De Interpretatione, segno, segnare, segnans, segnato, notare, nota, notans, notatum, notatura, segnatura, signifare conceptus animae, res significata, “Amo” aequivalet “Ego sum amans” – Homo albus aequivalet “Omne homo est albus” – Homo currit aequivalet Aliquis homo currit, signum artificiale, ad placitum, significare naturaliter – baf, bif – definizione di signo, tratta d’Agostino. Aquino. CICERONE.  -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mastri” – The Swimming-Pool Library.

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